I know the world's a broken bone, but melt your headaches, call it home

di Alphabet Loser
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Post-concerto ***
Capitolo 2: *** Solitudine ***
Capitolo 3: *** Cambiamento ***
Capitolo 4: *** Ritorno alla normalità (forse) ***
Capitolo 5: *** Spiaggia ***
Capitolo 6: *** Confessione ***



Capitolo 1
*** Post-concerto ***


Questa storia si svolge negli ultimi periodi dai Panic!, poco prima che Ryan e Jon se ne andassero :( Raccolta di brevi capitoli incentrati soprattutto sulla riflessione di Ryan prima di lasciare il gruppo. 'Sto ragazzo lo facciamo sempre soffrire, siamo perfide.
Ovviamente, come al solito, è tutto inventato, non ho idea di cosa sia successo in realtà e io non possiedo nessuno di loro (ma dai!). Anche perchè se possedessi Ryan Ross non starei qua a pubblicare fanfiction. Adios

                 I know the world's a broken bone, but melt your headaches, call it home

Capitolo 1: Post-concerto

Un boato fragoroso si leva dal pubblico. Tutti applaudono .Fra poco, nei cuori di quei ragazzi la malinconia prenderà il posto della felicità. Il concerto è finito. I Panic!, dopo il loro consueto inchino, escono dal palco. Jon, Brendon, Spencer, Ryan.
-Siete stati grandi, ragazzi!
Solite facce, solite voci, soliti complimenti post-concerto. E il solito Brendon che urla:-Primo alla doccia!
E così sia.
-Andate voi, io la faccio per ultimo, sono stanco, sono stanco- dice Ryan, sfilandosi la giacca. Va in bagno. Chissà che una bella pisciata non aiuti. Oggi niente backstage, niente interviste. Grazie al cielo. Stanco. Oggi è stanco. Esce dalla stanza e si butta su un divano. Da lì, sente il rumore delle docce. L’acqua scroscia, poi si interrompe. Passi strascicati. A Ryan sembra di riconoscere le voci di Brendon e Spencer. Jon, come al solito, ha ceduto il posto agli altri. È un bravo ragazzo, Jon. Ryan non può negare di essere felice che lui sia nella band.  È una presenza rassicurante, pacifica, calma come una camomilla, salda come uno scoglio in una tempesta. Ryan si ricorda di aver letto dei commenti scritti dai fans su Internet. Per loro, Jon è l’unico barlume di virilità in un gruppo di checche isteriche. Inoltre, già da qualche tempo la loro amicizia si è fatta più stretta. I loro gusti musicali sono affini. Ryan sospira. Si sente sollevato. Sa che Jon, in un modo o nell’altro, lo appoggerà sempre.

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Capitolo 2
*** Solitudine ***


BEEP BEEP
Ryan si sveglia nella sua cuccetta nel tour bus. Abbraccia il cuscino e si gira dall’altra parte.
BEEP BEEP
La sveglia continua a suonare, implacabile. Il ragazzo raccoglie le poche forze che si hanno nel dormiveglia per allungare un braccio e spegnere l’arnese. Sonno. Ha tanto sonno e nessuna voglia di alzarsi. Sta giusto pensando questo, quando si ricorda che il tour è finito, non deve affatto alzarsi, è solo che ieri sera si è dimenticato di togliere la sveglia. Sollevato, si sdraia a pancia in su, sorridendo. Ma dopo qualche minuto si stufa di rimanere lì, tanto non riuscirebbe più ad addormentarsi. Si alza, ancora assonnato, e va in bagno a lavarsi la faccia. Si strofina l’asciugamano sul viso, si guarda allo specchio. Una goccia d’acqua trema in bilico sulla punta del suo naso, mentre lui studia il suo riflesso. Con la punta delle dita si tocca la sua frangetta alla beatle. Pensa che forse si farà crescere i capelli. È così cambiato, dagli inizi dei Panic!. Niente più gilet, niente più ciuffo piastrato, niente più trucco. Niente più circo. Esce e si dirige in cucina per prepararsi un tè. Mentre l’acqua bolle, accende il suo cellulare, si infila gli auricolari e seleziona l’album A Hard Day’s Night dei Beatles. Cosa c’è di meglio, per iniziare la giornata? Tutte quelle canzoni gli fanno tornare in mente nuove melodie, quelle a cui sta lavorando da qualche tempo con Jon. Brendon e Spencer non lo sanno. Ormai è cambiato tutto. Ryan Ross non si sente più il Ryan dei Panic! at the Disco, con o senza il punto esclamativo.

