La Bella Notte

di Frankie92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 9: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo Venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventuno ***
Capitolo 22: *** Un compleanno da dimenticare (o quasi) ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitré (parte prima) ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


La Bella Notte

Capitolo Uno


Cucinare è come amare: o ci si abbandona completamente o si rinuncia.

Harriet Van Horne

 
 
Blaine Anderson amava l’arte culinaria quasi quanto la musica. Certo, niente riusciva a dargli i brividi come sfiorare i tasti d’avorio del suo pianoforte o cantare di tanto in tanto in quel bar karaoke vicino a casa sua. 
Anche cucinare lo rendeva felice, sebbene in modo diverso, anche se divorare un’intera teglia di brownies al cioccolato per “esigenze creative” riusciva quasi a mandarlo in estasi (e intanto i suoi pantaloni erano diventati un filino stretti).
Ma il più delle volte il destino cambia le carte in tavola, costringendoci a rinchiudere i propri sogni in un cassetto.

Così, a 26 anni, si ritrovava a lavorare come chef al “La Bella Notte”, un ristorante italiano a Brooklyn, di proprietà di Luigi Liguori, detto “Linguini” per la sua mania di inventare solo ricette con la pasta.
Era una fortuna che fossero riusciti a convincerlo a mettere anche secondi e dessert nel suo menù.
Blaine amava quel posto: Linguini lo aveva preso subito sotto la sua ala, insegnandogli ogni segreto del mestiere, dalla perfetta cottura della carne alla giusta dose di sale nell’acqua di cottura, la paga era più che ottima e gli orari gli permettevano tutto il tempo libero necessario.
I suoi colleghi erano persone particolari, ma eccezionali: c’era Isabella, una donnona di colore appassionata di opera lirica che preparava i migliori dessert di tutta Brooklyn;  Margaret, una ragazza minuta dai capelli corti e rossi, minuziosa nelle dosi e nei tempi di cottura e con un’eccessiva ossessione per la scaramanzia; infine Omar, un tipetto silenzioso ma svelto e capace. Erano diventati una seconda famiglia e la cucina era il suo piccolo angolo di Paradiso.  
Certo, gli mancavano il palco e i riflettori come ai tempi del liceo, ma alla fine poteva definirsi un uomo relativamente felice.

“Bella, potresti cortesemente aggiungere un’altra scaglia di cioccolato su quella torta?” chiese Margaret mentre finiva di preparare un risotto.
Isabella si accigliò “A me sembra che vada bene così” 
“Sono tredici scaglie di cioccolato” rispose la ragazza “Il tredici porta sfortuna, te l’ho sempre detto”
Bella sbuffò e fece per risponderle, quando Omar rubò una delle decorazioni e la mangiò.
“Grazie per aver risolto il problema, Omar” lo ringraziò Blaine con un sorriso divertito “Ora, è pronto quel risotto?”
“Sì, chef” rispose Margaret mentre gli passava la padella “Risotto ai funghi”
“Maggie, hai contato anche quanti funghi hai usato?” la stuzzicò Isabella facendo ridere Omar.
In quella cucina era sempre un punzecchiarsi e un battibeccare per tutto il giorno, ma ormai ciavevano fatto l’abitudine. 
Blaine guardò l’orologio e sorrise: ormai mancava poco. 
Infatti, in tutto quel trambusto, riuscì a sentire la porta aprirsi e si girò, aspettandosi di trovare la cosa più bella e inaspettata che gli fosse mai capitata nella vita. 
Un ragazzo alto, dai capelli castani e gli occhi verdi  entrò e lo salutò “Ehi, piccolo chef, ancora chiuso in questa gabbia di matti?”
“Ciao Sebastian” lo salutò indietro “Come è andata la giornata?”
Sebastian si strinse nelle spalle “Le solite cose: colazione, camminata al parco e varie discussioni su quale principessa Disney fosse più bella”
“E chi ha vinto stavolta?”
“Sai che cedo sempre quando la vedo fare il broncio”
La conversazione fu interrotta dall’aprirsi della porta, da dove una piccola figura entrò euforica, correndo subito verso Blaine.
Ed eccola lì, in tutto il suo splendore: Christine Amelia Anderson, la sua vera ragione di vita.
“Daddy!” urlò subito la bambina mentre il ragazzo la prese al volo tra le braccia, schioccandole un lungo bacio sulla guancia.
“Ciao piccola mia” la salutò con lo stesso entusiasmo “Mi sei mancata”
La bambina ridacchiò “Anche tu”
“E quanto ti sono mancato?”
Sembrò pensarci un attimo, poi aprì le braccia “Taaaantoooo così!”
Blaine scoppiò a ridere “Così tanto? Ma almeno ti sei divertita oggi al parco?”
“Ho dato le noccioline agli scoiattoli!” rispose felice “E poi c’era un cane grande, grande, tutto bianco e...” La piccola continuò il suo discorso mentre Blaine la guardava sempre più affascinato: dei lunghi riccioli scuri le ricadevano sul viso paffuto, gli occhi azzurri quel giorno sembravano brillare più del solito e l’adorabile nasino all’insù si arricciò in una smorfia di disgusto.
“E ho mangiato i broccoli, bleah!”
Il ragazzo scoppiò a ridere, poi si rivolse a Sebastian “Grazie per averla tenuta, ti devo un favore”
L’altro ghignò “Stasera, Anderson. Ti aspetto alle otto e cerca di non fare tardi” E detto questo se ne andò via, guadagnandosi uno sbuffo divertito da parte del moro. 
“Allora Christie” iniziò a dire Blaine facendola sedere su un tavolo lì vicino “Adesso Daddy deve finire di lavorare e poi andiamo dalla dottoressa Rose, va bene?”
Christie deglutì, un po’ impaurita “Ok…” 
Bella si avvicinò a lei e le piazzò davanti un’enorme fetta di torta al cioccolato “Ecco a te, pasticcino! Questo ti tirerà un po’ su di morale” le disse facendole l’occhiolino, mentre la piccola si avventava subito sul dolce.
“Bella, tutto quello zucchero le farà male” ribatté Blaine semiserio. 
“Parla il ragazzo che si è sbafato mezza cheesecake alle fragole proprio ieri”
“Ehi, faccio palestra io!” si difese il ragazzo, mentre la donna gli si avvicinò e gli batté la mano sullo stomaco.
“La tua pancia dice altro, mio caro” lo punzecchiò  “Potremmo farci un piatto di amatriciana con questa pancetta”
Blaine per tutta risposta le fece la linguaccia (vivere con una piccola peste di cinque anni aveva le sue conseguenze) e riprese ad urlare ordini e preparare piatti.

