Keeping love again

di HikariKamishi
(/viewuser.php?uid=591248)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. (PS) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. {JongKey ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


La prima volta che lo vidi pensai  ‘’è carino’’. Ricordo perfettamente quel giorno: era un afoso giorno di Settembre ed io ero al mio primo anno di liceo, il secondo giorno di scuola.
Quando lo vidi lui stava salutando Krystal, una mia compagna di classe, e subito pensai ‘’Wow, ha già fatto conoscenza! Ed è pure carino.’’
Già, lo era davvero. Era alto, aveva un bel fisico e lunghi capelli castani raccolti in un codino nero.  Aveva le labbra carnose, anche se piccole ed occhi grandi e rotondi. Aveva uno sguardo seducente e un sorriso che faceva invidia al mondo.
Mentre lo osservavo, mi sentii chiamare:
-“Chaerin, buongiorno!”
Era Kim Jonghyun, un mio compagno di classe.
Jonghyun era il ragazzo più bello che io ebbi mai visto in tutta la mia vita. Era quasi perfetto: aveva dei lineamenti del viso bellissimi ed un fisico scolpito e ben definito;  aveva un solo difetto: era alto quanto il più basso dei sette nani.
Con lui c’era anche Taeyeon, un’altra compagna di classe, nonché amica d’infanzia di Jonghyun.
-“Buongiorno.” Gli risposi.
-“In che aula dobbiamo andare?”
-“Nella 1,13.”
-“Va bene, ci avviamo?”
Annuii e ci avviammo verso l’aula.
Nel corridoio incontrai Saiako e Mika..
Saiako era mia cugina; era una ragazza giapponese (Mio zio si era trasferito in Giappone  e lì aveva sposato mia zia Sakura, ed aveva avuto Saiako) molto esuberante e sempre allegra. Era la persona della quale mi fidavo di più al mondo; lei mi conosceva meglio di chiunque altro e io mi confidavo soprattutto con lei.
Mika invece, era una ragazza nata a Seoul, la città in cui ero nata e vivevo io, con genitori di origine nipponica.
Io e Mika avevamo frequentato le scuola elementari insieme e a dire la verità, inizialmente mi era antipatica. Anche lei era sempre allegra come Saiako, ma non la conoscevo ancora abbastanza bene per esprimere un parere su di lei.
Le salutai e, una volta entrati in aula, mi andai a sedere accanto a Krystal, senza prestare troppa attenzione alle persone che sedevano nei banchi dietro di me o alla mia sinistra. Dopo pochi minuti entrò la professoressa in classe e subito fece l’appello. Quando ebbe pronunciato un paio di nomi, chiamò anche il suo:
-“Choi Minho
-“ Presente!”
Mi affacciai per capire da dove veniva quella voce e solo dopo qualche secondo realizzai che era del ragazzo che avevo incontrato nel corridoio pochi minuti prima.
Non solo era carino, ma aveva anche una voce stupenda.
Non sapevo il perché, ma mi aveva già colpito, fin  da subito. Volevo conoscerlo e scoprire tutto di lui; mi trasmetteva tanta sicurezza e volevo essere sua amica.
Mi ripresi dallo stato di semicoscienza quando sentii l’insegnante dire
-“Tu, ranocchio! Siediti accanto a quella bambolina dai lunghi capelli color oro.”
Ranocchio? Si, ranocchio; lo aveva chiamato proprio così.
In effetti, somigliava tanto ad un ranocchio: un ranocchio che era stato baciato da una principessa e che per qualche assurdo motivo, non era diventato del tutto principe ed aveva ancora qualche tratto simile a quello di una rana.
Lui si sedette accanto a me e ricordo ancora la prima cosa che mi disse:
-“Ciao bambolina, io sono il ranocchio Choi Minho.. A quanto pare saremo compagni di banco nell’ora di matematica!”
Coooosa? Mi aveva chiamato bambolina? Beh, non che fossi brutta (devo ammetterlo), ma non avevo di certo l’aspetto di una bambola, soprattutto quella mattina.
Da quel giorno diventammo amici e non solo compagni di banco nell’ora di matematica.
Io ero la più brava della classe, mentre li non ne voleva sapere di studiare. Per questo motivo io cercavo sempre di aiutarlo e, con questa scusa, stare con lui. Mi piaceva passare del tempo con quella rana gigante... Avevamo un rapporto fantastico: La nostra amicizia si basava sull’offenderci a vicenda e arrabbiarci per ogni minima cosa, non parlarci più (cosa che durava al massimo due ore) e fare la pace, tornando più uniti che mai. Ci prendevamo in giro in continuazione: lui mi chiamava Nana malefica e io lo chiamavo Ranocchio gigante, appunto.
Tutto proseguiva per il meglio, fino a quando una mattina di fine Ottobre, mi accorsi di essermi innamorata di lui.
Era l’ultima ora e stavamo facendo storia. La professoressa Park stava spiegando e noi stavamo seduti vicino, ovviamente, seguendo la lezione dallo stesso libro.
All’improvviso lui sfiorò la mia gamba con la sua… Fu l’inizio della fine.
Mi sentii morire: avevo caldissimo ed ero arrossita parecchio, mi mancava il respiro e pensai che il mio cuore aveva smesso di battere per un po’.
Da allora ebbi paura; avevo paura di perderlo, avevo paura di perdere quella sensazione del suo corpo a contatto con il mio. Ogni volta che suonava la campanella che annunciava il termine della giornata scolastica, ricevevo una pugnalata al petto. La mattina, quando mi svegliavo alle cinque e quarantacinque ed ero stanca, pensavo “oggi lo vedrò e starò con lui per sei ore”, così avevo la forza per alzarmi ed affrontare un’altra giornata.
Le giornate trascorsero (troppo) velocemente fino a quando arrivarono le vacanze natalizie. Fu bruttissimo separarmi da lui. Non lo vidi per quindici giorni e in più, alla vigilia di Natale ricevetti una brutta notizia:
Se Kyun, un’ amica comune, mi disse che aveva parlato con Minho a telefono e lui aveva detto che gli ero antipatica, che ero brutta e non mi sopportava.
Quando me lo disse mi sentii morire. Non potevo crederci..
Perché lo aveva fatto? Perché aveva detto quelle cose? Le pensava davvero? Davvero pensava che io fossi brutta ed antipatica?
Se era così, perché si comportava come se fosse mio amico? Perché mi stava sempre vicino?
Cominciai a pensare che lo facesse solo perché lo aiutavo con lo studio… La nostra non era amicizia, ma solo convenienza.
Stetti male per i rimanenti dodici giorni e finalmente quelle interminabili vacanze giunsero al termine e ritornammo a scuola.
Volevo sapere, volevo sapere se le aveva dette davvero quelle cose, se le pensava davvero e perché.
Non vedevo l’ora di parlargli e chiarire quella situazione.
Entrai in classe agitatissima, ma lui non c’era, così dovetti aspettare il giorno successivo.
Appena lo vidi davanti alla scuola cominciai ad agitarmi e a mordicchiarmi le unghie.
Lui mi vide e mi salutò entusiasta
-“Ciao Nana... Come stai? Mi sei mancata!”
Quando sentii quel “Mi sei mancata” il mio cuore perse un battito per poi ricominciare a battere più veloce di prima.
Lo guardai titubante e con tono serio gli dissi:
-“Dobbiamo parlare.”


*Saalve! Questa è la prima storia che pubblico.. Ehm, non sono molto brava con le parole.. Quindi, vi dico solo che questo racconto è tratto da una STORIA VERA (la mia storia).. E bene sì, questa è la storia dei miei primi due anni di liceo.. Sono inventati solo i nomi dei personaggi e i luoghi, ma per il resto è TUTTO VERO (anche i dialoghi, apparte quel ''Tu, ranocchio!'' lol).. Spero che questo primo capitolo vi piaccia e se volete lasciate una recensione ^-^ .... Bacii :**

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***



Lui fece un’espressione confusa e mi rispose
-“Se è perché non ti ho chiamato per farti gli auguri a Capodanno, sappi che ho un motivo valido! Io...”
-“Non è di questo che dobbiamo parlare.” Lo interruppi ed entrai in aula.
Facemmo la prima ora di scienze naturali e poi andammo in palestra.
Arrivati lì, lui si avvicinò e mi disse
-“Cosa devi dirmi?”
Stavo per cominciare a parlare quando lui afferrò la mia mano e disse
-“Andiamo nello spogliatoio dei ragazzi a parlare.. Adesso non c’è nessuno, dato che stanno tutti giocando a basket.. Non voglio che gli altri ascoltino e si facciano gli affari nostri.”
Mi bloccai.
Osservai le nostre mani unite e il mio cuore cominciò a battere più veloce che mai... Pensai sul serio che mi stesse per venire un infarto.
Mi trascinò nello spogliatoio e ci sedemmo su una panca
-“Continua” mi disse sorridendo
-“Ti sono antipatica?” gli chiesi, pronunciando la frase tutta d’un fiato.
-“Cosa?” mi disse sorpreso
-“Rispondi!”dissi, temendo la risposta
-“No, ma perché me lo stai chiedendo?”mi chiese preoccupato
Chiusi gli occhi e, dopo aver deglutito rumorosamente ed aver preso un respiro profondo, risposi
-“Una persona mi ha detto che avete parlato e tu hai detto che sono antipatica, brutta e non mi sopporti... E’ così?”
Lui non rispose subito e ciò mi fece preoccupare tantissimo.
In quel momento mi passarono davanti tante scene:
Tutte rappresentavano alcuni momenti passati insieme... Mi ricordavo tutte le volte che ci prendevamo in giro e tutte le volte che lui mi diceva di volermi bene... Mi ricordai che una volta gli dissi di non tagliarsi i capelli, altrimenti non gli avrei più parlato e lui mi rispose che non avrebbe rischiato.
Avevo pensato alle sue possibili risposte al mio “è così?” e, ovviamente, tutte dicevano “si, è così” o “già, finalmente lo hai saputo! Mi sono davvero stancato di te.”
I miei film mentali vennero interrotti da un suo
-“No”
Non risposi subito, ma lo guardai con fare interrogativo e lui proseguì
-“Non è andata proprio così...”
-“E come è andata?” lo incitai a parlare, temendo nuovamente la sua risposta.
Come aveva appena detto, non era andata proprio in quel modo, ma un pizzico di verità c’era ed io avevo una gran paura. In realtà non ero sicura di volere realmente sapere come era andata, ma non potevo di certo tirarmi indietro e pentirmene in futuro, così lo lasciai spiegare
-“Questa  persona, Se Kyun, giusto? -Si interruppe per un attimo e poi continuò la frase molto velocemente e gesticolando tanto-... Dicevo, ‘‘questa persona’’ mi aveva chiesto se fossi innamorato di te e io le ho risposto “Non mi piace” e che a volte alcuni tuoi atteggiamenti non mi piacciono.”
Mi trattenni per non piangere. La persona che amavo mi aveva appena detto che io non gli piacevo.. Pensai che sarebbe stato meglio se me ne fossi andata e non avessi ascoltato la sua risposta
-“Quali atteggiamenti?” Chiesi, pentendomene subito dopo
-“Non mi va di parlarne adesso.”
Perché non voleva parlarne? Non riuscivo a capire e cominciai ad innervosirmi ancora di più.
-“Bene- risposi con tono serio e arrabbiato- se non vuoi parlarne adesso va benissimo, ma sappi che poi io non lo vorrò più sapere.. Non vorrò sapere più nulla di te.”
Proprio mentre pronunciavo quelle parole amare, entrò Taemin, un nostro compagno di classe, che disse
-“Vi state lasciando?”
Io feci un sorriso beffardo e risposi
-“Non ci stiamo lasciando perché non siamo mai stati insieme, ma è comunque un addio!”
Lui fece un’espressione terrorizzata e disse
-“No aspetta, calmati! Vuoi sapere quali atteggiamenti tuoi mi danno fastidio? D’accordo, te li dirò.”
-“Avanti..” lo invitai a proseguire.
Solo quando Taemin se ne fu andato, Minho cominciò a spiegare
-“Mi da fastidio quando mi tratti male...”
Trattare male? Non riuscivo a capire...
-“Io ti dico che ti voglio bene e tu mi rispondi semplicemente con un sorriso e mai con un “anch’io”, come invece fai con Jonghyun. Non mi abbracci mai, mentre lui sì.. Inoltre..’’ si fermò
-“Inoltre?” chiesi
-“Beh, ti ho visto con Jinki, sai? Ho visto come vi guardate!” disse tutto d’un fiato con tono arrabbiato.
Ero impazzita o stavo sognando?
Minho era geloso? Poche frasi prima mi aveva detto che non gli piacevo e adesso mi stava facendo una scenata di gelosia.
Non gli risposi, non sapendo cosa dire.
-“Ad ogni modo- ruppe il silenzio imbarazzante che si era creato- mi dispiace se ti sei offesa...”
-“Perché non lo hai detto a me che ti dava fastidio, invece di dirlo a Se Kyun?”
-“Non volevo che ti arrabbiassi con me.. Non volevo litigare, non volevo perderti.”
Dopo quell’ultima frase mi sciolsi e mi si formò un sorrisetto ebete sulle labbra. Lui ricambiò il sorriso e ci avviammo verso l’uscita della palestra per dirigerci nel laboratorio di ceramica ed affrontare le rimanenti quattro ore di lezione.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***



Dopo quella discussione, diventammo ancora più uniti: il nostro rapporto migliorò sempre più perché se lui faceva o diceva qualcosa che mi infastidiva, io glielo dicevo in modo che non ripetesse più l’errore, e viceversa.
Era diventato più affettuoso e mi diceva ogni giorno, almeno una volta al giorno, che mi voleva bene.
Ma non era un semplice “Ti voglio bene” detto con la voce, ma era un “ti voglio bene” detto col cuore, col cervello, con tutto il corpo, con tutta l’anima. Ogni volta che lui pronunciava quelle tre parole, il mio cuore si fermava per tre secondi e il mio cervello andava in tilt.
Cominciai a pensare sul serio che se mai mi avesse detto “Ti amo”, sarei morta.
Purtroppo però, io non riuscivo a rispondere ai suoi “ti voglio bene” o peggio, ai suoi “Mi vuoi bene?”. Avrei tanto voluto dirgli “Non ti voglio bene, ma ti amo”, ma non avevo il coraggio. Mi limitavo a fare un sorrisetto stupido e a cambiare subito discorso.
Le giornate trascorsero in fretta e ci vedevamo più o meno tutti i giorni. Nel mese di Aprile, arrivarono le vacanze pasquali e non ci vedemmo per una settimana.
Dopo qualche giorno che eravamo tornati a scuola, mi sentii male: ebbi un mal di stomaco terribile.
Era una domenica, le undici e mezza di sera, cominciò a farmi malissimo lo stomaco.
I miei genitori mi portarono in ospedale, dove mi fecero una flebo e mi diedero tantissimi medicinali, ma il dolore non fece che aumentare.
Ebbi il mal di stomaco per un’intera settimana e, come se non bastasse, non potevo vedere Minho e stare con lui.
Tornai a scuola e appena lo vidi in classe, vicino alla finestra. con i lunghi capelli al vento, realizzai che mi era mancato più di quello che avevo pensato.
Mi veniva da piangere e avrei voluto solo abbracciarlo e dirgli che mi era mancato.
Quando si accorse che ero entrata in classe, venne da me con sorriso smagliante, con occhi più grandi del solito e quasi lucidi, e mi disse
-“Ciao Nana! Come stai? Che fine hai fatto?..”
Mi riempì di domande e non seppi a quale rispondere per prima, ma ero contenta che voleva sapere perché ero stata assente per tutti quei giorni e che si preoccupava per me.
Gli spiegai cosa era successo e lui ascoltò interessato.
Quando ebbi finito mi chiese di nuovo
-“Adesso come stai?”
Rimasi colpita per la naturalezza con la quale me lo aveva chiesto. Sapevo che quella domanda era sincera, lui voleva veramente sapere come stavo.
Io gli risposi che stavo bene, sorridendogli.
Lui poi mi chiese
-“Da quanto tempo è che non ci vediamo, due mesi?”
-“Due mesi? Esagerato! E’ passata solo una settimana..”  Risposi
-“Impossibile! Mi sei mancata di più.” Ribatté serio e sfoggiando successivamente il suo sorriso migliore.
Non potevo credere alle mie orecchie, ma potevo credere ai suoi occhi così sinceri.
I battiti del mio cuore accelerarono spaventosamente e mi sentii le gambe deboli. Sentivo che ero arrossita e gli occhi divennero di nuovo lucidi.
Non ebbi il coraggio di rispondergli.
Non ebbi il coraggio di dirgli che anche lui mi era mancato.
Non ebbi il coraggio di dirgli che quella settimana mi era sembrata un’eternità.
Non ebbi il coraggio di dirgli che il dolore più grande non lo sentivo allo stomaco, ma al cuore, perché lui non c’era.
Pensavo a tutte queste cose quando all'improvviso mi sentii chiamare
-“Chaeriiiiin!”
Erano Jinki e Jonghyun.
Jinki mi chiese come stavo e solo a guardarlo sorridere, mi sentivo benissimo.
Anche se ero innamorata di Minho, amavo il sorriso (perenne) sempre allegro, solare e rassicurante di quel buffo pollomane.
Mi misi a parlare con Jinki e Jonghyun e mi accorsi che Minho cominciava ad innervosirsi.
Dopo qualche minuto disse con tono freddo e distaccato
-“Io vado a sedermi al mio posto.. Quando hai fatto vieni a sederti accanto a me, ok?”
-“Va bene” gli risposi preoccupata.
Non volevo illudermi (o forse sì), ma ebbi l’impressione che Minho fosse geloso del Dubu.

Presto arrivò il tanto temuto giorno del pagellino.
Io non avevo insufficienze, lui, invece, ne aveva tre.
Aveva cinque in storia, quattro in grammatica e quattro in scienze naturali.
Appena mi informò della catastrofica situazione mi proposi di aiutarlo, ma lui mi rispose
-“Grazie, ma non c’è bisogno.. Hai già fatto tanto per me in questi ultimi mesi, non voglio darti ancora fastidio. Pensa a mantenere i tuoi voti alti e a trasformare quel sei di discipline geometriche in sette che sfigura lì, tutto solo.” Sorridendo tristemente.
Avrei voluto tirargli un pugno in pieno viso.
Come era possibile che quello stupido ranocchio non si preoccupasse del fatto che rischiava di essere bocciato? Come poteva pensare che mi dava fastidio o che disturbasse, chiedendo il mio aiuto?
Io volevo aiutarlo, lo volevo veramente.
-“Poi se qualcuno ti chiama scemo, dici che si sbaglia...” dissi con aria scocciata.
Lui mi guardò con un’espressione interrogativa, non capendo a cosa mi riferissi.
-“Ecco- continuai, sarcastica- era proprio quello che intendevo.”
-“Non capisco...” disse perplesso.
-“Come puoi pensare di darmi fastidio? Ti sopporto comunque ogni giorno, tanto vale che ti aiuti, no?”
Stava per dire qualcosa, ma lo interruppi
-“Domani cominciamo con storia che è la materia più difficile, poi giovedì faremo grammatica e venerdì scienze, ok? Ok.”
Lui non parlò, ma dopo un po’ sorrise e disse
-“Grazie, ma non ce n’è bisogno, davvero!”
-“Babo!- gli urlai- smettila di fare il prezioso.”
Lui rise di gusto e poi aggiunse
-“Va bene, farò come dici...”
-“Siamo apposto allora.” Conclusi seria.
Lui rise e io misi un finto broncio, che però durò pochissimo:
Si avvicinò a me pericolosamente e mi accarezzò la guancia con la sua mano destra, sorridendo.
Ogni volta che lui sorrideva, io non potevo fare altro che imitarlo. Il suo sorriso era davvero bellissimo e coinvolgente.
Al solo pensiero che avrei potuto perderlo, mi sentivo male.
Non solo sorrideva, ma come se non fosse abbastanza, mi aveva accarezzato la guancia dolcemente.
Quello era il mio punto debole e pensai che probabilmente lo avesse intuito, perché ogni volta che litigavamo e mi arrabbiavo con lui, facevo il muso lungo, ma gli bastava che mi accarezzasse in quel modo, per fare la pace.
Quel gesto durò pochi istanti, ma a me sembrarono molti di più.
Ebbi l’impressione che il tempo si fosse fermato e che non ci fosse più nulla intorno a noi.
Ero felice, maledettamente felice!
“Sei davvero speciale per me, non voglio perderti” pensai, e per un attimo temetti di averlo detto ad alta voce, perché il suo sorriso (se possibile) divenne improvvisamente più tenero.

-“Minho, Chaerin – ci chiamò Taemin- rientrate in aula che sta arrivando la professoressa.”
-“Arriviamo subito” rispose.
Mi prese  per mano ed entrammo.
Ad accoglierci ci fu una Taeyeon tutta emozionata che gridava
-“Uuh, anche mano nella mano? Allora è ufficiale la vostra relazione?!”
Arrossii
-“Ma stai zitta!-Rispose lui ridendo- Non stiamo insieme.”
-“Scommetto 30000 won che si fidanzeranno entro la fine dell’anno.” Intervenne Joon, euforico.
-“Io ne scommetto 40000 che non resisteranno più di un’altra settimana!” si intromise Kibum.
-“Ehii!” Li rimproverai, e loro scoppiarono a ridere.
-“Stai calma Chaerin!” disse Taeyeon.
-“Sono calma, ma non è normale, secondo me, che scommettiate su di noi.”
-“Si fa per scherzare, eh!” rispose lei.
Entrò l’insegnante di disegno geometrico, nonché coordinatrice di classe, e cominciò subito la lezione.
Durante quella “lezione”, ci fece un discorsetto sull’amicizia, sull’amore e sui rapporti in generale.
-“Prendiamo ad esempio Chaerin e Minho- disse, indicandoci- Loro sono molto uniti, anche se si conoscono da meno di un anno. Sono amici ed anche inseparabili, a quanto pare.. Ma bisogna anche pensare che tra due anni, dovranno scegliere un indirizzo di studio e non sarà uguale, non staranno più nella stessa classe e, in caso contrario, finito il liceo, ognuno prenderà la propria strada e non si vedranno più.”
Quando sentii quel “non si vedranno più”, mi sentii male.
Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena e avevo la testa vuota.
Per un attimo (o due), persi la cognizione del tempo e dello spazio.
Ero triste, ma in fondo sapevo che quella era la triste realtà.
Abitavamo in due posti opposti di Seoul e non avevamo la possibilità di vederci al di fuori della scuola.
Frequentavamo un liceo d’arte e quindi, giunti alla fine del secondo anno, dovevamo scegliere un indirizzo di studio tra i quattro proposti:
Architettura e ambiente, arti figurative, design o grafica.
Non mi ero mai soffermata a pensare al fatto che c’era la possibilità che potevamo scegliere due indirizzi diversi.
Forse ci avevo pensato, ma per il momento preferivo godermi il tempo che passavo con lui e non pensare alla (non così tanto) lontana separazione.
Lo guardai e mi accorsi che lui aveva uno sguardo perso nel vuoto, proprio come il mio, così gli presi la man e gli dissi, rassicurandolo
-“Non finirà, te lo prometto.”
Lui si riprese e mi guardò rispondendo
-“Lo so.”
Sorridemmo entrambi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***



