Non aspettavo che te

di ChibiRoby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro Diario ***
Capitolo 2: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 3: *** La cena ***
Capitolo 4: *** Prime volte 1/2 ***
Capitolo 5: *** Prime volte 2/2 ***
Capitolo 6: *** Notizie, pensieri e scommesse ***
Capitolo 7: *** Divisa in due ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** Podemos ***
Capitolo 10: *** La decisione di Violetta ***
Capitolo 11: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 12: *** Verso un sogno ***
Capitolo 13: *** Non pensare e goditi il momento ***
Capitolo 14: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 15: *** Consapevolezze ***
Capitolo 16: *** Aria di cambiamenti ***
Capitolo 17: *** Novità ***
Capitolo 18: *** Incontri ***
Capitolo 19: *** Emozioni ***



Capitolo 1
*** Caro Diario ***



Come vorrei stare qui con te
Cosa darei per restarti accanto?

Vorrei che tu potessi sorridermi
Mi porterai dove vorrai
E del tuo mondo parte farò
Accanto a te sempre così solo con te
Quando accadrà?

No non lo so
Ma del tuo mondo parte farò
Guarda e vedrai
Che il sogno mio
Si avvererà

 

Caro Diario
 
Caro diario,
mi chiamo Violetta Castillo ho sedici anni e sono la “principessa rinchiusa in una gabbia dorata”.
Perché dico così? Perché vivo a Buenos Aires da quando sono nata ma non esco di casa da quando avevo cinque anni.
L’ultimo luogo che ho visto fuori dalle mura di casa è il cimitero dov'è seppellita la mia mamma, ma non per mia scelta. Dopo la morte di mia madre, papà mi ha chiuso in casa impedendomi con qualunque mezzo di uscire, credendo di proteggermi.
Ma andiamo con ordine, mio padre si chiama German Castillo ed è uno dei più importanti imprenditori di tutto il paese, mia madre invece si chiamava Maria, era una cantante famosa che viveva per la musica, e io ho ereditato la sua passione.
Passione che papà ha sempre assecondato, fin da piccola ho studiato canto e ballo ma sempre dentro casa, con degli insegnanti privati. Ha persino trasformato la dependance in quello che in casa chiamiamo “Il mondo di Violetta” ovvero un’enorme sala con dentro: un magnifico pianoforte a corda e ogni genere di chitarra disponibile sul mercato, una batteria, una pianola, amplificatori, microfoni e qualunque altro strumento un musicista possa desiderare. Ha anche una zona che uso esclusivamente per ballare con annesso un bagno personale con tanto di vasca con l’idromassaggio. E sì, quando si tratta di rendermi felice papà non bada a spese, peccato che non capisca che per rendermi felice gli basterebbe permettermi di uscire come tutte le ragazze della mia età!
Lo so che tutto quello che una ragazza della mia età può desiderare: un armadio pieno di vestiti, scarpe e borse ma a cosa mi servono se non ho la libertà di vivere la mia vita come voglio?
Non fraintendermi amo mio padre e sono contenta che abbia così a cuore la mia felicità, tanto da costruire una specie di casa della musica solo per permettermi di coltivare la mia passione, però vorrei tanto studiare allo Studio On Beat, la prestigiosa scuola di arti sceniche dove lavorano la zia Angie come insegnante di canto, la sorella di mia madre, e suo marito: lo zio Pablo che invece è il direttore.
Entrambi hanno provato più volte a convincere papà a farmi iscrivere ma non ha mai voluto sentire ragioni, lui e la zia hanno urlato per ore, fortuna che c’erano lo zio Pablo e Roberto altrimenti sarebbe finita con un morto e un carcerato, e sicuramente non sarebbe stato mio padre a finire in galera.
Cambiando argomento ti ho parlato di tutti i membri della mia famiglia tranne due: Roberto e Olga, non ho legami di parentela con nessuno dei due ma li considero lo stesso membri della mia famiglia. Roberto è il migliore amico e braccio destro di mio padre, credo che spesso gli faccia anche da coscienza, come il grillo parlante di Pinocchio, solo che mio padre proprio come il famoso burattino non lo ascolta mai. A parte questo per me è una specie di zio- terzo padre, il secondo è lo zio Pablo, e lui mi considera la figlia che non ha mai avuto.
Olga invece è la governante si occupa di tutto in casa, ama cucinare e i suoi dolci sono la fine del mondo, soprattutto la torta al cioccolato che mi prepara ogni volta che sono giù di morale, adora viziarmi e mi vuole bene come se fossi sua figlia e io la considerò la mia insostituibile figura materna. Olga è da sempre innamorata di Roberto che la respinge sempre con due parole: spazio vitale. Secondo me invece ricambia è solo troppo timido per ammetterlo. O almeno credo, non ho mai avuto un ragazzo e fino all'anno scorno non avevo mai avuto nemmeno un amico.
Poi è arrivato lui: Federico, il mio primo amico ma che dico amico? Per me è come un fratello.
Federico è un ragazzo italiano con un grande talento per la musica, si è trasferito qui in Argentina per realizzare il suo sogno e vive a casa mia perché sua madre e mio padre sono amici di vecchia data. All’iniziò mi sembrava un tipo arrogante però quella sera abbiamo cantato insieme “En mi mundo” una canzone che ho scritto e abbiamo fatto amicizia, dall’ora siamo inseparabili. Abbiamo continuato a sentirci tutti i giorni anche durante il suo tour concluso a metà luglio.
E quando è tornato mi ha presentato la mia prima amica: Ludmilla, anche lei frequenta lo Studio On Beat, è una ragazza molto bella anche se un po’ egocentrica ma infondo simpatica anche se ho l’impressione che è meglio non farla arrabbiare, mi da questa impressione.
Comunque esiste un altro motivo per cui adoro Federico, grazie a lui mi sono innamorata, ma andiamo con ordine!
Quando il mio amico italiano è arrivato allo studio si è iscritto a un reality “Talenti 21” ambientato dentro la scuola ed è diventato un concorrente insieme a Ludmilla e altri sei studenti.
All’inizio ho pensato che un certo Thomas fosse carino, ma è durato solo un secondo, giusto il tempo che sul palco salisse il ragazzo più bello è talentuoso che abbia mai visto: Leon Vargas, m’innamorai di lui a prima vista e ho votato per lui in ogni singola votazione, ma questo è meglio non dirlo a Fede.
Non riuscivo a togliermelo dalla testa, volevo sapere tutto di lui, arrivai persino a fare domande agli zii spacciandola per curiosità verso i partecipanti, dubito che ci siano cascati ma in ogni caso fortunatamente non hanno fatto domande.     
Mi hanno detto che non è solo un ottimo cantante e musicista ma è anche il miglior compositore dello studio, è anche gentile e generoso. Insomma il perfetto principe azzurro.
Da quel momento il mio sogno è cambiato: non voglio più uscire dalla mia gabbia dorata e fare musica. Voglio uscire dalla mia gabbia dorata e fare musica insieme a lui.
Voglio vederlo sorride e stargli vicino nei momenti belli e in quelli brutti.  Non so ancora come ne quando ma sento che un giorno il mio sogno si avvererà e farò parte del suo mondo! 
 


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Note autrice: Questa è la mia prima long nel fandom di Violetta, andando avanti con la storia noterete alcune differenze con la serie, ma la principale è che a casa Castillo la musica non è proibita anzi Violetta è incoraggiata dal padre a seguire la sua vocazione, però la ragazza è prigioniera nella sua stessa casa. Fatemi sapere che ne pensate, un bacione Roby :)

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Capitolo 2
*** Incontri inaspettati ***


 
 
Capitolo 1 Incontri inaspettati
 

-Buongiorno a tutti! – salutò allegramente Violetta entrando in sala da pranzo, stampò un bacio sulla guancia del padre e si sedette alla sua destra, accanto a Federico.
- Buongiorno tesoro. - la salutò German, adorava che la sua bambina fosse sempre di buon umore, anche di prima mattina, quando i motivi per essere di buon umore erano quasi inesistenti.
-Giorno Vilù. Ludmilla mi ha detto che dopo le lezioni passerà a trovarti, dice che è da tanto che non passate un pomeriggio di sole donne.
-È fantastico! – esultò battendo le mani come una bambina, Ludmilla e Federico erano sempre così impegnati che raramente potevano passare un intero pomeriggio con lei e così stava sempre sola con la sua musica, non che le dispiacesse però era sempre piacevole passare del tempo con persone della sua età, che coltivavano la sua stessa passione.
-Pomeriggio tra ragazze? – domandò il padrone di casa guardando il ragazzo con un’espressione che sembrava chiedere: da quando sei una ragazza?
Federico scoppiò a ridere divertito dalla buffa espressione dipinta sul volto del uomo –Infatti ho un servizio fotografico per You mix e non sarò presente. – rispose alla muta domanda.
L’intera conversazione si svolse sotto lo sguardo divertito di Violetta che rideva nascondendosi dietro la sua tazza.
-Ora devo andare. – annunciò Federico lanciando un’occhiata al orologio – Se arrivo tardi è la volta buona che tua zia Angie mi ammazza. – spiegò alzandosi.
-Ti conviene sbrigarti, le minacce di morte di mia cognata non vanno mai prese alla leggera. – intervenne German ricordando tutte le volte che aveva rischiato di morire per mano della donna, in sedici anni erano davvero troppe per ricordarle tutte, e se era ancora vivo doveva ringraziare quel santo di Pablo che in un modo o nel altro riusciva sempre a calmare la moglie.
-Allora corro. – scherzò, baciò Violetta sulla guancia – A dopo Vilù, ci vediamo stasera German. – salutò prima di andarsene.
-E tu tesoro? Cos’hai intenzione di fare oggi? – le domandò una volta rimasti soli.
-Quello che faccio ogni giorno. – sospirò Violetta, quella domanda le sembrava una presa in giro, faceva le stesse cose ogni giorno: la mattina studiava con la sua istitutrice e il pomeriggio lo passava in compagnia della sua musica.
Suo padre però non sembro accorgersi del suo malcontento o forse fingeva solo per non causare l’ennesima discussione che finiva sempre con tutta la famiglia che, almeno secondo lui, cercava di farlo passare per il cattivo della storia finendo per farlo sentire in colpa. E Dio solo sapeva quanto tempo impiegava per zittire i suoi sensi di colpa.
-Violetta. – la chiamò Roberto entrando in sala da pranzo.
 –Dimmi, è successo qualcosa?
-Nulla di grave, ha chiamato la signorina Ingrid, ha l’influenza perciò per un paio di giorni le tue lezioni sono annullate. – le sorrise immaginando la gioia della sua amata figlioccia.
Il sorriso sul volto della ragazza si allargò –È fantastico! – esclamò gioiosa – Volevo dire… speriamo che non sia nulla di grave. – si corresse rendendosi conto che stava facendo la figura del insensibile che gioisce davanti alle sofferenze altrui. Non aveva nulla contro Ingrid, era un ottima istitutrice oltre che una brava persona, ma quale sedicenne non era felice di saltare un paio di giorni di scuola senza bisogno di fingersi malata?
-Che deboluccia! Farsi abbattere così da un po’ d’influenza. -  commenta Olga entrando nella stanza
– Ma Olga…-  interviene Roberto venendo bloccato dalla governante.
-Ma Olga nulla, in questa casa io stiro, lavo, cucino e pulisco ogni giorno anche con il raffreddore! – iniziò a lamentarsi.
Padre e figlia si scambiarono un’occhiata d’intesa, quando la governante iniziava una delle sue scenate di gelosia/prediche era meglio scappare prima di venire coinvolti.
-Visto che oggi non ho lezioni passero la giornata a compore musica. – annuncio Violetta alzandosi in piedi –Buona giornata! – salutò correndo fuori dalla stanza.       
-Vado anch’io, oggi ho tanto di quel lavoro da fare che non riuscirò a tornare per pranzo, credo che mangerò un boccone in ufficio. -  disse German rispondendo con un sorriso divertito alle mute richieste d’aiuto di Roberto.
-Mi dispiace amico ma è un problema tuo. – mimò con le labbra prima di seguire l’esempio della figlia, uscì di casa e si diresse verso il suo ufficio situato nel centro della città.
 

***

 
-Che caldo! – esclamò Violetta aprendo la finestra della dependance lasciando che la brezza estiva le accarezzasse il volto. Aveva passo l’intera mattinata a tentare di trovare le parole adatte per la nuova melodia che aveva composto, ma le parole non le venivano e quando riusciva a scrivere anche solo un rigo lo cancellava subito perché le parole non la convincevano.
-A volte la vita della compositrice è davvero difficile! – sbuffò sedendosi al piano forte, magari cantare un po’ le avrebbe fatto bene. Posò le mani sulla tastiera e iniziò a suonare una canzone che amava molto: “Parte del tuo mondo” tratta dal film la “La sirenetta”. La versione italiana che le aveva insegnato Federico, amava anche la versione spagnola ma quella italiana aveva qualcosa che l’affascinava.

 
-Arrivo un attimo! –urlò Olga sentendo il campanello suonare, aprì la porta con fervore chiedendosi chi fosse così maleducato da disturbarla mentre preparava un dolce per la sua bambina.
Davanti a lei si trovava un bel ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi che a occhio e croce doveva avere la stessa età di Violetta.
-Buongiorno Signora, mi chiamo Leon Vargas. – si presentò sorridendo gentilmente
–Mi dispiace disturbarla ma mio padre è un collega del signor German e mi ha chiesto di portargli questi documenti. – continuò mostrando un cartellina grigia senza smettere di sorridere.
-Tranquillo Leon, non disturbi per niente. – sorrise la governante colpita dai modi gentili del giovane, era così raro trovare un ragazzo della sua età così beneducato.
-Il signor German al momento non è in casa, però puoi darla a me, ti garantisco che gliela darò appena torna.
-Certo, la ringrazio e scusi ancora per il disturbo. – le porse la cartellina
– Arrivederla.
-Arrivederci Leon. – lo salutò prima di chiudere la porta, pensando che quel Leon sarebbe stato il genere di ragazzo che un giorno avrebbe voluto vedere accanto alla sua piccola.
 

Leon lanciò un ultimo sguardo alla villa e fece per andarsene, doveva sbrigarsi altrimenti sarebbe arrivato tardi alla lezione con Gregorio, il professore era molto severo e non tollerava i ritardi, nemmeno quelli del migliore amico di suo figlio.
 
“Come vorrei stare qui con te
Cosa darei per restarti accanto?”

 
-Che voce meravigliosa! – pensò fermandosi di colpo mentre la paura di ritardare lasciava spazio alla voglia di scoprire a chi appartenesse quella voce angelica. Si guardò intorno cercando di capire da dove provenisse, veniva dal retro della casa e d’istinto la seguì.
 
“Vorrei che tu potessi sorridermi
Mi porterai dove vorrai
E del tuo mondo parte farò”


Una volta sul retrò vide una dependance, non c’erano dubbi, la musica proveniva da lì. Stando attento a non fare rumore si avvicinò alla costruzione, una delle finestre era aperte e senza pensarci troppo si affacciò curioso di vedere la misteriosa musicista, quello che vide lo lasciò senza parole.
Seduta al pianoforte c’era una ragazza dai capelli castani ondulati con le punte bionde, suonava a occhi chiusi mentre le sue dita si muovevano sui tasti come se non avesse fatto altro per il resto della sua vita.
Che fosse la misteriosa figlia del padrone di casa? Sapeva che German Castillo aveva una figlia ma erano pochi a conoscerla. Non l’aveva mai vista a nessuna delle feste organizzate dai membri della società di cui suo padre e il signor Castillo facevano parte. E quando gli chiedevano dove fosse la figlia German inventava sempre qualche scusa. Così molti si erano convinti che l’erede dei Castillo studiasse in qualche collegio altri invece credevano che fosse una principessina viziata e incontrollabile. Leon non aveva mai creduto a nessuno dei due pettegolezzi, aveva sempre pensato che il modo in cui German rispondeva alle domande sul perché non portasse la figlia alle feste fosse troppo frettoloso e vago per essere completamente sincero ma il perché mentisse non gli era mai interessato, almeno sino a quel momento.  
 
Accanto a te sempre così solo con te
Quando accadrà?

No non lo so
Ma del tuo mondo parte farò
Guarda e vedrai
Che il sogno mio
Si avvererà
 
Appena Violetta finì di cantare, sentì un appaluso. Istintivamente guardò verso la porta, pensando che ad applaudirla fosse suo padre oppure Olga o Roberto, ma la porta era chiusa e non c’era nessuno oltre a lei o almeno così credeva.
Le servì qualche istante per rendersi conto che proveniva dalla finestra, si voltò e per poco non rimase a bocca aperta.
-Sei davvero bravissima! – le sorrise sinceramente colpito da quella ragazza, aveva talento.
Violetta non riusciva a credere ai suoi occhi: Leon Vargas, proprio quel Leon Vargas, era appoggiato alla sua finestra ad ascoltarla cantare e le stava persino facendo i complimenti! Forse stava sognando?
Stando attenta a non farsi vedere si pizzicò una gamba, faceva male, perciò non stava sognando! Il ragazzo davanti a lei era davvero Leon Vargas, il suo amore segreto!
-Perdonami, non volevo spaventarti. – si scusò Leon interpretando male l’espressione stupita della ragazza –Ti ho sentita cantare e non ho potuto fare a meno di avvicinarmi. Posso? – chiese indicando con un cenno del capo l’interno della stanza.
-Certo. – sussurrò Violetta arrossendo –Dal vivo è ancora più bello! – pensò guardandolo mentre entrava dalla finestra con facilità, come se stesse saltando per evitare una pietra in mezzo alla strada.
-Grazie, che sbadato ho dimenticato di presentarmi. Piacere di conoscerti, mi chiamo Leon Vargas. – le tese la mano sorridendole, senza sapere che bastava quel sorriso per rischiare di farla svenire.
-Si, lo so. – sussurrò stringendogli la mano – Io invece mi chiamo Violetta Castillo. – aggiunse velocemente cercando di rimediare alla gaffe precedente.
-Lo sai? – domandò confuso. Che si fossero già incontrati in passato?  -È impossibile! Se l’avessi già conosciuta me ne ricorderei sicuramente. – pensò guardandola negli occhi, erano bellissimi, sembrava che potessero leggergli dentro.
-Ti ho visto a “Talenti 21” l’anno scorso, sei arrivato in finale. – spiegò, infondo era una mezza verità. Non poteva dirgli che ogni sera prima di andare a letto entrava sul portale di You mix per guardare uno dei suoi video e che ogni notte sognava di conoscerlo.
-Ah! A volte dimentico del esistenza di quel portale. – sorrise arrossendo imbarazzato, dimenticava spesso che nonostante non fosse ancora un professionista aveva un discreto numero di fans, certo non era conosciuto come Federico ma era abbastanza famoso da essere riconosciuto per strada.
-È così carino quando arrossisce. -  pensò Violetta in estasi, sperava che non si notasse troppo ma in quel momento era al settimo cielo, non avrebbe mai creduto che un giorno si sarebbe ritrovata nella stessa stanza con Leon, a parlare con lui! A respirare la sua stessa aria!
-Sei la figlia di German Castillo vero? – le domandò riportandola con i piedi per terra.
-In persona! – sorrise – Conosci mio padre?
-Sì, è un collega e amico di mio padre. – spiegò sedendosi sul davanzale della finestra –Hai una voce meravigliosa. – cambiò argomento – Dovresti iscriverti allo Studio On beat, sono sicuro che con col tuo talento non avresti problemi a entrare… – le sorrise incoraggiante -… e potrei vederti tutti i giorni. -  concluse mentalmente stupendosi del suo stesso pensiero.
La conosceva da pochi minuti eppure desiderava vederla tutti i giorni e conoscerla meglio.
Il sorriso di Violetta si spense -Se potessi l’avrei già fatto. – sospirò alzandosi in piedi –Ma mio padre non vuole che esca di casa. Ha paura che se lasciò questa casa mi accadrà qualcosa di terribile. – concluse appoggiandosi alla finestra vicino al messicano che rimasse talmente colpito dal suo tono triste e allo stesso tempo arrabbiato che senza pensarci due volte le prese delicatamente la mano stringendola forte.
Violetta con il volto in fiamme e il cuore che le batteva a mille alzò il capo e lo guardò, per la prima volta in sedici anni di vita non sapeva cosa dire, la stretta di Leon le dava sicurezza e calore; un calore che partiva dalla punta delle dita fino ad arrivare al petto, era una sensazione nuova che la metteva un po’ a disagio ma tutto sommato era piacevole.
Leon fece per dirle qualcosa ma appena aprì bocca il suo cellullare suono e a malincuore fu costretto a lasciarle la mano.
-Scusami ma ora devo andare. – sospirò dopo aver letto il messaggio – Ti dispiacerebbe se tornassi a trovarti? – le domandò senza pensarci, le parole gli erano uscite dalla bocca di getto, senza che potesse anche solo provare a fermarle. 
- Non ti creerei problemi con tuo padre? – aggiunse ricordando che se German aveva fatto di tutto per nasconderla, non sarebbe stato felice di sapere che si conoscevano.
-Sarei davvero felice di rivederti. – sorrise incapace di nascondere la gioia che provava – Per quando riguarda papà non so come potrebbe prenderla ma quello che non sa non può certo ferirlo. – sorrise in modo furbo, non aveva mai nascosto nulla al padre ma per poter conoscere meglio Leon era pronta a tutto.
-Allora sarà il nostro piccolo segreto! – le strinse la mano e si sorrisero complici tentando di non far notare al altro il brivido lungo la schiena che entrambi avevano provato toccandosi.
-Ora devo scappare, a presto Violetta. – scavalcò la finestra e iniziò ad allontanarsi.
-Ciao Leon. – sussurrò guardandolo mentre si allontanava, già sentiva la sua mancanza, a circa metà strada si fermò e si voltò verso la dependance e la salutò con la mano.
Violetta ricambiò il saluto e rimase a guardarlo finché non sparì dalla sua vista.  
 

***

 
Nella sala professori dello Studio On Beat, Pablo era intento a controllare alcune delle nuove richieste d’ammissioni, da lì a poche settimane sarebbero iniziate le prove di ammissione e in qualità di direttore doveva assicurarsi che tutto fosse apposto.
Aveva un unico rammarico, neanche quel anno era riuscito a convincere German a lasciare che Violetta s’iscrivesse, non erano servite a nulla le sue promesse di accompagnarla personalmente allo studio ogni giorno né tanto meno le minacce di morte da parte di Angie, in quel periodo sua moglie era molto più irritabile del solito. Contradirla era sempre stato pericoloso ma da qualche settimana farlo era masochismo puro o peggio sinonimo di tendenze suicide.
La porta si aprì e Angie entrò nella stanza asciugandosi la bocca con un fazzoletto.
-Va meglio? – le chiese premurosamente, spostandole la sedia per permetterle di sedersi.
-Queste nausee finiranno per uccidermi! – esclamò teatralmente accasciandosi sulla sedia accanto al marito.
-Quanto sei melodrammatica. – la prese in giro posando i fogli sul tavolo e voltandosi verso di lei.
-Ridi pure tanto tra qualche mese riderò io! – ribatte divertita.
-Ah sì? – domandò alzando un sopracciglio con fare scettico.
-Certo! Le nausee mattutine sono un problema mio ma tra qualche tempo quando inizieranno le voglie sarà compito tuo correre da una parte all’altra della città per soddisfarle se non vuoi che il nostro bambino nasca con una voglia a forma di cibo in mezzo alla fronte. – rise vedendo il marito sbiancare alla sola idea di doversi svegliare nel cuore della notte per soddisfare delle voglie assurde e sicuramente fuori stagione.
-Chi ha una voglia a forma di cibo in mezzo fronte? – domandò Beto, il professore di musica, entrando nella stanza con in mano un pacco di patatine. 
I coniugi Galindo si scambiarono un’occhiata nervosa. –Un mio cugino. – rispose Pablo, odiava mentire ma Angie era convinta che annunciare una gravidanza prima del terzo mese portasse sfortuna.  
-Si quando la madre era incinta ebbe voglia di… - iniziò Angie bloccandosi di colpo in cerca del nome adatto – Fragole… - le venne in aiuto Pablo sapendo che era una pessima bugia specie quando era sotto pressione come in quel momento. – Esatto e mentre aveva questa voglia si toccò la fronte e quando il bambino nacque aveva un enorme voglia a forma di fragola sulla fronte. Buffo vero? – concluse ridendo in modo quasi isterico.
-Si molto buffo. – commentò Beto senza dargli troppa attenzione, si sedette su una sedia e continuò a mangiare mentre i due futuri si scambiavano uno sguardo d’intesa, anche stavolta l’avevano scampata.
 
 
-Cami hai per caso visto Leon? – domandò un ragazzo moro con un fisico da perfetto ballerino appoggiandosi alla scrivania dell’aula di danza, incrociò le braccia al petto e poso lo sguardo sulla bella ragazza dai lunghi capelli rossi che stava provando al centro della pista.
-Credevo fosse con te. – rispose fermandosi – Sbaglio o a fine lezioni siete usciti dall’aula insieme? 
-Infatti ma quando siamo usciti è stato chiamato da Marco e Francesca, mi ha detto che ci saremmo visti dopo la mia lezione con Beto ma è scomparso!
-Da quando Diego Casal si preoccupa se il suo migliore amico sparisce per un’oretta? Sai che per denunciare la scomparsa di una persona bisogna aspettare minimo ventiquattro ore! – lo prese in giro la rossa sedendosi sulla scrivania a cui era poggiato l’amico.
-Spiritosa. – ribatte ironico dandole una leggera spallata che venne subito ricambiata.
-Non sono preoccupato o meglio lo sono ma non per la sua improvvisa scomparsa. – le disse dopo qualche istante di silenzio in cui avevano evitato di guardarsi, coscienti che anche l’altro stava sorridendo senza un apparente motivo.
-Allora perché sei così preoccupato? Illuminami! – lo invitò tutti quei giri di parole iniziavano a innervosirla.
Sorrise divertito dal suo nervosismo, se fosse stato in un altro momento ne avrebbe approfittato per farla arrabbiare, adorava farlo, ma in quel momento aveva altro per la testa e aveva assolutamente bisogno del aiuto della Torres per cercare di capire cosa passasse per la testa del suo migliore amico.
Si voltò completamente verso di lei e tornò serio. –Oggi è arrivato in ritardo alla lezione di papà ed era stranamente deconcentrato, voglio dire non ha azzeccato un solo passo neanche per sbaglio…
-Non è da lui. – commentò Camilla interrompendolo – Scusa continua pure. – si affrettò ad aggiungere vedendo l’occhiataccia con cui Diego la stava fulminando.
-Grazie…- rispose ironicamente – … e quando ho provato a chiedergli cosa stesse succedendo non si è degnato di ascoltarmi, aveva la testa da un’altra parte, come se fosse…
-Su un altro pianeta. – concluse l’amica al suo posto.
Diego annuì chiedendosi cosa stesse tormentando l’amico ma i suoi pensieri furono presto interrotti dalla risata della Torres.
-Perché ridi? – le domandò irritato.
- Il comportamento di Leon. – spiegò ricevendo uno sguardo confuso come risposta. –Sono i classici sintomi dell’innamoramento. – spiegò come se la cosa fosse ovvia.
-Dell’innamoramento? – ripeté sempre più incredulo.
-Certo, pensaci bene. Leon è distratto e quando gli parli non ti ascolta. È ovvio! Non presta attenzione né a te né alla coreografia perché è troppo impegnato a pensare alla sua misteriosa innamorata.
-Se è così perché non me l’ha detto?
-Perché probabilmente l’ha appena conosciuta e deve realizzarlo anche lui. – spiegò divertita, le sembrava di avere a che fare con un bambino del asilo un po’ tardo.
-Forse hai ragione. – sussurrò dopo qualche minuto.
-Io ho sempre ragione! – ribatté sorridendo soddisfatta, era raro che Diego ammettesse che aveva ragione, doveva ricordarsi di segnare quella data sul calendario.
-Ora non ti allargare troppo rossa. – la riprese lo spagnolo sorridendo. Si spostò davanti alla ragazza e poggiò le mani sulla scrivania ai lati del suo corpo.
Il cuore di Camilla perse un battito, non era la prima volta che si trovavano così vicini, non aveva mai negato a se stessa di considerare Diego Casal, il ragazzo più affascinante dello Studio, specie quando sorrideva in modo beffardo come in quel momento. Eppure era la prima volta che si perdeva nei suoi occhi. Per un attimo le parve che il volto di Diego si stesse avvicinando al suo.
-Diego finalmente ti ho trovato!
Si allontanarono di scattò e per poco la rossa non fece un incontro ravvicinato con il pavimento.
-Andres, che succede? – domandò Casal voltandosi verso l’ingresso dove si trovava il nuovo arrivato. 
-Hai dimenticato che abbiamo le prove della band? Andiamo, Maxi, Leon e Broduei ci stanno aspettando nell’aula di musica!
-Arrivo, ci vediamo dopo Cami. – salutò la ragazza e seguì l’amico.
-A dopo! – sussurrò chiedendosi perché sentisse già la sua mancanza anche se si erano appena salutati.
 

***

 
-Arrivederci e grazie ancora. – Federico salutò il fotografo e si diresse a villa Castillo tenendo in mano il telefono.
Aveva appena mandato un messaggio a Ludmilla per avvertirla che aveva finito il servizio in anticipo, magari avrebbe potuto rubarla per un po’ a Violetta, dopo tutto aveva passato l’intero pomeriggio insieme mentre lui non l’aveva vista per tutto il giorno, escludendo quei due minuti contati rubati tra una lezione e l’altra allo studio.
Il telefono vibrò, velocemente aprì il messaggio.
 
È fantastico, purtroppo devo tornare a casa, mamma ha bisogno di me. Ti chiamo stasera così mi racconti tutto! Un bacio.
P.S: ti amo!
 
Ebbe appena il tempo di rispondere al messaggio che il telefono squillò di nuovo.
-Pronto. – rispose senza controllare chi lo stesse chiamando.
-Federico, sono io German, dove sei? – il tono del padrone di casa era talmente nervosa che non riuscì a non preoccuparsi. Che fosse successo qualcosa a Violetta? Oppure era un falso allarme? Quel uomo era talmente protettivo nei confronti della figlia da risultare invadente e esasperante.
-Sto tornado a casa, perché? È successo qualcosa a Violetta?
- No. Vedi stasera verrà a cena un mio collega insieme alla sua famiglia e vorrei che ci fossi anche tu dato che hanno un figlio della tua età…
Non aveva bisogno di sapere altro. Alzò gli occhi al cielo ringraziando che German non potesse vederlo.
-Ho capito, starò attento che non si avvicini troppo a Violetta. – concluse al posto del uomo.
-Grazie Federico, a dopo.
German chiuse la chiamata lasciando l’italiano senza parole. Possibile che non capiva che sua figlia aveva bisogno di fare amicizia con ragazzi della loro età? German Castillo viveva nel terrore che la sua unica figlia s’innamorasse. Ricordava ancora la felicità che aveva letto nei suoi occhi quando aveva portato Ludmilla a casa presentandola come la sua ragazza. Probabilmente fino a quel momento lo aveva considerato un possibile pretendente al cuore di Violetta.
-Fortuna che non sa della cotta segreta di Violetta. – pensò entrando in casa, sarebbe stata una lunga serata.   
 