Kurt Hummel si considerava un tipo paziente. O almeno doveva esserlo persopportare  un’euforica Tina Cohen-Chang avvinghiata al suo braccio, che continuava nervosamente a parlare del giorno delle sue nozze dopo essere stato due ore a scegliere addobbi floreali da un fioraio a Brooklyn.
“E il vestito non è ancora pronto, Kurt!” si lamentò frenetica “E mancano meno di due mesi! E se non è pronto? E se sarò costretta ad indossare un sacco di patate? Oddio, Mike non mi sposerà con un sacco di patate addosso!”
Kurt scosse la testa esasperato, si fermò e le posò le mani sulle spalle “Tina, calmati. Il vestito ha bisogno solo di qualche ritocco e, se non sarà pronto, giuro che non ti farò indossare un sacco di patate, anche se Mike ti sposerebbe comunque perché è innamorato perso di te, ok?”
Quel discorso sembrò calmarla per un minuto, prima che riprendesse i suoi isterismi sulla scelta della torta.
Il ragazzo sospirò e annuì comprensivo, non sapendo che altro dire. 
Diede uno sguardo al cellulare per controllare le e-mail e notò che era quasi ora di pranzo.
Perfetto, magari avrebbe distratto Tina dall’impiccarsi con il velo da sposa.
“Tina, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?” propose subito “Magari mangiare un boccone ti calmerà un po’”
La ragazza sembrò pensarci su, ma annuì “Visto che siamo a Brooklyn, possiamo andare ad un grazioso ristorante italiano qua vicino: Mike e io ci andiamo ogni tanto per qualche serata speciale e la loro cucina è fantastica”
“Per me va bene” concordò il ragazzo prendendola sotto braccio “E comunque, la torta cioccolato e vaniglia piacerà a tutti, vedrai”
Tina sospirò, poco convinta “Cambiamo argomento… Come va il lavoro?”
Il sorriso di Kurt si allargò “Benissimo: Isabelle è entusiasta delle mie idee e continuiamo a lavorare bene insieme”
Kurt aveva iniziato a lavorare da Vogue.Com dopo l’estate dell’ultimo anno. Nonostante la sua non ammissione alla NYADA, una delle scuole d’arti più prestigiose, non si era perso d’animo e, con la benedizione e il sostegno della famiglia Hummel-Hudson, era riuscito a trovare lavoro nel campo della moda, trovandone pieno appagamento. Certo, non avrebbe mai smesso di cantare, almeno non sotto la doccia. 
 A volte si chiedeva come sarebbe stato se fosse riuscito ad entrare alla NYADA: magari sarebbe stato un famoso attore di Broadway oppure avrebbe finito per fare pubblicità scadenti su dentifrici o medicinali contro le emorroidi solo per guadagnarsi qualche soldo.
Era così perso nei suoi pensieri che per poco non andò a sbattere contro la porta di vetro che Tina stava aprendo. La scritta blu sul vetro recitava a chiare lettre “Ristorante Italiano La Bella Notte
Fortunatamente videro che c’era ancora qualche tavolo libero.
“Salve signori e benvenuti al La Bella Notte” Una vocina cristallina attirò la loro attenzione: una bambina di circa quattro o cinque anni se ne stava lì davanti a loro, con i capelli ricci color ebano raccolti in una crocchia semi disordinata, due occhioni azzurri e un grande sorriso sulle labbra. 
Kurt e Tina si guardarono confusi.
“Ehm…” iniziò a dire il ragazzo prima di essere interrotto dall’arrivo di un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati e un paio di buffi baffi.
“Bravissima farfallina” si complimentò con la piccola “Perché non mi vai a prendere i menù da dare a questi signori?” La bambina annuì entusiasta e andò a prenderli.
“Scusate per l’accoglienza, ma ci teneva molto” spiegò l’uomo con un sorriso di scuse “Benvenuti al La Bella Notte. Sono Luigi, il proprietario. Un tavolo per quante persone?”
Tina alzò due dita “Due” 
Luigi annuì e li guidò al loro tavolo, mentre la bambina tornava e dava loro i menù.
“Devo dire che qui il servizio è veramente ottimo” si complimentò la ragazza ringraziando la piccola “Come ti chiami?”
La bambina si fece timida e si nascose dietro la gamba dell’uomo “Christie”
Kurt sorrise “ È un bellissimo nome”
Christie li guardò entrambi con un sorriso timido.  
Luigi batté le mani “Bene, signori, vi lascio scegliere i piatti e quando avrete fatto, non esitate a chiamarmi” E detto questo, prese Christie in braccio e li lasciò soli.
“Aww, non è adorabile?” sospirò Tina con aria sognante.
“Chi, Luigi? Tina, ti devi sposare tra meno di due mesi!” La rimproverò il ragazzo fintamente scioccato.
“Smettila di dire stupidaggini! Dicevo della bambina!”
“Sì, è molto graziosa, anche se io non gli avrei mai fatto indossare quella gonna con quella maglietta”
Tina sbuffò “Andiamo Kurt, non ti piacerebbe avere una piccola creaturina che gironzola per casa mentre tuo marito ti prepara la cena?”
“Prima trovami un marito che mi prepari la cena e poi ne riparliamo” ribatté il ragazzo divertito “Ora, vediamo cosa c’è di buono”
“I. Migliori. Spaghetti. Della. Mia. Vita” Kurt ingoiò l’ultimo pezzo di pane “E io non ho mai fatto la scarpetta in tutta la mia vita”
Tina scoppiò a ridere “Te l’ho detto: qui il cibo è divino”
“Mia cara Tina, sei una donna saggia e dovrei darti decisamente più ascolto” le disse il ragazzo facendole l’occhiolino.
Luigigli si avvicinò con un paio di dessert “E per finire dell’ottimo tiramisù” posò i piatti davantia loro ”Un piccolo omaggio della casa”
Entrambi i ragazzi lo ringraziarono infinitamente e al primo assaggio ne erano già estasiati.
“Kurt, chiama l’atelier e avvertili di aumentare di una taglia il vestito: voglio altre dieci di queste delizie” gemette Tina avventandosi sul dolce come un lupo affamato.
“Allora ti farò compagnia e rinuncerò a quei pantaloni di Calvin Klein con il mio nome sopra”
Finirono di mangiare quel dolce così delizioso, quasi pentendosi di averlo divorato così in fretta.
“Vedo che avete gradito il dessert” disse Luigi mentre toglieva i piatti.
“Penso di esserne diventata dipendente” scherzò la ragazza con una risata. 
“Merito del nostro chef” spiegò l’uomo “ È il suo piatto migliore”
“Così mi lusinghi, capo” Una quarta voce li interruppe “E poi sei stato tu a insegnarmi la ricetta, io l’ho solo resa perfetta” 
Kurt si girò verso il nuovo arrivato e i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa: quel ragazzo era bellissimo.
Doveva avere all’incirca la sua età, forse qualche anno in meno. Non era un tipo alto, ma aveva un fisico da invidiare, con due spalle piazzate e un paio di braccia da dio greco. Una zazzera di ricci neri spuntava fuori dal berretto che aveva in testa e un sorriso divertito gli impreziosiva il viso.
Mancò poco a Kurt per perdersi negli occhi dorati dell’altro, o forse erano verdi, o un misto di entrambi. Sapeva solo che poteva passare l’eternità a guardarli. 
Il ragazzo si avvicinò al tavolo e Luigi gli posò una mano sulla spalla “Signori, vi presento il nostro chef, Blaine Anderson”
Tina allungò una mano che Blaine accettò volentieri  ”Io sono Tina Cohen-Chang”
“Piacere” le disse cortesemente e poi si rivolse verso l’altro “E tu sei…”
“Kurt” rispose cercando di non balbettare “Kurt Hummel”
Blaine gli strizzò l’occhio e gli strinse la mano “Piacere di conoscerti Kurt Hummel” 
Gli aveva appena fatto l’occhiolino?
Quella specie di dio greco gli aveva appena fatto l’occhiolino?
Forse era morto e finito in Paradiso oppure la panna del dolce era acida e ora stava avendo un’allucinazione.
Tina li guardò entrambi divertita e si alzò “Kurt, vado a pagare il conto, torno subito”
Cosa?!? Perché lo stava lasciando solo?!?
“Allora, piaciuto il pranzo?” chiese Blaine curioso.
Kurt annuì “Mai mangiato meglio in vita mia” ammise quasi senza fiato.
“Beh, questo è un grande complimento. Sicuro di non stare esagerando?”
“Al cento percento. Penso che il tiramisù sia la cosa più buona che abbia mai assaggiato”
Blaine scoppiò a ridere “Bene, ne sono onorato. Allora dovrò tenere la ricetta sottochiave”
Kurt lo guardò divertito “Ti converrebbe, potrei perfino uccidere per quel dolce” 
Non stavano flirtando, giusto? No, erano solo delle battute innocenti. Non sapeva neanche se l’altro giocasse per la sua squadra.
“Allora dovrò dormire con gli occhi aperti” ribatté il moro “O magari potresti convincermi a dirtela, ma non sono un tipo così facile da persuadere”
“Ma io sono un tipo piuttosto convincente”
Blaine si strinse le spalle con nonchalance “Magari ne potremmo parlare a cena fuori”
Ok, adesso stavano decisamente flirtando. Quindi c’era una possibilità che quel dio greco fosse gay, o per lo meno bisessuale.
Kurt fece per rispondere, ma fu interrotto dall’arrivo di una piccola figura che si avvinghiò alla gamba di Blaine.
Una piccola figura che si rivelò la bambina di prima.
“Daddy, ti ho trovato!” esclamò Christie felice mentre l’uomo la prendeva in braccio divertito.
Kurt sgranò gli occhi per la sorpresa: come l’aveva chiamato?
“Ehi, principessa, pronta ad andare?” chiese dandole un piccolo pizzicotto sul naso.
La bambina fece una smorfia “Non voglio andare dalla dottoressa”
“Tesoro, è una semplice puntura, non farà tanto male” cercò di rassicurarla il padre insieme a un paio di baci sulla guancia. 
Nonostante quella scena traboccasse di dolcezza, Kurt era ancora sorpreso da quella scoperta.
Si alzò in piedi, prese il cappotto e salutò Blaine “ È stato un piacere conoscerti, ma ora devo andare”
L’altro cercò di fermarlo, ma Kurt non aspettò neanche una risposta e si volatilizzò insieme a una Tina piuttosto confusa.
Aveva appena flirtato con un ragazzo che sembrava un dio greco. Un ragazzo che gli aveva preparato il pranzo migliore di sempre. Un ragazzo che era padre di un’adorabile e bellissima bambina.
Quando ci si metteva, il destino era proprio un bastardo.

