Mass Effect N1,5°: Senza legge

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il generale e il phantom ***
Capitolo 2: *** Il cecchino ***
Capitolo 3: *** L'assassino e il soldato ***
Capitolo 4: *** Genio e Passione ***
Capitolo 5: *** Il pilota ***



Capitolo 1
*** Il generale e il phantom ***


Nella penisola orientale del continente Inasi, sul pianeta Palaven e patria dei turian, aveva sede una prigione dedicata agli alti ufficiali della gerarchia turian, colpevoli di gravi crimini. Si riteneva pericoloso mischiarli a normali detenuti, per il rischio sommosse.
Uno dei reclusi era intento a leggere sulla sua branda quando, senza distogliere lo sguardo o smettere di leggere domandò « Posso sapere perché siete qui? Non mi pare un luogo di villeggiatura.» Chiese facendo scrocchiare le sue mandibole, grattandosi con fare annoiato le spesse placche pettorali del carapace con il grosso dito centrale della sua mano.
Come tutti quelli della sua specie era più alto di un metro e ottanta, con una pelle della consistenza del cuoio e con una serie di mandibole attorno a una bocca con denti che ricordavano quelli di un coccodrillo.
Le persone a cui si stava rivolgendo, erano al di là delle sbarre della sua cella. Erano in due, l’armatura completa ne celava il volto, da quello che vedeva poteva trattarsi di asari o di femmine umane. Data la particolarità della loro armature avrebbe puntato su quest’ultima possibilità.
« Siamo venuti a prenderla, generale Tretius Bellitus.» Dichiarò una voce femminile, una conferma inutile per qualcosa che già sapeva.
«Non ho mai chiesto di uscire e poi perché dovrei? Non ho motivo.»
«Ho bisogno di lei per i miei scopi.»
«Mmhh...missione?»
«Guerra.»
«Scopo?»
«Conquista.»
«Molto bene, sarà più stimolante di questo posto.» Dando per la prima volta dimostrazione di un minimo interesse in quella conversazione.
La donna passò una scheda nella serratura che si aprì.
« Bene, abbiamo perso troppo tempo, meglio andare prima dell'arrivo delle guardie.» Affermò Tetrius.
« Non tema generale, sono tutte morte.» Spiegò la sua interlocutrice.
La sua espressione non mutò, ma sembrò lo stesso soddisfatto « Tattica astuta. Senza un nemico il vostro obiettivo vi sarebbe caduto tra le mani in ogni caso, altrimenti avreste temuto un attacco improvviso.» -  le fissò un istante, soppesandole - « Mi piace. I vostri nomi? »
« Dasha Weaver e Isabella.» Disse presentandosi quella che delle due aveva parlato, l’altra rimaneva in silenzio.
« Cerberus?» La domanda era nata per via dell' armatura nemesis, indossata da quella che stava parlando e si era presentata come Dasha Weaver, e quella phantom della donna silenziosa.
Questo gli aveva fatto pensare che la probabilità più alta era che fossero umane. Anche se Cerberus era stato distrutto da più di un decennio.
« No, lavoriamo in proprio. Ora andiamo, se ha altre domande dovranno aspettare, generale.» Disse autoritaria la nemesis.
***** 
Al sicuro nello spazio, lontano da Palaven, il turian aveva avuto il tempo per esaminare la Atlantic Codex, la nave su cui si trovava. Nella sala riunione, si preparava ad ascoltare la donna che gli aveva parlato.
« Stupenda nave. Ora, a cosa vi servo e soprattutto cosa ci guadagno?» Chiese Tetrius osservando Dasha Weaver. Folti e corti capelli corvini, giungevano fino alle sue piccole guance sfiorandole appena, sopracciglia ben delineate, dal tratto sottile e lungo, occhi di un nero intenso e grandi, dalla forma allungata, labbra molto sottili, appena visibili, un viso ovale, con mento e collo prominente.
L’altra donna, Isabella era una biotica. Aveva lunghi capelli dorati raccolti in una coda di cavallo, questa giungeva fino alle scapole toccandole appena, occhi di un azzurro incredibile e grandi, dalla forma rotonda, labbra carnose ben evidenziate, un viso dalla forma regolare e dai lineamenti delicati, così perfetti da rassomigliare un diamante, un mento appena accennato e collo esile.
Nei suoi movimenti c’era qualcosa di assolutamente differente da qualsiasi altro umano, lui non capiva cosa. Isabella li aveva lasciati soli appena erano tornati a bordo, non aveva detto una sola parola e lui non aveva chiesto. Il suo istinto da soldato, tutta la sua esperienza gli dicevano che era pericolosa.
Ed era un phantom,
« Dritto al punto, generale.» Disse lei commentando il suo modo di fare. Lui non ne fu sicuro ma gli sembrò un segno d’apprezzamento, si limitò a dire come la pensava « Il tempo è una risorsa troppo preziosa per sprecarla.»
Dasha annuì a quelle parole, le piaceva il modo di fare di quel turian « Bene. Ho detto che mi serviva per conquistare la galassia ed è vero, anche se non nel significato classico del termine. Mi serve una squadra capace di farlo, in grado di svolgere qualsiasi compito e senza alcun possibile rimorso. Lei è qui per selezionare questi elementi.»
« Interessante ma avrò bisogno di qualche dettaglio in più. Come intende procedete? Quali sono gli obiettivi?»
« Ci sono tre grandi gruppi nella galassia, il Consiglio, i sistemi terminus con Omega e l'ultimo che non è un gruppo vero e proprio, non è unito ma ha il suo peso, le grandi organizzazioni criminali. Queste sono il mio obiettivo. Non voglio trattare o fare affari, voglio andare dai capi e dirgli che dovranno ubbidire a me o morire, in ogni caso non distruggerò le organizzazioni.» Dasha accennò ad un sorriso « Ci saranno solo cambi ai vertici. Non ho intenzione di agire su Omega, preferisco che rimanga territorio neutrale.»
« Capisco....avremo contro i peggiori criminali della galassia una volta incominciato, probabilmente attireremo anche l'attenzione del Consiglio. Se le cose si mettessero male, Omega sarebbe un buon rifugio.» Commentò Tetrius, il piano doveva per forza essere più articolato ma le premesse generali gli piacevano. Dasha Weaver dava l’impressione di essere risoluta, in più dimostrava un certo rispetto chiamandolo con quel grado che la gerarchia gli aveva tolto. Forse si sarebbe trovato bene a lavorare con lei.
« Quasi giusto, generale, perché i “peggiori” saranno coloro che lavoreranno per me. Lei è qui per selezionarli e studiare le strategie necessarie per gli obiettivi che io stabilirò di volta in volta. Per usare un termine umano lei è il mio stratega.»
« Saranno necessari dei fondi.» Commentò lui curioso di vedere come lei avrebbe reagito, quello era un particolare importante.
« Non sono un problema. Il denaro è solo un mezzo.» Quella dichiarazione lasciò il turian contento anche se non lo diede a vedere. Capì al volo che la Weaver era pronta a usare ogni risorsa a sua disposizione. Il suo indice di gradimento verso di lei salì di un'altra tacca.
« Bene, veniamo al mio compenso. Io cosa ci guadagno?» Chiese Tetrius
« Se le cose vanno come spero. Molti crediti, inoltre tutto quello che vuole a patto di non crearmi problemi.»
« I crediti fanno sempre comodo ma voglio altro: vendetta. Immagino sappia per quale accusa ero in prigione?»
« Per uso eccessivo della forza e abuso di autorità. Un modo come un altro per dire che ha fatto massacrare dei pirati e provocato la morte di molti civili.» Rispose tranquillamente Dasha, indifferente a quei fatti.
« Ho fatto il necessario e la cosa non mi disturba, quell'attacco è avvenuto perché nessuno teme più la potenza bellica dei turian dalla fine della guerra. La mia è stata una lezione e le migliori sono quelle imparate dai sacrifici. Il vero motivo della mia detenzione è il tradimento, uno dei miei sottoposti ha fatto rapporto e il disonore della prigione è la conseguenza. Vi aiuterò con il vostro piano ma in cambio voglio la sua testa.»
« Il nome e il luogo dove si trova?» La domanda fu posta senza esitazione.
« Pensate di riuscirci con solo noi tre? In effetti volevo chiederlo, questa nave non ha equipaggio?» A preoccupare Tetrius era l’eventuale disparità di forze in campo, loro erano in tre e l’obiettivo si trovava all’interno di una guarnigione turian.
« L'aveva, ora sono tutti morti, ma basta una persona a comandarla. Riguardo al riuscirci solo noi tre, lei generale non ci ha viste in azione ma soprattutto non conosce Isabella.»
« Riconosco delle doti concezionali quando le vedo e la sua amica le ha, ma crede che possano bastare?»
Dasha sorrise, lui sentì un brivido lungo la schiena.« Su Isabella deve solo sapere che mi è fedele, adora le sue lame e non deve mai cercare d'impedirle di uccidere qualcuno. Se sarà fortunato la ignorerà altrimenti la ucciderà.»
Tetrius annuì,  «Molto bene. Alienis Nocet e si trova sulla colonia turian Thracia, al comando della sicurezza.»
Tracia era una piccola e tranquilla colonia turian, dove il capo della sicurezza non aveva mai molto da fare. Per questo, quando Nocet ricevette un messaggio in cui gli si comunicava che era richiesto al cancello est, si avviò senza problemi. Arrivandovi dopo pochi minuti.
Erano presenti oltre a lui le due guardie del cancello e un turian che gli dava le spalle.
« Soldato, che succede?» Chiese al suo sottoposto.
« Un alto ufficiale da Palaven, ha chiesto di lei.»
« Salve, Nocet.» Disse Tetrius voltandosi, arma in pugno.
« Te...» La faccia di Nocet esplose colpita dai proiettili della pistola. Le due guardie morirono senza il tempo di reagire, eliminate da un cecchino.
« È soddisfatto generale?» Domandò Dasha al comunicatore.
« Pienamente, ora meglio andare. Arriveranno presto delle pattuglie.»
« Non si preoccupi, Isabella è a caccia.»
 *****
Nuovamente sull'Atlantic Codex, il generale si sentiva soddisfatto come non gli capitava da molto tempo. Tanto da spendere alcune parole di lode verso le due umane, lavorare con professionisti era piacevole.
« Ammetto di essere colpito, è stata un azione magistrale. Più facile del previsto, ma lo è sempre quando tutto fila come deve. Ora manterrò la mia parola, farò in modo di trovare i migliori elementi in circolazione, ma questo non è una garanzia che accetteranno la sua offerta.»
« Mi occuperò di questo dopo che li avremo trovati, non dubito che tutti avranno un prezzo.» Commentò Dasha.
«Avremo anche bisogno di una base sicura e magari di un vero equipaggio.»
« L'equipaggio verrà col tempo, per la base: quella di Cerberus dove abbiamo trovato questa nave è nei sistemi terminus. Nessuno tranne me e Isabella dovrebbe conoscerla, la ritengo un posto sicuro.»
« Concordo. Per adesso potrà andare bene.» Rispose il generale
Una settimana dopo essersi stabiliti nella base dei sistemi terminus, Tetrius si presentò a Dasha per annunciare che aveva quello che gli era stato chiesto
1) Tenus Etiam, drell, ha ucciso l' hanar che l'aveva reclutato per il contratto appena finito il suo addestramento. Primo e unico drell ribelle, ha ucciso tutti quelli che gli hanno dato la caccia.
2) Sunt Quis, volus, esperto informatico usa qualsiasi dispositivo informatico per raggiungere i suoi scopi. Ama prendere il controllo dell'astrauto della sua vittima e farla schiantare, facendo passare il tutto come un normale incidente.
3) Mores Quod, krogan, di fatto basterebbe questo ma è anche un signore della guerra e uno scienziato esperto in armi e armamenti di ogni tipo. Attualmente detenuto su una colonia salarian che ha cercato di distruggere con un ordigno nucleare di sua fabbricazione. Non è un sostenitore della politica pacifica intrapresa da Urdnot Wrex.
4) Naomi Takara, umana, ex soldato N7 esperta nell'uso di tutte le armi. Ha lasciato l'Alleanza senza rilasciare motivazioni, ora fa la mercenaria. Per soldi fa tutto quello che si vuole.
Sebbene non mi sia stato chiesto, abbiamo bisogno di un pilota adatto
5) Multan Neque, batarian, ex pilota militare della nuova egemonia, congedato per comportamento pericoloso, attualmente guida vecchie navi cargo, con il giusto incentivo economico potrebbe unirsi a noi.
« Ben fatto, generale. » Commentò la Weaver soddisfatta, quel turian era stato un buon acquisto.
 *****
Dasha in meno di una settimana aveva trovato le persone che cercava. Tutte avevano accettato di unirsi davanti all'idea di un buon guadagno, di poter risolvere questioni in sospeso e di agire per loro stessi e non per conto di altri.
Una volta che tutti avevano risolto le questioni in sospeso, incominciò il lavoro vero e proprio per Dasha. Da allora erano passati due mesi.
Come aveva detto al Generale, incominciarono ad attaccare i vertici delle più grandi organizzazioni criminali della galassia. I notiziari galattici riportarono la morte di facoltosi uomini di dubbia fama e di dichiarati criminali per le cause più varie: bombe, decapitati, incidenti d'auto, bruciati, caduti da un palazzo, colpi d'arma da fuoco, annegati e cosi via. Coloro che rimanevano in vita accettarono Dasha quale nuovo capo per rimanere tali, in cambio avrebbero versato la metà dei loro ricavati e avrebbero agito in conformità a qualsiasi ordine ricevuto, per il resto erano liberi di comportarsi come volevano.
Nella ex base di Cerberus, solitamente tranquilla, prima si percepì un lieve tremore a cui seguirono delle urla.
« Ti ucciderò strappandoti la spina dorsale con un morso.» Urlò Mores contro Spadino, un cucciolo di cane terrestre di Wesh Corgi Pembroke. L'animale si era nuovamente introdotto nel suo laboratorio e ora teneva qualcosa tra i denti.
Nel seguirlo, arrivarono entrambi alla sala comune. Usata sia per le riunioni che per rilasciarsi, dove il krogan, quasi addosso al cane, venne buttato a terra da una ginocchiata in faccia. Anche se disteso sul pavimento non perse un istante e estrasse la pistola che portava sempre con se, mentre una lama gli graffiava una guancia.
Di fronte a lui la padrona dell'animale
« ORA BASTA, GIÙ LE ARMI!» Gridò Dasha
« Quella stupida bestia ha rubato un conduttore dal mio laboratorio.» Dichiarò il krogan furioso
Lei guardò l'animale che teneva in effetti qualcosa in bocca, rivolgendosi al padrone del cane disse « Isabella ridai quell'affare a Mores, SUBITO!» Lei ubbidì restituendo l'oggetto al suo proprietario, che nel frattempo si era rialzato. I due si guardarono male per alcuni istanti prima di darsi reciprocamente le spalle.
Dasha non sapeva bene cosa pensare del fatto di avere un cane nella base. Isabella, senza dire niente, aveva preso una navetta assentandosi alcuni giorni, non che lei avesse mai avuto dubbi del suo ritorno, per ripresentarsi in compagnia di quel cane che accudiva con la massima cura ed evidente affetto.
Inizialmente l' aveva trovata strana come situazione: un'assassina sanguinaria che ama gli animali e che va in giro con un cane che sembra nato per essere coccolato. In ogni caso non era sicura di poterci fare qualcosa. Se avesse provato ad allontanare l'animale sicuramente Isabella si sarebbe arrabbiata, le sue reazioni erano sempre imprevedibili e non voleva correre rischi inutili.
Tetrius arrivò in quel momento.
«Bene, siete qui. Forse abbiamo un problema. Pare che la justicar asari, Aana Januna,  stia indagando su coloro che sono dietro a tutte le morti dell'ultimo mese, attualmente si trova in un pianeta dei Sistemi Terminus non molto distante ed è sola. Dovremmo occuparcene subito, ritengo che lei sia abbastanza abile da scoprire questo posto.»
Le justicar erano asari, una razza biotica naturale mono-sesso capace di vivere fino a mille anni, appartenenti all’omonimo ordine monastico. Addestrate nel combattimento biotico potenziato con l’uso di armi standard, giuravano di far rispettare la legge secondo un inflessibile codice morale.
Isabella mise una mano sulla spalla di Dasha per richiamarne l'attenzione, sul suo volto l'espressione di un bimbo che chiedeva un nuovo giocattolo.
«Vuoi occupartene da sola immagino?» Aveva notato che amava uccidere biotici e se erano potenti ancora meglio, soprattutto da quando Mores aveva migliorato i loro rispettivi armamenti e sapeva bene che mettersi in mezzo tra lei e la sua preda poteva essere pericoloso.
“A volte mi sembra di lavorare con una bimba viziata” pensò « D'accordo prendi una navetta e un trasmettitore a lungo raggio, voglio essere informata il prima possibile.» Disse Dasha dandole il suo consenso.
Isabella fece di si con la testa e andò a prepararsi, seguita dal cane.
« Mai visto una voglia di combattere così genuina.» Affermò Tetrius
Dasha si sentì in dovere di correggerlo« Combattere? Si sbaglia generale, per lei è solamente un gioco. Come un gatto con il topo, immagino voglia provare il suo nuovo equipaggiamento contro un avversario capace di stimolarla.»
La guardò allontanarsi.
 *****
Otto ore dopo Isabella aveva rintracciato il suo bersaglio fino ad una zona cargo deserta, un posto ideale dove divertirsi ed era sola. Lei era contenta, con Dasha doveva uccidere velocemente, qui se la sarebbe presa con comodo, come piaceva a lei, gustandosi il momento.
« Vieni fuori. Lo so che sei qui.» Disse Aana, in qualche modo aveva scoperto la sua presenza.  Isabella era soddisfatta, significava che era in gamba.
Lei fece un salto dalla posizione sopraelevata da dove si trovava disattivando l'occultamento e mostrandosi.
« Chi sei? Lavori per coloro che sto cercando? Quelli che hanno ucciso un gran numero di persone in quest'ultimo mese.» Domandò l’asari.
Nessuna risposta
« Dimmi dove li posso trovare e potrei essere misericordiosa con te.»
Nessuna risposta
« Mi dispiace,ma non mi lasci scelta.» La justicar scagliò una potente onda biotica contro Isabella, quello che voleva.
Il phantom stese il braccio sinistro in cui teneva la spada corta, dove una volta aveva il cannone fasico, a contatto con l'onda biotica questa sparì mentre la lama iniziò a brillare di azzurro.
Lei era soddisfatta delle modifiche che Mores aveva fatto alle lame. Come le aveva spiegato la lama sinistra, corta, poteva assorbire i poteri biotici e una volta fatto lei era libera di usarli per potenziare i propri e le capacità della sua armatura.
La spada nella mano destra, lunga, era stata modificata per essere attraversata da un sottile campo biotico che ne aumentava di molto l'affilatura e la capacità di taglio.
Non perse tempo, lanciò un doppio fendente, il suo attacco più forte, potenziato dall'energia stessa dell'avversaria. Aana fu colpita in pieno e ruzzolò all'indietro rimanendo in ginocchio e stordita, sopra di lei apparve un'ombra.
Isabella era saltata in volo sopra l'asari e calò bruscamente entrambe le spade, colpendo il pavimento, davanti a lei la figura della justicar tremolava e spariva.
Di colpo capì, si trattava di un'esca biotica, un'immagine propria costruita usando i poteri biotici. Non richiedeva molta energia ma un controllo perfetto dei poteri, solo i migliori sapevano farla.
Una delle pesanti casse di carico la travolse, appena l'esca scomparve, scagliandola a diversi metri di distanza, la sua corsa finì contro una parete.
Adesso era lei in ginocchio, fece appena in tempo ad alzare lo sguardo e vide sopra di se troneggiare Aana e attorno al suo pugno destro una sfera biotica.
L'asari colpi in pieno petto Isabella con tale forza da tenerla schiacciata e sollevata dal suolo contro la parete, ma senza un contato diretto. Il potere biotico contenuto nel pugno era stato usato come un maglio da fabbro ed era stato quello a colpire Isabella su tutto il corpo e oltre.
Il phantom ebbe la sensazione di venire picchiata da cento pugni diversi tutti assieme su ogni parte del corpo, era sicura di aver alcune costole rotte e aveva lottato per non perdere i sensi.
L'attacco era potente ma breve e presto ricadde malamente al suolo, rimettendosi subito in piedi. Si sentiva stordita ma era ancora ottimista, gambe e braccia erano intatte come le spade, poteva ancora combattere e non vedeva l'ora di proseguire. Era felice.
La justicar si fece avanti «Ora ti rifarò le domande di prima e mi risponderai.»
L’asari non poteva saperlo, sotto il casco Isabella stava sorridendo. Un ghigno folle, su un volto bellissimo che nemmeno la pazzia poteva rovinare.
Per lei esistevano solo tre tipi di persone: Dasha Weaver per cui tutto avrebbe fatto, lei stessa che era il predatore e infine i restanti essere viventi che vedeva solo come prede da uccidere.
Amava illuderli fino all’ultimo, far credere che c’era speranza, mostrare che la vittoria era possibile. Per poi farli sprofondare nella più cupa disperazione, quando si accorgevano che tutto era vano.
La loro paura la eccitava.
Un topo non poteva sconfiggere un leone. Al massimo gli poteva salire in groppa mentre dormiva, credendo di aver compiuto una grande impresa.
Le prede dovevano stare al loro posto, ma poche capivano quale fosse. Confondendo il proprio ruolo con quello da predatore.
Era tempo che il leone si svegliasse.
Isabella sprigionò i propri poteri biotici, si era adeguata alla sua preda per prolungare il divertimento, nell'armatura che li assorbì come le era stato spiegato: la sua nuova armatura da phantom assorbendo i poteri biotici le permetteva per un tempo limitato di andare oltre le proprie capacità quali forza, velocità e attacchi biotici.
Scagliò la spada corta contro l'asari, un attacco rapido che Aana riuscì a evitare a malapena. Una distrazione che permise a Isabella, grazie alla sua velocità potenziata, di colpire l'asari alla gamba con l’altra spada. Sicura di averne reciso i muscoli e la sua capacità di muoversi, si allontanò per sicurezza recuperando nel frattempo la spada corta.
Aana era decisa a non arrendesi, anche se sapeva che non avrebbe potuto neanche alzarsi e tantomeno camminare. Usò tutto il suo potere lanciando ondate su ondate di energia, per quanto veloce, il suo avversario non poteva evitare un attacco a 360° gradi, capace di scaraventare lontano anche le pesanti casse attorno a loro.
Isabella vide le onde energetiche e sorrise. Parò l’attacco con la spada corta, puntò i piedi per resistere all’urto, le onde energetiche si infransero su di lei come su uno scoglio.
Percepì quella energia ricaricare la propria, cominciò a rispondere all’assalto quanto bastava per difendersi. Adesso che poteva, voleva divertirsi con calma.
 
