Per prima cosa voglio
ringraziare allsecrets2 e Dark Soul per le loro
splendide recensioni, sono veramente felice che vi piaccia quest'idea
triste e anche un po' macabra. ^-^
Inoltre, volevo anche fare una
precisazione riguardo alla fanfic: QUESTE SARANNO DUE ONE-SHOT CHE
AVRANNO COME PROTAGONISTI-AGONIZZANTI ITACHI E NARUTO A TURNO.
Colpa mia che non l'ho spiegato a dovere nell'introduzione. ^^””””
Ora vi lascio alla seconda ed
ultima one-shot. ^^
Spero l'apprezzerete!^^
Tears
for my Enemy II
Itachi's
version
Sarebbe
accaduto comunque.
Lo
sapevo.
Bene
anche...
La notte era nera, gelata dalla pioggia scura che
scrosciava sulla terra da un cielo senza stelle. L'aria era fredda,
l'odore del fango e della pioggia quasi congelato in quel gelo
cristallino; ma un odore permaneva, insistente, aggrappato alla
propria esistenza ormai conclusa.
Sangue.
Un profumo intenso e metallico. Caldo nell'aria
invernale.
Attirato da quella scia densa e invitante, un
predatore si era avvicinato alla vittima ormai morente.
Lo
sapevo benissimo.
E
non sarei dovuto rimanerne sorpreso.
O
dispiaciuto.
Naruto era a terra, la felpa, solitamente di
quell'arancione così vivace, marrone di fango e sangue, la
maglietta scura sottostante una spugna imbevuta di rosso, massacrata
da alcuni terribili fendenti. Un altro graffio sfregiava invece la
guancia del ragazzo, scie e macchie di sangue ne avevano sporcato la
pelle, alcuni rigoletti colavano dalla sua
bocca socchiusa.
I suoi meravigliosi occhi azzurri erano chiusi, uno
livido e pesto. Il braccio destro aveva una strana angolazione:
doveva essere rotto.
Ma quel petto, così piccolo in quel momento,
aveva ancora la forza per alzarsi e abbassarsi.
Itachi lo fissò per lunghi momenti, in piedi
accanto a lui, silenzioso come l'ombra della morte che era venuta a
prendere la sua vittima prediletta.
Aveva sentito le esplosioni, le grida, e poi il
silenzio che ne era seguito. E l'odore del sangue. Attirato dalla sua
scia, era arrivato lì, al cospetto del corpo massacrato e
morente del proprio Jinchuuriki.
Eppure
ero triste.
Era
tutto così sbagliato.
Non
sarebbe dovuto succedere così.
Naruto era il suo Jinchuuriki, suo e di nessun
altro.
Solo lui avrebbe potuto catturarlo. Solo lui avrebbe
potuto perseguitarlo. Solo lui avrebbe dovuto popolare i suoi incubi.
E solo lui avrebbe dovuto ucciderlo.
Non sarebbe dovuto succedere così.
Naruto stava morendo, ma non per mano sua.
E questo lo rendeva furioso.
Era stato lui a dargli la caccia per tutto
quel tempo, lui lo aveva terrorizzato per tutti quegli anni. E
aveva tratto piacere dai suoi occhi spaventati, dalla sua rabbia
impotente; aveva riso della sua infantile determinazione e delle sue
futili amicizie; aveva compatito la sua ingenuità e la sua
fiducia innata; era rimasto irritato dalla sua speranza e dalla sua
voglia di vivere; aveva ammirato il modo in cui era vissuto senza
nessuno vicino, la sua forza d'animo.
Fino a rimanerne affascinato.
Sono
stato uno stupido.
Uno
stupido sentimentale.
Avrei
dovuto ucciderlo.
Baka...
...me
ne sono invaghito.
Da predatore freddo, distante e paziente, a
cacciatore bramoso, fremente, eccitato dalla sua sola vista, dal suo
solo odore.
Preda del suo fascino inconsapevole, e per questo
ancora così seducente.
Perfino in quel momento, lì, sotto la pioggia,
Itachi lo desiderava. L'odore del suo sangue e della sua pelle così
dolci, quel corpo martoriato così sensuale nella sua
fragilità.
Il moro gli si inginocchiò a fianco,
ascoltandone il respiro sottile.
Uno spasmo di dolore e un gemito flebile e acuto su
quelle labbra dolci e tagliate.
L'Uchiha non si trattenne più e si chinò
per catturare in un bacio lussurioso quella bocca a bocciolo di rosa,
facendovi scivolare la lingua dentro per stuzzicare l'altra, che ebbe
uno scatto stupito prima di essere trascinata dalla danza della
compagna.
