Tears For My Enemy

di Ermal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tears For My Enemy - Naruto ***
Capitolo 2: *** Tears For My Enemy - Itachi ***



Capitolo 1
*** Tears For My Enemy - Naruto ***


In tutta onestà, avevo pensato di non tornare mai più su EFP.

Poi però ho pensato che magari chi non conosceva Manga.it avrebbe avuto piacere a leggere qualcosa di mio.

Ebbene sì, sono proprio io, anche se sotto un nome diverso.


Spero solo che questa prima one-shot possa piacervi. ^^

E spero che recensirete per far felice un'abusiva. XD



Tears for my Enemy



Non volevo che succedesse.

No, lo volevo.

Però...


La pioggia scrosciava, fitta, fredda, incolore nella notte scura, l'aria che sapeva di fango, di muschio, di sangue. Sangue impossibile da lavare via, per la pioggia. Sangue che impregnava la terra col suo calore, il suo odore, la sua vita rubata.

Naruto si era fermato di botto, immobile fra Kakashi-sensei e Sakura-chan, sentendo Sai e Yamato-sensei fare lo tesso alle sue spalle.

Non c'era gioia negli occhi di nessuno.

Forse era rammarico quello che traspariva dalla scura iride dell'uomo dai capelli d'argento, la tristezza dovuta alla consapevolezza di aver perduto l'unico nemico che era stato in grado di sconfiggerlo con la sua stessa arma. Stava vedendo la fine del proprio peggior avversario. Non per mano sua.

Probabilmente era pura tristezza quella luce che tremava negli occhi verdi della ragazza, un sentimento nato non dalla ragione, ma dalla sua stessa sensibilità, l'amarezza del vedere una vita spegnersi davanti ai suoi occhi, e la consapevolezza di non poter, e di non dover, fare nulla per salvarlo.

Naruto non sapeva che cosa lasciassero trasparire le espressioni di Yamato e di Sai, e neppure gliene importava.

In quel momento, gli interessava solo l'espressione, che nemmeno espressione era, sul viso di Uchiha Itachi.

Il Mukenin era lì, davanti a lui, a terra, la veste dell'Akatsuki ridotta a brandelli, la maglia scura dalla profonda scollatura invece quasi intatta. Resa ancora più nera dalla pioggia. E dal sangue. Il giovane uomo era immobile, supino, i capelli sciolti sparpagliati attorno al capo, i fili di nero ebano che si mischiavano al fango, alla pioggia. Al sangue. Profonde ferite gli solcavano le braccia, come se fossero state infilzate da lunghe lame affilate, le gambe non apparivano in miglior stato.

Il viso era inespressivo come sempre, gli occhi dalle lunghe ciglia chiusi, la bocca socchiusa in brevi e irregolari respiri rauchi, alcune macchie di fango e sangue su una guancia, un filo rosso che colava da un angolo delle labbra.

Vivo.

Ma per poco.


Però non volevo che succedesse così.

Oppure lo volevo.

Non lo so.

Ma ora che lo vedevo...

...io...


- Deve essere accaduto pochi minuti fa- stava dicendo Sakura- ecco cos'erano quelle esplosioni che sentivamo-.

Ma Naruto non la stava ascoltando.

Fissava Itachi con un groppo alla gola, incapace di ragionare, di capire, di accettare.

Era lì, troneggiante sul proprio peggior nemico, sulla persona che aveva distrutto la vita del suo migliore amico, su un assassino spietato, su un mostro disumano.

Ora il suo avversario stava morendo, assaporando un'atroce agonia, scontando i propri peccati.

Naruto avrebbe dovuto essere felice. Trionfante. Soddisfatto. Sollevato.

Niente più occhi rossi che lo fissavano inquietanti, niente più paura di venir attaccato nel buio.

Doveva gioire.

Si era ormai liberato del proprio incubo.

Allora perché gli pareva di viverne un altro?


E' tutto così...

...sbagliato.

Dovrei essere felice.

Dovrei.

...

...io non ci riesco.


