Mad Father

di maty345
(/viewuser.php?uid=450810)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter 1-La maledizione ***
Capitolo 3: *** Chapter 2-La madre e la figlia ***
Capitolo 4: *** Chapter 3-il codice ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mad Father
 

Germania del Nord

Residenza Barlow

<< Padre... >>

La graziosa bambina bussò ripetutamente sulla porta di legno di quercia, tenendo il ritmo appoggiando ripetutamente il piede sul pavimento di pietra. L'unica luce presente che illuminava quel corridoio tetro era una semplice fiaccola appesa al muro, di pietra anch'esso.

<< Padre sei qui dentro? >>

Ripetè la giovane, picchiettando ancora di più il suo piccolo pugno sulla porta. Si sentirono dei passi affrettati, e poi, la porta si aprì. Ne uscì fuori un uomo sulla quarantina, con dei rigidi occhiali rettangolari appoggiati sul naso. Indossava un camice bianco da laboratorio, e portava una mascherina di carta sulla bocca.

<< Papà! >> cinguettò armoniosamente lei, facendo un piccolo salto dalla sorpresa.

<< Courtney! Quante volte ti ho detto di non venire qua sotto? >>

<< Scusa papà... Ma...um... Ero troppo spaventata per dormire da sola... >> sussurrò l'ispanica, con un fil di voce.

Il padre si commosse a quelle parole, e mise una mano sulla spalla della sua bambina.

<< Courtney... >>

<< Non preoccuparti, non sei mai sola. Tua madre è sempre al tuo fianco. Ti tiene sempre d'occhio, Courtney. Okay? Ora perfavore, va' a letto. >> Tolse la manona grande quanto la sua faccia e indicò la via d'uscita alla figlia, con un dito.

<< Si papà... >>

<< Brava bambina >>

Courtney si girò, e, non fece in tempo a fare tre passi, che si rigirò di nuovo verso l'ombra scura del padre.

<< Padre. Domani è... >>

<< Si. E' l'anniversario della sua morte >> la precedette il dottore.

<< Andremo a visitare la sua tomba insieme. >> continuò, accennando un sorriso.

Courtney assunse un espressione felice.

<< Okay >>

<< Ora. Torna a dormire, pervafore. Arriverò anch'io presto. >> e fu l'ultima cosa che si dissero. Il padre rientrò nel suo laboratorio sotterraneo, e si chiuse dentro a chiave.

<< D'accordo >> aggiunse per ultimo la bambina, dirigendosi verso la sua stanza, ignorando, come sempre, le urla di supplica provenienti da quella stanza così misteriosa per i suoi occhi.

Conosco il segreto di papà.

Mio padre è uno scienziato.

Lui ama le ricerche ed è sempre rinchiuso nel laboratorio nel sotterraneo.

Sento sempre rumori provenienti da quel laboratoio...

Urli di animali e umani...

Fin da quando ero piccola.

Conoscevo cosa mio padre faceva

Fingevo di non guardare

Fingevo di non sapere niente o di non sentire niente

Fingevo l'ignoranza per tutto il tempo.

Perchè io amo mio padre.

 

Questo non è l'unico segreto che so.

Quando io e mamma non eravamo nei paraggi,

lui e la sua assistente...

 

 

<< Alla fine è stato semplice. >> disse il padre della bambina, rivolgendosi all'aiutante, che era intenta a pulire gli arnesi macchiati di sangue che il dottore aveva sporcato.

<< Devo smaltire i materiali rimanenti >> sussurrò la donna, levando un dito carnoso e gettandolo in un sacchetto pieno di parti umane andate a male.

<< Quello può aspettare. >> borbottò l'uomo.

<< Vieni, Maria. >>

<< Dottore... >> le guance della signora si arrossarono, e, un po' intimidita, corse verso le braccia dell'uomo tanto amato.

<< Dottore... >> ripetè. << Lei è a conoscenza del nostro... rapporto >>

<< Hm? Che importa? >>

<< Io non credo che lei sia affezzionata a me. Questo è il problema. >> disse Maria, desolata.

<< La ragazza compirà presto undici anni. E' una fastidiosa età. Per essere sicuri... >> si fermò un attimo, prese un bel respiro e continuò.

<< Sii gentile con lei, perfavore. Assicurati che non le sia fatto del male >>

<< Lei è la più preziosa... >>

 

 

Angolo autrice: hey!

Come va ? e da un po' che non ne faccio uno! ù.ù

Questa storia è in teoria un gioco indi horror, che io ho trasformato in storia.

Se qualcuno ci volesse giocare lascio il link per il download ---> http://mad-father.it.uptodown.com/download?thank=you

Questo è il prologo, le prossime volte scriverò molto di più, altrimenti non finirei mai -.-'

recensite!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1-La maledizione ***


Mad Father

Chapter 1

La maledizione

L'orologio rimbombò nella camera di Courtney con un sonoro campanello, per poi riprendere con il solito ticchettio, come una cantilena. La bambina aprì i suoi occhioni da cerbiatta, spaventata dal rumore. Si appoggiò allo schienale del letto ed accompagnò le magre gambe sul petto, tenendole strette con le braccia. Come faceva sempre quando era spaventata.

<< E' mezzanotte... >> sussurrò piano, per non svegliare il suo adorabile coniglietto bianco, Palla di Neve.

<< Oggi è il giorno in cui mamma è andata in paradiso... >> continuò.

<< Mamma >> scese dal letto e appoggiò i piedi nudi sul pavimento gelido, gesto che le provocò un certo ribrezzo. Accarezzò il morbido copriletto bianco, senza macchia, come lo era l'anima di quella fanciulla.

<< Non riesco mai a dormire quando penso alla mamma... >>

Fece quello che faceva ogni volta che non riusciva a dormire: cioè avvicinarsi al ritratto dell'amata madre e cominciare a discuterci, come se fosse ancora viva, ancora presente, ancora accanto a lei. Parlarci le riempiva il cuore: si sentiva meno sola. Nell'avvicinarsi inciampò in una sua bambola vestita con un grazioso abito verde. Sorrise. Quanti ricordi...

