You Stole My Heart

di Alue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Personaggi! (Link Utili :D) ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXIX ***
Capitolo 31: *** Capitolo XXX ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Personaggi! (Link Utili :D) ***


SS501:
Hyun Joong: qui
Young Saeng: qui
Hyung Junqui
Jung Min: qui
Kyu Jong: qui
 
SHINee:
Taeminqui
Jonhyun: qui
Minhoqui
Kibum: qui
Onewqui

Altri personaggi!
Hongki:
qui
Tiffany: qui
Krystal: qui
Siwon: qui
Jongsuk (Sukkie)qui
I
n Gook (Gookie): qui

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


{Spazio Alue! :D }

Prima d'iniziare volevo solo dirvi che ho deciso di pubblicare questa storia, perché è una delle mie migliori riuscite in quanto contenuto e fantasia, ma vi chiedo infinitamente perdono in anticipo se nella storia troverete parole coreane scritte scrorretamente o errori grammaticali. Ho cercato di stare attenta agli errori, ma li dove non ci sono riuscita, cercate di capirmi: scrivevo per effetto d'ispirazione e anche se ho ricontrollato svariate volte la forma, non so se sono stata molto precisa T__T essendo stato scritto in due anni sono migliorata pian piano, perciò perdonatemi per i primi capitoli un po' così...
Per il resto spero che vi piaccia, che vi faccia ridere, piangere, arrabbiare e suscitare tantissime emozioni come le ho provate io scrivendo! ^.^ Spero solo che nei momenti tristi che ci saranno e n quelli in po', come dire? "Hot" non mi odierete! :3 
Vi anticipo che ci saranno anche gli SHINee e molti altre persone provenienti dal mondo del KPOP ;) 
Un bacio. Buona lettura e mi raccomando: RECENSITE in tanti! ^.^


Capitolo I
 

Dalle fessure della finestra accostata entravano fiochi i raggi del sole del mattino. La sera prima avevo di nuovo fatto tardi davanti al pc, ma come sempre ero la prima, in casa Kim, a svegliarsi dopo mia madre.
Mi alzai lentamente, mettendomi a sedere sul letto, e fissai per qualche minuto il caos della stanza: vestiti sulla scrivania, scarpe sparse per terra, giochi di Angelica, la mia sorellina di tre anni, ovunque… l’unica cosa a essere in perfetto ordine era la mia amata chitarra. Per il resto, lì dentro, sembrava che ci fosse scoppiata una bomba.
 Mi stropicciai gli occhi per un attimo e poi decisi che era ora di alzarsi. Recuperai un paio di jeans da sopra una sedia, una maglia nell’armadio e li indossai.
Uscii dalla camera e in silenzio scesi in cucina, dove trovai mamma intenta a preparare la colazione:
-Buongiorno mamma-, le sorrisi e le diedi un bacio sulla guancia, andandomi a sedere a tavola. Notai che non stava preparando latte biscotti come ogni mattina, ma delle… frittelle?
-Mamma, cosa stai cucinando?-, chiesi curiosa.
-Quello che stai pensando, bocciolo-, rispose dolcemente.
-Perché prepari delle frittele? Di solito lo fai in occasione di qualcosa di molto speciale…-, alzai un sopracciglio.
-Infatti è così. Tuo fratello oggi ha le audizioni ed è un giorno importante per lui e il suo gruppo. Voglio che sia in forma e allegro. Solo le frittelle possono aiutarlo … vai a svegliarlo-.
-Io?-, spalancai gli occhi.
-Vedi qualcun altro in giro?-, posò la padella con le frittelle sul tavolo e mi guardò con uno sguardo pieno di sfida. Benedetta donna, anche di mattina doveva mettersi a litigare con me?
-E va bene, ma se fallisco, non è colpa mia. Conosci Jong, quando dorme, non lo sveglierebbero nemmeno le cannonate-. Mi alzai di malavoglia dal tavolo e risalii al piano di sopra.
Senza far rumore passai davanti alla camera di Angelica e filai dritta verso quella di Jong. Aprii lentamente la porta e vidi uno spettacolo che mi sarei volentieri risparmiata: Jonghyun era disteso per metà fuori dal letto e per metà dentro, in mutande e senza lenzuola a coprirlo. Rimasi sconvolta per qualche secondo e poi, facendomi coraggio, entrai nella sua stanza. Mi avvicinai a lui e cercai di svegliarlo con le buone: -Jong… sono le sette e mezzo, farai tardi alle audizioni se non ti alzi…-.
-Mmm… altri cinque minuti mamma…-, biascicò mentre si girava dall’altro lato, ancora nel mondo dei sogni.
-Jong… svegliati!-, urlai scuotendo le lenzuola.
Nessuna reazione. Era completamente in coma: -Kim Jonghyun! Alzati subito!-, strillai più forte.
 -Sono stanco… fammi dormire-, mi strappò via il lenzuolo e si coprì fin sopra i capelli. Mi spazientii e decisi di provare con le cattive maniere, capendo che solo così avrei ottenuto la sua attenzione.
Andai a passo pesante alla finestra e la spalancai, facendo entrare l’aria gelida di Seoul nella sua stanza. Poi alzai la tapparella, facendo baccano e non contenta, tornai da lui e con tutta la forza che avevo, tirai il piumone con cui si era coperto e lo feci rotolare a terra.
-Aaah! Donna, ma sei impazzita!? Ti pare il modo di svegliare una persona!?-, si mise subito in piedi, urlandomi contro, ma non mi scomposi, anzi gli sorrisi con la miglior “faccia d’angelo” che avesse mai visto: -Ho provato a svegliarti senza ricorrere alla forza, ma non mi hai lasciato scelta…-, mi gongolai, sorridendo.
-Ma io ti odio!-, disse sconvolto.
-Il sentimento è reciproco, caro. Vestiti e scendi. La mamma ti vuole pimpante e allegro sta mattina-.
-E perché?-.
-Per l’audizione, idiota. Te ne sei dimenticato?-.
-A-audizione?-.
-Sì, te ne sei dimenticato…-, annunciai.
Lo vidi sparire e precipitarsi in bagno alla velocità della luce, spintonandomi per passare : -Bene… il mio lavoro qui è finito. “Ti ringrazio Yaya, sei stata davvero gentile a svegliarmi. Mi sdebiterò in seguito…”. Ma che, piuttosto si butterebbe giù da un ponte… bah-, borbottai chiudendo la porta.
 
-Jonghyun! Siamo in estremo ritardo! Non faremo in tempo a entrare nemmeno in seconda ora se andiamo avanti di questo passo! Muoviti! Una donna ci metterebbe di meno a prepararsi!-.
Erano le otto e mezzo. Mamma e papà erano usciti da ore e lui era ancora rinchiuso al bagno. Da quando aveva la patente, era lui ad accompagnarmi a scuola e ogni volta facevo tardi per colpa sua.
-Grandissimo demente…-, borbottai a bassa voce, uscendo da casa e prendendo le chiavi della macchina.
 Jong era mio fratello di sangue e fisicamente era identico alla madre, come io alla mia, ma di cervello era completamente identico a mio padre. Un criceto girava nella ruota della loro testa, ma purtroppo non era agile abbastanza da farli ragionare.
Entrai in macchina e accesi lo stereo per cercare di calmare i miei nervi, ma sfortunatamente non ci riuscii. Jong aveva lasciato il cd degli Shinee nello stereo e subito era partita “Ring Ding Dong” con il suo ritmo spaccatimpani e martellante. Sbuffai e tolsi il disco con un gesto nervoso. Lasciai che la radio e cambiai stazione parecchie volte prima di trovarne una decente.
Lo speaker parlava un corretto e forbito coreano che avrebbe fatto invidia a chiunque e annunciò l’inizio di una nuova canzone, ma non feci caso al titolo. Le note familiari si diffusero nell’abitacolo della macchina e in poco tempo la riconobbi: la canzone di mamma e papà.
Sorrisi fra me e pensai al loro primo incontro, che mamma mi aveva raccontato molte volte. Si erano conosciuti a lavoro, quando papà era in un periodo abbastanza nero della sua vita. Aveva perso da un anno la sua prima moglie, da cui aveva avuto Jonghyun, e in ufficio lo massacravano di lavoro. Non poteva stare con suo figlio, tranne i pochi minuti prima di andare a dormire e questo lo tormentava. Pensava costantemente che stesse sbagliando tutto con lui. Lo stargli lontano lo avrebbe allontanato e le babysitter non sostituivano la madre, ma d’altra parte neanche un'altra donna l’avrebbe mai sostituita.
 Un giorno una segretaria abbastanza maldestra entrò nel suo ufficio e cominciò a farfugliare incontri e appuntamenti, cui avrebbe dovuto partecipare, ma papà non l’ascoltava, così le chiese distrattamente di andare a prendergli un caffè.
La segretaria eseguì l’ordine e subito glie lo portò, ma quando quest’ultima tornò nell’ufficio, papà stava uscendo e così si scontrarono.
Nell’equivoco nacque l’amore dei miei genitori. Papà capì che quella donna l’avrebbe reso felice nel momento in cui la guardò negli occhi e dopo due anni, l’imprenditore sposò la segretaria maldestra e si trasferirono in Italia, terra natia dei due.
Riemersi dai miei viaggi mentali quando vidi Jong uscire di casa. Entrò nella macchina e mise subito in moto: <>.
Non disse una parola, era visibilmente nervoso, si leggeva in faccia. Non ci diedi peso. Era un problema suo, non mio: “Potevi alzarti prima, stupido. Adesso se i tuoi compagni faranno brutta figura, sarà tutta colpa tua”, pensai.
-Sei nervoso Jong?-, chiesi cauta. Era incredibile la mia incoerenza di pensiero.
-Abbastanza. Si nota?-.
-Abbastanza. Sta tranquillo, andrà bene e vincerete l’audizione-.
-Lo spero tanto, sorellina. Lo spero tanto-. Partì a tutto gas e in pochi minuti fummo a scuola.
 
-Sorellina, io scappo. Ci vediamo oggi pomeriggio a casa. Tu torni a casa con Minho, no?-.
-No, oggi torno da sola. Minho ha detto che aveva da fare. Immagino con qualche ragazza…-, m’imbronciai.
-Sei gelosa per caso?-.
-No, però… ecco… un po’…-. Jong sorrise, scompigliandomi i capelli.
-Non è tipo che fa per te… non illuderti-.
-Non ho detto che mi piaccia-.
-Certo, certo. Devo andare. Ti voglio bene. A dopo-, mi stampò un bacio sulla fronte e corse in direzione del teatro della scuola.
 
Chissà come sono andate le audizioni... A quest’ora avranno finito?”, pensai, mentre il prof spiegava a manetta la sua noiosissima lezione.
-…per oggi la lezione è finita. Potete andare-, disse il prof mentre la classe era già per metà fuori dalla stanza.
Uscii dalla classe e mi diressi verso l’aula Magna, dove ero sicura di trovare gli Shinee.
Entrai. Il giudice stava dando ancora i responsi delle audizioni. Restai sulla porta e ascoltai con attenzione, sperando di tutto cuore che li avessero scelti. Il giudice parlava lentamente e a voce chiara e sicura, facendo delle pause che avrebbero messo l’ansia anche alla persona più ottimista del mondo.
-Bene… dopo aver esaminato attentamente ognuno dei vostri gruppi e dopo aver osservato le vostre esibizioni sul palco, possiamo darvi le nostre decisioni finali. I gruppi che andranno in finale nella gara per la borsa di studio a New York sono…-. I battiti del mio cuore aumentarono e quasi sentivo quelli di ognuno dei membri del gruppo.
-Gli SS501 con la loro “Love Like This”…-, un boato di approvazione scoppiò dalle prime file della sala: -I Super Junior con “Sorry Sorry”…-, altro boato di approvazione dal fondo sala e sta volta più forte.
Incrociai le dita. Oltre agli SHINee erano rimasti in competizione altri sei gruppi. Pregai per loro e trattenni il respiro nei minuti che seguirono: -… e gli SHINee con “Ring Ding Dong”-.
Jonghyun, Minho, Taemin, Onew e Kibum scoppiarono in grida di gioia in prima fila. Kibum e Taemin si abbracciarono, mentre Jonghyun era saltato in braccio a Minho. Scoppiai a ridere, vedendoli ridicolizzarsi così, ma subito dovetti smettere perché il giudice gli rivolse uno sguardo di disapprovazione.
Quando tutti si ricomposero, il giudice si congedò: -Alla prossima ragazzi. Troverete il giorno della gara affisso alla bacheca della scuola, per il momento sappiate che vogliamo vedere sul palco spirito di gruppo, energia e talento. Ognuno di voi ne è dotato, perciò fate del vostro meglio! New York vi aspetta…-, detto questo sparì dalla stanza.
 -Si! Ce l’avete fatta ragazzi! Siete grandi!-, urlai, mentre mi avvicinavo a loro: -Com’è andata l’esibizione? Dovevate essere bellissimi sul palco!-, stavo cinguettando e guardavo ognuno di loro con occhi sognanti.
-Beh… sarebbe stato meglio se qualcuno – Taemin fulminò Jong con lo sguardo- non avesse fatto tardi. Per colpa sua stavano per cancellare la nostra esibizione-.
-Gli ho detto che avrebbe fatto tardi, ma la donnetta doveva farsi bella…-, ammonii Jong.
-Beh, non è certo colpa mia se tu mi hai svegliato tardi…-, s’imbronciò.
-Ma io….-, stavo per ribattere, ma Minho m’interruppe, salutandomi con il solito bacio sulla guancia. Messo a confronto con me era altissimo. Sembravamo “il gigante e la bambina”: -Sta sera si festeggia, bellezza!-, disse sorridendomi.
-Sì, voi festeggerete, io dovrò rinchiudermi come al solito  in camera mia a fare compiti-, sbuffai. L’idea di abbandonarmi allo studio non mi piaceva nemmeno un po’, tanto meno se calcolavo che loro si sarebbero divertiti, mentre io avrei avuto un esaurimento nervoso. Sospirai rassegnata e guardai altrove imbronciata.
-Io non direi, i tuoi voti a scuola sono buoni e domani potrai anche non venire-, Onew mi mise un braccio attorno al collo e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Il suo sorriso era esilarante: un misto di furbizia e idiozia. Scoppiai a ridere e il gruppo seguì il mio esempio.
-Va bene, ma parlate voi con la madre superiora!-, li guardai uno a uno.
-Ci parlerò io. Tua madre non resiste al mio viso d’angelo-, disse Kibum, sorridendo. In effetti, era vero: Kibum, con i suoi capelli biondi e il suo viso perfettamente armonico, era irresistibile e piaceva davvero tanto alla mamma. Lei mi ripeteva spesso che se mai mi sarei dovuta trovare un ragazzo, avrebbe voluto che fosse Kibum e non si preoccupava se la persona in questione era in casa o meno, parlava e basta, facendomi collezionare figuracce una dopo l’altra.
Io da parte mia le rispondevo che i suoi castelli in aria erano destinati a infrangersi.
 
Caro diario,
questa giornata è stata un po’ movimenta. Sta mattina Jong si alzato tardi, come suo solito, così mi sono ritrovata di nuovo in ritardo a scuola e il prof mi ha sgridata senza pietà, di fronte a tutta la classe.
Tutto il giorno sono stata in ansia. Non riuscivo a studiare, né a seguire le lezioni, ma a pensare solo a come stessero andando le audizioni. Ero in ansia, ma alla fine…
 Jong e gli SHINee sono passati!
Per festeggiare l’evento siamo usciti e abbiamo cenato fuori, in un ristorante Italiano.
 
-Allora? Dove si va?-, chiese Kibum.
-Stavo pensando ad un ristorante Coreano, ma siccome c’è la signorina “schizzinosa”, opto per l’Italiano…-, rispose Jong senza troppo entusiasmo.
-E sia, andremo…-, cominciò Taemin.
-Grazie Jong… -borbottai, troncando Taemin con acidità- Beh, possiamo sempre andare dove volete voi. Per me non c’è problema, oggi posso anche provare a mangiare qualcosa che non mi piace. Dobbiamo festeggiare voi! Non dovete sottostare alle mie lagne-, sorrisi.
-Sinceramente a me piace l’Italiano e dopo aver assaggiato i cannelloni di tua madre due giorni fa, giuro che ne sono in astinenza!-, esclamò Minho ridendo.
-Va bene, allora sia l’italiano-, concluse Onew.
 
 Minho si è preso una bella sbronza e Taemin ha dovuto riaccompagnarlo a casa.
Purtroppo siamo rientrati presto. Domani c’è scuola e io PURTROPPO dovrò andare anche senza aver fatto i compiti. Il viso d’angelo di Kibum non ha funzionato con la mamma… Sono disperata!
Però sono contenta per loro! Se passano la gara finale, potranno andare a studiare all’estero tutti insieme. Il loro sogno è quello di debuttare nel mondo della musica e… con questa borsa di studio all’estero possono sicuramente perfezionarsi. Potranno imparare l’inglese in America e la scuola offre un ottimo corso di musica di formazione. Chissà? Magari sarebbe bello anche per noi vedere il nostro Jong in tv un giorno...
Gli altri due gruppi, che sono passati, sembrano molto agguerriti e determinati. Non mi sono soffermata a guardarli, ma dalle loro facce sembravo molto decisi e sicuri di sé, in special modo i SS501. Si sono presentati in stile gruppo punk, con il trucco che arrivava fin sopra i loro capelli. Bah… quei ragazzi… Mi sembrano tutti dei gran palloni gonfiati…
Di solito la prima impressione non conta, ma se il buongiorno si vede dal mattino…
Cambiando discorso, sta mattina, mentre aspettavo che Jong uscisse di casa, alla radio hanno trasmesso la canzone di mamma e papà. Ogni volta che la sento la mia mente viaggia indisturbata, pensando al loro primo incontro.
Non solo, oggi… tornando a casa a piedi senza Minho e nessuno con cui parlare, ho avuto tempo per pensare.
Ho pensato che… se Jong non fosse stato Coreano ma Italiano come me, non gli avrei voluto così bene. Semplicemente perché non avrei avuto la possibilità di imparare due culture differenti e amarle entrambi, e non avrei avuto la possibilità di specchiarmi nei suoi occhi grandi e a mandorla ogni mattina e riconoscere che il loro colore è identico a quello dei miei.
La nostra è una famiglia allargata. Papà amava molto la mamma di Jong e non l’ha mai dimenticata, nemmeno per un istante.  So che ora la donna della sua vita è la mia mamma, ma molte volte l’ho sorpreso a contemplare la foto di Yoona e ho colto nei suoi occhi un velo di nostalgia. Gli manca molto, come manca a Jong. Quest’ultimo dice di non ricordare molto di lei, ma sospetto che in realtà gli manchi davvero tanto.
Jong è nato in Corea, proprio come sua madre ed è l’esatta fotocopia di Yoona al maschile. Papà mi ha sempre detto che quando morì, per un malore, dopo un anno dalla nascita di Jong, si sentì il mondo crollare addosso e la sua vita si divise a poco a poco da quella di suo figlio. Il lavoro lo tratteneva talmente tanto che poteva vedere Jonghyun soltanto la sera. Poi, quando conobbe la mamma -mi racconta sempre- che il suo cuore divenne ad un tratto più leggero, perché l’essere maldestra e impacciata lo divertiva e lo faceva sentire bene dopo tanto tempo.
Jong ricordava poco della madre e fu facile per lui accettare la mia. A lui e a papà serviva una figura femminile in casa e la mamma era la donna fatta apposta per loro. Un angelo mandato dal Cielo.
Dopo qualche mese si sposarono e mamma entrò a far parte definitivamente delle loro vite, portando tanta gioia e felicità con la semplicità che la caratterizzava.
Passò un altro anno e papà ricevette un’offerta di lavoro che prevedeva un trasferimento in Italia, sua terra d’origine e terra natia di mia madre. Si trasferirono tutti e tre e dopo nove mesi nacqui io, una bella bambina dai capelli castani e gli occhi color cioccolato, molto vicini a quelli di Jonghyun.
La nostra infanzia in Italia fu tranquilla e spensierata. Natale, Pasqua e Capodanno lo passavamo dai nonni e qualche volta partivamo per andare a trovare quelli di Jong.
Poi, ai miei cinque anni, una nuova offerta di lavoro arrivò in casa Kim e fummo costretti di nuovo a trasferirci in Corea. Mi dispiacque molto lasciare la mia vecchia casa, ma subito mi abituai alla nuova ed essendo bambina, non ebbi tanti problemi a imparare il Coreano…
Dall’allora la nostra vita si è completamente integrata a Seoul. Jong ha i suoi amici che lo spalleggiano, ed io… beh, io me ne resto in disparte. Non amo essere al centro dell’attenzione della gente e a parte Tiffany, la mia migliore amica, non ho molti altri amici. Preferisco frequentare gli amici di mio fratello.
Da poco tempo abbiamo una sorellina minore: Angelica. E’ così dolce… E’ una bambina molto intelligente per avere tre anni e conosce a memoria ogni canzone che gli SHINee hanno scritto. Ama follemente Minho e questo a sua volta mostra un’innata simpatia per lei.
La mia famiglia è molto speciale e amo tutti allo stesso modo e con la stessa intensità (anche se con Jong le liti sono all’ordine del giorno).
Posso solo dire che non si trova spesso una famiglia così diversa ma così unita. Non potrei rinunciare a nessuno di loro… perché loro sono la mia vita.      
                                                                                                    
Yaya.
 
-Yaya, mamma dice che è taddi. Devi andare a fare ninna. Domani tu hai scuola…-, Angelica era entrata in stanza e si stava stropicciando gli occhi.
-Tesoro… mamma ancora non ti ha messo a letto? E’ quasi mezzanotte, dovresti già essere nanna…-.
-Voleva che le cantassi una canzone. Lo sai, solo con te si addormenta-, mamma spuntò dietro le spalle di Angelica e la prese in braccio, cominciando a cullarla.
-Non può farlo Jong una volta tanto?-.
-Tua sorella stravede per te, come tu stravedi per Jong. Tu lo sostituiresti con un altro fratello?-. Abbassai lo sguardo e poi le sorrisi: -Credo di no. Portala in camera sua, arrivo subito. Buona notte mamma-.
-Buonanotte, Bocciolo-.
 
***
 
-Ilaria! Siamo in ritardissimo! Svegliati!-.
Jong… che cos’aveva da urlare di mattina presto quel buono a nulla?
- ILARIA! Se non apri subito butto giù la porta e ti sveglio con l’acqua gelida!!!-. Mmh? Svegliarsi? Acqua gelida? Che ore erano?
Mi girai per vedere l’ora alla sveglia sul comodino e scattai seduta sul letto, urlando con tutto il fiato che avevo in gola alle otto meno un quarto: -JONGHYUN!! MALEDETTO IDIOTA! PERCHE’ NON MI HAI SVEGLIATA PRIMA!?!-.
Mi alzai di corsa e d entrai a capofitto nell’armadio, uscendone vestita in divisa. Mi diressi alla porta e spinsi via Jong, correndo in bagno: -Guarda questi capelli!-.
-Non è colpa mia se ti biodegradi durante la notte, sorellina!-, disse mentre correva di sotto.
-Vorrei solo cancellarti dalla mia vita in questo momento, Jong! Possibile che tu non capisca ancora che io non entro tutti i giorni alle nove come te!?-, presi una spazzola e snodai al meglio i nodi che avevo fra i capelli e scelsi di farmi una coda di cavallo. Tirai indietro i lunghi capelli neri e li avvolsi in un nastro rosso, in tinta con la cravatta della divisa scolastica.
Mi lavai i denti e sciacquai il viso di fretta, per poi volare in cucina e ingoiare i primi biscotti che mi capitarono sotto mano.
-Jong!? Sei pronto!?!-, urlai dalle scale.
-Sono già fuori, idiota…-, mi girai e lo vidi sulla porta.
-Bene, allora andiamo!-, schizzai fuori l’uscita di casa e andai in macchina.
Mio fratello schiacciò l’acceleratore della macchina e, in circa dieci minuti, fummo a scuola. Scesi e frecciai verso la classe ma Jong mi richiamò, ancora dentro la macchina: -Fata Smemorina! Il tuo pranzo! Non ho voglia di rincorrerti per tutta la scuola!-.
-Ci vediamo all’intervallo! Non posso fare altro ritardo Jong! Tienilo tu!-, gli urlai di rimando.
Corsi via e con il fiatone percorsi i corridoi del primo piano, senza fare caso che, gli alunni più grandi mi guardavano come se fossi una pazza inseguita da medici.
Arrivai alle scale e mi fermai per riprendere un po’ di fiato. Guardai in alto e… non era possibile che dovessi fare altri due piani per arrivare in classe! Il professor Rhee mi avrebbe ucciso!
Mi veniva da piangere, ma dovevo farcela. Salii le scale di corsa, in fretta e furia, ma all’ultimo gradino andai a sbattere contro qualcosa di molto alto, non accorgendomi che si trattasse di una forma di vita umana e caddi a terra, facendo cadere i libri che portavo in mano.
 -Ti sei fatta male?-, una voce premurosa si era avvicinata a me.
-S-si…Choesŏng inmida… mi dispiace così tanto…-, raccolsi i libri lentamente, inchinando leggermente il capo. Avevo dato una bella botta e mi stava facendo male dappertutto.
-Aspetta, ti aiuto-, il ragazzo si chinò e cominciò a raccogliere i fogli con me.
-Oh, Sunbae… non preoccuparti. Li raccolgo da sola-. Perché avevo legato i capelli? Avrei potuto nascondere il viso… Aveva ragione Jonghyun: ero una cretina.
-Ecco… stai bene?-, mi restituì i fogli e lo guardai in volto per la prima volta. Non faceva parte degli SS501?
-E-ehm… si, si. Sto bene, mi dispiace tanto. Sono un vero disastro e… sono  in ritardo… uff…-, mi chinai leggermente in segno di rispetto: -Gamsahapmida, Sumbae…-.
Corsi via. Non avevo tempo per futili conversazioni e sinceramente ero veramente in imbarazzo per la caduta.
-Aspetta! Ti sei dimenticata…-.
“Corri! Corri! Corri!! Non puoi stare a pensare a ciò che ti sei dimenticata!”, Pensai correndo a perdi fiato.
Ero arrivata davanti alla mia classe. Dovevo solo affrontare lo sguardo intimidatorio e rimproverante di Mr. Rhee e sarei sopravvissuta. Bussai.
-Avanti…-.
Entrai lentamente, infilando prima la testa e poi entrando completamente.
-Miss Kim. Di nuovo in ritardo. Lo sa che sono le otto e mezzo?-.
- Sil le hap mi da… la sveglia non ha suonato e…-.
-Risparmi le scuse per una altra volta. Immagino sia stato suo fratello… quel ragazzo non cambierà mai…-, sospirò e mi fece cennò di andare a sedere.
- Gamsahapmida!-, inchinai il capo e andai a sedere.
Per fortuna il prof conosceva la testa dura di Jong dopo averlo avuto in classe. Mr. Rhee considerava Jong una disgrazia per me. In un certo senso era vero, ma altre volte era davvero una benedizione del Signore.
Aprii i libri e cominciai a seguire la lezione, ma il mio cervello era da tutt’altra parte. Pensavo continuamente al ragazzo che avevo investito. Assomigliava tanto ad un degli SS501, però senza tutto il trucco che li distingueva non riuscivo a capire se apparteneva veramente a loro.
Cercai di distogliere i pensieri, anche se fu tutto inutile. Rhee mi riprese parecchie volte, sbattendo la sua bacchetta sul mio tavolo e gridando di stare attenta.
Fortunatamente l’intervallo, coincidente con il cambio di professore, arrivò presto e fui salva.
Uscii dalla classe e passeggiando tranquillamente mi diressi all’armadietto. Come si chiamava quel ragazzo? Poteva essere il leader? Nah… il leader mi era sembrato un pallone gonfiato, non poteva essere così gentile.
Sospirai e fissai i libri di fronte a me con aria frustrata: < Ora come faccio a riprenderlo? Non so nemmeno come si chiama…>>.
-Come si chiama… chi?-, Minho poggiava le spalle sull’armadietto accanto al mio e mi sorrideva con aria maliziosa.
-Un ragazzo che ho investito sta mattina…-, mi morsi un labbro e presi i libri che mi servivano. Richiusi l’armadio a chiave e m’incamminai in cortile.
-Investito? –mi stava alle calcagna- Ma se non sai guadare!-.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai: -Jonghyun mi ha svegliata tardi sta mattina. Anzi, come tutte le mattine e ho dovuto correre per arrivare in classe. In cima alle scale però non ho visto che un ragazzo stava scendendo e ci sono andata a sbattere…-.
-Immagino che tu sia caduta e lui no-.
Mi fermai di botto: -Come lo sai!?-.
-Non lo sapevo, ma è da te. Adesso me l’hai confermato, e quindi lo so-, scoppiò a ridere e ci avvicinammo a un banco da pic nic del cortile, dove sedevano gli SHINee.
-Smettila di prendermi in giro, Minho!-.
-Perché la stai prendendo in giro?-, gli chiese Kibum allarmato.
-Non la sto prendendo in giro! E’ solo che…-, ripete l’accaduto e arrossii violentemente, sotto gli occhi di tutti.
Jonghyun mi diede il pranzo e cominciai a mangiare in silenzio. Gli altri non commentarono e io evitai di dire che assomigliava ad un degli SS501. Non so per quale motivo, ma tra i due gruppi non correva buon sangue.
-Com’è andata la prima parte della giornata sorellina? Rhee ha fato storie?-, Jong rideva sotto i baffi. Intuii che stava per dire qualche sciocchezza e lo fermai: -No, ha detto che sebbene fossi arrivata tardi, ha immaginato che fosse tutta colpa tua…-, sorrisi e poi scoppiai a ridere, seguita dagli altri.
-Povero Rhee… gli ne hai dato di filo da torcere, eh Jong!-, esclamò Onew.
-Già… mi mancano i giorni in cui lo facevo disperare per i miei ritardi e i miei scherzi durante la lezione>>.
-Ti manca anche il ritrovarti dal preside ogni due giorni?-, Taemin rise.
-Beh… magari quello no!-.
Kibum scoppio in una sonora risata: <>, e gli diede una pacca sulla spalla. Finimmo di mangiare e dopodiché andammo tutti in classe, finendo la nostra giornata di scuola.
 
-Minho, riaccompagni tu mia sorella? Devo portare Federica a casa io…-.
Minho stava uscendo dalla classe. Io avevo finito prima la lezione e li stavo aspettando fuori.
-Beh… in realtà…-, li guardai entrambi e alzai un sopracciglio.
-Non scomodatevi troppo, torno a casa da sola. Ho il mio fido I-Pod con me… Non mi ruba nessuno-.
-No… è che…-.
-Minho, sappiamo entrambi che stai frequentando Tiffany. La mia migliore amica ha la lingua sciolta e fra noi non ci sono segreti. Avresti dovuto intuire che l’avrei saputo molto presto>>. Ero un po’ offesa. Pensavo che Minho me l’avrebbe detto subito, in fondo consideravo anche lui come una sorta di “migliore” amico e da un po’ di tempo avevo pensato anche di provare qualcosa di più per lui. Invece no. Mi ero dovuta ricredere e avevo dovuto reprimere quei sentimenti che stavano nascendo.
Sospirai e li salutai sorridendo, per avviarmi all’uscita della scuola. Camminando mi venne di nuovo in mente quel ragazzo. Aveva i capelli castani, sicuramente schiariti, e gli occhi grandi e scuri. Indossava dei pantaloni bianchi e una felpa arancione, molto appariscente. Sorrisi pensandoci: era davvero carino…
Non assomigliava a quel ragazzo che si era esibito insieme agli SS501. Quello aveva i capelli ricci, castani, ma era parecchio bruttino.
Il ragazzo dello scontro era stato gentile a preoccuparsi per me… Gli altri mi avrebbero detto di stare più attenta, sicuramente.
Scrollai le spalle e tornai alla realtà, quando sentii una voce in lontananza richiamarmi: -Ehi!-.
-Mmh?-, mi girai e… sorpresa delle soprese: -Ma è il ragazzo di questa mattina…-, sussurrai, vedendolo arrivare in corsa.
-Ciao…-, sorrise riprendendo fiato: -sei tu la ragazza che è venuta a sbattere contro di me?-.
Arrossii e chinai il capo imbarazzata: -N-ne… credo di si-.
-Beh… allora questa deve essere tua-, mi porse una foto e alzai lo sguardo. Ecco perché non la trovavo!  Era una foto mia e di Jonghyun quando eravamo bambini! Sorrisi: -Gamsahapmida, Sunbae! Sì, è mia!-.
La presi in mano e la guardai. Che dolci che eravamo. La mamma ci aveva scattato quella foto sotto l’ombra di un albero nei giardini si Villa Borghese. Sullo sfondo il laghetto dei cigni e delle anatre.
-Mi spiace per sta mattina, avrei dovuto stare più attenta-, mi scusai alzando la testa.
-Non preoccuparti… non fa niente. L’importante è che tu stia bene-, continuò a sorridere dolcemente. Era sempre più carino e mi gonfiai come un pavone.
-Oh… sì, sì, sto bene. Tu stai bene?-, chiesi.
Annui: -Sì, grazie. Non sei coreana…-, disse osservandomi.
Scossi il capo e sorrisi: -Aniyo… sono italiana. Mio fratello è coreano-.
-Oh, ora si spiega la foto-, sorrise: -Io sono Hyung Jun-, allungò una mano nella mia direzione e rimasi sorpresa.
Lo guardai e poi scossi la testa, ancora un po’ frastornata e la strinsi, sorridendo: -Io sono Ilaria, piacere-.
-Piacere mio. Stai tornando a casa?-.
Annuii: -Si…-, guardai altrove un po’ offesa. Non per lui, ma il fatto che mi aveva ricordato Minho.
-Ho detto qualcosa che non va?-.
-Mh? Aniyo –dissi triste- è solo che mi hanno dato buca di nuovo e quindi torno a casa da sola… Non mi piace camminare senza nessuno al mio fianco. Tutto qui…-, scrollai le spalle e tornai a sorridere.
-Posso accompagnarti per un po’. E’ il minimo che possa fare dopo aver fatto da muro sulle scale sta mattina>>, rise e io risi con lui.
-No… non preoccuparti. Se vuoi sdebitarti… puoi rispondere ad una domanda?-, azzardai.
-Certo, chiedi pure-. Bene, era il momento di scoprire la verità.
Chinai il capo da una parte e l’osservai per un po’, come i cani fanno di solito di fronte ad una nuova persona: -Fai parte dei… SS501?-.
Restò un momento sulle sue, quasi fosse spiazzato da quella domanda e poi rispose: -Si, –tornò a sorridere- faccio parte del gruppo-.
Rimasi a bocca aperta. Come poteva essere lui!? Capivo il trucco e tutto il resto, ma questo era troppo!
-Ti senti bene?-, chiese dopo un po’ che non parlavo.
-Eh? Si… credo di si. E’ solo che non mi aspettavo confermassi-.
Rise di cuore: -Lo so, troppo trucco. Che vuoi farci? Il nostro leader è fatto così-. Scrollò le spalle.
-Mmh… si, trucco. Ti preferisco senza!-, risi: -Credevo che fossi un ragazzo che se la tirasse, ma invece sei molto gentile. Gamsahapmida, di nuovo. Devo andare!-, lo salutai con un gesto della mano.
-Bye!-, mi salutò e andai via.
 
Arrivata a casa, trovai Jonghyun e Minho che giocavano alla playstation. Posai lo zaino, stizzita, sulle scale e li guardai. Non mi degnarono nemmeno di uno sguardo.
-E’ COSI’ CHE ACCOMPAGNATE LE VOSTRE RAGAZZE A CASA!?!-, gridai e i due si spaventarono.
-Aah! Cosa strilli? Sei forse impazzita?!-, Jong alzò la voce, ma non me ne curai. Ero furiosa.
-No! Non sono impazzita! Siete usciti da scuola e non mi avete riaccompagnato a casa, solo perché non mi volevate fra i piedi mentre giocavate!-.
-Yaya… noi…-, Minho stava provando a parlare.
-Silenzio!-, sbottai arrabbiata: -L’ultima persona da cui voglio sentire scuse sei tu! E’ una settimana e mezza che torno a casa da sola per un videogioco nuovo!? Sei davvero infantile!-, a passo pesante mi avviai in camera mia ma Jong mi richiamò: -Signorina! Con chi parlavi all’uscita della scuola?-.
Ero a metà scale e mi girai di centottanta gradi: -Non sono affari vostri-, dissi a denti stetti.
-Lo sai che fa parte degli SS501, vero?!-, mi chiese urlando.
-Si! E non m’interessa! E’ un bravo ragazzo. Il ragazzo contro cui sono andata a sbattere sta mattina, mentre cercavo di entrare in orario a scuola! Quindi se vuoi fare la morale del tipo “non frequentare ragazzi avversi al nostro gruppo”, falla a te stesso! Se fossi arrivata in tempo, non l’avrei conosciuto!>>. Detto questo, filai in camera mia, lasciandolo bollire nel suo brodo.
 
Erano circa le sette, quando sentii bussare alla porta della mia stanza. Non risposi, era sicuramente Jong. Per tutto il giorno aveva provato a entrare, ma aveva trovato la porta chiusa a chiave.
-Sorellina… dai, apri la porta. Voglio fare pace con te. Non mi piace litigare con la mascotte di casa-.
Feci scorrere la sedia girevole verso la porta e risposi: -Entra, la porta è aperta-.
Lo vidi entrare con un sorrisone sul viso. Si sedette sul letto, di fronte a me: -Scusami per oggi, mi sono arrabbiato. Sai che non mi piace quando la gente mi urla contro-.
-Avevo le mie buone ragioni per farlo-, dissi secca.
-Giusto, ma non farlo più-.
-Vedrò cosa posso fare-.
Rispondevo a monosillabi e senza espressioni precise sul volto. Semplicemente ero… fredda.
-Mmm… come posso farmi perdonare per non averti fatto riaccompagnare o riaccompagnato la settimana scorsa?-.
-Insegnami a guidare-, risposi ironica.
Sgranò gli occhi: -Eh?! Scherzi,vero?-, chiese sorpreso.
Scoppiai a ridere: -Certo che scherzo! –scossi la testa- ma non dirmi più chi devo e chi non devo frequentare, chiaro? So badare a me stessa e non mi serve una guardia del corpo-, conclusi.
-Ma…-.
-Ehi…-, lo ammonii.
-Va bene! In fondo Hyung Jun Sembra il più apposto in mezzo a quel branco di… Aish! Non so nemmeno come definirli-.
Lo guardai seria, per cercare di capire la sua espressione. Sembrava piuttosto pensieroso tutto a un tratto.
-Li conosci?-, chiesi. Non pensavo che Jong conoscesse bene i SS501.
-Gli SHINee e i SS501 sono nella stessa classe. Ergo, li vedo ogni santo giorno, per mia disgrazia-, risposse frustrato.
-Non me l’avevi mai detto-.
-Dovevo dirtelo?-, sorrise di sottecchi ironico.
-Beh… almeno avrei saputo subito chi era il ragazzo di oggi-, misi il muso, abbassando lo sguardo a terra.
Mi prese il mento e mi guardò negli occhi. Odiavo quando faceva così, stava per mettermi in guardia: -Non mi piacciono quei tipi, sono degli sbruffoni viziati e infantili, ma Hyung Jun sembra essere un bravo ragazzo. Se ci parli va bene, mi sembra di capire che… ti abbia colpito, no?-, sorrise malizioso.
-Jong!-, lo rimproverai arrossendo.
-Non ho detto niente di male! Vorrei solo che tu ti guardassi dagli altri del gruppo-.
-Sembrano tutti dei ragazzi sbandati gli altri... Ma anche Hyung Jun mi ha dato quell’impressione quando l’ho intravisto nell’aula magna, l’altro giorno. Se non fossero così?-.
-Sono così. Fidati di me, per una volta in vita tua-, disse alzandosi.
-Per il momento non voglio crederci-.
-A no? Bene, dopodomani vieni alle prove per la prossima esibizione e vedrai con i tuoi occhi ciò che sono>>.
Gli feci una linguaccia e poi risi, sfidandolo: -Ci sarò!-.
-A proposito di prove. Ti va di suonare la chitarra con noi domani?-, propose.
-Jonghyun… io non sono brava quanto voi-, mi strinsi nelle spalle. Mio fratello mi aveva insegnato a suonare, ma non ero all’altezza di salire con loro sul palco, ne di fare altre cose, soprattutto perché soffrivo di “panico da palcoscenico”.
-Io stavo parlando di suonare con noi quando non c’è nessuno, non di salire sul palco-, scrollò le spalle. Mi aveva letto nel pensiero?
-Ah… beh, allora si! Cosa vi hanno detto di fare per la gara finale?-, sorrisi.
-Hanno detto di provare il più possibile e dobbiamo incidere un disco con le canzoni che ci sembrano migliori. Poi, una volta fatto, tutti i gruppi dovranno consegnarlo in vicepresidenza. Loro penseranno a darlo alle persone giuste. La gara finale ci sarà a giugno-, rispose, avviandosi alla porta. Pensai che era un bel po’ di tempo, considerando che la scuola era iniziata solo da due mesi.
-Ma… Jong, voi non avete mai inciso...-, gli ricordai, accigliandomi.
-Lo so, per questo dovremo andare in una casa discografica che ci hanno indicato-.
-Casa… di-discografica? Intendi uno di quei palazzoni altissimi!?-, scattai in piedi: -Dimmi che posso venire anche io… ti prego, ti prego, ti preeego!-, feci una faccina da cucciola.
-DEVI venire, gli SHINee non possono vivere senza la loro mascotte! Quante volte dobbiamo dirtelo? E io sono contentissimo se vieni-, rise.
-Yuppi! Andrò in una vera casa discografica!-. Mi sentivo su di giri. Amavo quei posti spaziosi e luminosi che avevo visto solo nei drama.
-Sì! E anche noi!-, disse Jong lanciando dei gridolini per imitarmi.
-Smettila-, mi feci seria.
“Un momento –pensai- dovranno andarci un gruppo alla volta. In giorni differenti, vero? VERO!?“. 
-Jong, non ci saranno gli altri gruppi, giusto?-, chiesi.
-Sì, ci saranno tutti, perché?-, mi guardo con aria interrogativa, mentre la mia mente calcolava la fine dei miei giorni sulla terra, nel mondo dei comuni mortali.
Mi scappò una risatina nervosa: -Allora non verrò. Non voglio fare figuracce davanti a tutti. Lo sai che tutte le volte che sono in posti nuovi e in cui voglio andare combino guai per l’emozione. Meglio se resto a casa, tranquilla, tranquilla-.
-Hai paura di metterti in ridicolo davanti a Hyung Jun?-, sorrise maliziosamente.
-N-no… non sono la tipa che si preoccupa di queste cose, no?-, risposi cercando di trattenere altre risate isteriche, cercando di nascondere il nervosismo.
-Ah no? –si avvicinò con fare sospetto- no…?-, si stava avvicinando sempre più sospetto. Allungò le mani.
Oh no…
-Jong… non stai per… vero?-.
-No… non sto per fare quella cosa…-, disse avvicinadosi con le mani a mezz’aria che minacciavano una tortura cinese. Si fermò per guardarsi intorno, con l’innocenza di un bambino che sta per combinare una marachella.
-Ah… -sospirai di sollievo- meno male-.
-Sto per fare questo!-, mi prese in braccio, sollevandomi di forza, e mi butto sul letto, cominciando a farmi il solletico. Senza successo mi dibattei per uscire da quella tortura.
-Basta Jonghyun! Smettila, smettila, smettila!-, urlai, ridendo a più non posso.
-No! Dovrai morire di solletico! Finché non dirai che Hyung Jun ti ha fatto perdere la testa!-, rise.
-Non lo dirò mai! Piuttosto muoio di soleltico!-, continuai a ridere, senza fiato.
Era finita un’altra giornata. Jong mi massacrò, ma alla fine l’ebbi vinta. Mamma venne in mio soccorso, annunciando che la cena era pronta e scendemmo.
-Ti tengo d’occhio-, disse Jong ridendo e gesticolando con due dita, dai suoi occhi ai miei.
-Sì… tienimi d’occhi quanto vuoi. Non cadrò mai ai piedi di nessuno di quei cinque maniaci-, risi, sedendomi a tavola, mentre papà mi rivolgeva uno sguardo da segugio, cercando di capire di che cosa stessimo parlando.
Mamma gli sorrise e augurò un “Buon Appetito” a tutti.

 
 

 
 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 
-Siamo arrivati, sorellina-.
Jonghyun mi annunciò il nostro arrivo a scuola. Aprii la portiera della macchina e scesi. Gli rivolsi un gran sorriso e, augurandogli buona giornata, gli chiesi: -A che ora devo essere in aula teatro?-.
L’aula teatro era enorme e quasi più grande della palestra. I corsi doposcuola di musica, di cui gli Shinee facevano parte, venivano praticati li.
-Quando vuoi. Puoi venire alla fine delle tue lezioni. Le prove iniziano alle tre e il preside a dato ai gruppi la libertà di usare la sala teatro a proprio piacimento-, rispose.
-Mmh… va bene, allora aspettatemi. Dovrei finire verso quell’ora-. Presi la chitarra dal sedile posteriore e mi diressi all’armadietto, cercando con lo sguardo Tiffany fra la folla di ragazzi ancora in giro per i corridoi. Forse non era arrivata… Stranamente quella mattina ero io quella in orario.
Aprii l’armadio e presi i libri che mi sarebbero serviti per al lezione di Coreano. Dov’era il libro di Coreano? “No… è A CASA!”, pensai con gli occhi sgranati davanti l’armadietto.
-Sono una vera idiota!-, urlai, sbattendo con violenza lo sportello.
“E ora come faccio? Non ho nessuno che possa prestarmelo se Tiffany non viene a scuola…”, pensai sbuffando.
-Buongiorno tzunami!-, una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare e arrivare al soffitto per lo spavento. “Minho… come al solito. Spuntare alle spalle delle gente a fargli prendere un infarto è il tuo lavoro quotidiano. Sono ancora arrabbiata con te!”, strinsi i denti e mi girai lentamente, per poi cominciare ad urlargli contro.
-Brutto idiot..! S-sumbae?!-, sgranai gli occhi sorpresa.
-Mh, proprio io- mi sorrise dolcemente, ignorando il fatto che lo avevo quasi insultato.
-Choesong-inmida… -chinai il capo freneticamente in segno di scuse- mi dispiace così tanto-, mi morsi il labbro, abbassando lo sguardo. -Pensavo che fossi un altro, non credevo che…-.
-Tranquilla. Sono spuntato all’improvviso. Mi dispiace-, scrollò le spalle.
 -Oh…-, sospirai dispiaciuta. Possibile che non me ne andava una giusta con lui? Cercai di sdrammatizzare e alzai il capo, ma non ci riuscii. Notai piuttosto il modo in cui si era vestito. Diverso dal giorno precedente: portava una camicia a righe blu aperta e sotto una maglia bianca, abbinate ad un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.
Calò un silenzio imbarazzante, dove avrei voluto semplicemente sparire. Fortuna che prese l’iniziativa per parlare: -Beh… ti ho visto abbastanza nervosa da laggiù –indicò i suoi compagni dietro la sua schiena e mi sporsi per guardarli. SS501, ovviamente. Ma perché se la ridevano?- come mai? E’ successo qualcosa di grave?-, chiese, rompendo il ghiaccio.
Lo guardai e mi feci piccola, piccola: -Ho dimenticato il libro di Coreano a casa. La mia migliore amica e compagna di banco oggi non c’è e non so come seguire la lezione che ho fra poco-, sbuffai vuotando il sacco. M’imbronciai, facendo il labbruccio. Lo vidi sorridere divertito e poi disse: -Proprio come immaginavo. Non pensavo che tuo fratello avesse ragione…-, rise.
-M-mio fratello?-, chiesi.
Annui: -Sì, tuo fratello. Siamo in classe insieme. Non te l’ha detto?-, mi chiese.
-Sì, solo che non credevo… lascia stare-, farneticai. L’unica cosa importante per quella giornata era trovare un libro di Coreano per lo meno cercare di non farsi beccare senza.
-Come vuoi. Però adesso vieni con me-.
-Mh? Eh?-, lo guardai preoccupata.
Mi prese per un braccio e mi trascinò al secondo piano, sotto lo sguardo di tutti. Le mie gambe erano corte perciò ogni suo passo, erano tre dei miei. Stavo correndo, per rimanere al passo.
 Arrivammo di fronte ad una porta. Ciò non mi rassicurò affatto, tantomeno il suo sorrisetto: -Entra-, ordinò.
-Hyung Jun…-, esitai.
-Vieni, dai! Sbrigati!-, mi prese di nuovo per il braccio e mi trascinò dentro. Chiusi gli occhi.
-Apri gli occhi-, sentii che parlava a bassa voce. Aprire gli occhi? Non se ne parlava nemmeno! E poi perché parlava così?
-Aprili… perché fai così?-, ripeté senza capire il mio comportamento.
Li aprii lentamente. Uno dopo l’altro e notai che la stanza era grande e luminosa, piena di scaffali e di libri in ogni dove. Sembrava una libreria.
-E’ la biblioteca della scuola, riservata hai professori e agli alunni più grandi. Forse possiamo trovare il volume di Coreano che ti serve!-, annunciò sorridendo. Annuii col capo e sorrisi. Che stupida ad aver pensato male…
Lo vidi avvicinarsi a un libro posto su un cavalletto a tre piedi, che sembrava l’indice di tutti i libri. Mi avvicinai e sbirciai da dietro la sua schiena: -Siamo fortunati: il libro c’è!-.
-Si. E’ nello scaffale in fondo-, me lo indicò e subito andai.
Il libro era riposto in alto. Non ci arrivavo. Cercai una scala, ma non la trovai, perciò afferrai una sedia e salii. Nemmeno così riuscii a raggiungerlo.
Mentre saltellavo per riuscire almeno a toccarlo con un dito, intravidi Hyung Jun divertirsi, appoggiato alla libreria con una spalla. Non mi fece piacere, anzi… m’irritò parecchio.
-Serve una mano?-, chiese.
Scesi dalla scala e lo guardai: -Direi di sì. Può farmi questo favore?-. Due secondi dopo avevo il mio libro.
 
-Gamsahapmida, sumbae! Se non ci fossi stato tu, non saprei come avrei fatto-, gli sorrisi, mentre mi accompagnava in classe.
-Prego. Siamo arrivati. Puoi riconsegnarlo alla fine delle lezioni-, mi disse premuroso.
-Ma… in biblioteca si chiederanno perché ce l’ho io. Posso riportarlo a te?-, chiesi dubbiosa.
-Sì, hai ragione, buona idea. Portalo a me. Oggi pomeriggio ci sono le prove dei gruppi, puoi…-.
-…ci sarò anch’io. Gli Shinee vogliono che io sia con loro-, sorrisi.
-Ok, allora a più tardi-.
Lo vidi andar via e dopo pochi minuti entrai in classe, gongolandomi. Mi sedetti al tavolo e fissai, sorridendo come un ebete, il vuoto. Non mi ero accorta della presenza di Tiffany accanto a me.
-Yaya, ti senti bene?-.
-E-eh? Si, sto bene-, mi rianimai, ma continuai a sorridere.
Sorrise maliziosa e mi guardò, dandomi una gomitata: -Chi era quel Sumbae? Eh?-.
-Nessuno. Solo… un ragazzo davvero interessante!-, risi.
-Come si chiama? Ti fa il filo? E’ fidanzato? Di che anno è? Tuo fratello lo conosce? Ha degli amici?...-.
-Frena, frena, frena! Una domanda per volta! –sbuffai- allora: Si chiama Hyung Jun. Non mi fa il filo. Non so se sia fidanzato, tanto meno m’interessa. E’ dello stesso anno di Jonghyun e sta in classe insieme agli Shinee e i suoi amici. Contenta?-, risi.
-Sì, ma…-, alluse al mio sorriso sognante, ricopiandomi.
-E’ carino e… gentile con me, ma niente di più. L’ho conosciuto solo ieri!-, la informai.
-Mmh… sarà-.
-Buongiorno ragazzi!-. Il professore entrò in classe e noi alunni ci mettemmo a nostri posti. La lezione iniziò tranquillamente, ma Tiffany mi chiese continuamente cosa fosse successo il giorno prima e che comportamenti aveva avuto Hyung Jun nei miei confronti, così alla fine della prima ora, scappai via dalla classe, sperando di seminarla.
Andai all’armadietto e posai i libri, prendendo il pranzo, per poi correre in cortile, nel posto più nascosto possibile.
Trovai un angolino sotto un albero e mi sedetti con le spalle contro la corteccia. Aprii il pacco del pranzo e cominciai a mangiare. Mamma aveva preparato pollo al curry la sera prima, così quel giorno avevo potuto portarmi dietro quello che era rimasto.
Chissà che canzone porteranno alla gara gli Shinee. Sarebbe bello se presentassero Replay, è la mia canzone preferita!”,     sorrisi fra me, “peccato che oggi non abbia potuto mangiare con loro… almeno non sarei rimasta tutta sola. Pazienza, sarò l’unica a godersi questo fantastico pranzo!”, scrollai le spalle e misi in bocca un nuovo boccone.
“A che ora dovevo essere in sala teatro per restituire il libro? Ah… sì, alle tre. Jonghyun ha detto che i SS501 sono ragazzi montati, ma se non fosse così? In fondo Hyung Jun non lo è. Ok, non lo conosco a fondo, ma Jong me l’ha confermato. Uff… forse si tratta solo di conoscerli meglio, a volte l’apparenza inganna. Bah… staremo a vedere più tardi”.
 
Alla fine della giornata scolastica, andai a riporre i libri nel mio armadio e presi la chitarra col libro di Coreano. Mi diressi alla sala teatro e camminando incontrai Tiffany: -Tiffany! Dove vai?-, le chiesi, mentre mi avvicinavo a lei.
-In sala teatro, Minho mi ha detto che oggi provano e così ho deciso di fare un salto-, rispose sorridendo.
-Anch’io sto andando-. C’incamminammo insieme e arrivammo di fronte l’aula.
Da dentro provenivano delle voci. Probabilmente i ragazzi si stavano organizzando per decidere come si sarebbe svolta la prova, così entrammo senza fare rumore e ci avvicinammo alle prime file della platea.
Salutai gli Shinee con un sorriso e un gesto della mano, e notai che Minho rivolse uno sguardo seducente a Tiffany, ignorandomi completamente. Il gesto m’irritò parecchio.
Dopo un po’ vidi Hyung Jun avvicinarsi, uscendo dal dietro le quinte. C’era solo lui in sala, gli altri non si vedevano.
-Ciao-, mi salutò con un sorriso sulle labbra e mi alzai dal mio posto.
-Sumbae…-, chinai leggermente il capo per salutarlo e gli porsi il libro.
-Grazie. Era quello giusto?-, chiese.
-Sì, non ho avuto problemi. Gamsahapmida…-, gli sorrisi. -Sumbae… dove sono gli altri membri del gruppo?-.
-Oh? A prepararsi, siamo i primi a provare. A proposito, meglio che vada. Ci vediamo dopo-, ammicò per un istante e poi andò via. Lo salutai con una mano, ma il suo saluto mi lasciò un po’ imbarazzata. Da dove veniva quella spavalderia?
Gli Shinee si avvicinarono e occuparono posto vicino a noi. Indossavano i vestiti che avrebbero usato nella prova. Taemin prese posto dietro di noi, mentre Key e Jong si sedettero accanto a me e Minho ovviamente vicino a Tiffany. La cosa mi mandò in bestia.
-Yaya, cos’hai?-, mi chiese Onew, due posti dopo a destra di Jong.
-Niente-, risposi secca.
-Sicura?-, domandò serio Kibum.
-Non è che sei gelosa?-, Jong sorrise malizioso.
Detti una gomitata nelle costole di mio fratello, il quale in risposta gemette di dolore, ma in compenso chiuse la bocca. Gli altri evitarono di fare domande. Il mio corpo emanava ondate di pura negatività.
Dopo una buona mezzora i SS501 si erano decisi a salire sul palco, infatti i ragazzi che aiutavano con le luci anche durante le prove, spensero i fari e rimanemmo al buio per un paio di minuti.
Il suono di un piano si levò nella sala e le luci si accesero sul palco. I SS501 avevano deciso di provare con i vestiti che avrebbero portato alla gara, ma riconobbi subito Hyung Jun che fu il primo a cantare. Era irriconoscibile: i capelli castani, sotto la luce accecante dei fari, sembravano nero corvino, raccolti in una cresta.
Gli altri girati di spalle, aspettarono la fine del turno di Sumbae, per cominciare a cantare e insieme al piano, si accompagnò il suono dei violini. 
Jong aveva ragione, i ragazzi sul palco erano decisi, sapevano come muoversi e soprattutto avevano una carica innaturale che, nei loro vestiti di scena li faceva assomigliare ad angeli neri. Ognuno di loro era vestito di con camicie e pantaloni neri. La matita contornava i loro occhi e faceva risaltare i lineamenti dei loro volti.
Come Hyun Jun, la maggior parte di loro aveva scelto una cresta, o i capelli scompigliati e fissati da lacca e gel.
Il ritmo della canzone era deciso, quasi violento, nei cori e nel ritornello, e si alternava a momenti di calma piatta quando ognuno dei cantanti doveva lavorare da voce solista.
Restai affascinata da ognuno di loro. I loro movimenti, la loro risolutezza erano aspetti che mi attraevano e catturarono la mia attenzione.
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me. “E’ davvero bello…”, sorrisi involontariamente ammaliata e il gesto non sfuggì a Jong.
I movimenti fluidi si trasformarono in scatti convulsi per poi riprendere la scioltezza precedente: per un momento il leader ballò da solo, guardando la platea con sguardo magnetico, dopo poco gli altri lo accompagnarono e il ritmo della musica si fece sempre più veloce. I violini sembravano impazziti e le parole della canzone si susseguirono con una velocità tale da non farmi capire bene, anche se avevo una buona conoscenza del coreano.
La scena fu restituita a Hyung Jun che continuò a cantare con scioltezza, poi agli altri e ancora, di nuovo insieme, fino alla fine dalla canzone, quindi alla fine della coreografia.
Alla fine dell’esibizione ognuno dei componenti era senza fiato. Ringraziarono con un inchino e gli angeli neri uscirono di scena.
Restai imbambolata a fissare il palco per un po’, prima di riacquistare lucidità sentendo la voce di Taemin, dietro di me, richiamarmi: -Yaya…?-.
-Mmh?-, mi girai verso di lui.
-La loro prova è finita, perché continuai a fissare il palco?-, il ragazzo mi guardò sospettoso, dall’alto dei suoi capelli ramati, quasi rossi.
-E-eh? No… niente. Stavo pensando-, sorrisi arrossendo appena.
-Si… stava pensando a come non sbavare per quell’idiota di Hyun Joong-, disse Jong abbastanza pungente da irritarmi.
-Non stavo sbavando per Hyung Jun!-, mi alzai e lo fissai in cagnesco.
Il troglodita, spaparanzato sulla poltrona con le mani giunte sulla pancia, mi guardò come se fossi un alieno o fossi diventata pazza da un momento all’altro: -Infatti non ho detto Hyung Jun, ma Hyun Joong…-, precisò, mettendo enfasi nel nome.
-E chi sarebbe, di grazia?-, chiesi.
-Il leader. Il bifolco per cui hai sorriso e per cui ti è quasi preso un infarto. Si riusciva a sentire il tuo cuoricino galoppante anche con tutto il caos della loro canzone-, disse calmo e sarcastico.
-Ascolta, microbo, io…-, mi avvicinai alla sua faccia sorridente.
-Si? Tu…? Continua cara, tanto lo sai che a ogni tua parola io avrò sempre una risposta pronta-, mi sfidò.
-D’accordo ragazzi, è il momento di finirla. Jong, dobbiamo andare a provare-, intervenne Minho.
-Si, andate a provare. Sarà molto meglio così-, mi risedetti, sprofondando nella soffice poltrona rossa.
Vidi uscire i SS501 da dietro le quinte, indossando ancora i vestiti di scena, e gli Shinee sparirci dietro. Si sedettero tutti in prima fila, due posti alla mia destra. Hyung Jun prima di sedersi mi sorrise, ma non riuscii a ricambiare, Jong mi aveva innervosito parecchio. Tiffany si risedette accanto  a me e poco dopo gli Shinee cominciarono a provare “Lucifer”.
Il ritmo penetrante e repentino della musica mi dette sui nervi, oltretutto la mia migliore amica riceveva sguardi dolci dal ragazzo che fino a poche settimane prima mi era piaciuto. Ero gelosa del fatto che Minho potesse riservare attenzioni maggiori a Tiffany. Dopotutto era sempre stato il mio migliore amico e fra i due piccioncini non c’era stata mai tutta questa attrazione, anzi… si schifavano a vicenda. L’uno perché giudicava l’altra una “monaca di clausura” e l’altra perché giudicava l’uno come un “don Giovanni da strapazzo”.
Decisi di uscire dalla stanza, l’acuto di Jong mi stava spaccando i timpani e dopo la discussione l’ultima voce che avrei voluto sentire era la sua.
Mi diressi alla porta e sbattei forte. Fuori, mi appoggiai al muro. Sentivo ancora la musica, ma il ritmo era ovattato, ciò contribuiva a calmarmi.
“Stupido… come puoi pensare che io possa sbavare per uno così?”, sbuffai, scivolando per terra e nascoscondendo il viso tra le mani.
-Perché sei uscita? Ti senti male?-.
-No, sto bene. Voglio solo essere lasciata in pace, perciò vattene e lasciami sola-, risposi secca. Non sapevo nemmeno chi fosse, ma non volevo vedere nessuno.
-Sicura?-.
-Ho detto di stare bene! -alzai la testa di scatto- S-sumbae…-, dissi un po’ stupita.
-Di nuovo… sono sempre io-, sorrise, sedendosi accanto a me: -Che succede?-.
Che strano… in quel momento Hyung mi diede un insolito senso di sicurezza e tranquillità, benchè fosse vestito ancora con i costumi di scena e ci conoscessimo da poco.
-Ho litigato con mio fratello. Una cosa alquanto normale… e stupida-.
-Di che si tratta?-, chiese.
-Oh… niente d’importante-, arrossii.
 “Meglio che tu non sappia. Per favore non continuare a fare domande”, pensai.
-Va bene, sono cose vostre. Non devo intromettermi-, concluse.
Ti ringrazio!”, sospirai.
-Ma… -continuò- come siamo andati? Intendo dire sul palco>>, mi guardò. Era serio e un po’ preoccupato.
-Beh, avete determinazione, non si nega. Non passate inosservati con questi vestiti e il trucco. Mmm… siete stati molto bravi-, sorrisi trendo le mie conclusioni.
-Grazie-, commentò, scompigliandomi i capelli. Mi sentivo meglio, il nervoso stava svanendo.
Mi alzai, poichè la musica era finita già da un po’ e chiesi: -Andiamo?-.
Tornammo in sala. Hyung Jun andò dal suo gruppo, mentre io mi diressi dagli Shinee. Guardai mio fratello con la coda dell’occhio e poi spostai lo sguardo su Kibum. Mi sorrise benevolo e ciò bastò a tranquillizzarmi ancora di più: Jonghyun si era calmato.
-Ehi… come va? Ti sei calmata?-, mi chiese Onew.
Annuii sorridendo leggermente: -Si, sto bene-.
-Ho visto che è uscito anche Hyung Jun dopo di te. Ti ha dato fastidio?-, domandò ancora, scrutandomi. Restai basita: -No, Hyung Jun mi ha aiutata a farmi calmare. E’ un bravo ragazzo-, scrollai le spalle sorridendo.
Onew spalancò per un attimo gli occhi e in un secondo gli Shinee mi accerchiarono. Non avevo detto niente di male, ma allora perché mi fissavano tutti sconvolti, compresa Tiffany?
-Ehm... ragazzi? Qualcosa non va?-, chiesi imbarazzata.
-Ti piace?-, chiese Kibum.
Sbuffai: -Kibum! Anche tu ti ci metti adesso?-, lo rimproverai e sentii il nervoso tornarmi, come e peggio di prima. Stavo per scoppiare, non ce la facevo più a sentire sempre le stesse domande e a dare sempre le stesse risposte.
-No! Non mi piace! –urlai, ma poi mi ricordai che Sumbae era nella stessa stanza a pochi metri da noi, così abbassai il tono- …Hyung Jun. Smettetela di farmi sempre questa domanda!-, sbraitai guardandoli in cagnesco.
-Va bene… ci faremo gli affari nostri-, concluse Taemin.
-Bene-, dissi e mi sedetti di peso sulla poltrona, a braccia conserte. Qualche minuto dopo vidi il branco dei SS501 avvicinarsi decisi e la cosa non mi piacque per due motivi: in primo luogo perché Hyung Jun era con loro e non volevo farmi vedere di nuovo in quello stato; in secondo perché il loro leader aveva una camminata abbastanza spavalda e sicura da urtare i miei nervi ancora di più.
Si piantonarono di fronte a noi e ci guardarono come se fossimo stati insetti da schiacciare: -Siete stati bravi oggi. Complimenti, peccato che non si possa dire lo stesso della vostra esibizione l’altro giorno alla gara. Mi domando cosa pensasse il giudice mentre decideva i finalisti. Di certo… è caduto in basso. Molto, molto in basso-, disse il leader. Le sue parole erano taglienti e insinuanti, proprio come mi aveva messo in guardia Jong quella mattina: sebbene assomigliasse ad un angelo, la realtà era che fosse un demone.
Gli altri dietro di lui risero e li squadrai uno ad uno con uno sguardo fiammeggiante. Quando incontrai quello di Hyung Jun, colsi uno sguardo di scuse da parte sua e subito guardò altrove.
-Sparisci Hyun Joong, non è aria-, commentò Jonghyun irritato. Mio fratello non era mai stato una persona democratica con i ragazzi: se lo stuzzicavano, probabilmente avrebbe reagito; anche con le mani se necessario.
-E perché no? Avete forse paura che vi mostri chi saranno i veri vincitori? Sapete già che per voi non ci saranno speranze-, continuò Hyun Joong con gli occhi pieni di cattiveria. La determinazione che aveva mostrato sul palco era reale, non era stata dettata dal tipo di musica e dalla scena.
-Scendi dal piedistallo Kim Hyun Joong, non sei l’unico artista sulla faccia della terra. Se non ti batteremo noi, probabilmente sarà qualcun altro all’estero-, intervenne Kibum con calma.
-E chi ti dice che ci batteranno? Abbiamo la stoffa adatta per andare avanti-, si fece avanti un altro componente del gruppo per aiutare il suo leader. Questo aveva i capelli ramati, molto simili a quelli di Taemin, con la differenza che tendevano al castano ed erano lunghi quasi fino alle spalle. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, ma i suoi occhi non differivano da quelli di Hyun Joong. Sicuramente, paragonato agli altri, era il più bello, e lasciava indietro perfino il leader in questo campo.
-Lascia stare Jung Min, evidentemente non sanno contro chi si stanno mettendo-, commetò Hyun Joong.
Fino a quel momento ero stata in silenzio, accumulando rabbia a ogni parola e ascoltando attentamente le loro parole. I miei occhi li seguirono come se stessi assistendo a un torneo di ping pong, ma poi scoppiai.
-A si?! E contro chi ci stiamo mettendo!?! Soltanto contro degli spacconi, palloni gonfiati e viziati!-, Jonghyun stava perendo visibilmente la pazienza e per poco non andò sotto Hyun Joong. Minho fu abbastanza rapido da trattenerlo per un braccio, proprio quando mi ero avvicinata, mettendomi fra di loro.
Le labbra dell’angelo nero si piegarono in un ghigno e i suoi occhi puntarono esclusivamente Jong, così capii gli il suo intento era quello di far imbestialire mio fratello. Le regole erano chiare: se i gruppi fossero entrati troppo in competizione e fossero sfociati in una rissa, allora sarebbero stati squalificati. Taemin me l’aveva spiegato qualche settimana prima delle audizioni. Ma Hyun Joong non avrebbe reagito nella rissa e l’unico gruppo squalificato sarebbe stato il nostro. L’aver realizzato d’un tratto la sua strategia di gioco mi fece montare su tutte le furie.
-Viziati? A me sembra che quello che sta dando in escandescenza sei tu-, continuò con una calma innaturale e sempre con un sorriso provocatorio.
La mia rabbia esplose sotto gli occhi di tutti e cominciai ad urlare: -Senti, microbo lagnoso –mi avvicinai a lui, lasciando pochi palmi dai nostri nasi- chi credi di essere per parlare così di noi!?! Ha ragione Kibum: scendi dal tuo piedistallo d’oro o finirai per cadere! Sei un ragazzino viziato, infantile e stupido se credi di passare la finale! Gente come te non merita nemmeno di arrivare dove sei arrivato tu! Fossi stato il giudice di gara, non t’avrei fatto passare nemmeno l’audizione!-.
Mi sorrise, niente affatto intimidito: -E tu chi sei? Il loro avvocato?-, rise e i suoi compagni fecero lo stesso. Tutti tranne uno.
-No, sono la sorella del ragazzo che vorresti rovinare!-, precisai fra i denti, mantenedo la calma.
-Wow… che gran paura mi fai. Aiuto! Salvatemi!-, disse prendendosi gioco di me.
A quel punto la mia mano scattò da sola e un sonoro ceffone raggiunse la sua guancia, facendogli voltare il viso di lato. Non capii più niente e successe tutto nello stesso momento: i suoi occhi si riempirono di collera, un suo braccio si piegò indietro, probabilmente per restituire lo schiaffone, e chiusi gli occhi aspettando.
Il colpo non arrivò, perché la mano di Hyung Jun bloccò il suo polso. Aprii lentamente gli occhi e li vidi scambiarsi sguardi pieni d’odio l’uno con l’altro. Jun era irriconoscibile, non l’avevo mai visto così.
-Lasciala in pace, Hyun Joong-, disse fermo.
Joong si liberò dalla sua presa con uno strattone e gli andò sotto, mentre tutti nostri li osservavamo: -E perché dovrei farlo!?-, urlò.
Hyung Jun non si scompose: -Perché… è la mia ragazza-.
-Eh?-, lo guardai sorpresa.
“L-la tua ragazza? Sumbae, sei impazzito!?”, pensai fra me. Mi girai per un istante e vidi i visi degli Shinee, Tiffany compresa, sconvolti. Le loro mascelle erano arrivate sul pavimento. Tornai a fissarlo e notai che la stessa scena alle sue spalle si stava svolgendo per i SS501.
-Già –continuò- proprio così. Mentre tu mi ridevi dietro, io a tua insaputa l’ho frequentata!-.
-S-sumbae…-, balbettai. Non osai immaginare la mia faccia, probabilmente era più bianca di tutte le altre. Mi prese per un braccio e mi trascinò via dalla sala teatro.
Ero stupita che Jonghyun non fosse intervenuto, forse doveva ancora realizzare che stavano portando via sua sorella da sotto i suoi occhi.
 
Caro diario,
la giornata è stata estenuante: gli Shinee hanno provato con gli SS501 e tutto è andato bene fino a quando il loro leader non ha cominciato a prendere di petto il nostro gruppo.
Jonghyun stava per saltargli addosso, ma Minho e gli altri l’hanno fermato ed è riuscito a contenersi. Non voglio immaginare quello che sarebbe potuto accadere se non fosse stato così. Probabilmente ci avrebbero squalificato dalla gara.
Hyun Joong, il leader, ha comunque continuato a stuzzicarlo e quando ho capito che volva aizzarlo contro di sé per farlo reagire, non ci ho visto più e mi sono messa in mezzo. Ha continuato a stuzzicare Jong prendendosi gioco di me, così mi è partito uno schiaffone. Credo che abbia imparato la lezione però, anche se stava per restituirmelo, con gl’interessi e sottolineo STAVA. Infatti, quando Hyun Joong ha tirato indietro il braccio per schiaffeggiarmi Hyung Jun l’ha bloccato e mi ha difeso. In quel momento l’ho adorato, cinque secondi dopo l’avrei voluto uccidere. Ha detto davanti a tutti che sono la sua ragazza, CI RENDIAMO CONTO!? Non contento mi ha trascinato in un’aula e…
 
-Sumbae… -cercai di liberarmi dalla sua stretta- lasciami, mi stai facendo male!-, strillai.
Hyung Jun non mi ascoltava. Mi portò fuori dalla sala teatro, per poi dirigersi verso un’aula vuota. Chiuse la porta alle sue spalle e fui libera dalla sua presa. Mi sentii un po’ offesa e ancora imbarazzata. Evitai il suo sguardo, cercando di distrarmi.
-Scusa per quello che ho detto, ma l’unico modo per fermarlo era sconvolgerlo. Hyun Joong non è così cattivo come sembra, ma se deve vincere qualcosa, passa su tutto e su tutti pur di ottenerla-, cominciò.
-Perché l’hai detto?! Potevi inventarti qualcos’altro. Dire che sono la tua ragazza è…-.
-…inammissibile?-, sorrise dolcemente. In quel preciso istante l’odiai a morte e, continuando a fissarlo, aspettai una risposta.
-Allora?! Perché l’hai fatto?! Perché ti sei messo contro di lui? In fondo quello è il tuo gruppo e noi siamo i rivali. Ti stai mettendo in gioco solo per una ragazzina che hai conosciuto l’altro ieri?!-, chiesi alzando di un’ottava la mia voce. Erano due giorni interi che faticavo per convincere mio fratello che fra me e lui non c’era niente, e lui che aveva fatto? Aveva messo in piazza una bugia!
-L’ho detto perché è la verità…-, rispose abbassando lo sguardo dispiaciuto.
-Eh?-, rimasi a bocca aperta.
Sospirò e si andò a sedere s’un banco: -E’ così… ti avevo notato già da un po’. Non sapevo chi tu fossi, ma il tuo sorriso mi ha subito colpito. Il tuo modo di scherzare e di arrabbiarti mi piaceva e tuttora mi piace.
Gli altri membri del gruppo sapevano del mio debole per te, ma mi hanno detto di starti lontano. L’ho fatto fino all’altro ieri, quando mi sei venuta addosso, poi ho deciso di lasciar stare e di conoscerti-.
-Mi dispiace, Sumbae… non credo di poter ricambiare-, abbassai lo sguardo. In quel momento capii da dove veniva la sua gentilezza.
-Tranquilla, è più che naturale-, sorrise.
-Oh sì, io sto tranquilla, il problema è: chi spiega a mio fratello che tu ed io non stiamo insieme?-, dissi sarcastica.
 -Glie lo dirò io-.
 
Così, dopo esserci chiariti, mi ha riaccompagnato a casa. E’ stato molto premuroso e si è preoccupato anche di riportarmi la chitarra.
Jong, quando è tornato, non mi ha rivolto la parola e neanche a cena si è degnato di parlarmi. Ho provato ad andare in camera sua, ma la tiene chiusa a chiave e non mi risponde.
Spero che le cose tra me e lui si risolvano in fretta… 

Yaya

Finito di scrivere nel mio diario, lo chiusi e guardai l’orologio. Erano le undici e mezzo. Jong stava guardando un film in tv. Mamma, papà e Angelica stavano dormendo. Mi alzai dal tavolo della cucina e mi avvicinai al divano: -Jong… possiamo chiarire?-, chiesi.
-Vai a dormire. Domani hai scuola ed è tardi-, rispose senza distogliere gli occhi dallo schermo.
-Per favore…-, insistetti. Non ricevetti né uno sguardo, né una risposta. Sospirai e mi avviai in camera mia, lasciandolo li.
“Se solo tu non fossi così cocciuto… Possibile che tu sia geloso così tanto di tua sorella?!”, pensai.
-Stupido…-, borbottai mentre entravo in camera. Posai i libri sulla scrivania e trovai Angelica che dormiva nel mio letto. Perché mia sorella era li? Mia madre l’aveva portata in camera sua quando era entrata in coma.
M’infilai il pigiama silenziosamente e poi andai a svegliarla dolcemente: -Nanà –la chiamai con il suo soprannome -Ehi… perché sei in camera mia?>>, le chiesi.
Si stropicciò gli occhi e mise il broncio: -C’è un mostro sotto al letto… non voglio tornarci!-.
-Mostro? Nanà… i mostri non esistono-, sospirai, mentre m’infilavo nel letto accanto a lei. Avevo capito che non c’erano speranze di portarla nel suo letto.
-E invece si… posso rimanere con te?-, mi chiese innocentemente.
-Sì… ma solo per questa notte>, dissi severa.
Si accoccolò fra le mie braccia e chiuse i suoi occhietti. A differenza mia e di Jong, che avevamo capelli neri (lui lisci ed io ricci) come papà, Angelica aveva una cascata di boccoli d’oro come mia madre. Assomigliava a una bambola di porcellana.
-Si?-, risposi con la stessa tonalità di voce.
-Hai litigato con Oppa… vero?-, mi chiese.
Fissai il suo capo biondo. Mi aveva spiazzato, non pensavo che se ne fosse accorta, ma d’altronde era molto perspicace.
-Sì, ma non preoccuparti, faremo pace. Ora dormi-, risposi.
-E’ per un ragazzo?-, continuò.
-Angelica, dormi…-. troncai il discorso. Possibile che mia sorella fosse così intelligente? In meno di mezza giornata era riuscita a capire quello che era successo, cosa che hai miei genitori non passava nemmeno per l’anticamera del cervello.
Nanà si addormentò prima di me, lasciandomi hai miei pensieri: Hyung Jun si era dichiarato, ma non mi aveva chiesto di frequentarci, aveva detto: “Non ti costringerò ad uscire con me, non sono quel tipo di ragazzo. Proverò… a corteggiarti, diciamo così. Sarà tua la decisione di accettare le mie carinerie”.
Il suo carattere era molto dolce e comprensivo. Mi aveva lasciato libera scelta ed io avevo accettato, precisando che prima avrebbe dovuto chiarire con Jonghyun. Volevo dargli una possibilità, perché mi aveva colpito davvero… ma allora perché avevo avuto il viso di Hyun Joong davanti agli occhi per il resto della giornata? Quel ragazzo era stato la cattiveria in persona eppure mi aveva attratto subito.
“Ah… smettila di pensare a queste sciocchezze! A te non piacerebbe mai un ragazzo così. Riordina le idee! Sei solamente scossa per quello che è successo”, mi rimproverai.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire, ma fu tutto inutile. Presi sonno alle tre del mattino.
 
***
Alle sette in punto la sveglia suonò. Avevo dormito si e no due ore ed ero in coma. Mi misi seduta lentamente e mi guardai intorno: il caos della stanza era al suo solito posto, così mi alzai, lasciando Nanà dormire.  Recuperai una maglia e dei jeans e andai in bagno. Mi vestii e mi sistemai meglio che potevo, utilizzando insolitamente trucchi per coprire le occhiaie che arrivavano per terra e poi scesi in cucina.
Jong non c’era, ma trovai mamma già pronta per andare via: -Tesoro… -si mise il cappotto- il latte si sta scaldando. Jong è andato via, sinceramente non so neanche perché, dato che ogni mattina è in ritardo, perciò devi andare a scuola da sola-, mi avvisò.
-E Nanà?-, chiesi.
-Tuo padre aspetterà la tata e poi andrà a lavoro. Non preoccuparti…-, mi salutò con un bacio e uscì da casa.
Era tipico di Jong evitarmi quando succedeva qualcosa d’importante, invece di chiarire. Sospirai e cominciai a prepararmi la colazione.
 
-Se l’accelerazione è uguale alla velocità per il tempo, allora…-.  Il professor Rhee aveva ripreso la sua barbosa lezione. Quel giorno era piuttosto impegnativa, ma me ne fregai standomene fra le nuvole. Tiffany non mi aveva rivolto la parola, forse perché pensava che l’avessi tradita non dicendole del “rapporto” fra me e Hyung Jun, così potetti restare a fissare il vuoto fuori dalla finestra tutto il tempo.
Hyung… hai combinato proprio un gran casino. Potevi dire che ti piacevo e basta, ma sbraitare ai quattro venti che sono la tua ragazza...”, pensai.
-Miss Kim!-, Rhee sbatté la sua bacchetta sul mio banco.
-Choesong inmida!-, mi scusai sobbalzando.
-Gradirei un po’ d’attenzione da parte sua, è tutta la lezione che hai la testa altrove!-.
-Choesong inmida, mr. Rhee-, continuai a scusarmi, chinando il capo.
I compagni risero e il prof tornò a spiegare. Mentre si avviava alla cattedra, gli feci una linguaccia, provocando il riso di tutti.
 
 “Bene! Ma che brava, ti mancava solo l’essere sbattuta fuori dalla classe!”, pensai rimproverandomi.
Il prof mi aveva sbattuto fuori, così decisi di farmi una passeggiata nei corridoi. I piedi mi portarono in sala teatro, dove speravo di poter passare una buona mezz’ora a suonare. Di solito quando avevo un problema, per sfogarmi scrivevo nel mio diario o suonavo la mia chitarra e quel giorno mi sentivo molto agitata.
Mentre percorrevo il corridoio, fui attratta da una melodia dolce e leggera, anche se triste.
“Viene dalla sala teatro… ma chi sarà? A quest’ora dovrebbero essere tutti in classe”, pensai.
Aprii lentamente la porta e m’intrufolai dentro l’aula senza far rumore. Un ragazzo stava suonando una chitarra seduto al margine del palco, ma non si accorse di me, perché era concentrato. Aveva i capelli mossi e scompigliati, con una lunga frangia a coprirgli la fronte. Il colore era sul castano scuro.
La voce mi sembrava familiare, ma non riuscivo a capire chi fosse. Restai a guardarlo per tutto il tempo e quando arrivò il pezzo dell’assolo di chitarra rimasi più che affascinata. Seguì un acuto e poi di nuovo la melodia malinconica.
La musica finì e il ragazzo balzò giù dal palco, scoprendo il suo viso. Rimasi pietrificata, sbiancando.
Hyun Joong…”, pensai. Il ragazzo davanti a me era visibilmente sorpreso anche lui, ma si ricompose subito, assumendo l’espressione restia e dura del giorno prima.
-Che cosa ci fai tu qui?-, chiese deciso.
-I-io… -balbettai- io…-. Hyun Joong era molto alto rispetto a me e in quel momento mi sentii piccola.
-Aish… lascia stare-, scosse la testa brusco e recuperò la sua chitarra sul palco, per poi andarsene via.
-Sambue!-, gli urlai dietro.
Si voltò di scatto e mi guardò in cagnesco: -Che vuoi?!-, urlò.
-Un po’ di considerazione! –strillai e restituii l’occhiataccia- Volevo solo scusarmi per ieri. Non avrei dovuto schiaffeggiati, anche se te lo meritavi-, ammisi.
-Non me ne faccio niente delle tue scuse. Lasciami in pace e gira a largo da me! E’ già troppa l’attenzione che hai attirato su di te!-, riplicò seccato, per poi voltarsi e uscire della sala teatro.
Sbattei i piedi a terra nervosamente: -Ragazzino viziato e impudente!-.
Salii a passo pesante le scalette del palco e presi la prima chitarra che mi capitò sotto il naso. L’intenzione era di ridurla in mille pezzi, ma poi pensai che forse sarebbe stato meglio suonarla. Cercai di calmarmi e mi sedetti a terra.
Pensai bene a cosa potessi suonare e mi venne in mente una cosa che mia nonna, prima di partire per la Corea, mi disse: “Bocciolo… se un giorno sarai triste o arrabbiata, ascolta le canzoni romane. Passerà tutto in pochi minuti”.
Sorrisi a quel ricordo e cominciai a intonare una canzone lenta: -Lungotevere dorme, mentre il fiume cammina… io lo seguo perché mi trascina con sé e travolge il mio cuore.  Vedo un’ombra lontana e una stella lassù, o chitarra romana accompagnami tu…-.
*°*°*°*°*
Uscii nervoso dalla sala teatro e mi appoggiai al muro, accanto alla porta.  Chiusi gli occhi per riacquistare lucidità e inspirai profondamente, per poi espirare lentamente.
Quella ragazza era stata capace di farmi saltare i nervi anche in momenti di piena pace e tranquillità, proprio come il fratello. Solo il cielo sapeva come avevo fatto a trattenermi il giorno prima dal mettergli le mani addosso. Se solo Hyung Jun non mi avesse fermato, sarebbe finita all’ospedale.
La sentii sbraitare e imprecarmi contro, mentre richiudevo la porta. Sorrisi e dopo un po’ giunse una melodia sconosciuta da dentro la sala. Stava suonando? Quel tappo stava davvero suonando?!
“Come osa profanare la musica in questo modo?!”, pensai.
Mi alzai di scatto, non potevo sopportare un simile scempio. Afferrai la maniglia, ma nel momento in cui feci forza per aprirla, quella ragazza cantò. Non era una canzone coreana, tanto meno asiatica. Era dolce e malinconica, probabilmente ricordava un amore o qualcosa di molto simile.
“Un momento… lei non è Coreana”, mi ricordai. Non capii le parole di quella melodia piacevole, ma triste, il che m’irritò.
Tutto sommato non è penosa. Ha una bella voce”, pensai. La ragazza dai lunghi capelli neri e lisci aveva una voce sorprendentemente piacevole. Lentamente, senza accorgermene, allentai la presa sulla maniglia, fino a rilasciarla del tutto e restai in ascolto fino a quando finì. Non me ne accorsi, ma stavo sorridendo.
Sentii i suoi passi venire incontro alla porta e corsi via, su per il corridoio, sperando che non mi vedesse.
*°*°*°*°
-Mmm… nonna aveva ragione. Adesso mi sento meglio-, sorrisi e riposi la chitarra. Mi sentivo davvero meglio dopo aver cantato.
Scesi dal palco e uscii dalla sala più leggera di quando ero entrata. Richiusi la porta alle mie spalle e notai un lembo di stoffa beige sparire dietro la fine del corridoio. Mi guardai intorno e non vidi nessuno.
“Probabilmente è il mio cervello che gioca brutti scherzi. Eh… la vecchiaia è brutta, Yaya. I diciassette anni si fanno sentire! Speriamo solo che non diventi come Jong e papà”, pensai ridendo.
Fui davanti alla porta della classe nel momento esatto in cui la campanella suonò.


 

{Spazio Alue! :D}

Altro capitolo aggiunto per voi molto presto! Piaciuto? Curiosi di sapere come andrà avanti? Si? Bene! Fatemi sapere le vostre impressioni recensendo e aggiungerò i prossimi capitoli! ^^ 
P.S.: se volete conoscere la storia da lpunto di vista di Federica dal primo capitolo (io ve la consiglio vivamente, perché è più faigo seguire le due FF in sincrono), potete trovarla qui :3

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 

Il primo mese di scuola era passato in fretta. Ottobre era già inoltrato e Halloween si avvicinava sempre di più. La scuola stava organizzando un ballo in maschera, dove tutti sarebbero stati presenti. Tutti tranne me.
Per andare a un ballo della scuola era obbligatorio un cavaliere e metà scuola già l’aveva trovato. Io, come tutti gli anni, sarei rimasta a casa. Anche gli Shinee erano quasi tutti impegnati: mio fratello con Federica, Taemin con Sara, la sua ragazza, e Minho con Tiffany. Solo Kibum e Onew erano ancora disponibili, ma mai mi sarei sognata di chiedere a uno di loro di accompagnarmi al ballo.
Inoltre erano passate due settimane dallo scontro in aula teatro con Hyun Joong, e da quella mattina non l’avevo visto, se non per caso nell’aula teatro. Era incredibile, ma riusciva a entrare nei miei pensieri continuamente e ciò m’infastidiva profondamente. Un ragazzo così non meritava le mie attenzioni, mentre Hyung Jun stava faticando per conquistare almeno un mio sguardo: infatti ero un po’ stupita del fatto che non mi avesse chiesto di andare con lui alla festa.
Durante l’ora di Rhee sospirai profondamente pensando a cosa avrei potuto fare durante la notte tanto attesa. L’unica cosa che la mia testa bacata era riuscita a tirar fuori era una nottata in bianco a guardare film horror, ma poi ci avevo ripensato, perché ero sicura che non avrei dormito per le settimane successive. Evitai quell’opzione quasi subito.
Rhee aveva interrotto la lezione per illustrarci il programma scolastico, il quale prevedeva diverse gite che avremmo fatto, tra cui il campo scuola tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Non prestai molta attenzione, ma il prof ci si mise d’impegno per attirarla: -…così, se tutto andrà bene e i vostri insegnanti e le famiglie accetteranno, il prossimo mese visiteremo il più importante museo di Seoul e a marzo andremo tutti in Italia per una settima-. Un boato di gioia si levò nella stanza e richiamò la mia attenzione.
-E per la gioia della nostra adorabile miss Kim, la nostra classe farà coppia con quella di Kim Jonghyun, non che suo fratello-.
-Eh?-, chiesi incredula, guardandolo sconvolta.
-Proprio così. Anche se tuo fratello e quel branco di nulla facenti nella sua classe è all’ultimo anno e quindi più avanti di voi con i programmi, non farà di certo male ripercorrere con noi il viaggio attraverso l’antichità-, disse con un sorriso sognante sul volto.
-Prof… io non posso andare in Italia con mio fratello, tanto meno da nessun’altra parte-, dissi sorridendo dolcemente per rabbonirlo.
“Ne vale la mia vita! Nella sua stessa classe c’è Hyung Jun! Per non parlare di tutti gli altri!”, pensai.
-Sì, questo lo so. Ho sempre detto che per te tuo fratello è una disgrazia, ma per stavolta deve cedere e sopportare-, mi sorrise scrollando le spalle.
Il mio viso aveva cambiato repentinamente espressione da sorpresa a disperata: -Ma…-.
-Niente “ma”, dobbiamo andare e di certo non possiamo cambiare classe solo perché nell’altra c’è suo fratello!-, disse in tono duro. Sicuramente il mio insistere sullo stesso argomento, facendogli perdere tempo per la lezione, lo stava facendo irritare. Si rivolse agli altri alunni con gentilezza: -Vi illustrerò il programma del campus quando i vostri docenti avranno finito di delinearlo, per il momento avvisate i vostri cari-.
Tacqui, poggiando offesa  la testa sul banco. Sbuffai sonoramente e Rhee continuò la sua lezione senza problemi.
“Possibile che il destino sia contro di me? E’ ingiusto! Jong è nella stessa classe di Hyung Jun, senza contare che ci sono anche tutti gli altri cagnolini a seguire!”.
L’unica cosa cui riuscivo a pensare era uno scontro fra Hyung Jun e Jong. Da giorni Jun non faceva altro che venirmi dietro riaccompagnandomi a casa, correndomi in contro all’entrata della scuola per poi lasciarmi in classe e di nuovo essere davanti alla porta dell’aula al cambio dell’ora. Era asfissiante e appiccicoso, ciononostante era molto dolce e premuroso. Tutto ciò aveva allontanato ancora di più mio fratello da me. Anche se Jun era andato a parlarci il giorno dopo l’incidente in sala teatro, Jong non aveva creduto a una singola parola.
 
-Jong…-, Hyung Jun richiamò cortesemente il mio fratellino, il quale si stava allenando in palestra.
-Cosa vuoi?-, rispose senza girarsi.
-Chiarire con te-.
-Perché dovresti? E’ tutto abbastanza chiaro, no? Stai uscendo con mia sorella. Non lo sapevo fino a ieri, ora lo so-. Abbassai lo sguardo. La voce di Jonghyun era fredda e lontana. Non sembrava mio fratello, piuttosto un estraneo.
-Non sto frequentando tua sorella. Non l’avrei mai fatto. Ho detto quel che ho detto soltanto perché era l’unico modo per sorprendere e calmare Hyun Joong. Conosci il suo temperamento e sai che se viene preso alla sprovvista il suo piccolo cervello smette di lavorare per qualche minuto. Inoltre…  sai bene che non sono quel tipo di ragazzo-.
 Hyung Jun pesava le sue parole, come se Jong potesse scoppiare da un momento all’altro. Jong lasciò a terra i pesi che stava utilizzando e fissò Jun negli occhi con uno sguardo truce: -Lo pensavo anche io, ma ti sei dimostrato come i tuoi amici… Per me la prima parola è quella a cui si deve dar valore-, detto questo si diresse agli spogliatoi, portandosi un asciugamano dietro il collo.
-Stai facendo del male a tua sorella, questo lo sai, vero!?-, urlò Jun.
Jong si fermò per un istante: -Non credo. In fondo anche lei è stata tua complice…-. 
Abbassai lo sguardo. Le parole di Jong erano taglienti come un coltello nell’aria. Sparì negli spogliatoi.
 
-La lezione è finita, andate in pace-, concluse sarcasticamente Rhee lanciando il gesso sulla cattedra.
Mi avviai sconsolata alla porta dell’aula e notai che Hyung Jun non era fuori, come suo solito, così mi avviai da sola all’armadietto. L’aprii, quando fui lì, e cadde una lettera. La raccolsi lentamente e la rigirai più volte fra le mani prima di decidermi ad aprirla. Era indirizzata a me, ma non c’era un mittente. Alzai un sopracciglio e la riposi nel diario distrattamente. Non avevo voglia di leggerla, anche se avevo curiosità di scoprire chi l’avesse scritta.
Presi il pranzo e richiusi l’armadio, per poi uscire in giardino e cercare un tavolo dove poter mangiare.
Uscendo dalla porta principale vidi Minho e Tiffany baciarsi, sotto un albero.
“Ma cosa…?”, pensai, mentre la mia mascella raggiungeva l’asfalto. “La mia migliore amica sta baciando il ragazzo che…”, ringhiai di rabbia, ma volli evitare scontri corpo a corpo, così a passo pesante raggiunsi velocemente il primo tavolo libero, aprii il pacco del pranzo e cominciai a mangiare, aggredendo il povero pesce che mia madre aveva amorevolmente preparato la mattina.
-Non ti sembra di essere troppo crudele con quel povero pesciolino?-, disse una voce alle mie spalle.
-Mh?-, alzai un sopracciglio, girandomi con un boccone ancora in bocca.
Kibum sorrise dolcemente e si sedette accanto a me. Aprì il suo pranzo e mi fece un po’ di compagnia, pur rimanendo in silenzio. Forse aveva capito che qualcosa non andava… o forse voleva solo impicciarsi? No… Key non era quel tipo di ragazzo. Minho lo era, ma non Key.
-Perché non sei a pranzare con gli altri?-, gli chiesi quando mi fui calmata.
-Mmm… non avevo voglia di stare con loro-, rispose.
Lo guardai alzando un sopracciglio: un membro degli Shinee che non pranzava con il gruppo solo perché non gli andava? Era un po’ strano.
-E poi… una bella fanciulla come te non deve starsene sola soletta in disparte-, continuò. Poi si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi: -Nemmeno quando quest’ultima ha litigato con il proprio fratello. La depressione fa male, lo sai?-.
-Kibum…-, dissi ridendo e scuotendo piano la testa. Era riuscito a strapparmi un sorriso dopo quasi un mese dalle audizioni.
-Sei più bella quando ridi. Non mi piacciono le ragazze imbronciate e arrabbiate, sono noiose-, affermò guardandomi negli occhi. Arrossii e abbassai lo sguardo, mettendomi in bocca un cucchiaio di riso.
Masticai lentamente e con precisione.
“Perché sono così in soggezione? La presenza di Kibum non mi ha mai toccato così tanto, anzi… definisco sciocche tutte le ragazze che cinguettano al suo passaggio. Per me è come un secondo fratello”, pensai.
Key tornò al suo pranzo e dopo un po’ mi domandò, cogliendomi alla sprovvista, senza alzare lo sguardo dal suo ramen: -E’ vero? La relazione tra te e Hyung Jun è vera?-.
Non ci potevo credere. Davvero mi aveva rivolto quella domanda?
-Key… -mormorai- …anche tu credi alle chiacchiere che girano su di me?-, mi strinsi nelle spalle.
-Beh, ecco… io… volevo solo sapere se davvero era così. Appunto per questo l’ho chiesto a te e non ad altri. Il fatto è che non ci credo, ma non si sa mai…-, mi guardò seriamente.
Ricambiai lo sguardò: -No, non è affatto vero. Hyung Jun l’ha detto solo perché sapeva che Hyun Joong mi avrebbe restituito lo schiaffo dato, con gl’interessi-, conclusi.
Kibum annuì e poi sorrise. Sembrava rincuorato, ma non capivo il perché: “Si sentirà bene oggi?”, pensai ricambiando il sorriso.
 
La giornata passò velocemente e scoprii che non avevo trovato Hyung Jun alla porta dell’aula perché si era sentito male. Un forte mal di testa aveva giocato a suo sfavore, costringendolo a tornare a casa prima del solito, così quel giorno il mio I-pod tornò in aiuto nella strada per la via di casa.
Arrivata davanti al cancello, presi le chiavi ed aprii. Entrai a casa e gettai lo zaino sulle scale, urlando: -C’è nessuno!?-.
Nessuna risposta. Jong non era in casa, mamma e papà ancora a lavoro e Angelica dalla baby sitter. Sospirai e decisi di andare a fare i compiti, prima che la pace finisse.
Salii le scale, prendendo lo zaino, e andai in camera mia. Mi tolsi il maglione da dosso, infilandomi una canotta comoda da casa e cominciai, prendendo il diario.
“Oh… e questa?”, pensai guardando sorpresa la lettera di quella mattina. L’aprii lentamente e ne lessi il contenuto molto breve:
 
Sorellina,
Scusami se ti scrivo solo adesso. Come al solito hai ragione tu, sono un’idiota. Da quando abbiamo litigato sono passate più di due settimane e non ho avuto il coraggio di venire a chiederti scusa di persona.
Ti scrivo queste due righe per dirti solamente che mi dispiace. Hyung Jun mi ha bloccato ieri e mi ha spiegato tutto. So che l’aveva già fatto, ma l’altra volta ero ancora molto arrabbiato e non volevo sentire ragioni di nessun genere.
Mi dispiace averti evitato. Facciamo pace…
Saranghae! ^_^
                             Jonghyun.
-Aish… fratellone, sei un disastro. Certo che facciamo pace!-, dissi fra me sorridendo.
Il campanello suonò e scesi velocemente. Quel disgraziato si era dimenticato le chiavi di nuovo! Aprii la porta e sbraitai, senza dar segno d’aver letto la lettera: -Ti sei di nuo… E tu che ci fai qui!?-, chiesi alterata e allarmata, guardando la persona sulla porta.
-E ciao anche a te-, commentò Hyun Joong che non aveva espressioni sul viso. Sembrava annoiato.
-Cosa ci fai qui?-, domandai di nuovo, sta volta irritata dal suo modo di evitare la risposta.
Si tolse le scarpe ed entrò senza il mio permesso, scansandomi. Una volta dentro si guardò intorno, mostrando indifferenza: -Sono qui per un compito. Il nostro professore ci ha messi in coppia-.
Sgranai gli occhi, non capendo. Nostro professore!? Cosa stava farneticando!?
-Che c’è? –mi guardò- non sono qui per te, ma per tuo fratello-, precisò e mi lasciai andare a un sospiro di sollievo.
-Non è in casa. Deve tornare-, dissi secca.
-E dov’è?-.
-Beh, non lo so…-, mentii spudoratamente.
“Probabilmente sarà da Federica e Taemin. Spero solo che quella povera donna, che ha deciso di prendersi mio fratello come fidanzato, abbia la compiacenza di ucciderlo se viene a sapere che non è tornato a casa per un compito a coppie, evitando un suo rivale. E spero che Taemin l’aiuti!”, mi dissi.
-Lo aspetteremo insieme-, annunciò entrando in casa senza il mio permesso.
-Io e te? Aspettare mio fratello insieme? Da soli? No, no, no… meglio evitare. Se Jong torna a casa e ci trova da soli probabilmente uccide prima te, e poi me. Mi basta quello che è successo per colpa di Hyung Jun-, dissi in preda al panico, mentre lo seguivo.  
-Non ti farò niente, tanto meno ne ho intenzione. Offrimi qualcosa da bere, ho sete-, intimò.
-Non darmi ordini! Se voglio, ti offro da bere, se non voglio, non ti offro nulla! Non voglio, per cui fuori da casa mia!-, continuai irritata dal suo modo di chiedere le cose.
-Sei scortese-, disse fissandomi e stuzzicandomi con una calma inaudita.
-Tu non sei da meno-, ribattei a tono.
Seguì una pausa, in cui ci scambiammo sguardi inceneritori entrambi: -Allora? Vuoi darmi da bere o devo morire disidratato?-, domandò fissandomi e alzando un sopracciglio.
Sbuffai e andai ad aprire il frigo: -Coca, grazie-, disse. Presi dell’acqua e la versai in un bicchiere abbastanza grande. Lo sbattei sul tavolo e poi guardai Hyun Joong: -Fatti bastare l’acqua. La coca-cola mette sete-, sorrisi beffarda.
Mi diressi alle scale, lasciandolo solo in cucina. Se voleva qualcosa se lo sarebbe preso da solo: -Yha! Hai intenzione di lasciarmi qui?!-, strillò.
Avevo appena messo un piede sul primo gradino: -Certo! Qual è il tuo problema?-, lo fulminai con lo sguardo. Mi guardò in cagnesco per un secondo e poi disse: -Allora ti seguo in camera-, propose.
-Vado a prendere i miei libri, aspettami qui-, conclusi pensando che forse era meglio restare dov’ero.
Andai in camera e presi il necessario per i compiti, poi riscesi e diedi un rapido sguardo all’orologio: -Jong dovrebbe tornare fra poco. Tu intanto se vuoi puoi iniziare. Conoscendo mio fratello si sarà sicuramente dimenticato del compito che avete-. Mi sedetti al tavolo e aprii il libro di matematica.
Hyun Joong si sedette di fronte a me e cominciò a scrivere qualcosa su un quaderno, io da parte mia, cominciai a dare letteralmente i numeri. La matematica non era fatta né per me né per Jong. A quanto pare era un gene ereditario della famiglia Kim.
-Aish… perché non viene come dovrebbe?-, mormorai nevrotica dopo mezz’ora.
Hyun Joong alzò la testa e mi guardò, per poi tornare al suo lavoro.
“Allora, se x è uguale a… cosa devo scrivere?”, pensai, sfogliando le pagine de libro. Sbuffai sonoramente dopo cinque minuti scarsi, non riuscendo nemmeno a capire la spiegazione.
-Problemi?-, domandò.
-No-, risposi secca.
-Sembra di sì, però-. Alzai lo sguardo per ribattere, ma vidi che mi stava sorridendo. Stranamente non mi stava sfidando, al contrario il suo sorriso era particolarmente gentile e… bello.
Si alzò dal suo posto e si mise dietro di me, dando un’occhiata al mio quaderno. Sentii il suo respiro alle mie spalle e il suo calore quando si piegò per correggere alcune cose sbagliate della mia disequazione. Arrossii involontariamente.
-Fai attenzione ai calcoli e ai segni. Sono il tuo punto debole a quanto pare-, sentenziò.
-Mmh? G-grazie-, gli sorrisi imbarazzata.
-Prego -disse sedendosi di nuovo- a proposito, non c’è bisogno che entri in iperventilazione solo per la mia vicinanza. So già che ho un certo effetto sulle ragazze…-, mi provocò, tornando la persona snervante di sempre.
-Non montarti la testa Kim Hyun Joong, non potrei mai interessarmi ad un ragazzo altezzoso come te-, risposi tornando al mio quaderno.
 
Quando Jong tornò, erano circa le cinque. Hyun Joong aveva terminato da tempo uno schizzo su di un quaderno e si era messo a darmi una mano con i compiti, con mio grande stupore.
“Lo faccio solo per noia, ricorda”, aveva detto, scatenando la mia irritazione come suo solito.
-Beh? Cos’è questa novità?-, chiese mio fratello rientrando.
Mi girai nella direzione della porta e gli sorrisi, per poi cambiare espressione: -Ciao fratellone! –sorrisi- Sei in ritardo…., gli ricordai smettendo ironicamente di sorridere.
-Per cosa?-, si avvicinò senza degnare d’importanza l’ospite.
-Per il compito che ci hanno assegnato, idiota-, rispose Hyun Joong.
-Compito? Oh… intendi il compito di chimica. Non c’eravamo dati appuntamento, perciò sei tu quello in torto-, rispose Jong tranquillamente, mentre appendeva il cappotto.
Hyun Joong sbuffò infastidito: Ho capito, il compito lo dovrò fare da solo. Da te non ci si può aspettare niente di buono-, affermò.
-Cosa vuoi dire? Sono all’altezza quanto te!-, lo fermò per un braccio, quando Hyun Joong si stava dirigendo all’uscita.
-Allora dimostralo-, lo sfidò.
-Vieni con me-, ordinò l’altro.
Salirono entrambi nella camera di mio fratello, mentre io tornai nella mia dopo aver ringraziato Joong.
 
Mamma tornò alle sette, portando con sé anche Angelica, la quale mi saltò subito in braccio quando mi vide scendere in cucina.
-Ehi, ciao! –le diedi un bacio- come sei stata dalla tata?-, le chiesi.
-Bene!-, mi sorrise.
-Ciao tesoro-, mi saluto distrattamente mamma.
-Ciao mami-, risposi sorridendo.
La mamma era piuttosto stanca, ma si mise subito ai fornelli, per preparare da mangiare. Papà sarebbe arrivato dopo poco e sicuramente con lui ci sarebbe stata una fame da lupi.
Mi sedetti sul divano e cominciai a vedere un cartone animato con Nanà. Nanà non prestò molta attenzione alla tv, era troppo impegnata a dialogare con le sue bambole, quindi presi silenziosamente il telecomando e cambiai canale, per trovare un delizioso drama che cominciava a quell’ora.
-Dov’è tuo fratello?-, mi chiese la superiora dalla cucina.
-E’ in camera sua. Sta studiando-, risposi.
Mamma fece capolino e mi guardò stupita: -Jong che studia a quest’ora? Sono le sette e mezzo, si sente bene?-.
-Direi di sì. Scoppia di salute! –non staccai gli occhi da un attore molto carino- E’ su con… un amico. Un compagno di scuola-, risi sotto i baffi.
Mia madre all’infuori degli Shinee non conosceva nessuno, perciò dare per vero che i due teppisti al piano di sopra erano amici, non era poi una cattiva idea. Almeno di fronte ai miei genitori si sarebbero comportati in maniera decente.
Jong e Hyun Joong scesero dopo un‘oretta circa. Segno che avevano terminato il loro lavoro per quella sera:
-Ciao zia-, Jong salutò mia madre.
-Ciao bellissimo-, gli sorrise lei.
-Buonasera signora-. Hyun Joong salutò educatamente mia madre, inchinandosi, e questa non nascose il suo piacere nel vederlo e conoscerlo.
-Ciao, tu devi essere l’amico di Jong. Piacere di conoscerti-, rispose lei.
-Piacere mio-, Hyun Joong sfoggiò nuovamente il sorriso gentile e innocente.
Tutta scena”, pensai e sicuramente Jong pensò la stessa cosa. Fissava il leader dei SS501 con estremo fastidio.
-Zia, non è mio amico. E’ un compagno di scuola, non che mio rivale alla gara per la borsa di studio a New York. Chi ti ha detto il contrario?-. Mi feci piccola piccola. Se il cane avesse saputo che ero stata io mi avrebbe disintegrato all’istante.
-E’ comunque un bel ragazzo e i suoi modi sono molti educati. Dovresti prendere esempio-, lo ammonì mia madre, senza curarsi di ciò che aveva appena detto suo figlio.
“Eccola che comincia”, pensai.
-Grazie signora-, Hyun Joong chinò il capo.
-E’ vero! –Nanà s’intromise- lo sai che sei bello?-, mia sorella gli sorrise raggiante, come se avesse visto un angelo.
“No! Nanà, anche tu?!”, la guardai allarmata, per poi incontrare lo stesso sguardo in Jong.
-Ma… Zia!-, strillò Jong.
-Niente “ma”. Caro, vuoi rimanere a cena qui? Mi farebbe piacere-, propose lei all’ospite indesiderato.
-CHE!?-, gridammo in coro mio fratello ed io, facendo scattare entrambi la testa verso di lei.
-Silenzio voi due!-, ci zittì con la sua voce da secondino.
-Ehm… signora Kim, la ringrazio, ma devo correre a casa. Mia madre sarà preoccupata, è abbastanza tardi per me. Le avevo promesso che sarei rincasato per le sei e invece…-, disse Joong. Qualcosa nella sua voce mi fece pensa che forse si era spaventato. Come dargli torto? Eravamo una famiglia di pazzi.
-Non preoccuparti, sarà per un’altra volta. Jong, accompagnalo alla porta-.
Jonghyun fece strada a Hyun Joong e quasi gli sbatté la porta in faccia, quando fu fuori. Rivolse uno sguardo fulminante alla dittatrice e sparì su per le scale.
-Mamma… hai esagerato-, dissi avvicinandomi a lei.
-E perché?-, mi chiese.
-Beh, lo conosci da meno di cinque secondi e lo inviti a cena. Sai che a Jong non sta simpatico e lo elogi!-, esclamai.
-Mi hai detto tu che erano amici-, scrollò le spalle scolando la pasta. Quella sera aveva preferito l’italiana.
-Stavo scherzando-, alzai gli occhi al cielo.
-E’ davvero carino. Anche lui, come Kibum, sarebbe perfetto per te-, mi sorrise versando la pasta nel preparato di panna e salsiccia.
-No, non credo proprio-, scossi freneticamente la testa.
Sorrise maliziosa e mi guardò, dandomi una gomitata: -Davvero non ti piace? Insomma… capisco che consideri Key un fratello maggiore, ma non penso proprio che tu sia indifferente a questo ragazzo-, disse mentre l’aiutavo a fare i piatti.
-Mamma!-, la rimproverai.
-Sono sicura, un po’ ti piace-, continuò senza problemi a stuzzicare i miei nervi già abbastanza tesi.
Lasciai i piatti sul tavolo e, sbuffando e sbattendo i piedi, me ne andai in camera mia. Non ero disposta a sopportare un’altra sciocchezza da lei, tantomeno a sentire insinuazioni su di me e Hyun Joong.
 
-Papà, ho una proposta da farti-, dissi a cena, mentre mio padre si versava un po’ di vino rosso.
Mi guardò stupito, neanche avessi detto che mi sarei sposata da un giorno all’altro: -Dimmi-.
-Beh, siccome Jong la mattina è sempre in ritardo e quindi fa far ritardo anche a me a scuola… Avrei pensato di prendere un patentino, così che possa andarci da sola-, sorrisi speranzosa, conoscendo già la risposta.
-Non se ne parla per niente-, rispose.
-Ma… papà-, continuai contrariata.
Jong rise sotto i baffi, guadagnandosi un calcio sotto il tavolo, che però riuscì a schivare. Che fratello… invece di aiutarmi, così che non sarei stata un peso per lui e invece aiuta suo padre.
-Bocciolo… sai che non voglio. Sei ancora piccola per una responsabilità così grande-.
-Papà, ho diciassette anni, posso farcela. Non ho chiesto di farmi partire per Honk Hong per un anno sabatico. Non c’è niente che possa farti cambiare idea?-, lo guardai implorante.
-Mmm… -ingoiò un boccone di pasta- porta a casa un nove in matematica e ti farò seguire un corso di patentino-, propose.
-Cosa!?-, esclamai. Sapeva che avevo problemi in quella materia e aveva scelto proprio quella! Padre ingrato!
-E’ come chiedermi la luna! Sei ingiusto!-, continuai.
 -Non devo essere giusto –continuò tranquillo, mentre mamma gli cambiava il piatto- sono tuo padre, è mio dovere intralciarti la strada. Com’è mio dovere scendere a compromessi-, disse divertito e si tuffò nel suo arrosto.
-Guarda il lato positivo, sorellina, per la prima volta in vita tua porterai a casa un bel voto in matematica-, s’intromise Jong.
-Smettila di gongolare. Neanche tu sei un genio in questa materia, almeno io m’impegno-, ribattei.
Mi rivolsi poi a papà: -E sia, se porto un buon voto a casa dovrai per forza comprarmi un motorino e farmi seguire il corso-.
-Ci sarà da ridere-, commentò Jong.
-Figliolo, io non riderei fossi in te. Aspetto ancora almeno un sei nella materia che tu chiami “disgrazia”, e cioè inglese. Datti da fare se vuoi partire per New York in caso vinciate la gara, altrimenti resterai in Corea a marcire sui libri-, lo zittì papà senza guardarlo. Risi fragorosamente, seguita da mamma e Nanà.
Jong e papà erano la stessa persona, ma uno dei due aveva più esperienza e soprattutto era il genitore. Mio fratello non poteva ribattere: in Corea vige il rispetto per le persone più grandi, chiunque esse siano.
 
***
Ero seduta sulle scalette dell’entrata della scuola a osservare la marmaglia di studenti in attesa del suono della campanella, per tornare in classe. La sera prima Jong ed io c’eravamo chiariti e gli altri membri degli Shinee furono felici della notizia, così che ero tornata a pranzare con loro invece di starmene per i fatti miei. Ero felice.
-Yaya…-, mi sentii chiamata da una voce alle mie spalle.
-Mmh? –alzai la testa e mi girai- Kibum…- sorrisi, allegra di vedere un viso amico.
Key si sedette accanto a me e cercò d’identificare il punto di fuga che stavo fissando, ma non riuscendoci chiese: -Cos’è che ti concentra così tanto?-.
-Niente. Fissavo gli altri compagni di scuola pensando che oggi sono felice, perché ho di nuovo pranzato con voi e ho fatto pace con Jong-, sorrisi dolcemente.
-Anche a noi ha fatto piacere-, disse e mi scompiglio i capelli.
-Lo so, e ho anche pensato che quest’anno, come al solito, non andrò al ballo della scuola-, sbruffai continuando.
-Perché?-, domandò curioso.
-Beh… la risposta è semplice, mio caro Key: non ho un cavaliere-, misi il broncio, stringendomi nelle spalle.
-Hyung Jun aveva detto che si sarebbe proposto, ma credo ormai non possa venire, il ballo è fra due giorni e se lui non si rimette dalla febbre per tempo… addio proposta-. Kibum parlava più a se stesso che a me, ma non ne fui particolarmente colpita, era solito bofonchiare fra se le cose prima di arrivare al punto. Tornai a fissare la folla, in quel momento molto interessante: Minho e Tiffany erano tornati a scambiarsi saliva sotto un albero.
Alzai un sopracciglio e quasi digrignai i denti: “Fanno venire il diabete”, pensai acida.
-Yaya… ti va di venire con me?-, chiese d’un tratto il biondino dai lineamenti felini accanto a me.
-Come scusa? E dove?-, domandai sorpresa.
-Al ballo-, rispose prontamente, arrossendo lievemente.
-Key…-, lo guardai sorpresa.
-Non preoccuparti, puoi pensarci!- mi bloccò -adesso vado, la campanella sta suonando e il prof mi uccide se arrivo in ritardo, ci vediamo dopo. Ti accompagno a casa-, si alzò di tutta fretta e imbarazzato. Kibum aveva un comportamento insolito da giorni nei miei confronti, ma quello che mi lasciò più sorpresa, fu il fatto di salutarmi con un bacio sulla guancia.
“Mi ha salutato con un bacio… ma dico: CI SIAMO IMPAZZITI TUTTI!?”.
Corse via, rosso in viso e con i capelli color del grano svolazzanti, mentre il suono della campanella penetrava i miei timpani fino a sfondarli: -Ho capito! Ora entro in classe! Non si può nemmeno meditare in pace in questa scuola!-, urlai alla campanella, mentre mi avviavo.
 
Alla fine delle lezioni andai all’armadietto e riposi i libri. Per tutto il giorno avevo ignorato completamente Tiffany e Minho. Era intollerabile che la mia migliore amica non mi avesse detto niente della sua relazione, quando mezzo mondo lo sapeva. Avrei voluto che mi dicesse che si era presa una cotta per lui e intendeva andare fino in fondo, invece niente. Muta.
Chiusi il mio armadio e mi trovai davanti alla persona meno gradita in quel momento: -Ciao bellezza-, sorrise Minho.
Oltrepassai l’energumeno di fronte a me senza dire una parola e mi avviai all’uscita della scuola, dove speravo d’incontrare Kibum. Almeno avrei potuto parlare con una persona fidata. Key aveva un grandissimo pregio: sapeva ascoltare ed io lo consideravo un secondo fratello proprio per questo. Era la persona più buona che avessi mai conosciuto. Non mostrava mai rabbia, anche se, a volte, si poteva notare l’ira nei suoi occhi fiammeggianti.
-Ehi! Aspetta!-, Minho mi rincorse fin fuori la scuola, agguantandomi per un braccio a metà cortile.
-Lasciami!-, cercai di liberarmi.
-No! Che cosa ti ho fatto? E’ tutto il giorno che ignori sia me che Tiffany!-, mi strattonò, attirandomi a se.
-Ho detto lasciami!-, continuai a divincolarmi fuori di me.
-Non ti lascio fino a quando non mi avrai dato una risposta!-. Dov’era mio fratello quando serviva? Possibile che in quel momento non c’era nessuno nei dintorni? Tutti ancora in classe?!
-Vuoi saperlo?! Sono arrabbiata! Arrabbiata perché le persone che ritenevo amiche mi hanno tradito! La mia migliore amica non mi dice che esce con il ragazzo che fino a un mese fa consideravo il mio migliore amico e che…-, non continuai. Arrossii e guardai altrove, incenerendo con lo sguardo qualsiasi cosa.
-E che… cosa?!-, la sua mano si serrò sul mio pulso, ormai dolente.
-Smettila di fare la ragazzina e parla una buona volta!-, continuò.
-Lasciala in pace Minho. Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con te stesso. Non sei stato capace neanche di capire che le piacevi-.
Key alle mie spalle si avvicinò tranquillamente, senza mostrare emozioni. Per un momento interminabile mi sembrò un angelo caduto dal cielo e ringraziai chiunque me l’avesse mandato. Mi posi però una domanda: come faceva a sapere certe cose?
-Cosa?-, sentii una nota sorpresa nella voce di Minho e la sua stretta allentarsi.
-Già… proprio così. Adesso lasciala andare. Tiffany ti aspetta in biblioteca-.
 Key gli fece cenno di andare e delicatamente mi prese per mano. Minho mi lasciò il polso e riprese contegno.
-Scusa…-, bisbigliò -Miane…-, abbassò la testa sinceramente dispiaciuto, mentre Key mi trascinava via, tirandomi per la mano. Non feci caso al gesto, ma silenziosamente m’insinuò sicurezza.
Minho aveva bisogno di stare da solo. Il giorno dopo sarebbe passato tutto. Non era la prima volta che ci litigavo, sapevo che le cose si sarebbero sistemate. Almeno lo speravo…
 
-Key… tu vorresti portarmi a casa con questa?-, chiesi stupita e allo stesso tempo eccitata.
-Sì, qual è il problema?-, mi domandò sorridendo, mentre mi passava il casco.
-Beh, è che… non ci sono mai salita. Tu non mi hai mai dato passaggi in moto prima d’ora-, mi gonfiai d’orgoglio, mentre tutte le sue fan mi squadravano fuori dal cancello.
S’infilò il casco metà bianco e metà nero, e salì in sella: -Allora è il momento d’incominciare!-, annunciò ridendo.
Salii dietro di lui e gli cinsi la vita, poggiando distrattamente la testa sulla sua schiena:-Per favore, vai piano-, dissi ansiosa.
-Lo farò senz’altro-, lo sentii ridere.
-Kibum non fare scio…-.
Troppo tardi, la sua minima parte di lucidità mentale da fratello confortevole e dolce era stata sostituita con la parte alla “Kim Jonghyun”. La sua moto ruggì e partì a tutto gas, seguito da un mio urlo spaventoso.
Arrivammo con poco a casa e quando scesi dalla moto, il mio cuore gridava vendetta. Per tutto il tragitto era rimasto in stato di shock dopo la partenza, ma anche correndo a cento chilometri orari, con accanto Kibum mi sentivo al sicuro.
-Ma ti sembra il modo!?-, dissi ridendo quando scesi dalla moto.
-Certo! Dovevo farti ridere in qualche modo e l’unico era questo!-, rise con me e gli restituii il casco.
-Ecco, questo è tuo e… -gli schioccai un bacio sulla guancia- sì-, dissi sorridendo timidamente.
Arrossì: -Sì, cosa?-.
-Accetto di venire con te al ballo-, scrollai le spalle -Sei l’unica persona che me l’ha chiesto e non essendoci altri pretendenti, la mia risposta è sì-.
Kibum sorrise e poi annuì: -Comawo! Sono felice di essere il tuo cavaliere, almeno potrò venire anch’io e fuggire alle grinfie di mia madre-, mi sorrise e si rimise il casco.
-Ci vediamo domani-, m’inchinai leggermente e lo vidi sparire in fondo alla via -VAI PIANO!-, gli urlai dietro.
 
Rientrai in casa con una sete terribile e pregai il cielo che mamma si fosse ricordata di comprare il choco-milk. Gettai lo zaino in un angolo e aprii distrattamente il frigo. Scrutai bene ogni piano, ma ovviamente non c’era traccia di ciò che cercavo. Presi così del normale latte e lo versai in una tazza, rallegrandomi della risposta che avevo dato a Kibum. 
Jong era in casa e lo sentii scendere a passo pesante. Entrò in cucina e mi salutò con un bacio sulla guancia. Prese il cartone del latte e ne versò un po’ per sé, poi mi guardò, studiando il mio volto: -Sorellina… perché fissi la tazza sorridendo?-, mi chiese.
-Mmh? No, pensavo-, scossi la testa.
-A cosa?-, domandò malizioso, spingendomi, per poi sedersi sul tavolo della cucina.
-Kibum mi ha chiesto… si è proposto per il ballo-, dissi tranquillamente. Jong, che stava beatamente sorseggiando il latte come un bambino, per poco non si strozzò: -C-cosa?-.
-Quello che hai capito fratellone-, sorrisi. Forse non si aspettava una cosa del genere.
-Kim Kibum? Uno dei miei migliori amici? QUEL Kibum?-, chiese.
Mi diressi al divano, portando con me la tazza e accesi il mio portatile: -Sì, quel Kibum. Il nostro Key. Che c’è? Sei geloso anche di lui?-, chiesi alzando un sopracciglio.
-Che? No, solo che non mi aveva detto niente, perciò…-, balbettò cercando una via di fuga.
-Sei geloso -conclusi- Deve venire qualcuno a casa?-, cambiai discorso.
-Mmm… no. Ah si! Hyun Joong sarà qui fra poco. Aish! Dovrò sorbirmi quella biblioteca ambulante per almeno due settimane, prima della consegna. Viene anche Federica oggi. Probabilmente morirò…-, si morse il labbro, pensando forse a qualche minaccia inferta dalla sua stessa ragazza. Ridacchiai: -Sei cotto Jonghy. Ti fai comandare solo da lei!, scoppiai a ridere.
-Ehi! Io non mi faccio comandare proprio da nessuno! Solo che… Federica quando si arrabbia diventa piuttosto convincete, tutto qui-, mise il broncio.
-Povera stellina, lui. La sua ragazza è talmente cattiva da riuscire a piegare la sua volontà-, dissi sarcastica fra una risata e l’altra, mentre gli accarezzavo una guancia.
-Smettila-, disse fermo, con un tono autoritario che poco gli si addiceva.
-Certo, certo. Come mai viene qui?-, chiesi curiosa e finii il mio latte.
-Ha detto: “Non voglio raccogliere i cocci tuoi e di quel teppista che oggi pomeriggio verrà a casa tua, perciò, per evitare risse, sarò presente anch’io!”. Questo è tutto-. Scoppiai in lacrime dalle risate, immaginando la scena: Jong dapprima furibondo per il semplice fatto che la sua ragazza era più testarda di lui e poi Jong docile come un agnellino dopo una strigliata d’orecchi da parte di lei. Oh sì, erano fatti l’uno per l’altra. La prima volta che conobbi Feffe, si presentò come la ragazza più calma su questa terra. Solo dopo mi accorsi che in realtà era lei a portare i pantaloni nella coppia. Nonostante tutto però si amavano follemente e avrebbero fatto di tutto l’uno per l’altra.
Jong mi fulminò con lo sguardo, ma continuai a ridere a crepapelle, fin quando il campanello suonò e ripresi contegno.
Mio fratello andò ad aprire e uno Hyun Joong dall’aria nervosa fece ingresso in casa: “Povero il mio fratellino. Dovrà sopportare una piattola sta sera... Spero solo che Feffe arrivi al più presto possibile, Hyun Joong non sembra molto cordiale oggi”, pensai.
Mi alzai dal divano e andai in camera mia, lasciandoli soli a studiare. Dopo mezz’ora Feffe era arrivata.
 
Il pomeriggio era passato velocemente e ogni tanto dalla mia camera avevo sentito le urla di Federica che rimproveravano mio fratello. A quanto pare il piccolo asino di casa non ne combinava una giusta, scaldandosi ogni volta che lo correggeva nei suoi errori. Feffe voleva a tutti i costi che Jong vincesse la gara contro i SS501 con gli Shinee, ma quest’ultimo non poteva partire se papà non avesse dato l’ok, così il suo povero angelo custode si prendeva cura di lui aiutandolo nei compiti.
I due erano coetanei ma Feffe era di qualche mese più grande. Era mora, con capelli molto lunghi e mossi, che lasciava sciolti il più delle volte. Gli occhi erano di un verde delicato, cangianti di volta in volta. Anche lei era italiana. Era stata adottata dalla famiglia di Taemin, quando quest’ultimo aveva più o meno due anni, perché la madre di Taemin non poteva avere altri figli, così erano vissuti sempre insieme come due veri fratelli. Talvolta invidiavo i due perché avevano un vero senso di fratellanza che li univa più di quando potesse fare con Jong e me.
Avevo inoltre scoperto che Hyun Joong era il primo della classe dopo Park Jung Min, il ragazzo alto e snello che il giorno della lite era intervenuto per spalleggiarlo, così mi spiegai il perché il professore avesse deciso di accoppiarlo con mio fratello. Sperava sicuramente che quei due, insieme, potessero riuscire a ricavare qualcosa di buono dallo studiare insieme. Nutrivo seri dubbi a riguardo, ma Joong sembrava particolarmente gentile quando si trattava di studio e di aiutare gli altri, specialmente quando era lontano dai suoi amici. Tuttavia il suo modo di comportarsi tornava a essere superbo e sussiegoso ogni volta che lo incontravamo a scuola.
-Tesoro, sei sicuro di non voler restare a cena?-. Mamma tornò alla carica non appena ne ebbe l’occasione, ma fortunatamente Hyun Joong riuscì a cavarsela un’altra vola con una scusa diversa: compiti da finire. Così dicendo incastrò Jong, il quale non aveva la ben che minima intenzione di finirli e che fu costretto da papà.
-Oh… capisco. Beh, allora buon fine serata-, gli sorrise lei smielatamente.
-Oppa! Posso salutatti con un bacio?-, Nanà si fiondò fra le sue braccia nel momento in cui Hyun Joong gli disse di sì. Odiai mia sorella in quel momento. Quasi lo adorava, mentre io lo disprezzavo ogni secondo di più. La sua finta gentilezza urtava i miei nervi più di quelli di Jong. Però… riusciva comunque ad incantarmi ogni volta che ne aveva l’occasione. Il suo sorriso gentile, quello che avevo visto il giorno prima, era il mio punto debole, così come lo era l’indole decisa che avevo conosciuto sul palco la prima volta.  Fortunatamente andò via e la pace in casa mia si ristabilì presto.
Federica rimase a mangiare da noi e mamma dette sfogo alla sua fantasia culinaria unendo insieme cucina cinese e giapponese. Non era una cattiva cuoca, di solito i piatti erano deliziosi, anche se improvvisati. Il problema era che non sapeva presentarli, perciò alla vista non erano molto gradevoli. Piano piano ci si faceva l’abitudine e Feffe ormai ci aveva preso la mano.
-La prossima settimana andremo a incidere il cd per la gara-, annunciò Jong nel bel mezzo della cena.
-Davvero!?-, chioccammo la mamma, Feffe ed io. Papà non si scompose e continuò a mangiare.
-Sì, e voi due –si riferì a me e Federica- dovrete aiutarci a scegliere le canzoni. Gli Shinee sono tutti d’accordo-, sorrise Jong a bocca piena.
-E quando dovete incidere?-, chiese Feffe.
-Il 31 ottobre alle cinque-, rispose.
-Ma… Jong quel giorno c’è il ballo della scuola, le ragazze dovranno prepararsi-, intervenne mamma.
-Amore, hanno tutto il tempo di questo mondo. L’incisione dura solo due ore-, commentò papà.
-Due ore sono troppe! Lo sai quanto ci vuole a una donna per prepararsi!? Un pomeriggio intero!-, strillò.
-A proposito, tu con chi andrai?-, mi chiese Federica.
-Sì, con chi andrai?-, ripete mamma a pappagallo.
Mi feci rossa in viso, mentre quattro sguardi si posavano su di me. Avrei preferito non rispondere a quella domanda, soprattutto perché Jong cominciò a ridere fra sé e papà mi fissò con lo sguardo di un segugio. Non c’era che dire: mio padre era identico a mio fratello. Lanciai un’occhiata fulminante a Jong e poi risposi a mezza bocca: -Ium…-, bofonchiai.
-EH!?-, chiesero in coro mamma, papà e Federica. Anche Nanà si unì a loro.
-Ci va con Kibum-, rispose Jong tranquillamente, finendo la sua tazza di riso alla cantonese.
-Tesoro, sono così contenta!-, mamma si alzò dal tavolo e mi abbracciò, stritolandomi. Gli altri evitarono di fare commenti, capendo il momento drammatico per me.
-Finalmente hai capito che Kibum è il ragazzo giusto per te!-, saltellò felice come una pasqua.
-Mamma… mi stai stritolando. Smettila! Vado con Kibum perché me l’ha semplicemente chiesto!-, sbottai allontanandola.
-Non sbaverò mai dietro a un ragazzo che considero mio fratello! Tanto meno mi strapperò i capelli per lui come fa metà della scuola!-, continuai.
-Questo si che è parlare! Adesso ti riconosco, sorellina!-, disse Jong, colpito da un folle entusiasmo.
Si sentirono un tonfo e poi un lamento: -Aaah!-.
-Ops… non l’ho fatto apposta-, Feffe si morse il labbro, mentre Jong si massaggiò un ginocchio dolorante. La ragazza aveva fatto scattare una gamba sotto il tavolo venendomi in aiuto.
-Mi hai ucciso! Non oso immaginare se lo avessi fatto apposta!-, si lamentò Jong.
Tutti quanti scoppiammo in una sonora risata collettiva e mamma tornò a sedersi.
-Figliolo, hai trovato chi ti tiene testa!-, disse papà tra una risata e l’altra.
-Ah-ah-ah. Anche zia ti tiene testa, caro il mio papà!-, rispose tornando a servirsi il secondo, torvo in viso. Ringraziai con gli occhi Feffe e questa sorrise complice.
Stavo scrivendo, già sotto le coperte, quando sentii bussare alla porta della mia stanza.
-Sorellina… stai dormendo?-, chiese Jong, entrando nella mia stanza.
-No, stavo per suonare un po’. Come mai sei qui?-, risposi.
Mio fratello si avvicinò al letto, dove ero comodamente seduta e si accomodò accanto a me. Mi sorrise e poi prese il foglio su cui stavo apportando delle modifiche e lo lesse. Lo lasciai fare e poi me lo restituì.
-Cos’è?-, chiese.
-Il testo di una canzone-, risposi arrossendo.
-Una canzone d’amore… per chi è?-, mi chiese dolcemente. Non risposi e abbassai lo sguardo. Quando
Avevo iniziato a scriverla pensavo di dedicarla segretamente a Minho, ma negli ultimi tempi a causa di Tiffany mi ero allontanata molto da lui, così avevo deciso di lasciarla in cantiere, riponendola nel cassetto del mio comodino. Il mese precedente, però, esattamente il giorno dello scontro in sala teatro con Hyun Joong l’avevo ritrovata nel cassetto e avevo deciso di continuare a scriverla, colta da un’ispirazione improvvisa. Quella settimana, infatti, non feci altro che pensare alla figura di Hyun Joong come potenziale ragazzo e il suo viso continnuò perennemente a rimanere impresso nella mia mente.
-Allora?-, domandò di nuovo mio fratello, alzandomi il volto con una mano.
-Per nessuno…-, mentii.
-Sei arrossita, qualcuno ci deve essere-, insistì.
-No, non c’è nessuno. Per il momento nessuno…-, sorrisi.
-Senti, conosco bene mia sorella per capire quando mente. Quel “qualcuno”, lo conosco? Giuro che non gli faccio niente -promise- sono solo curioso!-.
-Jong, non c’è nessuno-, ripetei ferma.
Mi fissò a lungo, cercando di studiarmi, e poi sospirò rassegnato: -Ok… canta allora. Fammi sentire com’è, magari posso aiutarti-, m’incitò.
-Ah… Jong, non credo di…-, esitai.
-Smettila di dire sciocchezze e canta!-, ordinò, passandomi la chitarra.
Lo guardai in cagnesco per un attimo. Poi presi la chitarra fra le mani:-L’avevo pensata con un pianoforte…-, continuai a lamentarmi.
-Non abbiamo un piano in casa, perciò arrangia qualcosa con la tua fidata Lili-, accennò allo strumento.
Sbuffai e dopo poco presi coraggio, cominciando a intonare la musica. Molto dolcemente sfiorai le corte della chitarra, provocando suoni dolci, per poi cominciare ad accompagnarli al canto. Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi sulle parole, perché le mani andavano da sole.
Pensai d’esser stonata, ma mi ricredetti. Nonostante tutto qualcosa di mio fratello ce l’avevo anch’io, e a parer mio avevo ereditato la cosa più bella: la voce. 


 

{Spazio Alue! :D}

Or bene, da un giorno all'altro vi posto anche il terso capitolo! Spero che anche questo vi sia piaciuto e vi anticipo che dal prossimo i fatti saranno un po' più interessanti, visto che fino ad ora è successo ben poco! ;) Il prossimo credo di postarlo questo fine settimana, ma considerando che ho anche giorni di vacanza da scuola, forse ne posterò altri tre!
Recensite e fatemi sapere le vostre impressioni! 
Un bacio! :3

 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV
 
Drin-drin! Drin-drin! Drin-drin!
Vibrazione.
Drin-drin! Drin-drin! Drin-drin!
Vibrazione.
“Replay, replay…”.
Sveglia.
-Mmm…-, mugolai rigirandomi nel letto e portandomi le coperte fin sopra le orecchie. La sveglia segnava le sette del mattino, ma non avevo voglia di alzarmi, la sera precedente avevo fatto tardi per chiarire con Minho al computer, senza però arrivare a una soluzione, così ero andata a dormire all’una di notte.
Toc-Toc.
Porta che sbatte.
-Yaya!-.
Mia sorella. Fine della pace.
Angelica scalò il mio letto, alzò violentemente le mie coperte e poi s’intrufolò fra le lenzuola con me: -Yaya oggi è sabato. Oggi è il 31 ottobre! Halloween!-, cominciò a strillarmi nelle orecchie.
-Si Nanà… oggi è sabato. Lasciami dormire in pace dai…-, la pregai.
Mi girai nuovamente nel letto e le diedi le spalle, senza pesare le sue parole. Era sabato! Giorno di riposo per la famiglia Kim! Perché mia sorella era l’unica in casa, a non essere mai stanca?
-Sveglia pelandrona! Oggi è il grande giorno!-.
“Jong? Adesso cosa vuole alle sette del mattino? Neanche lui dorme questa mattina!? Che sta succedendo!? Il mondo ha cominciato a girare al contrario, per caso!?”, pensai.
-Lasciatemi in pace. Voglio dormire! E’ sabato!-, bofonchiai con la voce impastata di sonno. Mi girai ancora e caddi dal letto, provocando un rumore sordo e le risate dei presenti.
Jong si piegò in due, reggendosi la pancia, mentre Angelica si rotolava nel letto. Riemersi a fatica dal piumone d’oca e li guardai entrambi trucemente. Continuarono a ridere lo stesso.
-Perché. Mi. Avete. SVEGLIATO!?-, urlai.
-Oggi incidiamo-, rispose Jong.
-Jong dice che potto veni’e anche io!-, cinguettò riccioli d’oro.
Sbadigliai e tornai a fissarli: -L’appuntamento è alle cinque. Ora se permettete: LASCIATEMI DORMIRE!-, con questo chiusi il discorso e mi rinfilai nel letto.
 
Quando mi svegliai due ore dopo, mi vestii e scesi per la colazione. Mamma e papà dovevano lavorare anche quel giorno e Jong era uscito per sistemare alcune cose per la musica che avrebbero inciso, così restai a casa da sola con la pestifera di casa.
Stavo preparando il latte, quando sentii il rumore di una macchina fermarsi davanti casa e mi sporsi dalla cucina, per intravedere fuori dalla finestra un ragazzo che si avvicinava al cancello. Lasciai il latte bollire sul fuoco e andai ad aprire la porta, quando sentii suonare: -Chi è?-, chiesi.
-Hyun Joong-, rispose il ragazzo.
Hyun Joong? Che ci faceva alle dieci del mattino a casa mia? Gli aprii e lo feci entrare con aria interrogativa. Non si degnò né di salutare, né di dire almeno buongiorno. Probabilmente ignorò la buona educazione, avendo notato che in casa non c’era nessuno. Il suo modo altezzoso e arrogante traspariva da ogni poro e per di più quella mattina sembrava piuttosto nervoso: -Tieni, dalli a tuo fratello quando lo vedi –sbatté dei fogli sul tavolo- e digli che la prossima volta può anche scordarsi che glie li riporti. Deve studiarli, perché sarà lui il presentatore del compito-, disse freddo.
Lo fissai per un momento, interdetta, non capendo da dove arrivassero quei fogli e poi mi ricordai che la sera precedente Jong era andato a studiare da Hyun Joong per il compito a coppie.
 
 
-Giuro, non metterò mai più piede in quella casa per nessun motivo al mondo!-, disse Jong rientrando a casa.
-Cos’è successo?-, chiesi allarmata.
-Una casa di persone… troppo perfette!-. Il suo viso era inorridito, quasi spaventato, ma conoscendo mio fratello intuii che il problema non erano state tanto le persone (almeno non i genitori di Hyun Joong), bensì l’ordine che poteva regnare in casa loro.
-Se l’armadietto che Hyun Joong ha a scuola è ordinato, la sua camera è… perfetta!-, strillò.
Mamma, che era sulle scale e aveva sentito tutto, disse in tono ironico: -Una vera disgrazia per te, non trovi, tesoro?-.
Trattenni una risata e guardai mio fratello che cominciava a irritarsi: -Ho anche dimenticato la presentazione del compito… tzè, me la dovrà riportare lui, non sarò io a tornare-, concluse.
 
-Non puoi darglieli tu a scuola?-, dissi scocciata dai suoi comportamenti.
-No, è già tanto se sono venuto fin qui. Non ci tengo a farmi vedere in giro con tuo fratello e dubito che lui si possa rallegrare della mia presenza, no?-, disse acido. I suoi occhi si erano ridotti a fessure a poco a poco. Intendeva sfidarmi, ne ero sicura, ma per quale motivo? Perché avrebbe dovuto dare fastidio a me? Solo perché ero la sorella di un suo rivale?
-E’ una giornata “no” per te, vero?-, lo punzecchiai per vedere fin dove voleva arrivare.
-Non sono affari tuoi!-, ribatté.
Mi avvicinai al tavolo e presi i fogli, pensando che forse era meglio non irritarlo troppo se ero sola. Ricordavo bene l’ultima volta che lo avevo schiaffeggiato ed era mancato poco che ricevessi anch’io uno schiaffone. Sospirai e sentii uno strano odore di bruciato.
-Il latte!-, gridai. Corsi ai fornelli, ma era troppo tardi, il latte era uscito e si era completamente bruciato, emanando un odore nauseabondo.
 -Aish!-, borbottai spegnendo i fornelli di fretta.
-E’ proprio di famiglia essere stupidi-, commentò Hyun Joong alle mie spalle con un sorrisetto e mi girai.
-Prego?-, chiesi.
-Ho detto che è di famiglia essere stupidi. Tuo fratello poi è la stupidità fatta a persona-, ripeté.
-Senti… oggi è una bella giornata. C’è il sole e gli uccellini cantano, oggi pomeriggio ci sarà l’incisione del disco degli Shinee e sta sera non mancherò al ballo scolastico. Se cerchi rogna, vai a trovarla fuori di casa mia. Non ho voglia di perdere tempo con te!-, sbottai nervosa e irritata.
-Perché? Vai al ballo? Chi è il folle che ti ha invitato?-, continuò maligno, alzando un sopracciglio.
Tenni stretto lo straccio che stavo usando per pulire e cercai di contenere la rabbia che cresceva a ogni singola parola. Come osava? Come si stava permettendo di prendersi tutta quella libertà di giudicare solo per una sciocchezza?
-Fuori-, ordinai a denti stretti, incontrando il suo sguardo torvo.
-Perché non vuoi dirmelo? E’ così brutto?-, insinuò. Le sue labbra si curvarono in un ghigno e per un attimo rividi l’angelo nero che avevo conosciuto la prima volta.
.Che cosa te ne importa? Perché continui a darmi fastidio? Sei in casa mia. Hai lasciato i fogli, bene, adesso ti voglio fuori di qua!-, dissi alzando il tono di voce.
Hyun Joong si avvicinò a me lentamente, puntando i suoi occhi neri nei miei. Cercai di capire quello che voleva, ma come se avesse letto i miei pensieri, disse: -Non m’importa nulla di cosa fai con gli altri, né m’interessa se la mia presenza t’irrita. Voglio solo che tu cada ai miei piedi come tutte le altre-.
A quell’affermazione scoppiai a ridergli in faccia. Io? Innamorarmi di lui? Stava veramente male.
-Io? Cadere hai tuoi piedi? E’ alquanto impossibile. Per attirare la mia attenzione dovresti essere tutto il contrario di quello che sei. E soprattutto non dovresti comportarti da pallone gonfiato-, affermai seria e senza battere ciglio.
Hyun Joong sorrise di nuovo e si avvicinò ancora, chiudendomi il passaggio tra il mobile della cucina e lui.
Abbassai lo sguardo e cercai di evitare il suo. La sua vicinanza non aveva buoni effetti su di me, ma ancora non capivo il perché. Il suo profumo era molto forte ma dolce allo stesso tempo. Lo rispecchiava in un certo senso: -Che cosa cerchi di fare?-, dissi mentre le mie guance prendevano il colore di due papaveri in fiore.
Hyun Joong sorrise come quando mi aveva aiutato nei compiti. Nel modo che mi piaceva e che lo faceva assomigliare a una persona per bene. Deglutii.
 -Lo vedi? Nemmeno tu puoi resistermi-, mi provocò e sentii il mio cuore cominciare a battere più velocemente. Perché stavo avendo quella reazione? Non dovevo… non potevo!
-Smettila… perché cerchi di adularmi? Hai detto tu stesso che non t’interesso. Ti piace veder soffrire la gente?-, domandai.
-Lo stai ammettendo?-, continuò il terzo grado e alzò il mio viso con una mano, tornando a fissarmi.
I suoi occhi intensi e magnetici catturarono la mia attenzione per un istante, ma subito ripresi lucidità, scansandolo violentemente: -Non sto ammettendo niente. Non mi piaci, non m’interessi. Tanto meno voglio interessare a te!-. Cercai di allontanarmi e di rimanere a distanza di sicurezza, ma mi afferrò per un polso e mi attirò pericolosamente a sé, lasciando pochi centimetri dai nostri visi e facendomi inarcare la schiena: -Ancora non l’hai capito? Voglio che cominci a interessarti a me, solo per vincere la gara contro gli Shinee-, ghignò avvicinandosi ancora e riducendo la sua voce a un sussurro.
“Il sussurro di un angelo caduto”, pensai.
-Che centro io? Devi gareggiare contro di loro, non contro di me. Se conquisti me, che cosa avrai ottenuto? Pensi che mi possa dividere da mio fratello?-, domandai mentre fissavo le sue labbra nervosamente.
Non rispose, quasi sorpreso della mia ultima domanda, e per un attimo mi guardò negli occhi, paralizzandomi nuovamente. Le sue braccia stringevano intorno ai miei fianchi e pregai che tutto in quel momento fosse soltanto un incubo. Io non amavo Hyun Joong. Non m’interessava e ciò che stava per fare nei miei confronti era totalmente sbagliato. Perché, allora, non mi stavo ribellando? In altre situazioni avrei di sicuro cominciato a sbraitare e a scalciare.
Si avvicinò e sfiorò con la punta del suo naso il mio, quasi esitando. Chiuse gli occhi e aspettai che il momento arrivasse.
-Yaya…-, biascicò Nanà in cima alle scale.
Il mio cervello, ormai spento, si riaccese in un attimo al suono della voce di Angelica e spostai Hyun Joong, facendo pressione sul suo petto. Lasciò i miei fianchi e andai a recuperare mia sorella su per le scale. La presi in braccio e riscesi.
-Oppa!-, cinguettò Nanà quando lo vide.
-Ciao, piccolina…-, sorrise lui disinvolto.
-Tai…. oggi potto venire anch’io con gli Shinee-, disse Nanà contenta.
-Davvero? Allora ci sarà anche tua sorella con te!-, Hyun Joong restituì il sorrisone di Nanà.
Odiai Angelica in quel preciso istante più di quanto non avessi fatto quando aveva dato importanza a Hyun Joong per la prima volta.
Nanà annuì a Hyun Joong e questo, con un sorriso ammaliatore rivolto a me, si congedò, ricordandomi di dare i fogli a Jonghyun.
 
Dopo la visita indesiderata di Hyun Joong, la mattinata proseguì serenamente. Angelica mi diede pochi problemi in casa, perciò ebbi tempo per fare i compiti senza troppe interruzioni. Il pomeriggio arrivò in uno schiocco di dita, così come Federica arrivò alle quattro in punto. Preparai Nanà e, quando fummo pronti, Jong prese le chiavi della macchina e partimmo per andare a incidere il disco.
La casa discografica era situata nel cuore di Seoul ma, per quanto Jong potesse essere in ritardo, arrivammo miracolosamente in orario.
-Sono le cinque e un quarto. Sei in ritardo-, disse Key a denti stretti, mentre ci avviavamo all’interno della struttura.
-Cosa ti ha trattenuto sta volta, Jong?-, chiese Minho.
-Non trovava il cellulare, quando ce l’aveva in tasca-, spiegò Feffe in tono piatto, sfiorando la rassegnazione di chi ormai ha perso ogni speranza. Nanà ridacchiò e cercò le braccia di Minho per fiondarcisi dentro. Cedetti volentieri mia sorella e Minho fu ben felice di prenderla in braccio a sé, ma non mi rivolse una singola parola, guardandomi solo di sfuggita.
Gli studi erano situati all’interno di un grattacielo, uno di quelli cui si vede solo nei film americani pieno di luci e persone di ogni genere. Era un hotel molto conosciuto a Seoul, la scuola non aveva badato a spese per questo progetto. Sorrisi elettrizzata nel vedere anche un piccolo bar nella sala principale. Lì, una donna snella e sorridente ci venne in contro e ci chiese chi fossimo. Onew, in qualità di leader degli Shinee, rispose che eravamo lì per incidere un cd e mostrò il foglio di autorizzazione della scuola.
La segretaria ci scortò all’interno degli studi e ci disse di aspettare in una stanza che assomigliava a una sala d’attesa. I ragazzi sembravano abbastanza tranquilli e sicuri di quello che facevano, ma capii che erano sotto pressione quando tutti e cinque scattarono in piedi all’entrata di un imponente signore dalle tempie brizzolate: -Salve ragazzi –gli sorrise bonario- immagino che vuoi siate gli Shinee. Bene, siete gli ultimi ad arrivare, vi aspettavamo. Loro sono con voi?-, indicò Feffe e me.
Kibum rispose di sì e l’uomo ci portò nella sala registrazione, dove i Super Junir stavano già incidendo “Bonamana”. Il signore ci fece accomodare su delle poltrone rosse, molto comode, e ci disse di attendere il nostro turno.
Quando i Super Junior ebbero finito di incidere fu la volta dei SS501. Hyung Jun sembrava essersi rimesso. Avevo saputo che era mancato qualche giorno da scuola per febbre, ma per fortuna era tornato presto. Non aveva nessuno strascico d’influenza nella voce, il che mi rallegrò molto. Quando aveva saputo che Kibum mi aveva invita al ballo prima di lui non fece scenate come pensavo, ma al contrario se ne fece una ragione e invitò un’altra ragazza, a mio avviso molto più bella di me. Nel complesso ero contenta che Jun stesse bene e sorrisi incoraggiante da dietro il vetro dello studio, ignorando completamente mio fratello, il quale m’incenerì con lo sguardo.
I cd che quel giorno sarebbero stati incisi, mi aveva spiegato Jong, erano destinati ai giudici di gara che avrebbero fatto sapere hai gruppi quale canzone portare a giugno. Ogni cd doveva contenere tre canzoni al massimo.
I SS501 avevano deciso di incidere “Love Ya”, “Deja Vu” e  “A song calling for you”. L’ultima canzone mi sorprese molto: non era violenta e decisa come le altre due, piuttosto era simpatica e aveva un ritmo allegro. Gli Shinee d’altra parte avevano deciso d’incidere “Juliette”, “Lucifer” e “Replay”.
La durata delle canzoni non fu molto lunga e gli Shinee incisero molto presto, cominciando da “Lucifer”.
-Come stai?-, mi chiese Hyung Jun quando i ragazzi furono dentro lo studio. Si sedette accanto a me, con il resto dei SS501.
-Anneong- aseyo, Sumbae. Bene, grazie. Tu? Ho saputo che ti sei ripreso-, gli sorrisi. Nanà sedeva accanto a me e ci ascoltava molto interessata.
-Sì, sto bene. Ho avuto un po’ di febbre che mi ha tenuto K.O. per due, tre giorni, ma adesso sto bene-, mi sorrise.
In quel momento Hyun Joong e gli altri si alzarono dal loro posto e scesero per rinfrescarsi la gola: -Jun… tu non vieni?-, gli chiese.
-Arrivo-. Hyung Jun si alzò e si aggregò agli altri. Hyun Joong prima di uscire mi rivolse uno sguardo malizioso che solo io potetti interpretare. Arrossii violentemente, pensando alla mattina precedente e desiderai con tutta me stessa che mio fratello l’avesse visto, così da potergli spaccare quella faccia angelica definitivamente. Purtroppo però Jong era sempre occupato a fare altro quando serviva. Neanche Federica se ne accorse, troppo impegnata a cantare a squarciagola “Replay”. Sprofondai nella poltrona rossa e per un attimo chiusi gli occhi.
“Hyun Joong… detestabile ragazzo terribilmente affascinante. Che cosa vuoi da me? Possibile che tu sia così sicuro delle tue capacità di seduzione? Se anche riuscissi a farmi perdere la testa, che cosa ci guadagneresti? Io non tradirei mai mio fratello, tantomeno gli Shinee”, pensai.
-Yaya?-, una voce maschile molto dolce mi richiamò dai miei pensieri.
-Mmh?-. Aprii gli occhi e vidi Kibum fissarmi preoccupato. Avevano finito d’incidere?
-Kibum… -sussurrai intorpidita- …avete finito?-, chiesi guardando gli altri.
-Sì, e tu dormivi?-, domandò Onew scherzosamente.
-No, ho mal di testa… ho chiuso gli occhi per cercare di non pensare-, risposi.
Sospirai e mi guardai intorno, notando che mancava qualcosa, o meglio qualcuno, ma non sapevo chi.
-Ragazzi, dov’è Nanà?-, domando a un tratto Minho.
Mi guardai intorno e capii che la persona che mancava era mia sorella. Il panico m’invase e cercai lo sguardo di Feffe, sperando che lei sapesse dove fosse: -Non lo so dov’è. Era qui con noi cinque minuti fa>>, disse.
-Non sapete dove sia?!-, urlarono Minho e Jong in coro. Federica scosse la testa ancora, mentre la mia ansia cresceva.
-Era qui con noi, s-seduta accanto a me e…-, farfugliai.
-Possibile che tu sia così irresponsabile!?-, continuò Minho sbraitando.
-Non l’ho mica abbandonata sulla scalinata di una chiesa! Mi sono distratta un attimo e…-, farfugliai.
-Sei una vera stupida!-, sbottò Minho. La mia ansia si mischiò all’irritazione per i modi sgarbati di Minho che fino a allora non avevo mai conosciuto, ma non lo ascoltavo, pensavo solo a dove poteva essersi cacciata mia sorella, fissando il vuoto.
-Piantala, Minho! Non l’ha fatto apposta!-, intervenne Taemin.
-Dividiamoci, la troveremo subito. Non può essere lontana. Sarà qui negli studi-, propose Kibum.
Onew e Jong annuirono. Feffe ed io scendemmo al primo piano, Taemin e Jong restarono al secondo e Minho, Onew e Key salirono a perlustrare gli altri piani.
Corsi più veloce della luce per le scale urlando a squarcia gola “Angelica” o “Nanà” alternativamente, mentre Federica pensava a chiedere alle persone se per caso l’avessero vista.
Andai avanti e cominciai a chiedere anch’io. Nessuno l’aveva vista e la paura che fosse uscita dall’hotel si faceva sentire sempre di più.
-Ha visto una bambina di tre anni, alta più o meno così, bionda  con i tratti occidentali?-, chiesi ad un signore.
-No, mi dispiace-, rispose e mi superò.
Passai nervosamente le mani fra i miei capelli, scompigliandoli e vidi Federica raggiungermi: -Hanno detto di averla vista al piano terra-, disse con il fiatone.
Piano terra? Ma certo!
 
-Yaya, potto andare con loro?-, disse Nanà. Non l’ascoltai, ma chiusi gli occhi.
-Yaya…?-, continuò.
Ero troppo immersa nei miei pensieri per prestarle attenzione e continuai a far finta di niente, probabilmente avrebbe smesso di chiedere la stessa cosa.
 
-Feffe, so dove può essere. Vai ad avvisare gli altri, ci vediamo al piano terra-, le dissi entusiasta e corsi di sotto.
Come potevo non averci pensato prima? Mia sorella adorava Hyun Joong e di certo l’aveva seguito senza dirmi niente. Il problema però rimaneva uno solo: era con lui o si era fermata prima?
Sfrecciai per le scale (l’ascensore era occupato) e mi diressi alla sala principale. Mi guardai intorno e intravidi i SS501 ancora al bar, intenti a sorseggiare un cocktail.
Corsi da loro e dissi ansimando per la corsa: -Sumbae… mia sorella…. L’avete vista?-, chiesi a Hyung Jun. I SS501 si guardarono l’un con l’altro e poi mi fissarono preoccupati.
-No, non si è vista, perché?-, mi chiese.
-Non sappiamo dov’è. Mi sono distratta un secondo mentre voi scendevate ed è sparita-, continuai.
-Perché chiedi a noi dove possa essere tua sorella?-, mi domandò un ragazzo dai capelli scuri e disordinati. Lo identificai come Kim Kyu Jong e cercai di rispondergli: -Mia sorella… - mi piegai in due per riprendere fiato- mia sorella stravede per Hyun Joong, vi ha seguito senza dire niente…-.
-Stupida… Dovevi stare più attenta-, commentò Hyung Joong in tono acido.
-Puoi aiutarmi o devi provocarmi anche adesso?-, lo guardai implorante.
Hyun Joong mi guardò restio per un attimo contraendo la mascella, poi si rivolse agli altri:
-Dividiamoci…-, disse impassibile.
In un secondo i SS501 si erano sparpagliati, ognuno da una parte. Feci per seguire Jun, ma Hyun Joong mi afferrò per un braccio, stringendo forte, e mi trascinò con sé: -Ahi! Mi fai male!-, gli urlai, ma non mi sentì.
Si diresse all’ascensore, incenerendo chiunque con lo sguardo, senza degnarsi minimamente di ascoltarmi. Di nuovo l’angelo nero. Di nuovo il ragazzo insopportabile. Di nuovo il leader dei SS501 che doveva dimostrare di essere il più forte a tutti i costi. L’odiai infinitamente.
Chiamò l’ascensore e riuscii e mi ci sbatté dentro senza ritegno. Spinse il tasto che portava al quinto piano e le porte si chiusero.
Eravamo solo noi due. Di nuovo. L’ansia crebbe, mentre mi massaggiavo il braccio dolorante: <>, chiesi nervosa e infastidita dalla sua presenza.
-Dove penso che possa essere tua sorella-, rispose acido e senza degnarmi di uno sguardo.
Stette in silenzio e poi bofonchiò fra se: -Sei una completa idiota. Persona più stupida di te non esiste!-.
“Eccone un altro”, pensai.
-Che cosa vuoi?! Poteva succedere a chiunque!-, gli urlai.
-Non a me! Se mi viene affidata una bambina non mi faccio gli affari miei, ma penso a ciò che vorrebbe!-, gridò girandosi di scatto.
-Se fosse stata tua sorella o tuo fratello lo avresti fatto, eccome!-, continuai avvicinandomi, nervosa e imbestialita per colpa dei suoi modi.
Hyun Joong fermò l’ascensore di botto, nervoso quanto me e mi guardò truce: -Senti, rasoterra, il fatto che io abbia accettato di aiutarti non significa che tu debba urlarmi contro. Chiaro!?-, disse gelido stringendo i denti.
-Non sono stata… Beh, forse sono stata io a chiederti aiuto, ma non sono stata io a chiederti di portarmi con te!-, continuai a urlare. Vidi Joong avvicinarsi a me e chiudermi il passaggio contro la parete.
-Smettila. Di. Urlare. Odio la gente che urla, specialmente se contro di me. Evita di parlare, sei fastidiosa e petulante!-.
Non mi diedi per vinta e continuai, avvicinandomi al suo viso: -E tu sei la persona più odiosa che abbia mai conosciuto, con le sue manie di grandezza e protagonismo!-, dissi a denti stretti. Ero furiosa, non vedevo più niente.
Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo respiro sul mio viso, mentre i nostri occhi erano incatenati gli uni agl’altri. Scariche elettriche partivano dal mio corpo per finire contro il suo e viceversa il suo con il mio. Odiavo la vicinanza con lui. Mi disorientava e non mi faceva ragionare. Proprio come quella mattina, sentii nuovamente il suo profumo intenso entrami nel naso e stuzzicare il mio inconscio.
Hyun Joong si avvicinò ancora: -Dì un’altra parola e…-.
-E cosa? Mi restituisci lo schiaffo che ti ho dato? Mi uccidi? Che cosa farai?-, lo sfidai.
Il suo viso era contratto dalla rabbia e colsi una scintilla di pazzia nei suoi occhi. Per un momento infinito lo fissai, aspettando qualche reazione anormale e violenta; invece fece tutt’altro: mi prese il viso fra le mani e fece aderire il suo corpo completamente al mio. Restai immobile, pietrificata dal suo sguardo, e dopo un attimo d’esitazione, premette le sue labbra contro le mie. A forza, mi fece dischiudere le labbra cercando avidamente la mia lingua e senza fatica riuscì a trovarla, cominciando a giocarci. La fece danzare freneticamente, mentre le sue mani scendevano lentamente sui miei fianchi per poi farmi inarcare la schiena.
Cercai inutilmente di respingerlo, facendo pressione con le mani contro il suo petto, ma le sue braccia me lo impedivano. Allora cambiai tattica: assecondai il bacio, cingendo il suo collo con le braccia, e quando fui sicura che avesse abbassato la guardia, morsi le sue labbra dannatamente carnose e passionali.
-Aah!-, si lamentò, tamponandosi con una mano.
Una mano scattò e lo schiaffeggiai. Non si arrabbiò, ma resto fermo e rise, mentre io facevo ripartire l’ascensore: -Che cosa ridi?-, chiesi acida.
-Ci sei quasi. Basta poco e sarai ai miei piedi-, rispose.
L’ascensore raggiunse il quinto piano e le porte si aprirono: -Fammi trovare mia sorella e poi resta lontano da me, Kim Hyun Joong-, dissi gelida.
Angelica non era al quinto piano come Hyun Joong aveva ipotizzato, così riscendemmo e ci ritrovammo tutti nella sala principale. Gli Shinee e i SS501 si stavano incenerendo a vicenda con gli sguardi quando arrivai davanti a loro, seguita da Hyun Joong e notai che l’unico a mancare era Hyung Jun.
-Dov’è Sumbae?-, chiesi.
-Sono qui!-, sentii alle mie spalle.
Mi girai e vidi mia sorella in braccio a Jun che sorrideva felice, ignara del panico che aveva creato in una sola mezz’ora. Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai.
-Dove si era cacciata?-, domandai stupita, mentre Hyung Jun si avvicinava.
-Era nella saletta accanto agli studi. La signorina stava tranquillamente curiosando fra gli strumenti musicali, quando l’ho sentita canticchiare una vostra canzone-, alluse agli Shinee.
Sorrisi, mentre Jong prendeva Nanà in braccio, e ringraziai di cuore Hyung Jun con lo sguardo. Ebbi l’impressione che anche Jong avesse fatto lo stesso e mi rasserenai.
 
Ero davanti allo specchio della mia camera ad ammirare il vestito che avevo scelto: un abito nero, lungo fino alle ginocchia e a manica lunga. Le calze abbinate erano strappate e dal bellissimo cappello da strega usciva una cascata di boccioli castani che avevo preparato con cura.
Un trucco nero, sfumato bianco, incorniciava i miei occhi, mentre su una guancia avevo disegnato una ragnatela adornata di brillantini.
-Si può?-, chiese mamma entrando in camera.
-Vieni pure…-, le sorrisi.
-Tesoro…. Sei splendida!-.
-Un amore, mamma –dissi ironica- Jong è pronto?-, chiesi.
-No, è ancora in bagno. Conosci tuo fratello: quando si tratta di feste, è peggiore di una donna. Mi domando come faccia Federica a sopportarlo-, rispose.
-Probabilmente lo ucciderà se fa ritardo, ma per il resto è lei a comandare nella coppia. Sono felice per lei-, commentai ridendo.
-Beh, vado di sotto a prepararti il cappotto, ero venuta per aiutarti, ma siccome sei pronta…-, mi sorrise.
-Grazie, mamma-, ricambiai il sorriso.
Alle nove Kibum arrivò puntuale davanti casa, mentre mio fratello era ancora intento a cercare la giacca del suo vestito. Ignorai completamente la domanda “per caso lo hai visto in giro?” e scesi in salotto.
Mamma aprì la porta e Key entrò in casa vestito del suo splendido abito da Conte Dracula.
“Se fosse stato moro, sarebbe stato perfetto in questo costume”, pensai. Era vero, Kibum era semplicemente stupendo nei panni di un vampiro. I suoi lineamenti felini erano abbastanza angelici da avvicinarsi a una creatura soprannaturale, ma i suoi capelli stonavano in quella maschera.
-Siete bellissimi, ragazzi-, disse papà quando ci vide insieme.
-Gamsahapmida, signor Kim-, Key s’inchinò imbarazzato.
-Per questa sera te l’affido. Mi raccomando, la rivoglio sana e salva a casa-, scherzò.
-Sarà fatto, signore-, rispose Key.
Uscimmo di casa e ci avviammo alla macchina. Key, da vero gentiluomo, mi aprì la portiera e mi fece salire per poi richiuderla. Montò in macchina e mise in moto, dopo avermi rivolto un gran sorriso.
Non capivo da dove arrivasse tutta quella felicità e quel sorriso raggiante, ma mi fece molto piacere vederlo contento della mia compagnia.
-Sei pronta?-, mi chiese.
-Si-, annuii prontamente.
-Allora andiamo-. Accese il motore e partì a tutto gas, come suo solito.
 
-Yaya! Dov’è tuo fratello?!-, gridò Federica appena scesi dall’auto.
-Non è ancora arrivato?-, chiesi.
-No, pensavo fosse con te. Quando arriva lo disintegro…-, disse a denti stretti.
Mi venne da ridere al pensiero di Feffe in preda a uno scatto d’ira, ma cercai di calmarla: -Credo che stia arrivando, è partito dopo di noi, ma aveva finito di prepararsi. Conosci Jong, è sempre in ritardo-, scrollai le spalle.
Entrai nella palestra della scuola, da dove arrivava una musica assordante e dove i Super Junior si stavano esibendo per intrattenere i ragazzi, e notai che i rappresentanti d’istituto avevano fatto davvero un buon lavoro con le luci e gli addobbi: la stanza era stranamente tetra e piena di ragnatele finte ovunque; dolci stregati e golosità a tema imbandivano il tavolo, mentre sulla porta d’entrata vi era stato affisso un cartellone mezzo strappato e invecchiato con su scritto “Happy Halloween”.
I ragazzi della scuola erano vestiti ognuno in modo diverso, interpretando vari mostri per la festa. Alcuni avevano preferito scegliere un vestito da “personaggio buono”, altri indossavano costumi da mummie, streghe, licantropi, morti viventi, ecc. Chi, però, si distingueva dagli altri era Hyun Joong, il quale per l’occasione aveva scelto un vestito da “angelo nero”, rendendo reale ogni mia fantasia contorta: una camicia sulla tonalità del grigio scuro fasciava il suo corpo, lasciando scoperto il petto solo in uno scollo a “V” creato dai bottoni lasciati aperti di proposito; la matita tracciava il contorno degli occhi e i capelli erano scompigliati. Un paio d’ali piumate nere coronavano il suo costume.
Restai a bocca aperta, fissandolo come un ebete per circa un quarto d’ora, prima di accorgermi dello sguardo di Key che cercava di capire cosa mi avesse sconvolto tanto da farmi entrare in uno stato di trans.
-Yaya? Ti senti bene?-, chiese.
-E-eh?-, farfugliai scrollando la testa: -S-si, sto bene… scusa… stavo solo… niente-, sorrisi.
-Ok…-, mi guardò stupito e si avvicinò agli Shinee, che erano già arrivati con le loro damigelle.
Restai per un attimo a guardare Hyun Joong, il quale era intento a studiare le coppie nella pista da ballo, e pensai che quella sera fosse più affascinante del solito, ma subito distolsi lo sguardo quando i suoi occhi scuri e grandi incontrarono i miei. Arrossii violentemente e mi avviai anch’io al tavolo degli Shinee.
Silenziosamente mi sedetti accanto a Kibum e sorrisi fra me, al ricordo del bacio e al contatto con il suo corpo in ascensore. Dopotutto non era stato male, anzi… quando le nostre labbra si erano toccate, avevo sentito una scarica elettrica piena di adrenalina percorrermi la schiena. Ero arrabbiata con lui per quello che aveva fatto: non solo mi aveva rubato un bacio, ma soprattutto ero stata derubata del mio primo bacio. Per orgoglio non volevo cedere, ma in cuor mio sapevo bene che aveva ragione lui: ero stata attratta dalla sua personalità sin dall’inizio e non potevo farci niente. Potevo solo respingerlo e infuriarmi ogni volta che cercava di adularmi per far dispetto al gruppo, ma senza però aver qualche successo o risultato.
-Ti va di ballare?-, mi chiese Key sorridendomi gentilmente e offrendomi una mano.
Lo guardai e sorrisi dolcemente, cercando di non far trasparire le mie emozioni: -Certo, messere-, risposi scherzosamente. Posai la mia mano sulla sua e questo mi portò al centro della pista da vero cavaliere.
Cominciammo a scatenarci come matti, senza fermarci un solo secondo. Mi sentii leggera e per pochi istanti non pensai a niente, soltanto a ballare e ad ascoltare la musica penetrante dentro la testa.
A un certo punto le note si calmarono e partì un lento. A cantare era Park Jung Min e se non sbagliavo, la canzone in questione era “Only me”.
 Kibum si avvicinò a me e cinse i miei fianchi delicatamente, mentre io poggiai la testa sul suo petto. Mi sentii un cucciolo fra le braccia di una madre.
Il cuore di Key batteva forte e il respiro era ancora irregolare, quando parlò: -Yaya… c’è qualcosa che devi dirmi?-, mi chiese sussurrando all’orecchio.
Lo guardai per un attimo, non capendo a cosa alludesse: -A cosa ti riferisci, Key?-.
-Sto parlando del modo in cui guardi Hyun Joong e del modo in cui ti comporti quando c’è lui nei paraggi-, rispose.
A quelle parole abbassai lo sguardo, arrossendo nuovamente: -Non c’è niente fra me e lui, se è questo che mi stai chiedendo-.
-Non ti sto chiedendo questo. Sto cercando di capire se t’infastidisce o se ti piace. Ogni volta che c’è lui cambi umore continuamente: arrossisci o ti senti messa sotto pressione, per non parlare dell’ira che ti scatena dentro-, continuò.
-Come fai a sapere tutto questo?-, chiesi.
-Lo leggo nei tuoi occhi… ho imparato a conoscerti in questi anni, sai?-, mi sorrise per poi stringermi a se.
-Mi piace –ammisi- ma i suoi comportamenti mi danno la nausea e urtano i miei nervi-, dissi senza guardarlo negli occhi, per paura che anche lui mi potesse rimproverare.
Kibum rimase in silenzio, poi alla fine della musica mi disse: -Non voglio sgridarti, ma metterti in guardia. Hyun Joong sembra cattivo, ma in realtà è solo insicuro. Almeno è quello che penso, però sta attenta… non si può mai sapere quello che gli passa per la testa. Hai visto anche tu che sa essere molto impulsivo-, sciolse l’abbraccio e mi riportò al tavolo, cercando di essere il più naturale possibile, anche se in realtà era teso.
 
Stavo prendendo un po’ di punch e riempiendo il mio piatto di deliziose leccornie, quando sentii una voce piuttosto irritante alle mie spalle: Ma che bei piccioncini i due che hanno ballato “Only me” del grande Jung Min-, disse Hyun Joong facendo il vago.
-Di cosa parli?-, chiesi senza degnarlo di uno sguardo, mentre prendevo un pezzo di torta al cioccolato decisamente invitante.
-Del biondo e della mora che poco fa erano abbracciati e che, più che ballare, dondolavano. Tu li conosci? Sono veramente una bella coppia. Il mio cuore scoppiava di gioia nel vederli insieme-, continuò a pizzicarmi sorridendo come un idiota, mentre fissava la folla.
-Sei triste, Hyun Joong. Veramente triste…-, commentai impassibile.
Riempito il piatto, mi avviai fuori dalla palestra, per prendere una boccata d’aria. L’aria autunnale m’investì appena fui fuori e mi strinsi nel cappotto che avevo con me. Andai a sedermi su d’un muretto e addentai un pasticcino.
Kibum si è accorto di tutto… come sempre – pensai, sorridendo fra me- Key umma, sei davvero incredibile. Come fai a capire quello che mi succede ogni volta? Ti basta poco per comprendere quello che mi capita, eppure… non ci frequentiamo più di tanto, non parliamo quasi mai… eccetto quelle pochissime volte a scuola durante il pranzo e alle prove degli Shinee”. I pensieri si affollavano uno dopo l’altro dentro la mia mente. Kibum mi aveva sorpreso poco prima, descrivendo così tranquillamente i miei stati d’animo come se fosse stato qualcosa di più di un amico o di un fratello. La verità era che Kibum riusciva a codificare ogni mio movimento e a dargli un significato ben preciso, diversamente da Jonghyun, al quale dovevi spiegare per filo e per segno cosa stava succedendo prima che potesse capire.
Inspirai ed espirai profondamente, finendo di bere la mia coca cola, e volsi lo sguardo al cielo. Quella sera non c’erano stelle, le nuvole coprivano anche la luna, ma in compenso era una bella serata. Dalla palestra arrivava la musica a tutto volume e sentii che gli Shinee avevano preso possesso del piccolo palco intonando “Amigo”.
Decisi di ritornare dentro, così mi alzai lentamente, facendo attenzione a non strappare il vestito e mi avviai alla porta principale. Avvicinandomi, vidi un ragazzo venirmi in contro. Lo squadrai da capo a piedi e capii presto che era dell’ultimo anno e soprattutto capii che a causa dell’alcol non era mentalmente stabile.
Affrettai il passo e guardai dritto, sperando che non mi notasse, ma così non fu: per mia disgrazia urtai il suo braccio e il ragazzo, girandosi, mi urlò di stare più attenta. Il sangue mi si gelò nelle vene.
Senza pensare che fosse una cattiva idea fermarsi, mi girai e chinai delicatamente il capo: -Choesong inmida…-, dissi mentre l’ansia cresceva a ogni secondo.
-Non ti scuso, ragazzina. Non dovevi urtare il mio braccio, non dovevi fermarti e non dovresti essere così spaventata. Detesto le ragazzine stupide e paurose!-, si avvicinò lentamente a me e automaticamente io indietreggiai.
-Sumbae-nim… mi dispiace. Non l’ho… non l’ho fatto apposta-, continuai.
“Key dove sei? Perché non corri a salvarmi anche sta volta?”, pensai. Il panico m’invase. Il Sumbae davanti a me si stava avvicinando sempre di più e ad ogni passo mi sentivo soffocare da quella situazione. Sentii la stretta di una mano attorno al mio polso e mi attirò violentemente a lui: -Non ho una ragazza questa sera. La mia damigella mi ha piantato e da adesso sarai tu la mia donzella-, sorrise cinico e colsi una scintilla di follia nel suo sguardo.
-Lasciami! Lasciami!-, urlai con quanto fiato più avevo in gola, dimenandomi.
-Sta ferma!-, gridò in risposta.
-Per favore, Sumbae…-, dissi in preda alle palpitazioni.
-Vieni con me-. Mi sentii trascinata e puntai i piedi a terra, opponendo resistenza. Vieni con me? Ma stavamo scherzando?
 -NO!-, strillai.
-Cosa? Se non vieni con le buone, userò le cattive maniere. A te la scelta!-.
-Non voglio venire, lasciami!-, gridai. La paura si trasformò d’un tratto in rabbia per la forzatura e cercai in tutti i modi di graffiare la mano con cui stringeva a sangue il mio polso.
-Muoviti!-, mi strattonò.
-No!-.
In quel momento il ragazzo alzò il braccio libero e lo caricò all’indietro, per darmi un violento ceffone. Chiusi gli occhi automaticamente e volsi la testa altrove, quasi come stessi porgendo la guancia, ma lo schiaffo non arrivò ed ebbi un déjà-vu.
-Prova a toccarla e sei morto-, disse una voce roca e decisa dietro il Sumbae ubriaco. Aprii gli occhi e con mio grande stupore vidi Hyun Joong che fissava truce il ragazzo, contraendo la mascella.
-E tu chi sei?-, disse il Sumbae ridendo.
-Lasciala-, sibilò Hyun Joong fra i denti, completamente fuori di sé.
-Ah, forse ho capito chi sei! Uno di quegli spacconi dei SS501. Tu dovresti essere…-.
Troppo tardi: un pugno di Hyun Joong era scattato e aveva colpito in pieno viso il Sumbae, gettandolo a terra. Questo si rialzò di scatto e in preda al panico, forse stordito dal dolore, filò via con la coda fra le gambe. Lo guardai andare via e mi accorsi che stavo tremando e che avevo ancora il respiro irregolare. Hyun Joong si avvicinò a me e mi guardò, studiando il mio volto, poi si tolse la giacca e l’appoggiò premurosamente sulle mie spalle. Il profumo aveva impregnato il tessuto e subito raggiunse le mie narici, donandomi un po’ di conforto con mio grande stupore.
-Stai bene?-, si preoccupò cercando un segno sul mio viso pallido.
-S-si…-, annuii debolmente, un po’ intontita.
Ci avviammo alla palestra e mentre camminavamo, lo guardai. Sembrava preoccupato e ansioso. Emozioni che non avevo mai visto trasparire dal suo volto si stavano a poco a poco mostrando. Mi strinsi a lui: -Perché sei così?-.
-Così come?-, domandò.
-Così… lunatico. Ogni volta cambi comportamento: prima sembra che tu non possa vedermi e l’attimo dopo mi salvi. Perché ti comporti così?-, continuai.
-Perché solo io ho il diritto d’infastidirti-, rispose e senza battere ciglio accelerò il passo per riportarmi alla festa e lasciarmi dagli Shinee senza fornire troppe spiegazioni.
“Hyun Joong… –pensai, quando fui seduta al tavolo del gruppo- perché sei così fuggente? Perché continui a cambiare umore così spesso? Che cosa nascondi dietro quella maschera da cattivo ragazzo? Eppure… alle volte sembri una persona affidabile e premurosa. Sei la persona più irritante di questo mondo, ma stai riuscendo nell’intento di farmi innamorare di te…”.
-Che cosa ti ha fatto?-, chiese Jong vedendomi.
-Mmh?-, lo guardai.
-Hyun Joong! Che cosa ti ha fatto!?-, ripeté.
-Jong… ne parliamo a casa. Adesso voglio solo andare via. Per favore, dì a Kibum che mi accompagnasse-. Jong sospirò rassegnato e andò a cercare Key.
Dopo pochi istanti Kibum era di fronte a me, con un sorriso incoraggiante che chiedeva cosa fosse successo, e mi riaccompagnò silenziosamente a casa, sicuro che il giorno dopo mi sarei confidata con lui.


 

{Spazio Alue! :D}

Bene, come sempre spero che vi sia piaciuto e mi aspetto tante recensioni! Un particolare grazie va a Hyumi  che mi segue con simpatia e tanto ammore! XDXD 
Un bacio :3

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Capitolo V
 
Dopo essere tornata a casa, spiegai a Jong cosa fosse successo nel giardino della scuola; questo si stupì molto nel sapere che Hyun Joong era stato l’artefice del mio salvataggio in extremis, ma vedendomi ancora scossa e presa dai miei pensieri cercò di non commentare e tenne il suo disappunto per se, anche se sapevo che sotto sotto gli era grato per ciò che aveva fatto.
Quando ebbi finito di raccontare l’accaduto, salii silenziosamente le scale, facendo attenzione a non svegliare nessuno e a non fare rumore ed entrai in camera. Mi appoggiai con la schiena sulla porta e decisi di mettermi il pigiama per andare a dormire. La testa pesante, aveva cominciato a farmi male quando Kibum mi aveva riaccompagnato, ma in quel momento mi sembrò che stesse quasi per scoppiare. M’infilai sotto le coperte e cercai di prendere sonno. Non ci riuscii. Per quanto mi rigirassi nel letto, non riuscivo ad addormentarmi. Ero nervosa per ciò che era successo e il mal di testa non aiutava, così decisi di scendere.
In cucina cominciai a preparare una tisana calmante, mettendo a bollire l’acqua, e presi una pasticca per i mal di testa. Mi sedetti al tavolo e aspettai che la medicina facesse effetto, poggiando la testa sulle braccia conserte.
-Yaya…?-, mi sentii chiamare e alzai lentamente la testa.
-Jong… pensavo che fossi già a dormire. Che succede?-, chiesi vedendolo scendere.
-Non riesco a dormire-, rispose. Jong che non riusciva a dormire? Stava male? No, sembrava preoccupato.
-Vuoi un po’ di tisana? La sto preparando per me, ma ne ho fatta un po’ di più-, proposi.
-Sì, grazie-, annuì distrattamente. Lo vidi sedersi accanto a me e lo fissai in viso, studiando la sua espressione: gli occhi erano piuttosto pensierosi e si stava mordicchiando un labbro nervosamente.
-Jong, qualcosa non va?-, domandai.
-Mmh? No, solo che…-, farfugliò.
Alzai un sopracciglio: -Cosa?-.
-Mi stavo chiedendo perché Hyun Joong si è preso la briga di tirarti fuori dai guai-, concluse.
Fissai mio fratello per un istante, poi rivolsi lo sguardo altrove, fuori dalla finestra di fronte a me e pensai a quello che Hyun Joong mi aveva detto prima di riportarmi nella palestra.
 
 -Perché sei così?-.
-Così come?-, domandò.
-Così… lunatico. Ogni volta cambi comportamento: prima sembra che tu non possa vedermi e l’attimo dopo mi salvi. Perché ti comporti così?-, continuai.
-Perché solo io ho il diritto d’infastidirti-, rispose.
 
Sospirai e risposi alla domanda di mio fratello senza staccare lo sguardo dal buio che inondava la strada di là dalla finestra: -Credo che l’abbia fatto perché anche lui è umano, Jong. Se lui avesse avuto una sorella, o un fratello, e questo fosse stato nei guai sotto i tuoi occhi… tu l’avresti aiutato?-, chiesi. Stavo cercando di allontanare Jong dall’idea che Hyun Joong stesse facendo di tutto per attirare le mie attenzioni.
-Beh, credo di sì-, rispose.
-Mh… -annuii sorridendo- ecco svelato il mistero. Tu a cosa pensavi?-, chiesi.
-Pensavo che ci fosse un motivo in più. Quel ragazzo ha sempre doppi fini nelle cose che fa-, rispose.
“Il mio fratellino ha inaspettatamente un cervello… peccato che lo usi proprio quando non debba”, pensai mentre tornavo a guardarlo. Ripensando a quello che era successo con Hyun Joong avevo capito che quella situazione potevo risolverla da sola. Se Jong avesse saputo tutto quello che Hyun Joong aveva combinato in ascensore, la mattina dopo sarebbe andato da lui per parlargli e di certo non da persona civile e pacata.
-Sta tranquillo, fratellone –sorrisi- so badare a me stessa-, lo tranquillizzai.
Mi guardò un po’ sospettoso, ma lasciò correre: -Va bene, ma dimmi se qualcosa non va o se t’infastidisce, ok?-.
Annuii sorridendo e sentii l’acqua bollire, così mi alzai per andare a preparare l’infuso. Portai la tisana a tavola e la versai in due tazze. Ne porsi una Jong e L’altra la tenni per me.
Finito di bere, tornammo in camera ed io cercai finalmente di trovare pace per quella sera. Presi sonno quasi subito sotto l’effetto della tisana e dormii serenamente. 
 
***
La mattina dopo mi svegliai tardi e piuttosto rilassata. Non avevo sognato, né avevo avuto incubi… la tisana era stata un vero sonnifero. Mi alzai dal letto e senza fretta mi vestii, indossando una tuta pesante. Fuori faceva freddo, ma avevo intenzione di andare a correre ugualmente al parco.
Mamma la domenica non lavorava, così ci faceva trovare sempre una bellissima colazione la mattina. Scesi di buon umore in cucina e mezza assonnata mi sedetti a tavola.
-Buongiorno, gente!-, sorrisi.
-Buongiorno-, disse papà guardandomi di sottecchi.
-E’ successo qualcosa di bello?-, domandò mamma maliziosa, mentre mi versava una tazza di tè caldo. Intuii che stava insinuando qualcosa su me e Kibum e la fulminai.
-No, mamma. Non è successo niente di cui tu potresti gioire. Sono felice però… non lo so perché. Ci sono quei giorni che una persona si sveglia felice senza un buon motivo. Forse perché sento che deve accadere qualcosa di bello?-, chiesi più a me che agli altri. Mamma si sedette a tavola con noi e cominciammo a mangiare.
-Dov’è Jong?-, chiesi non vedendolo.
-E’ ancora in…-, cominciò papà.
-Sì, non credo ci siano problemi…-, disse Jong al telefono. Scese le scale ed entrò in cucina, prese un po’ di latte dal frigo e si sedette con noi continuando a parlare: -No, l’ho già detto ai miei, puoi venire… Sì, ci divertiremo come i vecchi tempi-, rise e cominciò a mangiare.
Sentendo quelle parole alzai lo sguardo dalla mia tazza di tè e fissai mio fratello, poi guardai papà e mamma con un punto interrogativo stampato sulla faccia: -Chi deve venire?-, chiesi a bassa voce.
-Oh… un vecchio amico di Jong-, rispose distrattamente papà, come se volesse sviare il discorso. Mi sembrò un po’ turbato.
-I suoi genitori si stanno trasferendo a Seoul da fuori città, così lo ospiteremo per un po’ di settimane-, si affrettò a spiegare mamma.
In silenzio e un po’ perplessa continuai a mangiare, scrutando i visi di ognuno di loro a ogni pensiero. Avevo la strana sensazione che mi stessero nascondendo qualcosa.
Papà ha cercato una via di fuga alla mia domanda e mamma è stata abbastanza sbrigativa nel spiegarmi le cose. Jong sembra felice di questo nuovo arrivo. Io lo conosco? Bah… non credo, ma se si tratta di una vecchia amicizia forse me l’hanno fatto incontrare quando ero molto piccola… Jong sembra felice mentre gli parla, allora perché mi danno risposte sbrigative?”, pensai.
-Mamma, papà, Hongki sarà qui sta sera-, annunciò Jong rivolgendosi hai nostri genitori e interrompendo i miei pensieri.
-Hongki? Lo conosco?-, chiesi curiosa. Quel nome mi suonava nuovo.
-No, non lo conosci e sta lontana da lui-, rispose Jong irritante.
-Perché?-, domandai infastidita.
-E’ maschio ed è una persona molto espansiva. Una di quelle persone che potrebbe piacerti, perciò stai alla larga da lui-, rispose di nuovo.
-Espansiva in che senso?-, continuai a domandare. Non capivo tutta quell’astio da parte di mio fratello. Il suo amico per me poteva essere un tipo qualunque e lui cominciava a essere geloso ancora prima che arrivasse? Non aveva senso!
-Hongki è un tipo dalle buone maniere e molto premuroso. Tuo fratello ha paura che tu possa innamorati delle sue attenzioni-, spiegò papà con un sorriso malizioso, mentre fissava Jong.
-Non succederà mai-, dissi scettica e bevvi un sorso di tè.
-A me non dispiacerebbe affatto se tua sorella s’interessasse ad un ragazzo come lui-, continuò papà punzecchiando Jong.
-Papà! –urlai- Adesso ti ci metti anche tu oltre la mamma!?-, mi lamentai.
-Non sto dicendo niente di male. Conosco quel ragazzo da quando portava il pannolino con tuo fratello, sarei contento perché so che è un bravo figliolo-, si giustificò ridendo.
-Tua figlia s’innamorerà di Kibum. Non accetto altri ragazzi in casa mia-, aggiunse mamma.
I miei genitori ricevettero in tronco un’occhiataccia da Jong, il quale finì di bere il suo latte e stizzito se ne andò in camera sua a passo pesante. In compenso non capivo ancora le risposte evasive dei miei, ma lasciai correre, sicura che poi avrei indagato.
Nanà, che per tutto il tempo era stata in silenzio domandò dopo che Jong se ne fu andato: -Mami, non avevi detto che ti piaceva Hyun Joong?-.
-Mmh? Oh sì, quel ragazzo è tanto educato. Sì, mi piace anche lui, ma Kibum resta il mio preferito-, rispose.
-Allora… se Yaya non si metterà con Hyun Joong, lui aspetterà me e poi ci sposeremo-, concluse Angelica con uno sguardo sognante, mentre fissava il vuoto.
Povera la mia sorellina… Se solo avesse saputo che tipo di ragazzo era Hyun Joong, non credo le sarebbe andato tanto a genio. Mia sorella odiava le persone lunatiche e Joong era proprio una di quelle. La sua adorazione era destinata a morire.
 
Dopo aver fatto colazione, uscii di casa e andai al parco. La gente sedeva sulle panchine e alcune persone avevano portato dei cestini da pic-nic. I bambini giocavano felici con i loro cani e i loro genitori, mentre alcuni anziani sedevano sulle panchine.
Anche se era il primo di novembre, il sole quella mattina scaldava i visi di tutti e faceva sperare in una bella giornata. Preso l’mp3 e scelta “Jojo” come musica, cominciai a correre. Le gambe andavano da sole e ad ogni passo sentivo la tensione, che avevo accumulato i giorni indietro, scaricarsi. Ogni pensiero stava andando via, ma l’unico che rimaneva era: perché tutti cercavano di evitare il discorso “Hongki”, eccetto che per prendermi in giro?
Tra Hongki e la madre di mio fratello, Yoona, potrebbe esserci un collegamento? In fondo papà e Jong hanno detto che Hongki è un vecchio amico di famiglia, perciò… Aish! Che legame potrebbe esserci? Yaya sei una stupida! Saranno stati solo amici. Se ci fosse stato un legame più forte papà e mamma me l’avrebbero detto”, pensai. Le mie conclusioni in un certo senso potevano avere un fondo di verità. Quella mattina tutti erano stati strani: Jong voleva che stessi lontana da Hongki, papà cercava vie  di fuga e mamma non dava spiegazioni approfondite come sempre. Qualcosa era nascosto e dovevo scoprire cos’era. Odiavo i segreti più di qualsiasi altra cosa al mondo, specialmente se riguardavano la mia famiglia.
Continuai a correre e feci due giri del parco. I pensieri mi avevano preso completamente, tanto da non farmi stare attenta a dove andavo, così a metà del terzo giro andai a sbattere contro un ragazzo alto e snello, con i capelli castani ramati.
Mi tolsi velocemente le cuffiette e alzai gli occhi per scusarmi: -Choesong-inmida…-, m’inchinai e notai che il ragazzo era Hyung Jun. Mi sorrise divertito ed esclamò: -Sembra che noi due siamo destinati ad incontraci così!-.
-Sumbae!-, sorrisi.
-Come mai mi sei venuta addosso sta volta? Di nuovo in ritardo?-, chiese scherzando.
-No, ero immersa nei miei pensieri. Mi capita sempre quando ascolto la musica-, continuai a sorridere, felice di averlo incontrato.
-Capisco… Beh, giacché ci siamo, facciamo una passeggiata insieme no?-, propose.
-Sì, è una buona idea-, risposi.
Cominciammo a camminare silenziosamente e pian piano ci avvicinammo al laghetto con le anatre. Quel parco era piuttosto familiare, ogni volta che ci andavo mi ricordava sempre i miei primi anni di vita a Roma. Quanto mi mancava quella città… ero davvero felice, nonostante sapessi della presenza di Hyun Joong, che presto saremmo partiti per una gita in Italia e la tappa sarebbe stata la mia città natale.
Arrivati al laghetto, presi un pezzo di pane che era avanzato a casa e mi piegai sulle gambe, cominciando a distribuirlo agli animali, mentre Hyung Jun mi guardava.
-Adoro questo posto-, dissi fra me.
-Anch’io, quand’ero piccolo mio padre mi ci portava sempre la domenica. E’ un posto come un altro per passare la giornata in famiglia-, commentò Jun.
-Già… mi ricorda tanto l’Italia. Ho una foto con mio fratello in un posto molto simile a questo-, dissi.
 -Mmh? Per caso è la foto che ti ho restituito quel giorno a scuola quando ci siamo conosciuti?-. Hyung Jun sembrava molto curioso di quello che stavo dicendo.
-Sì, proprio quella-, mi rialzai sorridendo.
-Quel posto nella foto, Roma stessa… è una miniera di ricordi per me-, sorrisi e mi appoggiai alla ringhiera del lago, dandogli le spalle. Guardai le famiglie in giro che mangiavano.
-Sei nata a Roma?-, domandò Hyung Jun assumendo la mia stessa posizione, mentre annuivo con la testa.
-Ti manca, vero?-, continuò.
-Da morire. Ogni volta che vado e poi devo ritornare, per me è uno strazio. E’ come se dovessi lasciare una parte del mio cuore lì. So che c’è, ma la distanza da quella città mi provoca tanta nostalgia-, risposi.
-Capisco…-, commentò.
Da quel momento seguì un lungo silenzio. La presenza di Hyung Jun era rassicurante come al solito, così chiusi gli occhi e lasciai che il sole riscaldasse le mie guance, che poco a poco andavano colorandosi di rosso.
Inspirai ed espirai profondamente, per poi riaprire gli occhi e lo guardai.
-Grazie, Sumbae…-, dissi d’un tratto sorridendogli.
-Uh? Di cosa?-, chiese.
-Per aver trovato mia sorella ieri. Non ti ho nemmeno ringraziato a dovere-, risposi dispiaciuta.
-Non preoccuparti, ho solo avuto fortuna, tutto qui-, concluse.
-Ti ringrazia anche Jong. Lui… credo che ti stimi molto. Ti considera un ragazzo con la testa apposto, rispetto ai tuoi amici-, dissi.
Hyung Jun scoppiò a ridere e poi mi guardò: -Non sono cattivi, solo credono molto nelle loro potenzialità. Hyun Joong è il nostro leader perché ogni giorno ha nuove idee per i balli, le canzoni, ecc. mentre gli altri contribuiscono tutti ad alimentare le sue idee. Siamo come voi, una sottospecie di famiglia, anche se sembriamo un branco di lupi inferociti da cui stare alla larga-, spiegò sorridendo. Hyung Jun sembrava divertito della mia precedente affermazione. Sapeva molto bene cosa pensassero gli Shinee dei SS501, ma noi non sapevamo cosa pensassero loro di noi, così chiesi: -Perché ce l’avete tanto con gli Shinee? Hyun Joong non sembra comportarsi così con l’altro gruppo-.
-Già… questo perché gli Shinee fanno paura a Hyun Joong-, rispose.
-Stai scherzando, vero?-.
-No, Hyun Joong è semplicemente spaventato, perché siete molto bravi e avete una carica diversa dalla nostra sul palco. Noi sembriamo molto convinti in quello che facciamo, ma voi… gli Shinee... sembra che si esibiscano non per gareggiare, ma per divertirsi, non mostrando la tensione che hanno addosso-, continuò a spiegare.
Mentre parlava, lo fissai e studiai il suo volto: mi sembrò molto serio e lo assomigliai agli altri membri del suo gruppo. Aveva ragione, gli Shinee avevano la capacità di sdrammatizzare quando le cose andavano male e ci scherzavano sopra, sperando che volta dopo potesse andare meglio, ma i SS501 non erano così. Ogni volta che gli Shinee ricevevano punti a loro favore, per il leader il mondo cadeva giù e le sue emozioni si riversavano su tutti i suoi compagni.
Hyung Jun si girò all’improvviso: -Come mai mi fissi?-, chiese dolcemente.
-Eh? N-niente…-, mi girai.
Mi guardò per qualche secondo e cercai di nascondere il viso con i capelli, imbarazzata. Quando sentii che non mi fissava più, tornai serena.
-Ti va di uscire questa sera?-, chiese all’improvviso.
Mi girai di scatto verso di lui e lo guardai più imbarazzata di prima: -Eh?-.
Sorrise e ripeté: -Ti va di uscire insieme?-.
-S-sumbae… io…-, farfugliai.
-Da amici –scrollò le spalle- so che non provi niente per me, perciò non voglio metterti sotto pressione. Ho bisogno di stare lontano dai SS501 almeno per una sera e tu sei l’unica persona con cui riesco a non pensarci-disse.
-Ok, ma… è successo qualcosa?-, chiesi preoccupata. Da quando uno dei membri di un gruppo voleva stare lontano dagli altri?
-In un certo senso… sì –ammise- Ma se possibile ne parliamo sta sera. Allora ci stai?-, domandò sorridente.
Annuii: -Va bene. Non so come farò a dirlo a Jong, ma va bene-, sorrisi.
 
Tornata a casa, sporca e sudata, andai a farmi una bella doccia calda. Preparai una felpa e un pantalone di una tuta e m’infilai sotto l’acqua bollente. Lasciai che l’acqua scorresse sul mio corpo e distesi i nervi, pensando a cosa potevo inventarmi per uscire con Hyung Jun, senza che Jong potesse scatenare la terza guerra mondale.
Mi strofinai bene i capelli, m’insaponai e poi risciacquai bene tutto. Uscii dalla doccia e tolsi il vapore dallo specchio, incontrando i miei stessi occhi: -Che cosa potresti dire a tuo fratello?  -mi chiesi- forse… forse devi dire solo la verità. Jong non è la tua balia, né la tua babysitter. Se ne farà una ragione, in fondo usciamo solo d’amici Jun ed io…-, mi sorrisi e cominciai a tamponare e capelli per togliere l’acqua in eccesso.
Misi la spuma nei capelli e asciugai con il diffusore, ottenendo dei bei boccoli ribelli che incorniciarono il mio viso. Soddisfatta del risultato, mi vestii e scesi in cucina per il pranzo.
Mamma e papà erano a lavoro il pomeriggio, così avevano lasciato tutto pronto. Angelica era dalla tata e così trovai solo Jong che aveva cominciato a mangiare senza di me.
-Grazie per avermi aspettato…-, dissi ironica.
-Prego-, rispose lui piatto.
Stavo mettendo un po’ di ramen nel mio piatto, ma a quelle parole mi girai verso mio fratello e lo squadrai da capo a piedi. Era arrabbiato con me?
-Jong… qualcosa non va?-, chiesi. Tornai a mettermi il ramen nel piatto e poi mi sedetti a tavola, iniziando a mangiare.
-No-, continuò con le risposte a monosillabi. Sbattei la forchetta sul tavolo e lo fissai: -E’ per quello che ha detto papà sta mattina?-, continuai.
Jong alzò gli occhi dal piatto e mi guardò senza mostrare emozioni di nessun tipo: -Anche se fosse?-.
-Come mai sei arrabbiato per quello che ha detto? Sei così preoccupato che Hongki, o come si chiama lui, possa piacermi? Lo sai che se è una persona di casa non potrei mai interessarmi. Perché continui a preoccuparti?-, scrollai le spalle guardandolo male.
-Non è per quello che ha detto papà, è per…-, disse.
-Cosa?-, chiesi.
Sbuffò e tagliò corto, facendo cadere il discorso come papà quella mattina: -Lascia stare…-.
Cerca ancora di evitare i discorsi quando si tratta di Hongki! Che nervi! Devo assolutamente scoprire che cosa nascondono in questa casa!”, pensai.

Per cambiare il discorso e cogliere di sorpresa mio fratello, dissi dopo poco: -Sta sera esco con Hyung Jun, non ti dispiace, vero?-. . Lo dissi con innata calma e leggerezza, tanto che probabilmente a Jong andò di traverso un boccone di ramen, perché come finii di parlare cominciò a tossire, cercando disperatamente un po’ d’acqua.

-Non ho detto che ci esco come fidanzata o peggio come moglie! Semplicemente vuole un’uscita d’amici!-, spiegai passandogli la bottiglia. Bevve e mandò giù il boccone.
-Stai scherzando, vero!?!-, strillò.
-Calmati, Jong, tanto la mamma mi darà il permesso-, dissi tranquilla.
-Non credo, la zia sta mattina ha detto che non vuole nessuno all’infuori di Kibum come genero. Ricordi?-, chiese sarcastico.
-Sì, me lo ricordo, ma non ne faccio un dramma. Le dirò semplicemente che esco d’amica, proprio come l’ho detto a te-, conclusi tornando al mio piatto, ma lo vidi ancora più preoccupato.
-Jong… -dissi esasperata- papà mi lascia fare come voglio, la mamma mi lascia fare come voglio. Sanno bene che scelgo le persone con cui uscire solo dopo averle conosciute e inquadrate bene. Anche tu lo sai, allora perché non la smetti di preoccuparti per me? Io mi preoccuperei di Federica, non di mia sorella. Quella ragazza ha bisogno di un po’ d’attenzioni da parte tua e tu sei sempre dietro di me come se fossi un segugio!-, lo ammonii.
Jong sospirò profondamente e si rattristò: -Sì… oggi abbiamo litigato proprio per questo-, ammise.
-Per me?-, chiesi allibita.
-No, perché le presto poca importanza. Solo che… non riesco a trovare tempo, né momento. Vorrei stare un po’ con lei, ma allo stesso tempo devo stare appresso a te e agli Shinee-, confessò tristemente.
-Allora molla tutto, no?-, sorrisi.
-Cosa? Lasciare tutto? Non se ne parla per niente!-, esclamò.
-Cretino… non definitivamente. Intendevo: portala a cena fuori! Con il lavoretto che l’anno scorso hai fatto al bar del centro, hai messo da parte un bel gruzzolo. Prendi qualche soldo da lì e portala a mangiare fuori con te. Sono sicura che apprezzerà. Sarebbe un gesto carino e molto romantico-, gli proposi.
Jong si fece pensieroso ed io finii il mio ramen. Mi alzai e posai il piatto nel lavandino per poi dirigermi verso la mia camera.
-Sorellina…-, sentii che mi chiamava.
-Mh? Si?-, chiesi girandomi sulle scale.
-Grazie –mi sorrise- cerca di fare la brava sta sera. Mi fido di te e… seguirò il tuo consiglio-. Capii che mi stava lasciando via libera e gli sorrisi dolcemente.
-Grazie a te, fratellone-, ammiccai e salii di corsa le scale.
Arrivata in camera, accesi il pc e aspettai che entrasse nel sistema. Una volta dentro ricevetti un messaggio istantaneo in posta da parte di Minho. Lo aprii e lo lessi:
 
Dobbiamo parlare. Ci vediamo alle quattro al parco, dove vai a correre. A dopo
Minho.
 
Restai perplessa e un po’ stupita. Adesso ci si metteva anche lui? Dall’ultima volta che avevo cercato di fare pace non mi aveva più rivolto la parola, se non per insultarmi, quando avevo perso mia sorella, e dirmi che ero “Stupida e irresponsabile”.
Sospirai davanti alla posta elettronica e poi la chiusi. Diedi un rapido sguardo all’orologio e notai che erano le due e mezzo. Avevo ancora un’ora, ma mi preparai lo stesso per uscire.
Verso le tre e mezzo scesi le scale e annunciai a mio fratello, il quale era spaparanzato a vedere la tv: -Jong, io sto uscendo-. A piedi, da casa mia al parco, era mezz’ora di camminata, così uscii per le tre e mezzo.
-Dove vai?-, chiese guardandomi.
-Minho vuole parlarmi. Mi ha scritto in posta-, scrollai le spalle e mi misi la sciarpa.
-Forse vuole fare pace. Mi sembrava dispiaciuto ieri sera quando ho parlato con lui-, disse Jong.
-Non lo so. Puoi accompagnarmi tu? Non mi va di andare a piedi-, lo pregai.
-No, devo aspettare quella piattola di Hyun Joong per studiare e finire il progetto a coppie-, disse quasi schifato.
-Ok, allora cerca di non farci a botte. Non voglio spargimenti di sangue al mio ritorno. Per il resto… buon pomeriggio e buono studio. Bye bye!-, gli rivolsi un sorriso sarcastico e uscii di casa, incamminandomi.
 
