A new family in the house

di P4_TFE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo della nuova famiglia ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** La domestica scarlatta ***
Capitolo 4: *** Un Fiore Malefico ***
Capitolo 5: *** Grandi rivelazioni ***



Capitolo 1
*** L'arrivo della nuova famiglia ***


Questa è la mia prima Fanfiction e spero che vi piaccia molto :3
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L'arrivo della nuova famiglia

Speravo di essere adottato da una famiglia qualunque, ma non fu così...

La mia futura famiglia era molto desiderosa del brivido, decisero che al mio arrivo si sarebbero trasferiti in una casa che era conosciuta come -casa degli omicidi-; non che la cosa mi dava fastidio anzi, la casa era bellissima e immensa, tutto rigorosamente arredato Tiffany originale, e il prezzo era molto basso dati i precedenti omicidi che erano stati compiuti in quella casa, su internet le informazioni erano ben dettagliate.

Arrivato nella nostra prima casa li conobbi ed erano al quanto schizzati, mi chiedevano se mi tagliavo, drogavo, fumavo, sentivo le voci e cose simili, erano un po' fuori di testa, ma tutto sommato sentivo che erano bravissimi e pieni di affetto, ma decisamente non ero il tipo di ragazzo che si aspettavano, ero un ragazzino pieno di speranze, avevo un motto tutto mio -i veri falliti sono coloro che non credono nei sogni-, ero molto estroverso, avevo gli occhi azzurri, tranquilli e spesso distaccati dal mondo, evadevo dai miei problemi, ecco perché avevo sempre il sorriso stampato sulla faccia, un sorriso più o meno vero.

Mia madre si chiamava Felicity e mio padre Stein Woods, lei era un' insegnante di lettere che dava ripetizioni pomeridiane, mentre papà era un prestigiatore professionista, io invece mi accingevo a suonare la chitarra e a cantare in alcuni locali, così riuscivamo a mantenere la famiglia.

Erano amanti del brivido, ma anche dei veri fifoni, mio padre aveva paura dei fantasmi e mia madre era follemente perseguitata dalla paura per gli insetti di grossa stazza, io non avevo paura di nulla, ma sentivo come la sensazione che quella casa ci avrebbe portato alla rovina...

Partimmo dalla vecchia casa per arrivare nella nuova, era tutto così strano, varcammo al soglia della porta e il nostro agente edile era al quanto impaurito alla sola idea che noi avevamo comperato quella casa, non ci diede molte informazioni, anche perché notò la nostra al quanto irrispettosa indifferenza alle sue parole, così ci stabilimmo subito.

La casa era formata da 2 piani, quello di sotto aveva una cucina ben arredata, bianca e con molti dettagli, invece la sala aveva dei strani dipinti con scene folkloristiche, erano al quanto strambe, mi saltarono subito agli occhi dato che rappresentavano demoni che laceravano i corpi di alcuni uomini di un villaggio, ma non ci feci più di tanto caso e decisi di salire al secondo piano, dove avrei scelto quale fosse stata la mia camera; notai una piccola stanza, era perfetta, stretta e cupa, il mio angolo di mondo, avevo deciso di stanziarmi li per il resto della mia vita. Le pareti erano color viola e c'erano uno o due quadretti tristi e semplici, così cominciai a mettere in ordine i miei oggetti personali, sul mobile misi la foto dei miei amici, o meglio quelli che definivo tali, dato che sapevo che sparlavano alle mie spalle, attaccai un poster del mio gruppo preferito e poi misi a posto la mia scrivania, il mio portatile, la mia xbox e i miei manga, diciamo che quella scrivania era una delle cose che mi rendevano felici, mi distesi sul mio letto soffice, e entrai in una sorta di trans, ero stanco morto e solo la musica poteva calmare i miei pensieri, ma ecco che parti una canzone che proprio non volevo sentire, così mi misi a dormire per lo stress psicologico, sperando che il giorno seguente sarebbe stato un successone, avevo ancora molto da scoprire di quella casa, che già mi sembrava un grande rifugio, dove potevo essere me stesso.

