Soli (assieme)

di difficileignorarti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Siamo, sono, la realtà è che tu per me sei l’unica,
vieni da me, lo prometto questa volta è l’ultima
sono solo, preso da me stesso e dalla musica
vieni da me e da domani non chiamarmi più;
(Emis Killa, Soli (assieme))





 
Prologo.
 



 
“Ivy al posto di contemplare il cielo, lavora!”
 
Non sto contemplando il cielo, mi sto prendendo una pausa di riflessione, in realtà, ed è molto diverso.

Il lavoro che faccio mi porta tante soddisfazioni, ma altrettanti esaurimenti nervosi, e una tazza di thè verde bollente, aggiunto alla contemplazione del cielo, soleggiato, nuvoloso che sia, mi rilassa e mi ridà la giusta concentrazione.
 
“Davis! Hai migliaia di mail da leggere a cui rispondere, ti dai una mossa?”
 
Il brutto del fermare ciò che faccio, è l’accumulo delle mail che la gente mi manda; sono una blogger, lavoro per diverse agenzie di moda, e per loro scrivo qualche articolo, ma il mio tempo lo passo, come ho già detto, a rispondere a delle lunghe ed insulse e-mail.

La maggior parte sono da parte di ragazzine adolescenti che hanno bisogno di consigli su come truccarsi, sul look adatto per la scuola, per la discoteca o addirittura per il centro commerciale.

Ma ci sono anche richieste di aiuto da parte di star internazionali, che nonostante abbiano stilisti a loro disposizione, preferiscono chiedere a me.
 
“Bill Kaulitz ha minacciato di denunciarti per maltrattamento se non gli rispondi!”
 
Cosa? Penso sia già la quarta volta che telefona in redazione perché non ho ancora risposto alle sue mail.

Ma d’altronde non posso pensare solo a lui, non che non mi faccia piacere, ma la mia attenzione, come ho già specificato, non è rivolta solo a Bill, la Diva, Kaulitz.

Parlare con lui mi apporta ad avere ulteriori informazioni e notizie sulla moda e non solo; so che quel ragazzo è qualche passo più avanti di me in questo campo, e purtroppo questo mi mette leggermente a disagio.

Altre persone invece mi hanno presa come il loro psicologo o psichiatra personale, e questo mi fa sempre ridacchiare, ma non faccio la stronza, e rispondo cortesemente pure a loro, lasciando qualche consiglio e qualche parolina di conforto.

"Ivy, maledizione, ci mettiamo al lavoro questa mattina?" sbraita il mio capo, facendo capolino dalla porta dell’ufficio.

Sorrido apertamente, continuando a sorseggiare la mia bevanda bollente, mentre lei scuote la testa rassegnata, ma senza proferire ulteriori parole.

Mio caro Bill, adesso avrai la mia completa attenzione.


 
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Premetto che questa è la prima storia che pubblico qui, quindi siate clementi con me:)
Ringrazio già in anticipo chi leggerà questa storia.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1.




“Credo che tu debba parlare con qualcuno” mormoro titubante, non molto sicuro della sua reazione, o peggio, della sua non-reazione. “Non ti fa bene tenerti tutto dentro” continuo, dato che non accenna a muovere un muscolo, nemmeno le labbra per parlare.

“Non ho bisogno di uno strizzacervelli” lo sento grugnire infastidito.

Scuoto la testa, ormai esausto e arreso dalla stupidaggine di mio fratello.

Mi chiedo pigramente perché nostra madre abbia donato l’intelligenza solo a me; ovviamente oltre alla bellezza, ma questo è un altro punto, quindi è meglio sorvolare.

“Piuttosto, hai ordinato la pizza?” domanda, continuando a guardare il programma di cucina alla televisione.

Sgrano occhi e bocca, incredulo; riesce a cambiare argomento come se nulla fosse.

“No! No che non ho ordinato la pizza!” sbraito alzandomi in piedi, anche se a forza di guardare tutto quel cibo, mi è venuta una fame assurda.

Altro argomento che, per ora, è meglio sorvolare.

“Non ce la faccio più a vederti andare a fondo ogni giorno sempre di più!” gli urlo contro. “Abbiamo un album che deve uscire fra non molto, le fans che hanno bisogno di noi, di te!” continuo, sentendo la rabbia invadere il mio corpo. “Devi tornare ad essere quello che eri, il Tom che tutti conoscono! Quello solare, sempre con la battuta pronta! Quello che, nonostante le milioni di donne, vorrebbe trovare il vero amore! Tom, cazzo, devi ripigliarti!” sbotto, fermandomi per riprendere fiato.

Oh God, non oso immaginare come sia la mia faccia in questo preciso istante.

Lui rimane fermo sul divano, a fissarmi come se fossi un alieno e che sta dicendo un mucchio di stronzate.

“Quel Tom è morto e sepolto, Bill, mettitelo in testa!” sbotta fulminandomi con lo sguardo. “Le donne sono delle gran puttane e devono essere trattate come tali! Si divertono a ferirci, a giocare con il nostro cuore e i nostri sentimenti, e poi cosa fanno? Poi ti calpestano come se fossi polvere! E dicono di noi uomini!” ringhia e sento un brivido di paura correre su per la colonna vertebrale. “Il vero amore non esiste Bill, è inutile cercarlo! Lo scrivi e lo canti, ma bona, si ferma li!” continua.

Lo guardo scioccato, incredulo delle parole che ha appena sputato.

“Non sai quello che dici, Tom” mi lamento, cominciando a camminare avanti e indietro. “Fino al mese scorso eri la persona più innamorata di questo pianeta!” ricordo e lo vedo scattare in avanti, avvicinandosi pericolosamente alla mia figura, gli occhi sempre più scuri che mi fissano.

“Basta, Bill, smettila!” mi urla contro, facendomi sgranare ulteriormente gli occhi. “Non voglio più sentirti parlare di questo argomento!” sibila, poco prima di allontanarsi per afferrare una giacca, le chiavi dell’auto e uscire, sbattendo la porta dietro di se.

Fisso piuttosto sconcertato la porta di casa, che sembra lamentarsi della botta appena ricevuta, ma poi penso che è solo uno stupido pezzo di legno, che non prova sentimenti, ne dolore, ne altro.

Mi ritrovo a pensare, nel bel mezzo del salotto, con una televisione ultra moderna che continua a mandare tutte quelle ricette, e uno dei nostri cani, Scotty, che mi fissa, con le orecchie basse, come se potesse capire, o capirmi.

Le parole di Tom mi hanno ferito non poco, ma nonostante questo, io devo aiutarlo, devo trovargli qualcuno con cui parlare, discutere, affrontare le sue paure, i suoi demoni, o qualsiasi altra cosa.

Mi trascino in cucina e noto il mio portatile, abbandonato sul tavolo, che continua a segnalarmi l’arrivo di un paio di mail.

Mi appollaio su uno degli sgabelli e fisso lo schermo e, soprattutto, il mittente delle mie mail: “Blue Ivy Davis”.

Bingo.

Apro una delle due risposte e senza nemmeno leggerla, clicco su rispondi.

Devo scriverle di Tom, devo convincerla a parlare con lui e aiutarlo, anche se questo non è il suo lavoro, ma non mi importa minimamente.

Oltre ad essere diventata una mia consulente di moda è anche un po’ la mia amica di penna, o di mail; parliamo molto e discutiamo, quindi magari potrebbe farlo anche con quella testa calda di mio fratello.

 

Da: Bill Kaulitz Trümper
A: Blue Ivy Davis
Data: 14 dicembre 2013 08.06 pm (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: SOS fratello idiota!
 
Mia cara Ivy,
non ho ancora letto le tue due risposte, perchè come puoi capire dall’oggetto, ho un problema molto più grave adesso e che voglio risolvere al più presto.
Per questo ti chiedo aiuto.
So che non sei una psicologa e una psichiatra, ma da quando ci scambiamo queste mail, hai saputo darmi ottimi consigli e aiuti, e non parlo solo dell’ambito moda.
Ti ho detto che ho un fratello, Tom, o meglio il mio gemello, il mio tutto, il mio centro, ma quello che non ti ho mai detto di lui è che ha affrontato un brutto colpo qualche settimana fa, e ancora oggi si rifiuta di parlarne, si è chiuso in se stesso come un riccio, esce continuamente, si scopa diverse donne a settimana, fuma peggio di quanto fumasse prima, e soprattutto ha cominciato ad attaccarsi alla bottiglia non appena ne ha occasione: cioè tutti i giorni, qualsiasi ora sia; se non lo controllo a momenti riuscirebbe a bere birra anche al mattino, al posto del latte o del semplice caffè.
Il problema è stato causato da, ormai, la sua ex fidanzata, Briana, la ragazza di cui ti ho parlato in qualche prima mail; se non mi sbaglio ti dissi che mi sembrava la donna giusta per mio fratello, ma a quanto pare mi sbagliavo di grosso.
La loro è stata una relazione che è durata circa 3 anni, e a mio parere Tom era cambiato tantissimo, e mi piaceva quel ragazzo, così coccolone e innamorato.
Non l’avevo mai visto così, Ivy.
E voglio vederlo così ancora, anzi, voglio che sia così per il resto dei suoi giorni.
Sai, poco fa, ha accusato voi donne di essere delle puttane, che giocate con i sentimenti di noi uomini, fregandovene, ma non siete così, lo so io e lo sa lui.
Almeno, so che non siete tutte uguali.
Vengo al punto, non voglio farla esageratamente lunga.
Il mese scorso abbiamo scoperto che Briana era incinta. Si dico “era”, perché dopo aver detto a mio fratello della gravidanza, bè, senza interpellare nessuno ha deciso di abortire, di togliere la vita a quell’esserino che stava comparendo dentro di lei.
La cosa peggiore dell’aborto e che ha mandato ulteriormente al tappeto mio fratello, è che quel bambino non era suo, ma di un altro; già, la signorina aveva due relazioni contemporaneamente.
Il punto più brutto è che lei non ha mai amato mio fratello, mentre lui era cotto, ma proprio a puntino.
È come se fosse entrato in una sorta di depressione, e non sa come uscirne, e sta peggiorando, ogni giorno sempre di più.
Noi siamo un gruppo, facciamo musica, abbiamo delle scadenze, proprio come ne hai tu, e con lui messo così, bè non sappiamo nemmeno quando fare uscire l’album che le nostre fans stanno aspettando da tanto.
Ivy, ti prego, non cestinare o archiviare questa mail, leggila, riflettici, e magari aiutami, o aiuta mio fratello ad uscire da questo stato.
 
Un abbraccio, BK.
 
Ps. Ti lascio la mail di mio fratello nel caso volessi attivarti fin da subito, in un allegato “note”.
Ps2. Oh, e non dirgli che sono stato io, altrimenti si incazzerebbe ulteriormente, e poi non potrei più romperti le scatole!


 
***

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


2.





 
Passeggio tranquillamente tra le vie di TriBeCa, il quartiere dove vivo da circa 8 anni; è situato nella parte sud di Manhattan, ed è l’abbreviazione di Triangle Below Canal Street.

Era noto come centro finanziario, caratterizzato dalla presenza di numerosi magazzini, che poi sono stati trasformati e resi abitabili, mentre oggi questo quartiere è diventato area residenziale alla moda, dove risiedono anche molto celebrità; citandone alcune possono essere Julia Roberts e Mariah Carey.

Tornare a casa a piedi dal lavoro è sempre un piacere; ovviamente sono ironica, ma se hai l’auto dal meccanico e odi i mezzi pubblici, questa è l’unica soluzione.

La neve soffice ricopre gran parte dei marciapiedi, ma si può tranquillamente camminare.

Adoro il periodo natalizio e tutto quello che lo comporta: gli alberi completamente addobbati, le luci e le palline di mille colori, l’allegria, l’odore di biscotti, la gioia e le risate dei bambini, i regali, la famiglia.

Sorrido tristemente, stringendomi nel mio cappotto scuro, pensando al fatto che quello è l’unico tassello che manca nella mia vita, oltre all’avere un uomo al mio fianco.

Ma sono quasi 10 anni  che non ci faccio più caso, quello è un capitolo chiuso della mia vita passata.

Torno alla realtà nel momento in cui qualche bambino mi passa affianco, ridendo e giocando con la neve, mentre un paio di ragazzine mi fermano per chiedermi una foto e per sapere se, casualmente, ho risposto alle loro mail.

Ridacchio divertita nel momento in cui mi lasciano andare, e penso pigramente che l’essere “famosa” nemmeno m’importa, ma nel campo in cui lavoro è quasi scontato.

Sarà, ma io nemmeno ci faccio caso.

Arrivo al mio appartamento, incontrando la mia adorata vicina di casa che mi tratta come una figlia.

La signora Parker vuole bene a tutti, e tutti vogliono bene a lei; è la classica brava persona, sempre disponibile ad aiutare tutti.

“Ivy, tesoro” mi saluta sorridendomi e abbracciandomi calorosamente. “Come stai? È da un po’ di tempo che non ti vedo, stavo cominciando a preoccuparmi!” aggiunge, facendomi sorridere dolcemente.

“Non si preoccupi, sto bene, sono solo molto impegnata con il lavoro, senza aggiungere che siamo a Natale” le sorrido, rassicurandola, mentre annuisce capendomi. “Lei come sta?” le  chiedo cortesemente.

“Oh sto bene, e ora che è tornato il mio Marcel, sto ancora meglio” mi sorride allegramente, contagiandomi.

E proprio in quel momento esce il protagonista delle nostre risatine, avvolto nel suo solito maglione di lana color crema.

Non è cambiato di una virgola dall’ultima volta che l’ho visto: i soliti occhiali da vista troppo grandi per il suo bel faccino, i capelli laccati all’indietro, abiti inadatti alla sua giovane età, e nemmeno il suo sorriso dolce e spavaldo è cambiato.

“Ciao Ivy, è un piacere rivederti!” mi saluta piuttosto calorosamente, arrossendo.

Sorrido teneramente, vedendo le sue guance imporporarsi, accennando un saluto con la mano.

So che è cotto di me, sua mamma me l’ha confessato, ma i sentimenti da parte mia non sono ricambiati, sfortunatamente per lui.

Per me è solamente amicizia.

“Che ne dici di venire a cena da noi? Ho fatto le lasagne!” mi sorride la madre.

“Non posso dire no alla sua cucina, signora Parker” ridacchio divertita, mentre lei annuisce, convinta.

"Lo so, tesoro” mi fa l’occhiolino. “Alle 20 si cena, fai pure con comodo, sistemati, okay?” annuisco, salutandoli entrambi, prima di entrare nel mio appartamento, al calduccio.

Sospiro, appendendo la giacca e togliendomi gli stivali, permettendomi di girare tranquillamente.

Accendo le luci della cucina, illuminando il banco, dove si presenta il mio amico peloso, Romeo, un micio di tre anni dal pelo bianco e arancio, che mi viene incontro felice.

“Ciao, tesoro” mormoro sorridendo, donandogli un po’ di coccole, ringraziate da delle semplici fusa. “Hai fame?” gli chiedo, anche se mi sento piuttosto pazza.

Lui sembra capirmi, e in risposta comincia a miagolare.

Lascio Romeo alla sua cena e decido di farmi un bagno lungo e rigenerante.

 
***


“Allora, Ivy, come va il lavoro?” mi chiede Marcel mentre mi gusto la lasagna della madre.

“Uhm, come sempre, divinamente” sorrido apertamente, facendolo arrossire. “Tu con l’università? Cosa frequenti? Non me lo ricordo” mormoro, facendo ridacchiare la signora Parker.

“Oh, frequento il secondo anno ad Harvard, facoltà di economia, e va divinamente” mi scimmiotta, sorridendomi timidamente.

Nerd, penso pigramente.

Gli sorrido di rimando, tornando a gustarmi quello che ho nel piatto, che è davvero delizioso.

“Tu l’hai frequentata?” continua, prendendomi in contro piede.

“Ho seguito diversi corsi, prendendo poi una sorta di diploma, ma non era un’università” faccio una smorfia, mentre mi guarda scioccato e incredulo.

Non tutti possono permettersi Harvard, mio caro.

“E ce l’hai un ragazzo?” sgrano gli occhi mentre mi va di traverso l’acqua che sto bevendo.

“Marcel!” lo rimprovera la madre.

“Ehm, in realtà no, ma sto bene come sono adesso” mormoro, riprendendomi, e mettendolo a tacere.

 
***


Sono seduta sul divano affiancata da Marcel, che non mi si stacca di dosso, anche se è, fortunatamente, più interessato al programma sull’economia e la crisi nel mondo, che stanno passando alla televisione.

Fisso il mio palmare, e l’unica cosa che voglio fare è tornare nel mio appartamento, infilarmi nel letto in compagnia di Romeo, con il mio portatile e le mie mail da leggere e rispondere.

“Senti, io vado a casa, ho del lavoro da finire” mormoro, attirando la sua attenzione.

Mi mostra una faccia triste e un broncio.

“Ti sto annoiando?” mi chiede preoccupato, osservandomi di sottecchi.

“Si” mormoro dopo avere preso un respiro profondo. “Mi dispiace, ma io sono una ragazza che ha bisogno di uscire e di lavorare, odio l’economia e tutto ciò che la riguarda, non ci capisco niente e mi rifiuto di capirla” dico, facendogli sgranare gli occhi. “So  che hai una cotta per me, ma non potrà esserci niente tra noi, io sono più grande, e sono completamente diversa da te” prendo una pausa, fissandolo attentamente, facendolo arrossire. “Possiamo essere amici, ma niente di più” propongo, alzandomi dal divano.

Annuisce debolmente, accompagnandomi alla porta, e lasciandomi un bacio morbido sulla guancia.

“Grazie della sincerità, Ivy, buonanotte” mormora, mentre gli sorrido timidamente.

Vengo, praticamente, sbattuta fuori di casa, e con un’alzata di spalle entro nel mio appartamento, accolta calorosamente dal mio amico peloso, che comincia a strisciare intorno alle mie gambe in cerca di coccole.

“Si, Romeo, ti ho visto” mormoro, abbassandomi per donargli qualche coccola, sorridendo.

Una volta nella mia camera da letto, mi spoglio dei precedenti abiti per indossare una vecchia maglietta sformata e consumata, e un paio di calzettoni grossi, che mi arrivano al di sopra delle ginocchia.

Afferro il portatile e ritorno in soggiorno, decidendo di rimanere un paio di ore sul divano, visto che non è molto tardi, avvolta in una coperta.

Lo accendo e nel frattempo vado a prepararmi un thè caldo, da poter sorseggiare tranquillamente, e nel medesimo tempo noto il mio amico peloso giocare con una delle tante palline dell’albero di Natale.

Ridacchio.

Una volta che la mia bevanda è pronta, raggiungo il mio divano e sprofondo nei cuscini, avvolgendomi nella coperta a quadri.

Noto con piacere che ci sono circa un migliaio di mail da leggere a cui rispondere, cosa che non faccio da qualche giorno, e mentre soffio una bestemmia, colgo, tra i tanti mittenti, il nome di Bill, che mi fa aggrottare le sopracciglia.

Maledizione, Kaulitz, non mi lasci proprio stare!

Spinta dalla curiosità e senza leggere l’oggetto, la apro, e ne noto una lunga mail.

Aggrotto nuovamente le sopracciglia e la mia bocca prende la forma di una O, mentre continuo a leggere, piuttosto interessata, bevendo di tanto in tanto il mio thè, senza staccare gli occhi da quelle parole.

“Fantastico” mormoro, sbattendo le ciglia più volte, cercando di capire e di ragionare, ma soprattutto decidere cosa fare. “Ci mancava solo che dovessi avere a che fare anche con l’altro Kaulitz, uno era più che sufficiente!” mi lamento, e sobbalzo improvvisamente, quando Romeo viene ad accoccolarsi sul mio fianco, miagolando sommessamente. “Non ti ci mettere anche tu” lo guardo, prima di abbandonare la mano tra la sua morbida pelliccia.

Mi maledico mentalmente, ripensando ad una vecchia mail che inviai a Bill, dicendogli che per qualsiasi problema io ci sarei stata.

Cazzo, io sono una giornalista di moda, una blogger, non una psicologa o psichiatra, ma decido comunque di scrivere a questo Tom.
 


Da: BID
A: Thomas Kaulitz
Data: 17 dicembre 2013 09.01 pm (orario legale New York City)
Oggetto: Ciarlatana dei poveri
 
Premetto che non so chi tu sia, e tu non sai chi sono io, ma sono sempre stata dell’idea che una persona, spesso, per sfogarsi abbia bisogno di qualcuno a lui sconosciuto.
E quindi, eccomi qui, caro sconosciuto.
Ho saputo, in modo molto casuale, che non te la stai passando bene, che hai bisogno di qualcuno al tuo fianco che ti ascolti, che assorba la tua rabbia, o che la faccia uscire, lasciandoti tornare il ragazzo che eri qualche tempo fa.
Se ti va, eccomi qua, sono disposta ad essere io quella persona, anche se siamo lontani più o meno 4000 chilometri, ma non è importante sapere che faccia ha la persona con cui stai parlando, la cosa più importante da conoscere è il poter fidarsi.
E tu puoi farlo, perché ciò che la gente mi dice, rimane tra me e loro, un po’ come il rapporto paziente-dottore, ma in questo caso si tratta di un rapporto rockstar-blogger.
Non cambia molto.
Io so la tua storia, o meglio, so quello che ti ha portato a questo cambiamento, allo sbatterti donne per puro piacere, al chiamarci puttane, al bere alcol al posto del latte al mattino, ma questo non ti porterà a niente.
Innanzitutto ti contraddico subito, dicendoti che noi donne non siamo tutte uguali, e sinceramente di beccarmi un insulto, anche se indiretto, ma generalizzato, proprio non mi va, stronzetto.
Ci sono donne che decidono di prendere quello stile di vita, stanno sulla strada, e sono pronte a soddisfare i tuoi bisogni in cambio di denaro, ma è una loro scelta.
Ci sono donne che decidono di fare le stronze, giocando con i sentimenti del partner, per avere scopi personali, soldi, sesso, fama.
E poi ci sono quelle donne semplici, che come me aspettano l’amore, e non sanno nemmeno cosa voglia dire “giocare a calcetto” con il cuore del partner, o calpestarlo, come se fosse immondizia.
Sono sempre stata convinta che erano gli uomini a trattare noi donne come oggetti, ma al giorno d’oggi devo rimangiarmi la parola.
Come ti ho già detto, molte donne sono così, ma le altrettanti donne non lo sono.
Tu sei un musicista, fai musica, vivi di musica, dei fans, delle tournée, dei party, degli Awards, e quindi, perché non ti dedichi di più ad essa, visto che avete un album da far uscire?
Si, te lo dico con rabbia, perché so cosa vuol dire avere delle scadenze, e so anche cosa vuol dire avere delle persone che si lamentano continuamente.
Senti un po’, caro sconosciuto, se vuoi mandare avanti la conversazione, io sono più che disponibile, se la vuoi cestinare e farti una risata, prego fai pure, ma anche se non ti conosco personalmente, so qual è la tua faccia e se mai un giorno dovessi incontrarti, probabilmente ti tirerei uno schiaffo in pieno viso, uno di quelli forti che ti fa voltare la testa dall’altra parte e ti lascia l’impronta delle 5 dita come ricordo.
Si, lo farei, perché non posso permetterti di generalizzare l’universo femminile con quell’orribile parola, e si, MI SONO OFFESA!
Detto questo, gradirei una tua risposta, anche perché, ho preso a cuore la tua storia “strappalacrime”.
 
Saluti.
 
Ps. Puoi chiamarmi Yvonne.

 
“In una carezza, in un abbraccio, in una stretta di mano a volte c'è più sensualità che nel vero e proprio atto d'amore”
 
 
*****


Buonaseraa! :)
Voglio semplicemente spendere due parole sulla ragazza delle mail: "Ivy", "Yvonne" e "Blue Ivy Davis" (BID)  sono la stessa persona

Mi farebbe davvero piacere leggere le vostre recensioni, per sapere se la storia vi piace, e quindi se vale la pena continuare a postare! :D
Intanto ringrazio chi la sta leggendo :*

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


3.






 
Mi sveglio di soprassalto sentendo un tuono piuttosto secco.

Mi passo una mano sul viso, stiracchiandomi e sfiorando un secondo corpo al mio fianco; così sposto lo sguardo alla mia sinistra e noto una ragazza, di cui non mi ricordo nemmeno il nome, che dorme intensamente a pancia in giù.