Ero seduta su una panchina, con le mani dentro le tasche, quando qualcuno alle miei spalle mi coprì gli occhi con le mani. 
-Ma chi…?-, tolsi le mani dai miei occhi e vidi Minho dietro di me.
-Ciao, dolcezza-, sorrise dolcemente sedendosi accanto a me e mi scompigliò i capelli. L’odiai a morte: avevo faticato per renderli perfetti e lui aveva distrutto quello che avevo creato.
Lo osservai e notai che era di buon umore. Buon segno, significava che voleva far pace. Sorrisi fra me e aspettai.
-Come stai?-, mi chiese.
-Bene, tu?-, gli sorrisi.
-Bene-, mi guardò e lessi un filo d’imbarazzo nei suoi occhi, così senza pensarci due volte gli chiesi: -Ti sei divertito con Tiffany ieri sera alla festa?-.
-Sì, è stata una bella serata. E tu con Kibum?-, chiese.
Tasto dolente. Quella domanda mi fece venire in mente ciò che era successo con Hyun Joong. Minho probabilmente non sapeva niente. Jong aveva evitato di dirglielo? Forse sì, ma evitai comunque il discorso abbassando lo sguardo e mentendo: -Sì…-.
-Non mi suona un “sì” convinto-, disse scrutandomi.
-No, è stata una bella serata. Davvero. Ho trovato il tuo messaggio in posta, cosa volevi dirmi?-, tagliai corto e andai al sodo.
Minho assunse un’aria dispiaciuta e allo stesso tempo imbarazzata. Lo guardai e gli feci coraggio con un sorriso. Se voleva fare pace, per me era tutto risolto.
-Ecco… beh, io volevo farti le mie scuse-, disse d’un fiato. Non mi rivolse lo sguardo, ma fisso un punto indefinito di fronte a lui, così guardai avanti anch’io per non metterlo in soggezione.
-Minho… io credo di non poter…-, cominciai, ma mi fermò.
-Capisco, se non puoi scusarmi, non fa niente. Capisco…-.
-Stavo per dire: “Credo di non poterti non perdonare”, ma se vuoi che non accetti le scuse…-, scoppiai a ridere.
Lo vidi trarre un sospiro di sollievo e rise anche lui: -Mi dispiace di averti trattato male in questi giorni e di… averti dato della stupida ieri pomeriggio-, si scusò.
-Non preoccuparti. Eri arrabbiato con me perché ti ho trattato male senza un valido motivo. Mi dispiace tanto…-, ammisi più a me stessa che a lui.
Minho cercò il mio viso chinando la testa di lato: -Il motivo c’era invece…-, disse tranquillo incontrando miei occhi. Lui sapeva del mio debole? Ok, Jong non teneva la bocca chiusa con i suoi amici, ma addirittura dirlo al diretto interessato!
-Quale sarebbe stato? Illuminami-, chiesi scherzando e facendo finta di niente allo stesso tempo.
-Ti piaccio-, sorrise compiaciuto.
Lo guardai allibita per un istante. Aveva appena confermato che mio fratello era un pettegolo: -Piacevi-, precisai.
-Certo, certo-.
-Minho –lo ammonii- sono sicura di quello che dico. Ho represso i miei sentimenti subito, ma mi sentivo gelosa del rapporto che hai con Tiffany, tutto qui. Ti ho sempre considerato come uno dei miei migliori amici e vedervi insieme… beh, non è stato carino dato che cominciavi a interessarmi; però non posso farci niente, lei non lo sapeva. A proposito, dille che mi dispiace, se la vedi… Da quando ha saputo del nostro litigio non mi ha più rivolto la parola-, dissi sconsolata.
-Lo farò, ma non credo che le passerà facilmente-, disse Minho un po’ dispiaciuto.
Scrollai le spalle: -Se vuole essermi amica ci sarò, ma per il momento non posso stare molto appresso a lei, devo seguire quello che Jong sta combinando con Federica-, pensai ad alta voce. In effetti era vero, dovevo controllare ciò che faceva mio fratello, perché se si fosse allontanato troppo da lei, Federica si sarebbe di certo guardata intono. La cosa non mi piaceva. Jong stava bene con Feffe e anche lei con lui, il problema era la stupidità di mio fratello e io dovevo per lo meno distruggerla per farli riavvicinare.
-Sì, c’eravamo anche noi quando Feffe si è arrabbiata con Jong. In fondo non ha tutti i torti lei. Jong è sempre a preoccuparsi per te e non presta molta attenzione a Federica-, commentò.
-Lo so, infatti, oggi l’ho sgridato abbastanza. Dice che la porterà a cena fuori prossimamente e questo grazie a me!-, risi, gonfiandomi orgogliosa di me stessa.
-Allora spero che facciano pace. Jong diventa molto depresso quando discute con lei e sinceramente non mi va di starlo a sentire frignare anche questa volta-, commentò.
-Almeno tu non vivi insieme a lui. Mi riaccompagni a casa?-.
-Certo, volentieri-, sorrise e ci alzammo.
Ci incamminammo verso casa e sulla strada del ritorno Minho m’invitò a prendere una cioccolata calda. Entrammo nel “Paradise caffè”, dove un anno prima Jong aveva trovato lavoro, e ordinammo una cioccolata fondente per me e una bianca per lui.
La cameriera portò tutto in un lampo e cominciai a mangiare lentamente, assaporando la mia cioccolata un po’ per volta. Era molto amara, ma in quel momento l’amaro del fondente consolava il mio umore. Fissai la tazza e giocai con la cioccolata, facendo girare il cucchiaino più volte, mescolandola.
Tiffany non farà mai pace con me, ne sono certa. E’ troppo orgogliosa e dovrei fare io il primo passo. Sinceramente non mi va di stare a pregare nessuno. Se mi vuole come amica tornerà prima o poi…”, pensai.
-Credo che quest’anno verrò a dare una mano qui al bar come ha fatto Jong-, disse Minho all’improvviso e mi portò alla realtà.
-Come mai?-, chiesi.
-Beh, è pur sempre un’esperienza e poi così posso avere da parte dei soldi per comprare cose che mi piacciono, senza chiedere hai miei. L’idea di tuo fratello non era stata cattiva-, rispose.
Mi guardai intorno e vidi la cameriera molto indaffarata a servire quasi tutti i tavoli. In effetti, non c’era molto personale in quel bar e un altro dipendente avrebbe fatto di sicuro comodo.
-Credo che farò lo stesso –annunciai- anche a me farebbero comodo dei soldi. Chiedere ogni volta ai miei è abbastanza scocciante, considerando che non mi danno la paghetta-, commentai continuando a guardarmi in giro.
Finii di bere la mia cioccolata e Minho andò a pagare. Mi alzai e lo raggiunsi dopo poco. Quando arrivai al banco della cassa, lo sentii parlare con la cameriera dei posti liberi come camerieri: -Capisco… e quando potrei cominciare?-, chiese.
-Anche la settimana prossima. Ci serve disperatamente qualcuno che aiuti ai tavoli-, rispose la cameriera. Era molto bella: lunghi capelli neri le incorniciavano il viso a cuore e due occhi grandi erano evidenziati da un filo di matita nera. La sua figura era alta e longilinea e gli stivali con il tacco la facevano ancora più alta.
-C’è posto per due dipendenti?-, m’intromisi.
-Come? Certo-, rispose lei sorridente.
-Allora potrei iniziare a lavorare anch’io con voi?-, domandai. Minho mi stava osservando stupito. Forse non credeva che avrei lavorato nello stesso bar in cui avrebbe lavorato lui.
-Certamente! Sono felice di ricevere un po’ d’aiuto qui. La prossima settimana potete iniziare tranquillamente!-, cinguettò.
-Bene, allora inizieremo lunedì alle quattro, giusto?-, chiese Minho.
-Sì, e ricordate di non fare tardi, il direttore è molto intransigente -si raccomandò la ragazza- io sono Cloe, piacere di conoscervi-, sorrise dolcemente.
-Piacere nostro-, ribatté Minho.
Uscimmo dal “Paradise Caffè” che erano quasi le sei. Minho fu molto gentile e mi riaccompagnò a casa di buon umore.
Quando rientrai Jong mi fece il terzo grado, chiedendomi cosa avessimo fatto, dove fossimo andati e cosa avevamo fatto. Fortuna che era un suo amico, non osavo immaginare cosa mi avrebbe chiesto quando sarei rientrata dopo la serata con Hyung Jun.
Salii lentamente le scale e cominciai a prepararmi, scegliendo un look molto casual. Quella sera non avevo voglia di agghindarmi, né di farmi bella. Volevo che Hyung Jun non si sentisse in imbarazzo per niente, così presi una maglia nera elegante cosparsa di strass a maniche lunghe, un jeans, un paio di stivali lunghi fino al ginocchio e li indossai.
Andai in bagno e passai un leggero velo di matita nera sui miei occhi, contornai le palpebre con un ombretto bianco e sfumai il tutto. Misi un po’ di mascara e fui pronta in pochi istanti.
Chiamai mamma e l’avvisai che quella sera non avrei mangiato a casa per una cena con degli amici. Fu ben contenta di darmi libera uscita ed io lo fui più di lei. Sospettai, però, che avesse intuito qualcosa quando riagganciò il telefono con uno dei suoi urletti.
 
Quando arrivò, alle otto precise, Hyung Jun mi fece uno squillo al cellulare io scesi le scale per avviarmi alla porta di casa.
-Mamma, papà, io sto uscendo. Ci vediamo alle undici-, annunciai.
-Stai attenta, Bocciolo-, si raccomandò papà.
-Non preoccuparti, papà, so badare a me stessa-, gli sorrisi e vidi Jong lanciarmi uno sguardo preoccupato. Lo rassicurai facendogli l’occhiolino e uscii di casa.
Hyung Jun aveva accostato a due cancelli più giù da casa, così camminai fino alla macchina e bussai al finestrino quando fui li: -Buona sera, signor Kim-, dissi ridendo.
Jun sorrise e uscì dalla macchina abbracciandomi: -Ciao, miss sorriso! Come stai?-, chiese.
-Bene, grazie. E tu?-.
-Bene. Sei bellissima-, disse.
-G-grazie…-, arrossi. Ed io che avevo cercato qualcosa di semplice per non attirare l’attenzione!
-Sali in macchina. Sarai affamata, andiamo a mangiare-, disse d’un fiato risalendo in macchina.
Salii anch’io e una volta dentro chiesi: -Dove andiamo?-.
Mise in moto e partì senza essere brusco: “Fortuna che non guida come Jong e Kibum”, dissi fra me.
-Ho pensato a un ristorante italiano in centro, ti va?-, rispose.
Italiano… Perché tutti pensavano che mangiassi esclusivamente italiano solo perché non ero coreana come loro? Odiavo certe situazioni.
-Ecco… possiamo mangiare qualcosa che piace anche a te. Non per forza cibo italiano, no?-, lo guardai un po’ imbarazzata.
-Non preoccuparti. Non ho mai mangiato in un ristorante italiano, perciò mi farai gustare piatti nuovi. Non è male come idea… e poi so che la cucina italiana è la più buona di tutte. Tu sarai un ottimo giudice questa sera, così la prossima volta che deciderò di andare saprò cosa ordinare-, mi sorrise spensieratamente per un attimo e tornò a guardare la strada.
Hyung Jun Sumbae è molto dolce con me. Capisce che non potrò mai ricambiare i suoi sentimenti e fa di tutto pur di non farmi notare che in realtà ci sta male. Non assomiglia per nulla a Hyun Joong… Probabilmente se Hyun Joong non mi avesse attratto tanto, avrei sicuramente perso la testa per te…”, pensai abbozzando un mezzo sorriso.
-Perché mi fissi?-, chiese guardandomi di sottecchi senza perdere di vista la strada.
-Eh? No, niente…-, mi girai di scatto e guardai fuori dal finestrino, avvampando di nuovo in volto. Fortuna che avevo i capelli sciolti, così mi nascosi dietro di essi.
 
Arrivati davanti al ristorante, Jun aprì la mia portiera e, porgendomi una mano, mi fece scendere. Le mie guance s’infiammarono e non potetti più scappare dal suo sguardo sempre sorridente e scherzoso.
-G-grazie-, dissi e mi voltai a guardare altro. E quello doveva essere un appuntamento d’amici? Gatta ci covava.
-Prego-, rispose.
Alzai gli occhi per osservare il ristorante e notai che quello era il più costoso e il più chic della città. Hyun Jun non aveva badato a spese per me: -Sumbae… ma questo ristorante…-.
-Non preoccuparti, baderò io alle spese. Voglio che questa sera tu stia bene-, mi zittì e un altro sorriso mi fece diventare viola.
Entrammo nel locale e una ragazza ci venne in contro. Hyung Jun le disse di aver prenotato quel pomeriggio e lei ci portò a un tavolo per due. Jun mi fece sedere accostandomi la sedia ed io volli solo sparire per l’imbarazzo.
Si mise seduto di fronte a me mentre aspettavamo il menù, osservai come fosse stata apparecchiata la tavola: tovaglie di seta scendevano quasi fino a terra, mentre sul tavolo erano stati cosparsi petali di rosa. Due piatti di ceramica erano davanti a noi, mentre i tovaglioli bianchi di stoffa, come la tovaglia, erano stati ripiegati a ventaglio e poggiati su di essi. Due bicchieri coronavano il tutto.
Più la serata va avanti e più mi sento fuori luogo. Hyung Jun Sumbae ha esagerato…”, pensai.
-Ecco i vostri menù, ragazzi-, la cameriera ci diede il menù e la ringraziai. Andò via con un sorriso sulle labbra che lasciava intendere molto. Sicuramente aveva pensato che stavamo insieme? Meglio non pensarci.
-Che cosa prendiamo? Sei tu il giudice sta sera-, Hyung Jun mi sorrise e neanche prese il menù.
-Beh, non so quali sono le specialità della casa, ma se vuoi mangiare cucina italiana, possiamo ordinare lasagna, una bistecca e dell’insalata; oppure possiamo ordinare tutto a base di pesce come gli spaghetti con le vongole, cozze, pesce spada…-, mentre la mia parlantina cominciava a farsi sentire e sfogliavo il menù parlando quasi da sola, Hyung Jun intervenne: -Non conosco nessuno dei piatti che hai nominato. Fai tu e mangerò tutto-.
-Oh… -dissi sorpresa- allora vada per lasagna, bistecca e insalata-, dissi chiudendo il menù.
La cameriera arrivò con il solito sorriso e le dissi cosa ci doveva portare. Fu molto carina interessandosi di dirci cosa offrivano i piatti della sera, ma non sapendo bene come fossero, mi limitai a dargli l’ordinazione che avevo scelto e in più aggiunsi un antipasto di terra.
I piatti arrivarono in un batter d’occhio e cominciammo a mangiare. A ogni piatto annunciavo cosa fosse e Jun, con un sorriso a ogni portata, cominciava a mangiare di buona forchetta.
-La lasagna è buona-, disse a un tratto.
-Sì, e spero che la carne sia altrettanto-, commentai.
Continuammo a mangiare, parlando del più e del meno senza troppi pensieri: come andava a scuola lui, come andavo a scuola io (in sostanza mi descrissi come l’ultimo dei somari, ma ci prestò poca attenzione), che cosa avrebbe fatto dopo la scuola e che cosa avrei fatto io.
-Non so… –cominciai- sinceramente non so che fare nella mia vita. Mi piace scrivere e leggere, ma al contempo amo disegnare. Da piccola volevo diventare un’illustratrice di fiabe, ma da qualche tempo sto considerando l’ipotesi che forse potrei anche scegliere un indirizzo di lettere per diventare scrittrice o qualcosa del genere-, dissi.
-Beh, non è male come idea. Due artisti in famiglia, no? Tuo fratello rincorre il sogno di diventare un cantante-, commentò.
-Sì, e per inseguire quel sogno ce la sta mettendo tutta-, sorrisi mentre parlavo di Jong.
Hyung Jun mi sorrise dolcemente e tornò a mangiare. Seguii il suo esempio e finii il mio piatto.
La serata trascorse piacevolmente, a parte l’inizio imbarazzante per me, ci comportammo da amici, proprio come mi aveva promesso. Arrivati al dolce, feci portare un tiramisù che Hyung Jun gradì molto.
Finito di mangiare, ci alzammo e Jun andò a pagare. Mi sentii un po’ in colpa, quella cena costò un finimondo.
Uscimmo dal locale e si guardò intorno per poi incontrare il mio viso: -Che cosa vogliamo fare adesso? Sono solo le dieci e tu hai detto che hai la possibilità di rientrare a casa alle undici, no?-, mi chiese.
-Sì. Beh, non so… dove vuoi andare per me va bene-, gli sorrisi.
-Mmm? –fece una faccia pensierosa- facciamo una passeggiata nei dintorni?-, domandò.
-Va bene-.
 Cominciammo a camminare e riprendemmo a chiacchierare di tutto ciò che ci passava per la mente e, tra una discorso e l’altro, senza farlo apposta, arrivammo a parlare dei nostri gruppi. Hyung Jun cominciò a descrivermi come si fossero conosciuti, come gli venne in mente l’idea di formare un gruppo e il loro sogno di andare a studiare all’estero per diventare un vero gruppo musicale. Hyung Jun, infatti, li descrisse come ragazzi ambiziosi e orgogliosi, ma non scontrosi e arroganti. Dalle sue parole capii che il loro legame era molto forte e radicato, quasi quanto quello degli Shinee. In fondo i due gruppi erano molto simili, seppur diversi.
-Com’è… Hyung Joong?-, chiesi a un tratto con lo sguardo perso tra le nuvole. Hyung Jun, che fino a quel momento aveva sorriso parlando dei suoi compagni, cambiò espressione nel momento in cui pronunciai quel nome. Sembrò piuttosto seccato di quella domanda improvvisa.
-Ho detto qualcosa che non dovevo, Sumbae?-, domandai preoccupata.
-Eh? –disse sorpreso- no, no… solo che non mi aspettavo che chiedessi di lui-, disse e tornò a sorridere. Intuii che quello era un sorriso abbastanza forzato che nascondeva qualcosa.
-Beh, non c’è molto da dire su Hyun Joong. Come ti ho già detto non è come sembra. Alle volte può sembrare scontroso e altezzoso, ma in realtà è molto buono. Sa essere dolce con le ragazze, non scorbutico e acido com’è successo il giorno delle prove, ed è nonostante tutto un bravo ragazzo. Forse un po’ troppo orgoglioso. In compenso la sua testardaggine e determinazione lo aiutano ad avere buoni voti a scuola e quasi la media più alta della classe-, commentò. Notai una punta d’amarezza nella sua voce, ma non riuscii a capirne la provenienza.
-Se è veramente come dici, perché si comporta così? Voglio dire… perché si comporta come se non glie ne importasse nulla di ciò che lo circonda?-, continuai a domandare. I comportamenti di Hyun Joong cambiavano in un secondo. Il ragazzo era molto volubile, per non parlare poi dell’egocentrismo che lo caratterizzava. Avevo conosciuto molti aspetti di lui: lo Hyun Joong sbruffone e irritante, quello buono e gentile, quale si era mostrato quando mi aveva aiutato nei compiti, e lo Hyun Joong preoccupato per un’altra persona.
-Molti non sanno che Hyun Joong ha problemi in famiglia-, rispose. La sua risposta mi lasciò stupita e mi rattristai, prestando più attenzione a ciò che disse Jun.
-Sua madre nell’ultimo periodo non è stata molto bene e suo padre è fuori città per lavoro. Non può tornare fino al prossimo anno e così deve pensare Hyun Joong a tutto. La mamma ogni settimana è sottoposta a visite mediche di ogni genere e lui le fa da tassista tutto il pomeriggio. Le prende appuntamento e l’assiste anche a casa. Lei non vuole che si preoccupi così tanto, ma Hyun Joong è fatto così-, continuò.
Eravamo arrivati in un piccolo parco giochi per bambini, così decidemmo di sederci su una panchina e restare li per un po’: -Mi dispiace. Il padre quando tornerà?-.
-Non lo so, ma forse è meglio che resti lontano. Hyun Joong non è in buoni rapporti con lui. Qualche anno fa è scappato di casa dopo una lite molto brutta con lui e quando è rientrato in casa… beh, non l’ha passata liscia. Ogni volta che è nervoso, lunatico e impulsivo c’è sempre suo padre di mezzo, così comincia a puntare chiunque gli capiti a tiro e se lo fa nemico. L’ultima volta sono stati gli Shinee le sue vittime e tu in particolar modo-. Restai sbigottita. Ora capivo perché il giorno delle prove era così nevrotico.
-Tuo fratello com’è?-, mi chiese.
-Jong? Un vero idiota-, dissi scherzando e Jun scoppiò a ridere.
-No, in realtà vuole solo apparire così. E’ un bravo fratello, forse troppo appiccicoso e iperprotettivo, ma piano piano ci fai l’abitudine e impari a sopportare ogni suo difetto. Ogni volta che c’è qualche problema posso andare a parlare con lui, ma negli ultimi tempi è troppo impegnato a pensare cosa possa combinare con i ragazzi per preoccuparsi di cosa mi succede veramente-, dissi alzando gli occhi al cielo.
-E che cosa succede veramente?-, chiese sorridendo con un sorriso rassicurante.
Scrollai le spalle e sorrisi: -Non credo ti possa interessare e… sinceramente non ho voglia di parlarne-.
“Hyung Jun Sumbae… un ragazzo sta entrando nel mio cuore, ma non posso parlare di lui con te”, pensai.
-Non preoccuparti, tranquilla-, sorrise. Un altro di quei sorrisi finti e intrisi di mistero.
-Grazie lo stesso-, gli dissi.
*°*°*°*
Quella sera ero piuttosto nervoso. Avevo litigato furiosamente con Hyung Jun per colpa della sorella di Kim Jonghyun, di cui tra l’altro neanche ricordavo il nome in quel momento, ma gli strascichi di nevrosi li sentivo ancora addosso.
Avevo detto espressamente a Hyung Jun di stare lontano da quella ragazza, ma lui se l’era presa dopo aver capito la mia intenzione di farla innamorare di me. Che idiota… Io non ero minimamente interessato a lei. Se lei fosse caduta ai miei piedi, avrebbe dato talmente tanto filo da torcere al fratello, che sicuramente non si sarebbe impegnato per gara della scuola. Volevo solo allontanare uno dei componenti del loro gruppo, anche a costo di giocarmi una carta bassa per i miei standard. Era sbagliato, lo sapevo, ma desideravo troppo quella borsa di studio per giudicare i mezzi.
Dopo cena decisi di fare una camminata per le strade di Seoul, così dopo aver rassicurato mia madre che sarei rientrato prima di mezzanotte, uscii di casa e mi avviai per il centro.
Se continuo ad infastidirla, Hyung Jun me la farà pagare cara. E’ pacato e buono, ma se si arrabbia potrebbe diventare un vero problema. Ho sempre pensato che la rabbia dei buoni sia spaventosa”, pensai mentre percorrevo le vie del centro e osservavo le vetrine ancora addobbate per halloween.
Misi le mani in tasca, l’aria si stava facendo a poco a poco più fredda e continuai a pensare: “Se gli raccontassi del bacio di sicuro mi distruggerebbe, ma in quel momento il tappo mi ha fatto perdere il lume della ragione. Perché l’ho baciata poi? Non lo so nemmeno io… Che ti succede Hyun Joong? Quando sei in presenza di quella ragazza il tuo cervello impazzisce non capisci più niente. No… sono sicuro che non mi piaccia. Dovrei essere impazzito per farmi piacere una donna del genere”.
Arrivai al piccolo parco giochi e ancora immerso nei miei pensieri guardai lo scivolo con cui molte volte da bambino avevo giocato. Mi sedetti su una panchina poco illuminata e fissai le luci accecanti della città.
Perché hai sentito una scossa nel momento in cui le vostre labbra si sono sfiorate? Non sarà che…”, rimuginai.
-Aish! Hyun Joong stai diventando pazzo!-, esclamai all’improvviso.
Beh, in effetti potevo anche esserlo in quel momento. Chiunque mi avesse visto avrebbe pensato che ero mentalmente instabile, dopo tutto stavo parlando da solo.
Il parco era deserto, ma dopo un quarto d’ora vidi due figure in lontananza che si avvicinavano alla panchina sotto il palo della luce. Si sedettero e continuarono a parlare, come già stavano facendo. Probabilmente non si erano accorti di me, ero troppo nascosto per esser visto, ma loro erano abbastanza illuminati.
Sembrano dei visi familiari”, pensai e prestai più attenzione ai loro volti, mettendo a fuoco la vista.
Li riconobbi quando il ragazzo scoppiò in una sonora risata. La voce era sicuramente di Hyung Jun e la ragazza accanto a lui era…
“Non è possibile!”. O forse si? Mi alzai dalla panchina e mi avvicinai senza farmi vedere. Erano proprio loro. Hyung Jun e la sorella di Jonghyun!
Il nervoso s’intensificò ancora di più e sentii lo stomaco contorcersi dalla rabbia. Era gelosia? Non poteva essere uscito con lei, non dopo quello che gli avevo detto.
 
-So che è interessata a me da quando mi ha visto alle prove. Rassegnati-, dissi a muso duro.
-Che diavolo ne sai tu di quello che prova o pensa lei!-, ribatté.
-L’ho sentita parlare con Key al ballo. L’ ha detto lei-, ammisi.
 
I due piccioncini continuarono a parlare, finché non li vidi rialzarsi. Lui le sorrise, ma lei mi sembrò abbastanza imbarazzata da cercare una via di fuga. Si girò nervosamente e fece per incamminarsi, ma Hyung Jun la prese per un braccio e l’attirò a se. La stava baciando?! Fu la goccia che fece traboccare il vaso quella sera e stizzito, prima che potessi scatenare un pandemonio, me ne andai a passo pesante.
 
*°*°*°**
-Sono le undici meno un quarto. Vieni ti accompagno-, mi disse dopo che lo ebbi ringraziato.
-Oh… sì, è meglio che ritorni a casa-, dissi.
Ci alzammo dalla panchina e mi sorrise dolcemente: -Se vorrai sfogarti ci sarò-, ammiccò.
Arrossii e lo ringraziai ancora per la serata e per la chiacchierata della sera. Ero stata bene in fondo: -Sumbae… grazie per la bella serata. Sono stata bene e… sei un ottimo cavaliere. Spero che prima o poi riuscirai a trovare qualcuna che possa ricambiare ciò che provi-, sorrisi.
-Lo spero anch’io-, disse scompigliandomi i capelli.
Mi girai e cominciai a incamminarmi per ritornare alla macchina, ma mi sentii presa per un braccio e tirata indietro. Mi ritrovai attaccata al petto di Hyung Jun, il quale mi circondò con le braccia in un caldo abbraccio.
Fui sorpresa da quel gesto, ma lo fui ancora di più quando accostò il suo viso al mio orecchio e mi sussurrò: --Grazie a te per avermi fatto tornare il buon umore oggi. Starò lontano, ma se avrai bisogno di me sappi che ci sarò sempre. Rimango a vegliare su di te-, sciolse l’abbraccio e ancora frastornata ricevetti un dolce e delicato bacio sulla fronte.
-Dai… si sta facendo tardi, non voglio che i tuoi ti sgridino-.
Detto questo tornammo alla macchina e mi riaccompagnò a casa. Fui molto silenziosa in macchina. Era stato molto carino a dirmi quelle cose, ma avevo paura che la sua infatuazione si potesse trasformare in qualcosa di molto più forte.
“Hyung Jun Sumbae… per favore, abbi cura di te stesso e cerca di non fare stupidaggini. Non so perché, ma sento di volerti davvero bene, anche se ci conosciamo da poco. Non voglio che tu stia male per colpa mia”, mentre pensavo lo fissai per un istante e notai che nonostante tutto stava bene. Forse la mia vicinanza gli bastava e non pretendeva che io provassi qualcos’altro oltre la semplice amicizia.
Tornai a guardare la strada fuori dal finestrino e aspettai in silenzio di ritornare a casa.
 
Arrivati davanti al cancello, notai che tutti erano già andati a dormire. Le luci in casa erano spente, neanche Jong era sveglio. Molto strano da parte sua.
-Grazie per la bella serata, sumbae-, dissi sorridendo una volta fuori dalla macchina.
-Grazie a te! Ci vediamo a scuola-, mi rivolte un gran sorriso e, chiusa la portiera, andò via.
Lo guardai svoltare l’angolo e poi entrai in casa, dirigendomi in punta di piedi  in camera mia. Nessuno si accorse della mia presenza. Bene, almeno Jong non mi avrebbe fato il terzo grado quella sera.
Entrai in camera e mi misi il pigiama. Avevo abbastanza caldo ed ero agitata a causa di quello che era successo alla fine della serata, così misi una canotta e un pantaloncino e scesi di sotto per prepararmi qualcosa. Passai di fronte alla camera senza fare rumore, ma disgraziatamente urtai un giocattolo di Angelica davanti alla stanza di Jong e per poco non caddi dalle scale. Mi ressi alla ringhiera e pregai di non aver svegliato nessuno. Rimasi lì per qualche istante, in ascolto di qualche rumore, ma non sentii nulla.
Bene, non si è svegliato nessuno. Meglio così”, pensai e con un piede dolorante scesi le scale.
Arrivata in cucina, aprii lo sportello del mobile e scelsi una tisana alla camomilla vanigliata, misi l’acqua sul fuoco e mi sedetti a braccia conserte al tavolo. Poggiai la nuca sulle braccia e chiusi gli occhi per un po’.
Tof. Tof. Tof. Il rumore di ciabatte mi fece alzare lentamente la testa: “No… l’ho svegliato, ora mi toccherà raccontare tutto”, pensai in preda al panico.
Poggiai di nuovo la testa sulle braccia e chiusi di nuovo gli occhi cercando una via di fuga: -Ciao Jong. Mi dispiace averti svegliato, ma Nanà ha lasciato i suoi giochi in giro e sono inciampata. La serata è andata bene. Ho ancora due braccia, due gambe e tutti i miei adorati capelli. Non preoccuparti, sono ancora viva-, dissi in tono piatto e senza dargli troppa importanza.
Lo sentii fermarsi accanto al tavolo, ma la voce che sentii non era di mio fratello: -Mi dispiace, ma non sono Jong. Piacere di conoscerti comunque!-.
Alzai nuovamente la testa e vidi un ragazzo biondo e con i capelli medio lunghi, raccolti una piccola coda, che sorrideva spensieratamente. Lo squadrai dall’alto in basso e scattai in piedi distanziandomi da lui e rischiando di far cadere la seria: -Chi sei tu? Perché sei in casa mia? Non ti conosco!-, quasi urlai, ma il ragazzo non si scompose, anzi mi guardò con uno sguardo alla “questa è pazza”.
-Piacere, Lee Hongki-, mi porse la mano e fui sempre più sconvolta. Quello era… non male, ma…
-Ma tu non dovevi arrivare fra una settimana?-, esclamai ricomponendomi a poco a poco.
-Sì, ma i miei genitori avevano fretta e così sono arrivato sta sera all’insaputa di tutti, facendovi una sorpresa-, spiegò e ritirò la mano. Sorpresa?! Ero quasi morta d’infarto!
-Tu devi essere Yaya, giusto?-, continuò sorridendo e si sedette al tavolo come se mi conoscesse da una vita. Perché si comportava così?
Alzai un sopracciglio: -Come fai conoscere il mio nome, anzi il mio soprannome?-, chiesi e mi avvicinai lentamente al tavolo, neanche ci fosse poggiata una bomba sopra.
-Me l’ha detto Jong -scrollò le spalle- sei sua sorella, no?-, chiese e continuò a sorridere come un bambino.
“Che bel sorriso”, pensai.
-Fino a prova contraria, sì-, confermai e mi sedetti.
Hongki era un bel ragazzo dal viso paffuto, ma non troppo. Il genere di persona che riempiresti di coccole solo perché assomiglia a un cucciolo. Indossava una canotta nera e il pantalone grigio di una tuta. Continuava a guardarmi come un bambino guarda per la prima volta qualcosa d’interessante.
-Ehm… credo che l’acqua per l’infuso sia pronta-, disse guardando prima il gas e poi me.
-Mmh? Oh…-, mi alzai e andai a spengere il gas. Misi la tisana in una teiera e lasciai il filtro dentro per poi portare tutto a tavola.
-Ne vuoi un po’?-, chiesi e gli sorrisi per la prima volta.
-No, torno a dormire. Il viaggio mi ha stancato molto… Buona notte-, sorrise dolcemente e tornò di sopra, lasciandomi gustare la tisana in silenzio e fra i miei pensieri. Lo seguii con lo sguardo finché non prese le scale. Spostai lo sguardo sulla teiera, in quell’istante più interessante di qualunque altra cosa.
“Il suo viso è molto familiare… E’ come se l’avessi già visto in passato, ma quando? Se è un amico di vecchia data di Jong, è impossibile che io lo conosca. Possibile però che papà e mamma mi abbiano nascosto qualcosa su di lui?”, pensai e mi versai un po’ di tisana nella tazza: “Bah... per il momento voglio solo bere quest’infuso e andarmene a letto. Penserò poi a scoprire qualcosa, se davvero c’è da sapere”.
Bevvi un sorso e mi bruciai la lingua: -Ah! Scotta! Scotta!-.
*°*°*°*°*
Dopo aver salutato Yaya, la sorella di Jong, e averle augurato la buona notte, mi diressi verso le scale che portavano alle stanze da letto, ma mi fermai a metà strada sporgendomi e rimanendo nascosto dietro il muro, per osservarla.
Era molto pensierosa e mi fece ridere quando la vidi e sentii piagnucolare dopo essersi scottata con la tisana. Scossi la testa vedendola dimenarsi dal dolore improvviso e pensai che negli anni non fosse cambiata per niente: scema come il fratello e identica alla madre fisicamente.
 “Chissà se ha qualche ricordo di me… In fondo ci siamo incontrati tanto tempo fa ed eravamo bambini”, pensai. Sorrisi fra me e la lasciai gustarsi l’infuso, risalendo le scale silenziosamente.

{Spazio Alue! :D}

Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeed eccomi qui di nuovo! Piaciuto? Curiosi di sapere chi mai sarà Hongki? E soprattutto come si evolverà la storia tra Hyun Joong e la protagonista? Si? Continuate a leggere allora! :3 Ben accette ogni tipo di recensione, anche se vorrete solo dirmi che vi ha fatto veramente schifo XD Bene, è tutto! Alla prossima! E grazie per essere passate! 
P.S. : Se siete curiose di sapere come si evolve la storia attraverso il punto di vista di Federica (la ragazza di Jonghyun) passate nella sezione SHINee e li troverete la FF "You Stole My Heart - Another Story", dove potrete capire un po' di più! 
Bye- bye! :D

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI
 
Scuola. Aula teatro. Hyun Joong mi aveva appena chiamato “rasoterra” com’era solito denominarmi quando era in preda alla rabbia.
-Smettila di chiamarmi così! Sono un tappo e allora!? Non è un problema tuo, perciò fai una bella cosa e taci una buona volta!-, urlai irritata.
-Posso chiamarti come voglio, quando voglio! Ho già detto che sono l’unico a poterti irritare e innervosire, per il resto gli altri devono stare lontani da te!-, gridò lui di rimando.
Eravamo sul palco e più che vero litigio sembrava una commedia comica realistica della mia vita, improvvisata lì per li.
-Oh oh… sentitelo signori e signore! Adesso si prende anche la libertà di decidere sugli altri! Chi pensi di essere? Mia madre? Mio Padre? Oppure frequenti tanto mio fratello da pensare di poterti comportare come lui?-, continuai avvicinandomi e andandogli sotto a brutto muso. Colpii ripetutamente il suo petto con un dito a ogni parola.
Hyun Joong stette zitto a fissarmi impassibile, ma con gli occhi fiammeggianti, poi lentamente disse a denti stretti: -Senti ragazzina… non so perché continuo a parlarti, ma dì un’altra volta che imito tuo fratello e finirà male di nuovo-, si avvicinò di più a me e sentii avvampare il viso.
Ebbi un déjà-vu e per un attimo credetti si essere di nuovo nell’ascensore della casa discografica. Lo guadai negli occhi con astio e ammutolii per qualche secondo, mentre lui continuava e le labbra si piegavano in un sorriso a metà fra il meschino e il trionfante: -Così va meglio, tappo-.
-YAH!-, sbottai sbattendo i piedi.
-Smettila!-, continuai.
-Perché? Altrimenti cosa farai?-, chiese.
Arrossii, non sapendo come ribattere, e per i nervi piegai il braccio all’indietro nel tentativo di schiaffeggiarlo, ma mi bloccò il polso al volo, riducendo la distanza fra inostri corpi a zero in pochi secondi. I suoi occhi catturarono i miei come fossero due calamite e subito sentii le sue labbra premere sulle mie.
Sgranai gli occhi e cercai di liberarmi da lui, ma stranamente, quando sentii la pressione della sua mano allentarsi sul mio polso, a poco a poco cedetti, lasciandomi andare. Dischiusi le labbra e un’esplosione di dolcezza e passione passò da lui a me, mentre la sua lingua giocava con la mia. La mano che stringeva il mio polso scese lentamente lungo il mio braccio, per incontrare il profilo della mia vita e percorre anch’essa con calma inaudita, che mi fece rabbrividire. Passò le mani dietro alla mia vita e mi strinse a sé, inarcandomi la schiena. Continuò a baciarmi dolcemente, fin quando delicatamente scostò i capelli dal mio collo e cominciò a dedicarsi a baciare la parte più sensibile dietro l’orecchio. Un gemito involontario uscì dalla mia bocca, mentre Hyun Joong mi spingeva contro il pannello del teatro, in modo da chiudermi il passaggio col suo corpo. Sentivo il suo profumo darmi alla testa. Non potevo resistergli.
Tornò a baciarmi con più passione e affondai le dita fra i suoi capelli, mentre le sue mani cercavano i lembi della mia maglia. Lì trovò e in poco tempo la sfilò. Passò le dita fredde lungo la mia spina dorsale e un’altra ondata di brividi mi percorse.
A quel punto sbottonai la sua camicia e la gettai dove poco prima era finita la mia maglia. Era un adone, un dio greco su cui potevo tracciare con le dita le linee perfette dei suoi addominali. Non mi sembrava vero, ma era come se tutti gli impulsi che avevo represso nei mesi precedenti si presentassero tutti in una volta.
Hyun Joong passò a baciare il mio petto e a poco a poco scivolammo sul pavimento. Slacciò con un rapido gesto il mio reggiseno e il suo petto aderì al mio, tornando a baciarmi.
Passione e adrenalina si stavano fondendo e a questo Joong aggiungeva tutta la sua innata dolcezza, che il mio cervello non capiva da dove arrivasse.
Scese a baciare il petto, la pancia e le mani giocarono per qualche minuto con il bottone dei miei pantaloni prima di decidersi a slacciarli.
Tornò alla bocca e i mie denti morsero un suo labbro, mentre le mie mani graffiavano delicatamente la sua schiena…
 
Mi svegliai di soprassalto e mi misi a sedere sul letto con uno scatto, prendendo la sveglia da sopra al comodino. La fissai per un attimo e poi la rimisi a posto. Erano le sei e un quarto.
Ricordavo il sogno. Era nitido come se fosse accaduto veramente. Come se tutto quello che avevo sognato fosse stato reale e soprattutto, non potevo crederci, come se l’avessi desiderato veramente.
-Stiamo scherzando?!-, sbottai.
-No… -uscii dal letto e mi misi le pantofole- non posso averlo sognato veramente. Non di nuovo!-, strillai e mi precipitai in bagno. Era precisamente una settimana che continuavo a fare lo stesso sogno e non né potevo più. Io odiavo quella persona, sapevo che avevo un debole nascosto da qualche parte, ma comunque rimaneva una persona odiosa e insensibile nei miei confronti.
Aprii i rubinetti del lavandino e mi sciacquai la faccia velocemente con l’acqua gelida. Mi tamponai il viso e poi mi guardai allo specchio. Sembravo uscita da un manicomio: sconvolta e con i capelli arruffati, andanti da tutte le parti. Cominciai a parlare a me stessa con pura serietà, non curandomi di nulla.
-Yaya, non puoi continuare così. Che ti sta succedendo? Quel ragazzo è un pallone gonfiato! Un SS501! Il leader per giunta!-.
-Sì, però… ammetti che hai un debole-.
-Quale debole?! Quel ragazzo ti ha rubato un bacio senza farsi troppi scrupoli!-.
-Lo sai che ti è piaciuto-.
- TU… non mi piaci-, annunciai con solennità. Feci dietrofront e uscii dal bagno, sperando che nessuno mi avesse sentito.
Aprii la  porta con gli occhi mezzi chiusi e mi spaventai vedendo Hongki: -Tutto bene?-, chiese guardandomi. Aveva sentito?
-Sì, non hai sentito niente, vero?-, domandai.
-No, soltanto la parte in cui dicevi a qualcuno che non ti piaceva-, rispose. Seguì una piccola pausa imbarazzante in cui entrambi ci guardammo negli occhi pensando chi dei due dovesse rompere il ghiaccio.
-Con chi stavi parlando?-, chiese poi.
-Con un idiota… -, dissi fra me.
-Ci vediamo fra un po’… buonanotte Hongki-, tagliai corto e filai di nuovo in camera mia. Maledizione… possibile che non potevo non collezionare figuracce? Pregai che Hongki non avesse la lingua lunga di Jong e non andasse a spifferargli nulla.
 
Erano passate tre settimane da quando ero uscita con Hyung Jun e i giorni d’allora erano passati “tranquillamente”: Hongki aveva potuto conoscere a pieno la follia regnante nella mia dolce e pazzesca casa così da non preoccuparsi più dei miei urli improvvisi a causa di Jong o delle sfuriate momentanee, ma mi accorsi presto che anche lui non aveva tutti i venerdì al loro posto alle volte, perché dopotutto non era troppo diverso da noi. D’altronde cosa potevo aspettarmi da un vecchio amico di mio fratello?
Hyun Joong sembrava troppo preso dalle prove dei SS501 per infastidirmi, così come tutti i suoi compagni, però sospettavo che stesse macchinando qualcosa a mia insaputa.
Jong mi teneva d’occhio come al solito, chiedendo aiuto a Kibum e Minho che senza esitare gli stavano dando una mano, e ignorava spudoratamente ogni mio richiamo a stare più attento a Federica. Quest’ultima da parte sua, dolce anima innocente, aveva trovato in Hongki le attenzioni che mio fratello non le dava. Tra il biondino e la mora, infatti, era scoppiata subito un’intesa, la quale interpretai come una buona amicizia, ma dopo una settimana capii da come si comportava Feffe che purtroppo si stava invaghendo del nuovo arrivato senza farlo apposta. Hongki era dolce e gentile, spensierato e pieno di vita, ingenuo… era il tipo di persona con cui chiunque poteva trovarsi bene e con cui avrebbe riso senza pensare. Feffe aveva bisogno di questo: svagarsi e non pensare ai guai che combinava Jong, e Hongki non faticava a farla ridere.
Taemin era preoccupato quanto me per questa situazione e subito c’eravamo messi a sorvegliare sia Feffe sia Hongki, senza contare tutti i miei vani sforzi di urlare a Jong che se fosse andato avanti in quel modo, l’avrebbe persa. Fortuna che la sua coscienza, in letargo da un pezzo, si era svegliata e sapeva di dover far qualcosa. Infatti, quella sera stessa l’avrebbe portata a cena fuori, come aveva promesso.
La data della gita al museo si avvicinava sempre di più ed era stata fissata per il venticinque di novembre. Mancavano ormai solo tre giorni e saremmo andati a visitare il museo del centro, per imparare qualcosa di più dalla preistoria alla caduta dell’impero Romano. La gita sarebbe stata tranquilla e piuttosto interessante, ma il pensiero che Hyun Joong poteva starmi a un metro di distanza solo per il puro piacere di vedermi impazzire, mi faceva venire i forzi di stomaco prima del tempo.
Mi alzai alle sette e mezzo abbastanza nervosa, ancora intontita per il brusco risveglio delle sei, e lentamente mi vestii. Era venerdì e spettava a me preparare la colazione a Nanà prima che la tata venisse a prenderla, così scesi silenziosamente le scale e trovai Hongki e Jong intenti a mangiare.
-Buongiorno!-, disse Hongki con un sorrisone stampato in faccia.
-Giorno…-, fece eco Jong ancora con la voce impastata e ancora nel mondo dei sogni.
 Non risposi a nessuno dei due. Gli passai avanti e mi diressi al frigorifero, pensando a quello che avevo sognato ancora una volta. Presi il cartone del latte e ne versai un po’ in un tegame per riscaldarlo. Rimisi a posto il cartone e feci per prendere del choco-milk, ma poi ci ripensai e scelsi di prepararmi una spremuta d’arancia: -Mmm… no, mi serve qualcosa che di aspro sta mattina-, borbottai.
Nel frattempo sentivo Jong e Hongki confabulare alle mie spalle: -Che le prende?-.
-Non lo so. Che io ricordi non si è mai preparata una spremuta di mattina presto-, disse mio fratello perplesso.
-Mi hai sempre detto che lei odia gli aranci-, continuò Hongki.
-Infatti è così…-, confermò Jong.
Dopo aver preparato la mia colazione, presi il latte caldo e lo versai nel biberon, mettendoci un po’ di cacao in polvere. Lo chiusi e lo lasciai sul tavolo, per andare a svegliare Nanà. Quella mattina me la stavo prendendo con comoda: Rhee mancava alla prima ora, così potevo entrare alle nove.
Passai di nuovo davanti al tavolo e Jong mi richiamò: -Sorellina?-, esitò.
-Dimmi-, risposi apaticamente, fermandomi sul primo scalino e rimanendo di spalle.
-E’ successo qualcosa che dovrei sapere?-, chiese.
Sempre ad accorgersi delle cose quando meno serviva: -Fatti gli affaracci tuoi, Jong-, tagliai corto e salii al piano di sopra.
-Nanà? E’ ora di alzarsi, zucchero…-, dissi dolcemente, mentre aprivo la persiana per far entrare un po’ di luce.
-Yaya… ninna io-, farfugliò ancora addormentata.
-Dai Nanà… E’ quasi ora che mi prepari. Facciamo colazione insieme e poi viene a prenderti Koo Hye Sun-, raccolsi un po’ di gioco sparsi per la stanza e li rimisi nel cestone.
-Aniyo… Ninna-, continuò a biascicare tirandosi le coperte fin sopra i capelli.
Mi avvicinai per prenderla in braccio e farla alzare, ma le sfiorai la fronte e sentii che scottava. Aveva la febbre?
-Nanà… ti fa male la testa?-, le chiesi.
-Shi…-, mugolò rigirandosi nel letto e guardandomi con gli occhi gonfi e lucidi.
-Va bene, allora resta a letto. Ora chiamo la mamma-, le dissi rimboccandole le coperte.
Scesi di nuovo in cucina e cercai il termometro nel cassetto dei canovacci: -Jong, hai visto il termometro?-, chiesi, mentre lui s’infilava il cappotto per uscire.
-La zia lo tiene in camera da letto, perché?-, domandò.
-Angelica ha la febbre-, annunciai.
-Che cosa?!-, esclamò.
-Già, proprio così. Fammi il numero di mamma, mentre io le misuro la febbre-, gli dissi.
-Certo-.
-Hongki, potresti preparare una brocca con dell’acqua fredda e delle pezze?-, gli chiesi.
-Sì, arrivo subito-, sorrise e si rese utile.
Salii in camera di mamma e trovai subito il termometro, dopodiché andai in camera di Nanà e la presi fra le braccia: -Forza Nanà… misuriamo la febbre-, mormorai mettendole il termometro sotto la spalla.
Jong salì e mi passò il telefono: -Mamma? Sì, la sto misurando. Hye Sun non è ancora arrivata. No, è stanca e scotta molto. Credo abbia quasi trentanove. Come? Devo spogliarla?-, mentre parlavo al telefono, Hongki salì in camera e Jong si mise a preparare le pezze insieme a lui.
 -Va bene, allora le faccio una doccia e poi la rimetto a letto. Mamma… posso rimanere a casa con lei?-, chiesi.
-Tesoro… hai scuola e…-, cominciò mamma.
-Mamma, per favore. Nanà non sta bene e sinceramente oggi non ho voglia di andare. Chiamo Hye Sun e le dico che per oggi può restare a casa anche lei, no?-, insistei.
-Va bene, ma non combinare guai e sta attenta ad Angelica-, si arrese.
-Ci proverò. A dopo-, attaccai e il termometro suonò. Come sospettavo Angelica aveva trentotto e mezzo di febbre.  Sospirai e la presi in braccio, recuperando un paio di mutandine, un pigiama leggero e mi diressi in bagno senza proferire parola. Cominciavo ad avere un leggero mal di testa anch’io.
Aprii il rubinetto della vasca da bagno e lasciai scorrere un po’ d’acqua tiepida, cominciando a togliere i vestiti di dosso a Nanà.
-Cosa ti ha detto la zia?-, chiese Jong alle mie spalle.
-Ha detto che posso rimanere a casa e stare con Nanà. Voi due potete andare a scuola. Penso io a lei-, risposi apatica.
-Se vuoi possiamo restare anche noi a darti una mano-, intervenne Hongki sorridendomi.
Mi girai: -No, tranquilli, voglio stare un po’ da sola. Ce la faccio, non è la prima volta-, sorrisi a entrambi.
Jong mi squadrò da capo a piedi, capendo che qualcosa non andava in me. Sapeva di non poter rimanere a casa, perché gli Shinee dovevano provare tutto il giorno, ma disse fermo: -Chiamo gli altri e gli dico che rimango a casa-.
-No, –dissi ferrea- tu vai a scuola. Oggi hai le prove e gli Shinee contano sul loro vocalist. Non deluderli e adesso andatevene-, aggiunsi, lanciandogli un’occhiataccia che intendeva: “Fatti gli affari tuoi, non è compito tuo risolvere i miei problemi”.
Hongki sgranò gli occhi. In tre settimane di permanenza a casa Kim non mi aveva mai vista così indignata e fredda. Pensai che si fosse spaventato a morte e un po’ mi vergognai: stavo sfogando i miei sentimenti su loro due e non era giusto, ma che potevo fare? Jong era sempre appiccicato a me come una ventosa!
Il biondo, avendo intuito il mio umore, cercò di tirar via Jong, primo per non fargli scatenare un putiferio, secondo perché cominciava a essere in ritardo.
-Dai Jong, tua sorella può cavarsela da sola… andiamo-, disse.
-Va bene, ma quando torno tu ed io dobbiamo parlare-, concluse Jonghyun.
-Fai come vuoi. Ci vediamo sta sera. Bye!-, finii e chiusi la porta sbattendola.
Cominciai a passare pian piano l’acqua sul corpicino di Nanà quando li sentii chiudere la porta di casa. Mamma mi aveva detto che facendole una doccia la febbre si sarebbe abbassata più in fretta così fu la prima cosa che feci.
Dopo aver lavata, la rivestii e cercai di rimetterla a letto, ma continuava a voler stare in braccio, allora presi una coperta e l’avvolsi in essa. Scesi in sala e le diedi una pillola per la febbre, per poi avviare un cartone animato. Un istante dopo Nanà dormiva beatamente.
Durante la mattinata chiamai Koo Hye Sun e l’avvisai di quanto era accaduto, così, dopo che angelica si fu assopita per un paio d’ore, ebbi tempo di sistemare un po’ la casa e fare una sorpresa a mia madre, che da tempo implorava aiuto: sistemai per prima al mia stanza, dando un po’ di luce al pavimento e poi la camera di Hongki, per passare poi alla cucina e al bagno.
Decisi di non entrare nella camera di Jong nemmeno per una volta. Ero talmente nervosa che avrei potuto dar fuoco a parecchie cose li dentro, così da brava ragazza mi misi a fare qualche esercizio di matematica.
Non avevo dimenticato la scommessa fatta con papà riguardo il patentino, ma sapevo che solo un miracolo mi avrebbe aiutato a avere un nove in quella barbosa e demoralizzante materia.
Cominciai dai più semplici, che in parte venivano e in parte no, poi continuai con i più difficili, ma già al primo mi arresi e richiusi tutti i libri.
Senza l’aiuto di qualcuno non riuscirò mai nel mio intento! Mi servirebbe qualcuno di… non dico geniale, ma almeno con un cervello in grado di capire certe cose!”, pensai.
Sbuffai sonoramente e presi fra le mani il mio diario. Per fortuna esisteva la scrittura! Almeno mi sarei sfogata con me stessa!
Presi una penna e aprii il diario a quel giorno. Intestai la pagina e cominciai:
 
 
Caro diario,
il sogno continua a perseguitarmi. L’altra settimana un bacio e sta notte… BLAH! Non voglio neanche pensarci!
A causa di questo mi sono alzata nervosa e irritata e Jong non ha fatto altro che accrescere il mio malumore continuando a starmi addosso come un cane da tartufi! Lo odio da morire in certi momenti! Se non fosse stato per Hongki, che l’ha portato via in tempo, non sarebbe sopravvissuto sta mattina.
Nanà sta male con la febbre e ho colto subito l’occasione per rimanere a casa da sola. Per fortuna la febbre sta scendendo. E’ tutta la mattina che dorme e fra poco la devo svegliare per il pranzo. Ho deciso di cucinare un po’ di…
 
“Mmm? Hanno suonato”, pensai interrompendo il mio scritto. Richiusi il diario e andai a guardare da dietro la tenda della sala.
“Hyun Joong?! Che diavolo vuole? Non dovrebbe essere a scuola?! E’ quasi l’una e loro escono alle tre oggi”, sbuffai e aprii il cancello con la porta di casa. Rimasi sulla porta e lo guardai entrare.
-Cosa c’è? Hai “smarrito la retta via” per caso?-, chiesi sarcastica.
-Vedo che sei di buon umore oggi!-, rispose ironico.
Alzai un sopracciglio e lo guardai male. Dei miliardi di persone che c’erano al mondo doveva arrivare proprio lui quella mattina? Cose da pazzi…
-Oh, scusa lord. Qual buon vento la porta qui?-, domandai ancora più sarcastica e con una punta d’acido nella voce. Feci un finto inchino e poi tornai ad appoggiarmi alla porta.
-Non è più divertente, tappo-, disse. Ancora? Non bastavano gli incubi?
-Smettila di chiamarmi tappo e dimmi cosa vuoi-, sbottai.
-Ti da fastidio?-, chiese interessato e avvicinando il volto al mio per esaminarmi. Non risposi e continuai a fissarlo con odio.
-Bene, siccome hai la bocca serrata, risponderò io alla tua domanda: oggi non eri a scuola, perché? Adesso mi eviti?-, chiese.
-E da quando t’interessa? Mia sorella sta male e sono l’unica che poteva rimanere a casa. Tu, piuttosto, perché non sei a scuola?-.
-Uscivamo un’ora prima e siccome tuo fratello deve provare, noi non possiamo usufruire dell’aula teatro-, annunciò.
Mi sembrò abbastanza sincero e lo invitai a entrare, stupendo me stessa. Nanà era distesa sul divano e Hyun Joong si avvicinò a lei, mentre io riprendevo sotto mano i libri di matematica. Si piegò sulle gambe davanti al divano e le scostò delicatamente i capelli dal viso: -Le hai dato qualcosa per la febbre?-,  domandò dopo averla osservata per un po’.
Alzai gli occhi dal foglio e incrociai i suoi. Per un momento mi sembrò un padre in preda all’ansia davanti alla propria figlia malata: -S-sì, una pasticca che mamma le dà di solito. La febbre le sta passando, ma si sveglierà intontita perché la pastiglia provoca sonnolenza-, risposi. Forse Hyung Jun aveva ragione: Hyun Joong voleva sembrare duro e crudele, quando invece era premuroso e gentile.
-Come si chiama?-, chiese tornando a guardare Nanà.
-Tachipirina… almeno credo-, dissi fra me.
Hyun Joong alzò gli occhi al cielo e sospirò quasi rassegnato: -Non la pasticca, idiota! Tua sorella!-, sbottò.
-Oh! Si chiama Angelica, ma noi preferiamo chiamarla Nanà…-, risposi guardandoli. Quella scena stava lentamente facendo rilassare i miei poveri nervi. La presenza di Hyun Joong non provocava infarti o momenti di sclero? Avevo bisogno di un medico.
-Che cosa significa Angelica?-, continuò a chiedere.
-E’ un interrogatorio per caso?-, domandai a mia volta.
-Smettila di fare la simpatica. Per una volta che non ho intenzione di farti niente, sfrutta l’occasione! Sono solo curioso… i vostri nomi sono italiani. Volevo solo sapere!-, esclamò.
Sospirai sonoramente, capendo che avevo sbagliato e risposi senza troppo entusiasmo: -Non so bene cosa significa. Qualcosa legato al Signore, suppongo. Angelica è un derivato di Angelo e gli angeli in italiano sono quelle personcine dalle ali bianche e piumate-, gli feci un disegnino su un foglio.
-Quel disegno è vergognoso, avrei preferito che lo mimassi –commentò- il tuo, invece, cosa significa?-, chiese.
-Ilaria? Beh, significa ilarità, gioia, allegria…-, scrollai le spalle.
Vidi Hyun Joong alzarsi e venire a sedersi al tavolo. Mi guardò fisso negli occhi e poi disse ironico: -Gioia e allegria? Ma se hai il broncio e ti gira in continuazione-.
-Ah. Ah. Ah. Che divertente… Chissà di chi può essere la colpa!-, quasi gridai, ma poi mi ricordai che Angelica dormiva.
Senza proferire un’altra parola tornai al mio esercizio di disequazioni in modulo. Era uno strazio studiare la materia più disgustosa che poteva esserci! Per di più con la persona meno desiderata di tutto il pianeta!
Hyun Joong si avvicinò con la sedia e cominciò a guardare ed esaminare ogni passaggio che facevo e ogni volta che sbagliavo, commentava con parole come “stupida”, “stai attenta”, dovresti concentrarti”, ecc.
Dopo poco cominciai a irritarmi, ma cercai di mantenere la calma e di concentrarmi il più possibile sui calcoli.
-Sono venti minuti che sei su questo esercizio, vuoi muoverti?-, domandò a un certo punto, quasi spazientito.
Sbattei la penna sul tavolo e lo trucidai con gli occhi, per poi abbandonarmi a un sorrisetto forzato: -Prego, lo svolga lei… Mr. “Perfezione”-, dissi alzandomi e andando a preparare da mangiare.
In silenzio Hyun Joong cominciò a riscrivere il testo della disequazione, mentre io prendevo una padella (che desiderai sbattergli in faccia) e cominciavo a friggere un po’ di pollo al curry per me e un brodino per Angelica.
-Ho finito-, annunciò dopo cinque minuti.
Mi girai lentamente e lo guardai sorridere come un ebete, mentre sventolava il quaderno con l’esercizio svolto e senza una sola cancellatura. Spalancai gli occhi: -Da quale pianeta provieni?-, chiesi sbalordita.
Hyun Joong sbuffò: -Probabilmente da qualcuno in cui la gente è molto più interessante di te-, rispose.
-Non sono io che ti ho chiesto di venire-, commentai tornando a cucinare.
Il pollo era quasi cotto, così aggiunsi un po’ di curry in polvere e lo girai ben bene per farlo insaporire.
-Come fai a mangiare una cosa del genere?!-, sentii alle mie spalle.
Feci un salto di mezzo metro da terra, non avendolo sentito, e il brodo che stavo mescolando per poco non cadde a terra. Mi girai di scatto e puntai il mestolo sotto il naso di Hyun Joong: -Smettila di assillarmi! Il brodo stava per cadere a terra!-, urlai.
-Perché urli?! Tua sorella dorme! Smettila tu!-, urlò lui.
Serrai le dita attorno al cucchiaio e ridussi gli occhi a due fessure: -Un’altra parola e ti sbatto fuori, promesso!-, dissi a denti stretti.
-Come vuoi…-, disse e poi continuò sotto voce: -…tzè, lunatica-.
-Ti ho sentito-.
Restò in silenzio per un buon lasso di tempo, fino a quando decisi che la situazione si stava facendo imbarazzante: -A proposito del pranzo, è quasi l’una e mezzo, vuoi rimanere a mangiare qui? Dato che ci sei…-, gli proposi senza pensarci.    
-No, devo tornare a casa. Devo sbrigare delle cose con mia madre-, rispose tagliando corto.
Lo guardai un po’ stupita. Ero sicura che avrebbe accettato solo per farmi saltare i nervi, ma ricordai quello che mi aveva detto Hyung Jun e pensai che forse doveva portarla a qualche controllo.
-Yaya…-, sentii la voce di Nanà arrivare dal divano.
-Tesoro, ti sei svegliata…-, dissi spostando Hyun Joong che m’intralciava la strada.
Andai da Angelica e la presi in braccio. Posò la testolina sulla mia spalla: era sudata, perciò continuai a tenerla al caldo. Non volevo che il sudore si asciugasse addosso per poi farla stare ancora peggio.
-Hai fame?-, le chiesi.
-No…-, biascicò.
-Dovresti mettere qualcosa nel pancino però…-, Hyun Joong ci raggiunse e sorrise dolcemente a Nanà.
Lei dal canto suo allungò le braccia nella sua direzione questo la prese volentieri in braccio. Nanà poggiò la nuca sul petto di Joong e questo la cullò come un fratello maggiore.
Non l’avevo mai visto sorridere in quel modo, tanto meno così gentile con una persona. Era rassicurante e dolce, molto più di quando mi aveva aiutato nei compiti. Mi ricordò Jong quando eravamo bambini, nei momenti in cui stavo male, mi era sempre vicino e mi spronava a mangiare. Per un attimo fissai quel sorriso spensierato che aveva sfoderato inaspettatamente e rimasi paralizzata. Era bella quella parte di lui e mi chiedevo se era quella che cercava di nascondere agli altri.
-Perché mi fissi così?-, chiese alzando un sopracciglio.
-E-eh? Oh, niente… Pensavo che il pranzo per noi sia pronto-, risposi evasivamente.
-Oppa… -cominciò con voce roca Nanà- ‘mani qui?-, chiese.
Hyun Joong non capì che cosa avesse detto Angelica, così mi mimò un che cosa ha detto?. Senza fatica gli tradussi quello che aveva appena chiesto: -Ti ha domandato se rimani qui per il pranzo-, scrollai le spalle sorridendo dolcemente e intrecciando le mani dietro la schiena, aspettai tranquillamente una risposta.
-Beh… io devo… ecco…-, cominciò lui colto di sorpresa.
“Che gli prende? Sta tentennando? Meglio non metterlo in soggezione, in fondo ha da fare con la madre…”, pensai.
-Se hai da fare, non fa niente. Angelica capirà…-, lo interruppi, riprendendola in braccio.
-No, è che…-, continuò.
Gli passai davanti e dopo aver messo un bavaglino attorno al collo di Angelica, la misi nel seggiolone per cominciare a imboccarla.
-Credo sia meglio che vada. Ci vediamo in giro, tappo-, annunciò a un tratto, ritornando lo Hyun Joong di sempre. Recuperato il cappotto, filò via. Nanà lo seguì con lo sguardo dispiaciuto e mangiò in silenzio.
“Poteva almeno salutarla! Maleducato… Lunedì mattina non la passerà liscia”, pensai fra me e imboccai angelica.
 
*°*°*°*°*
“Hyun Joong, che diavolo ti prende? Ti aveva invitato a pranzo! Una buona scusa per provarci ancora! E invece sei rimasto come un idiota a guardarla sorridere. Aish! Non dirmi che ti stai invaghendo di una ragazzina come lei!”, pensai mentre uscivo da casa Kim.
Presi le chiavi della macchina ed entrai nell’abitacolo, accesi un po’ di musica e restai per pochi minuti a occhi chiusi. Li riaprii e accesi i motori: -Credo che stare lontano da lei per un po’ di tempo, mi farà bene. Meno le sto accanto e più posso riordinare le idee-, dissi fra me.
Diedi un ultimo sguardo alla casa e poi partii lentamente. Ero in ritardo, mamma mi aspettava a casa per andare a fare l’ennesima analisi del sangue. Sperai che andasse tutto bene.
 
*°*°*°*°*
Quando Nanà ebbe finito di mangiare, restò in sala a giocare e a guardare la tv, mentre io ritagliai un po’ di tempo per stare al computer.
Jong tornò alle quattro e mezza, e insieme a lui c’erano Hongki e Feffe con a seguito gli Shinee. Mio fratello, infatti, aveva subito informato il gruppo che Angelica non si era sentita bene.
Gli Shinee entrarono in casa uno più morto dell’altro, sfiniti per le prove infinite che avevano avuto quel pomeriggio, ma Hongki e Federica sembravano piuttosto arzilli e allegri. Fin troppo peri miei gusti, tanto che lanciai un’occhiata investigatrice a Taemin, il quale in risposta sospirò rassegnato e stanco.
Gli Shinee si accomodarono sulle sedie e  Onew occupò posto sui primi gradini delle scale,  mentre Jong si lasciò cadere sul divano accanto a me. Minho, con gli occhi brillanti di gioia nel vedere la mia dolce sorellina, prese Nanà sulle gambe e si sedette in poltrona.
-Ciao piccolina!-, esclamò vedendola.
-Oppa…-, disse con voce roca Nanà.
-Tesoro hai finito la voce. Yaya le hai dato qualcosa?-, si rivolse a me preoccupato.
-Sì, mamma mi ha detto tutto ciò che dovevo fare ed io ho eseguito gli ordini. Adesso non ha la febbre ma credo che fra poco possa risalirgli-, risposi.
Minho annuì e Jong mi squadrò, attirando l’attenzione di tutti: -Com’è andata la giornata?-, chiese con evidente astio. Probabilmente era ancora arrabbiato per il modo in cui l’avevo mandato via la mattina. Hongki invece sembrava essersi ripreso dallo shock momentaneo di vederci come un gatto e un cane che stanno per azzuffarsi.
-Bene, molto meglio di quanto pensassi-, risposi tranquillamente evitando il discorso “Hyun Joong”.
-Dovete cominciare a litigare proprio adesso?-, chiese Kibum stanco e irritato.
-Io non comincio. E’ lei che non parla, lei che ha segreti, lei che m’irrita non…-.
-Lei? Jong, vedi di piantarla. Adesso sono tranquilla e non ho voglia di discutere-, tagliai corto.
-YHA! Non parlarmi così, sono sempre tuo fratello maggiore!-, alzò di un’ottava la voce e si girò di scatto verso di me.
-Non alzare la voce, tua sorella ha la febbre-, continuai tranquillamente, ignorando quello che aveva appena detto.
Mentre noi ci punzecchiavamo, gli altri ci guardarono come se stessero assistendo a una partita di ping pong.
-Ragazzina, non continuare a rispondere!-, urlò Jong.
“Ragazzina? Ragazzina a me! Come si permette? Nei sogni è Hyun Joong quello che ha subito l’influenza di Jong, non il contrario! Adesso è mio fratello che mi chiama ragazzina?!”, pensai.
-Come, scusa? Jong, frequentare Hyun Joong per i compiti ti fa male-, dissi mantenendo la calma.
-Jong, se tua sorella non vuole dirti qualcosa, è perché magari sa come gestirla, no?-, s’intromise Federica.
Jong le lanciò un’occhiataccia: -Sì, ma non per questo deve alzarsi e rispondere male a tutti la mattina!-, disse stizzito.
-Io non rispondo male al primo che passa! Sei tu che continui imperterrito ad asfissiarmi con tutte le tue domande! Non posso avere una vita privata anch’io!?-, scoppia, balzando in piedi.
Nanà ci guardò annoiata, come se si aspettasse qualcosa del genere dopo un’intera giornata di tranquillità.
-Senti, sono tuo fratello e ho il compito di controllarti quando non ci sono i  nostri genitori!-, ribatté lui.
-Non ti sembra di esagerare Jong?-, intervenne Onew.
-No! Io non esagero! E’ lei che esagera frequentando i SS501!-, continuò Jong, alzando sempre di più la voce.
-Non è un reato. Sono nostri rivali ma credo tu la stia prendendo troppo sul personale-, commentò Taemin preoccupato della reazione di Jong.
-Non la sto prendendo sul personale, Taemin. Sono piuttosto arrabbiato con lei perché è da mesi che cerco di parlarle e non mi dice nulla! Pensavo che tra noi due non ci fossero segreti!-, sbottò all’improvviso Jong.
Restai allibita.  Segreti? Stavo cercando di mettere ordine nel mio cervello e nel mio cuore senza mettere in mezzo lui e lui che faceva? Li chiamava segreti!? Non ci vidi più e cominciai a urlare anch’io: -Segreti? Jong, non siamo più due bambini! Per quanto possa essere dura da capire, anch’io ho bisogno dei miei spazi personali! Il tuo comportamento da mamma chioccia petulante NON. MI. FA. VIVERE!-, scandii bene le ultime parole.
-YHA! SMETTELA DI LITIGARE!-, urlò Key all’improvviso, scattando in piedi. Era visibilmente rosso in viso e ci trucidò entrambi con un singolo guardo. Calò il gelo nella stanza. Kibum arrabbiato significava terremoto in arrivo e per Jong e me non si metteva bene.
-Tu… -disse a Jong- non hai MAI pensato che tua sorella si possa innamorare di qualcuno!? Sei un idiota quando cominci a fare il bambino, Jong! Sono mesi che non fai altro che controllare ogni suo minimo comportamento, EPPURE NON TI SEI ACCORTO CHE L’UNICA COSA DI CUI HA BISOGNO è UN PO’ DI TRANQUILLITA’!-, continuò a urlare.
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo arrossendo. Key aveva capito tutto?
Jong chiuse il becco e non rispose. Forse aveva capito di aver sbagliato. Gli altri nella stanza rimasero in silenzio. Non avevano mai visto Kibum difendermi a spada tratta e sinceramente neanche io. Fummo tutti stupiti e sconvolti dalla sua reazione. Insomma… un Kibum arrabbiato e con comportamenti da diva era più che normale, ma a certi livelli no. Che diamine stava succedendo anche a lui?
Dopo qualche minuto, ruppi il silenzio: -Scusaci Kibum... -, dissi con un filo di voce.
-Vado a casa, ci vediamo domani, anche se non avrei voglia-, annunciò ignorandomi. Prese il suo giubbotto e uscì da casa.
 Jong ed io ci guardammo negli occhi. Entrambi sapevamo di aver ragione e torto. Io non avrei dovuto rispondere male sin dall’inizio e lui non avrebbe dovuto intromettersi come un segugio.
-Inutile dire che dovevate regolarvi…-, commentò Hongki.
-Hongki ha ragione. Avreste dovuto finirla e risolverla con calma tra di voi. Spero che almeno abbiate capito di aver sbagliato-, intervenne Feffe a spalleggiare il biondino. Jong ed io annuimmo insieme.
-Unnie… Oppa e Yaya hanno capito, però lo rifaranno!-, commentò Nanà ridendo. L’aria sembrò alleggerirsi a quelle parole e una risata passò sulla bocca di tutti.
 
Stavo scrivendo, quando sentii bussare alla porta della mia stanza.
Toc. Toc.
-Avanti-, dissi alzando gli occhi dalla pagina del diario e Hongki entrò sorridendo. Fui sorpresa, ma sorrisi a mia volta.
-Ciao… come va?-, chiese sedendosi a cavalcioni sulla sedia e poggiando il mento sullo schienale.
-Beh, considerando che Jong mi terrà il muso per un bel po’ di tempo, per non parlare di Kibum che sicuramente non mi rivolgerà la parola per almeno un mese… beh, direi che sto abbastanza bene-, dissi sarcasticamente disegnando ghirigori astratti sul diario.
-Allora è tutto a posto, no? Pensavo che avrei dovuto tirarti su il morale, invece sei di ottimo umore-, disse sarcastico. Mi strappò un sorriso e lo spinsi per una spalla, giocando.
-Seriamente, vuoi parlare un po’ con me? Non sarò il massimo degli amici, ma almeno cominciamo a conoscerci meglio, no?-, chiese.
-Ti ha mandato mio fratello?-, scherzai guardandolo con uno sguardo indagatore.
Hongki rise sonoramente: -No! Sono solo curioso di capire che succede qui dentro. Jong ti ha sempre descritto come la migliore sorella del mondo proprio perché tra voi due c’è confidenza, ma da quando sono arrivato qui mi sembra di vedere sempre il contrario-, scrollo le spalle e continuò a sorridere come un bambino che aspetta una caramella.
-Mmm… mi sembri sincero, ma non so se voglio parlare con te di alcune cose. L’hai detto tu, ancora non ci conosciamo bene-, gli feci una linguaccia e scoppiai a ridere. Era bello parlare con Hongki, riusciva sempre ad alleggerirti il cuore e i pensieri.
-Solo se vuoi, io non ti forzo-, scosse la testa e i suoi capelli dal taglio sbarazzino si mossero freneticamente.
Sospirai e lo guardai seriamente. Forse aveva ragione, magari parlando con lui avrei tolto un peso dallo stomaco. Come se stessi per confessare un omicidio, cominciai a parlare: -Ecco… quello che Jong non sa è che Key ha ragione. Non so come, ma Kibum certe volte riesce a capirmi meglio di mio fratello-.
-Ti piace qualcuno quindi?-, chiese curioso.
-Sì, solo che… non sono sicura di poter provare questa cosa e di… essere ricambiata. E’ un ragazzo molto problematico, che Jong sopporta a malapena. Per questo non posso dirglielo, prima vorrei far pace con il mio povero cervello, per poi parlargli. Non può pretendere che vada sempre a riferirgli tutto, anch’io ho i miei tempi. E poi vorrei che si occupasse di più di Federica…-, sbruffai e mi grattai la testa confusa.
-Già… anche lei note un esagerato attaccamento a te da parte sua-, disse più a se stesso che a me. Lo guardai di sottecchi e alzai un sopracciglio: -Uomo delle mille confessioni, tu sai qualcosa?-.
-Io? Beh, lei mi ha semplicemente detto che vorrebbe un po’ più d’attenzione e che se lui non glie le da, prima o poi si stancherà di fargli da mamma-, rispose lui tranquillamente. Tutti i torti Feffe non li aveva. Jong la vedeva molto come una madre, più della mia. Era sempre lei a rimproverarlo e a riprenderlo e lei c’era sempre quando lui era in difficoltà. Non avevo mai notato questo aspetto, ma cominciai a pensarci su.
-Ti ha detto altro per caso?-, indagai.
-No… però mi fa piacere che si confidi con me-, disse sorridendo e orgoglioso di se stesso.
Ah, bene! Oltre lei che si avvicina a lui per disperazione, adesso Hongki è felice come una pasqua che lei gli giri intorno. E Jong che si preoccupa per me, bah… non capirò mai mio fratello”, pensai.
-Grazie Hongki, mi ha fatto piacere parlare con te-, dissi stringendomi nelle spalle, fregandomi un braccio.
-Anche a me-, disse lui alzandosi e avviandosi alla porta.
-Ah… non lo dirai a Jong, vero? Preferisco dirglielo io quando sarà tempo debito…-.
-Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me-, mi fece l’occhiolino e uscì dalla mia stanza.
-Aigoo… dove andremo a finire? Feffe mi preoccupa sempre di più…-, dissi fra me, fissando la porta.


{Spazio Alue! :D}
Eeeeeeeeed eccomi di nuovo qui con nuovo capitolo! :DDD Dunque u.u Spero come al solito che vi sia piaciuto (anche se qui non è successo molto >.<) MA! Domani posterò il settimo capitolo! A presto e fatemi sapere cosa ne pensate! 
Un Kiss! 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII
 
Il fine settimana passò velocemente. Jong non mi parlò per due interi giorni, fatta eccezione per i pasti e quando, per caso, c’incontravamo al bagno. Per il resto m’ignorò completamente. Avevo provato a parlargli, ma fu tutto inutile, quando gli avevo chiesto: “Jong, possiamo chiarire?”, lui aveva risposto in tono piatto: “Sto studiando”, il che mi sorprese molto, perché Stava studiando veramente.
Lunedì arrivò presto e portò con se la stanchezza della sera precedente. Avevo fato tardi per chiarire con Tiffany al telefono, ma lei non aveva voluto sentire ragioni, dicendo che il mio comportamento geloso nei suoi confronti e verso quelli di Minho erano stati esagerati. Sospettavo che fosse tutta una scusa e che Tiffany mi stesse nascondendo qualcosa, così provai a girarci intorno per trovare qualche indizio, ma tutto ciò che ricevetti fu una cornetta del telefono in faccia.
La mattina mi alzai cautamente e cercai le ciabatte sotto il letto, poi mi vestii e mi feci una coda al volo, andando poi in bagno. Davanti alla porta incontrai Hongki e alzai un sopracciglio nel vederlo saltellare qui e là per il corridoio: -Hongki, ti senti bene?-.
-S-si-.
-Perché saltelli, allora? E soprattutto perché balbetti?-, chiesi ancora più perplessa.
-Devo andare in b-bagno-.
-Oh… e immagino che in bagno ci sia Jong, giusto? C’è un altro bagno di sotto-.
-Si, ma in quel bagno c’è tuo padre che si sta facendo la barba-, disse secco.
-Oh, beh… tantissime condoglianze allora. Tale padre tale figlio. Trattieni più che puoi perché Jong e papà sono identici: quando si chiudono entrambi in bagno è la fine per chiunque debba fare i suoi bisogni-, annunciai.
Scesi in cucina e trovai mamma che imboccava Angelica per la colazione: -’Giorno Mami-, dissi sorridendo e le schioccai un bacio s’una guancia.
-’Ngionno!-, fece eco Nanà. Sorrisi e anche a lei e mi fece piacere vederla arzilla e pimpante quella mattina, di nuovo con i suoi colori. Per due giorni interi era stata malaticcia e con la febbre e le sue guance, di solito rosee, erano diventare biancastre.
-Buongiorno, cucciola!-, la presi in braccio e la spupazzai, facendole le pernacchie sul collo. Rise a crepapelle e mi diede un grande bacio, stritolandomi il collo.
-Hai visto Jong, scendendo?-, chiese mamma.
-No, ma Hongki stava aspettando che uscisse dal bagno-, risposi.
Mamma mi guardò mentre mi versavo del latte caldo e mi sedevo di fronte a lei: -Non mi hai detto perché avete discusso. Potrei saperlo?-, chiese dolcemente.
-Sempre la sua iperprotettività, mamma. Jong è troppo ossessionato da quello che faccio e mi opprime-, risposi.
-Capisco. Farete pace come al solito, se hai preso posizione sta volta, allora con un po’ di sforzo capirà. Ne sono certa-, mi sorrise.
-Oh, si… Immagino. Jong ha l’ostinazione di un cane! Non capirà mai, mamma-, dissi sconsolatamente, mentre intingevo un biscotto nel latte.
Papà uscì dal bagno e si precipitò in cucina per la colazione: -Cosa c’è per colazione? Per caso avete fatto il tè? No, non preoccupatevi, prenderò un po’ di latte e andrò via di corsa-, disse in preda all’ansia.
-Papà, sei per caso in ritardo?-, domandai tranquillamente tenendo a mezz’aria il biscotto.
-Sono in estremo ritardo. Il capo mi ucciderà se arrivo tardi anche oggi!-, rispose sedendosi e mettendo in bocca due biscotti alla volta.
Lo guardai e sbuffai sentendo il mio biscotto fare “SPLAT” nel latte: -Aish…-, borbottai. Cercai inutilmente di riportarlo a galla, ma fu tutto inutile, così cominciai a sorseggiare un po’ di latte, mentre papà finiva di tracannare il suo.
-Bene! Ho finito, ci rivediamo sta sera! Saranghe, amore. –disse dando un bacio alla mamma- Bocciolo, stai attenta e dì a tuo fratello di non metterci troppo in bagno. Oggi avete la gita al museo, ricordalo a quel buono a nulla! Vi adoro! Ciao!-. E uscì in fretta e furia da casa.
Che famiglia singolare e bizzarra che avevo. Una commedia comica non sarebbe stata lo stesso.
Finii la mia colazione e sciacquai la mia tazza. Poi salii al piano di sopra e feci per bussare alla porta del bagno, quando questa si aprì: -Oh… pensavo che fossi ancora occupato-, esclamai tristemente, vedendo mio fratello uscire.
-No, è tutto tuo. Fai pure-, disse apatico.
-Jong…-, mormorai.
-Che cosa vuoi?-, domandò arrestandosi sull’entrata della sua camera.
-Scusa…-, continuai abbassando il capo.
-Jong, hai per caso visto il mio... Oh, scusatemi. Ho interrotto qualcosa?-, Hongki uscì dalla camera in accappatoio e ci fissò entrambi, poi Jong sbuffò ed entrò a passopesante. Il biondino mi lanciò uno sguardo interrogativo alla: “fatto pace?”, ed io scossi la testa sospirando.
Entrai in bagno e mi preparai, tirandomi a lucido.
 
Jong andò via poco prima che io finissi di prepararmi, così rimasi sola con Hongki, che gentilmente mi accompagnò a scuola. Quando fui pronta, uscii di casa dopo aver chiuso bene ed entrai in macchina.
-Yaya? Tutto bene?-, chiese mettendo in moto.
-Se andasse tutto bene non mi sentirei così in colpa. L’ho trattato molto male e ho sfogato il mio stress su di lui. Mi dispiace così tanto…-, risposi con il muso lungo. Guardai fuori dal finestrino e vidi qualche casa sfilare davanti ai miei occhi.
-Sai… conosco Jong da quando eravamo molto piccoli e so per certo che, in cuor suo, sa di aver sbagliato, ma non lo ammetterà mai se tu non vai a parlargli di nuovo per farlo ragionare. Perciò… io tenterei almeno una volta-, lo sentii continuare.
-Forse hai ragione… ci parlerò. Adesso però cambiamo discorso, non voglio arrivare a scuola con il broncio e di mal umore, altrimenti rischio di accapigliarmi con il prof. –sospirai- parlami un po’ di te!-, dissi girandomi a guardarlo e forzando un sorriso.
-Che cosa vuoi sapere?-, domandò cambiando strada.
-Tutto. Che scuola frequentavi, in che classe ti hanno messo qui e come ti trovi adesso. Soprattutto vorrei sapere che ne pensi della mia famiglia. Insomma… non è che sia il massimo, ma certe  volte mi preoccupo seriamente di cosa puoi pensare nei momenti di delirio generale, come l’altro giorno con Jong-, risposi.
-Non c’è molto da dire. Frequentavo la stessa scuola di Jong da piccoli, poi però vi siete trasferiti in Italia e le cose sono un po’ cambiate. Siamo cresciuti entrambi, ma siamo sempre rimasti in contatto, così quando ho saputo che era tornato in Corea ho voluto rivederlo. Da li ogni mese c’incontravamo per stare insieme. I miei e i vostri genitori erano molto impegnati, ma a quanto pare ogni tanto ci potevamo incontrare. Credo che una volta ci siamo anche incontrati tu ed io, ma forse non ti ricordi perché eri troppo piccola-.
-No, in effetti non mi ricordo. Io non ricordo mai nulla…-, dissi scherzando e Hongki rise.
“Ma quando ci siamo incontrati? Ora, è vero che non ricordo nulla come Jong, ma un viso come quello di Hongki, sorridente e solare me lo sarei ricordato. Almeno mi sarebbe sembrato familiare dalla prima volta. Dove posso averlo incontrato?”, mi chiesi e per un attimo mi tornò in mente papà che sviava i discorsi ogni volta che parlavo di Hongki.
-Comunque sia qui non mi hanno inserito nella stesa classe di Jong, ma in un’altra. Mi trovo bene. Alcuni ragazzi sono molto simpatici e ho scoperto che alcuni di loro hanno anche una band-, continuò.
-Sì, nella nostra scuola ci sono molti ragazzi che suonano e si dedicano alla musica. Tu suoni?-, chiesi curiosa e presa dalla piega che stava prendendo il discorso.
-In genere mi piace cantare. Quand’ero bambino mia madre mi ha spinto a prendere lezioni di canto, ma non ho mai avuto degli amici con cui condividere questa passione-, rispose tranquillo.
-Beh, magari potrai condividerla con gli Shinee, no? Loro ti sono simpatici?-, chiesi divertita.
-Simpatici? Sono uno spasso! E hanno davvero un gran talento-, rispose.
Sorrisi e abbassai lo sguardo, giocando con le mani: -Sì… lo hanno per davvero-.
-Come ti sembra Federica?-, chiesi ad un tratto, interrompendo una brave pausa che si era creata. Non avevo dimenticato che il mio compito in casa era quello di controllare Hongki, come quello di Taemin era di controllare Feffe, così pensai d’indagare.
-Mmh? Beh, è simpatica, e anche molto carina-, rispose.
“Carina? Non va bene. Non ci siamo proprio, amico mio", pensai.
-Jong è molto fortunato a stare con lei-, continuò.
“Così va meglio”.
-Ammetto, però, che se non ci fosse stato lui mi sarei sicuramente interessato a lei-.
-Che cosa?!-, esclamai all’improvviso.
Hongki sobbalzò per la sorpresa e mi guardò allucinato, così mi affrettai a spiegarmi: -Cioè... voglio dire... si, si, se non ci fosse stato Jong tutti saremmo un po' in situazioni diverse-.
"Aish… io e la mia stupida boccaccia. Dovresti stare zitta ogni tanto!”, mi rimproverai.
-Beh, Federica è il genere di ragazza che potrebbe piacermi. E’ solare, intelligente e tenace. Non si ferma davanti alle difficoltà e le combatte invece di perdersi nelle lacrime come fanno molte ragazze-, si spiegò. -Sì, Federica è fatta così. Credo che nonostante tutto le serva solo un po’ di tranquillità ora. Con te la vedo sorridere spesso. Prima lo faceva anche con Jong, ma adesso sembra che litighino ogni giorno per cose futili. Neanche l’altra sera a cena sono riusciti ad avere un po’ di pace e tutto per colpa di Jong-, sbuffai. La scuola era ormai vicina e la intravidi in lontananza.
-Come lo sai?-, chiese Hongki.
-Me l’ha detto Federica le sera al pc. Siamo molto amiche io e lei, anche se la sua migliore amica è Sara-, risposi.
-Capisco. Beh, siamo arrivati a scuola-, annunciò ad un tratto.
Mentre Hongki accostava per poi parcheggiare l'auto nel parcheggio della scuola, ripensai a quello che mi aveva detto Feffe la sera prima. Jong non mi parlava, la lite era scoppiata quello stesso giorno, così avevo deciso di chiedere all'altra protagonista della vicenda. Quando aprii la chat e chiesi come si era svolta la cena, notai subito che Federica era furente.
Ehiii! Innamorata! Com'è andata la serata? :)
Oh, bene. Sarebbe andata meglio se quell'idiota di tuo fratello non avesse rovinato tutto. -.-
Che ha combinato? D:
Cosa NON HA combinato! Allora, è stato dolce e gentile tutto il tempo, fino a quando non siamo entrati nel ristorante. All'inizio è stato un bravo cavaliere e un vero gentil uomo, tanto che pensavo gli fosse passata l'arrabbiatura di questo pomeriggio, ma invece no! Quando il cameriere è arrivato si cominciato a comportare in modo strano! Mi lanciava frecciatine, mi rispondeva male... sembrava come se fosse geloso. Non capisco... il cameriere non ha fatto nulla di male! E neanch'io!
Oh... ho capito. Beh, Feffe, magari tu non l'hai notato e Jong si. Non è per prendere le sue parti, che ti sto dicendo questo, ma forse ciò che ha visto lui non l'hai visto tu...
E' un idiota, questo è quanto.
Sì, questo lo so anch'io. E' mio fratello! Mi sarei stupita se non lo fosse stato. Perché non ci parli?
Per adesso non voglio parlargli, tanto meno vederlo. E' meglio che sparisce per qualche giorno, altrimenti potrebbe fare una brutta fine.
Ok.
L'unica persona che sembra capirmi in questi giorni è Hongki L
Wow... questo l’ho capito anch’io. Peccato che il vostro rapporto non dovrà andare oltre quello della sola amicizia! DOVETE STARE LONTANI! LONTANI LONTANI! LONTANI, VI DICO! Se continuate così mi verrà un esaurimento! Mi basta Hyun Joong a preoccuparmi, perché vi ci dovete mettere anche voi? ç_ç
Beh? Come ti sembra? Vi ho visti molto legati.
Si… Hongki sa capirmi e mi ruba sempre un sorriso quando può. E’ una persona che mette allegria con il solo sorriso. So di amare Jong. Di lui amo tutto: la sua stranezza, la sua gelosia, la parte sarcastica e stupida e il Jong dolce e tenero. Persino quando mi fa arrabbiare lo amo con tutta me stessa, ma Hongki mi fa un effetto strano quando lo vedo. E’ un ragazzo che mi attira ed è davvero bello. Mi piacciono le sue attenzioni. In questi ultimi tempi per me non ce ne sono state molte. Non voglio scaricare la colpa su di te e gli Shinee, ma Jong non trova mai il tempo per stare un po’ con me.
E’ solo un po’ impegnato Feffe e poi l’ho già ripreso abbastanza sulla sua iperprotettività. Farò pace con lui e poi ci parlerò di nuovo J Promesso.
Scesi dalla macchina e mi avviai all’entrata della scuola passando per il giardino, seguita da Hongki, e continuai ad essere sovrappensiero.
-Ci vediamo all’ora di pranzo?-, mi chiese.
-Mmh? Ah… si, si. Il solito tavolo con gli Shinee-, sorrisi senza prestargli troppa attenzione.
-Allora vado, comincio ad essere in ritardo. Bye!-, mi lanciò un sorrisone a trentadue denti che esprimevano la sua voglia di vivere, e scappò via.
-Bye…-, sussurrai arrestandomi davanti alla porta del mio armadietto. Sbuffai e lo aprii con forza, prendendo i libri di Coreano. Lo sbattei di nuovo con la dovuta energia e si sentì un forte rumore.
-Aish! Stupido fratello. Stupido ragazzo che t’intrometti nella mia famiglia come se nulla fosse e stravolgi ogni equilibrio. Stupido Hyun Joong!-, borbottai.
Mi girai e a passo pesante mi avviai in classe. Mancavano cinque minuti all’inizio della lezione.
“Come mai sono così nevrotica? Sarà che questo mese non mi sta venendo? Uff… dovrò dirlo a mamma”, pensai, mentre davanti a me scorrevano gli studenti intenti a raggiungere le proprie classi, fino a quando incontrai Hyun Joong e la sua gang che scendevano. Hyung Jun mi rivolse un sorriso e mi salutò con la mano, ma Joong non accennò a guardarmi, fece come se non mi avesse conosciuto e tirò dritto. Mi fermai sugli ultimi gradini delle scale e lo fissai inebedita, mentre continuavano a scendere.
“Mi ha…? Mi ha veramente ignorato?! -pensai furiosa - Bene! Aggiungiamo altro nervosismo alla ricetta! Lunatico e stupido! Fino a due giorni fa mi sarebbe saltato addosso e ora mi evita! Che cos’ho? La peste!? Ad un tratto puzzo!? Se è così che stesse lontano!”.
Con la rabbia che ribolliva nel sangue entrai in classe mi sedetti da sola in fondo all’aula. Quando entrò Tiffany la fulminai con lo sguardo vedendola sedersi accanto a Krystal.
Krystal era l’ex di Jong. Una persona falsa e spregevole. Jong, prima d’iniziare la storia con Federica, aveva avuto lei come ragazza, ma questa l’aveva tradito per un altro. Mio fratello soffrì molto per lei e per mesi non volle cantare, né suonare, fino a quando non entrò Feffe nella sua vita. Certo, lei c’era sempre stata, ma Jong l’aveva vista sempre come un’amica, essendo la sorella di Taemin, e non come una potenziare ragazza. L’aver visto Tiffany che faceva comunella con lei montò la mia rabbia più di prima. Credevo di poter scoppiare, perché avevo capito lo strano comportamento di Tiffany e il non voler far pace con me. Bene, volva quel tipo di amica? Se la sarebbe tenuta fino alla fine!
Rhee entrò in classe, ci ricordò che alle quattro del pomeriggio ci sarebbe stata la visita al museo e cominciò poi la sua noiosissima lezione. Stranamente quel giorno presi buoni appunti e stetti molto attenta.
 
-Abbiamo le prove alle due, giusto?-, chiese Onew, mentre tutti eravamo intenti a mangiare il nostro pranzo.
-Sì, voi ragazze venite?-, chiese Key.
-Beh… sì, perché no?-, sorrisi dolcemente a Kibum. Sembrava essersi calmato da due giorni prima, anche lui non aveva avuto una delle sue migliori reazioni.
-Sì, verrò anch’io-, continuò Federica.
Jong rimase in silenzio. Perché si stava comportando così? Stava assumendo un’aria passiva che non aveva mai avuto prima. Si stava facendo scivolare tutto addosso. M’irritava, ma al tempo stesso sentivo il bisogno di parlare con lui.
-Hongki? Tu vieni?-, chiese a un tratto.
-Se non sono d’impiccio, volentieri-, rispose, sorridendo a Jong. Mio fratello annuì e poi tornò al suo pranzo.
Taemin guardò prima Jong e poi Federica, per poi fermarsi a rivolgermi uno sguardo preoccupato, così gli chiesi: -Taemin, possiamo scambiare due chiacchiere per favore?-.
Taemin annuì e mi seguì sotto l’ombra di un albero. Mi guardò con l’aria afflitta di un pover’uomo che cerca disperatamente di carpire informazioni dalla situazione, così che, preso un bel respiro, cominciai a dirgli come stavano le cose: -Non va per niente bene, Taemin –annunciai- Jong non mi parla e Feffe e Hongki sembrano aver instaurato una forte complicità-.
-Che cosa possiamo fare?-, chiese lanciando un’occhiata al tavolo per poi tornare a me.
-Penso che allontanarli non sarebbe carino, ma dobbiamo far ragionare per primo Jong. Dopo la lite ho provato a parlargli, ma non mi vuole ascoltare. E’ come se si fosse rinchiuso in un suo mondo, in cui nessuno può entrare-, risposi tristemente.
-Federica no né da meno. Ogni volta che provo a parlarle di Jong s’irrita. Che cos’è successo l’altra sera? Sara non vuole dirmelo e Feffe…. Insomma, quando glie l’ho chiesto, mi ha quasi sbranato con gli occhi!-.
-Mi ha detto che Jong si è comportato male. Credo si sia ingelosito del cameriere. Le sue paranoie cominciano a preoccuparmi, Tae-, lo guardai seria in volto.
-Anche a noi Shinee. Jong sta sviluppando una sorta di barrire inscalfibile intorno a se da tre giorni, non parla più neanche con Minho…-, commentò Taemin.
-Facciamo così: vediamo come vanno le cose. Se si fanno drastiche entreremo in azione per fare qualcosa. Per il momento proverò a parlare con lui anche a costo di litigarci di nuovo-, affermai decisa.
Vidi il capo ramato di Taemin annuire e tornammo al tavolo.
 
Erano le due e mezzo quando arrivai in sala teatro. Le prove erano già iniziate, così senza disturbare presi posto vicino a Hongki, che ammirava stupito l’esibizione degli Shinee. Federica era al suo fianco, ma non prestava molta attenzione, piuttosto si limitava a fissare un punto indefinito nel vuoto, immersa nei suoi pensieri.
Chissà a cosa sta pensando…”, mi chiesi mordendomi un labbro.
-Sono fantastici!-, commentò Hongki assuefatto dalla prova di “Jojo”.
-Sì, magnifici-, dissi senza entusiasmo e fissando ancora Federica.
Mi voltai a guardare il palco e li vidi tutti sorridere, mentre cantavano. L’unico a essere serio era mio fratello. Che problema aveva quel figlio? Solo perché aveva litigato con sua sorella e la sua ragazza sembrava che gli fosse crollato il mondo addosso!
Sospirai sonoramente e aspettai con pazienza la fine della prova. Una volta scesi dal palco li raggiunsi e mi complimentai con loro. Se anche Jong era stato serio, aveva fatto un buon lavoro.
-Bravi, ragazzi-.
-Grazie, Yaya-, disse Onew sorridendo e sorseggiando un po’ d’acqua da una bottiglia.
-Bravi. Siete bravissimi ragazzi- commentò Hongki arrivando dietro di me, seguito da Feffe-  non sarebbe male avere un gruppo con cui cantare-, disse poi, più a se stesso che agli altri.
-Tu sai cantare?-, chiese stupito Jong.
-Beh, mamma mi ha fatto seguire delle lezioni quand’eravamo bambini. Non te lo ricordi?-, chiese. Federica prestò attenzione alle parole di Hongki, quasi lo guardava con adorazione e il gesto non sfuggì a Jong.
-No-, rispose Jong sicuro e irritato, scuotendo la testa. 
-Perché non canti qualcosa sul palco? Non ti vergogni, no?-, chiese Minho all’improvviso.
-No, figurati se mi vergogno, ma non saprei cosa cantare-, disse stringendosi nelle spalle.
-Non hai composto mai nulla?-, chiese Key.
-Mmm… magari posso… Avete uno stereo con amplificatore qui in sala?-, domando ricordandosi di qualcosa.
-Sì, è tutto sul palco, ma a cosa ti serve?-, rispose Jong.
Hongki non rispose, prese un cd che aveva nello zaino e andò dritto sul palco. Accese lo stereo e infilò il cd: -L’avevo scritta tanto tempo fa, ma non l’ho mai fatta sentire a nessuno. Colgo l’occasione adesso. Spero vi piaccia-, disse infine e fece partire la base.
La stanza si riempì di dolci note seguite subito dal suono della sua voce armonica e intonata. Partì lentamente, mentre cantava a occhi chiusi, inebriato della sua stessa voce chiara e pulita.
Pian piano la musica “As Ever” si fece più veloce e Hongki andava via via alzando il tono, seguendo senza sforzo la base. Con il sorriso sulle labbra cantava come se stesse facendo una cosa normalissima. Come se nessuno fosse davanti a sé, ma solo lui e la sua musica. Hongki aveva la stessa tonalità di voce di Jonghyun e questo mi fece sorridere, facendomi però ripensare a qualche connessine con la mia famiglia.
Gli Shinee ed io restammo a bocca aperta. Perfino Jong non si aspettava tanto e Federica era ormai entrata in modalità “occhi a cuoricino” per Hongki. Jong si accorse del suo comportamento e lo vidi montare rabbia ogni secondo di più. Aveva capito finalmente che la sua principale preoccupazione doveva essere lei? Non lo sapevo, ma vedendo il suo sguardo fulmineo su Hongki, intuii che aveva afferrato qualcosa.
Quando la musica finì, Hongki li ringraziò per averlo ascoltato e tutti gli applaudimmo. Scese dal palco e fu sovrastato dai complimenti, mentre Feffe squittiva come una teenagers che vede un suo idolo dal vivo.
Io mi limitai a dirgli un “bravo, complimenti” per poi soffermarmi a studiare mio fratello. Jong sembrava geloso di tutti quei complimenti. Geloso dell’attenzione che Federica riservava al suo miglior amico e non a lui. Sarebbe potuto scoppiare da un momento all’altro, lo sapeva bene anche lui, così prese il cappotto e il suo zaino e andò via di corsa, sgattaiolando fuori dalla porta.
-Jong…-, lo richiamai, ma fu tutto inutile, proprio come quella mattina.
Sospirai, timorosa di quello che potesse fare in quelle condizioni, e pensai che fosse meglio lasciarlo da solo per un po’. Lo avrei sicuramente rivisto a casa.
 Incontrai lo sguardo preoccupato di Taemin, il quale aveva assistito alla scena come me e tornammo poi al cantante in debutto.
 
Guardai il display del cellulare per controllare l’ora per l’ennesima volta. Eravamo tutti all’entrata del museo e stavamo per entrare, ma non si vedeva neanche l’ombra di Jong. A casa non era tornato, ma non mi ero preoccupata più di tanto, avevo pensato che avesse mangiato da solo e poi sarebbe comunque venuto alla mostra. Non fu così.
“Dove ti sei cacciato, Jong? Possibile che io debba fare da sorella maggiore anche a te?”, pensai preoccupata, mentre mi guardavo intorno per cercare di scorgerlo in lontananza.
-Yaya… dov’è Jong?-, mi chiese Kibum alle mie spalle. Mi girai e vidi gli Shinee, Federica e Sara.
-Eh? Oh… non lo so, Key. Non è tornato a pranzo e non mi ha detto niente. Non risponde neanche alle mie chiamate-, dissi visibilmente preoccupata in volto.
-Capisco. Tranquilla, probabilmente sarà da qualche parte a far pace con il suo cervello. Tornerà-, mi rassicurò Key.
-Lo spero…-, sbuffai.
Federica non diede segno d’interessamento alla situazione e il suo comportamento m’irritò a morte. Non solo cominciava a essere l’artefice del comportamento anomalo di Jong assieme ad Hongki, ma oltretutto si faceva scivolare i fatti addosso come se nulla fosse. Taemin aveva il mio stesso umore e notai che Sara non era da meno.
Rhee cominciò a richiamarci e tutti gli studenti che stavano attendendo, cominciarono a entrare nel museo. Il professore cominciò subito la sua illustrazione dei quadri e delle statue, per non parlare dei reperti ossei. Ognuno di noi era notevolmente annoiato dalla sua voce monotona, senza alcuna nota diversa a suscitare un po’ di curiosità. Hyun Joong continuò a ignorarmi per tutto il tempo, come aveva fatto quella stessa mattina a scuola, mentre scendeva le scale. Io feci lo stesso, anzi feci anche di più, mi avvicinai a salutare Hyung Jun, ed evitai Hyun Joong come la peste, suscitando, si leggeva sul suo viso, la sua irritazione e il divertimento dei suoi compagni.
Cominciammo a visitare il museo dagli uomini primitivi, poi continuammo fino ad arrivare al quattrocento e cinquecento. Era passata più di un’ora e ne mancava ancora un’altra, a quel punto, vedendoci stremati, Rhee decise di fermarsi per una pausa ricreativa. Molti di noi ragazzi andarono nel bar per prendere qualcosa da bere, io restai a dare un’occhiata in giro, gustandomi da sola le riproduzioni di quadri fatti da artisti anonimi. In particolare mi colpì una riproduzione di un paesaggio: era un mare d’astate al tramonto, con tutti gli ombrelloni ancora aperti. Forse l’artista aveva immortalato la scena verso le sei di sera, almeno così sembrava.
“La mamma ci portava sempre al mare d’estate, fino a quando non siamo tornati in Corea. Mi mancano quei giorni… Jong ed io eravamo molto più legati di adesso -pensai malinconica fra me- molti litigi li evitavamo. Ho sbagliato a non parlarti di quello che mi sta succedendo, fratellino? Devo per forza dirti sempre tutto?”, pensai, mentre fissavo il quadro e a poco a poco la mia immaginazione faceva amalgamare i colori fino a farli diventare il ritratto di Jong.
-Siamo un po’ giù di morale?-, sentii dirmi e vidi Kibum affiancarmi.
-Eh? No, solo… non lo so-, risposi sospirando e riemergendo dai miei pensieri.
-Credo che ti serva un po’ di tempo per te. Jong deve capire che ormai hai bisogno dei tuoi spazi e non può farti da baby sitter-, disse lui tranquillamente.
-Come fai a sapere quello di cui ho bisogno? E’ come se mi leggessi continuamente nel pensiero-, gli sorrisi.
-Key sa sempre tutto, ricordalo-, rispose lui fiero e mostrando tutta la sua aria da diva. Risi vedendolo atteggiarsi in quel modo.
-Yha! Stai ridendo di me?!-, continuo lui.
-No, non lo farei mai! –scherzai- grazie, Key-, gli sorrisi dolcemente.
-Per cosa?-, chiese lui.
-Per avermi fatto sorridere. Ne avevo bisogno-, scrollai le spalle e tornai al quadro.
-Ci sono sempre, scricciolo. Tu chiama e io arrivo-, disse scompigliandomi i capelli.
Era strano sentirmi dire certe cose da lui e soprattutto vedergli brillare negli occhi qualcosa di strano quando era accanto a me in certi momenti. Da quando era cominciata la casa tra SS501 e Shinee, tutti sembravano impazziti, eppure Kibum era rimasto lo stesso. Teneva sotto controllo le cose, agiva in modo indiscreto e parlava quando aveva qualcosa in mente, non tenendolo per se. Allora perché sospettavo che mi stesse nascondendo qualcosa per dirlo quando fosse stato il momento giusto? Questo non era da lui.
Lo fissai per un po’ fino a quando Rhee disse che era ora di tornare a “percorrere le vie della storia con una mano di colore”.  Ci avvicinammo a lui e tornammo ad annoiarci.
 
*°*°*°*
Eravamo tutti davanti all’entrata del museo, quando vidi in lontananza arrivare Young Saeng. Mancava solo lui al nostro appello, così appena arrivò a noi, ci avvicinammo a Rhee. Mi guardai intorno che ci fossimo tutti e notai per caso una figura non troppo alta che conoscevo bene. Era il “tappo”. Sembrava che stesse aspettando qualcuno, anzi… era piuttosto preoccupata. Mi chiesi perché, ma tornai ai SS501, ricordandomi la promessa che mi ero fato di restarle lontano per un po’.
Guardai Hyung Jun, il quale stava fissando Ilaria pensieroso. Si stava domandando quello che mi ero appena chiesto? Forse si. Mi aveva detto di aver rinunciato a lei la sera stessa in cui li vidi al parco, ma dubitavo fortemente che potesse arrendersi così facilmente. Conoscendolo, capivo che desiderava un’amicizia forte con lei.  Sorrisi: “Hyung Jun… spero che tu abbia capito che non guarda nella tua direzione. Anche se involontariamente, l’ho fatta innamorare di me da subito”.
Mi sentii quasi in colpa per lui, ma in fondo non potevo farci niente. L’avevo sentito da lei stessa al ballo che cominciava a provare qualcosa di serio per me e non era stato qualcuno altro a dirmelo. Tanto meno era una balla che mi ero inventato li per li.
Jun abbassò lo sguardo per sorrise amaramente e scuotere la testa come per cacciare via qualche pensiero, e s’intromise nella discussione tra Kyu Jong e Jun Min. Rhee ci richiamò poco dopo ed entrammo.
La prima parte della mostra durò un’ora, poi il professore ci diede una pausa, capendo che percorrere più di cinquecento anni in poco tempo era troppo anche per lui.
Restai per un po’ in giro a guardare i dipinti che ci aveva appena spiegato, mentre i SS501 erano scesi al bar. Per un po’ di tempo mi rilassai, ma quando i ragazzi tornarono la pace finì.
Vidi arrivare il “tappo” nella nostra direzione e il cuore cominciò a battere più forte quando la vidi sorridere. Che stavo facendo?
“Smettila di battere così! Cos’è lei per te? Solo la sorella di un rivale!”, pensai e cercai d’ignorarla
-annyeong-haseyo, sumbae!-, cinguettò appena fu davanti a Hyung Jun.
-Ciao raggio di sole!-, rispose lui.
-Non ci siamo più sentiti da… dall’ultima volta-, sorrise. Dall’ultima volta? Perché esitava? Forse pensava che noi non lo sapevamo? O che non lo sapessi io? Il suo modo di fare cominciava ad irritarmi.
-Già… come stai?-, chiese Jun.
-Bene, anche se ho un po’ di problemi con Jong-, rispose.
“Jong? Che ha combinato questa volta quell’idiota? Capisco che lei sia insopportabile, ma… voglio dire fino ad un certo punto. Se non viene stuzzicata è innocua! Aspetta… mi sto preoccupando per lei? E soprattutto la sto giustificando per tutte le volte che mi ha urlato contro?! HYUN JOONG, TORNA IN TE!”.
 Il suo modo d’ignorarmi mi stava innervosendo e il mio repentino cambiamento d’idea mi stava dando letteralmente suo nervi.    
Scossi la testa e feci finta di essere particolarmente interessato ad un reperto storico in una teca, mentre continuavo ad ascoltare: -Beh, un giorno di questi magari usciamo di nuovo. Mi farebbe piacere, in fondo siamo stati bene chiacchierando tutta la sera, no?-, chiese Hyung Jun.
-Sì, perché no? E’ una bella idea-, rispose lei.
“Bella idea? Ma non eri invaghita di me!? Che odio… KIM HYUN JOONG! SMETTILA!”, continuai a pensare come se in me risiedessero due persone. Ero veramente geloso? Mi stupivo di me stesso. No, era impossibile. Eppure… non era stato normale il mio comportamento quando l’avevo vista.
-Devo andare, voglio continuare a guardare i quadri con tranquillità. Ci vediamo Jun-, disse lei poco dopo. Lo salutò come gesto della mano, mentre lui l’attirò a sé salutandola con un bacio sulla guancia. Vedere cosa aveva appena fatto Hyung Jun non mi fece vedere più niente e per poco non scheggiai il vetro della teca, con la pressione che stavo esercitando sul vetro. Dov’era il fratello quando serviva? POSSIBILE CHE FOSSE PRESENTE NEI MOMENTI MENO OPPORTUNI!?
“A proposito, Jong non c’è oggi. Che fine ha fatto?”, mi chiesi.
Ilaria si si allontanò e la tenni d’occhi con lo sguardo. Si avvicinò ai quadri e uno ad uno li scorse, studiandoli. Non erano quadri che avevano spiegato, bensì stava osservando alcune opere di artisti anonimi del nostro tempo.
“Poco gusto, my dear”, pensai alzando un sopracciglio, piuttosto annoiato.
La vidi restare per molto tempo davanti ad un piccolo quadro con sfondo il mare e la curiosità s’impossessò via via di me. Mi chiesi perché lo stava guardando con tanta passione e con gli occhi quasi lucidi. Lo sguardo si era rattristato d’un tratto e sospirò svariate volte. La tentazione era quella di avvicinarmi, non resistevo, ma fui preceduto da Kibum e lo stomaco tornò a contorcersi più di prima.
-Aish…-, borbottai a bassa voce.
Li osservai per un po’, fino a quando vidi Kibum sorridergli in modo strano e mi avvicinai un po’ per cercare di captare qualcosa come al ballo: -Come fai a sapere quello di cui ho bisogno? E’ come se mi leggessi continuamente nel pensiero-, chiese lei.
-Key sa sempre tutto, ricordalo-, rispose lui.
Certo, come no”, commentai.
-Grazie, Key- , disse il “tappo”.
-Per cosa?-, chiese lui.                   
-Per avermi fatto sorridere. Ne avevo bisogno-, rispose lei.
“Come se non sorridessi mai. Il tuo nome non significa allegria?”, continuai a commentare acido.
-Ci sono sempre, scricciolo. Tu chiama e io arrivo-, disse Key.
“Lecchino…”, finii di pensare, con una smorfia disgustata.
 
*°*°*°*°*
Rientrai a casa stanca e stremata alle sei e mezza. Gettai lo zaino sulle scale e salutai mamma con un bacio.
-Tesoro, tuo fratello non è con te?-, chiese mamma affettando le verdure.
-Non è tornato a casa?-, domandai a mia volta.
-No. Non era alla mostra con te?-, continuo mamma.
Scossi la testa preoccupata. Non era tornato a casa? Che cosa gli era preso a quel benedetto ragazzo? Era diventato pazzo tutto d’un botto?
-No-, risposi secca.
Sentii scendere Hongki di tutta fretta già per le scale. Si fermò dopo uno scivolone mancato sulla porta e domandò: -Yaya! Jong è con te!?-. Lo guardai perplessa: non aveva detto niente nemmeno a lui!?
-No, alla mostra non era con me. Non è tornato a casa?-.
Hongki fece di no con la testa, così guardai la mamma. Non sembrava preoccupata, anzi tutt’altro: -Mamma! Non sei preoccupata!?-, le urlai.
-Quando avrà fame tornerà. So che ha litigato con te e con Federica, probabilmente vuole stare da solo-, mi rispose.
-Sì, ma sono preoccupata comunque, e se gli fosse successo qualcosa?-, chiesi più a me che a lei.
Hongki ci guardava e ascoltava in silenzio.
-Cosa gli potrebbe essere accaduto? Non credi stare assumendo il suo stesso comportamento di qualche giorno fa?-, disse lei continuando a cucinare tranquillamente.
-Mamma… non sono Jong quindi non opprimo le persone standogli col fiato sul collo, mi preoccupo semplicemente del suo comportamento anomalo-, precisai stizzita. Presi il telefono e composi il numero di cellulare.
Sentii alcuni squilli e poi la linea che cadeva. Era staccato?
-Non risponde…-, dissi triste.
-Lascialo in pace, tesoro, vedrai che tornerà-.
Il comportamento mi stava innervosendo, ma dopotutto non sapevo nemmeno dove cerarlo, così mi sedetti al tavolo di fronte ad Hongki e appoggiai la testa sulle braccia conserte: -Aigoo…-, sospirai.
Hongki allungò una mano e mi scompiglio i capelli: -Dai… sono sicuro che sta bene. Ma se proprio sei preoccupata posso accompagnarti da lui. Tu dove andresti se avresti il suo umore?-, mi chiese.
Alzai leggermente il capo e poggiai il peso sul mento: -Beh, in posto tranquillo, ma non ho idea di dove si possa essere cacciato-, risposi pensandoci su. Hongki restò in silenzio
“Se io  fossi mio fratello e fossi arrabbiata con me stessa e con la mia ragazza, dove andrei?”, mi chiesi fissando un punto nel vuoto.
“Magari in posto dove non mi cercherebbe nessuno… e questo posto per Jong quale sarebbe?”, continuai.
-Ho trovato!-, strillai balzando in piedi e spaventando sia mamma che Hongki.
-Sai dove potrebbe essere?-, mi chiese il biondo.
-Si! Prendi le chiavi della macchina Hongki, si va a scuola!-, dissi correndo a prendere il giaccone.
-Scuola?-, disse lui facendo una smorfia di perplessità.
-Sì! Mio fratello odia studiare, perciò il posto dove per primo non lo cercherei pensa che sia la scuola! Dai, andiamo!-, lo presi per mano e lo trascinai via con me, prendendo al volo il suo cappotto.
Entrammo in macchina e per un momento mi sentii un agente di polizia scaltro per l’illuminazione che avevo avuto.
-Sei sicura che sia li? La scuola potrebbe essere chiusa a quest’ora-, disse lui, mettendo in moto.
-Hongki, non sono mai stata così sicura in vita mia. Conosco troppo bene mio fratello per potermi sbagliare e poi lui ha una copia delle chiavi della seconda entrata. Con gli Shinee possono provare quando vogliono, perciò potrebbe essere a scuola a suonare o cantare o semplicemente a deprimersi-, dissi facendolo ridere.
-Avanti, andiamo!-, lo incitai e partì a tutta birra.
 
Arrivammo davanti scuola e scesi dalla macchina, seguita da Hongki alle mie spalle. Andammo all’entrata sul retro e come sospettavo era aperta. Entrammo e non sapendo da dove iniziare, proposi di dividerci: -Potrebbe essere in aula magna a sistemale i loro cd, oppure potrebbe essere in sala teatro. Tu aula magna, io teatro-.
Hongki annuì e subito corse verso la classe più grande, mentre io mi diressi nella sala teatro. Percorsi il lungo corridoio che portava ai camerini e cominciai a sentire della musica provenire da quella direzione. Non mi sbagliavo, Jong era lì. Più mi facevo avanti e più riconoscevo la musica. Non era “Kiss Kiss Kiss”?
Si, era così… era quella canzone che Jong aveva dedicato a Federica per il loro primo anno insieme.
Quel giorno avevano avuto molti imprevisti, così alla fine la loro cenetta romantica a lume di candela si era trasformata in una cena con gli amici. A fine pasto, il mio fratellino si era alzato e con le voci accompagnatrici degli Shinee aveva dedicato quella canzone a Federica, che nel frattempo si era lasciata andare a lacrime di gioia.
 Non avevo mai visto mio fratello così dolce nemmeno in casa. Lo era quando voleva, ma mai quanto con Federica e quel particolare giorno si era superato.
Senza fare rumore, aprii lentamente la porta della sala teatro e sgattaiolai dentro. Sorrisi nel vederlo sul palco a suonare al piano, così riuscii a tranquillizzarmi.
L’avevo trovato finalmente.


 

{Alue! :D}
Perdonate il ritardo, mi ero dimenticata di postare! ^^" Grazie per essere passati e alla prossima settimana! Fatemi sapere le vostre impressioni! :3

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII
 
Aprii lentamente la porta della sala teatro e senza fare rumore entrai. Jong stava suonando “Kiss Kiss Kiss” al piano, così mi avvicinai silenziosamente al palco fino arrivare a pochi metri. Lì mi appoggiai ad una sedia e lo lasciai finire. 
Sembrava piuttosto turbato e triste, e vederlo in quelle condizioni mi spezzava il cuore. Sapevo come si sentiva: era già successo con Krystal quando si erano lasciati. In quei giorni mio fratello aveva perso l’appetito, e così anche peso. Questa volta speravo che Federica si riavvicinasse a lui al più presto possibile e facessero pace. Jong teneva a lei più che a chiunque altro.
Mentre le sue dita danzavano sui tasti neri e d’avorio, la sua voce accompagnava la musica con le parole, ma notai un filo di tristezza. Jong non cantava mai con quell’intonazione e la prima volta che aveva cantato “Kiss Kiss Kiss”, vivacemente e con il sorriso sulle labbra, si allontanava sempre di più. Sembrava lontana anni luce. In quel momento pensai che mio fratello fosse la persona più importante sulla faccia della terra per me e dovevo fare qualcosa. Avevo intuito che avesse capito cosa stava succedendo tra Hongki e Feffe, ma mi sembrava giusto dirglielo direttamente, almeno avrebbe agito lui stesso. 
La musica si fermò e Jong smise di cantare, sospirò e si passò una mano fra i capelli. Non si era ancora accorto della mia presenza, troppo assorto nei suoi pensieri. Mi avvicinai a lui, salendo gradino dopo gradino sul palco.
-Non credi di deprimerti troppo, fratellone?-, sorrisi dolcemente, con le mani nelle tasche del cappotto.
Jong si sorprese e si girò verso di me alquanto infastidito: -No, che cosa c’è? Perché sei venuta qui? E come hai fatto a trovarmi?-, mi chiese in tono acido.
Sorrisi a quella domanda: -Ho pensato a dove tu non saresti mai potuto andare e così ti ho trovato qui. Volevo solo parlarti. In questi giorni mi preoccupi molto e… volevo chiederti scusa-, risposi scollando le spalle. Seguì una lunga pausa in cui Jong mi guardò con aria dura, ma pian piano si addolcì fino ad accennarmi di sedersi accanto a lui e così feci.
-Possiamo parlare, Jong?-, domandai esitante.
-Certo –sorrise- aspettavo che me lo chiedessi-, rispose.
-Allora facciamo pace?-, continuai appoggiando il capo sulla sua spalla e fissando i tasti del piano.
-Pace fatta, sorellina-.
Sorrisi felice della risposta: -Come mai sei così triste?-, chiesi poi guardandolo anche se sapevo già il motivo.
-Ho litigato furiosamente con Federica l’altra sera, al ristorante. Non mi parla da giorni e se provo ad avvicinarmi o mi risponde male, o m’ignora, o peggio… mi fulmina con lo sguardo-, rispose triste, lasciandosi andare ad un profondo respiro.
-Già… me l’ha detto. Tu sai bene qual è il motivo vero?- , continuai.
-Sì, so che è colpa mia e, a proposito, scusami anche tu. Sono stato troppo appiccicoso non facendoti respirare. Avrei dovuto pensare di più a lei-.
-Cosa pensi di fare?-.
-Non lo so. Ho pensato di parlarci, ma non vuole sentire ragioni di nessun genere. Vuole avere un po’ di tempo con me, ma se non mi da modo di starle accanto…-, si lamentò e stemmo zitti per un po’. 
Lo guardai per un istante, insicura se parlare o tacere, ma tra le due opzioni  scelsi di parlare. Sempre meglio pentirsi di qualcosa che si è fatto: -Jong…-, cominciai.
-Mmh?-, mi guardò con curiosità, aspettando.
-Hai notato per caso che Feffe e Hongki si sono molto avvicinati in questo periodo?-, chiesi.
-Sì. Oggi, quando Hongki ha cantato, ne ho avuto la conferma-, rispose stringendo i pugni.
-Non so davvero cosa fare-, disse sulla soglia della disperazione.
-Credo che Federica rivoglia solamente il suo Jong. Il Jong che conosciamo tutti. Quello esuberante e un po’ scemo che si dimentica di ogni cosa. Il Jong che la mattina ci fa penare quando entra in bagno. Il fratellone che sorride sempre in quel modo un po’ buffo che ci ricorda tanto un criceto paffuto e che diverte tanto le sue sorelline. E’ questo ciò che vuole ed è per questo che si è avvicinata ad Hongki. Lui è molto simile a te alcune volte. La fa ridere e la risata è il jolly che a te è mancato in questi giorni, Jong-, dissi con leggerezza e franchezza. Era bello parlare di nuovo con mio fratello. Il mio VERO fratello, non quello iperprotettivo.  Mi guardò e si allargò in un sorriso che evidenziò le sue fossette. Risi.
-E’ questo ciò che vogliamo-, dissi scompigliandogli i capelli.
-Grazie, per avermi risollevato il morale. Mi sento più leggero adesso-.
-Grazie a te per avermi scusato. Puoi sempre stupirla se non vuole parlarti. Cantagli una canzone, no? Magari proprio Kiss Kiss Kiss, in fondo glie l’hai dedicata, o un’altra. Non so… sicuramente gli farebbe piacere-, proposi.
-Vedrò cosa inventarmi-.
Annuii e pigiai un tasto sul piano: -Tu invece?-, mi chiese.
-Io? -chiesi a mia volta allarmandomi- Io cosa?-, lo guardai preoccupata.
“Stai tornando il Jong ossessivo e petulante?”, mi domandai.
-Che cosa stai combinando questi giorni? E’ un po’ che non mi parli di te-, no, sembrava tranquillo.
-Beh, niente di speciale. Le solite cose-, risposi evasivamente, continuando a suonare a caso dei tasti.
-Ah, si? Niente di speciale? Neanche un ragazzo che ti corteggia? Sorellina, sei una bugiarda. Vuoi che ti faccia un elenco di quanti ne ho visti sbavarti dietro?-, continuò lui sarcastico.
-Yha! Smettila! -urlai avvampando di colpo, per poi continuare imbarazzata- Mi vergogno a parlare di queste cose con te…-.
-Se ti vergogni, allora qualcuno c’è-, disse avvicinando il suo viso al mio e io mi allontanai.
-Si… -risposi con il broncio- ma non sono sicura. Quando… quando sarò abbastana sicura di ciò che sento e che lui sente te lo dirò. Promesso-, continuai.
-Posso almeno sapere chi è?-, chiese curioso e con un sorrisetto alla “Dimmelo ti prego, ti prego, ti prego!”.
-No-, dissi secca.
-Ok, ma non ti agitare tanto, altrimenti ti escono le rughe!-, disse ironico, scoppiando poi a ridere alla mia occhiataccia.
-Smettila…-, lo spintonai con un sorriso. Cominciò a suonare di nuovo e sentii delle note stranamente dolci, ma che non avevo mai sentito.
-Che cos’è?-, chiesi ascoltando attentamente.
-Yiruma, “Love Me” -rispose lui- papà non te l’ha fatto mai sentire?-, chiese.
-Papà? No, non sapevo che suonasse-, dissi sorpresa. In effetti, a casa non avevamo un pianoforte e sentire qualcuno suonare qualcosa all’infuori della mia chitarra era molto improbabile.
-No, pensavo che ti avesse fatto ascoltare il cd. Papà non sa suonare-, disse lui. Scossi la testa.
Mentre suonava, cominciò a spiegare: -La mia mamma adorava Yiruma e spesso, quando ero piccolino suonava molte sue composizioni. Questa s’intitola “Love me” ed era la sua preferita. La suonava molto spesso. Poi quando morì, papà comprò un cd, che ora tiene gelosamente custodito come un oracolo, e ogni tanto l’ascolta quando è triste. Dice che così gli sembra di averla accanto. Io ricordo pochissimo di lei, ma ciò che mi manca di più era il suo modo di svegliarmi al mattino silenzioso e attento. Era molto dolce…-, concluse. Notai una lacrima silenziosa rigargli il viso e gli circondai le spalle con un braccio, poggiando la mia nuca contro la sua. Si stava trattenendo e sapevo che di lì a poco sarebbe scoppiato in lacrime. Mio fratello era così, quando partiva con le lacrime, nessuno lo fermava più.
Gli accarezzai i capelli e lo abbracciai, sentendo la sua stretta ricambiare la mia e restai in silenzio, non sapendo cosa dire. Un abbraccio sarebbe stato molto più di mille parole in quell’istante?
-Mi manca tanto…-, disse fra i singhiozzi e le lacrime che cominciavano a uscire senza limite.
Restai muta. Avrei voluto dirgli che Yoona sarebbe stata sempre con lui, che qualunque cosa facesse lui, lei lo sapeva, ma non parlai, ascoltandolo piangere.
Il comportamento di Jong negli ultimi tempi doveva essere stato legato anche a quello: probabilmente mio fratello aveva bisogno di una figura materna con cui parlare, ma la mia mamma era troppo indaffarata nel lavoro e troppo presa da Angelica per preoccuparsi di lui. Eravamo cresciuti così, fianco a fianco. Se uno aveva bisogno l’altro accorreva e viceversa. Ero stata stupida ad allontanarmi da lui. Io ero un suo punto di riferimento insieme a Federica, ma le “donne della sua vita” avevano temporaneamente fatto “puff”.
Una l’aveva recuperata, ma l’altra? Quella che a lui sembrava più importante? Che fine avrebbe fatto?
 
***
Da quella sera passarono molte settimane, in cui io aiutai il più possibile Jong a riavvicinarsi a Federica, ma invano. Feffe sembrava più ostinata di un cane che viene trascinato per la strada a non far pace con Jong. Non voleva scuse di nessun genere, non voleva parlargli e tantomeno vederlo. Mi sembrava una reazione insensata e immatura da parte sua, ma alla fine la comprendevo. Jong l’aveva lasciata in un angolo per almeno un mese e mezzo e lei ovviamente né aveva risentito, senza contare che era stata trattata male ogni volta che le cose con me non erano andate bene. Mi sentivo in colpa, loro due stavano in quello stato solo per colpa mia.
“Forse se avessi parlato prima con Jong a quest’ora Federica non correrebbe dietro ad Hongki…”, mi dissi una sera mentre bevevo un po’ di latte prima di andare a dormire.
Mi stavo impegnando tanto per riparare il disastro che avevo creato, ma la diretta interessata non voleva collaborare e anche gli sforzi di Taemin sembravano inutili. Di solito Federica era molto propensa a parlare e a cedere agli occhi dolci del fratello, a qualche sua richiesta, o semplicemente a seguire i suoi consigli, ma questa volta non voleva ascoltare neanche lui.
Dopo due settimane Jong perse tutta la sua voglia di reagire e far pace con lei, così cominciai a studiare la situazione partendo da Federica. Sicuramente si sentiva ferita e offesa dai suoi comportamenti e dedussi anche che voleva fargliela pagare una volta per tutte, ma andando avanti di quel passo anche Jong si sarebbe stancato e a quel punto sarebbe stata la fine. Non dovevano arrivare a tanto, altrimenti non me lo sarei perdonata.
I giorni passavano e Jong continuava a faticare con tutto se stesso per riconquistarla. Le aveva mandato fiori, cioccolatini ed era andato a trovarla, con la ricompensa di una sonora portata in faccia. Ogni volta che tornava o era avvilito, o peggio nevrotico, così che dovevo sorbire le sue lamentele e i: “Cosa sta combinando?” o “Cos’è successo?” di Hongki ancora ignaro del caos che aveva creato insieme a me. Mio fratello sapeva che la causa di tutto era Hongki, ma stava comunque zitto. Era il suo migliore amico e non poteva cacciarlo di casa, tanto più che i suoi genitori si sarebbero trasferiti a Seoul soltanto dopo gennaio inoltrato.
Una mattina Jong si alzò presto, verso le sei, per far trovare a Federica uno striscione con su scritto “Buongiorno Principessa” sotto casa. Il gesto era stato molto romantico e sapevo che mio fratello si stava impegnando a fondo, anche per il solo vederlo alzarsi presto di sua volontà. Tornò verso le otto, quando io stavo ancora facendo colazione, carico di nervosismo e con il muso arrivante a terra. A quanto pareva la bella aveva rifiutato di nuovo la bestia, ignorando anche lo striscione.
Jong rientrando scansò di forza Hongki che stava scendendo le scale e per poco non lo fece cadere a terra. Lo guardai allibita e preoccupata salire al piano di sopra, sentendo a stendo il biondino che si lamentava.
-YHA! Ma che ti prende?! Yaya, che cos’ha tuo fratello sta mattina!?-, mi chiese.
-Mmh? –dissi, spostando lo sguardo su di lui senza capire, mentre masticavo ancora un biscotto- eh?-.
-L’ha morso una tarantola? O si è svegliato con la luna storta? E’ insopportabile in questi giorni!-, frignò.
-Ha diciannove anni. Dovresti sapere cos’ha… in fondo siete coetanei. Spero solo di non ritrovarmi nelle vostre condizioni fra due anni-, risposi  ironica senza dargli troppa importanza e tornai al mio latte.
Le giornate proseguirono in questa tra gli sbalzi d’umore miei e di mio fratello.
Hyun Joong in compenso aveva deciso di rimuovermi completamente dalla sua vita, o almeno così mi sembrava: nei corridoi della scuola era come se non mi vedesse e alle prove non mi rivolgeva la parola se non un cenno per saluto. Avevo così riacquistato un po’ di pace mentale, anche se certe volte lo avevo sorpreso a seguirmi con lo sguardo quando uscivo da scuola o quando entravo. Mi domandavo cosa gli frullasse per il cervello (ridotto a una nocciolina) a volte, e cosa sentisse veramente per me. Era solo per dispetto agli Shinee che mi aveva baciata? Se era così, perché allora aveva detto che lo infastidiva se qualcun altro mi dava troppa confidenza? E soprattutto perché aveva avuto una reazione così repentina?
Forse era perché il padre sarebbe tornato dall’estero subito dopo la gita in Italia? In fondo Hyung Jun mi aveva informato del suo ritorno e sapevo bene che tra lui e il padre non correva buon sangue, ma io cosa centravo?
Non sapevo cosa rispondermi così lasciai correre. Non potevo pensare a lui in quei giorni, avevo troppo da fare e poi le vacanze di Natale erano ormai arrivate. Non lo avrei visto per molto tempo. Dovevo pensare a divertirmi e rilassarmi, non a stressarmi ancora di più. Non fu però così: Rhee ci caricò di compiti per i venti giorni di ferie e come se non bastasse il mio lavoro, che avevo preso con molta felicità al Paradise caffè s’intensificava proprio in quel periodo.
Nel periodo in cui avevo lavorato il capo non aveva fatto storie per i miei ritardi e giorni mancati per la scuola. Sapeva che studiavo sodo per gli ultimi compiti in classe e molte volte Minho gentilmente era andato a tappare i miei buchi, così da non far sollevare tante polemiche, anche se sotto le feste avevo promesso di lavorare sodo e così dovetti fare doppi turni per la prima settimana.
Vidi molti visi familiari e molti studenti andare e venire. A volte Sara e Taemin vennero a trovarmi per una cioccolata calda e in quei casi chiedevo loro come andassero le cose con Federica. La risposta era la solita: andava sempre peggio. Sospiravo ogni volta e dopo un po’ di pensieri, portavo ciò che ordinavano.
A lavoro Minho era stato sin da subito gentile con me, mi aiutava quando finivo tardi, mi riaccompagnava a casa e certe volte mi offriva qualcosa mentre tornavamo a casa per soddisfare il mio pancino brontolante. Con lui era ormai tutto risolto, da quel giorno al parco le cose si erano aggiustate.
-Cos’è stato?-, disse sulla via del ritorno una sera, mentre stringeva in mano l’ombrello. A Seoul nevicava e le strade erano imbiancate, coperte tutte da una distesa infinita di neve. Era bellissima e vedere i riflessi delle luci su quel bianco era ancora più bello.
-Ehm… nulla-, risposi facendo la vaga, mentre il mio stomaco continuava a contorcersi e a fare rumore.
Minho alzò un sopracciglio e sospirò quasi rassegnato: -Non dire bugie, ragazzina. Andiamo a mangiare qualcosa… il tuo stomaco sta reclamando a gran voce-.
“Ragazzina? Un altro?! Comincio ad averne abbastanza…”, pensai scocciata, mettendo il broncio, ma Minho non se ne accorse.
-Dai, vieni che ti offro qualcosa-, disse cingendomi le spalle e attirandomi a se sotto l’ombrello.
-Ma… Minho…-, farfugliai e i suoi piedi ci portarono davanti ad una pizzeria.
-Zitta ed entra-, mi ammonì aprendo la porta.
Entrai senza fiatare nella tavola calda e sentii un odore invitante di pizza investirmi. Il negoziante mi sorrise e Minho entrò subito dopo di me. Sorrisi a mia volta timidamente e restai dov’ero.
-Prego, ditemi-, disse il pizzaiolo mentre Minho m’invitava  ad avvicinarmi al banco.
-Guarda che non morde-, mi sussurrò all’orecchio ridendo.
-Yah… smettila-, lo ammonii sottovoce.
Minho si avvicinò e io lo seguii come un cagnolino: -Un pezzo con la mozzarella per me, grazie-.
-E per la signorina?-, mi chiese poi il negoziante.
-Eh? Ah… ehm, lo stesso. Grazie-, sorrisi.
Ci diede la pizza calda e cominciai subito a mangiare, mentre Minho pagava. Uscimmo nell’aria gelida della sera e aprì di nuovo l’ombrello: -Vieni, altrimenti torni fradicia a casa-, disse aprendo le sue braccia per ospitarmi sotto l’ombrello.
-Davvero posso?-, chiesi. Era strano da parte sua e mi sentivo fuori luogo in quel momento.
-Perché? L’ho mai vietato?-, domandò a sua volta ridendo. Sorrisi divertita e mi riscaldai rifugiandomi fra le sue braccia.
Cominciammo a camminare mentre mangiavamo, casa non era lontana e saremmo arrivati subito. Svoltato un angolo sorrisi fra me e Minho mi notò: -Perché sorridi così?-.
-Non credi che Tiffany potrebbe essere gelosa di me, se solo ci vedesse così?-, domandai.
-No, non penso. Ci hai più fatto pace?-, domandò.
-No, e non credo voglia farla. Preferisce altre amicizie-, tagliai corto ed evitai di dire che preferiva Krystal a me ormai.
-Ho capito-, commentò guardando oltre i fiocchi di neve che continuavano a scendere indisturbati.
-Solo qualche mese fa avrei dato di tutto pur di avere una serata come questa con te… -risi e scossi la testa- adesso mi sento quasi fuori luogo-, sospirai.
-Già… immagino. Come mai ti senti fuori luogo? Adesso c’è qualcun altro?-, chiese curioso con gli occhi di un bambino. Tutti erano davvero curiosi di sapere che ero interessata a qualcuno che non sarebbe andato a genio a nessuno?
-Sì… -dissi in un sospiro- ma anche lui ignora i miei sentimenti e da qualche tempo non mi saluta neanche-, dissi frustrata e triste.
-Non sa quello che si perde-, commentò.
-Perché?-, chiesi stupita da quell’affermazione.
-Perché sei una ragazza con la testa apposto. Difficilmente se ne trovano al giorno d’oggi. E poi riesci a strappare un sorriso sempre quando qualcuno ne ha bisogno e metti tutta te stessa, se vuoi, nell’aiutare gli altri senza farti condizionare. E sorridi sempre. Questa è una marcia in più che hai rispetto agli altri-, disse senza problemi.
-Ma se ho sempre il broncio…-, dissi citando Hyun Joong.
-Tutti hanno i loro momenti no, anche tu. Non per questo ti butti giù!-, mi rispose con energia.
Sorrisi contenta di quello che mi aveva detto e arrivammo davanti casa: -Grazie, Minho-.
-Di nulla, è un piacere riaccompagnarti. Vedrai che le cose si sistemeranno anche con lui-, disse.
-Ci credo pochissimo, ma lo spero. Non so perché, ma lo spero tanto…-, dissi.
-Ci vediamo domani a lavoro-, mi fece l’occhiolino e si allontanò fischiettando una canzone natalizia.
Rientrai in casa e messami il pigiama, pensai solo a sghiacciarmi dal freddo.
 
Il giorno dopo attaccai il mio turno di lavoro alle tre di pomeriggio. Arrivai stranamente in orario e mi misi subito a lavoro. Il locale non era eccessivamente pieno, ma alcuni clienti stavano dando del filo da torcere a Minho ordinando una cosa dietro l’altra, così dopo aver messo la divisa andai in suo soccorso con penna e taccuino.
-Vai pure, ci penso io. Prepara le altre cose intanto-, dissi prendendo di mano la situazione.
-Ti ringrazio-, mi disse con gli occhi pieni di gratitudine e corse dietro il banco.
-I signori cosa desiderano?-, mi rivolsi alla famiglia di fronte a me.
-Oh, il ragazzo ci stava servendo, ma comunque volevamo ordinare tre cioccolate calde e un cappuccino-, disse una donna che doveva essere la madre della famiglia in questione.
-Va bene. Vicino volete dei cornetti? Biscotti? O semplicemente questo?-, domandai sorridendo.
-Gradiremmo dei biscotti, grazie-, rispose la mamma.
-Mamma, non voglio la cioccolata! Voglio un frappè!-, i interruppe una bambina mora con i capelli raccolti un due codini e con marcati tratti orientali.
-Tesoro, fa freddo, non possiamo ordinarlo-, disse il padre.
-Io lo voglio! Per favore… appa!-, continuò lei imperterrita. Guardai la scena aspettando e facendo cenno a un altro tavolo di attendere qualche secondo.
-Va bene, due cioccolate calde, un cappuccino e un frappè. Mi scusi tanto…-, concluse il padre a metà tra l’infastidito e il dispiaciuto per me.
-Non si preoccupi. La vostra ordinazione arriva subito-, dissi sorridendo e togliendo i menù.
Corsi al banco da Minho, il quale mi ringraziò con gli occhi, a portare il foglio e presi due caffè già pronti per un tavolo. Li consegnai e corsi a prendere ordini da un altro ancora.
Gran parte del pomeriggio trascorse tranquillamente. Taemin e Sara arrivarono alla solita ora e ordinarono le loro cioccolate calde, così in men che non si dica portai a loro ciò che avevano richiesto.
-Come va a casa?-, chiesi a Taemin alludendo a Federica, mentre Sara cominciava a sorseggiare la sua cioccolata.
-Come sempre, ma tuo fratello sta mattina è venuto sotto casa per parlarle-, rispose. Mio fratello a casa loro? Non mi aveva detto niente.
-E com’è andata?-, continuai.
-Non molto bene, ma almeno questa volta Feffe si è degnata di scendere a parlare come una perosna civile e non l’ha ignorato-, mi rispose.
-Non c’è da biasimarla, Taemin, in fondo ha ragione. Sta trattando Jong proprio come lui ha trattato lei in quest’ultimo mese-, s’intromise Sara.
-Già, hai ragione. Jong non si è comportato bene… ma almeno adesso si sta impegnano-, dissi in un sospiro e guardai fuori dalla vetrina del negozio, dove erano disposti i dolci. Le persone passeggiavano indisturbate sotto i fiocchi di neve che cominciavano ascendere a poco  a poco, mentre i lampioni nelle strade si accendevano. La sera stava calando e Seoul si sarebbe accesa in un carosello di luci meravigliose.
Tornai al banco e lasciai i piccioncini bere le loro bevande tranquillamente. Mi misi a pulire i bicchieri sporchi in un lavandino, dando ogni tanto un’occhiata a chi entrava e chi usciva dal negozio.
Quando finii, alzai lo sguardo e sgranai gli occhi nel vedere Tiffany a braccetto con Young Saeng, uno dei SS501, davanti all’entrata del locale. Intravidi che la stessa reazione l’ebbero Sara e Taemin, che erano restati con i cucchiaini a mezz’aria, pieni di cioccolata, la quale poco alla volta gocciava nelle tazze. Da quando Young Saeng e Tiffany si frequentavano? E soprattutto da quando si erano lasciati lei e Minho?
Guardai la coppia lì di fronte e poi spostai lo sguardo velocemente su Minho: stava preparando dei frullati e un caffè: non se n’era accorto.
“Se Minho li vede, come minimo uccide prima a lui e poi finisce il lavoro con lei. Pensa, pensa, pensa! Puoi evitare una rissa!”, urlai a me stessa.
-Minho! –dissi istericamente, cercando di mantenere il controllo- sono finite le paste, vanne a prendere delle altre sul retro. Ci penso io qui!-, dissi e cercai di non farlo girare.
-E pieno di paste lì davanti, perché dovrei prenderne altre?-, mi chiese preoccupato.
-Fa come ti dico, per favore. Più ce ne sono e più i clienti arrivano, no? Su, su! Vai!-, gli ordinai e lo spinsi fino alla porta del retro.
-Yaya, ma ce ne sono ancora tantissime…-.
-Niente “ma”! FILA!-, strillai. Fortuna che c’erano solo Taemin e Sara nel negozio, altrimenti avrei impaurito tutti con i miei strilli isterici.
Tornai rapidamente al bancone e pregai che Minho ci mettesse più del dovuto ad arrivare e speravo che quei due se ne andassero. Li osservai e dopo poco Saeng si allontanò e Tiffany entrò.
-Annyeong-haseyo-, dissi inchinandomi all’appena entrata.
-Annye… oh, sei tu. Non sapevo lavorassi qui-, disse Tiffany sorpresa nel vedermi e lanciandomi un sorrisetto finto.
-Non sapevo frequentassi due ragazzi contemporaneamente-, ribattei acida.
-Direi che ormai non sono affari tuoi, no?-, continuò lei con il veleno fra i denti continuando a sorridere in modo arrogante e provocatorio, che urtava i miei nervi alquanto sensibili.
-Altroché se sono affari miei! Minho è mio amico e come tale non permetto a nessuno di ferirlo! Tanto meno a una vipera e ormai ex migliore amica-, sbottai.
Scosse la testa: -Un caffè con latte caldo-, mi disse tagliando corto e andandosi a sedere. Digrignai i denti e nel momento in cui stavo per saltarle addosso, Minho comparve dal retro.
-Ciao, amore!-, esclamò sorridendo e andandole incontro.
“Merda…”, pensai: “E ora cosa faccio? Uff… se non altro la vipera verrà smascherata”.
-Ciao, Minho-, sorrise lei e notai una punta di nervosismo nella sua voce. Forse stava per tornare Saeng? Non sapeva che Minho lavorasse lì? In effetti, non sapeva nemmeno che ci lavorassi io.
Sorrisi beffarda alle spalle di Minho pensando che le stava bene e preparai il cappuccino che era stato ordinato, per poi portarlo al tavolo. Lo posai con il vassoio e le rivolsi un falso sorriso.
-Grazie-, mi disse Tiffany fulminandomi.
-Non avete ancora fatto pace?-, chiese Minho cogliendo la tensione gerale.
-No-, rispondemmo Tiffany ed io in coro.
-Ho capito-, concluse lui.
Seguì una piccola pausa imbarazzante, poi vidi altri due clienti e mi allontani da loro per cominciare a prendere le nuove ordinazioni. Li tenni d’occhio da lontano e ogni tanto squadravo le strade per vedere se Young Saeng arrivasse. Ero combattuta: volevo che arrivasse solo per vedere Tiffany in difficoltà, ma nello stesso tempo volevo che non lo facesse per non vedere Minho star male. Lui ci teneva tanto a Tiffany e non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, come io non mi sarei mai aspettata che lei cominciasse a frequentare gente come Krystal.
Tornai al bancone e cercai di captare qualche informazione della loro conversazione, ma senza successo, fino a quando: -Non sapevo lavorassi qui, amore-, sentii ad un tratto lei cambiare discorso, sorridendo sempre più nervosa.
-Beh, ecco… ho cominciato a venire a lavorare qui per mettere da parte dei soldi, per non chiederne più ai miei…-, lo sentii cominciare a dire.
Minho aveva cominciato a lavorare in quel bar solo per i suoi, ma quando una sera aveva visto un bellissimo ciondolo a forma di cuore in una vetrina, costante parecchio, aveva cominciato a  fare turni straordinari per poterlo comprare a Tiffany e regalarglielo per Natale. Era la cosa più dolce che gli avessi mai visto fare. Minho fino ad allora era stato una specie di Don Giovanni, ma con Tiffany vicino era radicalmente cambiato, lasciando uscire la parte più dolce di lui. Odiavo il comportamento di Tiffany e ancora di più la odiavo pensando che era solo per colpa sua se lui avesse sofferto. Mi sentivo tesa come una corda di violino e sentivo che quella sera stessa sarebbe successo l’irreparabile.
Minho mi lasciò lavorare da sola parlando senza sosta con lei, ma non lo ammonii per farlo tornare a lavoro, e per un po’ mi rasserenai, credendo che Saeng non sarebbe più tornato. Taemin e Sara decisero di restare un bel po’ di tempo per osservare la situazione dopo aver finito la loro cioccolata e mi sentii più leggera anche grazie alla loro presenza.
Verso le sette Tiffany capì che era ora di andarsene, così prendendo la borsa, salutò Minho con un rapido bacio e si avviò alla porta del bar per andar via. Tirai un sospiro di sollievo e tornai a respirare. Tiffany passò davanti al bancone quando io abbassai lo sguardo per preparare due vassoi di paste e nel contempo sentii entrare qualcuno.
-Ciao, amore!-, sentii dire nella mia direzione e alzai subito la testa. Young Saeng era appena entrato e sorrideva a Tiffany con un sorriso a trentadue denti e notai che tutti stavano guardando in direzione del bancone, in particolare Minho, sconvolto. Taemin e Sara erano paralizzati dalla sorpresa.
-Yaya… non sapevo ti fossi messa con Young Saeng-, disse Minho ad un certo punto, quando tutti sembravano essersi addormentati ad occhi aperti.
-Come, scusa?-, lo guardai con gli occhi sgranati, girandomi lentamente.
Saeng lo guardò non capendo. Anche lui non sapeva di Minho e Tiffany? Che cosa gli aveva raccontato quella vipera? Era impossibile che Saeng non sapesse della loro relazione dato che ad ogni santo intervallo i due ex piccioncino stavano sempre a baciarsi.
-Tu e Young Saeng, non state insieme?-, mi chiese Minho dubbioso.
-Io e Young Saeng?-, ripetei.
“Che cosa m’invento adesso?! Non posso dirgli che non stiamo insieme così a sangue freddo! Mi odierebbe! Ma non posso neanche mentirgli! Che faccio?”, mi chiesi nel panico.
Young Saeng stava per rispondere a Minho, ma fui più veloce e, mentre mi toglievo il camice da lavoro per andare a prenderlo sotto braccio, risposi: -Young Saeng ed io? Oh, si! Ci siamo messi insieme da poco e non lo sa nessuno. Mi dispiace avertelo nascosto-.
Sara e Taemin rimasero ancora più scioccati nel sentirmi dire certe cose e sgranarono gli occhi, mentre Tiffany ribolliva di rabbia vedendomi a braccetto con il suo nuovo amore.
-Sai che tuo fratello non approverà?-, continuò Minho, mentre Young Saeng mi chiedeva fra i denti che stessi facendo. Nel suo gruppo avevo avuto modo di parlare solo con Hyun Joong e Hyung Jun, ma con il resto no.
-Si, ma non preoccuparti, ci parlerò io. Noi andiamo. E’ venuto a prendermi perché mi deve accompagnare da una parte. Tornerò fra pochissimo, te lo prometto-, dissi istericamente, cercando di tirar via Young Saeng di lì.
-Va bene…-, rispose lui perplesso e finalmente riuscii a trascinare fuori il ragazzo sotto gli occhi di tutti.
Lo tirai per un braccio lontano dalla visuale del bar fino a quando con uno strattone si leberò dalla mia stretta: -Si può sapere che stai facendo!?-, esclamò irritato e per un secondo mi ricordò il suo capo branco.
Presi un profondo respiro e chiesi fui diretta: -Perché stai frequentando Tiffany alle spalle di Minho? Lei che ti ha detto? Non sai che stanno insieme?!-.
-Che cosa stai farneticando? Minho e Tiffany si sono lasciati una settima fa!-.
Bingo.
-No, Sumbae… Minho e Tiffany stanno ancora insieme-, continuai.
-Come? Sei sicura?-.
-Sicurissima. Non mi piace giocare con i sentimenti della gente, perciò non direi mai una cosa del genere se non ne fossi sicura-, continuai e dopo seguì una lunga pausa. Heo Young Saeng mi sembrava un ragazzo sveglio e molto sensibile, ma per quanto ci fosse rimasto male in quel momento, sapevamo entrambi qual era la cosa gusta da fare. Da quando l’avevo visto la prima volta esibirsi in “Love Ya” aveva cambiato pettinatura, dai lunghi capelli scompigliati e neri, si era tinto di rosso e li aveva tagliati. Ciò però non lo cambiava, ma a dire il vero lo rendeva più bello e lo faceva sembrare più grande.
Sospirò e lo guardai negli occhi: -Per favore, non complichiamo le cose e chiarisci con lei. Non voglio vedere Minho soffrire perché vi ha visti insieme. Sarebbe dura per lui e preferirei che glie lo dicesse lei. Non credo che tu sia un ragazzo pronto a prendersi le ragazze degli altri, anzi… perciò ti sarei infinitamente grata se la spingessi a parlare con lui. Conosco Tiffany e ascolta solo le persone a cui tiene…-, continuai.
-Tu non sei la sua migliore amica? Dovresti essere tu a parlarle-.
-Sono due mesi che non ci parliamo. Da quando si è messa con Minho. Per cortesia, potresti farmi questo favore, anche se ci conosciamo… da un quarto d’ora scarso? Tu sai che è la cosa giusta-, continuai a pregarlo.
Young Saeng annuì e mi sorrise dopo poco: -Va bene, solo perché mi sei simpatica. Grazie a te Hyun Joong ha riacquistato un po’ di sorriso-, rispose.
Alzai un sopracciglio non capendo e inclinai la testa da un lato: -Eh?-. Avevo capito bene? Che c’entrava adeso Hyun Joong?
-Nulla, vado. Sta sera parlerò con Tiffany-, disse mentre se ne andava e restai a guardarlo come un’idiota per circa cinque minuti.
Tornai al bar ed entrando notai che Taemin e Sara se n’erano andati, mentre Minho finiva di pulire. Tiffany era ancora lì. Mi avvicinai a lei e chiesi: -Come mai sei ancora qui?-.
-Che cosa gli hai detto?-, domandò a sua volta incenerendomi.
-La verità e faresti bene a dirla anche a Minho, senza illuderlo ancora-, risposi seccata, senza farmi sentire dal ragazzo.
Restò zitta e lo guardò per un momento sospirando: -Non ci riesco… Gli farei troppo male-, disse.
-Se continui ad aspettare, gli farai ancora più male. Prima togli il dente e prima se ne farà una ragione. Ringrazia la stella che ti ha salvato questa volta, perché non succederà più-, dissi acidamente, mentre mi avviavo nel retrò del bar per prendere il mio cappotto. Minho arrivò poco dopo e finii di imbacuccarmi con sciarpa e guanti. Fuori faceva freddo e nevicava di nuovo.
-Ti dispiace se accompagno Tiffany a casa sta sera?-, chiese alle mie spalle.
-No, figurati, è la tua ragazza, viene prima di me-, risposi stanca e m’infilai il cappello.
-Grazie, e stai attenta-, sorrise raccomandandosi. Mi salutò con un bacio sulla guancia e uscì dal retro.
 
Camminando per le strade di Seoul, sotto i fiocchi di neve e senza ombrello, ripensavo a quello che era successo e come se la sarebbero cavati i protagonisti di quella giornata. Avevo salvato Tiffany e avevo salvato il cuore di Minho, ma per quanto tempo sarebbe stato integro? Dopotutto Tiffany avrebbe dovuto dirgli la verità. In compenso avevo distrutto Young Saeng. Non sapevo cosa provasse per Tiffany e speravo che non avessi provocato un danno grave, anche se quando se n’era andato, l’avevo visto abbastanza abbattuto.
Ripensai anche a ciò che aveva detto su Hyun Joong. Era vero che gli avevo restituito il sorriso? E che cosa intendeva con “restituito”? Forse si riferiva ai suoi problemi in famiglia, ma io cosa c’entravo? Ogni volta che stava nei paraggi alla mia vista diventava nevrotico, per non parlare degli ultimi giorni di scuola in cui mi aveva completamente ignorata.
Immersa nei miei pensieri passai davanti alla vetrina che tempo addietro Minho mi aveva mostrato e vidi che il ciondolo tanto desiderato era ancora lì. Sorrisi nel vederlo e pensai a quale sorriso aveva sfoggiato quando me l’aveva indicato. Era stato felice, ma in poco tempo poco la sua felicità sarebbe stata distrutta, portando via ogni suo sogno amoroso con Tiffany.
-Alla signorina serve un ombrello con cui ripararsi?-, chiese una voce familiare alle mie spalle, mentre mi sentivo coperta la testa da un ombrello.
-Mmh?-, dissi girandomi e sgranai gli occhi vedendo davanti a me Hyun Joong sorridermi come se nelle ultime settimane non fosse successo nulla.
-Ti è caduta la lingua per caso?-, chiese preoccupato dopo cinque minuti dalla mia mutezza.
-E-eh? No, che cosa ci fai qui?-, chiesi tornando a parlare.
-Facevo un giro tornando dalla palestra -rispese tranquillamente- e tu?-, mi chiese.
“Come fa ad essere così calmo!? Che odio di ragazzo! E’ insopportabile il suo essere lunatico! Eppure sta sera è così bello…”, pensai fissando i suo lineamenti perfetti.
-Tornavo a casa dal lavoro-, risposi senza troppo entusiasmo. Non avevo dimenticato i miei pensieri precedenti.
-Sembri triste-, osservò.
-Fatti gli affari tuoi, Hyun Joong. Mi bastano i problemi che ho in questo periodo e non ho bisogno che tu me ne aggiunga degli altri alla collezione-, dissi tornando a camminare in direzione di casa mia, irritata dal suo comportamento estraneo e del tutto nuovo. Era più normale vederlo arrabbiarsi che vederlo preoccuparsi per me.
-Resti comunque scontrosa. Bene, mi fa piacere, ciò significa che non sei cambiata-, continuò a parlare mentre mi raggiungeva. Tornò a coprirmi coll’ombrello e inchiodai di botto quando lo sentii stringermi a sé con un braccio attorno alle mie spalle. Lo guardai negli occhi con astio. Non ero cambiata? Certo che non ero cambiata! Pensava davvero che il suo ignorarmi potesse cambiare il mio modo di pensare, parlare e quant’altro? E poi perché si comportava come un gatto in amore? Non aveva detto lui che non si sarebbe mai interessato a me? Se era un'altra delle sue strategie idiote e stupide, non lo avrei tollerato. Mi bastava vedere gli altri prendersi gioco delle persone e giocare con i loro sentimenti.
-Che problema hai?-, gli chiesi acida e irritata.
-Nessuno, tu piuttosto che problema hai? Per una volta che sono gentile con te non ti sto nemmeno bene-, rispose sulla difensiva, ma senza arrabbiarsi.
-Il mio problema sei tu! I tuoi cambiamenti di umore, idee e personalità. Un momento prima sei gentile, il momento dopo t’imbestialisci per poi tornare calmo e quieto. Come funzioni? C’è qualche pulsante nascosto che ogni tanto premi per cambiare? Sono settimane che m’ignori e adesso ti ripresenti come se nulla fosse! Si può sapere cosa pensa la tua mente di nocciolina, o è vietato!?-, sbraitai guardandolo in cagnesco.
-T’interessa se t’ignoro o se ti do confidenza?-, disse sorridendo beffardo, punzecchiandomi ed evitando la risposta alla mia domanda.
-Lo vedi! Lo stai facendo di nuovo!-, urlai riprendendo a camminare a passo pesante.
-Che cosa sto facendo?!-, urlò lui a sua volta seguendomi.
-Cambiare discorso e personalità!-, strillai girandomi di scatto.
-Vorrei vedere te al posto mio! Uno fa il ragazzo cattivo e viene trattato male, si rende utile facendo il bravo ragazzo e viene tratto male  lo stesso!-, si difese.
Sbuffai e camminai di nuovo con lui accanto a me. Non aprii bocca e lo lasciai parlare da solo: -Se ti scoccia avermi accanto posso anche andare via e non accompagnarti a casa-, borbottò.
-Fa come vuoi, nessuno ti ha chiesto niente-, borbottai apatica, intravedendo casa mia in lontananza e accelerando il passo.
Hyun Joong si fermò e fece per andarsene, ma poi tornò di nuovo vicino a me. Quando fui a pochi passi da casa,  mi strattonò per un braccio, avvolgendomi in un abbraccio. Era tornato lo Hyun Joong che conoscevo, ma mi metteva ancora più in difficolta così, perché i suoi modi erano a metà tra quello nuovo e quello che avevo conosciuto.
-Smettila di fare la ragazzina adesso. So di non essermi comportato bene, ma sto cercando di riparare, ok?-, disse al mio orecchio. Il suo respiro mi fece rabbrividire, ma restai lucida.
-Non è così che puoi riparare-, sbottai acida e irritata.
-Ah, no?-, disse sciogliendo l’abbraccio e guardandomi dritto negli occhi e chiudendomi il passaggio fra un muretto e lui. Non riuscivo a non staccare gli occhi dai suoi, immobilizzata, mentre avevo un déjà-vu.
-N-no-, risposi cercando di non far notare la mia insicurezza improvvisa.
 Hyun Joong avvicinò il suo viso al mio e sorrise come la prima volta a casa mia, durante i compiti di matematica. Stava sfoggiando uno di quei sorrisi che riuscivano a farmi accelerare i battiti del cuore e mi mettevano fuori gioco in quelle situazioni.
-Non mi sembri molto convinta-, continuò.
-Smettila di fare l’idiota e lasc…-, provai a dire, ma me lo impedì.
Sentii le sue mani prendermi il viso e poi le sue labbra sulle mie, che a poco a poco si dischiusero. Non resistetti e mi sciolsi, lasciandomi andare a quel bacio. Resistere sarebbe stato inutile, anche perché il mio inconscio ed io l’avevamo desiderato più di ogni altra cosa e lui lo sapeva. Sapeva bene che ormai ci tenevo ed ero totalmente cotta.
Giocò dolcemente con la mia lingua, facendola danzare. Mi strinse a sé e continuò a baciarmi in un caldo abbraccio, fino a quando si distaccò lentamente mordendomi il labbro inferiore. Aprii gli occhi e lo vidi sorridermi dolcemente.
-Convinciti adesso che non posso riparare…-, disse malizioso, allontanandosi e avviandosi a casa sua.
-Ci vediamo in giro-, disse girandosi dopo poco. Mi fece l’occhiolino e sparì dietro l’angolo.
 
Rientrai a casa ancora intontita. Attaccai borsa e cappotto all’appendi abiti e mi sedetti sul divano accanto ad Hongki, intento a guardare la tv, sorridendo al vuoto.
-Cos’è successo?-, mi chiese papà.
-Ho toccato il cielo con un dito-, mi gongolai sorridendo come una in balia di una sbronza.
-Sì, immagino per un ragazzo, no?-, continuò mia madre sorridendo maliziosamente.
-Mamma!-, strillai rimproverandola, mentre sentii un elefante scendere, o meglio rotolare, per le scale. Jong stava arrivando in picchiata e si mise davanti a me guardandomi dritto negli occhi: -Ti sei messa con Young Saeng e non mi hai detto niente?!-, urlò nella disperazione.
Lo guardai stralunata, ritornando a poco a poco dai miei sogni mentali e mi sentii osservata da tutti in quella stanza, compresa mia sorella.

{Spazio Alue! :D}
Eccomi qui con un nuovo capitolo! ^^ Curiosi di sapere perché Hyun Joong tutt'a un tratto ha cabiato modo di porsi con la protagonista? Bene! Allora non perdetevi i prossimi capitoli, perché succederanno tante cosucce interessanti! Bye!
PS: Recensite! :3

 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX
 
-Jong, cosa stai farneticando?-, chiesi a mio fratello, che si era appena catapultato davanti a me.
-Non negarlo! Ho appena finito di parlare con Minho e mi ha detto che oggi, al “Paradise Caffè”, hai annunciato a mezzo mondo di esserti fidanzata con Young Saeng!-, ribatté sconvolto.
Allibbita e non capendo, lo fissai per qualche secondo, poi riattaccata la spina del mio cervello e gli sorrisi tranquillamente: -Jong, tu ed io dobbiamo parlare…-.
-Direi!-, sbottò bianco in viso.
-Potete farlo anche qui. Cos’è questa storia?-, domandò papà preoccupato, che nel frattempo aveva smesso di firmare alcuni fogli di lavoro. Mi fissava allo stesso modo del figlio, ma con il viso più duro e grave.
-Si, chi è?-, chiese mamma curiosa, per niente toccata dalla notizia eclatante.
Sbuffai infastidita da tutte quelle stesse domande, una dopo l’altra, a cui non riuscivano a farmi rispondere. Alzai gli occhi e al cielo e fissai mio fratello, raccogliendo tutte le mie forze per rimanere calma: -Ragazzi, non mi sono fidanzata con nessuno. Non ricominciamo e, Jong, non mettere su un altro teatrino come hai fatto con Hyung Jun qualche tempo fa. No, non guardarmi scettico! E’ la verità!-, dissi.
-Spiegaci allora…-, convenne Hongki, seduto sul divano accanto a me.
Trassi un profondo respiro per trovare le parole per dire ciò che realmente era successo. Jong aspettava ansioso e nella casa era sceso uno strano silenzio. L’unico rumore percettibile era quello della frittura nell’olio bollente.
-Tiffany sta frequentando Young Saeng a insaputa di Minho.-, dissi triste, dopo un po’.
-Che cosa?-, disse Jong, quasi non credendo alle mie parole.
-E’ così… Lei e Saeng sono venuti al bar oggi e credo che non sapessero che Minho ed io lavorassimo lì. Ho dovuto temporeggiare e inventare una scusa all’improvviso per trascinare Young Saeng fuori da lì ed evitare una catastrofe. Vedendo Minho capire male quando Saeng ha chiamato “amore” Tiffany, ho improvvisato e ho finto di essere la sua ragazza. Taemin e Sara erano al bar e possono confermare-, conclusi chinando il capo dispiaciuta.
-Perché l’hai fatto? Tiffany avrebbe avuto una buona lezione. Così facendo hai solo posticipato le sofferenze e la rabbia di Minho-, mi rimproverò Jong, tornato al suo colore naturale.
-Lo so… decidendo per loro ho sbagliato, ma non volevo che Minho lo sapesse così. Preferisco che sia lei a confessarglielo. Credo che per lei sia molto più dura dirlo di persona che farglielo sapere casualmente-, risposi a Jong e li guardai tutti in volto.
Mi sembrò che Hongki ascoltasse con poca attenzione, mentre mamma era atterrita. Papà tornò al suo lavoro, ma notai che non smise di ascoltare.
-Non me lo sarei mai aspettata da Tiffany. Eppure è una ragazza così carina e per bene-, commentò mamma dopo un po’.
-Non più da quando frequenta altre amicizie-, continuai io.
-Non ci hai più fatto pace?-, mi chiese.
-No… si è consolata con qualcun’altra-, sospirai guardando distrattamente la tv.
Hongki tornò a guardare la tv e a giocare con Nanà, ma Jong chiese, alzandosi da terra: -Chi è la nuova amica?-.
Esitai guardandolo titubante, poi risposi: -Krystal-.
Lo vidi impallidire di nuovo e intuii che quel gli aveva ricordato molte cose. Silenziosamente si avviò per le scale verso la sua camera.
-La ferita brucia ancora…-, commentò papà senza alzare gli occhi dal foglio.
-Già…-, sospirai.
“E la cosa si sta ripetendo di nuovo…”, pensai tra me lasciandomi andare a un sospiro triste.
 
 
Toc. Toc.
Nessuna risposta.
Toc. Toc.
-Jong? Sono io, posso entrare?-, chiesi dopo l’ennesima volta che sentii il silenzio rispondere al posto suo.
Dopo avergli rivelato che la migliore amica di Tiffany era la sua ex ragazza, Jong era stato taciturno tutta la serata. Dopo aver mangiato, si era chiuso in camera sua e non aveva fatto entrare nessuno, neanche Hongki, che preoccupato se n’era rimasto in sala a giocare e a distrarre Nanà, la quale aveva intuito anche lei che qualcosa non andava in suo fratello. Fino a quel momento me ne restai tranquilla a guardare ciò che faceva, poi quando non lo vidi più riemergere dalla sua stanza andai a vedere quello che stava combinando.
-Jong, per favore… apri la porta. Almeno parliamo tu ed io, e se posso, ti aiuto. Non eri tu quello che voleva di nuovo un dialogo da bravi fratelli?-, provai ancora a persuaderlo.
Quando sentii di nuovo silenzio, girai la maniglia ed entrai. Jong era seduto sul davanzale interno della finestra della sua camera e stava fissando le strade imbiancate e illuminate di Seoul. Non lo vidi in volto, perché la stanza era illuminata fiocamente da una piccola lampada sul suo comodino, ma mi sembrò molto triste. Che gli era preso? Possibile che pensasse a Krystal? No… nascondeva qualcos’altro e forse lo stavo capendo a poco a poco. Mi avvicinai lentamente senza far rumore e mi sfregai un braccio, stringendomi nelle spalle quando arrivai accanto a lui.
-Ehi… cosa c’è che non va?-, chiesi dolcemente, nel tentativo di convincerlo a parlare. Non mi rispose, così mi sedetti di fronte a lui, ma nascose il volto girandosi da un'altra parte.
-Jong… non voglio fare un monologo, perciò mi dici che cos’hai?-, chiesi leggermente più decisa.
-A cosa servirebbe? Tanto non tornerà da me…-, mormorò e sentii la sua voce molto roca. Aveva pianto?
Mi sorpresi e nello stesso tempo si stava aprendo una ferita nel mio petto. Odiavo vedere mio fratello così triste, perché non era da lui assumere un comportamento simile. L’avevo già visto in quello stato e la volta precedente lo stesso atteggiamento l’aveva portato a perdere peso e a stare male per tre mesi.
-Di chi stai parlando?-, chiesi.
-Federica…-, rispose.
-Perché parli così? Ce la stai mettendo tutta, fratellone, e se ti allontana, tu provaci ancora. Non ti buttare giù, perché conosco mio fratello e difficilmente si arrende agli ostacoli che incontra-, dissi sicura, cercando di consolarlo.
-Sta volta c’è un ostacolo più grande di me, sorellina. Un ostacolo insormontabile, ed è una delle persone a me più care della mia famiglia-, ribatté sconsolato.
Indubbiamente stava parlando di Hongki, ma perché si era riferito a lui identificandolo come un componente della famiglia? Forse perché lo riteneva un fratello? Ci pensai su per qualche secondo, poi tornai a lui: -Federica non lo ama, Jong. E’ una persona che senza accorgersene le sta accanto, ma alla fine ama solo te-, risposi convinta sorridendo.
-Come fai a esserne così sicura? Mi sto dannando per conquistarla di nuovo. Per tornare ad essere suo, eppure non le sta bene niente…-.
-E’ troppo concentrata a odiarti ora. Ti sta rendendo pan per focaccia e vuole farti passare ciò che le hai fatto passare tu non prestandole attenzione per un mese intero, se non di più, ma al contempo è confusa. Desidera te, però non vuole lasciare il porto sicuro che in questo momento è rappresentato da Hongki-.
Seguì una lunga pausa, nella quale presi a osservare anch’io le strade sotto di noi. La gente passeggiava indisturbata e le macchine sfrecciavano veloci, lasciando scie bianche dietro di loro.
-Sai… non pensavo di poter soffrire di nuovo in questo modo. Credevo che con lei non ci sarebbero mai stati momenti di questo genere. E’ vero… litigavamo spesso, ma nessuna delle nostre discussioni aveva mai portato a tanto, nemmeno uno dei miei sbagli-, disse a un tratto, interrompendo il silenzio.
Spostai lo sguardo sul suo viso, illuminato dalle luci della città che entravano dalla finestra, e notai una lacrima rigargli una guancia. Restai in silenzio, lasciandogli spazio per farlo sfogare: -Ho fatto di tutto in queste ultime settimane, ma più mi do da fare e più lei si allontana, avvicinandosi sempre di più a lui. Che cosa devo fare?-, chiese più a se stesso che a me.
Allungai le braccia nella sua direzione e, preso il suo viso fra le mani, gli asciugai le lacrime che si stavano facendo sempre più frequenti. Gli accarezzai i capelli e poi lo abbracciai, stringendolo forte. Ricambiò e si lasciò andare al pianto che temevo sarebbe arrivato: -Tornerà, Jong. Tornerà… Ne sono sicura. Federica tiene più di ogni altra cosa a te. Taemin mi ha detto che anche lei è triste per questa storia, ma non vuole cedere, perciò l’unica cosa che puoi fare è continuare a provare-, dissi accarezzandogli la schiena.
Come potevo aiutarlo? Non sapevo da dove potevo cominciare e non sapevo cosa poter fare per convincere Federica a parlargli. L’unico asso nella manica era Taemin, ma Feffe non ascoltava neanche lui.
Sospirai sonoramente e sciolsi l’abbraccio, guardando mio fratello negli occhi gonfi e rossi: -Ce la farai fratellone, ma se vuoi farcela dobbiamo dire tutto ad Hongki-, affermai decisa.
-Perché?-, mi chiese disorientato e confuso.
-Mi ha detto che anche lui ha un debole per lei, ma è la tua ragazza, perciò non s’interessa più di tanto…-.
-Ha un debole?-, chiese preoccupato.
-E’ tuo amico e sono sicura che ci darà una mano. Non ci proverà con lei, Jong. Vuole troppo bene a entrambi per farti un torto così grande. Almeno è quello che ho capito…-, dissi sorridendo per fargli forza.
Jong contraccambiò il sorriso per un istante, rincuorato, e tornò a stringermi in un abbraccio: -Ti voglio bene, sorellina… non so come farei senza di te. Grazie-, mi sussurrò.
-Dovere di sorella… Fighting!-, dissi sciogliendo l’abbraccio.
Mi guardò e mi scompiglio i capelli: -Vado a sciacquarmi il viso-.
-Sì, almeno non farai preoccupare di più mamma e papà-, commentai.
-Mi dispiace-.
-Non preoccuparti-. Sorrisi e lo seguii per poi andare nella mia stanza.
 
***
La mattina seguente mi svegliai stanca, perché la notte precedente non ero riuscita a chiudere occhio. Il pensiero fisso di Jong e Federica mi aveva perseguitato e pur prendendo alle volte sonno, non ero riuscita a colmare le sette ore medie che un comune mortale dorme di solito. Nonostante tutto, mi vestii e scesi in cucina per la colazione. Preparai latte e biscotti per me e mi sedetti al tavolo con tutti, già pronti e intenti a tuffarsi nel loro primo pasto.
-Buongiorno-, biascicai intingendo un biscotto nel latte.
-Buongiorno!-, rispose Hongki con  tanta energia che mi diete fastidio alla testa come il suo di una campana.
-Dormito male, tesoro?-, mi chiese papà.
-Non ho chiuso occhio…-, risposi mangiando.
-Come mai?-, intervenne mamma.
-Non so… forse sono preoccupata per qualcosa-, risposi indifferente.
Papà rivolse un sorriso complice alla mamma e poi guardarono Jong, me e Nanà, uno alla volta. Li squadrai non capendo cosa avessero in mente e poi mamma tirò fuori una busta: -Cos’è?-, chiesi curiosa e Jong fece eco.
-Dei biglietti di prenotazione per una settimana intera in montagna. Si va in vacanza!-, cinguettò mamma felice come una pasqua.
-E quando partiamo?-, chiese Jong.
-Fra due giorni-, rispose papà.
Guardai perplessa mia madre, masticando attentamente il mio boccone, per poi esclamare: -Mamma, io ho lavoro e poi fra poco è Natale. Non lo passiamo con i nonni di Jong come tutti gli anni?-, chiesi.
-No, quest’anno abbiamo deciso di passarlo diversamente. Hongki andrà dai suoi e starà dai suoi nonni per una settimana, poi tornerà da noi-, rispose con un accento grave papà. Cos’è tutta quella autorità d’un tratto? E perché stavamo andando in settimana bianca per Natale? Non che mi dispiacesse, ma la tradizione di famiglia diceva che il Natale si doveva passare insieme ai propri cari, non fuori città.
-Mia madre e mio padre vogliono che torni da loro. Peccato, mi sarebbe piaciuto venire con voi-, commentò Hongki dispiaciuto.
-Sarà per un’altra volta, tesoro-, convenne mamma.
-Sì… ci saranno altre occasioni-, commentò poi Hongki.
Finii il mio latte e posai la tazza nel lavello. Passai di fronte al tavolo e sentii Hongki dire: -Oggi pomeriggio verrà Federica. Mi ha promesso delle ripetizioni d’inglese durante le vacanze e così prima di partire le ho chiesto se potevamo vederci. Non è un problema per voi, vero?>.
Mi bloccai sulle scale e guardai Jong, che nel frattempo l’aveva bruciato con lo sguardo, contrarre la mascella: -No, nessuno problema…-, disse alzandosi e mantenendo la calma.
Lavò con cura la sua tazza e la ripose sulla mensola, poi si avviò per le scale e cercai di richiamarlo invano. Non mi ascoltò e proseguì per la sua strada. Sospirai e lo seguii su in camera.
Bussai due colpi poco sonori, ma efficaci a farmi sentire da lui. Di nuovo silenzio, come la sera precedente.
Aprii la porta ed entrai.
-Cosa vuoi?-, chiese nervoso incenerendomi.
-Calmati…-, dissi lentamente, cercando di trovare il modo di non farlo arrabbiare ancora di più.
-No, non posso calmarmi!! Le ho chiesto anch’io di aiutarmi e di venire qui… MA NO! Aveva da studiare per conto suo! Così l’ho lasciata in pace! Glie lo chiede lui e subito lo accontenta! Lo sto odiando con tutte le mie forze… non sono mai stato così geloso di lei come in questo momento!-, sbottò arrabbiato.
Lo guardai camminare velocemente su e giù per la stanza e lo lasciai fare fin quando non si calmò. Aspettai per qualche secondo, nel quale si passo le mani fra i capelli e poi si alzò per appoggiarsi alla finestra con un a mano.
-La rivoglio, ma so che il mio atteggiamento non mi porterà da nessuna parte…-, disse fra sé.
-Allora cambialo-, dissi scrollando le spalle.
-Non è facile come sembra, sorellina-.
-Dimostrale che ci tieni a lei, ma non asfissiarla! Sei passato da un eccesso ad un altro, Jong!-, lo ammonii.
-COSA DEVO FARE SECONDO TE!?-, ringhiò girandosi e lessi l’ira nei suoi occhi. Per un momento non lo riconobbi, ma poi risposi sorridendo: -Sorprendila-.
Jong sospirò e poi tornò a fissare fuori dalla finestra, senza dar segno di essere vivo: -Bene, dato che tu non vuoi parlare, né pensare con un po’ di lucidità, io me ne vado a sbrigare i miei problemi di matematica. Ho un patentino da conquistare, il quadrimestre ancora non è chiuso-, annunciai.
-Buono studio-, borbottò.
-Addio-, dissi secca e irritata dal suo comportamento vittimista e arrogante. Sbattei forte la porta e me ne andai.
 
La mattinata proseguì tranquillamente. Non vidi mio fratello per tutto quell’arco di tempo, che spesi a studiare, fin quando non scesi a pranzare. Dopo pranzo papà uscì per delle commissioni, mentre mamma portò Nanà al parco; io tornai in camera mia e me ne restai a suonare per un po’, alternandomi con delle chiacchierate al pc con Onew.
Alle tre in punto Feffe arrivò a casa nostra e sentii aprire la porta. Mi misi le ciabatte e scesi al piano di sotto per bere un po’ d’acqua, avendo la gola secca e assetata. Trovai  Federica già seduta al tavolo della cucina, pronta per studiare e con un sorriso a trentadue denti che veniva rivolto ad Hongki. La salutai con un semplice: -Ciao, Feffe-, e feci per risalire, ma mi bloccò.
-Jong dov’è?-, chiese tra il dispiaciuto e il rassegnato.
-In camera sua, credo. Perché?-, domandai sorpresa.
-Pensavo scendesse per studiare con noi…-, confessò tristemente abbassando il capo.
Sorrisi nel notare quell’accenno di dispiacere e pensai che le mie teorie nell’ipotizzare Federica solo confusa e stanca, erano del tutto vere e fondate. Avevo ragione.
-Se vuoi lo posso chiamare-, dissi senza problemi.
-Chiamalo, servirà anche a lui-, intervenne Hongki, già chino sui libri, intento a leggere un brano. Quel ragazzo aveva la capacità di sembrare più che serio quando studiava, specialmente se doveva concentrarsi, eppure aveva gli stessi voti di Jong a scuola, per non parlare del suo livello intellettivo che era identico a quello di mio fratello. Negli ultimi mesi, infatti, mi ero spesso posta la domanda: “Come fa Federica a distinguere due idioti del genere?”, ma non mi ero ancora risposta.
Chiamai Jong, e questo, senza fiatare, scese stizzito con i libri. Lasciai l’allegra brigata in balia dello studio, rinchiudendomi per due ore nella mia stanza senza disturbarli e subito sentii Federica cominciare a strillare. Sentii un: -Caprone! Concentrati!-, e intuii che fosse rivolto a Jong, poi un tonfo e mio fratello che ribatteva scocciato. Mi Sembrò di essere ritornata ai vecchi tempi e per un po’ non mi preoccupai di vedere cosa stesse succedendo al piano inferiore, ma Jong si rivelò poco paziente e le grida di Federica non tardarono a farsi più frequenti e arrabbiate, tanto da farmi scendere di nuovo per controllare se andasse tutto bene. Mi fermai allibita sulle scale e contemplai il putiferio che si era creato a poco a poco nella cucina.
-Vuoi prestare attenzione!?!-, gridò Federica.
-Sto prestando attenzione!-, ribatté Jong superando le grida di lei. Hongki intanto li guardava stupito quanto me.
-No, non è vero! Se così fosse, non avresti fatto per la terza volta lo stesso errore!-, continuò lei.
-Mi sono solo sbagliato ok!?!-.
-Cerca di applicarti, non posso rispiegare duemila volte la stessa stupidissima cosa se poi neanche mi ascolti!-. Federica era fuori di sé. Quante volte aveva dovuto ripetere la stessa cosa? E quanto l’aveva irritata il comportamento astioso di Jong per farla scoppiare in quel modo? Non osavo immaginarlo, perché si ci avrei solo provato mi sarei innervosita anch’io. Jong era un mulo e nessuno poteva cambiarlo o piegarlo in quelle situazioni.
-Ragazzi, smettetela adesso. Non litigate, è solo un compito…-, intervenne Hongki.
 Mossa sbagliata. Vidi i volti di Federica e Jong scattare verso di lui ed entrambi urlarono all’unisono: -NON IMPICCIARTI!-.
Spalancai la bocca esterrefatta e offesa, mentre continuai a guardare la scena, pregando che Jong non alimentasse ancora di più l’ira di Federica: -Non è solo un compito, è la sua testa dura che non capisce quando è l’ora di smettere di fare il ragazzino! Come mesi fa! Quando ha deciso di ignorarmi completamente per dedicarsi alla sorella, ingelosirsi di lei per cose futili e insensate!-, sbraitò lei.
Jong la fulminò con lo sguardo: -Senti quale bocca da fiato alle mie parole… Parliamo di te, signorina “sono una santa”! Nell’ultimo periodo mi stai facendo penare! Ho fatto di tutto pur di farmi perdonare eppure non ti accontenti!-.
-E’ questo il punto, Jong! Non voglio più accontentarmi! Non voglio più sgolarmi per farmi sentire e ascoltare da te! Non voglio più fare figuracce davanti a tutti in un locale, solo per la tua stupidità!-. Federica sbatté le mani sul tavolo, trucidando mio fratello con gli occhi. Hongki ed io eravamo increduli e sconvolti da quel che era appena successo e non proferivamo parola. Non era Federica… non riuscivo a credere che fosse davvero lei a parlare. Almeno non pensavo che avrebbe mai detto una cosa del genere a mio fratello. Ciò significava che la sua pazienza era arrivata al limite e mio fratello l’aveva oltrepassato.
Jong si alzò dalla sedia: -Andiamo in camera mia a parlare, questa è una cosa che dobbiamo risolvere da soli…-, disse freddo. Era serio, nervoso e sotto la maglia nera che portava potevo intravedere i muscoli in tensione. Una bomba a orologeria pronta a scoppiare se solo avesse terminato il suo tempo.
Federica lo seguì tacendo e restai in silenzio per qualche minuto, vedendoli passare davanti ai miei occhi. Poi, quando li sentii parlare di nuovo nella camera di Jong, Hongki ed io ci scambiammo uno sguardo complice e corremmo nel corridoio per finire di ascoltare la loro conversazione da dietro la porta. Sapevamo che era sbagliato, ma la curiosità era più forte di tutto. E poi… io avevo un motivo valido per origliare: si trattava di mio fratello!
-Non ho intenzione di continuare così, Jong. Sono stanca, irritata e…-, cominciò lei.
-…confusa? -proseguì lui scettico- già, mi sono ben accorto del legame che si sta creando tra te e Hongki-, sbottò lui acido e tagliente. Immaginai che Federica si fosse sorpresa.
-E’ impazzito?!-, mormorò sbigottito Hongki a bassa voce. In effetti, non aveva tutti i torti, ma ormai il povero criceto di Jong era fuori gioco e le parole uscivano dalla sua bocca, senza prima aver pensato. La rabbia gli stava annebbiando la vista e offuscava il suo cervello.
-No, Hongki, purtroppo è la verità…-, risposi triste.
-Scherzi, vero?-, chiese serio.
-Zitto, fammi sentire!-, lo ammonii e tornai a origliare i due lottatori.
-Che stai farneticando? Hongki è solo un amico e non prenderebbe mai il tuo posto, se questo che intendi!-, gridò offesa Federica.
-L’HA FATTO!-, gridò Jong fuori controllo.
-Che stai…?-.
-Ogni volta che ti chiedo aiuto, che cerco di rimediare… SEI SEMPRE OCCUPATA! E subito dopo arriva LUI! Per lui non c’è problema! Lui è perfetto! Il ragazzo che tutti vorremmo avere! Persino mio padre lo elogia in continuazione! Eppure siamo identici!-, continuò a gridare.
-Jong, calmati…-, mormorai sentendolo sfogare tutto il suo rancore. Seguì una pausa in cui Federica stette in silenzio, probabilmente a meditare sulle parole che aveva appena detto mio fratello.
-E’ geloso di me?-, mi chiese Hongki.
-Forse non l’hai notato Hongki, ma da un po’ di tempo Federica si è avvicinata pericolosamente e inconsapevolmente a te. Sarà la situazione, il tuo carattere allegro e spensierato… le cose vanno in questo modo da almeno un mese. Non vuole ammetterlo, ma è così. Non prendertela, non è colpa tua. Contavo di dirtelo oggi e di avvisarti di stare lontano da lei per aiutare Jong a riavvicinarsi, ma tutto è degenerato e…-.
-Ho capito-, tagliò corto lui abbassando lo sguardo dispiaciuto.
Fece per parlare, ma sentimmo Feffe continuare: -Ho bisogno di tempo per capire, Jong… Non posso andare avanti così-, annunciò con la voce stanca e intuii che stava per uscire. Non mi mossi, volevo sapere cosa sarebbe successo.
-Mi stai lasciando?-, chiese Jong con voce rotta e incredula.
-No, ma ti sto chiedendo una pausa di riflessione. Il mio cervello ha bisogno di ossigeno e così non riesco a pensare senza la mente lucida. Mi serve tempo…-, affermò decisa e sentii girare la maniglia. Hongki ed io scattammo in piedi e sgattaiolammo in bagno, lasciando aperto uno spiraglio.
-Fra due giorni parto per la montagna. Resto via per una settimana bianca…-, disse lui.
-Non so se mi basterà questo tempo, ma cercherò di schiarire le mie idee il più presto possibile. Per il momento… passa un buon Natale, Jong-, disse lei aprendo la porta. Noi socchiudemmo la nostra e la lasciammo passare.  
-Ti amo…-, sentii mormorare impotentemente Jong, quando riaprimmo la porta del bagno.
 
***
Nei giorni che seguirono Hongki ed io evitammo di parlare di Federica, ma nonostante ciò Jong diventò più taciturno e cupo. Anche mamma e papà si accorsero del suo umore e preoccupati ci chiesero cosa fosse successo, ma mi astenni dall’aprire una discussione, specialmente quando c’era lui nei paraggi.
Quando arrivò il giorno della partenza, accompagnammo Hongki per prendere il volo per casa sua e all’aeroporto mi raccomandò di far distrarre Jong il più possibile, così che quando saremmo tornati a casa mi avrebbe dato una mano a sistemare le cose. Una volta sull’aereo, noi partimmo alla volta della nostra settimana bianca.
In macchina per un primo tempo ci fu uno strano silenzio e l’allegria esuberante che di solito distingueva il Natale nella mia famiglia fu poco percettibile. Poi grazie Nanà, che insistette nel cantare canzoni natalizie, l’abitacolo prese vita e anche i miei si aggregarono a lei, intonando a squarcia gola “Jingle bells”.
Provai a cantare con loro, ma non riuscivo a vedere mio fratello abbandonato a se stesso e ogni tanto lanciavo degli sguardi furtivi nella sua direzione per cogliere qualche cambiamento, che ovviamente non avveniva. Guardava la strada fuori dal finestrino, con le cuffie alle orecchie, immerso nei suoi pensieri tristi e malinconici. Era spento… senza quella scintilla di vita e di emozione che lo caratterizzavano. Mi spezzava il cuore vederlo così e mi sentivo impotente di fronte a quello che gli stava accadendo. Volevo aiutarlo, così come volevano aiutarlo gli Shinee, ma non sapevamo cosa fare. Inoltre, li aveva avvisati tramite un messaggio in posta sul pc che sarebbe stato via, ma per il resto aveva omesso di vederli.
Sospirai e giocai sconsolatamente con le mani per un po’ di tempo e in quel frangente mi balenò in mente un’idea per distrarlo: presi un foglio e una penna dalla mia borsa ci scrissi su: “Jonghy è un po’ triste durante la partenza. Spero che si divertirà in vacanza! Farò di tutto per divertirlo e tenerlo occupato!”. Presi poi la macchinetta fotografica che avevo portato per immortalare i momenti che avremmo passato in montagna e scattai una foto a me a lui sorridendo allegramente, mostrando il suo muso lungo in secondo piano. Aspettai che la foto uscisse e poi attaccai dietro alla foto il foglio che avevo appena scritto, soddisfatta per il momento di ciò che avevo fatto.
Jong s’incuriosì del flash e, girandosi lentamente verso di me, togliendosi una cuffia, mi guardò intorpidito, come se si fosse svegliato da poco: -Che cosa stai combinando?-.
-Uh? Nulla!-, dissi sorpresa con le mani nel sacco, mentre riponevo svelta la foto nel mio diario.
Mio fratello alzò un sopracciglio, contemplandomi con aria interrogativa, ma poi tornò nel suo piccolo mondo di sofferenze rimettendosi le due cuffiette: -E sono io quello strano in famiglia…-, borbottò.
-No, tu sei quello con seri problemi mentali…-, bofonchiai imbronciata sicura che non mi sentisse. Avevo pensato di essere riuscita a distrarlo e che il cantare dei miei lo rallegrasse, ma non fu così.
Jong tenne il muso per tutto il viaggio e quando arrivammo, non uscì dalla stanza per nulla al mondo; per lui sarebbe potuto crollare il tetto dell’albergo, ma non si sarebbe mosso. Quanto a me, uscii per dare un’occhiata in giro e familiarizzare con il posto. Andare in giro per gli alberghi o hotel senza meta mi divertiva sempre, perché mi sentivo una sorta di esploratrice, una bambina che doveva imparare ancora a distinguere quello che aveva intorno.
Scesi nell’androne e passai davanti alla reception sorridendo, mi osservai intorno e notai un sacco di gente che andava e veniva. Chissà cosa stava facendo? Vidi un uomo brizzolato, corpulento e con i baffi, che mi ricordò tanto un tricheco, sfrecciarmi davanti alla velocità della luce per poi uscire di corsa dalla hall; una signora giocava tranquillamente con suo figlio, il quale non aveva più di due anni; un altro signore, che individuai come un tailandese, leggeva comodamente il giornale su una poltrona e l’osservai a lungo, cercando di capire che tipo di quotidiano fosse, finché una voce familiare richiamò la mia attenzione.
Dove l’avevo sentita? Possibile a scuola?
Mi guardai intorno e osservai i volti di ognuno in quella stanza per cercare di trovare un viso familiare, ma il caso volle che non ci fosse nessuno che conoscessi, così scrollai le spalle e pensai di essermela immaginata. Uscii all’aria aperta e gelida di montagna, dopo essermi coperta da capo a piedi, e mi feci una passeggiata in torno all’albergo. Era grande, sembrava un casale, ed era piuttosto confortevole nel suo stile rustico, che si allontanava molto dalle case di Seoul. I miei non avevano badato a spese per quel Natale eppure non riuscivo a capire perché non lo passavamo in famiglia; quella domanda era un chiodo fisso nel mio cervello da quando me l’avevano annunciato non facevo altro che pensarci. Mi sedetti su di una panchina, sotto un albero imbiancato e contemplai le cime delle montagne in lontananza, che facevano da sfondo all’albergo.
Sorrisi e scossi la testa, pensando che erano molto simili alle montagne di “Heidi”.
-Ci voleva un po’ di riposo. La montagna sarà perfetta per riordinare le idee… Signorina, è occupato questo posto?-, sentii chiedere alle mie spalle. Di nuovo quella voce, ma chi era?
Mi girai lentamente per rispondere, vedendo chi fosse e… Sgranai gli occhi per la sorpresa, scattando in piedi come una molla. Il braccio indicò la persona davanti a me e quasi inorridita balbettai, strillando: -E-E TU CHE CI FAI QUI!?!-. Era uno scherzo vero? Non era possibile che me lo ritrovassi anche lì!
Hyun Joong, davanti a me ebbe la stessa reazione, solo che, invece di rendersi ridicolo come avevo fatto io, si contenne e domandò sconvolto: -No, TU che ci fai qui!?-.
-Io sono in vacanza con i miei! Almeno con le feste speravo di non vederti! Si può sapere che ci fai TU qui!?-, continuai.
-Beh… passeggiavo da queste parti, quando ho incontrato una PAZZA urlante che mi ha quasi fatto prendere un infarto! E non mi sembra che l’ultima volta che ci siamo visti ti sia dispiaciuto, no?- Chiese con uno sguardo malizioso che mi diede sui nervi. Come poteva essere così stramaledettamente bello e allo stesso tempo irritante?
-Idiota…-, bofonchiai guardando da un’altra parte e ripensando a come ero rientrata a casa dopo il bacio. Le guance mi si colorarono di rosso e Hyun Joong sorrise soddisfatto: -Sono qui per un lavoretto che ho trovato insieme ai SS501. Lavoriamo per il piano bar la sera, per intrattenere i ragazzi. Qui hanno una specie di discoteca, solo che noi cantiamo dal vivo-, spiegò.
-E non festeggi il Natale con la tua famiglia?-, chiesi.
-No… preferisco stare con i miei amici quest’anno. E’ meglio così e mi divertirò sicuramente di più… Non amo il Natale in famiglia-, tagliò corto e mi sbalordì il suo non essere toccato da ciò che aveva appena detto. Sembrava triste in qualche modo, ma  era serio.
Lo guardai assente e immaginai che dietro di me stessero passando delle cornacchie e un vento freddo che portava balle di fieno. Lui ed io avevamo un concetto delle feste Natalizie completamente diverso! Io mi stavo disperando per un Natale passato fuori e mi stavo facendo venire i complessi, mentre per lui sembrava del tutto normale stare lontano dalla sua famiglia! Non solo, ma aveva l’aria molto tranquilla, seppur facesse trapelare che nascondesse qualcosa.
Sbattei le palpebre svariate volte e richiusi la bocca, ormai arrivata sin sotto la neve: -D’accordo…-, dissi.
-Verrai a vederci sta sera?-, chiese, tra il preoccupato e lo speranzoso.
-Da quando t’interessa la mia presenza durante una vostra esibizione?-, chiesi alzando un sopracciglio.
Hyun Joong tacque per qualche secondo esitando, poi rispose con il suo solito modo altezzoso: -Da quando mi hanno riferito che stai frequentando Young Saeng-. Lo guarda perplessa per qualche secondo, non capendo come facesse a sapere quello che avevo combinato qualche giorno prima con uno del suo gruppo e scossi la testa: -Come, scusa?-.
-Tu… non stai frequentando Saeng?-, chiese confuso.
-No, intendevo, come fai a sapere di quello che è successo al “Paradise Caffè”?!-, domandai isterica. Minho l’aveva detto a Jong, nell’ignoranza di non sapere la verità, ma lui come faceva a sapere quello che avevo combinato? Di certo non pensavo che Young Saeng gli avesse raccontato una bugia. Era un ragazzo assennato e non avrebbe avuto un comportamento simile, almeno così sembrava.
-Io? Ecco… Young Saeng l’ha raccontato a Hyung Jun e così non ho potuto fare a meno di ascoltare anch’io, così…-.
-Ti stai preoccupando di me?-, lo incalzai, sorridendo fra me vedendolo in crisi.
-No!-, mi contraddisse.
-Allora perché mi stai chiedendo se frequento Young Saeng?-, domandai. Il ragazzo era piuttosto imbarazzato e sotto pressione, ma non riusciva a uscire da quella discussione. Chissà come mai? Mi venne da ridere mentre lo guardavo arrampicarsi sugli specchi e aspettai che rispondesse.
-Volevo esserne sicuro e poi… YHA! Le domande le faccio io qui! Perciò rispondi alla mia-, rispose ricordandosi che aveva iniziato lui il discorso, e scoppiai a ridergli in faccia. La sua espressione a metà fra l’arrabbiato e l’imbarazzato era talmente esilarante che non riuscii a trattenermi. Hyun Joong divenne rosso in volto e la cosa mi piacque molto. Non lo avevo mai visto arrossire e mi sembrò totalmente diverso da come l’avevo conosciuto. Facendo due calcoli, era cambiato: si arrabbiava di meno, anche se continuava a darmi della stupida e mi rispondeva a tono, e mi aveva chiesto scusa per avermi evitata per settimane. Prima non l’avrebbe mai fatto. Quel pensiero mi rallegrava, ma dava origine a un altro pensiero: perché era cambiato?
-Che cosa ridi? –chiese- yha… smettila!-, urlò e cercai di calmarmi.
-Nulla, solo… dovevi vedere la tua faccia!-, risposi ancora un po’ scossa dalle risa.
 Hyun Joong sbuffò e si avviò all’entrata dell’albergo piuttosto irritato, così lo seguii raggiungendolo e fermandolo: -Ehi! Aspetta…-.
Hyun Joong sbuffò: -Perché dovrei? Non hai riso abbastanza?-, domandò irritato e con una punta d’acido nella voce.
-No, e poi non ho risposto alla tua domanda-, risposi sorridendo. Io che sorridevo a Hyun Joong? Che mi stava succedendo? Un attimo prima ero sconvolta di averlo di nuovo fra i piedi e ora… SORRIDEVO! O stavo male, o era l’aria del Natale che mi stava rendendo buona.
-Ebbene?-.
-Non sto frequentando Young Saeng. E’ stato tutto un malinteso che non sto a spiegarti-,  dissi.
-Perciò… non verrai sta sera?-, continuò.
Lo guardai in faccia e colsi una nota di tristezza nei suoi occhi: -Ehi… non è che per caso sei tu che mi vuoi in sala?-, chiesi indagando.
-Come? Oh, mi sta suonando il cellulare…-, disse sviando il discorso e lo guardai male, perché io non sentivo niente.
-Ma non sento nessuna suoneria…-.
-Pronto? Mm? Sì, credo di si. Va bene… arrivo subito-.
 Hyun Joong attaccò il telefono e lo fulminai. Mi stava prendendo in giro?
-Non dirmelo, avevi il silenzioso?-, chiesi scettica incrociando le braccia.
-Non devo rendere conto a te, perciò… bye bye!-, disse scompigliandomi i capelli di proposito e sparendo da davanti a me.
-KIM HYUN JOONG!-, sbraitai sbattendo i piedi a terra, ma era già andato via.
 
Tornai in camera e mi tolsi guanti, sciarpa e cappello. Li appesi sul piccolo appendi abiti e mi tolsi il cappotto, mettendolo nel medesimo posto. Mamma e Papà erano scesi per prenotare un posto al ristorante dell’albergo con Nanà, ma Jong era rimasto in lì, nella sua depressione.
Bussai alla camera ed entrai, trovandolo disteso sul letto a fissare il soffitto: -Che allegria…-, commentai.
Mi andai a sedere ai piedi del letto e lo guardai. Il suo volto era assente, assorto nei pensieri, e sembrava quasi in statua di ceramica.
-Jong?-, lo richiamai dal suo torpore.
-Mmh?-, biascicò schiarendosi la voce.
-Vuoi uscire a prendere almeno un po’ d’aria fresca? Non ti farà bene restare qui a rinchiuderti in te stesso…-.
-Non ne ho voglia…-, rispose a monosillabi e il suo comportamento passivo urtò a morte i miei nervi.
 Sbuffai sonoramente e decisi di fare qualcosa per farlo reagire. Mi alzai e tirando con tutta la mia forza, la coperta che aveva sotto di lui lo feci scivolare a terra, provocando in sonoro tonfo sordo e un “Aaah!” di Jong che sbatté a terra.
-Aish! Sei impazzita!?-, chiese arrabbiato, mentre si massaggiava la fronte.
-Sì! Smettila di fare il ragazzino e reagisci! Ti stai di nuovo chiudendo a riccio! Proprio come hai fatto con Krystal! NON VOGLIO RACCOGLIERE I TUOI COCCI! Perciò alza il tuo deretano da questo letto ed esci, svagati, sfogati! MA NON TI RINCHIUDERE IN QUESTE QUATTRO MURA!-, sbottai arrabbiata, inchiodandolo con lo sguardo.
-Che cosa vuoi da me!? Non posso neanche pensare adesso!?-, urlò lui, probabilmente spazientito dal mio comportamento impulsivo.
-NO! Jong, non voglio vederti di nuovo distruggerti, perciò o fai qualcosa per riconquistare Federica al più presto, o ti metti l’anima in pace e la dimentichi! CHIARO!?-, gridai.
Jong non si scompose più di tanto, ma mi guardò con aria visibilmente irritata: -Sparisci… sono stanco e non ho voglia di uscire. Domani proverò a sciare…-, disse, mentre si distendeva di nuovo sul letto.
-Jong…-, mugolai esasperata.
-Vai…-, mi zittì lui girandosi dall’altra parte per dormire.
-Che odio che sei!-, borbottai e uscii sbattendo la porta.
Nei corridoi noi c’era nessuno, così a passo pesante e, senza guardare dove mettevo i piedi, mi diressi al ristorante per incontrare i miei e definire la prima serata che avremmo trascorso.
-Stupido… un fratello più stupido di te non ce l’ha nessuno! Forse starà così anche Feffe e lui pensa soltanto che lo lascerà senza alzare un dito! Un idiota, Jong, è questo ciò che sei!-, borbottai tra me mentre scendevo le scale.
-Se solo ti venisse in mente un’idea, una sola delle tue sdolcinate idee, sicuramente risolveresti la cosa in un lampo… e invece no! Devi complicarti la vita restando a guardare quello che succede!-, continuai a parlare da sola, mentre la gente mi guardava male e preoccupata salendo le scale. Scesi di corsa gli ultimi gradini, ma non calcolai che stava arrivando nella mia direzione una persona e come ogni volta, quando non stavo attenta a ciò che mi stava intorno, sbattei contro di essa.
-Cheoson…-, dissi subito per scusarmi, ma vedendo il ragazzo di fronte a me mi s’illuminarono gli occhi e le labbra si allargarono in un sorrisone: -Sumbae!-, esclamai. Hyung Jun mi aveva appena riconosciuto e si era inchinato per scusarsi, ma anche lui mi sorrise.
-Yaya! Anche tu qui!?-, chiese lui sorridendo.
-Sì, sono qui per le vacanze. Sono arrivata oggi… Hyun Joong non te l’ha detto?-, sorrisi.
-Hyun Joong? No, non l’ho visto, ma dubito che me l’avrebbe detto…-, disse con un po’ d’amaro in bocca, ma subito si riprese: -Come stai?-.
-Benone! E tu?-, chiesi incamminandomi di nuovo verso il ristorante.
-Bene, noi siamo qui per un lavoro. Ci esibiamo nel ristorante, una specie di piano bar, solo che le nostre canzoni sono più movimentate e allegre. Qui ci sono molti ragazzi che vengono per le vacanze, perciò gruppi come il nostro sono molto richiesti…-, spiegò. La dolcezza e l’attenzione di Hyung Jun non cambiavano mai e quando lo vedevo mi faceva sentire come se lo avessi conosciuto da tantissimo tempo. A volte mi sembrava di parlare come parlavo con gli Shinee. Era di casa e ne ero felice.
-Sì, me l’ha detto Hyun Joong-, annunciai.
Eravamo arrivati al ristorante ed entrammo. Nel locale non c’era quasi nessuno e non riuscii a scorgere i miei da nessuna parte. Mentre scrutavo gli angoli per trovarli, Hyung Jun propose: -Vieni a vederci sta sera, no?-. Mi girai verso di lui e lo vidi con un sorriso a trentadue denti, felice come una pasqua. Come potevo dire di no ad un viso così speranzoso?
Sorrisi e annuii dolcemente: -Se ti fa piacere, ci sarò-, dissi scrollando le spalle.
-Grazie! Sta sera darò il meglio di me!-, esclamò contento e mi misi a ridere.
-Sono contenta! Almeno farai un buon lavoro!-.
Hyung  Jun annuì freneticamente, farcendo dondolare qui e là i suoi capelli lisci e all’apparenza morbidi.
Dopo poco trovammo i miei genitori fuori dalla sala. Hyung Jun mi salutò e io mi avvicinai a loro.



{Spazio Alue! :D}
Ebbene, in questo capitolo è successa solo una cosa MOOOLTO importante, ma per il resto nei prossimi scoprirete cose più interessanti XD Spero vi sia piaciuto. Un kiss a tutti! 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Capitolo X
 
Entrammo nel locale e papà avvisò il cameriere di farci vedere il tavolo che ci avevano assegnato per la prenotazione, e questo sorridendogli ce lo indicò.  Mi sedetti accanto a mamma, di fronte a Jong, e notai che nel ristorante avevano allestito un piccolo palco con delle casse e tutto ciò che sarebbe potuto servire per un esibizione con i fiocchi. Guardai poi papà che controllava il menù e sentii alle mie spalle due signori parlare di cinque ragazzi, i quali avrebbero cantato. Non sapevo perché ma mi sentii orgogliosa dei SS501 in quel momento.
-Sono cinque ragazzi che fanno parte di un gruppo a quanto pare-, disse un signore dai capelli brizzolati.
-Qui leggo che si esibiranno singoli. Chissà come mai?-, commentò un altro.
Singoli? Perché singoli? I SS501 si esibivano in gruppo, non singoli! Che storia era quella? Afferrai il volantino che avevano messo accanto ad ogni menù e l’osservai attentamente. La foto che c’era ritraeva i ragazzi insieme, allora perché avevano deciso si cantare da soli? Forse perché così avrebbero racimolato un gruzzolo maggiore? In fondo ognuno di loro aveva buone potenzialità, ma che canzone avrebbero cantato?
-Tesoro, questo non è Hyun Joong? Quel ragazzo tanto carino che ogni tanto è venuto da noi per studiare con Jong-, disse mamma sorridendo, mentre sbirciava sul mio volantino.
-Sì. Sono loro, mamma-, le confermai sorridendo.
Jong, che non si era ancora accorto di niente, troppo impegnato a capire cosa volesse da mangiare, fece scattare la testa e strappò il volantino dalle mani di mia madre: -Non ci posso credere! Anche qui devo sorbirlo!?-, disse indignato, alando la voce.
-Perché urli?-, chiese papà riemergendo dal menù anche lui.
-Guarda!-, gridò Jong passandogli quel pezzo di carta tanto sconvolgente.
Papà diete una rapida occhiata e senza battere ciglio disse: -Ebbene? Perché ti sconvolge tanto? E’ un ragazzo per bene, almeno così mi è sembrato, e ti ha anche aiutato facendoti prendere un bel voto a scuola-. Era vero, Hyun Joong e mio fratello erano riusciti a prendere il massimo nel lavoro a coppie.
-E allora? Papà, questi sono i nostri rivali nella gara per la borsa di studio a New York!-.
Alzai gli occhi al cielo nel vedere mio fratello così sconvolto, ma allo stesso tempo fui felice di vedere una scintilla di vitalità nei suoi occhi. Per una volta Hyun Joong si era rivelato utile e lo ringraziai di tutto cuore.
Il cameriere arrivò con un taccuino in mano, mettendo fine alla discussione che si era creata, e papà fece da portavoce per tutti. I piatti arrivarono poco dopo e cominciammo a mangiare in silenzio, mentre un ragazzo, probabilmente tra i venticinque e i trent’anni, annunciò l’inizio dell’esibizione, raccogliendo l’attenzione di tutti i presenti in sala: -Buona sera a tutti, signori e signore. A breve inizierà l’esibizione dei ragazzi che avete potuto vedere sul piccolo volantino sui vostri tavoli. Come avrete sicuramente capito, questi sono cinque ragazzi che fanno parte di un gruppo, ma noi personalmente vogliamo metterli alla prova singolarmente, in modo tale da esaltare il talento di ogni singolo componente. Ognuno di loro ha scritto e composto le canzoni che ascolterete sotto nostra richiesta e speriamo siano di vostro gradimento, soprattutto per i molti ragazzi presenti sta sera nel salone…-. Il tizio parlava velocemente, ma aveva una voce suadente e orecchiabile, che non infastidiva. Continuò a presentare i SS501 fin quando non si decise a presentare il primo: -…il primo a doversi esibire è Heo Young Saeng, con la sua “Let It Go”. Grazie per l’attenzione, buon proseguimento della serata e buon appetito!-.
Dopo aver ascoltato il primo annuncio, masticando lentamente un boccone, lessi sul volantino cosa avrebbero cantato gli altri e sentii Jong bofonchiare fra sé qualcosa sul triangolo amoroso fra Tiffany, Minho e Young Saeng, ma lo ignorai; quella sera volevo vedere e sentire di nuovo cantare i SS501. Ero troppo felice per arrabbiarmi di nuovo, il che mi stupì non poco. Poche volte ero stata così felice e impaziente di ascoltare qualcuno, e quelle poche volte avevano visto protagonisti sempre e solo gli Shinee.
Le luci calarono in sala quanto bastava a mettere in risalto il palco, ma riuscivamo comunque a vedere i nostri piatti. La musica partì e sentimmo subito una ragazza cantare in rap convinta, veloce ed intonata; subito dopo a contrastare la sua voce entrò quella di Saeng. La canzone era veloce, infatti il ragazzo, tinto ormai di un rosso sangue, aveva potuto elaborare con un balletto per accompagnare l’esibizione. Con lui ballavano sia la ragazza, la quale alcune volte dava il cambio di voce, sia altri ballerini.
Young Saeng aveva una bellissima voce, era il vocalist principale dei SS501 e di solito, come Jong, nel gruppo interpretava lui gli acuti e le note più alte da seguire. Molto presto la canzone finì e tutti i ragazzi ringraziarono il pubblico, uscendo.
Ci fu una pausa di cinque minuti, in cui l’uomo che prima presentava annunciò un'altra canzone: Kyu Jong si sarebbe esibito in “Yesterday”.
Le luci calarono di nuovo, mentre un piano cominciava a intonare la melodia seguita dal battito e il tempo della batteria, seguito subito dalla voce di Kyu Jong che salive sul palco. La musica non era veloce come la precedente, bensì poco più lenta. Anche Kyu Jong aveva elaborato un balletto per la canzone e i ballerini lo seguivano senza alcun problema. Il protagonista portava una camicia bianca e delle bretelle, molto anni sessanta, che reggevano i pantaloni. Notai Nanà molto attenta a osservarlo, con gli occhi sbrilluccicanti e intuii presto che Kyu Jong aveva rubato il suo cuoricino come e più di Minho, la sua amata fonte di giochi. Risi senza farmi sentire e tornai a guardare i ragazzi ballare.
Come la precedente anche quell canzone finì presto e subito ne cominciò un’altra, ma non fu annunciata, così sbirciai sul volantino e lessi che il prossimo a doversi esibire sarebbe stato Hyun Joong con “Break Down”. A giudicare dal titolo della canzone, sembrava qualcosa di molto deciso, infatti Hyun Joong entrò in scena con un sottofondo spacca timpani, mentre il palco diveniva sempre più cupo.
Hyun Joong era vestito di nero, con dei pantaloni borchiati, una camicia aperta fino a metà petto e dei guanti di pelle. Era bellissimo, come sempre, e sorrisi nel vederlo cantare e ballare, perché la sua determinazione non cambiava mai. Era deciso, sicuro di sé e senza l’ombra di una qualsiasi esitazione. Forse era tutta scena o forse era solo insicurezza camuffata, ma nonostante tutto quel ragazzo mi aveva stregata, solo che non riuscivo ad ammetterlo. C’era stato un colpo di fulmine da parte mia e il mio cuore aveva cominciato a battere indisturbato solo per lui. I litigi, le discussioni, le rispostacce che ricevevo ormai non mi davano più fastidio come all’inizio, anzi erano diventate una divertente abitudine. Hyun Joong era fatto così, sempre pieno di energia, sbruffone e altezzoso, e non potevo cambiarlo. Questo tenermi testa mi aveva fatto invaghire di lui, ma le sue improvvise debolezze e il suo sorriso sincero e gentile che tanto amavo mi avevano fatto innamorare.
Di certo non avevamo avuto un buon inizio, ma pian piano lui stava cambiando il suo atteggiamento nei miei confronti. L’aria non era più elettrica quando c’incontravamo e lui prima di rispondere a una mia domanda in modo sarcastico o ci pensava su o rimaneva in difficoltà.
La musica finì di colpo e le luci si spensero con essa, facendoci restare al buio per qualche secondo; quando la luce si riaccese Hyun Joong era già uscito di scena.
-Esibizionista>, sentii commentare Jong acidamente, mentre masticava un boccone.
-Smettila…-, lo ammonì la mamma.
-Ha talento, ma si deve sempre mettere in mostra, oscurando la luce dei suoi compagni. E’ una cosa che odio…-, ribatté Jong.
-Figliolo, ha composto una canzone e non vedo cosa ci sia di male nel cantare e ballare in questo modo un po’… aggressivo. I suoi amici sono stati altrettanto bravi e talentuosi e non penso che si siano sentiti messi in un angolo dal loro leader, altrimenti si sarebbe sicuramente risentiti e ribellati-, intervenne papà. La saggezza e l’intelligenza di mio padre ogni tanto emergevano e ci stupivano. Lo stimai per ciò che aveva detto, perché mise a tacere mio fratello ancora una volta e Jong pensò bene di torturare l’ultimo pezzo di pollo nel suo piatto.
Sentimmo annunciare la penultima canzone in cui si sarebbe esibito Hyung Jun. Il titolo era “Girl” ed iniziò molto velocemente. Hyung Jun sul palco era molto più sicuro di sé e cambiava completamente personalità.
Gli volevo molto bene, in pochi mesi era riuscito anche lui a guadagnare un posto nel mio cuore. Era dolce, gentile e quando poteva mi dava sempre una mano. La sua infatuazione per me sembrava ormai dissolta nell’aria e finita, ma ogni tanto mi faceva pensare che un debole era ancora presente dietro gli angoli del suo cuore, come nel momento in cui cantò la canzone. Parlava di un ragazzo che si era appena innamorato e a cui era stato rubato il cuore; l’amore l’aveva sconvolto perché la donna che amava aveva cambiato il suo carattere e il suo modo di fare. Voleva lei e anche lei voleva lui.  
Hyung Jun lanciò molte volte occhiate e sorrisi al mio tavolo e arrossii nella penombra ogni volta. Era bravo e si muoveva bene, ma quando si esibiva, era diverso dagli altri: mi sembrava avere una certa leggerezza. A differenza di Hyun Joong, che aveva composto una canzone dura e decisa, la sua si rivelò frizzante. Non sapevo il motivo, ma volevo bene davvero a quel ragazzo.
Arrivò il dolce e fu annunciata l’ultima esibizione: Park Jung Min avrebbe cantato “Not Alone”.
Le luci calarono e il suono di alcuni violini introdusse la canzone. Un ballerino di danza classica entrò in scena e cominciò a danzare al suono maestoso di quegli archi; subito dopo Jung Min salì sul palco, facendosi strada fra i tavoli e fra il pubblico, ed io ammirai a bocca aperta il radicale cambiamento che aveva fatto: aveva tagliato i capelli tanto quanto Young Saeng e loro ramato si era scurito fino a diventare nero come la notte. Era il più bello del gruppo e in quel momento brillò più di tutti gli altri. Jong aveva detto che Hyun Joong sembrava li avesse oscurati tutti, ma Jung Min l’aveva superato. La fusione dei violini e dei tamburi si accompagnava perfettamente alla sua voce forte e pulita. Vestito di nero con la camicia abinata, a differenza di Hyun Joong aveva preferito tenerla chiusa, indossando poi un cappotto di pelle molto lungo, da arrivargli fino alle ginocchia.
Park Jung Min era splendido. Tanto era cambiato che mi dimenticai che lui era stato il ragazzo a spalleggiare Joong dopo le prove di “Love Ya”.
Il pubblico, quasi alla fine della canzone, si mise a cantare con lui e un gruppo di ragazzi all’entrata fece il tifo, fischiando e alzando gridi di approvazione; anche Jong era stupito e si fermò a studiarlo per un po’, mangiando silenziosamente il suo gelato. Io, da parte mia, ero completamente estasiata e mamma se ne accorse molto presto. Mi diede una gomitata e ammiccando, mi lanciò un’occhiata maliziosa.
La canzone si acquietò per qualche secondo, ma riprese immediatamente, finendo poco dopo.
 
