Day and Night

di Strawbana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightmare ***
Capitolo 2: *** Games ***
Capitolo 3: *** Submarines ***
Capitolo 4: *** Notebook ***



Capitolo 1
*** Nightmare ***


Day and Night

 

1-Nightmare

 

Tougo giaceva stanco sul suo letto, tentando di ignorare il mal di testa che lo accompagnava da quella mattina. Aveva una gran voglia di prendere e mollare tutto: i debiti, i giornalisti molesti, i vicini pettegoli... C'era una sola cosa che lo tratteneva in quella casa.

-Papà?

Al suono di quella vocina, l'ex calciatore si mise a sedere per guardare l'unico motivo che lo spingeva ad andare avanti in quella vita: suo figlio.

-Cosa c'è Reiji?

Il piccolo distolse lo sguardo per evitare di incontrare gli occhi del padre.

-Posso dormire qui con te?

Tougo sospirò, portandosi una mano alla testa: la sua emicrania non dava cenni di miglioramento.

-Va bene...

Il bambino trotterellò fino al letto matrimoniale e ci salì sopra con qualche difficoltà. Il padre sorrise, evitando di aiutarlo: sapeva quanto fosse orgoglioso suo figlio ed era certo che ad ogni sua proposta di aiutarlo il piccolo avrebbe risposto “faccio da solo”. L’uomo tornò a sdraiarsi sul letto, guardando Reiji che si accoccolava nel posto che un tempo era occupato da sua madre.

-Allora, cosa c’è che non va?

Il bambino borbottò qualcosa, nascondendo il viso contro il cuscino. Il padre sospirò ed accarezzò il viso di suo figlio, spingendo il piccolo a guardarlo negli occhi.

-Non ho capito, ripeti.

Reiji sostenne in silenzio lo sguardo del padre, quasi in segno di sfida, poi si decise a cedere, confessando il motivo di quella sua richiesta tanto insolita.

-Ho fatto un brutto sogno…

Tougo esitò un attimo prima di abbracciare il figlio che, come sospettato dall’uomo, si agitò lamentandosi, contrariato da quel gesto di affetto.

-E cosa hai sognato?

Il piccolo smise di colpo di agitarsi, ma non disse una parola.

-Sai che se me lo racconti non ripeterai più quel sogno?

Il bambino rimase in silenzio ancora per un po’, poi si rannicchiò fra le braccia del genitore e gli rispose.

-Ho sognato che mi lasciavi solo anche tu.

Tougo si morse le labbra, sentendosi un verme. Aveva più volte pensato di andarsene, lasciando suo figlio in custodia ai parenti di sua madre, e sapere che Reiji vedeva una situazione del genere come un incubo lo faceva stare male.

-Però non sarebbe meglio se papà se ne andasse? Non ti prenderebbero più in giro a causa mia…

-No! Non mi interessa! Non te ne puoi andare, non puoi lasciarmi solo!

Il piccolo abbracciò il padre, stringendosi il più possibile a lui, lasciando basito il genitore. Ripresosi dallo stupore iniziale, l’uomo strinse più forte suo figlio.

-Non staresti solo, puoi andare a vivere con gli zii insieme alla tua sorellina.

-Non voglio, la zia è antipatica!

L’ex-calciatore ridacchiò, pensando che suo figlio avesse proprio ragione riguardo a sua zia, poi si pietrificò, sentendo che Reiji aveva iniziato a piangere. Tougo sospirò e si mise ad accarezzare delicatamente i capelli del figlio per consolarlo.

-Ehi pulce, cos’hai da piangere adesso?

-Promettimi che non te ne andrai! Non puoi anche tu, dopo la mamma… Non puoi e basta!

-Reiji…

-PROMETTIMELO!

Il padre fissò lo sguardo disperato e pieno di lacrime del bambino e, mosso a tenerezza, decise di accettare la promessa senza ulteriori discussioni.

-Va bene, te lo prometto. Ora però calmati!

Il piccolo annuì, stropicciandosi gli occhi per asciugarli. Tougo sorrise, posando un bacio sulla fronte di suo figlio.

-Bravo. Ora cerchiamo di dormire, ok?

Reiji fece nuovamente segno di si con la testa e si accoccolò meglio, per stare il più comodo possibile fra le braccia di suo padre, che continuava a coccolarlo affettuosamente.

-Buonanotte Reiji…

-Buonanotte papà… Ti voglio bene…

Il cuore dell’ex-calciatore saltò qualche battito sentendo suo figlio pronunciare quelle parole che non gli rivolgeva più da troppo tempo e gli baciò nuovamente il capo.

