“Maybe I was a pirate in my past life.”

di ofarrowsandbows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Counting Stars ***
Capitolo 2: *** Your love is revenge ***



Capitolo 1
*** Counting Stars ***


Margot è discretamente brava nei rapporti umani. Se c’è qualcosa che le riesce bene è consigliare e guidare le persone nei momenti bui. I genitori se ne vantano tanto, di quella figlia così genuina e disponibile ad aiutare tutti, che, purtroppo o per fortuna – dipende dai punti di vista – quello che fa per sentirsi in pace sé stessa è diventato un qualcosa che deve fare per tenere su la sua reputazione, per permettersi di maritarsi con una persona a modo e non uno qualunque.

Il padre si Margot è un pescatore, si era fatto costruire il suo enorme veliero – altra cosa di cui spesso si vanta – in giovinezza e non lo avrebbe mai ammesso, ma forse la sua attività imprenditoriale si sorreggeva anche su quella imbarcazione bramata un po’ da tutti i pescivendoli vicini e ammirata da tutti i compratori di pesce, che chissà perché, lo vedono come sinonimo di qualità.

È strano, forse anche un po’ divertente come a volte la fortuna smetta di girare in proprio favore e all’improvviso un modesto imprenditore si ritrovi a cedere il suo veliero al Re, addirittura, per avere un minimo di compenso in cambio, almeno per far mangiare la famiglia.

Margot è andata al porto, ha seguito tutti i restauri del veliero e adesso sembra che non sia mai appartenuto alla sua famiglia. Il nome “Il Gioiello del Regno” è disegnato in corsivo, ben visibile, sulla superfice ora bianca, una cinquantina di uomini ben vestiti vi sta salendo sopra tenendo stretto in mano un bagaglio, per un attimo pensa che ovunque andranno sarà sempre meglio di dove si trovano ora.

Quando Margot vede per la prima volta il tenente Killian Jones nota veramente solo un particolare che in qualche modo – al suo sguardo piuttosto attento – lo distingue dagli altri: i suoi occhi.

È abbastanza sicura che nessuno al mondo abbia gli occhi così blu da sembrare che il mare gli viva dentro, che sia una parte fondamentale della sua persona. Un breve scambio di occhiate le basta per arrivare sulla luna e ritornare sulla terra, per quanto impossibile.

«Vieni cara, è ora di tornare a casa.»

Margot nemmeno l’aveva udita sua madre che le stava parlando, che le stava avvolgendo le spalle e la stava girando neanche fosse un manichino.

«Madre posso fare da sola.»

«Non ne dubito, cara.»

Sbuffa, Margot, perché crede di essere trattata troppo delicatamente, crede di doversi per forza comportare troppo dolcemente per chissà quale motivo, quando qualche volta vorrebbe solo togliersi il vestito da damigella, indossare quei pantaloni di pelle neri che aveva acquistato di nascosto e partire alla ricerca di quelle avventure che leggeva tra i libri che l’insegnante le imprestava ogni settimana – perché finiva sempre per tenerli meno di due mesi, soprattutto i libri di pirati.

A distanza di mesi, Margot semplicemente non ci pensa più, almeno fino a quando le voci non si fanno insistenti, e non ascoltare diventa al dir poco impossibile.

«Margot, hai saputo la notizia? Ne parlano tutti in paese!»

Margot alza lo sguardo dalle pagine del suo libro seccata e si ritrova un giornaletto sgualcito praticamente sul volto; con immensa pazienza chiude il suo libro e legge l’articolo indicato dalla compagna di studi.

“A mesi dalla partenza del veliero Il Gioiello del Reame, ancora nessuna notizia da parte dell’equipaggio e del capitano della nave, Liam Jones. Alcuni pescatori a largo dal reame hanno detto di aver visto la nave varcare il confine, non vi era alcuna traccia del capitano Jones e l’equipaggio non portava più l’uniforme. Aspettiamo con ansia nuovi avvistamenti della fantomatica imbarcazione.”