*°*°*°*
Mi stavo cambiando, quando vidi rientrare nel camerino Hyung Jun, dopo la sua esibizione, e Jung Min uscire per correre a cantare. Jun si avvicinò a me, felice come un bambino e lo guardai sorridere: -Come mai così allegro?-, chiesi sorridendogli.
-Nulla, sono solo felice per la mia esibizione. In sala c’era una persona molto importante che mi ha dato sicurezza e sprint per fare un buon lavoro-, rispose lui senza guardarmi.
Alzai un sopracciglio e lo guardai perplesso, sentendo il suono dei violini alzarsi in sala, segno che Jung Min aveva cominciato a cantare: -E chi è?-, domandai.
Hyung Jun si sedette su una sedia lì  vicino e ci pensò su un attimo prima di rispondere: -Ilaria, te la ricordi?-, chiese guardandomi.
Il sangue mi si gelò nelle vene e sentii lo stomaco stringersi, ma cercai di non dare a vedere il mio nervoso improvviso, facendo il vago: -Intendi la sorella di Jonghyun?-.
-Sì, proprio lei. Hyun Joong, non fare finta di niente, sappiamo entrambi chi è e non mi guardare con quella faccia…-, rispose.
-E allora? Anche se so chi è, qual è il problema?-, chiesi rimettendo a posto la camicia che avevo indossato.
-E allora… -scandì le parole- so bene che tu ci hai provato molte volte solo per lo scopo di conquistarla a spese di Jonghyun. Mi hai anche detto che lei prova dei sentimenti forti per te, ma tu sai anch’io non ho smesso di provarli per lei?-, mi chiese spegnendo il suo entusiasmo iniziale.
Abbassai lo sguardo ed evitai il suo, pensando che tutto ciò che aveva appena detto era vero. Avevo cercato di conquistarla sapendo che lei aveva un debole per me, con il solo scopo di allontanare Jong dagli Shinee, ma questo mi aveva portato a litigare con uno dei miei migliori amici. Infatti Hyung Jun ed io avevamo litigato subito dopo che io gli avevo di aver origliato la conversazione fra lei e Key al ballo. Poi avevamo fatto pace e mi aveva detto che ormai non provava più niente, ma sapevo che non era vero: Hyung Jun non sapeva mentire bene, i suoi occhi lo tradivano spesso. Erano troppo sinceri quando aveva detto che teneva alla nostra amicizia e troppo insicuri quando invece mi aveva detto di non voler più provare a farla interessare a se stesso.
Accettai di far pace, perché anch’io tenevo al mio miglior amico, ma nonostante tutto avevo continuato a girare intorno a lei. E il risultato qual era stato? Che anch’io c’ero cascato. Non volevo ammetterlo per testardaggine, ma sapevo che ormai ero nella sua rete. Sapevo che provavo anch’io qualcosa, ma non volevo che nessuno lo sapesse, così avevo cercato di ignorarla, di evitarla, di far finta che non esistesse, ma ogni qual volta che aveva parlato con un altro mi ero ingelosito.
Il suo modo di riprendermi, il suo ammonirmi e il suo arrossire a ogni mia provocazione mi avevano fatto innamorare e in quel periodo mi erano mancati.
L’avevo rivista da poco davanti a una vetrina e lì avevo ricominciato a parlarle, facendola arrabbiare nuovamente. La sua voce fastidiosa e acuta che mi urlava contro, mi era mancata terribilmente. Poi l’avevo riaccompagnata a casa e nella rabbia di sentirmi dire che non sarei riuscito a riparare i giorni precedenti in cui non le avevo parlato, l’avevo baciata per la seconda volta. Sorrisi fra me al ricordo di quel pensiero e risposi a Hyung Jun, tornando alla realtà: -Sì, lo so- ammisi.
-Allora, in qualità di mio miglior amico, rispondi sinceramente a queste domande: era una bugia quello che mi hai detto dopo il ballo? O l’hai detto solo per allontanarmi da lei?-, mi chiese. Negli occhi di Hyung Jun leggevo la speranza che gli dicessi di aver mentito, ma la verità, sapevamo entrambi, era un’altra.
Lo guardai negli occhi e sospirai: -Jun… mi dispiace, ma non era una bugia. Forse in quel momento sono stato più sincero di quanto tu non possa pensare-, ammisi.
-Hai continuato a frequentarla, vero?-, mi chiese e un sorriso amaro gli curvò le labbra.
-Sì-.
Hyung Jun rimase in silenzio prendendosi la testa fra le mani e scompigliandosi i capelli. Non osai parlare, perché non sapevo che reazione potesse avere, poi finalmente mi guardò e sorrise, come se non fosse successo niente: -Va bene. Se le cose stanno così, allora non interferirò più. Fammi solo un favore: non farle del male, perché non te lo perdonerei. Io rimarrò dietro le quinte aspettando e osservando quello che combinerai e farò in modo che stia bene-.
-Va bene, te lo prometto-, annuii convinto e sorrisi. Lo vidi alzarsi e sparire nel bagno per cambiarsi.
Jung Min non aveva ancora finito la sua esibizione, così mi avvicinai alla tenda per sbirciare da lì dietro e lo vidi cantare e ballare come mai aveva fatto; poi scrutai la sala, in cerca di lei.
Era a un tavolo, abbastanza vicina al palco, seduta con i suoi genitori e i suoi fratelli. Perché sorrideva tanto?
Non ci posso credere! Sei in adorazione per Jung Min!? Hyun Joong, stai calmo. Non farti prendere del nervoso”, pensai mentre stringevo nel pugno un lembo del tendone.
-Che guardi?-, sentii alle mie spalle. Hyung Jun era tornato.
-Mmh? Niente-, mentii.
-Sì, certo. Adesso si chiama niente-, commentò sarcastico.
-Guardala, sta adorando Jung Min! Come osa!?-, urlai immerso nel nervoso.
Hyung Jun rise e gli lanciai un’occhiataccia: -Non c’è niente da ridere!-, sbottai.
 -Sei geloso? Hai paura che il carisma di Jung Min possa mettere in un angolino la tenacia da leader?-, mi chiese con le lacrime agli occhi per le risate.
-Smettila, stupido. Non sono geloso tanto meno m’interessa una ragazza così incline ai cambiamenti d’idea-, borbottai acido continuando a guardare in sala.
“Guardala! Sbava per Jung Min solo dopo una sera! Che odio! Che odio! Che odio”, pensai.
-Povero Hyun Joong, eri così preso a pensare che fosse cotta di te, che non ti sei accorto di essere stato rimpiazzato-, scherzò.
Non bastava lei a farmi imbestialire, ci mancava anche lui a punzecchiarmi. Lo fulminai con lo sguardo e stizzito me ne andai, sentendo lo stomaco contorcersi di rabbia.
*°*°*°*
Finito di cenare e di assistere a quell’ultima esibizione a dir poco meravigliosa, salimmo in camera e mi preparai per andare a dormire. Lavai i denti e infilatomi il pigiama, mi diressi al letto. Jong ed io avevamo assegnata la stessa stanza, mentre mamma, papà e Nanà ne avevano un‘altra.
Vidi mio fratello assorto nello scrivere qualcosa su un foglio di carta e mi avvicinai, cercando di non farmi sentire, ma fu inutile, perché diedi disgraziatamente un calcio al secchio delle cartacce.
 -Potresti gentilmente farti gli affari tuoi ogni tanto?-, mi chiese con una nota di acido senza girarsi.
-Mi scusi, signor “privacy”, ero solo curiosa-, risposi a tono.
-Beh, porta la tua curiosità da un’altra parte. Ho da fare-, ribatté senza staccare gli occhi dal foglio.
-Cosa scrivi?-, continuai ignorandolo e sedendomi sulla scrivania accanto.
Jong posò la penna e mi fulminò con lo sguardo: -Sto studiando-, rispose.
Alzai scetticamente un sopracciglio e quasi scoppiai in lacrime per le risate: -Tu che studi? E per di più in vacanza? Inventane un’altra, fratellone. Dammi il foglio!-, scherzai e gli lo tolsi da sotto il naso.
 -MOLLA L’OSSO E VAI A DORMIRE!-, strillò riprendendoselo.
Lo guardai per un attimo e studiai il suo volto: era arrabbiato veramente… Jong si era fatto rosso in viso e mi guardava truce. Per di più nell’atto di riprendersi il foglio scattò in piedi e si avvicinò pericolosamente a me. Rimasi allibita e, senza continuare ulteriormente la discussione, m’infilai silenziosamente nel letto.
C’ero rimasta male. Non pensavo che avesse potuto avere una reazione del genere, anche perché a cena si era distratto da Federica. Che stava progettando su quel foglio?
“Di sicuro non è un compito. Il giorno in cui questo caprone studierà di sua iniziativa, il cielo cadrà, ne sono sicura. Forse una lettera?”, pensai girandomi di fianco nel letto.
“Se così fosse, allora dovrebbe essere indirizzata a Feffe… Devo scoprire di che si tratta!”.
Continuai il mio soliloquio interiore fin quando verso presi sonno e mi addormentai profondamente.
 
Mi ero svegliata di soprassalto, senza ricordarmi cosa stavo sognando, e non ero più riuscita a chiudere occhio. Era notte fonda e Jong si era ormai addormentato, ma io da più di mezz’ora mi rigiravo e rigiravo nel letto senza trovare pace per due motivi: il mio sonno era ormai andato a farsi benedire e Jong cantava mentre dormiva.
Decisi di alzarmi e mi vestii in silenzio nel buio, prendendo al volo le maglia e il jeans che avevo lasciato sulla sedia lì vicino. Presi poi il cappotto e misi sciarpa e guanti.
L’hotel era deserto. Nessun’anima viva era in circolazione, neppure ala reception c’era nessuno, così mi feci un giretto lì intorno per un po’ di tempo. Tutto era calmo e il silenzio, era piacevole. Rilassante. Per una volta non avevo intorno gente che urlava, cantava a squarcia gola, o litigava. Ne avevo bisogno.
Passai nella hall e uscii fuori dall’hotel. Quella notte nevicava fiocchi grandi quanto un chicco d’uva, soffici e freddi e la luna era piena nel cielo. Illuminava le cime delle montagne riuscendo a filtrare fino a portico e l’aria del Natale finalmente mi avvolgeva nel suo caldo abbraccio. Mi sedetti sulla panca, stringendomi nel pesante cappotto, e alzai il volto al cielo per contemplarla.
“Che bella nottata…”, pensai.
Le stelle erano visibili a quell’altitudine e quella notte nel cielo ce n’era una miriade infinita. Insieme alla luna, creavano giochi di luce impressionanti. La cintura di Orione era presente come anche l’orsa maggiore, la minore, e la polare. Tutte lì a vegliare sulle persone che quella notte dormivano silenziose nel buio.
“Una nottata da spendere con il proprio amante. Chissà perché la gente non esce mai a notte fonda… è così romantico!”.
Sorrisi tra me e chiusi gli occhi per un attimo, respirando a fondo. Quando li riaprii sentii una melodia giungere da dentro l’hotel. Un piano? Chi suonava a quell’ora?
M’incuriosii e rientrai, spezzando a malincuore quella dolce atmosfera che si era creata intorno a me. Seguii il suono delle note che portava alla sala se ristorante, dove c’era stata l’esibizione, e mi fermai di fronte alla porta. Immobile riconobbi la voce che stava cantando. Era Jung Min! E se sembrava totalmente diverso da come l’avevo visto quella stessa sera!
La musica era molto triste, le parole straziavano l’anima e Jung Min, con la sua intonazione, enfatizzava ancora di più l’effetto.
Restai in ascolto, sporgendomi per metà nella sala. Rimasi nascosta, così da fargli finire di cantare.
“Not Alone” era distante. Quella musica aveva trasformato la determinazione in una fonte di fiele e tristezza. Jung Min era, e non si poteva negare, un incanto. Mi domandai seriamente come non avevo fatto a notarlo prima. Hyun Joong negli ultimi mesi aveva ridoto il mio cervello come quello di mio fratello e la cosa non mi piaceva. Bastavano due muli in famiglia, e se proprio ci doveva essere il terzo non volevo essere io.
Quegli ultimi giorni stavo scoprendo il lato dolce e tenero dei SS501. Il loro vero talento risiedeva nell’affascinare gli altri con la loro grinta, ma ciò che mostravano era nulla in confronto a ciò che nascondevano sotto la corazza da duri.
Jung Min finì di cantare e trasse un profondo respiro. Mi sembrò triste e abbattuto, così non volli disturbare e richiusi la porta dietro di me.
“Chissà perché è così triste…”, mi chiesi perplessa.
-Finito di origliare?-, sentii dire mentre richiudevo la porta.
-E-eh?-, sgranai gli occhi, sorpresa.
Sorrise divertito e quel sorriso mi stese letteralmente. In quel momento il mio cervello partì per i Caraibi, biglietto sola andata e, credo, non tornò mai più. Fece cenno di avvicinarmi e così feci.
-Come mai in giro a quest’ora?-, chiese continuando a sorridere, quando fui davanti al piano.
-Potrei farti la stessa domanda-, risposi sorridendo.
-Non riuscivo a dormire-, confessò scrollando le spalle.
-Idem. Posso sedermi accanto a te?-, chiesi sorridendo appena.
Jung Min annuì e mi fece posto accanto a lui: -Allora, signorina, quali sono i fantasmi che ti tengono sveglia di notte?-.
-Mmh? Nessun fantasma, semplicemente non avevo più sonno e sono scesa-, azzardai. Mi sentivo abbastanza a mio agio vicino a lui e non riuscivo a spiegarmi il perché.
-Immagino che tuo fratello russi, no?-, scherzò lui. Anche Jung Min sembrava a suo agio e divertito della mia presenza. La cosa mi rallegrò molto, perché qualche mese prima non avrei mai pensato di ritrovarmi a parlare con un ragazzo, che tra l’altro aveva quasi offeso gli Shinee insieme a Hyun Joong, così spensieratamente.
-Nah… Canta nel sonno, ma non russa!-, risposi ridendo.
Jung Min scoppiò in una fragorosa risata che mi ricordò molto quella di Key. In un certo senso quei due erano simili: guardandolo meglio Jung Min sembrava avere gli stessi comportamenti da diva di Kibum, anche se erano totalmente differenti. Key aveva i tratti morbidi come quelli di un felino, mentre Jung Min li aveva allungati al punto giusto, con gli zigomi paffuti.
Quando smise di ridere, gli chiesi: -E i tuoi fantasmi? La canzone che stavi cantando era bellissima, ma anche molto triste… Come si chiama?-, azzardai e chinai il capo da una parte, per osservarlo meglio.
Jung Min chinò la testa e sospirò profondamente, come per cercare di liberarsi da un grosso peso. Era triste e abbattuto, ma nonostante ciò si stava sforzando di non crollare del tutto. Sicuramente per un SS501 sarebbe stato un disonore, così dopo essersi passato una mano fra i capelli, mi rivolse un sorriso, anche se temevo fosse forzato: -Una vecchia storia… Non credo che tu abbia tempo per ascoltarla, ma comunque il titolo della canzone è “Missing You”-.
Sorrisi dolcemente: -La notte è ancora giovane e io ho un sacco di tempo, specialmente se si tratta di ascoltare una persona. Se però non vuoi raccontarla perché ti scoccia, lo capisco. Anche io a volte ho i momenti in cui non voglio parlare, né vedere nessuno, perciò... Sto parlando troppo. Ti urta, vero?-.
-No, al contrario, la tua parlantina mi distrae-. Arrossii violentemente e mi nascosi fra i capelli, aspettando che continuasse a parlare.
-Sei curiosa… -sorrise- mi piace la curiosità, perciò mi sfogherò un po’ con te –prese un profondo respiro e cominciò- L’ho composta e scritta per una ragazza. Ci siamo lasciati quasi un anno fa, ma il suo sorriso, il suo carattere, la sua risata ancora mi mancano, perciò ogni tanto mi rifugio in questa canzone per sentila più vicina a me. E poi… le note sono talmente simili al mio umore che riescono quasi ad accarezzarlo per farlo tornare a vivere-.
Jung Min mi sorrise, ma il suo sguardo era distante. Forse con lei? Quel ragazzo era qualcosa di strabiliante. I capelli neri gli donavano fascino e carisma e i suoi occhi grandi erano ancora un po’ contornati dal trucco per l’esibizione.
-Mi dispiace-, dissi con un filo di voce.
Jung Min sorrise tristemente: -Cose che capitano. Prima o poi passerà…-.
L’orologio a pendolo della hall suonò l’una e mezza e i rintocchi arrivarono fin dentro la sala. Jung Min mi scompiglio i capelli e sbadigliò: -E tu? Niente amori?-, chiese con un sorriso malizioso sul volto.
Alzai un sopracciglio scettica e poi risposi: -Come se tu non sapessi che Hyun Joong mi gira intorno da mesi con un solo e unico scopo…-.
-Già… quel ragazzo è irrecuperabile. Da quando il padre ha scoperto di avere una figlia illegittima ha cominciato a fare lo sbruffone e il pallone gonfiato. Persino noi del gruppo non riusciamo a sopportarlo a volte! Mi chiedo ancora come ho fatto a spalleggiarlo per tanto tempo. Però, da quando tu gli hai tenuto testa, è cambiato… sembra più allegro e spensierato. Che idiota… fa finta di niente eppure si vede lontano un miglio che ormai è cotto di te-. Jung Min parlava più a se stesso che a me e le parole fluivano fuori dalla sua bocca velocemente. Sgranai gli occhi quando sentii le ultime e rimasi a bocca aperta: -Come scusa?-, chiesi.
-Mmh? Che c’è?-, domandò.
-Hai detto… sì, insomma…-, balbettai.
-Hyun Joong è capace di chiudere la bocca della gente con una singola parola, ma tu sei riuscita a far tacere lui. Mi sei simpatica e non solo a me…-, sorrise.
-Sì, ma…-.
-Buonanotte! E scusa per qualche mese fa… non pensavo che saresti stata un porta fortuna per noi-.
Jung Min si alzò e mi lasciò lì come una cretina a pensare a ciò che aveva appena detto: “Fa finta di niente eppure si vede lontano un miglio che ormai è cotto di te”.
Me ne restai imbambolata a fissare il vuoto per qualche minuto e poi, lentamente me ne ritornai in camera a cercare in vano di dormire.
***
I primi tre giorni passarono velocemente. Jong continuò a fare l’eremita nella sua stanza, eccetto alcune mattine in cui tentò, con scarsi risultati di riuscita, a sciare. In quelle poche occasioni, mentre lui si ammazzava sulla neve, cercai di trovare la lettera che gli avevo visto scrivere, ma non ci riuscii. Cercai nel suo zaino, nella valigia, in posti impensabili, come la busta dei calzini sporchi... niente! La lettera la portava sempre con sé.
Continuai a fare foto qui e la. L’hotel era immenso e mi divertii a fotografare le nostre stanze con la loro fantastica esplosione di valigie, calzini, mutande, vestiti. Poi passai a fotografare montagne, piante, laghi, panorami e non mancarono le foto in cui c’era la mia famiglia e soprattutto… Jong. Avevo, infatti, intenzione di fargli un intero album, così che, quando sarebbe rinsavito, avrebbe capito che il suo muso lungo non stava piacendo a nessuno e speravo che facesse qualcosa per estinguerlo.
Il tempo passava fra una passeggiata e una cioccolata calda. Durante un po’ di tempo libero in cui ero concentrata a fissare mia sorella che contemplava ammaliata Kyu Jong, il suo nuovo incredibile amore che passeggiava per la stanza, mentre sorseggiavo un po’ di tè caldo, ricevetti una chiamata.
Presi il telefono e lessi il nome sul display.
Kibum.
Kibum? E ora che cosa voleva da me? Perché non aveva chiamato Jong? Scrollai le spalle e risposi, in fondo mi faceva piacere sentire il mio secondo fratellone in classifica: -Pronto?-.
-CIAO, YAYA!-, urlò con una voce acuta e squillante dall’altra parte della cornetta, tanto che fui costretta ad allontanare il telefono. Un mio timpano era entrato in fuori gioco.
-Ciao, Key… come stai?-, chiesi sorridendo fra me.
-Bene. Le cose qui sono un po’ noiose. Da voi come va? Jong ha ancora un muso lungo?-.
-Oh… -esclamai ironica- non me ne parlare. Quell’idiota continua imperterrito a rinchiudersi in camera e non c’è santo che riesca a farlo uscire di lì-, sbuffai.
-Capisco… beh, cerca di convincerlo ad uscire però, non gli fa bene stare così-.
-Lo so, ma ha la testa dura e sai bene che sono come te quando voglio che qualcuno faccia una cosa. Però sta volta Jong sembra più cocciuto di me e di te messi insieme. Eccetto le poche volte che va a sciare, costretto da papà, non si muove-, dissi a malincuore.
-Prendilo per un orecchio e vedrai che si muoverà!-, disse Key in parte scherzando e in parte sul serio.
-Vorrei che fossi qui a farlo tu. Almeno ti ascolterebbe… Per caso, invece, hai sentito come sta Federica?-, domandai.
-No… con Taemin ho parlato di lei, ma so che non se la passa bene. Il suo viso è spento, l’ho notato quando sono andato a trovare Tae per un pomeriggio insieme, e sono molto preoccupato. E’ la mia migliore amica, ma non so come aiutarla-, Key sospirò ed io feci lo stesso. Sorseggiai un po’ di tè e mi guardai intorno: Kyu Jong se n’era andato.
-Lo sai che ci sono i SS501, qui?-.
-Davvero? A proposito di loro… Tiffany ha combinato un gran casino con young Saeng e ha lasciato Minho. Lo sapevi?-, domandò.
-No, ma ero al bar con Sara e Taemin quando sono venuti e lì abbiamo scoperto la cosa-.
-Lo so. Anche Minho non sta bene adesso. E’ alquanto… affranto-.
-Che diavolo prende a tutti quanti? Io non ci sto capendo più niente… Mancate tu, Onew, Taemin e poi saremmo tutti al completo. Ognuno con i proprio problemi!-, borbottai.
-Non preoccuparti, nessuno scoraggia Key! E nessuno può abbatterlo!-, rise e m’immaginai la sua aria da diva mentre pronunciava quelle parole.
-Sì, immagino! Key, devo salutarti. Mamma mi sta facendo cenno di andare a pattinare sul ghiaccio con lei. Un bacio. Ti voglio bene-.
-Ciao, raggio di sole! Saluta tutti. Ci mancate!-, disse con entusiasmo.
-Sarà fatto. Bye!-.
Attaccai e subito dopo mi precipitai a mettermi giacca, guanti e cappello. Uscii fuori e, preso il mio nuovo paio di pattini, andai da mia madre, dove trovai mio fratello.
*°*°*°*°*
-Che cosa pensi di fare a proposito di tuo padre?-, chiese Hyung Jun, mentre m’infilavo il mio paio di stivali.
-Mio padre? Non lo so… spero vivamente che gli capiti un imprevisto e resti dov’è, invece di tornare-, risposi acido.
-Non hai parlato con tua madre, vero?-, continuò a chiedere, sfiorando quel tasto sensibile. Sospirai e mi sedetti sulla panca, scuotendo la testa.
-Come potevo? E’ già preoccupata per tutte le analisi che stiamo facendo. Se gli dico una cosa del genere ci rimane… E’ stato fin troppo un duro colpo per lei sapere che potrebbe avere un tumore e gli vado a dire una cosa del genere?-, dissi amaramente.
Sbuffai e cercai di prendere un respiro profondo. Mio padre, l’uomo che più di tutti avevo stimato nella mia vita, ci aveva tradito fin dall’inizio. Da poco avevo scoperto infatti di avere una sorella, sorellastra per così dire, dopo aver letto delle carte, le quali attestavano che mio parte aveva concepito un’altra figlia con un’altra donna, quasi in contemporanea con il mio concepimento. Sapevo che questa ragazza non aveva dei tratti orientali, perché sua madre era un occidentale, ma non sapevo com’era cresciuta in quegli anni, perché tra le carte avevo trovato solo una foto di una bambina di poco più di qualche mese. Capelli neri, ma occhi chiari, sorridenti e pimpanti. Era una bella bambina e non so perché le volevo già bene. Non era con lei che ce l’avevo, ma con l’uomo che aveva distrutto una famiglia.
Quel giorno non volli sapere niente del come e del perché l’avesse fatto, semplicemente vidi tutto nero e mi arrabbiai, lanciandogli contro tutto ciò che un figlio non dovrebbe mai dire ad un padre. Ero furioso, fuori di me, tanto che per due giorni interi non mi feci ne vedere ne sentire a casa. Avvisai solo mia madre, per dirle che stavo bene e me ne restai a casa di Hyung Jun con una scusa. Poi tornai, calmo e riflessivo, ma freddo.
Papà sarebbe partito per motivi di lavoro e io non l’avrei rivisto per un lungo periodo di tempo. Il mio cuore si alleggerì, ma contemporaneamente s’indurì, fino a diventare scontroso con tutti, e la mia lingua si affilò tanto da far avere molte inimicizie a scuola. Come gli Shinee. Tutti ormai mi vedevano come qualcuno da evitare, eccetto i miei amici, e non me ne curai finché non conobbi l’unica persona che tenne testa ai miei comportamenti.
-Già… Non ci avevo pensato. Scusami, Hyung Joong-, disse Hyung Jun, riportandomi alla realtà. Mi diede una pacca sulla spalla e si mise i suoi pattini porta fortuna. Quel giorno avevamo deciso di fare un po’ di sport e l’unica cosa leggera che mi andava di fare era un po’ di pattinaggio. Di lì a poco sarebbe stato il turno di Hyung Jun, perché il mio era già passato.
-Ehi! Guarda chi c’è!-, esclamò Hyung Jun guardando oltre le mie spalle.
-Uh? -allungai il collo e intravidi Ilaria- ah… è lei-, dissi fingendo poco entusiasmo, mentre dentro un po’ di allegria si stava facendo spazio nel mio cuore e senza volerlo un sorriso fece curvare le mie labbra nel vederla prendere un paio di pattini.
-Perché sorridi?-, sentii chiedere Hyung Jun.
-Eh? Perché, sorridevo?-, chiesi allarmato.
Hyung Jun mi lanciò uno sguardo malizio: -Non dirmi che ti piace?-, chiese.
-Jun… sai bene che non è così. Perciò falla finita-, dissi fermo.
-Ah, l’amour! Che dolce e tenera cosa! Scioglie anche i cuori ormai ghiacciati! Dai, tanto lo so che ti piace!-, insisté prendendomi in giro, il che mi fece innervosire non poco.
-No, non mi piace e adesso smettila e lasciami in pace-, continuai. Ilaria entrò nella pista. Probabilmente non ci aveva visti, altrimenti sarebbe corsa a salutare l’impertinente al mio fianco con uno smielato: “Ciao, Sumbae!”. La vidi entrare e subito cadere e mi venne da ridere, perché nonostante continuasse a sforzarsi di reggersi in piedi non ci riusciva, risultando goffa e impacciata. Mi piaceva, la rendeva semplice e diversa da tutte le altre ragazze che nel frattempo si atteggiavano per ricevere uno sguardo mio o di Hyung Jun.
Un ragazzo, alla sua ennesima caduta si avvicinò e l’aiutò a riavvicinarsi al muretto, per non cadere. La tenne stretta a sé e, quando vidi che gli sorrideva e gli faceva complimenti solo per provarci, strinsi i pugni.
- Hyun Joong? Tutto apposto?-.
-Sto benissimo-, dissi digrignando i denti.
- Va bene, non insisto, ma comunque… TI PIACE, TI PIACE, TI PIACE!-, cominciò ad urlare.
-SMETTILA!-, strillai.
-Sumbae!-, sentii poi richiamare Hyung Jun da lontano. Come previsto, si stava avvicinando per salutarlo e una certa luce nei suoi occhi era accesa. Che le prendeva? Sorrideva e non aveva il muso? Non era lei. Hyung Jun si alzò e gli andò incontro, abbracciandola forte e per non scattare, mi girai da un’altra parte, ignorandoli.
-Come stai?-, chiese lei.
-Bene, e tu?- rispose lui.
-Bene, grazie. Ascolta, ho qualche problema con il ghiaccio… non è che per caso potresti darmi una mano? Sempre se puoi e se sai pattinare-, domandò.
“Tzè… non sarà mai bravo quanto me”, pensai mentre lo stomaco si contorceva da solo.
-Sì, so pattinare e mi farebbe piacere aiutarti. Ho notato che non sei molto brava-.
-Direi di no!-, rispose e scoppiò in una sonora risata, mentre Jun gli sbavava dietro.
Direi di no! Come siamo cinguettanti mia cara! Che odio!”, continuai a borbottare nella mia mente.
-Vieni… t’insegno. E’ semplice, ma devi cominciare ad avere familiarità con il ghiaccio altrimenti cadrai in continuazione-, continuò lui poggiandole una mano sulla schiena.
Hyung Jun mi aveva ignorato. Non era stato lui a dire che sarebbe rimasto dietro le quinte a vedere cosa avrei combinato? Restai a bocca aperta e senza proferire parola, raggiunsi gli altri, fuori dalla pista. Li osservai pattinare da lontano, fin quando non si fece ora di andare a preparare la serata e lei andò via.
 
*°*°*°*
La giornata passò in fretta e quando arrivò sera, ero piuttosto felice di andare a dormire. Il giorno dopo sarebbe stato Natale e avevo intenzione di passarlo bene in famiglia, con canti, giochi e allegria. Sperai che Hongki se la passasse bene a casa e prima di andare a dormire, quella sera, alzando gli occhi al cielo sperai che le cose negli Shinee si sarebbero risolte e tutti sarebbero ritornati felici con un lieto fine.
 
 
***
-BUONGIORNO! BUONGIORNO! BUONGIORNO!-, strillammo Nanà ed io, saltellando sul letto di Jong strillando come pazze, già pronte e vestite per la colazione, provocando un onda sismica. Sembravamo due squilibrate, ma poco importava, quello era un giorno speciale.
Jong si strofinò gli occhi ancora in coma, e ci guardò per un secondo, tornando poi a rifugiarsi sotto le coperte: -E’ Natale, frate’one! Alzati!-, strillò Nanà con la sua vocetta acuta. Erano le otto del mattino e Jong non si sarebbe alzato per nulla al mondo, perché la sera prima aveva continuato a scrivere la lettera fino a tardi.
-Lasciatemi morire in pace…-, biascicò da sotto il cuscino.
Mi fermai a mezz’aria, con la bocca aperta perché stavo per lanciare un altro “buongiorno, è Natale”, ma decisi di fargli male. Almeno da arrabbiato, si sarebbe alzato, così presi bene la mira e caricai una mano all’indietro e… SBAM!
-Aaah! Che dolore! Sei diventata stupida, per caso!? Fa malissimo!!!-, piagnucolò Jong. Al suono della sberla si era alzato di scatto, massaggiandosi il fondo schiena. Nanà scoppiò a ridere, rotolandosi fra le lenzuola, e io sorrisi compiaciuta a mio fratello, felice del risultato che avevo ottenuto: -No, sono sempre Yaya. Vestiti che dobbiamo fare colazione. Ti aspettiamo nella hall-.
Recuperai mai sorella e scendemmo, lasciandolo ancora dolorante che piagnucolava per la stanza in disordine. Chiusi la porta alle mie spalle e lo sentii inciampare in una scarpa, portandosi dietro mezzo mondo. Nanà ed io ridemmo insieme e scossi la testa, avviandomi per le scale
 

{Spazio Alue :D}
Saaaaaaaaaaaalve! ^^ Che dire di questo capitolo? Jung Min ha letteralmente smer***ato il nostro leader XD bene, u.u bravo il nostro Jung Min che comincia a farsi sentire :D E poi... Jonghyun, ma certo! Eheheheh, che cosa sarà mai scritto in quella peseudo lettera? Mh? Nessuna idea? :3 Per il momento vi dico solo che sarà mooolto importante per i capitoli che verranno u.u 
Grazie per aver letto e aspetto tanti commenti ** (se vi va, sennò lasciatemi morire nell'ignoranza di non sapere cosa ne pensate ç_ç) Bye! :D
PS: Passate anche a trovare Feilin nella sezione SHINee e scoprirete anche il punto di vista di Feffe, se vi state domandando che cosa stia combinando lei nel frattempo a casa! ^^ Vi lascio il link! Un bacio! 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2244624
 

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Prima d'iniziare a leggere, volevo dirvi: scusate la pergamena a fine capitolo, ma era necessario XD Ci son oalcune comunicazioni per i prossimi capitoli. Grazie per essere passati! BUONA LETTURA! <3
Alue 
Capitolo XI
 
Nella hall, piena di ghirigori, un albero di Natale alto fino al soffitto, ghirlande e vischio, non c’era quasi nessuno e le poche persone che scendevano sorridevano felici di quel giorno festoso e si scambiavano auguri di Natale.
Mamma e papà erano scesi dopo Nanà e me, ma Jong non si vedeva. Arrivò dopo mezz’ora di ritardo e subito ci precipitammo ad andare a fare colazione; quel giorno papà e Jong sarebbero andati a vedere una mostra in un piccolo paesino vicino l’hotel e papà aveva deciso di portarsi anche Nanà, così che mamma ed io saremmo potute andare a fare gli ultimi regali di Natale per la scricciola di casa e per il muso lungo di Jong.
Finito di mangiare prendemmo i nostri cappotti, sciarpa e guanti, e uscimmo. Prendemmo un bus per arrivare in paese, poi papà e Jong procedettero a piedi con, ovviamente, Nanà fra le braccia di mio fratello.
-Noi andiamo?-, disse mamma.
-Sì-, annuii e ci dirigemmo in un centro commerciale.
 Non era tanto grande e non c’erano molti negozi, ma quelli presenti facevano al caso nostro. Entrammo subito in un negozio di giocattoli, dove acquistammo una bambola di stoffa per Nanà. L’aveva chiesta espressamente lei quando, riesumando delle vecchie scatole di quando vivevamo in Italia, aveva trovato una vecchia bambolina della mamma. Le era piaciuta tanto che l’aveva fatta sua, dormendoci insieme ogni notte; se l’era portata persino in settimana bianca!
Girammo ancora un po’ per quel negozio, così mentre mamma era impegnata a cercare dei vestitini di ricambio per la bambola, io diedi uno sguardo agli articoli. C’erano bambolotti, peluche, barbie, macchine… all’improvviso intravidi un angolo di negozio in cui erano confinati dei peluche Disney e per di più in tutte le lingue! Mi s’illuminarono gli occhi ed entrai lì tornando bambina.
-Ma ciao!-, strillai prendendo in mano un peluche a forma di Stich.
“Potrei morire qui dentro, adesso!”, pensai.
Presi altri tre peluche, un Simba, un Woody, un Bartok e una Biancaneve, quando vidi davanti a me un Sebastian. Lasciai cadere a terra ciò che avevo preso e mi avvicinai. Vedendo che su un pulsantino c’era scritto “premi qui”, lo pigiai e Sebastian cominciò a cantare una piccola strofa in italiano: -In fondo al mar! In fondo al mar! Tutto bagnato è molto meglio, credi a me…-.
Continuai io per lui cantando e ballando da sola come un’idiota: -… quelli lassù che sgobbano, sotto a quel sole svengono! Mentre col nuoto ce la spassiamo in fondo al mar!-.
-Bocciolo, ho trovato quest… che stai facendo?-, sentii mia madre arrivare e rovinare il momento.
-Eh?-, mi girai ancora in estasi.
-Cantavi?-.
-Guarda!-, gli mostrai il peluche con gli occhi ormai ridotti a due cuoricini.
Mia madre scoppiò a ridere, scuotendo la testa, poi sospirò e mi guardò dolcemente: -Come mai sei venuta qua?-, chiese.
-Ho trovato quest’angolino e mi sono avvicinata. Non è meraviglioso Sebastian, mamma?!-, cinguettai.
-Sì, è bellissimo, tesoro. Lo vorresti per regalo di Natale?-, scherzò.
-No… -risposi riponendo il giocattolo- ero solo felice di aver ritrovato un po’ d’infanzia-, sospirai, diventando triste d’un tratto.
Mamma si avvicinò con i vestitini che aveva trovato e, sorridendo, domandò: -Che cosa c’è?-.
-Un po’ di nostalgia… Mi manca l’Italia a volte-, risposi coccolando una chela del pupazzo.
-Lo so… anche a me manca, ma tu fra poco ci ritornerai per la gita scolastica. Non sei contenta?-.
Sorrisi e annuii velocemente: -Sì, non ci avevo pensato. Spero proprio che sia una gita da ricordare-.
-Lo sarà, bocciolo… ne sono certa. Andiamo, si sta facendo tardi e dobbiamo ancora fare il regalo a tuo fratello-.
Mamma mi prese a braccetto e andammo a pagare, dopodiché mi trascinò in altri sei negozi, in cui trovammo un bell’orologio da regalare a Jong e dove cominciò a usarmi come manichino. Mia madre infatti, non sapendo cosa fare nell’aspettare che gli altri finissero alla mostra, pensò bene di fare shopping frenato negli ultimi minuti che rimanevano, cosa che odiavo sopra ogni cosa.
Entrò in un primo negozio e mi sbatté dentro il camerino passandomi un capo dopo l’altro e non lasciandomi il tempo neanche di respirare; poi in un altro, un altro ancora e un altro ancora! Prendemmo mutande per tutti e in tutte le salse, camicie per Jong e papà, pigiami, maglie e pantaloni. In meno di un’ora era stata capace di rifarmi l’intero guardaroba!
Alla fine di tutti i giri avrei voluto morire. Le gambe non mi reggevano più e mi sentivo la testa pesante, in più dovevo portarle le otto buste di vestiti. Quando raggiungemmo papà, Jong e Nanà ero sfinita. Mia sorella teneva papà mano nella mano e mi guardava con due occhi spaventati; probabilmente ero uno straccio.
“La mattinata più lunga della mia vita!”, pensai.
-Tutto bene, sorellina?-, mi chiese Jong sorridendo sotto i baffi.
Lo fulminai con uno sguardo truce: -Non girare il dito nella piaga, Jong… sono stanca-, dissi mollandogli le buste in mano.
-Yha… queste sono tue-, disse fissandomi.
-No, sono anche tue e di papà, perciò puoi scomodarti a portarle>, commentai superandolo in direzione della fermata del bus.
-Che cosa avete comprato?-, chiese allarmato papà, probabilmente pensando alla sua carta di credito.
-Oh, nulla… due o tre cosette! Niente di che, amore!-, rispose mamma felice e indifferente.
 
*°*°*°*
Kyu Jong, Jung Min ed io stavamo definendo la serata, cominciando a provare qualche singolo, quando Hyung Jun e Youg Saeng entrarono in sala.
-Dove vi eravate cacciati?-, chiese Kyu Jong.
-Stavamo chiacchierando con delle ragazze, ma non ci siamo accorti dell’orario. Scusate…-, rispose Saeng.
-Non preoccupatevi. Jung Min ha scelto il suo singolo “Every day is Christmas” e l’ha appena finito di provare, voi due che cosa canterete?-, chiesi vedendoli avvicinarsi. Hyung Jun era disorientato, non sapeva esattamente cosa avrebbe portato quel giorno ma Saeng rispose: -Io avevo proposto “Rainy Heart”-.
-Giusto. Tu che cos’hai scelto, Kyu Jong?-, chiese Jun.
-Non credo porterò qualcosa da solo, sta sera preferisco esibirmi solo con voi. Tu?-.
Hyung Jun ci pensò su. Non sapeva che portare, glie lo si leggeva in faccia, ma poi ebbe un lampo di genio: -”Heaven”! L’ultima canzone che ho scritto prima di partire! Sì, quella sarà perfetta! Ho anche la base con me-, disse contento.
Ero rimasto solo io ed ero nelle stesse condizioni di Jun cinque secondi prima. Tutti puntarono gli occhi su di me, aspettando una qualche informazione, ma niente. Le mie labbra intendevano rimanere chiuse: -Non so, ragazzi… i datori di lavoro vogliono che canti “Marry Me” ad una coppia per il la proposta di matrimonio, ma personalmente non ho idea di cosa potrei cantare dopo-, scrollai le spalle e li guardai.
-hyun Joong, hai scritto più canzoni di tutti noi e molte volte ci hai consigliati. Com’è possibile che il nostro leader non abbia idee?-, chiese Jung Min nascondendo un sorriso malizioso.
-Che cosa stai insinuando, Jung Min?-, chiesi alzando un sopracciglio.
-Io nulla, solo che è da un po’ che non sei più lo stesso arrogante, altezzoso, sbruffone leader di un mese e mezzo fa. Giusto?-, chiese agli altri che in risposta annuirono.
-Non ho niente che non va. Solo un po’ di stanchezza-, dissi indifferente.
Jung Min alzò un sopracciglio e poi sorrise, tornando a suonare a caso il piano. Il suo comportamento era irritante. Che pensava mi stesse accadendo?
Impertinente –pensai- anche lui si ammutina. Hyung Jun, Jung Min… chi sarà il prossimo?”.
-Comunque sia, pensi di cantare con noi e basta?-, chiese Young Saeng.
-Sì e se mi verrà qualcosa in mente ve lo dirò. Per il momento continuate a provare-, risposi alzandomi dalla sedia.
-Dove vai?-, domandò Kyu Jong.
-Fuori, a pensare a qualche canzone da proporre. A dopo-, risposi e uscii fuori dalla sala, dirigendomi alla panchina.
“Se provassi a cantare… no, è tanto che non la canto. Magari… aish! Che scocciatura! Non so proprio cosa potrei cantare!”, continuai.
Mi sedetti su una panchina, la stessa dove l’avevo rivista tre giorni prima e sbruffai sonoramente, passandomi le mani fra i capelli e scompigliandoli con energia.  Volevo a tutti i costi trovare una canzone decente da poter cantare di fronte a lei, così da impressionarla e avere un esito migliore di quello che aveva ottenuto Jung Min, ma quale? Quale?!
-E’ una ragazza, giusto? E se è una ragazza, vorrebbe qualcosa di dolce da ascoltare. Il problema è uno solo, Hyun Joong: tu non riesci ad essere dolce da un po’! Forza, spremi le meningi e pensa a una canzone che potrebbe piacerle!-, parlottai fra me, mentre la gente cominciava a guardarmi male.
Sospirai, gettando indietro la testa, per fissare il cielo, quel giorno limpido e chiaro, di un azzurro incantevole. Il sole, con i suoi raggi tiepidi in una giornata invernale, mi sfiorò il viso e chiusi gli occhi, rilassandomi un poco.
“Speriamo che un illuminazione improvvisa arrivi presto… –pensai- nel frattempo mi godo un po’ di pace”, sorrisi e portai le braccia dietro la nuca.
-JONGHYUN! Razza d’idiota! Non puoi lasciarmi con otto buste da portare in camera della mamma! AIUTAMI!-, sentii strillare da lontano. Fine della pace. Quella voce snervante che urlava ai quattro venti l’avrei riconosciuta fra un milione di persone.
Aprii lentamente gli occhi al suono di quella voce aggraziata tanto quanto quella di una cornacchia in amore e individuai subito da dove provenisse. A pochi metri dalla panchina su cui ero seduto, Ilaria stava strillando dietro al fratello, il quale non si curò per nulla dei suoi piagnucolii. Mi lasciai sfuggire una risata sommessa e scossi la testa nel vedere quella scena esilarante.
-Puoi portarle da sola, sono leggere!-, strillò lui.
-Non sono leggere! Le avrei portate da me altrimenti! Aiutami e non ignorarmi… YHA! TORNA QUI!-, continuò lei imperterrita, per poi raccogliere le buste e inseguirlo fin dentro l’hotel.
-Mi domando seriamente come facciano i genitori a sopportarli ogni giorno…-, commentai con il sorriso sulle labbra.
 
Dopo esser rientrato nell’hotel e aver provato un po’ di musiche con tutto il gruppo per quella sera, che si prospettava lunghissima, rientrai in stanza. Mi tolsi la maglia, preparai un cambio e lo portai nel bagno, cominciando a far scorrere l’acqua. Mentre mi sciacquavo il viso, sentii la porta aprirsi e richiudersi; mi affacciai, tamponandomi: -Ah… sei tu, Jun-, dissi. Chi doveva essere? Era anche la sua stanza.
-Sono stanchissimo! –esclamò spaparanzandosi sul letto- Non ho idea di come affronterò questa serata-.
-Sei il più piccolo di tutti e hai già gli acciacchi di un vecchio! Che cosa penserebbe la tua bella se lo venisse a scoprire?-, lo stuzzicai, chiudendo il rubinetto della vasca.
-Che centra adesso? Ho bisogno di un po’ di riposo, non di un ricovero. E poi… non è più la mia bella, ma la tua-, ribatté acido.
-Siamo suscettibili? Io non ho mai detto che mi piaccia. Sono solo tue tesi infondate-, commentai.
-Oh, sì. Certamente sì. Anche gli altri si sono accorti di come la guardi e non fare il finto tonto, anche tu lo sai. Se n’è accorto mezzo mondo e tu non vuoi ammetterlo-, disse scettico.
Mi appoggiai alla porta incrociando le braccia e lo tuffare la faccia in un cuscino: -Ma che cosa stai dicendo?-, lo fissai alzando un sopracciglio.
-Quello che è vero – sorrise- non sono in collera con te, Hyun Joong, ma sei ufficialmente etichettato come “frega ragazze”!-, rise.
Alzai un sopracciglio: -Io non ho rubato nulla a nessuno, tanto meno a te. Sai se lei è interessata a me? No… quella ragazza ha la testa più dura del fratello e non s’innamorerebbe mai di un tipo come me. Non così. Non come ho cercato di conquistarla fino ad ora. Forse potrebbe essere attratta, ma non innamorarsi…-, dissi.
In quel momento mi sentii certo di quello che stavo dicendo. Il mio cuore mi diceva che cominciavo a provare qualcosa per lei, ma il mio cervello si ostinava a dire che lei non era fatta per me; in principio l’aveva detto credendo di essere superiore, ma adesso sapeva che non sarei mai potuto arrivare alla semplicità che la circondava.
La mia vita era ormai andata a farsi benedire e avevo visto la mia vita cadere nel caos più totale. Perché una come lei avrebbe voluto mettersi con un tipo così complicato?
-Siete più simili di quanto tu non possa pensare, Hyun Joong-, disse all’improvviso Jun.
-In che senso?-, chiesi scrollando le spalle.
Hyung Jun si girò su un fianco e mi lanciò uno sguardo serio, che poche volte gli avevo visto: -Lei rappresenta l’altra faccia di una medaglia; solo che tu sei la parte al maschile e lei al femminile. Per quanto io possa conoscerla ho riscontrato molte analogie fra voi due. Lei è solare, divertente, dolce e sincera; tu lo eri fino a pochi mesi fa. Vorresti ritornare a essere così, ma chi ti sta intorno non riesce a far riemergere quello che eri. Lei è testarda, decisa, ma si scoraggia facilmente; tu sei così, con la leggera differenza che non ti scoraggi, ma ti arrabbi incaponendoti ancora di più. Tutti noi abbiamo notato come la guardi da un po’ di tempo, e abbiamo visto che quando lei è nei paraggi cominci ad innervosirti facilmente se qualcuno le si avvicina troppo-, disse.
-Illuminami, Genio, questo quando l’avrei fatto?-, dissi scettico.
-L’hai fatto anche ieri, quando l’ho aiutata a pattinare. Perché non lo ammetti una volta per tutte?-.
Restai in silenzio per qualche istante e non sapendo cosa ribattere, tornai nel bagno e mi feci una doccia, rilassandomi per bene. Quando finii, uscii coprendomi e diedi il cambio a Hyung Jun.
Lo vidi entrare e richiudere la porta alle sue spalle, sorridendo appena e lanciandomi uno sguardo malizioso che lasciava intendere un “per una volta sono riuscito a farti tacere” palese.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo: “Forse ha ragione lui…”, pensai.
Aprii il cassetto del comodino per prendere il phon e intravidi un cd che mi ero dimenticato di aver portato. Che ci faceva lì dentro? Lo rigirai fra le mani e aprendolo, cadde a terra un foglio con i titoli delle canzoni. L’occhio mi cadde su una in particolare “I’m Your Man”, e il lampo di genio che avevo aspettato arrivò: “Ecco cosa devo cantare sta sera”, pensai sorridendo fra me.
*°*°*°*
Ero nel bagno a finire di piastrare i capelli, quando sentii Jong urlarmi qualcosa da fuori la stanza, ma non riuscendo a capire lo ignorai, come aveva fatto lui fino a pochi secondi prima.
-Vuoi muoverti! Sono due ore e mezza che sei rinchiusa dentro questo bagno! Devo ancora asciugarmi i capelli! Poi dici che sono in ritardo!-, urlò e sta volta compresi il messaggio.
-Potevi farti prima la doccia, invece di perdere tempo a scrivere!-, gridai acida.
Ma che bella situazione natalizia! Sì, il litigio con Jong quell’anno era quasi mancato, ma in quel momento una bomba stava per esplodere: -Non sono affari tuoi di quello che faccio e ciò che non faccio! Esci da lì! SUBITO!-, strillò.
Mi piastrai lentamente le ultime ciocche, per il solo gusto di innervosirlo ancora un po’, poi quando fui pronta passai un leggero alone di matita sugli occhi e un po’ di ombretto oro. Aprii la porta a testa alta e lo trovai ammusato che aspettava con impazienza: -Sua altezza ha finito?-, chiese.
-Certamente-, risposi con aria altezzosa e mi sentii spostata di forza.
-Animale…-, commentai.
-…impertinente-, ribatté ed entrò sbattendo la porta.
Gli feci una linguaccia silenziosa e recuperai il vestito che avevo scelto per quella sera, indossandolo: era di un blu notte acceso, con brillantini sparsi qui e là. Il mio colore preferito mi dava sicurezza e tranquillità e quella sera mi sentivo davvero felice, nonostante qualcuno nel bagno avesse cercato di compromettere quell’emozione.
Mi specchiai e sorrisi, vedendo la mia immagine riflessa. Ma mancava qualcosa: gli accessori. Presi una molletta a forma di fiocco di neve e la misi fra i capelli, dopodiché mi coprii le spalle con uno scialle leggermente trasparente. Nell’hotel faceva caldo, perciò ero sicura di non sentire freddo. All’occorrenza, preparai però un cappotto bianco, lungo fino alle ginocchia.
-Jong, io scendo. Fai in fretta o papà si arrabbierà sta volta-, lo avvertii.
-Di certo non è colpa mia sta volta!-, lo sentii commentare acidamente. Era bello sentire mio fratello inveirmi contro, significava che stava progettando qualcosa per riprendersi dalla sua depressione.
Presi la macchinetta fotografica, il cappotto e scesi.
 
*°*°*°*
Ero pronto. Mancava poco e avremmo dovuto esibirci per la festa di Natale. Gli altri dov’erano? Non lo sapevo. Li avevo cercati ovunque, ma non li avevo trovati e cominciai a divenire ansioso a poco a poco.
-Dove diavolosi è cacciato Jung Min?-, chiesi istericamente a Kyu Jong, vedendolo scendere le scale.
-Era quasi pronto, sta arrivando con Young Saeng-, disse affannosamente.
Tirai un sospiro di sollievo, ma ero comunque nervoso. Il capo mi stava mettendo pressione e loro non si trovavano: -Bene, meglio così. Avete preparato le basi? -, domandai.
-Sì, è tutto pronto. Hyun Joong… cerca di calmarti. Sei su di giri questa sera, come mai?-.
-Pressione e ansia. Non riesco a scrollarmela di dosso-, risposi e vidi scendere anche gli altri: -Finalmente!-, esclamai.
-Scusa. Problemi tecnici. Jung Min si è dovuto cambiare all’improvviso, perché si è accorto tardi che i pantaloni si erano sporcati-, si giustificò Hyung Jun.
-Non fa niente, andiamo!-, dissi e li feci passare davanti a me. Non vedevo l’ora che quella serata finisse. Ero stressato, nervoso e pensieroso. Avrei desiderato con tutto il cuore di essere a casa con mia madre, perché in un certo senso mi sentivo in colpa per averla lasciata da sola con i parenti quell’anno, ma in fondo era stata lei a spronarmi e a dirmi di passare il Natale con gli amici. In più volevo che tutto fosse perfetto, ma il mio comportamento stava rischiando di creare ansia anche agli altri, così cercai di calmarmi chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo, buttando fuori l’aria lentamente.
-Hyung Jun!-, sentii richiamare alle mie spalle e aprii gli occhi.
Gli altri proseguirono, ma Hyung Jun mi passò davanti e dal sorriso da ebete che portava stampato sul viso intuii di chi si trattasse. Mi girai per richiamarlo, dirgli che doveva sbrigarsi, che l’esibizione in quel momento era più importante ma alzando lo sguardo vidi in cima alle scale qualcuno che mai mi sarei immaginato di vedere così… infinitamente meraviglioso.
Rimasi a bocca aperta, paralizzato da quella figura semplice, ma elegante nel suo incanto. Il vestito blu notte gli fasciava il corpo, delineando non eccessivamente le forme, ma lasciandole morbide. I brillantini spiccavano sotto la luce del lampadario dell’hotel e la mezza luna argentata alla fine del vestito, circondata da cinque stelle, brillava come in cielo brillava la vera luna quella sera.
-Sei bellissima-, disse Hyung Jun, porgendole la mano.
-Grazie-, rispose arrossendo.
Parlarono per qualche secondo e si avvicinarono a me poco dopo.  Scossi a testa, per rinsavire, ma era inutile: l’ansia era passata, lasciando il posto alla sorpresa, e miei occhi luccicavano di una strana luce in quel momento. Deglutii e le sorrisi timidamente, come se non l’avessi mai vista in vita mia: -Ciao, Joong-, mi salutò.
-C-ciao-, farfugliai scuotendo freneticamente la testa.
“Hyun Joong! Sveglia! Così ti farai scoprire!!”, pensai fra me.
-Tutto a posto, Hyun Joong?-, chiese divertito Hyung Jun, accompagnandola in sala.
-Smettila…-, mimai con le labbra e li seguii.
*°*°*°*
Era stato strano vederlo farfugliare davanti a me. Vederlo disorientato. Non era lui in quel momento, ma mi fece piacere e quando lo sentii dire “ciao”, come sen non sapesse più parlare, mi ero lasciata andare ad un sorriso sincero. Per la prima volta Hyun Joong mi era sembrato normale e umano.
Il primo piatto era ormai arrivato da tempo e SS501 avevano già esibito almeno quattro canzoni. Quella sera avevano aperto lo spettacolo con “A song calling for you”, proseguendo con “Croward”, “Every day is Christmas” di Jung Min e “Rainy Heart” di Young Saeng.
In quel momento stava cantando Hyung Jun. Quella sera aveva scelto una bellissima canzone che apprezzai tantissimo: era lenta, suonata al piano e molto profonda. “Heaven” era il genere di musica che più in assoluto mi faceva sciogliere. Hyung Jun era una persona adorabile, una persona che era entrata nella mia vita come una meteora, ma che silenziosamente mi stava accanto. Le parole dicevano: “Sarò sempre sorridente… avrò cura di te…”, e lo rispecchiavano da morire. Lui aveva sempre un gran sorrisone che ti riscaldava appena lo vedevi e la sua risata era contagiosissima. Proprio il giorno prima era arrivato alle lacrime vedendomi cadere ripetutamente sul ghiaccio e io non avevo fatto a meno di seguirlo nelle risa.
Hyun Joong cantò una bellissima canzone, “Marry me”, per una coppia d’innamorati, il cui futuro sposo aveva richiesto la canzone come proposta di matrimonio, ma ciò era niente in confronto a ciò che ascoltai dopo. Quello che si presentò davanti ai miei occhi era un ragazzo dolce, gentile, con una voce di un angelo.
Il suono del piano e dei violini si diffuse nella sala e alzai subito la testa, estasiata. Le luci puntarono tutte su Hyun Joong, seduto su una sedia al centro del palco, che subito cominciò a cantare. I suoi occhi erano serrati, come se stesse provando tutto quello che la musica esprimeva e i miei, che accennavano a volersi spostare da quella figura, brillavano come un cielo stellato.
-E’ bravissimo-, commentò mio padre accanto a me.
“E’ bellissimo…”, pensai poggiando la testa sulle mani, ammirando la persona che sapevo, ormai, mi aveva rubato il cuore.
-Come mai quello sguardo, tesoro?-, mi chiese mamma sorridendo contenta.
-Mmh? Quale sguardo?-, dissi senza prestarle troppa attenzione e sentendo gli occhi di Jong puntati su di me.
-E’ lo sguardo che ha sempre quando l’esibizionista si mette in mostra-, commentò acido.
Lo ignorai completamente e aspettai, con il cuore colmo di gioia, che Hyun Joong finisse di cantare. Jong sarebbe riuscito a rovinarmi il momento.
 
Dopo la cena, scartammo tutti insieme i regali ridendo, giocando e scherzando. Jong apprezzò scherzosamente l’orologio, dicendo che ne aveva bisogno, e Nanà fu felicissima della bambola che aveva ricevuto; cominciò subito a giocarci insieme alle amichette che si era fatta in quella settimana. Papà cominciò a ridere a crepapelle quando vide il regalo che mamma gli aveva fatto con tanto amore: un paio di boxer rossi con un contorno di pelliccia bianca.
-Ti piacciono?-, chiese lei senza fiato.
-Da morire! L’indosserò appena tornerò a lavoro!-, rispose mentre si contorceva.
-Sai che spettacolo…-, disse Jong sarcastico.
-Sei un ansia, Jong – commentai- vado un attimo in camera a recuperare una cosa per te. Torno subito-, dissi sorridendo.
Uscii velocemente dalla sala e mi diressi di corsa in camera: “Spero che il regalo gli piaccia…”, pensai. Entrai e presi un piccolo pacchettino rosso che avevo riposto nella mia valigia, poi uscii e corsi di nuovo di sotto.
Passai per la hall, diretta al ristorante, ma una canzone familiare raggiunse le mie orecchie e mi fece fermare per seguirla. Sapevo chi la stava cantando e volevo a tutti i costi sentirlo, vederlo, ammirarlo ancora. Attraversai la hall, superando i divani, e uscii sul portico laterale dell’hotel. Faceva freddo, non osavo uscire, così quando vidi Hyun  Joong con la chitarra in mano che suonava indisturbato, mi fermai sulla porta e lo contemplai. Conoscevo quella canzone: la musica era quella che mi aveva portato nella sala teatro, a scuola, quando Rhee mi aveva sbattuto fuori dalla classe. La canzone che per la prima volta mi aveva mostrato un Hyun Joong differente da quello che voleva apparire.
Joong stava cantando serenamente, seduto su una panchina del portico molleggiando una gamba, ma purtroppo si accorse molto presto della mia presenza e fermò bruscamente il suono della chitarra, alzando i suoi occhi grandi e puntandoli nei miei: -Da quanto sei qui?-, chiese sorpreso.
-Da un po’-, risposi stringendomi nelle spalle.
-E tu?-, domandai a mia volta.
-Da un po’-, rispose imitandomi.
-Stupido…-, mormorai imbronciandomi.
Hyun Joong non rispose, anzi sorrise e m’invitò a sedermi accanto a lui. Fui contenta di quella proposta e accettai volentieri.
Mi sedetti e subito mi chiese: -Come vanno le vacanze?-.
-Bene, e a te? State… facendo un buon lavoro qui al ristorante-, mi limitai a dire.
-Bene… diciamo così. E grazie per il complimento. E’ la prima volta che ne fai uno-, rispose tornando a essere il solito idiota. Arrossii e mi ammutolii di colpo, non sapendo cosa dire. Era vero, era la prima volta che facevo un complimento al gruppo.
-Come mai sei venuta qua?-, chiese.
-La musica mi ha incuriosito, ma se vuoi me ne vado…-, dissi e feci per andarmene, ma una sua mano afferrò repentinamente un mio polso. Mi girai e vidi uno strano panico nei suoi occhi. Ma che…?
-Resta, non mi dai fastidio, anzi… -cominciò esitando e subito si riprese- cominci a essere di compagnia-, lasciò il mio polso e si ricompose.
Che gli stava prendendo? L’avevo visto cambiare umore parecchie volte, ma quella era al culmine delle mie aspettative. Inarcai le sopracciglia perplessa e scossi poi la testa, sorridendo, come per scacciare pensieri inutili. Guardai avanti.
-Che c’è?-, chiese.
-Nulla, sei più strano del solito-, risposi sorridendo.
Stette zitto, abbassando il volto e accordando qualche nota a caso, facendo calare un silenzio imbarazzante. Per rompere il ghiaccio fui costretta a parlare e così domandai: -Sono più volte che ti ho sentito cantare questa canzone. L’hai scritta per qualcuno in particolare?-, chiesi.
-No, ma da un po’ la canto pensando a qualcuno-, rispose. Le sue labbra carnose si curvarono in un sorriso dolce, uno di quelli che adoravo. Uno di quei sorrisi che lo facevano sembrare una persona per bene.
-Chi?-, chiesi curiosa e mossa dal ricordo delle parole di Jung Min qualche sera prima. Ero rimasta scioccata e felice da quella rivelazione, ma allo stesso tempo non volevo crederci. Non pensavo che Joong potesse provare una cosa del genere per me, non senza un secondo fine come sempre aveva dimostrato. Come aveva cominciato a corteggiarmi.
-Una ragazza… Ma non la conosci-, rispose.
-Frequenta la nostra scuola?-, chiesi chinando il capo di lato.
-Sì-.
-Di che anno è?-, continuai.
-Yha, è un interrogatorio?-, domandò spazientendosi.
Aggrottai la fronte e risposi a tono, cambiando umore: -Scusa tanto. Ero solo curiosa…-, borbottai.
Guardai oltre il buio fuori del portico, ma non vidi nulla. Nessuna luce s’intravedeva da quella parte, solo la neve che cadeva silenziosa su altra soffice, bianca neve. Rabbrividii di colpo, mi ero dimentica il cappotto! Mi fregai le braccia e soffiai nelle mie mani, per riscaldarmi. Hyun Joong notò il gesto e si alzò, posando la chitarra; si tolse la giacca e l’appoggiò sulle mie spalle.
-Grazie-, mormorai accennando un sorriso.
-Di nulla-, rispose sedendosi di nuovo accanto a me. Si avvicinò e mi avvolse in un caldo abbraccio che mi sorprese non poco; sgranai gli occhi e sentii il cuore cominciare a correre all’impazzata. La vicinanza con il suo corpo emanava scariche d’adrenalina che conoscevo bene e non potevo permettermi di avere. Avrei desiderato con tutto il cuore rimanere in quel tepore strano, ma confortevole al tempo stesso. Mi alzai lentamente, imbarazzata, e restituendogli la giacca rientrai silenziosamente nella hall.
-Ti vergogni?-, chiese malizioso quando fui ad un passo dalla porta.
-No… penso sia meglio non darti troppe speranze-, risposi sarcastica.
-In cosa?-, chiese alzandosi e raggiungendomi.
-Il tuo traguardo. Quello di conquistarmi a discapito degli Shinee, ricordi?-, dissi entrando.
Hyun Joong rise fra sé per poi scoppiare in una sonora risata. Mi diede suoi nervi e lo guardai in cagnesco, aspettando una spiegazione a quella ilarità improvvisa. Che cosa c’era da ridere?
“Oh, sì! Ci sono! Ride perché ha capito d’essere un completo idiota, contrariamente a ciò che pensa di sé”, pensai.
-Perché stai ridendo?-, chiesi irritata.
-Oh, per niente e per tutto! Per il fatto che più ti guardo e più capisco che sei completamente cotta, mia cara. Ammettilo! Lo sai e non vuoi accertalo!-, urlò fra le risate, avvicinandosi pericolosamente a me.
-Che cosa stai farneticando!?-, gridai istericamente, arrossendo sempre di più ad ogni sua parola e sentendo i battiti del cuore aumentare ad ogni suoi sorriso.
-Guardati! Sei un pomodoro in volto! Come potrei non accorgermi di una cosa del genere?-, sorrise provocatoriamente.
-Illuso…-, commentai guardando da un’altra parte.
-…bugiarda-, ribatté a un palmo dal mio viso.
-Smettila!-, strillai con quanto più fiato avevo in gola.
-Altrimenti? Che cosa farai, principessina?-, cantilenò divertendosi sempre di più a punzecchiare i miei nervi.
-Io ti… NON E’ VERO!-, farfugliai e la mia mano scattò all’indietro, alla carica per un ceffone in piena faccia. Che cosa avrei fatto? Glie lo facevo vedere io di che pasta ero fatta! Non poteva prendermi in giro solo perché lui aveva scoperto tutto e io non potevo ribattere. Era meschino, persino da parte sua!
-Ah! Questo non si fa!-, mi fermò il polso e lo strinse avvicinando il viso quasi a sfiorare i nostri nasi. Le mie guance presero fuoco e non opposi più resistenza. Che stava facendo? Lo vidi sorridere maliziosamente e alzare gli occhi per guardare qualcosa sopra di noi che in altre situazioni avevo definito romantico e speciale.
-Guarda dove siamo capitati-, mormorò con voce suadente continuando a sorridere.
Alzai gli occhi e notai la piccola piantina sopra di noi: “Vischio… perché mi fai questo?”, mi chiesi.
-E allora? Che c’è di strano in un po’ di vischio? E’ una normale decorazione che si mette in tutti i luoghi di questo mondo a Natale e per di più…-.
-Sta zitta…-.
Le sue labbra aderirono alle mie in un istante ed io sgranai gli occhi sorpresa. Morbide, dolci, sensuali e seducenti sfiorarono lentamente le mie con estrema delicatezza, che mai avrei pensato di trovare in lui. Sentii la sua mano liberare il mio polso e scendere lungo il tratto del mio braccio, fino a trovare le mie spalle, quindi il mio viso. Prese dolcemente fra le mani le mie guance e scostò i capelli, avvicinando il mio corpo al suo. Lentamente le mani scesero suoi fianchi e quel contatto provocò un brivido che percorse tutta la mia schiena.
Continuò a baciarmi dosando ogni suo piccolo movimento. Giocò con la mia lingua serenamente e senza fretta, come se avesse paura che potesse finire troppo presto l’incanto di quella magia.
“Perché lo stai facendo, Hyun Joong? –pensai- ha ragione Jung Min o è solo per ripicca?”.
Si fermò e, allontanando di poco il viso dal mio, guardò dritto nei miei occhi. Brillavano? I suoi occhi stavano brillando davvero o era solo una mia fantasia?
-Visto? Non hai opposto resistenza-, disse ironicamente e il mio castello in aria cadde d’un tratto. Jung Min mi aveva dato una speranza che non era vera ed io ci avevo costruito intorno una fantasia che non era destinata ad andare avanti.
-Già…-, mormorai volgendo lo sguardo altrove.
-Scusa, Hyun Joong. Devo andare-, tagliai corto.
-Y-yha…-, farfugliò quasi sorpreso della mia reazione.
-Ci vediamo in giro-, sorrisi forzatamente e tornai in sala.
“Che ti è passato per la testa? Ha ottenuto solo ciò che voleva, nulla di più Faresti bene a non illuderti troppo per un sorriso e un bacio finto…”, mi rimproverai.
 
-Ce ne hai messo di tempo!-, commentò Jong appena mi vide rientrare.
-Scusate. Mi ero dimenticata dove l’avevo riposto. Tieni. Buon Natale, fratellone-, dissi sorridendo appena. Quello che era successo mi aveva scosso parecchio e mamma se ne accorse.
-E’ successo qualcosa, tesoro?-, mi chiese preoccupata.
-Uh? Nulla mamma. Non è successo niente-, risposi e vidi Jong scartare il piccolo pacchetto rosso. Gli avevo regalato un album d’Yiruma e speravo con tutto il cuore che potesse piacergli. Era stato lui ad esprimere il desiderio di volerne uno tutto per sé come papà il giorno in cui lo trovai in sala teatro, così colsi l’occasione del Natale e lo cercai appositamente per lui.
 
-Sai, papà non mi lascia mai avvicinarmi a quel cd. Eccetto volte occasionali… Mi piacerebbe averne uno per me. Di mia madre ho pochi ricordi e quelle musiche sono i soli che mi rimangono-, disse malinconico Jong.
-Perché non vuole che lì ascolti?-, chiesi.
-Perché quel cd fa parte di una raccolta particolare che non si trova più. Papà ha paura che lo possa rompere, o peggio, perdere-, rispose tranquillo.
-In casa?-, domandai sarcastica.
-Mi hai mai visto ritrovare qualcosa che ho perso?-, rise.
-No-, risposi sinceramente.
-Ed ecco svelato il motivo per cui non vuole che mi ci avvicini-, commentò.
 
Jong rimase senza parole e alzando gli occhi mi guardò sconcertato: -Come… come hai fatto a trovarlo?-, chiese.
Sorrisi e scrollali le spalle: -L’ho cercato senza sosta e non riuscivo a trovarlo neanche con l’aiuto di papà. Poi qualche giorno prima di partire l’ho notato in un negozio di cose usate e articoli introvabili, così ho contrattato col negoziante e lui è stato felice di vendermelo-, spiegai.
Papà e mamma sorrisero. Sapevano quanto fosse importante quel cd per Jong e papà sapeva quanto l’aveva desiderato. Jong si emozionò e dal suo sguardo trasparì un’ondata di felicità improvvisa che era mancata da un po’ sul suo volto. Ero felice di quel che avevo fatto e un po’ della sua gioia si trasmise momentaneamente a me, facendomi accantonare per il momento i miei problemi di cuore.
-Grazie, sorellina. E’ il regalo più bello che potessi ricevere-, disse e si sentì un nodo che premeva nella sua gola.
-Che cosc’è?-, chiese curiosa Nanà allungando il collo per vedere meglio.
-E’ la mia mamma…-, rispose Jong lasciandosi sfuggire una lacrima.
Tutti noi ci stringemmo attorno al tavolo, condividendo quel momento puro e unico: -La famiglia è finalmente al completo adesso-, disse mamma, stringendo la mano di papà.
-Già… adesso ci siamo tutti-, commentò papà sorridendo.
***
Il giorno dopo lo spendemmo nel riordinare le nostre camere, in modo tale da lasciarle decentemente per partire.
Aiutai Jong a rifarsi la valigia e a ritrovare tutti i suoi averi sparsi per la stanza, e poi passammo alla mia valigia. Al termine di questa missione impossibile, scendemmo nella hall e lasciammo pagare i nostri genitori, portando fuori i bagagli. Li caricammo in macchina ed entrammo, ponendo Nanà sul suo seggiolino. Avevo ignorato i SS501 nella hall, facendo finta di non vedere neanche Hyung Jun, ma in realtà solo una persona era indesiderata lì in mezzo.
-Sorellina?>, disse Jong.
-Uh?-, mugugnai senza guardarlo e continuai fissare un punto indefinito fuori dal finestrino.
-Tutto bene?-, chiese.
-Sì-, risposi secca e capì che non era aria, così cambiò discorso.
-Grazie ancora per il… regalo. L’ho apprezzato molto-, sorrise e strinse la mano che era poggiata sul sedile.
-Prego… -sorrisi a mia volta- sapevo che ti sarebbe piaciuto-, strinsi la sua mano.
Jong evitò di proseguire il discorso. Aveva intuito che qualcosa non andava, ma sapeva che in quel momento qualunque cosa avesse detto sarebbe stata sbagliata. La situazione al ritorno a casa era uno scenario capovolto, rispetto a quello che c’era stato all’andata. Adesso chi s’isolava ero io e non lui. Anzi, sembrava essersi ripreso abbastanza bene e ritornato in forze più di prima!
I miei genitori arrivarono poco dopo e subito partimmo, lasciandoci alle spalle una divertente e dolce vacanza in famiglia.
Io avevo un po’ d’amaro in bocca, ma nonostante tutto ero felice di ciò che era accaduto e sapevo che mi sarebbe bastato poco per riprendermi e andare avanti. Adesso avrei avuto altro a cui pensare: dovevo escogitare un modo per far riconciliare Jong e Feffe a tutti i costi e il mio complice sarebbe stato senza dubbio Hongki, il quale sarebbe tornato il giorno dopo.
Il viaggio non fu tanto lungo. Tagliammo e prendemmo scorciatoie, così da arrivare a casa in tempo per la cena. Papà trovò parcheggio quasi subito e scaricò le nostre valigie davanti alla macchina.
Presi la mia e la trascinai con me, entrando sull’uscio della porta. Respirai a pieni polmoni l’odore familiare e sorrisi fra me. Ero a casa.

{Spazio Alue! :D}
Saaaaaalve a tutti ragazzi! :D Come sempre rieccomi qui con un nuovo capitolo! Ebbene partiamo subito con una domandina u.u Ma questa storia vi sta piacendo oppure no?! XD Non è per essere logorroici, o rompi maroni, ma qui la gente (quelle poche persone a me affezionate che ringrazio con tutto il cuore anche per essere capitate qui per sbaglio u.u) visualizza, ma non mi fa sapere mai niente, eccetto qualcuno >.< Anche perché intendiamoci, io vi vedo quando visualizzate i capitoli. Io vi vedo... VI SCRUTO!  XD Ok, basta sto sclerando ._. Che altro? Mmh... sicuramente Feilin mi sputerà in faccia quando mi rivedrà, anche xk solo oggi lei ha pubblicato il decimo capitolo e non ha ancora pronto l'undici, perciò colgo l'occasione di dirvi che avrete tempo di scrivermi tutto ciò che volete almeno finchè lei non avrà finito il dodicesimo, così dopo potrò ripartire (aspetteremo molto ._. Conoscendo il tempo di scrittura di Feilin passeranno mesi XD Sono io la sua prima lettrice e le sbrocco ogni giorno >.<). Ora, capisco che recensire è un po' una scocciatura, ma fa veramente piacere vedere che la gente s'interessa, se ciò che scrivi piace. Potete scrivere quello che volete, eh, anche... che so? "No, mi dispiace FAI SCHIFO, non pubblicare più niente! Sei un danno per la società!" XD Qualunque cosa è accettata u.u 
Per il resto niente... finiamo qui sto papiro immenso e alla prossima! ^^ Grazie per essere passati! <3 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII
 
Dopo essere tornati a casa, passarono svariati giorni in cui Jong continuò la sua vita in isolamento nella sua camera, uscendo solo per i pasti e per andare in bagno, mentre io mi dedicai a distrarmi da Hyun Joong. Quel bacio mi aveva scosso, lasciandomi felice ma triste allo stesso tempo. Avrei voluto vederlo di nuovo, però in cuor mio sapevo che i miei sentimenti non erano ricambiati, così cominciai a fare tutti i compiti che mi erano stati assegnati dalla scuola per non pensarci troppo. Studiai sodo notte e giorno, finendoli in poco più di tre giorni e alternandoli col lavoro. Quando non ebbi più nulla da fare, cominciai a rimanere al Paradise Caffè anche a pranzo.
Minho in quel poco tempo mi aveva detto di essersi lasciato con Tiffany. Diceva spesso di aver accettato la cosa anche se era stato tradito, ma quando serviva i clienti, non sorrideva quasi più e non aveva più la vitalità dei mesi precedenti. L’osservai molte e molte volte, e quando si buttava giù non facevo altro che rendermi ridicola, in modo tale da farlo ridere e distrarlo. Non volevo che stesse in quelle condizioni, perché stava male, ma cercava di nasconderlo quando era di fronte ad altre persone, e perché era il mio migliore amico ormai. Tutto il tempo che trascorrevamo insieme e che avevamo trascorso insieme a lavoro ci aveva uniti e resi complici. Iniziai la mia missione di “salvataggio del sorriso” una volta, scivolando per sbaglio su un po’ di succo di frutta che era caduto ed entrando in cucina con una sonora caduta di natiche davanti a tutti. Minho, il quale, era dentro e aveva assistito alla mia epica figuraccia, scoppiò tanto a ridere che finì in lacrime per le troppe risate. Vederlo ridere mi riempì il cuore e gli sorrisi, mentre ancora ero a terra. Fu allora che mi venne l’idea. Un’idea geniale che mi tenne impegnata, distraendo sia lui sia me dai pensieri tristi.
Continuò a riaccompagnarmi a casa tutte le sere in cui staccavamo da lavoro e anche lì ebbi modo di strappargli un sorriso. A metà strada mi offrì la cena per la seconda volta, solo che il mio pasto non andò a buon fine. Camminando incontrammo un signore con un grosso cane, dal pelo lucido e morbido. Come sempre, quando vedevo un animale, subito feci le feste e così il cane, ma non avevo capito che puntava alla mia pizza, infatti quando mi abbassai per accarezzarlo la rubò e corse via. Rimasi stupita a guardarlo correre via, mentre Minho si piegava in due e il padrone gli correva dietro.
Minho ed io avevamo lo stesso orario, mentre Cloe lavorava con Siwon, uno dei SuperJunior; anche lui aveva un posto al “Paradise Caffè” e avevo imparato a conoscerlo un po’ meglio da quando lavoravo lì. Era simpatico e mi aveva detto di aver conosciuto Jong proprio in quel bar. Molte volte, quando avevo coperto le assenze di Cloe, avevano chiacchierato tanto Siwon ed io, e così, tra una parola e un’altra, mi raccontò di tutte le strategie che lui e mio fratello si erano inventati per servire più velocemente ai tavoli, come il giorno in cui si erano portati un paio di pattini a testa e avevano cominciato a servire così. Non mi stupii che Siwon fosse così divertente, il suo viso mi aveva sempre ispirato simpatia, ciò che mi stupiva era che avessero lo stesso livello intellettivo sul piano lavorativo!
Tornata dalla settimana bianca, chiamai subito Taemin per aver notizie di Feffe. Mi disse che era stata poco bene e che anche lei era piuttosto irrequieta, mangiava poco e restava chiusa in camera. Mi preoccupai seriamente e andai a trovarli insieme a Hongki, che nel frattempo era tornato a casa.
Citofonai e la voce allegra di Tae mi aprì in un baleno. Salimmo e quando entrammo, mi fulminò con lo sguardo.
-Ciao Taemin-, salutò educatamente Hongki.
-Ciao Hongki-, sorrise l’altro.
-Ciao Taemin! Come stai? Mi sei mancato parecchio, sai?-, dissi entrando come un uragano e gettando le braccia al collo a Taemin.
-Sono felice anch’io di rivederti! –strillò stritolandomi- che cosa ci fa lui in casa mia?!-, sussurrò al mio orecchio senza farsi sentire.
Hongki stava osservando la casa e non si era accorto di nulla, così, sciogliendo lentamente l’abbraccio, risposi: -Ritira gli artigli, Tae. Hongki è dalla nostra parte. Sa tutto da quando tua sorella a creato un putiferio in casa mia…-.
-Sia lodato il Cielo! Finalmente!-, esclamò il rosso in un sospiro di sollievo, alzando le braccia al soffitto in segno di vittoria.
Hongki si girò dalla nostra parte e alzò un sopracciglio perplesso per capire cosa stavamo confabulando, ma poi chiese: -Dov’è Feffe?-.
Taemin indicò il fondo del corridoio e subito il biondino si catapultò di fronte la porta della ragazza. Tae mi guardò truce: -Se questo è l’entusiasmo con cui vuole aiutarci, per me è fuori da ogni piano!-, disse digrignando i denti.
-Santo Cielo! Taemin, è solo felice di rivederla! Non l’avrei portato qui se non ne fossi sicura!-, ribattei seccata dal suo comportamento ossessivo. Sembrava Jong!
-Va bene!-, commentò acido a denti stretti e si diresse alla porta.
Feffe aveva già aperto la camera, al solo suono della voce di Hongki. Era serena nel vederlo, felice e spensierata, quasi le brillavano gli occhi, ma il suo umore cambiò subito quando mi vide arrivare.
-Ciao Feffe…-, la salutai ignorando la cappa di gelo che si stava formando.
-Ciao-, rispose apaticamente.
Guardai Hongki, che nel frattempo aveva spostato lo sguardo su di me, non sapendo cosa fare, e lo implorai con gli occhi che facesse qualcosa. Che la distraesse per farmi restare sola con Taemin, anche perché dovevamo parlare di lei e non potevo dire a Tae quello che avevo in mente se era presente anche la diretta interessata.
Il biondino, per illuminazione di qualche santo riuscì a interpretare la mia supplica e prese Feffe energicamente sotto braccio, con sommo stupore di lei: -Allora, bellissima! E’ un po’ che tu ed io non ci scambiamo quattro chiacchiere! Sarei contento di parlare un po’ con te. Devo raccontarti un mucchio di cose che mi sono successe in vacanza. Riderai di sicuro!-, recitò chiudendo la porta della stanza dietro di lui.
Taemin mi trucidò e silenziosamente si diresse nella sala da pranzo. Senza fiatare lo seguii e chiusi la porta.
-CHE TI E’ SALTATO IN MENTE!? Portarlo qui!? Lui sarà pure al corrente di tutto, ma non pensi ai sentimenti di Federica!?-, strillò cercando di contenersi.
-Calmati. Ho pensato bene ai sentimenti di tua sorella, ma ho pensato anche che le avrebbe fatto bene sorridere un po’. Stando a ciò che mi hai detto è molto che si è ritirata in esilio come Jong, giusto?-, chiesi sedendomi sul divano.
Taemin sospirò e si passò una mano fra i capelli: -Sì. Diciamo che è da quando Jong ha rinunciato a venire qua, per farla tornare con lui. Pensa seriamente che Jong possa essersi dimenticato di lei e aver gettato la spugna. Federica mi ha detto che non vuole vederlo, ma in realtà muore dalla voglia di riabbracciarlo. Il suo è solo stupidissimo orgoglio-.
-Lo so. E’ per questo motivo che l’ho detto a Hongki e l’ho portato qui oggi. Cioè… in realtà l’ha scoperto da solo origliando con me alla porta della stanza di Jong, ma poco importa. Il fine giustifica i mezzi. Ciò che conta è che sa di aver commesso un errore e vuole riparare-.
-A che cosa dovrebbe servire Hongki? Voglio dire… Non è che sia inutile, ma in cosa potrebbe aiutarci? Se quei due muli da soma non fanno qualcosa per loro stessi, noi possiamo agire e fare pochissimo-, disse scettico.
Sorrisi compiaciuta dei mei pensieri e gli scompigliai i capelli: -Caro il nostro, dolce, piccolo Taemin! –cantilenai- Devi sapere che il mio fratellone ha scritto una lettera, o almeno è ciò che è sembrato a me, durante la settimana bianca. Sarà indirizzata a Federica sicuramente, perché la tiene come un oracolo e non la vuole far vedere a nessuno, rileggendola molte e molte volte. Ora… il problema è che l’ho cercata in tutti i posti del mondo, ma non riesco trovarla. E come fare se ciò che cerco si nasconde alla mia vista? Hongki è la nostra soluzione. Sarà la talpa! E una volta scoperto dov’è la lettera, la potremmo dare a Federica, così che lei capisca che Jong non l’ha dimenticata, ma pensa ancora a lei-.
-Ma se Jong non la fa vedere a nessuno, come potrebbe fare Hongki a trovarla?-, chiese perplesso.
-Deve studiarlo bene e allo stesso tempo, quando lui non sarà in casa, noi la cercheremo nella stanza. Sperando che non l’abbia con sé-, risposi.
-E se non è una lettera?-.
-M’inventerò qualcosa! Taemin, perché devi ingigantire i problemi?-, chiesi scherzando.
Il pomeriggio passo velocemente. Taemin ed io prendemmo il thè serenamente, spostandoci in cucina, mentre Hongki divertiva Feffe nella stanza. Spesso sentimmo le risate e gli schiamazzi dei due e cercammo di non disturbare, continuando a parlare. Raccontai com’era andata la vacanza in montagna, evitando accuratamente di parlare di Hyun Joong e di quello che era successo, ma accennai ai SS501. Poi passammo a parlare dei più e del meno: -Come stai andando a scuola, quest’anno?-, chiese.
-Beh, i miei voti sono sempre gli stessi di tutti gli anni, anche se sto faticando molto di più, ma non mi lamento-, risposi sorridendo.
-Capisco. Hai qualche problema con qualche materia in particolare?-, continuò sorseggiando il thé.
-In matematica, ma lì non sono mai andata bene-, risposi sospirando e sorseggiai anch’io il mio thè.
-Quando vuoi, posso darti una mano-.
-No… posso cavarmela da sola-.
-Sicura che non posso aiutarti in nessun modo?-.
-Sì, anche se… ehi! Stavo per dimenticare! Certo che potresti aiutarmi! Papà ed io abbiamo fatto un patto: lui mi regalerà un motorino e mi farà prendere un patentino solo se porto a casa un nove in matematica, ma io non riesco ad andare oltre al sette. Tu… potresti darmi qualche ripetizione?-, chiesi speranzosa.
Taemin sorrise: -Appena ricomincerà scuola, sicuramente. Verrò tutti i pomeriggi se necessario!-, rise.
-Tae, sei un angelo! Mi hai salvato la vita!-, esclamai.
Hongki uscì dalla stanza di Feffe e sentimmo le loro voci: -Torna quando vuoi, Hongki!-.
-Lo farò quando avrai di nuovo bisogno di me-.
-Grazie. Mi ha fatto piacere stare con te-.
-Anche a me-.
Hongki entrò in cucina e ci sorrise: -Missione compiuta. Feffe sta meglio, spero solo che lo sia per un po’ di tempo-.
-Lo spero anch’io-, ammise Taemin guardandolo.
Alle sette, Hongki ed io salutammo Taemin e tornammo a casa.
 
Nei giorni seguenti spendemmo ogni occasione buona per cercare la lettera, ma senza successo. Cercammo nel suo diario di scuola, nelle sue giacche, negli zaini che non usava, nei posti più impensabili. Ci venne anche in mente che per non farla trovare a nessuno potesse averla nascosta fra i suoi calzini da lavare e cercammo anche lì, con nostro sommo e pieno disgusto, munendoci di pinze e maschere antigas, senza trovarne traccia. Era impossibile! Doveva poteva averla nascosta!?
-Cosa cercate?-, chiese Nanà un giorno, avendo notato i nostri movimenti.
-Una lettera. Una lettera di Jong. Tu ne hai vista una in giro, tesoro?-, le chiesi in preda alla disperazione. Nanà mi guardò perplessa, ma ci pensò su un po’ per poi rispondermi: -No… Jongy non mi ha detto niente. Perché la cercate?-.
-E’ di vitale importanza, Nanà. Potremmo far rimettere insieme il tuo Oppa con Feffe se la troviamo!-, rispose Hongki guardando dentro il doppio fondo della scrivania.
-Capito. Potto aiutarvi?-, chiese con gli occhi speranzosi la piccola.
-Certo, angelo mio, cerca anche nella tua stanza. Tuo fratello quando vuol far sparire le cose è capace di qualsiasi cosa. Corri!-, le dissi e la vidi sparire fuori dalla stanza.
Passarono due intere ore che non diedero risultati. La lettera non saltava fuori. Stanca e frustrata, mi sedetti sul mio letto, accanto ad Hongki, prendendomi la testa fra le mani.
“Dove l’hai messa? Possibile che l’hai fatta sparire così?”, pensai.
-Abbiamo provato ovunque. E se l’avesse trascritta da qualche parte? Per esempio nel suo computer…-.
-Non credo sia così stupido. L’avrei trovata in settimana bianca-, commentai sospirando.
Guardai un punto fisso di fronte a me, spremendo le mie meningi fino all’ultimo. Potevo sentire il piccolo criceto impazzire.
-Aspetta… -dissi, mentre un’idea s’insinuava nella mia mente- Hongki, sei un genio!-, esclamai scattando in piedi e dandogli un bacio sulla fronte.
-Che cosa ho fatto?-.
-Vieni con me!-, dissi precipitandomi nella camera di Jong.
Entrammo e subito mi sedetti di fronte al pc. Era acceso, come speravo. Entrai nella sua posta e scorsi velocemente lungo le bozze e le e-mail inviate e ricevute. Poteva essere lì?
-Che cosa stai facendo? Frughi nella sua corrispondenza?!-, chiese Hongki scandalizzato.
-E’ per una giusta causa e tu lo sai-, risposi non staccando gli occhi dallo schermo.
-Se lo facesse lui, lo uccideresti-.
-Lo so, ma non posso fare altro. Nelle e-mail non c’è-, annunciai e sbuffai delusa.
Hongki si piegò sulla sedia, dietro di me, e sbirciò sul monitor. Prese il mouse e percorse di nuovo tutta la posta. Niente. Non c’era assolutamente niente.
-Prova nel cestino-, dissi rimettendomi a sedere composta.
Hongki aprì la sezione e scorremmo tutte le e-mail gettate via. La maggior parte erano di Feffe e poi… era là. Davanti ai nostri occhi.
-ECCOLA! ECCOLA!-, strillai saltellando sulla sedia.
-Sei sicura?-, chiese alzando un sopracciglio e leggendola.
-Ma certo! Solo… che cos’è?-, mi chiesi inclinando il capo. Hongki ed io la leggemmo con calma, ma non sembrava una lettera. Il testo era scritto in versi e in cima c’era scritto un titolo “Y Si Fuera Ella”.
-E’ UNA CANZONE!-, esclamammo in coro.
-Cosa ce ne facciamo? Non c’è neanche la base. Non penso che tuo fratello abbia intenzione di comporla-, disse abbattuto.
-Oh… la comporremo noi. Stanne certo!-, commentai diabolicamente, alzando un sopracciglio.
-Noi? Tu sai comporre?-, chiese curioso.
-Io no, ma tu e gli SHINee si!-, risposi, stampando una copia della canzone.
 
La scuola aveva lasciato una copia delle chiavi della sala teatro agli Shinee e agli altri gruppi per continuare a provare quando volevano durante le vacanze, così tutti i giorni, da quando Jong era tornato, anche gli Shinee avevano ripreso a provare le loro canzoni.
Durante una di queste, feci irruzione, urlando il nome del leader e, attirando l’attenzione di tutti i gruppi su di me, cercai di trascinare Onew giù dal palco.
-Che stai facendo?-, chiese Jong, mentre tiravo Onew per un braccio.
-Mi serve il vostro amico per qualche secondo-, dissi puntando i piedi e tirandolo. Non si muoveva. Una statua.
-Ma è il nostro turno di prove!-, si lamentò Key.
-OH, PIANTATELA! Mi serve per cinque secondi, non di più!-, li misi a tacere. I presenti erano allibiti. Gli Shinee ci fecero poco caso, nei tanti anni di sopportazione per colpa mia e di Jong avevano visto questo ed altro, e SS501 si scandalizzarono meno di quanto pensassi, ma i Super Junior erano esterrefatti. Anche Siwon restò a bocca aperta dalla mia entrata.
-A cosa ti serve?-, chiese Taemin.
-Tae, ne parliamo dopo. Per il momento ho bisogno di Onew-, risposi e guardai ognuno degli Shinee implorandoli con gli occhi.
-Non possiamo parlarne dopo?-, chiese il diretto interessato.
-No, si tratta di vita o di morte. La VOSTRA morte se non me lo lasciate! A quest’ora avevo finito e voi stavate provando!-, risposi seccata.
Gli Shinee si guardarono e dopo poco eravamo fuori l’aula teatro, dove ad aspettare c’era Hongki.
-Allora? Che dovevi dirmi?-, chiese Onew.
Hongki mi passò la carta con su scritto il testo della canzone e la mostrai ad Onew: -Cos’è?-.
-Il testo di una canzone. L’ha scritta Jong e sicuramente sarà per Federica, ma non c’è la base e dubito che voglia comporla. Ho pensato che voi Shinee e Hongki potreste comporla e… magari convincere quella testa dura a provarla-, dissi speranzosa.
-Perché lo chiedi solo a me? Non potevi chiederlo a tutti gli Shinee?-.
-E quando? Se vi riunite tutti, indubbiamente ci sarebbe anche Jong e se viene a sapere che ho trovato questa frugando nella sua posta, sicuramente mi ucciderebbe e peggio non farebbe nulla per renderla speciale. Dobbiamo comporla senza che se ne accorga e tu dovresti convincere gli altri. Taemin è già con noi. Onew, è importante… lo sai meglio di tutti noi-, continuai.
Il ragazzo annuì e il suo viso m’impresse un po’ di fiducia.  Adoravo Onew, perché era il leader e a differenza di Hyun Joong, che era un concentrato di energia e rendeva determinati i suoi compagni, lui era capace di diffondere sicurezza e speranza nel gruppo così da lavorare in armonia.
-Va bene. Ci sto. Avviserò gli altri e poi ci raduneremo a casa di qualcuno di noi. Ci dovrai dare una mano anche tu nella scelta e nell’intensità della musica, Yaya-, disse.
-Certo. Grazie, Onew! Ti devo un favore! Lo devo a tutti voi!-, esclamai ringraziandolo.
Lo lasciai rientrare e lo seguii per avvisare Taemin, senza che Jong si accorgesse di nulla; poi mi dileguai lasciandoli lavorare in santa pace. Rivolsi un sorriso a Hyung Jun e Siwon prima di uscire dalla sala e cercai di ignorare con tutte le mie forze, lo sguardo di Hyun Joong, anche se i suoi occhi erano attenti segugi.
 
La sera di quello stesso giorno, dopo aver finito il mio turno di lavoro al bar, cenai con la mia famiglia come mio solito e, dopo essermi fatta una calda e rigenerante doccia, andai in camera. Ero pronta per farmi una sana dormita, ma avendo visto il pc sulla scrivania decisi di chiacchierare un po’ con i miei amici. Staccai il portatile dalla spina e m’infilai nel letto, accendendolo.
In posta avevo da leggere tre messaggi: due erano di Minho che mi avvertiva dell’orario di lavoro cambiato nel mese che sarebbe venuto e l’altro era anonimo. Più che un messaggio era un pacchetto, con allegato un file musicale.
“Hanno già composto la canzone? Possibile?”, pensai. Poi mi resi conto della stupidaggine che avevo appena pensato e scossi la testa. Aprii il messaggio e scaricai il file. Non c’era scritto nulla. Nessun appunto.
“Sarà la solita pubblicità inutile”, continuai a pensare e lo lascia lì.
Smanettai per un po’ con il pc, parlando con compagne di classe e con Taemin, e poi finalmente mi decisi ad aprire il contenuto di ciò che avevo appena scaricato.
Partì una musica. Una musica molto dolce. Una musica che già avevo sentito poco tempo prima.
 “Non può… non può averlo fatto veramente!”, pensai ascoltando sempre più attentamente.
Quella che stavo ascoltando era “Your Man”, la canzone che Hyun Joong aveva cantato la sera di Natale, durante la cena.
Sorrisi dolcemente davanti allo schermo mentre gustavo ogni singola parola di quella canzone e chiusi gli occhi. Per un momento fui di nuovo in quel piccolo hotel, fra luci, tavoli e il suono di quella voce che adoravo da impazzire. Le parole di quella canzone erano a dir poco magnifiche.
“Ora ascolta, ho una confessione da fare …
Io sono il tuo uomo”.

“Mi guardi?
Ti fidi di me?
Amare è amarti, amarti.
Tu sei unica.
Io amo solo te!
Tu sei la mia donna.
Tu sei la mia donna per sempre.

Ora, ricordati di me in questo momento”.
Perché l’aveva mandata me?  Mi stavo illudendo di nuovo, perché sentii una scintilla di speranza balenarmi nel petto. Una scintilla che mi faceva credere che almeno un po’ d’interesse nei miei confronti c’era e che mi spaventava.
“Guardami
Love me.
Io sono il tuo uomo .
Marry me… Sono il tuo uomo”.

Sospirai sonoramente, mentre le note cominciavano a finire e posi la freccia del mouse sul tasto di chiusura della finestra. Lasciai che la musica finisse e feci per spingere il tasto per chiudere, ma notai che il file non era ancora finito. Aspettai e dopo poco sentii Hyun Joong parlare.
-Piaciuta la sorpresa? Si? Bene. Accontentati di questa perché non ne riceverai più per un bel po’ di tempo! Se sei rimasta a bocca aperta, ho ottenuto il mio scopo! Il tuo cuoricino starà battendo forte, forte! Questo significa che, nonostante tu m’ignori ogni giorno da quando sei tornata, la mia tesi è giusta! Ti piaccio. Sei in trappola, baby!-, disse sorridendo trionfante. Alzai un sopracciglio e guardai il monitor, scettica e irritata. C’ero caduta di nuovo! E per di più aveva ragione! Nonostante gli sforzi che facessi per cercare di pensare che non esistesse, il mio cuore stava battendo all’impazzata!  
-Razza di stupido, egocentrico e… AISH!-, borbottai e spensi il messaggio.
I nervi presero il sopravvento, ma con essi anche un senso di nostalgia per quei momenti si era insinuato nel mio cuore. Mi ero divertita in montagna tra le canzoni, gli scii e il pattinaggio, senza contare che la notte di Natale mi aveva regalato qualcosa di unico e probabilmente irripetibile. Ma i miei sogni erano stati destinati a infrangersi presto, perché Hyun Joong non aveva nessuna intenzione di provare qualcosa per me. Come poteva? Non avevo la sua stessa energia. Non sapevo cantare, ne ballare. L’unica cosa che sapevo fare era combinare guai.
Sospirai e navigai un po’ in rete, aspettando che il sonno prendesse il sopravvento, lasciandomi immergere in pensieri diversi e facendomi sognare. Non c’era quasi nessuno in linea sul social network, così mi alzai e cercai qualcosa da leggere in giro per la stanza. Ero piena di libri e osservai accuratamente tutti i titoli della libreria.
“Mmm… Non mi va di leggere di nuovo Zanna Bianca. Vediamo cosa c’è. Se leggessi…”, pensai, ma dal pc sentii arrivare il suo di apertura della chat.
-E adesso chi è?-, chiesi scocciata.
Aprii la finestra. Era Key. Key? Che voleva? Non mi aveva mai parlato in chat e ora aveva addirittura aperto conversazione? Gli strani comportamenti che Key stava assumendo mi preoccupavano. Fino a allora non era mai stato così… appiccicoso? Da quando ero tornata dalla vacanza, ogni volta che voleva parlare o sapere qualcosa di Jong chiamava me, mentre prima avrebbe solamente aspettato che rispondesse mio fratello chiamando duecento volte di fila al suo cellulare, ma ora… Che gli stava capitando anche a lui?
 
Ciao, Yaya! :D
Ciao, Key! :)
Come va? Ancora non dormi?
No… il sonno non decide ad arrivare. In realtà stavo cercando qualcosa da leggere per scacciare via i cattivi pensieri.
Quali brutti pensieri? Che succede? O.O
Niente…
Sicura? A me non sembra. Centra qualcuno in particolare?
No… Nessuno.
Sì, come no. Sento odore di bugie. Confessa i tuoi orrendi peccati al tuo amato Key u.u
._.
Forza! U.U
Uff… sono solo affari di cuore.
Ah! Bene. Colpa di Hyun Joong?
O.O E tu come fai a saperlo?
Mi hai detto al ballo che avevi un certo interesse per lui. Ricordi, fata Smemorina? E io ti misi in guardia.
Ah, si. Ora ricordo. Beh, in effetti ^^” Si tratta di lui.
Immaginavo. Che succede? Il tuo cuore ha capito? Qualche sviluppo?
Sei un pettegolo, Key! Perché mi fai tutte queste domande?
Perché tuo fratello è alquanto impegnato con la sua ragazza, per starti vicino come un segugio, perciò ci sono io a fare il ficcanaso al posto suo U.U Problemi?!
Un paio… ma lasciamo stare. Non ho voglia di parlare di mio fratello, tanto meno di Hyun Joong. Meno ne parlo di lui e meglio è. Ti prego, Key… non forzarmi.
Va bene, ma resta felice! Voglio vederti sorridere!
Ci proverò. Per il momento non ne ho voglia però…
Possibile che io non riesca mai a farti parlare? Succede solo con te! E la cosa mi irrita non poco!
Eheheh ^^” Abbiamo la stessa testa dura! J Rassegnati u.u
Mai!
Peggio per te u.u Io me ne vado a nanna!
No… ç_ç Come posso torturarti se vai via?
Lo farai quando ne avrai l’occasione. Tanto lo fai sempre quando vuoi sapere una cosa! Ahahah!
Già! Allora domani verrò al “Paradise caffè”, così potrò romperti lì!
Buona fortuna! :D tanto non caverai un ragno dal buco! u.u
Questo lo vedremo! è.é Ci vediamo domani! Buonanotte! :D
Notte, Key!
 
Mi aveva fatto piacere sentirlo. Key era riuscito come sempre a tirami su il morale, almeno un po’. Sorrisi fra me, quasi a voler esaudire il suo desiderio e spensi il computer. M’infilai sotto le coperte e poco dopo ero fra le braccia di Morfeo.
 
-Ciao, Key…-, dissi assonnata e confusa, mentre scendevo le scale e mi stropicciavo gli occhi. Che ci faceva, lui, in casa mia? Chi gli aveva aperto?
-Ciao, Yaya!-, sorrise lui dolcemente, mentre entrava in casa.
-Mamma?-, dissi facendo capolino dalla porta della cucina.
Mia madre non c’era, eppure ero sicura che mi avesse detto che sarebbe restata in casa fino all’ora di pranzo e poi avrebbe accompagnato Nanà dalla tata. Guardai perplessa la cucina deserta, ma non mi curai molto dell’assenza di persone in casa mia. Aprii il frigo e presi il cartone di latte.
-Come va, Key?-, chiesi.
-Bene, grazie-, rispose dalla porta sorridendo.
Tutto era molto tranquillo. Troppo a mio avviso. Jong era in camera sua ancora a dormire, il che mi suonava strano. Sapendo che ci fosse stato uno dei suoi migliori amici in casa, anche se fosse sceso in mutante, l’avrebbe accolto lo stesso e sarebbe stato con lui. Dov’era mio fratello? Mi chiesi preparando delle fette biscottate con la nutella.
La presenza di Key nonostante tutto non mi disturbava. Molte volte aveva fatto colazione da noi per cui non me ne curai molto, anzi mi sentivo a mio agio, c’ero abituata. Solo che non vedevo nemmeno Hongki in giro per la casa… Eppure quel ragazzo era mattiniero! Dov’erano finiti tutti?!
-Scaldo un po’ di latte anche per te, Key?-, chiesi senza girarmi.
-Sì, grazie-, sentii rispondere alle mie spalle e sobbalzai.  Key si era avvicinato pericolosamente. Non l’aveva mai fatto. Tutte le volte che si era fermato per i pasti o aveva aspettato educatamente seduto che finissimo di preparare, o aveva dato una mano in cucina chiedendo cosa dovesse fare.
Sentii le sue mani passare lungo i miei fianchi e arrossii violentemente. Che gli prendeva? Era impazzito per caso?!
Sentii i battiti del mio cuore aumentare per la situazione troppo strana.
-Yha… -sorrisi prendendo i suoi polsi e spostandogli le mani- …che ti prende?-.
-Nulla, perché?-, domandò. Il suo respiro era caldo e la sua voce profonda, molto suadente. Mi ricordò i modi di fare di Hyun Joong.
-Sei strano-, risposi e mi girai a guardarlo negli occhi. Key sorrise serenamente come sempre e un po’ mi rassicurò. Il suo volto non aveva nulla di strano apparentemente, però c’era qualcosa che non mi convinceva. In più era vicino. Fin troppo vicino al mio viso.
-P-prendi le tazze, il latte è caldo-, annunciai, balbettando per evadere da quella scomoda vicinanza.
-Va bene-, disse e si allontanò per qualche secondo.
Presi il pentolino con una presina e lo portai sul tavolo con il piatto dei biscotti. Sentii di nuovo la sua presenza dietro di me e mi feci coraggio per ignorare una strana sensazione che avevo alla bocca dello stomaco. Non me n’ero accorta ma avevo cominciato a sudare freddo.
-Ecco le tazze-, disse.
-Oh, grazie-, dissi sorridendo e versai il latte. Mi avvolse in un abbraccio da dietro e mi dette un bacio sul collo.
“Ok… O è impazzito, o qui c’è qualcosa che non va”, pensai.
-Key… -dissi girandomi e sciogliendo l’abbraccio- ti senti bene?-.
-Sì, solo… posso fare una cosa?-, chiese guardandomi profondamente negli occhi.
-Che cosa?-, domandai a mia volta allarmata.
Mi guardò per qualche secondo, tentennando. Se ne restò immobile, senza fare nulla, solamente guardandomi, al che mi preoccupai e chiesi: -Tutto bene, Key? Sicuro di…-.
-Ssh…-, mi zitti con un dito e si avvicinò al mio viso.
Sgranai gli occhi: -Key, che…?-, ma era troppo tardi. Le labbra di si erano incollate alle mie, sugellando un bacio dolce e leggero.
 
***
-NOOOO!!-, mi svegliai si soprassalto urlando. Guardai l’ora e mi accorsi che erano le sette del mattino. Che avevo sognato? Dopo Hyun Joong, adesso Key? Va bene che nell’ultimo periodo si era comportato in modo strano, ma a tal punto da sognare certe cose!
Mi alzai di tutta fretta e mi precipitai in bagno, chiudendomi a chiave e scansando di forza il povero Hongki che si stava avviando anche lui, probabilmente per i suoi bisogni, stropicciandosi gli occhi.
Aprii velocemente il rubinetto e feci scorrere l’acqua; dopodiché sentendo l’acqua ghiacciata arrivare, la gettai sulla mia faccia svariate volte.
-No… no… -dissi scuotendo la testa- Non lui! NON KEY!-, dissi guardandomi disperata allo specchio.
-Sei TU la causa di tutto! Capisci? TU, Criceto che lavori al posto del mio cervello, SMETTILA! Sto impazzendo e tu continui a mandare certi sogni!? Mi bastano già i miei problemi mentali e non mi servono i pensieri strani che tu m’inculchi nella testa!-, continuai a strillare. Immaginai che Hongki, come sempre, si stava chiedendo perché urlavo, per di più da sola, nel bagno di casa, ma non osai immaginare i suoi pensieri alle mie parole.
-COME PUOI PENSARE CHE IL SUO COMPORTAMENTO STRANO POSSA DIPENDERE DA UNA COSA COME QUEST…!-, ma troncai la frase perché sentii bussare alla porta.
-Tutto bene lì dentro?-, chiese il biondino.
-Eh? Oh, si… Un secondo che esco-, dissi e aprii la porta.
Hongki mi guardò stralunato: -Sicura di sentirti bene?-.
-Sto benissimo-, lo guardai truce e mi volsi, tornando in camera.
Entrata dentro, mi vestii recuperando una maglia e un pantalone da sopra la sedia: -Tzè! Ci manca solo Kibum all’appello delle persone che mi mandano fuori di testa e poi ho raggiunto il top!-, urlai infilando di cattiveria una gamba nel pantalone.
 
Ero al “Paradise caffè”, a lavorare come mio solito. Quel giorno c’era stata più gente del solito ed era stato molto faticoso stare appresso a tutti i clienti, specialmente nell’orario di punta in cui molti arrivarono di filato per comprare orde di vassoi di pastarelle e biscotti, senza contare tutti i panettoni che portarono via.
A breve ci sarebbe stata la fine dell’anno e tutti era in preparazione per quell’evento speciale. Tutti indaffarati a comprare ancora regali e a prepararsi i dolci che poi avrebbero mangiato dopo il cenone di fine anno. Io non sapevo davvero che cosa avrei fatto. Probabilmente me ne sarei restata a casa con la mia famiglia, mentre Jong andava a festeggiare in grande con i suoi amici.
 Sospirai mentre ripulivo un tavolo dalle briciole e dalla bomba di sporcizia che i bambini avevano fatto esplodere, e guardai fuori la vetrina. Le strade erano ancora imbiancate, con il gelo pesante di Seoul, ma in compenso il cielo era limpido ed era una bella giornata.
Verso le cinque del pomeriggio, orario in cui la moltitudine di persone si era ormai sfollata per lasciare posto a un po’ di calma, due signori anziani entrarono sorridendo l’una a braccetto all’altro, ed ordinarono un thè con dei biscotti. Subito mi misi al lavoro e volai da loro per portargli ciò che avevano chiesto. Li guardai incantata e mi fecero tanta tenerezza, ma al contempo mi rattristarono un poco. Erano una coppia affiatata e, seppur in età avanzata, si comportavano come due giovani innamorati. Era bello vederli insieme, ma il mio cuore fu presto scosso da un pensiero abbastanza fastidioso. Hyun Joong era un ragazzo volubile e instabile e molte volte aveva cambiato comportamento nei miei confronti divenendo sbruffone e antipatico, subito dopo essere stato dolce e gentile. Era sempre un’incognita, e avevo sperato fino all’ultimo che non avesse mirato solo a conquistarmi per una stupida ripicca tra gruppi rivali. Non era così. Lui era stato fermamente convinto delle sue capacità ed era riuscito a rubarmi il cuore senza crearsi il minimo problema di come sarei potuta stare io dopo essermi completamente innamorata di lui. Perché ormai lo sapevo. Il suo sorriso, la sua grinta e anche il suo carattere lunatico ed egocentrico mi avevano affascinata, sedotta e infine fatta innamorare.
Discostai lo sguardo dalla coppia e mi misi a lavorare nel resto bancone, sciacquando piatti e bicchieri che si erano accumulati, mentre Minho serviva ai tavoli i pochi clienti che andavano e venivano. Restai taciturna e senza parlare per un po’, fin quando non sentii chiamarmi a gran voce da un cliente appena entrato.
-Ciao, Yaya!-, urlò dalla porta con un sorriso smagliante Key.
Sobbalzai e alzai la testa nella sua direzione, sorridendo appena: -Ciao, Key…-, dissi per poi tornare al mio lavoro.
Il ragazzo si avvicinò al banco e si sedette su uno degli sgabelli. Mi sorrise ancora e dopo aver salutato Minho, mi chiese: -Cos’è quel muso lungo?-.
-Muso lungo?-, alzai un sopracciglio facendo finta di niente. Sapevamo entrambi cos’era venuto a fare nel locale quel giorno, e la cosa non mi piaceva, Specialmente in quel momento.
-Sì, muso lungo. Sei triste e mi chiedo perché. E’ successo qualcosa?-, chiese dolcemente cercando di guardarmi negli occhi, mentre io li tenevo bassi.
-No… solo un po’ di stanchezza-, mentii spudoratamente. Le sue domande mi stavano irritando.
-Sì, certo. Adesso le pene d’amore si chiamano “stanchezza”-, disse scettico mangiando uno dei cioccolatini che erano offerti sul banco.
-Smettila, Kibum! –sbottai guardando male il biondo dai lineamenti felini- non sono in vena di parlare perciò, se non ti dispiace, potresti non stressarmi?!-.
Gli occhi di Kibum mi fulminarono. Non era abituato a essere trattato male, per di più quando stava aiutando una persona in difficoltà, e il suo carattere da diva era piuttosto suscettibile a ogni rispostaccia: -YHA! IO MI PREOCCUPO PER TE!  Non sto mica qui a pettinare le bambole!-, strillò stizzito con la sua voce acuta e mi mise a tacere. Odiai vederlo accendersi di e cercai di calmarmi subito, anche perché se ci fossimo arrabbiati in due, la bomba atomica sarebbe stata meno devastante.
 Minho, preoccupato per la situazione e per il battibecco che si era creato, si avvicinò velocemente: -Ragazzi… piantatela. State spaventando i clienti-.
Abbassai lo sguardo colpevole finii di asciugare un bicchiere: -Scusatemi. Sono un po’ stressata questi giorni. Mi dispiace-, dissi triste.
Minho mi guardò di sottecchi e alzò un sopracciglio: -Che ti prende? Questo periodo sei stata tutte le volte a ridere e scherzare, anche sta mattina e adesso hai un muso che arriva a terra-.
-Mi dispiace. E’ solo che…-.
-So io che ci serve per te. Una bella festa! E sinceramente anche me… E ‘ troppo tempo che non mi distraggo-, mi zittì Minho per poi parlare con se stesso.
-Già… perché non vieni con noi alla festa che hanno organizzato i ragazzi della scuola? Per l’ultimo dell’anno! Ci divertiremo!-, continuò Key per lui.
-Non so… preferirei restare a casa. Almeno non do noia nemmeno a Jong. Capirai… quel bradipo non vorrà sicuramente sua sorella fra i piedi-, commentai pensandoci su.
-Parlo io con Jong-, rispose Key deciso e non osai immaginare cosa gli avrebbe detto per convincerlo.
Sorrisi ai due di fronte a me e li guardai negli occhi: -Grazie, ragazzi… per l’appoggio che mi state dando-.
-Grazie a te… per le risate che mi hai fatto fare in questi giorni-, rispose Minho dolcemente.
Arrossii e sentii Key riprendere parola: -Ascolta, a proposito di quella cosa che hai detto a Onew l’altro giorno alle prove… ne abbiamo parlato. E abbiamo deciso che subito dopo le vacanze cominceremo a preparare una base per quella canzone che ha scritto-.
-Meno male. Speravo avreste accettato!-, dissi sorridendo e sprizzando di gioia.
-Il problema rimane però uno solo: quando la canterà a Federica?-, chiese Minho.
Ci pensai un attimo sopra. Era vero, dopo averla composta doveva pur cantarla a quella povera ragazza, ma quando e come avrebbe fatto? Non potevamo scegliere un giorno qualunque, così pensai bene a ciò che potevamo inventarci. Di lì a poco, esattamente agli inizi di febbraio, ci sarebbe stato il compleanno di Federica e che festa sarebbe stata se la festeggiata avesse avuto una faccia da zombie come l’avevo vista da Taemin?
Guardai i due ragazzi di fronte a me che mi guardavano speranzosi di una risposta e sorrisi ad entrambi: -Ho un’idea, ma dobbiamo lavorare sodo e non possiamo aspettare l’inizio della scuola-.
-Dicci solo quando e sarà finita per quel giorno-, disse Key deciso.
-L’otto febbraio-.
-Il compleanno di Feffe?-, chiese Minho.
-Lo finiremo per quel giorno-, concluse Key.
-Ma… abbiamo poco tempo e Jong deve anche provarla. Senza contare che Federica non lo inviterà mai alla sua festa di compleanno!-, disse titubante Minho.
-No, ma possiamo far entrare Jong di nascosto e organizzeremo tutto per bene. Credo che se cantare “Kiss kiss kiss” sarà ancora meglio, perché ammorbidirete il suo umore, no?-.
-Hai ragione. E così sia. L’otto febbraio Federica riceverà un bel regalo di compleanno!-, disse Minho.
Sorrisi e poi chiesi: -La festa dell’ultimo dell’anno a che ora e dov’è?-.
-”Black Rum”, alle nove-, rispose Key titubante. Avevo l’impressione che quel posto non gli piacesse molto, ma conoscendo la sua facile inclinazione al bere dubitai che il motivo del suo viso perplesso si riferisse direttamente al locale. Qualcosa mi diceva che quella sera Key non sarebbe stato lo stesso e memore della sua stranezza nei giorni precedenti e del sogno cominciai a preoccuparmi seriamente. Non lo diedi però a vedere e sorrisi annuendo alla sua risposta: -Va bene, ci sarò. Convincete Jong però-.
-Sarà fatto!-, dissero all’unisono.



{Spazio Alue! :D}
Allora... parliamone XD So che avevo detto che non avrei pubblicato finché Feilin non avrebbe concluso il dodicesimo capitolo, ma siccome sta per partorire l'undicesimo (si spera, sennò la riempio di botte u.u), per tenervi a bada ci sono io a consolarvi :3 
Passiamo ad altro ora: piaciuto il capitolo? Nei prossimi tenete puntati gli occhi sulla canzone che Jong ha scritto!
Sarà molto importante per lo sviluppo delle cose ;) Hyun Joong è il solito idiota (concedetemelo), MA... che cosa significherà mai il sogno che ha fatto la nostra protagonista su Kibum? Eheheheh, lo scoprirete solo leggendo! :D Lasciate un commento e fatemi sapere le vostre impressioni!
Un kiss a tutti! <3

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII
 
I giorni che precedevano la fine dell’anno passarono con uno schicco di dita. Minho e Key riuscirono a convincere Jong solo perché questo, sotto ricatto, cedette, ma alla fine era pur contento anche lui che ci fossi anch’io alla festa. Dopo tutto non voleva neanche lui che me ne restassi da sola a festeggiare il capodanno.
Quella sera però non ero in vena di festeggiamenti. Il cattivo umore che mi aveva procurato vedere la coppietta di anziani nel bar non mi aveva abbandonato. Ero strana, nervosa, e irrequieta e per di più non facevo altro che pensare a Key nel sogno, troppo identico a Hyun Joong. Che voleva significare?
Davanti allo specchio della mia camera, scrutai ogni minimo particolare dei miei vestiti: avevo indossato un paio di jeans che fasciavano le mie gambe, un top bianco costellato di strass e degli stivali bianchi. Ero abbastanza soddisfatta, così passai un filo di trucco come sempre, circondando di nero i miei occhi e sfumando poi l’ombretto nel grigio, quindi nel bianco.
Finii di sistemare le ultime cose nella borsa e, preso il cappotto, bianco anch’esso, sentii bussare la porta: -Chi è?-.
-Posso entrare?-, chiese Jong dall’altra parte.
-Vieni-, dissi.
Lo vidi entrare, facendo prima capolino, vestito di tutto punto con giacca nera di pelle, un jeans e delle scarpe nere da ginnastica. I capelli, disordinati come sempre, gli incorniciavano il viso. Sorrisi dolcemente, mentre lo guardavo fissarmi e pensai che mio fratello fosse bellissimo. Rari erano i casi in cui Jong riceveva complimenti da me, ma quando mi sentivo buona con lui decidevo spesso di elogiarlo come in quel momento.
-Sei fantastico, fratellone-, dissi sorridendo.
-Sei bellissima anche tu, sorellina-, disse avvicinandosi.
-Dovevi dirmi qualcosa?-, chiesi guardandolo in volto.
Jong mi sorrise con una delle sue facce da criceto, scuotendo la testa, e ridacchiai ma rimasi confusa, quando sentii le sue braccia avvolgermi in un caldo abbraccio rassicurante.
Chissà perché, ma in quel momento era ciò di cui avevo bisogno. Mi sentii al sicuro, quasi sollevata da tutti i problemi che mi avevano circondato fino a quel momento. Era tanto tempo che mio fratello non mi abbracciava in quel modo, all’improvviso e spontaneamente, senza che io glie lo chiedessi. Le braccia di Jong erano sempre state forti, ma da un po’ di tempo aveva preso ad andare in palestra, e mi sentii una pulce fra e sue braccia.
Ricambiai vivamente e sentii che mi sussurrò all’orecchio: -Ti voglio bene, sorellina. Auguri di buon anno e… scusa per questi ultimi tempi. Scusa se ti ho fatto preoccupare e scusa se non ti sono stato accanto come avrei dovuto. Solo che…-.
-…Che mi vuoi bene e non vuoi che mi capiti nulla. Lo so. Sei mio fratello… ti conosco bene, Jong-, finii di parlare per lui.
-Sta attenta…-.
Jong mi strinse a sé, forte, come se non volesse perdermi ed io feci lo stesso. Il legame che mio fratello aveva con me era molto più forte di quello che aveva con Nanà. Per lui, io ero la prima sorella, quella con cui aveva condiviso molto della sua infanzia, mentre Nanà era la piccola di casa, quindi impegnava soprattutto il mio tempo e non quello di Jong. Non che non si volessero bene, ma era semplicemente… diverso.
-Ti voglio bene anch’io, Jong. Non immagini quanto…-, dissi stringendolo e poi sciolsi l’abbraccio.
Gli sorrisi e gli diedi una pacca su di una spalla: -Dobbiamo andare. Siamo già in ritardo!-.
Jong annuì e subito scendemmo al piano inferiore. Augurammo un buon anno a mamma e papà, demmo un bacio a Nanà e poi uscimmo di casa. Hongki era già alla festa, accompagnato da alcuni amici di classe con cui aveva fatto amicizia molto rapidamente, così Jong ed io arrivammo da soli alla festa.
 
Dall’entrata del “Black Rum” arrivava la musica martellante e spaccatimpani del pub, con davanti due ragazzi che controllavano la lista degli invitati. Jong mi passo un braccio attorno alle spalle e ci avvicinammo a loro, diede il nominativo e subito ci fecero entrare. Era buio e solo le luci a intermittenza c’informavano dove mettevamo i piedi. Una grande folla era al centro del pub, nella grande pista, a ballare sfrenatamente, mentre gli altri ai tavoli sorseggiavano i loro drink. Gli Shinee erano già tutti presenti intorno ad un tavolo con Sara e c’era anche Federica, la quale ignorò Jong appena ci sedemmo.
-Abbiamo ordinato delle bibite! Voi prendete qualcosa?!-, domandò Key urlando.
-Si! Un Rum Cooler!-, rispose Jong che, parlando guardava insistentemente Federica.
-Tu!?-, mi urlò Onew.
-Una coca andrà bene!-, urlai.
Key e Onew andarono a ordinare e dopo poco arrivarono i nostri drink. Minho tracannò subito il suo, andando a ordinarne un altro, mentre gli altri sorseggiarono i loro tranquillamente parlando, o per meglio udire, urlando del più e del meno. Incontrai lo sguardo di Key, che mi stava osservando e gli sorrisi, sentendo le mie guance colorarsi di rosso. Sorseggiai silenziosamente la mia coca, mentre vedevo gli Shinee avviarsi a turno sulla pista da ballo e scatenarsi. Jong provò a invitare Feffe, ma lei, stizzita, si alzò e andò da Hongki e lo invitò a sua volta. Il povero biondino, non sapendo che fare e guardando disperatamente nella nostra direzione, accettò. Jong montò su tutte le furie e per ripicca si avviò a ballare con tre ragazze molto carine ai lati della sala.
“Aigoo… ho un fratello con un livello d’intelligenza pari a quello di una nocciolina”, pensai scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.
Sorridendo e ondeggiando la testa a ritmo con la musica, mi guardai intorno, notando un mucchio di gente che non conoscevo, altre che avevo presenti solo di vista e altre ancora che conoscevo grazie ai corsi pomeridiani dopo scuola. Poi tornai al mio tavolo, ormai deserto, e vidi Minho scolarsi il terzo cocktail.
-Minho… quello è il terzo, giusto?-, chiesi.
-Sì, allora?-, disse con la voce ruca, già ubriaco. Non mi piaceva la piega stava prendendo. Alzare il gomito per lui significava che c’era un motivo e un problema grande dietro.
 -Nulla, solo… ti ho visto solo una volta bere tutto quell’alcol in una volta sola ed è stato l’anno in cui tuo padre ha avuto un incidente d’auto. Sicuro che sia tutto apposto?-, domandai preoccupata.
Minho sorrise amaramente e mi fece cenno di guardare a un lato della pista da ballo. Mi girai e individuai subito la fonte del suo problema. Tiffany era letteralmente avvinghiata a uno dei Super Junior, Sungmin, e il ragazzo non sembrava per niente infastidito. Immaginai che le loro “effusioni d’amore” avessero irritato e infastidito Minho a tal punto da spingerlo a bere per non fare scenate l’ultimo dell’anno.
-Ho capito…-, dissi tornando a guardarlo.
-UN ALTRO!-, gli sentii urlare a un cameriere che era appena passato.
-Minho, capisco come tu possa sentirti, ma non credo che tutta quella robaccia ti aiuti a stare meglio-, dissi.
-Lascia stare… tu che ne puoi sapere? Non sei mai stata innamorata. Non hai mai provato ancora nulla per nessuno. Non puoi sapere come si sta guardando qualcuno che ami fra le braccia di un altro-, commentò giocando con l’orlo del bicchiere. Avevo l’impressione che il rum, la vodka e la tequila che aveva ingerito cominciassero ad agire non facendolo vedere.
Rimasi male a quelle parole. Era vero, non avevo mai provato nulla del genere, ma negli ultimi tempi avevo provato anch’io qualche pena d’amore. Nonostante ciò non mi diedi per vinta e quando arrivò l’ennesimo cocktail, glie lo sfilai dalle mani: -Smettila e vai a ballare!-, strillai.
-NO! RIDAMMI IL BICCHIERE!-, urlò di rimando con gli occhi fiammeggianti.
-Minho… te ne prego! Ho fatto tanto per non vederti ridotto così questa settimana! Per favore! Se non vuoi farlo per te stesso, almeno ascolta una mia supplica!-, strillai senza darmi per vinta.
Lo sguardo di Minho mi trucidò e con un gesto fulmineo si riappropriò del bicchiere, allontanandosi e sparendo fra la folla.
-Vieni a ballare, pigrona!-, mi urlò in un orecchio Key due secondi dopo.
-Key, io starei…-, cominciai, ma non ebbi il tempo di finire che già ero nel mezzo della mischia.
Key cominciò a ballare e lo seguii nei suoi movimenti. Cercai di non pensare e di divagarmi.  In fondo ero lì per quello, ma non ci riuscivo. Più cercavo di non pensare a nulla e più tutti i pensieri si affollavano nel mio cervello. Key si avvicinò di più spinto un po’ dalle altre persone e un po’ dall’alcol che stava facendo effetto anche su di lui. Era brillo, ma sorrideva lucidamente. Bellissimo come sempre, suoi lineamenti felini e morbidi venivano incorniciati dai capelli biondi.
-Tuo fratello è alle prese con Federica a quanto pare!-, strillò.
Mi girai e notai che Jong aveva lasciato le oche, per andare a supplicare Federica o di parlare, o di ballare con lui. Sospirai e continuai a ballare: -Spero solo che non la faccia innervosire! Più l’asfissia e più lei non vuole vederlo. Eppure credevo che l’avesse capito!-, dissi.
-Jong è fatto così! Non si da mai per vinto!-.
Sorrisi e scossi la testa e continuai a scatenarmi fin quando non fui esausta. Tornai al tavolo e bevvi un sorso di coca cola. Erano le dieci e mezzo perciò mancava ancora molto alla mezzanotte.
-Key, io esco per un po’, ho bisogno d’aria!-, gli urlai.
-Aspetta! Ti accompagno!-.
Presi il mio cappotto e uscimmo in strada. Passeggiamo un po’ lì intorno, restando nei paraggi. Tempo in cui ebbi modo di rilassarmi per un po’. Ero taciturna e meditabonda mentre passeggiavo e Key non disturbò i mei pensieri fin quando la sua curiosità non prese il sopravvento: -Allora, muso lungo? Posso sapere cosa succede, adesso? Mi sembri propensa a parlare. Fammi il regalo di fine anno e confessati. Espierò i tuoi peccati!-, disse ponendomisi davanti, sorridendo felice e cominciando a camminare all’indietro.
-Key, sei brillo e se continui a camminare in questo modo, sicuramente cadrai-, dissi tranquillamente ignorando di proposito la sua domanda, mentre ridevo sotto i baffi.
-Non cadrò se tu non me la tiri. Dai! Sono curioso! Che cos’è successo?-, chiese di nuovo e si fermò.
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo, per poi sedermi su di un muretto: -Sicuro di volerlo sapere?-.
-Certamente, madame-, confermò sedendosi accanto a me.
Presi un profondo respiro ed espirai lentamente, fissando le macchine che sfrecciavano davanti ai miei occhi. Poi lo guarda e accennai a un sorriso forzato: -Provo qualcosa, Key. Qualcosa di molto forte che viene calpestato ogni volta che penso di poterlo finalmente mostrare…-, confessai.
Il sorriso, che fino a quel momento aveva acceso il viso di Kibum, si spense insieme al mio non appena vide la tristezza comparire sul mio volto.
-Che cos’ha fatto?-, chiese indurendosi.
-Nulla. Semplicemente non prova ciò che provo io e… si diverte a corteggiarmi lo stesso-, risposi fissando le luci della città.
-Gli hai detto di finirla, immagino-, commentò.
-Sì, ma… tanto non lo fa lo stesso. Cerco d’ignorarlo. Faccio finta che non esista. E’ meno doloroso e posso andare avanti. E’ ciò che faccio sempre quando le cose non vanno per il verso che vorrei-, dissi scrollando le spalle e tornando a guardarlo.
-E ci riesci?-, chiese con dolcezza. Kibum mi stava fissando, studiando il mio volto cercando di capire il mio stato d’animo.
-Per il momento no. Non faccio altro che pensarci. Dovrei… trovare un modo per distrarmi e un primo momento l’ho trovato nei compiti e nel lavoro, ma poi i compiti sono finiti e a lavoro… Beh, il lavoro non tiene impegnata la mia mente-, risposi ridacchiando.
Key sorrise e allungò un braccio, con cui circondò le mie spalle e mi trasse a sé, schioccandomi un bacio sulla nuca. Arrossii violentemente, sgranando gli occhi mentre: -Posso trovarti io qualcosa da fare allora! Sai che facciamo? Sempre se tu vuoi, andiamo al mare, tu ed io e nessun altro! Sicuramente ti divertiresti!-, disse orgoglioso della sua idea.
-Al mare? Kibum, ma è inverno e i miei non mi concederebbero mai il permesso di partire da sola!-, dissi ridendo. Lo adoravo. Key era un angelo custode. Il fratello sempre pronto a darmi una mano. Conoscevo quel Kibum e volevo che rimanesse tale. Tutti i problemi che mi ero fatta in quei giorni su di lui quasi sparirono. Forse erano state solo paranoie le mie.
-Che osa stai blaterando? Dimentichi che tua madre stravede per me! Ho sempre detto che quella donna ha buon gusto! Vedrai che riuscirò a convincerla-.
-Certo… e papà? Come la metti? Anche lui ha buon gusto?-, scherzai ridendo.
-No, lui è incline ad assecondare tua madre. Non credo che gli converrebbe scatenare l’ira funesta della signora Kim-, disse scoppiando a ridere.
-No, infatti!-.
-Mi piace quando ridi. Sei più bella e sei te stessa-, commentò guardandomi negli occhi e tutti i miei pensieri caddero. Di nuovo Kibum si stava comportando in modo strano. Il suo sguardo era intenso e profondo, ma distante dallo sguardo da spaccone che aveva assunto nel mio sogno. Era semplice e dolce, nessuna traccia dell’essenza di Hyun Joong. Ciò mi rassicurò ma non mi fece abbassare la guardia.
-Ah… credo sia meglio tornare-, dissi distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Key annuì e mi aiutò a scendere la muretto, riaccompagnandomi poi all’entrata del “Black Rum”.
 
Musica, buio, luci, musica, buio, e ancora luci. Eravamo tornati da poco nel pub e Key si era subito rimesso a ballare. Erano le undici e un quarto ed io me ne stavo seduta a giocare con il mio bicchiere vuoto aspettando la mezzanotte. Sbuffai nel vedere Minho bere ancora e per poco non gli tolsi dalle mani il drink, quando decisi di andare a prendere qualcosa da bere per me.
Mi avvicinai al bancone, superando la bolgia di gente e ordinai del rum. Anch’io dovevo bere quella sera, almeno un po’, nonostante fossi quasi astemia.
-Bevi anche tu!?-, chiese Key che si era appena seduto accanto a me. Quella sera mi stava facendo da balia? Quando non c’era Jong c’era lui?
-Già, ne ho bisogno anch’io-, dissi sorridendo.
-Mmh… -biascicò guardando il bicchiere che arrivava- ma non ridurti come Minho. Dovremmo portarlo a casa insieme questa sera. E’ per questo che cerco di regolarmi-, spiegò mentre un analcolico arrivava anche per lui.
Lo guardai alzando un sopracciglio e sorseggiai la mia bevanda. Sentii subito il sapore forte e l’alcol bruciare mentre scendeva: -Perché? Io dovrei tornare a casa con Jong, no?-, chiesi preoccupata.
-No, tuo fratello vuole a tutti i costi accompagnare Federica e ha lasciato a me il compito di riaccompagnarti a casa sana e salva-, rispose.
-Ah… bene, mi fa piacere che Jong sia così deciso, ma mi preoccupa un po’. Se fa saltare il piano che ho in mente per il compleanno, giuro che gli strappo tutti i capelli dalla prima all’ultima cioccia!-, commentai acida, mentre mandavo giù un altro sorso.
-Andiamo al tavolo?-, chiese Key mentre l’inizio di un lento si faceva spazio fra i rumori assordanti della sera. Annuii e insieme ci avviammo, quando vidi la figura che tra mille avrei saputo riconoscere.
Hyun Joong era comodamente seduto su un divano, circondato da quattro ragazze, belle, molto più di me, con cui stava flirtando e non solo. Rideva, scherzava e… baciava. Indubbiamente ubriaco fino alla punta dell’ultimo dei suoi capelli, si stava dando alla pazza gioia per celebrare la notte di capodanno.
Mi fermai a guardarlo paralizzata, non curandomi di Key che stava proseguendo. Senza che Hyun Joong se ne accorgesse, un nodo allo stomaco si attorcigliava e stringeva sempre di più. Faceva male, tanto male e capivo come Minho si stava sentendo in quel momento. Dovevo resistere però, perché non volevo finire col bere o dare di matto.
Lascialo stare. Probabilmente neanche sa che sei qui, perciò è inutile continui a guardarlo, tanto non alzerà lo sguardo su di te. E’ troppo impegnato a divertirsi con le sue… Aish! Stupida, stupida, stupida! Continui a pensare che sia un bravo ragazzo e invece!? Guardalo! Quello non è il ritratto di un bravo ragazzo, ma quello di un bastardo che è riuscito a rubarti il cuore, a giocarci e a ferirlo!”, mi rimproverai.
-Yha… vieni via-, disse Key tirandomi delicatamente per una mano. Era tornato. Ancora una volta mi stava salvando e tirando fuori dai guai. Sapeva tutto. Aveva capito. Lo seguii senza parlare e arrivammo al tavolo. Non c’era nessuno: Taemin e Sara stavano ballando, mentre gli altri erano fuori a festeggiare.
Key mi prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul tavolo, poi, mentre io cercavo di riprendere a respirare, mi prese per mano e mi condusse al centro della sala, avvolgendomi in un caldo e confortevole abbraccio. Cominciò a danzare, cullandomi e cercando di darmi un po’ di sicurezza.
Poggiai la testa sul suo petto e sentii che mi sussurrava qualcosa all’orecchio: -Non pensarci. Non pensarci neanche per un istante. Non ti merita… cerca di non pensarci, Yaya. E’ l’unico modo per dimenticarlo il prima possibile, altrimenti ti farai solo del male-.
-Come faccio, Key? Non ci riesco… -dissi e sentii pungermi gli occhi, ma trattenni le lacrime. Non volevo farmi vedere piangere- …ha cominciato lui. Io non ho mai voluto innamorarmi, perché è questo che ha fatto! Mi ha fatto innamorare e ora non si cura di ciò che provo!-, strillai stringendo la sua camicia e nascondendo il viso nel suo petto.
-Immagino che Jong non sappia nulla…-, commentò.
-No, e non voglio che sappia nulla. Me la sbrigo da sola. Sono forte abbastanza e non permetto a nessuno di calpestare la mia dignità e il mio orgoglio! Se vuole vedermi arrabbiata avrà ciò che si merita!-, continuai.
Key sospirò e continuò a parlarmi nell’orecchio, baciandomi dolcemente i capelli. In quel momento lo adorai. La sua aria da diva rimaneva, ma una strana serietà era dipinta nei suoi occhi scuri e sottili. Il fratellone che conoscevo era accanto a me, ma i suoi modi di fare arano più gentili del solito e per quanto fosse strano per me, lo apprezzai con tutto il cuore.
-Posso restarti accanto?-, chiese accarezzandomi i capelli.
Rimasi sorpresa, ma annuii, sicura che Key mi avrebbe aiutato in qualche modo o almeno sarebbe riuscito a distrarmi.
-Grazie, Key… ti voglio bene-, sussurrai e inspirai il suo profumo dolciastro.
-Te ne voglio tanto anch’io e prometto che ti aiuterò…-, lo sentii dire.
Sorrisi e finimmo di ballare il lento silenziosamente, l’una abbracciata all’altro. Il nodo che si era creato, a poco a poco si sciolse e riuscii persino a chiudere gli occhi e a non pensare.
Quando la musica tacque, mancava un quarto d’ora alla mezzanotte.
 
*°*°*°*
Seduto sul divano del “Black Rum”, ero in compagnia di Jessica, Sulli, Sekyung e Victoria, in più tutti i SS501. Avevamo bevuto tanto, troppo. Io stavo peggio di tutti loro. Quella sera volevo divertirmi, svagarmi e godermi la festa. Non potevo non toccare alcolici.
Avevo saputo che mio padre sarebbe ritornato a breve dal suo lavoro, per una settimana in famiglia e ciò comportava un alto tasso di nervosismo nel mio corpo che sarebbe arrivato con uno schiocco di dita. Dovevo scaricarlo in qualche modo. In più, lei aveva preso a ignorarmi completamente da quando l’avevo baciata in montagna, contribuendo al mio malumore crescente.
 Quella notte l’avevo conservata con cura nel mio cuore, perché era il primo bacio con lei senza un doppio fine. In quel momento avevo voluto soltanto baciare di nuovo le sue labbra dolci e sottili, da bambina, che da tanto avevo desiderato. Lei era così, una bambina nel suo essere ingenua, ma molto intelligente. Ormai sapeva quando mentivo e quando no, aveva imparato a conoscermi. Allora perché, dopo averla baciata, se n’era andata dispiaciuta? Ero sicuro che qualche parola detta, l’aveva probabilmente offesa, ma non sapevo cosa e così quando cominciò ad ignorarmi non mi diedi per vinto. Pensai profondamente a ciò che le sarebbe piaciuto e mi venne in mente la canzone che poi spedii per posta elettronica, rubando il suo indirizzo e-mail a Hyung Jun, una sera. Però non era da me mandare certe cose sdolcinate e non volevo che smascherasse i miei sentimenti ormai appurati, così allegai un demenziale messaggio dopo la canzone. Avevo fatto male? Non lo sapevo, ma ciò che volevo era procurarle un batticuore, così da non farle dimenticare, come lei pretendeva, che io esistessi.
Hyung Jun aveva ragione in tutto quello che diceva e ogni sua parola l’avevo resa reale. Ogni volta che io mi muovevo, provocavo un cambiamento in lei, e lei in me. Eravamo come due facce di una stessa medaglia.
Le ragazze erano ormai ubriache, ed io altrettanto. I miei occhi mi tradivano alle volte, facendomi vedere appannato e non facendomi reggere in piedi. I SS501 erano parecchio contrariati dal mio comportamento, in particolar modo Jung Min, ma me ne fregai e continuai a bere.
Jessica si gettava continuamente su di me, strusciandosi e tentando di baciarmi, ma la mia mente era ancora lucida per riuscire a pensare di scansarla ed evitarla.
Ridevo, ridevo, ridevo e scherzavo come un’idiota. Perché lo ero, in quel momento ero il re degli idioti con un comportamento infantile, stupido e irresponsabile. Se fossi stato lucido mi sarei vergognato di me stesso.
Un altro drink che finiva giù in un sorso solo. Non vedevo più niente e cominciai a scambiare le persone per altre, collezionando figuracce e ricoprendomi di ridicolo, senza contare che stavo ricostruendo la mia fama da “Bad Boy”, che mi ero quasi lasciato alle spalle, in una sola serata.
-Hyun Joong, smettila di bere!-, strillò Hyung Jun preoccupato e furioso a causa del mio comportamento. Avevo preso ad assecondare le voglie di Jessica, ma non me ne rendevo più conto.
-Non c’è più con la testa-, commentò Jung Min accanto a me.
-Ah! Ragazzi lasciatemi divertire per una volta!-, borbottai e le labbra di Jessica si facevano vicine alle mie. Con gesti suadenti e provocanti cominciò a percorre il mio collo a piccoli morsi, facendomi venire i brividi ovunque, mentre le sue mani scendevano sulla mia camicia scura.
-Fermatemi perché fra poco lo uccido con le mie mani…-, sentii parlare Hyung Jun a denti stretti con Kyu Jong.
Sorrisi a Jessica, non curandomi di niente e voglioso delle sue labbra, posi una mano dietro al suo collo e avvicinai il mio viso al suo, baciandola passionalmente. Giocai freneticamente con la sua lingua e scesi con le mani lungo i suoi fianchi, fino a raggiungere i glutei. Morsi un suo labbro e poi passai al collo, percorrendolo per ogni centimetro di baci, e spostando i capelli lunghi. Non capivo più niente, solo musica, Jessica e alcol a non finire. Era iniziato un lento.
Alzai gli occhi, mentre spostavo i capelli di Jessica e la vidi, tra la folla. Mi fermai e osservai attentamente, per quanto la mia vista poteva vedere, la scena che si presentava davanti ai miei occhi: aveva appena spostato lo sguardo da me? Kibum la prese per mano e la trascinò via dalla mischia, portandola accanto ad un tavolo desolato, forse quello degli Shinee. Gli prese il bicchiere, lo poggiò sul tavolo e poi la prese nuovamente per mano. Il viso di lei era impassibile di emozioni. Sembrava di cera e in effetti era piuttosto bianca.
La portò al centro della pista e poi l’avvolse in un abbraccio. Ciò mi rese nervoso, facendomi stringere i pugni proprio sulle natiche di Jessica.
-EH NO! E’ troppo per i miei gusti!-, sbraitò ancora Hyung Jun. Si alzò e mi tolse di dosso Jessica, facendola cadere su Young Saeng.
-YHA! Che stai facendo!?-, strillai offeso e stizzito.
-NO, CHE STAI FACENDO TU!? –gridò a sua volta- Ti sembra il modo di comportarti!? Se non te ne frega niente di te stesso fallo per chi ti è accanto ed è costretto a subire le tue scempiaggini!-.
Sbuffai sonoramente e lo fulminai: -AISH!-.
Hyung Jun si rimise a sedere, mentre io mi ridiedi un po’ contegno. Osservai sia lei, sia Kibum e ad ogni gesto gentile di lui i miei nervi saltavano ripetutamente. Come osava mettergli le mani addosso, baciarle i capelli senza il mio permesso?
-Che cosa guardi?-, chiese Kyu Jong cercando di vedere nella mai stessa direzione.
-Probabilmente quella coppietta che ha attirato la sua attenzione da almeno cinque minuti-, rispose Jung Min al mio posto.
Hyung Jun sorrise beffardo sotto i baffi e mi lanciò una delle sue frecciatine: -Non dirmi che sei geloso di Key?-.
-Ancora? Non sono geloso!-, strillai.
-Spiegaci perché stringi i pugni allora-, disse Jung Min sorridendo anche lui. Mi guardai le mani e le rilassai. Era vero stringevo i pugni.
-Fatevi gli affari vostri-.
-Hai avuto la lezione che meritavi. Se n’è accorta, sai?-, continuò Jung Min.
-Cosa? –chiese Hyung Jun sconvolto- sei sicuro!? Davvero sei sicuro che si sia accorta del casino che ha combinato?-.
Jung Min annuì e il panico m’invase. Che cosa stava pensando? Che cosa avrebbe fatto? Era per quel motivo che era così pallida?
-KIM HYUN JOONG! Se starà male a causa tua, comincia a prepararti una bara e una buca in cui vuoi essere sotterrato!-, strillò Hyun Jun alzandosi e uscendo dal locale.
Lo ignorai e continuai a vedere piuttosto i due piccioncino di fronte a me. Che si stavano dicendo? Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, solo che la prima volta che li avevo visti ballare insieme stavo origliando la loro conversazione e non mi preoccupavo come in quel momento.
Sospirai e decisi di andare via non appena vidi lei stringersi al suo petto e sorridere dolcemente. Key a sua volta non perse tempo a non trarla a sé. Sapevo che tra i due esisteva una sorta di fratellanza, ma i comportamenti di Key mi spingevano a pensare a qualcosa di più da parte sua.
Mi alzai e uscii per prendere aria fresca invernale. Il mio cervello aveva bisogno d’ossigeno per smaltire tutto quello che avevo ingerito.
 
*°*°*°*°*
DIECI!
La folla di persone che erano rientrate da fuori   il pub erano rientrate appena il conto alla rovescia era iniziato.
NOVE!
OTTO!
SETTE!
Continuavamo ad urlare tutti insieme e tutti pronti ai tavoli ognuno con una bottiglia di champagne in mano.
SEI!
CINQUE!
Anch’io continuai a contare guardando i visi di ogni persona accanto a me. Taemin e Sara sorridevano felici, Jong e Federica, pur caratterizzati da un forte astio, sorridevano anch’essi. Kibum era accanto a me, con Onew pronto con lo champagne, mentre Minho sedeva silenzioso fissando il vuoto. L’unica pecca della serata continuava a essere il suo malumore e il mio che continuava a persistere.
QUATTRO!
TRE!
DUE!
Voltai lo sguardo in direzione di Hyun Joong e lo vidi contare assieme a tutti i suoi compagni dell’allegra brigata. Sorrisi amaramente e sentii un braccio passarmi attorno al collo. Kibum si era accorto di tutto. Gli sorrisi e tornai al nostro tavolo finendo di contare con quanto più fiato avevo in gola. Senza pensare.
UNO!
-AUGURI!-.
Il tappo partì dalla bottiglia, finendo chissà dove e lo champagne uscii velocemente dalla bottiglia. Prontamente Onew cominciò a versarne un po’ a tutti quanti e brindando alla felicità del nuovo anno salimmo sulla terrazza del pub per osservare i fuochi d’artificio che iniziavano.
Il cielo nero si dipinse di miriadi di colori da ogni parte e mentre i ragazzi più grandi si dilettavano a far partire i botti più belli, le ragazze giocherellavano con le stelline filanti.
-Auguri sorellina!-, strillò Jong in un mio orecchio.
-Auguri anche a te, fratello! Che fine avevi fatto!? E’ tutta la sera che non ti vedo!-.
-Ero impegnato con Federica!-.
-E com’è andata!?-, chiesi ironica.
-Meglio di quanto credessi! Almeno mi ha parlato!-.
Alzai un sopracciglio nel vederlo così felice e l’osservai attentamente: era troppo su di giri per essere completamente lucido, ma diedi per buono ciò che mi aveva appena detto e non commentai, tornando a guardare i fuochi. Lo sentii allontanarsi poco dopo e tornare da Feffe.
Deve infastidirla ancora un po’… Non gli basta il tempo che avrà in macchina? Numi del cielo datele la pazienza…”, pensai scuotendo la testa .
 
 
 
-Va bene… –disse Key guardandosi intorno- mentre tuo fratello finisce di bisticciare con Federica, noi andiamo a recuperare Minho-. Il ragazzo si grattò nervosamente la testa,  senza scomporsi i capelli perfettamente lisci e cominciammo a cercarlo.
Al tavolo non c’era e neppure al bancone, per cui provammo a guardare sulla terrazza, sperando di non trovarlo in condizioni pietose, ma non era nemmeno lì.
-Proviamo nel bagno, Kibum-, dissi seriamente preoccupata. Il mio migliore amico stava male e non ero riuscita a farlo stare bene. Mi sentivo in colpa per averlo lasciato fare quello che voleva in una situazione simile.
Scendemmo al piano inferiore e Key si precipitò nel bagno. Io rimasi fuori e rimasi in ascolto, non potendo entrare: -Forza, Minho, alzati…-, sentii parlare Kibum e la sua voce mi diede l’impressione che stesse facendo uno sforzo.
-Lasciami, Key. Non sto bene…-.
-Lo vedo, ma dobbiamo andare a casa. Ce la fai a tenerti in piedi da solo?-.
-S-si..-. Si sentì un forte rumore di scarpe che frenavano. Probabilmente Minho aveva provato a restare in posizione verticale senza successo e Key l’aveva preso al volo.
-Oh! A quanto pare, no!-, commentò Key ancora con la voce affaticata.
Li sentii camminare e subito dopo la porta si spalancò di fronte a me, facendo vedere uno spettacolo a dir poco pietoso: Minho era bianco in volto, sudava freddo ed emanava un odore acre di vomito e alcool. Key lo resse forte e corsi ad aiutarlo prendendo il braccio libero di Minho e caricandolo sulle spalle.
-Sicura di farcela?-, chiese Kibum.
-Tranquillo… andiamo-, dissi.
“Per un amico questo e altro”, pensai mentre guardavo il viso sfinito di Minho.
Lo conducemmo fino alla macchina, dove lo adagiammo sul sedile posteriore e lo lasciammo prendere sonno con un sacchetto alla portata delle sue mani, quando sentimmo un urlo prorompente e acuto provenire dalla macchina di Taemin. Mi girai nella loro direzione individuai subito la fonte di tutto quel baccano. Alzai un sopracciglio scettica e mi godei la scena.
-SCORDATELO, JONG!-, urlò Federica guardando di fronte a sé.
-Perché non posso venire alla tua festa!? La scorsa settimana, quando abbiamo parlato, mi hai detto che dovevi ancora riflettere, ma da li a comportarti come se non esistessi!-, piagnucolò Jong.
-Dai Jong, non è la fine del mondo-, disse Taemin che nel frattempo stava osservando la scena anche lui da davanti il posto di guida.
-Non è la fine del mondo?! Immagino che lui però sia stato invitato! NO?!-, continuò Jong e  Feffe montò su tutte le furie.
“Ahi… tasto sbagliato fratellone..”, pensai.
Un sonoro schiaffone partì dalle mani di Federica e Jong si zittì, mentre si massaggiava una guancia: -YHA! NON SONO AFFARI TUOI! E’ CHIARO!?-, strillò. Rimasi a bocca aperta, ma nel contempo ridevo sotto i baffi. Feffe aveva perso definitivamente la pazienza, ma tifavo per lei. Jong doveva imparare a non essere così appiccicoso.
-Andiamo?-, chiese Kibum divertito e per nulla preoccupato.
-Si-, dissi ridendo ed entrai nell’abitacolo. Mise in moto e subito partimmo.
Key guidò abbastanza piano e responsabilmente, rispetto ai suoi standard abituali, così potei rilassarmi per un po’. Minho si era addormentato e sembrava aver ripreso un po’ di colore, ma l’indomani avrebbe avuto un atroce mal di testa.
-Mi spiace per lui…-, commentai guardandolo.
-Anche a me. Non se lo meritava. Non da lei…-, confermò Key senza staccare gli occhi dalla strada.
Sopirai e poggiai il viso sul sedile, fissando Minho dormire: -E pensare che non avrei mai creduto di ritrovarmi così. Solo poco tempo fa vedevo Minho come qualcosa di più di un amico e invece adesso… mi ritrovo a raccogliere le sue lacrime per colpa mia…-.
Lo sguardo di Key si posò per un attimo su di me, prima di ritornare a guardare la strada e chiese: -Colpa tua?-.
-Se Tiffany non fosse stata la mia migliore amica, lui non l’avrebbe mai conosciuta e non avrebbe sofferto così tanto-, risposi.
-Non è colpa tua. E Tiffany non è mai stata un’amica, tantomeno una ragazza di cui ci si può fidare. Smettetela di piangervi addosso tutti quanti e cercate di andare avanti!-, commentò.
Volsi gli occhi e li posai su Key. Un sorriso curvò le mie labbra: Key era bellissimo, carismatico, dolce e premuroso; il genere di ragazzo che tutte avrebbero voluto accanto a sé. Il genere di ragazzo che i miei avrebbero voluto per me. Un ragazzo che si sarebbe preso cura di me come una cosa estremamente delicata e non mi avrebbe trattata male. Invece? Mi ero innamorata del solito cattivo ragazzo che non mi avrebbe mai concesso nemmeno un singolo sguardo vero. Dal “Don Giovanni” ero passata al “Bad Boy” con la semplice differenza che il Don Giovanni si era rivelato estremamente sensibile e ora sedeva morente dietro di me per una ragazza.
Kibum aveva ragione, dovevo smetterla di disperarmi per nulla. Per qualcosa d’irraggiungibile.
Guardai fuori dal finestrino e sospirai: -Scusa, Key… Cercherò di non farlo più-, dissi.
-Non ti sto rimproverando e non mi da fastidio quando mi dici quello che provi. Lo capisco e non te ne faccio una colpa, solo che detesto quando la gente si riduce come questo cretino qui dietro-, disse.
Sorrisi senza guardarlo e chiusi gli occhi.
“Ti sono grata per quello che fai, Key. Ti voglio davvero un mondo di bene. Non immagini quanto…”, pensai.
 
***
Dopo aver riaccompagnato Minho a casa con un po’ di difficoltà, Key riaccompagnò anche me e prima che andasse via mi raccomandai che andasse piano, stesse attento e che mi facesse uno squillo quando fosse rientrato.
Quando rientrai, mamma e papà dormivano, mentre Jong e Hongki erano svegli. Parlano, ma non sapevo di cosa e alle tre e mezzo del mattino m’interessava bene poco. Mi feci una doccia per rinfrescarmi e subito m’infilai nel letto. Poco dopo ricevetti la chiamata di Key e presi sonno. Dormii fino alle due del pomeriggio seguente.
Quando mi alzai tutti erano alle prese con compiti, pulizie di casa e lavori. Solo io e Nanà potemmo divagarci giocando insieme e anche quel giorno passò. Fu piuttosto rapido: ricevemmo solo una visita. Key ci venne a trovare per fare gli auguri ai miei e aiutare Jong in Inglese sotto la supervisione di papà.
Per non disturbare me ne andai di sopra con Nanà e lì trovammo in modo per passare il pomeriggio in santa pace.
Quando i ragazzi finirono erano le otto e mezzo, così mamma invitò Kibum a cena con uno dei suoi urletti e mancò poco che cominciasse anche Key a saltellare qui e là con lei. Fu una serata tranquilla e divertente nel complesso: Key era di casa e Jong non sembrava dare segno di nervosismo. Mangiammo pesce a volontà e ramen.
Alle dieci il bel biondo preferito della casa andò via e io me ne andai stanca a dormire, sentendo ancora gli strascichi della nottata precedente.
 
***
-Yaya!!-, strillò Nanà entrando come un fulmine dentro la mia stanza. Si arrampicò sul letto e mi scoprì urlandomi nelle orecchie.
-YAYA! Scendi! C’è una sorpresa! Corri corri!-.
-Mmh?-, biascicai guardandola. Angelica aveva gli occhi più grandi del solito, era eccitata e su di giri. Sembrava drogata.
-Che sorpresa?-, chiesi mentre la vedevo scendere la letto con un balzo.
-Scendi e lo vedrai! Sistemati però!-, urlò dalle scale.
Di mala voglia e ancora assonnata mi trascinai nel bagno e cercai di ripulirmi al meglio. Erano le nove e dovevo pur alzarmi, così dopo aver raccolto i capelli in una coda, tornai in camera e m’infilai una felpa e i pantaloni di una tuta.
Scesi le scale un gradino alla volta, neanche fossi un’anziana con i dolori alle ossa, e granai gli occhi quando vidi rosa davanti a me. Era un incubo?! Stavo sognando ancora!?
-MAMMA! PERCHE’ CI SONO QUATTRO VALIGIE ROSA IN SALA!?!?-, strillai inorridita.
-Buongiorno, principessa!-, urlò Kibum spuntando dalla cucina con un sorriso che percorreva tutta la sua faccia.
-Key? Ma che sta succedendo?-, chiesi sconvolta.
Nanà saltò in braccio al biondo e mia madre uscì finalmente dalla cucina: -Parti per una bella vacanza, tesoro!-.
Vacanza? Quale vacanza? Non eravamo tornati da poco?
Key… non dirmi che hai fatto veramente quello che mi hai detto l’altro ieri”, pensai fissandolo.
-Pronta per una gita al mare?-, sorrise Key.
Scossi la testa freneticamente, ancora incredula e a bocca aperta, e tornai a guardare le valigie rosa shock: il colore preferito da Key e odiato dalla sottoscritta.



{Spazio Alue! :D}
Perdonate il ritardoooo! >.< Il mio ragazzo mi ha rapito per il nostro secondo anniversario e mi ha regalato un viaggio a Firenze XD Non potevo portarmi il pc appresso e pubblicarvi il capitolo... MA! Eccomi di nuovo qui! Contenti? ^^ Ho deciso di non seguire più Feilin, come richiesto (o meglio comendato) da una di voi, e così ecco a voi il 13 capitolo! Piaciuto?! :3 Siete curiose di scoprire dove andremo a finire con il caro e buon Kibum? Gnaaaaa *^* Io mi sono divertita tanto a scrivere questi prossimi capitoli! Fatemi sapere con una recensione o anche solo un commento ^^ Un bacio a tutti!
 

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV
 
Scuotendo la testa a bocca aperta, ancora sconvolta per l’aver trovato quattro valigie rosa nel salone, guardai Key che mi sorrideva beatamente aspettando che dicessi qualcosa.
-Allora? Non sei contenta?-, chiese la mamma sorridente.
-Siccome negli ultimi giorni sei stata un po’ stressata per il troppo lavoro e triste per alcune circostanze, ho pensato che una bella vacanza da sola ti sarebbe piaciuta. E poi ti avevo promesso che ti avrei portato al mare!-, spiegò Key.
Scesi gli ultimi gradini delle scale guardandoli entrambi, ma più di tutti guardavo mia madre, che senza crearsi troppi problemi, immaginai, aveva dato libertà di permesso a Key.
-Sì, ma… mamma!-, piagnucolai.
Una vacanza con Key era piuttosto preoccupante, per quanto la sua compagnia potesse piacermi. Key era il mio esatto opposto e molte volte c’eravamo trovati a scontrarci come cane e gatto, proprio come facevo con Jong. Forse anche peggio, perché entrambi eravamo due persone schiette che non si lasciavano sfuggire l’occasione di dirti le cose come stavano, secondo i nostri differenti pensieri. Lui era una persona esuberante, piena di energie, iperattivo e isterico nei suoi modi fare alle volte, mentre io, seppur sempre nervosa e scontrosa, con mille problemi per la testa, ero piuttosto tranquilla.
-Tesoro… in questi giorni io e tuo padre ci siamo accorti di alcuni tuoi comportamenti. Sei chiusa, silenziosa, sempre fra i libri, o a lavorare al “Paradise Caffè”. Ora, capisco il problema di tuo fratello con Federica che può preoccuparti, ma non vogliamo che tu ti chiuda così. Key ci ha proposto questa piccola gita e siamo stati contenti di accettare. Ti divertirai di sicuro con lui-, disse contenta con gli occhi luccicanti di felicità, mentre Key annuiva a ogni parola.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai sonoramente: -Ma non ho preparato le mie valigie!-, borbottai.
-Non preoccuparti, ci ho pensato io!-, intervenne Key.
-Che cosa!?-, chiesi sbiancando. Quasi non volevo che continuasse a parlare.
-Le valigie più grandi sono le mie, mentre le altre sono tue. Ho comprato qualcosa che potresti metterti-, scrollò le spalle.
Guardai prima lui e poi le valigie, per poi guardare mia madre. Perché le mie valigie dovevano essere rosa? Perché!? Che male avevo fatto?
Ovviamente mia madre interpretò male il mio sguardo e rispose ad una domanda che non avevo detto, tantomeno pensato: -Ho giù controllato che la taglia di ciò che ha comprato sia giusta e gli ho dato un po’ di panni che avevi in camera-, disse tranquillamente.
Annuii lentamente, avviandomi un passo alla volta in cucina, superandoli. Mi sembrava di svenire. Un calo di zuccheri.
-C’è la colazione pronta. Latte, biscotti e ho portato dei cornetti e una ciambella. Spero ti piacciano!-, disse Key entrando in cucina, mentre mamma si avviava al piano superiore per raccogliere i vestiti stesi.
Guardai Key, girandomi, e mi sedetti al tavolo. C’era ogni ben di Dio: cornetti semplici, ciambelle, cornetti al cioccolato, alla crema… e i miei biscotti preferiti.
-Hai preparato tutto tu?-, chiesi alzando gli occhi verso di lui.
-Sì, mi ricordavo che i “Pan di Stelle” sono i tuoi biscotti preferiti, ma non sapevo quale cornetto portarti, così ho preso un po’ di tutto. Vanno bene?-, chiese sedendosi e sorridendo.
-Certo, va benissimo, ma… Key? Come mai tutta questa premura?-, domandai addentando la ciambella.
-Un po’ di gentilezza non guasta mai. Tuo fratello dovrebbe imparare…-, rispose e risi, masticando il boccone.
-Già, ma… con cosa andiamo al mare?-, ingoiai e inzuppai la ciambella nel latte.
-Con l’aereo. Prima arriviamo e prima possiamo divertirci, no?-.
-Con l’AEREO!? Key! Ma come hai fatto a prenotare i biglietti in meno di un giorno!?-, chiesi a bocca aperta.
-Questo è un segreto! Quando si vuole ottenere qualcosa per una persona speciale, è bene fare l’impossibile-, disse sorridendomi dolcemente. Arrossii e continuai a masticare. Il comportamento di Key mi metteva a disagio.
-Forza, mangia, abbiamo il volo per mezzogiorno e sono già… LE UNDICI!?-, strillò acutamente scattando in piedi e volando a portare un macchina le valigie.
Tranquillamente continuai a mangiare e a finire la mia colazione, mentre lui si scapicollava a destra e a manca per recuperare i miei effetti personali.
 
-Hai finito con quei trucchi?-, chiese dalla porta del bagno.
-Quasi…-, dissi finendo di mettermi la matita.
-Aish! Dammi qua, finisco di truccarti io!-, esclamò facendomi sedere e prendendo in mano la situazione.
-Key, so truccarmi da sola, non mi serve una balia!-, strillai offesa e irritata.
-Ci metti troppo tempo. Su, su! Chiudi gli occhi che ti passo un po’ di ombretto!-, ordinò.
Lo guardai male per un attimo, ma poi feci come mi aveva chiesto e chiusi gli occhi. Sentii il suo tocco delicato e leggero sfiorarmi le palpebre e un attimo fui pronta. Gettò il tutto nel beauty case e, prendendomi per una mano, mi condusse fuori da casa.
Fuori in macchina mia madre ci aspettava con Nanà già nel seggiolino. Ci avrebbe accompagnati lei.
Entrammo nell’abitacolo, Key dietro ed io davanti, e subito partimmo.
L’aeroporto non era molto distante, così in meno di un quarto d’ora fummo lì. Key scese le valigie e ancora una volta le guardai schifata, seguendolo silenziosamente. Sapevo che se avrei commentato il colore si sarebbe aperto un dibattito epocale e preferii rimanere muta per un po’. Dovevo rilassarmi in fondo, no?
-Annyong-haseyo-, disse Key chinandosi leggermente per salutare la mamma.
-Ciao, ragazzi! Divertitevi!-, strillò lei da dentro la macchina più su di giri di una ragazzina ad un concerto.
-Ciao, mamma…-, la salutai agitando una mano.
Key ed io ci girammo e sentimmo la macchina partire. Era andata e ora? Non osavo immaginare quello che mi sarebbe successo. Osservai l’imponente struttura chiamata “Aeroporto” con il naso all’in su e poi spostai gli occhi su Key, che mi stava fissando con un sorriso che gli faceva il giro di tutta la faccia.
-Pronta?-.
-Non lo sapevi?-.
-Forse ti sfugge un piccolissimo dettaglio Key: l’ultima volta che ho preso un aereo avevo cinque anni-, dissi ridendo.
 -Povera cucciola… Non m’interessa, adesso andiamo!-, esclamò afferrando le sue due valigie.
Sbuffai sonoramente e presi le mie. Lo seguii senza fiatare e subito facemmo il check-in, dato che non c’era quasi nessuno. Lasciammo le valigie alla signorina e poi ce ne andammo in giro per l’aeroporto.
Più mi guardavo intorno e più mi chiedevo quanto potesse essere grande. Mi sentivo una bambina e a volte avevo dei flash in cui vedevo la mia famiglia partire per l’Italia. Non era la prima volta che prendevo l’aereo, ma l’ultima volta che avevo viaggiato così avevo all’incirca sei o sette anni. Quello fu l’ultimo anno in cui vidi i miei nonni, poi li avevo sentiti solo per telefono e mi dispiaceva non averli accanto, dopotutto erano parte di me e quelli paterni anche parte di Jong.
Mi guardai insistentemente intorno e vidi negozi su negozi. Qualcosa d’incredibile. Prima di arrivare al proprio pass per il volo ci saranno stati almeno cento negozi di tutti i tipi!
-Guarda che carina quella maglia!-, cinguettò Kibum saltellando davanti ad una vetrina.
-Quale?-, chiesi curiosa.
-Quella in fondo al negozio, proprio dietro alla cassa! E’ meravigliosa!-, continuò.
-Non la vedo!-, mi lamentai.
Key, con lo sguardo ipnotizzato afferrò un mio braccio e mi trascinò dentro al negozio. Superò uno scaffale con degli jeans molto carini e arrivò davanti alla famosa maglia.
-E’ bellissima!-, disse prendendola fra le mani e leggendone il prezzo.
-E’ rosa…-, dissi senza entusiasmo.
-Appunto! Non è meravigliosa!?-, chiese accostandola al suo viso e strapazzandola neanche fosse un bambolotto.
-No-, dissi secca e sincera. Per chi mi aveva preso? IO non avrei MAI messo una cosa del genere. Il rosa shock non era di mio gradimento. Subito osservai un piccolo e significativo dettaglio che mi spaventò a morte.
-Key, è da donna, non credo che tu possa indossarla. O vuoi indossarla?-, chiesi stupefatta.
-No, non voglio indossarla e non è per me! Ecco… per qualcun altro-, rispose con un sorrisetto furbo sul viso, mentre mi squadrava da capo a piedi, il che mi spaventò ancora di più.
-Che cosa vuoi dire? Perché mi stai guardando così?-.
-Potresti seguirmi solo per un istante?-.
-Sì, certo, ma perché?-.
Non mi ascoltava, era diretto ai camerini e nessuno poteva fermarlo e capii che qualcuno aveva sguinzagliato Key nel momento esatto in cui aveva visto negozi ovunque.
Lo seguii ed entrai nella zona camerini. Si fermò davanti ad uno libero e mi porse la maglia che aveva in mano: -Che cosa ci dovrei fare?-, chiesi fingendomi perplessa.
-Secondo te? Entra e provala! Fammi vedere come ti sta!-, disse spingendomi dentro e chiudendo la tenda.
-Ma… Key! A me non piace!-.
-Provala!-.
-Uffa!-, strillai e sbattei i piedi.
-Non voglio comprarla, ma vorrei avere solo la soddisfazione di vedertela un momento addosso! Posso?-, chiese irritato. Mai fare irritare Key durante lo shopping, eppure io ci stavo riuscendo.
-Ricordami di uccidere i miei genitori quando tornerò a casa-.
Mi sfilai il giacchetto e la mia maglietta, infilandomi quella nuova, per poi uscire con un muso lungo e farlo contento.
-Ah… -sospirò di felicità- sei bellissima!-, esclamò.
-Una vera delizia…-, dissi sarcastica.
Tornai dentro e mi cambiai. Una volta fuori, Key mi sfilò velocemente la T-Shirt dalle mani e corse alla cassa. Lo seguii e arrabbiata lo fulminai con lo sguardo: -Avevi detto che non l’avresti comprata!-, borbottai a denti stretti.
-L’ho detto? Non ricordo-, disse ridendosela sotto i baffi mentre riceveva il resto.
 
Il resto della mezz’ora che ci rimaneva prima della partenza lo passammo a correre da un negozio all’altro, tra gli urletti di Key ad ogni nuovo capo e la mia disperazione. Se mia madre era stancante quando faceva shopping , Key era la mia condanna a morte.
Passai distrattamente di fronte ad un negozio con su scritto “Desigual” e sentii gioire di felicità Kibum dietro di me. Mi girai per cercare di recuperarlo in qualche modo, ma era già sparito dentro al negozio.
Entrai anch’io e lo vidi correre da una parte all’altra prendendo vestiti di ogni genere e di ogni colore possibile ed immaginabile, così cominciai a guardare qui e là anch’io, sperando di trovare qualcosa che mi piacesse.
La mia attenzione fu catturata da una camicia turchese, molto carina e a maniche lunghe. Perfetta per ogni giorno quotidiano o per un’uscita fra amici. Mi avvicinai e la sollevai, guardandola meglio, poi la mostrai a Key: -Guarda quant’è carina!-, sorrisi.
Key frenò la sua corsa e si avvicinò con un mucchio di stampelle e vestiti fra le braccia, per osservare meglio quello che avevo preso io. Guardò attentamente la camicia come se fosse qualcosa da bruciare all’istante e poi mi sorrise dolcemente: -Odio dover dare queste terribili notizie, ma questa camicia sarebbe stata molto più bella con  un colore pastello. Ad esempio un salmone sgargiante!-.
-Key… se la camicia fosse stata di quel colore avrebbe fatto… -Kibum mi trucidò prima che potessi finire- impazzire chiunque!-, finii la frase e contemporaneamente posai la camicia, allontanandomi.
-Dove vai?-.
-A dare un’occhiata in giro-, dissi innocentemente.
-Accompagnami a provare queste cose-, disse supplichevole e non seppi resistere ai suoi occhi dolci.
Mi trascinai fino all’ennesimo camerino della mattinata e subito Key mi spintonò a capofitto dentro ad uno di essi: -YHA!-, strillai.
-Prova quello che ti passo!-, ordinò.
-Questo è sequestro di persona, lo sai!?-.
-Andrò in galera assumendomi le mie responsabilità-, commentò sarcastico fuori mente faceva volare, letteralmente, i panni nel mio camerino.
Di santa pazienza provai tutti i capi tra l’impazienza di Key e i miei attacchi isterici improvvisi. Quel giorno saremmo potuti saltare in aria e non lo sapevamo.
-Hai finito con quel vestito?-, chiese picchiettando con le dita sul muro.
-No-, dissi secca cercando di capire come andava.
-Cosa c’è che non va!? E’ un comunissimo vestito!-.
-Non trovo il buco per infilare la testa!-, frignai cercando di riemergere dalla manica del vestito, che ovviamente, non era la strada giusta per infilarlo in maniera consona e decente.
 
A mezzogiorno in punto fummo sull’aereo dopo aver comprato su ventisei capi d’abbigliamento solo tre pezzi. Ero stanca e ancora non era finita la lunga ed estenuante giornata.
Key, nel suo delirio, mi aveva detto che avremmo fatto tappa in hotel per un’ora e poi saremmo dovuti andare subito a girare la cittadina. Il volo fu tranquillo e viaggiammo per un’ora circa. Il capitano, quando fummo atterrati, ci augurò una buona giornata e uscimmo dall’aereo. Fuori dell’aeroporto Key chiamò un taxi e, dato l’indirizzo, questo ci portò subito all’hotel vicino al mare.
Era immenso. Quello che avevano scelto i miei per le vacanze di Natale era una baita in montagna paragonato a quello che Key aveva prenotato per quella vacanza-relax.
Entrammo e subito notai il grande lampadario al centro della hall e i mobili in stile moderno, di quelli che sono evidenti per la loro spigolosità e colori neutri. Oltrepassammo il divano in pelle nera e arrivammo al bancone dove una segretaria, dai castani capelli lunghi, consegno le chiavi della stanza a Kibum e chiamò un uomo che portasse in camera le nostre valigie.
Guardai stralunata Key, chiedendomi quanto avesse speso per tutto quello che i miei occhi stavano vedendo, senza contare tutto i vestiti che aveva comprato, e questo mi sorrise dolcemente. Mi prese per mano e silenziosamente ci avviammo alla stanza.
La centoventisei, al piano terra, era la nostra e di fronte ad essa, arrestandosi, mi chiese: -Pronta alla sorpresa più grande?-.
-Sorpresa? Quale sorpresa? Tutto il viaggio è in un’intera sorpresa, Key!-, esclamai sorridendo e scuotendo la testa.
Key sembrava strano, quasi incantato da qualcosa nel mio volto e continuò a parlare ignorando le parole che avevo appena pronunciato: -Mi ricordo che una volta hai detto che il mare era il posto più bello e più rilassante che un uomo potesse vedere. E se non sbaglio, mi hai detto anche che, se mai un giorno avresti comprato una casa, di certo non sarebbe stata a Seoul, bensì in un posto tranquillo e magari con vista mare. Giusto?-, chiese.
Annuii lentamente, ripensando che il giorno in cui dissi quelle cose avevo appena discusso con mia madre per le sue solite uscite stupide e imbarazzanti su Kibum, davanti a lui: -Sì…-.
-Chiudi gli occhi-, disse sorridendo soddisfatto di qualcosa.
-Che hai combinato?-, domandai preoccupata.
-Chiudi gli occhi e vedrai-.
Feci come mi disse e serrai le palpebre. Sentii la porta aprirsi e poi le sue mani chiudersi attorno alle mie spalle, guide silenziose di quel momento strano ma bello allo stesso tempo.
-Non sbirciare-, si raccomandò mentre attraversavamo la stanza.
Mi trattenei dall’aprire gli occhi e mi condusse fino a un determinato punto che non identificai subito. Solo quando lo sentii darmi l’ok, dischiusi gli occhi e mi ritrovai davanti ad uno spettacolo mozzafiato.
Il mare, blu e calmo, stranamente calmo in una giornata d’inverno, era davanti a me. Bellissimo, cristallino e puro. L’azzurro delle onde andava lentamente a infrangersi sulla riva e tutto ciò  che implorava era che le mie orecchie ascoltassero quel suono meravigliosamente calmante.  Perché per me era così il mare, non era soltanto una delizia per gli occhi, ma era una perenne onda di pace, dove i miei pensieri trovavano rifugio e risposte. Un posto dove il mio corpo tornava sempre in salute e la mia mente ritrovava un po’ di libertà.
Mi avvicinai al vetro della finestra, che arrivava fino a terra e costituiva un’intera parete, e allungai una mano quasi a voler toccare lo splendore che, stentavo a credere, era davanti a me. Ero estasiata e incredula. Kibum mi aveva fatto un immenso regalo e ancora una volta pensai a quanto potesse aver ammontato la quota di tutto ciò.
-Ti piace?-, sentii alle mie spalle, per poi vederlo accanto a me che osservava anche lui quel fantastico panorama.
-E’… meraviglioso, Key! Come… dove siamo? E’ impossibile, non siamo in Corea!-, esclamai entusiasta.
-Dove siamo? Mmh… fammi pensare. Siamo all’angolo fra “da qualche parte” e “nessuna parte”. Fra il paradiso e l’inferno, dove nessuno può trovarci…-, rispose guardandomi dritto negli occhi. Mi spaventò. Lo sguardo di Key era intriso di passione e dolcezza. Uno sguardo che non avevo visto, ma che il mio inconscio aveva saputo elaborare benissimo durante la notte in sogno. Arrossii violentemente a quel pensiero e abbassai lo sguardo, fissando per un momento il pavimento.
Kibum si avvicinò a me e con una mano mi alzò il volto, facendo di nuovo incontrare i nostri sguardi: -…dove nessuno può trovare te almeno per una settimana. Dove ti rilasserai, starai bene e ti divertirai. Lo spero tanto…-, sussurrò abbracciandomi.
-Key…-, sussurrai stupita.
-Si?-, chiese.
Avrei voluto domandargli che cosa gli fosse preso. Tutta quella premura improvvisa mi lasciava perplessa e con tante domande in testa. Volevo chiedergli perché si comportasse così per la sorella di un suo amico. La sorella, non l’amico stesso! Ma tutto ciò che uscì dalle mie labbra fu un semplicissimo: -Grazie-.
 
*°*°*°*
Quella mattina mi svegliai abbastanza presto. Mi alzai da letto e infilandomi solo un paio di pantaloni di una tuta scesi in cucina e cominciai a preparare la colazione.
Mia madre non si era ancora svegliata. Erano solo le otto e non volevo rovinare il suo sonno ristoratore, ma quel giorno saremmo dovuti andare in ospedale per ritirare le risposte di tutti gli accertamenti fatti nei giorni precedenti, così, dopo aver aspettato che il caffè uscisse, preparai un vassoio e lo portai da lei. Bussai e girai la maniglia, avvicinandomi silenziosamente.
La camera era buia, ma dalla finestra entravano i raggi del sole mattutino che creavano una penombra piacevole. Era distesa su un fianco, ancora dormiente, e sorrisi nel vederla dormire tranquillamente. Posai il vassoio sul comodino accanto al letto, mi sedetti accanto a lei e schioccai un delicato bacio su una sua guancia.
-Buongiorno, mamma-, sussurrai, mentre si girava a guardarmi.
-Buongiorno, tesoro…-, disse con voce arrochita dal sonno.
-Dormito bene?-, chiesi dolcemente, mentre versavo del caffè latte in una tazza.
-Sì. Che ore sono?-, chiese mettendosi a sedere.
Le passai la tazza e presi il cellulare, leggendo sul display l’ora: -Le otto e mezzo. Fai colazione tranquillamente, mamma. Abbiamo tutto il tempo per prepararci-.
-Mmm… -mugolò sorseggiando il cappuccino- …meno male. Non avevo voglia di fare tutto di fretta. fortuna che mi hai svegliato adesso-.
-Non volevo, ma conoscendoti è meglio così… Speriamo vada tutto bene-, commentai addentando un biscotto.
Mamma continuò a mangiare, ma sentii i suoi occhi fissi su di me, intenti a studiare il mio volto. Cercai di evitarli, facendo finta di nulla e continuai a masticare. Era pensierosa, come se volesse dirmi qualcosa, ma le sue labbra erano serrate e anche dopo aver finito la sua colazione, non parlò.
Si alzò dal letto e lentamente cominciò cercare vestiti da mettersi, così, quando entrò nel bagno della camera, la lasciai prepararsi da sola, avviandomi nella mia.
-Sono fortunata ad avere un figlio come te, Hyun Joong-, disse da sotto la doccia. Mi arrestai all’entrata e mi girai per un secondo a contemplare la porta. Davvero l’aveva detto? Certo che l’aveva detto. Mamma era il tipo di persona esuberante e sorridente che potrebbe far sorridere chiunque accanto a lei. Con un sorriso riscaldava intere giornate e il suo carattere solare e splendente era completamente l’opposto del mio. Almeno in quel periodo.
Quando le avevano comunicato la notizia che poteva soffrire di una grave malattia, lei aveva continuato a combattere e a sperare in bene, mentre io mi ero chiuso e avevo smesso di parlare, troppo preoccupato da quello che mi accadeva intorno. Soprattutto dopo aver scoperto tutto su mio padre ero diventato ciò che ormai tutti conoscevano. Se n’era accorta, immaginavo; era pur sempre mia madre e costantemente sentivo il suo sguardo attento scrutatore su di me, intento a studiare ogni mio singolo gesto, espressione o movimento. Sapevo bene che stava male per i miei comportamenti e per le risse che avevo scatenato a scuola, ma la mia mamma non lo dava a vedere, anzi cercava di parlarmi, e lottava con tutte le sue forze, instancabilmente, per strapparmi un sorriso. Eppure avevo continuato ad agire come uno sciocco, persino dopo aver conosciuto lei, come qualche notte prima. Nella notte di capodanno.
Il mio viso si allargò in un sorriso pieno di felicità e scossi la testa, non sapendo cosa dire e uscii dalla stanza: “Sono fortunato io ad avere una madre come te…”.
 
L’ora della visita era vicina e appena fummo pronti, presi le chiavi della macchina e andai ad accendere i motori. Poco dopo mamma uscì da casa e velocemente entrò nell’abitacolo.
-Eccomi, andiamo che è tardi>, disse appena fu dentro.
-Agli ordini!-, scherzai e la macchina partì.
Viaggiammo silenziosamente, senza parlare e ognuno con i suoi pensieri. Eravamo tesi… tanto tesi e non riuscivamo a non pensare al peggio, se pur con una lieve e leggera fiammella di speranza nel cuore.
L’ospedale era nel cuore di Seoul e faticammo un po’ prima di arrivare, a causa del traffico, ma quando fummo dentro, notammo che non c’era nessuno davanti a noi, eccetto una famigliola per il reparto vaccino.
Il professor Kang, il dottore che aveva seguito mia madre sin dall’inizio, ci fece entrare, accogliendoci con un dolce sorriso rassicurante sulle labbra. Le strinse la mano e poi passò alla mia. Aveva una stretta energica, da uomo che imprime fiducia e che non demorde.
-Bene, signora Kim, signorino Kim –cominciò in tono grave e serio- io non ho controllato il contenuto di queste risposte, perché volevo che ci foste voi qui di fronte a me. Voglio però prepararvi al peggio. Io ho sempre sperato come voi anche avete fatto, ma se le risposte saranno positive, allora dovrete farvi forza e continuare a combattere, perché potrà curare ed estinguere. Chiaro?>.
Annuimmo insieme e sentii la mano di mia madre scattare e prendere una mia nel momento in cui il dottore aprì il fascicolo.
L’uomo scrutò e lesse attentamente il contenuto per minuti che sembrarono interminabili, poi alzò la testa e chiuse lentamente i fogli. Avevamo l’ansia e il batticuore e, quando alzò gli occhi verso di noi, prendemmo un lungo respiro: -I test sono negativi-.
Lo guardai perplesso, seppur felice, stringendo la mano di mamma. Ero incredulo. Perché i test erano negativi, se le lastre avevano rivelato una forma estranea?
-Ne è sicuro?-, chiese lei incredula col sorriso sulle labbra.
-Sicurissimo, signora!-, esclamò il dottore.
-Allora che cos’è quello che si vede dalle lastre?-, chiesi.
Il dottore sorrise con la premura di un padre: -Sei un ragazzo sveglio-, commentò.
Mamma annuì e il dottore continuò: -Vedi… ciò che si vede è una semplice ciste che sarà tolta con una semplicissima operazione chirurgica. Nulla di preoccupante-.
Tirai un sospiro di sollievo e mi lasciai andare sulla poltroncina: -Sia lodato il Cielo-, esclamai.
-Oh! Tesoro, sono così felice!!-, cinguettò mia madre.
-Anch’io mamma! Non sai quanto!-, dissi abbracciandola davanti al medico. La strinsi forte, come se la potessi perdere da un momento all’altro.
-Potrete prenotare l’intervento di sotto. Dite che vi mando io e cercate di trovare un posto al più presto possibile-, disse, lasciandoci i fogli, e ci alzammo.
-Grazie professore-, disse mamma inchinandosi rispettosamente. Feci lo stesso e strinsi di nuovo la mano al dottore.
-Arrivederci. Ci vediamo dopo l’operazione per togliere i punti-, disse sorridendo.
-Grazie mille-, feci eco e uscimmo dalla stanza per andare a prenotare la giornata dell’intervento.
 
*°*°*°*°
Le ore con Key stavano passando velocemente e senza lasciarci un momento per respirare. Mi portò principalmente a visitare i posti più belli del posto e poi a continuare lo sfrenato shopping che aveva cominciato già dall’aeroporto. Sta volta non mi lamentai però; messo uno zaino in spalla, mi fece visitare musei e quant’altro, tutto ciò che adoravo e che poteva stuzzicare la mia mente fantasiosa e appassionata, così quando cominciò a correre da un negozio all’altro non piagnucolai, ma anzi lo seguii volentieri.
 Key era felice di essere in mia compagnia, glie lo leggevo negli occhi, e gli ero grata per tutto quello che aveva iniziato a fare. L’unico modo per ringraziarlo di cuore era seguirlo in tutto ciò che faceva.
-Ti piacciono queste scarpe?-, chiese prendendo un paio di ballerine bianche con un semplice fiocchetto di lato.
Mi avvicinai a lui e le osservai, sorridendo: -Sono carine! Semplici, comode… si, sono nel mio genere. Perché me lo chiedi?-, domandai.
-Ti va di provarle?-, rispose con un’altra domanda.
Lo guardai stupidamente per un attimo e poi annuii. Non volevo fargli spendere più soldi di quello che già non avesse fatto, ma quelle scarpine ero davvero un amore.
Mi sedetti sul divanetto e mi tolsi le scarpe da ginnastica che portavo mentre la commessa portava a Kibum il numero giusto. Allungai le mani per prenderle, ma Key m’ignorò e chinandosi m’infilò una scarpa.
-Come la senti?-, chiese sorridendo.
-E’ morbida!>, dissi guardandola.
-Allora le prendiamo-, annunciò.
-Key… hai già comprato una marea di roba, queste puoi anche evitare, no? Non devi per forza…-.
-Ah, taci. E’ un regalo-, mi zittì prendendo la scatola e portandola in cassa. Pagò e subito uscimmo.
-Grazie-, dissi guardandolo.
Kibum mi scompigliò i capelli con una mano: -Non ringraziarmi. Non ce n’è bisogno-.
Lo presi sotto braccio e continuammo il nostro tour di negozi. Key comprò una felpa, una camicia e due magliette per sé e in un più due paia di scarpe.
Mi portò a mangiare in un piccolo ristorante carino e tranquillo e dopodiché tornammo in hotel. Lì, sistemò le cose appena comprate nella valigia e poi aprì una delle mie, rivelando una valanga di vestiti insormontabile.
-Ah… quelli li hai presi a Seoul?-, chiesi tirando su con un dito ognuno di essi, ma Key era intendo a cercare qualcos’altro.
-Sì, li ho presi lì. Dove diamine sei finito?-, borbottò fra sé.
-Che cosa cerchi?-.
-Un… AH! TI HO SCOVATO!-, strillò tirando fuori un costume fuxia da donna.
Sgranai gli occhi credendo di avere le traveggole e lo guardai allibita, conoscendo già i suoi pensieri: -No… non lo indosserò-, dissi scuotendo la testa e sorridendo istericamente.
-Perché? E’ carino… ed è intero! Sembrerai una bambolina!-.
-Appunto! Non voglio assomigliare a una bambola!-, urlai stizzita.
 -Indossalo e basta-, disse lasciandolo sul letto e prendendo dei bermuda per lui.
-No, non lo farò-, insistetti sedendomi.
-Yaya, non farmi arrabbiare. Siamo stati bene tutto il giorno, perché dobbiamo litigare adesso?-, disse girandosi e guardandomi male.
Sostenni il suo sguardo per circa... un minuto e poi, con un grugnito di disapprovazione andai a provare quell’obbrobrio.
L’unica cosa positiva della questione è che saremmo scesi per un bagno nella piscina dell’hotel, di cui mi ero innamorata immediatamente.
 
*°*°*°*
Come ogni giorno, da quando eravamo rientrati dalla montagna, stavamo provando le nostre canzoni insieme agli altri gruppi per la gara finale di giugno.
Da quando erano iniziate le vacanze di Natale, tralasciando la settimana di lavoro in hotel, avevamo provato ininterrottamente quando il tempo lo consentiva. I primi a provare, negli orari che la scuola ci aveva lasciato, erano i Suju, mentre i ragazzi ed io c’eravamo subito dopo.
Avevamo quasi finito, quando vedemmo gli Shinee arrivare e posare le loro cose sulle poltrone, per poi cominciare a scaldarsi la voce.  In poco tempo terminammo e scendemmo dal palco per prepararci e tornare a casa. Lanciai un rapido sguardo agli Shinee e notai che ne mancava uno.
“Dov’è Kibum?”, pensai cambiando maglietta, ma poi mi accorsi che non era l’unico a non essere in sala.
“E lei dov’è? Di solito quando provano li segue come un cagnolino, ma oggi non c’è… E’ impossibile che non sia venuta per causa mia!”, continuai a pensare fissandoli.
-Tutto bene, Hyun Joong?-, chiese Onew che aveva notato il mio sguardo pensieroso guardare nella loro direzione.
-Eh? S-si… tutto bene-, risposi scuotendo la testa, ma sentii ancora il suo sguardo su di me.  Alzai gli occhi e, vedendo che Jong era in bagno, nel pieno della curiosità, chiesi: -Ehm… dov’è Kibum? Oggi provate in quattro?-.
Onew alzò per un attimo un sopracciglio, guardandomi perplesso: -In vacanza, perché? T’interessa?-.
-Oh, no. Sola curiosità-, risposi. Vidi Jong tornare e abbassai lo sguardo.
Hyun Jun accanto a me, che aveva assistito alla scena, rise sotto i baffi e mi provocò sussurrandomi senza farsi sentire: -Come mai ti preoccupi di dove sia Kibum?-.
-Taci, Jun!-, risposi acido, dandogli una gomitata.
-Forse si preoccupa di qualcun altro. O dovrei dire di qualcun’altra?-, chiese sarcastico Jung Min sistemandosi i capelli. Era una congiura? Che cosa avevo fatto di male per meritarmi tutte quelle frecciatine quel giorno?
-Volete morire per caso?-, domandai cupo e irritato, scrutandoli uno per volta.
Hyun Jun e Jung Min si guardarono complici e mi preoccuparono parecchio. I loro sguardi si stavano dicendo molto. Troppo per i miei gusti, il che mi faceva pensare all’irreparabile.
-Forse dovresti chiedere a Jong dove sia lei-, commentò una voce alle mie spalle. Mi girai a fulminare la persona in questione e mi accorsi che era Kyu Jong, mentre Young Saeng tratteneva a stento una risata.
“Kyu Jong! Anche tu!?”, pensai.
-JONG!-, strillò Hyun Jun e la mia testa scattò per guardarlo esterrefatto. Che cosa aveva intenzione di fare? Si era impazzito per caso? Jong, che stava sistemando alcune sedie sul palco, lo guardò un po’ sorpreso, ma non si scompose. In fondo Hyun Jun era l’unico di noi a non essere considerato un teppista da lui, anzi… forse considerava solo me come un teppista.
-Dov’è tua sorella? E’ un po’ che non la vedo. Come mai non è venuta oggi?-, continuò Hyung Jun e la mia mascella arrivò per terra. Quella non era una congiura, era un ammutinamento!
-E’ in vacanza con Kibum-, rispose tranquillamente.
Cosa? Era con Kibum? E quand’erano partiti!? La rabbia e l’irritazione raggiunsero il limite, tanto che mi portarono a parlare senza che me ne rendessi conto: -CON KIBUM!?-, strillai e Jong sgranò gli occhi.
-Qual è il problema, Hyun Joong?-, chiese Jong in tono severo.
-Oh… Ehm, nulla. Nulla di preoccupante-, risposi accorgendomi della mera figura che avevo fatto.
-Tutto ciò che riguarda mia sorella, accostato a te, mi preoccupa-, rispose gelido.
-Tranquillo, nessuno te la porterà via-, dissi ironico, prendendo lo zaino in spalla.
-Stalle lontano, Hyun Joong-, continuò a dire, mentre mi allontanavo. Non lo ascoltai, bensì uscii dalla sala e mi diressi fuori della scuola, passando per la porta sul retro.
“E così sei con Kibum! Bene, resta pure con lui e fatti consolare da lui! Non m’interessi più! Volevi liberarti di me? Ti facilito il lavoro. Sono io che mi terrò alla larga da te. In fondo, come tu stessa hai detto all’inizio, non potrai mai innamorarti di me, no? Resta con lui. E’ la scelta migliore”, pensai in preda alla gelosia.
Sbattei violentemente la portiera della macchina e subito partii, non curandomi della velocità.
 
-Sono a casa!-, dissi appena rientrai. La rabbia si era un po’ sbollita, ma i residui li sentivo ancora. Se solo provavo a pensare a lei sola con Key, stringevo i pugni.
Posai lo zaino sul divano e andai in cucina a prendere qualcosa da bere. Versai un po’ d’aranciata in un bicchiere e andai in salotto. Dov’era mamma?
-Mamma?-, dissi.                                                                                     
-Tesoro, sono qui!-, strillò dalla veranda.
Affacciandomi, la trovai intenta a leggere una sorta di lettera. Mi avvicinai e le diedi un leggero bacio su una guancia: -Ciao, mamma. Mi sei mancata oggi…-, sussurrai.
-Ciao, amore. Mi sei mancato anche tu-, rispose sorridendo e mi sedetti accanto a lei.
Sorseggiai un altro po’ di aranciata e notai che era profondamente immersa nella lettera: -Che cos’è? Chi la manda?-, chiesi curioso come un bambino.
Mamma sospirò e guardò per un momento davanti a sé. Poi con sguardo grave e serio mi guardò in volto e con una mano mi accarezzò dolcemente il viso. Quel gesto mi fece preoccupare: -Promettimi che non ti arrabbierai…-, disse puntando i suoi occhi nei miei con aria di una martire.
-Di che si tratta?-, chiesi scurendomi in viso. Mia madre da un po’ di tempo prendeva precauzioni, prima di parlare, solo per una cosa in particole. Una persona in particolare e intuii chi fosse.
-Prometti-, ripeté.
Sospirai e di malavoglia annuii, aspettando che parlasse. Trasse un profondo respiro e dopo qualche secondo disse: -La lettera è di tuo padre. Dice che il lavoro che gli avevano assegnato all’inizio di settembre si fermerà per qualche mese, così tornerà a breve-.
In quel momento sentii il sangue gelarsi nelle mie vene e la rabbia che ero riuscito a soffocare tornò a farsi sentire. Rimasi a guardarla per qualche secondo senza dire nulla, cercando di nascondere i miei sentimenti, e poi ritrovando la voce chiesi apaticamente: -Quando tornerà esattamente?-.
-A marzo, quando tu sarai in vacanza-, rispose studiando il mio volto chino.
-Ok…-, dissi alzandomi silenziosamente.
-Hyun Joong…-, cercò di richiamarmi, ma ero già dentro casa.
Salii le scale ed entrai in camera mia. Mi sedetti sul letto e mi lasciai andare sul cuscino, fissando il soffitto: “Tornerai. Proprio ora che il medico ci ha detto che le analisi andavano bene, tu torni per massacrare ancora una volta i miei nervi. Non puoi semplicemente restare dove sei? Se tu torni, per me sarà la fine… Adesso non ho più nemmeno lei…”.
Mi strofinai gli occhi e scattai a sedere, scompigliandomi nervosamente i capelli: -AISH!-.
Aprii il cassetto della scrivania e presi fra le mani la fotografia della mia presunta sorellina. La riguardai per l’ennesima volta e passai le dita sul suo visino da bambina: -La cosa buona del suo ritorno è che potrà almeno darmi delle notizie su di te.  Chissà come sarai adesso… o se mi assomigli…-, parlottai fra me mentre osservavo la piccola in foto.
La bambina nella foto sorrideva dolcemente verso l’obbiettivo della macchina fotografica e mi chiesi in quale famiglia fosse stata adottata. L’unica cosa che sapevo su di lei era che la madre era morta di parto e mio padre non aveva riconosciuto la bambina. Solo dopo qualche anno, pentito di ciò che aveva fatto, mi aveva detto, cominciò a cercarla. Tutto rimase nascosto, fin quando non scoprii tutto qualche mese prima.
Non sapevamo qual era il suo nome, né chi l’avesse adottata, e l’impresa di ritrovarla non era per nulla semplice.
Speravo però che un giorno o l’altro potessi vederla almeno una volta, giusto per sapere chi era, conoscerla e magari scherzarci insieme.
-Chissà… magari se l’avessi conosciuta prima a quest’ora non sarei così e magari mi avrebbe anche aiutato a conquistare in modo onesto Yaya…-, continuai a parlare e mi accorsi di averla chiamata con il nome con cui erano soliti chiamarla i suoi amici o familiari.
Sorrisi e scrollai la testa freneticamente: “Falla finita, Hyun Joong! Da adesso in poi sarà una ragazza come tante. Anzi… torna a infastidirla per il puro piacere di dar urto agli Shinee! Almeno porterai a termine il tuo scopo iniziale!”, pensai malignamente e riposi la foto nel cassetto.
 
 
 

 {Spazio Alue! :D}
Piaciuta la sorpresa fatta da Kibum!? *^* E siamo solo all'inizio, ragazzi! XD Dunque, sì, Hyun Joong sta leggermente andando al manicomio per colpa della sottoscritta, ma che volete farci? Sono uomini e devono pur soffrire un po', no? u.u Specialmente Hyun Joong è.é O:D Che altro? Ebbene sì! Chi sarà la fantomatica sorella di Hyun Joong!? Mmmh? Lo scoprirete solo leggendo! ^^
Lasciate un commento o una recensione e grazie per essere passati! Alla prossima!
Un Kiss! :3

 
 

 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV
 
I primi quattro giorni con Key passarono molto velocemente tra un capo d’abbigliamento e l’altro, e una strillata ogni tanto sia da parte mia, sia dalla sua. Ogni giorno mi portava a visitare posti nuovi: musei, lo zoo, paesini vicini, negozi; e il pomeriggio lo passammo spesso in piscina, mentre la sera passeggiavamo tranquillamente per le vie della cittadina. Non mi volle dire dove fossimo e io non continuai a chiedere. Preferii vivere quei giorni come un sogno da ricordare, perciò non feci domande, bensì sorrisi e acconsentii ad ogni proposta che tirava fuori dalle sue maniche.
Key fu molto dolce e sereno in tutti quei giorni e mi dimenticai presto delle preoccupazioni che avevo. Non pensai a Hyun Joong neanche per un momento, accantonai i problemi di mio fratello con Federica e mi godei la vacanza, che in fin dei conti era stata organizzata per me, ma certe volte gli strani comportamenti di Kibum riaffioravano e tendevano a turbarmi; poi con qualche sorriso e una battuta divertente tornava a scacciarli via.
L’ultimo giorno di vacanza non fu molto movimentato. Come al solito scendemmo a fare colazione nell’immensa cucina dell’hotel e poi uscimmo per fare due passi. Passammo l’intera mattinata a giocare a pallavolo nel centro sportivo li vicino e poi tornammo in hotel per il pranzo.
-Sta sera andiamo a cena fuori-, annunciò Key mentre addentava un pezzo di pane.
-A cena fuori? E dove?-, chiesi curiosa, ma con una punta di timore, alzando gli occhi.
-In un locale tranquillo in centro. Ci sono stato una volta: ci vanno parecchie famiglie e molti ragazzi della nostra età; ci si sente bene. Ti va?-, domandò guardandomi speranzoso.
Annuii sorridendo lieta della descrizione del posto e continuai a mangiare, poi riflettei: -Mmm, non credo di aver portato qualcosa da sera-.
-Ora che ci penso nemmeno io l’ho presa. Possiamo sempre andare a comprare qualcosa in giro-.
-Key, hai speso già troppo per me, senza contare… questo –indicai l’hotel- non spendere ancora di più. Preferisco mettermi un jeans e una maglia carina che già mi hai comprato-, dissi ringraziandolo con lo sguardo.
-Ah… sta zitta! Lo faccio perché mi diverto-, scrollò le spalle sorridendo.
-Lo so che ti diverti, ma non mi diverto io a diventare ogni volta una bomboniera!-, obbiettai.
Kibum ignorò completamente le mie lamentele e pensò a qualcosa, poi disse: -Ho notato un negozio molto carino a pochi passi da qui. Vende un sacco di abiti da sera. Andremo lì appena avremo finito-.
-Kibum…-, piagnucolai.
-E dovrò trovare una bella camicia per me. Quelle che ho le ho già messe troppe volte!-, commentò fra sé continuando a ignorarmi.
-Quante volte le hai messe? Una… due?-, brontolai sottovoce giocando con un pezzo di carne nel piatto.
-Sicuramente tre volte. Direi che sono abbastanza, no?-, rispose con aria da diva, divertito di punzecchiarmi.
Gli lanciai uno sguardo truce e finii ciò che stavo mangiando. Quand’ebbe terminato anche lui, salimmo in camera e siccome mi sentivo stanca, mi lasciò riposare per un’ora e mezzo. Lui fece lo stesso e mise la sveglia per quando ci dovevamo alzare, solo che non suonò all’orario giusto e quando si svegliò, lesse l’ora sul display scattò in piedi e mi strillò nelle orecchie che era tardi.
-Yaya! Svegliati! Sono le quattro! E’ tardissimo! Non ce la faremo mai a trovare un vestito per entrambi!-, strillò volando in bagno a lavarsi i denti.
-Mmm? –biascicai assonnata- Non ce la faremo mai? Key, sono le quattro, se andiamo li alle otto e mezza abbiamo ancora… quattro ore! Quanto ti serve!?-, chiesi preoccupata da tutto quel delirio improvviso.
Key, non rispose, così mi preparai tranquillamente e quando ebbe finito lui, mi prese per mano e come al solito cominciò a farmi volare come un aquilone da negozio a negozio.
-KEY! Non puoi comprarmi un vestito del genere!-, strillai nel panico, guardando davanti a me lo splendido vestito da sera che avevo davanti agli occhi. L’abito era bianco e morbido nelle linee, che scendevano ondeggiando nel panneggio, con pochi stras a contornare il taglio all’imperiale.
-Perché no?-, chiese sorridendo e soddisfatto per aver trovato quell’indumento meraviglioso.
-Dobbiamo andare a cena, non a una serata di gala!-, continuai a strillare stizzita, guardandolo esterrefatta.
-E’ perfetto per te però!-, ribatté allegro e pimpante, felice come una pasqua.
Era più di mezz’ora che discutevamo dentro ad un negozio dai prezzi da capogiro, mentre la commessa ci guardava infastidita dalle nostre discussioni, e Kibum non dava segni di voler cedere alle mie lamentele.
Lo guardai esausta e implorante, mentre si avvicinava a un paio di scarpe dello stesso colore del vestito, con un tacco da almeno otto centimetri, quando strabuzzai gli occhi.
-No… non dirmi che vuoi che le indossi sta sera-, dissi sorridendo istericamente e scuotendo la testa.
-E invece è proprio quello che farai!-, rispose felice e accompagnandomi nel camerino.
“Perché a me? Non ho fatto nulla di male! Non poteva essere più normale!? Non poteva assomigliare a Jong almeno in questo? Solo questo! Key… tu mi odi!”, pensai e salì una forte voglia di piangere per la disperazione.
-Key… dove diavolo vuoi portarmi?! Con questo vestito non mi auguri nulla di buono, come invece mi avevi detto!-, frignai da dietro la tenda.
-Lo vedrai sta sera, l’importante è che tu abbia accettato!-, rispose allegramente, picchiettando distrattamente sul muro con le dita.
-Sei un Giuda!-, strillai.
-Povera piccola martire… Finirò all’inferno per questo! Mi dispiace, non posso farci niente. Terrò la mia dannazione e sconterò la pena che mi assegneranno laggiù-, disse sarcastico.
-Molto divertente…-, commentai acida.
Mi spogliai e in fretta m’infilai il vestito, stando attenta a non strapparlo con la mia innata “delicatezza”, e poi misi le scarpe. Uscii con un muso lungo e lo guardai con aria afflitta: -Contento?-, domandai.
-Mmm… ti sta a pennello! Solo, aspetta un momento…-, commentò e si avvicinò con le mani al mio viso, per raggiungere le mie labbra e curvarle in un sorriso finto con le dita.
-Sorridi e sarai perfetta!-, annunciò.
Sospirai e scossi la testa ridendo: “Che cosa devo fare con te, Key? Non cambi mai…”.
-Bene. Signorina, lo prendiamo!-, annunciò alla commessa che fu ben felice d’incassare la cifra vertiginosa del vestito.
Il resto del pomeriggio lo passammo a cercare una camicia per lui e un copri spalle per il vestito, dato che non potevo andare in giro a spalle scoperte in pieno inverno. Così quando terminammo le compere, tornammo in albergo e ci preparammo.
-Kibum… potrei sapere dove hai intenzione di portarmi?-, chiesi cauta, guardandomi allo specchio, mentre infilavo fra i capelli una molletta costellata da brillantini.
-Se te lo dicessi, che sorpresa sarebbe?-, chiese, uscendo dal bagno.
-Sorpresa? Key, è una settimana che mi fai sorprese e ancora non ti sei stancato?-, chiesi, mentre lui mi sorrideva dolcemente.
-Hai organizzato tutta questa vacanza, hai speso un patrimonio in vestiti, scarpe e quant’altro; mi hai portato a visitare musei a volontà e ora a cena fuori, senza contare questo meraviglioso vestito! Non ti sembra un po’ troppo? In fondo per te sono solo la sorella di un amico, no?-, continuai.
Key smise di sorridere a quelle parole e abbassò lo sguardo pensierosamente, facendomi preoccupare. Era un altro dei suoi comportamenti strani che aveva acquisito in quella settimana, ma non avevo dato molto peso fino ad allora a quei cambiamenti d’umore improvvisi. Di solito era peggiore di una donna nell’essere lunatico, ma in quei giorni cambiava repentinamente umore quando gli ponevo quella domanda e non rispondeva mai. In quella frazione di secondo ebbi la sensazione che mi nascondesse qualcosa da molto tempo.
Tornò a sorridere poco dopo e senza demordere, rispose con aria da diva: -Lo scoprirai quando saremo arrivati-.
Controllò il mio trucco scrupolosamente e si assicurò che non l’avessi sbavato, neanche fosse mia madre, e, prendendomi sotto braccio, mi accompagnò alla macchina.
Arrossii un poco quando attraversammo la hall. Tutti tenevano gli sguardi fissi su di noi, perché camminando in quel modo e vestiti così sembravamo una coppia d’innamorati. Sorrisi però, perché quella sera mi sentivo una principessa accanto al suo principe azzurro. Mamma aveva ragione a desiderare Key accanto a me, perché era una persona splendida e dolce, ma il mio cuore apparteneva a qualcun altro e lo sapevo bene. Fui felice però che in quel piccolo lasso di tempo, il mio angelo custode era riuscito a non farmi pensare a nulla.
Mi aprì la portiera della macchina e mi fece salire, sorridendo. Fece il giro ed entrò nell’abitacolo mettendo in moto.
-Sei pronta?-, chiese con gli occhi che brillavano di felicità. Da dove proveniva tutta quell’eccitazione?
-Lo sarei se solo sapessi quello che stai progettando alle mie spalle-, dissi ironica.
-Sì, sei pronta-, si rispose da solo e partì.
Risi e lo guardai, quando non si accorse del mio sguardo scrutatore su di lui: i capelli biondi e ordinati gli incorniciavano il viso felino e paffuto, dai lineamenti dolci e morbidi; aveva scelto una camicia di un rosa salmone, con una giacca bianca, per richiamare il colore del mio vestito, così come lo erano i pantaloni. Era bellissimo. Come sempre d’altronde e sorrisi mentre lo guardavo meravigliata dai miei pensieri.
-Perché mi guardi così?-, chiese notando il mio sguardo fisso e incantato.
-Nulla…-, arrossì e guardai fuori dal finestrino, avvampando.
-No, hai qualcosa. Ti conosco troppo bene. Forza dimmi a cosa pensi!-, ordinò con un acuto.
Mi strinsi nelle spalle e mi vergognai, ma non potevo non parlare, ormai mi aveva scoperta e resistere avrebbe solo aperto una discussione in cui avrebbe di nuovo avuto la meglio: -Pensavo solo… che sei bello-, sussurrai guardando avanti.
Non so che espressione ebbe dipinta sul volto Kibum, ma lo sentii sghignazzare divertito e poi disse: -Modestamente lo sapevo, mia cara-.
La sua mirabolante modestia alleggerì la tensione che si era creata dentro di me e sorrisi, sospirando di sollievo.
 