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Capitolo 2
*** Primo giorno di scuola ***


Pubblicherò i capitoli il Lunedì, il mercoledì e il venerdì c:

Primo giorno di scuola

Mi svegliai alle 6:30, era settembre e di conseguenza mia madre mi iscrisse ad una scuola pubblica, non era di certo la più rinomata; era piena di bulli e di troiette alla moda, la cui tempesta ormonale avrebbe distrutto New York in meno di 30 secondi, ma anche se contro voglia dovevo andare in quel tugurio.

Appena staccai i piedi dal letto andai verso il bagno, non ero ancora entrato in quella stanza, ma già dalla porta sembrava bellissimo, entrai e subito notai le dimensioni della stanza, era enorme, le piastrelle che ricoprivano le pareti erano alquanto moderne, di un rosso scarlatto, macabro, quel rosso ricordava i delitti della casa, al solo pensiero mi veniva la pelle d'oca.

Uscito dal bagno mi diressi in camera, non sapevo cosa dovevo mettere, il primo giorno di scuola non avevo mai un fottuto vestito da indossare, non mi importava molto delle persone, ma volevo almeno sembrare un ragazzo che non trascurava il suo aspetto, anche se effettivamente era così, ad un tratto la finestra si aprì per il forte vento e il sole illuminò il mio armadio, una voce nella mia mente cantava cori gospel e all'apertura dell'armadio vidi una maglietta nera, con righe bianche in posizione orizzontale, aveva un che di grunge, lo stile che mi stava meglio, e che non era esageratamente ricercato e costoso, poi mi abbassai e presi un paio di jeans grigi, i miei preferiti, poi decisi di prendere il mio adorato paio di converse nere, invecchiate e un po' malconce, semplicemente perfette, non erano di certo i migliori abiti che un ragazzo della mia età potesse avere, ma io in quello stile mi sentivo a mio agio.

In seguito scesi al piano inferiore, presi la tracolla arancione e nera, quattro quaderni che non avrei usato di certo per prendere appunti, ma per scrivere qualche storia che in seguito sarebbe stata buttata nel cestino del corridoio con la speranza che un futuro regista l'avesse raccolto e avrebbe fatto di me una star; presi una sola penna e una matita e quel paio di cuffie che indossavo sempre prima di andare a dormire, gettai il tutto nella borsa e misi la giacca che mi faceva sembrare Edward Cullen con molti centimetri di differenza.

Uscii di casa, presi le cuffie e le collegai al mio Ipod, e cominciai ad ascoltare le solite canzoni strappa lacrime che mi facevano rimanere con lo sguardo in bilico tra il mondo reale e il mondo che era nella mia testa, quel mondo che nessuno avrebbe mai voluto vedere, pieno di odio e rabbia, ma che veniva mascherato alla perfezione dal mio grande sorriso e dalla gioia che emanavo ogni giorno.

Mentre riflettevo su come fosse passata questa giornata, ero distratto e ad un tratto non vedendo il semaforo dei pedoni diventare di colore rosso, una donna al volante stava quasi per investirmi, ma come sempre la fortuna mi assisteva e mi salvai,poi arrivai al cancello e incontrai già tre, quattro ragazze facili, che parlavano di quanti lavori di bocca avevano fatto in estate, il numero di una l'avrei preso volentieri, un servizietto non aveva mai fatto male a nessuno, ma ecco che il buon senso mi disse che dovevo stare lontano dal tranello del diavolo che “è uno spasso mortale ma il sole gli fa male”, arrivato al portone d'entrata,un ragazzo mi avvicinò e mi diede un foglio con su scritti i corsi facoltativi che potevo seguire, erano molti e potevamo sceglierne solamente 3, io scelsi il corso di musica, cucina e informatica.

