Sempre liberi di separarsi, senza separarsi mai

di Annabeth Chase
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Fu lì che lo conobbe ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Il classico salvataggio da uomini coraggiosi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Fu lì che lo conobbe ***


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CAPITOLO 1. FU LI' CHE LO CONOBBE


- Papà? - chiamò Riley, prendendo in braccio il cane e strofinandosi il grembiule sporco. - Devo andare io al mercato? -

- Credo di sì, tesoro. Devo ancora finire con questo marchingegno per i cavalli e... -

- Si chiamano box, papà. Va bene, vado io. -

La figlia mise il cane a terra che schizzò fuori dalla fattoria per correre nell'erba fresca. Riley prese la borsetta e si avviò a piedi per il paese, verso il mercato della mattina.

Riley aveva diciannove anni e viveva in una fattoria col padre. La madre era morta quando lei aveva solo sei anni. Per di più erano anche poveri, e in quel piccolo paesino vicino a Londra era difficile andare avanti con il cibo e i soldi.

Riley andava all'università, studiava medicina. Non aveva mai tempo per perdersi con le amiche, che vedeva solo a scuola. Ma ora che questa era finita e c'erano le vacanze era ancora più difficile divertirsi un po', perché doveva aiutare il padre ormai vecchio. Vicino a casa sua c'erano altre sette casette, piccole e accoglienti come la sua. Conosceva la signora Tombley, vedova da tre anni e il signor e la signorina Grane, che lavoravano in un piccolo negozio di fiori. Sapeva che era arrivata una nuova famiglia ad abitare in quel quartiere, ma non l'aveva ancora conosciuta.

Riley non si era nemmeno mai data all'amore. Non aveva tempo nemmeno per quello. Se suo padre l'avesse sorpresa anche a parlare dolcemente con un ragazzo avrebbe “finito di vivere”.

Dopo una mezzora di cammino, la ragazza arrivò al centro del paese, affollato come sempre di mattina. Doveva prendere un po' di frutta e verdura con i risparmi che usava per pagare il trattore e poi poteva tornare direttamente a fare il pranzo. Il sole picchiava forte e c'era un leggero venticello estivo.

Riley si avvicinò a un banco di frutta e verdura con sopra un tendone arancione per proteggersi dal sole. A vendere c'era un ragazzo biondo, dagli occhi acquamarina. Era alto un po' più di Riley.

-Ciao, vorrei un po' di mele e qualche verdura fresca. - disse a voce alta, cercando di sovrastare le voci dell'altra gente che si spingeva per comprare per prima.

-Certamente, prendi quello che vuoi.- rispose lui sorridendole. Quando Riley finì di prendere dal banco quello che le serviva, chiese il prezzo.

-Oh, ma non vedi il cartello? Oggi faccio gratis.- disse il ragazzo.

-Non c'è nessun cartello.- replicò Riley. -Senti, non ho tempo, mi spiace. Dimmi quanto ti devo.-

-Dieci dollari.- sbuffò il ragazzo. -Posso farti una domanda?- chiese poi, mentre Riley prendeva i soldi dalla borsetta. Lei annuì.

-Abiti alla fattoria, quella nel quartiere fuori città?-

-Sì. Perché? Ti scoccio?- domandò Riley.

-No, altroché. Perché sono venuto ad abitare lì con i miei genitori e i miei cinque fratelli. Come ti chiami? Io sono Peter McRady, piacere.-

-Riley Notterd, piacere mio.-

-Quindi ci si vede in giro, ciao e grazie Riley.-

-Di niente. Ciao.-

Riley si allontanò diretta verso casa, ma prima di svoltare l'angolo sentì lo sguardo di Peter su di lei.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Mi presento, mi chiamo Alice ma sappiate che io ho bisogno che voi chiamiate Annabeth, Annabeth Chase. Che sia chiaro ;)

Comunque questa è la mia prima storia e, oltre ad amare Percy Jackson, amo scrivere e leggere. Non so come mi sia venuta quest'idea ma... non so, sentivo di doverla scrivere in qualche modo. Accetto consigli positivi e negativi da parte di chi ha pazienza di recensire. Beh, mi dileguo per cercare Percy. Dove si sarà nascosto stavolta?-

Annabeth

P.S. Non fatevi prendere dal panico per la mia pazzia, è una cosa del tutto naturale, sappiatelo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Il classico salvataggio da uomini coraggiosi ***


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CAPITOLO 2. IL CLASSICO SALVATAGGIO DA UOMINI CORAGGIOSI



– Allora, hai comprato tutto al mercato, tesoro? -

– Certo papà – rispose Riley sorridendo e pensando solamente allo sguardo solare di Peter, il ragazzo che vendeva la frutta e la verdura.

– Sai una cosa, papà? - chiese lei, sistemando meglio la sella sul cavallo. - Il ragazzo nuovo che è venuto ad abitare qui ha venduto al mercato. Ricordi che andiamo sempre a trovare la nuova gente che viene ad abitare? Perché non andiamo a salutarli, per conoscerli. - propose, pensando che voleva solo rivedere quel Peter.