Il dolore era l’unica sensazione ancora percepito da Aana, aveva diverse ferite profondi su tutto il corpo, dalla testa alle gambe. Aveva capito troppo tardi il suo errore e ora sia per le ferite che per gli sforzi compiuti non era in grado di usare altri poteri, si sentiva stremata.
Si pentì della sua superbia di non voler portare un’arma, erano secoli che non ne usava una perché da tempo i suoi poteri e abilità erano stati sufficienti contro ogni nemico.
Urlò atrocemente quando il naso le venne tagliato di netto, come ogni volta che una parte di lei veniva amputata: prima un orecchio poi l'altro, poi delle dita e cosi via. Il suo nemico, chiunque fosse, la stava tagliando a pezzi effettuando volutamente degli attacchi non mortali. Si avvicinava occultata , la feriva e si allontanava subito dopo senza fretta.
Le pareva quasi che traesse piacere da questo.
Alla fine una lama le penetrò il braccio sinistro attraversandolo e inchiodandolo al suo fianco, cadde in avanti pronta a morire.
Isabella si ergeva sopra di lei, per prudenza l'aveva trafitta con la spada corta , finché l'aveva in corpo eventuali poteri residui erano bloccati.
Si chinò in avanti per accertarsi che fosse ancora cosciente, se la preda non si accorgeva di quello che stava succedendo si perdeva meta del piacere.
Accertatasi che lo fosse le alzò leggermente e delicatamente il capo quindi le mise la spada lunga sotto il collo, di traverso, con la lama che toccava la pelle e molto lentamente incominciò a incidere. Come se segasse un pezzo di legno.
Dalla sua posizione e da come teneva la testa dell'asari poteva vederne il volto, lo sguardo di terrore della preda che percepiva la lama penetrare lentamente e gli urli che emetteva.
Quando vide delle lacrime solcarle le guance non poté resistere ad un momento di vero piacere, un’ondata di calore in tutto il corpo.
Si sentiva soddisfatta, si tolse il casco e chinatasi in avanti leccò quelle lacrime miste a sangue e ringraziò Aana di averla appagata.
Le lasciò la testa, afferrò la spada lunga, una mano sull'elsa e l'altra sulla punta della lama, le poggiò un piede sul collo e tirò con forza verso di lei.
Con piacere infinito udì l’ultimo grido di terrore lanciato da Aana, un urlò di disperazione carico delle peggiori paure e il rumore della carne tagliata. Il filo della lama lunga, migliorato dai suoi poteri, tagliò senza problemi. Alla fine tutto tacque.

Isabella teneva la testa sollevata e l'ammirava. L'avrebbe portata a Spadino, era sempre contento quando gli portava nuovi giocattoli.
Fece qualche passo per andarsene, sentì qualcosa di strano ma non di nuovo. Prese il casco e comunicò, tramite il trasmettitore a lungo raggio, che il bersaglio era eliminato.
Quindi, si mise la mano tra le gambe e si sentì bagnata, non era la prima volta che le succedeva dopo una bella uccisione. Sapeva che Dasha dopo certi combattimenti sentiva il bisogno di fare sesso, forse era lo stesso per lei ma fare sesso non le era mai interessato e non lo aveva mai fatto, dubitava potesse essere meglio di uccidere. Improvvisamente si chiese come sarebbe stato fare sesso con Dasha. Quel pensiero la stupì.
Si ricompose, recuperò le sue cose, applicò del medi gel sulle ferite e si avviò alla navetta. Aveva diverse ore di viaggio prima di tornare a casa e una vaga idea su come passarle con le sue fantasie.

