Io e Te (ShikaIno Day Notebook)

di Andreatorinista
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io e Te ***
Capitolo 2: *** Here Without You ***
Capitolo 3: *** Bellissimo ***
Capitolo 4: *** Little Bad Girl ***
Capitolo 5: *** Per Dirti Ciao ***



Capitolo 1
*** Io e Te ***


IET
Io e Te

“Uffa, che seccatura. Ino non c’è mai in questa casa e a chi tocca pulire? A me, ovvio.”
Erano passati ormai 15 anni da quando, Shikamaru Nara e Ino Yamanaka, si erano conosciuti, giurandosi poi tre anni dopo eterno amore.
Con il passare del tempo, il loro rapporto era maturato talmente tanto, che alla fine i due giovani decisero di sposarsi, e di avere una famiglia insieme a Konoha.
Solo che…
“Accidenti a me, e quando l’ho lasciata iscriversi a quel corso per baby-sitter. Va bene che vuole diventare mamma, e gliel’appoggio molto sta cosa, ma non può assentarsi ogni giorno. Questa casa ha bisogno anche di lei eh…” Borbottò il Nara, ricominciando a spazzolare per terra.
Dopo aver dato una bella mano di cera al pavimento, il ragazzo col codino passò alla credenza situata in soggiorno, solo che nello strofinare troppo energicamente le pile di libri posti su di essa, li fece cadere, creando più disordine di quanto non ce ne fosse prima.
“E che §”%$/£”& ci mancava solo questa. Bah, che seccatu…”
Di colpo il Nara si fermò, prendendo da terra un libro impolverato e di un colore arancio chiaro.
“Io e Te. Non sapevo che Ino leggesse libri romantici.” Disse, cominciando a sfogliarlo.
Quello in realtà non era un libro, ma un album.
Un album di foto.
“Non ci credo. Q-Questo è…”

Apro un libro
che parla di noi
un amore con amore io e te
un sentimento
senza tempo
ali d’oro in volo
sei così semplice
che la bellezza intorno a te
mi sfiora come un bacio lento.

Sfogliando le numerose pagine e guardando le foto poste su di esse, Shikamaru cominciò a viaggiare con la mente, ripercorrendo tutti i momenti passati insieme alla donna, che mai avrebbe pensato di portare all’altare.

Immagina che il mondo
somigli a ciò che sento
un amore per amore siamo noi.
Immagina il tuo tempo
che scorre nel mio tempo
un amore per amore io e te.

L’esame dei chunin, il loro primo appuntamento, la prima volta che difendeva Ino da un aggressione, il loro matrimonio…
Momenti indimenticabili, che mai il ragazzo si sarebbe sognato di rivedere, sottoforma di foto ricordo.

Passa la gente
e non vede noi
che corriamo sulla vita se c’è
un altro giorno
da comprare
se ti vestirai di sole
sei così(sei così) fragile (fragile)
che la bellezza dentro te
mi sfugge come acqua e vento.

Infine la mente di Shikamaru, si soffermò su quel giorno, dove lui e Ino stavano camminando, sotto un cielo pieno di nuvole cariche di pioggia.
Il vento soffiava impetuoso, movendo i capelli lucenti e biondi della ragazza, che cercava in ogni modo di coprirsi.
Shikamaru invece non badava ne al vento e ne al freddo.
Li considerava soltanto come…

FLASHBACK

“Una seccatura. Questo vento è una vera seccatura.”
“Ma invece di lamentarti, perché non usi quel 200 di QI che ti ritrovi per cercare un riparo? il vento soffia sempre più forte, mi scompiglia i capelli.” Disse la ragazza, mentre con la mano cercava di ripararsi dalle folate improvvise.
“Uffa, e va bene. Quell’ albero laggiù mi sembra adatto.”
“SHIKA, MA NON STA PIOVENDO, TIRA VENTO CAPITO? TI-RA VEN-TO…”
“L’ALBERO E’ PIU’ VICINO CAPITO? PIU’ VI-CI-NO. Se ti vuoi riparare sotto qualcos’altro, prendi la legna e costruisciti una casa.”
“Grrr, quanto sei odioso quando fai così.”
Improvvisamente dal cielo cominciarono a cadere sempre più gocce di pioggia, bagnando in un attimo il paesaggio circostante.
“Oh no accidenti, ci mancava solo questa.”
“Vieni con me.” Disse il ragazzo, prendendo la mano della biondina, e trascinandosela sotto l’albero da lui indicato poco prima.

Immagina che il mondo
somigli a ciò che sento
un amore per amore siamo noi.
Immagina il tuo tempo
che scorre nel mio tempo
un amore per amore io e te.

“Anf…Che corsa.”
“Che seccatura.”
“Ah insomma, dici sempre la stessa cosa. Che seccatura di quà, che seccatura di là. Ma qualcosa che ti diverte c’è?” Chiese Ino al limite della sopportazione, appoggiandosi con la schiena contro la corteccia della pianta.
“Tsk.”
“Per esempio una ragazza.”
“!”
“Per caso c’è qualche ragazza che ti piace?”
“E-E-E questo che cavolo centra?”
“Giusto per conoscerti un pochettino. A parte il tuo ‘seccatura’, non so nient’altro di te”

Ti ho cercata in ogni dove
ero solo un uomo solo
mani e piedi sulle strade con te.

“Quindi vorresti sapere se c’è una ragazza che mi piace, ho indovinato?”
“Esatto”
“E se ti dicessi che quella ragazza, è una seccatura?”
“Ah”
“E che sarei disposto a segnare il suo nome su questo tronco insieme al mio, solo per sperare che lo spirito di quest’albero, possa darmi una mano a dichiararmi a lei?” Disse il Nara, cominciando a incidere con un kunai, il suo nome e quello della ragazza all’interno di un cuore.
“M-Ma…”
“E se ti dicessi che quella ragazza, mi fa battere il cuore all’impazzata quando mi sta vicina, e che in questo momento il mio cuore va a duemila, e non accenna a rallentare?”
“S-Shikamaru?”
“Ino. La ragazza che mi piace, quella con cui vorrei condividere la mia vita…Sei tu!”
Una rivelazione davvero scioccante per la povera Yamanaka, che si sentiva le parole morire in gola.
Non sapeva più cosa fare, cosa dire.
Soltanto Shikamaru ebbe il coraggio di avvicinarsi a lei, e di mettere a contatto le sue labbra con quelle della ragazza, per quello che era il suo primo e bellissimo bacio.

FINE FLASHBACK

Immagina che il mondo
somigli a ciò che sento
un amore per amore siamo noi.
Immagino l’argento
dei tuoi capelli un giorno
saremo sempre giovani io e te.

“Aaah. Quello si che fu un giorno magnifico. A parte la pioggia, una vera seccatura”
“SHIKAAAAA. SONO A CASA”
La voce squillante della biondina fece ritornare sulla terra il Nara, che ci mise poco a capire, che non aveva ancora finito di pulire.
Con l’aria di uno sconfitto, si diresse verso la moglie, intento a prendersi la solita ramanzina.
“Ciao amore.” La salutò baciandola.
“Ciao tesoro. Allora, hai finito di pulire?”
“Ehm…E se ti dicessi che non l’ho fatto?”
“COSA?”
“E se ti dicessi che mentre spolveravo la credenza piena di libri, ne avevo fatto cadere uno, e guarda caso era un album di foto che il sottoscritto non aveva mai visto?”
“S-Shika. Posso spiegarti…”
“E se ti dicessi che in questa casa, non ci sei mai. Che dedichi troppo tempo al tuo lavoro, e poco per noi due?”
“…”
“Ascolta Ino. Sono davvero, davvero contento che tu abbia trovato un lavoro che ti fa sentire realizzata e che ti rende felice, ma quello che voglio veramente, è che dedichi un po’ di tempo anche per me”
“…”
”Perché ti amo…E voglio stare da solo con te il più possibile…Capisci? Io e te!”
“…Ho capito Shika. Ti chiedo scusa per essere sempre stata fuori casa in questo periodo, ma pensavo che a te non importasse, che per te, io fossi solo una seccatura. Me l’avevi detto quel giorno ricordi?”
“E’ vero, ti avevo detto che eri una seccatura. Ma a differenza delle altre seccature…”
Shikamaru si avvicinò a Ino, e dopo avergli dato un tenero bacio, disse:
“…Tu sei quella che preferisco. La mia dolce….e bella seccatura” Concluse il ragazzo, ringraziando col pensiero quell’album di foto, che era venuto fuori nel posto giusto, al momento giusto.

Fine

BUON SHIKAINO DAY A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
fatemi sapere come vi sembra XD

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Capitolo 2
*** Here Without You ***


HWY
Here Without You

Era notte.
Notte fonda.
La luce della luna illuminava le foglie degli alberi, mentre alti nel cielo si libravano pipistrelli, liberi finalmente di volare dopo aver atteso il tramontare del sole.
Io me ne stavo qui, sdraiato sotto uno di questo grandi alberi a guardare le stelle, mentre con la coda dell’occhio scrutavo l’orizzonte in cerca di qualcosa che non c’era.
Konoha.
Eh già, ormai era lontana.
Chissà come avrebbe reagito quando sarebbe venuta a sapere della mia partenza improvvisa.
Mentre riflettevo sulle possibili vittime che la ragazza poteva usare per sfogarsi, mi accesi un’altra sigaretta e ne ispirai il fumo, per poi rigettarlo fuori.
Prima dalle narici per sentirne l’odore, e poi dalla bocca per sentirne il sapore.

A hundred days had made me older
Since the last time that I saw your pretty face
A thousand lights had made me colder
And I don’t think I can look at this the same

Quante volte me l’avrà detto Ino di smettere di fumare? Mh mh, talmente tante da aver perso il conto.
Ma si sa, io ero come le nuvole.
Ero libero.
Libero di andarmene dove volevo.
Quasi libero.
Per niente libero.
Perché anche se le nuvole erano lì, alte nel cielo, venivano trasportate dal vento che decideva per loro il cammino.
E anch’io, come loro, avevo un tipo di vento che decideva la strada che dovevo percorrere.
Quel vento si chiamava Ino Yamanaka.

I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby
and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight it’s only you and me

Anzi, più che vento lo avrei definito Burrasca, visto il modo dolce con cui mi stritolava ogni volta che non gli davo ragione.
Ma a me piaceva così.
Mi piaceva così tanto che alla fine, in una bella notte di luna piena, mi innamorai perdutamente di lei.
Da quel giorno decisi che non l’avrei mai lasciata.
Che sarei stato per sempre insieme a lei, e che l’avrei protetta anche a costo della mia stessa vita.
Promessa che non ero riuscito a mantenere, perché il mio dovere di Ninja mi aveva chiamato ancora una volta.
Tsunade mi aveva affidato una missione facile, ma che richiedeva molto tempo per essere portata a termine.