<< Una bambola regalatami da mio padre. E' così vecchia e logora... >>

<< Ti ho portato un regalo. Courtney! >> La bambina con i graziosi codini s'avvicinò impacciata al padre, con un sorriso sulle labbra. Adorava i regali di suo padre.

<< Yay! E' una bambola! >> disse, accarezzandole i capelli bruni.

<< Grazie papà! Che bella bambola... >> la tenne stretta tra le braccia, come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

"Sembra così reale!" pensò, ma non lo disse.

Accennò un'espressione triste, pensando che lei non riceveva regali così belli da secoli, ormai. Il suo sguardo ripuntò verso il ritratto della madre. Goffamente si avvicinò ad esso. Come era bella la mamma... Alta, magra. Profondi occhi azzurri invadevano il suo viso. La forma di essi era la stessa della bambina. Courtney iniziò la sua conversazione:

<< Mamma... Sono terrorizzata. Io so di amare papà, ma... Lei mi spaventa. Mi guarda sempre con quegli occhi... La odio >> accennò la "o" di odio un po' marcata, per far notare il disgusto per l'assistente.

<< Ma so che a papà piace. >> continuò, fragilmente.

<< Se lei e papà si sposassero, credo che lei diventerebbe la mia nuova mamma... ma io non voglio avere lei come madre. Io non ho bisogno di un'altra madre. >> commentò.

<< C'è soltanto una mamma al mondo per me... >>

<< Mamma... perchè te ne sei andata? >> borbottò, avendo già le lacrime agli occhi scuri. Succedeva sempre. Quando parlava con lei, dava troppo sfogo hai suoi sentimenti... E non andava bene. Desiderava essere una donna forte, grande, senza paure. La perdita della mamma l'aveva scandalizzata, ma anche reso più forte. Un mix di emozioni, insomma.

In quel momento, la temperatura variò. Courtney si sentì fredda e rigida, tanto che per trattenere il calore si strette il corpicino tra le braccia.

<< Sono un po' spaventata... Meglio se torno a letto >>

Quasi avesse una forza misteriosa ad afferrarla dal di dietro, corse verso il suo letto. Ci si buttò letteralmente. Il materasso si alzò e si abbassò per un po', e, finito di oscillare, permise alla piccola di stendersi a suo piacimento, ovvero sul fianco destro.

<< Buona notte >> sussurrò a se stessa, prima di chiudere gli occhi e cominciare a dormire.

La piccola cantava. Dolci parole uscivano dalla sua bocca, ed esse, si espandevano nell'aria come bollicine. Era seduta, accanto al padre, su un prato fiorito. Si sentiva felice. Per la prima volta sua padre giocava con lei! Sembrava un miracolo. E forse, lo era.

<< Canti così bene Courtney! >> le sussurrò il padre, forse per non disturbare quell'aria magica che si era creata attorno a loro.

<< Papà. Mi vuoi guardare in questo modo? >> chiese la figlia. E non era una domanda illogica: il padre Alfred, stava seduto dietro di lei, non riuscendo ad ammirare il volto della sua principessa.

<< Lasciami un momento... >> cinguettò il dottore. Intrecciò i fiori che aveva in mano in una maniera a dir poco incantevole: sembrava una magia.

<< ... per metterti questa >> finì. In tutti e due i sensi. Appoggiò la sua creazione sui capelli di Courtney, donandole un'aria ancora più bella. Sembrava una ninfa, vestita così.

<< Una corona di fiori? >> domandò la piccola. Si girò bruscamente verso la figura paterna, ed, ingenuamente, domandò:

<< Mi sta bene? >>

Alfred sorrise. << Si. Penso che sia adatta... >>

Courtney esultò, per la gioia. Da quanto tempo non giocava con suo padre? Quel giorno sembrava racchiudere anni e anni di felcità...

<< Grazie papà! >> la giovane si buttò sulle braccia del padre, ricevendo un caldo e tenero abbraccio. Alfred le accarezzò i capelli.

<< Mi dispiace non poter giocare sempre con te... >>

<< Papà... Va tutto bene!>> urlò, notando l'espressione affranta del suo papà. Per una volta che stavano insieme, dovevano almeno essere felici!

<< Sono contenta di aver potuto giocare con te oggi, padre >>

Una figura marmorea apparse di fianco a loro. E per Courtney quella figura rappresentava tutto: quella era la persona più importante al mondo, quella che la capiva con un solo sguardo: era la mamma.

<< Oh mio Dio! Voi due stavate giocando? >> Sulla donna apparve un sorriso. Era così raro che suo marito giocasse con sua figlia... così raro, che uscisse da quel laboratoio. Così raro che si stesse dedicando alla sua famiglia e non quei... quei... cosi.

<< Mamma! >> la bambina si alzò in piedi e corse verso la madre, che intanto, sorrideva beata.

<< Guarda! Papà mi ha fatto una corona di fiori! >>

<< E' sensazionale! Ti sta d'incanto, Courtney, >> disse la madre alla propria figlia, abbassandosi leggermente all'orecchio della figlia cos' bassa rispetto a lei.

<< Perciò tu stavi giocando con lui tutto il giorno? >> domandò, indicando il marito con un dito, che, anch'esso, mirava la donna con uno sguardo dolce.

<< Si! >> la bambina si girò verso il padre, tutta contenta.

<< Dovremmo farlo di nuovo, padre! >>

<< Si, dovremmo. La prossima volta, anche tua madre si unirà a noi. >> accennò un sorriso, dicendo questo. Lo rincuorava il fatto che fossero una famiglia così unita.

<< Beh, non vedo l'ora di farlo... Cough! Hack! >> la donna starnutì pesantemente, mettendosi una mano sulla bocca.

<< Mamma! >> esclamò Court. Per lei era strano vedere star male sua madre.

<< Sc-Scusami.. Solo un altro... Hack! Wheeze! >>

Il marito, spaventato, si alzò e raggiunse la moglie.