Naruto si inginocchiò accanto ad Itachi, osservando la fatica con cui continuava a respirare.

Non sembrava più così pericoloso.

E questo pensiero, stranamente, ferì il biondino.

L'Uchiha non avrebbe dovuto sembrare così debole, nemmeno in punto di morte. Avrebbe dovuto ispirare ancora paura, non sarebbe dovuto sembrare un gattino coperto di sangue. Fragile, come sul punto di spezzarsi.

Ci stava ancora pensando quando si rese conto di essere fissato da due gemme nere semichiuse. Gli si seccò la gola.

Gli occhi di Itachi erano spenti, come sempre lo erano, impenetrabili, come sempre lo erano.

Stanchi.

Forse un po' tristi.

Forse perfino felici di vedere il cielo in un giorno di pioggia.

- Ohayo, Naruto-kun- mormorò in un soffio, abbozzando un tenue e spento sorriso.

- Ohayo, Itachi-san- mai aveva detto cosa più stupida.


Non riesco ad essere felice.

Non riesco a ridere.

...vorrei solo piangere.


Itachi fu percorso da uno spasmo di dolore, tremò, tossì sangue, ansimò dolorosamente, l'agonia che traspariva perfino dai suoi illeggibili occhi neri.

Naruto sobbalzò e istintivamente gli afferrò una spalla, stupendosi di quanto calda fosse.

Stupendosi di quanta angoscia sentisse dentro di sé.

Un nodo gli serrava la gola, un pugno gli stringeva il cuore, e piccoli aghi premevano ai lati dei suoi occhi.

- Sakura-chan...- mormorò con voce irriconoscibile, guardando con occhi imploranti la ragazza dai capelli rosa.

Lei scosse tristemente il capo- Non c'è nulla da fare, Naruto: gli hanno sfondato la cassa toracica e le costole gli hanno forato i polmoni. Morirà a minuti-.


Piango.

E lo so il perché.

Non doveva andare così.


Naruto piangeva in silenzio, le lacrime che colavano sul suo viso, gocciolando assieme alla pioggia su quello del giovane sotto di lui.

Itachi era il suo nemico.

Ma era anche una delle costanti della sua vita.

Il Mukenin tentava di catturarlo e il Jinchuuriki si difendeva, combattevano, scappavano.

Sempre.

Era il suo lupo in agguato, il corvo che lo scrutava dalle tenebre con occhi affamati. L'antagonista sempre presente alla fine della sua strada, il nemico con cui tante volte si era scontrato, ma che mai era riuscito a battere.

Dopo tanti scontri senza né vincitori né vinti, alla fine Naruto si era quasi convinto che Itachi ci sarebbe stato per sempre nella sua vita, per coprire il sole con la sua ombra, per tessere il personale inferno del ragazzo biondo.

Avrebbe dovuto morire in modo diverso, pensò improvvisamente il ragazzo.

In una notte di luna piena, la lama di un kunai nel cuore, l'erba attorno, il vento gentile.

Avrebbe dovuto avere una morte pulita. Indolore. Non una lenta agonia nel fango e nella pioggia. Non con il corpo ridotto in quello stato con tale brutalità.

Perché Itachi era il suo nemico peggiore, ma almeno era un nemico leale, che rispettava e che era a sua volta rispettato dall'altro. Era una persona crudele, insensibile, che amava vedere il dolore e la paura negli occhi delle vittime prima di ucciderle.

Ma non avrebbe mai usato un metodo così barbaro e brutale per uccidere qualcuno.

Naruto lo odiava.

Ne aveva paura.

Aveva fatto l'amore con lui.


Non avrebbe dovuto succedere.

Stavamo combattendo.

Non avrebbe dovuto farlo.

Non avrebbe dovuto baciarmi.

E fare tutto il resto.

...non avrebbe dovuto piacermi.


Naruto ancora ricordava quel pomeriggio di tre giorni prima.

Ricordava la lotta feroce, quelle mani forti che lo avevano immobilizzato a terra.

Quelle labbra affamate che lo avevano baciato. Il lento movimento del suo bacino contro il proprio. La sua eccitazione.