The miles just keep rolling
as the people either way to say hello
I hear this life is overrated
but I hope it gets better as we go

E così mi sono ritrovato lì.
Sdraiato a terra, con le mani incrociate dietro la testa.
Sotto le stelle, sotto un cielo senza nuvole.
Un cielo che rispecchiava completamente il mio stato d’animo, perché senza le nuvole mi sentivo perso, e se io ero il cielo, lei era la mia nuvola.
Ino era la mia nuvola.
“(Mi manchi da morire, ma non dispero. Perché so che un giorno tornerò da te ancora più innamorato di prima, e tu come al solito mi abbraccerai per poi prendermi a cazzotti per non far vedere che sei contenta del mio ritorno.)” Pensai mentre un sorriso misto a risata si faceva largo sul mio volto.

I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby
and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight girl it’s only you and me

E proprio mentre pensavo a te, mi passarono davanti due piccoli pipistrelli che volteggiavano vicini e felici.
Quanto avrei voluto essere come loro, e quanto avrei voluto che il secondo pipistrello fossi tu.
Per volare liberi nel cielo, e controllare il vento.
Si perché gli uccelli, i pipistrelli e ogni sorta di insetto, potevano sfruttare il vento per volare e decidere la loro direzione.
Erano padroni del loro stesso destino.
Erano liberi.
Molto più liberi delle nuvole, che ogni giorno mi fermavo a rimirare.
“(Se devo decidere quale animale paragonarti, beh, io direi che sei una farfalla bianca. Bianca come le nuvole quando il cielo è sereno. Candida come la neve, che scende lenta nelle giornate d’inverno. Piccola e fragile, come quando sei tra le mie braccia e piangi per l’ultimo stronzo che ti ha spezzato il cuore. Farfalla, perché il battere violento ed incessante delle ali mi ricorda il tuo modo aggressivo.
Farfalla, perché il loro modo di posarsi sui fiori e rimanere ferme mi ricorda la tua delicatezza e la tua dolcezza, proprietà che solo io, Choji e il povero maestro Asuma abbiamo avuto piacere di vedere con i nostri occhi.)”

Everything I know, and anywhere I go
It gets hard but it won’t take away my love
And when the last one falls, when it’s all said and done
it get hard but it won’t take away my love

Il primo sprazzo di nuvole si faceva largo nel cielo, coprendo la luna e impedendo alla luce di arrivare a terra.
Tutto introno a me diventò buio.
Ma invece di piangere per la nostalgia mi misi a sorridere, e le nuvole nel cielo, spinte dal vento, si allontanarono rifacendo tornare alla luce quell’immenso astro celeste ispiratore di molti romanticoni.
“Beh, direi che è arrivato il momento di andare.” Dissi alzandomi in piedi, e rimettendomi la giubba da Chuunin.
Ma proprio mentre mi apprestavo a partire, davanti ai miei occhi si manifestò qualcosa di straordinario.

I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby
and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight girl it’s only you and me

Una farfalla.
Una piccola farfalla che luccicava come un diamante, e che lasciava una scia di brillanti dietro di se, mi stava passando davanti.
Era davvero bella.
Io rimasi a bocca aperta, mentre questa volteggiava libera davanti a me.
E i pipistrelli che volavano più in alto al suo passaggio si scansavano, come se per loro fosse una sorta di dea, una specie di divinità.
Davanti a questo spettacolo della natura, non potei fare a meno di pensare che tutto questo fosse opera del destino.
Era come se il fato mi voleva far rimanere impresso per sempre nella mia mente il motivo per cui io sarei dovuto tornare a casa.
Sorrisi di nuovo, e la farfalla bianca si posò sulla mia spalla.
Dopo aver agitato di nuovo le ali ritornò a volare, sparendo dietro la fitta rete di alberi sulla mia sinistra.
“(Ci rivedremo Ino. E’ una promessa.)”
Da quel momento in poi, soltanto l’immensità della prateria occupava il mio sguardo, mentre questa passava rapida davanti ai miei occhi.
Avevo ricominciato a correre, sempre più veloce, sempre più forte, con la speranza di ripercorrere quel sentiero al contrario, un giorno.

Fine

BUON SHIKAINO DAY A TUTTIIIIIIIIIIIII
oggi si festeggia lo ShikaIno Day 2009, e non poteva quindi mancare una fiction per onorare questa splendida giornata rivolta a tutte le mosche bianche, ovvero il 13 luglio XD
guardandomi intorno però mi sa che sono l'unico a festeggiare XD MA CHISSENE
una festa è sempre una festa e quindi io ME LA GODO ALLA GRANDE UHSUUUUUUU
passiamo ai ringraziamenti della fiction che avevo postato l'anno scorso per lo ShikaIno Day del 2008
ringrazio dal profondo del cuore:
DREEM, CELIANE4EVER, MIMI18, ELY91, SAKURINA, TSUYUKO, ZOE CHAN, ELANOR89, NEJISFAN 94, ELWERIEN, RYANFOREVER, RINOA81, WISHFULTHINKING e PINCESS OF BANG per le recensioni, grazie di cuore ^_^
beh...che aggiungere se non ALL'ANNO PROSSIMO ;^) SEE YA
P.S: leggete anche le mie altre fic u.u non è un consiglio...è un ordine...è.é...chiaro?...XD

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Capitolo 3
*** Bellissimo ***


3
Bellissimo

Konoha
Caldo, afa, assenza di nuvole.
Guardandosi intorno si poteva capire che l’estate non era alle porte, ma era entrata prepotentemente in città, facendosi sentire sulla pelle, nell’aria e all’interno di un termometro.
38 gradi.
Mai così caldo negli ultimi 10 anni, infatti i cittadini appena alzati accolsero con gradita sorpresa questo caldo proveniente da sud e che li aveva avvolti come d’inverno una sciarpa avvolge il collo.
Nonostante il caldo però si doveva lavorare.
Si doveva contribuire al bene di questo paese e alla sua attività, perché il paese, caldo o freddo, non si fermava mai.
I ninja di Konoha.
Loro erano quelli che soffrivano di più il caldo, dato che dovevano contribuire allo svolgimento delle missioni quotidiane consumando molte energie e sudore.
Non tutti però erano in attività.
Quel giorno alcuni ninja non avevano missioni da svolgere, e quindi dedicarono il tempo per fare qualcosa.
Per evitare che la noia insieme al caldo creasse un cocktail micidiale.
Quindi non c’era da stupirsi se alcuni shinobi, soprattutto giovani, erano alle prese con i giochi estivi.
Gavettoni, pistole ad acqua, e c’era anche qualche temerario che cominciava per la prima volta a scoprire le tecniche acquatiche.
Si poteva benissimo leggere la soddisfazione di chi riusciva ad utilizzarle, e di chi ne traeva vantaggio facendosi inzuppare dalla testa ai piedi.
Altri Ninja invece, un po’ più grandicelli, si dedicavano a faccende più serie.
Una di questi Ninja, ero io.
Ino Yamanaka, eccomi qui, alle prese con lo shopping estivo.
Dato che stava arrivando la stagione calda dell’anno, dovevo rinnovare il guardaroba con costumi e vestiti leggeri nuovi di zecca.
 “Certo che quest’anno di bancarelle estive ce ne sono parecchie…chissà se riuscirò a trovare un vestito perfetto da far vedere agli altri.”
Quest’anno volevo sbaragliare la concorrenza, a cominciare da Sakura.
“Per prima cosa le mostrerò un costume che mette in risalto le mie curve così da farla diventare verde d’invidia, poi vediamo…ah si immancabile un pareo trasparente per la gioia dei maschietti che amano le mie gambe e come ultimo tocco il cappellino di paglia che piace tanto a…Shikamaru…”

Dietro ogni momento tu ci sei
individuo dove vai
ogni cosa mi ricorda un po' di noi
Le occasioni che ho lasciato
volano lontano come te
e non c'è modo per riviverle
E ti chiedo scusa se ho sbagliato
e non l'ho detto mai
e ti cerco dentro un giorno
che ho vissuto come un sogno

Pronunciare quel nome, tempo fa, mi faceva stare bene.
Però ultimamente le cose tra di noi non facevano altro che peggiorare.
Come se qualcosa si fosse incrinato nel nostro rapporto.
E sapevo bene che la colpa era mia…solo mia.
Dannata me, perché non hai continuato a vederlo come un amico e basta?
Che bisogno c’era di innamorarti di lui?
A che scopo poi?
Così avrei voluto dirmi.
Un bel rimprovero alla me stessa che quel giorno, in questa stessa via scappò a gambe levate per non affrontare la realtà, lasciandolo da solo, senza capire che espressione aveva assunto.
Se era triste, stupito, arrabbiato, o semplicemente seccato, come sono sempre stata abituata a vederlo.
Da quel momento passarono 6 mesi, e non solo le missioni ci allontanavano l’un l’altro, ma anche nei momenti di libertà non riuscivamo…no…non riuscivo a vederlo.
Non riuscivo a guardarlo in faccia.
Era più forte di me, mai avevo provato così tanto imbarazzo in vita mia.
Non riuscivo, e ancora tutt’ora non riesco a capirlo.
 se davvero ne valeva la pena di rinunciare ad una salda amicizia per un amore che poteva non essere corrisposto.
Immersa in questi pensieri vagavo per quelle bancarelle, le stesse di allora, le stesse di quel giorno che a parte i saluti finali, fu davvero…

Bellissimo,bellissimo
E spero che mi sentirai
ti voglio bene e tu lo sai
è un sentimento che ho nascosto ormai
è bellissimo, bellissimo, bellissimo

Già, stupendo, meraviglioso.
Non riuscivo a descriverlo quel momento magico, l’ultimo che ho vissuto con lui.
Anche quel giorno volevo rinnovare il mio guardaroba, e lui si offrì volontario per accompagnarmi, ovviamente tra uno sbadiglio e l’altro finì per farmi sentire in colpa.
Dannato Shikamaru, come se l’avessi costretto a venire.
Però anche se sbuffava e ripeteva in continuazione che era una seccatura mi aiutava, mi consigliava quali vestiti mi stavano bene e quali mi risaltavano le tette.
Si perché in quel periodo (e non so se anche adesso fa così) era andato in fissa per il mio seno, ogni volta che ne parlava mi faceva sentire in imbarazzo e lui sorrideva come soddisfatto.
Che lo stesse facendo apposta?