<< Non spingerti se non ti senti bene! >> gracchiò.

<< Vieni. Prendi qualche medicina da Maria. Ti aiuterà a sentirti meglio. >>

La moglie assunse in faccia un'espressione di disgusto. Una medicina da lei?Da quella Vagabonda? Mai e poi mai.

<< No... Posso prenderla da sola... >>

<< Mamma, ti fa male? Tu stai bene, giusto? >> la bambina era in ansia. A quei tempi, poche medicine riuscivano a guarire completamente un corpo malato.

<< Scusa se ti ho preoccupato. Sto perfettamente bene... Non guardarmi così ansiosa, perfavore! >> disse notando lo sguardo della piccola. le scappò una risata. E lo stesso anche per Courtney.

<< Courtney. Il tuo sorriso mi fa stare meglio più di ogni altra cosa! Se io non vedo il tuo sorriso, non riesco ad andare avanti... >>

E questa era la verità. Era ben noto quanto il sorriso dell'ispanica portasse buonumorea tutti, persino ad una persona infelice come la mamma.

<< Madre... >> sussrrò quest'ultima.

<< Ora. Vieni dentro che è pronta la cena. Ho cucinato gli hamburger questa sera! I tuoi preferiti, Courtney! >>

Questa notizia fece crescere l'acquolina alla bambina. Prova ne fu lo stomaco, che cominciò a borbottare.

< Evviva! Tutti amano i tuoi Hamburger! vero, papà? >>

Il padre cominciò a ridere. << Hahaha, certo! I suoi hamburger sono i migliori del mondo! >>

Noi eravamo così felici

C'era Maria, ma

ciononostante, noi tre eravamo una famiglia così felice.

Ma quando mamma morì di malattia

ed anche la felcità che avevamo allora, beh...

 

Il ticchettio dell'orologio procedeva, come un'allegra sinfonia.

Ticchettava. Tic, tac faceva. Tutto procedeva tranquillo. troppo tranquillo.

Fin quando un urlo proveniente dal suolo irruppe quella calma così beata.

<< Huh? >> la bambina si alzò dal letto una seconda volta, in quella giornata che doveva passare ancora alla luce.

<< Quell'urlo... Papà? >>

La bambina si mise le pantofole, per precauzione.

<< Deve essere successo qualcosa... Vado a controllare papà! >> proclamò, solenne.

Con passo felpato si diresse verso la porta della sua cameretta. Toccò lievemente la maniglia dorata, per poi piegarla.

<< Ho un brutto presentimento... >> sussurrò più al vento che a se stessa.

Aprì la porta ed uscì dalla stanza. Percorse metà corridoio, per poi fermarsi.

C'erano dei rumori strani, invisibili...

<< Che cos'era quel suono...? Era una voce? >> si domandò.

Si sentirono dei colpi secchi sbattere contro il muro, contro il pavimento. Ad ogni colpo un'impronta insanguinata macchiava la superficie. Le impronte aumentavano sempre di più, sempre più vicino a Court... fino ad atterrarla. Si mise in ginocchio, terrorizzata, emettendo suoni simili ad "Eek". Si sentì un rumore sinistro, come se una pelle fosse stata lacerata. Poi, dal nulla, li vide.

Due zombie, uno alto con la pelle rossastra con i capelli verdi se ne stava a pochi centimetri da lei, l'altro, senza gambe, strisciava verso con un ghigno in volto. Courtney arretrò non poco.

<< Nooo...! >> schiamazzò lei. Aveva paura, tanta paura.

Gli zombie s'avvicinavano sempre di più a lei, la pelle marcia che cadeva dalle loro ossa gialle gli rendavano inquietanti.

<< No... Non... >> Courtney non sapeva che fare. L'avrebbero inseguita. L'avrebbero ridotta a brandelli. Cosa poteva fare?...

<< Da questa parte! >> una voce maschile, calda e roca la chiamò da dietro, dall'altra parte del corridoio.

Courtney si alzò di scatto.

<< Chi è stato? >> Era curiosa. Chi c'era in casa sua, che aveva un minimo di cervello oltre a lei, suo padre e forse Maria?...

<< Vieni da questa parte! >> tuonò di nuovo quella voce.

<< C'è qualcuno laggiù?... >> si domandò. Spinta dalla curiosità, e si, anche per il fatto che alle calcagna aveva due zombie, si inoltrò dall'altre parte del corridoio. Corse, corse e corse. Girò l'angolo e lo vide: un ragazzo alto, con dei vestiti da punk, e con una cresta verde fluo attirò la sua attenzione. Era appoggiato su un muro, e lo vedeva solo di profilo.

<< Chi sei tu? >> gli domandò.

<< Da questa parte. >> sussurrò, ancora.

<< Chi...? >> sei tu? avrebbe voluto dire, ma non ci riuscì. Venne semplicemente paralizzata da quella visione.

<< Resta con me. >> quell'uomo si girò. E per Courtney fu orribile.

Aveva un solo occhio azzurrino, l'altro, era stato levato con forza, e, al suo posto, erano intrecciati tanti fili giallognoli viscidi. Quella zona facciale era strana... come se fosse stata bruciata.

<< Ho detto. Da questa parte! >>

<< Nyahhh...! >> emise un breve rantolo, quella bambina. Terrorizzata, scappò di nuovo indietro.

Al suo ritorno, quei... quei cosi, erano ancora lì! Non sapeva che fare.

<< Yah... >> non seppe nemmeno cosa fece, lasciò che il suo istinto la guidasse in un luogo più sicuro, più calmo. La sua cameretta.

Ci si infilò come una lepre, e la chiuse a chiave. Non sarebbe entrato nessuno ne' zombi, ne' uomini con un occhio solo ne'...

<< Cos'è quello? >>

Non aveva fatto in tempo a scampare dei pericolosi assassini, che un'altro campeggiava davanti alla sua libreria. L'uomo, sentendo la voce della fanciulla, si girò. Era molto altro ed imponente... Carnagione biancastra, ed occhi rossi scarlatti. Indossava uno smocking en un berretto nero.