-Key! Che cos’è…. QUESTO!?-, esclamai sconvolta nel vedere di fronte a me un immenso ristorante chic con due  scimmioni sulla porta a fare da botta fuori.
Kibum rise divertito senza rispondere e parcheggiò la macchina poco lontano dall’ingresso; mi fece scendere e subito dopo mi offrì il braccio: -Prego, my lady-, disse con un sorriso sulle labbra.
 Arrossii e lo presi sotto braccio. Possibile che non mi rispondeva?! I suoi silenzi erano snervanti e inquietanti, specialmente quando doveva fare sorprese e soprattutto se la sorpresa era indirizzata alla sottoscritta.
-Key… dove mi hai portato?-, chiesi spaventata mentre ci avvicinavamo lentamente.
-Non ti piace? E’ tranquillo come posto…-, mi sussurrò divertendosi a stuzzicare i miei nervi prima che arrivassimo. Quale mera e atroce figuraccia mi aspettava?
Kibum diede il suo nome e la prenotazione, così i due armadi piantonati alla porta ci fecero entrare senza problemi, augurandoci una buona serata.
L’interno del ristorante era quanto di più meraviglioso i miei occhi avevano visto fino ad allora: nella sala immensa e immersa in una fioca luce piacevole, tavoli rotondi con delle tovaglie di stoffa bianche, che arrivavano quasi a terra, erano apparecchiati con un bellissimo servizio; nei bicchieri vi era arrotolato a ventaglio un tovagliolo anch’esso di stoffa, mentre al centro di ogni tavolo c’era un vaso stretto e lungo, contenente due rose rosse e una bianca; sparsi per la tovaglia dei petali degli stessi colori.
Al centro della sala, decorazioni di colonne in stile greco ioniche davano un tocco originale e unico alla sala, che in un angolo aveva un amplificatore, il quale mandava in sottofondo una rilassante musica in violini e pianoforte.
Era vero ciò che Key mi aveva detto, molte famiglie erano lì a cena, vestite di tutto punto ma alla mano, e c’erano anche molti bambini che giocavano liberamente in giro per il ristorante. Era strano essere ammaliata da quel posto, ma sentirsi contemporaneamente a casa. Sembrava una favola.
Restai a bocca aperta, mentre Kibum chiedeva quale fosse il nostro tavolo e quando gli fu riferito, mi portò fino al nostro. Mi aiutò a sedermi e subito arrivarono i menù.
-Kibum… -cominciai, guardandolo stupita e incredula dietro il foglio- come? Quanto hai speso per tutto questo!?-, domandai. Kibum non aveva badato a spese un solo secondo in tutta la settimana, ma quello era troppo! Si era totalmente superato!
Sorrise e abbassò leggermente il suo menù, per poi tornare a guardarlo con interesse mentre mi rispondeva: -Una sciocchezza, baby-.
“Più voglio che non spende e più lui si da alla pazza gioia nel sperperare denaro per me! A quale pro?! Avrà speso un miliardo di soldi solo tra questo ristorante e l’hotel! Kibum mi preoccupi! Che cosa devo pensare!? Il tuo comportamento è stato normale nello shopping, ma questo è sforare i limiti! Abbi un po’ di contegno!”, pensai esasperata, mentre lo studiavo di sottecchi. Non che non mi facesse piacere avere tutte quelle sorprese una dopo l’altra, chiunque l’avrebbe apprezzato come e più di me, ma non volevo assolutamente che continuasse a preoccuparsi in quel modo. Quando avevo acconsentito a farlo rimanere accanto a me per distrarmi non pensavo sarebbe arrivato a tanto in così poco tempo!
Ordinammo qualcosa da mangiare e i piatti, in men che non si dica, arrivarono. I camerieri versarono del vino in uno dei due bicchieri sia a me, sia a Key e cominciammo a mangiare. In un primo momento calò un silenzio abbastanza imbarazzante per quella strana situazione, ma non mi pesava restarmene senza parlare, davo molto più spazio ai miei pensieri in quel modo e quella settimana non avevo avuto un secondo di tempo per fermarmi.
Forse è per questo che Key non mi ha dato tregua. Non voleva che pensassi a quello che avevo a casa e dedicassi tutto il mio tempo a lui e alle sue manie senza fine…”, pensai, ascoltando la musica sinfonica e dolce di violini che s’innalzava nel locale.
Kibum alzò gli occhi su di me, dopo aver bevuto un sorso di vino, e ruppe il silenzio: -Ti sei divertita in questi giorni?-, mi chiese con la premura di una madre.
-Sì, molto… e devo ringraziarti Key-, risposi sorridendo dolcemente.
-Sono contento. Volevo che ti svagassi un po’-, sorrise e giocherellò con un pezzo di carne che non gli andava più.
-Mmh... sì. Me l'avevi già detto, solo che hai esagerato come al solito. Mi sarebbe bastato poco, anche solo divertirmi a Seoul in compagnia di un amico-.
-A Seoul ci sono persone che conosci, invece qui ci siamo solo tu ed io. E poi non ho esagerato!  Questo è anche poco! Volevo che tu stessi bene in questi giorni>, ribatté con aria da diva e scherzosa.
-Persone che conosco? Key, io non conosco quasi nessuno a Seoul! E la mia migliore amica ormai è andata a farsi benedire… Gli unici con cui parlo siete tu, gli Shinee e Feffe!-, commentai guardandolo seriamente.
-Ok, molte persone le conosco io a Seoul –borbottò fra sé dandola per un attimo vinta a me- ma ti ho visto molto in sintonia anche con Hyun Jun, o sbaglio?-, continuò imperterrito.
-E allora? Jun ha i suoi amici e dopo ciò che è successo con lui all'inizio dell'anno siamo solo buoni amici che si parlano una volta ogni tanto. Giusto quando s'incontrano... E’ vero, con lui mi trovo bene. Quando uscimmo insieme fu molto simpatico e di compagnia, ma sospetto che il suo interesse nei miei confronti non sia del tutto svanito, perciò me ne tengo lontana. Forse l'unica con cui sto veramente bene è Federica, ma quell'idiota di Jong ha combinato tutto quel casino! Se l’avessi fra le mani, lo strangolerei adesso-, imprecai irritata.
-Perché con me non stai bene?! –gridò sconvolto, per poi tornare serio- e comunque vedrai che le cose si aggiusteranno tra quei due, e se così non fosse, andrò a fare una chiacchierata con Feffe-.
-Per favore... Feffe si è rinchiusa come e peggio di Jong, l'unica speranza che abbiamo è quella canzone, che dovremmo scrivere quando torneremo-.
-Si sono rinchiusi come dei carcerati perché sono due stupidi: Jong ha perso la voglia perchè continua a dire che ormai è finita, e quell'altra è troppo orgogliosa perché lo perdoni o per accettare le sue scuse. Speriamo solo che la smetta con questa sceneggiata quando ascolterà la canzone-, commentò serio, guardando un punto fisso sulla tovaglia, poi alzò gli occhi e chiese: -Hongki invece che dice di tutta questa storia?-.
-Hongki? Hongki è felice di darmi una mano. Sa che lui è l'artefice del guaio insieme a me e vuole riparare. E so che per Federica nutre un profondo interesse, me lo disse un giorno in macchina mentre mi accompagnava a scuola, ma nulla più. Vuole troppo bene a Jong... Ciononostante lui e Federica rimangono legati da un'amicizia fatta di sintonia e complicità, perciò cerca di spingere su questo per far si che lei torni a sorridere e ad avere meno il muso, così da farla calmare per la grande serata-, risposi scrollando le spalle.
-Capisco. E’ davvero una fortuna che Hongki non abbia approfittato di questo periodo. Fortunatamente è un bravo ragazzo-, commentò distrattamente. Gli occhi Kibum si erano incuriositi di qualcosa alle mie spalle già da un po’, ma non ci avevo fatto molto caso.
Mi girai e vidi dei bambini che stavano convincendo una ragazza mora e molto carina a cantare, ma questa per un motivo o per l’altro non voleva, così si spostarono a un’altra ragazza che acconsentì volentieri: -Cosa volete che canti?-, chiese.
-Quello che vuoi!-, risposero in coro i piccoli.
-Unnie… -cominciò una bambina dai lunghi capelli neri- …potresti cantare la mia canzone preferita?-, chiese. Era diventata molto rossa, probabilmente si vergognava a chiedere.
La ragazza, che aveva raccolto i bellissimi capelli biondi, in una lunga treccia si abbassò e le chiese: -Qual è? Dimmi il titolo ed io te la canterò-.
La bambina si avvicinò all’orecchio della ragazza e le sussurrò qualcosa. Subito dopo la bionda la guardò sorridendo e le scompigliò i capelli: -Ma ci servirà un maschietto per quella musica!-, esclamò.
-Dobbiamo cercare qualcuno che canti Barbie Girl insieme a noi! Forza bambini, cercate un Ken che canti per la vostra amichetta!-, propose la ragazza.
Key sorrise e si alzò, come sentitosi chiamato in causa e si avvicinò al gruppetto: “Che cosa vuoi fare? Perché ti stai alzando? QUALI TERRIFICANTI INTENZIONI HAI!?”, pensai nel panico.
-Perché cercare, quando ce l’avete già?-, disse con aria da diva e spavalderia.
La ragazza lo sguardò da capo a piedi e poi sorrise con la bavetta alla bocca, nemmeno avesse visto un dio: -Canterai con noi?-.
-Certamente, ditemi solo dov’è il microfono-, rispose Key sorridendo divertito dalla reazione della ragazza e non stando più nella pelle di cantare.
Nel frattempo mi stavo mangiando le mani e cercavo in tutti i modi di nascondermi: “Perché a me!?”.
I due fecero contenti i bambini e salirono sul piccolo palcoscenico, che immaginavo servisse da intrattenimento bimbi, per cominciare a cantare. La mamma della bambina diede il cd della canzone già pronta, segno che non era la prima volta che gli capitava una cosa del genere, e la musica iniziò. Key si nascose dietro una tenda del palco, mentre la ragazza, presa una sedia, si sedette al centro.
La bionda cominciò a cantare con una voce acuta e sinfonica, con Key che le andava dietro senza problemi. Sorprendentemente Kibum, che generalmente aveva anche lui una voce acuta e frizzante, tirò fuori una voce profonda e abbastanza vicina a quella di un vero Ken.
Non contento della sola musica, diede il via alle danze, così da volermi far arrivare sotto terra e forse anche più giù. Silenziosamente scivolai sulla sedia, in modo che nessuno potesse vedermi, mentre tutti erano estasiati ed entusiasti di quel piccolo spettacolino.
Key cantava e ballava come sempre aveva fatto, divertito e allegro, senza l’ombra di un’esitazione o di vergogna. Vederlo isolato dagli altri Shinee faceva un effetto strano: ero solita vederli esibirsi sempre insieme così da non accorgermi delle potenzialità di ognuno di loro, ma Key era un concentrato d’energia. Era bello, solare e pieno di vitalità.
Fece fare una giravolta alla bionda, continuando a ballare insieme a lei con tutti i bambini ammaliati e divertiti della situazione che ballavano anche loro. La piccolina che aveva chiesto la canzone sembrava piuttosto realizzata e guardava Kibum come se avesse davanti ai suoi occhi un angelo. In un certo qual senso Key lo era un angelo. Il mio angelo custode che mi aveva salvato appena in tempo da una lunga e profonda depressione a causa di un perfetto e inutile, presuntuoso ragazzo.
Si avvicinò al tavolo ballando e mi offrì una mano, senza smettere di cantare. Lo guardai inorridita e lo ignorai, facendo finta di nulla.
“Non puoi costringermi a fare anche questo, Key! Il vestito va bene! Le scarpe anche, ma BALLARE!”, pensai sperando che volasse via.
Kibum non si diede per vinto e data la mia risposta, mi prese di forza per un braccio e mi trascinò a ballare con lui.  “Voglio morire!”, pensai.
Sembravo un palo semi movente all’inizio, un tirannosaruro con i tacchi, eppure riuscì a farmi ridere e ballare senza che ci pensassi troppo. Stavo quasi per ammazzarmi con i tacchi troppo alti durante il ballo, ma mi tenne stretta a lui non appena sentì che stavo perdendo l’equilibrio e mi sorrise dolcemente. In qualche modo, durante quel contatto così stretto, ebbi la sensazione che Kibum volesse dirmi qualcosa con gli occhi. Qualcosa di profondo e sincero, ma non riuscivo a capire cosa! Distolse lo sguardo dopo poco e senza che nessuno si accorgesse della caduta evita, mi rimise in piedi, finendo di cantare.
Le ultime parole della canzone le pronunciò con entusiasmo, abbracciando la ragazza come se fossero una vera coppia e tutti esultarono impazziti. Tutti i bambini saltellavano attorno ai due, così mi feci da parte e aspettai che Key riemergesse.
Si avvicinarono entrambi lui e la ragazza, e Key mi diede un bacio sulla nuca. La biondina sorrise a entrambi e chiese curiosa: -Vi ho visti ballare insieme piuttosto affiatati. E’ la tua ragazza?-.
A quelle parole avvampai e abbassai lo sguardo, imbarazzata. Era vero, quella sera sembravamo una vera coppia d’innamorati, ma in realtà eravamo solo buoni amici.
“Chissà cosa avrebbe pensato mamma vedendoci insieme… e chissà quale predica mi farà Jong quando torneremo!”, pensai ascoltando la risposta di Key.
-No, è la sorella minore di un amico, ma le voglio molto bene. Forse è per questo che ci hai visto così!-.
-A bene! Allora non ti arrabbierai se qualche volta me lo presti in stile Ken!-, si rivolse a me in tono da oca che non avevo notato prima. La sua affermazione m’irritò non poco. Cos’era Key? Un oggetto per poter dire che “potevo prestarlo”? Non era il mio ragazzo, perciò poteva vederlo quando voleva se questo che intendeva!
-Certo che no…-, risposi apatica senza guardarla.
Key notò il mio malumore improvviso e salutò la biondina, riportandomi al tavolo.
La serata trascorse piuttosto tranquillamente e parlammo del più e del meno, finendo i nostri pasti fra una risata e l’altra, quando alzai gli occhi dal mio piatto e sorrisi raggiante: -Ti voglio bene, Key. Avere la tua esuberanza intorno è stata una salvezza! Mi ha fatto piacere essere in tua compagnia questa settimana e ti ringrazio di tutto cuore!-.
-E di cosa? A me ha fatto piacere vederti borbottare ogni volta che cambiavamo negozio! Questa settimana non ti sei lamentata quasi mai ed è stato uno spasso averti come manichino umano!-, rispose ridendo.
In altre circostanze me la sarei presa, ma risi anch’io perché in fondo mi ero divertita a seguirlo passo dopo passo, ma poi mi feci seria: -Vorrei sapermi sdebitare in qualche modo… Hai fatto tanto per me che mi sembra giusto ricambiarti almeno un po’…-.
-Sorridi ancora una volta e per me andrà bene così-, disse dolcemente.
 
Tornati in albergo, non eravamo per niente stanchi, così non sapendo cosa fare e approfittando della serata serena anche se ghiacciata, decidemmo di fare una passeggiata in riva al mare. Ci imbacuccammo da capo a piedi e uscimmo dapprima sulla veranda, assaporando l’aria marina, e poi in spiaggia sulla sabbia soffice e fresca.
L’acqua bagnava la riva dolcemente e subito dopo si ritirava indietro, mentre noi camminavamo lentamente e in silenzio, scrutando fra i sassolini e i chicchi di sabbia, se ci fossero belle conchiglie da raccogliere.
Ero felice e sorridevo contenta saltellando e correndo a intermittenza, per fermarmi ad aspettare Key, che nello stesso tempo mi osservava da lontano come fa una mamma con il proprio bambino quando è eccitato per qualcosa. Mi sentivo libera e serena, come da un po’ non ero stata. Il rumore del mare, la salsedine e Kibum a farmi da guida erano stati di grande aiuto per i mie nervi che avevo subito abbastanza in quei lunghi mesi di isterismo e nervoso continuo.
Mi fermai e guardai indietro Kibum ridere. Mi raggiunse: -Sei più bella quando ridi. E’ come se emanassi raggi di sole al mondo…-, disse puntando i suoi occhi nei miei.
Arrossii e fissai la luce della luna infrangersi sul mare, mentre Key continuò compiaciuto di se stesso: -Beh, a questo punto il mio lavoro è finito! Tu sei tornata un po’ più sorridente ed io sono rimasto lo stesso di quando siamo partiti. Direi che la missione è perfettamente compiuta-.
Alzai gli occhi in direzione del viso di Key, illuminato dai raggi lunari che lo facevano sembrare ancora più bello e dissi: -Ancora una volta grazie, Key… Sento il cuore più leggero adesso. Solo che… ho vissuto talmente tanto come una favola questa meravigliosa settimana, che ho quasi paura di tornare a casa. Ho paura di arrabbiarmi di nuovo e innervosirmi per poco; paura di ributtarmi nel quotidiano e soprattutto ho paura di rivedere persone che mi ferirebbero ancora… a quel punto tutti i tuoi sforzi sarebbero stati vani-.
Parlavo con un filo di voce, spostando lo sguardo da lui al mare, all’hotel illuminato alle sue spalle, per poi tornare nuovamente al suo viso o chinare il mio. Ero improvvisamente tesa e quelle parole che avevo appena pronunciato erano terribilmente vere.
-Allora resta con me qui, no? Non è male come idea-, disse in tono scherzoso, ma le sue parole avevano un non so che di serio.
Sorrisi distrattamente e spostai lo sguardo sugli scogli. Sospirai profondamente sentendomi sempre più tesa. La tristezza sopraggiunse non appena tornai a pensare che prima o poi l’avrei dovuto affrontare; avrei dovuto di nuovo incrociare gli occhi grandi di Hyun Joong e infliggere al mio cuore una nuova pugnalata. Perché sentivo che doveva accadere qualcosa da un momento all’altro?
-Tu non hai paura di tornare a casa e vivere di nuovo la tua vita. Hai paura di rivedere lui…-, commentò, mentre i suoi occhi si facevano via via più seri. Key aveva intuito perfettamente il mio stato d’animo e come un mago aveva tradotto i miei pensieri, leggendo il mio viso.
Abbassai lo sguardo e mi sentii rimproverata, perché nonostante le parole di Kibum fossero calme e tranquille, alle mie orecchie suonarono dure.
-Non riesci a dimenticarlo, non è vero?-, chiese dolcemente.
Scossi la testa e sentii qualcosa pungermi gli occhi: “Non devi piangere. Non per lui! Non qui! Non davanti a Kibum che si è fatto in quattro per te!”, pensai ricacciando indietro le lacrime.
Scossi la testa, senza far vedere i miei occhi e lo sentii sospirare: -Pensavo che lo volessi combattere e dimenticare…-.
-Ed è ciò che voglio, Kibum! –esclamai, facendo scattare la testa nella sua direzione- Ma non posso farlo nel giro di una settimana… Quando sei innamorato è difficile riuscire a non pensare alla persona che ami, tanto meno riuscire a dimenticarla. E’ come infliggersi mille coltellate da soli! E più cerchi di andare avanti, pensando di odiarlo e di non volerla più vedere e più questa si presenta davanti ai tuoi occhi bellissima; imparagonabile a nessun’altra!-.
Key sorrise amaramente e piego le labbra in una smorfia di tristezza che non gli avevo mai visto: -So come ci si sente…-, disse in un sussurro che riuscii a sentire chiaramente.
-Come?-, chiesi stupita.
-Sai… forse non è il momento per dire una cosa del genere, dato il tuo umore, ma se non lo faccio adesso, non credo che ne avrò più l’occasione-, cominciò guardandomi deciso negli occhi.
Alzai un sopracciglio non capendo e lo lasciai continuare. In cuor mio però avevo timore di ciò che poteva dirmi e trattenni il respiro: -Di solito non aspetto a dire le cose. Mi conosci bene, sono il genere di persona che quando ha qualcosa da dire lo fa e basta, anche se il diretto interessato può rimanerci male. Con te ho fatto un’eccezione, perché volevo trovare la situazione più consona a farlo… Ho pensato di farlo sta sera in un momento di calma e tranquillità, ma a quanto pare non ho colto al volo il tempo-.
-Perché? Cosa mi devi dire?-, chiesi con una punta di nervosismo nella voce. Lo stomaco mi si era chiuso e non volevo che continuasse. Avevo intuito ciò che aveva da dirmi, perché il mio cervello stava assemblando insieme tutti i pezzi delle sue stranezze e delle sue gentilezze fuori dal normale, ma le parole mi uscirono senza che io ci pensassi. L’adrenalina stava cominciando a entrare nelle vene e il cuore batteva all’impazzata per la paura.
Per un attimo vidi i suoi bagnarsi, ma Kibum mi attrasse a sé e mi abbracciò forte per nascondere il suo viso, come la sera di capodanno. L'unica differenza in quel momento era che in quel preciso istante era lui ad aver bisogno di me e non io di lui.
Lo strinsi forte a mia volta per cercare di calmarlo, perché sentivo il suo cuore battere più del mio, e subito dopo sciolse l’abbraccio lentamente. Mi guardo negli occhi, curvando le labbra in una smorfia di tristezza: -Ti amo…-, sussurrò dolcemente.
Sgranai gli occhi di fronte a quella dichiarazione improvvisa, se pur sospettata, e miei pensieri si fecero sempre più ansiosi e rimbombanti: “Key! Che stai dicendo!? Non puoi! Non tu che sei considerato come un secondo fratello!”.
-Key, io…-, cercai di dire, incapace di parlare, ma zittì scuotendo la testa, mentre un suo dito si posò sulle mie labbra. Ebbi la sensazione che stesse per scoppiare, ma si trattenne e allargò forzatamente il viso in un sorriso solare. Uno di quei sorrisi che sempre lo caratterizzavano.
-No… per favore non dire niente. So quello che provi e lo capisco, accettandolo. Avrei dovuto dirtelo prima… ho aspettato troppo a lungo e il tempo mi è venuto contro. C’è stato qualcun altro più veloce di me-.
-Key…-, sussurrai attonita.
-E’ come essersi tolti un peso. In questi mesi ho lottato prima contro me stesso, perché non riuscivo a capire quello che mi stava succedendo quando ti vedevo. Eri la mia piccola sorellina… ma poi ho capito che avevo cominciato a vederti come qualcosa di più. Mi veniva da ridere quando bisticciavi con tua madre nei discorsi su di me e certe volte avevo la tentazione di dirlo, urlarlo, però preferivo restare in silenzio per non far scoppiare il delirio con tuo fratello. Poi è arrivato lo “scandalo” –mimò due virgolette alla sua maniera da diva- con Hyung Jun e ho aspettato ancora, fin quando non si risolse tutto. Pensai così di dichiararmi al ballo in maschera di Halloween, ma…-.
-…Ti dissi che ero interessata a qualcun altro, quando tu mi hai chiesto se avevo qualcosa da dirti-, finii per lui abbassando lo sguardo. Mi sentivo in colpa. Chissà per quanto tempo Key mi aveva guardato da lontano aspettando un sorriso, mentre io pensavo a tutt’altro.
-Mi spiace averti dato un altro pensiero per quando ritorneremo. Volevo solo che tu lo sapessi…-, sussurrò tristemente accarezzandomi una guancia.
Avrei voluto abbracciarlo per consolarlo, ma restai immobile, pensando che se l’avessi fatto gli avrei potuto dare qualche segreta speranza. In quella settimana Kibum aveva dato tutto se stesso per me, accantonando tutti i suoi problemi e il suo amore, per rimettere insieme i cocci del mio cuore che qualcun altro aveva rotto e vedermi di nuovo sorridere.
-Non voglio che tu ti allontani solo perché ora ho rivelato i miei sentimenti. Accetto i tuoi e nonostante tutto, se tu vorrai, ti sarò ancora vicino. Per me basta questo… Voglio solo la tua amicizia come lo è sempre stata-, disse rompendo il mio silenzio.
Annuii lentamente e silenziosamente, per poi avanzare e superarlo. I sensi di colpa mi stavano attanagliando, perché pensavo che Kibum aveva avuto molti sentori d’allarme, ma io non mi ero mai accorta di nulla, troppo impegnata a fantasticare su una persona inutile e menefreghista.
“Se solo ti avessi osservato più attentamente, a quest’ora forse avrei perso la testa per te, Kibum… e la tua dichiarazione avrebbe trovato una risposta per la quale saresti stato felice”.
-Sono stanca, torniamo dentro?-, chiesi fermandomi dopo pochi passi.
-Certo…-, rispose sorridendo.
Key mi scrutò a lungo mentre tornavamo all’hotel, ma il mio sguardo si fece impassibile e nascosi il mio stato d’animo dietro ad un sorriso. Non volevo più preoccuparlo. Non dovevo più preoccuparlo. Key meritava un po’ di tranquillità fin quando il suo cuore non avesse cessato di pensare a me.
 
***
Il giorno dopo preparammo le valigie con tranquillità, ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlare o aprire una conversazione come due persone normali, ma anche se avesse iniziato lui avrei risposto a monosillabi. Non avevo voglia di parlare. Mi ero svegliata con un gran mal di testa e ancora i pensieri della sera prima che mi ronzavano in testa.
Kibum sistemò la sua valigia ordinatamente, mentre io raccoglievo e gettavo dentro la mia, alla rinfusa, ogni capo che trovavo in giro per la stanza. Quand’ebbi finito, chiusi la valigia e mi sedetti sul mio letto, massaggiandomi la testa silenziosamente, lasciandogli finire la sua.
Non lo sentii avvicinarsi, ma sentii le sue mani posarsi sulle mie tempie e chiedere alle mie spalle: -Posso?-.
La sua pelle tiepida, confrontata con la mia bollente, sembrava fredda e al contatto aprii subito gli occhi. Mi girai lentamente per guardarlo e mi volsi nuovamente: -Si…-, risposi sospirando.
Il contatto dei suoi polpastrelli freschi con la mia fronte era piacevole e Key aveva un tocco molto delicato. Sentii le palpebre pesanti, così chiusi nuovamente gli occhi, aspettando che i cerchi alla testa si placassero.
-Abbiamo l’aereo a mezzogiorno. Vuoi mangiare prima di partire?-, chiese con premura.
-Come vuoi, Key. Per me va bene tutto-, risposi tranquillamente.
Dopo pochi minuti sentii che uno dei cerchi cominciava ad allentarsi e mi alzai: -Grazie, Key. Va meglio adesso. Vado in bagno, tu finisci pure di prepararti con calma-, dissi sorridendo appena, mentre mi dirigevo nel bagno.
Aprii i rubinetti dell’acqua e mi sciacquai il viso più di una volta. In presenza di Key sentivo l’aria pesante e tesa e quella sensazione andava a urtare i miei nervi che fino ad allora con lui si erano sempre calmati.
Sapere che mi amava mi rendeva schiva nei suoi confronti e nervosa. Non riuscivo a non evitare i suoi sguardi o a sostenere i suoi occhi per molto tempo. Mi sembrava di fargli ancora più male e nello stesso tempo se lui stava male, anch’io non ero da meno, ora che sapevo cosa provava.
“Key… che cosa devo fare? Come devo comportarmi? Le premure che prima mi facevano piacere, adesso quasi m’infastidiscono, perché non so come comportarmi…”.
Richiusi i rubinetti e uscii. Quando aprii la porta non lo vidi in camera e distrattamente avanzai verso la porta d’uscita, quando mi sentii afferrare per un polso delicatamente. Sobbalzai e mi girai di scatto: -YHA! Hai intenzione di farmi morire d’infarto!?-, urlai.
-Non pensavo di essere così brutto!-, rispose divertito e per nulla toccato dalla mia reazione.
Sospirai profondamente e alzai gli occhi al cielo: -Che cos’hai?-, chiese avvicinandosi a me.
-Nulla-, mentii guardando a terra.
 Kibum mi alzò il viso e puntò i suoi occhi neri nei miei, spostandomi una ciocca di capelli da viso: -Bugiarda. Ti si legge in faccia che hai qualcosa che non va!-, disse sorridendo.
“Quanta pazienza hai con me, Key? Chi te lo fa fare a starmi dietro così?”, pensai guardandolo.
-Sono solo stanca-, continuai a mentire, cercando di fuggire hai suoi occhi.
-Di cosa? Di me?-, chiese trovando nuovamente i miei.
-Key… -cominciai, posando le mie mani sulle sue e togliendole dal mio viso- so che non dovrei sentirmi così, ma non ce la faccio. Forse sarebbe stato meglio che non mi avessi detto nulla ieri sera-.
-Non devi sentirti obbligata a provare qualcosa che non puoi. Te l’ho detto, a me basta la tua amicizia. Come prima… non pretendo nulla-, disse.
-Ma non può essere amicizia se dalla tua parte c’è amore, Key! Io non voglio farti del male, più di quanto non ne abbia già fatto inconsapevolmente!-, esclamai guardandolo.
Kibum abbassò gli occhi a terra, ferito dalle mie parole e quasi volli piangere, ma mi trattenni e cercai di allontanarmi. All’improvviso, però, Kibum mi afferrò nuovamente per un braccio e mi trasse a sé, avvicinandosi pericolosamente al mio viso con il suo. Spalancai gli occhi colta alla sprovvista e lo fissai per minuti che mi sembrarono interminabili, avendo un déjà-vù. Non era la prima volta che mi ritrovavo in una situazione del genere, ma nelle situazioni precedenti, nonostante odiassi la persona che avevo davanti, un angolo di me sperava sempre che continuasse il suo gioco crudele e affascinante.
In quel momento però ero spaventata. Non volevo che Kibum si avvicinasse ancora di più, perché sapevo già come sarebbe andata finire. Nei suoi occhi leggevo un tentativo estremo e cercai di allontanarlo, ma era inutile. Sembrava ipnotizzato dalle mie labbra.
-Key…-, sussurrai spingendo le mani contro il suo petto, ma non accennava a spostarsi.
Lo vidi rinsavire a poco a poco e allentare la presa. Mi guardò negli occhi e si allontanò di pochi passi, chinando il capo: -Scusa… non avrei dovuto…-.
-Kibum…-, sussurrai.
-Hai ragione tu, avrei dovuto restarmene in silenzio. In questo modo ho rovinato tutto…-, disse senza guardarmi.
Mi avvicinai, ancora un po’ frastornata, e gli alzai il viso: -Key… a me non dispiace la tua presenza nella mia vita. Non mi ha mai dato fastidio. Solo che non so come comportarmi con te, adesso. Anche ora vorrei darti un abbraccio, ma penso che se lo facessi, probabilmente tu potresti…-.
-Interpretarlo male?-, chiese sorridendo amaramente.
-Si…-, confermai.
-Per favore, fallo. Se potessi, tornerei a ieri sera e me ne rimarrei in silenzio, ma ti prego… fallo. Non voglio che tu ti allontani da me. Volevo che tu fossi felice, anche sapendo questa cosa… Non pensare a me. Se ti allontani farebbe solo più male, mentre se resti posso sempre avere con me la mia piccola sorellina-, disse sorridendo appena, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime.
Sorrisi, sicura di quello che stava dicendo e mi rifugiai fra le sue braccia, tenendolo stretto. Assaporai il suo profumo e gli accarezzai la schiena, mentre sentivo stringermi a sua volta.
-Grazie-, sussurrò fra i miei capelli.
-Ti voglio bene Kibum-.
-Te ne voglio anch’io-.
 
Il viaggio di ritorno fu abbastanza stancante. Mi addormentai quasi subito e quando mi svegliai per chiedere dell’acqua all’hostess, trovai Key che dormiva placidamente sulla mia spalla, sorridendo nel sonno. Sembrava tranquillo e rilassato. Come se le mie rassicurazioni prima di partire avessero fatto subito effetto. L’osservai attentamente, spostandogli la lunga frangia che gli copriva la fronte: Kibum aveva il viso minuto e i lineamenti molto morbidi; gli occhi, piccoli e felini, erano molto diversi da quelli grandi ed espressivi di Hyun Joong; subito dopo seguiva una bocca a cuore da far invidia a chiunque e che chiunque avrebbe voluto baciare.
Chiesi all’hostess da bere e quando mi fui dissetata, diedi un altro rapido sguardo all’angelo che avevo accanto. Sorrisi dolcemente gli accarezzai la nuca senza svegliarlo, sicura che se l’avessi fatto quando fosse stato sveglio, mi avrebbe trucidato, troppo geloso dei suoi amatissimi capelli.
Posai la mia fronte sulla sua e continuai a dormire per il resto del viaggio.
Quando atterrammo, i controlli furono rapidi e subito uscimmo dall’aeroporto. Kibum mi riaccompagnò e mi aiutò a portare le valigie in casa gentilmente.
Non c’era nessuno, così ebbe il tempo di salutarlo con calma, senza mia madre a urlare come una pazza per averlo rivisto neanche fosse una teenager a un concerto k-pop e senza Jong a farmi il terzo grado.
Posammo le valigie nel salone e i nostri sguardi s’incontrarono.
-Casa dolce casa-, annunciai.
-Beh, adesso che sei sana e salva a casa posso anche andare-, sentenziò con un sorriso da diva.
Scrollai le spalle: -Se resti a mamma farà piacere vederti-.
-No, preferisco andare. La mia sarà in ansia e mi toccherà subirla per il ritardo che porto. Sai, ad essere pignolo non sono solo io in casa mia!-, rise di gusto e lo accompagnai.
-Grazie ancora, Key-, sorrisi avvicinandomi.
-Grazie a te per avermi donato un po’ del tuo tempo-, rispose.
Scoppiai a ridere e scossi la testa: -Donato? Con l’aiuto di quella spostata di mia madre sei riuscito a rapirmi per una settimana intera! Dovrei denunciarti!-.
-Pff… Per così poco? Ammettilo che ti sei divertita più di me a fare shopping frenato!-, esclamò.
-Non lo farò mai-, dissi scherzando e riducendo a fessure i miei occhi.
-Certo, certo. Ora vado, è tardi. Ci vediamo presto-, sorrise e mi scompigliò i capelli.
Lo accompagnai alla porta di casa e quando fu sull’uscio della porta, si chinò e mi schioccò un bacio su una guancia. Arrossii e chiesi ironica: -Non eri in ritardo?-.
-Kim Kibum non è mai in ritardo. Sono gli altri in anticipo, ricordalo bene-, disse con finta aria altezzosa e uscì dal cancello. Richiusi lentamente la porta di casa e lo guardai andare via dalla finestra.
“Non preoccuparti, Key. Il tuo segreto è al sicuro con me. Jong non saprà nulla…”, pensai sorridendo e salii in camera mia.



{Spazio Alue! :D}
Ciao tutti, ragazzi! Come avete trascorso il Natale? Spero bene! Mi sono presa una pausa per pubblicare questo nuovo capitolo, ma visto che oggi avevo un po' di tempo, vi ho fatto contenti! ^^ Scusate se ho fatto soffrire Kibum, ma tanto immaginavate tutti che sarebbe andata a finire cosìl, dato che la protagonista è già cotta di HYUn Joong da un bel pezzo :3 Non vogliatemi male T___T Lasciatemi un commentino e sostenete sia me, sia Feilin nella sezione SHINee! ^^ Grazie per essere passati e un bacio a tutti!
BUON FINE ANNO A TUTTI! 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI
 
Dopo aver disfatto le valigie ed essere stata per un’ora senza far nulla, oziando davanti al computer, decisi che fosse ora di mangiare. Scesi in cucina e mi preparai una sola e triste insalata. Cominciai a mangiare con poco gusto, accendendo la tv e scorrendo distrattamente i canali, quando sentii una macchina conosciuta parcheggiare davanti casa. Non mi curai di chi fosse e continuai la mia cena.
Delle chiavi entrarono nella serratura. Sentii scattare la prima mandata e poi, la persona in questione, capendo che la porta di casa era già aperta, ne mandò un’altra per aprire nuovamente. La maniglia si abbassò e sentii entrare il familiare.
-Che ci fai, TU, qui!?!-, urlò Jong lasciando andare a terra, a bocca aperta, il borsone della palestra.
Girai lentamente il capo verso di lui e sorrisi: -Ciao, Jong. Sono felice di rivederti anch’io!-, esclamai sarcastica tornando a guardare la tv.
-”Ciao Jong” –disse stroppiando la mia voce e sbattendo le palpebre come un idiota- CIAO UN CORNO! Sei andata via senza lasciare un biglietto! Un telegramma! Una parola! TI SEMBRA IL MODO!?!-, sbraitò inutilmente.
-Ho due genitori e per la cronaca, io non sapevo nulla. Ho scoperto tutto il giorno stesso della partenza. Key è l’organizzatore di tutto, ergo non ho colpe di nessun genere-, risposi tranquillamente improvvisando un viso d’angelo.
-NON M’INTERESSA! Potevi mandarmi almeno un messaggio! Che so… “Fratellone sto andando con Key in luna… in viaggio non so dove!”-, ribatté convinto e a mio avviso pateticamente.
Lasciai la forchetta nel piatto e lo guardai scocciata: -Jong, sono appena tornata. Perché devi rovinarmi questi cinque giorni di tranquillità? Non sono scappata per andare a fare l’Escort! Mia madre sapeva dov’ero!-.
-MA NON TUO PADRE!-.
Sbuffai sonoramente e lasciai perdere: “Tutto fiato sprecato…”, pensai scuotendo la testa.
Jonghyun continuò a borbottare andando in giro per casa, ma non lo ascoltai, mi limitai ad annuire ironicamente a ogni sua domanda e ad alzare gli occhi al cielo ogni qual volta si girava.
-Uno torna a casa e non trova più la sorella! E dov’è? IN VACANZA! In vacanza con il miglior amico del fratello tra l’altro!-, continuò svuotando il borsone.
-Hai già fatto la paternale a Key?-, chiesi sarcastica.
-Come scusa?-, mi fulminò.
-Pensavo, dato che a partire siamo stati in due, non hai ancora fatto la predica a Kibum?-, chiesi sorridendo angelicamente.
-Senti, signorina, io non faccio la predica al mio miglior amico! LA FACCIO A TE! Che oltre tutto sei anche appoggiata da zia! Dico io! Un padre che non si preoccupa e una madre che la spinge fra le braccia di un uomo! UN UOMO! Anche perché Key lo è ormai-.
Lo guardavo senza un’espressione sul mio volto, elaborando ogni singola parola che stava dicendo nel giro di pochi secondi: -Ringrazia che non mi spingono fra le braccia di una donna… Come avresti reagito se fosse stato qualcun altro?-, chiesi cominciando ad innervosirmi.
“E come reagiresti se sapessi che proprio quel ragazzo, per il quale ora sta sbraitando, si è dichiarato proprio ieri sera?”, pensai subito dopo.
Erano passati pochi mesi da quando Jong aveva smesso di asfissiarmi e adesso ricominciava? Aveva qualche pulsante che ogni tanto s’inceppava e cominciava a fargli dire stupidaggini una dietro l’altra!?
-E chi dovrebbe essere, sua signoria?-, chiese ironico, posando le mani sui fianchi indignato.
-Non so… magari un SS501! UN QUALCUNO CHE TU NON CONOSCI! TI RENDI CONTO CHE SEI PIU’ PROTETTIVO NEI MIEI CONFRONTI CHE IN QUELLI DI FEDERICA!?-, gradai imbestialita sbattendo le mani sul tavolo, alzandomi.
Mio fratello sembrò per un momento disorientato e offeso, ma poi, con un filo di voce, rispose: -Che centra Federica?-.
-AISH! Idiota! Lascia perdere!-, sbottai salendo le scale furiosa.
-Dove vai?-, chiese.
-DOVE POSSO AVERE UN PO’ DI PACE! Bentornata a casa, Yaya!-, urlai sarcastica.
Dov’è Kibum quando serve?”, pensai acida.
 
La sera venne presto, e mamma e papà tornarono verso le otto di sera, portando Nanà con loro dopo aver prelevata dalla tata.
Fui felice di rivederli, ma Jong continuò imperterrito a rimproverare anche loro; fortunatamente però i miei genitori erano dalla mia parte e avevano capito bene il mio stato d’animo per arrivare a farmi partire da sola.
-Come puoi lasciare tua figlia in balia di Kibum!?-, lo sentii strillare sconvolto dalla sala.
Feci capolino dalla porta della mia stanza aggrappandomi alla maniglia della porta e in silenzio li ascoltai parlare: -Figliolo, è di famiglia e si è offerto di dare una mano a tua sorella. Sinceramente non l’abbiamo vista molto bene negli ultimi tempi e volevamo che si svagasse un po’; Kibum era la persona ideale per questa impresa impossibile-.
-Papà! Non hai nemmeno un po’ d’orgoglio!? Potevo darle una mano io! Non sei geloso di tua figlia!?-, continuò a sbraitare Jong.
-Certo che lo sono, è mia figlia! Ma non sono esagerato come te! Sono preparato all’idea che ormai sta crescendo e che prima o poi qualcuno la farà innamorare, portando via la mia piccolina…-, rispose duro papà, ma con un tono malinconico nella voce. Sapevo che papà era molto attaccato a noi piccole di casa, ma a differenza di Jong, mio padre restava a guardare, consigliare e correggere quando serviva. Per il resto del tempo era felice se noi eravamo felici.
Jong rimase in silenzio e da quel momento non sentii più parlare, segno che papà l’aveva zittito con uno dei suoi sguardi iracondi che non permettevano di continuare discussione.
Rientrai nella mia stanza accesi il computer, nel contempo presi il mio fidato diario e l’aprii ad una pagina vuota, cominciando a scrivere:
 
Caro diario,
oggi sono ritornata da una vacanza con Key. Non mi metto a raccontarti tutto adesso, perché ci vorrebbe troppo tempo, così ti elenco solo le cose più importanti: Kibum per farmi una sorpresa e farmi divertire un po’ dopo tanti dispiaceri che tu ben conosci, ha deciso di organizzare una bella vacanza (non so ancora dove) di relax; anche se poi  non è stato così. Key non mi dava un attimo i tregua facendomi volare da un negozio all’altro, musei, ristoranti, hotel, e chi più ne ha, più ne metta! Sono felice però, perché mi è stato vicino e mi ha dato modo di non pensare a quello che avrei dovuto affrontare quando sarei tornata.
L’ultima sera però è successo qualcosa che non mi sarei mai immaginata: si è dichiarato. SI è DICHIARATO, CAPISCI!? Io, che lo consideravo un secondo fratello ci sono rimasta come una stupida! Fino a cinque secondi prima mi era sembrato strano, ma non avrei mai pensato che fosse tutto causato da ciò! Fortunatamente Kibum è intelligente e sapendo cosa provo io, non ha dato problemi, anzi è stato comprensivo. Non vuole assolutamente che io mi allontani e ha detto che vuole avermi come amica, come sempre siamo stati.
Sai… lui sa bene che ormai Hyun Joong domina il mio cuore, ma sa anche che Joong non prova nulla per me. Come potrebbe? L’ha detto sempre no? Io sono sciocca, inutile e pasticciona. Inoltre la sorella di un suo rivale. Che motivi avrebbe per interessarsi a me?
Mi ha baciato più volte solo per assicurarsi che il mio cervello andasse nel pallone e il cuore subisse continui attacchi di nervosismo e isteria senza curarsi del male che mi sta facendo.
Dopo questo periodo di riflessione, in cui non l’ho visto e in cui ho potuto riflettere tra un vestito e l’altro, ho deciso di cambiare. Se fino ad ora sono stata flessibile e sciocca, da adesso in poi smetterò di pensare a lui e cercherò di togliermelo dalla testa! PROMESSO!
Nelle prossime pagine ti aggiornerò su ciò che è accaduto durante questi cinque giorni in cui non ho potuto scrivere. A domani.
Ilaria.
 
Chiusi il diario e guardai la posta, per poi entrare in rete e cominciare a parlare con gli SHINee per metterci d’accordo sul come cominciare la base della canzone che Jong aveva scritto e chiedere a Taemin quando avremmo cominciato le ripetizioni di matematica.
Fatto ciò, spensi il pc e, dopo essermi fatta una doccia e messa il pigiama, mi rifugiai nel letto stanca e assonnata.
***
La mattina dopo mi svegliai alla buon ora, stranamente allegra e con la voglia di sorridere a tutti. Saltai giù dal letto e, infilatami la prima maglia che trovai con un pantalone, scesi a fare colazione. Papà era uscito presto per andare a lavoro, mentre mamma stava già mangiando un po’ di latte e biscotti; la salutai con un bacio sulla guancia e mi preparai la colazione.
-Jong e Hongki non si sono ancora alzati?-, chiesi versandomi del latte caldo in una tazza.
-Tuo fratello sta ancora dormendo, mentre Hongki è in bagno a prepararsi. Ha detto che dovete uscire insieme per una cosa da organizzare con gli SHINee, ma Jong non ci deve essere… Che state complottando?-, domandò divertita sorseggiando dalla sua tazza.
Sorrisi e mi sedetti accanto a lei, prendendo un biscotto al cioccolato: -Forse dobbiamo cominciare a pensare alla base di una canzone che Jong ha scritto, ma non sapevo che dovessimo farlo questa mattina-, risposi aggrottando le sopracciglia, mentre fissavo il biscotto galleggiare.
-Che canzone? Se è di Jong perché non può collaborare?-.
-E’ complicato… L’ho trovata frugando fra le sue cose –risposi e la vidi dissentire scuotendo la testa- E’ per una giusta causa mamma. Jong l’ha scritta per Federica e sicuramente non ha intenzione di farci nulla, conoscendolo-.
-Che cosa ne sai? Magari lo sta facendo anche lui e tu non lo sai-, continuò a chiedere rimproverandomi.  
-No, mamma. Jong è testardo e quando scrive e non fa leggere nulla a nessuno è perché di solito è solo uno sfogo-, risposi seria.
-Comunque, passiamo alle cose più importanti: com’è andato il viaggio con Key? Ti sei divertita? Oh, io di sicuro si! E’ un ragazzo così dolce e ben educato! Sempre pronto a dare una mano e a prendere le redini della situazione. Sarebbe sicuramente un prefetto principe azzurro!-, cinguettò entusiasta. Sembrava quasi che stesse facendo un viaggio mentale di circa mezzo secondo solo lei con Key. Ero sconvolta.
Alzai lentamente un sopracciglio e sospirai scuotendo la testa: -E’ stato divertente. Kibum avrà speso un miliardo di soldi solo in vestiti, per non parlare dell’hotel e dei posti in cui mi ha portato!-, risposi.
-Ti ha portata a cena fuori?-, chiese sorridendo e ascoltando interessata.
Sorrisi malinconicamente al ricordo e giocai con il cucchiaino: -Sì, è stato molto dolce. Ma non metterti in testa strane idee! Non guardarmi così! Kibum è solo un fratello per me e come tale non può siventare ciò che la tua mente contorta spera!-, dissi accendendomi.
-Va bene, scusa, non lo farò più-, disse sarcastica.
-Tanto lo farai…-, commentai.
-E poi? Che altro è successo?-, chiese.
“Non posso dirle che si è dichiarato, la farei impazzire e sicuramente sveglierebbe Jong. A quel punto il segreto di Key sarebbe sbraitato ai quattro venti… No, non posso fidarmi. Ci sono troppe persone pettegole in questa casa!”, pensai fissandola.
-Beh, non è successo molto: siamo andati e a fare shopping, la sera passeggiavamo sulla riva del mare e giravamo paesini e musei in continuazione. E’ stato divertente-, sorrisi, mentendo.
Hongki uscì dal bagno, salvandomi dall’interrogatorio, con un sorriso a trentadue denti e si sedette accanto a me, passandomi un braccio attorno al collo e mi stampò un bacio su una guancia. Tutto normale, da quando Hongki era arrivato a casa mi ero abituata alla sua esuberanza, anche se all’inizio fu piuttosto imbarazzante, perché non ero abituata a tutta quella confidenza. Pian piano ero riuscita ad abituarmi alla sua presenza, tanto che ora che ci eravamo alleati nella missione impossibile di sistemare le cose fra Jong e Feffe, stavamo diventando uniti. Mi dispiaceva che nel giorni che sarebbero venuti, si sarebbe trasferito nella nuova casa con i suoi genitori; ormai avevano traslocato e Hongki aveva già aiutato a disfare gli scatoloni a rimettere a posto, dovevano soltanto andare ad abitare nella nuova umile dimora. Non cessavo però di chiedermi perché tutti lo considerassero come una parte vitale della mia famiglia e tutti ponessero grande attenzione nel parlare quando si riferivano a lui.
-Sei pronta per uscire alla volta della grande impresa?-, domandò sorridente, con un ciuffo biondo raccolto in una codina, che gli spuntava dietro la nuca.
-Certo! –risposi prontamente- lasciami finire la colazione e arrivo-.
-Fai con comodo, io vado a recuperare il cellulare di sopra cercando di non svegliare tuo fratello-.
-Tanto non lo sveglierebbe neppure una cannonata-, commentai vedendolo salire le scale.
Mamma nel frattempo aveva terminato il suo pasto e stava lavando la sua tazza. Si asciugò le mani e salì anche lei al piano superiore.
 
Quando fui pronta, uscii di casa. Jonghyun, come previsto, non si era svegliato e così lasciammo sia lui, sia Nanà, dormire tranquillamente; quel giorno, che lo volesse o no, si sarebbe occupato della sorella e sperai che lo facesse nel modo giusto. Entrai in macchina, dove Hongki mi stava aspettando e subito partì.
-Dove andiamo?-, chiesi guardando la strada.
-A casa di Kibum –rispose- ci siamo messi tutti d’accordo ieri sera per telefono, ma credo che tu non sia stata avvisata-, rise.
-Già… eppure ho chiesto-, commentai mettendo il broncio.
-Sei andata a letto presto e noi siamo rimasti d’accordo solo verso mezzanotte e mezza. A quell’ora tu eri a ronfare nel tuo letto-, rise fragorosamente e risi anch’io arrossendo.
-E Jong? Come hai fatto a non farti scoprire?-, chiesi allarmata.
-Era nelle tue stesse condizioni, solo che Jong ieri sera sfiorava il coma-, rispose ironicamente e scoppiai a ridere immaginandomi mio fratello dormire a quattro di bastoni.
-Posso immaginare. Oh, siamo già arrivati!-, annunciai riconoscendo la strada e sorrisi non appena Hongki parcheggiò la macchina.
Quella mattina i genitori di Key non erano in casa, così noi ragazzi avremmo avuto tutto il tempo possibile per progettare la base, senza nessun problema o disturbo. Entrammo in casa e Kibum, già in compagnia degli Shinee, ci invitò ad accomodarci da perfetto padrone di casa con un grande sorriso sulle labbra. Hongki entrò per primo, salutandolo educatamente, e poi entrai io. Fui subito sovrastata dalle braccia calorose di Key che mi cullarono per circa cinque minuti, facendomi arrossire come un peperone, per poi essere rilasciata nell’imbarazzo generale: -Ciao Key-, dissi a viso basso, sorridendo.
-Bene, ragazzi – interruppe Onew- tutti sappiamo perché siamo qui. Allora intendiamo cominciare oppure vogliamo stare a guardarci in faccia tutta la mattinata?-, chiese ironico.
-Io prenderei volentieri un thé prima di iniziare-, scherzò Minho mettendo i piedi sul piccolo tavolinetto di fronte al divano e le mani dietro la nuca, provocando il riso di tutti.
-YHA! Metti giù i piedi!-, strillò Kibum con voce da diva, facendomi sobbalzare.
-Va bene, d’accordo… quante storie per due piedi-, rispose Minho.
Ci sedemmo comodi e tirai fuori dalla borsa la copia del testo scritto. I ragazzi lessero attentamente, passandosi di mano in mano il foglio, per poi restituirmelo. Al termine del giro gli Shinee si guardarono l’un con l’altro, assieme ad Hongki, complici di qualcosa che non compresi subito. Pochi secondi dopo ebbi i loro sguardi puntati su di me: -Che c’è?-, chiesi.
-Dovrai darci una mano immensa-, commentò Taemin scioccato.
-E’ tanto difficile?-, domandai preoccupata.
-Abbastanza – rispose Key- il problema principale è che solo Jong sa bene come si sente o come si è sentito e le canzoni di solito esprimono il proprio essere… Non possiamo sapere come vorrebbe lui che fosse- continuò sicuro di ciò che diceva. Aveva ragione, mettersi nei panni di Jong sarebbe risultato difficile a chiunque, ma la mia mente e il mio cuore avevano una vaga idea di come mio fratello poteva sentirsi e forse, pensai, Minho ne aveva un’idea altrettanto precisa.
Scrollai le spalle: -Proviamoci –li incitai- da qualche parte dobbiamo pure iniziare!-, sorrisi fiduciosa e lessi attentamente il testo sentendoli parlare.
-Come pensate che potrebbe interpretarla Jong?-, chiese Taemin.
-Beh… -provò a rispondere Hongki- Jong quando canta mette tutto se stesso e probabilmente lo farebbe anche con questa canzone. Dobbiamo trovare una base che possa piacere soprattutto a lui, altrimenti non credo che potrebbe mai riuscire a identificarsi-.
-Sì, ma il tempo stringe e abbiamo poco per stilarne una. Possiamo provare con qualcosa di non tanto angoscioso o…-, propose Onew meditando.
-No, ciò che dobbiamo scrivere è qualcosa che possa tirare fuori tutto quello che Jong ha sentito fino ad ora e il testo è la chiave di tutto. So come ci si sente a essere lasciati… anche se Jong non ha ancora avuto risposta definitiva, dobbiamo trovare qualcosa che rispecchi quelle parole-, interruppe Minho con estrema decisione.
Alzai gli occhi del foglio e lo guardai, studiando il suo volto nei minimi particolari: era vitreo, impassibile e fissava qualcosa d’indefinito nel vuoto, come se stesse provando gli stessi sentimenti di Jong. Capii che dovevo parlare con il mio migliore amico al più presto e sapere com’erano andate le cose fra lui  e Tiffany. Sospirai e spostai lo sguardo su ognuno di loro: -Minho ha ragione. Provate con qualcosa di lento… chitarre, piano, violini. Sono un buon inizio, no?-, chiesi intromettendomi.
Onew annuì: -Sì, lo sono. Key, hai portato giù il pc per caso?-.
-No, lo vado a prendere-, rispose Kibum.
-Io, mentre voi bei fanciulli lavorate, mi diletto con la chitarra di Kibum. Posso?-, chiesi avvicinandomi allo strumento.
-Certo. Torno subito-, rispose.
Presi la chitarra e mi sedetti in un angolino a terra, cominciando a provare alcuni accordi silenziosamente. Era tanto che non suonavo e mi era mancato. Chiusi gli occhi e li lasciai lavorare in pace sugli spariti cartacei per una buona mezz’ora, poi, quando cominciarono a provarli al pc, mi alzai e andai a suonare sulla veranda del retro della casa, chiedendo di avvisarmi quando gli sviluppi fossero stati buoni. Lì provai a cantare di nuovo la canzone che tempo prima avevo scritto pensando a Hyun Joong, ma quasi all’inizio mi fermai e lascia perdere tutto.
“Che stai facendo? –mi chiesi sbuffando- E’ inutile che pensi ancora a lui! Smettila di massacrarti il cuore da sola!”.
Lasciai cadere le mie dita sulle corde della chitarra e continuai a suonare accordi a caso, non pensando a quello che stavo facendo, ma improvvisando secondo i miei sentimenti e i miei pensieri.
Non era giusto continuare ad amare una persona che umiliava in continuazione e prendeva in giro, quando c’era chi avrebbe donato il suo cuore senza battere ciglia. Non era giusto farsi del male quando Key aveva speso tutto il suo tempo per consolarmi e distrarmi; se avessi continuato a farlo, non me lo sarei perdonato. Dovevo molto a Kibum e quella settimana mi era servita a capire che dovevo guardare altrove, e cercare di dimenticare. Sapevo che il traguardo era lontano il percorso difficile, ma dovevo provare a raggiungerlo; una volta superato, sarei tornata di nuovo libera e spensierata.
“Ignorerò Hyun Joong come lui ha fatto con me. L’ultima volta non è andata a buon fine, ma posso farcela. Adesso posso contare su qualcuno che mi potrà aiutare. Kibum è la persona ideale con cui distrarsi… Se resto con lui, non avrò problemi con Hyun Joong nei paraggi”, pensai.
Era passata più di un’ora e mezza, ma gli Shinee, assieme ad Hongki, non erano riusciti a cavare un ragno dal buco. In quel momento le mie dita crearono un fitto accordo non troppo lento, ne tropo angoscioso, ma deciso seppur malinconico e guardai la chitarra. Mi sedetti mi comoda, dato che ormai ero spaparanzata sul dondolo, e provai di nuovo quell’accordo con più attenzione, creandone un altro e un altro ancora.
Cominciai a sentirmi emozionata, con i battiti accelerati, e tenni a mente le note, e la melodia che stavo creando, immaginando altri strumenti attorno a quella musica e la voce di mio fratello che veniva accompagnata da essi. Sorrisi e scattai in piedi, precipitandomi nella stanza in cui li avevo lasciati.
Li trovai più disperati di prima, con mille idee per la testa e nessuna che riuscisse a metterli d’accordo. Feci irruzione come un uragano e sorrisi a trentadue denti: -L’ho travata! Ho l’inizio!-, esclamai piena di felicità.
-Davvero?!-, chiese Taemin.
-Sì! Stavo strimpellando un po’ Kelly e alla fine sono arrivata a qualcosa che potrebbe funzionare!-, risposi sedendomi sul divano, accanto ad Hongki.
-Facci sentire! Almeno possiamo iniziare da li!-, disse Onew su di giri.
-Certo, tu scrivi quello che suono, altrimenti rischiamo di dimenticarcelo-, dissi acconsentendo.
Impugnai bene la chitarra e ricreai in poco tempo ciò che poco prima avevo scoperto, mentre Hongki prendeva appunti. Gli Shinee sorridevano e quando finii, Minho disse: -E’ perfetto!-.
-Sì, ha ragione e attorno ho già in mente gli strumenti che potrebbero seguire questo pezzo-, disse Key.
Le ore passarono velocemente, e riuscimmo ad arrivare a buon punto entro l’ora di pranzo. Key c’invito a pranzare con lui, ma Hongki ed io dovevamo andare per forza. Jong avrebbe potuto sospettare della nostra misteriosa assenza senza avviso, così tornammo a casa.
Prima di uscire di casa, Key mi agguantò nuovamente e mi tenne stretta a lui per un po’, come se potessi scappare da un momento all’altro e in un primo momento mi sorpresi, poi ricambiai l’abbraccio stringendolo forte.
Quando fui libera, guardai Taemin e chiesi: -Appena rinizia scuola mi darai una mano?-.
-Anche due se posso!-, rispose ridendo.
-Grazie. Ci vediamo presto ragazzi. Continuate la base e ve ne sarà grata a vita-, risi.
-Lo facciamo perché teniamo anche noi a quei due trogloditi. Ci vediamo, bellezza-, rispose Minho sorridendo.
-Bye…-, salutai con la mano e uscii, raggiungendo Hongki in macchina.
Osservai la strada e notai che la neve era alta per le strade e il ghiaccio copriva le finestre delle case, creando bellissimi cristalli. Tornammo a casa un po’ stanchi, ma contenti e subito, quando entrammo, Jong ci assalì con una miriade di domande: -Dove siete stati?!-.
-A correre-, rispose prontamente Hongki.
-In jeans?-, chiese scettico mio fratello, alzando un sopracciglio.
Trattenni una risata e cercai di pensare ad una balla decente, che potesse reggere la stupidità di Jong, e destino volle che l’illuminazione arrivò subito: -Siamo usciti per una passeggiata. Tu dormivi e non ci andava di restare in casa come talpe. Abbiamo incontrato gli Shinee e fatto colazione con loro-.
-Kibum non mi rispondeva-, ribatté Jong.
-Aveva il cellulare a casa-, continuai.
-Mmh…-, mormorò pensieroso e lasciò cadere il discorso, tornando a guardare la tv.
Hongki sgattaiolò in camera, mentre io presi Nanà, visibilmente annoiata e la portai in camera mia per giocare un po’ insieme.
 
 
 
***
Gli ultimi giorni di vacanze passarono con una rapidità incredibile, con Jong che avrebbe preferito strapparsi i capelli piuttosto di riuscire a terminare almeno un esercizio d’inglese, ogni qual volta ne apriva i libri, e Hongki che ci annunciò la notizia che i suoi genitori avevano trovato casa e di lì a poche settimane, dopo il trasferimento, sarebbe andato di nuovo a vivere con loro.
-Quindi andrai via dopo il compleanno di Federica?-, chiesi a Hongki una sera, mentre insieme asciugavamo i piatti.
-Credo di sì. Resterò qui fin quando il trasloco non sarà finito e mi dispiace se –abbassò la voce per non farsi sentire da Jong, che stava spaparanzato sul divano, giocando al pc- mancherò a qualche incontro per la fine della stesura della base-, rispose passandomi un bicchiere.
-Non preoccuparti, ce la caveremo –dissi ammiccando- Hai già fatto tanto per Federica. Il massimo che potrai continuare a fare, se proprio non hai tempo, è andare da lei e sollevargli il morale-, dissi sorridendogli.
-Ma Jong non ha ancora ricevuto nessun verdetto finale?-, chiese.
Sospirai e scossi la testa: -Non lo so, ma presumo di no. Gli aveva detto che gli avrebbe fatto sapere quando nella sua testa ci fosse stata meno confusione, ricordi? Ma credo proprio che Jong e Federica non si siano più parlati da quel giorno…-, sospirai e riposi l’ultimo piatto. 
Il tempo stringeva e in pochi giorni insieme agli SHINee eravamo riusciti a scrivere metà base per il testo, ma ancora dovevamo finirla e sperai vivamente che tutti noi potessimo riuscirci per tempo. I ragazzi erano fiduciosi e credevano in ciò che facevano, consigliandosi fra loro e con me su alcuni punti salienti. Jong non si accorse di nulla, poiché Hongki ed io fummo molto più attenti a inventare bugie e a non farci scoprire. Così, una settimana dopo la befana, quando il ghiaccio per le strade sembrava molto meno minaccioso e propenso a far andare i ragazzi a scuola senza schiantarsi su qualche muro per scivolate accidentali, tornammo sui banchi di scuola.
Le lezioni ripresero la loro demoralizzante attività quotidiana, mentre tutti i gruppi in gara per il concorso musicale non persero tempo e cominciarono a sfidarsi fra loro, tenendosi in allenamento. I più determinati erano senza dubbio i SS501, guidati da Hyun Joong, che sembrava, dopo la settimana bianca, tornato il solito pallone gonfiato: rispondeva male, squadrava le persone, era al centro di liti furibonde nei corridoi e ovviamente aveva ripreso ad infastidirmi, punzecchiandomi ad ogni incontro. Ma gli altri membri del gruppo non sembravano più gli stessi combattivi ragazzi che avevo conosciuto; qualcosa nella loro vitalità sembrava aver preso una piega diversa, quasi morbida. Se prima, durante le liti, prendevano le difese di Hyun Joong attaccando i poveri innocenti anche loro, ora erano i primi ad allontanarlo cercando di farlo ragionare. Ero rincuorata dai loro comportamenti e notai Hyung Jun non perdeva mai d’occhio Hyun Joong quando ero nei paraggi. Il perché non me lo chiesi, ma lo apprezzai, perché Joong aveva ripreso a tallonarmi ogni singola volta che mi vedeva, così da mandare su tutte le furie Kibum che conosceva i miei sentimenti. Jong nel frattempo non si accorgeva di nulla, troppo impegnato a piangersi addosso per i suoi voti catastrofici in inglese,  e a cercare di non pensare a Federica quando era in classe. Fortunatamente avevo due angeli custodi che badavano a me come due guardie del corpo.
Non capii, però, perché Joong fosse così ostinato nei miei confronti, anche di più di prima… Cercai di evitarlo in tutti i modi possibili e immaginabili, ignorandolo e proseguendo quando riusciva ad arrivare al mio cospetto come mi ero ripromessa.
 
Uscita dall’aula, dopo una nauseante lezione di matematica di cui avevo capito pochissimo, uscii e mi diressi all’armadietto per cambiare i libri e prendere quelli di coreano; presi anche il mio diario, decisa ad aggiornarlo durante quella lezione, e richiusi l’armadietto.
Era ricreazione, perciò mi diressi nella mensa della scuola per consumare il mio pranzo in tranquillità. Mi sedetti ad un tavolo vuoto e cominciai a mangiucchiare un panino farcito al tonno, assorta in mio pensiero, quando una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare: -Divertita con Kibum durante la settimana di vacanza?-, chiese Hyun Joong sedendosi di fronte a me.
Lo guardai accigliata per un secondo e lo ignorai subito dopo, guardando altrove, decisa a non rispondere a nessuna delle sue domande inutili.
-Dai, lo so che vorresti parlarmi eppure ti rifiuti. Non pensavo che il bacio a Natale ti fosse dispiaciuto così tanto-, continuò irritandomi.
-Che cos’è successo con Key? Come mai m’ignori adesso? Sei stata tu a venire da me la notte delle vigilia o sbaglio?-, commentò distrattamente, guardandomi con un sorriso che lasciava trapelare la sua voglia di vedermi arrabbiata.
Non risposi e per tutto il tempo in cui continuai a mangiare, non fiatai, accrescendo le sue lamentele, che allo stesso tempo alimentavano la mia irritazione: -Forse… mmm… forse il caro biondino si è dichiarato?-, domandò ghignando, riducendo i suoi occhi a due fessure.
Mi pulii le labbra con un fazzoletto e i miei occhi scattarono su di lui, incenerendolo: -Come mai t’interessi tanto di cosa ho fatto o non ho fatto con Key? Non sarai mica geloso?-, chiesi fingendomi curiosa. Mi guardai intorno, ma non scorsi nessuna figura che poteva essere Hyung Jun o Kibum.
-Non sono geloso. A me non interessi –disse maligno con enfasi- ma non voglio che qualcuno distrugga il lavoro che ho cominciato tempo fa-, rispose avvicinando il viso.
-Se davvero non t’interesso non prenderti la briga di baciarmi ogni volta-, risposi acida lanciando fulmini e saette con lo sguardo.
-Perché? Il problema è che a ogni bacio t’innamori sempre di più?-, continuò.
Quelle parole mi stavano colpendo nel profondo, facendomi male, e a giudicare dal suo sguardo aveva quasi raggiunto il suo scopo, ma non mi diedi per vinta. La rabbia sormontò il dolore e scattai in piedi, sbattendo le mani sul tavolo: -ADESSO BASTA! Sto sopportando fin troppo con te! Che cosa ti ho fatto!? Sono sorella di uno degli Shinee!? Beh, mi dispiace! Oppure ti urta che per un attimo abbia pensato a me, in vacanza, e non ai tuoi continui tiri mancini?! Sono arcistufa dei tuoi comportamenti da bullo e pallone gonfiato! Vuoi vincere la gara? Fallo!  A me non interessa, ma smettila di tormentarmi!-, strillai. Fortunatamente la ricreazione era suonata e nella mensa eravamo rimasti solo noi.
Hyun Joong fu disorientato dalla mia reazione e quasi mi sembrò dispiaciuto, ma recuperata un po’ di lucidità si alzò anche lui e ribatté: -Che cosa c’è stato fra te e Kibum!?-, urlò furioso alzando il tono della voce molto più di me.
-CHE COSA TE NE IMPORTA!? Anche se ci fosse stato qualcosa non lo verrei a dire a te! Lasciami in pace Hyun Joong. Mi hai stancato!-, gridai.
-Ascolta, microbo, non ti lascerò in pace neanche per un secondo fin quando la gara non sarà finita! Tu e tuoi amici potete considerarvi vincitori, ma non hanno un briciolo di talento! Stupidi, colorati e inutili!-, sbraitò.
-QUESTO LO DICI TU! Se non fossero stati pieni di talento, non li avrebbero mandati avanti! E adesso spostati! Non voglio più vederti e ho lezione!-, lo rimbeccai, cercando di scansarlo, ma fu tutto inutile perché oppose resistenza sbarrandomi il passaggio.
-Perché? Se non ti faccio passare che cosa farai?-, disse abbassandosi e puntando i suoi occhi grandi nei miei, mentre cercavo di spintonarlo da una parte.
Aprii la bocca per replicare, ma le parole non uscirono, i miei occhi erano presi dai suoi e le mie sinapsi celebrali si erano spente tutto un tratto, facendomi trattenere il respiro.
“L’ultima volta che mi è stato così vicino ho ricevuto un bacio e subito dopo mi ha inferto una ferita profonda. Perché non riesco ad odiarlo come dovrei? PERCHE’?”, pensai non curante del suo sguardo sempre più fiero di avermi zittito una volta per tutte.
-Fammi passare, Hyun Joong-, dissi intontita, dopo un po’.
-No-, rispose secco.
-Falla finita, Hyun Joong!-, gridò una voce dall’altra estremità della mensa, la quale riconobbi immediatamente, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo. Key era arrivato in mio soccorso.
Hyun Joong si girò verso Kibum, che nel frattempo si stava avvicinando, e lo inchiodò con lo sguardò: -Non dovresti essere a lezione?-, chiese sarcastico.
-E’ la stessa cosa che volevo chiedere io a te-, controbatté Key quando ci ebbe raggiunti.
I due sostennero due sguardi inceneritori fin quando Kibum non si girò verso di me e sorrise: -Andiamo, hai lezione e sei in ritardo-, disse dolcemente prendendomi per mano.
-Stava parlando con me!-, sibilò Joong a denti stretti.
-Ma a quanto pare lei non ha voglia di stare a sentirti -rispose Key con aria da diva- perciò aria. Non ho voglia di litigare-.
Ci mancò poco che Hyun Joong gli ringhiò contro. Era rosso in viso e lo avrebbe ucciso volentieri se ne avesse avuto modo, ma a giudicare dai sul pugni stretti e i suo muscoli tesi sulle braccia, si stava contenendo per non esplodere.
Key mi allontanò da lui, trascinandomi lontana dalla mensa e quando fummo davanti la mia aula, mi guardò intensamente negli occhi e scrutò il mio viso, come per cercare tracce di violenze, ma non trovando nulla chiese: -Ti ha fatto male?-.
-No, non mi ha toccato e non penso lo farà mai. Non è tipo da arrivare alle mani con le ragazze, altrimenti mi avrebbe disintegrato già da un bel pezzo-, risposi abbassando lo sguardo.
-Non si può mai sapere-, commentò Kibum avvolgendomi in un abbraccio che ricambiai.
“Non lo farebbe mai… Tutt’al più mi bacerebbe, così da uccidermi lentamente come ha già fatto”, pensai e sciolsi l’abbraccio.
-Che cosa ci facevi nel corridoi? Non hai lezione?-, chiesi perplessa.
-Non ti ho vista tra i tuoi compagni di classe e mi sono preoccupato. Avevo ragione…-, rispose e mi scompigliò i capelli con una mano.
-Entra in classe. Ti aspetta una sonora strigliata da Rhee. Ci vediamo dopo... tuo fratello vuole che ti accompagni a casa-, disse e mi schioccò un delicato bacio sulla fronte.
Annuii e sospirai. Subito dopo entrai in classe, sentendo gli sguardi di tutti puntati su di me.
 
Kibum mi riaccompagnò a scuola e durante il tragitto fui piuttosto taciturna, guardando fuori del finestrino e pensando a quello che Hyun Joong mi aveva detto: “Non sono geloso. A me non interessi ma non voglio che qualcuno distrugga il lavoro che ho cominciato tempo fa”.
Quelle parole giravano vorticosamente nella mia testa, assieme alle mie domande sul perché non riuscissi a mantenere le promesse fatte a me stessa. Perché non riuscivo a non pensarci?
 Socchiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal rombo della macchina, quando Key chiese: -Siamo tornate di nuovo col muso?-.
Aprii gli occhi e lo guardai: sorrideva raggiante e non sembrava affatto scalfito dal comportamento di Hyun Joong, anzi ne era divertito.
-No, ma non riesco a non pensarci. Il fatto è che quando provo ad allontanarmi lui è continuamente fra i piedi-, mormorai stanca, osservandolo.
-Beh, tutto ciò che devi fare, è resistere alle sue provocazioni. Non è facile, lo sappiamo entrambi, ma devi riuscirci se davvero non vuoi più soffrire-, disse scrollando le spalle continuando a sorridere, non perdendo di vista la strada.
-La mia vita era molto più semplice quando non lo conoscevo-, sospirai sarcastica e allo stesso tempo affranta.
-Già, non dirlo a me. Me lo fai un sorriso?-, chiese voltandosi per un secondo.
Risi e scossi la testa: -Grazie Kibum!-, dissi poggiando la testa sul suo braccio destro.
-Di nulla…-, rispose dandomi un leggero e delicato bacio sui capelli.
La presenza di Key m’insinuava sicurezza e tranquillità, proprio come Hyung Jun, e non era un peso averlo accanto, come avevo temuto dopo la sua dichiarazione, ma al contrario fu semplice, perché mi lasciava libera e arrivava sempre in tempo.
“Ah! Se mio fratello fossi davvero tu, Kibum! Saresti una salvezza continua!”, pensai sorridendo, mentre accostava la macchina di fronte casa.
-Siamo arrivati-, annunciò.
-Grazie per il passaggio, Key -dissi scendendo- ci rivediamo domani a scuola-.
-No, probabilmente dovrai venire da Minho oggi pomeriggio alle cinque. Ti farò sapere quando ci saremo messi d’accordo per bene, ok?-, chiese sporgendosi nella mia direzione.
-Va bene! Bye!-, salutai richiudendo la portiera ed entri in casa.
Lasciai lo zaino sulle scale, andando ad aprire il frigo per bere un po’ di banana-milk e urlai: -Sono a casa!-.
Nessuno rispose, segno che Jong non era rientrato. Strano… di solito era il primo a tornare a casa e mi chiesi che cosa lo avesse trattenuto. Versai un po’ della bevanda un bicchiere, raggiungendone la metà e poi riposi il cartone. Mi sedetti sul divano, accendendo la tv, aspettando il ritorno del dinosauro.
 
*°*°*°*°*
Rientrai in casa più furioso che mai, salutando di sfuggita mia madre e salendo di corsa nella mai stanza. Diedi un violento calcio alla scrivania e sedetti a peso morto sul letto, con la testa fra le mani: -Maledizione! Perché si deve mettere sempre in mezzo!?-, imprecai contro Kibum.
-Come se non bastasse lui, ci si mettono anche i SS501 adesso! Sono miei amici; dovrebbero seguire me, non darmi contro!-, continuai a sbraitare rialzandomi e facendo avanti e indietro per la stanza.
-Ho anche dimenticato lo zaino in classe… Idiota. Speriamo che Hyung Jun l’abbia preso e me lo riporti-, commentai ricordandomi di non aver preso la cartella.
Mi fermai davanti alla finestra e poggiai una mano sul muro, cercando di calmarmi. Non volevo che mia madre mi vedesse in quello stato per l’ennesima volta e chiusi gli occhi, respirando profondamente.
“Forza Hyun Joong. Calma i tuoi bollenti spiriti”, mi ripetei nella testa.
Ansimai a denti stretti e, dopo svariati minuti, quando mi sentii completamente rilassato, scesi di nuovo per pranzare.
*°*°*°*°*
Passarono tre quarti d’ora prima che Jong tornasse a casa, ma non me ne preoccupai. Sarebbe tornato vivo come al solito, perciò pranzai in serenità senza lamentele per casa.
Quando tornò, erano quasi le tre e portava con sé uno zaino che non avevo mai visto. Non era degli Shinee, tanto meno suo e lo scaraventò con violenza sul divano. Lo guardai entrare in cucina e non fiatai, vedendolo livido in volto, e mi avvicinai al povero oggetto trattato con tanta crudeltà: non c’erano targhette che indicavano il nome del proprietario. Nella curiosità, mentre l’osservavo, chiesi: -Di chi è questo zaino?-.
-Di un idiota! Il professore vuole che glie lo riporti anche! Altrimenti “non potrà studiare per l’interrogazione di domani”-, cantilenò rispondendomi furibondo.
-Ah si… ora capisco tutto –commentai sarcastica- allora di chi è?-, chiesi ancora una volta.
Jonghyun spuntò da dietro il muro della cucina e mi guardò apatico: -Kim Hyun Joong-.
Sgranai gli occhi e mi allontanai istintivamente come se fosse stato un veleno o un virus da evitare scrupolosamente.
Jong mi guardò attentamente: -Come mai quella faccia?-.
-Oh… -dissi sollevando il volto nella sua direzione- no, nulla. Mi chiedo perché tu l’abbia preso-, mentii, mentre nel profondo volevo che quello zaino sparisse.
-Perché ho un professore che pende dalle labbra di quell’esibizionista senza cervello! Lo odio, lo odio! Mi ha anche detto che avrei dovuto riportarglielo entro oggi e se non l’avessi fatto, mi avrebbe rifilato un due! Ti rendi conto!?-, sbraitò rosso in viso.
Spostai lentamente e ripetutamente lo sguardo dallo zaino e Jong, perplessa: -E non lo riporterai al proprietario immagino-, commentai.
Presi lo zaino fra le mani, sotto gli occhi di mio fratello, ed ebbi la tentazione di aprirlo come per cercare qualcosa che potesse parlare di me, ma non lo feci; piuttosto, ragionevolmente, dissi: -Non puoi non ridarglielo, Jong. Devi andare-.
-Non lo farò-, continuò imperterrito come un bambino.
-Smettila di fare il ragazzino viziato! –alzai la voce- Vuoi metterti ai suoi stessi livelli?-, chiesi lanciandogli uno sguardo fiammeggiante.
Per quanto odiassi Hyun Joong in quel momento, non potevo non prendere le sue difese, perché se lui si fosse ritrovato lo zaino di mio fratello fra le mani, anche di malavoglia, l’avrebbe riportato a Jong. Già lo aveva fatto con i fogli del loro progetto e su questo non dubitavo.
-No, ma perché t’interessi tanto!? Se vuoi riportaglielo tu! Io non ci vado!-, rispose testardamente e mi fece saltare i nervi. Pensava che non ci andassi?
-E da quando non t’interessa se sono in balia di un ragazzo che non sei tu o uno degli Shinee!?-, strillai imbestialita dalla sua testa cocciuta.
-Da quando… da… YHA! SMETTILA! Lascia lo zaino sulle scale e glie lo porterò poi!-, balbettò per poi esplodere.
Lo guardai truce e presi cappotto, cappello, sciarpa e guanti: -No, caro mio, ci vado io! ADESSO! E non provare a fermarmi!-, gridai.
-YHA! Torna subito qui!-.
-Ci vediamo più tardi!-.
-Non conosci la strada! Dove vai!?-, si preoccupò correndomi dietro, ma ero già fuori del cancello, sulla bici.
-Sarà scritta sul diario! Addio!-, dissi infine e me ne andai.
 
Hyun Joong mi aveva riaccompagnata a casa, una sera, prima di Natale e quando ero rientrata, l’avevo visto tornare sulle vie principali, perciò sulla scia del ricordo seguii quella prima strada che mi portò in centro. Arrivata davanti ad un negozio di parrucchiere, aprii lo dai di Joong e ne estrassi il diario: come avevo presupposto, sulle prime pagine, come ogni persona normale, aveva scritto sull’intestazione del diario la via di casa sua.
La lessi attentamente e la tenni a mente, cercando di ricordare se la conoscessi e fortuna volle che una volta, durante i primi giorni di vacanza, ci fossi capitata per un regalo natalizio. Riposi il diario e subito dopo partii.
Arrivai davanti ad un grande palazzo e incatenai la bici a un palo lì vicino. Mi avvicinai al cancello e cercai di trovare il cognome Kim con un’iniziale vicino che potesse aiutarmi, ma nel palazzo sembrava che ci fosse solo una famiglia che portava quel cognome, gli altri erano tutti Chang, Lee, Park, ecc, perciò fu anche più facile trovarlo.
Suonai il campanello e sentii una voce femminile rispondere: era la mamma?
-Chi è?-, chiese una voce distorta metallicamente.
-Buonasera, signora. Cercavo Kim Hyun Joong. Abita qui per caso?-, chiesi gentilmente speranzosa di aver trovato l’abitazione giusta.
-Sì, chi lo cerca?-, continuò a chiedere.
-Sono… sono… -potevo dire di essere un’amica? Mi veniva l’orticaria solo a pensarci- beh, ecco sono la sorella di un suo compagno di classe e oggi Hyun Joong si è dimenticato lo zaino in classe. Posso salire per restituirglielo?-, domandai.
-Ma certo! Sali pure. E’ il quinto piano-, rispose dolcemente la voce e sentii la corrente aprire il portone.
Entrai in un grande corridoio, dove alla fine c’era un ascensore. Lo presi e spinsi il bottone con su scritto “5”.
 
*°*°*°*°*°
Dopo un sonno ristoratore mi sentii molto meglio e quando aprii gli occhi, mi stiracchiai la schiena e decisi che fosse ora di fare merenda. Scesi in cucina, mi preparai un panino e tornai in camera. Mi sedetti alla scrivania accendendo il pc e sentii il campanello suonare.
Mia madre parlò al citofono con tranquillità, ma la persona che aveva suonato, intuii, che non fosse conosciuta. Tesi l’orecchio e la sentii chiedere chi fosse, quando un suo urlo raggiunse la mia stanza: -Hyun Joong! E’ per te! C’è la sorella di un tuo amico, qui!-.
“Sorella di un mio amico? Io non ho amici che hanno sorelle”, pensai con il panino a mezz’aria, rielaborando le parole di mia madre.
Per un momento evitai di scendere, non sapendo chi fosse, ma quando sentii bussare alla porta un illuminazione perforò il mio cervello: “Oh no… Non ho amici che hanno sorelle, ma un NEMICO!”, pensai in preda al panico improvviso.
Inghiottii il boccone che stavo masticando e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Mi precipitai giù per le scale e quando mamma aprì la porta, i miei sospetti ebbero la risposta che temevo.
E tu che diavolo ci fai qui!?”.
 
*°*°*°*°*
-Buonasera, signora Kim-, salutai educatamente e chinai il capo in un sorriso imbarazzato.
-Ciao –disse sorridendo- tu sei?-, chiese dolcemente.
Davanti a me, ad aprirmi la porta, c’era una splendida donna, dai lunghi capelli neri raccolti una coda che ricadeva lungo una spalla che sorrideva amorevolmente; i grandi occhi scuri e a mandorla ricordavano molto quelli di Hyun Joong, così come il sorriso gentile e affabile che poche volte gli avevo visto sul volto; era piccola e minuta, ma poco più alta di me.
-Ilaria…-, risposi ricambiando il sorriso con un po’ d’imbarazzo. Com’era bella…
-Ilaria… Prego, accomodati dentro. Non restare lì fuori-, disse gentilmente. Entrai e notai la grande casa arieggiata. Nel salottino c’era sistemato un divano ad angolo in pelle nera e una tv molto grande, mentre davanti a me c’erano le scale che portavano ad un piano superiore e sotto di esse un piccolo corridoio da cui si accedeva ad un’altra stanza.
Lo vidi subito: era appollaiato sulle scale, con un’espressione sconvolta sul viso che non capivo da dove provenisse, che mi guardava fisso. I suoi occhi incontrarono i miei e per un attimo mi sentii morire, perché mi stavano guardando con astio, come se non fossi mai dovuta entrare a casa sua.
-Non sei coreana, immagino-, commentò la madre, la quale non si era accorta del figlio alle sue spalle.
Spostai lo sguardo su di lei, posando lo zaino a terra e le sorrisi nuovamente: -Ah… no. I miei genitori vivono qui da molto tempo, ma le mie origini sono italiane-, risposi.
-Parli bene la nostra lingua, però!-, osservò contenta. Mi piaceva la sua vitalità, era una donna molto gioiosa che ricordava i modi frivoli di mia madre.
-Sono cresciuta qui. Mi sono trasferita quand’ero molto piccola-, dissi scrollando le spalle sorridendo.
La signora Kim si girò e notò il Hyun Joong sulle scale e lo invitò a scendere: -Che ci fai lì? Non scendi?-, chiese.
Hyun Joong, che fino a quel momento era rimasto a guardarci, scosse la testa per rinvenire da un pensiero e rispose: -Sì, eccomi-.
Scese le scale lentamente, puntando lo sguardo su di me e mi trucidò non appena mi fu davanti; ovviamente senza farsi vedere.
-Come mai sei qui? Pensavo che te ne saresti restata lontana per un bel po’ di tempo-, domandò scortesemente, ignorando l’occhiataccia della madre.
-Kim Hyun Joong! Che modi sono?! Non si tratta così un ospite!-.
-Non è un ospite, tanto meno mia amica!-, ribatté imperterrito lui.
-E’ venuta a riportarti la cartella, dato che TU l’hai lascia in giro come se fosse un sacchetto di plastica da gettare via! Abbi un po’ di buone maniere!-, lo strigliò per bene.
Hyun Joong non rispose, ma tenne gli occhi fissi su di me, evidentemente infastidito e mi sentii messa in soggezione. Per un po’ sostenni il suo sguardo, poi fui costretta a guardare altrove: -Beh… il mio lavoro l’ho fatto. Sarà meglio che vada…-, dissi chinandomi e salutando la mamma con un sorriso.
Mi aveva fatto piacere conoscerla e pensai che mi mandasse via, avendo capito lo stato d’animo del figlio, ma con mia grande sorpresa fece tutt’altro: -No, rimani un po’. Posso offrirti qualcosa?-, chiese dolcemente.
-Oh, no signora. Grazie mille…-, risposi educatamente lanciando uno sguardo a Joong.
-Hyun Joong, dille di rimare, per favore-, disse con occhi languidi al figlio che di tutta risposta sgranò gli occhi e aprì la bocca sconcertato.
-C-cosa?-, domandò.
“Non vedi l’ora che vada via, non è così? A scuola è bene torturarmi e a casa tua devo polverizzarmi. Vediamo come te la cavi adesso!”, pensai.
-E’ così carina! Ti ha riportato lo zaino oggi, invece che domani. Potrai studiare per il test! Non hai detto che i libri li avevi a scuola e non sapevi come fare?-, esclamò la madre.
-Si, ma… mamma!-.
-Niente “ma”, signorino! E’ stata gentile a venire fin qui –disse trucidandolo- Per favore, resta un poco-, continuò tornando a guardarmi. La fissai incerta sul da farsi e dopo un’occhiata a Hyun Joong, che mi faceva cenno di sparire, decisi di rimanere a suo dispetto.
-Grazie! –chioccò felice-Vieni in cucina, ti offro una cioccolata calda! Fuori è freddo, come sei venuta?-, chiese con folle entusiasmo, mentre mi faceva strada.
-In bici… In casa non c’era nessuno che potesse accompagnarmi-, risposi mentendo. Non volevo raccontare del perché avessi discusso con mio fratello, tanto meno se l’oggetto della nostra lite era presente.
Mi piaceva la madre di Joong, era simpatica e mi fece sentire a casa. Mi fece accomodare al tavolo e la guardai preparare la cioccolata.
Hyun Joong aveva sentito la mia risposta ed entrò in cucina con aria di chi ne sa una più del diavolo, chiedendo: -Non c’era nessuno? Tuo fratello avrebbe potuto accompagnarti, perché immagino sia stato lui a riportare lo zaino a casa, no? Perché non l’ha fatto?-.
Lo incenerii con gli occhi, mantenendo la calma: -Aveva da studiare anche lui, così non è potuto venire-, risposi secca.
-Ah si? –continuò sedendosi accanto a me, mentre la mamma si girava richiamata dal nostro battibecco improvviso- Non credevo studiasse anche per prendere cattivi voti. Pensavo fosse una dote naturale a cui non porre rimedio-, ghignò.
-Divertente…-, commentai acida.
-Strano che tu sia venuta fin qui solo per uno zaino, non credi? Pensavo che una come te non si sarebbe mai scomodata per così poco e invece… Non si finisce mai d’imparare!-,  disse e la sua allusione non mi sfuggì. 
Pensava davvero che fossi andata a restituirgli lo zaino per vederlo dopo quello che mi aveva detto a scuola? Non si stancava mai si dire una stupidaggine dopo l’altra?!
Aprii la bocca per ribattere, ma la signora Kim fu più veloce: -KIM HYUN JOONG! Smetti d’infastidirla! Se non hai altro da fare che attaccare briga, vai in camera tua e comincia a studiare per domani!-.
-Ma mamma! Non ho fatto nulla di male!-, strillò Joong con un faccino così innocente che quasi gli credetti.
-FILA! -strillò di nuovo la signora Kim- I tuoi occhi dolci non incantano nessuno! Sparisci!-, urlò. Mi sentii chiamata in causa e abbassai la testa a quelle parole:  “Sei una stupida… La madre ha ragione!”.
Hyun Joong si alzò silenziosamente e con la coda tra le gambe si avviò al piano superiore. Trattenni una risata e lo guardai andare via, mentre la mamma mi versava la cioccolata ormai pronta.
-Scusalo tanto… –disse una volta che se ne fu andato- In genere non è così-, disse.
-Non si preoccupi-, dissi sorridendo e la vidi sedersi al posto del figlio.
Cominciai a sorseggiare, facendo attenzione a non scottarmi, ascoltandola parlare: -Per Hyun Joong questo ultimo periodo è stato molto duro. E’ cambiato…-.
La guarda, cercando di capire e le sue parole mi sembrarono simili a quelle di Hyung Jun: -Ci sono stati problemi in famiglia?-, chiesi senza accorgermene e me ne pentii subito, vendendo una velo di tristezza calare su di lei.
-Sì, parecchi… -confermò- te ne ha parlato?-, chiese.
-No, io e Hyun Joong non siamo amici, ma sono legata a uno dei SS501, Hyung Jun. Mi ha detto che lei non è stata molto bene in questi ultimi mesi, ora come va?-, domandai con premura.
-Oh, era solo un falso allarme. Sto bene! Fresca come una rosa! –rise- come vi conoscete allora?-, continuò.
-Ci conosciamo a causa della gara scolastica per la borsa di studio a New York. Mio fratello è in uno dei gruppi che gareggiano-, risposi.
-Oh, allora capisco perché è così ostile nei tuoi confronti. Beh, non è educato. Tu non c’entri nulla con loro-, commentò accigliandosi.
-E’ ciò che penso anch’io, ma lui non vuole capirlo-, dissi scrollando le spalle e sorridendo. Avrei voluto parlare con la madre per sfogarmi con qualcuno che lo conoscesse bene, ma restai in silenzio; preferii sorseggiare la bevanda in silenzio.
-Mmh, penso anche se ti è così ostile è perché nasconde qualcosa che tu non dovresti sapere. Lo conosco troppo bene!-, disse con gli occhi pieni di malizia.
Arrossii e sorrisi: -Che cosa dovrebbe nascondere?-, chiesi sentendo il cuore accelerare e la testa combattere contro quella piccola fiammella di speranza. Sentivo di voler saperne di più. Volevo saperne di più su ciò che pensava Hyun Joong, ma al tempo stesso la mia mente mi faceva rimanere fedele alla promessa che avevo fatto a Key e soprattutto a me stessa.
 
*°*°*°*°*
Appena mia madre mi sbatté fuori dalla cucina, mi diressi in camera sotto suo ordine, mentre sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene.
Anche mia madre mi da contro quando c’è LEI nei paraggi! La odio! E pensare che mi sono sentito anche… AISH! Sei uno stupido idiota!”, pensai risalendo le scale.
Ero fuori dalla vista della cucina, ma dalla porta aperta arrivarono le loro voci fin dove ero io. Mi fermai e la prima che mi raggiunse fu quella di mia madre: -Scusalo tanto… In genere non è così-, disse.
“No che non sono così! Sono così solo con le persone che non posso vedere!”, pensai.
-Non si preoccupi-, rispose lei.
-Per Hyun Joong questo ultimo periodo è stato molto duro. E’ cambiato…-, continuò mia madre.
-Ci sono stati problemi in famiglia?-, chiese Ilaria.
-Sì, parecchi… te ne ha parlato?-, chiese
“Certo che non glie ne ho parlato. Sono affari nostri, non suoi! E poi non siamo così intimi perché io possa raccontare certe cose!”.
-No, io e Hyun Joong non siamo amici, ma sono legata a uno dei SS501, Hyung Jun. Mi ha detto che lei non è stata molto bene in questi ultimi mesi, ora come va?-.
“HYUNG JUN!?”. Una mia mano scattò sulla ringhiera delle scale e affinai l’udito e per ascoltare meglio. Come poteva avermi tradito così il mio migliore amico!?
-Oh, era solo un falso allarme. Sto bene! Fresca come una rosa! –rise- come vi conoscete allora?-, rispose gioiosa mia madre, felice di poter dire che stava bene.
-Ci conosciamo a causa della gara scolastica per la borsa di studio a New York. Mio fratello è in uno dei gruppi che gareggiano-.
“Già… che incontro magnifico”, pensai sarcastico.
-Oh, allora capisco perché è così ostile nei tuoi confronti. Beh, non è educato. Tu non c’entri nulla con loro-, commentò mia madre in tono duro.
-E’ ciò che penso anch’io, ma lui non vuole capirlo-, soggiunse lei esasperata.
-Mmh, penso anche che se ti è così ostile è perché nasconde qualcosa che tu non dovresti sapere. Lo conosco troppo bene!-, disse mia madre con velo di malizia nella voce.
Mi aggrappai alla ringhiera delle scale, furioso, ed ebbi voglia di scendere per replicare, ma non potevo o mia madre avrebbe scatenato un putiferio: “Che cosa stai dicendo, mamma!? Io non nascondo niente! Che allusioni strane fai? Capirà male se continui così! MANDERAI IN FRANTUMI IL MIO PIANO!”.
-Che cosa dovrebbe nascondere?-, chiese lei con un filo d’imbarazzo.
-Non so… Di certo qualcosa che riguarda te, ma che non vuole che tu sappia. Il viso di mio figlio non ha segreti per me e non avrebbe reagito così male quando gli ho detto di andarsene via, se non teneva alla persona che aveva di fronte-, ci fu silenzio e poi continuò: -Fra voi due c’è qualcosa?-, chiese e immaginai l’imbarazzo di Ilaria salire alle stelle. Perché mia madre doveva essere così pettegola con le ragazze? Perché!? E poi cosa poteva importargli!? Forse l’unica cosa buona di quella domanda era che magari avrei scoperto se davvero il mio duro lavoro per conquistarla aveva dato i suoi frutti.
-No… non proprio. Tra noi non c’è niente-, rispose Ilaria e notai che nella sua voce c’era molta tristezza.
Allora ho ragione… Ti piaccio!”, pensai e stranamente sentii il mio cuore prendere un ritmo più veloce.
-Mmh, ma a te piace?-, continuò a domandare senza pudore mia madre. Possibile che aveva una faccia così tosta!?
Ci fu un momento di silenzio, in cui non sentii una risposta, ma subito dopo mia madre esclamò: -Oh, sei così dolce! Spero che sia ricambiato!-.
“Ricambiato?! Che cos’ha risposto!? Ho ragione io!”, pensai allargandomi in un ghigno.
-Ho finito la mia cioccolata. Si è fatto tardi e credo che sia ora di tornare a casa… Grazie mille signora Kim-, disse lei e sentii il rumore della sedia che si muoveva, segno che si stava alzando.
-Di nulla, grazie a te. Mi ha fatto piacere conoscerti-.
-Anche a me-.
Le vidi uscire dalla cucina  e mi sbrigai a salire gli ultimi gradini, di modo che non mi potessero vedere, ma che io potessi continuare a sentire.
-Vuoi che Hyun Joong ti accompagni? Si sta facendo buio e non mi va che te ne vada in giro da sola…-, disse mia madre premurosamente.
Non mi va di accompagnarla e poi c’è ancora luce! Per oggi ne ho avuto abbastanza di lei!”.
 
*°**°*°*
-Oh, no. Mille grazie, ma non credo gli possa far piacere. La ringrazio comunque tanto-, risposi alla signora Kim, che gentilmente si aveva proposto di farmi accompagnare da Hyun Joong.
- -No, è meglio così. La prego...-, dissi implorante. Non volevo che Joong potesse infastidirmi ancora o peggio farsi prendere da una delle sue crisi e cominciasse a provocarmi fino a darmi un’altra illusione.
La madre mi sorrise dolcemente e la salutai chinando il capo: -Arrivederci!-, dissi e aprii la porta.
-Torna a trovarci, cara. Ciao!-, disse e mi lasciò andare.
Una volta fuori casa presi un bel respiro e salii in sella, sfrecciando fra le macchine e pensando alle parole della signora Kim.
 
-Che cosa dovrebbe nascondere?-.
-Non so… Di certo qualcosa che riguarda te, ma che non vuole che tu sappia. Il viso di mio figlio non ha segreti per me e non avrebbe reagito così male quando gli ho detto di andarsene via, se non teneva alla persona che aveva di fronte-.

*°*°*°*
Quando se ne fu andata, quasi mi sentii in colpa, ma non scesi tantomeno intervenni. Salii in camera mia, con il battito ancora accelerato e chiusi la porta. Mi appoggiai al muso, socchiudendo gli occhi. Presi un bel respiro e mi tastai il petto: “Perché batti così forte? Che cosa mi vuoi dire? Non puoi esserti innamorato di lei… Non puoi! O forse si? Hyun Joong deciditi una buona volta…”.   


{Spazio Alue! :D}
Miei cari ragazze e ragazzi... u.u BUON ANNO A TUTTI! =D Passato bene il capodanno? Mi domando quanti di voi si siano sfondati nell'alcol come Minho e Hyun Joong qualche capitolo precedente e chi altri invece siano andati in qualche casa di amici a non fare danni e a passare un sereno capodanno XD 
Beh, oltre questo, piaciuto il capitolo? Sì, lo so, lo so, la storia procede un po' a rilento e questo diciamo che è stato un capitolo di stop fra il viaggio di Kibum con Yaya e i problemi di Feffe e Jong... ma faranno pace presto (forse nel prossimo capitolo, chissà? u.u) e questo è anche uno dei capitoli più lunghi, perciò spero proprio che mi lasciate un commentino almeno due persone in più del normale (fatemelo come regalo di Natale ormai passato ç_ç).
Un kiss a tutti! alla prossima! :3
Grazie per essere passati e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII
 
I giorni a Seoul passavano velocemente, mentre gli Shinee si affrettavano a finire la base musicale per la canzone, che finalmente aveva trovato un titolo grazie a tutti coloro che avevano partecipato: “Y si fuera ella”. Taemin nel frattempo gentilmente mi dava ripetizioni. Molte volte ero andata a dare una mano per vedere se la base poteva coincidere con i sentimenti di Jong espressi nel testo e altre ci eravamo riuniti per controllare che tutto procedesse secondo i piani. Hongki aveva cominciato il trasloco, perciò fu indaffarato con la famiglia, ma non mancò alla promessa di andare a trovare Federica. Mi disse che la ragazza si era ripresa bene, ma che nonostante tutto, quando chiedesse informazioni su lei e Jong, si rattristava e per un po’ di tempo rimaneva di cattivo umore; aggiunse anche che Feffe non avrebbe invitato Jong alla festa di compleanno per nessuna ragione al mondo. Era arrabbiata, questo era evidente, ma noi tutti non ci scoraggiammo poiché era stato già calcolato e sapevamo come avremmo agito.
Tre giorni prima della festa riuscimmo a finire miracolosamente la base, ma in quel momento sorse un problema molto grande. Un problema che si sarebbe potuto tramutare in una catastrofe: come avremmo convinto Jonghyun a cantare? Con la testa dura di mio fratello sicuramente avremmo dovuto faticare parecchio, così ci riunimmo tutti in casa di Minho, ognuno con una scusa diversa, e cominciammo a discutere sul da farsi.
-Ok, abbiamo solo due giorni per farlo provare e ancora non l’abbiamo avvertito nemmeno della base; come faremo?-, chiese Taemin nel panico.
-Rilassati, una soluzione si troverà-, rispose Key fiducioso.
-Già… l’unico asso nella manica che abbiamo sei tu, Yaya. Dovrai accennarglielo tu…-, intervenne Onew tranquillamente, ignaro del pericolo in cui mi stava mettendo.
-IO!? Io ho già frugato fra le sue cose a tempo debito e ho scovato la canzone. Tocca a voi adesso-, dissi con molta non calanche, mentre dentro speravo con tutto il cuore che la conversazione si spostasse su fronti diversi.
-Ma… DEVI. Solo tu puoi convincerlo!-, commentò Minho.
-Perché devo morire proprio io!?-, domandai ironica a tutti i presenti.
-Perché tu sei la sua sorellina adorata-, rispose Taemin con aria angelica, sbattendo i suoi occhini dolci.
Lo guardai truce per un istante, mentre Minho tratteneva una risata: -Non lo farò-, dissi secca.
-YHA! Yaya, lo sai che oggi mi ricordi Jong!?-, osservò Key scocciato per la mia testardaggine.
-Sai com’è, fino a prova contraria è mio fratello, no?-, risposi ironica.
-E poi non ho voglia di sorbirmi una sua strillata per avervi procurato la canzone. Dovrebbe dirlo Onew che è il leader!-, osservai imperterrita.
Ma non ci furono speranze per le mie suppliche e per i miei lamenti, perché Key cominciò a fare il pazzo, minacciandomi che se non avessi avvertito Jong per tempo, mi avrebbe costretto a vestire di rosa per la festa di Feffe, trasformandomi in una bomboniera con l’aiuto di mia madre e, memore della vacanza improvvisa che erano riusciti a organizzare, decisi che forse sarebbe stato saggio non lagnarsi più.
Tornai a casa con il muso e non trovai nessuno in soggiorno: i miei erano a lavoro, Nanà dalla tata, Hongki ad aiutare i genitori e Jong probabilmente era in camera sua, tornato da poco dalla palestra, perciò decisi di prendere tempo, salendo in camera mia.
Bene, che cosa potrei inventarmi per uscirne illesa?”, mi chiesi cambiando maglietta.
Mi sedetti sul letto e mi lasciai sprofondare nel cuscino a faccia in giù pensando a qualcosa, ma inevitabilmente il mio cervello non ci riusciva, così mi rialzai quasi subito, pensando “Fighting!”, e andai a preparare uno spuntino. Meglio prenderlo per la gola iniziando dal dolce.
Preparai un po’ di pane e nutella, con accanto un bicchiere di babana-milk e salii. Davanti alla porta presi un bel respiro e bussai. La voce di Jong m’invitò a entrare e feci capolino dalla porta, trovandolo assorto su un libro. Stava studiando?
-Buongiorno…-, dissi poggiando la merenda sulla scrivania e sedendomi accanto a lui.
-Giorno-, rispose senza alzare gli occhi dal libro.
-Stai studiando?-, chiesi osservando un piccolo libricino su cui erano stampate molte foto di New York.
-No, è una guida per New York-, rispose e finalmente si decise a guardarmi.
-Perché la stai studiando, quando ancora non sai se partirai?-, domandai.
-Ho un po’ di speranza-, rispose, per poi fissare prima me, poi la merenda e infine alzare un sopracciglio sorpreso: -Come mai tutta questa premura?-, domandò.
-Non posso preoccuparmi della pancia di mio fratello?-, domandai ironica mettendo su un faccino d’angelo.
-Sì, ma non lo fai mai. E ciò è molto preoccupante-, rispose studiandomi.
Rimasi in silenzio: “E adesso che faccio? Che faccio? Che faccio? Che faccio? Chiedo adesso o aspettato ancora un po’!?”, pensai in preda al panico.
-Lascia stare, piuttosto dove sei stata?-, chiese ancora più curioso.
“Dove sono stata? Dove saresti dovuto stare tu, stupido!”, pensai.
Sospirai e vuotai il sacco: -A casa di Minho-.
Jong quasi sbiancò, ma subito lo vidi scattare in piedi: -EH!?-.
-Mangiamo la merenda?-, cercai di sdrammatizzare sorridendogli e facendo finta di nulla, mentre avvicinavo un pezzo di pane.
-No, affatto! Che ci sei andata a fare da Minho!?!-, gridò rosso in viso.
Alzai gli occhi al cielo e lo guardai quasi annoiata dalla sua reazione. Seguì una pausa in cui mi guardò truce dall’alto in basso, poi risposi sorridendo beffarda: -Io e Minho stiamo insieme da un mese, non lo sapevi?-.
-C-come? -chiese reggendosi alla sedia dietro di lui e mettendosi a sedere- Da un mese?-.
-Già-, risposi apatica.
-Spero tu stia scherzando-, disse sempre più bianco.
-CERTO CHE STO SCHERZANDO! –ringhiai- Possibile che tu sia così ottuso!?-, domandai.
-Ascoltami bene, signorina, non è il modo di scherzare! Ho rischiato un infarto! –ribatté tornando a prendere un po’ di colore- Si può sapere cosa vuoi!?-, chiese fuori di sé.
-Se ti calmi, forse te lo dico-, dissi.
-Sono calmo-.
-Promettimi di non arrabbiarti tanto…-, azzardai mordendomi il labbro.
Jonghyun alzò un sopracciglio scocciato: -Come se tu non mi avessi già fatto arrabbiare. Di che si tratta?-, chiese.
-Prometti-, ripetei ferma.
-Va bene! Lo prometto! Voi dirmi che succede?! Mi stai facendo uscire i capelli bianchi!-, urlò sarcastico.
All’improvviso mi venne un’idea: perché dovevo essere proprio io la vittima di quell’omicidio? In fondo anche gli Shinee e Hongki erano stati miei complici, così decisi di dimezzare la verità.
-Ecco… se ti chiedo il favore di provare una canzone che ho scritto insieme agli Shinee, tu accetti?-, chiesi, sperando che il suo criceto non si mettesse in moto proprio in quel momento.
-Che canzone?-, chiese curioso.
-Una canzone… -risposi vaga- Ti va?-, domandai.
-Sì, ma… è per questo che nelle ultime settimane sparivi in continuazione?-, domandò serio scrutandomi. Avevo l’impressione che stesse sospettando qualcosa.
Non sapevo se rispondere si o no, ma se ero in ballo, tanto valeva ballare: -Sì, per questo-.
-E allora potevate chiamarmi! Potevo darvi una mano, no?! Perché mi avete tenuto all’oscuro di tutto?-, domandò.
-Beh… ecco… perché… -improvvisai- perché doveva essere una sorpresa! Volevamo metterci alla prova di scoprire se potevamo scrivere una canzone senza il diretto interessato che l’avrebbe dovuta cantare-, dissi.
“Balla più inutile non potevo inventarmela”, pensai.
-Oh, beh, allora va bene. Quando dovrei provare?-, domandò all’improvviso con due occhi colmi di curiosità.
-Non so, non ci siamo messi d’accordo. Te lo faccio sapere appena ne so qualcosa di più, ma credo che domani pomeriggio potremmo cominciare-, risposi alzandomi in direzione della porta.
-Va bene, allora fammi sapere-, disse tornando alla sua guida su New York.
Uscii dalla sua camera e sospirai: “Sono viva! C’è l’ho fatta! Mi viene da piangere dalla felicità!”, pensai tornando nella mia stanza.
Afferrai il cellulare sul comodino e scrissi un messaggio a Kibum: “Niente vestito rosa per me l’otto febbraio! :D Rassegnati! Missione compiuta! Dimmi solo quando deve provare e glie lo riferisco”. Spinsi il tasto invio e quasi subito mi arrivò il messaggio di risposta: “Domani alle cinque. Subito dopo le nostre prove per la gara potrai venire. P.S: Che peccato, speravo di vederti ancora una volta in un vestito rosa L”.


Quella sera stessa avvertii mio fratello, durante la cena. Mamma e papà non si scomposero, ne fecero domande, perché glie ne avevo già parlato con Hongki in precedenza, e poi erano felici che mi dessi da fare per Jong, così io avevo una motivazione per distrarmi e lui riceveva una soluzione a tutti i suoi problemi di cuore.
-Jong, domani vai con calma alle prove, io ti raggiungo quando avrete finito, così alle cinque possiamo provare tranquillamente-, dissi nel bel mezzo della cena.
-Va bene-, rispose ingurgitando quasi una ciotola di riso.
Hongki mi lanciò un’occhiata e gli feci cenno che gli avrei parlato più tardi, lontani da orecchie indiscrete. Dopo la cena aiutammo a sistemare e salii in camera mia; poco dopo sentii bussare: -Avanti-, risposi.
Hongki entrò silenziosamente: -Allora è domani il grande giorno?-, chiese sorridendo.
-Sì, tu verrai?-, domandai speranzosa, mentre si sedeva alla scrivania accanto a me. Mi avrebbe fatto piacere averlo con noi.
-Credo di sì. Vedo se posso liberarmi prima dai miei, così ci andremo insieme-, rispose.
Sorrisi e mi strinsi nelle spalle: -Mi fa piacere che tu venga-.
-Anche a me – rispose, poi si fece pensieroso- Come hai fatto a convincerlo?-, chiese accigliandisi.
Sorrisi e risi istericamente: -Eh… ecco, non l’ho propriamente “convinto”, diciamo che ho omesso certi particolari-, risposi.
Hongki rise sotto i baffi: -Che hai combinato?-, domandò.
-Gli ho solo detto che volevamo metterci alla prova per vedere se saremmo riusciti a scrivere una canzone senza il diretto interessato. Non gli ho detto di che si tratta, perché sarei potuta morire e ho omesso anche il particolare di me e te che cerchiamo disperatamente la presunta lettera-, risposi seria.
-Bene, allora scoppierà domani, immagino-, commentò.
-Probabilmente-, dissi.
-Meglio così, almeno saremo in tanti a reggerlo-, disse scoppiando in una sonora risata a cui mi unii anch’io.
-Già, per quanto gli possa voler bene, avevo paura che s’infuriasse. Perciò ce la vedremo domani-.
-A domani, allora-, disse aprendo la porta.
-A domani-, feci eco e lo vidi uscire.
Appena richiuse la porta della stanza, restai a fissare il vuoto per un istante, perché alcuni pensieri erano improvvisamente riaffiorati: “Chissà perché tutti evitano di parlare di Hongki con me. Pensavo dipendesse dal fatto che è un ragazzo e quindi potesse creare problemi in famiglia con me, ma abbiamo acquisito un buon rapporto da amici, non vedo perché devono continuare ad avere quest’alone di mistero! Papà è davvero strano quando si tratta di lui…”, pensai.
-Boh-, commentai tornando alla realtà, scrollando le spalle. Mi alzai e andai in bagno per farmi una doccia.
 
***
Il giorno dopo le lezioni passarono molto rapidamente e non vedevo l’ora che arrivasse pomeriggi oper riuscire finalmente ad incatenare Jong ad una sedia e farlo cantare. Hyun Joong, stranamente, non diede segno di avvicinarsi a me: aveva litigato con la madre? Non lo sapevo, ma in quel giorno felice, fui lieta che non mi si avvicinasse.
Rhee ci avvisò che subito dopo il mese di febbraio, esattamente il cinque fino al nove di marzo, saremmo partiti per la gita in Italia. Quella era un’altra buona notizia della giornata. Mi sentivo piena di buon umore e tornata a casa, pranzai tranquillamente con il sorriso sulle labbra, tanto che misi il buon umore a Jonghyun che aveva preso l’ennesimo cinque in inglese e a Taemin che era venuto per qualche ripetizione.
Rimanemmo a studiare tutti e tre fino all’ora in cui dovettero andare per le prove, così me ne restai a studiare ancora un poco e a badare a Nanà. La piccolina non fece storie, ma anzi si mise di buona lena a disegnare accanto a me, chiedendomi ogni tanto di darle qualche libro da cui poter osservare delle immagini da ricopiare.
Alle quattro e mezza mamma rientrò dal lavoro e cominciai a prepararmi. Alle cinque in punto Hongki era fuori della porta di casa che mi aspettava allegro e pimpante: -Pronta?-, chiese appena entrai in macchina.
-Certo, ma devo pensare a come dire a gli altri che non ho avvisato Jong che la canzone è sua-, risposi e Hongki scoppiò in una sonora risata.
-Vedrai che qualcosa ci verrà in mente-, disse e partì.
Frecciò fra le strade di Seoul e in men che non si dica fummo a scuola. Attraversammo i primi corridoi ed entrammo in sala teatro: -Eccovi, finalmente!-, gridò Minho, mentre Kibum da sotto il palco si diresse nella nostra direzione.
-Ciao, ragazzi-, dissi sorridendo a tutti e avvicinandomi. Notai che i SS501 ancora non erano andati via e stavano sistemando le loro cose.
Key appena mi fu davanti mi avvolse in un enorme abbraccio che non sfuggi agli occhi degli altri, specialmente a quelli di Hyun Joong che m’incenerirono all’istante: -Ciao, sorellina-, sussurrò.
-Ciao, Key-, risposi con un filo d’imbarazzo e cercai di sciogliere l’abbraccio il più presto possibile. Stranamente Jong non commentò: c’era lo zampino di Kibum?
-Allora? Avete portato la base?-, domandò Minho.
-Ma dovevate averla voi-, rispose Hongki, mentre Jong, seduto su una poltrona, ci guardava impaziente.
-No-, disse Onew serio.
Ci guardammo tutti negli occhi, sentendo il panico passare dall’uno all’altro, poi Taemin disse: -Ce l’ho io-, e andò a prendere il suo zaino, tirandone fuori un cd e il foglio con il testo della canzone.
I SS501 incuriositi ci guardarono per superaci senza dire una parola, eccetto Hyung Jun che mi rivolse un gran sorriso e ammiccò prima di andare; Hyun Joong tirò dritto e fu il primo a uscire, così la sala rimase interamente nostra.
-Hai detto a tuo fratello che la canzone è sua, vero?-, domandò Kibum accanto a me senza farsi vedere, né sentire.
-No-, dissi sincera e lo vidi scurirsi in volto.
-Cosa… perché?!-, disse alzando la voce di un’ottava.
-Perché ce la dobbiamo vedere tutti insieme, e poi il mio compito era quello di convincerlo, non di dirgli tutto-, risposi dandomela a gambe sotto il palco, per paura di una qualche reazione di Kibum.
-Yha! Torna qui! Non ho finito di parlare con te…-, disse, ma Taemin aveva consegnato il foglio a Jong, che appena lo vide e riconobbe il testo sbraitò, scattando dalla sedia: -CHI DIAVOLO VI HA DATO QUESTO TESTO!?-.
Mi feci piccola-piccola su una poltrona, scivolando a poco a poco, mentre Hongki faceva lo stesso accanto a me. Jong punto gli occhi su di me e cominciò a scendere i gradini del palco: -Chi ti ha dato il permesso di frugare fra le mie cose!?-, chiese fiammeggiando.
-E’ per una buona causa!-, mi affrettai a dire e vidi Minho accorrere alle spalle di Jong per fermarlo se la cosa fosse degenerata.
-Quindi sei stata tu!-, urlò.
-Certo che sono stata io! Ero l’unica a averti visto scriverlo! E poi non volevi farmela leggere, motivo in più per cercarla!-, ribattei imperterrita.
-Quando imparerai a farti gli affari tuoi!?-, tuonò.
-Quando tu smetterai di deprimerti e comincerai a fare qualcosa per riconquistare Federica, invece di rimanertene con le mani in mano!-, gridai a mia volta e alzandomi dalla sedia mi ritrovai faccia a faccia con mio fratello.
-Jong… -intervenne Onew- tua sorella ci ha chiesto di comporla insieme a Hongki perché tu potessi…-.
-Non m’importa un fico secco di ciò che ha chiesto! Non doveva andare a cercare fra le mie cose!-, ringhiò Jonhyun girandosi di scatto verso il suo leader.
-Almeno abbi la decenza di ascoltare!-, s’infuriò Kibum, perdendo seriamente la pazienza.
-Che cosa dovrei ascoltare!?-, domandò Jong fuori di se girandosi di malo modo a Key, che non perse tempo a disintegrarlo con gli occhi, pronto a lanciargli contro qualunque cosa gli fosse capitata sotto mano se avesse continuato.
-L’abbiamo composta perché tu la potessi cantare al compleanno di Federica per scusarti con lei, - s’intromise Hongki- ma non è stata solo tua sorella ad andare a cercare fra le tue cose. Mi ci sono messo anch’io-, disse cauto.
Jonghyun lo fulminò deluso e tutto ciò che disse, fu: -Non farò niente del genere, tanto più che non mi ha invitato alla festa. Neanche fossi la peste in persona!-.
-A te cosa importa se ti ha invitato o no? –chiese Taemin- con il nostro e soprattutto il mio aiuto potrai entrare senza problemi,  senza che lei ti veda, e poi potrebbe essere questo il tuo regalo per lei. La mia domanda è: ci tieni ancora a mia sorella? Perché se la risposta è no, possiamo anche mollare tutto e metterci l’anima in pace-, disse tranquillamente.
A quella parole Jong sembrò riacquistare un po’ di lucidità e si rimise a sedere su una poltrona rossa li vicino. Sospirò, portandosi le mani a coppa sul viso e si strofinò gli occhi. Poi guardò Taemin: -Tenerci? Io l’amo con tutto me stesso e ancora mi rimprovero per non averle dato abbastanza retta-.
-Allora fa ciò che ti diciamo e potrai riconquistarla!-, disse Hongki mettendo su un sorriso benevolo.
Ci guardò per un lungo istante, senza dire una parola: -Va bene, se tanto mi da tanto, allora lo farò. Fatemi ascoltare almeno la base…-, disse approvando finalmente.
Sul cuore di tutti noi fu come se ci si fosse tolto un mattone enorme e ci sorridemmo tutti soddisfatti e compiaciuti di noi stessi. Jong salì sul palco, seduto su una sedia che lo faceva arrivare perfettamente al microfono e si fece pensieroso: -Un momento… ma la festa e fra due giorni!-, esclamò nel panico.
-E con ciò?-, domandò Minho, ridendo sotto i baffi.
-Non riuscirò mai a impararla per tempo!-, rispose Jong guardandolo bianco in volto.
-Certo che ce la farai; ce l’abbiamo fatta noi a pensarla e scriverla, e ce la farai anche tu!-, dissi avvicinandomi sotto il palco, con un sorriso incoraggiante. Jong mi ascoltò attentamente e si convinse; poi prese un bel respiro e, dopo averci pensato su per un po’, fece cenno a Taemin di lascare andare la musica.
L’ascoltò una prima volta per cominciare a familiarizzare con la melodia e ne fu, fortunatamente, entusiasta, così la seconda volta cominciò a provarla, mettendoci tutto se stesso dentro.
Mio fratello aveva la particolare capacità di cantare col cuore ed esprimere perfettamente le emozioni che una canzone può dare.
Sorrisi sentendolo cantare, anche se e parole erano tristi, ero fiera di mio fratello, perché quello che aveva scritto era poesia per le mie orecchie, così come lo sarebbe stato, speravo, per Feffe.
 
***
Nei giorni che seguirono, Jong provò quasi sempre, fruttando al massimo la sala teatro, e rincasò solo quando la scuola quasi lo cacciò, essendo ora di chiudere.  Mamma e papà erano felici del suo comportamento e sperarono fermamente che dopo tutto questo sacrificio, sarebbe riuscito a risistemare le cose; andavano fieri dei loro figli.
Hongki, complice dei miei piani, cominciò a pensare a qualcosa per distrarre Feffe nel momento in cui Jong sarebbe dovuto entrare di soppiatto alla festa e la sera prima del grande giorno, mentre eravamo intenti tutti quanti a guardare un drama alla tv, sotto mio ricatto, mi venne in mente un’idea: -Jong, hai dedicato “Kiss kiss kiss” a Federica quando vi siete messi insieme, non è vero?-, chiesi guardandolo dal divano alla poltrona.
-Sì, perché?-, domandò a sua volta curioso.
-E l’hai fatto perché quella è la sua canzone preferita, giusto?-, continuai a chiedere.
-Sì. Dove vuoi arrivare, miss “terzo grado”?-, chiese ironico.
Hongki e Jonghyun mi guardarono curiosi, mentre un furbo sorriso si apriva sulle mie labbra: -So come potrai entrare alla festa!-, annunciai.
-E come?-, chiese Hongki con gli occhi pieni di lacrimosa adorazione.
Li guardai entrambi e scandi ogni parola per bene, di modo che potessero afferrare bene quello che dicevo: -Gli Shinee possono distrarla cantandole questa canzone, che però le ricorderà te. Federica a volte sa essere molto malinconica e nostalgica quando si rinchiude nei suoi pensieri, perciò mentre lei è impegnata a pensare a tutto quello che avete combinato in questo mese d’inferno, tu entrerai senza farti vedere coperto da me e da Hongki. Tutto chiaro?-.
I due annuirono all’unisono e Jong chiese: -Quando dovrò arrivare?-.
-Calcolando che la festa inizia alle nove, fra una cosa e l’altra mangeremo e scarteremo i regali. A quel punto potrai venire, perché sarà proprio in quel momento che gli Shinee diranno di cantare una canzone come regalo da tutti loro-, risposi pratica.
-D’accordo-, commentò Jong.
-Siamo sicuri che c’è un’apparecchiatura  adeguata a cantare?-, chiese Hongki sollevando un altro problema.
-Sì, Taemin mi ha detto che ha insistito a scegliere la sala insieme alla sorella proprio per questo motivo-, risposi ferma.
-Allora siamo apposto. Domani dobbiamo riuscire nell’impresa-, disse guardando prima me e poi Jong.
 
***
La sera dell’otto febbraio arrivò in fretta, come impaziente di ciò che doveva accadere, investendo tutti noi di immensa scarica d’adrenalina.
Non sapevo davvero cosa mettere per la festa, perché con tutto quello a cui avevo dovuto pensare, i vestiti erano stati l’ultimo dei miei problemi, così stanca e affranta dopo aver messo a soqquadro il mio armadio, mi sedetti sul letto ad osservare il disordine che avevo creato nel giro di un’ora. Guardai l’orologio e mi afflissi ancora di più, mancava un’ora alla festa ed io non ero pronta!
Sentii bussare alle porta e risposi: -Avanti-. Mia madre con un gran sorriso entrò nella stanca, ma subito il suo entusiasmo si spense: Tesoro, che succede? Sembra che sia scoppiata una bomba e la tua aria è da funerale!-.
-Mamma! Non so che diamine mettermi! Manca un’ora e non so cosa inventarmi!-, strillai.
Si guardò intorno e sospirò, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli: -Potresti metterti quel bel vestito che ti ha regalato Kibum-, disse dopo un po’.
-Quale? Mi ha sommerso di vestiti quando siamo partiti!-, risposi.
-Quello bianco. Mi hai detto che l’hai messo solo una volta, per una cena, giusto?-, chiese tornando a sorridere. Chissà a cosa pensava mia madre?
-Sì-, dissi secca.
Sospirai sonoramente e guardai il vestito, l’unico superstite ancora appeso all’armadio, perché gli altri erano tutti sparsi per la camera: -Va bene. Non preoccuparti, mi arrangerò. Dovevi dirmi qualcosa?-, chiesi infine.
-No, ero venuta a controllare a che punto stavi. Hongki ha cominciato a prepararsi ora e tuo fratello anche-, rispose sorridendo.
-Gli serve una serata intera per farsi una doccia e mettersi una maglia con un pantalone?-, chiesi sarcastica.
-Consoci tuo fratello-, furono le uniche parole di mia madre prima di sparire.
Rimasi da sola, a combattere tra la voglia d’indossare ancora quel meraviglioso vestito che Key mi aveva regalato, e il mio cervello che mi diceva di non farlo: “Ma se poi pensa che l’abbia messo di proposito? Oddio… non so che fare? Kibum! In questo momento ti sto odiando con tutta me stessa!”.
Mi alzai e lo presi; tolsi la stampella e lo adagiai sul margine del letto. Lo fissai, pensando che sarebbe stata l’unica soluzione: “Kibum me l’ha regalato mettendoci tanto amore… Anche se potrebbe pensare male, sa bene come stanno le cose. Infondo me l’ha detto lui che va bene anche essere la sua adorata sorellina, no? Fighting! Indosserò questo!”.
Mi feci una doccia, m’infilai il vestito, ripresi le stesse scarpe che avevo utilizzato la sera che Key si era dichiarato e ritornai in bagno per truccarmi. Un velo di trucco bianco rendeva i miei occhi luminosi, mentre la matita li faceva sembrare più grandi. Sentivo caldo e questo contribuì a donare alle mie guance un rossore naturale, perciò a quel punto mi sentii pronta.
Hongki mi stava aspettando in salotto, presi quindi il copri spalle, un cappottino che mamma mia aveva regalato a Natale e subito dopo scesi alla volta del grande evento.
 
Arrivammo con dieci minuti di ritardo, ma erano tutti ancora fuori: gli Shinee erano presenti, tutti tranne uno, i genitori di Federica e Taemin erano arrivati, così come Sara, e c’era anche qualche loro compagno di classe; fortunatamente Federica non aveva invitato i SS501.
Appena scesi dalla macchina, una montagna di capelli neri e ondulati m’investì, e quasi persi l’equilibrio: -Ciao, Yaya! E’ tanto che io e te non ci vediamo!-, esclamò Federica felice.
“Meno male… è di buon umore. Ciò significa che abbiamo un asso nella manica”, pensai ricambiando l’abbraccio sorridendo.
-Già. Mi sei mancata-, dissi.
-Come stai?-, chiese con un sorrisone.
-Bene e… e tu?-, esitai.
Scrollò le spalle e continuò a sorridere, anche se un velo di tristezza scurì i suoi occhi senza che lo mostrasse: -Potrebbe andare meglio, ma alla fine va tutto a gonfie vele-, rispose.
Consegnai il piccolo pensiero che Hongki ed io c’eravamo premuniti di fare, un carinissimo ciondolo, e gli Shinee si avvicinarono. Taemin aveva preso Sara sotto braccio, mentre Minho aveva fatto conoscenza con una ragazza dai capelli corti e biondi, con un ciuffo nero a ricoprirle gli occhi; aveva l’aria mascolina, ma era molto socievole, diversa in tutto da Tiffany: si chiamava Amber. Mi fu simpatica subito e mi feci molto piacere vedere Minho di nuovo con il sorriso.
Onew se ne rimase in disparte a parlare con Federica e Hongki, mentre Kibum si avvicinò a me con un gran sorrisone stampato sul volto: -Ciao-, disse.
-Ciao, Key-, risposi guardandolo dolcemente, inclinando il capo da un lato. Portava una maglia rosa, con una giacca di pelle nera e dei jeans. Era uno splendore.
Mi prese sotto braccio e mi portò con sé dentro, seguendo gli altri che nel frattempo avevano cominciato a entrare.
La sala era immensa, con due tavoli ai lati come buffer e dei palloncini colorati ovunque, che mi ricordarono molto i colori che di solito gli Shinee indossavano. Dei tavoli circolari al centro erano disposti in modo casuale, con delle tovaglie bianche a fare da base e altre sopra tutte diverse, che richiamavano i colori del palloncini; al centro di ogni tavolo c’era un vaso con fiori di pesco, arancio e mandorlo a coronare la sala.
In fondo, un piccolo palco, munito di casse e microfono, con un dietro le quinte: “E’ perfetto!”, pensai sorridendo. Taemin aveva fatto un buon lavoro.
Kibum mi spinse ad avanzare e trovammo un tavolo vuoto, abbastanza grande da essere occupato dagli Shinee, compresi Hongki e Sara.
Ci sedemmo uno di fronte all’altro e lo vidi sorridermi: -Che c’è?-, chiesi con il viso leggermente colorato di rosa.
-Nulla… non pensavo che l’avresti indossato di nuovo, tutto qui. Sono contento-, disse sorridendo.
Rimasi in silenzio, giocherellando con le mani a capo chino, arrossendo: -Tranquilla… non è un modo per corteggiarti, ma mi fa piacere. Credevo che dopo l’ultima volta lo avresti bruciato-, disse ironico.
Alzai la testa e sorrisi: -No, non lo farei mai. E’ un regalo fatto col cuore e certi regali non si danno via, ne si gettano-, risposi.
Gli altri arrivarono appena in tempo per stroncare quella conversazione che stava diventando via via sempre più imbarazzante. Hongki si sedette accanto a me, così come Minho e, con mia sorpresa, anche Amber prese posto con noi.
 
La festa trascorse tra una risata e l’altra, mentre mangiavamo a sazietà e un dj cambiava musica di tanto in tanto. Con il trascorrere del tempo Feffe decise di aprire i regali e subito dopo ci fu il taglio della torta. Ne mangiammo un po’, poi Onew si alzò dal tavolo e trovò Federica intenta a parlare con i suoi: le chiese se potevano cantare una cosa per lei, dato che era il suo compleanno e dopo un po’ d’indecisione e imbarazzo, Feffe acconsentì. Fu allora che la mia mano scattò per prendere il mio cellulare: “Vieni adesso. Siamo pronti. Fai in fretta!”. Scrissi il messaggio di corsa a Jonghyun e premetti subito invio.
Al segnale del via libera di Onew, li vidi alzarsi tutti e dirigersi sul palco, lasciando noi ragazze, più Hongki. Si disposero in linea, rivolti verso il pubblico e un silenzio calò in sala, quando il dj fece partire la musica.
Il suono di un piano fluttuò fra i tavoli e l’aria divenne leggera: Taemin fu il primo a cantare, seguito da Onew e poi da Key. La parte di Jong inevitabilmente fu spartita fra i ragazzi.
Adocchiai Feffe al suo tavolo, che li guardava con aria adorante e quasi mi sembrò che i suoi occhi si stessero bagnando di lacrime; i miei calcoli si rivelarono giusti. Federica era prevedibile nella sua innata dolcezza e semplicità, doti amate profondamente da mio fratello, perché lo rendevano romantico e tenero.
Mentre gli Shinee cantavano, il cellulare cominciò a vibrare nel mezzo della canzone e vidi il display far comparire il nome “Jong”; era il momento e mentre Sara mi guardava non capendo, lanciai uno sguardo complice a Hongki, che ricevette al volo il messaggio.
Ci alzammo all’unisono e uscimmo fuori dalla sala, per trovarlo impaziente fuori della porta: -Forza, vieni!-, gli dissi facendogli cenno di sbrigarsi.
-Abbiamo poco tempo, non ci riusciremo mai!>, disse Hongki.
-Sta zitto e mettiti davanti a lui, che sei più alto!-, dissi impazientemente.
Entrammo di soppiatto, mentre quasi tutti erano rapiti dalla canzone, ma i genitori di Feffe si accorsero della presenza indesiderata, però non dissero nulla, piuttosto dopo uno sguardo incredulo e sorpreso, sorrisero e tornarono a sentire la musica. Con l’aiuto degli Shinee riuscimmo a strisciare sul muro, fino ad arrivare alla cucina, da cui si accedeva al dietro alle quinte senza essere visti. Una volta dentro, Hongki tornò al tavolo per non attirare sospetti ed io rimasi con mio fratello.
-Sei pronto?-, chiesi sorridendo.
-No, affatto!-, disse e lo guardai meglio: sembrava stesse avendo una crisi pre-esibizione!
-Jong, tutto ok?-, domandai preoccupata.
-No, sono nervoso. E se non funziona? Se non mi ricordo le parole o peggio non mi escono proprio!?-, delirò e in sala scoppiò un boato di applausi, mentre gli Shinee ringraziarono.
Guardai dietro di lui e intravidi i ragazzi ancora sul palco, con Onew intento ad annunciarlo, restando nel mistero: -Bene. Grazie a tutti per l’applauso, ma vorremmo fare tanti auguri alla festeggiata di questa sera! Questo era un piccolo pensiero per lei, che ci sostiene sempre e…-.
-Jong! Il massimo che puoi fare è dire tutta la canzone d’un fiato, senza far capire nulla a nessuno con la parlantina che ti ritrovi! Perciò smettila di preoccuparti!-, dissi ammonendolo e preoccupata più di lui che potesse far saltare tutto il piano.
-Ma…-, continuò con sguardo implorante e supplichevole.
-Jong… -dissi addolcendomi e sorridendogli per incoraggiarlo- sei mio fratello maggiore. Da quando ti conosco non hai mai sofferto di attacchi di crisi da palcoscenico, ma anzi… eri sempre su di giri perché non vedevi l’ora di cantare. Ce la puoi fare. Credo in te. Tutti noi abbiamo fiducia e abbiamo fatto tutto questo perché sappiamo che la tua forza di volontà riuscirà a farla tornare da te. Non puoi mollare adesso-, dissi guardandolo negli occhi.
“Forza fratellone!”, pensai.
Jonghyun mi guardò e mi sembrò un po’ rassicurato, poi sentì che Onew aveva quasi finito (-…ma c’è un’altra sorpresa in arrivo e noi tutti speriamo le possa piacere-), così disse: -Grazie sorellina… Senza di te tutto questo non si sarebbe realizzato…-.
Mi prese per un braccio e mi attirò a sé, avvolgendo le sue braccia attorno alle mie spalle. Ricambiai fortemente l’abbraccio fraterno e gli sorrisi: -Va… va! Corri dalla tua bella e falla di nuovo tua-, dissi ammiccando e vedendo le luci spegnersi in sala.
-Ti voglio bene, sorellina-, disse e subito dopo sparì nel buio.
Mi avvicinai alla porta e vidi una luce accendersi e inquadrare Jong. La base partì con il suono di una chitarra, proprio come avevo immaginato io all’inizio, e sentii gli Shinee entrare nel retro scena, accompagnati da Hongki. Sorrisi nel sentirlo cominciare a cantare dolcemente, quasi insicuro con il microfono in mano e gli occhi chiusi per concentrarsi.
Era una stella che stava cominciando a brillare a poco a poco e sporgendomi, notai Federica guardarlo dal suo tavolo, impassibile. Jong alzò la voce e capii che la parte centrale della canzone era cominciata: stava dando il massimo e la sua interpretazione lasciava trapelare ogni singolo sentimento che in quell’ultimo mese, specialmente nella prima settimana, aveva sentito in sé e che io gli avevo visto in volto. La tristezza, l’angoscia di essere lasciato e la speranza che forse tutto si sarebbe risolto erano sempre state presenti in lui. Ora, anche più delle prove, sembra che quelle emozioni fossero tornate al suo della musica e alla presenza della sua amata.
Pensai che mio fratello fosse la creatura più bella del mondo in quel momento, pari a nessun’altra, perché come diceva lui, non si metteva in mostra, ma era se stesso sul palco. E fu inevitabile il paragone con Hyun Joong: le stesse emozioni le avevo viste soltanto una volta sul volto del ragazzo che mi aveva ferita più volte ed era stato la notte di Natale, quando aveva cantato “I’m your man” al centro del palco.
Rimuginai su ciò che quella notte accadde, sul viso di Hyun Joong profondamente assorto nella canzone, e sulle parole della madre due gironi prima: “E se avesse ragione la signora Kim? Se Hyun Joong si comportasse così solo perché in realtà tiene veramente a me e non vuole ammetterlo?”, mi chiesi continuando a osservare mio fratello. Era alquanto impossibile, Hyun Joong ed io avevamo litigato furiosamente troppe volte e troppe volte ancora mi aveva dimostrato di non interessarsi a me come avrei voluto.
Jong cantò animatamente e alzando la voce sempre di più, arrivando quasi a un acuto e ciò mi fece tornare alla realtà. Lo guardai cantare le ultime parole, rilasciando tutto in un sospiro drammatico e la canzone terminò. Il riflettore si spense e le luci in sala si riaccesero.
-E’ stato bravissimo-, commentò Taemin alle mie spalle.
-Lo so… E’ stato meraviglioso-, confermai guardando Jong con occhi sognanti, ma non mi sfuggì lo sguardo torvo di Federica che lo guardava come se volesse ucciderlo.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, mentre Jong non accennava a scendere o fare qualcosa, ipnotizzato dallo sguardo di Federica che dopo tanto tempo era riuscito a ritrovare. Dal fondo un battito di mani cominciò ad applaudire, spronando tutti gli altri e un grande applauso fu d’orgoglio per tutti noi.
Alla fine di esso, Jong recuperò un po’ di coraggio e, stranamente un po’ impacciato, disse: -Grazie… Grazie mille. Io… non sarei dovuto venire fin qui, perché la festeggiata non mi aveva invitato. Aveva tutte le ragioni per farlo e non la rimprovero per questo. E’ ciò che mi merito. Fossi stato in lei, riconosco che avrei fatto lo stesso. Questa canzone è… il mio regalo per questa sera speciale. Ti prego… -disse rivolgendosi a Federica- accetta questo mio ultimo atto di coraggio, perché sei la cosa a cui tengo di più. Tutto ciò che hai ascoltato, viene dal cuore, e se solo tu vuoi… possiamo ricominciare. Le mie braccia sono sempre aperte per qualunque cosa tu abbia bisogno-.
Jong tacque per un secondo, per guardarla dolcemente, come se di lì a poco si potesse dissolvere nel nulla, poi aggiunse: -Ti amo… buon compleanno, amore mio-. Chiuse il microfono ed entrò nel retro scena.
Mi superò, senza degnarmi di uno sguardo, e come un toro si diresse alla porta per andare via.
-Dove pensi di andare?-, domandai improvvisamente irritata.
-Lontano. Torno a casa. Tutto questo lavoro non è servito a niente!-, disse girandosi a guardarmi male.
-Perché dici questo?-, chiese Taemin accigliato.
-Hai visto come mi ha guardato? Sembrava che mi volesse polverizzare all’istante! E’ chiaro che non mi vuole più! Si è alzata ed è uscita, mentre parlavo, ignorandomi completamente!-, rispose arrabbiato.
-Cosa? Ma che…?-, alle sue parole mi sporsi per constatare quello che diceva ed effettivamente era vero: Feffe non sedeva più al suo tavolo. Non c’era ed io non mi ero accorta del suo spostamento.
-Non sarei dovuto venire! Lasciatemi tornare a casa…-, disse a metà stanza.
-YHA! Ma che razza di uomo sei!? Non la segui neppure!? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per voi, ti prendi la libertà di gettare la spugna così facilmente!?-, strillò Kibum rimproverandolo.
-Che dovrei fare!? Implorarla più di quanto non abbia già fatto?! Prostrarmi ai suoi piedi?! Forse vi siete dimenticati di quante poste ho fatto sotto casa sua per riaverla!? Taemin, tu ne sei testimone! –disse rivolgendosi al rosso- Beh, io no! Mi sono sacrificato e quando pensavo di aver gettato la spugna siete arrivati voi! Adesso basta!-, strillò esasperato.
-Ma tu l’ami, Jong. Non puoi permetterle di trattarti così, perciò non abbassare la testa ai suoi comportamenti, perché ciò che vuole è che tu la segua-, commentò Hongki.
-L’amo, sì, ma ho fatto di tutto, anche l’impossibile-, ribatté affranto.
-Allora non scoraggiarti e continua-, insisté Onew, con Taemin e Minho che annuivano all’unisono.
-No, sono stanco… non posso-, disse e si avviò verso la porta.
All’improvviso non ce la feci più, vidi tutto nero, perché la testardaggine di Jong mi aveva fatto sorpassare il limite quella sera. Lo guardai con le fiamme negli occhi, presi fiato e a pieni polmoni la mia rabbia esplose: -KIM JONGHYUN! –e mi fratello si bloccò sulla porta- NON TI PERMETTO DI ANDARTENE VIA COSI’! MUOVI IL TUO FONDO SCHIENA, METTI DA PARTE L’ORGOGLIO PER UNA VOLTA E COMPI QUESTO MIRACOLO!-.
Calò il silenzio. Un silenzio in cui tutti mi guardarono a bocca aperta, non aspettandosi una reazione del genere da parte mia, poi Jong mormorò: -Ma…-.
-FILA!-, tuonai. Senza farselo ripetere un’altra volta, probabilmente pensando che gli avrei potuti lanciare dietro un vaso o qualcosa che facesse male, uscì dalla stanza velocemente.
Mi guardai intorno e capii si aver esagerato, perché tutti mi guardavano ancora stupiti. Sorrisi e arrossii.
-Wow… sei stata… anche peggio di Kibum-, commentò Minho per sdrammatizzare e l’aria si alleggerì.
Risi insieme a loro e sperai che in sala non mi avessero sentito, ma subito dopo Hongki ed io ci guardammo con aria complice e chiesi: -Pensi quello che sto pensando io?-.
-Se pensi di seguirlo per scoprire quello che combineranno, allora sono con te-, rispose sorridendo.
-Allora andiamo-, dissi e corsi alla porta.
-Dove andate?! Non potete spiarli!-, ci urlò dietro Taemin.
-Dobbiamo sapere Tae, la curiosità è troppa!-, dissi uscendo.
-Tornate qui!-, ci richiamò Onew, ma già eravamo arrivati nel piccolo spiazzale di fronte al locale.
Li trovammo quasi subito, richiamati dalle urla di Jong, e senza farci sentire, né vedere, ci appostammo dietro al muro del retro scena, così da poter ascoltare e guardare senza problemi quella meravigliosa scenetta romantica.
-Ti avevo chiesto espressamente di restartene alla larga dalla mai festa di compleanno perché non volevo vederti! E tu che fai? Scrivi e componi una musica per irrompere proprio questo giorno!-, sbraitò Federica.
-Pensavo che ti facesse piacere. Era un modo carino per dirti che ci tengo a te! Possibile che tu nel giro di un mese non sia riuscita a far pace con il tuo stesso cervello!? CHE COS’HA HONGKI PIU’ DI ME!? Posso saperlo una buona volta!?-, controbatté Jong, con gli occhi scintillanti di rabbia.
Hongki ed io ci scambiammo uno sguardo come dire: “Ricomincia! Teniamoci forte!”, per poi tornare ad ascoltare.
-Niente! Sa ascoltare! Farmi ridere! Farmi sentire importante e non l’ultima ruota del carro!-, rispose Federica con la lingua tagliente.
Vidi Jong fare una smorfia, per trattenere una fitta lancinante che, immaginai gli avesse colpito lo stomaco: -Non sono così?-, chiese.
-NO! Lo eri, ma sei diventato l’esatto contrario! Sempre fra gli Shinee, tua sorella e la musica! Una volta non l’avresti mai fatto!-, rispose Feffe infuriata.
-E TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER RITORNARE INSIEME A TE!? Per come parli, sembra che me ne sia restato con le mani in mano tutto il tempo, fregandomene altamente di tornare con te!-, ringhiò Jong.
-L’ho apprezzato, infatti! Ma come presumevo, ti sei arreso presto! Prova del fatto che non sei cambiato nemmeno ora!-, ruggì Federica.
-Oddio, questi fra poco si menano-, commentò Hongki non staccando gli occhi dai due.
-No, il massimo che possono fare è che Feffe gli molli un ceffone e lui ci resti male-, risposi continuando a mangiarli con gli occhi. Sembravamo due spettatori al cinema, a cui mancavano solo i pop corn.
-CHE COSA!? Sono andato avanti per due settimane senza sosta!-, continuò Jong.
-Beh, un po’ poco! Io ho sopportato per tre mesi interi!  -ringhiò Federica- ringrazio il Cielo che mi ha mandato un angelo a trattenermi!-.
-Così lui sarebbe un angelo e io il mostro! Continua! Dai! Ora dirai anche che non ce la fai più! Che preferisci stare sola, e invece stai con lui! Non ti sei fatta sentire per un mese, quando avevi detto che in una settimana ci avresti pensato bene e poi mi avresti dato un ultimatum!-, continuò Jong.
-Ti avevo avvertito anche che non mi sarebbe bastata, o sbaglio?-, lo rimbeccò Feffe, riducendo gli occhi a due fessure, andando sempre più sotto a Jong.
-Eccovi, finalmente! Che state facendo voi due? Spiate!?-, chiese Kibum alle nostre spalle, che ci fece sobbalzare.
-Sssh! Zitto, Key! E’ il momento cruciale!-, dissi rimproverandolo a bassa voce.
-Siete due ficca naso! Tornate dentro!-, strillò tanto che Federica e Jong smisero di parlare e si girarono nella nostra direzione. Con uno scatto fulmineo ci spalmammo sul muro e pregammo che continuassero a parlare ignorandoci. Fortunatamente le nostre preghiere furono ascoltate e poco dopo sentimmo di nuovo parlare.
-Venite dentro!-, continuò Kibum imperterrito a bassa voce.
-Smettila, Key! Ci farai scoprire così! Goditi il momento anche tu!-, obbiettai.
-Ma…-.
-Ssssh!-, sussurrammo insieme Hongki ed io.
-E va bene!-, rinunciò e si mise a osservare insieme a noi.
-Ho solo una domanda da porti e poi potrai continuare a vivere come meglio credi la tua vita-, sentenziò Jong.
-Dimmi-, lo incitò Federica incrociando le braccia al petto.
Jong sospirò, stringendo i pugni mentre guardava a terra, poi alzò gli occhi per incontrare i suoi e guardarla intensamente: -Mi ami ancora? O è tutto finito?-.
Feffe restò in silenzio, spiazzata da quella domanda a bruciapelo e le braccia le ricaddero lungo i fianchi. Guardò Jong negli occhi, stupita e incapace di rispondere. Una pausa lunga seguì, mentre cui i respiri miei, di Hongki e Key, nascosti dietro a quel muro, furono trattenuti temendo la risposta.
-Digli che l’ami! Stupida! Digli ciò che hai detto a me l’altro giorno!-, mormorò Hongki quasi arrabbiato, e lo guardai ridendo sommessamente, mentre mi scambiavo uno sguardo pieno d’ilarità con Key.
Sentimmo poi un: -Al diavolo!-, di Jong che si era spazientito e le nostre teste scattarono per guardare di nuovo.
Mio fratello era stanco di aspettare. Aveva aspettato troppo e in quel momento, dopo aver imprecato d’impulso, prese il viso di Feffe fra le mani e avvicinò le sue labbra a quelle di lei, sugellando il momento con un bacio passionale e romantico, proprio davanti ai nostri occhi.
“Questo è il Jonghyun che conosco! Fighting, fratellone!”, pensai mentre i mei occhi si erano ridotti a due stelline luminose.
-E bravo il mio fratellone!-, esultai poco dopo come una bambina, uscendo allo scoperto e facendo sussultare i due amanti.
-Ce l’hanno fatta!-, mi seguì Kibum felice anche lui.
Jong ci guardò truce, aggrottando le sopracciglia: -Ci stavate spiando!?-, esclamò irritato.
Le guance di Feffe si colorarono di un rosso papavero, mentre ci avvicinavamo a loro due. Sorrisi e gettai le braccia al collo a Jong, ignorando completamente la sua domanda in quel momento più che inutile: -Sono fiera di te, Jong!-.
-Sì, anche noi-, disse Hongki, sorridendo prima a Jong e poi a Feffe.
Jong sciolse il mio abbraccio e sorrise. Lo vidi felice per un attimo, quasi trionfante, ma poi il suo volto si scurì: -Sì, anch’io, ma la mia domanda non ha ricevuto ancora risposta-, disse volgendo lo sguardo su Federica. Aveva paura della risposta, gli si leggeva in volto.
Feffe guardò Hongki, sorrise e lui fece lo stesso, complici di qualche discussione che nessuno di noi sapeva, poi tornò a Jong: -Certo che ti amo! Stupido!-, esclamò per poi gettarsi fra le sue braccia e dargli un altro, passionale bacio.
Fui talmente felice, che per la gioia cominciai a battere le mani: -Oh, come sono contenta!-, esclamai.
Dalla sala principale uscirono gli Shinee, raggiungendoci subito e circondandoci. Avevano capito che le cose erano andate per il meglio, perché Feffe era ancora abbracciata a Jonghyun quando Taemin disse: -Per fortuna da adesso in poi non dovremmo più sorbirci due mummie-.
-E’ per questo che l’hai aiutati? Solo per non avere il muso di tua sorella in giro per casa?-, chiese Sara con un velo d’irritazione.
-No, volvevo che facessero pace –ammise Tae con viso d’angelo- Ma… sì, questo è uno dei tanti motivi-, rispose.
Sara lo fulminò, poi gli sorrise e lo abbracciò, mentre Jong attaccava con la sua parlantina infinita: -Grazie ragazzi, senza di voi non ci sarei mai riuscito... Ha ragione Feffe, avevo già gettato la spugna e voi mi aveva incitato ad andare avanti…-.
-Sì, Jong, sappiamo cos’è successo, non farci il solito riassunto-, tagliò corto Minho ridendo, che nel frattempo teneva per mano Amber.
Sospirai, guardando e sorridendo ai due piccioncini. Mi sentivo molto fiera di me stessa, perché ero riuscita ad essere più cocciuta di un mulo e alla fine avevo portato a termine un’impresa ardua e faticosa. Far star bene le persone rendeva contenta anche me e Kibum si accorse presto del mio sorriso.
-Di buon umore?-, domandò avvicinandosi.
-Sì-, risposi sorridente.
Vidi gli altri avviarsi dentro, perché Jong reclamava un po’ di torta dalla festeggiata, così uno per volta entrarono in sala.
 
Alla fine della festa eravamo stanchi morti. Molta gente era andata via, salutando e augurando gli ultimi auguri a Federica, ma noi sedevamo ancora al tavolo, aspettando che Feffe ci raggiungesse. Quando si sedette sulle gambe di Jonghyun, sorridendo, sentii il mio cuore pieno come un uovo e ricambiai il sorriso e per un momento pensai seriamente, con aria sognante, come sarebbe stato se i protagonisti di quell’immagine fossimo stati Hyun Joong ed io.
“Riprenditi, sciocca… non succederà mai!”, pensai e la voce di Jong mi fece tornare alla realtà ancora una volta.
-Devo accompagnarti io?-, chiese spostando una ciocca di capelli da davanti gli occhi di Feffe.
-No, ma visto che Taemin deve riaccompagnare Sara, possiamo andare tutti insieme e poi tu Hongki e Yaya tornate a casa-, propose la ragazza.
-Gli stai chiedendo di fare da autista?-, domandò Sara scherzando.
-Certo. Adesso che è tornato devo pur sfruttarlo in qualche modo!-, rispose ridendo Federica.
-Ti prego, tienitelo il più possibile! Non ce la faccio più a sentirlo borbottare per ogni cosa-, dissi poggiando il mento sulle mie braccia, rigorosamente incrociate sul tavolo.
-Scusa tanto se mi preoccupo!-, ribatté Jong e un’occhiataccia di Federica bastò a farlo tacere.
Alla fine decidemmo che la soluzione migliore era quella di Feffe, così dopo aver salutato Minho, Onew e Amber, salimmo tutti in macchina con Jong. Riaccompagnammo per prima Sara, poi Taemin e Feffe, così tornammo a casa.
Ero stanca e avevo anche molto sonno e, dopo aver fatto scendere Taemin dall’auto, chiusi gli occhi per cercare di prendere sonno. In un primo momento la stanchezza ebbe il sopravvento e, mentre la macchina sfrecciava fra le strade di Seoul, caddi in un dormi-veglia rilassante, ma le voci di Hongki e Jong mi svegliarono: -Dici che si è addormentata?-, domandò Jong al volante.
Sentii uno spostamento e Hongki rispose: -Sì, ha gli occhi chiusi. Che carina quando dorme!-, esclamò con il suo solito sprint d’energia.
“Sono le tre di notte, non sei stanco Hongki? E poi non sto dormendo!”, pensai.
-Già… almeno quando dorme non fa danni-, commentò Jong e sentii Hongki girarsi nuovamente.
“Tu fai danni anche quando dormi e poi… danni? Sei un fratello ingrato! Neanche un grazie come si deve mi hai detto!”, continuai a pensare.
-A proposito, grazie ancora-, disse Jong dopo un po’.
-E di cosa? Ringrazia tua sorella che non si è data pace fino a sta sera. Non vedeva l’ora che fra te e Federica le cose si sistemassero!-, rispose Hongki.
“Ecco, bravo Hongki! Diglielo un po’!”.
-Sì, ma mi sento in dovere di ringraziare anche te. Scusa se mi sono ingelosito-, continuò Jong con una nota colpevole nella voce.
-Figurati, cuginone! E’ stato un piacere per me aiutarvi. Mi sarei comportato come te in una situazione simile. Non preoccuparti…-, disse Hongki e alla parola “cuginone” un campanellino d’allarme di accese nella mia testa per farmi ascoltare con più attenzione.
“Cugino? Ma che…?”, mi chiesi facendo una smorfia.
-Sssh! Non svegliarla. Lo sai bene che di tutta questa storia Yaya non deve sapere niente-, intervenne Jong.
-Già, ma mi piacerebbe tanto abbracciare e chiamare cuginetta anche a lei e Nanà-, commentò Hongki affranto.
“Che storia è questa?! Io non ho cugini! Da dove salti fuori!?”, pensai irritandomi.
-Piacerebbe anche a me non avere questo segreto con lei. Se lo scoprisse s’infurierebbe. Non ama sapere le cose per ultima… Chissà quando papà si deciderà a dirglielo?-, continuò Jong.
-Per il momento dobbiamo restare in silenzio, aspettando che i nostri genitori si decidano-, disse Hongki sospirando.
-Sì, ma lasciamo cadere il discorso. Potrebbe svegliarsi o peggio sentire… A quel punto siamo morti sia tu che io-, commentò Jong e la macchia sterzò da un lato.
“Troppo tardi, Jong. Domani mattina dovrete spiegarmi per bene!”, pensai
Cadde il silenzio nell’abitacolo, nel quale l’unico rumore che si udì fu quello del rombo dei motori dell’auto. Per tutto il tempo feci finta di dormire, poi quando arrivammo e mi “svegliarono”, non proferii parola continuando la messa in scena, anche se tutto ciò che avrei voluto fare era inveirgli contro.
Salii in camera mia e silenziosamente, dopo essermi messa il pigiama, m’infilai nel letto tra un nuovo pensiero e un altro.




{Spazio Alue! :D}
Ce l'hanno fatta!!! Non shiete tutti contenti? *^* xD Io spero di sì, anche perché questa festa di compleanno è stato un parto luuungo  e mooolto doloroso >.< Specialmente per voi che non sopportavate più l'idea di vedere Feffe e Jong litigare continuamente o essere in depressione. Bene! :D Però abbiamo un altro problema ora D: Ma... m-ma Hongki? Come fa ad essere cugino di Jong? DDD: E ora come sistemeremo la situazione? DDD: CHE COSA SUCCEDERA'!? DDDD: Lo scoprirete tutti nel prossimissimissimo capitolo! :D Yeee XD Ok, basta ._.
Grazie e tutti per essere passati e lasciate un commentino! Un bacio! 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


Capitolo XVIII
 
Quella notte dormii poco, la mia testa fu costellata di miriadi di pensieri: perché nessuno mi aveva detto che Hongki era cugino di Jong? Perché erano stati tutti taciturni? Perché nessuno me ne aveva mai parlato? Che segreto c’era?
Mi rigirai tante volte nel letto, non trovando una posizione, né tanto meno pace alle mie domande senza fine. Mi sembrava d’impazzire. Avevo intuito che qualcosa c’entrasse Yoona, la madre di Jong, ma Hongki… perché, se era suo cugino, non me l’avevano mai fatto conoscere?
Guardai la sveglia sul comodino quella domenica, e vidi segnare le sei in punto. Non riuscendo a chiudere occhio, decisi che fosse meglio alzarsi e andare a fare colazione, così scesi dal letto e m’infilai una felpa per rimanere calda. In cucina scaldai un po’ di latte e ne versai un po’ in una tazza, preparando un po’ di biscotti su un vassoio. Quando tutto fu pronto, andai a mangiare in salotto, seduta sul piccolo tavolinetto a guardare la tv.
Dopo un’ora scese mia madre, che mi trovò sdraiata, ancora intenta a fissare lo schermo della tv come un’ameba. Si sporse e chiese preoccupata: -Come mai sei sveglia a quest’ora?-.
-Non riuscivo a dormire-, fu tutto ciò che risposi senza staccare gli occhi dallo schermo.
Non continuò a domandare, piuttosto assonnata andò a prepararsi un po’ di colazione e subito dopo scese mio padre, che senza parlare entrò in cucina. Ero sicura che entrambi non avrebbero parlato di Hongki, perciò aspettai che uscissero di casa per il lavoro, così da aspettare con calma le mie due prede: Jong e Hongki.
-Tesoro, io e tuo padre andiamo. Mi raccomando bada tu a Nanà per oggi-, disse mamma uscendo da casa.
-Non preoccuparti. Me ne occuperò io-, risposi senza troppo entusiasmo e con uno scatto, richiuse la porta. Eravamo soli.
Nanà si sveglio prima dei due e le feci fare colazione, per poi mettermi a giocare un po’ con lei, ma subito dopo qualche minuto, vedendola ancora assonnata, la feci riaddormentare e la portai in camera sua. Tornai così a guardare la tv.
Il primo a scendere fu Hongki, con una felpa bianca indosso e i capelli biondi raccolti in un piccolo codino, mentre Jong scese subito dopo, senza neanche degnarsi d’infilarsi una maglia. Lo guardai truce senza fiatare e tornai a fare zapping con il telecomando, rimanendo sdraiata sul divano.
-Hongki, scaldo del latte? O preferisci qualcos’altro?-, domandò Jong aprendo il frigo.
Hongki si sedette al tavolo, mezzo morente, e lo guardò per un lungo istante per poi rispondere: -No, del latte andrà bene. Per favore prepara il caffè… o non ce la farò a superare questa giornata-.
“Certo, tu sei allegro e pieno d’energia alle tre del mattino! Ci credo che sei in coma adesso!”, pensai.
-Okay-, disse Jong e sentii il gas accendersi.
Aspettai qualche istante, poi mi alzai e con passo lento andai a prendermi qualche biscotto nella credenza, poiché avevo di nuovo fame. Ne portai qualcuno anche a Hongki e mi sedetti accanto a lui. Cominciai a mangiare, guardando mi fratello versare del latte in due tazze e portarle al tavolo. Silenziosamente fecero colazione, mentre scrutavo o i loro volti: erano uno più morto dell’altro, con le occhiaie che ricadevano nelle rispettive tazze.
Hongki alzò gli occhi stanchi su Jong e chiese: -Oggi avete le prove anche se è domenica?-.
-No, credo che andrò a correre o in palestra. Devo decidere-, rispose Jong inzuppando un biscotto.
-Ti scoccia se vengo con te? O vai con gli Shinee?-, continuò a domandare il biondino, con una scintilla di speranza nel volto.
-Devo vedermi con Minho, ma non penso ci siano problemi per lui. Vieni pure, a noi fa piacere-, rispose di nuovo Jong e con un solo sorso finì la sua colazione.
Mentre Jonghyun si alzava, mi lasciai sfuggire una domanda sarcastica, per avviare il discorso: -Già, come non potrebbe fargli piacere, cuginone?-. Marcai per bene l’ultima parola e ciò bastò a far irrigidire Jong a metà strada e a far strabuzzare gli occhi a Hongki, che mi fissò con aria colpevole.
-Chi è che te l’ha detto?!-, domandò Jong rimanendo a bocca aperta.
-Giuro che non sono stato io!-, commentò Hongki.
-Come faccio a saperlo!? COME FACCIO A SAPERLO, MI CHIEDI!? E' colpa tua e della tua boccaccia che sta sempre a parlare! Ma la domanda più+ giusta sarebbe: come facevo a non saperlo!?!-, risposi imbestialita.
-Credo che mi abbia sentito ieri sera in macchina…-, disse Hongki dispiaciuto, abbassando la testa.
-GIA'!-, tuonai nella sua direzione.
Jong posò la tazza sul lavandino e si avvicinò: -Va bene, adesso calmati… possiamo parlarne-, disse con una calma innaturale che mi fece saltare ancora di più i nervi.
-IO NON VOGLIO PARLARNE! VORREI SAPERE PERCHé NON MI è STATO MAI DETTO CHE HONGKI E’ MIO CUGINO!-, sbraitai alzandomi.
-Ma non sono tuo cugino!-, intervenne Hongki.
La mia testa scattò a fulminare Hongki: -Per cortesia non diciamo idiozie!-, sentenziai.
-E’ così –continuò Jong sempre più vicino- Non è tuo cugino, solo mio…-.
-PERCHE’ NON ME L’AVETE MAI DETTO!?-, urlai.
-Perché ci hanno sempre detto di non dire nulla!-, rispose Jong.
All’improvviso la porta di casa si aprì, e da fuori ne entrò papà, che sfrecciò in salotto per recuperare una valigetta che si era dimenticato. L’afferrò al volo e si diresse nuovamente alla porta, ma non fu facile uscire per lui: -APPA!-, urlai.
-Cosa, tesoro?-, domandò fermandosi di colpo.
-PERCHé NON MI HAI MAI DETTO CHE HONGKI E’ MIO CUGINO!?-, domandai scura in volto.
Papà si fece sfuggire la valigia dalle mani, la quale cadde a terra con un tonfo facendoci rimanere in silenzio, e ci guardò stralunato prima a me, poi Jong, Hogki e tornò nuovamente a me: -Chi ti ha raccontato una cosa simile?-, domandò senza staccare gli occhi inceneritori da Jonghyun.
-Secondo te?-, domandai ironica incrociando le braccia.
-KIM JONGHYUN!-, tuonò papà guardandolo male.
-Non è colpa mia!-, si difese subito mio fratello che nel contempo indietreggiò.
-Non dire bugie! Come fa a sapere che Hongki è tuo cugino!?-, fiammeggiò mio padre.
-ALLORA è VERO!-, strillai.
-CERTO CHE è VERO!-, urlò Jong ormai isterico, mentre Hongki si faceva piccolo, piccolo sulla sedia.
-Perché le hai detto di Hongki!?-, strillò papà.
-Non glie l’ho detto! Possibile che tu non mi creda mai!?-, rispose Jong furioso e offeso.
-Zio, non è colpa sua… io…-, intervenne Hongki colpevole, stropicciandosi nervosamente le mani.
Papà si girò verso Hongki: -Non è colpa sua? E’ SEMPRE COLPA SUA!-.
-APPA!-, strillò Jong.
-NIENTE APPA! Perché una volta tanto non ammetti quello che fai!? Non sei più un bambino, Jonghyun!-, lo zitti papà, facendo quasi tremare la casa.
Li guardai truce tutti quanti, perché Jong continuò a rispondere e la discussione continuò per qualche minuto. Quando fui stufa, strillai: -BASTA! FATELA FINITA!-.
Un silenzio innaturale cadde nella stanza e li guardai con odio, trafiggendoli. Jong guardava furioso papà che contraccambiava il suo guardo; Hongki invece era impegnato a guardarmi con aria preoccupata.
-Me ne vado a fare quattro passi. Tenete d’occhio voi Nanà. Non ho voglia di vedervi-, sentenziai torva in volto, prendendo il cappotto e infilandomelo.
-Bocciolo, io…-, biascicò papà prima che uscissi.
-Appa…-, lo ammonii fermandomi sulla porta, senza girarmi.
Non disse nulla, consapevole del fatto che se avesse continuato avrebbe aggravato ancor di più la situazione. Una volta fuori da casa, sentii le loro urla riprendere, ma me le lasciai alle spalle e mi avviai a piedi, in strada, con l’-ipod nelle orecchie, per raggiungere il prima possibile un po’ abbastanza tranquillo da calmare i miei bollenti spiriti.
 
*°*°*°*°*
Quella mattina mi alzai abbastanza tardi per i miei standard, perché la sveglia non aveva suonato, ma non mi persi d’animo e m’infilai una tuta comoda invernale e, messa una kefia, scesi in cucina dove trovai mia madre intenta a fare colazione.
-Ciao, mamma!-, esclamai appena la vidi e le schioccai un sonoro bacio sulla guancia.
Aprii il frigorifero e ne tirai fuori un cartone di choco-milk, ne versai un po’ in un bicchiere e lo sorseggiai velocemente.
-Come mai di così buon umore?-, domandò mia madre, mentre mi squadrava di sottecchi, trattenendo a forza un sorriso felice.
-Mmh? –chiesi- Ehm… non so. Mi sono svegliato così questa mattina. Vado a correre, non credo di tornare per pranzo, perché Kyu Jong mi ha invitato a mangiare da lui-, dissi mentre riponevo la tazza nel lavello.
-Sei sicuro che sia solo questo?-, chiese ancora titubante.
-Certo!-, dissi sorridendo con ovvietà.
-Kim Hyun Joong, sta mentendo. Ti conosco bene…-, continuò imperterrita con un sorrisetto malizioso.
-Mamma… -cominciai avvicinandomi lentamente a lei- come potrei mentirti?-, domandai con un viso finto d’angelo.
-Come tutti i figli del mondo-, osservò alzando un sopracciglio furbamente.
-Sputa il rospo-, continuò.
-No-, dissi fermo.
-Hyun Joong! Dimmelo subito o mi costringerai a non farti uscire!-, strillò.
-Allora acchiappami!-, scherzai e corsi via lasciandomi dietro le sue urla divertite dal mio comportamento.
Scesi per le scale velocemente e m’infilai i guanti strada facendo. Quella mattina mi sentivo felice, perché proprio la sera prima avevo preso una decisione. Una decisione che sapevo poteva essere catastrofica, ma quello che sentivo dentro ormai l’avevo capito e non potevo ignorarlo ancora a lungo.
Mi misi in strada e corsi a passo serrato verso il parco; era una bella giornata e avrei potuto correre per intere ore senza sosta.
 
“Hyun Joong… l’hai ignorata per tutto il santo giorno. E ciò ti ha infastidito non poco. Ti sei innervosito perché non hai potuto incrociare il suo sguardo e quasi avresti ucciso Kibum per averla abbracciata così calorosamente! Dici sempre che è lei a essersi innamorata, ma a quanto pare chi è cotto qui sei tu! Prendi una decisione!”, pensai facendo zapping in tv. Mamma si sedette accanto a me e il film che avevamo scelto insieme partì.
“Allora? Sta sera è alla festa di quella sua amica… come si chiama? Federica… bah. Mi ricorda vagamente qualcuno. Come ti senti? Uno schifo perché vorresti stare li a sorvegliarla e a vedere quello che combina. Questo non è un comportamento da persona menefreghista, è un comportamento da persona gelosa!”, continuai a pensare.
-Popcorn?-, chiese mamma offrendomi la ciotola. Scossi la testa e le sorrisi, passandole un braccio sulle spalle e lei si rifugiò sul mio petto.
-E’ bello avere un figlio come te, Joong…-, sospirò.
Le diedi un bacio sulla nuca e sorrisi dolcemente: -Ti voglio bene, mamma-.
“INSOMMA! Vuoi darti una decisione!? Prima la torturi, poi la ignori, poi fai il carino e poi torni a torturarla! POVERA PICCOLA MARTIRE! Chissà come staresti al posto suo!?”, pensai.
Mi strinsi a mia madre e guardai altrove: “Beh… quello che provo è ormai chiaro a tutti. I SS501 hanno ragione, è chiaro come l’acqua… mi sono innamorato. E pensare che non l’avrei mai detto… Provare non costa nulla no? L’ho talmente assillata che ormai se cambio di nuovo umore non ci farà nemmeno più caso”, continuai.
-Tesoro che succede? Sei distratto-, osservò mia madre guardandomi.
-Come mamma?-, chiesi.
-Sei… assorto in qualche pensiero. A cosa pensi?-, domandò.
-A nulla, mamma, sono solo un po’ stanco-, risposi senza troppe emozioni.
- Allora va a dormire-, consigliò.
-No, resto a farti compagnia. Domani posso dormire. Torna a guardare il film-, sorrisi e così fece.
“Ma non posso corteggiarla da un momento all’altro, lo capirebbe subito! E se invece di comportarmi male con lei, non cominciassi semplicemente a essere un po’ meno sgarbato? In questo modo non l’allontanerei, no? Negli ultimi giorni ho fatto di tutto pur di farmi odiare e ho la sensazione che ci sia riuscito; senza contare quando le ho detto che non m’interessava affatto una come lei… Ebbene sarà così! Da domani cambierò completamente”, pensai deciso, subito dopo però fui preso dallo sconforto: “Ma come?”.
Mi veniva da piangere per la disperazione, perché non avevo nessuna idea di come poter cambiare senza risultare un completo idiota, ma poi all’improvviso arrivò l’illuminazione, che poteva essere abbastanza innocua e da me: “Non voglio corteggiarla, sarebbe troppo evidente. Aspetterò che la situazione si freddi un po’… per il momento rimarrò neutro, senza darle troppo fastidio”.
In quel momento il mio cuore si sentì più leggero, come se da tanto tempo non aspettasse altro che togliersi almeno un piccolo peso e a tutti quei pensieri, lo sentii galoppare più velocemente. Sorrisi e strinsi mamma fra le mie braccia, immaginando che fosse lei.
-Mmh? –mugolò mia madre- Joong perché mi stringi così? Sei sicuro che vada tutto bene?-, domandò.
-Sì, mamma. Tutto bene-, sussurrai e tornai a guardare il film.
 
Appena arrivato nel parco non mi fermai, ma continuai a correre sulla pista senza sosta, guardando le famigliole felici, passeggiare tutti insieme. In quel momento mi chiesi quanto tempo era passato da quando mio padre mi aveva portato a giocare in quel parco e m’irritai a morte, pensando che erano passati più di quattordici anni. Rallentai la corsa, fino a camminare e cercai di togliermi dalla testa quei pensieri, concentrandomi sul motivo della mia felicità quella mattina. Non solo avevo deciso di smetterla d’infastidirla, ma avevo pensato anche che magari così facendo anche le altre persone avrebbero smesso di guardarmi con odio. Da un po’ di tempo i miei comportamenti da cattivo ragazzo mi stavano stancando e desideravo ardentemente tornare com’ero. Vedevo che anche ai SS501 mancava il loro vecchio, pazzo, scherzoso leader; i miei modi infastidivano soprattutto Jun, che da quando mio padre era partito era quello che mi era rimasto più vicino, anche dopo il litigio per Yaya.
Ripresi a correre, dirigendomi verso la fontana, ma in lontananza vidi una sagoma bene conosciuta. Era lei. Se ne stava seduta sul ferro che circondava la struttura fontanile, con uno sguardo perso nel vuoto e mi chiesi perché fosse così triste. La raggiunsi silenziosamente correndo e frenai il mio passo a poco a poco, perché avrei voluto sedermi accanto a lei, ma quando vidi che qualcuno si stava avvicinando prima di me, mi bloccai, restando a guardare chi fosse. Era di spalle, perciò non capii subito di chi si trattasse; solo quando si sedette accanto a lei, riconobbi la chioma rossa di Young Saeng. In quel momento un attacco di pura gelosia mi colpì in pieno petto. Benché fosse Saeng e che non le avrebbe fatto nulla di male, mi dava fastidio che fosse arrivato prima. Mi sedetti su una panchina nei paraggi e li osservai da lontano, speranzoso che se ne andasse presto.
 “Il mio umore è destinato ad andarsi benedire anche questa mattina”, pensai con una punta d’odio.
 
*°*°*°*°*
Avevo camminato tanto per le vie si Seoul, in cerca di un posto tranquillo in cui poter riacquistare un po’ di lucidità per pensare in modo decente a ciò che mi circondava. Le cuffie alle orecchie mi avevano tenuto compagnia fino a quel momento, mentre i piedi mi avevano portato fino al parco, dove sempre una domenica Hyung Jun mi aveva invitato a cena fuori.
Arrivata, mi guardai intorno e tutto sembrava tranquillo, con le famiglie a spasso e i bambini che ancora giocavano a palle di neve, o facevano pupazzi con i papà; alcune persone anziane se ne stavano sedute sulle panchine a parlare, ma di ragazzi non se ne vedeva nemmeno l’ombra, probabilmente tutti in coma nei rispettivi letti per qualche festa del sabato sera. Mi diressi così alla fontana, che nonostante fosse febbraio, era l’unica in tutta Seoul che non fosse completamente ghiacciata. Alcuni zampilli d’acqua uscivano a fatica, anche se la vasca era cristallina, un perfetto ghiacciolo.
Mi sedetti sulla sponda di ferro che circondava la fontana e osservai le piccole stallatiti che pendevano dai bordi: "Appa… perdona il mio comportamento impulsivo e la mia reazione esagerata. Lo so che non avrei dovuto arrabbiarmi così e se mi avete nascosto questo segreto è per una buona causa, ma sai bene che odio non conoscere le cose, specialmente se sono così importanti. Perdonami anche perché me ne sono andata via su due piedi, ma non avevo voglia di prolungare quella discussione…”.
Sospirai sonoramente e la canzone che stavo ascoltando finì; abbassai lo sguardo per cambiare, ma la mia attenzione fu attirata da qualcuno che si avvicinava a me, così rialzai la testa e vidi Young Saeng arrivare con un grande sorriso sulle labbra. Almeno lui era felice!
Mi tolsi le cuffie e gli sorrisi a mia, volta aspettando che si sedesse accanto a me: -Guarda chi si rivede!-, esclamò.
-Ciao, Sumbae-, lo salutai chinando il capo educatamente.
-Come stai?-, mi chiese.
-Bene, e tu?-, domandai. Young Saeng non era cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto, aveva ancora i capelli rossi, con qualche ricrescita qui e là, ma stava comunque bene. Assomigliava molto ad una lontra e il viso rotondo e paffuto era molto rassicurante.
-Molto bene. E’ un po’ che non ti vedo in giro… a parte le prove-, osservò.
-Già, come hai passato il Natale? So che stavi lavorando insieme ai SS501-, dissi curiosa.
-Sì, ero con loro e ci siamo divertiti lassù in albergo. E so che c’eri anche tu con noi!-, disse malizioso, facendomi arrossire. Il suo sorrisino furbo mi divertì, perché in fondo non c’era cattiveria nelle sue parole, anzi… era piuttosto piacevole stare in sua compagnia.
-Già… c’ero anch’io-, dissi rattristandomi un po’, ripensando a Hyun Joong, ma senza smettere di sorridere.
Saeng mi guardò attentamente, studiandomi, poi disse: -Mmm… e come mai quel musino triste?-.
-Non sono triste, Sumbae!-, obbiettai.
Il ragazzo si portò le braccia al petto, incrociandole, e mi guardò in tono di sfida, ma al contempo divertito: -Ma davvero?-.
-Si! –dissi convinta, ma poi cambiai idea- No…-, commentai.
-Posso immaginare perché, ma non ti farò nessuna domanda. Credo che tu ne abbia abbastanza, no?-, domandò, pizzicandomi scherzosamente una guancia.
Annuii lentamente, guardando a terra, e poi sentii chiedere: -Come mai sei sola, soletta qui?-.
-Ho litigato con i miei… cioè in realtà sono venuta a sapere di una cosa, ma non mi va di parlarne. Ero qui proprio per non pensarci tanto, perché avevo bisogno di calmare i miei nervi. E tu?-, risposi per poi chiedere con curiosità.
-Devo andare a prelevare Jun a casa sua, così facciamo uscire Jung Min. Sono secoli che se ne rimane rintanato in casa. Andiamo a mangiare fuori!-, disse ridendo.
-Interessante… -commentai divertita- Beh… e con… con Tiffany com’è andata a finire?-, domandai subito dopo. Era strano parlare di nuovo della mia ex migliore amica dopo secoli, ma in fondo m’importava ben poco di lei ormai, dopo tutto quello che aveva combinato. Ero curiosa però di sapere come fossero andate le cose fra lei e Saeng.
Young Saeng abbassò il capo, rattristato, ma subito dopo mi guardò negli occhi e scrollò le spalle: -E’ andata... Dopo quello che mi avevi detto le ho parlato e prima di partire diciamo che… ci siamo “lasciati”-, rispose mimando con le dita le virgolette sull’ultima parola.
Annuii e sospirai dispiaciuta per lui. Capivo come si sentisse, perché Tiffany all’apparenza sembrava una brava ragazza e magari lui se n’era innamorato, ma in era meglio battere il ferro quand’era ancora caldo; per questo gli avevo detto senza esitazioni quello che realmente era.
-Ne troverai una molto meglio di lei!-, dissi sorridendo per incoraggiarlo.
-Senza dubbio! Grazie per la dritta su Tiffany… Senza di te, quel giorno al Paradise Caffè non so davvero come sarebbe andato a finire-, disse.
-Dovere-, commentai scrollando le spalle, sorridendo.
-E Minho? Come sta?-, domandò.
-Non sapevo t’interessassi di lui!-, esclamai sorpresa e divertita.
-No, però siamo stati compagni in questa storia no?-, rise.
-Si è ripreso e, come ti ho appena augurato, anche lui ha trovato una ragazza migliore di Tiffany. Si chiama Amber. La conosci?-, domandai.
Young Saeng ci pensò un po’ su, poi annuì: -Sì, faceva parte di un gruppo femminile che ha partecipato alle audizioni della scuola-.
-Capisco…-, dissi.
Guardai l’orologi sul display dell’i-pod ancora acceso e lessi che erano le undici e mezzo. Sospirai  e lo guardai: -Per me è giunta l’ora di tornare a casa-, annunciai.
-Va bene. Ti accompagno-, disse.
-No, Sumbae… ti ho già fatto perdere tempo, è meglio che tu vada-, risposi.
-Non se ne parla, io vengo con te. E se continui a polemizzare in questo modo, arriverò sempre più in ritardo-, commentò, alzandosi e mi scompigliò la frangia sulla fronte.
-Già… non ci avevo pensato…-, borbottai fra me, mentre lui avanzava.
-Allora andiamo?-, chiese già a metà strada.
-Eh? Sì, arrivo!-, urlai e gli corsi in contro.
Young Saeng era una personcina molto gentile. In vacanza, su in montagna, mi ero ritrovata spesso a osservarlo in mezzo agli altri SS501 e lui sembrava l’unico che spiccasse meno degli altri. Molto più timido e riservato, ma alla fine era molto dolce e pieno di energie anche lui, proprio come dimostrava quando saliva sul palco.
Mi accompagnò fino a casa e con un ultimo sorriso andò via, per raggiungere i suoi amici. Quel piacevole incontro mi aveva procurato buon umore e perciò fui grata a Saeng. Non lo conoscevo molto come Hyung Jun, ma mi era simpatico!
 
*°*°*°*°*
L’aveva riaccompagnata a casa! A CASA!  Mi sembrava d’impazzire! Avrei voluto alzarmi, andare da loro e prenderla per un braccio, trascinandola via con me, ma i miei muscoli non avevano risposto a nessun segnale, lasciandomi rodere lo stomaco dalla gelosia, mentre li vedevo andar via. Sorrideva! Sorrideva a Young Saeng! Un ragazzo a cui non aveva mai rivolto la parola! Possibile!?
Mi alzai di scatto, stizzito e irritato, dirigendomi a passo pesante a casa di Kyu Jong per il pranzo e in poco tempo arrivai, dato che era molto vicino al parco.
Suonai il campanello con insistenza, aspettando impaziente che Kyu Jong aprisse e una volta dentro il cortile, corsi su per le scale. Non ci fu bisogno di bussare, perché la porta era già aperta e mi precipitai dentro casa, sbattendola per chiudere.
-Io non posso continuare a vivere così! Impazzirò! Anzi no, sono già pazzo!-, strillai come se stessi in casa mia. Ero fuori di me.
Kyu Jong spuntò dalla cucina e mi guardò preoccupato dall’alto dei suoi capelli castani, asciugandosi le mani in un grembiule: -Cos’è successo?-, domandò.
-Cos’è successo!? Cos’è successo, mi domandi!? Ha incontrato Young Saeng al parco e indovina!? E’ tornata a casa con lui! STIAMO SCHERZANDO!?-, risposi strillando.
-Ma chi?-, chiese Kyu Jong non capendo.
-Ilaria, chi sennò!?-.
-Calmati, Hyung –sussurrò Kyu Jong sempre più preoccupato, lanciando uno sguardo al corridoio che dava sulla camera della madrei- Che male c’è se Saeng l’ha riaccompagnata a casa?-, domandò, poi fece una breve riflessione, guardando un punto fisso nel vuoto, e mi guardò: -Un momento, perché era con Saeng?-, chiese.
-Sì sono incontrati per caso al parco, almeno credo…-, risposi distrattamente, sedendomi sul divano.
-Allora di che ti preoccupi? Young Saeng è nostro amico…-.
-Lo so! Ma perché si parlavano con tanta confidenza!?-, strillai nuovamente nel delirio.
-Hyun Joong… -cominciò sospirando esasperato- ascolta: prima di tutto cerca di calmarti e secondo, non credo che ci sia niente d’importante fra i due. Fra l’altro so che lei l’ha aiutato nella storia con Tiffany. Credo che sia questo il motivo dell’affiatamento-, spiegò, rientrando tranquillamente in cucina.
Mi alzai e lo seguii e subito fui investito da un buon profumino di ramen. Annusai l’aria e vidi che una pentola stava bollendo: -Dov’è tua madre?-, chiesi.
-E’…-, rispose.
-Tesoro, perché strillate? E’ successo qualcosa?-, domandò una donna abbastanza giovane, entrando in cucina.
-Era solo Hyun Joong che si sfogava, mamma-, rispose Kyu Jong con estrema naturalezza, rimescolando in pentola.
Strabuzzai gli occhi subito dopo le parole di Jong, farfugliando e inchinandomi ripetutamente: -Choesong-inmida, hajungumma! Mi dispiace davvero tanto! Non credevo che f-fosse…-.
-Oh, Hyun Joong! Come sono contenta di rivederti! Non vieni quasi mai a trovarci! Sei un ragazzo così ben educato! –esclamò la signora afferrandomi per le guance e strapazzandomi come un bambolotto, mentre Kyu Jong se la rideva- Sono contenta che tu abbia accettato di venire a pranzare da noi! Kyu Jong ha persino chiesto di cucinare lui!-, disse tutta contenta come se non fosse successo nulla.
Mi lasciò le guance, guardandomi con occhi adoranti e m’inchinai di nuovo: - Choesong-hamnida…-.
-Non chiedere scusa, avrai avuto i tuoi motivi per strillare così-, sorrise e poi si rivolse al figlio: -Yha! Stai per bruciare il riso! Spegnilo!-.
-Come vedi anch’io ho molto da gridare -continuò sorridendomi nuovamente- bene ragazzi, vi lascio soli. Non combinate pasticci in mia assenza. Kyu Jong, io vado a prendere tuo padre a lavoro, la macchina non parte; cerca di non dar fuoco alla casa!-, sbraitò.
-UMMA! Non sono così stupido!-, si lamentò Kyu Jong.
-Fa come ti ho detto…. Hyun Joong, ti prego controllalo-, commentò e andò via.
Kyu Jong rimase imbronciato per un po’, ma poi tornò con il suo solito sorriso sulle labbra. Mi piaceva quel ragazzo, nonostante tutto era l’unico che non mi dava mai filo da torcere nel gruppo.
Sospirai ricomponendomi e diedi una pacca sulla schiena a Kyu Jong: -Dai, ti aiuto a cucinare -dissi sorridendo- non ci pensare-.
-Grazie-, disse e si rimise ai fornelli mentre io tagliavo qualche verdura.
Senza staccare gli occhi dalle pentole cominciò a farmi una serie di domande; ovviamente la nostra discussione non era finita: -Beh, come mai sei così sconvolto per il fatto di Saeng? In fondo, anche se ti abbiamo preso in giro, ci hai sempre detto che Ilaria non t’interessava. Non è così?-.
Smisi di affettare una carota per un attimo e ci pensai su, poggiandomi con una mano al tavolo: -Sai… forse non me ne sono reso conto, ma… magari non è come dico sempre…-, ammisi.
-Che intendi dire?-, chiese girandosi di cento ottanta gradi.
-Posso parlare sinceramente con te, Kyu Jong?-, chiesi alzando i miei occhi su di lui.
-Certo, Hyung-.
-E non andrai a spifferarlo agli altri tre, giusto?-, domandai. Avevo davvero intenzione di aprirmi con qualcuno. Tutti quei pensieri in mente mi stavano uccidendo e volevo condividerli, per capire cosa fare.
Kyu Jong scosse la testa, serio in volto, mentre aspettava una mia spiegazione. Sospirai profondamente e presi coraggi, socchiudendo per un secondo gli occhi, poi lo guardai: -Ebbene ascoltami, perché questa è la prima volta che ne parlo francamente… –cominciai- Vedi, tutto quello che voi sapete sia successo negli ultimi mesi, e cioè che ho provato in tutti i modi a conquistarla, beh ha funzionato. E’ caduta e lo vedo nel modo in cui mi parla, nel modo in cui diventa nervosa in mia presenza e nel modo in cui cerca di rispondermi, ma non ci riesce-, dissi.
-E’ fantastico, no? Non era ciò che volevi?-, chiese felice e perplesso allo stesso tempo.
-Sì, ma… tutto questo ha avuto effetti collaterali, cioè… non so se chiamarlo veramente così ma…-, esitai.
-Ma?-.
-Credo proprio di essermi innamorato anch’io-, dissi serio, vuotando il sacco.
Kyu Jong mi fissò per un lungo, interminabile attimo, in cui forse stava pensando a qualcosa da dire, o qualcosa per sdrammatizzare, o magari una parola per dire “Evviva! Allora meglio così!”, ma chiese: -E cosa pensi di fare?-.
-E’ questo il punto: non lo so. So che ogni volta che la vedo insieme ad un altro stringo i pugni e mi viene un nodo allo stomaco; ogni volta che sorride sento le farfalle nello stomaco, anche se quei sorrisi non sono rivolti a me e… non ve l’ho detto, ma quando l’ho baciata, ho sentito scariche elettriche ovunque. E’ una cosa da… non ci mangio, non ci dormo, tocco le stelle, sto per fare gol alla coppa finale del mondo!-, risposi con occhi sognanti e in quel momento la vidi davanti a me, più bella che mai.
Kyu Jong non commentò. Era pensieroso e mi fissava con uno strano sguardo fraterno, come se potesse capire il mio stato d’animo, ma non capisse i miei pensieri che non riuscivano a trovare una soluzione.
Tornò a cucinare, senza fornirmi alcun conforto, né parola, così tornai a tritare le verdure. Dopo un po’ di silenzio che era calato fra noi, chiese: -Hai intenzione di mandare avanti la farsa? O ti dichiarerai?-, domandò serio dopo un po’.
Alzai lo sguardo, ma non mi stava guardando. Era di spalle e continuava a sentire com’era la zuppa e ad aggiungere le spezie: -Non so… -dissi- vorrei riuscire a dichiararmi senza risultare un cretino. In fondo… questi giorni l’ho davvero torturata e…-.
-Perché?-, domandò interrompendomi.
-Ero stressato per casa e… geloso-, sbottai.
-Potevi tenere i tuoi problemi per te e non farli ricadere su di lei-, mi ammonì e mi sentii offeso.
-Yha… non farmi la paternale-, dissi.
-Non ti sto facendo la paternale, solo che non riesco a capirti -disse tornando a girarsi- Come fai a dire che l’ami se la tratti in quel modo?-, chiese.
-Pensi che lei mi odi, vero?-, chiesi.
-No, io penso che tu sia uno stupido innamorato e che lei sia lo stesso. Anche noi SS501 ci siamo accorti delle vostre stranezze, ma non riusciamo a capire perché non ammetti a te stesso che vuoi stare con lei! Guardati, Joong! Con lei torneresti a sorridere e a non pensare a tutti i problemi che hai!-, esclamò. Perché dovevo essere ripreso da lui che era più piccolo di me? Io ero lo Huyng! Non lui! Eppure non ribattei, piuttosto restai zitto.
-Te lo chiederò di nuovo –disse paziente e sereno- hai intenzione di corteggiarla, dichiararti? Oppure vuoi continuare a opprimerla?-.
-Voglio che sia mia, ma non so da dove cominciare. Dopo tutto questo tempo non posso cominciare a corteggiarla come se niente fosse! Mi prenderebbe per pazzo!-, risposi.
-Io credo che lei già lo pensi –commento sarcastico- ma comunque, non hai nessuna idea?-, continuò.
Scossi la testa e Kyu Jong sospirò: -Perché non provi ad essere te stesso con lei? In fondo non ti farebbe male ritornare ad essere meno cupo e più solare. Tu lo eri Joong, e lo sei ancora, solo che non vuoi far uscire quel lato di te, perché hai paura che non essendo più scontroso, soffrirai-. Era strano sentirselo dire, ma era proprio così, Kyu Jong aveva ragione!
-Che pensi che debba fare?-, domandai.
-Sii gentile con lei –disse scrollando le spalle- è una ragazza molto dolce e se anche l’hai ferita, penso che se le dimostri di essere un bravo ragazzo, si aprirà completamente a te-, rispose e si girò, scolando finalmente il riso. Lo guardai fare i piatti per un po’, poi mi unii a lui, pensando a ciò che aveva detto, e insieme li portammo in tavola.
A pranzo fui silenziosi e sorrisi e annuii a tutto ciò che la madre mi diceva, o chiedeva. Pensai seriamente che Kyu Jong avesse ragione e che il modo migliore per arrivare al suo cuore, non era continuare a essere bruto, ma cominciare a piccolo passi a essere gentile. In fondo… avrei potuto sempre rimediare.
 
*°*°*°*°*
Dopo essere stata riaccompagnata a casa da Young Saeng, il buon umore andò via quasi subito, perché avvertivo gli animi in tensione, specialmente quello di Jong che non mi rivolse la parola appena entrai. Papà era tornato a lavoro e Hongki era nella camera di Jong con Nanà. Riposi così il cappotto sull’appendi abiti e mi tolsi le scarpe, salendo così in camera mia, dove passai il resto della giornata facendo i compiti.
Alla sera papà rincasò con mamma, ma a cena nessuno fiatò, segno che papà aveva già parlato con la mamma. Ne fui felice, poiché non avevo voglia di stare a riaprire di nuovo la discussione, ma speravo che qualcuno di loro prima o poi si decidesse a spiegarmi la situazione con un po’ di garbo e gentilezza.
Il mio desiderio si realizzò soltanto dopo cena.
Mi ero già messa nel letto leggendo un libro, quando sentii bussare alla porta: -Si?-.
-Bocciolo, posso entrare?-, domandò papà.
Sospirai e chiusi il libro, rispondendo: -Vieni pure-.
Papà entrò in camera e silenziosamente si sedette sul letto accanto a me. Mi guardò per un istante negli occhi e poi sorrise: -Stavi per andare a dormire?-.
-No, leggevo…-, risposi scollando le spalle e mostrando il libro.
Papà annuì, facendosi pensieroso, come se stesse combattendo contro se stesso, ma poi tornò a sorridermi e disse: -Scusa per oggi-.
-Per cosa? Te la sei presa con Jong, ma non con me-, risposi sorridendo.
-Lo so, ma avrei dovuto mantenere la calma. Soprattutto avrei dovuto parlarti prima di questa cosa… sinceramente non so neanche perché te l’ho tenuta nascosta-, commentò parlandomi serio.
-Puoi sempre dirmi tutto adesso-, lo incoraggiai.
-Già, ed era quello che volevo fare-, disse prendendomi le mani, cominciando a giocarci.
Aspettai qualche secondo che si fece forza, perché sembrava che la cosa lo infastidisse, ma poi cominciò: -Vedi, tesoro… tu conosci Hongki da molto più tempo di quanto pensi – a quell’affermazione aggrottai la fronte non capendo-. L’hai conosciuto quando eri ancora molto piccola, ma non penso che ti ricordi molto, perché il tempo per stare insieme fu pochissimo>.
-Perché?-, lo interruppi.
-Cominciamo dal principio, ti va?-.
Annuii e continuò: -Quando Yoona morì, tu sai, che io ebbi molti problemi con Jonghyun. Una tata badava a lui tutto il giorno, mentre il lavoro mi risucchiava totalmente. Quando tornavo, non avevo la forza di giocare con lui, troppo stanco e anche troppo stupido per dedicargli un po’ d’attenzioni; così lo mettevo a letto e ci addormentavamo-.
Lo ascoltai con molta attenzione, immaginando quanti sacrifici avesse fatto papà in quel periodo e quanto impegno aveva messo per tirare avanti senza una moglie e continuò: -Jonghyun sentiva la mancanza della madre ed era triste ogni volta che la tata arrivava; piangeva in continuazione e quando dormiva ripeteva spesso “mamma” nel sonno. Tutti i giorni divennero uguali, grigi e bui, fin quando non decisi di portare Jong dai nonni, i genitori di Yoona, che tanto lo chiedevano e desideravano. Vidi mio figlio divenire ogni giorno un po’ più allegro e sorridente e tutto grazie a loro che lo tenevano occupato per non farlo pensare alla madre. Per questo devo ringraziare anche Hongki ed è per questo che ogni volta che posso lo elogio… quel ragazzo in un certo senso l’ha salvato-.
Papà aveva lo sguardo perso nel vuoto, aveva spostato la sua visuale dai miei occhi a un punto indefinito; sorrideva. Sembrava che stesse ripercorrendo quegli attimi secondo per secondo e lo lasciai continuare: -Hongki è il figlio del fratello maggiore di Yoona, lo zio di Jonghyun: Lee Kangin. Eravamo molto uniti io e lui, che spesso portava Hongki dai nonni, perché anche lui con sua moglie erano sempre fuori per lavoro. Hongki e Jong sono uniti per quei giorni che passarono insieme e per i successivi; si considerano quasi fratelli fra loro…-.
-Ma io che centro? Come ho conosciuto Hongki?-, chiesi non capendo.
-L’hai conosciuto a casa dei nonni, molto tempo dopo. Ascolta e lo saprai: quando l’offerta di lavoro in Italia arrivò, io, tua madre e Jong ci spostammo e subito dopo nacqui tu. Ma… ciò che tu non sai è che Kangin ce l’ha a morte con me-.
-Perché? Non hai detto che eravate uniti?-, chiesi stupita.
-Lo eravamo, ma quando tua madre entrò nella mai vita, lui non ne volle più sapere; già dopo la morte di Yoona i nostri rapporti cominciarono a chiudersi. Mi accusava di non essere stato mai con Jong, né con Yoona per il lavoro e che a causa di questo non mi ero accorto della sua malattia. Quando tua madre piombò sulle nostre teste, un’ondata di felicità penetrò nei nostri cuori, perché a me restituì un appoggio e cercò in tutti i modi di farmi uscire dalla depressione che stava incombendo e a Jonghyun diede di nuovo una figura materna. Kangin non l’accettava, e soprattutto non accettava il fatto che mi fossi dimenticato presto di Yoona, ma non è così. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, secondo, istante… i miei pensieri vanno a lei e, Bocciolo, non ti nascondo che mi manca tantissimo. Amo tua madre alla follia, tanto che potrei morire per lei, e per voi, ma… credo fortemente che un angelo me l’abbia mandata dal cielo-, disse. Papà si voltò, ma non mi sfuggi la lacrima che rigò il suo viso.
Sorrisi dolcemente e tesi una mano per asciugargli il viso. Cercò di trattenersi e così chiesi: -Appa… quell’angelo è Yoona per te?-.
Papà sorrise debolmente, poi continuò: -Sì, proprio così. L’offerta di lavoro in Italia arrivò presto e fummo costretti a spostarci. Jong venne separato da Hongki, perciò entrambi si rattristarono, ma dopo poco tempo nascesti tu. Per tuo fratello fu una gioia immensa, anche se all’inizio fu molto geloso di te. Non voleva che nessuno prendesse il suo posto come figlio, perché anche se tua madre gli voleva bene, Jong ricordava Yoona. Continuamente si nascondeva e ci faceva dannare, ma poi, scoperto il problema, gli parlammo come se fosse già grande; lui capì e dall’allora ti aspettò con innata impazienza. Quando nascesti, fu il primo a vederti e voleva tenerti tutto il tempo in braccio, anche se era ancora piccolo. Aveva solo tre anni…-,commentò.
Papà si rallegrò e mi rivolse un gran sorriso, tornando al presente scherzò: -Nonostante tutto questa cosa di essere geloso gli è rimasta, lo vedi anche tu come si comporta!-.
Annuii e pensai a tutte le volte che Jong mi aveva tenuto alla larga dai ragazzi, alle prime volte che si era dimostrato geloso di Feffe e ripensai a quando Krystal lo aveva lasciato. Forse era stato tanto male perché quel periodo l’aveva vissuto come una seconda perdita importante tanto quanto quella di Yoona. Dopotutto il primo amore non si scorda mai.
-E poi? E’ stato dopo che ho conosciuto Hongki?-, domandai.
-Sì, quando tornammo in Corea. Tu e Jonghyun avete vissuto intensamente i primi anni in Italia, e sono rimasti con voi. Ve lo leggo negli occhi ogni volta che guardate insieme le vecchie foto di famiglia. Ma torniamo a noi: quando tornammo qui, per un po’ di tempo portai di nuovo Jong a casa dei nonni. Lo vedevano cresciuto e in forma, e dopo tanto tempo si rivide con Hongki. I due non erano cambiati per niente e si ritrovarono uniti come e più di prima, nonostante fossero stati lontani per ben tre anni. Dopo un po’ decidemmo, io e tua madre, di portare anche te dai nonni, ma ciò durò un solo giorno, perché quel giorno Kangin quasi ti cacciò da casa. Non voleva assolutamente vederti, al contrario dei nonni che ti accettarono a ben volere; in fondo eri anche tu molto piccola. Quel giorno giocasti con Hongki e Jong felicemente, poi ti riportai a casa dopo una lite furibonda con Kangin. Da quel giorno… ho deciso che sarebbe stato meglio che tu non li vedessi più, come se per te non esistessero. Non so perché l’ho fatto, ma credo che sia stato per proteggerti da liti e qualcuno che avrebbe potuto dire cattiverie senza volerlo…-.
Rimasi in silenzio per un istante e lo fissai intensamente: era ancora immerso nei suoi pensieri e mi sentii tremendamente in colpa per il mio comportamento aggressivo e impulsivo di quella mattina. Papà aveva avuto le sue buone ragioni per tenermi all’oscuro di tutto e io mi ero comportata da bambina.
-Appa… miane…-, sussurrai con un filo di voce.
-E per cosa?-, domandò.
-Per questa mattina. Sono stata una stupida…-, risposi.
Papà si sporse e mi avvolse in un caldo abbraccio, baciandomi i capelli: -Non fa niente. Ma se vuoi davvero scusarti, fallo con Jong e Hongki. Io ci ho parlato…-, disse.
-Lo farò-, dissi.
Papà sciolse l’abbraccio e mi rimboccò le coperte: -Adesso però dormi. Domani mattina avete tutti scuola ed Hongki dovrà finire il trasloco con i suoi-.
Mi diede un ultimo bacio e poi si avviò alla porta. L’apri, ma lo fermai: -Appa…-.
-Si?-.
-Credo che potrei incontrarlo? Intendo dire… Kangin-, chiesi.
Papà tentennò, ma poi rispose: -Se vuoi, fallo. In fondo è parte della famiglia e poi… fra poco vivrà a pochi passi da casa nostra! In fondo credo che in tutti questi anni sia cambiato il suo pensiero su di te e la mamma-, rispose e fece per andarsene, ma lo fermai di nuovo.
-Appa…-.
-Dimmi-.
-Jong continuò a vedere Hongki?-, domandai curiosa.
-Sì. Quando lo portavamo dai nonni, ti abbiamo sempre detto che usciva per una passeggiata con me e in un certo senso era vero -, rispose.
-E Kangin? Non ti diceva nulla?-, domandai.
-No, portava Hongki solo dopo che io me né andavo. Non voleva vedermi. Adesso dormi. Buona notte-, rispose e poi richiuse la porta.
-Buona notte, papà-.
 
***
Il giorno dopo mi scusai con Hongki e Jong, mentre andavamo in macchina a scuola tutti insieme. Per Hongki non ci furono problemi e mi perdonò subito, con il suo solito sorrisone a trentadue denti, ma Jong continuò a tenermi il muso.
Parcheggiò la macchina nel cortile e scendemmo, dopodiché mi diressi in classe, dove Rhee ci ricordò della sospirata gita in Italia che di lì a un mese avremmo dovuto affrontare.
-Ragazzi, avete pagato tutti i bollettini per la gita, non è vero?-, chiese girando per la classe e distribuendo dei fogli con l’ordine dei giorni che avremmo trascorso.
Un comune “si”, confermò la sua domanda e subito continuò: -Molto bene, allora potremmo benissimo cominciare a vedere cosa faremo. Vi ho dato un foglio con sopra cosa dovrete portare e cosa faremo; mi raccomando che le cose non siano tanto pesanti, lì è molto più caldo di qua, ma non mi venite nemmeno a maniche corte. Partiremo il quattro marzo e torneremo il dieci a sera, perciò saremo di nuovo qui solo per il dieci in giornata. Dovrete poi parlare in inglese per farvi capire. Se qualcosa non va… -commentò e guardò nella mia direzione- chiedete alla nostra alunna italiana>.
Mi sentii addosso circa venti paia d’occhi, ma guardai Rhee: -Prof, ma è molto che non vado in Italia e non so se posso guidare gli altri quando staremo in gruppo, perciò non fate affidamento su di me-.
-Sai parlare italiano?-, chiese sorridendo.
-Abbastanza-, risposi.
-Conosci Roma?-.
-Sì, ma…-.
-Allora non avrai problemi. Più che altro tuo fratello che dovrebbe cominciare ad adoperare un po’ d’inglese sarà troppo agevolato in questo campo!-, commentò e un riso generale proruppe nella stanza. Mi unii a loro, perché Rhee aveva ragione: Jong avrebbe dovuto parlare in inglese, ma sapevo già che avrebbe fatto tutto tranne che quello.
 