Dentro ogni momento tu ci sei
in ogni gesto tu ci sei
nel silenzio delle cose tu ci sei
Tutte le certezze che mi hai dato
quei sorrisi che hai lasciato
si dissolvono come le nuvole
Sono ancora vive
le parole dette tra di noi
le confondo nel ricordo
che ho vissuto come un sogno

“Oh?...ma quella è…”
Senza rendermene conto ero arrivata di fronte ad una bancarella familiare.
Hat & Cap.
Un nome corto che però faceva intendere il prodotto.
Era una bancarella di cappelli di paglia.
“È…la stessa di allora…”
La stessa identica bancarella di 6 mesi fa, quella dove il mio cervello andò in fumo suggerendomi di confessargli il mio amore per lui.
Fu proprio di fronte a quella bancarella che lo presi per mano, gli urlai contro il suo nome, e con voce flebile e piena di balbetti tentai di dirgli due semplici parole.
Erano solo due parole, solo 5 lettere, ma quel giorno mi sarebbe stato più facile ripetere la lezione di storia del mondo dei ninja.
Mi bloccai cominciando a tremare, e senza che me ne accorgessi, stavo già scappando via rossa come un pomodoro appena colto, senza una meta precisa, senza un motivo preciso…ma con tanta tristezza in fondo al cuore, e odio verso quella me stessa che non riusciva ad aprire i suoi sentimenti.
Era proprio quella la bancarella dove accadde tutto.
E come se fosse opera del destino, eco che rispunta dal nulla quella stessa bancarella.
Al solo vederla mi mettevo in agitazione, i miei occhi vagavano come se avessero paura che all’improvviso facesse la sua comparsa Shikamaru per un motivo banale.
Mi mordevo il labbro inferiore con violenza, tanto ero nervosa.
“Già…la stessa di allora…”
Mi misi una mano sulla fronte sospirando.
“Ma cosa mi vado ad aspettare? I miracoli…non esistono mica.”
“Non esistono che?”
Improvvisamente una voce familiare mi fece sobbalzare il cuore.
Lentamente mi voltai e lo vidi.
Seccato, curioso, dallo sguardo penetrante, ma soprattutto…

Bellissimo,bellissimo
ti voglio bene ancora sai
anche se non l'ho detto mai
è un sentimento che ho nascosto ormai
è bellissimo, bellissimo, bellissimo.

“Qual buon vento ti porta qui, Ino?”
Era Shikamaru, adesso si che stavo letteralmente andando a fuoco.
“S-Sho…Shopping non vedi?” Gli mostrai le buste.
“Shopping magro a quanto vedo…sei indecisa o la roba che vuoi costa troppo, he seccatura?”
D’altronde me lo aspettavo da lui.
Con uno sguardo attento come il suo non poteva non accorgersi che le buste erano ancora vuote.
Ed era da stamattina che giravo senza sosta.
“D-diciamo che…q-quello che desidero mi è irraggiungibile.” Risposi in maniera secca per cambiare discorso.
“Piuttosto che ci fai la dietro?”
“Gioco a Shoji con Akamaru…secondo te?” Allargò le braccia.
“Gestisco la bancarella no?”
Rimasi stupita, allibita.
“LA BANCARELLA E’ TUA?” Senza rendermene conto mi avvicinai a lui cominciando a curiosare.
“Si è di un mio zio che abita nel villaggio della Paglia, sai quel posto è conosciuto per essere pieno di balle di fieno, e soprattutto per i cappelli che sono appesi qui.”
Ce n’erano di tutti i tipi.
Vari colori, varie forme, ma erano tutti fatti con…
“Vimini e paglia, se ti stavi chiedendo di cosa fossero fatti eccoti la risposta.”
“Sono bellissimi…con questo caldo risulterebbero molto utili.”
“Allora questo lo offre la casa.” Disse tirandone fuori uno col nastro viola e facendomelo indossare.
“M-Ma che fai?”
“Te lo provo no? Ti sta d’incanto.” Disse sorridendo.
“Scusami se non posso parlare a lungo con te ma i clienti mi chiamano, perciò seccatura, smammare.” Disse indicando la lunga fila che si era creata dietro di me.
“Quanto sei odioso.” Gli feci la linguaccia e poi scappai via raggiante con in testa il cappello.
“Che scema, neanche si era resa conto della scritta sul nastro…”
All’inizio non ci feci caso, ma non ci volle molto, prima di accorgermi di quel piccolo particolare.
Mi bastò uno specchio, un colpo d’occhio e le vidi.
Quelle due parole che resero indimenticabile quel giorno, giorno che sotto tutti i punti di vista…

E' bellissimo, bellissimo,
e spero che ritornerai
ti voglio bene e tu lo sai
è un sentimento che ho nascosto ormai
è bellissimo, bellissimo, bellissimo

“Ti amo anch’io…Shika.”

Fine

BUON SHIKAINO DAY A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
si festeggia la 3° Edizione della giornata nazionale delle mosche bianche italiane
il tema che vi presento quest'anno è sulla SPERANZA
la speranza che i miracoli, prima o poi, accadono, proprio come è successo ad Ino Yamanaka in questa song fic accompagnata dalle dolci melodie di Bellissimo di Alessandra Amoroso.
vi rinnovo l'appuntamento all'anno prossimo, sempre su EFP, sempre per lo ShikaIno...sempre per sperare...insieme a me...in un amore...che sembra impossibile.
GRAZIE A TUTTI ;^) SEE YAAA

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Capitolo 4
*** Little Bad Girl ***


