That's how I met your mother

di LadyRoran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Ombrello Giallo ***
Capitolo 2: *** La regola dei tre giorni ***



Capitolo 1
*** L'Ombrello Giallo ***


L'Ombrello Giallo ~




The year 2013 

Incoraggiato dalle parole della signora che sedeva accanto a me, su quella panchina fredda in attesa del treno per New York City, mi alzai e mi diressi verso la ragazza con l’ombrello giallo.
Non avevo mai incontrato una ragazza così bella.
“Ciao, scusami!” dissi dopo aver bussato sulla sua spalla. Si voltò di scatto e mi sorrise.
“Ciao! Ehi, vieni qui sotto!” disse lei, alzando l’ombrello per farmi spazio. Lo presi io, però, cercando di essere galante.
“Sei la bassista della band!” constatai io. Ricordai ad una discussione avuta con Lily qualche tempo prima; Robin era indecisa, non sapeva se ingaggiare una band o un DJ per il matrimonio, e Lily insistette per la band.
Fui felice di aver perso quella discussione, altrimenti non avrei conosciuto vostra madre.
Ed era anche una bassista! Ve l’avrò ripetuto tante volte, quale strumento suona la mia donna ideale? IL BASSO!
In quel momento non ci pensai però, troppo impegnato a non fare la figura dell’idiota.
“Sì, e tu sei il testimone!” dal suo sguardò sembrò quasi che ripensasse a qualcosa di passato anche lei; tempo dopo scoprii che fu proprio lei ad offrirmi quella bottiglia di scotch invecchiato, al Farhampton Inn, spiegandomi quanto odiasse Darren e di quanto mi fu grata per avergli dato un pugno.
Ragazzi, pian piano mi resi conto di quanto il destino si fosse preso gioco di me. Vostra madre ed io c’eravamo incrociati così tante volte che ci saremmo potuti conoscere diversi anni prima, ma decise di aspettare quella sera piovosa per farci incontrare.
“Sei l’ex coinquilina di Cindy, giusto?”, qualche settimana prima infatti avevo incontrato nuovamente una mia ex fiamma, Cindy, che mi consigliò la band di vostra madre per il matrimonio.
“Sì, sono io! E tu sei il… professore. Ho seguito un tuo corso, una volta” a quelle parole il voltò mi si illuminò. Era una mia studentessa d’architettura, dunque?
“Davvero? Quale?”
“Economia 305”
“Econ… non ho mai insegnato Economia 305”
“Oh, invece.” Ripensai velocemente alle mie lezioni e poi ricordai. Il mio primo giorno alla Columbia University, quando sbagliai classe e mi ritrovai ad insegnare architettura nell’aula di economia. E ricordai anche di quanto mi fossi reso ridicolo davanti agli studenti.
Se stavo tentando di non sembrare idiota, mi ero bruciato tutte le possibilità.
“Scusa, mi butto sotto al treno”
“Ma no, no! Sei stato fantastico e divertente”
Divertente? Chissà se le era piaciuta la mia battuta sull’aragosta.
Poi iniziammo a discutere del suo ombrello. Che in realtà era mio, l’avevo trovato fuori da un locale nel giorno di San Patrizio del 2006. Ma lei affermava che fosse suo, che l’avesse dimenticato lì.
“Ma guarda, ci sono le mie iniziali. T.M., Ted Mosby.”
“Nah, riprova, Ted Mosby. Sono le mie iniziali. T.M., Tracy McConnell.” Fu in quel modo strano che ci presentammo.
“Quindi anche tu abiti a New York?” mi domandò lei dopo la discussione sull’ombrello.
“Sì. Cioè, in realtà domani mi trasfer…” mi fermai a metà discorso. Mi sarei trasferito davvero? Ripensai ancora una volta alle parole di Lily (maledizione, ma aveva sempre ragione?) che mi assicurava che la ragazza giusta si aggirava tra le strade di New York. Ero sempre più convinto che potesse essere lei, e sicuramente non potevo trasferirmi a Chicago proprio adesso.
“No, cioè, sì. Vivo a New York.” Continuai. Chiamai per rifiutare il lavoro la mattina dopo.
“Beh, potremmo vederci qualche volta”, disse lei sorridente. Notai il treno in lontananza che finalmente si avvicinava alla stazione, ma in realtà desideravo che non si fermasse mai.
“Certo, mi farebbe piacere. Mi vuoi dare il tuo numero?” chiesi allora. Lei sorrise e cercò un pezzo di carta nella piccola borsa a tracolla che aveva. Mentre cercava, mi voltai indietro verso la signora, che sghignazzava e mi rivolgeva dei pollici in su.
“Ecco, tieni.” Mi disse Tracy porgendomi il foglietto. Lo misi in tasca e alla prima occasione lo salvai sul telefono e sull’agenda. Non dovevo assolutamente perderlo.
Arrivò il treno e fu il momento dei saluti, visti i posti differenti.
“Beh, ci sentiamo allora” dissi io, cercando di contenermi e non dirle “Ti amo” già al primo incontro.
“Sì, e grazie per avermi riportato l’ombrello.”