Naruto gemette nel bacio, di dolore per quelle
braccia forti che premevano sulle sue ferite in un abbraccio
possessivo, di piacere per quella bocca così calda sulla sua.
Il ragazzo socchiuse gli occhi azzurri su rossi
rubini sanguigni.
Ebbe un sussulto doloroso, inizialmente, ma non tardò
a rilassarsi quando capì quale dei due Uchiha aveva di fronte.
Era solo Itachi Uchiha, il suo nemico.
E il suo amante.
Nonostante
il sapore del sangue,
la
sua bocca era così dolce...
...avrei
voluto divorarlo.
Itachi interruppe il bacio per ammirare quei
meravigliosi occhi azzurri, velati dalla sofferenza ma ancora vividi
e brillanti. Naruto abbozzò un piccolo e stanco sorriso, ma
per quanto stanco, era sincero. Stava per morire, lo sapeva
benissimo, e proprio per questo ora era felice di non essere solo, e
perfino l'inquietante compagnia di Itachi Uchiha era gradita in quel
momento. Le sue braccia erano calde in quel gelo che sentiva. Era
dolce stare così. E quel bacio era stato così bello...
Per il mukenin era strano essere così delicato
con qualcuno e non era abituato a tenere una persona fra le braccia.
Però gli piaceva. Lo aveva scoperto settimane prima. E il
sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto
gustare quel calore e quel sapore rendeva quei momenti ancora più
intensi.
Che
sentimentalismo disgustoso.
Ma
non ho resistito:
era
così bello...
- I-io... non... non ce l'ho... f-fatta- disse con
voce roca, stanca e spezzata Naruto.
- ...- Itachi non disse nulla: non c'era nulla da
dire.
- D-devi essere... felice- era un po' forzato come
sorriso- Sasuke... è diventato forte-.
- ...- ancora una volta il moro non replicò,
né il suo viso tradì una qualsiasi espressione.
- Ha bat-battuto me...- c'era una triste ironia in
quegli occhi azzurri- Mi ha battuto... è stato... così...
così facile...-.
- Non parlare- lo interruppe Itachi seccamente, forse
con più durezza di quanto avrebbe voluto- E' peggio-.
Il biondo si sentì sorridere: era sciocco
pensarlo, ma pareva quasi che l'altro si stesse preoccupando per lui.
Era strano. Ma era piacevole. Era dannatamente strano che proprio uno
come lui si preoccupasse per quel Jinchuuriki sempre allontanato da
tutti. Ed era dannatamente piacevole sentirsi soggetto della
preoccupazione altrui, per quanto fosse egoista come gioia. Ma per
una volta Naruto volle essere egoista. E per una volta Itachi si
ritrovò ad essere altruista.
Cosa
mi hai fatto,
ingenuo
ragazzino?
Cosa
hai fatto
per
farmi soffrire?
E per la terza volta nella sua vita, Itachi si
ritrovò a soffrire per qualcuno.
Era un dolore inumano. Sentiva quasi la vita di
Naruto che gli scivolava via dalle braccia, come acqua che cola dalle
mani giunte a coppa, impossibile da fermare, impossibile da
recuperare. Era uno scorrere implacabile, che lasciava solo la
possibilità di ascoltare il ticchettio del sangue che
gocciolava a terra, inudibile d'altronde nello scrosciare di quella
pioggia gelida. Un silenzioso conto alla rovescia.
La prima volta che l'Uchiha si era sentito morire di
dolore, era stato quando aveva ucciso il suo migliore amico, Shisui.
Ricordava ancora i suoi occhi in quell'attimo prima che lui gli
mettesse la testa sott'acqua. Era stato sorpreso, stupore che era
stato messo da parte quasi subito dalla paura. E dalla delusione.
La seconda volta fu durante quella fatidica notte di
luna piena, durante la quale aveva ucciso ogni singolo membro del
proprio clan. Dopo gli occhi di Shisui, pensava, nient'altro sarebbe
stato doloroso. Né il far cessare il pianto di un neonato con
un kunai, né lo spezzare le ossa di una donna anziana, né
il falciare i propri genitori con una katana. Erano stati gli occhi
di suo fratello a trafiggerlo. Quegli occhi
che lo avevano sempre guardato con affetto sterminato, amore,
fiducia, ammirazione, quella notte avevano solo espresso paura,
dolore, incredulità, e delusione.