<< Hai molti libri interessanti in questa stanza... >> disse quell'uomo.

<< Ti piacciono i libri, mia cara? >>

<< Chi sei tu? >> tuonò la bambina. Come osava uno sconosciuto all'apparenza normale, itrufolarsi in camera sua?

<< Ora. Non essere aggressiva. Sono solo un uomo d'affari >>

<< Un uomo d'affari?... >> domandò la bambina.

Il signore si tolse il cappello e fece un'inchino, facendo scorgere una testa priva di capelli.

<< Chiamami Ogre. Spero di conoscerti, giovane lady. >>

Courtney rimase in silenzio.

<< Ma è abbastanza fastidioso... pensare che i cadaveri bighellonino attorno alla casa. >> confermò, Ogre.

<< Cadaveri...? Quei mostri là dietro? >> disse la giovane, indicando la porta dietro di se.

<< Sono come i mostri delle fiabe... >> commentò fra se e se.

Ritornò seria. << Perchè avremmo mostri come quelli?... >> domandò a quel misterioso signore.

<< Beh. E' semplice. >> A Courtney le si illuminarono gli occhi.

<< Quello che hai visto erano i cadaveri che tuo padre usava come soggetti per i suoi test. Sopraffatti dalla rabbia quelli deceduti sono stati riportati dal potere di un corso. >> continuò.

<< Per vendicarsi di tuo padre... ma certo. >> aggiunse, in fine.

<< Cosa?! >> esclamò Courtney.

<< Quindi mio padre è in pericolo...? >>

<< Devo andare a salvarlo! >> esclamò. Si girò per aprire la porta ma fu bloccata dalla voce di Ogre.

<< Perchè dici così? Per realizzare i suoi desideri, ha ucciso così tante persone come parte dei suoi espirimenti. Questo è il suo castigo. Ora tu puoi realizzare...la vera natura di tuo padre. E tu vuoi ancora salvarlo? >>

Courtney non disse niente. La testa rimase china, mentre apriva la porta della sua camera.

<< Mio Dio... Forse non riesce ancora a capire il dolore che provano. >>

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 2-La madre e la figlia ***


Mad Father
 
Chapter 2
La madre e la figlia.

 
Percorse metà corridoio, per poi fermarsi. Gli zombie, per fortuna, non c'erano più. Analizzò la situazione.
<< Mio padre è sempre stato gentile con me >> sussurrò per precauzione, non voleva che nessun mostro vivente venisse lì a squartarla viva.
<< E' l'unico padre che ho. E l'ho anche  promesso alla mamma!  >>

<< "Lo straniero rosso-eyed diede a Jack il potere di maledire gli altri" >> lesse la donna al capezzale della figlia, la quale, teneva stretta a se il coniglietto bianco regalatosi dalla madre anni orsono, Palla Di Neve.
<< "E Jack rispose... Grazie, straniero rosso-eyed. Ora posso prendermi la mia vendetta" >>
La stanza regnava in un silenzio quasi inquitante, ma a suo modo affascinante. Non c'era vento, quella notte. Non pioveva ne grandinava. Era tutto tranquillo, e quell'ambientazione fiabesca rendava tutto più facile per Courtney.
<< Hey, mamma... >>
La donna smise di leggere e si concentrò sul viso caldo e penetrante della figlia.
<< Si, Courtney? >>
<< Cosa fa papà sempre giù di basso? >>
La figura materna ci mise un po' a rispondere. Trovare le giuste parole era davvero un'impresa ardua... Cosa avrebbe potuto dirle? Posò il libro sul pavimento, ed accarezzò i candici capelli della figlia.
<< Fa' un lavoro molto difficile... >> sarebbe bastata come risposta? Una risposta così caotica avrebbe colmato le innumerevoli domande-tutte giustificate- di sua figlia?
<< Capirai quando sarai più grande, Courtney. >> tentò a precisare. Non sapeva se ci sarebbe riuscita, ma tentare non nuoceva.
<< Vorrei essere più vecchia >> si lamentò lei. La madre trattenne un rimprovero. Avrebbe voluto diglierlo. Avrebbe voluto diglierlo, e spiegarli la causa di tutto. Di quegl'urli, di quei camici sporchi, di tutto. Semplicemente di tutto. Ma avrebbe retto una verità così pesante? Ne dubitava.
<< Courtney... >> si lasciò sfuggire.
<< Qualunque cosa accada, non dovrai odiare tuo padre. >>
<< Mamma... Qual'è il problema? >> la bambina si girò verso la parte della madre, che era a poca distanza dal suo viso. Che cosa voleva intendere con quelle parole?...
<< Non vorrei mai odiare papà! >> tuonò, indifesa.
La donna sorrise. << ...Lo vedo... >>
<< Mamma... non ti piace papà? >> era da un po' troppo tempo che si soffermava su questo fatto. Era per colpa dell'assistente, Maria? Aveva ipotizzato-solo ipotizzato- che la mamma e papà divorziassero. Era una parola che la spaventava, la respingeva ogni volta che la sentiva. Divorziare. I suoi genitori avrebbero mai divorziato?...
<< No... nulla di simile. >> La bambina  si sollevò.
<< Sono proprio come te, Courtney. >>  disse la madre.
<< Amo tuo padre altrettanto. >>
Courtney sorrise.
<< Può essere un po'... imprevedibile. Quindi cerchiamo di sostenerlo a vicenda, non importa quale delle due. Promesso? >>
<< Si! >> mai si più forte fu come quello.
<< Ora. >> esultò la madre.  << Torniamo alla storia... >>


