La Nostra Vita

di Matt2291
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Noi Siamo Fairy Tail! ***
Capitolo 2: *** Vite comuni ***
Capitolo 3: *** Nuovi (vecchi) approcci ***
Capitolo 4: *** Mi ricorda qualcosa ***
Capitolo 5: *** Come una fiaba ***
Capitolo 6: *** Dove arriva l'amore ***
Capitolo 7: *** Oltre le parole ***
Capitolo 8: *** Nel cuore del coraggio ***
Capitolo 9: *** Il silenzio di un ricordo ***
Capitolo 10: *** Gli occhi della luna ***
Capitolo 11: *** Questa strana realtà ***
Capitolo 12: *** Il sogno di proteggerti ***
Capitolo 13: *** Punto di non ritorno ***
Capitolo 14: *** Come siamo ora ***
Capitolo 15: *** Avvolti nell'ignoto ***
Capitolo 16: *** Attacchi e Memorie ***
Capitolo 17: *** Esplorazione ***



Capitolo 1
*** Noi Siamo Fairy Tail! ***


***


Anno x792.

A circa 10km fuori da Magnolia c’è una tranquilla foresta, ricca nella sua natura incontaminata e brulicante di molte specie di animali.

Un luogo poco conosciuto, se non per veri amanti della quiete. Un posto dai profumi delicati o intensi, ma sempre piacevoli.

Da quel magnifico paradiso, ora, sgorgavano sangue e morte.


Vari crateri avevano preso il posto degli alberi che vi erano prima, mentre altri semplicemente marcivano; le foglie secche si sgretolavano in parti finissime che scomparivano al minimo accenno di vento.

Sangue.

Sui tronchi morti, vicino a pochi cespugli imbruniti e anche tra la polvere, carcasse di poveri animali che si erano solo ritrovati per caso da quelle parti giacevano immobili nella loro linfa vitale che ora era sparsa ovunque, come se un qualche pennello gigante si fosse divertito a ricolorare tutta la zona con quell’orrendo color cremisi.

Man mano che ci si addentrava si potevano scorgere le zone più colpite, dove non era rimasto più nulla se non pochi rami secchi e polvere, tanta polvere.

L’ultima esplosione aveva causato una gran nube di terra che non mostrava quasi nulla di quel che restava della vegetazione, ma ciò che principalmente si potevano udire, erano le grida e i pianti disperati.

Sporca, stanca e distrutta, sia nel corpo che nell’animo, Lucy Heartphilia piangeva tutte le sue lacrime di quell’orrore che stava vivendo.

Il sangue le sporcava i suoi bei capelli dorati, ora opachi e privi di lucentezza, alcune ciocche erano state strappate via e aveva ferite ovunque, una profonda al fianco sinistro che era stata bendata con una veste strappata.

A terra, come le sue chiavi, sparse vicino a lei, quasi fossero state buttate perché inutili. Ma non era così.

La verità era che Lucy non ce la faceva più, aveva perso, si era arresa e desiderava solo che tutto finisse in un istante. Era stanca, perché non sentiva altro che paura, dolore e sofferenza, troppa sofferenza.

- L-Lucy… -. Un lamento che le sue orecchie aveva sentito troppe volte in quel breve lasso di tempo, e mai prima di quell’incubo.

C’era un ragazzo nella gilda di Fairy Tail, che non mostrava mai le sue spalle al nemico, né mai aveva anche solo pronunciato una parola che fosse sinonimo di “arrendere”. Quel ragazzo, aveva la testa poggiata sulle sue gambe, ricoperto di sangue e colmo di lacerazioni che non accennavano a stagnarsi.

- N-Natsu! Ti prego, resisti! - si disperò tra le lacrime Lucy, osservando il suo compagno come mai lo aveva visto.

Altri lamenti, molti.

Intorno a lei, tutti i suoi compagni erano a terra, nelle condizioni di Natsu o meno, ma anche peggio, come Erza, che non si muoveva più da qualche minuto.

Lucy avrebbe voluto andare a vedere come stava, se era ancora viva, ma non riusciva a muoversi, il suo corpo tremava e basta. A malapena riusciva a sentire il proprio respiro.

L’aria era impregnata di un odore ferroso, insieme al tanfo che proveniva da tutto ciò che era intorno a loro, ormai privo di vita.

Gray era a pochi passi da lei, respirava a fatica ma sembrava ancora in grado di reggersi in piedi. Sull’addome, come sulle gambe, aveva chiuso alcune ferite con il suo ghiaccio, ma era comunque molto provato. Si voltò verso Lucy, il viso era ancora più pallido di come se lo ricordava ed era stremato dalla battaglia che, probabilmente, non sarebbe durata ancora molto.

- Come sta? - domandò, facendo un debole cenno verso il corpo dell’amico.

Lucy guardò ancora una volta Natsu e avvertì un conato di vomito quando quell’immagine orrenda e drammatica si ripresentò di nuovo ai suoi occhi.

Si coprì la bocca con una mano e strinse gli occhi. Deglutì.

- C-credo che abbia qualche costola r-rotta e ha p-perso molto s-sangue -.

Faceva male anche parlare, probabilmente anche lei ne aveva qualcuna rotta e anche inclinata. Il fianco le doleva terribilmente.

Gray strinse i denti e voltò la testa di scatto, come a voler scacciare le parole che aveva appena sentito. Tornò a guardare davanti a sé, e si odiò, perché, come gli altri, non era stato in grado di fare nulla.

Un doloroso mormorio alle sue spalle lo fece irrigidire. Si voltò, lentamente, e il respirò gli si mozzò quando trovò Lluvia trascinarsi a fatica sulle braccia, mentre tentava di chiamarlo.

La raggiunse più in fretta che poté, si inginocchiò accanto a lei e l’aiutò a mettersi seduta.

- Piano, Lluvia, non sforzarti - pronunciò in un sussurro. Era così mal ridotta che temeva che si sarebbe sgretolata tra le sue mani se non avesse fatto attenzione.

- Grazie… Gray-sama… -.Veder Lluvia tentare di sorridere in quella situazione così disperata gli fece pizzicare gli occhi, ma si trattenne, non poteva lasciare che il suo animo crollasse o sarebbe impazzito.

Tutti erano malridotti, anche Gerald e Meldy, che erano giunti in aiuto di Fairy Tail, seppur inutilmente.

Wendy e Charle erano poco lontano, entrambe svenute e ricoperte di ferite e terra; lì vicino, Levy, ridotta male come gli altri, cercava di vegliare su di lei. Non muoveva il braccio sinistro da un po' e Lucy, con orrore, se n'era accorta.

Come era potuta accadere quella completa disfatta? Ma soprattutto, chi o cosa ne era la causa?

I corpi dei maghi erano sparsi, ma seguivano un certo ordine: formavano un grande cerchio, come se all’interno di questo si fosse sprigionata un’esplosione che li aveva lanciati un po’ ovunque, e probabilmente era stato così.

Infatti, al centro di tutti, si stagliava qualcosa. Una figura.

La poca polvere rimasta sospesa nell’aria poco a poco si stava depositando a terra, accarezzata da una leggera brezza proveniente dal nord.

Apparve una veste scura, circondata da un’aura sinistra, demoniaca forse, ma per nulla rassicurante, anzi.

Un paio di occhi scuri osservarono freddi e atoni i vari maghi che poco prima aveva respinto con facilità, usufruendo di un potere troppo grande da contrastare.

Mirajane Strauss, utilizzatrice del Satan Soul, il Take-Over forse più potente di tutti, stava tremando.

Se era necessario, quella candida e dolce ragazza poteva diventare un demone e combattere come tale, ma mai si sarebbe aspettare di doverne affrontare uno vero.

Sì, perché quello non era un uomo, neppure un mostro, quell’appellativo era fin troppo buono per quell’essere che era stato capace di fare una strage.

Come se avvertisse ogni pensiero, la figura si voltò verso l’albina, che sussultò e strinse ancor più il corpo svenuto della sorella, Lisanna, che mostrava ematomi e ferite in tutto il corpo, come tutti del resto. Tutti tranne Lui.

- È viva? - disse improvvisamente la figura alla Strauss, intuendo che si riferisse alla sorella. Abbassò lo sguardo e strinse i denti, l’aveva già persa una volta e non voleva che succedesse di nuovo. Semmai fosse successo, l’avrebbe seguita, senza esitazione.

Alzò di nuovo il capo e fece un lieve cenno affermativo, seppur riluttante.

Poco distante, Elfman si stava reggendo miracolosamente sulle possenti braccia, ma che in quel momento non sarebbero neppure state in grado di sostenere una pietra.

Osservava gli occhi spaventati della sua sorella maggiore, ma che ugualmente tentava di reggere lo sguardo distaccato e glaciale del loro nemico.

Strinse i denti e, con un immane sforzo riuscì a mettersi in ginocchio, avvertendo comunque fitte lancinanti su tutto il corpo.

Ansimò, fece un paio di respiri profondi e rialzò lo sguardo.

- Lascia stare le mie sorelle! - urlò, lasciando però trapelare una nota di timore. Non avrebbe visto le proprie sorelle lasciare quel mondo, il primo sarebbe stato lui, nell’atto di proteggerle.

La figura voltò gli occhi, e in seguito si degnò di mostrare il suo viso al ragazzo, che a stento si stava mettendo in piedi.

- T-Tu… -. Si rialzò, seppur ancora con la schiena ricurva. - Non hai… -. Alzò maestosamente il suo possente busto, mostrando un sorriso di scherno che sembrava più una smorfia per trattenere il dolore che sentiva.

- Ancora vinto! -.

Un evidente tremolio attraversò il corpo di Mira, che con occhi sbarrati e terrorizzati, muoveva meccanicamente la testa in segno di negazione, mentre dalle sue labbra non proveniva che un flebile sussurro, continuo, perentorio.

Diceva “No”.

- Tu, desideri morire? - chiese lentamente e con voce gelida la figura del ragazzo dai capelli corvini, che aveva lasciato la sua postazione e si stava avvicinando a Elfman.

- Fermati -.

Il sandalo scuro rimase per un momento sospeso in aria, poi, con grazia, tornò a posarsi a terra.

- Basta così, Zeref - disse ancora il ragazzo alla sue spalle, dal quale provenivano flebili scariche elettriche.

- Laxus, che stai facendo? - soffiò Mira, più a se stessa che al biondo. Ma non venne udita.

Il mago oscuro si voltò per metà e osservò alternativamente i due maghi rimasti in piedi.

- Voi, non mi interessate -.

Alzò entrambe le mani e in un istante generò una sfera nera in ciascuna di essere che lanciò addosso ai due. Elfman venne colpito in pieno, sotto lo sguardo sconvolto di Mirajane, mentre Laxus tentò un contrattacco, ma ancora prima di sferrare il suo colpo venne spazzato via da una seconda sfera.

I presenti, quelli che per lo meno erano ancora coscienti, assistettero impotenti a quell’attacco che aveva scaraventato via entrambi quei possenti corpi come fossero state piume sospinte dal più brutale dei tornado.

Finirono diversi metri più lontano, ancora una volta tra la polvere.

Un forte gemito di dolore, un tonfo e uno slittamento tra la terra. Più nulla.

- Tu, maledetto! -.

Un’improvvisa fiammata investì in pieno Zeref, che scomparve tra le fiamme.

Natsu si era rialzato, mostrava un grande affaticamento e lo sforzo di quell’attacco l’aveva rimesso in ginocchio.

Lucy gli fu subito accanto e cercò di sostenerlo, anche se non poteva fare molto con le sole forze rimaste.

Provato e debilitato dalla perdita di sangue, il rosato afferrò con fermezza la mano di Lucy, che sussultò.

- Natsu? -.

- Lucy, va via, se rimarrai ancora qui, morirai - mormorò, ansimante.

La bionda strinse istintivamente la mano del ragazzo e nella sua mente quelle parole assunsero un’aura veritiera. Se fosse rimasta lì, sarebbe certamente morta, ma…

Abbassò lo sguardo. I suoi occhi stanchi si nascosero sotto una frangia lurida e fuori posto, indecente l’avrebbe definita lei stessa se si fosse guardata allo specchio.

Sospirò.

- Non voglio… - sussurrò.

- Lu… -.

- Non voglio! - Alzò stavolta la voce, guardando con immane determinazione ma malcelata sofferenza Natsu.

Le fiamme erano scomparse e al loro posto restava solo un po’ di fumo che stava sparendo velocemente. Zeref era ancora lì. Un’aura nera lo aveva protetto dall’attacco, lasciandolo incolume.

I suoi occhi, privi di una qualsiasi emozione, ora si erano soffermati su Natsu, su colui che aveva atteso per tanto tempo.

- Lo sai, Natsu, se me ne andassi ora, perderei tutto - sussurrò malinconicamente Lucy. La sua voce parve incrinarsi, ma mantenne comunque un tono fermo e delicato. Alzò lo sguardo, e Natsu trattenne il fiato.

- È molto più divertente quando siamo insieme, te lo avevo già detto, no? -.

Il sorriso di Lucy era consapevole che il suo futuro e quello di chiunque fosse lì era appeso a un filo sottilissimo, in procinto di strapparsi da un momento all’altro.

Natsu strinse i denti e guardò preoccupato la sua compagna.

Sollevò piano una mano, superò il mento e le labbra di Lucy, ancora aperte in quel sorriso che aveva paura di ciò che sarebbe successo a lei e alle persone a cui voleva bene, e cacciò via una lacrima che le aveva attraversato la guancia. Quando vide il sorriso di Natsu, riuscì a percepire il calore di quel gesto che le irradiò tutto il corpo e restituì la speranza.

Speranza.

- Fairy Tail ti ha cambiata molto, Lucy. Hai capito che questa famiglia resta sempre unita e combatte per e con i propri compagni. Sempre -.

I suoi occhi fiammeggiarono, e con nuova determinazione si rimise in piedi sulle sue gambe.

Alzò lo sguardo sul mago oscuro, che rimase impassibile.

La rabbia delineò il viso di Natsu, quasi a cambiarne i particolari. Alcune squame di drago comparvero sotto i suoi occhi e i canini gli si allungarono.

- Zeref! - Ruggì iracondo, con una voce che spaventò Lucy, il quale osservava pietrificata il ragazzo che aveva di nuovo intenzione di affrontare colui che li aveva sconfitti tutti quanti.

Come ci riesce?

La sua sciarpa veniva cullata dolcemente dal vento mentre al contempo l’aura di energia che proveniva dal suo corpo la faceva vibrare.

- Fairy Tail non cadrà per mano tua, nessuno di tutti noi lo permetterà! -.

Come se le sue parole risultassero l’alba di un nuovo giorno, tutti i maghi cominciarono ad alzarsi: Gray si affiancò a Natsu, Lucy si asciugò le lacrime e raccolse le sue chiavi, le ripose poi nella loro custodia, ma ne tenne comunque una in mano, pronta a dar battaglia. Anche Erza, rinvenuta poco prima, si era rialzata ed ora indossava l’armatura del fulmine. Roteò la sua lancia e si affiancò a Lucy.

Laxus, Elfman, Mirajane, Lisanna ma anche Lluvia, Freed, Evergreen, Cana, Gajeel, Levy e tutti gli altri, si issarono di nuovo, spinti dalle parole del Dragon Slayer di fuoco.

La famiglia di Fairy Tail aveva appena ritrovato la lucidità di cui aveva bisogno, un punto luminoso e fisso da seguire e tenere nel proprio cuore.

Insieme, rappresentavano il vero potere che Fairy Tail aveva sempre evidenziato.

L’amicizia di tutti e la volontà di proteggersi a vicenda, di unire i propri cuori in un bene comune e trasformarlo in una grande forza.

Zeref guardò confuso tutti coloro che si stavano rialzando e che ora, lentamente e a fatica, si affiancavano gli uni agli altri. Si sostenevano, aiutavano a vicenda e non lasciavano nessuno indietro.

Che sta succedendo?

- Cosa significa, tutto questo? - Chiese dubbioso, osservando torvo tutti quanti.

- Tu non puoi capire - si fece avanti Erza, stringendo la sua lancia.

- Una famiglia si sostiene in ogni situazione, il loro legame è più indissolubile di quanto si pensi - intervenne Gerald, posando una mano sulla spalla della Scarlett.

- Noi, anche nelle avversità, non ci lasciamo condizionare! - parlò coraggiosamente Levy.

- Anche quando abbiamo paura, ci sosteniamo l’un l’altro - sorrise Mira, abbracciando Lisanna ed Elfman.

- Le risse sono uno spasso! - Ghignò Gajeel, tenendosi un braccio ferito.

- Ho capito che proteggere i propri compagni, ci rende più forti - accennò un sorriso Gray, sostenendo per un braccio Lluvia, che annuì con serenità alle parole del ragazzo.

- Dare tutto se stessi per raggiungere anche un piccolo obiettivo, in questa nuova casa ho compreso il valore dell’amicizia e che ciò che conta è solo il presente vissuto con le persone più importanti - disse con sicurezza Lucy, guadagnandosi placidi sguardi di assenso.

- Noi siamo Fairy Tail, il legame che ci unisce è il più forte che tu possa trovare a questo mondo! - Esplose come un vulcano Natsu, avvolgendosi completamente tra le fiamme e assumendo un’espressione terrorizzante.

- Noi non ci arrenderemo. Mai! - Il suo grido d’incitamento attraversò i cuori di tutti i presenti, che esplosero in un boato che squarciò il cielo e ridiede loro il coraggio di farsi avanti, proseguire e non arrendersi più.

Natsu aveva dentro di sé quel grande potere, la capacità di persuadere con la propria forza d’animo chiunque lo ascoltasse e gli fosse vicino. Lui era impavido, caparbio ma anche fin troppo impulsivo. Le sue parole avevano comunque ridato nuova grinta a tutti.

- Andiamo! -.

Fairy Tail non era semplicemente una gilda dove si riunivano molti maghi, ma era un unico cuore, che batteva per tutti, e anche in quel momento, la vita stava battendo all’impazzata in ognuno di loro.

Il marchio di Fairy Tail li avrebbe sempre protetti.

Nello stesso tempo, Zeref non riusciva a comprendere appieno il significato delle loro parole.

Il mondo era solo un’illusione di bontà, ogni luogo che aveva visto nella sua lunga vita rivelava sempre la malvagità degli individui che si sovrapponeva al bene, che veniva inevitabilmente soppresso.

Non vigevano regole, i sogni si dimostravano solo fantasie per credere che la propria esistenza avesse uno scopo, ma nulla era vero.

Rimasto lontano da tutto e tutti per centinaia di anni, desiderò solo sparire e dimenticare gli orrori che lo avevano segnato a vita. Incise a chiare lettere, sulla sua anima, le parole “morte”, “sofferenza” e “rabbia” si ripercuotevano in un periodico cerchio nella sua testa, logorandolo sempre più da tempo sconosciuto.

Ed ora era lì, a combattere contro coloro che pensavano di aver trovato il loro posto nel mondo.

Si sbagliavano.

Erano solo alcuni dei tanti illusi che ancora esistevano.

Erza e Laxus caricarono i loro fulmini, Natsu le sue fiamme, Lucy strinse la sua frusta in una mano e una chiave nell’altra, Mira si trasformò nell’ultimo stadio del Satan Soul, Gray unì le mani e così tutti gli altri, si prepararono a sferrare i loro colpi migliori, in quello che sarebbe stato il loro ultimo attacco.

Zeref non si mosse, i suoi occhi si chiusero solo qualche istante, giusto il tempo per formulare un unico pensiero.

Vi sbagliate.

Un’enorme forza magica spazzò via terra e polvere dal campo di battaglia, lasciando quella sottostante integra e compatta.

Ancora una volta, un’aura scura avvolse Zeref, che riaprì gli occhi, mostrando le sue iridi rosso sangue.

I maghi di Fairy Tail però, non si fermarono o indietreggiarono, anzi, continuarono coraggiosamente ad avanzare.

I loro sguardi non mostravano più alcun timore o paura, il coraggio e la passione scorreva nelle loro vene e si poteva ben percepire la loro determinazione.

L’anima di Fairy Tail non aveva vacillato.

Il mago oscuro sollevò un braccio verso il cielo, e in pochi secondi, un’aura nera avvolse ogni cosa nel raggio di centinaia di metri, compresi tutti i maghi.

La devastazione di quello strano fenomeno stava spazzando via alberi, carcasse di animali e qualsiasi altra cosa che interponeva nel suo cammino. Le speranze di salvezza, forse, si erano davvero esaurite.

Poco lontano, su un’altura tra le rocce, la figura minuta di una ragazza con lunghi capelli biondi e buffe ali d’angelo che le uscivano si lati della testa osservava, priva di emozioni, tutta la scena.

Mavis Vermillion chiuse gli occhi, aprì le braccia e si lasciò cadere nel vuoto, precipitando per diverse decine di metri, finché anche lei non finì all’interno di quella nube distruttrice.

Pochi secondi dopo, all’interno, si sprigionò un intenso bagliore bianco, che avvolse tutta l’enorme cupola.

La luce sostituì le tenebre e divenne sempre più luminosa e abbagliante, finché, ad un tratto, si dissolse completamente e scomparve.

In quella che una volta era una magnifica e rigogliosa foresta, non restò nulla, se non Zeref. Il mago oscuro abbassò il braccio e scrutò con aria atona il cielo, notando solo in quel momento che un tramonto rosso tenue era ormai prossimo.


- Mavis… - Disse solamente, prima di avanzare un passo e prendere una qualsiasi direzione.










Angolo Autore:

Salve!

Questa è la prima storia che pubblico su Fairy Tail, manga che mi ha appassionato in pochissimo tempo **

Spero che la seguiate e vi piaccia, sarà un qualcosa con risvolti particolari e sorprendenti (credo .-.)

Intanto, grazie per aver letto questo capitolo ^^

Ciao!


Matt

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Capitolo 2
*** Vite comuni ***


***


Era una tranquilla mattina di inizio autunno. I tetti trattenevano qualche foglia caduta e il vento ne sospingeva molte altre mentre l’aria ritrovava la freschezza che non esisteva in estate, quando ogni notte veniva disturbata dal calore e dall’afa.

All’interno di una camera, un ragazzo sonnecchiava pacificamente nel suo letto, quando, improvvisamente, la sveglia cominciò a suonare. Segnava le 07:30 del mattino.

Con malavoglia, fece uscire una mano da sotto le coperte e cominciò a tastare la spalliera del letto, il comodino, la lampada li vicino, alla ricerca della fonte di quel fastidiosissimo suono. Una volta trovata, zittì la sveglia con un colpo sicuro.

Pigramente, riuscì a mettersi seduto sul materasso, tra sospiri e incomprensibili mugugni.

Si guardò intorno, mentre la vista tentava di rimettere a fuoco l’ambiente intorno a lui.

Si voltò verso la finestra, scoprendo con delusione che il tempo era nuvoloso e che probabilmente gli sarebbe toccato andare a scuola sotto la pioggia.

Spostò lo sguardo ai suoi piedi e accennò un sorriso; il suo gatto stava ancora dormendo sul tappeto lì vicino e un po’ lo invidiò.

Stiracchiò le braccia verso il cielo e, con uno scatto, si mise in piedi, dirigendosi verso il bagno.

Si lavò la faccia, tolse il pigiama, sistemò alla meglio i capelli, che come al solito erano sparati come volevano e tornò in camera. Si infilò i soliti vestiti della scuola, mise le calze e un paio di scarpe scure, prese lo zaino, accarezzò il suo gatto un paio di volte e uscì dalla camera, salutandolo e dicendo che sarebbe tornato più tardi.

Scese velocemente le scale e come al solito, un profumo di pancake lo investì in pieno, facendogli spuntare il primo vero sorriso della giornata.

Svoltò verso la cucina e trovò sua madre ai fornelli, con la sua solita acconciatura da ventenne, anni che assolutamente non aveva ma dimostrava e un grembiule rosa pallido a coprirle il corpo longilineo e curato. Trasmetteva un’aura di serenità senza pari.

- Buongiorno, mamma! - salutò allegro il figlio, prendendo posto sulla sedia.

- Oh, Natsu, buongiorno - sorrise amorevolmente sua madre, voltandosi con i suoi scintillanti occhi verdi.

Il ragazzo prese la teca dal bollitore del caffè e se ne porse una tazza, aggiunse un paio di cucchiaini di zucchero e cominciò a mescolare.

- Oggi cominci l’ultimo anno di superiori. Mi raccomando, metticela tutta e tieni sempre a mente che hai gli esami! - gli ricordò con zelo la donna, prendendo anche lei una tazza di caffè e sedendosi a l'altro lato del tavolo.

Natsu storse le labbra e sbuffò.

- Vedrò che posso fare – tagliò corto, prima di degustare la sua bevanda.

- Niente scuse e tieniti al passo con i studi! - lo minacciò, senza però apparire davvero spaventosa.

Il ragazzo poggiò la tazza sul tavolo, prese una brioche e la ingurgitò in pochi secondi, corse in bagno a lavarsi i denti e ritornò di nuovo in cucina, prese lo zaino, salutò sua madre e corse fuori, prendendo la strada che l’avrebbe condotto verso la scuola.

Il cielo non era minimamente cambiato, anzi, sembrava che le nuvole si fossero fatte ancora più minacciose di quanto non lo fossero pochi minuti prima. Si diede mentalmente dell’idiota per aver lasciato a casa l’ombrello, ma ormai era oltre metà strada e se fosse tornato indietro sarebbe sicuramente arrivato in ritardo, così accelerò il passo e pregò che il tempo tenesse ancora per una decina di minuti.

Neanche a farlo apposta che la prima goccia lo colpì un secondo dopo aver formulato quel pensiero.

- Ma allora ce l’hai con me! - urlò verso il cielo, probabilmente a quella che doveva essere l’entità che governava la pioggia.

Al suo fianco c’era il tendone di un negozio di DVD, chiuso quella mattina ma comunque gli bastava avere uno spazio per evitare di bagnarsi, così ci si infilò sotto e attese che spiovesse.

La pioggia aumentò di intensità e questo gli fece constatare che probabilmente sarebbe arrivato tardi alla cerimonia di apertura del terzo anno. Forse avrebbe fatto meglio a mettere da parte il suo odio per la pioggia e cominciare a correre.

Stava per farlo, quando, poco lontano, sbucò una figura con un ombrello in testa, che camminava con assoluta calma e disinvoltura sotto quel diluvio.

Natsu aguzzò la vista e vide che portava nella mano una cartella scolastica della sua stessa scuola.

Forse può aiutarmi.

Non appena la ragazza gli passò affianco, la chiamò.

Questa, spaventata, si voltò di scatto, indietreggiando un passo.

- S-Sì? - disse, balbettando e alquanto timidamente. Indossava un lungo cappotto blu cobalto e portava un cappello di pelo, molto più scuro.

- Scusami se ti ho spaventato, mi chiamo Natsu - disse con più calma, mostrando un ampio sorriso.

- E, cosa vuoi da Lluvia? - chiese confusa, avanzando di un passo ma tenendo sempre la guardia alta.

Il ragazzo si scompigliò i capelli, in difficoltà con quanto doveva dire, ma se non l'avesse fatto si sarebbe ridotto a uno straccio inzuppato.

- Ecco, purtroppo la pioggia mi ha preso alla sprovvista e non ho l’ombrello con me. Stavo per mettermi a correre quando ti ho vista, e ho pensato di chiederti, sempre che tu voglia, di potermi scortare fino a scuola -.

La ragazza piegò il capo di lato e si sorprese un po’ per quella richiesta. Esaminò meglio il ragazzo e notò che aveva lo stemma della sua stessa scuola. Dai colori, sembrava anche lui dell’ultimo anno.

- Ecco, veramente Lluvia non sa se… - sussurrò, stringendo le spalle nel cappotto.

- Tranquilla, non sono un malintenzionato! - Intervenne velocemente il ragazzo, prendendo poi lo zaino e aprendolo, mostrando il contenuto alla ragazza.

- Non ho neppure oggetti pericolosi con me come puoi vedere, quindi non c’è niente di cui preoccuparsi - sorrise ampiamente, richiudendo poi lo zaino e rimettendoselo in spalla.

La ragazza ci pensò ancora un momento, ma dopotutto non aveva nessun motivo apparente per rifiutare.

Che tipo strano, pensò, avvicinandosi comunque a Natsu.

- Va bene - sospirò. Natsu non perse tempo e, velocemente, si infilò sotto il riparo della ragazza, ringraziandola.

Con gentilezza, gli tolse l’ombrello di mano e lo tenne lui, poiché era anche un po’ più alto e non poteva certamente camminare gobbo tutto il tempo.

Ancora un po’ dubbiosa, la ragazza dai capelli blu gli lasciò il manico del suo piccolo ombrellino e posò entrambe le mani sulla cartella che stava portando con l’altra mano.

- Scusami, ma non ricordo il tuo nome - diede improvvisamente voce ai suoi pensieri Natsu, mentre ormai entrambi stavano camminando da qualche minuto.

- A dir la verità, Lluvia non te l'ha detto - lo corresse, guardandolo con la coda dell’occhio.

Natsu si voltò verso di lei e questa distolse immediatamente lo sguardo, volgendolo verso la pioggia.

Ma se quando parla dice sempre il suo nome. Magari non se ne accorge.

- Oh, è vero, scusami - disse pensieroso, chiudendo lì il discorso. Aveva capito che la ragazza era piuttosto diffidente verso chi non conosceva, ma non poteva fare molto se lei era così, no?

- Lluvia - sentì sussurrare al suo fianco.

- Come? -.

- Lluvia, mi chiamo Lluvia - ripeté la ragazza, alzando un po’ più la voce.

- Piacere mio, Lluvia -.

Il sorriso di Natsu era come al solito luminoso e trasmetteva tranquillità e sicurezza, o almeno era quello che gli diceva sempre sua madre e il ragazzo finì per crederci.

Per quel motivo, ogni volta che voleva davvero essere riconoscente verso qualcuno, sorrideva come meglio poteva, un sorriso che gli veniva naturale e che faceva spesso, come se la vita meritasse solo di essere accolta in quel modo.

Quando Lluvia vide quelle labbra delinearsi, non poté evitare di sorprendersi della dolcezza di quel gesto, così naturale.

Distolse ancora una volta lo sguardo, rivide nella mente l’istante di poco prima e le venne naturale portarsi una mano sul petto, a disagio; probabilmente non le avevano mai rivolto un sorriso migliore di quello da quando esisteva.

- Eccoci, finalmente! -.

Lluvia tornò a guardare davanti a sé e nella fitta pioggia riuscì a riconoscere l’edificio della scuola.

Le mura in genere erano bianche e luminose, ma quel maltempo le aveva particolarmente imbrunite. Lo stemma svettava fiero sopra l’atrio e sotto recitava il nome della scuola.

Fairy Tail High School – Mavis Vermillion.

Il nome della fondatrice era stato inserito solo pochi anni prima, per ricordare grazie a chi, esistesse quella scuola.

Superarono il cancello, raggiunsero l’atrio e finalmente entrarono. Natsu restituì l’ombrello a Lluvia, che richiuse e scosse dalle gocce di pioggia in eccesso.

- Ti ringrazio ancora per l’aiuto, mi hai decisamente salvato! -.

- M-ma no, stai esagerando… - mormorò timidamente, stringendosi in sé stessa.

L’ingresso gremiva di studenti, dal primo all’ultimo anno ma per fortuna il posto era abbastanza ampio per contenerli tutti abbondantemente.

Natsu si guardò un po’ in giro, riconoscendo subito i volti dei suoi amici. Stava per raggiungerli, quando si fermò improvvisamente.

- Lluvia? -.

La ragazza sussultò.

- Sì? -.

- Se non hai nulla da fare, ti va di venire a conoscere i miei amici? Sono persone simpatiche - la rassicurò Natsu, avvicinandosi e guardandola sorridente.

Non aveva la minima idea di cosa rispondere.

Aveva passato i primi due anni in un’altra scuola e si era trasferita lì solo quell’anno e in effetti non conosceva nessuno.

Si guardò un po’ attorno; quelle nuove facce non le dicevano assolutamente nulla e il timore di inserirsi in una nuova classe si stava facendo strada in lei.

Balbettò, sfregò le mani chiuse in un paio di guanti, come a volerle scaldare quando in verità stavano bruciando.

Improvvisamente, il contatto sulla sua spalla le fece alzare lo sguardo e incontrare gli occhi scuri di Natsu, che la tranquillizzò.

- Non devi preoccuparti, con me non hai avuto difficoltà, no? - chiese, guardandola negli occhi blu.

- Cosa? Lluvia non capisce… - disse confusa, aprendo ancor più i suoi occhioni.

Natsu trattenne una risata. Quella ragazza era davvero molto timida ma al tempo stesso sembrava ingenua oltre ogni modo.

- Sto solo dicendo che non hai avuto nessuna difficoltà a fare amicizia con me, e vedrai che con tutti loro sarà ancora più semplice! Sono persone magnifiche, vedrai -.

Lluvia sbarrò ancor più gli occhi e restò a bocca aperta, sapeva di aver capito bene ma doveva esserne sicura.

- A-amici? Cioè, Lluvia è amica di Natsu? - chiese ancora, stringendo le braccia al petto.

- Ma certo, che domande! - disse come fosse la cosa più naturale del mondo. Lluvia non poteva crederci, era appena arrivata e aveva già un amico, e presto ne avrebbe conosciuti degli altri.

Quel felice pensiero le irradiò il viso, aprendole le labbra in un meraviglioso sorriso che lasciò Natsu interdetto per qualche secondo.

Una volta riposto l’ombrello dentro uno dei tanti porta-ombrelli presenti, il ragazzo trascinò letteralmente Lluvia dietro a lui, diretto verso un gruppo di ragazzi e ragazze che parlavano animatamente.

- Oh, salve a tutti gente! - Salutò allegro Natsu, guadagnandosi gli sguardi di tutti.

- Sei in ritardo, fiammifero - lo riprese Gray con un ghigno divertito, scatenando l’ira del ragazzo, ma ancor prima di poterlo attaccare, venne circondato da due braccia che gli cinsero il busto.

- Buongiorno, Natsu! - salutò dolcemente la ragazza albina che gli si era attaccata e che non sembrava intenta a staccarsi.

- Ah, ciao Lisanna, sembri di ottimo umore stamattina - decretò in imbarazzo Natsu, cercando gentilmente di staccarsi l’amica di dosso.

- Suvvia Lisanna, lascia un po’ di respiro a Natsu - intervenne con zelo un’altra ragazza, anch’egli albina e con lunghi capelli che gli arrivavano oltre metà schiena.

- Nee-chan, io stavo solo salutando Natsu - disse contrariata la ragazza, gonfiando le guance come una bambina e staccandosi finalmente dal ragazzo, che si allontanò un paio di passi, sospirando.

- A quanto pare hai fatto conquiste, ti senti focoso stamattina? - lo prese in giro una ragazza vicino a lui, con capelli biondi e occhi scuri. Si sbottonò il cappotto lasciando intravedere, oltre alla divisa della scuola, un corpo formoso e slanciato.

- Oh, nulla di nuovo, solo le solite reazioni quando la mia presenza viene rilevata, mia cara Luigi! - le fece eco il ragazzo, guadagnandosi un’occhiataccia inviperita.

- Mi chiamo Lucy, idiota! Da quando mi hai conosciuta l’anno scorso e hai sbagliato il mio nome la prima volta ti diverti a chiamarmi in quel modo per farmi imbestialire! - ringhiò adirata, lasciando però sul viso del ragazzo un’espressione soddisfatta.

- A quanto pare funziona ancora - convenne Natsu, per poi mettersi a ridere sotto lo sguardo furioso della bionda.

La bionda stava per ribattere, quando alle spalle del ragazzo, vide una ragazza vestita con ogni tonalità di blu. Aveva il capo chino e sembrava triste.

- Scusami? - si fece strada Lucy, superando il ragazzo che solo in quel momento si era ricordato che doveva presentare Lluvia a tutti.

Oddio, sono un'idiota!

Quando la bionda gli fu davanti e gli chiese chi fosse, Lluvia non seppe cosa fare, tanto che stava quasi per fuggire via. Se non fosse stato per Natsu che la raggiunse subito, prendendola per le spalle, probabilmente si sarebbe fatta strada tra i vari studenti per sparire. La spinse in mezzo a tutti, con fare gentile.

- Ragazzi, questa è Lluvia, e mi ha salvato la vita - presentò a tutti, scatenando un brusio di perplessità.

- Ti ha salvato la vita? Andiamo, non starai esagerando? - fece perplessa Lucy, guardando torva il ragazzo.

- A dire il vero, mi ha accompagnato fin qui sotto il suo ombrello, io non lo avevo - confessò, guadagnandosi occhiate basite.

Lluvia sentì l’imbarazzo crescere ed ebbe la sensazione che quella situazione non si era rilevata affatto semplice come le aveva assicurato Natsu.

Improvvisamente, vide una mano tendersi verso di lei. Alzò lo sguardo e trovò la figura minuta di una ragazza dai capelli di un colore simile ai suoi, forse solo un po’ più chiari e uno sguardo gentile a rassicurarla.

- Piacere, io sono Levy. Da come Natsu ti ha presentato sembri una persona gentile e premurosa, sono sicura che andremo d’accordo - sorrise la ragazza, facendo mostra di un’espressione dolce.

Seppur titubante, Lluvia alzò la sua mano per stringere quella della ragazza, quando si accorse che stava per farlo con ancora indosso i guanti. Armeggiò freneticamente per toglierseli e si presentò.

- Piacere mio, io sono Lluvia e sono f-felice di fare la tua conoscenza -.

Un po’ per volta, si presentarono tutti e Lluvia si rese conto che Natsu aveva proprio ragione: nonostante la difficoltà iniziale, il suo cuore si era rilassato quando quelle facce che prima la vedevano in modo strano, ora le sorridevano pacificamente.

- Io sono Gray - si presentò un ragazzo con occhi scuri e capelli corvini con particolari riflessi blu. Portava la divisa della scuola sulla spalla e nonostante facesse abbastanza freddo, era rimasto semplicemente con una maglietta a mezze maniche bianca e blu.

- Devi sapere che questo fiammifero detesta la pioggia, e ad essere sincero, non mi sorprende che abbia abbordato la prima ragazza con un ombrello per salvarsi da quattro gocce - fece sarcastico, guadagnandosi un’occhiata di fuoco dal rosato che si stava già preparando alla rissa.

- Brutto ghiacciolo pervertito, non dire fesserie! -.

- Ah! Vuoi dirmi che non è vero, fiammifero bruciacchiato?! -.

I due stavano per passare alle mani, quando una figura si mosse velocissima e assestò un pugno in testa a ognuno di loro, mettendoli al tappeto, doloranti.

- Finitela una buona volta, chiaro?! - ringhiò una ragazza ai due malcapitati, che quando videro di chi si trattava, tremarono spaventati.

- T-tranquilla, Erza, hanno capito e non lo faranno più, vero? - disse in tono eloquente Lucy, dando un’occhiata fugace ai due, che annuirono vigorosamente.

La ragazza con lunghi capelli rossi lanciò un’ultima frecciatina sui due ragazzi, per poi andarsene.

- Wow, certo che la nostra rappresentante del consiglio studentesco è davvero agguerrita - parlò un ragazzo appena arrivato, guadagnandosi gli occhi di tutti i presenti a quella scenetta.

- Professor Gerald! Che ci fa qui? Non dovreste essere nella sala del consiglio per stabilire gli ultimi particolari della cerimonia di apertura? - chiese confusa Mirajane.

Gerald mise le braccia conserte e sorrise, il suo tatuaggio sull’occhio sinistro si raggrinzì leggermente e i suoi capelli blu si mossero insieme a lui quando fece alcuni passi per andarsene.

- Abbiamo finito, tra cinque minuti si entra. Mi raccomando, siate educati con quelli del primo! - si raccomandò, prima di sparire nella massa di studenti e ritornare per i corridoi della scuola.

- Secondo me, stava seguendo Erza - se ne uscì semplicemente Lisanna, ricevendo assensi da tutti quanti.

Natsu tese le braccia verso l’alto, in un gesto liberatorio, e con un rilassante sospiro aprì ancora una volta le labbra in un nuovo sorriso.

- Bene, direi che quest’anno è cominciato nel migliore dei modi, ci saranno nuove persone da conoscere e abbiamo una nuova amica! - Esclamò, felice, rivolgendosi a Lluvia e sperando di trovarla contenta, solo che quando si voltò, vide la ragazza a fissare un punto fisso. Storse le labbra, confuso.

- Lluvia? - la chiamò, senza però ottenere risposta. Si avvicinò alle sue spalle, e osservando i suoi occhi, stranamente lucidi, cercò di capire dove stesse guardando.

Seguì la traiettoria, ma non vide nulla di strano.

- Ehi, Gray! Puoi scostarti un momento? -.

Il ragazzo osservò perplesso l’amico, che gli faceva gesto di scansarsi. Scrollò le spalle, mise le mani in tasca e fece alcuni passi di lato.

Natsu tornò a guardare nella direzione di Lluvia, ma si rese conto che quest’ultima aveva spostato lo sguardo da un’altra parte, dove si era messo Gray.

Stava osservando lui?

Dal canto suo, Lluvia si sentiva strana.

Da quando quel ragazzo, Gray, si era presentato a lei, non aveva smesso un momento di guardarlo. Non seppe dire quanto tempo fosse trascorso, ma era sicura che qualcosa, nella sua mente ma soprattutto nel suo cuore, si era mosso.

- Lluvia! - si sentì chiamare vicino l’orecchio, abbastanza improvvisamente da farla sobbalzare e quasi cadere se non fosse stato per l’intervento di Natsu.

- Scusa, non volevo spaventarti! - Fece mezzo preoccupato il ragazzo, lasciandole la mano con il quale l’aveva sorretta.

- T-Tranquillo, non fa niente - mentì, mentre cercava di calmare i battiti del suo cuore.

Voltò ancora una volta lo sguardo verso Gray, e per un istante ebbe la sensazione che la stesse guardando anche lui con la coda dell’occhio.

- Ma, Lluvia, mi stai ascoltando? -.

La ragazza si sentì scrollare leggermente la spalla e tornò a guardare davanti a sé, il quale trovò lo sguardo torvo di Natsu ad osservarla. Si scusò immediatamente.

- Dai, tranquilla. Piuttosto, ti stavo dicendo che è ora di entrare, andiamo! -.

Solo in quel momento Lluvia si rese conto che un’enorme massa di studenti si stava facendo strada attraverso le porte dell’edificio, diretti, probabilmente, nella palestra dove avrebbe avuto luogo la cerimonia di apertura.

Dubbiosa e ancora sovrappensiero, annuì al ragazzo e lo seguì, per evitare di perdersi in quella scuola che non aveva ancora mai visitato.

Prima di confondersi tra gli studenti, cercò ancora una volta il viso di Gray, che le era sembrato tremendamente familiare, troppo, secondo i suoi pensieri.

Lo vide, solo per pochi istanti, ma gli bastò per essere sicura di una cosa: la stava seguendo con gli occhi.











Angolo Autore:

Salve!

Dunque, presumo che all'inizio vi siate sentiti disorientati, ma è proprio così che deve iniziare!

Avverto che il cap 3 e 4 saranno come questo, di transizione, ma dal 5° in poi ci saranno sconvolgimenti!

Ringrazio: bekkuzza_chan e LadyAstral per aver recensito il primo capitolo, grazie! ^^

Alla prossima, ciao!


Matt


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Capitolo 3
*** Nuovi (vecchi) approcci ***


***


La cerimonia di apertura fu meno noiosa di quanto si pensasse.

Il preside Makarov Dreyer, un vecchietto alto mezzo metro ma molto arzillo per la sua età, aveva dato un caloroso benvenuto a tutti gli studenti, vecchi ma soprattutto nuovi, dal quale si poteva vedere un barlume di nervosismo.

Aveva così spiegato che la Fairy Tail High School rappresentava un luogo dove nulla veniva lasciato al caso, e che per ogni problema, aiuto e semplice consiglio, professori e lui stesso avrebbero lasciato la propria porta sempre aperta.

Questa scuola sarà la vostra famiglia per i prossimi anni, spero davvero che vi troverete bene!”.