Decido di alzarmi dal letto e di scendere in cucina, alla ricerca di qualcosa da bere.

Raccolgo i miei boxer dal pavimento e mi infilo velocemente dei vecchi pantaloni della tuta, piuttosto rovinati, ed esco dalla mia stanza, incrociando Scotty sul pavimento, addormentato.

Poverino, l’ho sbattuto fuori perché avevo compagnia, dato  che il signorino è abituato a dormire nel letto con me.

Ridacchio e passando davanti alla stanza di Bill noto ancora la luce accesa, ma mio fratello è chino sulla scrivania, davanti al computer, che dorme profondamente.

Sospiro, pensando che sono tre giorni che non ci parliamo, dalla famosa litigata, e so di averlo ferito, ma non ho ancora trovato il coraggio di chiedergli scusa.

Cautamente entro nella stanza e poso una coperta sulle sue spalle, senza svegliarlo.

Negli ultimi mesi ho notato che passa molto a scrivere delle mail, e penso, pigramente, che si senta con qualche ragazza, e anche se c’è il suo portatile accesso, non voglio ficcanasare nei suoi affari, nonostante la curiosità elevata.

Spengo la luce e  chiudo la porta della sua stanza, prima di arrivare in cucina.

Prendo un bicchier d’acqua e decido di passare un po’ di tempo su Internet, alla ricerca di qualche video da poter postare sulla BTK App, o semplicemente di guardarmi un porno in tutta tranquillità.

Una volta che il mio portatile è accesso, il mio cuore perde diversi battiti, guardando la foto di sfondo, che non ho ancora avuto il coraggio di cambiare: un’immagine mia e di Briana, dove eravamo felici.

Grugnisco esasperato, decidendo di cambiarla immediatamente, pur di non rivedere quella foto, e credo che sia ora di cancellare tutte le foto che ci riguardano.

Pigramente decido di controllare la posta, sperando di non trovare qualche mail piena di insulti da parte di David.

Scuoto la testa divertito, ma tra i tanti nomi, il suo non compare, e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo.

Chi diavolo è questa?

Aggrotto le sopracciglia, leggendo ciò che c’è scritto.

Yvonne da La Grande Mela; chi diavolo sei, dolcezza?

Soprattutto, come ti permetti di chiamarmi “stronzetto”?


Rileggo più volte la sua lunga mail, le sue parole, così vere, che mi colpiscono duramente, come se quello schiaffo me l’avesse tirato veramente.

Scommetto che è stato mio fratello ad “assumerla” o a chiederle di parlarmi, e, sinceramente parlando, non so proprio come gestire questa situazione.

E proprio in questo momento, in cucina, compare Bill, profondamente assonnato.

Striscia lentamente fino ad arrivare al frigorifero, senza degnarmi di uno sguardo o di una parola.

“Chi è BID?” mormoro, ma l’unica cosa che riesco a sentire è un grugnito infastidito. “Bill, parlami, per favore” continuo.

“Fottiti” mi risponde, attaccandosi al cartone del latte, rovesciandone un po’ sul pavimento. “Oh, fanculo” soffia, riposandolo nel frigo.

“Bill” richiamo la sua attenzione, ma l’unica cosa che ricevo in cambio è una fulminata, quasi simile a quelle che stanno dirompendo il silenzio e la quiete notturna.

“Smettila, Tom” ringhia. “Tu mi hai ferito, non ti sei nemmeno degnato di scusarti, e adesso vuoi parlarmi come se nulla fosse!” sbotta esasperato, gesticolando nervosamente.

Sbatto le palpebre, assorbendo le sue parole, mentre lui continua.

“Chiamala Yvonne, è così che si fa chiamare” mormora, abbassando il tono di voce, e lo guardo stralunato. “BID, mi hai chiesto di lei” alza le sopracciglia.

“Mi dispiace” mormoro nel momento in cui si siede di fronte a me.

Scuote  la testa, portando una mano in avanti, come a volermi fermare.

“Non ci sei più con la testa, Tom, ma devi rimediare” sorride tristemente, lasciandomi sempre più confuso. “A dir la verità ti avevo già perdonato, ed è stato difficile tenerti il muso, ma aspettavo che mi chiedessi scusa” sorrido imbarazzato, abbassando lo sguardo. “Le avevo chiesto di non dirti che ero stato io, ma a quanto pare non l’ha fatto” brontola.

“Chi è, Bill?” gli chiedo di nuovo. “L’unica informazione che ho, è che una blogger” faccio una smorfia. “E, sul serio, mi dispiace, e si, hai ragione, devo tornare me stesso, almeno in parte” ridacchiamo. “Sai, mi ha detto che si è offesa, mi ha detto che sono uno stronzo e che vorrebbe tirarmi uno schiaffo” lo sento ridere di gusto, mentre cerco di fare un broncio, e ciò lo fa ridere ancora più forte.

“È fatta così” mormora, cercando di riprendersi. “Sa sempre come prenderti anche se non ti conosce, credo che sia un aspetto che ha imparato dal suo lavoro” lo guardo curioso, cercando di sapere più cose su questa Yvonne. “È una giornalista” sgrano gli occhi.

“Cosa?” grido, e lui ride. “Cosa ridi?” gli chiedo, stralunato.

“Giornalista di moda, Tom” si corregge, facendomi tirare un sospiro di sollievo. “In campo musicale non le piacciamo nemmeno, però mi da sempre ottimi consigli” fa una faccia soddisfatta. “Se il tuo look è migliorato devi ringraziare lei, Tom” continua.

“Davvero?” mormoro incredulo.

“Si, dai capelli agli abiti, ho chiesto a lei, è una delle migliori sul campo” aggiunge. “Sfogati con lei visto che non lo fai con noi, magari ti aiuta” aggiunge prima di alzarsi. “Torno a letto, buonanotte” sbadiglia rumorosamente. “Ah” si ferma, girandosi. “Grazie di avermi appoggiato la coperta” sorride dolcemente, così ricambio, prima di vederlo sparire su per le scale.

Ridacchio assonnato, riportando l’attenzione sull’email di fronte a me, mentre un sorriso sciocco aleggia sulle mie labbra e un’emozione nasce dentro di me.
 

***

 
Un forte odore di caffè invade le mie narici, e dei dolori improvvisi colpiscono i miei muscoli, mentre mi sollevo ed apro gli occhi.

Mi accorgo di essere in cucina, con il computer spento davanti a me, mentre al mio fianco c’è la ragazza con cui ho passato qualche ora e che dormiva nel mio letto.

“Ben svegliato” mormora, appoggiando la sua testa sulla mia spalla nuda. “Come mai non hai dormito con me?” mi chiede, mentre il mio cervello riesce a capire ciò che mi sta dicendo.

“Con te ci ho solamente scopato, adesso sparisci” grugnisco, spostandola malamente dal mio corpo.

“Ma, Tom, cosa stai blaterando?” mi domanda, e decido di spostare il mio sguardo su di lei, fulminandola.

“Non sto blaterando, sei tu che hai fantastico troppo, quindi rivestiti e vattene” sbotto, afferrando il portatile e alzandomi dallo sgabello. “Sto andando a farmi una doccia, spero di non ritrovare la tua faccia al mio ritorno” dico in modo rude e vedo la ragazza vacillare.

Ma non ci do peso e mi dirigo di sopra, non prima di aver sentito uno “stronzo” uscire dalle sue labbra rifatte.

Mi chiudo in bagno, volendo fare una doccia bollente, per poter lavare via lo sporco che mi ricopre, magari cancellando anche tutti i ricordi e i pensieri negativi che inondano la mia mente.

Voglio seguire il consiglio di Bill e riprendere in mano la mia vita, prima di mandarla totalmente a puttane.
 
*******

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


4.

Cammino velocemente tra i corridoi della redazione, con un abbozzo del nuovo articolo dedicato alla lingerie adatta per capodanno.

Lancio qualche sorriso ad alcuni colleghi, solamente per cortesia.

Mi fermo alla macchinetta delle bevande calde, selezionando un cappuccino caldo, cercando di non far cadere tutti i fogli che ho tra le mani.

Mentre aspetto, canticchio la canzone che stanno passando alla radio, penso sia di Justin Bieber, un giovanotto pieno di talento, devo dire.

Prendo il mio bicchierino e riprendo a camminare per arrivare al mio ufficio, ma vengo fermata, praticamente sulla porta, dal mio capo.

Una donna piuttosto interessante, molto creativa e che vive di arte e di moda e, personalmente parlando, la stimo molto.

“Ivy, ho letto l’abbozzo del tuo articolo e lo trovo molto originale ed interessante” mi sorride piuttosto compiaciuta.

“Grazie Ruth, sono contenta che le piaccia” ammetto, mentre poso i fogli e il cappuccino sulla scrivania. “Mi ha dato l’idea una ragazza che mi ha scritto, e l’ho trovata una cosa diversa e divertente” mormoro alzando lo sguardo su di lei, che mi da un cenno di assenso con la mano.

Se ne va, lasciandomi un sorriso sulle labbra.

Io la adoro, anche perché è stata la prima persona a credere in me, nel lavoro che svolgevo; mi ha aiutato a migliorarmi, e soprattutto non giudica la mia personalità, il mio essere, il mio corpo, i miei tatuaggi, i miei capelli; per lei sono una sorta di icona, nel senso che sa che me ne frego dei commenti della gente, a parte alcune offese, sono sempre a testa alta, e se c’è da trovare da dire io sono la prima a mettermi in gioco.

Mi accomodo alla scrivania, accavallando le gambe, sorseggiando la mia bevanda, mentre scruto lo schermo del mio portatile, che mi segnala l’arrivo di una centinaia di mail.

Il fratello della Diva non mi ha ancora degnata di una risposta; sbruffone maleducato.

Cancello velocemente tutte le mail che non mi interessano, quelle delle pubblicità, quelle inutili, per poi ritrovarmi con il lavoro praticamente dimezzato.

Rispondo ad una giovane ragazza che mi chiede consiglio per la location dei suoi 16 anni, e sull’abbigliamento adatto.

Ridacchio divertita, invece, leggendo una mail strapiena di insulti che, ovviamente, non mi fanno ne caldo ne freddo.

Poco dopo me ne arriva un’altra, e il mittente è proprio il fratello della mia Diva preferita: Thomas Kaulitz.

Sgrano gli occhi incredula, e decido di leggere.

 

Da: Thomas Kaulitz

A: BID

Data: 19 dicembre 2013 07.56 am (orario legale Los Angeles, CA)

Oggetto: BID, Ciarlatana dei poveri, Yvonne; wtf?

 

Inizierei con un “ciao”, ma preferisco dire che mi fa piacere conoscerti, ma… posso sapere il tuo nome? Sai, me ne hai lasciati tre, e non ce n’è uno che mi convinca.

Mio fratello mi ha detto qualcosa sul tuo conto e non mi fido molto del fatto che tu sia una giornalista; magari potresti tirarmi un colpo basso e raccontare tutto ad una famosa rivista di scoop e scandali.

Ha anche aggiunto che devo ringraziarti per avermi fatto cambiare look, insomma, so  che gli hai dato qualche consiglio per migliorarmi, e ti ringrazio, davvero.

Parlando della mia situazione, mi dispiace di averti offesa, ma è esattamente quello che penso; voi donne siete tutte delle puttane, vi divertite a trattarci così, godete della nostra sofferenza.

Non mi offende il fatto che tu mi abbia dato dello stronzo, non sei la prima.

Ho sempre pensato che l’amore vero non esistesse, questo fino a quando non ho incontrato Briana, colei che mi ha distrutto completamente. Io le ho dato tutto, le ho detto che l’amavo, e per cosa poi?

Se c’è una cosa che mi ricorderò è che l’amore non esiste e fa schifo.

Nah, l’amore è da idioti, da stupidi, e si, continuate pure a cercare, ma non troverete mai niente, solo prese per il culo, e soffrirete come dei dannati, come ho sofferto io.

Mi ringrazierete, vedrai (parlo al plurale perché mi riferisco anche a mio fratello).

Non so quali siano le tue idee, non ti conosco nemmeno e, al contrario di te, non so nemmeno che faccia hai.

Tu sei convinta di potermi aiutare? Sei convinta che parlare con te mi aiuti a “guarire”?

Non te lo sto dicendo con cattiveria, non fraintendere, anche perché da quando ho ricevuto la tua mail, mi è nato un sorriso stupido sulle labbra.

Non lo so, ma questa situazione mi piace, e mi sento stupido.

Vorrei sapere cosa ne pensi tu dell’aborto e del tradimento.

 

Oh, buongiorno e buona giornata, Yvonne, x.

 

Ps. Cosa diavolo significa BID?

Ps2. Oh, saresti così gentile da mandarmi una tua foto?

Ps3. Ma la frase con cui hai concluso la tua mail, ha un significato particolare?

 

 

Mi passo una mano sul viso, maledicendomi subito dopo, dato che sono truccata.

L’unica cosa che voglio fare è prenderlo a testate fino a rompergli la testa, ma sono dell’idea che mi farei troppo male e non ne varrebbe nemmeno la pena.

Grugnisco piuttosto infastidita, finendo il mio cappuccino.

Hai la testa dura, è Kaulitz?

Fisso nuovamente quelle parole e cerco di meditare una risposta da farlo incazzare talmente tanto da fargli perdere ulteriormente la testa.

Devo pensare a qualcosa da farlo ragionare, qualcosa da farlo tornare sulla retta via.

 

Da: BID

A: Thomas Kaulitz

Data: 19 dicembre 2013 11.01 am (orario legale New York City)

Oggetto: Ma ci sei o ci fai?

 

Buongiorno un cazzo, stronzetto.

Tu sai proprio come fare incazzare una persona, oh e fidati, te lo dico con tono cattivo.

Innanzitutto, credo che tu non debba sapere cosa diamine significa BID, no, non te lo meriti, e assolutamente no, non ho intenzione di mandarti una mia foto; sono sicura che così non ti farai i “servizietti fai da te” ammirando la mia faccia.

Non ho molta voglia di andare a ricontrollare ciò che ti ho scritto la prima volta, ma no, non ha significato, aggiungo frase in quasi ogni mail che scrivo, e ti posso assicurare che sono migliaia al giorno.

Sei un po’ troppo curioso per i miei gusti, Kaulitz, e sai cosa ti dico? “La curiosità uccise il gatto”.

Uhm, vediamo, non sono molto convinta che parlare con me ti porti a qualcosa, anche perché da quel leggo sei un po’ troppo ottuso, quindi no.

Vorrei farti un discorsetto, ma prima voglio iniziare dalle due domande che mi hai posto: l’aborto e il tradimento.

Argomenti delicati, non trovi?

Inizierei dal tradimento e ti dico subito che non mi ci sono mai trovata, quindi non saprei descrivere come ci si sente, in entrambi i casi. Sono dell’idea che se una persona ama veramente il proprio partner, bè allora non tradisce, qualunque sia la tentazione. Probabilmente non ti ha mai amato. Una persona che tradisce, innanzitutto, fa soffrire e dimostra alla gente quanto in realtà sia fragile dentro. Il tradimento, per me, è sinonimo di codardia, ed è una delle cose peggiori  che una persona possa subire. Quado vieni tradito tutto ciò che hai costruito con l'altra persona cade in frantumi ,ti sbricioli. Perché poi non ti dai pace, ti chiedi cosa tu possa aver sbagliato, perché non ti amava abbastanza da bastargli solo tu, cosa avresti potuto fare per evitarlo. Ti vedi crollare davanti ogni certezza, ogni ricordo felice. Sai, penso che il tradimento sia una di quelle cose che non vanno mai perdonate, e penso anche che quando si è innamorati, il tradimento non lo si vede nemmeno, anche se magari è successo sotto i tuoi occhi. Questo è ciò che penso del tradimento, Thomas.

Uhm, per quanto riguarda l’aborto io sono contro. Il parlare a cuor leggero dell'aborto mi ferisce, perché si parla di vite umane, non di oggetti che si possono buttare quando ci stancano. Però voglio provare lo stesso a darti la mia opinione. Ogni donna può avere le proprie ragioni per compiere un atto del genere, ma io personalmente non riesco a giustificarle. Molte donne che scoprono di probabilità che il bambino nasca con gravissime malattie, preferiscono pensarci su, perché una vita piena di sofferenze non la merita nessuno. Ma io sono dell’idea che qualsiasi sia la problematica, i bambini bisogna tenerli, perché sono la gioia più grande di questo mondo. L’aborto è un omicidio, Tom. Non so perché la tua ex abbia commesso questo crimine, e se devo dirla tutta, nemmeno mi interessa, non merita di restare a questo mondo. Lei ha sbagliato, a non dirtelo e a farlo.

Uh, che faticaccia, mi hai tolto tutte le energie.

Comunque, dopo averti, forse, dato la mia idea su quei due argomenti, adesso voglio farti quel famoso discorsetto, o meglio dire, fare due parole.

Togliti dalla testa che noi donne siamo tutte (e siamo tante) delle troie (mi piace di più come termine). Te lo ripeto, non siamo tutte così. E sai dovresti pensare al fatto che nella tua “siete tutte puttane” hai compreso anche tua madre, e so da Bill che ami tua mamma. Quindi, non ti vergogni? È la donna che ti ha messo al mondo, colei che ti ha cresciuto  che ti ha dato tutto, amore, felicità, gioia, affetto, una famiglia. Sai, molte di noi sono così, come la tua mamma. Pensaci, Tom.

Oh, posso chiamarti Tom, vero?

 

Buona giornata, x.

 

Ps. Dai, sono buona. BID: Blue Ivy Davis. È un piacere conoscerti, Thomas Kaulitz.

 

“Com’è l’amore?”

“Distruttivo”

“Allora è brutto innamorarsi?”

“No”

“Ma hai detto che è distruttivo”

“È il modo più bello per distruggersi”

 

*****

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


5.




 
Continuo a guardare mio fratello destreggiarsi con grazia tra i vari reparti di vestiti, cercando gli ultimi regali di Natale.

Ovviamente sempre all’ultimo, dato che mancano solo pochi giorni.

Infilo nuovamente le mani in tasca, seguendolo nel reparto “intimo femminile”, mentre prosegue nella sua ricerca, osservando curiosamente tra i reggiseni e le mutandine in pizzo.

“Bill” lo richiamo, cominciando a sentirmi in imbarazzo, nel momento in cui un paio di signore ci guardano davvero male.

“Mmm” mormora continuando a curiosare.

“Cosa stai cercando tra l’intimo da donna? Soprattutto così succinto? Mi sembrava che il regalo alla mamma l’avessi già preso!” lo fermo, mentre mi osserva malizioso.

Oddio, a cosa stai pensando?

“Infatti non è per lei” riporto lo sguardo su tutto quel pizzo. “Voglio fare un regalo ad Ivy, mi sembra il minimo” mormora.

A chi?

“Chi è Ivy, adesso?” chiedo scioccato, mentre si blocca con un completino nero, semi-trasparente, addobbato con qualche fiocchetto rosa, a mezz’aria.

“Come sarebbe “chi è”?” chiede, così alzo le  spalle. “È la mia consulente, amica di New York, quella delle mail, Tom” fa una faccia desolata, mentre la newyorkese Yvonne ritorna tra i miei pensieri.

“Oh, lei…” sospiro, portando lo sguardo su ciò che ha tra le mani. “Vuoi spedirle quello?” annuisce, dirigendosi alla cassa. “In ogni caso, spero che mi mandi una foto!” ridacchio malizioso, provando ad immaginare, notando la fulminata inteneritrice di mio fratello.

Niente, la mia mente non riesce ad elaborare niente.

Non riesco nemmeno ad immaginare il suo viso o il colore dei suoi occhi, nada.

“Da quanto non la senti?” mi chiede di punto in bianco, dopo aver pagato.

Sposto lo sguardo da un’altra parte, pur di non incontrare il suo, così indagatore e curioso.

“Non è la mia psicologa, Bill” sbotto. “Ci siamo scambiati qualche mail, mi ha dato le sue opinioni su qualche argomento e basta” concludo e proprio in quel momento, la commessa consegna quel completino, ora impacchettato, nelle mani di mio fratello.

Ringraziamo e ci dirigiamo all’uscita del negozio, infilandoci nella confusione di Rodeo Drive.

A quanto pare non siamo gli unici a correre per negozi alla ricerca di regali dell’ultimo minuto.

Questo è confortante.

Vedo due bambini rincorrersi e ridere felici, spensierati.

Sorrido, ritornando a guardare davanti a me, in completo silenzio.

“No, non è la tua psicologa, ma da quando vi scrivete sembri leggermente diverso” mormora.

“Ah davvero?” chiedo sconcertato, guardandolo con la coda dell’occhio.

“Si, non sei più perennemente incazzato col mondo, e questo è positivo” sorride, entrando in una caffetteria.

Ridacchio, seguendolo, mentre occupa un tavolino proprio davanti alla grandi vetrate, ed ordina due caffè macchiati.

“Cosa non ti convince di lei?” lo sento chiedermi ed alzo le spalle. “Oh andiamo, c’è qualcosa che ti blocca!” continua, alzando lievemente il tono della voce.

Sgrano lievemente gli occhi, cominciando a giocare distrattamente con le mie dita, sentendomi osservato e a disagio.

“Non sopporto di non poterla vedere in faccia mentre le parlo, capire se le interessa veramente parlare con me, se non ride di me, mi sembra di parlare da solo” brontolo, facendolo ridacchiare.

“Io lo trovo molto romantico e affascinante, invece” ammicca, facendomi fare una smorfia. “Lei è interessata a qualunque cosa la gente le scriva, è praticamente il suo lavoro, non devi sentirti a disagio, io parlo con lei come se fosse mia sorella” alza le spalle. “È simpatica, affascinante, disponibile e dolcissima” annuisce con un sorriso. “Oh bè, io almeno so che faccia ha” sgrano gli occhi, avvicinandomi al suo viso.

“Come prego?” mormoro sconvolto. “E non mi dici niente?” sbotto, sbuffando lievemente. “Come mai me lo tieni nascosto? E come fa ad essere romantica una situazione simile? Come mai non ti sei innamorato di lei?” chiedo, e lo vedo mostrarmi un sorriso a trentadue denti, dopo avermi fermato con la mano.

“Quante domande, quanti “come mai”!” si lamenta. “Tieni a freno la lingua, per favore?” mi  prega e annuisco. “Io e lei ci conosciamo da più tempo, circa un anno, Tom” sgrano nuovamente gli occhi.

Perché mi tiene le cose nascoste, questo troglodita?

“Non è il mio tipo” continua. “È molto bella, affascinante, molto particolare e attraente, accidenti! Ma non è il mio tipo” ridacchia e poi sorride alla cameriera che ci porta i nostri caffè.

“Ha un sacco di tatuaggi e due occhi da far invidia a tutte le donne” sorrido abbassando lo sguardo, provando, finalmente, ad immaginarla.

“Bill, sono appena uscito da una storia che mi ha distrutto completamente” gli ricordo con tono stanco.

“Non ti sto dicendo di innamorarti di lei, se dovesse accadere io sarei il primo ad approvare, ma ti invito a conoscerla meglio, parlate, mettetevi a nudo” mi sorride. “Avete un sacco di cose in comune, a mio avviso” sorrido incuriosito.

“Del tipo?” mi ritrovo a chiedere.

“Siete due stronzi incredibili!” ridacchia nel momento in cui cerco di colpirlo con un calcio.
 
 ****

Osservo distrattamente il portatile di fronte a me, indeciso se scriverle o meno, visto che è piuttosto tardi.

Pigramente, apro una nuova mail e inizio a scrivere.
 
Da: Thomas Kaulitz
A: BID
Data: 22 dicembre 2013 00.05 am (orario legale Los Angeles, CA)
Oggetto: Piacere
 
Buonanotte o buongiorno, come preferisci.
Mi dispiace di non averti più risposto, ma mi sono ritrovato nella confusione più totale.
Parlare con te, se così possiamo definirlo, mi confonde, mi lascia tanti dubbi, tanti punti interrogativi.
Sembra che ne sai una in più del diavolo.
Mi hai descritto alla perfezione ciò che pensi e non ti ho nemmeno ringraziato, perché sono completamente d’accordo con te; grazie Yvonne.
Mio fratello dice di fidarmi di te, che non ti importa se sono un disperato che cerca conforto, che aiuti tutti, ma io ancora non mi fido.
Forse dirai “mi sembra normale”, ma Bill dice che non è così. Non voglio offenderti, ma mi sembri sempre così fredda e distaccata in tutto quello che dici, anche quando vuoi fare la simpatica.
Non capisco mai come comportarmi, mi sento a disagio, e non mi è mai successo con una donna.
Mi piacerebbe conoscerti un po’ meglio, magari anche parlarti a quattrocchi, non solo attraverso delle mail.
Ripeto, non voglio passare per disperato, sono appena uscito da una situazione, come sai, molto drammatica e strana.
Sono ancora emotivamente provato.
E comunque si, puoi, anzi, devi chiamarmi Tom, Thomas e stronzetto non sono di mio gradimento, mia cara.
 