Il ragazzo mi accompagnò nel auditorium, dove le matricole dovevano presentarsi, mi chiamarono e essendo un ragazzo italo-americano, il mio accento non era dei migliori, ma per fortuna nessuno lo notò e passai avanti, nel momento in cui io varcai la soglia della porta e ritirai il numero della classe in cui dovevo dirigermi, vidi una ragazza che sembrava non amare la compagnia, non era come le altre, sembrava chiusa e distaccata, aveva due grandi occhi neri, i suoi capelli erano castani e cotonati, e dato che io non avevo amici e lei sembrava non averne, decisi di andarle a parlare, cercando di essere il meno nervoso possibile, così mi avvicinai appoggiando dolcemente la mia mano sulla sua spalla, lei si girò con un sorriso quasi forzato e mi disse: -Ci conosciamo?-

Come un ritardato risposi: - No, ma che ne dici di fare un giro? Se non hai altri impegni-

Lei rispose, con voce delicata: - Certo, almeno parlo con qualcuno, io vado nell'aula B del corso di musica tu?-

Cominciammo a camminare e osservando il foglio della sezione dissi:- Anche io, tu che strumento hai intenzione di suonare?-

-Il basso tu?-

-Bhe! Suonerò la chitarra, o meglio già la suono, ma non sono molto bravo e diciamo che canto-

Forse non era una mossa molto furba dirle che non ero molto bravo, ma bisognava essere sinceri, ci furono circa 30 secondi di silenzio tra di noi, notai la sua esile mano tremare, due potevano essere i motivi, o era agitata perché non gli ero simpatico e quindi voleva sbarazzarsi di me, o era solamente agitata per la lezione, così feci entrare prima lei nell'aula, che si andò a sedere al ultimo banco, inizialmente rimasi imbambolato dietro di lei, ad un tratto sentii un brivido nel petto, lei mi prese la mano delicatamente e mi disse: -Non vorrai mica che qualcun' altro mi si sieda vicino-

Rimasi fermo a fissare il suo sorriso dolce e le sue sottili labbra, forse non aveva mai dato un bacio, a me piaceva così com'era, ma volevo averla solo come amica. -Certo! Io sarò il tuo eterno compagno di banco a lezione di musica ahah!- Sorrisi e mi misi a scrivere mentre il professore faceva l'appello, e lei era assorta ne suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto, fisso fuori dalla finestra, come se volesse evadere dalla sua stessa realtà, passò tutta la lezione e noi non ci rivolgemmo la parola, io stavo pensando ai miei scritti e lei ai suoi pensieri, finita la lezione svanì nel nulla dicendomi: -Ci vediamo all'uscita-

Non credevo fosse seria, ma dopo i corsi all'uscita lei mi venne in contro e disse: -Hei! Io vado a sinistra tu?-

Io sapevo di dover andare a destra, ma lei mi sorrideva, era così dolce che le risposi che anche io abitavo per quella zona, anche se non ero di lì, così lei cominciò a parlare: -Ho notato il tuo accento-

-Si, sono Italo-americano purtroppo, uno “sporco mezzo-sangue” -

-Segui Harry Potter? Anche io, ho letto tutti i libri e ho visto tutti i film tranne il secondo!-

Sembrava apprezzare Harry Potter, era un punto a vantaggio.

-Io abito qui, ci vediamo domani a scuola-

Si avvicinò a me e mi baciò la guancia, non tratteni l'emozione e divenni tutto rosso, così la salutai e aspettai che lei fosse entrata a casa e poi tornai indietro.

Arrivato a casa mangiai e andai a dormire, per poi svegliarmi alle quattro di mattina, faceva freddo, e prima di crollare di nuovo pensai ad alta voce ad una cosa: -Ma quella ragazza come si chiama-

Avevo parlato tutto il giorno con lei eppure non ci eravamo detti i nostri nomi.

Così sfinito andai a dormire, anche se un ticchettio nella vasca mi infastidiva.