Cosi aveva detto, e un applauso accolse quelle parole.

Finita la cerimonia, ogni professore, con una lista in mano, cominciò a chiamare gli studenti che avrebbero formato ogni classe.

Natsu e Lucy erano seduti uno affianco all’altra, e Lluvia subito dopo Lucy, che sembrava aver fatto amicizia con Levy, seduta al suo fianco; probabilmente tra capelli blu se la intendevano meglio.

- Che hai Natsu? Sembri stanco - sussurrò piano la bionda, avvicinandosi all’amico dopo averlo visto sbadigliare e coprirsi mento e bocca con la sciarpa bianca a scaglie che portava sempre con sè.

Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile, guadagnandosi un’occhiata interrogativa. Abbassò la sciarpa e sospirò.

- Né, Lucy, hai mai avuto la sensazione di essere fuori posto? Che tutto quello che facessi non fosse davvero ciò a cui sei destinata? -.

Lucy non poté evitare di fare mostra di una faccia estremamente perplessa.

- Che intendi? Davvero, ma con quali contorti pensieri filosofici ti sei svegliato stamattina? - chiese, mettendogli una mano sulla fronte. Natsu gli lanciò una frecciatina corrucciata.

- Eppure la febbre non ce l’hai -. Tolse la mano e incrociò le braccia al petto, guardando di traverso il ragazzo, che sbuffò.

- Lascia stare, è solo un pensiero che mi è venuto in mente poca fa, non so nemmeno io il perché - liquidò la cosa con un gesto sciolto della mano e, con aria annoiata, incrociò le braccia dietro la testa in attesa dello smistamento delle classi.

Diceva che non era importante, ma quel pensiero non riusciva proprio ad accantonarlo. Tutto ciò gli era venuto all’improvviso, una sensazione simile a quella di smarrimento.

Il primo anno che aveva varcato le porte di quella scuola era davvero felice e sentiva che si sarebbe divertito un mondo, e così fu.

Non era molto bravo nello studio ma in un modo o nell’altro era sempre riuscito a spuntarla, così come il secondo anno, dove però arrivò per la prima volta quella sensazione di poco fa.

Un anno prima, quando conobbe Lucy, ebbe l’impressione che qualcosa del genere fosse già successo, esattamente con lei.

Allora gli chiese se si fossero già visti da qualche parte ma lei fu sicura di non averlo mai visto prima, e tutto finì lì.

Quando sbagliò il suo nome, di nuovo quel pensiero lo aveva tormentato, e non solo per qualche minuto ma per tutto il giorno e anche quello dopo.

Desiderava da tutta la vita fare grandi cose, ma non cercava un posto d’onore tra grandi capi di chissà quale azienda, organizzazione o simili. Lui voleva l’adrenalina e le vere emozioni che si provano nei momenti del rischio, quando la tua vita dipende esclusivamente da una singola azione che farai nel prossimo secondo, e che deciderà se resterai in vita o no. Quelle erano le sensazioni che la sua anima chiedeva, e lui l’accontentava come meglio poteva.

Così, da quasi sei anni praticava Muay Thai, e nel tempo libero si dilettava nel Parkour, sport che gli avevano permesso di avere un fisico asciutto e ben delineato.

Però, sembrava non bastargli. Gli piaceva quel che faceva, ma non sentiva di esserne pienamente soddisfatto.

- Dragneel Natsu -. L’interpellato riemerse dai suoi pensieri al richiamo del suo nome e si alzò immediatamente per raggiungere altri studenti che erano stati chiamati.

- Fullbaster Gray, Heartphilia Lucy e Lockser Lluvia. La classe III F è completa e può andare -.

Lucy e Lluvia salutarono Levy, dispiaciuta di non essere in classe con loro quell’anno, ma comunque si promisero di rivedersi durante l’intervallo.

Insieme a tutti gli altri, i quattro amici seguirono il professore verso la loro classe.

- Natsu! - squillò una voce, che non gli diede il tempo di farlo voltare che qualcuno gli si aggrappò alla schiena, cingendogli il collo con le braccia.

- Quest’anno sono in classe con te, sono così felice! - esclamò ancora, stringendo forte il ragazzo e ridendo allegra.

- Ehi, Lisanna, scendi dalla mia schiena! Cos’è, devo percorrere tutta la scuola con te sulle spalle? -.

- Perché no? - Chiese innocentemente l’albina, stringendo le gambe sull’addome di Natsu. - A me sta bene anche così - sussurrò suadente, avvicinandosi al suo orecchio e soffiandoci sopra, gesto che fece rabbrividire il ragazzo.

Con un gesto secco afferrò le caviglie dell’amica e se le staccò di dosso, scrollandosi anche le braccia e facendola scendere in fretta, mentre diversi sguardi facevano finta di non vederli.

- Ma uffa! Era divertente! - si lamentò Lisanna, facendo una faccia teneramente imbronciata.

- Poteva essere divertente, ma io non mi stavo divertendo! - sbraitò, prima di voltarsi, sistemare la cartella sulla spalla e riprendere la sua strada, seguita a ruota dall’albina che gli si affiancò, cercando di scusarsi.

Natsu conosceva Lisanna e sua sorella da quando aveva messo piede in quella scuola e fin dai primi tempi la sorella più piccola aveva preso l’abitudine di giragli intorno, cosa che non aveva dato fastidio, anzi, Lisanna era una presenza piacevole e molto spesso si ritrovavano a parlare in sintonia, senza che la ragazza se ne uscisse con qualche abbraccio o frase facilmente equivocabile.

C’era però un’altra cosa, che procurava a Natsu un sacco di problemi; Lisanna era una ragazza tenace e solare, molto simile a lui e per questo subiva il suo fascino.

Era oltretutto molto carina e i suoi grandi occhioni azzurri erano difficili da evitare quando ti catturavano.

Non sembrava, ma Natsu non aveva modo di comportarsi normalmente quando Lisanna mostrava il suo lato audace, semplicemente cercava di respingerlo e fare finta di niente, ma la verità era che lo imbarazzava, e molto.

Certe cose gli davano fastidio perché quella ragazza era capace di metterlo davvero in difficoltà, mentre altre scatenavano i suoi istinti di teenager giovane e forte.

Altre volte aveva cercato di chiarire i suoi sentimenti per quella pazza, ma senza successo. Forse era attratto da lei, e la soluzione poteva essere più semplice di quanto sembrasse, ma la prospettiva di annullare così la loro amicizia per qualcosa di cui non era minimamente sicuro non lo allettava molto, era un grosso rischio.

Voltò appena lo sguardo e, come se avesse anticipato i suoi pensieri, Lisanna si era voltata guardandolo con un dolce sorriso. Distolse velocemente lo sguardo e si mise la mano libera in tasca, avvertendo un improvviso calore risalirgli lungo il petto.

Poco lontano, dietro di loro, Lucy osservava la coppia con un sorrisetto malizioso, mentre al suo fianco, Lluvia alternava gli occhi dai due amici alla ragazza la suo fianco, indifferente.

- Povero Natsu, chissà quanto potrà andare avanti in quel modo - sospirò con melodrammaticità Lucy. Lluvia la guardò, un po’ sorpresa.

- Lluvia non riesce a capire a cosa Lucy si sta riferendo - disse, sinceramente confusa. Lucy gli fece un sorriso e iniziò a spiegare.

- Lisanna è cotta di Natsu da quando hanno iniziato insieme questa scuola, però sembra che Natsu non si voglia arrendere alle attenzioni di quella ragazza -. Tornò a guardarli, cambiando leggermente espressione e assumendone una più malinconica.

- Lei sta lottando con tutte le sue forze, sempre con il sorriso sulle labbra, e per questo un po’ la invidio, ma al tempo stesso la ammiro -. Fece una pausa, abbassando lo sguardo ai suoi piedi.

- Non credo riuscirei ad essere caparbia come lei -. Si portò una mano sul petto, e con cautela, alzò appena gli occhi, giusto in tempo per vedere Lisanna prendere a braccetto un Natsu imbarazzato e intento a staccarsela di dosso, seppur con non troppa forza.

- Sta lottando da molto tempo, e non penso di essere qualificata per diventare sua rivale - sussurrò tristemente, talmente piano che Lluvia non la sentì, e per Lucy fu molto meglio così.

Sempre poco lontano dalle due ragazze, Gray non aveva smesso di fissare Lluvia nemmeno un momento da quando stavano aspettando che gli venisse assegnata una classe, e questo suo comportamento lo lasciava perplesso.

- Lluvia Lockser… - pronunciò sovrappensiero, assottigliando gli occhi sulla figura che camminava davanti a sè.

Da quando si era presentato e i suoi occhi avevano incontrato quelli blu scintillante di lei, aveva provato una sensazione nostalgica.

Non l’aveva mai vista prima, ne era certo, anche perché era una bella ragazza e difficilmente gli sarebbe passato di mente un viso come quello.

Allo stesso tempo, gli era sembrato che quella non fosse la prima volta che se la ritrovava davanti, o per essere più precisi, la sua presenza gli era sembrata fin troppo naturale, e questo gli dava parecchio da pensare.

Il corridoio che stavano percorrendo aveva pareti bianche e alla base, una striscia azzurra l’attraversava in tutta la sua lunghezza.

Gray guardò distrattamente gli alberi fuori le varie finestre che man mano incontrava lungo il cammino e si chiese se sarebbe spuntato il sole quel giorno.

Arrivati in classe, ognuno prese il posto che preferiva e quelli scelti vennero assegnati per tutta la durata del primo trimestre.

Natsu aveva preso posto all’ultimo banco vicino la finestra e davanti a lui aveva preso posto Lisanna, sotto le vane obiezioni del rosato.

Lucy prese il banco affianco a Lisanna e Lluvia subito davanti a lei. Gray, aveva preso il posto vicino la finestra e alla sinistra di Lluvia; voleva tenerla d’occhio ed eventualmente, capire perché sentisse il bisogno di venire a capo di quella faccenda. Sentiva che era importante.

Poiché era il primo giorno, questo venne occupato tra le varie presentazioni e libero spazio tra gli studenti per conoscersi meglio. Inutile dire che Lisanna non aveva perso tempo e si era messa a chiacchierare con Natsu di qualsiasi cosa gli venisse in mente.

Poco lontano, Lucy osservava con un po’ di tristezza quella scena ma comunque era felice di avere un rapporto di amicizia con il ragazzo a cui voleva molto più che bene.

Gray invece era più il tipo che resta sulle sue e difficilmente attaccava bottone con qualcuno, ma quel giorno fu diverso. Prese un po’ di coraggio e si sedette davanti a Lluvia, posto che era stato temporaneamente lasciato libero da un altro studente.

Non appena la blu sollevò lo sguardo, ritrovandosi gli occhi neri e profondi del suo nuovo compagno di classe, sentì il suo cuore balzare improvvisamente in petto e una sensazione di disagio invaderle il corpo.

- Allora, Lluvia, come ti sembra questa nuova scuola? - chiese indifferente, tanto per parlare di qualcosa.

- Oh, Lluvia pensa che questa scuola sia piena di persone simpatiche e spera di fare tante nuove amicizie! - rispose agitata, rendendosi conto di comportarsi in modo un po’ troppo strano.

Gray annuì appena e accennò un sorriso.

- Cerca di rilassarti di più, se sei agitata il primo giorno, come sarai tra un settimana? - Scherzò, puntellando il gomito sul tavolo e poggiando il mento sulla mano, guardando la ragazza con il solito sorriso appena evidente.

Lluvia sentiva che si stava agitando sempre più, Gray era troppo vicino e il suo cuore stava pompando sangue troppo in fretta. Un calore eccessivo le invase tutto il corpo, tanto da risaltare sulla pelle, cosa che non sfuggì al ragazzo, poiché Lluvia aveva la pelle particolarmente bianca e vedere un simile cambio di colore così repentino non poteva che saltare subito all’occhio.

- Ehi, stai bene? Sei molto rossa - si preoccupò Gray, vedendo soprattutto che gli occhi della ragazza erano rimasti fissi su un punto e che ora si stavano chiudendo lentamente. Intuendo cosa stesse per accadere, si alzò di scatto dalla sedia e con un braccio riuscì a sostenere il corpo di Lluvia prima che la testa toccasse il suolo.

- Lluvia! Ehi, Lluvia! - la chiamò agitato, attirando gli sguardi di tutta la classe che, rendendosi conto di cosa era successo, si preoccuparono anche loro.

La scosse un po’, ma non sembrava dare segni di vita.

- Che è successo?! - Arrivò velocemente Lucy, inginocchiandosi davanti il ragazzo per chiedergli spiegazioni.

- Non lo so! Stavamo parlando e improvvisamente è svenuta! - esclamò, sinceramente ignaro e sorpreso di ciò che era successo.

- Faresti meglio a portarla in infermeria, avanti muoviti! - gli ordinò preoccupata la bionda, rialzandosi in piedi.

Natsu e Lisanna si avvicinarono in tempo per vedere Gray issarsi sulle sue gambe con una Lluvia svenuta tra le braccia.

Preoccupati, chiesero cosa fosse successo e Lucy spiegò cosa Gray aveva detto, mentre quest’ultimo uscì dall’aula e corse verso l’infermeria.



Nel frattempo, in un’altra classe, Levy McGarden sbuffava sonoramente, rigirandosi abilmente una penna tra le mani.

Non era impegnata in qualche difficile compito in classe, il primo giorno sarebbe stato esasperante persino per un tipo studioso come lei.

La situazione era molto più semplice e spinosa.

- Ehi, nanerottola, ma non sei un po’ piccola per fare il terzo anno? -.

Alle sue spalle, c’era un ragazzo che aveva subito preso in antipatia e che un giorno o l’altro avrebbe certamente preso a sberle.

Si voltò di scatto, inviperita e minacciosa, cosa che però sembrò non turbare quel tipo pieno di piercing e lunghi capelli neri da metallaro che gli arrivavano fino alla schiena.

- Primo, abbiamo la stessa età, anche se il tuo cervello deve essere rimasto indietro con i tempi, e secondo, io ho un nome, ed è Levy! Terzo, lasciami in pace Redfox! - sbraitò, per poi tornare composta e con i nervi a fior di pelle.

Da quando quel tipo strambo l’aveva adocchiata non aveva perso tempo per prenderla in giro sulla sua figura minuta, e a questo Levy non andava giù. Era una studiosa, ok, ma non era come quei secchioni che subiscono bullismo senza provare a difendersi, se solo l’avesse voluto avrebbe ridotto la faccia di quel tizio a una massa informe.

Dal canto suo, Gajeel Redfox trovava quella ragazzina molto divertente e se all’inizio voleva solo divertirsi a farsi beffe di lei, ora aveva il presentimento che quell’anno si sarebbe rilevato diverso ma soprattutto interessante.

- Stavo solo scherzando, non voglio che quest’anno inizi con uno screzio tanto futile. Ti va se ricominciamo? - Chiese il ragazzo alle sue spalle, con fare stranamente meno burbero di prima.

Levy ponderò per bene l’idea. Doveva trascorrere un intero anno in compagnia di quell’individuo e farselo amico forse era l’unica sua possibilità per avere un po’ di tranquillità.

Si voltò completamente e tese la mano.

- Levy McGarden - disse semplicemente.

- Gajeel Redfox, molto piacere - rispose, stringendola appena. - Brava bambina - aggiunse poi, facendo intuire istantaneamente a Levy che quell’idiota la stava ancora trattando da poppante.

Lasciò immediatamente la mano del ragazzo e con imbarazzo tornò a guardare il suo banco.

- Mi dici almeno quanto sei alta? - sussurrò lascivo e ghignando in modo particolare.

Levy cominciò a tremare, ma non per la paura. La rabbia le stava invadendo il corpo ed era sul punto di esplodere. Freneticamente, aprì la cartella, prese un foglio e cominciò velocemente a disegnare, lasciando il ragazzo perplesso.

Un paio di minuti dopo, vide il braccio della ragazza sporgere verso l’esterno con in mano una matita, ma questa aveva qualcosa di strano; aveva disegnato una minuscola caricatura della sua faccia, piercing compresi, e l’aveva attaccata alla parte superiore della matita. Gajeel storse la bocca, confuso.

- Mi hai fatto davvero somigliante, ma perché un’immagine così piccola? - chiese, poggiando le braccia sul banco e guardando perplesso l’oggetto.

Levy non rispose. Alzò il pollice esattamente parallelamente alla piccola immagine del ragazzo, e, senza alcun preavviso, aumentò la presa e spezzò la matita con un colpo secco.

Dopodiché, poggiò quel che restava sul banco di Gajeel, che deglutì, decisamente turbato.

Probabilmente, quello era solo un avvertimento.













Angolo Autore:

Salve!

Sì, lo so, sono in ritardo, ma avevo un problema con i file di documento (più o meno risolto).

Allora, che ne pensate? Giusto per dare un'occhiata alle loro nuove vite ;)

Ringrazio: bekkuzza_chan e LadyAstral per le recensioni, grazie ^^

Alla prossima, ciao!


Matt



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Capitolo 4
*** Mi ricorda qualcosa ***


***


La pioggia si era fermata solo pochi minuti quel giorno, giusto il tempo per regalare false speranze a qualche persona che sperava nel sorgere del sole.

Contrariamente alle aspettative, il suo martellante scalpiccio riprese da dove aveva interrotto e la sua intensità non fece altro che aumentare e diminuire, senza mai smettere.

Gray osservava assorto fuori la finestra.

La pioggia non gli piaceva molto, preferiva una bella giornata soleggiata, secondo lui metteva più vivacità alle persone.

Decisamente, non poteva definirsi un tipo vivace, probabilmente tutto il contrario. Gray appariva come un tipo tranquillo ma a cui piaceva attaccare briga con Natsu quando capitava, probabilmente era uno dei suoi pochi amici che lo capiva meglio di chiunque altro.

Sospirò.

Si voltò verso il letto dell’infermeria, e non appena vide Lluvia riposare serenamente, inevitabilmente il suo pensiero tornò a qualche ora prima, quando l’aveva conosciuta.

Perché sento questa sensazione così familiare quando ti guardo?

Fai parte del mio passato? O sei il futuro che la mia anima ha riconosciuto?

L’ultima domanda lo lasciò basito; probabilmente doveva concentrarsi e porsi i giusti quesiti.

Ma ne avrebbe trovato risposta?

Quella era la domanda principale che lo faceva impazzire. Possibile che tutta quella storia fosse solo frutto della sua psiche, e che in verità non aveva semplicemente mai visto quella ragazza in vita sua?

Ancora una volta, non seppe rispondersi.

Si allontanò dalla finestra, prese uno sgabello vicino il comodino e lo mise al ridosso del letto, per poi sedervi. Il respiro lento e quieto di Lluvia era una melodia così rilassante che gli fece dimenticare tutti quegli sciocchi ragionamenti, portandolo ad osservare la ragazza nei particolari.

Le labbra erano molto chiare e davano la sensazione che fossero morbide e delicate. Appena dischiuse, da esse proveniva un sospiro regolare e silenzioso.

La pelle era di un rosa molto tenue. Allungò una mano, e le sfiorò delicatamente il viso, avvertendo il calore che esso emanava.

Non seppe spiegarsi perché lo fece, era stato un gesto spontaneo e non ci vide alcun male finché non si rese conto di averlo davvero fatto.

Strinse i denti e si guardò velocemente intorno, finché non fu sicuro di non essere stato visto.

Sospirò, di nuovo.

Tornò a guardare la ragazza e l’imbarazzo di poco prima riemerse all’istante a fagli battere il cuore. Un altro sospiro.

L’infermiera di poco prima gli aveva rassicurato che la ragazza era sanissima e che probabilmente doveva solo aver avuto un malore. La notizia lo aveva tranquillizzato ma aveva deciso di restare in attesa che si svegliasse, tanto quello era il primo giorno di scuola e non avrebbe perso alcuna lezione.

A dirla tutta aveva in mente di chiedere a Natsu come l’avesse portata da loro, quella storia che era passata casualmente con un ombrello a salvarlo dalla pioggia sembrava un qualcosa troppo simile al classico “destino” che si sente in giro.

Mai aveva avuto sensazioni così particolari nel vedere una ragazza, ciò che gli trasmetteva era forza, ma anche una certa inquietudine che non seppe spiegarsi per bene.

Incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi, rimuginando ancora una volta nella strana logica degli eventi, e di se.

Un improvviso mugolio l’ho portò ad abbassare lo sguardo, giusto in tempo per vedere Lluvia aprire lentamente gli occhi.

- Finalmente ti sei svegliata - disse con una piccola nota di sollievo. Gli occhi blu della ragazza focalizzarono la figura di Gray in un istante e in quel frangente mandò all’aria le coperte scattando come una molla, azione inaspettata che spaventò il povero ragazzo che cercando di combattere contro la forza di gravità ebbe però la peggio e dopo un paio di secondi di instabile equilibrio cadde all’indietro sbattendo violentemente la schiena sul pavimento.

Imprecò dolorosamente mentre Lluvia si precipitò subito ad aiutarlo, estremamente dispiaciuta.

- G-Gray, mi dispiace tanto! Non so nemmeno io perché ho reagito in quel modo quando ti ho visto! - esclamò angosciante mentre il ragazzo approfittava del letto vuoto per far riposare il dolore.

- Va bene Lluvia, tranquilla - mormorò, mentre si distendeva .

- Ma perché sono qui? - disse confusa guardandosi intorno. - Che posto è? -.

- Ma non ti ricordi? Sei svenuta improvvisamente in classe, così ti ho portato in infermeria -.

Lluvia fece mente locale e non ci volle molto prima che le sue mani le coprissero il viso rosso e imbarazzato.

- E adesso che hai? - chiese guardandola con la coda dell’occhio dal suo giaciglio senza la benché minima intenzione di lasciarlo.

- Nientenientenienteniente!! - quasi urlò, scuotendo la testa così veloce che sembrava gliene fossero spuntate altre due. Gray la guardò basito e lasciò perdere.

- Vuoi riposarti ancora un po’? - chiese il ragazzo, osservando il soffitto. Lluvia era rimasta in piedi come uno stoccafisso dopo aver visto sottrargli quello che prima era il suo temporaneo letto ma a dirla tutta non ne aveva alcun bisogno, si sentiva bene.

- Sto bene così Gray, grazie - lo rassicurò la ragazza, raccogliendo lo sgabello e sedendovisi sopra.

Per un paio di minuti nessuno parlò, la situazione sembrava essersi fatta improvvisamente imbarazzante con quel silenzio e Lluvia stava rimuginando su cosa poter dire.

- Gray è rimasto a farmi compagnia tutto il tempo, devo per lo meno ringraziarlo, o l’ho già fatto? Forse quel grazie di prima lo ha inteso per tutto? E se non fosse così? Potrebbe offendersi e non rivolgermi più la parola! -.

In effetti la povera Lluvia stava vivendo un intenso conflitto interiore, cosa di cui Gray era assolutamente allo scuro; i suoi pensieri erano ben altri, e decise di non tenerli solo per sé. Aveva bisogno di una qualche risposta e quella notte non sarebbe riuscito a chiudere occhio.

Si volse alla sua sinistra e chiamò lo ragazza. Questa alzò di scatto la testa in preda ad una fortissima agitazione. Gray respirò, con calma.

Si mise a sedere e prese ad osservare Lluvia, azione che la mise immediatamente in soggezione.

- C-che c’è? - chiese ancora titubante, cercando di regolarizzare i suoi respiri.

Nel frattempo, fuori la finestra, la pioggia si fece improvvisamente più intensa.



- O no! Sta piovendo a dirotto! - si lamentò Natsu in fondo alla classe, beccandosi un rimprovero da parte di Lucy che stava cercando di concentrarsi.

- Ancora con quel romanzo? Ma da quanto tempo lo stai scrivendo? - domandò perplesso il rosato alzandosi dal posto e affiancandosi alla bionda che sembrava scarabocchiare qualcosa. Si abbassò per dare un’occhiata ma Lucy mise prontamente le braccia sul foglio guardandolo male.

- Te l’ho già detto un mucchio di volte, non voglio che nessuno lo legga finché non sarà finito! -.

- Sei troppo superstiziosa - borbottò Natsu incrociando le braccia dietro la nuca con fare annoiato e tornando al suo posto, continuando a lamentarsi del maltempo.

Nel mentre, Lucy riaprì il foglio che gelosamente custodiva, lesse velocemente le ultime righe e riprese a scrivere. La penna scorreva sicura sotto la sua mano e si fermava solo per controllare di aver scritto ciò che effettivamente aveva in mente.

Era ormai un anno e mezzo che stava dietro a quel libro, non seppe neppure spiegarsi perché lo avesse iniziato ma nonostante qualche dubbio la sua inspirazione non era quasi mai tramontata e non appena trovava un momento libero prendeva un foglio qualunque e ci scarabocchiava sopra tutte le idee che successivamente avrebbe valutato se trascrivere o meno nell’originale.

- fu così… che… la ragazza… scoprì… che accanto… a lei… viveva uno… spirito delle stelle… Leo, il leone - mise un punto di chiusura frase e rilesse.

Intorno a lei c’erano studenti che chiacchieravano, camminavano, qualcuno forse correva, poteva distinguere le lamentele di Natsu e di quanto Lisanna lo stesse stringendo forte. Tutte informazioni che non elaborava poiché la concentrazione su quanto stava concependo era massima.

La scorsa notte aveva fatto un sogno strano, c’erano degli strani esseri e degli umani particolari, come una ragazza con cotonati capelli rosa e due corna in testa, un’altra vestita da cameriera e un altro con i capelli sparati in aria, occhiali sottili e un’aria molto elegante e cortese. Poi una sirena con un vaso in mano, due pupazzetti identici che danzavano in aria e anche una enorme capra bipede in smoking. Se fosse andata da uno psicanalista probabilmente l’avrebbero rinchiusa in qualche istituto a prendere decine di pastiglie colorate.

Quello che era stato un singolare sogno si era invece trasformato in materiale per il suo romanzo che aveva preso una nuova svolta negli eventi.

Sorrise soddisfatta del proprio operato. Piegò accuratamente il foglio e lo ripose nella cartella, avrebbe continuato in un secondo momento.

Stava per alzarsi e sgranchirsi un po’ le gambe quando dalla porta entrarono Lluvia e subito dopo Gray, dalle loro facce sembravano aver avuto diversi tipi di esperienze:

Lluvia osservava Gray di tanto in tanto, incuriosita da chissà cosa e Gray, che si era seduto al suo posto, sembrava deluso per qualcosa e non sembrava avere intenzione di socializzare.

Prima di potersi avvicinare, Lisanna e Natsu gli passarono accanto veloci come fulmini, raggiunsero Lluvia e gli chiesero come si sentisse.

Lucy invece si avvicinò a Gray, che aveva nascosto il viso nelle braccia incrociate sul tavolo.

- Ehi, che succede? Ci hai provato con la ragazza nuova e lei ti ha scaricato? - lo canzonò sorridente Lucy, sedendosi sulla sedia di fronte il banco del ragazzo.

Gray mostrò a malapena gli occhi che finirono sul seno di Lucy senza però trovarvi stimoli particolari. A quanto pare le questioni che gli vorticavano per la testa avevano una priorità maggiore.

- Niente del genere, è solo un periodo un po’ strano - mugugnò tra i vestiti, continuando ad osservare il petto della ragazza in sovrappensiero.

Lucy dovette sforzare il suo udito per comprendere quella voce ovattata ma comunque ce la fece. Storse le labbra.

- Quest’anno siete tutti strani, prima Natsu durante lo smistamento delle classi, io che faccio sogni strani e adesso tu, ma che succede? - imprecò accigliata verso il ragazzo che non pensava di avere colpe. Si sollevò del tutto fino ad avere Lucy faccia a faccia e, incuriosito, chiese di cosa stesse parlando.

- Cosa intendi? Prima Natsu e tu con i tuoi sogni? -.

- Scordatelo se pensi che ti parlerò dei sogni assurdi che faccio, per quanto riguarda Natsu puoi sempre chiederlo a lui, ma ti assicuro che non è nulla di che -.

Fece un cenno per indicare il rosato comportarsi come al solito; in quel momento stava parlando con Lluvia mentre cercava di staccare Lisanna che gli stritolava un braccio.

- Come puoi vedere, va tutto bene - concluse Lucy allegramente.

Era vero, tutto pareva andare come al solito e l’unico problema di quel giorno, oltre alla pioggia, pareva essere solo lui.



Levy si era sempre considerata una ragazza studiosa ma che al contempo riusciva a coltivare le proprie amicizie, alternando il proprio tempo nei giusti spazi.

Non che si organizzasse, ma si conosceva abbastanza da sapere che una serata con le amiche è molto meglio di una nottata sui libri. Nonostante questa teoria poteva vantare una media stellare in ogni materia.

Oltre a questo, aveva anche l’hobby della decriptazione e lo studio di lingue e testi antichi, un argomento che l’aveva sempre affascinata e quando poteva si recava nella biblioteca della città e grazie alla sua amicizia con il custode aveva libero accesso alla sezione libri antichi che visionava e studiava con grande emozione.

Il passato e le varie culture erano il suo pane e cosa più importante, i suoi amici non avevano mai messo bocca al riguardo, anzi, restavano meravigliati da tanta determinazione e passione, per questo li adorava.

Sebbene fosse un tipo dalla indole gentile era purtroppo capitato di incontrare persone che la guardassero con occhi diversi, come se fosse una sfigata che non ha nient’altro da fare che rinchiudersi in quattro mura a leggere vecchi libri ammuffiti.

Sapeva ignorare questi soggetti e non si preoccupava affatto di cosa potessero pensare di lei, stava bene comunque.

Peccato che uno di quei tanti problemi adesso fosse alle sue spalle e probabilmente ci sarebbe rimasto per tutto l’anno accademico; Gajeel Redfox.

Dopo quel singolare avvertimento sembrava aver rinunciato a infastidirla, infatti il ragazzo era vicino la porta con le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate al petto. l’espressione del suo volto non traspariva alcuna emozione, era impassibile, o probabilmente attendeva che il tempo scorresse più velocemente per arrivare alla pausa pranzo.

Levy guardò l’orologio, mancavano solo cinque minuti all’intervallo.

Mise via le sue cose e chiuse accuratamente la cartella, si alzò in piedi e si stiracchiò per bene, allungando le braccia per quanto le era possibile. Sospirò.

Senza farsi notare, con la coda dell’occhio, sbirciò in direzione di Redfox. Le sue intenzioni sembravano essere state previste perché vide il ragazzo girarsi dalla sua parte e guardarla.

Levy sobbalzò per essere stata scoperta e frettolosamente si voltò.

- Mi avrà visto? - si chiese titubante, deglutendo. Aveva appena risolto la situazione e a dirla tutta non aveva voglia di ricominciare da capo, quel tipo le era antipatico e non voleva avere niente a che fare con lui.

- Ehi, McGarden -. Un brivido d’irritazione le attraversò la schiena quando udì quella voce possente chiamarla alle spalle.

- Sì, mi ha visto - pensò sconsolata, voltandosi e assumendo un’espressione autoritaria.

- Che c’è? - rispose nel modo più graffiante che conosceva. Il ragazzo storse le labbra, contrariato da quel tono. Poi mostrò un ghigno divertito.

- Tra poco è ora di pranzo, che ne dici mangiare qualcosa insieme alla mensa? -.

Levy non poteva credere alle sue orecchie.

- Ti dico no! E per due motivi: primo, ti sei volutamente reso odioso ai miei occhi e per questo non vedo un solo valido motivo per accettare il tuo invito. Secondo, ho un impegno precedente quindi non avrei comunque accettato! -.

Non appena finì di parlare la campanella suonò e senza aggiungere altro superò Redfox e uscì dall’aula.

Gajeel si voltò solo per guardala uscire e prendere il corridoio verso la mensa.

- Che tipetto rumoroso - pensò divertito, mettendosi le mani in tasca. - Prova parecchio astio nei miei confronti, le sue parole poi sanno pungere -.

Uscì dall’aula e si diresse anch’egli verso la mensa, rimuginando sui suoi ultimi pensieri.

- Pungere… pungere… scorpione? No, troppo rude. Prova dell’astio, quindi potrei chiamarla astice? Non suona male, ma piccola com’è… sembra più un gambero con quelle gambe sottili -.

Si fermò, colto da un improvviso pensiero.

- Gamberetto? - pronunciò assorto, senza curarsi delle persone che gli erano passate affianco guardandolo perplessi.

- Da quello che so non servono gamberetti in mensa oggi - disse un ragazzo che probabilmente aveva udito. Poi se ne andò, mentre Gajeel restò lì, pensieroso.

- Perché ho questa sensazione di dejà vu? -. Quel particolare soprannome, era sicuro di averlo già pronunciato in passato, ma nonostante questo non gli veniva in mente nessuna occasione simile.

Ancora dubbioso, riprese a camminare, cercando di fare mente locale.

Nel contempo, Levy era ormai arrivata in mensa. Prese un vassoio e cominciò a curiosare tra le pietanze del giorno.

Dopo qualche minuto, conclusa la fila, ne uscì con un’insalata, patate lesse, una fettina di carne bovina, una mela e un succo.

Quel posto gremiva di studenti, c’erano vassoi su ogni tavolo, ragazzi e ragazze che parlavano animatamente e finalmente, nonostante la sua bassa stazza, riuscì a riconoscere i volti dei suoi amici, poco lontano.

Sorridente, andò loro incontro.

Lucy e Lluvia si erano già apparecchiate su un tavolo con i loro rispettivi vassoi, in attesa che i ragazzi concludessero il razzolamento delle provviste.

Arrivò poi Levy, che venne accolta gioiosamente da Lucy. Si sedette anche lei, chiedendo subito dove fossero gli altri.

- Conosci Natsu e Gray, se non hanno almeno una tonnellata di cibo a testa non sono contenti - dichiarò, sconsolata e divertita. Levy rise.

- Non sapete come mi mancate, nella mia classe invece c’è un tipo odioso che non fa altro che prendermi in giro! - ringhiò al solo pensiero di rivedere quel brutto muso nella prossima ora.

- Su tranquilla non pensarci, se ti darà così fastidio allora Natsu e Gray gli andranno a parlare e vedrai che non riceverai più noie - la rassicurò Lucy. Ma Levy scosse la testa.

- No, so cavarmela da sola, non ce né bisogno, dico davvero! - Ribatté, tenendo però gli occhi sul suo cibo e la testa china. In quel momento arrivarono Natsu e Gray che subito si fecero notare.

- Eccoci, abbiamo fatto rifornimento! - Disse allegramente Natsu, ricevendo però immediatamente dei rimproveri imbestialiti.

- Ma siete impazziti?! Avete derubato la mensa?!? - Quasi urlò scandalizzata Lucy nel vedere la stratosferica quantità di cibo con cui erano tornati, particolare che non sfuggì neppure a Levy e Lluvia che restarono basite:

Innanzi tutto erano tornati non con uno ma con tre vassoi a testa, ove posavano almeno tre diversi tipi di carne, frittate, insalata, patate, fagioli, onigiri, takoyaki, involtini, pane e altre pietanze non identificate.

- Che c’è? Io ho fame! -.

- E anch’io, stamattina non ho fatto colazione - disse Gray, posando i suoi tre vassoi sul tavolo e sedendosi vicino a Lluvia che arrossì leggermente.

- Siete sicuri di farcela? Guardate che la pausa finirà tra quindici minuti - pronunciò dubbiosa, guardando l’orologio.

- Tranquilla! Pronto Gray? - Si rivolse all’amico, che sorrise.

- Via! -.

Cominciò un’abbuffata senza precedenti, sembrava una competizione gastronomica.

Qualcuno si sbracciava per vedere meglio e qualcun altro addirittura faceva video e foto per documentare quanto ciò che stava avvenendo, in quanto qualcosa di così singolare in genere si poteva vedere solo in TV.

Ma quella era la mensa della scuola.

Mentre Natsu si metteva in bocca un’intera frittata, Gray faceva a pezzi una coscia di pollo.

Inutile dire che le ragazze sprofondarono nell’imbarazzo e, senza farsi vedere, sgattaiolarono da un’altra parte a consumare il loro pranzo in tranquillità.














Angolo Autore:

Salve .-.

Scaramuccie varie, altro capitolo transitorio ma il prossimo avrà qualcosina in più u.u

Ringrazio: bekkuzza_chan.

Alla prossima, ciao!


Matt


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Capitolo 5
*** Come una fiaba ***


***


La fine della giornata giunse velocemente.

Non ci furono lezioni ma solo le presentazioni di alcuni professori, oltretutto si concluse un’ora prima ma dal giorno dopo ogni studente avrebbe dovuto riprendere il proprio ritmo e cominciare a impegnarsi seriamente.

La campanella suonò e i corridoi si riempirono di studenti in un batter d’occhio. Qualcuno corse velocemente all’uscita, altri si davano appuntamento in serata.

Natsu era felice che quella giornata fosse finita ma allo stesso tempo sapere che da domani il ciclo si sarebbe riaperto lo demoralizzava. Ad ogni modo non poteva farci nulla.

Raggiunse gli armadietti posti vicino l’uscita, aprì il suo, si mise le scarpe ed uscì.

La pioggia aveva smesso di cadere e le nuvole scure si stavano sempre più dissipando nel cielo, lasciando posto a un prossimo tramonto che avrebbe irradiato la città con ogni tonalità di giallo e arancione.

L'ingresso della scuola rappresentava un vialetto perfettamente dritto che andava dall'entrata al cancello d'uscita, ma i lati erano entrambi costituiti da un bel prato verde che in quel momento dire che fosse zuppo pareva un eufemismo.

Natsu, aspettami!“ Incespicando lungo il viale, la bionda iniziò subito a correre, richiamando l'attenzione del ragazzo.

Lucy?“ disse sorpreso. “Perché, dovevo aspettarti?” chiese dubbioso, una volta che la ragazza lo raggiunse. Questa lo guardò a bocca aperta.

Te ne sei dimenticato? Dobbiamo andare a casa di Mirajane! Ha invitato tutti gli amici per festeggiare la vittoria della squadra di suo fratello Elfman al campionato di football!”

Natsu si diede mentalmente dello stupido per essersi dimenticato di una cosa così importante. Tre giorni prima aveva promesso che ci sarebbe stato sicuramente. Se non fosse per Lucy ora si troverebbe a casa, ignaro di tutto.

Mi era sfuggito di mente!” esclamò, con nuova lungimiranza. “Grazie, Lucy” sorrise poi, ammiccante.

La sua amica non poté che arrendersi a quella figuraccia, se non ci fosse stata lei domani Natsu avrebbe avuto molto di che scusarsi.

A che ora dobbiamo essere là?” Chiese il ragazzo, riprendendo a camminare con al seguito Lucy che guardò l’ora.

Alle 18:00, quindi fra due ore, ma io le avevo detto che sarei andata prima perché dovevo aiutarla con i preparativi”. Fece una pausa. “E anche tu dovresti venire con me” aggiunse poi, minacciosa. Natsu sbuffò.

Va bene, prima però vado a casa e faccio una doccia, vi raggiungo più tardi” spiegò, sorridente.

Promesso?” Chiese dubbiosa Lucy, fermandosi e guardandolo torva.

Promesso!” la rassicurò Natsu per poi salutarla e correre via dalla parte opposta. La ragazza, rimasta sola sul marciapiede, non poté far altro che incamminarsi, aprendo le labbra ad un malinconico e timido sorriso. Non passarono che pochi secondi quando le venne in mente un particolare che aveva omesso.

- Ho dimenticato di dirgli che ho invitato anche la nuova amica, Lluvia - disse in sovrappensiero, scrollando poi le spalle e liquidando la cosa.


Non ci riesco, la barriera è ancora troppo forte!” Disse una voce ovattata e molto lontana.

Prova ancora, dobbiamo riuscire a parlargli!” Disse un’altra voce, ma si poteva percepire più squillante.

Stasera proveremo di nuovo, speriamo solo di convincerla”.


Lucy si immobilizzò, convinta di aver sentito qualcuno parlare, ma anziché guardarsi intorno alzò invece gli occhi al cielo, convinta che le voci provenissero da sopra la sua testa.

Sfregò nervosamente le dita della mano sinistra mentre la destra strinse un po’ più la bretella del suo zaino posto sulla spalla, il viso si contrasse leggermente e ricominciò a camminare, accelerando il passo.


Giunto a casa, Natsu trovò sua madre nel cortile, intenta ad approfittare del bel sole appena risorto per far asciugare il bucato.

Sono tornato!” annunciò, sbucando da dietro un lenzuolo

Oh, Natsu, bentornato” sorrise la donna, mettendo a stendere una maglia, probabilmente del figlio. “Com'è andata oggi?”

Niente di particolare, cerimonia e professori che sperano di apparire autoritari. Poveri illusi” sorrise divertito, facendo intuire alla madre l'insincerità di quelle parole.

    Non prendere nulla sotto gamba, non voglio che rimani indietro”.

Natsu sbuffò. La donna prese una maglia rossa e la mise sul filo, staccò una molletta lì vicino e la chiuse su l'indumento, l'altra gliela passò il figlio, che ringraziò.

Stasera vado a casa di Mirajane, la squadra di suo fratello ha vinto il campionato di football e ha invitato un po' di persone”. Osservò pensieroso delle piccole margherite sul prato, i cui petali tremarono leggermente ad un soffio di vento. Una goccia di rugiada scivolò via da un petalo, scomparendo nel terreno.

Nessun problema, vai pure e divertiti.” Si mise una molletta in bocca e sistemò un altro capo. Natsu la ringraziò e avvertì che si sarebbe fatto una doccia per poi andarsene subito dopo, dopodiché entrò in casa.

Con un pesante sospiro, la donna lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, osservando poi assorta la porta d'ingresso. Abbassò lo sguardo e vide che nel cesto erano rimasti solo due calzini. Li osservò, incerta. Scrollò le spalle e li appiccò insieme sul filo. Aveva finito.

Qui ho finito.

La sua piccola mano accarezzò un lenzuolo bianchissimo, animato dal poco vento che sopraggiungeva da ovest. Strinse un lembo, per poi lasciarlo andare. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, tradendo un certo nervosismo.

Prese il cesto e rientrò in casa, chiudendosi dolcemente la porta alle spalle.

Nel cortile, il lenzuolo di poco prima presentava una macchia scura molto evidente. Ad un esame più attento, chiunque si sarebbe reso conto che la stoffa si era bruciata.


Alla Strauss's house, i preparativi procedevano a rilento.

La sala hobby era stata adibita a luogo della festa ma c'erano delle difficoltà, soprattutto mancanza di manodopera. Mira dava ordini su ordini con il suo incantevole vestito viola scuro intero, la cui gonna presentava cuciture di pizzo bianche e reticolate.

Lisanna, prendi altre cinque sedie da casa e portale qui, su vai!”

Nee-chan! Possibile che debba correre io da tutte le parti? Dov'è Lucy?”

Sta aiutando in cucina perciò qui dovremo cavarcela da sole, ora vai, io penserò ad attaccare i palloncini”.

Vado vado” sbuffò Lisanna, prima di correre fuori.

Raggiunto il tavolo principale che sarebbe stato adibito a buffet, Mira prese una busta di palloncini colorati, l'aprì, ne prese uno e cominciò a gonfiare.

Dopo averne attaccati una decina cominciò a sentirsi la testa girare.

Ma perchè nessuno viene a darmi una mano?” mormorò, abbassando lo sguardo.

In quel momento, il citofono collegato in strada e anche in casa suonò un paio di volte.

Mira ripose un palloncino giallo sul primo tavolino e andò a rispondere.

Sì?”

Sono io.”

Mi chiedevo quando saresti arrivato, entra!” Con un nuovo sorriso, Mira premette il pulsante accanto al ricevitore e un suono metallico risuonò poco lontano. Dopodiché aprì la porta e attese che il suo ospite la raggiungesse. Riprese il palloncino giallo e soffiò con forza, colorandosi immediatamente il viso di un acceso color aragosta.

Fermati, o potresti svenire per lo sforzo.” Senza alcuna possibilità di reagire, si vide il palloncino ancora mezzo gonfio sottrarsi dalle sue mani e incontrare un altro paio di labbra, ma soprattutto polmoni, che lo gonfiarono con un solo profondo soffio.