Ps. Mio fratello ha detto che l’unica cosa in comune che abbiamo è la stronzaggine (incredibile). Cosa dici?

 

 
Sospiro pesantemente, tornando ad osservare gli spartiti al mio fianco, con almeno un miliardo di appunti e cambiamenti.

Passerò tutta la notte a riordinarli, fantastico, non vedo l’ora.

Io devo lavorare mentre mio fratello può dormire tranquillamente e profondamente, avvolto nelle coperte, pigro bastardo.

Qualche minuto il suono dell’arrivo di una mail mi fa sobbalzare, e il nome della ragazza comincia a farmi battere forte il cuore.

Curioso e con mano tremante, la apro e comincio a leggere.


 
Da: Blue Ivy Davis
A: Thomas Kaulitz
Data: 22 dicembre 2013 03.10 am (orario legale New York City)
Oggetto: Piccolo pasticcino al caffè
 
Lol, buonanotte o buongiorno, non fa differenza, Tom.
Scusami, non volevo prenderti in giro chiamandoti pasticcino, è che sai, la tua faccia ogni tanto mi ricorda questo, ma ripeto, non voglio offenderti, assolutamente.
Ti considero un bel ragazzo, vai tranquillo.
Uhm, mi fa strano rispondere a qualcuno a quest’ora della notte, ma il mio gatto ha deciso di non farmi dormire.
Mi fa male pensare che mi consideri fredda e distaccata, Tom, davvero.
Non mi ritengo tale, solo con le persone che realmente non mi interessano o mi annoiano.
Tu non rientri tra queste, ho preso a cuore la tua situazione, ho anche pianto, lo giuro, forse leggi troppo tra le righe.
Si, mi piacerebbe incontrarti e parlarti faccia a faccia, non succede con molte delle persone che mi scrivono, anche perché teoricamente rispondo solo sulla moda, ma tu sei un caso a parte.
Il mio caso a parte.
Ti puoi fidare di me, Tom, anche questo potrebbe farmi male.
Sai, solitamente do anima e corpo (non nel senso che intendi tu) alle persone che mi scrivono, mi affeziono un po’ a tutti e mi fa piacere anche quando mi fermano per strada.
Sono contenta che le mie constatazioni, opinioni, siano state di tuo gradimento.
Hai detto che sei ancora emotivamente molto provato, che ti metto a disagio; mio caro, parlare con me non è come avere un appuntamento con una modella dalle gambe chilometriche; considerami una tua amica, una tua confidente.
Smettila di farti del male, con quelle cose che mi elencò tuo fratello nella mail che mi ha mandato un tot di tempo fa, che parlava di te: bere, fumare, scopare.
Promettiti alcune cose, cerca di tenere sempre la mente occupata con qualcosa che ti piace e che ti fa stare bene, niente e nessuno può e deve disturbare la tua mente.
Prova a pensare solo al meglio, aspettati il meglio, sii entusiasta del tuo successo, della tua musica, della tua band, dei tuoi Aliens (eh si, sono informata su questo).
Dimenticati degli errori del passato, immaginati il tuo futuro, prova a crearlo.
Regala un sorriso ad ogni creatura che incontri.
Dedica del tempo a te stesso, migliora il tuo carattere, e non criticare gli altri, anche se non credo che tu lo faccia.
Sii troppo nobile per essere arrabbiato col mondo, sii troppo forte per avere paura e sei troppo felice per farti vincere dal dolore.
EHI! Di a tuo fratello che lo stronzo qui è lui! Davvero ci considera due stronzi? Potrei mangiarmelo vivo! Argh!
Non ti considero un disperato Tom, ricordatelo, per favore.
Con questo ti mando un bacio e ti stringo forte, magari potrebbe farti stare un po’ meglio.
 
Ivy.

 

Sorrido timidamente, sentendo le guance prendere fuoco, peggio di una ragazzina alla prima cotta.

Questa ragazza mi disarma davvero, riesce a farlo solamente con le parole.

Non è facile fidarmi, almeno non ancora, ma sono contento di averla trovata, e dovrò ringraziare Bill, praticamente, per tutta la vita.

 
******


 
Buonasera e buon san Valentino :DDD (tra parentesi, è il mio onomastico, lol; so che non interessa a nessuno).
Okay, va bene; qui c'è il capitolo, che spero possa essere di vostro gradimento.
Besos :*

Ps. Se può interessarvi qui http://www.youtube.com/watch?v=maHywUPENhU potrete sentire la canzone che da titolo a questa storia. Io la amo.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Buonaseraaaa popolo di Efp u.u
ho deciso di postare un altro capitolo (eh si, la noia è brutta)!
Con dispiace, ho notato che il quinto capitolo non è stato proprio di vostro gradimento (ç.ç).
Però, intanto, ci tengo a ringraziare quelle persone che la leggono, che l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate o le seguite; e ovviamente a chi ha lasciato qualche recensione :')
Questo sarà leggermente più lungo rispetto agli altri, ed è quello a cui sono più affezionata, per adesso.
Si verrà a scoprire qualcosa in più sulla nostra Blue Ivy :)
Besos e buona lettura :*








 
6.







 
“Buon Natale Romeo” mormoro, osservando il mio gatto, comodamente steso sul ripiano da cucina, intento a fissarmi e a fare le fusa.

Pigramente, gli tiro il gomitolo di lana blu scuro che gli ho preso, e lo vedo giocare felice, srotolandolo tutto.

La tua vita è così poco complicata: mangi, dormi e ti fai coccolare.

Zero problemi
.

Sbuffo, afferrando il pacchetto di sigarette e l’accendino, dirigendomi sul balconcino, avvolta in un pesante maglione di lana color pesca.

Osservo la gente sotto di me che cammina felice, che ride, mentre aspiro un po’ di nicotina.

Loro sono felici e in compagnia, poi ci sono io, sola, con una sigaretta che si consuma tra le dita, e un gatto che mi snobba allegramente per della lana arrotolata.

Ho sempre considerato il Natale un giorno bellissimo, dove si scartano i regali insieme ala famiglia, dove stai in compagnia delle persone a cui vuoi più bene, dove mangi fino allo scoppiare, senza badare ai chili di troppo, ingoiando tutto quello che trovi in giro.

Ho smesso di considerarlo tale.

Il Natale è uno dei giorni più brutti dell’anno; lo è diventato da quando mio padre non c’è più.

L’uomo della mia vita, colui che mi viziava quando poteva, che mi ascoltava raccontare cavolate, che mi stringeva e coccolava quando cadevo e mi sbucciavo un ginocchio; lui che è morto facendo il lavoro che amava.

Mi ricordo come fosse ieri, nonostante siano passati più o meno vent’anni, quando il colonnello ha bussato alla nostra porta, con la bandiera americana tra le mani, e alcuni dei suoi oggetti personali; ricordo mia madre che è scoppiata a piangere; ricordo la confusione in casa, gente a me sconosciuta che piangeva e mi abbracciava, rassicurandomi, stringendomi, ma io non capivo, volevo solo mio padre.

Scuoto la testa, cancellando gentilmente le lacrime dal mio volto.

Da quel giorno anche il rapporto con mia madre è cambiato; già che non mi sopportava, da li in poi è peggiorato tutto.

Lei che era sempre stata gelosa del rapporto che avevo con mio padre, non mi ha mai risparmiata; mi sgridava continuamente, umiliandomi davanti ai miei amichetti della scuola, mi ha sempre trattata come se non fossi della famiglia, per lei non ero nemmeno sua figlia.

Le mie labbra si piegano in un sorriso amaro e triste, ricordando i suoi occhi riempirsi di lacrime nel giorno in cui me ne sono andata di casa; lacrime false, come lei.

Voleva costringermi ad essere come lei, ma non dovevo essere superiore caratterialmente ed esteticamente; e infatti sono il suo contrario, e sono così felice di esserlo.

Spengo la sigaretta e dopo aver gettato un’ultima occhiata alle famiglie che, con il sorriso sulla faccia, si dirigono ad un pranzo con i parenti, rientro in casa, dove Romeo mi fissa con i suoi enormi occhioni azzurri, e subito dopo mi si avvicina, come se avesse capito il mio stato d’animo, strisciandomi nelle gambe e miagolando vivacemente.

Lo prendo in braccio, stringendolo a me, cercando di dimenticare e di scacciare tutta questa negatività nel giorno, che dovrebbe essere il più bello dell’anno.

“Fortuna che ci sei tu con me” mormoro tra la sua pelliccia, prima di dirigermi nel salotto, e lasciarlo sul divano.

Arriccio il naso, osservando l’unico pacco sotto l’albero, che mi ha spedito Bill dalla calda e bella Los Angeles.

Lo afferro e velocemente lo scarto, trovandomi davanti alla cosa più sconcia che le mie mani abbiano mai toccato.

Sgrano gli occhi analizzandolo bene e, inorridita, lo rimetto nella scatola, incredula.

“Oh mio Dio” mormoro, abbandonandomi sul divano.

Prendo il mio palmare dal tavolino di fronte, notando l’arrivo di una decina di mail; ma no, oggi non faccio niente, mi riposo, mi abbuffo e poi dormo come non ho mai fatto prima.

Scorro le mail velocemente, che sono praticamente tutti auguri di Natale e, con mia grande sorpresa, ne noto una di Tom.

Ma non è una mail normale, non c’è una risposta all’ultima che gli ho scritto, ma è un video, accompagnato da una frase d’auguri.
 
Buon Natale ragazza:) sono molto contento di averti conosciuta. Ti lascio un video che ho condiviso con le mie Aliens; il mio ragazzo suona la chitarra;)
 
Ridacchio divertita, guardando quel video in cui il suo cane, il suo ragazzo, si “cimenta” nel suonare quello che è lo strumento di Tom.

Povero cane, penso continuando a ridacchiare, come si fa torturare.

Romeo si intrufola tra le mie braccia, cercando affetto, coccole, come sempre; sento il suo musetto sfregare contro il mio viso, facendo le fusa, attirando la mia attenzione.

“Si, lo sai che ti adoro” mormoro tra la sua pelliccia e, quasi capendomi, mi dona un’altra carezza, miagolando sommessamente. “Miao” ridacchio imitandolo.

Mi si accoccola sul petto, e come sempre, affondo le dita tra la sua pelliccia, ma decido anche di scattare una foto, mostrandomi nel mio stato più pietoso, con le occhiaie, i capelli arruffati e raccolti sulla testa, gli occhiali da vista, e la invio a Tom, come risposta.
 
Per la prima volta mi mostro a te, con l’amore della mia vita e nella mia versione zombie. Il tuo cane si fa fare troppe cose, come fa a sopportarti, Kaulitz? Grazie, buon Natale anche a te:)
 
 *****

Fumo tranquillamente una sigaretta post-pranzo di Natale, dove mia madre ha veramente superato se stessa, esagerando come suo solito.

Nostra madre, Simone, e il nostro patrigno, Gordon, ci hanno raggiunto qualche giorno fa, per passare il Natale con noi, in California.

Non è esageratamente freddo, e oggi è pure presente un minimo di sole, e Scotty ne approfitta per scaldarsi e per giocare, correre.

Lo osservo attentamente, concentrandomi solo ed esclusivamente su di lui, e poi mi ritrovo a sorridere divertito mentre mi viene incontro, scodinzolando.

È la mia gioia, colui che mi porta ad avere sempre e comunque il sorriso sulle labbra.

“Ehi” mi volto e vedo mia mamma, così le sorrido, invitandola ad accomodarsi al mio fianco, sul dondolo. “Ti va di parlare un po’? È da un po’ che non lo facciamo” mi sorride teneramente.

Ricambio con un sorriso tirato, riportando l’attenzione su Scotty, che rincorre un uccellino.

Pensandoci bene è vero, è da molto che io e mia madre non facciamo una chiacchierata, e penso che la storia di Briana gliel’abbia raccontata mio fratello, visto che non mi ha chiesto sue notizie.

“Ti va di parlarne? Non tenerti tutto dentro” la sento mormorare, stringendo la mia mano sinistra tra le sue, cercando di trasmettere affetto: quello che mi manca quasi tutti i giorni.

“Non c’è molto da dire, mamma” mormoro titubante. “Mi sono preso una bella fregatura, e mi sarà difficile uscirne, come lo sarà fidarmi di un’altra donna” soffio, facendo poi una smorfia, pensando pigramente che un po’ sto cominciando ad avere fiducia in Yvonne. “Non pensavo di soffrire in questo modo, ma io l’amavo davvero, e invece lei mi ha solamente preso in giro” mi si blocca il respiro, ripensando a tutto quello che ho vissuto con Briana.

La sento abbracciarmi, facendomi accoccolare sulla sua spalla, permettendomi di sfogarmi, dare libero sfogo alle lacrime troppo trattenute.

“Piangi tesoro, ti farà bene” sussurra, posandomi un bacio tra i capelli. “Non devi permettere a nessuno di rovinare la tua felicità e la tua vita, Tom” continua, mentre ricambio l’abbraccio, stringendola a me. “Prenditi qualche giorno di pausa, prendi il primo aereo che ti capita ed evadi un po’ dalla tua vita californiana” mormora, donandomi un altro bacio.
Tiro su con il naso, scacciando le lacrime e torno a guardarla in faccia; quegli occhi così simili ai miei.

“Mi meraviglio sempre di non trovarla in giro” mormoro abbassando lo sguardo. “Fino a qualche settimana fa speravo di incrociarla” sorrido amaramente, sentendo il suo sguardo addosso. “Insomma, è la donna che mi ha cambiato totalmente la vita, anche se per lei provo un odio enorme, e adesso vorrei che sparisse dalla faccia della Terra, evitando di far star male altra gente” sbotto. “Poi Bill mi ha “presentato” una persona” mormoro, mimando le virgolette, riportando l’attenzione su mia madre che ha entrambe le sopracciglia alzate.

Ecco da chi ha preso mio fratello, uguale identico, sputato.

L’amica newyorkese di Bill?” mi chiede facendomi sgranare gli occhi. “Si, mi ha detto anche questo, lo sai che non sa tenere la bocca chiusa un minuto” alzo lo sguardo al cielo. “Forse è per questo che ama cantare” ridacchiamo, cercando di sdrammatizzare. “Come ti trovi quando parli con lei?” mi chiede, curiosa e maliziosa.

“Confuso e a disagio” borbotto. “Lei è…” mi blocco aggrottando le sopracciglia. “Non so come sia, mamma” la sento ridacchiare. “Oh andiamo, ci ho scambiato qualche mail, e la maggior parte del tempo l’ha passato insultandomi, ripetendomi le stesse cose perché sono troppo ottuso, ma è anche dolce e premurosa, lo si capisce” aggiungo, sorridendo scioccamente. “Mi dispiace non sapere quale sia la sua faccia e non poter passare del tempo con lei, parlare, parlare, parlare, è questo che voglio adesso” mormoro confuso.

“Sei totalmente perso, Tom” ridacchia. “Cosa ti sta facendo questa ragazza senza volto, uhm?” mi passa una mano tra i capelli. “Ma sai cosa ti dico? Spero continui a fare ciò, perché sto ricominciando a vedere il sorriso spensierato di molto tempo fa, e questo, parlando da madre, mi rende felice” mormora, facendomi sorridere intenerito.

La stringo, di nuovo, a me, ricambiando le affusioni precedentemente ricevute.

“Perché non vai un po’ da lei?” mi chiede.

“Mamma, New York non è piccola, e io non so quale sia la sua faccia, come faccio a trovarla?” mormoro scioccato. “Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, e non è mia intenzione, finirei per perdermi e basta” continuo.

Scioglie l’abbraccio e mi fissa maliziosa.

“Non hai negato di voler andare da lei, però” mi stuzzica, allungando le mani per farmi il solletico.

Sgrano gli occhi, cercando di allontanarmi, ma preferisco bloccarle le mani, ridendo come un bambino, come non facevo da tempo.

È solamente un’amica, se così possiamo considerarla” mormoro, mettendo in chiaro le cose, ma in cuor mio so che lei non ci crede nemmeno un po’.
 
*****
 
“Bill! Spero ti si congelino le corde vocali!” sbotto nel momento in cui lo trovo nella mia stanza.

Lo prendo alla sprovvista e lo vedo crollare di culo sul pavimento, gemendo di dolore.

“Oww” lo sento mormorare. “Grazie eh, molto gentile! A cosa devo questo amore profondo?” chiede, voltando la testa nella mia direzione, rimanendo sul pavimento.

Aggrotto le sopracciglia, togliendoli il mio portatile dalle mani, facendolo piagnucolare.

“Uno, fatti gli affari tuoi!” dico riferendomi al computer. “Due, hai raccontato altro alla mamma? Prima la storia di Briana e ora quella di Yvonne!” lo fulmino, mentre lui alza le spalle.

“Io dico tutto alla mamma, da sempre, lo sai!” mi ammonisce, alzandosi dal pavimento. “E poi non c’è bisogno di essere così cattivi, lo faccio per il tuo bene, nel tuo interesse!” mi punta un dito contro ma poi sorridere maleficamente. “C’è una mail di Yvonne, a proposito” mormora, facendomi deglutire, e comincio a sentire caldo. “Ci state prendendo gusto, eh?” continua ridendo, mentre sgrano gli occhi. “Ti lascio alla tua nuova donna, non sciuparmela, mi serve ancora!” ridacchia e si chiude la porta alle spalle, poco prima di prendere un cuscino in piena faccia.

Mi accomodo sul letto e velocemente, come un adolescente alle prime cotte amorose, apro la mail di risposta al mio video, dove mi ringrazia, dove mi chiede come Scotty faccia a sopportarmi, e dove, finalmente (!), si mostra a me.

Deglutisco e apro la foto allegata, trovandomi davanti ad uno dei faccini più stanchi che io abbia mai visto; ma oltre questo, credo che sia una delle ragazze più semplici e belle di sempre.

I tatuaggi sulle dita di entrambe le mani sono leggeri, piccoli e senza senso: linee spezzate per di più, frecce, puntini, ma sembrano così delicati e le donano molto.

Gli occhi scuri, leggermente socchiusi dalla stanchezza, nascosti in parte dagli occhiali da vista, esageratamente grandi; il nasino alla francese; le labbra carnose piegate in un sorriso stanco; i capelli castano chiaro, sfumati di biondo, arruffati e scomposti, la rendono più piccola di quello che sembra, anche se in realtà non so quanti anni abbia.

L’amore della sua vita è un bel micione e mi ritrovo a ridacchiare mentre li guardo.

Dove ti eri nascosta?
 

Da: Thomas Kaulitz
A: Blue Ivy Davis
Data: 25 dicembre 2013 11.15 pm (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: Speechless.
 
Wow. Penso che tu sia una delle poche che in una tenuta del genere sa essere bella. Complimenti, Ivy, davvero, sei wow.
Quando ho letto “insieme all’amore della mia vita” mi è preso un mezzo infarto! Cosa mi stai facendo? Lo sai?
Non ti conosco personalmente, abbiamo parlato poco, eppure qualcosa, forse tutto, di te, mi attrae.
Non so se questo sia positivo o sia negativo, credo di non essere mentalmente e sentimentalmente stabile per deciderlo.
Forse mi sto solo facendo troppi viaggi, ma niente e nessuno mi impedisce di dirti quello che penso.
Sei un vero spettacolo.
Per quanto riguarda Scotty, il mio ragazzo, bè si è vero, si fa fare di tutto, ma non ti credere che sia sempre d’accordo; poveretto.
Un bacio.

 
Titubante gliela invio, per poi maledirmi per aver scritto tutte quelle cose, quei complimenti; maledizione, penserà davvero che sono disperato!

Non mi interessa.

 
*****

Avevo pensato di uscire, di prendermi una sbronza colossale e di dormire in macchina, ma ho preferito rimanere a casa, al caldo, con la cioccolata calda, la musica, e un bagno caldo e rilassante.

È questo che ci vuole a Natale, per una persona sola come me; almeno per adesso.

Fisso distrattamente i tatuaggi che ho sulle dita e, pigramente, penso che mia madre non li avrebbe mai accettati, come non lo avrebbe fatto per gli altri che ho.

Non li ho mai contati tutti: alcuni sono piccoli, altri di media grandezza, la maggior parte legati a qualcosa, come l’ancóra che ho all’altezza del cuore: mio padre era un Marines e così lo porto sempre con me, mi sembra di sentirlo vicino, sempre e comunque.

Gioco distrattamente con la schiuma e le bolle formatesi, mentre il pc continua a mandare le canzoni di Lana Del Rey, comincio a sentire i muscoli rilassarsi e i nervi sciogliersi.

Questi giorni così negativi mi capitano spesso; sprofondo in una tristezza improvvisa che mi porta a ricordare molti degli avvenimenti passati che mi hanno toccata nel profondo.

La morte di mio padre, il non-rapporto con mia madre, gli episodi di bullismo, l’essere considerata, e sentirsi, diversa agli occhi altrui, le compagnie sbagliate, i ragazzi sbagliati e sballati, l’alcool; questi mi hanno resa la donna che sono, con le mie paure, insicurezze, forza, tenacia, voglia di fare.

La gente mi conosce come la giornalista di Cosmopolitan, la ragazza che risponde alle mail e che gestisce un blog, ma anche per l’essere la figlia di una persona che ha perso la propria vita per l’America.

Scuoto la testa, immergendomi completamente nella vasca, nascondendomi sotto l’acqua e la schiuma.

Ogni tanto vorrei dimenticare chi sono.
 
*************

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


7.






 
Nonostante sia una ragazza, forse è meglio dire donna, che lavora nell’ambito della moda, non amo particolarmente fare shopping.

Non sono ossessionata da ciò; certo, anche io, come tutti, ogni tanto, faccio compere; ma sicuramente non come fanno alcune ragazze, che non appena hanno delle banconote da spendere, si fiondano nei negozi per svuotarli.

Mi sistemo il cappuccio sulla testa e alzo il volume della musica, mentre passeggio a Central Park, cercando di trovare la pace interiore che ho perso da un po’ di tempo a questa parte.

Mi manca potermi rilassare una volta tornata a casa dal lavoro, o semplicemente prendermi una vacanza e un aereo e abbandonare, per un breve periodo di tempo, la Grande Mela.

Quest’anno in programma ho una vacanza di tre settimane in Giappone; la cultura orientale mi affascina totalmente, soprattutto in ambito artistico-letterario.

Non vedo l’ora di perdermi nei meravigliosi giardini giapponesi e di praticare la Cerimonia del tè.
 
“Il cuore della Cerimonia del tè consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre il carbone in modo che riscaldi l'acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate, proporre il freddo; in inverno, il caldo; fare tutto prima del tempo; preparare per la pioggia e dare a coloro con cui ti trovi ogni considerazione”

È questo che cita il riformatore di questa Cerimonia, monaco buddista del Cinquecento.

Io sono un’amante del tè; il mio preferito sicuramente è quello classico, successivamente c’è quello verde, sia di origine cinese sia giapponese; ma amo anche quello nero, aromatizzato al bergamotto.

Sicuramente è questo che manca alla mia vita; più libertà di vivere e di vedere il mondo e meno lavoro, che invece sta cercando di risucchiarmi.

Il fatidico anno nuovo è arrivato anche qui, ma sinceramente non ho ancora notato una sola virgola di differenza rispetto a quello passato.

Mi ritrovo sempre a dire che ogni anno sarà diverso, pieno di cambiamenti, di viaggi, di amori, e poi non cambia niente, sempre così, sempre la stessa monotonia.

Spesso mi dico che sono io a cercarmela, a rimanere chiusa in me stessa, a non mettermi in gioco; si la colpa è solo mia, ma ho vissuto tante delusioni per quanto riguarda l’amore, mentre per il resto, salta sempre tutto, o per lavoro, o per lavoro.

Infatti mi meraviglio che un articolo non mi abbia ancora risucchiata; forse questo è l’anno buono.