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Capitolo 3
*** La domestica scarlatta ***


La domestica scarlatta

Mi svegliai leggermente più tardi quel giorno era passata una settimana dal trasloco, scesi a prendere la colazione prima di andare a scuola, mi aspettavo mia madre con le solite paranoie prima di ogni giorno di scuola, ma a prepararla c'era una giovane domestica, per lo meno l'avevo capito da com'era vestita, anche se più che una domestica sembrava una battona,era una figa assurda e da come si coportava, in oltre sembrava apprezzare il fatto che io guardassi il suo sedere, ma appena si girò, notai i suoi capelli scarlatti che mi facevano ricordare i massacri avvenuti in quella casa , ma la cosa che più mi faceva riflettere era il perché una ragazza così giovane e bona si trovasse in quella casa a fare la domestica, ma non pensandoci due volte, andai da lei a prendere la colazione:-Ciao, tu saresti?-

-Io sono Moira, la domestica della casa, sono qui da circa 3 anni, tu sei il figlio dei proprietari? Rispose lei con voce alquanto sensuale.

-So, mi chiamo Emanuele, ora devo andare a scuola, e complimenti per la colazione, sembra che cucini da molto tempo, buon lavoro!-

Lei facendo un occhiolino molto provocante rispose:- Ciao Emanuele, buona scuola-

Andai verso casa della mia amica, scese dalle scale e mi disse sorridendo:- Guarda che non devi venire a prendermi, so che abiti dall'altra parte della scuola, tranquillo che non mi perdo mica-

-Mi hai scoperto, ma sai, tutte le stelle possono smarrirsi nel cielo, nel mio ora c'è solo una stella, e non voglio perderla-

Lei mi guardò, divenne rossa e disse:-Se continui così di certo non la perderai-

-Comunque io non so ancora il tuo nome-

-Io mi chiamo Rose McClain

-Emanuele Woods, ma dobbiamo muoverci, ho il corso di musica quindi andiamo insieme?-

Scandendo il mio nome disse:-Ok Emanuele-

Non che il suo accento italiano era il migliore, però ogni singolo vocabolo che usciva dalla sua bocca mi faceva sognare, allora non commentai.

Arrivammo a lezione e io attaccai discorso:-Rose, oggi è sabato e volevo chiederti se avevi da fare-

-Bhe! Di solito esco con un amica ma...-

Quei 2 secondi di attesa mi mettevano ansia.

-Posso dirgli che oggi non ci sono quindi dimmi-

Nella mia mente feci un sospiro di sollievo e cominciai a parlare:- Mica vorresti venire a casa mia? A vedere Harry Potter, il secondo dato che non l'hai visto, prendiamo una pizza, una coca cola, cose così-

-Ok ci sto, ma dove abiti di preciso?-

Cominciai a ridacchiare e poi parlai:- Abito nella casa degli omicidi-

-O mio dio, che figata, dimmi a che ora-

Pareva gradire la mia casa, ero contento anche se mi aspettavo una reazione diversa.

-Verso le quattro di pomeriggio?-

-Ottimo, così possiamo fare una passeggiata per conoscerci meglio-

-Abbiamo montato la nuova piscina, che ne dici di due tuffi?-

-Si, adoro le piscine-

Mi incamminai verso casa, con il pensiero che mi tormentava, le voci nella mia testa erano tante, forse la casa mi stava influenzando, o ero troppo agitati per come fosse andata la giornata, sapevo solamente di avere paura, ma non avevo idea del perché.

Arrivai a case e vidi Moira pulire nelle sue solite posizioni, la salutai e le dissi:-Moira, alle quattro arriverà una mia amica, mica potresti dare un atmosfera alla piscina? E se puoi, riscalderesti la piscina, se fai un piccolo affresco in piscina, ora sono le dodici quindi fai con calma, grazie mille-

Ok posso farlo-

E riassunse la sua posizione da donna facile, era troppo bona, peccato che ero troppo piccolo.