Grazie, Laxus. In effetti avevo un po' di vertigini.”

Il ragazzo abbassò il palloncino, rilevando finalmente il suo viso.

Una cicatrice a forma di saetta gli attraversava l'occhio destro e i capelli biondi corti e puntati verso l'alto davano comunque una sensazione di morbidezza.

Laxus mostrava una massiccia corporatura, formata probabilmente con vari tipi di allenamenti, il tutto incorniciato da una camicia verde prato appena sbottonata e un pantalone bianco assolutamente scoordinato con le scarpe di un blu elettrico.

Fece un nodo al palloncino e lo restituì alla ragazza, che sorrise.

Grazie. Ci sei solo tu?”

Evergreen e Bixlow arriveranno tra una ventina di minuti, sai com'è Ever.” Prese un palloncino rosso e cominciò a gonfiarlo. Mira trattenne una risata.

Sì, ricordo quanto ci tiene a farsi bella per mio fratello.” Laxus scrollò le spalle, dando un'altra gonfiata, chiuse la fessura tra le dita e tirò l'estremità per fare un nodo, ma il palloncino gli sfuggì di mano e volò via per tutta la stanza con un suono facilmente equivocabile, finendo poi la corsa davanti i suoi piedi. Mira scoppiò a ridere.

Quanto odio questi affari” sbottò, raccogliendo il palloncino e dandogli una pulita.

A proposito, ho sentito del tuo nuovo lavoro. Ti ci trovi bene?”

A fare il buttafuori? Non è male, è l'unico lavoro in cui ti danno una pacca sulla spalla quando prendi a calci qualcuno.” Ripose il palloncino rosso ben gonfio e ne prese uno verde dal sacchetto. Se lo rigirò tra le mani, incerto.

Tu invece, a scuola?” Mira sorrise appena, trovando improvvisamente essenziale contarsi le dita delle mani.

Essere una ripetente ha i suoi vantaggi, posso stare insieme a Lisanna ed evitare che si metta nei guai, o darle sostegno nello studio.”

Io mi riferivo a te, no a lei”

Lo so”

Una pausa di pochi secondi, ma comunque sufficienti a interrompere la discussione: Lisanna rientrò proprio in quel momento. Alla vista del ragazzo, sorrise.

Laxus! Ciao, da quanto sei arrivato?”

Ma le sue parole sembrarono aver perforato le pareti ed essere fuggite con la stessa velocità con cui erano arrivate, perchè nessuno sembrò sentirla. Si immobilizzò, percependo un'aria tesa. Sua sorella e il suo sorriso cordiale restavano immutati davanti l'espressione imperscrutabile del ragazzo, la quale, dopo essersi voltato e aver fatto un cenno a Lisanna, si spostò in un angolo e gonfiò il palloncino verde.

Lisanna si avvicinò, pensierosa.

Mira-nee, che cosa stava succedendo prima che arrivassi?” Chiese, sussurrando nell'orecchio della sorella.

Non preoccuparti Lisanna” rispose Mira tranquilla, prendendo uno scatolone di addobbi sulla sedia e dirigendosi verso l'esterno. “La tempesta si è placata.” Ed uscì.

Laxus ricominciò a gonfiare i palloncini, aiutato con fatica da Lisanna che tentava di non svenire ad ogni sforzo, mentre Mira pensava all'esterno.

Poco dopo arrivarono anche Evergreen, identificata poi come la ragazza di Elfman, Bixlow, un amico comune di tutti e Freed, amico di vecchia data di Laxus.

Con così tante persone a disposizione, Mira non poté evitare un gridolino di gioia. Lisanna già tremava.

Chi di voi è bravo ai fornelli?” Cominciò l'interrogatorio Mira, ricevendo le mani alzate di Freed ed Evergreen. La ragazza castana manteneva sempre un certo atteggiamento di superiorità un po' con tutti i suoi amici, ma con Mira sembrava più collaborativa. Bixlow aveva detto a Laxus che probabilmente la relazione con Elfman le aveva fatto capire quanto fosse importante mantenere uno stato socievole con le sorelle Strauss, soprattutto con la maggiore.

Venti minuti dopo i preparativi erano conclusi. Almeno quelli d'arredamento. Per il cibo si sperava che Ever, Freed e Lucy facessero un buon lavoro.

Bixlow aveva scaricato dalla macchina un impianto hi-fi, con mixer, amplificatore e due grosse casse acustiche. In meno di quindici minuti aveva già montato tutto e fatto alcune prove di audio.

Nel frattempo, Mira aveva deciso di recarsi in cucina a controllare che tutto procedesse per il meglio. Appena aperta la porta di casa, un divino profumo di pasta da dolci appena sfornata le aveva investito il viso e fatto nascere un'espressione di beatitudine sul suo volto.

Trotterellò fino in cucina, dove ciò che vide la lasciò letteralmente a bocca aperta.

Il ripiano di marmo, accanto al lavello, era occupato da tre teglie impilate una su l'altra, piene di biscotti di varie forme tra cui cuori, palloni da football e stelle. Successivamente sarebbero stati immersi nel cioccolato fondente e lasciati ad asciugare.

Il tavolo era un nuovo mondo, abitato a nord da teglie di lasagne fumanti e brulicanti di mozzarella fusa. Spostandosi al centro, si potevano intravedere specie diverse di cosce di pollo che brucavano fameliche in una montagna di patate dall'aspetto più che invitante.

Infine a sud, dove Mira dovette attaccarsi agli stipiti della porta per trattenersi dal lanciarsi in quella enorme macedonia di frutta tra cui riconobbe fragole, pesche, ananas, mele, pere, banane e altre meraviglie degli alberi da frutto che il mondo regalava. Per poco non sbavò.

Che te ne pare?” sorrise ammiccante Lucy, mentre amalgamava il bianco frullato di alcune uova a una crema di tuorli, farina, zucchero e scorze di limone, dal quale sarebbe nato un altro fantastico dolce. Gli occhi di Mira luccicarono dalla commozione.

Oh mio Dio, Lucy! Stai seriamente mettendo in dubbio la mia eterosessualità!” Esplose Mira, correndole incontro e regalandole un vero bacio sulle labbra. La bionda scattò indietro, sconcertata.

Oh, scusami Lucy, è solo che tutto questo è magnifico”

Ehi” si fece avanti Freed con un grembiule bianco con macchie di diverso colore. “Non ha mica fatto tutto lei qui. Stasera bacerai anche me dopo aver assaggiato le mie lasagne”

Prima di decidere aspetta di provare la macedonia” intervenne Evergreen in tutta la sua perfezione, tranne per una striscia rosso fragola sulla guancia e qualche macchia sul grembiule. “Ma non voglio baci, mi accontenterò di un - Sei fantastica, Evergreen -” concluse, facendo l'occhiolino.

Mira non aveva minimamente intenzione di scegliere chi fosse il migliore, perchè tutto ciò che vedeva era molto più di quanto sperasse.

Per questo scrollò leggermente il capo, e abbracciò tutte e tre con quanta più gioia che poteva trasmettere.

Seppur sorpresi, i tre cuochi si sentirono davvero orgogliosi del loro operato. Quando udirono i primi singhiozzi, l'abbracciarono anche loro e la strinsero forte, sussurrandole un flebile “di nulla, Mira.”

La famiglia Strauss aveva era da sempre orfana. Cresciuti in un orfanotrofio, La sorella maggiore, Mira, a soli 12 anni aveva deciso di lasciare quel posto e cominciare a lavorare per mettere da parte dei soldi. Così, iniziò la sua vita prima di cameriera, ma arrivata a 14 anni, diventò ballerina nei locali notturni, dove la puzza nauseante di alcool e fumo ti stordisce al primo impatto. Dove gli ubriachi che ti lanciano sguardi lascivi e desiderano quel corpo ancora troppo giovane non fanno che aumentare il desiderio di fuggire.

Mira non ebbe altra scelta. Doveva continuare quella vita, per loro. Per sua sorella e suo fratello. La speranza in qualcosa di migliore risiedeva nelle sue sole forze.

A 15 anni non sapeva più cosa significasse essere una ragazza adolescente. Era cresciuta. Troppo in fretta.

La mattina andava a trovare i fratelli all'orfanotrofio, il pomeriggio faceva la barista in un posto che non era affatto male, la compagnia non le mancava. La sera invece, quando la mezzanotte batteva rintocchi fin troppo lontani, dal sorriso gentile e premuroso che donava dalle prime luci del giorno, la notte mascherava tutto ciò che era, e diventava provocante, suadente e ingannatrice.

In una gabbia, sul palo da lap-dance, su un palchetto o direttamente tra vecchi uomini di mezza età con fin troppi soldi da spendere e voglie represse che ribollivano.

Per diversi anni, Mira non fu che un oggetto.

A 18 anni, raggiunta la maggiore età, ottenne la custodia dei suoi fratelli e li trasferì con lei nell'appartamento nel quale viveva.

Lisanna ed Elfman non conoscevano i lavori che la loro sorella maggiore intraprendeva con impegno, ma non potevano permettersi di vederla continuamente con le occhiaie, con la stanchezza che stava pian piano consumando il suo corpo, e neppure di sentire quelle solite tre parole: va tutto bene.

Avevano una zia da qualche parte. Non si poteva occupare di loro personalmente ma comunque mandava sempre una discreta somma ogni mese, e anche se non era sufficiente, loro ne erano comunque grati.

Quando divorziò, appena un paio di anni prima, ottenne la casa del suo ex marito. Si trovava nella loro città, e quando la andarono a vedere se ne innamorarono a prima vista.

Era una villetta su due piani, tetto spiovente e mura di un giallino tenue.

C'erano due entrate alla proprietà. Un cancelletto per le persone e uno più grande, dal quale poteva benissimo entrare un auto e lasciarla lì parcheggiata.

Poiché la loro zia non aveva la minima intenzione di lasciare la propria dimora, non ebbero problemi a ottenere le chiavi e la residenza, a patto che avrebbero provveduto loro a mantenere la casa pulita e in ordine.

A quasi 19 anni, Mira e la sua famiglia ricevettero più di quanto avessero sperato di ottenere.

Una magnifica casa, un buon conto in banca grazie ad anni di sacrifici e incubi, e tutta la famiglia riunita.

Elfman e Lisanna non avevano mai smesso di andare a scuola, sotto le precise minacce di Mira, e loro non ebbero modo di dissuaderla.

Ad ogni modo, Elfman, dopo la scuola, dai tempi delle medie, aveva trovato lavoro presso un vivaio. Il suo impiego prevedeva trasportare vasi, innaffiare, disseminare, spalare terra, e molto altro. Un impegno assai duro, ma allo stesso tempo gli aveva donato un corpo muscoloso e ben allenato.

Con il passare del tempo, divenne un vero pollice verde, tanto da riuscire a conquistare Evergreen, una ragazza che mostrava se stessa solo quando era a tu per tu con piante e fiori. La scintilla scoccò in un qualsiasi giorno di qualche mese prima, e così iniziò tutto.

Anche Lisanna aveva imitato suo fratello, e nel fine settimana si guadagnava qualche soldo in una tavola calda come cameriera. La proprietaria disse che Lisanna è amata da tutti e quando c'è lei il locale si riempie in poco tempo. Dal suo sguardo, capirono che non l'avrebbe mai licenziata.

Tutti erano sistemati, ma c'era un ultimo punto da cambiare.

Dopo immense fatiche, Lisanna ed Elfman avevano convinto Mira a tornare a scuola, a iscriversi nel loro stesso liceo. Anche se aveva 19 anni e frequentava solo il secondo anno, nell'ultimo sarebbe comunque riuscita ad ottenere il suo diploma. Andava bene così.

Dai, Mira, basta piangere o mi farai preoccupare” sussurrò dolcemente Lucy, accarezzandole i capelli. L'albina sembrò calmare i sussulti delle spalle. Indietreggiò un passo e si asciugò gli occhi con le dita. Tirò su con il naso e riassunse un po' di controllo. Mancava solo da sistemare gli occhi.

Lucy si tolse il grembiule, allungò una mano sulla schiena della ragazza e, con fare gentile, la accompagnò in bagno.

Evergreen scosse mestamente il capo. “Tutti prima o poi si lasciano andare.”

















Angolo Autore:

Salve .-.

Si lo so, avevo detto che nel prossimo capitolo ci sarebbe stato qualcosa di più... ma avete visto quanto è lungo?? Non potevo scrivere di più!

Nel prossimo avrete qualcosa di nuovo, promesso ;)

Allora, nello scorso capitolo vi siete moltiplicati! Sono felice! ^^

Ringrazio: Laxus99chan, CrazyLoL102, Riders98, bekkuzza_chan e LadyAstral ^^

Grazie mille a tutti :)

Alla prossima, ciao!


Matt

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Capitolo 6
*** Dove arriva l'amore ***


***


Per Natsu la doccia era un vero supplizio. Preferiva di gran lunga un bel bagno caldo, ma in quel caso avrebbe impiegato chissà quanto tempo a prepararsi e allora sì che Lucy si sarebbe vendicata.

Dieci minuti dopo si stava velocemente asciugando, sfregandosi i capelli con un asciugamano più piccolo.

Si diresse in camera, aprì un cassetto e prese una camicia rossa che mise sul letto. Ne aprì un altro e prese un pantalone nero carbone, che accostò alla camicia. Dopo vari esercizi facciali di dubbio, decise quell'abbinamento.

Il suo gatto, di un insolito blu cielo invernale, saltò sul letto e lo osservò con un'espressione che sembrava contenta.

Si sedette sul letto e lo accarezzò.

Mi piacerebbe portarti con me, Happy, ma è una festa e non credo ti piaccia molto il chiasso, vero?”

Happy scosse il musetto. “No, non mi da fastidio!”

Silenzio.

Natsu batté le palpebre, le labbra ancora ferme in una linea di sorriso, anche se la mano posata sul pelo di Happy aveva cominciato a tremare leggermente. Rise.

Cavolo Happy, ho appena avuto la sensazione che tu parlassi! Assurdo eh?”

Aye! Davvero assurdo!”

Pausa.

Il sorriso di Natsu non rimase immutato ancora a lungo, mentre quello di Happy sembrava del tutto nuovo. In effetti i gatti non dovrebbero essere in grado di sorridere. Natsu si alzò, molto lentamente, per poi appiattirsi contro la parete della camera, sconvolto.

Tu parli!”

Aye!”

E che significa aye?”

Significa sì.”

Ma allora di' sì”

Suona male, meglio aye!”

Scosse la testa. Non poteva essere reale, gli animali parlanti non esistevano di certo altrimenti se ne sarebbe sentito parlare.

Ma perchè parli?” chiese, ritrovando un po' di calma.

Non lo so.” Ammise il gatto, scrollando le spalle.

Il mio gatto ha appena fatto spallucce. Ok, sto male.” Scosse la testa e si diede dell'idiota.

Come non lo sai?” sbottò, vicino all'isterismo. “Non ha senso!”

Tu perchè parli?” chiese a sua volta Happy.

Come? Perché so parlare ovviamente!”

Io non ho problemi se tu sai parlare!” Sorrise Happy, issandosi su due zampe e puntandone una al cielo. Per poco a Natsu non venne un infarto.

E ti reggi pure sulle zampe posteriori!”

Aye!”

Esausto, si accasciò lungo la parete, prendendosi la testa tra le mani e ripetendosi che tutto ciò non aveva senso. Happy, preoccupato, saltò giù dal letto e gli si avvicinò.

Natsu?” lo chiamò, con un'improvvisa nota triste. Il ragazzo rialzò lo sguardo, sorpreso.

Mi hai trattato con tanto affetto da quando mi hai accolto in camera tua. Ora che parlo, non puoi più volermi bene?” chiese, in procinto delle lacrime.

Un gatto con anche solo una zampetta ferita può far commuovere un essere umano, figuriamoci vederlo piangere. Scosse la testa e lo prese in braccio.

No Happy, io ti voglio tanto bene!” Lo rassicurò, con tono calmo e gentile.

Davvero?”

Davvero. Scusa per prima, ma non avevi mai parlato e non sapevo come comportarmi.” ammise.

Dispiace anche a me, Natsu. Non volevo spaventarti” mormorò tristemente. Il ragazzo lo accarezzò.

Va bene. È passato. Ma adesso dimmi” lo rimise a terra davanti a sé e incrociò le gambe. “Davvero non sai perchè parli?”

Il gatto scosse la testa, e Natsu non poté che sospirare.

Stava succedendo qualcosa di nuovo, questo pensò Natsu, incrociando le braccia al petto e osservando assorto il cielo oltre la finestra che si stava sempre più oscurando con il passare dei minuti.

Ciò che lo sorprese ancora di più, fu la sua rapidità di adattarsi a quella nuova scoperta. D'accordo, un gatto che parla scioccherebbe chiunque, ma in quel momento la cosa non gli faceva né caldo né freddo. Semplicemente Happy parlava, ed era fantastico.

Toc toc!

Natsu scattò in piedi, chiedendo freneticamente chi fosse.

Come chi è? Chi può essere? Sono tua madre” rispose la donna dall'altra parte della porta, perplessa.

Ah, ehm, si ok, aspetta un momento!”

Afferrò Happy con uno slancio e si nascosero insieme dietro il letto.

Allora, Happy” cominciò Natsu, sussurrando per non farsi sentire. “Non devi parlare assolutamente, la mamma potrebbe spaventarsi. Ok?” Lo guardò dritto negli occhi, cercando la promessa dietro la sua raccomandazione.

Aye!” Rispose Happy, soffocando la sua esclamazione e sorridendo dolcemente, puntando di nuovo la zampetta al cielo. Natsu Annuì.

Si alzò e andò ad aprire, trovando la donna poggiata sullo stipite della porta con sguardo torvo e confuso.

Mamma.”

Ma che stavi facendo?” Chiese, entrando nella stanza e guardandosi intorno. Con la coda dell'occhio notò Happy acciambellato sul letto che sonnecchiava.

Mi stavo mettendo i pantaloni” rispose, cercando di essere convincente.

La donna si voltò a guardarlo, lasciando cadere istintivamente gli occhi sui vestiti del figlio, come una sorta di gesto meccanico. Dopo alcuni secondi di incertezza sembrò ridestarsi e tornare in sé.

Devo parlarti” disse seria. Natsu avvertì un'improvvisa preoccupazione in quelle parole. Per quanto ricordava non aveva mai sentito qualcosa di simile uscire dalla bocca di sua madre. Si accigliò, non capendo la situazione.

Che succede mamma?”

Una ciocca di capelli di un colore rosso intenso le sfuggì dall'orecchio quando abbassò lo sguardo, ma evitò di sistemarla. Non sembrava preoccupata e neppure triste. Natsu non riusciva a leggere quell'espressione imperscrutabile ora che era tornata a guardarlo, e la sua ansia crebbe.

Natsu” cominciò, congiungendo le mani davanti la gonna e mantenendo un tono calmo e posato. “Io devo andare via.”

Natsu piegò la testa di lato e corrugò la fronte.

E dove devi andare? È quasi sera.”

La donna sorrise appena e scosse leggermente la testa. Natsu avvertì sulla sua pelle e nel suo stomaco che qualcosa non andava. Sua madre si stava comportando in modo troppo strano.

No Natsu, non è quello il senso delle mie parole.”

Il ragazzo non aveva idea di cosa pensare, e anche Happy sembrava particolarmente interessato dalla situazione, tanto che si era messo seduto ad osservarli da sopra le coperte, senza però nascondere un'espressione fin troppo intuitiva per un gatto.

Mamma, mi stai spaventando” mormorò, avanzando di un passo, ma la donna alzò una mano, gesto che accrebbe ancora di più i timori del ragazzo.

Lo guardò dritto negli occhi, e mai parole che uscirono dalle sue labbra furono più sconvolgenti.

Io non sono tua madre.”

In un istante, il mondo si capovolge e il cielo si sbriciola in infiniti frammenti, dilaniando tutto ciò che incontrano durante la caduta nell'oblio, dove non ne usciranno più.

Ciò che rimane è la rovina, avvenuta così in fretta da lasciarti spaesato e terrorizzato, e con una precisa domanda a cui non troverai mai risposta: perchè?

Happy non spiccicò parola, perchè ascoltare un gatto blu parlare sarebbe forse stato l'unico espediente per fermare il decadimento che stava avvenendo nella mente di Natsu, e nel suo cuore.

Un leggero tremolio si impossessò del suo labbro e le gambe stavano seriamente minacciando di cedergli, ma resistette. Forti brividi gli attraversarono il corpo, immobilizzandolo in una specie di ibernamento compiuto dal cervello, che aveva quasi smesso di svolgere le consuete funzioni vitali nell'udire le parole di poco prima.

Batté le palpebre, convincendosi che quello fosse solo un brutto sogno.

Devo andare, per potermi ricongiungere a te.”

Altre parole confuse, al quale non si sforzava neppure di dare un senso. Era fin troppo chiaro che quello era un sogno. Senza rendersene conto, si mise a ridere.

Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima!”

Gesticolò, fece un paio di passi in ogni direzione e rise ancora, rallegrandosi di aver capito.

Era ovvio che Happy non potesse parlare, perchè questo è solo un sogno, e tu mamma, ne fai parte senza ombra di dubbio.”

La donna si girò verso Happy, che rendendosi conto di essere osservato, abbassò le orecchie e indietreggiò qualche centimetro, senza dire nulla.

Happy, hai recuperato la parola?” Chiese la donna, che sembrava piacevolmente sorpresa.

Il gattino blu si voltò verso Natsu per cercare una risposta, che non tardò ad arrivare.

Parla pure Happy, tanto questo è solo un sogno” disse il ragazzo, che sorrise ammiccante e sicuro di sé. Happy si preoccupò, perchè sapeva benissimo che quello non era un sogno. Certo che non lo era.

Sì” rispose. “Posso parlare.” Il tono era basso e sommesso, ma la donna udì chiaramente quelle parole, e sorrise contenta. Allungò una mano e lo accarezzò sulla testa, dicendo di non preoccuparsi.

Happy, puoi farmi un favore?” Chiese poi, guardandolo dolcemente.

Non appena vide i suoi occhi verdi, Happy si accorse che non avrebbe mai rifiutato, qualunque richiesta si fosse trattata

Deglutì, stringendo il musetto in un'espressione commossa e prossima alle lacrime. Annuì.

La donna si allontanò di qualche passo, fino a raggiungere il centro della stanza. Natsu, che era convinto fosse solo un sogno, avvertì le sue certezze vacillare. Guardò sua madre, e lei guardò lui. Uno sguardo carico di significati, di parole e di sentimenti. Il ragazzo cominciò a muovere la testa in segno di negazione, non avendo la minima idea di cosa sarebbe successo ma trovando tutto assolutamente sbagliato.

Mamma, che vuoi fare? Ti prego, dimmelo!” Urlò, mentre avvertiva un forte calore circondarlo sempre di più.

Un sospiro caldo, ma allo stesso tempo confortante e gentile. Natsu sà che il fuoco brucia, ma per qualche strana ragione, anche se l'ambiente si stava facendo sempre più bollente, non percepiva alcuna minaccia.

Tutto ciò era familiare e parte di lui..

Lo sguardo dolce della donna tornò ad Happy, che non si era minimamente mosso, in attesa di quelle parole. Nel contempo, i capelli rossi ondeggiavano parsimoniosi, sospinti da una forza invisibile e per nulla minacciosa. La pelle aveva assunto un colore arancio acceso, per poi passare su tutte le tonalità del rosso, che non raggiunse mai la sua massima intensità

Prenditi cura di Natsu.”

Le fiamme divamparono in un istante, illuminando con la stessa forza del sole quella stanza fin troppo piccola per poter contenere una tale intensità.

Le urla si mescolarono tra quelle di Natsu ed Happy, che si portarono dietro il letto, osservando con orrore lo spettacolo che gli si parava davanti.

Il pavimento si carbonizzò in pochi secondi, mentre la tempesta di aria incandescente smuoveva fogli di carta da tutte le parti, che venivano ridotti in cenere se finivano intrappolati dalle fiamme che avevano completamente avvolto quel corpo.

Nonostante questo, nessun urlo di dolore, preghiera o spasmo per spegnere le fiamme. Nulla.

La luce intensa allungava e sfocava le ombre repentinamente, confondendo le forme e riducendo la percezione di solidità di tutto ciò che li circondava. Ma i loro occhi, colmi di lacrime e strazio non avevano smesso di guardare le fiamme consumare sempre più la donna dai capelli rossi e quello sguardo sempre dolce che ora non era possibile distinguere. Uno scintillìo verde apparve improvvisamente, laddove c'erano quegli occhi tanto conosciuti.

Mamma!” Un urlo disperato, un ultimo richiamo di fronte alla speranza che va spegnersi sempre più e non lasciare più nulla, se non quel verde, che tornato tra le fiamme, non ebbe più modo di mostrarsi.

La luce diminuì, così come l'intensità delle fiamme e il calore, lasciando al suo posto un'area completamente bruciata e sconosciuta.

Happy era rimasto a terra, troppo impaurito dopo aver visto quegli occhi tra le fiamme, mentre Natsu non aveva avuto modo di distogliere lo sguardo, lasciando che il dolore della perdita di fronte ai suoi occhi lo sfregiasse sempre più.

Io, non ho fatto nulla per salvarla, io...” ma non c'era molto da dire o pensare, oltre ad aver assistito impotenti ad uno degli spettacoli più orribili del mondo.

L'ultima fiammella sospesa nell'aria, non più grande di un pugno, si dissolse improvvisamente, lasciando al suo posto un piccolo bagliore sferico giallo-arancione.

La piccola sfera era lì, che galleggiava impercettibilmente, come se fosse in attesa di qualcosa.

Natsu batté le palpebre e si alzò dal suo nascondiglio, preda di gesti meccanici e senza quasi una propria volontà.

Tutto troppo strano, troppo in fretta e troppo agonizzante da assimilare.

Avanzò di qualche passo, osservando assorto la piccola sfera al centro di quella che prima era la sua camera.

Alzò il braccio e allungò la mano per toccarla; emanava calore, dello stesso tipo che aveva percepito prima che le fiamme lo investissero in tutta la loro atrocità.

Assottigliò lo sguardo e fermò la mano a pochi centimetri, incerto sul da farsi.

Happy venne fuori, osservando quello che stava succedendo e chiedendosi cosa fosse quella sfera.

Natsu irrigidì lo sguardo, deglutì, e con uno scatto, avvolse nella mano la sfera.

Immediatamente, una forte luce si sprigionò dal suo pugno, così intensa che lo costrinse a chiudere gli occhi. Il calore aumentò ma non voleva lasciare la presa, sentiva di non doverlo fare. Strinse più forte, il suo sguardo si contrasse nella forza della determinazione e il secondo bagliore più intenso lo investì in pieno, circondandogli tutto il corpo.

Natsu!”

Il grido che ne seguì, sovrastò completamente il richiamo di Happy, che restò paralizzato di fronte quanto stava accadendo.



La musica probabilmente raggiungeva anche le case di fronte per quanto era alta, ma nessuno era ancora venuto a lamentarsi, anche perchè erano appena le 20:00 di sera e la festa non era ancora entrata nel vivo.

Bixlow si trovava perfettamente nel suo ambiente, tra i vari mixer improvvisati delle moltissime canzoni che si succedevano e la regolazione di suoni bassi e alti che adattava al meglio su ogni canzone.

Era un vero successo.

In pochi minuti gli invitati si erano moltiplicati, e comprendevano diverse classi della Fairy Tail High School più tutta la squadra di football, protagonista indiscussa della festa.

Ancora una volta! Hip hip!”

Urrà!”

Elfman aveva sollevato due suoi compagni, e tra le risate generali se li stava portando a spasso come se fosse stati sacchi di patate, a dimostrazione della sua forza.

Siamo i migliori!” qualcuno aveva urlato, e un coro generale si era alzato in cielo, riuscendo per qualche secondo a sovrastare la musica.

Non tutti però si stavano divertendo: Mira non aveva avuto la minima idea che la festa avrebbe avuto così tanti imbucati, così, con l'aiuto di Freed, Evergreen e Lucy, si erano tutti rigettati in cucina a cucinare ogni sorta di piatto commestibile che accontentasse quegli stomaci senza fondo.

Lucy, è pronto il cioccolato?”

Un momento Mira, sta ancora finendo di fondersi” rispose, passandosi l'avambraccio sulla fronte e prendendo un po' d'aria.

Si sentiva esausta Lucy. Erano ormai tre ore che armeggiava con forno e fornelli, preparando una quantità industriale di biscotti e preoccupandosi di non far bruciare il cioccolato che serviva a ricoprirli. Il grill trillò l'ennesima volta e un nuovo ripiano di biscotti giunse sul tavolo, vicino a Mira, che si occupò di guarnirne la metà con un ciuffo di panna montata.

Evergreen tagliava la frutta con velocità e maestria, la riponeva in ciotole e in un secondo momento aggiungeva zucchero e limone in giuste dosi.

Freed invece sembrava avesse assassinato almeno tre pollai con tutte le cosce di pollo che gli stavano intorno, cotte e ancora da cucinare. E tutto il lavoro di secondi e dolci veniva svolto da un singolo forno.

Penso che il prossimo mese riceverai una bolletta molto salata” aveva detto Freed, facendo sbiancare ancora di più Mira, che per qualche minuto aveva avuto bisogno del sostegno di una sedia.

Passò un'ora così, tra corse in cucina e nella sala hobby, dove un lungo tavolo aveva ospitato decine di teglie che venivano spazzolate in meno di un minuto dalla folla affamata.

Nel cuore della festa erano presenti praticamente ogni genere di facce che a scuola ormai si conoscevano. Forse le uniche persone che mancavano erano quelle del primo anno, il quale, anche avendone sentito parlare, non si sentivano all'altezza di imbucarsi ad una festa delle classi più alte.

Fiumi di birra si districavano tra la folla accalcata, che si dilettava ad andare a ritmo della musica o si riuniva a gruppi per chiacchierare animatamente.

Una persona però, si sentiva completamente estrania a tutto quello che gli succedeva intorno. Quelle facce non gli dicevano nulla e la musica era talmente alta da confonderle i pensieri.

Lluvia non sarebbe dovuta venire.” Pensò, facendosi strada tra la gente che occupava il viale e riuscendo ad entrare nella sala hobby, riconoscendo con un balzo al cuore il viso di Gray, che si stava servendo della macedonia in una coppa di plastica.

Si scostò dalla porta, in modo da non ostacolare il passaggio alle altre persone e tornò ad osservarlo.

Gray indossava una camicia bianchissima e un paio di jeans abbastanza semplici. Scarpe nere e, alzandosi in punta di piedi, Lluvia notò anche uno scintillìo d'argento appeso al collo. Probabilmente era una collana.

Uno sguardo lontano, laddove i suoi occhi non erano mai giunti, ma che ora era improvvisamente apparso nella mente. Ad un tratto, ebbe la sensazione di essere troppo esposta, che osservare qualcuno in quel modo fosse sbagliato.

Sentiva lo strano impulso di nascondersi.

Lluvia?”

Spalancò i suoi occhi blu, tornando alla realtà e alla musica che sembrava essere aumentata di volume. Davanti a lei, Gray la guardava con un lieve sorriso.

Ah, Gray. Buonasera” disse, alzando la mano e accennando un saluto.

Non c'è bisogno di essere così formali, anche un semplice ciao andava bene.”

Lluvia strinse le spalle e biascicò qualcosa che Gray non capì, ma non seppe dire se per colpa della musica o dei suoi occhi, che erano scesi ad osservare la figura davanti a lui in ogni dettaglio. Indossava degli stivali blu scuro fin quasi al ginocchio, che coprivano le calze di una tonalità più chiara. Il cappotto era diverso da quello di oggi, quando l'aveva vista a scuola. Questo, aveva una sfumatura blu cobalto più intensa.

I lunghi capelli blu erano in parte nascosti da un cappellino di pelo, al quale era attaccato un piccolo fiorellino giallo.

Ciò che però lo colpì maggiormente, furono i suoi occhi, che rifrangevano, luminosi, ogni tipo di luce che li colpiva.

Bellissima.” Pensò.

Stai bene con il blu” disse invece, trovando interessante guardare il bracciolo del divano alla sua sinistra.

La musica cambiò ritmo, passando dal pop a un genere da discoteca, che smosse ancora di più gli animi e scatenò il desiderio di scendere in pista e ballare.

Lluvia si voltò, osservando tutte quelle persone sorridenti che sembravano perfettamente a loro agio in quell'ambiente, mentre lei non aveva neppure il coraggio di muoversi senza un viso amico ad accompagnarla.

Gray smorzò le labbra, imboccò un paio di cucchiai di frutta e lasciò il resto sul tavolo più vicino. Si avvicinò a Lluvia, e parlandole nell'orecchio, le chiese se le andava di ballare.

In un primo momento non seppe cosa rispondere. Le piaceva ballare ma non era mai stata a una festa e non era sicura di volersi mescolare in mezzo a tutta quella gente.

Abbassò lo sguardo, notando la mano di Gray che non aspettava altro che essere afferrata.

Voleva dire qualcosa, ma i suoi occhi blu si fusero con quelli neri e rassicuranti di lui, e in un istante le parole scomparvero, lasciando al loro posto un brivido di piacere lungo il corpo.

La sua mente si perse per qualche secondo, riemergendo solo quando si accorse di aver intrecciato quelle dita nelle sue. Sentì la presa farsi gentile, e una carezza le raggiunse il cuore, che sussultò, senza il minimo controllo.

Andiamo, Lluvia. Divertiamoci.”

Insieme, mano nella mano, si unirono alla massa danzante, al quale Lluvia riconobbe una sincera sensazione di estasi e sano divertimento. All'inizio incerta, ma poi, trovò il ritmo nell'aria che si unì al suo corpo, il quale più volte si era avvicinato a quello di Gray, assaporandone ogni volta le sensazioni piacevoli che le procurava.















Angolo Autore:

Salve!

Mamma mia che figata questo capitolo! **

Se potessi lo recensirei io stesso XD

Allora, adesso vi chiedo: avete capito cosa è successo? Tutto quel casino insomma. Io lo so! u.u (che scoperta)

Se qualcosa non è ancora del tutto chiaro non disperate, a suo tempo vecchi e nuovi misteri avranno le loro risposte ;)

Passiamo ai ringraziamenti:

Ringrazio: Riders98, Laxus99chan, bekkuzza_chan e LadyAstral. Grazie per il vostro sostegno ^^

Inoltre, ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite :)

Sono contento che la storia vi piaccia, spero di incuriosirvi sempre piu'!

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 7
*** Oltre le parole ***


***


All'interno della sala hobby, adibita a punto riposo e ristoro, c'era un tavolino con un'elegante carta arancione che lo proteggeva dalle macchie, tutto riservato alla zona dolci.

Svettavano fiere nei loro colori le crostate di frutta di ciliegie, more e albicocche, affiancate da una distesa collinetta di biscotti al cioccolato in tutte le forme.

Nell'ultimo lato poi, c'erano le torte: alla panna, al cioccolato, pandispagna e crema.

Tutte erano state attaccate da una bocca affamata, e i grandi piatti mostravano tristemente gli avanzi e le poche fette che ancora non erano state raggiunte.

Una di queste in particolare, aveva attirato gli occhi di qualcuno, che cautamente, si stava avvicinando.

Le sue attenzioni erano rivolte ad una singola fetta di torta ricoperta di panna, sul quale si poteva intravedere un morbido strato di pandispagna.

Una bellissima fragola rossa, priva di ciuffo, svettava fiera sulla vetta e nessuno sembrava averci ancora fatto caso.

La ragazza prese velocemente un piattino, si avvicinò a quella fetta e... con un singolo gesto se la vide portare via.

In un primo momento delusa, ma subito dopo raggiunse in poche falcate il ladro di torte, che non appena vide chi gli aveva posato la mano sulla spalla, sbiancò come un lenzuolo.

P-Presidente Scarlett!”

Quella torta l'ho vista prima io!” Disse minacciosa, ottenendo il risultato sperato. Tre secondi dopo il ragazzo si era dileguato e Erza aveva finalmente la sua fetta di torta con panna e fragole.

Trovò un posticino appartato fuori, su una panchina posta a un lato del vialetto, dove la gente si era buttata in pista a ballare.

Dolcemente, affondò la forchetta di plastica nella panna, se la portò alle labbra e l'assaporò, beandosi immediatamente di quel gusto fresco e perfetto.

È stata un'ottima idea venire a controllare che quegli scimmioni non facessero danni” si congratulò con se stessa, continuando a mangiare con gusto.

La sua professionalità e senso di giustizia non aveva eguali, soprattutto per quel motivo era stata per la seconda volta eletta presidente del consiglio studentesco.

Le ragazze l'adoravano e i ragazzi ne erano intimoriti e ammaliati al tempo stesso. Con lei in corsa, non c'era stata gara alla carica di presidente.

Purtroppo, anche l'ultimo pezzetto finì e Erza non poté far altro che gettare il piattino in un cestino.

Guardandosi intorno, dovette ammettere che l'aria era ben movimentata. I ragazzi della squadra si comportavano abbastanza decentemente e non si era vista l'ombra di super alcolici; la birra poteva starci.

Presidente!”

Nonostante la musica alta, Erza riuscì comunque a distinguere il richiamo, e quando vide che si trattava di una sua amica, sorrise.

Levy, non c'è bisogno di chiamarmi con quell'appellativo, stasera sono solo Erza.”

Levy rispose con un'espressione dolce e tornò subito alla carica con qualche domanda.

Allora, Erza, come mai questo abbigliamento così particolare stasera?” Disse maliziosa, suscitando le perplessità della ragazza dai lunghi capelli rossi.

Erza si guardò: ai piedi aveva dei sandaletti scuri rialzati 6cm, le gambe nude, coperte appena a metà coscia da una gonna blu.

Una maglietta smanicata bianca le copriva il corpo, lasciando però intravedere le sue generose forme, e un fiocco blu era stata applicato al colletto.

Erza tornò a guardare la piccola ragazza, senza capire appieno la sua domanda.

Non capisco a cosa ti riferisci, sono vestita normalmente.”

A scuola sei sempre con la solita divisa e una giacca rossa” disse pensierosa. “Forse è per questo che non siamo abituati a vederti in altre vesti, non ti fai vedere se non a scuola” concluse.

Erza non seppe esattamente cosa dire, ma se quello che diceva Levy era vero, allora era davvero così poco socievole oltre gli orari scolastici?

Per qualche secondo pensò a quello che in genere faceva dopo la scuola, e capì.

Non vedeva mai nessuno.

Il mattino presto andava a correre, poi la scuola, spesso oltre l'orario per i vari controlli dei club, organizzazioni varie, rendimenti scolastici e altro.

Quando tornava a casa, si faceva una doccia per poi restarsene un paio d'ore davanti alla TV prima di andare a dormire, sapendo che il giorno dopo tutto sarebbe ricominciato da capo.

La sua vita era quella routine, a scuola poteva parlare con chi voleva, ma nessuno alla fine la conosceva davvero.

Improvvisamente, si sentì sola.

C'erano degli amici che le volevano bene, conosciuti il primo anno in cui aveva messo piede in quella meravigliosa scuola, e per colpa dei suoi impegni stava perdendo tutto.

Abbassò lo sguardo, nascondendo il viso sotto la sua folta capigliatura.

Scusami Levy, devo dire al DJ di abbassare la musica quando arriveranno le 23.”

Si defilò velocemente, rendendo inutili i richiami della piccola Levy, che s'intristì per la reazione dell'amica.

Cos'ho detto di male?” Si chiese, tristemente, guardandosi le scarpe da ginnastica. Osservò la panchina li vicino, e senza pensarci vi si sedette, sospirando.

Vedeva Erza di rado. Anche se frequentavano la stessa scuola le possibilità di incontrarla erano comunque minime.

Improvvisamente, avvertì un peso sulle spalle.

Non capisco perchè è fuggita. Spero solo che non sia colpa mia.”

La sensazione di pesantezza si fece più forte, quasi fosse una sorta di risposta a quel suo ultimo pensiero.

La gente ballava senza freni e ogni tanto qualcuno si allontanava per bere qualcosa e rinfrescarsi. A quella scena le venne improvvisamente sete.

Spostò lo sguardo, individuando Lisanna che ballava con al seguito Elfman che teneva lontani gli sguardi troppo languidi. Probabilmente qualcuno l'aveva riconosciuta per il suo lavoro alla tavola calda.

Sospirò. Tanto valeva buttarsi nella mischia, oltretutto quel peso sulle spalle, più che senso di colpa, sembrava qualcosa di fin troppo reale.

Fece per alzarsi, ma non ci riuscì. Qualcosa la tratteneva.

Preoccupata, voltò lentamente lo sguardo, scoprendo con orrore due grosse mani posate sulle sue esili spalle.

Ancora prima di gridare, una di queste si mosse velocemente e le tappò la bocca. Cercò di dimenarsi ma venne letteralmente trascinata all'indietro.

Entrando, il vialetto presentava alla sinistra la grande villetta, e sulla destra, invece di un muro, c'era una folta siepe, ma non era completamente chiusa.

La proprietà infatti si estendeva qualche metro oltre.

Appena entrati dal cancelletto, alla destra ce n'era un altro. Attraversandolo, si entrava in un lungo corridoio largo non più di un metro e mezzo, costeggiato sulla sinistra dalla siepe, e alla destra dall'effettivo muro di mattoni che chiudeva la proprietà. Ed è lì che Levy era finita.

Dopo aver attraversato la siepe, non seppe dire dove fosse finita ma la paura che qualcuno la stesse rapendo era più che evidente.

Si stava ancora dimenando e cercando di urlare, quando una voce la immobilizzò.

Ehi, piano gamberetto, ti agiti più della coda tagliata di una lucertola!”

Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, anche se gliela avessero anche solo mimata.

La presa cessò, e Levy poté finalmente voltarsi e sfogare tutta la sua collera.

Redfox! Mi hai fatto prende un colpo!” Urlò, aggredendolo con un pugno che venne prontamente afferrato.

Il ragazzo si mise a ridere, facendo solo aumentare la rabbia ma anche l'imbarazzo di Levy, che desiderò scuoiarlo vivo.

Non ho resistito alla tentazione di farti uno scherzetto” disse divertito, appoggiandosi con la schiena al muro e guardandola con un ghigno.

A denti stretti, Levy resistette all'impulso di saltargli addosso e massacrarlo di botte.

Stavo morendo di paura, brutto idiota!” Urlò ancora Levy, lasciando trapelare una lacrima che venne subito cacciata.

Gajeel spense il suo sorriso di scherno. La ragazza abbassò lo sguardo, abbracciandosi le spalle con fare protettivo.

Tremava leggermente.

Gajeel piegò le labbra, avvertendo i sensi di colpa premergli sul petto. Inspirò profondamente e si grattò la guancia, in evidente difficoltà su cosa dire.

Scusami” bofonchiò, guardando insistentemente il fogliame scuro davanti a sé.

Il volume della musica era minore in quella zona, anche se non di molto. Ma Levy udì comunque quelle scuse.

Non disse nulla, ne mostrò un qualche gesto di aver capito. Si appoggiò anche lei alla parete e sospirò, continuando a sfregarsi le braccia nude.

Seppur incerto, Gajeel tolse la felpa che indossava, voltò Levy con impacciata grazia e gliela posò sulle spalle. Quando si voltò per chiedergli spiegazioni, il ragazzo disse: “Pensavo avessi freddo. E poi nei film mettono sempre una coperta sulle spalle di una persona, dopo che è stata soccorsa. Dicono che sia per lo shock.”

Un singolo battito di ciglia, prima di capire che quello era il suo modo di rimediare. Levy guardò altrove, senza riuscire a fermare gli occhi per più di due secondi su qualcosa in particolare. Alla fine, cedette.

Grazie.”

Strinse la felpa a sé e tornò a guardare a terra. Quel ringraziamento le era costato un enorme sforzo dopo quello che gli aveva fatto, ma se stava cercando di aggiustare le cose, non poteva certo rendere inutili i suoi sforzi.

Che ci fai qui?” ruppe il silenzio Levy, ritrovando la calma.

Passavo di qua e ho sentito la musica.”

Si voltò a guardarla, e nonostante il buio, per un secondo ebbe la sensazione che anche lei lo stesse guardando. Scrollò le spalle.