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Note dell’autrice:
Eccomi tornata col secondo capitolo ci ho messo un po’ a finirlo ma spero ne sia valsa la pena aspettare tanto. Per prima cosa ringraziò Niley story per il magnifico banner.
Poi volevo spiegarvi un paio di cose, per prima il cognome di Diego in questa storia ha conosciuto suo padre fin da piccolo, nonostante il divorzio Gregorio ha sempre saputo di avere un figlio e ha passato tutte l’estati con lui in Spagna finché Diego non ha deciso di andare con lui in Argentina per entrare nello studio insieme a Marco. In questa storia gli eventi della prima serie si sono svolti tutti anche se con qualche modifica data l’assenza di Violetta. Le differenze ve le spiegherò a mano a mano che si presenta l’occasione.
 Ora vado a vedere Violetta backstage pass. Un bacione la vostra Roby

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Capitolo 3
*** La cena ***


 
Capitolo 2 - La cena
 
Violetta era sdraiata sul suo letto con lo sguardò fisso sul soffitto e la mente persa nei ricordi del pomeriggio appena trascorso, o meglio al momento in cui aveva fatto quel piacevolissimo incontro.
Ancora non riusciva a credere di aver conosciuto Leon, e che le avesse chiesto se poteva tornare a trovarla.
Si sedette sul letto incrociando le gambe e prese il suo diario dal comodino, era il momento di confidarsi con suo confidente preferito.
 
Oggi mi è successa una cosa incredibile: ho conosciuto Leon Vargas! Ancora non riesco a crederci! Dal vivo è ancora più bello e i suoi occhi sono…
 
-Vilù, sono io, posso entrare?
Il bussare alla porta e la voce di Federico interruppe la marea di complimenti al messicano con cui Violetta stava per inondare il suo diario, lo chiuse di scattò e lo nascose nel primo cassetto del comodino.
-Entra pure!
Federico aprì la porta ed entrò nella stanza, mancava poco all’arrivo degli ospiti ed era deciso a sfruttare quel tempo per chiedere all’amica cosa le fosse successo di così bello da renderla euforica ma il suo proposito svanì nel notare che l’amica era in pigiama.
-Vilù che ci fai con addosso il pigiama? Gli ospiti di tuo padre saranno qui a momenti!
-Gli ospiti? Cavolo men ero completamente dimenticata! -  esclamò sbattendosi una mano sulla fronte. –Devo muovermi se arrivano e non sono pronta papà darà di matto! – continuò correndo verso l’armadio, lo spalancò con un gesto poco femminile e iniziò a cercare un vestito adatto. – Beati voi uomini che non avete problemi di vestiario, vi bastano un jeans e una camicia per essere perfetti in ogni occasione! – si lamentò osservando un abito azzurro con fare critico.
Federico si sedette sul letto osservandola con la stessa dolcezza che un fratello maggiore riserva alla sua sorellina. 
-Questo no, mi fa sembrare una bimba piccola, lo conservò solo perché era il preferito della mamma quando aveva la mia età – rifletté ad alta voce riposando l’abito rosa all’interno del armadio.
-Perché non metti quello fucsia che ti hanno regalato Angie e Pablo? – le suggerì Federico –Ti sei sempre lamentata che non hai mai l’opportunità di metterlo.
-Hai ragione. – sorrise avvicinandosi all’italiano per stampagli un bacio sulla guancia –Ora esci così mi cambio. – ordinò sorridendo divertita indicandogli la porta con l’indice.
-Ai suoi ordini signorina Castillo. – scherzò accennando un inchino giocoso e uscì.
Una volta rimasta sola riaprì l’armadio e prese il vestito che le aveva suggerito l’amico: era un abito fucsia, senza maniche, con le spalline sottili, lungo fino al ginocchio.  
Se lo appoggiò addosso e si avvicinò allo specchio –Chissà se piacerei a Leon con questo vestito. - sorrise al suo riflesso immaginando il ragazzo prenderla per mano sussurrandole che era bellissima. Arrossì –Che vai a pensare Violetta? Tanto Leon non ti vedrà mai con un abito del genere e anche se fosse non ti noterebbe mai. – si rimproverò. Era sicura che al messicano piacessero le ragazze belle e sicure di sé come Ludmilla o sua zia Angie, non le bambine insicure come lei.
 
 
***
 
 
Dopo aver lasciato la camera di Violetta, Federico era sceso in salotto e si era seduto sul divano, aveva preso il cellullare iniziando a giocare. Dalla cucina proveniva un profumino invitante, segno che Olga aveva quasi finito di preparare la cena.
In quel momento German uscì dal suo studio –Federico dov’è Violetta? – domandò stupito di non trovarla sul divano insieme all’amico.
-È di sopra a finire di prepararsi. – rispose concludendo la partita –O meglio a iniziare a prepararsi. – quest’ultima parte la tenne per sé. Se German avesse scoperto che Violetta si era dimenticata della cena avrebbe dato di matto pensando che la figlia fosse malata. Non era da Violetta dimenticare un impegno.     
-Capisco. – si limitò a commentare l’uomo, ricordando le lunghe chiacchierate con Angelica ogni volta che andava a prendere Maria, ci metteva molto tempo a prepararsi eppure valeva sempre la lunga attesa. 
In quel momento il campanello suonò.
-Sono arrivati. – sussurrò andando ad aprire mentre Federico posava il cellullare in tasca e si alzava per seguirlo.
German aprì la porta salutando calorosamente i suoi ospiti: Francisco e Carmen Vargas e il loro unico figlio Leon.                                                                                           
 -Hey Leon! – esclamò Federico avvicinandosi al amico. –Quando lo vedrà Vilù scoppierà di gioia! – pensò mentre stringeva la mano ai signori Vargas. German non gli aveva detto il nome degli ospiti per questo si era mentalmente preparato a trascorrere la serata in compagnia di uno di quei noiosi, snob figli di papà come molti dei figli dei colleghi di sua madre che aveva conosciuto quando ancora viveva in Italia.
-Mi dispiace German, ma non posso svolgere il mio compito di bodyguard. Vilù mi ucciderebbe se provassi a tenere Leon lontano da lei!
-Federico, mi ero dimenticato che vivevi qui. – sorrise il giovane Vargas guardandosi intorno con discrezione nella speranza di rivedere Violetta, da quando l’aveva incontrata non era riuscito a togliersela dalla testa nemmeno per un secondo: durante la lezione di danza non era riuscito a eseguire neanche un passo della coreografia e persino durante le prove della band non era riuscito a tenere il tempo nemmeno per sbaglio. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era la bella Castillo e il momento in cui l’avrebbe rivista, per questo quando aveva scoperto che erano stati invitati a cena dal padre della ragazza il suo cuore aveva perso un battito all’idea di rivederla.
Lo sbattere di una porta proveniente dal piano di sopra lo risveglio dai suoi pensieri.
-Violetta! – urlò German preoccupato.
-Eccomi papà, perdonate il ritardo. – rispose la ragazza avvicinandosi alle scale senza nemmeno dare uno sguardo agli ospiti del padre.
Aveva appena iniziato a truccarsi quando aveva sentito suonare il campanello, segno inequivocabile che gli ospiti erano arrivati e lei non era ancora pronta, così si era truccata più velocemente possibile, ma non troppo non voleva rischiare di sembrare un clown appena scappato dal circo, ed era uscita dalla stanza sbattendo la porta.
Scese le scale a due a due, stando ben attenta a non cadere, mancava solo che arrivasse al piano di sotto rotolando come un pallone da calcio fino ai piedi degli ospiti.
-Vi prego di scusarmi per il ritardo. – sussurrò timidamente mentre scendeva l’ultimo gradino.
-Non scusarti tesoro, che razza di donne sarebbe se non facessimo aspettare un po’ i maschietti. – scherzò Carmen Vargas avvicinandosi alla ragazza che arrossì, era la donna più bella che avesse mai visto; ma a renderla tale non erano i boccoli castani che le cadevano delicatamente sulle spalle o i dolci occhi nocciola né il fisico perfetto o il modo elegante con cui si muoveva. Era l’aura materna che traspariva da ogni sua parola o gesto a renderla perfetta agli occhi della giovane Castillo.
-Chissà se anche la mia mamma emanava un’aura così dolce e materna.
- È un vero piacere fare finalmente la tua conoscenza Violetta. Tuo padre ci ha parlato moltissimo di te. – s’intromise un uomo affascinante cingendo con un braccio le spalle della donna, aveva un sorriso gentile ma la cosa che colpì maggiormente la ragazza furono gli occhi, erano verdi, identici a quelli che le facevano battere il cuore.
-Anche per me è un piacere conoscerla signor… -  Sorrise stringendogli la mano, lo guardò confusa rendendosi conto di non conoscere i nomi dei suoi interlocutori.
-Perdona la mia maleducazione, sono Francisco Vargas, lei è mia moglie Carmen e lui è nostro figlio…
-Leon. – lo interruppe il ragazzo che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare la ragazza, incapace di staccarle lo sguardo di dosso.
–Piacere di conoscerti. – le sorrise porgendole la mano e stando attento a non farsi vedere le fece un veloce occhiolino.
-Violetta Castillo, il piacere è tutto mio. – sorrise stringendogli la mano, avertendo lo stesso brivido che aveva sentito quel pomeriggio.
-Ora che abbiamo finito le presentazioni direi di accomodarci in sala da pranzo, la cena sarà pronta a minuti. – propose German iniziando a dirigersi verso la sala insieme ai signori Vargas, Federico li seguì a ruota, a differenza degli adulti aveva notato il modo in cui Violetta e Leon si guardavano, non sembravano affatto due persone che si erano appena conosciute, si ripromise di indagare. Dopo cena, dopotutto era innamorato e sapeva riconoscere gli sguardi sognanti di un ancora inconsapevole innamorato, quando li vedeva.
-Non credevo che ci saremmo rivisti così presto. – sussurrò Violetta quando gli altri si furono allontanati abbastanza da non sentirli.
-Nemmeno io, ho scoperto solo prima di uscire che stavamo venendo qui. Però sono davvero felice di rivederti. – rivelò sorridendole.
-Anch’io sono felice. – sorrise timidamente. -Mai quanto lo sono io! – avrebbe voluto rispondergli così ma un po’ per paura di spaventarlo rivelando troppo e un po’ per colpa della timidezza aveva cambiato risposta. –Forse dovremmo andare prima che ci diano per dispersi. – scherzò indicando la sala da pranzo con un cenno del capo prima di muovere qualche passo.
-Giusto. – concordo Vargas seguendola – Violetta…
-Dimmi… - si fermò e voltandosi si specchiò negli occhi del ragazzo.
-Quel vestito ti sta benissimo, sei bellissima! – si complimentò guardandola dolcemente.
Quelle semplici parole dette in modo così sincero e dolce ebbero il potere di farla sciogliere – Grazie… - sussurrò arrossendo.
-Non ringraziarmi, ho solo detto la verità. – le sorrise accarezzandole lievemente la guancia.
Violetta sorrise timidamente, il tocco di Leon era così delicato che quasi non le sembrava reale, però il calore che emanava era vero e talmente piacevole che le sue guance si imporporarono ancora di più.
-Speriamo che non lo noti. – pregò mentalmente facendogli segno di seguirla, ricominciò a camminare sentendo lo sguardò di Leon che l’accompagnava passo dopo passo, quasi come se volesse proteggerla da un nemico invisibile.
 
 
***
 
 
La cena fu molto piacevole grazie agli ottimi manicaretti preparati da Olga e all’ottima compagnia.
German e Francisco era compagni di stanza all’università e quest’ultimo si divertì molto a raccontare ai tre ragazzi vari aneddoti sulla loro vita universitaria, stupendo positivamente Violetta, facendole scoprire che il padre non era sempre stato un rompiscatole fifone come pensava, anzi da giovane era davvero forte.
-Che ne dici di andare in salotto a bere il caffe e parlare di affari? - propose German al amico che annuì.
-Mentre voi adulti parlate d’affari, noi potremo mostrare a Leon “Il mondo di Violetta”. – propose Federico, durante la cena aveva notato che Leon e Violetta si erano scambiati sguardi e sorrisi complici, sembrava che si conoscessero già molto bene, tutto questo aveva scatenato l’interesse del italiano che curioso per natura aveva deciso di crearsi da solo l’occasione adatta per indagare.
-Buona idea, andate pure. – acconsentì – Con noi vi annoiereste soltanto.
-Grazie papà. – sorrise alzandosi –Vieni Leon, ti mostro la stanza più bella della casa.
-Fammi indovinare, ”Il mondo di Violetta” è la dependance dove ci siamo conosciuti? – le sussurrò mentre camminavano nel giardino sul retro della villa.
Arrossì sentendo il fiato caldo del messicano solleticarle l’orecchio – Esatto. – sorrise ringraziando la scarsa luminosità del giardino che impediva che il suo rossore venisse notato. – La chiamiamo così perché è il mio posto preferito. Trascorro la maggior parte delle mie giornate in quella dependance a cantare, comporre e ballare. – spiegò con gli occhi che brillavano solo a nominare la sua passione.
-Allora come vi siete conosciuti? – domandò Federico qualche minuto dopo il loro ingresso nel “Il mondo di Violetta”.
-Come ci siamo conosciuti? Ma se c’eri anche tu quando è successo!
-Ti ricordo che sei una pessima bugiarda Vilù. – le fece notare appoggiandosi al pianoforte – Ho notato gli sguardi che vi lanciate. Ma se non vuoi parlare va bene, non ho fretta. - incrociò le braccia al petto e li guardò divertito e curioso. Non li avrebbe lasciati andare finché non avessero confessato.
Si scambiarono un’occhiata, conoscevano bene Federico e sapevano di potersi fidare di lui, infondo quella specie di terzo grado era dovuto solo all'incredibile curiosità del italiano.
-Ci siamo conosciuti questa mattina, ero venuto per portare dei documenti da parte di mio padre e ci siamo incontrati. – raccontò Leon tralasciando come si erano incontrati e quello che si erano detti, erano cose private che non voleva dividere con nessuno.
-E ci voleva tanto a dirmelo? Neanche se vi foste incontrati mentre rapinate una banca! Scherzi a parte, sono felice che Vilù abbia un nuovo amico. – sorrise anche se dubitava che tra i due ci sarebbe stata solo amicizia, la sua era più una sensazione che solo il tempo avrebbe confermato o smentito.
Passarono un’ora a parlare, Leon raccontò ai due amici diversi aneddoti divertenti accaduti allo studio prima dell’arrivo dell’italiano. Suonarono e cantarono insieme finché non fu il momento di salutarsi.
-Ci vediamo presto Vilù. – la salutò sulla porta di casa, i suoi genitori erano già stati trascinati fuori insieme a German da Federico.
-Certo, mi hai promesso che scriveremo una canzone insieme. – gli ricordo sorridendo.
-Tranquilla, mantengo sempre le promesse. – sussurrò spostandole una ciocca dietro l’orecchio –Leon, vieni dobbiamo andare!
-Arrivo! – rispose velocemente senza distogliere lo sguardo dalla ragazza
-Buonanotte Vilù. – si chinò baciandola sulla guancia.
Violetta, spinta da un’audacia che nemmeno lei credeva di avere, si sollevò sulle punte e lo baciò a sua volta sulla guancia. –Sogni d’oro Leon. – gli augurò guardandolo dritto negli occhi. Rimasero a perdersi negli occhi del altro, dimenticandosi del resto del mondo, c’erano solo loro e quelle strane sensazioni che provavano stando vicini.    
Leon fece per avvicinarsi ma un rumore alle sue spalle lo fece sobbalzare, si voltò vedendo Federico che con lo sguardo gli indicava i suoi genitori e German pronto a girarsi nella sua direzione da un momento all’altro. Mimò un grazie al amico e sorrise a Violetta prima di raggiungere i suoi genitori.
-È stata una bella serata vero tesoro? – chiese alla figlia una volta rientrati in casa, peccato che la ragazza non lo stesse ascoltando, era persa nel pianeta Leon e toccò a Federico riportarla sul pianeta Terra con una leggera gomitata.
-Eh? Si papà, una bellissima serata. – concordo con le gote in fiamme e l’espressione beata di chi ha appena visto il paradiso.  
-Sei tutta rossa, non avrai la febbre? – domandò allarmato, già pronto a chiamare Olga per chiederle il termometro e di chiamare con urgenza il medico di famiglia.
-No, ho solo caldo, ora vado a dormire, sono stanchissima! –finse uno sbadiglio -Ora vado a letto, buonanotte a tutti. – concluse correndo al piano di sopra prima che suo padre provasse a fermarla. Doveva aggiornare il suo diario, anche se avrebbe avuto tutta la notte per farlo, dopo quello che era successo non sarebbe riuscita a chiudere occhio.
 
 
***
 
 
Seguendo l’esempio di Violetta, anche Federico si era dato alla fuga per evitare il terzo grado del padrone di casa.
Entrò in camera e chiuse la porta a chiave prima di infilarsi il pigiama e buttarsi a peso morto sul suo morbido letto.
Chiuse gli occhi pronto a cadere tra le braccia di Morfeo ma uno squillò gli fece riaprire gli occhi, prese l’Ipad da sopra il comodino e rispose alla videochiamata.
-Ciao amore, disturbo? – dall’altra parte dello schermo Ludmilla Ferro sorrideva dolcemente con gli occhi colmi d’amore che brillavano solo per lui. E dire che fino a pochi mesi tutti la consideravano una vipera incapace d’amare.
- Non mi disturbi mai. – sorrise, da quando stavano insieme si sentiva completo.
-Che dolce! – sorrise sognante –Avanti, raccontami la tua giornata.
Federico le racconto la sua giornata senza tralasciare nulla.
-Allora avevo visto bene! – esclamò sorridendo trionfante dopo che le ebbe raccontato di Violetta e Leon –Quando stavo venendo a trovare Vilù mi è sembrato di vedere Lion uscire velocemente dalla villa. E per tutto il pomeriggio la nostra amica è stata con la testa tra le nuvole.
-Penso che stia nascendo qualcosa tra loro. – commentò cercando di trattenere uno sbadiglio.
-E noi li aiuteremo, ma di questo ne parliamo domani, tu adesso hai bisogno di dormire. – osservo con voce dolce.
-Hai ragione, buonanotte amore.
-Buonanotte tesoro, e sognami così i tuoi saranno stellari! – gli mando un bacio e chiuse la conversazione.
       
*******************
 
Eccomi qui dopo due settimane, direi che il capitolo si commenta da solo, abbiamo la famosa cena, i momenti Leonetta, quello Fedemilla e in più ho dato un po’ di risalto al legame fraterno tra Violetta e Federico che sarà molto importante. Nel prossimo capitolo Violetta farà nuove conoscenze e farà qualcosa che non ha mai fatto prima. Fatemi sapere cosa ne pensate, le recensioni sia critiche che negative sono sempre ben accette, un bacione.
 

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Capitolo 4
*** Prime volte 1/2 ***


 
Capitolo 3 – Prime volte 1/2
 
Era passata una settimana da quando Violetta aveva conosciuto Leon e da quel momento si erano visti o sentiti tutti i giorni, imparando a conoscersi lentamente e scoprendo di riuscire a capirsi con un solo sguardo, come se si conoscessero da sempre.
Quella mattina Violetta si trovava da sola in casa; Federico era allo studio, suo padre al lavoro insieme a Roberto mentre Olga era uscita per delle commissioni.
Non era la prima volta che accadeva ma era la prima volta che desiderava approfittare dell’occasione per uscire di casa.
Una parte di lei le diceva, con una voce identica a quella di sua zia Angie, di aprire quella maledetta porta e di correre allo Studio On Beat, come aveva sempre sognato: ci sarebbe stata un’oretta, giusto il tempo di assaporare un po’ di libertà e poi sarebbe tornata a casa e nessuno si sarebbe ancora di nulla. L’altra parte, con la voce di suo padre, invece le diceva di fare qualunque cosa tranne uscire di casa.
Camminava avanti e indietro come un’anima in pena, desiderava davvero uscire di casa ma aveva paura, non era mai uscita da quella casa negli ultimi undici anni. E quando era piccola usciva sempre in compagnia della madre, ricordava ancora le parole che le aveva detto l’ultima volta che erano uscite insieme:
 
“Violetta, il mondo è un posto meraviglioso, quando sarai più grande lo vedrai con i tuoi occhi e sono certa che lo amerai come lo amo io.”
 
-Mamma voleva che vedessi il mondo e che imparassi ad amarlo come lei. – sorrise mentre le parole della madre e le risuonavano in testa.
-Basta avere paura, è ora di uscire e conoscere il mondo! – s’incoraggio aprendo la porta di casa.
Percorse il vialetto a passo deciso e si fermò solo quando fu fuori dal cancello principale e respirò a pieni polmoni, poteva anche aver respirato più smog che aria ma per lei aveva il profumo della libertà.
-Se non sbaglio lo studio è da quella parte. – pensò cercando di ricordare il percorso da casa sua fino allo studio che Angie le aveva mostrato una volta su Google maps.
Iniziò a camminare guardandosi in torno, si sentiva eccitata come da bambina quando il giorno di Natale scendeva in salotto e trovava una montagna di regali sotto l’albero ed erano tutti per lei.
Per lei era tutto nuovo e fantastico, si sentiva rinata e libera, era talmente presa ad osservare tutto quello che la circondava che la circondava da non prestare troppo attenzione a dove stava andando. Ad un tratto sentì il suono di un clacson e una mano che l’afferrava tirandola bruscamente.
-Ma…- sussurrò incredula, una macchina era appena passata a tutta velocità nello stesso punto in cui si trovava fino a cinque secondi prima.
-Stai bene? – le domandò una voce sconosciuta, appartenente alla persona che l’aveva salvata. –Si grazie a te! – si voltò regalando un sorriso colmo di riconoscenza alla persona a cui doveva la vita, che si rivelo essere una ragazza poco più bassa di lei, doveva essere di qualche anno più giovane, dai lunghi capelli castano chiaro, quasi biondi.
-Non ringraziarmi, chiunque l’avrebbe fatto al mio posto. – sorrise – Però dovresti stare più attenta a dove metti i piedi, hai rischiato parecchio.
-Hai ragione, comunque mi chiamo Violetta. Tu invece come ti chiami? – le porse la mano, curiosa di conoscere il nome della sua nuova eroina personale.
-Sono Lena. – le strinse la mano ricambiando il sorriso che era nato sul volto dell’altra – Dove stai andando così di fretta da non avere neanche il tempo di controllare il traffico prima di attraversare? – scherzò sinceramente interessata alla risposta. Violetta la incuriosiva o meglio i suoi occhi, aveva lo sguardo innocente e curioso come quello di una bambina che vedeva il mondo per la prima volta.
-Allo Studio On Beat.
-Che coincidenza! Anch’io ci sto andando, se vuoi possiamo andarci insieme. – propose.
-Mi sembra un’ottima idea, così non rischierò di finire sotto una macchina! – scherzò cercando di mascherare l’imbarazzo.
-E ci faremo compagnia a vicenda. – aggiunse Lena prendendola a braccetto con fare confidenziale, come se fosse due vecchie amiche che si rivedono dopo molto tempo.
-Sei un’allieva dello Studio? – le chiese Violetta dopo qualche minuto in cui avevano passeggiato in silenzio.
Scosse il capo -Parteciperò agli esami di ammissione, tu invece?
-Sto andando a trovare degli amici che studiano lì. – una mezza verità, non voleva raccontarle la storia tragicomica che era la sua vita, si conoscevano appena e poi non voleva che la guardasse con pietà, durante i pochi momenti che avrebbero trascorso insieme. Se c’era una cosa che odiava era leggere la compassione negli occhi dei suoi interlocutori.
 
 
***
 
 
-Eccoci arrivate! – esclamò Lena indicando l’ingresso della prestigiosa scuola di musica. –Bello vero? – domandò senza ottenere risposta. Violetta era talmente assorta nella contemplazione del edificio da non accorgersi di quello che le accadeva in torno. Quel luogo racchiudeva tutti i suoi sogni e finalmente lo vedeva di persona.
-Entriamo o preferisci rimanere qui per tutto il giorno?
-Che domande! Entriamo! – esclamò in preda al euforia.
Si diresse verso l’entrata senza neanche aspettare la risposta di Lena, scese i gradini a due a due e all’improvviso le sembrò di essere in un altro mondo.
-Neanche nei miei sogni più belli lo studio era così meraviglioso!
Il sorriso le andava da un orecchio al altro mentre osservava il luogo che fungeva da teatro di tutti i suoi sogni fin da quando era bambina.
-Questo posto è fantastico! – commentò Lena raggiungendola.
-Sì… questa musica è meravigliosa. – sussurrò sentendo una melodia proveniente da una sala infondo al corridoio.
-Se non sbaglio li dovrebbe esserci l’auditorium. – pensò la Castillo avvicinandosi silenziosamente insieme a Lena.  
Aprirono lentamente la porta stando molto attente a non fare rumore per non disturbare l’esibizione e si affacciarono.
Sul palco c’erano diversi allievi, Violetta ne riconobbe alcuni che avevano partecipato al reality lo scorso anno e tra questi spiccavano: Ludmilla, Federico e, il suo cuore perse un battito, Leon che dalla prima fila esprimevano tutto il loro talento.
Le due ragazze seguirono l’esibizione con attenzione, sognando di potersi esibire anche loro su quel palco.
Appena la musica finì un forte applauso si sentì per tutta la sala.
-Violetta! – esclamò Angie sorpresa di vedere la nipote –Zia Angie, zio Pablo. – li salutò andando ad abbracciarli.
-Piccola, come hai fatto a convincere tuo padre a farti uscire? – domandò Galindo abbracciandola, forse German aveva finalmente ricevuto l’illuminazione divina e aveva capito che non poteva continuare a crescere la figlia come una detenuta agli arresti domiciliari. 
-A dir la verità…- iniziò titubante.
 
-Avete visto la ragazza che sta parlando con Angie e Pablo? È molto carina! – esclamò Andres avvicinandosi al gruppo composto da Diego, Camilla e Leon che fu il primo a voltarsi per vedere la ragazza che aveva attirato l’attenzione del più ingenuo dei suoi amici.
-Ed è anche molto al di sopra della tua portata Andres! – commentò freddamente incrociando le braccia mentre gli lanciava uno sguardò infuocato.
-Quindi lei è la famosa Violetta. – dedusse Camilla appoggiando un braccio sulla spalla dello spagnolo.
-Ottima scelta amico. – aggiunse Diego dando una pacca sulla spalla a Vargas mentre con l’altro braccio cingeva distrattamente la vita di Camilla.
Leon li fulminò con lo sguardo maledicendo il giorno in cui aveva deciso di confidarsi con loro. Non avrebbe dovuto raccontargli di Violetta, lo sapeva eppure lo aveva fatto e da quel momento quei due non avevano fatto che punzecchiarlo in ogni occasione.
-Sapevi che sarebbe venuta? – domandò Federico raggiungendolo insieme a Ludmilla che lanciava sguardi preoccupati in direzione della Castillo.
-No, credi che sia venuta di nascosto? – chiese senza distogliere lo sguardo da Violetta che se ne stava con lo sguardo rivolto al pavimento. Sembrava che Pablo e Angie la stesse rimproverando a bassa voce.
-È meglio se ci avviciniamo! – interviene Ludmilla preoccupata. 
 
-Non avresti dovuto uscire da sola! – la rimproverò Pablo, non era arrabbiato, solo deluso e preoccupato. Era sempre stato il primo a sostenere che dovesse uscire e essere libera come le ragazze della sua età ma Violetta era cresciuta in una gabbia dorata e sicuramente non sapeva muoversi in città, sarebbe potuta finire sotto una macchina oppure perdersi e finire nei guai. Senza contare German, se fosse tornato a casa prima della figlia, sarebbe stato capace di mobilitare l’esercito pur di ritrovarla, sempre che prima non fosse morto a causa di un infarto.
-Ormai quel che fatto è fatto. – pensò sospirando, era inutile continuare a rimproverarla e lasciarle un brutto ricordo della sua prima giornata di libertà.
-Non farlo mai più! La prossima volta che decidi di evadere chiamami, verrò a prenderti così io e tua zia saremmo più tranquilli. – sorrise complice.
-Grazie zio, sei il migliore! – urlò Violetta abbracciandolo con foga.
Alle spalle della ragazza, Angie sorrise al marito, capiva perfettamente quello che stava pensando: era giunto il momento che Violetta avesse un po’ di libertà ma da soli non potevano aiutarla, doveva parlare al più presto con Olga e Roberto. Insieme sarebbero sicuramente riusciti a fare ragionare German o almeno lo sperava.
-Allora come ti sembra lo Studio? Ti piace? - sorrise Angie quando i due si separarono.
-Sì, è ancora più bello di quanto avessi immaginato!
Il sorriso di Angie si allargò mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime – Maledetti ormoni! Angie Galindo non devi piangere! – si rimproverò mentalmente ma era più forte di lei, amava così tanto la sua nipotina che non riusciva a non commuoversi nel vederla con gli occhi che le brillavano per la felicità di trovarsi nel luogo che sognava fin da bambina.
-E finalmente puoi vederlo con i tuoi occhi. – aggiunse Ludmilla avvicinandosi insieme a Leon e Federico.
-E non potrei essere più felice! – sorrise raggiante ricambiando l’abbraccio della bionda.
-Visto che sei in buona compagnia, ti lascio qui e vado a lezione. – intervenne Angie che sentiva di non riuscire più a trattenere le lacrime e l’ultima cosa che voleva era far preoccupare gli alunni e ovviamente Violetta che per fortuna della futura neo mamma era toppo euforica per accorgersi che qualcosa non andava. Non le diede neanche il tempo di risponderle e uscì velocemente dalla stanza.
 
 
***
 
 
Angie si rifugio nell’aula professori, a quell’ora i suoi colleghi avevano lezione e Antonio era in riunione con quelli di youmix, nessuno l’avrebbe disturbata con domande imbarazzanti. Chi mai le avrebbe creduto se avesse detto che era gioia pura trasformata in lacrime dagli ormoni? Avrebbe dovuto annunciare la sua gravidanza ma non aveva intenzione di farlo, non prima del terzo mese.
-Angie sei qui?
Sobbalzò prima di rendesi conto che la voce che l’aveva appena chiamata apparteneva all’amore della sua vita.
Annuì asciugandosi le lacrime, da quando era incinta piangeva per qualunque cosa, si sentiva una piagnucolona e dire che non aveva mai pianto tanto in vita sua come in quel mese e ne rimanevano ancora otto.
-Non pensavo che vedere Violetta allo Studio ti avrebbe portata alle lacrime. – scherzò abbracciandola da dietro.
-Dovrebbe studiare qui… – sussurrò sciogliendo l’abbraccio -… così da prepararsi a diventare la stella che è destinata a essere. – continuò iniziando a camminare per la stanza. –Dovrebbe essere circondata da amici sinceri con cui trascorrere tutto il suo tempo libero e vivere serenamente il suo primo amore come ogni ragazza della sua età! E invece vive come una prigioniera nella sua stessa casa e tutto perché suo padre è un codardo incapace di andare avanti. Che tiene prigioniera la sua unica figlia invece di accompagnarla nella crescita come fa ogni padre di questo mondo! – scoppiò tirando fuori tutto quello che pensava. Non odiava suo cognato, anzi lo amava come si ama un fratello maggiore e sapeva bene che tutto quello che faceva era per proteggere Violetta, l’amava troppo e era troppo ottuso per capire che lo stava facendo nel modo sbagliato.
-Lo so, è una vita che tentiamo di far ragionare German, le abbiamo provate tutte per fargli capire che sta sbagliando. Ma sembra che il concetto non voglia entrare in quella sua testaccia più dura del diamante! - concordo Pablo riuscendo a strapparle un sorriso.
-Giurami che tu non ti comporterai mai così con nostro figlio! – esclamò puntandogli l’indice contro con fare minaccioso, Pablo si sarebbe sicuramente lasciato intimidire se non avesse notato la luce divertita che splendeva negli occhi verdi delle moglie.
Entrambi sapevano che non sarebbe capace di fare una cosa del genere.
-Credi davvero che sarei capace di fare una cosa simile?
L’unica risposte che ricevete fu un dolce bacio.
 