Il mattino seguente demmo inizio all’operazione “RECUPERO DELLE INSUFFICIENZE”*!
Finita la giornata scolastica, ci sedemmo davanti al cancello della scuola e seguimmo il programma come stabilito il giorno precedente, quindi cominciammo con la storia.
Io cercai di spiegargli gli argomenti e fargli capire il più possibile, ma lui non aveva nessuna intenzione di ascoltarmi e capire ciò che dicevo.
Dopo due ore e mezzo di tortura, mi innervosii e gli urlai
-“Come diavolo fai ad essere così menefreghista? Che nervi!”
Lui non sembrò essere sorpreso dalla mia reazione.
-“Mi dispiace, ma io non riesco proprio a capirla questa roba! Se ti sei stancata ti capisco.”
-“Non ti sbarazzerai di me tanto facilmente!” Gli dissi minacciosa.
Lui rise, ma tornò subito serio
-“Penso che non riuscirò mai ad ottenere un buon voto in questa materia. Non la capisco… Non mi piace e non la imparerò!”
-“Smettila di dire sciocchezze. Smettila di demoralizzarti e piangerti addosso. Se ti concentrassi di più, sarebbe molto più facile.” Cercai di motivarlo.
-“Non mi entrerà mai in testa.” Disse sconcertato.
-“Ma come è possibile?- chiesi sarcastica- e pure, la tua testa è vuota… Dovrebbe starci almeno un paragrafo!”
Lui cercò di fare un’espressione arrabbiata, cercando di trattenere una risata, ma quando gli feci la linguaccia, il suo piano andò in fumo e scoppiò a ridere.
Io lo seguii e dopo qualche istante, lui mi prese entrambe le mani, mi guardò negli occhi e disse
-“Non so davvero cosa farei senza di te! Sei entrata nella mia vita da circa sette mesi, ma è come se ti conoscessi da sempre. Non riesco proprio a ricordare com’era la mia vita prima di conoscere te e non riesco ad immaginare come sarà quando tu non ci sarai più.”
Pensai “Ok, sono impazzita! Sapevo che prima o poi avrei perso completamente la testa, ma non immaginavo che sarebbe successo così presto.”
Io ero sempre stata la classica secchiona asociale.
Non avevo mai avuto amici prima di lui, a parte Saiako. Nessuno prestava mai attenzione a quello che dicevo e facevo, nemmeno i miei genitori, troppo occupati a prendersi cura di mio fratello… Ero sempre sola e non facevo altro che studiare e disegnare.
Qualche volta mi veniva il dubbio che io non esistessi… A volte temevo di essere invisibile, di essere solo un fantasma che osserva e basta.
Nessuno mi aveva mai detto quelle parole prima di allora e non credevo che qualcuno l’avrebbe mai fatto… Per la prima volta mi sentii viva.
Tutte quelle attenzioni che mi dava e tutte le belle parole che mi diceva mi facevano sentire viva.
Finalmente capii di essere importante per qualcuno, e quel qualcuno, non era chiunque, ma era lui, il ragazzo che amavo.
Anche se lui non mi amava, non m’importava... Io ero importante per lui, come lui lo era per me.
Avete presente quando vi sentite le farfalle nello stomaco?
Bene, quelle che sentivo io non erano farfalle, ma energiche cavallette che ballavano la macarena dentro di me**.
Iniziarono a tremarmi le gambe e ringraziai il cielo di essere già seduta, altrimenti sarei caduta di certo.
Lui aveva questo strano effetto su di me: riusciva a farmi agitare in quel modo, a rischio di farmi venire un infarto, e pure riusciva a farmi sentire bene.
Iniziai ad agitarmi tantissimo e avrei solo voluto dirgli che per me era lo stesso, ma le uniche parole che uscirono furono
-“Cosa faresti senza di me? Niente… Ora pensa a studiare.”
Mi odiai.
Come era possibile che riuscivo solo ad essere arrogante con lui?
Non capivo perché reagivo così ogni volta che lui mi diceva qualcosa di dolce.
Pensai di essere malata, sul serio.
Era una vita che cercavo attenzioni e adesso che qualcuno me le dava, io lo trattavo male.
Mi sentii in colpa e sperai che mi mandasse a quel paese, ma lui fu ancora più crudele di me:
Rise e poi disse
-“Brava, non arrenderti mai! Non farti addolcire dalle mie parole… Con me sarà difficile, ma tu sei l’unica che può farcela… Penso che a quest’ora, se tu non fossi tu, ti avrei già mandato a quel paese e me ne sarei andato… Sei fortunata, tu sei speciale e non lo farei mai.”
Inutile dire che mi sentii più in colpa di prima.
Lo guardai e non potetti fare altro che sorridere come un’ebete.
-“Sono stanco… Andiamo a fare un giro? Tra meno di un’ora partirà il tuo pullman.”
Ero elettrizzata all’idea di andare a fare un giro con lui, solo io e lui.
Ma ero comunque preoccupata per i suoi voti, e dovevo ancora aiutarlo a studiare.
-“E la storia?” gli chiesi.
-“Studierò quando andrò a casa.”
-“Promesso?”
-“Promesso.”
Il suo sguardo era sincero e sapevo che avrebbe mantenuto la sua promessa, così accettai e andammo a fare un giro.
Camminammo per dieci minuti circa e poi ci sedemmo su una panchina.
Parlammo del più e del meno, quando all’improvviso sentii una voce familiare che ci chiamava.
Era Jinki.
Adoravo quel disastro ambulante e mi piaceva passare del tempo con lui, ma in quel momento lo odiai come non mai.
-“Cosa ci fai tu qui, da solo?” Gli chiese Minho.
-“Nulla, ero qui con Jonghyun e Kibum, ma loro se ne sono dovuti andare urgentemente e mi hanno lasciato a girovagare tutto solo.” Spiegò.
-“Urgentemente?”- chiese Minho, per poi scoppiare in una fragorosa risata, seguito da Jinki.
-“Perché ridete?” chiesi, non capendone il motivo.
Continuarono a ridere ancora per un po’ e poi Jinki cominciò a spiegare
-“Sono andati sicuramente a casa di Kibum a fare “cose sconce”… Vero, Minho?”
-“Già.” Confermò lui.
-“Cosa? In che senso?” chiesi, piuttosto scioccata dall’affermazione del Dubu.
-“Come, in che senso? Non dirmi che non te ne sei accorta!” disse il ranocchio gigante.
Lo guardai con aria interrogativa e lui disse, con mio grande stupore
-“Jonghyun e Kibum stanno insieme… Io, Jinki e Taemin li abbiamo visti in “atteggiamenti intimi”… Se non mi credi, chiedi a Taemin.”
Jinki rise e Minho lo seguì subito dopo.
Non riuscivo a credere che quei due stessero insieme… E pure Jonghyun si confidava con me, ma non mi aveva detto che stava con Kibum… Troppo presa dai miei sentimenti, non mi ero nemmeno accorta che gli piacesse.
-“Bene, sono contenta che almeno loro abbiano trovato l’amore.” Dissi sorridendo.
-“Già, sono contento per loro- disse Jinki- ma voi cosa fate qua?”
-“Siamo solo venuti a fare un giro.” Rispose Minho, come se si volesse giustificare.
-“Sìì, ceeerto… Come no!” disse Jinki, sarcastico.
-“Smettila idiota! Adesso comunque devo andare… Il mio pullman parte tra dieci minuti… Sarà meglio che mi sbrighi o lo  perderò…- poi riferendosi a Jinki- le tieni tu compagnia finché non se ne va?”
-“Sì, tranquillo, ci penso io a lei.” Rispose l’altro.
-“Va bene, grazie! A domani” ci salutò.
Non riuscii a capire perché si era comportato così… Si era agitato e se ne era andato… Che si sentisse in imbarazzo? Non era da lui…
-“Bene, siamo rimasti solo noi due… Finalmente!” disse Jinki
-“Finalmente?” chiesi titubante…
-“Beh- disse arrossendo- stai sempre con Minho. Non hai mai tempo per gli altri… Per me.”
-“Sto sempre con lui perché è l’unico che sta sempre con me… E’ l’unico che sta con me anche quando non abbiamo i compiti in classe.” Dissi io con fare altezzoso.
-“Non è così, perché io adesso potrei andarmene tranquillamente e lasciarti qui da sola, ma non lo faccio.” Rispose lui
-“Nessuno ti obbliga a stare qui.” Lo attaccai con rabbia.
-“Dai smettiamola… Scusa, fai finta che non ho detto nulla… Sono rare le volte in cui riusciamo a stare da soli… Non litighiamo.” Si scusò, sorridendo.
Sorrisi anch’io e lui mi abbracciò.
Le sue braccia erano davvero forti e mi sentivo al sicuro tra esse.
Era strano: ebbi l’impressione che quell’abbraccio non fosse un semplice abbraccio, ma fosse più un “Io sono qui, e ci sarò sempre.”
Restammo seduti a chiacchierare per altri quindici minuti, poi io presi il mio pullman e lui il suo.

    *Operazione RECUPERO DELLE INSUFFICIENZE è piuttosto squallido, lo so... LOL
**Le cavallette che ballano la macarena? Pessimo, ma mi sono ispirata a questo video :') http://www.youtube.com/watch?v=UIfFJWFk0Q0 ... Che dementi T-T

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***



Come mi aveva promesso, tornato a casa, imparò tutte e ventidue le pagine di storia.
Mi sentii orgogliosa di lui, sapevo che ce l’avrebbe fatta.
Aveva l’interrogazione alla quarta ora, così approfittammo dell’assenza della professoressa Gong, della terza ora, per ripetere.
-“Complimenti.” Gli dissi entusiasta.
-“Visto? Te l’avevo detto che avrei studiato tutto!”
-“Si, ma c’è ancora una cosa che non va.”
-“Cosa?” chiese lui agitato.
-“Non sai esprimerti. Balbetti troppo quando sei in ansia… Stai più rilassato!”
-“Non è un problema! L’importante è che so gli argomenti.” Disse lui rassicurato.
-“La professoressa Park è pignola e tiene conto anche di come ti esprimi.”
-“Non importa.”
L’ora successiva fu interrogato e prese sei.
La professoressa, a fine interrogazione, gli disse
-“Se ti fossi espresso meglio, adesso avresti sette.”
Io lo guardai, come per dire “te l’avevo detto”, e lui rise.
-“Beh, non fa niente-rispose, riferendosi più a me che alla professoressa- mi basta il sei.”
 Suonò la campanella e lui mi si avvicinò sorridendo
-“Visto? Ho ottenuto comunque la sufficienza.”
-“Si, ma pensa che questo sei farà media con il cinque. Ma con scienze dovrai fare di meglio perché hai quattro. Esercitati a parlare.”
-“Esercitarmi a parlare?” disse demoralizzato.
-“Sì”
-“E come?”
-“Parla con me. Raccontami qualcosa.” Proposi.
-“Hmm, d’accordo…”
Mi parlò della sua famiglia.
Non aveva una situazione familiare molto semplice. Doveva occuparsi di tutto in casa perché la madre stava male e il padre lavorava tutto il giorno.
Mi parlò dei suoi due fratelli maggiori:
Il più grande stava in carcere, con l’accusa di spaccio, mentre il secondo, era un egoista che pensava solo a se stesso, stava sempre fuori casa a fare chissà cosa.
Mentre lui parlava tranquillamente con me, capivo il perché delle sue insufficienze e del suo scarso rendimento scolastico.
Mi dispiaceva per lui e pensai che dovesse essere un ragazzo davvero forte e maturo per gestire quella situazione.
Quando lo si guardava dall’esterno, senza sapere la sua situazione, sembrava un ragazzino infantile e sempre con la testa fra le nuvole.
Mi sentii in colpa per tutte le volte che lo avevo trattato male.
Stavo per piangere, ma non potevo assolutamente permettermi di farmi vedere da lui in quello stato, così gli dissi che mi stava squillando il cellulare e non potevo non rispondere.
Presi il cellulare dalla tasca, me lo portai all’orecchio destro e uscii fuori dall’aula velocemente.
Quando mi fui tranquillizzata, rientrai e gli andai vicino.
-“Quando parli delle altre cose che non riguardano la scuola, ti esprimi bene.”
-“Mi esprimo bene perché sono tranquillo. So che posso fidarmi di te e quindi sono sereno,-sorrise- ma come posso fidarmi di un’arpia che mi ha messo un’insufficienza, a rischio di perdere l’anno?”
Minho si fidava di me.
Minho era sereno quando parlava con me.
Mi sentii onorata di avere la sua fiducia.
Lui era solo, proprio come me.
Era bello il fatto che si fidasse di me. Io ero l’unica persona con la quale poteva sfogarsi e se avesse avuto il coraggio, piangere.
Promisi a me stessa che ci sarei sempre stata per lui, in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa.
Ed ero sicurissima che anche lui ci sarebbe sempre stato per me.

La mattina seguente cominciammo a fare grammatica.
Il professore ci assegnò delle frasi da fare con alcune preposizioni.
-“Cominciamo dalla prima: senza.”
-“Senza Chaerin…- disse lui, facendo una lunga pausa- Non posso vivere.”
Mi guardò dritto negli occhi e mi sorrise dolcemente.
Avrei voluto abbracciarlo e stare per sempre tra le sue braccia, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu sorridere.
Completammo tutte le frasi e al momento della verifica, il giorno seguente, andò benone.

Recuperata un’altra materia, mancava solo scienze.
Sapevo che non sarebbe stato facile, infatti stemmo un intero pomeriggio a studiare.
Ovviamente non eravamo soli; con noi c’erano anche Jonghyun, Kibum, Tayeon e Yuri (un’altra compagna di classe).
 Dopo quattro ore, di cui solo due a studiare, tornai a casa esausta.
Mi sdraiai sul letto e pensai a quello che mi aveva detto Minho il giorno precedente.
Ero stanchissima, così mi addormentai piangendo, ancora tutta vestita.

Al mattino, dopo aver dormito per undici ore, mi svegliai ben riposata e pronta ad affrontare un’altra dura giornata.
Arrivai davanti alla scuola, ancora semideserta, e Minho era già lì, seduto sul muretto vicino al cancello, che ripeteva scienze.
Mi avvicinai alle sue spalle silenziosamente, gliene toccai una e gli augurai buongiorno.
Lui si spaventò e saltò giù dal muretto.
Iniziai a ridere per la sua espressione spaventata e lui, vedendo me, fece lo stesso.
-“Sono così tanto brutta, da far paura?” chiesi ironica.
-“No è che non ti avevo vista.” Si giustificò, grattandosi il capo, in segno di imbarazzo.
Sorrisi e lui mi seguì.
-“Ti ricordi gli argomenti?” gli chiesi.
-“Si, tutto.-rispose sicuro- prenderò come minimo un dieci!”
-“Si, undici! Smettila di dire sciocchezze e ricordati di parlare come si deve.” Lo raccomandai.
-“Si, non ti preoccupare.” Mi rassicurò.
-“Se si tratta di te, c’è da preoccuparsi e come!”
-“Yaa!” urlò, per poi ridere di gusto.
Entrammo, fece l’interrogazione e prese otto.
La nostra insegnate di scienze, era famosa per aver messo solo due otto in tutti i suoi trentasei anni di carriera.
Era stato a dir poco eccezionale: si era ricordato tutto, senza tralasciare un minimo particolare.
Aveva parlato lentamente e facendosi capire bene, senza gesticolare troppo, come era solito fare.
L’insegnante si congratulò con lui e lui ringraziò.
Finita l’ora, lui mi si avvicinò sorridendo, come non aveva mai fatto prima e mi disse
-“Grazie.”
-“Grazie? Di cosa? Sei stato bravissimo!”
-“Se non fosse stato per te, non ce l’avrei mai fatta. Non so davvero come ringraziarti! Grazie al tuo aiuto e ai tuoi consigli ce l’ho fatta. Grazie, grazie, grazie!”
-“Smettila di ringraziarmi, non ce n’è motivo. E’ solo grazie a te se ce l’hai fatta. Ti sei impegnato e sei riuscito a raggiungere il tuo obbiettivo. Sono fiera di te.” Mi congratulai ancora.
Lui mi sorrise e mi prese le mani, accarezzandomele.
Si avvicinò Krystal e gli fece i complimenti
-“Sei stato bravo. Come ci sei riuscito? Non è da te studiare così bene!”
-“Beh, ho avuto un’insegnante eccezionale.” Rispose lui.
-“Si, la professoressa Yang, è davvero brava.”
-“Non stavo parlando di lei” rispose Minho, guardandomi negli occhi.
Non capendo, Krystal gli chiese a chi si stesse riferendo e lui non rispose.
Continuò a guardarmi negli occhi, tenendomi le mani.
Suonò la campana che annunciava la fine della giornata scolastica, così ci dirigemmo nell’affollatissimo  corridoio, per uscire.
Camminando, molto lentamente, lui si avvicinò ancora di più, appoggiò il suo braccio sulla mia spalla e mi disse nell’orecchio
-“Grazie ancora, questo otto lo dedico a te!” ridendo.
Risi a mia volta, senza rispondergli.
Usciti fuori, finalmente, lui mi salutò e corse via, per raggiungere il pullman.
Mentre correva, si girò verso di me e disse qualcosa.
Non sentii cosa, a causa della distanza, ma lessi il labiale:
“GOMAWO”.


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***



Arrivò maggio.
Maggio, con sé, portava gite, concorsi e tanta tenerezza.

Lui diventava sempre più stupido.
Diceva tantissime stupidaggini al giorno e ogni volta che ne diceva una io gli dicevo
-“Bravo, hai vinto un Mongolino d’oro.” E lui scoppiava a ridere soddisfatto.

Verso la metà del mese, andammo a visitare la Fortezza di Hwaseong, a Suwon.
Fu una gita indimenticabile.
Di mattina, ci ritrovammo tutti davanti alla scuola, verso le sette, per prendere il pullman.
Appena arrivai, la prima persona che notai fu lui.
Era bellissimo, spiccava tra la folla: aveva un jeans abbastanza aderente da non lasciare nulla all’immaginazione, aveva una t-shirt bianca e un giubbotto di pelle nero. I capelli ovviamente legati in una coda morbida e alcuni capelli lasciati fuori, che cadevano sulle sue spalle perfette.
Intorno a sé aveva una luce meravigliosa, sembrava un angelo.
Mi avvicinai a lui e gli diedi il buongiorno.
Non fece in tempo a rispondere, che fu assalito da un Jinki tutto euforico.
-“Buongiorno! Siete pronti per questa nuova avventura?”
Quel giorno, sembrava più stupido del solito.
-“Hai cambiato spacciatore?” rispose Minho, sorridendo.
-“Yaa! Perché dici questo?- fece una lunga pausa- è sempre lo stesso.”
Scoppiammo a ridere tutti e tre.

Si avvicinò un arrabbiato Kibum che disse:
-“Perché siete così allegri e rumorosi?”
-“Cos’hai?” chiesi preoccupata.
-“Jonghyun ha la febbre e non viene.” Rispose lui imbronciato.
Io gli dissi che mi dispiaceva e lui si allontanò con Jinki.
Minho li seguì con lo sguardo fino a quando non entrarono nel pullman.
-“Lo capisco.” Disse improvvisamente.
-“Cosa?” chiesi
-“Avevano l’opportunità di stare tutta la giornata insieme e fare ciò che volevano, senza preoccuparsi degli insegnanti, troppo occupati.”
-“Si, ma loro stanno comunque tutto il giorno insieme, anche fuori alla scuola.”
-“Lo so, beati loro.” Disse con sguardo sognante.
Non capii dove volesse andare a parare, ma non ebbi il tempo di chiederglielo, che venni trascinata via da Yuri.
-“Unnie, ti siedi vicino a me nel pullman?  Daaaaiii~‎ ”
Unnie? Non mi aveva mai chiamata così.
-“Sì.” Le risposi sconcertata.
Quello era l’unico giorno in cui potevo stare con lui per un’intera giornata, invece Yuri aveva rovinato tutto.
 Come se non bastasse, Krystal lo prese per un braccio, lo trascinò  nel pullman e si sedette  vicino a lui.
Io e Yuri ci andammo a sedere dietro di loro; Jinki era seduto vicino a Kibum, di fronte a Minho e alla mosca che gli ronzava sulla destra.
Partimmo e durante metà viaggio, Yuri non fece altro che dare fastidio ai poveri malcapitati seduti davanti a noi.
Non mi dava fastidio che desse fastidio a Krystal, anzi, ma ogni volta che tirava i capelli di Minho, avrei voluto tagliarle le mani.
Dopo l’ennesimo tiro, Minho perse la pazienza e si girò di scatto verso di me e disse
-“Basta! Smettila di darmi fastidio.- allungò entrambe le mani e le portò al mio viso- Se io faccio così- mi strinse le guancie tra le sue dita- tu che fai? Non ti arrabbi?”
 Non ebbi né coraggio e né forza per rispondergli.
Lui mi guardò negli occhi a lungo e stemmo così per qualche secondo.
Lui sorrise e avvicinò il suo viso al mio.
-“E’ stata Yuri!” si intromise subito Jinki.
Lui lasciò le mie doloranti, rosse e accaldate guancie e si girò.
-“Yuri smettila, ok? Mi sono stancato.” Disse con voce arrabbiata.
Lei fece una strana espressione e annuì.
Dopo pochi minuti dall’accaduto, Krystal appoggiò la sua testa sulla spalla di Minho.
Mi sentii male.
Iniziai ad immaginare lui che appoggiava, a sua volta, la sua testa su quella di Krystal.
Immaginai che le alzava delicatamente la testa, spingendola verso l’alto con le stesse dita che avevano afferrato, precedentemente, le mie guancie, e l’avrebbe baciata.

Ma non fu così.

Lui alzò la spalla e disse
-“Mi dai fastidio.”
Mi sentii realizzata e si formò un ghigno malefico sulla mia faccia.
Il resto della gita fu grandioso!
Stemmo insieme tutta la giornata, tranne nel pullman.
Stetti insieme a Minho, Jinki e Kibum per quattordici ore.
Furono quattordici ore di risate.
Mentre visitavamo la fortezza, Jinki cadde sei volte, inciampando nell’aria.
Kibum stette a telefono con Jonghyun per due ore, ma Jinki, ormai stanco delle smancerie dei due, gli prese il telefono dalle mani e disse a Jonghyun, poco prima di chiudere la telefonata
-“Honey, riprenditi presto! Io vado a divertirmi con Minho e il meraviglioso Jinki!” imitando la voce di Kibum.
Scoppiarono tutti a ridere, Kibum compreso.
Kibum era ossessionato dalle lingue straniere, soprattutto con l’inglese, quindi Jinki non perdeva occasione per prenderlo in giro.
Ma anche Dubu aveva un ossessione: il pollo.
Lui pensava al pollo ventiquattro ore al giorno e proprio per questo gli fu affidato il soprannome Chicken Maniac.
Minho era ossessionato dallo sport e non accettava le sconfitte. Proprio per questo fu soprannominato Pomonam.
E poi c’ero io, ossessionata da un ranocchio alto e muscoloso.

Tornammo a casa tardi e stanchissimi, ma fu una delle giornate più belle di tutta la mia vita.

Dopo qualche giorno  partecipammo ad un concorso di disegno.
Il tema del concorso era: Personaggi storici.
Krystal si classificò prima tra le classi prime.
Il suo disegno era bello, ma io preferivo quello di Minho.
Il giorno successivo alla premiazione di Krystal, sarebbe dovuto arrivarci un attestato di partecipazione che, però, non arrivò mai.
Lui si lamentò parecchio e io gli dissi
-“Che t’importa? Non è nemmeno un premio o una medaglia.”
Lui mi guardò per qualche minuto e poi rispose
-“Hai ragione! Che me ne faccio di uno stupido attestato, quando posso avere i tuoi mongolini ogni giorno?”
Scoppiai a ridere.
Quello che aveva appena detto era stupido, ma allo stesso tempo tenerissimo.

Con mio grandissimo dispiacere, arrivò presto giugno.
Tutti erano entusiasti.
Giugno si portava via lo stress della scuola e dava inizio al periodo preferito di tutti gli studenti: l’estate.
L’estate, per tutti, era: mare, andare a letto alle tre di mattina e svegliarsi alle tre di pomeriggio, feste e tanto divertimento.
L’estate, per me, era: niente Minho per tre mesi.
Sabato, primo giugno, alle cinque e cinquanta, mi svegliai e la prima cosa che pensai fu:
 “E’ già il primo giugno? Com’è possibile? La scuola è iniziata da così poco tempo…”
Quel giorno, stetti tutta la giornata con Minho.
Alla penultima ora andammo in palestra e i ragazzi giocarono una partita di calcio contro i ragazzi di un’altra classe.
Lui era il più forte della squadra e segnò tre goal, al contrario di Jinki che cadeva ogni due minuti.
Io facevo il tifo per la mia squadra, insieme alle altre ragazze.
Quando Minho segnò il primo goal si mise una mano sul petto e l’allungò verso di me, guardandomi e sorridendo.
Cercai di mantenere la calma e fu la cosa più difficile che ebbi mai fatto in tutta la mia vita.
Avrei voluto correre in mezzo al campo e saltellare come un canguro impazzito.
Sarei voluta andare da lui, abbracciarlo e fare non so cosa.
Ma inutile dire che l’unica cosa che feci, fu sorridergli.
Cercai di non guardarlo negli occhi, temendo di non riuscire più a controllarmi, e mentre il mio sguardo vagava sul campo, notai che Jinki era seduto a terra e il suo sguardo si posava, alternativamente, su me e Minho.
Non aveva un’espressione molto felice, anzi, sembrava piuttosto abbattuto, ma collegai la sua tristezza, al fatto che forse avrebbe voluto segnare il primo goal.
Poi ci riflettei: non era da Jinki essere invidioso, tanto meno di Minho.
Loro erano molto amici e mi era sembrato che Jinki fosse stato sempre contento dei successi dell’amico.
All’ultima ora io e la mia classe ci organizzammo per fare una piccola festa il giorno dopo, per salutarci.
Stavamo per andarcene e lui mi disse allegro e sorridente, come sempre:
-“Allora, a domani.”
E io risposi:
-“A domani.”
Quel pomeriggio cadde, si ruppe la caviglia e dovette restare a letto per due settimane.
Ci rimasi malissimo.
Mi aveva detto che ci saremmo visti l’indomani.
Dovevo salutarlo e dirgli che mi sarebbe mancato.
Dovevo raccomandargli di non dimenticarsi di farmi gli auguri per il mio compleanno.
Dovevo abbracciarlo.
Pensandoci bene, noi non ci eravamo mai abbracciati.
Eravamo molto amici, lui mi diceva spesso che mi voleva bene ed era tenerissimo con me.
Quando ce ne andavamo o cambiavamo aula, lui mi aspettava davanti alla porta.
Se avevo bisogno di lui, c’era sempre, come io c’ero per lui.
Ma non mi aveva mai abbracciata.
Lui era un ragazzo molto affettuoso con tutti.
Abbracciava tutti di continuo.
Quando litigavamo lui andava ad abbracciare Krystal e poi veniva da me a chiedermi scusa.
Era come se, abbracciando lei, si caricasse e avesse la forza di affrontarmi.
Era la sua fonte di energia?
Iniziai ad odiarla… Lei si stava prendendo il mio (che mio non era) Minho.