 

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Capitolo 2
*** La regola dei tre giorni ***


La regola dei tre giorni ~




“Farò una sorpresa a Lily e Marshall e poi racconterò loro del mio incontro con Tracy”, pensavo mentre mi incamminavo verso il MacLaren’s.
Quel luogo era ormai testimone di così tanti avvenimenti che sarebbe impossibile anche contarli.
Lì ho conosciuto Barney, ho conosciuto Robin, ho condiviso mille avventure con i miei amici… in effetti, quasi ogni storia che io ricordi inizia esattamente a quel tavolo.
Quel posto rappresenta casa mia più della mia casa reale.
Entrai nel locale guardandomi intorno con circospezione, assicurandomi che i miei amici non fossero già lì, per poterli sorprendere, e mi andai a sedere al solito posto.
Ordinai una birra nell’attesa. Erano le otto di sera, sicuramente i miei migliori amici stavano per arrivare.
Una decina di minuti dopo, infatti, Marshall e Lily entrarono nel locale sorridenti, ma quando si accorsero della mia presenza i loro sorrisi si spensero.
“Che stronzo.” Annuncia Lily vedendomi.
In effetti giusto il giorno prima ci eravamo detti addio tra le lacrime e abbracci, perché io mi sarei dovuto trasferire a Chicago, e invece sono qui, al posto di sempre.
“Perché sei ancora qui?” chiede Marshall sedendosi al tavolo subito dopo Lily.
“Ho conosciuto una ragazza.” Ammetto, felice. Loro mi guardano in cagnesco.
“C’entra sempre una ragazza, dovevamo immaginarlo. Chi è?” chiede Lily a dir poco furiosa.
“La bassista del matrimonio” ho un grande sorriso dipinto in faccia, nel pronunciare quelle parole, e anche i loro volti si illuminano.
“Ooooh,” esclamano in coro “è adorabile!” perfetto, ho ottenuto la loro approvazione.
“Sapete cosa? La chiamo.” Ovviamente cercano di fermarmi iniziando a blaterare sulla regola dei tre giorni.
Ma perché aspettare? No, la chiamo.
Il telefono squilla per pochi secondi, Tracy risponde subito.
“Ehi, sono Ted! Ti andrebbe di uscire mercoledì sera?” faccio uscire tutto come un vomito di parole, per evitare di ripensarci o balbettare.
“Sì, mi piacerebbe!”  dice lei, quasi immediatamente. Poi mi viene un dubbio.
“Era implicito il “con me”, stessa risposta?” Lily mi lancia un’occhiataccia, ma è sempre meglio assicurarsi delle cose che sembrano ovvie.
“Hahaha, certo, l’avevo capito!” rido anch’io con lei, e mentre i miei amici mi guardano torvi io decido di alzarmi e mi dirigo verso il juke-box per parlare senza che mi ascoltino Lily e Marshall.
“E’ andato bene il viaggio di ritorno?” le chiedo, cercando di pensare ad argomenti migliori di conversazione.
“Sì, ora sono a casa che guardo un po’ di tv spazzatura. E tu, sei al bar, vero?”
“Sì, esatto!” rido e lancio uno sguardo ai miei amici, al tavolo. Lily sta dicendo qualcosa a Marshall, ma non riesco a capire cosa. Ma so per certo che si tratta di uno di quei suoi discorsi filosofici, come sempre.
“E sai già dove andare mercoledì sera?”
“No, ma cercherò qualcosa di carino!” mento io. Già ho tutto in mente, in realtà. Ho pensato subito al ristorante Scozzese & Messicano, mi sembra proprio esclusivo e perfetto per un appuntamento con Tracy. Adesso dovevo solo trovare la storia perfetta da raccontare per farla divertire.
“Bene, mi fido del tuo giudizio allora. Ti lascio alla tua serata?”
“Oh… oh, sì, ho alcune cose da dire ai miei amici. Scrivimi il tuo indirizzo, ti passo a prendere lì alle 8?”
“Direi che è perfetto, ti mando un messaggio dopo. Buona serata, Ted.” C’è un modo in cui pronuncia il mio nome che mi provoca una risata, forse per la speranza di aver trovato una ragazza così speciale.
Era diversa dalle altre, lo sentivo.
“Ciao, Tracy.” La saluto, prima di riagganciare. Torno al mio tavolo con un sorriso ebete stampato in viso e ordino una porzione di patatine, mentre Marshall e Lily stanno già mangiando delle ali di pollo.
“Ted…” comincia Lily, dopo un sorso d’acqua. “Non rovinare tutto.”
“Ci proverò.”
“E non dirle “ti amo” al primo appuntamento.” Aggiunge Marshall, e i due subito si battono il cinque sopra la testa.
“Sono cambiato.” Ammetto, e credo sia vero.

 

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