 
********
Salve a tutti, lo so, ho un ritardo mostruoso ma il capitolo si sta dimostrando più lungo del previsto perciò ho deciso di dividerlo in due parti così non dovrete aspettare troppo o almeno spero.
Tornando al capito scommetto che fosse Leon a salvarla oppure un altro bel ragazzo che sarebbe diventato il rivale di Vargas, e invece no! Nella serie originale abbiamo già troppi triangoli perciò ecco che entra in scena Lena, un personaggio che adoro.
E abbiamo il ritorno dei Pangie che nello scorso capitolo sono stati solo nominati.
Che altro dire?
 Un bacione, ci sentiamo presto con la seconda parte!

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Capitolo 5
*** Prime volte 2/2 ***


 
Capitolo 3 – Prime volte 2/2


In meno di un minuto Violetta si ritrovò circondata da diversi ragazzi della sua età che la guardavano con curiosità. Abbasso lo sguardo, fissando con attenzione il pavimento, non era abituata a stare in posti affollati e tutti quegli occhi puntati su di lei la mettevano a disagio.        
Alzò la testa solo quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e incrociò gli occhi di Leon. –Tranquilla, ci sono io con te. – sussurrò talmente piano che solo lei riuscì a sentirlo.
-Grazie. – bisbigliò sorridendogli dolcemente.
Vargas fece per dirle qualcosa ma Ludmilla lo bloccò con un finto colpo di tosse.
 -Scusa Lion, te la rubò per un secondo o due. – sorrise poggiando un braccio intorno alle spalle dell’amica, costringendola a fare qualche passo in avanti.
-Ragazzi… - iniziò rivolta specialmente al gruppo di ragazzi che poco prima stava ballando sul palco insieme a lei – … lei è Violetta Castillo, una mia cara amica perciò trattatemela bene o ve la vedrete con me! – concluse sorridendo, sembrava che stesse scherzando ma bastava guardarla negli occhi per scorgere una flebile scintilla di malvagità, la stessa che animava costantemente lo sguardo della vecchia Ludmilla Ferro. Il gruppo si scambiò occhiate preoccupate, sapevano fin troppo bene di cosa era capace la bionda se veniva provocata.
-Così tu sei la famosa Violetta! – esclamò una ragazza dai lunghi capelli rossi, sorridendole – Sono Camilla Torres. Leon mi ha parlato moltissimo di te! – aggiunse maliziosa facendola arrossire.
-Anche lei è cotta! – pensò entusiasta vedendo il sorriso della Castillo mutare da timido a raggiante, il tipico sorriso da ragazza innamorata.   
-Diego Casal. – s’intromise un ragazzo moro dall’accento spagnolo –Se Leon ti fa arrabbiare o allunga troppo le mani chiamami, lo rimetto a posto! – scherzò amicandole con fare giocoso. Annui imbarazzata. Era senza alcun dubbio un ragazzo affascinante ma agli occhi di Vilù nessuno poteva battere il suo amato messicano.
-Dopo facciamo i conti. – pensò Leon fulminandoli con lo sguardo, gli stavano facendo fare una pessima figura davanti a Violetta.
Diego si accorse del modo in cui lo fulminava l’amico e ghigno divertito mentre Camilla gli faceva una linguaccia.
Fortunatamente Violetta non si accorse di nulla, troppo intenta a ascoltare le presentazioni di Andres, Brodway, Francesca, Marco e Maxi.
Stava per l’appunto facendo conoscenza con il rapper quando le si avvicinò l’ultima ragazza del gruppo.
-Piacere di conoscerti, sono Nata. – si presentò porgendole la mano con un sorriso timido appena accennato – Anch’io ho sentito parlare molto di te ma da Ludmilla e Federico. – continuò indicando la coppia che sorrise con nonchalance.
-Il piacere è tutto mio, Ludmilla mi ha parlato molto di te! – spiegò stringendole allegramente la mano. Nata era esattamente come gliela aveva descritta la Ferro, all’iniziò era stata molto gelosa del loro rapporto, aveva sognato di avere un’amicizia speciale come la loro. Sapevano tutto l’una dell’altra e erano ancora amiche.
-Non sapevo che vi conosceste. – commentò Lena avvicinandosi, avrebbe voluto farlo prima ma, anche se non lo avrebbe mai ammesso, tutti quei ragazzi più grandi l’avevano un po’ intimidita.
-Vi conoscete? – domandarono contemporaneamente indicandosi a vicenda.
-Sì. – annuì divertita – Nata è mia sorella mentre Violetta l’ho conosciuta stamattina in una situazione… - si bloccò cercando le parole adatte per descrivere il loro incontro senza menzionare il quasi incidete -… particolare! – concluse infine certa di aver trovato l’aggettivo giusto.
-Che cosa intendi con particolare? – si intromise Federico che fino a quel momento era rimasto in silenzio felice di vedere finalmente Violetta fuori di casa, ma quel aggettivo l’aveva insospettito e non era il solo, anche Leon sentiva che dietro quel “particolare” si nascondesse qualcosa. Incrociò le braccia al petto affiancando Federico, nella medesima posizione.
Lena si scusò con lo sguardo con Violetta e fece qualche passo indietro, lasciandola sola ad affrontare gli sguardi seri e indagatori dei due ragazzi più importanti della sua vita.
-Vilù che intende Lena con situazione particolare?
-Maledizione! Perché sono cosi sospettosi? - pensò abbassando lo sguardo. Non voleva farli preoccupare per questo aveva chiesto a Lena di non dire a nessuno come si fossero conosciute. Doveva immaginare che non sarebbe bastato, sembrava che Federico avesse un radar per che lo avvertiva quando faceva qualcosa che non voleva dirgli, lo stesso radar che aveva anche Leon visto il modo in cui la stava fissando.
 -Quando sono uscita di casa ero talmente felice che non guardavo dove mettevo i piedi e se non fosse stato per Lena probabilmente sarei stata investita. – parlò velocemente sussurrando l’ultima parte ma non abbastanza piano da non essere sentita.
-Ti sei fata male? – le domandò Leon avvicinandosi preoccupato, la scrutò con attenzione, alla ricerca di un graffio o di un livido.
-Sei impazzita? – sbottò Federico reagendo in modo molto simile a quello di Angie e Pablo –Saresti potuta finire sotto una macchina oppure potevi perderti e finire in un brutto guaio!
-Mi dispiace, non ci ho pensato, volevo solo uscire di casa e vedere lo studio. – spiegò con voce incerta trattenendo a stento le lacrime. Si sentiva una vera egoista, era uscita di casa senza pensare a cosa avrebbero provato le persone che le stavano intorno se le fosse accaduto qualcosa.
-Va tutto bene, l’importante è che stai bene. – s’intromise Leon porgendole un fazzoletto – Solo, promettimi che la prossima volta che vorrai uscire chiamerai uno di noi due, va bene?
-Te lo prometto. – accennò ad un sorriso timido e torno a guardare l’italiano, che continuava a guardarla seriamente.
-Leon ha ragione, per stavolta ti perdono… -  non riuscì nemmeno a finire di parlare che Violetta gli saltò letteralmente addosso, abbracciandolo con foga.
-Grazie Fede, ti giurò che non lo farò mai più! – sussurrò felice mentre Federico ricambiava l’abbraccio.
 
 
***
 
 
-Mi dispiace German ma devi assolutamente farlo tu, sai che vuole collaborare a stretto contatto con almeno due di noi. – spiegò Francisco.
-Partirei io ma Marcella ha quasi terminato il tempo, non posso perdermi la nascita del nostro primogenito ne lasciarla sola con Jade – aggiunse Matías LaFontaine, terzo socio in affari che da sempre partiva insieme a Francisco per i viaggi d’affari più lunghi.
-Va bene. – sospirò German, conosceva Jade, era una brava donna ma molto stupida e non sarebbe stata capace di occuparsi della cognata e del nipotino che sarebbe presto venuto al mondo, e poi non poteva costringere Matías a privarsi della gioia di assistere alla nascita del figlio.
Sperava solo di non pentirsi di aver accettato.
 
 
***
 
 
-Allora, come ti sembra la tua prima giornata in libera uscita? – le domandò Leon mentre passeggiavano per le strade di Buenos Aires insieme a Ludmilla e Federico, anche se era come se fossero soli dato che i due fidanzati camminavano davanti a loro, cosi concentrati sul loro amore da ignorare il resto del mondo.
-Fantastica! – esclamò entusiasta e il sorriso che le illuminava il volto era l’ennesima conferma che la giornata appena trascorsa era stata meravigliosa, ricca di sorprese e nuovi incontri. Decisamente migliore di ogni sua più rosea aspettativa.
Gli insegnanti dello Studio le avevano permesso di seguire le loro lezioni e per la prima volta aveva mangiato in un fast-food.
Finite le lezioni mattutine era andata al McDonald insieme a Federico, Ludmilla, Diego, Camilla e Leon che aveva insistito per offrirle il pranzo.
In quel momento suonò il telefono, che la costrinse a riemergere dal viale dei ricordi.
-È papà! – urlò allarmata, attirando l’attenzione di Federico e Ludmilla che si voltarono di scatto – Che faccio? Si accorgerà sicuramente che non sono a casa, sono rovinata!
- Vilù calmati e rispondi. – le suggerì Federico venendo completamente ignorato, Violetta sembrava in preda a un attacco di panico.
-Violetta calmati! – intervenne Leon prendendola per le spalle guardandola dritta negli occhi – Rispondi al telefono e comportati come se non fosse successo nulla. – continuò quando fu sicuro che si fosse calmata abbastanza da ascoltarlo.
Annuì completamente rapita da quei occhi che le trasmettevano pace e sicurezza, con un gesto quasi meccanico rispose al telefono – Pronto.
-Violetta! – l’urlò spacca timpani dell’ingegnere Castillo venne udito da tutti e tre i ragazzi che istintivamente si tapparono le orecchie –Accidenti, per poco non diventavo sorda! – pensò allontanando il telefono.
-Perché non hai risposto subito? – il tono di voce si abbassò, sembrava sollevato.
-Scusami, ero in bagno. – mentì ringraziando che non potesse vederla, l’avrebbe beccata subito, lei e le bugie erano come due rette parallele destinate a non incontrarsi o almeno lo erano fino a quel momento.
 -Va bene, ti chiamò per dirti che sarò a casa tra massimo mezz’ora, potresti chiamare Federico e dirgli di tornare a casa? Ho una notizia da darvi.
Sentendo quelle parole Violetta sbianco, mettendo in allarme gli altri tre. –Va bene, a dopo. – sussurrò chiudendo la chiamata.
-Papà torna a casa tra mezz’ora e se non mi trova sono morta!
-Cosa? Ma non doveva stare fuori tutto il giorno? – domandò ricordando quello che gli aveva detto quella mattina a colazione.
-Dillo a lui, ha detto che deve darci una notizia! – spiegò Violetta con un pizzico di acidità, quella situazione la terrorizzava e Federico con le sue domande non l’aiutava a calmarsi.
Leon la prese per mano –Andiamo o non faremo mai in tempo!
Iniziarono a correre come se avessero il diavolo in persona a inseguirli e forse l’avrebbero preferito. Se non fossero arrivati in tempo il Demonio sarebbe parso un agnellino se paragonato a German Castillo.
 
-Mi sembra di essere in un film d’azione. – penso Violetta mentre correva mano nella mano con Leon per le vie di Buenos Aires, facendo di tanto in tanto slalong tra la folla che li guardava in un modo strano che cosi su due piedi non riusciva a decifrare e non aveva né il tempo né la voglia di mettersi a decifrare gli sguardi di sconosciuti che non avrebbe rivisto.
Si fermarono solo dopo che furono entrati nel cortile di Villa Castillo.
-Forse ce l’abbiamo fatta. – sussurrò Leon col fiatone appoggiandosi con la schiena al muro per riprendere fiato.
-Speriamo. - mormoro la ragazza imitandolo, non era abituata a correre tanto, quasi non si sentiva più le gambe e senza accorgersene appoggiò la testa sulla spalla di Vargas e chiuse gli occhi.
-È bellissima! – si ritrovo a pensare mentre la guardava di sottecchi. Fin dal loro primo incontrò aveva sentito l’istinto di proteggerla e di farla sorridere, non aveva mai provato delle sensazioni simili prima e non riusciva ancora darle un nome ma di una cosa era certo, lo faceva stare bene. Chiuse gli occhi e sorridendo appoggiò la testa su quella di lei.
In quel momento arrivarono Federico e Ludmilla, il primo fece per parlare ma venne bloccato dalla fidanzata che sorridendo in modo furbo tirò fuori il cellullare e scattò un paio di foto ai futuri piccioncini. –Saranno uno splendido regalo per Vilù!
-Non è scomodo dormire in piedi come i cavalli? – scherzò l’italiano.
-Non stiamo dormendo, stiamo riprendendo fiato! – ribatté Vargas riaprendo gli occhi per fulminarlo.
-Con gli occhi chiusi? – domandò Ludmilla divertita, aveva appena scoperto che punzecchiarli poteva rivelarsi molto divertente.
-A volte siete dei veri rompiscatole! – s’intromise Violetta che fino a quel momento era rimasta in silenzio godendosi la vicinanza del suo amore segreto.
Il cigolio del cancello bloccò sul nascere ogni possibile risposta della coppia, si voltarono sicuri che fosse German e si stupirono quando al posto del uomo apparve la chioma bionda dell’insegnante di canto – Visto Pablo? Te l’avevo detto che non c’era da preoccuparsi, Violetta è già qui! – esclamò appena li vide.
-Veramente eri tu quella preoccupata. – la contradisse richiudendo il cancello.
–Sapevo che Leon, Federico e Ludmilla non avrebbero permesso che le accadesse qualcosa.
Lo disse con un tono talmente fiducioso che i loro cuori non poterono fare a meno di riempirsi di orgoglio sapendo che il loro insegnante si fidava ciecamente di loro.
-Va bene. – taglio corto Angie facendo sorridere dolcemente il marito, l’unico a conoscenza della verità celata dietro i suoi improvvisi cambi d’umore. –Ora entriamo prima che arrivi German.
-D’accordo. – concordo Violetta a malincuore, avrebbe voluto rimanere ancora un po’ con Leon. –Allora ci vediamo presto?
-Certo, verrò a trovarti presto. – la rassicurò la Ferro prima di salutare il fidanzato con un bacio, gli adulti con un cenno del capo e andarsene.
-Non ce neanche bisogno di chiederlo. – ammiccò Leon – Non ti liberai facilmente di me. – aggiunse dolcemente, suonava come una promessa che avrebbe mantenuto per sempre.
-Sono così carini! – pensò Angie che da sempre credeva che Vargas sarebbe stato il ragazzo perfetto per sua nipote. E iniziò a spingere Pablo verso l’ingresso della casa, facendo segno a Federico di seguirli.
-Leon dillo che vuoi venire con noi! – esclamò Federico indicando con malizia un punto tra lui e Violetta, ridacchiò immaginando la loro reazione e seguì i due insegnanti. I due abbassarono lo sguardo e arrossirono rendendosi conto che le loro mani erano ancora intrecciate.
-Scusami, non men ero accorto. – mormorò sciogliendo la stretta.
-Tranquillo, non è successo nulla. – sussurrò Violetta imbarazzata, lo baciò delicatamente sulla guancia e corse verso la porta.
-A presto Leon. – sorrise timidamente prima di entrare, lasciandolo lì, con un sorriso da ebete dipinto sul volto.   
 
 
******
 
Eccomi qui con la seconda parte del capitolo come avrete notato alcuni allievi dello studio come Maxi e Francesca in questo capitolo vengono appena accennati ma tranquilli, più avanti avranno la loro parte.
Inoltre fa la sua comparsa Matías che in questa storia è socio di German e Francisco e marito di Marcella. Non ho ancora deciso se la famiglia LaFontaine farà la sua comparsa più avanti o meno.
Nel prossimo capitolo scopriremo la notizia di German e ci sarà una parte dedicata a Leon e una a Camilla. E poi la storia entrerà nel vivo.
Un bacione alla prossima!   

 

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Capitolo 6
*** Notizie, pensieri e scommesse ***


 
Capitolo 4 – Notizie, pensieri e scommesse
                             
 
Entrò in casa col cuore che le batteva a mille, Leon era così dolce! Se fosse stata solo un po’ più coraggiosa l’avrebbe baciato davvero, non sulla guancia come i bambini ma sulle labbra e anche se dopo l’avrebbe respinta sarebbe stata felice lo stesso perché avrebbe donato il suo primo bacio al suo primo amore.
-Ecco la mia bambina! – urlò Olga risvegliandola bruscamente dalle sue fantasie.
–Potevi avvertirmi che andavi con Federico a trovare Angie e Pablo, quando sono tornata e non ti ho vista mi sono spaventata a morte!
I due si scambiarono uno sguardo confuso prima di notare Roberto che, alle spalle della governate, faceva segno di assecondarla.
-Perdonami Olga, è tutta colpa mia se non ti ha lasciato nemmeno un biglietto! Ero così ansioso di mostrarle lo Studio che l’ho trascinata via. – intervenne l’italiano prima che Violetta potesse mentire ed essere beccata dalla donna. Violetta non sapeva mentire, glielo si leggeva in faccia.
-D’accordo, ora vado a prepararvi uno spuntino. – sorrise credendo alla scusa del ragazzo e si diresse in cucina.
Appena Olga sparì in cucina tirarono un sospiro di sollievo, gli dispiaceva mentire alla donna ma era una gran pettegola e il rischio che lasciasse, anche se involontariamente, sfuggire qualche parola di troppo di fronte a German era troppo alto e inoltre era protettiva con Violetta quasi quanto il suo datore di lavoro.
-Grazie per avermi coperto! – sussurrò abbracciando affettuosamente l’assistente del padre.
-L’ho fatto volentieri ma la prossima volta promettimi che ti farai accompagnare da qualcuno, quando Pablo mi ha chiamato per dirmi dov’eri mi è preso un colpo. - scherzò l’uomo ricambiando l’abbraccio.
-Promesso, non andrò più allo Studio da sola. – promise per la terza volta in meno di dieci ore – Tre volte in mezza giornata, è un record! – pensò divertita.
-Bene e sta tranquilla, non diremmo nulla a tuo padre. – la rassicuro Roberto, conosceva bene German e sapeva che quando si trattava della figlia perdeva completamente il lume della ragione.
-Ecco la merenda! – urlò Olga entrando in salotto con un vassoio con due bicchieri di succo di frutta fresco e due fette di torta al cioccolato. –Piccola mia, Federico servitevi pure. – li chiamò appoggiando il vassoio sul tavolino.
-E per noi nulla? – domandò Pablo osservando divertito i due ragazzi mangiare con gusto incuranti dello sguardo famelico di quel golosone di Roberto.
-Angie sta arrivando col caffe e i biscotti.
Mentre la signora Galindo usciva dalla cucina; la porta d’ingresso si aprì.
-Buongiorno. – salutò il padrone di casa guardandosi intorno – Vedo che ci siete tutti! Meglio così, non dovrò ripetermi. – continuò facendo segno alle due donne di sedersi.
-Papà cosa devi dirci di così importante da riunire tutta la famiglia? – domandò preoccupata, non aveva mai visto il padre così nervoso.
-Non dirmi che è successo qualcosa di grave! – si agitò Angie pensando subito al peggio, tutta quella agitazione non faceva bene a lei e nemmeno al bambino così Pablo poggiò la mano su quella della moglie che si calmò un po’.
-Assolutamente no! Tranquilla. – si affrettò a rispondere German sudando freddo, non accadevano mai cose buone quando la cognata inizia ad agitarsi.
-Sapete che la parte del mio lavoro che riguarda i viaggi d’affari se ne occupano sempre Francisco e Matías? – si fermò un attimo aspettando un cenno di comprensione generale e riprese a parlare – beh Marcella sarà al nono mese di gravidanza proprio a metà del periodo in cui si terrà il viaggio, perciò Matías non se la sente di lasciarla sola e io dovrò prendere il suo posto, sarò costretto a stare via per sei mesi.
-Tutto qui? – domandò Angie sollevata – Dal tono che hai usato, sembrava che stessi andando in guerra! – si appoggiò allo schienale sorridendo divertita.
-Zia Angie ha ragione! – concordo Violetta annuendo.
German si guardò intorno stupito, avevano tutti una faccia tranquilla e rilassata, possibile che solo lui che solo lui considerasse una tragedia il suo forzato allontanamento da casa? Persino la sua bambina sembrava prendere bene l’idea di separarsi per la prima volta da lui!
-Tesoro mio, non ti mancherà il tuo papa? – domandò con voce dispiaciuta, quasi fosse lui il bambino che doveva rimanere in casa.
La Castillo sorrise alzandosi dal divano per sedersi sulle ginocchia del padre come faceva sempre quando era piccola. – Certo che mi mancherai, tantissimo! – sussurrò abbracciandolo – Però mica mi lasci sola in mezzo al mare in tempesta! Sarò qui a casa in compagnia di Federico, Olga, Roberto, zia Angie e zio Pablo. – li indico con un cenno del capo prima di stampare un bacio sulla guancia del padre e sedersi al suo fianco. – Vedrai che starò benissimo! - concluse sorridendo –Soprattutto perché se tu non ci sei potrò uscire più spesso, magari con Leon.
-Che figlia saggia che ho! – sorrise ignaro del pensiero che correva nella mente di Violetta, se l’avesse saputo non sarebbe partito.
- Avrei un favore da chiedere a Angie e Pablo. – aggiunse rivolgendo la sua completa attenzione ai cognati – Vorrei che durante la mia assenza veniste a vivere qui, partirei più tranquillo sapendo che siete sotto lo stesso tetto di Violetta.
I coniugi Galindo si guardarono negli occhi –Se questo servirà a farti viaggiare più tranquillo lo faremo volentieri, conta pure su di noi! – accettò Pablo sorridendo rassicurante.
-Grazie Pablo, ti affido il comando. – scherzò accennando un saluto militare e venne subito imitato dal cognato.
–Olga mi prepari le valigie, il mio aereo parte domani mattina!
 
***
 
Leon scese dalla moto e si tolse il casco. Il motocross era la sua seconda passione ed era anche molto bravo, spesso gli avevano proposto di gareggiare a livello agonistico ma nonostante le varie proposte non aveva mai accettato. Era troppo pericoloso, soprattutto per chi, come lui, sognava di sfondare nel mondo della musica.
Il motocross lo aiutava a distrarsi quando aveva talmente tanti pensieri per la testa da non riuscire nemmeno a trasformarli in musica. Saliva in sella alla sua moto e i pensieri svanivano e quando si fermava tutto diventava più chiaro. Era come se il vento spazzasse via i pensieri superflui permettendogli di ragionare con lucidità.   
Però quel giorno il suo solito giro in moto non era servito a nulla, il suo pensiero fisso: Violetta, non lo aveva abbandonato nemmeno per un istante.
Fin dal primo momento in cui l’aveva vista, Violetta Castillo gli era entrata dentro il cuore e la mente e non era più uscita. Sapeva che era una ragazza speciale, completamente diversa dalle altre e non solo per il modo in cui era cresciuta, non capiva il motivo ma sentiva il bisogno di proteggerla e renderla felice.
-Dopo una corsa in moto una bella bibita fresca è l’ideale! – trillò allegramente una voce femminile che conosceva bene distogliendolo dai suoi pensieri.
Riaprì gli occhi che inconsciamente chiudeva sempre quando pensava alla Castillo e si ritrovò davanti una ragazza bassina dai capelli scuri con indosso una salopette di jeans sporca di grasso che indicava il suo ruolo di meccanica all’interno della pista di motocross.
-Grazie Lara. – la ringraziò prendendo la lattina di Cola che gli porgeva, l’aprì iniziando a sorseggiarla.
Sorrise maliziosa – Ti andrebbe di cenare insieme stasera?
-Non posso, domani mio padre parte per un viaggio da affari, starà via per mesi e una cena di famiglia è il modo perfetto per salutarlo. – pensò ringraziando il tempismo della ragazza. Lara era una cara amica, divertente e alla mano, la sua unica pecca era la tremenda cotta che aveva per lui.
Non era così stupido da non accorgersene, e sapeva che doveva respingerla in modo diretto ma non voleva ferirla cosi fingeva di non accorgersi di nulla nella speranza che capisse che non era interessato e si mettesse l’anima in pace, cosa che non era successa, così aveva provato a farle capire che non era il suo tipo, che preferiva le ragazze dolci e femminili come Violetta ma sembrava non voler capire e si ostinava a provarci anche se in modo velato ma continuo che iniziava a stancarlo.
-Allora sarà per un’altra volta.
-Scusami ma ora devo andare! – esclamò iniziando a incamminarsi verso l’uscita.
-Ci vediamo domani sera alla festa! – lo saluto sorridendo.
-È vero! Ci sarà anche lei. – borbottò a bassa voce, la settimana prima lo aveva sentito mentre ne parlava con Diego e Andres, si era avvicinata ed era riuscita a farsi invitare da quest’ultimo prima che lui e Diego potessero anche solo provare a impedirlo. Ormai il danno era fatto, sperava solo che non si facesse illusioni.
Se un giorno si sarebbe innamorato era sicuro che avrebbe donato il suo cuore a una ragazza speciale come… Violetta!
 
***
 
-Perché capitano sempre tutte a me! Ho una confusione in testa! – sbuffò Camilla sedendosi di scatto e prendendosi la testa tra le mani.
-Gli amici dovrebbero aiutarti a far sparire la confusione, tu invece la aumenti soltanto. – sussurrò con un mezzo sorriso prendendo la cornice sul suo comodino, al suo interno c’era una foto che la raffigurava abbracciata a Diego durante il suo ultimo compleanno, il primo che festeggiava lontano da Madrid e da sua madre. Per questo lei e Leon si erano fatti in quattro per farglielo trascorrere nel miglior modo possibile. E dire che quando l’aveva visto per la prima volta all’inizio degli esami di ammissione l’aveva subito preso in antipatia, forse perché era da sempre il migliore amico della Tarantola, il soprannome con cui chiamava affettuosamente Ludmilla prima che cambiasse per amore.
I primi tempi non facevano che punzecchiarsi in ogni occasione, finché Leon e Ludmilla non si erano lasciati per via di Thomas, Diego lo detestava e lentamente aveva iniziato a distaccarsi dal gruppo della bionda e prima di rendersene conto, tra un battibecco e una discussione lei e il figlio di Gregorio erano diventati grandi amici.
Non avevano mai avuto problemi, almeno sino a oggi.
Dopo lo show di fine anno Diego era ritornato in Spagna per passare le vacanze con la madre e gli amici di Madrid.
Quando era tornato aveva iniziato a trattarla in modo diverso, da fuori sembrava che fosse tutto come prima ma non era così, le piccole attenzioni che le riservava, come ad esempio ogni volta che uscivano per mangiare qualcosa non le permetteva mai di pagare la propria parte, stavano lentamente mutando il loro rapporto, non riusciva più a vedere Diego solo come il suo migliore amico, ruolo che aveva avuto fino all’anno scorso insieme a Maxi e Leon.
La verità era che si stava innamorando di uno dei suoi migliori amici ma le sarebbe servito ancora un po’ di tempo per accettarlo.
 
 ***
 
Federico usci di casa in compagnia di Angie e Pablo che gli diedero un passaggio fino al parco prima di tornare a casa per fare le valigie in vista dell’immediato trasloco a casa Castillo.
-Grazie ancora per il passaggio, ci vediamo dopo. – li salutò scendendo dalla macchina.
Camminò per qualche minuto finché non vide la sua Ludmilla seduta su una panchina, le si avvicinò di soppiatto con l’intenzione di sorprenderla alle spalle, intenzione che svanì quando vide cosa stava guardando la Ferro sul suo cellullare.
-Ti piace molto quella foto! – esclamò sedendosi sulla spalliera della panchina.
-Si, saranno una splendida coppia. – sorrise guardando per l’ultima volta la foto di Violetta e Leon che aveva scattato solo qualche ora prima. –Bella quasi quanto noi! – sorrise maliziosa, sollevandosi per baciare il fidanzato.
-Saranno?
- Si, sono certa che si metteranno insieme prima della fine del mese. – confermò sicura come mai prima d’ora.
-Amore ti ricordo che Vilù è inesperta con i ragazzi, nonostante la sua palese cotta per Leon le serviranno più di tre settimane per dichiararsi. – dissentì, anche lui era convito che si sarebbero messi insieme ma ventuno giorni gli sembravano davvero pochi per far sì che due persone che a conti fatti si conoscevano da meno di un mese potessero fidanzarsi.
-Scommettiamo! – esclamò Ludmilla alzandosi in piedi. – Scommetto che entrò la fine del mese Vilù e Lion saranno un coppia! E il perdente farà per un giorno intero tutto quello che dice l’altro! – allungo la mano con un sorriso di sfida dipinto sul volto. – Ci stai?
-Ci sto! – confermò stringendole la mano con la sicurezza di chi sapeva di aver già vinto. Ma non lo avrebbe fatto se avesse visto il lampo di vittoria che attraversò gli occhi della fidanzata: Ludmilla Ferro non accettava ne proponeva mai una scommessa se non era sicura di vincerla.  
 
 
 
Eccomi con il nuovo capitolo, finalmente scopriamo la notizia di German e abbiamo un lievissimo accenno alla reazione di Violetta che sarà approfondita capitolo. 
Ci sono i pensieri di Leon e l’introduzione di Lara, che dite darà problemi oppure no? Poi c’è Camilla e la sua confusione verso Diego e quello che inizia a provare per lui. Infine abbiamo i Fedemilla, entrambi convinti che Leon e Violetta finiranno insieme, lei è convinta che basteranno tre settimane mentre Federico pensa che avranno bisogno di più tempo. Secondo voi chi ha ragione?
Aspetto i vostri pareri, un bacione! 

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Capitolo 7
*** Divisa in due ***


 
Capitolo 5 – Divisa in due
 
Caro diario, papà è appena partito e io mi sento divisa a metà!
Una parte di me sente già la sua mancanza, dopotutto è la prima volta che passerò del tempo lontano da lui. Il mio apprensivo papà che non mi ha mai lasciata da sola per più di mezza giornata. Devo ammettere che saperlo a chilometri di distanza mi spaventa e non poco, mi sento sola anche se infondo so di non esserlo davvero.
L’altra parte di me invece è euforica, senza papà potrò uscire di casa più spesso e andare allo Studio, a patto che ci sia qualcuno con me, su questo sono stati tutti molto chiari, soprattutto Leon, mi ha detto che la prossima volta che vorrò uscire di casa devo chiamarlo, mi porterà ovunque vorrò. Non è dolcissimo? Quando sono con lui mi sento come una principessa in compagnia del suo principe azzurro!
Ma non divaghiamo, cosa che a pensarci bene, mi succede spesso quando penso a lui. Ma tornando a noi, stavo dicendo che senza papà e la sua iperprotettività sarò finalmente libera come ogni ragazza della mia età!
 