L’estate sembrò durare un’eternità.
Tre mesi mi sembrarono tre millenni… Volevo vederlo, dovevo vederlo.
Arrivò il mio compleanno e stetti tutta la giornata ad aspettare il suo messaggio di auguri, ma non arrivò.
Ci stetti malissimo e la notte dormii si e no, quattro ore.
Quando mi svegliai accesi il cellulare per controllare che ore fossero e trovai un messaggio.
Quando lessi il nome del mittente, urlai.
Non ancora avevo letto il testo del messaggio, ma ero contenta.
Dopo qualche minuto di riflessione, decisi di aprirlo e leggere cosa mi aveva scritto Minho:
Scusami per ieri ma sto molto male, purtroppo. Non me lo sono dimenticato, però mio zio non sta tanto bene! Scusa, non ho avuto il tempo… Mi perdoni?
mentre leggevo mi arrivò un altro messaggio con scritto
e auguri per ieri <3
Piansi.
Ero contenta che si fosse ricordato del mio compleanno, che si fosse ricordato di me.
Quel “mi perdoni?” mi fece sciogliere il cuore.
Nella mia testa era tutto un “asdfghjkl” e nel mio cuore… Beh, non so, non lo sentivo più battere.
Avrei voluto dirgli che non c’era bisogno delle scuse, che non mi doveva tante spiegazioni.
Avrei voluto dirgli che lo avevo già perdonato, ancora prima di leggere il messaggio, avrei voluto dirgli tante cose.
Indovinate un po’? Gli scrissi
“Tranquillo, grazie :)”
Perché ero così? Mi sentii stupida e mi odiai, di nuovo.
Lui mi rispose dopo un minuto. Il suo messaggio era semplicissimo, ma bellissimo allo stesso tempo: <3 .
Restai nel letto per più di un’ora con il cellulare tra le mani, cercando una risposta decente, ma non la trovai, così mi arresi, spensi il cellulare  e mi alzai per andare a fare la colazione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. (PS) ***


*Saaalve, scusate il ritardo! Ecco un altro brevissimo capitolo...
Questo in realtà, è solo un "Ps;".
Sono cose successe nel corso del primo anno che, però, ho dimenticato di inserire nei capitoli precedenti.
Buona lettura :**



Era l’ultima ora, il professore era assente.
Eravamo seduti all’ultimo banco, io, Minho, Jinki, Jonghyun, Kibum e Taemin.
Stavamo chiacchierando tranquillamente e, tra una risata e l’altra, Minho non faceva altro che toccarsi i capelli.
Li lisciava con una mano o se li scioglieva e riattaccava in continuazione.
Qualche tempo prima, avevo letto su una rivista che quando una persona si tocca i capelli, si mordicchia le unghie o gesticola molto mentre parla, significa che mente o che è agitata.
-“Minho?” lo chiamai.
-“Sì?” rispose lui, senza smettere di toccarsi i capelli.
-“Perché ti stai agitando?”
-“Cosa?” mi chiese sorpreso. Non si aspettava questa domanda improvvisa, tanto meno così diretta.
-“Li stai torturando, poverini! Perché ti stai agitando?” gli ripetei, guardando i suoi capelli.
-“Come hai fatto a capire che mi sto agitando?”
-“Tsk, non dimenticare che stai parlando con Chaerin.” Risposi sarcastica.
-“Già,-rise- tu mi capisci sempre. Riesci a capire il mio stato d’animo guardandomi semplicemente negli occhi. Sei l’unica che ci riesce, sei l’unica che mi capisce.”
A quelle parole, rimasi sorpresa.
Io davo per scontato il fatto che si notava il suo stato d’animo. Per me era semplice capire che fosse agitato quando si toccava i capelli o si torturava le unghie.
Ma per lui era diverso. Lui non aveva mai avuto una persona che gli prestava tanta attenzione come facevo io.
Quando era agitato, nessuno lo notava perché era bravo a mascherarlo.
Io lo capivo perché era come me.
Anch’io quando mi agitavo mi toccavo i capelli e mi mordicchiavo le unghie.
-“Allora,-chiesi- perché sei agitato?”
-“Non lo so… E’ solo nervosismo… Capita ogni tanto.” Cominciò a battere il piede destro freneticamente sul pavimento.
-“Mi stai dando dell’idiota?”
-“Non l’ho mai detto!”
-“Sì. Pensi che io sia tanto stupida da credere a quello che dici?”
Abbassò lo sguardo e non rispose.
-“Allora?” chiesi di nuovo.
-“Beh, alle due devo incontrare una persona.”
Mi era crollato il mondo addosso.
Una persona? Stava frequentando qualcuna? Si era innamorato di qualcuna?
-“Ah…” risposi.
-“Non è come pensi- come se volesse giustificarsi- questa persona vuole picchiarmi.”
Mi sentivo crudele per quello che pensavo, ma ero sollevata.
Ero sollevata all’idea che non c’era nessuna ragazza.
-“Cosa? Perché?” chiesi preoccupata.
-“Questo ragazzo è il fidanzato di un’amica di mio fratello… Una volta è venuta a casa mia e quando l’ho salutata le ho detto “Ciao bella”…”. Mi spiegò.
-“E quindi?”
-“E quindi il fidanzato vuole picchiarmi perché ho detto “Ciao bella” alla sua ragazza.”
-“La gente è veramente strana!” dissi
-“A pensare che non è nemmeno bella!” disse scocciato.
Risi e poi gli dissi
-“La bellezza è soggettiva.”
-“Sì, ma se una cosa è bella, è bella e basta… Ma se una persona è brutta, è brutta a prescindere… C’è a chi può piacere, ma non significa che è bella.”
Del suo discorso così contorto, ci capivo poco e nulla, quindi gli chiesi spiegazione.
-“Ad esempio,tu sei bella. C’è a chi piaci e a chi no, ma sei comunque bella.”
La sua dolcezza era  infinita. Era tremendamente stupendo quando parlava in questo modo, così spontaneo e naturale.
-“Bell’esempio.” Risposi ironica.
-“E’ un esempio, ma non è solo un esempio… Io sono abituato a stare con te, quindi a vedere sempre te.-riflettette- se sono abituato alla tua bellezza, come fanno ad essere belle le altre, per me?”
Inutile dire che mi sentivo morire.
Avevo le farfalle nello stomaco e mi tremavano le gambe.
-“Già, hai ragione- Sorrisi- ma comunque, tornando alle cose serie… Adesso cosa farai? Ti picchierai con quello?”
-“Cercherò di evitare. Sai com’è, non voglio fargli troppo male.”
-“Sbruffone!”
Ridemmo entrambi.
Notai che aveva smesso di muovere il piede e toccarsi i capelli.
Si era calmato ed ero contenta.

All’uscita della scuola, non c’era nessuno e il giorno successivo mi disse che, il pomeriggio precedente, quel ragazzo gli aveva mandato un messaggio con le scuse.


L’idiozia non ha limiti.
Stavamo nel laboratorio di ceramica.
Stavamo chiacchierando e all’improvviso lui disse una cosa senza senso.
Io gli chiedesi
-“E la morale qual è?”
lui mi rispose, canticchiando allegramente
-“La morale è ancora quella, fà merenda con girella!
~”
Scoppiai a ridere come una malata.

 

*Parlando di tenerezza, non potevo non mettere una gif di Minho che fa l'aegyo :3 *Le recensioni sono sempre ben accette c:

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Quell’estate fu la più lunga e noiosa di tutta la mia vita, però ci furono anche cose positive:
Avevo stretto amicizia con Mika e Sulli.
Mika non era così tanto antipatica e snob come pensavo… Scoprii di avere tante cose in comune con lei.
Sulli, cara amica di Mika e Saiako, era una ragazza di Gyeongsang, cresciuta a Busan e trasferitasi a Seoul due anni prima.
Frequentava un liceo linguistico, ma poi aveva deciso di cambiare scuola e venire nella nostra.

Dopo tre (secoli) mesi, finalmente tornammo a scuola.
Era da più di una settimana che non dormivo per l’agitazione.
La notte pensavo “Tra pochi giorni lo rivedo. Chissà come sarà… E’ cambiato? Si è tagliato i capelli o sono cresciuti ancora di più? Ha continuato con i suoi allenamenti o si è lasciato andare? Cosa ha fatto durante queste vacanze? Si è divertito? Mi ha pensato almeno un po’? Gli sono mancata?”
Non riuscivo ad immaginare come sarebbe stato rivederlo dopo così tanto tempo.

Stavo nel pullman, seduta e con la testa appoggiata al finestrino, accanto a me c’era Saiako che conversava allegramente con Mika e Sulli, sedute davanti a noi.
Sentivo dei formicolii sotto la lingua e mi tremavano le gambe.
Cominciai ad avere caldo e ad agitarmi tantissimo.
Pensai che non mi sentissi bene, che mi stesse vendendo un attacco di cuore, o qualcosa di simile.
Divenni rossa in viso e sulle mani.
Saiako si accorse del mio stato e cominciò ad agitarsi.
Mika, mantendo il più possibile la calma, mi disse, rassicurandomi
-“Sta’ tranquilla Chaerin… E’ solo un attacco di panico.”
-“Cosa devo fare?” chiesi agitata.
-“Rilassati… Tu stai pensando a Minho, vero? Stai pensando a come sarà rivederlo, come si comporterà appena ti vedrà e se gli piacerà il tuo nuovo colore di capelli, non è così?”
-“Si, ma…”
-“Rilassati, andrà tutto bene.” Mi disse sorridendo.
Com’era possibile? Non poteva essere per questo motivo che stavo così.
Mi misi gli auricolari nelle orecchie e ascoltai un po’ di musica, cercando di tranquillizzarmi… Ci riuscii.
Arrivammo a destinazione e scendemmo.
Eravamo a pochi metri da lui.
Pensai “Adesso muoio.”
Le gambe divennero più deboli di prima, cominciarono a sudarmi le mani e iniziai ad avere freddo. Mi toglievo e rimettevo l’anello, passando dal pollice al mignolo e viceversa.
Dopo qualche minuto, mi feci coraggio e mi avviai verso di lui.
Con lui c’erano anche Jinki, Jonghyun, Kibum e altri miei compagni di classe che chiacchieravano tra di loro.
Jonghyun e Kibum erano attaccati l’uno all’altro come api sul miele.
Mi avvicinai al gruppetto e la prima che si accorse di me fù Taeyeon.
-“Ciao Chaerin!” disse entusiasta e mi abbracciò.
Dopo di lei, mi salutarono Yuri e Seohyun.
C’erano più di quindici persone che avrei dovuto salutare prima di Minho, ma lui fece spostare tutti e mi venne a salutare.
-“Ciao Nana!-mi salutò dandomi un bacio sulla guancia e, solo dopo avermi squadrata bene, da capo a piedi, continuò- ma diventi sempre più bassa?”
Ero agitatissima. Quel bacio inaspettato mi aveva messo KO.
Lui era sempre bellissimo. Non era cambiato di una virgola: aveva i soliti capelli lunghi raccolti in un elastico rosso e aveva lo stesso fisico stupendo, come tre mesi prima.
-“E tu diventi sempre più stupido!” Gli risposi, mettendo un finto broncio.
Lui sorrise.
Quanto mi era mancato quel sorriso! Come faceva ad essere così dannatamente perfetto?
-“Chaerin!” mi chiamò Jinki, a pochi metri da me.
Mi voltai dalla sua parte e lo vidi correre verso di me.
Jinki, al contrario di Minho, aveva tagliato i capelli e li aveva tinti di biondo, proprio come Kibum.
Mentre correva, rischiò di cadere due volte e non potetti fare a meno di ridere.
Arrivato a pochi centimetri da me, si fermò e disse sorridendo
-“Ciao! Come stai?”
Avevo quasi dimenticato di quanto fosse bello il suo sorriso.
-“Ciao.-gli risposi- io sto bene, e tu?”
-“Bene… Hai cambiato colore dei capelli? Il rosso ti sta benissimo!”
Lo ringraziai, sorridendo.
Dopo che ebbi salutato tutti, ci avviammo verso la scuola e durante tutto il tagitto non facevo altro che guardare Minho e Jinki chiacchierare e ridere tra di loro.
Mi erano mancati quei due idioti e i loro sorrisi stupendi.
Mi erano mancati anche i due piccioncini che camminavano alla mia destra, mano nella mano, allegramente.
L’ansia però mi era passata. Non mi tremavano più le gambe e non avevo più freddo.

Mika aveva ragione? Non mi sentivo bene perché ero agitata all’idea di rivedere Minho?
Pensai di essere malata.

Entrammo in classe e ci accorgemmo di avere un nuovo compagno: Gikwang.
Gikwang era bellissimo e molto solare.
Minho gli si avvicinò e cominciarono a chiacchierare.
Si sedette accanto a Gikwang e io mi andai a sedere vicino a Jinki.
La giornata trascorse velocemente e, una volta tornata a casa, ripensai a come mi ero sentita quella mattina nell’autobus.
Il secondo giorno di scuola cominciò male.
Minho non mi aveva calcolato minimamente ed era stato tutta la mattinata con Krystal.
All’ultima ora, mi si avvicinò e disse
-“Cos’hai? Sei arrabbiata con me? Non mi hai pensato proprio oggi.”
-“Tu non mi hai calcolato proprio!- dissi con tono arrabbiato- Sei stato tutta la mattinata con quella.”
-“Mi dispiace. Se ti da fastidio, giuro che non le parlo più.” Rispose lui, con un’espressione da cucciolo bastonato.
-“Fai come ti pare.” Risposi fredda.
-“Non litighiamo già dal secondo giorno.”
-“Non stiamo litigando.”
Calò il silenzio.
-“Ehm…-ruppe quel silenzio imbarazzante che si era creato- cosa ne pensi di Gikwang?”
-“E’ carino,- risposi- e tu?”-“Non lo sopporto.” Rispose subito.
-“Perché? Sembra così tranquillo.”
-“Per colpa sua, ieri non sono potuto stare con te.-continuò- Erano tre mesi che volevo rivederti e stare un po’ con te, invece lui mi ha costretto a stare con lui e tu sei stata con Jinki.”
Mi sciolsi. Avevo quasi dimenticato la sua immensa dolcezza.
Gli avevo appena fatto una scenata di gelosia e lui mi aveva risposto dicendo che erano tre mesi che voleva stare con me.
Gli sorrisi dolcemente e lui mi accarezzò la guancia.
Sentii il cuore cominciare a battere più veloce e il diabete  salire a 375674890.

Le giornate trascorsero in fretta e io e Minho cercammo di recuperare tutto il tempo perso.
Stavamo sempre insieme e ci raccontavamo delle vacanze appena trascorse.
Mi aggiornò sulla sua situazione familiare e con gran gioia mi disse che sua madre stava meglio.
Con le lezioni, tutto procedeva bene.
Io ero sempre la più brava della classe e lui era diventato uno dei ragazzi più bravi.
Notai che stava meglio psicologicamente e la cosa mi rendeva molto felice.
Il secondo anno non sembrò tanto difficile come ce lo descrisse  la nostra coordinatrice di classe.
Il nostro rapporto divenne molto più spontaneo e stare insieme diventò quasi un’abitudine.
Nel laboratorio di inglese, ad esempio, dovevamo scegliere un compagno di banco e restare con lui per tutto l’anno.
Noi ci andammo a sedere vicino, senza pensarci troppo.
Ad Ottobre ci furono le votazioni per scegliere il/la rappresentante di classe.
Jinki mi propose di candidarmi e non mi sembrò una cattiva idea.
Io fui la vincitrice, seguita da Taeyeon e Seungho.
 Non mi aspettavo di ricevere il maggior numero di voti, anche  perché io avevo stretto amicizia solo con pochissime persone, mentre Taeyeon era amica di tutti.
Ero contenta, non molto per il risultato ottenuto, ma per le persone che mi avevano votato: Minho, Jinki, Jonghyun, Kibum, Taemin, Joon, Siwon, JiHo, Junhong, Yongguk e, con mia grandissima sorpresa, Krystal.
Notai che dieci persone che mi avevano votato su undici, erano ragazzi.
Avevo stretto amicizia solo con i ragazzi.
Krystal mi votò solo perché lo fece Minho, sicuramente.
Mi impegnai tantissimo per non deludere le persone che mi avevano votato e quindi riposto fiducia in me.



  *Le recensioni sono sempre ben accette c:

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Dal giorno delle votazioni successero tante cose, positive e negative.
Tutte le cose brutte che successero non mi toccarono minimamente perché Minho era sempre dalla mia parte.
Dopo un mese dalla candidatura e la vittoria, dopo essermi impegnata tantissimo, la classe decise di togliermi come rappresentante.
Era un mercoledì mattina e stavamo nel laboratorio di fotografia.
Ci eravamo divisi in gruppi e stavamo chiacchierando tranquillamente.
Il mio gruppo era composto sempre dalle stesse persone: Minho, Jinki, Taemin e la coppietta, ovviamente.
Mentre chiacchieravamo, Taeyeon mi chiese di uscire fuori dall’aula insieme a lei e Seungho.
-“Non so come dirtelo, ma…” cominciò lei.
-“Ti vogliono togliere come rappresentante di classe.” Concluse lui.
Per un attimo sentii il cuore spezzarsi in due parti.
-“Perché?” chiesi incredula.
Mi ero impegnata tantissimo per non deludere gli altri.
-“Non fai abbastanza.” Rispose la seconda rappresentante.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
All’improvviso si aprii forte la porta, era Jonghyun.
-“No!” Gridò Jjong.
Lo guardammo tutti e tre sorpresi.
-“No, cosa?” Chiese Seungho.
-“Chaerin non si tocca! Lei è la nostra rappresentante, come è giusto che sia.” Rispose il mio amico.
-“Quasi tutta la classe vuole che sia io il primo rappresentante.” Disse l’altro.
-“Hai detto bene, quasi. Se ha vinto, vuol dire che la classe vuole lei… Lei si impegna e da il massimo… Voi invece che fate? Tu,-rivolgendosi poi a  Taeyeon- ti impegni tanto quanto lei? Ti preoccupi di scrivere l’assegno sul gruppo della classe ogni giorno? Ti preoccupi di consegnare o raccogliere le autorizzazioni o di difenderci quando gli insegnanti ci sgridano?” disse in modo prepotente Jonghyun.
-“Beh, stamattina non si è preoccupata di scrivere il programma della settimana. L’abbiamo fatto io e Seungho.”
-“Sì, ma lei ieri ti ha detto cosa scrivere. Sai cosa stava facendo mentre tu ricopiavi quel programma?”
-“Stava chiacchierando con Minho.”
-“No, stava aiutando Minho! Cosa che tu non fai mai.” L’accusò Jonghyun.
Nel frattempo uscirono anche Minho e Kibum.
Io non parlai, non sapendo cosa dire.
Mi dispiaceva che gli altri non apprezzavano i miei sforzi, ma ero comunque contenta che Jonghyun fosse dalla mia parte.
-“Cosa succede?” chiese il biondissimo Kibum.
-“Questi idioti non vogliono che Chaerin sia la nostra rappresentante di classe.” Spiegò il suo ragazzo.
Kibum rise sonoramente, mentre Minho mi guardava, sorridendo.
-“Ridicoli.” Affermò quest’ultimo.
Lo guardai negli occhi e lui continuò a sorridere.
-“Spero sappiano che per farlo hanno bisogno della firma di tutti?” chiese Minho.
Seungho e Taeyeon si guardarono preoccupati.
-“Ecco- disse Minho- era proprio come pensavo.”
-“Io non firmo.” Affermò il biondo.
-“Neanch’io.” Intervenne Jonghyun.
-“Non contate nemmeno su di me.” Concluse il ranocchio.
Non potetti non sorridere.
-“Se non sono una buona rappresentante accetto il fatto che non volete più che io lo sia.” Dissi seria.
-“Non dire sciocchezze.” Intervenne di nuovo Jonghyun.
-“Resti.-affermò Kibum- la questione termina qui.”
-“Ma…” Taeyeon cercò di controbattere, ma Minho la interruppe.
-“L’hai sentito il biondo, no? La questione termina qui.”
Ero contentissima.
Avevo i miei migliori amici dalla mia parte e Minho mi difendeva… Non  avrei potuto chiedere nulla di meglio.
Da quel giorno decisi di impegnarmi ancora di più, cercando di evitare discussioni come quella, inutilmente.
Un giorno, nell’ora di storia dell’arte, Seohyun rispose a Minho in modo troppo aggressivo.
Io lo difesi e lei mi disse
-“Stai zitta. Nessuno ti ha interpellata.”
-“E’ normale quello che fai, secondo te?” chiesi io.
-“Non sto parlando con te.” Rispose lei arrogante.
-“Basta,- intervenne Minho- smettetela.- poi, rivolgendosi a me, aggiunse- Non ne vale la pena.”
Ascoltai il suo consiglio e non le risposi più.
Lei, invece, continuò a parlare male di me con Yuri.
Per un mese stemmo litigate.
Non parlai con Seohyun, Yuri e Taeyeon per un mese.
Loro parlavano male di me e io non le davo retta.
Minho, ovviamente, stava dalla mia parte e questo era più che sufficiente.
Non m’importava avere tutto il mondo contro se lui era dalla mia parte.
Dopo quel lungo mese, caratterizzato da litigi, facemmo pace.
Successe tutto all’improvviso e, senza neanche rendermene conto, avevamo ricominciato a parlare.

                                             ……………………………………………………………………………………
Tutto procedeva per il meglio.
Minho era diventato sempre più tenero e alcuni suoi atteggiamenti mi fecero pensare che fosse geloso di me.
Un giorno, durante una noiosissima ora di storia, lui stava scarabocchiando sul banco.
Io ero seduta accanto a lui, ma non gli prestavo molta attenzione.
Stemmo due ore fermi, ad ascoltare l’insegnante spiegare.
Mentre cercavo di prendere appunti, lui era tutto intento a disegnare sul banco.
Quando finalmente suonò la campanella che annunciava la fine di quella tortura, lui si alzò e si avviò verso la porta.
Io mi preparai in fretta lo zaino e, mentre recuperavo la matita che era rotolata dal mio banco a quello della rana gigante, notai, tra tutti quei disegni e quelle scritte, una parola in particolare:
CHAERIN“
Era il mio nome scritto a caratteri cubitali.
Il cuore si fermò per qualche attimo.
Lui aveva scritto il mio nome sul banco, senza un motivo particolare.
Significava che mi stava pensando?
Non capivo, ma ero comunque contenta.
Mentre osservavo incredula il disegno, lui mi chiamò
-“Chaerin! Andiamo?”
Lo guardai, sorrisi e annuii con un cenno del capo.
Lui non capì perché stavo sorridendo, ma ricambiò dolcemente il sorriso e ci avviammo verso il laboratorio di biologia.

Un altro giorno, sempre nell’ora di storia, ero seduta in mezzo a Minho e Jinki.
Io e il pollomane disegnavamo sul mio banco e Minho ci guardava.
Io scrissi il mio nome e Jinki scrisse il suo accanto al mio.
Quando suonò la campana e ci alzammo, Minho mi disse
-“Mi hai tradito oggi.”
Io lo guardai con espressione interrogativa e lui disse
-“Hai scritto il tuo nome accanto a quello di Jinki.”
Aveva detto una stupidaggine, ma era comunque tenerissimo.
Ogni volta che stavo con Jinki, lui mi diceva sempre che lo stavo tradendo e ogni volta che lo diceva, il mio cuore perdeva un paio di battiti.
 
-----------------------------------------------------------------
Una mattina di fine novembre, litigammo per la prima volta.
Un giovedì mattina, arrivai quasi davanti alla scuola e vidi Minho, Taeyeon e Jonghyun discutere animatamente.
Mi avvicinai a loro e chiesi il motivo di tanto rumore e Taeyeon mi spiegò
-“Minho non vuole entrare.”
Lo guardai e lui abbassò lo sguardo.
-“Perché?” gli chiesi.
-“Perché è un idiota.” Rispose lei.
-“Sto parlando con lui.” L’attaccai.
Lei fece una smorfia e non rispose.
-“Perché non ne ho voglia.” Rispose il diretto interessato.
-“Ah beh, bella motivazione.” Affermai sarcastica.
Lui non rispose, così gli chiesi di nuovo il perché della sua decisione di non entrare.
-“Non ho studiato e non voglio prendermi un impreparato.”
Lo guardai per qualche istante e poi gli chiesi
-“Perché non hai studiato ieri?”
-“Non sono stato a casa.” Rispose velocemente.
Non risposi subito.
-“Mi sta chiamando Kibum, io vado… Ci vediamo in classe.-disse Jonghyun staccando la chiamata- Minho non fare sciocchezze, entra.”
Lui disse di nuovo che non aveva voglia e io gli dissi
-“Se non entri non ti parlo più.”
Lui mi guardò per un attimo e poi si girò dall’altra parte sbuffando.
Dopo un quarto d’ora, io e Taeyeon lo convincemmo ad entrare.
Mentre ci dirigevamo verso la scuola, incontrammo Jinki.
-“Dove stai andando?” chiese Pomonam.
-“Me ne sto andando… Non entro.” Rispose il Dubu.
Minho rise e gli andò vicino.
-“Andiamocene.”
 I due si avviarono lasciando me e Teyeon a bocca aperta.
-“Minho… Jinki!” urlai e loro si girarono verso di me.
-“Sì?” chiese il biondo.
-“Tornate subito qui!” andai da loro correndo.
Arrivata lì, guardai Minho con disprezzo e gli dissi
-“Fai schifo.”
Jinki rispose al suo posto
-“Non esagerare… Per una volta che non entra che male c’è?”
In realtà non c’era nulla di male, ma io pensavo di non riuscire ad affrontare un’intera giornata scolastica senza di lui.
Era già difficile stare con lui solo sei ore al giorno, poi lui non veniva nemmeno.
Io pensavo questo, ma non potevo di certo dirglielo.
-“Ti prenderai un’assenza inutilmente.” Risposi semplicemente.
-“E’ solo un’assenza!” rispose Minho.
Non gli risposi e mi girai, dandogli le spalle.
Lui mi toccò la spalla e io feci un passo in avanti per porre fine a quel contatto.
-“Chaerin…” mi chiamò lui.
-“Non rivolgermi la parola.” Me ne andai.
Entrai in aula e dopo dieci minuti, con mia grande sorpresa, entrarono anche i due amici.
Il ranocchio si venne a sedere accanto a me e mi disse
-“Oggi hai vinto tu, ma domani non entro.”
-“Perché hai cambiato idea?” chiesi.
-“Perché non voglio che ti arrabbi con me.” Rispose, guardandomi negli occhi.
Non gli risposi e lui continuò
-“Ci tengo al nostro rapporto.”
Per un attimo mi dimenticai di come si respira.
-“Se davvero ci tieni al nostro rapporto, domani entri.” Lo sfidai.
Lui sbuffò silenziosamente e poi disse
-“D’accordo.”