Due ore passarono velocemente, ma ecco che suonò il campanello, quel suono così pungente e duro, il ritmo era ripetuto, andai ad aprire e vidi una ragazza, aveva in mano una sigaretta, i suoi capelli erano marroni e lisci, i suoi occhi persi nel vuoto, i suoi vestiti erano lunghi e strani, aveva due labbra sottili, somigliava molto a Rose, ma gli occhi erano diversi e anche il portamento, mi guardò e disse:-Sono qui per le ripetizioni-

-A si per mamma, io sono Emanuele tu saresti?-

-Piacere Violet Harmon-

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Capitolo 4
*** Un Fiore Malefico ***


Fatemi sapere se la FF vi piace, recensite e se avete critiche costruttive, sarei onorato di accettarle, ricordate che le recensione incoraggiano lo scrittore c:
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Un fiore malefico

Si presentò quella ragazza, era triste ma sfacciata, i suoi vestiti erano molto lunghi, avevano quello stile grunge che piaceva a me, notai le scarpe vecchie e le maniche lunghe che superavano i polsi, poi lei mi porse la mano, la strinsi e pronunciai il mio nome.

-Che ci fai qui Violet?-

-Sono venuta per prendere ripetizioni-

-Aspetta ora chiamo mia madre-

Lei scese e mi vide parlare con quella ragazza, e come al solito aprì bocca:-Violet, hai conosciuto Emanuele, la stanza è al piano di sopra vieni-

Poi si avvicinò a me e mi disse sussurrando:-E' carina?-

Stavo per ucciderla, e poi quella ragazza non era neanche il mio tipo, così risposi:-Che sia chiaro, non è che ogni ragazza a cui fai o farai ripetizioni , debba piacermi-

Lei scocciata andandosene con Violet mi rispose:- sgorbutico-

Erano le tre e mia madre finì la lezione, entrai in camera e vidi Violet usare il mio mp3, odiavo quando le persone toccavano i miei oggetti, mi veniva un tic nervoso e al posto di sbattere le due palpebre insieme, ne sbattevo prima una e poi l'altra, ma lei era una ragazza e non potevo dirgli male, allora mi avvicinai al letto e dissi sedendomi di fianco a lei levandole una cuffia:-Apri gli occhi-

-Ascolti musica buona Emanuele-

-Non mi conosci e già entri in camera mia? E non chiamarmi con il nome intero, chiamami Ema-

-Guarda che io ti ho già visto a scuola-

-Vieni nella mia stessa scuola? Strano, sono un ragazzo che nota tutto e non ti ho mai vista-

-Io non mi faccio notare, oppure significa che semplicemente non ti attiro abbastanza, invece quella Rose sembra piacerti molto, ha gli occhi azzurri, magra, da come la guardi non sembra una semplice amica, ammettilo che vorresti sbattertela-

-Non parlare di lei in questo modo, non la conosci, e poi lei è solamente un amica-

-Ehi non ti scaldare-

-Tranquilla, fammi spazio e fammi sentire un po' di musica-

Lei mi diede una cuffia e notai che stava sentendo la mia canzone preferita , lei mi avvicinò e chiuse gli occhi sorridendo senza scoprire i denti, poi la sua mano si avvicinò alla mia, provai un brivido, non la conoscevo, ma sembrava capirmi, lei mi chiese se avevo voglia di andare al mare con lei la sera, ma avevo un impegno con Rose e di certo non potevo darle buca, erano le tre e mezza, così gli dissi che il sabato seguente sarei stato con lei, sapevo che quello era l'errore più grande della mia vita, ma qualcosa mi spingeva a dirle di si.

Violet mi salutò dandomi un dolce bacio sulla guancia sinistra e ad un tratto si aprì la porta della camera, entrò Rose salutando:- Ciao Em...-

Si fermò sbarrando lo sguardo, continuò la frase:- Scusatemi-

Uscì dalla stanza e dissi a Violet:- Dovevi per forza salutarmi così?-

-Prima che lei entrasse sembravi gradire la mia presenza-

-Solo mia madre ha delle alunne stronze, ci vediamo-

Lei andò via e mi diressi da Rose:- Scusami, non la conoscevo neanche, è un alunna di mia madre che diceva di avermi visto a scuola, ora però passiamo a noi-

-Non sembravate affatto estranei-

Rispose lei con voce seria, il mio umore calò drasticamente, per riprendere il sorriso, feci come sempre, feci finta di niente e dissi:- Dai andiamo in piscina e non pensiamoci, se devi cambiarti puoi andare su in bagno, il primo a destra-