-Vilù posso entrare? – domandò Angie facendo capolino dal corridoio, senza mettere neanche un piede all’interno della camera, non entrava mai in camera della nipote senza prima chiedere il permesso, nemmeno quando la porta era aperta come in quel caso.  
- Certo. – sorrise chiudendo il diario.
Entrò nella stanza e si sedette sul letto di fronte alla nipote –Come stai? – domandò stringendole la mano.
-Bene, anche se sento già la mancanza di papà o almeno una parte di me la sente. – confessò mordendosi il labbro inferiore.
-E l’altra parte? – chiese la zia con un pizzico di curiosità, anche se, forse sapeva già cosa passava per la testa della nipote.
-L’altra invece è felice della sua partenza, sento che senza di lui sarò più libera. – sospirò – Sono una pessima figlia.
-Ma no! – esclamò Angie abbracciandola con fare materno – Stai solo crescendo e sentì il bisogno di uscire dalla tua gabbia dorata. Essere felice di sfuggire per un po’ al controllo di tuo padre non ti rende una pessima figlia. – la rassicuro.
-Quindi non faccio nulla di male se durante l’assenza di papà vengo alla Studio a trovare Le… te e lo zio? – domandò sperando che non notasse che aveva cambiato nome all’ultimo momento, era più forte di lei, non riusciva e non voleva toglierselo dalla testa.
-No neanche se invece di andare allo Studio per vedere i tuoi zii ci vai per incontrare nuovi amici e per vedere il tuo Leon. – nell’ultima parte il tono materno con cui le aveva parlato sino a quel momento divenne malizioso. A una zia attenta come Angie non poteva certo sfuggire la gaffe della nipote, né il modo in cui lei e Leon si guardavano, anche un cieco avrebbe capito che provavano un forte sentimento l’uno per l’altra.
-Leon non è mio! – urlò imbarazzata diventando rossa fino alla punta delle orecchie.
-Se lo dici tu! – ridacchiò divertita. –Comunque preparati che stasera si esce!
-Davvero? Andiamo a cena fuori? – domandò eccitata, dimenticandosi della precedente insinuazione della zia.
-Meglio, stasera allo Studio On Beat ci sarà una festa e come insegnante di canto dovrò parteciparvi e tu verrai con me!
Violetta la guardò senza parlare per alcuni secondi, giusto il tempo di assorbire le parole della zia, poi sorrise raggiante. -Non ci posso credere, stasera andrò alla mia prima festa! – urlò con gli occhi che le brillavano. –Ci saranno tutti gli alunni? – chiese riferendosi a uno in particolare.
-Ovvio, in più si esibirà la band formata da alcuni allievi che hai già conosciuto: Brodway, Diego, Maxi, Andres e… Leon.
-Finalmente potrò vederlo esibirsi dal vivo con la sua band! – penso emozionata, Leon le aveva parlato della band con molto entusiasmo, mostrandole anche dei video delle loro esibizioni.
Si strinse il cuscino al petto e senza rendersene conto iniziò a fantasticare…
 
Era alla festa dello Studio On beat e stava ballando sotto al palco al ritmo della splendi da canzone d’amore cantata dalla band di Leon.
-Questa canzone è dedicata alla ragazza più bella della città. – sussurra Vargas appena la musica finì – Violetta Castillo.
Scende dal palco guardandola dritta negli occhi e quando la raggiunge le stringe dolcemente le mani tra le sue.
-Ti amo, dimmi che sarai mia per sempre. – esclama ad alta voce prima di baciarla, incurante di tutti gli occhi fissi su di loro.
 
-Violetta mi stai ascoltando! – la chiamò Angie riportandola sulla Terra. L’aveva chiamata duecento volte ma non riusciva ad arrabbiarsi con lei, non quando la vedeva con quel sorriso accesso d’amore. Non sapeva su cosa stava fantasticando di preciso ma era pronta a scommettere che centrava un certo messicano dagli occhi verdi.
-Scusami, mi ero distratta un attimo, dicevi? – chiese arrossendo.
-Inizia a pensare a cosa metterti, io intanto vado a aiutare tuo zio a finire di sistemare le valigie. Altrimenti non finirà prima di andare allo Studio! È così disordinato!
-Guarda che ti sento! – urlò Pablo appoggiandosi allo stipite della porta.
-Pablo Galindo, ci stavi spiando? – domandò poggiando le mani sui fianchi, fingendosi arrabbiata, peccato che la luce divertita che brillava nei suoi occhi la tradisse.
- No cara, stavo tornando dalla cucina quando ho sentito che mi chiamavi e mi sono avvicinato. – rispose con lo stesso tono divertito. – E inoltre se c’è qualcuno disordinato qui dentro, quella sei tu mia cara.
-Disordinata io? – ripete incredula –Vilù, secondo te sono disordinata? – domandò voltandosi verso la nipote che sino a quel momento era rimasta in silenzio a osservare il siparietto degli adulti con grande divertimento.
-Giusto un pochino. – rivelò sorridendo lievemente, non voleva andare contro la zia ma le avevano insegnato a dire sempre la verità.
-Visto lo dice anche nostra nipote! – esclamò Galindo prendendo per mano la moglie e iniziando a trascinarla verso la porta –Andiamo a finire di disfare le valigie altrimenti quando German tornerà noi dovremmo ancora finire di sistemare i tuoi vestiti!
La trascinò via sotto lo sguardo divertito di Violetta che li salutò con la mano. I suoi zii erano agli antipodi eppure si amavano alla follia.
-Un giorno spero di poter vivere anch’io un amore come il loro. – sospirò, pensando a un paio di occhi verdi che le avevano rapito il cuore.
 
***
 
Finì di suonare le ultime notte e alzò lo sguardo dalla tastiera in attesa di sentire il loro parere sulla nuova canzone. Sperava che gli andasse bene così, voleva suonarla quella sera alla festa e non avrebbe fatto in tempo a modificarla.
-Amico, è fantastica! – sorrise Brodway, dando per primo la sua approvazione.
-Grazie a questa canzone stasera lasceremo tutti senza parole. – aggiunse Maxi entusiasta.
-Concordo e sono sicuro che piacerà molto anche a Violetta. – ghigno Diego senza preoccuparsi di nascondere il sorriso malizioso comparso sul suo volto.
-Non capisco, che centra adesso Violetta? – s’intromise Andres bloccando sul nascere ogni possibile protesta di Leon.
-Centra, centra. – iniziò Brodway appoggiandogli un braccio in torno alle spalle –la canzone è dedicata a lei. – spiegò al più ingenuo del gruppo – Il nostro Leon non perde tempo e si getta subito alla conquista della bella nipote di Pablo e Angie! – scherzò guadagnandosi un’occhiataccia dal messicano.
 -Attento a come parli Brodway, non stanno ancora insieme ma il nostro amico ha già vinto il premio come “fidanzato più geloso dell’anno” – esclamò Maxi scatenando un attacco di risa generale.
-Spiritosi. – ringhiò tra i denti appoggiandosi alla tastiera, qualcosa gli diceva che non avrebbero smesso molto presto.
- E comunque non mi sono gettato alla conquista di nessuno! – puntualizzo arrossendo.
-Se lo dici tu! – sghignazzò Diego fingendo di assecondarlo.    
Sospirò, in realtà i suoi amici non sbagliavano, aveva davvero scritto quella canzone per Violetta.
-Che ne dite di ricominciare a provare? Avete dimenticato chi sarà l’ospite speciale di stasera? – domandò ironico quando il resto del gruppo smise di sghignazzare.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, ripresero in mano gli strumenti e le prove ricominciarono. Non potevano rischiare di fare una brutta figura davanti al grande Rafa Palmer.
 
*** 
 
-Secondo te questo può andare? – domandò con tono nervoso a Ludmilla mostrandole un vestito azzurro senza maniche lungo fino al ginocchio davanti, dietro invece arrivava quasi alle caviglie.
La Ferro squadrò l’abito con fare critico per alcuni secondi prima di annuire –Perfetto, ora vai metterlo mentre ti scelgo gli accessori e dopo ci occupiamo del trucco e dei capelli.
Violetta annui, dopo aver ricevuto l’ok dell’amica era decisamente più tranquilla, quella sarebbe stata la sua prima festa in assoluto e aveva una gran paura di fare qualcosa di sbagliato.  Per questo aveva chiesto a Ludmilla di andarci insieme ed era stata molto felice quando la bionda oltre ad accettare le aveva proposto di arrivare un po’ prima per aiutarla prepararsi.
Indosso velocemente il vestito scelto e ritornò in camera pronta per continuare i preparativi.
-Ti sta meglio di quanto pensassi. – sorrise la Ferro appena la vide entrare.
-Grazie. Allora? Che accessori mi hai preparato? – domandò senza preoccuparsi di apparire troppo curiosa.
Ludmilla le indicò il posto in cui lì aveva appoggiati con un cenno del capo. Sulla scrivania c’era una cintura blu con dei piccoli Swarovski incastonati in modo da formare un cuore e un braccialetto d’argento con alcuni ciondoli: una M, una V, una chiave di violino, un microfono e una chitarra.  Sullo schienale della sedia c’era appoggiato un gilet di jeans che avrebbe dato un tocco casual al suo look.
-Perfetto, ora siediti, rilassati e lascia che Ludmi faccia la sua magia. – sorrise spingendola a sedersi sul letto.
-Spero che Leon vedendomi pensi che sono bellissima. – pensò arrossendo. In verità ad agitarla non era solo l’idea che la sua prima festa fosse in un certo senso il suo debutto nel mondo ma anche il fatto che ci sarebbe stato Leon. Sarebbe stata con lui in mezzo ad altra gente, ad altre ragazze che sicuramente erano meno impacciate di lei nei rapporti interpersonali. Temeva di scoprire che i modi genti e quasi cavallereschi di Leon non fossero solo per lei. Magari trattava tutte allo stesso modo e si stava illudendo che lui la considerasse diversa, speciale.
-Finito, coraggio, vai a guardarti allo specchio! – l’incoraggiamento della Ferro la riporto con i piedi per terra.
Violetta annuì e si diresse davanti allo specchio a figura intera che si trovava vicino al armadio.
Guardò il suo riflesso e quasi non si riconobbe – Quella sono io? – sussurrò incredula ammirando il trucco leggero che le illuminava il volto mettendo in risalto gli occhi e le labbra.
-Certo che sei tu! Quando Lion ti vedrà cadrà ai tuoi piedi. – sorrise furba arrivandole alle spalle. Violetta arrossì, incapace di ribattere come aveva fatto con Angie quella mattina, Ludmilla era l’unica a cui aveva confessato il suo amore per Leon e se sapeva tante cose su di lui era merito suo.
-Stasera sarò il ragazzo più invidiato della festa! – esordì Federico entrando nella stanza Castillo, si appoggiò alla scrivania guardando amorevolmente due delle tre donne più importanti della sua vita.
-Che intendi? – domandò Violetta confusa. –Perché dovrebbero invidiarti?
-Semplicemente perché sono il cavaliere delle due ragazze più belle della festa! – ammiccò ad entrambe che ebbero due reazioni diverse.
-È sempre il solito. – pensò divertita la padrona di casa scuotendo il capo.
-Ruffiano! – commentò Ludmilla baciandolo dolcemente. Stando attenta a non fare rumore Violetta usci dalla stanza per dar loro un po’di privacy e avvertire Angie che erano pronti. Non vedeva l’ora di arrivare, sentiva che sarebbe accaduto qualcosa di speciale.
 
 
Eccomi di nuovo qui con un capitolo di transizione che ci prepara alla festa, sarà un capitolo in cui ci sarà tanta Leonetta e un po’ di spazio anche per le altre coppie e accadrà qualcosa che aiuterà Vilù a prendere una decisione molto importante.
Un bacio alla prossima.

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Capitolo 8
*** La festa ***


 
Capitolo 6 – La festa
 
 -Siamo arrivati! - esclamò Angie parcheggiando davanti al cortile dello Studio.
-Finalmente! – pensò Violetta slacciandosi la cintura con foga, tra il nervosismo e l’eccitazione per la sua prima festa, il viaggio le era sembrato lungo una vita.
-Come ti senti? – le domandò la zia, sapeva che era un po’ nervosa e lo dimostrava il fatto che durante tutto il tragitto non aveva aperto bocca. Non era da lei, in genere parlava molto soprattutto se si trovava in compagnia di Ludmilla e Federico.
-Eccitata! – ammise guardando l’ingresso come se fosse contemporaneamente la porta che conduceva sia paradiso che all’inferno.
-Andiamo Vilù, la festa non inizierà senza di noi! – ammiccò Ludmilla cingendole le spalle con fare complice mentre la spingeva verso l’ingresso.
All’interno dello Studio c’era un via vai di gente e soprattutto oltre al vociare dei ragazzi non si sentiva neanche un po’ di musica, segno che la festa non era ancora iniziata. La Castillo sospirò sollevata, l’ultima cosa che voleva era arrivare a metà serata e attirare l’attenzione su di sé o peggio perdersi l’esibizione del gruppo di Leon! Aveva finalmente l’occasione di vederlo esibirsi sul palco dal vivo e non se la sarebbe persa per nulla, voleva essere in prima fila a sostenerlo anche se sapeva benissimo che non aveva bisogno di nessun sostegno. Era fantastico e anche quella sera avrebbe brillato con o senza il suo appoggio morale.
-Angie! Eccoti finalmente! – urlò una voce attirando l’attenzione generale, ma l’uomo che aveva parlato parve non accorgersene, quasi fosse abituato a essere al centro dell’attenzione.
-Quello è il presentatore di Talenti 21 è il grande Rafa Palmer! – pensò la Castillo riconoscendolo, lanciò un’occhiata sospettosa alla zia, era davvero curiosa di scoprire perché lei e la famosa rock star di fama mondiale fossero così in confidenza.
-Ti ho cercato per tutto lo Studio e finalmente ti ho trovata! – esclamò fermandosi davanti alla signora Galindo e prendendole la mano tra le sue. –Sono felice di rivederti!
-Anch’io sono felice di rivederti. – ridacchiò Angie visibilmente a disagio, il modo troppo confidenziale con cui la trattava non le piaceva, era una donna felicemente sposata e Palmer lo sapeva bene eppure si ostinava a far finta di nulla.
Solo in quel momento l’uomo sposto lo sguardo dalla donna e notò i tre ragazzi accanto a lei.
-Federico, Ludmilla siete proprio voi! – sorrise, sembrava sinceramente felice di rivederli.
-In carne e ossa. – esclamò la Ferro mentre insieme al fidanzato si lasciava abbracciare da Palmer.
-E questa bella signorina è? – domandò posando lo sguardo su Violetta che arrossi imbarazzata.
-È Violetta, mia nipote. – rispose per lei Angie posandole una mano sulla spalla con fare materno.
-Piacere di conoscerti Violetta, sei bella proprio come tua zia! – le strinse la mano ammiccando con fare civettuolo in direzione della donna –A proposto di zie, dimmi Angie sei ancora sposata? O tu e Pablo avete divorziato?
-Sposatissimi! – intervenne Galindo prima che la moglie potesse aprir bocca, le si avvicinò a passo di marcia e le cinse la vita con un braccio, stringendola a sé con fare possessivo.
-Direi che è ora di fare il nostro ingresso alla festa! – intervenne Federico pensando che fosse il momento di lasciare soli gli adulti, porse un braccio a ognuna delle ragazze e insieme fecero il loro ingresso nel auditorium.
 
***
 
-Non vedo l’ora di sentire la vostra nuova canzone! – esclamò Camilla avvicinandosi a Leon e Diego che si trovavano al centro della sala in compagnia di Brodway e Lara.
-E fai bene, la nuova canzona scritta da Leon è una bomba! – sorrise il brasiliano, adorava il forte ritmo di quella canzone ed era stato il primo ad appoggiare l’amico quando aveva proposto di suonarla quella sera.
-Se l’ha composta Leon sono certa che sarà fantastica! – commentò Lara sorridendo al messicano che non la sentì. I suoi occhi erano fissi sul ingresso del auditorium da cui era appena entrato un ragazzo che teneva a braccetto due ragazze, più precisamente sulla più mingherlina delle due.
Senza accorgersene Leon gli andò incontro, si fermò a pochi passi da loro. Sorrise osservando Violetta che si guardava intorno con aria rapita, sembrava una bambina che entrava per la prima volta in un negozio di caramelle.
-Violetta. – la chiamò allargando le braccia. Si voltò sorridendogli raggiate e senza pensarci due volte, si gettò tra le sue braccia.
-Non mi avevi detto che saresti venuta. – sussurrò stringendola a sé.
-Volevo farti una sorpresa. – rispose appoggiando le mani sul petto e allontanandosi un po’ per guardarlo dritto negli occhi –Piaciuta? – domandò inclinando il capo mentre sorrideva come una bambina.
Annui spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sorrise vedendola arrossire abbassando lo sguardo imbarazzata, e il fatto che le sue guance si colorassero di quel delizioso rossore, fosse solo merito suo lo riempiva d’orgoglio.
-Non vedo l’ora di sentirti cantare! Manca ancora molto alla vostra esibizione? – chiese rialzando lo sguardo e incatenandolo con quello del messicano.
-A momenti, stiamo solo aspettando che i prof ci chiamino.
-Leon, mio padre dice che tocca a noi. – lo avvertì Diego avvicinandosi ai due –Ciao Violetta. – aggiunse sorridendole amichevolmente.
-Ciao Diego. – ricambiò timidamente il saluto, era solo la seconda volta che lo incontrava e le sarebbe servito ancora un po’ di tempo per riuscire a parlare tranquillamente con i suoi coetanei senza innervosirsi.
-Ora devo andare per ricordati che il tuo primo ballo è mio! – ammiccò sorridendole dolcemente.   
-Promesso! – rispose ricambiando il sorriso.
-A dopo Vilù. – la baciò lievemente sulla fronte, sciolse l’abbraccio e si diresse nella stessa direzione presa poco prima dal suo migliore amico.
Violetta con le guance in fiamme lo seguì con lo sguardò, ignara di quattro paia di occhi che la osservavano: tre paia sorridenti mentre l’ultimo con un misto di gelosia e malinconia.
 
-Ci vedo male o tra quei due c’è del tenero? – domandò Francesca che aveva visto la scena da lontano ed era subito corsa a commentare insieme alla sua migliore amica, che almeno in quella occasione, ne sapeva sicuramente più di lei.
-Ci vedi benissimo! Leon è innamorato! – commentò Camilla euforica, Violetta le piaceva e pensava che fosse perfetta per uno ragazzo come Leon.
-Lo sapevo! – esultò l’italiana battendo le mani. Le piaceva osservare come nascevano e si evolvevano le storie d’amore dei suoi amici.
Le due amiche si scambiarono un’occhiata e si avvicinarono alla Castillo.
-Ciao Violetta! – la salutarono allegramente.
Sentendosi chiamare si voltò – Ciao ragazze! – le salutò riconoscendole, aveva passato il pomeriggio precedente con Camilla mentre con Francesca aveva scambiato solo qualche parola ma le era parsa subito molto simpatica e gentile.
-Noi andiamo a prendere posto, vogliamo assistere all’esibizione dei ragazzi dalla prima fila. Ti unisci a noi? – le propose Francesca indicandole il palco.
-Certo. – sorrise timidamente, era l’occasione perfetta per fare nuove amicizie.
 
Quando Leon salì sul palco non fu sorpreso di vedere Violetta in prima fila insieme a Francesca e Camilla. Le sorrise sperando che capisse che la canzone era per lei.
 
Es por lo menos que parezco
invisible
y solo yo entiendo lo que me
hiciste
mirame bien, dime quien es el
mejor
 
cerca de ti, irresistible
una actuacion, poco
creible
mirame bien,dime quien es
el mejor
 
Hablemos de una vez
yo te veo pero tu no ves
en esta historia todo esta al reves
no me importa esta vez voy por
ti
 
Hablemos de una vez
siempre cerca tuyo estare
aunque no me veas, mirame
no me importa vez, voy por
ti...
 
Se que hay momentos
que parecen posibles
una mirada, un gesto,
irresistible
mirame bien, dime
quien es el mejor
 
No te das cuenta,
no son compatibles
quita la venda a tus
ojos y miren
mirame bien, dime
quien es el mejor
 
Hablemos de una vez
yo te veo pero tu no
ves
en esta historia todo
esta al reves
no importa esta vez voy
por ti...
 
Hablemos de una vez
siempre cerca tuyo
estare
aunque no veas
mirame
no importa esta vez,
voy por ti...
 
 
Appena la musica finì, partì un applauso generale quasi assordante. Solo una ragazza non applaudiva: Lara, fin dalla prima nota era rimasta immobile, come congelata. Per tutta la durata della canzone Leon aveva guardato quella ragazzina, come se al mondo esistesse solo lei, c’era solo una spiegazione: si era innamorato di un’altra e lei non sen era accorta.
 
-Wow! Credo che sia la canzone migliore che Leon abbia mai scritto! – commentò Francesca.
-È tutto merito della sua nuova musa. – le sussurrò Camilla con fare cospiratorio.
In quel momento arrivò Leon –Vi è piaciuta la canzone? – aveva parlato al plurale ma era ovvio che in realtà gli interessasse davvero solo l’opinione di Violetta, i suoi occhi erano fissi su di lei.  
-Certo che ci è piaciuta. – rispose Francesca scambiando uno sguardo complice con la rossa –Scusate ma ora devo assolutamente andare a cercare Marco! – annunciò guardandosi in torno, fingendo di non aver notato che il fidanzato si trovava in fondo alla sala con Beto e altri ragazzi.
-E io l’accompagno, così intanto vedo dove si è cacciato Diego. – aggiunse la Torres prendendo a braccetto l’amica e in un istante sparirono in mezzo alla folla.
-Grazie ragazze, vi devo un favore. – pensò divertito, a volte Camilla era una vera rompiscatole ma anche una vera amica.
-La tua canzone è bellissima, mi ha fatto emozionare. – si complimentò sincera
-Quanto vorrei che quelle parole fossero per me. – aggiunse mentalmente.
-Ti andrebbe di ballare? – le porse la mano mentre le note della prima canzone risuonavano in tutta la stanza. Afferrò la mano che le porgeva annuendo e si lasciò trascinare in pista.
 
 
Angolo autrice
Ciao a tutti, eccomi con il nuovo capitolo e la prima parte del capitolo dedicato alla festa. In questo capitolo ho dato un po’ di spazio in più a Francesca e Leon canta Voy por ti. Scusate se non mi fermo ma ho molto da fare, un bacio.
 

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Capitolo 9
*** Podemos ***


 
Capitolo 7 – Podemos
 
Dall’altra parte della sala, Ludmilla li osservava senza perdersi neanche una delle loro mosse.
-No, proprio non ci siamo. – pensò scuotendo il capo mentre li osservava ballare sulle note di una canzone da discoteca. –Con un sottofondo simile non accadrà mai nulla di romantico! – rifletté indignata, odiava quando le cose non andavano come voleva lei, per questo doveva assolutamente fare qualcosa! Si guardò intorno in cerca di un idea finché non individuò Andres intento a fare il DJ sul palco –Tranquilli ci pensa Ludmilla a crearvi l’atmosfera adatta. – pensò dirigendosi a passo di marcia verso la postazione del Dj. 
-Andres metti un lento per favore. – disse fermandosi accanto a lui, sembrava una richiesta ma in realtà era un ordine non troppo velato.
-Un lento? Ok appena finisce la canzone. – rispose svogliatamente, era troppo ingenuo per accorgersi del ordine implicito impartitogli dalla bionda.
-No subito! – ribatte Ludmilla voltandolo bruscamente verso di lei. Andres deglutì spaventato dallo sguardo infuocato che si ritrovò improvvisamente davanti.
-Si signore, volevo dire signora! – esclamò facendo immediatamente partire un lento sotto lo sguardo soddisfatto della Ferro che gli rivolse un cenno del capo, prima di affrettandosi a raggiungere il fidanzato. Ora che aveva creato l’atmosfera perfetta era un vero peccato non approfittarne. 
 
***
 
Leon e Violetta ballavano in mezzo alla pista, quando la musica cambiò si fermarono di colpo, come avevano fatto anche tutti gli altri, e si guardarono confusi appena la musica ripartì ad un ritmo più lento e romantico.0
Leon fu il primo a riprendersi e colse al volo l’occasione -Mi concederesti questo ballo? – le domandò porgendole elegantemente la mano.
Sorrise e fece per prenderla ma si bloccò a metà strada, come se all’improvviso si fosse ricordata di qualcosa di molto importante che le impediva di accettare l’invito.
-Vilù, qualcosa non va? – le domandò Leon preoccupandosi nel vederla abbassare lo sguardo.
-Non so ballare i lenti. – ammise con un filo di voce. Li aveva sempre considerati inutili e noiosi, da vecchi. Per questo si era sempre rifiutata di imparare a ballarli e adesso se ne pentiva amaramente.
-Ecco adesso Leon sta ridendo di me! – pensò amareggiata, sentendo la risata del messicano. Avrebbe voluto che il pavimento sotto di lei si aprisse per inghiottirla!
-Tutto qui il problema? – domandò divertito – Ti insegno io. – continuò prendendole delicatamente la mano. L’attirò a sé facendole fare un’elegante giravolta che terminò con un leggero scontro tra i loro petti.
-Metti l’altra mano sulla mia spalla. – sussurrò appoggiando la mano sinistra sul fianco della Castillo che arrossì ma non si ritrasse da quel tocco così piacevole e fece quello che le era stato detto – E ora segui quello che faccio io. – le consiglio iniziando a muoversi seguendo il ritmo della musica.
 
***
 
Camilla osservava con aria sognante le varie coppie danzati. Fino a qualche minuto prima si stava scatenando in mezzo alla pista insieme a Francesca e Nata. La musica era cambiata e le sue amiche era state invitate dai rispettivi fidanzati e lei era andata a sedersi sul palco.
-Sono davvero carini. – pensò guardando Leon e Violetta ballare stretti in un abbraccio che sembrava infinito.
Erano stati i primi a riprendere a danzare dopo l’improvviso cambio di musica e presto erano stati raggiunti dalle altre coppie dello studio: Francesca e Marco, Nata e Maxi, Federico e Ludmilla che stranamente erano stati gli ultimi a buttarsi nella mischia, non prima che la bionda indicasse Vargas e la sua dama al fidanzato sorridendo con l’aria di chi aveva appena vinto alla lotteria.
Si sarebbe preoccupata se non si fosse ricordata che fortunatamente l’italiano era l’unico in grado di bloccare le folli idee della sua ragazza prima ancora che le venissero in mente.
Tornò a guardarsi intorno cercando di individuare il resto dei suoi amici, quando un certo spagnolo le si parò davanti bloccandole la visuale.
-Che ci fai qui tutta sola? Dovresti essere in pista a ballare!
-Un lento da sola? Certo, perché non ci pensato prima? Le ragazze amano ballare i lenti da sole! – commentò ironica.
-Non da sola. – le sussurrò dolcemente – con me! – la prese per i fianchi e prima di rendersene conto si ritrovò stretta tra le sue braccia, il capo appoggiato al suo petto, sentendo il suo respiro caldo tra i capelli.
-Rilassati, non ti mangiò – scherzò allentando leggermente la presa. –È una parola! – penso con il cuore che le batteva forte come il suono di un tamburo – Calmati cuore mio altrimenti siamo spacciati.
  
***
  
-Fortuna che non sapevi ballare i lenti. – le mormorò in un orecchio con un pizzico di divertimento nella voce.
-Se ho imparato così in fretta è tutto merito del mio bravissimo insegnante, ma non diglielo altrimenti si monta la testa. – ammiccò divertita.
-Sarà il nostro piccolo segreto. – stette al gioco appoggiando la fronte su quella di lei. 
Rimasero a guardarsi negli occhi per un tempo che parve infinito e forse non avrebbero smesso di farlo se la dolce melodia che li aveva cullati sino a quel momento non fosse finita. Sostituita da una canzone rock dal ritmo veloce che fece scoppiare la bolla in cui si erano rinchiusi.
Si scambiarono un’occhiata perplessa e scoppiarono a ridere.
-Ti va di andare a bere qualcosa? – domandò indicandole il tavolo delle bibite con un cenno del capo.
-Certo. – accettò accorgendosi solo in quel istante di avere la gol secca, infondo era da più di mezz’ora che ballavano senza fermarsi. La prese per mano e stando attenti a non scontrarsi con qualche ballerino si avviarono verso il tavolo delle bevande.
-Ti stai divertendo? – le chiese porgendole un bicchiere di Coca cola mentre si concedeva qualche minuto per ammirarla da cima a fondo, stupendosi di vederla ogni giorno più bella.
-Non mi sono mai divertita tanto in vita mia! È tutto perfetto! - rise lasciando vagare lo sguardo per tutta la sala. La sua prima festa, ancora non riusciva a crederci, le sembrava di essere in un sogno, e se lo era allora non voleva più svegliarsi, voleva continuare a dormire e a sognare per sempre.
 - Violetta! – si voltò sentendosi chiamare da una voce che conosceva molto bene.
-Zia Angie. – la chiamò vedendola arrivare insieme allo zio e a Rafa Palmer. Un volta raggiunti i due ragazzi, la signora Galindo salutò Leon con un sorriso mentre Palmer si rivolse direttamente alla giovane Castillo.
-Violetta, tua zia mi ha detto che canti divinamente. Mi faresti sentire qualcosa? – le propose impaziente di sentire la voce angelica tanto decantata dalla bella Galindo.
-Sarebbe un onore ma quando?
-Come quando? Subito! – rispose la star mondiale come se fosse ovvio.
Sentendo quelle parole il sorriso sul volto della Castillo si spense – N…non po… posso… - balbettò indietreggiando spaventata. In meno di un secondo Leon e i suoi zii la circondarono, spaventati dalla sua reazione.
-Violetta che ti succede? Ti senti male? – le domandò Pablo allarmandosi nel vedere la nipote sbiancare.
-Si cioè no! – esclamò spostando lo sguardo dal palco ai ragazzi presenti in sala.
–Perdonatemi ma non ci riesco! – sussurrò prima di correre via.
-Violetta! – urlarono i coniugi Galindo pronti a seguirla ma vennero bloccati da un gesto di Leon – Ci penso io, so cosa le è preso. – li rassicurò prima di correrle dietro lasciando i tre adulti senza parole.
 
 
Si chiuse la porta alle spalle e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania dello zio, su cui in mezzo alle tante carte dello Studio spiccava una doppia cornice in argento con dentro due foto: la prima raffigurava i suoi zii, bellissimi e felicissimi nel loro giorno, quello del matrimonio. L’altra invece era stata scattata diversi anni prima nel giardino di casa sua il giorno in cui Pablo e Angie si erano diplomati allo Studio, era in braccio a Galindo, aveva sette o otto anni.
Senti la porta aprirsi e si voltò di scatto pensando di trovarsi davanti i volti preoccupati degli zii.
-Ecco dove ti eri nascosta. – sussurrò Leon entrando nella stanza. – ci hai fatto preoccupare. – aggiunse appoggiandosi sulle ginocchia per arrivare all’altezza del volto della ragazza.
-Mi dispiace. – mormoro abbassando lo sguardo per non rischiare di incrociare gli occhi del altro.
Leon le mise una mano sotto il mento e le fece alzare la testa per poterla guardare dritto negli occhi –Hai paura del palcoscenico?
-No, si, non lo so! – esclamò confusa - Quando mi ha proposto di cantare ero felicissima! Poi mi sono vista su quel palco da sola con tutti gli occhi puntati su di me e mi è preso il panico! – confessò alzandosi in piedi, non riusciva più a reggere il suo sguardo – Non ho mai cantato su un vero palco davanti a tanta gente. – singhiozzò, si sentiva come se scappando avesse deluso tutti. Fece per scusarsi nuovamente ma non ne ebbe il tempo. Improvvisamente si ritrovo seduta in braccio a Leon con la testa appoggiata al suo petto, la stringeva forte a se e contemporaneamente le accarezzava la schiena.
Ricambiò la stretta accoccolandosi istintivamente dentro quel caldo abbraccio che aveva il poter di scacciare ogni paura o brutto pensiero, non si era mai sentita così felice e protetta, neanche tra le braccia del padre.
-Stai tranquilla, la tua è solo ansia da palcoscenico, ti prometto che appena salirai su quel palco e inizierai a cantare tutte le tue paure svaniranno. – la rassicurò dandole un bacio tra i capelli.
-Leon, non voglio salire su quel palco da sola. – ammise alzando lentamente il capo per guardarlo negli occhi – Canteresti con me?
 