Blaine lo guardò andare via, non potendo più fare niente.
Non sapeva cosa gli fosse preso, ma nel momento stesso in cui aveva visto Kurt, la sua menteera andata in tilt completo.
In tutta la sua vita non aveva mai visto un ragazzo così bello, dalla pelle diafana, con un adorabile naso, dei capelli che sembravano così morbidi alla sola vista e un paio di splendidi occhi di cui non riusciva a riconoscere il colore, forse azzurro o forse grigio. 
E non era nemmeno riuscito a resistere alla tentazione di flirtare con lui e di avanzare un invito a cena, sapendo benissimo come sarebbe andata a finire: nessuno sarebbe mai uscito con un uomo di ventisei anni con una bambina di cinque a casa. Ma almeno ci aveva provato. 
Sospirò e riportò l’attenzione sulla figlia.
“Andiamo piccola. La dottoressa Rose ci aspetta!”
E dopo aver salutato Luigi, uscirono fuori dal locale, imbattendosi in una folata di vento autunnale.

Marley Rose era una pediatra fantastica, bravissima con i bambini ed averla come vicina di casa era un ottimo vantaggio.
“Christie, ti sei alzata cinque centimetri dall’ultima volta, bravissima!” si complimentò la dottoressa segnando l’altezza “Tra poco potresti superare tuo padre, anche se non ci vuole molto”
Christie scoppiò a ridere, mentre Blaine si beccò quella frecciatina in silenzio.
“Ora facciamo questa piccola iniezione e abbiamo finito, ok?”
E fu lì che iniziarono i guai.
Christine era una bambina coraggiosa: si arrampicava senza difficoltà sulle sbarre, aveva provato a nuotare senza braccioli e assaggiava ogni cosa le venisse proposta. L’unico problema era la sua paura folle per gli aghi.
Fu per questo che passarono dieci minuti a rincorrerla per l’intero studio, per tenerla immobile mentre piangeva a dirotto e finire finalmente di fare quello stramaledetto vaccino.
“Ce l’abbiamo fatta anche quest’anno” esultò Marley felice “E ora un bel cerotto e un lecca lecca e potete andare a casa”
Così un paio di minuti dopo, uscirono dallo studio, Christie avvinghiata al collo del padre, mangiucchiando il lecca lecca e continuando a guardare il cerotto di Hello Kitty sul braccio.
“Bravissima la mia bambina coraggiosa!” le disse Blaine per risollevarle il morale “Ora andiamo a casa, va bene?”
La piccola annuì senza dire niente.
“Sai, non ricordo come si fanno le lasagne preferite di Sebastian” iniziò a dire “Mi aiuteresti a prepararle?”