-Ema potresti accompagnarmi?-

L' accompagnai e lei si cambiò, il suo costume era nero, il suo fisico era perfetto, lei sorrise si avvicinò a me e disse:-Non voglio perderti, ti conosco da una settimana e non voglio che tu vada via-

Poi mi baciò su una guancia tenendomi la mano sinistra, lei andò in camera mia ad aspettarmi mentre mi cambiavo, entrato in bagno misi il costume e mentre uscivo vidi Violet dinanzi a me, presi un gran spavento e le dissi:- Da dove cazzo sei uscita tu? -

-Tua madre ha detto che non avevo preso delle fotocopie, così ho visto la tua ragazza che scendeva e ho pensato di salutarti-

-Non è la mia ragazza, è un' amica-

-Allora non le dispiace se tu rubo per due minuti- Disse lei avvicinandosi molto a me, il suo petto tocco il mio e poi lei mi baciò, le sue labbra così sottili toccarono le mie, lei allungò la lingua e mise le sue mani tra i miei capelli, non volevo dirlo, ma lei aveva un buon sapore, le sue labbra erano così fini che neanche le sentivo, non volevo baciarla, ma qualcosa mi spinse a continuare, lei mi spingeva contro il muro, era passionale e aggressiva, rimasi immobile, poi lei provò ad infilare la mano nel mio costume, ma io la fermai e le dissi:- Mi spiace, ora sono interessato ad un altra persona-

Lei se ne andò tristemente, forse credeva che mi piaceva,si era solamente illusa, e poi ci conoscevamo da poco, non potevo di certo mettermi con lei.

Rose era in camera, non sapevo il motivo per il quale Violet fosse stata così impulsiva, cercai di non pensarci e andai da Rose, e poi scendemmo per arrivare in piscina.

Ai nostri occhi si prostrava uno spettacolo agghiacciante, intorno al bordo vasca vi erano dei petali di rosa strappati e sul buffet c'era una rosa legata per il gambo, che sembrava impiccata, Rose rimase impietrita e si mise a piangere dicendo:- Cos'è questo uno scherzo?-

-Cristo, quella stronza di Violet, ora levo tutto scusami, saliamo in camera-

Salimmo in camera, lei era traumatizzata, l'abbracciai cercando di tranquillizzarla.

Ero agitato, avevo voglia di incontrare Violet per dirgli tanto di quel male, o forse no, sentivo provavo un senso di odio-amore, quel gesto impulsivo sembrava sincero, lei non mi piaceva, ma aveva qualcosa che mi eccitava, aveva classe, non il solito modo di fare da ragazza timida, lei era stronza, e la come mi piaceva, dovevo ammettere che quel bacio mi era piaciuto molto, arrivammo in camera e ci sedemmo sul letto, una coperta per riscaldarci e il computer sulle gambe.

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Capitolo 5
*** Grandi rivelazioni ***


Grandi Rivelazioni

Quella sera io e Rose eravamo nello stesso letto, erano le 18 e noi eravamo stufi di avere una coperta di Pile addosso, così ci mettemmo sotto le coperte del mio letto a due piazze molto ampie, stoppammo il video per un po' di tempo e lei mi cominciò a parlare tenendomi la mano, la sua tremava e sudava, avevo un brutto presentimento, non avevo idea di cosa mi avrebbe detto, lei cominciò a parlare:- Ema, voglio chiederti una cosa importante-

-Dimmi Rose-

-Dimmi la verità, ma tu e quella Violet state insieme? So che la cosa potrebbe sembrare da impertinente, ma mi interessa, sai siamo amici e non ci si dicono le bugie-

Lei divenne rossa e io risposi con tono chiaro e deciso tenendogli la mano:- Tranquilla Rose tra me e lei non c'è nulla, anche perché a me interessa un altra persona-

La mia mano tremava e il cuore batteva all'impazzata e così lei disse:- Chi è la fortunata se non Violet?-

Lei sapeva la risposta, ma come ogni ragazza che si rispetti, fece la finta tonta, così io mi feci avanti e le dissi:- A me interessi solamente tu!-

Mi avvicinai e provai a baciarla, lei mi baciò, sentii il sapore delle sue labbra, ma non sembravano semplici labbra, erano fredde e leggere, avevano qualcosa di strano sopratutto il fatto che erano simili a quelle di Violet, sembrava di baciare lei, ma forse era soltanto una mia impressione perché il bacio di quella ragazza mi aveva stupito.