La terza volta la stava vivendo in quel preciso
momento. Ma non c'erano paura, o dolore, incredulità o
delusione in quegli occhi color del cielo. C'era pace, forse un po'
di rimpianto e sofferenza fisica, ma erano calmi, placidi, eppure
vivi e brillanti, come se la morte non li toccasse. E tutto questo
per Itachi era ancora più doloroso. Una persona in punto di
morte non avrebbe dovuto essere così calma, così
rassegnata. Non era normale. Non era normale che proprio Naruto, che
da sempre aveva lottato per ciò in cui credeva senza cedere o
arrendersi, ora, sconfitto da colui che voleva salvare, si
abbandonasse così facilmente alle braccia della morte. Non era
da lui.
Perché
ti consegnavi alla morte
senza
lottare,
quando
tutto ciò che desideravo
era
la tua tristezza nel lasciare questo mondo?
Nel
lasciare me?
Ancora ricordava, Itachi, quella notte, quella notte
in cui era scivolato come un'ombra nella camera di Naruto attraverso
la finestra aperta, aveva accarezzato quel corpo caldo attraverso le
coperte, aveva soffocato la sua paura, il suo stupore, col desiderio.
Lo aveva fatto suo, tante volte, finché all'arrivo dell'alba
Naruto non si era addormentato fra le sue braccia, sfinito, ma
incredibilmente felice. Assurdamente felice. Ed Itachi non avrebbe
saputo spiegare la ragione di quella sua passività serena. La
sera successiva il ragazzo lo aveva accolto con un sorriso. Avevano
continuato quella torbida relazione per un paio di mesi, poi Naruto
aveva iniziato a cercare in ogni dove Sasuke a sua volta inseguito da
Itachi.
Ormai al mukenin non interessava più
l'estrazione di Kyuubi: l'unica cosa che voleva era Naruto, solo e
soltanto Naruto. Lo voleva, voleva farlo suo. Ed era stanco di vedere
solo il nome di Sasuke nella mente del suo amante.
Ma aveva preferito lasciarlo fare in quella ricerca,
tenendosi a distanza.
Ed ecco a cosa era arrivato.
Ancora
prima
di
sentire il tuo cuore cessare di battere,
bramavo
il sangue
di chi te lo aveva voluto spegnere.
- Come mai... sei qui?- fece Naruto con voce flebile.
- Ti ho detto di non parlare- fu la replica di
Itachi.
- Per favore- lo pregò l'altro.
In realtà, il moro non sapeva cosa
rispondergli: era lì perché aveva dovuto seguirlo, era
lì perché aveva voluto seguirlo, perché
aveva sentito il boato della battaglia, perché...
- Perché ho avuto paura-.
Perché aveva paura.
Il suo, suo, Naruto stava morendo. Stava
morendo prima ancora che la loro relazione avesse un chiarimento,
prima ce uno solo di loro due potesse compiere un passo verso
qualcosa di più profondo.
La sua kitsune stava morendo troppo presto, e Itachi
sentiva la disperazione ammontare pian piano in lui.
Per di più, Naruto pareva incomprensibilmente
sereno.
- Perché sorridi?- fu il turno di Itachi a
chiedere.
L'altro sorrise- Perché sei... qui con me-.
- Non sei triste di morire?-.
Non
sei triste di lasciarmi?
- Lo sono-.
- E non sei triste di abbandonare tutto ciò
che hai?-.
Non
sei triste di abbandonare me?
-
Mi accontento... di quello che... che ho... avuto-.
Io
no.
- Ma avrei voluto... averti vicino... di... di più-
un colpo di tosse insanguinato lo scosse con violenza, facendolo
tremare di dolore. Ormai respirava a fatica, tutto il fiato usato per
l'altro.
- Naruto...- soffiò Itachi sulle labbra
insanguinate dell'amante- ...vuoi che lo uccida?-.
Voglio
il suo sangue.
- N-non voglio... che altri... che altri soffrano-
risposta che non era una risposta.
Io
sto soffrendo.
- Mi pensera-i... ve... ro?-.
- Sì- fu più forte di lui dirlo.
- Non... non uccidere nessuno... per favore...-.
- Non posso-.
- Tu non sei... fat-to... per fare... per fare il...
il vendicatore- sorrise triste Naruto.
- Lo so. Non parlare più-.
- Gomen...-.
- Stai zitto-.
- Aishiteru, Itachi-.
Ti
amo anch'io, baka.
Itachi lo baciò, a lungo. Poi continuò
a posare piccoli baci sulle labbra di Naruto.
Finché non lo sentì spirare.
Finché il suo corpo non divenne freddo.
Maledisse Sasuke, lo maledisse per avergli portato
via l'unica persona che avesse veramente amato.
Maledisse Naruto per aver stravolto ogni suo piano.
Ora Sasuke non avrebbe più vendicato nessuno.
Ora era Itachi a sentire il bisogno di vendetta.
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