Dopo circa due ore di cucina e un’ora di pulizia della stessa (e di loro due), Blaine e Christie si trovarono a suonare il campanello di un appartamento.
La porta si aprì e Sebastian li fece entrare, prendendo la bambina tra le braccia e riempiendola di baci.
Blaine sbuffò scocciato “Ciao Sebastian. Sì, sto bene, tu? Oh, ne sono felice. No, tranquillo, non mi serve una mano” 
“Zitto Anderson, per adesso ho occhi solo per questa meraviglia” ribatté l’altro poggiando a terra la piccola “E per quella teglia che hai in mano”
Fece per prenderla, ma Blaine gliel’allontanò. 
“Altolà! Questa fila dritta in cucina, altrimenti ci toccherà mangiare i tuoi avanzi come l’altra volta”
Sebastian si imbronciò “Per una volta che ho mangiato un misero pezzettino di lasagna”
“Un misero pezzettino? Smythe, ti sei divorato tre quarti di teglia senza che ce ne accorgessimo. Non capisco come tu faccia a non ingrassare” si lamentò il moro con una punta di gelosia.
“Me lo chiedo anch’io, sai?” disse una voce proveniente dalla cucina “Mangia quello che vuole e rimane magro. Penso abbia fatto un patto con il diavolo”
Blaine scoppiò a ridere e andò verso la cucina, dove trovò Thad Harwood intento a preparare della pastella per muffin. 
“Ciao Blaine” lo salutò allegro “Sei arrivato in anticipo, non che mi dispiaccia ovviamente”
“ È tutto il pomeriggio che Christie si lamenta della puntura del vaccino e speravo che farla venire qui l’avrebbe distratta” spiegò mentre poggiava le lasagne sul bancone.
Thad annuì “Ti capisco, quando Sebastian ha la febbre diventa peggio di un bambino di tre anni”
“Tre anni e mezzo, per favore” lo corresse l’interpellato mentre si aggirava dietro Thad e gli cingeva le spalle “E poi, non mi sembra che l’ultima volta ti sia lamentato così tanto”
Blaine roteò gli occhi “Potete non parlare della vostra vita privata quando siamo a cena qui? E poi dove hai lasciato Christie?”
Sebastian indicò il salotto “Sta vedendo per l’ennesima volta Peter Pan e le ho detto di chiamarmi quando facevano vedere il coccodrillo”
Thad scoppiò a ridere “Ogni volta che vedi quel film, mi chiedi di comprarti un coccodrillo”
“Ehi, i coccodrilli sono meglio dei cani da guardia!”
“Sì, quando non tentano di azzannarti. Hai visto che fine ha fatto la mano di Uncino?”
Sebastian sbuffò e affondò il viso sulla spalla del ragazzo, borbottando qualcosa sul “Ti odio, Harwood”
Blaine li guardò, quasi invidioso: quei due stavano insieme da anni ormai, nonostante la vecchia reputazione di Sebastian e la permalosità di Thad.Si completavano a vicenda, anche se più di una volta aveva dovuto separarli per nonfarli uccidere a vicenda, ma alla fine tutto tornava normale. 
La verità era che non potevano fare più a meno l’uno dell’altro. 
Avrebbe sempre desiderato un rapporto del genere, tentati omicidi a parte.
Avrebbe voluto qualcuno con cui poter addormentarsi la sera e svegliarsi al mattino, qualcuno che lo avrebbe aiutato nei momenti difficili e gli fosse stato accanto in quelli felici. Qualcuno da amare e da cui essere amato. Qualcuno che avrebbe amato Christie come l’amava lui.
E anche se quel qualcuno in quel momento sembrava prendere le fattezze di un certo Kurt Hummel, Blaine sapeva che non sarebbe stato possibile.
Tornò in salotto e si mise seduto accanto a sua figlia, guardandola con tutto l’amore possibile: lei era la sua priorità, la sua ragione di vita. La felicità della sua bambina era più importante della sua.
 

 

Angolo dell'autrice (terrorizzata)
Buona sera a tutti! Questa è la prima long, quindi diciamo che essere terrorizzata è un eufemismo, ma ho voluto comunque correre il rischio e proporvi questo mio piccolo esperimento.
Da dove è nata l'idea? Dalla millesima volta che ho visto Ratatouille (se non lo avete ancora visto, correte subito) e dalla mia recente passione per la cucina (nonostante mia madre si ostini a non farmi cucinare neanche mezzo dolce). 
Il personaggio della piccola Christie è ispirato liberamente all'amore della mia vita, la mia cuginetta,una piccola peste di tre anni che ne combina di crude e di cotte (Vi dico solo che la storia del vaccino è tratta da una storia vera. E da allora non siamo potute più andare in quella clinica) 
Comunque, sinceramente non s che altro dire, spero solo che questo primo capitolo vi sia piaciuto o almeno vi abbia intrigato un po' :) 
Fatemi sapere cosa ne pensate, se continuare o meno (sì, la mia autostima è pari a zero)
Detto questo (queste note non hanno senso, ma è il panico da novella scrittrice), vi aspetto al prossimo capitolo.
Spero di avervi regalato un piccolo sorriso :)

Baci e Abbracci

Frankie

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo Due

 