SI4
Little Bad Girl

Una giornata come tante, anzi ad essere precisi…un inizio di giornata come tanti.
Timidi raggi di sole passavano attraverso la finestra lasciata socchiusa per permette all’aria fresca della notte di entrare prepotentemente nella stanza, cacciando via quel caldo e quell’afa che l’estate aveva portato con se, rendendo il sonno non leggero, quasi impercettibile.
Io ero lì, sdraiato sul letto, con gli occhi semichiusi in uno sguardo confuso, inglobato dalla stanchezza, fermo immobile a guardare il soffitto.
Come se non ne avessi mai visto uno in tutta la mia vita.
Non avevo dormito quella notte, non ci ero riuscito. Il termometro appeso alla parete di fianco alla finestra segnava 30 gradi.
“Porca puttana, già di prima mattina?” Pensai, facendo vagare lo sguardo proprio sull’attrezzo misura-temperatura alla mia sinistra.
Avevo le braccia aperte sui lati, come fossi una ragazza preda di un maniaco sessuale alla quale gli venivano bloccati i polsi, avete presente?
Le gambe ad abbracciare le lenzuola leggere raggomitolate in una palla di tessuto abnorme che di sicuro avrebbe avuto bisogno di 4 passate di ferro da stiro per tornare liscia senza neanche una piega.
TOC TOC
Quei colpi alla porta che solo un elefante a testate poteva eguagliare mi facevano presagire l’arrivo della quotidiana bufera mattutina.
“Avanti…” Sbiascicai con la bocca rivoltando lo sguardo all’indietro.
“Alla buon’ora, ti sembra questa l’ora di svegliarti?” Ed eccola entrare, perentoria e scassacazzi come sempre.
Capelli biondi raccolti in due trecce medio-lunghe in stile Pippi Calzelunghe, camice bianco che neanche fosse un’infermiera, babbucce ai piedi, occhiali a fondo di bottiglia e non poteva non mancare sopra il camice il grembiule da cucina decorato con motivi floreali dai colori tendenti all’azzurri fino al blu scuro.
“Su alzati che ti rifaccio il letto…Shikamaru.”
Questa qui era la mia colf, o meglio, avrei voluto chiamarla così se non fosse che,  nonostante il suo modo strambo di vestirsi per sembrare una befana, avesse più o meno la mia stessa età.
Le donne non sono più quelle di una volta, prima bastava guardarle per capire quanti anni avevano, adesso il mondo è dominato da porno modelle stuprabili che hanno 15 anni e donne senza curve col fisico da ragazzine che hanno più anni di tua nonna ai tempi della guerra fredda.
Ma tornando alla realtà…
“Perché devo alzarmi? Dove è scritto che il Sabato, giorno assieme alla domenica in cui non ho il part-time, mi tocca spostare il culo dal materasso di mattina presto.”
“Guarda che sono le 12.30…e tra poco devi andare agli allenamenti di calcetto.” Mi ricordò sbuffando sonoramente, scuotendo la testa.
“Che seccatura…”
“Si si, lo so…adesso…” Prese le lenzuola togliendole con una forza disumana, facendomi cadere per terra come una pera cotta.
“EHI!!!”
“…se permetti ho delle faccende da sbrigare, Shikaku non mi paga mica per guardare suo figlio in boxer e con le caccole agli occhi…a proposito vatti a lavare, che c’è una puzza d’ascelle che nemmanco sulla Metro nell’ora di punta…”
Delicata come un clistere di acido muriatico nel culo, mi disarcionò anche dal sacco a pelo che avevo di fianco al letto.
Si perché dovete sapere che ogni tanto invito amici a casa a dormire, tra un porno e una partita a PES si passava la notte ma quando si doveva andare a dormire…he…tutto tranne che nello stesso letto, ovviamente.
Mi alzai di mala voglia, stiracchiandomi e sbadigliando sonoramente, facendo vagamente somigliare il mio mugugno ad un peto di media intensità, uscendo barcollante dalla porta e richiudendola al mio passaggio.
Andai con la stessa andatura di un bradipo zoppo in cucina, dove c’era l’unica gioia che ogni mattina mi faceva spuntare il sorriso.
Colazione con fette biscottate, marmellata da spalmare, pan di stelle e una tazza di caffèlatte.
Altro che il nettare degli dei, Zeus me lo chupa.
“Vediamo, oggi è il…” Come se non lo fossero affatto, socchiusi ancora di più gli occhi, andando a percorrere con il dito il calendario, fino ad arrivare ad una data dove accanto vi era segnata una nota cerchiata con l’evidenziatore rosso.
Mi si illuminò il volto, sembravo uno dei testimoni alla visione della Madonna di Fatima, ero talmente in fibrillazione che mi tremava anche il dito.
La bocca cominciò a muoversi come sotto effetto epilettico, fino a spalancarsi di botto facendo uscire un sonoro:
“E ANDIAMOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!”
La povera colf uscì di colpo dalla stanza spaventata.
“Che è succe…”
“Scusa ho bisogno della stanza, esci thanks…” Senza darle il tempo di reagire la spinsi fuori dandole una bella manata sul culo (forse l’unica grazia che i miei occhi avevano piacere di guardare) e richiudendo di colpo la porta.
“M-Ma…MA INSOMMA…SMETTILA DI PALPARMI IL SEDERE…accidenti a te…”
La sentii sbraitare come suo solito, quanta agitazione per una mano su una chiappa. E poi si lamentava che non trovava un fidanzato.
Ad ogni modo quello era l’ultimo dei miei problemi.
Stupendomi di come già fosse pulita e profumata la mia stanza, mi fiondai verso l’armadio, aprendolo e tirando fuori una dozzina di camice e jeans, poggiandoli sul letto e abbinandoli come fosse un puzzle in base ai miei gusti e alla tonalità dei colori.
Completata l’opera degna di fare invidia a quelle del maestro Neil di Art Attack, portai due dita al mento iniziando a ragionare.
Avevo di fronte a me, sul letto, 4 tipologie di completi molto eleganti, tipici di una festa.
Perché quella sera era LA sera che aspettavo da inizio mese.
Io e i miei amici avremo inaugurato la nostra prima notte nella discoteca più in voga del momento, famosa sia per la sua musica al passo con le hit americane nientepopodimeno che di Miami…sia per le sue cubiste talmente sexy e porche da far venire con un solo sguardo il più effeminato degli omosessuali.
L’occhio mi cadde sul primo completo: Camicia nera firmata con bottoni color perla quasi trasparenti, cintura in pelle dello stesso colore e jeans abbinati nero pece.
“Cazzo, manco fossi un becchino, vado a godere, mica a morire.” Lo presi riponendolo nell’armadio.
Ora era la volta del secondo completo: Camicia in stile Hawaiana di un colore azzurro molto spento tendente al grigio, con ricami floreali del medesimo colore, bottoni bianchi, di cui i primi 2 rigorosamente slacciati per lasciare ampio spazio al petto ovviamente scolpito grazie a sane sedute di palestra, niente cintura e jeans blu striati con qualche strappo fatto apposta per renderli più fighi.
“Da becchino a vagabondo, ma non diciamo cazzate…” Quando dovevo scegliere cosa mettermi diventavo più isterico di una donna, ci mettevo il triplo di una donna a vestirmi però alla fine la mia virilità non era per niente paragonabile a quella degli altri.
Ad ogni modo presi anche il secondo completo e lo rimisi nell’armadio.
Ora veniva la parte più complicata, gli ultimi due erano su per giù simili, se non fosse per il fatto che uno aveva una camicia grigia con alcune bande sottilissime più scure, bottoni neri, cintura di pelle marrone scuro e jeans a vita bassa neri, mentre l’altro aveva una camicia grigio scuro e basta, bottoni neri, cintura color creta e jeans blu.
Ci tenevo a fare bella figura, ma avevo paura che con i jeans neri a vita bassa passassi per frocio, ma allo stesso tempo la camicia grigia con bande sottilissime era la mia preferita, peccato che la vedevo bene solo e soltanto con quel tipo di pantaloni.
Inoltre un altro dilemma mi colpì…i boxer?
“Mah…potrei optare per quelli a bande orizzontali bianchi e blu..così metto in evidenza il pacco…” Dilemma boxer concluso a tempo di record.
Rimasi per un quarto d’ora buono a fissare i due completi, e alla fine tentai l’azzardo: camicia grigia con alcune bande sottilissime più scure, bottoni neri, cintura di pelle marrone scuro e jeans blu.
Indossai il completo, uscendo dalla camera e andando in bagno a controllare come stavo, e dopo aver quasi rigettato una colazione che dovevo ancora fare, tornai indietro e presi un altro paio di jeans, neri con qualche striatura chiara.
Ecco…ora si che ero un figo.
“Per il codino posso anche lasciarlo così, evito di mettermi il gel…”
“Secondo me almeno per una volta potresti anche fare un eccezione…”
“Si ma se torno a casa a notte fonda è una rottura di coglio…WHA!” Sobbalzai di scatto capendo che quella non era la mia voce, ma quella della colf che, entrata in bagno senza bussare, mi stava osservando, facendosi una vaga idea di come stavo.
Già che c’ero, ne approfittai.
“Dici he? Ad ogni modo come pensi che sto? Sai di moda non ci capisco poi molto…”
Lei senza battere ciglio mi mostrò il suo pollice affusolato in segno di assenso.
“Stasera almeno una nei bagni te la porti di sicuro.” Rispose ammiccando e facendomi l’occhiolino.
Io rimasi perplesso, inarcai un sopracciglio e aggiunsi:
“Come se fossi così idiota da portarla nel posto più affollato della discoteca dopo la pista da ballo.” D’altronde non avevo tutti i torti: se c’era un posto stracolmo di gente che non fosse la pista da ballo quello era sicuramente il bagno, maschile o femminile o misto che fosse.
Quel classico posto di ritrovo comune dove le coppiette potevano appartarsi e darsi alla pazza gioia, i ragazzi e le ragazze che avevano trovato qualcuno con cui passare una notte da urlo urlare di piacere contro le pareti del water, e i fatti e ubriachi fradici di birra, blue angel e sex on the beach riversare il loro ‘caldo amore per l’alcol’ direttamente nel cesso, avvolti da quel senso di nausea che odiavano, ma che avrebbero rivissuto la settimana dopo in quanto il vizio di bere non li avrebbe lasciati, ne ora ne mai…amen.
“Allora portatela in macchina…”
“Ehi…” La bloccai tappandole la bocca con due dita. “Dove la porto non sono affari che ti riguardano…scusa la scortesia he, ma non ti ho mai chiesto con chi vai a goderti le serate ogni santo giorno della settimana.”
Rimase interdetta per qualche secondo, togliendosi dalla mia visuale ghignando e dirigendosi in camera mia.
“Chissà, magari lo scopri senza che ti dica nulla…” Solo questo disse, prima di entrare e di richiudere la porta alle sue spalle.
“Mah…” Passato il momento euforia la stanchezza, anche se in minima quantità stavolta, si rifece viva in me, portandomi a ricordare che avevo una colazione da fare.
Arrivato in cucina mi sedetti, prendendo la tazza del caffèlatte e bevendole un sorso, giusto per bagnarmi la lingua.
“Buah…che seccatura…”
Odiavo il caffelatte freddo.