Il modo in cui Itachi lo aveva preso, senza fretta e senza ascoltare i suoi no. Il piacere che il ragazzo aveva provato dopo. Ancora, ancora e ancora. Il modo in cui gli si era aggrappato alle spalle, urlando il nome del nemico, di quello stesso uomo che in quel momento giaceva esangue davanti a lui.

Avrebbe potuto ucciderlo, quella volta. O catturarlo per estrarre il Kyuubi.

Ma non aveva fatto nulla di tutto ciò.

Aveva preferito scambiare il dolore col piacere, la violenza con la dolcezza.

Aveva preferito fare l'amore con lui, piuttosto che ucciderlo. Baciarlo piuttosto che ferirlo. Farlo godere piuttosto che torturarlo.

Ora non era più il sudore a brillare sulla sua pelle bianca, non era più il loro caldo seme a colare dalle sue dita, ma gelida pioggia invernale e rosso sangue morente.


Avrei voluto salvarlo.

Gli afferrai una mano.

La strinsi.

Lui mi sorrise.


- Non odiarlo- Naruto sollevò di scatto il viso a quella voce flebile e roca- Non vendicarmi-.

Richiesta strana per Itachi. I suoi occhi non avevano perduto la loro impenetrabilità, ma erano diventati liquidi, privi del loro ghiaccio.

- Promettimelo- esalò, prima di essere di nuovo scosso da un violento attacco di tosse, un secondo rigoletto di sangue che gli colava dalla bocca.

Naruto si era chinato su di lui per sostenergli da dietro la testa, e a quella supplica proprio così disperata perché fatta in punto di morte non osò dir di no- Te lo prometto- mormorò con voce triste- Non parlare... è peggio...-.


Non era delle reazioni degli altri che mi importava.

Non volevo che Itachi morisse.

Mi era intollerabile.


Itachi spirò fra le braccia di Naruto, un lieve sorriso sulle labbra, rammaricandosi per quelle lacrime che una sola persona al mondo avrebbe versato per lui.

Naruto strinse a sé quel corpo ancora caldo, ignorando lo scricchiolare delle costole rotte, l'appiccicoso del sangue. Lo strinse a sé perché già ne sentiva la mancanza. Sentiva la mancanza di una di quelle poche persone che, modo suo, non lo aveva mai trattato come un mostro. Ma come un nemico. E come un amante.

E si chiese come avrebbe mai fatto a mantenere la propria promessa, quando già sentiva un profondo odio crescergli nel cuore.

Sarebbe mai riuscito a non odiare Sasuke per aver ucciso suo fratello?


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Capitolo 2
*** Tears For My Enemy - Itachi ***


Per prima cosa voglio ringraziare allsecrets2 e Dark Soul per le loro splendide recensioni, sono veramente felice che vi piaccia quest'idea triste e anche un po' macabra. ^-^

Inoltre, volevo anche fare una precisazione riguardo alla fanfic: QUESTE SARANNO DUE ONE-SHOT CHE AVRANNO COME PROTAGONISTI-AGONIZZANTI ITACHI E NARUTO A TURNO. Colpa mia che non l'ho spiegato a dovere nell'introduzione. ^^””””


Ora vi lascio alla seconda ed ultima one-shot. ^^

Spero l'apprezzerete!^^



Tears for my Enemy II


Itachi's version




Sarebbe accaduto comunque.

Lo sapevo.

Bene anche...


La notte era nera, gelata dalla pioggia scura che scrosciava sulla terra da un cielo senza stelle. L'aria era fredda, l'odore del fango e della pioggia quasi congelato in quel gelo cristallino; ma un odore permaneva, insistente, aggrappato alla propria esistenza ormai conclusa.

Sangue.

Un profumo intenso e metallico. Caldo nell'aria invernale.

Attirato da quella scia densa e invitante, un predatore si era avvicinato alla vittima ormai morente.


Lo sapevo benissimo.

E non sarei dovuto rimanerne sorpreso.

O dispiaciuto.