Mi viene in mente che non ho ancora risposto all’ultima mail di Tom, ma dopo che mi ha detto  che sono “un vero spettacolo”, bè sono andata in panico.
 
Oh avanti, probabilmente tutte le donne andrebbero in panico o in iperventilazione se Tom Kaulitz dicesse loro che sono spettacolari!

Insomma, ci sono un sacco di ragazzi che me lo dicono, ma non sono nel mio interesse, sono troppo piccoli e innocenti, non sanno cosa vuol dire amare; ma lui, maledizione, lui è nel mio interesse eccome.

Ohh, non so nemmeno con quale coraggio io lo stia ammettendo a me stessa!

Non funzionerebbe nemmeno tra un migliaio di anni!

Un chitarrista di fama internazionale con una giornalista di moda: sarei tartassata minuto per minuto da miliardi di telefonate e, conoscendomi, potrei spifferare tutto a qualcuno.

E poi dovrei trasferirmi a Los Angeles, e li fa caldo pure d’inverno, e io rischierei di sciogliermi come un cubetto di ghiaccio; no cazzo, io ho bisogno del freddo, della neve, del vento, del ghiaccio; io sono newyorkese, cosa ci farei in California?

Un momentoperché sto pensando a tutte queste cose? Trasferirmi in California? Avere una relazione con Tom?

Credo che lo spumante di fine anno stia ancora circolando nel mio sangue; penso di averne bevuto in quantità eccessive.

Mi accomodo su una panchina e accendo il mio portatile; si me lo porto sempre dietro.

Anche quando decido di starmene in santa pace mi metto a lavorare; non sono capace a stare ferma, e se lo faccio poi combino dei danni assurdi.

Apro l’ultima mail ricevuta dal fratello della Diva e scrivo.

 
Da: Blue Ivy Davis
A: Thomas Kaulitz
Data: 03 gennaio 2014 04.15 pm (orario legale New York City)
Oggetto: Scusami
 
Sono imperdonabile, lo so.
Mi vergogno come non mai a risponderti adesso; non ti ho nemmeno augurato “buon anno”, non ti ho ringraziato di avermi detto che sono uno spettacolo, che ti attraggo.
Come faccio ad attrarti, Tom? Come fai a dire che sono bella? Non mi conosci, non sai niente di me, se non che vivo a NY, che ho un gatto che considero l’amore della mia vita, che faccio la giornalista di moda, che conosco tuo fratello.
Non sai chi sono veramente, cosa nasconde il mio sorriso, i miei tatuaggi.
Non sai chi si nasconde dietro allo “spettacolo”, come dici tu.
Sono tutto tranne che quello; non farti ingannare da un bel faccino.
Sono la persona più sola al mondo, se proprio lo vuoi sapere.
Non venirmi a dire che non è così, non mi conosci; anche se sono quasi sempre circondata da persone, io sono sola.
Sapevo che iniziare a scriverti mi avrebbe fatto male, mi avrebbe portata ad affezionarmi a te, perché si, mi sono affezionata.
Mi bastava tuo fratello di Kaulitz, invece ora vi devo sopportare entrambi.
Pensavo che una volta averti fatto riprendere controllo del cervello saresti sparito, abbandonandomi come fanno tutti, e invece no, sei ancora qui!
E io voglio che mi lasci stare.
Non voglio che ti affezioni a me, e nel caso sia già successo, bè, dimenticami, fallo in fretta anche.
Sono io quella che si lega alle persone facilmente, anche quelle che non ha mai visto dal vivo; ora potrai dire che sono come tutte le altre donne, sotto la categoria “puttana”.
Scusami.
 
Ivy.

 

Mi pento di nuovo.

Mi sento così ridicola: un attimo prima penso di trasferirmi con lui in California, l’attimo dopo gli dico di lasciarmi stare, che è meglio così.

Se avessero ancora qualche posto in un manicomio, probabilmente mi accoglierebbero a braccia aperte.

Mi guardo intorno e l’unica cosa che vedo, oltre al verde degli alberi e del parco, sono le coppie di signori anziani che passeggiano, a braccetto, che sghignazzano e si sorridono complici, come molti anni fa.

Chissà quanto dovrebbe essere bello vivere con una persona così tanto tempo, con la persona che si ama, condividere tutto, gioia e dolore compresi.

Spero vivamente di trovare qualcuno anche io, anche se ho qualche alternativa nel caso dovessi passare il resto della mia esistenza da sola.

Il suono dell’arrivo di una mail mi riporta con la testa a Central Park, e il nome di Tom mi fa tremare le ginocchia.

 
Da: Thomas Kaulitz
A: Blue Ivy Davis
Data: 03 gennaio 2014 01.30 pm (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: Cazzate
 
Sei brava a parlare Ivy, ma anche a sparare cazzate.
La mail che mi hai mandato ne è la conferma.
Sono quasi due settimane che aspetto una tua fottuta risposta, mi stavo mangiando le dita; si, maledizione, sono disperato!
Saranno tre settimane che ci conosciamo, ci siamo scambiati poche, pochissime mail, mi hai dato opinioni e consigli, e si, qualcosa è cambiato, ma non mi basta, voglio di più.
Voglio poter vederti, parlare con te a quattr’occhi, sfogarmi.
Ti sei offerta come psicologa, ricordi?
Bene, ora io la voglio vedere la mia psicologa, personale oltretutto.
Senti, a parte gli scherzi, cosa ti passa per la testa? Hai preso una botta e ti si sono confuse le idee?
Tu non sei sola, ci sono io con te, e mi sento solo come te.
Potremmo essere soli assieme, se ti va.
Hai ragione, è vero, non so niente di te, ma sono curioso di conoscerti; sarei disposto a prendere il primo aereo e a perdermi nella Grande Mela pur di trovarti e sapere tutto di te, dal primo giorno su questo mondo fino ad adesso.
Permettimi di farlo, di conoscerti, perché no, non posso dimenticarti e lasciarti andare.
E se proprio lo vuoi sapere, bè, anche io sono uno che si affeziona velocemente, mia cara.
E si, mi è successo anche con te, ma ti prego, ti supplico, non abbandonarmi come hanno fatto tutti, a parte i miei amici, io ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino, ho bisogno anche di te.
Parlami un po’ di te, dimmi quello che vuoi, e quello che ritieni troppo intimo o personale, bè quello me lo dirai quando ci incontreremo e quando, probabilmente, ci fideremo di più gli uni degli altri.
Io voglio provare davvero a fidarmi di te, voglio davvero conoscere la ragazza che dice di nascondersi dietro a quel bellissimo faccino.
Ivy, permettimelo, ti prego.
Non chiudermi la porta in faccia proprio adesso.
 


 
Leggo la sua risposta più di una volta, sempre più incredula.

Sono fottuta, penso alzando gli occhi al cielo e spegnendo il portatile, riponendolo nella borsa.

Riprendo a camminare, sempre chiusa nel mio mondo, tra i miei mille pensieri aggrovigliati tra di loro, che mi perseguitano giornalmente.

Improvvisamente, comincia a piovere, qualche goccia e subito dopo sempre più forte e sempre più fitta.

Okay, direi che è ora di tornare alla macchina, e anche velocemente se non voglio beccarmi un’influenza di quelle grosse!

 
Ci sono quelli che quando piove prendono l’acqua
E quelli che passano asciutti tra una goccia e l’altra.
 
 *****
 
Mi gusto tranquillamente una pizza presa ad asporto in una delle migliori, a mio parere, pizzerie italiane a New York.

Romeo dorme affianco al portatile davanti a me, aperto sulla mail di Tom, a cui non ho ancora dato una risposta.

Perché? Bè non ho le parole per rispondere, per controbattere.

Prendo un respiro profondo, abbandonando la pizza sulla scatola anche se ho una fame assurda, e decido di replicare.

 
Da: Blue Ivy Davis
A: Thomas Kaulitz
Data: 03 gennaio 2014 08.45 pm (orario legale New York City)
Oggetto: Esagerazione.
 
Essere soli assieme? Non ha senso, ciò.
Se siamo insieme, non possiamo essere soli, Tom.
Cosa vuol dire che vuoi di più? Più chiacchiere serie, qualche incontro, o una relazione? Sai, non credo che reggerei una storia a distanza; mi è già accaduto in passato e tutt’oggi mi ritrovo a soffrire dannatamente, non voglio ripetere l’esperienza.
Hai bisogno di me? Bene, rimarrò al tuo fianco, non ti abbandonerò come psicologa o, se preferisci, come amica, non lo farò, te lo prometto.
Mi vuoi conoscere? Non parlo della mia vita così facilmente, e soprattutto non lo faccio scrivendo una insulsa mail; preferisco parlare con qualcuno.
Ti posso dare solo qualche informazione: ho ventisei anni, vivo da sola (con Romeo, il mio gatto) in un appartamento in uno dei quartieri più ricchi di Manhattan, non vedo mia madre da troppi, troppissimi anni, non ho mai avuto una vita facile, e la passione per la moda è riuscita a tirarmi via da quel barato in cui stavo precipitando; oggi come oggi lavoro per Cosmopolitan, scrivendo su stilisti, per diverse case di moda, e spesso vado in giro ad intervistare.
È ciò che amo, ciò per cui vivo, Tom.
Ultima cosa: non ti chiuderò la porta in faccia, non posso più farlo, ormai.
I'm by your side, Tom.

 
***********
 
Paurosa la ragazza, eh?
Su questo capitolo non ho molto da dire, a dir la verità.
Come sempre mi piacerebbe ricevere qualche recensione:)
E intanto continuo a ringraziare chi aggiunge questa storia tra le preferite/ricordate/seguite; questo mi fa molto piacere!


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Besos :*

Montii

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


8.






 
Da: Bill Kaulitz Trümper
A: Blue Ivy Davis
Data: 10 gennaio 2014 07.25 (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: È da troppo tempo che non ti sento
 
Ti nascondi da me, stronza?
Non mi hai nemmeno detto se il completino che ti ho inviato per Natale ti è piaciuto!
Mi manca passare ore a scriverti, mi mancano i tuoi consigli e i tuoi insulti, Ivy.
So che adesso mio fratello ti porta via del tempo, però non voglio essere messo nel dimenticatoio!
Sono dell’idea che tu sia d’aiuto a Tom, qualcosa in lui è cambiato e io sono il primo ad essere contento di ciò, anche nostra madre lo è.
Sai, le ho parlato un po’ di te, e anche Tom l’ha fatto, senza parlare troppo, e lei è convinta che tu possa essere la sua medicina.
Non so cosa stia succedendo tra di voi, mio fratello non mi racconta niente, e io non voglio chiedere niente a te, non voglio impicciarmi; almeno non ancora, perché sai quanto sono curioso.
Oggi sono mattiniero come vedi, mi sento incredibilmente energico e con tanta voglia di fare, così sono sceso nello studio di registrazione, cercando di portare avanti il lavoro per il nuovo album.
Penso che dovresti ascoltare qualcosa di nostro, non dico proprio tutto, ma qualcosina, solo per conoscerci meglio in ambito musicale!
Non ti costa niente, Ivy; devi solo aprire Youtube e digitare qualcosa!
E poi farebbe piacere a me, e soprattutto a Tom ;)
Baci.

 

L’ho sentito rientrare piuttosto tardi questa notte, o forse è meglio dire questa mattina.

Era da un po’ che non lo faceva, e questo mi preoccupa, proprio come quando è scoppiata la bomba “Briana” un po’ di tempo fa.

Non mi piace quando decide di stare fuori tutta la notte; non so mai quale sarà il suo comportamento, non so mai quanto possa esagerare, ricadere nel baratro, non so mai quanto possa impazzire quando è da solo con se stesso, senza nessun altro.

Per questo ho voluto scrivere ad Ivy; magari mi dice qualcosa involontariamente, portandomi a capire qualcosa in più.

Non voglio vedere Tom soffrire ancora, e penso che lei possa essere giusta per lui, forse l’unica a riportarlo davvero ad essere quello di prima.

*****
 
“Ivy comincia a buttare giù un articolo sulle tendenze primavera-estate di quest’anno”
 
Ecco quello che trovo sulla mia scrivania al mio arrivo in ufficio.

Un inizio settimana all’insegna dei colori e dell’estate, sembrerebbe interessante.

Appoggio la borsa sulla sedia e velocemente accendo il mio portatile, prima di scappare a prendere un caffè macchiato, o ancora meglio un bel tè caldo.

Alla macchinetta, come ogni mattina, c’è la fila di persone, per il primo caffè della giornata, il primo di tanti.

Qualcuno non appena mi vede si gira dall’altra parte, altri preferiscono lanciarmi qualche occhiataccia, e qualcun altro si lamenta del fatto che l’articolo sulle nuove tendenze gli sia stato tolto di mano.

Opss.

Si, molta gente che è qui da più tempo non ha mai digerito il mio arrivo, perché nonostante l’età e l’esperienza minima, riesco a fare ciò che loro non fanno, scrivo cose che piacciono alla gente, sono diretta e non ci giro attorno.

È questo che la gente vuole.

Afferro il mio tè e, senza scottarmi, ritorno nel mio ufficio, lasciandomi alle spalle la gente invidiosa e che non fa altro che sparlare.

Quindi, tendenze del primo semestre dell’anno: uhm, flower explosion, stampe “rubate” al mondo dell’arte, pattern ispirati ai tropici, righe multicolore, le tonalità candy e pastello e anche qualcosa di sporty.

Ovviamente tutto delle migliori marche, da Versace a Dolce e Gabbana, da Prada a Valentino, da Roberto Cavalli a Calvin Klein, da Chanel a Burberry, da Dior a Marc Jacobs.

Io sono la prima ad amare l’alta moda, ma anche la prima che non indosserebbe mai niente del genere.

Dopo aver buttato giù qualche appunto decido di prendermi una pausa e di controllare le mail, l’altro mio lavoro e sorrido nel vedere che c’è molta gente che mi cerca, chiedendomi aiuto, ringraziandomi, insultandomi e lodandomi.

E poi c’è Bill Kaulitz, che mi chiede indirettamente cosa sia successo con suo fratello.

Oh tesoro, mi sei proprio mancato!
 

 
Da: Blue Ivy Davis
A: Bill Kaulitz Trümper
Data: 10 gennaio 2014 11.02 (orario legale New York City)
Oggetto: Quanto è difficile ignorarti solo io lo so
 
Non mi nascondo da te, mio caro, non potrei mai, lo sai.
Tesoro mio, sai anche che non sono stupida e che ho capito benissimo che mi stai chiedendo indirettamente cosa sia successo con il tuo caro gemello.
Niente, non è successo niente, a parte il fatto che mi ha detto esplicitamente che gli piaccio, che vorrebbe venire a New York.
Bill io sono andata in panico, te lo dico apertamente, io ho paura di avvicinarmi ulteriormente a tuo fratello, ho paura a buttarmi in una relazione; non chiedermi il perché, non lo so nemmeno io.
Non mi sono mai messa così a nudo con te.
Pensa che ho cercato di ignorarlo, ma non ce l’ho fatta.
È difficile farlo, io mi sono affezionata a lui in una maniera assurda e, nel suo assurdo, non so nemmeno come sia successo.
Mi sembro pazza.
Una medicina? Bè grazie, potrei prenderlo come un complimento!
Tornando a cose serie, il completino che mi hai mandato è ancora chiuso nella sua scatola.
Bill è orrendamente osceno; non indosserò mai niente del genere nemmeno per il mio futuro marito.
Per quanto riguarda la vostra musica, ho fatto qualche passo avanti e qualcosa ho ascoltato.
Non siete male ragazzi, proprio per niente, ma scordati che verrò ad un vostro concerto.
Per adesso, ti mando un abbraccio.

 

Sospiro, finendo quel poco di tè, ormai freddo, rimasto nel bicchierino e decido di cominciare a scrivere la bozza per il nuovo articolo, cercando di concentrarmi, lasciando fuori i pensieri e i gemelli Kaulitz.

Ma la mia tranquillità non dura a lungo; il mio sguardo si sposta sul panorama al di fuori della finestra, ad osservare il cielo ricoperto da nuvole bianche, lo smog causato dalle auto e dagli autobus, e qualche uccellino si ferma sul cornicione, cinguettando allegramente, piegando la sua piccola testolina da un lato e da un altro, prima di volare via e lasciarmi di nuovo sola.

Eri l’unica distrazione carina, perché te ne sei andato?

Fisso lo schermo del computer e digito l’ultima, o forse, frase dell’articolo: la vera arte siete voi, non avete bisogno di indossarla.

Niente.

Oggi non riesco proprio a concentrarmi sul lavoro, quindi mi dedico alla risposta della mia Diva preferita.


Da: Bill Kaulitz Trümper
A: Blue Ivy Davis
Data: 10 gennaio 2014 07.52(orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: C’est l’amour mon amour
 
Si mi cimento anche nel francese, adesso.
Io sono un uomo di mondo, quindi posso.
Hai paura di Tom? Tesoro, sicura che all’interno della tua testa o del tuo cuore non stia succedendo niente?
Non voglio insinuare niente, ma credo che in voi stia cambiando qualcosa.
So che non vi siete mai visti, non sapete come siete, non immaginate come sia stare insieme, se avete qualcosa in comune (a parte la stronzaggine), se potete essere compatibili.
Dovreste, magari, passare qualche giorno insieme, o anche solo qualche ora, per capirvi, e vedere come vi comportate, se vi trovate bene l’uno nella compagnia dell’altro.
Non sei riuscita ad ignorarlo, non riesci ad allontanarti dalle sue mail e sei andata in panico ad un suo complimento.
Io te lo dico chiaramente: vi voglio insieme.
Potreste essere i nuovi Brad Pitt-Angelina Jolie o Beyonce-Jay-Z; Dio già vi immagino sulle copertine dei giornali o sui Red Carpet.
Oh Dio, la nuova coppia dell’anno!
Ivy, mi sto facendo dei viaggi assurdi; nemmeno una canna ti porta a questi livelli!
Forse dovrei pensare che io sono proprio fumato di mio, ma dettagli.
Se mi impegno bene, potrei già immaginare i miei futuri nipoti; e sono molto eccitato alla sola idea!
Okay, la smetto, promesso!
Probabilmente non mi risponderai nemmeno più e ti trasferirai dall’altra parte del mondo solo per poter starmi il più lontano possibile.
Questo pensiero mi rende triste.
Parlando di musica; sono molto contento del fatto che tu abbia ascoltato qualcosa di nostro!
Bè, se non vuoi venire al concerto e stare in mezzo alla folla scalpitante, posso procurarti un pass per godertelo in diretta dal backstage!
Mi sembra una buona proposta!
Ti abbraccio e ti bacio!
Ps. Non lasciarmi/abbandonarmi, ti voglio bene!

 
 
Ruffiano, è l’unica cosa che riesco a pensare, dopo aver letto e riletto questa mail.

Nella sua mente io e suo fratello siamo già insieme e con dei figli; fantastico, mi mancava proprio qualcuno che mi predicesse il futuro.

Sconsolata, con ulteriori pensieri per la testa e senza una risposta, decido di prendermi un caffè lungo, lasciandomi trasportare dal suo aroma.

Oltre al caffè, mi prendo il tempo di una sigaretta, magari sperando di riprendere concentrazione e bloccare fuori tutti i pensieri.
 
Nella mia testa non voglio abitanti, solo silenzio come Mercurio
 
Grazie Kaulitz per avermi riempito il cervello di almeno un miliardo di pensieri, come se non ne avessi già abbastanza.

Spengo la sigaretta nel bicchierino del caffè, ormai vuoto, e lo butto nel cestino, e con passo annoiato torno in ufficio.

Sulla scrivania questa volta c’è una busta; curiosa la apro.

Due biglietti aerei, un paio di indirizzi e un bigliettino, dove giace l’accurata calligrafia del mio capo.
 
Questo weekend sarai a Los Angeles, ti abbiamo fissato un’intervista-incontro con Shay Todd.
Alloggerai al Palihouse West Hollywood (tutto pagato), a soli 15 minuti a piedi dal negozio della tua amica.
Buon lavoro e buon divertimento!
 
Ecco, questo è proprio quello che non mi immaginavo.

 
*********

 
Non uccidetemi.

So che (forse) aspettate un loro incontro, e so che nemmeno in questo capitolo è successo, ma (piccolissimo spoiler) succederà nel prossimo! 
Quindi dovrete aspettare ancora poco, pochissimo tempo.


Come sempre, gradirei ricevere qualche recensione; adoro leggere le vostre opinioni :')

Besos :*

Montii

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***



 





 
9.





 
Ho sempre considerato l’aeroporto di Los Angeles, meglio conosciuto come LAX, una città o un paese e non quello che è veramente.

Insomma, nel 2011 è stato considerato l’aeroporto più trafficato del mondo; oltre 61 milioni di persone, quasi tutta la popolazione italiana.

Sono numeri da capogiro.

Adoro la sua costruzione, il Theme Building, che rappresenta un disco volante atterrato; adoro il sistema di illuminazione progettato dalla Disney che colora l’edificio di varie sfumature; e adoro quel ristorante posizionato al centro, dove si gode la vista di tutto l’aeroporto, e dove si mangia veramente bene.

Con molta difficoltà riesco a recuperare il mio unico bagaglio e seguo milioni di persone verso l’uscita.

L’impatto è strano; fa caldo nonostante sia fine gennaio, ma ovviamente non è New York, dove è pieno inverno; qui fa caldo tutto l’anno.

Mi guardo intorno alla ricerca di un taxi disposto a portarmi in albergo, e non appena ne trovo uno sospiro, cercando di rilassarmi.

“Può accompagnarmi al Palihouse West Hollywood?” chiedo gentilmente al tassista di mezza età che mi sorride bonario e mi invita a salire.

“Con piacere, signorina” mi risponde cordiale. “C’è un po’ di traffico e probabilmente saremo a destinazione tra una trentina di minuti” mi comunica, così sprofondo nel sedile e sospiro, di nuovo.

“Non si preoccupi, non ho fretta, mi godrò il panorama nel frattempo” mormoro, sentendolo ridacchiare.

La conversazione si chiude li: lui impegnato a guidare e a portarmi sana e salva a destinazione, mentre io osservo la città in movimento dal finestrino.

Non è la prima volta che vengo qui e non sarà nemmeno l’ultima, d’altronde per chi ama e per chi vive la moda, questa è la città giusta.

Ma questa volta non si tratta solo di lavoro, qualcosa mi dice che avrò qualche incontro particolare, e l’istinto femminile mi comunica che porterò con me a New York un sentimento nuovo, qualcosa di forte, che mi darà uno scossone potente, come una scarica elettrica.

Scuoto la testa, cominciando a pensare che il caldo mi dia alla testa, e il mio sguardo ritorna nitido e concentrato su ciò che c’è fuori da questa autovettura: il Sogno Americano, un sogno e uno stile di vita riassumibili in due parole: Los Angeles.

Una città multietnica, quattro distretti famosissimi, da Santa Monica a Beverly Hills, la città del cinema e degli Oscar; Los Angeles è un laboratorio di tendenze, invenzioni e mode, una città in continuo movimento che offre moltissimi spunti di interesse: dal cibo, alla musica, dall'architettura ai bei giardini; una città dalle mille sfaccettature, un cocktail di culture e tradizioni differenti, la meta ideale per chi ama la moda, lo sport e lo spettacolo.

Sorrido stancamente, chiudendo gli occhi e appisolandomi.

*****
 
Vengo risvegliata dalla voce del tassista, non so quanto tempo dopo, che mi comunica che sono arrivata all’albergo; una bella notizia.

Pago la corsa e gli lascio anche la mancia, prima di congedarlo e dirigermi all’interno dell’edificio.

“Buon pomeriggio, signorina Davis, è un piacere riaverla qui” mi sorride la donna dietro la reception, accogliendomi.

Sorrido di rimando, accettando le chiavi della mia stanza, e le lascio qualche firma.

“Gradisce fermarsi nel nostro salone e rilassarsi con una rivista e un thè?” mi chiede e rimango sbalordita da tale richiesta: è la prima volta che me lo chiedono in questo albergo.

“No, grazie, gradirei fumarmi una sigaretta, quindi faccio due passi” le sorrido e lei ricambia. “Potreste portarmi il borsone nella stanza?” le chiedo e la vedo annuire, prima di chiamare un facchino.

Esco con passo veloce e mi accendo la mia adorata Marlboro, affiancando il portiere dell’albergo che mi sorride cortese.
 
I smoke Marlboro reds and drink Champagne;
 
“Vuole una sigaretta?” gli chiedo e lo sento ridacchiare, prima di rifiutare energicamente.