Passò un minuto di silenzio, scandito dalla musica che Gajeel si dilettava a seguire picchiettandosi i pantaloni con l'indice.

Perché oggi a scuola te la sei presa con me?” Domandò Levy.

Gajeel fece un verso incerto, forse perchè non conosceva neppure lui la risposta a quella domanda.

Era per scherzare, non ce l'ho mai avuta con te.”

Un altro momento di vuoto, riempito solo dalla musica incalzante.

Levy si voltò a guardarlo, le mani ancora strette nella felpa e gli occhi a cercare di riconoscere i lineamenti di quella mattina.

Non sembri cattivo.”

Lo vide alzare gli occhi al cielo, per poi piegare appena la testa per cercare di scorgerla.

Non penso di esserlo” disse semplicemente, e il silenzio tornò tra loro.

Idee confuse si accavallavano nella testa di Levy, chiedendosi quanto effettivamente era possibile fidarsi di Gajeel Redfox. Quella mattina era decisamente partito con il piede sbagliato, ma chissà, forse voleva solo mettere paura per accaparrarsi un po' di rispetto.

Si rese conto di non conoscerlo affatto, praticamente non sapeva nulla di lui se non che occupava il banco dietro al suo. Nonostante tutto, la voglia di capirci di più non era così grande, soprattutto dopo lo spavento che gli aveva fatto prendere.

Usciamo di qui” disse improvvisamente Gajeel, sfiancato da quel momento vuoto creato.

Senza riuscire a controbattere, Levy si ritrovò spinta lungo il corridoio, fino ad arrivare a un vecchio cancelletto arrugginito. Il loro passaggio lo fece cigolare e finalmente tornarono al vialetto, dove le persone si stavano divertendo tra balli e bevute.

Dai vieni, beviamo qualcosa” propose Gajeel, alzando un po' più la voce per farsi sentire e precedendola di qualche passo.

Levy lo seguì senza discutere, guardando incuriosita quella lunga distesa di capelli neri che nascondevano una canottiera grigia piuttosto attillata.

Non poté notarlo prima perchè entrambi erano nascosti dalla luce, ma con il favore delle lampade rimase sorpresa dai lineamenti di quelle braccia muscolose. Trasmettevano forza e vitalità.

Entrarono nella sala hobby e Gajeel prese subito un bicchiere di plastica, versò un po' d'acqua e lo mise tra le mani di Levy, che lo guardò con un cipiglio interrogativo.

Lui invece si versò un po' di birra da un barile.

Si voltò per controllare la situazione, e vide che il bicchiere era rimasto intatto.

Non bevi?” Chiese dubbioso, assaporando un sorso di birra.

Levy guardò ancora una volta il bicchiere e poi Gajeel. Sorrise.

Mi hai forse preso per una bambina?” Disse sfottente, posando il bicchiere sul tavolo e prendendo una bottiglia di birra sotto lo sguardo incredulo di Gajeel.

Era chiusa. Si guardò intorno alla ricerca di un cavatappi, ma non vide nulla di simile.

Sbuffò, infastidita.

Come cavolo la apro adesso?”

Non seppe neppure lei perchè il suo cervello l'aveva portata a posare l'acqua e afferrare quella bottiglia. La birra le piaceva, al massimo una riusciva a sorseggiarla, e davanti a Gajeel le sembrò la cosa migliore da fare.

Anche se cercava di essere gentile, in un certo senso la stava ancora trattando da poppante, e doveva fargli capire come invece stavano le cose.

Divertito, Gajeel finì il suo bicchiere.

Da qua, ci penso io” disse, prendendogli la bottiglia tra le mani. Levy non aveva idea di come l'avrebbe aperta, finché non lo fece: afferrò un lembo del coperchio in metallo con i denti e lo piegò senza il minimo sforzo.

La ragazza restò a bocca aperta.

Ma non ti fai male?” Disse, leggermente turbata, riprendendosi la bottiglia, ora aperta. Gajeel sorrise con il tappo tra i denti e lo sputò sul tavolino.

Niente affatto, ho la dentatura di uno squalo!” E il sorriso che ne seguì mostrò effettivamente dei denti perfetti, senza alcun tipo di scheggiatura.

Levy fece un mezzo sorriso e tracannò un gran sorso dalla sua bottiglia. Gajeel rimase piacevolmente colpito dai modi di fare di quella piccola ragazza, e dovette ricredersi sul suo conto. Quella mattina l'aveva presa di mira perchè gli era sembrata un tipo debole, ma che se la cava sui libri. Il classico secchione.

Invece, oltre al cervello, Levy mostrava grande adattamento e spirito combattivo, oltre a un carattere che sapeva come stupire.

Non sei affatto male, gamberetto.”

Levy lo guardò male, ripetendosi nella mente quell'appellativo che gli sembrava comunque un'offesa.

Guarda che io mi chiamo Levy, brutto buzzurro!”

Il tempo smise di avere un senso per loro, che finirono per litigare e parlare, lanciarsi occhiatacce e di nuovo litigare.

Gajeel non aveva mai incontrato un tipetto così piccolo e rumoroso al tempo stesso, e il fatto che riuscisse a tenergli testa era di per se un punto a suo sfavore.

Per caso ti sei imbucato?” Chiese Levy, una volta ripresa dal dibattito sanguinoso che aveva riguardato quel soprannome con cui il ragazzo se n'era uscito.

Non sapeva perchè, ma lo detestava. Alla fine però, non avevano raggiunto un compromesso e Gajeel continuava imperterrito a chiamarla in quel modo.

È un osso duro.” Pensò, stringendo i denti.

Proprio così” rispose, addentando un biscotto. “Come immagino la metà delle persone che sono qui.”

Levy non poteva certo controbattere, dopotutto aveva ragione. I suoi occhi si posarono su una coppietta che stava amoreggiando sul divano.

E sei venuto da solo?” Chiese distrattamente, sorseggiando un altro sorso di birra.

Ho sentito parlare della squadra che aveva vinto il campionato estivo, e che avrebbe dato una festa, così ne ho approfittato.” Addentò voracemente una coscia di pollo e mise delle patate in un bicchiere, che ogni tanto veniva di nuovo rifornito.

Levy lo guardò, sbalordita. Sembrava Natsu e Gray quando mangiano.

Dovrei farti conoscere i miei amici, sono una buona forchetta proprio come te” disse sorridente.

Gajeel inghiottì il boccone e disse che per lui non c'erano problemi.

Poco dopo, Levy riuscì a trovare Gray e Lluvia, che si erano buttati sulla pista da ballo. Dopo le presentazioni, fu la volta di andare in cucina, dove un'impacciata Lucy stava uscendo in quel momento e non poté evitare di spiaccicare una torta alla crema in faccia a Gajeel, che venne subito dopo deriso nell'imbarazzo generale.

Mentre si puliva con un intero rotolone di carta, conobbe la fonte dei suoi guai, Lucy Heartphilia, che si scusò per l'inconveniente, e la padrona di casa, Mirajane Strauss, che sembrava volerlo maledire con lo sguardo. Probabilmente non aveva accettato che un'intera torta fosse finita sul suo muso.

Levy non conosceva bene Evergreen, e Freed non l'aveva mai visto, così passò una buona mezz'ora tra presentazioni e chiacchiere varie.

A proposito” disse Levy. “Non ho visto Natsu in giro, voi?”

Lucy fu la prima a farsi avanti, con una faccia perplessa.

Come sarebbe a dire? Non è di sotto a divertirsi?”

Levy scosse il capo. “Sono arrivata alle 19:00, quando ancora c'era poca gente. Pensavo fosse di sopra a dare una mano.”

Assolutamente no!” Riprese Lucy con vigore. Poi si ricordò della promessa che il ragazzo gli aveva fatto, e lui non era tipo da non mantenerle.

Mi aveva detto che sarebbe venuto subito dopo una doccia a dare una mano” disse ricordandosi, sfumando la sua voce in un tono sempre più preoccupato. “Ma non si è fatto vedere. Pensavo fosse di sotto a ballare, e che se ne fosse dimenticato.”

Non si accorse nemmeno di aver cominciato a torturarsi un'unghia con i denti.

Levy non sapeva cosa dire, ma se Natsu non si era fatto vivo doveva esserci un buon motivo.

Hai controllato se ti ha mandato un messaggio?” Intervenne inaspettatamente Gajeel, che ricevette solo un'occhiata veloce prima che la bionda si fiondasse sulla sua borsa e ne estraesse il cellulare. Illuminò lo schermo, speranzosa, ma non vide nulla.

Niente.” Ora sembrava davvero preoccupata.

Che ore sono?” Chiese Mira, avvicinandosi, stavolta con aria seria.

Quasi le 22” intervenne Freed, scostando la manica e controllando l'orologio.

Non andava affatto bene, quattro ore di ritardo erano un'infinità.

Lucy” la chiamò Levy, cercando di apparire tranquilla. “Chiamalo al cellulare, vedi se risponde.”

Senza farselo ripetere, andò in rubrica e selezionò la voce Natsu.

Attese qualche secondo, finché il cellulare non prese a squillare.



La finestra era in pezzi.

I vetri erano esplosi e alcune schegge persistevano sul bordo.

La puzza di fumo aleggiava ancora nell'aria, nonostante questa continuasse a riciclare.

Lo schermo di un cellulare si illuminò, cominciando fastidiosamente a vibrare, stonando particolarmente con il silenzio che aleggiava.

Al centro della stanza, una forma circolare nera era tutto ciò che restava delle assi in legno del pavimento.

Nonostante tutto, non c'era grande disordine; solo gli oggetti più leggeri si erano ritrovati altrove.

Alcuni fogli di carta ripresero a svolazzare, per poi tornare a terra, in modo perentorio.

A terra, sul cerchio nero, Natsu era privo di coscienza da qualche ora e non accennava a muoversi. La camicia si era sporcata di fuliggine, così come i capelli e il viso.

Poco lontano, Happy cominciò a rinvenire, accorgendosi subito di Natsu a terra.

Si alzò velocemente e lo raggiunse, cominciando a smuoverlo.

Natsu! Ehi, Natsu!”

Contemporaneamente, il telefono posto sul letto smise di vibrare.



Lucy deglutì.

Tolse il cellulare dall'orecchio, e lentamente, premette il pulsante di chiamata terminata.

Non ha risposto.” Lasciò cadere il telefono sul tavolo e si sedette, cominciando a respirare.

Coraggio, Lucy, probabilmente non lo sente perchè ce l'ha silenzioso” cercò di aiutarla Levy, posandole delicatamente una mano sulla spalla.

Natsu aveva promesso che ci sarebbe stato, l'avrebbe aiutata con i preparativi e tutto il resto. Era inutile preoccuparsi solo perchè probabilmente aveva avuto un contrattempo, e anche se non aveva avvertito non significava che qualcosa non andasse, no?

Promesso?”

Promesso!”

Si alzò di scatto dalla sedia e velocemente superò tutti. Inutili i richiami.

Aprì la porta d'ingresso e scese le scale, spalancò il cancelletto e prese la strada, cominciando a correre.

Era veloce, in pochi secondi la musica si era notevolmente affievolita e il fiato cominciò a uscirgli prepotentemente dai polmoni.

Non c'era bisogno di sapere dove stesse andando, era evidente.

Natsu, spero tu abbia una scusa valida.”

Una frase forse pronunciata con fastidio, sul filo di una futile promessa infranta. Solo una ragazza innamorata vedrebbe in quelle parole, qualcosa che non può essere spezzato. È allora che una futile promessa diventa una lama che può squarciare se non venisse rispettata, perchè lei, di Natsu, si fida.

Più di chiunque altro.















Angolo Autore:

Salve!

Com'è difficile gestire la Gale XD

Ma comunque credo di averli introdotti abbastanza bene, i loro rapporti sono migliorati ;)

Mi dispiace un po' per Erza, ma non è ancora il suo momento :/

Ho dei dubbi sapete? Lo stile sembra così spigoloso... Boh :/

Spero che il cap vi sia piaciuto! ^^

Ringrazio: Laxus99chan, Riders98, Kyros, bekkuzza_chan e LadyAstral. Mi date un gran forza sapete?

Grazie :)

Ah, un'altra cosa. La trama deve ancora entrare nel vivo, nel frattempo sto intensificando i rapporti XD

Sei capitoli lunghissimi (il primo non conta) e nella storia non è passato un solo giorno, vi rendete conto?? XD

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 8
*** Nel cuore del coraggio ***


***


Quella sera non aveva il turno alla discoteca, perciò decise di improvvisarsi buttafuori per la festa a casa di Mira.

Laxus osservava imperscrutabile quella mandria di pecore danzanti, trovando fin troppe similitudini con il suo lavoro: birra, urla, risate e i neuroni che si sciolgono come neve al sole.

Quanta immondizia” pensò stizzito, poggiando le spalle al muro e chiudendo gli occhi. Improvvisamente, una folata bionda lo rinsavì. Il massimo che riuscì a scorgere fu una Lucy che apriva frettolosamente il cancelletto e correva via.

Confuso, guardò le scale che portavano alla porta d'ingresso della casa, rimasta spalancata.

Che è successo?”

Si guardò ancora qualche secondo attorno, concludendo che poteva assentarsi il tempo di scoprire perchè Lucy era fuggita così velocemente.

Salì di corsa le scale ed entrò, chiudendosi lentamente la porta alle spalle. Dal fondo del corridoio, sulla sinistra, una luce era accesa e un chiacchiericcio gli giungeva confuso. Senza farsi troppi problemi varcò la soglia.

Che succede qui?”

Le parole si interruppero al suo arrivo, ma solo il tempo di verificare chi fosse che subito ricominciarono.

Ah, Laxus” si fece avanti Mira. “Come stanno andando le cose di sotto?”

Tutto bene” rispose sbrigativo. “Ho visto quella tua amica, Lucy, andare velocemente via. È successo qualcosa?” Il suo sguardo torvo lasciava ben poche tergiversate. Non amava le mezze risposte o troppi giri di parole, ma solamente il punto della situazione.

Hai presente Natsu?” Intervenne Levy. Laxus abbassò lo sguardo fino alla piccola ragazza, ricercando quel nome nella sua memoria.

Se non andava errato era un amico di Mira e l'aveva visto anche qualche volta. Delle volte ebbe l'impressione di averlo già visto da qualche parte ma non perdeva tempo a pensarci.

Sì, ricordo chi è.”

Doveva venire alla festa ma non si è fatto vivo. Lucy l'ha chiamato al cellulare ma non ha risposto, quindi si è preoccupata ed è corsa a cercarlo, probabilmente a casa sua.”

Era chiaro, anche se non ci vedeva tutta quella grande urgenza.

Da come la bionda correva sembrava fosse morto qualcuno” disse scettico, incrociando le braccia e guardando torvo la piccoletta.

Laxus, non dire queste cose” lo riprese Mira, guardandolo male. Il ragazzo scrollò le spalle, per nulla preoccupato.

Vedrai che non è successo nulla.” Voltò lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento di una faccia nuova piena di piercing.

Una lama di luce gli attraversò il cervello, e vide un luogo sconosciuto. Un grande albero, dei fulmini uscire dalle sue mani, e quel tipo che li bloccava trasmutando il suo arto superiore sinistro in qualcosa che sembrava ferro. Una sequenza sfocata, rapida e inusuale, nel quale notò persino il viso sorpreso di Levy.

Senza rendersene conto si appoggiò alla parete, portandosi una mano alla testa e emettendo una specie di mugolio fastidioso.

Laxus, che hai?” Mira gli fu subito davanti, preoccupata. Gli poggiò una mano sul viso e il mondo sembrò distorcersi, risucchiato all'interno di un tubo troppo stretto.

Laxus aprì gli occhi, trovando davanti a sé due cristalli azzurri che lo guardavano con intensità tale da sciogliere persino la sua corazza da duro.

Sto bene, tranquilla” soffiò, poggiando la sua mano su quella ancora posata sul viso. Mira trattenne il fiato per qualche secondo a quel contatto, chiedendosi perchè succedesse sempre in presenza di Laxus, con quel viso conosciuto durante il suo periodo di lavoro nei locali. Un nuovo sorriso le nacque spontaneo, e senza rendersene conto, si ritrovò isolata da tutto ciò che le era intorno, tranne che da lui.

Scusate?”

Un momento idilliaco, divenuto triste realtà alla voce di Freed, che aveva osato interromperlo. Gli occhi di Laxus divennero dei veri e propri fulmini di rancore, tanto da far indietreggiare il povero Freed mentre tentava di scusarsi.

Su, stiamo calmi” interpose Levy, alzando le braccia come per separare una rissa. “Direi che qui non abbiamo più nulla da fare. Torniamo di sotto a controllare la situazione?”

Nessuno obiettò e subito dopo si ritrovarono tutti fuori dalla cucina, Laxus e Mira a chiudere la fila.

Ehi tu, con i capelli lunghi.”

Gajeel si fermò, voltandosi e guardando scocciato il biondo che l'aveva appena chiamato in quel modo poco gradito. Si fermò anche Levy, incuriosita.

Non ci siamo già visti da qualche parte?” Disse Laxus, assottigliando lo sguardo.

Gajeel lo guardò da capo a piedi, e i suoi occhi tradirono una nebbia nella sua mente, che lasciava intravedere solo una sagoma.

Forse. In effetti hai un viso familiare.”

Anche tu.”

Un lungo sguardo, silenzioso ma privo di secondi fini, intento solamente a scavare nella propria memoria alla ricerca di utili informazioni.

Gajeel era sicuro di averlo già visto, così come ebbe la sensazione di aver già incontrato Levy, e anche le facce nuove che gli aveva presentato sembravano già viste.

Tutto ciò era fin troppo strano.

Una volta usciti, ognuno prese una direzione diversa, secondo le proprie necessità: Mira andò a controllare Lisanna, Laxus rimase poggiato contro la parete della casa e di tanto in tanto controllava la situazione, mentre Gajeel e Levy ci diedero dentro con un'altra birra.

Poco lontano, seduti su una panchina, Lluvia e Gray si stavano riposando dopo aver passato gran parte del tempo in pista a ballare e divertirsi.

Com'è divertente Gray-sama!” Gioì la ragazza, non riuscendo a rimanere ferma un solo secondo. A quanto pare quando cominciava a ballare non si fermava più.

Dal canto suo, Gray si voltò a guardarla con un cipiglio interrogativo.

Come mi hai chiamato?” Chiese stranito, avvicinandosi per farsi sentire.

Solo in quel momento Lluvia si rese conto delle sue parole, e non riuscì a capirne il motivo.

Lluvia non capisce perchè ti ha chiamato Gray-sama.”

Le era venuto spontaneo, semplice come aprire gli occhi la mattina o chiuderli per andare a dormire la sera. In un istante le era sembrato che Gray fosse tutto ciò di cui avesse bisogno, e mai pensiero appena concepito le sembrò più imbarazzante.

Va bene. Certo che è strano, quando l'hai detto ho avuto una sorta di deja-vu” confessò, osservando senza vedere l'informe massa danzante di ragazzi e ragazze.

Lluvia si fece improvvisamente curiosa e con un saltello si accostò ancora di più a Gray, arrivando a toccargli la spalla con la propria.

Che deja-vu? Lluvia è curiosa.” si sporse per guardarlo in viso, e quando Gray si voltò si vide intrappolato in due grandi e limpidi oceani blu.

Senza il berretto, Lluvia rilasciava tutto il suo fascino senza minimamente rendersene conto. I lunghi capelli le scivolarono dolcemente sul viso e una piccola mano ne scostò una ciocca, che portò dietro l'orecchio.

I pensieri si arrestarono, spinti via da una gigantesca onda del mare che lo travolse. Uno stato privo di volontà, nel quale si sentì cadere sempre più. Le sue labbra si schiusero in un sospiro, ammaliate dal quel viso appena roseo e longilineo.

La musica era assordante ma le sue orecchie non recepivano più nulla, così come i suoi occhi, che avevano cancellato tutto tranne che quelli di Lluvia, e il suo viso, e le sue labbra.

Gray?”

Un singolo richiamo, ma che bastò a eliminare quella cupola di vetro che aveva rallentato il mondo per poi farlo ripartire con una velocità eccessiva, che lasciò Gray spaesato e confuso.

Eh? Cosa?”

Lluvia lo guardò come se non lo avesse mai visto prima.

Lluvia ti ha chiesto che deja-vu hai avuto” disse perplessa, piegando la testa di lato.

Mai come in quell'istante si era sentito piu' idiota. Era caduto vittima del fascino di quella ragazza con una velocità spropositata, cosa che non era mai successa da quando era nato.

Distolse lo sguardo, capendo di non poter più reggere oltre, ma rispose comunque alla sua domanda.

Ecco, riguardo a prima...” guardò il cielo, cercando le parole giuste. “Ho avuto la sensazione di vederti nella mia mente, in un altro luogo e forse un altro tempo.”

Un istante troppo tardi realizzò quello che aveva appena detto: si era ufficialmente reso ridicolo a vita.

Si prese il viso tra le mani e si diede mentalmente dell'idiota. Stava per voltarsi e dire di dimenticare quello che aveva appena detto, ma la faccia di Lluvia lo lasciò particolarmente perplesso. Era... affascinata?

Allora Gray ha avuto una vita precedente dove era presente anche Lluvia!”

Credeva di apparire impazzito con quelle parole, ma adesso aveva capito di stare parlando con un'autentica pazza. Lluvia credeva alla teoria delle vite precedenti?

No, io non credo sia così importante...” tentò di sviare il discorso, ma Lluvia sembrava invece attratta da quell'argomento.

In un impeto di eccitamento, avvolse le sue piccole mani in quella di Gray, che avvampò.

Lluvia crede ciecamente che esistano vite precedenti. Nessuno ne ha mai dimostrato l'esistenza, ma neppure è stato in grado di smentirla quindi è tutto avvolto nel mistero!”

Le sue parole scorrevano veloci, sicure e piene di meraviglia. In un certo senso era come se quella passione che probabilmente non aveva condiviso con nessuno avesse finalmente trovato una valvola di sfogo, e che ora decine di informazioni non riuscissero piu' a trattenersi dal desiderio di farsi conoscere da qualcun altro: Gray.

Il ragazzo ascoltava in silenzio, annuendo quando non capiva e trovando invece affascinanti altre sfaccettature della teoria che Lluvia gli stava spiegando. Non era poi così male.


Nel frattempo, Erza aveva lasciato la festa.

Le strade erano a malapena illuminate dai lampioni e di tanto in tanto i fari di un'auto aiutavano a coglierne i dettagli.

Erza era calma e camminava senza preoccupazioni lungo il marciapiede. Ripensava alle parole di Levy e poi alla sua vita, continuando a trovarci troppe similitudini.

Perché mi sento così sola? E perché me ne sono andata?”

Contrariamente a quei dubbi, il suo passo non rallentava o dimostrava incertezza, lo sguardo perso verso l'asfalto della strada e ad una piccola pietra che aveva appena calciato. Si fermò, laddove la luce artificiale lasciava posto a quella della luna.

Alzò gli occhi al cielo e contemplò la perfetta forma luminosa e sferica di quel piccolo satellite che girava intorno alla terra da tempo immemore.

Anche la luna fa sempre le stesse cose, mi chiedo come si senta poiché non ha possibilità di cambiare il suo destino.”

Un pensiero che la colpì in pieno, facendole prendere atto di un'improvvisa verità: ognuno è padrone del proprio destino.

Dischiuse le labbra e si appoggiò contro il muro di recinzione di una piccola villetta a due piani, gli occhi sempre al cielo, luogo dove la realtà riusciva a mascherarsi anche solo per pochi secondi, regalando un attimo di vera libertà.

Dei passi in lontananza riportarono la sua mente indietro. Si voltò, riconoscendo la figura di qualcuno che correva in modo costante.

Non sapevo si facesse jogging anche a quest'ora” disse in sovrappensiero, guardando distrattamente la persona che si stava sempre più avvicinando; ormai sentiva le sue forti espirazioni, segno che stava correndo da molto.

Quel volto venne illuminato dalla luce di un lampione, e Erza restò di sasso quando vide di chi si trattava.

Indossava una tuta grigio chiaro alle gambe e una semplice canottiera bianca a mettergli in risalto dei muscoli fin troppo possenti per un professore di liceo.

Il tatuaggio sull'occhio di distese in un'espressione sorpresa quando riconobbe Erza, che a sua volta lo guardava come imbambolata. Rallentò la sua corsa, finché non si fermò ed entrambi furono faccia a faccia.

Erza, che ci fai qui da sola?” Chiese un po' preoccupato, avanzando un altro passo.

Eh? Ecco io...” senza spiegarsi come, le parole vennero meno. Gli occhi restavano puntati sui muscoli del petto e gli addominali che riusciva a scorgere attraverso la stoffa erano maestosi. Distolse lo sguardo, chiedendosi che sensazione le avrebbe dato toccarli.

C-che mi succede? Perché provo queste emozioni così forti? È il mio professore!”

Afferrò una ciocca di capelli e cominciò a lisciarla.

Stavo facendo una passeggiata” disse titubante.

Gerard girò il polso e guardò l'ora.

Alle 22:15?” Chiese perplesso.

Che c'è di male?” Sbottò, infastidita. “È una bella serata!”

Cambiò improvvisamente espressione dopo le sue parole e al malo modo con cui le aveva gettate. Abbassò lo sguardo e si scusò.

Mi scusi.”

Gerard non lasciò trasparire alcun tipo di emozione, ma si chiese comunque cosa avesse quella ragazza che la turbasse. Alzò gli occhi al cielo, scorgendo qualche stella più luminosa.

La vedi quella?” Disse, puntando un dito verso gli astri.

Erza seguì la traiettoria e riconobbe un minuscolo puntino luminoso poco distante dalla luna.

Sì.”

Sai cos'è?” Chiese enigmatico. Erza accennò un sorriso.

Presumo sia una stella” rispose ironica, piegando la testa di lato e facendo ridere il professore.

Non ti sbagli in effetti, ma se vogliamo essere pignoli, quella stella fa parte della costellazione di Pegaso, però non riesco a individuare le altre.”

Storse le labbra in un broncio fin troppo infantile per un professore e Erza si ritrovò a guardarlo come ammaliata e incuriosita.

A scuola il professor Gerard insegnava disegno tecnico, materia noiosa per molti ma grazie al carisma riusciva comunque a farsi volere bene. Non parlavano molto e c'era sempre stato solamente un rapporto scolastico.

Si riferisce al Mito del cavallo alato?”

Già” rispose, con strano tono malinconico. “Pegaso nacque con la morte di Medusa per mano di Perseo. Inizialmente Zeus lo usò per trasportare le folgori sull'olimpo, in seguito venne addomesticato da Bellerofonte e lo usò come cavalcatura per uccidere Chimera. Quando anche Bellerofonte morì, cadendo da Pegaso, quest'ultimo ritornò tra gli dei.”

Interruppe la storia, voltandosi velocemente verso Erza e scusandosi.

Oddio, mi dispiace, probabilmente ti sto annoiano!” Disse imbarazzato e sforzandosi di sorridere, ma l'espressione dolce della ragazza lo ammutolì con un sobbalzo del cuore.

La prego, continui” disse cortese. Gerard sorrise e tornò a guardare in cielo.

Esistono varie leggende su Pegaso, ma so che visse tantissime avventure insieme a Bellerofonte, finché, durante la cavalcata verso l'olimpo, non fu disarcionato dallo stesso Pegaso.”
Un pausa delle parole, scandita dal leggero ronzio delle lampade accese.

Secondo te, Pegaso è stato punito e trasformato in una costellazione per l'eternità, oppure, addolorato per la morte del suo compagno, ha preferito far fronte a tutte le sue forze per volare oltre il cielo e trasformarsi in una nube scintillante che diventò l'omonima costellazione?”

Erza guardò il cielo, trovando tutta quella storia affascinante e piena di significati. Il coraggio, l'amicizia, la lealtà e l'onore. Tutte qualità che prediligeva con tutta se stessa e la faceva sentire una specie di guerriero contro il male.

Se Pegaso provava un forte legame con il suo padrone, non può che aver scelto la seconda, seguendo il suo compagno con una morte più che onorevole.”

Le luci delle lampade si abbassarono improvvisamente e il cielo si illuminò con milioni di punti luminosi a formare uno spettacolo indimenticabile.

Erza restò letteralmente a bocca aperta. La Via Lattea era nitida e imponente davanti i suoi occhi. Le stelle più grandi sembravano inviarle piccoli bagliori e il buio venne sostituito da un immenso blu dalle mille sfumature.

È magnifico” sussurrò, per poi voltarsi verso Gerard, trovandolo sorprendentemente a guardarla con un'espressione compiaciuta.

Che c'è?” Chiese dubbiosa, sentendosi un po' troppo osservata.

Ah? Oh, niente!” tornò velocemente a guardare altrove e la cosa finì lì.

Come erano scomparse, le luci dei lampioni ricominciarono a ronzare e il cielo sembrò tornare improvvisamente buio.

Delusa e allo stesso tempo scocciata che le luci avessero interrotto quella piacevole atmosfera, non rimase molto da fare se non salutarsi.

Io ora devo andare” disse Erza, giocherellando con la gonna. “A lunedì professore, buonanotte.”

Erza” la chiamò, prima che potesse anche muovere un solo passo. “Chiamami Gerard” disse tranquillamente, accennando un sorriso.

Il cuore le si sciolse letteralmente e una caldaia sembrò essersi accesa nel suo petto a minacciarla con quel calore che scompiglia altamente i sensi e i pensieri.

Balbettò qualcosa di incomprensibile, ma alla fine riuscì comunque a sussurrare un “va bene” sotto lo sguardo divertito di Gerard.

Si salutarono e il ragazzo riprese la corsa con un'andatura più leggera.

Altamente a disagio, continuava a vedere il suo professore, a sentire la sua voce e soprattutto a percepire l'impulso di toccare con le sue mani quel corpo tanto virile.

Erza, calmati!” Urlò, facendo scappare un piccolo gattino dall'altra parte della strada che sparì oltre il cancello di una casa.

Fece un profondo respiro e riprese a camminare a passo spedito, lasciando però che i suoi occhi scorgessero ancora una volta il cielo, alla ricerca di quella stella.


Buia e silenziosa, la camera ascoltava muta i richiami di Happy verso il suo amico, che dopo alcuni minuti, sembrò ridestarsi.

Un mugugno sommesso e gli occhi si aprirono lentamente, scorgendo subito la preoccupazione sul viso del piccolo gatto blu.

Ehi, Happy” sussurrò, per poi issarsi sulle braccia e riuscire a mettersi seduto.

Natsu, ti senti bene?”

Il ragazzo si massaggiò la testa, cercando di riordinare i ricordi confusi che si interrompevano bruscamente.

La sfera, l'intenso bagliore arancione e il nulla.

Credo di sì, solo un po' stordito” disse stancamente, per poi guardarsi intorno. “La stanza è un disastro” constatò tristemente, abbassando lo sguardo e accorgendosi solo in quel momento dove fosse seduto.

Spaventato, si alzò freneticamente e allontanò da quella macchia scura che gli fece venire i brividi.

Le sue ceneri.”

Si guardò la camicia sporca e deglutì, assumendo però un po' di controllo.

Cosa era accaduto davvero?


Rallentò la corsa per poi fermarsi e posare le mani sulle ginocchia, alla ricerca di più aria possibile.

Era arrivata.

Il cancello era aperto e la casa completamente buia.

Lucy entrò e percorse circospetta il vialetto, pensando a come mai fosse tutto così tetro ma soprattutto silenzioso.

C'è qualcosa di strano.”

Era già stata una volta nella casa di Natsu, fu lo scorso anno quando malato, lo andò a trovare per portagli i compiti.

Arrivò davanti la porta e suonò il campanello.
















Angolo Autore:

Salve!

Perdonate il leggero ritardo, ma stavo scrivendo altro, oltre a qualche impegno ^^'

Almeno scrivo capitoli chilometrici XD

Scusate ma vado di fretta!

Ringrazio: LadyAstral, bekkuzza_chan, Riders98 e Kyros. Grazie per il supporto! * Inchino *

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 9
*** Il silenzio di un ricordo ***


***


Il chiarore della luna aiutava a distinguere le forme dei vari oggetti, così come il profilo serio di Natsu, quando avvertì il campanello di casa suonare.

Chi potrebbe essere?”

Si affacciò alla finestra.

L'angolazione non permetteva di vedere chi ci fosse davanti l'entrata principale, poiché la tettoia in legno ne bloccava la visuale. Istintivamente fece un respiro più profondo, colto da un'improvvisa fragranza familiare nell'aria.

Ehi, ma, questo odore io lo conosco.”

Happy saltò sul davanzale della finestra e annusò anche lui l'aria, convenendo di sentire qualcosa, anche se quasi impercettibilmente.

Io invece lo sento molto forte” disse a bassa voce, sporgendosi per cercare di vedere meglio. “E sono sicuro che sia l'odore di Lucy. Ma non capisco.”

Udì ancora il campanello, stavolta due scampanellii in rapida sequenza, segno che chiunque ci fosse stava perdendo la pazienza.

Ehi, c'è nessuno in casa?” Sentì Natsu, eliminando definitivamente i suoi dubbi. Era Lucy.

Come ho fatto a percepire il suo odore da qui?” Un pensiero che lo accompagnò lungo le scale, ove riuscì a riconoscere chiaramente ogni odore in casa: la frutta nel cesto sul tavolo in cucina, lo shampoo alla pesca in bagno, i detersivi del ripostiglio e persino quello dei mobili.

Si avvicinò alla porta, Happy al suo seguito in religioso silenzio, mentre il ragazzo continuava a guardarsi intorno senza capire cosa significasse tutto.

Che mi sta succedendo? È come se avessi il fiuto di un cane!”

Afferrò lo maniglia, non riuscendo a muoversi ulteriormente per via dei suoi pensieri che stavano tornando indietro, a quando aveva afferrato quella sfera.

Il calore era diventato insopportabile ma subito dopo sembrava che si fosse dissipato attraverso il corpo. Poi il risveglio.

Devo andare, per ricongiungermi a te”

Quelle parole non avevano senso. Innanzi tutto aveva stabilito che non fosse un sogno, perciò quella era la strana realtà in cui era caduto, dove il normale possedeva delle sfaccettature del tutto sconosciute, oppure dove il mistero esisteva ma veniva celato.

Un paio di colpi alla porta lo riportarono tra quelle familiari, e allo stesso tempo, sconosciute mura; il senso di smarrimento si stava insinuando e non poteva far altro se non aprire quella porta e lasciare che qualcuno gli tendesse una mano.

A parte Happy, ora non aveva più nessuno.

Abbassò la maniglia e il profumo di Lucy lo investì come un soffio di vento primaverile; così rilassante e buono.

I capelli erano sciolti e il pugno che stava per battere ancora sulla porta si fermò a mezz'aria, per poi cambiare idea e precipitare sulla testa di Natsu.

Ahi!”

Si sarebbe aspettato di farsi male come sempre quando Lucy lo colpiva, arrabbiata. Ma la sua sorpresa fu enorme quando vide la sua amica prendersi il polso dolorante. Dal canto suo, aveva si avvertito il colpo, ma molto meno del solito.

Cavolo, ma da quando hai la testa così dura?” mormorò dolorante, massaggiandosi la mano e aprendola e chiudendola più volte, a controllare che non ci fosse niente di rotto.

Io... non lo so.”

La voce stranamente incredula di Natsu fu sufficiente affinché Lucy dimenticasse il dolore per osservarlo. Mostrava degli occhi confusi e persi in chissà cosa.

Si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia per poi ritirarla subito dopo, sorpresa.

Oddio, ma sei bollente! Vado a prenderti un termometro.”

Superò il ragazzo e corse sulle scale.

Cosa? No ferma!” Natsu le corse dietro e riuscì a bloccarla per un polso una volta in cima.

Natsu, ma che hai? Lasciami!”

Il ragazzo lasciò la presa e abbassò lo sguardo, scusandosi. Happy sopraggiunse subito, correndo su quattro zampe e guardando entrambi molto preoccupato. Si avvicinò al ragazzo, che lo guardò, trovando subito in quegli occhi una richiesta.

Con un pesante sospiro, si mise seduto per terra, per poi chiedere a Lucy di fare lo stesso, che obbedì, seppur ancora preoccupata.

Quando l'aveva toccato era stato chiaro che la temperatura fosse troppo elevata. “Quindi non è venuto perchè stava male? Avrebbe comunque potuto avvertire” Pensò irriverente, guardandolo.

Lucy, io non so da dove cominciare” ammise Natsu, guardandola stancamente. Ma la ragazza scosse il capo.

Non fa niente, ho capito tutto.”

Cosa? Davvero?!” La sorpresa non poteva che essere grande. Senza che dicesse una parola aveva già compreso la situazione. In un istante gli venne comunque un dubbio.

E cosa avresti capito?” Chiese cauto, poggiando le mani sulle caviglie.

Non sei venuto alla festa perchè ti sei ammalato, mi sembra ovvio.”

I muscoli del collo sparirono e Natsu si ritrovò con la testa a penzoloni, mugugnando qualcosa d'incomprensibile. Happy cadde di lato, improvvisamente esausto.

Rialzò il capo, cercando di trovare un punto per spiegare. “Sto benissimo Lucy, almeno credo, solo che mi sono successe delle cose... e non so se mi crederesti.”

Quel viso era così serio e abbattuto al tempo stesso, che Lucy fece fatica a ritrovare quella stessa faccia nei suoi ricordi, e infatti non la trovò.

Tranquillo Natsu, so che mi diresti sempre la verità, quindi non temere e dimmi” lo rassicurò, delineando il viso in un'espressione dolce che sembrò infondere fiducia a Natsu, che alzando gli occhi verso il soffitto, ricercò le parole migliori con cui spiegare.

Ho scoperto che il mio gatto, Happy, è in grado di parlare. Subito dopo è entrata mia madre in camera mia e dopo alcune parole senza senso, ha preso fuoco ed è sparita, lasciando al suo posto una piccola sfera galleggiante che quando ho afferrato ha sprigionato una forte luce e calore che mi hanno fatto perdere i sensi. Adesso non so come, ma ho la sensazione di avere la pelle più dura e riesco a distinguere gli odori di tutta casa.”

Quando Natsu finì di parlare, un ferale silenzio ne seguì.

Non serviva essere particolarmente svegli per capire perchè Lucy si fosse alzata qualche secondo dopo dicendo “vado in bagno a cercare un termometro”.

Si rivolse al suo gatto, che fortuitamente non aveva aperto bocca.

Happy, secondo te come possiamo convincerla?”

Se parlassi forse capirebbe.”
“O ci resterebbe secca. Sai Happy, solitamente i gatti blu non parlano.”

Ho un'idea!” disse contento il gattino blu, per poi fare segno a Natsu di avvicinarsi. Dopo vari bisbigli, Natsu lo guardò con un cipiglio dubbioso, ma alla fine accettò la proposta.

Povero Natsu, deve avere la febbre molto alta” sussurrò tristemente Lucy, cercando nell'armadietto dei medicinali il termometro, che finalmente trovò.

Si avvicinò alla porta, per poi fermarsi e portare una mano all'altezza del cuore.

Forse potrò prendermi cura di lui stavolta.”

Desiderava tanto avvicinarsi un po' di più a quel ragazzo che tante volte l'aveva fatta sorridere e desiderato di rompere quella amicizia per azzardare qualcosa di più.

Quel pensiero le scaldò il cuore, che accelerò vivacemente la sua corsa fino a colorarle teneramente le gote. Un piccolo sorriso le nacque spontaneo e senza ulteriori indugi uscì dal bagno, stranamente felice di essere lì.

Una presa ferrea la bloccò da dietro, finendo impossibilitata a muoversi.

Ti ho presa!” Esclamò Natsu, sorridendo soddisfatto.

Tutti i pensieri dolci di poco prima sparirono in un istante e la confusione prese il sopravvento.

Natsu, ma che vuoi fare? Lasciami andare!”

Lucy si dimenava, scalciava più volte ma Natsu era troppo forte.

Su stai ferma! Happy ti deve parlare.”

Cosa?!” Lucy guardò davanti a sé, trovando il piccolo gattino blu camminare sulle due zampette e guardarla con aria preoccupata. Aprì e chiuse gli occhi, stranita.

N-Natsu, sei stato tu a insegnare a Happy a camminare in quel modo, vero?” Chiese speranzosa, senza nascondere un timore nella voce.

Natsu scosse la testa. “No, ha fatto tutto da solo. E adesso guarda.” La esortò, convincendo Lucy a tornare a guardare Happy.

Fece un altro passo, per poi fermarsi. Aprì la bocca.

Lucy?”

Waaaaa!!! Ha parlato!!!”

L'intuizione di Happy fu giusta. Non appena avesse aperto bocca, certamente Lucy si sarebbe data alla fuga, per questo era stato necessario immobilizzarla, e quel compito era spettato a Natsu, i cui timpani erano esplosi con quell'urlo.

La presa rimase comunque salda ma la ragazza continuava a tirargli calci sugli stinchi e a gridare.

Lucy, calmati!” Urlò Natsu, ormai stufo di trattenerla.

Con il fiato corto, Lucy cominciò ad agitarsi sempre meno, probabilmente per la mancanza di forze dovuta allo spavento. Lentamente, si accasciò sulle ginocchia, accompagnata da Natsu.

Il ragazzo le posò una mano sulla schiena e la tranquillizzò.

Ti senti bene?”

Annuì. Respirò con calma e sembrò riprendere il controllo di se stessa. I suoi occhi si posarono poi su Happy, che ci era rimasto molto male per la reazione della ragazza.

Lucy.”

Ancora quella voce, estremamente tenera, ma sentirla da un gatto metteva i brividi. L'interpellata sussultò, ma non si mosse.

S-sì?”

Mi dispiace averti spaventata.”

Un mormorio dolce e colpevole, che attanagliò il cuore di Lucy. Per un istante dimenticò che un gatto blu stesse parlando e si mise invece nei suoi panni; che colpa aveva se Happy parlava?

Adagio, si avvicinò a gattoni, fino ad averlo davanti per poi scrutarlo come se fosse una reliquia rara.

Happy non fiatò, preso ad osservare gli occhi curiosi di Lucy che sembravano voler capire cosa avesse davanti. Era una sensazione strana, come nascere nel mondo sbagliato, e quindi vivere la propria normalità di parlare e camminare su due zampe come un qualcosa di stupefacente per dove si trovasse.

Quindi sei un gatto parlante?” Se ne uscì diretta Lucy, concentrata.

Happy si limitò ad annuire.

E sai fare altro oltre a camminare come una persona e parlare?”

Happy ci pensò su, poi scosse il capo.

Il viso di Lucy si rilassò, per poi sorridere e prendere Happy in braccio.

Quindi sei un tenero gatto alieno senza intenzioni bellicose, meno male!”

Cosa? Alieno?” Lo scetticismo di Happy era più che giustificato. Pensava di essere un gatto come tanti, invece Lucy diceva che fosse un alieno.

Ma quale alieno!” Intervenne Natsu, avvicinandosi e togliendo Happy dalle mani di Lucy. “Happy è un gatto, non un alieno!”

Lucy lo guardò accigliata, per poi puntare un dito contro il povero gatto blu.

Natsu, non esistono gatti parlanti! A meno che non sia un esperimento da laboratorio non può che venire dallo spazio. Quale opzione ti sembra più accreditata?”

Io non vengo dallo spazio e non sono mai stato in un laboratorio” intervenne il diretto interessato, con assoluta tranquillità.

Allora dove sei nato?” Chiese Lucy, ormai totalmente tranquilla di avere davanti un gatto parlante.

Happy si ammutolì. Chiuse gli occhi, pensandoci, ma non riusciva a ricordare. Era come se la sua vita fosse iniziata dentro la stanza di Natsu.

Non lo so” disse stranito. “Non ricordo nulla se non di essere sempre stato nella stanza di Natsu.”

Quella risposta lasciò sia Lucy che Natsu pieni di dubbi. La ragazza chiese allora a Natsu dove avesse preso Happy, ma stranamente, non lo ricordava neppure lui.

È strano. È come se Happy fosse rimasto sempre con me.”