Il giorno successivo non entrò



*Quando Minho dice "Hai sentito il biondo,no? La questione termina qui" , me lo sono immaginato come in questa gif asdfghjkljhgf* 

*Jonghyun me lo sono immaginato così *--* *

*E Key così... :Q___"

 *Le recensioni sono sempre ben accette c:

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Mi sentii tradita dalla persona più importante della mia vita.
Lui mi aveva detto che ci teneva al nostro rapporto, invece aveva mentito.
Mi sentii veramente male, non ci potevo credere.

Era la quarta ora e io stavo male.
Mi sentivo persa senza di lui.
Stavo con la testa appoggiata sul banco a pensare a quanto fosse stato stronzo quel ranocchio tutto muscoli.
Mentre pensavo, sentii il telefono vibrare nella tasca dei jeans.
Mi era arrivato un messaggio proprio da parte sua.
C’era una sola parola scritta: scusami.
Cominciai a sentirmi la lingua pizzicare e lo stomaco era sottosopra.
“Scusami un cazzo.” Gli risposi.
“Giuro che non faccio più assenze.” Mi rispose dopo un minuto.
Non gli risposi e dopo cinque minuti mi mandò un altro messaggio:
“Ti dimostrerò che ci tengo a te.
Mi fidai delle sue parole e mi scappò un sorriso.
Ma solo la mattina seguente mi accorsi di aver fatto un grosso errore a fidarmi di lui:
Non entrò nemmeno quel giorno.
Mi arrabbiai tanto da trattare male chiunque.
Mandavo a quel paese chiunque si avvicinasse a me, perfino Jonghyun.
Il lunedì mattina, non mi parlò.
Io non mi avvicinai a lui e lui non si avvicinò a me…
Non parlammo per una settimana.
Quella settimana fu la più brutta di tutta la mia vita.
La mattina non avevo né forza, né motivo per alzarmi dal letto. Se non potevo stare con lui, che senso aveva svegliarmi così presto e stare a scuola per sei ore?
Appena entravo in classe, ricevevo una pugnalata al cuore vedendolo lì, abbracciato a Krystal.


Dopo la settimana più brutta, però, arrivò il giorno più bello di tutta la mia vita.
Era un sabato di metà Dicembre, l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie.
Ero contenta del fatto che non l’avrei visto per sedici giorni, così sarei stata sicuramente meglio.
Stavo nel corridoio, appoggiata vicino al termosifone, insieme a Kibum.
Mentre chiacchieravamo, si avvicinarono Minho e Jonghyun.
Jonghyun si avvicinò direttamente a Kibum per stampargli un sonoro bacio sulle sue bellissime labbra a cuore e abbracciarlo dolcemente.
Mi stupii di quanto amore sprigionavano quei due e di quanto fosse naturale vederli baciarsi in pubblico.
Stettero abbracciati per un paio di minuti a fissarsi negli occhi senza parlare.
Dopo quei minuti, Jonghyun lasciò la presa e venne da me.
Mi abbracciò dicendo “Cara Chaeriiin~”
Io ricambiai l’abbraccio e stemmo così per qualche istante.
Appena ci allontanammo, mi ritrovai Minho addosso.
Mi abbracciò subito, senza darmi il tempo di rendermi conto di cosa stesse accadendo.

Mi strinse forte a sé, dicendo le stesse parole di Jonghyun, aggiungendo “Un po’ di dolcezza, almeno a Natale, me la merito, no?”
A quell’abbraccio e a quelle parole, il mio cuore smise di compiere il suo dovere e lo stomaco cominciò a protestare per il troppo fracasso che facevano le farfalle al suo interno.
Le mie guance divennero di un colore rosso porpora e le gambe cominciarono a tremare.
Senza neanche accorgermene, come se avessero un cervello tutto loro, le mie braccia circondavano la sua vita.
Cercai di stringerlo forte a me, senza fargli troppo male, e lui fece lo stesso.
Spinse delicatamente la mia testa in avanti, facendola aderire al suo petto, abbassando poi la sua testa, facendola sfiorare con la mia.
Io strinsi ancora di più le mie braccia e lui fece lo stesso.
Stemmo in quella posizione per… un’eternità, forse?
Non so dire per quanto, ma so di certo che fu il periodo di tempo, lungo o corto che sia, più bello che ebbi mai vissuto.
Fu più bello ed emozionante del mio primo bacio, avvenuto pochi anni prima e fu più bello anche di quella volta che il ragazzo che mi piaceva qualche anno prima, mi aveva detto “ti amo”.
Capii solo in quell’istante che i nostri corpi combaciavano alla perfezione in quella posizione.
Non mi aveva mai abbracciato prima di allora e quindi non sapevo che tra le sue braccia ci fosse il Paradiso.
Appena sciogliemmo quell’abbraccio, mi ritrovai Kibum addosso, tutto emozionato.
Mi abbracciò anche lui, sussurrandomi all’orecchio
-“Siete tenerissimi.”
Io sorrisi e poi lui si allontanò di poco gridando
-“E’ tempo di farsi gli auguri!”
In un istante, mi ritrovai venti persone intorno che si abbracciavano e gridavano
“Buon Natale” oppure “Buon anno nuovo”.
Jonghyun mi si avvicinò entusiasta gridandomi gli auguri e mi porse la sua guancia indicandola con un dito.
Capii cosa voleva, così gli diedi un bacio.
Lui sorrise e fece una linguaccia ad un Kibum tutto imbronciato.
Jonghyun gli si avvicinò e gli diede un altro bacio sussurrandogli qualcosa nell’orecchio.
Doveva essere qualcosa di estremamente dolce, a giudicare l’espressione di Kibum.
Sorrisi a quella scena tenerissima e mi voltai dall’altra parte.
Vidi Minho fare gli auguri a due nostre compagne di classe.
-“Yah!- gli urlai e solo quando si voltò continuai, sorridendo- fai gli auguri a loro e non a me?”
Lui sorrise e si avvicinò a me dicendo
-“Stavo proprio venendo da te.”
-“Ci credo.” Scherzai e lui rise.
Si avvicinò pericolosamente a me e afferrò le mie spalle con le sue potenti e meravigliose mani.
Io alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi e lui fece il contrario per ricambiare lo sguardo.
A quella meravigliosa visuale, mi si formò il solito sorrisetto da demente sulle labbra e lui, a quella vista, probabilmente patetica, sorrise.
Solitamente, il suo sorriso era meraviglioso, ma così vicino era mortale.
Allontanò di poco il suo viso dal mio e portò le sue mani sul mio collo.
Me lo accarezzò delicatamente e a quel contatto, sentii un brivido dietro la schiena.
Socchiusi gli occhi, continuando a sorridere, e lui si fermò sul mio mento.
Con una leggera pressione, lo sollevò e avvicinandosi un altro po’ a me, disse
-“Tu sei più speciale degli altri, quindi ti darò tre baci, invece di due, per farti gli auguri.”
Dopo che ebbe pronunciato la mia sentenza a morte, mi stampò un bacio sulla guancia sinistra.
Con una lentezza disarmante, allontanò le sue labbra dalla mia pelle infuocata, per raggiungere l’altra guancia, ripetendo la stessa azione per raggiungere di nuovo la mia guancia sinistra.
Quando ebbe finito di colpirmi, si allontanò di poco e sorrise, dandomi così il colpo di grazia.
Quando vidi il suo sorriso ci fu un blackout generale dentro di me.
Il mio cervello si trasformò in una scimmietta elettrica che batteva due piatti a ritmo dei battiti accelerati del mio cuore.
Le braccia e le gambe divennero come gelatina e le mie guancie bruciavano maledettamente.

Lui si avvicinò di nuovo dicendomi
-“Sei tenera oggi… Come mai?” e sorrise.
-“Siamo a Natale- gli risposi sorridendo- ma questa tenerezza fattela bastare per tutto l’anno.”
Lui rise sonoramente e annuì con un cenno del capo.

Uscimmo fuori dalla scuola e appena vidi Saiako sorrisi, le andai incontro e l’abbracciai, quasi stritolandola.
Lei non sapeva dell’accaduto, ma capì subito il motivo della mia felicità.
-“Minho?” mi chiese, conoscendo già la risposta.
Sorrisi e poi annuii.
Era strano, ma quella riccia riusciva a capirmi guardandomi semplicemente negli occhi.

Dopo quello era accaduto, come avrei resistito sedici giorni senza vederlo?
Pensai che Minho volesse farmi impazzire e per questo motivo si comportava in quel modo.




*Restiamo in tema "abbracci"






  {Le recensioni sono sempre ben accette! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Quei sedici giorni passarono molto in fretta, per mia fortuna.
I primi due giorni stetti veramente male.
Pensavo sempre che il tempo non sarebbe mai passato, ma grazie all’aiuto di Saiako, Mika e Sulli, sembrò volare.
Loro cercarono di farmi distrarre il più possibile e un po’ ci riuscirono.
Anche se il tempo sembrò trascorrere velocemente, non passò istante che io non pensassi a quell’abbraccio.
Il suo bellissimo profumo mi rimase  addosso per un paio d’ore, ma il ricordo per tutta la vita.
Quando tornammo a scuola ero emozionatissima di rincontrarlo.
Quella notte non dormii, ma la mattina ero comunque iperattiva come un grillo.
Quando mi vide mi salutò semplicemente con un cenno della mano e sorridendo.
Rimasi un po’ delusa… Mi aspettavo un abbraccio o un “mi sei mancata”.
Inizialmente pensavo che le cose tra di  noi fossero cambiate, e invece no.
Stemmo comunque tutto il giorno insieme a ridere e scherzare come sempre.
Tutta la settimana trascorse normalmente e velocemente.
Il lunedì però lui si ammalò.
Non venne a scuola per una settimana e io mi sentivo persa senza lui.
Se non fosse stato per Jinki, Jonghyun,Kibum e a volte Taemin, non so cosa avrei fatto.
Solo in quella settimana mi resi di conto di aver fatto amicizia con pochissime persone.
Su ventidue compagni di classe, avevo un buon rapporto solo con quattro, cinque di loro.
Il sabato poi, io non andai a scuola e il lunedì venni a sapere che Minho, invece, proprio quel sabato, aveva fatto filone.
Quando Jinki me lo disse, ci rimasi malissimo.
Perché continuava a comportarsi in quel modo? Mi stava prendendo in giro? Mi sentii nuovamente delusa.
Il martedì avevamo l’assemblea d’istituto e lui venne.
Appena entrò in classe, venne a sedersi accanto a me.
-“Buongiorno.” Mi disse sorridendo.
Io lo guardai, ma non gli risposi, girandomi dall’altra parte.
-“Charin?” mi chiamò lui.
Io continuai ad ignorarlo e iniziai a chiacchierare con Jinki che stava seduto alla mia destra.
-“Sei arrabbiata con me?” insistette lui.
-“Secondo te?” gli risposi io, in modo scorbutico.
Lui mi chiese il perché e io gli risposi che glielo avrei detto quando sarebbe finita l’assemblea.
Dato che la prima ora di lezione si svolgeva normalmente, la professoressa porto i compiti in classe corretti.
Quando suonò la campanella che annunciava la fine della prima ora e l’inizio dell’assemblea, Taeyeon venne da me entusiasta a causa del bel voto del compito.
Mi abbracciò forte e, nell’euforia del momento, rischiammo di cadere entrambe.
Io mi lamentai per il dolore alla spalla sinistra, provocato da quel forte abbraccio e Minho intervenne.
-“Le fai male.” Disse, tirandola per un braccio.
Sia io che Taeyeon, ci stupimmo per quel gesto e lei disse sghignazzando
-“Tranquillo, non la tocco più la tua ragazza.”
Lui non la degnò di uno sguardo e venne da me.
-“Andiamo adesso, così se siamo fortunati troviamo anche i posti a sedere.”
Non gli risposi e mi avviai.
Lui mi seguì e si sedette accanto a me e a Jonghyun.
L’assemblea durò venti minuti e lui, in questo lasso di tempo, non fece altro che ripetermi
-“Perché sei arrabbiata?”
Io non gli rispondevo e continuavo a parlare con il nano attraente.
Una volta finita l’assemblea, uscimmo fuori dalla scuola.
Durante il percorso, ci  fermò Taemin.
-“Minho, vuoi venire a fare una partita di calcio con me, Jonghyun e gli altri?”
-“No, mi dispiace… Devo restare con Chaerin.”
Minho era un ossessionato di calcio, non aveva mai rinunciato ad una partita.
Mi sentii onorata e Taemin fece un’espressione a dir poco shockata.
Arrivati fuori, cominciò a piovere.
Io non avevo l’ombrello, così mi misi il cappello della felpa sulla testa, per ripararmi, per quel poco che riuscivo, dalla pioggia.
Lui aprì il suo ombrello e mi tirò verso di sé.
Ero sotto l’ombrello con Minho.
Ero vicinissima a Minho.

Facemmo un bel po’ di strada per trovare un posto per parlare, a riparo dalla pioggia.
Mentre camminavamo, mi accorsi che lui tendeva a spostare l’ombrello dalla mia parte, bagnandosi completamente.
All’improvviso passò una macchina dal lato dov’ero io e lui si buttò avanti, evitando di farmi bagnare.
Mi strinse a sé e usò il suo corpo come scudo.
Fu gesto tenerissimo.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma fortunatamente riuscii a trattenermi e non piangere.
Quando trovammo finalmente un posto tranquillo dove parlare, ci sedemmo e lui mi ripeté la domanda per l’ennesima volta.
Io gli spiegai che ero stufa delle sue prese in giro.
Ero stufa del fatto che continuava a dire di tenere a me, ma poi mi dimostrava tutt’altra cosa.
Quando parlavamo, la gente che passava si fermava ad ascoltare.
Per chi non sapeva la situazione, sembrava che ci stessimo lasciando.
-“Tu stai con me solo per convenienza!”
-“Non è vero. Io sto con te perché voglio starci davvero.”
oppure
-“Perché non stai con lei (riferendomi a Krystal) anche quando non litighiamo? Vedo che siete molto uniti.”
-“Smettila di dire sciocchezze, Chaerin.”
Gli dissi che sapevo che quel sabato non era entrato e lui mi spiazzò con una semplice risposta.
-“Non sono entrato perché tu non c’eri.”
-“Cosa?” chiesi, sorpresa.
-“Non avevo voglia di entrare e tu non c’eri… Che senso aveva entrare se non avevo un motivo per farlo?”
mi rispose con un tono di voce naturalissimo, come quando gli si chiede il suo nome.
Non potevo crederci.
Era quello che pensavo io ogni volta che lui non veniva a scuola.
Che senso aveva andarci se lui non c’era?
Il cuore si fermò per l’ennesima volta e le mani cominciarono a sudare.
Dopo che avemmo chiarito * la situazione, lui mi chiese a che ora avrei avuto il pullman.
-“Mi stai cacciando?”
-“No! E’ solo che io dovrei essere a casa per le tredici.” Si giustificò.
Controllai l’orario sul cellulare e poi gli risposi.
-“Non so a che ora parte il prossimo pullman, ma se vuoi puoi andartene. So badare a me stessa.”
-“Sei impazzita? Non ti lascio da sola.” Disse, dando per scontato la cosa.
Cominciammo a chiacchierare del più e del meno e, non so come, ci ritrovammo a parlare di vecchie fiamme.
Lui mi raccontò della sua prima storia importante.
Si era innamorato di una sua amica d’infanzia che si era trasferita in Cina.
Mi descrisse il dolore che aveva provato il giorno della sua partenza e dei successivi tre anni.
Loro si vedevano solo due mesi l’anno: in estate.
Mi disse che passava tutte le estati con lei e ricevetti un colpo al cuore quando mi disse che aveva trascorso anche la scorsa estate con lei.
Io gli chiesi se fosse ancora innamorato di lei e avrei preferito non sapere la risposta.
-“Come fai ad amarla se non la vedi mai?”
Lui abbassò il capo, in segno di rassegnazione e mi rispose con gli occhi lucidi e la voce tremante
-“Lei non è qui fisicamente, ma sta comunque qui.” E si mise una mano sul petto.
Il mondo mi crollò addosso.
Tutte le speranze che avevo erano andate a farsi benedire.
Mi aveva detto di essere innamorato di una persona, e quella persona non ero io.
Io lo amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo, mentre lui amava un’altra.
Io pensavo costantemente a lui, mentre lui pensava costantemente ad un’altra.
Mi maledissi per avergli fatto quella domanda e mi chiesi il perché della risposta.
Perché aveva dovuto dirmi la verità? Non poteva semplicemente dirmi che non erano affari miei? Non poteva andare con Taemin e gli altri ragazzi a fare quella maledettissima partita?
Gli occhi mi si riempirono di nuovo le lacrime e mi voltai da un’altra parte per evitare il suo sguardo.
Lui ricominciò a parlare, cambiando continuamente discorso, ma io non riuscivo a concentrarmi molto.
Ero rimasta sconvolta dalla sua confessione.
Lui mi vedeva solo come un’amica.
Mentre parlava, si girò alla sua destra e solo allora notò la farmacia.
Sull’insegna c’era scritto  “Salute e bellezza”.
Squallido com’era non poteva risparmiare le sue battute.
-“Saluta le bellezze” rise.
Io lo guardai e abbozzai un mezzo sorriso.
Ripeté la frase e poi mi guardò e disse “Ciao”.
Fu una cosa tenerissima.
Lui pensava che io fossi bella o era semplicemente una battuta di pessimo gusto?
Io sorrisi, non potendolo evitare e lui ricambiò il sorriso.
Il tempo passò velocemente e senza neanche accorgercene, si erano fatte le tredici e cinque.
-“Scusami, ti ho fatto perdere il pullman.” Mi scusai.
-“Tranquilla… Scusami tu… Mi sono fatto prendere dal momento e ho parlato troppo senza sosta… Scusa se ti ho annoiato.”
Non c’era bisogno di chiedere scusa per le troppe chiacchiere, ma avrei gradito volentieri un “scusa per averti spezzato il cuore”.
-“Non preoccuparti…” gli risposi.
-“Il tempo subito passa quando si sta bene, vero?” chiese sorridendo.
-“Già…” riuscii a rispondere solo in questo modo, abbozzando di nuovo un mezzo sorrisetto.
 -“Andiamo? – mi chiese- altrimenti perderai anche tu il pullman.”
Annuii e andammo alla fermata.
Non aveva ancora smesso di piovere, quindi stavo ancora sotto all’ombrello con lui.
Mi cinse le spalle con il suo braccio muscoloso e riuscivo a sentire il suo bellissimo profumo e il suo calore che mi faceva sentire al sicuro, ma non potevo evitare di pensare che con quel braccio, abbracciava ogni estate la ragazza che davvero amava.
Arrivò il mio pullman, così dovemmo salutarci.
Lui mi strinse a sé e mi diede un bacio sulla guancia.
-“A domani.” Mi sorrise.
-“A domani.” Gli sorrisi.



Lasciate una recensione se vi va :) Al prossimo capitolo :*


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Dopo quella chiacchierata, il nostro rapporto sembrò cambiare.
Il mattino seguente mi salutò con un bacio sulla guancia.
Mi abbracciò per ben tre volte e stette (se possibile) ancora di più con me.


Era la seconda ora e stavamo in palestra.
Suonò la campanella e noi dovemmo cambiare aula.
Io andai nello spogliatoio per prendermi lo zaino e, una volta uscita, non lo vidi più.
Si era avviato senza aspettarmi come invece era solito fare.
Ci rimasi male, ma non ci pensai più di tanto.
Salii tre piani di scale e lo vidi vicino alla ringhiera mentre parlava con Jonghyun.
Mi avvicinai e, prima che potessi dire qualsiasi cosa, lui cominciò a scusarsi per non avermi aspettato.
-“Scusami Chaerin! Mi dispiace tanto. Quando non ti ho visto più pensavo ti fossi avviata con Jinki o Kibum… Mi dispiace davvero tanto! E’ colpa di quest’idiota- indicò l’amico al suo fianco e gli diede una leggera spinta- che doveva fare una cosa urgente.”
Fece una faccia dispiaciuta e abbassò lo sguardo.
-“Non ti preoccupare.-lo rassicurai- non mi devi aspettare obbligatoriamente.”
-“Sì invece. Se stiamo insieme, dobbiamo farlo sempre, no?”
Quel “stiamo insieme” mi rimbombò nelle orecchie come il suono che produce una goccia d’acqua che cade dal rubinetto in una notte silenziosa.
Sorrisi all’idea di noi due insieme.
Ma non quell’insieme che intendeva lui, ma quello che intendevo io.
Il mio concetto di insieme, indicava camminare mano nella mano, abbracciarsi e baciarsi come se non ci fosse un domani.
Il mio insieme significava stare solo noi due e nessun altro e soprattutto non andare ad abbracciare Krystal quando litigavamo.

Entrammo nel laboratorio di grafica e iniziammo un nuovo argomento.
Dovevamo colorare e quindi avevamo bisogno di spazio.
Io e Jonghyun ci andammo a sedere in un  posto lontano dagli altri e, mentre coloravamo, cominciammo a parlare.
-“Allora, come va con Kibum?” gli chiesi, aspettandomi un “tutto bene”, ma la risposta non fu quella desiderata.
-“Male.” Rimasi sorpresa da quella secca risposta.
-“Perché?”
-“Ci siamo lasciati… Io adesso sto frequentando un’altra persona.” Mi spiegò lui tranquillamente.
-“Com’è possibile? Tu lo ami.”
-“Lo amavo.” Mi rispose semplicemente, senza darmi troppe spiegazioni.
-“Non ci credo.-mi agitai- chi è quest’altra persona?”
-“Lee YooBi della classe 2G.”
-“Stai frequentando una ragazza?” chiesi, quasi sconvolta.
-“Cosa c’è di strano? Sono un ragazzo.”
-“Sì, ma… Tu stavi con Kibum.- come se fosse un motivo valido per non stare con una ragazza- non puoi passare dalla Divah Key a… Come hai detto che si chiama? Non l’ho mai sentita nominare… Come l’hai conosciuta?”
Fece un mezzo sorriso e rispose
-“Si chiama YooBi… Me l’ha fatta conoscere Minho.”
Perché mai quell’idiota avrebbe fatto una cosa simile?
-“Cosa? Perché?” chiesi.
-“A lui piaceva una sua compagna di classe, così mi ha chiesto di avvicinarmi a YooBi che è innamorata di me, in modo da avvicinarmi a quella ragazza e farli mettere insieme.”
Non sapevo se essere delusa dal comportamento di Jonghyun nei confronti del mio amico, o del fatto che a Minho piacesse un’altra ragazza.
Il giorno precedente mi aveva detto di essere innamorato della sua amica d’infanzia e adesso il dinosauro mi stava dicendo che gli piaceva una ragazza della 2G.
-“Chi è?”
-“Park JiYeon.”
L’avevo già sentita nominare qualche volta e la conoscevo di vista.
Non era brutta, e questo mi preoccupava tantissimo.
-“A lui piace quella?” chiesi, sperando in un “no, stavo scherzando”.
-“Mi ha detto che non gli piace più, ma…”
-“Ma?” lo invitai a proseguire, iniziando ad agitarmi sul serio.
Sentivo il cuore battere velocemente.
-“Ma secondo me gli piace ancora.”
Uno, due, tre, quattro, cinquanta, sessanta, duecento… In quanti pezzi si era frantumato il mio povero cuore?
Quante volte si era frantumato e riparato negli ultimi sedici mesi?
Ci rimasi più male di quando, il giorno precedente, mi aveva confessato di amare la sua amica.
Non era sicuro che gli piacesse JiYeon, ma ero comunque preoccupata.
L’amica non mi spaventava molto perché si vedevano una volta l’anno, ma con quest’altra si vedeva ogni giorno.
-“Chaerin?” Jonghyun cercò di “risvegliarmi” da quei brutti pensieri.
-“Sì?” gli risposi.
-“Mi manca il mio Kibum.”disse con le lacrime agli occhi.
A quelle parole mi sciolsi.
Quel dinosauro sembrava un ragazzo forte e senza emozioni, ma quando si trattava del ragazzo che amava, non riusciva a trattenersi.
Lui piangeva solo per Kibum, il suo Kibum.
Vedendolo piangere come un bambino alle prese con il primo vaccino, non potetti trattenermi nello scoppiare in lacrime.
-“Perché lo hai lasciato andare?”
-“L’ho fatto per Minho.-spiegò, senza smettere di piangere- Lui mi ha chiesto di avvicinarmi a YooBi, ma Kibum ha frainteso e mi ha lasciato.”
-“E tu cosa hai fatto per impedirgli di farlo?”
-“Nulla… Se lo avessi fatto, avrei perso YooBi e non avrei potuto più aiutare il mio migliore amico.”
Quella stupida rana!
Come aveva potuto permettere al suo amico di rovinarsi in quel modo?
Jonghyun aveva perso l’amore della sua vita per aiutarlo e lui, invece, gli aveva detto che non gli piaceva più, che non era servito a nulla il suo sforzo.
Mi arrabbiai tantissimo e se lo avessi avuto tra le mani, lo avrei ammazzato.