Continuammo a baciarci e lei si avvicinò a me ancora più di prima, la porta era chiusa e così io presi l'iniziativa, allungai la mano verso il suo ventre per poi salire e levargli la maglia, lei fece lo stesso, eravamo semi nudi nel letto, la mia felicità era alle stelle, non volevo andare oltre per ora, mi sembrava una ragazza per bene e non volevo fare tutto di fretta, ci baciammo per molto tempo, la mia mano si muoveva sul suo petto, stranamente ero dolce e romantico, tant'è che decisi di accendere delle candele e spegnere le luci, l'atmosfera era così bella, lei poi si mise su di me e mi cominciò a baciare il collo, una situazione del genere era impossibile da raccontare, lei scese sempre più giù e poi risalì per poggiare in fine la testa sul mio petto, poi con una mano estrasse dal pantalone una sigaretta, l'accese e si mise a fumare, sapevo che mio padre mi avrebbe massacrato, ma in quel momento non me ne fregava molto, ero con lei ed era l'unica cosa importante, anche se mi dava fastidio il fumo io decisi che era giusto farla fumare.

Quel momento era unico, lei era anche più porca del previsto, scesi sotto a fare due tazze di te, erano circa le tre di notte e noi eravamo svegli, arrivato al piano di sotto misi a fare il tè, i miei non erano in casa perché mio padre aveva uno spettacolo allora mi avevano lasciato al casa libera.

Fatto il the lo misi nelle tazze, e poi mi venne in mente una cosa al quanto bella, accesi la luce della piscina e la misi a riscaldare, poi salii sopra e bevemmo il the e restammo a coccolarci per circa 10 minuti.

Così presi una sciarpa e le feci chiudere gli occhi, la portai sotto e levando la sciarpa dal suo volto le dissi:- Mi spiace per prima, godiamocela ora la piscina, ci tuffammo, lei sapeva nuotare, aveva un fisico perfetto, passarono le quattro, e noi eravamo nella piscina a divertirci senza parlare, parlavamo con lo sguardo, restammo abbracciati ancora per molto, finché lei non ebbe sonno e quindi andammo a fare la doccia.

Io andai per primo, lei entrò dentro e mentre avevo l'accappatoio mi si avvicinò, mi baciò e poi scese, sembrava impazzita, mi fece un servizio sotto, ci sapeva fare di brutto, in quel momento provai mille emozioni, ma ecco che appena lei si alzò mi disse:- E dire che prima mi hai rifiutato Ema- e si mise a ridere andando in stanza, feci finta di nulla,ma sapevo che Violet era un fantasma, e sapevo anche che era entrata nel corpo di Rose dalla piscina in poi, io ero furbo e avevo studiato con attenzione la storia della casa, il nome Violet Harmon era riportato su ogni sito, e anche quello del suo fidanzatino Tate, lui già l' avevo sistemato per bene, non ero finito in quella casa casualmente, era tutto premeditato, dovevo scacciare tutti gli spiriti della casa e farla diventare una normale abitazione, nessuno doveva più soffrire, e per farlo dovevo capire chi erano gli spiriti che la popolavano, non dovevo lasciarne neanche uno, eccetto Violet, lei doveva soffrire per ultima, e per farla perire per il grave errore commesso, sapevo come colpirla, il primo che se ne sarebbe andato era il sangue del mio sangue, Tate Langdon.

Avevo un obbiettivo, vivere una vita felice con al mia nuova famiglia nell'abitazione dove ero nato, una casa che solamente il figlio di un fantasma e di un umano poteva disinfestare.

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Non so se continuarla, perchè ho notato che non ha poi così tante visualizzazioni e recensioni. Fatemi sapere se vi piace e se volete che io continui c:

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