“No, la ringrazio, non fumo e non dovrebbe farlo nemmeno lei, i suoi polmoni ne soffrono”  mi comunica, mentre roteo gli occhi al cielo, reprimendo una risata.

Non ho mai ascoltato i consigli e le lamentele di mia madre, figurati se ascolto quelle di questo simpatico signore.

Scendo qualche gradino della scalinata, prima di voltarmi.

“Finché i miei polmoni stanno bene continuerò a farlo” gli sorrido, immettendomi nel traffico pedonale pomeridiano.

Incrocio tantissimi giovani che, spensierati, trascorrono il pomeriggio con gli amici, mentre altri mi passano affianco sfrecciando sui loro skate: sono proprio in California.

Intorno a me solo persone, qualche piccolo negozio e numerose villette; dovrebbe essere una parte di un quartiere piuttosto ricco.

Improvvisamente una signora mi viene addosso, ma fortunatamente nessuna delle due finisce col culo per terra o peggio.

Afferro le sue mani e fisso i suoi occhi spalancati.

Qualcosa nel mio stomaco si attorciglia, e sento una strana, stranissima sensazione all’altezza del petto.

“Mi scusi signorina, non l’avevo proprio vista, sono mortificata” mi comunica balbettando e deglutendo rumorosamente.

“No, non si preoccupi, non è successo niente, lei sta bene?” le sorrido e la vedo annuire distrattamente.

Blue Ivy Davis?” mormora, sgranando anche la bocca, mentre mi fissa, quasi in adorazione.

“Si, sono io” annuisco ampliando il sorriso, ma lei rimane immobile, sbiancando all’improvviso, facendomi preoccupare a morte. “Si sente bene?” le chiedo, ma lei si libera dalla mia presa e mi da le spalle, lasciandomi spiazzata in mezzo al marciapiede.

Continuo a guardarla mentre se ne va frettolosamente, quasi scappando da me, fino a sparire del tutto tra la marea di gente.

Quegli occhi e quel profumo mi sono troppo famigliari; si ma dove posso averli già visti e dove posso averlo sentito?

Faccio spallucce, accendendomi una nuova sigaretta, mia fedele compagna, e torno indietro, verso l’albergo, facendomi spazio tra le persone.

E poi tutto ad un tratto mi si accende la lampadina che mi fa nuovamente bloccare, scatenando reazioni non molto carine dei passanti: quella era mia madre.


*****

 
“Ho intenzione di prendere un altro cane” mormora Bill, seduto affianco a me, in macchina.
Abbiamo deciso di fare un saluto a Shay e a suo marito, come facciamo spesso.


“Un altro? Non stiamo esagerando?” mormoro di rimando, un po’ stralunato, dato che ne abbiamo già un esercito.

“No” mi risponde seccamente. “L’altro giorno sono passato al canile e c’è un cucciolo che mi è entrato nel cuore” ammette sorridendo, contagiandomi però. “Ho già deciso il nome adatto a lui” alzo le sopracciglia, e mi fermo ad un semaforo.

“Ah si?” chiedo curioso. “Sarebbe?”

Pumba” ridacchio, spostando lo sguardo fuori dal finestrino, ma non sentendo la sua risata, mi volto scioccato nella sua direzione. “Stai scherzando, vero?” lo prego mentalmente.
“No” mi sorride a trentadue denti e in risposta gli faccio una smorfia.

“Ma che razza di nome è Pumba? Non è mica il facocero del Re Leone!” lo sento ridacchiare, mentre, finalmente, il semaforo diventa verde e la coda davanti a me comincia a muoversi.

“Secondo me è il nome più azzeccato, ma questo è un altro discorso” deglutisco, cominciando a sudare freddo.

So per certo che sta per tirarmi fuori un discorso imbarazzante, per me, e molto probabilmente l’argomento centrale è Ivy.

“Non volevo sviare la conversazione, volevo farti ridere un po’ e poi parlare di chi sta al centro dei tuoi pensieri da un po’ di tempo” mi informa sussurrando, e l’unica cosa che vorrei fare è sparire, nascondermi e non farmi trovare da mio fratello. “Però il cane lo prendo veramente” ammette.

“Vai al punto, Bill” sbotto, cercando un parcheggio libero.

“Su non ti scaldare, lo so che vuoi parlare della dolce e bella Ivy” mi stuzzica e, per qualche strano motivo, mi ritrovo a sorridere. “Provate qualcosa l’uno per l’altro è evidente questo” inizia, lasciandomi perplesso, ritrovandomi poi a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua. “Si, anche se non avete passato del tempo insieme, e questo l’ho già detto a lei, voi due siete attratti l’uno dall’altro, avete bisogno di stare insieme, e io, Bill Kaulitz, vi voglio insieme” mi volto verso di lui, ad occhi sgranati, dopo aver spento l’auto.

“Bill, tu e lei parlate di me?” chiedo, lasciando perdere il resto del discorso, momentaneamente.

“Certo, tu sei il nostro unico pensiero, Tom” ammette e mi sento, improvvisamente, più in imbarazzo di prima.

Oh, Dio” soffio, abbandonandomi contro il sedile. “È vero, ho bisogno di lei, ogni giorno sempre di più e non so nemmeno come sia possibile” ammetto questo pensiero, che mi tormenta da un po’, a Bill. “La cerco tra le persone, anche se lei è a New York e probabilmente non verrà mai in California” riporto lo sguardo su di lui che mi sorride teneramente.

“Vorrà dire che andrai tu a la Grande Mela, a costo di caricarti personalmente sull’aereo” sgrano gli occhi, prima di vederlo scendere.

 
*****


“Sei sicura di non avere altre domande?” mi chiede ironicamente Shay, osservandomi divertita.

Le faccio la linguaccia prima di scoppiare a ridere.

“Penso di averti bombardato abbastanza per oggi” mormoro sistemando gli appunti e il registratore nella borsa. “Potrei avere materiale per scriverci un libro, altro che intervista!” le comunico sarcasticamente, e la sento ridere di nuovo.

Mi accomodo su una sedia, sfogliando distrattamente i bozzetti della nuova linea di costumi, rimanendone affascinata.

“Sei bravissima, complimenti” mi ringrazia, imbarazzandosi. “Oh su, non c’è bisogno di arrossire, moltissime star indossano i tuoi costumi, vorrà pur dire qualcosa, no?” la rimprovero dolcemente, e mi lascio stringere in un abbraccio.

Ci siamo conosciute un sacco di tempo fa, forse agli inizi della carriera di entrambe; forse è stata una delle mie prime interviste, e da li è nata un’amicizia piuttosto solida, anche se non ci vediamo e sentiamo spesso.

“Allora, so che tu e qualcun altro avete qualcosa che bolle in pentola” mi stuzzica con un sorriso malizioso.

“Uhmm” mi lamento facendo roteare gli occhi al cielo. “Io e questo qualcun altro non stiamo facendo bollire niente, Shay” la guardo di sottecchi  e poi le sorrido. “È stato Bill a parlartene?” chiedo curiosa.

“No, proprio il diretto interessato, e mi sembrava piuttosto preso” gonfio le guance come una bambina. “Oh, andiamo Ivy, perché devi fare l’indifferente? Leggo nei tuoi occhi che ho ragione!” mi provoca, ma mi limito a fissarla.

Nel momento in cui sto per rispondere, la porta d’ingresso si apre e si richiude subito dopo con forza, lasciandoci perplesse e scioccate.

Ci ritroviamo un Bill Kaulitz piuttosto sconvolto.

“Perché sei chiusa? Fuori c’è gente che vorrebbe fare shopping” si sistema la giacca e si passa una mano tra i capelli. “Io e Tom siamo stati presi d’assalto” io e Shay ridacchiamo.

Uhm, noto con piacere che non si è ancora accorto di me.

“Dov’è tuo fratello?” gli chiede la mia carissima amica e lui sorride indicando fuori.

“Sta cercando di entrare, penso” e nello stesso momento sgrana gli occhi, puntandoli su di me. “Ivy sei tu! Cosa diavolo ci fai a Los Angeles?” mi salta, praticamente, addosso e mi stritola, come solo lui sa fare.

“Sono qui solo per Shay, lavoro Bill” mormoro facendo incrociare i nostri sguardi, cercando di capirlo. “Non pensavo nemmeno lontanamente di incontrarti qui, e soprattutto tuo fratello, anche se il mio sesto senso mi aveva mandato qualche messaggio” ammetto e lo sento ridere.

E ha una risata meravigliosa.

“Finalmente vi vedete!” batte le mani come un bambino davanti ad una montagna di regali, mentre gli sorrido divertita. “E finalmente sei fuori da New York! Credo sia un miracolo!” scuoto la testa, mostrandogli il dito medio.
 
*****


Riesco a liberarmi della gente che vorrebbe entrare e mi intrufolo nel negozio, cercando di riprendermi.

Vengo accolto dal silenzio, interrotto, purtroppo, subito dopo dalla risata di mio fratello che si diffonde in tutto l’abitacolo.

E questo attira la mia attenzione, così mi decido ad avvicinarmi.

“Finalmente sei fuori da New York! Credo sia un miracolo!” faccio una smorfia, non riuscendo a fare dei collegamenti, e non sentendo una risposta, la mia persona si incuriosisce ulteriormente.

Vedo Shay, mio fratello e Ivy; e il mio cuore perde più di un battito, lasciandomi bloccato davanti a loro, nascosto solo dagli occhiali da sole.

Bill ridacchia divertito, probabilmente sorpreso dalla mia reazione, ma non ci do peso.

Non riesco a toglierle gli occhi di dosso, ma non riesco nemmeno a fare un passo o mormorare qualcosa.

Sono come paralizzato, incredulo, ma felice, molto felice.

Vorrei semplicemente stringerla, ringraziarla, e non lasciarla più andare.

Forse adesso penserà che sono uno stupido, riderà di me, ma non so, non sono in grado di tornare in me.

La vedo alzarsi e noto, nonostante i tacchi alti, che è piuttosto bassa di statura, ma con le forme al posto giusto, e proprio come diceva Bill è affascinante e nei suoi tratti riesco a leggere la dolcezza.

Da sotto la canotta, piuttosto aperta, intravedo qualche tatuaggio, che non vedo l’ora di sfiorare.

Cosa? Tom contieniti per favore, non voglio fare una figura ulteriormente pessima, e non voglio nemmeno dare l’impressione di uno che pensa solo a divertirsi.

“Penso che adesso andrò a pranzo e poi lavorerò su questo articolo” la sento mormorare, e fortunatamente mi risveglio dal mio stato di trance.

“Sempre dietro a pensare al lavoro! Dai stacca e divertiti, sei a Los Angeles, sei con noi!” ride, e mi sento scaldare il cuore, solo con la sua risata.

Sei fottuto Tom, di nuovo.

“Un motivo in più per lavorare, Kaulitz!” punta un dito contro mio fratello, prima di voltarsi verso di me, e fermarsi a pochi centimetri dal sottoscritto, scrutandomi attentamente, con il sorriso sulle labbra. “Hai intenzione di salutarmi o continuerai a fissami senza muovere un muscolo?” mi chiede e, per la prima volta, le sorrido timidamente.

“Ciao” soffio, diminuendo ulteriormente la distanza, allungando le braccia per stringerla e lei ricambia, aggrappandosi alle mie spalle.

Affondo il viso nell’incavo del suo collo, nascondendomi tra i suoi capelli profumati di albicocca; mi beo del suo profumo dolce, del calore della sua pelle; davvero, non la lascio più andare adesso.

Ho l’impressione che Bill e Shay ci stiano osservando come se fossimo l’unica cosa bella da poter guardare.

E forse è davvero così, forse siamo davvero belli insieme.

Mi sto facendo troppi viaggi non va bene; non sono convinto che lei ricambi quello che, forse, posso provare io nei suoi confronti.

“Ehi” la sento scivolare via dalle mie braccia, i nostri occhi si incontrano, color cioccolato in color cioccolato, e finiamo col sorriderci imbarazzati. “È bello vederti, finalmente” mormora, indicandomi. “Mi sembri piuttosto in forma, sbaglio?” chiede, incrociando le braccia sotto al seno.

“Adesso che sei qui sto molto meglio” le rispondo sorridendole, cercando di allungare nuovamente le mani per stringerla, ma si sposta, facendomi rabbuiare. “Hai promesso di non abbandonarmi, Ivy” mi lamento come un bambino, facendo il broncio, che la fa divertire.

No, non riesco a tenerlo a lungo, e rido con lei, prima di vederla nascondersi tra le mie braccia, facendomi tornare leggero e felice, come se vivessi su una nuvola.

È da tanto che non mi sento così.

“Basta, sparite! Troppo miele, poi mi vengono le carie!” si lamenta mio fratello, scatenando risate da parte di tutti i presenti.

“Va bene, me ne vado, il mio stomaco reclama cibo” mi abbandona nuovamente per stringere mio fratello e Shay. “Tesoro, continua con il lavoro che stai facendo e appena è pronta l’intervista ti mando una bozza” le sorride. “Tu, Kaulitz, i tuoi pensieri mi hanno fatto prendere degli accidenti” faccio una smorfia, osservandoli, non capendo il loro discorso. “Tieniteli per te la prossima volta” lo ammonisce.

Lui sbuffa e la stringe di nuovo.

Mi ritrovo ad essere geloso, improvvisamente, di mio fratello, perché, in questo momento, la tiene tra le braccia, quando invece vorrei farlo io.

“Tu cosa fai, mi saluti, mi abbracci di nuovo o intendi rimanere li a fissare con istinti omicidi tuo fratello?” mi chiede divertita a bassa voce, facendomi tornare sulla Terra.

Mi ha beccato in pieno, maledizione!

Abbasso lo sguardo su di lei e sorrido, senza rispondere alla sua domanda.

“Vengo a pranzo con te e passiamo la giornata insieme” mormoro, mentre rimane sconvolta dalla mia proposta. “Ho detto che voglio conoscerti, ricordi?” annuisce leggermente. “Visto che sei qui mi sembra un’ottima idea, e poi voglio portarti a mangiare qualche schifezza, quindi andiamo” le offro il braccio che accetta volentieri, e salutiamo Bill e Shay, che ci fissano con gli occhi a cuoricino o qualcosa di simile. 


 
*********

 
Per prima cosa, voglio ringraziare Chiara Rose Dawson per il bellissimo collage che ha creato per questa storia :)) ancora grazie!
Seconda cosa: non linciatemi, ci ho messo più del previsto (lo so), ma questo capitolo è stato come un parto plurigemellare, o qualcosa di simile; mi dispiace averlo interrotto così, ma altrimenti sarebbe venuto troppo lungo.
Terza cosa: come sempre gradirei sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e di questo primo e, forse, insignificante incontro dei nostri due protagonisti.
Personalmente parlando, questo capitolo non mi piace per niente o.o

Vabboh, besos :*

Montii.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Da quanto ho potuto notare, lo scorso capitolo non è piaciuto nemmeno a voi c.c
Spero di recuperare con questo, però; questo è un altro dei miei preferiti, un altro di quelli a cui sono più legata.

****
 















10.







 
 
“Sei molto silenziosa” mi fa notare Tom, mentre camminiamo distrattamente, almeno io, sulla Hollywood Walk of Fame, dopo esserci riempiti di schifezze in un Fast Food.

In effetti è vero, non ho parlato molto da quando siamo usciti dal negozio di Shay e nemmeno in macchina, se non per rispondere a qualcosa di insensato, ridacchiare, annuire o negare.

“Questo percorso è stato progettato negli anni Cinquanta e sono incastonate circa duemilacinquecento stelle, miti del cinema, della radio, della televisione, del teatro e della musica” mormoro improvvisamente. “Chissà magari un giorno anche voi avrete la vostra stella” non appena sento la sua risata blocco i miei pensieri e mi volto verso di lui, che scuote la testa divertito.

“Non mi riferivo a ciò, Ivy” avvolge le mie spalle in modo protettivo, avvicinandomi a lui. “Non mi sembravi così timida tramite le mail, mi hai praticamente insultato nella prima e ora sei il contrario” mi sento in imbarazzo.

Si, è che lui ha ragione.

“Non lo so, Tom” rispondo. “Mi metti a disagio, non pensavo fosse così” mormoro, mordendomi la lingua successivamente. “Non pensavo nemmeno di incontrarti, sinceramente” ammetto, sperando di non ferirlo, in qualche modo, so che ci teneva molto ad incontrarmi. “Non ci ho nemmeno mai pensato ad un nostro ipotetico incontro ravvicinato, e se devo dirti la verità non immaginavo nemmeno di comportarmi come sto facendo” cingo la sua vita e sorrido timidamente.

Sento nuovamente la sua risata divertita e questo mi scalda il cuore.

Sono contenta di farti ridere, Kaulitz.

“Ti sei sciolta almeno un po’, grazie” mormora facendo scontrare la sua testa contro la mia. “Io, invece, non pensavo di rimanere come una pietra nel vederti” questa volta sono io a ridere. “No, davvero, vederti qui in California, quando nei minuti precedenti avevo detto a Bill che probabilmente non ci saresti mai venuta, è stato spiazzante” mi fermo qualche secondo per accendermi una sigaretta e riprendiamo a camminare, dopo, ovviamente, averne offerta una anche a lui. “Sarei venuto a New York, sarei stato più che disposto a perdermi pur di trovarti” ammette facendomi sorridere timidamente.

Da sotto gli occhiali da sole noto molta gente, molti giovani, che ci stanno fissando, e qualcuno riconoscendoci ci sta immortalando.

“Il mio capo aveva detto di divertirmi, ma mi sa che dovrò giustificare le foto che usciranno sui tabloid” commento divertita, ma leggera, fregandomene altamente. “Il coltello dalla parte del manico ce l’ho io, metterò a tacere tutti, o almeno credo” mormoro, alzando il dito medio verso un ragazzo che ci sta fotografando, facendolo arrossire.

“C’è sempre un lato positivo nelle cose” mi dice. “Sai, non penso che il mio manager apprezzerà il fatto che mi sto sentendo e sto uscendo con una giornalista” ridacchiamo. “Ma non mi interessa più di tanto, sei innocua, vero?” mi chiede e sento un po’ di preoccupazione nella sua voce.

Alzo lo sguardo al cielo, reprimendo una risata isterica.

“Non me ne frega niente del gossip, e non sto di certo a crearlo” mormoro. “La vita privata deve rimanere tale, non sputtanata ai quattro venti, non sarei in grado di fare una manovra del genere, mi sentirei in colpa per il resto della mia esistenza” gli dico senza troppi giri di parole. “Vivi sereno e rilassati”

Noto una ragazzina avvicinarsi a noi, imbarazzata e molto timida, le sorrido dolcemente, e non appena si affianca a me, rimango spiazzata, perché vuole una foto con me e non con la rockstar.

Mi mormora un “grazie” e se ne va, contenta, con le sue amiche.

“Pensavo volesse te e non me” ammetto riprendendomi. “A New York è normale, qui mi sento fuori luogo, anche se non è la prima volta che vengo, la conosco bene Los Angeles” mi fermo da un ambulante per comprare un sacchetto di caramelle gommose.

Adoro le caramelle, le loro forme, i loro colori; una tira l’altra.

“Sei sfonda” ridacchia il ragazzo affianco a me, rubandomene una.

“Ehi” mi lamento come una bambina. “Ha parlato lui” lo stuzzico, continuando il nostro giro tra le diverse vetrine e la gente normale, proprio come noi.

Si perché noi siamo ragazzi normalissimi, solo che facciamo un lavoro che ci porta, diciamo, ad essere famosi, ma siamo, comunque rimasti gli stessi.

 
“One of the reasons why I don't like the word famous, it's because then people use it afterwards.
Like I was a guy before. I was the same guy during and I'm the same guy afterwards.”


 
“Lasceresti mai New York?” mi chiede improvvisamente, pieno di curiosità.

Mi ritrovo a riflettere, perché non ci ho mai pensato, non ho mai riflettuto su un possibile allontanamento dalla mia città, l’Ombelico del Mondo, il mio tutto.

“Devo avere una ragione ben precisa per abbandonare la Grande Mela” rispondo poco dopo, sicura di me, credo. “Non so, un lavoro migliore, un fidanzato, un amore più grande di New York” balbetto qualche esempio, ritrovandomi ad arrossire, ricordandomi che una volta ho pensato di trasferirmi qui, con lui. “New York è difficile da lasciare, è l’amore più grande e se fosse una persona, probabilmente sarebbe mio marito

Ci sediamo su una panchina, in un piccolo parco dove ci sono diversi bambini che giocano e si divertono, persone che fanno jogging, vecchiette che portano a spasso i loro cani.

“Quindi rimarrai piantata li? Faresti trasferire il tuo ragazzo li?” mi chiede mormorando.

Mi volto verso di lui, curiosa, e osservo i suoi lineamenti, e mi sembra leggermente più triste di qualche attimo fa.

“Dipende dal lavoro di entrambi” rispondo. “Io trovo tranquillamente ovunque, ma lui, bè dipende dal suo lavoro, se può spostarsi” faccio spallucce. “Altrimenti mi muovo io, ma deve essere una storia importante, non vorrei ritrovarmi a fare avanti indietro continuamente” mi rilasso contro il legno della panchina e mi guardo intorno. “Vuoi dirmi qualcosa?” chiedo curiosa, avvicinandomi di più a lui, che abbassa lo sguardo, imbarazzato.

Porta lo sguardo su di me, e nonostante gli occhiali da sole, riesco a vedere la paura nei suoi occhi.

Il tocco leggero e caldo delle sue dita scorre sulla mia mano, appoggiata sul suo ginocchio, mentre il silenzio torna a regnare su di noi ed intorno a noi.

È come se i bambini e le persone presenti nel parco sono scomparsi, e ci siamo solo noi due, su questa panchina, mentre i nostri occhi si parlano, si sussurrano ciò che vogliamo dirci, ma che, forse, per timidezza o per paura di un rifiuto, non diciamo.

“Cosa dovrei dirti, Ivy? Non è ovvio?” mi chiede, continuando a sfiorare la mia mano, a giocare con le mie dita tatuate, senza guardarmi in faccia. “Non so come sia successo, non me lo so nemmeno spiegare, ma tu sei diventata importante per il sottoscritto” mormora. “Dopo Briana pensavo di aver chiuso con l’amore, ma la tua prima mail ha fatto nascere una nuova emozione, quell’emozione che provavo solamente con lei” abbasso lo sguardo, ritrovandomi muta. “Sei entrata tu nella mia vita, Ivy, e non ho intenzione di farti allontanare, anche se dovessi aspettare tutta la vita” conclude.

Deglutisco, chiudendo gli occhi.

“Tom” soffio. “Non affrettiamo le cose, per favore” mi mordo il labbro inferiore, pensando a come continuare. “Sono più che disposta a provarci, senza fretta” metto in chiaro, posando lo sguardo su di lui, che mi fissa con un sorriso dolce sulle labbra; forse è quello che voleva che dicessi.

“Ho fatto le cose in fretta già una volta, non voglio ripetere lo stesso errore” sento le sue labbra sulla mia tempia, e un braccio avvolge le mie spalle, avvicinandomi a lui, di nuovo. “Sono disposto a fare avanti e indietro continuamente, per te, per un futuro noi” chiudo nuovamente gli occhi, reprimendo le lacrime, e sorrido timidamente.

Forse, è la volta buona.

 
*****
 

La osservo mentre chiacchiera al telefono con il suo capo, con addosso dei pantaloni della tuta troppo larghi e usurati, e una canotta bianca, mentre mangio la pizza, stravaccato sul divano della sua camera d’albergo.

Sorrido scioccamente,  continuando a bearmi della sua presenza, finalmente felice, sereno e rilassato.

Abbiamo deciso di provarci: faremo tutto con calma, cercando di conoscerci ancora meglio, e chissà, magari costruirci un futuro.

Personalmente parlando, lo spero proprio.

La vedo appoggiare il suo palmare sul tavolino, prima di accoccolarsi al mio fianco, con la testa sulla mia spalla; ovviamente il mio sorriso diventa ancora più sciocco.

La stringo a me, prima di posare, nuovamente, lo sguardo sulla sua mano tatuata, e la sfioro, sentendo la sua pelle morbida sotto al mio tocco ruvido.

“Quanti ne hai?” chiedo improvvisamente curioso, mentre mi lancia un’occhiata confusa. “Di tatuaggi, intendo” sorride annuendo.