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Capitolo 2
*** Il cecchino ***


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Dasha Weaver disegnata da Sara Frirry Beltrame

Dasha sospirò, odiava lavorare su Palaven per via dell'alta temperatura, almeno per gli standard umani. In media essa si aggirava sui trenta gradi. Guardò ancora una volta nel mirino del suo fucile, in attesa che il bersaglio apparisse, ripassando mentalmente la situazione.
Un suo uomo, dopo che lei aveva ucciso il capo precedente, l'aveva avvisata che un politico turian stava creando problemi nei traffici di armi. Per tale motivo si trovava sdraiata a terra al quindicesimo piano di un edificio, davanti a lei ad una distanza di ottocento metri in linea d'aria la vetrata dell'ufficio del turian.
La missione era semplice, per questo era venuta da sola, portando solo il necessario e il fucile potenziato da Mores: uno Javelin con una capienza di tre colpi e un sistema di puntamento che rendeva chiunque un tiratore scelto, e chi lo era già uno infallibile. L'unico difetto era che peso e potenza dell'arma erano tali da permetterne l'utilizzo solo a terra, in caso contrario la slogatura della spalla era certa.
Il bersaglio fece il suo ingresso, lo osservò dal mirino e poi distolse lo sguardo. Qualcosa non andava, era tutto troppo semplice. Il suo contatto l'aveva subito avvertita, ma era qualcosa che poteva  fare chiunque con una discreta mira e sapeva che non avevano fatto altri tentativi anche solo di intimidazione.
Non si chiama il capo in persona, se non si sono esaurite le alternative.
Dopo qualche minuto ripose il fucile nella custodia e il casco di puntamento, limitandosi ad indossare la normale tuta protettiva, per via del calore e le radiazioni. Niente di strano che per resistere alle condizioni del loro pianeta natale, i turian avessero sviluppato una pelle spessa e dura come il cuoio.
Quindici minuti dopo stava camminando per una delle vie più affollate della città, in direzione di chi l'aveva chiamata. Con l'esperienza aveva appreso che le doti richieste per un buon cecchino sono due: una buona mira e saper individuare ad intuito i nemici. Entrò in una piccola via laterale e svoltò ancora una volta fermandosi subito dopo, raccolse da terra un pezzo di metallo arrugginito e aspettò alcuni istanti.
Colpito in volto, da dietro l'angolo, il turian cadde al suolo, Dasha gli fu sopra conficcandogli il pezzo di metallo nell'occhio e poi più in profondità. Una morte rapida e silenziosa.
Frugò il cadavere in cerca di documenti, per quello che ne sapeva poteva essere un tizio qualunque, trovando un tesserino dei servizi segreti. Lo mise in tasca e ritornò in strada.
Entrò nel magazzino di stoccaggio merci senza bisogno di presentarsi, il personale, quasi tutto turian, si scansava a vederla o cambiava strada. Sapevano chi era.
Ad una guardia disse di radunare tutti nella sala centrale
Quando vi arrivò erano presenti solo il contatto che l'aveva chiamata e un suo aiutante.
«Dasha, capo, è già qui...» si fermò di colpo, stringendosi la ferita al braccio e urlando dal dolore, dopo pochi secondi questo esplose. Per lo shock stramazzò al suolo.
Dinanzi a lui, Dasha con la pistola in mano « Sono munizioni “pirahna worm”, le uso quando ho fretta. » Gli buttò il tesserino davanti «Parla.» E incominciò a passeggiare per la sala.
I presenti si erano intanto radunati, fissavano ammutoliti la scena.
Il ferito cominciò a parlare «Io...mi hanno contattato dicendomi che avevano bisogno che qualcuno eliminasse un certo politico troppo onesto per i loro gusti, sapevano che un nuovo capo aveva preso il posto nella mia attività. Volevano che fosse lui, cioè te, a farlo fuori personalmente ma non so perché. Ho avuto paura....mi spiace...non voglio morire.»
Dasha estrasse un coltello da caccia, lo soppesò un attimo sulla mano e in quello dopo trapassò al volo la gola del turian. Un mormorio in sala, lei non aveva mai detto che la sua mira si limitasse alle sole armi da fuoco. Si avvicinò al cadavere decapitandolo.
Si rivolse quindi all'aiutante del suo ex collaboratore, rimasto immobile come una statua «Eri il secondo al comando?»
« Si, sono...»
«Non mi interessa il nome, ora sei tu al comando. Fai in modo che tutto funzioni o tornerò»  sapeva che i turian non impallidivano, ma in quel momento non ne era sicura, gli mollò la testa del suo ex-capo tra le mani ancora grondante sangue, «Questa mettila in una teca sulla tua scrivania, ti servirà da monito e lavorerai meglio. La prossima volta che passo voglio vederla.»
« Si, signora.»
Dasha abbandonò la sala. Tutti la guardavano senza fiatare.
Il giorno dopo lei era nello stesso luogo e posizione di prima, nel suo mirino lo stesso bersaglio. Prese il factotum e aprì un contatto con lui
« Pronto?»
« Guardi nel suo computer, troverà un messaggio contenente informazioni su dei fondi neri ottenuti dai servizi segreti turian collaborando con bande criminali organizzate nel traffico d'armi. Volevano farla fuori usando me perché con la sua attività  ha infastidito qualcuno, per poi eliminare me che ho ucciso e preso il posto dei loro soci, facendosi infine belli con la stampa e il governo con l'eliminazione del suo assassino. Chi era direttamente coinvolto è morto, ho fatto pulizia a lei spetta occuparsi del resto.»
« Ma lei chi è?»
« Una persona a cui per nessun motivo deve attraversare la strada.» Dasha fece fuoco, ad una velocità folle il proiettile divorò le distanze, penetrando la spessa finestra rinforzata e piantandosi nel muro, sfiorando il volto del turian.
« Non è stato un errore, ora se non vuole morire si pisci addosso.»
« Aspetti, cosa?»
« Scelga!»
Dal mirino Dasha poté osservare il formarsi di una macchia di bagnato a livello del bacino.
« Si ricordi di questo istante, nel caso decidesse di crearmi problemi futuri o decidessi di servirmi di lei e volesse rifiutare.»
Interruppe la comunicazione. Adesso era soddisfatta, un problema era stato risolto, un onesto politico turian non le avrebbe dato problemi, si era intascata parte dei fondi neri, ma soprattutto poteva lasciare Palaven, odiava sudare.

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Capitolo 3
*** L'assassino e il soldato ***


L'uomo si svegliò lentamente, la prima sensazione che avvertì fu un forte dolore alla nuca, aprì e chiuse gli occhi più volte, vedeva sfocato ma sentiva il proprio nome che veniva chiamato. Quando la vista tornò a funzionare riconobbe chi gli stava davanti e lo chiamava, Kiana, la sua ragazza.
« Craig, Craig…Stai bene? Rispondimi amore.» Chiese lei.
Solo allora lui si rese conto della loro situazione, legati a delle sedie di legno e impossibilitati a muoversi. Quelle che proprio lui le aveva regalato una volta. Quando era andata a trovarla lei era corsa fuori di casa gridandogli di scappare, lui si era voltato subito ma qualcuno da dietro l'aveva raggiunto, colpendolo alla testa e facendogli perdere i sensi.
«Che diavolo è successo?» Domandò lui.
«Ci sono queste persone...un drell e una donna...vogliono qualcosa da te.» Spiegò lei.
«Di chi stai parlando?» Disse sorpreso Craig.
«La tua ragazza si sta riferendo a me e alla mia socia.» Dichiarò una figura in controluce appoggiata ad una parete. L’aspetto rettiliforme, la pelle verdastra e i grandi occhi neri lo catalogavano senza dubbio come un drell.
Un suono attirò l'attenzione dell'uomo, proveniva da dietro, girò la testa, cercando di guardare alle proprie spalle, con la coda dell’occhio vide una donna con indosso una corazza militare seduta al tavolo dietro di lui con una tazza in mano. Non li degnava di uno sguardo.
Aveva capelli mori e corti, alcune frange le scendevano verso l’occhio sinistro. Nel complesso un aspetto giovanile, un atteggiamento calmo e un sorriso pigro.
Proprio quel comportamento gli suggeriva che quando necessario quella donna doveva essere spietata. Si voltò nuovamente verso il drell.
«Chi siete? Cosa volete da noi?»
«Dalla tua ragazza non vogliamo niente. La piccola organizzazione di cui fai parte è entrata in possesso di un articolo interessante che avete messo in vendita, il nostro capo ha fatto una generosa offerta e voi avete rifiutato, ora noi siamo qui per ritirarlo ma senza pagare. Ho bisogno di sapere che fine ha fatto il prodotto che i tuoi amici hanno fatto arrivare in città.»
«Non so di cosa stai parlando, hai sbagliato persona.»
«No.» Affermò sicuro il drell
«Spiegagli che non centri niente o ci ucciderà!» Gridò la ragazza piangendo
«Sarebbe inutile, non posso fare nulla per convincerlo.» Fu il suo triste commento.
 Il drell annuì a quella frase e avvicinandosi all’uomo «E' proprio cosi, non ti lascerò andare fino a quando non mi avrai detto quello che voglio sapere.»
Estrasse un coltello, guardando fisso Craig negli occhi «Scegli tu, preferisci farla breve o vuoi farmi divertire.»
Lui si limitò a fissarlo di rimando, in silenzio.
Passarono due ore. Il drell aveva sul viso e torace macchie di sangue non sue, Craig era percorso da tagli su braccia, volto e addome.
Il tutto in maniera quasi elegante, dando l’impressione che qualcuno avesse realizzato su di lui, con solo la sua carne e sangue, un grottesco tatuaggio.
«La tua resistenza alla tortura rende onore alla tua specie, ma dimostra che ho ragione. Un innocente, a questo punto, avrebbe confessato qualsiasi cosa.» Dichiarò il drell.
La ragazza era svenuta all’inizio della tortura.
«Torturarmi è inutile…non parlerò, ero un N5....puoi solo uccidermi. Sono pronto.» Lo provocò Craig, parlando a fatica. Era un professionista, capiva la situazione e sapeva che non ne sarebbe mai uscito vivo, una morte veloce era l’unica salvezza e consolazione.
«E lei?» Chiese il drell, affiancò la ragazza puntandole una pistola alla testa.
«No! E' innocente!» Proclamò l’uomo, per la prima volta con tono supplichevole.
«Innocente come le vittime civili, causate nell'azione in cui vi siete procurati quello che vogliamo.»
In quel momento la ragazza riprese i sensi, accorgendosi dell’arma puntatale alla testa, cominciò a urlare e a pregare il suo aggressore di risparmiarla.
«Meglio che ti sbrighi a parlare.» Sostenne minaccioso il drell.
«Lasciala stare! Lei non centra nulla con quello che stai cercando!»
Un forte rumore e il cervello di Kiana esplose.
«CHE TU POSSA BRUCIARE ALL'INFERNO, DANNATO BASTARDO!» Gridò Craig
Il drell si fece avanti afferrando per il collo l'uomo, urlandogli in faccia «DIMMELO DANNAZIONE!»
Caricò un pugno, con una minima parte dei suoi poteri biotici, colpendolo violentemente al volto e ripetendo «DIMMELO!». Il rumore del naso che si rompeva fu cristallino.
Per la violenza del colpo cadde al suolo, trascinando nella caduta la sedia a cui era legato. Sentì il legno della sedia spezzarsi ma non del tutto.
Craig fece forza con tutto il suo corpo, la sedia cedette e lui fu libero. Si alzò più rapidamente che potè, odio e adrenalina lo spronavano, colpì al volto il drell usando un pezzo di sedia come un randello, seguì una lotta corpo a corpo e venne sopraffatto.
Impassibile il vincitore cominciò a colpire Craig al volto, con la suola dei suoi stivali,  dosando la giusta dose di forza, per provocare dolore senza uccidere, da vero professionista, dava l’impressione di poter andare avanti per ore.
Si fermò dopo pochi minuti, quando gli sembrò che stesse dicendo qualcosa. Dovette chinarsi su di lui, per udire le parole che uscivano da un volto e una bocca sanguinanti.
« Sta..stabilimenti..Eeatbruck. Ci saranno tutti i nostri uomini, vi uccideranno. Questo non vi fermerà, vero?» Disse Craig con un filo di voce.
« No....morire è semplice, vivere è molto più spaventoso.»
« E adesso?» Chiese al drell.
Il coltello brillò un istante, prima di dipingere una striscia di sangue sulla parete vicina. Sulla gola dell'uomo un taglio netto.
La donna al tavolo sbadigliò sonoramente, era evidente che si era annoiata per tutto quel tempo.
«Ehi.... super killer, Tenus, c'è ne hai messo di tempo. Andiamo? Mi sono stufata di aspettarti, se ci sbrighiamo possiamo concludere la faccenda prima della fine della giornata.»
« L’omicidio e la tortura sono arti raffinate, richiedono il loro tempo. Avrei fatto di meglio, ma il capo ci ha messo un limite di tempo. Questo è stato un lavoro grossolano. Adesso Naomi, tocca a te come da accordi.» Disse rivolgendole un sorriso divertito.
Lei si alzò, si stiracchiò e si avviò all'uscita, il drell si prese un attimo per pulire l'arma e la segui.
Era sera e il sole stava tramontando.
 