<< Mamma, qualunque cosa accada, io amo papà... >> strinse i pugni.
<< Perciò non preoccuparti... Andrò a salvare papà! >> esclamò convinta.
Si guardò intorno. Che poteva fare, ora? Le sarebbe servito uno zainetto...  Così decise di rientare in camera sua.
Girò la capoccia a destra e a sinistra, ma no. Ogre era sparito.
<< Quello strano ragazzo se ne è andato... >> disse semplicemente.
S'avvicinò al suo baule di legno, lo aprì, e ci trovò dentro la sua cartella rosa. La mise in spalla, e arraffò tutto quello che poteva servigli... Non sapeva se poi quelle cose in fondo le sarebbero state utili, ma non poteva magari rimpiangerle dopo. 
Decise di portarsi con se Palla Di Neve, sarebbe stato utile, anche solo per farli compagnia. Era tutto arzillo e contento nella sua cuccia, intento a mangiarsi una foglia.
<< Vieni, Palla Di Neve! >> il roditore si buttò nella braccine della padroncina, speranzoso di ricevere le solite carezze.
<<  Anche Palla Di Neve ama papà, no? >>

<< Palla di Neve! >> Courtney girava nel terrazzo dietro a casa sua, disperata. Dove si era cacciato il suo coniglio? La sua villa era immensa... Non l'aveva nemmeno vista tutta neppura la sottoscritta, quindi poteva trovarsi ovunque! Corse sul prato, cercandolo dietro a qualche albero, a qualche cespuglio, a qualche tronco . Aveva provato a vedere nel laghetto, ma a meno che non fosse morto, non stava lì. E non si trovava neppure dentro al pozzo. Insomma, dove si era cacciato?
<< Paaallaaa Di Neeveeeee! Dove sei? >>
Chinò la testa, e cercò di non piangere.
<< Che faccio... La gamba le fa pure male... Sono preoccupata >>
Si sentirono dei passi veloci, delle zampette muoversi.
Courtney alzò la testa, e lo vide. Il suo coniglietto!
<< Palla Di Neve! >> il coniglio corse in contro a lei, squittendo.
<< Dove eri? Ero così preoccupata quando sei scomparso! Non riuscivo ad avvolgere quella ferita con te in giro! >> fece per indicare il taglio, ma si fermò.
<< Aspetta. Eh? Le tue ferite sono guarite... >>
Si sentirono altri passi. Ma non erano di un animale. Alfred entrò nella terrazza, spaventando appena la bambina.
<< Accidenti... Che coniglio fastidioso. >> sussurrò il dottore, accurandosi che la figlia non lo sentisse.
<< Padre! >
<< Courtney, cerca di non lasciare Palla Di Neve da solo, chiaro? Il coniglio ha fatto un pasticcio in cucina. >>
<< Scusa... >> disse lei, stringendo il coniglietto a se.
<< Palla Di Neve deve aver cercato di ottenere nuovamente un boccone dalla cucina di
Maria, eh... >> si disse fra se e se.
<< Hai trovato tu Palla Di Neve, papà? >> continuò lei.
<< Si, ho guarito la ferita sulla gamba mentre ero con lui. >>
<< Hai avuto un bel trattamente da papà, eh Palla di Neve? >> Disse Courtney al coniglio, poi, si girò ed esclamò:
<< Grazie papà! >>
<< Palla di Neve è un membro della famiglia >> disse semplicemente, avvicinandosi a Courtney.
<< Si ! >>


Mise il coniglio nello zainetto, procurandosi che avesse aria da respirare.
<< Andiamo a salvare papà adesso! >>
Si accertò che non perdesse neinte. Controllò nella libreria, sotto il letto, dietro le tende. provò pure a guardare fuori, ma ero troppo buio...
Aprì poi, i cassetti della cassettiera. E ne restò innorridita. Trovò il corpo di uno schifoso ratto e un uccellino, tutti e due con una caratteristica: erano morti. Assunse un espressiona schifata. Chi li aveva messi lì dentro? Facevano parte della maledizione anche quelli?
Quando fu sicura di non aver dimenticato nulla, uscì.
Decise di entrare in camera di suo padre e della sua defunta madre, che era proprio accanto alla sua. Vide una cosa che non aveva mai visto prima: una bambola.
Ma non una bambola come le altre. Quella era grande quanto suo padre, e sembrava  che stesse fissando la finestra, la quale specchiava solo l'oscurita.
S'avvicinò.

Un urlo stridulo, invase la camera. La bambola, o meglio quella cosa che sembrava una bambola, si girò.
Sulla faccia colava sangue, tanto sangue. La bocca aperta in un urlo che non sarebbe mai stato completo, gli occhi grandi corrugati in un'espressione inquitante.
<< RIDAMMELA! RIDAMMELA INDIETRO! >> tuonò quella cosa.
<< RIDAMMI MIA FIGLIA! >>
Courtney  indietreggiò , fino a compiere una breve corsetta. Toccò la maniglia della camera ed uscì da lì.
Che... cos'era? Aspettò un po', prima di riaprire la porta.
Al posto della donna, c'era solo una pozza di sangue.
Entrò di nuovo, ed esaminò meglio. No, non c'era solo sangue; c'era anche la chiave degli archivi.
La raccolse, la pulì, e la mise nella tasca. Controllò circospettosa la stanza: quella signora sembrava sparita.
Cercò qualcosa che le sarebbe servito, ma non trovò niente. 
C'era una cassaforte, si... ma impenetrabile. Non sapeva il codice.
<< Non so il codice per aprirla... >> 
Uscì da lì.
Percorse l'ultima parte del corridoio east, per poi passare alla sala d'entrata.
La porta per uscire da quella villa era lá... doveva solo scendere le scale-aveva pure l'imbarazzo della scelta, perchè ce ne erano addirittura due- ed uscire da lì. Ma non poteva. Non solo per il fatto che dovesse salvare suo padre, ma anche perchè gli zombi di prima si erano proprio accampati in quella zona. Camminavano, mostrando le loro ossa umide in vista. decise che non sarebbe passata da quella parte, e che avrebbe proseguito per il corridoio West.
la stanza degli Archivi era la prima che incontrava. Mise la chiave  nella  toppa, ed aprì la porta. Trascinò quest'ultima a se, ed entrò. Al suo interno era appoggiate delle serie di librerie, colme di libri. Certi di fiabe, certi di laboratorio. Un libro la colpì in particolare. C'era scritto "Esperimenti". Lo aprì ad una pagina a caso.
Era proprio la caligrafia di suo padre. Piccola, schizzata. Da scienziato. C'erano diversi disegni di zombie... di cadaveri, di uomini stesi su lettini di legno.
Trovò pure un'annotazione. La raccolse, e la mise nello zaino.
Che cos'era?... un codice memo?... può darsi.
Chiuse il libro di esperimenti, e lo rimise sullo scaffale.
Qualcosa le sfiorava la spalla. Si girò preoccupata, e ci volle tutta la sua volontà per non cominciare ad urlare...
<< Mamma... Mamma... >> una bambina, pressapoco alta come lei, le stava affianco.
Completamente nuda. Ma non era quello che la scandalizzava. Questa ragazzzina, aveva la pelle bluastra, dagli occhi e dalla bocca usciva della bava umida e appiccicosa e faceva paura, insomma. I capelli lunghi biondi erano fermati da una fascetta azzurra, che contiunuava ad oscillare.
<< FA MALE... AIUTAMI...AIUTO... >> la bambina toccò Courtney, e tutto si fece bianco.