Ci furono alcuni minuti in cui nessuno fiatò, ognuno con i suoi pensieri e riflessioni su quanto di strano stava accadendo. Alcuni ricordi non riuscivano a venire a galla, mentre altri sembravano interrompersi bruscamente, come se la mente si fosse dimenticata di scriverli.

Ad ogni modo, Lucy, la storia che ti ho raccontato poco fa, è vera.”

Quando prima aveva sentito quelle che sembravano le parole di un moribondo, non ci aveva creduto, ma adesso che aveva verificato che una parte era vera, voleva dire che...

Natsu” disse titubante Lucy, affievolendo la sua voce, che sembrava non voler uscire nella concretizzazione di quanto aveva sentito. “Tua madre è davvero...”

Bruciata.”

Senza aggiungere altro, Natsu superò la ragazza lungo il corridoio e aprì la porta della camera, voltandosi poi verso Lucy e invitandola a entrare. Quando entrò, l'incredulità si impossessò di lei, così come una morsa di paura le attanagliò lo stomaco. Il dolore che avvertì probabilmente non poteva paragonarsi a quello che aveva vissuto Natsu in quella stanza.

Vide le assi carbonizzate in forma circolare e deglutì, avanzando un passo ma tenendosi comunque a distanza dal calpestare quella zona.

Natsu mise Happy a terra e si sedette sul letto, osservando il vuoto. Lucy si mise al suo fianco, le mani strette tra le ginocchia e la tristezza ad avvolgerla. Non si stava chiedendo come fosse stato possibile qualcosa del genere, perchè prima di tutto sapeva che Natsu stava soffrendo e doveva fare qualcosa per lui.

Allungò una mano e prese quella del ragazzo, intrecciando le loro dita, senza la minima parola.

Happy saltò sul letto, per poi sedervisi. Non c'era bisogno di parole, gli animali hanno un istinto molto più sviluppato per capire quando la situazione richiede solo un quieto silenzio.

Passarono venti minuti o più, senza che nessuno fiatasse.

Lucy era partecipe del dolore di Natsu, e la sua vicinanza sperava fosse sufficiente ad alleviare almeno un po' quella improvvisa solitudine che l'aveva colpito.

Natsu?” Disse Lucy in un sussurro, cancellando il silenzio che si era creato. La presa nella sua mano si fece più salda.

Cos'è successo qui?”

Passarono solo pochi secondi, e Natsu cominciò a raccontare tutto dal principio. La scoperta di Happy, l'entrata di sua madre, esattamente le parole che aveva detto e poi il fuoco, la sfera ed infine il bagliore nella sua mano.”

Lucy ascoltò in silenzio senza fiatare, trovando tutto ciò assolutamente sovrannaturale. Ma dopo quello che aveva visto, non ebbe alcun dubbio su quale fosse la verità.

È incredibile” disse solamente, a fine discorso. Natsu accennò un sorriso, convenendo. “Ad ogni modo, se questa è la verità, dobbiamo scoprire l'origine di tutto.”

E come?”

Natsu non aveva idea di dove cominciare. Aveva avuto abbastanza emozioni quel giorno e non aveva voglia di mettersi ulteriormente a pensare. Oltretutto il suo stomaco gorgogliò paurosamente, tanto da far sobbalzare Lucy.

Sto morendo di fame, alla festa di Mira è avanzato qualcosa?”

Lucy sorrise arrendevole. Qualunque cosa fosse successa, Natsu era sempre lo stesso e di questo non poté che essere felice. Guardò l'ora.

Sono le 23, sicuramente di gente ce ne sarà ancora e anche da mangiare.”

Tutta la tristezza e debolezza venne spazzata via a quella notizia, e Natsu balzò subito in piedi, dicendo di sbrigarsi.

Anch'io ho fame!” Intervenne Happy, tenendosi la pancia brontolante. Natsu lo prese in braccio e disse che sarebbe venuto anche lui, certamente Mira avrà avuto un ottimo pesce da dargli.

Così, mentre gli occhi di Happy brillavano al pensiero di mangiare un enorme pesce, tutti insieme uscirono di casa, incamminandosi poi verso la festa.

Poco lontano, nascosta dietro un muretto, c'era una ragazzina dai lunghi capelli blu, che scrutava curiosa la scenette di quei due ragazzi. Udì anche il gatto parlare, stupendosi.

Charle, avevi ragione, quel gatto blu può parlare!”

Una piccola gattina bianca con indosso una corta gonna nera e una camicetta bianca saltò in testa alla ragazzina, rimproverandola poi di aver alzato la voce.

Fa' silenzio Wendy, o ti sentiranno!”

Incredibilmente, anche quella gatta aveva parlato, ma dalla reazione della ragazzina, sembrò essere un qualcosa di assolutamente normale.

Scusami” pigolò, massaggiandosi il capo. Indossava una divisa accademica delle medie, rossa, con gonna blu scuro e calze dello stesso colore.

Ma guarda te.”

Charle si issò oltre il muretto, notando quelle persone che si stavano allontanando sempre più.

Seguiamoli, dobbiamo scoprire di più” ordinò la piccola gatta, che venne però fermata da Wendy.

Aspetta, ma perchè dobbiamo spiarli?

Charle si fece seria, abbassando poi lo sguardo per non far vedere il suo viso.

Non ne sono sicura, ma ho l'impressione che abbiano un qualche legame con noi.”

Wendy era più confusa che mai.

Si era ritrovata immischiata in quella strana storia solo qualche giorno prima, quando la sua gatta, Charle, aveva preso improvvisamente a parlare. Quel giorno si spaventò a morte ed ebbe quasi un infarto.

Quando poi scoprì che non c'era nulla da temere, venne a sapere che Charle riusciva a vedere delle immagini nella sua testa, cose che accadevano successivamente. E quelle immagini l'avevano porta fin lì, da quei ragazzi delle superiori e quel gatto blu, che a quanto pare era anche lui in grado di parlare.

Forza, andiamo!” la scrollò Charle, per poi correre via, seguita a ruota da un'impacciata Wendy, che inciampò su un sasso e cadde a terra.

Che male... ma perchè tutte a me?” Si lamentò, dolorante, per poi rialzarsi e riprendere l'inseguimento.
















Angolo Autore:

Salve!

Allora, qui avrei voluto mettere un paio di scoperte in più, ma ho deciso di passare XD

Questo era un cap più sui sentimenti, spero sia venuto bene ^^

Ringrazio: Kyros, bekkuzza_chan e LadyAstral. Continuate a seguirmi! ^^

Un ringraziamento anche a CrazyLoL102, per aver recensito in ritardo XD

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 10
*** Gli occhi della luna ***


***


Natsu fu accolto con sollievo di tutti.

Durante il tragitto, si raccomandò con Lucy di non fare parola a nessuno di quanto accaduto, e lei lo promise.

Una volta arrivati, furono subito notati da Laxus, che non aveva abbandonato la sua postazione. Si limitò a osservare il ragazzo, per poi scrollare le spalle e liquidare tutta la storia che gli avevano raccontato, visto che era risolta.

Quanta gente!” Esclamò Natsu, mentre aggirava la folla, seguito da Lucy e Happy, rigorosamente su quattro zampe.

Probabilmente si protrarrà ancora per un bel po'” rispose Lucy alle sue spalle, osservando poi dei ragazzi della squadra di football ubriachi fradici.

Entrarono nella sala hobby e la gioia di Natsu esplose nel constatare che fosse avanzato ancora del cibo. Senza perdere tempo, si lanciò su un cabaret di patate e cosce di pollo, quasi completamente intatto.

Che appetito” constatò Lucy, per poi prendere in braccio Happy e avvertire Natsu che lo avrebbe portato in cucina per dargli un bel pesce. Il ragazzo annuì e mandò giù una coscia con tutto l'osso, che poi sputò, perfettamente pulito da qualsiasi residuo di carne.

Mamma mia, spero non mangi anche qualcuno.”

Una volta uscita, vide in un angolino Levy in compagnia di Gajeel a chiacchierare tranquillamente; lei rideva e lui sembrava essersela presa per qualcosa.

Non ce la vedo proprio Levy con quel tipo, sono completamente diversi.”

Seppur ancora in dubbio, era felice di vedere la sua amica divertirsi e stare bene, forse Gajeel era davvero una brava persona.

Raggiunse le scale ed entrò. La musica si attutì improvvisamente una volta chiusa la porta, permettendo alle sue orecchie di riposare.

In cucina non c'era nessuno, ma questo non le impedì di aprire il frigorifero e tirarvi fuori un piccolo pesce che diede ad un felice Happy, che cominciò a mangiarlo.

Che carino che sei!” Disse intenerita Lucy, accovacciandosi per guardarlo meglio.

Aye! Che buono!”

La musica sembrava molto lontana in quella parte della casa, tanto che si potevano perfettamente distinguere i morsi di Happy mentre divorava la sua cena.

Il tavolo era ancora tutto disordinato, con macchie d'olio, di crema e anche di sugo. I testi di alluminio svuotati era impilati uno su l'altro e un vago profumo di carne era ancora ben distinguibile, insieme a quello dei dolci.

Sta venendo fame anche a me” Pensò irriverente, osservando assorta le varie teglie e gli strofinacci buttati a caso.

Nel frattempo, Lluvia propose una passeggiata tranquilla lontano dalla musica, e Gray accettò.

Uscirono dal vialetto e presero la strada, illuminati placidamente dai vari lampioni a luce calda.

La serata era limpida e mite. La luna osservava la terra dalla sua postazione e qualche stella le teneva volentieri compagnia.

Gray si sentiva davvero in pace. Nonostante quella ragazza fosse ancora in parte un mistero per lui, dovette ammettere che la compagnia non gli dispiaceva così tanto e in poco tempo si erano abbastanza conosciuti.

Con la coda dell'occhio osservò Lluvia. Teneva le mani dietro la schiena e la schiena diritta, mentre gli occhi si perdevano tra gli astri del cielo. Un lieve sorriso a illuminarle il viso, segno che anche lei si sentiva bene, perfettamente a suo agio.

Giunti a un incrocio, Gray indicò la strada a destra.

A poche centinaia di metri c'è il mare, ti va di farci un salto?”

Il sorriso bianchissimo di Lluvia fu decisamente una sufficiente risposta.

Lluvia adora il mare!”

Venti minuti dopo giunsero a un piccolo stabilimento balneare. Gli ombrelloni blu chiusi sembravano tanti grossi funghi strani e di sdraio non ce n'era nemmeno l'ombra. Lluvia corse sul vialetto di legno e una volta arrivata alla fine, tolse i sandaletti, le calze e immerse i piedi nella sabbia morbida e fresca.

Meraviglioso” mormorò, per poi camminare assorta fino alla battigia.

Riluttante, alla fine Gray seguì l'esempio della ragazza e tolse calzini e scarpe, per poi apprestarsi a raggiungerla.

Le uniche luci ad illuminare quel posto erano quelle della strada, abbastanza lontane da far sembrare l'acqua una trappola oscura.

Il mare era calmo quella sera e piccole onde si creavano solo vicino la riva, per poi scomparire al contatto con il suolo. La nenia melodiosa di quei movimenti affievolì i pensieri di Lluvia, che chiuse gli occhi, beandosi della brezza gentile che smuoveva dolcemente i suoi lunghi capelli color dell'oceano.

Al suo fianco, Gray teneva entrambe le scarpe in una mano, mentre l'altra si grattava nervosamente i capelli.

Lluvia era di una bellezza sconvolgente in quel momento. Con la poca luce artificiale che sopraggiungeva, insieme a quella della luna, il profilo rilassato che i suoi occhi osservavano era un qualcosa di divino.

Sembra... Una fata.”

Un lampo gli attraversò la mente. Sbarrò gli occhi e vide una sequenza di immagini sovrapposte, i cui suoni si mescolavano senza permettergli di capire nulla. Vide ancora lei, Lluvia, con dei vestiti particolari e altre persone che sembrava di aver già visto. Natsu, con la solita sciarpa al collo che sembrava avercela con lui e la Presidentessa Erza, con una vera armatura da cavaliere.

Cacciò via tutta l'aria dai polmoni e si accasciò a terra, tenendosi la testa tra le mani.

Lluvia aprì gli occhi a quegli strani suoni, e preoccupata, si avvicinò al ragazzo, chiedendogli cosa succedesse.

Questi scosse la testa, si passò una mano sul viso e fece un verso scocciato, per poi osservare il mare.

Non lo so, Lluvia. Ho visto ancora delle strane immagini e non ho idea di cosa significhino. Spero solo di non essere impazzito.”

Lluvia si sedette accanto a lui, e con calma, gli chiese cosa avesse visto.

Era difficile da spiegare, ma Gray cercò di essere il più preciso possibile, dettagli che stupirono Lluvia, nei quali riconobbe qualcosa di strano anche lei.

Sai perchè Lluvia crede alle vite precedenti?” Chiese affabile, volgendo degli improvvisi occhi malinconici verso il mare. Gray scosse la testa, impassibile.

Perché proprio come te, anche Lluvia qualche volta vede delle cose strane che la riguardano. Ci sono persone che non ha mai visto prima, finché Natsu non gliele ha fatte conoscere.”

Un momento!” La interruppe, intuendo qualcosa. “Stai forse dicendo che i visi che vedi sono...”

Voi” concluse. “Però Lluvia non aveva mai visto Gray nella sua testa, fino a oggi” sussurrò, guardando il ragazzo che non lasciava andare la sua espressione confusa.

Mi chiedo cosa significhi” finì di dire, alzandosi e dirigendosi verso l'acqua.

Tutto ciò è assurdo” disse Gray, scocciato, osservando i lineamenti del sedere di Lluvia.

O forse c'è qualcosa che non sappiamo. Non ci resta che aspettare.”

La voce di Lluvia, unita al suono del mare, risultava ancora più dolce di quanto sembrasse. Le calze giacevano al fianco di Gray, che guardò distrattamente solo per qualche secondo.

Timidamente, Lluvia allungò un piede nell'acqua, percependone una temperatura piacevole che smise di farla esitare. Camminò per qualche metro, finché non si vide le caviglie sparire completamente.

Chiuse nuovamente gli occhi, beandosi delle sensazioni del fresco risalirle lungo i piedi, del vento sul viso e della dolce compagnia alle sue spalle.

Gray è un ragazzo particolare, ma a Lluvia piace tanto” Pensò con un sospiro, voltandosi e guardando il ragazzo giocherellare con una sua calza. Sorrise a quella scena.

Per tutto il tempo l'aveva ascoltata, forse anche capita, e soprattutto, posta a proprio agio con i suoi timori. Desiderava poter tornare a ballare insieme a lui.

Conoscere Gray era forse stata la cosa migliore che le fosse capitata da molto tempo, e questo grazie a Natsu, che l'aveva portata in quella nuova cerchia di amici.

Quel primo giorno di scuola era cominciato con una triste giornata di pioggia, come tante che l'avevano sempre accompagnata. Preso il suo affezionato ombrellino, aveva cominciato a percorrere quella lunga strada seminascosta dalle gocce battenti, insieme al timore dei nuovi volti e le difficoltà per inserirsi. Però, tutto era sparito.

Dove si sarebbe trovata, se quella mattina non avesse accettato di accompagnare quello strano ragazzo dai capelli rosa e il sorriso ammiccante?

Forse a casa sua, avvolta nelle coperte, in attesa di svegliarsi e ritrovarsi di nuovo sola.

Invece, era lì, a tu per tu con il suo elemento preferito, al fianco di quel ragazzo che le aveva recentemente accelerato i battiti del cuore.

Un suono più forte del mare le riempì le orecchie, e Gray balzò in piedi, agitando una mano, per salutarla. Ricambiò, ma il suo braccio si fermò a mezz'aria quando si accorse che il vento era improvvisamente cambiato. No, non la stava salutando.

Faceva dei gesti veloci, come se le stesse intimando di sbrigarsi. Poi tutto si amplificò, e allora capì. Gray stava urlando.

Lluvia, esci dall'acqua! Corri!”

Confusa e spaventata, avvertì le gambe improvvisamente pesanti, e quando abbassò lo sguardo, i suoi occhi sbarrarono alla vista di un mulinello che l'aveva intrappolata. Alle sue spalle, una colonna d'acqua stava vincendo la forza di gravità, sovrastandola con tutta la sua prepotenza. Ancora prima di urlare, e di trovare lo sgomento sul viso di Gray, il mulinello avvolse completamente il suo corpo e l'onda la sommerse, sottraendola contro il suo volere.

Lluvia!” Urlò Gray, investito subito dopo dall'acqua che invase quasi tutta la spiaggia e seppellì il suo corpo per interminabili secondi.

Annaspò, combatté contro un vero e proprio mare, finché non vide tutta l'acqua ritirarsi laddove apparteneva. Ansimando, sgranò gli occhi quando vide una sfera d'acqua sospesa in aria. All'interno, Lluvia non dava segni di vita.

Lluvia!”

Velocemente, corse incontro a quello strano fenomeno che non riusciva minimamente a spiegarsi.

Che diavolo succede? Il mare sembra vivo!”

A pochi metri, un fascio accecante lo bloccò, costringendolo a proteggersi gli occhi. La sfera d'acqua stava emettendo luce azzurra e all'interno, solo per un istante, Gray notò che ad illuminarsi non era l'acqua, ma il corpo di Lluvia.

Dannazione, non posso lasciarla lì! Non posso!”

Completamente inutile. Ecco come si sentiva, ed era stufo che succedesse.

Da piccolo, non era stato in grado di proteggere i suoi genitori, uccisi da un bandito che voleva solo i loro soldi. Suo padre si oppose e cercò di disarmarlo, ma partì un colpo, e poi subito un altro. I suoi genitori caddero a terra e di quell'essere si seppe qualcosa solo mesi dopo. Nessuno gli avrebbe comunque restituito suo padre, né sua madre.

Gli amici erano la sua famiglia. Era cresciuto con loro e non avrebbe permesso a niente e nessuno di perderli.

Una forte pressione gli risalì lungo il petto e un urlo squarciò il cielo, gettato con tutta la rabbia e la disperazione di voler solo essere più forti.

Strinse gli occhi, frustrato, quando improvvisamente, la sua camicia bianca cominciò a brillare. Scosso per tutto quello che stava accadendo, non si preoccupò dei bottoni che fece saltare con un gesto secco e poter vedere chiaramente cosa, anche a lui, stava succedendo, e lo vide.

Il medaglione, la croce d'argento che portava sul petto, stava emanando una luce più chiara di quella che aveva davanti, e soprattutto fredda. Molto fredda.

Quasi inconsapevolmente, chiuse il medaglione nella sua mano, e si inginocchiò, chiudendo gli occhi.

Non so cosa stia succedendo, ma ti prego... Fammi salvare Lluvia!”

L'intensità crebbe, così come il freddo che attraversò tutto il suo corpo, avvolgendolo in una morsa che di spaventoso, non aveva nulla.

Con la vista sempre più offuscata, vide il bagliore proveniente da Lluvia sparire dolcemente, e la ragazza cadere poi a terra, insieme a l'acqua che l'aveva imprigionata.

Immobile, il sollievo si impossessò delle sue labbra, e prima di svenire, sussurrò poche e semplici parole: “Meno male...”

Il viso ricadde sulla sabbia, e tutto tornò tranquillo.

Le piccole onde si infrangevano placide sul corpo privo di sensi di Lluvia, il cui viso appariva tranquillo alla luce della luna, testimone muta degli strani avvenimenti climatici. Se avesse potuto parlare, di certo avrebbe negato ogni responsabilità.




Completamente ubriaca, Levy continuava a parlare della letteratura antica e di quanti testi di lingue poco conosciute avesse letto. Tutte cose che a Gajeel, non importavano minimamente.

Ehi, gamberetto, posa quella bottiglia, credo vada bene così” disse burbero il ragazzo, togliendo dalle mani di Levy quello che stava considerando il suo tesoro.

No, fermo! Brutto scimmione peloso! Ridammela!”

I ridicoli saltelli che proponeva il suo repertorio di ciucca erano esilaranti, ma Gajeel cercò comunque di non farle avere la bottiglia, che per ripicca, se la finì di scolare lui con un paio di sorsi. Il viso di Levy divenne una maschera di malignità.

Maledetto! Sei un imbecille!”

Neanche il tempo di controbattere a quell'offesa che la vide incominciare a piangere.

Oddio, no, la sbronza triste no!” Pensò disperato, cercando un qualche appiglio tra la folla, che per fortuna trovò.

Ehi, bionda con il gatto!” Urlò, guadagnandosi le attenzioni dell'unica persona che sembrò essere fedele a quella grottesca descrizione.

Ehi, io mi chiamo Lucy!” Poi notò le lacrime di Levy, e con passo veloce e espressione infervorata giunse da quei due che aveva notato prima. Levy sembrava felice e adesso stava piangendo, cosa gli aveva fatto quel tipo?

Poggiò Happy a terra e abbracciò l'amica, per poi chiedere in malo modo cosa fosse successo.

Io non ho fatto niente, la tua amica ha bevuto troppo” disse indispettito, ricevendo come risposta un calcio sullo stinco dal piccolo gamberetto.

Io non ho bevuto nulla!” Peccato che la puzza di birra e le parole tipicamente biascicate che le erano uscite spontaneamente, offrivano una prova indiscutibile della sua bugia.

Levy, ma sei un container di birra!”

Lucy, ti ammazzo!” E per poco non ci riuscì. Prima che quelle piccole mani avvolgessero il collo della bionda, Gajeel l'afferrò prontamente per il colletto della maglia, chiedendo poi dove metterla.

Io non sono un oggetto” piagnucolò, cominciando ad agitare braccia e gambe per potersi liberare.

Completamente spiazzata, domani avrebbe raccomandato Levy di non bere più perchè diventava davvero pericolosa. Riprese Happy tra le braccia e disse a Gajeel di seguirla dentro casa.

Arrivarono al salotto, dove, con fatica, convinsero Levy a riposarsi un po' sul divano.

Ma io non voglio!”

Gajeel” disse Lucy, dirigendosi verso la porta. “Tienila d'occhio, per favore.”

Cosa? No aspetta!”

Troppo tardi. Lucy se n'era andata e la responsabilità di quel gamberetto annegato nell'alcool ricadde sulle sue spalle. Con la coda dell'occhio visionò la situazione. Levy si era abbracciata ad un cuscino bianco con un bellissimo broncio in bella mostra. Gli occhi erano lucidi e le guance rosse come due mele.

Scocciato per quella situazione e il suo improvviso impiego di baby-sitter, sprofondò stancamente sulla poltrona vicina. Incrociò le braccia al petto e inspirò, osservando la credenza con alcuni bicchieri di cristallo dietro la vetrina.

Dalla finestra, posta dietro il divano, le luci della festa imperversavano senza esitazioni e la musica percuoteva i vetri all'aumento dei decibel.

Le tende rosse restavano ordinatamente ai lati e sul soffitto, un lampadario spento rifletteva vivacemente la luce provenire dall'esterno.

Gli occhi si spostarono su Levy. Aveva chiuso i suoi e dischiuso le labbra, dal quale proveniva un flebile sospiro.

Si è addormentata. Era ora.”

Quella serata era stata divertente insieme a quella piccola e strana ragazzina.

Quel giorno era iniziato male per entrambi, ma si era risolto con un'ubriacona sul divano; tutto sommato sembrava abbastanza positivo.

Si chinò in avanti e osservò meglio quel viso. I capelli azzurri, tenuti da una fascia arancione erano leggermente in disordine e le coprivano parte del viso. L'odore di birra proveniva prepotente da quelle piccole labbra e un'espressione accigliata comparve sul viso di Gajeel.

Forse avrei fatto meglio a non farla bere troppo” sussurrò, guardando distrattamente quel fondoschiena messo in evidenza dai jeans stretti.

Storse le labbra e si alzò. Raggiunse la cucina, aprì l'acqua fredda del lavello e si diede una rinfrescata che cancellasse i pensieri sconci che l'avevano improvvisamente colpito.

Fuori, vicino le scale, Laxus aveva adocchiato una presenza fuori programma. Senza farsi vedere, uscì dal cancello grande e raggiunse quello più piccolo, dove era appostata una piccola ragazzina che di certo non poteva avere più di tredici anni. Vicino a lei, un gatto bianco con dei vestiti addosso.

Si vede proprio di tutto in giro” Pensò con un mezzo sorriso, arrivando alle spalle dell'ospite.

Ehi, tu.”

L'urlo che ne uscì probabilmente avrebbe attivato l'allarme di qualche auto parcheggiata, ma, a quanto pare, non ce n'erano. Le cuffie sulle orecchie l'avevano protetto per fortuna, o si sarebbe ritrovato stordito.

Prima che potesse fuggire riuscì ad afferrarla per il colletto, guardandola poi con un'espressione accigliata.

Che ci fai qui a quest'ora?”

Wendy osservò quel grosso ragazzo. Al confronto si sentiva una nocciolina.

Charle, ai suoi piedi, la guardò basita, senza opportunamente spiccicare parola o sarebbero stati guai.

I-io non facevo niente!” Disse impaurita, torturandosi le mani e guardando altrove.

Laxus sospirò e la mise giù, guardandola poi con un cipiglio severo.

Dovresti tornare a casa” consigliò, abbassando lo sguardo e avendo la sensazione che quel gatto lo stesse osservando con sufficienza.

Wendy annuì, e Laxus incrociò le braccia al petto, come se fosse in attesa di qualcosa.

Passò un minuto di silenzio, nel quale la mente di Wendy era in preda alla massima agitazione. Charle le aveva raccomandato che bisognava entrare, ma adesso che erano state scoperte, come avrebbe fatto?

Poteva chiedere di entrare? O l'avrebbe mandata via?

Un tocco alla sua gamba la riportò alla realtà. Era Charle, e dal suo sguardo, capì che dovevano comunque trovare un modo per varcare la soglia.

E-ecco” cominciò Wendy, attirando l'attenzione del ragazzo. “Potrei entrare?” Pigolò, guadagnandosi un'occhiataccia.

Non sei un po' piccola per questo genere di cose?” ribatté, guardandola con sospetto.

N-non resterò molto!” Si affrettò a dire, agitando le mani. “Devo solo parlare con una persona” sussurrò poi, cercando di ritrovare un po' di calma.

E chi?”

La sensazione che lo stesse prendendo in giro gli premeva sulla testa, ma non se la sentiva di trattare male una ragazzina così piccola.

Q-quel ragazzo con i capelli rosa” disse titubante, incominciando poi a respirare con una certa ansia. Charle la toccò ancora, segno che doveva andare fino in fondo. “Lui mi p-piace” concluse, nascondendosi il viso in preda al completo imbarazzo.

Preso completamente in contropiede da quella dichiarazione, Laxus non poté evitare di ponderare bene la situazione: se quella ragazzina si fosse messa a bere qualcosa e Mira l'avesse scoperto, di certo se la sarebbe presa con lui. Al contempo, se diceva il vero, non aveva motivo di non lasciarle qualche minuto libero con quel ragazzo.

Maledette cotte adolescenziali.”

Come ti chiami?” Chiese stancamente.

Wendy” rispose, abbassando lo sguardo e già pronta a sentirsi rifiutare il permesso di entrare.

Ti do quindici minuti” e senza aggiungere altro, aprì il cancelletto e la superò, in attesa che entrasse. Wendy non perse tempo. Prese Charle in braccio e corse dentro.

Ti prego Charle, non farmi più fare una cosa del genere!” La pregò la ragazzina, sussurrandole in un orecchio. L'imbarazzo di quel che aveva detto prima ancora persisteva.

Piantala con queste lamentele, sapevo che avrebbe funzionato” disse Charle, chiudendo lì la questione. Adesso bisognava trovare quei ragazzi e il gatto blu.
















Angolo Autore:

Salve! ^^

Non so voi, ma secondo me questo capitolo è venuto abbastanza decente .-.

Che bello costruire le scene sovrannaturali! XD

E la mia Levy ubriaca è un amore :3

Si passa ai ringraziamenti!

Ringrazio: LadyAstral, CrazyLoL102, bekkuzza_chan e Kyros per le recensioni ^°

Mi dispiace che qualche recensore scorso non sia passato, spero di ritrovarlo in questo cap :)

Il prossimo cap arriverà tra 4-5 giorni, perchè questo è arrivato prima u.u

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 11
*** Questa strana realtà ***


***


La stanchezza cominciò a mietere vittime e diversi ragazzi iniziarono a sfoltire sempre piu' il vialetto, sedendosi per ritrovare fiato o alla ricerca di un sorso d'acqua.

Wendy, poggiata sotto la finestra della sala hobby, scrutava circospetta l'interno alla ricerca di quei volti familiari. Ai suoi piedi, Charle attendeva pazientemente.

Allora?”

C'è il ragazzo dai capelli rosa, ma non vedo la ragazza e il gatto” disse semplicemente, senza lasciare il campo visivo.

Ricorda che abbiamo poco tempo, dobbiamo per lo meno avvicinarci e tentare un approccio.”

La stanza gremiva di giovani e la visuale cominciò a risultare faticosa per la mesta altezza di Wendy, che seppur sulle punte, non riusciva piu' a vedere nulla.

Nel frattempo, Happy era riuscito a liberarsi di Lucy che continuava a portarlo a spasso senza conoscerne il motivo; poteva benissimo camminare. Le persone apparivano così grandi ai suoi occhi e qualcuno sembrava anche chiedersi da dove venisse quello strano gatto blu.

Happy scrutava quei volti, chiedendosi perchè anche lui non fosse così grande.

Forse perché sono un gatto.”

Distratto da quei pensieri, andò a sbattere contro qualcosa che si lamentò con un irritato “ehi!”

Riaprì gli occhi e ne ritrovò un paio tanto arrabbiati quanto belli, e tremendamente familiari. Una gatta alta come lui, su due zampe come lui, dal candido pelo bianco e particolarmente morbido. Happy rimase quasi incantato da tale bellezza.

Ciao!” Disse felice, alzando una zampetta al cielo.

Guarda dove vai piuttosto” ribatté l'altra con sufficienza, incrociando le zampette al petto. Happy spalancò i suoi occhioni.

Ma parli anche tu!” Per tutta risposta si ritrovò una zampa sul muso.

Zitto, o ti scopriranno!” Sussurrò adirata, facendogli intuire che si riferiva alle persone che passavano accanto. Happy annuì e fu poi libero.

Wendy osservava placidamente quel particolare dibattito, senza però rimanere sorpresa dall'esistenza effettiva di piu' gatti parlanti. Si inginocchiò e salutò anche lei.

Ciao, io sono Wendy” sorrise, accennando un gesto della mano. Happy restò qualche secondo interdetto, ma le parole di Charle lo sbloccarono.

Lei è la mia padrona.”

La nota scontenta con il quale aveva pronunciato quella frase non passò indifferente alle orecchie di Wendy. Ci rimase un po' male, ma preferì non dire nulla.

Io sono Happy” salutò, per poi tornare a guardare la gatta. “E tu come ti chiami?”

Una frecciatina stizzosa colpì Happy, che non riusciva a capire il comportamento di quella coetanea.

Quanto è bella.”

Charle” disse scocciata, guardandolo con superiorità.




La musica riempiva totalmente la proprietà e probabilmente anche quelle vicine, che fortuitamente non avevano ancora chiamato la polizia.

Lucy si guardava intorno alla ricerca di quel gatto che aveva perso di vista non appena distolto lo sguardo.

Dov'è quel gattaccio parlante?” Pensò scocciata, scorgendo in mezzo la folla anche Mira in compagnia di Laxus, che sembravano parlare di qualcosa di serio.

Non voleva impicciarsi degli affari altrui, ma vedere Mira senza il suo dolce sorriso era molto raro, e questo accadeva solo se qualcosa la preoccupava molto.

Avanzò un passo, spinta dalla curiosità e il desiderio di origliare la loro conversazione, ma si trattenne. Non era quel genere di persona, la privacy degli altri la rispettava sempre.

I suoi occhi rinsavirono alla vista dei passi di Mira. Si era avvicinata al ragazzo e gli aveva circondato il collo con le braccia. Stava dicendo qualcosa d'impossibile da capire, poiché la musica era troppo alta e loro troppo lontani. Ma Lucy poteva vedere, e vedeva fin troppo bene.

Una lacrima fugace solcò quella pallida guancia, lasciata libera di percorrere tutta la sua strada fino a terra, luogo dove i piedi di Mira si erano alzati sulle punte.

Sorpresa, gli occhi di Lucy non batterono ciglio alla vista di quel bacio nel pieno di un trasporto a lei sconosciuto. Solo pochi secondi, prima di vedere quella ragazza allontanarsi senza voltarsi indietro, dove Laxus, con un'espressione ancora piu' dura di quanto ricordasse, non si era mosso.

Stanno soffrendo entrambi.”

Le sue labbra si lasciarono sfuggire un sospiro, avvolto dall'immagine di quel gesto che di romantico o dolce, aveva ben poco. In quel bacio c'era una malinconia mai vista, priva di emozioni positive quale era il cuore di entrambi probabilmente.

Che stiano condividendo un dolore comune?” Si disse Lucy, osservando Mira riacquistare il suo dolce sorriso e sparire in mezzo la massa di gente.

Arrivò come un fulmine a ciel sereno, tanto improvvisamente da mozzarle il fiato e costringerla a portarsi una mano sul cuore.

Mira sorrideva sempre, mostrava grande dolcezza e gentilezza. Quindi era così evidente? Non si era accorta prima di tutto perchè aveva sempre visto Mira in quelle vesti?

La conosceva da poco, ma tutti i suoi amici non si erano accorti di nulla?

Lucy scrutò di nuovo il volto di Laxus. Gli occhi erano fissi nel vuoto e la mente concentrata su pensieri a lui conosciuti. Sembrava alla ricerca di qualcosa, forse ricordi lontani, dove la luce non filtrava da molto tempo.

Si guardò intorno. Voleva togliere dalla mente quello che aveva visto, perché non era nulla che la riguardava. Mira era riuscita con le sue sole forze a permettersi una vita per lei e i suoi fratelli, non aveva nulla da invidiare a nessuno. Ma allora cos'era quello di prima? Una debolezza? Una difficoltà inestricabile?

Non poteva saperlo, ma qualcosa l'aveva intuito, ed era ciò che piu' la sorprendeva.

Mira, da quanto tempo stai indossando una maschera?”

Che dietro l'angelico viso di Mira si nascondesse un'oscurità che l'aveva catturata molto tempo addietro?

Un giorno o l'altro le domande che si poneva avrebbero trovato risposta, ne era sicura.

Circondata dagli avvenimenti, non si rese conto di essere arrivata alla sala hobby, dove accucciata sotto la finestra, c'era Happy che parlava con una ragazza dai capelli blu. Il cuore le saltò in gola.

Sta parlando? Ma è impazzito?!”

A passo svelto, raggiunse il piccolo gruppetto e con un gesto rapido prese Happy tra le braccia, spaventandolo e facendo sobbalzare Wendy.

Brutto gattaccio, che ti sei messo a fare?!” lo aggredì, sfregandogli un pugno sulla testa che lo fece piagnucolare.

Aye, non ho fatto nulla di male!” mormorò, evidenziando quanto Lucy gli stesse facendo male.

Ehm, scusate” Interpose Wendy, evidentemente a disagio.

Lucy si voltò verso la sconosciuta, rendendosi conto che altri non si trattava di una ragazzina molto piu' piccola di lei. Ai piedi, un gatto bianco su due zampe, particolare che la sorprese.

Ehi, ma questo gatto si regge su due zampe!” Esclamò, non però troppo sorpresa visto cosa aveva in mano.

Io sono una gatta!” Ribatté questa, aumentando lo stupore di Lucy.

E parla come Happy!”

Forse è lui che parla come me!”

Parlate entrambi” pigolò Wendy, cercando di far tornare la pace.

Lucy osservò meglio la ragazzina. Portava due code di cavallo molto lunghe e aveva un'aria assolutamente normale quanto dolce. Si chiese come mai anche lei avesse un gatto parlante, e soprattutto, perchè adesso c'erano due gatti che parlavano.

Anche tu ti sei ritrovata un gatto alieno?” Chiese tranquillamente, spaventando la povera Wendy. Non sarebbe piu' riuscita a vedere Charle allo stesso modo.

Ehi, io non sono un alieno!” Si difese Charle, chiedendosi come potessero esistere umani tanto stupidi.

Lucy, Charle non è un alieno” intervenne Happy dalle sue braccia, un po' offeso per quella uscita della ragazza. Era la seconda volta che ne parlava.

Dopo un breve dibattito, si ritornò finalmente al punto della situazione, innanzitutto non si era nemmeno presentata.

Tornando a noi, come ti chiami?”

Wendy, e lei è Charle” rispose cordiale, indicando la gatta vicino a lei che per tutta risposta voltò lo sguardo da un'altra parte con aria stizzita.

Che gattina impertinente” Pensò Lucy irrisoria.

E che ci fai qui? Questa è una festa liceale, e tu non avrai piu' di dodici anni.” Lucy era scettica al riguardo di quell'ospite, probabilmente si era imbucata, ma tutta la brutta gente che c'era e l'ora tarda non potevano proprio affibbiarsi a una ragazza così giovane.

Veramente ho tredici anni.”

Lucy la guardò con rimprovero, ricordandole comunque la domanda principale, e cioè che ci facesse lì. Wendy tentennò e non sembrava propensa a rispondere. Abbassò lo sguardo, biascicando tratti di frase che Lucy non riusciva a capire.

Istintivamente voltò lo sguardo verso la finestra, dove la faccia di Natsu stava chiacchierando animatamente con alcune persone.

Stavi cercando qualcuno?”

Il sussulto che ne seguì fu una sufficiente risposta. Lucy si avvicinò fino ad averla a un palmo dal naso. La scrutò con attenzione, cercandovi un qualche tipo di indizio in quegli occhi interdetti e particolarmente nervosi per quella vicinanza e per l'aspetto indagatore che stava prendendo la discussione.

Charle osservava assorta quella odiosa ragazza dai capelli biondi, cercando di riordinare e dare un senso alle immagini che vedeva.

Stava accadendo qualcosa di strano, ne era sicura. In quanto mente e personalità riflessiva, trovava strano anche per se stessa parlare e vedere addirittura il futuro. Gli eventi quali la normalità e la routine erano cambiati in modo repentino, e seguendo la sequenza di strani fenomeni che la sua mente mostrava, fu sicura di affermare che questi erano ancora in corso, e che non si sarebbero arrestati.

Chiuse gli occhi, si concentrò al massimo e cercò di focalizzare un futuro piu' remoto, molto piu' lontano, al fine di scorgere cosa avrebbe comportato tutto quello sconvolgimento. Si sforzava, ma non riusciva a intravedere nulla. Forse il controllo del suo potere non era quello che credeva ma andava interpretato in un altro modo, a lei ancora ignoto.

Vedendo Wendy in difficoltà, decise di intervenire.

Siamo qui per scoprire la verità.”

Lucy non aveva idea di cosa stesse parlando, ma se la ragazzina non voleva aprire bocca, allora tanto valeva provare a parlare con la gatta, per quanto strano poteva essere. Si accucciò, lasciando Happy finalmente libero.

Di cosa stai parlando?”

Charle chiese a Wendy di sollevarla e portarla alla finestra. Lì, indicò Natsu.

Quel ragazzo, il gatto blu, e anche tu. Le vostre vite sono intrecciate con le nostre. Non so dirvi perchè, ma io vedo il futuro, e in quella sequenza di immagini ho visto voi tre, insieme ad altre persone che però non ho ancora avuto modo di vedere, e c'eravamo anche noi.”

No aspetta, non ti seguo piu'!” Erano troppe informazioni e di una natura fin troppo fantasy per i suoi gusti. Quella era la vita reale, no?

Tutto questo non ha senso!”

Non conosco le risposte, è tutto molto confuso” ammise, tornando a guardare oltre la finestra. “Ma so per certo che siamo tutti legati da un unico destino, piu' di così non posso essere precisa.”

Cos'era accaduto al mondo? Che qualche Dio si fosse stufato di vedere tutto troppo normale e avesse deciso di cambiare le vesti dell'universo per dare pepe alla vita dei suoi abitanti?

Qualcuno forse l'aveva chiesto in qualche preghiera, ma era scontato che niente si sarebbe mai avverato. O forse sì?

In meno di un giorno, Lucy si era ritrovata due gatti parlanti, un'autocombustione, strane premonizioni e un ignoto destino che non aveva mai chiesto, e Natsu ne faceva parte.

Sentite, tecnicamente non crederei mai a una storia del genere.”

Gli occhi tristi di Wendy non tardarono a mostrarsi. Anche per lei era dura, ma dopo aver scoperto Charle parlare, si era incuriosita e aveva deciso di andare fino in fondo. Fortuitamente, la frase successiva le risollevò velocemente il morale.

Ma è anche vero che qui davanti a me ci sono due gatti parlanti, quindi perchè non credere a una stranezza in piu'?”

Il sorriso di Lucy parve arrendevole, ma si vedeva che in un certo senso tutta quella storia la stava anche divertendo. Era emozionante, e la piega degli eventi non poté che eccitarla.

Grazie!” Disse Wendy, lanciandosi sulla ragazza e abbracciandola. Probabilmente quel gesto era stato dettato dal sollievo di non essere piu' sola in quella strana avventura. Lucy ricambiò l'abbraccio, intenerita da tanta dolcezza, ma il tempo stringeva e la allontanò, sorridendole.

Chiamiamo Natsu, così potremo raccontargli tutta questa storia.” Ancora prima di superarla, Wendy l'afferrò per un polso, lasciandola confusa.

Pensi che mi crederà? È tutto molto strano lo so.”

Il pensiero di essere stata creduta da Lucy le aveva alleggerito il cuore, ma dover affrontare qualcun altro la intimoriva molto. Aveva paura di essere presa in giro o non essere ascoltata.

Un comprensivo sorriso apparve sul volto di Lucy, che con voce calma e gentile, le disse di non preoccuparsi.

Natsu ti crederà, anzi, penso che prenderà la cosa molto seriamente” la rassicurò, facendole l'occhiolino.

Così, mentre Happy tentava di attaccare inutilmente bottone con Charle, Wendy, tenuta per mano da Lucy, entrò nella stanza e insieme portarono fuori un ignaro Natsu che tentava di capire perché Lucy lo stesse trascinando per il colletto.




La quieta nenia delle onde hanno un effetto rilassante sui sensi, se questi sono attivi.

Il suono continuo e perentorio, così familiare e meraviglioso, ridestò la mente di Lluvia. Completamente stesa sulla battigia, l'acqua le bagnava i vestiti e la sabbia si era praticamente incollata lungo tutto il busto e lato destro del suo cappotto.

La testa dolente le lasciò sfuggire un tiepido lamento, e lentamente, riuscì a mettersi seduta.

Cosa è accaduto? Lluvia non ricorda bene.”

Le immagini apparivano frammentate e ostili. Si era ritrovata prigioniera del mare, del suo elemento preferito, che senza pietà l'aveva trascinata via con forza e portata via.

Le gambe si erano immobilizzate sotto il mulinello, nel quale in un istante l'aveva completamente avvolta in una prigione oscura. Non ricordava altro.

Anzi no. Forse c'era stato un momento di veglia, in cui si era sentita estremamente leggera, quasi fosse sollevata da terra. In quel frangente, le era parso di udire qualcuno che la chiamava per nome.

Facendo forza sulle mani e sulle gambe, riuscì a mettersi in piedi, per poi guardarsi intorno, preoccupata.

Gray!” Chiamò a gran voce, cercando di distinguere la figura del ragazzo con l'ausilio della luce della luna. Finché non ci riuscì.

La camicia bianca era riversa a terra, così come quella scura e folta capigliatura, il cui viso non era visibile ai suoi occhi. Non perse tempo e gli corse incontro.

Gray!” Lo chiamò ancora, senza però ottenere risposta. Stava temendo il peggio.

Cadde sulla sabbia e afferrò velocemente il corpo del ragazzo. Lo voltò e fece in modo di poggiare la testa sulle sue gambe, pulendolo poi dalla sabbia che era rimasta sul viso.

Sussurrava ancora il nome del ragazzo, quasi fosse una sorta di preghiera che lo aiutasse a svegliarsi. Carezzò la sua guancia, e il cuore perse un battito, così come una lacrima, che scese velocemente insieme a tante altre.