Dalla sommità d'una collina Naomi osservava quelli che una volta erano gli stabilimenti Eatbrucker. Situati alla periferia della città e abbandonati da anni, una volta erano una fabbrica alimentare. Adesso era il centro di comando di una banda di mercenari che avevano fatto un colpo troppo grande per loro.
“Entrare in quella roccaforte non sarà semplice...” Pensò Naomi
« Se vuoi pagare pegno, sono pronto a darti una mano.» Disse divertito Tenus accanto a lei
« Per una trentina di pazzoidi che giocano ai soldatini? Non mi ritiro dalla nostra scommessa per così poco.»
La donna si diresse verso il mezzo blindato che li aveva portati fino a li. Normalmente il posto sarebbe stato difficile da assaltare, ma negli N7 aveva imparato a pensare fuori dagli schemi.
Un blindando paragonabile ad un vecchio Hummer, fece irruzione nella recinzione sfondandola, subito accolto da numerose raffiche di fucile, fermandosi davanti all'ingresso della fabbrica. Un uomo si avvicinò per controllare, ma il mezzo era senza guidatore.
Una violenta esplosione investì i presenti lasciandoli a terra, sfondando l'entrata dell'edificio.
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Fu il suono che si udii subito dopo l'esplosione.
Passando trionfalmente in mezzo a quel caos Naomi si faceva largo tra i nemici armata con una mitragliatrice pesante Gatling a otto canne, dotato di una potenza di fuoco insuperabile, capace di sparare diverse centinaia di colpi in un minuto e con un potere di penetrazione superiore a quello di un fucile Javelin, rendendo qualsiasi riparo inutile. Aveva solo un difetto, l'unico caricatore si svuotava in pochi minuti e sostituirlo non era fattibile.
Come previsto dopo tre minuti l'arma fini i colpi, lo gettò a terra passando al più classico fucile d'assalto M-37 Falcon.
Bene, direi che ho concluso con il lavoro grossolano...Ora passiamo alle rifiniture— Meditò Naomi riflettendo sul da farsi.
Tenus nascosto da delle piante osservava la scena dall’esterno, poteva capire dai rumori e dai lampi degli spari, anche grazie ad una vista migliore di quella umana, che la sua socia era all'opera. Dopo qualche minuto gli spari cessarono e giunse un segnale dal comunicatore.
« Sono Naomi, ho concluso. Il nuovo giocattolino che Dasha ci ha chiesto, è qui davanti a me.»
«Arrivo subito.»
Entrambi ora stavano ammirando quello che erano stati incaricati di recuperare.
«Non capisco. Mi sembra solo un normale mech, cos'ha di speciale?» Domandò Tenus.
Naomi sbuffò « Ecco è il motivo per cui non dovresti saltare le riunioni che Dasha stabilisce. Questo mech è stato ideato dalla collaborazione di tre delle maggiori fabbriche d'armi dalle galassia, ma il Consiglio l'ha ritenuto troppo potente e pericoloso, il progetto è stato annullato e questo prototipo destinato alla demolizioni. Quando questi dilettanti hanno assaltato il carico di armi destinato allo fonderia, oltre a vecchi modelli hanno trovato questa meraviglia.»
 «Che hanno deciso di mettere in vendita, respingendo però l'offerta di Dasha e allora.... eccoci qui. Giusto?» Disse il drell completando la spiegazione.
 « Giusto.» Rispose Naomi e passò su una frequenza diversa al comunicatore «Dasha mi senti? Abbiamo la merce, venite a prenderci...Ricevuto, tra pochi minuti l'Atlantic Codex sarà qui.»
 «Bene. E per la nostra scommessa? E' un pareggio.» Affermò Tenus.
Naomi scosse la testa «Direi di no. Quello che avesse lavorato meglio, nel fare la propria parte avrebbe vinto una cena offerta dall'altro. Io non mi sono fatta colpire in volto da qualcuno.»
 «Mmmhh...d'accordo. Ti va una cena casalinga nelle mie stanze?» Propose speranzoso lui.
 «Ah no! Non ho ucciso trenta persone da sola, per un po’ di cucina casalinga. Hanno aperto un nuovo ristorante di lusso sulla Cittadella, voglio provarlo.»
Detto questo si allontanò canticchiando in attesa della nave, mentre il Tenus la seguiva chiedendo pietà per il suo creditometro.

 

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Capitolo 4
*** Genio e Passione ***


Nel hangar dell'Altantic Codex, Mores stava lavorando con passione sul progetto che aveva proposto a Dasha, per eliminare un tizio rinchiuso in una fortezza

Nel hangar della nave spaziale Atlantic Codex, il krogan Mores stava lavorando con passione sul progetto che aveva proposto a Dasha, per eliminare un tizio rinchiuso in un appartamento del tutto simile a una fortezza.

Non era stato però contento del fatto di dover lavorare con Sunt, quel cinico Volus lo irritava per come agiva freddamente secondo rigidi calcoli. Era senza quella passione che in lui aveva ispirato alcune delle sue opere maggiori e che distingueva i geni dagli altri a suo giudizio.

Non che da una razza come quella dei Volus, dominata da commercianti e banchieri, ci si potesse aspettare qualcosa di differente. Di bassa statura e costretti a indossare tute ambientali per vivere al di fuori di Irune, il loro pianeta natale.

Originari di un mondo con atmosfera a base di ammoniaca e ad alta pressione, le tradizionali condizioni di vita sarebbero per loro dannose. I loro corpi si sfalderebbero in pianeti con una pressione più bassa.

Sunt era irritato all'idea di dover lavorare con Mores. Il Krogan era caotico, rumoroso e barbarico. Quando si lavorava nel campo della finanza, come anche lui aveva fatto o si hackeravano i sistemi per uccidere bisogna agire freddamente.

Era tutta una questione di calcoli e la passione di Mores nel costruire cose che “facevano tremare il suolo”, come il krogan amava dire, non era di nessuna utilità ma serviva solo a offuscare la mente. Quando si creavano IV bisognava essere calcolatori come le stesse macchine.

Non che da una razza come quella dei Krogan, dominata da guerrieri e capi clan signori della guerra, ci si potesse aspettare qualcosa di differente. Nativi di Tuchanka, simili a grandi rettili. Il piacere di uccidere e combattere era l’unica cosa che a suo dire accomunava tutti i krogan. Oltre a ubriacarsi di ryncol e raccontare le proprie eroiche gesta, spesso mai accadute.

Come se avessero percepito i pensieri l'uno dell'altro, si voltarono guardandosi a vicenda. Non avevano ancora deciso se era meglio ignorare l'altro o cercare di ucciderlo.

 

Le Lucen Tower, nel Presidium della stazione spaziale Cittadella, erano un agglomerato di appartamenti lussuosi di recente costruzione. Dotate di tutti i comfort, tra cui un eccellente sicurezza privata, davano la possibilità di vivere al loro interno senza il bisogno di andare all'esterno per trovare quello che si voleva.

Il citofono suonò e si udì la voce di un addetto alla sicurezza chiedere « Nome e motivo della visita, vi informo che siete ripresi da diverse telecamere.»

A suonare era stato un drell e dall’abbigliamento, una divisa con il logo di una nota compagnia di spedizione, era un fattorino.« Ho una consegna per il signor Telfor Arrow.» Spiegò.

« Il signor Arrow non è presente, dovrete ripassare.» Affermò la guardia.

«Cosa? Pensi che mi paghino per il tempo perso? Se il signore vuole questo pacco dovrà riordinarlo, i prodotti non ritirati vengono rimandanti al mittente.» Borbottò scontroso il corriere.

Dalla sicurezza nessuna risposta.

Il fattorino sbuffò sonoramente «Sentite...a me non interessa che lo ritiri di persona il destinatario, potete anche tenerlo voi finché non arriva. Non penso che vi farà i complimenti se lo costringete ad ordinare due volte lo stesso “costoso” prodotto, perché visto che abita qui è sicuramente qualcosa di valore.»

Sotto il citofono si aprì uno sportello «Infila il pacco li se ci passa, altrimenti niente da fare.» Sentenziò la guardia.

Il pacco passò senza problemi e lo sportello si chiuse appena gli addetti alla sicurezza lo ricevettero.

Il fattorino ringraziò e se ne andò. «Sono Tenus , il pacco è dentro.» Disse al comunicatore

L'agente mise il pacco in un montacarichi non prima di averlo controllato tramite delle scansioni, conteneva uno di quei nuovi robot per le pulizie che si vedevano in televisione, niente di pericoloso.

Lo mandò dritto fino all'appartamento del signor Arrow. Lo aveva contattato mentre il fattorino si lamentava inutilmente.

Come richiesto dal cliente la sicurezza riferiva continuamente che non era in casa. Nel caso fosse arrivata merce di cui non erano stati avvisati, rifiutarla o contattarlo sempre prima di far giungere qualsiasi cosa al suo appartamento.

Quello che l'agente non sapeva è che un geniale hacker volus aveva dirottato la chiamata, usando un IV che imitasse modo di parlare e risposte del cliente facendosi passare per lui. Ora toccava al Krogan.

 

Telfor Arrow stava ascoltando della musica, mentre sdraiato sul divano ammirava il panorama delle olofinestre. Le Lucen Tower non erano dotate di finestre e per ovviare al problema erano stati inseriti dei proiettori che ricreavano sui muri e dal vivo lo stesso panorama ed effetto di una vetrata. Poteva vedere la gente muoversi e passare, sentirne il vociare con la possibilità di regolarne il volume, piccoli getti d’aria simulavano la brezza che avrebbe sentito se fosse stato per davvero all’esterno su un balcone.

Con in più la sicurezza che garantiva una parete di acciaio da ogni minaccia esterna.

Udì il cicalino del montacarichi che ne annunciava l'arrivo.

Si alzò dal divano avvicinandosi con circospezione all'origine del suono. Quando fu a qualche metro di distanza il portello del montacarichi esplose e ne cadde una sfera delle dimensioni di un pallone.

Da essa delle piccoli sezioni laterali, di forma rotonda, nella zona inferiore scattarono verso l'esterno mentre dalla cima si alzava quella che sembrava una torretta.

Telfor non perse tempo a chiedersi cos'era, corse via per cercare di prendere l'arma che aveva dimenticato sul divano e per chiamare la sicurezza. Giusto in tempo per evitare una seria di colpi provenienti dalla torretta, adesso era sicuro che lo fosse e pure armata, mentre lo strano aggressore scattava al suo inseguimento usando le parti laterali come ruote.

 

Mores si stava divertendo, il suo obiettivo si era rilevato un tipo combattivo e non rischiavano di essere disturbati da estranei essendo l'appartamento insonorizzato e le comunicazioni tagliate.

Dalla sua postazione, un alloggio sulla Cittadella negli agglomerati Zakera perché comandarlo dalla nave sarebbe stato impossibile causa la distanza, aveva una visuale in prima persona sullo schermo di quello che “Big Varren”, cosi aveva chiamato la sua opera, gli mostrava grazie alle telecamere installate, mentre freneticamente usava i comandi dell'omni-pad per muovere il robottino.

Il divertimento sarebbe stato maggiore, se non avesse dovuto dividere il suo nascondiglio con Sunt e Tenus. Il drell poteva anche sopportarlo.

Il volus, fermo alla sua postazione, invece rimaneva silenzioso e irritante.

 

Arrow era ferito ma vivo dietro a quello che un tempo era stato il suo mobile bar, non aveva ancora capito cosa fosse quella diavoleria ma aveva un idea dei suoi limiti. Prese una bottiglia di liquore e sfruttò un momento di pausa, tra un colpo e l'altro, per tirargliela addosso.

Questa venne colpita e il suo contenuto si riversò fuori, Telfor si sporse e fece fuoco, l’alcool s’incendiò e le fiamme avvolsero il piccolo robot.

Facendo affidamento su questo e sulla fortuna uscii dal suo riparo, gettandosi di lato e raggiungendo la libreria, mentre suonava l'allarme antincendio e scattavano gli idranti d'emergenza.

L'ultima cosa che Mores vide tramite “Big Varren” fu qualcosa di scuro che gli cadeva addosso.

Arrow poteva sentire il piccolo robot assassino agitarsi, non era abbastanza potente per liberarsi da un peso come quello della libreria che gli era crollata sopra.

 

Mores era seccato, non era possibile che una sua invenzione fosse stata battuta, ma i suoi pensieri furono altri quando, dal trasmettitore a lunga distanza, udii la voce di Dasha che era rimasta sul Atlantic Codex. Aveva organizzato un ponte che permetteva di trasmettere le immagini con un lieve ritardo alla nave, lo stesso non era stato possibile fare con i comandi.

Il suo capo era già informata di tutto.

«Mores, non sono soddisfatta.» Commentò Dasha, il tono era gelido.

Il Krogan si voltò sentendosi osservato e vide il volus fissarlo, ovviamente aveva ascoltando la conversazione. Non poteva dirlo con sicurezza per via della tuta ambientale che il piccoletto portava, ma era sicuro che stesse ridendo di lui.

«Non è ancora finita.» Dichiarò risoluto Mores e premette un pulsante.

 

Telfor stava zoppicando verso la porta quando sentì il proprio corpo venire sollevato in aria, un calore enorme bruciargli la pelle. Apri la bocca per urlare ma non vi riuscì, l'aria calda gli entrò in corpo ustionandogli gola e polmoni, attorno a lui solo fiamme. L'ultima sensazione che provò fu quella di uno strattone che lo tirava indietro. Verso il centro delle fiamme.

Soddisfatto il krogan comunicò il successo «Tutto fatto Dasha,”Big Varren” era equipaggiato con una bomba a vuoto. Questa disperde nell'aria idrocarburi i quali, opportunamente innescati, bruciano rapidamente in modo da consumare l'ossigeno presente nell'atmosfera, creando così una depressione che genera una forte corrente. Il bersaglio è sicuramente morto.»

«Bene.Tenus recupera Mores e Sunt e lasciate la Cittadella, assicurati di non lasciar tracce.» Ordinò il loro capo.

 «Ricevuto Dasha.» Rispose il suo assassino drell.

Quella sera, la prima notizia sui telegiornali locali fu quella riguardante una misteriosa esplosione che aveva distrutto un appartamento nel complesso delle Lucen Tower e ucciso il suo proprietario, un affarista di dubbia moralità.

Quello che nessuno disse fu che la società proprietaria e costruttrice delle Lucen Tower perse milioni insieme al proprio presidente Telfor Arrow per lo smacco subito, finendo sotto il controllo di una persona sconosciuta, ma con i fondi necessari, che ne prese il controllo come nuovo amministratore: Dasha Weaver.

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Capitolo 5
*** Il pilota ***


NOTA DELL'AUTORE: NELLA DESCRIZIONE INIZIALE, HO SCRITTO CHE SONO TUTTI RACCONTI NON LEGATI FRA LORO. IN QUESTO CASO SONO VENUTO MENO A QUESTA REGOLA E CI SARANNO ALCUNI RIFERIMENTI AI RACCONTI PRECEDENTI.
 