Courtney si ritrovò, nel laboratoio di suo padre. Era succube, era buio, era pieno di sacchetti insanguinati*... 
La bambina di prima era, questa volta, della carnagione umana, ed era ancora umana. Era legata saldamente su un tavolo di legno insanguinato, e non smetteva di muoversi. Maria la teneva ferma.
Il padre, intanto, stava lavorando una medicina su un'altro tavolo.
<< Papà! >> urlò Courtney. Ma non la sentì nessuno.
In quel momento, era un fantasma: stava vivendo un ricordo, lei in quel determinato momento era da qualche altra parte.
La bambina schiamazzò.
<< Voglio andare a casa! Voglio vedere mamma! >>
Maria la trattenne. << Non preoccuparti. Ti porterò da lei, una volta che tutto sarà finito. >>
<< Nooo! Voglio andare adesso! Mamma! MAMMA! >>
Il padre di Courtney s'avvicinò alla bimba, con una siringa piena di sangue in mano.
<< Non avere fretta. Ogni cosa presto giungerà alla fine. >> disse, avvicinando la siringa al braccio della femmina.
<< Vogliamo solo che testi questa medicina. Potrebbe far male... ma non troppo. >> sussurrò, inserendo l'ago nella carne.
<< Presto sentirai sollievo. >> disse infine. Spinse l'ago ancora di più e cominciò a far inalare la medicina.
<< NOOOOOOOOOOO! MAMMAAAAAA! >>
<< Stop... >> sussurrò Courtney. Cominciò a tremare. Sentì dei rumori violenti. Sembrava che lei stesse soffrendo, e non la bambina.
<< Nn....ah....ahhhHHH! >> emise la giovane bambina dai capelli biondi.
I rumori si fecero più forti. I colpi d'ago del padre si fecero più forti.
Courtney mise le mani sulle orecchie.
<< Stop! Non voglio vedere questo! >> urlò ancora.
La pelle della giovane oramai era blu, le iridi bianche.
<< ARhg.......KK.......Arh..... >>
Courtney urlò. Urlò così forte, che i rumori non si sentirono.
Ridivenne tutto bianco. Si ritrovò di nuovo nella stanza degli archivi.
La bambina era ancora appiccicata a lei. Forse perchè era scandalizzata, o forse perchè aveva un effettiva paura di lei, le tirò un pugno. Questa cadde a peso piuma, e le sue ultime parole furono
<< Mamma... ma....ma.... >>

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3-il codice ***


Mad Father

Il codice

Quando fu certa che quell'essere fosse morto, continuò ad ispezionare la stanza. Si girò fra le varie librerie, prima di incontrarne una che le piacque. Era il suo reparto, per così dire. Le fiabe e le storie per i bambini.

Lesse i vari titoli ed autori, per incontare poi una storia che l'aveva sempre appassionata: "L'uovo di fuoco".

<< Ah, mi ricordo di questo libro... >> disse, con un sorriso sulle labbra.

<< C'era una ragazza che aveva il misterioso potere di controllare il fuoco... Lei va' in viaggio per trovare la famiglia da quale è stata separata. >>

<< Proclamò: "Brucierò ogni cosa al mio passaggio!", e lei fece esattamente quello che disse. >> assunse poi un espressione affranta.

<< Ma penso sempre alla fine, il suo potere andò fuori controllo e distrusse il mondo... Così lei non incontrò mai la sua famiglia. Rimase sempre da sola. Rimase una povera ragazza sola... >>

S'attristì.

<< Se perdo papà, rimarrò anch'io sola... >> bofecchiò

<< Io non voglio questo... Devo salvare papà! >>

Le venne un lampo di genio. Forse quel codice serviva a qualcosa...

Aprì lo zaino e lo arraffò. Con stupore in viso, cominciò a leggerlo.

<< Passo uno: Barili nella prima stanza sul pavimento della sala east Passo 2: candelieri nella sala d'entrata, Passo tre: bambole rosse nella stanza delle bambole, Passo quattro: dipinti nella sala della reception...>> ogni sillaba veniva espressa con stupore.

<< Hmm... Non so che lingua si tratta, ma potrei imparare un po' alla volta... Vediamo se riesco a ricordare. >>

Decise così, di andare a contare gli oggetti elencati nel codice. Chissà... forse sarebbero riuscita a sbloccare qualche cosa.

Uscì dalla stanza, e optò per andare nella stanza delle bambole, essendo la più vicina. Percorse tutto il corridorio West, e girò l'angolo allo sbocco.

Successivamente, continò dritto per poi girare in quel piccolo angolino dove era presente la stanza.

Aprì la porta di quercia con un lieve tocco delle dita, ed entrò.