Naruto era a terra, la felpa, solitamente di quell'arancione così vivace, marrone di fango e sangue, la maglietta scura sottostante una spugna imbevuta di rosso, massacrata da alcuni terribili fendenti. Un altro graffio sfregiava invece la guancia del ragazzo, scie e macchie di sangue ne avevano sporcato la pelle, alcuni rigoletti colavano dalla sua bocca socchiusa.

I suoi meravigliosi occhi azzurri erano chiusi, uno livido e pesto. Il braccio destro aveva una strana angolazione: doveva essere rotto.

Ma quel petto, così piccolo in quel momento, aveva ancora la forza per alzarsi e abbassarsi.

Itachi lo fissò per lunghi momenti, in piedi accanto a lui, silenzioso come l'ombra della morte che era venuta a prendere la sua vittima prediletta.

Aveva sentito le esplosioni, le grida, e poi il silenzio che ne era seguito. E l'odore del sangue. Attirato dalla sua scia, era arrivato lì, al cospetto del corpo massacrato e morente del proprio Jinchuuriki.


Eppure ero triste.

Era tutto così sbagliato.

Non sarebbe dovuto succedere così.


Naruto era il suo Jinchuuriki, suo e di nessun altro.

Solo lui avrebbe potuto catturarlo. Solo lui avrebbe potuto perseguitarlo. Solo lui avrebbe dovuto popolare i suoi incubi.

E solo lui avrebbe dovuto ucciderlo.

Non sarebbe dovuto succedere così.

Naruto stava morendo, ma non per mano sua.

E questo lo rendeva furioso.

Era stato lui a dargli la caccia per tutto quel tempo, lui lo aveva terrorizzato per tutti quegli anni. E aveva tratto piacere dai suoi occhi spaventati, dalla sua rabbia impotente; aveva riso della sua infantile determinazione e delle sue futili amicizie; aveva compatito la sua ingenuità e la sua fiducia innata; era rimasto irritato dalla sua speranza e dalla sua voglia di vivere; aveva ammirato il modo in cui era vissuto senza nessuno vicino, la sua forza d'animo.

Fino a rimanerne affascinato.


Sono stato uno stupido.

Uno stupido sentimentale.

Avrei dovuto ucciderlo.

Baka...

...me ne sono invaghito.


Da predatore freddo, distante e paziente, a cacciatore bramoso, fremente, eccitato dalla sua sola vista, dal suo solo odore.

Preda del suo fascino inconsapevole, e per questo ancora così seducente.

Perfino in quel momento, lì, sotto la pioggia, Itachi lo desiderava. L'odore del suo sangue e della sua pelle così dolci, quel corpo martoriato così sensuale nella sua fragilità.

Il moro gli si inginocchiò a fianco, ascoltandone il respiro sottile.

Uno spasmo di dolore e un gemito flebile e acuto su quelle labbra dolci e tagliate.

L'Uchiha non si trattenne più e si chinò per catturare in un bacio lussurioso quella bocca a bocciolo di rosa, facendovi scivolare la lingua dentro per stuzzicare l'altra, che ebbe uno scatto stupito prima di essere trascinata dalla danza della compagna.

Naruto gemette nel bacio, di dolore per quelle braccia forti che premevano sulle sue ferite in un abbraccio possessivo, di piacere per quella bocca così calda sulla sua.

Il ragazzo socchiuse gli occhi azzurri su rossi rubini sanguigni.

Ebbe un sussulto doloroso, inizialmente, ma non tardò a rilassarsi quando capì quale dei due Uchiha aveva di fronte.

Era solo Itachi Uchiha, il suo nemico.

E il suo amante.


Nonostante il sapore del sangue,

la sua bocca era così dolce...

...avrei voluto divorarlo.


Itachi interruppe il bacio per ammirare quei meravigliosi occhi azzurri, velati dalla sofferenza ma ancora vividi e brillanti. Naruto abbozzò un piccolo e stanco sorriso, ma per quanto stanco, era sincero. Stava per morire, lo sapeva benissimo, e proprio per questo ora era felice di non essere solo, e perfino l'inquietante compagnia di Itachi Uchiha era gradita in quel momento. Le sue braccia erano calde in quel gelo che sentiva. Era dolce stare così. E quel bacio era stato così bello...