Il batarian entrò nella plancia della nave, ne aveva appena visitata i luoghi principali, accomodandosi sulla sedia del capitano e stendendo comodamente le gambe, a sorreggerle le schiene di Dasha e Isabella ammanettate con i polsi alle caviglie.
I suoi quattro occhi le fissarono. Se il pianeta natale dei batarian, Khar’shan, non fosse diventato irraggiungibile dopo la guerra con i Razziatori, la nobile istituzione della schiavitù non sarebbe decaduta presso la società batarian che si era riformata su una delle loro colonie. Decisione presa per compiacere il Consiglio della Cittadella.
Avrebbe potuto rivendere quelle due umane come schiave dopo averle usate, soprattutto Isabella la cui bellezza non gli sfuggiva anche se erano di specie differenti.
I batarian erano antropoidi come umani e asari, il loro sangue era rosso come quello degli umani. La loro caratteristica fisica più evidente erano i quattro occhi, un tratto raro tra le altre specie. Dotati in genere di un epidermide di colore marrone, avevano un naso triangolare piatto rovesciato e orecchie appuntite.
Cercando bene un compratore poteva riuscire a trovarlo lo stesso, ma vi erano anche altre possibilità come tenerle per se come schiave.
I batarian davano un grosso valore all'apparenza e alla casta sociale. Avere delle schiave di valore era una cosa socialmente importante per loro. Ancora lo era per chi come lui credeva negli antichi e genuini valori del proprio popolo.
Decise che per ora avrebbe rimandato la sua decisione, erano in suo potere e voleva approfittarne.
« Una gran bella nave, penso che la terrò ma cambierò nome, Atlantic Codex non è un nome per una nave batarian. D'altronde è il comandate a scegliere il nome, vero Dasha? »
Non ricevette risposta, questo lo fece ridere.
Ammanettati e sorvegliati a vista, in plancia il resto degli uomini di Dasha:  Tertius, Naomi, Tenus, Mores e Sunt. A loro venne risparmiata la posizione imposta alle due donne, una posa che i batarian usavano con i propri schiavi per umiliarli e spezzarne il carattere.
Solo il pilota della nave, Multan Neque, era stato lasciato libero. L'unico in grado di pilotare la nave e incentivato a farlo in cambio della propria vita.
Multan sapeva che il lavoro che faceva era pericoloso, essendo illegale poteva essere solo così, ma era la prima volta che si trovava in una situazione in cui era la sua persona a essere in diretto pericolo e non la nave che pilotava. Ancora stava riflettendo sugli ultimi eventi.
Dasha, due giorni prima, aveva annunciato che sarebbero partiti per l'ammasso Far Rim, destinazione Haestrom. Lui non aveva chiesto le motivazioni, d'altronde era solo l'autista e sapere il come e perché degli affari del capo non gli sembrava un bene, ma le informazioni che gli erano state fornite erano accurate e dettagliate come sempre.
Dasha e Tertius lasciavano il meno possibile al caso, Sunt aveva ideato programmi che ricercavano su extranet qualsiasi notizia o domanda su di loro, come qualsiasi altra informazione fosse richiesta.
Avevano appena superato il portale entrando nel sistema Dholen, famoso per l'instabilità del proprio sole che rendeva pericoloso viverci, quando un colpo li colse totalmente alla sprovvista colpendo i motori in un punto delicato --“Un dannatissimo colpo fortunato. Se avessimo eseguito la manutenzione come si doveva, il danno sarebbe stato assorbito senza problemi ”-- pensò.
Altri colpi erano seguiti al primo, chiunque fossero non volevano dare alla loro preda l'occasione di riprendersi. Era seguito un messaggio audio « Dasha sono Tam Arvis, uno dei tanti che tu hai tagliato fuori dagli affari o cercato di uccidere. Arrenditi e forse potrai vivere.»
La porta della cabina si aprì e la diretta interessata fece il suo ingresso «  Qual è la situazione?»
Multan fece rapporto « Non ci sono danni seri, ma siamo senza energia e le barriere cinetiche sono in piedi solo grazie a quella d'emergenza, il prossimo colpo ci farà un buco nello scafo. L’attacco proveniva da direzioni diverse, c'è sicuramente più di una nave la fuori, ma i sistemi non rilevano niente tranne queste maledette radiazioni che hanno saturato il sistema.»
«Allora bisogna giocarcela.» aprii un canale di comunicazione « Tam....vieni a prendermi.»
«Puttana umana, per l'umiliazione... » Dasha chiuse il canale e passò all'interfono della nave.
«A tutti, preparatevi ad essere abbordati. Andiamo ad accoglierli Isabella.» Il phantom le apparve accanto con le spade sguainate.
Multan immaginava che quell'umana pazza non poteva essere distante da Dasha ma aveva evitato di commentare o chiedere, attirare l'attenzione di Isabella era pericoloso.
Dasha aveva indovinato nel dire che volevano abbordare la nave invece di distruggerla, quello che nessuno aveva previsto furono le armi con cui avevano attaccato.
Inizialmente l'assalto avvenne con armi convenzionali e parevano farcela, gli assalitori erano umani, batarian e krogan e stavano subendo non poche perdite nell'abbordaggio. Lo spazio era limitato rispetto al loro numero, le persone che fronteggiavano erano le migliori nel loro campo e in più avevano Isabella che appariva dal nulla gettandosi nella mischia seminando il caos sparendo subito dopo.
Ma non erano giunti impreparati, tirarono fuori una specie di lanciamissili imbracciato da soli Krogan, dotato di munizioni elettriche. Le armi elettriche erano altamente sconsigliate a bordo delle navi per via della facilità e imprevedibilità con cui la corrente si diffondeva essendo l'intera struttura di metallo.
Non era raro che il colpo elettrico, colpita una superficie di metallo, si propagasse colpendo oltre ai nemici chiunque fosse nel suo raggio d'azione e facendo saltare i circuiti della nave, questo era stato il risultato quando si erano prodotti prototipi di queste armi di tipo medio/pesante.
Da allora, di questo tipo di armi, in commercio si trovavano solo pistole per l'autodifesa e un manganello col la carica sufficiente a far perdere i sensi a un individuo.
Le munizioni non esplodevano, ma per tutto il loro tragitto scaricavano al loro passaggio potenti scariche elettriche che rendevano impossibile trovare una copertura adeguata in uno spazio circoscritto come in una nave.
Gli scudi andavano in sovraccarico all'istante e il bersaglio perdeva i sensi, riportando spesso segni di bruciature. La prima a cadere per via di quest'arma fu Isabella, le sue spade erano dei parafulmini perfetti, poi uno alla volta gli altri, l'ultimo a cadere fu Mores.
C'era un motivo se erano solo i Krogan ad usare quei lanciamissili, anche con le dovute protezioni era impossibile non essere colpiti da quelle scariche una volta lanciato il missile e i Krogan, con il loro sistema nervoso ridondate, erano quelli che ne risentivano di meno.
Quando gli assalitori fecero il loro ingresso in cabina, lui si era disteso al suolo con le mani dietro la testa. Era un pilota, lo era sempre stato, se soldati di professione non c'è la facevano di certo non toccava a lui respingere il nemico.
Venne perquisito, fatto alzare e condotto in plancia sotto stretta sorveglianza, lì poté vedere che i suoi compagni erano vivi ma ammanettati e si chiese cosa sarebbe successo a tutti loro.
« Ma guarda, guarda....il pilota è un batarian.» - chi aveva parlato lo era a sua volta - « Sono Tam Arvis il nuovo capitano di questa nave e colui che deciderà se vivrai o morirai. Pare che tutti i terminali della nave siano bloccati ad eccezione di quelli della cabina di pilotaggio, mi sai dire perché?»
Multan cercò di rimanere concentrato sul suo interlocutore, ma uno dei suoi occhi cadde su Dasha. Il pugno lo raggiunse allo stomaco e si piegò in avanti per il dolore.
« Sono io che comando! Non questa puttana dalla pelle rosa, allora?» ringhiò Tam.
Lui annuì e spiegò «Dasha ha inserito un codice di protezione per evitare intrusioni, il mio codice di pilota sblocca solo quelli della cabina e i comandi inerenti alla guida e navigazione della nave. Un lettore di impronte fa si che accetti solo i comandi inseriti con le mie mani o di altri dell'equipaggio, l'unica che può modificare questi parametri è Dasha.»
Un cenno della testa e qualcuno andò a controllare che le parole del pilota fossero vere, una volta ricevuta conferma Tam si girò di scatto colpendo con un violento mal rovescio Dasha in faccia, che ammanettata in posizione precaria cadde a terra. La sua guancia fu schiacciata dallo stivale di Tam che lo mosse come se stesse schiacciando un insetto.
«Lo sapevo che era opera tua. Sai, da quando sono a bordo non sono riuscito a farla parlare, fa l'offesa.» Gli tolse lo stivale dalla faccia e la colpì violentemente allo stomaco con un calcio, facendola tossire e sputare saliva « Rimettetela com'era!» Disse ai suoi uomini presenti.
«Ecco cosa succederà ora. Questa nave non può muoversi per via dei danni al motore,quindi le mie la agganceranno e tutti quanti andremmo alla base operativa di Dasha, non appena tu ci avrai dato le coordinate. Non ho perso tempo a chiederlo ai tuoi ex-colleghi, gente cosi non parla mai...ma tu...tu sei solo il pilota, non sei coinvolto come loro, per questo ti offro non solo la possibilità di salvarti la vita, ma anche di entrare a far parte della mia organizzazione. Dasha ha creato la sua decapitando quelle criminali esistenti e schiacciando quelle più piccole o chi si opponeva, questo è poi quello che lega tutti i presenti. Troppo piccoli perché lei si preoccupasse di noi, sotto la mia guida abbiamo scoperto di avere le risorse per sfidare il nostro comune nemico, non appena avrò messo le mani sulla sua organizzazione e contatti la sua testa ornerà la mia cabina.»
Multan inghiottì a vuoto e parlò «  Accetto...voglio vivere, accetto.»
«Bene, sapevo che tra batarian ci saremo accordati.» disse sorridente Tam.
« Se mi è permesso...suggerisco di non uccidere nessuno fino alla base, sono presenti diversi sistemi di sicurezza e io non possiedo i codici.» suggerì Multan.
« Certo...ora è meglio che vai in cabina e trasmetti le coordinate, un paio dei miei uomini ti terranno compagnia» Multan diede un ultima occhiata a Dasha prima di voltarsi.
Ora lui si trovava lì, aveva dato le coordinate e la nave andava al massimo che quella situazione consentiva. Dalla sua postazione poteva vedere i cavi magnetici che legavano la nave alle altre, ben presto uscirono dall'ammasso.
I soldati, i più grandi chiacchieroni della galassia, che lo controllavano si misero a parlare dello loro impresa e risposero anche ad alcune delle sue domande, prima che uno gli intimasse di tacere e di preoccuparsi solo della guida. Venendo lo stesso a sapere molto di quello che era accaduto durante l'assalto e riuscendo a fare una buona di ricostruzione degli eventi con quello che già sapeva, pareva li avessero individuati subito grazie ad alcune informazioni inerenti tracce d'energia lasciate dall'Atlantic Codex, mentre loro si erano nascosti usando radiazioni che emulavano quelle naturali del sole.
Non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare allo sguardo di Dasha, non era quello di una persona sconfitta e nonostante la situazione continuava a temere di più il vecchio datore di lavoro che il nuovo.
Rifletté sulla sua situazione, volendo godeva ancora di un paio di vantaggi. Premette con il ginocchio sinistro, per evitare di farsi vedere, contro la parete laterale della sua postazione, aprendo un piccolo vano e alla prima occasione prese e nascose il contenuto nei pantaloni, pregando le colonne della forza che un nascondiglio tanto stupido non venisse scoperto.
Attivò un circuito che gli permise di accedere al sistema di monitoraggio interno della nave, sistema ideato per permettere al pilota di vedere cosa accadeva nell’Atlantic Codex se la cabina veniva sigillata. Aveva pensato di usarlo quando il nemico era salito a bordo, ma con la nave immobile era una difesa inutile.
Tam, seduto alla sedia del capitano fissava con piacere le schiene di quelle due umane piegate sotto i suoi stivali. Stava studiando il da farsi, visto le diverse ore che sarebbero occorse per arrivare a destinazione, quando uno dei suoi entrò tenendo qualcosa in mano « Signore, guardi cosa abbiamo trovato.» Lui prese l'oggetto in questione.
Avvolto da una custodia in tessuto, Tam scoprì il contenuto lanciando un fischio d'ammirazione.
« Scommetto che indovino a chi appartiene e Dasha....ah, giusto dalla vostra posizione non potete vedere di cosa sto parlando.» Tolse bruscamente i piedi dalle loro spalle, entrambe sentirono un violento bruciare sulle spalle, mettendosi tra loro per mostrare bene l'oggetto « Per me appartiene al tuo varren da guardia, la tua cara Isabella.»
In mano teneva la katana che tempo fa Dasha aveva regalato ad Isabella quando erano fuggite dalla torre del consiglio.
Entrambe non diedero reazione
«  Come....niente, beh forse mi sbaglio...ma di sicuro la tua amica è un'esperta di lame.» - si voltò e prese qualcosa da acconto la sedia - « Queste sono sicuramente sue.» Ora mostrava oltre alla katana anche le due spade prese da Isabella mentre era svenuta.
« Senza queste il tuo varren non ha denti....che ne pensi di questa spade Karseh?» chiese rivolgendosi al Krogan, suo vice, con lui in plancia.
« Spade? Quelle cose le usano i nostri cuccioli per levarsi il cibo dai denti. una lama Krogan, quella è una cosa per adulti.»
Tam si voltò verso Isabella « Già...e a me non serve che questo varren abbia denti con cui mordere.» si alzò porgendo le spade a Karseh.
« Spezzale,una alla volta, davanti a lei, voglio che veda. Si dice che sia innamorata delle sue spade, vediamo se è vero.»
Tam tornò da Isabella, la afferrò per la bionda coda di cavallo strattonandola violentemente costringendola ad alzare la testa e a guardare «Guarda o la prossima cosa che si spezzerà sarà un braccio di Dasha.» - e rivolgendosi al krogan- « Bene Karseh, incomincia con la più corta.»
Il krogan prese la spada, mise la lama sotto l'enorme piede, afferrò l'elsa e con un unico strattone spezzò di netto la lama.
Tam poté sentire agitarsi la sua vittima a quella vista e udire un lieve lamento.
Isabella sentì un nodo in gola alla vista della spada che si spezzava.
Karseh prese un altra spada, questa di lunghezza maggiore ma invece di fare come aveva fatto in precedenza la mise a terra e vi salto sopra.
Questa volta Isabella non riuscì a trattenersi, dimenticatasi della sua posizione fece per muoversi ma le manette e un violento strattone all'indietro la fermarono facendola cadere a terra.
 La spada si ruppe in più parti.
« Il varren ha dimenticato la sua posizione, ha dimenticato chi è il padrone.» disse divertito Tam.
A quelle parole seguì un coro di risa da parte gli uomini presenti.
Ebbe però un attimo di smarrimento quando fissò gli occhi azzurri di Isabella, non davano segni di paura. Erano occhi che fissavano, quelli di un predatore.
Attorno a lei si formò una lieve luce azzurrina.
Tam schiacciò con forza il volto di Isabella sotto lo stivale, con furia perché per un attimo aveva avuto paura nonostante la situazione. Respirava con foga, alla fine fece una risatina e disse. « Inutile che provi ad usare i tuoi poteri biotici. Ti abbiamo iniettato, mentre eri svenuta, un nuovo composto a base di nium, un minerale che genera campi magnetici che interferiscono con la manipolazione dell'energia oscura ed è anche tossico...ma non temere morirai prima per altri motivi.»
Alla fine tolse il piede della faccia ed ebbe il piacere di vedere un attimo d'incertezza in quello sguardo. La prima volta che aveva incontrato Dasha e Isabella fu il giorno che attaccarono e fecero a pezzi la sua organizzazione, ma più di ogni cosa ricordava quel phantom che sembrava uscire dalle ombre per fare a pezzi i suoi uomini. Alla fine sopraffatto dalla paura era scappato e questo l'aveva salvato, ora si sarebbe vendicato di quell'umiliazione.
« Cattivo Varren, hai bisogno di una lezione come si deve.» commentò il batarian e rivolgendosi al suo vice « Karseh, dammi l'ultima spada. Provvederò personalmente.» disse Tam entusiasta.
Isabella sentiva la disperazione crescerle in corpo, l'ultima spada era per lei l'oggetto più prezioso che avesse, un regalo di Dasha. L'unico che avesse mai ricevuto in vita sua, l'unica prova che forse lei aveva valore per qualcuno.
Tam estrasse un proiettile da una tasca e lo mostrò « Una munizione criogena.» Annunciò ai presenti. Ci lavorò qualche istante e alla fine aprì il bossolo e velocemente ne versò il contenuto sulla lama, nel giro di qualche istante l'intera spada fu ricoperta da uno strato di ghiaccio. La alzò sopra la sua testa, mettendola in bella vista e un secondo dopo colpì violentemente il suolo, la spada si frantumo in una miriade di pezzi.
I suoi uomini risero dello spettacolo improvvisato, ma all'improvviso fece segno di far silenzio e allora udì un rumore sommesso. Si avvicino ad Isabella e sorrise.
Da terra dove si trovava l'afferrò nuovamente per i capelli per farla alzare, Isabella non riuscì a trattenere un urlo quando lo fece, tirandola nuovamente all'indietro ma questa volta non perché guardasse, ma per essere guardata.
Fece cenno ai suoi uomini di avvicinarsi.
Isabella per quanto ci avesse provato non era riuscita a trattenersi, stava singhiozzando, aveva gli occhi lucidi e arrossati mentre le prime lacrime le rigavano le guance.
« Pare fosse veramente innamorata delle sue spade.» Un altro coro di risate seguì quelle parole.
Dasha aveva assistito a tutta la scena in silenzio, non c’era niente che poteva fare e lo sapeva bene, ma dovette ammettere che vedere Isabella in lacrime l'aveva la faceva infuriare.
Nel suo mondo innocenti e perdono non esistevano, ma c'erano lo stesso delle regole da non oltrepassare, per la prima volta, per quello che le permetteva la memoria, iniziò a pregare, non una preghiera vera e propria ma una richiesta diretta a qualsiasi cosa ci fosse la fuori. Pregò di avere l'occasione di ucciderli tutti, indipendentemente da cosa avrebbe richiesto.
« Capo, visto che è cosi triste di aver perso le sue lame facciamole provare le nostre?» disse uno degli uomini di Tam, un umano e mise la mano sul cavallo dell'armatura.
Il batarian ci pensò un attimo, in fondo appartenevano alla stessa specie e poteva darsi che la trovassero attraente, tranne che dalle asari lui non era stato attratto da altre aliene. Ma le umane avevano almeno esteriormente un fisico simile alle femmine della sua specie e se fosse stata una femmina batarian avrebbe avuto un fisico irresistibile, sopratutto il seno che appariva ben formato.
« Perché no?»
Le lasciò andare la testa, mentre con la sinistra la teneva dritta, gli infilò la mano libera sotto i vestiti fino a raggiungere il seno e glielo torse violentemente.
Isabella fece una smorfia di dolore.
« MALEDETTI BASTARDI, VOLETE UNA DONNA? PRENDETE ME, SEMPRE SE SAPETE COSA FARCI...PENSO DI AVERE PIÙ CAZZO E PALLE IO DI TUTTI VOI ASSIEME.» Urlò Dasha, sapeva che era stupido ma non poteva sopportare oltre.
Tam lasciò andare Isabella che riuscì ad evitare di cadere mentre continuava a singhiozzare.
La ginocchiata colpì Dasha dritta sulle gengive, poteva sentire il gusto del sangue in bocca, probabilmente aveva un labbro spaccato.
«ASPETTA! Dalla a me, ho sempre desiderato rifarmi cosi su questa STRONZA!»
Fino a quando non gli aveva parlato Tam non si era accorto dell'arrivo di Multan. Il pilota si era alzato dalla sua postazione appena aveva visto, tramite la telecamera esterna, la situazione. I suoi guardiani avevano solo avuto ordine di controllarlo non di trattenerlo.
Tam lo fissò e sorrise « Dunque sei uno di quelli a cui piacciano le aliene.» - disse continuando a sorridere in modo beffardo - « Per quale motivo dovrei accontentarti?»
 « Ancora non ti fidi di me, ma se faccio...sta cosa potrò continuare a vivere solo se lei muore. Sai che non mi risparmierebbe mai.» Spiegò Multan.
Tam ci rifletté un attimo « Va bene, tu e un paio che ne abbiano voglia vi divertirete con lei , tu andrai per primo e se non farai il tuo dovere loro ti uccideranno. Ti piace la mia offerta?»
 « Si, anche se non mi piace l'idea di farlo mentre altri mi guardano.» commentò il pilota.
 « Tranquillo se lo farai, ti prometto fin d'ora altre occasioni più intime prima di eliminarla....anzi, prendetevi anche questo “varren senza denti” e quell'altra umana » disse indicando Naomi « Se gli umani che lavorano per me o altri si vogliono divertire con loro mi sta bene, ma ricordate che per adesso le voglio vive. Il morale dei sottoposti è importante e un buon capo sa averne cura.»
 « Dovresti almeno togliere queste manette a Isabella e Dasha, altrimenti sarà faticoso trasportarle a peso.» osservò Multan.
Tam prese un comando, le manette dei polsi di Isabella e Dasha si staccarono dalle caviglie legandosi tra loro, ottennero almeno il sollievo di non essere più in quella scomoda posizione. Dasha e Naomi si misero in piedi da sole e afferrate per evitare sorprese, Isabella venne tirata su di peso.
« Un momento...dammi una piccola dimostrazione che vuoi veramente “montarla”, solo per essere sicuri.»  chiese Tam.
Multan sapeva che non poteva tirarsi indietro, si avvicino a Dasha che lo guardava dritto negli occhi, quello sguardo che più volte non aveva mai osato sfidare. Ma questa volta non aveva scelta.
Mise la mano all'altezza dei pantaloni di lei e la infilò dentro, la fece correre in basso fino a quando senti un altro strato di tessuto, gliela mando sotto, incominciò a sentire della peluria e alla fine avvertì con il tatto una lieve umidità e un pulsare, sperò che quei olofilm per adulti che aveva visto con umane fossero veri, piego due dita verso l'interno in direzione del pulsare e le sentì entrare.
Dasha ebbe un sussulto, i suoi occhi si spalancarono e il respiro accelerò lievemente.
« COME TI PERMETTI....DANNATO TRADITORE.....NON E' DIVERTENTE, UCCIDIMI E FALLA FINITA!»
Tam annuì soddisfatto dicendo « Bene mi hai proprio convinto....tu e un primo gruppo trovatevi un posto adeguato...dopo mi dovrai raccontare, non l'ho mai fatto con un'umana, se sarà piacevole potrei decidere di mandarle in paradiso prima di spedirle all'inferno.»
Multan aveva condotto le tre donne, tre umani e un batarian sul ponte equipaggio, essendo pochi sulla nave, molte erano le stanze vuote e ancora meno quelle con un letto. Suggerì un paio di stanze vicine ma due umani obiettarono, afferrarono Isabella e Naomi, quest'ultima aveva provato a scappare appena fuori dal ponte tattico ma era crollata a terra percorsa da una violenta scarica elettrica originata dalle manette, portandole in infermeria affermando che si trattava di un classico e sghignazzando fra loro.
L'altro umano propose di andare con loro ma lui obiettò che c'erano solo due lettini, sarebbero stati più comodi dove indicava lui. Entrarono nella stanza, era chiaro che nessuno faceva le pulizie da un po' ma c'era un letto.
« Bene, divertiti ma sbrigati...anche noi vogliamo darle una lezione e magari anche alle altre.» disse l'altro batarian e l'umano si dimostrò d'accordo.
Afferrò Dasha per le manette e la buttò sul letto, lei cercò di porre resistenza ma una breve scossa elettrica la colpì, Multan si voltò e vide la guardia batarian con un telecomando in mano «  Cosi non perdiamo tempo.» disse.
Dasha era ancora cosciente, le allargò brutalmente le gambe e la tirò a se, sollevandosi la maglia sul davanti.
« Ora troia afferralo e fammi vedere cosa sai fare con le mani.» disse.
 Lei si fece avanti e con le mani afferrò...
…il calcio della pistola infilata nei pantaloni di Multan, la estrasse velocemente eliminando le due guardie troppo sorprese per reagire.
 Multan si era voltato per ammirare l'esito del suo piano improvvisato e quando guardò di nuovo davanti a se vide la canna della pistola in faccia.
« Levati.» Ordinò Dasha.
L'azione si era svolta cosi velocemente che erano ancora nella stessa posizione, lei sul letto con lui in piedi tra le gambe, con le mani che bloccavano e tenevano allargate le gambe di lei.
Il batarian realizzò la situazione in cui si trovava, fece un balzo all'indietro cadendo a terra.
Dasha scese dal letto minacciandolo con la pistola. Il volto contratto in un'espressione indecifrabile.
« Ti prego, non ti ho tradito...mi dispiace per prima...per averti “toccato”...non mi sono divertito a farlo.» Vide un fremito in uno dei sopraccigli di Dasha, ebbe la sensazione che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata sbagliata. Rimase in silenzio, in attesa e sperando.
Lei abbassò l'arma « Non ho tempo per te, mi devo occupare di Isabella.»
Si diresse verso le due guardie morte, saccheggiandone i cadaveri.
Isabella non sapeva cosa fare, non aveva le sue spade, i suoi poteri erano bloccati e da quando aveva cercato di usarli avvertiva nausea,  violenti giramenti di testa e una sensazione di malessere generale in tutto il corpo. Ma la cosa peggiore era la consapevolezza di essere stata inutile e per questo la spada che Dasha le aveva regalato era andata distrutta, di sicuro doveva odiarla. A quel pensiero non riusciva a smettere di piangere.
 Le porte dell'infermeria si aprirono e i quattro individui entrarono.
« Beh, se proprio dobbiamo farlo almeno divertiamoci.» Commentò Naomi e si sedette sul letto « Allora chi vuol essere il primo? Se non mi volete togliere le manette dovrete darmi una mano a spogliarmi.»
Un soldato si fece avanti, mentre l'altro si rivolse ad Isabella « Cerca di collaborare come la tua amica e forse ti divertirai.»
Nessuna risposta.
« Non pensare che ti risponda o collabori, l'unica persona che ascolta è Dasha.» Avvertì Naomi.
Il criminale grugnì a sottolineare il suo disappunto« Mmhh...una dannata statua quindi, peccato con il corpo che si ritrova...forse dovremmo farle vedere la sua amica che viene scopata, ma per ora...»
Le strinse forte il sedere ma non ottenne nessuna reazione.
Isabella venne sollevata e buttata di peso sul lettino, vide un coltello e senti il rumore che faceva mentre le lacerava i vestiti. Nuda, senza dare segno che questo la disturbasse. La sua mente era concentrata su solo due cose: Dasha e la delusione che doveva averle dato.
Delle mani le afferrarono le gambe alzandogliele, spingendole indietro e allargandole.
« Con permesso » Disse ironico il soldato. Fu allora che scoprì qualcosa che lo eccitò ulteriormente, la resistenza che sentiva era dovuta al fatto che di lì non era mai passato nessuno.
Lui sarebbe stato il primo. Sorrise, tirò Isabella ancora più vicino a se. Voleva farle male.
Lei lo sentì premere sul l'inguine e con la voce rotta dal pianto gridò « DASHA!!»
Fece il suo ingresso in infermeria accompagnata da Multan, libera dalla manette e con tutto quello di utile che aveva trovato sui nemici.
I due soldati giacevano morti, mentre un Isabella nuda sul lettino continuava a piangere. Fece un passo in avanti ma subito si voltò, arma in pugno, intuendo la presenza di qualcuno dietro il paravento mobile.
« Gesù, Dasha ti stavo per sparare, non pensavo di vederti...cosa ci fa lui qui?» disse Naomi mentre usciva dal riparo improvvisato, indicando il batarian.
« Mi ha aiutata, è una lunga storia...qui cos'è successo?»
« Pensavano che siccome ero disarmata fossi innocua, d'altronde quelle famose siete tu ed Isabella. Ho spezzato il collo al primo con le gambe e l'altro in maniera classica, era cosi concentrato su Isabella che non si è accorto di niente. Maschi, davanti a una figa smettono di pensare.»
 « Isabella...voi siete state?» domandò la Weaver.
Naomi fece segno di no con la testa « In ogni caso avrebbero sfondato una porta aperta. Isabella invece è scoppiata in un pianto a dirotto quando il tizio si è fatto avanti, lei è per caso...» l'occhiata che ottenne fu sufficiente a farle capire che non erano fatti suoi.
« Tu invece, ti hanno…?» Chiese a Dasha
« No» e raccontò a Naomi come si erano liberati dei loro guardiani. « Ora mi riprenderò la mia nave e manderò molta gente all'inferno.»
Si avvicinò a Isabella, sedendole accanto.
« Non mi sembra in condizioni di essere utile.» Sentenziò Naomi.
Ignorò il commento dell'ex N7 e si fece avanti, prese il volto di Isabella tra le mani e la guardò negli occhi « Inutile è la persona che viene meno al proprio ruolo, generale Williams, Le memorie » disse il phantom, abbassando gli occhi.
« Ho delle spade per te, hanno bisogno solo di una mano abile nell'impugnarla, il krogan che le ha rotte è tuo, chiunque dei nemici è tuo ma Tam è mio e lo voglio vivo.» Disse Dasha e la baciò sulla fronte.
Lei sorrise, sembrava una bambina che sapeva di essere stata perdonata. Non piangeva per quello che aveva rischiato che le succedesse, piangeva all’idea che Dasha avrebbe voluto abbandonarla perché lei non era riuscita ad ammazzare i suoi nemici.
« Non usare i tuoi poteri, fino a quando quello che hai nel sangue non sarà neutralizzato. Se è davvero tossico, utilizzarli potrebbe aggravare il tuo stato.» Le spiegò la Weaver
Tornò a rivolgersi agli altri, mentre Isabella prendeva dai cadaveri il necessario per vestirsi.
« Facciamo il punto della situazione. Da quello che ha detto Tam mentre eravamo sue ospiti, la maggior parte dei suoi uomini si sono sistemati nella stiva, altri sono sparsi nella nave a saccheggiare. Quelli nella stiva e Tam con i suoi sul ponte tattico in plancia dovrebbero essere gli unici due gruppi organizzati di nemici.» Spiegò Dasha.
 « In cabina di pilotaggio sono riuscito ad accedere ad alcune telecamere e sembra cosi, non hanno messo pattuglie ma solo qualche guardia in punti importanti. Avendovi tutti ammanettati in plancia non hanno pensato fosse necessario.» Aggiunse Multan.
Dasha annuì « Bene abbiamo la sorpresa, vediamo di mantenerla il più a lungo possibile, dovremo procurarci delle armi decenti. Quando ho inserito il codice di sicurezza l'armeria si è completamente sigillata, se riusciamo ad accedervi potremo prepararci come si deve. Ci saranno delle guardie ma se saremo veloci non sarà un problema.»
 « D'accordo ma come facciamo con la nave e quelle nemiche?» Chiese Naomi
 Multan sorrise « Non preoccuparti, hanno catturato la nave solo per un colpo di fortuna, il primo colpo ha colpito il tremezzo del motore che aveva bisogno di manutenzione è questo ha causato una calo dell'energia, ma se riesco a deviare l'energia in altri percorsi, avremo armi, scudi e i motori anche senza FTL, non potremo scappare o inseguire per lunghe distanze, ma con me in cabina li faremo fuori se daranno battaglia.»
 « All'armeria.» ordinò Dasha.
« EHI!» Le due guardie, poste all'ingresso dell'armeria, si voltarono rimanendo di stucco a vedere una donna in intimo nel corridoio di fronte a loro, esitazione più che sufficiente a Dasha per eliminarli con pochi colpi di pistola prima di qualsiasi reazione.
Raggiunse la porta ed inserì il codice di disattivazione, l'armeria si aprì mentre venne raggiunta dagli altri e Naomi gli porgeva i vestiti che si era tolta.
Lei e Isabella trovarono le loro vecchie armature in stile Cerberus, quelle aggiornate da Mores erano state prese dagli uomini di Tam e messe chissà dove, in compenso le armi erano più che moderne. Ognuno si equipaggiò con quello che riteneva più opportuno.
Un improvviso sibilo fece voltare tutti verso l'interno, Isabella aveva trovato una coppia di spade, identiche a quelle precedenti e create  come riserva, le fece volteggiare rapidamente in aria, rinfoderandole al primo colpo senza guardare. Il suo volto non era visibile per via del casco da phantom ma la sua soddisfazione era evidente.
Proseguirono quindi con il piano. Naomi e Multan sarebbero scesi attraverso i condotti di manutenzione fino in sala macchine indossando le armature dei nemici per evitare di farsi riconoscere e avrebbero prima riparato il tremezzo e poi sigillato la stiva.
Lei e Isabella si sarebbero riprese la plancia e liberato gli altri. Multan si sarebbe messo ai comandi e cercato di liberare la nave.
 