-Anche io ti voglio bene Reiji, più di quanto tu possa immaginare.

Il bimbo rivolse un sorriso stanco al padre prima di crollare a dormire. Tougo invece rimase ancora un po’ sveglio a riflettere: riteneva che scomparire dalla vita di suo figlio fosse la cosa migliore da fare. Forse, però, era ancora troppo presto, il piccolo non avrebbe capito il suo gesto. L’uomo decise di mettersi a dormire e, una volta chiusi gli occhi, non poté fare a meno di sorridere rendendosi conto che il mal di testa gli era finalmente passato.

 

Angolino rotondo

Pubblicare ad orari decenti è troppo mainstream. Salve a tutti, Lau è tornata a rompere le balle con un’altra raccolta! Come già detto nell’introduzione nei vari capitoli parlerò di Atsuko, la mamma di Endou, e di Kageyama insieme ai loro cari paparini. Ecco, questo dovrebbe farvi capire che questa raccolta racconterà principalmente di tutte le mie headcanon su di loro. Questo primo capitolo è dedicato a Reiji e Tougo. Ho già scritto di Tougo nell’altra mia raccolta ma ho sempre voluto mettere in qualche modo in risalto il suo rapporto padre/figlio. Forse è un’idea che non viene condivisa o magari non del tutto esatta, ma a me piace pensare che Tougo non fosse un menefreghista che se ne fotteva altamente di Reiji, bensì un padre che pensava comunque al bene del figlio come prima cosa. Poi le sue idee su cosa era meglio per Reiji non erano proprio del tutto ok, ma questo è un discorso a parte. Nella fic Kageyama ha all’incirca otto anni, secondo la mia idea è passato più o meno un anno dalla morte di sua madre e vive da solo con suo padre. So che ha anche un fratello o una sorella (per me una sorella) ma questa è stata affidata ai suoi zii materni dopo la morte di sua madre, visto che Tougo non era in grado di occuparsi di una bambina appena nata.  Ho detto quasi tutto, manca un’ultima cosa: secondo me Reiji, da bambino, non era un “bestione” alto praticamente due metri come l’abbiamo visto da adulto, secondo me da bambino era molto piccolo, poi ha avuto uno sviluppo improvviso durante l’adolescenza! Ora vi lascio in pace, grazie a chi ha letto ed al prossimo capitolo!

-Lau ° 3 °

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Capitolo 2
*** Games ***


2-Games

 

-Mamma, a te piace il calcio?

Saeko alzò gli occhi dal bucato che stava piegando per guardare la sua figlioletta Atsuko, sinceramente sorpresa da quella domanda.

-Beh… Si, certo! Perché me lo chiedi?

La bimba abbassò lo sguardo, imbronciata.

-A me non piace poi tanto…

Ascoltando quelle parole la donna capì subito il problema: ogni volta che Endou Daisuke, suo marito, trovava un po’ di tempo da passare con sua figlia, convinceva sempre la bimba a giocare a calcio.

-Non ti piace giocare con papà?

La piccola rialzò lo sguardo sulla madre, visibilmente arrabbiata.

-Sì che mi piace giocare con papà! A me non piace giocare a calcio!

Saeko non riuscì a trattenere una risatina, poi si mise a riflettere: conoscendo l’amore che suo marito nutriva per quello sport era sicura che scoprire che la sua unica figlia non apprezzava allo stesso modo il calcio l’avrebbe distrutto. Ma la donna non poteva certo permettere che Daisuke costringesse Atsuko a fare cose che non le piacevano. Saeko arrivò alla conclusione che parlare del problema a suo marito fosse la soluzione migliore, anche se ci sarebbe voluta una buona dose di tatto. Vedendo che Atsuko aspettava ancora una risposta, la donna si inventò sul momento una risposta momentanea da darle.

-Secondo me dovresti provare a far capire a papà che a te piacciono altri giochi, ma sii delicata! Lo sai quant’è sensibile tuo padre riguardo certi argomenti.

La bimba annuì convinta e si allontanò, tornando a giocare con le sue bambole. Saeko la osservò, felice di essere riuscita a rassicurarla, poi tornò a piegare il suo bucato, iniziando a pensare a come iniziare il discorso con Daisuke una volta che quest’ultimo fosse tornato dal ritiro con la sua squadra.

 

-Sono tornato!

-Bentornato tesoro!