Per il mukenin era strano essere così delicato con qualcuno e non era abituato a tenere una persona fra le braccia. Però gli piaceva. Lo aveva scoperto settimane prima. E il sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto gustare quel calore e quel sapore rendeva quei momenti ancora più intensi.


Che sentimentalismo disgustoso.

Ma non ho resistito:

era così bello...


- I-io... non... non ce l'ho... f-fatta- disse con voce roca, stanca e spezzata Naruto.

- ...- Itachi non disse nulla: non c'era nulla da dire.

- D-devi essere... felice- era un po' forzato come sorriso- Sasuke... è diventato forte-.

- ...- ancora una volta il moro non replicò, né il suo viso tradì una qualsiasi espressione.

- Ha bat-battuto me...- c'era una triste ironia in quegli occhi azzurri- Mi ha battuto... è stato... così... così facile...-.

- Non parlare- lo interruppe Itachi seccamente, forse con più durezza di quanto avrebbe voluto- E' peggio-.

Il biondo si sentì sorridere: era sciocco pensarlo, ma pareva quasi che l'altro si stesse preoccupando per lui. Era strano. Ma era piacevole. Era dannatamente strano che proprio uno come lui si preoccupasse per quel Jinchuuriki sempre allontanato da tutti. Ed era dannatamente piacevole sentirsi soggetto della preoccupazione altrui, per quanto fosse egoista come gioia. Ma per una volta Naruto volle essere egoista. E per una volta Itachi si ritrovò ad essere altruista.

Cosa mi hai fatto,

ingenuo ragazzino?

Cosa hai fatto

per farmi soffrire?


E per la terza volta nella sua vita, Itachi si ritrovò a soffrire per qualcuno.

Era un dolore inumano. Sentiva quasi la vita di Naruto che gli scivolava via dalle braccia, come acqua che cola dalle mani giunte a coppa, impossibile da fermare, impossibile da recuperare. Era uno scorrere implacabile, che lasciava solo la possibilità di ascoltare il ticchettio del sangue che gocciolava a terra, inudibile d'altronde nello scrosciare di quella pioggia gelida. Un silenzioso conto alla rovescia.

La prima volta che l'Uchiha si era sentito morire di dolore, era stato quando aveva ucciso il suo migliore amico, Shisui. Ricordava ancora i suoi occhi in quell'attimo prima che lui gli mettesse la testa sott'acqua. Era stato sorpreso, stupore che era stato messo da parte quasi subito dalla paura. E dalla delusione.

La seconda volta fu durante quella fatidica notte di luna piena, durante la quale aveva ucciso ogni singolo membro del proprio clan. Dopo gli occhi di Shisui, pensava, nient'altro sarebbe stato doloroso. Né il far cessare il pianto di un neonato con un kunai, né lo spezzare le ossa di una donna anziana, né il falciare i propri genitori con una katana. Erano stati gli occhi di suo fratello a trafiggerlo. Quegli occhi che lo avevano sempre guardato con affetto sterminato, amore, fiducia, ammirazione, quella notte avevano solo espresso paura, dolore, incredulità, e delusione.

La terza volta la stava vivendo in quel preciso momento. Ma non c'erano paura, o dolore, incredulità o delusione in quegli occhi color del cielo. C'era pace, forse un po' di rimpianto e sofferenza fisica, ma erano calmi, placidi, eppure vivi e brillanti, come se la morte non li toccasse. E tutto questo per Itachi era ancora più doloroso. Una persona in punto di morte non avrebbe dovuto essere così calma, così rassegnata. Non era normale. Non era normale che proprio Naruto, che da sempre aveva lottato per ciò in cui credeva senza cedere o arrendersi, ora, sconfitto da colui che voleva salvare, si abbandonasse così facilmente alle braccia della morte. Non era da lui.


