Debbie loves Kev

di Trillyanne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al bar ***
Capitolo 2: *** E quando l'Alibi chiude... ***



Capitolo 1
*** Al bar ***


Era girato di spalle, ma qualcosa in lui era strano.
Sembrava nervoso, sembrava quasi dimagrito, forse malato.
Gli uomini al bancone bisbigliavano tra di loro come se fosse un gran segreto, le flebili voci coperte dal suono costante dello strofinaccio utilizzato dal barista per lucidare i boccali.

All'improvviso si spalancò la porta. Risate di ragazzine, seguite dai commenti tutt'altro che casti degli avventori, e la porta si chiuse nuovamente.

-"Kev, ma da quando lasci entrare le ragazzine?"

Nessuna risposta.

-"Kev? Ma sono praticamente svestite. Quella non è la figlia di Frank Gallagher?"

Lentamente, Kevin Ball si girò.
Le occhiaie viola incorniciavano due occhi iniettati di sangue, il tutto appeso ad un viso bianco cadaverico.

-"Voi sareste pronti ad uccidermi? Ora? Con un coltello?!"
-"Ma stai bene? Frank è arrivato ad inscenare la sua morte, ma farsi realmente uccidere...e dove lo troviamo un coltello?"
-"Avanti, chi di voi verrebbe all'Alibi senza armi addosso?"
-"..."
-"..."
-"Ma quella ti ha fatto l'occhiolino! Cosa significa, Kev?!"

Si chinò in avanti, parlando con tono confidenziale. Poche parole, ma chiare.

-"Significa, amici miei..."

Lanciò un'occhiata a Debbie Gallagher, intenta a fissarlo con uno sguardo (-nel suo immaginario) provocante.

-"Significa che sono fottuto."

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Capitolo 2
*** E quando l'Alibi chiude... ***


Una volta uscito dall'Alibi, con solo una gran voglia di starsene tra le braccia della sua Veronica, Kev tirò un sospiro di sollievo.
Erano settimane che Debbie lo perseguitava, presentandosi al bar ogni pomeriggio assieme alle amiche, sempre più in tiro, e la situazione l'aveva mandato in paranoia al punto da non potergli permettere di dormire.
"Non...Non molesto le ragazzine io!"
Si era svegliato la notte prima, praticamente urlando.
Veronica ancora assonnata aveva borbottato qualcosa riguardante il molestare, nel quale era ben chiaro solo che se lui non fosse stato zitto le ragazzine sarebbero state l'ultimo dei suoi pensieri.
Lui non aveva più preso sonno.
Aveva paura di ferirla, era solo una bambina. Al contempo, non poteva caricare questo problema sulle spalle di Fiona e farlo risolvere a lei.
Ne avrebbe parlato con Veronica quella sera stessa, era deciso. Veronica era la persona giusta. Veronica...Veronica...dei passi lo distraevano.
Rumore di tacchi, pensò ad una passeggiatrice o ad una cliente ritardataria che si era dimenticata qualcosa, ma all'improvviso sentì la sua voce.

-"Ciao, Kev."

L'istinto fu quello di urlare, ma vedendo Debbie si immobilizzò. Chi, sentendo delle urla e ritrovandosi di fronte un uomo adulto e ben piantato e una tipetta seminuda ben lontana dall'essere anche solo sedicenne sarebbe restato ad ascoltare le sue giustificazioni?
Uscì uno strano suono a metà tra uno strillo e un sussurro.

-"Debbie, ma sei pazza?!Cosa ci fai in giro a quest'ora? E i vestiti?!"

-"Ho detto a Fiona che sarei andata a dormire da un'amica. Non ti piaccio vestita così?"
.
-"No, per niente...vieni, ti accompagno a casa. Copriti."

Si tolse la giacca, porgendogliela, e in quel breve lasso di tempo il viso della giovane Gallagher era mutato.
L'espressione ammiccante di poco prima era stata sostituita da due occhioni lucidi di lacrime, e il labbro inferiore iniziava a spingere verso l'esterno in una sorta di broncio fanciullesco.

-"Quindi non ti piaccio?"
-"No, Debbie, e..."

Kev, sopra ogni altra cosa, iniziò a pregare di venire fulminato in quel preciso istante.
Debbie piangeva singhiozzando sempre più rumorosamente, i pugni stretti e il volto rosso quasi come i capelli.
Kev dette una rapida occhiata attorno a sè nella speranza di veder passare una macchina sotto la quale buttarsi.
Lei scappò via.
Per un attimo, ma solo per un attimo, pensò di non fare nulla. Far finta che non fosse mai accaduto. Con Ethel l'avevano superata, anche Fiona ce l'avrebbe fatta, e lui avrebbe potuto dormire serenamente.
Maledicendo sé stesso e i Gallagher, finì con l'inseguirla. Non fu difficile, i tacchi troppo alti le impedivano di andare veloce.

-"Debs, fermati!"
-"Vai via!"
-"Debs!"

Lei inciampò e lui la raggiunse di corsa, aiutandola a rialzarsi. Quando la guardò di nuovo in viso, la vide ridacchiare.

-"Mi hai seguita."
-"E' piena notte, Debbie, non puoi andare in giro da sola, smettila."
-"Io ho capito. Il problema è Veronica."

Lui non disse altro nel timore di un'altra fuga, si limitò a riaccompagnarla a casa chiedendosi quanti e quali tipi di protezione esistessero per salvaguardare la salute di Veronica dagli attacchi di Debs.
Poi guardò la ragazzina e vedendo il suo sorriso compiaciuto realizzò una cosa.
Non era una semplice adolescente. Era una Gallagher.
E a quel punto lasciò perdere i piani per proteggersi, iniziando piuttosto a pensare ad un nuovo luogo in cui vivere e nuove identità da prendere.

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