Non era mai entrata in questa stanza: suo padre glielo aveva proibito. Diceva sempre: "Quando sarà il momento giusto, potrai stare lì per tutto il giorno..."

La stanza la trovava molto accogliente. Era piuttosto antica, come le altre del resto, ma questa aveva un'aria diversa... Sembrava fatta apposta per lei.

Nella camera dominavano le bambole. Ce ne erano di ogni tipo, tutte vestite con colori vivaci: blu, rosse, gialle, verdi, viola. Erano utte sedute su delle panchine di legno, allineate tutte nello stesso modo. C'era un ordine impeccabile, che nemmeno la camera di Courtney poteva avere.

Oltre a queste bambole, ce ne erana due in particolare molto belle. Erano sedute per terra, vicino ad una sedia di velluto vuota, e sembravano così dannatamente reali: gli occhi, i capelli, le labbra somigliavano tantissimo a quelle di un umano.

Si ricordò dell'annotazione. "Le bambole rosse nella stanza delle bambole..."

Cominciò a contarle.

<< Una, due... quattro >> sussurrò, per tenersele a mente.

Alla fine il risultato fu fatto: erano sei, in tutto.

Stava quasi per andarsene, quando notò un rialzamento sulla tenda, in fondo alla stanza. Che fosse qualche mostro?

Più per mantenere il suo orgoglio, che il coraggio, andò a controllare cosa ci fosse dietro la tenda.

L'afferrò con il pollice e l'indice, e, tenendo gli occhi chiusi per evitare chissà quale orrore, la scostò.

Perse un battito quando scoprì che non c'era nessun morto in putrefazione, ma solo due bambole rosse. Quest'ultime, avevano un non so che di maligno, due grandi sorrisi malvagi dipinti in volto.

"Credevano di potermi fregare! Forse non hanno capito con chi hanno a che fare..." pensò la bambina.

Quindi le bambole rosse nella stanza delle bambole erano otto, e non sei.

Convinta di aver fatto tutto il possibile, uscì da lì.

Le rimanevano da contare i candelabbri, i dipinti, e i barili.

Le venne un colpo a sapere che per attraversare quelle stanze dovesse scendere giù dalle scale, ed evitare gli zombie. Le camere erano proprio là sotto! Doveva sperare nel buon Dio che non si ferisse durante il viaggio. Per quasi un millesimo di secondo, provò la grande tentazione di scappare da una finestra, fuggire, di dimenticarsi del proprio padre e farsi una nuova vita... per un millesimo di secondo.

Accantonò il pensiero, e, con tutta l'energia positiva che aveva in quel momento, corse verso la sala d'entrata.

Gli zombie erano ancora lì, e sembravano più brutti che mai.

Il cervello si azzerrò, quando Courtney scese le scale.

Puntò gli occhi in alto, e vide i candelabbri per un nano secondo.

<< Un, due, tre, quattro... sono quattro... >> bofecchiò.

Uno zombie la notò, e Courtney quasi svenne. Era quello alto, con i capelli verdi. Rideva maligno.

Il mostro emise un verso strano, quasi un urlo di battaglia, e cominciò ad inseguirla.

Se non fosse stato per il sistema nervoso, Court sarebbe sicuramente morta. Perchè fu proprio il sistema nervoso, che lanciò l'impulso alle gambe di alzarsi, muoversi: di cominciare a correre.

Andò per istinto, alla stanza più vicina. La stanza West del piano terra.

Fu come un sogno, toccare il pomello della porta ed aprirla. Ci si fondò dentro come una rana che salta sulla foglia di ninfea più vicina per evitare il famelico coccodrillo.

Lo zombie non riuscì ad entrare.

Per le grazie di Courtney, quegli zombie non erano molto svegli. Appena quest'ultimi non videro con i loro occhi il corpo della ragazza, abbandonarono l'inseguimento come se nulla fosse.

Il cuore di Courtney prese a battere regolarmente, insieme ai respiri che erano molto più lenti. Analizzò la situazione: che poteva fare, ora?

Si trovava in un mini-corridoio, il quale presentava due stanze: una era la porta del bagno, l'altra era la sala reception.

"Dipinti nella sala della reception... "

Si, si! I dipinti! Poteva entrare a contare i dipinti!

Si diresse proprio lì, infatti. Rispetto alle altre stanze, quella era giù più sicura per la sua salute. Aveva due vie per poter fuggire, in caso di pericolo. Poteva uscire da dove era entrata, oppure poteva dirigersi nel giardino che era collegato a quella stan-...

La sorpresa fu enorme, quando scoprì che al posto del passaggio che conduceva alla sua area di gioco ci fosse il ritratto della Monnalisa...

Corse verso il quadro, per poi fermarsi vesro il camino acceso lì accanto.

Aveva sentito dei gemiti... gemiti di dolore.

<< Ho sentito qualcuno... >>

Scosse la testa. Non doveva darci peso. Non poteva fermarsi ad ogni scricchiolio, ad ogni rumore sospetto che udiva... Insomma, doveva salvare suo padre! S'avvicinò al quadro, che per un solo istante a Courtney sembrò si fosse mosso, e lo scrutò.

Era il dipinto di una bellissima donna, il capolavoro più famoso di Leonardo Da Vinci... Ma che ci faceva al posto della porta che conduceva al giardino?

Non riuscì a formulare altro, perchè dal quadro spuntò fuori un mostro tutto rugoso e pieno di venature, che la mordeva e picchiava.

Le faceva un male tremendo, e non avrebbe voluto far altro che si fermasse.

Ma non si sarebbe fermato da solo. Courtney cominciò a scalciare, mordere e malmenare a sua volta il mostro.

Questo opponeva resistenza, e derideva Courtney per i suoi tentativi.

Tutte e due si dimostravano abili avversari: ma solo uno sarebbe riuscito a cavarsela.

Courtney tirò un pugno. Lo tirò, dritto, forte, sulla pancia del nemico, il quale, si bloccò. La bambina fece giusto in tempo per rialzarsi e scappare dalla stanza.