“Non li ho mai contati se devo essere sincera” ammette. “Mi piace tatuarmi, il primo penso di averlo fatto a sedici anni, e poi da li ho continuato” ridacchia. “Possono essere due o tre all’anno, il mio tatuatore di fiducia è sempre contento di lavorare su di me, e io lo sono altrettanto, visto che non mi ha mai delusa” sgrano gli occhi, pensando a quanti potrebbe averni.

“Non sono molto contento del fatto che lui ti abbia vista senza abiti addosso per tatuarti” faccio una smorfia, mentre la sento ridere. “Non c’è niente da ridere, mi sembra normale” mi offendo, e sento il su dito accarezzarmi la guancia.

“Sciocco” mormora, ridendo nuovamente. “È un amico, e poi è normale che mi abbia vista senza maglia o senza pantaloni, deve fare il suo lavoro” mi volto verso di lei scioccato.

“Senza pantaloni?” sbotto.

“Smettila di comportarti come un bambino di cinque anni” mi rimprovera, mettendomi a tacere. “Ne ho un paio sulla coscia, è normale non credi?” mi chiede e mi ritrovo ad annuire, in trance, perdendomi nei suoi occhi scuri e caldi. “Il mio ex non era geloso, però non gli piacevano i tatuaggi” racconta, riappoggiandosi su di me.

“Il tuo ex è stupido” mi ritrovo ad annuire da solo. “Si è perso una delle ragazze migliori, povero idiota” alza il viso verso di me, mentre mi sorride timidamente.

Siamo così vicini, così stretti l’uno all’altro, e i nostri sguardi si rincorrono, sono così curioso di assaggiare le sue labbra, sapere se sono morbide come immagino; voglio sapere se sanno di rossetto.

“Posso baciarti?” mi ritrovo a domandare, continuando a fissarla, mentre appoggio la fronte alla sua, inalando il suo profumo e il suo respiro tremolante.

“Un bacio non si chiede, Tom” mormora, lasciandomi perplesso. “Si da e basta” soffia, mettendo in chiaro le cose, prima di poggiare le labbra sulle mie.
 
Intorno a noi si crea un vortice di emozioni, di fantasia, di suoni e sapori, di colori e brividi, e tutto il resto si annulla.



 
*********

 
Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, almeno un pochino :')
Ovviamente, le vostre recensioni sono sempre molto gradite, e mi lasciano sempre contenta.

Besos :*


Montii

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***









11.






 

Tom non è rientrato a casa questa notte.

Tom non ha risposto a nessuna telefonata e nessun messaggio che gli ho mandato nella serata e nella nottata.

Tom ha passato la notte con Ivy e io, suo fratello, non voglio nemmeno sapere cosa possano aver combinato; non voglio proprio immaginare.

Ma ciò non significa che io non sia preoccupato per lui; insomma non voglio dire o pensare che Ivy non sia giusta per lui, perché non è così, ma non vorrei che fossero troppo frettolosi e buttarsi in una probabile relazione.

Non voglio preoccuparmi, di nuovo, fino a farmi diventare i capelli bianchi.

Tom in una relazione è, o penso che sia, il ragazzo più dolce o l’uomo ideale: protettivo, amorevole, coccolone, giocherellone, sempre tra le nuvole, con quel suo sorriso dolce e sciocco sulle labbra.

Nessuna donna dovrebbe lamentarsi di uno così.

Mi risveglio dal mio stato di trance non appena la porta di casa si chiude con un tonfo, e un sospiro profondo echeggia nell’aria, così come il rumore delle chiavi appoggiate malamente sul tavolino di vetro affianco alla porta.

Ohoh.

Velocemente e, senza inciampare nei miei stessi piedi, raggiungo l’entrata e noto mio fratello appoggiato alla porta, ad occhi chiusi, mentre Scotty, ai suoi piedi, cerca di attirare la sua attenzione, senza risultati.

Sinceramente, non so come interpretare questo suo atteggiamento; non so se avvicinarmi.

La telepatia gemellare questo giro non funziona e non capisco a cosa stia pensando, cosa stia frullando tra i suoi pensieri.

“Tom?” provo mormorando, e lo vedo aprire un occhio, mentre mi scruta. “Tutto bene?” chiedo e vedo le sue labbra aprirsi in un sorriso idiota.

Cazzo, siamo di nuovo fottuti.

“Va tutto benissimo, Bill” mi risponde, abbassandosi per donare qualche carezza al suo ragazzo. “Non sono mai stato meglio, devo dire la verità” ammette, avvicinandosi a me, facendomi quasi paura. “Sono di nuovo perso, fottuto come diresti tu” sorride. “Ma sono contento di esserlo” alzo le sopracciglia, non seguendolo, ma allo stesso tempo curioso come non mai.

“Hai quagliato?” chiedo, ma ricevo solo un’occhiataccia che mi incenerisce. “Direi di no” mi appollaio sul divano, mentre continuo ad osservarlo. “È successo qualcosa?” e lui annuisce, lasciandomi perplesso. “Positivo o negativo?” sgrano gli occhi improvvisamente.

“Bill, ma ci sei o ci fai? Ti ho appena detto che sono fottuto! Non lo vedi il mio sorriso sulle labbra?” si indica. “Sembra che non voglia abbandonarmi, e non ci provo nemmeno, così la gente capisce che sono felice” si siede di fronte a me, mentre mi rilasso, abbandonandomi allo schienale del divano.

Mi viene da ridere, ma non lo faccio, e continuo a fissarlo, trovandolo così contento, di nuovo tra le nuvole.

“L’ho accompagnata in aeroporto e non volevo più lasciarla andare” mi osserva e noto le sue guance più imporporate del solito. “Ci siamo baciati ieri sera per la prima volta, e sono diventati una droga, e prima non volevamo nemmeno staccarci” ricorda e mi ritrovo a sorridere, felice per lui. “Ivy è semplicemente fantastica, penso sia quella perfetta, Bill” mormora guardandomi negli occhi, e vedo quella sicurezza che non ha mai avuto, nemmeno con Briana.

“Ma quindi, vi siete messi insieme?” chiedo improvvisamente, giocando con uno dei tanti anelli che ho alle dita.

“No, non ufficialmente almeno” chiarisce. “Ci proviamo, e facciamo le cose con calma, d’altronde abitiamo a migliaia di miglia di distanza, non è facile” ammette con una nota di malinconia. “Ma vogliamo fare le cose per bene, voglio che sia la volta giusta, voglio lei al mio fianco Bill” la sicurezza con cui lo dice mi fa venire i brividi, tant’è che mi ritrovo a muovermi sul divano.



*****
 

“Ivy?” alzo lo sguardo dal mio computer e trovo Ruth, con un paio di riviste tra le mani e un sorriso malizioso sulle labbra. “Posso?” indica l’ufficio, chiedendomi di entrare, così annuisco.

Sorseggio il mio caffè e mi rilasso contro la sedia in pelle, salvando il documento che stavo scrivendo.

“Sei su un sacco di riviste, tesoro” mormora, non togliendosi quell’odioso sorriso dalle labbra. “Cosa c’è tra te e Tom Kaulitz?” alzo gli occhi al cielo e sorrido, osservandola divertita.

“Non avrai intenzione di farmi un’intervista?” scoppia a ridere e nega, facendomi l’occhiolino. “L’ho conosciuto tramite suo fratello, siamo amici, semplicemente” alzo le spalle, mentendo, ma spero che lei se la beva.

I suoi occhi diventano ancor più maliziosi, spaventandomi.

“Due semplici amici che si baciano passionalmente? Ivy chi vuoi prendere in giro?” ridacchia di nuovo e io mi ritrovo a nascondermi dietro le mani, arrossendo come non mai. “Siete tenerissimi, fattelo dire, tesoro” grugnisco qualcosa di incomprensibile che la diverte ulteriormente. “Cerca di rimanere lontana dal gossip, e non farti mettere i piedi in testa da nessun altro giornalista, lo sai come siete” riporto lo sguardo su di lei e annuisco, incapace di parlare.

Poco dopo esce, lasciandomi sola, con quelle riviste, che inizio a sfogliare, dove trovo foto di noi due durante la passeggiata sulla Walk Of Fame, abbracciati, e poi al parco, ma anche in aeroporto; insomma ci hanno immortalato per bene.


 
Tom Kaulitz in dolce compagnia della bella Blue Ivy Davis; nascerà l’amore tra i due?


 
Sfioro quelle foto, immaginando di sfiorare la sua pelle morbida.

Ricordo perfettamente le sue labbra piene, ornate da quel piercing, che nelle ultime ore mi hanno mandata letteralmente fuori di testa.

Una droga.

Ricordo le sue mani curiose durante la notte, senza spingersi oltre; ricordo il suo stupore nello scoprire alcuni dei miei tatuaggi, mentre ne tracciava il contorno con le dita, che scorrevano leggere sulla mia pelle, facendomi il solletico e provocandomi brividi continui.

Mi ritrovo a sorridere scioccamente, arrossendo, dato il calore che sento aumentare, e ridacchio.

Si, sono fottuta, ma sono felice di esserlo.

Tom mi piace, troppo, tantissimo, e mi sembra perfetto, giusto, per me.

Voglio lui al mio fianco, ne sono sicura.

 

*******

Okay, ho fatto piuttosto presto a postare, ero ispirata e ho scritto questo breve (brevissimo) capitolo.
Nell'ultima settimana ho pensato, con dispiacere, di interrompere o, addirittura, eliminare questa storia.
Se interessa a qualcuno, sto scrivendo un'altra storia che posterò più avanti, magari quando le darò un titolo (lol) e avrò più materiale.
E personalmente parlando, a me piace particolarmente, quindi ve la farò leggere.
Comunque, torniamo al presente; cosa ne pensate di questo capitolo? Adoro leggere le vostre recensioni e adoro voi.
Bene, penso di aver finito per questa sera.
Buona serata o buongiorno :')
Besos

Montii. 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***









12.






 








Non voglio dare l’impressione di uno completamente ossessionato dalla sua quasi ragazza, ma io lo sono veramente.

Da quando è tornata a New York ci sentiamo praticamente tutti giorni, non riesco a non scriverle, a non chiamarla via Skype; e io non riesco a smettere di sorridere e di fantasticare su una nostra futura vita insieme.

Penso di essere veramente fuso.

Ho sfogliato ogni pagina internet possibile immaginabile per trovare e leggere gli articoli che Ivy ha scritto e che scrive, anche se la moda non è il mio campo e, sinceramente, nemmeno mi interessa; insomma, non ai livelli di mio fratello.

Ma non ho messo sottosopra internet solo per gli articoli, ma ho anche cercato qualche sua foto, qualche informazione in più su di lei che non mi ha ancora dato.

Non volevo mettere il naso nei suoi affari, ma io ero, e sono, avido di informazioni.

Il problema è che di informazioni su di lei non ce ne sono; a parte che suo padre era un Marines e che è morto molti anni fa, quando lei era ancora una bambina.

Osservo i due biglietti aerei al mio fianco e sorrido; le farò una sorpresa e la raggiungerò a New York.

Sono proprio curioso di sapere quale sarà a sua reazione, se sarà contenta proprio come lo sono io.

“Tom sei proprio sicuro di andare?” la voce di Bill mi arriva alle orecchie, seria e preoccupata.

Alzo lo sguardo su di lui, e non lo vedo poi così contento; non come immaginavo.

“Perché questa domanda, Bill?” chiedo stranito, alzandomi e avvicinandomi a lui. “Tra qualche giorno è San Valentino, che senso ha rimanere qui quando lei è a New York? E poi non posso voler passare un po’ di tempo con Ivy?” mormoro, non riuscendo a capire lo strano ed improvviso cambiamento di mio fratello.

“Non sto dicendo questo, Tom” mormora. “Mi preoccupa il fatto che siete stati troppo frettolosi a buttarvi in questa relazione e io non voglio vederti soffrire di nuovo, come è successo con Briana” faccio una smorfia e comincio a ridacchiare nervosamente.

“Non ti capisco, Bill” sbotto. “David non ha fatto una piega, ha accettato questa “storia” e tu, che mi hai sempre sostenuto, che mi hai spinto ad avvicinarmi a lei, adesso ti stai rimangiando tutto? E non paragonare mai più Ivy a quel mostro della mia ex, non farlo più!” grido, puntandogli un dito contro.

Lo vedo sgranare gli occhi, ma sa benissimo di aver toccato un tasto che non avrebbe dovuto toccare.

“Tom, calmati, per favore, non intendevo dire questo” soffia a voce bassa. “Ivy non è Briana, lo so bene, ma io ho visto quello sguardo serio e penetrante che avevi quando mi hai detto che volevi lei, e ho semplicemente paura che siete partiti in quinta e sono dell’idea che rovinerete tutto” aggiunge, mentre io mi ritrovo a scuotere la testa, non molto d’accordo. “Mi hai detto che avreste fatto un passo alla volta, ma tu stai andando da lei, con chi sa quale idea in testa, per San Valentino, e lei non è nemmeno la tua ragazza” conclude, nemmeno molto sicuro.

“È la mia pseudo ragazza, si, e voglio stare con lei per questo fine settimana, che ci sia o no San Valentino in mezzo, Bill” sbotto, incenerendolo con lo sguardo, prima di afferrare il borsone contenente qualche cambio e un piccolo pensiero che le ho comprato. “Ha mandato all’aria tutti i gossip che si erano creati intorno a noi, io non mi preoccupo come stai facendo tu, so che questa è la volta buona” mormoro seriamente. “Qui quello frettoloso sono io, non lei, perché quella che era una sbandata si sta trasformando in un sentimento vero e puro, e non voglio perdere un ulteriore secondo della mia vita così, voglio stare con Ivy, voglio avere una relazione e un futuro con lei” mi infilo il cellulare in tasca, prima di posare di nuovo lo sguardo su di lui. “Andrò a New York da Ivy, con la tua benedizione o meno, Bill” sbotto prima di uscire di casa per dirigermi al LAX.
 

*****

 
Bill mi ha telefonato in preda ad una crisi isterica che, tra l’altro, mi ha fatto venire il mal di testa, informandomi che Tom sta venendo qui, per farmi una sorpresa.

Rovinata, oserei dire.

Dirigersi all’aeroporto internazionale Kennedy non è impegnativo, a meno che non sia orario di punta, con un traffico assurdo e la pioggia battente; proprio come ora.

Avevamo deciso di fare le cose con calma, senza fretta, e ora lui viene qui, e sentendo le parole di Bill, per trascorrere, chissà come, il San Valentino.

Non che questo mi dispiaccia, ma Tom ha già inserito la quinta, mentre io non ho ancora messo in moto il motore; non è facile avere una relazione, tanto meno una a distanza, e facendo le cose in fretta e furia non porta davvero a niente; è come buttarsi nel vuoto e distruggersi.

E io non voglio cadere e nemmeno farmi male; voglio vivere questa relazione con lui nel modo più sereno e tranquillo possibile, perché possiamo viverla in questo modo; il mio compito, ora, è farglielo capire.

E probabilmente non sarà facile e forse finirà male.

Nei giorni scorsi ci siamo scritti, ci siamo visti su Skype e ci siamo raccontati un po’ la nostra vita; ho omesso molte cose importanti che riguardano la mia: non gli ho raccontato di mio padre e nemmeno del non-rapporto con mia madre.

Ho scoperto che si è sposata nuovamente con uno più grande di lei di quasi vent’anni e che ha già due figli, e ora vive a Los Angeles, proprio dove l’ho incontrata.

Scuoto la testa, rassegnata già da molti anni sul problema “mamma” e mi tiro su il cappuccio, prima di scendere dalla macchina per aspettare Tom.

Penso di non essere mentalmente pronta per vederlo ed affrontarlo.

C’è tantissima gente che parte e altrettanta che arriva a la Grande Mela.

Il cuore comincia a battermi forte, improvvisamente, e lo vedo uscire, un po’ spaesato e colpito dal freddo newyorkese; vedo il suo sguardo vagare per un po’, cercando un taxi, forse, e non appena incrocia il mio sguardo sobbalza sul posto, sgranando gli occhi.

Si avvicina titubante, ma un sorrisino dolce incornicia il suo volto, e non appena si trova di fronte a me, mi lascio baciare teneramente, come solo lui sa fare.

“Cosa ci fai qui?” mi chiede poco dopo, ma prima di rispondere lo invito a salire in macchina.

Rabbrividisco e cerco di scaldarmi; anche lui, capendomi, allunga le mani e mi stringe, posando delicati baci sulla mia tempia.

“Tuo fratello mi ha telefonato prima, mentre ero nel bel mezzo di una riunione” mormoro, rimettendomi nel traffico. “Mi fa piacere averti qui, ma perché non me l’hai detto?” chiedo, cercando di non essere troppo severa.

“Bill ti ha telefonato? Fantastico!” si lamenta alzando la voce. “Volevo farti una sorpresa, passare un po’ di tempo con te” mormora poi, tornando ad un tono normale, con sfumature dolci.

Mi fermo ad un semaforo, sorrido teneramente e butto lo sguardo fuori dal finestrino.

“E guarda caso domani è San Valentino” mormoro di rimando, portando lo sguardo su di lui che abbassa lo sguardo imbarazzato. “È un gesto molto carino, Tom, ma ti ricordi cosa ci siamo detti a Los Angeles?” chiedo, e riparto. “Fare le cose con calma, conoscerci meglio, e tu hai detto di non voler ripetere lo stesso errore, già commesso una volta” continuo, riprendendo fiato. “Lo stai rifacendo, ci stai ricascando, lo sai?” gli chiedo, parcheggiando sotto casa. “Vieni, ne parliamo dentro al caldo” aggiungo, uscendo frettolosamente dall’abitacolo, imitata da lui.

Ci ritroviamo bagnati fradici, davanti alla porta d’entrata, intenti a scrollarci di dosso un po’ di acqua.

Romeo mi viene incontro, non appena mettiamo piede in casa, e contento di vedermi, comincia a girarmi attorno, in cerca di coccole, snobbando allegramente Tom.

“Benvenuto nel mio appartamento” mormoro, voltandomi verso di lui, che si guarda intorno incuriosito e con il sorriso sulle labbra.

“Mi piace” commenta, fermando lo sguardo su di me, facendomi venire i brividi. “Hai detto che sto commettendo lo stesso errore, ma non mi sembra, perché so che tu sei quella giusta per me, Ivy, quindi non sono della stessa idea” abbasso lo sguardo, improvvisamente imbarazzata dalle sue parole.

Mi torturo le mani e mi avvicino a lui.

“Tom, è sbagliato” comincio, asciugando alcune gocce di pioggia che si erano posate sui suoi capelli. “Sono contenta che mi consideri la donna giusta per te, ma perché correre?” gli chiedo, mentre i nostri sguardi si incollano.

Non mi risponde, si limita a stringermi il viso e baciarmi dolcemente.

È così bello sentire le sue labbra sulle mie, così morbide e perfette, ma mi ritrovo a corrugare la fronte e mi distacco da lui e dal bacio, lasciandolo stranito.

Ci stai ripensando, Ivy?” mi chiede con il terrore e la paura negli occhi.

Abbasso lo sguardo mordendomi il labbro inferiore, ma sento subito dopo le sue dita sotto al mento, cercando di convincermi ad alzarlo nuovamente su di lui.

“La verità” mormora.

“Non ci ho ripensato, Tom” ammetto sincera. “Voglio provarci davvero con te, ma voglio anche metterti un freno, perché stai correndo troppo” porto le mani sul suo petto marmoreo, e mi ritrovo a fare pensieri non del tutto casti; riprenditi, Davis.

“Sto correndo troppo perché sono corso da te? Corro troppo se ti dico che la sbandata che mi ero preso per te si è trasformata in un sentimento puro? Ivy, cosa devo fare per dimostrare quanto ci tengo a te, e che anche se stiamo correndo niente andrà male?” vorrei piangere improvvisamente.

Nessuno e ripeto, nessuno mi ha mai detto delle parole così dolci.

O probabilmente quel qualcuno non era Tom Kaulitz, il ragazzo di cui mi sono innamorata.

“Non so cosa risponderti adesso” ammetto imbarazzata, facendolo ridacchiare piano. “Sai, è estremamente dolce da parte tua dirmi queste cose, mi riempiono il cuore di gioia” sorrido apertamente, lasciandogli un bacio soffice all’angolo della bocca. “Niente andrà male? Sei sicuro?” gli chiedo.

Mi sorride intenerito, accarezzandomi una guancia.

“Non potrei mai permetterlo” soffia, prima di baciarmi di nuovo, e mi lascio andare, perché altro non posso fare, ormai è solo questo che voglio fare: baciarlo e lasciarmi baciare.

Romeo mi striscia nelle gambe, attirando la mia attenzione, interrompendo, però, il nostro bacio.

Sento Tom ridere divertito, mentre imbarazzata osservo il mio gatto, che mi fissa e sembra voglia dirmi “chi è questo essere a cui stai dedicando tutte queste attenzioni? Sono io qui il cocco di casa, io mi merito le tue attenzioni!”.

Mi piego sulle ginocchia, donandogli un po’ del mio amore, prontamente ricambiato dalle sue fusa.

“Ti ho portato una piccola cosa” alzo lo sguardo su di lui e tra le sue mani noto una scatola rossa, ben infiocchettata e mentre mi rimetto in piedi noto la scritta sopra di essa: Cartier.

Deglutisco pesantemente, osservando Tom negli occhi, che mi invita ad aprirla.

Una volta aperta mi sento vacillare e devo aggrapparmi al braccio di Tom per non cadere, come una pera cotta, sul pavimento.

Quello all’interno non è un semplice anello, ma è assurdo da quanto è bello; è un Trinity, tre anelli in uno.
 
L’oro rosa per l’amore, l’oro gialle per la fedeltà e l’oro bianco per l’amicizia.

Non ricordo chi mi ha detto questa cosa, ma questo anello è diverso, è persino in ceramica nera; ma è estremamente meraviglioso.

“Ti piace?” mi chiede preoccupato. “Ero a fare un giro a Rodeo Drive e l’ho visto, e ho pensato a te, pensando che sia perfetto, raffinato come te” deglutisco di nuovo, mentre lui me lo infila al dito. “Così la gente, guardandoti, capisce che sei impegnata” aggiunge, posandomi un bacio sulla mano.

“Tom” mormoro in panico, osservandomi con questa meraviglia addosso. “Non stiamo nemmeno insieme ufficialmente, non è esagerato questo anello?” chiedo, corrugando la fronte.

Esagerato e frettoloso.

“Devo chiedertelo di essere la mia ragazza? Ivy, non era scontato dopo tutto quello che ci siamo detti in questi giorni?” mi chiede, mentre gli do le spalle, sentendomi confusa. “Perché aspettare ancora?”

E li mi illumino improvvisamente.

“Stai scappando Tom” mormoro. “Tu non vuoi aspettare, tu non vuoi rimanere da solo ancora a lungo!” sbotto voltandomi e incenerendolo. “Stai scappando dalla tua vecchia relazione, Tom” sgrano gli occhi.  “Sei rimasto così scottato che per paura di perdere anche me, mi regali un anello da chissà quale valore! Ti rendi conto?” gli chiedo mentre abbassa lo sguardo. "Io non voglio essere un rimpiazzo! Io voglio essere l'unica!" grido.

“Sto scappando da quello che ho avuto con Briana, si è vero! Ma perché voglio avere di più con te! Magari ho esagerato con l’anello, Ivy...” mi viene da ridere istericamente.

“Esagerato? Tom un anello si da per un fidanzamento non perché vuoi avere una relazione! E nemmeno così all’inizio!” sbotto togliendomelo e lo lascio nelle sue mani. “Non posso accettarlo, è troppo prematuro” mormoro, sentendo gli occhi pizzicare, prima di voltargli nuovamente le spalle.

“Ivy…” lo sento dietro me, sento la sua presenza e il suo calore.

“Se sei venuto qui per darmi questo e per festeggiare la giornata di domani, bè, puoi anche tornartene a casa” soffio. “Mi hai sconvolto, ho le idee confuse e non riesco a dirti niente” mormoro, e sento la sua testa sulla mia spalla, ma sento anche il suo respiro pesante, segno di un pianto trattenuto.

“Non farmi questo, Ivy” lo sento sussurrare, mentre lo sento stringermi da dietro. “Ti prego, fai come se non ti avessi mai regalato questo anello, per favore, non mandarmi a casa, non rifiutarmi, non lasciarmi solo anche tu, ti prego” percepisco la sua paura, e non riesco più a trattenermi, scoppiando a piangere.