 Mangiare è uno dei quattro scopi della vita...quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo 
(Proverbio cinese)
La mattina a casa Anderson era un caos. Letteralmente. 
Il problema non era la mancanza di organizzazione, ma il sonno pesante di Blaine, che lo portava a non sentire la sveglia, il che costringeva Christie ad alzarsi, spegnere quella cosa maledetta che odiava e tornarsene a letto a dormire (cattiva abitudine presa dal padre).
Fortuna voleva che ogni mattina la sua vicina Marley bussasse insistentemente alla porta prima di andare al lavoro, assicurandosi che padre e figlia fossero svegli, o almeno coscienti e Blaine era costretto ad alzarsi pur di non subirsi le varie minacce che quell’apparentemente dolcissima dottoressa gli urlava dalla porta.
Così cose che potevano essere fatte tranquillamente in un’ora, venivano fatte in una mezz’ora scarsa: Blaine trascinava una Christie capricciosa sul tavolo della cucina, mollandole un paio di toast con la marmellata  e un succo d’arancia davanti, mentre lui le preparava il pranzo, dopodiché vi era la maratona in bagno, tra lavaggio di denti, faccia e orecchie. Passati dieci minuti a vestire la bambina (chi aveva inventato le calze doveva essere un pazzo) e a dare un’ordinata alla sua testa riccioluta, si infilava un paio di jeans, maglia e giacca e uscivano di corsa, quasi facendosi investire da un paio di macchine e qualche volta  da una ciclista non tanto sveglio. 
E così, alle 7.59, riuscivano a trovarsi davanti all’asilo, dove già la maggior parte dei bambini e genitori era presente: le mamme si riunivano in piccoli gruppetti, alcune lamentandosi della giornata in programma, altre vantandosi di fare colazione in quella deliziosa caffetteria all’angolo, mentre i padri lanciavano costantemente occhiate all’orologio, pronti a scattare dopo aver lasciato la propria prole.
Neanche i bambini sembravano così entusiasti, appoggiati alle gambe dei genitori mezzi addormentati.
Blaine si inginocchiò davanti alla bambina.
“Controlliamo tutto, ok?”
Christie annuì, pronta a quel gioco divertente.
“Cartella?”
“C’è!”
“Pranzo?”
“Dentro la cartella”
“Quaderni e colori?”
“Anche”
“Bellissima bambina che deve andare all’asilo?”
Christie fece una risatina e fece una piroetta “C’è” 
“Ultima cosa importante: un abbraccio e un bacio grande a Daddy?”
La bambina non se lo fece ripetere due volte e si buttò tra le braccia di Blaine, lasciandogli un grosso bacio sulla guancia.
“Comportati bene principessa. Ti vengo a prendere questo pomeriggio, ok?”
La bambina annuì “Posso avere gli spaghetti per cena?”
Blaine scoppiò a ridere “Va bene” Sentì la campanella suonare “Ora vai e cerca di non combinare guai”
E con un ultimo bacio, la lasciò andare mentre la bambina saltellava in classe insieme a un paio di amichette.
Con un sospiro sollevato, decise di andare a bere un’altra tazza di caffè, quando il cellulare squillò e una voce scocciata gli urlò nell’orecchio.
“BLAINE MI ANNOIO!”
Il ragazzo roteò gli occhi “Buon giorno Sebastian. Non ti hanno mai insegnato come rispondere al telefono?”
“Thad ci ha provato, ma funziona solo quando lavoro”
“Ossia quando la tua editrice minaccia di ucciderti in svariati e coloriti modi se non le mandi la bozza del tuo ultimo capolavoro”
Con grande sorpresa di Blaine,  Sebastian aveva mostrato una strana passione per la letteratura e la scrittura,rivelandosi uno scrittore niente male: anzi i suoi romanzi (uno strano miscuglio di thriller e erotismo che Blaine aveva  osato leggere una volta per poi non farlo mai più)  stavano diventando sempre più famosi, tanto che il suo ultimo lavoro era atteso con impazienza.
Sebastian sbuffò “Ho sempre detto che a Sandra servirebbe farsi qualcuno di tanto in tanto. Mi sarei offerto io, se non fossi  gay, fidanzato e non avessi buon gusto”
“E comunque, non dovresti lavorare al tuo ultimo romanzo?” chiese Blaine mentre tentava di chiamare un taxi.
“La scadenza è tra un paio di mesi, ho tutto il tempo del mondo” 
“Il che vuol dire che lo scriverai una settimana prima della scadenza, quando Thad verrà a stare da me perché, cito testualmente, ‘non voglio finire in prigione per delitto passionale’. E Thad è una delle persone più pazienti del mondo per sopportarti”
“Quella volta c’è stata una piccola incomprensione!” si difese l’altro prontamente.
“Sebastian, gli hai quasi tirato un vaso perché ti aveva preparato un decaffeinato al posto di un caffè normale”
Sebastian brontolò qualcosa di incomprensibile “Comunque, dove stai andando adesso?”
Intanto Blaine era riuscito a salire su un taxi “Al supermercato, altrimenti questa settimana faccio morire di fame mia figlia”
“Ci vediamo direttamente lì”

“Fammi capire: ci hai provato con questo tizio e non appena ha visto Christie, se l’è data a gambe”
Blaine annuì semplicemente.
“Anderson, vicino a casa mia c’è una zingara che toglie il malocchio: sicuro di non volerci andare?” 
L’altro sbuffò sonoramente e riprese a fare la spesa senza rispondere.
Sebastian roteò gli occhi “Andiamo, piccolo chef. Stavo scherzando”
“Ho sempre odiato il tuo senso dell’umorismo”
“Tu lo adori”
“No, lo odio. Comunque non importa: sono stato azzardato a provarci, ma appena l’ho visto… Semplicemente ho perso la testa”
“Per un paio di occhi da cerbiatto e un sedere niente male? Dovresti smetterla di vedere tutti quei teen movie da quattro soldi”
Blaine lo fulminò con lo sguardo “Lasciamo perdere. Ho voluto provare ed ho fallito, fine. Non molti vorrebbero uscire con un ragazzo che la sera invece di uscire per locali deve controllare sotto al letto della figlia per eventuali mostri indesiderati”
L’altro lo guardò “Blaine, ci sarà qualcuno che…”
“Forse ci sarà, ma non in questo momento della mia vita”
Sebastian sospirò seccamente: quella storia andava avanti da anni ormai. Lui e Thad avevano provato più volte a farlo uscire con dei ragazzi, i problemi erano sempre gli stessi:  Blaine aveva ragione, pochi sarebbero usciti con un padre single con a casa una bambina di quattro anni, ma il più grande problema era la mancanza di fiducia che il moro aveva nella gente.
Sembrava quasi che si volesse impedire di innamorarsi, di trovare un compagno a cui potersi affezionare, per paura di finire con il suo cuore (e quello di Christie) spezzato. Perché quella bambina aveva un pregio e un difetto allo stesso tempo: si affezionava subito alle persone, poiché in ognuna di loro riusciva a vedere del buono.
E Sebastian lo aveva ormai capito: al contrario di sua figlia, Blaine rifiutava di affezionarsi, perché sapeva che le persone il più delle volte possono deludere e farti soffrire. 
E lui poteva sopportare il suo dolore, ma non quello di Christie: per lui la sua felicità era essenziale.
Eppure quel Kurt sembrava aver scalfito in pochi secondi quella barriera, per poi rovinare tutto.
Ma Sebastian non lo biasimava: nella stessa situazione non avrebbe agito diversamente.
“Ehi Seb, riusciresti a prendere quel pacco di cereali?” La voce di Blaine lo richiamò dai suoi pensieri.
Il ragazzo guardò prima l’amico poi lo scaffale e ghignò malignamente “Che c’è, Anderson, non ci arrivi?” lo punzecchiò prima di prendere la scatola.
“Sebastian, vuoi che tiri fuori la vecchia regola della ‘L’?”
“E vuoi che io chiami Thad per farti dire che sbagli o te lo dimostro in questo momento? Sai quanto amo dare spettacolo”
Scoppiò a ridere fino a quando Blaine per poco non gli tirò un pacco di pasta in piena faccia. 
“Forza, dobbiamo anche comprare quei biscotti al cocco che a Christie piacciono tanto” sbuffò il ragazzo riprendendo a guidare il carrello.