Quando Jonghyun si fu tranquillizzato, mi chiese di non dire a Minho della nostra conversazione e mi pregò di aiutarlo a far pace con Key.
-“Non ti preoccupare, ci penso io.” Promisi di aiutarlo.
-“Grazie Charin… Sei la mia salvezza!” sorrise finalmente.
Ricambiai il sorriso e prima che potessi dire qualcosa, mi trovai Minho di fronte.
-“Bel disegno!” disse, indicando appunto il mio disegno.
-“Grazie, ma adesso vattene che mi deconcentri.” Lo invitai ad andarsene.
-“Perché? Voglio stare qua.”
-“Quando ho finito torni.” Gli risposi fredda.
Lui accettò e si allontanò di poco.
Mentre continuavo a parlare con Jonghyun, lui si avvicinò tantissime volte dicendo
-“Hai finito?”
Dopo l’ennesima volta gli risposi
-“So che vuoi stare con me, ma devi aspettare- feci una breve pausa- stiamo insieme dopo.”
-“Ma dopo quando?” disse sbuffando.
-“Nell’ora di biologia.” Non potetti non sorridere a quel faccino tanto tenero.
Jonghyun rise e intervenne
-“Minho, secondo me se n’è accorta che ti piace.”
Io lo guardai sorpresa, lui ricambiò lo sguardo e gli si formò un ghigno malefico sulle sue labbra.
-“Yah!” gridò l’altro, dandogli un leggero pugno sulla spalla destra.
Scoppiammo a ridere tutt’e tre.

Arrivata a casa, non potetti non pensare alle cose che mi aveva detto il mio amico nano.
Davvero a Minho piaceva quella JiYeon? E la sua amica?
Mi aveva detto una bugia il giorno precedente? A che scopo?
Mi posi tante domande, ma non ottenni nemmeno una risposta.

Il giorno successivo, nell’ora di pittura, stavamo seduti vicini, ovviamente, e lui disse che ero la sua migliore amica.

Io ero tutta intenta a disegnare… Si avvicinò Joon al nostro banco.
Lui e Minho cominciarono a chiacchierare, finché quest’ultimo non disse
-“Joon, sei il mio migliore amico in assoluto!”
Io alzai lo sguardo per pochissimi secondi e lui rise.
-“Non è vero- disse dopo poco- Chaerin è la mia migliore amica!”
Allungò il suo braccio sinistro e mi avvicinò a sé.
Io gli sorrisi, ma non ero contenta.


Ero la sua migliore amica, e quindi?
Io non volevo questo.
In tutti i film sentimentali che si rispettino, i migliori amici finiscono sempre per innamorarsi l’uno dell’altro e mettersi insieme, ma per mia sfortuna, quello non era un film.
Quella era la realtà.
Era una realtà che a me non piaceva affatto.
Non mi bastava essere la sua migliore amica, no; io volevo qualcosa di più, qualcosa che andasse ben oltre l’amicizia!
Ma perché non poteva andare come volevo una volta tanto nella mia vita?
Perché non potevo avere una minima soddisfazione?
Perché dovevo essere sempre e solo l’amica?
Perché io ero sempre l’amica brutta che c’è sempre, quell’amica con la quale tutti si confidano?
Perché non potevo essere quell’amica della quale si ha una cotta in segreto?
Ero destinata ad essere sempre e solo l’amica.





*Spero che questo capitolo vi piaccia :) Lasciate una recensione se vi va ^^
Ps; la gif sdfghjklò *^* <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13. {JongKey ***


*Questo capitolo è dedicato interamente alla JongKey... Spero vi piaccia*


Decisi di mettere da parte i miei sentimenti per un po’, per aiutare Jonghyun.
Jonghyun era uno dei miei migliori amici e vederlo stare così male mi spazzava il cuore.
Lui c’era sempre stato per me e il minimo che potevo fare per lui, era aiutarlo a tornare con Kibum.
Lui amava Kibum e si vedeva benissimo.
Jonghyun amava Kibum come Scrat ama la sua ghianda.
Jonghyun ammirava Kibum come un bambino ammira il suo papà.
Per Jonghyun, Kibum era indispensabile come l’acqua per i pesci.

Jonghyun mi parlava continuamente della sua Divah.
Jonghyun era sempre stato il tipico ragazzo stronzo a cui non interessa nulla.
Lui era il classico ragazzo bello, quel ragazzo che cambia ragazza più spesso dei calzini, ma con Key era diverso.
Key era diverso.
Kibum era stato l’unico a rifiutarlo e a farlo veramente patire.
Key, da buona Divah, si era fatto desiderare.
Kibum non era il tipico ragazzo facile e questo faceva impazzire Jonghyun.
Mi aveva raccontato di come si erano messi insieme e, mentre lo faceva, gli brillavano gli occhi.
Ne parlava come una ragazzina alle prese con il suo primo amore.
-“Allora, come hai capito di esserti innamorato di lui?- gli avevo chiesto.- Insomma, non sei proprio il tipo di ragazzo che va dietro ad un altro ragazzo.”
Lui rise e riflettette per qualche istante.
-“Hai ragione, ma con lui è diverso. Kibum non è come tutti gli altri, lui è speciale.” Sorrise.
Non potetti non sorridere a quella meravigliosa visione (il suo sorriso).
-“Sì, lo so… Ma cosa ti ha fatto innamorare di lui?” gli chiesi di nuovo.
-“Non so, forse il suo splendido profumo? O il suo viso così dolce? Forse sono stati i suoi occhi felini, oppure il suo sorriso meraviglioso… Anzi, no… Sono state le sue tenerissime fossette!- fece una piccola pausa e poi continuò -o forse è stato il suo culo perfetto?”
Scoppiai a ridere e lui fece lo stesso.
-“Sapevo che saresti finito col parlare del suo culo!”
Rise nuovamente e poi divenne improvvisamente serio.
-“Sai, Chaerin, non immaginavo di innamorarmi di un tipo come lui… Non solo è bellissimo fuori, ma lo è anche dentro.”
-“Com’è?” gli chiesi.
-“Kibum è…-si fermò per pensare- pieno di difetti.”
-“Pieno di difetti?” non capii.
-“Sì. Lui è lunatico. Non sai mai come comportarti con lui. Si arrabbia per poco e mi tratta sempre male. Lui non mi dice mai ti amo.”
-“E perché ti piace tanto allora?”
-“Perché lui è una persona vera. Sono sempre stato con delle bamboline con tette enormi, ma senza cervello. Quando io dicevo qualcosa di sbagliato, loro mi assecondavano e basta. Nessuno mi ha mai trattato come una persona… Solo Kibum. Io lo amo perché lui riesce a farmi sentire vivo.
So che quando parlo con lui, parlo davvero con  lui e non da solo.
A lui piace quando lo tocco, lo so.
Alle altre  non piaceva. Le altre ansimavano come cagne in calore, ma in realtà non provavano nulla, lo so.
Io non conosco il corpo femminile e non so quali sono i vostri punti deboli, invece il corpo di Kibum lo conosco, è come se fosse il mio.
Inoltre, loro stavano con me solo perché ho un bel faccino.
E poi, non ricordo mai di aver riso con una di loro; invece con Kibum non faccio altro che ridere.
Non ricordo mai un momento serio.”
Quando parlava aveva un’espressione tranquilla sul volto.
Era davvero commovente sentirlo parlare… Sarei stata lì ad ascoltarlo per ore.
-“wow, che cosa tenera!- commentai- Ma non hai ancora risposto alla mia domanda. Mi hai detto cosa ti piace di lui e il perché, ma non mi hai detto come lo hai capito.”
-“Non è difficile capirlo. L’amore viene e basta. Un giorno stai con lui e… Puff… Ti rendi conto che la sua amicizia non ti basta più. Capisci che hai bisogno di molto di più che un semplice abbraccio ogni tanto e senti il bisogno di assaporare le sue labbra…”
Rimasi piacevolmente sorpresa dalle sue parole.
Non avrei mai immaginato che Jonghyun fosse un tipo così sentimentale.
-“Come vi siete messi insieme?” dopo tutte quelle belle parole, ero curiosissima di scoprire in che modo si erano dichiarati amore.
-“E’ successo nel mese di Ottobre, il giorno del primo collettivo… Ricordi quando il professore ci mandò sopra dalla vicepreside per prendere quelle autorizzazioni?- Annuii e lui proseguì- Bene, per andare sopra siamo saliti per le scale secondarie, quelle strette… Lui stava davanti a me ed avevo il suo sedere praticamente in faccia. Come una scimmia, al richiamo della natura, non ho saputo trattenermi e gliel’ho palpato.”
Scoppiai a ridere per l’esempio e lui mi imitò.
-“E lui?”
-“E a lui non sembrò dispiacere perché non si lamentò… All’improvviso si fermò e si giro verso di me.
Io salii quei due gradini che ci separavano e mi ritrovai vicinissimo al suo viso… Beh, dimmi tu, come fai a resistere a quelle labbra così perfette a pochi centimetri di distanza dalla tua? Non potetti fare altro se non baciarlo.
All’inizio fu un bacio casto, ma poi lui mi afferrò i fianchi e mi avvicinò a sé.
Arrivato a quel punto, non riuscii più a trattenermi e con una leggera spinta, si ritrovò con la schiena appoggiata al muro e le mie mani ai lati della sua testa.
Diedi una leggera spinta al suo bacino, con il mio e notai, con enorme piacere, che era contento di quella situazione.
Quel bacio divenne tutt’altro che casto. Sentivo Kibum ansimare contro le mie labbra e non so quale santo mi fece mantenere il controllo.- fece una breve pausa- Ma comunque, dopo che ci eravamo baciati io gli proposi di fare coppia fissa e lui accettò.”
-“Ti brillano gli occhi.” Gli feci notare.
-“Lo so.” Rise.


Mi ricordai della luce che aveva negli occhi, così mi convinsi e andai a parlare con Kibum per cercare di mettere le cose apposto.
Kibum stava nell’atrio della scuola con Taemin, stavano chiacchierando.
-“Kibum?” lo chiamai.
Lui si voltò e io gli chiesi se potevamo parlare qualche minuto in privato.
Lui accettò e venne con me.
-“Ti ha mandato Jonghyun?” mi chiese, prima che potessi cominciare a parlare.
-“Arriverò dritta al sodo: Jonghyun ti ama e gli dispiace per quello che è successo.”
-“Ti ha mandato lui?” mi ripeté, nella sua voce c’era disprezzo.
-“No- gli risposi- ma per favore, cercate di chiarire questa situazione. Lui ci sta male.”
-“Lui ci sta male?- divenne rosso in viso e gli occhi gli si riempirono di lacrime- E io? Io come ci sto?”
Scoppiò in lacrime e vedendolo mi si spezzò il cuore.
-“Kibum…”
-“Chaerin, io l’ho visto con YooBi. Non stavano conversando come fanno due amici, ma si stavano baciando. Erano appiccicati come una cozza su uno scoglio… O peggio, come le mosche sulla merda. Già, perché Jonghyun è proprio una merda! Ti rendi conto? Le stesse labbra che baciavano le mie, le stesse mani che toccavano il mio corpo, stavano toccando il corpo di un’altra persona. Non puoi immaginare che amarezza…”
Come biasimarlo? In fondo aveva ragione.
-“Kibum, non posso dirti perché lo ha fatto, ma so che è pentito. Lui non voleva farlo, credimi, ma ha dovuto.” Cercai di giustificarlo, ma in realtà sapevo che non mi avrebbe dato retta… In fondo non lo avrei fatto neanche io se fossi stata nei suoi panni.
-“Per favore non trattarmi come se fossi un idiota.”
-“Kibum, fidati di me. Jonghyun sta male, è pentito di ciò che ha fatto.”
-“So che stai cercando di aiutarlo, ma lo stai facendo sembrare solo più patetico.” Mi azzittì.
-“Ma…” non riuscii a continuare la frase.
L’espressione di Key cambiò improvvisamente e continuò a fissare qualcosa dietro di me.
Mi girai e vidi Jonghyun con una mano sanguinante che si dirigeva verso di noi.
-“Jjong- lo chiamai e lui fece un sorriso triste- cos’hai fatto alla mano?”
-“Niente.” Mi rispose.
Kibum continuava a guardarlo e le lacrime continuavano a rigare i suoi zigomi perfetti.
Si guardarono per un po’ e quindi capii di essere di troppo, così me ne andai.
-“Io devo andare, ma mi raccomando! Vi tengo d’occhio.” Li salutai e mi allontanai.
Mi nascosi dietro al muro e li osservai.
Stando troppo lontano non riuscii a sentire cosa si dissero, ma la scena che mi si presentò davanti, fu una delle più belle a cui avessi mai assistito in vita mia.

Continuarono a fissarsi per qualche minuto, fino a quando Kibum non si voltò per andarsene.
Jonghyun l’afferrò per un braccio e gli disse
-“Mi dispiace.”
L’altro non rispose, ma con la mano libera si asciugò le lacrime.
-“Kibum…” lo chiamò Jjong.
-“Jonghyun…” gli rispose l’altro.
-“Sono un deficiente, lo so… Perdonami, ti prego.” Una lacrima uscì dai suoi bellissimi occhi e percorse tutto il suo viso fino  a morire sul suo collo.
-“Non ti basto più
? È per questo motivo che baciavi lei?” sputò fuori con tutta la rabbia che aveva dentro.
L’altro rimase in silenzio per qualche istante, non si aspettava di certo una domanda del genere.
Lo tirò per un braccio e lo fece girare verso di sé.
-“Non essere ridicolo. Sai che non è così.”
-“Non mi trovi abbastanza attraente?” gli chiese Key, scoppiando in lacrime, come un bambino spaventato.
A quella vista, Jonghyun non potette trattenersi dall’imprecare.
-“Kibum, cazzo! Sei malato. Come fai a dire una sciocchezza del genere? Sai che sei perfetto. Sai che ho occhi solo per te! Sai che per me esisti solo tu. Come puoi pensare di non essere abbastanza per me? Ti tirerei un pugno in pieno viso, se solo non fossi così dannatamente bello.”
Key si portò la mano libera di nuovo sul viso e pianse ancora più forte.
Jonghyun gli lasciò il braccio e lo prese per le spalle, abbracciandolo.
-“Ti amo Kibum, perché non vuoi capirlo?” Scoppiò a piangere anche lui.
Stettero abbracciati per un po’.
Jonghyun poi afferrò il volto di Key e gli asciugò le lacrime con i pollici.
Avvicinò la sua fronte a quella del biondo e fece sfiorare i loro nasi.
-“Ti amo.” Gli ripeté sulle contro le sue labbra, ancora una volta.
-“Ti amo.” Gli rispose sincero l’altro.
Si baciarono intensamente.
Dopo quel bacio Kibum gli chiese cosa avesse fatto alla mano, ma Jonghyun non fece in tempo a rispondere che gli passò affianco il bidello con il carrello e una lavagna rotta al suo interno.
-“Signor Dong, cos’è successo?” chiese Key.
-“Qualche teppista gli ha tirato un pugno e si è rotta. È rimasto ancora del sangue.”
Kibum rimase shockato.
Jonghyun aveva rotto la lavagna con un pungo? E perché lo aveva fatto?
-“Sarà stato sicuramente un momento di rabbia.” Rise il colpevole.
-“Intanto io la devo portare sopra e devo scenderne una nuova… Sai quanto pesano questi affari?” Si lamentò l’uomo.
-“Lasci che l’aiutiamo.” Propose Jonghyun.




*So che è deprimente come capitolo, però è a lieto fine, quindi... Spero vi piaccia :) Lasciate una recensione se vi va <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***




Ero contentissima che Jonghyun e Kibum fossero tornati insieme.
Era bello rivederli mano nella mano, abbracciati o che si sbaciucchiavano come se fosse l’unico modo per sopravvivere.
Ero contenta di vederli di nuovo felici.
Era la prima ora e stavamo in aula.
-“Chaerin!” mi chiamò Jonghyun da lontano, mentre ero tutta intenta a fare i riassunti di inglese.
Lo salutai con un sorriso e lui venne da me.
-“Come va?” gli chiesi.
-“Bene… E tutto grazie a te!” rispose lui per poi darmi un dolce bacio sulla guancia.
-“Sono contenta che va tutto bene…- risposi sincera- Ma perché grazie a me? Non ho fatto nulla.”  
-“Tu hai chiamato Kibum per parlare e mi hai dato la forza di affrontarlo e chiarire la situazione. È solo grazie a te se adesso stiamo di nuovo insieme.” Mi ringraziò di nuovo e io mi sentii in imbarazzo.
-“Non è vero! Anzi, mi dispiace di non aver fatto abbastanza… Ma sono comunque contenta che abbiate chiarito.”
Mi dispiaceva davvero non essere riuscita ad aiutarli.
Avevo tante buone intenzioni, ma poi mi ero fatta azzittire subito da Kibum.
-“Non essere modesta!- rise- Tu ci sei sempre per me. Anche se mi conosci da poco, sai già tutto di me e mi aiuti sempre… Sai che Taeyeon non si era nemmeno accorta che io e Key avevamo litigato? Lei non si accorge di nulla, e pure siamo cresciuti insieme. Io non la considero più un’amica… Tu sei un’amica! Mi confido solo con te.”
-“Ti ringrazio.” Mi sentii onorata di essere considerata sua amica.
Mi aveva addirittura paragonata a Taeyeon che era sua amica da sempre.
Lui si confidava solo con me e ciò mi rendeva felice.
Non che fossi contenta di essere ad un gradino in più di Taeyeon, ma ero comunque contenta che Jonghyun apprezzasse la mia sincerità e la mia buona fede.
Continuammo a parlare per un po’ e lui mi raccontò come avevano fatto pace, non sapendo che li avevo spiati.
Quando me lo raccontò aveva una luce brillante negli occhi e un sorriso che andava da  un orecchio all’altro.
Si capiva semplicemente guardandolo negli occhi che, per Jonghyun, Kibum fosse come la luce per una falena.
Mentre lui parlava, il mio stomaco cominciò a far male.
Mi sentivo strana.
Ero quasi invidiosa del fatto che loro due fossero felici insieme e io, invece, soffrivo per Minho.
Mi sentii un verme pensando quelle cose orribili.
Come potevo essere invidiosa della felicità dei miei migliori amici?
I miei occhi cominciarono a pizzicare e le mani a sudare.
-“Chaerin…” mi sentii chiamare.
Riconobbi la voce di Jinki, così mi girai subito.
-“Jinki!” risposi contenta.
Era una settimana che Jinki mancava da scuola, ma io ero così presa da Minho e dalla faccenda di Jonghyun e Kibum che non avevo notato la sua assenza.
-“Come stai?” mi chiese avvicinandosi.
-“Io sto bene, e tu? Come mai non sei venuto in questi giorni?”
-“Ho avuto l’influenza,-mi rispose sorridendo- ma adesso sto benone!”
-“Pensavo fossi caduto da qualche parte o che ti fossi perso, come è tuo solito fare!”
Lui si grattò il capo e scoppiammo a ridere.
-“Jonghyun, a te come va? Con Kibum intendo…” chiese Jinki, con un’aria preoccupata.
-“Va tutto bene.” Rispose l’altro sorridendo.
-“Ma lui dov’è adesso?” chiesi io.
Solo in quel momento mi ero resa conto che Key non c’era.
-“Con Minho.” Rispose tranquillamente il suo ragazzo.
-“E perché sta con Minho?” chiesi io, agitandomi.
-“Minho ha deciso di raccontargli tutto… Cioè il suo piano.” Mi spiegò il dinosauro.
Jinki fece un mezzo sorriso e intervenne
-“Il suo piano? Che idiota.”
-“Tu sai del piano?” chiesi sorpresa.
Lui annuii.
Tutti sapevano che a Minho piaceva quella ragazza della 2G, tranne io?

Dopo poco si avvicinarono Minho e Kibum.
Quest’ultimo si andò a sedere in braccio a Jonghyun e gli baciò le labbra.
Minho si avvicinò a Jinki e gli diede una pacca sulla spalla.
-“Hyung! Come stai? È da un po’ che non ci si vede!” disse sorridendo, ignorandomi completamente.
-“Sto bene.” Ricambiò il sorriso.
Minho e Jinki cominciarono a chiacchierare, aggiornandosi a vicenda, mentre Jonghyun e Kibum limonavano.
Mi sentii di troppo, così mi allontanai.
Uscii fuori dall’aula e mi appoggiai con i gomiti alla finestra.
Cominciai a pensare e mi  accorsi che mi mancava qualcosa.
Non sapevo cosa fosse, ma sapevo che mancava.
Mi sentii una schifezza, ripensando che ero stata invidiosa della felicità di Jonghyun e mi ero dimenticata di Jinki.
Minho mi stava allontanando da tutti, quindi dovevo allontanare lui.
Ma come avrei fatto?
Minho era tutto per me.
Allontanarmi da Minho era come chiedere a un pesce di smettere di nuotare.
Non riuscii ad evitare a qualche lacrima di riempire i miei occhi e di marcare la pelle che ricopriva le  mie guancie.
Quando mi calmai, entrai in aula e cominciammo a fare matematica.
Io ero seduta tra Minho e Jonghyun.
-“Domani non vengo a scuola.” Disse improvvisamente Minho.
-“Perché?” chiese l’amico alla mia destra.
-“Mio nonno deve andare fare un intervento.”
Non capii il motivo per il quale lui non sarebbe potuto venire a scuola.
Doveva operare lui suo nonno? Cominciai ad irritarmi.
-“Mi raccomando- continuò poi, riferendosi a Jonghyun- prenditi cura di lei mentre  io non ci sono.- Sorrise e mi appoggiò una mano sulla spalla- non lasciarla da sola con lui- indicò Jinki seduto due file davanti a noi- è pericoloso.”
Risero entrambi.
Guardai prima Minho e poi Jinki.
Era una semplice battuta o c’era qualcos’altro sotto?
Decisi di non illudermi e mi limitai a sorridere.

Il giorno successivo, decisi di entrare alla seconda ora.
Appena entrai, Taemin venne da me e disse
-“Stamattina ho visto Minho davanti alla scuola.”
Non ci credetti.
-“Non è possibile… Non è proprio venuto.”
-“Sì invece! È venuto… L’ho visto mentre si allontanava con Jonghyun.”
Mi guardai un attimo intorno e mi resi conto che non c’era nemmeno il nano.
-“E Kibum?” chiesi, non vedendo nemmeno lui.
-“Kibum non c’è.”
Non era possibile che Minho mi aveva detto una tale sciocchezza… A pro di che poi?

Minho e Jonghyun non vennero a scuola per una settimana.
In quella settimana erano successe tante cose:
Mia madre era finita in ospedale, mio padre aveva perso il lavoro e io avevo di nuovo problemi con lo stomaco.
In tutto questo, Minho non c’era.
L’unico che mi stava vicino era Jinki.
Un martedì mattina, arrivai davanti alla scuola e vidi Jonghyun e Taeyeon.
Mi avvicinai e chiesi a Jonghyun il motivo di tutte quelle assenze.
-“Non ho voglia di entrare.”
Solo cinque, futili parole.
Gli chiesi il perché e lui mi rispose
-“Minho mi provoca.”
-“In che senso?” gli chiesi, non capendo.
-“Mi chiedi tutti i giorni di fare filone con lui… Come posso abbandonarlo?” rise.
-“Non è possibile… Minho sta a casa perché il nonno è malato.”
-“Questo è quello che vuole farti credere!” disse Jonghyun serio.
Tac! Un colpo secco, dritto al cuore.
Il mondo mi crollò addosso.
Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime e lo stomaco faceva male.
Mi agitai parecchio e mi girai velocemente dall’altra parte.
Il respiro divenne affannoso e le mani cominciarono a tremare.
Cercai disperatamente qualcosa a cui aggrapparmi, perché pensavo sarei svenuta.
Gli occhi si appannarono e tutti i muscoli si rilassarono improvvisamente.
Le mie gambe stavano per cedere, quando mi sentii afferrare il polso.
Non capii subito chi era, ma non riuscii più a trattenermi.
Scoppiai a piangere come un bambino che si è appena sbucciato le ginocchia cadendo dalla bici.
Mentre piangevo, qualcuno mi abbracciava.
Non capivo chi era, ma non avevo la forza di alzare la testa e controllare.
-“Calmati, Chaerin.”
Riconobbi la voce: era Saiako.
Saiako mi stringeva forte a sé e mi accarezzava la testa.
Ci provai, ma non riuscii a smettere di piangere.
Avevo resistito troppo e alla fine ero scoppiata.
Dopo lunghi minuti, quando ebbi finito le lacrime, alzai lo sguardo.
-“Si sta avvicinando Minho.” Mi sussurrò Saiako  all’orecchio.
Cominciai ad agitarmi e non ebbi la forza di girarmi.
Lui si avvicinò e si mise alla mia sinistra, chiedendomi il motivo di tutte quelle lacrime.
Non volevo farmi vedere in quello stato, così mi girai rapidamente dal lato opposto.
Mi girai a destra e mi accorsi che c’era Jinki.
Dietro di me c’era Jonghyun, così mi sentii in trappola.
-“Tutto apposto?” chiese Jinki, con tono serio e una voce calda e rassicurante.
Annuii e lui mi ripeté la domanda.
-“Sicura che è tutto apposto?”
-“Sicura.” Mi asciugai le lacrime.
Minho disse qualcosa, ma non capii.
Sentendo la sua voce mi agitai ancora di più, così afferrai il polso di Saiako e la trascinai via.
Corremmo fino all’ingresso principale della scuola ed entrammo.
Appena fui dentro, mi calmai un  po’.
Ero contenta che Minho era davanti alla scuola.
Questo significava che sarebbe entrato e avremmo chiarito la situazione, no?
Mi girai verso di lui e lo vidi allontanarsi dalla scuola insieme a Jinki e Jonghyun.