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Capitolo 3
*** Cambiamento ***


Ryan sente un rumore dietro di lui, si gira e vede Jon con una faccia assonnata.
-Buongiorno, RyRo- lo saluta.
-Ciao, Jon-
-Vedo che stai assumendo la tua dose mattutina di rock anni ’60.-
-Già- Ryan sorride- Anzi, stavo pensando ad una canzone. Una canzone simile a quelle dei Beatles. D’amore, voglio dire. Lui che deve partire, ma non dimentica la sua ragazza, perché qualsiasi cosa succeda, qualsiasi persona lui incontri, lei avrà sempre il suo cuore.
-Ma come sei tenero, Ryan. Che cos’hai bevuto oggi di strano?- chiede Jon sghignazzando.
Ryan ride, ma Jon si fa più serio.
-Senti, queste canzoni che stiamo scrivendo… non sono da Panic!.
-No- conferma il chitarrista.
-Quindi?
-Quindi che cosa?
-Cos’hai in mente, Ryan?
-Un’altra band.

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Capitolo 4
*** Ritorno alla normalità (forse) ***



La chiave si infila nella serratura, gira.
Clac.
Con una mano abbassa la maniglia, con l’altra si tira dietro il trolley. Entra in casa. L’appartamento è in penombra, la luce della luna filtra da una finestra mezza aperta. Il silenzio invade ogni angolo. È assordante.
Entra nella sua camera e si butta sul letto. La sua guancia è schiacciata contro il cuscino dalla fodera azzurrina. I suoi occhi sono fissi sul muro spoglio. Non ha nemmeno acceso la luce. Di colpo, senza preavviso, una sensazione di totale malessere si fa strada dentro di lui. Parte dalla pancia, gli rimescola sgradevolmente lo stomaco, poi arriva alla gola, e si trasforma in nausea. Disagio. Non saprebbe come altro descriverlo.
Da quanto dura?
A farsi queste domande, si sente uno psicologo.
Sì, è vero, ma da quanto dura?
Non lo sa. Gli sembra di non sapere più nulla.  Non sa neanche se abbia senso andare in giro e continuare a spacciarsi per un altro. Perché lui non si sente più Ryan Ross. Non si sente più nessuno. Ed è una cosa che lo opprime. Ma forse, ora, ha l’occasione di plasmare un nuovo, diverso, migliore se stesso. Sa che non sarà una scelta facile, ma spera di averne il coraggio.
Divergenze artistiche.
Perché no.
Bella scusa.
E non è nemmeno una bugia.

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Capitolo 5
*** Spiaggia ***


La sabbia scorreva asciutta tra le sue dita; poco lontano, lo sciabordio del mare lo cullava dolcemente.
Ryan si alzò e si avvicinò all’acqua. La spiaggia era deserta. Si sfilò le scarpe e le calze, e si alzò i pantaloni fino al ginocchio. Poi entrò in mare. L’acqua si infrangeva stancamente sulle sue gambe. Il cielo era plumbeo, grigio: neanche lui turbava quell’atmosfera di totale lentezza. Non calma, né tranquillità, tantomeno pace, ma un’inesorabile lentezza. Anche il mare lo ricordava, lambendo pigramente la spiaggia.
Ryan prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni e selezionò il numero di Jon. Lo chiamò. Non voleva mandare messaggi. I messaggi sono troppo concisi, freddi, preparati, non hanno un tono. E lui voleva sentire la reazione di Jon.
-Ciao, Ry.
-Dobbiamo direglielo.
-Cos- oh!...D’accordo. quando?
-Questa sera. Li chiamo io. Facciamo al pub alle 9? Per “bere qualcosa”?
-Quel “bere qualcosa” è tra virgolette?
-Sì.
-Ahhh. Ok.
-Ciao Jon.
-Ciao RyRo.
Avrebbe voluto che Jon l’avesse chiamato Ryan.

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Capitolo 6
*** Confessione ***


Davanti allo specchio, con le mani a sistemarsi i capelli. Si sentiva uno studente che si prepara all’esame. Anche lui stava per ricevere un giudizio di cui aveva paura. Uscì. La strada era nera, come la notte che la copriva, ma punteggiata da mille luci colorate. Fari delle auto, insegne luminose, case, lampioni, discoteche.
Voleva arrivare un po’ in ritardo, per non doversi trovare da solo con Brendon o Spencer.
Era come confessare ai genitori di essersi presi un 4+, dopo anni di ottimi voti.
Era così evidente che Ryan e Jon dovevano rivelare qualcosa di spiacevole? A giudicare dalle facce degli altri due, sì.
Quando lo disse, sembrava che se lo aspettassero. Ryan quasi voleva che si arrabbiassero, che lo insultassero, che lo convincessero a cambiare idea. Perché, in fondo, una parte di lui si pentiva di ciò che aveva appena fatto.
 
Quando lo annunciarono al manager, al produttore, all’arrangiatore e a tutti i loro vari collaboratori, ci rimasero davvero male. Glielo si leggeva in faccia, non se lo aspettavano. Ryan fu apatico. Lo sguardo nel vuoto. Eppure era stato lui a prendere quella decisione, a convincere anche Jon. Non sarebbe tornato indietro.
“Ma perché mi faccio tutti ‘sti problemi? È normale essere tristi, adesso. Andrà tutto bene. Di cosa ho paura?”

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