Isabella si stava sfogando con vere piacere, aveva sorpreso i pochi nemici intenti a saccheggiare. Amputava, tagliava e uccideva con vero piacere. Potevano averle inibito i poteri ma quelli per lei erano solo un accessorio. Lei era mortale di per se.
Non potevano impedirle di anticipare le mosse dei nemici, leggendone la postura del corpo. Un insieme di istinto primitivo, dote naturale ed esperienza, il tutto elaborato dal programma phantom.
Prima che il movimento che la mente ordinava al corpo fosse messo in atto, le intuiva già in buona misura cosa avrebbero fatto.
Inoltre non era sola e non aveva bisogno di guardarsi alle spalle. Dietro di lei Dasha eliminava i nemici con un unico colpo. Era una dei migliori cecchini della galassia, grazie al programma nemesis installato nella mente.
Ideate da Cerberus, le unità nemesis e phantom operavano sempre insieme. Grazie anche a questo si muovevano perfettamente in squadra senza bisogno di comunicare, permettendo ad Isabella di concentrasi al meglio su quello che stava facendo.
Con fredda lucidità e vera goduria lei li uccideva. Non era arrabbiata con loro perché l’avevano vista nuda, toccata e quasi stuprata.
La mente quasi pazza di Isabella non aveva risentito di questi eventi.
Passata la disperazione ora che sapeva che Dasha non era delusa da lei, era subentrata la collera perché l’avevano privata della sua preziosa katana. Non aveva saputo proteggere il prezioso regalo che Dasha le aveva fatto. Forse lei si era risentita di quello nei suoi confronti, ma se faceva la brava magari avrebbe ricevuto una seconda katana in regalo.
Questo pensiero la spronava ad uccidere velocemente. Occultata dall'armatura, arrivava alle spalle e uccideva. Non perdeva tempo a torturare, ansiosa di ricevere i complimenti di un lavoro ben fatto.
I nemici morirono prima di poter dare l’allarme.
Dasha Weaver e le spade erano i due centri attorno cui ruotava la sua esistenza, uniche ancore che non facevano sprofondare la sua mente nella follia totale.
Alzò la testa , ruotandola di lato. Era sicura di non sbagliarsi, stava arrivando qualcosa di grosso.
Forse, con lui solo si sarebbe divertita.
 