«Sono scappati, Leonie. Hanno fatto bene, suppongo.»

«Da pazzi. Incredibile.»

Margot sbuffa, ultimamente sbuffa sempre, perché davvero non capisce come faccia la gente intorno a lei ad essere così soggiogata, così corrotta.

A dirla tutta era contenta per il ragazzo che aveva visto sul veliero, almeno si sarebbe salvato dalla stupidità del loro Re.

«Leonie, ascolta me, hanno fatto bene. Se potessi li raggiungerei anche io.»

Margot nota lo sguardo scandalizzato di Leonie e ribatte silenziosamente inarcando un sopracciglio; l’amica scuote il capo contrariata e le toglie il giornale dalle mani, è quasi sicura che adesso suo padre verrà a sapere di questo scatto di pazzia e la metterà in punizione, ma se dire la propria opinione è diventato un reato punibile con una settimana in casa beh, allora il mondo si sta capovolgendo.
 
***

Margot aspetta qualcosa – qualcuno – è seduta sulla panchina di ferro vicino al molo e sotto l’ampio vestito azzurro porta una camicia beige e i pantaloni di pelle neri.

Continua ad aspettare anche perché, col senno di poi, non saprebbe davvero cosa fare.

Legge un libro – sui pirati e il loro codice d’onore – a distanza di anni – due e mezzo, quasi – coltiva ancora quello scellerato desiderio di partire a cercare l’avventura, a combattere mostri e conoscere le costellazioni. Vuole lasciare perdere l’economia, il denaro; vuole contare le stelle.

Ormai non se lo aspetta più, il suo ritorno, del resto lei avrebbe fatto uguale. Si guarda intorno e vede un uomo, lo conosce – per nomea ovviamente; con lui, seduti al tavolo praticamente vuoto, la moglie e il figlio. Avrà avuto qualche paio d’anni meno di lei.

In un angolo dell’osteria vede una donna poco vestita, praticamente seduta su di un uomo poco più grande di lei, anche se, con quella barba trascurata, sembra vecchio di mille anni. Può sentirlo parlare delle avventure che ha vissuto, può vederlo andare fiero di ciò che ha detto e fatto e, probabilmente, di ciò che farà più tardi con la donna.

Margot non prova gelosia, non sa nemmeno chi sia l’uomo in questione. Sa solo che le ricorda qualcuno. Qualcuno che stava aspettando.

La donna seduta al tavolo con Tremotino si alza, incurante del marito e del figlio, e va a parlare con l’uomo. A Margot basta un attimo, un semplice sguardo nei suoi occhi, per capire che la sua seconda possibilità era arrivata.

«Hai visto la mia mamma?»

Margot non si gira nemmeno verso la voce più o meno stridula che le sta parlando, sta tentando di rielaborare il fatto che Killian Jones sia tornato, e che, purtroppo o per fortuna, non sia più lo stesso di quello che era partito inizialmente.

«No.»

Il ragazzo sbuffa leggermente e si passa una mano tra i capelli, puntellandosi sui talloni. A Margot il gesto non passa inosservato, e così decide di dargli ascolto.

«Io sono Baelfire.»

«Margot.»

«Mi sembra strano.»

«Che cosa?»

«Credevo di conoscerti.»

Margot scuote il capo, chiude il libro dalla copertina blu che stringe nella mano sinistra e si avvia verso la porta dell’osteria.

«Mi sa che hai preso un granchio allora, Baelfire.»
 
***

«Se solo potessi provarvi che posso essere una brava piratessa...»

Margot non è mai scesa così in basso, eppure ora si trova a pregare Killian Jones Capitano Uncino, perché entrare a far parte della sua ciurma sarebbe un grande onore. Non vuole prendere il posto di Milah, vuole solo andare via, avere una migliore possibilità.

«Non se ne parla. Non si è mai visto che sulla Jolly Roger…»

Killian si ferma, le parole gli muoiono in gola. Margot se ne accorge, non vuole altro che gioia e successi per il suo capitano, eppure lei gli causa solo dispiaceri.