Kurt appoggiò il foglio sulla scrivania e si portò una mano sulla testa: non era possibile, non di nuovo.
“Stephanie, cara, potresti parlare di qualcos’altro oltre a qualsiasi cosa fatta di pelle? Poteva andare l’articolo sulle giacche, passi anche quello sugli stivali, ma esistono anche tante altre cose sai?” 
La ragazza davanti a lui, una minuta biondina che gli ricordava vagamente Brittany, inclinò la testa confusa.
“Ma pensavo che ti piacessero i miei articoli” mormorò con voce indispettita.
“Io adoro i tuoi articoli, ma questa tua… passione per la pelle è un po’ eccessiva, non credi?”
E non solo per gli articoli pensò dando un’occhiata alla gonna e agli stivali di pelle dell’altra.
Stephanie annuì e riprese l’articolo, ritornando al lavoro come nulla fosse.
Il ragazzo sospirò: ancora non capiva perché l’avevano assunta.
A mettere fine a quei trenta secondi di pace fu la rumorosa suoneria del suo telefono.
“Pronto, parla Kurt Hummel” rispose senza neanche guardare l’ID. 
“KURT QUESTA È UN’EMERGENZA!” urlò la voce al telefono. 
Kurt fu costretto a portarsi il telefono a distanza per la sorpresa “Tina, calmati! Cosa succede stavolta?”
“KURT IL MATRIMONIO È ROVINATO, NE SONO SICURA!” 
“Tina, se mi spieghi cosa sta succedendo, possiamo risolvere tutto” Sentì un brusio di voci, quando finalmente qualcuno rispose.
“Kurt, sono Mercedes” 
“Mercedes, felice di sentirti, ma cosa sta succedendo?”
Mercedes sospirò “Si tratta del vestito da sposa: Tina l’ha provato ed è scoppiata a piangere, dicendo che non era il suo abito: infatti l’atelier ha ordinato il modello sbagliato e  per ordinare l’altro modello e fare tutte le modifiche necessarie ci vorranno più di due mesi . Ora Tina è rannicchiata in vestaglia in un angolo dell’atelier e la cosa sta diventando imbarazzante”
Il ragazzo sgranò gli occhi dalla sorpresa “Non so se essere più preoccupato per questa questione o per le sorprendenti capacità divinatorie di Tina”
“Kurt, non è divertente e… TINA MOLLA QUELLE FORBICI! NON SEI MULAN!”
Incerto se scoppiare a ridere o preoccuparsi sul serio, alla fine decise per la seconda “Dì a Tina che andremo alla ricerca di un nuovo abito, ho il posto giusto dove cercare. Tu cerca di tenerla lontana dal suicidarsi sull’Empire State Building o da un orrendo taglio di capelli”
Poté quasi vedere la faccia sollevata di Mercedes “Grazie, tesoro. Non so cosa faremmo senza di te”
“Probabilmente vi ritrovereste a bruciare atelier di moda” rispose il ragazzo con una risata “Ti mando l’indirizzo dove dovete venire. Vi raggiungo lì alla pausa pranzo, ok? Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anch’io, dolcezza!”

Ci erano volute solamente due ore e quaranta minuti  per trovare il secondo abito perfetto per la futura signora Chang e altri venti minuti per assicurarle che sì, il modello era quello giusto e che sì, le modifiche sarebbero state terminate una settimana prima del matrimonio.
Mentre Tina si stava facendo prendere le misure, Kurt e Mercedes sedevano su un elegante divanetto, sorseggiando un paio di bicchieri di champagne offerti dalle assistenti.
“Tina mi ha detto del colpo dell’altro giorno” cantilenò Mercedes dandogli una gomitata scherzosa, ma Kurt sembrò non capire “Oh, non fare il finto tonto! Lo chef carino al ristorante! Ha detto Tina che in un paio di secondi vi stavate mangiando con gli occhi”
Kurt alzò gli occhi “Tina si sbaglia”
“Kurt Hummel, non osare mentirmi!”
“Non ti sto mentendo!”
“Invece sì!”
“No, invece!”
“Sì, invece!”
“No, invece!”
“Sì, invece!”
“Oh e va bene!” si arrese alla fine Kurt, stanco di quella bambinata “Lo chef era carino, molto carino, e abbiamo flirtato un po’”
Mercedes squittì “Lo sapevo!”
“Fino a che un’adorabile bambina non gli si è buttata addosso: era sua figlia”
L’espressione della ragazza cambiò “Sua figlia? Sei sicuro che non fosse.. che so sua nipote?”
“L’ha chiamato ‘Daddy’” spiegò il ragazzo “Mi sembra una prova certa, no?”
“E tu che hai fatto?”
Kurt sembrò fin troppo interessato al suo bicchiere vuoto “Niente di che… Sono scappato a gambe levate”
“TU COSA?” urlò la ragazza facendo voltare quasi tutte le persone nel negozio.
“C’è bisogno di urlare?” sussurrò leggermente imbarazzato.
“Kurt,  non pensi che sia stato… non so un po’ immaturo?”
“Cedes, lo conoscevo da un paio di minuti. Non farne un dramma”
Perché di drammi bastavano quelli che stavano facendo i suoi sensi di colpa. 
Dopo essere uscito da quel ristorante, si sentiva nello stomaco come una morsa che lo attanagliava: aveva forse sbagliato ad andarsene in quel modo? No, no di certo. Cavolo, quel ragazzo aveva una bambina, non voleva ritrovarsi a 26 anni ad essere un patrigno. Eppure non poteva fare a meno di pensare a Blaine e a quelle pozze di oro fuso che lo avevano così tanto affascinato. Appena lo aveva visto, il suo cuore aveva mancato un battito, ne era certo. 
Forse era quello il famoso colpo di fulmine? O forse era stato il suo cervello ancora sotto shock per la bontà di quel dolce a farlo confondere così tanto. Sapeva solo che in quel momento aveva fin troppa confusione in testa e c’era solo un metodo per schiarirsi le idee: una lunga passeggiata a Central Park.