Karseh, era scocciato di sprecare cosi il suo tempo, era stato mandato da Tam a cercare quegli idioti che si stavano divertendo con le umane e che non davano notizie da un po', non capiva la preoccupazione del capo, in quei momenti nessuno si ricordava di ciò che doveva fare e non sopportava che Lui, il secondo in comando, li dovesse cercare.
Era assorto in quei pensieri quando poco più avanti nel corridoio senti una specie di sibilo, fece ancora qualche passo e udii lo stesso suono alle sue spalle.
Imbracciò il fucile a pompa e si fermò, dietro di lui una porta si aprì, si voltò e sparò ma non c'era nessuno, si diresse verso la soglia aperta sparando diverse volte nella stanza, quindi finalmente vi entrò con circospezione di qualche passo.
Sentì un dolore improvviso alle braccia, seguito da uno identico alle gambe, tutto quello che il krogan poté fare mentre cadeva fu eseguire una mezza giravolta e cercare di sparare all'aggressore alle sue spalle, il colpo andò perso contro il pavimento.
Isabella gli era arrivata da dietro, recidendogli in un taglio netto muscoli e tendini delle braccia e quelle delle gambe. Ora il krogan era riverso a terra con la faccia verso di lei, ma incapace di muoversi come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
« D'accordo uccidimi, ma sappi che è stato divertente rompere le tue preziose spade» E rise in faccia ad Isabella.
Da lei nessuna risposta
La spada lunga infilzò il krogan nella parte bassa dell'addome ma non affondò il colpo, aveva solo lacerato la pelle. Con un unico colpo incise l'addome in tutta la sua lunghezza, dal basso verso l'alto, tagliando pelle , ossa e muscoli, la sua vittima lanciò un unico urlo. Lei ripeté l'operazione diverse volte, rimuovendo le parti tagliate con la punta della spada e come in un modellino anatomico era possibile ammirare l'interno del krogan e suoi organi mentre era ancora vivo.
« Dannata umana pazza, farai bene ad assicurarmi di uccidermi o ti darò la caccia a te e alla tua amica e vi renderò il favore.» Minacciò Karseh, sperando di provocare l'umana e ottenendo una morte veloce, in quelle condizioni ci avrebbe messe ore a morire e in maniera dolorosa.
 Isabella lo scavalcò e al centro della stanza emise un fischio, qualcosa si agitò sotto il letto.
Il krogan, vide quello che sembrava un piccolo roditore peloso, non più grande della sua mano uscire da sotto il letto e andare incontro all'umana facendogli delle feste, era chiaramente un animale da compagnia anche se non sapeva di che tipo.
Isabella si chinò e accarezzò Spadino, quindi indicò con la mano il krogan sanguinante a terra e usci della stanza.
Karseh si chiese cosa avesse in mente quell'umana, quel coso peloso non era un pericolo nemmeno nello stato in cui si trovava. L'animale emise un paio di versi piuttosto acuti  « Sta zitto!!» Gli urlò lui.
Spadino incominciò ad annusare l'aria, conosceva bene quell'odore, molte delle cose che gli portava la sua padrona ne erano impegnate. Si avvicinò al krogan e lecco il sangue a terra, alzò di scatto il muso pulendoselo con la lingua e trotterellò da qualche parte sparendo dalla vista di lui per riapparire da sopra il letto e incominciò a ringhiare apertamente nella sua direzione « Cosa vorresti fare?»
Il cane fece un balzo atterrando in mezzo alle interiore del krogan e eccitato dal sangue incomincio a morderle. Karseh urlò atrocemente e l'ultima visione che ebbe fu quella di un teschio asari sotto il letto da dov'era uscito quell'animale.
Quando Isabella usci dalla stanza trovò Dasha ad attenderla,
« Non sono sicura di voler sapere perché lo hai attirato nella tua stanza...gli hai tolto il comunicatore?»
Lei glielo porse
« Bene ora andiamo a riprenderci la nave.»
 