*Lasciate una recensione, se vi va c:

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***



Ogni passo che facevano era una pugnalata al cuore.
Non riuscivo a capire… Perché lo stavano facendo? Perché se ne stavano andando?
Non pretendevo la loro compassione, ma che cazzo!
Come potevano andarsene tranquillamente dopo che mi avevano vista in lacrime?
E tutte le belle parole?
Non ero la loro migliore amica?
Mi maledissi per avergli creduto e ricominciai a piangere più forte di prima.
Saiako e Mika mi abbracciavano alternativamente, sperando di farmi calmare, ma con risultati deludenti.
Stetti tutta la giornata in infermeria con loro e smisi di piangere solo dopo un’ora e mezza.
Avevo cacciato tante di quelle lacrime da sentirmi completamente vuota.
Per mia fortuna c’erano loro due a farmi compagnia e a sostenermi.
Saiako diceva tantissime sciocchezze e diceva battute di pessimo gusto, sperando di farmi ridere e Mika, con la sua bellissima voce e le sue mani d’oro, cantava e mi accarezzava i capelli, facendomi rilassare del tutto.
Probabilmente mi addormentai per un po’.
Quel giorno, fu il più deprimente di tutta la mia vita.
Per una settimana intera, non feci altro che ripensare al comportamento di quei tre.
E quella settimana non vennero a scuola, nessuno dei tre.
Kibum mi aveva detto che Jinki aveva ripreso l’influenza e Jonghyun era andato a Busan con i genitori per non so quale motivo.
E Minho? Che fine aveva fatto?
Il lunedì poi, vennero tutti e tre.
Appena li vidi entrare insieme, il cuore prese a battere così velocemente che temetti che sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
Mi agitati tantissimo e sentivo che stavo per rimettermi a piangere.
Corsi velocemente fuori dall’aula, sfiorando il braccio del più basso dei tre.
-“Chaerin!” mi chiamò Jinki.
Lo ignorai completamente e continuai a correre fin quando non ebbi raggiunto il bagno delle ragazze.
Mi chiusi dentro uno di loro e piansi.
Piansi tantissimo e temetti che si fosse sciolto tutto il trucco.
Ma solo dopo poco realizzai che non avevo messo nulla sulla mia faccia.
Era una settimana che non mi truccavo.
Che senso ha farsi bella, se non si ha qualcuno per cui esserlo?
Quando mi ripresi uscii fuori e mi diressi in aula.
Appena entrai, si avvicinò Jinki.
-“Chaerin, come stai?”
Non gli risposi e abbassai lo sguardo.
-“Mi dispiace per essermene andato.” Si scusò.
Lo guardai per un attimo e poi riabbassai velocemente o sguardo.
-“So che sono stato uno verme ad andarmene, so che sarei dovuto restarti vicino, ma…”
-“Non importa.- lo interruppi- che senso aveva restare se non ti importa di come stavo?”
-“Non è vero che non m’importa.”
Non gli risposi e mi allontanai di poco.
Lui mi mise una mano sulla spalla e mi fermai.
-“Scusami.” Mi disse.
Non lo guardai in faccia, non avendone il coraggio, ma avrei giurato di aver sentito tutta la tristezza di questo mondo nella sua voce.
-“Scusami.” Mi ripeté, per poi abbracciarmi da dietro.
Quell’abbraccio improvviso mi sorprese.
Lui aveva le sue mani intorno alle mie spalle e io, come se fosse automatico, glie le accarezzai con le mie.
-“Non ti preoccupare.” Gli dissi.
Lui ruppe l’abbraccio e io mi girai.
-“Qualunque cosa sia successa, non merita le tue lacrime.” Mi disse, accarezzandomi la testa.
Io lo guardai negli occhi e lui mi sorrise.
Come era possibile che un suo sorriso, riusciva a farmi stare bene?
Mi sentii fortunata di averlo al mio fianco.
Ci andammo a sedere accanto al termosifone.
Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lui mi accarezzava la mano che avevo appoggiato sulla sua coscia sinistra.
Mi sentivo al sicuro.
Mi sentivo come se fossi tra le braccia di un angelo.
Stemmo in quella posizione fino a quando non entrò la nostra coordinatrice di classe e mi chiese di distribuire delle autorizzazioni per andare a teatro.
Chiesi a tutti i miei compagni di classe, se sarebbero andati, in modo da dare le autorizzazioni solo a chi aveva intenzione di andarci.
Arrivata a Minho, il mio cuore cominciò a battere velocemente.
La voce mi tremava e riuscii a dire solo
-“Vieni?”
Lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo.
Pensai che non avesse sentito, così glielo richiesi.
Mi ignorò di nuovo, continuando tranquillamente a colorare.
Guardai Jonghyun che stava seduto affianco a lui.
Quest’ultimo ricambiò lo sguardo e scosse il suo amico.
-“Rispondile.”
Minho lo guardò per qualche istante, sorrise e continuò a colorare.
Ci rimasi malissimo.
Perché si stava comportando in quel modo? Non era da lui.
Cominciai ad agitarmi e Jonghyun, accorgendosi del mio stato, cercò di distrarmi.
-“Quando si va?”
Per un attimo non capii a cosa si stesse riferendo, così gli chiesi dove e lui mi rispose
-“A teatro!”
-“Ah… Il sette di questo mese.” Gli risposi, con la voce che tremava.
-“E quanto si paga?” mi chiese lui.
Lo ignorai, misi le autorizzazioni sulla cattedra e tornai da Jinki.
Lo abbracciai forte e piansi sulla sua spalla.
Lui ricambiò l’abbraccio e non disse nulla.
Quando ebbi finito, uscimmo fuori.
-“Ma lo vedi?” gli chiesi, riferendomi a Minho, ma senza fare il suo nome.
-“Ascolta, Chaerin- disse lui serio- smettila di piangere per lui... Non ne vale la pena.”
-“Lo so, ma è più forte di me.”
-“Nulla è più forte di te!- disse arrabbiato- Come devo fare per fartelo capire? Non le merita le tue lacrime. È un ipocrita, lo vedi? Che senso ha non risponderti? E pure gli stavi chiedendo una cosa che interessava a lui… è un bambino.”
Non avevo mai visto Jinki così arrabbiato e per un attimo ebbi paura.
-“Perché si comporta così?”
-“Lui mi ha detto che c’è rimasto male quando gli hai girato la faccia quel giorno che stavi piangendo davanti alla scuola, ma secondo me non è per questo.”
-“E per cos’è?”
-“Non lo so, è strano ultimamente. È molto aggressivo e non si può parlare con lui.”
Le parole di Jinki mi colpirono come il vento in pieno viso, quando si è su una moto senza casco.
-“Ma adesso non pensarci… Non farti vedere più in queste condizioni.” Mi disse, asciugandomi le ultime lacrime con il pollice della mano destra.
Lo abbracciai forte e lui ricambiò l’abbraccio.
Entrammo dentro e Jonghyun mi chiamò.
-“Chaerin, puoi dare un’autorizzazioni a Minho, per favore?”
Era così infantile!
Aveva mandato il suo amico a prendere l’autorizzazione al posto suo per non parlare con me.
Di chi diavolo mi ero innamorata?
Io non meritavo questo.
-“Sono lì.” Indicai i fogli sulla cattedra.
Jonghyun mi ringraziò e si allontanò.
Io e Jinki ci scambiammo uno sguardo veloce ed entrambi scuotemmo la testa in segno di rassegnazione.
Suonò la campanella che annunciava la fine dell’ultima ora, finalmente.
Tornai a casa esausta, come se avessi scalato la cima più alta dell’Himalaya.
Mi gettai, nel vero senso della parola, sul mio letto e mi addormentai.
Ma prima che mi fui addormentata completamente, ripensai alle parole di Jinki.

“è strano ultimamente. È molto aggressivo e non si può parlare con lui.”

Perché era così strano? Era successo qualcosa? Dovevo scoprirlo assolutamente, dovevo aiutarlo.
Nonostante tutto, io lo amavo ancora.
Ci tenevo a lui e avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo.


Durante tutta la settimana, né Minho né Jonghyun mi avevano rivolto parola.
Non capii il motivo per il quale Jonghyun non mi parlava, ma non m’importava più di tanto sinceramente.
Ero troppo preoccupata per Minho e ciò mi distraeva da tutto.

Passavo tutte le giornate con Jinki e, a dirla tutta, non mi dispiaceva affatto.
Jinki era simpaticissimo e molto dolce.
Per chi non lo conosceva, poteva dare l’impressione di essere un bambino di un metro e settantasette*, ma in realtà era molto intelligente.

Arrivò il sette febbraio e andammo a teatro.
Quella mattina, quando stavamo ancora a scuola, aspettai con ansia l’arrivo di Jinki, ma quando Taemin* mi disse che non sarebbe venuto, mi crollò il mondo addosso.
Come avrei fatto senza lui? Come avrei resistito due ore in quella sala senza che lui mi tenesse compagnia?
Pensai che sarei morta, ma in realtà successe molto peggio:
Arrivati a destinazione, la nostra accompagnatrice ci ordinò di sederci tutti in un'unica fila.
Alla mia destra sedeva Taeyeon, mentre a sinistra c’erano due posti liberi.
La rana e il dinosauro entrarono per ultimi, così non avevano un posto dove sedersi.
Gli unici posti liberi erano appunto quelli vicino a me.
Non mi aspettavo di certo che si sarebbero venuti a sedere accanto a me, ma non mi sarei aspettata nemmeno una sparata del genere.

-“No, professoressa, non voglio sedermi lì!” gridò Minho come una donna mestruata che non trova più il barattolo di nutella.
-“Perché Choi, qualcosa non va in quel posto?” chiese la donna.
-“Non voglio stare là. Voglio sedermi vicino a Krystal.” Rispose imbronciato.
(Krystal era seduta all’ultimo posto della fila).
Quelle parole mi ferirono come un coltello piantato dritto nella schiena.
-“Non ci sono posti.” Gli fece notare la professoressa.
-“Si spostano gli altri.” Rispose lui arrogante.
-“Dai Minho…-cercò di farlo ragionare l’amico- non fare tante storie e siediti.”
Minho incrociò le braccia al petto e mise il broncio, proprio come un bambino viziato.
Avrei voluto alzarmi e sbattergli qualcosa di molto pesante in faccia.
-“Sei patetico.” S’intromise Taeyeon.
-“Hmm?” chiese il diretto interessato.
-“Fino a poco fa le stavi sempre intorno e adesso chiedi a tredici persone di cambiare posto per non sederti vicino a lei? Sei davvero patetico.”
Per la prima volta, dopo un anno e mezzo, pensai che Taeyeon stesse dalla mia parte ed avesse un minimo di cervello.
Minho non rispose, così lo fece la sua amica gallinella.
-“Ma se vuole stare vicino a me che male c’è? Spostatevi dai.”
La sua voce mi irritava parecchio e avrei tirato volentieri qualcosa in faccia anche a lei.
Tutti le ubbidirono e scalarono di un posto.

Mi sentii umiliata come non mai.




*Minho mestruato*

*è sempre Taemin a darmi le brutte notizie x°

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***



Non potevo più sopportare quella situazione, così decisi di andare a parlargli.
La sera di quel famoso sette febbraio, pensai di parlargli e mi preparai un discorsetto davvero commovente che avrei dovuto fargli appena avessi avuto coraggio.
Ma chiarire con Minho non era il mio unico scopo; volevo chiedere anche a Jonghyun delle spiegazioni.
Ma di tutto il discorso che mi ero preparata, non riuscii a dire quasi nulla.

*Ore 8.05, ero davanti alla scuola con Saiako.*
-“Eccolo! Dai vai a parlargli.”Disse la riccia.
-“Non ce la faccio!” cominciai a lamentarmi.
Lei mi guardò con aria scocciata e le si formò improvvisamente un ghigno malefico sulle labbra.
-“Ah, non ce la fai, eh?- fece una breve pausa- ci penso io.”
Mi afferrò un polso e mi trascinò da lui.
Quando eravamo ormai a pochi metri, Saiako mi diede una spinta e io mi ritrovai a distanza di pochi centimetri dalla sua schiena.
Mi girai di scatto e la vidi ridere come una pazza.
Alzai il dito medio e lo puntai verso di lei con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Le sue risa aumentarono ancora di più e io mi girai verso il gigante.
Mi schiarii la voce, lo chiamai e gli chiesi se potevamo parlare qualche minuto da soli.
Con mia enorme sorpresa accettò.
Ci andammo a sedere in un posto tranquillo e abbastanza “intimo” e cominciammo a parlare.
-“Allora, cos’hai?” gli chiesi.
-“Non capisco.” Disse freddo.
-“Perché ti comporti così?” gli chiesi, cercando di mantenere la calma.
-“Così come?” il suo far finta di non sapere a cosa mi stessi riferendo, mi fece arrabbiare tantissimo.
Feci un lungo respiro e poi gli chiesi
-“Perché non mi parli?”
-“Sono stanco.” Rispose tranquillamente.
-“Di cosa?” Adesso toccava a me fare le domande.
-“Del tuo comportamento… Ti arrabbi sempre! Non ne posso più… Mi sono scocciato.” Mentre diceva queste cose, non mi guardava nemmeno negli occhi e ciò fece ancora più male.
-“Ti sei scocciato di cosa? Di starmi dietro?”
-“Non di starti dietro, ma… Non so. Ti comporti male e sono stanco.”
Non faceva altro che ripetere che era stanco, ma stanco di cosa?
-“Minho, sei arrabbiato perché qualche martedì fa, quando stavo piangendo, ti ho girato la faccia?” Sperai in un suo sì, così gli avrei spiegato tutto e avremmo chiarito.
-“No.- fece una breve pausa- Mi ha dato molto fastidio, ma non è per questo.”
-“Non ti ho risposto e mi sono girata subito dall’altra parte perché non volevo farmi vedere in lacrime.” Cercai di giustificarmi.
-“E Jinki? Lui poteva vederti?” cominciò ad innervosirsi e a gesticolare.
-“Non l’avevo visto Jinki.” Dissi sincera, ma lui non mi credette.
-“Sì, ok.” Disse semplicemente, voltandosi dall’altra parte.
Temetti di scoppiare da un momento all’altro.
-“Se non è per questo che non mi parli, allora per cos’è?” richiesi, sperando in una risposta valida.
-“Niente.” e continuò a guardare altrove
Mi innervosii.
-“Guardami in faccia mentre ti parlo!- gli urlai- Se hai qualche problema con me, dillo e basta, ok? Non essere infantile!”
Lui ignorò completamente le mie parole.
-“Hai qualche problema con me?”
-“Sì.”
-“Quale?”
-“Non posso dirtelo.”
Che razza di risposta era? Perché non poteva dirmelo?
Avevo tante domande in testa e l’unico che  poteva darmi delle risposte era Minho, ma lui non ne voleva sapere di spiegarmi le cose come stavano.
Il mio viso si tinse di un rosso acceso e gli occhi si riempirono di lacrime, per l’ennesima volta.
Pensai “piangerò davanti a lui, ma non voglio.”
Stavo per scoppiare quando vidi un’ombra alle mie spalle.
Mi girai e lo vidi: era Jinki.
-“Ciao Minho! Perché non sei venuto in questi giorni a scuola?”
Jinki mi aveva salvato, ancora.
-“Hyung!- rispose Minho tutto allegro- Dove sono Jonghyun e Kibum?” ignorò completamente la domanda del suo amico.
-“Lì” rispose l’altro e li indicò con un dito.
-“Vado a salutarli.”disse Minho, allontanandosi.
Non avevamo finito di parlare e lui se ne stava andando.
BASTA.
-“Te ne stai andando? Così, come se niente fosse? Stai scherzando, vero? Cazzo, che nervi!” gli urlai, non riuscendo più a trattenermi.
-“Continuiamo dopo.” Rispose senza girarsi.
-“Stai rimandando la nostra conversazione? Ma sei stupido o cosa? Pensi che io stia ai tuoi comodi?”
-“Vedi? Già ti sei arrabbiata… Vado solo a salutarli e poi torno.”
-“Devi partire per il Vietnam che devi salutarli?”
Lui si fermò e mi guardò.
Appena vidi i suoi occhi, il mio cervello si spense e scappai via gridandogli un “vaffanculo”.
Ero arrabbiata e avevo bisogno di Saiako.
Appena la raggiunsi l’abbracciai forte e lei ricambiò il gesto senza chiedermi spiegazioni.
Sapeva che quando fossi stata pronta, le avrei raccontato tutto.

Intanto si fecero le 8.17 e quindi dovevamo entrare.
Entrammo e appena vidi Jonghyun, mi si spezzo il cuore.
Capii che il nano mi mancava e dovevo assolutamente chiedergli spiegazioni.
-“Jonghyun,- lo chiamai- possiamo parlare un attimo in privato?”
-“Certo” si avvicinò a me e uscimmo fuori, nel corridoio.
-“Perché non mi parli?” gli chiesi, balbettando.
-“Stavo aspettando questa domanda da molto tempo.” Disse sorridendo.
-“Cosa?” non riuscivo a capire e intanto le lacrime si facevano strada verso i miei occhi.
-“Sono contenta che tu me l’abbia chiesto… Ultimamente sei molto strana… Ti vedo giù di morale e sempre arrabbiata… Volevo avvicinarmi a te già dal primo giorno che ho notato il tuo cambiamento, ma poi ho pensato che sarebbe stato un errore.”
-“Perché un errore?”
-“Perché, per quel poco che ti conosco, ho notato che quando sei nervosa, tendi sempre a litigare con chiunque ti si avvicini… Sapevo che se fossi venuto da te a chiederti il motivo delle tue lacrime, mi avresti cacciato e avremmo litigato, perciò ho voluto evitare.”
Jonghyun aveva ragione.
Ogni volta che ero arrabbiata, litigavo con tutti.
Lui l’aveva provato sulla sua pelle, quella volta che Minho non entrò per la prima volta (Capitolo 10).
Non riuscii più a trattenermi e scoppiai in lacrime.
Jonghyun mi abbracciò delicatamente e con una mano mi accarezzava i capelli.
Io singhiozzavo sulla sua spalla e lui mi ripeteva
-“Calmati adesso, dai.”
Riuscii a dirgli solo “Mi dispiace”, tra un singhiozzo e l’altro.
-“Di cosa?” mi chiese meravigliato.
-“Mi dispiace di averti trattato male! Non voglio litigare con te.”
-“Lo so… Non succederà più… Mi dispiace se ti ho fatto stare così male.”
Continuai a piangere senza sosta per un bel po’ di  tempo.
Quando mi tranquillizzai un po’, gli chiesi del suo amico
-“Perché Minho si comporta così?”
-“Non lo so.” Guardò in basso.
-“Non è possibile… Tu stai sempre con lui, come fai a non sapere cosa gli prende?”
-“Parleremo un altro giorno di questo.”
Notai che stava cominciando ad innervosirsi così non feci più domande.


Mentre stavamo abbracciati, si avvicinò Kibum con le mani incrociate al petto.
Tossì rumorosamente, cercando di attirare la nostra attenzione.
-“Amore” gli sorrise il suo ragazzo, senza lasciare la presa su di me.
-“Gioia!” rispose in modo aggressivo l’altro.
Io risi, non riuscendomi a trattenere, e Kibum mi guardò con un’aria da serial killer.
Smisi di ridere improvvisamente, cominciando a preoccuparmi.
Lui, vedendo la mia espressione terrorizzata, scoppiò a ridere.
-“Tu lo puoi abbracciare… Sei innoqua.”
-“Yah! Stai dicendo che sono brutta?” dissi con aria fintamente offesa.
Entrambi risero e Jonghyun allungò un braccio verso il suo fidanzato.
-“Abbraccio di gruppo!” Urlò Dino-Boy e la Divah gli fece da eco, unendosi all’abbraccio.
Solo allora capii che mi erano mancate tutte le sciocchezze di quel bellissimo idiota.

Ero contenta di aver fatto pace con Jonghyun perché gli volevo bene, ma lo ero ancora di più perché avrei sicuramente scoperto qualcosa in più su Minho.
Jonghyun mi avrebbe sicuramente detto il motivo per il quale il ranocchio si comportasse in quel modo… Vero?
No.

*Ore 12.15, eravamo nell’aula di discipline plastiche e scultoree*
-“Jonghyuuun~ vieni qui accanto a me, su!” cercai di attirare la sua attenzione, abbozzando un aegyo di pessimo gusto.
-“Cosa ti serve?” chiese scocciato.
-“ Pensi davvero che ti chiamo solo perché mi serve qualcosa?” feci l’offesa.
-“Sì.” Sorrise.
-“Pensi bene,- ridemmo entrambi- devo chiederti una cosa.”
-“Chiedi pure.”
-“Cos’ha Minho?” fui diretta.
-“Nulla.”
-“Non trattarmi come se fossi un’idiota… Parla dai.”
-“Chaerin, ascolta…- fece un’espressione seria- Non posso dirti nulla. Mi ha fatto giurare che non te l’avrei detto e non lo farò.”
-“Daai! Non puoi farmi questo! Ho bisogno di sapere le cose come stanno.” Quasi lo supplicai.
-“Chiedi direttamente a lui.”
-“Gliel’ho già chiesto.”
-“E?”
-“E non vuole dirmelo.”
-“Allora perché dovrei farlo io? Quando vorrà, te ne parlerà lui.”
-“M-ma…”
-“Chaerin, apprezzo davvero l’aiuto che mi hai dato con Kibum, ma Minho è mio amico e si è confidato… Non posso dirti nulla, mi spiace. Prova con qualcun altro.”
Jonghyun era davvero un buon amico.
Minho si era fidato di lui e aveva fatto bene.
Da una parte rimasi contenta del fatto che Jonghyun non aveva tradito il suo amico, ma dall’altra ero arrabbiata perché volevo sapere.
Mi era rimasta un’ultima speranza: Jinki.











*Chaerin che fa l'aegyo *-*
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


*Ore 12.55, eravamo ancora nell’aula di discipline plastiche e scultoree*
Jinki era seduto al penultimo banco, accanto a Taemin.
Stavano ridendo e scherzando e il sorriso di Jinki mi stava uccidendo.
Mi preparai velocemente un discorsetto da fare al pollomane per farmi dire tutto quello che sapeva di Minho.
Mi avvicinai con cautela e, arrivata davanti alle sue possenti spalle, feci un enorme respiro.
Lo abbracciai forte e gli dissi
-“Carissimo Jinki~ come stai?”
-“Non so nulla.” Rispose subito, ignorando la mia domanda e le mie smancerie.
-“Non è possibile! Siete tutti contro di me?” gridai arrabbiata, togliendo le mani dalla sua schiena.
Mi promisi che non avrei mai più preparato nulla.
Lui si girò verso di me e rise di gusto.
-“Mi dispiace Chaerin… Non so nulla.”
-“Tu sei suo amico… Non è possibile che non ti abbia detto nulla.”
-“Non si fida di me.” Disse con tono serio.
-“Perché?” rimasi sorpresa del modo in cui mi rispose.
-“Sa che sono dalla tua parte.” Si morse l’interno della guancia e guardò altrove.
-“Sei… Dalla mia parte?”
-“Certo- sorrise e mi guardò negli occhi- sa benissimo che se sapessi qualcosa te lo direi… Sa che non voglio vederti in questo stato.”
Parlò in terza persona, ma alle mie orecchie, sembrò più una dichiarazione.
Mi aveva dichiarato il suo bene.
Le mie orecchie sentirono “sa che non voglio vederti in questo stato”, ma il mio cuore percepì solo “non voglio vederti in questo stato”.
Mi fidai di lui e gli credetti.
Se avesse saputo qualcosa me lo avrebbe detto… Lui ci teneva a me e ci sarebbe stato per me.

-“Va bene, grazie lo stesso.” Gli sorrisi.
-“Mi spiace… Se scopro qualcosa ti faccio sapere.”
Lo ringraziai e mi allontanai.

Ora che anche l’ultima possibilità di sapere qualcosa era andata a farsi benedire, cosa avrei potuto fare?

Per i successivi quattro giorni, non feci altro che pensare e cercare una risposta a tutti quei perché.

Un mercoledì mattina però, un preoccupato Jonghyun mi si avvicinò e mi chiese di parlare in privato.
                                                                                . . .
-“Dimmi.” Lo invitai a parlare, appena fummo lontano da tutto e da tutti e al riparo da orecchie indiscrete.
-“Devo parlarti di Minho.”
Dentro di me pensai “Finalmente!”, ma riuscii a mantenere la calma e mi limitai a guardarlo e invitarlo a proseguire.
-“Stamattina è successa una cosa strana.” Disse Jjong, guardandosi attorno preoccupato.
-“Cos’è successo?” chiesi, cominciando a  preoccuparmi.
-“Stavamo fuori alla scuola e all’improvviso…- si bloccò per qualche istante e, solo dopo aver preso un lungo respiro, proseguì- ha cambiato espressione del viso...”
-“In che senso?” chiesi, non capendo il motivo di tanta agitazione.
-“Era strano… Era arrabbiato.”
-“Arrabbiato?” gli feci eco.
-“Sì, arrabbiato! Era rosso in viso e gli occhi avevano una strana luce… Giurerei di aver visto un’altra persona.”
-“Beh, Jjong, può capitare di essere arrabbiati.” Cercai di tranquillizzarlo.
-“Certo, ma non sai il fatto più grave.”
-“Cioè?”
-“Ha cercato di colpirmi.”
Dopo quell’ultima frase, il mio cuore si fermò per qualche istante.
Non sentivo più l’aria nei polmoni.
-“Cosa?” chiesi incredula.
-“Io gli ho chiesto cosa avesse e perché aveva cambiato espressione del viso e lui mi ha gridato di farmi gli affari miei e mi ha tirato un pugno in faccia… Menomale che mi sono spostato in tempo, altrimenti mi avrebbe sicuramente rotto il naso.”
-“N-non è vero.” Non riuscii a credere alle mie orecchie.
Quello non era Minho!
Non poteva essere Minho.
Cos’era successo al principe mezzo-ranocchio di cui mi ero innamorata?
-“Vorrei anch’io che non fosse vero.” Disse sconsolato il mio amico.
-“E tu cos’hai fatto?”
-“Non ho potuto fare nulla perché Kibum me lo ha impedito, altrimenti gli avrei spaccato la faccia.”
Ringraziai Kibum nella mia testa.
Jonghyun era davvero muscoloso e, se lo avesse colpito veramente, gli avrebbe fatto male.
-“Secondo te perché si è comportato in questo modo?”
-“Io un’idea ce l’avrei, ma…”
-“Dì.” Lo invitai a parlare.
-“Beh… Penso stia prendendo degli steroidi.”
-“Steroidi?”
-“Sì… Hai visto come si è gonfiato ultimamente? Ha più muscoli  di me adesso.”
Non lo avevo notato.
Non avevo potuto notarlo.
Minho non entrava da settimane ormai.
-“E questo cosa centra con il fatto che ha cercato di colpirti?”
-“Sono gli effetti collaterali... Da qualche parte, un po’ di tempo fa, lessi che gli steroidi, presi a quest’età, portano tanti problemi sia psicologici che fisici.”
-“Problemi?- mi preoccupai- Tipo?”
-“Tipo… Rabbia, depressione e perversione.”
-“P-perversione?”
Lui annuì.