“Non ti sto lasciando, Tom, ti sto chiedendo un po’ di tempo per mettere chiarezza tra i miei pensieri” mormoro.

Mi giro verso di lui e non appena ci guardiamo negli occhi, colmi di lacrime, ci lasciamo andare in un altro bacio, più passionale di quelli precedenti; uno di quelli che ti fa perdere tutto il fiato.

“Ti aspetterò per sempre, Blue” mormora, distaccandosi e afferrando la sua roba, prima di uscire da casa mia e lasciarmi sola.

Mi lascio scivolare sulle ginocchia e continuo a piangere, disperata.

Non doveva andare così, non doveva.

Quanto è difficile ignorarti solo io lo so,
sono all’inferno e tu sei un angelo al citofono
mentre è arrivato settembre dentro casa mia
non riesco a trovare più niente che fa al caso mio

Se c’è una faccia che scappa non è la mia
fuggire per il freddo non fa più per me,
la soluzione migliore sarebbe andare via
e invece resto qui all’inferno a ricordarmi che
Siamo, sono, la realtà è che tu per me sei l’unica
vieni da me, lo prometto questa volta  è l’ultima
sono solo, preso da me stesso e dalla musica
vieni da me e da domani non chiamarmi più


**********



 
Okay c.c non ve lo aspettavate vero? In realtà nemmeno io, ma il mio cervello ha partorito qualcosa di diverso da quello che avevo in mente.
Vorrei anche avvertirvi che mancano pochi capitoli (3 in tutto) alla fine di questa storia.
Come sempre gradirei sapere cosa ne pensate (questo giro accetto anche insulti e minacce, lol) e se volete potete aggiungere come vi immaginate il finale, o comunque quello che potrebbe succedere nei prossimi capitoli.
Okay, me ne vado, ma spero che vi sia piaciuto.
Un bacio e un abbraccio

Montii.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***









13.






 









Da: Blue Ivy Davis
A: Thomas Kaulitz
Data: 21 febbraio 2014 08.23 pm(orario legale New York City)
Oggetto: “Dovremmo fare due parole”
 
È una settimana che fremo per scriverti; le dita avrebbero tanto voluto digitare questa mail subito dopo che hai lasciato il mio appartamento.
Averti intorno mi destabilizza, non riesco più a concentrarmi e ad essere me stessa; io sono sicura di me, so sempre ciò che voglio, so come prendere le situazione e con te davanti tutto salta.
Quando mi trovo di fronte a te mi sento nuda e non so come difendermi; mi metti in soggezione e non riesco ad esprimermi come vorrei, mentre come vedi attraverso una mail riesco ad essere io, Blue Ivy.
Hai ammesso di scappare dalla tua vecchia relazione, quella che ti ha rovinato, che ti ha reso vulnerabile e sempre in cerca di attenzioni e di amore, ma io mi sono sentita un rimpiazzo, qualcuno che poteva prendere il posto di Briana e ridarti tutto ciò che ti dava lei.
Ho parlato con una persona a me molto vicina che mi ha aiutato a fare chiarezza: ne è venuto fuori che io tengo molto a te, che quello che sento va oltre alla semplice amicizia; sai, questa persona mi ha fatto notare che quando parlo di te mi si illuminano gli occhi e le guance si colorano di un rosa più intenso; non me ero mai accorta, perché nessuno me l’ha mai detto.
Mi hai chiesto se ci avessi ripensato e la mia risposta è stata negativa, ma ti ho comunque mandato via; avevo capito che stavi accelerando ma mai avrei pensato così tanto, e l’anello è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Come ti è venuto in mente? Cosa pensavi di ottenere con quel brillante? Un “si, Tom, voglio stare con te per il resto dei miei giorni?” e poi magari avevi immaginato di venire a letto con me?
Ti sei comportato così con tutte le donne con cui hai avuto una relazione? Sono tutte così ottuse davanti ad un anello e ad un adone greco?
Io non me ne faccio niente di un anello, quello lo accetto nel caso qualcuno mi chiedesse la mano.
Sai cosa voglio da una relazione? Complicità e determinazione per riuscire ad ottenere insieme gli obiettivi comuni, il che vuol dire rispetto, amore, ammirazione verso le qualità del partner, indulgenza verso i difetti della medesima persona, poter parlare di tutto, fedeltà, protezione, sostegno, dolcezza, allegria e vorrei che il mio compagno sia anche il mio migliore amico: con lui devo poter sempre parlare di ciò che mi passa per la mente e di tutto quello che mi succede; niente bugie, solo verità.
Non chiedo la Luna; tutte le donne vogliono questo e tu sei uscito da una relazione importante, dovresti saperlo bene.
Non voglio insegnarti come vivere una relazione sentimentale, ma voglio darti solo qualche punto che, magari, potresti prendere in considerazione o rivedere:
a) è importante conoscere il proprio partner e tutte le cose che gli interessano; ciò che gli piace e ciò che non è di suo gusto.
b) mettiti nei panni del partner; cercare di capire cosa può aver influenzato il suo modo di essere o di agire, da poter così evitare momenti di malintesi e risentimenti.
c) usare il dialogo (quello che non abbiamo praticamente mai usato noi); la comunicazione è importante, così si mantiene una vicinanza speciale con il partner, sostenendosi l’un l’altro; così si lavora sulla fiducia, il sostegno e il lavoro reciproco, così qualsiasi problema che può comparire in un futuro sia può facile da risolvere.
d) crescere insieme.
Si, se la tua domanda è se voglio avere una relazione con te, la risposta è si, lo voglio.
Sai perché? Amo il modo in cui mi tratti, la dolcezza che usi da sempre con me, e magari è solamente un gioco di seduzione che stai facendo, magari non ti interessi veramente a me come persona, ma pensi ad altro; ma allo stesso tempo amo i tuoi occhi color cioccolato, così dolci e profondi che sogno quasi tutte le notti; amo il tuo essere così giocherellone, la tua simpatia, la tua voglia di fare; senza contare che sei un bellissimo ragazzo, e la tua bellezza mi affascina, mi abbaglia; ma sai, vorrei conoscere altri aspetti di te, vorrei conoscere tutte le tue imperfezioni e difetti, vorrei sapere se preferisci il dolce al salato, o se ami il mare o la montagna.
È che noi siamo come due perfetti sconosciuti, non sappiamo nemmeno il minimo indispensabile su di noi.
Voglio dichiararti una cosa: più di una volta ho provato ad immaginare noi due, come coppia intendo, un possibile trasferimento a Los Angeles, e senza contare che tuo fratello ci vede già come i nuovi Brad Pitt e Angelina Jolie e si immagina già dei futuri nipoti; ammetto di essere arrossita alle sue parole.
Insomma Tom, non so più cosa dirti: ho provato ad allontanarti e mi hai convinta a non farlo, avevamo deciso di fare le cose con calma e sei venuto qui con un anello.
Ma quello che mi preme veramente, quello che voglio sapere davvero è: come hai fatto ad innamorarti di me? E questa volta sono io a voler sapere la verità.
Tua, Blue.

 

Mi accoccolo sul divano, avvolta nella mia coperta di lana preferita, mentre alla televisione passa un film d’amore, uno di quelli strappalacrime e mielosi; uno di quelli che non ho mai sopportato, ma uno di quelli che mi fa capire che in realtà anche io voglio una storia così.

Sono impaziente di sapere la risposta di Tom, e nel caso sia soddisfacente non aspetterei un secondo di più a salire su un aereo per raggiungerlo.

Questa persona a me vicina, la signora Parker per intenderci, mi ha consigliato di buttarmi, di cogliere l’attimo, non c’è bisogno di aspettare, due persone possono conoscersi anche durante una relazione, anche se non sono molto convinta di ciò, ma per una volta nella mia fottuta vita, voglio seguire questo suo consiglio.

Le ho mostrato anche una foto di Tom e il suo commento mi ha fatto crepare d’imbarazzo: non potevi chiedere di meglio, guarda che bel giovanotto, cosa stai aspettando tesoro? Se lui ti vuole, proprio come lo vuoi tu, perché lo stai facendo soffrire così? E tra parentesi, stai soffrendo pure tu. Buttati in questa storia e vivila, la vita è una, non aspettare troppo.

E così mi sono presa un giorno intero per capire ciò che voglio veramente, chiusa in me stessa, avvolta in una coperta, al buio di casa mia, con l’amore del mio gatto, con tutti i miei pensieri, a riflettere.

Ed ho preso una decisione; quella che ho comunicato a Tom.

Sposto lo sguardo sul computer, attendendo con ansia una sua possibile risposta, e spero davvero che arrivi, perché, altrimenti, mi pentirei di tutto quello che ho fatto la settimana scorsa e piangerei per tutto il resto della mia vita.

Gli ho promesso che non l’avrei abbandonato, che non l’avrei fatto soffrire, ed è proprio quello che ho fatto.

 
*****


Mi aveva promesso che non mi avrebbe abbandonato, che non mi avrebbe fatto soffrire, ed è proprio quello che ha fatto.

Le ho detto che l’avrei aspettata per sempre, ma sono così arrabbiato; mi sento così preso in giro da lei, non me lo sarei mai aspettato da lei e ora non saprei nemmeno come comportarmi.

Da quando sono tornato non ho parlato con nessuno, nemmeno con Georg e Gustav che sono arrivati in questi giorni per ultimare l’album più atteso dell’anno.

Esco dalla mia stanza solo per scendere in cucina, andare in bagno e fare entrare o uscire Scotty da qui, visto che non vuole allontanarsi da me; è come se capisse che sono triste e cercasse di tirarmi su il morale.

Ho letto la sua mail, ma non l’ho ancora degnata di una risposta; non se lo merita.

Sono ferito, di nuovo, e Bill aveva ragione; proprio come ce l’aveva Ivy.

Mi sono fregato da solo e sto cercando di incolpare lei; sono ridicolo.

È vero, non pretende molto da una storia, quello che è giusto e quello che vorrei darle.

Vuole avere una relazione con me, ma vuole anche “insegnarmi” come comportarmi e cosa fare; ma chi diavolo si crede di essere quella ragazza? E dire che mi sono preso una bella sbandata per lei; o meglio dire, qualcosa di più.

Nascondo la testa sotto al cuscino e grugnisco, sentendo le coperte scivolare, mentre l’aria fresca della stanza si posa sulla mia pelle.

Riemergo e porto lo sguardo sul portatile affianco a me, sulle coperte, abbandonato dopo aver letto e riletto la sua mail, quasi imparandola a memoria; ormai la uso per addormentarmi, ma spesso finisco per immaginarmi il suo viso dolce e, soprattutto, le sue labbra morbide sulle mie.

Grugnisco di nuovo, coprendomi del tutto, cercando di riaddormentarmi, ma niente, i suoi occhi e lei mi riappaiono in mente, e così mi ritrovo a svegliarmi del tutto ed a riportare gli occhi sul computer.

Lo tocco e lo vedo illuminarsi, ancora fermo su quelle parole; maledizione, l’ho anche dimenticato acceso.

Decido di rispondere.
 

Da: Thomas Kaulitz
A: Blue Ivy Davis
Data: 23 febbraio 2014 09.04 am (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: Stronza
 
Non ho nessuna intenzione di rispondere all’ultima domanda che mi hai posto, non te lo meriti.
Anzi, se devo dirti di più, non ti meriteresti nemmeno questa stupida e banalissima risposta.
Ma sai una cosa? Non riesco ad eliminarti dalla mia testa, e sinceramente non so nemmeno come tu ci sia entrata.
Questa persona vicina a te probabilmente ha sbagliato tutto, o non capisce un cazzo: tu non tieni a me nemmeno un pochetto, per te non valgo niente.
Sai non mi piace il fatto che tu mi venga a dire come devo o non devo gestire le mie relazioni, quello che devo o non devo fare; l’unica cosa che posso dirti è che tutto quello che cerchi in una storia è giusto, tutte le donne vogliono ciò.
Forse avevi ragione quando mi hai chiesto di lasciarti perdere, forse avrei dovuto lasciarti sola, forse è davvero quello che ti meriti; rimanere sola.
L’anello è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? E i diversi baci che ci siamo scambiati la prima volta che ci siamo visti? Quelli cos’erano? Finti? Ti stavi divertendo? Ti sei presa gioco di me fin da subito? Dimmelo, cazzo!
Non so nemmeno per quale motivo ti sto rimproverando, quando abbiamo la stessa parte di colpevolezza.
Lo so, l’anello è stato esagerato e lo so, sto scappando, te l’ho già detto, mi sembra.
L’unica cosa che posso dirti prima di concludere, è che la mia nuova vita sentimentale l’avrei voluta ricominciare con te, perché mi fido, sono arrivato a fidarmi di te, una perfetta sconosciuta, perché fino a poco tempo ti ho sempre considerata un’amica speciale, e avrei voluto, davvero, conoscerti più a fondo, ma niente, ho accelerato le cose.
E ora non so più cosa fare, mi dispiace, Ivy.
Tom.

 

La porta della mia stanza si apre e ne entrano sia Bill che Scotty, che non perde tempo e sale sul letto, facendomi le feste.

“Parliamo un po’, Tom?” mi chiede, sedendosi al mio fianco, ancora assonnato e con i capelli arruffati. “Da quando sei tornato, praticamente subito dopo essere partito, non hai rivolto la parola a nessuno” mormora, posando lo sguardo su di me. “Cosa è successo?”

Sospiro, e mi rilasso contro il cuscino.

“Se sei qui per dirmi te l’avevo detto, bè puoi tornartene a dormire” mi guarda storto, costringendomi a continuare. “Le ho preso un anello e mi ha cacciato di casa” ammetto, volendo sprofondare dalla vergogna.

“Cosa hai fatto? Ma sei impazzito?” sgrana gli occhi. “È normale che ti abbia mandato via, l’avrai spaventata a morte!” mi sgrida, difendendola. “Non è così che si inizia una relazione” balbetta incredulo, mentre sorrido imbarazzato.

“Lo so, ma mi è venuto spontaneamente!” mi lamento.

Volevi chiederle la mano?” alza un sopracciglio, sorridendo malizioso.

“No, solo di diventare ufficialmente la mia ragazza” rispondo, evitando il suo sguardo, ma lo sento ridacchiare.

“E ora?” mi chiede curioso e mi ritrovo ad alzare le spalle.

“Non lo so Bill, non so più niente” ammetto in un sussurro.

 
*****

 
Non mi ha risposto, non mi ha degnato di nessun genere di risposta.

Non che me l’aspettassi; sta giocando il mio stesso gioco, e mi ritrovo ad ammirarla per questo.

Lancio la pallina a Scotty  che la rincorre contento e me la riporta.

Il suono del campanello interrompe il nostro divertimento, e il lamento del mio cane mi fa sorridere.

Mi ritrovo a sgranare gli occhi non appena apro la porta, osservando chi invade i miei pensieri continuamente, che si guarda in giro.

La squadro da capo a piedi e mi ritrovo a deglutire; la carne è debole, come si dice.

Una maglia troppo larga, un cappellino da baseball, i calzettoni lunghi, i tacchi alti; maledizione a te e alla tua dannata bellezza.

“Ciao Tom” mormora, togliendosi gli occhiali da sole per osservarmi meglio e io mi perdo nei suoi occhi.

I nostri sguardi si incatenano e non riesco a toglierle lo sguardo di dosso.

“Cosa ci fai qui?” le chiedo, cercando di tornare impassibile, senza riuscirci.

“Penso che dobbiamo discuterne a quattrocchi” risponde prontamente, senza battere un ciglio. “Posso entrare?” chiede, indicando il salotto.

Mi ritrovo ad annuire.
 
*******


Ho voluto spezzare qui il capitolo o sarebbe diventato troppo lungo, non uccidetemi.
Spero possa piacervi, anche in minima parte (lol); come sempre sono curiosa di leggere le vostre opinioni, positive, negative o neutre, fanno sempre piacere.
Un bacio e un abbraccio!

Montii.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***









14.






 

La osservo guardarsi in giro, forse un po’ spaesata, e non riesco, davvero, a toglierle gli occhi di dosso.

“Vivo in quartiere di lusso, ma non per questo sono abituata a tutto ciò” spiega, lasciandomi perplesso. “Ho visto come mi guardavi e ho capito a cosa pensavi” chiarisce, facendomi annuire.

“Fortuna che davanti a me ti senti nuda e non riesci a spiegarti” mi ritrovo a dire, forse con una punta di acidità.

Si siede sul divano, compostamente ed elegantemente, accavallando le gambe, abbandonando il cappellino al suo fianco.

“Ho deciso di tirare fuori le palle, Tom, altrimenti non avremo mai una conversazione normale a quattrocchi” sbotta, e mi ritrovo a deglutire.

Adesso sono io a non saper cosa dire in sua presenza; se è la stessa Ivy delle mail, non ho speranza.
Mi accomodo sulla poltrona, esattamente di fronte a lei, solo un tavolino stracolmo di riviste e pacchetti di sigarette a dividerci.

“Se credi che tutto quello che ti abbia detto in questi mesi e i baci che ci siamo scambiati siano finti e stronzate, bè non hai mai capito niente di me e ti stai solo prendendo in giro” comincia, e già mi ritrovo ad abbassare lo sguardo, colpito e affondato. “Seconda cosa, ti sbagli anche sul fatto che non tengo a te, e ti sbagli di grosso, cazzo!” soffia, assottigliando lo sguardo. “Ho iniziato a tenere a te fin da subito, mi affeziono in fretta, mi sembrava di avertelo già detto, come ho preso a cuore la tua situazione sentimentale con quella donna, ho cercato di darti una mano anche se non è il mio campo, anche se mi hai offesa indirettamente più di una volta, ci sono passata sopra, e sono arrivata ad innamorarmi di una persona che sta a migliaia di chilometri da me e, soprattutto, che stava dall’altra parte di uno schermo” sospira e si passa una mano tra i capelli; vorrei dire qualcosa, ma mi blocca, chiedendomi con lo sguardo di lasciarla finire. “Non volevo ammetterlo a me stessa, non volevo pensare di essermi innamorata di una persona con cui non avevo mai avuto un incontro, ma è successo maledizione e quando ci siamo visti qui ho capito che era tutto vero!” la vedo mordersi il labbro inferiore e chiudere gli occhi. “La tua dolcezza, anche attraverso delle stupide mail, mi ha stregata, ed è stata sufficiente” li riapre e li vedo lucidi e improvvisamente mi sento in colpa. “Non devo piangere, cazzo!” sbotta, asciugandosi le lacrime. “Avevo accettato di avere una relazione con te, e tu ora mi vieni a dire che non sai più niente! Qui quello che mi ha presa in giro sei tu, solamente tu!” mi punta un dito contro con rabbia.

Vorrei alzarmi e raggiungerla per stringerla, ma non riesco a muovermi; mi fa male vederla così ferita, ed è solo colpa mia.

“Ero nervoso, non volevo veramente dire quelle cose, Ivy” comincio, cercando il suo sguardo, non trovandolo. “Non ti ho mai preso in giro, so di aver affrettato troppo le cose, so di aver esagerato e so di aver commesso troppi errori” comincio a gesticolare. “Mi dispiace di averti spaventata con la storia dell’anello, non so cosa mi sia preso” mormoro.

Porta lo sguardo su di me, e non capisco se sta per scoppiare a ridere istericamente o sta per scoppiare in un pianto isterico.

“Ci stai girando attorno da troppo ed io non ho ancora ottenuto l’unica risposta che voglio” la osservo e vedo, ora, la sua determinazione. “La storia dell’anello, il fatto di aver affrettato le cose, ormai mi esce dalle orecchie, basta, ho capito, dimmi solo quello che voglio sapere” sbotta, facendomi sgranare gli occhi. “Come mai ti sei innamorato di me?” mi ripone la domanda e so di non aver nessuna via di scampo.

È ora delle spiegazioni.

Ora sono io a guardarmi in giro, trovandomi in imbarazzo e nudo di fronte a lei.

Non sapendo cosa fare mi alzo e la raggiungo sul divano; vorrei stringere le sue mani tra le mie, ma la vedo allontanarsi un po’, e questo mi fa stare ulteriormente di merda.

Fantastico, ora mi odia.

“Non avrei mai pensato di arrivare a innamorarmi di nuovo” sorrido tristemente, fissando il vuoto davanti a me. “Mi ero ripromesso ciò, di non cadere più nelle mani dell’amore, ma ci sono ricascato, con te” aggiungo. “Sì, è vero, a parte le mail che ci siamo mandati, non abbiamo mai avuto un vero e proprio incontro, non ci conosciamo abbastanza, ma di te mi hanno colpito molte cose” ammetto, voltandomi verso di lei, che mi sta fissando, curiosa ed impaziente; mi viene da sorridere e le accarezzo una guancia. “Sicuramente la tua bellezza non mi lascia indifferente, te l’ho detto fin dall’inizio che sei meravigliosa” cerca di mostrarmi un sorriso, ma ne esce solo una smorfia, che mi fa sorridere divertito. “Bill mi aveva detto che eri bella, affascinante, attraente, con un sacco di tatuaggi che secondo me ti valorizzano e ti donano, e ha aggiunto che hai due occhi che farebbero invidia a tutte le donne” la vedo arrossire velocemente e abbassa lo sguardo. “E aveva ragione, confermo ogni singola cosa che mi ha detto, ma secondo me sei molto di più di tutto ciò” mi fermo e sospiro. “Mi hai sostenuto in questi mesi, mi hai ridato la forza di andare avanti, di credere di nuovo nell’amore, hai dato una svolta alla mia vita da fumatore incallito, puttaniere e quasi alcolista anonimo” la sento ridacchiare lievemente. “E non ti ho mai ringraziato abbastanza” prendo un respiro profondo prima di continuare. “Ma non è solo questo; ho cominciato a considerarti un’amica speciale, ho iniziato a fidarmi, e mi sono affezionato, proprio come te, anche a me capita di affezionarmi velocemente” sorrido lievemente. “Quando non ti sentivo, ero triste, mi mancavi, e sono arrivata alla conclusione di aver bisogno di te, e ciò è andato avanti e va avanti tutt’ora; ho iniziato a cercarti tra le persone qui a Los Angeles, mia madre mi ha consigliato di venire da te, anche Bill l’ha fatto” racconto, e la vedo scrutarmi, attenta e sempre più curiosa, ma vedo i tratti del suo viso più morbidi e addolciti. “Ma poi tu eri da Shay e vederti li mi ha scioccato, ma il mio cuore è scoppiato, ha ripreso a battere come faceva una volta, e li ho capito che quello che mio fratello e Shay mi dicevano stava diventando sempre più reale” scuoto la testa e sorrido. “Mi sono innamorato” ammetto, e sento le guance, se non tutto il corpo, andare a fuoco; non ho mai ammesso i miei sentimenti in questo modo. “Inizialmente mi ero innamorato dell’idea che avevo di te nella mia testa, ma trovarti davanti a me ha confermato tutto” mi volto verso di lei e la vedo sorridermi addolcita, con le lacrime agli occhi. “Penso di non aver mai parlato così tanto” ridacchiamo.

Mi sento così nudo, così agitato, e le mie gambe tremano, classico segno di agitazione e nervosismo.
Non appeno sento la sua mano su mio ginocchi sobbalzo, voltandomi verso di lei.

“Non hai motivo di agitarti, Tom” sussurra, sorridendomi dolcemente. “Mi hai dato la risposta che volevo, non voglio sapere altro, smettila di torturarti, sei stato sincero e tutto quello che mi hai detto, mi ha fatto tremare” mormora, stringendo la mia mano tra le sue, sfiorandomi leggermente. “I brividi stanno continuando a correre sulla mia pelle” questa volta sono io a sorriderle, ma i suoi occhi, improvvisamente, sono catturati da altro.

Seguo la traiettoria del suo sguardo e vedo Scotty osservarci, con occhi attenti, da dietro un vaso.

Ridacchio e lui si avvicina a noi, scodinzolando, lasciandomi perdere e annusando le mani e la pelle della ragazza al mio fianco, che lo lascia fare senza muovere un muscolo, e sorridendo pigramente.

“Ciao, bello” sussurra, portando la mano libera sulla sua testa, donandogli qualche carezza e lui ne approfitta, posando il suo muso sulle gambe di Ivy, continuando a ricevere le coccole che tanto ama.