È freddissimo... Ti prego, no! Non può essere morto, no!”

Lo scosse un poco, gli diede anche dei piccoli schiaffi sul viso, ma solo i capelli sembravano muoversi al suo tocco. Il respiro divenne sempre piu' affannato. La verità si stava insinuando dentro di lei e piu' questa la invadeva e piu' provava paura. Nell'impeto della disperazione, saltò a cavalcioni sul ragazzo, lo prese per il colletto e urlò.

Gray! Svegliati, ti prego! Gray!” Le parole unite alle lacrime, allo foga di percuoterlo sempre piu' per ottenere un minimo segnale di vita. Non si sarebbe mai aspettata però quanto successo dopo.

All'udire di quelle urla, Gray aveva sbarrato gli occhi e urlato a sua volta. Il cuore che scoppiava dallo spavento e la confusione di ritrovarsi bloccato a terra da quella ragazza.

Lluvia spalancò gli occhi e il sollievo le scaldò il cuore.

Ma sei impazzita? Mi hai fatto morire di paura!” Era davvero arrabbiato, e forse la stava anche offendendo, ma Lluvia probabilmente non udì neppure una parola.

Si lanciò sul ragazzo, singhiozzando e piangendo sempre piu' forte, ripetendo quanta paura avesse avuto e che credeva fosse morto.

Le parole di poco prima apparirono in un istante insignificanti. Aveva aggredito Lluvia mentre lei si stava disperando in un'angoscia che lui conosceva fin troppo bene: il terrore di perdere qualcuno.

L'abbracciò, senza pronunciare parola, lasciando che le lacrime facessero il loro corso. Il conforto delle sue braccia, sperò, fossero sufficienti per alleviare almeno un po' lo spavento che aveva indirettamente dato a quella ragazza. La strinse piu' forte, sussurrandole che andava tutto bene, e che non c'era piu' niente di cui preoccuparsi.

Restò in attesa che quei singhiozzi diminuissero e il mare in burrasca nel cuore di quella ragazza cessasse, per lasciare posto alla calma, ma qualcosa non quadrava.

Si sentiva la schiena bagnata, il che non era strano. Lluvia stava piangendo e poi si era inzuppato prima, quando l'onda l'aveva investito. Allora perchè aveva la sensazione di essere immerso nell'acqua?

Con delicatezza, scostò la ragazza dal suo abbraccio e quello che poté finalmente vedere intorno a lui lo lasciò senza parole.

Ricordava benissimo come la spiaggia, quando si era svegliato, fosse umida ma priva di pozze. Adesso invece, l'acqua gli arrivava quasi al fianco, e nonostante fosse seduto, era comunque una quantità notevole. Ma non si limitava solo alla sua zona; parte della spiaggia era letteralmente allagata!

Ma che è successo? Si è alzata la marea?”

Una domanda retorica, lasciata in sospeso e che forse non avrebbe trovato risposta, per quel motivo non riuscì subito a capire perché Lluvia stesse muovendo leggermente la testa in segno di negazione. La cosa che lo colpì però, fu il suo sguardo; sembrava spaventata, forse ancora per quella brutta emozione che aveva vissuto.

La spiaggia era asciutta” disse Lluvia, portandosi le mani agli occhi e scacciando delicatamente le lacrime. “Ma quando Lluvia si è messa a piangere, a poco a poco si è riempita di acqua.”

Un improvviso dubbio pervase Gray. Tirò fuori la mano da quell'acqua, e senza sapere perché, la portò alla bocca. Era scioccato.

Lluvia, quest'acqua... sono lacrime.”















Angolo Autore:

Salve!

Piccolo ritardo, ma non è niente dai, dopotutto ognuno ha i suoi impegni ^^

Sentite ma, per caso i capitoli sono troppo lunghi? Forse potrebbero stufare così dilunganti .-.

Li faccio piu' corti se volete, non ci vuole molto ^^

Piaciuto il cap? Tenera Lluvia! :3

Ringrazio: Kyros, CrazyLoL102, LadyAstral e jaki star per le recensioni. Grazie ^^

Alla prossima, ciao!


Matt

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Capitolo 12
*** Il sogno di proteggerti ***


***


Quel poco che Natsu capì, fu comunque sufficiente a fargli dire sì.

Conobbe con piacere Wendy, restò stupefatto davanti un altro gatto parlante di nome Charle e gli spiegarono la faccenda almeno tre volte prima che riuscisse a capire in parte il punto della situazione.

Allora Natsu, hai capito?”

Il ragazzo in questione alzò gli occhi al cielo, sbuffando per come Lucy sembrava volerlo trattare a tutti i costi come un'idiota.

Dunque, se ho ben capito, si tratta di una specie di legame che abbiamo tutti. E questo legame avverrà in futuro?” Chiese, rivolgendosi a Charle, in piedi sulle gambe di Wendy mentre questa era seduta su una panchina al lato del vialetto.

Non credo, le mie immagini mostrano un luogo totalmente diverso. È come se tutto fosse accaduto in un tempo sconosciuto, oppure dovrà accadere in un futuro così remoto da cambiare il mondo in sé, ma quest'ultima ipotesi è da scartare, perchè se fosse così, voi non esistereste.”

I loro sguardi vagarono negli occhi degli altri, in attesa. Fu Lucy a distrarre i pensieri di tutti.

È possibile che si tratti di una vita precedente?”

Tutti la guardarono interdetti e sorpresi, incapaci di rispondere. Se davvero il loro filo del destino era una vita precedente, allora tutto si sarebbe spiegato, piu' o meno. Ma come poterlo dimostrare?

Potrebbe essere,” rispose Charle, guardando a terra, pensierosa. “Ma se davvero fosse così, allora perchè sono l'unica ad averne dei ricordi?”

Lucy e Natsu si guardarono, sconosciuti dai pensieri dell'altro. L'indecisione di raccontare i loro strani eventi li preoccupava, anche perchè potevano non avere nessun legame specifico con quelli di Charle.

Veramente,” cominciò Natsu, riluttante. “C'è qualcosa che in effetti non mi spiego.”

Senza alcun preavviso, Wendy si ritrovò Charle sulla testa, intenta a scrutare Natsu.

Ehm, Charle?” Cercò di capire Wendy.

Che intendi?” Chiese, probabilmente ignorando sotto di lei la piccola Wendy, che s'incupì.

Ecco,” disse, cercando scegliere le parole migliori. “Qualche tempo fa ho avuto un forte senso di deja-vu. È stato quando ho conosciuto Lucy” mormorò, indicandola. Quest'ultima lo guardò con un'espressione confusa.

Ma lei mi disse di non avermi mai visto prima di allora, e la cosa finì lì. Ma a pensarci bene, ricordo cosa comportò quell'avvenimento.”

Il racconto aveva preso un'improvvisa nota di mistero. Wendy osservava in attesa gli occhi concentrati di Natsu, assorto in chissà quali ricordi. La curiosità la stava divorando.

Lucy era completamente ignara a quella parte della storia. Dopo un momento di confusione si era ricordata quell'episodio, ma non essendosi mai particolarmente interessata alla situazione, non aveva fatto domande. Ora invece, non aveva voglia di fare altro.

Tutti restarono in attesa, anche Happy si era incuriosito particolarmente, saltando sulla parte di panchina vuota in modo da avere maggiore campo visivo del suo amico.

Ricordava come, per un paio di giorni, Natsu aveva passato gran parte del tempo sul letto. Un braccio a coprirgli gli occhi e dei leggeri sussurri che non era possibile percepire, tranne per un gatto.

Natsu ripeteva sempre: “dove l'ho vista” e “quel nome, Lucy, è così familiare.”

In quanto gatto, non aveva potuto fare altro che acciambellarsi sul materasso o sul tappeto, in attesa di carezze e del cibo.

Dopo un tempo che parve interminabile, finalmente delle parole cominciarono a fuoriuscire.

Ricordo un'immagine in particolare che mi ritrovai improvvisamente nella testa, e ancora oggi persiste molto vivida.”

Istintivamente, i suoi occhi si spostarono su Lucy, che sembrò irrigidirsi davanti quel particolare sguardo. Sembrava volerla scrutare nel profondo.

Il gioco di luci provenienti dai riflettori creavano una strana atmosfera nel suo cuore, i cui occhi non riuscivano a districarsi da quelli scuri di Natsu.

Fu lui a lasciare i suoi, riportandola alla realtà e riuscendo a ritrovare l'aria che, improvvisamente, si era dimenticata di respirare.

Ecco, ricordo che era buio, e c'erano delle case”

Dei profili scuri campeggiavano dinnanzi. Suoni mescolati tra loro a non voler lasciare spazio alla comprensione. L'attenzione si spostò in alto, dove l'oscurità sembrava essere attaccata da un infinito esercito di bagliori. Quello era sicuramente il cielo.

Sono sicuro che stavo correndo”

La movenza repentina non lasciava spazio ai dettagli, tanto che l'intenzione era solo quella di allontanarsi velocemente. Era l'istinto a guidare quei movimenti.

Voltai lo sguardo, e la vidi. Ricordo che la stavo tenendo per mano, e lei mi guardava tra lo stupito e il confuso”

Nella fioca luce dei lampioni, gli occhi catturarono una figura che correva vicino. Il lungo abito rosso non sembrava infastidire la sua veloce andatura, anche se lo sguardo sembrava preoccupato. La sensazione di calore nel tenere quella piccola mano nella propria, non sembrava l'unica a fargli percepire quel sorriso che stava mostrando, perchè era sicuro di stare sorridendo. La particolare rilegatura dei capelli biondi al lato della testa era una prova esauriente, e anche se il volto non era molto chiaro, non furono i dubbi di chi fosse a impensierirlo.

La vidi?” Disse Lucy, cercando di capire se avesse inteso bene. Natsu annuì.

E chi era?” Chiese, cercando di nascondere quella nota di impazienza. Natsu si voltò, mostrando ancora quello sguardo. Le labbra si mossero, e il suono, seppur chiaro, giunse lentamente.

La mente di Lucy elaborò e archiviò il significato di quelle parole, che in un decimo di secondo erano riuscite a farle palpitare il cuore. Meraviglia? Sorpresa? Non seppe dire cosa l'aveva colpita, ma ripensarci, non faceva altro che accumulare una serie di emozioni che difficilmente riusciva a tenere a freno.

Ero... io?” Ripeté, forse senza nemmeno rendersene conto.

La mano di Lucy stretta nella sua, il suo sorriso, sorto dopo alcune parole, sembrava il piu' bello che avesse mai visto. Stavano correndo insieme, fuggendo forse, ma erano comunque felici.

Sì, Lucy. Eravamo noi due” disse affabile, mostrando un sorriso così bello che sembrò voler far scoppiare il cuore di Lucy una volta per tutte.

Ehi, Charle” disse Wendy sottovoce, cercando di non farsi sentire. “Hai visto com'è arrossita?”

Umani” rispose semplicemente, mettendo le mani sui fianchi e guardandoli scocciata. L'atmosfera aveva svettato un po' troppo romanticismo per i suoi gusti, così cercò di farli tornare sul punto della situazione. Si rivolse a Natsu.

Non c'è nient'altro da riferire?”

Il ragazzo si voltò, cercando di non mostrare il leggero disagio per essere stato beccato tra le nuvole.

Bé, in effetti ci sarebbero le parole.”

Parole?” Ripeté Lucy, tornando ad essere curiosa.

Parole.” Confermò.

Di che stai parlando?” Chiese Charle, infastidita.

Era esasperante dover fare ogni volta una domanda per ricevere qualche informazione, non potevano semplicemente dire tutto e basta?

Mi riferisco a questo mio ricordo, alle parole che ho detto mentre io e Lucy correvamo. Ci ho pensato per molto tempo, e alla fine credo di aver inteso cosa avessi detto. Anche se, a dir la verità, mi sembra improbabile.”

Incrociando le braccia al petto, Natsu acquisì improvvisa riluttanza nel voler recitare quanto aveva in testa poiché gli sembrava parecchio incoerente.

Stiamo aspettando” lo esordì Charle, guardando con rimprovero. Natsu restituì lo sguardo e sbuffò.

D'accordo. Allora, per quello che credo, dissi: - Tu, vuoi entrare a Fairy Tail, vero? Allora vieni con me! -. Ecco, l'ho detto.”

Finito di parlare, Natsu trovò particolarmente interessante guardare la siepe.

Lucy non aveva idea di cosa pensare. Perché mai il nome della loro scuola aveva assunto una così strana sfumatura opaca con quella rivelazione?

Cioè, noi correvamo... perché io volevo entrare alla Fairy Tail?” L'espressione basita di Lucy lasciava ben pochi dubbi su quello che stava pensando.

Te l'ho detto che mi sembrava improbabile!” Si difese Natsu, imbronciandosi.

No, aspetta.”

Tutti si voltarono verso Charle, sorprendendosi per come fosse concentrata.

Ripeti la frase, per favore.”

Natsu la guardò, senza capire dove volesse arrivare. Sciolse le braccia e l'accontentò.

Vuoi entrare a Fairy Tail? Allora vieni con me.”

Ad occhi chiusi, Charle ripeté lentamente quella frase, analizzandone la forma e forse ogni sillaba. Probabilmente si stava anche immaginando il tono con il quale era stata recitata. Infine, diede voce ai suoi pensieri.

La frase ha una costruzione particolare” sussurrò. Wendy la esortò a spiegarsi meglio.

Se ti stessi riferendo ad una scuola, allora il modo giusto di esprimersi sarebbe stato 'alla Fairy Tail' e non 'a Fairy Tail'. Presumendo che tu sia abbastanza sveglio per costruire una frase, verrebbe allora da chiedersi perchè esprimersi in quel modo.”

Seppur leggermente offeso, Natsu cominciò a pensarci su. Il ricordo di quanto aveva in testa era quello, e sapeva benissimo come riferirsi ad una scuola. Allora, se non aveva sbagliato, la domanda da porsi poteva considerarsi una sola.

Quindi, cos'è Fairy Tail?” Intervenne sorprendentemente Happy, guardando un po' tutti, senza che questi riuscissero a dare una risposta.

Per tanto tempo, quel nome non era stato che relegato esclusivamente ad una scuola superiore. Che anche quell'edificio avesse qualcosa a che vedere con quanto li stava accomunando?

Sentite,” intervenne Charle. “Forse domani dovremmo dare un'occhiata a questa vostra scuola.”

Natsu e Lucy non poterono evitare una faccia poco propensa a collaborare. Domani dovevano sorbirsi una giornata di lezioni, e in piu' Charle gli stava chiedendo di restare oltre l'orario per controllare l'edificio.

Dobbiamo proprio?” Si lamentò Natsu, immaginandosi che avrebbero potuto vivere avventure piu' emozionanti di un giro a scuola. Ma Charle si dimostrò irremovibile.

Dobbiamo pur incominciare da qualcosa” precisò, costringendo entrambi ad arrendersi. Era deciso, l'appuntamento sarebbe stato a l'ingresso dopo le lezioni.

Ah, dimenticavo,” disse Charle, mentre con la coda dell'occhio notava il ragazzo biondo che le aveva fatte entrare guardarsi in giro da un po' di tempo; probabilmente le stava cercando per mandarle via. “Vedete quel tipo laggiù?” e indicò Laxus. “Anche lui fa parte di tutto questo.”

Il verso stupito di Wendy bloccò quello degli altri sul nascere. “Ne sei sicura?”

Assolutamente, ma non credo ci crederebbe, perciò, teniamolo all'oscuro per ora.”

Charle riuscì a malapena a terminare la frase, che per poco non si ritrovò schiacciata da Natsu. Quest'ultimo per fortuna riuscì comunque mantenere l'equilibrio. Due braccia gli si erano avvolte intorno la vita e sembravano stringerlo parecchio.

Natsu! Finalmente riesco a vederti, come mai tutto questo ritardo?”

Lisanna! Per poco non mi facevi cadere!” Si arrabbiò Natsu, cercando di voltarsi per guardarla in volto. La ragazza scrollò semplicemente le spalle, senza mostrare particolare timore.

Volevo prenderti alla sprovvista” si giustificò, poggiandogli poi la guancia sulla schiena e sorridere.

Particolarmente infastidita da quella scena, Lucy cercava in tutti i modi di non dare a vedere il suo nervosismo, anche se le reazioni di Natsu un po' aiutavano a tirarla su di morale.

Intenta a tenere saldamente il ragazzo tra le braccia, i suoi occhi si posarono solo dopo su due gatti seduti sulla panchina, in compagnia di una piccola ragazzina.

E voi?” Chiese allegramente, staccandosi da Natsu e prestare attenzioni sugli sconosciuti. Il ragazzo sospirò di sollievo.

Wendy incespicò un pochino sulle parole. Conoscere qualcuno di nuovo la metteva sempre un po' in soggezione, ma il sorriso affabile di quella ragazza l'aveva tranquillizzata in un istante. Quegli occhi esprimevano purezza, contornata da un'aura allegra e gentile. Il sorriso bianchissimo, come i suoi capelli, davano un senso di serenità senza eguali.

Io sono Wendy, e questa è Charle” disse, mostrando un sorriso e prendendo la gatta in braccio.

Lui è Happy, il mio gatto” intervenne Natsu, mantenendo comunque la guardia alta dagli abbracci che potevano sopraggiungere.

Come sono carini!” Esclamò Lisanna, poggiando entrambe le mani sul capo dei gatti.

Charle aveva una voglia di scostarsi e mandarla al diavolo, che dovette fare forza a tutta la sua volontà per starsene zitta. Al contrario, Happy era contento di quelle carezze.

Un bagliore irradiò gli occhi di tutti, cancellando per qualche secondo tutto ciò che avevano intorno.

Con un braccio a proteggergli gli occhi, Natsu riuscì a intravedere il punto di origine di quelle due improvvise luci. Venivano da Charle e Happy.

Che sta succedendo?” Lucy osservava meravigliata, cercando di scorgere attraverso l'eccessiva luminanza. I bagliori sembrarono spostarsi e infine congiungersi in uno solo, che lentamente, ridusse la sua luce, fino a prendere le sembianze di una piccola sfera bianca.

In quel frangente di calma, Lisanna osservava trasognata quel piccolo globulo luminoso, provando un forte impulso di toccarlo.

Tutti quelli presenti nel vialetto si erano ritrovati irradiati da quel bagliore, e adesso osservavano il piccolo gruppetto di persone senza riuscire a capire cosa fosse successo. Fu però Lucy a inventare una scusa.

Scusate, il flash del mio telefono è un po' forte!”

Una balla colossale, che però sembrò funzionare. In poco tempo gli sguardi indiscreti tornarono a farsi gli affari propri e il corpo di tutti a ricongiungersi con il ritmo che aleggiava.

Happy e Charle riaprirono gli occhi, accorgendosi solo in quel momento della piccola sfera luminosa che volteggiava tra loro e lo sguardo assorto di Lisanna.

Cos'è?” Sussurrò l'albina, allungando una mano per toccarla. Una presa salda sul polso la bloccò. Era Natsu.

No, ferma!” Disse risoluto, lasciando la ragazza colma di interrogativi.

Natsu si guardò intorno, in cerca di un luogo adatto per ciò che ne sarebbe conseguito dopo. Quella piccola sfera era proprio come quella che era capitata a lui, cambiava solo il colore, in quanto di un bianco quasi accecante.

Lo sguardo finì infine sulla casa. Sembrava davvero l'unico luogo adatto. Tornò a guardare Lisanna, assumendo un'espressione combattuta.

Lisanna, quando te lo dico io, afferra la sfera, ok?”

Che vuoi fare?” Intervenne Lucy, percependo poi il cuore sobbalzare quando quelle braccia forti avevano sollevato Lisanna, lasciandola di stucco.

Lucy, vai ad aprire la porta della casa, svelta.”

Seppur ancora confusa, annuì alla richiesta. In quanto a Wendy, Charle ed Happy, la seguirono a ruota, sotto il diretto ordine di Natsu. Erano rimasti solo loro.

Ok, Lisanna,” disse Natsu, posizionandosi in modo da eseguire uno scatto. “Afferra la sfera.”

Lisanna annuì. Percepiva il suo cuore battere all'impazzata per quanto stava accadendo, ma la sicurezza di Natsu era un'ancora forte e affascinante, che la faceva sentire protetta. E la cosa le piaceva molto.

I suoi zaffiri si spostarono su quella piccola luce sospesa da chissà quale forza sconosciuta. Timidamente, allungò il braccio. Non aveva idea di cosa sarebbe successo dopo ma Natsu sembrava saperlo bene, e questo le diede il coraggio necessario per avvolgere completamente il globulo nella sua mano.

I piedi di Natsu staccarono il suolo. Doveva correre velocemente verso le scale e varcare la soglia di quella porta prima che la luce diventasse troppo forte e attirasse troppi sguardi.

Prima ancora di rendersene conto, i suoi occhi trovarono il corridoio buio. La porta si chiuse alle sue spalle e una luce abbagliante riempì ogni angolo di quei muri.

Il corpo di Lisanna non era solo luce, ma anche fonte di energia in quel momento.

Natsu aveva raccontato come si era svolto quello strano fenomeno nella sua camera, ma vederlo con i propri occhi era tutta un'altra cosa. Erano questi i pensieri di Lucy, uniti alla trepidazione di sapere cosa avrebbe conseguito tale meraviglia.

Happy e Charle restavano entrambi a bocca aperta. I muscoli immobilizzati dallo stupore, così come Wendy, impaurita e appiccicata alla parete.

Tutta l'attenzione era rivolta a Lisanna, per quel motivo nessuno si accorse di un altro paio di occhi, che sopraggiunti dal salone, rimasero interdetti di fronte quel particolare spettacolo.




Sulla via del ritorno, l'aria si era fatta particolarmente frizzante ma sia Lluvia che Gray non sembravano intenzionati a spiccicare parola. Il mutismo faceva da padrone in un ciclo di eventi che nessuno riusciva a spiegarsi.

Poco prima, Gray era sicuro che quella spiaggia si fosse allagata non di acqua di mare, ma di lacrime. Lluvia non sapeva come ribattere a tale informazione, poiché come lei, anche Gray trovava quell'ipotesi ridicola.

Alla domanda se fosse stata lei, Gray ottenne uno sguardo allibito, che poté ben capire. Si diede dell'idiota.

Tuttavia, non erano riusciti a dare una spiegazione a quanto accaduto. Un evento singolare della natura? Forse.

Continuando a guardarsi le mani, cercava di capire cosa gli succedesse. Il suo corpo era freddo ma allo stesso tempo lo sentiva proprio del suo essere, per quel motivo non lo infastidiva particolarmente.

La preghiera lanciata, nella speranza di salvare Lluvia, aveva forse scatenato qualcosa di cui non si era ancora reso conto? Tutto ciò che ricordava era il bagliore provenire dalla sua croce che aveva afferrato senza indugio, nella speranza di essere ascoltato da un qualsiasi essere superiore.

Lluvia si sente strana.”

Gli occhi di Gray ricaddero al suo fianco. Lluvia continuava a tenersi lo stomaco, senza nascondere un'espressione tra il sofferente e l'imbronciato. Forse qualcosa le aveva fatto male.

Ti fa male lo stomaco?”

No, ma è come se fossi piena di liquidi.”

Gray voltò lo sguardo, vagamente imbarazzato.

Devi andare in bagno?”

Cosa? No!”

Si fermò sul posto. L'imbarazzo di quanto udito, aveva portato i suoi occhi verso il mare che si erano lasciati alle spalle.

Se non ti senti bene, dimmelo, ok?”

Un mistero. Ecco cos'era Gray per lei. Sembrava avere una specie di carattere disinteressato ma allo stesso tempo ci teneva alle persone. Chissà quale tipo prediligeva.

Camminarono ancora per qualche minuto in assoluto silenzio. L'unico suono che di tanto in tanto li accompagnava, era in frinire dei grilli. Entrambi stavano pensando a cos'era successo in spiaggia. Quale strano fenomeno meteorologico poteva generare una sfera d'acqua priva di gravità e un mulinello a pochi metri dalla spiaggia?

Gray si stava facendo quelle domande e anche altre di piu' da così tanto tempo che avvertì il cervello sul punto di esplodergli. Si fermò, osservando l'asfalto sotto i suoi piedi.

Qualcosa non va?” Chiese Lluvia, una volta accortasi di non avere piu' il ragazzo vicino. Questi alzò gli occhi al cielo, inspirando profondamente.

Vorrei tanto sapere cos'è successo poco fa” disse stizzito. Il mistero in se era affascinante, ma ritrovarsi in mezzo senza conoscerne la causa era frustrante.

Lluvia si spostò in mezzo la strada. Il tepore di un lampione a illuminarla in parte.

Lluvia non sa cosa pensare, ma forse un giorno lo scopriremo” disse, voltandosi e sorridendo. Gray non disse niente, pensando che forse la ragazza avesse ragione.

Il rombo di un motore cominciò a riecheggiare nell'aria, finché i fari di un'auto non sbucarono da dietro la curva. Stava andando molto veloce e non sembrava essersi accorta di Lluvia, che si era voltata immediatamente a quelle prime vibrazioni. Le forti luci l'abbagliarono, e nessun stridio di ruote stava segnando l'asfalto. Il conducente procedeva senza controllo verso la ragazza, il quale capì che ormai era troppo tardi per evitarla.

Gli occhi di Lluvia sbarrarono, terrorizzati, mentre l'urlo del suo nome cancellava ogni altro suono presente. Poi l'impatto.

Fu un frastuono fortissimo, come quello di una potente esplosione, ma stracolma di graffianti parti metalliche che cozzavano tra loro in un concerto raccapricciante.

Un suono perentorio cominciò a risuonare fastidiosamente in tutta la zona. Lluvia capì che si trattava del clacson rimasto bloccato.

Quando aveva chiuso gli occhi, fu sicura di essere arrivata al capolinea. L'auto l'avrebbe investita e il suo corpo sarebbe stato sbalzato molti metri piu' in là, esanime e in una pozza di sangue. Un'immagine orribile per l'ultimo momento di vita, che non aveva dato volto a nessun bel momento della sua esistenza.

Stordita, sollevò le palpebre. La prima cosa che vide fu il bianco della camicia di Gray, che gli dava le spalle, mentre queste si alzavano e riabbassavano a ritmo affannoso. Davanti a lui, c'era qualcosa di molto grande, e non era l'auto, anche se questa era comunque visibile al di là di quella particolare parete.

Vetro?” Pensò, mentre il forte battito del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.

Superò il ragazzo, che aveva poggiato le mani sulle ginocchia per riprendere piu' aria possibile, e raggiunse quella strana lastra bianca-azzurra. Lluvia si accorse di potervisi specchiare dentro, in quanto molto lucida.

I suoi occhi grandi scrutavano ogni particolare. Le venature regolari si intrecciavano in disegni particolari e complessi, mentre la trasparenza permetteva la visuale in lontananza, nonostante qualche distorsione venisse comunque evidenziata da bombature e avvallamenti di quel materiale. Affascinata, toccò la superficie, percependola estremamente fredda.

Ma questo, è ghiaccio?” Sussurrò, voltandosi istintivamente alle sue spalle, dove, lo notò solo in quel momento, le mani di Gray emanavano un particolare fumo bianco e opaco, molto simile al sospiro di una persona in un ambiente molto freddo. Quella, quindi, era condensa?

Guardò con attenzione quelle mani, e poi la parete di ghiaccio alle sue spalle. Inutile dire che la temperatura non poteva essersi abbassata di colpo senza che lei se ne fosse accorta, e la stessa cosa probabilmente la stava pensando anche Gray. O forse no?

Il ragazzo non aveva staccato un secondo gli occhi dalle sue mani, che ancora emanavano un vapore freddissimo. Forse, era per quel motivo che stava tremando?

Gray?” Udì vicino a sé. Alzò appena gli occhi, trovando l'espressione piu' stupita che avesse mai visto sul volto di Lluvia.

Sei stato tu?”

Non rispose. Quando aveva visto quell'auto andare contro Lluvia non ci aveva pensato due volte a piazzarsi davanti a lei e farle da scudo. Voleva tentare in tutti i modi di ridurre l'impatto, così, in assenza di altre idee, aveva allungato entrambe le mani davanti a sé. Fu in quel momento che, d'improvviso, un freddo glaciale era partito dallo stomaco e propagato lungo gli arti, fino alle mani. Lì, in un istante, si era generato un vero e proprio scudo di ghiaccio, che aveva arrestato l'auto, trasformandola in quell'ammasso di lamiere che adesso riusciva a intravedere.

L'auto!” Urlò, ricordandosi che probabilmente c'era una persona ferita. Colto da questi pensieri, lo scudo sembrò ascoltarlo, perchè si disintegrò. Le schegge si persero per vari metri e con il tempo si sarebbero sciolte e scomparse.

Dimenticandosi completamente della domanda di Lluvia, si precipitò dalla parte del guidatore, tentando di scorgere qualcuno che fosse ferito. La ragazza gli fu subito accanto.

Ma qui non c'è nessuno!” Esclamò stupito, spostandosi anche ai sedili posteriori, senza trovare nessuno. Puntò gli occhi oltre l'auto, al di là della strada, ma non vide nulla neppure là. Dovunque guardasse, non vedeva alcuna forma umana tranne Lluvia.

Ma che...?” Girava su se stesso, si guardava le mani, tradendo paura e timore e poi quell'auto, priva di guidatore. Ed infine Lluvia, i cui occhi spaventati lo riportarono improvvisamente alla realtà. Doveva stare calmo, o anche lei si sarebbe spaventata.

Lluvia, andiamo via” disse risoluto, prendendola per mano e incamminandosi insieme verso casa di Mirajane, accompagnati dall'assordante suono del clacson, che neppure per un momento aveva interrotto il suo stridio.














Angolo Autore:

Salve!

Che ci crediate o no, non riuscivo a trovare un punto di chiusura in questo capitolo!

Volevo interrompere al momento dell'impatto dell'auto, ma pensavo che qualche particolare in piu' avrei potuto mettercelo... ed ecco dove siamo arrivati! Non sono proprio bravo a lasciare la suspance :/

Questo capitolo è stato il piu' lungo mai scritto, spero ve lo siate goduto ^^

Ringrazio: bekkuzza_chan, LadyAstral, Kyros e jaki star per le loro recensioni, sappiate che sto cercando di migliorarmi ^^ (senza risultati)

Alla prossima, ciao!


Matt




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Capitolo 13
*** Punto di non ritorno ***


***


Lentamente, il corpo di Lisanna assunse sempre meno peso, finché non si separò dalle braccia di Natsu, sconvolto per quella novità.

Happy, anch'io mi sono sollevato da terra?” Balbettò, senza riuscire a staccare gli occhi dal corpo fluttuante della ragazza, così come tutti i presenti, che non riuscivano a capacitarsene.

No, niente del genere!” Gridò il piccolo gattino, tornando a bocca aperta.

Costantemente illuminata, la videro passare da una posizione orizzontale a verticale: adesso si stagliava davanti a loro come una specie apparizione divina. Poi, tutto cessò.

Priva di sensi, Lisanna fu di nuovo vittima della forza di gravità, ma Natsu riuscì prontamente ad afferrarla. Preoccupato, avvicinò il suo viso al suo, mostrando sollievo nel constatare che respirava.

Meno male” sussurrò, colmo di sollievo. Adagio, la portò in salotto, accorgendosi solo in quel momento di un tizio dalla faccia sconvolta che li stava guardando.

Tu chi sei?” Chiese sbrigativo Natsu, mostrando subito diffidenza. Lucy interpose subito tra i due.

Natsu, lui è Gajeel, un compagno di classe di Levy” Spiegò con calma, invitando poi tutti ad accomodarsi in salotto, dove Levy non si era ancora risvegliata dal suo sonno.

Che diavolo era quella roba?!” Urlò Gajeel, particolarmente scosso. Si sedette pesantemente sulla poltrona, osservando tutti i presenti con serietà.

Charle, che nel frattempo aveva evitato di spiccicare parola per ovvi motivi, ebbe improvvisamente un nuovo flash di una grande struttura di mattoni, quasi in stile medievale e l'interno accuratamente in legno, provvisto di molti tavoli e panche. Gremiva di persone e tra queste fu sicura di aver visto anche il volto non solo di quel Gajeel, ma anche della ragazza che in quel momento stava dormendo sul divano. Quindi, tutte le persone presenti in quel momento erano accomunate dal medesimo passato?

Decise comunque di non dire nulla e attendere che si calmasse ed eventualmente, studiare le sue capacità di comprensione.

Natsu adagiò dolcemente il corpo di Lisanna su un secondo divano, per poi sedersi a terra e guardare Gajeel con cipiglio di rimprovero.

Lucy si era seduta su un'altra poltrona, poco lontana da Levy, e Wendy nello spazio che restava sul divano, in quanto grande e la ragazza distesa piuttosto piccola. Happy e Charle a terra, sul tappeto.

Lucy prese fiato, cercando una valida scusa da rifilare a Gajeel, appena entrato nella lista dei problemi da disfare. Purtroppo, non le veniva niente in mente, per quel motivo si fece una seria domanda: potevano fidarsi di quel ragazzo?

A dirla tutta, non sappiamo neppure noi cosa sia successo” rispose Lucy, guardando distrattamente Lisanna dalla parte opposta.

Ma non raccontate balle!” S'infervorò Gajeel, alzandosi di scatto e guardando male Lucy, che sussultò. Natsu prese immediatamente le difese.

Stai calmo, noi non lo sappiamo, intesi?” Sibilò, mostrando uno sguardo agghiacciante. Un verso di stizza spezzò l'improvviso silenzio e Gajeel tornò a sedersi.

Wendy restava in religioso silenzio, troppo scioccata anche solo per ascoltare cosa stessero dicendo. Riviveva le particolari immagini di poco prima e si chiedeva se quella ragazza che aveva appena conosciuto stesse davvero bene. Senza alcun preavviso, si alzò, per poi dirigersi verso Lisanna che sembrava solo dormire. Si sedette al suo fianco, guardandola preoccupata.

Wendy?” la chiamò Lucy, interdetta.

Sono solo preoccupata” mormorò la ragazzina, poggiandogli una mano sulla spalla.

Cosa gli è successo allora, controllava le ragnatele sul soffitto?” Continuò imperterrito Gajeel, indicandola come se la incolpasse di qualcosa.

Cos'è tutto questo trambusto?”

Lentamente, Levy aprì gli occhi, infastidita per tutto quel vociare che aleggiava intorno a lei. Con una mano a tenersi la testa, si mise seduta, osservando poi tutti i presenti con aria ancora assonnata.

Ma che succede?” Mugugnò, stropicciandosi un occhio.

Ah Levy, scusa se ti abbiamo svegliato. Ti senti bene?” Chiese Lucy, un po' in colpa per via del luogo che avevano scelto per parlare.

Potrei stare meglio” borbottò, guardandola di sfuggita. I suoi occhi ricaddero poi su Wendy.

Tu chi sei? E perché Lisanna sta dormendo sul divano?” Notò, alzandosi e barcollando leggermente prima di sentirsi di nuovo stabile.

Io sono Wendy, piacere”

Io Levy, piacere mio” sorrise, per poi passarsi una mano sul viso, preoccupata. “Oddio, devo avere un aspetto orribile!”

Lucy tentò di rassicurarla ma la ragazza, senza prestare alcuna attenzione, uscì di fretta dal salone e si diresse in bagno.

Perché è scappata via in quel modo?” Chiese ingenuamente Natsu.

Lascia stare” sospirò Lucy, sollevando gli occhi al soffitto.

Nessuno aveva la minima idea di cosa parlare, senza contare che Gajeel aveva visto tutto e questo forse implicava immischiarlo in quella storia. E se non c'entrasse nulla?

Questo pensiero la fece voltare istintivamente verso Charle, che accorgendosene, restituì un'espressione confusa. Senza farsi troppo notare, prese Charle in braccio e, nascosta dietro di lei, chiese sottovoce cosa fare.

Dobbiamo dirgli la verità” sussurrò, cercando di muovere il musetto il meno possibile. Fortuitamente Gajeel era impegnato a parlare con Natsu e a scambiarsi occhiatacce.

Lucy rimase sorpresa da tale affermazione.

Perché?”

Perché anche lui ha un legame con noi, e lo stesso quella ragazza di nome Levy”

Cosa?!”

Completamente dimenticatosi di stare sussurrando per non essere ascoltata, la sua voce riecheggiò fino ai piani alti dell'abitazione, attirando ovviamente l'attenzione di tutti, che la guardarono sbigottiti.

Charle, le cui orecchie si trovavano a pochi centimetri dalla bocca di Lucy, aveva perso l'udito ed ora era a terra semi svenuta, e sussurrava tutte le maledizioni che le venivano in mente. Wendy la prese subito tra le braccia, preoccupata.

Nel contempo, Lucy non riusciva a capacitarsi delle parole sussurrate da Charle. Anche Levy adesso?

Ma quante persone fanno parte di tutta questa storia?” Si chiese, trapelando nei suoi pensieri tutta quella isteria nella voce che non avrebbe mai avuto il coraggio di mostrare in pubblico.

Quindi, adesso siamo io, Natsu, Wendy, Happy, Charle, Laxus e adesso anche Gajeel e Levy” elencò, conteggiando sulle proprie dita e accorgendosi solo dopo di cosa stare facendo. Circospetta, rialzò lo sguardo, accorgendosi che nessuno aveva smesso di osservarla. Colta in flagrante, avvertì l'imbarazzo della situazione.

Scusate, stavo pensando alcune cose!” Disse sbrigativa e desiderando di sprofondare.

Levy rientrò in quel momento, accorgendosi subito che la tensione era palpabile. Senza dire nulla, tornò sul divano, dove ci si era messo anche Natsu nel frattempo.

Allora, che ci fate tutti qui? La festa è noiosa?” Buttò lì, cercando di rompere il ghiaccio, ma il mutismo di tutti dissolse la sua risata, così come il sorriso.

Charle, scusa per prima, non volevo” mormorò Lucy, mostrando un sorriso di circostanza verso la gattina, che la guardò con odio.

Guarda che puoi anche evitare di scusarti. È un gatto, non ti capisce” grugnì Gajeel, guardandola di sottecchi.

Mi hai quasi distrutto i timpani, non aspettarti che accetti le tue scuse tanto presto!” Ribatté, incrociando le zampette al petto e voltandosi da un'altra parte. Lucy rise nervosamente.

Natsu, nell'udire Charle parlare, gli venne spontaneo aprire le labbra in un sorriso sornione. I suoi occhi si indirizzarono verso Gajeel. Aveva la bocca spalancata e praticamente gli occhi fuori dalle orbite. Sghignazzò, voltandosi poi verso Levy, che invece guardava Charle confusa. Natsu non poteva vedere il suo viso ma stava ripetutamente battendo le palpebre, come se si aspettasse di risvegliarsi o di veder quel gatto sparire da un momento a l'altro.

Lucy, questo gatto ha parlato” disse meccanicamente, stringendosi convulsamente le ginocchia.

Levy, stai calma” cercò di rassicurarla Lucy, usando il tono di voce piu' dolce del mondo.

Quel gatto ha parlato” continuò, cominciando a tremare.

Happy camminò fino ai piedi di Levy, guardandola placidamente. La ragazza volse lo sguardo irrigidito verso il gattino blu che non aveva notato prima, e non riuscì a pensare a nulla se non che si stava reggendo su due zampe.

Natsu si prese il viso tra le mani, mugugnando stancamente un “oh, no.”

Aye, io sono Happy!”

Scoppiò il panico.

Levy cominciò a urlare come una pazza, mentre si dibatteva tra le braccia di Natsu che prontamente l'aveva afferrata prima che fuggisse via. Lucy cercava di calmarla mentre Wendy, spaventata, si era rifugiata in un angolo della stanza.

Gajeel, seppur paralizzato dallo stupore, aveva particolarmente trovato interessante tapparsi le orecchie per evitare di venire stordito dalle urla della ragazza, senza però smettere di osservare quei due gatti che avevano incominciato a parlare. Poiché Wendy, Natsu e la ragazza bionda non avevano avuto alcun tipo di reazione, era logico pensare che fossero abituati a quello strano fenomeno e quindi non ci fosse nulla da temere.

Stufo di quegli schiamazzi, decise di intervenire anche lui per sedare l'isteria di quel gamberetto.

Ci vollero tre bicchieri d'acqua, tante parole di conforto e due persone che tenessero quelle gambe e braccia che continuavano ad agitarsi per riportare un po' di calma a Levy. Prima che Gajeel intervenisse, Natsu ricevette trentacinque calci sugli stinchi da quelle piccole scarpe da ginnastica particolarmente dure, e quattro testate sul naso. Sembrava appena uscito da una rissa.

Ecco il ghiaccio.”

Wendy fece capolino con uno strofinaccio chiuso a fagotto.

Grazie” rispose grato Natsu, vedendo poi il proprio sollievo essere portato via da Lucy.

Guarda che non è mica per te” puntualizzò, poggiandolo delicatamente sul capo di Levy, che trattenne una smorfia.

Ma se mi ha quasi rotto il naso!” Protestò, ricevendo un'occhiataccia.

Però è Levy che si è fatta piu' male, sapevo che avevi la testa dura” ribatté, tornando ad occuparsi dell'amica.

Natsu s'imbronciò e decise di starsene zitto. Oltretutto Lucy aveva in parte ragione; nonostante i colpi ricevuti non sentiva molto dolore, il che gli sembrò strano.

Ti sei calmata?”

Levy alzò appena gli occhi, notando come Gajeel la stesse scrutando per capire come si sentisse. In un certo senso era piacevole che si preoccupasse per lei.

Meglio, grazie” sussurrò, prendendo un altro sorso d'acqua dal bicchiere che aveva in mano.

Ehi, voi”

Tutti si voltarono verso l'angolo della stanza, dove erano Happy e Charle. “Possiamo avvicinarci o dobbiamo rimanere relegati qui a vita?” Chiese scorbutica Charle. Lucy trattenne una risata. L'avevano pregati di allontanarsi finché Levy non si fosse calmata in quanto erano la causa indiretta dello spavento.

Lucy si rivolse a Levy, in attesa di una risposta. Al debole cenno di lei, i gatti tornarono sui propri passi, mantenendo comunque una debita distanza dalla ragazza.

Qualcuno mi spiega che sta succedendo?” Piagnucolò Levy, che poco prima pensava di essere impazzita. “Quei gatti stanno parlando oppure ho bevuto troppo?”

Non era mai stata tipo da credere alle leggende o ai fatti che non trovassero una spiegazione logica, perché Levy era soprattutto questo; fatti.

Rideva davanti i club dell'occulto e ignorava coloro che dicevano di credere agli ufo. La scienza, la letteratura e i testi antichi erano quanto di piu' tangibile potesse esistere della storia umana.

Fedele alle teorie dimostrate, percepiva tutto ciò che costituiva la sua vita crollare come il piu' debole dei castelli di carte. Due gatti stavano parlando, e tutti i suoi amici sembravano prendere bene la cosa.

Presumo che Charle sia la piu' adatta al compito di chiarire i tuoi dubbi, anche se alla fine ti ritroverai con ancora piu' domande” Scherzò Lucy.

Ehi, voglio delle spiegazioni anch'io” intervenne Gajeel, guardandoli male.

Tranquillo, le avrai” ridacchiò Natsu, tornando poi serio nell'osservare il viso rilassato di Lisanna dormire.

Io e Lisanna abbiamo avuto entrambi un contatto con due sfere, molto simili. Cosa ci succederà ora?”




Fermati, aspetta!”

Gray procedeva a passo svelto. Non si voltava indietro ma grazie a quell'andatura erano quasi arrivati a destinazione, la musica si distingueva nitidamente.

Ho detto fermati!”

Con uno strattone, Lluvia riuscì a liberarsi dalla presa di Gray, che per un momento si ritrovò sorpreso e in equilibrio precario; non pensava che quella ragazza fosse tanto forte. Ritrovato l'asfalto sotto i piedi, mantenne comunque i propri occhi lontani da quelli di Lluvia, che percepiva distintamente su di sé.

Sei stato tu a creare quel ghiaccio, vero?”