***
 
Eccola lì, su un palco per la prima volta ad esibirsi per un mucchio d’estranei. Quante volte aveva sognato questo momento? Tante e spesso il sogno si tramutava in un incubo, ma stavolta non era sola. Leon era al suo fianco pronto a sostenerla e avrebbero cantato la canzone che avevano scritto insieme.
Le prime notte iniziarono a diffondersi mentre si girava verso il messicano, rimanendo colpita dalla sicurezza con cui suonava la testiera.
 
No soy ave para volar,
Y en un cuadro no se pintar
No soy poeta escultor.
Tan solo soy lo que soy.
 
Leon cantò la prima strofa guardandola dritta negli occhi, sperando di riuscire a trasmetterle la calma di cui aveva bisogno. Era certo che le servisse solo un po’ di calma e poi avrebbe brillato.
 
Las estrellas no se leer,
Y la luna no bajare.
No soy el cielo, ni el sol…
Tan solo soy.
 
Iniziò a cantare a sua volta, prima lentamente, poi scambiò uno sguardo con Leon e si voltò verso il pubblico mentre indietreggiava fino ad arrivare accanto al compagno.
 
Pero hay cosas que si sé,
Ven aquí y te mostraré.
En tu ojos puedo ver….
Lo puedes lograr, prueba imaginar.

 
Podemos pintar, colores al alma,
 Podemos gritar iee eê
Podemos volar, sin tener alas…
Ser la letra en mi canción,
Y tallarme en tu voz.

 
L’unione delle loro voci era qualcosa di unico, quasi magico. Sembrava che quelle voci fossero nate per cantare insieme.
 
No soy el sol que se pone en el mar,
No se nada que este por pasar.
No soy un príncipe azul…Tan solo soy.

 
Pero hay cosas que si sé,
Ven aquí y te mostraré.
En tu ojos puedo ver….
Lo puedes lograr, (lo puedes lograr…)
Prueba imaginar.

 
Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, sin tener alas…
Ser la letra en mi canción…

 
No es el destino,
Ni la suerte que vino por mi.
Lo imaginamos…
Y la magia te trajo hasta aquí…

 
Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, si tener alas…
Ser la letra en mi canción…



Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, si tener alas…
Ser la letra en mi canción…
Y tallarme en tu voz.

 
 
La canzone terminò e mentre il pubblico applaudiva Violetta sorrideva raggiante stretta tra le braccia di Leon – Grazie. – gli sussurrò.
Non si era mai sentita più viva e finalmente riusciva a comprendere a pieno il significato della frase preferita di sua madre: cantare fa parte di me.
 
 
Angolo autrice:
Ed eccovi il nuovo capitolo, che dite si commenta da solo. Quasi esclusivamente Leonettoso più una scena Camiego, amo scrive dal punto di vista di Cami, mi viene naturale. Ora vi lascio, fatemi sapere che ne pensate, un bacio. 

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Capitolo 10
*** La decisione di Violetta ***


 

Capitolo 8 – La decisione di Violetta
 
 

-Mi dispiace piccolina ma non posso permettertelo!
-Ma Olga! – sbuffo Violetta infastidita – non andrò da sola allo Studio! Mi accompagnerà…
-Non lascerò che la mia bambina vada in giro con uno sconosciuto! – la interrompe la governante con decisione, le diede le spalle e senza darle il tempo ribattere uscì dalla cucina.
Sbuffò sedendosi su uno sgabello e poggiando la testa sulle braccia. La sera prima era andata a letto molto tardi e quando quella mattina si era svegliata pronta a comunicare agli zii la decisione che aveva preso durante la notte, aveva scoperto che erano usciti molto presto e che Federico era andato a fare colazione con Ludmilla. Così, ricordando la promessa di non uscire più da sola, aveva chiamato Leon. Peccato che Olga non avesse la minima intenzione di farla uscire con, almeno a parere della premurosa governante, un perfetto estraneo.
-Questo è sicuramente Leon. – pensò sentendo suonare il campanello, si alzò per andare ad aprirgli e rimase quasi a bocca aperta nel vederlo conversare amabilmente con Olga che sembrava pendere letteralmente dalle sue labbra. –Persino Olga stravede per lui.
-Buongiorno Vilù. – le sorrise dolcemente.
-Giorno. – ricambiò il saluto abbracciandolo.
Olga li guardava con gli occhi che le brillavano mentre già sentiva la marcia nuziale echeggiare per la stanza.
-Pronta per andare? – domandò accarezzandole dolcemente il braccio.
-Certo che è pronta! – rispose velocemente Olga ricevendo un’occhiata confusa dalla Castillo –Ma se fino a un secondo fa non voleva che uscissi!
Non ebbe nemmeno il tempo di dirle qualcosa, Olga le passo la borsetta e li spinse letteralmente fuori casa.
-Mi raccomando divertitevi e Leon riportala in tempo per cena. – li salutò allegramente prima di chiudere la porta. 
 -Non ci credo! – sussurrò Violetta appena uscirono dal cancello, non riusciva a credere che in meno di due secondi avesse conquistato la sua governante!
-A cosa? – chiese incuriosito dalle sue parole piene di stupore, che avesse fatto qualcosa di sbagliato?
-Fino a due minuti fa non voleva farmi uscire, sembrava quasi che lo spirito di papa si fosse impossessato di lei! - iniziò gesticolando – Poi sei arrivato tu e ha cambiato subito idea. Si può sapere come hai fatto? L’hai stregata! – concluse nei suoi occhi si leggeva un misto tra incredulità e accusa.
-Assolutamente no! – rise il messicano – Se avessi dei poteri magici non li userei mai per una cosa del genere!
-Ah no? Allora per cosa? – domandò mentre nella mente le passavano mille possibili risposte diverse.
Si fermò di colpo voltandosi per guardarla negli occhi – Per convincere un padre troppo protettivo a lasciar uscire la bella principessa dalla sua gabbia dorata. – rivelò sfiorandole il naso con l’indice in una leggera carezza, le sorrise e ricominciò a camminare. Violetta rimase per qualche secondo a guardarlo, sorrise e lo raggiunse prendendolo a braccetto. Sembravano una coppia al primo appuntamento.
-Voglio iscrivermi allo Studio. – esclamò rompendo il silenzio che li accompagnava da qualche minuto.
-Dici sul serio? – chiese stupito. Gli aveva detto più volte che il suo sogno era di frequentare lo Studio ma fino a quel momento non aveva mai espresso il desiderio di farlo senza il consenso del padre. 
-Si, sono stanca di vivere la mia vita chiusa tra quelle quattro mura! Voglio uscire, avere degli amici e fare tutte quelle esperienze che fanno le ragazze della mia età! - continuò voltandosi verso di lui. 
-E con tuo padre come farai? – domandò colpito da tanta determinazione.
-Gli racconto tutto quando torna. Vedrà che so cavarmela da sola e accetterà la mia decisione! – commentò ottimista, doveva esserlo per forza. Se pensava al peggio le sarebbero venuti mille dubbi e non avrebbe fatto nulla.
-E se non lo fa? – chiese senza smettere di guardarla, era così piccola e apparentemente fragile ma aveva l’anima di una Leonessa.
-Passerò i prossimi due anni nella mia prigione dorata e appena sarò maggiorenne scapperò per vivere la mia vita come voglio!
-E io ti aiuterò. – sorrise guardandola dolcemente.
-Davvero? – gli occhi le brillavano, quante volte aveva sognato di vivere un momento del genere con Leon? Talmente tante che ormai aveva perso il conto.
-Certo, potrai contare su di me per qualunque cosa. – sussurrò accarezzandole la guancia col dorso della mano. – Sempre.
- Leon… - mormoro commossa, abbracciandolo di slanciò –Grazie.
 
***
 
-Ancora non riesco a crederci. – sussurrò Galindo ancora visibilmente scosso mentre insieme alla moglie usciva dal reparto di ginecologia del ospedale di Buenos Aires.
-Credici perché è tutto vero! – ridacchiò Angie. Aveva appena fatto la sua prima ecografia, avevano visto il loro bambino per la prima volta e anche se assomigliava più a un fagiolo che a un bambino si erano emozionati moltissimo, Angie aveva pianto e anche Pablo aveva ancora gli occhi lucidi.
-Appena sapremo il sesso mi organizzerò per dipingere la cameretta. – annunciò visibilmente impaziente di svolgere i suoi doveri di padre.
-Ottima idea, ma sei sicuro di farcela da solo? – domandò dubbiosa, Pablo era un uomo in gamba ma non era molto portato per i lavori manuali.
-Dubiti di me? – sussurrò fingendosi offeso – Guarda che sono un vero genio con i pennelli! – ribatte mimando i movimenti di un pittore mentre dipingeva.
-Lo so, ho sposato il nuovo Michelangelo. – ammiccò baciandolo dolcemente.
-Ora andiamo, ho lezione tra venti minuti e non posso dare il cattivo esempio arrivando in ritardo.
 
***
 
-Permesso? – domandò Violetta aprendo la porta del ufficio dello zio e trovandolo vuoto. – Strano, dove potrebbe essere? – sussurrò chiudendo la porta per tornare sui suoi passi.
Si guardò intorno alla ricerca di un modo per passare il tempo, non poteva cercare Leon perché in quel momento era a lezione di musica con Beto, e probabilmente in quel momento anche Angie stava tenendo una lezione, sempre se non si trovava in compagnia del marito.
Iniziò a camminare osservando tutto quello che la circondava mentre immaginava come sarebbe stato bello camminare ogni giorno per quei corridoi in veste di alunna regolare.
-Violetta. - si voltò e vide Francesca venirle in contro seguita da Marco.
-Ciao. - li saluto entrambi con un sorriso mentre l'italiana l'abbracciava e Marco le sorrideva amichevolmente, non aveva scambiato più di due parole con lui ma da quel poco che le aveva raccontato Federico sapeva che era un bravo ragazzo, gentile e onesto.
- Cosa ci fai qui? -  le chiese l'italiana sorridente.
-Volevo parlare con Pablo ma purtroppo non c'è. - spiegò brevemente occultando il perché avesse tanta fretta di parlare con lo zio, non voleva divulgare la sua decisione ai quattro venti prima di averne discusso con quelli che almeno in assenza del padre, erano i suoi tutori.
-Lui e Angie non sono ancora arrivati... - inizio Marco venendo interrotto dalla fidanzata - È molto strano, in genere sono i primi ad arrivare. - che concluse la frase al suo posto.
-Se ti va intanto che li aspetti ti facciamo compagnia noi. - le propose indicando se stessa e il fidanzato.
- Mi piacerebbe molto.  - sorrise entusiasta all'idea di fare nuove amicizie - Però non vorrei disturbavi magari voi...- inizio accorgendosi solo in quel momento che i due erano soli, probabilmente avevano in mente qualcosa di romantico e non voleva fare la terza incomoda.
-Tranquilla non disturbi affatto. - si affretto a rassicurarla Marco notando l'imbarazzo della Castillo.
Leon aveva raccontato a lui e Diego delle insicurezze della giovane dovute al modo in cui era cresciuta, per questo si era ripromesso che se si fosse presentata l'occasione avrebbe fatto di tutto per farla sentire a proprio agio, lo doveva a Leon che era stato uno dei suoi primi amici li allo Studio e l'aveva incoraggiato a non arrendersi con Francesca.
-Marco a ragione e poi stavamo per raggiungere Maxi, Nata e Andres. - aggiunse Francesca intuendo quello che stava pensando.
-Allora va bene. - sorrise seguendoli fino ad alcune poltroncine situate vicino al ufficio del diretto, su cui si trovano una ragazza e due ragazzi.
Appena la vide Andres si alzò di colpo -Tu sei Violetta, la ragazza di Leon! - esclamò facendola arrossire.
-Smettila! Non vedi che la metti in imbarazzo! - lo rimprovero Maxi dandogli un leggero pugno sul braccio. –Ma che ho detto? – si lamentò ricevendo occhiate assassine da tutto il gruppo.  
-Ignoralo, spesso parla senza pensare. - intervenne Nata – A proposito, stavamo parlando di ieri, sei stata bravissima, hai una voce spettacolare. – si complimentò sinceramente colpita dal suo talento.  
 -Anche la canzone è bellissima, l’hai scritta tu? – le domandò Maxi.
-La musica è opera di Leon mentre il testo l’abbiamo scritto insieme. - confessò arrossendo nel ricordare le ore trascorse a scrivere cercando di far combaciare perfettamente musica e parole.
-Guarda Vilù, Angie e Pablo sono arrivati. – l’avvertì Francesca posandole una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.
-Scusate ma devo assolutamente parlare con loro. Ci vediamo. – li salutò prima di correre incontro agli zii.
-Vilù! – la chiamò Angie sorpresa di trovarla allo Studio, che fosse uscita di nuovo di nascosto?
-Tranquilli, sono venuta con Leon che adesso è a lezione. – si affretto a spiegargli, intuendo quello che stavano pensando.
-Va bene, ma cosa ci fai qui?
-Vorrei parlarvi, avete qualche minuto da dedicarmi? – chiese rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.
-Certo, anche un’ora. – scherzò Angie cingendole affettuosamente le spalle con un braccio, stringendola a sé. –Parliamone nel mio ufficio. – aggiunse Galindo facendo segno alle due donne di seguirlo.
 
***
 
Pablo fu l’ultimo ad entrare, chiuse la porta per evitare che qualcuno li disturbasse e si sedette sulla sua poltrona difronte alla nipote.
-Allora, cosa volevi dirci di così importante da non poter aspettare stasera? – chiese sinceramente incuriosito, doveva essere molto importante se non poteva attendere nemmeno un paio d’ore.
-Per me lo è. – ammise la giovane sentendo gli occhi degli zii fissi su di lei. Deglutì sentendosi improvvisamente nervosa senza sapere il motivo. Pablo e Angie non erano come suo padre, loro l’avrebbero lasciata parlare, ascoltando le sue motivazioni. Questa consapevolezza riuscì a calmarla.
– Voglio iscrivermi allo Studio. – annunciò diretta e senza inutili giri di parole –Sono stanca di vivere rinchiusa tra quelle quattro mura. Ho sempre saputo che la musica è la mia strada e quando ieri ho cantato davanti a tutta quella gente ho avuto la conferma di quello che sospettavo da tempo: cantare fa parte di me! Proprio come faceva parte della mamma. – concluse pronunciando l’ultima frase guardando Angie dritta negli occhi, sapeva che lei l’avrebbe capita meglio di chiunque altro.
-E con tuo padre come farai? Sai benissimo che non vuole che tu esca di casa per nessun motivo al mondo. – le ricordo Galindo, per quanto le parole della nipote l’avessero colpito, restava il fatto che odiava mentire, le bugie causavano solo guai e c’erano grosse possibilità che quando quella storia sarebbe finita, Violetta ne sarebbe uscita emotivamente distrutta.
-La prima cosa che farò quando tornerà sarà raccontargli tutto, te lo prometto! Probabilmente mi rinchiuderà in camera, butterà la chiave e metterà le sbarre alla mia finestra ma almeno potrò dire di aver vissuto sei mesi della mia vita come una ragazza normale. – concluse sospirando.
Sapeva che Angie era dalla sua parte, il problema era convincere Pablo che da sempre era il paladino della verità.
Galindo sospirò prendendo un foglio dal primo cassetto della scrivania e porgendoglielo. –Compilalo. – le sorrise complice.
-Grazie zio, sei il migliore! – esclamò alzandosi per abbracciarlo con foga.
Riempì velocemente il modulo in ogni sua parte e con un sorriso che andava da un orecchio al altro lo passò allo zio.
-Perfetto, manca solo il tuo autografo zia Angie! Ce lo concedi? – scherzò passando il foglio alla moglie.
 -Con immenso piacere. – sorrise firmandolo.
Non sapevano che da quel momento la vita di Violetta Castillo sarebbe cambiata per sempre.
 
 
Angolo autrice:
 
Salve a tutti, eccomi qui con un nuovo aggiornamento!
Come vedete rispetto al precedente questo capitolo è meno Leonettoso, infatti ne abbiamo un accenno solo nel primo blocco, negli altri invece il bel Vargas non appare ma non temete tornerà nel prossimo capitolo.
Un bacione, alla prossima!

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Capitolo 11
*** Nuove amicizie ***


 

Capitolo 9 – Nuove amicizie

 
 
Violetta Castillo uscì dall’ufficio del direttore a cuor leggero, tra soli tre giorni si sarebbero tenuti gli esami di ammissione e si sentiva pronta ad affrontali soprattutto quello di canto, a dirla tutta si sentiva un po’ insicura per l’esame di danza ma era sicura che Leon, Federico e Ludmilla l’avrebbero aiutata.
Continuò a camminare tranquillamente immaginando come sarebbe stato frequentare le lezioni e fare nuove amicizie. Finalmente avrebbe vissuto come ogni ragazza delle sua età, una vita vera fatta di scuola, amici, uscite di gruppo e magari avrebbe avuto anche un ragazzo ma non uno qualunque, voleva Leon, sarebbe uscita solo con lui, non avrebbe mai permesso a nessun altro di corteggiarla o peggio baciarla.
Ad un tratto una musica forte e piena di ritmo la risvegliò dai suoi pensieri attirandola a se, sorridendo la seguì, curiosa di scoprire chi la stesse suonando, proveniva dall’aula di musica, si avvicinò silenziosamente e vedendo che la porta era aperta si affacciò per vedere con i propri occhi.
 
 

Yo se que tu eres para mi
me siento tan cerca de ti
abrázame y descubrirás
que con un beso no te iras jamas
 

 
Erano Leon e la band! Che stupida, come aveva fatto a non riconoscerli subito? Si appoggiò alla porta stando attenta a non farsi vedere.
Tutti e cinque erano bravissimi, pieni di talento e passione, si vedeva che nella loro musica ci mettevano anche l’anima, inevitabilmente il suo sguardo cadde su Leon che anche con la chitarra dietro la schiena riusciva a muovere con un’eleganza e un’agilità degne di un felino e come ogni volta che lo sentiva cantare non riusciva a non guardarlo estasiata.
 

Yo se que tu eres para mi
me siento tan cerca de ti
abrázame y descubrirás
que con un beso no te iras jamas.
 

 
Appena finito di cantare i ragazzi sobbalzarono sentendo degli applausi, si voltarono immaginando di trovarsi davanti Camilla, Nata o Francesca e rimasero piacevolmente sorpresi nel trovarsi davanti una raggiante Violetta.
-Allora com’è andata? – domandò Leon curioso di scoprire se era riuscita a convincere i suoi zii.
-Farò gli esami di ammissione! – sorrise mostrandogli il segno della vittoria.
-È fantastico! – esultò Leon abbracciandola.
- Sarà fantastico avere come compagna una ragazza talentuosa come te. – ammise Brodway che come gli altri era rimasto colpito dall’interpretazione della ragazza.
-Grazie ma non sono poi così talentuosa. – arrossì imbarazzata da quel commento ma felice che la considerassero già parte del gruppo.
-Stai scherzando? – rise Diego –Ieri sera hai brillato su quel palco! Persino una mezza calzetta come Leon sembrava pieno di talento al tuo fianco. – scherzò divertendosi a provocare il suo migliore amico con l’ultima frase.
-Che simpatico. – borbottò Vargas sorridendo. Era abituato alle frecciatine di Casal, facevano parte del loro rapporto.
-Diego ha ragione! – intervenne Andres – Brillavi come una stella, tu e Leon siete stati fantastici! Siete nati per cantare insieme! – esclamò eccitandosi solo ricordando l’esibizione della sera prima.  
Violetta arrossì iniziando a mordersi il labbro imbarazzata così come Leon che però riusciva a nasconderlo abbastanza bene. Lanciò un’occhiata ai suoi amici che esibivano tutti dei sorrisetti maliziosi, tutti tranne Andres che a stento si accorse di averli messi in imbarazzo con quella frase detta con tutta l’innocenza di questo mondo, sposto lo sguardo sull’amica, era tutta rossa e incredibilmente tenera, forse era meglio portarla via prima che uno di quei quattro aprisse nuovamente bocca facendola morire d’imbarazzo – Ti va se ti porto in un posto? – le sussurrò in un orecchio, provocandole mille piccoli brividi lungo tutta la colonna vertebrale.
-Certo. – rispose guardandolo di sottecchi, si sentiva talmente in imbarazzo che temeva di non riuscire a sostenere il suo sguardo.
-Allora andiamo! – affermò entusiasta prendendole dolcemente la mano. –A dopo ragazzi. – li salutò trascinando via la ragazza, dandole appena il tempo di salutare tutti con un cenno della mano.
 

***
 

-Dove stanno correndo Leon e Violetta? – domandò Camilla entrando nell’aula di musica – Li ho appena incrociati e sembrava che il diavolo in persona li stesse inseguendo!
-Il Diavolo? – urlò Andres, rischiando di rompere i timpani di tutti i presenti – Presto, dobbiamo correre ad aiutarli! – esclamò mettendosi a correre verso la porta, fortunatamente Diego fu più veloce e l’afferrò velocemente per il colletto della camicia. –Non urlare! È solo un modo di dire. – borbottò bruscamente. 
-Un modo di dire? - ripeté Andres confuso. -Si, solo un modo di dire, non ce nessuno che li insegue, tanto meno un diavolo. - spiegò Maxi cercando di farsi capire dall'ingenuo amico, ci mancava solo che li inseguisse mettendoli ancora di più in imbarazzo.
-Fatemi indovinare, avete messo in imbarazzo Violetta? – chiese Camilla anche se più che una domanda sembrava un’accusa. – Anzi no, non rispondete sono certa che siete stati voi due! – li accusò indicando Diego e Brodway – Maxi non lo farebbe mai e Andres è troppo ingenuo, perciò la colpa è sicuramente vostra!
-Mi dispiace deluderti ma io e Diego non centriamo nulla. – intervenne il brasiliano alzando le mani davanti al volto. –È stato Andres a metterla involontariamente in imbarazzo.
-Cosa? È la seconda volta in meno di tre ore! – lo rimproverò fulminandolo con lo sguardo.
-Non l’ho fatto apposta, lo giuro! – urlò prima di correre via spaventato dalla furia della rossa che non era di certo famosa per il suo carattere tranquillo.
-Ti insegno io a tenere la bocca chiusa! – urlò a sua volta lanciandosi all’inseguimento.
-Non dovremo aiutarlo? – chiese Brodway osservandoli correre per tutto lo studio attraverso la finestra a vetri dell’aula.
-E riversare la furia di Camilla Torres su di noi? No grazie! – obbiettò Maxi, ricordava le rare volte in cui aveva assaggiato la furia della Torres, esperienze che non avrebbe ripetuto nemmeno per tutto l’oro del mondo.
-Godiamoci la scena e fermiamola solo in caso di estrema necessità. – sentenziò Diego raccogliendo un consenso generale – Non vorrete mica rimanere senza batterista? 
 

***

 
Lara se ne stava seduta nel box della pista di motocross ripensando a quello che aveva visto la sera prima.
Leon era davvero innamorato di quella ragazza, glielo leggeva negli occhi. Era da qualche tempo che si era accorta che qualcosa nel suo pilota stava cambiando, spesso era distratto e aveva perso il conto di tutte lo aveva beccato a guardare il telefono con aria sognante. E finalmente ieri sera aveva capito: Leon Vargas era innamorato. Sospirò, aveva perso l’occasione, non le restava che accettarlo e sperare che la sua cotta sparisse presto, era pur sempre un suo caro amico e non aveva intenzione di perderlo.
-Lara! – si sentì chiamare da una voce fin troppo conosciuta. Si alzò in piedi cercando di capire da dove provenisse e lo vide arrivare insieme alla ragazza di ieri.
-Persino vedendoli camminare vicini viene automaticamente da pensare che sono una bella coppia. – pensò guardandoli mentre le venivano incontro, solo in quel momento si accorse che Leon indossava già la sua tuta da motocross, che volesse fare qualche giro di pista? Strano, in genere la chiamava per avvertirla.
-Eccoti, spero che non ti dispiaccia se sono piombato qui all’improvviso, ma volevo mostrare a Vilù la mia seconda passione.
-Tranquillo tanto la tua moto è già pronta. – minimizzò facendo un cenno della mano. – Sono Lara. – sorrise porgendo amichevolmente la mano all’accompagnatrice di Leon, era curiosa di conoscere caratterialmente la ragazza che in poco tempo era riuscita a fare quello che lei non era riuscita in mesi di tentativi.
-Piacere Violetta. – sorrise timidamente stringendogliela. La meccanica dovette ammettere che era bella con quel visetto da bambolina e l’aria innocente, dal modo in cui si guardava intorno sembrava che vedesse il mondo per la prima volta.
Solo guardandola ti veniva voglia di proteggerla, forse era proprio tutta questa innocenza quasi fiabesca ad attirare Vargas che a volte con i suoi modi galanti e quasi cavallereschi ricordava il classico principe azzurro delle favole.
-Allora vado in pista. Mi raccomando Lara, te l’affido. – sorrise a entrambe prima di allontanarsi.
-Tranquillo è in ottime mani! – gli urlò dietro per rassicurarlo.
Si guardarono per qualche istante senza sapere cosa dire, la meccanica non sapeva come comportarsi, avrebbe dovuto odiarla ma non ci riusciva. Non era colpa di Violetta se Leon aveva perso la testa per lei. Al cuor non si comanda e come aveva deciso prima del loro arrivo, doveva solo farsene una ragione, forse ci avrebbe messo un po’ ma era certa di riuscirci.
Violetta non si sentiva molto a proprio agiò. Quando Leon le aveva proposto di portarla in un posto aveva subito pensato ad un luogo romantico rimanendo delusa quando aveva nominato la pista di motocross, almeno finché non gli aveva spiegato perché quel posto per lui era importante quasi quanto lo Studio On Beat: quando correva dimenticava tutti i cattivi pensieri e quando scendeva dalla moto riusciva a pensare di nuovo con lucidità.
Silenziosamente si avvicinò al recinto, poggiò le mani sul legno e rimase a fissarlo.
-Ti piace molto. – la voce di Lara la fece sobbalzare –No! È solo un amico. – mentì arrossendo.
-Non mentirmi, ho visto come lo guardi. – le sorrise appoggiandosi al recinto –Esattamente come lo guardo io e lui guarda te. – concluse mentalmente.
-Si nota molto? – domandò guardandola di sottecchi.
-Giusto un pochino. – ridacchiò – Ma tranquilla lui non l’ha capito. – aggiunse guardandola sorridere come una che era appena stata sgamata, infondo non bisognava essere veggenti per prevedere la sua domanda. Per un attimo fu tentata di rivelarle che i suoi sentimenti erano ricambiati ma non lo fece, non erano affari ed era certa che sarebbe stata molto più felice sentendolo uscire dalle labbra di lui.
Sorrise alla meccanica, non era poi così male come se l’era immaginata. Tornò con gli occhi sulla pista dove Leon si stava cimentando in alcune acrobazie. –Wow! E fantastico! -  pensava con gli occhi che le brillavano.
-Che spaccone! – pensò Lara scuotendo divertita guardandolo cimentarsi in alcune mosse semplice ma di grande effetto specie con chi non conosceva bene il motocross come Violetta.
All’improvviso Leon cadde dalla moto sollevando un polverone intoro a se.
–Leon! – urlarono entrambe iniziando a correre verso di lui. Fortunatamente non fu una brutta caduta, si sollevo da terra mettendosi seduto dopo qualche secondo di confusione e si tolse il casco lasciandolo cadere a terra mentre respirava a pieni polmoni, non era rimasto ferito però anche non lo avrebbe mai ammesso durante la caduta si era spaventato molto e per attimo aveva temuto di farsi male seriamente.
Violetta fu la prima a raggiungerlo. –Leon, stai bene? – domandò preoccupata inginocchiandosi al suo fianco.
-Si tranquilla, sto bene. – la rassicurò voltandosi completamente verso di lei e notando che aveva gli occhi lucidi ma non ebbe il tempo di dirle nulla di rassicurante che se la ritrovo tra le braccia mentre singhiozzava, non poté far altro che stringerla forte a se, sentendosi un verme per averla fatta spaventare in quel modo, e dire che aveva fatto il cretino sulla moto solo per attirare la sua attenzione.
-Come hai fatto a cadere? – chiese dopo qualche minuto interrompendo il loro abbraccio, aveva smesso di singhiozzare capendo che Leon stava bene.
-Te lo spiego io. – rispose Lara freddamente facendoli sobbalzare, si erano dimenticati di non essere soli, si voltarono verso la meccanica che a sua volta fissava il messicano con uno sguardo assassino.
-La prossima volta che vuoi fare il cretino sulla moto per far colpo su Violetta avvertimi così te ne proccuro una adatta e non rischi di rovinare una delle mie bambine! – gli urlò indicando la moto buttata a terra non lontano da dove si trovavano loro. Non sembrava in pessime condizioni ma dopo essersi accertata che Vargas fosse tutto intero la ragazza era corsa a controllare la moto e probabilmente aveva notato qualcosa di rotto.
-E non contento hai pure terrorizzato la povera Violetta, ora corri a darti una ripulita e poi le offri un enorme gelato per farti perdonare e già che ci sei preghi che il danno alla moto non sia grave, altrimenti la prossima volta te la ripari da solo. – concluse dandogli uno scappellotto dietro la nuca.
-Ehi! È così che tratti un amico ferito! – cercò di sdrammatizzare Leon intuendo di averla fatta davvero arrabbiare.
-Leon Vargas corri immediatamente a fare quello che ti ho detto! – gli ordino fissandolo severamente.
-Agli ordini! – esclamò alzandosi in piedi, fece un segno del capo alla Castillo come a dirle che sarebbe tornato subito e corse verso gli spogliatoi.
Appena fu abbastanza lontano Violetta si avvicino a Lara –Mi dispiace è…- iniziò venendo subito interrotta.
-Non è colpa tua! – scosse il capo sorridendole, improvvisamente non sembrava più così arrabbiata. –Mi dispiace di avergli urlato contro ma oltre ad aver quasi rovinato la moto ha rischiato di farsi male seriamente e forse così capirà di non aver bisogno di fare lo spaccone con te, ti ha già conquistata o sbaglio? – ammiccò facendola arrossire.
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, era appena nata una nuova amicizia.  
 
 
Note autrice:
Salve a tutti, per prima cosa mi scuso per il ritardo, avrei dovuto aggiornare sabato ma tra una cosa e l’altra non sono riuscita a finire il capitolo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che ve ne pare della svolta di Lara? Non ve l’aspettavate?
Ringrazio chi ha recensito, cercherò di rispondervi in serata, un bacione.
 

