Secondo
capitolo
Lui. Routine.
Intreccio
di corpi.
Calore,
passione.
Fuoco.
Il
cigolio nel letto.
Il
frusciare delle coperte.
Profumo
dolciastro, da quattro soldi.
Profumo
da ricchi, costoso.
Lei,
amore.
Lui,
lussuria.
Respiri
affannati, gemiti strappati.
Affanno.
E due corpi abbandonati in un letto.
Mi
alzo, evitando accuratamente di svegliare la ragazza che
dorme accanto a me.
La
guardo, avvolta nelle coperte di seta.
La
guardo, e mi rendo conto di non sapere neanche il suo
nome.
Ma
non importa. Tanto è una delle tante.
Prendo
un paio di boxer e me li infilo.
Poi
tocca a una camicia, abbandonata per terra.
Mi
dirigo senza indugi verso il piano bar, posto in salotto.
Ho
bisogno di un whisky. Subito.
Percorro
a piedi nudi l’intero corridoio, fregandomene di
fare rumore.
Come
al solito non c’è nessuno: i miei saranno a una
delle
loro benedettissime feste di beneficienza.
O
come le chiamo io ‘Le fiere della
falsità’.
Sorrido.
Un
sorriso amaro però, interamente dedicato al ribrezzo che
provo per questo mondo, di cui io stesso faccio parte.
Un
mondo che gira in modo strano: tra strani scatti e danze
repentine.
Prendo
la bottiglia di whisky e getto direttamente
una sorsata di quel liquido
ambrato nella mia gola.
Un
bruciore intenso mi pervade e un calore immenso mi inebria
i sensi.
Guardo
fuori dalla finestra. È quasi l’alba.
Altra
nottata in bianco. E il giorno dopo ho anche scuola.
Ultimo
anno,
fortunatamente.
In
una scuola pubblica, sfortunatamente.
I
miei mi hanno costretto.
“Ti
dovrai impegnare” mi hanno detto.
“Dovrai
studiare”
mi
hanno ripetuto.
Cazzate.
Le solite a quanto pare.
Perchè
tanto ad ogni mia D, ad ogni mio vandalismo, la
scuola si ritrova una biblioteca nuova o le attrezzature della palestra
ristrutturate.
Bella
merda.
Guardo
di nuovo fuori dalla finestra: è quasi giorno,
saranno si e no le 6.
Posso
dormire ancora due ore e mezza.
Devo
sfruttarle al meglio.
Ritorno
nella camera, dove la ragazza non sembra essersi
mossa.
Sorrido
disgustato.
Le
donne sono tutte troie.
Guarda
questa. Neanche sapeva chi ero, ha solo visto la mia
porsche, e mi ha seguito subito.
Giudizio?Troia.
Mi
butto sul letto fregandomene di svegliarla, di
disturbarla o qualsiasi azione preveda la sua partecipazione.
Ignoro
il suo sfiorarmi il braccio ‘casuale’, il suo
avvicinarsi ‘casuale’.
Guardo
il soffitto duro mentre le braccia di Morfeo mi
accolgono.
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