Una domanda quasi retorica, perché Lluvia conosceva benissimo la risposta, al contrario forse di Gray, che tentava di autoconvincersi del contrario.

Io... non lo so” esitò, guardandosi le mani.

Si che sei stato tu, come te lo spieghi allora?” Alzò la voce Lluvia, guardandolo con espressione accusatoria.

Se è vero, allora come ti spieghi che ci sia riuscito?” Ribatté con il medesimo tono.

Come sia possibile, non lo so” ammise. “Ma che tu abbia creato quello scudo di ghiaccio è innegabile!”

Gray strinse i denti. Perché Lluvia era così convinta delle sue parole? Ma soprattutto, perché tentava in tutti i modi di convincerlo?

Si può sapere che ti prende? Continui a dire che sono stato io, e se anche fosse? Significherebbe solo che sono diventato un fenomeno da baraccone!”

No invece!” Urlò Lluvia, abbassando lo sguardo. “Non è vero” mormorò poi, improvvisamente combattuta. Gray si accigliò, sempre piu' confuso.

Ma che stai dicendo?”

Senza alcun preavviso, Gray si ritrovò Lluvia tra le braccia. Restò interdetto quando la sentì incominciare a piangere.

Ma che...”

Sei uno stupido!” Gridò, piangendo ancora piu' forte e intrecciandogli le braccia attorno al corpo. “Stupido!”

Ma perchè mi stai offendendo?” Urlò a sua volta e a disagio per quella situazione.

Lluvia sollevò di scatto la testa. Gli occhi blu scintillanti e rossi di dolore, la bocca tesa nell'intento di trattenere inutilmente le lacrime e l'espressione così triste da spaccare il cuore.

Perché hai salvato la vita di Lluvia rischiando la tua!”

Lo sguardo di Gray cambiò in un istante. Se prima iracondo e confuso, ora era colto da un'improvvisa lucidità.

Quelle lacrime... sono per me?”

Se tu non fossi riuscito a creare quello scudo di ghiaccio, a fare quella specie di magia, saresti morto!”

Lluvia, io...” tentò di dire Gray, ma non ci riuscì.

Lluvia piangeva, stringeva con forza la sua camicia e lui la lasciava fare, completamente inerme. Tutta la paura di quei momenti era venuta fuori con la consapevolezza; se non fosse subentrato quello strano fenomeno, probabilmente sarebbero morti entrambi.

Io, ho fatto una cosa stupida” ammise debolmente, stringendo i pugni. “Avrei dovuto afferrarti di slancio, così da toglierti dalla traiettoria, avrei dovuto...”

Gray” soffiò Lluvia, cercando i suoi occhi. Una mano toccò il suo viso, freddo e teso per i pensieri che lo stavano attraversando. “Grazie per aver salvato la vita di Lluvia.”

Il calore di quella mano penetrò nel suo corpo e raggiunse il cuore, che palpitò sempre di piu' di fronte quegli occhi così blu da mozzare il fiato. A discapito di tutto, aveva davvero rischiato la sua vita per quella ragazza che conosceva da meno di un giorno, e questo non riusciva minimamente a spiegarselo. Semplice istinto? Non seppe dire cosa l'avesse spinto a un gesto tanto estremo, ma gli fu impossibile anche solo tentare ragionarci in quel momento. Le labbra di Lluvia l'avevano completamente avvolto in un tepore rilassante, suggestivo e ipnotico. La sua mente si stava svuotando sempre piu', le sue braccia intorno a quel corpo latteo e la sensazione di assaporare l'altro era divina. I sospiri presero a mescolarsi quando, lentamente, si separarono. Riaprirono gli occhi, e non ci fu alcun barlume di errore nel loro gesto, perchè nel profondo, lo avevano desiderato entrambi.

L-Lluvia si scusa” sussurrò debolmente, senza riuscire a staccare gli occhi dai pozzi neri di Gray, che sembravano volerla rapire.

Per tutta risposta, le loro labbra ripresero da dove avevano interrotto, approfondendo la conoscenza con un contatto molto piu' focoso e perverso di prima.

Mi scuso anch'io” sussurrò in risposta Gray, trovando estremamente eccitante il respiro accelerato di Lluvia sulla sua bocca.

Le labbra di entrambi si aprirono in un sorriso, le fronti si sostennero a vicenda, e tutta la tensione vissuta in quella particolare serata sembrò essere definitivamente sparita.

Qualcosa si mosse nel campo visivo di Gray. I suoi occhi si spostarono al lato e in un istante Lluvia si ritrovò catapultata a terra, sotto di Gray.

Ma che...?”

Lluvia, stai giù!”

Gray si voltò appena in tempo evitare un nuovo attacco. Si sorprese della sua stessa agilità, e si chiese se non facesse parte del pacchetto stranezze che aveva ricevuto in regalo quella sera. Tentò di focalizzare cosa li stava cercando di colpire, ma era difficile definirla. Sembrava una nuvola, ma completamente nera e non piu' grande di una scarpa. Si muoveva rapida e insisteva nell'attaccare Gray, che evitava abbastanza facilmente quello strano essere. Si guardò le mani, che avevano cominciato a emanare vapore ghiacciato.

Devo fare qualcosa, forse posso congelarlo.”

La nuvola tornò di nuovo all'attacco, ma stavolta non la evitò. Non aveva idea di come usare il ghiaccio, ma se ci era già riuscito, poteva di nuovo farlo, quindi si limitò a desiderare che il suo attacco riuscisse.

Ti prego, congelalo... congelalo!”

Le sue mani brillarono di luce fredda. La nuvola era vicinissima, non c'era piu' tempo.

Vai!”

Afferrò la nuvola oscura con entrambe le mani e nello stesso istante, del ghiaccio la ricoprì interamente, arrestando definitivamente la sua corsa. Oramai inerme, il blocco cadde al suolo, sgretolandosi in tanti bei pezzi che confermarono così il decesso di quella cosa.

Il vapore si diradò con un accenno di vento, e anziché trovare lo spavento, Gray vide negli occhi di Lluvia una grande meraviglia, seguita da un sorriso che delineò sempre piu' quelle pallide labbra.

Ce l'hai fatta!” gridò Lluvia, alzandosi e abbracciando il ragazzo di slancio, che restò sorpreso.

Ma, non hai avuto paura?”

Un'entità oscura li aveva attaccati e lei sorrideva? Lluvia scosse la testa.

Forse un pochino, ma tu eri con me” disse dolcemente, abbracciandolo.

Gray non disse niente. Il suo sguardo si perdeva verso quei pezzi di ghiaccio che avevano intrappolato il loro nemico.

Cos'era? Perché ci ha attaccati?” Pensò Gray, preoccupato.

Non poteva saperlo, ma anche Lluvia si stava facendo quelle stesse domande nella sua testa, e allo stesso tempo sapeva di non poterci dare una risposta. Non ancora.

Lluvia ha vissuto molte emozioni stasera insieme a Gray” sorrise mestamente, giocherellando con la stoffa della camicia del ragazzo. “Tutte strane e anche spaventose, ma una anche molto bella.”

Lo sguardo languido suggerì a Gray la risposta; Lluvia parlava del loro bacio.

Non seppe dire cosa gli fosse preso in quel momento, ma di certo non rimpiangeva il suo gesto, anche se ripensarci lo metteva leggermente a disagio.

Credo sia ora di tornare” suggerì Gray, sviando il discorso. Lluvia annuì e lo prese per mano, poggiando poi la testa sulla spalla del ragazzo.

Gray assottigliò le labbra, incerto.

Ho la strana sensazione di essere finito nei guai.”












Angolo Autore:

Salve!

Immagino la vostra confusione! XD

Ma sappiate che nulla è messo al caso, tutto questo ha un giro logico che non vi dico XD

Ah, mi scuso per il capitolo, è scritto un po' male ma andavo di fretta...

Piaciuto? Fatemi sapere qualcosa!

Ringrazio: LadyAstral, Kyros e jaki star per le recensioni :)

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 14
*** Come siamo ora ***


***


Ascolta.”

Era mezzanotte passata ormai. La festa a casa di Mirajane stava per giungere ad una conclusione, in quanto il giorno dopo ci sarebbe stata scuola.

Fuori dal cancello, Gray aveva fermato Lluvia sul posto, evitandole così di entrare. Quell'innocente contatto le aveva fatto saltare il cuore in gola. Il suo autocontrollo era pressoché inesistente quando si trattava di quel ragazzo. Si vergognava di averlo baciato dopo neanche un giorno di conoscenza, la faceva sentire una poco di buono o una ragazza dai facili costumi e la cosa la intimoriva molto.

Si fermò, prestando attenzione allo sguardo serio che Gray le stava rifilando. Temeva già un ripensamento.

Mi sembra scontato dirti di non fare parola con nessuno di quanto accaduto stasera, ok?”

Un sospiro di sollievo alleggerì la tensione di Lluvia, e con nuova gioia, annuì.

Lluvia non dirà nulla, tranquillo.”

Sarà meglio, oltre a non crederci potrebbero dire che siamo pazzi, e la cosa mi darebbe fastidio” disse irrisorio, superandola e aprendo il cancello. Lluvia lo trattenne per un braccio, costringendolo a voltarsi.

Ma hai le prove, se Gray mostrasse di saper generare il ghiaccio...”

Finirei segregato in un laboratorio e sottoposto a continui esperimenti senza piu' avere la possibilità di rivedere la luce del sole” concluse ironico.

Lluvia s'incupì. Gray aveva ragione, in un modo o nell'altro non potevano comunque dire la verità a nessuno.

Ma,” riprese Lluvia, rinsavendo. “Non ti fidi neppure dei tuoi amici?”

Gray esitò. La verità era che non desiderava altro che raccontare tutto a Natsu, Lucy, Levy e tutte le persone con il quale aveva condiviso metà della sua vita. Mostrare quel che era diventato lo spaventava, perchè temeva di vedere allontanarsi quelle persone a lui care, e non voleva rischiare.

Sì, Lluvia. Mi fido di loro” mormorò, prima di dirigersi verso l'interno della casa con al seguito la ragazza, che lo guardava preoccupata.

Aprì la porta, Lluvia entrò insieme a lui e la richiuse, dirigendosi poi verso la cucina. Ma non fece che due passi, prima di notare un gruppo di persone parlottare dentro il salotto semi buio. Conosceva quasi tutte le voci, altre invece gli erano totalmente nuove.

E voi che ci fate qui?”

Tutti si voltarono verso il nuovo arrivato. Qualcuno lo salutò con sollievo, altri con il sorriso, e Gray riconobbe subito la grande familiarità che regnava insieme a loro.

Dov'eri finito? A un certo punto non ti ho piu' visto” disse Lucy, guardandolo torva. Anche Lluvia entrò nel salone, ed educatamente, salutò tutti. A quel punto Lucy mostrò un sorrisino malizioso, che preoccupò Gray.

Oh, adesso capisco dov'eri. Non ti facevo così marpione” ridacchiò, ottenendo le immediate proteste del ragazzo.

Ehi, cosa avresti capito?” Sbraitò. Qualunque cosa Lucy stava pensando in quel momento, non si sarebbe neanche un po' avvicinata a ciò che Gray e Lluvia avevano invece vissuto.

Charle, al fianco della poltrona di Lucy e quindi invisibile ai nuovi arrivati, strattonò la gamba della ragazza, che si voltò.

Cosa c'è?” Chiese sottovoce, avvicinandosi.

Quei due, ci sono anche loro nei miei frammenti.”

Prima che Lucy pronunciasse sillaba, si ritrovò una zampa sulla bocca. Probabilmente Charle aveva intuito un nuovo attacco sonoro e si era premunita.

Che facciamo?”

Mi sembra ovvio” disse semplicemente Charle. Lucy annuì.

Nel frattempo, Gray si era pesantemente seduto sul tappeto, mentre Lluvia aveva trovato un angolino vicino a Lisanna, che ancora non aveva ripreso i sensi.

Entrambi conobbero Wendy, che si era improvvisamente trovata a disagio insieme a tutta quella gente. Erano troppe facce per lei.

Ehi, Natsu, ma questo non è il tuo gatto?” Chiese Gray, osservando curioso l'animale seduto poco lontano da lui. Ebbe la sensazione che lo stesse osservando.

Già, vedo che te lo ricordi.”

Levy, seduta affianco a Natsu, non era ancora riuscita ad aprire bocca. Prima che Gray e Lluvia entrassero, le stavano spiegando la situazione in cui si erano cacciati.

Più ascoltava e meno ci credeva. A dirla tutta, l'ipotesi che quello fosse un sogno le era sembrata molto veritiera, ma purtroppo non lo era.

Stava cercando di assimilare ciò che le avevano detto nel frattempo, e cioè di quelli che sembrano frammenti d vita passata che riguardavano tutti loro.

Ricordava di aver letto qualcosa a riguardo: secondo il buddismo, ogni individuo era in grado di reincarnarsi in un altro, che fosse uomo o animale. I ricordi della forma precedente scomparivano e l'entità viveva come fosse la prima volta. Succedeva che alcuni individui rivivessero flash della loro vita passata, e secondo la religione, che non obbligava nessuno a credere, questo dava la possibilità di mostrare fede. Ma lei non ci credeva affatto.

Si nasce, cresce, riproduce e alla fine si muore. Punto, non c'è piu' niente.

Forse avrebbe potuto accettare quella teoria, ma il punto fondamentale di tutta quella storia erano i due gatti, coloro che distorcevano qualunque spiegazione razionale le venisse in mente.

La reincarnazione non prevedeva certo il trasferimento delle capacità espressive e cognitive del precedente corpo. Allora come si spiegavano quei due gatti senzienti?

Si convinse che il mondo nascondesse ancora molti segreti importanti, cose che capitano solo a pochi individui, e lei era finita tra questi. Non sapeva se ridere o piangere.

Natsu e Gray parlavano tranquillamente e Lucy interponeva quando avvertiva l'avvicinarsi di una rissa; quello non era certo il momento e luogo adatti.

Gray, Lluvia,” chiamò Lucy, diventando improvvisamente seria. “Vi devo parlare.”

I due la guardarono con curiosità, prestandole attenzione. Charle restava in attesa.

Lucy sfregò le mani, in evidente disagio. Non voleva che Charle o Happy cominciassero a parlare improvvisamente, spaventando anche loro, quindi cercò di prendere l'argomento un po' piu' alla lontana.

Vi è successo qualcosa di particolare ultimamente?”

L'impulso di mettersi a ridere fu davvero grande per Gray, ma riuscì a trattenersi.

Che intendi?” Chiese, pensando immediatamente a quella serata ricca di sorprese e fatti strani.

Bé, cose che magari non riuscite a spiegarvi, ecco.”

Gray non sapeva proprio come rispondere, e lo stesso Lluvia. Sembrava che Lucy sapesse qualcosa, ma aspettasse che fossero loro a incominciare a parlare.

Sai,” riprese Lucy, distraendo entrambi dai quei pensieri combattuti. “C'è una cosa che forse dovremmo dirvi. Dire a tutti voi.”

Si alzò, dirigendosi verso Natsu. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e dopo un minuto di insicurezza, il ragazzo annuì, incupendosi subito dopo. Lucy, anziché tornare alla poltrona, rimase seduta vicino a lui. Prima di incominciare a parlare, prese la mano di Natsu, stringendola nella sua.

C'è una cosa che io e Natsu non vi abbiamo detto, ma visti i recenti e particolari sviluppi, credo sia opportuno informarvi.”

L'attenzione si focalizzò tutta su di loro, compresi i due gatti, che non avevano idea di cosa avrebbe detto.

Osservando le loro mani intrecciate, Levy immaginò per un momento che quei due si fossero messi insieme, ma l'espressione di dolore sul viso di Natsu cancellò in un istante quel pensiero.

Gray e Lluvia non avevano la minima idea di cosa stesse parlando. Poi, un'intuizione improvvisa colpì Gray, anche se gli sembrò impossibile; che anche loro avessero avuto strani eventi come era capitato a lui e Lluvia?

Lucy prese coraggio e incominciò a parlare.

Stasera, prima che Natsu venisse qui, gli è accaduto un fatto... doloroso.”

Lucy,” la interruppe il ragazzo, continuando a osservare il pavimento. “Parlo io se non ti dispiace.”

Sicuro?” Chiese, preoccupata.

Sicuro.”

Rialzò un poco lo sguardo, senza mai lasciare la mano di Lucy che gli trasmetteva il coraggio di cui aveva bisogno. Chiamò Happy, che in un attimo gli fu affianco.

Gray, Levy. Voi vi ricordate di mia madre, vero?”

I due annuirono subito. Ricordavano bene come quella donna fosse stata gentile con loro dallo scorso anno, quando, di tanto in tanto, andavano a trovare Natsu insieme agli altri amici.

Lucy gli strinse ancora di piu' la mano, e il ragazzo deglutì.

È morta.”

La notizia ebbe l'effetto di una bomba. Una serie di domande si levarono subito nell'aria; come? Quando? Com'è successo?

Gray era il piu' sconvolto. Gli occhi sbarrati e l'incredulità sul suo volto, immaginando tutto il dolore che Natsu poteva provare in quel momento, perché lui era in grado di comprenderlo.

Natsu aveva solo sua madre. Non conobbe mai il padre e la sua figura materna gli era sempre rimasta vicino. Fino a qualche ora prima.

Wendy, Lluvia e Gajeel non conoscevano quella persona, ma ad una notizia simile non restarono indifferenti; porsero le loro condoglianze e Natsu li ringraziò.

Com'è successo?” Chiese cautamente Gray, senza forzarlo. Natsu trattenne una risata, che sorprese l'amico.

Questo è un po' piu' difficile da spiegare” ammise, con malcelata ironia.

Natsu volteggiò le mani fino al cielo, mimando qualcosa che Gray e gli altri, tranne Lucy e Happy, non riuscivano a capire.

Volata via?” Chiese Gray, pensando che lo shock avesse fatto impazzire l'amico. Natsu scosse il capo, sogghignando.

Ha preso fuoco.”

Cosa?!” Urlarono tutti, impressionati.

Esattamente ciò che era successo, e la chiazza bruciata sulle assi del pavimento avrebbe confermato quella versione. La storia era così inverosimile da farlo sorridere, e questo inquietava molto gli amici che lo stavano ascoltando. Tranne Lucy.

Contrariamente a quanto potevano pensare tutti, Natsu affrontava placidamente quella scomparsa, perchè in un certo senso la sentiva viva dentro di sé.

Dopo le varie spiegazioni, tutti assunsero un aspetto estremamente confuso.

Una sfera?” Ripeté Wendy, guardando istintivamente Lisanna.

Esatto, dopo essere scomparsa tra le fiamme, è rimasta solo quella sfera. L'ho afferrata e il resto l'ho detto.”

Incredibile” sussurrò Lluvia, voltandosi poi verso Gray, che continuava a torturarsi le mani.

Stava pensando esattamente ai dubbi che l'avevano assalito prima di entrare: raccontare tutto ai propri amici o tenere tutto per sé.

Dopo quanto aveva detto Natsu, l'idea di esporre quanto gli era successo non sembrò piu' così sbagliata. Sospirò.

I suoi occhi andarono a Lluvia, che sorrise appena, facendogli un cenno del capo. Lei era d'accordo.

Ragazzi, anch'io e Lluvia dobbiamo dirvi delle cose” confessò.

La passeggiata fino alla spiaggia liberò un paio di sorrisini maliziosi da parte di Levy e Lucy, che immaginarono quei due mano nella mano come una coppietta felice. Il seguito invece sorprese tutti: la sfera d'acqua, la croce illuminata e poi il buio.

Gray e Lluvia non avevano alcuna risposta alle domande che gli venivano poste, semplicemente rispondevano di non avere idea di cosa fosse successo. Poi il racconto andò avanti.

Sulla via del ritorno, un'auto è sbucata all'improvviso dietro la curva e stava per investire Lluvia, ma sono riuscito a evitarlo.”

Il tono sommesso con il quale aveva pronunciato quelle parole non trasmetteva alcuno orgoglio, e questo fu abbastanza strano per Natsu e per le ragazze.

Ma come, non sei felice? Sei stato un eroe!” Si complimentò Lucy, sorridendo a entrambi, ma il ragazzo non mostrò alcuna emozione. Lluvia abbassò semplicemente il viso, intristita.

Invece che toglierla dalla strada, mi sono messo davanti a lei, convinto che sarei riuscito a fermare l'auto.”

Quindi,” disse Levy, ragionando su quello che aveva sentito. “Se siete qui, e non siete stati investiti, le uniche possibilità sono che l'auto vi ha evitati oppure ha frenato in tempo.”

Gray scosse mestamente il capo, lasciando Levy interdetta.

È proprio di questo che non so se parlarvi o no” sussurrò, stringendosi le mani. Lluvia percepì una certa tensione nella voce, ma non disse nulla.

Gray, siamo i tuoi amici. Fidati di noi” lo ammonì dolcemente Lucy, rassicurandolo con un sorriso.

Il ragazzo annuì, seppur ancora combattuto.

L'auto non ci ha evitati, ma ha puntato dritto. Se ci avesse colpiti saremmo certamente morti.”

Ma siete qui!” Gli ricordò Natsu, serio. “State bene, e qualunque cosa sia successa ormai è acqua passata!”

Non è così!” Urlò Gray, alzandosi di scatto. “Io quell'auto l'ho fermata!”

L'aveva detto. In un istante, tutta la tensione che persisteva sui lineamenti del suo viso si sciolse, lasciando posto alla consapevolezza di non poter piu' tornare indietro.

L'hai fermata? Ma che vuoi dire?” Chiese Lucy, leggermente a disagio.

Gray abbassò lo sguardo e osservò le sue mani. I suoi occhi scrutavano le nocche appena rosse, le varie rughe dei palmi e alcune piccole pellicine vicino qualche unghia. Sentì subito il freddo risalire lungo le braccia, e in un istante ebbe un rapido flash. Vide quelle stesse mani in una sequenza di fotogrammi. La destra che si chiudeva a pugno, per poi torcersi di 180° gradi e poggiarsi sul palmo aperto della sinistra. Nient'altro.

Perplesso, ebbe una sensazione di deja-vu, ma non riusciva a ricordare quando fosse successo qualcosa di simile.

Come dettato da quel ricordo, ripeté lentamente quei movimenti, trovandovi una strana sintonia. Non appena poggiò il pugno sul palmo, tutto il potere che percepiva scorrere dentro si sé acquisì un perfetto equilibrio. Sentiva di poterlo controllare, ne era certo.

Guardò Happy vicino a Natsu. In pochi secondi studiò la forma, i lineamenti e approssimò l'altezza di quel piccolo gatto.

Posso riuscirci.”

Guardate.”

Le sue mani incominciarono improvvisamente a brillare di un bianco invernale, unito a una sfumatura azzurra molto tenue. I presenti rimasero increduli ed ebbero la sensazione che la temperatura si fosse improvvisamente abbassata di qualche grado.

Gray strinse i denti. Il flusso glaciale che lo stava attraversando sembrava non finire mai. Puntò gli occhi al tappeto, e appena fu sicuro, rilasciò entrambe le mani a terra.

La stanza si riempì di condensa freddissima, tanto che qualcuno si ritrovò a battere i denti. Non ci volle molto perché questa si diradasse e mostrasse agli occhi di tutti cosa fosse successo.

Sul tappeto, c'era una scultura lucida e riflettente. Le orecchie erano ben modellate e la coda perfettamente liscia e dalla forma morbida. I dettagli del muso erano ben evidenziati anche senza la distinzione di colori e il corpo rispettava tutte le proporzioni.

Il primo a parlare fu Natsu.

Ma quello, è Happy?” Chiese, ancora shoccato.

È una scultura di ghiaccio” chiarì Gray, anticipando probabilmente la domanda di qualcuno.

Il piccolo gatto si avvicinò alla sua immagine modellata, osservandola pieno di meraviglia.

L'altezza di Happy e la statua erano praticamente identiche, così come sotto ogni aspetto. Il piccolo gatto sembrava molto contento di quello che forse stava considerando un regalo, mentre gli altri pensavano ad altro.

Gray, ma... come hai fatto?” Domandò Lucy, senza smettere di guardare Ice-Happy.

Sono in grado di modellare il ghiaccio, ecco tutto” disse sbrigativo. Oramai era inutile continuare a tergiversare. “Probabilmente è accaduto durante gli eventi della spiaggia.”

Levy piu' osservava la statua di ghiaccio, uscita magicamente dalle mani di Gray, piu' si stava convincendo di essere dinnanzi ad una scoperta senza precedenti.

Sei un alchimista del ghiaccio,” mormorò.

Un alchimista?”

Sì,” confermò, cominciando a spiegare. “In poche parole possiedi il fattore esoterico e metafisico per la modellazione del ghiaccio che può anche trasmutare elementi liquidi e gassosi. È incredibile!”

Io sono rimasto a esoterico,” ammise Natsu.

Ehi, un momento!” Si animò Lucy. “Tu dici che quanto successo potrebbe essere accaduto dopo le cose strane avvenute in spiaggia.”

Gray annuì, non capendo il punto del discorso.

Ma allora,” Lucy si voltò. “Anche a Lluvia potrebbe essere successo qualcosa?”

Gli sguardi di tutti s'incollarono alla ragazza, che si ritrovò immediatamente a disagio. Non aveva idea se anche lei avesse qualcosa di particolare come Gray, e a dirla tutta non aveva molta voglia di scoprirlo.

Lluvia non ha nulla che non va” balbettò, stringendosi in se stessa. Gray si avvicinò, accovacciandosi poi davanti i suoi piedi. Scrutò i suoi occhi, trapelando un tono di voce in grado di rassicurarla.

Ne sei sicura? Davvero non senti niente di diverso in te?”

Lluvia esitò. Da quando erano tornati dalla spiaggia, avvertiva qualcosa di strano. Sembrava di avere ogni angolo del corpo ricolmo di liquidi, ma allo stesso tempo non mostrassero alcuno spessore.

La ragazza guardò le proprie mani e poi il viso di Gray. Improvvisamente, avvertì tutta la sicurezza che quel ragazzo era in grado di trasmetterle. Qualcosa si muoveva distintamente all'altezza dello stomaco, e non erano le farfalle da ragazza innamorata.

Sciolse a malincuore l'intreccio dei loro occhi e si alzò in piedi.

Lluvia ci prova” decise, regalando un lieve sorriso di ringraziamento a Gray, che annuì.

Puntò entrambe le mani davanti a sé e chiuse gli occhi. Immediatamente, qualcosa fluì lungo il busto e attraverso gli arti. Era facile controllarlo perché aveva la stessa sensazione di muovere una qualsiasi parte del corpo.

Qualunque cosa fosse, poteva averne il perfetto controllo. Un istante dopo, lo spazio fu occupato da una grossa sfera. L'acqua di cui era composta vorticava circolarmente contro ogni legge gravitazionale e fisica, meravigliando gli occhi di tutti.

Questa è forte!” Si sorprese Natsu, alzandosi in piedi e immergendo le dita nell'acqua, che si infrangeva al loro passaggio. Stava sorridendo come un bambino.

Lluvia, sei in grado di manipolare l'acqua!” Gioì Levy, estasiata davanti quel magnifico spettacolo.

La bolla scomparve e Lluvia tirò un sospiro, sorridendo davanti la faccia soddisfatta di Gray, che mimò un “fantastico”.

Ehi, adesso il soprannome ghiacciolo ci sta tutto per te!” Lo punzecchiò Natsu, ridacchiando.

Natsu, non provocarmi o ti congelo seduta stante!” Ribatté, ottenendo un mutismo che lo fece sentire superiore.

Che cavolo, perché loro hanno dei poteri e noi no?” Si lamentò, riferendosi a Lucy e Levy.

Ma chi diavolo siete voi?” Se ne uscì Gajeel, che per tutto il tempo si era limitato ad ascoltare e osservare tutte quelle stranezze.

Non lo sappiamo neppure noi a quanto pare” intervenne Charle, spiazzando Lluvia e Gray, che non credettero alle loro orecchie.

Tranquilli” disse Lucy con un sorriso stanco. “È una serata un po' così” ridacchiò.

Natsu, che stai facendo?” Chiese Levy, osservando il ragazzo tutto teso e costantemente sotto sforzo.

Voglio vedere se anch'io ho dei poteri!” Grugnì, continuando a irrigidirsi e facendo cambiare colore al suo viso, che si stava accendendo di un bel rosso gambero.

Stai calmo o ti ver...-.”

Prima ancora che Levy terminasse la frase, una luce rossastra accecante illuminò tutto il soggiorno. Il calore improvviso investì i presenti, che si allontanarono rapidamente verso le pareti per evitare di rimanere coinvolti.

Non posso crederci...” mormorò Lucy, i cui occhi interponevano caldi e repentini bagliori tra il rosso e il giallo.

Quello è...” cominciò Gray, ma Natsu lo anticipò, mostrando un ghigno vittorioso.

Sono tutto un fuoco!”













Angolo Autore:

Salve!

Finalmente la storia sta per cominciare!

Sì, avete capito bene, questi 14 capitoli erano il prologo XD No scherzo, però siamo lì .-.

Le avventure stanno per incominciare. Prendete posto, e godetevi lo spettacolo! ;)

Ringrazio: LadyAstral, bekkuzza_chan, Kyros e jaki star per le recensioni, il vostro sostegno è prezioso, così come quello di tutti voi lettori :)

Grazie ^^

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 15
*** Avvolti nell'ignoto ***


***


A poco a poco il vialetto si stava svuotando sempre piu'. Era mezzanotte e mezza passata e gli studenti della Fairy Tail High School, con la poca lucidità rimastogli dopo vari ettolitri di birra in corpo avevano deciso di ritornare alle proprie dimore.

Da brava padrona di casa, Mira si era appostata al cancello d'uscita, ringraziando ogni singola persona di essere venuta. Probabilmente alcuni erano così sbronzi da non accorgersene minimamente.

Elfman, in compagnia di Evergreen, si occupava di trasportare i corpi rimasti nella sala hobby fuori nel vialetto. Una volta lì, la ragazza pensava bene di svegliarli con sonori schiaffi.

Questo si che è lavoro di squadra! È da veri uomini!” Ruggì Elfman, mostrando un ghigno determinato.

Ed io mi diverto un mondo” rispose Evergreen, sciogliendosi le dita e dando una ripassata al muso di un ragazzo, che saltò dalla sedia prima di barcollare, cadere a terra, rialzarsi e correre via sotto le risate di entrambi.

Evergreen si sistemò gli occhiali dal taglio sottile, sorridendo malignamente.

Peccato che quello fosse l'ultimo” mormorò, guardandosi la mano rossa che non la preoccupò minimamente.

Che disastro che c'è qui fuori” constatò Elfman, osservando scocciato le decine di sedie buttate alla rinfusa per tutto il vialetto, senza contare la sala hobby decisamente malconcia.

Ehi, ragazzi, io andrei se non vi dispiace” disse Bixlow, con in mano la custodia della sua tastiera elettrica e un grosso zaino grigio in spalla, probabilmente contenete mixer e amplificatore.

Aspetta, ti prendo le casse così non devi tornare a prenderle.”

Senza alcuno sforzo, Elfman prese una grossa cassa acustica per ciascuna mano e accompagnò il ragazzo fuori. Alle sue spalle, Evergreen sorrideva maliziosa.

Non mi abituerò mai ai suoi muscoli.”

Rimasta sola, cominciò a sistemare qualche sedia una dentro l'altra. Erano tutti stanchi per la serata ma alla fine si era anche divertita.

Uscita dalla cucina, aveva trovato Elfman a parlottare con alcuni compagni di squadra che conosceva solo di vista. Poiché desiderava divertirsi, l'aveva letteralmente trascinato sulla pista da ballo mentre ancora stava parlando. Probabilmente nella confusione aveva urlato di lasciarlo andare, e Evergreen conosceva il perché: Elfman odiava ballare. Ecco spiegato come intendeva divertirsi; semplicemente stuzzicandolo.

Coinvolta nel ritmo, strusciava il proprio corpo contro quello marmoreo del compagno, che in pista era decisamente un pezzo di legno assolutamente esilarante.

In tutta sincerità poteva ammettere di essersi divertita e se succedeva in compagnia di Elfman, allora l'importanza del sorriso spontaneo mentre riponeva l'ennesima sedia raggiungeva picchi molto piu' importanti.

Con lui stava bene. Anche se era grosso, impacciato, rozzo e molto altro, a lei piaceva. Che poteva farci?

Sfortunatamente per lui, Evergreen non mostrava mai il suo lato romantico, al contrario. Appariva continuamente autoritaria e minacciosa sotto tutti i punti di vista. Un accenno alla sua diversa natura avveniva solamente in presenza di piante e fiori, da sempre la sua passione.

I ricordi la portarono a qualche mese prima, quando in una calda giornata estiva, il lavoro al vivaio era piu' faticoso del solito.

C'erano alcuni grossi vasi di ulivi appena arrivati ed era necessario trasportarli altrove, poiché erano stati scaricati praticamente in mezzo la strada.

Evergreen, figlia del proprietario, leggeva attentamente sulla propria cartelletta che tutte le piante fossero state consegnate e ne verificava anche le condizioni. Mentre aspettava che il dipendente tornasse con un carrellino, arrivò Elfman.

Il sudore a imperlargli la fronte, la maglia blu scuro aderita al corpo a risaltare enormemente ogni mastodontico muscolo e una bottiglia d'acqua quasi vuota nella mano nonostante fosse solo mezzogiorno.

Il ragazzo non era estraneo a Evergreen, poiché lavorava là da molti anni, ma tra loro c'era sempre stato un rapporto strettamente capo – dipendente, e a Elfman andava bene così.

Aveva spesso sentito delle voci su quella donna, e non sempre erano rassicuranti. Dicevano che era in grado di lamentarsi per una foglia rotta, o il petalo di una rosa disgraziatamente strappato via per colpa, a parole sue, dell'incapacità dei dipendenti, che non capivano quanto le piante fossero sensibili. Da una parte era ammirevole la dedizione e passione per il suo impegno, dall'altra un vero strazio, e questo Elfman lo sapeva bene.

Non appena lo vide, Evergreen assunse un cipiglio severo, come se stesse cercando una valida motivazione per prendersela con lui. Elfman fece finta di niente e tirò dritto.

Ehi, tu!”

Tutto inutile. Se il capo chiama bisogna ubbidire.

Sì?” Chiese cautamente, raggiungendola.

Non vedi questi cinque vasi? Vanno portati dietro la serra.”

Evergreen puntò il dito verso la costruzione di legno e nylon distante una trentina di metri. Dietro questa, c'erano altri ulivi ed era stato fatto posto per l'ordine del giorno dopo.

Nel magazzino qui dietro c'è un carrellino per trasportarli” disse categorica, voltandosi a braccia conserte verso un altro edificio, costruito con mattoni e una porta metallica senza piu' traccia di verniciatura.

Si voltò per aggiungere altro, ma le parole si persero nella sua mente. Il ragazzo di poco prima se ne stava andando verso la serra in tutta tranquillità con un vaso da 200kg in spalla. E stava anche fischiettando!

Ehi, fermati!” Urlò, correndogli dietro. Elfman si bloccò, leggermente scocciato. “Ma che stai facendo?” Gridò, sbigottita.

Elfman la guardò come se fosse impazzita.

Sto portando questo ulivo dietro la serra, come ha detto lei” rispose semplicemente, sistemandosi meglio il peso sulla spalla.

Ma questa pianta, con tutto il vaso, peserà almeno 200kg!”

Forse 250kg. Anzi, se non le dispiace...” e riprese a camminare, cercando di capire cosa fosse preso a quella donna.

Lì, in compagnia dei deboli accenni di vento che smuovevano appena i suoi capelli, percepiva quanto non fosse sufficiente per attenuare quell'improvviso caldo che l'aveva circondata. Il sole batteva violentemente nel cielo ma era sicura che non fosse quello il problema, perché si era sentita così nel momento in cui i suoi occhi si erano posati su quel dorso incredibilmente virile.

Elfman portò dietro la serra tre vasi, degli altri due se ne occuparono gli altri dipendenti che erano tornati con un apposito carrello per il trasporto.

Durante quel lavoro, Evergreen non era riuscita un solo secondo a staccare gli occhi da quel ragazzo. Alla domanda perché lo seguisse, Evergreen aveva celato il suo imbarazzo dietro l'importanza della sua posizione, e di conseguenza controllare che il lavoro fosse svolto nel migliore dei modi.

Arreso a quella nuova ombra, portò a termine l'incarico non con poca fatica. Alla vista della sua bottiglia ormai vuota, si lasciò sfuggire un sospiro stanco e deluso.

Un paio di colpetti sulla spalla lo portarono a ritrovare gli occhiali di Evergreen, che guardando da un'altra parte, gli aveva spiattellato sulla faccia una nuova bottiglia d'acqua.

Incredulo, e anche leggermente dolorante, Elfman la ringraziò.

Hai fatto un buon lavoro” si giustificò, per poi andarsene via sotto gli occhi confusi di Elfman, che guardò poi la bottiglia, prima di stapparla e berne un sorso.

È buona.”

I ricordi si fermarono alla vista di Elfman che stava tornando. Non seppe spiegarsi perché, ma gli corse incontro e l'abbracciò, sorprendendolo per quell'improvviso gesto espansivo.

Forza, aiutami a sistemare dentro” lo rimbeccò, lasciandolo andare ed entrando nella sala hobby. Elfman non poteva vederla, ma stava sorridendo.




Natsu, sei un idiota!” Urlò Levy.

Concordo anch'io” disse Lucy, guardandolo male insieme a tutti gli altri.

Il ragazzo era seduto a terra e si grattava stancamente il capo con aria colpevole: non avrebbe mai dovuto provare a verificare se possedesse o no dei poteri. Non là dentro.

Chi lo dice a Mira?”

Il solo nome fece rabbrividire tutti, persino Gray, che osservava nervosamente il disastro che regnava in quel salotto.

Non potevo mica saperlo!” Ripeté per l'ennesima volta Natsu, ma qualunque cosa dicesse non sarebbe di certo servita a salvarlo.

Potevi fermarti quando ti sei reso conto di cosa fare!” Ribatté Lucy, trattenendosi dal dargli un pugno in testa perché sapeva che si sarebbe fatta male. “Gray, dagli un pugno!”

Il ragazzo colse la palla al balzo e mollò un potente destro sulla testa del ragazzo che gli fece assaggiare la stoffa bruciata del tappeto.

Gray, maledetto!” Ringhiò, avvolgendo la propria mano nelle fiamme che sembrava aver imparato a controllare.

Fermatevi, non è assolutamente il momento!” Gridò Levy, mettendosi in mezzo. I due continuarono comunque a guardarsi in cagnesco.

Scusate, ma adesso che facciamo?” intervenne Wendy, osservando leggermente preoccupata il tappeto e divano in parte bruciati. Non poteva di certo definirsi un problema di poco conto.

Lluvia pensa di evitare il come sia avvenuto.”

Non potevano di certo darle torto. Un simile danno avrebbe sicuramente portato un certo costo nelle loro tasche, ma ancora peggio sarebbe stato dirle come fosse successo. Come avrebbe reagito Mira a quella storia di poteri venuti fuori nel piu' intrinseco mistero del destino?

Questa Mira, è la padrona di casa?” Chiese Charle, che stava cercando di mettere insieme i vari pezzi. Lucy annuì, preoccupata.

Esatto, hai qualche idea su come giustificare tutto questo?” Chiese speranzosa.

Charle incrociò le zampe al petto e ci pensò su. Trovare un modo di appiccare un incendio in salotto non era affatto facile. Solo un vero idiota ci sarebbe riuscito.

Potreste dirle che vi è caduta una sigaretta sul divano e...”

Nessuno di noi fuma” l'anticipò Levy, ormai arresa.

Allora ditele che è stato Natsu, il solo nome del colpevole le basterà.”

La proposta accese gli occhi di tutti, tranne quelli del diretto interessato, che nonostante i suoi nuovi poteri, temeva comunque il peggio.

Ehi, ma volete tradirmi in questo modo?”

Suvvia,” lo rassicurò Lucy. “Con le tue nuove potenzialità di certo sarai in grado di risarcire Mira in poco tempo.”

Eh no, non ci provate! Voi eravate insieme a me, quindi siete complici!”

Io con voi non c'entro assolutamente niente” disse tranquillamente Gajeel, prima di andarsene.

Dove stai andando?” Chiese Gray.

Non avete visto fuori? La festa è finita ed io me ne torno a casa. Ci vediamo.”

Inutili le proteste, Gajeel aprì la porta e la richiuse alle sue spalle. Dall'interno si potevano udire i passi attutiti lungo le scale che stava discendendo velocemente.

Lluvia osservò fuori dalla finestra, convenendo che in effetti non c'era piu' nessuno. Con il trambusto che avevano causato e il tempo passato a parlare non si erano resi conto dell'ora fatta.

Direi che è ora di andare anche per noi” propose Levy, prendendo a braccetto Lucy per poi trascinarla via.

E noi che dovremmo fare?”

Lo sguardo disperato di Natsu nel mezzo della zona semi distrutta dalle fiamme provocò in Lucy una grande pena. Addolcì i suoi occhi e gli sorrise.

Dovrai cavartela da solo, ciao!”

Così, mentre Levy e Lucy uscivano di casa ridendo, Natsu si stava autoproclamando morto. Di certo Mira avrebbe richiesto delle spiegazioni e quel punto sarebbe stato parecchio problematico raccontare tutto.

Gray e Lluvia se ne andarono subito dopo e con loro Wendy e Charle. La ragazzina rimase mortificata davanti lo sgomento del ragazzo, ma se l'avessero trovata lì sarebbe stata nei guai e quindi doveva andarsene prima possibile.

Alla fine, rimasero solo Natsu e Happy, con Lisanna che ancora dormiva.

Ehi, Happy, che possiamo fare?”

Il piccolo gatto blu si caricò in spalla la sua riproduzione di ghiaccio con una certa fatica, dopodiché puntò i suoi occhi in quelli di Natsu.

Che ne dici di scappare?”

Cinque secondi dopo, in quel salotto rimase solo la dormiente Lisanna.

Natsu ed Happy, senza farsi vedere, scavalcarono il muro e corsero via attraverso la notte illuminata dai lampioni che, dopo una certa ora, avevano diminuito la loro luminosità.

Cosa succederà quando Mira troverà quel disastro in salotto?” Chiese Happy, cercando di tenere il passo.

Natsu smorzò le labbra, preoccupato. Si sentiva in colpa per il guaio che aveva provocato, ma dopo tutto quello che era accaduto non se la sentiva di affrontare quella cara e dolce ragazza.

Le diremo la verità domani, promesso. Nel frattempo torniamo a casa e dormiamoci su, abbiamo avuto una giornata pesante.”

Lungo la strada, la mente corse alla sua camera da letto, dove sua madre era bruciata tra le fiamme, per poi trasformarsi in quella sfera luminosa.

Devo andare, per ricongiungermi a te.

Quelle parole...”

Quando le udì, non aveva neppure provato a interpretarle. Non ce n'era motivo perchè quanto percepiva in quei momenti sembrava totalmente sbagliato e fuori luogo. Ora, al chiarore della luna, tutto sembra assumere una particolare sfumatura sovrannaturale.

Ricongiungermi a te... Che quella sfera, questi poteri e queste fiamme che adesso bruciano dentro di me, che siano... Lei?”

Un ragionamento non da sottovalutare. Poggiò la propria mano sul petto e un sorriso malinconico gli sorse sulle labbra. Dopotutto, quale calore potrebbe essere piu' forte se non quello dei sentimenti di una madre?




Giunta a casa, Lucy raggiunse immediatamente la sua camera. Il letto a una piazza posto sotto la finestra, la scrivania a pochi passi con diversi fogli impilati ordinatamente sopra, il tappetto morbido ai piedi del letto e una porta semi aperta che mostrava nella penombra un lavandino lucido; quello doveva essere il bagno.

Scostò la sedia e si sedette, aprì una cassetto e tirò fuori un foglio bianco con una penna.

Sicura, la prese tra le mani e incominciò a scrivere.


Cara mamma,

La mia vita ha avuto una strana svolta oggi!