In sala macchine, attraverso i condotti di manutenzione Naomi e Multan erano arrivati a destinazione, fortunatamente non trovarono nessuno una volta giunti, pareva che Tam non fosse in grado di far rispettare la disciplina. Riuscirono a mettersi al lavoro senza essere interrotti e in una quindicina di minuti a ripristinare l'energia.
Una volta fatto si diressero al hangar per sigillarlo, ma sul posto Naomi impose un cambiamento di programmi. A sentire cosa volesse fare Multan chiese se era impazzita ma lei lo zittì.
La donna entrò nell'hangar, fortunatamente aveva un casco che le copriva per intero il volto, dopo un minuto, come concordato, il batarian inserì il codice che avevano ottenuto da Dasha e la porta si sigillò con uno scatto netto, ma non vi furono altri rumori.
Naomi stava passando attraversa a quel gruppo di almeno una quarantina di persone quando i primi, insospettiti quel rumore, si avvicinarono alla porta per controllare e quando fu chiaro che qualcosa non andava altri accorsero verso la porta mentre lei era quasi arrivata al suo obiettivo, una portellone blindato nella parete sinistra dell'hangar. Da quello che aveva detto Dasha il suo codice sbloccava qualsiasi cosa sulla nave, si augurò che fosse vero.
Qualcuno la notò, era l'unica persona che andava in senso opposto alle altre « Chi sei? Cosa stai facendo?» Le gridò.
Lei corse al panello, molti non l'aveva ancora notata e solo pochi si dirigevano verso di lei, immise il codice e le porte blindate si aprirono mentre esplodevano i primi colpì nella sua direzione.
I soldati avevo raccolto o estratto le proprie armi, non sapevano chi stavano affrontando ma solo che era un singolo individuo rintanato in un vicolo cieco. All''improvviso nel hangar risuonò un tonfo, come qualcosa di pesante che sbatteva, seguito da una serie di rumori tutti metallici.
La causa di quei suoni, con orrore per loro, divenne ben presto evidente e solo allora si resero conto che non solo la porta era chiusa ma anche le comunicazioni tagliate.
Naomi era riuscita salire nella cabina del mech che lei e Tenus avevano recuperato. Mores l'aveva definito un opera geniale nell'arte della guerra, era il momento di dimostrare quanto il krogan se ne intendesse. Falciò i primi nemici con la mitragliatrici, arti e corpi volarono in ogni direzione.
Un krogan, più furbo degli altri, prese un lanciamissili elettrico e l'usò.
Il colpo a carica elettrica colpi il mech. Naomi poté vedere il panello di controllo impazzire, fare scintille e non rispondere ai comandi, mentre i nemici intensificavano il loro attacco.
Ma come predetto da Mores quel mech era formidabile e passata la scarica tornò attivo dopo un paio di secondi, lei usò il braccio artigliato per afferrare il krogan che l'aveva colpita per la testa, alzandolo davanti a se, che esplose come un acino di uva quando aumentò la morsa del braccio. A quella vista molti nemici indietreggiarono.
Non poteva usare le armi più potenti senza danneggiare la nave, ma per fortuna quel mech era ben fornito.
Come un dio pagano che faceva udire la propria voce tramite i tuoni, cosi il mech fece udire la sua tramite boati assordanti e nessuno udii delle voci più deboli gridare. Quando un dio parla è solo la sua voce che viene udita.
Tam era frustato, Karseh non rispondeva e nemmeno gli uomini nell’hangar, aveva mandato qualcuno a cercarli ma anche loro non avevano più dato notizie, nella plancia del ponte tattico, rimanevano solo lui con una decina di uomini più i prigionieri. Provò nuovamente a usare il comunicatore, aveva perso il conto delle volte che ci aveva provato.
« SMETTILA, sono morti, la tua inettitudine nel continuare a cercare di stabilire un contatto sta rasentando la pura STUPIDITÀ, mi fai venire il mal di testa, non hai neanche pensato a cambiare canale di comunicazione.» urlò spazientito il generale turian Tetrius.
« Morti? Uccisi da chi? Dasha e quel phantom pazzo, ridicolo, le ho sconfitte e ora staranno facendo divertire i miei uomini da quelle puttane che sono. Nel hangar ci sono almeno una quarantina di individui armati, troppi per loro...ma se hai soluzione a questa situazione forse potrei risparmiarti la vita e magari farti unire alla mia organizzazione se funziona.»
« No! Non lavoro con dilettanti e inetti che hanno avuto solo una botta di fortuna. Avrei costantemente mal di testa per la vostra incapacità e di sicuro non accetto adesso che state per diventare dei cadaveri.»
« Quando ti mostrerò i loro cadaveri, implorerai il mio perdono per queste tue parole.» affermò rabbioso Tam.
Una delle porte del ponte si aprì e una sfera metallica rotolo vi rotolo dentro, dalla parte superiore emerse una torretta.
« GIU!!» gridò Mores.
Dasha era passata dal laboratorio del Krogan per cercare qualcosa che potesse servire come diversivo per entrare nel ponte tattico, li trovò un “Big Varren”.
Non aveva idea di come pilotarlo ma se capiva bene le impostazioni era programmato per sparare ad altezza d'uomo a tutto ciò che si muoveva se avviato in modalità automatico.
Lei e Isabella raggiunsero il ponte tramite le scale, non era possibile arrivare di nascosto con l'ascensore, eliminando chi Tam aveva mandato a controllare.
Arrivata alla porta l’aprì quanto bastava per far rotolare all'interno il piccolo robottino.
Come sperato tutto il fuoco e l'attenzione era concentrata sul suo diverso quando pochi secondi dopo fece il suo ingresso, armata con un M99 Saber, pochi colpi ed eliminò chi teneva sotto tiro i suoi uomini
« Uccidetela.» Ordinò Tam, gli uomini rimasti, eliminato velocemente il robottino, si voltarono verso di lei ma due di loro caddero trafitti colpiti alle spalle da Isabella e un altro decapitato, poteva essere senza poteri ma l'occultamento della sua armatura funzionava e nessuno aveva notato una figura occultata che entrava alle spalle di Dasha.
« Chiudete gli occhi!!» Gridò la Weaver e lanciò delle granate accecanti, approfittò di quel momento per usare uno dei telecomandi presi dalle guardie per liberare gli altri.
Tertius e Tenus raccolsero le armi dei morti da terra e fecero fuori subito chi restava dei nemici, Mores si esibì in una classica  dimostrazione di carica Krogan, mentre Sunt rotolò in un posto sicuro, era un hacker e questi eventi non facevano per lui.
Dopo un paio di minuti convulsi, Tam rimase l'ultimo dei nemici in vita
«Lo voglio vivo!» - ordinò Dasha - « ISABELLA! FERMATI ORA!»
Le punte delle spade si fermarono a meno di un centimetro dagli occhi di Tam. Isabella ricordava cosa gli aveva detto Dasha ma voleva ucciderlo, alla fine si allontanò da lui anche se scocciata.
Multan fece il suo ingresso in quel momento con un fucile in mano, ma lo abbasso subito quando vide che era tutto finito e le armi degli altri puntate su di lui.
« Calmi, sono io!»
« Infatti.» obiettò Tenus.
« Dasha...capo.....per favore...» disse supplicante.
«Giù le armi, mi ha aiutato, i dettagli a dopo ma per adesso abbiamo bisogno di lui...ma è meglio se getti tutte le armi.» ordinò lei.
Multan obbedì e corse verso la cabina.
«Aspetta, dov'è Naomi?» chiese Dasha.
«Nel hangar...penso stia bene, ha voluto improvvisare.»
Lei cercò subito di stabile un contattato, giusto per confermare le parole del pilota.
«Qui Naomi, sto bene ma l'hangar ha bisogno di una pulita...non c'è un bello spettacolo.»
Dasha si mise alla console principale, i sistemi della nave erano sbloccati.
Multan si mise subito all'opera, fuori dal sistema Dohlen e con i sistemi operativi usò una scansione attiva per rilevare le forze nemiche, come immaginava le due navi che li trainavano non erano le sole, una terza nave li seguiva tenendosi sulla loro verticale ma doveva agire subito, la scansione attiva non sarebbe passata inosservata.
Si mise ai comandi e per quello che gli era possibile, spinse i motori all'indietro più che poté, le navi nemiche impreparate a questa manovra curvarono entrambe verso l'interno e le loro pure si scontrarono, fermandosi davanti all'Atlantic Codex.
Il cannone principale della nave fece fuoco colpendo ambedue le navi, a quella distanza ravvicinata, il colpo sventrò, trapassando da parte a parte, ogni singola paratia. Sistemate le due navi che li trainavano Multan gridò nell'interfono  « AGGRAPPATEVI A QUALCOSA!» e fece ruotare la nave di 90°  con la prua rivolta verso l'alto, appena in tempo per evitare una salva di colpi sulla loro posizione precedente, uso i lanciamissili laterali e dopo pochi secondi il cannone principale.
Se l'altra nave avesse deciso di scappare non avrebbero mai potuto seguirla, ma aveva deciso di dar battaglia. Alcuni dei missili vennero abbattuti, i più raggiunsero l'obiettivo colpendone gli scudi, questi indeboliti non furono sufficienti a fermare il colpo del cannone principale che colpì in pieno la nave, sfondandone la corazza. Questa incominciò a piegarsi e alla fine si spezzò in due un istante prima di esplodere.
« Dasha, navi nemiche sistemate....ricevo delle chiamate di soccorso da quelle che ci trainavano, pare ci siano superstiti.»
 « Non mi servono, falli fuori.»
 « Ricevuto.» Multan guardò le due navi alla deriva --Bene, non ho molte occasioni di usare l'armamento di questa nave.-- pensò
Ebbe il piacere di sentire il parere di Naomi sulla sua manovra, il mech non essendo ancorato aveva fatto un bel volo con lei a bordo.
« Sto bene, ma solo perché questo “bambino” è robusto.» disse la donna.
 
Il giorno dopo Tam si era svegliato sentendo dell'aria fresca sul viso, era ancora intontito ma si rese subito conto di essere su un pianeta quando vide il cielo sopra di lui, sentii il terreno umido al di sotto e per di più ospitale visto che riusciva a respirare senza casco.
Non riusciva però a capire cosa ci facesse, l'ultima cosa che ricordava era la prigione sulla nave di Dasha. Come se pensandola l'avesse evocata lei apparve in piedi accanto a lui.
«Salve Tam.» disse e imbracciò la su arma, un fucile ad arpioni Kishock.
Il primo colpo si piantò nel gomito destro di Tam, inchiodandogli il braccio al suolo.
Il fucile sparava solo un colpo per volta e richiedeva un po' di tempo per ricaricarlo.
«AAHHH!!!...Uccidimi e facciamola finita.»
«Questa è bella... non sono cosi stronza da non riconoscere il favore che mi hai fatto radunando tutti quelli che c'è l'avevano con me, mi hai permesso di farli fuori tutti insieme. Questo merita un piccolo premio.»
Un secondo arpione, ma questa volta nel gomito sinistro.
«AAHH!!»
«Adesso scusami, ma il tuo premio sta arrivando ed è meglio che io non ci sia, non vorrei rovinartelo.»
Altri due arpioni, uno per ginocchio
« Aspetta Dasha.... dove siamo? Di cosa parli?»
Lei prese qualcosa dallo zaino e lo mise a terra, era un “Big Varrei.”
« Sunt...mi senti? Assicurati di riprendere il più possibile finché l'attrezzatura funziona, poi spediscilo tramite extranet dove ti ho detto. Servirà da monito ad altri che vorranno mettersi contro di me.» Quindi si voltò per andarsene.
« Aspetta...rispondimi.» supplicò il batarian.
« Siamo esattamente dove mi hai chiesto nel tuo falso messaggio: Haestrom. Il tuo premio sarà la splendida alba che si gode da questo pianeta, sei fortunato, sono secoli che nessuno ammira più questo spettacolo naturale.»
Questa volta se ne andò veramente, ignorando le urla di Tam
Fece qualche tentativo di liberarsi, ma inutilmente. Guardò verso l'orizzonte e vide che il sole stava lentamente alzandosi, in alcuni punti intorno a lui dove la luce già arrivava, colonne di vapor acqueo si alzavano dal suolo che scoppiettava e si seccava all'istante privo di tutta l'umidità accumulata durante la notte.
« NNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!»
*****
Nel giro di una settimana, Dasha aveva scoperto abbastanza facilmente chi aveva ideato quelle armi elettriche e lo lasciò in vita in cambio dei progetti, di una parte dei ricavi e della sua “spontanea” adesione alla sua organizzazione. Era una donna pratica, non aveva rancore verso il loro ideatore per i problemi che quelle armi gli avevano dato.
Risolta quella faccenda, al momento tutti si trovavano alla loro base nei sistemi terminus, avevano bisogno di riposo e la nave di manutenzione.
Erano nella stanza adibita a sala mensa.
Isabella spalancò la bocca e inghiotti il cucchiaino di budino che Dasha gli porgeva, tutti gli altri attorno guardavano allibiti non sapendo bene cosa pensare. I suoi poteri stavano gradualmente tornado, i vari medici avevano confermato che una singola dose causava numerosi effetti collaterali ma tutti temporanei e reversibili, specificando di non usare i poteri fino all'eliminazione completo del farmaco dell'organismo. Maggiore era l'uso dei poteri, maggiori sarebbero stati i sintomi.
Multan si alzò e camminò fino davanti a loro mettendosi sull'attenti, poteva fare a meno di quella posa militare ma sperava che quella minima dimostrazione di rispetto e sottomissione servisse a qualcosa.
« Dasha ci siamo trovati in pericolo per colpa tua...per la tua indecisione a prendere un vero equipaggio per questa nave. Avessimo avuto un reparto d'ingegneria avrebbero potuto fare una manutenzione regolare alla nave o riparare subito il problema del tremezzo. C'è anche bisogno di tecnici specializzati per i sensori e la calibrazione delle armi, per non parlare di un medico e un cuoco, sarebbe bello mangiare altro sulla nave che pasti preconfezionati. Ci servono almeno una ventina di persone come minimo, questo è un dato di fatto anche se non ti piace.»
Quindi tacque in attesa di una risposta, il viso di lei era serio ma non sembrava arrabbiata. Lo stesso non poteva dirsi di quello di Isabella, poté udire il rumore di metallo che scorreva.
 Dasha mise una mano in testa a Isabella che parve calmarsi.
« Generale, lei è della stesa opinione?»
« Si, Dasha.» Rispose Tertius, a un paio di tavoli di distanza.
Sembrò rifletterci sopra un attimo e alla fine disse «Mi prepari una lista di candidati e me la presenti il prima possibile.»
« Veramente, ne ho preparata una da tempo. Possiamo consultarla quando vuoi, anche subito.»
Lei sospirò « Va bene, inutile perdere tempo, l'aspetto nel mio ufficio tra cinque minuti generale.»
« Agli ordini.»
Quindi si alzò dal tavolo e porse il resto del budino ad Isabella, che però parve seccata che Dasha avesse smesso di accarezzarla.
Multan riprese a respirare, era vivo....era più di quanto aveva immaginato, si voltò per andarsene quando un'idea gli attraversò la mente, era una cosa stupida, ma non era mai stato bravo a resistere alla propria curiosità.
« Isabella, ti posso fare una domanda?» chiese lui, nella sala il silenzio assoluto. Tutti coloro che assistevano alla scena si fecero all'istante tesi, senza Dasha presente Isabella si sentiva libera di fare ciò che voleva.
Lei alzò lo sguardo verso di lui che non poté dire cosa vide in quegli occhi, ma gli tornò in mente quando da piccolo per la prima volta aveva imparato che non bisognava mai disturbare un animale quando mangiava, ma ora non poteva tirarsi indietro.
« H-Ho visto che hai delle nuove guaine per le tue spade. Mi chiedevo di cosa fossero fatte? Sono belle.»
Gli angoli della bocca di Isabella si piegarono verso l'alto e con una mano indicò Mores
« Te le ha fatte Mores?» Gli sembrava strano, d'altronde lo stesso krogan sembrava sorpreso di essere stato tirato in ballo.
Lei prese una delle spade ancora nella custodia e gliela mostrò, il sorriso iniziale aveva ora qualcosa di agghiacciante  « Krogan. Pelle Krogan.» Dichiarò.

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