Febbraio passò abbastanza in fretta e tra una cosa e un’altra, ci furono molti cambiamenti: Hongki finì presto il trasloco e tornò a vivere definitivamente con i suoi genitori e mi dispiacque non averlo più in giro per casa tutti i giorni perché mi ero abituata alla sua presenza; anche a Feffe dispiacque molto, ma casa di Hongki era proprio dietro l’angolo, perciò ci saremmo visti comunque tutte le volte che avremmo voluto. Jong non mi tenne più il muso e dopo avergli parlato per l’ennesima volta e avergli chiesto scusa, tornammo a litigare come sempre. Taemin continuò a darmi lezioni di matematica e tutte le volte che lui veniva a casa, con lui c’era Feffe che impartiva lezioni d’inglese a Jong. Entrambi, Jonghyun ed io, migliorammo nelle materie in cui avevamo carenze, così da guadagnare la fiducia di papà. Un bel giorno, quasi alla fine di febbraio, riportai a casa un otto in matematica, tondo-tondo! Papà e mamma ne furono contenti e ciò mi fece finalmente guadagnare il corso di patentino per il motorino; ma i miei vollero a tutti i costi che Taemin continuasse a farmi ripetizioni e lui accettò con piacere.
Anche a scuola le cose cominciavano a cambiare, ma questi nuovi e soprattutto strani cambiamenti, mi dettero sui nervi non poco. Hyun Joong sembrava sempre cordiale e sorridente, come se nei mesi precedenti non fosse successo nulla fra me e lui, e d’un tratto fossimo diventati amici, tanto che quando m’incontrava per i corridoi mi sorrideva (ovviamente quando nessuno poteva vedere) gentilmente. Non m’importunava più e quando poteva parlarmi lo faceva come se fosse uno dei miei migliori amici. Pensai che fosse meglio così, magari il suo era un nuovo modo d’ignorarmi e quindi potevo dimenticare più in fretta, ma i suoi atteggiamenti mi confondevano: un momento era gentile e sorridente e l’altro mi uccideva con lo sguardo mentre gli passavo davanti, anche parlando con un’altra persona.
-E’ inquietante-, sussurrò Kibum davanti a me durante l’intervallo, il primo marzo. Quel giorno non avevo nessuno con cui passare il tempo, perciò Key si era offerto di mangiare assieme a me.
-Che cosa?-, chiesi.
-Hyun Joong ti sta fissando da almeno cinque minuti e il suo sguardo non ispira cordialità-, commentò addentando il suo panino. Mi girai di tre quarti per vederlo ed effettivamente Kibum aveva ragione: Hyun Joong se ne stava seduto con i SS501 ad un tavolo, con le gambe accavallate e le braccia conserte, appoggiato allo schienale della sedia e guardando nella nostra direzione con sguardo torvo e allo stesso tempo apatico. Sembrava indifferente e nervoso nello stesso momento, e in quell’istante incrociai i suoi occhi. Mi sentii morire subito, perché mio cuore aveva preso a battere più forte.
Mi girai di nuovo e finii il mio pranzo velocemente: -Sbrigati Key, non voglio rimanere un minuto di più qui-, dissi.
Kibum mi accompagnò in classe e, quando mi lasciò per raggiungere la sua, passarono i SS501 davanti a noi per raggiungere la loro classe e l’incrociai di nuovo. Gli occhi grandi e scuri di Hyun Joong furono di nuovo nei miei per un istante. Non mi salutò, ne accennò ad un sorriso, semplicemente mi guardò come se fossi trasparente e passò oltre. Hyung Jun invece si fermò a salutarmi e annunciarmi che in gita ci sarebbe stato anche lui.
-Lo so, Jong è nella vostra stessa classe, per cui sono felice che ci sia anche lui con me-, dissi sorridendo e implorando che il mio cuore smettesse di battere così forte.
-Buona lezione, io scappo in classe-, sorrise e mi scompigliò i capelli.
-Anche a te, Sumbae-, sorrisi e rientrai.
 
Il giorno dopo fu il compleanno di Hongki e, con nostro grande stupore, fummo invitati tutti, comprese io la mamma e Nanà. Hongki fece una piccola festicciola nella sua nuova casa e oltre a noi, Feffe, Sara e gli Shinee c’era anche un gruppetto di ragazzi con cui aveva legato molto. Erano una band e Hongki mirava a entrare fra di loro come cantante. Erano simpatici e tutti come lui sorridevano sempre.
Il pomeriggio solo la mamma di Hongki fu presente, si chiamava Sooyoung e fu molto gentile con tutti noi, anche con la mamma, con cui si trovò bene a parlare e scherzare. Anche i nonni erano presenti, e papà fece ritardo a causa del lavoro, ma si fece perdonare, riportando con sé alcuno regali per Hongki da parte di ogni componente della famiglia.
-E così, Hongki è tuo cugino?-, chiese Minho a Jong, durante il taglio della torta.
-Già…-, rispose.
-Come mai non ce l’hai mai detto?-, domandò Onew che aveva ascoltato.
-Papà ha preferito che non si sapesse, in modo tale che Yaya non lo scoprisse, ma a quanto pare Hongki ha combinato un guaio ed eccoci qua. E’ una lunga storia, prima o poi ve la racconterò-, rispose Jong scrollando distrattamente le spalle, per poi sorseggiare un po’ d’aranciata.
-Federica lo sa?-, domandò Taemin preoccupato, arrivando al tavolo dove eravamo seduti con un enorme vassoio contenente ogni ben di Dio.
Jong la guardò da lontano, mentre stava cercando di far tagliare un pezzo di torta decentemente ad Hongki, e poi rispose sospirando: -No, non glie l’ho ancora detto…-.
-E che cosa aspetti? Che passi un altro mese?-, domandai sarcastica.
-No! Ma è per Hongki che ci siamo quasi lasciati, per cui…-.
-Non è stato per Hongki, e tu lo sai bene. Diglielo e non ci saranno segreti, anche perché se lo scopre da sola, poi si arrabbierà a morte con te ed io non voglio penare un’altra volta per farvi fare pace!-, lo interruppi.
Federica arrivò con due piattini ripieni di una fetta di torta e li distribuì, ma aveva sentito qualcosa, perciò chiese: -Perché dovrei arrabbiarmi?-.
Jonghyun sbiancò e deglutì, girandosi lentamente: -Amore! –sorrise come un beota che è appena stato scoperto- da quanto sei qui?-.
-Jong…-, lo ammonii alzando un sopracciglio.
Federica mi guardò non capendo, per poi spostare lo sguardo da me a Jonghyun: -Beh? Che succede?-.
-Glie lo dirà? Non si sa! Lo scopriremo solo nella prossima puntata! Signore e signori per questa sera è tutto! Linea al telegiornale della notte!-, disse Kibum imitando un qualunque telecronista.
-YHA!-, strillò Jong.
-Yha lo dico io! Che dovrei sapere!?-, urlò Feffe spuntando all'improvviso e mollando uno scappellotto sulla nuca di Jong soltanto per aver alzato la voce contro Kibum.
-Hongki è suo cugino, tutto qui-, risposi io tranquillamente. Feffe strabuzzò gli occhi, guardandomi e poi guardò Hongki che distribuiva la torta a mamma e papà e i nonni.
-Cu… cugino?-, chiese lei sorpresa. Mi sembrò che stesse sbiancando più del solito.
-Già-, confermai annuendo.
-E perché non me l’avete detto!?-, chiese incenerendo Jong.
-Perché l’abbiamo saputo da poco anche noi da poco-, rispose Taemin, salvando Jong da un omicidio.
Trattenni a una risata e Federica andò via stizzita per stare un po’ con Sara. Ero sicura che avrebbe parlato con Jong più tardi, perciò non mi curai dell’umore di mio fratello, nelle sue occhiatacce. Lo avrebbe calmato lei più tardi.
A sera, quando la festa fu quasi al termine, l’ultimo invitato arrivò appena in tempo per lo scarto dei regali. Suonarono il campanello, ma tutti erano indaffarati a guardare Hongki cosa avesse ricevuto, per cui mamma, che era impegnata a rimettere a posto qui e là insieme a Sooyoung piatti e bicchieri, mi ordinò di andare ad aprire.
Mi precipitai ad aprire e spalancai la porta con un sorriso: -Anyon…-, cominciai col dire, ma la figura che mi si presentò davanti la riconobbi subito. Erano passati tanti anni e nonostante mi ricordassi poco bene della conoscenza di Hongki, il viso di Kangin mi tornò subito in mente.
Il mio inconscio era stato stuzzicato da quell’immagine, da quell’uomo che mi fissava stupito e a bocca aperta sull’uscio della propria casa e mi faceva rivivere quel giorni a casa dei nonni come se fosse stato il giorno prima.
 
-Portala via di qua! Non voglio vederla! Né lei, né la figlia!-, urlò Kangin mentre io piangevo, spaventata da quelle grida.
-E’ una bambina e Hongki è suo cugino! Proprio come Jong!-, ribatté papà.
-Non è figlia di mia sorella! Per Hongki e me non è nessuno! E’ UN’ESTRANEA!-, continuò ad urlare Kangin e mamma mi prese fra le sue braccia.

-Kangin… sono solo dei bambini, come puoi prendertela con loro? Calmati…-, intervenne la nonna.
-Non m’interessa! Se vuole potrà portare Jong a giocare con Hongki, ma… lei. Loro lasciale a casa! Manchi di rispetto a tutti qui! Nessuno di noi vuole vederle!-, rispose duro e scuro in volto, fissando papà.
-Kangin…-, lo ammonì la nonna.
-Ajuhumma… -disse papà dispiaciuto - Perdonami se ho mancato di rispetto a voi, vostro marito che oggi non è qui e soprattutto a Yoona. Non accadrà mai più… Sono desolato-, s’inchinò.
Papà fissò Kangin per un lungo e interminabile istante, poi prese Jong in braccio e contro la sua volontà lo portò via, lasciando Hongki col padre.
 
A poco a poco il mio sorriso si spense. Ero sorpresa di averlo trovato sulla porta e non mi era venuto in mente che all’appello della famiglia mancasse solo lui, perciò restai imbambolata a fissarlo per qualche secondo.
-Tu sei…-, cominciò aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire.
-Ilaria… Annieong-haseyo-, dissi inchinandomi e lasciandolo passare senza staccare gli occhi da lui. Hongki gli assomigliava molto, e pensai che forse da giovane fosse stato proprio identico al figlio.
Kangin entrò, posò lentamente il cappotto, si tolse le scarpe e mi guardò pensieroso per un attimo. La mamma e Sooyoung entrarono nella stanza per vedere chi fosse e, mentre Sooyoung salutava il marito con un bacio, mamma restò attonita a guardare Kangin; sembrava che fosse sorpresa quanto me nel vederlo di nuovo.
-Ciao, tesoro-, sussurrò Kangin alla moglie e poi si volse a guardare mamma.
-Oh… anche tu qui?-, domandò sorpreso Kangin, ma non sembrava scontroso, piuttosto la guardava sbigottito.
-Allora! Perché ci mettete così tanto?-, chiese papà raggiungendo mamma. Papà notò subito Kangin e prese le mani di mamma, stringendola a sé.
-Ciao, Kangin-, disse papà. Lo guardava come se si aspettasse una qualche reazione violenta, ma Kangin, contrariamente a tutto ciò che ci aspettavamo,  sorrise.
-Ciao, Leo. –fece una pausa e poi sorrise alla mamma- Ciao… Serena. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti-, commentò.
Papà e mamma annuirono in un cenno di convenienza per confermare, mentre io li guardavo meravigliata uno a uno.
-Come stai?-, domandò Kangin a papà.
-Bene, e tu?-, rispose quest’ultimo.
-Bene…-, rispose Kangin con un sorriso.
Sooyoung non sembrava preoccupata. Fra le braccia del marito sorrideva alla mamma e a papà. Io ero sempre più stupita e cercavo di sovrapporre il sorriso di Kangin, al viso duro che avevo visto tanti anni prima, ma con scarsi risultati.
-Questa è tua figlia?-, domandò poi Kangin, girandosi a sorridermi e mi sentii pietrificata dal suo sguardo.
-Sì, è nostra figlia-, rispose papà, marcando il “nostra” con durezza.
Kangin sorrise benevolo e comprese papà: -Non essere duro, Leo. –lo ammonì- Noi tre abbiamo da parlare tanto; questo lo so bene, ma non lo faremo oggi. In tutti questi anni ho sempre pensato di aver esagerato abbastanza, ma solo ieri, quando ho litigato con mio figlio, ho capito che ho aspettato tropo tempo per chiedere scusa-.
Papà non rispose; era apatico, con un’espressione neutra sul volto, mentre mamma si era aperta in un sorriso: -Kangin… nessuno di noi deve chiedere scusa. Possiamo ricominciare da capo e lasciarci alle spalle tutti questi anni di odio. Credo che… Yoona lo vorrebbe-, disse.
Kangin annuì: -Già…-.
Tornò a guardarmi e contemporaneamente sentii Sooyoung chiedere: -Tu ne sei d’accordo, Leo?-.
Papà sorrise: -Sì, ma come Kangin penso davvero che io e lui dobbiamo parlare seriamente un giorno di questi-.
-E lo faremo –rispose l’altro- tua figlia è cresciuta bene. Ti assomiglia molto, Serena-, commentò
fissandomi e cambiando discorso. Ringraziai Kangin per il complimento e chinai poco il capo.
Nel tempo che rimase Kangin, la mamma, papà e Sooyoung parlarono molto, ma non accennarono a riaprire i ricordi del passato. Si godettero la fine della festa e Hongki fu felice che il padre non avesse fatto scenate, ma che era contento su rivedere il cognato dopo tanto tempo. Kangin fece la conoscenza di Nanà, che subito prese confidenza e trovò simpatico lo zio. Ero felice che almeno lei non avesse problemi.
Noi ragazzi ci divertimmo a giocare con Nanà e scambiare quattro chiacchiere, fin quando gli FT Island non annunciarono che stavano per andarsene. Hongki li salutò e poi uno a uno andammo via anche noi: Taemin riaccompagnò Sara e Feffe a casa, mentre Key, Minho e Onew andarono via tutti insieme.
Gli ultimi fummo noi di famiglia: Kangin riaccompagnò a casa i nonni, mentre la famiglia Kim andò via da sola a piedi, dopo aver ringraziato per la bella serata.
-E così dopo domani mi lascerete da solo. Cugini ingrati! Voi partite per una bella gita scolastica e io niente!-, si lamentò Hongki, scherzando.
-Non ricordarmelo, Hongki. Per me sarà l’inferno dato che dovrò badare a lei-, rispose Jong.
-Yha! So badare benissimo a me stessa! Piuttosto bada a te e alla tua ragazza-, dissi irritandomi.
-Lo farò, cara, ma non ti perderò d’occhio. Sappilo-, commentò Jong incenerendomi.
Non potei ribattere, perché Hongki mi gettò le braccia al collo, urlandomi dentro un orecchio: -Cuginetta! Come mi mancheranno i vostri battibecchi all’ordine del giorno!-.
-Non partiamo per la guerra, Hongki!-, disse Jong ridendo.
-No, ma quando tornerete io sarò qui e non più a casa vostra-, rispose.
-Siamo a quattro passi da casa tua, Hongki, di che ti preoccupi?-, domandai sciogliendo l’abbraccio.
Hongki mise un finto broncio e rispose: -Mi mancherete, comunque. Mi sono divertito tanto con voi e la piccola Nanà-.
-Vieni domani ad aiutarci a fare le valige, allora-, proposi.
-Posso? Davvero?!-, chiese con un sorriso amante stelline e cuoricini.
-Sì-, risi e Jong alzò un sopracciglio annoiato.
“Antipatico”, pensai lanciandogli uno sguardo.
-Almeno tu non mi riempirai di vestiti rosa come Key-, commentai.
-Allora domani mattina alle dieci sarò da voi. Andate… gli zii vi stanno aspettando-, disse e ci scortò fino a mamma e papà.
Salutammo Kangin e Sooyoung e poi andammo via felici e contenti. Dopotutto in quei giorni erano avvenute molte cose buone.
 
***


Il giorno seguente Hongki fu di parola e si presentò a casa nostra. Ci aiutò a fare le valige, a recuperare il necessario per il viaggio e quando mancava qualcosa, non esitò a uscire per andare a comprarlo per noi.
Quanto tutto fu pronto passammo il pomeriggio insieme e la mattina dopo, prima di andare a scuola, ci passò a salutare.
-Fate buon viaggio!-.
-Grazie! E tu sta attento!-, dicemmo in coro io e Jong.
Mamma e papà ci accompagnarono all’aeroporto, assieme a Nanà, che era sinceramente dispiaciuta della partenza, perché per un po’ di tempo non avrebbe rivisto i suoi fratelloni, e aspettarono con noi e gli altri, finché Rhee, in ritardo, non arrivò.
-Fate attenzione-, disse mamma, dandoci un bacio per uno.
-Tranquilla, zia. Ci penso io!-, rispose Jong sorridendogli.
-Immagino. Tu sarai il primo a perderti, figliolo-, disse sarcastico papà e tutti scoppiammo in una fragorosa risata, inclusi gli SHINee, Feffe e Sara.
-Saranno al sicuro, signora-, commentò Rhee dopo la battuta di papà.
Era tempo di partire, così ci avvicinammo al Check-in. Kibum era al mio fianco, proprio come l’ultima volta e l’aeroporto non era affatto diverso.
I SS501 arrivarono appena in tempo, ma Rhee non li sgridò, poiché avevano avvisato che avrebbero fatto ritardo. Li vedemmo entrare con una valigia per uno a mano, molto grande, e ci raggiunsero.
Hyun Joong era in testa come suo solito, a fare da guida e quando entrò sembrava una di quella star che di solito non si vedono spesso. Tutte le ragazze della mai classe cinguettarono e chioccarono neanche avessero visto degli dèi entrare. Hyung Jun mi salutò da lontano, sorridendo felicemente, e io risposi con un cenno della mano e un sorriso. Kyu Jong, Young Saeng e Jung Min si scambiarono uno sguardo complice e intriso di sottointesi che non capii.
Arrivarono davanti a noi e Hyun Joong non mi degnò di uno sguardo, piuttosto lo vidi scambiarsi un ringhio con Kibum alle mie spalle e Jonghyun al mio fianco, il quale non staccava gli occhi di dosso a Hyun Joong. Saeng ammiccò per salutare.
Finimmo il Check-in e andammo ad aspettare la chiamata per l’aereo italiano. Eravamo pronti. L’Italia ci aspettava, ed io non vedevo l’ora di arrivare.
“To Rome with love!”, pensai con un sorriso salendo finalmente in aereo.

 
 
{Spazio Alue! :D}
Ed eccomi qui! Grazie e tutti in anticipo per essere passati come sempre e un grazie speciale alla piccola Hyumi che mi recensisce ogni volta con interi papiri XD <3 Ma questa è un'altra storia u.u Allora, piaciuto il capitolo? *^* A me tantissimo! XD Anche perché per inventarmi tutta la storia di Jong, Hongki e famiglia ho dato l'anima XD Spero di avervi commosso u.u :D 
 Hyun Joong continua ad essere il solito idiota, come d'altronde anche Jonghyun ._. ma che possiamo farci? Rassegnamoci, sono uomini <.< XD
Siamo alla gita scolasticaaa! Yeee! Ragazzi, io ve lo dico, nei prossimi capitoli si riderà parecchio XD Io mi sono divertita un casino a scriverli, perciò fatemi sapere se vi piaceranno :3 
Un bacio a tutti! <3 P.S.: non so se avete notato, ma sto andando avanti a pubblicare capitoli da un venerdì/sabato ad un altro, perciò non mancate!

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


Capitolo XIX
 
Sull’aereo, che aveva due file a tre posti, mi ritrovai come compagni di viaggio Hyung Jun e Key. Disgraziatamente per me capitai proprio in mezzo ai due e i primi tre quarti d’ora d’aereo calò un silenzio imbarazzante in cui mi dedicai a sbirciare dove fossimo capitati tutti. Erano quasi tutti nei posti davanti a me, sparpagliati nelle file e il più fortunato di tutti era stato Jong, che sedeva vicino al finestrino con un paio di cuffie alle orecchie e accanto a lui c’era Feffe, subito dopo Sara; Teamin e Minho si ritrovarono accanto a Jung Min, ma sembrava che i tre si trovassero tutti a loro agio, così come lo sembrava Onew, il quale sedeva in mezzo a Young Saeng e Kyu Jong. Sorrisi, felice di vederli tutti affiatati e non  ammazzarsi a vicenda come cani e gatti, per poi tornare a sedermi fra Hyung Jung e Key.
“Chissà dov’è Hyun Joong?”, pensai perplessa fissando il sedile.
Hyung Jun era contento di avermi accanto a lui, ma per qualche strano motivo non parlò fino all’inizio del primo film che trasmisero sull’aereo. Il primo di una lunga serie che doveva occupare minimo dodici ore di viaggio.
Dopo un po’ però l’aria si alleggerì: Key si era addormentato, ascoltando la musica, così Jun chiese: -Sei contenta di tornare in Italia?-.
-Mmh? –mi tolsi le cuffie che avevo per ascoltare il film e annuii- Sì, non vedevo l’ora di tornare. E’ passato tanto tempo dall’ultima volta…-, risposi sorridendo, ma con un filo di nostalgia nella voce.
-Che cosa ti è mancato di più?-, chiese curioso. Non era la prima volta che Hyung Jun si mostrava interessato a me, proprio perché mi aveva rivelato di aver un debole per la sottoscritta, ma in quel momento lo fece con la calma e la sicurezza di un migliore amico.
-Non lo so… di certo non il traffico! A Seoul ce n’è comunque abbastanza…-, esclamai scherzando e Hyung Jun si lasciò andare a una risata.
-Forse il vedere sempre cose nuove e vecchie allo stesso tempo; giocare a Villa Borghese con mio fratello la domenica; oppure semplicemente dormire in estate con mia nonna, quando tutto fuori sembrava prendere fuoco, mentre in casa si stava bene…-, continuai malinconica.
-Tuo fratello che ne pensa?-, chiese ancora.
-Manca anche a lui, ma non vuole ammetterlo. Per lui è diverso… lui ha vissuto i suoi primi anni a Seoul e se anche la sua infanzia è stata difficile senza una mamma…-, cominciai a rispondere.
-Jonghyun non ha una madre?!-, m’interruppe Jun esterrefatto e sorpreso.
-No… è morta quand’era molto piccolo. Non lo sapevi?-, domandai sorpresa quanto lui.
-No… tutti noi abbiamo sempre pensato che tuo padre si fosse separato, non che si fosse risposato dopo la morte della moglie-, rispose.
-Non è così. Yoona, la madre di Jong, morì quando lui aveva all’in circa un anno. E’ per questo che per lui è diverso, è nato a Seoul, come ti ho detto, e quando la mamma morì –dissi guardando nella direzione di Jong, che stava guardando fuori dal finestrino con Federica che sonnecchiava sulla sua spalla- beh, non è stata una passeggiata ma ricorda quegli anni con un po’ di tristezza e allo stesso tempo con felicità. Con lui ci sono stati tanti parenti e Hongki suo… -avrei rivelato volentieri a Hyung Jun di Hongki, ma la storia era troppo lunga e nel rispetto di Jong, di cui non sapevo se volesse che io ne parlassi, preferii sorvolare- …suo migliore amico da tanto tempo, è quello a cui è legato di più e a cui deve di più-.
-Capisco…-, commentò Hyung Jun rattristato.
Me ne restai zitta per un po’, pensando a quello che avevo appena detto e rimuginando su ciò che papà mi aveva detto su Hongki e Jong, poi però sentii una voce irritante provenire da qualche posto più indietro del mio: -Oppa! Sono così contenta di essere capitata accanto a te!-.
Mi girai insieme a Hyung Jun per capire chi fosse e notai Krystal, seduta accanto a Tiffany, ancorata al braccio di Hyun Joong che guardava fuori dal finestrino infastidito: -Yha… metti giù le mani!-, l’ammonì duramente, girandosi di scatto.
-Oppa…-, si lamentò lei contrariata e dispiaciuta del comportamento di Joong.
-Non chiamarmi Oppa! Non ti ho dato il permesso, perciò piantala di…-, Hyun Joong era irritato, si vedeva benissimo e Rhee lo guardava torvo, perché sia lui che lei stavano infastidendo i passeggeri con le loro grida. Sembrava che di Krystal non ne volesse sapere, ma volesse restare accanto al finestrino a pensare a chissà cosa; mi fece quasi pena, mentre lo guardavo con la testa che spuntava poco sopra il sedile, ma quando notò che lo stavo guardando, mi sorrise provocatorio e assunse un espressione divertita; che cosa voleva fare?
-Di…?-, chiese Krystal facendo gli occhi dolci, provocandomi quasi un conato di vomito.
-Ripensandoci, perché no? Non mi da affatto fastidio che tu sia accanto a me, anzi… sono stato proprio fortunato-, rispose Hyun Joong passandole un braccio attorno al collo, senza staccare lo sguardo da me.
Krystal si accoccolò sul suo petto, trionfante. Un’ondata di gelosia mi pervase, ma cercai di reprimerla, perché non volevo che stessi male proprio quei giorni.
Hyung Jun si rigirò, sbuffando pieno di dissenso, che non capii da dove venisse, mentre io mi voltai lentamente.
“Ti ha ferita ancora… stupida. Ancora ci credi?”, pensai sospirando.
-Tutto bene?-, chiese Hyung Jun preoccupato della mia improvvisa tristezza.
-Sì…-, mentii con un filo di voce, guardando lo schermo del televisore.
-Sei sicura?-, continuò.
-No che non sta bene-, intervenne Kibum, togliendosi le cuffie e riponendole con estrema disinvoltura nel suo zaino. Hyung Jun si zittì e sospirò.
“Hai sentito tutto, non è vero Key?”, pensai e sentii pungermi gli occhi da qualcosa di caldo per il nervoso e la gelosia.
- Vuoi un po’ d’acqua?-, domandò Kibum.
Scossi la testa lentamente e non smisi di fissare lo schermo. Kibum bevve, poi tornò a guardarmi e mi spostò il viso con una mano, facendo incontrare i nostri occhi: -Non t’azzardare. E’ chiaro? Non provare a versare una singola lacrima-, disse secco.
Sentii Hyung Jun sporgersi verso di me ed io risposi a Key: -Non ho intenzione di piangere, lo sai-.
-Allora non farlo, altrimenti mi arrabbiò seriamente-, continuò.
Si sporse dal sedile e per un attimo guardò Hyun Joong, che teneva ancora Krystal stretta fra le braccia: -Non le bastava Jong, adesso anche te…-, commentò acido per poi risedersi comodamente sulla poltrona.
-Perché dovresti piangere?-, chiese Hyung Jun disorientato. Che carino che fu in quel momento, ricordava tanto un coniglio preoccupato.
-Perché…-, cominciai ma Kibum fu più veloce.
-Perché c’è qualcuno che si diverte a vederla nervosa!-, disse, guardando Hyung Jun, con un tono di voce che saliva sempre di più. Voleva farsi sentire da tutti?
-Credo d’aver capito-, disse Hyung Jun, guardandomi.
-Scusa, Jun…-, mormorai.
-Non preoccuparti-, sorrise e ammiccò per un istante.
Key sorrise ed ebbi l’impressione che in quel momento si trovasse in vero accordo con Hyung Jun. Non mi ero dimenticata la voltai in cui, al ballo in maschera mi disse che l’unico di cui si fidava di più era Hyung Jun nel gruppo dei SS501.
 
-Non voglio sgridarti, ma metterti in guardia. Hyun Joong sembra cattivo, ma in realtà è solo insicuro. Almeno è quello che penso, però sta attenta… non si può mai sapere quello che gli passa per la testa. Hai visto anche tu che sa essere molto impulsivo. L’unico di cui mi fido di più è Hyung Jun, ma anche gli altri se presi singolarmente sono bravi ragazzi… Hyun Joong invece…-.
 
Le parole mi ronzavano in testa e spostai lo sguardo da lui a Hyung Jun svariate volte, pensando che quei due sarebbero potuti essere anche rivali in amore, altre che nella gara. Hyung Jun mi aveva rivelato di piacergli all’inizio dell’anno, anche se ormai era chiaro che fra noi due c’era solo una silenziosa amicizia a legarci, mentre di Key sapevo solo da poco.
Sospirai sonoramente e presi il mio I-Pod per distrarmi. Infilai le cuffie e chiusi gli occhi, sperando di cadere presto nel sonno. Così fu, dopo pochi minuti mi addormentai.
 
*°*°*°*°*°*
Dopo essere saliti sull’aereo, presi posto accanto al finestrino e ne fui molto felice. Un posto accanto al finestrino di un aereo significava pace e tranquillità, e in quel momento ne avevo bisogno: l’arrivo all’aeroporto non era stato piacevole, perché l’avevo tranquillamente vista accanto a Kibum che, insieme Jong, mi avevano accolto come se fossi stato un cane randagio da allontanare come la peste.
Appena mi sedetti, non curante degli altri, mi guardai in giro per vedere se tutti i SS501 avevano preso posto e fortunatamente mancava ancora Kyu Jong, il quale doveva ancora salire. Sospirai di sollievo e presi una libro per cominciare a rilassarmi, ma quando mi rialzai notai una figura minuta e dai lunghi capelli neri e ricci sedersi fra Key e Hyung Jun.
“Ma prego! Si sieda pure fra i due spasimanti, my lady! Non bastava l’averti vista correre da un negozio all’altro, sotto braccio con Key! NO! Adesso anche questo! Hyung Jun, come hai potuto!?”, pensai digrignando i denti in preda alla disperazione e preso da forti crampi allo stomaco per la gelosia.
Kyu Jong fece ingresso nell’abitacolo dell’aereo e pregai con tutta l’anima che di dirigesse verso di me. Camminò fino alla metà delle prime file e poi sorrise ad un ragazzo, facendogli cenno che doveva passare per prendere posto accanto a lui.
-AISH!-, sbottai. Afferrai il libro e lo aprii, cominciando a mangiarmi una riga dopo l’altra per i nervi ormai galoppanti.
Dopo pochi minuti, quasi tutti erano saliti sull’aereo, ma i posti accanto a me erano ancora vuoti e mi domandai seriamente chi dovesse prenderli. Le risposte arrivarono quasi subito, perché vidi arrivare con euforia una ragazza bruna, con lunghi capelli lisci che le ricadevano dietro la schiena, seguita da un’altra dai capelli lunghi fino alle spalle incornicianti il viso.
-Oppa!-, la sentii cinguettare non appena fu davanti al sedile.
Alzai gli occhi su di lei e la riconobbi: Krystal era una ragazza che da poco tempo aveva preso letteralmente a pedinarmi durante le giornate di scuola e non si allontanava neanche con le cattive maniere; quanto a Tiffany, l’altra ragazza che silenziosamente sorrideva nella mia direzione, sapevo solo che fino a poco tempo prima era stata la ragazza di Young Saeng e di Minho e che poi tutto degenerò.
-Si?-, domandai innocente e facendo finta di nulla.
-Occuperemo i posti accanto a te! Non sei felice?-, disse con occhi sognanti Krystal.
La squadrai dall’alto in basso e sbuffai sonoramente: -Personalmente avrei preferito che fosse qualcun altro-, commentai acido, ma la ragazza non diede segni di offesa. Dentro sentivo che non avrei retto le dodici ore di viaggio con lei accanto.
Si sedette nel posto di mezzo e non appena ne ebbe la possibilità prese a parlare a non finire di come fosse  felice di questa coincidenza, per me assolutamente una condanna a morte.
 
Passò più di un’ora, ma Krystal non dava cenno di stare un attimo in silenzio, alternando adorazioni per me a lunghe chiacchierate con Tiffany. Rassegnato ed esasperato, cercai di non sentirla, concentrandomi su una cartina di Roma che avevo stampato prima di partire.
“Continua a restare calmo, Hyun Joong. Mantieni la calma. In fondo sono solo altre… nove-dieci ore di aereo. Cosa vuoi che siano? Passeranno in fretta! E spero proprio di non incontrarti per tutto il resto della gita, Krystal. Ho ben altro a cui pensare!”, pensai sarcastico notando come fosse enorme l’immensa città in cui avremmo dovuto alloggiare.
“Chissà perché le manca tanto…”, mi domandai pensando a lei.
All’improvviso chiusi la mappa e guardai fuori dal finestrino. Fuori non c’erano altro che nuvole e dalla mia postazione si poteva ben vedere l’ala destra dell’aereo. Mi accorsi che di Ilaria non sapevo proprio niente e tutto ciò che sapevo era che l’avevo infastidita per ben sei mesi, con il risultato di essermi innamorato di lei. Era Italiana, si, ma dove aveva vissuto? Le mancava l’Italia? E lei? Che cosa provava? Avevo ragione, oppure si era scocciata davvero di me? Negli ultimi giorni aveva mostrato astio, come sempre, ma con una leggera indifferenza nella voce ogni volta che le parlavo. Specialmente se in modo amichevole come avevo provato a fare. Non si accendeva più di rabbia, bensì andava via come se non avessi parlato.
Con lei c’era sempre Key e mi chiesi anche se tra loro fosse nato veramente qualcosa; lo amava? Amava me? O c’era qualcun altro? Forse… forse Hyung Jun, in fondo anche con lui era molto legata. Dopo il caos che Jun aveva creato all’inizio dell’anno, erano diventati ottimi amici.
“Pensandoci bene in quei giorni non mi diede affatto fastidio vederla essere protetta da un altro. Più che altro odiavo che una ragazza non mostrasse interesse per me, ma mi attaccasse e che il mio migliore amico la difendesse. Adesso però ciò che mi infastidisce è vederla fra le braccia di qualcun altro che non sia il fratello o io. Mi infastidisce sapere che quella giornata d’inverno, alle prove, veniva protetta perché il pericolo ero io. Che cosa sei diventato Hyun Joong? Tu non eri così… Prima che tuo padre ti rivelasse di tua sorella, eri totalmente il contrario di ciò che sei adesso. Non ti saresti mai arrabbiato per un’oca che starnazza accanto a te, ma l’avresti ascoltata e le avresti detto con garbo di smetterla; non l’avresti chiamata “oca”; non avresti mai infastidito una ragazza solo per il secondo fine di vincere una stupida gara! E non avresti mai provato ad alzare le mani su una ragazza che ti rimproverava di essere troppo sgarbato e arrogante…”, i miei pensieri andavano da soli e il mio sguardo, dapprima fisso su Ilaria, si spostò da lei a Krystal poi nuovamente a lei.
Sentivo di essere ancora arrabbiato e che di li a poco avrei combinato qualche guaio irreparabile, ma non riuscivo a calmarmi. Kyu Jong non c’era e accanto a me Krystal non finiva di mandare in bestia i miei nervi. Continuai a guardare fuori dal finestrino per un po’, cercando con tutte le mie forze di non fare danni, ma poi Krystal si ancorò pericolosamente al mio braccio sinistro e, nemmeno fosse un gatto, cominciò a fare le fusa: -Oppa! Sono così contenta di essere capitata accanto a te!-.
-Yha… metti giù le mani!-, strillai girandomi di scatto e perdendo ormai la pazienza.
Krystal si dispiacque e mise il muso, offesa: -Oppa…-, si lamentò.
Oppa? Oppa!? Non mi chiamava nessuno Oppa e se proprio doveva essere qualcuno non doveva essere lei!
-Non chiamarmi Oppa! Non ti ho dato il permesso, perciò piantala di…-, cominciai a strillare, ma subito notai una testolina riccioluta spuntare da dietro un sedile poco più giù del mio.
Ilaria stava guardando curiosa la scena e in quel momento, incrociando i suoi occhi, fui preso da un attacco di pazzia: volevo che fosse gelosa anche lei, che provasse ciò che ogni volta provavo io nel vederla con altri. Non sapevo se provasse ancora qualcosa per me, la mia sicurezza su di lei si era affievolita, ma comunque le sorrisi, provocandola, e sentii chiedere da Krystal: -Di…?-.
Mi voltai e la vidi farmi gli occhi dolci. Sorrisi dolcemente alla ragazza e sapendo i suoi occhi puntati su di me dissi: -Ripensandoci, perché no? Non mi da affatto fastidio che tu sia accanto a me, anzi… sono stato proprio fortunato-.
Presi Krystal fra le braccia e la feci accoccolare a mio petto, senza staccare gli occhi da Ilaria. La vidi imbronciarsi e capii che ancora c’era qualcosa che provava per me. Sì risedette sul sedile e sparì.
Non so che successe dopo, che cosa le dissero Key e Hyung Jun, ma quando non la vidi più fui investito da i sensi di colpa: “Bravo idiota… Non eri tu quello che si doveva comportare bene con lei? Non avevi promesso a Kyu Jong che per conquistarla e tenerla per te saresti tornato il bravo ragazzo di prima? Stupido…”, pensai.
Guardai Krystal che abbracciava il mio petto e sbuffai, tornando a guardare fuori dal finestrino: “Aish… dovrebbe essere lei accoccolata così al tuo petto, non Krystal! E ora come me ne libero?”.
 
*°*°*°*
-Turbolenza! TURBOLENZA!-, il suono di una voce familiarmente profonda, ma in quel momento squillante, mi risvegliò bruscamente dal sonno.
-TURBOLENZA! TURBOLENZA!-, continuò la voce in questione.
Mi stropicciai gli occhi ancora assonnata e, sbadigliando, mi tolsi le cuffie ormai spente. Minho cinque posti prima di me si stava allegramente divertendo con una povera ragazza della sua stessa classe, che non aveva mai preso un areo in vita sua, muovendole freneticamente il sedile e inscenando un dirottamento.
-Turbolenza! Turbolenza!-, continuò Minho ridendo.
-Yha! Smettila!-, lo ammonì la ragazza, ridendo anche lei.
 Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa divertita, mentre Kibum borbottava tra sé sorridendo: -Non ho parole… ci facciamo riconoscere anche qui-.
Risi sommessamente e commentai: -Già. Credo proprio che se lui e Jong non facessero qualcosa di stupido tutte le volte che sono in posti nuovi, non sarebbero completamente contenti. A proposito, strano che Jong non si faccia ancora sentire…-.
-Oh, sì che si è sentito -disse Hyung Jun sorridendo- ma tu dormivi-, rise.
-Che cos’ha fatto?-, domandai allarmata.
-Dormiva anche Feffe, ma Jong ha pensato bene di darle fastidio. Lo sai, Federica soffre enormemente il solletico sul collo, e lui con una matita che aveva a portata di mano l’ha stuzzicata, facendoglielo. Feffe si è svegliata, la scoperto e hanno cominciato a bisticciare come una coppia di sposi-, rispose Kibum.
Hyung Jun sorrise e li guardò da lontano. Lo stesso feci io, ma contrariamente da come pensavo li potessi trovare dopo una lite, li vidi di nuovo parlare tranquillamente.
-Quei due stanno molto bene insieme-, commentò Hyung Jun ritirandosi.
-Già, e quanto abbiamo penato farli rimettere insieme!-, dissi.
-Perché? Si erano lasciati?-, chiese curioso, strabuzzando gli occhi.
Risi per quell’espressione, ma risposi: -No, si parlava di “pausa di riflessione” che nessuno dei due voleva chiarire. Poi ci sono stati molti disguidi in quel periodo, per cui hanno preso a non parlarsi più fino a quando io e Hongki non abbiamo preso in mano la situazione e tra un impiccio ed un altro siamo riusciti a compiere un miracolo-, risposi.
Sentii Kibum schiarirsi la voce in segno di disapprovazione, mentre sfogliava un giornale, e capii che dovevo aggiungere qualcosa: -Ovviamente con l’aiuto degli Shinee e di Kibum che ci ha prestato casa-, dissi.
 
Il resto del viaggio passò lentamente tra un film ed un altro e le foto che Key cominciò a fare. All’inizio fui contraria a farle e cominciai a discutere e negoziare con Key, fin quando non minacciò di vestirmi di rosa per tutta la gita, con l’aiuto di Feffe, sua migliore amica e fedele compagna in imprese simili.
-Sei spregevole-, dissi con gli occhi ridotti a due fessure.
-Quindi accetti!-, commentò pieno di una folle euforia.
-Certo che no!>, ribattei.
-Di: cheese!-, e in un attimo fu pronto con la macchinetta.
Quella fu solo la prima foto di una lunghissima serie e non contento, convinse anche Hyung Jun che come lui aveva una forte passione per le foto.
Ero spacciata, ma la loro compagnia non mi fece pensare a Hyun Joong, che nel sedile di dietro continuava a lamentarsi per colpa di Krystal: “Ti sta bene, è ciò che ti meriti. Spero proprio che non ti dia tregua, mentre io me ne resto tranquilla lontana da te!”, pensai.
Eravamo partiti alle sette del mattino, perciò saremmo arrivati alle due del pomeriggio, fuso orario compreso. Il pranzo ci venne distribuito da una gentilissima hostess e tutto fu davvero magnificamente delizioso. Stare con Key e Hyung Jun fu davvero spassoso, perché durante tutti i film che trasmisero, cominciarono a commentare ogni scena, così ci fu molto tempo per ridere e scherzare.
Quando cominciò l’atterraggio, sentii un po’ di mal di testa, ma il pilota fu bravo e in poco tempo arrivammo tutti sani a salvi.
Quando scendemmo Key si mise al mio fianco e restò anche Hyung Jun. Dopodiché fummo raggiunti da Federica, Sara e gli Shinee. Sentivo già la mancanza di casa, Hongki e Nanà, ma ero arrivata dove avevo desiderato tanto tornare, perciò ero sicura che sarei stata bene. Niente poteva andare storto. Niente.
Rhee ci richiamò tutti e Hyung Jun fu costretto a tornare con i suoi amici. Mi salutò con una scompigliata di capelli e li raggiunse.
-D’accordo ragazzi! Da adesso dobbiamo stare uniti. Passeremo di nuovo la dogana e poi prenderemo il pullman che ci porterà all’hotel dove alloggeremo. Lì potrete cambiarvi e rilassarmi per due ore e mezza, mentre io approfitterò per un pisolino! Andiamo, adesso!-, annunciò Rhee, e subito fu seguito dagli altri insegnanti.
Noi ragazzi ci accodammo e li seguimmo. In poco più di tre quarti d’ora eravamo fuori dall’aereo porto, diretti sul pullman verso l’hotel “Augustus”. Non sapevo dove si trovasse, ma l’unica cosa che Rhee ci disse, è che era ad una traversa molto vicina a Villa Borghese. Quelle parole suonarono deliziosamente nell’aria e le gustai a pieno. Un pezzo del mio cuore era vicino.
Arrivati, Rhee e gli altri insegnanti ci informarono che le stanze erano state divise in triple e doppie, niente quadruple; le stanze triple avevano una sola chiave, perciò chi era il responsabile l’avrebbe tenuta per tutta la durata della gita e non avrebbe dovuta perderla, mentre le stanze doppie avevano due chiavi per ciascun ospitato. Ovviamente ognuno di essi era responsabile della propria chiave.
Prima dell’arrivo in Italia non avevamo avuto il tempo di preparare le stanze, perciò Rhee ci consegnò le chiavi e queste vennero distribuite dai compagni.
A me capitò la chiave della stanza centouno e a quanto capito le chiavi che avevano l’impugnatura a forma di capitello greco erano le chiavi di una doppia, mentre quelle a forma di lupa capitolina erano delle triple.
Mi capitò far le mani una a forma di capitello, perciò ero in una doppia. Bene, almeno potevo sperare che arrivasse qualche ragazza che avevo conosciuto in pullman.
Eravamo alla reception e un uomo panciuto con degli occhiali spezzi come due tappi di bottiglia, estremamente romano dall’accento che cercava di nascondere, guardava tutti gli studenti con aria bonaria, mentre io mi guardavo in giro per riuscire a trovare la mia compagna di stanza.
-Che camera hai avuto?-, domandò Jong spuntando alle mie spalle, spaventandomi.
-Yha… mi hai spaventata. Ho la centouno e tu?-, domandi a mia volta.
-La numero ottanta-, rispose.
-E con chi stai in stanza?-, domandai curiosa.
-Key e Taemin. Ha organizzato tutto Key che tiene le chiavi. Che stanza hai? Una tripla anche tu?-, domandò curioso.
-No… una doppia. Ma non vedo la mia compagna di stanza-, dissi scrollando la testa.
-Mmm, beh allora vai in stanza, prima o poi arriverà, no?-, domandò.
-Già, hai ragione. Ma dove si trova?-, chiesi.
-Taemin ha detto che le triple sono al terzo piano, mentre le doppie al primo-, rispose.
-Ok, allora ci vediamo dopo-, dissi avviandomi, ma Jong mi ritirò per il braccio.
-Aspetta. Com’è andato il viaggio? Ho visto che sei stata accanto a Key e Hyung Jun-, disse.
Sorrisi a Jong e scrollai dolcemente le spalle: -E’ stato… piacevole e divertente. E a te?>.
-Un po’ noioso, ma per fortuna c’era Federica-, rispose.
-Immagino. Poverina l’avrai torturata… Va bene, adesso vado. Sono stanca e per fortuna abbiamo due ore di riposo-, dissi.
-Okay, allora a dopo sorellina-.
-Bye, bye-.
L’hotel era molto grande e aveva dei corridoi lunghi color panna. A tratti le porte erano arco a volta, mentre sulle pareti vi erano quadri e bassorilievi in marmo. La hall sembrava piccola, ma in realtà erano i mobili antichi e grandi a riempire la stanza.
Il profumo dei nuovi mobili e della vernici dei muri si mischiava a quella dei mobili vecchi, ma dava una piacevole sensazione di casa.
Presi l’ascensore e salii al primo piano con un gruppo di ragazzi misti della mia classe di quella di Jong, poi mi diressi alla mia stanza, la quale era in fondo ad un lungo corridoio e quasi isolata dalle altre. Infatti pochi ragazzi si fermarono a qualche stanza all’inizio del corridoio, poi non ne vidi più nessuno, così continuai a camminare tranquillamente per raggiungerla.
“Chissà chi sarà in stanza con me”, pensai fra me e presi la chiave della porta.
Ero arrivata, una porta mi separava dalla mia stanza e dalla mia probabile compagna già arrivata. Con un gran sorriso feci per infilare le chiavi della toppa, ma una mano di un ragazzo alto e che non mi ero accorta fosse dietro di me, spuntò facendo lo stesso.
Mi girai per capire chi fosse e chiarire cordialmente che quella fosse la mia stanza, ma rimasi a bocca aperta.
-E tu che ci fai qui? Questa è la mia stanza-, disse Hyun Joong sorpreso quanto me, ma con filo di prepotenza nella voce.
-No, scusa, questa è la mia stanza-, sottolineai irritata dal suo modo di fare.
-Ascolta, vai giù e chiedi se c’è stato un errore, poi torna e riferiscimi cosa ti hanno detto-, disse pratico.
-Come? Così tu puoi tranquillamente entrare in stanza e cominciare a fare come ti pare e piace? No, non se ne parla. Caso mai vai tu giù e io rimango qui-, ribattei già scocciata e astiosa.
-Va bene, allora andremo insieme-, propose.
-Questo è già più ragionevole. Prego, vada prima lei…-, dissi trovandomi per la prima volta in accordo con lui.
Hyun Joong mi fissò truce, non volendo avanzare per primo per tornare alla reception. Se pensava di poter giocare ancora con me, si sbagliava di grosso. Dopo l’aereo per me poteva anche restare per sempre con Krystal o qualcun'altra. Sarebbe stato un motivo in più per scordarmi di lui una volta per tutte. Odiarlo sarebbe stato più semplice, perché l’odio è un sentimento forte quanto l’amore.
Sulle prime mi guardò sostenendo il mio sguardo, poi sbuffò e con mia grande sorpresa si allontanò, diretto all’ascensore.
“Che cos’è? Un trucchetto? Tornerai subito alla stanza non appena sarò arrivata li?”, mi domandai fissandolo da lontano.
Hyun Joong si fermò, quasi arrivato all’ascensore e si girò: -Vuoi muoverti? O ti devo prendere in braccio?-, domandò sarcastico.
-E-eh? Ah, si…-, farfugliai e lo raggiunsi.
Aspettammo in un silenzio imbarazzante l’ascensore ed entrammo. Spinse il pulsante “terra” e scendemmo. In quel momento ricadde il silenzio. Poco tempo nel quale pensai, sorridendo, che proprio sei mesi prima Joong mi aveva rubato il primo bacio in un ascensore.
-Perché sorridi da sola?-, commentò.
-Fatti gli affari tuoi. Non sono cose che ti riguardano-, risposi acida.
-Yha… non essere così cattiva-, mormorò. Si era offeso?
Alzai un sopracciglio scettica nella sua direzione e le porte dell’ascensore si aprirono. Fui la prima ad uscire, senza avergli dato una risposta, e mi diressi alla reception, con lui a seguirmi come un cagnolino.
-Dovremmo chiamare Rhee, o qualche professore che sappia tradurre dall’italiano-, osservò, guardandosi intorno in cerca di qualcuno.
Mi girai verso di lui e lo guardai irritandomi a morte. E io a cosa servivo? Si era per caso dimenticato che non ero asiatica come lui?
-Scusa tanto, ma pensi davvero che il mio livello intellettivo sia così basso?-, domandai sarcastica, incenerendolo poco prima dell’arrivo alla hall.
-Perché? Tu sai…-.
Alzai un sopracciglio sìscuotendo la testa: -Hyun Joong, in sei mesi che ti conosco pensavo davvero che qualcosa di me l’avessi capita, nonostante tutto quello che mi hai fatto passare; ma a quanto pare quando dicevi che ero altamente stupida e incapace, in realtà parlavi di te-, dissi con lingua tagliante. Con un ultimo sguardo fulminante raggiunsi l’uomo che poco prima ci aveva guardati tutti con aria bonaria e gli sorrisi gentilmente, cominciando a parlare un italiano pulito e fluente, sotto gli occhi stupiti di Hyun Joong e del signore: -Mi scusi, credo che ci sia stato un piccolo inconveniente. Io e… -lanciai uno sguardo a Hyung Joong non sapendo come definirlo- …il mio amico, qui, abbiamo avuto la chiave della stessa stanza, ma non credo sia possibile far stare insieme una ragazza e un ragazzo-, dissi.
-Oh… Beh, dovrebbe parlarne con il suo insegnate. Magari potrete trovare una soluzione. Il fatto è che anche se non ci fosse soluzione, non potremmo cambiare la vostra stanza con una tripla, perché sono già tutte occupate e in arrivo ci sono altri clienti molto esigenti-, rispose dispiaciuto il signore.
-In questo caso potrebbe chiamarmi il professor Rhee, se non le dispiace?-, chiesi gentilmente con educazione, mentre Hyun Joong assisteva.
-Certamente-, rispose l’uomo con un sorriso. Il signore era anziano, forse sulla cinquantina, ma se la cavava molto bene e sembrava un tipo in gamba e molto alla mano.
Una volta che Rhee fu sceso, ringraziai il signore e lo raggiungemmo: -Allora, qual è il problema ragazzi?-, domandò Rhee.
-Abbiamo la stessa stanza-, rispose pratico Hyun Joong.
-Come? Ma non avete sparito per bene le chiavi? Le stanze sono state organizzate in modo tale che ogni ragazza stesse con una o due ragazze e viceversa-, rispose.
-Non sappiamo come sia potuto  accadere, ma il fatto è questo. Noi due non possiamo stare nella stessa stanza, giusto?-, domandò Hyun Joong.
-E’ giusto, ragazzo mio. Dobbiamo trovare una soluzione a questo problema-, rispose Rhee.
 
Passò un’ora e vari tentativi di una rapida riassegnazione delle stanze fu fatta, ma tutto ciò che ottenemmo fu l’aver gettato Jonghyun nel panico, dopo aver appreso che la sottoscritta doveva restare per forza in stanza con Hyun Joong. Non trovammo nessuna soluzione, poiché le stanze erano perfettamente e rigorosamente assegnate a ragazzi e ragazze e nessuno di essi era disposto a lasciare la propria. Hyun Joong era famoso per la sua fama di teppista ormai e i ragazzi non ci tenevano a stare con lui.
I SS501 si proposero, ma dato che le loro stanze erano tutte triple, Hyung Jun, Jung Min e Young Saeng si era trovati in stanza insieme, mentre Kyu Jong era finito in stanza con Onew e Minho.
-Miss Kim non può stare con un ragazzo, figuriamoci con due. Jonghyun dovrebbe prendere il posto di Hyun Joong in stanza-, disse infine Rhee con grande sollievo mio e di Jong soprattutto.
-Vuole davvero vedere scorrere in stanza del sangue?-, chiese ironico Hyun Joong.
-Perché mai dovrei…?-, cominciò Rhee.
-Jonghyun ed io siamo nella stessa gara, così come i suoi amici Shinee. Se anche i due adorati fratelli non litigassero, pensa davvero che non verrei preso di mira da Taemin e Key?-, domandò Hyun Joong sfoderando la sua migliore faccia d’angelo.
-Ma che…?-, mi chiesi, guardandolo. Taemin non avrebbe mai fatto male ad una mosca, tantomeno Key. Forse Key se veniva provocato, ma se non gli si toccava le proprie cose e non era stuzzicato a morte, non avrebbe mai preso di mira Hyun Joong!
-Che stai dicendo? Non crederti superiore agli altri, Hyun Joong. Ogni tanto scendi dal piedistallo-, disse Kibum truce con aria da diva.
-Lo vede? Pensano tutti che io sia un pallone gonfiato, ma in realtà non è così-, disse innocentemente Hyun Joong, la stessa che aveva adottato a casa sua con sua madre. Al contrario della madre però, Rhee ci stava cadendo con tutte le scarpe.
-Non fare il santarellino, Hyun Joong, lo sanno tutti che saresti tu il primo a provocare!-, disse Jong, facendo salire la sua voce  e avvicinandosi pericolosamente a Hyun Joong.
-Va bene, d’accordo, ho capito. Non possiamo farvi stare in stanza insieme-, disse Rhee, fermando con una mano al petto Jong. Trattenni una risata, nel vedere l’espressione esasperata di Rhee nel trattenere mio fratello e pensai a quante volte l’aveva dovuto richiamare negli anni in cui era stato suo allievo.
-Miss Kim, mi spiace, ma dovrà stare lei in stanza con il signorino qui presente-, annunciò Rhee.
-CHE COSA!?-, strillammo all’unisono Jong ed io.
Hyun Joong sorrise e potei comprendere bene il suo sguardo, così come lo compresero Kibum e Hyung Jun, il quale stava stringendo i pugni e lo guardava torvo per un qualche motivo da me ignorato.
-Non può andarci un’altra ragazza!?-, chiese disperato Jong.
-Tipo chi?-, domandò Hyun Joong.
-Tipo… Krystal-, proposi provocandolo.
La ragazza, sentitasi presa in causa, si avvicinò e cinguettò disgustando sia me che Jonghyun: -Mi offro volentieri!-.
Rhee la squadrò e capì non sarebbe stata una buona idea, poi guardò me e con l’aria di un martire mi disse: -Ripongo tutte le mie speranze in te, mia cara. Mi fido. Non commettete sciocchezze ed entro due giorni massimo potrete cambiare stanza. Ne cercheremo un'altra-.
Rassegnata, sospirai e annuii: -D’accordo-. Poi tutti si dileguarono nelle loro stanze e io mi diressi nella mia. Jong, però, mi fermò: -Ti tengo d’occhio-.
-Scommetto che non sarai l’unico, dato che ci saranno tutti gli insegnati e anche gli Shinee. Sta tranquillo fratellone, lo odio più di quanto tu non possa immaginare per commettere una qualsiasi stupidaggine con lui-, dissi e gli diedi un bacio sulla guancia.
-Fidati-, continuai e raggiunsi Hyun Joong in stanza.
 
La stanza era molto grande ed ariosa e dalle finestre si poteva scorgere un grande monumento che non conoscevo; due letti dalle lenzuola, uno dalle lenzuola blu, più grande dell’altro, e uno dalle lenzuola color panna, la dividevano;  sul muro, al centro fra i due letti, un quadro con due angeli faceva capolino e sotto di esso due comodini di ciliegio tenevano su di loro due abatjour dello stesso colore dei letti; un tavolo era posizionato ai piedi del letto e su di esso vi era un computer accessoriato e un piccolo televisore.
Appena entrata, sorrisi, rimanendo a contemplare la stanza, affascinata, mentre Hyun Joong si precipitava a prendere il letto più grande.
-YHA! –strillai- Perché devi avere tu il letto più grande!?-.
-Perché io sono il ragazzo e le lenzuola blu sono da maschio-, rispose tranquillamente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Alzai un sopracciglio e lasciai la maniglia della valigia, che fino ad allora avevo tenuto stretta, incrociando le braccia: -Per tua informazione il blu è il mio colore preferito, perciò spetta a me quel posto-, dissi tranquilla.
-Non credo proprio cara-, controbatté sorridendo. Ancora? Voleva davvero comportarsi così per tutta la durata della convivenza?
-Vado a farmi una doccia, perciò quando riesco dal bagno non farmi trovare tutte le tue cose sparse in giro per la stanza-, annunciò, alzandosi e aprendo la sua valigia sul letto.
-Prego?-, domandai scocciata.
Lo vidi tirare fuori un paio di boxer e girarsi nuovamente verso di me: -Voi ragazze siete tutte uguali, una volta arrivate in albergo provocate un esplosione di vestiti per tutta la stanza, fino alla nuova partenza. Perciò fai la brava –commentò avvicinandosi, poiché l’entrata del bagno era accanto a me- non farmi trovare disordine-, disse ammiccando ed entrò nel bagno.
-YHA! Devo farmi anch’io la doccia! E non trattarmi come una ragazzina!-, strillai battendo alla porta e cercando di aprire, ma troppo tardi: era già chiusa.
-La farai quando avrò finito!-.
“Aish… non ce la farò mai a sopportarlo per tutto questo tempo!”, pensai fissando la porta.
-Almeno lascia il bagno pulito!-, borbottai, prendendo la valigia e avvicinandomi al letto.
-Sono una persona precisa e pulita, non preoccuparti!-, commentò tranquillo. Mi bloccai a metà stanza e guardai la porta con odio, per poi fare una silenziosa linguaccia. Sorrisi trionfante e mi avvicinai al letto blu.
Presi la valigia di Hyun Joong, la spostai sull’altro letto e poggiai la mia sul letto blu. L’aprii e cominciai a tirar fuori l’intimo che mi sarei messa dopo la doccia.
Mi sedetti e mi guardai intorno curiosa: “Non possiamo dividere questa stanza. Se non prendo qualche provvedimento morirò presto!”, pensai.
Un buon odore di pane arrivò dalla finestra e mi alzai, per affacciarmi dal piccolo balconcino: il traffico di Roma era intenso e la gente passeggiava tranquillamente suo marciapiedi. Le strade non erano come quelle di Seoul, molto grandi e costellate di edifici troppo grandi, ma erano come li ricordavo: potevo aver al massimo sette piani.
Annusai l’aria, molto più calda di quella di Seoul, e guardai una mamma, passeggiare con un bambino in braccio; al loro fianco il papà li aiutò ad attraversare e poi proseguirono per la loro strada. Per un momento immaginai come, quindici anni prima, poteva esser vista la mia famiglia: una bambina appena nata in braccio tenuta al petto dalla mamma e un altro bimbo mano nella mano al papà, tutti diretti in qualche parco o a casa.
Sorrisi malinconica e rientrai in stanza. Mi guardai attorno e notai un lungo spago poggiato sulla scrivania: “Mmm, forse mi tornerai utile”, pensai.
Lo afferrai e cercai qualcosa dove poterlo appendere senza problemi. Trovai che il televisore e le due abatjour erano sistemate alla stessa altezza, così legai un estremità dello spago al sostegno della tv e l’altra al sostegno dell’abatjour. In poco tempo avevo creato una buona e stabile divisione; mancava soltanto qualcosa che avrebbe fatto da separé.
Guardai nella mia borsa e frugai tra le tante cose inutili che mi ero portata, non trovando però quello che cercavo; guardai così nell’armadio che la stanza offriva in dotazione e lì trovai dei lungo teli, grandi quanto l’Africa, che sarebbero dovuti servire come accappatoi. Li sistemai ben bene sul filo e tutto fu pronto.
Hyun Joong impiegò tre quarti d’ora per uscire dal bagno e usai quel tempo per scegliere i vestiti che avrei indossato per la sera: Rhee, infatti, ci aveva detto che quel giorno non avremmo fatto grandi cose, ma avremmo visitato solo qualche strada sicura e popolata del centro, dopo poter far acquisti e rilassarci un po’ dopo il viaggio. Le grandi scoperte le avremmo rimandate al giorno dopo!
Immaginandomi il folle entusiasmo di Kibum nel girare negozi nuovi e ricordandomi la sua faccia carica di lacrimosa adorazione nei confronti di Rhee, capii che sarebbe stato meglio indossare qualcosa di comodo e pratico: scelsi quindi dei pantaloni lunghi, delle “all stars” bianche e una maglia larga a maniche corte. All’occorrenza, preparai subito un giacchetto estivo.
Key avrebbe trascinato sia me che Federica da un negozio all’altro e avrebbe sicuramente usato Jonghyun come mulo da soma per portare tutti i suoi acquisti.
-Hai finito!?-, urlai, verso la porta del bagno. Nessuno mi rispose.
-Kim Hyun Joong! Esci dal bagno! E’ quasi passata un’ora!-, continuai.
Dietro al separé improvvisato, grugnii esasperata e mi abbandonai sul letto da una piazza e mezza. Ero stanca, ma aveva ancora energie, dovevo solo chiudere un po’ gli occhi per riposare il cervello stanco per ore di viaggio.
Chiusi gli occhi e per altri dieci minuti, Hyun Joong non mi degnò della sua presenza; sentii solo trafficare nel bagno tra lamette, acqua, sapone e non so cosa. Quando sentii girare la chiave nella toppa, aprii gli occhi e aspettai che uscisse dal bagno.
-Che hai combinato!?-, strillò sorpreso probabilmente dal separé.
Scattai all’in piedi, pronta a dirgliene quattro: -Non ho… Aaah!-, ma mi girai frettolosamente per coprirmi la faccia e dargli le spalle. Sentii che le guance mi si colorarono di rosso intenso e immaginai che avessero preso fuoco.
-Che c’è?-, chiese e notai una punta di malizia nella sua voce. Era divertito per caso?
-Ma almeno abbi la decenza di metterti qualcosa addosso! Non sei in camera con uno dei tuoi amici!-, mi lamentai.
-Ho i boxer-, commentò divertito.
-Infilati i pantaloni, razza di pervertito!-, strillai irritata, sentendolo ridacchiare. Era questo il modo odioso di comportarsi che aveva cominciato a prendere già a scuola e sapevo che come sarebbe stato fuori da quella stanza non mi avrebbe guardato per un attimo. Anzi ora che aveva Krystal, sapevo che sarebbe stato sempre a braccetto con lei, conoscendola.  Mi sentii ribollire di rabbia e gelosia, mentre lo sentivo infilarsi i pantaloni.
-Ho fatto-, annunciò.
Mi girai e lo trovai ancora a petto nudo: -Una maglietta è chiedere troppo?-, domandai ironica.
-Non mi scocciare. Detesto sentirmi le cose addosso quando sono da solo o tra amici. E poi qui dentro fa caldo!-, commentò.
-Ma tu non sei fra amici, tanto meno da solo!-, ribattei.
-Finiscila… -si lamentò- dimmi piuttosto perché hai creato questo “bazar”-, disse indicando col dito i teli e il filo.
-Questa sarà la mia parte di stanza, mentre quella la tua-, spiegai.
-Caso mai quella –e indicai la mia parte- sarà il mio pezzo di stanza e questo  sarà  il tuo-, ribatté.
-Perché? Vuoi il letto più grande per caso?-, domandai sorridendo ironica e incrociando le braccia al petto.
-Già…-, rispose irritato, sgranando gli occhi.
-Beh, arrangiati! Questa sarà la mia parte e quella la tua! -strillai convinta- Vado a farmi una doccia, perciò fammi ritrovare tutto come ho lasciato io, dato che non ho creato il caos nella stanza come mi avevi detto!-, urlai afferrando l’intimo e i vestiti preparati.
Oltrepassai i teli, passando sotto lo spago e mi diressi al bagno, mentre lui mi fissava con un sorriso tranquillo e divertito, uno di quelli che mi piacevano, che adoravo, e mi seguiva con occhi. Cercai di ignorarlo e aprii la porta del bagno.
-Davvero indossi quell’intimo così semplice?-, domandò stuzzicandomi e mi sentii colpita nell’orgoglio.
Mi bloccai  e feci scattare la testa verso di lui: -Di certo non devo fare niente con te, per cui fatti gli affari tuoi e non commentare ciò che indosso, faccio o dico. Trova qualcun’altra da importunare! Ce n’è proprio una che ti muore dietro, e a te piacciono quelle che cadono con uno schiocco di dita ai tuoi piedi, no? Beh, va da loro. Io non sono una di quelle!-, dissi acida, avvicinandomi di qualche passo a lui, il quel si era seduto sul letto, con le mani poggiate dietro la schiena per gustarsi meglio la mia arrabbiatura.
-Stai parlando di Krystal?-, domandò serio in volto, cercando di studiare il mio.
-No-, risposi secca, guardando a terra. Mi ero fatta scoprire subito.
-Sei gelosa?-, sorrise divertito.
Arrossì violentemente e non risposi. Lo fissai per qualche istante e me ne andai in bagno stizzita, sbattendo la porta. Chiusi a chiave, portando con me i vestiti  e aprii i rubinetti dell’acqua. Mi sciacquai la faccia e sentii battermi forte il cuore, impazzito.
Mi asciugai lentamente poi mi osservai: ero ancora rossa. Le mie speranze di non pensare a lui, avendolo in camera, era decadute già da un pezzo, ma adesso che cominciava a comportarsi così lo erano ancora di più.
“Devi ammetterlo. Ti piace e non puoi farci niente. Ti piace quando sorride dolcemente, quando fa il bastardo e quando capisce i tuoi sentimenti al volo, come adesso. L’unica soluzione per non soccombere a tutto questo è instaurare una semplice convivenza d’amici almeno in camera e sperare che lui non osi di più. Se osa, posso sempre andare a dormire con Jong, almeno li sarò al sicuro…”, pensai mentre il mio cuore non accennava a fermarsi.
“Kim Hyun Joong, ti odio…”.
 
*°*°*°*°*
La vidi entrare in bagno irrimediabilmente nervosa e irritata, ma non me ne preoccupai più di tanto. Sorrisi, guardandola entrare in bagno e poi mi tirai su col busto. Risi tra me sommessamente e mi passai una mano trai capelli, scuotendo la testa.
Quanto ti arrabbi sei anche più bella”, pensai sogghignando.
In quel poco tempo che eravamo riusciti a condividere la stanza, mi ero ripromesso di non farla innervosire, ma era più forte di me. Ormai provavo un gusto sottile nel vederla irritata, perché arrossiva, si avvicinava per ribattere ed io potevo guardarla meglio in tutto il suo splendore.
Quando l’avevo vista davanti alla stanza, avevo pensato che non poteva esserci disgrazia peggiore di ritrovarsela nella stessa camera, ma poi, vedendola indaffarata per cambiarla e stupito nel vederla parlare bene un’altra lingua, avevo pensato che un po’ di tempo insieme non avrebbe fatto male. Avrei potuto conoscerla meglio; in fondo lei sapeva quasi tutto di me, Hyung Jun mi aveva detto di averle raccontato un po’ di cose, ma io non sapevo quasi nulla di lei. Era per questo che avevo provocato Jonghyun e gli Shinee, solo per convincere Rhee che la scelta migliore sarebbe stata quella di lasciarla in stanza con il sottoscritto. Così… avrei potuto anche farmi perdonare dell’errore commesso in aereo, che a quanto pareva, era fruttato per lo meno a sapere che teneva ancora a me.
Mi alzai e cominciai a prepararmi per la prima uscita che ci attendeva. M’infilai una maglia bianca a maniche corte, mi allacciai alla vita un giacchetto e preparai uno zaino, mettendoci dentro portafogli, la mappa, l’I-pod e il solito libro. Pensai di lascarle il letto grande, anche se avevo una terribile voglia di spostare le due valige, ma trattenersi era un buon modo per cominciare a comportarsi bene.
Quando uscì dal bagno era già pronta e senza fiatare preparò la sua borsa e cominciò a scendere per raggiungere la hall.
-Aspettami!-, dissi prendendo al volo lo zaino.
Presi le chiavi della stanza e uscii, richiudendo la porta: -Yha! Aspetta!-, strillai correndole dietro, ma l’ascensore si chiuse davanti a me.
-Aish!-, borbottai e scesi per le scale. Quando arrivai nella hall, una folla di ragazzi e ragazze già era pronta, insieme agli insegnanti. Ilaria era già fra il suo branco di cagnolini e al suo fianco c’era già Kibum. Jonghyun gli si parò davanti e riuscii a sentire un: -Stai bene? Sei tutta intera? Ti ha fatto qualcosa? Ti prego, parla!-.
-Jong, prendi fiato ogni tanto e respira! Non mi ha toccata e non mi ha fatto nulla. Cerca di non essere così ossessivo e di non tornare quello che eri!-, si lamentò lei. Sorrisi divertito e mi guardai intorno: i SS501 sedevano sui divani e stavano chiacchierando tranquillamente. Mi avvicinai a loro e mi abbandonai sul divano.
-Ciao, Hyun Joong. Ho sentito che sei capitato erroneamente in camera con Ilaria. Che terribile disgrazia, vero?-, commentò subito Jung Min.
“Yha… ma questo ragazzo ce l’ha con me? Ogni volta che può rigira il coltello nella piaga”, pensai guardandolo male.
-Jung Min, non ti ci mettere anche tu. Te ne prego-, sospirai.
Vidi Kyu Jong sorridermi complice. Solo lui sapeva cosa stava accadendo e fui felice di essermi confidato con lui. Almeno avrebbe tenuto la bocca chiusa e non l’avrebbe detto agli altri.
Hyung Jun invece non smetteva di guardarmi torvo, senza battere ciglio. Era piuttosto inquietante e riusciva a mettermi in soggezione. Provai a sostenere il suo sguardo, ma poi cedetti: -Yha… perché mi guardi così?-, domandai infastidito.
Hyung Jun si avvicinò al mio viso e mi fisso negli occhi: -Non pensare, non dire e non fare cose che potrebbero innervosirla. Potresti pentirtene amaramente… Soprattutto, resta lontano da lei e non toccarla-, proferì a denti stretti.
-Non ho intenzione di farle niente!-, dissi innervosendomi.
-Sarà meglio per te-, continuò Jun.
Sbuffai sonoramente e  alzai gli occhi al Cielo: -Dovreste pensare ognuno ai fatti vostri!-, dissi acido.
-Che hai intenzione di fare?-, mi chiese gentilmente Saeng.
-Niente, convivere finché non cambieremo stanza. Lei ha già innalzato una divisione netta e io non ho intenzione di farle nulla! Mettetevi l’anima in pace!-, risposi.
-E poi… come mai così tanta premura, Hyung Jun? Non è che per caso provi ancora qualcosa per lei?-, chiesi a Hyung Jun e lo vidi ritirarsi, per guardare imbronciato nella direzione di Ilaria.
-E’ così?-, continuai sentendo una piccola fitta allo stomaco: gelosia.
-Sì –rispose sinceramente e senza problemi davanti agli altri- ma ne abbiamo già parlato. Sai bene che non mi avvicinerò a lei. Voglio solo esserle amico. Ma torcile un capelli e sei un uomo morto-, disse serio, mentre mi guardava.
Kyu Jong sorrise e mi guardo benevolo: -Allora farai come mi hai detto?-, domandò.
-Sì, nulla di più-, risposi.
Gli altri componenti non capirono, ma non fornii spiegazioni. L’unica cosa che potevano sapere era che non avrei rinunciato facilmente a lei. Volevo vivere questa settimana nel migliore dei modi.
 
I professori ci portarono in una conosciuta e famosa zona di Roma, dove avremmo potuto fare compre e divertirci: Via del Corso. Tutto ciò ovviamente dopo aver ascoltato la lezione su piazza Venezia e  il monumento enorme e meraviglioso che si ergeva su di essa.
Rimasi affascinato: non avevo mai visto niente del genere dal vivo. Quella città, nonostante il traffico intenso, era intrisa di una sottile magia che sapeva catturarti.
“E’ proprio come te… Questa città ti ruba il cuore dal primo istante e tu hai rubato il mio, piccola ragazzina incredibilmente affascinante”, pensai, mentre la fissavo da lontano e Rhee spiegava la sua lezione.
-Cosa sono quegli occhi languidi, Sumbae?-, sentii alle mie spalle e riconobbi la voce di Tiffany.
Mi girai e la guardai: -Come?-, domandai.
-Guardavi qualcuno in particolare con quegli occhi?-, domandò nuovamente, sorridendo dolcemente.
Mi sentii quasi scoperto e sentii il cuore accelerare. Forse per il timore che altri sapessero? Tiffany era diversa da Krystal: sembrava meno appiccicosa e più cordiale, ma non mi fidavo.
Rimasi in silenzio e la guardai sporgersi nella direzione di Ilaria, dove poco prima stavo guardando io.
Indugiò per un attimo e poi esclamò: -Oh… forse ho capito chi osservavi-. Tornò a guardarmi.
-Chi?-, chiesi alzando un sopraccigli sfidandola.
-Ilaria, è ovvio-, rispose.
Rimasi quasi a bocca aperta e mi guardai intorno. Era uno scherzo? Sarebbe saltata fuori Krystal se lo avessi ammesso e mi avrebbe ucciso?
“Non dire idiozie, Hyun Joong! Anche se lo sapesse tutto il mondo a te che cosa te ne importa!? Tu l’ami!”, pensai fra me, senza l’ombra di un’espressione sul volto.
-La conosci?-, domandai guardando nella sua direzione: Ilaria stava ammirando l’edificio, rapita da ogni cosa che Rhee diceva. Sorrisi dolcemente e tornai a guardare Tiffany apaticamente.
-Ero la sua migliore amica-, rispose guardandola da lontano. Sembrava triste…
-Eri?-, domandai incuriosito. Forse era la volta buona che riuscivo a scoprire qualcosa su Ilaria, ma allo stesso tempo volevo capire lo stato d’animo di Tiffany prima che Krystal arrivasse e se la portasse via. Quelle due erano sempre insieme, sembrava che avessero delle manette a legarle.
-Sì… Strano che tu non sappia niente. Ogni rapporto con lei è andato in fumo da quando spifferò a Saeng della mia relazione con Minho. Relazione che poi era già al culmine per me…-, rispose sincera e seria.
-So qualcosa, ma non sapevo bene che tu fossi la sua migliore amica-.
-Ero-, precisò.
-Eri… va bene. –commentai- Sembri triste, però…-, osservai chinando di poco il capo.
Tiffany mi guardò intensamente, come se volesse scorgere qualcosa nel miei occhi che le desse sicurezza, poi sospirò, abbassò gli occhi a terra e tornò a guardarmi: -Sì, un po’ sono triste. Non è semplice dimenticare un’amica come lei, ma ormai non posso farci nulla. Se riacquisto qualche rapporto con lei, perdo Krystal e…-, cominciò.
-Sai che perdita! -esclamai sarcastico, beccandomi un’occhiataccia- ma continua…-, sorrisi.
Tiffany mi squadrò e poi chiese: -Ho l’impressone che tu voglia sapere qualcosa su di lei, non è vero?-.
“Perspicace la ragazza. Ora capisco perché è diventata amica di Krystal”.
-Già. Tu puoi darmi qualche informazione?-, domandai, ma ricevetti un’altra domanda: -Ti piace?-.
-Chi?-, chiesi facendo finta di nulla.
-Ilaria, Sumbae. Non comportarti come un finto tonto, non ti riesce bene-, rispose seria.
Il suo modo di fare m’irritò a morte, ma cercai di mantenere la calma: “Al diavolo le chiacchiere che potrebbe mandare in giro! Devo sapere! Nessuno ci sta ascoltando, la via è libera!”, pensai.
Rimasi muto per qualche secondo, poi risposi sinceramente: -Sì-.
-Da quando? Non voglio che giochi con i suoi sentimenti, perché anche se non ci parliamo più le voglio ancora molto bene, tanto meno voglio che giochi con quelli di Krystal, che ti muore dietro-, disse sempre più seria. Sospirai e strinsi i pugni. Non si arrendeva facilmente, vero?
-Da qualche mese-, risposi.
Tiffany studiò il mio volto, poi sorrise: -In questo caso ti racconterò un po’ di cose. Lo faccio perché anche se dicono che sei un teppista a me sembri un bravo ragazzo cotto a puntino di lei-.
-Io non sono affatto cotto di lei!-, esclamai irritandomi. Era così evidente? Tiffany alzò un sopracciglio scettica.
-Va bene, lo ammetto-, dissi arrendendomi.
“Non puoi fare altrimenti…”, pensai.
-Per favore, ti chiedo solo di non dirle nulla di me, ok?-, domandò.
Quella ragazza mi dava sui nervi, perché risultava estremamente falsa, ma in qualche modo suscitava la mia simpatia. Annuii: -Promesso-.
 
Tiffany, nel breve tempo in cui nessun orecchio era a portata di mano e nel tempo in cui Krystal pendette anche lei dalle labbra di Rhee, mi raccontò molte cose su Ilaria: dov’era nata, le sue origini, com’era cresciuta; mi raccontò della sua famiglia, per quanto lei sapesse, di cosa le piaceva e cosa no e soprattutto mi disse che era molto legata al fratello e qualunque cosa avessi fatto per allontanarla, lei lo avrebbe sempre difeso nonostante le liti furibonde che ogni secondo scoppiano fra i due. Mi raccontò molte cose: di come l’aveva vista legarsi a Federica e di come tenesse a tutti gli Shinee, in particolar modo Kibum. M’ingelosii non poco quando venni a sapere che aveva avuto un debole per Minho, ma lo accettai quasi subito.
Dopo un po’ però Rhee smise di spiegare e il silenzio calò e tutti ci guardarono.
-I signori gradiscono del tè?-, chiese sarcastico Rhee e un riso generale si levò in strada.
Arrossimmo e rimanemmo muti, sentendo tutti gli occhi su di noi. Sentivo quelli d’Ilaria bruciarmi sulla pelle e per un momento li incontrai, più belli che mai: espressivi, allegri anche con lo sguardo serio e irritato, che in quel momento mi stavano fulminando e di un cioccolato intenso, in cui mi sarei perso per ore.
Dopo poco Rhee ci congedò e ci diede un ora e mezza per girare la piazza e andarcene per Via del Corso, poi ci saremmo dovuti ritrovare tutti a piazza del Popolo, che si trovava alla fine della strada, per salire poi al Pincio.
Mi allontanai da Tiffany prima che Krystal la raggiungesse e mi avvicinai ad Ilaria. Kibum però fu più veloce di me: “Aish! Dannazione! C’è sempre lui di mezzo!”.
-Kibum, no.. ti prego. Non farlo. Non oggi. Fammi stare tranquilla-, la vidi dirgli con uno sguardo pieno di panico negli occhi, mentre quelli di Kibum sembravano accesi da una scintilla di pazzia. Che aveva intenzione di fare?
-E dai! Solo oggi! Non sappiamo quando ci ridaranno il via libera, perciò non fare tante storie e vieni con me!-, disse prendendola per mano.
“La sta prendendo per mano? La sta prendendo per mano contro la sua volontà!? Solo io ho il diritto di trattarla così! Aish! Impazzirò!”, pesai sentendo la rabbia e la gelosia farmi ribollire il sangue nelle vene.
-No, per favore, Key! Non voglio fare shopping!-, si lamentò lei.
-Dai, Yaya! Fallo contento! In fondo anche lui deve sfogarsi in qualche modo!-, esclamò una ragazza dai lunghi capelli ricci e castani: Federica.
Teneva la mano a Jonghyun, ma era particolarmente divertita dalla scena. Non era asiatica, bensì occidentale, proprio come Ilaria, solo che lei aveva dei grandi occhi verdi che rendevano aggraziato il viso paffuto. C’era qualcosa che stuzzicava il mio inconscio… sembra come se mi ricordasse vagamente qualcuno: “E se fosse… No, non può essere. Hyun Joong non può essere lei. Smettila con le tue fantasie”, pensai e scossi la testa.
-Dai, andiamo!-, strillò Kibum trascinando Ilaria a forza e richiamandomi alla realtà.
-NO!-, si dimenò lei irritata, ma al contempo divertita, tirando nella direzione opposta a Kibum.
“Tzè… se l’avessi fatto io come minimo avrei ricevuto un ceffone”, pensai scettico in una smorfia.
-Vi accompagno, io!-, disse Federica.
-Allora morirò di sicuro! Non potete farmi questo!-, piagnucolò lei.
-Sorellina, non lamentarti… almeno tu non dovrai portare le buste!-, intervenne Jong divertito.
-Lasciami, Key! Lasciami! Jong, per una volta che servi, non mi salvi! Ma che razza di fratello sei tu!?-, continuò a frignare e la sua faccia disperata mi strappò una risata che cercai di trattenere guardando altrove.
-Let’s go, honey! Roma ci aspetta! Non eri tu quella che voleva ritornarci?-, si lamentò Kibum.
-Sì, ma non così!-, rispose Ilaria, piantonando i piedi a terra. Tornai a gustarmi la scena, sorridendo.
“E’ davvero adorabile quando si arrabbia”, pensai.
Minho arrivò in soccorso di Kibum e la prese per l’altro braccio: -Non potete farmi questo! Professor Rhee! Mi stanno sequestrando!-, sbraitò lei, ma nessuno le venne in aiuto. Rhee era troppo lontano e chi assisteva, li guardava come si guarda una commedia comica. Jonghyun e Federica li seguirono, con al seguito Onew e Taemin e in poco tempo si allontanarono, arrivando dall’altra parte della piazza.
Restai a guardarli per un po’, da sotto il monumento, poi qualcuno mi chiese: -Vuoi restare ancora lì a contemplare il teatrino?-.
Mi girai e sorrisi a Jung Min: -No, arrivo-. Stranamente il tono ironico di Jung Min non mi infastidì. Anzi, mi alzai dallo scalino del monumento rallegrato e lo seguii, affiancandomi a lui. Gli altri SS501 si erano già avviati.
-Tu ed io dobbiamo scambiare due paroline-, disse mentre entravamo su Via del Corso.
-Chiedimi quello che vuoi, Jung Min. Sono in vena di rispondere a tutto ormai-, sorrisi e attraversammo la strada per entrare nel primo negozio.
Ero felice. Per la prima volta mi sentivo felice. Una strana sensazione, dopo tutto, ma sentivo il cuore colmo e pieno come un uovo sodo.
“Posso farcela. Posso arrivare al tuo cuore con un po’ di buone maniere”, pensai guardando intensamente la vestina di una gioielleria. C’erano collane di tutti i tipi, ma una in particolare mi colpì: aveva la forma di un cuore e s’un estremità c’era una chiave di violino costellata di piccoli brillantini, mentre sull’altra si poteva incidere qualcosa. La immaginai al collo di Ilaria per qualche secondo, ma poi scossi la testa tonando alla realtà: “No, è troppo presto. Però è un’idea… Mmm… è meglio tenere a mente la forma. Quando servirai, sarai mio”, pensai sorridendo e continuai a seguire Jung Min da un negozio all’altro
.


{Spazio Alue! :D}
Eccomiiiii!!! Ciao a tutti e grazie per essere passati! Or dunque che devo dire? Sostanzialmente niente, ma un commentino su Hyun Joong che piomba nella stanza quasi senza niente lo farei volentiri XD PERVERTITO! u.u Con tanto amore :D 
Ebbene, ora possiamo anche pensare un po a Yaya e al protagonista, no? Molto, molto bene :3 La pace dei sensi arriverà anche per loro prima o poi XD Molto poi ._. :D Ma ci stiamo avvicinando anche tanto tanto al lato dolce del leader! *^* <3 Non siete contenti? Io sì, tantissimo! *^* 

UN bacio a tutti! Lasciate un commentino! :3 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo XX ***


Capitolo XX
 
L’ora di completa libertà stava lentamente finendo e più seguivo Jung Min fra i negozi di Via del Corso, più ci avvicinavamo a Piazza del Popolo. Passando da un negozio all’altro vedevo Ilaria volare da un camerino all’altro grazie a Kibum e a tutto il resto della truppa, ma stranamente non mi sentii geloso, perché sembrava più una tortura per lei che un divertimento. Pensai, guardandoli, che nonostante tutto si stessero divertendo come pazzi nel bisticciare fra di loro e riuscirono a strapparmi anche qualche sorriso di tanto in tanto. 
Jung Min nel contempo mi teneva sotto tiro e mi riempiva di domande: -Come mai sei così tranquillo quest’oggi?-.
-Forse è la gita e il cambio d’aria che mi fa essere così-, sorrisi e osservai attentamente un negozio in lontananza con su scritto “Disney Store”.
“Dev’essere carino dentro. Chissà come si divertono dentro i bambini… Mmm, forse ci entro, non ne ho mai visto uno”, pensai.
-Dì che è la vicinanza a qualcuno, o meglio qualcuna, a farti essere così allegro-, mi punzecchiò Jung Min, dandomi una gomitata. Feci il vago, non curandomi delle sue frecciatine, e continuai a schivare le persone lungo la strada. Quella via era bella, ma la gente brulicava come formiche!
-Forse sì, forse no. Chi lo sa?-, scherzai guardandolo.
-E dai, Hyung! A me puoi dirlo! Sono mesi che sbavi dietro Ilaria e neanche lo ammetti a te stesso! Almeno abbi la decenza di confermare le mie teorie e finirò di assillarti!-, si lamentò sbattendo i suoi occhioni dolci.
Risi a quell’espressione e domandai: -Davvero lo farai?-.
Jung Min annuì e io guardai avanti, intravedendo Ilaria che impazziva di fronte al “Disney Store”, dove ci stavamo dirigendo anch’io e Jung Min.
-Key! Ti prego entriamo qui dentro! Ti prego, ti prego, ti prego!-, miagolò facendo gli occhi dolci a Kibum che sembrava un po’ restio. Il comportamento di Ilaria mi diede sui nervi ma lo nascosi e risposi a Jung Min: -Va bene, ti dirò delle cose, che probabilmente andrai spifferando ai quattro venti, ma oramai…-, scrollai le spalle. Vidi gli occhi di Jung Min accendersi e schivai una carrozzina, arrivando al negozio, dove erano entrati Kibum, Ilaria, Jong e Federica piena di adorante follia peggio dell’amica.
-In breve: all’inizio ho cercato di conquistarla per un preciso motivo che tu sai bene, ma…-, cominciai.
-…ora sei completamente cotto di lei, giusto?-, domandò punzecchiandomi ancora.
-Non avevi detto basta con le frecciatine?-, domandai.
-Hai ragione, scusa-, rispose ed entrammo.
-Forse è anche peggio, Jung Min, perché credo proprio di essermi innamorato-, commentai seguendola in lontananza con gli occhi. Ilaria stava letteralmente andando fuori di testa per tutti i pupazzi e vestitini da bambino che la circondavano a forma dei migliori protagonisti di cartoni animati. Le colonne del negozio erano a forma di Topolino, Pippo e quant’altro, mentre in una stanza il soffitto era costellato di disegni che illustravano i segni zodiacali. .
-Ah! Lo sapevo, Hyung!-, esclamò Jung Min abbracciandomi e quasi saltandomi addosso.
-Yha… ci stanno guardando tutti-, dissi e si ritrasse.
-Ma perché non me lo hai detto subito?! Non ti avrei torturato per tutto questo tempo!-, continuò felice come un Pasqua.
-Perché… ero troppo orgoglioso per ammettere di essermi innamorato della sorella di un rivale, tutto qui-.
-Sei un’idiota-, commentò.
-YHA! Porta rispetto al tuo Hyung!-.
-No, perché a quest’ora, invece di darle fastidio, avresti potuto essere già il suo ragazzo e goderti la gita, invece di spiarla da lontano come fai anche adesso!-, mi ammonì.
-Ma… beh, si forse hai ragione-, sospirai.
Yaya si avvicinò ad un peluche particolare, tutto blu e con dei grandi occhi neri che identificai come uno Stich a dimensione naturale. La vidi sciogliersi e prenderlo in mano come una bambina e sorrisi sentendola esclamare: -Ti prego, Jong, compriamolo!-, mentre io guardavo lo schermo tv che mandava in onda un catone animato.
-No, ne hai tanti. E poi scusa, che ci dovresti fare!?-, rispose il fratello.
-E’ bellissimo, razza d’insensibile bradipo!-, commentò Federica e trattenni a stento una risata.
-Dai!-, lo pregò Ilaria.
-No!-.
-Jong!-.
-Yaya, se proprio lo desideri prendi quello più piccolo. Costa tanto e solo con quello finiresti metà dei soldi che ti hanno dato i tuoi-, intervenne Kibum. Ma perché era sempre in mezzo hai piedi? Se le piaceva, che lo comprasse!
-Uffa…-, borbottò Ilaria e si allontanò per poi uscire dal negozio.
-Ecco, hai visto?! L’hai fatta arrabbiare!-, disse Federica ammonendo Jong.
-E’ stato Kibum!-, ribattè Jong.
-Yha, io non ho fatto proprio niente!-.
-Siete due.. AISH!-, così dicendo uscì anche Federica e vidi gli altri due seguirla per poi continuare a bisticciare fuori dal negozio.
Jung Min era ormai regredito anche lui all’età di tre anni con tutti quei giochi, ancor più da quando Hyung Jun era entrato per raggiungerlo e si era messo a giocare con lui. Alzai un sopracciglio guardandoli, ma poi mi avvicinai alla zona dove poco prima era stata Ilaria. Presi in mano il peluche e ne lessi il prezzo: cinquanta euro.
“Aigoo… non posso spendere così tanto, altrimenti non potrò riportare niente alla mamma…”, pensai riponendolo e osservandone uno più piccino.
“So che avresti preferito quello più grande, ma per il momento posso permettermi questo”, pensai e ne presi uno. Mi diressi alla cassa e improvvisando dell’inglese correttamente parlato lo pagai, lo feci impacchettare e lo misi nello zaino in modo che nessuno potesse vederlo.
Recuperati Jung Min e Hyung Jun,  e uscii fuori dal negozio dirigendomi velocemente alla piazza.
 
*°*°*°*°*
Eravamo arrivati da poco a piazza del Popolo, dopo aver girato tutti i negozi di via del Corso, quando vedemmo Rhee avvicinarsi e darci indicazioni sul da farsi insieme agli altri professori. Come al solito Kibum mi aveva trascinata e sbattuta da una parte all’altra, esaurendomi e sentendomi piagnucolare senza fine, ma arrivata nel Disney Store di Roma, avevo avuto un po’ di felicità anch’io.
-Ok, ragazzi! Da adesso dobbiamo essere uniti! Faremo quella salita fino al Pincio e poi andremo a visitare la galleria borghese! Dobbiamo essere rapidi e dovrete stare a sentire se volete che vi lasci via libera per tutta la serata, chiaro?!-.
-Si, professore!-, rispondemmo in coro.
Lo seguimmo fino alla cima, gettando occhiate alla fontana a forma di conchiglia aperta e ai leoni della fontana centrale, dove un grande balcone si affacciava su Roma e ne lasciava ammirare il panorama: San Pietro, Piazza Venezia, le chiese gemelle, Castel Sant’Angelo… tutto era visibile.
Poggiai le mani sul marmo e sorrisi, godendone il momento. Un pezzo del mio cuore stava scoppiando di gioia. Jong, accanto a me, sorrise dolcemente e capii che i miei stessi pensieri stavano passando nelle teste di entrambi. L’osservai e mi sembrò rivedere il bambino di tanto tempo prima, scalmanato e pieno di energie, sempre in giro a fare danni.
-E’ bello essere qui con te, sorellina-, commentò guardandomi dopo un po’.
-Lo so… è bello essere anche con te, fratellone-, sorrisi.
Key scattò foto qui e là al panorama, mentre Jong si divertì a scattarle a tutti noi. Dopo poco però fummo costretti a seguire Rhee lungo il percorso e ammirammo così l’orologio ad acqua, che Kibum fotografò all’istante, le fontane che incontravamo, fino ad arrivare al lago delle papere.
-Jong, guarda!-, gridai indicando il lago e correndo verso il recinto.
Vidi subito una paperella pulirsi le piume sulla sponda, poco vicina a me e sentii Jonghyun arrivarmi dietro le spalle: -Ti ricordi quando la zia ci portava qui?-, domandò scattando una foto al lago.
-Sì… era così bello starsene seduti sotto gli alberi a fare picnic-, risposi con aria sognante.
Il tempietto che si sporgeva sul lago faceva capolino da dietro il ramo di un albero che mi copriva la visuale e c’erano barche sull’acqua, con coppiette e famiglie intente a remare.
-E tu ti ricordi quando davamo da mangiare ai cigni?-, domandai.
-Sì, anche se non ce ne sono più-, osservò Jong con un po’ d’amaro in bocca.
Rhee ci richiamò tutti e marciammo verso la galleria Borghese per immergerci in Caravaggio e restare in quel museo d’arte per ben due ore. Fui contenta di quella tappa, perché Caravaggio era uno dei mei artisti preferiti, così fui subito rapita dalla lezione di Rhee e dalle sue spiegazioni.
-Oppa… non è meraviglioso?-, sentii biascicare alle mie spalle. Ovviamente Krystal e il suo fido cagnolino Hyun Joong.
-Yha… lasciami sentire-, l’ammonì lui.
-Oppa… sei scortese-, si lamentò.
“Non deve essere cortese con una gatta morta come te”, commentai fra me e me. Mi ritrovai a stringere i pugni senza accorgermene e a cercare di seguire quanto più possibile la lezione, ma le voci e i mormorii alle mie spalle erano fastidiosi, perciò fui costretta ad avvicinarmi di più per sentire.
Li lasciai commentare dietro e fui felice di ritrovarmi accanto Minho e Onew.
 
Le due ore volarono e alle sette e mezza fummo nell’hotel, pronti per la prima serata in giro per Roma. I professori si fidarono di noi, ma ci diedero l’orario fino alle undici e mezza, poi tutti sarebbero dovuti rientrare.
Entrai nella mia stanza contenta che Hyun Joong non fosse ancora salito e preparai una maglia carina da sera, un giacchetto pesante se avesse fatto freddo e un paio di jeans. Che scarpe avrei indossato però? Non lo sapevo, ma avevo un’ora di tempo per decidermi, così entrai nel bagno, facendomi una veloce doccia e quando fui pronta m’infilai i vestiti che avevo scelto. Fortunatamente Hyun Joong entrò non appena mi fui infilata la maglia e seduta sul letto.
-Oh, sei già arrivata-, disse gettando di fretta lo zaino sul letto, preparandosi una camicia e un pantalone.
Non risposi e guardai nella mia borsa cercando un paio di scarpe comode, ma allo stesso tempo elegantemente semplici. C’erano un paio di scarpe da ginnastica, uno con i tacchi che ovviamente non avrei messo per amore del mio osso del collo, delle ciabatte e altre scarpe con tacchi più bassi in una busta. Niente di comodo.
Hyun Joong prese ciò che gli serviva e si precipitò nella doccia, troppo di fretta per poter pensare di infastidirmi. Fui grata alla mia buona stella per quel momento di pace e mentre continuavo a cercare nelle due valige, trovai ciò che cercavo: le ballerine bianche che Kibum mi aveva regalato durante la vacanza al mare.
M’inginocchiai di fronte alla valigia e le presi in mano, osservandole: non erano per niente rovinate e ancora perfettamente bianche, con il fiocchetto di lato che luccicava.
 
-Ti piacciono queste scarpe?-.
-Sono carine! Semplici, comode… si, sono nel mio genere. Perché me lo chiedi?-, domandai.
-Ti va di provarle?-.
Mi sedetti sul divanetto e mi tolsi le scarpe da ginnastica che portavo mentre la commessa portava a Kibum il numero giusto. Allungai le mani per prenderle, ma Key m’ignorò e chinandosi m’infilò una scarpa.
-Come la senti?-, chiese sorridendo.
-E’ morbida!-, dissi guardandola.
-Allora le prendiamo-, annunciò.
 
“Grazie, Kibum. Grazie di cuore per tutto ciò che hai fatto per me. Ti vorrò per sempre bene e cercherò di dimenticare…”, sorrisi stringendole fra le mani come se fosse oro e Hyun Joong uscì dal bagno in accappatoio, sfregandosi i capelli con l’asciugamano.
-Perché guardi quel paio di scarpe, imbambolata?-, domandò con un sopracciglio alzato.
Ignorai la domanda che era arrivata come un eco e, non smettendo di sorridere, le infilai. Le guardai poi ai miei piedi, gongolandomi seduta sul letto. A quel punto Hyun Joong si spazientì e, con ancora l’accappatoio, s’infilò i pantaloni. Con mia grande fortuna non vidi nulla perché troppo presa a pensare alla meravigliosa vacanza con Kibum, ma sentii solo i suoi spostamenti.
-Allora? Si può sapere che hai? Di solito parli a manetta o urli, ma oggi sei strana-, commentò acidamente, togliendosi l’accappatoio e rimanendo a petto nudo.
-Cosa ne puoi sapere tu di me?-, domandai alzando gli occhi verso di lui, incontrando i suoi. Sorrisi per la non reazione che ebbi di fronte al suo corpo.
Hyun Joong sostenne il mio sguardo, ma poi chiese di nuovo: -Perché le guardi così?-. Sembrava gli desse piuttosto fastidio.
-E’… un regalo di un amico. Un amico speciale…-, risposi semplicemente scrollando le spalle e lo vidi irrigidirsi.
-Qualche problema, Joong?-, domandai squadrandolo.
-No-, rispose secco e s’infilò una camicia.
Prese le sue ultime cose come il portafogli, le chiavi della stanza e una giacca e uscì sbattendo la porta. Mi affacciai stupita, ma poi scrollai le spalle e finii di prepararmi, stirandomi i capelli. Infilai un fiocco fra di essi e misi un filo di trucco come al solito.
Appena pronta, presi le mie cose e scesi nella hall per aspettare gli altri arrivare. Il tempo volò velocemente ed uno ad uno gli SHINee scesero, raggiungendomi e con Sara e Federica.
 Prima di andare Rhee ci raccomandò di essere uniti e di non perderci durante il dopo cena, ma soprattutto di non esagerare nel bere, così ci avviammo verso un pub carino e non troppo caro.
Il locale era nei pressi del Colosseo e quando fummo davanti al pub, infatti, leggemmo tutti “Colosseo pub”. Eravamo elettrizzati all’idea di essere così lontani da casa, eppure eravamo anche tutti spaventati pensando che avremmo avuto tempo libero in una città tanto grande, ma per il momento non c’era da preoccuparsi.
Entrammo nel locale e trovammo fortunatamente posto per tutti, data la precedente prenotazione, e ci accomodammo. In meno di cinque minuti prendemmo l’ordinazione e aspettammo che i piatti arrivassero.
Ero capitata vicino a Feffe, la quale aveva a sua volta accanto Sara, e a Onew; di fronte a me c’erano Jong, Key, Taemin e Minho. Hyun Joong era a capotavola, con al seguito i SS501. Young Saeng e Hyung Jun mi salutarono, e stranamente anche Jung Min lo fece, mentre Kyu Jong parlava con Hyun Joong, il quale m’ignorava per chissà quale oscura ragione.
“Chissà perché si è innervosito prima…”, pensai guardandolo da lontano per poi distogliere lo sguardo.
Mi guardai intorno, pensando che il posto non era poi tanto formale e ne fui felice: c’erano tanti ragazzi del posto e tanta altra gente straniera come noi. Per me e Jong era strano ritrovarci tra persone di cui capivamo la lingua e sapevamo rispondere, nonostante fossimo cresciuti entrambi in Corea, ma nonostante tutto ci faceva piacere, perché potevamo metterci alla prova sul fronte di un viaggio da soli.
Un gruppo di ragazzi italiani non faceva altro che ridere e scherzare, tanto che anche noi ci meravigliammo: essendo due classi, dovevamo essere quelli più rumorosi, ma a quanto pareva bastavano quei dieci ragazzi. Tra di loro c’era una coppia di ragazzi, i quali sembrava i più chiassosi di tutti. Lei portava i capelli corti e ricci, mentre il ragazzo era secco, anche più di Taemin, e molto alto. Aveva due orecchie leggermente a sventola che mi fecero sorridere, mentre li osservavo.
-Dai amore! Prestami cinque euro! Poi te li ridò!-, strillò lei divertita d’infastidire il proprio ragazzo con quella lagna che durava almeno da quando eravamo entrati.
-Ancora? T’ho detto de no! Fatteli prestà dall’amici tua-, rispose il ragazzo con un forte accento romano.
-David, eddai…-, continuò lei, ma il ragazzo non rispose guardando ormai rassegnato una ragazza, amica della fidanzata, di fronte a lui.
-Ce la mandi tu o ce lamando io?-, domandò il ragazzo.
-E dai, amo’!-, strillò la riccia, scuotendolo.
-Aho! Te mantengo più io che tu’ padre! Non so’ un sacco de patate, né ‘na banca, smettila! Ti ho detto no! La conosci la parola NO!?-.
Assistendo alla scena cercai di trattenere una risata, facendo spostare gli sguardi di tutti gli SHINee incuriositi su di me.
-Perché ridi?-, domandò Kibum.
-Nulla, ascoltavo le conversazioni di quel gruppo lì in fondo-, risposi indicandoli.
Jong sorrise e notò subito la coppia che avevo ascoltato fino ad allora: -Oh… capisco. Poverino quel ragazzo… mi fa tanta pena-, commentò.
-Già-, dissi ridendo.
Gli altri aspettarono spiegazioni, che non arrivavano, così Onew chiese: -Ma di cosa stanno parlando? Mi sembrano molto nervosi-.
-No, non lo sono Onew! –risi- stanno solo discutendo su chi deve pagare la cena. Il ragazzo non vuole prestare i soldi alla ragazza, così lei si è messa a lagnarsi. Che carini…-, dissi reggendomi la pancia dalle risate.
-Non sono carini! Lei è davvero odiosa! Mi domando come faccia a sopportarla quel povero ragazzo!-, esclamò Jong inorridendo.
-Sopporta, proprio come io sopporto te-, intervenne Federica tranquillamente, al che Jong mise il broncio.
-Dai, fratellone, Feffe scherzava-, dissi scompigliandogli i capelli, allungando un braccio sulla tavola.
I piatti che avevamo ordinato, a base di patatine fritte e panini, arrivarono e con piacere mangiammo tutto. I ragazzi cominciarono anche a bere e sorprendentemente scoprii un Key molto propenso a cedere ai piaceri del dio Bacco. Jong e Taemin lo seguirono, buttando giù due birre, mentre Onew e Minho si limitarono.
Cominciai a bere anch’io dopo la prima birra di Jong e più bevevamo, più ne chiedevamo ancora, sotto gli occhi di tutti i nostri compagni. Ma quando noi scapestrati chiedemmo la terza birra, Onew e Minho cominciarono a preoccuparsi insieme a Feffe e Sara. Il mio angelo biondo era completamente andato e mio fratello… beh, non era da meno. Ma io? Non avevo mai bevuto così tanto vita mia e gli altri non capivano, proprio come me, perché avessi cominciato. Però in quel momento non pensai a nient’altro che a quelle bottiglie che avevo davanti. Era come se chiamassero e dicessero “vieni, con noi sparirà ogni pensiero”.
-Basta, ragazzi. Finirete per prendermi una brutta sbronza-, sentii Feffe, ma già cominciavo a sentire gli effetti dell’alcol non capendo bene ciò che diceva.
-Smettetela!-, intervenne Onew, ma era troppo tardi le terze birre erano arrivate ed erano le più forti che avevano nel pub, seguite da dei cocktail che Jong ordinò subito dopo.
Fortunatamente non eravamo gli unici ad essere già mezzi ubriachi, per cui non mi preoccupai più di tanto e per la prima volta presi a bere come mio fratello e forse anche di più, ubriacandomi e non capendo più niente.
Alla fine della terza birra ero ormai andata a farmi benedire. Bevvi l’ultimo sorso e vidi tutto appannato, incosciente di ciò che facevo e dicevo.
 
*°*°*°*
Dopo essermi ingelosito per l’ennesima volta a causa di Kibum, ero uscito dalla stanza, prima di poter commettere qualche stupidaggine, per andare nella hall ad aspettare gli altri.
Quando arrivarono, Jung Min, come temevo, aveva già raccontato ai quattro venti a proposito dei miei sentimenti e ormai tutti i SS501 sapevano quello che provavo; con mio grande stupore però, Hyung Jun fu felice e mi dissi anche di essere contento come i restanti tre. Dai loro sorrisi dedussi che avevano aspettato con ansia quel momento in cui mi sarei deciso a dirlo apertamente e intuii anche che erano contenti finalmente di rivedere uno spiraglio del vecchio me, sorridente, allegro, e aperto, riaffiorare.
Mi accorsi che quello che mi aveva punzecchiato più di tutti, cioè Jung Min, che dall’alto dei suoi capelli a caschetto ramati e da dietro la sua lunga frangia che gli copriva la fronte, aveva un sorriso che gli faceva il giro della faccia ed era il più felice. Quel Jung Min così felice e solare mi era mancato e in quegli attimi mi pentii molto di non essergli stato accanto, perché troppo preso dai miei pensieri, quando i suoi problemi di cuore lo avevano fatto star male e capii anche che il suo irritarmi ogni volta che ne aveva l’occasione, era modo per starmi accanto e farmi dire la verità. Sorrisi guardandolo parlare con gli altri e poi distolsi lo sguardo.
Quando tutti gli studenti si furono radunati, Rhee ci diede delle specifiche e intrasgredibili regole a cui far fronte per il resto della serata, poi ci lasciò liberi, indicandoci un locale non troppo caro in cui tutti gli studenti si diressero.
Appena arrivati, notai subito l’ambiente rustico e di calore familiare: era piccolo come posto, ma c’erano abbastanza tavoli da ospitare ognuno di noi; all’inizio c’era un bancone “cassa e aperitivi”, mentre subito dopo, separata da due colonne, una sala si apriva con già dei clienti. Su una parete di questa sala, c’era dipinto un bell’affresco di una cascata e un castello; sembrava uscire da un libro di fiabe, così come un finto tronco d’albero era attaccato al muro e fra i suoi rami dei piccoli folletti in ceramica facevano capolino.
Sorrisi fra me osservandolo e trovammo posto alla fine del grande tavolo che un cameriere alla mano e simpatico.
Ordinammo un menù ciascuno e parlammo del più e del meno, scherzando su cosa avremmo fatto dopo la cena e su dove saremmo andati. Dopo circa mezz’ora cominciarono a servirci e cominciammo a mangiare. Gli altri bevvero qualche sorso di birra italiana, regolandosi, ma io non toccai una goccia d’alcool, memore della notte di capodanno in cui avevo fatto del male ad Ilaria.
-Possiamo farci un giro a Villa Borghese, dicono che di notte sia bella. Oppure possiamo andare a Castel Sant’Angelo, ho sentito che in questo periodo non si paga l’entrata di notte e poi è una tappa importante per il nostro viaggio. Se non altro… potremmo ammirare un bel panorama notturno, oltre che diurno-, propose Kyu Jong masticando attentamente un boccone.
-Già, Rhee ha detto che domani mattina ci sveglieranno per le undici, per farci abituare al fuso, ma la prima tappa sarà proprio Castel Sant’Angelo-, commentò Hyung Jun.
-Non so… voi che preferite? Secondo me sarebbe bello visitare anche qualcosa dal di fuori e farci un po’ di giri: possiamo andare a Piazza Venezia e da li camminare fino a Fontana di Trevi, o piazza Navona. Oppure possiamo farci un bel giro al Colosseo-, dissi scrollando le spalle e ingurgitando una patatina.
-Hai ingoiato la cartina della città, Hyun Joong?-, scherzò Young Saeng alzando gli occhi su di me.
-No, ma ho studiato più o meno i posti che ci sono qui intorno in aereo –dissi sorridendo alla battuta- e ho portato con me la cartina-, dissi.
-Facciamo come hai detto tu: andiamo a piazza Venezia e ci facciamo una passeggiata per il centro-, concordò Kyu Jong. Gli altri annuirono sul da farsi e continuammo a mangiare tranquillamente.
Appena mi ero seduto, avevo già individuato il posto d’Ilaria nella lunga tavolata, proprio di fronte a Kibum, ma avevo cercato di reprimere con tutta la mia forza la gelosia, ignorandola e concentrandomi sulla conversazione con i ragazzi, anche se ogni tanto gettavo lo sguardo su di lei. La vidi sorridere molte volte e ciò mi fece piacere, ancora di più quando per la prima volta la vidi ridere di cuore per qualcosa che comunque non avevo capito. Ero troppo lontano per riuscire a capire ciò che dicevano e il locale non aiutava, perché ormai stracolmo di gente.
“E’ bellissima quando ride… -pensai sorridendo, imbambolato a fissarla con l’ultimo pezzo del panino fra le mani- …se solo potessi farla sorridere anch’io così. Spero proprio che il regalo che ho comprato ti piacerà”.
-Allora, come hai intenzione di agire?-, domandò Saeng sorseggiando la birra.
-In che senso?-, domandai non capendo.
-Andiamo, Hyun Joong, dovrai pur avere un’idea sul come prenderla e trattarla, no? Sono mesi che gli sbavi dietro!-, rispose Jung Min con il suo solito tono irritante.
-S-si, in un certo senso ormai ce l’ho, ma…-, esitai. Quei quattro tutti insieme mi avrebbero fatto impazzire, ne ero certo.
-Ma… cosa? Non avevamo detto gentilezza e niente più litigi?-, domandò Kyu Jong.
-Gentilezza… litigi? TU LO SAPEVI PRIMA DI ME!?-, strillò Jung Min, tanto che dovetti accorrere per tappargli la bocca, altrimenti l’avrebbero saputo anche gli italiani che non conoscevano il coreano.
-Direi di si. Mi è piombato in casa come una furia, perché si è ingelosito di Saeng!-, si difese Kyu Jong.
-KYU!-, lo ammonii, scattando nella sua direzione, ancora con una mano ferma sula bocca di Jung Min.
-Quindi eri geloso di me? E perché?-, domandò curioso Young Saeng.
-E’ una storia lunga… -dissi con il tono di chi non ha voglia di parlare e poi mi rivolsi a Kyu Jong- vogliamo farlo sapere anche alla diretta interessata che ormai sono fuori dai binari, per quanto riguarda sbandate?-, domandai sarcastico, fulminandolo.
-Ti vergogni di ciò che provi, Hyun Joong?-, domandò Hyung Jun scrutandomi, mentre lasciavo andare Jung Min.
-No, è che…-, cominciai.
-Io vorrei sapere perché eri gelosi di me, adesso!-, commentò Young Saeng con gli occhi carichi di folle curiosità.
-C-ci stavo arrivando… datemi tempo-, continuai a farfugliare.
-Hyung! Non è giusto che tu me l’abbia detto dopo!-, si lamentò Jung Min.
Sospirai esasperato e mi passai una mano fra i capelli, scompigliandoli. Sorseggiai un po’ di birra, ignorandoli tutti e pensando a una qualche frase da mettere insieme per rispondere ad ognuno di loro.
-Seguirò il tuo consiglio Kyu, come già sto facendo, ma non mi riesce ancora molto bene di non stuzzicarla per farla arrabbiare, perciò mi servirà il vostro aiuto. Saeng, ero geloso di te perché ero “leggermente” fuori di testa –dissi fissandoli uno dopo l’altro e marcando il sarcasmo nella risposta a Young Saeng- Jun, sì, mi vergogno dei miei sentimenti perché non so ancora comportarmi come una persona normale quando lei è nei paraggi, anche se non dovrei e… Jung Min, te l’ho detto dopo perché ho pensato che confidarmi con Kyu Jong fosse più sicuro che con te. In fondo l’hai dimostrato, no? Oggi te l’ho detto e oggi lo sanno tutti: sei un pettegolo-, dissi scrollando le spalle, mentre lo prendevo in giro e gli altri ridevano.
-Yha… vuoi morire? Smettila di prendermi per il naso!-, domandò ironico, pronto per menarmi.
-Tu l’hai fatto molte volte con me!-, ribattei.
-Sì, ma io posso! Tu no!-, controbatté irritandomi a morte.
-YHA! Sono io il leader e per giunta il tuo Hyung!-, commentai alzando la voce.
-Joong…-, mi ammonì Kyu Jong lanciandomi un’occhiataccia fulminante. Adoravo quel ragazzo proprio perché sapeva fermarmi prima delle liti.
Tacqui subito e Hyung Jun s’intromise: -Va bene, fine del teatrino. Andiamo? Sono le dieci e si sta facendo tardi-.
Annuii concordando e ci alzammo, lasciando per primi il tavolo e andando a pagare alla cassa. Lanciai un’occhiata nella direzione di Ilaria e la vidi sorridere ancora insieme agli altri, ma questa volta vidi anche Onew ammonirli preoccupato e arrabbiato, spalleggiato da Federica e Minho.
“Non ho mai visto Onew così… -pensai pagando, senza smettere di guardarli- ora che la guardo meglio, sembra strana…”, continuai prendendo il resto.
-Bello addormentato, vieni o no?-, chiese Jung Min scherzando dalla porta e richiamandomi dai miei pensieri.
 
-Eh? Sì, arrivo-, dissi avviandomi all’uscita. Guardai Onew alle prese con Kibum e Jonghyun e li lasciai così, mentre si alzavano tutti. Non capii cosa stava succedendo, ma quella scena mi stava innervosendo e in più ci si metteva anche Jung Min a chiamarmi instancabilmente. Uscii all’aria aperta e trovai i SS501 ad aspettarmi.
-Prendi la cartina, Hyun Joong-, disse Kyu Jong.
-Mmh? Oh, si-, mormorai. Aprii lo zaino e ne estrassi la cartina, porgendola a Kyu, poi richiusi tutto e mi avvicinai una volta aperta.
-Dovremmo prendere un autobus-, dissi mostrandogli un altro foglio con i numeri e i giri che gli autobus del posto facevano.
-Già, sembra abbastanza lontano-, disse Young Saeng.
-Non molto. Dobbiamo fare tre fermate e poi saremo arrivati-, commentò Jun fiducioso e in quel momento sentimmo uscire Onew con al seguito gli altri. Ci voltammo e davanti ai nostri occhi trovammo il delirio.
-JONG, SMETTILA!-, sentii strillare Federica.
-Kibum, Taemin, dove diavolo state andando!? Tornate qui!-, continuò Minho urlando contro Kibum e  Taemin che stavano andando nella direzione opposta alla nostra.
-Dobbiamo seguirli, Minho!-, disse una ragazze dai tratti mandorlati come i nostri che individuai come la ragazza di Taemin.
Jonghyun ignorò tutti gli ammonimenti di Federica e gli stampò un bacio, da cui lei si stacco presto e con irritazione, perché immaginai carico di odore e sapore di alcool.
-Dovremmo aiutarli?-, domandò Kyu Jong perplesso con la cartina in mano.
-Direi di no, Onew se la caverà. Beh, andiamo. Si sta facendo sempre più tardi!-, rispose Jung Min preoccupato per l’ora.
Tutti gli altri tornarono a parlottare sul da farsi incamminandosi lungo la strada e io li seguii seppur un po’ preoccupato. Anche Ilaria sembrava ubriaca, perché non smetteva di ridere e continuava a buttarsi fra le braccia di Minho o di Onew, incapace di reggersi in piedi. Ciò m’infastidì non poco e l’irritazione di poco prima cominciava a trasformarsi in rabbia. Camminavo, ma con un orecchio ascoltavo i SS501 e con l’altro cercavo di mantenere il controllo sugli SHINee.
-HYUN JOONG!-, mi sentii richiamare da Onew alle mie spalle e mi girai insieme agli altri.
Lo guardai con un punto interrogativo sulla faccia e lui continuò: -Dammi una mano! Potresti farmi un favore?!-.
“Io? Una mano? E perché? La situazione non ti sta ASSOLUTAMENTE sfuggendo dalle le mani”, dissi ironico fra me.
-Aspettatemi qui-, dissi a Jun, bianco e preoccupato per aver visto Ilaria in quelle condizioni.
-Che c’è?-, chiesi fingendomi indifferente una volta di fronte a Onew.
-Mi sembra palese la cosa, tu non credi?-, chiese Federica ironica acidità. La incenerii con gli occhi, montando la rabbia: -Tu…-.
-Smettila, Hyun Joong. Devi farmi un favore, te ne prego-, mi ammonì Onew, tenendo gli occhi puntati su Minho e Sara, che avevano raggiunto Kibum e Taemin e cercavano di riportarli indietro.
-Di che si tratta?-, lo guardai e Ilaria mi cadde in braccio ridendo. L’afferrai al volo e la ressi forte, guardandola negli occhi: -Tu chi se… ich?-, domandò.
Sospirai e guardai Onew, il quale chiese: -Potresti portarla in hotel senza farti scoprire?-.
-RAZZA D’IDIOTA, FINISCILA!-, sbraitò Federica allontanando Jong con un spintone.
La guardai stupito, perché non l’avevo mai vista così furiosa prima d’allora e poi tornai a Onew: -Perché? Non potete pensarci voi?-.
-Si da il caso che abbiamo altri tre cretini da riportare in hotel e una mano da te farebbe comodo! Perciò muovi il tuo fondo schiena e fai qualcosa!-, strillò Federica nella mia direzione.
-Perché devo rovinarmi la serata!?-, gridai, facendo uscire tutto il mio lato egoistico.
-Non voglio andare con lui, ICH!-, disse Ilaria barcollando e indicandomi, mentre guardava Onew.
-Hyun Joong, per favore… –mi supplicò Onew e vidi Jong dirigersi nella direzione degli altri quattro, mentre Federica riprendeva a gridargli dietro- …mi fido di te. Prenditi cura di lei…-.
Fissai Onew intensamente per un attimo e provai pena per lui; poi guardai gli altri SS501 che nel contempo stavano aspettando e tornai a Onew, sospirando: -Va bene-, annuii e strattonai Ilaria per un braccio.
In fondo poteva rivelarsi una prova che il destino mi presentava, perciò dovevo accettare la sfida.
 
Dopo aver lasciato Onew in balia dei suoi amici, tornai dai miei e li lasciai andare in giro da soli, lasciando loro la cartina. Hyung Jun fu restio a lasciarmi andare da solo con Ilaria, ma poi, dopo aver notato la mia decisione e la mia risolutezza nel riportarla al sicuro, si tranquillizzò e mi lasciò andare, godendosi la serata.
La mia prima notte a Roma era stata ormai rovinata e, dopo aver preso un autobus fino a piazza di Spagna, dovetti percorrere la strada a piedi non senza problemi: Ilaria continuava a delirare, facendomi disperare, perché camminava più svelta di me, non volendo tornare a casa senza prima aver visto Jonghyun; non contando il fatto che invece di parlare, strillava come un’aquila.
Percorrendo le strade del centro tutti ci guardavano male e non potevo fare a meno di riprenderla e ammonirla, pensando a come sarei potuto entrare di soppiatto nell’hotel.
-Yha… riesci a reggerti in piedi senza barcollare?-, domandai acido ad un certo punto.
La vidi allontanarsi troppo senza rispondermi e la rincorsi per le vie, fin quando la raggiunsi. Ormai non eravamo molto lontani dall’hotel, per cui mi presi la libertà di strattonarla con forza e farla avvicinare a me.
-Tu non sei mio fratello! LASCIAMI!-, strillò dimenandosi.
-Vuoi stare zitta e finirla di urlare!? Se continui così ci rinchiudono in galera e gettano vai la chiave!-, gradai furibondo.
-Lasciami!-, continuò.
-YHA! -gridai e le chiusi il passaggio contro il muro della strada, avvicinandomi al suo viso per vederla meglio- piantala di gridare! Te l’ho già detto che odio le persone petulanti che sbraitano senza un motivo e tu stai seriamente mettendo alla prova la mia pazienza, chiaro!?-, chiesi a denti stretti. Ebbi quasi un flash-back in ascensore.
-Lasciami-, non demorse, continuando a denti più stretti dei miei. Era ubriaca, ma in quanto testardaggine non la batteva nessuno!
La guardai in viso e sentii i miei battiti accelerare improvvisamente. Fissai le sue labbra, fine anche se terribilmente invitanti, e sentii l’impulso di posare le mie sulle sue.
-Yha… allontanati. Non mi piace esserti così vicina, mi fai sentire in soggezione…-, disse poggiando una mano sul mio petto, nel tentativo di spostarmi. La pelle di un suo polpastrello sfiorò la mia nell’unico punto in cui il colletto della camicia era aperto ed ebbi un fremito. Istintivamente mi chinai di più per poterla baciare, ma mi ritrassi nel vederla arrossire sempre di più.Scossi la testa e mi ricomposi: non potevo approfittaermi de lei. La presi per un polso e la trascinai di corsa fino all’entrata dell’hotel.
Davanti alla porta le sussurrai nell’orecchio: -Non fiatare-, ed entrai, prendendola per mano.
-Buonasera-, sorrise l’uomo da dietro la reception.
-Buonasera…-, sorrisi nascondendo il nervosismo e l’oltrepassai di filato.
-Hyun Joong, dove mi porti?-, domandò Ilaria.
-Stai zitta!-, l’ammonii sotto voce chiamando l’ascensore.
Con grande sollievo, l’ascensore arrivò subito e dentro non c’era nessuno. Salii al nostro piano e senza lasciarle la sua mano la portai fino alla camera. Cercai la chiave, aprii la porta ed entrai.
-Siamo salvi…-, esclamai con un sorriso non appena fummo dentro. Sospirai contento di essere in stanza e socchiusi gli occhi.
Avevo ancora la mia mano intrecciata alla sua, ma non me n’ero nemmeno accorto, fin quando non la sentii aprirmi un dito alla volta per poterla lasciare e riaprii lentamente gli occhi incuriosito. Tutto il bello di quella situazione era l’esilarante modo in cui si stava concentrando per farmi mollare la presa e più s’impegnava, più aumentavo la stretta.
-HYUN JOONG! –sbraitò innervosita- LASCIAMI!-.
Scoppiai a ridere e la lasciai andare, guardandola imbronciarsi e andarsi a sedere sul suo letto a braccia conserte come una bambina.
“Sei davvero bella quando ti arrabbi”, pensai guardandola con un sorriso.
-Non è divertente…ich-, commentò.
-Oh, no… hai ragione. Sarebbe più divertente se tu fossi sobria! Dovresti vedere la tua faccia!-, continuai a ridere.
Ilaria tenne il broncio per un po’, fissando il vuoto come se ce l’avesse col mondo, poi mi guardò dimenticando tutto e sorrise: -Ho sonno…ich-.
-Beh, allora vai a dormire-, dissi distrattamente appoggiandomi con la schiena alla porta.
-Va bene…-.
Si alzò, cercando a fatica il suo pigiama nella borsa e lo trovò. La vidi barcollare all’indietro e mi avvicinai a lei di corsa, afferrandola appena in tempo da dietro i fianchi: -Grazie…-, mi sorrise e io non potei fare a meno di sorridere come un ebete a mia volta, ammaliato.  La sua vicinanza stava provocando gravi problemi di connessione al mio cervello.
Mi allontanai da lei, lascaindola andare, ma fui costretto a riafferrargli i polsi non appena la vidi prendere i lembi della sua maglia per alzarla fino al ventre: -CHE STAI FACENDO!?-.
Il suo profumo di vaniglia arrivò fino al mio naso e sentii di nuovo i battiti accelerare. Essere troppo vicini in quella stanza mi stava facendo sudare freddo per mantenere i miei ormoni al loro posto. In quelle condizioni chiunque altro avrebbe approfittato di lei, ma io non lo stavo facendo, contrariamente ad ogni mia aspettativa comportamentale; anzi, la stavo proteggendo da me stesso.
-Mi sto mettendo… ich… pigiama-, rispose perplessa, puntando i suoi occhi color cioccolato nei miei.
La fissai per un minuto, cercando di reprimere ogni istinto di saltarle addosso perchè i suoi occhi languidi a causa dell’alcol mi stavano facendo impazzire. Con le mani feci pressione sui suoi polsi per rimettergli a posto la maglia.
-Fallo, ma quando non ci sono, oppure vai in bagno-, commentai girandomi frettolosamente. Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, contraendo i denti e sentii il mio cuore galoppare impazzito.
“Ti prego non mettertici anche tu…”, pensai portandomi una mano al petto. Sembrava volesse uscire per quando battesse forte. Ero in preda ad un infarto?
Le lasciai un po’ di tempo in cui la sentii sedersi di nuovo sul letto, ma poi nessun altro spostamento.
-Hai finito?-, chiesi impaziente di aspettare.
Non mi rispose e domandai di nuovo: -Hai finito? Perché non mi rispondi!?-.
Non mi rispose ancora, ma non potevo non sapere, così anche se preoccupato e in colpa per ciò che forse avrei visto, sbirciai girando leggermente la testa.
Senza sorprendermi, bensì preoccupandomi per la sua espressione assorta nel vuoto, la trovai ancora seduta sul letto. Mi girai e la fissai come se studiando il suo volto, avrei potuto leggergli i pensieri.
-Ti amo, Hyun Joong...-, disse continuando a guardare davanti a lei.
-Come?-, domandai sgranando gli occhi per poi scuotere la testa freneticamente.
“Sogno o son desto? L’ha detto veramente, non me lo sono immagianto!”, pensai precipitandomi a mettermi in ginocchio di fronte a lei. Se l'alcol faceva dire la verità alla gente, allora quella era la mia sera fortunata.
-Ripeti...-, dissi sorridendo per la felicità improvvisa. A quelle parole il mio cuore sarebbe potuto schizzare via dal petto in un secondo.
Ilaria mi guardò e sorrise stupidamente incontrando i miei occhi: -Ti amo... –ripeté- ma… tu sei troppo stupido per accorgerti di quello che hai di fronte. Preferisci andare dietro alle ragazze come Krystal. Sai... volevo davvero dimenticarti e seguire i consigli di Kibum, ma a quanto pare non mi riesc... ich.. bene-, continuò scrollando la nuca, per poi cadermi sulla spalla come un sacco di patate.
La presi fra le braccia, tirandola in piedi con me e l’abbracciai, sicuro che poi non avrebbe comunque ricordato nulla. La strinsi a me e la felicità mi avvolse, mentre sorridevo da solo nella fioca luce che la piccola abatjour sul comodino emanava.
Odorai a lungo il suo profumo e non potei fare a meno di chiudere gli occhi per godere di quel momento che in altre situazioni mi sarebbe sembrato troppo smielato e romantico, ma che mi stava facendo sentire di nuovo vivo.
La presi in braccio quando mi accorsi che le gambe le cedevano per il sonno e notai che si fosse addormentata. Ancora una volta, quando la guardai in viso, la vicinanza mi fece rabbrividire e avere l’irrefrenabile tentazione di sfiorare le sue labbra con le mie, ma resistetti; mi accontentai si accarezzarle dolcemente una guancia con una mano e di adagiarla nel letto.
Le rimboccai le coperte e dopodiché presi una sedia per sedermi accanto a lei. Era bello osservarla dormire così, nel silenzio e nella tranquillità della notte, e mi domandai seriamente se un giorno all’altro l’avrei guardata così dolcemente da un’altra prospettiva.
Le presi una mano e l’accarezzai, disegnando piccoli cerchi distrattamente, mentre la guardavo dormire profondamente. Le baciai il dorso delicatamente e diedi una rapida occhiata all’orologio: era mezzanotte e probabilmente tutti gli studenti stavano rientrando in albergo.
In fondo quella serata non era poi andata tanto male per noi, o almeno per me. Eravamo riusciti a raddrizzarla e a conferirgli una nuova magia di cui non mi sarei stancato facilmente per tutto il tempo che saremmo rimasti in Italia.
Tornai a guardarla e posai la testa sulla mie braccia conserte, poggiate sul letto. Rimasi così per un bel po’, fin quando i miei occhi, stanchi e imploranti di chiudersi, cedettero.
Quella sera, nonostante tutto, non avevo pensato a nulla se non a lei. Niente: né la mia famiglia, né i miei amici, né tanto meno a mio padre che avrei rivisto senz’altro entro poco tempo. Eravamo solo io e lei. Due persone, ma in quel momento una cosa sola.
“Saranghae…”, pensai abbandonandomi alle braccia di Morfeo.
 
***
Mi svegliai con un tremendo mal di testa a causa della serata precedente. Mi ero ubriacata, era chiaro, ma non ricordavo quasi nulla. Ricordavo di Hyun Joong che mi adagiava sul letto, di Hyun Joong che mi prendeva in giro, di Onew che chiedeva a Hyun Joong di riaccompagnarmi in albergo il prima possibile e di prendersi cura di me. Nulla di più. Il resto della mia memoria era offuscata e torbida.
Restai per un po’ con gli occhi chiusi, per non aggravare il mio stato appena sveglia, poi cercai di aprirli lentamente, poiché sentivo le palpebre pesanti. Fissai il soffitto prima di decidermi e mettermi a sedere sul letto.
-Aigoo... che tremendo mal di testa...-, mi lamentai assonnata.
Mi tirai su con la schiena e feci forza sul letto con le braccia per arrivare a poggiarmi con la schiena sulla sponda; con gli occhi ancora mezzi chiusi, sfiorai accidentalmente qualcosa di morbido e caldo. Spostai poco la nuca e trovai Hyun Joong che dormiva con le braccia conserte appoggiate sul letto, accanto a me. Dormiva placidamente:  il suo petto si contraeva e si rilassava nel respirare cautamente nel sonno, mentre i suoi occhi grandi e mandorlati erano ben serrati. Sembrava un tenero bambino che aspettava solo di essere portato nel proprio letto, per dormire ancora meglio di ciò che stava facendo.
“Chissà che cos’è successo ieri sera…”, pensai.
Per me quella figura dolce e tranquilla rappresentava molte sofferenze, discussioni e litigi, ma al contempo impersonava anche l’angelo che avrei voluto al mio fianco. L’angelo nero che avevo conosciuto e che mi aveva strappato il cuore senza pietà, facendolo interamente suo. L’angelo che amavo con tutta me stessa.
"Se solo tu fossi così tutto il giorno, Hyun Joong... ti amerei più di quanto ti amo ora...", pensai guardandolo e le mie labbra si curvarono  in un sorriso.
Allungai una mano verso il suo viso, spostandogli la frangia dalla fronte. Il viso roseo e paffuto era tremendamente tenero, ed ebbi l’irrefrenabile voglia di accarezzargli i capelli come se fosse mio, ma… sapevo che non potevo, che non avrei mai potuto, perché per lui ero solo un oggetto con cui giocare fin quando non gli sarei più servita. Sapevo anche che in quel momento non avrei dovuto intenerirmi, lasciando che il mio cuore si sentisse felice di vederlo vicino a me, e che quando si sfosse svegliato avrei dovuto combattere con me stessa pur di non pensare a quegli istanti, ma non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso. Sentivo che qualcosa era successo la notte prima, ma proprio non riuscivo a ricordami niente, se non qualche flash prima della sbronza.
Lentamente vidi i suoi occhi crucciarsi e il suo viso incupirsi, fino a far comparire una piccola ruga fra gli occhi infastiditi da qualcosa che era nei limiti della mia comprensione.
"Fai brutti sogni, Hyun Joong?", mi domandai inclinando la testa di lato e guardandolo dolcemente.
Conoscevo bene quegli occhi turbati, spesso li avevo visti così a causa mia, ma qualcosa mi diceva che in quel momento la causa di quel turbamento non ero io.
Allungai di nuovo la mano verso di lui, lentamente, e con la punta dell’indice toccai quella piccola ruga fra i suoi occhi. Lo vidi rilassarsi e riassumere l’espressione pacifica precedente a poco a poco.
“Così va meglio…”, pensai sorridendo, mentre ritraevo la mano.
-Mmh…-, mugolò nel sonno e credetti che si stesse svegliando, perché si mosse e contrasse il viso in un mezzo sorriso, ma non fu così. Lo sentii sospirare sonoramente e poi ricadere nel sonno, come se non fosse successo nulla.
“Hai il sonno pesante, eh? Va bene. Dormi ancora un po’. Non so perché ma penso che tu ti sia meritato un po’ di riposo”, senza far rumore sgusciai fuori dal letto.



{Spazio Alue! :D}
Maaaaaa Ciao a tutti!!!! :D Scusate il ritardo (per tutti quelli che mi hanno chiesto con INSISTENZA di pubblicare XD), ma sono perfettamente in orario u.u Ebbene: ABBIAMO PARTORITOOO!!! YEEE! *^* Non viene anche a voi da piangere!? GNAHA *^* Sì, lo so u.u siamo solo a metà dell'opera per questi due, ma non temete finiranno presto le preghiere per farli mettere insieme (e sarà piuttosto divertente, fidatevi di me *Facepalm*). Un pollice in su per la protagonista che, anche se inconsciamente, ha rivelato il suo amore! YUHUUU! E che altro? Eh, niente, ci rivediamo venerdì prossimo con un nuovo capitolo e, MI RACCOMANDO, lasciate un PICCOLISSIMO, ma PICCOLO, eh, commentino xD
Grazie per aver letto! ^.^
Un bacio a tutti! 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***


Capitolo XXI
 
Quella mattina mi ero svegliata con Hyun Joong accanto al letto e l’avevo osservato a lungo prima di alzarmi. Avevo sentito il cuore battere nel vederlo dormire accanto a me dolcemente,  ma nel contempo mi ero chiesta perché l’aveva fatto e cosa fosse successo la notte prima.
Forse voleva assicurarsi che stessi bene e non facessi stupidaggini durante la sbronza, ma a che pro? Non era forse lui quello egoista e senza cuore?
Dopo essere sgusciata fuori dal letto in silenzio, presi una pasticca che mi ero portata per placare il mal di testa incombente e mi cambiai i vestiti della serata precedente, indossando una comoda tuta per quel giorno, perché avremmo dovuto girare Roma da capo a fondo. Mi sciacquai il viso e notando le occhiaie decisi di usare un po’ di correttore. Legai i capelli in una coda, allacciai le scarpe da ginnastica e un poco tempo fui pronta.
Uscii dal bagno, aspettandomi che si fosse già svegliato, ma non fu così: Hyun Joong dormiva ancora tranquillamente col viso sul mio letto. Sorrisi, poggiandomi allo stipite della porta e lo contemplai, come si contempla qualcosa d’inestimabile valore. Mi chiesi ancora una volta cosa fosse accaduto la sera prima, cercando di ricordare, ma niente. Non riuscii a cavare un ragno dal buco.
Sospirai guardandolo e sobbalzai sentendo la sveglia dell’albergo squillare. Alzai la cornetta e la riposi, stoppando l’allarme, e mi avvicinai a Hyun Joong che non dava segni di aver sentito qualcosa.
-Joong… devi svegliarti, la sveglia ha suonato-, dissi scuotendolo delicatamente per una spalla.
Hyun Joong grugnì nel sonno e si girò dall’altra parte. Era colpa del fuso o aveva proprio il sonno pesante?
-Hyun Joong, devi alzarti-, continuai scuotendolo leggermente più forte.
-Mmh..hpf….-, mugolò togliendo la mia mano da sopra la sua spalla.
Sbuffai e mi sguardai intorno, per poi tornare a guardarlo. M’irritava anche mentre dormiva, era incredibile!
-Hyun Joong è tardi!-, strillai ma non diede segni di vita.
-ALZATI, JOONG! O giuro che uso l’acqua gelida per svegliarti!- , gridai.
“Ma perché perdo tempo così? Posso anche lasciarlo dormire fin quando vuole e farà anche tardi. Sarebbe piacevole una vendetta, no? –pensai- Allora perché mi sento in debito?”.
-Hyun Joong, per favore, è tardi!-, dissi dandogli piccoli schiaffetti sul viso. Niente di niente.
Mi stavo arrabbiando, perciò andai in bagno e feci come promesso: riempii un bicchiere di plastica, in dotazione dell’albergo, d’acqua e tornai da lui.
-YHA! Alzati o al mio tre rovescio il bicchiere!-, strillai.
-Ancora cinque minuti, mamma…-, disse con la voce impastata di sonno, girandosi col viso dall'altra parte.
-Uno…-.
Hyun Joong non si mosse.
-Due…-.
Continuò a dormire beatamente, non curandosi del pericolo.
-TRE!-.
Rovesciai l’interò bicchiere sulla testa di Joong e meno di cinque secondo l’acqua gelida lo svegliò, entrandogli nel naso.
-Coff! Coff!-, tossì, alzandosi in piedi di corsa e ritrovandosi con i capelli bagnati. L’osservai riprendersi, lasciandogli capire dov’era e cosa stava succedendo, e dopo poco mi guardò stralunato.
-Ma che…?-, domandò.
-Buongiorno, Bello Addormentato! -esclamai sarcastica con ancora il bicchiere ancora in mano- Sono le dieci e un quarto e tu hai ancora tre quarti d’ora per prepararti! Ma scordati di essere alzato nuovamente domani mattina!-, continuai sbattendo il bicchiere sulla scrivania della stanza. Presi al volo lo zaino già pronto da sopra al letto e mi avviai alla porta.
-Ma buongiorno anche a te! Che cosa c’è? Ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto?!-, domandò sarcastico quand’ebbi messo la mano sulla maniglia. Non risposi e lo ignorai aprendo la porta.
-”Grazie per avermi riaccompagnato in albergo quando ne avevo bisogno, Hyun Joong! Sei stato molto gentile!” Fai il bravo ragazzo e ti ritroverai nel mezzo di una sceneggiata dove TU sei la vittima! Tzè…-, lo sentii bofonchiare quando uscii nel corridoio. Quindi era stato lui a riaccompagnarmi in hotel? Dovevo saperne di più e probabilmente mi sarei dovuta scusare anche con gli altri per il mio pessimo comportamento della sera prima.
Sorrisi nel sentire Hyun Joong parlottare così e mi diressi nell’hall per la prima colazione all’italiana.
La sala da pranzo dell’hotel era divisa per tavoli, diversamente dalla lunga tavolata del “Colosseo Pub”, così ogni gruppo poté dividersi a suo piacimento. Fortunatamente un tavolo fu abbastanza grande per contenere sia gli SHINee.
Non erano ancora arrivati in molti, ma mi stupii di vedere già alzato Jonghyun, probabilmente merito di Kibum. Presi una tazza al banco della colazione e la riempii con della cioccolata calda, poi presi un piatto in cui misi dei deliziosi biscotti e dei cereali.
-Buongiorno-, dissi sedendomi al tavolo accanto a Taemin.
-Buongiorno…-, biascicò mio fratello, girando il cucchiaino nel latte. Aveva due occhiaie profonde e gli occhi ancora mezzi chiusi, ma nonostante tutto stava bene se non fosse stato per gli sguardi truci che ogni tanto Federica gli lanciava da di fronte.
-Buongiorno, Yaya-, disse Onew in tono piatto, arrivando subito dopo di me.
Taemin era altrettanto stanco e Sara non aveva l’aspetto di una che è contenta della serata trascorsa, immaginai quindi che chiedere scusa sarebbe stato arduo e difficile; specialmente in un clima di così tanta tensione.
Versai i cereali nella cioccolata calda e li mischiai, facendoli ammorbidire, poi silenziosamente cominciai a mangiare, intravedendo Kibum e Minho arrivare con i loro piatti.
-Buongiorno a tutti!-, esclamò felice e contento Key, mettendosi a sedere. Nessuno gli rispose, a parte me, così anche lui avvertì l’aria relativamente tesa.
-Oh, andiamo ragazzi siete morti già il primo giorno di vacanza!?-, continuò Kibum entusiasta.
Onew alzò gli occhi su Key e lo fulminò, masticando lentamente un biscotto. Non l’avevo mai visto così: -Vorrei sapere cosa avresti fatto tu al posto mio e degli altri al mio posto se ti saresti ritrovato con la metà dei tuoi amici ubriachi e da riportare in hotel senza che nessuno se ne accorgesse!-, disse ingurgitando.
-Per una volta che ho alzato il gomito dobbiamo fare una tragedia?-, domandò disinvolto Kibum.
-No, figurati!-, intervenne Sara sarcastica.
-Scusaci, Hyung…-, mormorò Taemin sinceramente provato.
Li guardai uno ad uno e quando Taemin parlò, capii che quello era il momento per chiedere scusa a mia volta: -Scusaci, Onew…-, mormorai.
-Non preoccupatevi, è il dovere del leader è cercare di mantenere la calma e non uccidere chi ha colpa-, commentò benevolo Onew, guardandoci. Sembrava che ce l’avesse solo con Kibum e Jong.
-Onew…-, cominciò Jong.
-Non chiedere scusa a me, chiedilo a Federica come già ha fatto Taemin con Sara. Sono loro che vi hanno sopportato per tutta la serata. Io sono dovuto stare appresso a Key-, lo fermò Onew con gli occhi fissi su di lui. Sorseggiò del latte caldo che aveva e trucidò Key.
-Quindi ce l’hai solo con me?-, domandò Kibum offeso.
-Si, Key, perché tu hai dato il via a quel putiferio e Jong ti ha seguito!-.
-Stupido…-, mormorò Feffe a denti stretti.
-Yha… scusami, baby-, disse Jong puntando gli occhi colpevolmente su di lei. Federica sospirò e lo guardò intensamente, come se volesse comunicargli qualcosa con lo sguardo, così li lasciai cuocere nel loro brodo e tornai a Key e Onew.
-E va bene, scusami! E’ stata tutta colpa mia, lo riconosco!-,  esclamò Key irritato.
-Scuse accettate…-, disse Onew sorridendo trionfante da dietro la sua tazza di latte. Finì di berne il contenuto e aspettò noi altri. Nel contempo mi guardai intorno per vedere se tutti erano scesi, ma solo pochi ragazzi erano già pronti come noi.
Da lontano intravidi Hyun Joong, con la seguito il suo gregge, fare ingresso in sala. Cercai di nascondere un sorriso nel vederlo allegro e pimpante come mai era stato e mi domandai da dove arrivasse tutta quella allegria. Hyung Jun e Young Saeng si accorsero del mio sguardo e mi salutarono con la mano, sorridenti. Non potei fare a meno di ricambiare il saluto.
-Già, meno male che lo hai capito! E se non fosse stato per voi tre idioti, non ci saremmo dovuti preoccupare anche per Yaya…-, sbottò Minho ad un certo punto riportandomi al mio tavolo.
-Di Yaya? Che centra mia sorella ora?-, domandò Jong. Federica sospirò, alzando gli occhi al cielo e scosse la testa rassegnata, ma Jong ci guardò non capendo.
-Secondo te perché ho chiesto scusa anch’io a Onew?-, domandai ironica.
-Non lo so?-,  continuò Jong.
Onew, il quale aveva incrociato le braccia al petto mentre aspettava che finissimo, mi guardò sorridente e poi guardò Jong: -Non potevo pensare a tutto io, perciò ho chiesto aiuto al primo che mi è capitato sotto mano-.
-Cioè, chi?-, domandarono in coro Jong e Kibum.
-Kim Hyun Joong-, disse Onew scrollando le spalle. La situazione sembrava farsi sempre ilare.
Fra tutti gli SHINee, Onew era sempre stato quello che aveva creduto di più in Hyun Joong. Kibum, durante la settimana di vacanza che avevamo trascorso insieme, mi aveva spiegato che Onew pensava fermamente che tutti i comportamenti di Hyun Joong fossero dati da un motivo ben preciso, e cioè cercare di nascondersi dietro questi per non soffrire. La maggior parte di noi però non era dello stesso parere.
-A HYUN JOONG!?-, strillò Jonghyun scattando in piedi non appena sentì il nome. Il suo acuto fu tanto forte che metà sala si girò a guardarci, compreso il diretto interessato e tutti i SS501.
"Vi prego, sotterratemi!", pensai facendomi piccola, piccola sulla sedia.
Mi guardai intorno imbarazzata e abbassai lo sguardo quando mi sentii tutti quegli occhi addosso. In particolar modo perché notai lo sguardo malizioso di Jung Min fisso su Hyun Joong, il quale sorrideva nella mia direzione. Che cos’era successo la sera prima per meritarmi certi sguardi?!
Federica, più imbarazzata di me, lo fece risedere e Jong guardò incredulo Onew: -Come… che cos’ha fatto per aiutarti?-, domandò.
-Gli ho chiesto di riportare in hotel Ilaria-, rispose tranquillamente Onew.
Jong mi guardò e io ricambiai lo sguardo, mordendomi un labbro e sentendomi presa sotto osservazione. Poi chiese: -Che cos’è successo dopo?-.
-Non lo so, non mi ricordo niente…-, risposi abbassando lo sguardo.
Kibum era rimasto senza parole e da subito aveva preso a scrutarmi, cercando di capire lui stesso cosa fosse successo, ma il brutto era che nemmeno io sapevo cosa fosse accaduto veramente.
-Come? Come non ti ricordi niente? Eri così ubriaca!?-, continuò Jong.
Annuii e lo guardai, pensando: “Perdonami, Jong…”.
-Calmati, Jong. Sono sicuro che non sia successo niente. Mi fido di Hyun Joong-, commentò sincero Onew, mentre tutti ritornavano a pensare ognuno al loro tavolo.
-Lo spero tanto per te… Non mancherò di chiederlo a lui stesso però, perché io non mi fido per niente!-, Jong uccise Onew con lo sguardo, ma questo lo rimbeccò: -Io credo che non ti dirà nulla, proprio perché sei così sconvolto. Conosci bene Hyun Joong e quando si sente attaccato non fa altro che attaccare anche lui. Non mi stupirei se ti raccontasse ciò che non è successo-.
Jong fece una pausa, pensando alle parole di Onew e rimase in silenzio, mentre Key finì la sua tazza di latte. La posò sul tavolo, si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò: -Ci vediamo dopo. Devo preparare lo zaino-, disse andandosene.
Lo seguii con gli occhi e intuii che qualcosa in lui non andava. Scomparve dietro la porta della sala da pranzo.
“Kibum… che cos’hai?”, mi domandai.
 
*°*°*°*°*
Quella mattina, dopo esser stato vittima di Yaya in un risveglio… ghiacciato, e dopo aver assistito al teatrino in sala da pranzo dell’hotel, passò piuttosto velocemente.
Rhee, prima di uscire, ci aveva informati che l’ultima sera che avremmo trascorsi in Italia, l’hotel organizzava un ballo per tutti gli inquilini, così noi tutti fummo invitati. Per l’occasione ci saremmo dovuti vestire bene, ma non come se fosse stata una serata di gala, sarebbe andato bene anche un semplice vestito per le ragazze e una camicia per i ragazzi.
La prima tappa della giornata fu Castel Sant’Angel e spendemmo quasi mezza giornata li dentro prima di poterne uscire. Rhee ci spremette tutti fino all’ultima goccia e ci obbligò a stare attenti fin quando non fummo arrivati sulla terrazza per poter godere finalmente di un bellissimo panorama diurno.
Nel tempo in cui però fummo costretti a seguire, non mancarono i problemi: Krystal mi si attaccò addosso come se fossi il suo ragazzo, portandomi a braccetto ovunque e senza ritegno, provocando un cattivo umore a Ilaria. La vedevo infatti sempre più cupa ad ogni “Oppa” che Krystal mi rivolgeva e non potevo fare a meno di ammonirla.
Ovviamente non mancarono nemmeno i SS501 a punzecchiarmi e a chiedermi cosa avrei fatto in quei giorni, specialmente Jung Min e Hyung Jun mi stettero alle costole come paparazzi incalliti.
-Quindi ti dichiarerai, immagino!-, sorrise Jung Min osservando un quadro in una sala, quando Tiffany mi ebbe liberato per qualche minuto da Krystal. Santa donna! Per quanto fosse appiccicosa e non la vedessi di buon occhi dopo ciò che aveva combinato con Young Saeng, non potevo fare a meno di adorarla quando allontanava la sua migliore amica da me!
-Non so… l’ho infastidita così tante volte che se aprissi il mio cuore in qualsiasi momento, ormai mi riderebbe in faccia. Non credo che possa credere più alle mie parole-, dissi con un filo di tristezza nella voce.
Ai ragazzi non avevo detto nulla di ciò che era successo nella stanza, perché mi sembrava troppo bello per essere vero, ma nel contempo avevo realizzato che il mio vecchio comportamento mi aveva messo in cattiva luce agli occhi di Ilaria che adesso, anche se innamorata, avevo capito combattesse contro se stessa pur di non credere più ad una parola che dicevo. Dovevo quindi cercare un modo per riacquistare silenziosamente la sua fiducia, e sapevo che non sarebbe stato facile. Ai SS501 avevo raccontato solo che l’avevo riportata in stanza e una volta messa a dormire, mi ero addormentato anch’io, esausto per averla rincorsa ovunque.
-Perché non provi semplicemente ad essere te stesso, Hyun Joong?-, domandò Hyung Jun che aveva sentito ed era arrivato in aiuto a Jung Min. Quei due si muovevano a coppia!?
-Non ci riesco…-, ammisi seguendo la folla che si stava spostando in un'altra stanza.
Kyu Jong e Young Saeng erano davanti a Rhee e ascoltavano interessati la lezione, ma io avevo altri problemi per la testa. Jung Min e Hyung Jun, invece, erano semplicemente curiosi.
-Come non ci riesci? Joong… sei sempre stato bravo a esternare i tuoi sentimenti! Ora che ti succede?-, domandò preoccupato Jung Min.
-Si è calato troppo nella parte del “bad boy” e ora non riesce più ad emergere-, commentò Hyung Jun al mio posto, con una marcata ironia.
-Jun…-, gli lanciai un’occhiataccia e questo mi sorrise dolcemente, comprendendo il mio stato d’animo e la mia preoccupazione.
-Ascoltami, Joong, almeno per questa volta segui i consigli dei tuoi amici. Kyu Jong e Jung Min hanno ragione, devi semplicemente essere te stesso con lei…-.
-Vedi? Anche Jun te lo sta dicendo!-, commentò Jung Min con una carica di vitalità, interrompendo per un istante Hyung Jun. Quest’ultimo sorrise e continuò: -…so che sei sotto pressione adesso, perché lei non vuole più saperne di te, ma sono sicuro che lei qualcosa lo prova. Nonostante tutto hai il tuo fascino e… i suoi occhi quando ti guardano parlano chiaro-.
Hyung Jun aveva spostato lo sguardo e la stava guardando da lontano, mentre lei ascoltava attenta la spiegazione di Rhee, e i suoi occhi erano palesemente tristi. Non l’avevo mai visto così, neanche quando all’inizio dell’anno avevo litigato con lui, per la storia di sedurla solo per il solo scopo di allontanare Jong dagli SHINee. Provai una sorta di pena per Hyung Jun, perché se non mi fossi messo in mezzo forse quel giorno sarebbero già stati fidanzati.
All’improvviso una domanda mi balenò in testa nel vederlo così e non potei fare a meno di rivolgergliela: -Jun… -esitai, ma poi continuai- tu provi ancora qualcosa per lei, non è vero?-. L’ultima volta che avevo parlato con lui di lei era stato a Natale e mi aveva detto che si sarebbe fatto da parte per lasciarmi campo libero, ma non sapevo cosa avesse provato poi.
Hyung Jun sorrise amaramente e guardò per qualche secondo a terra, poi incontrò il mio viso: -E’ evidente?-, domandò.
-Abbastanza-, ammisi stringendomi nelle spalle. Jung Min, nel frattempo, si era spostato davanti, richiamato da Kyu Jong che probabilmente doveva chiedergli qualcosa.
Jun sospirò e tornò a guardarla: -Si, provo ancora qualcosa per lei. Lo sento ogni volta che mi rivolge un sorriso e credo che lei sospetti qualcosa, ma faccio di tutto pur di dimostrarle il contrario. Non sono mai stato io quello che le ha fatto battere il cuore… lo sapevo fin dall’inizio; ma a quel tempo tu eri propenso a farle del male, perciò ho dovuto proteggerla anche se da lontano-, disse malinconico.
Le sue parole mi colpirono, ma non mi sentii geloso, tutt’altro: mi sentii davvero male per tutto ciò che avevo fatto. Però una cosa mi colpi più delle altre: Hyung Jun aveva capito sin dall’inizio l’interesse che lei nutriva nei miei confronti?
-Scusa, lo sapevi fin dall’inizio?-, domandai.
Hyung Jun sorrise divertito ed esclamò: -Già! Ti ricordi quando sono uscito con lei?-, domandò.
Feci per un secondo mente locale e poi ricordai la notte in cui al parco li avevo visti abbracciati e perciò me n’ero andato di fretta. Annuii.
-Beh, quella sera siamo finiti a parlare di te, per merito suo. Mi ha chiesto com’eri veramente. Insomma… voleva sapere com’eri quando non sei scontroso-, rispose non curante.
-E tu cosa le hai detto?-, domandai.
-Gli ho descritto la persona che sei, Joong. Le ho fatto capire che tutto quello che facevi era solo apparenza, ma in fondo sei buono più di chiunque altro-, rispose serio.
Fissai Hyung Jun per un lungo ed interminabile momento in cui capii tutti i suoi sforzi per reprimere ogni sentimento, e glie ne fui grato.
Poco dopo sorrisi: -Grazie, Hyung Jun-.
-Per cosa?-, domandò lui sorpreso.
-Per essermi rimasto amico, nonostante tutto. Miane…-, gli sorrisi pentito di tutto ciò che gli avevo inflitto.
Hyung Jun scollò le spalle e mi sorrise a sua volta: -Non avrei comunque avuto speranze, lo sai! Farò meglio a guardarmi in giro, ma tu sii te stesso. A lei piacciono le persone sincere…-, ammiccò.
Avevo intenzione di seguire i consigli dei miei migliori amici e così, una volta liberi sulla terrazza, provai ad avvicinarla.
 
*°*°*°*°*
Dopo la lunga lezione estenuante, ma comunque interessante, di Rhee, ci ritrovammo tutti sulla terrazza a godere un panorama a dir poco mozzafiato. Ero felice di essere li, perché la mia città mi stava sorridendo proprio come io facevo con lei.
Kibum e Jong corsero a scattare quante più foto poterono, chiamandoci a raccolta uno per uno per una di esse e quando fu il mio turno sorrisi all’obbiettivo, improvvisando una faccia divertente.
-Che carina!-, commentò Key allegro, mostrandomi la foto.
-E’ vero! Non è venuta male!-, sorrisi e lo guardai, per poi girarmi e appoggiarmi con le braccia alla ringhiera in marmo della terrazza.
Kibum continuò a scattare qualche foto e poi mi raggiunse, appoggiandosi anche lui: -Allora? Che mi racconti? Sei contenta?-.
Gli sorrisi: -Sono contentissima, Key! Non immagini quanto!-.
-Bene, mi fa piacere vederti finalmente con il sorriso-, osservò compiaciuto.
Guardai San Pietro da quella vista e poi spostai la visuale su Kibum, notandolo con un gran sorriso perso nel vuoto davanti a sé. Chissà che cosa gli era preso quella mattina.
-E tu? Sei contento?-, domandai.
-Mmh? –si girò a guardarmi- Oh, si che sono felice!-, esclamò.
-Allora… se posso chiederlo, che cos’avevi sta mattina?-, domandai perplessa.
-Quando?- domandò facendo finta di niente con la sua aria da diva.
Lo guardai di sottecchi e gli diedi una leggera gomitata: -E dai, Kibum. Lo sai… sta mattina quando sei andato via senza dire una parola. Dopo aver sentito di me e Hyun Joong-.
Il sorriso di Kibum si spense a poco a poco e in un attimo si rattristò, assumendo la stessa espressione neutrale che aveva avuto a colazione: -Niente-, mentì.
-Key…-, lo rimbeccai ammonendolo.
Il ragazzo sospirò e mi guardò, trafiggendomi con i suoi occhi felini: -Sono preoccupato, tutto qui!-, ammise.
-Per cosa?-, domandai.
-Per te. Ieri sera eri ubriaca a causa mia e Hyun Joong ti ha riaccompagnata in stanza in quello stato. Non mi è piaciuta come cosa, specialmente perché non mi fido di lui insieme a te nello stesso posto-, rispose amareggiato e con una nota di fastidio nella voce.
-Non è successo niente, Key-, lo rassicurai.
-E come fai a saperlo? Hai detto tu stessa che non ricordi nulla!-, esclamò irritato.
Sospirai e abbassai lo sguardo, cercando cosa dire per rassicurarlo. Era vero, non ricordavo niente della serata precedente, ma avevo qualche flash se pur non tanto chiaro. Ero sicura che Hyun Joong si fosse comportato bene. E poi… mi ero svegliata integra e ancora vestita. Ciò avvalorava di più la mia tesi!
-Kibum, sono sicura che non sia successo nulla per un valido motivo-, dissi tornando a guardarlo.
-Cioè?-, chiese isterico e io risi del suo nervosismo.
-Mi sono svegliata con i vestiti di ieri sera e Hyun Joong era seduto su una sedia accanto a me che dormiva ancora. Inoltre ho qualche flash, ma nessuno di questi implica me e lui a…-.
-Aah! D’accordo, d’accordo, va bene! Ho afferrato il concetto! Non andare oltre. Voglio fidarmi di lui per sta volta. Se tu lo fai, allora lo farò anch’io-, disse troncando ciò che stavo dicendo. Sembrava più sereno ora e ne fui felice.
Per un momento Kibum mi sorrise dolcemente, poi però fu richiamato da Jonghyun per una foto di gruppo insieme agli Shinee. Lo lasciai andare e rimasi a contemplare ancora un po’ quel panorama, socchiudendo gli occhi e godendo di quel paradiso.
Chissà perché chi abita qui vuole a tutti i costi andarsene a vivere all’estero. Io ci tornerei a vivere anche domani… mi manca talmente tanto l’Italia!”, pensai con una punta di nostalgia nel cuore. Riaprii gli occhi e sospirai sonoramente ancora con qualche pensiero per la testa.
-Ehi…-, sentii una voce gentile accanto a me decisamente familiare, ma non mi ero accorta che qualcuno si fosse avvicinato.
Girai la testa e incontrai gli occhi di Hyun Joong, grandi, belli ed espressivi. Il mio cuore ebbe un balzo, perché non mi aspettavo di trovarlo lì; lo avevo lasciato nelle grinfie di Krystal appena entrati a Castel Sant’Angelo per seguire bene la lezione di Rhee e allontanare la gelosia.
Ciò che mi chiesi però era perché mi sorrideva indisturbato e dolcemente, come se fossi… qualcuna da corteggiare con cura e da non far scappar via. Era appoggiato alla ringhiera in marmo proprio come me e la cosa mi irritò, perché pochi secondi prima al suo posto c’era qualcuno di molto più desiderato.
Alzai un sopracciglio, immaginando che fosse una nuova tattica, e guardai di fronte a me sospirando: -Ciao, Hyun Joong-, risposi senza troppo entusiasmo.
-Come va il secondo giorno di vacanza?-, domandò gentilmente e sentii che stava dosando le sue parole. Perché? Non l’aveva mai fatto!
-Bene, molto bene. Sono interessata a tutto ciò che mi viene proposto di questa città-, risposi apatica.
-Bene. Mi fa… piacere-, commentò e lo vidi annuire impacciato.
Sbuffai e mi alzai dalla ringhiera, per poi poggiarmi di spalle e guardarmi intorno. Incontrai lo sguardo di Key, che da lontano mi stava osservando e gli sorrisi dolcemente per informarlo che tutto era a posto.
“Tranquillo Key, so badare a me stessa”, pensai.
-Ieri ti sei presa una bella sbronza-, sentii commentare Hyun Joong dopo un po’ e aveva di nuovo assunto la mia stessa posizione, solo incrociando le braccia. Stavo impazzendo o davvero fissava Key trucemente?
-Già… a proposito, grazie per avermi riaccompagnata in stanza illesa-, commentai ironica, ricordandomi che ancora non l’avevo ringraziato e che quella mattina me l’aveva fatto notare prima di uscire dalla stanza. Ero rimasta un po’ sorpresa del fatto che non ci avesse provato con me in quelle condizioni. Forse una parte della sua coscienza è affiorata inaspettatamente.
-Prego, non c’è di che-, disse sorridendomi dolcemente.
Girai la testa nella sua direzione per chiedergli cosa fosse successo la sera prima, ma quando incontrai di nuovo i suoi occhi, rimasi con la bocca mezza aperta. Aveva sfoderato uno dei suoi sorrisi dolcemente devastanti e il cuore aveva preso a battere improvvisamente più veloce.
Abbassai lo sguardo e a lui non sfuggì il rossore delle mie guance: -Tutto bene?-, domandò divertito.
-Stupido…-, mormorai irritandomi e recuperai un po’ di buon senso. Senza staccare gli occhi dagli Shinee per paura d’incontrare di nuovo i suoi, domandai: -Joong… non ricordo nulla di ieri sera. Che cos’è successo esattamente?-.
Hyun Joong fece una pausa, nella quale notai che stava raccogliendo qualche idea da rifilarmi, e poi disse: -Beh, non molto, a parte il fatto che ti ho dovuta sopportare mentre urlavi ai quattro venti che io non ero tuo fratello e che volevi tornare al più presto in hotel per riabbracciarlo… –a quelle parole arrossii violentemente, immaginando la grande figura che avevo fatto- …ma se vuoi sapere esattamente che cosa è successo in camera…-, continuò lasciando cadere il discorso.
Che stava farneticando!? Non era successo nulla la notte precedente! Non che io… o si? Era successo? Davvero avevo…
La mia testa scattò verso di lui, sgranando gli occhi, e incontrai il suo sguardo divertito e pungente allo stesso tempo. In cuor mio sperai che nelle sue parole non ci fosse nemmeno un briciolo di verità e farfugliai: -Quindi… vuoi dire che…?-.
Il ragazzo cercò di trattenere una risata, evidentemente divertito dalla situazione, e a quel punto sbottai: -Smettila di prenderti gioco di me e dimmi che cos’è successo!-,
Hyun Joong scoppiò in una sonora risata e mi guadò con un sorriso smagliante che mi fermò il cuore: -Non abbiamo fatto assolutamente niente! Vuoi smetterla di preoccuparti? Ti si legge chiaro in faccia!-, esclamò dolcemente.
Tirai un sospirò di sollievo, arrossendo per le sue parole premurose.
Allora hai fatto il bravo?”, mi domandai sorridendo a me stessa.
 Subito dopo lo incenerii con lo sguardo, poiché continuava a guardarmi insolitamente come se fossi una dea. Non mi piaceva quello sguardo perché mi faceva sentire come se solo io fossi la solo desiderata. E invece… tutt’altro.
“Come mai tanto zucchero oggi?”, pensai acida.
-Stupido…-, mormorai senza che mi sentisse.
Da lontano vidi arrivare Tiffany, con Krystal alla carica, e una fitta mi colpì nel momento in cui la sentii cinguettare: -Oppa!-, tanto felicemente e ancorarsi come una cozza ad uno scoglio al suo braccio.
Ingelosita e, vedendo che Hyun Joong assecondava tutti i suoi lamenti smielati, innervosita, mi allontanai stizzita.
“Brava, stupida! Ecco cosa succede a credere che quei sorrisi sono rivolti solo a te!”.
Raggiunsi gli Shinee e Key, capì il mio stato d’animo. Mi sorrise, per cercare di tirarmi su il morale, e cercai di ricambiare invano. Il mio umore era ormai rovinato.
 
La giornata proseguì abbastanza in fretta, tra pause shopping e altri due musei, quello di arte morderna e il Pantheon, e Hyun Joong continuò a rimanere tranquillamente fra le braccia di Krystal se pur infastidito dai suoi stridii ogni secondo.
Key, avendo intuito tutto, cerco di distrarmi e sorprendentemente mi ritrovai accudita anche da Hyung Jun, il quale mi stette accanto per tutta la giornata, abbandonando i suoi amici, e facendomi sorridere quando poteva. Gli volevo molto bene, non c’erano dubbi, perché quando serviva anche lui c’era. Nonostante la sua iniziale cotta, mi sembrava a volte che avesse ancora un debole, ma poi con un sorriso tutti quei dubbi sparivano. Sospettai molte volte che nascondesse i suoi sentimenti ai miei occhi e che la lontananza di febbraio fosse dovuta per tenermi lontana il più possibile per farmi uscire dalla sua testa, ma in fondo era per il suo bene. Fui felice comunque di averlo accanto quella giornata.
Arrivati alla sera, Sara e Federica organizzarono un pigiama party di sole ragazze, così tornata in albergo, senza Hyun Joong fra i piedi, poiché intrattenuto da Rhee per qualche motivo a me ignaro, recuperai il mio pigiama e lo portai nella camera delle ragazze.
Scendemmo a cenare nella nel ristorante dell’albergo e quando fummo sazie salimmo per restarcene un po’ sole. Speranze vane, però, perché Kibum era stato informato da Jong del nostro party e fece irruzione nella nostra stanza con tutti gli altri SHINee al seguito.
Fra i ragazzi, le acque agitate di quella mattina sembravano essersi acquietate, perciò trascorremmo una bella serata tutti insieme inventandoci qualche gioco a carte, strafogandoci delle leccornie che avevamo comprato per il centro e raccontandoci varie storie.
Alle undici e mezza i ragazzi tornarono nelle proprie stanze, visibilmente stanchi per il fuso orario, mentre noi tre ragazze rimanemmo finalmente sole solette a goderci un po’ di privacy.
Federica e Sara cominciarono a parlare di Jong e Taemin, di come gli andasse e risi ai commenti di Federica quando parlava esasperata di Jonghyun. Eravamo tutte e tre sedute sul grande letto matrimoniale della loro stanza.
-Non prenderla a male, Yaya, tuo fratello è molto dolce e lo adoro, ma… è insopportabile a volte! Dio solo sa quanto mi fa dannare ogni giorno!-, esclamò ad un certo punto.
Scoppiai in una sonora risata e annuii: -Posso capirti, ci convivo da quasi diciotto anni, mia cara!-.
-Si, si… dici sempre così, ma alla fine lo ami solo perché è così stupido!-, commentò Sara divertita.
-No-, ribatté ferma Feffe.
-Certo, certo –continuò Sara- Almeno tu non devi stare appresso a Taemin-.
-Cosa c’è che non va in mio fratello? E’ un santo in confronto a Jong!-, commentò Feffe teatralmente colpita, portando una mano sul petto.
-Federica ha ragione-, confermai annuendo freneticamente.
Sara sospirò e Federica mi rivolse un gran sorriso indagatore, ma allo stesso tempo civettuolo: -E tu Yaya? Con chi hai a che fare?-, domandò maliziosa.
Arrossii e feci finta di non capire: -In che senso, unnie?-, domandai.
-E dai! Lo sai! In quanto ragazzi!-, esclamò Sara complice.
Le guardai arrossendo ancora di più e poi abbassai lo sguardo sinceramente imbarazzata: -Non ho a che fare con nessuno-, risposi giocherellando con la coperta del letto.
-A no?-, domandò Sara.
-Allora perché sei sempre incollata a Kibum?-, domandò Federica.
-Yha… non sono incollata a Kibum! E’ lui che mi segue come un'ombra… si preoccupa, tutto qui. Non capisco il motivo, ma si preoccupa-, risposi un po’ scocciata. Non mi piaceva aprire l’argomento “ragazzi”, mi sembrava di parlare con mia madre in quel momento, specialmente perché avevano preso di mira Key.
-In vacanza, a Natale, non è successo nulla? E’ un po’ che volevo chiedertelo-, domandò Sara curiosa.
-No… e poi se fosse successo qualcosa ve ne sareste accorti tutti, no? In fondo ci saremmo messi insieme-, risposi con un sorriso, ripensando a quella meravigliosa settimana in cui Key mi aveva rivelato i suoi sentimenti. Dopo tutto, il mio angelo custode era ancora sempre presente e chissà come si sentiva a curarmi senza ricevere nulla in cambio.
-Mmm… allora con Hyung Jun! Con lui com’è andata a finire poi? Non se n’è più parlato dopo che chiarì con Jong, giusto?-, domandò ancora Feffe.
-Beh, con lui sono rimasta molto amica. Dopo quel piccolo equivoco all’inizio dell’anno abbiamo stretto amicizia, ma nulla più. Una sera ci sono uscita come amica e anche li non è successo nulla-, ammisi sorridendo a entrambe con dolcezza, rammentando anche la bella serata che Hyung Jun aveva organizzato.
Mi feci pensierosa e ricordando passo dopo passo quella sera, notai che già d’allora avevo mostrato interesse per Hyun Joong, non facendo altro che chiedere di lui. Joong aveva ragione, ero caduta subito nella sua trappola, ma avevo tenuto duro per dimostrargli il contrario. Pensandoci bene anche lui era cambiato: non era più sempre scontroso e con un alone cupo intorno. Ora sorrideva e mi punzecchiava in maniera molto diversa da quando aveva cominciato a infastidirmi. Sembrava molto più umano. Chissà da cos’era dato tutto quel cambiamento, pensai.
-Mmm… ma non c’è proprio nessuno che ti piaccia?-, domandò Feffe imperterrita. Quella ragazza non mollava mai!? Ora capivo perché mio fratello si trovava bene, era più testarda di lui!
Rimasi muta per qualche secondo, imbarazzata e sorrisi nervosamente, spostandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio e le due si accorsero del mio umore.
-Allora c’è!-, esclamò Sara.
-Dai, Yaya, dicci chi è!-, mi pregò Feffe.
-No, è che… si, c’è qualcuno, ma non è ricambiato il sentimento, perciò è meglio che non ne parli-, sorrisi tristemente.
-E’ ancora Minho?-, domandò Sara.
-No… figurati. Minho ormai è acqua passata-, dissi sincera tutto d’un fiato.
-Allora chi?-, domandò ancora una volta Feffe.
Sospirai e valutai se dirlo oppure no e poi arrivai ad un compromesso plausibile. Alzai gli occhi e le guardai seriamente in volto: -Promettetemi che non andrete a dire nulla in giro, ve ne prego-, dissi.
Sara e Feffe capirono che non stavo scherzando e si guardarono per un momento, poi tornarono a me. Raccolsi un po’ di coraggio, giocando con le mie dita e poi mormorai: -Si tratta di Hyun Joong-.
Calò un insolito silenzio nella camera, in cui le due ragazze si guardarono preoccupate e Federica domandò: -Jong non lo sa, vero? E’ per questo che vuoi che nessuno sappia nulla-.
Annuii e la guardai negli occhi: -Già…-.
-Non lo hai detto a nessuno?-, continuò.
-Kibum soltanto sa tutto-, ammisi.
-Key?-, domandò Sara incredula e io annuii. Tra me e Kibum infatti si era creata molta complicità, ma in quel momento non preoccupai di ciò che avrebbero fatto le ragazze. Mi fidavo di loro e sapevo che non mi avrebbero tradita.
-Da quando sei innamorata, Yaya?-, domandò seria Feffe.
-Sei mesi… da quando l’ho visto la prima volta in sala teatro, a scuola. Ricordate la lite?-, domandai fissandole e loro annuirono.
Ci fu una lunga pausa in cui tutte pensammo, poi Feffe si aprì improvvisamente in un sorriso e mi prese le mani: -Non diremo nulla a Jong, ne a nessun altro. Segui il tuo cuore, Yaya, sono sicura che anche se non è ricambiato ti farà fare le scelte giuste!-, disse con enfasi e Sara mi sorrise a sua volta, annuendo.
Feffe continuò: -Hyun Joong… chi l’avrebbe mai detto che ti saresti innamorata di un ragazzo come lui! Sai una cosa? Di che ne dicano gli altri, io credo che Onew abbia ragione a pensare che sotto sotto sia un bravo ragazzo. Non so perché, ma… ogni volta che mi capita a tiro mi sembra di conoscere una parte di lui. Oddio… ieri sera l’ho quasi sbranato per colpa di tuo fratello, però..  ho la sensazione che in lui ci sia qualcosa di più che della semplice scontrosità e viso da finto angelo-.
Recepii il suo messaggio e capii che mi stava dando la sua benedizione, così sorrisi incoraggiata e subito dopo Sara si accorse che era tardi per continuare a parlare dando un rapido sguardo alla sveglia sul comodino.
C’infilammo nel letto tutte e tre e poco dopo spegnemmo la luce, addormentandoci.
 
***


I due giorni seguenti passarono intensamente tra una tappa e l’altra della gita. Fu divertente e interessante girare per Roma; visitammo altri musei, molte chiese contenenti quadri importanti, il Colosseo e, tappa più importante di tutte, Trastevere. Girammo ogni vicolo da cima a fondo e quando Jong e Key smisero di fare foto,  presi in mano la macchina fotografica di mio fratello e cominciai a scattare foto ad ogni angolo di quel posto meraviglioso.
Quei due giorni mi divertii come una matta, ridendo per qualsiasi cosa stupida che Key e Hyung Jun organizzavano e Jong, stranamente, non disse nulla della vicinanza dei due ragazzi. Mio fratello sembrava piuttosto tranquillo quei giorni, anche perché me ne restavo lontana da Hyun Joong il più possibile di giorno e le due nottate precedenti lui aveva dormito in camera con i suoi amici, così io ero rimasta tranquilla nella nostra.
Jonghyun si dedicò alla propria ragazza e fui felice come la maggior parte di noi. Evitò di fare stupidaggini dopo la prima serata e Federica restò calma e docile anche lei.
A Minho mancava Amber e si notava quando guardava malinconicamente Taemin e Sara, ma per il resto cercava di restare allegro. Mi piaceva la ragazza che stava frequentando, perché era molto dolce e spontanea, al contrario di Tiffany.
Krystal, per conto suo, continuava a girare intorno a Hyun Joong come un segugio e a non mollarlo nemmeno per un secondo, anche se lui sembrava evitarla; il solo fatto, però, che si arrendesse con lei e non con me, mi dava sui nervi. Ma in fondo non era affar mio, così lasciai che la presenza dei miei due angeli custodi facesse il suo corso: Key era libero e spensierato come suo solito e non perdeva un secondo per sbattermi da dentro un negozio ad un altro, mentre Hyung Jun cercava di salvarmi, convincendo Key a farmi provare qualcosa che non fosse rosa, o che fosse una gonna. Jun era davvero fantastico e molte volte, durante le lezioni, mentre lui ascoltava con attenzione, io mi ritrovai a contemplarlo cercando di capere cosa gli passasse per la testa. Tutta quella premura nascondeva qualcosa e ormai avevo capito il suo intento, perché quando Hyun Joong era tra i tentacoli di Krystal, lui compariva. Era come se avesse un campanello d’allarme che lo incitasse a venire a salvarmi, proprio come Kibum. Cercava di proteggermi. La sua presenza mi piaceva come sempre e il suo sorriso e la sua risata contagiosa era un toccasana per il mio umore. Durante la camminata in Trastevere, mentre io scattavo foto ovunque ed anche alle cose più insignificanti, lui domandò: -Perché invece di scattare ancora foto alle porte e ai balconi, non ce ne facciamo una insieme?-.
Lo guardai abbassando la macchinetta fotografica e lo vidi sorridere. In quel momento pensai che fosse davvero bello e che se non fosse stato per Hyun Joong, forse si, mi sarei innamorata di lui.
Annuii e Key prese la macchinetta fotografica, preparandosi: -Dite cheese!!-, disse euforico.
Hyung Jun si avvicinò dietro a me e mi avvolse le spalle con le sue braccia, stringendomi a sé disinvolto. Sulle prime avvampai per il gesto inaspettato, ma poi mi sentii a mio agio come fra le braccia di mio fratello. Sentii gli occhi di Jong su di me, ma sorrideva anche lui, e non solo, sentii quelli di Hyun Joong incenerirci entrambi.
Le stranezze da parte di Hyun Joong, infatti, non mancarono, poiché quando rimanevo per qualche minuto da sola veniva a sorridermi, a parlarmi cordialmente come se fossi una conoscente da avvicinare e con cui fare amicizia, per poi uscirsene con qualche stupida battuta  sulla prima sera e rovinare tutto. Mentre quando ero con i miei due angeli, rimaneva nervoso per tutto il tempo, senza contare che gli “oppa” di Krystal lo irritavano anche più.
 
*°*°*°*°*
 
I due giorni seguenti alla visita a Castel Sant’Angelo passarono velocemente tra una tappa e l’altra della gita. Tutto tranquillamente e avvicinai Ilaria tutte le volte che potevo ed ero libero da Krystal, che nel contempo non riusciva a non starmi attaccata come una piovra.
Mi sentii comunque tranquillo, non pensando al ritorno imminente di mio padre, che avrei probabilmente trovato a casa il giorno dopo il rientro.
Presi poi un po’ di coraggio e rivelai ai SS501, tra una visita ad una chiesa ad un’altra, cosa fosse successo la prima notte, quando avevo riaccompagnato Ilaria nella nostra camera: Jung Min andò in sovraeccitazione e non smise sorridere e saltellare per tutto il tempo, mentre gli altri dimostrarono la loro felicità attirando meno l’attenzione. Ma Hyung Jun, se pur felice per me, era preoccupato e glie lo leggevo in faccia ogni volta che Krystal arrivava e mi trascinava via da lei. Avevo notato subito l’iperprotettività di Jun nei confronti di Ilaria quasi subito, ma non avevo mai dato troppo peso al suo fare premuroso, perciò non m’ingelosii. Sapevo che lo faceva per il suo bene. Quando però lo vidi abbracciarla calorosamente per una foto, tanto da farla arrossire, sentii un ondata di gelosia trafiggermi lo stomaco. Mentre loro sorridevano all’obbiettivo, io strinsi i pugni.
-Tutto bene, Oppa?-, domandò Krystal accanto a me.
-Si…-, dissi a denti stretti e mi rilassai quando le braccia di Jun sciolsero l’abbraccio.
Dopo quella volta non ci furono più episodi di quel tipo e ne fui sollevato.
La sera di quello stesso giorno, mentre eravamo a tavola a cenare nella sala da pranzo dell’hotel, cominciai a meditare sull’eventualità di invitare Ilaria al ballo che ci sarebbe stato pochi giorni dopo. Non sapevo come avrei fatto e Jun mi aveva già detto che Ilaria mi trovava strano. Non potevo biasimarla, ma ero deciso a proporre il mio invito.
La fissai, masticando un pezzo di carne lentamente, e la vidi sorridere a Jonghyun con un dolce sorriso da sorella minore. Chissà di cosa stavano parlando? In quel momento desiderai ardentemente di essere la, fra di loro, ed essere partecipe come i miei amici alle loro discussioni. Tutto ciò che avevo sempre invidiato agli Shinee, infatti, era la loro spensieratezza. Era per questo che prima di conoscere lei, li avevo odiati con tutto me stesso, perché per loro la vita sembrava facile e senza alcun problema. Almeno era ciò che mostravano.
-Hyun Joong, a che cosa pensi?-, domandò Kyu Jong risvegliandomi dai mei pensieri.
-Mmh? Oh… a nulla-, dissi abbassando lo sguardo e giocando con un po’ di verdura nel piatto.
-Non dire bugie, conosciamo bene quello sguardo pensieroso e sappiamo che stai macchiando qualcosa. Avanti, che cos’è?-, domandò Young Saeng, incalzandomi.
Sospirai e li guardai per un istante: -Ho intenzione d’invitare Ilaria al ballo e… dichiararmi in quel frangente-, ammisi.
Sentii Jung Min lanciare un piccolo gridolino dei suoi e lessi nei suoi occhi pura follia, mentre Saeng e Kyu Jong si allargarono un sorriso.
-Come sono felice per te, Hyung! Lei già prova… e tu… ah! Non ti facevo così romantico!-, gioì Jung Min euforico. Alzai gli occhi al cielo e gli sorrisi scuotendo la testa.
-Sì, lo sono anch’io…-, mormorai, vedendo Hyung Jun con lo sguardo fisso sul suo piatto.
Hyung Jun non si accorse del mio sguardo e Jung Min proseguì: -Come hai intenzione di chiederglielo?-.
-Non lo so. Ci penserò su-, dissi apatico e ingoiai l’ultimo pezzo di bistecca.
-Bene, allora sta sera che facciamo?-, continuò Kyu Jong, cambiando discorso e alleggerendo un po’ l’aria che si stava sovraccaricando.
-Io ho da fare-, risposi pratico.
-Che cosa?-, chiese Saeng.
Mi guardai intorno e abbassai la voce: -Ho intenzione di uscire sta sera-.
-Che cosa!?-, squittì Jung Min.
-Andiamo, ragazzi, l’ho fatto anche nelle gite precedenti! Lo sapete che ho bisogno di almeno una serata da solo in giro per le strade di una nuova città, no? E poi ho la cartina con me!-, mi lamentai. Non era la prima volta che sgattaiolavo fuori da un albergo senza il permesso del professore, ed anche quella volta ero sicuro che non ci sarebbero stati inconvenienti e tutto sarebbe filato liscio.
-Sei il peggior leader che ci potesse capitare!-, si lamentò Young Saeng.
-Ma è per questo che gli vogliamo bene-, commentò Kyu Jong con un sorriso.
-Sì, Jung Min, in fondo Hyun Joong l’ha fatto tante volte ed sempre rientrato illeso-, scrollò le spalle Young Saneg.
Annuii e li fissai tutti, per poi sentire Hyung Jun prendere le mie parti: -Dobbiamo fidarci del leader. In fondo… se stiamo avendo la possibilità di concorrere per una borsa di studio a New York è per merito suo, no?-. Hyung Jun mi sorrise e lessi fra le righe un messaggio in codice.
Jung Min ci pensò su per qualche minuto, poi annuii anche lui e insieme agli altri organizzarono la loro serata in una delle stanze.
 
Dopo la cena, prima di salire in camera, salutai i SS501, e senza Krystal fra i piedi, dato che Tiffany l’aveva trascinata nella loro stanza a vedere un nuovo paio di scarpe, fermai Hyung Jun.
-Possiamo parlare?-, domandai dosando le parole.
I ragazzi si guardarono l’un con l’altro, poi capirono che era una questione delicata e ci lasciarono in tranquillità, quando Jun annuì.
-Di cosa vuoi parlarmi?-, domandò sedendosi sul puff della hall con un sorriso spensierato.
-Beh, ecco… prima mi sembravi un po’ giù di morale, riguardo a …-, farfugliai cercando di essere il più delicato possibile.
Hyung Jun sospirò e subito dopo mi guardò con uno sguardo talmente serio da farmi paura, spegnendo il suo sorriso: -Hyun Joong, non girarci intorno. Ho capito dove vuoi andare a parare, ma sta tranquillo, io sto bene. Ascoltami però: tu sai quello che vorrei, ma ciò che desidero appartiene unicamente a te. Non ho intenzione di prendere ciò che non è mio, solo… non chiedermi di essere più di tanto allegro e felice per te, perché non ci riuscirei-.
-Hyung Jun, io…-, mormorai vedendolo alzarsi.
-E’ giusto che tu la inviti al ballo, ma come ti ho già detto tante volte, non farle del male. Non lo sopporterei-, continuò interrompendomi. Hyun Jun mi guardava dritto negli occhi e sosteneva il mio sguardo come un adulto. Mi sentii piccolo in confronto, seppur il più piccolo fosse lui.
-Te lo prometto-, commentai serio e in quel momento fui la sincerità fatta a persona.
Hyung Jun si girò e mi diede le spalle, nel tentativo di andarsene, ma continuò: -Inoltre… cerca di essere discreto con lei e non dirle mai che ancora ci penso. Prima o poi passerà, ma mentre aspetto, vorrei restarle accanto come fa Kibum e come fanno tutti i suoi amici. Non voglio intromettermi fra voi due, specialmente adesso, ma non impedirmi di essergli qualcosa come un… suo amico-, mi pregò.
Guardai le sue spalle e posai gli occhi sul suo viso, che cercava inutilmente di nascondere, e scorsi una lacrima scivolargli lentamente su una guancia. Capii che non avrei mai dovuto essere geloso di lui e dubitare della sua parola, perché come me l’amava, ma al contrario, era disposto a lasciarla andare come io non avrei mai fatto. Come avrei potuto dirgli di no?
-Te lo giuro, non t’impedirò nulla. Hyung Jun?-, lo richiamai, alzandomi, e allungai una mano nel gesto di posarla sulla sua spalla, ma poi cambiai idea e pensai che forse non era il caso.
-Vado in camera mia… ci vediamo domani mattina. Non combinare disastri senza di noi, sta notte!-, dissi girandosi verso di me e nascondendo il suo dolore in un sorriso.
-Buonanotte, Hyung… ti voglio bene-, continuò dandomi un leggero abbraccio prima di andare via.
Lo fissai salire le scale e sorrisi debolmente a quel ragazzo testardo e fragile allo stesso tempo.
“Ti ammiro, Jun. Sei un ragazzo in gamba e coraggioso come pochi altri… Nascondi tutti i tuoi sentimenti in un sorriso, ma poi sei il primo a soffrire. Perdonami se in passato non sono stato capace di nascondere i miei problemi come hai fatto tu. Forse sarebbe stato meglio…”.
 
Salii le scale passo dopo passo e, leggermente stanco e ancora scosso per le parole di Jun, entrai nella camera.
Erano appena le nove e mezza e stranamente quella sera, dopo due giorni, tornavo nella mia stanza per restarci più di cinque minuti. Le nottate precedenti, infatti, ero rimasto a dormire con i SS501 in una stanza libera dagli Shinee.
Chiusi la porta alle mie spalle e notai che Ilaria non c’era, ma sentii dei rumori nel bagno, segno che stava trafficando con qualcosa e che si stava preparando per andare nella stanza delle sue amiche. A quanto pareva quella sera sarebbe rimasta fino alla mezzanotte con le sue amiche, così avevo sentito di sfuggita, mentre parlava con Federica nella hall.
Sorrisi e mi sdraiai sul letto, con le braccia sotto la testa, fissando il soffitto: “Come posso invitarla al ballo?”, pensai.
“Di certo non posso andare da lei e dire: -ehi! Perché non vieni con me al ballo. So che non son ostato il massimo della simpatia per te, ma possiamo sempre rimediare!-. Non funzionerebbe mai! Anzi, conoscendola rimedierei solo qualche sfuriata”, continuai a pensare e mi rigirai su un fianco, reggendomi la nuca con una mano.
Guardai avanti a me e stranamente vidi il suo letto, non il lenzuolo bianco con cui aveva creato una barriera. Abbassai lo sguardo e giocai per un momento con il lenzuolo, perfettamente tirato, disegnando piccolo cerchi, per poi posare lo sguardo sulla mia valigia aperta: c’era ancora la busta del “Disney Store” ancora intatta!
“Che idiota, ho dimenticato di darle il regalo…”, pensai fra me tirando fuori dalla busta il piccolo Stich.
-E adesso come ti recapito? Anche tu sei un problema oramai…-, mormorai, ma poi all’improvviso mi balenò un’idea in mente: perché non usare come mandante dell’invito il peluche? In fondo a lei piaceva quel pupazzo e una delle cinque cose che avevo sempre detto che avrei fatto per una ragazza era scrivere una lettera d’amore no?
Sorrisi a me stesso per il lampo di genio e recuperai una penna ed un foglio dalla scrivania della stanza. Diedi una rapida occhiata alla porta del bagno e dall’acqua che scorreva ancora nella doccia sembrava che Yaya ne avesse ancora per molto.
-Beh, non sarà una lettera d’amore, ma come invito, andrà bene! Meglio iniziare con le cose semplici…-, dissi mordicchiando la penna e pensando a cosa avrei potuto scrivere.
Sentii il cuore velocizzare pian piano il suo ritmo e le parole mi vennero in mente una dopo l’altra e, come un fiume, le annotai sul foglietto senza alcun errore. Quand’ebbi finito, sentii che stava per uscire dal bagno e velocemente recuperai un pezzo di spago che aveva usato anche lei per il mega tendone, e arrotolai il foglietto su se stesso; attorcigliai lo spago su una manina del peluche, ci legai insieme il piccolo messaggio e corsi a posare “Ermes” sul letto di Yaya.
La porta del bagno si aprì e presi un asciugamano da sopra il mio comodino con molta nonchalance ed entrai, quando lei fu fuori.
-Hyun Joong, ma che…?-, la sentii borbottare quando la scansai e richiusi a chiave, barricandomi dentro il bagno.
Ero in salvo, ma sentivo il cuore battere come un pazzo per la paura di essere scoperto: ”Andiamo, Hyun Joong! Non hai rubato! Hai solo usato un pupazzo come messaggero! Stiamo calmi!”, pensai cominciando a spogliarmi per una doccia rilassante.
 
 
*°*°*°*°*
Dopo la cena con gli Shinee e le ragazze, salii in stanza e decisi di farmi una rapida doccia per riscaldarmi. Quella sera, nonostante fosse l’otto marzo, a Roma era sceso un vento non tanto forte quanto freddo e umido.
Quel giorno era stato molto divertente in compagnia di Kibum e Hyung Jun e appena ero salita, mi ero messa a rivedere tutte le foto stupide che avevamo scattato, osservando attentamente quella in cui Jun mi aveva abbracciata: non l’avevo notato durante il giorno, ma anche se Hyung Jun sorrideva in quello scatto, nei suoi occhi sembrava che aleggiasse uno strano alone di tristezza. Pensai che fosse solo la mia immaginazione e scuotendo la testa, presi il mio cambio d’intimo ed entrai in bagno.
Sotto il getto della doccia, lasciai che l’acqua calda scorresse lungo il mio corpo e mi rilassai. Quando uscii, mi avvolsi in un asciugamano e sentii dei rumori provenire dalla camera. Immaginai che Hyun Joong fosse rientrato, segno che la pace delle sere precedenti era ormai andata a farsi benedire. Avevo sperato fino all’ultimo, infatti, che anche quella sera se ne fosse rimasto con i suoi amici, ma a quanto pareva il Cielo non aveva accolto le mie preghiere. Fortunatamente, però, fino alla mezzanotte sarei rimasta nella camera di Federica e Sara.
Dopo essermi asciugata per bene e spalmata metà barattolo di crema idratante addosso, m’infilai l’intimo e indossai un pantalone di una tuta con una felpa blu. Non avevo lavato i capelli, perché puliti, così li radunai in una coda alta e pratica.
Uscendo dal bagno notai che Hyun Joong stava trafficando dietro al tendone che avevo issato, proprio sul mio letto, così lo scansai un poco ed esclamai: -Ma che stai…?-. Non ebbi il tempo di finire però, perché venni completamente travolta da lui, il quale si precipitò in bagno con aria colpevole.
Mi scansò di botto e urtai lo spigolo della scrivania, facendomi male: -YHA!… -urlai mentre richiudeva la porta- AISH! Ma vuoi stare attento!? NON TI HA MAI INSEGNATO NESSUNO UN PO’ DI BUONE MANIERE?!-, sbraitai, ma dal bagno non arrivò nessuna risposta.
-Infantile fino al midollo… -borbottai massaggiandomi il fianco- Ahi, che dolore! Questa me la paghi, Hyun Joong…-, continuai a mormorare sotto voce, cercando di non pesare al livido che mi sarebbe uscito.
Sospirai e lanciai uno sguardo alla valigia, sperando che mia madre, tra tutte le medicine che mi aveva ordinato di mettere in borsa, si fosse ricordata di aggiungerci anche una crema per le contusioni.
“Vediamo che cos’ha messo tra le medicine”, pensai avvicinandomi, ma dopo qualche passo mi accorsi che sul mio letto c’era pocciato un piccolo peluche.
-Non ci posso credere! E tu da dove sbuchi!?-, cinguettai ad alta voce e dimenticandomi magicamente del dolore, afferrai il piccoletto da sopra il cuscino.
Uno Stich! Un piccolo Stich tutto mio! Com’è dolce!”, pensai sciogliendomi.
- Ma chi… da dove sei saltato fuori, eh? -mormorai sedendomi sul letto e, rigirandolo fra le mani, mi accorsi di un piccolo bigliettino arrotolato su se stesso che il peluche teneva in mano- Mmh? E questo?-, mormorai stupita.
Sciolsi il nodo che era stato fatto con un pezzo di spago, che identificai come lo stesso spago che avevo usato per appendere il tendone, e aprii il biglietto. Lessi subito chi fosse il mandante e sgranai gli occhi quando scoprii la firma di Hyun Joong.
“E’ IMPAZZITO!? E adesso che cosa si sta inventando per rovinarmi la vita!?”, pensai fra me, tra una palpitazione e l’altra.
Il bigliettino non era molto lungo, bensì concentrato e scritto in piccolo, in modo tale da far entrare tutto:
 
Ehi, Baby…
So che io e te abbiamo iniziato col piede sbagliato, specialmente io, ma ho qualcosa da chiederti e spero proprio che tu dica si.
My Lady, mi darebbe l’onore di essere la mia dama al ballo dell’hotel che si terrà domani sera?
Non chiedo una risposta immediata, pensaci pure, ma fammelo sapere entro sta sera.
                                                                                                                                                                          Hyun Joong
 
Rimasi per un momento allibita e stupita per la gentilezza con cui aveva scritto quel biglietto e lo rigirai fra le dita varie volte, ma poi guardai il peluche che aveva fatto da garante e lo presi in braccio. Gli strinsi il naso grande, e gli accarezzai i contorni degli occhi con la punta delle dita, pensando a una risposta da dare al pretendente per la mia mano.
Certo, Hyun Joong non era mai stato simpatico a nessuno, esclusa qualche eccezione come Onew, ma in fondo in quel bigliettino forse ci aveva messo un po’ di suo e per la prima volta aveva mostrato di essere carino nei miei confronti.
“Ma perché, allora, non me l’hai chiesto di persona? Perché hai preferito chiedermelo con un pezzo di carta e delle parole scritte così, alla rinfusa?”, pensai tristemente, sorridendo debolmente al pupazzo.
-Che cosa devo fare, Stich?-, domandai a me stessa.
Avrei potuto dire di sì, perché il mio cuore, che in quel momento batteva forte e all’impazzata, mi spingeva a dire unicamente quella piccola parolina che nonostante tutto mi avrebbe fatto passare una bella serata, ma c’era una domanda che mi tormentava nel profondo: potevo fidarmi di Hyun Joong? Non era la prima volta che si comportava bene e poi si rivelava egocentrico ed egoista.
Mi alzai dal letto e superai la barriera, per andare di fronte la porta del bagno. Feci per bussare, ma di colpo ritrassi la mano, ricordandomi di qualcosa di molto importante.
 
-Yaya!-, Kibum mi richiamò prima che salissi le scale, diretta alla mia stanza.
-Si? Che c’è?-, domandai girandomi con un sorriso, con piede sul primo gradino.
Kibum mi sorrise a sua volta e scrollò le spalle: -Ecco, mi chiedevo se ti va di venire al ballo di domani sera con me-. Kibum sembrava un po’ nervoso e capii al volo da dove provenisse il suo improvviso essere impacciato.
-Beh, a me farebbe piacere –scrollai le spalle- in fondo se  non me lo chiedessi tu ogni volta, alla fine rimarrei senza cavaliere! Ma…-, dissi studiando il suo volto.
-Ma? Che problema c’è?-, domandò.
-Per te… non sarà un po’ strano ora che io… si, insomma, ora che tu mi hai detto di te?-, dissi abbassando la voce e guardandomi intorno.
Key sorride dolcemente e scosse la testa: -Yaya, non preoccuparti per me! Se una ragazza mi rifiuta non posso farci nulla! Anche se mi dispiace –ammise tristemente-, ma nonostante tutto voglio essere tuo amico e come tale, vorrei che tu venissi con me al ballo!-, sorrise di nuovo.
Annuii e feci per rispondere, ma Kibum mi chiuse la bocca: -Se per te è strano, però non c’è problema. Pensaci su e fammi sapere! Vado dagli Shinee, mi aspettano nella hall per organizzare una cosuccia per sta sera! Tu e le ragazze aspettateci in stanza!-, disse correndo via.
 
Hyun Joong non era il solo ad avermi invitato e non era il solo che mi aveva dato tempo per pensarci su. Kibum come al solito era arrivato al dunque senza problemi e senza girarci troppo intorno, proprio perché era fatto così! Ed io adoravo la sua schiettezza, anche se ci portava spesso a sfociare in accese discussioni sul tema “vestiti”.
Hyun Joong, invece, era sempre misterioso e non mi faceva mai capire cosa volesse veramente da me. Era vero che in quei giorni mi aveva avvicinata e avevo notato i suoi modi cambiare, ma mi ero anche chiesta: a che pro? La verità era che non mi fidavo per niente del suo improvviso cambiamento e non mi fidavo di dirgli di sì, per quanto lo desiderassi.
Mi feci coraggio e, sentendo lo scrosciò dell’acqua nella doccia, bussai alla porta due o tre volte.
Nessun segno di vita.
-Hyun Joong?-, lo chiamai aspettando qualche scintilla di vita, ma niente.
-Kim Hyun Joong, sei ancora vivo o sei caduto nel water!?-, sbottai innervosendomi. Da sotto la doccia arrivò forte e chiara la sua voce, ma non era una risposta.
“Sta cantando? STA DAVVERO CANTANDO, IGNORTANDOMI!?”, pensai stizzita.
-Sei il solito idiota senza cervello, Kim Hyun Joong…-, borbottai e prima che potessi buttare giù la porta, uccidendolo, uscii dalla stanza e andai dalle ragazze.
Durante la serata, gli Shinee fecero a noi tutte, una sorpresa: in Italia quel giorno si festeggiavano le donne, così Jonghyun aveva organizzato in nostro onore una piccola festicciola, augurandoci tanti auguri.
Federica sapeva bene cosa si festeggiasse e perché a causa della sua origine Italiana, ma pensava che Jong come al solito se ne fosse dimenticato, non dandole gli auguri. Sorpresa delle sorprese, però, mio fratello aveva deciso di fare il romanticone e di regalarle un piccolo mazzetto di mimosa!
Anche Taemin ne regalò un po’ a Sara, mentre a me ci pensarono Onew, Key e Minho. Fu una bella serata e la trascorremmo in tranquillità. Evitai di dire a tutti, specialmente a Key, dell’invito inaspettato ed evitai anche di essere presente al nel momento in cui parlarono del ballo, rinchiudendomi nel bagno.
Il tempo scorse in fretta e la mezzanotte si fece vicina, così alle undici salutai tutti, dando un grande bacio al mio fratellone, e tornai in stanza insonnolita. Non si scherzava con il fuso!
Aprii la porta lentamente e mi stropicciai gli occhi, pronta a una nottata d’inferno in cui avrei dormito vestita a causa della presenza indesiderata di quella notte. Non potevo permettermi di essere criticata anche per il mio pigiama!
Richiusi la porta silenziosamente alle mie spalle e, alzando gli occhi, trovai Hyun Joong girato di spalle e senza maglia, che rimetteva in ordine qualcosa nel suo zaino.
“Possibile che non riesca a mantenere una singola maglietta per più di dieci minuti quando è in camera! Io sto merendo di freddo e lui ha le vampate peggio di una donna in menopausa! Però… a pensarci bene, guardate che meraviglia che è… Ci credo che Krystal non fa altro che stargli attaccata come una ventosa… Il mio angelo nero, è davvero meraviglioso…”, pensai appoggiata al muro, mentre contemplavo il suo corpo perfetto.
“Un momento, ma che sto dicendo!? Il MIO angelo? Non scherziamo, Yaya, ciò che desideri non sarà mai tuo! Perché lui ti usa e basta!”.
Mentre la mia testa era impegnata a farsi la guerra da sola il mio cuore batteva velocemente e non riuscii a non staccargli gli occhi da dosso, fin quando non lo sentii esclamare: -Adesso mi spii?-, mi provocò.
Si girò e guardandomi con un ghigno malizioso mi fece saltare i nervi. Com’era possibile che un tipo così… inutile avesse avuto la faccia tosta di invitarmi al ballo come un perfetto principe azzurro!?
Lo trucidai con gli occhi e passandogli accanto, mi diressi al mio letto: -Scendi dal piedistallo Hyun Joong, potresti accidentalmente cadere e farti male. Non sei l’unico uomo sulla faccia della terra!-, ribattei acida.
-Come siamo smielate questa sera! Pensavo che…-, bofonchiò sarcastico guardandomi quasi offeso.
-Che cosa?-, domandai facendo saettare gli occhi su di lui.
-Niente!-, rispose con il mio stesso tono acido e in quel momento notai che stava rimettendo il portafogli e s’infilava un giaccone pesante. Stava uscendo?
-Che stai facendo?-, domandai curiosa, avvicinandomi.
-Esco-, mi sorrise, senza l’ombra d’esitazione e si avvicinò pericolosamente al mio viso. Arrossii.
-Non preoccuparti, dormi dolci sogni mentre non ci sono e sta tranquilla che tornerò presto! Ci vediamo domani mattina!-, continuò pizzicandomi una guancia come se fossi una bambina, per poi allontanarsi e avvicinarsi alla porta.
-Ma dove stai andando!?-, domandai allarmata, rinvenendo dall’improvviso capogiro che il suo sorriso mi aveva provocato.
-In giro, non lo vedi?-, sorrise e uscì dalla stanza.
In giro!? IN GIRO!? A quell’ora?! Era impazzito! E soprattutto non aveva nessun permesso!
Senza pensarci due volte lo seguii e scesi di corsa le scale, cercando di non attirare troppo l’attenzione facendo rumore.
Lo raggiunsi alla fine delle scale e lo vidi sbirciare nella direzione della segreteria, dove l’uomo panciuto e gentile che ci aveva dato informazioni il primo giorno, stava sonnecchiando.
-Hyun Joong! Dove pensi di andare!?-, sbraitai a bassa voce.
-Sta zitta! Vuoi farmi scoprire per caso?! –si girò verso di me, e mi guardò truce; in qualche modo il suo sguardo duro mi era mancato- Sta sera devo uscire, perché voglio godermi da solo questa città! Con Rhee fra i piedi si corre e basta e… ma perché sto parlando ancora con te, quando dovrei essere già fuori di qui!?-, borbottò alzando gli occhi al cielo e guardando di nuovo il tizio sonnecchiare.
-Kim Hyun Joong, torna subito indietro!-, continuai imperterrita, ma non mi ascoltava.
Hyun Joong scese gli ultimi gradini e velocemente superò l’uomo, senza fare rumore e questo non si mosse di un millimetro. Non potei fare a meno di inseguirlo e una volta fuori lo seguii fin quando non raggiunse un pezzo di strada abbastanza lontano dall’hotel.
-Vuoi fermarti gran pezzo d’idiota!?-, gridai ormai piena di rabbia.
Hyun Joong non fece una piega e continuò a camminare: -Smettila di urlare, lo sai che detesto le persone che urlano. Quante volte dovrò ripetertelo?-, mi canzonò con le mani intrecciate dietro la testa e massima calma.
-Invece io urlo quanto voglio, è chiaro!? E ti dico di tornare indietro, altrimenti spiffero tutto a Rhee e poi vediamo chi avrà dei problemi!-, continuai a sbraitare.
Joong si fermò, mi guardò per un attimo negli occhi, attimo in cui lessi una vaga pazzia e mi sentii afferrare per una mano. Mi trascino per i vicoli li intorno, dove nessuno poteva vederci, fino a raggiungere un posto nascosto. Stringeva forte e anche se cercavo con tutte le mie forze di liberarmi, non ci riuscivo. La sua presa era troppo ferrea.
Mi chiuse il passaggio, facendomi sbattere la schiena sul muro, poggiandoci una mano: -Ascoltami bene, tu vuoi rivedere la tua adorata città, giusto? Io voglio girarla per fatti miei. Perciò, dato che non posso liberarmi di te, seguimi e nessuno si accorgerà della nostra assenza, chiaro?-, domandò minaccioso.
-Non possiamo restarcene indisturbati qui! Non conosco bene la città! Sono andata via quand’ero molto piccola! E poi chi ti ha detto che amo questa città!?-, gli strillai contro, ma cercavo di mantenere il tono basso.
-Infatti, non farò affidamento su di te! E comunque non sono affari tuoi come lo so! Ho le miei fonti, io!-, disse in tono schietto e sorrise spavaldamente, il che mi fece alzare un sopracciglio scettica: -E dimmi, mio signore, come farai a tornare indietro se ci allontaneremo?-, domandai.
-Ho studiato la mappa e questi posti prima di partire. E’ tutto nella mai testa-, disse picchiettandosi le tempie.
-Ascoltami bene tu, inutile bambino viziato! Sto perdendo seriamente la pazienza con te, sta sera! Gira il tuo fondo schiena e torniamo subito in hotel!-, strillai andandogli sotto il viso, puntandogli un indice sotto il mento.
-Altrimenti che cosa fai, mammina? Mi sculacci?-, domandò sarcastico, avvicinando di nuovo il suo viso al mio e lasciando poco spazio tra i nostri nasi. Sbattei le palpebre velocemente, imbarazzata, e abbassai lo sguardo. Possibile che riusciva sempre a mettermi in soggezione?
-Lasciami in pace e tornatene in hotel. O se preferisci, seguimi, a te la scelta-, continuò dopo un breve pausa e sorrise beffardo.
Ci pensai per un momento su, fissando l’asfalto, e scossi poi la testa: -No, tu vieni in hotel con me!-, dissi decisa.
-Costringimi allora! Forza, sono qui! Ti aspetto!-, mi prese in giro, camminando all’indietro per allontanarsi e mi diede subito dopo le spalle continuando a camminare: -Se decidi di tornare in hotel, pensa bene alla mia proposta e fammi sapere entro domani, dato che ancora non mi hai dato una risposta!-.
“Cosa!? Davvero, stava scherzando!? Come poteva prendere alla leggera una cosa del genere!? Allora facevo bene a non fidarmi di lui!”, pensai riducendo i miei occhi a due fessure, mentre lo guardavo allontanarsi.
-Tu… YHA! TORNA INDIETRO!-, strillai sbattendo i piedi a terra per poi inseguirlo.
Era deciso a non ritornare? Bene! Non sarei tornata nemmeno io, fin quando neanche lui lo fosse stato! Quel ragazzo doveva darmi un po’ di spiegazioni sul suo comportamento e quella notte ero decisa a scoprirlo.
Non smettendola di parlagli dietro come una madre in apprensione, continuai a seguirlo passo dopo passo in quella notte che si prospettava infinitamente lunga.