Quando sono entrata alle Fairy Tail High School ero sicura che avrei trovato degli amici, fatto tante cose divertenti e, ovviamente, mi sarei impegnata nello studio.

Tutto questo è accaduto velocemente, te l'ho raccontato nelle mie lettere precedenti, ma oggi è stato qualcosa d'incredibile!

Vorrei tanto dirti di cosa parlo ma purtroppo è un segreto, comunque tranquilla perchè è qualcosa di assolutamente meraviglioso che renderà i miei giorni di scuola molto piu' interessanti.

Spero tu stia bene, mi manchi tanto, ogni giorno che passa...

Ah, non parlare di questa cosa con papà, chissà cosa potrebbe pensare.


Un abbraccio,

Lucy


Una volta terminato, piegò accuratamente il foglio e lo mise dentro una busta da lettera. La sigillò per poi guardarla con una certa nota triste e malinconica. Poggiò la busta sulla scrivania e si sedette sul letto, sospirando.

Mi manchi molto, mamma.”

Dopo una doccia e essersi infilata il pigiama, s'immerse nelle coperte e spense la lampada, attendendo poi che il sonno la trascinasse con sé fino alla mattina successiva.


Una luce particolare a filtrarle attraverso gli occhi. È fastidiosa ed è costretta ad aprirli per capire cosa sia. In quel momento, capisce di non essere piu' nella sua camera.

Davanti a lei si erge un immenso cielo stellato. Gli astri emanano bagliori tra il blu e il rosso, probabilmente dipendente dallo loro distanza. Le nebulose sono uno spettacolo senza precedenti; i colori variano tra l'azzurro, l'arancio e il rosso uniti tra loro in una luminescenza opacizzata e anche deframmentata. Sono corpi enormi e contengono stelle probabilmente non ancora conosciute.

Dove sono? Si tratta dell'universo?”

Guardandosi intorno, nota con enorme stupore il proprio corpo sospeso in quell'immensità. Non prova alcun peso nei movimenti ma poi un altro particolare le salta all'occhio: è circondata da un bagliore sfumato, che sembra quasi proteggerla.

Improvvisamente, qualcosa di enorme le passa sopra la testa, spaventandola. Viaggia molto velocemente e lascia alle sua spalle una scia azzurra composta da detriti e ghiaccio che non riescono a sopportare la forte pressione di quella velocità, probabilmente di migliaia di anni luce.

Quella, era una cometa!”

Esatto, principessa.”

Ancora con i nervi a fior di pelle, mai si sarebbe aspettata di sentire la voce di qualcuno proprio vicino a lei. Un urlo incontrollato le sfugge e con occhi sbarrati, si ritrova l'ultimo essere che si sarebbe aspettata di vedere.

Ma tu sei una cameriera” balbettò, in evidente disagio. Ritrovarsi all'interno dello spazio tra le meraviglie dell'universo con una cameriera dai corti capelli viola non era certo da tutti i giorni.

Devo dedurre che non mi riconosce, principessa.”

Ma perché mi chiami principessa? Io mi chiamo...”

Lucy, lo so, principessa.”

La discussione non sembrava avere un particolare senso logico, e per Lucy fu comunque sicura di stare sognando. Che altro poteva essere?

Principessa, non ho molto tempo quindi mi ascolti bene per favore.”

Il tono di voce, prima fermo e cordiale, ora sembrava essere una sorta di ordine a cui Lucy non si sentì di sottrarsi. Incapace di parlare, restò in attesa, mentre i loro corpi galleggianti superavano un piccolo pianeta ricoperto da nubi scure.

Abbiamo cercato varie volte di contattarla, ma i nostri tentativi sono sempre stati vani a causa della barriera che vi ha intrappolato. Senza avere la possibilità di fare qualcosa, non abbiamo fatto altro che attendere, fino a questo momento. La barriera si sta indebolendo e tutti voi, a questo punto, siete in pericolo.”

Lontana con la mente ed estrania al luogo e tempo, Lucy si sentiva preda della confusione piu' totale. Man mano che ascoltava quelle parole, sempre piu' domande le sorgevano spontanee e repentine, perché davvero non capiva cosa stava succedendo.

Solo le ultime tre parole, sembrarono destarla dalla confusione, le uniche che l'allarmarono davvero.

Siamo in pericolo? Ma chi?”

La preoccupazione della cameriera sorse non appena il suo corpo frizionò dei rapidi schiarimenti; il tempo era scaduto.

Tutti voi principessa, siete in pericolo!” Urlò ancora, mentre Lucy riusciva distintamente a vedere le stelle attraverso il suo corpo.

No, aspetta, non conosco neppure il tuo nome!” Lucy le afferrò la mano, stupendosi di esserci invece passata attraverso. Cercò quegli occhi azzurri ancora una volta, dispiaciuti di non essere riusciti a fare di piu'.

Virgo, principessa” sussurrò, prima di sparire in tanti meravigliosi bagliori di luce che si dissolsero davanti gli occhi increduli di Lucy.

Un prepotente risucchio la tirò indietro, e quello che prima era stato un viaggio lento e tranquillo, ora rappresentava una cupola sfocata dalla velocità. Poi, tutto scomparve.


Lucy si svegliò di soprassalto nel proprio letto. Il respiro affannato e i capelli bagnati appiccicati sulla fronte e sul collo. Il cuore le rimbombava violentemente nelle orecchie fino quasi a fargliele scoppiare e l'aria calda intorno a lei non sembrava soddisfare i suoi polmoni, che continuavano a richiedere sempre piu' ossigeno.

Colma d'ansia, si alzò velocemente dal letto per raggiungere il bagno. Barcollò, si resse alla parete e la vista annebbiata non l'aiutò a cercare l'interruttore della luce.

Una volta dentro, aprì l'acqua del lavandino e si sciacquò il viso piu' volte, riuscendo finalmente a ritrovare una leggera regolarità nei respiri.

Esausta, si accasciò lentamente a terra. Poggiò la schiena al water e raccolse le gambe nude al petto, chiudendole tra le braccia. I suoi occhi si concentrarono nel vuoto, oscurato dai ricordi di quel sogno fin troppo reale, quello sguardo colmo di sofferenza scomparso ironicamente tra bagliori simili a lucciole.

Prima di sparire, aveva urlato di un pericolo incombente, una priorità che aveva anteposto a sé stessa e a quanto le era successo. In quel sogno, aveva percepito i sentimenti di quella ragazza; percepiva rispetto, poi disperazione e infine rassegnazione poco prima di sparire.

I respiri si calmarono, confondendosi poi ai singhiozzi. In quel piccolo angolino, Lucy pianse per una cameriera di nome Virgo, scomparsa all'interno di un sogno.












Angolo Autore:

Salve!

Che dire, qualcosa adesso la sappiamo, e cioè che la barriera si sta indebolendo. Ma perché sono in pericolo? Mah!

Elfman e Evergreen sono tipi difficili sapete? Non sai bene cosa fargli fare .-.

Fatemi sapere qualcosa su questo cap! ^^

Ringrazio: jaki star, Kyros, bekkuzza_chan e LadyAstral, meno male che ci siete voi ^^

Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia! (mi pare che siano tanti)

Alla prossima!

Ciao!


Matt


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Capitolo 16
*** Attacchi e Memorie ***


***


Il ronzio del cellulare cominciò a produrre un fastidiosissimo attrito sul comodino vicino al letto. La forza era tale da smuovere il dispositivo con intervalli regolari e niente sembra rendersene conto.

Lentamente, il disturbo accigliò il sonno di Natsu, che stancamente tasta il mobile toccando la lampada, la sveglia e una penna che finisce poi a terra.

Aprì un occhio, sbuffando sonoramente. Il display del cellulare si accendeva e spegneva in continuazione, in attesa che la chiamata venisse assecondata. Allungò una mano e voltò lo schermo nella sua direzione.

Il nome era “Levy.”

La sera prima, una volta tornato a casa, si era dato da fare per dare una rapida ripulita alla camera. I frammenti di vetri erano stati rimossi dal pavimento, gli oggetti sparsi risistemati al loro posto e i rimanenti pezzi di vetro sul bordo della finestra distrutti. Ora restava un grande buco dal quale spirava un vento che gonfiava e faceva vibrare la tenda di tela blu, dove filtravano sottili raggi del sole mattutino.

Si stropicciò un occhio, sbadigliò sonoramente e rispose.


Pronto?”

Natsu! Era ora, ma che stai facendo?”

Stavo dormendo, tu che dici?”

Senti, non c'è tempo. Casa di Lucy dista poco da te.”

Lucy? Ma che c'entra lei adesso?.”

Non risponde al telefono e sono preoccupata!”

Forse sta ancora dormendo.”

Potresti passare da lei e vedere se sta bene? Ti prego!”

Va bene, ci penso io. Ci vediamo dopo a scuola.”


Una volta chiusa la chiamata, restò ad osservare lo schermo nero senza un'apparente ragione. Pigiò un tasto e controllò l'orario: le 07:28.

Sembrava strano riprendere la solita routine dopo tutto quello che era accaduto il giorno prima. Il mondo si era presentato ai loro occhi come mai lo avevano visto, e loro si erano presentati a lui come non si sarebbero mai aspettati.

Poteva benissimo essere definito un nuovo inizio nella loro vita, che non sarebbe di certo rimasta sempre la stessa.

Sembrava di essersi appena risvegliati da un sogno incredibilmente fantastico e quindi impossibile, ma non era così. La chiazza carbonizzata alle sue spalle, sapeva che se si fosse voltato l'avrebbe trovata lì, nonostante il tappeto preso dal salotto la scorsa sera nulla avrebbe cancellato quell'immagine ai suoi occhi e dalla sua mente.

Acciambellato sulle coperte, Happy sonnecchiava tranquillo, completamente rilassato e probabilmente privo di qualsiasi preoccupazione.

Chissà se posso fare come lui.”

Alzò una mano fin davanti il viso, e sotto diretto ordine della sua mente questa prese fuoco, riempiendo l'ambiente di ombre prima d'ora invisibili.

Studiò i colori di quella fiamma nei minimi particolari, trovandovi l'impossibilità di definirla perché costantemente sotto continuo cambiamento. Proprio per quello l'affascinava.

La fiamma ardente dentro di sé lo faceva sentire vivo, e se è vero che l'utilizzo delle proprie capacità rispecchia il suo utilizzatore, allora doveva esserne assolutamente cosciente.

Ieri ho bruciato solo delle cose a casa di Mira, ma avrei potuto ferire qualcuno.”

Spense la fiamma e fissò il vuoto, l'espressione tesa sul suo volto e i pensieri attivi sulle conseguenze delle sue azioni dal quel momento in avanti.

Utilizzerò questi poteri solo se necessario, non posso rischiare” strinse un lembo della coperta e annuì, convinto delle sue parole.

Scosse dolcemente Happy fino a svegliarlo, dopodiché si alzò e si chiuse in bagno. Scesero entrambi a fare colazione, arrangiandosi stavolta a prepararsi qualcosa per conto proprio e uscirono di casa, chiudendo accuratamente la porta a chiave.

Ricordava bene di dover passare prima a casa di Lucy, quindi, per evitare di fare un viaggio a vuoto, prese il cellulare e compose il numero dell'amica. Pochi secondi dopo incominciò a squillare.




Il letto appariva completamente disfatto e abbandonato. Poco lontano, la porta del bagno era spalancata e di tanto in tanto una corrente d'aria la smuoveva di qualche centimetro. All'interno, delle lunghe gambe nude restavano immobili sul freddo pavimento, così come il resto del corpo nella sua sottana acqua marina, stropicciata e in parte bagnata. Stesa su un fianco, Lucy si trovava sotto il lavandino e vicino il water, priva di sensi. I capelli sparsi sul pavimento e a coprirle la fronte e parte della guancia e un'espressione di sofferenza a rovinarle il viso.

La musica del suo cellulare cominciò a risuonare dalla camera, che però non venne udita. Né da lei, né da nessun altro.

La finestra, rimasta socchiusa trapelava forti spifferi che smossero qualche foglio di carta sulla scrivania della ragazza. Su questa, la lettera scritta la sera prima si sollevò appena. Poi, un soffio piu' forte la spinse oltre il bordo, facendola cadere a terra. Volteggiò, prima di toccare il pavimento in assoluto silenzio. Il cellulare smise di squillare e i vetri della finestra esplosero verso l'interno, spargendo schegge in tutte le direzioni.




Niente da fare, non ha risposto.”

Natsu ripose il telefono in tasca e incominciò a camminare, seguito da Happy, che lo guardava incuriosito.

Che hai, Natsu?”

Il piccolo amico si era subito accorto dell'espressione strana che aveva assunto il ragazzo, e nonostante fossero insieme da molto tempo non aveva mai visto nulla di simile. Ad ogni suo passo, Happy ne faceva due.

Levy è preoccupata per Lucy, e non so perchè adesso lo sono anch'io” ammise, assottigliando le labbra.

Casa di Lucy distava solo pochi minuti dalla sua e il passo svelto gliela fece raggiungere senza quasi rendersene conto.

Come la sua, Lucy abitava in una casa su due piani, anche se un po' piu' piccola. Il giardino ben curato aveva delle piccole aiuole ovali formate da pietre bianche e sulla destra, un tavolino rotondo con tre sedie faceva la sua figura come emblema estivo, seppur passato.

Raggiunse la porta e cominciò a bussare, senza però ottenere risposta.

Lucy, sono io, Natsu!” Gridò, battendo pugni sempre piu' forti.

Indietreggiò alcuni passi e puntò gli occhi ai piani alti, dove c'era la camera della ragazza. Il balcone non permetteva la visibilità quindi fece altri passi indietro, finché non vide qualcosa di molto familiare. Il bordo della finestra occupava tutto lo spazio, ma il vetro era stranamente scomparso. Aguzzando la vista, vide dei luccichii affilati come lame spuntare lungo il legno.

Ma la finestra è rotta?” L'ansia avvolse la sua voce, e in un batter d'occhio un calcio scardinò la porta, che volò verso l'interno in un gran trambusto.

Lucy!” Volò lungo le scale e aprì un paio di porte prima di trovare quella giusta.

Aprì di slancio la camera della ragazza, e il silenzio sembrò calare solo in quel momento. Entrò, lentamente, esaminando le coperte prive della sua amica che sembravano volerlo soggiogare. Happy arrivò solo in quel momento, guardandosi intorno con aria circospetta.

Il graffiante scricchiolio sotto le scarpe di vetri rotti rendevano la scena suggestiva e particolare. Il chiarore del sole a illuminare quell'ambiente era una chiara contrapposizione di emozioni. La preoccupazione di non vedere Lucy e i vetri rotti suggerivano una infiltrazione esterna.

Natsu, è qui!” Gridò Happy dal bagno. Il ragazzo corse subito a vedere e un groppo in gola gli si formò improvvisamente.

Lucy, mi senti?!” S'inginocchiò subito vicino a lei e la prese tra le braccia, portandola poi in camera. Happy tolse i frammenti di vetro dalle coperte e la ragazza venne delicatamente adagiata.

Sembrava respirare normalmente, quindi forse non c'era nulla di grave.

Natsu prese velocemente il cellulare e incominciò a digitare.

Chi stai chiamando?”

Un dottore” rispose, portandosi il telefono all'orecchio e buttando l'occhio sull'espressione tranquilla della ragazza. La veste striminzita metteva in risalto ogni minima curva di quel corpo slanciato e questo Natsu non poté evitare di constatarlo. Si chiese se dormisse sempre in quel modo.

Happy scrutava entrambi, preoccupato in particolar modo per la ragazza che avevano trovato distesa sul pavimento del bagno. Se si era sentita male dovevano subito fare qualcosa.

Andiamo, rispondi!” Il telefono continuava a squillare senza alcun risultato e questo non faceva che farlo arrabbiare e preoccupare allo stesso tempo.

Un cigolio improvviso fece voltare entrambi di scatto. I loro occhi videro un'anta dell'armadio aprirsi molto lentamente e terminare la sua corsa con un suono gracchiato e piu' basso. All'interno, si potevano vedere una moltitudine di vestiti di ogni sorta di colore e stile, ma non fu quello a far assottigliare gli occhi di Natsu, che ebbe la sensazione che qualcosa si muovesse nella penombra.

L'istante divenne infinito, fino a quando delle fauci sguainate non puntarono su di lui, che evitò per un soffio buttandosi a terra.

Si rialzò immediatamente, studiando la strana creatura dal pelo nero e disordinato che li guardò con i propri occhi di un rosso vivo e macabro. Il sospiro di rabbia provenire da quei denti affilati appariva caldo e nauseante, la schiena ricurva tipica di un predatore pronto ad attaccare e squartare la sua preda con ogni muscolo teso e tremante di malignità.

Un cane!” Gridò Happy, spaventato a morte.

Natsu capì immediatamente che quello non era un cane come gli altri, emanava una sinistra carica negativa. Senza alcun preavviso, la creatura scattò ancora verso di lui, che si schiantò contro l'armadio dopo averla di nuovo evitata. Tuttavia, il colpo non sembrava avergli procurato molti danni e con ferocia lo attaccò ancora. Stavolta Natsu non si fece trovare impreparato e infuocò il suo pugno che si abbatté con forza sul muso del mostro, che finì contro la parete, crepandola. Pensò di averlo sconfitto, ma questi rialzò quasi subito, scrollò la testa e ripartì all'attacco.

Le arti marziali gli avevano donato un'ottima agilità e non gli fu difficile evitare gli attacchi e contrattaccare allo stesso tempo. Un pugno sulla schiena immobilizzò la creatura a terra e con rapidità la bloccò per il collo. Dimostrava una gran forza sotto la sua presa ma Natsu strinse ancora piu' forte, impedendogli di fuggire.

Va' all'inferno!” Con un sonoro crack, l'incontro finì. Gli occhi rossi si spensero fievolmente come lampadine e ogni minimo movimento cessò del tutto.

Natsu si rialzò, ansimante. Sebbene se la fosse cavata non aveva trovato risposta alla domanda cosa fosse. Pochi secondi dopo, il corpo si dissolse in una nebbiolina scura, che sparì nell'aria, lasciando il ragazzo con ancora piu' domande.

Un altro suono gli fece affiorare i nervi, ma il sollievo sostituì la preoccupazione quando si accorse che si trattava di Lucy che riprendeva conoscenza.

Natsu?” Sussurrò, riconoscendolo immediatamente. Aprì gli occhi del tutto, ritrovandosi spaesata in mezzo tutto quel caos. Happy sbucò da dentro il bagno, tirando un sospiro di sollievo nel sapere che era tutto finito.

Che è successo alla mia camera?” Appena vide la busta della sera prima a terra si alzò di scatto, e ignorando i frammenti di vetro che probabilmente stava calpestando, la prese e strinse forte a sé, nascondendola.

Lucy, aspetta, così ti farai male” prese velocemente un paio di ciabatte e gliele porse. Lucy lo ringraziò e prima di metterle, tolse le piccole schegge di vetro che si erano solo attaccate alla pelle senza ferendola. Tranne una.

Un frammento si era conficcato nella pianta del piede e adesso stava gocciolando sangue sul pavimento. Lucy non poté che darsi della stupida.

Una volta seduta sul letto, Natsu prese delle pinzette e un disinfettante.

Non hai visto i pezzi di vetro per terra?” Chiese il ragazzo rimproverandola, mentre toglieva la scheggia di vetro senza farle troppo male.

Si può sapere che è successo in camera mia?” Ribatté, ignorando la domande. Natsu sbuffò e svitò il tappo del disinfettante, ne porse un po' nell'ovatta e tamponò la ferita.

Prima dimmi perché ti ho trovata priva di sensi in bagno.”

Lucy s'ammutolì. In un primo momento restò confusa, ma poi capì di non essersi mai alzata la notte scorsa dal gelido pavimento.

Vuoi dire che mi hai messa tu sul letto?”

Natsu annuì, posando la bottiglietta e prendendo un cerotto.

Il ricordo di quel sogno si ripresentò alla sua memoria, e subito avvertì una morsa al cuore. Sebbene quei bagliori fossero meravigliosi, la ragazza sembrava soffrire quando è scomparsa e i suoi sentimenti li aveva chiaramente avvertiti.

Ho fatto un sogno strano stanotte. C'era una ragazza che diceva fossimo tutti in pericolo” mormorò, distogliendo lo sguardo verso la parete che presentava una evidente spaccatura. “Perché il mio muro è rotto?” S'arrabbiò, voltandosi e perdendo improvvisamente le parole alla vista così vicina di Natsu, che la stava osservando stupito. La prese per le spalle, sorprendendola.

Lucy, raccontami esattamente quel sogno!”




La campanella trillò per la seconda volta e tutti gli studenti rimasti in cortile si apprestarono a raggiungere le loro classi. I postumi della sbornia si poteva vedere su alcuni volti scavati dall'insonnia o dalla ritrovata mattina abbracciati al water a rigettare pure l'anima.

Erza, in quanto presidente d'istituto, si trovava nell'aula del consiglio studentesco a controllare il rapporto dei corsi della scuola. Le nuove iscrizioni degli studenti del primo anno erano arrivate e toccava a lei trascrivere ogni nome negli appositi registri.

Presidente, la campanella è suonata, sicura di voler restare qui?” Chiese una ragazza con corti capelli neri, vicino la porta.

Sì, non preoccuparti, verrò piu' tardi in classe” detto ciò la ragazza accennò un inchino e lasciò Erza da sola.




Le lezioni erano incominciate ma Gray non riusciva a concentrarsi. Di tanto in tanto si voltava verso i posti vuoti dietro di lui, chiedendosi dove fossero finiti Natsu e Lucy. Stesso per Lisanna, che sembrava particolarmente pensierosa e questo Gray se ne era accorto.

Poco prima, quando l'aveva chiamata, questa non si era minimamente accorta di nulla, tirando dritta e lasciando il ragazzo confuso. Anche in quel momento la lezione sembrava l'ultimo dei suoi problemi. La penna picchiettava il banco svogliatamente e un broncio non voleva lasciarla andare.

Ricordava degli strani dettagli della sera precedente, così nitidi che faticava a credere che si fosse trattato solo di un sogno. Natsu l'aveva presa in braccio e rassicurata con degli occhi estremamente determinati. Il solo pensiero le faceva galoppare il cuore.

Aveva stretto la sfera nella sua mano e da lì ricordava solo di essersi svegliata in camera sua. Quella stessa mattina non era riuscita a ragionare ulteriormente sulla questione poiché le urla di Mira l'avevano terrorizzata. Con orrore, scoprì che qualcuno aveva bruciato parte del tappeto e del divano. Gli indizi a disposizione era inesistenti e non era stato possibile indicare un colpevole. Ora come ora, Mira si trovava nella sua classe a seguire placidamente la lezione, ma dentro di sé la collera cresceva in modo esponenziale. Voleva assolutamente sapere chi era stato, perciò decise che durante l'intervallo avrebbe chiesto un po' a tutte le persone che erano venute, senza però forzarle. A fine giornata, se il colpevole avesse ammesso la sua colpa subito, avrebbe ponderato l'idea di perdonarlo. Caso contrario, avrebbe impiegato tutte le sue forze per scoprire il colpevole e rovinargli la vita per sempre.




Poco lontano dalla Fairy Tail High School c'è una scuola media, la Fairy Hills, filiale della scuola superiore. Capitavano delle volte che professori di una scuola si recassero nell'altra per sostituirne qualcuno assente, e quel giorno era toccato a Gerard.

Il ragazzo passeggiava tranquillamente lungo il marciapiede con la sua cartelletta alla mano e un fischiettio ad accompagnarlo. Raggiunto l'entrata, poté constatare la differenza con la sede centrale. L'edificio era certamente piu' piccolo ma non per quello meno accogliete. Le mura erano di un giallo sporco e il tetto in tegole color ceramica.

All'esterno, parcheggiate ordinatamente, lunghe file di biciclette appartenenti agli studenti campeggiavano ai lati del viale, affiancato da un corto prato a circondare l'intera proprietà. Una decina di finestre formavano tutte le classi esistenti e nulla piu'.

Gerard tirò fuori dalla tasca un foglietto e lesse il nome della classe: 2E.

Entrò nell'edificio, salutò la segreteria didattica posta nell'atrio e prese le scale fino al primo piano. Le mura erano di un verdino pallido e le porte di ogni aula bianche e in resistente plastica e ferro. Superate alcune, raggiunse quella assegnata. Bussò un paio di volte ed entrò. Il vociare dei ragazzi lo colpì immediatamente. Qualcuno ascoltava la musica, alcuni erano riuniti a gruppi a chiacchierare e i piu' timidi seduti al proprio banco a leggere un libro o farsi gli affari propri.

Rassegnato, prese posto sulla cattedra, invitando i giovani studenti a fare lo stesso. Dopo vari richiami, riuscì a portare un po' di ordine, soprattutto tra le ragazzine, che sembravano divorarlo con gli occhi.

Bene ragazzi, il vostro insegnate è assente oggi quindi lo sostituirò io per un paio d'ore. Fate quello che volete ma in silenzio mi raccomando. Per qualsiasi cosa sono qui, domande?”

Una ragazzina alzò subito la mano.

Sì?”

Lei è fidanzato?” La domanda provocò una risatina maliziosa unisona, ma Gerard non ne restò turbato e rispose.

No, non lo sono” disse tranquillo, suscitando sguardi ancora piu' provocanti.

Non poteva dirlo, ma a quella domanda una persona era subito apparsa nella sua mente. Poiché non sembrava esserci altro scostò la sedia per sedersi, ma una mano si alzò lentamente verso l'alto, richiamando la sua attenzione. La ragazzina aveva dei lunghi capelli blu raccolti in due code e l'uniforme scolastica assolutamente impeccabile. La cosa che lo stranì fu il suo sguardo, come in trance. S'avvicinò, chiedendo cortesemente di parlare.

E-ecco io volevo sapere se per caso ci fossimo già visti da qualche parte” sussurrò, temendo di apparire una sciocca. Gerard la osservò a lungo e n effetti il suo viso non gli sembrava affatto nuovo, anche se non gli faceva venire nulla in mente.

Non saprei, posso sapere il tuo nome?”

Wendy, Wendy Marvel.”








Ed ecco il cagnolino che chiameremo Pallino ^^


Angolo Autore:

Salve!

Sono un po' in ritardo lo so, ma vi avverto che la cosa potrebbe ripetersi.

Sono in periodo esami e non posso battere la fiacca, perciò il tempo per scrivere si accorcerà un po' :/

Senza contare che questo caldo è terribile!

Allora, niente di particolare purtroppo, ma qualche volta servono capitoli così ^^

Ringrazio: Kyros, jaki star e LadyAstral, un caloroso (no, grazie) abbraccio XD

Alla prossima!

Ciao!


Matt

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Capitolo 17
*** Esplorazione ***


***


La prima campanella segnò la fine di mezza mattinata.

Gray lasciò il suo banco e gli fu concesso un solo passo prima di venire aggredito da una Lluvia adorante che gli si attaccò al braccio.

Ehi! Ma insomma, lasciami respirare!”

Lluvia ha lasciato tranquillo Gray per tutta la lezione, ora Lluvia vuole un po' di attenzioni!”

Gray sbuffò, cercando in qualche modo di staccarsela di dosso mentre entrambi uscivano dall'aula seguiti da Lisanna, che sembrava particolarmente in sovrappensiero. Si fermò sulla soglia, voltandosi a osservare i banchi vuoti di Natsu e Lucy.

Ma dove sono finiti quei due?” Pensò, un po' preoccupata. Prese il cellulare dalla tasca e selezionò il nome di Levy.

Dopo un paio di squilli la ragazza rispose, salutando l'amica che per tutta risposta andò subito al punto.

Levy, sai qualcosa di Natsu e Lucy? Non si sono ancora fatti vedere.”

Che cosa?!” Urlò, costringendo Lisanna ad allontanare il telefono dall'orecchio. “Stamattina ho chiesto a Natsu di andare a controllare perché Lucy non rispondesse e adesso mi dici che non sono arrivati!?”

Levy, calmati, probabilmente Lucy non si sentiva bene e Natsu ha pensato di restare a tenergli compagnia, non c'è bisogno di preoccuparsi” tentò di tranquillizzarla. Udì un paio di lunghi respiri, lenti e controllati.

Va bene” disse infine Levy, stavolta con voce un po' piu' tranquilla. “Però adesso la chiamo subito!”

La conversazione si chiuse e Lisanna non poté aggiungere altro. Restò ad osservare il cellulare per qualche secondo, forse anche lei preoccupata su cosa fosse successo a Lucy e a Natsu, con il quale doveva assolutamente parlare.



Le tende della camera si gonfiarono lentamente per poi ridestasi nuovamente al loro posto, agitandosi di tanto in tanto ad ogni nuova corrente provenire dalla finestra in frantumi.

Natsu restava seduto sulla sedia della scrivania, le mani sotto il mento e l'espressione accigliata e immersa in profondi pensieri. I suoi occhi osservavano senza particolare interesse il corpo dormiente di Lucy, coperta fino alle spalle da un sottile lenzuolo.

Erano passate almeno due ore, anche piu', non ne era sicuro. L'ultima volta che aveva sbirciato il display del cellulare erano le 09:48, poco dopo la fine del racconto di Lucy che l'aveva immerso in una serie di interrogativi e riflessioni. Verità? Coincidenze? O solamente bizzarri sogni?

L'unica cosa certa era lo stravolgimento che il mondo si stava divertendo a mostrare loro, sorprendendoli ma mettendoli anche in pericolo.

Prima i poteri e poi la strana creatura sconfitta poco prima per salvare Lucy. Tutto ciò era misterioso, anche eccitante per certi versi, ma sbagliato.

Quello non era un videogioco, un anime o qualche film di bassa lega, ma una realtà che la storia non aveva mai raccontato.

Natsu, a cosa pensi?” Chiese Happy, non riuscendo a sorridere.

Il ragazzo guardò il suo piccolo amico. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, guardando poi il soffitto e portandosi le braccia dietro la testa.

Il mondo è molto piu' strano di quanto mi aspettassi” mormorò, smorzando le labbra e ripensando a quello strano cane nero. Scattò in piedi, concentrandosi sul viso rilassato e dormiente di Lucy. S'avvicinò, facendo attenzione a non fare rumore e si sedette sul letto al suo fianco. La tranquillità di Lucy lo faceva sentire bene, era contento che non avesse visto quella brutta bestiaccia o ne sarebbe rimasta probabilmente sconvolta.

Un ronzio improvviso spostò la sua attenzione sul comodino; era il cellulare di Lucy. L'afferrò, leggendo il nome di Levy sul display. Probabilmente si era accorta che non erano ancora giunti a scuola e voleva avere loro notizie. Aprì lo sportellino e rispose.

Pronto?”

Natsu, sei tu!?”

Il ragazzo allontanò l'apparecchio dall'orecchio, leggermente stordito dalla preoccupazione dell'amica.

Sì, sono io, tranquilla va tutto bene.”

Ma perchè tu e Lucy non siete a scuola? E lei dov'è?”

Era abbastanza percettibile la sua ansia, ma la voce dell'amico così tranquilla la rilassò un po'.

Natsu lanciò un'occhiata alla finestra e al muro danneggiato senza nascondere un certo nervosismo. Avrebbe di certo raccontato tutto ma per telefono non gli sembrava il caso.

Non preoccuparti, vi spiegherò tutto al nostro incontro dopo le lezioni, ora Lucy sta dormendo.”

Dall'altra parte ci fu un momento di silenzio, rotto poi da un sospiro.

Non dirmi di non preoccuparmi! Così è peggio!”

Natsu sorrise, ricordando i vari avvenimenti della serata precedente e dell'appuntamento proposto dalla gatta Charle per incominciare qualche indagine che spiegasse tutta la storia.

Tranquilla, resto qui con Lucy e poi vi raggiungiamo” disse rassicurante. Levy, dall'altra parte, avvertì chiaramente il sorriso di Natsu e questo la fece desistere dal continuare a preoccuparsi. Annuì.

Vi aspettiamo.” Il trillo di una campanella riecheggiò nel corridoio e anche Natsu la udì, intuendo che le lezioni stavano per riprendere. Levy osservò il proprio orologio e sbuffò per la fine della pausa decisamente troppo breve. “Ora devo andare, mi raccomando dopo le lezioni per le 15:00, ciao!” E mise giù.

Natsu ripose il telefono dove l'aveva trovato. Percepiva una sorta di tensione nell'aria, unita ad una particolare trepidazione per quel conto alla rovescia. Sperava di poter scoprire qualcosa, ma piu' di tutto voleva che fosse qualcosa di entusiasmante.

Per quanto ne so, potremmo essere tutti dei guerrieri magici reincarnati dopo migliaia di anni, chissà!”

La sua mente viaggiava velocemente e lontano, ignaro di quale fosse la verità. Probabilmente stava anche dimenticando l'equilibrio che il mondo è costretto a mantenere; ad una grande forza positiva, ce ne sarà sempre una contrapposta negativa a stabilizzare entrambe le parti.

Il suo cuore ardeva di curiosità, ma sarebbe stato abbastanza forte per affrontare ciò che gli aspettava?



Alle 14:45, Levy attendeva davanti il cancello della scuola con ancora la cartella sulla schiena. Le lezioni erano finite alle 14 ma il cortile era tutt'altro che deserto per via dei club scolastici, soprattutto sportivi. Poteva perfettamente udire le grida di incitamento dell'allenatore della squadra di atletica o le schiacciate delle pallavoliste nel campo dietro la scuola.

Le 14:50. Certo che potrebbero anche arrivare in anticipo, non mi piace essere l'unica ad aspettare.”

Poco prima di uscire dalla scuola, aveva visto Gajeel prendere tranquillamente la strada di casa. Dopo ieri, credeva ci sarebbe stato anche lui, ma a quanto pare la cosa non gli interessava. Bofonchiò qualcosa sulle responsabilità e il senso del dovere verso le persone e tornò a guardare l'orologio; erano passati solo due minuti.

Scusami?”

Un piccolo grido le scappò dalla bocca e si voltò velocemente, ritrovandosi di fronte la figura di Wendy che la guardava spaventata.

T-ti ho fatto paura? Mi dispiace!”

No, tranquilla, ero solo in sovrappensiero.” Rise.

Ci sei solo tu?” Chiese invece Charle, la piccola gattina ai piedi di Wendy. Era incredibile come fosse abile a mostrare uno sguardo saccente con le fattezze di un felino, si disse Levy, ritornando automaticamente alla sera prima, a quando aveva vissuto l'impossibile.

Una scarica di adrenalina sembrò attraversarla su tutto il corpo ma cercò di mantenere salda la sua voce. Era tutto nuovo e non si era ancora abituata.

Per ora sì.”

Sono quasi le 15, farebbero bene a muoversi, non mi piacciono i ritardatari.”
Mentalmente, Levy si chiese se Charle si stesse riferendo a qualcuno in particolare, ma lasciò quasi subito perdere.

Il motivo per il quale erano lì non le era ancora molto chiaro, ma lo stilizzò come una sorta di punto di partenza per capire cosa fosse successo ai suoi amici. A parte quella ragazza che non conosceva bene, Lluvia, gli altri avevano un legame che durava ormai da tempo e il fatto che questi poteri si fossero risvegliati in due suoi amici non poteva essere una coincidenza. Lluvia era arrivata solo da un giorno ma per via delle circostanze sembrava come se il rapporto tra tutti loro si fosse solidificato in un istante, soprattutto con Gray, il che le sembrò davvero strano dato che il ragazzo, da quando lo conosceva, non aveva mai dato confidenza a qualcuno in così poco tempo.

E se le piacesse?”

Non poteva certo immaginare che quei due si fossero avvicinati molto piu' di quanto pensasse.

Ragazze!”

La vista Natsu insieme a Lucy la riportò velocemente alla realtà. Sembrava stare bene. Notò che con loro c'era anche Happy.

Insomma Lucy, si può sapere che ti è successo? Mi sono preoccupata molto stamattina, sai?!”

Mi dispiace tanto, ieri sera non mi sentivo bene, non ho programmato la sveglia e avevo il telefono silenzioso. Scusa.”

Il viso rammaricato di Lucy le bastò a desistere e perdonarla, tuttavia qualcosa non le quadrava, o meglio, qualcuno. Natsu sembrava un po' troppo serio, cosa strana, soprattutto quando le si avvicinò e prese un braccio per allontanarla dalle altre.

N-Natsu, che c'è?

Non voglio che Lucy senta” sussurrò, mentre si accostavano al muretto vicino e a qualche metro dalle ragazze, che sembravano distratte dalla loro conversazione.

Una volta appartati, Levy tentò di capire cosa passasse per la testa dell'amico, era chiaro che qualcosa lo turbava.

Ascolta, Levy” iniziò, guardandola così intensamente da trasmettere nella piccola ragazza una non definita preoccupazione. “Sai che non sono molto bravo con le parole, quindi sarò schietto.”

Qualunque cosa stesse per dirle, un'intuizione sfiorò la mente di Levy, e un forte tumultuo le prese vita nel petto. Non era assolutamente possibile. Deglutì.

È... è molto importante?” Tentennò, non riuscendo a guardarlo in faccia.

Assolutamente.” Rispose risoluto.

Levy non sapeva come comportarsi, temeva di essere finita dentro una stufa o di esserne stata tramutata. Possibile che non si fosse accorta di nulla? E da quando Natsu la guardava in modo diverso? Era tutto troppo improvviso, non poteva rischiare che la loro amicizia si rovinasse!

Ascolta, Natsu, noi siamo amici da tanto ma io... ecco... non ho mai provato nulla di piu', capisci?”

Siamo in pericolo.”

Abbiamo sempre avuto un buon rapporto e non voglio che venga rovinato da dei sentimenti contras... eh?” Si bloccò, smettendo di respirare.

Dopo ieri, spero tu possa credere a quello che piu' tardi dirò a tutti. Ti ho presa in disparte per dirti solo di non avere piu' dubbi, perché ho come la sensazione che presto le cose diventeranno piu' pericolose.”

Aspetta, che intendi con piu' pericolose? Cosa stai dicendo?”

Natsu si allontanò per raggiungere le altre, ma prima di farlo mimò un “stammi vicino” che lasciò spiazzata Levy.

Ma cosa è successo?” Si chiese, non sapendo che altro pensare se non a quel “stammi vicino”. Se c'era una cosa che però sapeva bene, era quanto Natsu non scherzasse su quel genere di cose, e se era vero che qualcosa stava per succedere, allora dovevano tenersi pronti.

Ma cosa potrei fare io...?” Mugugnò, tornando lentamente dagli altri.



Alle 15:05 anche Lluvia e Gray arrivarono, beccandosi i rimproveri di Charle. Più che sentirsi in colpa, entrambi non si erano ancora abituati a sentire parlare dei gatti.

Entrarono nell'edificio, superarono l'atrio tanto familiare e presero il corridoio principale che conduceva alla palestra e alla mensa.

Da dove cominciamo?” Chiese Lucy, sistemandosi il colletto della divisa scolastica.

Non ne ho idea” Rispose Natsu per lei, guardandosi intorno. A quanto pare sembravano non avere un piano.

Conosciamo questo edificio come le nostre tasche, per quanto ne so potremmo perdere solo tempo” sentenziò Gray, osservando distratto le pareti bianche.

No, qualcosa deve esserci” insistette Charle. Si voltò verso gli altri.

Pensateci bene. In ogni edificio scolastico c'è sempre un qualche posto dove gli studenti non possono entrare.”

Ognuno cominciò a pensare al da farsi, a farsi venire in mente dove la loro curiosità non li aveva mai ancora spinti in tre anni di permanenza alle superiori. Solo Lluvia e Wendy sembravano un po' più a disagio poiché loro erano nuove del posto.

Non saprei” disse Levy. “Proviamo a fare un giro, qualcosa ci verrà in mente.”

Con il consenso di tutti, il gruppo raggiunse la mensa. Non l'avevano mai deserta, tranne per Levy che delle volte si fermava lì per studiare fino al tramonto.

Da lì, si spostarono per i vari piani, passano di classe in classe. Passò un'oretta senza alcun risultato e alla fine giunsero sul tetto, dove si concessero un po' di riposo.

Che noia!” Esplose Natsu. “Speravo di trovare qualcosa di più eccitante da fare e invece abbiamo solo fatto un tour turistico della scuola!”

A-a Lluvia non è dispiaciuto” intervenne timidamente la ragazza. “Almeno adesso conosco bene la mia scuola.”

Un piccolo sorriso scappò dalle labbra di Gray, così come le ragazze che risero leggermente davanti un Natsu imbronciato. Wendy restava sulle sue con al fianco Charle, concentrata nei suoi pensieri. A quanto pare sembrava l'unica davvero interessata alla faccenda.

E adesso?” Chiese Happy, ammutolendo tutti. Il silenzio bastò a rispondere alla sua domanda; nessuno ne aveva idea.

Ah!” Urlò Gray, facendo sobbalzare tutti.

Che cavolo Gray, mi hai spaventata!” Abbaiò Lucy, che non venne calcolata nemmeno di striscio.

Natsu, ti ricordi quando a metà anno del primo superiore, mi pare fosse novembre, abbiamo “accidentalmente” fatto volare lo zaino di Levy dal terzo piano?”

Come poteva non ricordarlo. Avevano avuto l'ennesima lite e tra gli oggetti che si stavano lanciando capitò anche lo zaino della ragazza che prese il volo fuori la finestra.

Brutti stronzi...” sussurrò la diretta interessata, guardandoli in malevolo modo.

Come no, ci ha inseguito fino al piano terra finché non siamo riusciti a seminarla” rise Natsu, senza rendersi conto di stare rischiando con Levy li vicino, che sembrava voler sputare veleno.

Maledetti bastardi...”

E ti ricordi dove ci siamo nascosti?”

Natsu ci pensò un momento. “Abbiamo superato la palestra e trovato la stanza dove tengono il macchinario che rinfresca la scuola d'estate”

Condizionatore. Questo sconosciuto” sospirò Lucy.

Ci siamo infilati là dentro ma era tutto buio, così abbiamo tenuto la porta appena socchiusa ad aspettare che Levy ci superasse per darcela a gambe.”

Già giusto! Che bei ricordi eh?”

Ecco dove eravate finiti!” Si arrabbiò Levy, puntandogli in dito contro. “Me la pagherete, sappiatelo! Quando meno ve lo aspetterete!”

Arriviamo al punto!” Urlò Charle, con i nervi a fior di pelle. Un'altra parola e avrebbe compiuto un genocidio.

Possiamo darci un'occhiata, anche perché sulla porta c'è scritto 'riservato solo al personale autorizzato'. Ci siamo entrati solo quella volta e potremmo esserci persi qualcosa.”

La proposta di Gray valeva la pena essere presa in considerazione, era sempre meglio di niente, anche se nessuno sperava di trovare qualcosa di interessante.

Charle si alzò in piedi e annuì. “Va bene, proviamoci. Fateci strada.”

Di comune accordo, cominciarono a scendere il centinaio di scale che li attendeva.

Tu che ne pensi, Lucy?” Chiese Levy. Le due ragazze chiudevano la fila.

Del tour scolastico? Un po' noioso per ora.” Risero entrambe, tornado con lo sguardo sui scalini.

Tutto ciò mi incuriosisce molto, ma ho anche paura” confessò Lucy, mostrando un sguardo rammaricato. “Potremmo scoprire qualcosa di molto più grande di noi e non riuscire a gestirlo. Tutt'ora, non sono certa di fare la cosa giusta, ma una cosa la so per certo.” Si voltò verso Levy e sorrise. “Voglio stare insieme ai miei amici, qualunque cosa succeda.”

Nessuna delle due parlò per il resto delle scale, ma Levy condivideva ciò che Lucy aveva detto. Anche per lei era così.

Natsu... penso che seguirò il tuo consiglio, anche se avresti dovuto dirlo a Lucy.”

Prese per il braccio Lucy e insieme si affiancarono a Natsu.















Angolo Autore:

Salve!

Questa storia era ferma da un po', e non avete idea di quanto mi dispiace anche perché ne andavo fiero...

Comunque, dovrebbe riprendere a partire da questo capitolo, cercherò di darmi una mossa.

Con grande ritardo ringrazio: Kyros, bekkuzza_chan e LadyAstral.

Alla prossima (si spera)

Ciao!


Matt



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