“PAPEETEEEEEEEE…”
“Ma quale Papeete idiota, siamo alla Monumental Disco Mix, la discoteca più in voga del momento.”
“Appunto, è talmente famosa da fare invidia alla Papeete.”
“Sei sempre il solito coglione, Naruto.”
Questi due ragazzi che stavano confabulando davanti alla Monumental in attesa del mio arrivo erano i due miei migliori amici.
Il biondo dai capelli arruffati che aveva paragonato la Monumental alla Papeete (SACRILEGIO!!!) era Naruto Uzumaki, un tipo abbastanza strambo ed euforico, ma con lui ogni serata noiosa si trasformava in un vero e proprio momento in-di-men-ti-ca-bi-le.
Sapeva trasmettere allegria in tutto quello che faceva, peccato che nel 99% dei casi si limitava a sparare cazzate, attaccando briga con qualche testa calda.
“Piuttosto fa uno squillo a Shikamaru, che è in ritardo come al solito, quella zitellaccia incallita.”
L’altro che mi aveva appena dato della zitellaccia era Choji Akimichi.
Se io ero una zitella lui era Platinette etero.
Inconfondibili le sue girelle sulle guance e i suoi capelli lunghi spettinati proprio come quelli di Naruto, ma di un color nocciola.
“Gia, ogni volta a sistemarsi il codino e a farsi bello, manco fosse una donna…per fortuna noi non siamo come lui.”
Uzumaki aveva ragione, ma a differenza loro non andavo in giro con i primi indumenti che trovavo a caso frugando nell’armadio.
Eccoli, li scorgevo in lontananza, vidi che uno di loro stava per chiamarmi e io senza rispondere alla sua chiamata mi feci notare tirando fuori un fischio da far rosicare come una bestia il nonno di Heidi.
“Oh? Non è lui quello?”
“Si è lui…EHILA’ TESTA DI CAZZO…” Mi venne incontro dandomi il cinque e abbracciandomi calorosamente.
Sentivo indistintamente il suo Adidas spruzzato sul collo e vicino al petto, aveva dei gusti di merda in fatto di vestiti he (Camicia bianca con bottoni neri e Jeans aderenti blu) però almeno nel profumo faceva scelte azzeccate.
I profumi sportivi attiravano tanta gnagna.
“Uuuuh, Adidas anche tu a quanto sento…”
“Esatto fratello, e non solo quello…” Mi misi sotto uno dei lampioni vicino all’entrata della Monumental per far vedere anche la mia nuova acconciatura.
Il codino era scomparso, avevo lasciato cadere i capelli all’indietro con l’aggiunta di un po’ di gel che li rendeva anche abbastanza lucidi.
La camicia, rigorosamente sbottonata almeno per quanto riguarda i primi due bottini, metteva in risalto il mio fisico quasi scolpito.
Per non parlare dei Jeans che evidenziavano le forme del mio culo.
Già sentivo sguardi e fischi di approvazione da parte di un gruppetto di ragazze che passava di lì per caso, oppure anche loro come noi pronte a scatenarsi al ritmo delle hit di Miami in discoteca.
La serata era cominciata piuttosto bene, si decisamente bene.
“Chojiiii, grandissimo figlio di puttana…” Lo salutai amichevolmente, cosa che non feci purtroppo con sua madre, a causa dell’affermazione, andando ad abbracciarlo, o meglio a cercare di coprire con le mie braccia almeno la metà del suo fisico.
“Anche tu amico…anche tu…allora che mi racconti? Come va il ginocchio?”
Ah si mi ero scordato di accennarlo.
Qualche ora prima, ovvero quando era ancora pieno pomeriggio, avevo una partita di calcetto, lo dissi poco prima, ricordate?
Copro il luogo di Mediano, nonché capitano della squadra composta per lo più da ex compagni di scuola (ovviamente erano immancabili Naruto e Choji, rispettivamente prima punta e portiere titolare fisso).
Al minuto 23 del secondo tempo, in possesso di palla, stavo percorrendo l’are adi centrocampo, cercando di imbastire un’azione di contropiede con un pallonetto a scavalcare la difesa, sperando che Naruto non fosse come suo solito in fuorigioco, quando uno degli avversario per rubarmi palla andò a colpire il mio ginocchio con il suo.
Una botta talmente violenta che mi aveva lasciato il livido.
Per fortuna avevo i pantaloni lunghi e non si notava, ma cazzo non potevo camminare a grandi falcate come mio solito che subito il dolore si acutizzava.
Quando subii il fallo, che poi fallo non era dato che alla fine l’arbitro diede per buono l’intervento in quanto l’avversario aveva toccato la palla, temetti di aver mandato a puttane la serata, ma con una buona dose di ghiaccio e qualche massaggio era tornato quasi come nuovo.
Quello che aveva subito i danni maggiori infatti era stato l’altro…avrà imparato a sue spese che sono molto robusto anche nelle zone più delicate, gioielli di famiglia esclusi ovviamente.
“Si direi che è tutto a posto, posso scatenarmi e sorreggere qualsiasi ragazza di qualsiasi peso mentre la stantuffo senza provare il minimo dolore.”
“Evvai direct line…”
Ecco un’altra delle cazzate di Naruto, ora me la doveva spiegare.
“Questa ora che c’entra?”
“Dai ragazzi, è della pubblicità radiofonica di Strega e Pallanza, non sentite radio 105?”
“Ehm…no.” Grande Choji, che oltre a negare con il suo ehm aveva accentuato la figura di merda di Naruto.
Quando ci voleva ci voleva, eh che cazzo.
“SIETE PROPRIO DEGLI IDIOTI, IO ASCOLTO LO ZOO DI 105…STRONZI”
Me l’ero scordato, è uno Zoofilo accanito, e odia Leone Di Lernia.
“Certo certo, ma adesso che ne diresti di entrare? Choji è già allo sportello d’ingresso a pagare e a prendere i buoni per una consumazione gratuita.”
“Eccomi.” E senza farselo ripetere due volte girò i tacchi, seguendomi all’interno del locale.
Ci volle un po’ affinché si smaltisse la fila che i bodyguard avevano creato per preservare l’incolumità dei clienti già dentro la Monumental (Non è una discoteca poi tanto grande, ma essendo famosa si riempiva molto in fretta, e quindi chi arrivava dopo doveva aspettare che qualcun altro uscisse.) ma alla fine il trio maraviglia, così ci chiamavamo, riuscì a passare la dogana e ad entrare nell’olimpo degli dei.
Una discoteca davvero fe-no-me-na-le, proprio come me l’avevano descritta.
La pista al centro, enorme, che poteva contenere fino a 100 persone, ribassata rispetto all’anello intorno, costituito da tavoli messi in fila uno dietro l’altro. Proprio dietro la pista, esattamente di fronte all’ingresso, il bancone del bar, piuttosto lungo e già stracolmo di gente, ci avremmo impiegato un’eternità con le consumazioni.
Ma la cosa più bella del locale, erano i 5 cubi disposti uno al centro e 4 ai lati, dove delle belle figliole vestite solo della loro pelle e qualche pezzo di stoffa che doveva essere il loro ‘bikini’ sculettavano sensuali facendo arrapare tutti i malati di figa appostati li sotto per scorgere qualche lieve accenno di vagina o di capezzolo sbordante.
“MA CHE CAZZO EEEEEEEEEE’?”
“Vabbeh a Pino Davino Bogge…prendi le nostre consumazioni e va al bar…io voglio un Sex On The Beach, tu cosa vuoi Choji?” Urlai, a causa della musica a palla che già da un po’ rimbombava dalle casse.
“BLUE ANGEL…”
“Perfetto, allora io un bel Orange Passion…ci becchiamo davanti al cubo centrale ragazzi.”
“Vedi di non perderti capito?” Lo avvertì Choji.
“GIBBAAAAA…”
Naruto era proprio senza speranza.
Di sicuro quest’estate sarebbe andato di nuovo in vacanza a Jesolo, oh non si perde neanche una puntata dello Zoo di 105, gli manca solo di essere presente assieme alla Cumpa sotto Via Turati.
Peccato solo che non abitava lì.
Ad ogni modo non è della vita di Naruto che devo parlare, ma della mia, e di quella serata che si preannunciava fantastica, anche perché mi sarei aspettato di inaugurarla con il botto, magari con una bella sventola ubriaca pronta a sbattermela in faccia manco fosse la sua.
Senza esitare scesi i pochi gradini che separavano l’anello dei tavoli alla pista da ballo, e appena misi piede lì dentro il ritmo mi travolse, o meglio io mi lasciai travolgere.
Mi guardai intorno per vedere dove fosse finito Choji, pensavo mi avesse seguito ma non c’era nei paraggi.
Alla fine lo beccai, era intento a fare un po’ di break dance poco lontano dalla mia zona.
Che poi uno come lui, con il fisico che si ritrova, che fa break dance, cioè ragazzi…è a dir poco allucinante, non sapevo se ridere o se essere perplesso.
Come spiegare, avete presente la sensazione che vi da nel vedere Giampiero Galeazzi gareggiare nei 100 metri con Bolt? Ecco più o meno ‘quella’ sensazione.
Ma alla fine mi stava bene anche così, il meglio lo davo solo se ballavo da solo.
Non ero il tipo che ballava molto, ma in quei pochi minuti dove shakeravo i fianchi ci mettevo l’anima, e anche una buona dose di attenzione.
Una volta in un’altra discoteca rischiai di fare a botte con un invasato perché a furia di ballare come un ossesso gli pestavo sempre i piedi.
Ma che colpa ne avevo io se portavo un 46?
Movimenti lenti e fluidi con i fianchi e con il busto, i piedi che si muovevano seguendo il ritmo a due tempi della canzone, che a giudicare dalla cantante era senza ombra di dubbio Rabiosa di Shakera e Pitbull, gli sguardi ammiccanti rivolti alle ragazze che mi erano lì vicino, e le loro facce sensuali e rosse di già per via dell’alcol tracannato, accompagnato dalle loro risate genuine.
Si…era questo il mio mondo…il mio tempio…la mia vita.
Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare, ogni tanto muovendo le mani e facendo qualche salto assieme alla folla incitata dalla vocalist.
Mischia che voce da porca che aveva, mi stavo arrapando solo a sentirla.
Ed ecco che il DJ sostituiva la canzone con una traccia a due tempi semplice, alzava i bassi e si apprestava a cambiare il disco…chissà quale canzone sarebbe venuta fuori.
Il ritmo dei bassi divenne sempre più flebile, lasciando spazio ad un suono che mi ricordava vagamente la parte iniziale di One degli Swedish House Mafia featuring Pharrel…mitica.
Senza pensarci due volte anticipai la prima parte del testo, cantandola a squarciagola.
“I wanna know your name…you just kill me, could you at least do that?...”
Ma quella del DJ era una trappola preparata ad arte per ingannare gli intenditori di musica house e dance.
Infatti se il suono era simile a quello della canzone che stavo cantando, la canzone che venne dopo era un’altra.
Una nuova, mai sentita…

Oh yeah,
They tell me I'm a bad boy
All the ladys look at me and act coy
I just like to put my hands up in the air
I want bad girl dancing over there

I bassi si fecero più intensi, iniziando a scandire sempre più a fondo il ritmo che il mio bacino prendeva a poco a poco.
Mi guardai intorno, totalmente estasiato, soffermandomi sul cubo centrale della pista.
Sgranai i miei occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre…
Sogni o son desto? Mi chiesi, mentre nelle mie pupille si focalizzava la figura snella e longilinea della più sexy e formosa cubista che avevo mai visto.
Capelli biondo platino legati a formare una coda che le ricadeva dolcemente sulle spalle, fin sotto le scapole.
Occhi azzurri con pupille che a contatto con le luci strobo e al mercurio comparivano di un blu quasi acceso.
Seno rotondo e alto, avvolto da un piccolo lembo di tessuto nero leggero simile ad un bikini che si legava dietro al collo, ma con alla base una specie di cintura placcata in oro con tanto di cinghia dello stesso colore.
Alle orecchie un paio di orecchini a bracciale dorati e avvolti da uno speso strato di glitter che con le luci della discoteca brillavano come fossero centinaia di stelle appollaiate lì vicino.
Le curve del suo corpo mettevano in risalto i fianchi e la sua pelle liscia e morbida a prima vista…non a caso erano tutti sotto di lei ad ululare come lupi.
Sfido io, appena li notai mi salì un’irrefrenabile voglia di prenderli a morsi.
Il mio sguardo cadde poi sulla vita, sul suo sedere che ora, piegata in avanti con la schiena inarcata, era messo ancor più in evidenza.
Proprio come il sopra, anche il sotto era dominato da una cintura con cinghia color oro, e sotto di essa a malapena dieci centimetri di tessuto sottile nero che non faceva capire ne a me ne a chi sbavava sotto al cubo se quello che portava fosse una minigonna oppure un paio di pantaloncini aderenti.
Una cosa era sicura: era tutto mini, tranne le sue tette e il suo culo, cazzo, mai vista tanta abbondanza in vita mia.
Cercai di avvicinarmi per vederla meglio (Come se osservarla sculettare da 5 metri di distanza fosse poco) e nel frattempo mi guardavo intorno, alla ricerca di Choji e Naruto.
Non potevano perdersi quello spettacolo, chissà dove diavolo erano finiti.
Choji si sapeva, era ancora a fare break dance poco lontano dalla mia postazione, ma Naruto?
“Di sicuro si starà ubriacando al bar urlando al barista REDIMITI CRIMINALE, UH…”
“Chi è che si deve redimere?”

Look at her go on the dancefloor
She's amazing on the dancefloor
When she moves god I want more
Keep it going girl, I got ...
You got me saying:
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, go little bad girl