Kurt agganciò il guinzaglio al collare e diede una lunga carezza alla cagna vicino a lui.
“Brava la mia Sally” la lodò fiero “Andiamo a fare una bella passeggiata, va bene?”
Sally era una bellissima dalmata femmina, dal pelo bianco e lucido e con una serie di macchioline nere dappertutto. 
Non era mai stato un tipo da cani (anche se Finn più volte aveva tentato di portare qualche randagio a casa), ma lei lo aveva conquistato fin da subito e poi la poteva definire un regalo speciale: infatti le era stata affidata dalla sua vecchia padrona di casa, dopo che lei aveva venduto il suo condominio per trasferirsi dai figli, che purtroppo non potevano permettersi di tenere anche Sally. 
Così lui aveva accettato di buon grado, visto che si era rivelata una cagnolina educata, addestrata e soprattutto molto affettuosa. Aveva quasi sei anni, ma rimaneva sempre una cucciolona.
Passeggiare a Central Park era rilassante: l’aria aperta, tutto quel verde, le statue e il lago, era un piccolo giardino dell’Eden in terra.
Ed era perfetto per schiarirsi le idee: quando aveva bisogno di ispirazione per il lavoro o aveva semplicemente bisogno di rilassarsi, quello era il suo posto speciale, il suo angolo di Paradiso. 
Così aveva pensato all’intera situazione ‘Blaine’ per giungere alla conclusione che era inutile rimuginarci troppo:  anche se avesse voluto, aveva perso la sua occasione scappando via in quel modo e forse non lo avrebbe neanche più rivisto, tanto valeva mettersi l’anima in pace. 
Sospirò e continuò a camminare con Sally al suo fianco, che ogni tanto si fermava ad annusare qualcosa o cercava di rincorrere qualche scoiattolo. 
“È inutile che ci provi: un giorno quegli scoiattoli conquisteranno il mondo” scherzò Kurt accarezzandole la testa divertito. Si sedette su una panchina, legò il guinzaglio di Sally a uno dei braccioli, e tirò fuori l’ultimo numero di Vogue, sfogliando le pagine avidamente. Ma la sua concentrazione durò ben poco, perché la dalmata sembrava fin troppo su di giri, muovendosi continuamente per liberarsi.
Il ragazzo chiuse la rivista “Vedo che oggi non abbiamo voglia di rilassarci, eh?” Slegò il guinzaglio e lo tolse dal collare “Forza, andiamo a farti correre un po’” 
 Tirò fuori una pallina rossa dalla borsa a tracolla e la lanciò, mentre Sally la rincorreva felice. 
Continuò così per un bel po’, fino a quando non lanciò la palla un po’ troppo lontano e non riuscì più a intravederla. Poi lo sentì: un urlo di dolore proprio nella direzione dove era diretta la cagna. 
Iniziò a correre, temendo che forse la sua Sally avesse morso qualcuno, forse un bambino, anche se la riteneva una cosa impossibile. Finalmente iniziò a vedere l’animale,accanto al quale c’era una bambina che piangeva disperata. Più si avvicinava, più gli sembrava di ricordare quei riccioli così scuri, mentre anche un’altra figura correva verso di lei e non ci mise molto a riconoscerlo: era Blaine.