Corse, veloce come il vento fuori. Il cuore prima o poi sarebbe morto d'infarto, con tutti quegl'attacchi che subiva.

Sentendo che il mostro non opponeva resistenza, e non sentendo effettivamente nessun rumore da parte da parte sua, aprì nuovamente la porta.

Come per la bambola in camera dei suoi, anche quella cosa era sparita.

Rientrò, ed ispezionò la camera. L'orologio era fermo a mezzanotte, e il fuoco scoppiettava vivace nel camino. S'avvicinò di nuovo al quadro della monnalisa, e, dal buco creatosi, intravide la galleria che portava al giardino. Scostò quell'opera, ed entrò nel corridoio.

Era diverso. Tutto sembrava diverso, anche se nulla era cambiato. Forse era solo l'aria, o la sua immaginazione che le giocava brutti scherzi.

Sentiva rumori sinistri, porte che si sbattevano, leve che si alzavano e si abbassavano più volte, lasciando rumori pressochè metallici.

Era fastidioso.

Rientò nella reception, e controllò se ci fosse qualcosa di utile. Aprì tutti i cassetti-per uno dovette usare uno sgabello rosso, non ci arrivava!- sdi una cassiettiera, e trovò una cosa che la lasciò stupita: un coltello appuntito. Che ci faceva lì? Alzò le spalle, lo mise in cartella ed uscì da lì.

Si ritrovò di nuovo nella sala West. Non voleva uscire da lì. Non si sentiva ancora pronta di affrontare quegli zombie, anche se sapeva che non sarebbe stato l'ultimo incontro con loro. Rabbrividì al pensiero.

Così, entrò in bagno, che era la stanza successiva. Si poteva presagire che non sarebbe stato fantastico: già all'uscio c'era un'immensa pozza di sangue.

Il bagno era forse una delle stanze più piccole e semplici della casa. Aveva solo una vasca da bagno in centro, nulla di più. Vide qualcosa che luccicava in fondo alla stanza: cosa era?

S'avvicinò per vederla, quando uno zombie uscì dalla vasca-zuppa di sangue, precisiamolo- e sbattè contro il pavimento.

Giusto per precauzione, lo calpestò più volte, per vedere se si movesse.

Nulla, per fortuna.

Camminò verso la cosa che luccicava, e la raccolse. Era la chiave della caffetteria. Ah, la caffetteria... un immensa stanza, celata da un portone immenso, nella sala principale... dove giacevano gli zombie. Ci sarebbe andata più tardi, doveva risolvere il codice... Il codice! Si era dimenticata di contare i quadri!

S'avventurò verso la porta d'uscita, per poi fare una breve corsetta, vedendo che quel mostro uscito dalla vasca cominciava a muoversi.

Non fece in tempo a riprendersi dallo shock, che, al di fuori del bagno, quindi nella sal West, vide una bambola camminare beata, con una lentezza che Courtney considerava infinita.

Parlò solo quando la bambola uscì dalla stanza.

<< Perchè quella bambola si muoveva?... >> sognava così tanto una risposta.

Rientrò nella reception, e contò i quadri. Due. Erano due.

Ora le mancavano solo i barili nella sala east... Ma prima di uscire si assicurò di non aver perso nulla di importante.

Controllò in bagno, ove il mostro si era dissolto, e vide una scatola, racchiusa con pesanti strati di nastro adesivo. Con il coltello, la tagliò.

Con sua grande sorpresa, ci trovò un'accendino vuoto. Cosa le sarebbe servito?

Lasciò il coltello nella scatola, e prese l'accendino.

Convinta di aver fatto tutto, uscì non solo dal bagno, ma anche dalla sala West.

Per sua fortuna, gli zombie erano alla porta d'entrata. A far cosa la bambina non lo sapeva, ma non le importava. Spiccò una corsa che le sembrò infinita, ed entrò nella stanza East.

I barili erano proprio lì. Tutti appoggiati in modo casuale, ma erano lì per fortuna. Li contò. Sette, il suo numero preferito. C'erano altre stanze che poteva controllare, ma in quel momento non le interessavano. Ora aveva il codice. E, forse, aveva capito cosa sbloccava.

Uscì da lì, e Dio fu con lei. Gli zombie erano ancora all'entrata. Salì le scale, facendo i gradini a due a due, a tre, e a volte quattro.

Girò l'angolo, e in meno di un minuto era già nel corridoio, già in camera dei suoi genitori, già davanti al lucchetto.

<< Vediamo se mi ricordo... allora, i barili erano sette. >> disse, premendo il tasto con inciso il numero proclamato.

<< I candelabbri quattro. >> pulsò il tasto.

<< le bambole otto >> schiacciò il numerino bianco che simboleggiava al rovescio l'infinito.

<< Ed infine i dipinti erano due >>

Premette ok.

La cassaforte non emise un rumore, mentre si aprì.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Weilà :D Eccomi qua, con un nuovo capitolo! Lo so, potrebbe sembrare leggermente monotono non essendoci dialoghi vivi e presenti, ma vi giuro, ci ho messo tanto impegno! Per dimostrarlo vi metto una foto di Courtney vistata da Aya (la protagonista del gioco) che ho disegnato su paint. Link---> C:\Users\Matilde\Desktop\Courtney_Cry_Fail.png

lo so, il disegno è una merda, ma apprezate lo sforzo e fate finta di niente.

Ps: per quelli che sanno com'è il gioco... lo so, non c'è il corvo e non ci sono le gemme. Però, raga, già la storia è inverosimile, figuratevi se metto Courtney a ciarlare con il corvo, e farle prendere le pietre...

pps: per quelli che non hanno visto il gioco: le armi che Aya (la protagonista) trova, non le usa per difendersi per ragioni ancora ingnote all'umanità. Quindi, non ditemi: "Ma poteva tagliare la gola allo zombie con quel coltello!" No, mio caro/a, non può ù.ù

ppps. scusate se non ho risposto ad alcuni di voi, ma veramente, il tempo è poco!

 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2553548