*una settimana prima:
avevo sentito Taeyeon e Krystal parlare.
-“Stamattina mi ha toccato il culo.” Aveva detto quest’ultima.
-“E tu cos’hai fatto?” le aveva chiesto l’altra.
-“Cos’avrei dovuto fare? È così sexy!”
-“Non gli hai detto nulla?” chiese meravigliata l’amica.
-“Perché avrei dovuto? Erano anni che aspettavo quel momento! Che belle mani.”
-“Stà attenta! Hai visto come si è gonfiato? È diventato anche un pervertito!”
-“Non importa.” Aveva riso.*

Allora non ci avevo fatto molto caso, anche perché non mi interessava la vita privata di Krystal, ma dopo le parole di Jonghyun, si accese una lampadina immaginaria dentro di me.
Tutto tornava!

-“Cosa possiamo fare?” chiesi preoccupata a Jonghyun.
-“Adesso niente.”
-“Ma…”
-“Chaerin, adesso è pericoloso.”
-“Gli parlerò io! Non può mettermi le mani addosso.”
-“Potrebbe fare di peggio.”
-“Cioè?”
-“Potrebbe odiarti.”
Un treno invisibile mi colpii in pieno.
Un treno carico di tristezza e delusione, mi aveva colpito in pieno petto e mi aveva squarciato il cuore.
Come avrebbe potuto odiarmi dopo tutto quello che avevamo passato?
Era l’ultima cosa che mi sarei aspettata.
Solo all’idea che avrebbe potuto odiarmi, un brivido mi percorse tutta la schiena ed ebbi improvvisamente freddo.
Avrei potuto sopportare tutto, ma non il suo odio.
In quell’istante ebbi un flashback.
*Era il giorno dell’assemblea di Gennaio; la mattina che trascorremmo insieme, la mattina in cui mi disse di essere innamorato della sua amica d’infanzia.
-“Sai, tu mi ricordi mio fratello.” Mi aveva detto improvvisamente.
-“Tuo fratello? Chi dei due?” gli avevo chiesto.
-“Il secondo.”
-“Quello strafottente?”
Annuì.
-“Perché ti ricordo lui?”
-“Lui non c’è mai a casa e quelle poche volte che c’è si comporta male, però lo fa solo con noi. A scuola studia, è il primo della classe! Aiuta sempre tutti e non chiede mai nulla in cambio.” Mi aveva sorriso dolcemente.
Avevo ricambiato il sorriso.
-“Adesso si è innamorato di una sua compagna di classe… L’aiuta sempre a studiare.”
-“Che ne sai che è innamorato? Solo perché l’aiuta nello studio, non vuol dire che la ama.”
-“L’ho letto sul suo diario. Le ha scritto una poesia.”
-“Che tenero.”
-“Già… Sai, lei ricambia.” Aveva sorriso.
-“E stanno insieme?”
-“Sono stati insieme una settimana, ma poi hanno deciso di rimanere solo amici.”
-“Perché?”
-“Per paura di perdere il loro rapporto. Se continuavano a stare insieme e poi litigavano, come sarebbe andata a finire? Probabilmente non si sarebbero più parlati.”
-“Probabile.”
-“Già… Una volta, un ragazzo le diede fastidio e mio fratello gli diede un pugno così forte da fargli cadere due denti!”
-“Wow!”
-“Lui ci tiene a lei.”
-“E se qualcuno mi da fastidio o mi fa del male?”
-“Gliene faccio cadere quattro!” aveva risposto serio, imitando il pugno.*

Se quello che mi aveva detto era vero, perché i suoi denti erano ancora tutti lì?



Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Le parole di Jonghyun mi avevano colpito parecchio.
Quel “potrebbe odiarti” continuava a rimbombarmi nelle orecchie e di notte non mi faceva dormire.
Nella mia testa era un continuo “steroidi” e “odio”.
Anche se avevo paura che mi odiasse, non potevo restare con le mani in mano e non fare nulla.
Ci doveva pur essere qualcosa che avrei potuto fare, no?
Io e Jonghyun pensammo a tutti i modi possibili per avvicinarci con cautela e cercare di aiutarlo, ma ogni idea, ragionandoci su, sembrava una sciocchezza.
Tutte le nostre conversazioni iniziavano con “dovremmo” e finivano con “non funzionerà”.
Cosa potevamo fare?

Un lunedì mattina, dopo due settimane di filoni, Minho si degnò di entrare.
Quando lo vidi in classe dopo così tanto tempo, stentai nel credere che fosse veramente lui.
Pensai di stare sognando.
Lo fissai per un bel po’ prima di realizzare che fosse davvero lui.
Jonghyun aveva ragione: Minho aveva più muscoli di lui.
Nel giro di un mese e mezzo, era diventato enorme.


Quella mattina mi sentii un po’ più sicura vedendolo in classe.
Di solito se ne andava in giro da solo, dalle otto e un quarto di mattina, fino alle due del pomeriggio e nessuno sapeva dove andava e cosa faceva.

Era l’ultima ora e stavamo facendo grafica.
Io ero seduta accanto a Jinki e Minho stava vicino a Jonghyun, seduti a pochi banchi alla sinistra del biondo.
Non avrei mai pensato che Jonghyun lo avrebbe perdonato facilmente dopo quel pugno perché era sempre stato il tipo orgoglioso che non perdona. Forse era stato merito di Kibum? Oppure era semplicemente un buon amico e voleva stargli vicino?
Non conoscevo la risposta, ma ammiravo davvero quel dinosauro.

-“Secondo me,- disse improvvisamente il mio compagno di banco- si comporta così per farsi odiare.”
Odiare… Perché si ostinavano a dire quella maledetta parola? Perché continuavano a sottovalutarla? Mi sentivo male ogni volta che qualcuno la pronunciava.
-“Farsi odiare?” gli chiesi, non capendo.
-“Vuole farsi odiare da te.”
-“Perché?” continuai a non capire.
-“L’anno prossimo non starete più nella stessa classe.”
Qualcuno mi aveva colpito in petto? Perché il mio cuore faceva così male?
La situazione di Minho mi aveva completamente sconvolta ed avevo dimenticato che era arrivato il periodo delle iscrizioni al terzo anno.
Cosa avrei scelto? E lui?
Io ero combattuta fra arti figurative e grafica.
-“Perché, lui quale indirizzo ha scelto?” chiesi, sperando che Jinki pronunciasse quelle due paroline che componevano il nome dello stesso indirizzo che avrei scelto io.
-“Architettura e ambiente.” Sentii ogni speranza di un riavvicinamento abbandonare il mio corpo.
L’indirizzo di architettura e ambiente era il più duro dei quattro.
C’erano materie davvero pesanti e i professori erano tremendi. Minho non era il tipico studente modello ed ero sicura che non sarebbe resistito a lungo.
-“Mi stai prendendo in giro? Non ce la farà.”
-“Non si sa mai.”
-“Ma perché sta cercando di farsi odiare da me?” chiesi, cambiando completamente discorso.
-“L’anno prossimo non starete più in classe insieme.” Mi ripeté, cacciando tutti i colori dal suo astuccio.
-“Questo lo hai già detto.” Gli feci notare, raccogliendo il colore rosso che era rotolato giù dal banco.
-“Non vuole sentire la tua mancanza e non vuole che tu senta la sua.”
Era così?
Le parole di Jinki mi fecero uno strano effetto.
Pochi giorni prima, avevo visto un drama giapponese con una storia simile.
C’è una coppia, lui si ammala e non lo dice a lei,  la lascia senza dargli una spiegazione e la tratta male in modo che lei cominci ad odiarlo e non senta la sua mancanza quando sarà morto.*
-“Non lo farebbe mai.”
-“Perché no? Ricorda che lui è un idiota.” Disse rimettendo tutti i colori al loro posto, tenendo fuori solo il verde scuro.
-“Cosa ti fa pensare che lui si comporta così solo per…”
-“Gli manchi- mi interruppe- e si vede.”
Mi girai verso Minho e mi accorsi che lui mi stava già guardando.
Appena si accorse che lo stavo fissando, si voltò subito dall’altra parte e finse di scrivere qualcosa su un foglio.
-“Ti stava guardando da un quarto d’ora, più o meno.” Mi informò il Dubu.
-“Davvero?” Incredula, alternai il mio sguardo su Jinki e Minho.
-“Davvero.” Sorrise.
Non potetti fare a meno di sorridere a quella notizia.
Per qualche istante mi illusi che le parole di Jinki fossero esatte, ma poi mi ricordai di ciò che mi aveva detto Jonghyun pochi giorni prima.
Purtroppo, alle parole del più basso c’erano delle prove, mentre a quelle del pollo no.
Nella mia testa c’era solo più confusione.
A quale teoria credere?
A quella tenera e romantica di Jinki o a quella razionale e crudele di Jonghyun?

-“Dovresti fargli capire che la vostra amicizia non finirà solo perché non starete più nella stessa classe.” Mi consigliò il biondo.
-“Come faccio?”
-“Fagli sentire la tua mancanza… Ignoralo. Lui pensa che è semplice non sentire la tua mancanza perché comunque ti vede tutti i giorni, ma se tu cominci ad ignorarlo, lui si accorgerà di non poter andare avanti senza di te.”
Il consiglio di Jinki non sembrò così male.
-“Hai ragione… Lo farò.” Gli sorrisi.
-“Pensa che Minho è questo pastello rosso- indicò il colore che avevo ancora tra le mani.- Lui stava rotolando via, ma poi tu lo hai afferrato e adesso è ancora tra le tue mani e non andrà via finché tu non mollerai la presa.”
Io osservai le mie mani e ciò  che stringevano.
Jinki aveva ragione: Minho era quel pastello e solo io potevo decidere se tenerlo o lasciarlo andare.
“Non lo lascerò andare” mi promisi e lo strinsi ancora più forte.


-“Hmm… Chaerin?” mi chiamò Jinki.
-“Sì?” alzai lo sguardo.
-“Mi ridai Minho? Devrei finire di colorare.” Sorrise e si grattò il capo.
Solo dopo qualche secondo realizzai che si stava riferendo al pastello che avevo tra le mani.
Ridemmo per un bel po’.

Il giorno successivo, alla quarta ora, ci dirigemmo nel laboratorio di inglese.
In quell’ora avevamo i posti assegnati ed io sarei dovuta stare vicino a Minho.
Mi andai subito a sedere al mio posto in fondo alla fila centrale e aspettai che il mio compagno di banco si venisse a sedere.

-“Non voglio.” Alzai lo sguardo dal quaderno e vidi Minho a pochi metri dal mio banco.
-“Cosa?” lui mi ignorò completamente e andò da Jonghyun che stava seduto accanto a Jinki.
-“Non voglio sedermi là.” Indicò il suo banco accanto al mio, appunto.
I due si girarono verso di me e io mi voltai subito dall’altra parte, fingendo di non aver sentito.
-“Dai Minho…” Jonghyun parlò per primo, ma Jinki lo interruppe immediatamente.
-“Siediti qui senza fare troppe chiacchiere,- si alzò, lasciandogli il posto libero- mi siedo io accanto a lei.”
Si sedette accanto a me e mi mise una mano  sulla spalla.
Io continuai a guardare diritto e le lacrime si impadronirono dei miei occhi.
-“Ti rendi conto?” mi asciugai con un dito una lacrima che mi era scappata.
-“Io sì, e tu?” mi chiese, avvicinandosi di più a me e afferrando il mio volto con le sue piccole ma forti mani.
Mi asciugò alcune lacrime che mi erano cadute e mi sorrise.
-“Non piangere più per lui.”
-“D’accordo.” Ricambiai il sorriso.

Pensai che se non ci fosse stato Jinki, non avrei potuto sopportare quella situazione.



 
*il drama è Koizora *^*

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


Quella che aveva fatto nel  laboratorio, era stata una cattiveria bella e buona.
Mi aveva fatto molto male.
Avrei preferito cento calci a quelle parole.
Cominciai a pensare che la teoria di Jinki fosse sbagliata e che Minho stesse impazzendo. Pensai anche che gli steroidi non centravano. Neanche il diavolo avrebbe potuto separarci così, figuriamoci  due pillole da strapazzo. Minho non era un idiota e non avrebbe mai preso farmaci senza sapere gli effetti collaterali. Minho ci teneva alla sua pelle e non avrebbe mai fatto nulla per rovinarsela… Minho ci teneva a me e non avrebbe mai fatto nulla per ferirmi.
Se non era per gli steroidi o per il fatto della separazione dell’anno successivo, cosa poteva essere? Perché si comportava in quel modo?
Mentre continuavo a riempire la mia testa di domande, le solite domande, e di teorie anche esageratamente stupide, il tempo passava.
Era arrivato il tempo delle iscrizioni.
Nella mia classe non si sentiva altro che “grafica” oppure “arti figurative” o ancora “design”.
Gente che cambiava idea più spesso di quanto cambi le mutande.
Tra gli eterni indecisi c’ero anch’io.
Io mi ero iscritta a quella scuola per fare arti figurative, ma Minho mi aveva scombussolato.
Per un breve periodo di tempo, avevo pensato di scegliere anch’io l’indirizzo di architettura e ambiente e stare con la rana, ma dopo quel “non è proprio cosa tua” e quel quattro sul pagellino del professore di disegno geometrico, avevo cambiato idea.
In fondo era stato un bene che avessi aperto gli occhi e non avessi scelto quell’indirizzo, altrimenti mi sarei giocata l’anno, o peggio, il mio futuro.
Dopo la piccola “sbandata”, decisi di iscrivermi ad arti figurative.
In fondo quella era la giusta via per me.
Era vero che non sarei più stata in classe con la rana, ma con me c’era Mika.
Di Mika potevo fidarmi; potevo stare tranquilla perché lei non mi avrebbe mai abbandonato.
Sapevo che non sarei rimasta più sola.

L’ultimo giorno a disposizione per consegnare il modulo di iscrizione arrivò presto.
Io, Jonghyun, Kibum e Minho stavamo seduti intorno alla cattedra insieme alla nostra coordinatrice di classe.
-“Mi aiuti, prof!” aveva chiesto disperato Jonghyun che non sapeva ancora quale indirizzo scegliere.
-“Signorino Kim, secondo me ti conviene fare qualcosa di facile, dato che non hai una buona media ed una buona concentrazione… Escluderei architettura.” Gli rispose la donna.
-“Non avrei mai scelto architettura.- si aggiusto i capelli, specchiandosi nello schermo del cellulare- Lei quale indirizzo mi consiglia?”
-“Arti figurative o grafica” gli rispose la professoressa, facendo una smorfia a tutta quella vanità.
-“Ne devo scegliere uno solo!” le ricordò il dinosauro.
-“Kibum, tu cosa hai scelto?” chiesi alla Divah.
-“Design, ovviamente” mi rispose, accavallando le gambe.
-“E perché tu non scegli design?” chiesi al suo ragazzo.
-“Perché non fa per me.” Rispose il nano.
-“Ma c’è Kibum!” intervenne il ranocchio gigante.
-“E quindi?” aveva chiesto l’amico, non capendo il motivo di quell’affermazione.
-“Non ti fa nulla pensare che non starete più nella stessa classe?” chiese l’altro.
-“Io e Kibum ci vediamo ogni giorno, anche fuori alla scuola… Perché dovrebbe farmi qualcosa? E poi non avrei scelto comunque design, nemmeno se non avevamo la possibilità di vederci il pomeriggio o la sera.”
-“Non ti mancherebbe?” gli chiesi.
-“Certo che mi mancherebbe, ma non per questo mi giocherei il futuro.”
Kibum intanto ascoltava tranquillo.
Pensai che si sarebbe alzato e gli avrebbe tirato il cellulare in faccia, ma non fece.
Rimase lì ad ascoltare e ad ammirare il suo ragazzo.
Risposi solo con un “wow”.
-“Sì, ma… Tornando alle cose serie…” si intromise l’insegnante.
-“arti figurative” rispose infine Jonghyun.
-“Sicuro?” gli chiesi.
-“Sicuro.” Affermò.
-“Bene, andiamo a consegnare.” Gli propose Minho.
-“Sì, fammi aggiungere prima la preferenza però!” lo fece attendere l’amico.
-“Preferenza?” chiese l’altro.
-“Sì… Devo scrivere che voglio stare in classe con Chaerin.” Mi sorrise Jjong.
Dopo che ebbe aggiunto “Preferibilmente con Lee Chaerin” andò a consegnare il suo modulo.
Intanto io continuavo a ripensare a quello che aveva detto Jonghyun: “mi mancherebbe, ma non per questo mi giocherei il futuro.”
Lui sì che aveva un bel coraggio!
Come avrebbe fatto ad affrontare i prossimi tre anni di liceo, sapendo che il suo ragazzo era in un’altra classe, con altre persone?
Lo ammirai tantissimo.
. . .
Un giovedì mattina, dopo tre giorni di assenze, decise di entrare.
Di solito, ogni assenza per lui, era una pugnalata al petto per me, ma quella mattina avrei preferito che non fosse entrato… Il motivo?
Si era tagliato i capelli.
I suoi bellissimi, lunghissimi e morbidissimi capelli.
Come aveva potuto farlo?
Quei capelli erano il giardino dell’Eden!
Non solo li aveva tagliati, ma li aveva anche schiariti.
Sicuramente qualche Santo mi mantenne, altrimenti non si spiega il motivo per il quale non lo ammazzai.


*-“Se ti tagli i capelli non ti parlo più!” lo avevo minacciato, mentre gli accarezzavo quella chioma paradisiaca.
-“Allora non correrò il rischio!” mi aveva risposto sorridendo.*


A quel ricordo, un brivido mi percosse tutta la schiena, fecedomi tremare.
Era un ulteriore segno di rottura.
Mi stava mandando un altro messaggio: “Non parlarmi più”.
Lo stava facendo di nuovo: mi stava facendo di nuovo del male.

Non ne potevo più. Dovevo chiarire quella situazione, ma come avrei fatto?
Come avrei potuto avvicinarmi a lui e chiedergli di parlare, per l’ennesima volta?
La tattica “ignoralo” di Jinki non stava funzionando:
Io ignoravo lui e… Lui ignorava me!
L’unica differenza tra me e lui era che io soffrivo e lui no.
. . .
Quando finalmente i suoi capelli ricominciarono a crescere, le cose sembravano cambiare.
Stranamente, mi aveva rivolto  la parola.
Era stata una misera “conversazione” durata pochi secondi, ma era pur sempre qualcosa.
Mi sentivo comunque meglio.
Che si fosse fatto un esame di coscienza?
Il giorno che mi rivolse la parola, dopo due mesi e mezzo, io e Taeyeon rimanemmo a scuola fino alle sedici per partecipare al disastroso consiglio di classe.
Noi uscimmo da scuola alle tredici e quarantacinque e il consiglio cominciò alle quindici, quindi avemmo un’ora e quindici minuti di tempo per chiacchierare.

-“Stamattina ho parlato con Minho.” Disse lei improvvisamente.
-“Hmm?”
-“Abbiamo parlato di te.” Mi informò.
-“E…?” chiesi, curiosa.
-“E l’ho sgridato… Gli ho detto che è un idiota e si comporta troppo male con te… E da quando vi siete allontanati, il suo andamento scolastico fa pena.”
-“E lui cosa ti ha risposto?” ero davvero curiosa.
-“Lo so.”
-“Solo questo?”
-“Già, solo questo.”
Era già un buon segno che si rendeva conto di star facendo veramente schifo.
Forse era stata la conversazione con Taeyeon a fargli aprire gli occhi e quindi avergli fatto decidere di ricominciare a parlarmi?
Ringraziai la nostra compagna di classe.
-“Figurati… Mi dispiace che la vostra amicizia sia finita così.”
-“Dispiace anche a me.” Risposi, guardando il bicchiere pieno di caffè bollente.

Tutta la settimana successiva al consiglio di classe, si era comportato abbastanza bene.
Aveva ricominciato a parlarmi, più o meno, e non si era lamentato quando si era dovuto sedere accanto a me, per ordine della professoressa Yang.

Dato che lo vedevo più tranquillo, pensai che era giunto il momento di parlargli.
Un venerdì mattina, all’ultima ora lo chiamai da parte e parlammo.
Lo chiamai quattro volte, prima che lui si decidesse a girarsi verso di me e rispondermi.
-“Minho, possiamo parlare un attimo in privato?” gli chiesi, agitandomi.
-“Sì, dimmi.” Mi rispose tranquillo, mettendosi le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
-“Andiamo là?” gli proposi, indicando le scale secondarie, quelle stratte che avevano fatto scattare la scintilla tra Jonghyun e Kibum.
Inizialmente si rifiutò e mi chiese di restare là a parlare, davanti a Taemin e Jinki, ma quest’ultimo si intromise e disse, riferendosi a Minho
-“Va’ là e affronta le cose.”
Minho la prese come una sfida e accettò.
Durante il brevissimo tragitto aula-scale, andai completamente in panico.
Era diventato difficile persino respirare.

Arrivati là, feci un lungo respiro e cominciai a parlare.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