“Lui è Scotty, il mio ragazzo” mormoro, e lei sorride guardandomi, ricordando il video che le ho mandato per Natale. “Credo che sia un po’ come per i cani, che sentono subito se una persona è buona o cattiva, io, o forse la mia testa, ho capito fin da subito con chi avevo a che fare e ne sono contento” sussurro, facendola imbarazzare ulteriormente. “Invece mi è sembrato di capire di non stare molto simpatico al tuo gatto” faccio una smorfia, ricordando come mi ha snobbato, non degnandomi nemmeno di uno sguardo.

Ivy scoppia a ridere e Scotty comincia a scodinzolare.

“Romeo mi considera la sua femmina, è geloso di ogni presenza maschile, quindi non ti si affezionerà mai” mormora, guardandomi negli occhi. “Per lui sono tutto, l’ho salvato da una fine orrenda, e lui questo lo sa” continua. “Sono sua” ridacchia.

“No” mi lamento. “Sei mia” la correggo, mentre lei mi guarda curiosa; mi avvicino un po’ di più a lei e questa volta non si allontana. “Dovrà imparare a condividerti” le sposto una ciocca di capelli, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi attenti. “Capirà che non ho nessuna intenzione di farti del male, e che non ti porterò via da lui, anzi” la vedo mordersi il labbro inferiore, poco prima di avvicinare il suo viso al mio.

“Sono tua, eh?” sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra, che fremono impazienti di risentire le sue. “Credo che sia ora di dimostrarlo, Kaulitz, basta parole, passa ai fatti” prima di riuscire a interpretare le sue parole, sento le sue labbra sulle mie.

Mi ritrovo a stringerla tra le mie braccia, ad assaggiare le sue labbra come voglio; tutto quello che voglio, tutto ciò di cui ho bisogno, ora è stretta a me, come se fossi la sua unica ancóra di salvezza.

 
*****


Sorseggio un succo di frutta ghiacciato mentre osservo il panorama che si vede dal terrazzo della stanza di Tom; l’aria leggermente calda, il canticchiare degli uccellini, la tranquillità del posto, il leggero venticello, mi fa rilassare i nervi, e mi ritrovo a chiudere gli occhi, godendomi il momento.

“Ti piace qui?” mi sento chiedere da Tom, raggiungendomi con una birra. “Bill ed io ci siamo innamorati quasi subito di questo posto” mi racconta e mi viene da sorridere.

“È un posto molto bello e tranquillo, non potevate sceglierne uno migliore per sfuggire da paparazzi e giornalisti” ridacchia, sorseggiando di nuovo. “Opss, ne hai una in casa” questa volta sono io a ridere, da sola, ma lui mi segue poco dopo, dandomi un pizzicotto sul fianco.

“Sì, ma tu sei innocua, piccola” mormora, lasciandomi un bacio sulla tempia. “Grazie di avermi dato un’altra possibilità” continua, mentre gli sorrido bonariamente.

“Figurati, tutti, o quasi, ne hanno diritto” faccio spallucce, perdendomi di nuovo nell’azzurro del cielo, di questa limpida giornata.

Già, non tutti hanno diritto di un’altra possibilità; una di quelle persone sicuramente è mia madre; lei non si meriterebbe nemmeno il mio saluto, e non averla riconosciuta il mese scorso, mi ha fatto venire un nervoso assurdo: l’ho rassicurata, le ho sorriso, sono stata gentile, per poi arrivare a capire che quella era la donna che più mi ha odiato a questo mondo, la donna che non si meriterebbe niente.

Sicuramente non il mio perdono e nemmeno una seconda chance.

“Tutto bene?” mi chiede preoccupato, togliendomi il bicchiere dalle mani, per stringere le mie mani tra le sue.

“Sì, scusami, stavo pensando, dicevi?” lo osservo, sorridendo tristemente, mentre m’invita a entrare, di nuovo, in casa.

Mi accomodo alla fine del materasso, e lui rimane di fronte a me, in piedi, con uno stupido sorriso sulle labbra.

E improvvisamente mi ritrovo ad avere bisogno di lui, a voler risentire le sue labbra sulle mie, a perdermi nei suoi baci, a sentire il suo calore sulla mia pelle.

“Adesso cosa c’è?” mi chiede con un sorriso ironico sulle labbra e le braccia incrociate.

“Niente” scuoto la testa, cercando di nascondere l’imbarazzo. “Vieni qui” distendo le braccia e lo invito ad abbracciarmi, a coccolarmi.

Non se lo fa ripetere due volte, si avvicina per stringermi, ma inciampa nei suoi stessi piedi e finisce per schiacciarmi sul suo letto, sotto il suo peso, e comincio a ridere, mentre lui borbotta qualcosa d’incomprensibile, ma penso siano scuse o imprecazioni.

Infilo le mani tra i suoi capelli, mentre si solleva e si appoggia sui gomiti, evitando di pesarmi troppo.

“Scusami” ridacchia imbarazzato e con le gote leggermente arrossate; penso di non aver mai visto un ragazzo come lui arrossire. “Non voglio affrettare troppo le cose, ho già fatto un bel casino” mormora, cercando di alzarsi da me, ma glielo impedisco, lasciandolo confuso.

“Non importa” soffio, sorridendo timidamente. “Avere un anello al dito è diverso dall’avere un rapporto” spiego, subito dopo, e lo vedo piegare le labbra in un sorriso malizioso.

Ci uniamo in un bacio, una dolce, lenta e passionale danza; lo sento sfiorare le mie labbra e cercare la mia lingua, ben contenta di giocare con la sua, ma non mancano nemmeno dei piccoli morsetti.

“Ehiehi, calma” soffia cercando di trattenere una risata, osservandomi con occhi divertiti e curiosi. “Non corriamo troppo” appoggio l’indice sulle sue labbra, invitandolo a zittirsi.

“Viviamo l’attimo, Tom, buttiamoci e basta” soffio.

Mi riappendo alle sue labbra, avvicinandolo il più possibile a me, lasciando succedere ciò che ogni coppia desidera: diventare un corpo unico, sentirsi vicini e amarsi.

 
*****
 

Le voci al piano di sotto mi svegliano, e aprendo un occhio noto che sono già le otto della sera.

Mi ritrovo ad arrossire pericolosamente, ricordando gli avvenimenti delle ore precedenti, ma sono felice, leggera e innamorata.

Ogni singolo istante ritorna nella mia mente: la sua esitazione e insicurezza iniziale, i suoi baci e le sue carezze leggere, il suo tocco delicato, la curiosità infinita nello scoprire i tatuaggi che non aveva visto in precedenza, li ha ridisegnati tutti con una lentezza disarmante, mandandomi fuori di testa ad ogni tocco.

Credo sia uno degli amanti migliori con cui sono stata.

Tutto è stato perfetto e mi ritrovo a gongolare come non ho mai fatto in vita mia; penso di non essermi mai sentita così.

Rotolo tra le lenzuola alla ricerca di qualcosa da mettermi, trovando solamente la maglietta che indossavo, ma l’intimo sembra sparito nel nulla, così mi ritrovo a sbuffare e a gettarmi nuovamente sul cuscino.

Ma poco dopo decido di alzarmi e di vestirmi, per capire cosa sta succedendo al piano di sotto, visto che il continuo vociferare aumenta ulteriormente, e la mia curiosità di giornalista mi spinge a scoprire cosa ha spinto il mio amante ad abbandonarmi da sola tra le sue coperte.

Inciampo sul suo cane, appena fuori dalla porta, che porta gli occhi su di me, curioso e voglioso di coccole, poiché inizia a scodinzolare e a richiamare la mia attenzione in ogni modo possibile.

Arrivo di sotto in salone, coperta solo dalla mia larga maglia, a piedi nudi e con i capelli stravolti, e Scotty dietro di me, che mi segue fedelmente.

Sulla soglia della porta della cucina mi blocco, trovando un sacco di persone che prima non c’erano, compreso Bill, che mi lancia uno sguardo malizioso, e anche gli altri posano gli occhi su di me, facendomi arrossire come non mai.

Vorrei sprofondare dalla vergogna, e non appena Tom si volta verso di me, anche lui praticamente svestito, con segni rossi un po’ ovunque, vorrei sotterrarmi e non venire più fuori.

“Ivy è un piacere vederti” mormora Bill, con un sorriso dolce sulle labbra.

Tom mi si avvicina, avvolgendomi le spalle con fare protettivo, invitandomi, non molto gentilmente, ad avvicinarmi.

“Stavamo proprio parlando di te” continua la mia Diva preferita, facendomi sgranare gli occhi.

“A dir la verità non è vero, ma suppongo che sia tu la ragazza che abita a New York” interviene un tipo sulla quarantina, sorridendomi, così mi ritrovo ad annuire. “Io sono David, il manager dei ragazzi” trattengo il respiro, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi, mentre Tom continua a donarmi carezze da sopra la maglia. “Ho approvato la vostra relazione, quello che non approvo momentaneamente è la decisione del tuo amato” aggrotto le sopracciglia, non capendo, portando lo sguardo sul ragazzo al mio fianco, che mi guarda imbarazzato.

“Non ho intenzione di vivere questa relazione a distanza, così ho pensato che, magari, posso venire con te a New York” faccio una smorfia.

“Non mi stupisco se fra qualche settimana mi ritrovo incinta” mormoro, facendo ridere tutti i presenti, e il rossore di Tom peggiora. “Abbiamo già fatto troppe cose di fretta, ora non esageriamo, per favore” mi ritrovo a rimproverarlo senza cattiveria. “Nemmeno io sono d’accordo, anche se non ne sapevo niente” comunico rivolta al suo manager. “L’unica cosa che so, è che i ragazzi devono fare uscire un album, iniziare la promozione nel mondo e fare un tour, quindi Tom rimane in California, a lavorare, sarò io a fare avanti e indietro, posso scrivere articoli anche dal di qui” lo sguardo di approvazione che David mi lancia, mi fa sorridere. “Tom, non te la prendere, ma è giusto così” mi posa un bacio soffice sulle labbra. “Non voglio mischiare lavoro e amore, no” avvolgo il suo bacino e mi appoggio a lui, come se fosse una colonna.

“Hai trovato una che sa tenerti testa, Tom!” il ragazzo dai capelli corti e ramati mi fa sorridere. “Io sono Georg, ed è davvero un piacere fare la tua conoscenza” mi sorride.

“Comunque, finendo le presentazioni, lui è Gustav” Bill m’indica il ragazzo biondo che mi saluta affettuosamente. “E questa è la nostra mamma, Simone” tremo, sperando che nessuno se ne accorga.
Ho sempre paura della reazione di una madre, ma lei mi guarda quasi commossa e mi si avvicina, stringendomi tra le sue braccia, lasciandomi perplessa, ma ricambio.

“Io sono Blue Ivy” mi presento subito dopo, continuando a sentire tutti gli sguardi addosso.

La mia cara amica di New York” aggiunge Bill, strizzandomi l’occhio.

La ragazza che ha restituito la felicità a mio figlio” la voce di Simone è colma di commozione, ed io mi ritrovo a sorridere timidamente. “Grazie


 
*********

Et voilà! Qui c'è il penultimo capitolo di Soli.
Sabato o domenica prossima posterò l'epilogo di questa mia prima storia arrivata al capolinea.
La mia carissima migliore amica DreamerAlien mi ha dato un'idea: probabilmente, più avanti, posterò una OS che farà, più o meno, da sequel di questa storia.
Ho notato che lo scorso capitolo non è piaciuto (me triste), spero che questo sia stato di vostro gradimento, e ovviamente mi piacerebbe ricevere le vostre opinioni.
Prima di concludere vorrei ricordare, anche, che ho iniziato a postare un'altra storia "You're my Wonderwall" a cui tengo particolarmente; se volete leggerla vi lascio il link:

 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2544605&i=1
 
Okay, penso di aver parlato anche troppo!
Vi mando un bacio e vi abbraccio!

Montii.

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Avevo detto che avrei pubblicato alla fine della settimana, ma visto che il capitolo è pronto, ho pensato di farlo ora.

***



 







Epilogo.






 

Mi stringo le braccia intorno al corpo e porto lo sguardo verso il cielo, aspettando un segno, una stella più luminosa delle altre, o magari una stella cadente.

Aspetto tutto ciò da ventidue anni, e sono disposta ad aspettare tutta la vita.

L’aria frizzante di Los Angeles mi colpisce e mi fa rabbrividire; ma non ho intenzione di rientrare in casa, almeno finché non scocca la mezzanotte.

“Sei stata strana tutto il giorno” mi volto, trovando Simone che mi lancia uno sguardo dolce e amorevole, come solo una mamma sa fare. “Tutto bene, Ivy?” mi chiede, affiancandomi.

“Si vede così tanto?” mormoro, accendendomi una sigaretta. “Vuoi?” le chiedo, allungandole il pacchetto, ma lei rifiuta, negando con la testa.

“Ho smesso quando sono rimasta incinta dei gemelli” sorrido. “Comunque, sì, si vede molto, o forse io che sono mamma me ne sono accorta” spiega. “Il tuo ragazzo ha detto che probabilmente è il periodo mensile” scoppio a ridere, e lei mi segue. “Ma sono uomini, non capiscono” annuisco. “I loro veri problemi sono mangiare, bere birra e quagliare, del resto se ne fregano” ridiamo di nuovo.

“No, se mi trovo a Los Angeles quando ho il ciclo, rincorro Tom per casa, lanciandogli ogni cosa possibile immaginabile, sono intrattabile in quel periodo” spiego ironicamente. “Questo lo chiamo il periodo annuale” mormoro, abbassando lo sguardo. “Non ne parlo molto, è una cosa che preferisco tenermi dentro” continuo, aspirando un altro po’ di nicotina. “Oggi sono ventidue anni che mio padre non c’è più” la sento trattenere il fiato, così mi volto verso di lei.

“E mio figlio non sa questa cosa? Non sa cosa turba la sua dolce metà in questo momento?” mi abbraccia dolcemente. “Mi dispiace, tesoro, ma non tenerti tutto dentro, sfogati, ti farà bene” mormora, ed io mi trovo a sorridere.

“Tom non fa domande” le dico. “Io mi sono interessata spesso, gli ho chiesto più volte di parlarmi del suo vero padre, ma finiamo sempre col litigare, e così ho lasciato stare” ammetto. “So che ci sta male, so che non vanno d’accordo, e io non voglio vederlo soffrire” continuo e lei annuisce, capendomi. “Io, invece, vorrei che lui mi chiedesse di mio padre, ma non s’interessa, ed io non voglio annoiarlo con la stupida storia della mia vita” alzo le spalle, tornando a scrutare il cielo.

“Credo che Tom non voglia vederti soffrire, forse è per questo che non chiede nulla” scuoto la testa, non molto d’accordo con le sue parole. “E tua madre?” mi chiede poco dopo ed io rabbrividisco. “Non hai mai parlato di lei” s’incuriosisce.

Bill ha sicuramente preso da lei.

“Mia madre è viva e vegeta, ma per me è come se fosse morta” sbotto. “Mi ha sempre odiato, io sono stata la causa di molti fallimenti nella sua vita, e ha avuto il coraggio di dirmi che mio padre è morto per colpa mia” spiego. “Io sono stata la sua rovina, io non dovevo nascere, e quando lui è morto, bè si è sfogata su di me, maltrattandomi, mettendomi le mani addosso, mi infamava continuamente” scuoto la testa, ricordando. “Sono cresciuta praticamente da sola, senza il suo aiuto, il suo interessamento” continuo, parlandole di me, come non ho mai fatto in questi mesi. “La scuola è stato il periodo più brutto, ero vittima di bullismo, ero presa in giro continuamente, e mia madre se ne stava a guardare, a ridere” chiudo gli occhi, reprimendo le lacrime. “Ed io ho iniziato a ribellarmi da lei e dal suo mondo, e a sedici anni me ne sono andata, ho vissuto con mia nonna, ma poi lei mi ha lasciato, sai, un male incurabile” spengo la sigaretta e poso lo sguardo nei suoi occhi. “L’ho incontrata all’inizio dell’anno qui in California, so che si è risposata, ed io sono stata tagliata fuori da tutto” mi fermo. “Lei per me non esiste più” soffio.

Cala il silenzio tra di noi e ne sono contenta, così ho tempo per riprendermi, per calmare le mie emozioni, per cercare di cancellare le lacrime, per dar tempo a loro di asciugarsi.
“Come può una madre fare questo?” domanda, ma non capisco se lo sta chiedendo a me o a se stessa. “Quando ho preso in braccio i miei bambini, mi sono sentita la donna più felice del mondo, erano così dolci, teneri e bellissimi” mi volto verso di lei, con un sorriso dolce sulle labbra e un sopracciglio alzato. “Credo che ora siano solo bellissimi, dolci e teneri non saprei” ridacchiamo, ma poi ritorna seria, e ciò mi fa rabbrividire. “Tu vuoi avere figli?” mi chiede ed io mi ritrovo a boccheggiare sorpresa.

Sinceramente non ci ho mai pensato, ma credo che la risposta sia più che logica.

“Bè, io…” balbetto, cominciando a sentire calore sulle mie guance. “Sì, mi sembra ovvio, Simone” ammetto. “Vorrei dare a mio figlio quello che mia madre non ha mai dato a me” lei sorride, poggiando una mano sulla mia spalla.

“Non gli mancherà nulla e sono sicura che sarai una brava madre” sorrido timidamente, spostando lo sguardo altrove, cercando di farle capire, così, di cambiare discorso; questo m’imbarazza abbastanza. “È di Tom?” chiede, alludendo alla felpa che indosso.

Ridacchio, e lascio scorrere le dita sul tessuto sbiadito.

“Amo indossare queste cose così larghe, e adoro che Tom me lo lasci fare” sorrido, osservandolo di sottecchi. “Dice che gli piace vedermi con i suoi vestiti, e a dirla tutta me ne ha lasciata una per quando sono lontana” ammetto in un sussurro.

La sento ridere divertita, prima di stringerci in un altro abbraccio.

Un sussurro pesante mi fa stranire, ma ritorno concentrata sulla donna tra le mie braccia.

In questi mesi abbiamo legato molto: adoro questa donna in tutto e per tutto, e non ho mai smesso di ringraziarla per aver messo al mondo due persone come i gemelli.

Abbiamo parlato tanto, ci siamo conosciute, abbiamo riso e pianto insieme, e mi ha specificamente detto che posso chiamarla mamma, ma io non l’ho mai fatto.

“E di tuo padre cosa mi dici?” le lancio uno sguardo addolcito ma carico di tristezza.

Il primo e vero amore di una figlia” mormoro, appoggiandomi al parapetto del balcone. “Ero piccola, ma ero il mio tutto, il padre perfetto, insomma” dico, riducendo il profilo di pregi di mio padre, a poche parole. “Ho sempre avuto un’idea in testa” comincio, lanciando un breve sguardo al cielo stellato. “L’uomo della mia vita doveva assomigliare caratterialmente a mio padre” sorrido tristemente.

“E Tom è quello giusto?” domanda, ma non faccio in tempo a rispondere.

“Mamma…” la voce imbarazzata del mio ragazzo ci fa voltare entrambe, e i miei sospetti su un’altra presenza in terrazza vengono confermati.

Simone alza le spalle in segno di scuse e ci lascia soli, mentre io torno a guardare l’orizzonte, sentendo la presenza di Tom dietro di me, prima che le sue braccia mi avvolgano.

“Hai sentito tutto, vero?” chiedo, voltando il viso nella sua direzione, e lo sento posarmi un bacio sulla guancia, prima di nascondere il viso nell’incavo del mio collo.

“Sì, scusami” mormora sulla mia pelle, facendomi rabbrividire.

Dovrei essere arrabbiata e, invece, mi ritrovo a sorridere.

“Non mi piace essere spiata, Tom” gli dico, ma poi ridacchio. “Non fa niente, ma sai, preferisco parlare, e mi farebbe piacere se tu mi chiedessi più cose sulla mia vita e su mio padre” continuo, sorridendo forzatamente e lui annuisce, con il mento sulla mia spalla.

“Lo farò, piccola, te lo prometto” mormora, lasciandomi diversi baci sulla pelle, trasmettendomi calore. “Voglio dirti una cosa, però” comincia. “Vorrei che tu condividessi ogni tuo sentimento, emozione, momento, con me” sorrido, sfiorando le sue mani calde. “Voglio condividere con te il tuo dolore, la tua felicità, insieme, piccola” sussurra ed io mi trovo a commuovermi. “Non pensare che non mi interessi, anzi”

Insieme” mormoro, annuendo piano.

Volto il viso nella sua direzione e lo bacio castamente sulle labbra.

Torno a guardare il cielo, sempre stretta tra le braccia protettive di Tom, cullata dal suo respiro calmo.

“C’è una cosa, una sorta d’idea, che mi sta attraversando la testa da un po’ di tempo” comincio, ma m’interrompo di colpo, nel momento in cui una stella cadente squarcia il cielo, facendomi sgranare gli occhi.

Esprimi un desiderio, piccola” sussurra al mio orecchio, stringendomi ulteriormente.

Sorrido intenerita, voltandomi tra le sue braccia, trovandomi davanti a due occhi particolarmente curiosi.

“Non voglio esprimere niente, Tom” ammetto, lasciandolo sbigottito. “Voglio solo dirti grazie” aggrotta le sopracciglia, non capendomi. “Quello che stavo per dire prima, è che…” abbasso lo sguardo, e appoggio le mani sul suo petto. “Non ridere per quello che sto per dirti, sono seria” annuisce con un sorrisino sciocco sulle labbra, invitandomi a continuare. “Tu sei il mio dono del cielo, Tom” mormoro. “Sono convinta che tu sia stato mandato da mio padre, per rendermi finalmente felice, meno sola” mi sorride timidamente, lasciandomi un bacio sulla guancia. “È per questo che ti ringrazio, per tutto quello che hai fatto, che fai, e che farai in futuro, Tom” mi regala un sorriso mozzafiato prima di baciarmi.

“Queste sono le parole più belle che una persona mi abbia mai detto, grazie” sussurra sulle mie labbra. “Anche io devo ringraziarti, di tutto” conclude.

Quello era il segno che aspettavo, la chiave per una vita migliore, serena.

Finalmente non saremo più soli, ma insieme.
 
 
Dicen que el amor es un sueño infinito
Porque una vez que lo encuentras
Dura para siempre a pesar del tiempo y de lo que pase...
...lucha por la persona que amas...

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"Dicono che l'amore è un sogno senza fine
perchè una volta che lo incontri 
dura per sempre, nonostante il tempo e quello che succede.
Lotta per la persona che ami" (Xriz)

Soli (assieme) è arrivata al capolinea.
Prima di dedicarmi ai ringraziamenti, vorrei spendere due parole.
Inizialmente questa storia aveva uno svolgimento diverso nella mia testa, ma ho deciso di stravolgerla, e spero vivamente di non aver deluso nessuno, anche se ho questo presentimento; se ciò è successo vi faccio le mie scuse, non avrei voluto.
E sono anche dell'idea che forse avrei fatto bene ad eliminarla, come avevo pensato, un pò di tempo fa.
Nonostante questo voglio comunque lasciare i miei ringraziamenti.


Sicuramente quello più grande va alla mia migliore amica DreamerAlien che mi ha convinta a postare questa storia qui, su Efp, e nonostante la mia non-convinzione ho seguito il suo consiglio (magari qualcuno è contento di questa mia scelta :)); quindi, grazie tesoro <3.

Ringrazio anche tutti quelli che hanno lasciato una recensione, riempiendo di complimenti "Soli (assieme)"  e amando la coppia Ivy-Tom.

Un altro grazie va a Chiara Rose Dawson, che ha creato un bellissimo banner per questa storia! 

Vorrei ringraziare anche chi ha messo questa storia nelle preferite:
- Berta chiara 
- cris94 
- DreamerAlien
- horanslaugh_ 
- LucyInTheSky 
- MariNanna_
- Walli
- Silents_words


chi l'ha aggiunta alle ricordate:
- BellatrixX_Lenormal 
- halfblood_


e chi l'ha aggiunta alle seguite:
- Alien_To_Love
- Chiara939
- machan
- Mysticbaby98
- Rabbit001



Ultima cosa, ma non per questo meno importante, voglio dire grazie anche a tutte quelle persone che hanno letto e devo dire che sono veramente tante, grazie; aggiungo un ringraziamento a quelli che, magari in futuro, la leggeranno e lasceranno una piccola recensione.
Fa sempre piacere.

Spero che continuerete a seguirmi e soprattutto spero vi piaccia la prossima storia che ho già iniziato a postare: You're my Wonderwall.

 
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2544605&i=1​


Ancora grazie <3

Un abbraccio e un bacio a voi tutti.



Montii.
 

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