Saeko andò ad accogliere suo marito con un bacio, seguita a ruota da sua figlia che si gettò subito fra le braccia del padre. Ogni volta che Daisuke tornava dai suoi viaggi per la famiglia Endou era un momento speciale: potevano tornare a sedere tutti insieme allo stesso tavolo, Daisuke raccontava com'era stata la sua trasferta e poi dava alle sue donne i doni che aveva comprato per loro durante il viaggio. Distratta dagli orecchini che suo marito le aveva appena regalato, Saeko si dimenticò completamente del discorso che doveva fare a Daisuke e non notò nemmeno Atsuko che si avvicinava a suo padre.

-Papà, devo parlarti.

Con il suo solito sorriso stampato sul volto, l’uomo si chinò per stare allo stesso livello della figlia e le accarezzò i capelli.

-Dimmi tutto!

Vedendo suo padre così sorridente Atsuko ebbe un attimo di esitazione, poi incrociò decisa le braccia al petto e parlò.

-A me il calcio non piace.

Daisuke assunse un’espressione incredula.

-C-Come?

-Non mi piace il calcio!

Daisuke sentì una fitta lancinante al petto, come se il suo cuore si stesse spezzando: non poteva credere che la sua amata figlioletta non condividesse la sua grande passione per quello sport. E soprattutto non poteva credere di non essersene mai accorto tutte le volte che aveva giocato con lei. Sentendosi un pessimo padre, l’uomo si rattristò, reazione che non passò inosservata agli occhi attenti di Atsuko, che subito cercò di rimediare al danno causato.

-Non essere triste papà! A me non piace giocare a calcio, però mi piace giocare con te! Se ci sei tu a giocare con me ogni gioco diventa divertente!

Daisuke rialzò lo sguardo, osservando la figlia con occhi lucidi.

-Dici davvero?

La bimba annuì.

-Però qualche volta voglio scegliere io a cosa giocare!

L’uomo ritrovò subito il sorriso e l’entusiasmo che lo caratterizzavano.

-Va bene! Ora a cosa ti piacerebbe giocare?

-A prendere il tè con le bambole!

L’entusiasmo di Daisuke si smorzò di colpo: non aveva mai giocato con le bambole e non aveva la più pallida idea di come si facesse, ma il sorriso felice di sua figlia lo convinse che provare non gli sarebbe costato nulla.

-Ok, andiamo!

L’uomo prese per mano la bimba e si avviarono verso la cameretta della piccola. Vedendoseli passare affianco, Saeko distolse finalmente l’attenzione dagli orecchini.

-Beh, dove andate voi due?

Padre e figlia risposero in coro.

-A giocare con le bambole!

La donna rimase a guardarli sorpresa mentre si allontanavano, poi non riuscì a trattenere una risatina: era felice di vedere che Atsuko e Daisuke erano riusciti a chiarirsi senza aver bisogno del suo aiuto. Saeko si chiese cosa avesse potuto dire sua figlia per convincere così in fretta l’uomo a lasciar perdere per un po’ il calcio, doveva assolutamente saperlo. E chissà, magari utilizzando la stessa strategia della sua bambina un giorno sarebbe riuscita a confessare a suo marito che nemmeno a lei il calcio piaceva poi tanto.

 

Angolino rotondo

Ed ecco il primo capitolo dedicato ad Atsuko! L’atmosfera in casa Endou l’ho dipinta molto diversa da quella del precedente capitolo, è decisamente più solare. In fondo sono una famiglia felice, tormentata da piccoli problemi come delle incomprensioni fra padre e figlia, è normale che l’atmosfera sia più dolce e tranquilla. Spero solo che il capitolo non sia risultato noioso! Comunque, Atsuko in questo capitolo ha all’incirca quattro anni. Secondo me Daisuke si è ritirato dal mondo del calcio quando Atsuko aveva otto anni, solo allora si è fatto assumere dalla Raimon come allenatore. Reiji ed Atsuko si passano cinque anni. Probabilmente è un divario troppo piccolo, ma per me entrambi non dimostrano la loro età nella serie, sembrano più giovani! Poi sono mie idee, ognuno può pensarla come vuole. Non ricordo più che altro dovevo dire, quindi chiudo qui. Grazie a tutti per aver letto fin qui, alla prossima!