{Spazio Alue! :D}
Ciao a tutti!! Eccoci di nuovo qui! Non avete aspettato tanto, dai, in fondo una settimana non è niente u.u Ma grazie a tutti per essere passati! 
Dunque, dunque... siete curiosi di sapere come andrà a finire questa serata fra il nostro leader e la protagonista? In fondo non si prospetta tanto male, no? *^* Io fossi in voi morirei dalla cuiosità! ** Ma torniamo a noi u.u Accetterà la proposta di Hyun Joong? D: Eh, chi lo sa? Aspettate ancora un po' e lo scoprirete! :D Un bacio e aspetto commenti e recensioni! A presto!! 
P.S: Per tutti coloro che non la seguissero ancora, ricordo che nella sezione SHINee, Feilin ha in corso "You Stole My Heart (Another Story)" dal punto di vista di Federica! :D Passate! Io velo consiglio u.u 
Bye! <3

 

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII ***


Capitolo XXII
 
-Dobbiamo prendere un autobus per arrivare a San Pietro-, disse Hyun Joong non curandosi del fumo che quasi usciva dalle mie orecchie per il nervoso di essere fuori dal mio letto a quell'ora. Soprattutto perché ero in giro con un teppista che non intendeva ascoltarmi e che non faceva altro che ignorare ogni mio piccolo avvertimento.
Erano più di cinque minuti ormai che eravamo arrivati alla fermata ed io avevo ormai smesso da tempo di urlargli contro di tornare indietro; continuare sarebbe stato solo uno spreco di fiato inutile, così avevo deciso di seguirlo. In qualche modo non mi fidavo a lasciarlo andare da solo, perché anche se mi stava facendo di nuovo patire le pene dell’inferno, ero preoccupata per lui.
Mentre lo guardavo fissare col naso all’in su il cartellone delle fermate, e decidere quale bus prendere, sentii un brivido di freddo percorrermi la schiena a causa di una folata di vento freddo-umida. Nell’inseguirlo, infatti, mi ero dimenticata di portarmi dietro un giacchetto come precauzione e in quel momento stavo morendo di freddo.
Mi strinsi nelle spalle fregandomi le braccia nel tentativo di riscaldarmi e alzai gli occhi al cielo nel sentire la sua inutile affermazione, per poi girarmi a guardare se qualche autobus era in vista: -Non tornerai in hotel integro sta notte, perché se mi congelerò a causa tua, morirai prima…-, borbottai fra me a bassa voce.
-Come?-, domandò guardandomi con i suoi grandi occhi scuri.
Il mio sguardo saettò su di lui, incenerendolo: -Niente-, risposi acida con ancora le braccia strette.
-Oh, sta arrivando il nostro autobus!-, esclamò distogliendo subito l’attenzione da me. Si scansò dalla fermata e lo vedemmo aprire le porte davanti a noi. Non c’era molta gente dentro, ma bastava a riempire alcuni posti. In fondo era ancora marzo e il pienone di gente a Roma si aveva di solito nei mesi più estivi, dopo il caldo torrido ti fa svenire sotto il sole.
Rabbrividii ancora e sbuffai, cercando di mantenere più calore possibile. Quella sera non era freddo, anche perché i miei standard di sopportazione del freddo erano molto alti, ma odiavo l’umidità che ti penetrava dentro le ossa.
-Hai freddo?-, domandò prima di salire.
-Tu che dici, Einstein?-, domandai sarcastica.
Hyun Joong mi guardò alzando le sopracciglia come dispiaciuto per la mia risposta ed io, ignorando la sua reazione, salii sull’autobus cercando calore. Mi seguì e le porte si richiusero, facendo partire senza problemi il bus.
-Tieni, prendi il mio giaccone-, disse aprendo lo zaino e tirandolo fuori un giacchetto che mi sarebbe stato il triplo più grande.
Lo guardai scettica e feci una smorfia infastidita: -Tienitelo, non mi serve-.
-Yha… voglio solo aiutarti-, mi ammonì severo.
-Ed io non voglio il tuo aiuto-, risposi secca.
Hyun Joong non commentò oltre e rimase in silenzio, sbuffando però scocciato e rimettendo a posto il suo giaccone nello zaino.
“Come mai non rispondi con un’altra risposta secca? Krystal le ha esaurite tutte? Io sta sera diventerò un cubetto di ghiaccio, ma di certo non la darò vinta a te! Tzè… prima mi provoca e mi stuzzica e poi fa il carino. Come funzioni Hyun Joong? Pensi davvero che io abbia una polpetta surgelata al posto del cuore!? Se solo accettassi il tuo giaccone potresti di sicuro attaccarmi dopo con qualche tua battuta stupida e farmi solo arrabbiare!”, pensai.
Per tutto il tragitto rimanemmo in silenzio, guardando entrambi le luci di Roma passare davanti ai nostri occhi e quando il bus fermò, scendemmo. Eravamo arrivati in una piccola via poco distante da Castel Sant’Angelo e da Piazza San Pietro, così ci guardammo intorno.
Hyun Joong mi guardò ed io misi le mani in tasca, riscaldando almeno quelle, e lo guardai a mia volta aspettando sue direttive. Era lui quello che aveva studiato la mappa, no?
-Allora? Che cosa dobbiamo fare?-, domandai.
-Beh, possiamo andare a Castel Sant’Angelo e visitarlo di notte, oppure farci un giro per…-, farfuglio indeciso, ma io dopo aver sentito la prima meta, lo superai senza pensarci due volte e mi diressi al monumento. Mi domandai con quali soldi avrei pagato, ma lasciai correre e m’incamminai. Notai in lui un accenno d’imbarazzo, ma subito dopo lo sentii alle mie spalle.
-Aspettami!-, si lamentò.
-Sì, come tu hai aspettato me fino ad ora. Muoviti!-, dissi senza girarmi e svoltando l’angolo per trovarmi davanti ad una delle più grandi meraviglie del mondo.
Cielo… -pensai con gli occhi luccicanti di ammirazione- questo è il paradiso o sto sognando?”, sorrisi a me stessa e lo sentii raggiungermi al mio fianco. Dopotutto, se la serata si prospettava all’insegna di una gita autonoma, non mi sarebbe dispiaciuta la sua compagnia.
Attraversammo la strada, per arrivare al ponte che conduceva all’entrata del castello e passeggiammo, fin quando non arrivammo alle transenne del monumento. Lì ci fecero entrare e ci mandarono subito alla biglietteria.
-Pagherai tu il biglietto, non è vero?-, domandai fermandomi davanti allo sportello, mentre una donna serviva una coppia di sposi.
-Io?-, domandò a sua volta.
-Sì, tu. Non hai notato che non ho nulla con me? Forse te ne sei dimenticato, ma questa serata non era programmata!-, risposi ironica.
Il ragazzo sostenne per una attimo il mio sguardo, ma poi sospirò e annuì: -Hai ragione, scusa-, disse sorridendo. Sentii il cuore fermarsi a quel sorriso e deglutii, rivolgendo lo sguardo altrove.
“Mi hai dato ragione… Hyun Joong che cosa sta succedendo? Non ci capisco più niente. Prima m’inviti al ballo, poi non mi attacchi e ora questo. A che gioco stai giocando, se Krystal sta sempre dietro le tue gonne e tu non le dici nulla? Sembra che a me ci tieni, ma poi fai di tutto per oltrepassare i limiti della mia pazienza…”, mi domandai guardandolo con la coda dell’occhio.
Hyun Joong cominciò a parlare un perfetto inglese, prova del suo grande impegno a scuola, e chiese due biglietti, ma la segretaria sembrava non capire bene le sue parole. Era una donna sulla cinquantina e sembrava non aver studiato molto, perciò dopo un po’ Hyun Joong mi guardò esasperato e i vidi i suoi occhi supplicare aiuto.
-Che c’è?-, domandai sorridendo divertita dalla scena e la donna mi guardò anche lei.
-Non credo alle parole che stanno per uscire dalla mia bocca, ma mi serve il tuo aiuto-, rispose Hyun Joong in tono plateale, ma apatico. Avevo sentito bene? Mi stava chiedendo aiuto?
-Come? Non ho sentito bene-, scherzai allungando il collo e scoprendomi un orecchio dai capelli.
- Yha, smettila! La signora deve continuare a lavorare e noi ci stiamo facendo le radici, procurando solo fila!-, sbottò irritato.
Sbuffai e lo guardai male, ma non potei dargli torto, così lo scansai e sorrisi affabilmente alla donna: -Mi scusi, potremmo avere due biglietti per la visita?-, domandai.
La signora sorrise e li preparò: -Ma certo! Siete italiani, perché non l’avete detto subito?-.
-No, non lo siamo. Almeno lui no, io solo per metà e siamo qui per una gita scolastica-, sorrisi e presi i biglietti
-Sono venti euro-, c’informo e riferii a Hyun Joong, che subito mi diede il denaro.
-Ecco a lei-, sorrisi.
-Grazie. Beh, allora buona serata. Siete davvero una bella coppia voi due e… se posso permettermi, il suo è proprio un bel ragazzo!-, commentò mentre davo i biglietti a Hyun Joong.
-Oh, ma noi non siamo…-, commentai, ma altri due clienti l’avevano già impegnata. Sorrisi e subito dopo sospirai, raggiungendo Hyun Joong che nel frattempo si era già avviato al percorso.
-Che cos’ha detto? Perché ci hai messo tanto?-, domandò  curioso quando arrivai da lui.
-Niente, ha solo detto…-, risposi fissando la biglietteria.
-Cosa?-.
Scossi la testa, guardandolo: -Nulla, ci ha augurato una buona serata-, dissi evasiva e mi avviai per le scale, sorridendo fra me e me compiaciuta dall’affermazione della signora.
Se solo sapessi cos’ha detto quella donna, Hyun Joong… Ti metteresti a ridere o ci penseresti su? Peccato che non si avvererà mai…”.
Perdemmo un’ora per girare tutto il castello di nuovo, ma non dedicammo molto tempo ai quadri e alle esposizioni, bensì ci dirigemmo subito alla terrazza. Avevamo già girato Castel Sant’Angelo con le rispettive classi e ciò che, intuii, interessava a entrambi era guadare il bel panorama che si poteva avere da sopra.
Cìinvestì subito una folata di vento freddo, ma nonostante ciò non mi diedi per vinta e mi avvicinai alla balconata, con ancora le mani nelle tasche della felpa.
Hyun Joong era al mio fianco e come me si godette la vista: a destra potevamo vedere chiaramente San Pietro illuminato, mentre alla nostra sinistra si ergevano Piazza Venezia, lo Zodiaco, e tante altre cose; sotto di noi le macchine sfrecciavano e le persone sembravano formiche, mentre quelle che erano con noi sul terrazzo scambiavano opinioni o semplicemente gustavano l’aria di una serata diversa.
“Mamma, papà… come vorrei che voi, Jong e Nanà foste qui con me sta sera… la vita qui mi manca davvero tanto”, pensai sorridendo con gli occhi persi nella mia immaginazione.
-A che cosa pensi?-, domandò Hyun Joong dopo un po’. Mi girai verso di lui, che era alla mia destra, e lo vidi sorridermi dolcemente, come se stesse cercando di decodificare i miei pensieri. Era strano, ma in quel momento non mi sentii di rispondergli male, perché in fondo quel momento magico lo dovevo a lui e alla sua innata testardaggine. Sentii il cuore tranquillo e a quel sorriso non accelerò, ma rimase calmo, come se il sorriso di Hyun Joong fosse la fonte pacificatrice di quell’istante.
Sostenni il suo sguardo senza affievolire il mio sognante sorriso e scrollai le spalle: -Penso alla mia famiglia-.
-Oh… e perché?-, continuò a domandare.
-Beh…-, esitai. Perché mai avrei dovuto parlare di una cosa del genere con lui? Chi era per potermi chiedere cosa pensassi e cosa no?
“Hyun Joong… perché continui a farmi domande? Sono giorni che continui ad avvicinarmi e ancora non ne capisco il motivo…”, pensai.
-Avanti… -m’incoraggiò dolcemente- …non voglio punzecchiarti, per una volta sono solo curioso-, commentò.
Sospirai e alla fine decisi di aprirmi. Volvevo fidarmi: -Penso a quando vivevo qui. Non so se lo sai, ma quand’ero molto piccola mi sono trasferita in Corea, ma nonostante tutto non ho mai dimenticato questa città. E’ una parte del mio passato… ed è una parte di me, del mio cuore, del mio essere. La vita in Italia era piuttosto spensierata e la mia famiglia, anche quando siamo partiti per la Corea, non ha mai smesso di coltivare in casa due diverse culture. In fondo Jong è per metà Coreano e per metà Italiano e…-, avevo cominciato a parlare senza rendermene conto e stranamente Hyun Joong sembrava interessato, però ricordai che probabilmente era un escamotage per trarre qualche informazione utile per la gara di canto, perciò sorrisi e senza scompormi mi fermai evasivamente: -…scusa, magari a te non interessano certe cose-.
-No, invece…-, iniziò, mentre io tornavo a guardare il panorama, ma le sue parole furono interrotte da quelle di una coppia di turisti accanto a noi anch’essa coreana.
-A mezzanotte e mezza ci saranno i fuochi al Gianicolo, ci andiamo amore?-, domandò una ragazza dai capelli lunghi neri.
-Va bene, ma perché li fanno?-, domandò lui.
-E’ una festa. Precisamente non so cosa sia-, rispose lei, mentre s’incamminavano per scendere le scale.
Hyun Joong ed io li guardammo sparire e subito dopo chiese: -Di che festa si tratta?-.
-Mmh? Non la conosci? Pensavo che Mr. “so tutto io” conoscesse certe cose-, lo punzecchiai sorridendo.
-Purtroppo non sono un’enciclopedia, ma se lo fossi di sicuro non starei qui con te, sta sera-, rispose puntiglioso.
Lo trucidai con lo sguardai e sbuffai stizzita, per poi sentirlo di nuovo: -Allora? Che cos’è?-.
Sospirai e decisi di dirglielo, tanto non mi sarebbe cambiato nulla, anzi se non l’avessi detto avrei rischiato di rovinare la serata, e ciò che avevo pensato di fare era girare Roma con lui solo per il gusto di avere un po’ di libertà: -Si festeggiano tutte le donne oggi, perciò a mezzanotte, a quanto ho capito, in nostro onore ci saranno i fuochi. Non mi ricordo molto bene la storia, ma se non mi sbaglio delle donne a New York fecero un grande sciopero in una fabbrica per le loro terribili condizioni di lavoro. Così il proprietario della fabbrica, infastidito da tutto quel caos, fece chiudere tutte le porte della fabbrica appiccando il fuoco. Morirono molte donne quel giorno, perciò si festeggia l’otto marzo: per ricordare tutte quelle donne-, dissi sperando che tutto ciò che avessi detto fosse vero.
-Vuoi andarci?-, domandò sorridendomi dolcemente.
-Cosa?-, chiesi sorpresa alzando gli occhi su di lui.
-Ti piacerebbe andare a vedere i fuochi?-, ripeté la domanda e mi spiazzò il suo modo affabile e premuroso. Per un attimo ebbi la sensazione di parlare con un’altra persona, ma avevo lui davanti! Solo lui! Kim Hyun Joong!
-S-si…-, farfugliai sbattendo velocemente le palpebre credendo davvero di sognare.
-Allora andiamo!-, sorrise e si avviò alle scale. Rimasi per qualche secondo a fissarlo, ma poi lo seguii senza esitazione, sentendo che quello che volevo era stare con lui.
Una parte di me mi stava spingendo fra le sue braccia quella sera e non volevo tirarmi indietro. Si stava rivelando una serata molto interessante e per qualche ora, seppur poca e senza conseguenti, volevo godere della sua presenza dolce, tenera e totalmente nuova per me. Chissà che non lo stesse facendo per qualche secondo fine, ma a quel punto cosa importava? Potevo rimanere sulle mie e rimpiangere di non aver provato a credere in una speranza, oppure vivere un po’ di magia.
Fra le due possibilità, scelsi la seconda.
 
 
*°*°*°*°*°*
Quella sera, dopo essere stato scoperto da Ilaria a fare lo zaino per uscire di soppiatto e dopo averla sentita lagnarsi di tornare indietro per almeno un quarto d’ora, tutto si acquietò perché lei aveva deciso di seguirmi. Non né capii il motivo, dato che per molto tempo mi tenne il muso e continuò a rispondermi male anche quando cercavo di raddolcirla, ma in fondo era fatta così, no? Se l’amavo veramente avrei dovuto accettare anche quella parte di lei; senza contare che il motivo di tutto quello scaldarsi era, come al solito, colpa mia.
Girammo come prima metà Castel Sant’Angelo, ma fu tutto molto veloce, poiché già avevamo visto quel posto pieno di cose meravigliose, così salimmo quasi subito sulla terrazza.
Lì, senza smettere di tenermi il muso, la vidi avanzare verso la balconata e la seguii. Posò le sue mani sul marmo della ringhiera, socchiuse gli occhi e inspirò a fondo, per poi riaprirli lentamente.
Era indubbiamente bella ai miei occhi, anche se pensavo che solo qualche mese prima non mi sarei mai innamorato di un tipo così. Il genere di ragazza che prediligevo era qualcuno di alto, ma non troppo, con lunghi capelli lisci e dal carattere mite e pacato. Lei? L’esatto opposto.
Ilaria era tenace, forte e diceva subito tutto ciò che pensava, e l’avevo constato già dal primo momento che mi si parò davanti per proteggere suo fratello. Mentre la fissavo, con gli occhi adoranti, mi sembrava di rivederla con gli occhi pieni di rabbia e irritazione, nell’aula teatro, che mi intimavano di smetterla. Gli stessi occhi che mi guardavano dolcemente quando non mene accorgevo e che mi fulminavano ogni volta che Krystal si avvicinava a me, con le stesse guance che ogni volta arrossivano per la troppa vicinanza fra me e lei.
Dopo la prima notte in Italia, l’avevo osservata molte volte e avevo studiato il suo volto a fondo, così da poter riuscire a capire ogni suo piccolo gesto e movimento, ma vedendola sorridere fra sé e fissare il panorama nostalgicamente, non riuscii a capire a cosa stesse pensando, così glie lo chiesi. Ricevetti una risposta per metà, perché s’interruppe e mentre cercavo di farla riprendere a parlare sentimmo una coppia di coreani in vacanza parlare di una festa italiana.
-Di che festa si tratta?-, domandai.
--Mmh? Non la conosci? Pensavo che Mr. “so tutto io” conoscesse certe cose-.
-Purtroppo non sono un’enciclopedia, ma se lo fossi di sicuro non starei qui con te, sta sera-, risposi ironico, punzecchiandola.
Ilaria fece una pausa in cui mi guardò male, ma poi mi spiegò cosa si festeggiasse e, da quanto capii, era una sorta di festa commemorativa alla memoria di alcune donne newyorkesi morte per una giusta causa.
Mentre lei parlava il mio cervello si era messo in moto e ricordai precisamente le parole di Jung Min e Hyung Jun: “sii te stesso” e “bastano pochi gesti piccoli e semplici”.
All’improvviso mi venne un’idea, ma non era un’idea calcolata e con un doppio fine, sentivo che volevo fare qualcosa per lei. Renderla felice e fargli vivere qualcosa di romantico, per farle capire che in me, c’era qualcosa di più della sola apparenza scontrosa e senza cuore. Volevo mostrale chi ero veramente e, anche se era stato già il gesto del giaccone, decisi che quella doveva essere la mia… anzi, la nostra serata.
-Vuoi andarci?-, domandai sorridendole.
-Cosa?-, chiese a sua volta sorpresa e la vidi alzare i suoi occhi espressivi su di me.
-Ti piacerebbe andare a vedere i fuochi?-, ripetei dolcemente, scrollando poco una spalla.
Ilaria sembrava sempre più spiazzata, ma la sentii rispondere: -S-si>. Forse era un tono un po’ troppo insicuro, però quando vidi il suo volto allargarsi in un tenero sorriso, sentii il cuore riempirsi a poco a poco.
-Allora andiamo!-, esclamai avviandomi alle scale.
Scesi i primi gradini, ma non la sentii dietro di me, così mi girai e la sorpresi ancora a fissarmi titubante. Le feci un cenno con la nuca di seguirmi, mentre le sorridevo, e la vidi scrollare la testa per rinvenire da non so quale pensiero, per poi raggiungermi.
Per arrivare al Gianicolo in tempo, dovemmo correre come due pazzi per raggiungere la fermata più vicina, e soprattutto giusta, dell’autobus.
Ce la facemmo e con tre fermate fummo a destinazione. Scesi dall’autobus e senza pensarci, intrecciai la mia mano alla sua e trascinandola con me, ridendo nell’euforia, arrivammo correndo al muretto da dove un bellissimo panorama, ancora più bello di quello della terrazza si apriva davanti a noi.
Posai le mani sul muretto e lo stesso fece lei, sorridendo a quel bellissimo quadro li lici artificiali ed ombre. C’era già molta gente, tra cui molte coppie, ma il pienone stava crescendo solo quando arrivammo noi, che fortunatamente ci eravamo guadagnati un posto in prima fila.
Osservai quella meravigliosa città e poi volsi lo sguardo su di lei: sorrideva, sorrideva in un modo delizioso e pieno d’ingenua felicità; per momento ebbi un mancamento e sorrisi anch’io nel vederla così bella e spensierata. Sembrava che in quel momento non ci fosse altro che lei e la sua adorata città.
Poi uno scoppio e i fuochi d’artificio iniziarono, regalandosi un meraviglioso gioco di luci, nel cielo stellato e romantico di Roma. Fuochi a cascate; fuochi a stella; fuochi del tricolore della loro bandiera per poi finire in bellezza con scoppiettanti botti allegri e festosi, continuarono per lungo tempo a susseguirsi illuminando la notte.
Li osservai ammaliato, ma il mio cervello perse presto l’attenzione per quei giochi pirotecnici. Abbassai lo sguardo e incontrai il suo, che mi stava osservando con le labbra curvate in un dolce sorriso.
A che cosa stai pensando, amore mio?”, pensai e mi accorsi subito di aver usato per la prima volta quel sostantivo per chiamarla.
Ilaria, appena incontrai i suoi occhi, distolse lo sguardo e le vidi le guance colorarsi di un rosso intenso. Sorrisi dolcemente e senza pensarci due volte, mi avvicinai di più a lei, e lei presi una mano, stringendola nella mia. Cercò di ritirarla, ma fu inutile per lei, perché ero pronto ad una reazione del genere e la stinsi di più. In quel momento la vidi rabbrividire per l’ennesima volta dal freddo, così approfittai del momento caotico e l’abbracciai da dietro, cingendole le spalle e stringendola a me, sapendo che non avrebbe fatto scenate.
-Hyun Joong, smettila, per favore! Non rovinarmi la serata proprio adesso!-, borbottò arrabbiata facendosi sentire.
-Smettila tu… Non ho intenzione di farti del male, né di provocarti. Voglio solo essere gentile con te e riscaldarti, dato che rifiuti il mio giaccone e stai congelando-, le sussurrai all’orecchio, restando con lo sguardo puntato sui fuochi, ma senza allentare la presa.
-Hyun Joong! Lasciami!-, continuò cercando di non alzare la voce.
-Sssh… tanto lo so che tutto ciò che dici è solo un modo per tenermi lontano, ma in realtà tu vuoi che io ti abbracci-, sussurrai di nuovo nel suo orecchio.
Ilaria fece una pausa, arrossendo ancora di più di prima e notai anche una punta d’irritazione in quel rossore, ma non me ne importò granché, perché sapevo che per una volta avevo colto nel segno. Sapevo che stava pensando a male, e in fondo gli davo ragione, ma in quel momento non era affatto come pensava, perché davvero tutto ciò che desideravo era solo stare con lei, stringerla a me e odorare il suo profumo di ciliegi e vaniglia.
-Hyun Joong, non montarti la testa e smettila di dire fandonie! Lasciami andare… -perseguì- adesso!-, disse alzando leggermente la voce, ma al contrario della sua richiesta, la strinsi di più a me e con una guancia sfiorai la sua nuca, respirando a fondo e sorridendo con il cuore felice.
Ilaria si zittì alla stretta e per il resto dei fuochi rimase in silenzio. Senza pensarci, mi ritrovai a sorridere fra me come non avevo fatto da tempo, con il cuore leggero e la mente sgombra da pensieri. Era per questo che la sua presenza nella mia vita mi sembrava importante ed era per questo che mi ero innamorato di lei: nonostante tutto quello che era successo con lei, bastavano pochi istanti e in un batter d’occhio tutti i miei problemi si dissolvevano nell’aria. E tutto questo era iniziato quella mattina in cui ci eravamo ritrovati lei, io e la sorella.
 
-Oppa… -cominciò con voce roca la sorellina- ‘mani qui?-.
Non avevo afferrato bene le parole della piccola, così avevo fissato Ilaria con un punto interrogativo sul viso e lei aveva subito tradotto: -Ti ha domandato se rimani qui per il pranzo-. In quel momento aveva sorriso, intrecciando le mani dietro la schiena e aspettando, ma non uno di quei sorrisi che di solito sostenevano uno dei miei sguardi fieri e strafottenti; uno di quei sorrisi dolci e pieni di comprensione che solo una ragazza come lei avrebbe saputo dare. Mi ero sentito per un attimo molto piccolo, come se lei fosse la Noona, non io il Sumbae.
-Beh… io devo… ecco…-, cominciai a farfugliare e subito dopo ero andato via imbarazzato, cominciando a capire, ma non ammettendo che i miei sentimenti stavano subendo una metamorfosi.
 
Mi ero innamorato, perché in lei avevo trovato una nuova sicurezza. Avevo trovato qualcuno da crescere e nello stesso tempo che mi avrebbe cresciuto restandomi accanto.
La strinsi forte a me senza farci caso e mentre i miei occhi venivano illuminati, ripercorrevo tutto il tempo che avevamo passato assieme, soffermandomi a pensare ai baci che le avevo rubato.
 
*°*°*°*
Hyun Joong quella sera si era rivelato piuttosto strano, comportandosi gentilmente e non rispondendo a tono a nessuna delle mie frecciatine o rispostacce che gli avevo rifilato. Si era comportato come se tutto ciò che dicevo contro di lui gli scivolasse addosso. Aveva risposto a volte, ma non con la stessa tenacia e prepotenza di quando aveva cominciato a importunarmi.
Mi sfuggiva qualcosa o semplicemente stava cambiando?
A Castel Sant’Angelo non aveva fiatato, ma mi aveva seguito come un cagnolino, senza contare la proposta che mi aveva spiazzata, di andare a vedere i fuochi al Gianicolo. Ero rimasta scioccata e un po’ titubante, ma alla fine avevo accettato seguendo il consiglio delle ragazze: seguire il mio cuore sarebbe stata la scelta giusta.
Mi aveva preso per mano e trascinata, correndo, verso il primo autobus libero, ridendo e facendosi spazio per non prenderlo, fin quando non eravamo saliti. In quei piccoli istanti, non avevo pensato ai mesi precedenti, solo al presente.
Arrivammo in tempo, quando ancora non c’era nessuno e ci mettemmo a guardare e ad aspettare, fin quando un scoppio, che dava inizio ai fuochi, non ruppe il silenzio.
Rimasi per un po’ a fissare quelle luci, cercando di non pensare a quella persona accanto a me, ma senza successo. Quasi subito, infatti, alzai gli occhi su di lui e l’osservai, ritrovandomi a sorridere: era bellissimo, con il suo bellissimo sguardo perso nel vuoto con chissà quale pensiero per la testa; sorrideva, il che lo rendeva ancor più splendido. Il sorriso che amavo, spensierato e dolce, come quello di un bambino.
Restai così per buoni cinque minuti, poi lui si girò e incontrò il mio sguardo, ma io distolsi il mio, arrossendo.
Hyun Joong fece allora qualcosa che non mi sarei aspettata, allungò una mano verso la mia e la strinse, così cercai di ritirarla, ma nel tentativo lui la strinse di più e una folata di vento freddo mi fece rabbrividire. Si accostò a me, mentre i fuochi continuavano a illuminare il cielo stellato e mi abbracciò da dietro, cingendomi le spalle.
Rimasi immobile, sorpresa e con il cuore che prendeva a galoppare impazzito. Deglutii e cercai di recuperare un po’ d’ossigeno al cervello, improvvisandomi irritata -Hyun Joong, smettila, per favore! Non rovinarmi la serata proprio adesso!-, borbottai.
“Che devo fare? Il cuore mi dice di non resistergli, ma il mio cervello non ammette discussioni! Sta sera impazzirò, lo so!”, pensai nel panico.
-Smettila tu… Non ho intenzione di farti del male, né di provocarti. Voglio solo essere gentile con te e riscaldarti, dato che rifiuti il mio giaccone e stai congelando-, mi sussurrò e io mi sentii rabbrividire anche di più, perché il suo respiro arrivò fino al mio orecchio.
-Hyun Joong! Lasciami!-, continuai cercando di non alzare la voce, ma la mia isteria era palese.
-Sssh… tanto lo so che tutto ciò che dici è solo un modo per tenermi lontano, ma in realtà tu vuoi che io ti abbracci-, sussurrò di nuovo nel mio orecchio. Restai per un momento in silenzio, sorpresa più di tutto da quell’affermazione. Arrossii e fissai il vuoto, anche un po’ irritata: “Che cosa intendi Hyun Joong? Perché hai detto che voglio? Si, è vero, desidererei che questo abbraccio fosse vero, ma tu non lo stai facendo perché senti qualcosa per me…”.
-Hyun Joong, non montarti la testa e smettila di dire fandonie! Lasciami andare… -sbottai ricordandomi che razza di persona avessi accanto- adesso!-, insistetti.
Fu come se non mi sentisse, perché invece di mollarmi, mi strinse di più a sé, sfiorando con una guancia i miei capelli. Che stava facendo? Era impazzito? Alzai leggermente la testa e lo vidi sorridere, restando come una stupida a pensare cosa gli passasse per la testa.
Mi sembrava strano, ma allo stesso tempo nei suoi occhi qualcosa mi diceva che era felice. Perché avevo quella sensazione se davvero credevo che era solo un’altra tattica? Perché aveva detto quella frase? Sapeva qualcosa?
Per un attimo mi si accese in testa una terribile lampadina: che cos’era successo la prima notte? Involontariamente avevo rivelato tutto o davvero…?
“No, non è possibile! Ha detto che non è successo niente, perciò non pensare certe cose! Però stiamo parlando di Hyun Joong, quindi… AISH! STO IMPAZZENDO!”, pensai scrollando la testa da quei pensieri.
Sospirai sonoramente e sbuffai, mentre lui continuava a sorridere non curandosi di ciò che facevo io.
Continuare a ribellarsi sarebbe stato inutile, anzi avrei solo disturbato le altre persone e rovinatogli la serata, così decisi di restarmene buona fin quando i fuochi non fossero finiti.
Nonostante tutto godei anch’io di quei momenti e senza volerlo, mi ritrovi a stringere le mani di Hyun Joong, serrate attorno le mie spalle.
 
Dopo i fuochi, e dopo un momento d’imbarazzo per entrambi, decidemmo di tornare in hotel, ma prima avremmo fatto una piccola visita a villa Borghese, che strategicamente era vicino al nostro alloggio. Prendemmo un autobus che ci portò fin lì e scendemmo a piazza Venezia, camminando tranquillamente per Via del Corso senza però avere fra i piedi tutta la miriade di gente che nelle ore di punta proliferava come api in un alveare.
Camminammo lentamente, sicuri che nessuno ci aspettasse e tutti stessero ormai dormendo, essendo l’una e mezza. Per tutto il tragitto non avevamo fiatato, non rivolgendoci la parola da quando avevamo deciso la destinazione, perché l’imbarazzo di esserci ritrovato abbracciati ancora lo sentivamo, ma provai comunque a rompere il ghiaccio. Tutto quel silenzio mi metteva in soggezione.
Con le mani dentro le taste della felpa lo guardai e notai il suo sguardo perso  nel nulla davanti a sé: -A cosa pensi, Hyun Joong?-, domandai incuriosita.
Lui mi guardò sorpreso e poi sorrise amaramente: -No, nulla d’importante o che… possa interessarti-, rispose.
-Ho capito, devo restarmene fuori dagli affari tuoi-, conclusi pensando che avrei fatto meglio a restarmene zitta. In fondo chi ero io per lui? Solo la sorella di un rivale che aveva sedotto.
-No, è che…-, disse pensandoci su senza guardarmi, mentre l’osservavo camminando.
-Cosa?-, domandai guardandolo dolcemente per spronarlo e rendermi un po’ più amichevole di quel che ero stata tutta la serata. Sembrava triste.
-Problemi in famiglia, tutto qui-, disse evasivo e lo fissai con un punto interrogativo in viso. Era vero?
-Ti va di parlarne?-, domandai e passammo davanti ad un negozio con l’insegna “Key”. Sorrisi e risi nel vederla e ricordai di quando Kibum mi aveva trascinato subito dentro, esaltato per aver un negozio con il suo stesso soprannome. Mi fece ricordare che entrambi, Key e Hyun Joong, mi avevano invitata al ballo, ma io ancora non avevo deciso.
-No… sinceramente non mi va. Ma perché sorridi?-, rispose per poi fermarsi e guardarmi senza capire.
Scossi la testa e accennai con la testa al negozio dietro di lui: -L’insegna-, risposi sorridendo in quella direzione e lo vidi cambiare espressione dall’incredulo, all’irritato, al meditabondo.
Riprendemmo a camminare e nel vederlo così lunatico domandai: -Che hai?-.
-Niente-, rispose secco.
A quella risposta rimasi muta e pensai a cosa gli fosse preso, alzando un sopracciglio, senza però arrivarne a capo. Lo lasciai cuocere nel suo brodo e mi guardai intorno, compiaciuta della mia città preferita, così arrivammo in poco tempo a Piazza del Popolo e subito salimmo le scale che portavano al Pincio. Lì dalla piazza osservammo il panorama da un’altra angolatura.
Hyun Joong in quel momento sembrava essersi un po’ ripreso, ma lo lasciai comunque a se stesso, in modo da non rimediare nessuna sfuriata e da non rovinarmi la serata, così osservai, sedendomi appena sulla ringhiera in marmo, ciò che Roma mi offriva.
“Chi dovrei scegliere fra Hyun Joong e Kibum? – pensai abbassando lo sguardo e giocherellando con le mani, ben coperte dalle tasche della felpa- se dico di si a Hyun Joong, Kibum si arrabbierà perché non solo non avrò mantenuto la promessa, ma avrò anche acconsentito a farmi fare del male… E se scelgo Kibum, allora Hyun Joong che farà? E’ così strano questo invito che non so cosa pensare…”.
-Qualcosa non va?-, sentii chiedermi ed io scossi la testa.
-No, nulla, sto bene-, risposi subito, ma mantenni lo sguardo basso.
-A si? Allora perché mi sembra che sia tutto il contrario?-, domandò dolcemente e il suo strano tono mi fece alzare lo sguardo per ribattere, ma restai ammutolita incontrando i suoi occhi. Quella sera troppe volte mi aveva fermata mentre cercavo di ribattere e quello fu il momento più critico di tutti, perché sentii un tuffo al cuore guardando il suo viso.
-Allora?-, continuò dolcemente.
“Hyun Joong, smettila di fare così. Mi confondi ancora di più le idee… Preferivo quando mi rispondevi male ad adesso. Era più facile odiarti”, pensai riabbassando lo sguardo, ma fu inutile, perché una sua mano raggiunse il mio mento e subito tirò su il mio viso.
-Beh? Hai perso la lingua per caso?-, domandò ironico continuando a sorridere.
-No, stavo solo pensando al tuo invito-, mormorai rapita sia dai suoi occhi grandi che dalle sue meravigliose labbra a cuore.
-E quindi cos’hai deciso?-, domandò guardandomi negli occhi, ma a quella domanda non seppi cosa rispondere, così lentamente gli presi la mano e la tolsi dal mio viso, abbassando lo sguardo.
-Hyun Joong…. Io ho…-, cominciai esitando.
-Tu… cosa? Verrai con me?-, domandò e sentii nella sua voce una fervida speranza. Non potevo tradire Kibum, non dopo tutto quello che aveva fatto per me. Era stato l’unico a starmi accanto e non potevo passare sopra a tutto quello che Hyun Joong aveva fatto in poche ore. Era stato carino con me, strano, ma carino e premuroso quella sera, ma non potevo schioccare le dita e dimenticare in pochi secondi.
-No, io ho… già avuto un invito da qualcun altro-, dissi tutto d’un fiato.
-Quindi?-, m’incalzò.
-Non posso venire al ballo con te. Ho già detto di si a questa persona-, ammisi fissandolo colpevole. Il suo sguardo da dolce mutò in una maschera impassibile, ma lo vedevo trattenersi e mi chiedevo perché. Perché si tratteneva quando mi sarei aspettata una reazione impulsiva o che si mettesse a urlarmi contro facendomi perdere il lume della ragione?
-Con chi ci andrai?-, domandò a denti stretti e serrando i pugni, ma senza guardarmi.
-Non credo t’interessi-, risposi guardandolo.
-Con chi ci vai?-, domandò facendo saettare i suoi occhi pieni di rabbia nei miei.
-Con Kibum-, ammisi sospirando. In fondo che cosa mi sarebbe cambiato dirglielo? L’avrei fatto innervosire di più perché non avevo accettato il suo invito? Avevo tutte le mie ragioni per farlo.
-Con Kibum!?-, esclamò alzando la voce. Come osava parlarmi come se fosse mio fratello? Mi sembrava di vedere la gelosia di Jonghyun!
-Sì, allora? Me l’ha chiesto per primo e ho detto di si!-, sbottai guardandolo in cagnesco.
-Perciò se non ci fosse stato lui avresti detto si a me, è così!? E’ sempre di mezzo! C’è sempre lui in mezzo!-, gridò trucidandomi.
-Che cosa ti ha fatto!? Ti da fastidio che mi protegga da te!? Perché non la smetti di farmi del male? Ti diverti? IO NO! Sono mesi che mi stai addosso e sta sera te ne esci così, come se niente fosse! Che cosa pensi? Che le persone possano dimenticare le cose da un momento all’altro? Beh, non funziona così!-, dissi scattando in piedi e andandogli sotto.
-No, non me ne esco come se niente fosse! Forse non te ne sei accorta, ma è una settimana che cerco di rimediare, cercando di essere buono con te!-, ribatté.
-Quindi è colpa mia?! E come avresti cercato di rimediare?! Restando attaccato alle gonne di Krystal?! Parlandomi una o due volte quando le non ti era attaccata alle braccia, strillando ogni due secondo “oppa, oppa, oppa!”?-, urlai e senza rendermene conto sottolineai con enfasi la parte di Krystal.
-Sei gelosa?-, domandò sorridendo beffardo. Mi ero fregata.
-No, non sono gelosa! –controbattei prendendo tempo e cercando di reprimere ogni sentimento vero- Sono stufa del tuo comportamento! Non puoi pensare d’invitare una persona dall’oggi al domani come se niente fosse, e pretendere che questa accetti l’invito anche quando ha già dato la sua parola ad un altro!-.
-Smettila! FALLA FINITA! Sei solo una stupida! Io ho cercato di non farmi odiare più da te! Mi sono trattenuto quando avrei potuto risponderti male, eppure a te non interessa!-.
-A quale scopo!? Quello di cambiare tattica e farmi cadere così ai tuoi piedi in un altro modo!? KIM HYUN JOONG, NON FUNZIONA COSI’ CON LE PERSONE COME ME!-, risposi fuori di me e pregai che nessuno accorresse a sbatterci in carcere per disturbo della quiete pubblica.
-Ah no? E come funziona? Tanto lo so che stai facendo questa sceneggiata solo perché vuoi nasconderti da me! Perché non vuoi che io ti giri ancora intorno per evitare di cedermi!-, sbraitò riducendo le distanze a zero.
-Che cosa intendi?-, domandai allarmata. Ancora ambiguità, ma perché? Che cosa diavolo farneticava?
-La prima sera, ricordi? Non è successo niente tra di noi, ma tu mi hai detto due piccole e importanti paroline-, disse sorridendo fra sé in modo provocatorio e in quel momento sbiancai, sgranando gli occhi.
-Già, proprio così. Non te l’ho detto, perché non mi sembrava importante, ma ormai so cosa provi per me, perché la tua stessa bocca me l’ha rivelato-, continuò meschinamente e abbassai gli occhi.
Non è possibile, non è vero… è un incubo!”, pensai con il cuore a mille.
-Ero ubriaca, non sapevo quello che dicevo-, dissi evasiva, cercando di depistarlo.
-Bugiarda. Chi è ubriaco dice sempre la verità e tu la sei venuta a dire proprio a me-, continuò e mi alzò il viso.
-Lasciami-, dissi a denti stretti e per il nervoso sentii pungermi gli occhi.
-Perché non lo ammetti?-, domandò serio.
-Che cosa ti cambia se lo ammetto? Saresti più felice? Lo sai! Questo è quanto!-, dissi togliendo la sua mano da sotto il mio mento con uno strattone e avviandomi alle scale per scendere nuovamente.
Hyun Joong mi corse dietro e mi afferrò il polso girandomi di forza: -Hai detto che mi ami, allora perché hai accettato Kibum e non me!?-, urlò.
Strattonai con tutta la mia forza e mi liberai dalla sua presa: -Perché lui mi vuole bene, e non mi tratta come mi tratti tu! COME MI HAI SEMPRE TRATTATO TU! Vuoi sentirti dire che ti amo, vero? E’ questo il tuo unico obbiettivo?! Va bene! TI AMO! Ti amo e tu nemmeno puoi immaginare quanto! E sai perché!? Perché tu non sai nemmeno cosa significa amare con tutto te stesso una persona!-, risposi e non dosai nemmeno le parole. Non m’importava se le mie parole erano state crudeli, perché in quel momento tutto ciò che avevo dentro, che avevo represso nonostante il mio amore, venne fuori. Lo amavo, sì, ma ero anche stanca.
Scesi le scale di fretta, avviandomi verso Via del Corso, e per un bel pezzo di strada non lo sentii dietro di me. Era rimasto li? Ignorai completamente la sua presenza quando mi raggiunse e a passo veloce e pesante tornammo in hotel. Purtroppo anche quella serata era stata rovinata.
In cuor mio sapevo di avergli detto una bugia, perché ancora non avevo detto nulla a Kibum, ma non mi sentii affatto pentita della mia scelta. Non dopo ciò che mi aveva detto e ciò che mi aveva nascosto.
Tornammo in hotel, senza farci scoprire, uno più nero dell’altro, presi il mio pigiama, andai in bagno sbattendogli la porta in faccia e in pochi secondi ne uscii. Lo lasciai cambiarsi come voleva e nel frattempo mi misi a dormire. Non lo sentii uscire dal bagno perché presi subito sonno.
 
***
L’indomani mattina, quando mi svegliai, non lo trovai in camera a dormire, ma sentii dei rumori provenire dal bagno. Sospirai, guardandomi intorno e lentamente sgusciai fuori dal letto, infilandomi un paio di ciabatte.
Nella valigia cercai una camicia  a maniche corte, che sarebbe andata bene per quella giornata già alquanto calda dalla mattina, e trovai poi un paio di jeans. Quel giorno non ci avrebbero stancato tanto, avremmo solo visitato Fontana di Trevi e poi ci avrebbero lasciati liberi per Via Cola di Rienzo.
Approfittando del momento in cui Hyun Joong non c’era, m’infilai i pantaloni e mi tolsi il sopra del pigiama, per poi indossare la camicia, girandomi di spalle alla porta e iniziando a chiudere da sopra i bottoni.
-Sei già in piedi?-, sentii domandare in tono infastidito, subito dopo aver sentito la porta aprirsi.
Mi girai lentamente e come buongiorno gli lanciai un’occhiataccia, per poi notare che solo un asciugamano lo copriva, mentre con un altro si tamponava i capelli.
-VUOI COPRIRTI!?-, gridai, finendo di allacciare gli ultimi bottoni.
-YHA! Non urlare di prima mattina! Odio le persone che urlano! Per di più mi sono svegliato presto e ho anche mal di testa, perciò finiscila!-, ribatté lui acido.
L’arrabbiatura della sera prima non mi era passata e da come rispondeva, nemmeno lui era calmo. Sentivo l’aria elettrica e sarebbe bastata una scintilla a far scoppiare una bomba. Come aveva potuto non dirmi della prima notte?! Avevo sbandierato ai quattro venti il mio amore per lui, ma lui non aveva avuto un minimo di tatto!
-La smetterei se qualcuno si mostrasse un po’ più decente nei modi!-, continuai lanciando il mio portafogli nella borsa, per poi rovistare nella valigia, già alla ricerca del vestito che avrei indossato quella sera, ma senza trovarne traccia alcuna.
-Possibile che tu non stia mai zitta!? Pensavo che almeno sta mattina non avresti parlato per il sonno, ma a quanto pare mi sbagliavo!-, commentò girandosi e fulminandomi con gli occhi. Ero china sulla valigia, ma il mio sguardo sostenne i suoi occhi, che in quel momento non mi scalfirono nemmeno un po’.
-Perché? Preferisci gli “OPPA!” di qualcun’altra?-, domandai ironica, scattando in piedi con un paio di calzini in mano.
-No, ma perché ti preoccupi tanto? –rispose lui sarcastico- forse sei tu che preferiresti essere quella che mi chiama oppa?!-, il suo tono continuava a gonfiare la mia irritazione e cominciava a mancare poco al momento in cui gli avrei messo le mani addosso, rovinandolo una buona volta. Non solo sapeva dei miei sentimenti, ma aveva anche il coraggio di prendermi in giro e di dimostrarsi ipocrita! Non era lui quello che aveva fatto tanto per riparare al passato?
La vista del suo corpo meravigliosamente perfetto però mi metteva fuori gioco, riducendo in pappa il mio cervello.
-Che c’è? E’ troppo per te la vista di me con solo un asciugamano addosso?-, domandò provocandomi, avvicinandosi passo dopo passo con sguardo fiero. Era tornato il solito idiota e per un attimo maledii me stessa per aver rovinato la serata precedente. Sarebbe rimasto dolce e affettuoso se avessi scelto lui?
Mi avvicinai anch’io a lui e puntai il mio dito indice sotto il suo naso, riducendo gli occhi a due fessure: -Non sfidarmi, Kim Hyun Joong-, lo avvertii.
-Perché, sennò?-, domando abbozzando un mezzo sorriso provocatore.
Strinsi i denti e alzai un sopracciglio. Stizzita e senza una frase con cui rispondere, mi sedetti sul letto e lui, con un sorrisetto di trionfo, prese il suo cambio ed entrò in bagno.
-Idiota…-, borbottai quando ebbe chiuso la porta.
Presi i calzini e l’indossai, per poi allacciarmi un paio di scarpe e scendere a fare colazione. Hyun Joong voleva la guerra? Guerra sarebbe stata! Odiava Kibum, no? Bene! Kibum odiava lui e con il suo aiuto gli avrei fatto passare le pene dell’inferno!
Raggiunsi velocemente la sala da pranzo e senza rivolgere la parola a nessuno, presi una tazza di cioccolata calda e un po’ di cereali, per poi andarmi a sedere al tavolo che in quella settimana era diventato degli SHINee. Non c’era nessuno, ero la prima, così cominciai a mangiare la mia colazione in santa pace.
“Almeno non sentirò gli schiamazzi e i commenti degli altri sul ballo di sta sera per un po’ di tempo…”, pensai rincuorandomi.
-DOVE DIAVOLO SEI STATA IERI SERA?!-, sentii mio fratello urlarmi in un orecchio, mentre si sedeva a tavola e mi trucidava con lo sguardo. Ciò caricò i miei nervi più di quanto no lo fossero già, e senza alzare la testa gli lanciai un’occhiataccia: -Non è aria sta mattina, Jong. Sono sempre stata in hotel-, commentai fredda e Federica ci raggiunse insieme a Sara, Taemin e Minho.
-Buongiorno!-, dissero uno alla volta e risposi a mia volta con un buongiorno apatico.
-Che succede?-, domandò Minho accanto a me.
Sbuffai, masticando di fretta il boccone di cerali, e non risposi. Tanto c’era Jong a parlare sia per me, sia per lui: -La signorina non era nel suo letto ieri sera all’una di notte!-.
-E dov’eri?!-, domandò allarmato Taemin.
-Non mi sono mossa-, mentii senza guardarli, quasi estraniandomi dalla conversazione quando vidi Hyun Joong entrare in sala con i SS501. Allungai il collo, per guardare se Key arrivava, ma non c’era traccia da nessuna parte.
-Quel che è peggio è che nemmeno Hyun Joong era in stanza! Dimmi la verità, donna! SEI USCITA CON LUI!-, strillò Jong puntandomi un cucchiaio sotto al naso e alzandosi in piedi, per sovrastare con il suo corpo metà tavola.
-Jong, siediti-, lo ammonì tranquillamente Federica e immaginai che ormai fosse talmente abituata a una sceneggiata del genere che non si curava più di nulla. Sorseggiò un po’ di lette bianco.
-Non mi sono mossa di qua!-, dissi alzando gli occhi e incrociando gli occhi di Jong.
-Allora dov’eri?-, domandò Sara.
-In giro-, dissi tranquilla, ripetendo a pappagallo le parole che erano state di Hyun Joong la sera prima.
-In giro? IN GIRO!? Io ti uccido! Tu sei sotto la mia responsabilità e se ti succede qualcosa tuo padre uccide prima me e poi a te!-, continuò a gridare Jong, ma le miei orecchie non lo ascoltavano affatto.
In lontananza vidi entrare una testolina bionda e i miei occhi s’illuminarono: -Arriva Kibum!-, annunciai cinguettando e lanciai uno sguardo nella direzione di Hyun Joong che nel frattempo aveva assistito al teatrino e mi stava fissando.
-Jong, tu non sai badare nemmeno a te stesso, figurati se i tuoi ti affidano tua sorella. E’ inutile che continui a scaldarti, Ilaria sarà semplicemente andata a farsi un giro per l’hotel. A proposito, perché tu eri nella sua stanza?-, domandò Federica allontanando da sé la tazza di latte.
-Sì, certo. Un giro… un giro di ricognizione! –borbottò sarcastico- Non ci credo! Tu eri con qualcuno ieri sera e non eri nel tuo letto!-, rispose Jong senza curarsi della domanda di Feffe, risedendosi, che così ripeté: -Sì, ma tu perché eri lì?-.
-Controllavo-, rispose pratico.
-Che cosa? Che mi fossi messa il pannolino?! NON HO PIU’ DUE ANNI, JONG!-, gridai ormai spazientita.
Kibum arrivò con pane e nutella, con accanto una bella spremuta d’arancia, e sedendosi esclamò: -Buongiorno belli e brutti!-.
-Non è un buongiorno!-, commentò Jong.
-Già! Non lo è da quando mi sono svegliata, figurarsi ora che tu mi hai fatto il solito terzo grado!-, sbottai incenerendo mio fratello. Gli altri non osarono aprire bocca: sapevano che quando i fratelli Kim litigavano era meglio tenersi alla larga. Sfortunatamente neanche la presenza di Kibum riusciva a calmarmi in quel momento e in più gli occhi dei SS501 piantati su di noi contribuivano a infastidirmi.
-Che cosa succede?-, domandò Kibum guardandoci spaesato.
-Niente-, risposi.
-NIENTE!? Succede che tu non sei più la stessa persona responsabile che conoscevo! Non solo mi vuoi fare fesso, ma hai anche il coraggio di dirmi bugie!-, sbraitò Jong.
-Sì, ma che cosa è successo!?-, chiese di nuovo Kibum con un filo d’isteria nella voce.
Sbuffai esasperata e finii il mio latte con un sorso. Mi pulii la bocca con un tovagliolo e dissi alzandomi: -Io me ne vado in camera mia. A dopo!-, dissi sbattendo la tazza sul tavolo.
Mi allontanai dal tavolo e mi diressi alla hall, superando Onew che in quel momento arrivava, per raggiungere le scale, ma appena varcata la porta sentii una mano afferrarmi un polso e girarmi: -Hyun Joong, se non la smetti di fermar…!-.
-Hyun Joong?-.
-Kibum!-, sorrisi nel vedere lui e non il troglodita davanti a me.
-Già, in persona. Che cos’è questa storia? Prima urli con tuo fratello, ti alzi stizzita e te ne vai e poi mi chiami… ah, non voglio nemmeno pensarci!-, disse con aria da diva, rilasciandomi lentamente il polso.
-Ah… quello? Nulla…-, mentii.
Key alzò un sopracciglio e inclinò la testa di lato, improvvisando un sorrisetto che diceva “sputa il rospo”.
-E va bene! E’ successo qualcosa, ma non allarmarti. Nulla d’importante o di eclatante-, dissi girandomi e avviandomi alle scale nuovamente.
-Ah, si… E allora perché non vuoi dirmelo e sei così strana?-, domandò seguendomi a fianco con le mani in tasca.
-Non mi va di parlarne, tutto qui-, dissi arrivando al primo piano.
-Mmm… ieri sera dove sei stata?-, domandò ancora.
-Ancora? Ma che cos’è sta mattina!? Il giorno delle domande?!-, esclamai acida, mentre prendevo le chiavi della stanza.
-Yha! Che modi sono, signorina?!-, sbottò irritato Kibum con aria da diva.
Eravamo arrivati oramai davanti alla porta della camera e mi girai verso di lui. Lo guardai in segno di scuse e abbassai lo sguardo: -Miane…-.
-Non fa niente… Che cos’hai però? Che cos’è successo con Hyun Joong?-, domandò.
Sospirai e alzai lo sguardo verso di lui, scuotendo la testa: -Una litigata furibonda. E’ per questo che ieri sera sono uscita nei dintorni, almeno per un po’ non l’ho visto-, dissi abbozzando una mezza verità.
-Mmm, che cos’ha scatenato la lite?-, domandò preoccupato, ma cercando di nascondere i propri sentimenti.
-Ho deciso di venire al ballo con te-, ammisi.
Kibum sgranò gli occhi e poi sorrise: -Davvero?-.
-Sì, ma questo ha scatenato Hyun Joong per non so quale motivo-, dissi scrollando le spalle.
Key si guardò intorno e poi sorrise furbescamente: -Non preoccuparti, qualunque cosa sia successa, c’è sempre il tuo Kibum a tirati su di morale! E siccome hai accettato il mio invito, oggi sarà una giornata di shopping!-, esclamò felice.
Sorrisi e mi sentii il cuore più leggero: -Temevo l’avresti detto!-, commentai.
-Cara, c’è gente che pagherebbe oro per passare una giornata con me e tu ti lamenti per un po’ di rosa? Non sai proprio dov’è di casa il buon gusto!-, commentò inorridendo teatralmente. Kibum era Kibum e non sarebbe cambiato mai. Che potevo farci però? Lo adoravo perché era proprio così!
-Va bene, va bene! Farò shopping con te senza lamentarmi!-, dissi alzando le mani in segno di difesa.
-Così va meglio e dovrai anche raccontarmi un po’ di cose-, commentò.
-D’accordo, ma ad una condizione-, dissi subito dopo.
-Quale?-, domandò non curioso.
-Il colore del vestito non potrà essere rosa, soltanto blu. Tutt’al più puoi variare in qualche sfumatura di rosso, ma non in eccesso, va bene?-, proposi tendendo una mano verso di lui.
Key ci pensò per un attimo, ma poi decise che forse la mia proposta non era poi tanto malvagia per lui. Sapevo che avrebbe raggirato la clausola, ma alla fine mi sarebbe andato comunque bene ogni cosa che avremmo comprato e lui lo sapeva. Key era la persona adatta a passare una bella giornata e a farmi dimenticare di Jong e Hyun Joong per almeno sei ore, così mi misi nelle sue mani anche a costo di farmi sanguinare i piedi per tutte le corse che mi avrebbe fatto fare.
Strinse la mia mano e sorrise: -Accetto!>, esclamò.
Dopodiché entrai nella mia stanza salutandolo, e raccolsi le mie cose per preparare lo zainetto che mi sarebbe servito.
 
Durante la mattinata, prima di arrivare a Fontana di Trevi, il professor Rhee c’informò di come il ballo sarebbe stato presentato: all’inizio due ballerini italiani avrebbero ballato un valzer, con a seguire una coppia che di tangheri, poi ci avrebbero lasciati liberi con le nostre musiche e canzoni. Chi di noi avrebbe voluto duettare con i cantanti della serata, lo avrebbe potuto fare tranquillamente.
Jonghyun mi tenne il muso per qualche ora, poi decise di passare sopra alle mie malefatte e cercò di non pensarci, anche perché il suo comportamento rischiava di alterare quello di Federica e nessuno di noi voleva vederli litigare di nuovo.
Alle dieci e mezza eravamo già nei pressi del fontanone e appena arrivammo, Kibum e Jong cominciarono a scattare foto come dannati, mentre altri lanciavano nella fontana qualche monetina. Molte volte fui catapultata a fare una foto di gruppo fermando passanti che potessero immortalarci o importunando i professori, ma nonostante tutto ci divertimmo. Hyung Jun tornò a seguirmi insieme a Kibum come un ombra e quando si fece ora di pranzo, al contrario di molti altri, gli Shinee, Jun, Federica, Sara ed altri ragazzi delle classi, decidemmo di pranzare con un gelato del posto. Niente era meglio di un gelato gigante italiano come pranzo!
-Ragazzi, mi allontano un secondo per chiamare gli altri professori che sono con la metà di noi. Per favore, mi raccomando-, disse Rhee già pronto con il cellulare in mano, prima che noi entrammo nella gelateria della piazza.
-Non si preoccupi prof-, sorrise Hyung Jun e Rhee si allontanò.
Taemin, Sara, Jong, Kibum ed io entrammo per primi, mentre gli altri aspettarono con i loro rispettivi gruppi d’entrata, fuori dalla gelateria.
-Cosa prendi?-, domandò Key accanto a me.
-Credo… crema, cioccolato e biscotto, e tu?-, risposi osservando le vasca di gelati e leggendone le etichette.
-Non so… cos’è questo?-, mi domandò indicando una targhetta.
-Mmm… tartufo! E’ gelato al cioccolato con dentro del rum, se non sbaglio-, risposi leggendo, per poi sorridergli.
-E com’è? L’hai mai assaggiato?-.
-Sì, è buono. A me piace il rum! La nonna ci mandava sempre qualcosa dall’Italia quand’eravamo piccoli, e mamma ci preparava un sacco di dolci. Peccato che abbia smesso ora... dovrei chiedergli di farne di nuovi-, dissi pensando ad alta voce.
-Allora vada per tartufo e fior di latte!-, esclamò contento.
Sorrisi a Kibum e pagai il mio cono, aspettando gli altri accanto a Taemin, appena fuori dalla porta. Con un cucchiaino ricalcai la forma del gelato, gustando ogni singola parte.
-Era tanto che non mangiavo un gelato così buono!-, sorrisi fra me.
-Già, è il gelato più buono della città!-, commentò Taemin, ma la sua voce era insolitamente profonda. E poi… come faceva a sapere che quello, proprio quello, fosse il migliore di Roma?
-Taemin, come sai…?-, cominciai alzando gli occhi, ma subito mi fermai sgranandoli.
-Taemin?-, domandò un ragazzo accanto a me, identico come una goccia d’acqua al ragazzo che conoscevo, ma con i capelli di un nero intenso. Di certo non era della nostra scuola, altrimenti me lo sarei ricordata! Era pazzesco come si assomigliassero!
-S-scusa… è che assomigli tanto a…-, farfugliai.
Il ragazzo mi guardò con aria sorpresa e, non capendo le mie parole, alzò un sopracciglio. Era italiano? Un italiano identico a Taemin davanti ai miei occhi!?
-Credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro…-, disse in coreano sorridendo e gli vidi spuntare due guance paffute. A quanto pareva, non era italiano.
-Sì, credo di si-, commentai con il cucchiaino a mezz’aria e il gelato che lentamente cominciava a sciogliersi sulla mia mano.
-Ehi! Sei qui!-, mi sentii richiamata nella direzione della porta e vidi Kibum uscire, seguito dagli altri. Federica, più sconvolta di me, sgranò gli occhi e rimase quasi a bocca aperta nel vedere quel ragazzo: -Jong, perché ci vedo doppio?-, domandò.
-Era ciò che stavo per chiederti anch’io-, rispose tentennando mio fratello.
-E io perché vedo… me?-, commentò Taemin accanto alla coppia.
Ci guardammo per un momento tutti quanti e mentre Tae era impegnato a fissare il ragazzo, il nuovo moretto era intento a fare lo stesso.
Lo stupore senza dubbio era tanto, perché quei due ragazzi erano davvero due gocce d’acqua. Li fissai per qualche secondo, passando dall’uno all’altro, con la bocca mezza aperta, quando sentii poi parlare: -E tu da dove salti fuori?-. Kibum, con un cono da due euro in mano, con gli occhi più sconvolti di tutti, stava ovviamente esprimendo il suo stupore.
-Come ti chiami?-, chiese Taemin.
-Kim Jongin, ma tutti quanti mi chiamano Kai, e tu?-, rispose Kai per poi chiedere di nuovo.
-Lee Taemin…-, rispose Tae a sua volta.
-Sei coreano?-, domandò Jong, con le sue utilissime domande.
Kai alzò un sopracciglio, ma poi rispose mostrando un bellissimo sorriso, il quale notai che stese completamente Federica: -Sì, ma la mia famiglia si è trasferita qui già da un anno. E’ bello vedere gente del tuo stesso paese di tanto in tanto, ma… -disse facendo una pausa e tornando a fissare Taemin- una cosa del genere non mi era mai capitata!-, scherzò.
- Se è per questo nemmeno a me-, commentò ironico Taemin.
Una risata generale si sollevò nell’aria e in lontananza sentimmo Rhee richiamarci. Ormai ogni gruppo era  entrato nella gelateria e riuscito con il proprio gelato, così fummo costretti a lasciare quel ragazzo tanto carino e simile a Taemin: -Kai… giusto? –sorrisi voltandomi verso di lui- noi dobbiamo andare, ma è stato un piacere conoscerti-.
Kai sorrise e dolcemente ci salutò uno per uno, come se ci conoscesse da una vita, e dopo pochi secondi eravamo accodati dietro a Rhee per raggiungere il McDonald’s vicino e recuperare il resto delle classi.
Nel tempo che rimase, e cioè tutto il pomeriggio, i professori furono clementi e ci lasciarono vagare per Via Cola di Rienzo. Kibum prese al volo la sua occasione e quando ebbe il via libera, mi prese per mano e non mi fece riemergere da nessun camerino fin quando non lo diceva lui. Ovviamente ignorò completamente la promessa che mi aveva fatto di scegliere un vestito su tinte che non fossero rosa, e ogni volta che gli capitava mi portava qualcosa di un fuxia shock da sentirsi male.
-Kibum, è rosa-, borbottai da dentro il camerino.
-Lo so! Non è meraviglioso!?-, pigolòl. Per poco non scoppiava a pingere per la felicità.
-No, non lo è. Avevo espressamente chiesto qualcosa che non fosse rosa! Perché m’ignori quando ti dico certe cose?-, domandai esasperata.
-Perché è inutile che continui a lamentarti, alla fine metterai un vestito che dico io-, sorrise con la sua aria da diva, porgendomi il vestito.
-No, sta volta non lo indosserò, perciò rimettilo a posto e cambia fantasia, Key-, dissi ferma.
Kibum mi fissò truce per un attimo e tentò una seconda volta ad insistere, ma capendo dopo poco che il mio umore non era propenso a discutere, sospirò e andò a cercare qualcos’altro. Risentivo ancora dell’arrabbiatura a causa di Hyun Joong e non riuscivo a smaltire a pieno il nervoso, così presi un bel respiro e mi sedetti sullo sgabello del camerino, aspettando che Key portasse qualcosa di guardabile.
-Oppa… hai già una ragazza con cui andare al ballo?-, domandò una voce alquanto snervante, entrando nella zona camerini che identificai subito con quella di Krystal.
-No, e non penso andrò con qualcuno-, rispose una voce maschile.
“Hyun Joong… sempre tu! Ma perché non ti eclissi una volta tanto!?”, pensai acida sbuffando sonoramente.
I due non si accorsero di me, perché si fermarono a due camerini prima del mio, così potei restarmene tranquilla e nascosta.
-Come mai?-, domandò lei con aria triste.
“Già, come mai? Perché non vai con Krystal? Ti scoccia tanto che non sia io?!”, continuai.
-Perché…-, cominciò Hyun Joong, ma il ciclone Kibum entrò di filato nel mio camerino e sorridendo come un pazzo mi presentò davanti agli occhi un meraviglioso abito giallo acceso: -Questo è stupendo!-, strillò.
Per un secondo mi dimenticai di Hyun Joong, ma poi alzandomi scossi la testa e uscii dal camerino per prendere in mano il vestito: -E’ bellissimo, Key… ma credo sia eccessivo. Hanno detto che va bene qualcosa di più semplice-, dissi esitando nell’alzare gli occhi sul suo viso. Ero sicura che mi avrebbe ucciso, perché era almeno la quarta volta che rifiutavo un vestito, ma non potevo farci nulla. Quel pomeriggio mi sentivo molto polemica.
-Ma è bellissimo… perché non lo provi almeno?-, domandò con un po’ di tristezza. Sentivo gli occhi di Hyun Joong fissarmi e ciò m’infastidiva, tendendo a rispondere male a Kibum, ma non potevo. Key era la persona a cui tenevo di più, così chiusi gli occhi e abbozzando un sorriso, presi il vestito e lo provai.
Richiudendo la tenda, sentii la voce di Tiffany: -Ecco quello che cercavi, tesoro-.
-Grazie, Tiff! Sei un amore! E’ la taglia giusta?-, domandò Krystal con la sua solita voce snervante.
-Certo-, rispose Tiffany.
Non solo dovevo cibarmi la presenza di Hyun Joong, ma anche le smancerie ridondanti di quelle due arpie.
Infilai il mio vestito rattristandomi nel pensare alla mia ex migliore amica e, con un po’ di fatica, tirai su la zip: -Tutto apposto li dentro, Yaya?-, domandò Kibum dopo un po’.
-Sì, esco-.
Tolsi finalmente la tenda e usci con in dosso il bellissimo abito giallo e lungo fino ai piedi. Più che per un ballo sembrava per una serata di gala, ma non volli commentare oltre, perché vidi gli occhi di Kibum illuminarsi appena mi vide. Feci una giravolta e tornai al mio posto: -Come sto?-, domandai.
-Sei splendida-, rispose sorridendo.
-Meno male. Non sembro un pulcino?-, domandai.
-Per niente. Ti calza a pennello e… fidati, io me ne intendo, modestamente parlando!-, rispose con aria da diva.
Anche Krystal era uscita dal sua camerino, indossando il suo abito e sentii infatti Tiffany esplodere in mille complimenti che mi fecero venire il volta stomaco: -Sei bellissima!-.
-Grazie, dear! Lo pensavo anch’io! Servirebbe qualche accessorio però!-, commentò Krystal guardandosi allo specchio.
-Un cervello>, commentò Key sarcastico senza farsi sentire. Ridacchiai.
Hyun Joong nel frattempo non smetteva di restare con gli occhi incollati su di me, anche a tutti i richiami di Krystal per catturare la sua attenzione.
-Oppa! Non mi senti? Sto bene?-, domandò lei.
“Che cosa c’è Hyun Joong? Hai perso accidentalmente la lingua?”, mi domandai sarcastica.
-Credo che tu abbia ragione però, anche se questo vestito ti sta d’incanto dobbiamo trovare qualcosa di più semplice-, osservò Kibum.
-Già…-, confermai guardandomi.
-Cambiati, dai-, m’incoraggiò spingendomi nel camerino e subito dopo mi ritrovai a togliermelo di nuovo.
-A proposito Yaya, grazie per aver accettato il mio invito-, disse Kibum da fuori il camerino.
-Non c’è di che, Kibum. Mi fa piacere stare in tua compagnia, lo sai-, risposi rivestendomi, ma nello stesso tempo sentii Hyun Joong parlare: -Krystal, riguardo al ballo… che ne pensi di venire con me? Ti piacerebbe?-.
Sentii un tuffo al cuore e subito dopo lo stomaco contrarsi facendo male. Era gelosia, lo sentivo e potevo ben intuire lo scopo di Hyun Joong: voleva farsi sentire perché Kibum gli aveva ricordato il mio rifiuto.
-Oppa… dici sul serio?-, domandò lei incredula.
-Si-, continuò lui.
-Oh, certo che mi piacerebbe! Sono consì felice, non aspettavo altro che questo!-, pigolò lei con gioia.
Aprii la tenda del camerino e trovai Key che trucidava con lo sguardo i due: Krystal aveva gettato le braccia al collo di Hyun Joong che senza scomporsi l’aveva abbracciata a sua volta. Guardai tutto con la coda dell’occhio, perché faceva troppo male. Ormai lui sapeva ciò che provavo e con tutto continuava a farmi del male più di prima.
-Andiamo via-, disse Kibum e mi sentii presa per mano.
Passammo davanti ai due, superando poi Tiffany che mi rivolse un rapido sguardo. Non lo ricambiai, ma tirai dritto, volendo solo sparire da quel posto.
Per il resto del pomeriggio continuai ad avere un grande malumore, e Key si affaccendò sempre di più per distrarmi. Cercò in tutti i modi di farmi sorridere e come se avesse un radar, anche Hyung Jun comparve al mio fianco: mentre Kibum era intento a cercare il vestito perfetto, Hyung Jun ed io spulciavamo qui e là qualcosa che potesse non essere troppo esagerato, parlando del più e del meno. La presenza di Jun era una mano santa, perché il suo viso dai lineamenti di bambino e la sua risata contagiosa, mi mettevano di buon umore, anestetizzando il dolore. Con lui ero tranquilla e potevo rilassarmi, mentre Kibum era la vitalità fatta a persona.
Jong non disse nulla riguardo ai due ragazzi, anche perché fu letteralmente sequestrato da Federica  che lo voleva come giudice nello scegliere il vestito insieme a Taemin, il quale aveva fatto la stessa fine di mio fratello, però nella mani di Sara.
-Che ne pensi di questo?-, domandai a Hyung Jun adocchiando un bel vestito sulle tonalità del blu, ma ricoperto da una miriade di fiorellini colorati.
-Credo che sarebbe perfetto e penso anche che vada bene a Kibum. A lui piace il rosa e di rosa ce n’è abbastanza con questi piccoli fiori colorati-, rispose.
Presi il vestito e l’osservai, poi alzai gli occhi e girandolo lo mostrai a Kibum: -Ehi, laggiù! Che ne pensi di questo!?-, domandai sorridendo.
Key guardò verso di me e ci raggiunse. Lo scrutò a fondo, ma poi, come aveva profetizzato Hyung Jun, lo approvò con entusiasmo, affermando di avere una cravatta molto simile che sarebbe andata bene.
Avevamo trovato il vestito finalmente!
 
Quando tornammo in hotel tutti ci rinchiudemmo nelle nostre rispettive stanze per farci una doccia e prepararci.
Non degnai Hyun Joong neanche di uno sguardo e quando lui entrò nella doccia, per me era già passata un’ora di preparazione e avrei dovuto accelerare i tempi, dato che mancava presso a poco solo mezz’ora.
Mi asciugai ben bene e approfittai dell’assenza di Joong per infilarmi subito il vestito, così quando lui uscì finalmente dal bagno il stavo finendo di allisciarmi i capelli. Una volta acconciati, li radunai una coda alta che feci ricadere su una spalla e finii di allacciarmi i lacci dei sandali in corda che avevamo scelto tutti insieme.
Non c’era niente che non andasse in quel bel vestito, che Kibum mi aveva regalato con tanta cura, pensai guardandomi allo specchio, e che avevo deciso d’indossare per quella penultima serata per farlo contento. In fondo sarebbe stato lui il mio “Cavaliere” anche quella volta. Sorrisi a me stessa e passai l’ultimo ritocco al trucco come sempre leggero; mentre mi sistemavo notai Hyun Joong guardarmi cupo dal letto, con le gambe leggermente divaricate e la schiena curva per le braccia appoggiate alle ginocchia, come se fosse nervoso per tutti i miei gesti e movimenti, dopo essere stato rifiutato.
Non me ne curai molto, perché ero stanca di preoccuparmi per lui, e presa la borsa dal letto, mi avvicinai alla porta sorpassandolo.
*°*°*°*°*
Quel giorno era passato velocemente: l’avevo vista litigare col fratello a causa mia e avevo rivelato ai ragazzi cos’era successo la notte prima. Ognuno di loro mi aveva sgridato a modo suo, ma io non ascoltavo nessuno. Ero arrabbiato perché ero stato rifiutato e ancora di più lo ero perché per tutto il giorno la vidi insieme a Kibum, come se fosse il suo fido cagnolino, mentre la mattina aveva subito cominciato a inveirmi contro.
E poi l’invito a Krystal: quasi senza pensarci l’avevo invitata anche se mi ero ripromesso di non farlo, ma Key mi aveva ricordato il rifiuto e in quel momento, accecato dalla gelosia e dall’impotenza di poterla avere solo per me in quel magnifico abito color del sole, mi aveva mandato in bestia, così mantenendo la calma avevo recitato bene la mia parte. Come sempre d’altronde. E ora? Ora ci evitavamo come se fossimo stati un cane e un gatto pronti a mordere e graffiare.
Aveva accettato l’invito. Lui aveva chiesto sicuramente: “Vorresti essere la mia compagna questa sera?” e lei aveva acconsentito con gioia. Ma anch’io le avevo detto con la dovuta cortesia e gentilezza “Sii, la mia fanciulla. Solo per sta sera. Prometto che manterrò le mani al loro posto e farò il bravo”. Ero stato rifiutato. Eppure mi amava, lo aveva detto lei stessa pochi giorni prima! Come aveva potuto cambiare idea così in fretta!?
Ero geloso. Ero arrabbiato. Ero deluso. Mi sembrava di dover impazzire da un momento all’altro e il suo vestito colorato, fresco e oltre modo seducente per i miei sensi, aumentava la mia gelosia. Sentivo il sangue ribollirmi, mentre la guardavo seduto sul letto e la vedevo finirsi di preparare. La immaginavo già fra le braccia di Kibum, stretta a lui mentre ballavano, e sentii il sangue salire velocemente al mio cervello.
Era bella in quel vestito a fantasia floreale, con sfondo blu e tanti toni di colori diversi; la sua semplicità la rendeva talmente tanto bella che non ricordavo neppure un momento in cui fosse lo fosse stata di più di allora. La coda che le scendeva lungo la spalla, il vestito lungo fino al ginocchio e le scarpe stranamente alte per lei, la rendevano meravigliosa.
Ero tornato il ragazzo di un tempo nel giro di una settimana, ma sentivo che lo Hyun Joong cupo e grigio non era ancora andato via del tutto. Specialmente quando si trattava di lei.
La vidi prendere la borsa da sopra al letto e avviarsi alla porta superandomi, ma non così facilmente perché la presi per un polso e la rigirai verso di me con violenza. Non vedevo più. Volevo sapere perché: perché lui si e io no?
*°*°*°*°*
-Perché mi hai rifiutato? -, chiese Hyun Joong, mentre mi afferrava per un braccio.
Spaventata, guardai il mio polso stretto nella sua morsa, girandomi di sessanta gradi, e poi incontrai i suoi occhi crucciati e furibondi: che stava succedendo? Perché si rivolgeva in quel modo? Mi sembrava di essere stata chiara sul perché l’avevo rifiutato, no?
-Cosa?-, domandai.
-Perché mi hai rifiutato quando ti ho chiesto di essere la mia dama per questa sera?-, continuò stringendo sempre di più.
-Lasciami, te l’ho già detto e non mi va di ripeterlo ancora…-, commentai cercando di divincolarmi da lui. In una settimana non aveva fatto altro che stare con Krystal, sorriderle e farle gli occhi dolci, ingelosendomi e ignorando i miei sentimenti che ormai aveva scoperto. Mi aveva fatto gli occhi dolci durante la festa della donna e mi aveva sedotto nuovamente la notte in cui eravamo stati fuori da soli per colpa sua. E mentre giocava a fare il paly boy, mi aveva chiesto di essere il mio cavaliere, come se niente fosse. Avevo rifiutato. Non volevo che il mio cuore fosse nuovamente graffiato e mal ridotto. Ero stanca.
-Perché? Nel giro di una settimana ti sei innamorata di lui e hai smesso di pensare a me!?-, continuò alzando sempre di più la voce e lessi nei suoi occhi rabbia e ira.
-Che cosa te ne importa a te!? Per una settimana hai giocato con i miei sentimenti, soprattutto dopo averli scoperti e ora pretendi che io ceda al tuo egoismo!?-, strillai strattonando il mio braccio e cercandomi di liberare. Lo spinsi con la mano libera e lui indietreggiò, ma peggiorai la situazione e il suo stato d’animo, perché mi afferrò per l’altro polso e si avvicinò di nuovo.
-NON HO GIOCATO CON I TOUI SENTIMENTI! NON QUETA SETTIMANA! METTITEOLO BENE IN TESTA!-, gridò.
-Ah, no!? Non questa settimana?! Allora parliamo dei mesi precedenti! Mi hai baciata, mi hai sedotta e sei arrivato al tuo scopo! Mi sono innamorata! E ora?! Ora vai dietro le gonne di qualcuna che ti piace veramente, vero!? Va da Krystal, visto che è la tua dama sta sera e divertiti con lei!-, gridai  sentendo la mia rabbia improvvisa sfociare in lacrime calde per il nervoso. Guardai altrove, i suoi occhi facevano troppo male.
-Se eri gelosa di Krystal ed eri veramente innamorata allora perché non hai accettato la mia proposta! L’HO CHIESTO PRIMA A TE! Ma tu hai accettato la richiesta di Kibum!-, strillò fuori di sé avvicinandosi e strattonandomi i polsi per incrociare i nostri sguardi.
I suoi occhi mi trafissero e la mia rabbia esplose: -L’HO FATTO PER PROTEGGERMI! PER PROTEGGERE IL MIO CUORE! Te l’ho già detto! Per avere la certezza di qualcuno che mi ami davvero, seppur come una sorella, ma che non mi ferirà mai!-. Improvvisamente avevo tradito la mia parola data a Kibum, ma con un perfetto tempismo l’avevo salvato.
Mi divincolai ancora, strattonando i polsi con tutta la forza che avevo, ma era inutile. Le sue mani erano ferro attorno a me; le sue braccia troppo forti e la sua resistenza maledettamente intensa.
-LASCIAMI!-, gridai.
-No! Non ci penso per niente!-, protestò di rimando e continuando a stringermi.
-TI HO DETTO DI LASCIARMI!-, continuai ma i miei urli sembravano arrivare a lui come se fosse sordo.
-NO!-, strillò con un lume di follia negli occhi,
In quel momento mi sembrò che la sua stretta di alleggerisse, così sentii il mio corpo prepararsi alla fuga, ma non fu come pensavo. Mi lasciò i polsi e con la stessa foga, intrisa di passionale ardore, prese il mio viso tra le mani e lo strinse per tenermi ferma. Le sue labbra prepotenti s’incollarono sulle mie e io mi sentii morire.
Erano morbide, carnose e terribilmente ribollenti di passione, proprio come le ricordavo. Il contatto mi diede scariche elettriche e sentii subito i brividi precorrermi la schiena. Un forte calore m’invase, mentre lui cercava in tutti i modi di farmi dischiudere le labbra, ma non potevo cedere. Non potevo e non dovevo. Avevo fatto una promessa a Kibum e soprattutto l’avevo promesso a me stessa.
Con le mani spinsi sul suo petto e feci forza, spintonandolo violentemente e riuscendo finalmente ad allontanarlo. La mia mano partì e lo schiaffeggiai violentemente, facendogli rigirare il viso di lato.
Lentamente si girò, sconvolto in volto e lo guardai con odio.
-Lasciami in pace, Hyun Joong. Il tuo treno è partito senza di te ed è troppo tardi per fermarlo…-, dissi asciugandomi gli occhi.
Gli rivolsi un ultimo sguardo intriso di dolore e desiderio, e uscii dalla stanza, lasciandomelo alle spalle.
Mi asciugai gli occhi velocemente e con un piccolo specchietto cercai di sistemarmi in ascensore. Sentii il “ding” che mi avvisava dell’arrivo e mi feci forza, avviandomi nella sala da pranzo per la cena.
Mi sedetti al solito tavolo con gli SHINee e salutai con un rapido sorriso, il quale si spense presto, non passando inosservato al mio cavaliere.
“Perdonami, Key…”, pensai abbassando lo sguardo.



{Spazio Alue! :D}
Rieccoci qui con un piccolissimo spazietto anche per l'autrice! ^^ Prima di tutto: GRAZIE A TUTTI COLORO CHE MI SEGUONO! Poi u.u Ciao a tutti! :D Piaciuto il capitolo?  Eh, si, lo so... lo so... la protagonista è un idiota per molti versi, ma che volete farci? Siamo donne u.u Però ha accettato l'invito di Kibum! :D Ed è una scelta sana e nutriente u.u XD Ma non crucciatevi troppo, oh miei lettori! Primo perché, vogliatemi bene, vi ho regalato un altro bacetto con Hyun Joong u.u ; secondo perché, per la gioia di tutti, oggi mi sento buona e sapendo che non starete sicuramente nella pelle, vi anticipo che non farò scorrere una settimana intera per il prossimo capitolo! :D Probabilmente lo pubblicherò domenica pomeriggio, ma nel caso mi dimenticassi (ahimè! sono piena di compiti in classe la prossima settimana ç_____ç), lo posterò lunedì :3 Contenti? :3 Questo perché vi voglio bene <3 E so che questo capitolo vi ha lasciato col colpo in canna XD 
Lasciate un commentino!
Un bacio a tutti! E alla prossima! :3
P.S.: Per chi non lo avesse ancora fatto, Feilin ha in corso "You Stole My Heart- Another Story" (
qui
 ) nella sezione SHINee, sotto il punto di vista di Federica ^^ Dateci un'occhiata se vi va! Vi aspetta anche lei! 
 

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII ***


Capitolo XXIII
 
Dopo averla vista sbattere la porta con violenza, ero rimasto a fissare il vuoto per qualche secondo, cercando di recuperare un po’ di sanità mentale. Ero stato impulsivo e nella mia rabbia mi ero avventato su di lei, spaventandola e facendomi odiare ancora di più. Quella consapevolezza la sentivo rodermi dentro e covare come se fosse un malessere, perché era vero: odiavo aver ormai capito che mi odiava.
Sospirai profondamente, ancora in preda a quella follia e socchiusi gli occhi cercando di calmarmi. Una volta che fui sicuro di aver placato almeno un po’ di  quella rabbia, presi la giacca che avevo abbinato a un paio di jeans e camicia, e scesi per la cena.
Trovai tutti i SS501 già al tavolo e mi sedetti con loro, senza fiatare. Mentre li sentivo parlare di chi avevano invitato, arrivarono i piatti, ma io mantenni la mia aria distaccata e assente.
-Alla fine chi hai invitato, Hyung Jun?-, domandò ad un tratto Kyu Jong e fui costretto ad alzare lo sguardo, incontrando i suoi occhi. Hyung Jun mi fissò seriamente per un istante, ma poi sorrise a Kyu e scrollò le spalle: -Non ho trovato nessuna, ma per me va bene così. Non avevo voglia di ballare sta sera. Se qualche ragazza vorrà ballare, però sarò ben felice di accontentarla-.
-Peccato…-, commentò Young Saeng, che fu subito interrotto da Jung Min: -E tu, Hyun Joong? Immagino che tu abbia invitato Ilaria, no?-.
Al suono di quel nome i miei occhi saettarono nella direzione di Jung Min e lo fulminai, per poi spostare lo sguardo su Ilaria, la quale in quel momento teneva il viso basso mangiando silenziosamente. Era colpa mia.
-Hyun Joong? Mi hai sentito?-, continuò il ragazzo.
Cominciai a mangiare il mio piatto di pasta in silenzio e masticai lentamente il primo boccone, ingoiai e mi pulii la bocca: -Sì, l’ho invitata, ma ha preferito qualcun altro-, risposi senza guardarlo e tornando al mio piatto.
-Kibum?-, domandò.
Non risposi, perché quel nome mi fece stringere forte le dita attorno alla forchetta, ma Hyung Jun lo fece al posto mio: -Sì, oggi sono andati in giro a fare compre per il vestito e li ho aiutati anch’io-.
-Allora con chi stai sta sera, Hyung Joong?-, fu il turno di Yuong Saeng.
-Ho invitato Krystal-, risposi apatico e finii il mio piatto.
-Oh…-, commentò.
Dopo quella risposta, potei restarmene in pace per un po’, poiché i ragazzi intuirono il mio stato d’animo, visibile dal mio volto, e si limitarono a parlare fra di loro del più e del meno fino alla fine del secondo e del contorno. Arrivati al dolce vidi Jung Min alzare gli occhi nella direzione di Ilaria e studiarla.
“Jung Min, per favore, non continuare a fare domande, non mi va di litigare”, pensai.
-Hyun Joong… perché Ilaria è così triste?-, domandò ed io chiusi gli occhi per trattenermi.
-Non lo so-, risposi seccato.
-Non è vero, tu sai qualcosa-, continuò scrutandomi.
-No, non lo so. Quindi smettila di fare domande!-, sbottai arrabbiato.
Gli altri rimasero in silenzio e non fiatarono, guardandoci entrambi con gli occhi strabuzzati. Erano sopresi della mia rispostaccia, perché con loro non avevo mai alzato la voce per motivi personali, neanche a causa di mio padre.
-Lei hai fatto qualcosa, non è vero?-, domandò Hyung Jun cupo in viso.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso e con un scatto, sbattei la forchetta sul tavolo. Strinsi i denti e chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro e poco dopo li riaprii, rispondendo: -L’ho baciata contro la sua volontà, e lei si è arrabbiata. Volevo sapere perché ha accettato Kibum e non me; perché l’ha fatto nonostante avvia detto che mi ami, ecco! Ora siete contenti!? Non ci ho visto più!-.
-L’hai fatta arrabbiare ancora?! Anzi, l’hai baciata senza permesso! Possibile che tu non conosca il concetto di “tatto”? Te l’ha detto ieri sera perché ti ha rifiutato, eppure tu non hai sentito una singola parola, immagino, no?! Sta mattina avevi detto che l’avresti lasciata stare almeno oggi, ma invece no!-, strillò Hyung Jun.
-Jun, calmati…-, intervenne Kyu Jong guardandosi intorno.
-Hyung Jun ha ragione. Ti sei arrabbiato per una stupidaggine… avrà pensato che magari Kibum fosse la persona più indicata; devi riconoscere che è così e non puoi cancellare il passato, Joong-,Young Saeng.
Sospirai sonoramente, guardando nella direzione di Ilaria e scossi la testa, come per scrollare quei pensieri in un sorriso amaro. Non solo la ragazza che amavo mi odiava, ma i miei migliori amici rigiravano il coltello nella piaga, facendomi notare ancora di più la mia stupidità.
-Ho finito e ho bisogno d’aria. Ci vediamo dopo-, mormorai, pulendomi la bocca e alzandomi per avviarmi fuori dell’albergo.
Uscito, sentii una leggera brezza tirava ogni tanto, ma quella serata era abbastanza calda da far stare bene in maniche di camicia. Le macchine passavano e il rumore del traffico era vivo, ma nonostante tutto qualcosa li fuori mi faceva stare più tranquillo. Forse è la solitudine e il non vedere nessuno, pensai fra me.
Quella tranquillità però era destinata a durare pochissimo, infatti dopo neanche un quarto d’ora, sentii una fastidiosissima voce chiamarmi.
-Oppa! Il ballo sta per iniziare, non entri?-, domandò Krystal dietro di me. Mi girai lentamente e la vidi sorridermi nel suo abito rosa.
-Krystal, quante volte ti ho detto di non chiamarmi oppa?-, domandai esasperato e nel contempo pensai che Ilaria non avrebbe mai indossato un abito così scollato e soprattutto così rosa. Nel notarlo mi lasciai sfuggire un leggero sorriso, che Krystal interpretò male: -Però ti piace, no? Forza, vieni. Non voglio perdermi il valzer!-, commentò raggiante e la sua voce acuta m’innervosì più del dovuto. Non potevo riversare tutto su di lei, però, così risposi semplicemente: -Arrivo-. La vidi rientrare e dopo qualche secondo la seguii.
*°*°*°*°*
-Yaya, che cos’hai?-, domandò Kibum ancora una volta, dopo la fine della cena.
-Nulla, Key…-, risposi abbozzando un forzato sorriso.
Kibum sospirò e mi condusse alla sala da ballo dell’hotel. Non era molto grande, di piccole dimensioni, ma tutti gli invitati entravano benissimo. Ci sedemmo sulle sedie ai lati della sala e aspettammo che i ballerini prendessero posizione.
Mentre il direttore dell’hotel ci illustrava in inglese come si sarebbe svolta la serata, vidi in contemporanea Hyun Joong entrare con Krystal, e ciò mi turbò più di quanto non lo fossi già, e vidi Feffe tradurre tutto a Jong. Quei due mi strapparono un sorriso e pensai seriamente, in quel momento, se rivelare tutto a mio fratello fosse la cosa migliore da fare: in fondo anche lui doveva sapere e anche a lui avevo fatto una promessa, cioè di raccontagli se ci fossero stati sviluppi col ragazzo su cui avevo messo gli occhi.
Fui però richiamata dall’attenzione dei ballerini che cominciarono a danzare aggraziati e leggeri, quasi fossero piume. Le ragazze erano semplicemente meravigliose nei loro abiti da sera a tema, così come i loro compagni e ad ogni passo venivo rapita. Per quei pochi istanti di tempo, dimenticai tutto quello che c’era intorno a me.
A seguire due tangheri ballarono con spumeggiante passione, la quale era contrapposta al ballo precedente, ma anche loro furono pieni di talento nella loro esibizione.
Finiti gli spettacoli, il direttore dell’albergo ci diete libertà e tutti cominciarono a scatenarsi in pista, ma io preferii restarmene seduta da parte, finché Key non mi convinse a ballare con lui.
Posò le sue mani leggere sui miei fianchi e io posai la testa sul suo petto, socchiudendo poco gli occhi.
-Potrei sapere che cos’hai? Non dirmi che non hai nulla, perché scateno un putiferio-, sussurrò al mio orecchio.
-Te lo dirò dopo. Portami a fare un giro fuori quando finisce la musica, non ho voglia di stare in mezzo alla gente…-, sussurrai a mia volta, seguendolo lentamente nella danza.
Il lento finì presto e quando ci fermammo, Key mi avvolse in un abbraccio trasmettendomi tutta la sua calma. Mi sentii coccolata, ma poi sciolse l’abbraccio e, cingendomi la vita con un braccio, avvisò Jong e gli altri del nostro spostamento fuori. Mio fratello notò la mia insolita tristezza, ma non fece domande. Forse aveva capito che mi serviva un po’ di spazio?
Ci allontanammo e poco dopo fummo fuori, a passeggiare lungo il marciapiede, intorno all’hotel. Per la strada molti negozi erano chiusi, ma ancora qualcuno era aperto.
Rimasi in silenzio, avanzando accanto al mio angelo custode che nel frattempo non parlava, per lasciarmi il tempo di pensare, di tranquillizzarmi e, come potevo benissimo immaginare, studiare il mio volto per carpirne il problema.
“Hyun Joong… come posso riuscire a sopportare ancora? Non posso tenermi tutto dentro, perché se continuo mi farò del male da sola. E lo farò anche a chi mi circonda e mi sta accanto”, pensai alzando gli occhi su Kibum, per poi puntarli di nuovo di fronte a me.
Aspettai ancora qualche secondo, ma Kibum chiese: -E’ successo qualcosa di grave? Yaya, sei bianca come un lenzuolo-.
Sorrisi amara e risposi: -No… non è successo niente di grave. Nulla che tu non sappia già. Semplicemente c’è qualcuno che continua costantemente a illudermi, nonostante sappia ormai che lo amo-. Evitai di raccontargli tutto e ci girai intorno, perché se mi fossi sfogata a pieno, ero sicura che sarebbe montato su tutte le furie.
Kibum si fermò ed io feci lo stesso, alzando il viso e fissandolo tristemente: -Glie lo hai detto?-, domandò tra lo sconcertato e il deluso.
-No, è stato semplicemente un errore. La notte in cui mi ha riaccompagnata qui in hotel, ubriaca, fra me e Hyun Joong non è successo niente, ma involontariamente ho rivelato i miei sentimenti. Ho provato a smentire le mie parole, ma ormai il danno è fatto e lui crede alla prima parola data-, risposi triste.
-A questo punto perché non provi a parlarne con tuo fratello?-, domandò preoccupato
Non avevo mai visto Kibum così serio. In qualche modo mi ricordò la sera in cui mi aveva rivelato i suoi sentimenti e capii allora che, parlando, gli stavo infliggendo le peggiori ferite.
“Sei la mia ancora di salvezza Kibum, ma non posso farti così del male. Tu mi ami ancora, nonostante tu riesca a nascondere bene ciò che provi”, pensai affranta.
-No, Jong non capirebbe. Comincerebbe ad urlare, io mi spazientirei e finirebbe tutto con una litigata. Sinceramente è l’ultima cosa che voglio, perché poi alzerebbe la guardia su di me e trascurerebbe di nuovo Federica. Preferisco cavarmela da sola…-, dissi convinta di ciò che dicevo, senza staccare gli occhi dai suoi.
-Mmm… va bene-, commentò sovrappensiero.
-Solo… posso chiederti una cosa, Key?-.
Kibum mi guardò curioso e sorpreso, per poi annuire: -Ecco… -cominciai- se le cose potessero andar bene fra me e lui, tu come reagiresti? Intendo… cioè… non fraintendermi, è solo che mi preoccupo-, farfugliai arrossendo.
Kibum mi guardò intensamente per un istante, come se volesse ignorare le mie parole, ma allungò una mano e con il pollice sfiorò una mia guancia: -Tu saresti felice?-, domandò.
Annuii, sicura che se Hyun Joong avesse corrisposto, sarei stata felice. Era tutto ciò che desideravo.
-Allora sarei felice anch’io, perché l’unica cosa che voglio è che la mia nana preferita sia felice-, disse dolcemente, ma assumendo la sua solita aria da diva incallita.
 
*°*°*°*°*
Rientrato in hotel, avevo seguito Krystal di controvoglia e avevo assistito con lei e Tiffany all’esibizione dei ballerini, per poi essere letteralmente sequestrato dalla mia stessa compagna per oltre un’ora di ballo.
Mentre in un lento, sentivo nell’orecchio i suoi cinguettii senza sosta, che ormai non sentivo nemmeno più, la scelta che mi proposi era quella di scappare e restare nascosto fin quando la notte non fosse finita, o uccidermi, cosicché avrei fatto un favore a tutti.
-Posso averti tutta la serata! Sono così felice!-, esclamò con le braccia ancorate al mio collo e chino sulla sua spalla non potevo far altro che starla a sentire di malavoglia senza rispondere, né commentare.
-Tiffany è proprio bella nel suo abito sta sera: quel blu elettrico le dona tantissimo-, commentò guardando la sua migliore amica nel suo abito, ma tutto ciò a cui pensai fu la somiglianza nei gusti in fatto di vestiti con Ilaria. Sorrisi e con lo sguardo la cercai nella sala, ma senza successo. Krystal mi guardò e chiese: -Non ti ho mai visto sorridere così. Sei felice anche tu?-.
-Mmh...?-, domandai portando lo sguardo su di lei.
-Sei più bello quando sorridi, perché non lo fai più spesso?-, continuò sorridendo dolcemente, ma la sua dolcezza non m’interessava. In quel momento avrei preferito che fra le mie braccia ci fosse stata qualcun’altra e non lei. L’avevo immaginato diverso quel ballo, ma i mie castelli in aria erano stati distrutti con poche semplici parole.
-Già… chissà cosa nascondi?-, continuò, posando la sua testa sul mio petto e fui sul punto di spintonarla per non averla più fra i piedi, ma una parte di me era dispiaciuta di trattarla male. La stavo usando e non avevo usato solo lei, ma anche la donna che aveva rapito il mio cuore. Solo ora me ne rendevo conto.
Proprio in quel momento la vidi: era bella, ai miei occhi l’angelo della semplicità, ma con la sua aurea affascinante e intrisa di dolcezza.
Il suo volto però era triste e la causa di tutto ero io. Quel broncio non le si addiceva e i suoi occhi mostravano tanta infelicità. Mi sentii morire dentro e ancor di più quando il suo spasimante cavaliere la condusse al centro della sala e cominciarono a ballare insieme. Avrei dato oro per sapere cosa si stavano dicendo, ma ciò che mi fece più male fu il vederla posare il capo sul petto di Kibum, che la tenne stretta a sé. Sentii il sangue risalirmi velocemente al cervello e strinsi i denti, contraendo la mascella.
-Che cosa guardi, oppa?-, domandò Krystal fissandomi per poi guardare nella mia stessa direzione. Per quale secondo indugiò, poi però capì: -Oh, la sorella di Jong. Tzè… poteva trovare qualcosa di più elegante per una serata così, non trovi? Kibum sfigura con lei accanto, proprio come sfigura Jong accanto a Federica. Mi domando come faccia Taemin a viverci insieme-, la sentii commentare velenosa.
Sgranai gli occhi e l’allontanai subito, fissandola truce. Come osava parlare in quel modo di Ilaria!? E soprattutto come osava parlare di una ragazza come Federica?! Non la conoscevo, era vero, ma in tanti anni di scuola e negli ultimi tempi soprattutto, avevo un’idea ben precisa di lei e non era quella che la vipera aveva appena dipinto!
-Giuro che se ripeti una cosa del genere non arriverai a domani-, dissi truce e con la coda dell’occhio notai che Ilaria e Kibum stavano uscendo.
-Oppa… ma che? Pensavo che tu…-, balbettò confusa.
-No! Tu non pensi mai! Parli, parli, parli e ancora parli! Per dire cosa, poi!? Apri bocca solo per tirare fuori stupidaggini o lodare te e la tua migliore amica, che poi è come te!-, sbottai arrabbiato, ma per fortuna la musica sovrastò la mia voce e nessuno si accorse di niente.
-Oppa…-, piagnucolò dispiaciuta.
-Smettila di chiamarmi, Oppa! Non ti ho mai dato il permesso e… AISH! E’ meglio che me ne vada!-, strillai girandomi e lasciandola da sola in mezzo alla folla.
Corsi fuori dall’hotel, superando i SS501 e le loro ragazze e ignorando i loro richiami. Ero furioso, ero stanco, ero fuori di me, perché quella serata si stava rivelando un incubo da cui non riuscivo a risvegliarmi.
Una volta fuori mi passai una mano fra i capelli e inspirai a fondo, gettando indietro la testa e guardando il cielo. Mi sentivo pieni ti una moltitudine di sentimenti, che sarebbero esplosi da un momento all’altro e non sapevo come contenerli.
“Non è possibile che la mia vita sia così difficile! Prima la mia famiglia e ora questo! Ma che sta succedendo!? Dire che me la sono cercata è un eufemismo!”, pensai furioso.
E poi fu un tutt’uno: girai di poco il capo senza pensarci e la trovai lì, proprio davanti ai miei occhi. Kibum le stava sorridendo e le accarezzava una guancia. Ciò mi fece montare su tutte le furie e come se non bastasse dopo poco li vidi abbracciarsi e… era un bacio quello!?
 
*°*°*°*
-Torniamo dentro?-, domandò Kibum dolcemente e io annuii sorridendo, contenta della sua risposta.
“Sì, nonostante tutto un altro amore arriverà anche per te, Key. Ne sono sicura”, pensai sorridendogli.
-Allora andiamo, dai-, disse prendendomi sotto braccio e avviandosi all’entrata, ma girandomi notai subito Hyun Joong. Che ci faceva lì!?
Bloccai Kibum immediatamente e lo feci girare di nuovo verso di me, fissandolo negli occhi: -Yha! Mi fai male!-, si lamentò.
-Hai visto anche tu?-, domandai in preda all’ansia.
-Sì, che l’ho visto, non sono cieco. E comunque perché ti agiti tanto?-, domandò a sua volta.
-Non voglio che ci veda insieme-, risposi.
-Perché? Che succede?-, domandò Key preoccupandosi.
Sospirai e mi guardai intorno: -Non ha simpatia per te, pensa che… si che io provi qualcosa per te ed essendo stato rifiutato sta sera, temo il peggio-.
Kibum lo fissò intensamente, niente affatto intimorito, bensì divertito dalla situazione. Ero io o c’era in lui una forma di sadismo? Perché sorrideva come se sapesse qualcosa ed io no?
-Yaya, dammi il permesso di fare una cosa e per una volta sarà lui a soffrire-, disse con un lume di follia nei suoi occhi.
-Che cosa devi…?-.
-Tu dammi il permesso-, continuò fermo, sorridendomi.
-D’accordo ce l’hai, ma che cos’hai in mente?-.
Kibum, non appena gli diedi l’ok, mi prese per una spalla e mi avvolse in un caldo abbraccio, in cui rimasi sorpresa, sentendo le sue parole: -Non ti muovere…-, sussurrò.
-Key…-, mormorai, ma lui mi strinse forte e poco dopo, lentamente, sciolse l’abbraccio per poi posare le sue labbra dolcemente sulla mia fronte.
-Kibum, perché stai…?-, cominciai, ma un grido di una ragazza che usciva dall’hotel c’interruppe e fummo costretti a girarci per guardare.
-OPPA! Perché ti comporti così! Che cosa c’è che non mi dici?! Perché, dopo tutti questi giorni, ancora non è successo niente fra noi!?-, strillò Krystal fuori di sé. Hyun Joong, sorpreso, non rispose, ma dalla sua espressione capii che non ci stava capendo nulla quanto noi. Subito dopo però lo vidi attrarre a sé Krystal e con la passione più violenta di questo mondo si avventò sulle sue labbra.
Restai pietrificata e contemporaneamente sentii il sangue gelarsi dentro le mie vene che ramificandosi portarono il ghiaccio fino la mio cuore.
-Yaya…-, sentii Kibum chiamarmi.
-Kibum portami via di qui, per favore-, dissi con il fiato corto e le lacrime agli occhi. Era troppo, persino per me, che ero riuscita a superare tutto, ma in quell’istante sentii il cuore traboccarmi di dolore.
*°*°*°*°*
L’avevo baciata. Incredibile, ma vero, le mie labbra erano incollate a quella della vipera che fino a cinque minuti prima aveva lanciato veleno sulla donna che amavo. Ero un’idiota.
Come al solito mi ero fatto prendere dalla rabbia, vedendo Kibum baciarle dolcemente la fronte e non ci avevo visto più. Krystal era capitata nel momento più sbagliato che ci poteva essere e senza pensare, anzi pensando che questo avrebbe fatto ingelosire Ilaria, l’avevo baciata.
Prolungai il bacio finché non la vidi passare con Kibum al suo fianco e la vidi trattenere a stento le lacrime.
Allontanai Krystal da me e schifandomi di me stesso mormorai: -Oddio… Che cos’ho fatto?-, dissi in preda al panico, passandomi una mano fra i capelli, tirandoli, e sbirciando dentro la porta, mentre Krystal mi guardava allibita.
-Mi hai usata per arrivare a lei, vero?-, domandò, ma non risposi.
-Hyun Joong… è così?-, continuò.
-Krystal… mi dispiace, ma ora…-, farfugliai e uno schiaffone mi colpì in piena faccia. Mi girai sconvolto verso di lei e la vidi uccidermi con lo sguardo: -Va da lei. SPARISCI! Non ti voglio più vedere…-.
Senza fiatare, la lasciai lì, mentre Tiffany usciva per raggiungerla e consolarla. A lei ci avrebbe pensato qualcun altro, ma io avevo altro a cui pensare. Dovevo trovarla e spiegarle tutto, anche se non mi avrebbe mai creduto. Lontana da Kibum e da chiunque altro.
Dovevo dirle che l’amavo.
Rientra e cominciai a cercarla, ma senza successo. Sembrava sparita nel nulla, fin quando non pensai che magari…
“Ma certo! Cosa fa una ragazza in certe situazioni? Si rinchiude e vuole stare da sola! Devo salire in camera!”.
 
*°*°*°*°*
Kibum mi riportò dentro e senza continuare a stressarmi, rimase accanto a me per tutto il tempo, mentre la mia sofferenza passava da terribili stati di dolore a picchi altissimi di rabbia. Ero instabile.
-Yaya, fammi un sorriso-, disse Key con energia, mentre gli altri ballavano e noi eravamo seduti in un angolo abbastanza nascosto da poter rimanere in tranquillità, senza che nessuno ci trovasse.
-Key, dai… non mi va-, risposi sospirando.
-Va bene-, disse rimanendo in silenzio per qualche secondo, per poi riprende: -E fammi un sorriso!-, disse sorridendo, per incoraggiarmi.
Sorrisi forzatamente e domandai: -Contento?-.
-Fammene un altro!-, continuò pieno di vitalità.
-E dai, Key, non mi va>, risposi sbuffando tristemente.
Kibum sorrise e mi abbracciò, passandomi un braccio attorno le spalle: -Lo so… -commentò baciandomi i capelli-  ma sei pur sempre Yaya e una Yaya senza sorriso non esiste-.
-Lo dici tu. Non sai come mi sento adesso…-, ribattei tristemente.
-Secondo me non stai poi così male-, continuò a commentare imperterrito.
Sciolsi l’abbraccio e lo guardai negli occhi, crucciandomi: -Yha… perché fai così?-.
Era psicologia inversa o Kibum si stava divertendo anche lui a vedermi ridotta in quelle condizioni, infilando il coltello nella piaga?
-Non è forse vero? Se stessi tanto male non mi risponderesti subito, anzi…-, rispose sorridendo e spintonando la mia fronte con un dito.
-Yha! Mi fa male. E' vero, ma sono anche arrabbiata! Cosa credi? Pensi davvero che mi lascia condizionare così tanto da lui?!-, domandai stizzita.
-Sì –rispose sorridendo dolcemente- perché prima sei diventata bianca come un lenzuolo quando…-, cominciò a rispondere, ma la mia espressione cambiò non appena mi ritornò in mente Hyun Joong che baciava Krystal.
-Scusami-, disse Kibum dispiaciuto.
-Non fa niente-, dissi scrollando le spalle triste.
Kibum provò a dire qualcosa, ma io diedi un rapido sguardo all’ora sul cellulare che avevo in borsa e fui più rapida di lui:  -Key… - esitai- ti dispiace se torno prima in camera? E’ quasi mezzanotte e la festa sta per finire, ma io vorrei stare un po’ da sola-.
Kibum mi guardò teatralmente offeso, portandosi una mano al petto: -E mi lasci da solo? Senza nessuna dama? Solo come un cane?-.
-Se non vuoi, non vado-, risposi subito.
Key sorrise dolcemente dall’alto dei suoi meravigliosi capelli biondi e scosse la testa: -No, non mi dispiace. Vai pure; ti capisco-, disse alzandosi.
-Grazie, Key-,  sorrisi e gli schiccai un bacio su una guancia, alzandomi in piedi.
Recuperai dalla sedia la mia borsa e gli augurai la buona notte, ma prima che potessi andarmene mi afferrò per una mano: -Mmh? Che c’è?-, domandai.
-Yaya, promettimi che non succederà niente ora che tornerai in camera. Promettimi che non litigherai con lui-, mi supplicò.
 Guardai Key, visibilmente preoccupato e lo fisai per qualche secondo. Poi risposi: -Te lo prometto…-, sorrisi.
Lasciò la mia mano e io potei finalmente rinchiudermi nei miei pensieri, salendo le scale gradino dopo gradino. Entrai in camera e richiusi la porta alle mie spalle: Hyun Joong non c’era, ma in compenso c’era un grande disordine ad accogliermi nella mia parte della stanza. Sorrisi al pensiero che Hyun Joong fosse più ordinato di me.
Mi sfilai il vestito e presi il mio pigiama da sopra il letto, entrando poi in bagno e girando la chiave. Indossai il pigiama, che in realtà era un pantaloncino di una tuta con una maglia larga a maniche corte, e sciolsi la coda di cavallo che mi ero fatta, lasciando sciolti i capelli che avevo allisciato. Mi guardai allo specchio, cominciando a lavarmi i denti e più pensavo, più mi sentivo male dentro. All’improvviso, vidi scendere dai miei occhi una lacrima silenziosa e mi affrettai ad asciugarla.
“Non si merita le mie lacrime. Perché poi sto piangendo? Lui starà sicuramente in qualche angolo remoto dell’hotel a godersi la sua nuova fiamma senza pensare a te! Sono solo una stupida illusa…”, pensa, asciugandomi la bocca.
Presi un bel respiro e guardandomi allora specchio, improvvisai un finto sorriso, per poi uscire dal bagno, spegnando la luce e richiudendo la porta.
-Sei tornata presto…-, sentii alle mie spalle e sobbalzai, girandomi spaventata: Hyun Joong era appoggiato al muro con le braccia dietro la schiena, con un’espressione neutra sul volto. Che ci faceva in camera?! Non era con la sua amorevole ragazza?!
Lo guardai e fui sul punto di replicare, guardandolo prima tristemente e poi male, ma ricordai la promessa appena fatta a Kibum e non risposi. Mi avvicinai al mio letto e ne aprii le coperte, vedendolo con la coda dell’occhio che si avvicinava a me.
-Senti… io vorrei che… sì, insomma, vorrei…-, farfugliò e sentii che soppesava le sue parole con difficoltà. Mi domandai da dove provenisse tutta quella premura sul come mettere insieme una parola dopo l’altra, ma più andava avanti e più m’irritava, perché la sua vicinanza mi faceva male e appesantiva l’aria.
-Vorrei scusarmi…-, disse infine.
-Non c’è tempo per scusarsi, Hyun Joong. Sono stanca di te-, replicai con voce fioca, prendendo la valigia da terra e cominciando a raccogliere le cose nei dintorni del letto e nel frattempo sperai che la smettesse. Dovevo prepararla per il giorno dopo che saremmo partiti.
-Io…-, continuò e mi fece saltare i nervi.
-TU NIENTE! –sbottai- Smettila di continuare a parlare, perché alimenti solo la mia rabbia!-.
Hyun Joong sgranò gli occhi e sbatté le palpebre più volte. Non si aspettava una reazione del genere? Ebbene quella che vedeva ero sempre io, solo plasmata nel modo duro in cui lo mi aveva modellata.
-Volevo solo spiegare… se mi lasciassi parlare almeno!-, ribatté alzando la voce anche lui.
Sorrisi amara e scaraventai le maglie che avevo in mano nella valigia: -Io non voglio più sentirti, Hyun Joong, lo capisci o no?! Sono stanca dei tuoi giochetti! Prima sei carino con me, facendomi credere che tu sia cambiato; poi mi fai arrabbiare; dopo ancora mi dici che hai scoperto tutto quello che provo; ti arrabbi se voglio qualcun altro e non te per uno stupido ballo, perché non voglio più essere alla mercé di un egoista egocentrico pallone gonfiato come te, e poi!? Nonostante tu sappia qual è il motivo e quali sono i miei sentimenti, hai il coraggio di… HAI IL CORAGGIO DI BACIARE UN’ALTRA DAVANTI AI MIEI OCCHI!-, strillai esasperata e piena d’odio.
-Non l’ho fatto perché volevo farti del male! –urlò- l’ho fatto perché…-, disse fermandosi.
-Perché?!-, domandai facendogli eco.
Hyun Joong non rispose e sorrisi amaramente, perché me lo aspettavo. Era da lui non finire una frase che potesse andare a mio favore in quel periodo.
-Ascolta, se non ci fosse stato Kibum in mezzo a tutta questa storia, allora tu avresti accettato la mia proposta?-, cambiò discorso. Sospirai stanca e chiusi gli occhi sbuffando.
-Kibum, Kibum, KIBUM! Cosa importa a te di Kibum!? CHE COSA VUOI SAPERE VERAMENTE, EH!? Ti preoccupi che lui possa far saltare in aria qualche tuo piano malefico!? –sbraitai velenosa- che cosa vuoi sapere veramente!? Se fra me e lui ci sia qualcosa di più dell’amicizia?! E’ una serata intera che mi chiedi insistentemente la stessa cosa e non riesci a ficcarti bene in testa la mia risposta!-.
Hyun Joong, al tono della mia voce troppo alto, furioso si avvicinò a me: -Sì, è proprio questo che voglio sapere, contenta?! Voglio sapere se fra te e Kibum c’è qualcosa!-, urlò.
Sorrisi e scossi la testa ironica: -Hai visto? Ti conosco fin troppo bene ormai-, mormorai truce e tornai a raccogliere le mie cose, ma per il nervoso, il dolore e la rabbia, sentii pungermi gli occhi, così per nascosi il viso dietro i miei capelli.
-Allora!? E’ così?!-, continuò.
-Posso chiederti una cosa, Hyun Joong?-, domandai con gli occhi lucidi, girandomi verso di lui di scatto.
Non rispose di nuovo e continuai: -Perché l’avresti fatto? Perché ti sprechi tanto a farmi del male? Per caso godi nel vedermi soffrire così?!-, domandai stravolta, mentre cominciavo a sentire una lacrima rigare il mio viso.
-Io… io… -balbettò- se l’ho fatto c’è un motivo ben preciso…-, disse in tono meno fermo e convinto. I suoi occhi si contrassero in una smorfia di preoccupazione. Perché era così? Perché doveva essere lunatico fino al midollo?
-E quale sarebbe? UMILIARMI!? Farmi stare tanto male da far preoccupare gli altri?! Bene, ci sei riuscito! E ora? Fine dei giochi. Questo era il tuo scopo! Allora perché semplicemente non la pianti invece di mandare avanti questo teatrino?!-, domandai alzando di un’ottava la voce.
Hyun Joong si avvicinò di più a me, senza dire una parola ma con occhi sconvolti, e io rimasi ferma, quasi congelata. Allungò una mano nella mia direzione e provò a sfiorarmi un braccio, ma la mia reazione fu repentina: -NON TOCCARMI! –gridai con le lacrime agli occhi, - rispondi! Perché non finisci qui la tua commedia!?-.
Di tutta risposta, provò di nuovo a fare un passo più vicino a me, ma mi allontanai.
-Hyun Joong!-, alzai la voce ammonendolo per aver ignorato la mia domanda, guardandolo di traverso.
Ignorò anche quel rimprovero e mi prese per una spalla, avvicinandomi a sé. Mi avvolse in un caldo abbraccio, stringendomi con le sue braccia forti, e rimasi quasi paralizzata, con gli occhi sgranati e sorpresi. Attraverso la sua camicia, potevo sia sentire il profumo della sua pelle delicato e intenso allo stesso tempo, sia il suo cuore battere forte quasi quanto il mio.
“Sei nervoso, Hyun Joong? Perché il tuo cuore batte così forte, se mi stai nuovamente uccidendo?”, pensai sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Quel contatto così intimo, mi stava facendo morire e allo stesso tempo mi procurava un certo sollievo all’anima. Un turbine di emozioni che solo lui riusciva a scatenarmi dentro.
-Non è troppo tardi per salire su quel treno. Dillo che mi vuoi bene… che ami solo me. Basterebbe solo una parola-, sussurrò al mio orecchio con ansia crescente.
Con l’orecchio premuto sul suo petto, sentii i suoi battiti aumentare ancora di più, per quanto possibile.
-Hyun Joong…-, sussurrai attonita, con voce rotta dalle lacrime.
-Ti prego, dillo...-, continuò con sempre più ansia nella voce.
-I-io…-, mormorai e una lacrima mi rigò il viso.
“Non posso mancare alla mia promessa, ma perché mi sembra così sbagliato adesso non dirti quello che provo?”, mi domandai.
-Lo senti quanto batte forte? Riesci a sentirlo? –domandò, ma rimasi muta- Lo fa solo per te… L’ha fatto e continuerà a farlo solo per te. Sta volta non mento… e mi dispiace di averti procurato un male così grande…-.
Hyun Joong fece una pausa, perché sentii un groppo nella sua gola mentre parlava e lo ascoltai attentamente e sempre più sorpresa. Pregai che mi stesse dicendo la verità, perché se non fosse stato così allora mi avrebbe ferito a morte, non facendo più riprendere.
-Ti prego non rifiutarlo. Non rifiutarmi. Ti ho ferito molte, lo so, e per questo ti chiedo perdono; se solo potessi tornerei indietro e non ripeterei mai tutti gli sbagli che ho fatto con te. Mi disgusta tutto quello che ti ho fatto passare, specialmente questa sera, perché il vero Hyun Joong non l’avrebbe mai fatto. Ma te ne prego credi a quello che sto per dirti, perché non credo ritroverò il coraggio per ripeterlo così facilmente-, continuò a sussurrare e il suo respiro sul mio orecchio mi provocò dei brividi. Fece una pausa, in cui sentii solo i battiti dei nostri cuori e poi sussurrò: -Saranghae-.
Rimasi pietrificata. A quelle parole il mio cuore impazzì, sentendo che tutto ciò che aveva detto era vero, perché era come se il mio cuore aspettasse da tempo che la sua bocca pronunciasse qualcosa del genere, ma il la mia testa non l’accettava. Sembrava tutto così maledettamente confuso e strano.
-Hyun Joong…-, mormorai forzandomi di sciogliere quell’abbraccio.
-Per favore, dimmi che non è cambiato niente. Che non mi odi, ma che nonostante tutto mi ami ancora… ti prego, ti scongiuro, perdonami…-, continuò stringendomi di più.
“Che sta succedendo? Mi sembra un sogno, eppure perché mi sembra anche che sia un incubo? Perché la mia testa continua a dire di no?”, pensai sentendo il suo profumo penetrare le mie narici e incantarmi.
Ero confusa. Il mio cervello non smetteva di percorrere all’indietro tutto quello che mi aveva fatto passare: mi diceva che era sbagliato, che non solo io, ma anche Kibum, il quale senza pensarci due volte mi era sempre stato accanto proteggendomi; mi diceva che non dovevo starlo a sentire, ma poco più giù, il mio cuore stava combattendo nella direzione opposta e mi spingeva a dirgli che il mio amore non si era mai spento e che tutto quello che mi aveva fatto passare lo aveva rafforzato anche di più.
-Ti amo… ti amo e non posso fare a meno di ripeterlo adesso, anche se in passato ho cercato di reprimere tutto quello che provavo. Se sta sera ti ho ferito più delle altre volte, l’ho fatto perché la gelosia non mi ha fatto capire più niente, ma ora il mio orgoglio ha ceduto…-, continuò e colsi nella sua voce una nota di dolore, misto a una preghiera.
All’improvviso, in quella battaglia tra amore e ragione, mi vennero in mente delle parole che mi aiutarono a rendere una decisione in fretta: “Segui il tuo cuore, Yaya, sono sicura che anche se non è ricambiato ti farà fare le scelte giuste!”, aveva detto Feffe e poi aveva continuato: “Hyun Joong… chi l’avrebbe mai detto che ti saresti innamorata di un ragazzo come lui! Sai una cosa? Di che ne dicano gli altri io credo che Onew abbia ragione a pensare che sotto sotto sia un bravo ragazzo. Non so perché, ma… ogni volta che mi capita a tiro mi sembra di conoscere una parte di lui. Oddio… ieri sera l’ho quasi sbranato per colpa di tuo fratello, però..  ho la sensazione che in lui ci sia qualcosa di più che della semplice scontrosità e viso da finto angelo”.
Presi un bel respiro e imbavagliai il mio cervello una volta per tutte, così da poter aprire finalmente il mio cuore all’uomo che amavo, perché Hyun Joong in fondo lo era e non era solo il mio amore a pensarlo.
-Ti amo, Hyun Joong… ti amo con tutta l’anima-, dissi lasciandomi andare a un sorriso e a dolci lacrime di gioia.
Mi strinsi di più a lui e avvolsi in due pugni la sua camicia, lasciandomi cullare. Lo sentivo baciarmi l’incavo del collo dolcemente, come se ogni bacio fosse una scusa silenziosa e si spostò sempre di più finché non raggiunse una mia guancia e sciogliendo l’abbraccio, prese il mio viso fra le mani e mi sorrise, spostando una ciocca di capelli da davanti ai miei occhi.
-Ripetilo-, mormorò.
-Ti amo-, sorrisi e sentii che mi asciugava gli occhi con i polpastrelli dei pollici.
Hyun Joong sorrise, e quel sorriso mi fece impazzire, perché era un sorriso spensierato e dolce, di quelli che non vedevo spesso. Appoggiò la fronte sulla mia e socchiuse gli occhi, mentre io restai immobile a guardarlo. Vederlo da quella prospettiva, faceva un effetto strano, ma il mio cuore si sentì più leggero, come se avessi capito che il mio amore era corrisposto.
I suoi occhi grandi ora erano proprio vicino a me e non potevo fare a meno di guardarli. Mentre io pensavo a tutto questo, lui parlò: -Ti prometto che non mi arrabbierò più. Non ti farò più del male e non ti griderò mai più contro. Mai più. –disse riaprendo gli occhi- perché vederti piangere fa troppo male anche a me. Ma tu restami sempre accanto, perché in questi ultimi mesi ho capito che solo la tua presenza mi rende di nuovo un ragazzo solare-. Lo guardai, senza fiatare e lessi nei suoi occhi scuri tutta la sua sincerità e tutto quello che ipotizzavo si fosse tenuto dentro nel tempo.
Hyun Joong si avvicinò lentamente alle mie labbra e dolcemente posò le sue sulle mie. Dolcemente le dischiuse e passandomi una mano fra i capelli, fece danzare le nostre lingue, trasportandomi in un mare di emozioni indescrivibili. Sentivo il cuore pieno come un uovo e scoppiarmi di gioia; tutte le ferite inflitte, sembravano da un momento all’altro ricucite senza l’ombra di una singola cicatrice.
Mi prese in braccio e senza porre resistenza avvolsi le mie braccia attorno al suo collo. Mi portò sul suo letto, essendo più grande e mi fece sdraiare, distendendosi accanto a me, senza mai smettere di baciarmi e provocarmi brividi, lasciando sulle mie labbra il suo sapore.
“Non posso più lasciarti…”, pensai.
-Adesso sei tu che devi dirmi una cosa però-, mormorai distaccandomi per riprendere fiato.
Hyun Joong mi guardò negli occhi e sorrise, accarezzandomi una guancia: -Dimmi-.
-Non… non mi abbandonerai più? Ti prego, dimmi che sto facendo la cosa giusta e che domani mattina non tornerai quello di sempre-, mormorai seria e allo stesso tempo temeraria di quello che poteva accadere.
-Stai facendo la cosa giusta. E ti prometto anche che non tornerò più ad essere scontroso con te. Non ti abbandonerò mai, amore mio-, sussurrò sulle mie labbra, mentre mi guardava negli occhi.
Gli credetti e mi accoccolai sul suo petto caldo e incredibilmente morbido, nonostante i suoi muscoli. Mi sentii protetta quando mi avvolse con le sue braccia e mi baciò i capelli, perché non era uno di quei baci che anche Kibum mi regalava, semplici e leggeri, fu un bacio pieno di passione e tenerezza insieme; non quello di una fratello maggiore, ma quello di un amante.
Notai sul comodino che la sveglia segnava l’una di notte e socchiusi gli occhi; ero stanca, ma comunque sentii la sua voce: -Posso tenerti con me?-, domandò, cullandomi.
Sorrisi e con la voce già impastata di sonno, stringendo un lembo della camicia, mormorai: -Si…-.
Mi addormentai fra le sue braccia, finalmente felice e senza un singolo pensiero a tormentarmi. Mi sembrava ancora che fosse tutto un sogno da cui poi mi sarei svegliata presto, ma una parte di me continuava a ripetersi che invece era pura realtà e che niente ci avrebbe divisi. Niente e nessuno.
 “Saranghaeyo, Hyun Joong”.
***
La notte passò in fretta. Troppo in fretta, perché quando aprii gli occhi sentivo ancora la stanchezza assalirmi.
Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai sonoramente, per poi rotolarmi nel letto e finire con la faccia nel cuscino. Lo abbracciai e inspirai a fondo, accorgendomi che c’era un odore anomalo per il mio naso: “Sembra il profumo di Hyun Joong…”, pensai fra me, sorridendo come una stupida ancora immersa nel mondo dei sogni.
“Sta notte ho sognato che si dichiarava dopo un brutto litigio. Qualcosa mi avrà fatto male durante la digestione. Devo ricordarmi di non mangiare più italiano prima di andare a dormire”, pensai stringendo il cuscino fra le braccia.
Sentii la porta del bagno aprirsi e dei passi arrivare nella direzione del mio letto. Poi quella stessa persona si sedette accanto a me e si chinò per baciarmi la nuca: -Buongiorno, amore-.
Avevo sentito bene o sognavo ancora!? Quella era la voce di Hyun Joong che mi chiamava amore!
Scattai sedendomi, per poi incontrare gli occhi di Hyun Joong che mi sorridevano dolcemente. Era impazzito!? Perché era seduto sul MIO letto, a petto nudo, e mi sorrideva chiamandomi amore!?
-Dormito bene?-,  domandò ancora, ma la mia espressione spaesata non mutò.
Mi guardai intorno con gli occhi sgranati e tornai a lui dopo poco, ma ancora pensando a quello che stava succedendo.
“Oddio, sto ancora sognando”, pensai.
-Yha... Hai sentito?-, domandò dolcemente.
-Eh...? Hyun Joong stai bene?-, domandai frastornata. Perché mi chiamava amore?
-No, la domanda dovrei farla io a te: è tutto apposto?-, domandò a sua volta preoccupato.
Sbattei le palpebre svariate volte, e poi annuii lentamente: -Sto ancora sognando?-, domandai.
-Direi di no-, rispose divertito.
-Quindi… quindi non era un sogno-, realizzai pian piano e la cosa cominciò a spaventarmi.
-No, non stai sognando. Sei sicura di sentirti bene?-, domandò e io annuii assente.
-Ma se non era un sogno, allora… allora…-, lo guardai sempre più sconvolta e spaventata, ma con mia grande sorpresa e sollievo vidi che avevo ancora il pigiama addosso.
-No, dolcezza –disse Joong, allungando una mano verso il mio viso e azzerando le distanze dal suo- non abbiamo fatto nulla del genere. Sarò anche un cattivo ragazzo, ma non abuso delle ragazze così spudoratamente-, mormorò talmente seducente che trattenni il respiro, mordendomi un labbro. Arrossii violentemente e cominciai a mettere insieme i pezzi e ricordare la notte prima, ma Hyun Joong si mise fra il me e il mio buon senso, regalandomi un passionale bacio. Posò le sue labbra sulle mie e le dischiuse lentamente, mentre la sua mano scese lungo il mio collo, facendomi avvicinare di più a lui. Sentii la sua lingua disegnare il contorno delle mie labbra e in quegli istanti di tempo persi ogni lucidità, lasciandomi andare completamente nel suo sapore.
-Comincia a prepararti –mormorò distaccandosi e guardandomi negli occhi- sono già le nove e dobbiamo essere pronti per le undici. E a parte questo è meglio che io torni a pensare alla mai valigia, altrimenti rischio di saltarti addosso-, ridacchiò.
Guardai ancora una volta le sue labbra, desiderosa di un altro bacio, ma si alzò, recuperando una maglia e cominciando a rimettere a posto la sua roba.
Restai un po’ delusa, ma alla fine mi alzai anch’io e trovai un cambio decente per quella mattina, per poi entrare nel bagno. Non ci credevo! Era davvero un sogno! Davvero Hyun Joong ed io avevamo smesso di litigare e finalmente stavamo insieme!?
Mi sembrava di volare ad un metro e mezzo da terra e, guardandomi allo specchio, notai subito sue rossi vivi che non si facevano vedere da tempo, sulle mie guance. Gli occhi lucidi sottolineavano la mia felicità.
-D’accordo, Yaya… stai calma. E’ normale: adesso state insieme e… IIIP! –mi lasciai andare ad un gridolino di felicità e saltellai sul posto- non ci posso credere!-, cinguettai felice.
-Sbrigati! Non ho ancora finito in bagno! Non c’è tempo di crogiolarsi in brodo di giuggiole! Siamo in ritardo!-, sentii la voce di Hyun Joong rimproverarmi e cominciai a vestirmi e lavarmi in fretta, dandogli il cambio subito dopo.
Una volta pronta, rimisi nella valigia le ultime cose che non mi sarebbero più servite aspettando che Joong finisse. Controllai di non essermi dimenticata nulla e sembrava tutto a posto, così riorganizzai lo zainetto che avrei portato sull’aereo. Quando anche Hyun Joong fu pronto, mi avviai alla porta della camera, ma mi fermò, afferrandomi per un braccio e attirandomi a sé.
-Non dimentichi qualcosa?-, mormorò sorridendo dolcemente a pochi centimetri dalle mie labbra.
Arrossii e lo guardai intensamente: -C-che cosa dimentico?-, domandai inchiodata dai suoi occhi scuri.
-Questo…-, sussurrò sfiorandomi le labbra e baciandomi con estrema lentezza e dolcezza, che mi fecero rabbrividire.
Sorrisi e arrossi ancora di più quando mi baciò il naso e mi strinse forte la vita: -Che cos’era?-, domandai.
Mi sembrava di toccare il cielo con un dito e di galleggiare nell’aria! Davvero stava succedendo a me? Solo il giorno prima a quello ci stavamo sbranando nel vero senso della parola!
-Solo l'augurio per una buona colazione-, rispose continuando a tenere la fronte poggiata sulla mia.
-Grazie… buon appetito anche a te allora-, dissi sfiorandogli di nuovo le labbra.
Sciolsi l’abbraccio e uscii dalla stanza, per avviarmi all’ascensore e quando entrai fui sopraffatta da un dubbio atroce. Lo vidi entrare e spingere il pulsante “terra”, dandomi le spalle: -Hyun Joong?-, mormorai.
-Si?-, domandò girandosi verso di me.
-Pensi che dovremmo dirlo?-, domandai dubbiosa facendo una smorfia.
-In che senso?-, domandò crucciandosi.
-Beh, vedi, non credo che Jong farebbe i salti di gioia, no? –domandai ironica- E… Non so come potrebbe prenderla Kibum, Federica... Gli Shinee…-, continuai farfugliando.
-Yha… calmati –disse abbracciandomi- Lo so che tuo fratello non la prenderebbe mai bene e non sono io che glie lo dirò. Te l’ho detto non voglio più fare lo spavaldo solo per apparire, perciò se tu non vuoi non lo dirò in giro-, commentò deciso nella voce.
-E i SS501? A loro lo dirai, vero?-, domandai pensando a Hyung Jun. Chissà cos’avrebbe pensato?
-Non posso negare che la tentazione c’è, ma non lo dirò anche se poi Jung Min mi caverà di bocca parola per parola. Non ti assicuro nulla su di loro, ma una cosa è certa, se dico di non andarlo a dire in giro, non lo diranno-, disse accarezzandomi i capelli e nello stesso tempo sentii l’ascensore fermarsi. Hyun Joong sciolse nuovamente l’abbraccio e le porte si aprirono.
-Ci vediamo dopo-, disse uscendo dall’ascensore come se niente fosse. Era un bravissimo attore, pensai.
Sospirai e uscii anch’io, raggiungendo gli Shinee e le ragazze che nel frattempo erano già arrivati.


*°*°*°*°*
-Dove sei stato!? Abbiamo quasi finito e tu ti presenti adesso!?-, mi ammonì Jung Min non appena mi sedetti.
Avevo già preso una tazza di cioccolata calda e un po’ di biscotti, così cominciai a mangiare senza degnarlo della minima considerazione. Non avevo voglia di discutere inutilmente, anche perché stavo viaggiando in un universo parallelo dove solo lei ed io eravamo presenti.
-Scusate, non ho sentito la sveglia-, mentii spudoratamente con un sorriso compiaciuto sul viso.
-Sì, e ti aspetti che io ci creda? Sputa il rospo! Che cos’hai fatto?-, domandò ancora, aggiungendo una nota di malizia nella sua voce.
Sospirai e ingoiai per rispondere, ma Kyu Jong mi fermò: -Perché invece di chiedere a lui non ci dici che cos’hai combinato tu ieri sera?-. Kyu sembrava piuttosto divertito e li guardai entrambi non capendo, ma colsi al volo la frecciatina, perché Jung Min arrossì.
-Non è successo nulla-, rispose evasivo.
-Già, certo! Sbavi dietro a Lee Ji Eun, da noi tutti conosciuta come la bella “IU”, e tu ci dici che non è successo nulla? Jung Min! per una volta che possiamo parlare di nuovo di te non negarci questo piacere!-, commentò divertito Hyung Jun.
In qualche modo ero contento che la vittima della conversazione non fossi io e mi godetti la scena, felice che i miei amici avessero spostato il centro della scena assoluta su qualcun altro, continuando a mangiare.
-Non mi va di parlarne…-, mormorò ancora rosso.
-Ma perché? Ti piace IU da un sacco di tempo e non ci dici mai nulla di te. Almeno facci sapere!-, si lamentò Saeng.
-Siete quattro pettegoli!-, si lamentò incrociando le braccia al petto come un bambino e risi.
-Dai, Jung Min, non dirmi che il re del gossip non ama stare al centro dell’attenzione!-, lo stuzzicai malizioso.
-Non quando si tratta di cose personali-.
-E io che dovrei dire?! Tu spiattelli in giro tutta la mia vita sentimentale e non mi lamento mai!-, commentai scherzando e dandogli un colpetto su un braccio. Jung Min non la prese bene e mi lanciò un occhiataccia.
-Non è questo il punto, Hyun Joong –disse facendosi serio in volto- ormai tutti noi sappiamo come vanno le cose tra te e Ilaria, e non fare quella faccia perché è così. Io vorrei andarci piano con IU: è una ragazza così dolce che mi si spezzerebbe il cuore a farle del male; non voglio che soffra per colpa di Uee…-, disse pensieroso, fissando IU da lontano.
La sera prima Jung Min aveva avuto IU come compagna di ballo. Non era nella nostra classe, ma nella terza che era venuta in gita. Per la prima volta aveva avuto il coraggio di prendere coraggio e invitarla, superando la sua esperienza passata con Uee, una ragazza oltremodo possessiva, egoista e stupida, proprio come Krystal e Tiffany.
Jung Min aveva sofferto molto per Uee, quando aveva deciso di lasciarla. Era stato male, ma sapeva anche che era stata la cosa giusta da fare, perché tutta la gelosia di quella ragazza lo aveva ridotto pressappoco un straccio.
-Pensi ancora a Uee?-, domandò Kyu Jong, comprensivo come suo solito.
Jung Min scosse la testa e ci sorrise: -No, è storia vecchia. Con lei ho chiuso da tempo, anche se a volte mi prende un po’ di malinconia quando suono, ma oltre a questo non provo più nulla. Ho solo paura che possa prendere di mira IU. Lo sapete com’è fatta, no?-, domandò retorico.
Annuimmo all’unisono e finii la mia colazione, bevendo gli ultimi sorsi di latte.
-Tranquillo, Jung Min. Uee non la toccherà, perciò confessati perché IU non aspetta altro-, dissi sorridendogli benevolo, mentre mi alzavo.
-Da dove proviene tutta questa saggezza improvvisa? Siamo di buon umore sta mattina?-, domandò tornando all’attacco, ma non risposi continuando a sorridere.
-Lascialo in pace, Jung Min. Prima o poi ci dirà quello che ha-, commentò Kyu Jong esasperato.
-No, deve dirmelo subito!-, continuò Jung Min, ma vidi Ilaria uscire dalla  sala da pranzo dopo aver salutato Jong con un bacio e la seguii con lo sguardo.
-Yha… dobbiamo andare a finire le valigie, perciò smettila, perché tanto avrai altre occasioni!-, intervenne Hyung Jun e io mi avviai alla porta per raggiungere la mia camera.
 
*°*°*°*°*
Ero rientrata da circa cinque minuti in stanza e stavo finendo di riordinare la mia valigia e la borsa da portare in aereo. Dal bagno sentii la porta della stanza aprirsi e chiudersi, per poi notare Hyun Joong con la coda dell’occhio, che si abbandonava al suo letto. Sorrisi e finii di raccogliermi i capelli in una coda, mi sistemai la camicia e il giacchetto che avevo indossato e uscii dal bagno.
-Hai intenzione di morirci li sopra?-, domandai guardandolo, mentre richiudevo definitivamente la valigia.
-Vorrei… ma non posso. Comunque come pensavo Jung Min si è già accorto di tutto. Quel ragazzo è un veggente!-, commentò mettendo a sedere sul letto.
Mi sedetti accanto a lui e lo guardai negli occhi, per una volta senza imbarazzo, perché ormai quello che avevo davanti era mio: -Che cosa facciamo?-, domandai seria.
-Non lo so… Tutto dipende da te. Lo so che non vuoi dirlo a Jong perché ne farebbe un dramma. Questa settimana l’ha dimostrato molto bene che non può vedermi e… sinceramente neanche io ho molta simpatia per lui; ma se tu vuoi, per me non ci sono problemi-, disse sorridendomi e per un momento ebbi un mancamento.
Annuii e ci pensai un momento su, poi sospirai e tonai a guardarlo: -Credo che sia meglio non dirlo per adesso. Già per… me è difficile realizzare questo cambiamento, figuriamoci per lui o per qualcun altro-, dissi pensando a Kibum.
-Mmm…-, Hyun Joong mi squadrò a fondo, per riuscire a capire ciò che pensavo, poi sbuffò e scrollò le spalle dolcemente: -Forse hai ragione. Per il momento lasciamo tutto all’oscuro e comportiamoci come abbiamo sempre fatto-.
-Quindi… anche litigare per un nulla? E arrivare quasi alle mani?-, domandai divertita.
-Forse si -disse con fare malizioso, avvicinandosi al mio viso- forse no… Chi dice che quando siamo soli dobbiamo per forza litigare?-, continuò, facendomi sdraiare sul letto, mentre i suoi occhi m’ipnotizzavano.
-Hyun Joong… è tardi, dobbiamo…-,  balbettai e le sue labbra si fecero vicine.
“Possibile che non sia passato un giorno e già mi salti addosso?!”, pensai.
-Ssh… Abbiamo ancora cinque minuti. Concedimeli, no? Sono mesi che aspettiamo entrambi questi momenti-, sussurrò sulle mie labbra e il suo profumo m’invase provocando in me uno strano fuoco.
Hyun Joong mi fece inclinare il collo di lato e senza perdere tempo cominciò a baciarlo delicatamente, percorrendo ogni centimetro. In qualche modo mi sembrò che si stesse rifacendo della sera prima, in cui mi ero addormentata. Sospirai e gli accarezzai la schiena da sopra la maglietta, presa da quel contatto, anche se il cervello si ostinava a rimanere sveglio.
-Hyun Joong, è tardi, davvero dovremmo andare…-, dissi, ma lui continuo a torturare il mio collo per poi cercare con foga le mie labbra e appropriarsene. Sentii la passione del primo bacio che mi aveva rubato in ascensore, quel giorno in cui tutti i gruppi avevano inciso il disco per la gara e non potei fare a meno di stringermi di più a lui. Dischiusi le labbra sulle sue e cercai la sua lingua per lasciarmi andare alla passione, fin quando non diedi una rapida occhiata all’orologio e scorsi le undici meno un quarto.
Non potevo rovinargli il momento, ma non potevamo nemmeno rischiare di perdere l’aereo! Decisi così di rivoltare la situazione e, continuando a baciarlo, mi rotolai su di lui, bloccandogli i polsi.
-E’ tardi, dobbiamo andare!-, dissi staccandomi da lui.
-Ma non sono le undici!-, piagnucolò sgranando gli occhi dopo aver lanciato uno sguardo all’ora.
Sorrisi e scrollai le spalle, discendendo dal letto: -Rhee ha detto che dobbiamo essere pronti entro le undici, non all’ora esatta, né in ritardo. Perciò ricomponiti, play boy, perchè il tuo amico si è svegliato e non ha esitato a farsi sentire-, dissi punzecchiandolo alludendo ai suoi pantaloni.
Hyun Joong arrossì di colpo e strabuzzando gli occhi più del necessario si guardò i jeans, ricordandomi una rana. Ridacchiai e scossi la testa, mentre prendevo lo zaino: -E’ la prima volta che arrossisci in mia presenza-, osservai.
-Beh, direi! Non sei stata molto carina! Che fine hanno fatto le buone maniere?-, domandò scandalizzato.
-Dimentichi che non ho mai utilizzato buone maniere con te e soprattutto dimentichi che i miei comportamenti non sono tipicamente adatti alla Corea-, risposi ammiccando e avvicinandomi a lui per dargli un rapido bacio.
-Già, una cosa con cui dovrò fare i conti-, disse scettico.
-Mmh, sì! Meglio del sentirsi dire “Oppa!”- cominciai mimando Krystal- ogni due secondi, no?-, dissi afferrando la valigia e lui fece lo stesso.
Hyun Joong fece una smorfia divertita e poi sorrise: -Hai ragione, ma ciò non significa che tu non possa chiamarmi così, no? A proposito, ne hai tutto il diritto ora-, rispose serio.
-Ci penserò, ma credo che per il momento ne farò volentieri a meno-, commentai raggiungendo la porta. Hyun Joong mi fermò con un gesto delicato la mano libera ed io mi girai lentamente: -Che c’è?-, domandai confusa.
-In aereo non saremo vicini… perciò fai buon viaggio-, disse sorridendo dolcemente, accompagnando le ultime parole da un delicato bacio sulla mia nuca. Fui sorpresa da quel gesto inaspettato e per un attimo mi domandai se davvero, fino a quel giorno, avevo conosciuto Kim Hyun Joong. Sapevo che dentro aveva nascosto tanto, ma non credevo che i suoi iniziali modi arroganti ed egocentrici, avevano celato dei gesti tanto piccoli quanto significativi.
Sorrisi e gli strinsi la mano con cui mi aveva fermato: -Buon viaggio anche a te… amore-, commentai pronunciando per la prima volta quella parola.
Hyun Joong aprì la porta e ne uscì prima lui, inscenando un finto disgusto nei miei confronti, che a stento mi fece trattenere una risata. “Che attore!”, pensai richiudendo la porta e mi avviai verso la hall.
Rhee ci accolse, già pronto, e quando tutti ci raggiunsero raggiungemmo l’aeroporto. Con qualche ora riuscimmo ad imbarcarci e senza problemi l’aereo decollò, facendomi trovare posto accanto a delle ragazze che non conoscevo e che non mi avrebbero disturbato per tutto il viaggio.
Guardai fuori dal finestrino malinconicamente ma con un sorriso felice sulle labbra, osservando le case di Roma farsi sempre più piccole e lontane: “Mi mancherai adorata mia città, come sempre, ma questa volta hai lasciato il tuo segno. Grazie per avermi fatto vivere un’avventura così e per avermi fatto trovare finalmente l’amore! We come back home, ma stai certa che ritornerò!”, pensai.



{Spazio Alue! :D}
Eccomiiii!!! Non vi ho fatto aspettare troppo, no? Bene! CE L'HANNO FATTAAA!! Oddio che agonia XD 
Com'è stato? Bello? Divertente? Uno schifo?! Io risponderei un schifo, perché per i miei gusti secondo me ho affrettato tropo qualcosa, ma non so... Ditemi voi! ^^ Lasciatemi un commento per farmi sapere :D Hyun Joong ha subito deciso di mostrare il suo fuego XD Che qualcuno lo fermi! beh, se pensate che sia finita qui, non ci sperate perché devono ancora accedere molte cose, dolci fanciulli e fanciulle! u.u Per esempio bisogna dire tutto a Jonghyun... Ah! Mi vien già da ridere XD Ma non è tutto! DDD: Secondo voi cosa potrebbe accadere? Eheheh!
E voi mi direte: "Ma siamo quasi al 24 capitolo! che cosa diavolo succederà ancora!? Questa non si è ancora stancata?!" NO! :') Spero neanche voi :3
In confidenza... so che questa FF è forse troooppo lunga, ma se arrivete alla fine, so già che vi mancherà :3 (senza presunzione) A me manca tanto scriverla... ma non dilunghiamoci! tanto a voi non frega niente! XD
Al prossimo venerdì! ^^ Un bacio a tutti i miei lettori e soprattutto a tutte coloro che mi recensiscono ogni volta! <3 Grazie di cuore.



 

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV ***


Capitolo XXIV
 
Passarono subito due settimane, nelle quali appena arrivati Jonghyun ed io fummo assaliti da Hongki che non vedeva l’ora di riabbracciarci e da i nostri genitori, mentre nei giorni che seguirono ci ritrovammo a mandare avanti le nostre vite. Jong fu messo sotto torchio da Federica, che non perse tempo e lo aiutò a studiare inglese ogni qual volta ne avesse bisogno ed io fui aiutata da Taemin. I nostri si trasformarono in veri pomeriggi da incubo, ma con un uno strillo in più di Feffe e un sorriso di Taemin per me, riuscimmo a divertirci e a rallegrare le giornate.
Per Jong fu fissato un compito in classe agli inizi di aprile e la notizia non fu accolta con piacere, tanto che tornò a casa più cupo del solito, ma per me ci fu ancora tempo per demoralizzarsi.
Nel frattempo continuai anche a lavorare e anche al “Paradise caffè” le cose cominciarono a cambiare. Dopo alcuni primi giorni di silenzio, in cui Hyun Joong venne più volte a trovarmi mantenendo una dovuta distanza e a Minho, che nel frattempo si era fidanzato ufficalmente con Amber, non sfuggirono i nostri sguardi fuggevoli e la fatidica coincidenza del ritrovarsi sempre a servire i SS501.
-Senti, signorinella, vogliamo scambiare quattro chiacchiere tu ed io? Mi sembra che qui qualcuno mi debba delle spiegazioni-, disse un giorno mentre Hyun Joong e gli altri uscivano dal locale e io finivo di sparecchiare il loro tavolo.
-Mmh? Quali spiegazioni?-, mugolai distogliendo lo sguardo dalla porta e fissando Minho.
-Non fare la finta tonta! Lo sai a cosa intendo!-, disse accigliandosi e trattenni una risata. Mi ricordò l’isteria di Key.
-No, non lo so-, dissi tranquillamente, portando i piatti nella cucina.
-Yha… -continuò inseguendomi- non ero uno dei tuoi amici più fidati? Solo perché non ci parliamo più come prima non significa che io non ti osservi-, commentò.
-Sei serio, Minho?-, domandai alzando un sopracciglio.
-Mai come ora-, sentenziò e sospirai.
-Cosa pensi che abbia?-, domandai incrociando le braccia al petto divertita dalla situazione. In fondo potevo dirlo a lui. Mi fidavo di Minho e me lo doveva.
-Yaya –disse greve- è da quando siamo tornati che quel buffone non fa altro che starsene in questo bar quando è il nostro turno di lavoro! Cloe ha detto che non viene mai quando ci sono lei e Siwon! E inoltre ti guarda ogni volta che può quando li servo. Quasi… quasi se ti dovesse saltare addosso da un momento all’altro. Si può sapere che mi nascondi!?-, disse preoccupato.
Trattenni una nuova risata a stento e scossi la testa, per poi scoppiare: -Yha! Non ridere! Non ridere!-, si lamentò.
-Promettimi che se ti dirò la verità non l’andrai a spifferare in giro, perché poche persone lo sanno-, dissi cercando di rimanere seria.
-Ragazza, tu mi preoccupi sempre di più…. Ma comunque lo prometto!-, disse fremendo.
Lo scrutai in volto per qualche secondo, studiando se mi stava dicendo la verità e quando fui sicura della sua sincerità, diedi luce alle sue preoccupazioni: -Bene. Hyun Joong ed io stiamo insieme-, dissi secca per poi riuscire e dirigermi a prendere un taccuino per le ordinazioni. Nel contempo lasciai Minho di stucco a cercare di rielaborare le mie parole.
Qualche minuto dopo mi raggiunse: -Che cosa vuol dire che stai con Hyun Joong!?-, chiese isterico, mantenendo una voce bassa.
-Che ci frequentiamo-, risposi tranquilla, indossando un grembiule.
-Oddio… e Jong lo sa?-, domandò sconvolto.
-No, e tu non glie lo dirai, perché me l’hai promesso-, commentai e cominciai ad avere un po’ di paura che potesse parlare.
-No… non glie lo dirò… Ho bisogno d’aria…-, disse sempre più bianco. Lo seguii con gli occhi mentre usciva e presi le ordinazioni.
Nei giorni seguenti, Minho diede prova della fiducia che avevo riposto in lui e capì che se avevo fatto un passo del genere, avevo le mie motivazioni e non lo avevo fatto perché ero minacciata o sotto qualunque forma di ricatto. Capì che avevo visto in Hyun Joong qualcosa, ma rimase dell’idea che dovevo stare attenta. Fortunatamente in quelle settimane anche Federica venne a sapere della notizia e con lei sarei potuta stare veramente in una botte di ferro, proprio come con Kibum. Parlò agli altri, facendosi valere, e li mantenne quieti senza dire nulla a Jong, così che potei avere il mio spazio privato personale. Prima di dirlo a mio fratello, volevo aspettare.
I giorni passavano e aprile arrivò in fretta. In quelle tre settimane mi ero avvicinata ai SS501, oltre che a Hyung Jun e Hyun Joong. Ovviamente i nostri incontri si riducevano allo spazio minimo della sala teatro: i SS501 cominciarono a chiedere una giornata a parte per le prove, che coincideva sempre con i giorni delle mie ripetizioni a casa di Taemin, così quando tornavo a casa, passavo sempre dalla scuola per stare con Hyun Joong e assistere alle loro prove.
Uno di quei giorni, mentre tutti si risistemavano per tornare a casa, Hyun Joong era nel bagno della scuola ed io aspettavo seduta in silenzio, sentii Kyu Jong chiedere: -Organizzerai una mega festa anche quest’anno, Jung Min?-.
Jung Min, il quale stava trafficando col suo zaino, alzò la testa e sorrise amaro: -Non credo. Penso piuttosto che quest’anno festeggerò con i miei. Hanno deciso che per qualche giorno partiremo e andremo a trovare i miei nonni. Il mio compleanno? Cade proprio in quei giorni. Partiremo il due e torneremo il sei aprile…-.
Young Saeng si avvicinò e Kyu continuò scherzando: -Vuoi dirmi che Jung Min, il sexy carisma, sempre pronto a far baldoria, si arrende per così poco? Ragazzo mio, davvero non ti riconosco!-.
Jung Min sospirò e poi scrollò le spalle, mettendo le mani in tasca: -Già… non ho voglia di festeggiare i miei vent’anni. Preferisco godermi un po’ di tranquillità quest’anno-.
Hyun Joong apparve dalla porta del bagno e ci venne in contro: -Come mai quei musi lunghi?-, domandò.
-Jung Min non vuole festeggiare il suo compleanno. E manca… - fece un rapido conto a mente- una settimana al quattro aprile-, rispose Kyu.
-Perché non provi ad organizzare qualcosa per quando torni?-,intervenne Saeng.
-Ve l’ho detto, non mi va-, ribatté tranquillo Jung Min. In qualche modo riscontrai nel volto di Jung Min, che in quei giorni era stato sempre allegro, frizzante e malizioso, una sorta di tristezza.
“Perché sei così triste, Jung Min? Solo qualche settimana fa mi hai accolto con tutta la simpatia di questo mondo , come se ci conoscessimo da tanto tempo, ma adesso davvero non ti riconosco. Mi sembra di averti già visto in questo stato… ma dove?”, pensai osservandolo.
-Jung Min sei sicuro che sia tutto apposto? Non è da te non prendere le redini di una situazione e organizzare una festa con i fiocchi-, commentò Hyun Joong dopo una pausa.
Jung Min non rispose, ma si strinse nelle spalle e li guardò uno ad uno, per poi prendere lo zaino: -Ci vediamo domani a lezione-, disse avviandosi alla porta.
I SS501 rimasero interdetti. Lo guardarono uscire e feci lo stesso anch’io, continuando però a pensare dove avevo visto quell’espressione.
-Quel ragazzo ha qualcosa che non va-, commentò Jun che fino a quel momento era rimasto in silenzio, non appena la porta si richiuse.
-Lo penso anch’io-, aggiunsi volgendo lo sguardo a Jun e poi agli altri. Kyu Jong sospirò e gli altri recuperarono i proprio zaini.
Hyun Joong mi riaccompagnò a casa in macchina, ma come al solito, per non destare sospetti, si fermò una traversa prima di casa. Accostò e spense i motori: -Allora a domani-, mi sorrise e si avvicinò alle mie labbra, sfiorandole. Risposi dolcemente, mordendole appena, per poi distaccarmi lentamente e sorridergli.
-Perché sorridi così?-, domandò curioso.
-Nulla… penso solo che i tuoi baci non mi sazieranno mai-, risposi baciandogli la punta del naso.
-Già… è così anche per me –sorrise- ma ora devi tornare a casa. I tuoi ti stanno aspettando e credo che Jonghyun non voglia scoprire nulla. Almeno per adesso-, disse ammiccando.
Annuii e guardai davanti a noi, per poi aprire lo sportello e dell’auto. In quel momento Hyun Joong tornò a far rombare i motori e accese lo stereo, così che l’abitacolo della macchina si riempì di una melodia stranamente familiare. Troppo familiare; talmente tanto che in un lampo mi venne in mente dove l’avevo già sentita.
-La conosco… L’ho già sentita… Questo è Jung Min!- , dissi fermandomi con un piede fuori e uno dentro la macchina.
-Sì, come fai a conoscerla? Jung Min non la canta quasi mai. Stupido… è una delle più belle che ha scritto-, commentò Hyun Joong.
“Ma certo! La serata nella baiata a Natale! Ecco dove avevo già visto Jung Min triste come oggi!”, pensai.
-A Natale – risposi- Ricordi? Voi dovevate lavorare e farvi una vacanza in montagna e la mia famiglia era li per una settimana bianca. Una notte non avevo sonno e sono andata in giro per l’albergo: Jung Min cantava questa canzone al pianoforte ed era tanto triste. Proprio come oggi…-.
-Triste? Forse per Uee. L’ha scritta quando si sono lasciati -disse fra sé, per scuotere la testa subito dopo- Non ha senso! Jung Min ha detto che con Uee non ha più nulla a che fare! Perché mai dovrebbe essere triste per lei?-.
Scrollai le spalle e scossi la testa: -Non so… magari qualcosa lo turba. Forse gli piace una ragazza e il ricordo di Uee non lo fa andare avanti-, dissi distrattamente.
Hyun Joong ci pensò su, come se lottasse contro se stesso per non parlare, e poi mi guardò negli occhi titubante: -In realtà una ragazza c’è, ma non so se dipenda da ciò che hai detto tu. A Jung Min piace IU, solo che non si dichiara perché pensa che Uee potrebbe  prenderla di mira-.
-E per questo non si dichiara?-, chiesi scioccata.
Hyun Joong annuì e d io continuai: -Non pensavo fosse così stupido! Credevo fosse un tipo dal polso duro! Quando ci siamo conosciuti per poco non mi sbrana per aiutare te! Aish!-.
Per quanto conoscessi ancora poco i SS501, ormai avevo appreso quel poco dei loro caratteri che mi aiutava a comprenderli e in quel preciso istante credevo fermamente che a Jung Min mancasse solo una spinta per fare quel passo in più verso IU.
“Aish! Sarebbero davvero una bella coppia insieme! E poi ho visto così tante volte IU guardarlo da lontano! Almeno lei non è una di quelle che si strappano i capelli ogni volta che un bel ragazzo passa nei corridoi di scuola”, pensai imbronciandomi.
-Yha… te la sei presa?-, domandò Hyun Joong preoccupato.
-Certo che me la sono presa! Mi sembra di vedere mio fratello qualche mese fa! Se non ci fossi stata io a quest’ora lui e Federica si erano già lasciati! E adesso lui! Solo che non posso fare niente!-, sbuffai.
-Ma perché te la stai prendendo con me, adesso?!-, domandò sconvolto.
-Non me la sto prendendo con te, ma vorrei fare qualcosa!-, commentai cercando di calmarmi.
Hyun Joong sorrise dolcemente: -E cosa vorresti fare? Non organizza nemmeno la festa di compleanno. Dobbiamo lasciargli fare quello che vuole, amore-.
Guardai Joong e colsi una sola parola in quella sua frase innocente: festa. Sì, una festa sarebbe stata l’ideale per farli dichiarare. Sorrisi a Hyun Joong e lui alzò un sopracciglio non capendo.
-Che c’è?-, domandò.
-Ho un’idea-, risposi.
-Davvero? Di che genere?-, domandò tutto orecchi.
-Hai detto che non organizza la festa di compleanno. Perfetto! Organizziamola noi! E poi invitiamo IU! Jung Min deve capire che se gli piace, allora deve buttarsi! Non può aspettare una manna dal cielo. E inoltre, se proprio ha paura che Uee possa fare qualcosa a IU, allora dovrà rimboccarsi le maniche e difenderla-, sorrisi.
-Ma parte con i genitori; non ci sarà il quattro-, commentò serio.
-La organizzeremo per quando tornerà. Sarà una festa a sorpresa-, dissi su di giri e gli schioccai un rapido bacio, mentre le sue sopracciglia si curvavano perplesse.
-Fidati di me. Tu avvisa gli altri e poi a convincere IU ci penso io-.
Hyun Joong sospirò rassegnato e annuì. In quelle poche settimane non aveva dato problemi, anzi aveva acconsentito a tutto quello che dicevo, eccetto delle volte in cui eravamo finiti per discutere come ai vecchi tempi. Scesi dalla macchina e richiusi lo sportello, augurandogli una buona serata, e tornai a casa, percorrendo l’ultimo pezzo di strada.
Una volta in casa, mi spogliai del giaccone che ancora dovevamo indossare a causa del vento freddo che non accennava a lasciare Seoul, e mi tolsi le scarpe per poi notare che a casa c’erano anche Hongki e la sua famiglia.
-Buonasera a tutti-, sorrisi e m’inchinai leggermente per salutare.
Kangin, Hongki e Sooyoung si aprirono in un sorriso, assieme alla mia famiglia.
-Ciao, Bocciolo!-, mi salutò mamma con energia.
-Yaya! Finalmente sei qui! Ti aspettavamo per la cena; siediti, dai-, sorrise Hongki venendomi in contro e avvolgendomi in un caloroso abbraccio come suo solito.
In quelle poche settimane (oltre che nei giorni in cui eravamo partiti per la gita), la mia famiglia e quella di Hongki si era riappacificata. Dopo la festicciola di Hongki a casa sua, papà e Kangin avevano potuto parlare tranquillamente e, da uomini adulti e ormai con esperienza, si erano fatti le scuse l’un l’altro: Kangin aveva ammesso di aver sbagliato ad allontanarci dalla famiglia e papà aveva ammesso che negli anni passati era stato troppo sbadato e fra le nuvole, non accorgendosi di Yoona. Ma il tempo guarisce le ferite e lascia solo delle cicatrici, e da un po’ di tempo, così, le nostre famiglie avevano preso l’abitudine di mangiare sempre insieme e d’invitarsi nelle rispettive case.
-Oh… grazie. –sorrisi e mi guardai intorno, aprendo il tovagliolo sulle gambe per non sporcarmi e notai l’assenza di Jong- Dov’è Jonghyun?-, domandai.
-In camera sua a studiare inglese. Fra pochi giorni c’è il test-, rispose papà, cominciando a mangiare il brodo caldo e saporito che mamma aveva preparato.
-Oh… non me lo ricordavo…-, dissi pensandoci su e cominciando anch’io a mangiare. In effetti era un po’ di tempo che Jong ed io non parlavamo. Ora che ci pensavo meglio, era fin troppo tempo…
-E tu quando hai il tuo, tesoro?-, domandò Sooyoung con dolcezza.
-Beh, il professor Rhee non l’ha ancora fissato, ma penso proprio che ci sarà a breve –risposi sorridendo per poi guardare mamma- ehi, Jonghyun non mangia con noi?-, domandai.
-Ha detto che non aveva fame-, rispose Hongki tranquillamente, ma il mio sguardo era troppo perplesso. Jong che non mangiava per studiare era fuori dal normale!
-Che c’è? Qualcosa non va?-, domandò mamma notando il mio sguardo.
-No, ma… -cominciai titubante- mi sembra strano che non scenda a mangiare, tutto qui-, dissi scrollando leggermente le spalle.
-Mmm… vallo a chiamare –disse papà che sembrava avere il mio stesso sguardo- Ho come la sensazione che si sia addormentato-, commentò poi per sdrammatizzare e la tavola scoppiò in un riso  generale.
Sorrisi anch’io, poi mi alzai e pensai bene di preparare un vassoio con un po’ di cose da mangiare: misi quindi un po’ di brodo in un piatto, e un po’ di frutta. A Jong non piaceva mangiare cose grasse, per questo evitai di mettergli in un piatto le patate all’italiana che mamma aveva pensato di cucinare per Kangin.
Salii le scale, per poi ritrovarmi davanti alla porta di Jong e bussare con due leggeri colpetti. Jong non rispose, ma aprii lo stesso la porta e feci capolino: al contrario di quanto aveva ipotizzato papà, Jong era con la testa china sui libri a studiare in silenzio.
Che strano vederti studiare così, Jong... non è da te, ma mi mi fa piacere vederti quando t’impegni per qualcosa in cui credi veramente. Spero proprio che i tuoi sforzi in inglese siano poi ripagati alla fine di questa gara, anche se questo significherà che i SS501 perderanno…”, pensai sorridendo fra me.
-Si può?-, domandaifacendo largo al vassoio in cui tenevo cautamente il piatto.
Jonghyun alzò la testa e si girò: -Ciao sorellina. Non ho sentito il campanello… scusa se non sono venuto a salutarti prima-.
-No, figurati. Ti ho portato un po’ di cose da mangiare. Hanno detto che non avevi fame, ma siccome stai studiando è meglio che ti riempi la pancia con qualcosa di caldo. Ti farà bene-, dissi appoggiando il vassoio davanti a lui e spostando i libri per fargli spazio. Mi sedetti accanto a lui.
-Grazie-, sorrise. Notai negli occhi di mio fratello un po’ di stanchezza e gli accarezzai la nuca con una mano.
-Sei stanco?-.
-Sì, ma posso resistere ancora un po’. Anche se ho la testa che mi scoppia…-, si lamentò, stiracchiandosi.
“Già, per te studiare è un trauma fratellone”, pensai ironica.
-Che hai fatto oggi? Sei rientrata tardi-, disse distrattamente, sorseggiando un po’ di brodo.
-Beh… sono stata da Taemin, e poi… -tentennai- ho fatto una passegiata-, sorrisi, ma a Jong non sfuggì il mio sguardo.
-Con chi?-, domandò senza pensarci due volte.
 Jonghyun aveva quasi smesso di perseguitarmi in ogni cosa che facevo, ma aveva sempre un occhio vigile. In quel periodo sembrava che le cose che gli accadevano intorno non le cogliesse al volo, ma in realtà si limitava a non farci troppo caso o a pensare che fossero sue fantasie. Questo cambiamento improvviso era dato soprattutto dal fatto che stava mettendo tutto se stesso per dare il massimo nel test: si era prefissato l’obbiettivo di raggiungere il massimo del voto, per dimostrare che se voleva, poteva farcela. Federica era molto contenta di questo, anche se Jong non perdeva occasione per farle saltare i nervi durante le ripetizioni. Purtroppo Jong era molto cocciuto, ma sotto certi punti di vista era per lui un bene. Nello stesso tempo, però, continuava a controllarmi quando poteva e a preoccuparsi per me.
-Da sola. Con chi sennò?-.
-Beh, con qualcuno. Non dirmi che non stai frequentando un ragazzo, perché non ci credo! Non ci avresti messo così tanto tempo a rietrare da casa di Taemin-, commentò puntando i suoi occhi scuri nei miei.
Sbuffai e non risposi, imbroncinadomi. Odiavo quando era così diretto.
-Allora? –continuò- andiamo… dimmelo. Prometto che farò il bravo e non ti farò domande-, disse innocentemente.
Lo guardai e il suo sguardo mi convinse: -Sì, sto frequentando un ragazzo, ma per il momento non voglio dirti chi è. Posso tenerlo per me?-, domandai.
-No, voglio saperlo-, commentò incalzandomi.
-Yha… avevi detto che non avresti fatto domande!-.
-Infatti non era una domanda, ma un’affermazione-, commentò spavaldo.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo: -Te lo dirò quando sarò sicura. Va bene?-.
Jong ci pensò qualche secondo, poi sorrise dolcemente e annuì: -Va bene, ma almeno posso sapere di che anno è?-, domandò.
-E’ nella tua stessa classe-, sorrisi e gli scompigliai i capelli, alzandomi.
-Mmm… -si fece pensieroso e fissò un tortellino, giocandoci- allora mi guarderò intorno-, disse sorridendo.
-Già, ma non farti venire in mente qualcuno che non sia lui. Credo proprio che sarà difficile capire chi è per te -scherzai e arrivai alla porta in pochi passi- ti voglio bene, Jong-, dissi richiudendo la porta dietro di me.
***
I giorni seguenti furono spesi dai SS501 e me a organizzare la festa a sorpresa di Jung Min. Tutto ciò durante le poche ore che li andavo a trovare in aula teatro il pomeriggio.
Taemin nel frattempo continuava a darmi ripetizioni, ma ormai quasi non ne avevo più bisogno, perché avevo cominciato a capire di più e svolgere gli esercizi correttamente. La maggior parte delle volte, infatti, finivamo prima del previsto, così potevo passare più tempo con Hyun Joong.
Durante i pomeriggi dopo le prove dei SS501, e quando Jung Min era ormai andato via, noi altri decidevamo cosa fare, così in poco tempo convincemmo i genitori di Jung Min a cederci le chiavi di casa per quei giorni all’insaputa del loro figlio: avremmo organizzato tutto per l’arrivo di Jung Min. Hyun Jun e Hyun Joong erano addetti al catering e quindi pensarono al cibo, mentre Kyu Jong dovette cercare un modo per invitare le persone più care; a Young Saeng restava il compito di comprare festoni e palloncini, per poi addobbare la casa.
-Ehi, avete pensato a come invitare IU? E sorpattutto chi lo farà?-, domando Jun il due di aprile, data in cui Jung Min partì.
-Lo farò io –risposi sorridendo- lasciate fare a me-.
-Bene, brava la nostra Yaya. –mi sorrise Kyu- E per la torta? Dobbiamo ordinarla oppure ci pensate sempre voi?-, domandò ancora a Hyung Jun e Hyun Joong.
-Potrei pensarci sempre io… ma poi verrei scoperta da Jong-, dissi un po’ titubante.
-Non preoccuparti, a quella posso pensarci io-, disse Saeng ammiccando.
Hyun Joong sorrise e a quel punto eravamo pronti: l’indomani avremmo cominciato a cercare le cose e a prepararci.
Tornata a casa, dopo aver mangiato insieme a tutti, mi rinchiusi in camera mia e comicniaia preparare un bigliettino d’invito grazioso per IU: scelsi due diversi cartoncini, uno rosa e uno verde, che potessero stare bene insieme e con quello verde ne feci una busta, con l’altro scrissi a caratteri cubitali in bella grafia:

 
IU è ufficialmente invitata alla festa a sorpresa per PARK JUNG MIN.
La preghiamo di non mancare.
                                                                                                       SS501
 
Rifinii le lettere scritte con un pennino e poi ne decorai i contorni con una penna d’orata, così come decorai con composizioni di fiori due lati del bigliettino con la medesima penna e altre penne brillantinate.
Quand’ebbi finito lo riposi nella busta, sigillandola con un un nastro rosa. Il colore mi repelleva, ma in fondo non era destinato a me e usare il rosa per una personcina dolce come quella ragazza mi faceva sentire una piccola Cupido.
Mentre finivo di colorare il disegno sulla busta, sentii bussare alla porta della mia stanza, ma non alzai lo sguardo: -Avanti-.
-Ehi! Si può?-, la voce squillante di Hongki si fece largo, mentre entrava, così sorridendo mi girai.
-Ehi! Credevo foste andati via-, dissi.
-No. Quando tu sei salita, Jong ed io abbiamo deciso che passerò la notte qui-.
-Ah, bene! Mi fa piacere! Era un po’ di tempo che non ti si vedeva girare per casa… A volte mi sei mancato-, sorrisi e tornai a colorare, sotto lo sguardo curioso di Hongki.
-Che stai facendo?-, domandò.
-Finisco un biglietto per invitare IU alla festa a sorpresa di Jung Min-.
-Jung Min? Vuoi dire dei SS501?-, domandò Hongki strabuzzando gli occhi e in quel momento una lampadina mi si accese nel cervello: Hongki non sapeva ancora nulla di Hyun Joong e me!
-Si… proprio lui-, dissi esitante.
-E perché?-, continuò.
“Ah, Hongki… questa parte di te simile a Junghyun non mi è mancata per niente. Siete così tardivi nell’intuire le cose!”, pensai.
-Ecco… promettimi che non lo dirai a Jong ed io ti dirò tutto-, dissi guardandolo negli occhi, che a poco a poco si facevano seri e preoccupati.
-Va bene… lo prometto; ma che sta succedendo?-, chiese allarmato.
-Vedi… il biglietto è per Iu da parte dei SS501, e… Ho avuto questo compito perché da quando siamo tornati dalla gita, Hyun Joong ed io ci stiamo frequentando-, risposi trattenendo il fiato.
Hongki sembrò sempre più sgomento, probabilmente pensando a una cattiva reazione di Jong se l’avesse scoperto, ma dopo una breve pausa che mi sembrò eterna, sorrise ed esclamò: -Lo sapevo! Lo sapevo che era lui!-.
-Ssh! –sbottai, chiudendogli la bocca di fretta con le mani- Se Jong lo scopre sono finita! Morta! Defunta! Addio Yaya!-, dissi mantendo un tono basso.
Dal sorrisetto compiaciuto di Hongki avevo capito che era dalla mia parte, ma non mi spiegavo il perché. Restò con me finché non ebbi terminato il biglietto, perché Jong aveva bisogno di studiare da solo, e una volta finito lo riposi nel diario di scuola.
Quando alzai lo sguardo Hongki mi stava guardando con un sorriso inquietante e allo stesso tempo curioso di sapere: -Che c’è?-, domandai.
-Che cos’è successo? Jong mi ha detto che in gita siete stati in stanza insieme tu e Hyun Joong. Allora? Voglio sapere tutto!-.
“Oddio…”, pensai strabuzzandio gli occhi.
-Hongki non pensare male. Semplicemente Hyun Joong ha ritrovato un po’ di senno che suoi amici pensavano avesse perduto per sempre…-, dissi cominciando un monologo che sarebbe durato per un’intera ora.
Gli raccontai grosso modo tutto quello che era successo e gli avevo fatto capire che Hyun Joong non era quello che sembrava o che aveva voluto far sembrare. Da quando eravamo tornati, infatti, avevo scoperto molti lati flessibili, dolci e impensabili, come ne avevo scoperti di nuovi ancora più irritanti. Cionostante lo amavo, perché era lui quello che volevo e che avevo desiderato.
Hongki capì al volo che si sarebbe potuto fidare di Hyun Joong, al contrario di quanto mio fratello potesse raccontargli, e decise di mantenere il segreto aiutandoci.
Quella sera andai a letto presto con la consapevolezza di dover aiutare i miei nuovi amici.
 
***
-Yaya, per caso c’è il tuo zampino nella festa a sorpresa per Jung Min?-, domandò Kibum il giorno dopo, non appena le lezioni terminarono.
Era ora di pranzo ed io come al solito stavo prendendo il mio sacchetto dall’armadietto, quando sentii la sua voce alle mie spalle. Mi girai e gli sorrisi: -Sì… tu come lo sai?-, domandai confusa.
-Beh, dopo quello che hai fatto per tuo fratello e Federica ci si può aspettare di tutto da te. Hyung Jun mi aveva accennato che Jung Min non avrebbe festeggiato e siccome non credo che ai SS501 sarebbe venuta in mente un’idea del genere, tutto poteva essere ricondotto solo a te-, rispose semplicemente, ma dalla mia faccia sembrava che avessi assistito ad una lezione di Rhee.
-Ah… -dissi frastornta per comianciare a camminare lungo il corridoio, diretta alla mensa- Beh, Jung Min mi è sembrato dispiaciuto, così ho pensato di fare qualcosa per lui. Sai in questi ultimi giorni mi ha aiutata molto a farmi conoscere gli altri mebri del suo gruppo. Sebrava molto su di giri alla notizia di me e…-, lasciai in sospeso la frase e alzai gli occhi su di lui.
Eravamo arrivati al nostro tavolo, dove nessuno degli SHINee c’era ancora, e mentre mi sedevo tentennai sulle ultime parole. Kibum non aveva mai fatto parola della storia che era nata tra me e Hyun Joong e cercava di sviare quel discorso con disinvoltura ogni volta che si presentava; e ogni volta mi sembrava che lo facesse più per se, che per il segreto.
Scrutai il suo sguardo in cerca di una nota di fastidio, ma non ne colsi nessuna: -Scusami… non avrei dovuto-, dissi masticando lentamente un boccone di panino.
-Non fa niente. E’ acqua passata, Yaya. Non devi preoccuparti di me –sorrise- sopravviverò! E poi sono felice di averti aiutato e di aiutarti ancora. Rimarrò sempre uno dei tuoi oppa, preferiti; mi basta questo-, disse con aria da diva, che mi fece sorridere.
Da lontano vidi i SS501 entrare a mensa e li salutai con un sorriso, rivolgendo il più radioso a Hyun Joong. Poco dopo arrivarono anche gli SHINee, Federica e Sara; a quel punto, però, avevo finito di mangiare.
-Ciao Jong. Ciao ragazzi-, li salutai sorridendo e prendendo la borsa dalla sedia.
-Te ne vai? Hai già finito?-, domandò Jong un po’ offeso.
-Sì, devo andare a restituire una cosa ad una compagna di classe-, risposi mentendo, sotto gli occhi complici degli SHINee e le ragazze che sapevano tutto.
-Ah… va bene. Allora ci vediamo oggi pomeriggio a casa-, commentò lui.
-Già. Jong non dimenticarti che le prove sono anticipate alle tre meno un quarto oggi-, gli ricordò Onew.
Jonghyun annuì ed io li salutai ancora una volta.
Passando davanti al tavolo dei SS501 estrassi il biglietto, pronto per essere consegnato, e ammiccai ai ragazzi. Prima di trovare IU dovetti girare un paio di classe, per poi scoprire che era ancora nella palestra della scuola. La trovai insieme alle sue amiche, già pronte per fare ginnastica, e mi avvicinai sorridendole dolcemente.
-Annyeong-seo, unnie- la salutai inchinandomi- Sei tu Iu, vero?-, domandai alla diretta interessata.
IU mi sorrise e il suo sguardo un po’ sopreso lo affiancai subito a Jung Min.
“Saranno una coppia perfetta se le cose vanno come ho previsto! Iu, non mancare alla festa… lo so che piace anche a te Jung Min. In questi giorni ti ho osservata molto e non ai fatto altro che guardarlo ogni volta che potevi vederlo nei corridoi ”, pensai.
-Sì, sono io-, rispose con una voce angelica.
-Allora questo è per te-, dissi porgendogli il biglietto. Lei lo prese delicatamente e lo osservò senza dire una parola, poi alzò nuovamente lo sguardo su di me non capendo.
-Spero ti divertirai. Ti aspettiamo-.  La campanella suonò ed io mi girai per tornare in classe, uscendo dalla palestra.
Per i corridoio pensai a quello che aveva detto Onew: “Beh, se oggi hanno anticipato le prove, chissà se anche i SS501 lo hanno fatto? Devo chiedere a Hyun Joong…”.
 
Alla fine delle lezioni tornai a casa con Jonghyun. Mangiammo insieme da soli, poiché i nostri genitori erano ancora a lavoro e Nanà dalla baby sitter, e subito dopo lui si precipitò a cambiarsi per tornare a scuola.
Nel frattempo afferrai il cellulare e mandai un messaggio a Hyun Joong: “Provate anche senza Jung Min? O rimandate a dopo la festa?”. Schiacciai il pulsante “invia” e aspettai che rispondesse.
Jong volò giù per le scale e afferrò la borsa del cambio. Mi schioccò un rapido bacio su una guancia e mi salutò: -A sta sera sorellina. Quando finisco passo un po’ da Federica. Voglio portarle un regalino per ringraziarla dell’aiuto che mi sta dando e studierò un po’ da lei. Il quattro ho il test-.
“Il test? Quattro? E’ lo stesso giorno in cui Jung Min festaggiai i suoi anni”, pensai.
-Un regalino? Jong, ti senti bene?-, domandai ironicamente sconvolta.
-Sì, sto benissimo e non guardarmi con quella faccia. Ogni tanto mi piace essere dolce con la mia ragazza e questa volta ho intenzione di portarle un mazzo di margherite e rose. Sono semplici come lei e passionali come me-, disse sorridendo con gli occhi che brillavano. Ero contenta che fosse così felice per lui e Feffe.
Sorrisi e scossi la testa: -Beh, direi un mix perfetto, no? –scherzai ridendo- Va bene, a sta sera-.
Mio fratello uscì di casa e il cellulare vibrò: “Rimandiamo. Comunque, perché me lo chiedi? <3”.
Leggi il messaggio e risposi: “Sono sola a casa, così mi domandavo se potevamo vederci. Magari passo da te. Sai, mi piacerebbe rivedere tua mamma! ^^ E’ stata così dolce quando sono venuta a restituirti lo zaino!”.
Passò quelche minuto, in cui misi a posto un po’ di cose per casa, e poi rispose nuovamente: “Certo -.-“ Quello che ha dovuto subire sono stato io! Puoi venire anche adesso per me e a mamma non dai di certo fastidio <3”.
“D’accordo, a fra poco. E comunque ha fatto bene a difendermi! PERCHE’ POI AVEVA RAGIONE LEI! TI PIACEVO ANCH’IO! u.u Ti amo <3”.
Diedi la mia ultima risposta e in poco tempo mi preparai: indossai una maglia semplice e azzurra, un jeans e degli stivali bianchi. M’inbacuccai da capo a piedi e una volta infilato un cappello, lascinado uscire i capelli sciolti, presi lo zaino, chiusi casa a chiave e presi la bici per far prima.
Una volta arrivata davanti casa sua suonai e pochi secondi dopo una voce metallica da uomo chiese: -Chi è?-.
-Oppa, sono io!-, risposi.
-Yha! Mi hai chiamato oppa finalmente!-, lo sentii cinguettare felice e risi sommessamente.
-Già, ma non ti ci abituare! Adesso aprimi!-, commentai ridendo.
Mi aprì e scelsi l’ascensore. Ne uscii e le braccia di Hyun Joong mi travolsero, avvolgendomi in un abbraccio. Mi scontrai con il suo petto caldo e lo abbracciai a mia volta.
-Mi sei mancata-, mi  sussurrò dolcemente in un orecchio.
-Mi sei mancato anche tu…-, risposi sorridendo, mentre annusavo a pieni polmoni il suo profumo.
Mi prese il viso fra le mani e mi guardò per qualche secondo con gli occhi scintillanti e mi baciò, sfiorandomi le labbra, per poi dischiuderle e cercare la mia lingua. Fu un bacio lento, ma quasi subito si allontanò da me per entrare in casa.
-Annyong-aseyo! -dissi entrando- è permesso?-, domandai sorridendo. Non vedevo l’ora di rivedere la madre di Hyun Joong. Era stata così carina la prima volta e anche se era solo la seconda volta che andavo da lui, ora con la sua presenza positiva, mi sentivo bene e non un’intrusa indesiderata.
-Tesoro, entra pure! Sono in cucina ai fornelli!-, rispose la mamma di Joong, che nel frattempo mi aveva preso per mano e condotto da lei.
-Buon pomeriggio, signora Kim-, sorrisi e m’inchinai leggermente.
-Ciao, cara-, disse lei sorridendo a sua volta, e asciugandosi le mani con il grembiule da cucina. Mi avvolse anche lei in un abbraccio amorevole e io non feci altro che stringerla. Era così ospitale che non si poteva non volerle subito bene.
Hyun Joong mi baciò la nuca e mi sorrise, uno di quei sorrisi da bravo ragazzo che mi toglievano il  fiato, stringendomi la mano.
-Come stai?-, domandò la mamma con premura.
-Bene, grazie. E lei?-, domandai a mia volta.
-Oh, benone! Un fiore! Non sono mai stata meglio in vita mia –rispose- Ti posso offrire qualcosa? Una cioccolata calda? Un tè?-, continuò a domandare.
-Oh, no grazie. Per il momento sto bene. Ho pranzato da poco e penso che per un po’ non avrò fame-, commentai stringendomi nelle spalle.
La mamma ci lasciò andare e tornò alle sue faccende, così Hyun Joong ed io trovammo un po’ di tempo per stare da soli. Le uniche volte in cui potevamo avere un po’ di privacy erano nella sua macchina, quando mi riaccompagnava a casa dopo le prove, per il resto eravamo una coppia completamente clandestina.
Appena feci ingresso nella sua camera, dove non ero mai stata prima, notai subito un grande letto moderno a una piazza e mezza, con accanto un comodino nero; l’armadio enorme prendeva molto spazio e una scrivania spaziosa e rigorosamente in ordine, era proprio sotto ad una libreria a formadi rombo.
-E questa è la mia stanza-, commentò una volta che mi fui guardata intorno e gli diedi il mio cappotto.
-E’ carina… e molto luminosa-, osservai girandomi a guardarlo.
-Già. Ho deciso di sistemarla un po’ prima del tuo arrivo, prima era molto indisordine-, commentò mettendosi le mani in tasca e stringendosi nelle spalle.
-Non credo che lo sarà mai quanto la mia!-, dissi scettica e poi risi, sedendomi sul letto e sobbalzando.
Hyun Joong mi raggiunse e si sedette accanto a me: -Che cosa hai fatto oggi?-, domandò.
-Beh, a parte consegnare il biglietto a IU…-.
-Ha accettato l’invito?-, m’interruppe.
-Credo che lo farà. Era molto sorpresa, ma non ho aspettato che mi desse un adesione. L’ho lasciata spettegolare con le sue amiche. Comunque… quando sono tornata a casa Jong mi ha detto che passava tutta la giornata fuori, perciò ho approfittato un po’. Ho lasciato un biglietto in camera di mamma e papà per dirgli dove sono e sono sicura che mio fratello non entrerà lì-, scrollai le spalle.
-Capito. E hai portato qualche compito? Che cos’è quello zaino?-, domandò.
-Mmh? -inarcai le sopracciglia e mi girai a guardare lo zaino che avevo portato con me- Sì, ho portato qualche compito… di matematica-, risposi senza entusiasmo, per poi sbuffare.
-E allora facciamoli dai! Ti do una mano io-, sorrise lo guardai abbattuta. Non mi piaceva quell’idea, ma prima mi potevo togliere quel peso da torno e prima potevo godermi un po’ di sana e piena libertà.
Tentai di alzarmi dal letto, afferrando lo zaino, ma Hyun Joong mi fermò afferrandomi la mano libera. Incontrai i suoi occhi: -…ma prima –cominciò tirandomi nuovamente giù e avvicinandosi sempre di più- voglio un bacio-, contuò e nel frattempo indietreggiai, fino a sdraiarmi.
-Joong…-, mormorai.
-Ssh…-, mi zittì e un bacio passionale e pieno d’ardore premette sulle mie labbra. Ardente di desiderio mi fece scivolare una mano lungo un mio braccio e intrecciò la mia mano con la sua. Con l’altra sostenne il suo peso sul letto senza premere il suo corpo contro il mio. Risposi al bacio dapprima dolcemente, poi pian piano mi sciolsi e lo seguii, lasciandolo condurre. La mano livera scorse dalla mia mano verso il mio ventre e li disegnò vari cerchi
-Hyun Joong… -mormorai- non dovevamo fare i compiti?-, domandai, ma non rispose. Mi tappò di nuovo la bocca con un con la sua. Mi baciò di nuovo e al termine del bacio rifeci la stessa domandai, così che rispose allo stesso modo.
-Hyun Joong!-, sbottai ad un certo punto ridendo e allontanadolo con le mani.
-Si?-, domandò anche lui ridendo.
Sta ridendo veramente? E’ la prima volta che lo fa così spensieratamente”, dissi quasi incantata.
-Ah… ehm, niente. Solo che volevo davvero togliermi da torno i compiti-, dissi rinsavendo.
Sorrise e si scansò: -Va bene, ma facciamo in fretta. Io comincio ad avere fame-.
Annuii e mi sedetti alla scrivania, prendendo i libri e i quaderni. Cominciai a leggere i primi e esercizi e mi sembrarono facili. Hyun Joong, ancora sul letto, aspettò per un po’ che chiedessi qualcosa, ma siccome non arrivavano domande, chiese: -Ti dispiace se suono un po’?-.
Lo guardai, girandomi di tre quarti e scossi la testa: -No, fai pure. Studio sempre con la musica; anche Jong suona quando io studio-.
Hyun Joong recuperò la sua chitarra, appesa con cura alla parete, e cominciò a suonare. Nell’aria si librarono note diverse e per un’ora buona suonò svariati pezzi di canzoni che conoscevo e non. Alcune cominciavo anche a canticchiarle, e lo sentii ridacchiare, mentre continuavo a studiare ininterrottamente.
Passò un’ora e mezza e al temine chiusi i libri e li riposi. Mi girai e continuai a contemplarlo, mentre continuava a suonare, oramai assorto nelle sue melodie, ad occhi chiusi.
“Sei davvero un angelo, Hyun Joong” pensai col mento posato sullo schienale della sedia.
Dopo finì: -Hai fame?-.
-Un po’. E tu?-.
-Sì-, annuii.
-Va bene, allora scendi giù che controllo un attimo quello che hai scritto, ma dì a mia madre che non preparasse, perché voglio cucinare io-, commentò sorridendo.
-Davvero sai cucinare?-, domandai punzecchiandolo e donandogli un leggero bacio.
-Già. Ti sei dimenticata che stai con un genio?-, ribettè a sua volta.
Scossi la testa e mi avviai fuori dalla porta. Scesi le scale e subito trovai la signora Kim seduta sul divano, intenta a sfogliare un album. Si accorse qualche minuto dopo il mio arrivo, della mia presenza: -Cara, sei qui… prego siediti-, disse con un po’ di malinconia nella voce. Mi sedetti accanto a lei e sbirciai nell’album con curiosità.
-Sono le vecchie foto di famiglia-, sorrise e continuò a sfogliare l’album.
-Oh...-, mormorai sorridendo e guardandole insieme a lei.
-Sono quasi tutte di Hyun Joong. Qui per esempio è in prima elementare: ricordo che quel giorno era piuttosto felice, perché il pomeriggio sarebbe andato ad una festa di un suo amico. Forse lo conosci, si chiama Hyung Jun-, disse guardandomi e indicandomi la foto.
Annuii: -Sì, lo conosco. Glie l’avevo accennato la volta scorsa-, sorrisi e continuai a guardare.
-Hyung Jun e Hyun Joong erano molto legati da bambini, e lo sono tutt’ora, anche se le cose fra loro due non sembrano andre per il verso giusto da un po’ di tempo. So che il migliore amico di Hyung Jun è Jung Min, ma vuole comunque un bene infinito a mio figlio. Hyun Joong molto spesso lo difendeva dagli altri bambini, avendo un carattere più forte e impulsivo, e Jun è stato complice in molte volte in qualunque cosa potesse accadere. –raccontò e poi m’indicò una nuova foto- Qui invece era il settimo compleanno di Hyun Joong. Com’era carino con quella tutina bianca! Peccato che poi la sporcò tutta di fango…-, commnetò e vidi nella foto un piccolo Hyun Joong seduto a gambe incrocate, che sorrideva beatamente all’obbiettivo della macchinetta fotografica. Non era cambiato molto: aveva sempre gli stessi occhi grandi, anche se i suoi lineamenti avevano perso l’aria da bambino ed ora possedevano quelli di un ragazzo ormai quasi vent’enne.
-E qui due anni fa –disse la signora Kim voltando nuovamente una pagina- era Natale e sembrava così contento di festeggiarlo che mi sembrava di nuovo che fosse tornato bambino. Sorrideva ogni tre secondi e sembrava un aiutante di Babbo Natale con quella camicia rossa e la cravatta verde-, commentò la mamma con un sorriso molto nostalgico e malinconico.
In quella foto, un Hyun Joong sorridente, prorpio come l’avevo visto in quei giorni indietro, salutava scherzosamente l’obbiettivo, da sotto l’albero di Natale. Era davvero bello vestito a festa: camicia rossa, un berretto da Babbo natale, cravatta e pantaloni verdi. Non ricordavo di aver mai visto un ragazzo così  a scuola. Neanche una volta avevo mai notato il suo sorriso fra gli altri studenti, troppo presa a inseguire le idiozie di Minho e i consigli sbagliati di Tiffany.
Mentre guardavo la foto, pensai all’enorme cambiamento che in quelle poche settimane era avvenuto sotto i miei stessi occhi: Hyun Joong non era più scontroso, a parte le poche volte che lo facevo arrabbiare di proposito (come quando cercava di spiegarmi una cosa importante ed io mi perdevo in altri pensieri, così da fargli ripetere la stessa cosa all’infinito); era dolce, comprensivo e pacato; l’impulsività era ancora in lui, ma cercava di non perdere la pazienza. In qualche modo sembrava che non ce l’avesse con il mondo intero, ma era come se una sorta di pace fosse entrata in lui e gli avesse fatto recuperare il lume della ragione.
-Era tanto tempo che non vedevo più questo sorriso sulle labbra di mio figlio-, commentò la signora Kim con un sospiro triste.
La guardai e lei mi guardò a sua volta, ricomponendosi e allargandosi in un sorrisi identico a quello del figlio: -Ma grazie a te oggi finalmente è apparso di nuovo-, disse accarezzandomi la nuca.
Sorrisi leggermente imbarazzata e domandai: -Perché Hyun Joong non sorrideva più? Se posso essere indiscreta-.
-Beh, in famiglia negli ultimi tempi ci sono stati molti problemi e… ecco Hyun Joong ha avuto una brutta esperienza con il padre. Dopo un furioso litigio si è come incupito, così...-, la signora Kim non potè terminare il discorso, perché proprio in quel momento sentimmo Hyun Joong scendere per le scale e raggiungerci raggiante.
-I compiti erano svolti bene, amore. A parte qualche piccolo errore che ho corretto –annunciò per poi domandare- Allora? Che mi sono perso?-.
*°*°*°*°*
Raggiunsi mia madre ed Ilaria in salotto con il sorriso sulle labbra e le sentii parlare di qualcosa, cos’ mi avvicinai e regalai a mamma un bacio su una guancia: -…Che mi sono perso?-, domandai.
Da quando eravamo tornati dalla gita erano pssate più di tre settimane e nell’ultima, cioè la prima di aprile, stavamo organizzando sotto consiglio di Ilaria la festa a sorpresa di Jung Min.
Le cose erano parecchio cambiate: io ero tornato pian piano il ragazzo di sempre, quasi dimenticandomi dei miei problemi familiari, e lei era sempre più allegra quando mi vedeva. Anche se la nostra relazione rimaneva all’oscuro degli occhi di Jonghyun, molti nostri amici sapevano di ciò che stava succedendo ed erano felice per noi. I SS501, quando lo vennero a sapere, sospirarono di gioia; anche Hyung Jun, nonostante fu difficele accettarlo. Vide in me il migliore amico degli anni passati e non più il tenebroso e insensibile Hyun Joong, così mi lasciò via libera e tornò a fidarsi di me.
Il più felice di tutti era stato Jung Min, che era corso ad abbracciarmi e aveva quasi perso il lume della ragione aggredendo Ilaria con un abbraccio che la sovrastò, urlandole nelle orecchie la sua felicità: -Aah! Sono così felice per voi! Non vedevo l’ora che questo testone si dichiarasse! Erano mesi e mesi che lo vedevamo lottare contro se stesso e ora ce l’ha fatta!-, cinguettò.
-Sì, è stato un parto plurigemellare, ma ce l’ha fatta-, commentò Hyung Jun divertito.
Ero felice. Per la prima volta dopo tanto tempo ero felice, e non m’importava se potevo vederla poco e godere di pochi attimi con lei, la donna che avevo voluto era sempre con me e raggiante in mia presenza.
Ciononostante a volte pensavo anche che quella felicità sarebbe durata ancora per poco: papà aveva posticipato il suo arrivo in Corea per il dieci aprile, ma nel tempo che mi rimaneva cercavo di non pensarci.
Preferivo lasciare i brutti pensieri a quando sarebbe arrivato.
-Oh, niente tesoro. Guardavamo solo vecchie foto di famiglia-, sorrise mia madre ed io alzai gli occhi al cielo.
-Mamma, possibile che tu debba sempre far vedere quelle foto a chiunque venga a trovarmi? E’ imbarazzante!-, borbottai.
-Yha… tua madre non le ha tirate fuori di proposito. Era già intenta a guardarle quando sono scesa-, mi rimproverò Ilaria.
Sospirai: -Va bene. Che mangiamo?-, domandai.
-Oh, volete mangiare?-, domandò mamma.
-Sì, ma volevo cucinare io, se non ti dispiace mamma –la guardai sorridendo e lei capì- magari preparo dei pancake-, ammiccai.
-Ok, ma non dare fuoco alla cucina! -scherzò dolcemente e si alzò- vado ad annaffiare i bonsai, ci vediamo dopo-, sorrise e andò via lasciandoci soli.
Ilaria mi sorrise ed io presi possesso della cucina, improvvisandomi cuoco. Una delle cose che avevo sempre sognato di fare, un giorno in cui avrei avuto una ragazza, era proprio cucinare per lei e qul giorno avevo colto l’occasione di proposito. Ero bravo ai fornalli e anche se qualche volta non mi riuscivano perfettamente i piatti, tutto sommato me la cavavo piuttosto bene. Ci divertimmo a preparare pancake e crepes, e tra un dolce e l’altro, si fecero le cinque e mezza.
-Fra poco dovrò andare-, commentò masticando l’ultimo boccone di crepe.
-Mmm… -ingoiai- ti accompagno?-.
-Se vuoi… ma per il momento resto ancora un po’-, sorrise e a mia volta le sorrisi. Mi piaceva quando rideva, era più bella.
Finimmo di mangiare e tornammo in camera mia, dove subito si sedette alla scrivania e osservò le foto che avevo appeso sulla bacheca. Nel frattempo risistemai la chitarra e subito dopo la raggiunsi.
-Questo chi è?-, domandò curiosa di vedere un ragazzo che non fosse uno dei SS501.
-Oh, è Kim JaeJoong. E’ un mio vecchio amico delle elementari –risposi e poi m’indicò una foto- Vedi? Questi siamo io e lui abbracciati davanti la nostra vecchia classe. Adesso però studia in un’altra città. Si trasferì subito dopo quell’anno, ma ogni tanto ci sentiamo e mi viene a trovare spesso-, commentai.
Ilaria scorse le altre foto con due occhi pieni di curiosità e sorrise quando incontrò una foto di Hyung Jun che mi tirava i capelli. Passarono buoni cinque minuti e poi posò lo sguardo su di una foto che non avrebbe dovuto essere su quella bacheca.
“La foto di mia sorella! Oddio mi ero dimenticato di riporla nel cassetto! Idiota!”, pensai.
-E questa? –la prese in mano, essendo solo appoggiata- Chi è questa bambina?-, domandò scrutandola.
-Oh, ecco… -cominciai grattandomi la testa non sapendo da dove cominciare- credo che non t’interessi-, dissi riprendendola, ma oppose resistenza con le dita e non potei tirarla di più, perché si sarebbe strappata.
“AISH! Sei sempre la solita testarda!”, pensai con una punta d’irritazione che si faceva sentire. Sbuffai e con un gesto nervoso incrociai le braccia al petto.
-L’ho già vista…-, mormorò seria in volto.
In quel momento un campanello d’allarme scattò nella mia testa e la guardai chinandomi: -Dove? Dove l’hai vista?-, chiesi ansioso.
-Non so di preciso… forse mi sbaglio, ma credo di averla già vista da qualche parte-, rispose.
Sbuffai e sbattei la mano sul tavolo nervoso: -AISH!-.
Ilaria mi guardò sconvolta e mi osservò: -Che c’è? Perché ti sei arrabbiato tutto a un tratto?-, domandò preoccupata e, alzandosi, si avvicinò a me.
-Quella bambina è mia sorella-, risposi in sussurro, senza guardarla negli occhi.
Con una mano mi costrinse, ma con dolcezza, a farmi girare lo sguardo e non potei oppormi. Incontrai il suo sguardo e chiese: -Hai una sorella? Non sapevo niente…-.
-Nenache io. Almeno non lo sapevo fino ad un anno fa. E' una storia lunga,l o sai che ho avuto varie discussioni con mipo padre e con lui non ho un buon rapporto…-.
-Sì, lo so. Jun me ne ha parlato anche quando non stavamo insieme-.
Annuii e la guardai: -Sei sicura di voler sapere?-, domandai.
Ilaria annuì, così sospirai e, anche se non avrei voluto parlare di quell’argomento, perché speravo di non riaprirlo fino al ritorno di mio padre, mi sedetti sul letto e lo stesso fece lei.
-Ecco… quella foto è l’unica cosa che ho di mia sorella. Ho scoperto un anno fa di averla, perché papà non ne ha mai parlato. Neanche con mamma. Vedi, lei è nata da una relazione nascosta con un’altra donna. E’ stata concepita durante la permanenza di questa donna in Corea, prima del mio concepimento, perciò mia sorella è più grande di qualche mese. Ma papà non l’ha mai voluta, per paura che le cose nella nostra famiglia potessero andare a scatafascio e che il suo cognome venisse macchiato. Quando i sensi di colpa si sono fatti sentire ha cominciato a cercarla; ma era ormai troppo tardi: quella bambina era stata già adottata da una famiglia quasi subito e a lui non è stato permesso sapere chi fossero o come si chiamassero… sappiamo soltanto che la madre era italiana e ha lasciato un ciondolino con inciso il nome della bambina quando l’ha lasicata all’orfanotrofio, ma neanche questo ci è potuto arrivare, perché la madre aveva espressamente lasciato detto che chiunque l’avesse cercata, non avrebbe mai dovuto sapere nulla-. Ilaria mi ascoltava assorta e chissà a cosa stava pensando, mentre io, per la prima volta, mi liberavo da quel tormento.
-E tu come l’hai scoperto?-, domandò dopo una lunga pausa.
-Grazie a delle carte che papà aveva lasciato incustodite nel suo ufficio prima di partire. Adesso è in corso la separazione fra i miei, perché mamma non vuole più vederlo, nonostante gli voglia ancora bene, e in più papà la cerca ancora. Quella foto è l’unica cosa che ho di mia sorella-, risposi guardandola tristemente.
Non fiatò, così continuai: -Se l’hai già vista da qualche parte… ti prego cerca di ricordare dove-.
Ilaria sospirò e guardò la foto che aveva ancora tra le mani, ma non le venne in mente nulla. Scosse la testa e mi guardò: -Adesso non mi viene in mente niente –disse, ma domandò subito- posso tenerla? Magari mi viene in mente qualcosa guardandola-.
Fui restio all’idea di separarmi da quella foto, ma se tanto mi dava tanto, allora quella era la cosa giusta da fare. Dentro di me non vedevo l’ora di riabbracciare mia sorella, se mai l’avessimo ritrovata.
Annuii: -Va bene. Tienila pure e fammi sapere se ti viene in mente qualcosa. Oggi ne parlo con mamma… anche lei vorrebbe conoscerla-, sorrisi.
-Tua madre è una donna molto forte se la pensa così-, disse accarezzandomi una guancia.
Le presi una mano e avviainai il mio viso al suo, baciandola dolcemente. Ogni volta che le nostre labbra si sfioravano, un brivido mi percorreva la schiena e il mio corpo chiedeva di più, ma sapevo che avrei dovuto aspettare ancora molto, così mi distaccai e i miei occhi corsero all’orologio: -Sono le sei-.
Yaya sorrire: -Mi accompagni?-, domandò.
-Certo-, risposi.
In pochi minuti recuperò le sue cose, riponendo la fotografia nel suo diario di scuola, e scendemmo. Chiamai mia madre, mentre ci infilavamo i cappotti e lei sbucò subito, volando ad un metro da terra, come aveva fatto dal primo momento in cui Ilaria aveva messo piede in casa nostra.
-Torna a trovarci spesso, tesoro. E’ un piacere averti qui!-, sorrise e la salutò amorevolmente con un bacio su una  guancia. Adoravo l’emancipazione di mia madre. Era diversa da tutte le donne formali della Corea e in qualche modo era anche per questo che mi ero innamorato dei modi di fare di Yaya.
-E’ un piacere anche per me venire a trovarla, signora Kim-.
Salutai mia madre e uscimmo di casa. Prendemmo la bici che Ilaria aveva lasciato sotto casa e  ci avviammo per una buona passeggiata prima di casa sua. Camminammo per più di tre quarti d’ora, e quando arrivammo abbastanza vicini a  casa sua, la salutai con un bacio e aspettai che svoltasse l’angolo prima di tornare indietro.
Camminando per le vie di Seoul, sulla strada di casa passai davanti alla solita gioielleria: quella davanti alla quale avevo incontrato una sera dal ritorno della palestra. Mi fermai lì davanti e sorrisi al ricordo di averla vista intenta a guardare nella vetrina. Quella sera nevicava e lei era senza ombrello, così mi ero avvicinato e l’avevo coperta col mio ombrello, chiedendomi cosa stesse osservando.
Mentre scorrevo con lo sguardo i vari gioielli esposti, l’occhio mi cadde  su un ciondolo in particolare: era una chiave di violino d’argento e la targhetta diceva che si poteva far aggiungere e saldare insieme qualsiasi pezzo che si desiderava.
“Per questo amo la Corea –pensai- ogni volta si pensa a qualcosa da fare in coppia!”, sorrisi e gurdando il prezzo decisi che si poteva fare. In fondo già a Roma avevo visto una cosa simile e avevo avuto la tentazione di comprarla ad Ilaria.
Il commesso mi sorrise da dentro il negozio ed entrai, ansioso di poter sceglire qualcosa per la mia ragazza. D’altronde nel giro di pochi giorni sarebbe stato il nostro primo mese insieme.
“E sia, il mio regalo il nove aprile, sarà questo!”, pensai.



{Spazio Alue! :D}
Ciao a tutti! ^^ Eccoci di nuovi qui tutti insieme! :3 Allora come ho già detto la FF non è ancora finita u.u mancano ancora svariati capitoli e... dobbiamo capire chi sia questa sorella! D: E poi la festa di Jung Min e poi... e poi... e poi non ve lo dico :D Oggi non ho molto da dire, ma spero che vi sia piaciuto il capito! Fatemi sapere le vostre impressioni con un commento o una recensione! Un bacio a tutti!

 

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV ***


Capitolo XXV
 
I pochi giorni che rimanevano dalla data della festa sorpresa passorono senza che ce ne accorgessimo: i ragazzi portarono tutto il necessario a casa di Jung Min, essendosi fatti lasciare le chiavi di casa senza destare sospetti da parte del festeggiato, e cominciarono ad addobbarla due giorni prima per essere sicuri di stare al passo con i tempi e lasciare spazio al catering; Kyu Jong, il quale più passava il tempo e più lo vedevo come la persona più tranquilla del gruppo, aveva già invitato molte persone ricevendo l’approvazione di tutti, mentre Young Saeng fu alle prese con la torta. Per lui il compito fu davvero difficile, perché nonostante fosse bravo in cucina, non era molto pratico dei dolci, così dovette ricorrere all’aiuto di una donna. Il giorno dei preparativi andai con Hyun Joong a casa di Saeng, e cominciammo a cucinare.
Hyun Joong si stupì nel vedermi alle prese con i fornelli e sì stupì maggiormente quando ci vide lavorare in perfetta sintonia: il mio ragazzo, infatti, non aveva smesso di reputarmi un incapace in molte cose, ma con la dovuta pazienza riuscii a dimostragli il contrario.
-Non credevo che tu fossi tanto intelligente da poter cucinare una torta-, mi stuzzicò addentando un biscotto che Young Saeng aveva appena sfornato, mentre lui se ne stava appollaiato s’una sedia a guardarci lavorare.
-Ed io non credevo che tu fossi così scansa fatiche –ribattei lanciandogli un’occhiataccia nel vederlo rubare cibo a volontà- Se ci dessi una mano, invece di mangiare, finiremmo molto presto. Non ho tutto il pomeriggio e tu lo sai! Alle sette dovrò stare a casa e sono già le cinque!-, dissi irritata dal suo comportamento.
Hyun Joong sorrise beffardamente divertito e prese un secondo biscotto, senza alzare un dito per aiutarci e innervosendomi ancora di più. Young Saeng non commentò, ma cominciò a sfogliare qualche ricettario appoggiato al bancone, per osservare quale dolce potevamo “travestire” da torta di compleanno, mentre nella cucina calava un silenzio carico di tensione.
-Che ne dite di un “moretto”? Sembra facile da cucinare-, domandò dopo qualche minuto.
-Perché no? A Jung Min piace il cioccolato, no?-, chiesi.
-Sì-, sorrise Young Saeng.
-C’è troppo cioccolato. Alla fine diventerebbe una cosa disgustosa con tutto quello che dovrete metterci sopra per guarnirlo-, obbiettò Joong.
Young Saeng continuò a sfogliare ed io ripresi la farina per preparare altri biscotti, mentre Hyun Joong giocherellava con il suo cellulare. Dopo poco Saeng si fermò su di una pagina e abbandona l’impasto, per guardarlo: -Trovato qualcosa?-.
-Sì, che ne dite di una Cheese cake? Abbiamo tutti i formaggi che ci servono e a Jung Min piace tanto-, rispose guardandoci speranzoso.
Sorrisi e annuii: -Direi che potrebbe andare. In fondo non è tanto pesante-, scrollai le spalle e lo raggiunsi con il mattarello in mano, per leggere la preparazione.
-Non è pesante? Hai idea di quanti formaggi ci siano li dentro? –commentò Hyun Joong quasi scandalizzato da ciò che avevo appena finito di dire- Non credo che possa andare come torta di compleanno! E poi questo è un dolce estivo e fuori fa ancora freddo!-, borbottò.
A quel punto persi la pazienza: non solo erano ore che non faceva nulla, mangiando e gongolandosi nel dolce far nulla, ma aveva anche la prepotenza di decidere lui il dolce, quando un altro si era offerto di cucinarlo con tanta gentilezza.
-Insomma la vuoi piantare?! Se non hai niente di meglio da fare che commentare ogni cosa che facciamo, è meglio che tu sparisca dalla cucina, mio caro “so tutto io”!-, cominciai a sbraitare agitando il mattarello che avevo ancora in mano, avvicinandomi a lui.
-Yha! Abbassa quel coso! Volevo solo consigliarvi!-, ribattè irritato dal mio tono di voce.
-Ragazzi…-, provò ad interromperci Yuong Saeng, ma senza successo.
-Beh, si da il caso che i tuoi consigli mi diano sui nervi!-, sbottai.
-Abbassa la voce! Odio ancora quando la alzi contro di me! E poi, scusa, si tratta della festa di uno dei miei amici, non di uno dei tuoi!-.
-Ma la festa non si sarebbe fatta senza la mia idea, perciò comincia a tacere o fai qualcosa, sfaticato!>, continuai irritata, mentre Young Saeng si divertiva e continuava a leggere altri dolci.
-SFATICATO!? IO!? Mi spezzi il cuore così!-, commentò teatralmente e da quel gesto capii che non era arrabbiato, ma si stava divertendo quanto il roscio amico accanto a me.
-Hyun Joong! Se non cominci a fare qualcosa ti spezzo qualcos’altro e non sarà sicuramente il cuore!-, continuai più irritata che mai, agitando ancora pericolosamente il mattarello. Young Saneg ci guardò a metà fra il divertito e il preoccupato, ma Hyun Joong, capendo che per farmi stare zitta una volta per tutte avrebbe dovuto usare una tattica diversa dal ribattere quel che dicevo, bloccò velocemente il mio polso in aria e mi attrasse a sé, avvolgendo con un braccio la mia vita. Mi baciò per qualche istante, in cui abbassai il braccio teso, ormai arresa, fin quando non sentimmo Young Saeng schiarirsi la voce.
-Mi spiace interrompere il vostro momento, piccioncini, ma qui abbiamo da fare e credo di aver trovato finalmente qualcosa-, commnetò, poggiando a tavola il ricettario.
Hyun Joong si distaccò da me e lanciò uno sguardo al libro, mentre le mie guance si coloravano di rosso.
-Direi che questo è l’ideale-, disse infine.
Guardai anch’io e notai la pagina aperta sul titolo “Tiramisù” e sorrisi: era il dolce che sapevo fare meglio.
-Già, ed è anche veloce da fare. So una ricetta diversa che mi ha insegnato mia nonna, se volete facciamo quella-, sorrisi a entrambi e loro annuirono.
-E sia-, disse Young Saeng e Hyun Joong si risedette al suo posto. Sospirai, riprendendo in mano il mattarello e impastando.
Saeng tirò fuori i nuovi ingredienti e Joong continuò a fissarmi per un paio di minuti con uno strano sorriso sul volto: -Nulla, ma in un certo senso mi mancava sentirti urlare-, sorrise come un ebete e gli lanciai un po’ di farina sul viso.
-Smettila, altrimenti riprendo-, scherzai definendo la forma dei biscotti con uno stampino.
-Già, mancavate anche a me-, commentò Young Saeng e posò l’occorrente sul tavolo.
Le due ore successive passarono in fretta e alle otto Hyun Joong mi riportò a casa. Mancava un solo giorno al ritorni di Jung Min ed era tutto pronto.
 