«Suvvia, Capitano. Non mostratevi così sofferente, o la gente se ne farà beffa. Il mondo è crudele

«Margot spacciare degli insegnamenti – che io vi ho dato – come farina del vostro sacco non è esattamente una cosa nobile.»

Margot sbuffa, si sistema meglio la crocchia e si irrita alla vista di quel ciuffo biondo che è rimasto fuori. Killian sorride sotto i baffi, la bionda è così petulante e fastidiosa che se non ci fosse dovrebbero inventarla.

«Una prova soltanto.»

La bionda salta dalla gioia, il ciuffo ribelle non sembra preoccuparla più di tanto.

«Da dove partiamo? Un combattimento? Un arrembaggio? Saccheggiamo tutto!»

Killian scuote il capo trattenendo a stento una risata e chiama Spugna, che gli da uno strofinaccio. Lo passa a Margot con aria beffarda e quasi ci ripensa quando nota la sua espressione da cucciolo bastonato.

«Cara Margot, benvenuta a bordo. Il bagno è in fondo alle scale. Divertitevi.»

Margot fissa lo strofinaccio con riluttanza, ma almeno adesso può partire per l’agognata avventura.
 
***

Margot si ricorda bene del giorno in cui Milah è morta. Si ricorda anche di come Killian ha perso la mano e nonostante tutto il suo pensiero vola ancora a Baelfire, figlio di un padre non curante, di una madre che lo abbandonato.

Quando Killian e la sua ciurma lo hanno trovato in mare ne sono rimasti sorpresi, e nel malcontento generale, Margot è riuscita a farlo restare.

«Capitano, è solo un ragazzino! Pan potrebbe fargli qualcosa se non lo aiutiamo. Abbiamo già permesso che troppi bambini venissero portati via, questa è la vostra occasione per redimervi, capitano. Cogliete l’occasione… è il figlio di Milah, capitano. Il destino sta parlando e ha voluto incrociare le vostre strade.»

Killian accetta anche se ovviamente il merito di tale scelta non verrà mai attribuito a Margot.

Ma a lei va bene così.

Margot ha vent’anni appena, non ha avuto una madre prodigio e nemmeno un padre, a dirla tutta. Non lo ammette facilmente, ma Killian è stato la sua salvezza, in molti modi che lui non sa.

Si ritrova a fare da madre a Baelfire, nei modi che può, ovviamente; ci sono cose che nemmeno lei conosce, domande a cui nessuno può rispondere e nemmeno l’esperienza di Killian nei sotterfugi può aiutare.

La sera si mettono tutti e tre su una coperta e guardano il cielo, le costellazioni, alzano i loro binocoli e studiano le traiettorie, trovano nuovi posti da visitare.

Margot finalmente può contare le stelle.

«Mi piace stare qui con voi. Siamo come una famiglia.»

L’ingenuità di Baelfire è quasi disarmante e Margot si ritrova a sorridere di sbieco, poco convinta. Se Milah fosse ancora con Killian allora si che sarebbe tutto perfetto, e non dovrebbe ritrovarsi a fare da madre a un ragazzino di cinque anni più piccolo.
 
***

Quando Baelfire se n’è andato ha lasciato un vuoto nel cuore di tutti, ma ovviamente il suo destino lo stava chiamando a gran voce, non c’era più modo e problema di trattenerlo dai mali del mondo. È cresciuto bene, e di questo ne sono sicuri sia Margot che Killian.

È strano come poi, a un certo punto, tutto cambia, e invece di essere sulla sua adorata nave, Margot si risveglia nel pieno della notte, una veste di seta blu addosso e il vuoto nella mente.

Margot che non si ricorda più di Baelfire, Killian o Spugna. Margot che vive a Storybrooke una vita piatta e scialba, che non ha nulla a che fare con l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco che il suo capitano le aveva fatto ritrovare.
 



ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! Ahah era da un sacco che non scrivevo, ma finalmente ho avuto l’ispirazione! Questa OS è ispirata alla citazione di Dianna Agron, ovvero “Maybe I was a pirate in my past life.”, e nulla, mi è venuta in mente questa cosa che si è praticamente scritta da sola. Pensavo di costruirci intorno una serie di OS da raccogliere tutte insieme a mettere proprio la citazione come titolo, o magari chiamarlo con qualcosa che c’entrasse con la vita dei pirati ahah :’’)
Nulla, spero che vi sia piaciuta e se vi va lasciate una recensione! Un bacione <3
 
 

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Capitolo 2
*** Your love is revenge ***


L’unica cosa di cui Margot ha rimpianti è il non aver fatto nulla di concreto per evitare la morte di Milah e quindi anche il dolore del suo capitano.

È mattina, il sole splende alto in cielo, sembra una buona giornata perfino per Spugna, che ultimamente non fa altro che lamentarsi per lo scarso impegno del capitano nel guidare la ciurma.

Margot per certi versi non lo sopporta, parla male di lui alle sue spalle ma poi è il primo a prostrarsi ai suoi piedi. Le persone così non le ha mai sopportate.

Con ancora in mano il suo fedele straccio – ancora si chiede per quanto la storia andrà avanti – vede Killian al timone, un sorriso che sembra partire da un orecchio per arrivare all’altro dipinto sul volto e una strana luce negli occhi.

Peter – un pirata di circa la sua età – le dice che quando una persona è innamorata ha quel luccichio negli occhi perché è felice di vedere la persona che ama.

Margot non ci crede, anzi, lo accoglie come un segnale per far capire qualcosa che non riguarda né il capitano né Milah, ma a volte fare i finti tonti aiuta, quindi semplicemente annuisce e torna alle sue faccende.

Se dovesse buttare fango su Milah, non lo farebbe, considerando che nonostante sia la donna di Killian e potrebbe starsene da qualche parte a far nulla per il tutto il giorno, la aiuta a rimettere a posto la confusione che la ciurma mette in giro per la nave.

Spesso le parla di suo figlio – Baelfire – e Margot l’ascolta quasi come se stesse raccontando una favola, quando invece sono solo eventi accaduti poco mesi prima.

Ascoltandola, Margot capisce di non aver mai avuto delle vere figure genitoriali e che è davvero contenta di aver incontrato Milah sul suo cammino, perché è avventuriera, a volte un po’ pazza, ma non rimpiange mai nulla di ciò che fa, e questo le piace.

Essere giovani ha i suoi svantaggi, però, e Margot questo lo sa bene. Le piace così tanto Milah perché – in un certo senso – ha fatto le stesse scelte e di conseguenza le stesse azioni sconsiderate e immature che ha fatto lei; sono state “soggiogate” dalla stessa persona che ha promesso loro mari e monti e loro – innocenti (ma davvero così innocenti?) e desiderose di avventure – avevano preso subito la palla al balzo senza pensare alle conseguenze.

Milah in fondo era un esempio sbagliato, come tutte le persone presenti su quella nave, del resto. Chi abbandona il proprio figlio, per tutti i pirati dei sette mari?

Nella situazione di Milah, Margot si rende conto che avrebbe agito in maniera totalmente diversa. Avrebbe portato Baelfire con sé, intanto. A tutti i bambini piacciono i pirati in fondo, no?

Probabilmente avrebbe adorato Killian proprio come lo adorano tutti e finalmente avrebbe messo la testa a posto e si sarebbe creato una famiglia. Sarebbe stato l’apice della sua felicità.

Sì, perché a Margot dei fidanzamenti e degli amori importa poco, ma state sicuri che se si tratta di gossip o di far mettere insieme qualcuno, è sempre pronta in prima linea.

***
«Capitano, siete sicuro di non volere una tazza di thè? Il thè fa sempre bene!» dice cercando di nascondere quella tristezza che si è impossessata di lei fin da quando ha visto il corpo di Milah a terra, senza vita.