-Lau ° 3 °

 

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Capitolo 3
*** Submarines ***


3-Submarines

 

Se c’era un aspetto in particolare che Tougo adorava di suo figlio era la sua indipendenza: raramente il piccolo gli faceva domande su ciò che sentiva o vedeva, spesso arrivava da solo alla soluzione ragionando o informandosi da solo. Per questo l’ex calciatore, quelle sere in cui non si sentiva in forma, doveva smaltire una sbornia o non voleva essere disturbato, sceglieva un film e lo guardava insieme a Reiji, sicuro che il figlio non avrebbe chiesto tante spiegazioni. Una sera l’uomo tentava di smaltire una sbornia parecchio dolorosa, così si sdraiò sul divano mentre, seduto comodamente sul tappeto davanti alla televisione, suo figlio guardava un film sulla guerra fredda. I due non si scambiarono una parola per tutta la durata del film, solo una volta terminati i titoli di coda il più piccolo decise di rivolgere una domanda al genitore.

-Papà, come faccio ad avere un sottomarino?

Nonostante il dolore alla testa non gli desse tregua, quella domanda colpì Tougo, che guardò suo figlio con aria perplessa.

-Perché vuoi saperlo?

-Perché quando sarò grande ne voglio uno tutto per me.

Nonostante riuscisse a leggere l’entusiasmo negli occhi del bambino, l’uomo non poté trattenere una risata.

-Pulce, non riuscirai mai ad avere un sottomarino tuo!

Reiji mise il broncio, guardando in cagnesco suo padre.

-Tu dimmi solo come fare.

-Beh, o sei ricco, ma davvero, davvero ricco, oppure diventi presidente o comandante della marina militare, anche se in quel caso il sottomarino apparterrebbe al governo e non a te.

Tougo guardò bene l’espressione del figlio: era l’espressione di quando faceva i capricci e, testardo com’era, sapeva che non sarebbe mai riuscito a fargli rinunciare all’idea di avere un sottomarino suo, così decise di correre in qualche modo ai ripari.

-Va bene, domani ti compro un sottomarino giocattolo, quello sarà tutto tuo.

Reiji iniziò a tremare di rabbia: il fatto che suo padre non gli desse fiducia lo mandava su tutte le furie.

-Vedrai, da grande avrò un sottomarino tutto mio e tu non potrai farci un giro sopra!

Il genitore liquidò il bimbo con un semplice “sì, sì” facendolo arrabbiare ancora di più, ma non se ne curò più di tanto.

 

Molti anni dopo, a bordo del suo sottomarino, Kageyama Reiji scrutava l’oceano, tranquillo come non mai. L’uomo era sorpreso di come il mare riuscisse a placare il suo spirito tormentato anche a pochi giorni dalla sfida contro la Raimon. Il castano inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra, mentre gli tornava alla mente la prima volta in cui aveva iniziato a desiderare un sottomarino. Ricordava che in quell’occasione suo padre rise di lui e gli tornò in mente tutta la rabbia che aveva provato in quel momento, ma ritrovò quasi subito la calma. In fondo ci era riuscito, aveva un sottomarino completamente suo e non solo: nella sua vita era riuscito a conquistare molto più di quanto avesse mai conquistato il suo genitore. L’unico problema era costituito dalla squadra della Raimon e dal loro capitano, ma presto avrebbe sistemato anche quello. Intanto si godeva la quiete di quel momento e la soddisfazione di aver smentito suo padre. Kageyama alzò gli occhi al cielo, con il suo solito ghigno stampato sul volto.

-Hai visto papà? Te l’avevo detto che sarei riuscito ad avere un sottomarino tutto mio.

 

Angolino rotondo

No, non sono morta. Sono ancora qui e pubblico ad orari sempre meno decenti. E non ripeto più che aggiornerò presto le altre fic che ho in corso perché mi sono accorta che ogni volta che lo dico mi porto sfiga da sola. Passiamo a parlare del capitolo che è meglio. Siamo tornati a parlare di Tougo e Reiji e devo dire che mi sono sorpresa da sola con questo capitolo. Ero partita con l’idea di scrivere un capitolo un po’ comico, con Reiji da adulto tutto orgoglioso di sé perché è stato in grado di dimostrare che suo padre era nel torto, ma poi, quando l’ho riletto a fine stesura, mi sono accorta che è un capitolo abbastanza malinconico. Non era assolutamente mia intenzione renderlo così, ma lo trovo comunque bello ed ho deciso di pubblicarlo. Spero sia piaciuto a voi come è piaciuto a me. Alla prossima!