A quel punto ritornai con i piedi per terra, e la prima ad accogliere il mio ritorno fu quella bellezza mozzafiato che poco prima era intenta a ballare sul cubo e a dare sfoggio del suo corpo, in barba ai malati di figa sotto le sue gambe snelle e i suoi stivali sempre color oro.
Cioè, ce l’avevo di fronte, quella figa della madonna era di fronte ai miei occhi, e io come un ebete che cosa stavo facendo? Semplice, la faccia da ebete.
“Si ehm mblu…”
“Come?” La sua voce acuta ma allo stesso tempo sensuale me lo fece indurire di botto.
“Niente niente…riflettevo tra me e me…” Riacquistai un po’ di calma e mi avvicinai sempre ballando al ritmo di quella canzone nuova, che non avevo mai sentito.
Aspettavo una qualche sua domanda, dato che era addirittura scesa per venirmi incontro, ma non ci fu nulla di tutto ciò…ci fu di meglio…molto meglio.
“Spero non ti dispiaccia ma…” La sua mano afferrò di colpo la mia, trascinandomi a forza sul cubo, facendomi salire.
Era la prima volta che ci salivo da astemio (tutte le altre volte ero ubriaco e non riuscivo neanche a distinguere la destra dalla sinistra, quindi non mi creava ne problemi ne imbarazzi di alcun tipo).
“…Ho una voglia matta di sentire un ragazzo dietro di me…” Lo disse con una punta di lussuria talmente accuminata da penetrarmi dritta al…cazzo.
“Non ti dispiace vero?” Mi sussurrò, prendendomi le braccia, così che la avvolgessero in vita.
“Dispiacermi? Hnh…tu non sai con chi hai a che fare.” A quanto pare aveva una voglia matta di giocare e di divertirsi quella era, e io non sarei stato da meno.
“Mi stai forse dicendo che…devo avere paura di te…moretto?”
“Mi chiamo Nara…Shikamaru Nara…”
La sentii ridacchiare sommessamente, voltando il viso e prendendo possesso delle mie labbra.
Si, la serata stava decisamente decollando, proprio come uno Space Shuttle a Cape Canaveral…e potevo giurare di averne uno nelle mutande che non vedeva l’ora di entrare in orbita col suo frutto proibito poco nascosto da quel sottile lembo di tessuto che avercelo o meno non faceva alcuna differenza.
La musica andava avanti, sempre scandendo il ritmo dei nostri fianchi, che ormai si muovevano in perfetta sincronia.
Le mie mani si fecero più intrepide, anzi per essere più precisi IO mi feci più intrepido, facendo vagare le mani lungi i suoi fianchi, toccandola sul ventre e sulla pancia con i polpastrelli, fino ad arrivare sui suoi seni, senza toccarli ma solo facendogli sentire ogni tanto un leggero tocco della punta delle mie dita, una specie di ‘toccare ma non toccare’ che le dava l’idea di cosa volevo farle ma che non l’avrei fatto ora.
Un modo semplicissimo per testare le sue capacità di resistenza all’adrenalina che con la musica e il contatto fisico per un novellino potevano diventare insopportabili a lungo andare.
 “Uuhm…sai dove toccare a quanto vedo…”
“Per chi mi hai preso?” Le risposi a pochi centimetri dall’orecchio, leccandone in maniera pressante il lobo. “Te l’avevo detto che avresti scoperto a tue spese…con chi hai a che fare.”
Un ghigno soddisfatto si dipinse sul mio volto, prima di lasciare spazio ad un’espressione di puro stupore.
Ora era lei a muovere le mani e ad ondeggiare i fianchi lungo, ma non le stava muovendo a caso.
Avevano una meta precisa: la protuberanza dei miei pantaloni.
Potevo percepire il suo tocco che ad ogni movimento di bacino si intensificava, così come il mio respiro, che non mancai di farle sentire sempre vicino all’orecchio, alternandolo con baci stampati lungo il suo collo.
Potevo sentirla rabbrividire ogni qualvolta le mie labbra le accarezzavano la pelle, muovendosi sempre più in basso, fino alle spalle, dove si lasciò praticamente andare ad un mugolio di approvazione, inclinando la testa all’indietro e poggiandola nell’incavo del mio collo.

Oh yeah,
They tell me I'm a bad boy
All the ladys look at me and act coy
I just like to put my hands up in the air
I want bad girl dancing over there
Shaking her ass from the left to the right
Moving it round just the way that I like
I wanna see her move like a movie on flight
She got it how I want it and I want it all night

Improvvisamente si aggrappò alle mie natiche, come a volermi trascinare contro le sue.
“Mnhaaah…”
Quel gemito uscito dalla sua bocca fu musica per le mie orecchie, altro che quella che sentivo uscire a palla dalle casse della discoteca.
Continuai ad impreziosire la sua pelle di tanti piccoli baci, andando ogni tanto ad utilizzare la punta della lingua in prossimità della nuca.
Si dimenava, muoveva i fianchi e il sedere contro il mio pacco, ormai era completamente sottomessa al mio volere.
Già viaggiavo con la fantasia, ad immaginare cosa avrei potuto farci a questa sensuale e vogliosa cubista che non smetteva di sfregare le natiche contro il mio membro nascosto dai jeans.
“Ehi, vacci piano moretto…” Mi rimproverò con sguardo lascivo, voltandosi stavolta completamente e prendendo a succhiarmi le labbra, mordendole appena.
“Sei tu quella che ha cominciato.”
“Si ma non mi sembra di averti detto che volevo…andare oltre…” Di nuovo quella voce calda e sensuale a pochi centimetri dal viso, stavo letteralmente andando a fuoco.
“Non prendermi in giro…si vede lontano un miglio che vuoi quello che voglio io…” Le risposi con lo stesso tono.
La nostra era una sfida su chi riusciva a sottomettere l’altro.
E pensare che non ci conoscevamo per niente, lei a malapena sapeva solo il mio nome…io di lei nulla, se non che aveva la capacità di arraparmi con un solo sguardo.
Ecco un altro pregio delle discoteche…potevi rimorchiare e farti rimorchiare da chi volevi, senza rendere conto a nessuno.
Il paradiso in terra.
Alla fine la sua stessa espressione la tradì.
Si morse il labbro, abbassando lo sguardo per osservare meglio la protuberanza che sotto i miei jeans si era fatta più grande, più presente, più…viva, e senza dire nulla mi prese per mano, scendendo assieme a me dal cubo, sotto lo sguardo attonito di tutti gli altri ragazzi che di sicuro mi avrebbero odiato oppure avrebbero pagato oro per essere al mio posto in quel preciso istante, portandomi nei bagni del locale.
All’inizio rimasi un po’ perplesso, sapevo che a quell’ora erano affollatissimi, voleva farlo proprio lì?
Per fortuna la mia ipotesi si rivelò del tutto errata, si poggiò contro la parete, prendendomi per il colletto della camicia e attirandomi alle sue labbra, muovendo la sua lingua assieme alla mia, in un bacio travolgente e carico di desiderio.
Ormai non riuscivo più a trattenermi, la afferrai per i glutei, sollevandola e sbattendola contro la parete.
Gemette piano a causa dell’impeto, ma quello non era un gemito di dolore, bensì di approvazione.
In poche parole voleva essere…sbattuta a dovere.
Continuai a baciarla e a succhiarle la pelle sul collo fino a che non notai uno strano tatuaggio proprio lì accanto.
Aveva una forma ovale, simile a quella di un pallone da football americano, solo che il contorno era tratteggiato, e accanto ad esso vi era la scritta ‘succhiare qui’.
“Grazioso il tuo tattoo…”
Scoppiò quasi a ridere, mentre muoveva i fianchi in maniera pressante contro il mio uccello ancora confinato nella gabbia di tessuto.
“E’ un hennee, verrà via dopo qualche settimana…l’ho fatto per invogliare tutti i maschi a farmi un succhiotto prima di procedere all’atto vero e proprio.”
“Interessante…una sorta di timbro he?” Risposi, andando subito a riempirlo con un bel succhiotto.
“Si…” Socchiuse gli occhi gemendo. “Bravo…io adoro chi me li fa…peccato che al giorno d’oggi sono in pochi a lasciare il segno…almeno tu sei uno di quelli.”

Look at her go on the dancefloor
She's amazing on the dancefloor
When she moves god I want more
Keep it going girl
You got me saying
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, go little bad girl

Interpretai quella frase come un suo modo di criticare il genere maschile, che negli anni si è rammollito non riuscendo più a soddisfare le esigenze delle donne.
Su questo poteva anche avere ragione, ma stando contro la parete, tra le mie braccia, e in procinto di essere penetrata a sangue, si andava a contraddire da sola.
Il suo viso contorto in una smorfia di pura libidine, libido che non vedeva l’ora di esplodere assieme agli ansimi e ai gemiti che di lì a poco sarebbero usciti dalla sua bocca.
Al diavolo Choji…al diavolo Naruto.
“Posso avere l’onore di conoscere il tuo nome?”
Altra risata cristallina, dio mi faceva arrapare ancor più dei mugolii di piacere.
“Sei nuovo in questa discoteca…non lo sai che è vietato alle cubiste dire il proprio nome ai clienti? E’ una tradizione decennale atta a preservare la punta di diamante del locale…” Si avvicinò alle mie labbra, accarezzandole con le sue “Ovvero noi…però se ci tieni tanto…chiamami Beryl…”
Beryl…un nome davvero niente male.
“Mi basta…” Non volevo sapere altro, ero troppo desideroso di trasformare quella serata in una serata indimenticabile.
E così, aiutati dall’assenza di luce in quell’angoletto appartato, dopo aver scostato le nostre barriere di tessuto…ci unimmo in un orgasmo degno di tale nome…

Una giornata come tante, anzi ad essere precisi…un inizio di giornata come tanti.
Ma questa volta era l’alba che succedeva ad una notte davvero epocale.
Io ero lì, sdraiato sul letto, con gli occhi ancora spalancati dall’emozione.
Il mio pacco ormai moscio che chiedeva pietà, e che di sicuro avrebbe visto la sua richiesta esaudita, perché poche ore prima ci aveva dato davvero troppo dentro.
Non avevo dormito quella notte, non ci ero riuscito.
Dopo essere rientrato a casa dalla Monumental, alle 5 di mattina, ero troppo attivo e dopato di ormoni per poter dormire.
Senza che me ne rendessi conto si era già fatta mattina.
Avevo come mio solito le braccia aperte sui lati.
Le gambe ad abbracciare le lenzuola leggere raggomitolate in una palla di tessuto abnorme che di sicuro avrebbe avuto bisogno di 4 passate di ferro da stiro per tornare liscia senza neanche una piega.
TOC TOC
Quei colpi alla porta che solo un elefante a testate poteva eguagliare mi facevano presagire l’arrivo della quotidiana bufera mattutina.
“Avanti…” Dissi, stavolta non sbiascicando, ma in maniera limpida e cristallina, come non mi succedeva da anni.
“Non ci credo…sei già sveglio? Di solito le altre domeniche sei uno zombie.” Ed eccola entrare, di nuovo, ma questa volta neanche il suo rozzo modo di fare mio smuoveva l’animo, perfettamente appagato, e lo sarebbe stato fino alla prossima settimana.
Questo era poco…ma sicuro.
 “Su alzati che ti rifaccio il letto…Shikamaru.”
Mi alzai immediatamente, sbadigliando, e notando un piccolo particolare.
Aveva attorno al collo una sciarpa nera con le bordature in oro, simile a quelle che si vendevano in prossimità dello stadio dei Pittsburg Steelers, squadra della NFL americana.
“E…quella?”
Quando gliela indicai abbassò lo sguardo, ridendo appena.
“Sicuro di volerlo sapere?” Mi chiese, facendomi una linguaccia, ed invitandomi ad uscire.
Senza proferire altro la accontentai, lasciando la mia stanza a sua completa disposizione e dirigendomi in cucina, dove ad aspettarmi c’era la mia solita e caldissima colazione.
“Accidenti…è tornato ieri notte e guarda già in che stato è ridotta la sua stanza, è sempre stato un casinista…ma almeno ci sa fare…” Si tolse la sciarpa mettendo in evidenza uno strana macchia ovale sul collo, contornata da una linea tratteggiata.
“Eh si…” Annui leccandosi le labbra. “Non vedo proprio l’ora che arrivi sabato prossimo…Shikamaru.”
E mentre ingurgitavo la mia ennesima colazione a base di fette biscottate e caffelatte, il mio pensiero tornava a quella serata incredibile, e a quella cubista, così sensuale, provocante e focosa, che sarebbe stata la protagonista dei miei sogni bagnati per un bel po’ di notti a venire, senza neanche lontanamente immaginare che fosse sotto il mio stesso tetto.
Sabato prossimo di sicuro sarei tornato alla Monumental, ma non per la sua musica o per la pista abbastanza grande da ospitare un centinaio di persone…ma per quella ragazza che in una notte di mezza estate mi aveva fatto perdere la testa.
“See you next saturday…little…bad…girl.”

Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, little bad girl
Go little bad girl, go little bad girl

Fine

SALVE A TUTTI, CHI SI RIVEDE =D
Quanto tempo...esattamente un'anno dall'ultima volta.
E proprio come nel 2010, anche nel 2011 ci ritroviamo quì a celebrare una data molto importante, lo ShikaIno Day, il giorno delle mosche bianche.
di sicuro saremo in pochi a festeggiarlo, dopotutto non si può ripetere il megaraduno su EFP avuto nel 2008 XD quello si che fu un vero ShikaIno Day, però come ogni anno ci tengo a precisare che adoro ricordarlo a tutti in quanto a questa coppia sono legati fatti del mio passato a cui tengo moltissimo =) e perciò finchè avrò tempo e vita ogni anno avrete una song-fic su questo pairing, fino a che non mi abbatterete a fucilate XD
Questa Song-Fic a differenza delle altre oltre che letta va anche ballata, in quanto c'è la collaborazione speciale di nientepopodimeno che...DAVID GUETTA! che ci delizierà in questa fiction con la sua Little Bad Girl.
Come? Volete sapere quale sarà la canzone del 2012? Mi dispiace non posso XD però una cosa è sicura, l'alternanza italo-straniera sarà mantenuta, quindi scervellatevi su un o una cantante tricolore e poi se vi va, nelle recensioni buttate a caso, vediamo chi l'anno prossimo indovina.
beh, con questo è tutto, direi che è tempo di salutarci e di darci appuntamento allo ShikaIno Day 5 in programma il 13 luglio del 2012, BELLA PE TUTTI ;^)

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Capitolo 5
*** Per Dirti Ciao ***


SID5 Uno sbuffo accompagnò il mio rientro a casa.
Ore 23.59.
Era l’epilogo di un giovedì qualunque.
Di un giorno di lavoro in cui io, ormai stanco, entrai nel mio appartamento liberandomi del giubbotto, della camicia, di tutti quei vestiti eleganti ma scomodi che ormai portavo quotidianamente da ben 2 anni.
Il mio nome è Shikamaru Nara, faccio l’avvocato.

Per Dirti Ciao

Accesi le luci della stanza, senza badare troppo al disordine che ovunque regnava sovrano.
Mi distesi sul letto, battendo le mani affinché quelle stesse fastidiose luci si spensero automaticamente.
Ecco…quella tiepida ed oscura atmosfera di una notte di mezza estate mi faceva stare bene.
Mi rilassava…permetteva allo sguardo di riposarsi, dopo ore passate a leggere fascicoli e ad archiviarli via fax o sul computer.
Se mi fossi guardato allo specchio avrei di certo visto i miei occhi più rossi di un drogato.
Chi me lo faceva fare, pensavo, avrei potuto diventare un lavoratore qualsiasi, perché scegliere giurisprudenza?
Solo perché me l’avevano consigliato?
Solo perché mi dicevano che ci ero portato?
Solo perché avevo un quoziente intellettivo sopra la media?
Solo perché…ah ma basta pensare.
Tanto…a che serve?
Serve solo a far riemergere il veleno, a far riemergere rospi che non si erano riusciti a sputare quando l’occasione lo permetteva, a far rimpiangere quei 10 secondi passati a contare per mantenere la calma.
Dicevano “La notte porta consigli.”…Balle.
L’unico consiglio buono che la notte mi portò fu di non chiederle mai nulla.
Perché puntualmente, navigando nei meandri della mia mente, faceva ritornare a galla ricordi…ricordi sopiti…dal sapore agrodolce.
Come le vecchie storie d’amore.

Magari un giorno avremo un posto
anche nascosto oppur distante
dalle tante astanterie
in cui riposano gli amori ormai in disuso,
quelli non storici, di cui nessuno parlerà.

E fu proprio mentre mi assopivo, osservando il soffitto poco illuminato dai lampioni, la cui luce filtrava dalle fessure delle persiane socchiuse, che mi tornasti in mente tu.
Si…proprio tu…Ino Yamanaka.
Quanto eri bella…ma quanto mi facevi incazzare.
Isterica, altezzosa, narcisista, spocchiosa, ma con due palle più grosse delle mie e di Choji.
Non potevo non provare un minimo di ammirazione nei tuoi confronti.
Quando ci misero nella stessa classe alle medie, e formammo la nostra comitiva, il nostro trio, ne diventasti subito il capo, senza impegnarti così tanto per guadagnarti quel titolo.
Ci riuscisti solo perché il sottoscritto all’epoca non aveva voglia di fare un tubo, si accontentava di qualsiasi cosa e Choji desiderava solo mangiare.
Ti bastò ingraziartelo dicendogli che ad ogni uscita ci saremmo incontrati al Mc davanti alla scuola per avere la sua approvazione.
Di certo io e lui siamo stati gli unici maschi che sei riuscita a convincere senza doverli sedurre.
Eh si…perché per tutti gli altri, per Sasuke, per Sai, per Kiba, per altri ancora che ti promettevano amore, ma poi ti lasciavano con un pugno di mosche, avevi sempre dato tutto di te.
Anche te stessa, rischiando varie volte di vederti stravolgere la vita da un momento all’altro.
Di sicuro ricorderai di quella volta che ci tenevi nascoste le brutali gesta affettive del tuo primo fidanzato, così come ricorderai il modo in cui lo abbiamo massacrato e spedito dritto in carcere, una volta a conoscenza di tutto.
Di sicuro ricorderai di quella volta che con il tuo secondo amore rimasi incinta, e facesti di tutto per abortire da sola, così come ricorderai le facce sgomente mie e del mio amico quando ti ritrovammo stesa nel bagno con il sangue che ti usciva dall’utero e una scatola di pillole in mano.
Di sicuro ricorderai di quella volta che con il tuo terzo partner entrasti in depressione, perché non ti considerava, ma tu stolta continuasti ad amarlo, ad uscire con lui, e ad accettare i suoi tradimenti, perdonandolo ogni volta.
Così come ti ricorderai di me, che per salvare il tuo animo e il tuo cuore ormai in procinto di frantumarsi come uno specchio…ti rivelai dei falsi sentimenti.

E rivela il tuo sorriso in una stella, se vorrai...
per stasera andrebbe bene anche così.
E non servirà più a niente la felicità,
più a niente anche la fantasia
mi accontenterò del tempo andato...

Ti dissi “Ti amo.” Senza pensarlo veramente.
Senza voler veramente concretizzare.
Spinto soltanto dal desiderio di volerti salvare, di voler colmare quella voragine che altri ancora prima di me avevano lasciato dentro di te, e ti avevano logorato, fin nel profondo.
Ma non mi resi conto di aver messo in moto qualcosa di folle, qualcosa di inarrestabile, qualcosa che avevo sottovalutato e che a poco a poco mi investì come un treno in corsa, un fiume in piena…ma con la delicatezza di una brezza dal profumo di polline e vaniglia.
Forse è questo il modo giusto per descrivere cosa si prova…ad innamorarsi di qualcuno.
Da quel giorno sia la mia vita che la tua cambiarono.
Quel rapporto capo-subordinato cessò magicamente di esistere.
Ricordi, Ino? Di quella volta alle superiori che dicemmo a Choji di andare a prenderci gli Happy Meal per poter stare un po’ da soli.
E fare l’amore nella mia macchina…
Fu la mia prima volta…e fu qualcosa di bello, intenso.
Sentivo il tuo profumo ovunque sulla mia pelle, sulle labbra.
Nella mia mente rimbomba ancora l’eco dei tuoi gemiti dolci, sussurrati all’orecchio, e del mio nome che ripetevi lentamente, perché lo sapevi, mi eccitava da morire.
Ricordo anche che per poco il nostro robusto terzo incomodo non ci beccò, e per paura di farci scoprire mi dimenticai di togliermi…il resto fu palese.

Soffierà nel vento una lacrima
che tornerà da te...
per dirti ciao, ciao!
mio piccolo ricordo in cui
nascosi anni di felicità, ciao
e guardami affrontare questa vita
come fossi ancora qui.

Sul finire del quinto anno scoprimmo di aspettare un bambino…il padre ero io.
All’inizio i nostri genitori non la accolsero bene, ma fu proprio in quel periodo che ti dimostrai che anche il più pigro degli esseri umani sapeva trasformarsi sotto istinto paterno, mettendo la testa a posto, e costruendo per te e per il miracolo che avevi nel grembo un futuro solido e duraturo.
Ricordo ancora l’addio al celibato: Quel bastardo di Naruto aveva invitato Temari facendole fare la spogliarellista, era il mio sogno erotico, e ci mancò poco che ti tradissi ancor prima di convogliare a nozze.
Il matrimonio, dove penso sia il primo caso in cui lo sposo arrivi in ritardo rispetto alla sposa di ben 7 ore, neanche fossi il protagonista de Una Notte Da Leoni, ma ti seppi ripagare bene nel viaggio di nozze, dove arrivati nella nostra camera matrimoniale ti abbracciai da dietro, gettandoti sul letto, e tenendoti intrappolata, avvinghiata fra le mie braccia, il mio corpo, il mio sudore mischiato al tuo fino all’alba.
Fu il giorno più bello della mia…no…della nostra vita.

Magari un giorno l'universo accoglierà la mia richiesta
e ci riporterà vicini
tra l'aldilà e il mio nido di città c'è molta differenza
anche se provo a non vederla.