Perché ti consegnavi alla morte

senza lottare,

quando tutto ciò che desideravo

era la tua tristezza nel lasciare questo mondo?

Nel lasciare me?


Ancora ricordava, Itachi, quella notte, quella notte in cui era scivolato come un'ombra nella camera di Naruto attraverso la finestra aperta, aveva accarezzato quel corpo caldo attraverso le coperte, aveva soffocato la sua paura, il suo stupore, col desiderio. Lo aveva fatto suo, tante volte, finché all'arrivo dell'alba Naruto non si era addormentato fra le sue braccia, sfinito, ma incredibilmente felice. Assurdamente felice. Ed Itachi non avrebbe saputo spiegare la ragione di quella sua passività serena. La sera successiva il ragazzo lo aveva accolto con un sorriso. Avevano continuato quella torbida relazione per un paio di mesi, poi Naruto aveva iniziato a cercare in ogni dove Sasuke a sua volta inseguito da Itachi.

Ormai al mukenin non interessava più l'estrazione di Kyuubi: l'unica cosa che voleva era Naruto, solo e soltanto Naruto. Lo voleva, voleva farlo suo. Ed era stanco di vedere solo il nome di Sasuke nella mente del suo amante.

Ma aveva preferito lasciarlo fare in quella ricerca, tenendosi a distanza.

Ed ecco a cosa era arrivato.


Ancora prima

di sentire il tuo cuore cessare di battere,

bramavo il sangue

di chi te lo aveva voluto spegnere.


- Come mai... sei qui?- fece Naruto con voce flebile.

- Ti ho detto di non parlare- fu la replica di Itachi.

- Per favore- lo pregò l'altro.

In realtà, il moro non sapeva cosa rispondergli: era lì perché aveva dovuto seguirlo, era lì perché aveva voluto seguirlo, perché aveva sentito il boato della battaglia, perché...

- Perché ho avuto paura-.

Perché aveva paura.

Il suo, suo, Naruto stava morendo. Stava morendo prima ancora che la loro relazione avesse un chiarimento, prima ce uno solo di loro due potesse compiere un passo verso qualcosa di più profondo.

La sua kitsune stava morendo troppo presto, e Itachi sentiva la disperazione ammontare pian piano in lui.

Per di più, Naruto pareva incomprensibilmente sereno.

- Perché sorridi?- fu il turno di Itachi a chiedere.

L'altro sorrise- Perché sei... qui con me-.

- Non sei triste di morire?-.


Non sei triste di lasciarmi?


- Lo sono-.

- E non sei triste di abbandonare tutto ciò che hai?-.


Non sei triste di abbandonare me?


- Mi accontento... di quello che... che ho... avuto-.


Io no.


- Ma avrei voluto... averti vicino... di... di più- un colpo di tosse insanguinato lo scosse con violenza, facendolo tremare di dolore. Ormai respirava a fatica, tutto il fiato usato per l'altro.

- Naruto...- soffiò Itachi sulle labbra insanguinate dell'amante- ...vuoi che lo uccida?-.


Voglio il suo sangue.


- N-non voglio... che altri... che altri soffrano- risposta che non era una risposta.


Io sto soffrendo.


- Mi pensera-i... ve... ro?-.

- Sì- fu più forte di lui dirlo.

- Non... non uccidere nessuno... per favore...-.

- Non posso-.

- Tu non sei... fat-to... per fare... per fare il... il vendicatore- sorrise triste Naruto.

- Lo so. Non parlare più-.

- Gomen...-.

- Stai zitto-.

- Aishiteru, Itachi-.


Ti amo anch'io, baka.


Itachi lo baciò, a lungo. Poi continuò a posare piccoli baci sulle labbra di Naruto.

Finché non lo sentì spirare.

Finché il suo corpo non divenne freddo.

Maledisse Sasuke, lo maledisse per avergli portato via l'unica persona che avesse veramente amato.

Maledisse Naruto per aver stravolto ogni suo piano.

Ora Sasuke non avrebbe più vendicato nessuno.

Ora era Itachi a sentire il bisogno di vendetta.

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