-Lau ° 3 °

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Capitolo 4
*** Notebook ***


4-Notebook

 

Per circa una settimana la piccola Atsuko fu sfrattata dalla sua stanza: suo padre aveva bisogno di una scrivania e, essendo quella in camera della bimba l’unica presente in casa Endou, Daisuke si era appropriato non solo di quella, ma anche dell’intera stanza. Né Atsuko né sua madre sapevano cosa facesse Daisuke lì dentro: passava la maggior parte della giornata chiuso nella camera, intento a scrivere qualcosa su un quaderno mentre borbottava parole incomprensibili. Atsuko era decisamente preoccupata per suo padre: era abituata a vederlo fare cose strane, ma di solito erano cose strane e divertenti, non inquietanti come in quel caso. La preoccupazione della bimba salì alle stelle quando il genitore ignorò una partita di calcio per rimanere a scrivere. Nei giorni seguenti a quell’episodio, la piccola Endou si mise a spiare il padre nel tentativo di comprendere le sue azioni. Arrivò anche ad entrare nella camera e a sedersi sul suo letto, tanto Daisuke sembrava non avvertire la sua presenza. Verso sera l’uomo scattò in piedi urlando “Finito!”, spaventando non poco la figlia, che sobbalzò per la sorpresa. Però, con quel movimento involontario, Atsuko catturò finalmente l’attenzione del genitore che le sorrise raggiante, come al solito.

-Ehi principessa, cosa ci fai qui?

La bimba, un po’ intimorita da quel cambiamento improvviso, esitò un attimo prima di rispondere.

-Ero curiosa… Volevo capire cosa stavi facendo…

A quell’affermazione Daisuke sembrò cascare dalle nuvole e prese il quaderno che aveva lasciato sulla scrivania, mostrandolo poi alla figlia.

-Guarda tesoro, questo è il mio primo quaderno di allenamento speciale! Mi ci sono impegnato tantissimo e finalmente è pronto! Dentro sono descritte tutte le hissatsu che ho creato negli anni!

Timidamente, Atsuko prese in mano il quaderno ed iniziò a sfogliarlo, ma le uniche cose che riuscì a vedere furono una lunga serie di scarabocchi e di scritte incomprensibili che nemmeno il più pasticcione dei suoi compagni di scuola sarebbe riuscito a creare.

-P-Papà…

-È stupendo, vero?

Vedendo il padre tanto fiero del suo lavoro ed essendo troppo sollevata nel vederlo comportarsi di nuovo in modo normale, la bimba decise di non dire ciò che pensava davvero.

-M-Mh, sì papà, è bellissimo!

Daisuke gongolò, felice di avere l’approvazione di sua figlia, poi la prese per mano.

-Forza, andiamo a mostrarlo anche alla mamma e facciamoci una bella merenda!

Atsuko sospirò e scese dal letto, seguendo il padre in cucina: era stata costretta a dire una bugia a Daisuke, ma almeno riaveva di nuovo la sua stanza e, soprattutto, il suo papà allegro, solare ed esuberante di sempre.

 

Molti anni dopo Atsuko, ormai adulta e sposata, si tormentava mentre cercava la soluzione ad un problema sorto quel pomeriggio: suo figlio Mamoru aveva trovato i vecchi oggetti del nonno ed ora si era deciso di voler giocare a calcio. Atsuko aveva paura, non voleva lasciarlo giocare a calcio. E se gli fosse accaduto qualcosa di male? In fondo non aveva ancora superato la morte di suo padre. La donna osservò il pallone da calcio ed il quaderno, soffermandosi in particolar modo su quest’ultimo: le ricordava qualcosa, così, spinta dalla curiosità, iniziò a sfogliarlo. Le bastò sfogliare poche pagine per riportarle alla mente tutti i ricordi relativi alla creazione di quel quaderno. Atsuko sospirò, pensando a quanto fosse infantile suo padre e quanto scarse fossero le sue abilità nel disegno, ma allo stesso tempo quegli scarabocchi senza senso la convinsero a lasciar provare a Mamoru il calcio: dopotutto quello per lui sarebbe solo stato un passatempo passeggero, dopo un mese si sarebbe interessato a qualche altra cosa, e non sarebbe mica diventato il campione del mondo grazie a quel quaderno. Il solo pensiero fece ridere Atsuko, che chiuse il quaderno e si alzò per andare a letto: non poteva ancora immaginare cosa avrebbero scatenato suo figlio e quel quaderno una decina di anni più tardi.

 

Angolino rotondo

Io che pubblico ad un orario decente ahahahahahahah che storia. Ho mille idee per questa raccolta, ma sono pigra e lenta e pubblico ogni morte di papa.  Però visto che ora mi sto mettendo d’impegno in tutto ed ho una postazione computer decisamente più decente sarò più attiva (questa volta sul serio, lo giuro). Infatti stanno per arrivare due aggiornamenti nuovi nuovi a breve, stay tuned!

A presto,

 

-Lau ° 3 °

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