***
L’indomani mattina, dopo essermi vestita e aver fatto colazione, fui la prima ad uscire di casa e la cosa non passò inosservata.
-Dove vai così presto? Sono solo le sette e mezzo-, disse Jong, scendendo le scale ancora in coma. Aveva i segni del cuscino stampati su una guancia e i capelli in disordine.
-A scuola –sorrisi- devo incontrarmi con Taemin! Sì, devo ripassare per l’interrogazione di matematica di oggi e la prossima settimana ci sarà il compito-, dissi afferrando la maniglia della porta.
-Mm… -mugugnò- va bene, ci vediamo dopo-, disse trascinandosi in cucina.
-Non dimenticarti di portare Nanà dalla baby sitter!-, strillai uscendo.
“Chissà se mi ha sentito… poverà Nanà! In che mani sei finita oggi!”, pensai e saltai sulla bici per arrivare a scuola più in fretta.
Sfrecciai velocemente fra le strade di Seoul, che di li a poco sarebbero diventate strapiene di traffico, e arrivai a scuola. Posai la bici nel cortile con le altre e intravidi Taemin che mi aspettava sulle scale dell’entrata. Lo raggiunsi.
-Eccomi! Sono pronta per l’ultimo ripasso prima dell’interrogazione!-, sorrisi raggiante.
-Buongiorno! Allora se sei pronta comincia a prendere il libro che ti faccio qualche domanda sui teoremi-, rispose Taemin, sorridendo a sua volta ed io annuii, ubbidendo.
-Ecco-, gli passai il libro e lo aprì velocemente sulle pagine giuste.
Passammo una buona mezz’ora a ripassare e risposi bene a quasi tutte le domande, facendomi rispegare quelle a cui non avevo risposto, quando cominciammo a vedere gli studendi arrivare. Taemin mi restituì il libro e dall’alto della sua chioma color rame mi chiese: -Adesso che cosa state facendo? Riesci a capire le lezioni?-.
-Sì, riesco a capirle e a volte Rhee vorrebbe uccidermi per tutte le volte che gli chiedo di ripetere la stessa cosa –risi- e riesco a seguire meglio grazie alle lacune che abbiamo colmato in questi mesi. Per quanto riguarda il programma… credo che siamo arrivati a studiare i logaritmi-, sorrisi chinandomi a raccogliere lo zaino accanto ai miei piedi. Lo aprii e riposi il libri.
-Hai in prima ora matematica?-, domandò Taemin.
-Mm? Non ricordo. Un secondo e controllo-, risposi prendendo il diario e aprendolo sull’orario delle lezioni. Spostai la foto della sorella di Hyun Joong, che era rimasta ancora lì, e lessi cosa prospettava quel giorno: -No, Tae. Ho matematica in terza ora. Proprio prima dell’intervallo… -dissi, ma Taemin non mi stava ascotlando- …Taemin, che c’è?-, domandai cercando di capire perché guardava sconvolto il mio diario.
-Quella è mia sorella. E’ la foto che hanno dato ai miei genitori quando l’hanno adottata-, disse crucciandosi per poi guardarmi.
-Che cosa…?-, domandai sgranando gli occhi.
“Ecco dove l’avevo vista!”, pensai fissando prima lui e poi la foto.
-Yaya… perché hai questa foto nel tuo diario?-, domandò sempre più sorpreso. Non risposi.
-Yaya?-, continuò, ma continuai a fissare il vuoto rimettendo a posto i tasselli della vita di Hyun Joong nel mio cervello, il quale stava rischiando di andare in corto circuito.
-Taemin… possiamo riparlarne più tardi?-, domandai, riudendo lentamente il diario e mettendolo a posto.
-Sì, ma…-.
Non lo lasciai continuare, perché ancora frastornata dalla notizia salii le scale e mi avviai al mio armadietto per prendere i libri che mi sarebbero serviti in quella giornata.
“Federica… è la sorella di Hyun Joong! Ma com’è possibile che non abbiano mai saputo niente! Sono nella stessa classe da ben cinque anni!”, pensai.
Presi il libro di Coreano e andai in classe, senza neanche aspettare di vedere Hyun Joong rivolgermi il solito sorriso fuggevolmente teatrale. Mi sedetti al mio posto e aprii il mio diario segreto, ignorando il professore che stava entrando in classe. Dovevo sfogare i miei pensieri su qualcosa, altrimenti avrei rischiato di buttare fuori dalla finestra l’interrogazione che avrei fatto, solo per una notizia così improvvisa.
Le prime ore passarono in fretta e quando mi fui liberata da tutti i pensieri che mi ri erano accumulati potei finalmente pensare alla matematica. Contrariamente a come avevo pensato potesse andare, il prof fu molto contento del mio andamento e per la prima volta non lo sentii strillare contro di me, facendomi andare nel pallone. Cercai d’interpretare ogni domanda e ognuna fornivo una risposta, anche se sbagliata a volte; così alla fine dell’ora, quando la campanella suonò, Rhee mi trattenne in classe.
-Miss Kim, lei è migliorata molto negli ultimi tempi. Ha studiato costantemente, porta sempre compiti svolti per intero, e non è più distratta. A chi dobbiamo questo miracolo? Credevo che il gene difettoso della matematica fosse anche in lei, oltre che a suo fratello, ma a quanto pare mi sbagliavo-.
-Ecco, Lee Taemin mi ha dato un grande aiuto in questi mesi –sorrisi-. Credo che avevo solo bisogno di un po’ di aiuto in più. Com’è andata?-, domandai riferendomi all’interrogazione.
-Beh! Un bel sette e mezzo andrà bene! Direi che se lo merita-, rispose contento.
-Grampsa-inmida, Mr. Rhee!-, sorrisi inchinandomi velocemente nel rigraziarlo e felice come una Pasqua uscii dalla classe.
Raggiunsi l’armadietto e presi il pranzo, notando il cellulare che lampeggiava. Lo presi e aprii il messaggio di Hyun Joong: “Allora com’è andata!?”.
“Che ansia, Joong. Non bastava mio padre, adesso anche tu… Ti farò rimanere sulle spine ancora per un po’”, pensai ridacchiando.
“Ne parliamo sta sera. Invento una scusa con Jonghyun e i miei, così passo da te”, scrissi e schiacciai invio.
Riposto nuovamente il cellulare nell’armadietto, andai a mensa dove annunciai la notizia. Taemin fu talmente felice di aver compiuto almeno parte della sua impresa, che senza pensarci due volte mi abbracciò sotto gli occhi di Sara. Non mi sfuggì il suo sguardo occultamente geloso, così una volta libera dalla sua presa, mi allontanai.
-Complimenti, sorellina. Almeno tu hai già preso un bel voto -, commentò Jong baciandomi dolcemente la nuca e riprendendo a mangiare.
-Perché? Il tuo non è andato bene? Ieri avevi il test d’inglese no? Era il quattro-, dissi guardandolo preoccupata.
Jong alzò gli occhi su di me, ma Kibum rispose per lui con la sua miglior aria da diva: -E’ andato bene, solo che tuo fratello è ansioso e si sta facendo una marea di problemi per nulla!-.
-Non per niente ha avuto come insegnante mia sorella –si vantò Taemin ammiccando a Federica, e guardandomi subito dopo- A proposito, ma tu non dovevi parlarmi di…-.
“Oddio, no. Taemin! Sta zitto! Non davanti a Jong e Federica, se parlo davanti a loro moriranno entrambi d’infarto per due motivi diversi!”, pensai nel panico e il mio sistema nervoso mi venne in aiuto. Scalciai violentemente sotto il tavolo e si sentì un gemito profondo di Taemin.
-Sì! Della prossima lezione che dovrai farmi! Sai, anche se ho preso sette non basterà a papà per farmi arrivare a prendere il patentino-, dissi in fretta.
Taemin m’incenerì con lo sguardo e Sara lo guardò preoccupata: -Tutto bene?-.
-Oh.. sì!-, rispose dolorante.
Quando tutti ebbero ripreso a mangiare tranquillamente e a parlare del più e del meno, alzai gli occhi su Taemin, che non aveva smesso di guardarmi truce.
-Per colpa tua dovrò andare in giro con un ginocchio menomato-, disse a bassa voce.
-Ti ho fatto tanto male?-, domandai facendo una smorfia dispiaciuta.
-Direi!-, sbottò cercando di mantenere un tono silenzioso.
-Dobbiamo parlare in privato di… quella cosa. Sarà lunga da spiegare e forse anche difficile da capire-, dissi mordendomi un labbro. Taemin sospirò e annuì.
-Va bene. Quando?-, domandò.
-Domani c’è la festa a sorpresa di Jung Min, lo sai, no? Io devo avere una copertura per sgattaiolare fino a casa sua verso le quattro e devo avere un alibi per restare lontana da casa mia fino alle undici. Federica mi coprirà dicendo a Jong che rimango a mangiare da voi, perché vuole parlare con me di una cosa importante e… il tuo compito a questo punto sarà quello di coprirmi e in più di venirmi a prendere. Parleremo mentre mi accompagni alla festa-, risposi spiegando ciò che avevo in mente.
Taemin annuì e tornò a mangiare: -Spero sia tanto importante da meritare un livido s’un ginocchio-, borbottò.
“E’ più che importante Tae… Spero davvero che questa notizia non sconvolga il clima di pace che si è ristabilito negli ultimi tempi…”, pensai.
 
Tornata a casa, lanciai lo zaino in un angolo del salone e salii le scale di corsa. Jonghyun non era ancora tornato, così controllai se qualcun altro era in casa e quando ebbi ispezionato ogni angolo, non trovando nessuno, salii in camera mia e presi il cellulare. Composi il numero di Hyun Joong e trattenni il respiro, quando spinsi l’avvio alla chiamata.
Per tutto il resto della giornata non avevo dimenticato quello che mi aveva detto Taemin sulla foto di Federica che Joong aveva custodito accuratamente in camera sua.
“Hyun Joong, come la prenderai? Siete stati in classe insieme per ben cinque anni e non avete mai saputo nulla…”, pensai, sedendomi sul letto.
-Pronto?-, sentii la voce di Hyun Joong dall’altro capo e sorriso nervosamente.
-Ciao amore… -dissi cercando di mantenere la calma- come stai?-.
-Ciao amore! Bene? E tu? Com’è andata l’interrogazione? Un uccellino mi ha detto che non sei stata niente male-, disse entusiasta.
-Bene –continuai- beh, l’interrogazione è andata molto bene. Il prof mi ha addirittura fatto i compliementi ed è rimasto contento-.
-Quanto ti ha messo?-, domandò contento.
-Sette e mezzo-, sorrisi, senza dimenticare quello che dovevo dirgli.
-Fantastico! Anche se non è un otto, tuo padre ti farà comunque prendere il motorino!-, commentò felice come una pasqua. Sembrava più euforico lui che io. Mi dispiaceva rovinargli il momento, ma dovevo farlo. Era molto più importante Federica  e la situazione al momento.
-Si… meraviglioso-, mi lasciai sfuggire scettica. Ci fu un momento di pausa, in cui immaginai Hyun Joong in silenzio a rielaborare la mia esclamazione poco piacevole, poi però domandò: -Yha… Che cosa c’è che non va? Ti va di parlarne?-. Non avevo mai sentito quella voce premurosa prima d’allora.
Mi alzai dal letto e cominciai a passeggiare nervosamente per la stanza, percorrendo chilometri e chilometri mentre parlavo.
-No, è che… non è niente di grave. Beh, insomma… si, può esser presa come una cosa bella se si riesce a comprendere il lato positivo. Insomma, non è una tragedia..-.
-Amore?-, m’interruppe dolcemente.
-Si?-, domandai passandomi una mano fra i capelli. Non sapevo da dove cominciare!
-Che cos’è successo? Non ti ho mai sentito così nervosa e ansiosa-.
-Sei seduto?-, domandai sdrammatizzando più per me, che per lui.
-Sì. Perché me lo chiedi? Mi preoccupi, sai?-.
-Bene, allora… -persi fiato e parlai di getto- ho scoperto chi è tua sorella, ma vorrei parlartene a voce-.
Hyun Joong non rispose. Un’altra lunghissima pausa seguì le mie parole, ma lo lasciai riflettere; dopo un po’ mi sorse il dubbio che potesse essere caduta la linea, o peggio fosse svenuto inavvertitamente, ma sentii ancora la sua voce: -C-cos’hai detto…?-.
Sospirai: -Che ho trovato tua sorella, ma voglio parlarne faccia a faccia. La conosci già da molto tempo e… sono coinvolte altre persone di nostra conoscenza, perciò l’impatto forte non sarà solo per te-, moermorai.
Hyun Joong respirò a fondo e ancora per un po’ non parlò, poi però chiese deciso: -C’è qualcono da te?-.
-No, perché?-.
-Allora, arrivo-.
-CHE COSA?! NO!-.
-E allora dove possiamo vederci!? Da me non si può! Mamma non si è sentita bene, vuole riposare e non vuole vedere nessuno! Dobbiamo cercare un posto dove possiamo parlare indisturbati e senza che qualcuno ci veda, dato che tu non vuoi che Jonghyun sappia di noi due. Allora? Hai una soluzione!?-, domandò alzando la voce scocciato.
-YHA!-, ribattei, ma non ebbi il tempo di finire, perché sentii Jong rincasare. Sentii il cuore cominciare a battere più forte, ma l’adrenalina in certi casi aiuta molto, perciò il mio cervello sviluppo in fretta un soluzione.
-Sì, ce l’ho. Fra mezz’ora al parco, dove c’è il laghetto delle anatre-.
Richiusi di scatto il cellulare e senza pensarci due volte scesi di corsa le scale, quasi investendo, mio fratello che saliva: -Yha! Ma dove vai con tutta questa fretta? Sei appena tornata!-, borbottò.
-Devo uscire per una commissione. Tornerò fra un’ora circa-, risposi infilandomi il cappotto e uscendo al gelo, senza degnarlo di altre informazioni. Avevo cose più urgenti che pensare alla sua gelosia da fratello maggiore oppressivo. Montai in bici e sfrecciai lungo la strada, cosicché in pochi minuti fui al parco.
Parcheggiai la bici su delle grate e, osservando il laghetto ormai sghiacciato, osservai i pesci nuotare indisturbati.
Oppa… eri così agitato prima. Chissà che cosa starai provando adesso…”, pensai malinconica.
Passarono dieci minuti in cui mi guardai intorno un po’ annoiata e unpo’ sulle spine, quando sentii dietro di me la voce di Hyun Joong: -Ehi, allora?-, disse mantenendo le distanze che adottava di solito quando non eravamo soli.
Solitamente ero abituata a quella freddezza quando eravamo all’aperto, ma in quel momento avvertii un certo fastidio: -Puoi anche non essere così gelido. In fondo lo sanno quasi tutti ormai-.
-Non hai paura che qualcuno di “pericoloso” lo scopra e vada a spifferare tutto a tuo fratello?-, domandò tagliente e capii che la sua allusione era dovuta al fatto di essere stanco di nascondersi.
-No, ma non è questo il momento di parlarne. Gradirei comunque che non mi parlassi così.. in fondo non ho fatto niente di male, anzi ti sto aiutando-, lo guardai imbronciata.
Posò i suoi occhi grandi e scuri su di me e lo guardai intensamente col muso, fin quando non vidi le sue labbra aprirsi in un mezzo sorriso: -Hai ragione, scusami-, mormorò e a mia volta sorrisi, azzardando il gesto di prenderlo per mano, tornando a guardare il lago.
Aspettai qualche secondo, poi rivelai il nome: -Joong… tua sorella è Federica-. Hyun Joong scattò nella mia direzione, guardandomi con tanto d’occhi, sorpreso. Non ci credeva?
-E come fai a dirlo?-, domandò sconvolto.
-Taemin, questa mattina, senza volerlo me l’ha confermato. Quella foto l’avevo già vista da qualche parte e quando sono andata ad aprire il diario dove l’avevo riposta, dopo un breve ripasso con lui, ha notato la foto e mi ha chiesto come facevo ad averla –risposi per poi continuare- ha detto che quella è la foto che hanno dato ai suoi genitori quando hanno adottato Federica-.
-Adottata?! Credevo fosse sua sorella naturale e che come te avesse dei genitori di nazionalità diversa!-, disse sempre più sconvolto.
-Si, è stata adottata, ma guarda il lato positivo, Joong! E’ tua sorella e l’hai ritrovata! Tutto combacia! Voi due avete gli stessi anni e lei è di qualche mese più grande. Non hai detto tu stesso che tuo padre ha concepito con due donne diverse sia te che quella bambina della foto, quasi nello stesso periodo?-, domandai sorridengli, per infondergli un po’ di coraggio, ma il suo sgomento era tale da non farlo parlare.
-Siamo stati in classe insieme per ben cinque lunghi anni ed io non ho mìai sospettato nulla.. neanche in questi ultimi mesi in cui sapevo!-, sbottò passandosi una mano fra i capelli e sbattendo forte le mani sulla ringhiera del lago.
-Ehi… Non prenderla così male. Nessuno di noi lo sapeva. Federica non ha mai saputo chi sono i suoi genitori, perciò è un modo come un altro per cominciare a conoscervi meglio no? In fondo non avete mai parlato bene voi due. Allora perché non cominciare adesso?-, domandai sorridendogli e prendendogli il viso fra le mani.
Hyun Joong sospirò e mi guardò, incontrando i miei occhi. Prese una mia mano nella sua e, non curandosi degli altri, mi avvolse in un abbraccio: -Sì… posso cominciare adesso, ma dobbiamo avvertire anche lei-.
Lo strinsi a me, trasferendogli le mie sicurezze: -E anche Taemin, i loro genitori e Jong, in fondo lui rimane sempre il suo ragazzo…-.
Lo sentii ridacchiare, anche se il suo cuore sembrava impazzito per l’agitazione, e sdrammatizzando disse: -In un certo senso tuo fratello mi fa pena. In senso buono, naturalmente: deve sorbirsi due notizie sconvolgenti per lui in poco tempo! Se fossi nei suoi panni impazzirei-, rise.
Sorrisi: -Già, ma conoscendolo prima o poi gli passerà. Dobbiamo solo trovare i momenti giusti per dirglielo. Domani, andando alla festa di Jung Min, parlerò con Taemin, ma poi tutti insieme dovremmo dirlo a Federica. In fondo è lei quella che si trova nella posizione più scomoda di tutte…-.
-Sì, ma oltre questo, tu promettimi una cosa-, disse lascinado per un momento da parte quei problemi e alzando il mio viso con un dito.
-Cosa?-,  comandai.
-Restami sempre accanto e non lasciarmi. Qualunque cosa accada. Promettilo-, disse fermo e serio.
Lo guardai per qualche secondo e poi annuii: -Lo prometto-, sorrisi. Annusai forte il suo odore dolce e delicato e mi strinsi a lui.
Hyun Joong si abbassò e posò le sue labbra sulle mie, ignorando la gente intorno a noi, e mi baciò dolcemente, incatenando quella promessa con le sue morbide labbra a cuore.
 
***
La mattinata del giorno dopo passò in tutta fretta: ognuno di noi sapeva cosa fare quel pomeriggio e a casa di Jung Min era già pronto tutto. L’unica cosa che mancavano erano gli invitati, ma questi sarebbero cominciati ad arrivare solo alle cinque, orario in cui Jung Min sarebbe atterrato a Seoul. C’era tutto il tempo necessario e ce la prendemmo con molta calma.
Tornai a casa e comianciai a preparare i vestiti che avrei indossato quella sera: scelsi dei normali jeans neri con degli strass s’un lato e una maglia larga e calda abbastanza elegante; non volevo apparire, così indossai degli stivali in tinta con il resto e cominciai a fare un rapido giro di telefonate. I SS501 mi assicurarono che le cose stavano andando per il meglio, così chiamai Taemin che mi confermò il passaggio per le quattro.
Quando ebbi deciso i vestiti e finito con le chiamate infilai tutto in uno zaino e indossai la tuta che di solito portavo per studiare: Jong sapeva che quella sera sarei restata a mangiare da Taemin e che per tutto il pomeriggio avremmo studiato. Era entrato un po’ nel panico quando avevo accennato alla “cosa importante” che Federica doveva comunicarmi, ma quando gli spiegai che sarebbero state solo cose tra donne, si rasserenò.
Scesi in cucina e presi un po’ d’aranciata in frigo, senza far caso a mio fratello che si era completamente abbandonato fra le braccia della play station: -Fra quanto arriva Taemin?-, domandò senza staccare gli occhi dalla tv.
Sorseggiai l’aranciata e l’anciai un’occhiata all’orologio: -Beh, sono le tre e mezza. Fra poco sarà qui-, risposi scrollando le spalle.
Jong non parlò più, troppo assorto dalla sua missione impossibile e mi fermai a guardare come giocava, fin quando il campanello non annunciò l’arrivo di Taemin.
-Quando torni?-, domandò Jong degnandomi di uno sguarado solo quando stavo per andare via.
-Credo alle undici. Non so, comunque mi riaccompagnano loro. Ti voglio bene; bye!-, risposi infilandomi un giacchetto pesante e portandomi dietro un cappotto. Per le strade di Seoul la primavera si stava facendo strada e sugli alberi si poteva vedere già spuntare i primi germogli e i primi boccioli di fiori di ciliegio, ma le brezze erano ancora fredde e quando il sole calava, tornavano ad essere ancora rigide.
Uscii di casa in fretta ed entrai in macchina: -Ciao Taemin!-, sorrisi richiudendo lo sportello. Taemin mise in moto e partimmo.
-Ehi! Allora? Come va? Pronta per la festa?-, sorrise dolcemente senza staccare gli occhi dalla strada.
-Diciamo di si. Sono un po’ preoccupata che Jong possa venire a saperlo, ma alla fine non vedo l’ora di vedere la faccia che farà Jung Min-, risi di gusto al solo pensiero.
-Perché sei preoccupata che Jong venga a sapere di te e Hyun Joong. In fondo… è quasi un mese che state insieme; mi sembra un po’ inutile che tu mantenga ancora il segreto -commentò facendosi serio in volto- voglio dire: capisco che tu sia preoccupata di quello che potrebbe combinare, ma penso che se ne farebbe una ragione-, continuò per poi sorridermi.
Lo guardai seriamente in volto e per qualche secondo lo fissai attonita: -Tu non hai idea di che cosa possa essere Jong in casa; forse hai dimenticato che mi ha tolto la parola per una settimana quando c’è stato l’equivoco con Hyung Jun, ma io no! Immagina quello che potrebbe creare se solo sapesse che frequento realmente Hyung Joong…-, rabbrividii e quardai la strada, ma notai con la coda dell’occhioTaemin ridere sotto i baffi.
-…ti ucciderebbe e poi farebbe lo stesso con Hyun Joong, nascondendo i resti-, commentò ironico.
-Già, e non mi sembra il caso dato che adesso abbiamo anche un’altra gatta da pelare che riguarda sia Hyun Joong, sia tua sorella-, mormorai fra me, ma riuscì a sentirmi.
-Federica? Cosa centra Federica?!-, domandò cambiando improvvisamente umore.
Sospirai e guardai le mie mani giocherellare con le pieghe della maglietta: “E ora come glie lo dico anche a lui?”, pensai.
-Taemin… tu e i tuoi familiari avete mai saputo veramente chi fossero i genitori di Federica?-, domandai esatando. Taemin rimase interdetto, quasi allibbito da quella domanda e non parlò per qualche secondo, poi però mi guardò per istante, più serio che mai: -No, perché?-.
-Perché credo di sapere chi sono. O almeno so chi è il padre naturale-, risposi  con la stessa serietà.
Taemin girò la testa di scatto per poi tornare a guardare la strada: -Che cosa?! E come lo sai!?-.
-Taemin, calmati. Lo so perché è lo stesso padre di Hyun Joong-, dissi più tranquilla di quanto pensassi. Da un momento all’altro avevo capito che non era poi tanto difficile dirglielo, anche se non mi sembrava che la stesse prendendo bene: Taemin per poco non inchiodò e restò a bocca aperta. Di certo non si aspettava di sentire che il padre di sua sorella fosse lo stesso padre di un suo rivale in gara, ma io che avrei potuto farci? E soprattutto loro che cosa avrebbero potuto fare?
-Tae, Hyun Joong l’ha saputo solo da poco di avere una sorella. Il padre ha sempre nascosto tutto e solo grazie a delle carte lasciate fuori posto Hyun Joong l’ha scoperto; qualche giorno fa sono andata a casa sua e ho visto la foto che ti ho mostrato a scuola sulla scrivania di Hyun Joong: mi sembrava di averla già vista, ma non ricordavo dove, così gli ho chiesto di darmela, in modo da porterla osservare e capire, ma tu sei stato più svelto del mio cervello e, senza saperlo, mi hai confermato che quella era tua sorella-. Aspettai che metabolizzasse la notizia.
Taemin continuò a non proferire parola, così sospirai sonoramente, continuando a parlare per lui: -Non avercela con Hyun Joong. Lui non sapeva nulla e mi ha detto che quando ha saputo di avere una sorella sparsa per il mondo, si è subito mobilitato per cercarla…-.
-…ce li abbiamo avuti sempre sotto il naso. Non ci posso crerdere! Abbiamo avuto i genitori di Federica sempre davanti agli occhi e non abbiamo mai saputo nulla!-.
Notai la strada e riconobbi le strade che portavano a casa di Jung Min. Stavamo per arrivare. Svoltò in un vicolo con tante villette e si fermò qualche metro più avanti casa di Jung Min. Restai muta; Taemin era piuttosto sconvolto e non volevo alterare maggiormente il suo umore, cosè aspetti che si riprendesse. Il suo volto mutò di nuovo e si fece pensieroso.
-Non si è mai degnato di sapere dove fosse sua figlia… ma quale padre la cercherebbe dopo tutto questo tempo!? E solo per sconvolgerle la vita!-, sbottò arrabbiato, sbattendo le mani sul volante e prendendosi il volto fra le mani. Non l’avevo mai visto così nervoso.
-Taemin, è inutile arrabbiarsi. Quel che è successo è successo. Non credo che Federica cambierà nulla anche se verrà a sapere di questa cosa. Sono del parere che i figli sono esclusivamente di chi li cresce, perciò tu e i tuo genitori sarete sempre la sua famiglia. Cerca di rimanere lucido. In fondo Hyun Joong non ha ancora detto nulla a nessuno. Lo sappiamo solo noi tre…-, dissi accarezzandogli la schiena dolcemente per consolarlo.
-Yaya… -disse alzando la testa per guardarmi- ho paura che se la possano riprendere-, commentò tristemente.
Se in quel momento Sara mi avesse visto sorridere così a Taemin, ero sicura che mi avrebbe ucciso con un solo sguardo, ma in quel momento volevo consolare un amico e me ne infischiai di cosa poteva o non poteva pensare: -Non possono. Federica è stata adottata e ormai è grande per decidere della sua vita. Sono sicura che la sua scelta principale sarete sempre voi, ma sono anche convinta che cercherà di conoscere più a fondo Hyun Joong. In fondo è suo fratello e in gita mi è sembrato di capire che a volte ha avvertito una non so quale vicinanza, anche se non ha mai capito da dove derivasse. Non credo che però sarà lo stesso con suo padre. Non la dividerai con nessuno, se è questo che ti preoccupa; dovrai solo lasciarle un po’ di tempo in più, tutto qui-, scollai le spalle sorridendo.
-Già, forse hai ragione. Sai anche chi sia la madre?-, domandò un po’ più sereno. Scossi la testa, mordendo un labbro: -No. Hyun Joong ha detto che non si sa che fine abbia fatto. Il padre si è disinteressato di lei durante il parto e non l’ha più vista. Diciamo che è stato il frutto di una notte. La madre portò a termine la gravidanza, ma non potendola tenere, credo che l’abbia lasciata in orfanotrofio… e poi siete arrivati voi-, sorrisi.
-Ho capito. Bene…-, disse più sicuro, guardando di nuovo la strada. Mise di nuovo in moto e dopo pochi metri fummo davanti casa di Jung Min: vidi la macchina di Hyun Joong parcheggiata poco più avanti, proprio come quella degli altri SS501.
Taemin era ancora nervoso, ma cercava di mantenersi calmo, così gli girai il volto con una mano e gli sorrisi benevola: -Non prenderla così male. Le cose si sistemeranno e poi non è la fine del mondo-.
-Sì, lo so, ma come lo dirò a Feffe?-, domandò.
-Glie lo diremo tutti insieme. Proprio come diremo a Jonghyun che sto frequentando il secondo fratello della sua ragazza. Guarda il lato positivo della situazione: Jong non si arrabbierà più di tanto con me se dovrà disperarsi per questo! Sarà un trauma maggiore dirgli tutto insieme, ma almeno mi tirerò fuori dai guai più in fretta!-, sdrammatizzai ridendo e riuscii a strappargli una risata.
-Non male come idea! –rise- Adesso vai. Ti staranno aspettando per mettere a punto le ultime cose-, disse sorridendomi.
-Ma voi SHINee non venite?-, domandai un po’ dispiaciuta.
-Se noi veniamo, chi pensarà a distrarre Jong?-, commentò ironico.
-Anche questo è vero. Va bene. Grazie per il passaggio Taemin –dissi schioccandogli un bacio su una guancia- ci vediamo domani e presto riparleremo di questa cosa per poter rivelare tutto a Federica. Salutala da parte mia-.
-E tu dai i nostri auguri a Jung Min. Sai, da quando stai frequentando Hyun Joong i SS501 mi sono quasi simpatici. Sta attenta e divertiti, Yaya-, mi sorrise.
Taemin mi salutò e scesi dall’auto. Andò via subito, così mi avviai nel vialetto di casa Park. Suonai il campanello e Hyung Jun mi venne ad aprire: -Ciao, Yaya!-, mi salutò raggiante.
Gli sorrisi felice di vederlo così allegro ed entrai. In quell’ultimo periodo, da quando eravamo tornati dalla gita, Hyung Jun si era dimostrato molto maturo, proprio come Kibum: entrambi avevano superato la terribile cotta che li aveva posseduti per tanto tempo, ma entrambi continuavano a trattarmi come una principessa ogni volta che potevano. Hyung Jun era il prototipo del perfetto fratello maggiore, benché tutti lo trattassero sempre come il piccolo del gruppo, e Kibum era il solito princepe azzurro mancato. Da un po’ di tempo però era tornato ad avvicinarsi di nuovo a Federica, con cui da sempre aveva un rapporto di grande amicizia e per cui aveva sempre avuto un occhio di riguardo per essere la ragazza del suo migliore amico.
-Ciao, Hyung Jun!-, lo salutai abbracciandolo. Erano settimane che non lo vedevo per svariati motivi e quel giorno era particolarmente esuforico per la festa, tanto che mi trasmise tanta della sua allegria.
-Come stai? E’ un po’ che non ci si vede-, disse.
-Bene, e tu?-.
-Bene. Hyun Joong è di là: sta risistemando lo stereo con le musiche. Abbiamo tolto i divani e alcuni mobili di mezzo per poter far ballare gli invitati. A proposito, ma IU verrà?-, domandò. Sembrava una macchinetta e in quel momento mi ricordò proprio il festeggiato.
-Credo di sì, ma non lo so con precisione. Ciò che so è che era molto contenta di aver ricevuto l’invito e poi… Ragazzi! IU è cotta di Jung Min, non può non venire alla festa!-, sorrisi entrando nel salone, ingrandito di quattro volte senza mobili in mezzo.
Kyu Jong e Young Saeng mi salutarono con un sorriso e un gesto della mano e Hyun Joong continuò a litigare con dei cavi dietro la tv, ma s’intromise nella conversazione: -Beh, se fossimo ancora a qualche mese fa e si fosse organizzata una festa come questa tu non saresti venuta anche se avessi ricevuto l’invito-, borbottò.
-Sì, ma solo perché tu non sei Jung Min e perché una metà di me ti odiava, mio caro-, risposi ironica e con un gran sorriso sulle labbra, sedendomi su una sedia. I SS501 sghignazzarono e intuirono che stava per scatenarsi uno dei nostri soliti battibbecchi.
Hyun Joong riemerse da dietro il televisore e rimise a posto alcuni cavi. Aveva almeno un centimetro di polvere nei capelli, e trattenni a stento una risata: “E ora come farà? Deve lavarseli di nuovo!”, pensai.
-Non c’è nulla da ridere. Tu non mi odiavi, ma mi amavi alla follia anche allora. Solo che…-, commentò con aria di superiorità. Mentre parlava, Kyu Jong si avvicinò a lui e con un aria divertita lo esaminò attentamente: si era accorto anche lui della polvere.
-Ahm… Joong, non credo che Ilaria stia ridendo per questo. Se fossi in te mi guarderei allo specchio-, ridacchiò.
-Perché? Che cosa c’è che non va? -domandò avvicinandosi al grande specchio della sala- oh no… E ora come faccio!? Non posso rimanere così per tutta la festa! E ora comincia anche a prudere!-, strillò grattandosi la testa.
-Perché ti scaldi tanto? –domandai- vai in bagno e fatti una doccia veloce. In fondo ci vorrà ancora tempo per l’inizio della festa-, ridacchiò Young Saeng.
-Ci metterò comunque troppo!-, sbottò irritato Hyun Joong.
-Oh, insomma, Hyun Joong! Mi sembra di sentire frignare una donna! Vai in bagno e smettila di lamentarti-, sbottai irritata, alzandomi dalla portrona e cominciando ad aiutare gli altri a ordinare dei tavoli per poter esporre gli stuzzicchini.
-YHA! Non trattarmi così!-, urlò. Sospirai rassegnata e alzai gli occhi al cielo, ignorandolo. Misi delle patatine in un contenitore e le posai sul tavolo dopo aver messo la tovaglia; con la coda dell’occhio notai Hyun Joong andare in bagno silenziosamente a rimettersi in ordine.
Per tre quarti d’ora abbondanti non lo vedemmo riemergere, tanto che gli invitati arrivarono prima che lui uscisse. Quasi tutti avevano accettato l’invito ed erano arrivati e fra questi c’erano anche i Super Junior, le FX con Amber, che fui felice di rivedere dopo tanto tempo: fra lei e Minho era nato un bel rapporto e anche se lei non era la ragazza ideale di Minho, i due avevano molte cose in comune. L’unica che però non arrivava era IU e il fatto cominciò a infondermi ansia quando cominciarono a farsi le sei. Jung Min sarebbe arrivato entro poco tempo e di lei non c’era ancora nessuna traccia.
-Dici che non verrà?-, mi domandò Hyun Joong, sotto gli occhi dei SS501.
-Non lo so. Quando le ho consegnato l’invito sembrava davvero felice di riceverlo. Non mi sono sbagliata quando ho visto una luccichio nei suoi occhi, ragazzi-, li guardai uno a uno per poi lanciare uno sguardo all’orologio che avevo indossato.
-Ehi! Il festeggiato fra quanto dovrebbe arrivare?-, domandò Siwon avvicinandosi e dando voce ai pensieri di tutti.
Gli sorrisi e Kyu Jong rispose: -Credo che sarà qui fra poco. Ormai dovrebbe star per arrivare-.
“Già, ma spero proprio che arrivi prima IU”, pensai fra me, ma aspettammo ancora pochi minuti, quando sul cellulare di Jun arrivò un messaggio da parte dei genitori di Jung Min e IU non c’era ancora.
-Ragazzi, stanno arrivando. Nascondetevi!-, annunciò Jun.
Tutti preparammo i grandi palloncini a forma di numeri davanti la porta d’entrata, spegnemmo le luci e ci nascondemmo quanto più possibile. Attendemmo al buio ed io accanto a Hyun Joong gli strinsi forte la mano. Sentimmo le chiavi entrare nella serratura e girare, per poi sentire aprire. Eravamo pronti.
“Tre… due… uno…”, pensai.
-SORPRESA!-, gridammo in coro uscendo dai nostri nascondigli non appena la luce si accese e Jung Min gridò spaventato, balzando all’indietro, ma felicemente sorpreso.
-Auguri, Jung Min!-, gridai sorridendogli e andandogli in contro con gli altri, mentre mi chiedevo che fine avesse fatto la sua amata.
-Voi siete pazzi!-, gridò sorridendo e guardandosi intorno.
 -Sì, Hyung, siamo follemente pazzi di te! Ecco perché Yaya ci ha consigliato una festa a sorpresa per il tuo ritorno!-, commentò Hyung Jun saltandogli addosso e augurandogli i migliori auguri.
Arrossii a quelle parole: -Già… niente di che. Ho solo avuto un’idea-, sorrisi abbassando lo sguardo.
-Yaya, non potrò mai ringraziarti abbastanza! Non volevo festeggiare per alcuni motivi, ma questo è… davvero più di quanto mi potessi aspettare da tutti voi!-, cinguettò Jung Min volando ad abbracciarmi sotto gli occhi sorpresi di Hyun Joong. Sgranai gli occhi: ero piuttosto abituata alle manifestazioni d’affetto di quel ragazzo, ma non così. Hyun Joong si schiarì la voce e Jung Min lo guardò male: -Non essere geloso! Voglio solo ringraziarla e se non fosse stato per me tu a quest’ora non ci staresti neanche insieme!-, borbottò.
-Prego! Non credevo che rimanessi così entusiasmato-, sorrisi abbracciandolo a mia volta.
-Già, neanche io-, borbottò Hyun Joong. Gli lanciai a mia volta un’occhiataccia, ma Jung Min sciolse l’abbraccio, cominciando a salutare tutti gli altri invitati. Mi sembrò che con gli occhi cercò l’unica che mancava.
-Siete quasi mezza scuola, ma come… come avete fatto ad organizzare tutti in così poco tempo?-, domandò, mentre Kyu jong cominciava a mettere la musica in sottofondo.
-Con molta pazienza e qualche battibecco divertente-, rispose sorridente Saeng, indicando Hyun Joong e me.
I genitori di Jung Min erano entrati anch’essi e dopo aver augurato gli auguri al proprio figlio, ci guardarono tutti e con un sorriso ci raccomandarono di non distruggergli la casa, facendo attenzione. Quella sera avevano deciso che sarebbero andati a cenare fuori e poi a vedere un film, per far starei tranquillità noi ragazzi e non sentirsi fuori luogo, così diedero un bacio ognuno a Jung Min e andarono via.
Jung Min continuò a fare parecchie domande del perché del come avessimo organizzato tutto, e più domandava agli altri più io cominciavo a sentirmi nervosa per qualcosa che non conoscevo. Nessuno se ne accorse per fortuna, ma sentivo che di li a poco sarebbe accaduto qualcosa.
Nel fratemmpo, però, la festa andò avanti e con un po’ di ritardo mi arrivò una piacevole chiamata. Presi il cellulare e risposi, nascondendomi dalle orechcie di Jung Min: -Pronto?-.
-Pronto? Sono IU. Sei Ilaria, vero?-, domandò la voce di IU dall’altro capo del telefono.
-Si, sono io! Dimmi pure-.
-Sono in ritardo, perdonami! Ho avuto il tuo numero qualche giorno fa da Hyung Jun, ma fino adesso non sono riuscita a chiamarti. Volevo solo dirti di non preoccuparti! Sto per arrivare!-.
-Oh, beh allora sbrigati, perché Jung Min è già arrivato da un po’! Ti aspettiamo-, sorrisi fra me e sentii il campanello di casa suonare.
“Ancora invitati? Pensavo che ci fossero tutti… non può di certo essere IU”, pensai.
-Arriverò fra circa mezz’ora. Casa mia è lontana da lì. Scusatemi ancora tanto. A dopo!-, disse in fretta per poi riattaccare.
Riposi il telefono in borsa e tornai dagli altri con il cuore più leggero e un gran sorriso sulle labbra. Ero felice che IU stesse arrivando e non vedevo l’ora di vedere la faccia di Jung Min al suo arrivo, ma quando tornai dagli altri qualcosa di meno piacevole mi stava attendendo. Uee, l’ex ragazza di Jung Min, era arrivata senza alcun invito e sorrideva ai SS501 innocentemente, ma i ragazzi non sembravano per nulla felici di vederla. Fortunatamente Jung Min era distratto da un gruppetto di ragazzi che identificai come gli amici con cui Hongki aveva creato un nuovo gruppo, gli FTIsland.
Il silenzio era calato fra noi e, mentre gli altri non si accorsero di nulla, io mi avvicinai a Hyun Joong.
-Chi l’ha invitata?-, sussurrai.
-Nessuno e ho paura che sia venuta qui per guastare la festa-, sibilò fra i denti, visibilmente arrabbiato. Dopo mesi di dolcezza e paradiso, rivedevo di nuovo nel suo volto l’angelo nero.
-Che cosa sei venuta a fare, Uee?-, domandò Kyu Jong con una calma innaturale perfino per lui.
Uee sorrise: -Oppa… - “un’altra con questi Oppa!”, pensai alzando un sopracciglio- credevo di fare una bella sorpresa a Jung Min, venendo qui. Perché non mi avete invitata?-, domandò mettendo su un musetto dispiaciuto veramente teatrale.
-Perché non eri desiderata a questa festa-, rispose gelido Hyung Jun.
-Yha… non trattatemi così-, disse fintamente dispiaciuta.
-Smettila con questa commedia, Uee! Faresti meglio a sparire prima che…!-, sbottò Hyun Joong irritato.
-No, devo prima fargli gli auguri. Almeno questo posso farlo, no?-, commentò lei e in quel momento sulle sue labbra apparve un sorriso meschino.
-YHA! Tu…-, cominciò Young Saeng, ma ciò che stava per dire fu troncato dall’arrivo di Jung Min: -Ragazzi, venite un’attimo di là, devo farvi vedere una… cosa-, disse sempre più sconcertato.
Alla vista di Uee, Jung Min mutò il suo sorriso spensierato in un misto di rabbia, sorpresa e tristezza. Ebbi un déjà-vù, avevo già visto a Natale quella stessa espressione afflitta. I suoi occhi si erano fermati sul suo viso che non accennava a smettere di sorridere in modo così sfrontato.
-Uee…-, mormorò.
-Ciao, Oppa. E’ tanto che non ci vediamo. Ti sono mancata?-, disse lei.
-Neanche un po’. Pensavo che non fossi stata invitata-, rispose Jung Min.
-Già, ma ho pensato che facesse piacere vedermi, ma a quanto pare…-.
Ci fu un momento di silenzio in cui tutti la guardammo truci. Con quelle poche paole che aveva detto avevo capito che tipo di persona avevo davanti e in men che non si dica mi sentii ribollire di rabbia anch’io: come si permetteva di arrivare con quella sfacciataggine con solo lo scopo di rovinare la festa che avevamo organizzato con tanto amore?
-…a quanto pare non sei gradita a festa! Chi ti credi di essere per comportarti così con tanta tranquillità?!-, sbottai irritata, avvicinandomi, e sentii una mano di Hyun Joong tirarmi indietro.
-E tu chi sei? Il suo avvocato?-, sorrise Uee divertita.
-Yha… lasciala in pace-, sibilò Hyung Jun.
-Wow… si preoccupano che ti possa fare qualcosa –continuò-, beh non m’interessi. Piuttosto, non vedo IU, sapevo che sarebbe dovuta venire-.
-Cosa? Davvero?!-, domandò Jung Min più allegro.
-E vedo anche che non sapevi nulla-, sorrise Uee.
Jung Min spostò lo sguardo su di noi: -Scherza, vero?-, domandò, ma il mio sguardo scattò su Uee
-Sparisci, Uee. Nessuno ti ha invita e nessuno vuole averti fra i piedi sta sera!-, dissi decisa, svincolandomi da Hyun Joong.
Uee mi guardò alzando un sopracciglio, come se fossi un moscerino da scacciare con un solo dito, poi abbozzò un mezzo sorriso irritato: -Parli ancora? Mi chiedo davvero chi sei. Eppure ti ho vista parecchie votlte con i SS501 negli ultimi giorni. Potrei distruggerti con uno schiocco di dita a scuola, se solo lo volessi, oppure adesso-.
Non mi feci intimorire, dopo le minacce che avevo subito da Hyun Joong, quelle parole non mi scalfirono affatto, ma sentii il mio stesso ragazzo intervenire dietro di me con una voce glaciale, sotto gli occhi stupiti di tutti: -Toccala e non credo che arriverai a domani-.
-Hyun Joong oppa, non credevo che ti stessero tanto a cuore le cause perse. Di solito sei abituato a infierire proprio come me-, disse lei.
-Già, infatti lo sono ancora, ma oggi sono particolarmente incline a infierire sulle persone che m’irritano parlando a sproposito. Se fossi in te uscirei da questa casa, prima che la mia ira si possa abbattere su di te-, ribattè Hyun Joong.
-Yha…-.
-Vattene, Uee-, disse Jung Min deciso.
-Oppa…-.
Jung Min non parlò più ma come Hyun Joong strinse i pugni per trattenersi. A quel gesto Uee si spaventò e capì che la corda che stava tirando si sarebbe spazzata di li a poco. Con aria stizzita e sistemò i capelli e irritata aprì la porta, andando via.
-Finalmente!-, sospirò Kyu Jong.
-Sembra che l’aria si sia alleggerità d’un tratto-, sorrise Saeng.
Da quell’istante in poi la festa procedette per il meglio e tranquillamente, e con ansia smaniosa attesi insieme agli altri l’arrivo di IU. Jung Min non ci credeva che avessimo fatto una cosa del genere e, come non l’avevo mai visto, si aggirò per tutta la casa, intrattenendo gli ospiti con un innato nervosismo. Nel frattempo appresi dagli altri che Uee era stata intimorita dalla rabbia di Jung Min che sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.
-Sì, Jung Min è un caro ragazzo abbastanza paziente quando vuole. Sempre solare e sorridente, ma quando sta per perdere la pazienza è meglio dissolversi nell’aria-, disse Kyu Jong spiegandomi dolcemente.
-Già, io lo provo tutti i giorni sulla mia pelle. Anche se scherziamo, a volte diventa così competitivo che la sua indole manesca esce fuori e non mi da tregua-, intervenne Jun.
Rise e immaginai i due bisticciare: -Non lo facevo così!-, commentai.
Anche IU, dopo un po’, fece la sua entrata in casa, ma con più grazia ed eleganza di Uee. Con la sua aria da bambina, sorrise agli invitati e cercò fra la folla qualcuno che conoscesse, dopo aver appeso il suo cappottò sull’appendi abiti.
Quando la vidi entrare volai fino a Jung Min che si stava insolitamente nascondendo e con l’aiuto dei SS501 riuscimmo a farlo uscire dalla sua tana che era in quel momento la cucina.
-No, non posso-, disse.
-Come non puoi? Jung Min, non dirmi che ti vergogni!-, borbottò Hyun Joong che lo stava tirando per un braccio.
-Yha! Lasciami! Non mi vergogno, è solo che ho paura di dire qualcosa fuori posto!-, disse Jung Min strattonando il braccio e liberandosi al primo colpo.
-E ti preoccupi per così poco? Guarda Hyun Joong! Per sei mesi e più ha detto sempre cose fuori posto e adesso è anche felice!-, commentò Hyung Jun spingendolo da dietro la schiena.
-Yha!-, esclamò Hyun Joong.
-Dai, sbrigati ad andare da lei!>, strillai spingendolo a mia volta e facendolo entrare in sala.
Lo spintonammo fin quando non arrivò dietro di lei e lì, con un gesto convulso si grattò la testa guardandoci spaesato. IU si girò verso di lui e si aprì in un sorriso luminoso, arrossendo appena.
-Direi che ce l’abbiamo fatta-, commentò Young Saeng.
-Già, sono così contenta per loro!-, esclamai guardandoli e giungendo le mani. Jung Min aveva preso il via a parlare e IU sembrava divertita di quel che diceva.
Per tutta la festa, oltre a Uee, non ci furono più inconvenienti e ci divertirmmo, ballando, inventando giochi di gruppo, scartando regali e mangiando la torta che riscosse un grande successo nonostante tutte le lamentele che Hyun Joong aveva innalzato durante la sua preparazione.
Quando cominciarono ad avvicinarsi le dieci e mezza di sera, decisi che era ora di andare, così chiamai Taemin avvertendolo che Hyun Joong era disposto a riaccompagnarmi a casa. Salutai Jung Min, che felice come una Pasqua, mi strinse a sé stritolandomi dalla felicità; poi recuperai le mie cose e salutato il resto della ciurma, ci avviammo in macchina.
-Dici che fra quei due nascerà qualcosa?-, domandò Hyun Joong, entrando in macchina.
-Spero di si. Mi piacciono insieme-, sorrisi e lo sentii mettere in moto.
In pochissimo tempo arrivammo di fronte casa e parcheggiò. Volsi lo sguardo in alto, fuori dal finestrino, e notai la luce in camera di Jonghyun era ancora accesa.
Hyun Joong sospirò e mi guardò pensieroso, così domandai: -Che cosa c’è?-.
-Pensavo… -cominciò- come diremo a Federica che è mia sorella?-, domandò preoccupato.
Gli sorrisi dolcemente: -Ho già detto a Taemin che lo faremo tutti insieme. Nel modo più delicato possibile-, dissi accarezzandogli una guancia con premura.
Hyun Joong mi sorrise a sua volta e si avvicinò per prendermi il viso fra le mani, dischiuse le labbra sulle mie e dolcemente mi baciò, mentre giocavo con i suoi capelli.
-Ci vediamo domani-, dissi finendo il bacio con un delicato morso sulle sue labbro.
-Sì, a domani, amore-, sorrise.
Aprii lo sportello della macchina e scesi, salutandolo con la mano fin quando non svoltò l’angolo. Sospirai e stanca rincasai.
Jonghyun non scese, né uscì dalla sua stanza, così tranquillamente m’infilai il pigiama e andai a dormire.
“Beato chi l’ha inventato il letto”.



{Spazio Alue! :D}
Sì, lo so! Lo so! Sono in ritardo e vi chiedo umilmente perdono! ç____ç Però spero tanto che vi sia piaciuto! :D Da notare la figura di Young Saeng all'inizio che cerca di mediare fra i due piccioncini nel bel mezzo del battibbecco XD E scusate se ho introdotto Uee in fretta e furia (dato che non la rivedremo mai più fortunatamente u.u), ma ci voleva qualcosa per "allungare il brodo" e mi è venuta in mente solo lei T_T Però! Abbiamo una nuova coppia! *^* IU/Jung Min *^* Come son carini insieme, ah ** Ok, basta. 
Mmm... che altro? Oh, sì! Quanti di voi avevano già capito chi fosse la sorelal di Hyun Joong? Eheh, io ho lasciato molti, forse troppi, indizi su di lei in tutta la FF! ;)
Bene, spero tanto che mi farete sapere quello che ne pensate con un commentino o con una recensione (ringrazio sempre vivamente chi mi scrive poemi. anch'io vi aspetto sempre con ansia! XD) e ci rivediamo alla prossima! Dai dai! Che sta per finire!

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVI ***


Capitolo XXVI
 
Dopo la festa di Jung Min non ebbi tempo nemmeno per guardarmi allo specchio. Passò solo un giorno e già il secondo dopo l’evento, qualcuno in casa mia smontò la mia idea di rilassarmi per i cent’anni avvenire.
La mattina dell’otto aprile, essendo sabato, mi svegliai tardi e scesi in cucina come uno zombie. Trascinandomi fino al frigo, notai che in casa erano usciti tutti lasciandomi un biglietto con su scritto di stare attenta e di preparmi il pranzo da sola perché nessuno sarebbe rientrato. Aprii il frigo e sorseggiai un po’ di banana-milk direttamente dal cartone, per po’ andare a buttarmi sul divano, dove sonnecchiai per altri dieci minuti. Mi sentivo stanca e fiacca, perciò avevo deciso di prendermela con comoda quel giorno, ma dopo poco sentii suonare il campanello.
-Mmh…-, mugolai con la faccia affondata nel cuscino.
“Chi è che scoccia a quest’ora?! Sono le dieci del mattino, non potrebbero starsene a casa tutti!?”, pensai acida, alzandomi.
Il campanello suonò ancora: -Ecco arrivo! Un secondo!-.
Sbruffando aprii la porta di casa e trovai davanti a me Hongki con un sorriso a tretadue denti: -BUONGIORNO!-.
-Buong… Hongki, ma che cosa urli?!-, borbottai scansandomi per farlo entrare.
-Come cosa urlo? Sono felice, Yaya!-, rispose raggiante e mi abbracciò stritolandomi. Stretta nel suo petto alzai gli occhi in direzione del suo viso e vidi che sorrideva ancora: era impazzito? Era da Hongki essere così allegro, ma quella mattina non aveva ancora messo un piede dentro casa mia e già emanava cuoricini e mini-poni!
-Sì, -boccheggiai in quella stretta- come mai così felice?-, domandai liberandomi.
-Oggi è il compleanno di Jonghyun! E’ il primo che passiamo insieme dopo tanto tempo! Oh, Yaya sono così contento!-, disse con le stelline agli occhi e le mani giunte. Rimasi di sasso e lo fissai allabbita per ciò che aveva detto.
-Co-compleanno? Di… J-Jonghyun?-, farfugliai.
Hongki alzò un sopracciglio: -Sì, perché? Te ne sei dimenticata?-, chiese sorpreso.
-Oh. Mio. Dio. E ORA COME FACCIO?! Mi è letteralmente passato di mente!-, sbottai passandomi una mano frai capelli, convinta che Jong mi avrebbe ucciso. Con la festa di Jung Min, il segreto di Hyun Joong che avremmo dovuto rivelare a Feffe e la mia interrogazione me ne ero completamente dimenticata.
-Oh… e non gli hai preso nulla? Voglio dire, non gli hai fatto nessun regalo?-, domandò Hongki sorpreso.
-No! Niente! E non so nemmeno cosa potrei comprargli! Insomma, non voglio fargli qualcosa da quattro soldi per togliermelo di torno… è mio fratello, ma non so proprio dove mettere le mani!-.
-Allora andiamo a farlo ora!-, propose con un sorriso raggiante- corri e vai a cambiarti! Troveremo sicuramente qualcosa! Sbrigati!-.
Annuii e sfrecciai in camera mia per cambiarmi. Infilai le prime cose che trovai sparse per la stanza e tornai giù in fretta. Presi il giacchetto leggero dato che cominciava a fare caldo e corsi fuori casa con Hongki, chiudendo.
 
-Allora? Che cosa vuoi regalargli?-, domadò Hongki dopo essere passati davanti all’ennesima vetrina del centro commerciale in cui eravamo andati.
-E’ questo il punto: non lo so. Non ho idea di che cosa possa piacergli-, sbuffai sonoramente.
Hongki alzò un sopracciglio e notai che mi guardava perplesso dal riflesso del vetro. Grugnii esasperata e passai oltre: guardammo in negozi di vestiario, ma niente mi piaceva; girammo negozi di elettronica, ma tutto costava troppo; finchè non abborddammo in un negozietto di musica. Dentro non c’erano molti articoli interessanti, però qualcosa attirò la mia attenzione ed entrai. Mi avvicinai ad un cd degli “Arc-en-ciel”, il suo gruppo di cantanti preferito, e lo presi: “Chissà se a Jong piacerebbe averlo?”, pensai rigirandomelo fra le dita.
-Trovato qualcosa?-, domandò Hongki.
-Non so… che dici? A Jong piacerebbe?-, chiesi titubante porgendoglielo.
Hongki sorrise e scrollò le spalle: -Credo di si. E’ il suo gruppo preferito e credo che quello sia l’unico cd che non ha-.
-Già, lo so, ma forse è un po’ poco-, mormorai rimettendolo a posto. Il proprietario del negozio ci venne in contro e ci domadò se avevamo bisogno di qualcosa, ma ringraziai e riuscimmo di nuovo, per continuare la nostra inutile passeggiata in quel centro commerciale non trovando niente.
Dopo un’ora e mezza che non aveva prodotto nessun risultato, decidemmo di andare via. Hongki mi accompagnò a casa e sulla via del ritorno domandò: -Quanto budget hai?-.
-Mh? –presi i portafoglio nella borsa e controllai- non molto,  ma posso integrare con i soldi che mi hanno regalato a Natale. Non li ho ancora spesi-, dissi guardandolo.
-Mmm… Yaya, ascoltami, perché invece di farti tutti questi problemi non gli regali qualcosa di semplice? Una maglia, una felpa… insomma è il suo compleanno non il suo matrimonio –rise- al limite può sempre comprargli un gioco per la playstation, visto che non si scolla da lì davanti neanche se viene bombardato-, commentò.
Sospirai e scossi la testa: -No, Hongki. Voglio regalargli qualcosa che possa godersi fino in fondo. Qualcosa che, anche se gli durerà poco, lo faccia rilassare e…-.
-E?-.
-Aspetta un attimo! Posso sempre regalargli una giornata da qualche parte con Federica! Che idiota a non pensarci prima!-, strillai allargandomi in un sorriso.
-E dove?-, chiese stupito.
-Vieni con me! Conosco un posto che gli piacerà!-, dissi prendendolo per mano.
Camminnai a passo svelto per le strade di Seoul, trascinandolo con me e ignorando le sue domande su dove stavamo andando, fin quando non arrivai a destinazione.
-Un centro benessere? -esclamò Hongki sconcertato- ma non è un po’ da femmina? Voglio dire… non mi sembra che abbia mai espresso il desiderio di…-.
Sorrisi divertita e lo misi a tacere con una mano, mentre scuotevo la testa. All’improvviso mi era venuta un’idea geniale: Jong pochi giorni prima, dopo aver sclerato sui libri, aveva espresso il desiderio di passare una giornata rilassante con Federica in un centro benessere; all’inizio l’avevo ignorato come mio solito, ma pensando che di lì a poco Feffe avrebbe ricevuto la notizia di essere la sorella di Hyun Joong, avrebbe sicuramente avuto bisogno di rilassarsi per pensare.
-Me l’ha detto lui pochi giorni fa. Stava dando di matto sui libri e, senza pensarci, l’ha detto, quindi… perché non esaudirlo?-, sorrisi felice della mia idea.
-Yaya, ti costerà una fortuna! I soldi che ti avevano regalato li spenderai tutti per lui-, protestò.
-Non fa niente. Faccio tanto per gli altri che mi dimentico sempre di lui. Glie lo devo, mi sta così tanto appresso che se non fosse così, mi sentirei persa-, ribattei sorridendo benevola.
Entrai nel centro e subito una ragazza alta e slanciata ci venne in contro sorridendo: aveva i capelli raccolti in una lunga coda, truccata e, a giudicare del suo sguardo, aveva messo gli occhi su Hongki.
-Buongiorno. In cosa posso esservi utile?-, sorrise.
-Buongiorno –risposi- volevamo avere delle informazioni. Per caso organizzate delle intere giornate qui al centro?-, domandai.
La commessa annuì col capo e ci mostrò vari deplian, in cui venivano illustrate varie giornate con prezzi a dir poco vetiginosi, ma dopo averle detto che il nostro badget non era superillimitato, ci mostrò qualcosa di più economico e trovai quello che faceva al caso mio. Per una giornata di massaggi, maschere per il viso, palestra e terme, avevano in promozione dei pacchetti, così nel giro di pochi minuti scelsi quello che Jong avrebbe preferito e uscimmo di lì ringraziando la ragazza.
Hongki non commentò e rimase in silenzio per un lungo tratto di strada, mentre io tenevo in mano i biglietti d’entranta che avrei incartato più tardi, gingillandomi.
-La voglio anch’io una sorella come te-, disse quando fummo quasi a casa.
-Davvero? –sorrisi- solo per questi?-, domandai sventolandoglieli sotto il naso e scoppiò a ridere.
-No! Perché nessuno l’avrebbe fatto per il proprio fratello!-, rispose ridendo.
Scrollai le spalle e guardai i biglietti, per poi riporli nella borsa: -Questo ed altro per il mio fratellone-.
-Hyun Joong è fortunato ad averti-.
-Sì… -mormorai e mi ritornò in mente Federica- A proposito di lui, devo chiederti un favore-, dissi abbozzando un mezzo sorriso.
-Spara!-, sbottò fermandosi per guardarmi.
“Oddio… spara no, eh”, pensai strabuzzando gli occhi.
-Voglio dire… chiedi pure-, sorrise grattandosi la testa.
-Dunque… come posso dirti? Ecco, c’è una questione delicata che Federica deve sapere e… Hai presente quando io ho scoperto di essere tua cugina acquisita?-, domandai straziandomi le dita.
-Si? Allora?-.
-Ecco… -abbassai la voce guardandomi intorno- Federica è sorella di sangue di Hyun Joong-, dissi tutto d’un fiato.
Hongki si pietrificò all’istante ed ebbi la sensazione che stessa per svenire, ma poi lo vidi scuotere velocemente la testa,m per poi afferrarmi le braccia: -La s-sorella!?!-.
-Ssh! Sta zitto! Smettila, ci stanno guardando tutti! –abbassai la voce vedendolo trattenersi-  Sì, è la sorella e siccome non so come possiamo dirglielo, ci serve il tuo aiuto. Non so davvero come la prenderà… ci aiuterai?-, mormorai.
Hongki sospirò e si schiffeggiò la faccia per due volte, prima di rispondere al mio grido d’aiuto disperato: -Certo che ti aiuterò! Quello che mi domando è se Jong lo sa-.
-No, infatti vorrei dirglielo sta sera a casa, dato che dovrai venire da noi insieme ai tuoi genitori-.
Hongki annuì e tornammo ad incamminarci. Durante quell’ultimo tratto gli spiegai com’ero venuta a sapere tutto ciò, ma ovviamente non potevamo dire tutto a Jong, così Hongki cominciò a pensare a qualcosa per camuffare almeno in parte i fatti. Arrivvammo alla conclusione di dire che ero venuta a conoscenza di tutto grazie a Hyung Jun, al quale Hyun Joong si era confidato, così decidemmo di dirglielo dopo che tutti gli Shinee (Federica compresa), se ne fossero ritornati a casa.
La serata trascorse tranquillamente in casa. Festeggiammo Jonghyun in famiglia e in allegria come tutti gli anni, anche se quello fu molto più felice grazie alla presenza di Hongki e la sua famiglia. Ci divertimmo con giochi da tavolo, karaoke e giocando con Nanà, che non smise di stare fra le braccia di Minho nemmeno per un momento, per tutta la sera. Sembrava che la mia piccola sorellina avesse ridato un po’ d’attenzione al suo vecchio adorato Oppa, che era stato tradito per Kyu Jong dei SS501. Jong accettò il mio regalo con gioia e quasi mi rimproverò di aver speso tutti quei soldi per lui, così come Federica, ma l’importante era che gli fosse piaciuto. Quando si fece abbastanza tardi per tutti gli Shinee cominciarono a tornare a casa con Federica, ma Hongki chiese ai suoi e ai miei genitori se potesse rimanere a dormire in casa nostra. Ebbe il permesso sperato e quando la casa fu vuota e in ordine, salimmo nelle nostre camere.
Mi cambiai in fretta, sapendo che Hongki mi aspettava e, infilato il pigiama, corsi in camera loro. Bussai ed entrai.
-Ehi… non dovresti essere a dormire?-, domandò Jong, seduto sul suo letto a scrivere al pc, un po’ sorpreso.
-Sì, ma… in verità dobbiamo parlare-, dissi senza troppe cerimonie. Mi andai a sedere accanto lui e poco dopo arrivò Hongki, che fino a quel momento era stato in bagno.
-Sei già arrivata-, disse tranquillo, piegandosi la maglietta come se stesse per dire che usciva per una passeggiata. Almeno lui era tranquillo.
-E’ un complotto? Che cosa dovete dirmi?-, domandò Jong sempre più preoccupato. Posò il computer sul comodino e ci guardò uno dopo l’altro.
-Jong, è una cosa piuttosto delicata-, cominciò Hongki.
-Da dire all’una e mezza di notte?-, domandò Jong aggrottando la fronte.
-Sì –risposi secca- e si tratta di Federica, perciò apri bene le orecchie e mantieni la calma-.
Lo sguardo di Jong si fece da sopreso a preoccupato quantì di chi si trattava e Hongki continuò: -Abbiamo scoperto che ha un fratello e questo fratello lo conosciamo tutti-.
-Certo, è Taemin! Che scoperta inutile!-, rispose Jong con una risatina nervosa.
-Jong, è una cosa seria. Federica ha un vero fratello e questo fratello, forse non ti piacerà come idea, è Hyun Joong-, dissi azzittendolo. Jonghyun sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. Per qualche minuto non parlò. Quando il suo criceto si riprese, vedemmo il suo viso ricolorarsi e scuotere la testa incredulo.
-E’ uno scherzo-, sorrise speranzoso e convinto alla stesso tempo.
-No, non lo è-, disse Hongki più serio che mai. Quel ragazzo era inquietante: il dottor Jekyll e mr. Hide non erano niente a suo confronto.
-Ce l’ha detto Hyung Jun appena l’ha saputo. Credevamo che fosse giusto dirtelo prima di dirlo a lei. Magari puoi aiutarci a fargli apprendere meglio la notizia-, continuai.
-Federica… la mia… la mia ragazza. La mia piccola… sorella del mio peggior nemico?-, farfugliò senza parole, guardandoci come se fossimo extraterrestri.
Deglutii e annuii aspettandomi che si alzasse e cominciasse a urlare per la rabbia e per la disperazione, ma non fu così. Dopo un lungo silenzio, in cui potei vedere gli ingranaggi arrugginiti del suo cervello lavorare rumorosamente, scosse nuovamente la testa e disse: -Ok. Lo posso sopportare. Si tratta della mai ragazza, no? Molto bene. Per lei farò lo sforzo di sopportare Hyun Joong. Se è questa la pena che devo soffrire per averla quasi ignorata nei mesi passati, lo farò-.
-D-davvero? Non sei arrabbiato? –cominciai strabuzzando gli occhi- Cioè, niente urla, grida e tavoli che volano?-, domandai ironica.
Hongki scoppiò in una risata e Jong rispose serio: -Sì. Per lei è importante ritrovare una parte della sua famiglia e per me è importante che sia felice, perciò…-.
-Wow-, mormorai.
-Yha, non fare la sarcastica. Dico davvero, ma per sta sera ho ricevuto troppe sorprese. Riparliamone domani, perché ora sto morendo di sonno-.
-Va bene. Buonanotte, ragazzi-, dissi alzandomi.
Hongki ed io ci scambiammo un’occhiata soddisfatta e lo lasciammo entrare nel mondo dei sogni. Tornai in camera mia dopo avergli augurato la buonanotte e andai a dormire anch’io.
***
La mattina dopo mi alzai di buon umore, pensando alla bella reazione che Jong aveva avuto la sera prima, e cominciai a prepararmi la colazione prima di fare lo zaino per la scuola. Hongki e Jong erano già seduti al tavolo a mangiare così, mentre mi versavo del latte e cereali in una tazza, non potei fare a meno di sentire ciò che dicevano: -Ho fatto uno strano sogno ieri notte…-, commentò Jong masticando piano un boccone.
-Ah, sì? E cos’hai sognato?-, domandò Hongki alzando curioso gli occhi su di lui.
-Ho sognato voi due intenti a dirmi che Federica era la sorella di Hyun Joong-, rispose, mentre mi sedevo, poi continuò: -Non è strano?-, chiese sorridendo.
Hongki ed io ci scambiammo un’occhiata preoccupata, per poi tornare a fissarlo: -Jong, non l’hai sognato. Ieri sera l’abbiamo detto veramente-, commentai.
Jong mi guardò aggrottando le sopracciglia stupito: -Davvero?-.
-Sì-, confermò Hongki.
-E ci hai anche detto che per te andava bene, dato che per lei è importante sapere chi sia la sua famiglia naturale-, continuai fissandolo preoccupata. Jong non mi rispose e continò a masticare il boccone, tonando a fare colazione. Si fece pensieroso e, prendendo a mangiare anch’io, lo guardai masticare lentamente.
-Jong, tutto apposto?-, domandò Hongki ad un tratto.
-Sì… stavo cercando di ricordare, ieri sera avevo sonno -rispose senza guardarlo- solo che più ci penso e più mi convinco che sia dura da accettare. Speravo non fosse vero, ma a quanto pare… Come facciamo ad essere certi che sia lui suo fratello?-.
-Hyun Joong aveva una vecchia foto di Federica fra le carte che gli hanno dato all’orfanotrofio dove Federica era stata affidata i primi anni e dove sono andati a chiedere. Quella stessa foto l’hanno data ai genitori di Taemin quando l’hanno adottata. Taemin l’ha riconosciuta per caso e questa è la prova che basta-, spiegai aggirando con una curva larga la via principale della verità.
-Ho capito-, mormorò rassegnato a quell’idea. Che strano, non l’avevo mai visto buono come un agnellino che non protesta.
-Che cosa facciamo ora? Nel senso, come glie lo diciamo a Federica?-, domandò Hongki.
-Riuniamoci a casa sua con Taemin e diciamoglielo. Non è difficile-, commentò Jong con un sorriso ironico.
-E Hyun Joong dove lo lasciamo?-, domandò Hongki lanciandomi uno sguardo furtivo, con una punta di sarcasmo nella voce.
-Hongki, smettila di fare il sarcastico! Ho detto che accetto il fatto che sia suo fratello, ma non mi piace l’idea di essere chiuso in una stanza dove ci sia anche lui!-, sbottò Jong arrabbiato.
-Ho capito, scherzavo! Scusa… non c’è motivo di agitarsi tanto!-, commentò Hongki dispiaciuto.
-Va bene, facciamo così –dissi ignorando il loro battibecco- diciamo a Hyun Joong di venire a casa di Feffe e avvertiamo anche Taemin. Speriamo che la prenda bene almeno quanto te, Jong-, mormorai finendo il mio latte e lasciando la tazza nel lavello.
-Già, lo spero anch’io. Chissà che colpo che le prenderà quando ci vedrà piombare tutti in casa sua-, aggiunse Hongki, dopo il sospiro di Jonghyun.
Così quella mattinata procedette velocemente: avvertimmo tutti con l’estrema delicatezza e discrezione, così che nessuno potesse far arrivare voci occulte alle orecchie di Federica, e seguimmo le lezioni come se nulla fosse.
Hyun Joong era un po’ nervoso ad incontrare Feffe nei panni di sua sorella, in fondo erano stati per anni nella stessa classe, ignorando il loro legame di sangue, ma al fine di tutto sapeva che quella giornata per lui sarebbe significato trovare un componente importante della sua famiglia. Finite le lezioni tornai a casa, d’accordo che ci saremmo visti tutti davanti al “Paridise Caffè”.
Rientrando vidi Jonghyun lanciare il proprio zaino sul divano di casa e salire in fretta le scale, così presi il cellulare per controllare i messaggi e notai di averne uno. Aprii la casella e leggi il mittente: Hyun Joong.
“Ti prego, dimmi che ci vediamo prima di andare da Federica. Sono nervoso!”, lessi aprendo il messagio.
Sorrisi e risposi: “Va bene, ma cerca di non diventare isterico prima del dovuto. In fondo non dobbiamo uccidere nessuno! Daremo una bella notizia a Feffe J E spiamo la prenda bene ._.”.
Lasciai il cellulare sul divano e andai a prendermi un bicchiere di chocolate-milk, per poi tornare al suono del messaggio in arrivo: “Sì… Ci proverò. Ci vediamo al parco mezz’ora prima. A dopo <3”.
 
*°*°*°*
Dopo tanti sforzi ero riuscito a ritrovare mia sorella. Quella stessa sorella che aveva causato tanti disastri nella mia famiglia, fino a far separare i miei genitori e a farmi soffrire, trasformandomi in un’altra persona. Quealla sorella illaggittima che desideravo conoscere con tutto me stesso e che era sempre stata sotto il mio naso. Fra noi non c’era niente che potesse accumunarci: i miei occhi erano scuri, profondi, a mandorla… mentre i sui di un verde chiaro e cangianti come il tempo, grandi e occidentali; i miei capelli, lisci e mai in ordine, erano del tutto diversi dai suoi: avevo combiato colore molte volte, mentre i suoi non avevano subito nessun cambiamento, sempre ricci, neri e ribelli, eccetto quelle poche volte che arrivava a scuola piastrata e con un fiore per tirare indietro la frangia troppo lunga.
Aspettando Yaya al parco, seduto sulla ringhiera che separava la fontana dal prato, giravo fra le dita la foto che Ilaria mi aveva restituito; la osservavo e pensavo che Federica era sempre stata una bellissima ragazza, diversa dalle altre della scuola, civvettuole e sempre pronte ad accalappiare qualche ragazzo; lei era chiusa, riservata e altruista con le persone a cui era affezzionata. Il mio viso si piegò in un sorriso e pensai: “Chissà cosa penserai di me, sorellina. Non ti ho reso la vita facile in questi ultimi due anni, infastidendo Jong e facendoti stare male per il suo cattivo umore. Pensandoci bene, dovrei chiedere scusa a lui, a te e ai miei amici. Non c’entravate nulla e me la sono presa anche con voi… e poi guardatemi: mi sono innamorato della sorella del tuo ragazzo…Dovrei chiedere scusa a tante persone per il mio assurdo comportamento, sorellina… spero che almeno tu capisca che non ero in me; mi sento così nervoso…”.
-Sei già qui-, la voce di Ilaria mi distolse dai miei pensieri e guardando il suo sorriso, mi tranquillizzai un po’.
-Ehi – sorrisi- in realtà sono qui da quando ti ho mandato i messaggi. Non ce la facevo a restare a casa sotto lo sguardo di mia madre. Quella donna è diabolica: ha capito che qualcosa non andava e non faceva altro che farmi domande!-, scherzai, per poi abbracciarla dolcemente e con calore.
-Yha… -mormorò fra le mie braccia- come va? Sei ansioso di conoscerla come tua sorella per la prima volta?-, domandò sciogliendo l’abbraccio.
-Un po’, ma ora va meglio -sorrisi sfiorandogli una guancia- più che altro pensavo a come mi sono comportato con tutti negli ultimi tempi e pensavo di chiedere scusa-, dissi sincero.
Il volto di Ilaria si allargò ancora di più e mi domandai da dove provenisse tutta quella felicità: -Perché mi guardi così?-.
-Sei cambiato di nuovo, Hyun Joong. Jun mi aveva detto che eri stato un bravo ragazzo, ma non pensavo che dietro alle tue maschere nascondessi questo-, disse stringendosi nelle spalle.
-E’ merito tuo -dissi sorridendo- ma se davvero non ti aspettavi tutto questo, allora sarai sorpresa di vedere quello che sto per darti-, commenttai con uno sguardo furbo. Non avevo dimenticato che quel giorno, oltre ad essere il giorno in cui avrei conosciuto mia sorella, segnava il nostro primo mese insieme, così l’avevo fatta correre al parco anche per quel motivo.
-E cosa dovresti darmi? Non è il mio compleanno-, chiese sorpresa. Infilai una mano nella tasta della giacchetto e ne tirai fuori un piccolo pacchetto azzurro con un nastrino rosa intorno. Yaya mi guardò stupita e poi sorrise a disagio: -Hyun Joong… ma che..?-.
-L’hai dimenticato, vero?-, sorrisi fingendomi deluso.
-Dimenticato cosa?-, domandò senza capire, continuando a sorridere.
-Sì, l’hai dimenticato –constatai continuando a fingere- Yaya, che giorno è oggi?-, le chiesi senza una precisa espressione sul viso.
-Oggi è il nove aprile… -rispose- che cos’ho dimenticato, oltre al compleanno di mio fratello?-, chiese dispiaciuta, ma continuai a domandare: -Ed esattamente un mese fa dov’eravamo?-.
Ilaria ci pensò su qualche secondo, poi il suo viso s’illuminò in uno sguardo sognante: -A Roma… ti sei dichiarato e… oh, no! Ho dimenticato..!-.
-Buon primo mese insieme-, dissi senza lasciarla finire di parlare. Ignorando che forse ci potessero vedere, mi avvicinai al suo viso, azzerando in un secondo le distanze e la baciai dolcemente. Senza fretta giocai con le sue labbra, mordendole, per poi sfiorarle e sfiorare il suo naso con il mio.
-Hyun Joong... io non ti ho fatto nulla-, mormorò riaprendo gli occhi.
-Aprilo-, la incitai porgendoglielo con un sorriso, ignorandola.
Mi guardò per un attimo, ma poi lo prese, togliendo il nastro e aprendo la scatolina rapidamente. Quando vide il ciondolo sorrise e rimase quasi a pocca aperta. Lo avevo visto qualche giorno prima e me n’ero subito innamorato: era un ciondolo a forma di chiave di violino a cui avevo fatto aggiungere due animali significativi che tenevano in mano la chiave: un orsetto e una rana.
-Hyun Joong, è bellissimo…-, mormorò e la feci girare per farglielo indossare.
-Ho scelto l’orso perché guardandoti mi far ricordare gli orsacchiotti con cui i bambini amano giocare e perché tu stessa sei come un orso amico, da coccolare-, sorrisi spiegandogli.
-E la rana?-, domandò curiosa. Si girò e notai che le stava magnificamente; sorrisi.
-Beh, Jung Min e gli altri dicono che assomiglio ad una mucca, o ad un maltese per i miei occhi grandi, ma sinceramente credo di ricordare più una rana-, dissi scrollando le spalle.
-Mi piacciono le rane!-, commentò ridendo, mentre guardava il ciondolo.
-Anche a me, ma credo che faremmo meglio ad andare adesso. Vai avanti tu, vi raggiungo fra poco-, dissi sorridendole.
-Va bene. A dopo-, sorrise alzandosi e avviandosi.
Ero felice e sentivo il cuore traboccare di gioia quando la rendevo felice, così mi alzai e m’incamminai anch’io, prendendo la strada opposta per arrivare alla stessa destinazione.
*°*°*°*
Dopo aver ricevuto il ciondolo di Hyun Joong, avevo gongolato felice per tutto il tragitto fino a casa di Federica. Per incontrarlo ero uscita prima senza dare troppe spiegazioni a mio fratello, sicura che Hongki mi avrebbe coperta, pensando insieme a Jong le parole da dire quando ci saremmo riuniti.
Quando li raggiunsi, varcata la soglia di casa Lee, trovai Jong ed Hongki intenti ad aspettare Federica, la quale si stava rendendo, a suo dire, presentabile; Hyun Joong arrivò qualche minuto dopo di me.
Avevo un sorriso che mi percorreva tutta la faccia e continuavo a stringere il ciondolo, giocandoci distrattamente, sotto gli occhi attenti di Hongki che si era accorto della mia improvvisa felicità; lanciò uno sguardo sorridente a Hyun Joong e questo gli ricambiò.
Taemin, Hongki, Jong, Hyun Joong ed io ci sedemmo in salone, accomodandoci sui divani:Il caso volle che Taemin e Joong si ritrovassero proprio uno accanto all’altro. I ragazzi erano uno più nervosodell’altro e Jong non faceva altro che guardare con una faccia quasi schifata Hyun Joong, ma io ero ottimista. In quel preciso momento sentivo che Federica avrebbe reagito bene e che sarebbe stata felice di trovare un componente naturale della sua famiglia.
La vedemmo scendere dalle scale velocemente, forse felice di vedere Jong ed Hongki, ma quando fu sull’ultimo gradino e notò Hyun Joong e me, intuì che qualcosa non andava e il suo viso di curvò in un espressione tra l’ironico e il preoccupato: -Che succede?-, domandò, andando a sedersi sulla poltrona vuota, accennado un saluto col capo a Hyun Joong.
-Ah… Tesoro…-, cominciò Jonghyun, prendendola con le pinze.
-Tesoro? Jong che cos’hai combinato per cominciare un discorso con questa parola?-, lo troncò Feffe, fulminandolo.
-Yha! Non ho fatto proprio niente sta volta!-, piagnucolò Jong.
Taemin si schiarì la voce e prese un bel respiro, guardando gli altri e poi la sorella: -Feffe… Jong non ha combinato nulla. E’ una cosa seria. Forse molto più seria di quanto tu possa pensare adesso-, disse facendo lunghe pause.
-Ragazzi così mi spaventate-, Federica si fece sempre più seria, ma subito dopo prese la parola Hongki, che con la stessa calma della sera prima, ma con un sorriso in più, cerco di tranquillizzarla: -Tranquilla, forse lo accetterai meglio di quanto noi immaginiamo-.
-Allora forza! Mi stete mettendo l’ansia!-, sbottò irritata.
Taemin fu per parlare, ma Hyun Joong lo fermo: -Sei stata adottata, vero?-, disse all’improvviso. Sembrava aver recuperto la sua calma innaturale di quando l’avevo conosciuto e dosava le parole, ma lo Hyun Joong che mi aveva regalato il ciondolo poco prima non era scomparso: le sorrise dolcemente, quasi implorandole con lo sguardo che capisse o intuisse qualcosa.
Federica forse non si aspettava una domanda del genere da parte sua e si girò verso di lui sorpresa, annuendo lentamente.
-E’ meglio che glie lo diciamo noi-, commentò Jong astioso.
-No –obbiettò Federica, senza staccare gli occhi da quelli di Hyun Joong- come fai a sapere...?-.
-Sei anche stata adottata all’incirca a due anni dalla tua nascita, vero? Probabilmente non ricordi nemmeno i tuoi veri genitori, giusto?-, continuò Hyun Joong e Federica annuì, senza fare storie o chiedere altro. In quella stanza quasi esistevano solo loro, mentre noi assistevamo tacendo.
Hyun Joong tirò fuori la foto che mi aveva dato e la porse a Federica dolcemente: -Te la ricordi?-, domandò.
-E’ la foto che hanno dato ai miei genitori quando mi hanno adottata -rispose lei con voce rotta- come fai ad averla tu? Taemin, glie l’hai data tu?-, domandò prima all’uno e poi all’altro. Taemin scosse la testa e Hyun Joong riprese, abbassando gli occhi: -Non so quanto potrà essere duro per te ora scoprirlo dopo tanto tempo, ma ti assicuro che anche per me è non è stata una passeggiata…-.
-Chi sei?-, andò al sodo Feffe inchiodandolo con lo sguardo. I suoi occhi imploravano Joong di dirgli la verità, desiderosi di sapere.
-Sono tuo fratello naturale-, finì Hyun Joong.
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti tacemmo e guardammo la reazione di Federica. Non si mosse, ne disse una parola, ma cercò d’incassare al meglio la rivelazione. Hyun Joong continuò poco dopo e le spiegò com’erano andati i fatti, ma Federica continuava a non parlare, cominciando a preoccuparci, poi però, quando Hyun Joong finì di raccontare, sembrò ravvivarsi un poco.
-Quindi… tu sei mio fratello naturale solo da parte di padre?-, domandò lei.
-Sì-, rispose lui.
-E mia madre? Se mio padre ora è via per affari, lei dov’è?-, domandò speranzosa.
-Non lo sappiamo. All’orfanotrofio non ci hanno detto molto, sanno soltanto che una donna occidentale, riccia e identica a te, ti ha lasciato lì quando eri molto piccola. Per il resto non so molto, perché mio padre mi ha detto questa cosa e poi è partito. Tornerà a breve però…-, Hyun Joong era molto serio, ma le ultime parole catturarono più di tutte la mia attenzione.
“Tornerà a breve? Se tornerà questo vuol dire che potresti ritornare ad essere quello che ho conosciuto, Hyun Joong?”, mi chiesi.
-Ho capito –annuì Federica- Posso chiederti un’ultima cosa?-.
-Sì-.
-Posso abbracciarti?-, domandò esitando. Hyun Joong sfoderò uno di quei sorrisi che mi avevano sempre steso e capii che quella domanda gli aveva riempito il cuore con uno schiocco di dita.
-Certo-, sorrise e si alzò, quando lei le venne in contro.
Accanto a me vidi Jonghyun rimanere a bocca aperta e stringere i pugni, mentre Hongki ed io cercavamo di trattenere a stento una risata. Taemin sembrava contento di vedere la sorella felice ed io sentivo lo stesso per Hyun Joong. Nascose Federica fra le sue braccia, essendo più alto di lei, e la strinse forte a sé, sorridendo.
-Jong… smettila di fare così-, mormorai cercando di farlo rinsavire, ma fu inutile, perché si alzò e andò a dividerli: -Yha-yha-yha… sarà anche tua sorella adesso, ma è la mia ragazza da molto prima!-, disse guardandolo dritto in faccia e la differenza di altezza tra lui e Hyun Joong provocò un’ilarità generale di cui non ci eravamo mai accorti.
Taemin intervenne tranquillo per punzecchiare Jong e con un sorriso sarcastico disse: -E io c’ero anche prima di te, perciò potrei evitare di farla vedere ad entrambi, se voglio-.
A quel punto fu tutto inutile e Hongki ed io scoppiammo in una sonora risata, seguiti da Hyun Joong, Taemin e Federica, mentre Jong borbottava fra sé: -Aish…-.
Hyun Joong si fece avanti e mi stupì, perché all’ungò una mano verso Jonghyun e gli sorrise, mentre mio fratello e noi altri non capivamo.
-Ti chiedo scusa per i problemi che ti ho creato. Questa cosa mi aveva scosso parecchio e in questi mesi non sono stato in me. Non avrei dovuto riversare i miei mal umori su di voi-, disse continuando a sorridergli, sperando che Jong accettasse.
Jong era diffidente e di malavoglia accettò la stretta di mano: -Spero non accadrà più-, mormorò.
Taemin da parte sua con piacere sorrise a Hyun Joong e quasi da subito capì che fosse il caso di lasciar cadere i vecchi rancori e farlo diventare uno di famiglia.
Restammo a parlare ancora per un po’, poi quando l’orologio raggiunge le sei, cominciammo a tornare a casa. Hyun Joong si avviò da solo, lasciandomi con un sorriso fuggevole, ed entrai in macchina con Jong ed Hongki.
-Chissà come la prenderanno i genitori di Federica, adesso?-, si chiese Hongki.
-Conoscendoli saranno felici per lei-, disse Jong.
-Già, e forse l’aiuteranno anche a riconciliarsi col padre. Per quanto ne so Hyun Joong non ha un buon rapporto con lui da prima che scoprisse di Federica-, commentai guardando fuori dal finestrino.
-E tu che ne sai?-, chiese allarmato Jong, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
-Glie l’avrà detto Hyung Jun, no?-, rispose Hongki fingendosi distratto.
-Yha… Frequenti troppo quel ragazzo! Devo preoccuparmi?-, continuò Jong.
-Smettila Jong! Non continuerà ad essere per sempre la tua piccola, indifesa sorellina! Sta crescendo anche lei! Prima o poi arriverà qualcuno e ruberà il suo cuore-, sbottò Hongki accennando a Hyun Joong con un sorriso.
-Non ci penso per niente! Devono prima passare su di me!-, commentò acido Jonghyun.
-Ormai sa badare a sé stessa. Io mi preoccuperei di Nanà che non fa altro che rincorrere Minho e Kyu Jong-, continuò Hongki divertito di vedere Jong innervosirsi.
“Hongki, ti adoro!”, pensai ridendo.
-Come siete simpatici tutti e due. Davvero una bella coppietta di simpaticoni! Non credevo che sareste diventati così affiatati!-, borbottò svoltando l’angolo di casa.
***
Passarono svariati giorni, in cui cercai di recuperare le materie in cui avevo più carenze e, lasciando in pace Taemin, Hyun Joong si propose come insegnate di ripetizioni per me. Lo dissi ai miei genitori e questi, soprattutto mia madre, furono felici di aver trovato qualcuno disposto ad aiutarmi. Spiegati anche i fatti e la situazione di Federica, si sentirono anche più sicuri e contenti di farlo venire a casa e di mandarmi da lui. Jong, che a malincuore dovette accetare, mi mise in guardia inutilmente ancora preoccupato per qualcosa che non esisteva. Sapeva che Hyun Joong non mi avrebbe fatto nulla, ma si preoccupava lo stesso che potesse accadere qualcosa.
Sistemato tutto, Hyun Joong ed io riuscimmo a trovare il modo di vederci più spesso e più tranquillamente.
Mi aiutò molto e, mentre io studiavo, lui suonava e studiava con me. La sua mma era sempre molto contenta di vedermi: lei sapeva ormai tutto su noi due, a cominciare dal modo brusco in cui ci eravamo conosciuti, fino a quegli ultimi giorni. Sapeva che avevamo trovato Federica ed era impaziente di conoscerla. Pur non essendo sua figlia, voleva sapere come fosse, che aspetto avesse, se somigliasse almeno un po’ a Hyun Joong.
Ammiravo quella donna, perché capiva che il problema non era Federica stessa, lei non c’entrava nulla in tutta quella storia; il problema era stato il marito da cui si era separata.
I giorni passavano in fretta e sanza che noi ce ne accorgessimo. Avevamo ritrovato tutti una sorta di equilibrio: la mia famiglia con quella di Hongki; Hyun Joong con Federica; gli Shinee con i SS501. Non c’era più nessun rancore ed erano diventati tutti amici: Feffe comminciò a far entrare nelle sue grazie Hyun Joong da subito e venne messa al corrente, insieme a Sara, della storia fra me e lui; era felice per noi e ci aiutò tanto con Jong, tenendolo sempre buono o, come diceva lei, a “cuccia”; IU e Jung Min si erano fidanzati e quest’ultimo aveva trovato un buon amico in Kibum; Hyung Jun si sentì più tranquillo dopo avergli raccontato di come andassero le cose fra Hyun Joong e me.
Portai molte volte Nanà alle prove dei sia dei SS501, sia degli Shinee e compresi molto presto che mia sorella aveva trovato i sui idoli e migliori amici in Minho e Kyu che le prestavano più attenzione degli altri, giocandoci insieme quando lei li cercava.
Papà, che fino a quando non avevo riportato un buon voto in matematica era sempre stato restio a regalarmi un motorino per potermi spostere meglio a Seoul, si decise quando riuscii a dirgli del sette e mezzo e gli altri voti che mi ero guadagnata con tanta fatica, mia e di Taemin.
Pochi giorni prima della fine di aprile, una domenica, quando tutti eravamo a tavola a mangiare tranquillamente, mentre Angelica giocava in salone con delle bambole, Jonghyun domandò: -Avevi fatto il corso per il patentino, Yaya?-.
-Sì, e l’ho anche passato, ma nessuno si è ancora deciso a farmi l’ultima cosa con cui potrò utilizzarlo, altrimenti posso anche dargli fuoco-, commentai lanciando una frecciatina a mio padre.
-Tesoro, non c’è bisogno di lanciarmi queste occhiatacce, prima o poi ti farò un mezzo con cui potrai muoverti-, disse papà con la sua solita ironia perenne nella voce.
-Un triciclo-, commentò Jong divertito.
-Adesso sei tu il simpaticone, Jong?-, dissi acida.
-Bocciolo, quando hai finito di mangiare, potresti andarmi a prendere in garage quel vecchio tappeto che avevo riposto qualche giorno fa? Voglio darlo via-, mi chiese mamma.
-Ma è pesante, non può andarci Jong?-, frignai.
-No, tuo fratello deve studiare, domani ha l’ultimo compito in classe per cui dipenderà il suo viaggio. Vai tu-, ribattè mamma ferma. Era una congiura?
-Dai, almeno farai un po’ di palestra e metterai su un po’ di muscoli. Non starai diventando un po’ troppo gracilina? Da piccola eri molto più robusta e carina-, osservò Jong stuzzicandomi.
-YHA!-.
-Smettela! Oppa, sto guardando la tv!-, strillò Nanà.
Jong sorrise e le chiese scusa, poi dop una pausa in cui si sentirono solo il tintinnare delle bacchette nei piatti, disse: -Hanno anticipato la gara di scuola al diciotto maggio. Non si terrà più a fine giugno-.
-Come mai?-, domandai.
-Hanno detto che abbiamo avuto molto tempo per prepararci, perciò possiamo salire sul palco prima. Credo che sia solo un bisogno dei giudici; uno di loro a fine giugno dovrebbe partire per sistemare le cose a New York. Per noi è anche meglio, almeno non arriviamo a fine scuola anche con quest’ansia-, spiegò Jong.
-E’ solo fra venti giorni… Bene, allora dai il meglio di te in questo compito e potrai partire quanto prima!-, commentò mamma incoraggiandolo. Sorrisi nel vedere mamma così premurosa: fin da quando Jong era bambino ricordavo che l’aveva sempre sostenuto e quando si era fatto più grande, mentre papà si divertiva a punzecchiare il proprio figlio, lei continuava a fare il tifo per lui.
Quando finii di mangiare andai controvoglia a prendere il tappeto che mamma voleva e aperta la porta del garage, emisi un sonoro grido di gioia. Davanti a me un motorino bianco con un enorme fiocco rosso era lì ad aspettarmi. Mamma, papà, Jong e Nanà scesero subito, avendo capito il motivo delle mie urla, sorridendo mentre continuavo a non credere ai miei occhi.
-Stai attenta quando ci andrai in giro-,  commetò papà, mentre lo abbracciavo.
-Lo farò senz’altro. Appa, comawo-, lo ringraziai.
-Beh, almeno adesso posso evitare di scarrozzarti ovunque e subirò di meno le strilla di Federica perché sono sempre in ritardo-, disse Jong dandomi un pizzicotto su una guancia.
-Ahi… Yha! Non tirarmi così le guance!-.
-Oh, figliolo, io credo proprio che ora avrà un motivo in più per strillarti contro che sei in ritardo. Pensaci bene, tua sorella era un’ottima scusa che potevi utilizzare ogni volta. Ora invece il tuo ritardo dipenderà solo da te-, scherzò divertito papà.
-Appa, devi sempre rovinarmi tutto?-, borbotò Jong.
-No, io non rovino, miglioro e ti faccio capire come stanno realmente le cose quando sogni ad occhi aperti!-, continuò e scoppiammo tutti in una risata.
-Appa… però Oppa ha ragione, sei sempre più perfido con lui!-, sorrise Nanà in braccio alla mamma.
In quel momento sentii il mio cellulare squillare e lo presi, leggendo il nome sul display. Attesi un attimo e mi chiesi che cosa volesse Hyun Joong, tanto da chiamarmi. Guardai di nuovo lo schermo e vidi che no navevo letto i suo primi tre messaggi.
-Non rispondi?-, domandò Jong curioso, in sella al motorino che stava provando come i bambini.
-Sì… scusate, vado su-, dissi ringraziando ancora una volta papà e mamma.
Rientrata in casa e lasciati alle spalle i miei, risposi al telefono, mentre salivo le scale: -Pronto?-.
-Ehi, allora sei viva!-.
-Sì, che succede? Come mai hai chiamato?-.
-Non sei felice di sentirmi?-, domandò ironico, ma colsi serietà nella sua voce. Entrai nella mia stanza, andandomi a sedere sul letto.
-Sì, ma mi sembra strano. Di solito preferisci messaggiare, non chiamarmi-, risposi.
-Mh…-. Seguì una pausa in cui lo sentii sospirare profondamente.
-Hyun Joong? Qualcosa non va? Devi dirmi qualcosa?-, domandai preoccupata.
-Senti… possiamo vederci? Passo a prenderti io. Dobbiamo parlare di una cosa abbastanza delicata e seria-, rispose in tono amareggiato.
Joong, che cosa devi dirmi? Così mi spaventi”, pensai stringendo il ciondolo con la mano libera.
-Va bene. Fra quanto?-, domandai.
-Dieci minuti al massimo, il tempo di infilarmi le scarpe e arrivo-.
-Ti aspetto-, dissi riagganciando.
Mi cambiai al volo, infilandomi un pantalone e una maglia leggera, portandomi però un giacchetto e scesi le scale, incontrando Jong che saliva.
-Dove vai?-, domandò sorpreso sotto lo sguardo dei nostri genitori.
-Mi ha chiamato Hyun Joong –confessai per poi inventarmi una frottola al volo- Dobbiamo metterci d’accordo su delle cose per le ripetizioni e mi fermo li per studiare-.
-Oh, va bene-, commentò mamma con un sorriso. Non sapevo perché, ma avevo la sensazione che mia madre avesse intuito qualcosa fra me e Hyun Joong.
-Va bene? Ma non potete mettervi d’accordo per telefono?! I libri dove sono?!-, domandò Jong infastidito. Lo guardai implorante, per poi uscire di casa e andare ad aspettare Joong fuori il cancello.
Quando arrivò salii velocemente in macchina e misi la cintura. Hyun Joong non fiatò, mantenendo gli occhi fissi sulla strada, in una direzione a me sconosciuta. Vidi un cartello che indicava l’uscita da Seoul e mi preoccupai. Lo guardai e vidi il suo viso cupo, arrabbiato e deluso per qualcosa.
-Dove stiamo andando?-, domandai.
-In un posto dove i miei nervi sono soliti calmarsi-, proferì gelido.
-Hyun Joong, che succede? Al telefono mi hai quasi aggredito, perché dovevi parlarmi. Ora perché stai facendo così?-, domandai.
Non rispose e per tutto il viaggio, che durò un’ora, rimanemmo in silenzio. Guardai fuori dal finestrino e dopo un po’ cominciai a scorgere la costa. Eravamo al mare?
Dopo un po’ Hyun Joong trovò un posto vicino la spiaggia dove poter parcheggiare e scese dalla macchina, sbattendo lo sportello.
“Hyun Joong… che diavolo ti succede? Sei quasi identico a quando ci siamo conosciuti!”, pensai guardandolo camminare verso l’acqua da dentro l’abitacolo. Sospirai profondamente e scesi dalla macchina, raggiungendolo. Si era permato a pochi metri dal mare, che quel giorno era agitato, anche se il sole splendeva.
-Hyun Joong?-, lo chiamai, cercando i suoi occhi.
-Vuoi sapere perché ti ho portata qui?-, domandò incontrando i miei occhi.
-Sì-.
-E’ il posto in cui venivo quando ero arrabbiato con mio padre… e indovina? Ora sono furioso!-, disse sull’orlo di una crisi di nervi.
-Tuo padre? Ma che..?-.
-E’ tornato! Per rovinarmi la vita, capisci!? Non bastava la separazione, mia madre di cui pensavo che potesse avere qualche brutto male e il ritrovare mia sorella tutto in pochi mesi! E’ tornato e quando è venuto a casa nostra ha detto che se non vincerò la gara a scuola per garantirmi una borsa di studio a New York, dovrò andare con lui a studiare in Inghilterra!-, disse con gli occhi velati di lacrime per il nervoso.
Mi ammutolii e distolsi lo sguardo da lui, incassando il colpo. Non l’avrei rivisto per tanto tempo se non avesse vinto.
-Quanto tempo resteresti?-, domandai.
Mi guardò, ricacciando dentro le lacrime: -Sette mesi. A partire dal primo giugno-, rispose.
Alzai gli occhi su di lui: -Neanche il tempo di finire scuola e andresti via-.
Annuì e continuai: -Hyun Joong, è sempre stato il tuo sogno quello di studiare all’estero, perché adesso non vuoi andare? In fondo anche se vinceresti…-.
-Starei via solo un anno, ma a partire da settembre. Avrei più tempo per stare insieme a te, per conoscere meglio Federica e… questi sette mesi non so nemmeno se potrebbero trasformarsi in anni con lui! Con mio padre non si sa mai quando ritorni a casa! L’ha sempre fatto! Uno, due mesi… e poi sta via per oltre il tempo che dice di voler star via!-, urlò , per poi stringermi a sé di scatto. Rimasi sorpresa un attimo e poi ricamibiai, ascoltandolo continuare nelle mie orecchie: -Non voglio lasciarti proprio ora. Sono stato un idiota in passato e ci ho messo tutto me stesso per riuscire a conquistarmi la tua fiducia e stare insieme. Non posso abbandonarti ora-.
-Non voglio nemmeno io che tu vada via, Hyun Joong-, sussurrai trattendo le lacrime, mentre un nodo in gola cominciava a stringere.
In cuor mio non volevo lasciarlo andare, ma suo padre, ero sicura, avrebbe fatto di tutto per portarlo con sé. D'altronde non potevo nemmeno intralciare in suo futuro, perché forse in Inghilterra avrebbe studiato meglio e avrebbe imparato di più. Non potevo essere io la causa della caduta di tutti i suoi sogni.
-Però non posso nemmeno stare a guardare, mentre ti rovini il futuro. Tuo padre ha ragione a portarti con sé e ora come ora ti stai comportando come un bambino capriccioso che non vuole lasciare la sua ragazza. Insegui i tuoi sogni, Hyun Joong, e quando saranno scaduti i sette mesi, torna qui anche se tuo padre non vuole e il tuo cuore dice il contrario. Io ti aspetterò-, dissi sciogliendo l’abbraccio e baciandolo a fior di labbra. Posò la sua fronte sulla mia e chiuse gli occhi.
-Troverai qualcun altro qui. Kibum, Hyung Jun… loro sarebbero pronti ad averti in mia assenza-, mormorò cercando di sdrammatizzare.
-Se li avessi voluti, avrei accettato il loro amore anche prima, non credi?-, risposi.
Aprì gli occhi e mi guardò: -Non posso…-.
-…Devi. Non puoi non andare solo perché ora tieni a me. Io sarò qui. Per favore, Joong, non buttare all’aria tutto. Tuo padre ti sta dando un possibilità e guarda il lato positivo, magari vi riconcilierete, no?-, gli sorrisi.
Hyun Joong prese un bel respiro, poi si sforzo di soridere e mi abbracciò, stringendomi forte. Una presa che cercai di ricambiare quanto potevo.
-Mi mancherai in ogni caso-, sussurrò al mio orecchio.
-Non fa niente. Torneresti a Natale, no? Ciò significa che fino a quel momento hai un bel po’ di tempo per organizzarmi un bel regalo e tanto costoso!-.
Hyun Joong scoppiò in una sonora risata e mi baciò prendendo il mio viso fra le mani, per poi guardarmi: -Non ho così tanti soldi, sai?-, sorrise.
-Allora andrò da Kibum!-, commentai incrociando le braccia al petto fingendomi arrabbiata.
Hyun Joong si fece serio e mi guardò con i suoi occhi grandi: -Aspettati l’impossibile-.
Risi: -Lo farò!-.
-Ti amo-, mormorò e a quelle due parole non potei fare a meno di gettargli le braccia la collo, aggradendolo di baci.
-Ti amo anch’io, stupido, dispettoso, irritante, affasciante, meraviglioso ragazzo!-.
“Mi mancherai anche tu, amore mio, ma devi inseguire il tuo sogno e non posso far altro che lasciarti volere via lontano da me…”, pensai stringendolo a me sempre di più.
Tornerai… Ne sono sicura”.
 

 

{Spazio Alue! :D}
No, Hyun Joong... non andartene ç_ç Non farlo! ç_ç
Ok, basta mi ero fatta prendere dalla situazione! XD (ç_ç) Ebbene, piaciuto il capitolo? Spero proprio di sì, ma non disperate per Hyun Joong! Non fasciatevi la testa prima di rompervela, perchè non sapete come andranno avanti le cose! u.u
Or dunque, fatemi sapere le vostre impressioni con un commento o una recensione! ^^ Un bacio a tutti e grazie per essere passati! <3

P.S.: per tutti coloro che sono entrati e non hanno trovato i dialoghi fra le virgolette... chiedo perdono ç_ç Sono una cogl**na >.< (scusate il francesismo, ma solo così mi posso definire ._.). Bene, spero che siate rientrati e che abbiate gradito leggere il capitolo con i dialoghi sta volta XD Chiedo ancora scusa :(

 

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVII ***


Capitolo XXVII
 
Qualche giorno dopo l’annuncio della partenza di Hyun Joong, cioè il due maggio, il professor Rhee comunicò che la professoressa Nam, colei che dirigeva la sala teatro e tutti gli eventi importanti che si svolgevano all’interno, cercava qualcuno che potesse aiutare ad allestire il palco per la gara finale dei gruppi.
Quel giorno non ero di buon umore, piuttosto mi sentivo abbattuta e triste, perciò non prestai particolare attenzione alle ragazze che si accapigliavano soltanto per ricevere un posto nel gruppo che avrebbe aiutato con i disegni e la scenografia, né ai rimproveri del signor Rhee. Restai a guardare fuori dalla finestra a pensare a quello che ci eravamo detti Hyun Joong ed io, giocherellando distrattamente con una matita.
-…La professoressa Nam ha chiesto inoltre l’aiuto di Miss Kim -, disse Rhee senza ricevere nemmeno uno sguardo.
-Miss Kim?-, domandò ancora Mr. Rhee e all’improvviso ricevetti una gomitata dal mio compagno di banco, Lee Jong Suk, dato che ormai con Tiffany si erano chiusi tutti i rapporti. Uscii bruscamente dai miei pensieri.
-Eh?-, chiesi imbambolata guardando prima Jong Suk, che m’indicò il prof con gli occhi, e poi il professor Rhee:  -Bentornata fra noi! –disse ironico Rhee- dicevo soltanto che la professoressa Nam ha chiesto di lei per l’allestimento del palcoscenico della gara fra gruppi musicali. Se parteciperà farà bene a scrivere il suo nome sul foglio che sta ancora girando fra di voi-.
-Ah... va bene. Cheosong-inmida…-, annuii con la testa, per poi scusarmi della mia distrazione.
Quando ricevetti il foglio che mi era stato indicato lo guardai attentamente e scorsi i vari nomi: c’erano anche Federica e Sara, ciò voleva dire che partecipavano anche altre classi oltre la nostra.
-Parteciperanno in parecchie ragazze e pochissimi ragazzi-, commentai sottovoce, arrivando a leggere il nome di Jong Suk.
-Sì, ma la cosa brutta è che ci saranno anche quelle due vipere di Krystal e Tiffany-, disse Jong Suk accanto a me.
Alzai gli occhi su di lui, per poi guardare le due e tornare a foglio. In effetti era vero, c’erano scritti anche i loro nomi sul foglio e immaginai che il motivo per cui lo facessero non era per il saper disegnare bene, bensì per la voglia di vedere i ragazzi che si sarebbero esibiti. Con un sospiro firmai anch’io e continuai a far girare il foglio.
-Professor Rhee, perché la professoressa Nam ha chiesto solo di miss Kim?-, sentii domandare da Krystal con la mano alzata. Ci girammo tutti a guardarla e il prof rispose: -Perché è stata la sua insegnante nel corso artistico dell’anno scorso e sa che è molto brava, ma detto ciò, questi non sono affari che possano riguardarti, Krystal-.
Trattenni una risata, mentre sentivo sghignazzare Jong Suk accanto a me e gli altri trattenersi. Rhee ci richiamò all’attenzione e fu fatto silenzio.
-Non ti da fastidio che ci siano anche loro? Insomma, stai con Hyun Joong e Krystal continua a ronzargli intorno come una zanzara fastidiosa-. Jong Suk sapeva tutto di me e in classe era diventato il mio confidente da quando Tiffany non era più nella mia vita di tutti i giorni. Mi fidavo di lui, perché era una di quelle poche persone che sanno mantenere i segreti, e per il fatto che fosse gay, mi rimaneva ancora più simpatico.
-No, neanche un po’- risposi abbozzando un sorriso.
-Io sarei geloso-, commentò tornando al professore, che aveva ripreso la lezione.
Sorrisi guardandolo ed io tornai alla mia finestra: “Sono gelosa anch’io… ma ora sono troppo triste per pensare a certe cose. Hyun Joong partirà a breve e ciò che voglio è solo stare con lui con lui senza problemi…”.
 
Le lezioni finirono presto e quando suonò la campanella, uscii dalla mia classe per andare a chiedere alla professoressa Nam l’orario del corso pomeridiano in cui avremmo disegnato gli sfondi del palco. La prof mi disse che i corsi sarebbero iniziati quel giorno stesso alle quattro e che avrebbe voluto realizzare qualcosa di astratto con tante macchie di colori per non perdersi troppo in dettagli, e mi chiese se potevo pensare subito a un qualche bozzetto per quel giorno. Avevamo solo due settimane scarse e capii il suo intento, così appena rientrai a casa lanciai lo zaino nel solito angolo, salutai di fretta i miei genitori, che avevano chiesto un giorno di riposo, e Jonghyun appena rientrato per correre in camera a disegnare. Avevo qualche idea, così presi un foglio e una matita al volo, cominciando a tracciare le prime linee alla mia scrivania.
Quando fui a metà dell’opera sentii bussare alla porta della mia stanza: -Avanti-, dissi con gli occhi concentrati sul foglio.
-Sorellina? –chiese Jong alle mie spalle- non mangi oggi?-, domandò un po’ sorpreso, mentre si avvicinava.
-No, non ho fame-, dissi alzando lo sguardo su di lui, che si stava sedendo accanto a me.
-Oh, è per la gara? –chiese guardando il foglio- Feffe mi ha detto che ci sarai anche tu-, disse sorridendo.
-Sì, ho voluto partecipare per distrarmi un po’ e rendermi utile-, sorrisi a mia volta, continuando a finire il disegno che sembrava ormai un turbinio di colori.
-Distrarti? Perché? C’è qualcosa che ti preoccupa?-, domandò Jong premurosamente.
Posai la matita nera con cui stavo ripassando i contorni e sospirai: -Jong… ricordi quando ti dissi che c’era un ragazzo che cominciava a piacermi?-, domandai, guardando il foglio tristemente.
-Sì, perché?-, domandò curioso. Abbozzai un sorriso, vedendolo tornare il mio fratellone confidente e non iperprotettivo, per poi rispondere: -Non ti arrabbiare… volevo solo dirti che lo sto frequentando da un po’ -, risposi confessando in parte la mia storia con Hyun Joong.
-Ah… veramente era da un po che ti vedevo inventare scuse e finalmente capisco perché –sorrise, continuando- quindi eri preoccupata che potessi fare una delle mie scenate? Per questo sei triste da qualche giorno?-, domandò perplesso.
Scossi la testa, sospirando: -Jong… come ti sentiresti se Federica dovesse partire all’improvviso per sette mesi, che non sai nemmeno se si potranno trasformare in dieci, undici o peggio anni?-, domandai ripensando alle parole di Hyun Joong.
Mio fratello rimase a pensarci un po’ su, sorpreso per la domanda inaspettata e per il mio umore: -Credo che sarei abbastanza triste da non voler mangiare-, rispose sincero. Stava capendo come mi sentivo?
-E’ per questo che sei così giù?-, domandò. Annuii e sentii una lacrima percorrermi una guancia. Non sapevo nemmeno quando avevano cominciato a pizzicarmi gli occhi.
-Yha… non fare così. Sono sicuro che tornerà presto-, mormorò Jonghyun facendomi sedere sulle gambe per potermi abbracciare. Posai la testa sulla sua spalla e gli bagnai il collo.
-Aigoo… in questo periodo sono talmente impegnato a pensare a me stesso, che non mi sono nemmeno accorto dei tuoi sentimenti. Sfogati, ti sentirai meglio quando avrai finito-, mormorò Jong cullandomi.
Singhiozzai, lasciando uscire quello che avevo trattenuto quei pochi giorni e continuai ad ascoltare il suono della sua voce: -Di un po’, quella volta non mi hai detto come si chiamava questo ragazzo. Ora posso sapelo?-.
Alzai la testa e lo guardai, asciugandomi le lacrime: -Promettimi che non farai una scenata-, dissi quando mi fui calmata.
Jong alzò dapprima un sopracciglio scettico, poi si rassegnò e sorrise: -Va bene-.
-Per ora posso solo dirti che fa parte dei SS501, ma non dirò altro. Sta a te indovinare chi è-, dissi alzandomi e preparando lo zaino con il disgno e le mie matite.
-Che cosa? I SS501!?! Sei impazzita!?!-, urlò.
-Avevi detto che non ti saresti arrabbiato-, dissi tranquillamente, richiudendo lo zainetto.
-AISH! –sbottò tirandosi i capelli, già mezzi scompigliati- Diventerò pazzo!-.
-Non per così poco, Jong-, risi per poi avviarmi fuori dalla stanza.
Scesi nel bagno di sotto e mi sciacquai il viso, applicando un po’ di fondotinta per coprire il rossore dei miei occhi, sentendo Jong continuare a dare in escandescenza.
-Spero solo che non sia chi penso io!-, disse scendendo le scale.
-Non so a chi tu stia pensando, ma ora devo andare -dissi sorridendo- Grazie per la chiacchierata fratellone! Mamma, papà devo andarea scuola, ci vediamo dopo!-, urlai  prendendo le chiavi e uscendo da casa. Fuori la porta mi ricordaidi una cosa e riaprii per fare capolino: -Jong, ricordati le prove, altrimenti gli Shinee ti daranno fuoco!-, urlai e uscii definitivamente da casa. Salii in sella al motorino e freccia fra le auto per andare a scuola.
 
Dopo essere arrivata a scuola, in tutta fretta mi avviai nell’aula teatro, dove mi aspettavano Federica e Sara sedute in prima fila sulle poltrone rosse. La professoressa Nam era già con noi, come Krystal e Tiffany, ma l’unico a mancare era Jong Suk, che arrivò con un quarto d’ora di ritardo.
Mi sedetti accanto a Federica, la quale mi sorrise contenta, e ricevetti uno sguardo fiammeggiante di Sara di natura sconosciuta. Aggrottai la fronte non capendo, ma lasciai correre quasi subito, perché la professoressa Nam cominciò a illustraci ciò che avremmo fatto; ascoltai con attenzione, fin quando non ci chiese i bozzetti, che solo io e qualcun altro avevamo preparato. Avevo optato per qualcosa di semplice come macchie e grandi spazi di colore che ricordavano il vestito di Arlecchino, mentre altri per qualcosa di più elaborato come note musicali giganti, spartiti e i nomi personalizzati dei gruppi in gara.
La professoressa Nam osservò attentamente i bozzetti per una buona mezz’ora, in cui gli studenti si presero la libertà di parlare aspettando il verdetto finale, mentre io me ne restavo a fissare un punto indefinito nel vuoto, pensando a come si stesse disperando mio fratello nel sapere che sua sorella amava uno dei suoi rivali.
-Hai saputo di Hyun Joong?-, domandò ad un tratto Federica risvegliandomi.
-Intendi la partenza?-, chiesi a mia volta.
Federica annuì ed io sospirai: -Sì, me l’ha detto qualche giorno fa-, risposi.
-Come l’hai presa?-, continuò Federica, mentre Sara messaggiava con Taemin.
-Diciamo che lo accetto e basta, anche se sono triste. Spero solo che vostro padre non se lo tenga a tempo indeterminato-, risposi senza guardarla.
-Già, Hyun Joong mi ha spiegato com’è fatto… nostro padre-, commentò Federica e la parola “nostro” suonò piuttosto strana e amara.
-E tu? Come l’hai presa?-, le domandai fissandola.
Federica sorrise amareggiata e sospirò profondamente prima di parlare: -Non bene. Diciamo che l’ho presa piuttosto male. Ho conosciuto mio fratelllo da poco e mio padre me lo porta via così. Nostro padre voleva che andassi anch’io con loro, ma ho detto di no quando l’ho incontrato una settimana fa. La mia famiglia è con Taemin e non posso lasciarli. Non voglio. Mi hanno cresciuta e non ho intenzione di andarmene via su due piedi con il primo che mi dice di essere mio padre biologico-.
La guardai e capii che il suo vero padre non le piaceva affatto, proprio come a Hyun Joong. Non andai oltre e mi limitai a dirle: -Capisco, Jong mi aveva accenato qualcosa-, prima che la professoressa Nam si avvicinasse e cominciasse a illustrarci ciò che aveva scelto.
-Molto bene, ragazzi. Ho scelto cosa dovremo fare per il palcoscenico: per lo sfondo iniziale e per gli Shinee ho intenzione di adottare il bozzetto della signorina Kim, essendo molto semplice, d’inserirci il progetto a scritte di Jong Suk, perciò avremo uno sfondo con nome gigante; per i SS501 e i Super Junior andrà bene il bozzetto di Tiffany e Krystal. Con Jong Suk e Ilaria lavoreranno Federica e Sara, gli altri si uniranno all’altro gruppo che ha bisogno di più persone. Cominciate!-, sorrise la professoressa una volta assegnati i compiti.
Prendemmo il necessario già pronto sul palco e cominciammo a disegnare sui pannelli del palco. Mi divertii a lavorare con i miei amici e per tutto il tempo ignorai la presenza di Tiffany e Krystal che nel frattempo lanciavano sguardi acidi e fiammeggianti nella nostra direzione. Lavorammo per più di due ore e quando fu il momento di lasciare il posto ai ragazzi delle prove eravamo tutti distrutti, ma soddisfatti dei nostri disegni quasi ultimati. Andando avanti di quel passo saremmo riusciti a finire tutto anche in anticipo.
Raccolsi ciò che avevamo utilizzato e lo portai nel dietro le quinte, dove Krystal e Tiffany stavano confabulando a bassa voce e sorrisi soddisfatta, una volta lasciate gomme e matite sul tavolo da lavoro.
Mi avviai per tornare nella sala teatro, ma Krystal mi fermò con la sua voce irritante: -Hyun Joong partirà a breve. Non sei dispiaciuta, tesoro?-, domandò compiaciuta di potermi infastidire.
Mi girai lentamente verso di lei e la fissai senza un’espressione precisa sul volto: -Sì, e tanto anche-, dissi sincera, ma apatica.
-Non mi sembri tanto convinta. Se hai questo umore anche quando sei con lui sicuramene tra voi finirà anche prima che parta-, ridacchiò e Tiffany con lei.
Sospirai e la guardai incrociando le braccia al petto: -Che cosa vuoi da me, Krystal?-, domandai leggermente irritata. In qualche modo le sue parole non mi colpivano, se non per farmi provare pena per loro.
-Io? Nulla –sorrise- mi chiedo solo che cosa ci possa trovare in te Hyun Joong e cosa ci trovi tuo fratello in Federica. Ah! Siete così… poco-, disse acida.
Sorrisi e sciolsi le mie braccia, guardandomi intorno: -Lo sappiamo anche noi che siamo… poco, come dici tu, parlando a livello fisico, ma dentro abbiamo sicuramente molto più di te e di Tiffany che ti corre dietro come se fosse il tuo cagnolino personale. Sai, Krystal, provo compassione per te-, dissi sorridendole con tutta la calma possibile. Non avevo voglia di discutere con loro, perché avevo cose più importanti a cui pensare.
Mi girai nuovamente per uscire dal retro scena, ma fui fermata ancora: -Hyun Joong non ti ama. Sai che è solo per far preoccupare tuo fratello e allontanarlo dagli Shinee, vero?-, domandò ferma, ma colsi la sua disperazione di fronte alla mia indifferenza.
Sorrisi e la guardai: -Era ciò che pensavo qualche tempo fa, ma poi ho capito che si è davvero innamorato di me. Smettila di provare a scoraggiarmi, Krystal, non ci riuscirai. Ne abbiamo passate più di quante tu non immagini-, dissi per poi lanciare un ultimo sguardo a Tiffany, che per tutto il tempo non aveva fiatato.
-Sii una buona amica per lei-, dissi a Krystal, per poi uscire da quella stanza.
Jong Suk si avvicinò a me sorridendo e mi chiese perché ci avessi messo tanto, così raccontai ciò che era successo sia a lui che a Federica e Sara. Quando finii di raccontare vidi gli Shinee entrare in sala teatro: Federica venne travolta da Jong, mentre Taemin diede un leggero bacio a Sara, che gli sorrise. Subito dopo arrivarono i SS501 ed i Super Junior.
I Suju si misero all’opera sistemando il palco a loro piacimento, mentre i ragazzi che qual pomeriggio ci avevano aiutato cominciavano ad andare via insieme a Krystal e Tiffany, e i SS501 prendevano posto nelle prime file. Da qualche tempo tutti i gruppi si riunivano insieme per provare uno dopo l’altro creare discussioni, e il temperamento ormai cambiato di Hyun Joong faceva andare avanti i programmi con successo. Tutti lavoravano in armonia.
Quel giorno però Hyun Joong entrando mi sembrò stranamente felice, nonostante fosse preoccupato per la presunta partenza. Mi chiesi il perché di quel buon umore, ma poi sorrisi vedendolo allegro e il mio sguardo non sfuggì a Jonghyun.
-Yha… non dirmi che è lui-, borbottò scurendosi in volto. Gli Shinee si guardaro preoccupati, non capendo.
Trattenni una risata e risposi: -Non te lo dico. Dovrai scoprirlo da solo, fratellone!-.
-Gli hai detto qualcosa?-, domandò Kibum divertito, sotto gli occhi maliziosi di tutti.
-Che cosa mi avrebbe dovuto dire?-, domandò Jong.
-Sì, gli ho detto che sto frequentando un ragazzo. Voi però non dite niente, deve scoprire da solo chi è!-, sorrisi e mio fratello rimase sconvolto.
-Voi sapete? Sapete chi è e non mi dite niente!?-, sbottò Jong alzando la voce.
-Calmati, Jong. Noi sappiamo tutto, ma non possiamo rivelarti niente. Abbiamo promesso-, sorrise Minho sempre più diverito.
-Yha! Vuoi morire?! Ditemi subito chi è!-, continuò Jonghyun sempre più sconvolto, anche se non arrabbiato. Sembrava offeso di essere l’ultimo a sapere le cose, ma volevo che soffrisse un po’ prima di scoprirlo. Avevo la sensazione che non si sarebbe arrabbiato quando avrebbe scoperto che si trattava di Hyun Joong, però mi divertivo a vederlo così in ansia.
-Jong, ricominciamo?-, domandò Federica ammonendolo.
-Yha… anche tu?-, domandò offeso Jong.
-Sì, io so sempre tutto, amore mio, ma come gli altri non dirò niente. Spremi le tue meningi una volta tanto-, sorrise Feffe.
Jong sbuffò, blaterando qualcosa sull’essere perfidi, ma non ebbero tempo per continuare la discussione, perché i Super Junior dovevano cominciare a provare, così chiesi a Federica e Sara un passaggio e dopo aver recuperato il mio zaino, salutati gli Shinee, rivolsi un sorriso ai SS501, ammiccando a Hyun Joong, che ci sorrise e salutò la sorella con una mano.
Uscimmo dalla sala teatro ridendo e scherzando, raggiungendo l’androne principale della scuola, quando fummo raggiunte da Kyu Jong, che corse dietro di noi in tutta fretta.
-YHA! Fermatevi!-, urlò in fondo al corridoio.
-Kyu, che succede?-, domandai preoccupata, guardandolo piegarsi in due con il fiatone.
-Hyun Joong… ti manda questa…-, riuscì a dire, porgendomi una lettera.
-Kyu, cerca di non morirci però, altrimenti ti avremo sulla coscenza-, scherzò Federica, mentre io prendevo la lettera.
“Perché una lettera? –mi domandai- che strano…”, pensai rigirandomela fra le mani, mentre ridevo alla battuta di Feffe.
-Ha detto che devi leggerla quando sarai da sola. Ora torno dagli altri. Ci vediamo ragazze-, disse Kyu quando ebbe ripreso fiato per respirare.
Lo salutammo e ci avviammo alla macchina, entrando. Feffe mise in moto e una volta in strada Sara passò all’attacco dietro di noi: -Che ti avrà scritto?-.
-Non ne ho idea, ma spero sia qualcosa di buono-, sorrisi guardando la lettera che stringevo in mano.
-Non credo che siano cattive notizie, Yaya. Fossi in te starei tranquilla-, sorrise Feffe senza togliere gli occhi dalla strada.
-Tu sai qualcosa, vero?-, domandò Sara scrutandola.
-Come ho già detto, io so sempre tutto-, rispose compiaciuta Federica, mentre svoltava l’angolo per arrivare a casa mia.
-Dai, Feffe, di che si tratta?-, insistette Sara.
-Non posso dirtelo ora-, sorrise Federica perfidamente.
Ridacchiai e la macchina si fermò di fronte casa, scesi e le salutai guardandole andare via. Erano le cinque quando rientrai e trovai mia madre in casa intenta a cucinare la cena, mentre Nanà giocava con le sue bambole in salotto.
-Ciao, tesoro! Com’è andata con i ragazzi di disegno?-, sorrise mamma emergendo dalla cucina, mentre mi avviavo per le scale.
-Oh, è andata benone, mamma. La professoressa ha adottato il mio bozzetto e sia mo già a buon punto solo con il primo giorno. Mi sono divertita-, sorrisi allegra.
-Sono contenta. Tuo fratello torna per la cena o resta da qualche amico?-, domandò asciugandosi le mani con il grembiule da cucina. Salii le scale.
-Credo che torni a casa!-, urlai in cima alle scale per poi rintanarmi nella mia stanza.
Chiusa la porta alle mie spalle, lasciai la lettera sulla scrivania e mi tolsi dalle spalle lo zainetto che portavo con me, lasciandolo sulla sedia.
-Aigoo… che stanchezza-, mormorai gettandomi con la faccia nel cuscino del mio letto.
Chiusi gli occhi e caddi subito nel sonno, dormendo pprofondamente due ore intere. Mi svegliò il suono della vibrazione del mio cellulare: era arrivato un messaggio. Aprii gli occhi, gonfi e ancora stanchi, e presi con un gesto pigro il telefono, rimanendo con la faccia sul cuscino.
Lessi il nome sul display: “Hyun Joong… non dovevi provare? Perché mi hai svegliato, se dormivo così bene!”.
“Se non l’hai ancora fatto, leggi la lettera! U.U”, aveva scritto. Guardai il cellulare per cinque minuti inebedita, poi decisi di rispondergli e mi misi a sedere sul letto: “Che fai, ora mi spii? XD”.
Risi e inviai il messaggio di risposta, per poi alzarmi e andare a prendere la lettera sulla scrivania. Tornai sul letto e l’aprii, rivelando un figlio di quaderno strappato, ma con una calligrafia curata nei minimi particolari:
 
Amore mio,
abbiamo poco tempo per stare insieme dopo il giorno della gara e anche se non so come andrà a finire, se con la vittoria dei SS501 o degli altri gruppi, voglio solo passare il maggior tempo possibile con te.
Non abbiamo avuto molti momenti felici da quando ci conosciamo e il più delle volte ti ho fatto piangere, così ho intenzione di rimediare, almeno quando e se partirò avrai qualche ricordo più dolce di me. A questo proposito volevo invitarti a cena il 25 maggio. Ti ricorda niente questa data? Sì, proprio così, ho scelto il giorno dell’anniversario di Federica e Jonghyun! Perché? Perché almeno quel giorno potremmo stare tranquilli se loro usciranno insieme!
Ho intenzione di dire tutto a tuo fratello prima di partire, così che possa tenerti d’occhio se non ci sarò. E poi perché credo sia arrivato il momento di dirglielo, no? Voglio fargli sapere che sono io il ragazzo che ti ha rubato il cuore e non altri, anche se potrà prenderla male. Voglio che sappia che non ti farò del male, che sappia che sono tornato quello che ero grazie a te e che può fidarsi di me.
Yaya… in questi giorni non sarò presente perché le prove richiedono più impegno del previsto e devo darci dentro con le materie per ottenere il massimo dei voti, perciò perdonami già da adesso. Ci rifaremo in seguito.
Stringi forte il ciondolo che ti ho regalato e non toglierlo mai. In questo modo sarò sempre con te.
Non accetto un “no” come risposta all’invito, perciò preparati bene, perché ne avrai tutto il tempo! E per i vestiti, per la tua gioia (so che mi odierai per questo, ma lo faccio per te ^^”), ho chiesto a Kibum di aiutarti e dopo un momento di esitazione ha detto che ti sequestrerà per portarti a fare shopping con lui! :D
A domani.
Saranghae <3
Tuo
Hyun Joong.
 
Lessi la lettera più di una volta per recepire bene tutti i messaggi e mi soffermai qualche minuto in più sulle ultime righe. Che c’entrava Kibum? Perché aveva chiesto a Kibum? Non era geloso di lui!?
-E’ impazzito…-, mormorai alzando gli occhi sconvolta al solo pensiero di dover ancora sopportare Kibum durante lo shopping. Trattandosi di un’occasione così speciale avrebbe sicuramente scento qualche trappola mortale e non un vestito qualunque! Mi preoccupai più di quello che avrei patito nei negozi, che dell’invito.
Saltai giù dal letto e camminai avanti e indietro per la stanza, stringendo la lettera fra le mani: -Non può darmi in pasto a Key come carne da macello! E poi come ha intenzione di dire tutto a Jong! Dovrebbe essere lui a scoprire tutto! Aish! Non è possibile!-.
Rilessi ancora una volta la lettera e sospirai affranta: -Beh, almeno mi porti a cena fuori –sorrisi- dovrei essere più che felice! Ah… che ragazzo difficile che mi sono andata a scegliere!-, dissi scuotendo la testa, realizzando finalmente ciò che mi aspettava.
-Mi porta a cena!-, urlai saltellando di gioia per tutta la camera. Sentii mia madre chiamarmi per la cena e scesi le scale a due a due per la felicità.
Jong era tornato, così come papà e tutti mi stavano aspettando. Mi sedetti insieme a loro e cominciai a mangiare, non riuscendomi a togliere il sorriso dalla faccia.
-Come mai così felice sta sera?-, domandò Jong.
-Mi porta a cena…-, ripetei ancora nel mondo delle favole.
-Chi? Il tipo con cui esci!?-, scattò subito, attirando gli sguardi dei miei genitori.
Mamma sorrise e non stette più nella pelle e chiese: -Chi è?-.
-Non vuole dirmelo. Dice che devo scoprirlo da solo –borbottò Jong, per poi cambiare l’espressione contrariata in una più furba- ma visto che la zia vuole saperlo, perché non rivelarlo, sorellina?-.
Li guardai ancora sorridendo e risposi: -Non te lo dirò neanche morta-.
-Noi però vogliamo saperlo-, commentò grave papà.
-Vi dirò quello che ho detto a Jong: fa parte dei SS501. Niente di più. Quando lo scoprirà Jong, lo saprete anche voi-.
-Oh! –papà sorrise compiaciuto- Quei simpatici ragazzi della settimana bianca! Buona scelta, Bocciolo. Mi piacciono tutti quei ragazzi!-, disse papà irritando Jong.
-Papà! Dovresti essere geloso di lei, come ogni padre che si rispetti!-, piagnucolò mio fratello.
-Ci sei già tu che fai il mio lavoro, perché dovrei scomodarmi?-, chiese ironico papà.
Jong si ammutolì, ma mamma continuò: -Spero che sia Hyun Joong-.
-Se è Hyun Joong, dichiarati morta-, commentò Jong a parlando a bocca piena.
“Voglio proprio vedere chi morirà fra me e te, fratellone. Sarai sicuramente colto da un infarto quando saprai che è proprio lui”, pensai ridendo, mentre lo fissavo.
-Anch’io voglio che shia Hyun Joong oppa! Così io sposerò Kyu Jong oppa! Lui mi aspetterà e potremmo innamorarci!-, sorrise Nanà.
-Nanà, anche tu mi tradisci così!?-, frignò Jonghyun.
-Non vedo l’ora di saperlo! -cinguettò mia madre- la mia bambina ha finalmente trovato il ragazzo giusto per lei!-, sorrise ormai entrata anche lei nel paese delle meraviglie.
-Già… io non speravo nemmeno più che qualcuno potesse prendersela-, sogghignò papà divertito.
-Appa!-, lo ammonii ridendo.
-E quando dovresti andarci a cena?-, chiese Jonghyun.
-Il giorno del tuo anniversario-, risposi.
-Quindi potremmo uscire e andare a trovare Kangin e Sooyoung!-, commentò contento papà.
-Papà! Non sei nemmeno un po’ preoccupato!?-, sbottò Jong.
-Assolutamente no. Tu uscirai con Federica; noi usciremo con la famiglia di Hongki e tua sorella con il suo nuovo ragazzo. Qual è il problema?-, sorrise papà.
Mio fratello lo guardò truce, poi guardò me: -Ti tengo comunque d’occhio-, sibilò fra i denti.
“Povero Hyun Joong. Non sa che cosa gli aspetta in questa famiglia”, pensai ridendo.
-Ti viglio bene, fratellone-, dissi con un sorriso innocente sulle labbra.
Terminammo lì la discussione e continuammo a mangiare senza interruzioni, ascoltando soltanto mamma e papà parlare di lavoro.
Una volta finita la cena, salii di nuovo in camera mia e parlai con pc con Federica e Sara, aggiungendo Jong Suk alla conversazione e decidemmo tutti insieme come si sarebbe organizzata quella sera, per tenere lontano Jong da qualche inssurrezione non programmata.
Quando fui abbastanza stanza da non reggermi più in piedi, spensi tutto, m’infilai il pigiama e andai a dormire.
***
I quindici giorni che ci dividevano dalla gara passarono senza che nemmeno ce ne potessimo accorgere e tutti lavorarono sodo.
I ragazzi del gruppo di disegno allestirono i pannelli che sarebbero serviti da sfondo ai gruppi della gara in pochi giorni, fra una risata e l’altra, e macchie di colore sui vestiti; così ci fu molto tempo per le rifiniture. Quando il lavoro fu terminato, avevamo realizzato i più bei sfondi scenografici che si potevano chiedere e la professoressa Nam era orgogliosa di noi.
Nelle stesso tempo i gruppo in competizione provarono quasi notte e giorno, perciò, come previsto da Hyun Joong, non ebbi il tempo nemmeno per scamibiare con lui nemmeno uno sguardo, proprio come Federica con Jonghyun e Sara con Taemin. Mandai un sms di risposta alla lettera di Hyun Joong, ma nulla di più. Tutti avevano troppo da fare, perciò nel tempo libero che mi rimaneva cercai di studiare il più possibile da sola per recuperare altre materie oltre matematica, e di coprire i turni di lavoro che Minho e Siwon non potevano lavorarsi. Ogni giorno ero sempre più distrutta, ma nonostante tutto ero soddisfatta di me stessa.
Il giorno prima della gara mi recai in biblioteca con Jong Suk per studiare e quando tornai a casa verso le otto, trovai Jong sdraiato sul divano a dormire come un bambino, mentre Nanà guardava la tv, e i miei genitori erano intenti l’uno a scrivere relazioni di lavoro a ìl pc, e l’altra a cucinare.
“Uh? –pensai lasciando lo zaino sulle scale e avvicinandomi a Jong - guarda come dorme! E dire che non lo vedevo così stanco dai tempi delle elementari!”, risi fra me e m’inginocchiai di fronte a lui, osservandolo meglio.
-Che cosa stai facendo?-, domandò papà dubbioso, alzando le sopracciglia.
Lo guardai e sorrisi: -Pensavo che Jong deve tenere davvero tanto a questo concorso, visto che si riduce ad un brodino tutte le sere-.
-Già… Per quanto sia sfaticato, non l’ho mai visto darsi da fare così tanto per qualcosa. Spero solo che vincano, altrimenti dovrò inventarmi qualcosa per tirare su il morale a tutti-, commentò papà sorridendo e guardando dolcemente Jonghyun.
-Mmh…uh… Dazzling Girl… Dazzling Love…-, mormorò all’improvviso Jong nel sonno, girandosi verso la spalliera del divano.
Papà scoppiò in una fragorosa risata e Nanà lo seguì a ruota: -Non gli basta provarle a scuola, adesso le canta anche nel sonno! Ah, veramente… questo ragazzo sta impazzendo sul serio!-.
Ridacchiai e mi alzai, avviandomi in camera mia. Una volta dentro mi misi la solita tuta che utilizzavo per dormire e impostai la sveglia del cellulare alle sette del mattino, per poi aggiornare il mio diario, che ormai non toccavo più da mesi. Raccontai di ciò che stava succedendo e cosa non volevo che accadesse, quando sentii arrivare un messaggio.
Presi il cellulare, richiudendo il diario, e lessi il nome sul display: Kibum. Mi domandai che cosa fosse successo e aprii il messaggio: “Domani è il gran giorno e comunque vadano le cose, dovrete salutare per un po’ di tempo alcuni di noi… Yaya, Feffe non abbattetevi! Vi vogliamo bene e fate tanto tifo domani! ^.^   P.S. Oltre Yaya, voglio che a fare shopping per il venticinque venga anche Feffe, perciò preparatevi perché dovrete camminare tanto e provare tanti vestiti! :D I love You!”.
Ridacchiai nel leggere il messaggio e risposi: “Non preoccuparti! Anche se ciò che temo di più è proprio fare shopping con te! L’unica cosa che mi consola è che non sarò la sola a soffrire! Ti vogliamo bene anche noi, Key! <3 A domani!”.
***
La mattina dopo, cioè il venerdì della gara, quando la sveglia squillò, scattai giù dal letto e la spensi al volo. M’infilai di corsa i vestiti che avevo preparato la sera prima, una camicietta bianca a maniche corte e un jeans verde, e scesi di corsa le scale per andare a preparare la colazione. I miei genitori quel giorno non lavoravano, così li avevo avvertiti che sarei uscita presto quella mattina, anche se avessero continuato a dormire. Mi ero ripromessa di far trovare qualcosa accanto al letto di Jong, così che quando si fosse svegliato avrebbe fatto colazione senza tardare a scuola, e in poco tempo misi a scaldare il latte, versai un po’ di succo di frutta in un bicchiere e tostai del pane. Feci colazione di fretta e quando il latte fu caldo lo versai in un termos e posai tutto s’un vassoio, aggiungendo un barattolo di marmellata e dei biscotti.
Una volta pronto salii le scale ed entrai in camera di Jong senza far rumore: come previsto dormiva ancora e sorrisi nel sentirlo canticchiare ancora le canzoni nel sonno. Posai il vassoio sul sulla scrivania e presi un pezzo di carta per lasciargli scritto un bigliettino: “Fighting, fratellone! Oggi è il giorno in cui puoi brillare come una vera stella! Dacci dentro e fai vedere a tutti di che pasta è fatto Kim Jonghyun! Oggi esco presto da casa e visto che non ci vedremo a scuola dato che avete il permesso di rimanere tutti a casa… CERCA DI NON FARE RITARDO! Saranghae! <3”.
Posai il bigliettino accanto al vassoio e uscii dalla stanza in punta di piedi. In quel momento vidi mia madre uscire dalla stanza da letto e la salutai con una mano silenziosamente.
-Buongiorno, mamma!-, sussurrai avviandomi verso le scale.
-Buongiorno, tesoro! Sono le sette e mezza. Sbrigati, altrimenti farai tardi dalla tua dolce metà!-, sussurrò a sua volta scendendo le scale dietro di me.
-Sì, ci vediamo alle cinque alla gara! Mangerò del ramen per strada. Siate puntuali e sgrida Jong se è in ritardo!-, dissi infilandomi un giubbino leggero.
-Lo faremo senz’altro! Stai attenta per strada-, sorrise mamma entrando in cucina.
-Va bene! Bye!-.
Uscita da casa, saltai in sella al motorino e sfrecciai per le strade di Seoul verso casa di Hyun Joong, ma prima mi fermai al “paradise Caffè, dove incontrai Cloe, la nostra collega di lavoro, che mi sorrise sorpresa quando mi vide: -Ehi! Come mai così presto? A quest’ora non è il tuo turno di lavoro e dovresti essere a casa a dormire-, ridacchiò.
-Già, ma oggi Minho e gli Shinee hanno la gara di canto a scuola e così anche Hyun Joong. Volevo portare la colazione anche lui, visto che a Jong l’ho preparata a casa-, sorrisi avvicinandomi al bancone per vedere che pasticcini offriva la casa.
-Oh, che dolce! Sei un amore! Magari il mio ragazzo facesse certe cose per me-, cinguettò Cloe.
Le sorrisi: -Puoi farmi un vassoio piccolo con dei biscotti?-, domandai.
-Certo, arriva subito!-, confermò allegra.
Cloe mise in un vassoio dei pasticcini assortiti per la prima colazione e la pagai. La sentii augurare buona fotuna ai gruppi quando uscii e una volta vicino al motorino misi al sicuro i pasticcini e arrivai a casa di Hyun Joong in poco tempo.
Mandai un messaggio alla mamma di Hyun Joong, la quale avevo avvisato il giorno prima, così che potesse aprirmi e salii con l’ascensore. Pian piano sul mio viso si era allargato un sorriso enorme, così quando la signora Kim mi aprì la porta continuai a sorriderle.
-Ciao, cara!-, mi salutò dolcemente, abbracciandomi.
-Annieong-haseyo, signora Kim-, salutai a mia volta.
-Come stai? Oh! Questi sono per Hyun Joong?-, domandò prendendo il vassoio che le avevo porto.
-Sì, li ho presi per lui, così avrà un risveglio dolce-, dissi arrossendo.
-Sei un tesoro. Vieni, entra-, mi esortò. Mi tolsi le scarpe ed entrai, infilandomi della pattine, e la seguii in cucina.
-Posso offrirti qualcosa?-, domandò sorridendomi.
-No, grazie. Ho già fatto colazione. Hyun Joong dorme ancora?-, domandai guardandomi intorno.
La signora Kim sorrise: -Sì, ha detto che avrebbe dormito a lungo oggi, approfittando del perfmesso che hanno dato a scuola. Però tu sei qui. Aspetta, vado a chiamarlo-.
-Oh, anyo! –la fermai delicatamente per un braccio- non fa niente. Lo lasci riposare, oggi sarà dura per lui, perciò non c’è problema. Avremo modo di vederci dopo la gara-, sorrisi.
La signora Kim non insistette a capì, così dopo una pausa, lanciai un’occhiata fuggevole all’orologio e decisi che era ora di andare a scuola: -Signora Kim, devo andare. Per me oggi c’è scuola… Ci rivedremo nei prossimi giorni-, sorrisi chinando il capo in segno di saluto.
La madre di Hyun Joong annuì e sorrise dolcemente, accompagnandomi alla porta e mi diede un leggero bacio sui capelli prima che uscissi dalla sua casa: -Stai attenta quando sei in strada-.
-Lo farò. Non si preoccupi. Gampsa-inmida-, la ringrazia dell’ospitalità e la salutai con una mano, scendendo le scale. Uscii dal palazzo e rivolsi un ultimo sguardo alle finestre di Hyun Joong, per poi salire sul motorino e rimettermi il casco.
“Fai dolci sogni, amore mio. A più tardi!”, pensai con un sorriso, rimettendomi in strada.
 
La giornata scolastica non fu pesante. I programmi era no quasi giunti al termine e passai il compito in classe di coreano in tranquillità: avevo studiato molto e non ebbi problemi nel mettere insieme le idee per un saggio breve leggibile e decente.
Alla fine delle lezione feci un salto nell’aula della professoressa Nam, che ci aspettava per darci i suoi compliementi per il duro ed in tenso lavoro che avevamo portato a termine, e per dirci che non bisogna va preoccuparsi oltre: i tecnici della scuola avrebbero fatto il loro dovere aggiustando i pannelli nel modo più opportuno; a noi rimaneva solo il compito di divertirci durante la gara e di spalleggiare i nostri amici.
Jong Suk mi fece compagnia tutto il giorno e con una carica innature mi mise di buon umore. Non vedeva l’ora di vedere i gruppi salire sul palco, specialemnte i Super Junior.
-Non sei emozionata!?-, mi urlò in un orecchio, uscendo finalmente da scuola. Dovevamo prenzare insieme e fare un giro per Seoul aspettando le cinque quel giorno.
-Sì, Sukkie, ma cerca di non ridurre il mio timpano destro in una poltiglia-, sorrisi sentendo un fischio all’orecchio.
-Scusa… è solo che non faccio altro che pensare a loro, invece tu non sembri molto contenta-, borbottò mettendo su un musino triste.  Lo guardai, aggiustandomi lo zaino in spalla, e risi: -Sono elettrizzata almeno quanto te, ma io mi contengo. Sukkie, non sono brava ad esternare i miei sentimenti quando sono felice-.
-Mmh… allora non contenerti! A parte la gara, cosa mangiamo?-, domandò guardando la strada davanti a noi.
-Conosco un buon posto in cui cucinano manzo. Se vuoi andiamo lì-, sorrisi e scrollai le spalle.
-M-manzo? Yaya, non ho così tanti soldi per mangiare carne-, farfugliò dispiaciuto.
Gli diedi un’amorevole pacca s’una spalla: -Oggi è un giorno importante, perciò non preoccuparti dei soldi. Offro io!-, dissi tirando fuori il portafoglio.
-Ma… non posso lasciati pagare tutto! Sono pur sempre un ragazzo!-, obbiettò con la sua voce roca e profonda
-Allora metti anche tu la tua parte e io pagherò di più-, dissi facendogli una linguaccia, per avviarmi al negozio.
-Yha! Non puoi trattarmi così! Anche se sei più grande di me di pochi mesi non significa niente!-.
-Muoviti, lumaca!-, risi.
Pranzammo nel nogozio di manzo insieme e dopo aver riempito le nostre pance, a sukkie venne l’idea di andare nel centro commerciale più vicino per passare il tempo. Accettai, ma quello fu lo sbaglio più grande della mia vita, perché come oltrepassò la porta scorrevole del negozio, Jong Suk impazzì e cominciò a correre da un negozio all’altro peggio di Kibum. Non avevo calcolato che la sua inclilnazione sessuale lo avrebbe sicoramente portato a fare shopping sfrenato, e rimpiansi il momento in cui gli dissi “si, andiamo”; anche se mentre mi trascinava con sé e mi trasformava a poco a poco in un manichino umano per i suo abinamenti da stilista improvvisato, mi divertii, perché sentirlo squittire per ogni cosa mi metteva allegria e non mi faceva pensare alla partenza di Hyun Joong. Jong Suk si stava rivelando un buon amico e mi domandai in quei pochi istanti se avrebbe potuto colmare il vuoto che aveva lasciato Tiffany.
Sorrisi nel vederlo schiacciarsi il naso contro una vetrina e scoppiai a ridere, quando adocchiò da lontano uno dei Super Junior che casualmente si trovava lì per fare compre prima della gara. Era Lee Donghae e Sukkie gli stava sbavando dietro senza ritegno.
-Vuoi darti una calmata? A volte mi chiedo seriamente dove sei cresciuto! –risi- in America o in Corea?-, domandai.
-Non puoi negare che sia bellissimo-, commetò continuando a guardare Donghae finchè non entrò in un negozio di scarpe sportive.
-Sì, meraviglioso –dissi distrattamente, guardando l’ora sul cellulare- Sukkie, dobbiamo andare. Gli Shinee stanno per arrivare a scuola-.
-Va bene. Andiamo-, sorrise e mi prese sotto braccio. Mi fermai e guardai prima il suo braccio e poi lui.
-Che c’è?-, domandò non curante.
Risi: -Sei incredibile… almeno spiegalo a Hyun Joong se ci vede così-, risposi.
-Oh, a scuola sanno tutti del mio orientamento, perciò stai tranquilla-, disse scompigliandomi i capelli.
Ci avviammo a scuola e arrivammo mezz’ora prima. Predemmo posto nella quarta fila e occupammo i posti che c’interessavano: per la mia famiglia, la famiglia di Sukkie, Feffe e Sara. Erano arrivate anche Tiffany e Krystal, che subito ci incendiarono con lo sguardo quando salutammo gli Shinee che entravano e si dirigevano nel retro scena. Venimmo a sapere che metà dei Super Junior era già arrivata, proprio come i SS501, e dopo un po’ vedemmo Donghae raggiungere gli altri. Hyun Joong non uscì per salutarmi e ci rimasi un po’ male, ma me ne feci una ragione: “Sarà nervoso… forse è meglio così. Fighting, Oppa! I love you!”, pensai.
La mia famiglia arrivò presto e prese posto accanto a noi, mente Feffe e Sara ci raggiunsero poco prima dell’arrivo dei giudici. A poco a poco arrivò tutta la scuola a quell’evento importante, con le famiglia dei partecipanti e notai dopo un po’ che c’era anche la mamma di Hyun Joong. La salutai energicamente con una mano e mamma si girò curiosa: -Chi è?-, domandò.
-La mamma della mia dolce metà-, risposi sorridente.
Papà sorrise: -Noto una certa somiglianza con qualcuno –insinuò- mi sa che ho già capito di chi si tratta-.
-Ssh! I giudici stanno per parlare!-, ci sgridò Jong Suk con l’adrenalina già nelle vene.
Papà si sorprese, ma mamma non commetò e si limitò a chiedere con lo sguardo. Scossi la testa come per dire: “Poi ti spiegherò anche di lui”, e cominciammo a fare silenzio.
Uno dei giudici salì sul palco e, preso un microfono, cominciò a parlarci: -Buonasera a tutti. Come sapete siamo qui per poter finalmente, dopo mesi di prove e duro lavoro, mettere alla prova questi ragazzi e metterli alla prova. I miei colleghi ed io abbiamo studiato i vari generi dei gruppi; le loro movenze; i loro errori e quando abbiamo ricevuto i cd che hanno gentilmente inciso per noi- sorrisi al ricordo di quel giorno; fu il primo bacio con Hyun Joong- abbiamo cercato di aiutarli per portesi perfezionare – il giudice prese un foglio dalla tasca interiore della sua giacca e lesse. - Comincieremo dagli Shinee, che porteranno sul palco “Dazzling Girl”, “1000 years” e “Breaking News”; continueremo con i SS501, che porteranno “Déjà-Vù”, “Let me be the one” e “Snow Prince”; per finire con i Super Junior e le loro  “Opera”, “Sexy Free and Single” e “It’s You”. Siamo impazienti come voi di vederli esibirsi, perciò vi lasciamo a loro e ci rivediamo fra un po’-, concluse riponendo il microfono.
“Oddio… -pensai, facendo scattare una lampadina nel mio cervello- oddio!”.
-E’ Jong che canta per primo!-, mormorai sentendo l’adrenalina che saliva nelle mie vene più veloce della luce.
-Cosa?-, chiese Jong Suk.
-FIGHTING, FRATELLONE!-, urlai nel buio, ignorando Jong Suk.
Nello stesso momento sentimmo dei finti passi nel buio sulla sulla base, poi le luci si acceso di colpo e la musica partì: gli Shinee erano in posizione e subito cominciarono a muoversi, imitando l’assenza di gravità. Jong era piegato davanti agli altri, ma subito fece tre passi avanti cominciando a cantare, poi fu la volta di Taemin, poi Onew e di nuovo Jong, che con i suoi acuti riempì tutta la sala teatro. E ancora Kibum, Jong e tutti insieme cominciarono a saltellare e ballare la coreografia di “Dazzling Girl”.
Erano tutti meravigliosamente bravi e il loro impegno si vedeva: erano cambiati molto da quando avevano fatto la prima audizione ed erano stati scelti. Erano cresciuti e stavano mettendo in gioco tutti loro stessi.
Seppur tutti bravissimi e con la loro colorata carica, che aumentava ogni istante di più la mia adrenalina, tanto da volere saliree sul palco con loro e ballare, non avevo occhi che per mio fratello. Lui che si abbatteva spesso. Lui che con un sorriso mi faceva andare avanti. Lui che non la sua gelosia ossessiva da fratello iperprotettivo mi aveva sempre protetto. Non sapevo fino a che punto Federica stesse amando il proprio ragazzo, ma il mio cuore stava scoppiando nel vedere Jong così pieno di vita e prontamente combattivo per difendere i suoi sogni di cantante.
Fu la volta di “1000 Years” e gli Shinee si sciolsero di più, avendo ormai familiarizzato con il palco e preso confidenza con il pubblico. Di nuovo fu Jong a cantare per primo e al seguito gli altri. Era una toccante canzone di un amore duraturo per mille anni; quasi una poesia, più che il testo di una canzone.
A seguire ci fu“Breaking News”: gli Shinee non ci avevano fatto mai sentire quella canzone e l’avevano scelta all’ultimo minuto, cambiando la loro iniziale idea di “Girls-Girls-Girls”, perché ci credevano fortemente. Era un mistero sia per i giudici, sia per tutti noi.
Con quella canzone gli Shinee dimostrarono qualcosa di diverso e raggiunsero i picchi d’emozione di tutti i presenti in sala, perché mio padre fu talmente colpito che urlò tutta la sua stima per suo figlio e per i suoi amici: -FIGHTIIING! GO, JONGHYUN, GO!! GO, SHINEE!!!-. Eravamo tutti sconvolti per quell’urlo e scoppiammo in una risata generale nella seconda fila, tanto che fummo rimproverati.
Quando la musica finì, tutti rimanemmo a bocca aperta, ma non avemmo il tempo di battere le mani per loro che subito si spensero le luci per poi dare il via alla prima canzone dei SS501: “Deja-Vu”. Ero emozionata, dopo tanto tempo avevo la possibilità di rivedere anche loro su quel palco.
Sorrisi nel sentire i soliti suoni decisi, potenti e aggressivi, mentre nello stesso tempo le luci andavano a tempo con la musica. Il primo ad alzarsi nella coreografia fu Jung Min, che diede il via al testo, il secondo Hyun Joong, che si guadagnò il centro del palco e così gli altri.
Rividi l’angelo nero di cui mi ero innamorata e la decisione con cui cantava era data anche dalla rabbia che si stava portando dentro da giorni. Sentivo che su quel palco non era nervoso, piuttosto stava dando forza ai suoi compagni, liberando tutto quello che aveva trattenuto e mostrandosi forte per loro. Lo guardavo con tanto d’occhi, che mi appoggiai con le mani allo schienale della poltrona davanti a me per sporgermi, quasi a volerlo toccare. Sentii papà fissarmi e ridacchiare accanto a me, e gli lanciai un’occhiataccia. La musica fini e le luci si spensero. Tutti appludirono e ci fu il tempo per fargli riprendere fiato.
Passati cinque minuti vedemmo le luci accendersi a poco a poco e una tenera melodia alzarsi in sala: la voce di Hyung Jun accompagnò le prime note, per poi lasciare il posto alla voce di Hyun Joong. Quelle parole, quella musica, mi diedero la sensazione che gli Shinee e i SS501 in quei giorni avevano donato gli uni agli altri, perché negli Shinee avevo visto la decisione dei SS501 e in quel momento stavo vedendo nei SS501 l’immensa dolcezza degli Shinee.
-”Guarda. So che è stato un lungo periodo di tempo, lo sai. Adesso, devo dirti qualcosa, quindi guarda qui”-, aveva cominciato Hyung Jun.
E Hyun Joong aveva continuato guardando nella mia direzione: -”Prima cosa: le parole che voglio dirti, anche se non so da dove poter iniziare…”-.
E ancora Kyu: -”Sono stato abbastanza ansioso, anche se adesso mi sento un po’ timido…”-.
-”…Proverò a raccogliere più coraggio. Sai che non riesco a dire questo tipo di frasi…”-, continuò Jung Min.
-”…Una volta nella vita pensò che quel momento sia arrivato…”-, cantò Young Saeng.
Poi Hyung Jun: -”…Inizierò da qui, baby, ascoltami..”-, con dietro la voce di hyun Joong che non aveva smesso, nel buio di guardare verso di me: -”Fammi essere l’unico”-.
Quella parole mi davano la sensazione che non erano tutti a parlare, ma solo il ragazzo, l’uomo che aveva rubato il mio cuore, che lo aveva trattato male, griffiato, rotto e che ora lo stava curando con il suo amore solo per me.
Sentii una lacrima scendermi lungo una guancia e mi affrettai ad asciugarla, anche se Jong Suk se ne accorse: -Sta piangendo?-, domandò.
-Sì… -risposi sorridendo- che stupida, eh?-, dissi continuando a guardarli.
-No, sei dolce-, sorrise stringendomi a sé.
Tornai a vedere i SS501 che stavano per finire di cantare quella canzone e iniziare a ballare “Snow Prince”.
Hyun Joong mi aveva accentato di voler aggiungere “Snow Prince” alle tre canzoni che avrebbero portato, perché quella era stata la canzone che aveva unito il gruppo, facendolo conoscere all’insegnate di musica dalla scuola che li aveva sempre seguiti. Rivelava la loro iniziale spensieratezza e vidi Hyun Joong sorridere nel modo sgembo che adoravo, mentre cantava.
“Snow Prince” era allegra, effervescente e simpatica allo stesso tempo. Nulla a che vedere con la cupa  “Love Ya”. Ogni membro del gruppo si divertiva a cantarla e questo mi fece molto piacere, perché con quella musica capii finalmente cosa intendevano i SS501 quando mi avevano detto: “Hyun Joong è tronato quello di una volta con te”.
Finì anche quella canzone e lasciarono tutti il posto ad una spumeggiante e oscura “Opera” dei Super Junior, dietro ai quali Jong Suk non ebbe abbastanza tempo di sbavare per Donghae. Mi ricordò “Love Ya”, ma i Super Junior mi sembravano più adatti a quel genere di musica.
“Sexy Free and Single” si rivelò per tutti una vera bomba che lasciò ci lasciòsenza parole: Jong Suk si stava ormai disidratanto, mentre accanto a lui io cercavo di non pensare che aveva avuto ragione quando aveva detto che Donghae era straordinariamente bellissimo; ai miei occhi anche Siwon, che nei mesi precedenti avevo conosciuto meglio a lavoro e che tutti definivano il più bello del gruppo, impallidiva di fronte a Donghae. Donghae che poi mi ricordava stranamente Jonghyun nei lineamenti.
“It’s You” fu la caramella dolce dopo una ricca bevanda amara, perché nonostante fosse la più triste delle tre canzoni, mi colpì molto nel significato, mentre continuai insieme a Jong Suk a riempire di bava le poltrone.
Finita anche l’ultima canzone le luci si riaccesero, facendoci bruciare gli occhi, e i giudici di gara si ritirarono per qualche istante in una stanza per decidere chi far vincere.
Passò una buona mezz’ora in cui mi sorbii gli squittii di Sukkie e i gli urletti di Federica e Sara, che insieme formavano una coppia esplosiva, mentre i miei pensieri andavano solamente a Hyun Joong. Pregai con tutta me stessa che i SS501 vincessero la gara contro ogni mio principio, perché avevo sempre sperato il contrario, cioè che gli Shinee potessero raggiungere quel traguardo, ma l’idea di non averlo accanto per chissà quanto tempo mi spaventava.
All’improvviso i giudici rientrarono in sala in tutta fretta. Si sedettero, confabulando ancora qualche secondo, mentre i gruppi si disposero sul palco: i Super Junior al centro, gli Shinee a destra e i SS501 a sinistra. Giunto il momento di dare il verdetto finale il giudice che prima ci aveva parlato salì di nuovo sul palco: -Eccoci di nuovo. Signori, sappiate che quest’oggi è stata veramente dura scegliere il gruppo che vincerà la borsa di studio a New York. Ci dispiace per gli altri, ma potendo e dovendo decidere solo uno, il nostro giudizio positivo, nonostante tutti loro si siano impegnati, dimostrando di essere cresciuti per tecnica, ballo, canto, e presenza scenica, va…-.
Il giudice lasciò scorrere un po’ di tempo, quei pochi minuti di agonia snervanti che di solito mantengono i conduttori televisivi in uno show, per poi urlare a tutti i vincitori: -…i SUPER JUNIOR!-.
La sala scoppiò in un boato di approvazione e i Suju si abbracciarono, saltandosi addosso e ricevendo i complimenti degli altri gruppi. In quegli istanti fui felice per Siwon e i Suju, travolti da una bolgia di gente che voleva salutarli e abbracciarli, ma il mio cuore si stava spezzando. Incontrai gli occhi di Hyun Joong, disperato anche se felice per l’esibizione, che mi sorrise debolmente.
Mi rattristai, alzandomi e mi avviai con la mia famiglia fuori dalla sala teatro, aspettando che gli Shinee riemergessero dalla folla, mentre Sukkie rimase a salutare i Suju.
 
Un’ora dopo eravamo tutti fuori nel giardino della scuola a parlare della gara. Gli Shinee erano un po’ delusi, ma la felicità di mio padre nell’aver visto quello spettacolo in cui suo figlio aveva dato il meglio di sé, contagiò presto tutti, facendoci dimenticare chi aveva vinto. Dopo un po’ i miei genitori andarono via, portandosi dietro Nanà ormai stanca e ci lasciarono con i soldi per andare a mangiare tutti insieme. Gli Shinee furono grati e ringraziarono di cuore, rimanendo con noi.
I SS501 nel frattempo erano usciti quasi tutti da scuola, con le rispettive famiglie e tutti erano corsi a salutarmi, così potei fargli i miei complimenti con calma. Gli unici a mancare all’appello erano Hyung Jun e Hyun Joong.
Jong li tenne sott’occhio tutti quanti, proprio come aveva promesso, ma rimase deluso nel non aver visto nessuno di loro dimostrare effusioni eccessive, perciò cominciò ad irritarsi.
-Smettila, Jong. Mi stai innervosendo-, disse acida Federica dopo un po’.
-Cosa? Io t’innervosisco?! Ho già capito di chi si tratta e ancora non si è presentato!-, ribattè scontroso Jong.
-Ah, si? E chi è?-, domandai sorridendogli per stuzzicarlo.
-Yha! Pensi che non sappia che si tratta di Hyung Jun?! E’ dall’inizio dell’anno che continua a venirti dietro e non ha mai smesso!-, sbottò Jong, parlando senza pensare.
Federica alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperata, e stavo per ribattere, quando vidi arrivare in lontananza Hyun Joong con sua madre e Hyung Jun. Mi alzai dalla panchina su cui ero seduta e feci tre passi avanti per raggiungerlo, ma venni avvolta all’improvviso dall’abbraccio caldo e forte di Hyun Joong, che era corso verso di me, rivelando tutta la sua frustrazione nella stretta.
Amore mio, stai crollando…”, pensai con il cuore a pezzi.
-Perdonami, non ho fatto abbastanza-, mormorò nel mio orecchio, mentre lo sguardo attonito di Jong e la sua mascella arrivavano a terra.
-Hai fatto il tuo dovere e tutto ciò che ti era possibile. Non abbatterti, superemo insieme i prossimi ostacoli-, gli sussurrai a mia volta.
“Ho paura, Hyun Joong… Ho paura che nei prossimi mesi tu possa incontrare qualcun’altra megliore di me”, pensai stringendolo più forte che potevo.
Non c’era più nessuno intorno a noi, né gli Shinee, né la madre di Hyun Joong, comprensiva come sempre, né Hyung Jun, Federica o Sara. C’eravamo solo noi. Noi e i nostri cuori che non riuscivano ad accettare di essere divisi così in fretta.
Hyun Joong sciolse l’abbraccio e prese le mie mani, guardandomi per qualche secondo negli occhi e sorrise facendomi forza. Lessi nei suoi occhi ciò che voleva fare e gli sorrisi a mia volta, dandogli il permesso. -Saranghaeyo-, disse davanti a tutti, per poi prendere il mio viso fra le mani e lentamente darmi un leggero bacio sulla fronte. Chiusi gli occhi e sorrisi dolcemente: “Saranghaeyo, Hyun Joong…”.


{Spiazio Alue! :D}
Ciao a tutti!!! Eccomi qui con un altro capitolo! ^^ Allora! Ci siamo arrivati alla fine! I gruppi hanno finalmente partecipato alla gara! Delusi che abbia fatto vincere i Suju? XD Eh, lo so. Fra i due litiganti il terzo gode XD Ma poiiii! Hyun Joong ha baciato Yaya davanti a tutti! DDDDD: E ora!?!? Eheheheh! Beh, se volete scoprirlo dovete aspettare ancora un po', ma vi assicuro che ci sarà da ridere :D 
Grazie a tutti per essere passati! ^^ UN baci oe fatemi sapere le vostre impressioni o pensieri con una recensione o con un commento! Bye!

 

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Capitolo 29
*** Capitolo XXVIII ***


Capitolo XXVIII
 
Dopo qualche minuto alle mie spalle sentii Federica consolare mio fratello, ormai entrato in stato di trans inevitabile, mentre gli dava delle leggere pacche sulla schiena: -E’ tutto a posto, Jong. Non è successo niente. A volte capitano queste cose. Passerà…-, disse ironica, ridendo sotto i baffi.
-Ma… lei…e lui… e io...eh?-, piagnucolò indicandoci uno ad uno con un dito a mezz’aria.
-Sssh… E’ tutto ok-, continuò Federica trattenendo una risata.
-Ragazzi, prendete dei sali, perché ci sta per svenire!-, scherzò Kibum prendendo mio fratello da sotto le ascelle e sorreggendolo.
-YHA! –sbottò Jong- Voi sapevate tutto!?-, urlò.
-Certo, che domande fai?-, chiese Taemin sorridente.
Minho gli sorrise, mentre Hyun Joong ed io scioglievamo il nostro abbraccio tornando alla realtà, e chiese: -Pensi davvero che l’avremmo lasciata andare fra le braccia di qualcuno di cui non ci fidavamo?-.
-SI!-, urlò Jong.
-Sbagli, mio caro Kim Jonghyun-, commentò Kibum lasciandolo andare. Colsi una vena d’ironia nelle sue parole, ma lasciai correre, lanciandogli uno sguardo veloce.
-Jong, non pensarci, supereremo anche questa-, commentò divertita Federica, che non riusciva a trattenere le risate.
Jong la guardò truce: -Vuoi smetterla di prendermi in giro?-, domandò serio.
-Oh, mamma mia, come siamo suscettibili! Povero paperotto che non sapeva niente!-, continuò Federica lasciandosi andare finalmente alle risate, mentre dava un pizzicotto s’una guancia.
-YHA! SMETT… NON CHIAMARMI PAPEROTTO IN PUBBLICO!-, urlò Jong montantando su tutte le fuorie. Mio fratello non amava molto sentirsi dire che era carino, o peggio che lo si apostrofasse con nomignoli teneri.
-Paperotto?-, domandò Kibum.
-Yha…-, borbottò Jong fulminandolo.
-Che carino “paperotto”!-, cinguettò Taemin aggiungendo ilarità alla situazione.
-Ragazzi, state firmando un contratto con la morte! Fermatevi finchè siete in tempo!-, dissi cercando di placare l’ira di Jong che notavao stava per uscire.
Hyun Joong scoppiò a ridere proprio come sua madre e Hyung Jun, e fui felice che i miei amici, compreso mio fratello, stessero sdrammatizzando la situazione per renderla più leggera. Lo guardai e mi strinsi a lui, sentendolo sussurrare: -Dopotutto quello che ho pensato in passato, gli Shinee mi piacciono-.
Sorrisi a quell’affermazione e tornai ad ascoltare gli Shinee, che non finivano di schiamazzare e prendere in giro Jong: -Taemin! Yha! Basta!-, sbraitò Jong impotente guardandoli uno ad uno.
-Perché? In fondo è un nomignolo carino-, commentò Minho, mentre gli altri si piegavano in due dalle risate.
-Almeno abbiate la compiacenza di non continuare di fronte agli altri-, disse Jong glaciale, prmai rassegnato.
-Credevo di essere io quello crudele, ma mi sbagliavo. Mia sorella fa il lavoro di dieci persone insieme!-, disse Hyun Joong unendosi agli altri.
-Quando si dice “buon sangue non mente!”-, commentò Kibum sempre più divertito.
Jonghyun lo fissò dritto negli occhi e contrasse le mascelle prima di parlare: -Infatti non sei cambiato tanto! Prima la mia ragazza… e ora mia sorella!-.
-Non è una tragedia, Jong-, commentò Federica continuando a punzecchiarlo.
-Zitta, tu! Ci manca solo che cominci a chiamarmi in qualche altro modo!-, sbottò Jong arrabbiato, ma Taemin lo fermò subito: -Yha! Come osi parlarle così!?-.
-Taemin ha ragione, non dovresti trattarla così-, commentò Hyun Joong fermo, mentre intrecciava una sua mano con la mia.
Gli Shinee sospirarono e guardarono Jong che cercava di non esplodere, poi passati cinque minuti la mamma di Hyun Joong, che fino a quel momento era rimasta in silenzio parlò: -Credo che sia meglio che io torni a casa. Vedo che voi ragazzi avete molte cose di cui parlare. Mi accompagni tu, Hyung Jun?-.
-Certo, signora Kim-, sorrise Jun. Ci salutarono con una mano e Hyung Jun mi sorrise, mentre noi rimanemmo lì a consolare Jong per l’improvvisa notizia.
-Che cos’ho fatto di male per meritarmi due donne come voi?-, domandò Jong più a se stesso che a noi.
-Noi?! La famiglia non si sceglie, ma per quanto riguarda me è tutta colpa tua! Sei tu che mi hai dedicato “Kiss-kiss-kiss” prima di metterci insieme!-, sbottò Federica.
-Certo, come no! Se tu non mi avessi consolato dopo Krystal non saremmo in questa situazione e io non mi farei venire una crisi di nervi!-, ribattè Jong. Gli Shinee risero e Hyun Joong faticava a trattenere le lacrime: stava diventando rosso.
“Sta implodendo?”, mi domandai guardandolo.
-Scusa tanto se mi facevi pena!-, continuò Feffe.
-Krystal? –domandò Hyun Joong rimettendo in moto il cervello- Stavi con Krystal?-, domandò cercando di darsi un contegno.
-Ah! Ti prego, non ricordarcelo-, commentò Kibum teatralmente, alzando gli occhi al cielo ai tristi ricordi.
-E da quando t’interessa?-, chiese Jong.
-Da quando Krystal andava dietro a lui, finché non ha ricevuto due di picche per colpa di tua sorella, Jong-, spiegò Sara che sembrava quella che riusciva a mantenersi più seria, non nascondendo un sorriso.
-Brutti momenti per tutti-, concluse Federica infine con un ultimo slancio di sarcasmo. Avevo quasi l’impressione che si stesse vendicando di Jong per i mesi passati e futuri.
-Già, è una lunga storia, che forse un giorno ti racconteremo, ma per ora è meglio tornare a casa-, disse Onew prendendo in spalla il suo zaino con tutti i vestiti dello spettacolo.
Hyun Joong sorrise ancora, poi sentimmo Jong bofonchiare: -Ho l’impressione che dovrò rassegnarmi anche a questa notizia-, mi guardò negli occhi.
Annuii lentamente, sorridendogli per fargli capire che si poteva fidare e sospirò: -Va bene, ma vi tengo d’occhio-, mormorò serio.
Federica si era alzata e aveva recuperato la sua borsa, avviandosi verso Taemin e Sara che stavano andando verso la macchina, ma alle parole di mio fratello si girò lentamente: -Quanto d’occhio, Jong?-.
Jong la guardò e sorrise angelicamente: -Quanto basta per garantire tempo anche a te, amore mio-.
-Jong –Feffe sorrise bonariamente, nascondendo il suo istinto omicida- se provi solo a farti passare per l’anticamera del tuo cervello di andare a spiarli durante il nostro anniversario, non credo che potrai reggerti sulle tua gambe il giorno dopo, chiaro?-, domandò fingendosi dolce.
-Un cristallo, tesoro-, rispose Jong con la stessa finzione nella voce. Hyun Joong trattenne a stento una risata e Jong lo fulminò con una saetta dello sguardo: -E tu non ridere, perché se farai soffrire mia sorella, so dove cercarti, e so dove abiti-.
-Sto tremando-, lo punzecchiò Hyun Joong scherzando. Gli diedi una pacca sulla schiena, cercando di fargli capire di non innervosirlo ancora e lui mi guardò non capendo, così scossi la testa in segno di disapprovazione.
Ci avviammo alle macchine dopo qualche minuto e salutammo tutti. Entrai in macchina con Jong e Federica, la quale quella sera sarebbe rimasta a dormire da noi su richiesta di papà che aveva visto Jong molto affranto per la perdita della gara, e dopo aver salutato Hyun Joong con un rapido bacio s’una guancia e un sorriso, partimmo.
Arrivati a casa, a tutti spetto una bellissima doccia, specialmente a Jonghyun che cominciava a puzzare tremendamente di sudore dopo aver ballato: lui entrò nel bagno del piano inferiore, mentre Federica occupò quello vicino alle camere da letto. I miei genitori erano rientrati da un po’: si erano fati la doccia e concessi un po’ di relax, mentre Nanà aveva giocato con le sue bambole, per poi dedicarsi alla cucina e al lavoro da sbrigare. Aspettai che Jong e Federica finissero il loro da fare nei rispettivi bagni, salendo in camera mia e indossando una semplice tuta da casa, riaprendo dopo tanto tempo il mio diario.
 
Caro diario,
non ci crederai… ricordi quando ti ho detto che Hyun Joong ed io ci stavamo frequentando e non sapevo come potesse prenderla Jonghyun? Ebbene, grazie all’aiuto degli SHINee l’ha presa MOLTO BENE. Credevo che avrebbe scatenato la terza guerra mondiale, radendo al suolo la Corea, ma in realtà, dopo aver dato in escandescenza per qualche minuto, Federica è riuscita ad attirare la sua attenzione sui nomignoli con cui di solito lo chiama quando sono in intimità. Sai… Jong non ama che lo si denomini con soprannomi coccolosi, perché crede che non faccia bene alla sua virilità. Non chiedermi perché -.-“ Mio fratello è stupido quando comincia a fare o dire certe cose e questa è l’unica spiegazione che mi sono data da quando sono nata. Non gli piace che lo si chiami “dolce” o “carino”, figuriamoci oggi che è stato chiamato “paperotto” davanti ai suoi amici e a quello che è stato il suo rivale fino a questa sera XD
Ah… a proposito della gara… Hanno vinto i Super Junior. Ciò significa che non vedrò Hyun Joong per molto tempo a partire dal primo giugno. Diario… non credo di potercela fare, specialmente nei primi tempi. Mi mancherà tanto…
Sai? Anche se ci siamo messi effettivamente insieme da poco, ci siamo sempre visti anche prima, quando faceva di tutto pur di rendermi la vita impossibile. A suo dire anche lui si è innamorato presto di me, ma per la sua stupidità e orgoglio non voleva ammetterlo. Aigoo… che dovrò fare? Mi rinchiuderò a lavorare, così almeno vedrò Minho e Siwon (fino a settembre, perché poi partirà anche lui con i Suju per la vincita). Ci saranno gli Shinee? Non lo so… Kibum da quando siamo tornati dopo la vacanza insieme per il capodanno si è molto riavvicinato a Federica. Sono migliori amici da sempre e credo che nel periodo in cui Key si è preso una cotta per me, si siano allontanati anche loro. Inoltre papà aveva intenzione di organizzare qualcosa per gli Shinee e le loro rispettive ragazze con l’aiuto degli altri genitori, se non avessero vinto la gara. Vuole comunque mandarli all’estero per una vacanza ed è un bel gesto.
Forse però c’è una bella notizia! ^^ Jongsuk, che io mi diverto a chiamare Sukkie, il mio compagno di banco, è entrato definitivamente nella mia vita da un po’ e indovina? Sta riempiendo bene il posto di Tiffany e mi sembra piuttosto contento. E’ simpatico e molto allegro, ma soprattutto non c’è il rischio che possa diventare come tutti i ragazzi che da un po’ di tempo, per non so quale insano motivo, miei pretendenti ._. Poverini… davvero, sono dispiaciuta per loro XD
Alla fine il “bad boy” ha rapito il mio cuore, diario! E fra poco volerà via… proprio ora che stava diventando di nuovo un bravo ragazzo su cui potevo fare affidamento… Però ha promesso di portarmi a cena il venticinque maggio! Proprio il giorno dell’anniversario di Jong e Feffe xD
Diario, devo andare. Jong ha finito di farsi la doccia. Ci sentiamo! Bye-bye! ^^
 
Yaya
 
Non appena sentii Jong chiamarmi, chiusi in fretta il diario e presi il cambio per la doccia, scendendo le scale velocemente e rinchiudendomi in bagno. Mi concessi molto tempo, dato che mamma aveva cominciato a cucinare da poco, e riaffiorai dal bagno solo un’ora più tardi, pulita, pettinata e vestita comodamente per la casa.
-Ce l’hai fatta-, osservò Jong sdraiato sul divano a guardare un cartone animato della Disney insieme a Nanà, seduta sulla sua pancia, e Federica.
-Perché? Tu di solito ci metti di meno?-, domandai ironica, alzando un sopracciglio e andandomi a sedere sul divano vicino a Federica.
-Mi sembra che sta sera abbia fatto presto-, continuò acido sotto gli occhi di Federica che nel frattempo ci guardava ridendo insieme a Nanà.
-Vorrei vedere! –sorrisi controbattendo- ci mancava solo che ti rinchiudevi in bagno come tutte le volte e avremmo mangiato a mezzanotte!-.
Papà sbuffò e ci guardò esasperato: -Possibile che voi due dobbiate discutere di cose futili anche quando ci sono ospiti? Sapete, mi mancano i bei tempi in cui non parlavate ancora!-.
-Papà ha ragione-, disse Jong.
-Ho ragione?! Crollerà qualche palazzo sta notte!-, commentò papà sconvolto e divertito per ciò che le sue orecchie avevano sentito, mentre Federica non smetteva di ridere.
-…sì, hai ragione –continuò Jong, mettendosi a sedere con Nanà in grambo- parliamo di cose serie: tu e Hyun Joong, per esempio!-, disse deciso. Mamma uscì dalla cucina, asciugandosi le mani con il grambiole, mentre Federica smise di ridere all’istante, sbuffando e alzando gli occhi al cielo: -Oddio… ti prego, non ricominciamo!-.
-Hyun Joong? Che cos’è questa storia, tesoro?-, chiese mamma già al settimo cielo solo per aver sentito il nome.
-Diglielo zia! Cos’è questa storia!? Potevi scegliere qualcun altro, visto che sapevi che è anche il nuovo fratello di Federica!-, commetò Jong guardando prima mia madre e poi me.
-E’ lui il ragazzo di cui abbiamo parlato l’altra volta?-, domandò mamma speranzosa. Sorrisi a mia madre, sentendo una leggera gomitata d’incoraggiamento di Federica, e annuii.
-Aah! Sono così contenta, Bocciolo!-, pigolò mia madre correndo ad abbracciarmi, mentre alle sue spalle Jong non finiva di borbottare e papà cercava di trattenere una risata.
-Sei grande, Yaya! Oppa, piace un sacco a’cche a me! Fighting!-, sorrise Nanà gioiosa e Jong sbuffò.
Mamma sciolse l’abbraccio e quasi saltellando tornò ai fornelli per girare la carne, mentre Nanà e Federica tornarono alla tv. Notai che papà non aveva smesso di trattenersi e lo guardai chiedendomi il perché di tanta ilarità, quando Jong, con la mia stessa espressione confusa, gli chiese: -Appa… perché ridi?-.
Papà alzò la testa verso di lui e rispose: -Perché, figliolo, mentre tu eri impegnato a riprenderti dietro le quinte dietro il palco oggi pomeriggio, noi abbiamo assistito all’esibizione dei SS501 e tua sorella mostrava molto interesse per quel ragazzo che non puoi vedere-.
-E non sei stato nemmeno un po’ geloso?!-, domandò Jong tra il curioso e il vinto.
-No, al contrario, mi sono divertito a capire che il cuoricino di tua sorella batteva forte per Hyun Joong in quel momento. Jong, tu pensi di capire tua sorella al volo in ogni situazione, rimproverando me di non essere abbastanza attento. E’ vero, lo sono, ma a me sono bastati pochi secondi per capire chi fosse il misterioso ragazzo di tua sorella, mentre tu a quanto pare non sei stato in grado d’identificarlo fino a… oggi?-, continuò papà.
-Fino a qualche ora fa-, sorrise Federica divertita, mentre mamma raggiungeva papà.
-E’ per questo che ridevi quando mi hai guardata nel buio della sala, papà? Mi hai vista troppo presa?-, domandai sorridendogli.
Pappà annuì: -Mmh… sì-.
-Jong, forse ci consideri troppo superficiali e troppo entusiasti nel sapere certe cose, ma noi siamo vostri genitori… o almeno in parte –disse mamma con un po’ di tristezza nelle ultime parole-, e sappiamo riconoscere quando dobbiamo controllarvi per proteggervi e quando dobbiamo incoraggiarvi. Perché non lasci in pace tua sorella? Verrà da te come sempre se non riesce a gestire da sola i suoi problemi, no? Dedicati di più a te stesso e a Federica-, sorrise mamma dolcemente.
-Infatti, Jong, dedicati di più a me!-, commentò Feffe sarcastica.
Scoppiammo in una risata generale, per poi sentire Jong rivolgersi a me: -Va bene, va bene. Sorellina, ti lascerò in pace e terrò la mia apprensione per me! Almeno ci proverò… -disse fra sé, per poi guardare mia madre dolcemente- Zia… forse non è il momento adatto per dire certe cose, ma tu sei la persona che mi ha fatto da mamma, visto che non c’è lo più, perciò…-, Jong fece una pausa, sorridendo come un criceto, spiazzandoci tutti per il modo leggero in cui aveva preso quell’argomento e continuò: -…cercherò di riuscirci per te! I love you!-.
-Jong, cerca di riuscirci anche per me e per tutti noi, perché non ho più intenzione di sopportare i tuoi piagnucolii ogni volta che prometti questa cosa-, disse Feffe ironica.
Ci lasciammo andare ancora ad una risata, poi mamma tornò ai fornelli e poco dopo ci sedemmo a mangiare tutti insieme. A tavola si discusse di molte cose, come per esempio cosa avrebbero voluto fare Jong e Federica dopo la scuola, che per loro stava per finire, o il posto in cui avrebbero voluto andare tutti gli Shinee per le vacanze.
-Papà, davvero mi mandaresti in vacanza nonostante non abbia vinto?-, domandò Jong sorpreso.
-Certo, in fondo ti sei impegnato non solo per la gara, ma anche a scuola e come ho premiato tua sorella, voglio farlo anche con te. Perciò scegliete bene la vostra destinazione, perché sia io e che gli altri genitori, vogliamo che vi divertiate sia tu che gli Shinee e le vostre ragazze, che ogni giorno vi sopportano-, sorrise papà dall’alto del posto da capotavola.
-Appa… -cominciò Jong un sorrisone sul viso- ti voglio bene!-, disse aggrappandosi a un suo braccio come un bambino.
-Yha! Smettila, mi metti in imbarazzo! Non le fai mai queste cose e ora te ne esci così proprio quando c’è la tua ragazza?-, scherzò papà, anche se non fondo sul suo viso si leggeva che gli faceva piacere vedere suo figlio comportarsi così.
-Dopo avermi chiamato “paperotto” davanti agli altri, posso dire addio alla mia reputazione, perciò oggi non mi disturba comportarmi così in casa mia-, spiegò Jong tornando alla sua tazza di riso.
Federica mise in bocca teatralmente un pezzo di carne con le bacchette e masticando lentamente, guardando Jong con un viso angelico: -Scusa-, disse fingendosi dispiaciuta e sorrisi.
-Prima che Jong possa cominciare un altro battibecco, parliamo veramente di cose serie: sta notte dormirai in camera di Ilaria, va bene?-, chiese papà a Federica.
-Certo-, sorrise Feffe.
-Perché non può dormire con me?-, domandò Jong sconsolato.
-Jong, c’è Nanà… -rispose a bassa voce papà alludendo a cose ovvie- secondo te perché?-, domandò ironico.
-Non è giusto però!-, obbiettò Jong.
-Vuoi dormire in camera con tua sorella, cedendo il posto a Federica in camera tua?-, domandò sarcastico papà.
-No! E’ già tanto che ho condiviso la stessa stanza in montagna con lei! Russa!-, sbottò Jong.
I miei occhi saettarono su di lui e lo fulminarono: -Io russo?! Ma se tu canti in continuazione!-.
Federica si godette lo show, ma mamma si stava spazientendo per la stanchezza a forza di sentirci litigare, così tagliò corto: -Ragazzi, smettiamola, ho la soluzione ai nostri problemi. Ognuno dormirà nelle proprie stanze. Spostiamo il lettino di Nanà in camera d’Ilaria e Federica dormirà nel letto grande di Nanà-.
-Per me va comunque bene-, scrollò le spalle Feffe che aveva tutta l’aria di non volersi ritrovare nella stessa stanza di mio fratello: mi domandai perché.
-Va bene-, sbuffò Jong fra i denti.
-E comunque non russo-, fu il mio ultimo commento sottovece, mentre riprendevo a mangiare.
La serata continuò tranquillamente e finimmo di mangiare dopo poco. Una volta aiutata mia madre, che quella sera era piuttosto stanca, a lavare i piatti, tutti salimmo nelle nostre camere. Augurai la buonanotte a Jong, mentre passavo di fronte la sua stanza per accompagnare Federica in quella di Nanà, e l’augurai anche a lei non appena riuscimmo a spostare il lettino in camera mia.
Mamma mi aiutò a preparare il letto di mia sorella e quando fu pronto ci baciò i capelli e andò in camera sua. Papà poco dopo venne ad augurarci la buonanotte, ma sospettai che fosse una scusa per vedere se Jong fosse ancora nella sua stanza.
Lascia che Nanà si addormentasse accanto a me, mentre gli leggevo una favola da un vecchio libro mio e di Jong, per poi portarla nel nel suo letto una molta che Morfeo l’ebbe presa fra le sue braccia.
-Dormi bene, piccolina-, dissi spostandole i capelli dalla fronte e rimboccandogli le coperte.
Tornai al mio letto e spensi la luce non appena fui sotto le coperte anch’io, poi mi lasciai scivolare dolcemente nel sonno, stringendo in mano il ciondolo di Hyun Joong.
 
***
La mattina seguente mi svegliai prima di mia sorella, così le abbassai la sbarra del lettino, in modo che se si fosse svegliata sarebbe potuta scendere tranquillamente, e mi avviai di sotto per la colazione. Erano le dieci e mamma si era alzata verso le otto del mattino per poterci preparare una colazione con i fiocchi con pancake, succo d’acero, nutella e tanto altro ben di Dio; la salutai con un bacio sulla guancia mentre si sedeva a tavola e notai scendere Federica per le scale.
-Buongiorno –ci sorrise- questo bagno è occupato? Jong è svenuto nell’altro-, commentò sarcastica.
Risi e le risposi: -Sì, è libero-.
Federica andò a prendere le sue cose per cambiarsi ed entrò nel bagno; contemporaneamente si sentì papà cominciare a dare di matto per far uscire Jong dal bagno: -Esci, Jong! Non ci sei solo tu in questa casa con bisogni fisiologici!-.
-Ho quasi fatto! Usa il bagno in camera tua, no?-, rispose Jong dal bagno.
-E’ rotto! Sbrigati!-, ribattè l’altro.
Papà si avviò a passo pesante per le scale e ci passo davanti, aprì il frigo e in rigoroso silenzio prese un po’ di succo d’arancia: -Che problemi ha quel ragazzo? Ogni giorno deve rinchiudersi in bagno per almeno un’ora!-, disse versando un po’ del contenuto del cartone in un bicchiere.
Mamma ingoiò il boccone di pancake che stava mangiando e lo guardò sorridendo: -Ti ricordo che anche tu avevi questo vizio, prima che crescesse Jong-.
-Sì, ma io almeno uscivo quando gli altri ne avevano bisogno!-, sbuffò papà sedendosi a tavola.
-Non ricordo questo particolare, papà-, commentai punzecchiandolo, ricevendo un’occhiataccia.
Jong si decise a scendere poco dopo e guardò papà, che lo fulminò, con la coda dell’occhio, per poi andare a versarsi un po’ di choco-milk e prendere qualche pancake. Papà sospirò gettando fuori tutta l’irritazione e riaquistò la sua solita calma quando mio fratello si sedette a tavola.
-Ah, un’altra cosa, figliolo…-, cominciò papà con una serietà tale da sfiorare l’ironia.
-…cosa?-, domandò Jong a bocca piena innocentemente.
-La notte cerca di dormire e non andare a gironzolare nelle stanze altrui-, continuò papà, facendo andare di traverso il boccone a Jong. Cominciò a tossire sistematicamente e Mamma si affrettò ad avvicinargli il bicchiere di latte, che Jong afferrò al volo e tracannò per non soffocarsi.
-Cosa!? Io non sono andato in camera sua!-, sbottò Jong riprendendo fiato.
-Ah, no? Allora quello che ho visto entrare in camera sua, quando sono andato in bagno, era un fantasma giusto? Dobbiamo chiamare “Ghost buster” perché abbiamo la casa infestata-, commentò sarcastico papà.
Jong non rispose, perché in quel momento Federica uscì dal bagno vestita e sistemata: -Che succede?-, chiese.
-Niente-, rispose Jong cupo, mentre lei si sedeva a tavola.
-Parlavamo di fantasmi. Ce ne sono moltissimi in casa nostra-, commentai ridendo e guardando Jong di sottecchi.
-Eh?-, domandò ancora Federica non capendo.
-Non preoccuparti, cara, in tutto ciò che Jong combinerà in questa casa, tu non sarai mai la colpevole. Questo è certo-, disse papà a testa passa, continuando a mangiare.
-Appa-, lo ammonì Jong sotto gli occhi di Federica che cominciavano a capire.
La guardai e notai che si stava vergognando come una ladra, così spostai l’argomento su qualcos’altro, sperando di attirare l’attenzione di tutti: -Papà, il venticinque Jong ed io non saremo a casa, tu e mamma andrete da Hongki ed i suoi?-.
Ebbi l’effetto desiderato e Federica mi ringrazò con gli occhi, mentre mio padre mi rispondeva: -Sì, ma pensiamo anche di andare a cena fuori-.
-Fatelo lontano dai posti di mare, per favore. Voglio stare tranquillo con la mia ragazza quel giorno-, commetò Jong acido.
-Quindi mi porti al mare?-, chiese Federica con gli occhi luccicanti di gioia.             
“Chissà quant’è che non vanno da qualche parte insieme senza problemi?”, mi domandai guardandoli.
-Sì… ho messo da parte un po’ di soldi per questa occasione e ho cercato di preparare le cose con cura, perciò non voglio che qualcuno mi rovini la serata-, rispose Jong dolcemente.
-Ha persino chiesto consiglio a Kibum e Taemin-, aggiunsi guardandolo.
-Oh, che carino!-, disse mamma sorridendo.
-Zia...-, l’ammonì Jong monotono.
-Scusami-, rispose mamma, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Sospirai e pensai a dove mi avrebbe portato Hyun Joong, ma papà mi lesse nella mente e diete voce ai miei pensieri: -E tu dove andrai? Dove ti porta Hyun Joong?-.
-Non ne ho idea-, risposi scrollando le spalle.
-Ah, io lo so!-, commentò Federica sorridente.
-Dove?-, chiese Jong.
-Non ve lo dico. Perché dovrei rovinargli la sorpresa? Posso solo dirvi che starete bene e passerete una bellissima serata-, rispose Feffe.
Finimmo di mangiare e papà si alzò per prepararsi e ad andare a lavoro: -Bene, dopo questa bella mangiata in famiglia, posso solo augurarvi buon divertimento per quella serata!-.
-Grazie-, rispondemmo in coro sorridenti e spareccchiammo la tavola.
La giornata si concluse in fretta con la solita monotonia: saliti in camera Jong e Federica discussero a lungo sui commenti di mio padre e la nottata precedenti come avevo previsto, ma lascia correre, mentre davo da mangiare a Nanà; Hyun Joong ci venne a trovare per conoscere più a fondo mia mamma, che fu davvero felicissima di rivederlo, tanto da invitare sia lui che Federica a pranzare da noi. Fui un po’ imbarazzata per la strana situazione, ma mi divertii: mamma parlò in continuazione a Hyun Joong, Jong invece non lo perse d’occhio per un po’, finché non si convinse che forse era meglio smetterla per davvero, mentre Federica gli chiese come andassero le cose col padre; Nanà, che da parte sua era la più felice lì in mezzo, finito di pranzare chiese di vedere un film tutti insieme e si appropriò delle gambe di Hyun Joong non appena si sedette sul divano accanto a me.
A fine giornata Federica tornò a casa sua accompagnata da Hyun Joong, ed eravamo tutti abbastanza stanchi, ma tutti avevamo aquisito qualcosa in più l’uno dell’altro, specialmente Jong che dopo una giornata passata con il suo vecchio acerrimo nemico, cominciò a vederlo sotto una luce diversa, anche se mantenne il suo astio solo perché era diventato il mio ragazzo.
 
***
Volarono velocemente i giorni che succedettero quella giornata in famiglia e, mentre io sfruttavo il mio tempo per stare con Hyun Joong tanto da predere delle ferie anticipate a lavoro (che potei ricevere solo grazie a Minho, offertosi per coprire le mie giornate mancate), Jong continuava a preparare con cura la serata che avrebbe passato con Federica con l’aiuto di Kibum, che portò sia lei sia me a fare shopping per trovare dei vestiti da capogiro.
Aveva deciso di portarla al mare, in un posto carino e romantico: la mia famiglia c’era già stata una volta e ricordavo che il ristorante era piuttosto piccolo, ma con nu enorme spiaggia davanti; il giorno in cui ci andammo avevano addirittura allestito la spiaggia per un matrimonio con i fiocchi. Jonghyun aveva pensato a tutto: sapevo che ci sarebbe stata una bellissima rosa rossa sul tavolo, con i petali sparsi sopra, dalla buona musica e tanto divertimento sulla sabbia per il dopo cena; Federica ne sarebbe rimasta entusiasta, anche perché mio fratello aveva intenzione di regalarle un bellissimo ciondolo: un mezzo cuore d’oro buanco con le loro iniziali che avrebbero potuto portare sempre con loro; Jong aveva speso parecchio per quella sera, ma era felice di utilizzare gran parte dei soldi che aveva messo da parte per il viaggio a New York mancato. Avrebbero addirittura dormito fuori quella notte e sarebbero tornati il giorno dopo.
Hyun Joong d’altra parte stava organizzando qualcosa per noi, ma non avevo la minima idea di che cosa potesse essere. Avevo in mente qualcosa di estremo, molto alla Kibum, ma c’era un vocina che mi sussurrava si potesse trattare di altro, così arrivata la sera del venticinque mi preparai con cura.
Kibum ed io avevamo scelto un vestito a dir poco troppo scollato e attillato per i miei gusti semplici, ma non ero riuscita ad aver il polso duro come per il “no” al rosa, così mi ritrovavo con un vestito con una fantasia floreale che mi faceva assomigliare ad un giardino: il seno, come i fianchi, erano fasciati da stoffa a fiori gialla, rosa e verde, mentre fra i due pezzi della stoffa nera fasciava il busto; il tutto era coronato da una giacca nera, una borsetta e delle semplici ballerine delle stesso colore (che ero riuscita miracolosamente a comprare all’insaputa di Key e delle sue scarpe dal tacco chilometrico), e da una cascata di boccoli castani che avevo preparato con due ore di anticipo. Fra i capelli avevo poi messo una molletta brillantinata, scegliendo un trucco fresco come i colori del mio vestito.
Alle sette, quando fui pronta scesi in salotto, dove mi attendevano Jong e Federica, la quale era stata accompagnata a casa nostra da Taemin. Hyun Joong aveva chiedo a Jong di accompagnarmi al locale e anche se inizialmente mio fratello era stato restio, sotto minaccia di Federica si era convinto.
-Kibum ha esagerato-, borbottò Jong una volta che fui scesa dalle scale.
-Yaya, sei bellissima! Hyun Joong quasi non ti riconoscerà! Quasi quasi t’invidio per non aver dato retta a Kibum!-, esclamò Feffe sorridendomi. A lei era andata meglio, perché Kibum aveva scelto scelto un semplice vestito che le fasciava il corpo e le sue forme abbondanti, ad una sola spallina larga; lungo il bustino da seno in giù, miriadi di strass davano luce al nero del vestito e anche lei aveva scelto si lasciarsi sciolti i capelli neri e ribelli; una matuta blu le contornava gli occhi e un po’ di ombretto bianco mischiato al nero gli li incorniciavano; Federica non era però fuggita del tutto dalla pazzia di Kibum, infatti era stata condannata ai tacchi, che ben presto arrivati in spiaggia, si sarebbe comunque tolta per non sembrare più alta del suo ragazzo.
-Non hai dato retta a Kibum?! Ti sembra un vestito che metteresti di solito?-, domandò sconvolto Jong, che stava mangiando la sua ragazza con gli occhi, alle parole di Federica.
-Sì, voleva che mettessi un abito rosso fuoco. Direi che il nero è molto da me-, rispose tranquillamente, infilandosi lo spolverino bianco, pronta ad andare.
-Parliamo di questi tacchi altissimi e del girovita attillato, però! Per poco non svenivo quando sei entrata!-, commetò Jong.
-Quindi sei dispiaciuto che abbia messo questo vestito?-, domandò Feffe avvicinadosi pericolosamente al viso di Jong per stuzzicarlo.
-N-no… solo che… Aish! Andiamo, si sta facendo tardi!-, farfugliò Jong in imbarazzo per poi cambiare discorso. Risi senza farmi sentire e mi misi la giacca, seguendoli; i nostri genitori erano già usciti, perciò chiudemmo la casa a chiave e partimmo.
-Dove mi dovete accompagnare?-, domandai una volta in auto.
-A...> cominciò Jong.
-Non possiamo dirtelo-, lo interruppe Federica curdando in cagnesco Jong e sorridendomi dallo specchietto dell’auto.
Misi il broncio sospirando, ma poi tornai a sorridere chiedendomi cosa avesse organizzato Hyun Joong.
Arrivammo di fronte ad un piccolo ristorante che non avevo mai visto prima di allora, se non in una foto di un giornale, che diceva fosse il più elegante di tutti i ristoranti in circolazione. Guardai l’entrata del ristorante con un enorme sorriso sul volto e sentii la sensazione che quel posto piccolo, ma elegante mi sarebbe piaciuto più di tutti i posti costosissimi e grandissimi, che il povero Kibum aveva cercato in vano di farmi piacere in vacanza.
-Wow… -disse Jong smicciando anche lui l’entrata dalla postazione di guida.- Non deve aver badato a spese-, commentò.
-Vorrei ben dire, è mio fratello!-, disse Feffe orgogliosa di sé stessa.
-Yha… il posto in cui ti porto non sarà così, ma è bello anche quello-, brontolò imbronciato Jong con un calo d’autostima improvviso.
Sorrisi a Jong e gli accarezzai i capelli per tirarlo su di morale, rivolgendomi a Feffe: -E’ vero. Sta volta ha fatto un buon lavoro. Sono stata anch’io in quel ristorante e credo proprio che ti piacerà tantissimo-.
-Lo so, spero solo che non combini guai-, confermò Federica sorridendo a Jong.
Sorrisi: -Va bene, io allora vado. Vi lascio alla vostra serata. Bye!-, dissi scendendo dalla macchina.
Aspettai che andassero via, salutandoli con la mano e mi avviai all’entrata.
“Chissà perché mi ha dovuta accompagnare Jong… e adesso dove si sarà cacciato Hyun Joong?”, mi domandai guardandomi intorno: osservai che non c’era molta gente quella sera. Chiesi ad un cameriere quale fosse il mio tavolo, dando il nome di Hyun Joong, ma questo mi disse di andare nel giardino sul retro con un sorriso, senza fornire nessun’altra spiegazione. Restai un po’ perplessa, ma mi avviai, non sapendo cosa aspettarmi.
“Aish! Ed io che pensavo fosse diventato un cavaliere con i fiocchi. Magari è anche in ritardo!”, pensai acida fra me.
Uscendo sul portico notai subito che quello era un meraviglioso giardino tradizionale e ristai affascanata dalle miriadi di fiori di ciliegio in fiore bianchi e rosa, uniti al verde delle foglie dei cespugli e dell’erba: davanti alle scalette del portico si apriva un piccolo sentiero che mi domandai dove portasse, quando arrivò da me un nuovo cameriere, il quale mi disse di segure il sentiero fin quando non fossi arrivata al laghetto a pochi passi da lì. Quando andò via presi a camminare e ringraziai me stesse di essermi messa le ballerine e non i tacchi, dato che la strada era ricoperta di brecciolini.
-Che meraviglia!-, esclamai guardando con un sorrisone gli alberi in alto.
Proseguii per quel viale finché davanti ai miei occhi non si aprì la vista di un laghetto illuminato dai lampioni che cominciavano ad accendersi. Nell’acqua, ricoperta qui e là da distese di petali di fiori, si specchiava il cielo ancora illumanto dal sole.
Mi avvicinai alla ringhiera del lago e mi appoggiai, guardandomi intorno: -Non pensavo fosse così bello qui-, dissi fra me ricordando che la foto che avevo visto aveva immortalato solo l’entrata di quel posto stupendo: -Ma dov’è Hyun Joong?-, mi domandai.
All’improssiso qualcuno mi coprì gli occhi con le mani e, allarmata, tentai di toglierle dal mio viso ma queste non cedettero.
-Ti fidi di me?-, domandò l’uomo alle mie spalle e riconobbi la voce profonda e inconfondibile di Hyun Joong.
Sorrisi e risposi: -Sì-.
-Allora non avere paura-, disse togliendo le mani da davanti ai miei occhi e facendole scivolare lungo i miei fianchi, fino ad abbracciarmi da dietro. Mi diede dolcemente un bacio fra i capelli e girai poco la testa per guardarlo.
-Perché non sei venuto a prendermi?-, domandai curiosa, mentre mi sorrideva.
-Volevo che scoprissi questo giardino da sola. Se fossi stato con te dall’inizio non ci sarebbe stato mistero, né magia-, rispose sincero e gli diedi ragione.
-Come siamo romantici-, osservai divertita.
-Qualche volta mi piace esserlo… -disse dandomi un bacio di sfruggita su una guancia- e poi è un giorno da dover ricordare questo-, continuò strigendo le braccia intorno ai miei fianchi, mentre guardavamo avanti a noi il magico giardino.
-Ti amo-, mormorai sorridendo e stringendogli le mani.
-Lo so -, commentò, ridacchiando dietro di me.
Hyun Joong sciolse l’abbraccio e mi girò verso di sé, posando una mano s’un mio fianco e scostando i capelli per potermi prendere il viso nell’altra: -Ti ricordi la canzone che ti ho inviato tempo fa? Quella a cui avevo allegato quello stupido frammento vocale in cui ti dicevo che ormai eri cotta di me? “I’m your man”?-, domandò ed io annuii, ricordando quanto mi ero illusa quella sera.
-”Perché tu non conosci il mio cuore…Sono uno stupido che non conosce nient’altro che te. Ora mi confesserò... Sono il tuo uomo… Per favore, dimmi che ami solo me...”-, Hyun Joong aveva preso a cantare all’improvviso quella canzone dolcemente, sorridendomi. Fece di nuovo una pausa, come se stesse cercando le parole e si avvicinò esitante al mio viso.
Le sue labbra toccarono le mie nel momento esatto in cui chiusi gli occhi. Dolcemente Hyun Joong dischiuse le sue labbra, giocando con le mie. Fu dolce e incredibilmente romantico in quel luogo calmo e avvolgente che sembrava dover imprimere quel momento importante nel nostri cuori. Aggiunse più passione e mi attrasse di più a sé, prendendo il mio viso con entrambi le mani, per spostare i capelli da davanti al mio viso. La punta della sua lingua raggiunse  presto la mia, giocando con essa che non si fece pregare, mentre le mie mani finirono sotto la giaccia del vestito elegante, che solo in quel momento notai indossasse, posandosi sul sui ventre.
Hyun Joong si discostò da me e posò la sua fronte sulla mia, mentre assaporavo ancora il bacio: -Quella sera mi sono confessato davvero per la prima volta, anche se inconsapevolmente. Volevo ancora giocare con te, ma in realtà mi ero già innamorato –disse guardandomi. – Ero convinto che non fosse vero, ma in realtà il bacio che ti diedi in quell’albergo a Natale… è il primo vero bacio che ho sentito di doverti dare. Così ho colto al volo la scusa del vischio-.
Lo ascoltai attenta e continuò: -Quella sera eri maledettamente bella e non ho resistito alle tue labbra. Come vedi mi tentano ancora! -osservò sorridendomi.- Te l’avevo già detto e forse ti sembrerò scontato ormai, ma volevo solo ricordarti che non ti ho sempre preso in giro. Molte volte ci sono state incomprensioni a causa mia, anche se ciò che facevo veniva dal cuore. Mi dispiace…-, disse scrollando le spalle.
-Non preoccuparti, ormai è passato. Adesso pensiamo a noi-, sorrisi sfiorandogli le labbra con le mie.
-Vogliamo mangiare?-, domandò poco dopo una breve pausa, sorridendomi.
-Sì, sto morendo di fame-, dissi toccandomi lo stomaco che cominciava a brontolarmi.
Hyun Joong mi squadrò da capo a piedi, notando ogni piccolo dettaglio: -Girati un po’?-.
Alzai un sopracciglio non capendo ma feci una firavolta su me stessa: -Che c’è? Non ti piaccio?-, domandai scettica.
-No, no. Stavo solo pensando che Kibum ha fatto un bel lavoro! Devo chiedergli di portarti a fare shopping più spesso-, disse prendendomi in giro.
Misi il broncio e lo guardai in cagnesco: -Yha… non va bene come mi vesto di solito?-, domandai scontrosa, rovinando tutta l’atmosfera di poco prima.
-No, solo che così sei più sexy del solito-, commentò mordendosi un labbro. Arrossii, sentendo il cuore battere più forte.
-YHA! Smettila di fare così! Mi metti in imbarazzo!-, dissi dandogli una forte schiaffo s’una spalla.
-Ahi! Che ho fatto?! Ti stavo solo facendo un complimento e tu mi ripaghi così!?-, sbottò massaggiandosi il braccio.
-Apprezzami in qualche altro modo, ma non così! Non siamo ancora abbastanza vicini per certe cose-, dissi stizzita.
-Yha… non ho detto niente di male-, borbottò.
-Lo so, ma… quando fai così mi metti in soggezione-, brontolai a mia volta, sfreganfomi un braccio.
Hyun Joong sospirò divertito, guardandosi intorno e mi sorrise: -D’accordo, allora per adesso posso dirti che sei la ragazza più bella che io abbia mai visto?-, domandò ironico.
-No, ce ne sono tante più belle-, dissi scherzando, facendo la sostenuta.
Hyun Joong scoppiò a ridere e mi prese per mano: -Andiamo a mangiare, fra poco cominceranno ad arrivare i piatti che ho ordinato-, disse avviandosi verso il ristorante.
Lo seguii, guardandolo sorridere: “Mi mancherà discutere con te per stupidaggini come questa, Hyun Joong…”, prensai, ma poi distolsi quei tristi pensieri ed entrammo nel ristorante, dove Hyun Joong chiamò il cameriere che ci accompagnò al tavolo.
Sulla tavola, apparecchiata egregiamente, e sulla tovaglia di un delicato color “carta da zucchero”, c’erano sparsi dei petaili di margherite e rose bianche, mentre al centro una piccola ampolla di vetro, che ricordava una bolla di sapone, teneva accese tre candele azzurre. Hyun Joong mi fece sedere, accostandomi da dietro la sedia, e subito dopo si sedette di fronte a me, sorridendomi: -Ho già ordinato tutto. Non bisogna far altro che mangiare-, disse prendendomi una mano che avevo posato sul tavolo.
-Io volevo scegliere però-, borbottai per finta.
-Non fa niente, ho chiesto a chi ti conosce meglio di me e mi hanno saputo suggerire i tuoi piatti preferiti, perciò mangerai tutto quello che arriverà-, replicò lui con la stessa ironia.
-A chi hai chiesto? A mia madre? Jong?-, domandai scettica guardandomi intorno.
-No, Kibum-, rispose tranquillamente.
I miei occhi scattarono su di lui: -Kibum? Ancora?-.
-Sì. E’ stato molto gentile-, commentò scrollando le spalle, mentre si sistemava il tovagliolo di stoffa sulle gambe.
“Kibum? Quel Kibum che odiavi con tutto te stesso?! Quel Kibum a cui ai rubato il suo amore?”, pensai spalancando gli occhi.
-Chi sei tu e che ne hai faii del Kim Hyun Joong che conoscevo? Lui non avrebbe mai detto una cosa del genere di Kibum!-, chiesi, mentre Hyun Joong mi guardava non capendo, ma poi sorrise e si mise a ridere.
-Yha… non ridere-, lo ammonii.
-Non rido di te. Rido del fatto che hai ragione-, disse calmandosi.
-Già, ho ragione –dissi ma poi riflettei un attimo- Ho ragione? Anche questo è strano-, commentai.
-La smetti di fare domande e pensare a quello che succede? –domandò Hyun Joong tornando serio, ma sempre con un sorriso- Non voglio discutere nemmeno per un secondo sta sera, perciò sto cercando di comportarmi come un perfetto cavaliere-.
-Vuoi proprio che non mi dimentichi di te, vero?-, domandai abbozzando un sorriso e giocando con la sua mano.
Hyun Joong sembrò un po’ amareggiato e sospirò profondamente: -Potresti… te l’ho già detto, ce ne sono molti che non ti hanno fatto mai soffrire e a cui potresti avvicinarti…-.
Gli strinsi la mano e lo interruppi: -Smettila. Non potranno riuscirci perché tornerai e non starai via per molto. Mi dispiace, ma ti aspetterò –sorrisi e poi gli chiesi- e tu… tu mi dimenticheresti? In fondo ci sono tante belle ragazze anche in Inghilterra-.
-Non credo. Non saranno mai mediterranee come te. Le Inglesi non hanno mai soddisfatto i miei gusti-, osservò serio.
-Neanche io…- mormorai sotto voce, allontanando la mia mano.
Hyun Joong mi guardò e alzò un sopracciglio: -Seriamente… pensi davvero che sia uno facile che si metta con la prima che incontra?-.
-No, ma…-.
-Allora non farti questi complessi. C’è un motivo valido per cui tutte le altre non mi piacciono, ma tu si. Sei fragile, triste, allegra, decisa… viva. Non finta e con tutti quegli “Oppa” che sento continuamente in giro-, disse e ciò che aveva detto sembrava non ammettere repliche.
Restai muta, ma poi sorrisi pensando che quella decisione stonava con l’immagine di gentiluomo che quella sera si era costruito attorno: -Così deciso mi piaci di più-, dissi guardandolo di sottecchi.
Hyun Joong rise e nello stesso momento cominciarono ad arrivare i piatti. Aveva scelto molte portate tradizionali coreane che mi piacevano molto e mi sorpresi ancora nel constatare che Kibum mi conoscesse meglio di chiunque altro. Hyun Joong aveva fatto bene a chiedere a lui e in cuor mio fui felice che quei due fossero diventati quasi amici.
La serata passò piacevolemente e fui contenta di passare tutto quel tempo col mio ragazzo. Non ci furono balli o canzoni come avrebbe fatto qualcun altro, solo buona musica tradizionale ad accompagnare la nostra cena, e alla fine di tutte le portate mi sentivo scoppiare così come Hyun Joong, che dovette allargare la cintura dei pantaloni che cominciava a stringere. Quando finimmo, Hyun Joong andò a pagare; mi sentivo come al solito in colpa nel vedere spendere tanto per me, ma non accettò che lo aiutassi.
-Non ci posso credere, ho mangiato così tanto che tornerò a casa rotolando!-, esclamò una volta fuori il ristorante.
-Te l’avevo detto di smettere di mangiare-, sorrisi seguendolo, deretti verso la macchina.
-Lo so, ma era tutto così invitante!-, osservò prendendomi per mano.
-Aigoo… a volte mi sembri Jong-, dissi guardandolo.
-Yha, non paragonarmi a lui-, commentò accigliandosi.
-Perché? Pensavo cominciasse a piacerti-, dissi fermandomi e pizzicandogli una guancia.
-Yha… -mormorò massaggiandosi il viso- io sono molto meglio-, disse con finta aria di superiorità. Scoppiai a ridere per il modo in cui l’aveva detto e  proseguii verso la macchina: -Certo, come no. Voi uomini alle fine parlate, parlate, ma siete tutti uguali-.
Mi raggiunse e mi cinse le spalle con un braccio: -Da dove escono queste “perle di saggezza”?-, domandò ironico.
-Da nessuna parte. Lo so e basta-, dissi indifferente. Eravamo arrivati all’auto.
Hyun Joong mi riaccompagnò a casa e subito mi accorsi che i miei genitori non erano ancora rientrati. Tutte le luci erano spente e la macchina non era parcheggiata nel solito posto accanto al cancello.
-Vuoi aspettarli con me?-, domandò Hyun Joong smicciando le finestre sporgendosi in avanti da lposto di guida.
-No, non fa niente. Mi andrò a mettere il pigiama e poi a domire-, sorrisi accarezzandogli una guancia, quando il suo viso si curvò in un sorriso malizioso.
-Potrei farti compagnia io, allora-, disse malizioso, ma una mano lo spintonai.
-Certe allusioni non cambiano mai, eh?-, dissi stizzita ripensando a tutte le volte che aveva provato a sedurmi con quel sorriso, pensando di potermi far cadere ai suoi piedi.
-Non alludevo a niente, semplicemente pensavo di farti compagnia a casa. Perché devi pensare male?!-, sbottò irritato.
-Fatti due domande, Hyun Joong-, risposi acida.
-Yha… non roviniamo la serata proprio ora-, disse avvicinadosi a me e puntando i suoi occhi neri nei miei. Sostenni il suo sguardo, ma poi mi addolcii e lo baciai di sfuggita.
-Hai ragione. Niente discussioni oggi-, sorrisi e aprii la portiera della macchina.
-Ci vediamo domani?-, domandò sporgendosi versoo di me, quando fui fuori.
-Se posso, sì. Devo chiedere, perché i miei vogliono che studi-, dissi un po’ triste.
-Oh… va bene. Ci sentiamo-, sorrise.
-Saranghae-, dissi.
-Da du, saranghae-, replicò.
Chiusi la portiera della macchina ed entrai nel giardino di casa, aspettando che andasse via per richiudere il cancello. Salii le scalette davanti la porta, entrai e cominciai a prepararmi per la notte.
“E’ stata una bellissima serata, amore. Comawo”, pensai.
 