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Capitolo 12
*** Verso un sogno ***


 
Capitolo 10 – Verso un sogno
 
 
 
       
Lena camminava velocemente per il parco quando vide Violetta vicino al chiosco dei gelati.
-Che ci fa qui da sola? – pensò avvicinandosi per salutarla ma si bloccò vedendo comparirle accanto Leon Vargas con in mano due gelati, porgergliene uno sorridendole dolcemente.
-Appuntamento romantico, meglio non disturbarli! – pensò divertita. Ricordandosi solo in quel momento che non aveva molto tempo per chiacchierare, sua sorella e Maxi l’aspettavano al Resto Band e se non si fosse sbrigata sarebbe arrivata in ritardo, era una cosa che odiava fin da bambina, preferiva essere lei ad aspettare anziché farsi attendere.
Incominciò a correre, cercando di non travolgere nessuno nella sua folle corsa verso il locale che da sempre era il punto di ritrovo preferito degli allievi dello Studio On Beat. 
Si fermo solo quando arrivò davanti alla porta del locale per riprendere fiato e darsi una veloce sistemata ai capelli che durante la corsa si erano tutti scompigliati, sembrava che si fosse appena alzata dal letto!
Entrò guardandosi in torno, era un posto carino, pieno di colori, dove si respirava un’aria confortevole che in un certo senso ricordava quella di casa e forse fu proprio per questo che si rilassò iniziando a sentirsi finalmente a proprio agiò. Vide la sorella seduta insieme a Maxi e Brodway in uno dei tavolini vicino al palco e li raggiunse.  
-Ciao a tutti! – li salutò sedendosi nel unico posto libero accanto al brasiliano.
-Tutto apposto? – le domandò Maxi preoccupandosi nel notare il suo respiro leggermente affannato.
-Sì, ero in sala prove e non mi sono accorta dell’ora così ho fatto una corsa per non arrivare tardi. – spiegò sorridendo.
-Ecco i vostri frullati! – esclamò Luca, fratello maggiore di Francesca e proprietario del bar.    
-Grazie Luca. – sorrise il rapper aiutandolo a distribuire i bicchieri.
-Di nulla, se avete bisogno sapete dove trovarmi. – sorrise prima di tornare a lavoro. Era una specie di fratello maggiore per tutti, trovava sempre il modo di aiutarli e spesso e volentieri li lasciava esibire nel locale, aveva persino montato un palco solo per loro e trasformato il retro del locale in una piccola sala prove.
-E questo? – domandò Lena indicando il bicchiere che il rapper le aveva messo davanti.
-Fragola e pesca, te l’ho ordinato io. – rivelò Nata con fare premuroso.
La più piccola sorrise per ringraziarla e iniziò a bere. Adorava la sua sorellona, era forte e piena di talento, peccato che fosse così insicura da non rendersene conto, fortunatamente c’era Maxi a prendersi cura di lei e a darle sicurezza. Ecco un’altra cosa che un po’ invidiava alla sorella, anche lei sperava un giorno di incontrare qualcuno che l’amasse come Ponte amava sua sorella.
-Allora sei pronta per l’audizione? – domandò Brodway parlando per la prima volta da quando era arrivata.
Annui appoggiando il bicchiere quasi vuoto sul tavolo – La canzone è pronta però ho ancora qualche dubbio sulla coreografia, so che Gregorio è un’insegnante severo che non accetta meno dell’eccellenza e voglio fargli una buona impressione.     
-Se vuoi posso darti una mano. – propose – Non per vantarmi ma sono il miglior ballerino dello Studio. – annunciò senza riuscire a nascondere una nota d’orgoglio nella voce. Non ne dubitava, aveva sentito più volte i due piccioncini elogiare il brasiliano per il suo talento nella danza e doveva ammettere di sentirsi lusingata per la sua proposta.
-Va bene. – accettò entusiasta. –Un aiuto non può nuocermi. – pensò ottimista, l’idea di avere qualcuno al suo fianco mentre provava le dava sicurezza.
 
 
 
***
 
 
 
-Allora è deciso, fino al ritorno di tuo padre faremo a meno dell’istitutrice. – commentò Roberto sorridendo alla figlioccia – Ti senti pronta? – le domandò premurosamente riferendosi al esame che si sarebbe tenuto il giorno seguente.  
-Prontissima, domani darò il massimo! – esclamò piena di entusiasmo. Aveva trascorso gli ultimi tre giorni a perfezionare “En mi mundo” e la sua coreografia per la prova di danza grazie al aiuto di Federico, Ludmilla e soprattutto di Leon che in quei giorni aveva persino trascurato le prove con la sua band pur di aiutarla a sentirsi più sicura e a prepararsi ad affrontare l’esame di ammissione al meglio delle sue capacità.
-Ovvio, la mia piccolina domani li stenderà tutti! – decretò Olga con orgoglio. Violetta rise, nessuno credeva in lei più della sua adorata governante che l’aveva vista crescere e poteva considerarsi la sua seconda mamma.
-Sono certa che sarai fantastica! – sorrise Angie stringendola a sé. – Ricorda che anche se io e Pablo non faremmo parte della tua commissione d’esame saremmo comunque lì a sostenerti.
-Lo so. – sorrise, non ebbe il tempo di aggiungere altro che il suo cellullare iniziò a suonare, lo prese svogliatamente e guardo il nome sul dispay: Leon.
Si alzò di scatto attirando su di se gli sguardi dei presenti –Vado a rispondere in camera. – sussurrò correndo su per le scale prima ancora di finire la frase.
In pochi secondi raggiunse la sua stanza e vi entrò chiudendo la porta, sola allora rispose – Pronto.
-Violetta, ti ho disturbato? – domandò preoccupato.
-Che dolce! – pensò sorridendo mentre appoggiava una mano sul cuore, le bastava sentire il suono della sua voce per farlo battere come un tamburo. –No, tu non mi disturbi mai. – mormoro arrossendo, quelle parole le erano uscite di getto. Il cuore le aveva sussurrate e non aveva potuto impedire che le uscissero dalla bocca.
Dall’altra parte del telefono Leon sorrise lasciando che quella dolce frase gli riempisse la mente e il cuore. –Come ti senti?
-Bene, in realtà sono un po’ nervosa per domani ma darò il massimo, puoi stare tranquillo. – rispose sedendosi sul letto.
-Lo so, vuoi che passi a prenderti?
Sorrise, le sarebbe piaciuto andare allo Studio con Leon, però si conosceva abbastanza da sapere che l’indomani avrebbe avuto i nervi a fior di pelle e l’ultima cosa che voleva era prendersela con lui e rischiare di buttare all’aria il bellissimo rapporto che stavano lentamente creando. Meglio non rischiare!
-Mi piacerebbe molto ma ho già promesso a Roberto che mi avrebbe accompagnata, ci tiene molto e non vorrei che ci rimanesse male. – rispose, non era una bugia, Roberto si era davvero offerto di accompagnarla e aveva accettato. –Ci vediamo direttamente lì?
-Certo, non me la perderei per nulla al mondo. – la rassicurò, gli dispiaceva non poterla accompagnare ma capiva che aveva tante persone che l’amavano e non poteva pretendere di averla sempre tutta per se, almeno non finché sarebbero stati solo amici.
 -Leon, grazie. – non sapeva neanche perché lo stesse ringraziando, forse perché c’era sempre per lei e la capiva come nessun altro.
-Di niente, ora riposati, domani è il tuo grande giorno e ti voglio in piena forma. – ordinò scherzosamente facendola ridere.
-Buona notte Leon. – sussurrò dolcemente.
-Notte Vilù.
   
 
***
 
 
Il giorno dopo Violetta entrò allo studio da sola e iniziò a guardarsi intorno, era pieno di ragazzi e ragazze che come lei desideravano diventare allievi regolari della scuola e iniziare il cammino che li avrebbe portati a realizzare i loro sogni.
Intorno a lei si respirava un’aria ricca di aspettative, speranza ma anche ansia e nervosismo per la difficile prova che li attendeva
-Violetta! – si voltò sentendosi chiamare, era Lena che le si avvicinava sorridendo, anche se cercava di nasconderlo si notava che anche lei era abbastanza nervosa.
-Ciao Lena! – la salutò allegramente, era l’unica persona che poteva davvero capirla in quel momento. –Pronta?
-Abbastanza, ho fatto del mio meglio, comunque andrà non avrò rimpianti. – rivelò la più piccola, ci aveva pensato molto e aveva deciso che se fosse andata male l’avrebbe presa con filosofia e avrebbe ripetuto ritentato l’anno successivo, dopotutto era più piccola della maggior parte degli altri studenti e le occasioni non le sarebbero mancate. –Tu? – domandò tornando a rivolgerle la sua completa attenzione.
-Nervosa. – ammise semplicemente, al contrario di Lena era certa che quella sarebbe stata la sua unica occasione di realizzare il suo sogno e di dimostrare a sua padre che non era più una bambina e che poteva cavarsela anche fuori dalle mura domestiche. Si scambiarono un sorriso e si persero ognuna nei propri pensieri.
-Ciao ragazze, siete qui per l’esame di ammissione?
Alzarono contemporaneamente lo sguardo, davanti a loro c’era un ragazzo dai corti capelli neri e la faccia simpatica con in mano un Ipad.
-Si e tu saresti? – domandò Lena dubbiosa, che voleva quello strano tizio da loro? Non vedeva che erano già nervose per le prove senza bisogno delle sue domande inopportune?
-Sono Dj e sono il conduttore e ideatore della “Campana del gossip” il nuovo show di You Mix che parla dei gossip più scontanti dei talenti dello Studio On Beat. – spiegò con gli occhi brillanti di eccitazione, era evidente quanto tenesse alla sua creatura.
-Mi concedereste un’intervista?
-No! – esclamò la Castillo di getto. L’ultima cosa che voleva era che suo padre scoprisse tutto tramite uno stupido programma di gossip su internet.
-Idem, non ho intenzione di concedere interviste in un momento come questo. – concordo Lena, non sapeva perché l’altra avesse usato quel tono ma era d’accordo con lei.
-Helena Hernadez! – la chiamò Gregorio – È il suo turno!
-Buona fortuna! – le augurò Violetta appoggiandole una mano sulla spalla.
-Grazie Violetta. – sorrise dirigendosi verso l’aula, prima di entrare si voltò nuovamente verso la Castillo in cerca di sostegno, Dio solo sapeva quanto si stesse pendendo di aver costretto Nata, Maxi e Brodway a prometterle di non farsi vedere prima del suo esame, fortuna che aveva incontrato Violetta altrimenti sarebbe entrata nel pallone.
-Violetta, allora me la concedi un’intervista? – riprovò Dj, aveva l’aria di uno che non avrebbe mai accettato un no come risposta.
-Ho detto di no! – ripete bruscamente la giovane, non aveva intenzione di rischiare di giocarsi la sua unica occasione per un’intervista – Mi dispiace, ma non posso. – aggiunse accorgendosi di essere stata un po’ troppo brusca.
-Dai che ti costa? – continuò a insistere, sembrava non accorgersi che la stesse infastidendo.
-Dj lasciala stare! Ti ha detto che non vuole! – esclamò Camilla avvicinandosi come una furia, seguita da Diego.      
-E va bene! – sbuffo prima di allontanarsi, se fosse arrivata solo la rossa non avrebbe avuto problemi a insistere ancora ma con Casal nei paraggi era meglio non rischiare.
-Perdonalo, è un bravo ragazzo, solo un po’ insistente. – spiegò la Torres poggiandole una mano sulla spalla come per darle sostegno. Sperava che Dj non l’avesse turbata, altrimenti avrebbe fatto i conti con lei.  
-Quel babbeo è un po’ troppo insistente per i miei gusti. – commentò Diego incrociando le braccia al petto, che Dj non gli piacesse non era un mistero, il vero enigma era il perché di quella antipatia. Forse per il mondo in cui guardava la sua migliore amica? Non lo sapeva neanche lui ma una cosa era certa: quel messicano non gli piaceva a pelle.
-Non guardarmi così Cami, sai come la penso. – esclamò vedendo l’occhiata di fuoco lanciatagli dalla ragazza che alzò gli occhi al cielo. Con la coda del occhio guardò Violetta che fino a quel momento era rimasta in silenzio, Leon aveva detto che era abbastanza timida, magari stuzzicandola poteva aiutarla a sciogliersi un po’.
-I messicani sono molto assillanti, meglio gli spagnoli! Vero Violetta? – le domandò certo che avesse capito a cosa, o meglio a chi si stesse riferendo.
-Ecco… io… - balbettò imbarazzata. Diego sorrise e ignorando l’ennesima occhiataccia di Camilla continuò a stuzzicarla – Dimenticavo che preferisci i messicani. – ammiccò alludendo a quello che la ragazza provava per Vargas.
 -È ovvio! Siamo i migliori! – esclamò Leon avvicinandosi a Violetta e cingendogli le spalle con un braccio, stringendola a se. Era il momento di smettere di pensare e iniziare ad agire, cosi da dimostrarle quello che provava davvero per lei.
-Sempre modesto amico. - rise Diego attendendo la risposta tagliente del amico.
-Violetta Castillo! – la chiamò Gregori uscendo dall’auditorium, rivolse un ceno del capo al figlio e posò lo sguardo sulla ragazzina che sentendosi chiamare era sbiancata.
-Un attimo e arriva! – intervenne Leon sentendola irrigidirsi tra le sue braccia. Tirò un sospirò di sollievo vedendo il professore annuire e tornare dentro l’aula.
-Ehi, stai tranquilla, andrai alla grande. – sussurrò stringendola a se per rassicurarla.
-Leon ho paura. – mormoro aggrappandosi a lui.
Le prese il mento con una mano e lo sollevò delicatamente per potersi specchiare nei suoi occhi. -Non c’è niente di cui aver paura. Devi solo entrare lì dentro e mostrare a tutti un po’ di quella meravigliosa luce che vedo ogni volta che ti guardo. – le sussurrò dolcemente infondendole coraggio.
-Grazie Leon. – sorrise sciogliendo l’abbraccio. Si guardarono per un attimo, poi si voltò e corse verso l’aula, verso il suo sogno.
 

Angolo autrice:
 
Ciao a tutti, chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma ormai dovreste conoscermi sono una ritardataria cronica.
Ma bando alle ciance e passiamo al capitolo, la prima parte è dedicata a Lena e viene accennato il personaggio di Luca, non dimenticatevi di lui, più in là, la sua strada si intreccerà con quella di un altro personaggio.
Poi abbiamo vari momenti Leonetta, Dj e un piccolo accenno Camiego.
Vi lascio il mio accaunt twitter così se qualcuno vuole farmi qualche domanda può farlo li:  https://twitter.com/ChibiRoby
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, un bacione alla prossima.
 
 

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Capitolo 13
*** Non pensare e goditi il momento ***


 

Capitolo 11 - Non pensare e goditi il momento
 
 

 
Violetta uscì dagli spogliatoi, anche l’esame di danza si era concluso e non le restava che aspettare il giorno successivo per avere i risulti.
-Sei stata fantastica! – l’accolse Leon stringendola tra le braccia, aveva assistito ad entrambe le prove senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso, era così fiero di lei.
-Grazie. – sorrise – Non so proprio come arriverò a domani, muoio dalla voglia di scoprire se sono stata ammessa!
-Ho la soluzione per il tuo problema! – disse Leon, era l’occasione che stava aspettando.
-Quale sarebbe? – domandò curiosa. Che volesse proporle di passare il pomeriggio insieme? Sarebbe stato fantastico ma sicuramente non era così, Leon non provava i suoi stessi sentimenti.
-Ti fidi di me? – chiese amicandole e porgendole la mano.
Annuì stringendogli forte la mano, se gliela avesse chiesto l’avrebbe seguito ovunque, anche a piedi nudi lungo un campo di rovi.
-Allora andiamo. – sorrise furbo facendo intrecciare le loro dita prima di condurla fuori dallo studio.
In quel momento Ludmilla uscì dall’aula di musica e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della sua pupilla.
-Dove si sarà cacciata? – sussurrò non riuscendo a vederla da nessuna parte, vide Nata parlare con la sorella accanto all’ingresso, e decise di raggiungerle, forse l’avevano vista.
-Avete visto Violetta? – domandò avvicinandosi alle sorelle.
-L’ho vista uscire due minuti fa insieme a Leon, sembravano pronti per un appuntamento romantico. – rispose Lena indicando l’uscita con un sorriso malizioso appena accennato.
Ludmilla sorrise raggiante –Grazie Lena! – esclamò euforica prima di correre a cercare il fidanzato con un sorriso trionfante dipinto sul volto, mancava solo un giorno allo scadere della scommessa ed era sicura di avere la vittoria in pugno. Ludmilla Ferro vinceva sempre e comunque.
 
 
 
***
 
 
 
Violetta e Leon passeggiavano per il parco tenendosi per mano, da quando avevano lasciato lo Studio nessuno dei due aveva aperto bocca, temevano entrambi che con le parole avrebbero potuto rovinare il momento e poi a volte le parole erano inutili, bastavano i gesti per far arrivare il messaggio. Così si limitavano a guardarsi di sottecchi scambiandosi un sorriso ogni volta che incrociavano lo sguardo dell’altro.
-Sono anni che non vengo qui. – ammise Violetta guardandosi intorno, era tutto come lo ricordava. –Da piccola ci venivo spesso con mia madre e Angie. – sorrise nostalgica, le mancavano quei momenti spensierati e pieni di risate.
-Mi dispiace, non volevo rattristarti. – sussurrò Leon lasciandole la mano per stringerla dolcemente a se.
-Non sono triste, è solo un po’ di nostalgia. – spiegò ricambiando l’abbraccio –Tutti i ricordi più belli legati alla mia mamma sono qui. - sorrise indicando con un gesto il prato. –Ricordo che quando era liberà passavamo interi pomeriggi qui a giocare e a mangiare le sue amate… mele caramellate. – concluse notando un venditore ambulante che le vendeva.
Leon notò il modo in cui osservava il carretto, sorridendo la riprese per mano e la condusse fino ad esso. –Buongiorno, una mela caramellata per favore.
-Subito. – sorrise il vecchio venditore, prese una mela e la porse alla ragazza
–Grazie. – sussurrò prendendola mentre con la mano libera apriva la piccola borsa che portava a tracolla per prendere il portafogli ma Leon fu più veloce e pagò per lei.
-Grazie ma non ce n’era bisogno. – disse quando si furono allontanati.
-Si invece. – la contradisse dolcemente – Ti ho invitato io, perciò lasciami fare il gentiluomo. – ammiccò porgendole il braccio.
-Va bene. – acconsentì arrossendo, accettò il braccio che le offriva sentendosi la protagonista di un film dove una ragazza comune incontrava e finiva per innamorarsi di un principe. Non sapendo cosa dire diede un morso alla sua mela caramellata rendendosi conto che aveva un sapore diverso, era molto più buona di quelle che ogni tanto le portavano Pablo e Angie.
-Buona? – le chiese notando che dopo averla morsa gli occhi della ragazza sembravano brillare.
Annui ingoiando il boccone prima di parlare. –Assaggia. – disse avvicinandogliela.
-Perché no? -  penso mordendola.
Nessuno de due si accorse che quello fu il loro primo bacio indiretto.
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Camilla si era appoggiata al muro di fronte all’aula professori –Uffa! Ma quanto ci mette! – sbuffo sbattendo nervosamente il piede. In quel momento la porta si aprì e Diego uscì richiudendosela alle spalle.
-Allora che ti ha detto? – domandò spuntandogli all’improvviso davanti.
Casal sobbalzò colto di sorpresa ma non lo diede a vedere, aveva una reputazione da mantenere e in più non voleva darle la soddisfazione di averlo spaventato altrimenti glielo avrebbe rinfacciato a vita.
-Ha detto che dovremo aspettare domani. – rispose ripetendo le parole del padre, escludendo la paternale “Solo perché se il figlio di un professore non puoi sempre sapere tutto prima dei tuoi compagni” ma quella era sicuramente dovuta alla presenza di Beto. Era stato uno sciocco a porgli quella domanda davanti a un altro insegnante, la prossima volta avrebbe aspettato che fossero soli, avrebbe ricevuto la stessa ricevuto la stessa risposta ma almeno si sarebbe risparmiato una lunga paternale a cui nessuno dei due credeva.
-Lo immaginavo. – ammise incrociando le braccia al petto –Che senso ha essere amica del figlio dell’insegnante se non puoi neanche sapere in anticipo se la tua amica è stata ammessa!
-Eri così nervosa anche per il tuo esame, oppure lo sei solo per quelli delle tue amiche? – la punzecchiò per distrarla e anche perché provocarla era in cima alla lista dei suoi passatemi preferiti.
-Come sei simpatico! – ribatte sarcastica.
-Non capisco perché ti preoccupi tanto. L’hai vista anche tu mentre cantava e ballava. È piena di talento, sono sicuro che sarà una nostra compagna. – la rassicuro posandole una mano sulla spalla.
-Hai ragione. – ecco un’altra cosa che le piaceva di Diego: riusciva a farle saltare i nervi in meno di due minuti e gli bastava la metà del tempo per restituirle il sorriso.
-Violetta è in gamba, sono io che m preoccupo troppo. – ammise rilassandosi.
-Finalmente l’hai ammesso! – rise sotto gli occhi della ragazza che si unì a lui ridendo a sua volta.
Avevano appena smesso di ridere quando gli si avvicinò Federico – Ehi ragazzi, avete visto Violetta?
-L’ultima volta che l’ho vista era diretta agli spogliatoi per cambiarsi dopo l’esame di danza. – rispose la Torres, l’aveva lasciato solo per un attimo e quando era tornata non l’aveva trovata così aveva pensato che fosse tornata a casa in compagnia di Federico ma se non era andata via insieme all’italiano allora dov’era e soprattutto con chi?
-Tranquilli, probabilmente è da qualche parte insieme a Leon. – intervenne Diego vedendo le espressioni preoccupate dipinte sui loro volti, erano entrambi molto protettivi con la piccola Castillo, a causa della sua situazione avevano sempre paura che le potesse succedere qualcosa. Non che lui non lo fosse ma aveva notato che neanche Vargas si vedeva da un po’ perciò presumeva che fossero insieme.
-Diego ha ragione. – aggiunse Ludmilla raggiungendo il trio – Fonti sicure li hanno visti uscire insieme dallo studio. – spiegò sorridendo vittoriosa in direzione del fidanzato.
Federico deglutì sentendo un brivido freddo lungo la schiena, il suo istinto gli diceva che la perdita della scommessa gli sarebbe costata molto più di quanto immaginasse.
 
 
 
***
 
 
 
-Certo che sei veloce! – la prese in giro Leon riferendosi alla velocità con cui aveva finito la mela caramellata.
-Guarda che l’abbiamo mangiata insieme. – gli fece notare ridendo. Avrebbe dovuto offendersi perché tra le righe gli aveva dato della mangiona ma non riusciva ad arrabbiarsi con lui o semplicemente non ne era capace.
-Hai ragione. – ammise ricambiando il sorriso, fino a quel pomeriggio non aveva mai mangiato una mela caramellata, quel dolce non l’aveva mai attratto finché Violetta non glielo aveva, letteralmente, messo sotto il naso, a pochi centimetri dalla bocca. Non aveva saputo dire di no a quegli occhioni e l’aveva morsa scoprendo che era decisamente più buona di quanto sembrasse.
-Non mi hai ancora detto dove vuoi portarmi. – disse gettando il bastoncino nel cestino lì vicino.
-  Lo, vedrai presto, tra poco saremo li. – la rassicurò guidandola verso una panchina vicino al lago.
-Chiudi gli occhi. – le disse dopo che si furono seduti.
-Ora immagina il luogo più bello del mondo e la musica più romantica. – continuò diminuendo la distanza tra i loro corpi.
-Fatto. – sussurrò col cuore che le batteva a mille, non aveva bisogno di immaginare tutte quelle cose. Era tutto perfetto solo perché c’era Leon con lei.
Le posò una mano sulla guancia accarezzandola teneramente e senza esitazioni la baciò. Fu un bacio lento e casto, un semplice sfiorarsi di labbra che riuscì a farle toccare il cielo con un dito. –Wow! – sorrise quando si separarono. Non riusciva a credere di aver appena ricevuto il suo primo bacio dal ragazzo che fino a un mese prima considerava il suo amore impossibile.
-Non credevo che provassi quello che provo io. – ammise abbassando lo sguardo imbarazzata.
-Invece è così, mi piaci da impazzire Violetta, fin dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro e non riesco a smettere di pensare a te. – le rivelò alzandole il mento con due dita per guardarla negli occhi.
-Tu non mi piaci Leon, io ti amo! – rivelò con un’audacia che neanche lei sapeva di avere, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e lo baciò.
Rimase per un istante immobile poi ricambiò con trasporto, la strinse a sé passandole un braccio intorno alla vita mentre le loro bocche si muovevano in sintonia, la lingua di Leon accarezzò il suo labbro inferiore chiedendo l’accesso che non gli fu negato, entrò cercando quella di lei che all’iniziò la seguì timida, diventando sempre più sicura.  
Si separarono solo quando ebbero bisogno di riprendere fiato. –Anch’io ti amo Violetta. – sussurrò abbracciandola. Era l’iniziò di qualcosa di nuovo.
 
 
Angolo autrice:
 
Ciao a tutti, eccomi qui con il nuovo capitolo dove abbiamo la dichiarazione Leonetta e il primo bacio che come avete notato è simile al primo bacio della serie, oltre a svolgersi nello stesso luogo. La scena della mela caramellata è ispirata a una scena della prima stagione tra German e Angie, non sono fan della coppia ma la scena mi è sempre piaciuta.
Nel prossimo capitolo ci saranno i risultati degli esami e vedremo cosa combina German in Europa.
Un bacio alla prossima :D

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Capitolo 14
*** Nuovo inizio ***


 

Capitolo 12 – Nuovo inizio
 
 
 
German si trovava nell'ingresso del grande teatro dove Nicolas, l'aspirante nuovo socio, aveva trascinato lui e Francisco per una serata di svago dopo molte ore trascorse tra accordi e progetti lavorativi.
Con loro c'era anche Clement, unico figlio dell’imprenditore francese, che aveva la stessa età di Violetta e Leon. Quando aveva scoperto che i loro figli erano coetanei Nicolas aveva proposto di farli incontrare, peccato che ai due amici l'idea non piacesse molto, dubitavano che i loro figli sarebbero andati d'accordo con un tipo borioso come il ragazzo francese, che sembrava ubbidire ciecamente a tutto quello che diceva il padre, come se fosse una marionetta creata per assecondare il volere del genitore.
Inoltre German credeva che dietro tutto quel interesse per la sua bambina si celasse qual cos’altro, che Nicolas volesse proporre un fidanzamento combinato tra i loro figli così da rafforzare la loro alleanza? Se lo poteva scordare! Non avrebbe mai acconsentito a una cosa simile, piuttosto l'avrebbe data in sposa al figlio di Francisco o meglio ancora le avrebbe proposto di prendere i voti!
-Vi è piaciuto lo spettacolo? – chiese Clement agli ospiti del padre.
-Abbastanza. - menti, in realtà non aveva seguito molto la trama in generale, non l'avrebbe mai ammesso ma la sua attenzione era tutta per l'attrice protagonista. Il modo in cui si muoveva sul palco era molto simile a quello di Maria e aveva finito per attrarlo, desiderava conoscerla ma come poteva fare? Se fosse stato a Buenos Aires avrebbe chiesto a Roberto di indagare ma trovandosi dal altra parte del mondo era impossibile che riuscisse ad accontentarlo.
 
 
 
***
 
 
 
-Ehi sorellina, dov’è finita tutta la tua sicurezza? – scherzò Nata poggiando un braccio intorno alle spalle della sorellina. Erano cinque minuti che si trovavano davanti alla bacheca dello studio insieme a Maxi e Brodway in attesa che Lena trovasse il coraggio di guardare i risultati. I ragazzi si erano proposti di controllare al posto suo ma lei non aveva voluto saperne, li avrebbe letti con i suoi occhi, doveva solo trovare la forza necessaria per farlo.
-Stamattina è rimasta a casa, non riusciva a reggere tutta questa tensione. – ironizzò senza smettere di fissare la bacheca.
-Se riesce ancora a fare sarcasmo significa che è meno nervosa di quanto crede. – pensò Nata preferendo non dare voce al suo pensiero, aveva già avuto a che fare con il nervosismo della sorella per tutto il pomeriggio precedente e non aveva voglia di ripete l’esperienza davanti a tutti.
-Almeno non ha perso la sua vena sarcastica. – sussurrò Maxi a voce bassissima per non essere sentito dalla cognata, purtroppo per lui Lena aveva un ottimo udito e il rapper lo capì quando si voltò verso di lui lanciandogli un’occhiataccia da manuale. 
-Coraggio Lena, vai! – intervenne Brodway salvando l’amico – Come si dice, via il dente via il dolore, no?
-Hai ragione. – ammise sorridendo leggermente. Si avvicinò alla bacheca decisa ad accogliere a braccia aperte il proprio destino.
Lesse i vari nomi fino ad arrivare al suo, il tempo sembrò rallentare mentre seguiva la linea immaginaria che univa il suo nome al esito del esame.
-Sono stata ammessa… - sussurrò prima debolmente, come se ancora non ci credesse nonostante fosse lì, nero su bianco e proprio davanti ai suoi occhi.
-SONO STATA AMMESSA! – urlò raggiante.
-Sapevo che ce l’avresti fatta! – esclamò Nata abbracciando la sorella con foga – Sono così fiera di te. – le sussurrò rendendola ancora più felice. Nata era da sempre il suo modello e sapere di averla resa orgogliosa rendeva ancora più esaltante la sua vittoria personale!
-Congratulazioni Lena! – sorrise Maxi abbracciandola. –Grazie cognato! – rise ricambiando la stretta.
-Congratulazioni. – le sorrise Brodway allargando le braccia, per la gioia Lena lo strinse di slancio, sentendo il cuore batterle ancora più forte.
Nel frattempo Violetta si trovava nel cortile dello Studio, camminava avanti e indietro, in preda al nervosismo, avrebbe voluto entrare e scoprire i risultati ma qualcosa la bloccava. E se non fosse stata ammessa? O peggio se fosse entrata e non si fosse rivelata all’altezza?
Sobbalzò sentendo due braccia stringerle dolcemente la vita –Buongiorno piccola.
-Leon. – sussurrò girandosi per stringersi a lui, improvvisamente si sentiva più serena. Era incredibile come bastasse la sua sola presenza per tranquillizzarla!
-Non essere nervosa, sei stata perfetta e non hai nulla da temere. – la rassicurò accarezzandole la schiena con lenti movimenti circolari che riuscirono a farla rilassare completamente.
-Vieni con me? – chiese alzando gli occhi per guardarlo.
-Ovvio! Sono il tuo ragazzo e voglio essere il primo a congratularsi con te. – sorrise sciogliendo l’abbraccio, le passò un braccio intorno alle spalle e iniziò a guidarla verso l’ingresso.
Arrossì, ancora non riusciva a credere di essere fidanzata con Leon, le sembrava tuto un bellissimo sogno. Doveva essere per forza quello altrimenti non riusciva a spiegarsi come il suo cuore potesse riuscire a contenere tanta felicità senza rischiare di esplodere.
Entrarono tranquillamente, passando inosservati tra la folla. Si fermarono davanti alla bacheca dove Leon le diede una leggera spinta facendola avvicinare al foglio con i risultati mentre lei cercava il suo nome le poggiò le mani sulle spalle per darle coraggio. Scorrendo la lista si fermò un attimo leggendo il nome di Lena, sorrise vedendo che l’amica era stata ammessa. Sospirò e riprese a cercare il suo nome.
-NON CI CREDO! SONO ENTRATA! – urlò voltandosi verso il fidanzato, si abbracciarono e tanta era l’euforia che dimenticandosi di essere circondati da mille persone gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Sentì la sua presa stringersi intorno alla vita mentre le loro lingue iniziavano a ricorrersi e il resto del mondo svaniva.
Si separarono solo quando sentirono l’imminente bisogno di respirare e rimasero a guardarsi negli occhi senza notare lo strano silenzio che improvvisamente aleggiava per il corridoi.
-Te l’avevo detto. – le sussurrò spostandole una ciocca dietro l’orecchio, riavvicino i loro volti col chiaro intento di ribaciarla ma un coro di applausi e fischi lo bloccò facendogli ricordare che si trovavano in un luogo pubblico e pieno di gente.
Violetta divenne paonazza e seppellì il volto nel petto del fidanzato con l’intento di rialzarlo solo quando tutti se ne sarebbero andati, anche Leon era in imbarazzato ma riusciva a nasconderlo quasi in maniera perfetta. Lo tradiva solo il leggero rossore sulle guance che veniva occultato dal sorriso orgoglioso dipinto sul volto, ora tutti sapevano che Violetta era sua, finalmente avrebbe potuto fulminare tutti quei broccoli che quando camminava per i corridoi se la mangiavano con gli occhi e distribuivano commenti poco fini appena non era più a portata d’orecchio. La strinse più forte –Sei ancora più carina quando sei tutta rossa. – le soffio in un orecchio.
-Scemo! – mugolo avertendo il divertimento nella voce del messicano che rise in risposta seppellendo il viso nei suoi morbidi capelli.
Ludmilla osservò l’intera scena con un sorriso vittorioso, fin dal primo momento che li aveva visti insieme sapeva che sarebbero diventati una coppia. Ancora una volta aveva vinto.
 