– Si può fare. Ma andiamo adesso, non voglio aspettare ora di pranzo -

Papà e figlia smisero di fare quello che stavano facendo e si incamminarono verso casa McRady. Attraversarono il vialetto ricoperto di sassi e erba e, arrivati davanti alla loro casa, notarono che era molto più spaziosa della loro. Avranno molti figli, pensò Riley. Arrivarono fino alla porta di legno e bussarono. Ad aprire fu una donna, dai capelli castani raccolti in una coda di cavallo, con un grembiule molto sporco e gli occhi stanchi, ricoperti da occhiali dalla montatura larga.

– Buongiorno – disse abbozzando un sorriso. - Con chi ho il piacere di parlare? -

– Oh, io sono il signor Notterd, vivo qui vicino e ho visto che siete venuti ad abitare qui da poco – rispose il padre di Riley.

– Certo, solo due giorni fa. Forza, entrate, entrate entrambi, ci possiamo conoscere meglio – la signora McRady, alla vista molto simpatica, li fece accomodare in un salotto spazioso, occupato da una “miriade” di bambini che correvano di qua e di là, tranne qualcuno di più grande.

– Loro sono tutti miei figli. Ne ho tredici. I maggiori sono Josh, Peter e Candy. Venite, ragazzi – chiamò i tre fratelli maggiori, che arrivarono da una porta lì vicino.

A Riley venne da abbassare lo sguardo appena Peter fu lì. Non sono innamorata di Peter, è solo una semplice attrazione perché lo trovo simpatico, si ripeteva sempre in testa.

– Io e Riley ci siamo conosciuti al mercato – disse Peter, presentandosi al signor Notterd.

– Me lo ha detto, me lo ha detto – disse con palese noncuranza il padre di Riley.

– Perché non gli fai un po' vedere la nostra famiglia, Peter? E magari anche il giardino? - domandò la signora McRady. Riley arrossì violentemente e il ragazzo sorrise.

– Certo, mamma. Vieni pure, Riley. -

– Grazie – disse timidamente lei, seguendo Peter.

– Allora, Josh e Candy li hai conosciuti. Ora, ci sono i gemelli, Tom e Leo. - si accucciarono sul tappeto dove due ragazzini, identici, giocavano a carte.

– Ciao – salutò uno.

– Ciao – salutò l'altro. - Mamma non ci riconosce ancora, credo che tu ci metterai un po' a imparare chi è Tom e chi è Leo. Io comunque sono Leo. -

– E io Tom – disse l'altro.

– Adesso ti presento Molly, Siril, Giuly e Woody. Sono più o meno tra gli anni dieci e quindici. - e indicò altri quattro fratelli.

Riley era confusa. Non ci capiva più nulla.

E gli altri quattro? Se non sbaglio fanno tredici, giusto? -

Peter annuì. - Eccoli lì gli altri. Antony, Paul, Mia e Sibill -

– Spero che non ti dispiaccia se non mi ricordo bene tutti i nomi, no? -

– Affatto. Ci sbagliamo anche noi qualche volta. Ora usciamo da questo salotto in confusione e andiamo un po' fuori. -

Peter accompagnò Riley, fuori, all'aria fresca del mattino. Camminando tra i prati e gli alberi parlarono del più e del meno: quanti anni avevano, da dove venivano, che cosa studiavano, se avevano animali o parenti qui vicino, si raccontarono persino barzellette. Risero per un bel po' di tempo, finché un cane non partì all'impazzata verso Riley e Peter che non si erano accorti della sua presenza così lui li spinse e loro caddero nel piccolo torrente vicino a un salice.

La ragazza scalciava e cercava di salire verso la superficie, ma non sapeva nuotare. Era la cosa che odiava di più e ora ci era finita dentro. Pian piano scendeva, senza accorgersi che una mano afferrò il suo polso e lei fu di nuovo, ma fradicia, sull'erba.

– Tutto a posto? E tu, Jersey, vattene via! Ti sembra il modo? - il cane uggiolò triste e corse via a testa bassa. - Tu stai bene? - chiese di nuovo a Riley.
– Ma sì, non ti preoccupare. Scusa, non so nuotare. - Riley sorrise al volto spaventato del ragazzo, ma poi tornò subito in sé. Non doveva innamorarsi. Per nulla al mondo.

– Adesso devo andare, ciao – disse allontanandosi.

– A presto, Riley – raccomandò Peter, già follemente innamorato del suo sorriso, dei suoi occhi, della sua pelle chiara e delicata. Già gli mancava la sua voce flautata, che gli ricordava il suono delle onde. Sì, Peter viveva al mare prima di venire ad abitare in campagna per ordine dei genitori. E, oltre a sentire la mancanza di Riley, sentì improvvisamente anche quella del mare.



ANGOLO AUTRICE *si fa largo tra la folla che applaude*
Ciao lettrici!! Come butta? Mi scuso per il ritardo del capitolo, mi spiace molto di non essere riuscita a postarlo prima. Vi è piaciuto? Vi sembra sdolcinato? Spero che vi sia veramente piaciuto. Ringrazio tantissimissimo chi recensisce!!! :) UUUH! E ora... spazio ai commenti!
Friends Forever

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