***
I pochi giorni che rimanevano passarono in fretta. La sera prima avevo trascorso una magica serata con Hyun Joong, e la sera dopo cercavo di non pensare al fatto che sarebbe partito. In quei giorni però studiai per distogliere la mente da quel pensiero e andai a trovarlo a casa per aiutarlo a fare le valigie. Trascorremmo un bel pomeriggio insieme, giocando fra di noi e parlando con sua mamma di ciò che avrebbe fatto una volta lì: doveva iscriversi a scuola, fare molti giri per entrare e studiare per l’ammissione. Erano pochi mesi, ma che gli sarebbero serviti per perfezionare la lingua e imparare di più sul lavoro del padre, che forse avrebbe potuto fare anche lui un giorno. Dubitavo però di quella fievole speranza del padre, perché Hyun Joong amava la musica tanto quanto mio fratello, perciò non l’avrebbe abbandonata. Ero sicura del fatto che i rapporti con il padre non si sarebebro riallacciati facilmente con quel viaggio, ma per il suo bene era buono fare un tentativo. Sua madre era molto dispiaciuta della partenza, ma non poteva fare niente proprio come me, così lo incoraggiò e cercò di fargli forza.
Hyun Joong suonò molto quel pomeriggio, così mi diedi al disegno, ritraendoci insieme. Quando finii il disegno lo tenne per sé, ipegandolo e mettendolo nel suo portafogli.
-In questo modo avrò anch’io qualcosa di tuo da tenere con me-, sorrise mentre lo metteva via. Mi abbracciò forte, avvolgendomi con le sue braccia scolpite dai giorni passati in palestra e mi rifugiai nel suo petto.
Mi rattristai molto dopo quella visita, ma Jong cercò di essermi accanto. Al contrario di ciò che aveva fatto fino ad allora, silenziosamente mi preparava la cena e mi convinceva a mangiare quando dicevo di non averne voglia; mi strappava un sorriso, raccontandomi della cena era andata bene con Federica, anche se aveva combinato un disastro versandole del vino addosso; e mi abbracciava spesso.
Uscii con gli Shinee, che avevano preso a frequentarsi con i SS501 e notai come Miinho e amber, Jung Min e IU fossero diventati delle coppie molto affiatate, anche se Minho mi lasciava un po’ perplessa, pensando che Amber non fosse per nulla il genere di ragazza ideale che mi aveva sempre descritto.
Arrivò quindi il giorno della partenza e Jong con Taemin accompagnarono sia me che Federica all’aereoporto per salutare Hyun Joong.
Parcheggiammo la macchina quando vedemmo in lontananza Hyun Joong aspettare con il padre, il quale mi sembrò molto impaziente. Era una persona imponente, con i capelli brizzolati e dal taglio degli occhi per niente simile a quelli di Hyun Joong: i suoi erano piccoli e felini, mentre Hyun Joong aveva gli occhi grandi ed espressivi della mamma. Non piaceva nemmeno a me quell’uomo, perché mi sentii subito in soggezione quando lo vidi che mi squadrava di sottecchi, come se dovesse dare un giudizio. Federica lo salutò educatamente, ma anche a lei non piaceva e si capiva anche lontano chilometri. Abbracciò forte Hyun Joong, però, quando ne ebbe la possibilità, senza badare alla prenseza di Taemin e Jong che sorissero malinconicamente a quella scena.
-Prenditi cura di te, fratellino, e comportati bene in Inghilterra-, sentii dirgli mentre scioglieva l’abbraccio.
-Sì, prenditi anche tu cura di te. –si rivolse poi a Jong e Taemin- Sono comunque tranquillo, visto che ci sarete voi come sempre-, sorrise.
-Ti aspetteremo anche noi-, disse Taemin sorridendo dolcemente.
-Fate buon viaggio-, disse Jong rivolgendosi sia a Hyun Joong che al padre, il quale si schiarì la voce mormorando un grazie e abbozzando per sbaglio un sorriso. Mi ricordò molto Hyun Joong all’inizio: lo stesso modo astioso di comportarsi.
-Dobbiamo andare-, disse il padre ad un certo punto.
Hyun Joong annuì tristemente, ma spostò gli occhi su di me, che ricambiai lo sguardo con un mezzo sorriso: si avvicinò e mi strinse forte a sé. Ricambiai la stretta, sentendo il cuore stringersi e sciolsi l’abbraccio, reprimendo le lacrime prima che potessi scoppiare a piangere. Quell’abbraccio bastò come ultimo saluto, senza aggiungere parole. Poi presa la sua valigia, si avviò dietro al padre salutandoci con la mano.
-Fighting, fratellino!-, urlò Feffe mentre loro entravano dentro l’aereoporto.
Taemin cinse le spalle di Federica con un braccio e Jong fece lo stesso con le mie. Strinsi un braccio attorno alla sua vita, chiudendo un lembo della sua camicia in un pugno stringendo forte, mentre il cuore cercava di battere ancora, e lui fece altrettanto.
Tornati alle macchine salutammo Federica e Taemin, per poi tornare a casa. Durante il tragitto restai muta guardando fuori dal finestrino, ma una mano di Jong afferrò una mia, costringendomi a girare lo sguardo per chiedere che cosa succedesse con lo sguardo.
-Farà il bravo, perciò non preoccuparti. Sta volta mi fido di lui-, disse per tirarmi su il morale, stringendomi la mano, mentre teneva lo sguardo sulla strada e guardando ogni tanto me.
Abbozzai un sorriso a quelle parole, ma tornai di nuovo al finestrino, pensando solo ad una cosa:
 
-Hai organizzato tutta  questa serata solo per trascorrete un po’ più di tempo con me?-, domandai curiosa affondando le bacchette nella scodella piena di ramen.
-Sì, ma anche perché non ci sarò al tuo compleanno. Farai diciotto anni e non sarò presente ad un evento così importante. Se il tempo si prolungherà, forse non sarò presente nemmeno a Natale…-, rispose Hyun Joong.
-Tornerai in tempo-, dissi sorridendo per incoraggiarlo, ma senza credere pienamente alle mie parole.
 
Sospirai sonoramente, guardando le casa e le auto sfrecciare davanti ai miei occhi e strinsi più forte la mano di mio fratello: “Non mi spaventa la fedeltà di Hyun Joong, fratellone, ma piuttosto il tempo che potrebbe passare. Sette mesi sono lunghi ed è vero, non sarà presente nemmno al mio compleanno. –sospirai- ed io al suo”.


{Spazio Alue! :D}
Ma ciao!!! :D XD Come va? Spero bene :3 Or dunque stiamo giungendo rapidamente alla fine ç_ç Ma Hyun Joong tornerà? DDD: Ho quasi l'intenzione di non farlo tornare mia più u.u Voi che dite? La mia inclinazione verso le tragedie mi spinge a fare ciò XD Bene, bene, bene, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo! E... ma a proposito, vi è piaciuto il modo in cui Jonghyun ha preso la notizia del fidanzamento? Direi piuttosto bene, no? XD Mmm... e la serata con Hyun Joong? Che ne pensate? Lì ho dato sfogo a tutta la mia dolciosità *^* Hyun Joong <3 E non sarà l'unico momento ROMANTICO! u.u 
Bene, vi lascio, bamboli e bambole, ci risentiamo la settimana prossima e scrivetemi! <3 Kiss kiss for everyone! 


 

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Capitolo 30
*** Capitolo XXIX ***


Capitolo XXIX
 
I giorni cominciarono a scorrere dopo la chiusura delle scuole, che capitò quattro giorni dopo la partenza di Hyun Joong, e fui soddisfatta dei voti che avevo ottenuto, nonostante la matematica fosse ancora il mio tallone d’Achille. Subito dopo, a poco a poco cominciai a chiudermi in me stessa: Kibum era tornato il migliore amico di Federica; Jong finalmente si dedicava alla sua ragazza; Hongki aveva da fare con gli FT Island; gli SHINee stavano organizzando la loro vacanza con la meta a Barcellona; Sukkie era partito per una una settimana a Hong Kong con la sua famiglia il giorno dopo Hyun Joong; e i miei genitori cominciarono a prendersi un po’ di tempo per loro, dato che con l’estate sarebbe arrivato il momento delle ferie.
Ero sola. Sola, ecceto per le poche volte che m’incontravo con il resto dei SS501, i quali anche loro avevano da fare con i lavori estivi. Vedevo molto spesso Jung Min e Hyung Jun, perché oltre Sara e Taemin avevano preso a fraquentare il “Paradise Caffè”.
Minho mi fece compagnia a lavoro, ma cercai di ripargarlo per il duro lavoro che gli avevo lasciato i giorni in cui mi ero presa delle ferie anticipate, così mi ritrovai a fare straordinari su straordinari. Cercavo di tenermi occupata per non dover fermarmi e pensare a quanto mi mancasse Hyun Joong, o cosa stesse facendo, servendo i clienti e dandomi al disegno in casa, chiamando a raccolta anche Nanà quando dovevo badare a lei e giocando con il pongo e con il das, creando tanti oggettini e pupazzi che avrebbe potuto utilizzare per giocare. Eravamo tornati alle origini, quando per amica avevo solo Tiffany e tutti gli altri badavano alle loro cose da fare, ma questa volta non avevo nemmeno il mio migliore amico.
Un pomeriggio afoso però, mentre allestivo la vetrina con nuovi dolci e paste di ogni genere, vidi arrivare da fuori una persona familiare. Non ci badai molto. Misi in ordine gli ultimi biscotti e tornai dentro la cucina per prendere la torta che un cliente aveva ordinato. Cloe me la passò e subito dopo la portai davanti per poterla mettere al fresco: la misi in frigorifero e notai subito che la stessa figura di prima si era seduta ad un tavolo accanto alla vetrina, seduto in modo scoposto e con le mani in tasca, mentre aspettava. Lo guardai meglio e riconobbi Donghae, il ragazzo dei Super Junior dietro al quale Sukkie aveva sbavato.
Mi avvicinai a lui: -Annyeong-haseyo –lo salutai con educazione- cosa posso servirti?-, domandai sorridendogli un po’ impacciata. Mi sentivo in soggezione, perché era bello proprio come lo ricordavo.
Donghae girò la testa verso di me e mi sorrise: -Una coppa grande di gelato con fragola e cioccolato-, rispose senza badare troppo a quel che diceva.
-Con panna?-, chiesi e lui annuì.
-Va bene, arriva subito-, sorrisi.
Andai a prepararglielo, facendo attenzione a presentarlo bene, dato che quelle erano le prime volte che lo servivo, e aggiunsi una ciliegina alla fine. Presi un cucchiano lungo e messo tutto in un piatto piano, tornai da Donghae.
-Ecco qua-, esclamai posandolo sul tavolo.
-Grazie mille-, sorrise dolcemente. Lo lasciai mangiare in tranquillità e tornai al mio lavoro, pulendo i bicchieri e le stoviglie che gli altri clienti avevano utilizzato.
Dopo un po’ arrivarono anche Sara e Taemin, portandosi dietro Federica e Jonghyun: gli servii due frappè giganti che si divisero.
-Come va, Yaya?-, domandò Federica, scrutandomi con gli occhi, mentre posavo sul loro tavolo il vassoio e gli porgevo i frappè.
-Bene-, mentii con un finto sorriso.
-Io non direi-, commentò scettico Jong mentre cominciava a bere il frappè suo e di Feffe. Gli lanciai un’occhiataccia, ma non risposi, vedendo che Federica gli aveva schiacciato un piede di proposito sotto il tavolo.
-Ahi! Mi hai fatto male!-, sbottò Jong accigliato.
-Ops… non l’ho fatto a posta-, disse Feffe. Trattenni una risata e mi congedai tornando al lavoro non appena Cloe mi chiamò.
Andai da lei, la quale mi porse un vassoio di biscotti a forma di panda che portai al bancone. Lì sistemai in fila uno dietro l’altro in un bancone, ma fra questi mi capitò uno a forma di orsacchiotto e mi fermai un attimo a contemplarlo. Sorrisi e istintivamente portai una mano al ciondolo che non avevo tolto neanche per un secondo. Posai quel biscotto nel posto giusto, tornando a sistemare gli altri con i panda. Una volta finito sorrisi soddisfatta nel vederli tutti in ordine e misi il vassoio esposto, per poi notare che Donghae mi stava fissando dal suo posto. Distolsi lo sguardo e sistemai dei piatti.
“Perché mi fissa così? Non è che per caso ho qualcosa fuori posto?”, pensai guardandomi addosso, ma non c’era niente che non andasse.
-Quant’è il gelato?-, domandò la sua voce poco dopo, spaventadomi. Alzai gli occhi su di lui, che mi stava sorridendo.
-Ah…ehm… s-si –balbettai- ti faccio lo scontrino-, dissi girandomi verso la cassa e facendolo velocemente. Glie lo porsi: -Sono duemila won-, dissi.
Donghae annuì e tirò fuori il portafogli, dandomi i soldi. Mi girai di nuovo per dargli il resto, ma mi fermò: -No, tieni pure il resto-, mi sorrise.
-Oh… -esclamai un po’ sorpresa- Gampsa-inmida-, ringraziai.
Aspettai che andasse via, ma domadò: -Sei la sorella di Jonghyun?-.
Lo guardai, sempre più sorpresa, per poi guardare Jonghyun che rideva al tavolo con gli altri e tornare a Donghae: -Sì, sono io. Perché?-.
-Oh, no, niente. Era solo curiosità –sorrise- non vi assomigliate molto-, rispose scrollando le spalle.
“Oh, allora era per questo che mi stava fissando prima”, pensai.
-In effetti…-, osservai.
-Accidenti, è davvero carina come dicevano gli altri-, sussurrò, ma le mie orecchie lo recepirono subito.
-Eh?-, dissi in imbarazzo, ma m’ignorò.
-Mi stavo chiedendo se per caso…-, cominciò, ma vidi Jong alzarsi dal travolo e avvicinarsi a noi con un fare non proprio amichevole.
-Ciao, Donghae!-, sorrise appoggiandosi al bancone con un braccio, con molta nonchalance.
-Ciao, Jonghyun-, rispose Donghae un po’ sorpreso, ma non scomponendosi.
-Come va?-, domandò Jong continuando a sorridere in quel modo finto e comico allo stesso tempo. Lanciai uno sguardo al suo tavolo, chiedendo con gli occhi che cosa stesse facendo, ma vidi gli altri trattenere a stento le risate.
-Bene. –Donghae sorrise- Io… stavo andando-, disse rimettendo il portafogli in ordine.
-Davvero?-, domandò Jong continuando quella commedia.
-Sì, devo proprio andare-, esclamò Donghae sempre più imbarazzato e prese la strada per la porta d’uscita. Lo guardai, finché non mi accorsi che mio fratello mi stava guardando male.
-Che c’è?-, domandai alzando un sopracciglio.
-Non ti sei minimamente accorta che ci stava provando con te?! Pensavo ti mancasse Hyun Joong!-, sbottò teatralmente.
-Sì, me ne sono accorta, ma non mi sembra di aver ricambiato!-, ribattei irritata. Per come parlava sembra che avessi fatto chissà cosa!
-Yha… devi stare più attenta-, mi ammonì abbsando la voce.
-Non farmi ancora da balia, Jong. Hai promesso-, replcai.
-Ho il permesso di Federica- disse pieno di sé. A quelle parole guardai Federica che mi sorrideva angelicamente da lontano e alzai gli occhi al cielo.
-Vi preoccupate che possa tradire Hyun Joong?-, domandai scettica prendendo un vassoio di dolci e cominciando a riempire un piatto.
-Io no, ma Federica sì-, disse ironico.
-Beh, non fatelo -commentai tagliando corto- tieni, offre la casa-, dissi continnuando a riempiere il piatto.
-Io mi preoccupo per te, sorellina, da quando è andato via non hai più sorriso-, mormorò Jong alzandomi il viso per guardarmi. Lo fulminai.
-Sto bene, Jong, non devi preoccuparti. Mi manca, ma non posso strapparmi i capelli. Tornerà-, dissi apatica.
-Ah, si? Stai bene? –domandò sarcastico- allora perché non esci con noi quando te lo chiedo, eh? Perché non ti sei sentita con Jongsuk al telefono? Sta qualche giorno ad Hong Kong, ma non è morto. Potete anche sentirvi!-, sbottò cominciando ad arrabbiarsi.
Finii di preparare il piatto e lo misi davanti a lui: -Portalo al tuo tavolo. Offre la casa-, ripetei glaciale, non vedendo l’ora che se ne andasse.
-Yha… almeno stai pensado a cosa vuoi fare al tuo compleanno? E’ tra pochi giorni, te ne sei dimenticata?-, domandò sempre più preoccupato.
Stavo rimettendo il vassoio a posto e lo fissai per un momento, ricordandomi che Hyun Joong non ci sarebbe stato, per poi guardare Jong e pulire il bancone: -No, non voglio festeggiare, perciò non organizzate niente. Lasciami stere, Jong, mi hai messo di cattivo umore-, dissi ferma e triste.
Jonghyun sospirò profondamente: -Sono i tuoi diciotto anni. Come puoi non festeggiarli?-, insistette.
Mi fermai, stringendo a pugno il panno con cui stavo pulendo, e chiusi gli occhi per trattenermi: -Jonghyun-, dissi esasperata, per poi fulminarlo con gli occhi.
Mio fratello sospirò rassegnato e con un gesto irritato prese il piatto con i biscotti, girando finalmente i tacchi e tornando al suo posto.
Mi fermai e, lasciando lo straccio accanto al lavandino, mi rifugiai nel bagno sul retro del negozio, sentendo le lacrime spingere sui miei occhi per uscire. Chiusi a chiave e mi lasciai andare silenziosamente.
“Hyun Joong, possibile che mi debbano ricordare in ogni secondo di te?! Spero solo che Jongsuk torni al più presto… almeno con lui posso ridere senza problemi!”, pensai, sfogandomi.
Una volta che mi fui calmata, cercai di nascondere il rossore dei miei occhi sciacquandomi il viso e passando un po’ di fondotinta che Cloe teneva nell’armadietto per le emergenze del dopo lavoro, per tornare fuori a proseguire il mio lavoro.
 
Dopo quella giornata di lavoro, che duro stranamente poco poiché chiudemmo verso le sei, tornai a casa e senza troppi indugi mi cambiai i vestiti per andare a fare una passeggiata al parco. Avevo bisogno di stare da sola, io e il mio i-pod, senza nessuno che mi chiedesse come andasse e come mi sentissi, così dopo essermi isolata dal resto del mondo, feci partire “U” di Hyun Joong, l’unica canzone che ero riuscita a trasferire dal suo computer al mio cellulare, e cominciai a camminare. “U” era l’ultima canzone che aveva composto prima di partire e che mi aveva dedicato quando ero andata a torvarlo per fare le valigie.
Tu, che puoi farmi sorridere.
Farò tesoro solo di te.

Fidati di me, così il mio cuore non potrà mai cambiare.
Riacquistai pian piano il sorriso a quelle parole e, avvistato il parco in lontananza, feci attenzione ad attraversare la strada per andare a sedermi accanto al laghetto delle anatre.
Tu sei l’unica nella mia vita.
Ti proteggerò sempre.
Ti prometto che per te farò qualsiasi cosa.
Le parole continuavano a fluire nelle mie orecchie, mentre sorridevo e guardavo divertita i bambini dare da mangiare alle anatre. Il cattivo umore che Jong mi aveva messo quel pomeriggio se n’era andato.
“Da quando sei partito non ci sentiamo quasi mai, neanche per messaggi... sei troppo impegnato con tuo padre. Chissà poi cosa starai facendo? Per fortuna c’è la tua voce con me”, pensai giocherellando con il ciondolo. Vidi una coppia arrivare da lontano e l’osservai quando si sedetto sulla prima panchina che trovarono: stettero un po’ lì, poi all’improvviso lui tirò fuori una scatolina e l’aprì, rivelando probabilmente un anello, dato che lei annuì energicamente.
Tu credi nel mio amore.
Sono nato per essere il tuo unico uomo.
Anche se arriverà la fine del mondo, io resterò al tuo fianco.
Ti prometto che amerò per sempre solo te.
La canzone finì e cominciai a cercarne una che potesse andarmi a genio in quel momento, quando sentii una voce familiare alle mie spalle. Mi girai e togliendomi le cuffie vidi di nuovo Donghae.
-E’ libero questo posto?-, domandò e annuii. Si sedette accanto a me nello stesso modo scomposto e comodo di quel pomeriggio.
Imbarazzata, guardai avanti a me, rimettendomi una cuffia e facendo partire la canzone che avevo trovato.
-Senti riguardo ad oggi pomeriggio… non so perché tuo fratello sia arrivato come se mi volesse sbranare, ma a quanto pare ha capito male. Non avevo cattive intenzioni-, disse di punto in bianco un po’ imbarazzato.
Ridacchiai e lo guardai divertita, pensando che forse priprio quel giorno Jong aveva fatto bene ad intervenire: -Ah, davvero?-, domandai tra l’ilare e lo scettico.
Donghae mi guardò di traverso sempre più imbarazzato, ma cercò di nasconderlo: -Sì, sarà sembrato che ci stessi provando, a proposito scusami per il commento che ho fatto, ma non è così-.
-No? Non pensi più che sono carina come fanno i tuoi amici?-, domandai punzecchiandolo sempre più divertita.
-Sì, cioè, volevo dire no… sì, sei carina e tanto anche, ma è un pensiero comune per tutti noi Super Junior. Pensavo non avessi sentito quel commento…-, si giustificò farfugliando. 
-Mh-, mugugnai trattenendomi per non scoppiare a ridere.
-Yha… è vero. Volevo solo chiederti se per caso ti andava di aiutarci a ridipingere le stanze dell’orfanotrofio qui vicino-, borbottò un po’ irritato.
Alla parola orfanotrofio drizzai le orecchie e mi feci più seria e curiosa: -Orfanotrofio?-, ripetei.
-Sì, quello all’angolo con la scuola, ce l’hai presente? Facciamo un po’ di volontariato quest’estate. Quei bambini ne hanno bisogno e abbiamo pensato a te, perché ci è piaciuta moltissimo la scenografia che hai disegnato per gli Shinee. Era colorata e allegra, due cose che ai bambini piacciono molto-, sorrise Donghae, dimenticandosi subito dell’imbarazzo generale.
-Che cosa carina! –cinguettai- certo, mi piacerebbe molto partecipare!-, sorrisi dolcemente.
-Perfetto!-, esclamò.
-Mi farai sapere quando dovremmo andare?-, domandai vedendolo alzarsi.
-Certo! Magari mando una e-mail a Jong, va bene?-, chiese. Annuii sorridendo.
-Ok, allora ci vediamo in giro-, disse congedandosi.
-Sì, ci vediamo Donghae-, sorrisi e lo guardai allontanarsi.
“E’ un ragazzo gentile e simpatico. Abbiamo sbagliato tutti a trarre conclusioni affrettate –pensai ridendo fra me- Ho già delle idee per quei bambini e chissà se Federica vorrà partecipare? All’occorrenza porto anche Sukkie”, risi alzandomi per tornare a casa: il solo stava lentamente scendendo e mi sarei dovuta fare una doccia prima di sedermi a tavola con la mia famiglia. Azionai di nuovo le musiche e m’incamminai.
***
Passò qualche giorno e Donghae si fece subito vivo, spiegando a Jong come stavano le cose e informandoci sul giorno in cui avremmo iniziato a lavorare per le stanze dei bambini. Avvertii anche Federica, che accettò volentieri, perché anche se non ricordava i momenti in cui era vissuta lì, sapeva bene che quei bambini ne avevano bisogno. Avremmo iniziato da luglio a ridipingere tutto e l’idea che avevo era di disegnare un animale su una parete di ogni stanza, così ripresi a vivere di nuovo, disegnando per loro e tenendomi occupata. Jong però non smise di preoccuparsi, perché continuò a chiedermi della festa di compleanno e cosa avrei voluto fare, ricevendo solo dei “niente” fermi, finché non tornò Sukkie due giorni dopo la proposta di Donghae.
Ero a lavoro quella mattina ed erano quasi le undici: i clienti erano andati via quasi tutti e avremmo chiuso a mezzogiorno. Mi dedicai a pulire e a risistemare le piatti e bicchieri, quando sentii la porta del negozio aprirsi alle mie spalle: -Arrivo subito da lei, un secondo-, dissi finedo di pulire delle posate.
Non sentii una risposta, ma all’improvviso mi sentii cingere i fianchi da dietro e posarsi una testa s’una mia spalla.
-Ti sono mancato?-, domandò Jongsuk guardandomi sorridente. Quel ragazzo era bellissimo quando sorrideva e dalla prima volta che l’avevo visto avevo sempre pensato che se non ci fosse stato Hyun Joong e Sukkie non fosse stato gay, sicuramente mi sarei innamorata di lui all’istante, ignorando tutti i miei precedenti pretendenti di cui avevo pensato lo stesso.
Mi girai subito, sciogliendo l’abbraccio e gli gettai le braccia al collo: -Ciao, Sukkie! Certo che mi sei mancato!-, dissi stringendolo.
Jongsuk scoppiò a ridere e ricambiò la stretta: -Sono contento, almeno significa che ci tieni a me-.
Sciolsi l’abbraccio e lo guardai male, ma non nascosi un sorriso: -Certo che ci tengo –commetai dandogli un debole pugno sul petto- sei il mio migliore amico, no?-, sorrisi.
-E tu la mia migliore amica-, replicò lui accarezzandomi i capelli.
Jongsuk era altissimo rispetto a me: un metro e ottantasei d’altezza, accanto solo ad un metro e sessanta scarso; un gigante, e mi piaceva proprio per questo, perché era la persona più alta che conoscessi. Persino più alta di Hyun Joong!
-Hai finito di lavorare?-, domandò con curiosità.
-No, manca ancora un’ora-, dissi dispiaciuta.
-Allora ti aspetto facendoti compagnia. Ho detto ai miei che mangio fuori-, sorrise.
-Vieni a casa nostra allora, avverto mia madre di cucinare per una persona in più-, proposi.
-Non disturbo?-, chiese.
-Nah… a casa mia più siamo e più ci divertiamo-, sorrisi dolcemente prendendo il telefono.
Chiamai mia madre, la quale non si fece problemi anche perché da tempo voleva conoscere il mio nuovo migliore amico, e dissi a Sukkie che non c’erano problemi.
Nel tempo che trascorremmo insieme gli proposi di venire a dare una mano all’orfanotrofio e alla parola magica “Donghae”, Sukkie accettò senza battere ciglio.
Mi divertii con lui nei giorni seguenti. Era una ventata d’aria fresca quei giorni, ma quando Jong gli disse del mio compleanno, Jongsuk ci rimase male, pur non asfissiandomi come mio fratello. Capiva il mio stato d’animo e mi lasciava spazo per respirare.
Passo il compleanno di Hyun Joong e gli spedii per posta un regalo: un braccialetto d’argento con i nostri nomi incisi sopra e la data in cui ci eravamo messi insieme, con in più una lettera. Ci sentivamo davvero poco, perché i nostri impegni e il fuso orario non coinciva mai, ma quando ci riuscivamo era breve ed intenso. Più speciale del vedersi ogni giorno.
Per un po’ di tempo a casa mia non si parlò più del mio compleanno, ma della vacanza di una settimana che stavano organizzando gli Shinee a Barcellona, fin quando la sera prima mio padre, il quale non si era mai interessato alle feste, a tavola disse: -Domani sera andiamo a cena fuori per il tuo compleanno-.
Lo guardai perplessa: -Perché? Avevo detto di non voler far niente-.
-Infatti non faremo nulla, è solo una cena in famiglia. Va bene, no?-, disse.
Papà sorrise e quel sorriso mi fece fidare: -Va bene-, risposi.
-Domani andiamo a trovare un bel vestito da metterti allora. E’ pur sempre un giorno importante e voglio che tu sia vestita come una principessa-, commentò mamma.
-Mamma…-, l’ammonii esasperata e terrificata al solo pensiero di cercare ancora vestiti.
-Fagli mettere quello che vuole lei, tesoro. Non voglio che si senta a disagio-, disse papà masticando un boccone di carne.
-Sì, non preoccuparti seguirò i suoi gusti-, confermò mamma.
-Staremo bene. Almeno farai qualcosa-, commetò Jong sorridente. Mio fratello mi fece pensare che mi stessero nascondendo qualcosa, ma distolsi subito quel pensiero, perché papà non parlava mai a sproposito e non era tipo da organizzare sorprese, perciò ero molto tranquilla.
Finimmo di mangiare tranquillamente e poi, aiutata mamma a fare i piatti, ci mettemmo tutti insieme a guardare un film per famiglie, finché la serata non finì e andammo tutti a dormire.
 
***
Il giorno dopo passò in fretta, fra il mio breve turno di lavoro e lo schopping. Venne anche a Sukkie a fare shopping e il suo modo di correre ovunque fra i negozi mi ricordò molto Kibum, anche se non ero mai costretta da lui a provare vestiti su vestiti, si limitava invece a seguirmi e a incoraggiarmi, aiutandomi a scegliere.
-Che ne dici di questo vestito bianco e azzurro?-, domandai a Jongsuk prendendo il vestito in mano: era completamente bianco, con solo un semplice nastro azzurro che fasciava il busto appena sotto il seno.
-E’ carino, e ti rispecchia molto, però anche quello blu a pois non è male, visto che ha lo scollo dietro come un prendisole. Perché non li provi per vedere come ti stanno?-, rispose sorridendo.
Annuii e dopo averli provati entrabi chiesi quale mi stesse meglio: -Allora?-, sorrisi.
-A me piace di più quello a pois. Trovo che ti doni di più-, rispose mamma, tenendo in braccio Nanà s’un fianco.
-Sì, lo credo anch’io-, confermò Jongsuk annuendo.
Dopo aver deciso, pagammo e uscimmo dal negozio. Mamma aveva ancora qualche commissione da fare, se non che trovare un vestitino carino per Nanà, così Jongsuk ed io rimanemmo soli a gironzolare per il centrocommerciale. C’inbucammo nel negozio di animali, da dove non uscimmo per più di un’ora, poi tornammo indietro e cominciammo ad avviarci per tornare a casa. Mamma sarebbe tornata insieme a Nanà e alle sue amiche.
-L’hai sentito?-, domandò Jongsuk all’improvviso, sulla strada del ritorno.
Alzai lo sguardo su di lui perplessa: -Chi?-, domandai.
-Hyun Joong, chi se no?-, sorrise come se fosse la risposta più scontata del mondo. Mi rattristai, perché non sentivo Hyun Joong da due giorni.
-No, ancora no. Aveva detto che si sarebbe fatto sentire lui, perché era impegnato, perciò evito di chiamarlo-, risposi calciando un sassolino per terra.
-Mh… capisco-, commentò.
Per un po’ non parlammo, ma poi mi rivolse un gran sorriso e mi attrasse a sé con il braccio libero, dato che con l’altro stava portando le mie buste, continuando a camminare. Mi abbracciò forte, baciandomi i capelli, senza curarsi di nulla. Era la prima volta che Jongsuk si dimostrava così affettuoso nei miei confronti, perciò mi lasciò sorpresa, ma allo stesso tempo contenta.
-Vedrai che entro sta sera si farà sentire. E’ il tuo compleanno, dannazione! Non vorrà far desiderare proprio oggi!-, scherzò.
-Lo spero per lui, altrimenti quando torna di lui ne farò rimanere un cumulo di cenere-, sbottai sarcastica.
Jongsuk rise: -Così ti voglio!-, commentò.
Arrivati a casa, salutai Sukkie che tornò indietro e attesi che arrivasse l’ora in cui mi sarei dovuta preparare. Mi feci una rapida doccia, dedicando più tempo del solito ai miei capelli che non avevano intenzione di voler essere domati quel giorno, e nel frattempo mandai un messaggio a Hyun Joong: “E’ tutto il giorno che aspetto una tua telefonata. Perché non mi chiami?”.
Attesi una risposta cominciando ad infilarmi il vestito e le scarpe in corda dello stesso colore del vestito, e gli mandai un altro messaggio: “YHA! Rispondimi almeno è il mio compleanno! Ti sei già dimenticato di me in soli quindici giorni?!”.
Tornai al bagno, ma lo trovai occupato da Jong, provai quindi quello di sotto, ma era occupato da mamma, la quale stava facendo il bagno a Nanà, così tornai in camera. Vidi il telefono vibrare e lessi il nome, rispondendo subito.
-Ce l’hai fatta!-, dissi scocciata.
-Scusami, amore… non ho sentito la sveglia vibrare e non mi sono svegliato. Qui a Londra è mezzogiorno, ma non mi sono ancora abituato al nuovo orario-, sentii biascicare dispiaciuto Hyun Joong e mi ricordai all’improvviso del fuso orario di dodici ore che dovevamo seguire.
-Accidenti! E’ vero il fuso orario…. Scusami, ti ho svegliato!-, mi affrettai a scusarmi.
-Non preoccuparti. E’ meglio che tu mi abbia svegliato, oggi devo essere in orario per fare commissioni importanti a mio padre… e le avrei già dovute finire –mi consolò- Ma lasciamo stare, ci penserò dopo… Buon compleanno, amore!-, mi gridò nelle orecchie, frantumandomi un timpano.
-Grazie -risposi sorridendo fra me- mi sorprende che tu sia così vitale di primo mattino-.
-Mi sto abituando in fretta agli orari –commetò ridacchiando, per poi cambiare discorso- Allora? Come vanno le cose lì?-, domandò e lo sentii trafficare con qualcosa di molto rumoroso, forse dei piatti.
Sospirai triste: -Vanno…-, risposi.
-Mh… però sei triste, vero?-, chiese cercando di prendermi per il verso giusto.
-Mi manchi… e vorrei che fossi qui. Nulla di più-, dissi sincera, allungandomi sul letto per poi fissare il soffitto.
Sta volta fu Hyun Joong e sospirare dall’altro capo del telefono: -Lo so… non immagini quanto tu possa mancare a me-.
-Le cose con tuo padre come vanno?-, domandai curiosa, sperando che con lui procedesse bene.
-Insomma… vanno. Non si può dire che ci parliamo come se fossimo padre e figlio, piuttosto come due estranei, ma almeno non ci litigo-, rispose.
Sorrisi fra me: -Per fortuna. Mi fa piacere sentirtelo dire… però perché non provi a recuperare un po’ il rapporto?-, domandai.
-Non è semplice come credi. E’ come tentare di rimettere insieme i cocci di un vaso rotto senza colla-, rispose con l’amaro in bocca.
-Provaci, amore. Almeno potrai dire che hai tentato. Pensa che dopo potrai convincere Federica a conoscerlo meglio… credo che anche a lei non piacia molto. Ho notato che non ne parla mai volentieri… a proposito è successo qualcosa quando si sono visti? Non mi avete mai detto niente-, chiesi curiosa e preoccupata al tempo stesso.
-Papà si è limitato a parlargli e a spiegargli come fossero andate le cose quella volta, ma niente di più. Sembra che il suo interesse iniziale nel ritrovarla sia scomparso del tutto-, rispose.
-Ho capito… -dissi dipiaciuta per Federica- ma almeno ha te. Ricordati che adesso siete una famiglia-, sorrisi fra me. Mentre parlavo con lui, mi vestii, indossando il vestito che avevo scelto e lasciando i capelli sciolti. Continuammo a parlare del più e del meno, senza curarci dei soldi che avremmo speso, dato che Hyun Joong aveva acquistato appositamente una scheda internazionale.
-Cosa farai questa sera? Grande festa?-domandò allegro- A proposito non metterti niente di troppo scollato quando non ci sono-.
-Per tua informazione sto indossando un vestito dalla scollatura piuttosto vertiginosa per colpa di Kibum, e la gonna è corta abbastanza da lasciarmi scoperto molto delle mie gambe. Ho intenzione di divertirmi in tutti i sensi in discoteca!-, lo pungolai, guardandomi allo specchio e pensando che il mio vestito era molto più ordinario di come l’avevo descritto: la gonna arrivava appena sopra il ginocchio, e senza scollatura. Il corpino si allacciava dietro al collo, lasciando scoperte solo le spalle.
-YHA! Cambiati subito! Non hai il permesso di andare vestita in quel modo quando non ci sono!-, sbottò arrabbiato.
-Ooh… siamo gelosi? E poi come osi? Non sei mica mio padre! Posso vestirmi come voglio!-, continuai a stuzzicarlo, soffocando una risata.
-Non sarò tuo padre, ma sono il tuo fidanzato, perciò vatti a cambiare immediatamente! Mi stupisco che ti mandino in giro conciata a quel modo! Dov’è finito quell’inutile di tuo fratello?!-, continuò a sbraitare.
-E’ di sotto che aspetta. Stiamo per andare-, risposi tranquillamente.
-Di sotto che aspetta?! COSPIRA ALLE MIE SPALLE! E Federica!? Almeno lei spero che ti abbia detto qualcosa!-.
-No, anche lei è di sotto con gli altri-, mentii spudoratamente.
-Non ci credo… anche lei? –mormorò sconvolto prima di fracassarmi un timpano con un acuto- YHA! Prima che parta seduta stante per la Corea ti consiglio di cambiati!-, sentenziò più nel panico che fuori di sé. Scoppai in un sonora risata che lo fece innervosire ancora di più, ma cercai di calmarlo.
-Rilassati, Hyun Joong, stavo scherzando –risi a crepapelle- In realtà stiamo per andare a cena fuori la mia famiglia ed io. Non ho voluto fare nulla-, dissi, mentre mi calmavo e tralasciando di rivelargli il dettaglio che non avevo voluto organizzare niente, perché lui non ci sarebbe stato quella sera.
-Perché? Amore, sono i tuoi diciotto anni!-, disse indignato e preocupato.
-Appunto, sono i miei- mormorai decisa nel sottolineare l’ultima parola.
-Aigoo… sono sicuro che è colpa…-, cominciò a borbottare, ma le urla di Nanà che arrivarono dal piano di sotto: -Yaya!!! Facciamo taddi alla cena! Scendi!-.
-Arrivo! –urlari di rimando a mia sorella- Amore? Scusami, devo andare. Ci sentiamo domani, va bene?-, dissi alzandomi e prendendo la borsa con un giacchetto per la sera-.
-Va bene. Divertiti-, disse Hyun Joong e per un attimo ebbi la sensazione che stesse sghignazzando dall’altro lato. Stavo avendo le allucinazioni?
Perplessa guardai la cornetta e scossi la testa, rispondendo: -Lo farò. Ti amo-.
 -Ti amo anch’io-, lo sentii dire, riattaccando.
Scesi e, presa la borsa, uscii avviandomi alla macchina, mentre mamma cercava un giacchetto per Nanà nella fretta e Jonghyun correva per la casa a cercare per l’ennesima volta il suo cellulare, probabilmente suicidatosi da qualche parte. Entrai nell’abitacolo della macchina e attesi finché non arrivarono e partimmo.
 
-Mi spiegate dove stiamo andando?-, domadai allarmata guardando fuori dal finestrino. Era più di mezz’ora che stavamo viaggiando, mentre mi avevano detto che il ristorante si trovava appena a pochi minuti da casa nostra. 
-Siamo quasi arrivati-, rispose papà lanciandomi uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
Nanà, seduta fre me e Jonghyun nel suo seggiolino, mi sorrise: -Non sei contenta, unnie? E’ il tuo compleanno!-, disse innocentemente.
-Certo che sono contenta-, risposi accarezzandole i capelli e forzando un sorriso, che sperai risultasse vero.
-Con quella faccia no di certo-, commentò sarcastico Jong, alzando gli occhi su di me, ma tonando subito al suo cellulare con cui stava armaggiando da quando eravamo partiti.
-Yha! Anche se fosse non sono affari tuoi!-, lo ammonii scrucciandomi.
-Smettetela di litigare, siamo arrivati davvero. Non voglio sentirvi fiatare sta sera, perciò tieniti i tuoi commenti, Jong, chiaro?-, c’interruppe papà severo svoltando a destra per poi parcheggiare in un enorme parcheggio.
-Sì…-, borbottò Jong contrariato.
Scendemmo dalla macchina e guardai subito il ristorante, che come previsto, era molto tranquillo e modesto. Non esagerato, ma piccolo e carino, proprio come piaceva ai miei genitori. C’eravamo stati una volta, forse per qualche festa, non ricordavo molto bene, ma sapevo che dentro c’era una sala abbastanza grande da contenere circa cento persone e che mi era piaciuto moltissimo sia per il cibo, sia per l’angolo karaoke con cui intrattenevano i commensali.
-Te lo ricordi?-, domandò mamma, mentre c’incamminavamo verso l’entrata.
-Sì, ma quando ci siamo venuti?-, chiesi sbirciando dentro le finestre, ma le tende spesse e scure me lo impedirono.
-Qualche anno fa per il compleanno di Nanà-, rispose lei.
-Ah, già –commentai, fulminando subito dopo Jong che non smetteva di scrivere a qualcuno sul cellulare- la smetti di messaggiare? E’ da quando siamo partiti che non fai altro che scriverti con qualcuno. Cosa stai confessando di più importante di tua sorella?-, lo ammoii.
-Non sono affari tuoi-, rispose imitandomi. Sospirai vinta, guardandolo male e rivolsi di nuovo lo sguardo al ristorante, che però aveva all’improvviso qualcosa di strano.
-Perché hanno spento le luci?-, domandai davanti all’entrata.
-Non lo so, forse è saltata momentaneamente la corrente. Entriamo-, rispose papà titubante, incoraggiandomi però ad entrare per prima.
Aprii la porta d’entrata, facendo ingresso e notando subito delle sagome nel buio a qualche metro di distanza fa me. Aguzzai la vista per capire che cosa fossero e subito la luce si accese, rivelando un boato di voci che mi fecero saltare, insieme a quelle dei miei genitori, Jong e nanà dietro di me.
-BUON COMPLEANNO, YAYA!-, escplosero Shinee, SS501, Hongki e la sua famiglia, Amber, IU, Federica e Sara comprese.
-No… non è possibile-, mormorai portandomi una mano al viso per coprirmi e vergognandomi come una ladra, anche se felicissima della sorpresa. Dietro ai ragazzi c’erano due enormi palloncini a forma di “18” rigorosamente rosa, con altri a forma di stelle argentate: immaginai che fossero opera di Kibum. Sui tavoli invece dei segna posti di tanti colori diversi avevano già fissato dove ci saremmo dovuti sedere.
-E’ impossibile! Avevo detto niente feste!-, sorrisi nel vederli arrivare a valanga su di me. Li abbracciai uno ad uno, non dimenticando nessuno.
-Non potevamo lasciarti da sola a deprimerti per il nostro stupido leader in un giorno così importante! Proprio tu che ci hai sempre tirato su di morale!  E poi ci siamo divertiti così tanto a preparare tutto, tutti insieme!-, rispose Jung Min stringendomi a sé come se fossi sua sorella minore. Ormai, da quando Hyun Joong ed io ci eravamo messi insieme e soprattutto da quando avevamo rivelato a Jong di frequentarci, Jung Min aveva preso pieno possesso di me come un secondo Kibum. Per non parlare dell’amicizia che era nata fra i due: sembravano che fossero stati divisi alla nascita.
-Dovevamo fare qualcosa per te, Yaya. Sei stata così triste in questi giorni che era impossibile vederti così-, commentò Onew, mentre salutavo Minho.
-Ora capisco perché non avete più parlato del mio compleanno all’improvviso-, dissi guardandoli senza riuscire a smettere di guardarli.
-E’ stata un’idea di Key-, disse sincero Hyung Jun, lanciando un’occhiata affettuosa a Kibum.
-Sì, beh…-, cominciò Jong alle mie spalle, che probabilmente voleva essere partecipe della conversazione, ma Federica lo bloccò sul nascere: -Sì, Jong, è stata anche una tua idea-, disse facendo segno di “no” dietro di lui.
-Grazie, Key-, gli sorrisi dolcemente.
Papà arrivò dietro di me e mi paòò un braccio attorno alle spalle, baciandomi i capelli: -Sta volta è vero, si è dato molto da fare per te-, sorrise guardando Jong.
-Ecco! Almeno qualche volta mi riconosci qualcosa-, borbottò Jong, ma corsi ad abbracciarlo per non farlo parlare più di tanto: -Grazie, Oppa!-, cinguettai buttandogli le braccia al collo.
-Yha… -mormorò sorridendo- è la prima volta dopo sette anni che mi chiami oppa. Che cos’è successo? Avevi undici anni l’ultima volta-.
-Oggi mi sento in vena di chiamarti così: sono felice-, dissi sciogliendo l’abbraccio, ma senza fornire troppe spiegazioni. Era vero, avevo smesso di chiamarlo Oppa, quando era diventato il ragazzo di Krystal: odiavo il modo con cui lo apostrofava ogni volta ed ero tornata ad odiarlo quando avevo sentito chiamare Hyun Joong in quel modo.
Mi guardai intorno e mi accorsi che Jongsuk non era ancora arrivato: -Jongsuk?-, domandai curiosa e dispiaciuta che non ci fosse.
-Oh, ha detto che sarebbe arrivato in ritardo per via di una commissione importante-, rispose Federica.
-Ah…-, mormorai dispiaciuta.
-Non preoccuparti, arriverà-, sorrise Kyu Jong.
-Avrà avuto solo un contrattempo-, scrollò le spalle Young Saeng.
In quel momento arrivò un cameriere che ci chiese se fossimo pronti per poter cominciare a portare i piatti, così papà fece cenno di sì e ci accomodammo ai tavoli. Il cibo era buono e divorammo il primo piatto senza troppe cerimonie, anche perché alle nove e mezza di sera la fame cominciava a farsi sentire. Ero stata messa a capo di un’enorme tavolata dove sedemmo tutti insieme, eccetto i miei genitori e Nanà che avevano preferito avere un tavolo per loro, in modo da poter imboccare la piccola con un seggiolone senza problemi. Mangiando, attesi che Sukkie facesse ingresso da un momento all’altro. Non sapevo perché, ma tenevo molto a quel ragazzo, molto più di quando avessi tenuto a Tiffany in tanti anni di amicizia, se così si poteva definire, perciò mi dispiaceva un po’ il suo ritardo. Tra me e Tiffany non c’era stata mai molta complicità, ma eravamo sempre state bene insieme, fin quando non aveva scelto Krystal; con Jongsuk era diverso, perché a volte bastava uno sguardo per poter capire l’uno i pensieri dell’altra.
“Roba da migliori amici”, pensai sorridendo fra me, mettendo un boccone in bocca. Il mio cellulare vibrò sul tavolo e lessi sul display che c’era un messaggio in arrivo. Aprii la posta e lessi il messaggio: “Ti prego, perdonami!!! T_T Sono in estremo ritardo, ma non è colpa mia, lo giuro! Spero solo che il regalo possa farmi perdonare! Sto arrivando più veloce della luce!”. Scoppiai in una sonora risata, attirando lo sguardo degli altri e spiegai: -Sukkie è in arrivo-.
Qualche minuto dopo Jongsuk entrò nel ristorante con un enorme pacco fra le mani, ma ignorai quel particolare e mi fiondai fra le sue braccia per salutarlo.
-Quanta enfasi per salutare il tuo migliore amico! Non oso immaginare se fossi stato il tuo ragazzo!-, rise tentando di abbracciare sia me, sia di tenere in braccio il pacco che da vicino sembrava sempre più enorme.
-Già, se non sapessi che sei la ragazza di uno dei miei migliori amici, direi che sei innamorata di Jongsuk-, commentò Jung Min arrivando con al seguito gli altri.
-Ho pensato che non arrivassi più! Perché hai fatto tardi?-, dissi guardando Jongsuk  curiosa, e sciogliendo l’abbraccio.
-Per il regalo-, rispose Kibum un po’ seccato. Che cos’era successo? Kibum aveva detto di dover essere rigorosamente in orario e il ritardo di Jongsuk aveva sballato i suoi piani?
-Ehi, io ho fatto del mio meglio per essere in orario, ma il regalo non voleva entrare nella scatola!-, borbottò Sukkie offeso.
-Dai, Key, in fondo non è successo nulla di grave: guarda il lato positivo, almeno è vivo e non si ammazzato insieme al regalo per arrivare-, disse Feffe dandogli una leggera e scherzosa gomitata su un braccio per sdrammatizzare. Jongsuk mise a terra il pacco.
-Abbiamo pensato che fosse l’unica cosa che ti sarebbe piaciuta veramente-, osservò Taemin, che teneva teneramente per mano Sara, ignorando il piccolo battibecco.
-Già, sei così difficile di gusti che ci siamo strappati i capelli fino a quando Minho non ha avuto un lampo di genio-, osservò Jong inorridito al ricordo dei giorni precedenti.
Papà arrivò in tutta calma insieme a mamma, ma non appenà fu davanti a noi sgranò gli occhi: -Oddio…-, commentò sconvolto notando le dimensioni della scatola.
-Aprilo, Yaya! Aprilo!-, strillò Nanà saltellando sul posto e abbracciando il pacco troppo grande per lei.
-Adesso? -domandai- ma dobbiamo ancora finire di cenare-, osservai perplessa.
-Sarebbe dovuto già essere aperto-, disse Kibum acido.
-Smettila, Key-, intervenne Federica.
-Dai, Yaya!-, mi sollecitò Nanà.
-Va bene, va bene! Lo apro!-, e così dicendo cominciai a sciogliere il fiocco verde che era allacciato intorno. Vidi dei buchi sulla parte superiore del coperchio e m’incuriosii sempre di più, sentendo che qualcosa si muoveva e arrivando ormai a capire che cos’era.
-Io avevo detto di prenderlo abbastanza grande, ma non intendevo delle proporzioni di un cavallo!-, commentò papà divertito, mentre sollevavo il coperchio e lanciavo un grido di gioia. Presi in braccio il cucciolo di Husky che era subito saltato fuori dalla scatola e comiciai a ridere, vedendolo cercare la mia faccia con la lingua nel tentativo di potermi lavare la faccia. Il cucciolo era grigio, con una maschera bianca sul muso e gli occhi azzurri.
-Oh my God,  sei belissimo!!!-, pigolai contenta.
-Non potevamo scegliere una taglia meno grande di questa, non sarebbe stata così felice di riceverlo-, commentò Jongsuk ridendo.
-Dovevamo aspettarcelo-, disse mamma più felice di me nel vedere un cucciolo della sua razza preferita finalmente entrare nella nostra famiglia.
-Quanto ha?-, domandai guardando gli invitati.
-Quando siamo andati a prenderlo al canile ci hanno detto che ha circa due mesi-, rispose contenta IU.
-E sei già così enorme?-, domandai al cane che aveva le dimensioni di un barboncino adulto.
-E’ un maschio –disse Kibum- e gli avevano già dato un nome per distinguerlo dai fratelli. Hanno detto di averlo chiamato Joyan-, spiegò chiandosi ad accarezzarlo accanto a me.
-Un maschio… -commentò quasi schifato Jong- avevo espressamente chiesto di prendere una femmina-, borbottò.
-Non era tuo il regalo, Jong, ma di tua sorella-, lo rimbeccò Hongki con sorriso.
-Jo-Yan… -ripetei scandendo le sillabe del nome- mi piace!-, annunciai sorridendo.
Papà si schiarì la voce vedendo arrivare la seconda portata di cibo e ci sollecitò tutti a tonare a tavola. Fortunatamente quella sera in quel ristorante c’eravamo solo noi, così potemmo tenere il nuovo arrivato a gironzolare per la sala liberamente. Era sta una sorpresa magnifica ricevere quel cane come regalo di compleanno, perché non avrei potuto chiedere di meglio.
Continuammo così a mangiare indisturbati, ascoltando le peripezie di Jongsuk che era stato trattenuto a casa da Joyan, che fino a qualche minuti prima di andare via non aveva avuto intenzione di entrare dentro la scatola da regalo. Nanà dopo aver finito di cenare si appropriò delle cambe di Kyu Jong e non si mosse da vicino a lui fin quando mamma e papà, finito di cenare, non si alzarono per recuperarla e andare a domandare un favore ai proprietari del locale. Quando tornarono, sussurrarono qualcosa all’orecchio di Jonghyun e si sorrisero complici: Jong si alzò dalla tavola, andando a sedersi sul piccolo palco nell’angolo karaoke del ristorante, dove era andato a sedersi anche il proprietario a cui disse qualcosa, rivolgendosi poi a noi, schiarendosi la voce.
-Beh… che dire? Oggi è un giorno molto importante per la mia sorellina, a cui faccio i migliori auguri di compleanno, ma è anche un giorno molto importante per me… -cominciò impacciato e notai mia madre passare un cd al ragazzo che stava armeggiando con un computer e il televisore dietro Jong- ...diciotto anni fa è nata la persona che, anche se in un periodo buio, ha reso la mia vita bella come lo è ora. Sorellina, se fossi stato un fratello migliore, meno appiccicoso, meno iperprotettivo e rompi scatole, mi sarei potuto fermare a pensare a cosa regalarti, oltre che ad un cucciolo insieme a tutti gli altri, ma non ne sono stato capace. Non sono un tuttofare come Key, o un fratello impeccabile come Taemin, perciò l’unica cosa che posso fare è dedicarti “You are my life" di Michael Jackson, dato che dici sempre che la mia voce gli assomiglia molto…-.
-Esibizionista!-, gridò papà ed ebbi un déjà-vù, solo che questa volta l'esibizionista inquestione non era Hyun Joong, ma mio fratello.
Jong ignorò nostro padre e andò avanti: -…cantare è la cosa che mi riesce meglio e questa canzone esprime tutto ciò che vorrei dirti. Ti voglio bene-.
Mio fratello si girò a dare l’ok al ragazzo dietro di lui e la base musicale cominciò, mentre sullo schermo della televisione cominciacavano apparire le mie foto che ripercorsero tutta la mia vita.
-”Tutto ad un tratto ero perso in un mondo di estranei..”-. Le fotografie di quando Jong era piccolo, proprio il periodo in cui Yoona era scomparsa.
-“Nessuno di cui fidarmi… per conto mio… ero solo”-. Jong inseme a papà, ma con il volto vuoto e spaventato.
-“Poi improvvisamente sei arrivata”-. Le prime fotografie scattate con Jong in Italia.
-”Prima era nuvoloso, ma ora è così chiaro”-. Le foto con i nonni.
-”Hai portato via la paura e mi hai riportato alla vita”-. Una fotografia scattata con Hongki e Jong da piccoli che non avevo mai visto prima d’allora; senza volerlo il mio viso si girò verso Kangin e Sooyoung i quali mi sorrisero impacciati al ricordo di quella foto e tornai al video.
-”Tu sei il sole, mi fai brillare come e più delle stelle. Quel barlume nella notte…”-. L’arrivo di Angelica nella nostra famiglia e le foto insieme a lei.
-”Tu sei la luna che brilla nel mio cuore”-. Foto con i SS501 scattate qualche giorno prima della partenza di Hyun Joong.
-”Sei il mio giorno, la mia notte, il mio mondo”-. Foto con gli Shinee, con Federica, ai pic-nic, in campeggio, al mare.
-”Tu sei la mia vita”-. Una bellissima foto con Jong, la mia preferita, scattata un anno prima al parco di fronte il laghetto delle paperelle, dove sorridevamo entrambi felici all’obbiettivo, mentre lo abbracciavo da dietro cingendogli il collo.
Il video continuò così e mentre le immagini scorrevano davanti ai nostri occhi non mi accorsi che delle lacrime cominciarono a colarmi lungo le guance. Non avevo mai capito perché mio fratello fosse così attaccato a me, ma in quel momento realizzai che ero stata una luce nel buio: prendendosi cura di me non aveva pensato alla mancanza di Yoona. Scese dal palco quando la musica stava per finire e, continuando a cantare e venendomi incontro, mi fece alzare dal posto dove ero per avvolgermi con le sue braccia muscolose. Mi sentii protetta e al sicuro rifugiandomi nel suo petto come ero solita fare da bambina.
-Ti voglio bene, fratellone. Davvero tanto… grazie-, sussurrai nelle sue orecchi quando ebbe finito di cantare.
-Te ne voglio anch’io, sorellina… Buon compleanno e grazie a te-, disse bacinadomi i capelli.
Da quel momento la serata trascorse senza altri colpi di scena e sorprese.
Verso le undici mamma e papà furono costretti a portare Nanà a casa, poiché cominciava a dormire sulle sedie, e rimanemmo soli anche se con il conto pagato. Dopo un po’ decidemmo anche noi di andar via, ma i ragazzi non avevano voglia di andare a casa, così decidemmo di andare a bere qualcosa al “Black Rhum”. Ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo qualcosa per tutti, rimanendo i compagnia finchè Jung Min, Minho e Taemin non dovettero riaccompagnare a casa le loro ragazze. Federica rimase con noi e, salutati tutti loro, non ci volle molto che i soliti persero la testa e cominciarono ad ordinare cocktail su cocktail: Kibum e Onew si ubriacarono in poco tempo, ma fortunatamente nessuno dei SS501 e degli Shinee rimasti li seguì.
-Ragazzi, dov’è finito Kibum?-, domandai ad un certo punto, non avendolo più visto da un po’ di tempo.
-Non so, ha detto che andava in bagno-, rispose Federica guardandosi intorno perplessa. Alzai le sopracciglia cercandolo con gil occhi, ma non ne vidi traccia.
-Volete che vada a cercarlo?-, propose Young Saeng, ma lo fermai, perché vidi Kibum uscire dal bagno e dirigersi frettolosamente fuori dal locale.
-No, vado a recuperlo io. Torno subito-, dissi offrendomi e alzandomi nello stesso momento.
-Vuoi una mano? Kibum è intrattabile quando è ubriaco-, domandò Federica preoccupata.
 -No, credo di riuscire a cavarmela. Devo solo riportarlo dentro-, risposi scollando le spalle, ridendo.
-Aish! Se tuo fratello non si fosse perso a chiacchierare con Kyuhyun al bancone lo andrebbe a riprendere lui! Che cos’avrà da parlare con lui poi?-, borbottò Federica lanciando uno sguardo inceneritore a Jong.
Kyu Jong, Hyung Jun e Young Saeng risero, ma ero quasi all’uscita e non riuscii a sentire la risposta di Jongsuk che se la rideva insieme agli altri. Una volta fuori dal “Black Rhum” non faticai a trovare Kibum, il quale non si era allontanato troppo e stava per entrare nel parcheggio delle auto. Lo rincorsi fino ad arrivare da lui e lo bloccai prendendolo per un polso e farlo girare.
-Kibum!-, esclamai quando ripresi fiato.
Kibum mi sorrise, con la testa chissà in quale mondo, e afferrò le mie spalle, chinandosi alla luce per vedermi meglio: -Ah… sei tu. Pensavo fosse Feffe. Di solito è lei quella che m-ich riporta indietro-, disse ridendo.
-Sì… -dissi guardandolo di traverso per capire fino a che punto fosse ubriaco- forza, vieni con me-, commentai poi ignorando quello che aveva detto.
-Dove mi porti?- domandò fra le nuvole, mentre lo prendevo per mano per trascinarlo con me e non farlo scappare chissà dove.
-Ti riporto indietro, dove pensi che ti voglia portare?-, domandai scettica.
Lo sentii ridere ancora e fermarsi di botto, stringendo di più la sua mano attorno alla mia: -Non mi hai mai preso per mano-, sorrise avvicinandosi al mio viso.
-Questo perché non avevo nessuno motivo per farlo-, osservai cominciando ad aver fretta di tornare indietro.
-Perché no? In-ich… fondo in vacanza al mare avresti potuto-, disse sorridendo ancora e avvicinandosi ancora. Non riusciva a vedermi bene? Era a pochi centimetri dal mio naso, perciò indietreggiai sentendomi messa in soggezione. Guardandolo negli occhi, cercai di liberare la mia mano, ma la sua stretta si fece più forte tanto da torcermi il braccio per il dolore.
-Key, mi fai male-, dissi tentando di aprire la sua mano con forza.
-Male? –sorrise ironico, per poi scoppiare a ridere, ma non gli diedi retta, troppo presa ad allentare la presa- MALE?!-, ripetè urlando e mi spaventai. Aveva improvvisamente camibiato umore: sembrava lucido, ma leggevo la follia nei sui occhi.
-Kibum… non urlare, ti prego, ci stanno guardando tutti-, lo ammonii notando che i passanti avevano voltato lo sguardo verso di noi.
-Parli di male?! COME IL MALE CHE HAI FATTO A ME SCEGLIENDO HYUN JOONG!?-, sbraitò fuori di sé. I battiti del mio cuore accelerarono per il timore che potesse combianare qualcosa di brutto, e lo guardai pietrificata di fronte a quella parole: mi ero convinta che la cotta gli fosse passata.
“Key… perché stai dicendo questo? Non mi hai dimenticata? Sono passati mesi, dannazione! Persino Hyung Jun sta frequentando nuove ragazze!”, pensai maledicendomi. Possibile che quell’anno tutti i ragazzi mi ronzavano intorno come api col miele?!
-Key, cerca di calmarti…-, mormorai sconcertata.
-Non chiamarmi così! E soprattutto non dirmi quello che devo fare! –gridò strattonadomi e avvicinandomi pericolosamente a sé- Ho fatto di tutto per te! Sono stato un fratello, un amico… arrivando quasi a litigare con la mia migliore amica per te! Ma no… hai sempre preferito lui. LUI! Ti ha usata, umiliata e trattata male, ma l’hai sempre amato! Ed io che come un’idiota l’ho anche aiutato a farti passare una serata perfetta con te prima che partisse!-, urlò in un acuto.
-Key, mi stai facendo male!-, strillai, ma non sentiva. Era assente, come se il suo inconscio e l’alcool che aveva mandato giù gli stessero facendo buttare fuori tutto quello che immaginavo avesse trattenuto dentro. Gli avevo fatto del male… troppo male, perché l’avevo fatto innamorare inconsapevolmente e avevo ignorato i suoi sentimenti, credendo che fossero solo passeggeri. Non avevo mai tenuto conto che anche Kibum era un ragazzo come tutti gli altri, avendolo sempre considerato come un secondo fratello; non avevo tenuto conto che non era un ragazzo da fare regali a chiunque, preferendo riceverli e mettendo sempre se stesso al primo posto di fronte agli altri; se regalava qualcosa era sempre poco costosa e la vacanza al mare che era riuscito a regalarmi con la complicità di mia madre gli era costata sicuramente un occhio della testa. Solo in quegli istanti capii quanto tenesse a me e per quale motivo mia madre mi avesse sempre spinto fra le sue braccia: lei aveva sempre saputo tutto fin dall’inizio! Sapeva che Kibum provava qualcosa di più del semplice affetto e l’aveva sempre sostenuto, senza rivelarmi nulla! Forse essendo la sua confidente personale, dato che mia madre sapeva essere una buona ascoltatrice, proprio in quel periodo in cui con Federica i rapporti non erano molto stretti. Kim Kibum mi amava e mi aveva sempre amato, ma ero stata troppo ingenua e troppo ottusa per potermene accorgere. Io che avevo sempre rimproverato mio fratello della sua superficialità, avevo commesso il suo stesso errore…
Negli occhi di Kibum cominciai a scorgere uno scintillio di lacrime e in poco tempo la sua ira cedette il posto alla fase depressiva degli ubriachi: -Ho tentato di dimenticarti, ma non ci riesco! Ho cercato di esserti vicino anche così, ma quando ti vedo insieme ad un altro fa sempre più male! Ogni abbraccio, ogni bacio di qualcun altro è una pugnalata al cuore! Ma tutti sono migliori di me! Hyung Jun, Jung Min, Taemin! Persino Jongsuk è riuscito a fare breccia nel tuo cuore nel giro di un mese! Anche se ha fatto ritardo ed io ho cercato di farti trovare il meglio anche oggi! –urlò sull’orlo di una crisi di pianto- Che cos’ho che non va per te!? Volevo essere io il tuo migliore amico… IO! E hai rifiutato anche questo!-, disse sciogliendo finalmente la mano. Massaggiai lentamente le dita e vidi le lacrime scorrere copiose lungo le sue guance morbide e paffute.
-Kibum…-, sussurrai con il cuore in pena per lui. Mi sentivo un mostro.
-Perché non posso averti? PERCHE?!?!-, gridò scuotendomi per le spalle, azzerando le distanze frai nostri visi, e spaventandomi ancora. Alle mie spalle sentii le voci degli altri, forse richimati dalle sue urla e impensieriti dal tempo che scorreva senza vederci ritornare.
-Perché non ti amo, Key! –gridai a mia volta- Vorrei! Ma non ti amo!-, dissi sconvolta.
-Yaya!-, sentii la voce di Jongsuk alle mie spalle e i sui passi in corsa.
Kibum alzò gli occhi su di lui, guardandolo con odio, ma Jongsuk non ebbe il tempo di arrivare che Kibum azzerò gli utimi centimetri fra di noi, femandomi il viso con le mani, e premendo con le sue labbra sulle mie. Ebbi la sensazione di aver già vissuto qualcosa del genere e in un attimo il mio cervello ricordò il sogno che avevo fatto mesi prima, ma in quel sogno Kibum mi aveva ricordato maledettamente Hyun Joong. Adesso era solo rabbia e follia, che probabilmente non gli avrebbero fatto ricordare niente il giorno dopo.
Cercava avidamente le mie labbra mordendo e premendo con forza, mentre provavo ad allontanarlo, divincolandomi e spingendolo senza successo. Sentii a rallentatore anche le urla di Jonghyun, che stava dando di matto, e Federica.
Mio fratello piombò su Kibum, mollandogli un sonoro cazzotto che lo fece cadere a terra, e nello stesso momento Jongsuk mi prese fra le sue braccia, constatando se avessi qualcosa che non adasse bene: -Stai bene?-, domandò preoccupato.
Annuii, ma non staccai gli occhi da Kibum che veniva aiutato da Federica a rialzarsi da terra: -Sei impazzito!? Non lo vedi che è ubriaco!?-, urlò lei.
-Ubriaco!? A me sembra perfettamente sobrio!-, sbraitò Jong, che si avvicinava a me.
-Jong, calmati, non è successo niente-, dissi guardandolo per rassicurarlo.
-Niente!? Ti ha baciata senza il tuo permesso!-, mi urlò contro.
-Smettila, Jong! Kibum non sta bene! Se fosse stato in contidizioni migliori non l’avrebbe mai toccata! Lo sai che non lo farebbe mai, è il tuo migliore amico!-, gridò Federica e vidi i SS501 arrivare.
-Ragazzi, che cos’è succeso?-, domandò Hyung Jun preoccupato, ma Jong non diede il tempo di poter spiegare: -Perché l’hai fatto, allora?!-, urlò a Kibum.
-PERCHE’ L’AMO!-, ammise esasperato Kibum. Federica cercò di trattenerlo per un braccio, vedendo che voleva avanzare, ma Kibum si arrestò, rivelando il suo dolore e facendo rimanere a bocca aperta tutti i presenti. Tutti tranne Federica.
Calò il silenzio. Un silenzio in cui Jong cercò d’incamerare le sue parole e poterle capire, mentre Key si lasciava andare nuovamente a fiumi di lacrime amare.
-Tu… cosa?-, domandò mio fratello più che perplesso. Kibum non rispose e lo guardò assente, forse immerso solamente nel suo orgoglio distrutto da amante sofferente. Sospirò sonoramente e dandomi un ultimo sguardo si allontanò in direzione della sua macchina. Federica lo seguì, temendo che potesse fare qualche sciocchezza e nessuno fiatò.
-Sukkie, per favore, portami a casa…-, mormorai spezzando il silenzio che si era creato.
-Sì-, annuì cingendomi le spalle.
-No, tu torni a casa con me. Devi spiegarmi molte cose-, intervenne Jonghyun, ma con un gesto ed uno sguardo esasperato lo misi a tacere: -No, vai da Kibum. Si sentirà già uno schifo… adesso non capisce nulla, ma quando tonerà lucido si sentirà ancora più male per i sensi di colpa nei tuoi confronti –lo pregai con gli occhi- Resta con lui, Jong-, conclusi.
Salutai con un mezzo sorriso i SS501 e mi lasciai condurre da Jongsuk in macchina. Salii, pensando che il giorno dopo Hyun Joong avrebbe di sicuro saputo tutto tramite i suoi amici, e non ebbi la forza di parlare per tutto il tragitto. Jongsuk da parte sua non fece domande e come un buon amico si premurò solo di portarmi sana e salva a casa; anche per quello mi piaceva Jongsuk: diversamente da tutti gli altri, quando volevo rimere in silenzio non ero costretta a sentire per forza la sua curiosità nelle domande. Avrebbe aspettato pazientemente.
“Key, proprio tu che hai organizzato questa festa per rendermi felice… tu che dici di amarmi così tanto… hai rovinato tutto”, pensai rientrando a casa.
M’infilai il pigiama e portai Joyan in camera mia. Infilatami sotto le coperte, attesi con il nuovo cucciolo il ritorno di Jong, ma spensi subito la luce per non farmi trovare sveglia non appena lo sentii salire le scale.
“Spero solo che le cose fra voi due si sistemino, Key… non voglio essere la causa della rottura della vostra amicizia”, mi rimproverai chiudendo gli occhi.
Nel buoio cercai con una mano il ciondolo di Hyun Joong e lo strinsi forte fra le dita, mentre con la mano libera coccolavo Joyan. La presenza di quel cucciolo calmò pian piano il mio cuore che si sentiva in colpa e lentamente scivolai nel sonno: “Perdonami, Key…”.




{Spazio Alue :D}
Buon venerdì a tutti!! Come va? Passata bene la settimana? Io no ._. ero in gita. Una settimana d'inferno .-. *se la svagheggia, perché sa che tutti sono con i fucili puntati su di lei: causa Kibum* Ehm.. si *sorride* Vi prego, perdonatemiiiiii!!!!! T_______T Lo so che chi ama alla follia Kibum, vorrebbe solo infilarmi qualcosa nel CAPRANZI! Ma anche lui prima o poi doveva esplodere no?  Ebbene, è esploso ._. BOOM! Patt u.u Però ora che ha toccato il fondo può solo risalire :D Bene, mettetevi comodi che siamo arrivati alla fine! Manca solo un capitolo e poi bye bye fanfiction! Contenti eh, di non avermi più fra i piedi :D (ç_ç piango ._.). Che presa a male ragazzi... Oh, ma che carino Donghaer che fa volontariato con i Suju! *^* caruccio, caruccio. Ma... Hyun Joong tornerà? Mh, sempre più tentata di non farlo tornare u.u Voi che dite? :D 
Ebbene, io vi lascio con questo MADORNALE dubbio, e un abbraccio (ruffiano :D) per tutti! ^^ 
Love U! <3 Bye!! 

P.S.: Lasciate un commento! :3

 

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Capitolo 31
*** Capitolo XXX ***


Capitolo XXX
 
-Come sta? –domandò mia madre a qualcuno che non avevo capito chi fosse al telefono- Capisco… beh, spero che non gli abbia fatto troppo male. Jonghyun è stato troppo impulsivo, si capisce, ma credo che si sia spaventato. Credeva che Kibum le potesse fare qualcosa… non prendertela più di tanto con lui, Feffe, non sapeva come stavano le cose e nemmeno Ilaria. Avremmo dovuto dirlo almeno a lei che non era passata a Kibum-, la sentii rammaricarsi.
Mi ero nascosta dietro al muro, seduta sulle scale ad ascoltare la conversazione, confermando le frettolose ipotesi che avevo formulato la sera prima: mia madre aveva sempre saputo tutto, anche più di Federica.
-Certo, non credo che si farà problemi a parlargli. Se era ubriaco, Jong saprà perdonarlo… ciò che mi preoccupa è se passerà facilmente sul fatto di non aver detto nulla sui suoi sentimenti per Ilaria. Conoscendo Jong, magari l'avrabbe aiutato essendo suo amico -la sentii continuare a parlare- … povero Kibum, mi fa tanta pena. Ho sempre voluto un mondo di bene a quel ragazzo… in questi ultimi tempi è stato come un altro figlio per me-.
Mia madre sospirò profondamente affranta: -E i genitori? –domandò poco dopo- Ah… l’hanno consolato. Meno male. L’abbiamo aiutato così tanto anche con loro… avrei voluto veramente che Ilaria s’innamorasse di Kibum come lui con lei, ma non potevo costringerla. Non possiamo negare che tuo fratello abbia il suo fascino, posso immaginare perché abbia scelto lui –cercò di sdrammatizzare- Va bene… a che ora pensi di poter venire? Alle quattro? Sì,  non ci sono problemi. I ragazzi sono a casa, perciò potrete venire quando volete- fece una pausa per ascoltare e rispose- Sì, nessun problema, porta anche lui. Si sentirà uno straccio sapendo quello che ha combinato ieri. –osservò triste- Mio marito ed io saremo a lavoro e Nanà dalla baby sitter, non preoccuparti non disturbate. A presto, Feffe, e salutami tanto Kibum-, disse mia madre riattaccando.
Restai per un momento sulle scale a pensare: Federica sarebbe venuta quel pomeriggio insieme ad Hongki per far riconciliare Kibum con Jonghyun, ma come mi sarei comportata? Non potevo distruggerlo ancora di più con la mia presenza. Forse sarebbe stato meglio se per molto tempo Kibum ed io non ci fossimo più parlati. Se fossimo restati lontani per un po’ le cose sarebbero andate meglio?
“Sarebbe stato tutto più semplice se non fossi mai esistita”, pensai alzandomi dalle scale e sentendo la porta della camera di Jong aprirsi.
Entrai in cucina e trovai mia madre intenta a giocherellare con il telefono, che subito mi guardò, ma non rimase troppo sorpresa dal mio viso senza espressine. Mi sentivo vuota, come se mi fossi auto-anestetizzata.
-Ciao, bocciolo… sta mattina hai un faccino così sbattuto-, mormorò alzandosi e prendendomi fra le sue braccia.
-Mamma… perché non mi hai detto dall’inizio che Kibum…-, mormorai posando la testa sulla sua spalla.
-Gli avevo promesso di non dirtelo, ma se avessi saputo dall’inizio che il tuo cuore appartenava già a Hyun Joong, non l’avrei mai sostenuto così tanto -rispose accarezzandomi i capelli- mi dispiace così tanto, tesoro-, disse dispiaciuta. Sciolsi l’abbraccio e mi sedetti a tavola con l’aria ancora sofferente, così mia madre pensò bene di prepararmi una tisana rilassante: in quei momenti mi faceva sempre bene.
-Mi chiedo come dovrò comportarmi adesso –dissi prendendo la tazza di tirana che cominciò subito a farmi sudare per il caldo di giugno, e vedendo mia madre sedersi accanto a me- se cerco di consolarlo dicendogli che non fa niente, gli farei comunque del male, ma se gli sto lontano forse potrebbe…-.
-Lo feriresti comunque –mi fermò mia madre- perché sei sempre stata sua amica e perderti da un giorno all’altro, con la consapevolezza di aver sbagliato, gli farebbe ancora più male-, mormorò saggiamente.
-Ma se continuo a stargli accanto come amica, Jong si arrabbierebbe con me per non averlo lasciato in pace. Mamma, Kibum è il suo migliore amico, e per quanto ce la possa avere con lui, sicuramente ce l’ha più con me, dato che gli ho nascosto sia di lui, che di Hyun Joong!-, dissi agitandomi.
Alle mie spalle sentii i passi lenti di Jong scendere le scale e sospirai, ma mamma mi sorrise spostandomi una ciocca di capelli ondulati dietro le orecchie, per poi alzarsi: -Vi lascio soli-, sussurrò.
Sorseggiai la tisana e guardai Jong prepararsi una tazza di latte con la coda dell’occhio. Si sedette di fronte a me con il bicchiere colmo di latte e dei biscotti, ma non fiatò, così rimasi in silenzio fin quando non fui arcistufa della colonna di ghiaccio che c’era fra noi due.
-Jong, io…-, provai a dire alzando gli occhi.
-Ho sentito te e zia parlare… -mi fermò, ma senza guardarmi- non ce l’ho con voi. Non ce l’ho con nessuno, né con te, né con Kibum, né tanto meno con zia o con Federica, anche se mi sono arrabbiato con lei ieri sera –mormorò alzando gli occhi su di me. Sembrava dispiaciuto- Kibum è il mio migliore amico e tu sei mia sorella: mi sarei dovuto accorgere da solo che qualcosa era cambiato. Ti voglio bene, sorellina, e mi dispiace di aver contribuito alla scenata di ieri sera. Sono arrivato quanto ti è saltato addosso per baciarti e non ci ho visto più. Avrei dovuto calmarlo, e invece… ho rovinato la serata ancora di più-, commentò in un sospiro.
Jonghyun sembrava triste quanto me dell’accaduto e per la prima volta mi sentii rasserenata dalle sue parole. Avevo temuto il peggio, ma a quanto sembrava la notte gli aveva portato consiglio e l’aveva fatto ragionare prima che tutti noi potessimo parlargli. In quell’ultimo mese, a cominciare dalla scoperta di Federica e Hyun Joong, mio fratello era maturato incredibilmente e ciò mi faceva piacere.
Allungai una mano per prendere la sua e sorrisi: -Scusami tu… ho avuto fin troppi segreti con te, ma sono felice che tu non sia arrabbiato-, mormorai. Jong sorrise a sua volta e strinse leggermente la mia mano, ma la ritrassi sentendo un leggero fastidio.
-Ti fa male?-, domandò preoccupato.
-Un po’…-, ammisi massaggiandola nel punto in cui sentivo dolore.
-Aigoo… Kibum doveva essere proprio sconvolto ieri sera-, commentò.
Lo guardai concordando con lui e continuai a sorseggiare la mia tisana. Una volta finito di mangiare, lasciai la tazza nel lavandino insieme a Jonghyun e salii per andare in camera mia. Qualche minuto dopo mia madre era pronta ad andare a lavoro e con lei anche Nanà. La salutammo e Jong ed io ci rintanammo nella nostre camere.
Accesi il mio pc ed entrai in un social-network: davanti al contatto di Kibum mi domandai se scrivergli, essendo il linea, ma poi mi sfilò davanti una foto di Hyun Joong in un pub con degli amici che si era fatto a Londra e mi domandai come l’avrebbe presa, se avesse saputo. Sospirai distogliendo il pensiero cattivo che si stava insinuando nella mai testa e nel tentativo di spegnere il pc, sentii il suono di una notifica da chat: “Kibum…”, pensai.
 
Yaya… Ci sei? :(
Si…
Ah…

Senti, riguardo ieri sera…
Ne parliamo dopo, Key, va bene? Ho sentito mamma parlare con Federica. So già che verrete qui.
Sì, ma… volevo parlare prima con te… non liquidarmi così! Sono pur sempre Kim Kibum!
No, Key… ti prego. Se proprio voglia mo parlare, facciamolo faccia a faccia.
Va bene… allora cerca di ritagliarti cinque minuti se puoi… e se vuoi :(
D’accordo. A dopo
 
Chiusi la chat e spensi il pc senza aggiungere altro. Non volevo parlare con lui, perché in qualche modo, dopo il bacio della sera prima, sentivo che nella nostra amicizia qualcosa, seppur impercettibile, si era incrinata pericolosamente. Quando si era confessato la prima volta, Hyun Joong no nera entrato completamente nella mia vita, perciò la rivelazione di Kibum mi aveva sconvolto fino ad un certo punto, anche perché era stata meno irrunte, ma il giorno prima…  il bacio di Key era stato un miscuglio di amore, odio, odore di alcool e prepotenza. Mi aveva scosso tremendamente e lo sentivo ancora sulle mie labbra. Nello stesso tempo mi sentivo in colpa nei confronti di Hyun Joong, anche se non avevo fatto niente. Volevo che sapesse, ma una parte di me mi urlava di rimanere nel silenzio, per non creare ulteriori liti. Sì, forse sarebbe stato meglio non dirgli nulla finché le acque non si fossero acquitate e non fosse ritornato da Londra: doveva rimanere tranquillo, anche perché con il padre aveva già la sua gatta da pelare.
Volevo bene a Kibum, ma davvero non sapevo che cosa fare. Sentivo di aver paura anche solo a parlargli  e a guardarlo negli occhi, ma avevo proposto io stessa di affrontarci in carne ed ossa.
Avrei dovuto aspettare quel pomeriggio, parlare con lui insieme agil altri e poi dedicargli un po’ di tempo per sapere cosa volesse dirmi. Potevo farcela. Kibum non era un mostro!
“Fighting!”, pensai facendomi forza.
 
Kibum e Federica arrivarono in perfetto orario, ma scesi leggermente più tardi, dovendo finire di scrivere una e-mail da parte di papà alla donna che avrebbe ospitato Jong e gli altri nella sua casa a Barcellona: avevamo scelto di non farli andare a soggiornare in un hotel per i costi, ma soprattutto perché in una casa avrebbero potuto fare come gli sarebbe più piaciuto, tornando a casa senza preoccuparsi dell’orario di chiusura delle reception e provvedendo al cibo da soli (anche se noi tutti sapevamo che ai fornelli ci sarebbe stato solo Kibum).
Finito di scrivere scesi in salone, dove sentii i ragazzi aver cominciato a parlare: -Jong… ti giuro che… non lo so farei qualsiasi cosa pur di non fare ciò che ho fatto ieri. Non ricordo assolutamente niente, ma sono sicuro che…-.
-…che non l’avresti fatto se non fossi stato ubriaco-, concluse Jong.
-Sì-, ammise Key.
-Non preoccuparti, Key, non ce l’ho con nessuno di voi, sia per il bacio, sia per avermi tenuto all’oscuro di tutto. Riconosco che non hai potuto dati i miei comportamenti troppo asfissianti-, aggiunse Jong.
Mi fermai sulle scale e ascoltai, poiché sembravano molto presi: -Davvero non ce l’hai con nessuno?-, chiese Federica incredula.
-Sì –confermò mio fratello- sono stato uno stupido, per quanto sia dura ammetterlo-.
-Jong, ti senti bene?-, domandò Federica quasi sconvolta.
-Sto bene –disse Jong fermo- smettila di guardarmi come se fossi un alieno! Ogni tanto dimostro di essere anch’io intelligente-, sbottò sdrammatizzando.
Scossi la testa sorridendendo e scesi del tutto le scale, entrando in salotto. Kibum alzo gli occhi su di me, o quel che ne restava dato che ne aveva uno nero per colpa di Jong, e mi sentii tremendamente in colpa.
“Vorrei sapere che diavolo ci trovano di così bello me –pensai sorridendogli appena- che così che li attira così tanto?! Non sono bellissima, né tanto meno bella! Possibile che un adone come Kibum… Hyun Joong… abbiano perso la testa per uno scorfano come me!?”.
-Ciao ragazzi-, li salutai sedendomi accanto a Jong. Federica e Kibum erano seduti sul divano di fronte a noi.
-Ciao Yaya…-, mormorò Kibum.   Quell’aria da cane bastonato non si addiceva proprio al Kibum che tutti noi conoscevamo, orgoglioso ed egocentrico, e mi dispiaceva da morire vederlo in quelle condizion     i.
-Vi ho sentito parlare –sorrisi cercando di fargli capire con gli occhi che stavo bene- sembra che non ci siano rancori fra voi due. Sono contenta-, dissi guardandoli e Federica annuì sorridendo, accarezzando la chioma bionda di Kibum con il suo fare da mamma chioccia.
-Già, anch’io-, ammise Kibum cercando di sorridere, ma contraendo il viso in una smorfia di dolore. Jonghyun se ne accorse: -Mi dispiace per il pugno-, mormorò.
-Già, non avresti dovuto, Jong-, lo ammonì ancora una volta Federica, che la sera prima l’aveva quasi ucciso con lo sguardo quando aveva alzato da terra Kibum.
-Dispiace anche a me –commetò Kibum- hai rovinato il mio bellissimo viso-, sdrammatizzò guardando male Jong e tornando il solito Kibum.
“Hai capito che non devi preoccuparti per me, eh? Dovresti pensare di più a te stesso come prima, Key! Non ti fa bene continuare a venirmi dietro. Ti rivoglio come prima: la solita diva!”, pensai sorridenfogli.
-Yah, tu…-, cominciò Jong, ma Kibum lo rimbeccò subito: -Io? Come ti permetti?! Sei il mio migliore amico, avresti dovuto controllarti!-, urlò in un acuto che quasi mi assordò, fingendosi arrabbiato.
-Anche tu avresti potuto-, borbottò Jong.
-Ero ubriaco –ribadì Kibum con aria da diva- lo sai che non mi controllo mai in quello stato. Ricordi a Roma?-, domandò. Mi domandai perché avesse nominato Roma per qualche secondo, ma la risposta mi venne data da Federica che schifata si allontanò da Key, abbandonandosi sul divano: -Oddio, ti prego evita di ricordarmi certe scene-.
-Perché? Che è successo a Roma?-, domandai curiosa. Ricordavo che la notte in cui mi ero ubriacata in gita e Hyun Joong mi aveva riaccompagnata, avevo cominciato a bere tanto perché l’euforia di Jong e Kibum mi aveva trascinato con sé, portansi dietro anche Taemin, ma non avevo mai saputo bene cosa fosse successo a loro.
-Cos’è successo?! –chiese scettica Federica, scattando seduta- Cosa NON è successo! Tuo fratello non ovviamente non ricorda niente, perché stava peggio della spugna qui presente –sbottò indicando Kibum col pollice- ma io ricordo tutto! Tu sarai stata baciata, ma ti ha risparmiato il vederlo completamente nudo!-, disse sconvolta.
-Oh, sì, ora ricordo! –disse Jong sorridendo come un ebete- me l’avevate raccontato!-, rise.
-Già! Ti preoccupi tanto di tua sorella, ma se la tua ragazza viene traumatizzata a vita non te ne frega niente!-, ringhiò Federica.
-Come osi?! Traumatizzata? Guarda, cara, che sono il miglior partito che tu potessi vedere! Anche meglio di Jong!-, commentò Kibum gonfiandosi come un pavone.
-YHA! –urlò Federica incenerendolo, senza dare il tempo a mio fratello di replicare- Se non ci fosse stato Onew a coprirmi gli occhi al momento giusto, non mi avresti risparmito nemmeno di vedere i tuoi “gioielli di famiglia”!-.
-Beh, allora non sei poi così traumatizzata-, osservò Kibum con indifferenza, tornando a guardarmi. Mentre loro bisticciavano ero scoppiata repentinamente a ridere e non riuscivo più a smettere, ma l’occhiataccia di Federica mi costrinse a smettere.
-Potevi alemeno evitare di toglierti le mutande… -borbottò infine Feffe, per poi cambiare discorso- va bene, se le cose si sono risolte tra voi, possiamo passare a pensare ad altro: avete chiesto se c’è posto per Amber nella casa di Barcellona?-, domandò.
-Dovrebbe, in fondo la casa è grande-, rispose Jong.
-Ma almeno avete mandato una e-mail per chiedere?-, chiese Kibum per niente convinto da Jong.
-Sì, l’ho spedita prima di scendere. Penso che in serata la signora risponderà-, risposi sorridendo.
-Speriamo –commentò Feffe- mi dispiacerebbe se Amber non potesse venire, mi è simpatica quella ragazza-, sorrise.
-Già, almeno non è come Tiffany-, commentai rabbrividendo per l’orrore di rivedere Minho e Tiffany scambiarsi saliva a scuola.
“Che schifo”, pensai.
-Ormai è Jongsuk quello a cui tieni, eh sorellina-, sorrise Jong dandomi una leggera comitata s’un braccio.
-Gne-gne-gne-, commentai, lanciando poi un occhiata preoccupata a Kibum: da quanto mi aveva detto la sera prima, Jongsuk non gli piaceva affatto.
-Jong, andiamo a controllare al pc se Amber è ancora disposta a venire con noi? Non vorrei che la casa fosse libera e lei non venisse più-, disse all’improvviso Federica, notando Kibum e me.
-Perché? Aveva detto che sarebbe venuta a tutti i costi-, borbottò Jong, mentre Feffe lo prendeva per un braccio e lo portava in camera sua.
-No, a me ha detto il contrario-, replicò lei cominciando a salire le scale.
-Yha! Non tirarmi così il braccio!-, sbottò Jong in cima all’ultimo gradino.
Trattenni una risata guardandoli andare via e tornai a Kibum, che mi sorrise: -Facciamo due passi?-, domandò. Annuii e poco dopo ci ritrovammo a camminare non lontano da casa.
Per un lungo tratto non parlammo, sentendo solo un grande imbarazzo e immaginai che Kibum stesse cercando le parole giuste, ma poi quando arrivammo al solito parco vicino casa ci sedemmo e cercò di rompere il ghiaccio: -Yaya… -cominciò guardando a terra per poi guardarmi dispiaciuto- non so come farmi perdonare, ma ti giuro che ieri non volevo… davvero non so cosa io abbia detto ieri sera, perché non ricordo niente, ma non volevo ferirti. Qualsiasi cosa abbia detto, non volevo farti del male –si scusò, per poi continuare- Federica non vuole dirmi nulla di ciò che ho detto, perché pensa che starei il doppio del male, perciò ti chiedo: almeno tu puoi dirmi che cos’è uscito dalla mia bocca prima di quel maledetto bacio? Non farmi sconti e sii brutale. Voglio sapere quello che ti ho detto-, disse disperato, implorando perdono con gli occhi.
Lo sguardo di Kibum mi trafisse. La spensieratezza di poco prima in casa, aveva di nuovo lasciato il posto alla sua tristezza, ma in fondo ero quasi felice che esternasse quella parte di sé di fronte a me, perché almeno non si teneva tutto dentro. Sospirai e guardai a terra, tornando a guardarlo di sottecchi: -Hai detto che mi ami ancora, Key…-, mormorai.
Kibum chiuse gli occhi quasi aspettandoselo: -Va avanti-.
-Hai urlato che hai fatto di tutto pur di starmi vicino anche come amico, anche se io non ti ho mai accettato nemmeno così. Eri arrabbiato con Jongsuk per il suo ridardo… con me perché pensi che preferisca tutti gli altri tranne te, e… che non riesci a spiegarti perché io abbia scelto Hyun Joong, nonostante non mi abbia trattata bene-, conclusi tristemente.
Kibum inspirò profondamente ed espirò, guardando a terra: -Immagino che non sia stato così delicato nel dirtelo-, commentò.
-Non fa niente-, lo scusai. Ebbi la tentazione di accarezzargli un braccio, ma lasciai stare quell’idea ricordandomi la promessa di non essergli troppo vicina.
-No, nessun “non fa niente”. Sono stato un’idiota a bere così tanto!-, si rimproverò stringendo i pugni.
-Key, eri sconvolto! Sarebbe successo comunque prima o poi! –lo ammonii- Perché non mi hai detto niente?-, dissi arrabbiandomi,  costringendolo con una mano a guardarmi negli occhi. Perché non me l’aveva detto? Era stato uno stupido! E doppiamente stupido a innamorarsi di una come me!
Si sorprese quando la mia mano sfirò la sua guancia e la ritrassi subito. Kibum sorrise amareggiato: -Sarebbe cambiato qualcosa?-, domandò scettico.
Sospirai: -No, ma…-.
-Ma niente. Tu ami Hyun Joong e questo è quanto. Se tu sei felice, lo sono anch’io-, m’interruppe fermo e convinto.
-E tu lo odi! Perché continui a non ammetterlo di fronte a me?!-, domandai irritandomi. Kibum non rispose e mi concessi di studiare il suo viso, mentre mi guardava. Distolse lo sguardo.
-Tu non sei il Kibum che conosco io. Lui non avrebbe mai messo un’altra persona di fronte a sé, perché è lui che è sempre al primo posto di fronte agli altri-, osservai spostandogli metà frangia dalla fronte.
Sorrise ironico e mi guardò: -Qual’era il tuo cartone animato disney preferito da piccola?-, domandò.
-Hercules… -risposi di getto, ma poi scossi la testa- Key, questa domanda non ha senso-, commentai incrociando le braccia al petto.
-”Le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate”-, continuò ignorandomi. Sbuffai sonoramente a quella citazione e volsi lo sguardo altrove cercando di calmarmi, ma la solita domanda “Perché io?” mi ronzava intorno come una mosca fastidiosa.
Alla fine mi decisi e lo guardai fulminandolo: -Sei innamorato di me –dissi facendo una piccola pausa in modo che mi guardasse- Perché?-, chiedi calacando quell’ultima parola.
-Bella domanda del cavolo –sorrise- non lo so nemmeno io. Forse perché non sei forzata e mi diverto a a vederti brontolare per qualunque carineria cerco di fare per te, a cominciare dal vestirti di rosa. Forse perché sei carina e non bellissima, o forse perché sei una persona sincera… non lo so, ma resta il fatto che ti amo-, ammise prendendo una mia mano. Afferrò quella ancora dolorante e gemetti, facendolo spaventare.
-Ti fa male?-, domandò ansioso, ma scossi meccanicamente la testa mentendo e ritrendo la mano. Kibum non me lo permise e la strinse delicatamente, cercando di non farmi male: -Sono stato io?-, chiese cercando il nervo che mi doleva.
-Key…-, mormorai cercando di liberarmi, ma trovò il punto giusto e cominciò a massaggiarlo dolcemente.
-Sì, sono stato io-, concluse davanti alla mia reazione. Rimase in silenzio massaggiando la mano: all’inizio sentii più dolore, ma poco dopo cominciò a diventare piacevole.
“Come al solito abbatti facilmente le barriere che voglio mettere fra me e te, eh Key? Ti detesto quando fai così”, pensai guardandolo dolcemente.
-Grazie-, dissi quando ebbe finito.
-Di niente, è il minimo che possa fare dopo ieri. Da una parte Jong ha fatto bene a scazzottarmi, almeno ti ha ripagato per la mano-, disse ironico.
-Certo, come no -commentai scettica e gli accarezzai i capelli, cercando di non pensare al suo occhio nero- Key, non sono arrabbiata con te, perciò non affliggerti troppo per questa storia. Non avere sensi di colpa per nessun motivo, capito? E cercati un’altra ragazza che possa amarti. Qualcuna che ti meriti-, dissi sistemandogli dei ciuffi. A pensarci bene, in quel momento mi accorsi che Kibum non aveva mai fatto toccare i suoi cpaelli a nessuno a parte me. Mi sentii onorata.
-Lo farò, te lo prometto, ma tu non dire niente a Hyun Joong di tutta questa storia. Non voglio che torni ad odiarmi proprio ora che si fida di me-, disse prendendo nuovamente la mia mano e giocherellandoci.
-Va bene, ma dovremmo avvertire anche gli altri-, sorrisi e lui annuì.
-Pace?-, chiesi allungando un mignolo come i bambini.
Kibum scoppiò in una risata e strinse il mio dito con il suo: -Pace-, ripetè.
Ci alzammo dalla panchina e mi guardò per un attimo, per poi chiedermi dolcemente con una faccia da cucciolo: -Posso chiederti un’abbraccio?-.
-Key… l’ultima volta che mi hai detto così non è cambiato niente, non credi che per un po’ non dovremmo vederci?-, domandai perplessa.
-Hai ragione –confermò, ma poi sorrise in modo molto inquietante- però l’abbraccio lo voglio lo stesso-, disse afferrandomi una spalla e attrendomi a sé. Mi sorpresi irrigidendomi quando mi ritrovai con la faccia spiaccicata sul suo petto e sentii sussurrarmi nell’orecchio: -Ottengo sempre quello che voglio. Sono Kim Kibum, ricordi? Se non posso avere il tuo cuore, voglio continuare ad avere la tua amicizia. Niente scorciatoie. Devo riuscire a dimenticarti anche continuando a vederti come sempre, capito?-.
Sorrisi e lo strinsi a me: -Va bene, ma lasciati aiutare da Federica almeno. Non voglio… anzi non vogliamo che ti tenga tutto ancora dentro, anche se ormai sarebbe impossibile-, dissi sentendo arrivare il suo adore di dopobarba dolciastro e diverso da quello di Hyun Joong. A quel pensierio sciolsi l’abbraccio e cominciai ad incamminarmi verso casa, ma non lo sentii subito dietro di me, così mi girai e lo sorpresi a guardarmi, mentre sorrideva.
-Che c’è? Non vieni?-, domandai. Kibum annuì e mi affiancò subito.
Camminammo per un lungo tratto di strada e prendemmo la via più affolata di negozi, solo perché a Kibum serviva un po’ di svago e di sano shopping. Lo accompagnai volentieri e fu tranquillo fin quando, uscendo da uno dei negozi, Kibum non fu investito da una ragazza che stava entrando spedita come il vento e lo fece cadere a terra con lei: -Stai un po’ più attenta!-, sbottò irritato.
-Chesong-inmida, sumbae-, si affrettò a dire lei, mentre raccoglieva i fogli che le erano scivolati dalla cartellina che portava in mano. Kibum l’aiuto a raccoglierli e mi abbassai per aiutarli, quando lo vidi soffermarsi a vedere interessato cosa fossero: a quanto sembrava la ragazza dai lunghi capelli castani era un apprendista stilista  coreana, che studiava nella scuola accanto alla nostra. I suoi disegni erano meravigliosamente belli, perché erano vestiti semplici come piacevano a me, ma c’era qualcosa, un tocco che mi ricordava nei colori Kibum, pieni di rosa e di rosso.
-Grazie-, mormorò ancora mortificata, mentre prendeva i fogli che gli stavamo porgendo.
Kibum sorrise e si rabbonì, vedendola dispiaciuta: -Ti perdono solo perché sai disegnare dei vestiti così belli-, disse ammiccandole. La ragazza arrossì e sorrise ringraziandolo e Kibum tornò a passeggiare con me, che cercai di continuare a stargli dietro.
Dopo un po’, tornando a casa, misi le mani dentro le tasche del giacchetto e lo guardai, per poi guardare avanti sorridendo: -Ti voglio bene, Key. Ricordalo sempre che ti voglio bene come se fossi un secondo fratello, per me sei importante tanto quanto Jonghyun. Adesso ti sembrerà quasi forzato che io lo dica, ma sono sincera. Cerca di ricordalo anche quando avrai trovato una nuova ragazza-, dissi e sentii i suoi occhi posarsi su di me.
-Lo ricorderò, ma cerca di ricordalo anche tu che ti voglio bene-, commentò e tornammo a guardare la strada.
“Non lo dimenticherò mai, Key. Te lo prometto”, pensai sentendo nel cuore che le cose fra me e lui si erano ormai aggiustate da sole. Ora spettava solo al tempo sanare le sue ferite.
 
***
Da quel giorno il tempo passò molto più in fretta di quanto noi tutti ci potessimo aspettare. L’estate, che ormai ci aveva dato il benvenuto nella stagione estiva da un pezzo, ultimò i preparativi per la vacanza a Barcellona degli Shinee&co, facendoli partire in una giornata particolarmente calda per la Corea del sud. Amber trovò il suo posto fra loro e insieme a Federica e Sara si devertì fin da subito, vedendo i battibecchi fra Federica e Jonghyun scoppiare ancor prima di salire in aereo: sarebbero stati via per un’intera settimana e sperai che si divertissero come non avevano mai fatto, specialmente Kibum.
Rimasi a Seoul per tutta quella settimana, ma mi diedi da fare aiutandi i Super Junior all’orfanotrofio, dove avevamo già ultimato ben tre stanze anche se in numero erano ben poche rispetto a quella che ci mancavano. Jongsuk mi affiancò e mi fece compagnia in quel lavoro, ma non fu l’unico ad andare in soccorso all’orfanotrofio, perché non appena Hongki fu messo al corrente da mio padre su come passavo il tempo, si offrì subito di dare una mano insieme agli amici FTIsland. Ci divertimmo molto e in svariate occasioni, dopo essere uscita dal lavoro, portai ai ragazzi tante cose buone da mangiare per ricaricare le loro energie.
Donghae dopo il disguido a lavoro si era rivelato un bravo ragazzo e mi aiutò a modificare alcuni bozzetti che avevo portato a far vedere a tutti, essendo molto bravo a disegnare, infatti mi stupii e rimasi quasi a bocca aperta quando mi mostrò i disegni che anche lui aveva preparato.
-Sei davvero bravo-, avevo ammesso senza neanche pensarci.
Donghae mi sorrise e gonfiandosi come un pavone, mi rispose: -Grazie, anche i tuoi sono niente male-.
Per il resto rimanemmo comunque a debita distanza, anche perché lasciavo a Jongsuk spazio sufficiente per ammirarlo da lontano.
“Chissà come deve soffrire le sue pene d’amore anche lui?”, pensai guardandolo mentre dipingevo la coda di una tigre nella camera di alcuni bambini molto pestiferi.
-Yha… -disse Jongsuk sorprendendomi a guardarlo- perché mi fissi così?-, domandò.
-Niente, pensavo, tutto qui-, risposi tornando al mio lavoro. Di tutta risposta Jongsuk fece spallucce non capendo e anche lui si rimise a dipingere.
“Ah… magari trovassi anche tu l’amore, Sukkie!”, pensai.
Avevamo tirato su una bella squadra di lavoro per quell’orfanotrofio e tutti, grandi e piccini, collaboravano. Ai bambini venne chiesto di dipingere insieme a noi la stanza dei giochi, così a Donghae venne in mente di usare le loro tante manine come stampini per la parete più grande: li aiutammo a immergere le mani nel colore e a non sporcare molto, ma il risultato fu che ci ritrovammo più sporchi di pittura di loro! Fu talmente divertente che per una settimana mi dimenticai anche della mancanza di Hyun Joong. Non mi sentivo fuori posto o in soggezione in mezzo a tutti quei ragazzi, dato che ero rimasta sola come unica ragazza, piuttosto mi sentivo a mio agio. Riuscivo a comportarmi meglio che con le ragazze e forse anche per quello il mio migliore amico era diventato Jongsuk, una sorta d’ibrido fra i due sessi.
-Unnie… -azzardò un giorno una bambina che stavo aiutando a disegnare una farlalla- tu e Sukkie oppa state insieme, vero?-, domandò guardandomi con due occhioni sinceri.
Rimasi sorpresa a quella domanda, ma non mi scomposi più di tanto: forse la bambina aveva notato lo strano attaccamento fra me e lui.
-No, Rinrin-ah, non stiamo insieme. Jongsuk oppa non è il mio fidanzato. Siamo solo due buoni amici-, le sorrisi pulendole una guancia da una goccia di tempera blu.
-Allora perché stai sempre con lui e ogni volta che lo vedi sorridi sempre?-, domandò ancora. Mi ricordò la schiettezza di mia sorella Nanà e scoppiai a ridere, abbracciandola.
-Perché lui è il mio migliore amico, ma… posso rivelarti un segreto?-, chiesi guardandomi intorno, fingendomi diffidente a orecchie indiscrete.
-Certo-, mi sorrise.
-Jongsuk è un oppa un po’ speciale, per questo siamo così affiatati-, le confessai facendole l’occhiolino. La bimba fu onorata di poter condividere quel segreto e felice tornò al suo disegno, mentre io pensai che forse era giunto il momento di passare più tempo con mia sorella. Era sempre a casa e da quando Hyun Joong era partito non l’avevo più presa in considerazione, lasciandola ai miei genitori e alla baby-sitter, così decisi di comiinciare a portarla con me in modo tale da farla divertire con gli altri bambini. Lei fu contenta di quella mia scelta ed essendo la sua sorella preferita, passare del tempo con me e rivedere Hongki, la rese ancora più felice. Al ritorno degli Shinee avevamo completato altre tre stanze.
I ragazzi e le ragazze erano euforici quando tornarono: ci riportarono molti regali, tantissimi ricordi come le foto e i video divertenti che avevano scattato e girato, ma ad attendermi non ci furono solo belle sorprese, perché i miei occhi si sgranarono non appena vidi apparire mio fratello fuori l’aeroporto.
-Oddio…-, mormorai gurdandolo e dietro di lui apparve Federica con una faccia esausta e rassegnata. Sara ed Amber sembravano allegre.
Jonghyun si era tinto i capelli, ma non con qualcosa di ordinario, bensì aveva scelto un tono di biondo che rasentava il platino, o addirittura il bianco! Inorridii a quella scena, mentre mia sorella gli saltava addosso per abbracciarlo: -Sei bellissimo con questi capelli, oppa! Mi sei mancato!-, esclamò stringendogli il collo.
-Mi sei mancata anche tu, fiorellino-, sorrise Jong lanciandomi uno sguardo divertito.
Ero allibita e come me anche mio padre che ci aveva accompagnate: -Santo Cielo, figliolo! Sei caduto in una vasca pieno di camomilla e ci sei svenuto dentro? Che cos’hai fatto ai capelli?!-.
-Ti piaccio, papà?-, sorrise Jonghyun ironicamente divertito.
-Che schifo…-, commentai traumatizzata.
-Ho provato a fermarlo, ma non ci sono state speranze. Key ha avuto la meglio-, borbottò Federica affiancandomi e solo in quel momento vidi spuntare dietro Jong la chioma multicolor di Kibum.
-Oh santo…-, mormorò papà.
-Kim Kibum! –sbottai stroncando la frase di mio padre- Come hai potuto trasformare mio fratello in pulcino ambulante!?-.
-Io? E’ lui che ha iniziato volendosi tingere i capelli! Io gli ho solo consigliato il colore-, dissi con aria soddisfatta.
-Appunto!-, urlai.
-Oh, quanto la fai lunga! Sembri Federica all’inizio!-, commentò Kibum seccato. Spostai lo sguardo su Federica non capendo e lei mi restituì l’occhiata: -Non sta poi tanto male quando ci fai l’occhio-.
Alzai gli occhi al cielo e guardai Minho che si era solo tagliato i capelli dandogli un tocco più elegante e Onew che li aveva schiariti raggiungendo un castano chiaro molto carino; Taemin era quello che aveva scelto il tono migliore di tutti, anche lui sul castano, ma leggermente più scuro di Onew, con un taglio di capelli che lo faceva sembrare più grande.
-Almeno Taemin ha scelto qualcosa che lo fa essere più figo di prima-, commentai guardando male il biondo innaturale e arlecchino.
-Grazie!-, disse Taemin orgoglioso di se stesso, mentre ricevevo un’occhiataccia da Sara. Mi domandai che cos’avesse quella donna da squadrarmi sempre con aria da killer se solo mi avvicinavo in sua presenza a Taemin.
“Che c’è? Ha paura che gli freghi il ragazzo? Se non ricordo male non molto tempo fa Taemin era il componente Shinee che amavo di meno! Solo perché mi ha aiutato con Federica e Jonghyun al tempo che fu e ora siamo diventati amici, non significa che lo voglia come marito!”, pensai acida cercando d’ignorarla.
Salutai gli Shinee e le ragazze non appena le acque si calmarono, portandomi via Jonghyun con il quale battibeccai per tutto il tragitto, mentre mio padre aveva seri istinti suicidi per il solo fatto di essere tornato a sentirci urlare.
Le settimane seguenti furono davvero calde e Jong sparì nella sua stanza al gelo del condizionatore nelle giornate più torride, tanto che andai ad arricurarmi insieme a Nanà che fosse ancora vivo: lo trovammo quasi sempre a torso nudo che giocava alla playstation, perciò stava davvero bene.
Il tempo volava, ma riuscivo sempre a trovare del tempo per vedermi anche con i SS501 con cui avevo ormai stretto un grande rapporto d’amicizia. Venni a sapere da Kyu Jong che Jung Min aveva presentato IU ai suoi genitori e che stavano organizzando qualche giorno di vacanza in una capitale europea per passare un po’ di tempo insieme, mentre di Hyung Jun conobbi la sua nuova ragazza: era più grande di lui di un anno, ma sembrava molto più piccola essendo più bassa di statura. Era la sua noona, ma lei preferiva sempre chiamarlo oppa in pubblico e lo faceva in un modo talmente delizioso che quasi mi venne voglia di tornare a chiamare Jonghyun con quel soprannome comune in Corea. Non c’erano dubbi: Han Ga In mi piaceva tantissimo per Hyung Jun, così come mi era subito piaciuta Amber per Minho.
Hyung Jun però non era l’unico ad essere alle prese con nuove fiamme amorose, perché venni a scoprire ben presto che Kibum finalmente stava uscendo con una ragazza, e non una comune, perché era la stessa ragazza che lo aveva investito e che aiutammo a raccogliere i fogli dell’album da disegno. Si chiamava Baek Ah Yoen, aveva la mia stessa età, e in vita mia non avevo mai visto dei capelli più belli dei suoi: erano lunghi e fluenti, proprio come li ricordavo, e quasi sembravano una cascata di cioccolato quando li muoveva; Kibum si era interessato dei suoi vestiti da subito e l’aveva rincontrata per caso nello stesso negozio. Mi raccontò che l’aveva salutata riconoscendola e questa gli aveva sorriso e parlando di vestiti, così Kibum aveva finito per invitarla a cena per poter continuare a parlare del suo talento. Avevano preso a uscire insieme, ma Kibum non volle farmi sapere niente di ufficiale neanche via Federica, fin quando alla fine di luglio non me lo ritrovai davanti al “Paradise caffè” con la sua lei in un uscita amichevole.
-Ciao Key!-, gli sorrisi facendolo subito accomodare ad un tavolo.
-Ciao, Yaya -mi sorrise per niente imbarazzato dalla situazione- lei è Baek Ah Yoen-, disse presentandomi la fanciulla.
-Sì, lo so –dissi allungando una mano verso di lei- io sono Ilaria, ma puoi chiamarmi Yaya come fanno tutti-, le sorrisi stringendogli la mano.
-Piacere-, disse sorridendomi.
-Che cosa posso portarvi?-, domandai guardandoli con il cuore pieno di gioia come un ovetto.
-Per me un gelato al cioccolato e alla banana-, mi disse Ah Yoen e appuntai l’ordine sul taccuino.
-E per me un frappè alla fragola-, finì Kibum con un sorriso.
-Va bene, arrivo subito-, dissi prendendo i menù e portandoli via. Cinque minuti dopo ero da loro a porgergli le ordinazioni: -Ecco a voi-, dissi posando il vassoio sul tavolo.
-Grazie-, disse Ah Yeon e con lei Kibum al seguito.
-Spero vi piacciano-, dissi allontanandomi per lasciarli soli.
Servii gli altri clienti per un po’, ma li osservai con la coda dell’occhio, fin quando non finirono di mangiare e restarno a parlare del più e del meno al loro tavolo. Quando furono stufi di rimanere lì, vidi Kibum alzarsi con un sorriso raggiante per venire a pagare il conto, ma un ragazzo ad un altro tavolo che conosceva lo fermò per parlare, così porse il portafogli a Ah Yoen e lei arrivò al bancone al posto suo. Gli feci un rapido conto di ciò che avevano chiesto e gli porsi lo scontrino aspettando.
-Ecco-, disse tirando fuori una banconota dal suo portafogli e non da quello di Kibum.
Sorrisi a quel gesto e presi i soldi, cambiandoli con il resto: -Key si accorgerà che non hai pagato con i suoi soldi-.
-Come fai a saperlo?-, domandò Ah Yeon mentre le porgevo il resto.
-Kibum sa sempre tutto e scommetto che se n’è già accorto. Farà di tutto pur di restituirteli-, risposi sorridendole.
-Sembra che tu lo conosca meglio delle tue tasche-, osservò ricambiando il mio sorriso. Scrollai le spalle e guardai Kibum, per poi tornare a lei: -No, ma conosco Key da molto tempo-.
-Capisco-, si limitò a commentare.
La vidi guardare Kibum da lontano, e lancinadole uno sguardo di sottecchi, mentre lui era ancora impegnato con il suo amico, le chiesi: -Posso farti una domanda un po’ indiscreta?-.
Ah Yoen mi guardò sorpresa, ma poi annuì dolcemente: -Certo-.
-Ti piace Kibum?-, domandai su due piedi.
La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo a terra, rispondendo però sinceramente: -Sì… si nota così tanto?-.
-No, ma volevo essere sicura delle mie supposizioni-, risposi asciugando un bicchiere.
-Beh, visto che lo conosci bene, tu credi che gli piaccia?-, domandò sorprendendo me questa volta.
Rimasi a fissarla per qualche secondo non sapendole cosa rispondere. Conoscevo Kibum, ma non fino a quel punto, in genere certe domande era meglio rivolgerle a Federica, ma chissà se quella ragazza la conosceva.
-Beh, ecco…-, mormorai spostando lo sguardo su Kibum e al pensiero che potesse interessarsi di qualcun’altra quasi mi sentii gelosa. Kibum mi sembrava molto preso da quella ragazza e anche se era passato poco tempo da quando avevamo parlato, qualcosa mi diceva che forse era quella giusta per dimenticarmi. Sorrisi e distolsi quella sensazione, pensando soltanto che come gli altri dovevo aiutarlo. Ci aveva messo troppo tempo con me, perciò l’unica cosa che dovevo fare, era affrettare i suoi tempi troppo lunghi.
-No, vero?-, chise lei richiamandomi fuori dai miei pensieri.
-Credo di sì -risposi di getto, guardandola- non conosco Kibum come la sua migliore amica, ma detto fra di noi, Kibum ed io abbiamo precedenti che possono farmi dire per certo che è interessato a te-, le sorrisi.
-Davvero?-, esclamò illumandosi.
-Te lo assicuro-, confermai e in quello stesso istante Kibum ci raggiunse.
-Di che parlavate?-, domandò.
-Oh, niente… cappelli, sciarpe, vestiti. Cose da ragazze-, risposi senza pensarci. Kibum mi sguadrò non credendomi: -Tu che parli di queste cose? Non ci credo nemmeno se lo sentissi con le mie stesse orecchie!-, disse con aria da diva.
-Allora puoi chiedere a lei se proprio non mi credi-, sbuffai.
Ah Yoen mi tenne il gioco, così che Kibum si convinse: -Va bene, allora continuiamo a parlarne noi due di queste cose –disse sorridendo alla ragazza- ci vediamo Yaya-, mi sorrise.
-Ci vediamo ragazzi-, ricambiai il saluto vedendoli uscire.
L’estate sembrava aver rivegliato in ritardo gli ormoni primaverili di tutti, perché il giorno dopo un’altra sorpresa di tipo amoroso piombò in casa mia alle cinque del pomeriggio. Jongsuk mi aveva contattato in chat un’ora prima, più eccitato che mai all’idea di darmi una bellissima notizia per lui e per il suo cuoricino, così l’avevo invitato a casa e non appena andai ad aprirgli, non ebbi il tempo di spalancare la porta che entrò a razzo in casa, andando a sedersi sul divano.
 -E ciao anche a te-, dissi al vuoto, mentre richiudevo la porta.
-Yaya!-, urlò scattando nella mia direzone.
-Jongsuk!-, dissi fingendo il suo stesso entusiasmo.
-Tu non puoi capire che cosa mi è successo!-, continuò fuori di testa.
-No, mi spiace, noi poveri plebei non possiamo capire. Ma a giudicare dalla tua euforia posso solo dedurre che Donghae abbia cambiato il suo orientamento sessuale-, commentai sedendomi sul bracciolo del divano di fronte a lui, incrociando le braccia.
-No, simpaticona –mi fulminò- Donghae ormai è il passato. Seo In Gook ora è il mio futuro-, continuò guardandomi come se fossi un bignè da mangare.
-Chi?-, domandai non capendo.
-Federica ha incontrato un uomo bellissimo e l’ha riportato come souvenir al sottoscritto! L’uomo della mia vita, capisci?-, disse con occhi sognanti.
-Addirittura-, commentai scettica.
-Smettila di fare quella faccia. Mi stai rovinando l’umore-, borbottò.
-Perché? Io sono felice per te. Solo che… mi chiedo se almeno con lui ci sono speranze-, dissi seria e un po’ preoccupata. Non volevo che soffrisse ancora per uno che non poteva ricambiarlo.
-Certo che ci sono speranze! Yaya, lui è come me! Non molto alto, ma che vuoi farci? Posso compensare io per lui! E poi è coreano come noi e non ci sono problemi con la lingua!-, disse prendendomi le mani fuori di sé.
-Ah, se lo cose stanno così allora… l’hai già incontrato?-, dissi cominciando ad avere la sua stessa malizia negli occhi.
-No, Feffe mi ha mandato soltanto una sua foto, ma ha detto che presto me lo farà conoscere e ha anche aggiunto che, vedendomi, Gookie ha detto che sono davvero carino-, rispose felice.
-Carino? Sukkie, tu sei più che “carino”! Siamo sicuri che questo tipo ci veda bene?-, dissi scherzando.
-Non ne ho idea, ma non vedo l’ora di conoscerlo-, disse abbandonandosi a braccia aperte sul divano per fissare il soffitto come se vedesse la sua nuava fiamma. Risi e mi trascinò subito in camera mia con lui per mostrarmi il “megafusto” della situazione.
“Mh, niente male”, pensai guardando la foto, ma continuai comunque a preferire il mio migliore amico.
Mia madre quando rientrò finì come al solito d’invitarlo a cena. Jongsuk ormai era diventato uno di famiglia ed ogni volta faceva sempre piacere a tutti che restasse.
Luglio era ormai passato ed agosto ci salutò con la stessa facilità del suo fratello precedente, fra risate, pic-nic, gite di gruppo al mare e in montagna e tanti altri nuovi amori che sbocciarono pian piano. Per tutto quel tempo sentii Hyun Joong al telefono almeno un giorno a settimana e andai a trovare Kyu Jong molto spesso: eravamo diventati buoni amici, anche più che con Jung Min. Lui era sempre stato il pacifista del gruppo e a differenza degli altri che non sentivano il loro leader spesso quanto lui e per questo mi dicevano solo di aspettarlo con pazienza, Kyu Jong m’informava sempre su ciò che faceva quando non riuscivo a sentirlo. Quel ragazzo aveva la sana capacità di tranquillizzarmi se per caso mi saltavano in testa strani pensieri sulla fedeltà di Hyun Joong, e in casa sua mi sentivo bene, perché i modi di fare della sua mamma, mi ricordavano quelli di mio padre con Jong.
Quando avevo tempo mi ritrovai ad andare a trovare la madre di Hyun Joong, che come sempre mi accoglieva con calore e un giorno le venne in mente l’idea di mostrarmi album fotografici di Hyun Joong per passare del tempo: vidi molte foto di Hyun Joong sorridere insieme a suo padre, ma più cresceva, più le foto con suo padre diventavano rare e il suo sorriso spariva, fino ad arrivare ad una foto che la mamma aveva scattato prima che mi conoscesse. Mi soffermai a guardarla a lungo, mentre lei spegneva il caffè e lo serviva, pensando che all’inizio avevo sbagliato a giudicare male il mio ragazzo.
-Ah.. quella foto. Hyun Joong l’ha sempre odiata e in un certo senso anch’io-, disse la mamma posando il vassoio con le tazzine di caffè sul tavolinetto di fronte al divano.
-Perché?-, domandai curiosa.
-Dice che non era lui in quei momenti. Non si piaceva, eppure continuava a comportarsi nel modo che odiava-, rispose la mamma girando la pagina del book e trovandone una in cui Hyun Joong sorrideva all’obbiettivo, abbracciando la mamma da dietro. Rispetto a lei era immenso.
-Ama questa foto-, disse la donna sfiorando il volto del figlio nella foto.
-Le manca molto-, affermai guardandola.
-Troppo… e come te ho paura che non torni. Che il padre possa trovargli una sistemazione adeguata a Londra; il mio ex marito sa come prenderlo, nonostante Hyun Joong lo odi in questo momento. E’ sempre stato più bravo di me con suo figlio, anche se ora appare come il mostro della nostra famiglia. Può sembrarti che lo giustifichi, ma è un uomo che ha saputo amare suo figlio con cura, nonostante abbia sbagliato con Federica-, disse sincera.
La fissai a fondo, ma non dissi nulla. Capivo perché quella donna fosse in pena per suo figlio e riuscivo a capire anche perché non odiasse suo marito, ma all’improvviso mi domandai se lei avesse sempre saputo. Mi guardò e come se mi avesse sentita, mi sorrise: -Non abbiamo mai saputo niente su quella ragazza. Sapevo che mio marito aveva avuto una scappatella, ma non abbiamo mai saputo che quella donna fosse rimasta incinta, fin quando un giorno non mi venne un dubbio che gli confessai subito. Sai… io credo che se solo mio marito lo avesse saputo, avrebbe cresciuto i suoi figli con la stessa intensità –mi prese una ciocca di capelli e la spostò dietro ad un orecchio- A volte sembra cattivo e freddo, proprio come ora che ci ha portato via Hyun Joong, ma lo fa per lui, per il suo futuro e per cercare di nuovo di ristabilire un rapporto. Avrebbe voluto che Federica andasse con loro, ma lei non ha voluto e la comprendo: la sua famiglia non siamo noi, perciò mio marito può solo tentare di essergli il più amichevole possibile-, disse dolcemente.
-Per fortuna Hyun Joong l’ha amata fin da subito-, sorrisi al ricordo.
-Sì, lui ha sempre desiderato un fratello o una sorella e quando ha scoperto di averla, si è arrabbiato, sì, ma ha anche desiderato di conoscerla con tutto se stesso-.
-Perché vi siete separati? Lei vuole ancora molto bene a suo marito da ciò che mi dice-, chiesi guardandola.
-Sì, gli voglio bene. E’ il padre di mio figlio, ma il nostro amore si è esaurito quando scoprii della madre di Federica. Rimasi con lui per Hyun Joong, ma quando lui venne a sapere di tutto, decidemmo che la cosa migliore da fare, fosse dirci addio-, spiegò tranquillamente.
Da quel giorno riuscii a capire più a fondo il modo in cui Hyun Joong era cresciuto: aveva avuto un’infanzia magnifica, ma la sua adolescenza era stata piuttosto tormentata. Il mio arrivo nella sua vita all’inizio era stato l’apice della sua infelicità, proprio come gli Shinee, ma dopo si era trasformato tutto in gioia.
“Per questo i SS501 e sua madre mi vigliono così bene”, pensai salutando la signora Kim e uscendo di casa.
 
All’inizio della scuola Ah Yoen si era ormai dichiarata a Kibum e questo le aveva chiesto un po’ di tempo per decidersi; tempo che utilizzai per spingerlo fra le braccia di quella ragazza ogni volta che ne avevo la possibilità. Così mentre Federica s’improvvisava Cupido per Jongsuk, io lo facevo con Kibum. Tornare fra i banchi di scuola fu uno strazio: all’inizio pensai che la lontananza con Hyun Joong l’avrei superata pensando che ormai avrebbe dovuto comunque cambiare scuola, ma quando mio padre ci riferì che la nostra scuola era diventata complesso superiore e universitario per via di una nuova riforma, mi sentii crollare. L’università sarebbe stata nell’ala destra dell’istituto, mentre a noi studenti superiori sarebbe rimasta l’ala sinistra; il problema si poneva solo con il giardino che rimaneva unico. Non l’avrei rivisto ancora per molto tempo. A parte Jongsuk rimanevo sola durante gli intervalli, perché gli Shinee e SS501 solo di rado si vedevano a causa dei corsi diversi e degli orario diversi. In estate avevo avuto tanti motivi per distrarmi, a cominciare dall’orfanotrofio ormai ultimato e tutti i bambini; per non parlare delle volte che mi ero potuta svagare con Joyan portandolo a spasso, notando come cresceva in fretta.
A scuola era diverso: ogni pensiero si accavallava solo sul desiderio di poterlo riabbracciare; potermi nuovamente arrabbiare con lui se non riuscivamo a capirci al volo; di riavere le sue labbra posate sulle mie; di potermi perdere dentro alla notte senza luna dei suoi occhi scuri.
Mi davo da fare nello studio ed ero sempre puntuale con i compiti come non lo ero mai stata, ma mi mancava terribilmente. Mi mancavano persino i pomeriggi in cui mi aveva aiutata a studiare. Ero stanca di aspettare, eppure dovevo farcela.
Un giorno di scuola, uno come tanti, dopo aver preso i libri che mi sarebbero serviti a casa, sbattei violentemente la porta dell’armadietto provocando un boato da far spavento ai presenti e mi avviai all’uscita sovrappensiero con le cuffie all’orecchie. Ero di pessimo umore, perché Jongsuk, che ormai si era fidanzato con In Gook, mi aveva allegramente dato buca e sarei dovuta tornare a casa in una brutta giornata di pioggia e per giunta senza ombrello.
“Se non fosse che sei così carino quando ti scusi, ti avrei già ucciso, Sukkie! Non ho preso il motorino sta mattina sapendo che mi avresti riaccompagnato tu, stupido! E Jong è a lezione con Federica! Fortuna tua che sai sempre come farti perdonare, altrimenti io ti…!”, pensai con l’ira che stava per esplodere, scendendo nel viale diretta al cancello come un toro.
All’improvviso però il mio passo spedito fu bloccato pesantemente da qualcuno a cui andai a sbattere contro e che portai giù con me.
-Allora è proprio un vizio!-, esclamò una voce familiare ridendo, mentre cercavo di capire se ero ancora tutta intera.
-Il mio povero naso…-, mi lamentai raccogliendo i libri e una mano mi porse dei fogli che mi erano scivolati. Alzai gli occhi sul ragazzo che avevo bruscamente scaraventato a terra e riconobbi il sorriso schietto di Hyung Jun.
-Dove vai con un passo così convinto?-, domandò Hyung Jun aiutandomi ad alzare.
-Ah, Jun… sei tu -dissi senza sorprendermi- Che ci fai qui?-, domandai curiosa di sapere perché fosse nella sezione superiori della scuola.
-Stavo andando in segreteria, ancora non è divisa, perché devo chiedere un favore per i corsi di lingue-, spiegò- Ma tu non mi hai ancora detto dove stavi andando-, disse infine.
-A casa, prima che debba costruirmi una zattera-, dissi dando un’occhiata alle nuvole.
-Il motorino?-, domandò non capendo.
-Lasciamo stare. Mi avrebbe dovuto riaccompagnare Jongsuk, ma il suo amore l’ha chiamato e l’ha invita a casa sua, così è uscito prima. Odio Gookie quando fa così. Lo sapeva che oggi Sukkie sarebbe stato mio!-, borbottai arrabbiata.
-E’ Jongsuk che ha accettato, ma comprendilo, è finalmente innamorato di qualcuno che lo ricambia-, sorrise Hyung Jun.
-Già… a proposito, come va con la tua noona? Ga In sta bene?-, domandai sorridendogli e dimenticandomi per un attimo del mio malumore.
-Non c’è male. Andiamo molto d’accordo-, rispose passandosi una mano sul collo.
-Meno male, sono contenta per voi –sorrisi- adesso siete tutti felice e contenti, a parte…-, commentai ma mi fermai con un po’ di nostalgia nel cuore, guardando a terra. Ero stata al centro dall’attenzione per così tanto tempo che tornare ad essere un’ombra invisibile fra gli altri mi dava quasi fastidio.
-A parte te?-, chiese Hyung Jun alzandomi il viso con una delicatezza della mano piuttosto familiare.
-Già…-, dissi tristemente.
Hyung Jun sospirò, guardandomi per un attimo, e quando incontrai i suoi occhi colsi un velo d’indecisione: -Che succede?-, domadai.
-Senti, non dovrei dirtelo, visto che l’ho promesso anche agli altri, ma vedendoti così triste…-, cominciò grattansosi la testa.
-Cosa?-, chiesi ancora.
-Abbiamo sentito Hyun Joong pochi giorni fa e ci ha detto che tornerà presto. Più presto di quanto tu possa immaginare. Ha detto che ha già prenotato i biglietti di ritorno-, sorrise confessandomi quel segreto.
I miei occhi s’illuminarono: -Davvero?!-, cinguettai.
-Sì-, sorrise vedendomi così felice.
-Oh, Jun sono così felice che tu me l’abbia detto! Pensavo che non sarebbe più tornato! Non mi dice mai niente nella poche volte che lo sento! –dissi gettandogli le braccia al collo per poi sciogliere l’abbraccio- e quando torna?-, domandai allìimprovviso allegra e pimpante.
-Questo deve restare un segreto. Ho già detto troppo-, rispose sorridendo.
-Va bene-, dissi placandomi un poco, ma mantenendo il sorriso.
-Ti accompagno a casa se vuoi. Oggi ho la macchina-, propose prendendomi i libri di mano.
-Va bene, se per te non è un problema-, dissi saltellando al suo fianco, mentre c’incamminavamo. Di fronte la macchina entrai subito, sentendo alcune gocce di pioggia cominciare a cadermi sui vestiti.
-Grazie, Hyung Jun-, dissi, sentendo la macchina cominciare a rombare.
-Figurati. Non sopportavo prima di vederti triste e non lo sopporto neanche ora-, disse partendo.
Guardai fuori dal finestrino e cominciai a canticchiare “In your smile” dei SS501 che aveva fatto partire allo stereo: “Aah! Hyung Jun, sei un angelo sceso dal cielo oggi! Mi hai reso così felice! Sapere che tornerà i breve, fa essere l’attesa meno frustrante. Non vedo l’ora di riabbracciarti, amore mio! Mi sembra che anche il cielo si stia aprendo! Ti aspetto. Torna presto, Hyun Joong!”.
*°*°*°*
Erano passati sei mesi. Sei mesi da quando i miei occhi si erano posati su di lei per l’ultima volta. Mi mancava e mi era mancata da morire, tanto che avevo cominciato a vederla ovunque: per strada, in casa, al college. Mi sentivo vuoto senza di lei e come se non bastasse la presenza di mio padre ogni volta che lo vedevo non rallegrava per niente il mio umore. Quei mesi erano passati in agonia uno dopo l’altro, ma fortunatamente quando la sentivo al telefono potevo tornare di nuovo a respirare per qualche ora.
Nonostante tutto, anche non standole accanto, cercai di contribuire con gli altri da Londra per l’organizzazione del suo compleanno, cercando delle idee da proporre a Federica. Sapevo che avevano fatto un bel lavoro e immaginai la faccia di Ilaria quando era arrivata al ristonte, divertendomi a pensare cosa avesse pensato e quale fossero state le sue reazioni. Qualche giorni dopo chiamai Federica e fui felice di sentila, anche perché mi raccontò tutto ciò che avevano fatto e come passavano il tempo, raccontandomi anche dell’imminente vacanza a Barcellona, ma la sentii molto tesa. Mi nascondeva qualcosa e le chiesi cosa fosse, così forzatamente mi rispose: -Hyun Joong… senti io volevo dirtelo anche prima, ma… non voglio che tu e Kibum litighiate per…-.
-Kibum? Che stai dicendo? Perché parli così?-, domandai allarmato fermando la passeggiata che stavo facendo per la stanza.
-Perché… non so come dirtelo!-, esclamò nel panico.
-Yha, smettila di farneticare e rilassati! Mi stai facendo innervosire. Si può sapere che è successo?!-, domandai preoccupato.
-Kibum…-, cominciò esitante.
-Kibum, cosa?-, sottolineai la domanda.
-…ha baciato Ilaria-, finì togliendosi un peso di dosso.
-KIBUM HA FATTO COSA!?-, urlai con quanto fiato avevo in gola e sentendo il sangue ribollirmi nelle vene anche a chilometri di distanza. Se ce l’avessi avuto fra le mani  l’avrei strozzato.
“E io che ormai lo credevo mio amico!”, pensai iroso.
-E-era ubriaco, Hyun Joong, non l’ha fatto apposta. N-non sapeva quel che faceva!-, lo difece e ciò mi mandò ancora di più in bestia.
-E lo difendi pure! Immagino che Jonghyun non abbia mosso minimante un dito, no!?! Quando serve non c’è mai, è ovvio!! Figurati se difende sua sorella dal suo migliore amico! Anzi, magari ha organizzato lui tutto!-, cominciai a dare i numeri per telefono e nella stanza accanto sentii mio padre rimproverarmi di fare silenzio. Lanciai un cazzotto al muro con il risultato che il giorno dopo mi ritrovai una mano gonfia, anche se in quell’istante immaginai solo di riempire di pugni Kibum.
La sentii sospirare affranta: -No, Hyun Joong… Jong gli ha fatto un occhio nero appena lo ha visto-, mormorò mia sorella dall’altro capo del mondo, dispiaciuta.
-Cosa…?-, sussurrai incredulo.
-E’ così. L’ha difesa, Hyun Joong, ma non vado fiera del suo comportamento e nemmeno del tuo in questo momento-, mi ammonì.
-E che cosa dovrei fare? Lasciare che me la porti via?! No, io domani prendo il primo volo per la Corea e…-.
-Tu non vai da nessuna parte, Hyun Joong –mi fermò decisa- Abbiamo già parlato con lui ed è sinceramente dispiaciuto. Non avrebbe mai voluto e persino Jong ha capito che non voleva. E’ diventato tuo amico, Hyun Joong, non l’avrebbe mai fatto-, mi rassicurò.
-Oppure è diventato mio amico per fregarmi la ragazza!-, insistetti.
-Smettila, non è così –mi rimproverò ancora- Ti fidi di me?-, domandò.
Sospirai e di controvoglia risposi, avvertendo uno strano bruciore alla mano: -Sì…-.
-Allora fidati anche di Kibum, fratellino-, disse dolcemente.
Sbuffai e cercai di calmarmi, sentendola continuare: -E non fare parola con Ilaria di ciò che ti ho detto. Avrebbe preferito dirtelo quando saresti tornato-.
-Perché?-, domandai.
-Non vuole che tu abbia altri pensieri oltre a nostro padre-, si limitò a dire.
A quel punto non potevo contrariarla ancora e nei giorni successivi cercai di dimenticarmi dell’accaduto, evitando di farne parola con Ilaria quando la sentivo.
Passarono tanti, troppo giorni che passai la maggior parte delle volte al college con i miei compagni a giocare a calcio, a nuoto, correndo, mentre il tempo che mi rimaneva lo utilizzavo per studiare.
Mio padre cercava di ristabilire un rapporto consigliandomi sui corsi e cercando di aprire diverse conversazioni, senza però avere troppo successo. Sapevo che voleva tornare ad aver il rapporto di un tempo, ma non ero ancora pronto, non all’inizio almeno. Con lo scorrere dei giorni riuscii ad aprirmi con lui fino ad arrivare a finire una conversazione in modo decente e non con una frase gelida e da una parte fui felice, perché almeno così potevo riuscire a fare da mediatore fra lui e mia sorella, dato che lei non aveva intenzione di essere troppo amichevole.
Luglio e agosto li passai in giornate piovose e umide come il mio umore, alternate ad alcune di sole cocente. Quando cominciò ad arrivare settembre il tempo mutò d’un tratto e si fece più freddo.
Ilaria e gli altri avevano ricominciato scuola e a quanto avevo capito la nostra scuola era diventata per metà università. La notizia mi rese felice, perché almeno quando sarei tornato sarei potuto stare con lei negli intervalli scolastici. La sentivo spesso e ogni volta era un tuffo al cuore risentire la sua voce, ma nonostante questo continuavo a vederla dappertutto e la notte era uno strazio chiudere gli occhi. Non facevo altro che sognare di tornare a casa e riabbracciarla. Lei, mia sorella e i miei amici.
L’apice della mia pazzia arrivò quando pensai di vederla in un negozio: entrai e la cercai con lo sguardo, ma quando si girò, scoprii che era solo una ragazza che le assomigliava terribilmente.
Era una giornata di fine ottobre quando mi accorsi che solo un anno prima mi stavo preparando per andare al ballo di Halloween solo per poterla importunare e riuscire a farla innamorare di me: quella era stata la prima serata in cui feci qualcosa di buono per lei, salvandola dalle grinfie del Sumbae-nim ubriaco.
Sorrisi a quel ricordo, mentre mi aggiustavo il colletto della camicia che avevo indossato per una cena con i colleghi di lavoro di mio padre. Uscii con lui non appena fui pronto e trascorremmo una piacevole serata.
Quanto tornammo, mi spogliai e mi feci una doccia per rilassarmi e quando uscii dal bagno, munito di asciugamano intorno al collo e alla vita, trovai mio padre ad aspettarmi nella mia camera con una foto che avevo scattato insieme a Federica e un’altra insime ad Ilaria.
Alzò lo sguardo su di me e mi sorpresi nel constatare che sorrideva fra sé: -Ciao, Hyun Joong-.
Non risposi e rimasi sulla porta a guardarlo, mentre tornava a fissare quelle due foto: -Quanto sono importanti per te queste due donne?-, domandò bonariamente, pietrificandomi.
-A-abeoji…-, farfugliai chiamandolo in modo formale. Avevo smesso da tempo di chiamarlo “appa”.
-Non ti ho portato con me per allontanarti da loro, Hyun Joong. Volevo solo riaprire un rapporto tra padre e figlio-, mormorò sospirando. Non fiatai.
-Immagino che tu voglia ritornare il più presto possibile da loro, no?-, mi chiese tornando a guardarmi. Annuii e andai a sedermi accanto a lui. Una volta tanto volevo capire perché mi avesse trascinato con lui, a parte lo studio all’estero. Mi porse le due foto e le presi dalle sue mani, sfiorando con i porpastrelli i visi delle due donne più importanti della mia vita dopo la donna che mi aveva messo al mondo.
-So che ce l’hai con me e che non potrai mai perdonarmi per ciò che ho fatto –cominciò e lo guardai sempre più sorpreso- ma se vuoi sapere perché ti ho portato con me, ti rispondo perché volevo riavere almeno in parte l’affetto di mio figlio. Non sono stato un buon padre negli ultimi anni e mi dispiace, perché non potrò mai riavere indietro il tempo che ho perduto con il lavoro e le liti che ci sono state…-.
Lo ascoltai serio, guardandolo negli occhi come non avevo mai fatto, e lo lasciai continuare: -…capisco che mi odi e che non vorresti più niente a che fare con me. Mi vergogno di ciò che ho fatto in passato e se avessi saputo di avere un’altra figlia, ti giuro che non l’avrei mai lasciata da sola. Ho cresciuto te e così avrei cresciuto anche lei, ma… lei non vuole vedermi, lo sai e so che non potrò mai essere la sua famiglia per davvero. Ha i suoi genitori adottivi e suo fratello adottivo… e ha te, che sei la cosa migliore che abbia fatto in vita mia con tua madre-.
-Dove vuoi arrivare?-, domandai stroncando il suo discorso strappalacrime.
-Da nessuna parte, figliolo. Non voglio costringere nessuno, per questo faccio finta di niente in sua presenza. Forse per lei è meglio così-, rispose tristemente.
-Tu vuoi che le parli, non è così?-, domandai scettico, sorridendo amaro.
-Vorrei… ma prima di tutto devo pensare a te. Te l’ho già detto: lei ha la sua famiglia, ma tu hai solo me e tua madre –rispose per poi accennare alla foto- so che vuoi rivederle. Ti sento parlare nel sonno la notte e ti lamenti in continuazione, ma quando sei sveglio nascondi questa parte di te a i miei occhi. Sono tuo padre, Hyun Joong, e ti conosco molto bene, perciò non farlo-, disse alzandosi e mettendosi le mani in tasca.
-Se l’avessi capito subito quanto tenevi a loro, specialmente alla tua ragazza, avrei firmato il contratto scolastico del college solo per tre mesi, ma purtroppo dovrai frequentare i corsi ancora fino all’inizio di dicembre-, disse guardandomi.
-Non era fino a Natale?-, domandai confuso, incrociando le braccia.
-Lo era, ma sono riuscito a cambiare i mesi solo fino alla fine di novembre-, confessò dispiaciuto.
-Perché lo fai?-, domandai di sottecchi.
-Perché ti vogli bene, Hyun Joong, e vorrei che smettessi di guardami come se fossi il peggiodere dei tuoi incubi. E’ triste per un padre essere visti dal figlio in questo modo-, rispose sincero e mi sentii quasi in colpa.
-Hai i biglietti di ritorno prenotati per il primo dicembre. Partirai alle undici di sera e starai a casa presto. Manca poco e le riabbraccerai-, disse sorridendo, per poi uscire dalla camera.
Rimasi lì a fissare il vuoto non potendo credere alle mie orecchie per qualche minuto, pensando che forse era solo un sogno, finché non mi destai dai pensieri e mi alzai per raggiungerlo.
-Abeo… -lo chiamai, ma cambiai idea- Appa…-, lo richiamai e si girò sorpreso da quella parola.
-Appa… –ripetei esitando- grazie-, sorrisi avvicinandomi.
Mio padre restò immobile. Davanti a lui e a quel gesto mi ero sentito di nuovo piccolo e insicuro, ma quando lo abbracciai, mi aprii in un sorriso. Tante volte avevo visto discutere Jonghyun e il padre quando mi ero fermato a cena da loro, ma la volta in cui discussero in modo più acceso, subito dopo aver cenato li avevo visti scherzare e prendersi in giro come se non fosse successo niente. Ilaria aveva ragione: la famiglia era un punto fermo importante nella vita di ognuno di noi e anche se la mia era ormai un disastro, poteva continuare ad essere bella anche così in un modo o nell’altro. Bastava solo riallacciare i rapporti e mettere da parte un po’ di orgoglio.
-I-io…-, fafugliò mio padre.
-Scusami, papà. Sono stato duro anch’io con te, perché avevo paura ed ero insicuro -dissi sciogliendo l’abbraccio- ma il tuo gesto mi ha fatto capire tante cose. Grazie-.
Cercò di parlare ma dalla sua bocca non uscì una parola per lo stupore, così gli sorrisi tranquillamente, come se non fosse successo nulla: -Mi dispiace, papà, ma grazie ancora. Pochi minuti fa, quando mi hai detto dei biglietti, mi hai tolto un peso dal cuore. Pensavo che venendo con te non sarei più potuto tornare indietro, ma…-.
-…lascia stare. Facciamo finta che non sia successo nulla e ricominciamo da capo-, disse sorridendomi bonariamente. Annuii, abbozzando un sorriso e mi grattai i capelli che avevo ormai tagliato da un pezzo.
-Vado a dormire-, annunciai tornando in camera.
-Va bene. Buonanotte-, mi sorrise, mentre richiudevo la porta.
Il giorno dopo chiamai subito i SS501 per dargli la bella notizia e mi avvertirono del cattivo umore di Ilaria da quando era ricominciata la scuola. Si sentirono in dovere di poterglielo riferire, ma lo bloccai sul nascere, facendo promettere a tutti loro di non dire niente. Volevo che vedendomi arrivare in anticipo, fosse per lei una sorpresa e promisero. Mi raccontarono che Hyung Jun si era fidanzato, che Kyu Jong e Young Saeng non avevano ancora trovato l’amore, ma che uscivano spesso con delle ragazze che avevno conosciuto all’università e che Jung Min era partito in estate per una mini vacanza con IU. Sembrava che tutti avessero riacquistato un po’ di pace e mi raccontarono anche di Kibum che nel frattempo aveva incontrato acnhe lui un’altra ragazza. Mi rasserenai a quella notizia e lo perdonai per il bacio: in fondo avevo rubato la ragazza su cui aveva messo gli occhi prima di me, insime a Hyung Jun.
Il giorno del ritorno arrivò subito dopo la notizia di mio padre, perché cominciai a vedere scorrerei giorni più velocemente, così preparai le valige, mettendo dentro anche i souvenir che avevo comprato per tutti, e cercando di non dicarmi niente, guardai la foto mia e di Ilaria, e strinsi il disegno che mi aveva regalato.
Stavo tornando e nel viaggio verso l’aereoporto non riuscivo a stare nelle pelle di rivederli tutti. Fu lungo e da solo per tutte quelle ore in aereo mi annoiai parecchio, ma riuscii a cavarmela dormendo per la maggior parte del tempo.
Scesi dall’aereo e respirai l’aria di Seoul, per quando non fosse il massimo della purezza, con un sorriso che mi faceva il giro della faccia. Mi avviai al check-out e non appena ebbi le mie valige, mi diressi all’uscita.
Non ci credevo, era lì, di nuovo davanti ai miei occhi come in tutti i sogni che mi avevano tormentato in quei mesi. Mi sentii leggero come una nuvola e credetti di volare, mentre la raggiungevo.
Era sorpresa di vedermi, e sgranò gli occhi non appena mi vede arrivare fra la folla che man mano affluiva fuori. La fissai per un istante che mi sembrò interminabile e lasciai andare le valige per terra.
Sentivo che il cuore mi sarebbe potuto schizzare fuori dal petto per l’emozione e in pochi secondi azzerai la distanza fra di noi, avvolgendola in un abbraccio, sotto gli occhi di tutti quelli che mi erano venuti a prendere: i SS501, gli Shinee, le loro ragazze e la famiglia di Ilaria, comprese Nanà e mia madre.
-Sei tornato finalmente-, mi sussurrò nelle orecchie.
-Sì, e non ti lascerò mai più-, dissi assaporando il suo odore di cioccolato inconfondibile.
-Mi sei mancato da morire-.
-Non sai quanto mi sei mancata tu-, replicai prendendole il viso fra le mani e baciandola con passione. Quelle labbra, morbide, fine, che mi avevano sempre invitato a baciarle con prepotenza, ora erano di nuovo mie. Mie e di nessun altro, perché nessuno l’avrebbe più toccata senza il suo e il mio permesso.
Le accarezzai una guancia e le sorrisi, vedendola osservare con il naso arricciato il mio nuovo taglio: -I tuoi capelli…-, mormorò passando una mano dietro al collo che mi fece rabbrividire.
-Non ti piacciono, eh?-, dissi guardando la sua faccia per niente convinta.
-Ho avuto traumi peggiori-, commentò ironica e solo in quel momento vidi tutti i i nuovi look dei sui amici, compreso Jonghyun che lasciò senza parole anche me.
I SS501 mi saltarono addosso non appena videro che avevo finito di salutare la mia ragazza, con Jung Min che quasi mi fece cadere atterra. Erano felici di rivedere il loro leader ed io loro. Mi salutarono i genitori di Ilaria e poi la piccola, gettandomi le braccia al collo come un koala e urlandomi nelle orecchie: -Oppa! Sei mancato tanto anche a me!-.
Risi a quell’affermazione e la lasciai fra le braccia di Kyu Jong quando la vidi dimenarsi nella sua direzione, per poi posare gli occhi su Federica. Mi abbracciò dolcemente e la strinsi forte.
-Bentornato, fratellino-, sussurrò e alle sue spalle vidi mia madre che ci guardava dolcemente.
Ci capiva e in quel momento mi domandai da dove avesse sempre preso la forza di sostenere la situazione della mia famiglia e di andare avanti senza che nulla fosse. L’amavo più di ogni altra cosa al mondo e quando fu davanti a me, non appena la sua mano sfirò una mia guancia teneramente e i suoi occhi mi guardarono dolcemente, l’abbracciai sovrastandola con la mia altezza.
“Sono a casa finalmente”, pensai stringendola.
 

{Spazio Alue! :D}
Ciao a tutti! ^^ Come va? Piaciuto il capitolo? Dai alla fine sono stata buona e ho fatto ricongungere i due piccioncini ** E poi ho dato un lieto fine anche a tutti quei poverelli che sono andati dietro alla protagonista come cagnolini! *coff coff* Tipo Kibum... *coff coff* o Hyung Jun... *sorride* Ma non tutto è finito! Ebbene si! Per tutti quelli che speravano che questa lunghissima FF fosse finalmente finita, riponete le vostre false speranze e disperatevi ancora un po'! :D Per tutti quelli che mi hanno seguito divertendosi e piangendo insieme a me per tutte le varie peripezie, non è ancora finita... perciò CONSOLATEVI! ^^ Come è mio solito, ho scritto anche un epilogo di questa FF! ^^ (e che epilogo! *perv*), perciò pazientate ancora una piccolissima settimana, perché ne sarete VERAMENTE  ripagati! ^^
Ora una piccolissima ultima cosa: ringrazio
TANTISSIMO chi mi ha seguito fin qui e soprattutto ringrazio CALOROSAMENTE chi mi ha sempre recensito! ^^ anche se avete saltato alcune volte, ve ne sono comunque infinitamente grata! (Mi avete fatto divertire tantissimo! XD) E state tranquilli, non me la sono presa u.u (non è vero! *punta il fucile* vi ucciderò tutti! è.é <3 XD), anch'io a volte dimentico di recensire :3 
In particolare ringrazio:
-
Hyumi, per le sue recensioni chilometriche e divertenti :D;
-
Falling Star, per le sue recensioni sempre costruttive! ^^;
-E in un ultima, ma non meno importante,
Feilin! Che mi ha sopportato mentre scrivevo e mi ha sempre sostenuto in questi due anni di dura lotta per finire questa FF! E che mi ha convinto (a beneficio di tutti coloro che si sono divertiti con me) a pubblicarla qui! ^^ Love U <3

Lasciate un commentino se volete e grazie per la visita! :D Un kiss a tutti e alla prossima! 

 

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Capitolo 32
*** Epilogo ***


Epilogo
 
-Hyun Joong, sei sicuro di aver controllato che la macchina fosse veramente a posto quando siamo partiti?-, domandai guardando la strada davanti a me.
-Sì, e molto bene! Non capisco perché si sia spenta!-, riprovando a mettere in moto.
-Ma davvero? Allora doveva essere stata quella di qualcun altro, perché qui non è tutto a posto!-, sbottai arrabbiata.
-Yha! Non parlarmi così! Non è giusto che tu te la prenda con me! Ho controllato!-, mi urlò contro. Rimasi muta a braccia conserte, fissando la strada fuori la macchina. Eravamo partiti per capodanno, perché Hyun Joong aveva una casa in montagna dove da piccolo passava il Natale con i genitori, ma siccome quell’anno, dopo il suo ritorno, Natale era arrivato in fretta, lo passammo in casa nostra insieme a sua madre e alla famiglia di Hongki. Non solo, proprio quando mio padre si era travestito da Babbo Natale per mia sorella, erano arrivati anche gli Shinee, Federica e i SS501 a portare i loro auguri e i regali. Quello era stato il nostro primo Natale tutti insieme.
Avevamo deciso solo qualche giorno dopo di partire per andare a passare il l’ultimo dell’anno e capodanno in quella piccola baita, con il consenso dei miei genitori e qualche discussione con Jonghyun, poiché avremmo preso la sua macchina, dato che quella di Hyun Joong era a riparare.
Prima di partire Hyun Joong mi aveva assicurato di aver controllato la macchina, perché avremmo viaggiato per almeno tre ore, ma la macchina si era fermata di botto a metà cammino. Non c’era nessuno che potesse aiutarci, perché passavano sempre poche macchine ed era già un quarto d’ora che discutevamo.
-Vai a controllare di nuovo, no?-, dissi fredda come il ghiaccio.
Hyun Joong sospirò e guardandomi male scese dalla macchina, sbattendo lo sportello. Lo incenerii con gli occhi: sembrava perfettamente a suo agio e per nulla preoccupato, tanto da stiracchiarsi prima di cominciare a darsi da fare. Sbuffai quando lo vidi sorridermi allegro e alzai gli occhi al cielo. Aprì il cruscotto anteriore della macchina e vidi una vampata di fumo uscire.
-Aigoo… non ci posso credere-, mormorai fissandolo.
Scesi dalla macchina, richiudendo lo sportello e mi appoggiai con un fianco ad essa, guardando Hyun Joong piegato leggermente ad armeggiare con qualcosa che non capii cosa fosse. Aspettai e dopo svariati minuti ebbi la sentenza: -La batteria ci ha abbandonati-, disse avvicinandosi.
-E ora?-, domandai preoccupata.
-Niente, finché non passa qualcuno non possiamo fare assolutamente niente. Ho dei morsetti nel porta bagagli, ma non servono a niente se non ho qualcosa per ricaricarla-, rispose passandosi una mano sul collo imbarazzato. Sospirai pesantemente e mi guardai intorno: non c’era nessuno, eccetto una distesa di neve infinita alta almeno un metro, alberi spogli e montagne.
-Il mio cellulare non prende. Il tuo?-, domandò guardandomi speranzoso.
Recuperai velocemente il cellulare dalla tasca del cappotto bianco invernale e guardai quante tacche avessi: -Isolato-, annunciai.
-Interessante-, mormorò ironico.
-Oh, sì, direi che è fantastico. Davvero, davvero fantastico!-, sbrottai sarcastica e irritata incrociando nuovamente le braccia e guardando altrove. Per come mi sentivo, se l’avessi guardato negli occhi, l’avrei ucciso e dato in pasto ai lupi.
-Eddai, non è colpa mia! Lo hai visto anche tu che ho controllato prima di partire, l’ho fatto sotto ai tuoi occhi!-, si lamentò cercando di calmarmi.
-Non ce l’ho con te, Hyun Joong, ma odio gli imprevisti, soprattutto se le persone mi rassicurano che non accadranno-, dissi alzando gli occhi su di lui.
-Scusami-,  mormorò affiancandomi nel guardare il panorama: eravamo proprio sotto ad una montagna e saremmo stati già in cima se non fosse stato per la macchina.
Chiusi gli occhi, gettando indietro la testa e cercai invano qualche raggio di sole che potesse riscaldarmi le guance, l’unica cosa davvero scoperta, dato che ero imbacuccata fin sopra i capelli: oltre il cappotto portavo scaldamuscoli, una scarpa di lana, con cappello bianco abbinato, mentre Hyun Joong per l’accasione aveva indossato un giubotto da neve rosso, con un cappello che potesse riscaldarlo. I suoi magnifici capelli infatti li aveva lasciati a Londra: ero rimasta piuttosto sconvolta vedendolo tornare quasi rasato, ma dopo Jonghyun tutto era passabile; Hyun Joong fortunatamente l’aveva fatto per rafforzarli, dopo tutte le tinte dovute alla gara e non per un capriccio. Sembrava tornato da poco dal servizio militare, più che da una vacanza-studio all’estero: era diventato il doppio di come l’avevo lasciato con muscoli al posto giusto, ma sempre atletico. Il suo nuovo look dopo averci fatto l’abitudine mi piacque anche perché lo faceva sembrare più grande.
Riaprii gli occhi di soprassalto quando sentii una palla di neve distruggersi su un mio braccio. Mi guardai intorno e puntai subito Hyun Joong chinato ad appallottolarne un’altra molto più grande: -Ti sembra il momento?-, domandai scettica, trattenendo a stento una risata.
-Eddai, non fare la musona!-, disse lanciandomi l’altra palla.
-Yha! Mi stai dichiarando guerra!-, urlai correndo a farne una.
-Tanto non riuscirai a colpirmi!-, mi avvertì, ma proprio quando lo vidi distratto a farne una, lo centrai.
-YHA! Non ti comviene sfidarmi! Sono competitivo, lo sai! Non ti farò sconti perché sei una ragazza!-, disse divertito e schivai la sua terza palla di neve con facilità.
-Davvero? –dissi con aria di sfida- prova a prendermi!-, gridai scappando.
Corsi lungo il tratto di strada che portava fino alla distesa di neve e appollottolai al volo una palla di neve, rialzandomi di scatto e lanciandola al mio avversario, per riceverne una nello stesso momento. Scappai ancora, scoppiando in una sonora risata che mi fece ritrovare il buon umore, e sentii una nuova palla di neve arrivare, seguita da una mano di Hyun joong che mi trascinava a terra. Fra le risate rotolai nella neve e lo sentii spingermi con le mani, divertito più di me. Cominciavo a sentire freddo, però, così mi fermai, cercando di rialzarmi.
-Tregua!-, dissi alzando un braccio in aria per farmi aiutare.
Hyun Joong mi guardò sorridendo: -Solo perché sei tu-.
Mi prese per mano e con uno slancio mi fece rialzare, avvolgendomi in un abbraccio per riscaldarmi, mentre le sue mani sfregavano vigorosamente la mia schiena nel tentativo di darmi calore. Mi sorrise mentre mettevo le mani nelle sue tasche, ma subito alzò gli occhi nella direzione della macchina alle mie spalle: -E quella?-, mormorò e mi voltai.
Una macchina aveva accostato, fermandosi dietro la nostra: -E’ la macchina dei miei genitori -commentai perplessa- che cosa ci fanno qui?-, mi chiesi, mentre Hyun Joong si avvicinava.
Avanzai con lui e vidi scendere Federica con un diavolo per capello, seguita da mio fratello dalla parte del guidatore. Che ci facevano lì?
-Ragazzi, che succede? Perché siete qui?-, domandò Hyun Joong vedendoli.
-Il fratello della tua ragazza è un emerito idiota, ecco cosa succede!-, gridò Federica arribbiata non appena fui da loro.
-Yha! Non umiliarmi in questo modo! Non l’ho fatto apposta!-, la rimbeccò Jong.
Alzai gli occhi al cielo e guardai Hyun Joong che di tutta risposta aveva alzato un sopracciglio allibbito.
-Che cos’hai fatto?-, domandai a Jong.
-Ecco… vi giuro che non me ne sono nemmeno accorto…-, cominciò.
-Ha lasciato le luci della macchina accese ieri sera, dopo essere tornato da casa mia, e solo questa mattina se n’è accorto! –ringhiò Federica per poi lanciare uno sguardo alla macchina- vi ha lasciati a piedi vero?-, concluse.
-Sì-, risposi.
-Ed ecco svelato il mistero-, commentò ironico Hyun Joong.
-Mi dispiace-, mormorò Jong.
-”Mi diaspiace” –lo imitò Federica- se non mi fosse venuto in mente d’insegurli, sarebbero rimasti qui fino a domani mattina! A proposito, perché non ci avete chiamati?-, domandò curiosa.
-I cellulari non prendono qui-, rispose Hyun Joong scrollando le spalle.
-Va bene, sentite, se mettiamo in moto la nostra macchina, possiamo far rivivere la vostra. Hyun Joong, dammi una mano-, sentenziò mio fratello mettendosi a lavoro. Hyun Joong annuì senza protestare e gli diede una mano. Un quarto d’ora dopo eravamo di nuovo pronti per il viaggio.
-Tornate a casa, ora?-, domandò Hyun Joong in procinto di entrare in macchina.
-Veramente…-, cominciò di nuovo Jong guardando complice Federica, la quale rideva sotto i baffi.
-Non siamo proprio soli-, intervenne lei.
-Che vuol dire?-, domandò Hyun Joong allarmato.
-Ci sono anche gli altri-, rispose Jonghyun sorridente, ignaro della follia che stava per scatenare in Hyun Joong. A quando pare i due piccioncini avevano deciso di guastarci la festa domandando la strada ai SS501, ai quali era venuta in mente la triste idea di passare il capodanno con il loro leader come tutti gli anni, invitando anche gli Shinee e le loro ragazze al seguito.
-Non starete in casa mia, vi avverto. Potete congelare i vostri fondo schiena nella neve per i miei gusti!-, li minacciò con la sua glacialità di un tempo. Lo vedevo trattenersi, ma dentro sapevo che stava implodendo dalla rabbia. Qualcosa mi diceva inoltre che mio fratello avesse lasciato apposta le luci accese la sera prima solo per intralciarci la strada e non farci arrivare a destinazione, così da tornare a casa; probabilmente per lui sarei stata più al sicuro che fra le braccia di Hyun Joong e per giunta da soli in una casa tutta per noi.
-Yha! Come ti permetti! Ti abbiamo salvato dal ghiaccio e dalla neve! Dovresti essere riconoscente!-, sbottò Jong arrabbiandosi.
-Perché ho la sensazione che il tuo comportamento abbia a che fare con le luci di ieri sera?-, domandai fissando mio fratello annoiata.
-Bingo-, mormorò Federica e Jong la fulminò.
-Allora non è stato un’incidente! L’hai fatto apposta per raggiungerci e stare con noi, guastandoci il week-end!-, concluse Hyun Joong facendo scoppiare la sua ira.
Jong indietreggiò di qualche passò: -Ehi, calmiamoci! Volevo solo assicurarmi che mia sorella stesse bene!-, si difese.
-Vi prego, fucilatemi –commentò rassegnata Federica- anzi no: datemi il fucile e lo tolgo di mezzo una volta per tutte! Almeno vado in galera a riposarmi, invece di seguirti in certe idiozie!-, sbottò.
-E da cosa!? Sta benissimo con il suo ragazzo!-, continuò Hyun Joong arrabbiato, ignorando Federica e riducendo di nuovo le distanze fra lui e Jong. Con i loro nuovi look mio fratello sembrava un agnellino al confrontodi Hyun Joong: con il suo nuovo colore bianco, anche se aveva il doppio della muscolatura, Hyun Joong lo superava in altezza.
-Forse temeva per la sua castità?-, lo illuminò sarcastica Federica.
-COSA!?-, urlai sorpresa lanciando un fulmine a Jonghyun.
-Beh ,vorresti dirmi che vi sareste guardati in faccia per tutto il tempo di notte, sorellina? Oppure avreste dormito?-, domandò ironico e allusivo mio fratello, riacquistando un po’ di tenacia di fronte a               Hyun Joong.
-Non ci posso credere! Ho diciotto anni suonati, Jong! Possibile che ancora ti preoccupi di certe cose?! Come se poi mi andassi a concedere al primo che passa!-, dissi adirata, avvicinandomi a lui.
-Allora avevate in mente di farlo!-, urlò sospettoso.
-No! E anche se ne avessimo intenzione, se proprio non succede qui, tu non credi che ci sia la remota possibilità che accada anche in un posto che non sia questo!?-, replicai acida.
-D’accordo, smettetela –ci divise Federica, dato che ormai ero arrivata ad un plmo di naso da mio fratello- allogeremo in qualche albergo. Di soldi ne abbiamo e gli altri non faranno storie. Non credo che a casa tua ci sia posto per tutta quella gente, fratellone, perciò non preoccuparti-, spiegò cercando di placare gli animi.
Hyun Joong guardò in cagnesco mio fratello, il quale gli restituì lo sguardo, ma non fiatò.
-Ne conosco uno non troppo caro in paese –disse Hyun Joong non staccando lo sguardo da Jong- forse potrete chiedere lì. Casa mia è più su. E’ una baita che si trova facilmente-, spiegò tornando alla sorella.
-Ok, allora non ci saranno problemi se vorremmo venire a trovarvi, no?-, sorrise lei dolcemente. Fortunatamente Federica aveva scoperto di avere effetti calmanti su suo fratello.
-Dove sono gli altri? Quando pensi che arriveranno?-, domandò Hyun Joong.
-Tra poco. Sono partiti un’ora dopo di noi, perciò dovrebbero essere vicini ormai-, rispose Federica guardandosi intorno.
Hyun Joong sbuffò e si grattò la testa guardandosi intorno come lei: -Vi accompagno in albergo. Quando arrivano fatecelo sapere, nel frattempo andremo a sistemare casa-, propose infine.
Sorrisi e gli accarezzai un braccio, dimen ticandomi di Jong: -Allora andiamo-, li incitai.
-Sì-, annuì Federica salendo in macchina.
Jong la raggiunse e potei solopercepire un: -E’ la mia sorellina e non permetterò che le rubi così la sua innocenza!-, seguito da un teatrale: -Vuoi smetterla!? Taemin non si è fatto tutti questi problemi quando un dei suoi migliori amici mi ha “rubato” la mia! E tu non ti sei fatto troppi scrupoli! Si amano, stupido! Finchè ci si ama tutto è lecito!-, prima che salissero in macchina.
Quando fummo pronti anche noi, partimmo di nuovo. Li lasciammo in albergo e proseguimmo per un’altra mezz’ora fino all’arrivo nella nostra casetta: era ai piedi di due grandi alberi e rispetto a loro sembrava davvero minuscola; accanto, proprio alla sua destra, c’era un grande pozzo, collegato a quello che sembrava fosse stato un abbeveratoio per animali. Sorrisi nel vedere quell’immagine da cartolina e sentii Hyun Joong cincermi le spalle soddisfatto.
-Siamo arrivati. Ti piace?-, domandò.
-Molto-, risposi dandogli un leggero bacio.
Una volta dentro ci togliemmo i cappotti bagnati, posammo i bagagli  e ispezionai un po’ in giro per ambientarmi: la casa era piccola e mi resi subito conto che Hyun Joong aveva fatto bene a non accettare di invitare i ragazzi, perché anche se la sala principale era piuttosto grande (con angolo cottora in stile americano), nelle due camere da letto ci sarebbero entrate a stento quattro persone, calcolando che una era una matrimoniale e l’altra una cameretta per bambani. Nonostante ciò era molto accogliente, messa in ordine e per nulla logorata dal tempo: Hyun Joong mi aveva detto che non era stata più abitata da almeno quattro anni, più o meno da quando avevano smesso di pasare il Natale lì su, eccetto poche volte che era stato con i SS501. In effetti un po’ di odore di chiuso era l’unica cosa fastidiosa, ma per il resto mi piacque davvero molto.
-F-freddo-freddo-freddo-, farfugliai battendo i denti non appena Hyun Joong ebbe finito di accendere il camino, mettendomi a sedere sul divano.
-Vado a prenderti una coperta –disse girandosi e andando al piano superiore- ti sei bagnata tutti i vestiti con quella neve-, commentò ricordandomi che giocando a palle di neve, quest’ultima mi era entrata fin dentro le mutande.
-S-sì-, annuii, vedendolo tornare poco dopo.
Mi fece scendere dal divano e ci avvicinammo al camino, dove avevamo appeso i cappotti per farli asciugare, per riscaldarci meglio. Mi sistemò la coperta sulle spalle, facendomi accomodare fra le sue gambe, e mi cinse in un’abbraccio. Restammo in silenzio per un po’, a fissare le fiamme, cercando di sghiacciarci, quando il mio stomaco cominciò rumorosamente a lamentarsi. Erano quasi le due del pomeriggio.
-Hai fame?-, domandò sorridendo.
-Sì… si sente, vero?-, ammisi imbarazzata.
Ridacchiò e mi schioccò un bacio s’una guancia prima di alzarsi: -Riposati. Esco a comprare qualcosa e torno per preparare. Fai la brava-, mi disse baciandomi i capelli e recuperando il giubotto.
-Vuoi che ti accompagni?-.
-No, non preoccuparti. Torno subito e già che ci sono controllo che tuo fratello e Feffe abbiano trovato posto in albergo con gli altri. A dopo-, mi sorrise uscendo.
-A dopo…-, mormorai vedendo la porta richiudersi.
Mi guardai intorno e decisi che fosse meglio mettermi qualcosa di asciutto addosso, così salii in camera da letto, dove trovai un grande fouton, una cabina armadio per mettere provvisoriamente i vestiti e tante foto di famiglia.
Indossai un maglione pesante rosa, uno dei tanti che Kibum mi aveva regalato di cui non volevo disfarmi, dei jeans puliti, e misi in ordine un po’ di cose. Dopodichè cercai in giro dei lenzuoli e dei piumoni pesanti: trovai alcuni lenzuoli rossi davvero belli e decisi prendere quelli, scegliendo anche un piumone bianco che sarebbe andato bene per la notte fredda. Quando fu tutto pronto, tornai di sotto e mi accolai con la coperta e un cuscino di fronte al camino. Mi addormentai.
 
“Mmm! Che buon profumino!”, pensai ancora intontita dal sonno. Aprii gli occhi  e misi a fuoco lentamente la luce delle fiamme ancora ardenti nel camino. Mi misi a sedere, sentendo subito qualcosa che bolliva non molto lontano da me. Guardandomi intorno, notai che Hyun Joong era rientrato e si era messo ai fornelli in cucina: a giudicare dall’odore ci sarebbe stato qualcosa d’invitante da mangiare.
-Buongiorno, Bella Addormentata-, mi sorrise da lontano, versando qualcosa in una scodella.
-Ciao, amore…-, biascicai alzandomi.
Lo raggiunsi e guardai attentamante quello che aveva preparato: sembrava qualche zuppa coreana che mamma non si era mai decisa a cucinare e di cui ignoravo il nome; inoltre aveva cotto del riso per riempirci per bene lo stomaco.
-Che cos’è?-, domandai curiosa, sedendomi a tavola. Aveva già apparecchiato e tutto era semplicemente perfetto!
-
Kimchi jjigae
-, rispose sorridendo, come se sapessi di cosa si trattasse. Si sedette a tavola con me e lo fissai aspettando che mi spiegasse.
Mi guardò confuso, aspettando che cominciasisa mangiare, ma il mio sguardo gli fece accendere la lampadina: -E’ a base di Kimchi, tofu e maiale-, spiegò.
-Oh, adesso è tutto più chiaro!-, esclamaii ironica.
-Non fare tanto la simpatica, conosci bene il Kimchi, perciò mangia e non fare storie-, mi rimproverò prendendo le bacchette e allungando la mano per imboccarmi.
-So mangiare da sola e poi non amo essere imboccata-, commentai guardandolo scettica.
-Yha, apri la bocca-, mi zittì contrariato.
-Yha a me? Oh…-, avevo comiciato a ribattere, ma Hyun Joong mi mise in bocca il boccone tempisticamente. Masticai con cura e diedi il mio giudizio non appena ingoiai: -E’ buono. Complimenti allo chef-.
-Lo so -commentò prendendo a mangiare e lasciandomi pranzare in tranquillità- …l’ho preparato con tanto amore, per questo è buono-, disse dolcemente, mentre masticava.
Alzai il naso dal mio naso e lo fissai: era piuttosto imbarazzato e non ne capii il motivo preciso, così gli presi la mano che teva libera sul tavolo: -Siamo diventati tutto zucchero e miele –sorrisi- mi piace questa parte del Kim Hyun Joong tenebroso che ho conosciuto-.
Il pranzo fu davvero saziante e durante il pasto Hyun Joong mi disse che i ragazzi erano tutti arrivati. Aveva sperato fino alla fine in un ultimo dell’anno romantico fra me e lui, ma poi si era convinto che sarebbe stato meglio invitare tutti a casa almeno per la sera. Decidemmo così di fare un grande falò davanti casa, dato che la legna non mancava, e cominciammo a spalare la neve davanti casa non appena ci fummo ristorati. Fu un lavoro lungo, ma ci divertimmo a fare biscotti quando scoprii che in casa c’era un pacco di farina ancora buono. Fortunatamente anch’io me la cavavo piuttosto bene in cucina.
Ben presto la notte cominciò a calare e per la cena non ci preoccupammo, perché gli Shinee e i SS501 avrebbero fatto la spesa, portando su tante cose buone da mangiare e tanta carne per l’occasione. Arrivarono tutti verso le sette, così mentre noi ragazze stavamo facendo salotto davanti al fuoco acceso, i ragazzi si misero a lavoro accendendo il falò di fuori.
-Mi è mancata così tanto la montagna! Passare il capodanno insieme ormai è un rito e non potevamo abbandonarti proprio quest’anno!-, esclamò felice Jung Min, beccandosi un’occhiataccia da Hyun Joong che lo guardava scuro in volto.
-Già, sarei sicuramente morto di noia senza di voi-, commentò sarcastico il mio ragazzo.
-Andiamo, non te la sarai mica presa, vero?-.
-No, figurati, desideravo proprio rivedervi ancora come tutti i giorni!-.
Young Saeng fece capolino dalla porta d’ingresso al momento giusto, domandando: -Siamo pronti. Ragazze, preparate voi la carne?-.
-Certo, arriviamo, Saeng-, rispose Ah Yeon, la ormai fidanzata di Kibum.
-Credo che rimarrò qui, altrimenti potrei dare fuoco a qualcosa, o qualcuno, con le mie strabilianti potenzialtà in cucina-, commentò scettica Federica.
-Eddai, Feffe, facci almeno da supporto portandola ai ragazzi-, la spronò Sara, mentre mi alzavo.
-Fossi in voi non la farei nemmeno passare per servirla agli altri. Sarebbe in grado di rovinarla anche così-, commentò Taemin, appena uscito dal bagno.
-Yha! Non sei divertente!-, sbottò Sara rimproverandolo, ma Taemin passò oltre e uscì per andare ad aiutare.
-Non ha tutti i torti, Sassa-, osservò Federica.
Ci volle un po’, ma alla fine cuocemmo tutto molto bene e ci saziammo tutti davanti all’enorme falò che ci tenne al caldo. Onew, Kyu Jong, Young Saeng e Minho avevano fatto un buon lavoro davanti al fuoco, mentre il resto de ragazzi aveva trovato dei ceppi grandi su cui poterci sedere senza congelarci; noi ragazze preparammo la carne prima di passarla agli addetti, che a loro volta la porgevano a Federica che fece da cameriera con piacere.
Essere tutti insieme, festeggiare con calore le feste senza diverbi, tutti attorno al fuoco, era gradevole e riempiva il cuore di magia. I ragazzi avevano fatto scorta anche di alcolici, ma questa volta nessuno si ubriacò. Kibum voleva fare bella figura di fronte alla sua nuova ragazza e tutti gli altri avevano voglia di ricordare quella sera. L’unica persona che mancava era Jongsuk, che purtroppo era partito per tutte le vacanze di Natale con i suoi genitori e Seo In Gook. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse stato anche lui, ma sicuramente si divertì in qualche altro modo, soprattutto perché In Gook era un tipo festaiolo come lui.
-Sto per scoppiare!-, esclamò Jonghyun allentandosi la cinta dei pantaloni.
-Ti avevo detto di non ingozzarti-, commentò Federica, finendo ancora il suo piatto, mentre io lanciavo un’occhiata complice a Hyun Joong che a quel battibecco tornò in mente il nostro.
-Yha, avevo fame-, relìplicò mio fratello.
-Allora adesso non lamentarti-, continuò l’altra con noncuranza.
Jong sbuffò e Han Ga In, la ragazza di Hyung Jun, diede uno sguardo all’orologio e domandò: -Li faranno i fuochi qui?-.
-Vuoi scherzare? Certo che li fanno!-, rispose Hyun Joong.
-Bene, allora fra mezz’ora dovrebbero iniziare! E’ quasi mezzanotte!-, sorrise l’altra.
Hyun Joong annuì e notando che al falò mancava legna, si alzò per andare a recuperarne un po’ nel giardino sul retro della casa: -Torno subito-.
-Avete voglia del dolce?-, domandò Kibum, mentre Hyun Joong andava via.
-C’è anche quello?-, domandai con l’acquolina in bocca.
-Guarda che faccia che hai! –sghignazzò Minho- ti pare che dimenticavamo il dolce?-, chiese ironico.
-Vado a prenderlo-, si offrì Young Saeng, con l’aiuto di Kyu Jong e Kibum per servire.
Rimasi ad osservare il fuoco, aspettando la mia portata e quando Kyu Jong me ne porse una la divorai un due secondi senza fare troppe cerimonie.
-Quando i vostri genitori dicono che siete identici, non scherzano, eh-, disse Taemin osservandomi quasi inorridito.
-Che vorresti dire?-, domandammo all’unisono Jonghyun ed io.
-Taemin, perché la insulti paragonandola al fratello?-, lo ammonì Federica.
Jonghyun la osservò scocciato e stette a sentire la discussione per qualche secondo: -Yha! Volete smetterla?! Io sono ancora qui!-, sbottò.
Trattenni una risata e mi guardai intorno: Hyun Joong non era ancora tornato ed erano trascorsi dieci minuti. Perché tardava?
Mi alzai, mentre gli altri finivano di gustarsi il dessert e mi avviai per capire che fine avesse fatto: -Vado a recuperare Hyun Joong-.
Passai oltre l’abbeveratoio e aprii il cancelletto del giardino, notando che le luci erano spente, così mi deressi nell’angolo della legna, ma una mano nel buio mi agguantò per un braccio e mi attirò verso di sé, mettendomi con le spalle al muro. Non urlai per lo spavento, perché alla luce della luna intravidi subito il volto di Hyun Joong che mi sorrideva e montai su tutte le furie.
-Sei impazzito, per caso?! Ho rischiato un infarto! Non farlo mai più, imbecille!-, lo insultai, ma il suo sorriso non si spense, e mi chiuse la bocca con un bacio.
Non demorsi: -Non smetterò di rimproverati, perché mi baci, Kim Hyun Joong! Ormai non ci casco più!-, continuai. Si avvicinò lentamente al mio viso un’altra volta, facendomi accelerare i battiti per l’attesa e fissai le sue labbra, zittendomi all’istante.
“Molto coerente, Yaya”, pensai.
-Sei ancora quella di sempre-, ghignò soddisfatto.
-Perché? Pensavi che fossi cambiata in questi sette mesi?-, domandai ironica.
-No, però mi mancava vederti arrabbiata per colpa mia-, rispose tranquillamente. Era chinato verso di me, forse per vedere meglio il mio viso al buio, appoggiato con un braccio al muro.
Lo fissai con un sopracciglio alzato, quasi incredula e risposi: -Bene, congratulazioni, ci sei riuscito! Adesso vuoi un applaus…?-.
Hyun Joong mi alzò il viso con una mano sotto al mento e posò dolcemente le sue labbra sulle mie. Le dischiuse lentamente ed io lo seguii, chiudendo gli occhi dopo la sorpresa,  mentre cercava la mia lingua che trovò con facilità. Si avvicinò di più a me e mi schiacciò contro il muro, unendo per quanto possibile i nostri corpi riparati dai vestiti, e facendo scivolare le sue mani sul mio collo. Mi accarezzò dolcemente il viso con i polpastrelli e sentii invaderemi da un piacere che fino ad allora avevo provato solo con lui prima che partisse. I battiti del mio cuore impazzironno, mentre le sue labbra si spostarono più giù, verso il mento e poi il collo.
-Hyun Joong…-, mormorai.
-Ssh…-, mi sussurrò nell’orecchio e sentii il suo alito sulla mia pelle farmi involontariamente rabbrividire.
-…dobbiamo andare-, continuai.
Finì di giocare col mio collo e mi guardò, accerezzandomi una guancia con le dita: -Dobbiamo proprio?-, domandò.
-Sì, altrimenti fra poco…-, cominciai, ma non ebbi tempo di finire, perché ci raggiunse la voce disperata di Federica.
-NO! Non lascerò che tu gli rovini il momento!-, sbraitò e ci sporgemmo in tempo per vederla tirare indietro senza successo Jonghyu, che invece avanzava come un toro.
-Quale momento!? Avranno sicuramente tutta la notte! Fino ad allora posso anche ritardargli tutto e farli venire di là con noi!-.
-…fra poco ci cercheranno-, finii con rassegnazione nella voce.
-Sto utilizzando tutta la mia forza di volontà per non uccidere tuo fratello all’istante-, commentò Hyun Joong truce. Ci ritrovammo tutti faccia a faccia: ero piuttosto annoiata dalla situazione, ma non potei dare torto a mio fratello, avevamo davvero tutta la notte.
-Stanno per sparare i fuochi-, sorrise Jong innocente.
-Spera che non ne arrivi uno a centrarti in pieno-, commentò velenoso Hyun Joong per poi filare dritto e voltare l’angolo nel raggiungere gli altri. Jonghyun lo seguì, ma Federica mi guardòal limite dell’imbarazzo; la compatii e gli sorrisi accerezzandole un braccio: -Non preoccuparti. Grazie comunque-.
Tornammo al falò e non appena arrivammo, sentimmo e vedemmo il primo fuoco bucare il cielo. Il fuoco si stava lentamente riprendendo grazie ai ceppi nuovi, ma grazie alla poca luce, potemmo ammirare quel bellissimo spettacolo di giochi di luce senza problemi. Hyun Joong mi prese fra le sue braccia, così come tutte le altre coppie, e mi baciò i capelli, stringendomi forte.
Tanti disegni si formarono nel buio e per un attimo, anche se eravamo in mezzo ai nostri amici, mi sembrò che ci fossimo solo noi. Ero felice e sentivo che il cuore trabboccava di quell’elisir di lunga vita. Alle mie spalle potevo sentire i miei battiti andare alla stessa velocità di quelli di Hyun Joong e gli strinsi le mani che avva attorcigliato attorno al mio petto.
-Ti amo-, gli dissi dopo un po’ in italiano, girandomi col viso per guardarlo.
-Mh?-.
-Ti amo-, ripetei senza esitazione, sentendo le orecchie piene degli spari.
Hyun Joong continuò a non capire, ma mio fratello, che si era girato per osservarci insieme a Federica, gli sorrise e tradusse: -Saranghaeyo-.
Si girò nuovamente e stampando un lungo bacio appassionato a Federica proprio quando i botti stavano per finire, ci lasciò nuovamente a noi.
Hyun Joong fece lo stesso e recalandomi un caloroso bacio, mi strinse forte a sé: -Anch’io… da morire, baby-. Mi baciò il naso e tornammo a guardare gli ultimi fuochi che ben presto finirono, lasciandoci meravigliati e soddisfatti di quello spettacolo mozzafiato.
 
I ragazzi tornarono in albergo verso le due, solo dopo averci dato una mano a risistemare la casa e dopo che Jonghyun ebbe lanciato la sua ultima frecciatina allusiva. A quel punto non ci rimase che finire di spegnere il fuoco fuori e mettere a posto le ultime cose, per poi barricarci in casa al caldo.
Hyun Joong chiuse bene la porta e mi sorrise dolcemente, avvicinandosi: -Sei stanca?-, domandò.
-No, credo che potrei restare sveglia ancora per ore. Non ho minimamente sonno-, sorrisi. Era vero, in genere andavo a letto verso mezzanotte, perché non riuscivo a reggere di più, ma quella sera ero insolitamente sveglia.
-Avevo in mente una serata diversa da questa –disse intrecciando le sue mani con le mie- ma se vuoi possiamo rimediare-.
Lo fissai incerta per un attimo, ma domandai curiosa: -Che cos’hai in mente? Quello sguardo malizioso mi fa paura-.
Ridacchiò sommessamente: -Sei diventata una mal pensante, amore mio! Non avevo in mente nulla di troppo… trasgressivo. Avrei voluto prepararti un bagno rilassante, prima di andare a dormire-, rispose.
“Dormire… certo, Hyun Joong. E ti aspetti che io ti creda?”, pensai fra me.
-Preparalo ora, no?-, sorrisi.
Hyun Joong si morse un labbro sensualmente e a quella vista bersi almeno tre battiti, poi annuì: -Va bene, prepara le tue cose-.
Salimmo le scale e mentre lui andava in bagno, entrai in camera per prendere il cambio per la notte che avevo riposto in un portapigiama. Uscii dalla stanza solo dopo aver preso anche il beauty-case e aver aspettato l’ok di Hyun Joong. Voleva che il bagno fosse perfetto e mentre si allontanava per tornare in camera, mi sorrise e mi baciò sussurrandomi: -Prenditi il tempo che vuoi. Ti aspetto in camera-.
Quando entrai rimasi quasi senza parole, perché profumava di vaniglia grazie a tutte le candele che aveva acceso. La vasca era stata riempita con il mio bagnoschiuma al cioccolato, che immaginai avesse preso dalla mia valigia senza dire niente, e aveva fatto crescere un sacco di schiuma che ricopriva tutta la superficie dell’acqua.
“Se un anno fa mi avessero detto che mi sarei ritrovata così sta notte, non ci avrei mai creduto…”, pensai sorridendo e sentendomi tremendamente emozionata.
La luce delle candele si rifletteva sulle mattonelle del bagno e con la penombra creava una piacevole atmosfera, mischiata ad una sinfoniache aveva lasciato accesa da un piccolo stereo da viaggio, il quale probabilmente era in quella casa da anni.
M’immersi nell’acqua, calda al punto giusto, e mi ricoprii di schiuma, cominciando a giocarci: “A pensarci bene lo scorso anno a quest’ora avevo già accompagnato Minho a casa ubriaco perso, mentre Jong e Federica erano alle prese con i loro problemi… Ed io ero con i miei. Quante cose sono cambiate in così poco tempo…”, osservai, mentre mi passavo la spugna sulle braccia con cautela.
Passai una buona mezz’ora in vasca, poi decisi che fosse ora di alzarsi e di prepararsi per la notte, così mi asciugai e indossai la camicia da notte che avevo scelto: non era troppo pesante, né troppo leggera, ma perfetta per quella sera: a maniche lunghe e con una scollatura nella norma. Contrariamente a ciò che pensava mio fratello non avevo scelto niente che potesse essere troppo osé, bensì ero rimasta nel mio stile: un camicia da notte abbastanza scollata, ma niente completino super sexy. Mi sentivo già troppo imbarazzata e per di più gli effetti del bagno rilassante stravano lentamente svanendo: ero agitata e ansiosa.
Guardandomi allo specchio per la centesima volta dopo aver tolto tutte le imperfezioni, per ciò che potevo fare con un po’ di trucco, lasciai che i capelli mi ricadessero sulle spalle.
“Non sarò il massimo, ma se mi ama per lui sarò bellissima anche così -mi dissi sorridendomi- è la mia prima volta… voglio sentirmi a mio agio”.
Uscii dal bagno, convinta di trovare buio, ma ai miei piedi trovai un sentiero di candele che portavano fino alla camera da letto. Lo seguii e una volta dentro, trovai Hyun Joong seduto sulla cassapanca sotto la finestra, vestito solo di una cannottiera e un paio di jeans e illuminato dalla luce delle luci di Natale che di solito si mettono intorno agli alberi, ma che lui aveva usato e applicato intorno al letto. Gli sorrisi avvicinandomi e lui fece lo stesso, posando la mani sulla mia vita, e baciandomi le ciglia.
-Credevo che saresti entrata con qualcosa di super sexy, e invece…-, ridacchiò.
Alzai gli occhi su di lui offesa e m’imbronciai: -Scusa…-, mormorai.
-E di cosa? Sei bellissima così al naturale. Perché credi che ti ami?-, domandò spostando una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio.
-E’ bellissima la stanza-, mormorai felice e stupita. Era un sogno, non c’erano dubbi. Ero già andata a dormire e sognavo.
-Ti piace? Anche questo è stato fatto con tanto amore-, disse ridendo sommessamente.
A quelle parole gli sorrisi e lo baciai dolcemente, cingendogli il collo con le braccia. Stringendomi a sé, intensificò il bacio, mettendoci passione e tuttavia dolcezza: cercò la mia lingua e ci giocò a lungo, prima di scendere nuovamente sul mio collo come aveva fatto qualche ora prima. Rabbrividii a quel contatto e il calore che mi aveva invaso tornò più forte, concentrandosi per la maggior parte attorno al mio ventre. Si perse sul mio collo, mentre le mie mani sondarono il suo corpo: sentii scorremi sotto le dita i muscoli delle sue spalle, dei suoi pettorali scolpiti, ormai da uomo, fino a raggiungere gli addominali disegnati da giorni di palestra. Non era il fisico di mio fratello, quello per cui molte ragazze si erano sempre strappate i capelli a scuola: Hyun Joong aveva tutte le linee e le forme al posto giusto, ma il suo corpo rimaneva di gran lunga più slanciato e forse più elastico. Le mie mani scivolarono sotto la sua cannottiera e sentirono la sua pelle ardere come tizzoni al tocco delle mie dita. Quando disegnai le linee dei suoi addominali, ebbe un fremito e si ritrasse per un attimo a sorridermi sorpreso: -Ehi…-, sussurrò puntando i suoi occhi nei miei.
-Che c’è?-, domandai sorridendo confusa.
-Brividi-, rispose solamente, per tornare alle mie labbra.
Risposi al bacio con la stessa foga e mi sentii trascinata sul letto, mentre mi apriva i bottoni della camicia da notte. Inarcai la schiena sentendolo scendere a baciarmi il petto e ansimai, affondando le mani nei suoi capelli, per quanto possibile. Mi fece sedere su di se, attorgligliando le mie gambe alla sua vita, e continuammo ad amarci, spogliandoci a poco a poco. I vestiti finirono in poco tempo sul parquet e c’infilammo sotto le coperte per non sentire freddo. Mancavano pochi indumenti a dividerci, e mi sentivo così imbarazzata di fronte a lui. Lui, il mio angelo nero, il mio Adone, il ragazzo che avevo sognato per mesi anche la notte ed io… Forse Jonghyun aveva ragione. Forse non ero ancora pronta?
Hyun Joong non si fece sfuggire questo particolare, notò subito che mi stavo irrigidendo e perdendo la voglia di sciogliermi. Mi fissò preoccupato, sorreggendosi con un braccio per non pesarmi addosso, e guardandomi negli occhi, mi sorrise dolcemente: -Amore? Che succede?-, domandò.
-Niente-, abbozzai un sorriso e lo baciai, rotolandomi su di lui, ma ancora una volta si fermò.
-Qual è il problema?-, chiese ancora. Non risposi e rassegnata mi distesi accanto a lui, posando la testa sul suo petto.
-Non sei pronta?-, domandò, accarezzandomi i capelli.
-No, è che… mi sento pronta, solo… ho paura-, mormorai.
-Hai paura che ti faccia male?-, chiese premuroso.
-Sì, ma soprattutto ho paura di non… -esitai sospirando- di non piacerti-, ammisi.
Hyun Joong si rigirò verso di me, che mi appoggiai sul cuscino, e mi guardò attentamente sorpreso. Mi fissava e forse non credeva alle mie parole, perché corrugò la fronte incredulo: -Stai scherzando vero?-.
Dissentii con la testa. Ne ero convinta.
-Ti amo… ti amo come non ho mai amato nessun in vita mia. Avrei aspettato sette mesi per riabbracciarti ed averti, se pensavo che non mi saresti piaciuta? Pensi davvero che avrei fatto tutto questo –accennò alle stanza- sopportando anche le inutili frecciatine di Jong?-, domandò cercando di sdrammatizzare. Mi strappò un sorriso.
-No-, risposi.
Sospirò accarezzadomi una guancia e mi chiese seriamente: -Mi ami?-.
A quella domanda scavai dentro il mio cuore e di getto risposi di sì. Lo amavo e lo desideravo con tutte le mie forze, ma qualcosa mi bloccava. Ero un freno invisibile, eppure molto semplice da poter sbloccare.
-Non aver paura allora. Rilassati e goditi questi attimi con me-, mi sussurrò sulle labbra.
I suoi occhi languidi, carichi di passione e desiderio, mi fecero cedere e quando tornò ad baciare e a mordere dolcemente la mia pelle, sentii i brividi tornare. Scariche elettriche partirono dal mio cervello e percorsero tutta la mia schiena, lasciandomi assuefatta da lui, non appena le sue mani tornarono in azione sul mio corpo.  Gli cinsi la vita con le gambe e rotolai nuovamente su di lui, potendo toccare e baciare tutto ciò che aveva da offrimi, poi però riprese possesso della situazione e tornò a sdraiarsi su di me.
Quel poco che rimaneva del nostro intimo fu gettato a terra chissà dove insieme alle altre cose in pochissimo tempo. Eravamo solo noi e non appena prese le precauzioni giuste, mi guardò intensamente, imprimendomi fiducia con i suoi occhi grandi.
-Ti amo…-, mormorò adagiandosi dolcemente, mentre con colpi cauti di reni cominciava a farmi sua.
Ansiamai, aggrappandomi alle sue braccia e sentii dolore, ma subito dopo mi rilassai quando svanì e potei finalmente sentirlo completamente mio. Lui diede il ritmo ed io lo seguii senza problemi.
Sudammo sotto il caldo del piumone, ma nonostante questo, mentre l’aria si scaldava sempre di più riempiendosi di gemiti, eravamo felici. Federica aveva ragione: se fatto con amore, nulla era sbagliato.
Quando lo sentii irrigidirsi e afferrare con una mano il cuscino, capii che ormai stavamo giungendo alla fine, perciò mi concentrai e affidandomi alle sue spinte, raggiungemmo insieme la vetta più alta di quel piacere.
Stanco e tremante si accoccolò sul mio petto. Gli baciai i capelli ancora col batticuore e sorrisi stringendolo a me.
-Grazie…-, sussurrai.
-Grazie a te, amore-, rispose con la voce roca.
Ero esausta e la lucidità che si era prolungata fino a quel momento, cedette presto il posto al torpore del sonno. Mi addormentai cullata fra le sue braccia, ascoltando il suo respiro e inscrissi quella sera nel cuore.
“Dovevi essere tu… lo sentivo. Ti amo, amore mio”.
***
Tre mesi più tardi, esattamente dopo il primo anno compiuto fra me e Hyun Joong, tutto aveva ripreso il corso naturale delle cose. Ero tornata ad essere invisibile per le persone, eccetto per Hyun Joong e il mio migliore amico a scuola e qualche volta Federica quando riuscivo a vederla in casa, se Jonghyun non la rapiva; Federica era tornata la migliore amica fidata di Kibum e la ragazza adorata da mio fratello; Hyun Joong era tornato di nuovo a scuola e spesso e volentieri ci vedevamo in giardino fuori scuola, senza contare che aveva ristabilito un buon rapporto con il padre e stava aiutando sua sorella; Jonghyun aveva smesso da tempo di assillarmi con la sua protettività, avendo perso ogni speranza di proteggere la mia “innocenza” il primo dell’anno; Kibum era tornato il mio secondo fratello; gli Shinee e i SS501 erano diventati ormai tutti amici. Il mondo aveva ripreso a girare per il verso giusto. O almeno così sembrava.
I gruppi non si erano sciolti, anzi avevano continuato ad esibirsi sul palco della scuola e ad allenarsi per i futiri concorsi e gare, e l’occasione neanche quell’anno mancò. Il preside c’informò tutti che quell’anno, grazie al grande successo che i Super Junior avevano avuto nella scuola all’estero, sarebbe stata indetta un’altra gara, ma sta volta, oltre a vedere partecipanti gli Shinee e i SS501, in gara ci sarebbero stati anche Hongki e la sua band degli FT Island e un nuovo gruppo, i BigBang. Si era formato da poco tempo, anche perché parecchi di quei ragazzi erano nuovi a scuola, ma ebbe subito successo.  JiYong il leader, Senghyun il rapper, meglio conosciuti come G-Dragon e TOP, Daesung, Taeyng e Seungri erano i componenti; così mentre tutto il complesso femminile, sia superiore, sia universitario, si perdeva sbavando dietro al leader del gruppo, il quale mieteva cuori come se fossero stati grano, Federica ed io per poco non collassammo vedendo arrivare per la prima volta il rapper.
-In vita mia non ho mai visto un uomo più bello di quello-, commentò Federica un giorno a mensa, mentre mangiavamo al solito tavolo, a cui avevano preso a partecipare anche i SS501.
-A chi lo dici-, dissi masticando lentamente e osservando Top da lontano.
-Pronto? Noi siamo ancora qui!-, sbottò Jonghyun che ci fece voltare, provocando le risa di tutti. Si scambiò uno sguardo complice con Hyun Joong che mi guardava con gelosia.
-Che c’è? Non ho detto niente di male-, dissi ingoiando.
-E’ la dura verità, ragazzi. Accettatela-, commentò Federica accanto a me.
-Fortuna che Sara non è come voi-, insinuò Taemin, che venne automaticamente smentito da Kibum.
-Ah, si? E il commento su Hyung Jun tempo fa dove lo lasciamo?-.
-Y-yha! E’ passato tanto tempo ormai!-, protestò Sara, arrossendo di fronte a Hyung Jun che la guardava divertito.
-Ah, certo… è passato tanto tempo –commentò Kibum- Quindi devo dedurre che non è più “tanto dolce e tenero come persona”-, la pungolò ancora. Sentii Jung Min trattenere a stento una risata.
-Ma ti scrivi ogni parola che dico!?-, sbottò irritata lei.
-Kibum, finiscila. Mi stai innervosendo-, lo riprese Taemin con uno sguardo che non gli avevo mai visto.
-Ho solo detto che anche lei è umana, non facciamone un dramma, ragazzi-, ribattè Kibum, ma la conversazione finì lì. Hyun Joong però non smise di togliermi gli occhi di dosso per tutto il tempo che rimase.
A fine pasto, suonata la campanella della scuola, fui costretta a tornare in classe con Jongsuk, ma prima che potessi varcare le porte della scuola, fui richiamata dalla voce di Hyun Joong, che avevo salutato poco prima. Mi girai, dicendo a Jongsuk di aspettarmi, e lo raggiunsi alla fine delle scale.
-Si? Che c’è?-, chiesi sorridendogli.
Il suo sguardo era duro e per poco non mi ricordò la prima volta che l’avevo visto. Era veramente arrabbiato con me?
-Che cos’è questa storia del nuovo arrivato?-, domandò fissandomi senza far trapelare nessuna emozione.
Lo studiai per qualche secondo, ma poi sorrisi divertita: -Sei geloso?-, domandai, mordendomi un labbro.
-Sì –rispose sincero- e tanto anche-. Rimasi a bocca aperta. Non potevo crederci! Per un solo commento!
-E dai, amore, veramente?-, dissi avvicinandomi e facendogli gli occhioni dolci.
-Sì, perché adesso che non sono più in questa scuola non so quello che puoi combinare. Magari t’innamori di lui mentre canta, come hai fatto con m…-, borbottò, ma lo bloccai baciandolo.
-Yha, stavo parlando-, mi rimproverò quando mi distaccai.
-Non potrei innamorarmi di un altro. Sei tu l’uomo che voglio-, dissi sorridendogli pensando a quel giorno.
Hyun Joong sembrò tranquillizzarsi e sorrise: -Sei mia?-.
Annuii: -E tu sei mio-.
Mi baciò dolcemente per qualche secondo, ma poi sentii la voce impaziente di Jongsuk richiamarci: -San Daniele e Panna! Abbiamo lezione e siamo in ritardo! Potete lasciare le vostre effusioni a più tardi?!-, ci urlò.
Risi guardandolo: -Arrivo!-.
-Ti accompagno a casa quando esci-, disse Hyun Joong, mentre tornavo a guardarlo.
-Va bene, allora a più tardi-, dissi dandogli un ultimo bacio sulla guancia e avviandomi sulle scale.
Raggiunsi Jongsuk che mi stava aspettando e quando fui alle porte di scuola mi girai per vedere e Hyun Joong fosse ancora lì: lo salutai con una mano e lui fece lo stesso. Poi potei tornare alle lezioni di sempre.
“La vita a volte è davvero strana. Pensavo che non avrei mai incontrato un ragazzo che mi facesse perdere la testa così, quando l’unica amica che avevo era Tiffany… ed ora eccomi qui. Seguo le lezioni del professor Rhee con un vero migliore amico accanto e con la consapevolezza che lì fuori c’è qualcuno che mi aspetta.
Kim Hyun Joong, mi hai davvero rubato il cuore!”.


{Spazio Alue! :D}

Ed eccoci qui, ragazzi... come promesso siamo arrivati veramente alla fine. Ora, molti ringraziamenti li ho già fatti la settimana scorsa, ma vi ringrazio tutti nuovamente! ^^ Se volete fatemi sapere le vostre impressioni, mi raccomando! Spero proprio che tutto vi sia piaciuto :D Tipo Jong che cerca di salvare inutilmente l'innocenza della protagonista XD Ah! A proposito! Quando la macchina si ferma, ho dato la colpa alla batteria, ma in realtà una batteria non provoca fumo davanti XD Quindi perdonate questa impresione! ^^" 
Grazie mille per avermi fatto compagnia! Un utimo bacio a tutti e ci sentiamo alla prossima FF! <3 

PS: Per tutti coloro che sono entrati e non hanno trovato i dialoghi, chiedo umilmente perdono, prostrandomi ai vostri piedi >.< quando la testa fa come gli pare, non c'è scampo ç_ç Scusate tantissimissimo! 
Grazie a TIZZI che mi ha avvertito dell'errore :3

 

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