Il destino tuttavia per noi non aveva riservato giorni gioiosi e felici, in compagnia dei nostri figli, e chissà…magari in futuro dei nostri nipoti.
Era un freddo e piovoso 13 luglio, le strade della città erano costantemente bagnate dall’acqua da ben 2 giorni, e le perturbazioni non accennavano ad andarsene.
Fu proprio quel giorno che, dal bagno mi urlasti:
“SHIKA, PRESTO AIUTAMI, MI SI SON ROTTE LE ACQUE!!!”
Ancora ricordo il suono sordo del bicchiere di vetro ricolmo di succo di frutta che tenevo in mano mentre guardavo l’anticipo di Serie A tra Milan e Fiorentina.
Senza esitare, mi misi il giubbotto, gliene misi uno addosso anche a lei, e aiutandola, sorreggendole la pancia, le feci scendere i due piani di scale (L’ascensore era guasto, per poi metterla in macchina e dirigermi a tutta birra verso l’ospedale più vicino.
Il traffico si sa, a quell’ora era intasatissimo.
C’era un sacco di gente che stava ritornando a casa da lavoro.
Erano le 18.56 del pomeriggio…e alle 19 esatte, subito dopo aver superato il semaforo verde dell’ultimo incrocio che ci separava dalla struttura ospedaliera, una macchina sulla corsia opposta sbanda su di una pozzanghera, gli pneumatici slittarono, invadendo la nostra corsia.
Fu un attimo, troppo poco per farmi pigiare il freno e sterzare.
Vidi solo il bianco dell’airbag…e poi…il buio.

E giro il mondo, e chiamerò il tuo nome per millenni
e ti rivelerai quando non lo vorrò più
e non adesso qui, su questo letto
in cui, tragico, mi accorgo
che il tuo odore sta svanendo lento.

“Nnnh…m-ma…dove…” Quando riaprii gli occhi ero circondato da uno spazio interamente bianco.
Non si riusciva a distinguere il sopra dal sotto, la destra dalla sinistra.
Non sentivo più neanche il probabile dolore che avrei dovuto percepire a causa dell’incidente d’auto.
Si…perché quel giorno avevo avuto un incidente, con mia moglie in procinto di partorire dentro.
Ero morto? E lei?
Improvvisamente una luce ancor più forte del bianco di quella stanza mi colpì al viso, facendomi chiudere di colpo gli occhi.
Cercai di riaprirli lentamente, e appena essi si abituarono all’intensità del fascio luminoso, potei distinguere la figura che vi si trovava in mezzo.
“I…Ino?”
Indossava un lungo abito bianco…sembrava di seta.
Io invece avevo ancora indosso gli stessi vestiti con la quale ero uscito.
“Che…che diavolo sta succedendo?”
“Stai semplicemente dormendo…l’incidente che abbiamo avuto si è rivelato più grave del previso…tu in questo momento sei in bilico fra la vita…e la morte.”
“Frena frena frena…stai scherzando spero?”
“…”
“Dovevamo far nascere la nostra bambina…era finalmente arrivato il suo momento.”
La vidi abbassare gli occhi.
Triste.
Sconsolata.
Qualcosa mi diceva che non sarebbe finita nel migliore dei modi.
“Si..anch’io avrei tanto voluto vederla crescere…” Una lacrima le scivolò lungo la guancia destra, mostrando in pieno tutto il suo dolore.
“Però…l’importante è che almeno lei…e almeno tu…siate salvi.”
“C-Cosa? Cosa vorresti dire con questo?”
“Il mio tempo è scaduto Shika…devo andare…prenditi cura della nostra bambina.”
Lentamente il mondo intorno a me cominciò ad offuscarsi.
Che mi stessi per svegliare?
Anche Ino stava svanendo.
“Che significa prenditi cura di lei? Ehi Ino…Ino…INO!!!”

Soffierà nel vento una lacrima
che tornerà da te...
per dirti ciao, ciao!
mio piccolo ricordo in cui
nascosi anni di felicità, ciao
e guarda con orgoglio chi sostiene
anche le guerre che non può.

Mi risvegliai dentro un letto d’ospedale, con un’infermiera accanto che mi stava cambiando la flebo.
Dire che ero frastornato era dir poco.
Ricordavo poco o niente di ciò che era successo…i vuoti di memoria ci pensò il dottore chiamato da quella stessa infermiera a colmarmeli.
“Signor Nara…sono contento che si sia salvato…”
“…”
“Sa…in ospedale eravamo decisamente disperati per la situazione della sua famiglia…e sinceramente…pensare anche solo per un istante che quella piccola bambina potesse crescere anche senza di lei sarebbe stato…”
Sgranai gli occhi, rendendomi conto che il sogno che avevo fatto corrispondeva alla realtà.
Fu un colpo straziante al cuore.
Non sapevo cosa dire, che fare…lo lasciai parlare ancora, e i miei occhi valevano più di mille richieste.
Capì subito cosa volevo sapere, e mi accontento con tutta la gentilezza e la delicatezza del suo mestiere.
“Nell’incidente vostra moglie aveva riportato lesioni gravi ai polmoni: 3 costole le si erano rotte e conficcate, provocandole un’emorragia interna che abbiamo tentato in tutti i modi di bloccare, ma al contempo dovevamo assicurarci che la piccola in grembo venisse al mondo, e il tempo a nostra disposizione era davvero limitato…dovevamo scegliere fra la vita di sua moglie e quella della bambina.” Sospirò riprendendo a parlare.
“Fu proprio lei, con gli ultimi residui d’aria a disposizione a dirci ‘salvatela’…siamo riusciti a farla partorire, è una femmina, 3 chili esatti, ed in buona salute…”
“…”
“…Vostra moglie non ce l’ha fatta…il cuore e il sangue sono rimasti a corto di sangue per troppo tempo…si è spenta alle 20.45, esattamente dieci minuti fa…” Mi posò una mano sulla spalla, cercando di consolarmi il più possibile, ma sapeva benissimo che non sarebbe bastato a farmi smettere di piangere…a far smettere alle mie lacrime di sgorgare copiose lungo il mio viso arrossato e affranto.
Quella notte piansi, insieme alla mia bambina.
Me la feci portare accanto al letto…per poterla abbracciare e confortare.
Per poterle chiedere scusa, e farmi perdonare di non aver impedito al fato di portarle via la sua mamma.

E senza pace dentro al petto,
so che non posso fare tutto…
ma se tornassi farei tutto e basta.
E guardo fisso quella porta,
perché se entrassi un'altra volta
vorrebbe dire che anche io son morto già
e tornerei da te, per dirti ciao, ciao!
mio piccolo miracolo
sceso dal cielo per amare me.

Qualcosa nella testa mi implorava, mi chiedeva di tirare fuori tutto ciò che avevo dentro, perché non riusciva più a contenerlo.
Dovevo svuotarmi, e così feci.
Allo scoccare della mezzanotte, l’ospedale poté sentire l’urlo di un piccolo essere umano, impotente di fronte alla morte.

Mi sveglio di soprassalto.
E’ mezzanotte.
Il rumore delle macchine che proviene dalla finestra si è attenuato.
Mi tiro a sedere, sospirando e guardando il calendario.
Da quel giorno sono passati 7 anni.
Finite le superiori andai sin da subito all’università, dando la bambina ogni volta ai nonni, che si prendevano cura di lei mentre io ero assente, e dopo aver preso la laurea e la specializzazione ho aperto un ufficio tutto mio dove faccio l’avvocato su richiesta.
Nel giro di 3 anni mi sono fatto conoscere, e ho avuto anche l’onore di difendere in tribunale pezzi grossi implicati in crimini semplicemente campati in aria per rovinare la loro immagine.
La mia paga è ottima, e basta per far vivere nel lusso me e…
“Papà…”
“Nh?”
La porta si apre leggermente, e una piccola bambina con due piccole trecce color biondo platino fa capolino con la testa.
“Shogi ha fatto di nuovo una puzzetta.”
La guardo per qualche istante, addolcendomi e ridacchiando.
“E’ proprio un cane da puzzetta il nostro Shogi he?”
“Si e non riesco a dormire. Posso stare con te papà? Prometto che non farò puzzette.”
Scoppio a ridere di gusto.
E’ davvero un amore di bambina.
“Va bene va bene…ma alla prima che sganci torni da Shiro…” Sollevo le coperte e la feci salire sul materasso.
“Si papà…”
Appena si sdraia sul materasso crolla in un sonno che sembra quasi un letargo.
E in effetti, ha tutte le ragioni per avere sonno.
Si son fatte le due passate, e il giorno dopo sarebbe dovuta andare a scuola.
Ma quasi quasi…le avrei regalato una pausa portandola a comprare qualche giocattolo, ovviamente dopo essere passati a trovare la mamma al cimitero.
Il 13 dopotutto è una giornata speciale, e devo condividerla con entrambi i miei angeli…e anche se uno è in cielo…l’altro mi dorme accanto, e questo mi basta per rendermi felice e per non farmi sentire solo.

Ciao... e cadono i ricordi
e cade tutto l'universo e tu stai lì.
La vita come tu te la ricordi,
un giorno se ne andò con te.

“Buonanotte…Ino…” Dò un baciò soffice e leggero alla fronte della bambina che porta il nome di colei che rapì il mio cuore, e chiusi anch’io gli occhi, sperando di poterla rincontrare in sogno per poterle dire quanto l’ho amata, che la amo ancora…e che la amerò per sempre.

Tiziano Ferro-Per Dirti Ciao
ED ECCOCI QUAAAAAAAAA'
Scusate se non ce l'ho fatta a postare per la mezzanotte ma chissene importa XP l'importante è aver goduto comunque di questa giornata di festa che è lo ShikaIno Day =).
Se ci ho messo così tanto a mettere la fiction è perchè doveva venir fuori un capolavoro stavolta, e penso di esserci riuscito.
Questa song-fic è diversa dalle altre, è a lieto fine, ma con un retrogusto triste, molto triste, e se avete già sentito la nuova canzone di Tiziano Ferro e compreso il testo allora capirete di cosa parlo =).
Ma tornando a noi =D fatemi ringraziare chi ha recensito la song-fic dell'anno scorso, ovvero: RYANFOREVER e WOLFEYES =) grazie mille per i vostri commenti, rendono viva e danno corpo e significato a questa raccolta di fiction per una coppia che seppur data per sconfitta nel manga originale, nel nostro cuore è sempre la vincente, VIVA LO SHIKAINO.
Detto questo vi do appuntamento all'anno prossimo, sempre lo stesso giorno, sempre quì tutti quanti per festeggiare lo ShikaIno Day.
Ah dimenticavo, quest'anno c'è uno special dedicato all'ultimo film di Naruto ovvero Road To Ninja.
Il 28 luglio, proprio in contemporanea con l'uscita del film, posterò una song-fic sempre ShikaIno ma separata da questa raccolta, che avrà come protagonisti niente popo di meno che: I PERSONAGGI DI NARUTO NELLE LORO NUOVE VERSIONI CARATTERIALI =D Ci sarà da divertirsi XD.
Perciò non mancate u.u ;^) see yaaaaaaaaa

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