 
 
***
 
 
 
Pablo chiuse la porta del suo ufficio e si sedette alla scrivania scuotendo il capo divertito.  –Per fortuna Angie non è ancora arrivata, altrimenti chi sarebbe riuscito a trattenerla? – penso immaginando la reazione della moglie alla scoperta del fidanzamento della nipote. Se German rischiava un infarto, al contrario Angie avrebbe festeggiato come se avesse scoperto di essere appena diventata miliardaria.
Lo sguardo gli cadde sulla foto che teneva sulla scrivania. Come volava il tempo, gli sembrava che fossero trascorse solo un paio d’ore dal giorno in cui l’aveva conosciuta.
 
 
 
Erano cinque minuti che Pablo osservava incuriosito la bambina di sei anni intenta a colorare un disegno inginocchio accanto al tavolino di cristallo.
Il suo nome era Violetta ed era la nipotina della sua amica Angie che era riuscita ad incastrarlo in un pomeriggio da babysitter in sua compagnia. Come ci fosse riuscita restava un mistero o almeno così voleva credere. In quel momento la Saramego si trovava in cucina intenta a preparare la merenda alla nipote.
-Ti piace la zia Angie.
Una voce infantile lo fece sobbalzare, perso nei suoi pensieri non si era accorto che Violetta aveva smesso di disegnare e si era seduta accanto a lui.  – Ti piace zia Angie. – ripeté fissandolo con i suoi grandi occhi innocenti.
-Cosa? No siamo solo amici. – rispose visibilmente a disagio. Era da sempre un sostenitore della verità ma non era il caso di rivelare a una bambina di avere una cotta per sua zia.
-Però ti piace. – ripeté per la terza volta, sempre più convinta di averci visto giusto
-Altrimenti non saresti arrossito. – sorrise, voleva vedere come ne sarebbe uscito.
In quel momento entrò Angie con un vassoio contenente la merenda e lo poggiò sul tavolo accanto ai colori della nipote.
-Di cosa stavate parlando? – domandò curiosa di scoprire se i due andassero d’accordo. Pablo era una delle persone più importanti della sua vita, forse la più importante fuori dal nucleo familiare e ci teneva molto che entrasse in contatto con Violetta, sua nipote era il suo mondo. “Quando le persone più importanti della tua vita vanno d’accorto, tutto è più semplice.” Erano le parole che sua sorella Maria le aveva detto prima di presentarle German.
Certo all’inizio non gli era piaciuto per niente, temeva che le portasse via la sua amata sorellona, ma col tempo anche lui era inaspettatamente diventato una specie di fratello maggiore.
E aveva pienamente ragione, per questo ci teneva tanto che sua nipote e il suo Pablo legassero.      
-Niente di che. – rispose Pablo mentre la piccola ridacchiava con la mano che le copriva la bocca.
-Sicuri? – domandò spostando divertita lo sguardo tra i due con fare indagatore.
-Certo zia. – rispose Violetta con fare innocente –Però hai dimenticato di prendermi la cannuccia. – aggiunse indicandole il suo bicchiere. 
-Hai ragione tesoro, vado subito a prendertela. – sorrise scompigliandole affettuosamente i capelli prima di alzarsi e dirigersi verso la cucina.
-Tranquillo non dirò nulla. – sorrise quando la zia non fu più a portata d’orecchio.
-Posso farti una domanda?
-Certo. – sussurrò curioso di scoprire cosa volesse chiedergli.
-Quando posso iniziare a chiamarti zio Pablo?
 
 
 
Un mese dopo lui e Angie avevano iniziato a uscire insieme. Doveva ammettere che era stato uno primo incontro molto strano ma col tempo lui e la piccola erano diventati complici, gli era entrata nel cuore e in poco tempo aveva iniziato a considerarla a metà tra una nipotina e una sorellina.
Erano passati dieci anni da quel giorno e quella buffa bambina si era trasformata in una bella ragazza, forte e sicura di sé.
 
 
 
***
 
 
 
-Ehi piccola, hanno smesso di fissarci. – la avvisò Leon dopo che una rapida occhiata in giro gli aveva confermato che non erano più al centro dell’attenzione.
-Ti do fastidio? – domandò imbronciata senza sciogliere la stretta.
-Assolutamente no! - esclamò velocemente – Se fosse per me resteremo così in eterno. – aggiunse baciandole la fronte.
-Mi piace. – sorrise baciandolo a fior di labbra, erano pur sempre in un luogo pubblico e non aveva la minima intenzione di ripetere lo spettacolo di pochi minuti prima o almeno non finché non fossero rimasti da soli.
-Congratulazioni per l’ingresso allo studio! – Lena si avvicinò ai due piccioncini con un grande sorriso sulle labbra. –Grazie, congratulazioni anche a te! Sono così felice che da oggi saremo compagne! – sorrise abbracciandola con affetto.
-E bravo il nostro Vargas! – esclamò Diego dandogli una pacca sulle spalle.
-Grazie amico. – sorrise senza staccare gli occhi da Violetta che era circondata dalle ragazze, era così bella e radiosa che quasi non riusciva a credere che fosse sua. In quel momento i loro sguardi s’incrociarono e fu come se il mondo intero fosse sparito, c’erano solo loro e il loro nuovo inizio.
 
 
Angolo autrice:
Per prima cosa vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, avrei dovuto postare la settimana scorsa ma anche cono tutta la buona volontà del mondo non ci sono riuscita. Spero di farmi perdonare con questo capitolo, un bacione alla prossima.
 
 
 

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Capitolo 15
*** Consapevolezze ***


 

 
Capitolo 13 - Consapevolezze
 
 


-Devo assolutamente ricordarmi di non scommettere mai più contro Ludmilla! – pensò Federico appoggiato al muro di un negozio di abbigliamento femminile del centro commerciale. Quella era la sua penitenza, un intero pomeriggio di shopping in compagnia della sua Supernova, come sempre doveva portarle le buste ma questa volta gli era proibito lamentarsi o provare a proporle qualunque altra attività.
Fortunatamente non era solo, appena scoperto il loro programma pomeridiano Camilla, Francesca e Violetta si erano unite a loro, trascinandosi dietro a loro volta: Diego, Marco e Leon, in realtà quest’ultimo era stato l’unico ad unirsi spontaneamente, senza sbuffare o cercare una qualunque scusa valida per non unirsi al gruppo senza scatenare l’ira della propria accompagnatrice.
Neanche lui sapeva il perché, sapeva solo che quando Violetta lo aveva guardato con i suoi grandi occhioni, confessandogli, quasi con imbarazzo che aveva sempre sognato di passare un pomeriggio di shopping con le amiche e con lui, non aveva saputo dirle di no, nemmeno quando gli aveva detto che capiva benissimo che a un ragazzo lo shopping non piacesse che poteva andare da sola con le ragazze. Aveva capito che facendo compere insieme a lui sarebbe stata più felice e non aveva saputo dirle di no.
-Secondo voi per quanto tempo rimarranno lì dentro? – domandò Marco guardando l’entrata del negozio nella speranza di vedere uscire una delle ragazze. Preferiva sentirsi un mulo da soma mentre portava decine di buste da un negozio al altro invece di stare fermo come una statua. Fortunatamente non era un negozio di intimo altrimenti non osava pensare per cosa li avrebbe scambiati la gente vedendoli.
-Poco, è la mia preghiera! – sbuffo Diego. Capiva gli altri tre che erano lì per far felici le loro ragazze ma lui che ci stava a fare? Tutta colpa di quella pazza di Camilla che lo aveva praticamente costretto ad unirsi al gruppo!
-Leon! – urlò una voce familiare facendo voltare l’intero gruppo. Era Francesca che affacciata alla porta del negozio faceva segno al messicano dagli occhi verdi di avvicinarsi.
-Fran, è successo qualcosa? – chiese il fidanzato raggiungendola insieme agli amici.
-Si tratta di Violetta. – iniziò venendo subito interrotta da Leon –Che le è successo? Si sente male? – domandò preoccupato.
-Tranquillo sta benissimo. – lo rassicurò – Camilla e Ludmilla l’hanno costretta a provarsi un vestito un po’ scollato, le sta benissimo ma non vuole ascoltarci, perciò pensavamo che il tuo parere l’avrebbe aiutata a convincersi.
-Che intende con un po’ scollato? – si domandò seguendo l’amica italiana fino ai camerini. Fortunatamente in quel negozio c’erano solo ragazze, non avrebbe rischiato una rissa con qualche moscone che osava guardare dove non doveva.
Fuori da un camerino si trovavano Ludmilla e Camilla, quest’ultima teneva in mano i vestiti con cui era uscita la sua fidanzata, vedendolo le due ragazze si spostarono per permettergli di avvicinarsi alla porta. Fece per bussare ma prima si voltò verso il trio facendogli segno con lo sguardo di allontanarsi.
-Vilù, sono Leon aprimi. – bussò appena se ne furono andate.
-No, mi vergogno!  – ribatte decisa guardandosi allo specchio, non aveva mai messo un abito simile e anche se infondo le stava bene si sentiva a disagio. Avrebbe tanto voluto rindossare i suoi vestiti ma Ludmilla li aveva presi e sicuramente non glieli avrebbe restituiti tanto facilmente.
Dall’altra parte della porta Leon rise – Di me? – domandò divertito – Non ne hai motivo, sono il tuo ragazzo.
-Sono il tuo ragazzo… Leon Vargas è il mio ragazzo. – ripete mentalmente sorridendo, quella frase era il suo punto debole, ogni volta che Leon glielo ricordava si scioglieva e diventava come creta nelle mani del suo messicano.
-Sei solo? – chiese, non aveva la minima intenzione di farsi vedere da qualcun altro oltre Leon.
-Si tranquilla. – sorrise, entrando velocemente dentro il camerino e richiudendosi la porta alle spalle prima di voltarsi verso la fidanzata.
-Wow! – riuscì a sussurrare estasiato ammirandola dalla testa ai piedi, indossava un abito rosso fuoco senza spalline, il bustino era aderente quasi come una seconda pelle, mettendole il risalto il seno e la vita, la gonna a balze arrivava fino a metta coscia e metteva in mostra le lunghe gambe della giovane. Quando Francesca gli aveva detto che l’abito era un po’ scollato, aveva subito temuto il peggio credendo che quelle due pazze l’avessero costretta a indossare un abito troppo corto e decisamente non adatto a lei, invece questo era perfetto! Certo era un po’ più scollato di quelli che indossava di solito ma sembrava fatto apposta per lei.
Violetta arrossi e non riuscendo a sostenere lo sguardo di pura adorazione che Leon le stava rivolgendo, abbasso il capo iniziando a cercare di abbassare la gonna con fare nervoso.
-Non essere nervosa. – sorrise stringendole le mani tra le sue – Ti assicuro che sei bellissima.
-Davvero? – chiese guardandolo finalmente negli occhi – Non è un po’ troppo… - si fermò un attimo arrossendo mentre cercava la parola giusta – scollato?
-Nah è perfetto! – la rassicurò posandole una mano sulla spalla, accarezzandola lievemente.
-Se lo dici tu mi fido. – si sollevò sulle punte facendo congiungere le loro labbra in un lieve bacio.
-E questo per che cos’è? – domandò sorridendo sornione. Violetta era così timida eppure da quando stavano insieme riusciva sempre a sorprenderlo baciandolo quando meno se l’aspettava. Non che gli dispiacesse, anzi lo faceva impazzire.
-Ne avevo voglia. – ammise alzando le spalle – Non posso?
-Certo, ma si fa così. – le cinse la vita con un braccio attirandola a se fino a far combaciare i loro petti e la baciò.
 
 
 
***
 
 
 
Diego sbuffò lasciandosi cadere a peso morto su una delle poltroncine in pelle messe strategicamente in vari punti del negozio, forse proprio per i poveri fidanzati costretti ad accompagnare le loro dolci metà in estenuanti giri di shopping. Fidanzati come Marco, Leon e Federico ma lui? Lui e Camilla non erano una coppia, era solo amici, i migliori certo ma era abbastanza per seguirla in giro per negozi trascinando pacchetti come se fosse il suo mulo da soma personale o il suo fidanzato! Incrociò le braccia dietro la testa e sospirò, la Torres aveva lo strano potere di convincerlo sempre a fare quello che voleva. Non riusciva proprio a capire come facesse!
-Cos’hai da sbuffare così tanto?
Alzò lo sguardo incrociando quello divertito di Marco mentre si sedeva sulla poltroncina accanto alla sua.
-Non stavo sbuffando! – si difese quasi seccato.
-Certo, guarda che ti ho visto. – lo ribeccò l’altro – Qual è il problema? – domandò tornando serio.
-Camilla. – mormorò Casal decidendo di aprirsi con l’amico, forse lui sarebbe riuscito ad aiutarlo a chiarire i suoi dubbi.
-Avete litigato? – chiese inarcando un sopracciglio con fare confuso. Le loro litigate non erano una novità, ma in genere facevano tremare la terra per un paio di minuti prima di andarsene ognuno per la propria strada giurando di non rivolger mai più la parola al altro, almeno fino al giorno dopo, quando si rincontravano, era come se la discussione del giorno prima non fosse mai avvenuta.
Scosse il capo – Non riesco a capire come faccia a farmi fare sempre tutto quello che vuole. – confessò gettando il capo al indietro e fissando il soffitto come se la risposta alla sua domanda potesse cadergli dritta in faccia da un momento al altro.
Marco si morse una guancia nel tentativo di non scoppiagli a ridere in faccia, possibile che piano piano se ne stessero accorgendo tutti tranne lui? Prese un grande respiro per recuperare la calma –Credo di sapere perché finisci sempre per accontentarla. – iniziò con calma, Diego era sempre stato un donnaiolo e sicuramente non avrebbe preso bene la notizia che alla fine la freccia di cupido aveva colpito anche lui.
-Perché? – domandò tornando a guardarlo di scatto. Senza accorgersene pendeva letteralmente dalle sue labbra.
-Forse… - iniziò, cercando bene le parole, certe bombe andavano sganciate con calma – Camilla per te non è più solo un’amica.
-Vuoi dire che potrebbe… - rise nervosamente, segno che nonostante ancora non ci credesse, il seme del dubbio stava lentamente germogliando nella sua mente.
-Marco, tesoro puoi venire un attimo? – l’urlo di Francesca interruppe la conversazione –Arrivo! – urlò in risposta alzandosi in piedi – Tu pensaci che poi ne riparliamo. – aggiunse dando una leggera pacca all’amico, lasciandolo solo con nuovi pensieri.
 
 
 
***
 
 
 
-Ecco a lei signorina. – sorrise Leon porgendole il bicchiere di succo d’arancia. Dopo aver comprato il vestito rosso, lui e Violetta si erano separati dal resto del gruppo, ufficialmente per bere qualcosa, in realtà per rimanere un po’ da soli.
-Grazie. – aspettò che si sedette per iniziare a bere, sotto lo sguardo attento di Leon che non si perdeva neanche una sua mossa.
Sentì il suo sguardo addosso e smise di bere – Ho qualcosa in faccia? – domandò arrossendo.
-No, sei bellissima. – ammise iniziando a accarezzarle la mano con naturalezza. Si rendeva conto che spesso i suoi complimenti la mettevano in imbarazzo ma gli veniva spontaneo farglieli e poi quando arrossiva era ancora più bella.
-Non dire così, mi fai arrossire. – confessò mentre le sue gote diventavano ancora più rosse.
-È questo il mio obiettivo piccola. – ammiccò sorseggiando il suo succo.
-Violetta!
Si voltarono vedendo che a chiamare la ragazza era stata una donna abbastanza giovane, dai corti capelli neri perfettamente acconciati.
-Jade! – sorrise la Castillo alzandosi per abbracciarla. Jade Lafontaine, la folle sorella di uno dei soci del padre, una donna molto bella che non brillava per intelligenza ma in sua compagnia non ci si annoiava mai. Ricordava ancora quando accompagnava il fratello alle riunioni con suo padre e saliva in camera sua per giocare alle principesse, farle le unghie e insegnarle a truccarsi e a prendersi cura del suo corpo. Pensandoci bene se riusciva a cavarsela con pennelli e rossetti era tutto merito suo. 
-Tesorino, come sei cresciuta! Sei diventata ancora più bella. – si complimentò la donna, spostò lo sguardo notando un ragazzo seduto allo stesso tavolo da cui si era alzata la Castillo.
-E quel bel giovanotto che non ti toglie gli occhi di dosso, chi è? – sussurrò maliziosa al orecchio della ragazza che arrossì vistosamente.
-Leon, è il mio… - iniziò imbarazzata davanti a tanta malizia. Jade era sempre stata così maliziosa.
- Leon Vargas, sono il fidanzato di Violetta. Piacere di conoscerla. – si presentò il messicano sfoggiando il suo sorriso più affascinante. Aveva notato l’occhiata che la signora gli aveva rivolto prima di sussurrare qual cosa all’orecchio della sua fidanzata e vedendola arrossire fino alla punta del orecchio aveva deciso che era il momento di agire. 
-Jade Lafontaine, il piacere è tutto mio. – sorrise stringendo la mano del giovane.
-Lafontaine? – pensò Leon, aveva lo stesso nome del socio di suo padre, che fossero parenti?
-Jade, hai preso il tavolo? – domandò una voce maschile, si voltarono ritrovandosi Matías Lafontaine a braccetto con una donna incinta dai lunghi capelli castani e bei lineamenti resi ancora più dolci dal suo evidente stato di maternità. Marcella camminava fiera mostrando il pancione con orgoglio.
-Leon, Violetta! Cosa ci fate qui? – esclamò rivoltò principalmente alla figlia di German Castillo.
 
 
 
***
 
 
 
Pablo aveva passato l’intero pomeriggio chiuso nel ufficio del cognato cercando di far quadrare i conti. Tra sei mesi sarebbe diventato padre e le spese da affrontare erano molte, anche per una coppia con due ottimi stipendi come lui e Angie. Dovevano sistemare la cameretta, comprare la culla, il passeggino, il fasciatoio e mille altre cose che erano necessarie per prendersi cura al meglio di un bambino. Senza contare che la loro vita sarebbe cambiata radicalmente, non sarebbero stati più solo loro due.  Presto ci sarebbe stata una terza creatura completamente dipendente da lui, bisognosa delle sue attenzioni e del suo amore e anche se si sentiva come un padre per Violetta e gli altri alunni, una cosa era dare dei consigli a degli adolescenti alle prese col primo amore e le scelte per il loro futuro, un’altra era crescere un bambino.
Anche se non lo dava a vedere aveva una grande paura di non essere all’altezza della situazione, di non riuscire a essere un buon padre.
-Amore, Olga ha preparato il tè, ne vuoi una tazza? – chiese Angie entrando nel ufficio.
-Sì, grazie. – sorrise specchiandosi negli occhi dell’amata, non sapeva se sarebbe stato all’altezza del ruolo di padre ma era certo che finché Angie sarebbe stata al suo fianco sarebbe andato tutto bene.
 
 
 
***
 
 
 
-Alla fine la mia scelta di non partire ha portato benefici a tutti. – sorrise Matías dopo aver ascoltato la storia dei figli dei suo soci.
-È vero! - sorrise Violetta rendendosi conto che aveva pienamente ragione, se Lafontaine non avesse rinunciato al viaggio d’affari per rimanere vicino alla moglie e non perdersi la nascita del figlio, suo padre non sarebbe stato costretto a prendere il suo posto e lei non si sarebbe mai avventurata in quello che Olga e Roberto definivano il suo personale viaggio alla conquista del mondo. Infondo Matías, Marcella e il loro bambino potevano definirsi gli inconsapevoli fattori chiave della sua libertà e gliene sarebbe stata per sempre grata.
 
 
Angolo autrice:
Eccomi qua, perdonate il ritardo, ma ormai dovreste averlo capito io e la puntualità siamo due rette parallele che non si incontreranno mai. Come sicuramente avrete notato ho cambiato l’introduzione della storia, la precedente mi sembrava troppo banale, voi che ne dite è meglio questa o la prima?
Passando al capitolo, abbiamo finalmente scoperto come Federico dovrà pagare pegno, un lungo pomeriggio di shopping e senza lamentele con la sua adorata Supernova.
Intanto Diego si fa due domande sul suo rapporto con Camilla e Marco prova a spingerlo nella giusta direzione, mentre i Leonetta si godono la loro vita di coppia e fanno un simpatico incontro.
Fatemi sapere che ne pensate, a presto. Un bacio :D

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Capitolo 16
*** Aria di cambiamenti ***


 
 
 
Capitolo 14 – Aria di cambiamenti
 
 

 
-Per oggi abbiamo finito, potete andare! – esclamò Gregorio congedando gli allievi con un gesto della mano. Lanciò un’ultima occhiata compiaciuta al figlio, un insegnante non avrebbe dovuto avere preferenze ma era più forte di lui, ai suoi occhi Diego era sempre il migliore. D’altronde era pur sempre suo figlio!
Si fece spaziò tra gli studenti e uscì dall’aula, aveva decisamente bisogno di un buon caffè.
Violetta si appoggiò alla finestra per recuperare fiato, frequentava regolarmente lo Studio da quasi una settimana ma ancora non era riuscita ad abituarsi ai suoi ritmi frenetici. Studiare da privatista era più facile, non dovevi cercare di stare al passo di nessuno e la lezione seguiva i tuoi ritmi. Allo Studio era tutto più difficile ma non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo! Finalmente si stava facendo degli amici, non era più una principessa rinchiusa in una torre dorata ed era tutto merito del suo principe dagli occhi verdi.
-Stanca? – le domandò il sopracitato principe circondandole le spalle con un braccio.
-Un po’. – ammise afferrando la bottiglia di acqua fresca che le porgeva. L’aprì e iniziò a bere avidamente - Grazie. – mormoro arrossendo, probabilmente non si sarebbe mai abituata ad averlo così vicino, il suo cuore avrebbe sempre reagito come la prima volta.  
-Figurati. – sussurrò prendendo la bottiglia e bevendo a sua volta. Non era la prima volta che succedeva, da quando stavano insieme era capitato spesso che si scambiassero baci indiretti senza alcun imbarazzo, in sette giorni erano già diventati molto intimi.
Appoggiò la testa sulla sua spalla, ormai quei gesti le venivano naturali come respirare –Sei tutto sudato. – osservò strusciando la guancia contro la pelle sudaticcia della spalla.
-Anche tu piccola. – le sorrise strofinando il suo naso contro quello di lei. Violetta adorava quel gesto, intimo e dolce, sapeva di loro.  –Sarà meglio andare a cambiarci altrimenti faremo tardi a lezione.
Annuì alzandosi in piedi –Ci vediamo in classe. – sorrise baciandolo a stampo prima di uscire dall’aula ridacchiando. Diversi secondi dopo Leon la seguì sorridendo. Prima o poi l’avrebbe fatto impazzire!
 


***
 
 
Andres uscì dall’aula di canto e si diresse velocemente verso quella di musica, guardandosi intorno con fare circospetto, se qualcuno avesse scoperto quello che aveva fatto sarebbe sicuramente finito nei guai!
Quella mattina mentre si dirigeva a lezione aveva trovato sul ciglio della strada uno scatolone dai cui provenivano degli strani rumori, incuriosito si era avvicinato per guardare al suo interno e aveva trovato un cagnolino che a prima vista doveva avere poche settimane di vita. Non poteva lasciarlo lì, tutto solo e al freddo! Perciò aveva deciso di portarlo con sé allo Studio, magari una delle ragazze se e sarebbe innamorata a prima vista, era cosi carino: tutto bianco e con una macchiolina nera a forma di cuore sul musetto, e l’avrebbe adottato! Altrimenti ci avrebbe pensato lui, famiglia permettendo, a prendersene cura.
Entrò nell’aula e si abbassò sotto la zona di registrazione, dove aveva nascosto la scatola con dentro il cucciolo.
-Oh no! È scappato! – urlò vedendo la scatola vuota, probabilmente non l’aveva chiusa bene e il cucciolo era riuscito ad aprirla e a fuggire.
Doveva assolutamente trovarlo prima degli insegnanti, altrimenti sarebbe stata la sua fine! 
 
 
 
***
 
 
 
Lara sguardò per l’ennesima volta l’ora sul display del cellullare, Leon non era mai in ritardo, eppure stava aspettando lui e Violetta da più di dieci minuti. Che avessero avuto un contrattempo? Allora perché non avvisavano? Stava seriamente iniziando a preoccuparsi.
 -Pronta per ordinare? – le domandò Luca avvicinandosi al tavolo dove si era seduta la giovane meccanica. L’aveva osservata fin dal momento in cui era entrata, il suo era un locale piccolo che vantava una serie di clienti affezionati, principalmente da allievi dello Studio On Beat, e per questo una nuova faccia attirava sempre la sua attenzione.
-Ancora cinque minuti! – rispose senza alzare gli occhi dal telefono, sperava che Vargas avesse un buon motivo per il mostruoso ritardo che non fosse imboscarsi da qualche parte per pomiciare con Violetta. Da quando stavano insieme era il loro nuovo hobby!
-Leon. – sbottò rispondendo al primo squillò del telefonino – Come non venite? Potevi avvertire prima! D’accordo, a domani. – concluse la chiamata con un sopirò.
Alzò lo sguardo sperando che il cameriere di prima fosse ancora nelle vicinanze, ormai che era lì tanto valeva bere qualcosa prima di andarsene.
-Eccolo! – pensò vedendolo uscire dalla cucina con in mano un bicchiere con dentro un liquido rosa. Sicuramente l’ordinazione di un cliente. Si stupì quando posò il bicchiere sul tavolo in cui era seduta.
-La mia specialità: frullato di fragole. L’ideale per far passare il malumore e da mettere in conto agli amici che danno buca. – scherzò strappandole una risata.
-Conosci Leon Vargas?
-Si, i ragazzi dello Studio sono clienti abituali, specie gli amici di mia sorella. – spiegò. Sembrava che volesse aggiungere altro ma venne chiamato da alcuni clienti.
-Devo andare, il dovere mi chiama! – sorrise salutandola con un cenno del capo. Lo guardò allontanarsi, era stato così gentile e non gli aveva nemmeno detto il suo nome. Sospirò sentendo nascere la voglia di rimediare.
-Sono Lara. – gli urlò per farsi sentire.
Si voltò stupito per un istante – Luca. – sorrise prima di tornare a lavoro.
 

 
***
 
 
 
-Mi dispiace di aver dato buca a Lara. – sospirò Violetta mentre camminava accanto a Leon.
-Anche a me, però Andres aveva bisogno del nostro aiuto. – commentò ripensando all’interno pomeriggio trascorso a rivoltare lo Studio da cima a fondo per ritrovare il cucciolo senza farsi scoprire dagli insegnanti. Decisamente un’esperienza degna di una commedia americana.
-Però quel cagnolino è davvero carino. – sorrise ricordando le feste che le aveva rivolto mentre lo teneva tra le braccia. – L’avrei tenuto volentieri se Olga non fosse allergica al suo pelo. – continuò dispiaciuta, le piacevano davvero tanto gli animali, specie i cani ma conoscendo l’allergia della governante non ne aveva mai chiesto uno, nonostante sapesse che Olga sarebbe stata capace di trascorrere intere giornate a starnutire senza mai lamentarsi pur di vederla felice.
-Tranquilla, sono sicuro che Andres riuscirà a trovargli una casa. – la rassicurò stringendola. –Com’è possibile che un suo abbraccio basta a far sparire ogni mia paura? - si domandò senza riuscire a trovare una risposta, si sollevò sulle punte baciandolo lievemente nel angolo della bocca – Stasera resti a cena da me? -  domandò cingendogli il collo con le braccia. – Ne sarei onorato. – sussurrò cingendole la vita. Sperava che sua madre avesse una di quelle serate tra donne a cui partecipava tutte le settimane, gli sarebbe dispiaciuto farla cenare da sola.
Il sorriso sul volto della Castillo si allargò diventando più luminoso del sole. Socchiuse gli occhi in un tacito invito che Leon non avrebbe rifiutato neanche per tutto l’oro del mondo, posò delicatamente le labbra su quelle della Castillo, assaporandole lentamente.
 
 
 
***
 
 
 
Finalmente il grande giorno era arrivato! Era giunta al terzo mese di gravidanza ed era arrivato il momento di dare a tutti la lieta notizia. Avevano deciso di dirlo subito dopo cena, approfittando anche della presenza a cena di Antonio, da poco tornato da uno dei suoi viaggi alla scoperte delle nuove tendenze artistiche nel mondo.
La vibrazione del telefono la distrasse dal flusso dei suoi pensieri, lo prese e aprì il messaggio inviatole dalla nipote – Sembra che dovrò dire a Olga di aggiungere un posto a tavola. – sorrise leggendolo. Ormai quei due erano diventati inseparabili! Doveva assolutamente ricordarsi di avvertire un ambulanza di rimanere nelle vicinanze, quando German avrebbe saputo del loro fidanzamento sarebbe servita, non voleva che la sua unica nipotina rimanesse orfana.
 
 
 
Angolo autrice:
 
Ciao a tutti, vi chiedo umilmente scusa, torno dopo quasi un mese di assenza con un capitolo di transizione e all’apparenza piatto, ma vi assicurò che è tutto ai fini della storia.
Tenete ben in mente il piccolo trovatello di Andres, vi assicuro che avrà un ruolo chiave per la storia del nostro batterista!
Cercherò di aggiornare presto, un bacio. 