Killian è senza una mano, lei gli ha fasciato il polso e gli ha dato delle erbe che dovrebbero attutire il suo dolore. Ovviamente non quello che riguarda il suo cuore, per quello non può fare nulla e se ne addolora infinitamente.

«Voglio che tu mi lasci da solo, Margot.»

È un sussurro, quello di Killian, quasi non se ne rende conto, Margot, eppure sbuffa e lo lascia da solo, come ha desiderato il suo capitano, anche se lasciare sola una persona che versa in quello stato è da celebrolesi, e ne è consapevole, ma Margot è stanca, non sa più cosa vuole o deve fare e quindi alla fine sceglie la cosa più semplice, come al solito.

«Per quanto mi riguarda, Killian, avrei voluto aiutarla. Le avevo suggerito di starne fuori, ma non mi ha ascoltata e… mi dispiace così tanto…»

Margot non vuole piangere davanti a Killian, vuole che lui la veda come una persona forte, una leader – proprio come lui – ma alla fine si ritrovano a piangere silenziosamente, entrambi; il silenzio si impossessa della stanza, ma non è un silenzio opprimente, è uno di quei silenzi che fa piacere “sentire” perché ti permettono di riflettere meglio.

«Non ce l’ho con voi, Margot. Non crucciatevi per colpe che non avete, sono sicuro che avete fatto del vostro meglio, ma la mia Milah è impavida, non ha paura di niente e nessuno, nemmeno di…»

La bionda rimane in attesa della fine della frase, ma non arriva niente alle sue orecchie. Le va bene così comunque. Decide di lasciare la stanza per davvero, senza nessuna scena madre o altro, solo con le sue lacrime e la sua amarezza.

«Margot, dì alla ciurma che da questa sera sarò capitano Uncino, e cerco vendetta. Confido nel fatto che la notizia si sparga in tutti i regni.»

Margot – appoggiata allo stipite della porta – ascolta con pazienza, non condivide l’idea del suo capitano, ma gliene parlerà quando si sarà rimesso. Annuisce e sale le scale che portano al piano di sopra.

I pirati sono ancora tutti accerchiati intorno al luogo dove poco prima c’era il corpo di Milah, Margot non capisce cosa diavolo stiano guardando, perché fissino il vuoto con così tanto interesse.

Sbatte un piede sul legno del pavimento e richiama l’attenzione della ciurma.

«Il nostro capitano porterà, da quest’oggi, il nome di Uncino e unico scopo della sua vita sarà, che voi lo vogliate o meno, la ricerca della vendetta per la nostra cara Milah. Chi non è d’accordo con ciò scelga: o la nave o il mare.» dice indicando il mare aperto ed è abbastanza sicura che tutti alzeranno le spade in aria urlando qualcosa del tipo «Per Milah» ma non vuole influire, quindi sta in silenzio, tenendo le braccia conserte, dietro la schiena, l’espressione fiera in volto e l’aria di chi non ha cura del pensiero altrui.
 



ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti, volevo ringraziare “Emma Bennet” con cui mi sto anche tenendo in contatto e boh, è adorabile nonché tanto simpatica :’’)
Questa os era stata scritta ancora prima della precedente, eppure era rimasta chiusa in un angolino dei documenti (?) in attesa di qualche magico/strano evento. Beh eccolo: 73 visualizzazioni. Saranno anche poche per qualcuno, ma per me significano davvero tanto e vi ringrazio per aver speso un po’ del vostro tempo a leggere quello che scrivo, lol. È davvero gratificante, nonostante il silenzio :’)
Niente, ero a un passo dal rendere Margot e Killian canon per una One Time Thing, ma non è stato nemmeno questo il caso, quindi per chi davvero si trovasse a shipparli, abbiate pazienza, perché sarete accontentati!
Spero che vi sia piaciuta anche questa seconda os e come sempre le recensioni sono sempre ben accette, belle o brutte che siano. Un bacione <3

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