… Arrivati là, feci un lungo respiro e cominciai a parlare.
Non so dire chi mi diede il coraggio e la forza di aprire bocca, ma poteva anche risparmiarseli.
-“Allora, la farò breve: Dato che ti sei ricordato il mio nome, dato che ricordi che esisto e che stiamo nella stessa classe, puoi dirmi perché non mi hai parlato per tutto questo tempo?” pronunciai le parole tutte d’un fiato, senza rendermene nemmeno conto.
Lui alzò gli occhi al cielo scocciato e incrociò le braccia al petto, portandosi  una gamba dietro l’altra e appoggiandosi al muro.
-“E’ l’ultima volta che te lo chiedo, giuro.” Quasi mi sentii in colpa per averglielo chiesto.
Non volevo che la situazione peggiorasse, non avrei potuto sopportare tutto quello daccapo, per chissà quanto tempo.
-“Ti sei comportata male.” Mi rispose, girandosi da un’altra parte.
-“Mi dispiace.” Gli chiesi scusa, senza sapere nemmeno il motivo.
Mi sentii veramente stupida perché dentro di me pensavo “perché, che ho fatto?”
Non so come, ma ciò che avevo appena pensato uscì dalle mie labbra.
-“Te lo dico adesso, ma non te lo ripeto più.” Disse, come se fosse una minaccia.
-“D’accordo.” Mi sentii così impotente.
-“Mi hai scocciato … Ti comporti troppo male! Rompi le palle, quando sto con te mi sento in trappola, mi tratti male e non credi mai a ciò che ti dico.” Disse tutto quello velocemente, guardandomi negli occhi.
-“N-non capisco.” Sentivo l’ansia salire ad ogni suo battito di ciglia.
-“Non capisci?” chiese, sorridendo ma con tono arrabbiato.
-“No.” Era così crudele.
-“Allora ti spiego: Sono stanco di tutte le tue prese in giro… Mi tratti troppo male! N-non sono il tuo bambolotto. Non ti fidi di me e non mi credi mai… S-se ti dico che mio nonno non sta bene vuol dire che mio nonno non sta bene.-Mentre lo diceva, gesticolava molto e ogni tanto balbettava.- E quando non voglio entrare non mi devi rompere le palle. È mai possibile che devo nascondermi per non farmi vedere da te? Cosa sono, un l-ladro?” imprecò a voce bassa.
Intanto il mio cuore cominciò a far male.
Davvero mi stava dicendo tutte quelle cose orribili? Le pensava davvero?
Mi sentii stupida.
Avrei voluto fare faccia e muro mille volte.
-“Mi dispiace…” mi scusai di nuovo.
-“Figurati.” Rispose, girandosi di nuovo dall’altra parte.
-“So di essermi comportata male, ma l’ho sempre fatto per…”
… il tuo bene?
Non lo facevo per il suo bene, ma per il mio.
Ero un’egoista! A me non importava molto che lui si prendesse l’assenza o un brutto voto, m’importava solo il fatto che senza lui la mia giornata non aveva senso.
Se non c’era lui, non aveva senso restare là, chiusa in un’aula per sei ore.
-“il mio bene?” terminò la frase.
 -“Non lo so.” Gli risposi, abbassando lo sguardo.
Lui mi guardò per un po’, senza dire nulla.
Io non avevo il coraggio di alzare lo sguardo e incontrare il suo.
Sapevo che se avessi visto i suoi  occhi, sarei scoppiata in lacrime.
-“So di essermi comportata male e mi dispiace, ma tu ti sei comportato peggio.” Sputai quest’ultima frase, come se fosse una medicina amara.
-“Lo so… Mi dispiace.”
-“Se ti dispiace perché lo hai fatto?” gli chiesi, con tutta la rabbia che avevo in corpo.
-“Per punirti.”
-“P-punirmi?” non capii.
-“Sì… Così impari a comportarti come si deve!” mi rimproverò.
-“Io devo imparare a comportarmi come si deve? Tu devi farlo! Sei un ipocrita!” quasi glielo urlai.
-“Ipocrita?” mi fece eco, ironizzando la cosa.
-“Sì! Non mi hai mai detto che ti dava fastidio questo mio atteggiamento! È normale, secondo te, quello che fai? Fai tanto l’amico e appena ho bisogno di te, cosa fai? Te ne vai. Non mi parli più… M-mi vedi piangere e te ne freghi … Non si abbandonano nemmeno i cani, figurati gli amici.” Cominciai a balbettare anch’io.
-“Non posso starti vicino, mi spiace.” Abbassò la testa.
-“Non dispiacerti, in fondo a te cosa importa se io sto bene o male? Nulla… Io ho passato un periodo d’inferno a causa tua, ma a te che importa?”
-“Un periodo d’inferno a causa mia? Perché, io chi sono?”
Quella domanda fu come un fulmine a ciel sereno.
Era la domanda più difficile che mi avessero mai fatto.
Chi era lui?
Non potevo di certo dirgli che per me era tutto.
Non potevo di certo dirgli che era il motivo per il quale mi alzavo al mattino.
Non potevo di certo dirgli che era il mio ossigeno, la mia ragione di vita.
No, non potevo farlo.
-“Un amico.” Gli dissi, scandendo la parola.
-“E allora?”
-“E allora, cosa? Il nostro rapporto l’abbiamo preso in modo diverso… Per me sei un amico, mentre per te, io sono solo una compagna di classe.”
-“Che differenza c’è?” rimasi quasi shockata da quella domanda.
-“C’è che noi in classe ne siamo ventidue, ma di ventuno persone non m’importa… M’importa solo di te.”
-“L’amicizia non esiste, Chaerin.- Disse rassegnato.- prendi me e Jonghyun ad esempio: siamo molto uniti, ci confidiamo l’uno con l’altro e ci divertiamo insieme, ma so che tra quarant’anni, se ci rincontriamo, non ci salutiamo neanche più.”
-“Io invece pensavo che se ci saremo rincontrati tra quarant’anni, ci saremo chiamati nana e ranocchio, proprio come un paio di mesi fa.”
-“Hai pensato male.-Mi guardò per qualche istante, prima di continuare- Possiamo andare?”
-“Un’ultima domanda… Cosa provavi quando non ci parlavamo? Cioè, a te non importava del fatto che non ci guardavamo nemmeno più in faccia?”
-“Cosa provavo? Nulla.” Mi sentii morire.
Aveva preso il mio cuore, lo aveva accartocciato tra le mani e gettato via come se fosse un pezzo di carta.
Non mi sarei mai aspettata delle parole così crudeli, non da lui.
Mi stava dicendo che io ero una semplice compagna di classe, come lo erano tutti gli altri.
Mi stava dicendo che a lui non faceva nessun effetto il fatto che non ci parlavamo.
Mi stava dicendo che mi aveva preso in giro per un anno e mezzo.
Gli occhi si appannarono improvvisamente: era il segnale di un pianto imminente.
Pregai Dio di mandare una qualche distrazione per non piangere e fortunatamente le mie preghiere furono esaudite.
Vidi arrivare il mio angelo custode dal sorriso d’oro.
-“Ragazzi, è suonata!” ci annunciò Jinki.
-“Davvero? Non me ne ero accorto.- disse Minho, agitandosi e correndo via- Devo scappare o perderò il pullman! Ciao.”
-“Tutto apposto?” mi chiese l’angelo, accarezzandomi una spalla.
Feci segno di no con la testa e gli mormorai un “grazie”.
Lui mi fece l’occhiolino e mi disse
-“Andiamo dai, non pensarci.”
Annuii e ci avviammo verso l’uscita.
Arrivati davanti al cancello, Jinki dovette correre a prendere il pullman e io rimasi da sola ad aspettare Saiako, Mika e Sulli.
Furono i due minuti più lunghi di tutta la mia vita.
-“Saiako, cazzo, esci!” avevo bisogno di una spalla su cui piangere, e quale spalla migliore di quella della riccia, poteva consolarmi?
Quando la vidi uscire, pensai di aver visto la luce.
Le andai subito incontro e l’abbracciai forte, scoppiando in un mare di lacrime.
-“Noo, Chaerin! Non piangere suu!” disse freneticamente, cercando di tranquillizzarmi.
Io continuai a piangere per un bel po’.
 . . .
Il giorno seguente era il compleanno di Minho.
Quando lo vidi davanti alla scuola gli feci gli auguri e subito mi allontanai.
Non avevo più il coraggio di guardarlo in faccia, non dopo quello che mi aveva detto.
Quella giornata fu devastante per la mia psiche e per il mio cuore.
Jinki non c’era e tutti gli altri stavano appresso a Minho, ovviamente, e nessuno mi degnava nemmeno di uno sguardo.
La prima ora passò troppo lentamente e in quell’aula, senza nessuno al mio fianco, mi sentivo morire.
“Finsi” di star male e chiesi all’insegnante di uscire per prendere un po’ d’aria.
Una volta uscita, mi si avvicinò la bidella di quel piano.
-“Bambolina, cos’hai?”

Quella parola.

*“Ciao bambolina, io sono il ranocchio Choi Minho.. A quanto pare saremo compagni di banco nell’ora di matematica!”*
(Capitolo 1)

Perché, con tanti bei “soprannomi”, aveva dovuto usare proprio quello?
-“Mi fa male la testa.” Mentii.
-“Sicura che è la testa e non il cuore?” mi chiese la donna, mettendomi una mano sulla spalla sinistra.
Mi girai di scatto verso di lei, spalancando gli occhi, incredula.
-“S-sì.” Mentii, di nuovo.
Non so come, ma quella donna riuscii a farmi tirar fuori tutto.
Cinque minuti dopo, sapeva tutto di me.
Le avevo raccontato la faccenda di Minho, facendo addirittura il suo nome.
Non ero il tipo di persona che si fidava facilmente degli altri, ma quell’anziana signora mi ispirava tanta sicurezza. Forse perché era una donna molto sfortunata… Avevo già sentito parlare di lei nei corridoi e avevo sentito che sua figlia era morta una decina di anni prima, a trent’anni. Non sapevo la causa della perdita, ma sapevo che era stata colpa del marito.
Non mi sembrò il caso di chiederglielo, anche perché sapevo che ne soffriva molto.
Ma comunque, dopo che le ebbi raccontato la faccenda, lei mi disse le seguenti parole.
-“Non ti merita. Lui ti usa! Sta con te solo quando gli fa comodo. Non ti apprezza abbastanza… L’amicizia? L’amicizia non esiste. L’unico legame sincero è quello tra madre e figlio… So che ci stai male, ma devi fartene una ragione.- mi porse un fazzoletto- Non piangere.”
Non mi ero accorta di star piangendo… Forse perché nell’ultimo periodo era una cosa abbastanza ripetitiva.
Negli ultimi due mesi, avevo pianto più di quanto avessi mai fatto in tutto il resto della mia vita.
Ma quella donna aveva ragione. Erano parole dure, ma vere.
Anche se non volevo crederci, dovetti farlo per forza… In fondo io già sapevo tutte quelle cose, ma avevo bisogno che qualcun altro, a parte Jinki e Saiako, me lo dicesse.
-“Cosa devo fare?” le chiesi disperata, tra un singhiozzo e l’altro.
-“Ignoralo.-Mi rispose subito, senza pensarci una seconda volta.- Quando lui ti chiede qualcosa, tu dì solo “non lo so” o “non lo so fare”… Così lui non verrà più da te e finalmente capirai com’è realmente.”
-“E se poi viene di nuovo da me?”
-“Ignoralo lo stesso. Ti rendi conto che tra un paio d’anni la scuola finirà e non vi vedrete più? Come farai poi?” Era la stessa domanda che mi ripetevo ogni sera, prima di addormentarmi.
“Come trascorrerò il resto della mia vita senza lui?”  
Non riuscivo a darmi una risposta e temetti che non sarei mai riuscita a farlo.


Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


Dopo la chiacchierata con quella donna, mi feci coraggio e giurai a me stessa di seguire i suoi consigli e non farmi prendere più in giro.
Decisi che quando lui fosse venuto da me per chiedermi aiuto, io lo avrei ignorato.
Decisi che ogni qualvolta lui venisse da me, per qualsiasi cosa, non gli avrei dato retta.
Mi feci tante promesse, ma non ne mantenni nemmeno una.
I giorni passavano e lui era sempre più strano.
Alcune volte mi chiamava nana, come i “bei vecchi tempi”, e altre non mi guardava nemmeno.
C’erano giorni che litigava addirittura con Jinki perché voleva sedersi accanto a me e ce n’erano altri che cambiava posto se il suo banco era troppo vicino al mio.
C’erano momenti di estrema dolcezza …

*Ero appoggiata al termosifone e chiacchieravo con Jonghyun e Kibum.
Minho mi si avvicina e mi chiede
-“quanto sono figo da dieci a dieci?” con una voce tremendamente sexy.
Io gli rispondo “dodici” e lui
-“wow, così tanto? Sei fantastica.” Mi sorride  con fare provocante.
-“Te ne sei accorto solo adesso?” gli chiedo sarcastica, rispondendo alla sua provocazione.
-“No, me ne sono accorto già tanto tempo fa!” mi sorride dolcemente, accarezzandomi una guancia.*


… e momenti di estrema rabbia.

*ero seduta al primo banco, da sola perché Jinki era assente.
Dietro di me ci sono Seohyun e Taemin.
Minho si avvicina al piccolo funghetto e gli chiede
-“Perché mi hai lasciato da solo?”
l’altro gli propone di sedersi davanti, accanto a me.
-“Naah!” gli risponde il ranocchio, quasi disgustato.*


Lui continuava a sfruttarmi durante i compiti in classe e io continuavo a soffrire.
Intanto Jonghyun aveva capito che provavo qualcosa per Pomonam e, se se ne era accorto dino-boy, significava che era davvero molto evidente.
Mai possibile che solo il diretto interessato non se ne rendeva conto?
Le domande aumentavano sempre più e non c’era verso di ottenere le risposte.

Con il passare del tempo, però, mi stancai sul serio.
Ero stanca di tutte le sue prese in giro e delle sue mestruazioni perenni.
Io avevo bisogno di pace e stabilità, cose che Minho non poteva darmi.
Sapevo che nel frattempo ci avrei sofferto, ma dovevo dimenticarlo.
Il primo periodo fu davvero difficile.
Era difficile dirgli di no, per qualsiasi cosa.
Era difficile non rivolgergli la parola e non rispondere alle sue provocazioni.
Era difficile stare lì, ad una distanza davvero misera, e non poterlo abbracciare.
 …
L’anno scolastico si concluse e noi cambiammo indirizzo.
Della mia precedente classe, ero capitata solo con Jonghyun.
Lui cercava di parlarmi di Minho e chiedermi di parlargli e fare pace, ma io mi rifiutavo sempre.
Ormai mi ero decisa: lo avrei dimenticato.

 . . .
QUINDICI ANNI DOPO.

*
Driiin… driiin… driiin…*
La sveglia suona: ciò significa che sono le sei e lui deve prepararsi per andare a lavoro.
Sento il materasso piegarsi sotto al suo peso e tornare alla normalità quando lui si alza.
Fa alcuni passi fino ad arrivare al bagno ed aprire il miscelatore della doccia.
Sento l’acqua cadere e penso che dovrei alzarmi, ma decido di rimanere a letto altri cinque minuti.
                            . . .
-“Amore…” sento che mi chiama, così apro gli occhi e lo vedo.
Lui è sempre bellissimo, anche appena sveglio.
Continua a fissarmi e a sorridere.
-“Alzati dai… Io devo andare” e da un’occhiata veloce all’orologio che ha sul polso.
-“Hmm?- mi stiracchio un po’- Che ore sono?”
-“Le sette meno dieci.”
Mi metto subito a sedere e mi strofino gli occhi.
-“Hai fatto colazione?- gli chiedo, con la voce ancora impastata di sonno- Non ti ho preparato nulla! Scusami.”
-“Ho bevuto il caffè… Tranquilla.” Continua a sorridermi.
-“Scusami…” gli ripeto, facendo una faccia dispiaciuta.
-“Non ti preoccupare…- mi scombina ancora di più i capelli con una mano- io vado!” mi stampa un bacio sulle labbra.
Si allontana fino a scomparire dietro alla porta.
Recupero un altro po’ le forze e mi alzo.
Vado in bagno e mi faccio una doccia veloce.
Ho un brutto presentimento e non mi va di andare a lavoro stamattina, ma devo farlo.
Appena finisco di lavarmi, mi metto dei vestiti comodi e mi dirigo nella cucina per fare colazione.
Dopo aver mangiato, mi dirigo nella stanzetta dei bambini e sveglio i miei due angioletti.
-“Hyun Woo…” chiamo il mio bambino, che fa fatica ad alzarsi così presto, dato che è un piccolo ghiro, proprio come il suo papà.
Lui farfuglia qualcosa di incomprensibile e io lo richiamo.
-“Amore, svegliati… Devi andare a scuola.” Mi abbasso un po’ e gli do un bacio sulla fronte.
Lui si alza e si strofina gli occhi con la sua manina destra.
-“E lei?” indica la sorella minore che continua a dormire nel letto affianco al suo.
-“Chiamala tu.” Lo incito e lui non se lo fa ripetere una seconda volta.
-“Soon Kyu ~‎” la chiama il fratello.
Con fatica si sveglia e cominciano subito a litigare, come ogni mattina.
Li faccio calmare e preparare per andare a scuola.
 …
Mi assicuro che entrambi entrano in classe e poi mi dirigo a lavoro.
-“Buongiorno.” Mi accoglie la signorina Park all’ingresso, accennando un inchino.
-“Buongiorno” le sorrido.
Sono sempre tutti molto accoglienti con me.
Le prime ore ho la classe 2°F.
Quella classe è la più rumorosa dell’istituto  e io non ho voglia di fare nulla.
Oggi hanno il compito in classe e sarà dura non permettergli di copiare.
-“Buongiorno professoressa Lee.” Dicono in coro i miei alunni appena entro in classe,alzandosi in piedi.
-“Buongiorno- ricambio il saluto- accomodatevi pure.”
Eseguono il mio comando e, dopo aver fatto l’appello, cominciano a fare il compito.
Dopo due ore di “Kim, girati!” o “Kang, posa quel cellulare” o ancora “Kwon, non suggerire”, finalmente suona la campanella.
Ho un’ora di spacco, così ne approfitto per correggere i compiti della 1°D.
Sono passati solo dieci minuti da quando ho cominciato a correggerli, ma sono già esausta.
“Toc-toc” sento bussare alla porta dell’aula professori.
-“Posso?” mi chiede la signorina Park.
-“Certo.”
-“C’è una persona all’ingresso che vorrebbe incontrarla.” Mi informa.
Non ho voglia di ricevere visite da nessuno, ma non posso di certo rifiutarmi di incontrare questa persona.
-“Falla entrare.” Le ordino e lei fa un leggero inchino e si allontana.
Io continuo a correggere i compiti nel frattempo che la ragazza va a chiamare questa persona che ha chiesto di me.
“Toc-toc” sento di nuovo bussare alla porta.
-“Si accomodi.” Dico ad alta voce per farmi sentire, ma tengo comunque gli occhi sui compiti.
Qualcuno entra, ma non gli presto molta attenzione.
-“Chaerin…” mi chiama.
Per un momento mi si ferma il cuore.
Quella voce… La riconoscerei fra mille.
Alzo lo sguardo e lo vedo.
E’ lui.
Sono passati tanti anni, ma non è cambiato affatto.
E’ sempre molto alto e ha di nuovo i capelli lunghi, raccolti in una coda di cavallo abbastanza disordinata.
La sua bocca è sempre piccola ma carnosa e i suoi occhi mi ricordano sempre quelli di una rana.
-“Minho!” esclamo, quasi sconvolta di vederlo.
Lui mi fissa per un po’ e io non ho il coraggio di chiedergli il motivo della sua visita.
-“Come sei… cresciuta.” Afferma lui imbarazzato.
Io lo fisso per un altro po’ e poi gli rispondo
-“A-anche tu.”
Mi sento così imbarazzata che vorrei sprofondare.
A giudicare dalla sua espressione, anche lui lo è.
Faccio un lungo respiro e gli chiedo perché è qui e lui mi risponde
-“Volevo vederti.”
Non mi aspettavo questa risposta.
Per me è strano parlare di nuovo con lui…
Non lo vedevo da quindici anni, dall’ultimo  giorno di scuola del secondo anno.
Lui aveva cambiato scuola ed io non avevo avuto più sue notizie.
-“Così…- interrompe quel silenzio imbarazzante che si è creato tra di noi- lavori qui adesso… Nel nostro vecchio liceo.”
-“Già!” gli rispondo fredda.
-“Capisco…” torna l’imbarazzo.
-“Insegno storia dell’arte.” Lo informo.
-“Uhm, bello.” Afferma lui, portandosi le mani nelle tasche della felpa.
-“Già!” gli rispondo di nuovo.
-“Usciamo un po’ fuori? Vorrei vedere se è rimasta uguale a come l’ho lasciata quindici anni fa” dice, riferendosi alla scuola.
Io annuisco ed usciamo.
Una volta fuori, ci andiamo a sedere sulla panchina che è situata sotto all’albero più vecchio del cortile.
-“Quest’albero…” dice lui, indicando proprio la vecchia quercia.
Si alza e dà un’occhiata veloce al busto.
-“Vieni a vedere!” esclama entusiasta, indicando un punto della corteccia.
Io mi alzo e mi avvicino a lui.
Guardo il punto che ha indicato e lo vedo.
C’è inciso un cuore e all’interno c’è scritto qualcosa:
Jonghyun & Kibum”.
Mi sorprendo.
-“Questa scritta…”
-“L’ha fatta Jonghyun.” Mi interrompe Minho.
-“E’ ancora qui!” dico contenta.
-“Sì” afferma lui, sorridendo.
Ci guardiamo negli occhi per qualche istante e poi lui dice qualcosa.
-“Io e Jonghyun siamo ancora amici.”
-“Davvero? Io non lo sento da circa dieci anni.”
-“Davvero.” Sorride.
-“Sta ancora con Key?” chiedo, sperando in una risposta positiva.
-“Sì.”
-“Che bello!” sono contenta di aver ricevuto la risposta che speravo.
-“E tu?- mi chiede, guardando le mie mani- Sei sposata, a quanto vedo.”
Mi guardo le mani e annuisco.
-“Mi fa piacere.” Dice lui, ma non gli fa piacere, lo so.
-“E tu?” gli chiedo.
-“Io mi sposerò a Settembre.” Mi informa.
-“Bene.” È ritornato quel fottutissimo imbarazzo.
-“E Jinki? Lo hai più sentito?” mi chiede.
Io guardo la fede che porto al dito e non rispondo.
-“Non dirmi che…”
-“è mio marito adesso.” Lo informo.
Lui rimane spiazzato dalla mia risposta… Credo che non se lo aspettava.
-“Quand’è successo?” ha un’aria a dir poco distrutta.
-“Circa otto anni fa.”
-“E sei felice con lui?” non è una domanda da fare ad una donna sposata, che per giunta era innamorata di te.
-“Certo.” Incrocio le braccia al petto.
-“Te lo meriti.” Mi sorride, ma non è felice.
Io abbasso lo sguardo, mi mordo l’interno guancia e mi porto le braccia dietro alla schiena.
-“Mi dispiace.” Dice lui all’improvviso.
-“Per cosa?” gli chiedo, non capendo.
-“Per essermi comportato male… Sono venuto qui per darti  delle spiegazioni.”
Finalmente erano arrivate le risposte che avevo atteso per anni.
Quelle risposte che non mi avevano fatto dormire per tante notti.
Avevo perso la speranza di saperle da tantissimo tempo ormai.
Non mi sembrava possibile però, che non m’importava più averle.
Adesso ero felice con Jinki e i miei due bambini e non volevo rovinare la mia felicità per colpa di Minho.
Lui aveva reso la mia vita un inferno per troppo tempo ed era giunto il momento di smetterla.
Avevo anch’io il diritto di vivere in pace, no?
Sapevo che se fosse stata una motivazione valida, sarebbe scattato qualcosa dentro di me; qualcosa che avrebbe messo a dura prova me e Jinki.
Sapevo che una piccola parte del mio cuore era ancora occupata da un ranocchio dai lunghi capelli.
Intorno a quella piccola parte del mio cuore, c’era un recinto fatto di dubbi.
E se quei dubbi fossero stati svelati e quel recinto fosse crollato, cosa sarebbe successo?
Probabilmente quella piccola macchia d’amore, si sarebbe ingrandita e avrebbe soppresso quella macchia che racchiudeva il mio amore per Jinki.

-“Non voglio sentire le tue spiegazioni.”
-“Perché?” mi chiede lui… Non si aspettava una simile reazione da parte mia.
Non gli rispondo e abbasso lo sguardo.
Lui mi si avvicina e mi abbraccia.
Le sue braccia sono diventate più grandi e muscolose.
Sono le braccia di un uomo.
Emanano un calore meraviglioso e il suo profumo è sempre lo stesso.
E’ sempre quel profumo che mi faceva impazzire quando ero una ragazzina.
Come era successo qualche anno prima, le mie braccia circondano la sua vita, senza il mio consenso.
Lui mi stringe a sé e mi accarezza i capelli con una mano.
Stiamo in quella posizione per un po’, fino a quando lui scioglie l’abbraccio.
Io faccio un passo indietro per allontanarmi e lui ne fa uno in avanti per avvicinarsi.
Mi afferra il volto con le sue possenti mani e avvicina la sua fronte alla mia.
Ci guardiamo intensamente negli occhi.
Il mio stomaco è in subbuglio e il mio cuore ha smesso di battere da un po’.
Sento le gambe tremare e ho improvvisamente caldo.
Lui avvicina le sue labbra pericolosamente alle mie.
Le sue labbra sono così invitanti e prego tutti i santi di non farmi perdere il controllo.
Mi sento schifosamente in colpa, ma non posso evitare di desiderare la sua bocca sulla mia.
Passa un attimo e non capisco più nulla.
Le nostre labbra sono unite e i miei occhi si chiudono da soli, come per magia.
Dentro di me penso “Chaerin, ribellati!” ma la mia bocca non ne vuole sapere di starmi a sentire.
All’inizio è un bacio casto, ma pian piano diventa più intenso.
Lui preme la sua lingua contro le mie labbra chiuse e, non riuscendo a resistere alla forza di quel muscolo, le apro accogliendolo dentro di me.
Le nostre lingue si incontrano e si accarezzano con una lentezza disarmante e sento che crollerò da un momento all’altro.
Mentre le nostre lingue combattono una guerra d’amore, le nostre mani si intrecciano.
Quel bacio dura poco più di un minuto e ci stacchiamo solo per prendere aria.
Mi sento un verme, ma non riesco a staccarmi da lui.
Solo quando sento il cellulare squillare, ritorno con la mente e con il cuore sulla Terra e mi allontano.
Gli lascio le mani e faccio un passo indietro.
-“Non dovevo… Mi dispiace.” Mi scuso e gli do le spalle, toccandomi le labbra.
-“Io non dovevo…” si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
Il telefono continua a squillare.
-“Devo tornare in aula.” Lo informo e gli tolgo la sua mano dalla mia spalla.
-“Adesso me ne vado e non tornerò mai più.” M’informa e io sento una fitta tremenda al cuore.
Non voglio che se ne vada, ma deve farlo prima che quel recinto venga abbattuto.
-“Addio.” Lo saluto.
Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, così mi allontano.
Torno all’interno dell’edificio e mi dirigo nel bagno riservato agli insegnanti.
Prendo il cellulare e do un’occhiata alle chiamate perse.
Compongo velocemente il numero che mi ha chiamato prima, mentre tradivo mio marito.
-“Chaerin…” mi risponde, dopo un paio di squilli.
-“Jinki… Mi hai chiamata?” cerco di mantenere la calma e non piangere.
-“Sì.”
-“Perché, è successo qualcosa?”
-“No, tranquilla… Volevo solo sentirti. Oggi ho finito prima e so che tu hai quest’ora libera… Che ne dici se ti vengo a prendere e stiamo un po’ da soli? Poi alle undici ti riaccompagno lì.” La sua voce è così rassicurante.
-“Sì! Vienimi a prendere.” Mi mordo un labbro, come se m’impedisse di piangere. Lo mordo tanto da farlo sanguinare.
-“Sto arrivando.” Mi informa e stacca la chiamata.
Mi sento una schifezza.
Ho tradito mio marito e so che se tornassi indietro, lo rifarei.
Dopo tutti questi anni, mi faccio prendere ancora in giro da quella stupida rana!
Mi maledico e spero che Jinki arrivi presto.
Esco fuori e noto con (dis)piacere che Minho se ne è andato e so che probabilmente lo ha fatto per sempre.
Sto per piangere, ma appena vedo la macchina di Jinki arrivare, mi riprendo.
Lo vedo scendere dalla macchina e avvicinarsi al cancello.
Io gli corro incontro e lo abbraccio forte.
Lui ricambia l’abbraccio.
-“Chaerin… Cos’hai?” mi chiede preoccupato, accarezzandomi la schiena.
-“Nulla, sono felice di vederti.” Lo rassicuro e gli stampo un sonoro bacio sulle labbra.
Non ho mentito, sono davvero felice che lui sia qui con me.




*Questa FF è giunta al termine *piange* ç///ç ... Ringrazio tutte le persone che hanno letto/seguito/recensito e aggiunto la storia alle preferite.
Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno.
Non ho "svelato" il motivo del comportamento di Minho perché non lo so nemmeno io.
Questa ff è anche un "riassunto" di come è nato il mio amore per Onew asdfgh
Inizialmente il mio bias era Minho, ma poi pian piano ho iniziato ad amare il pollomane, ma ho comunque una cotta per il ranocchio!
Detto questo, mi farebbe piacere se lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ve ne pare di questo finale c: 
Grazie ancora!
HK~‎ 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2492728