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Capitolo 17
*** Novità ***


 

 
Capitolo 15 – Novità
 
 

-Ciao Luca!
Il giovane barista alzò lentamente lo sguardo dal bicchiere che stava pulendo con grande attenzione, incrociando il volto sorridente di Maxi.
-Ehi! – ricambiò il saluto accennando un sorriso – Il solito?
-Non ora, sto aspettando Nata. – spiegò sorridendo al solo pensiero della sua fidanzata.
L’italiano annuì, quei due gli ricordavano che la vita era imprevedibile. Fino a un anno prima si odiavano e adesso non riuscivano a stare lontani per più di qualche minuto e dire che vedendoli litigare non avrebbe mai scommesso neanche un centesimo su di loro come coppia.
-A proposito di Nata… - iniziò il rapper abbassando la voce per assicurarsi di non essere sentito – la prossima settimana è il nostro sesto mesiversario e vorrei organizzarle una cena romantica qui. È possibile?
-Non tengo aperto il locale per due sole persone. – rispose inarcando le sopracciglia.
-Ma…
-Ma per un amico posso fare un eccezione. – ammiccò mentre l’espressione arcigna lasciava posto a un sorriso complice e divertito.
-Grazie Luca sei un vero amico! – esultò Ponte sollevando i pugni, adesso doveva solo sistemare gli ultimi dettagli, magari avrebbe chiesto aiuto a Leon, dopotutto era lui l’esperto di romanticismo del gruppo.
-Frena l’entusiasmo Romeo! – lo beffeggiò divertito –La tua Giulietta è appena entrata, non vorrai farti beccare. – con lo sguardo gli indicò la porta da cui la spagnola era appena entrata insieme alla sorella.
Gli lanciò un ultimo sorriso riconoscente prima di raggiungerla.
 
 
 
***
 
 
 
-Grazie ancora per avermi permesso di usare il fax.
-Figurati, se non ci si aiuta tra parenti. – sorrise Angie. Quando era andata a aprire la porta tutto si aspettava tranne di ritrovarsi davanti la madre di Leon con in mano alcuni documenti urgenti da faxare ai due capi famiglia.
-Ancora non riesco a crederci, si sono fidanzati a tempo di record! E dire che durante la cena li ho visti come si guardavano o meglio si mangiavano con gli occhi a vicenda. – confidò Carmen Vargas con fare cospiratore.
-E lo fanno anche allo Studio! – ridacchiò, le occhiate di quei due non passavano di certo inosservate. -Ah Leon stasera cenerà qui. - la informò la Galindo – Perché non ti unisci a noi?
-Con molto piacere. – sorrise, era da un po’ che desiderava vedere i due piccioncini da vicino.
Un rumore proveniente dal esterno attirò la loro attenzione, incuriosite si voltarono verso l’ingresso nel momento esatto in cui la porta si apriva e i protagonisti del loro discorso fecero il loro ingresso nel salotto.
-Ti sbagli. – rise la ragazza non accorgendosi di essere osservata.
-Invece sei tu a sbagliare piccola! – ribatté chiudendo la porta. Le accarezzò la guancia col dorso della mano e la baciò dolcemente.
-Ok, forse hai ragione tu! – si arrese Violetta.
 La risata di Carmen attirò la loro attenzione facendoli avvampare – Non credevo che il mio bambino fosse un tale play boy. – ammiccò maliziosa.
-Mamma! Cosa ci fai qui? – esclamò imbarazzato, spostando lo sguardo dalla donna che lo aveva messo al mondo a Angie. Non si vergognava a coccolare la sua ragazza in pubblico, però quella donna aveva il potere di metterlo a disagio con solo due parole. Accidenti, perché non poteva avere una madre normale?
-Non sei l’unico ad aver ricevuto un invito a cena. – lo prese in giro – Vilù, tesoro, non essere timida. Non ti mangiò. – aggiunse addolcendo il tono alla vista della piccola Castillo nascosta dietro le spalle del figlio.
Violetta annuì timidamente uscendo dal suo nascondiglio. Che figuraccia! Era solo la seconda volta che incontrava la madre di Leon e si faceva riprendere. Stava sicuramente pensando che era una bambina, inadatta a suo figlio.
Carmen sorrise intenerita, era esattamente come gliela aveva descritta –Non devi vergognarti. – si alzò avvicinandosi –Anche se è la seconda volta che ci vediamo, è come se ti conoscessi da sempre! Leon non fa che parlarmi di te.
-Mamma! – ringhiò a denti stretti l’interessato.
-Davvero? – chiese la Castillo con gli occhi che brillavano.
-Certo! Non importa di cosa parliamo, riesce sempre a portare il discorso su di te! E ti assicuro che non c’è modo di farlo smettere!
Il cuore di Violetta batteva a mille, sapeva che Leon l’amava ma non credeva così tanto. Lo abbracciò trattenendosi a stento dal riempirlo di baci, lo avrebbe fatto appena sarebbero rimasti da soli, aveva già in mente una mezza scusa per trascinarlo in camera sua senza essere disturbati!
 
 
 
***
 
 
 
-Parigi è stupenda. – costatò Francisco seduto in un bistrot alla parte in compagnia del suo migliore amico. –Dovrei tornarci in compagnia di Carmen.
German annuì e fece per dire la sua ma le parole gli morirono in gola.
Nel locale era appena entrata la donna, che da una settimana era la protagonista indiscussa di tutti i suoi sogni. Quasi senza rendersene conto si ritrovò a fissarla ipnotizzato dai suoi capelli castani e gli occhi dolci da cerbiatta.
-E ieri ho parlato con Leon, mi ha detto che Violetta è incinta e hanno intenzione di sposarsi a breve. Gli ho suggerito di trascorrere la luna di miele qui a Parigi. Sei d’accordo? – domandò Vargas sorseggiando il suo caffè.
-Certo, è un’idea geniale.
Inarcò un sopracciglio divertito, ora aveva la sicurezza che German non lo stesse ascoltando. Posò la tazza e seguì la direzione del suo sguardò, si stupì nel costatare che l’amico stesse guardando una donna. Osservandola meglio si accorse che l’aveva già vista! Era una delle attrici dell’opera teatrale che avevano visto la settimana precedente.
-Che cosa non si fa per gli amici! – borbottò alzandosi. Credeva che il tempo di aiutare gli amici a rimorchiare fosse finito, era evidente che si sbagliava!
Castillo era talmente preso nella contemplazione della donna misteriosa che non si accorse di essere rimasto solo, almeno finché non vide Francisco avvicinarsi al oggetto delle sue attenzioni.
Lo vide chinarsi su di lei e sussurrarle qualcosa indicandolo, si sentì avvampare come un adolescente mentre si sbatteva una mano sulla fronte per l’imbarazzo, Vargas gliela avrebbe pagata.
La donna annuì sorridente e si alzò seguendo il suo socio verso il loro tavolo.
-Signorina le presento il mio amico e collega German Castillo, come le stavo dicendo siamo rimasti entrambi molto colpiti dalla sua esibizione del altro giorno.
-Ne sono felice. – sorrise dolcemente – Il mio nome è Esmeralda Di Pietro. – si presentò allungando la mano.
-Il piacere è tutto mio. – mormorò Castillo balzando in piedi.   
 
 
 
***
 
 
 
-A volte la lingua lunga di mia madre può rivelarsi una benedizione! – pensò Vargas tra un bacio e l’altro.
Appena finito di parlare, Violetta l’aveva letteralmente trascinato in camera sua con una scusa e adesso era lì, sulle sue gambe, intenta a baciarlo con foga. Ora capiva il significato della frase: quando la donna è felice anche il suo uomo lo è.
Però il problema era che se avessero continuato non sapeva per quanto sarebbe riuscito a trattenersi. Continuò ad assaporare le sue labbra con passione, certo che non si sarebbe mai stancato della loro dolcezza e morbidezza. L’istinto di buttarla sul letto e approfondire il contatto era quasi inarrestabile, ma aveva due ottimi motivi per trattenersi: primo non erano soli, al piano di sotto c’erano ben quattro adulti e secondo era troppo presto, la loro prima volta doveva essere speciale.   
Un lieve bussare li costrinse a separarsi, facendo tirare un sospirò di sollievo al giovane messicano, non era ancora il loro momento.
-Avanti. – urlò Violetta sistemandosi la maglia mentre si sedeva accanto al fidanzato.
-Perdonate l’intrusione. – esordì Federico entrando nella stanza – ma è appena arrivato Antonio e… - si fermò notando i capelli scompigliati dei due e la labbra di Vargas gonfie e sporche di rossetto – vi aspettano di sotto. Però è meglio che prima facciate un salto in bagno a darvi una sistemata! – ghignò malizioso.
-Fede! – si lamentò la ragazza avvampando fino alla punta delle orecchie. L’italiano scoppiò a ridere finché un cuscino non gli volò in faccia. –Smettila di ridere come uno scemo e vai a dirgli che stiamo scendendo! – lo ribeccò Leon abbassando il braccio con cui aveva effettuato il lanciò.
-Ai suoi ordini. – ridacchiò accennando un saluto militare mentre indietreggiava sino alla porta della stanza. 
-Sempre il solito. – borbottò senza nascondere una nota di divertimento nella voce.
-Beh, sarà meglio muoverci prima che mandino qualcun altro a cercarsi. – si alzò porgendole la mano.
 
 
 
***
 
 
 
La cena passò tranquillamente tra i racconti di Antonio, l’anziano maestro era stato molto felice di scoprire che anche Violetta era entrata a far parte dello Studio.
I due innamorati non avevano fatto che scambiarsi sguardi colmi d’amore e sorrisi incuranti degli adulti che sembravano incapaci di perdersi anche solo una delle loro mosse.
-Che bello l’amore a questa età. – sospirò Antonio a bassa voce, osservarli gli faceva tornare alla mente i ricordi di quando aveva la loro età, i più belli erano tutti legati al suo primo amore mai dimenticato.
Fu quando Olga servì il dolce che Angie e Pablo si scambiarono un’occhiata complice, era il momento di svelare alla famiglia e agli ospiti il loro piccolo segreto.
Galindo prese il bicchiere in mano e sbatté delicatamente il cucchiaio contro il vetro attirando l’attenzione di tutti i presenti che smisero di conversare tra di loro e concentrarono la loro attenzione sul uomo.
-Tutto apposto zio? – domandò la Castillo stringendo forte la mano del fidanzato sotto il tavolo. Sperava con tutto il cuore che non fosse una brutta notizia.
Angie sorrise per rassicurare la nipote mentre il marito dava due leggeri colpi di tosse per schiarirsi la gola, per nulla intimorito dal ritrovarsi al centro dell’attenzione, persino Olga e Roberto si erano appoggiati alla porta della cucina incuriositi.
-Sono incinta! – esclamò Angie di getto, avrebbe dovuto annunciarlo Pablo ma le era uscito di getto.
-Avrò un cuginetto! – urlò Violetta balzando in piedi con tanta foga da rovesciare la sedia!
In un attimo i due futuri genitori si ritrovarono circondati dai loro ospiti, sorridendo alle varie congratulazioni.
Adesso che erano liberi dal loro segreto, si sentivano più leggeri e sicuri che qualunque cosa sarebbe accaduta non sarebbero mai stati soli.
 
 
 
Angolo autrice:
Eccomi qua! Dopo mesi di assenza con un nuovo capitolo che a mio parere non è all’altezza dei precedenti.
Non ho parole per giustificare il mio ritardo, Febbraio e Marzo sono stati mesi ricchi di emozioni, specie il secondo e chi mi segue su twitter sa i vari motivi.
Chiedo scusa anche per non aver risposto alle recensioni, sappiate che le ho lette e apprezzate moltissimo, prometto che risponderò al più presto.
Buona lettura!

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Capitolo 18
*** Incontri ***


 

Capitolo 16 – Incontri
 
 


Lara sospirò bevendo un sorso d’acqua fresca mentre lanciava un’occhiata alla pista su cui Leon si stava allenando. Erano passate alcune settimane da quando aveva stretto amicizia con Violetta e la sua cotta per il messicano stava lentamente svanendo nel nulla, tornando a essere quello che era stato fin dal principio: un‘amicizia quasi fraterna, un po’ come la sua nuova amicizia con la Castillo che diventava ogni giorno più forte, nonostante fossero agli antipodi come il giorno e la notte. E forse era proprio per questo che andavano così d’accordo. Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe legato tanto con una ragazza così diversa da lei, o con una ragazza in generale! Fin da bambina era sempre stata un maschiaccio più interessata ai motori che alle bambole e per questo le altre bambine l’avevano sempre snobbata considerandola strana e crescendo avevano persino iniziato ad invidiarla: i ragazzi la cercavano spesso per chiederle aiuto per i loro mezzi. Solo per quello ovviamente ma quel poco bastava per attirarsi le antipatie delle sue compagne.
Posò la bottiglia e riprese a controllare la moto, lanciando di tanto qualche occhiata alla pista per assicurarsi che Vargas fosse ancora in sella. Aveva il brutto vizio di distrarsi facilmente, specialmente se la sua bella si trovava nei paraggi.
-No! Ancora quella! -  esclamò assottigliando lo sguardo nel notare una ragazza bassina dai corti capelli neri, avvicinarsi velocemente al bordo pista, proprio dove il suo pilota si era appena fermato.
Conosceva bene quella mocciosa, si chiamava Gery ed era letteralmente ossessionata da Leon. Era da un po’ che non si faceva vedere in giro, pensava che si fosse finalmente messa l’anima in pace ma evidentemente si sbagliava. Poco importava, Violetta sarebbe arrivata da lì a pochi minuti e la meccanica non vedeva l‘ora di godersi l’espressione sconvolta della nana appena avesse visto la fidanzata del suo pilota.  
 
-Grazie per il passaggio, ci vediamo a cena. – salutò Violetta scendendo dalla macchina di Roberto che, come sempre, l’aveva gentilmente accompagnata.
Chiuse la portiera salutandolo nuovamente con un cenno del capo prima di entrare, col cuore a mille si affrettò a raggiungere la pista di motocross, le piaceva quello sport ma odiava che il suo fidanzato lo praticasse. Viveva nel terrore che gli accadesse qualcosa, solo quando a fine allenamento scendeva dalla moto e la raggiungeva sorridente, il suo cuore si calmava permettendole di tornare a respirare normalmente. Leon non lo sapeva, se l’avesse scoperto avrebbe iniziato a pensare di mollare il motocross per non farla preoccupare e non glielo avrebbe mai permesso. Era il suo sogno e lo avrebbe appoggiato anche se significava perdere dieci anni di vita ogni volta che lo vedeva dentro quella maledetta pista! Affrettò il passo, non vedeva l’ora di perdersi in quelle magnifiche pozze verdi che avevano il potere di farla sempre sentire a casa.  
Al contrario delle sue rosee aspettative, la scena che le si presentò davanti le chiuse lo stomaco: Leon stava parlando con una ragazza, non sapeva chi fosse e nemmeno le importava, l’unica cosa importante era che quella stava facendo gli occhi dolci al suo ragazzo. Come si permetteva?
Fece per raggiungerli a passo di marcia, decisa a mettere in chiaro un paio di cose.
–Ferma. – la bloccò Lara afferrandola per il braccio –Non il caso di fare scenate per Gery, neanche la considera.
Annui, almeno ora conosceva il nome del nemico: Gery, che razza di nome era? Le ricordava il nome del topo dei cartoni animati. La guardò di sottecchi, quello dei cartoni era decisamene più carino.
-Però se proprio vuoi fare qualcosa… - sorrise maliziosa sbottonandole i primi tre bottoni della camicetta, scoprendole leggermente il seno.
- Ma… - tentò di opporsi arrossendo fino alla punta dei capelli.
-Niente ma e ascoltami. – sbottò Lara bloccando ogni sua possibile protesta sul nascere.
Violetta annuì lasciando che la meccanica le sussurrasse il suo piano.
 
-Amore!
Gli occhi di Leon si illuminarono, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Alzò lo sguardo incrociando i grandi occhi da cerbiatta della sua ragazza e istintivamente allargò le braccia per accoglierla. Violetta non se lo fece ripetere due volte, accolse l’invito con gioia buttandogli le braccia al collo e baciandolo con foga, sotto lo sguardò vittorioso di Lara e quello incredulo di Gery.
-Ciao. – lo salutò sorridente quando si separarono.
-Ciao amore mio. -  ricambiò il saluto accarezzandole il naso col suo.
-Allora, non mi presenti la tua amica? – domandò innocentemente poggiando la testa contro il suo petto.
-Certo. Lei è…- si bloccò, improvvisamente non si ricordava più il nome della ragazza con cui stava parlando.
-È incredibile l’effetto che un bacio ha su un uomo! – pensò la meccanica ridendo sotto i baffi.
-Gery. – sbottò la diretta interessata incrociando le braccia sotto il seno infastidita dal comportamento del ragazzo.
-Lei è Violetta, la mia fidanzata. – continuò ignorando a gaffe fatta pochi secondi prima – Vado a cambiarmi e andiamo a prendere un gelato?
-Certo. - sorrise felice per l’invito, adorava mangiare il gelato in compagnia del suo ragazzo, e soprattutto felice di essere tornata al centro delle sue attenzioni.
-Ci vediamo tra pochi minuti. – sorrise rubandole un bacio a fior di labbra –Lara, te la affido.
-Tranquillo! È in ottime mai. – lo rassicurò avvicinandosi alla coppia e circondando con un braccio le spalle della Castillo.
-Lo so! – rise Vargas, rubò l’ennesimo bacio alla fidanzata, ne lasciò uno veloce sulla guancia della meccanica e rivolse un distratto cenno del capo al ultima ragazza presente prima di allontanarsi verso gli spogliatoi.
Appena fu sparito dalla loro vista Gery spostò lo sguardo sulla fidanzata del crossista.
-E cosi sei la sua ragazza. – borbotto squadrandola con fare critico: le sembrava così banale, la tipica figlia di papa sempre ubbidiente, in poche parole una bambolina senza personalità.
Violetta annuì sostenendo il suo sguardo senza battere ciglio, non si sarebbe lasciata intimidire.
-E da quanto state insieme? – domandò con fare indagatore.
-Un paio di mesi. – rispose in maniera vaga, lievemente irritata da quella specie di terzo grado che stava cercando di mettere in atto.
-E vi conoscete da…? – continuò l’interrogatorio con il chiaro intento di scoprire come avesse fatto quella specie di bambolina a conquistare un tipo come Leon Vargas.
-Un paio di mesi. – ripeté provando a mantenere la calma, anche se non era facile rimanere tranquilla davanti a quella specie di terzo grado in stile poliziesco, mancava solo che iniziasse il giochetto del poliziotto buono e quello cattivo. La osservò mentre alzava un sopracciglio con fare scettico, le stava forse dando della bugiarda?
- È stato amore a prima vista. – continuò arrossendo senza abbassare la guardia, pronta a ribattere a qualunque affermazione che potesse anche solo tentare di mettere in dubbio il sentimento che la legava a Leon.
-Confermo! -  la voce del giovane Vargas le fece voltare di scatto – Più la conosco e più me ne innamoro. – aggiunse abbracciandola da dietro, aspettò che si voltasse nella sua direzione e catturò le sue labbra con le proprie.
 
 
***
 
 
Andres si lasciò cadere pigramente su una panchina del parco accarezzando la testolina di Macchia, la graziosa cagnolina che aveva trovato alcuni giorni prima. Purtroppo non poteva tenerla con sé. Sua sorella Laura, aveva la fobia dei cani, le bastava vederne uno per iniziare a urlare come se avesse davanti un orso.
-Tranquilla, riuscirò a trovarti una casa. – sussurrò, non riusciva davvero a capire come si potesse avere paura di una dolce cucciolotta.
Macchia alzò la testolina che sino a quel momento era appoggiata sulla gamba del suo padrone temporaneo e abbaiò con un tono che al giovane parve intriso di fiducia.
- Grazie per la fiducia. – scherzò – Ti va di giocare?
Si alzò in piedi scodinzolando felice, lasciando ad Andres la possibilità di alzarsi e raccogliere un pezzo di legno.
-Prendilo! – urlò lanciandolo davanti a se, senza prima guardare se la via fosse libera.
-Ahhh!
Andres sobbalzo dirigendo immediatamente lo sguardo nella direzione da cui proveniva l'urlo!
-Oh mamma! - esclamò allarmato vedendo seduta a terra una ragazza dai lunghi capelli neri che si massaggiava la fronte, accanto a lei il pezzo di legno che aveva appena tirato.
La raggiunse velocemente e si inginocchiò al suo fianco -Mi dispiace tanto, non volevo colpirti. - si scusò mortificato.
-Meno male! – borbottò quest’ultima sarcasticamente.
-Perdonami. – ripeté mortificato, non sarebbe mai stato capace di far del male neanche a una mosca, almeno volontariamente. Involontariamente invece creava fin troppi danni a chiunque gli stesse vicino. Infondo era fatto così: tanto buono quanto imbranato.
-Tranquillo ti perdonò. – annunciò la ragazza dopo averlo guardato negli occhi, dal modo in cui si stava scusando era evidente che non lo aveva fatto di proposito, era stato un banale incidente anche se con risvolti un po’ dolorosi.
-Grazie! – sorrise –Mi chiamo Andres. – si presentò ricordandosi le buone maniere che fin da piccolo i suoi genitori gli avevano inculcato fino allo sfinimento.
-Libby
 
 
***
 
 
 
-Finalmente sto per diventare zio! – rise German, era appena tornato da una passeggiata in centro con Esmeralda quando aveva ricevuto la chiamata dei cognati. Aveva sempre amato i bambini e prima della morte di Maria avevano pensato più volte di allargare la famiglia ma il cielo l’aveva chiamata a sé prima che potesse accadere lasciando Violetta priva della madre e di un fratellino o sorellina che potesse crescere insieme a lei, per questo quando era arrivato Federico l’aveva accolto come un figlio nella speranza che potesse colmare almeno in parte il vuoto. Cosa che aveva fatto egregiamente, diventando in poco tempo il figlio e fratello che lui e Violetta avevano sempre desiderato e mai avuto.    
-E Violetta? Come ha preso la notizia? – domandò anche se era sicuro che la sua bambina aveva accolto con gioia la notizia di un nuovo arrivo in famiglia.
-Sta ancora facendo i salti di gioia. – rise la futura mamma –E tu? Hai qualche novità da dirci? – indagò con un sorrisetto malizioso, aveva notato che da qualche tempo gli brillavano gli occhi, una luce particolare che non vedeva da quando era morta Maria. Che suo cognato si fosse innamorato?
-Assolutamente nulla, lavoro tutto il giorno. - rispose velocemente, fin troppo velocemente per non risultare sospetto.  – Ora devo andare, dite a Violetta che la chiamerò più tardi! – aggiunse visibilmente a disagio. Chiuse la chiamata senza nemmeno salutare i coniugi Galindo che si scambiarono uno sguardo d’intesa: German Castillo stavano nascondendo qualcosa.  



Angolo Autrice:

Salve a tutti, so di essere molto in ritardo ma sono stati mesi duri, per quasi tutta l'estate ho avuto il blocco dello scrittore, poi a Settembre sono partita per Verona, dove ho visto il ViolettaLive e ho realizzato il mio sogno di conoscere Tini e Jorge, ho anche fatto un selfie Jortini *.* 
Comunque sono tornata con una grande carica e ho ricominciato a scrivere. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e se vi va lasciatemi una recensione, baci 

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Capitolo 19
*** Emozioni ***


 
 
Capitolo 17 – Emozioni
 
 
 
 
-Allora ti piace davvero?
-Per la centesima volta: si, è stupenda! – esclamò la Castillo trattenendosi dal alzare gli occhi al cielo. Quella mattina Federico le aveva fatto ascoltare in anteprima la nuova canzone che aveva intenzione di presentare a Youmix e da quel momento non aveva fatto altro che chiederle se le piacesse, portandola quasi al esasperazione. 
-Sono certa che Marotti l’adorerà, proprio come tutte le tue fan. – lo rassicurò posandogli una mano sulla spalla.
-Grazie. – sorrise l’italiano, passandole un braccio intorno alle spalle –Possiamo arrivare allo Studio così o rischiò che Leon me lo tagli? – domandò divertito, conosceva bene la proverbiale gelosia del ragazzo. Escluso il loro gruppo di amici nessun essere maschile osava avvicinarsi alla piccola Castillo per paura di scatenare la gelosia di Vargas.  
­-Deve prima passare sul mio cadavere! – dichiarò con fare solenne chiudendo gli occhi e posando la mano destra sul petto.
-Certo, certo. – la prese in giro col tono di chi non credeva neanche a una parola.
-Che vorresti insinuare? – domandò lievemente offesa, voltandosi di scatto nella sua direzione.
-Che appena lo vedrai ti getterai tra le sue braccia a tanti saluti a tutti.
-Ed è per questo che non ti guarderà neanche. – iniziò con un ghigno malizioso – Sarà occupato a fare qualcosa di molto più importante… - fece una pausa e qualche passo in avanti, ignorando l’occhiata confusa che Federico le stava dedicando – Ovvero: coccolare la sottoscritta! – concluse con fare teatrale tornando a guardare l’italiano con uno sguardo tipico di chi sa di aver avuto l’ultima parola.
-Andiamo, che se arriviamo in ritardo i tuoi zii ci ammazzano. – scherzò decidendo di dargliela vinta. 
 
 
 
***
 
 
-Continuare a fissare la strada come se non ci fosse un domani non la farà arrivare come per magia. – ironizzò Camilla, lanciando un’occhiata divertita a Leon che continuava ad alzare gli occhi sulla strada ogni due minuti di orologio.
-Spiritosa! – borbottò colto in fragrante, sapeva di sembrare patetico ma era più forte di lui, non erano trascorse neanche dodici ore da quando l’aveva vista l’ultima volta eppure già ne sentiva la mancanza come se non la vedesse da anni.
-Basta Cami! Dagli un po’ di tregua! – esclamò Diego attirando su di se gli sguardi confusi degli amici, era la prima volta che prendeva le difese del messicano, in genere era il primo a stuzzicarlo, specie se si parlava della Castillo
-È già tanto se è rimasto qui con noi invece di correre a cercarla. – ghignò.
-Ecco il Diego che conosco. – rise la Torres.
Leon scosse il capo divertito, quei due non sarebbero mai cambiati, alzò lo sguardo alla ricerca di Violetta e improvvisamente: il buio.
-Indovina chi sono? – sussurrò una voce solleticandogli l’orecchio, era un tono graffiante, anche troppo per essere naturale ma l’avrebbe riconosciuta tra mille e non solo perché nel udirla il battito del suo cuore era accelerato.
-La ragazza più bella di tutto il Sud America. – proclamò con voce sicura afferrandola delicatamente per il polso per costringerla a sedersi sulle sue gambe –La mia Vilù. – concluse calcando sul aggettivo possessivo.
-Quanto sei dolce. – sussurrò buttandogli le braccia al collo mentre alle loro spalle Federico e Diego fingevano di essere in mezzo a un attacco di vomito.
Camilla invece li guardava sognante, doveva ammettere che un po’ li invidiava, erano così carini che le facevano venire voglia di innamorarsi. Sorridendo chiuse gli occhi iniziando a fantasticare su come sarebbe stato il suo principe azzurro: biondo o moro? Occhi chiari o scuri? C’erano milioni di caratteristiche possibili sia dal punto di vista fisico che caratteriale e in quel momento scorrevano veloci nella sua mente: corti capelli neri e occhi verdi, labbra aperte in un sorriso beffardo, fin troppo simile a ghigno malizioso, in una parola: Diego Casal.
Aprì gli occhi di scatto, così tanto da sembrare che le uscissero fuori dalle orbite, il battito cardiaco accelerò talmente tanto da far concorrenza al battito di un tamburo, posò una mano sul petto temendo che potesse saltar fuori da un momento al altro, mentre avvertiva le mani sudate e la mente ripeteva che era impossibile, era solo una coincidenza che mentre fantasticava sul grande amore della sua vita le fosse apparso il volto del suo migliore amico. Una stupida coincidenza, ma allora perché sentiva che il suo volto stava diventando della stessa tonalità dei suoi capelli?
-Perché davanti allo ci sono così tante ragazze? – la domanda di Violetta la risvegliò dai suoi pensieri.
-Che domande, sono qui per me! – si vantò il figlio di Gregorio gonfiando il petto.
-Nei tuoi sogni. – ribatte Camilla stizzita, la sola idea che così tante ragazze fossero lì solo per vedere Diego, per quanto assurda fosse, la metteva di pessimo umore.
-Abbassa la cresta Casal. – intervenne Leon divertito dal gigantesco ego del amico
 –Non sono qui per te.
-E per chi? Per te forse? – lo ribecco Diego, nel sentire quelle parole Violetta, che sino a quel momento era rimasta tranquillamente accoccolata tra le forti braccia del fidanzato, lanciò uno sguardo mortale allo spagnolo mentre cingeva il collo di Leon con le braccia come a rivendicarne il proprio possesso.
-Assolutamente no! - rise – Sono fuori dal mercato e ho occhi solo per la mia principessa. – le baciò la punta del naso ricevendo in cambio un sorriso talmente luminoso da far invidia al sole.
-Sono qui per i Rock Bones. – rivelò Federico posando il cellulare in tasca
-I ROCK BONES! – urlò Camilla saltando in piedi come se fosse stata seduta su una molla.
– Si, me l’ha appena detto Marotti. – spiegò lievemente intimorito dalla reazione della rossa.
-Datti una calmata, per poco non mi hai fatto diventare sordo. – borbottò Diego, massaggiandosi l’orecchio destro vittima innocente dei toni soavi di Camilla Torres.
-Scusa, ma come faccio a stare calma? Sono i Rock Bones, la mia band preferita! – obbiettò guardandosi intorno nella speranza di vederli apparire.
-Anche la mia! Ho tutti i loro cd! – aggiunse Violetta alzandosi per unirsi alla ricerca dell’amica.
-Come? Pensavo che gli “All for you” fossero la tua band preferita. – commentò Leon fingendosi offeso.
-Ovvio, sono la loro fan numero uno e ammetto di avere un debole per il cantate. – ammise osservando divertita il fidanzato che non provava neanche a nascondere il suo gongolare – Però non dirglielo, non vorrei che si montasse la testa. – ammiccò.
-Allora andiamo? – domandò Federico attirando su di sé l’attenzione –Vi porto dai Rock Bones, non volete conoscerli?
-Davvero? Che stiamo aspettando? Andiamo! – urlò Camilla euforica, prese per mano l’amica, ignorando lo sguardo risentito di Leon, e quasi saltellando si diressero verso lo Studio.   
 
 
 
***
 
 
Angelica chiuse il telefono e si diresse verso la sua camera da letto, il volo per Buenos Aires era prenotato e l’indomani a quell’ora sarebbe stata in viaggio. Non riusciva a crede di stare per diventare nonna per la seconda volta, e per la prima volta dopo molti anni l’idea di tornare a vivere definitivamente in Argentina non le sembrava più pura utopia.
Aveva lasciato il suo paese d’origine subito dopo la morte del suo secondo marito, anche se Buenos Aires era diventata una città grigia sin dalla scomparsa dalla sua amata primogenita ma non poteva portar via Angie dalla sua città natale ne separarsi da Violetta. E quando quattro anni prima era diventata vedova aveva finalmente potuto abbandonare quel luogo pieno di ricordi, certo ci tornava almeno due o tre volte l’anno per riabbracciare la sua famiglia ma non era la stessa cosa e adesso, anche per colpa dell’età, sentiva il bisogno di rimanere vicina alle persone che più amava.
Non poteva perdersi la nascita del nuovo nipotino o nipotina e Angie aveva bisogno di lei durante la gravidanza, era certa che Pablo si stesse prendendo cura della figlia alla perfezione ma in questo mondo ci sono cose che solo una mamma può fare, ad esempio stare vicino alla propria figlia e consigliarla durante la sua prima gravidanza.
 
 Ecco il capitolo, stavolta è di transizione diciamo che sono le basi per il prossimo. Scusate ma vado di fretta, alla 
prossima, un bacio

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