Blaine amava portare Christie a Central Park. Almeno una volta alla settimana, passavano l’intero pomeriggio al parco, magari per fare un picnic o un giro sul quel carosello che la bambina amava tanto o semplicemente per dare da mangiare a scoiattoli e papere. 
Era uno di quei momenti a cui il ragazzo non avrebbe mai potuto rinunciare, perché la risata di Christie era il suono più bello del mondo e quando i suoi occhi iniziavano a brillare, in quel preciso momento sapeva di aver reso felice la sua bambina. E questa era la cosa più importante.
Mentre passeggiavano felici e Christie continuava a chiacchiere dell’asilo, Blaine per un momento riuscì a scordarsi del lavoro, dei problemi e perfino di Kurt, nonostante al solo pensiero poteva sentire ancora  le farfalle nello stomaco. 
Christie intanto smise di parlare all’improvviso, troppo intenta a guardare un adorabile scoiattolino mordere una nocciolina, e lasciò andare la mano del padre, iniziando a inseguire quella piccola creaturina che scappò subito via. 
Peccato che nella corsa, la bambina non vide in tempo il cane che le tagliò la strada, facendola cadere pesantemente a terra: aveva perso l’equilibrio cadendo di faccia e subito scoppiò a piangere per il fastidioso pizzicore alle mani e il dolore a uno dei ginocchi.
“Christie!” sentiva suo padre chiamarlo e il pianto aumentò “Piccola, non piangere! Daddy è qui”
Ma lei aveva bisogno di piangere, le faceva troppo male.
Blaine si chinò verso di lei, quasi non notando l’altro ragazzo che si era avvicinato fino a quando non parlò.
“Mi spiace tantissimo!” iniziò a scusarsi “Di solito Sally è tranquilla e…”
Il moro si voltò verso di lui “Non ti preoccupare, poteva succede…” Ma non riuscì a terminare la frase dalla sorpresa: Kurt, quella specie di angelo che era stato nei suoi pensieri negli ultimi due giorni, era davanti a lui, lo sguardo mortificato e preoccupato.
“Kurt” sussurrò semplicemente “Cosa ci fai qui?”
“Ero venuto a fare una passeggiata e...”c
“Daddy, tanto male!” si lamentò Christie riconquistando la sua attenzione. Blaine scosse la testa e tirò fuori un kit di pronto soccorso dallo zaino, prendendo dell’acqua ossigenata e delle garze.
“Aspetta ti do una mano” si offrì Kurt mentre reggeva le garze, permettendo a Blaine di disinfettare con calma la ferita al ginocchio e qualche graffio sulle mani. 
Christie intanto smise di piangere, lasciandosi andare solo a qualche singhiozzo: doveva essere una bambina coraggiosa. 
E quando Blaine le mise un paio di cerotti con i fiorellini, i suoi preferiti, si era calmata del tutto e si lasciò cadere tra le braccia del padre, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
Il moro la strinse a sé, poi si rivolse a Kurt “Grazie dell’aiuto” disse sinceramente. 
“Di niente…” mormorò l’altro leggermente imbarazzato mentre accarezzava la schiena di Sally “Mi spiace ancora per quello è che successo”
“Non è stata colpa tua” lo rassicurò “Dovevo stare più attento a dove questa piccola peste stava andando: spero che prima o poi smetterà di fare la cacciatrice di scoiattoli” Le fece il solletico sul fianco, facendola ridere un po’.
Kurt li guardò incantato: erano entrambi splendidi e poteva percepire l’amore di Blaine per la piccola semplicemente dal suo sguardo. 
Nel frattempo Sally si era avvicinata al moro e iniziò ad osservare la scarpa di Christie, facendola spaventare un po’. 
“Non avere paura” la tranquillizzò Kurt mentre legava di nuovo l’animale al guinzaglio “È dolcissima e non farebbe male a nessuno. È solo un po’ distratta”
Christie non sembrò molto convinta, ma anche lei cominciò a guardare quella bellissima dalmata e allungò la manina verso di lei, lasciandola annusare.
“È carina” sussurrò la bambina.
“E sembra che tu le piaccia” rispose il padrone divertito “E sicuramente dispiace anche a lei averti fatto cadere”
Blaine sorrise “Fortunatamente non è successo niente di grave: dovrò solo comprare un altro paio di calze”
“CALZE ROSA!” urlò la piccola entusiasta. 
“D’accordo, calze rosa” rispose il padre baciandole una guancia “Ora che ne dici di un bel frullato al cioccolato? Forse ti farà passare più velocemente la bua al ginocchio”
Kurt scoppiò a ridere all’espressione scioccata di Christie “Sììììì!” esclamò abbracciando stretta il padre, poi guardò di nuovo Kurt “Daddy, può venire anche il signor Kurt?”
E a quelle parole, entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi dalla sorpresa. 
Blaine sembrò titubare un attimo, incerto sulla situazione, ma quando sentì Kurt rispondere con un leggero sorriso, poté sentire il suo cuore mancare un battito.
“Se a tuo padre va bene, mi farebbe molto piacere”

Angolo dell'autrice
Se questo è stato troppo smielato per voi, mandatemi le parcelle dei dentisti a casa (la mia beta crede che la voglia mandare in coma diabetico)
Comunque eccoci con un nuovo capitolo, ma prima voglio ringraziarvi con tutto il cuore per le vostre recensioni e per aver dato una chance a questa storia: credetemi quando vi dico che è grazie a voi che ho la voglia di scrivere e continuare questa storia. Per quanto riguarda il capitolo, beh.... la prima parte è routine quotidiana durante l'estate, quando dovremmo svegliarci per il mare e la piccola peste di mia cugina spegne la sveglia perchè ha sonno. E Sebastian come autore non capisco da dove mi sia venuta, ma me lo immagino a scrivere romanzi tra l'erotico e il poliziesco (grazie immaginazione) E niente,quei si pensano tanto, tentano di scordardi e fortuna vuole che si incontrino...
E ora vi lascio, vi attendo per il prossimo capitolo davanti a un frullato e un caffè
Fatemi sapere cosa ne pensante, perchè ogni recensione mi fa sempre sorridere e spero che questa storia abbia fatto sorridere voi
Grazie alla mia dolce beta Michele per supportarmi sempre!
Baci e a presto

Frankie

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Capitolo Tre


La vita è troppo breve per bere vini mediocri 

(Goethe)

 


A Christie era sempre piaciuto incontrare persone nuove, per questo aveva subito chiesto al signor Kurt di andare con loro: già dal loro primo incontro, le era simpatico e in più sembrava un angelo, come quelli che si vedevano in televisione, dalla pelle bianca e dagli occhi azzurri. 
E poi la sua cagnolina era simpatica e buffa con tutte quelle macchioline nere.
“Signor Kurt, perché il pelo è pieno di pallini?” chiese curiosa mentre si dirigevano verso la caffetteria. 
Kurt sorrise “Perché è nata così” rispose semplicemente “Hai mai visto ‘La carica dei 101’?”
La bambina annuì, facendo un’espressione scioccata “È come Pongo e Pelly!”
“Peggy, amore” la corresse Blaine divertito “Ed è proprio come loro”
“No, lei è molto più bella” sostenne convinta mentre le accarezzava piano la schiena “Posso portarla poco poco?”
“Tesoro, penso che Kurt non voglia…” Ma il padre non riuscì a terminare la frase che Christie sfoderò l’occhiata da ‘cucciola bisognosa’: occhi dolci, ciglia svolazzanti e un adorabile broncio a cui nessuno poteva resistere. Lo sapeva bene Thad che un giorno era stato costretto a spendere una fortuna per vincere un enorme orso di pezza a uno stupido tiro a bersaglio. 
Quell’espressione poteva convincere lo stesso Obama a dimettersi ed eleggere Kermit la Rana come nuovo presidente. O almeno di questo era convinto Sebastian.
Ma Blaine era suo padre e non poteva lasciarla vincere ogni volta.
“Per me non c’è problema” lo precedette l’altro “Sally è addestrata a stare al guinzaglio, non dovrebbe succedere niente. Ovviamente devi essere d’accordo anche tu” 
“Sì, va bene” mormorò semplicemente e Christie prese felicemente il manico, tenendolo stretto stretto, mentre Sally camminava tranquilla senza tirare troppo.
“Brava Sally!” le disse la bambina ridendo “La più bella cagnolina del mondo!”
Kurt non poteva smettere di sorridere: era troppo adorabile per essere vera. 
“Grazie per averglielo permesso” disse ad un tratto Blaine “Ogni volta avere a che fare con quell’espressione da cucciolo è una battaglia”
“Oh, lo immagino” rispose con una risata “Credo sia difficile dire di no davanti a quel broncio così carino”
“Di solito ho i sensi di colpa per tutta la giornata, ma penso che sia normale per ogni genitore”
Sensi di colpa. Già, come quelli che stava provando ancora Kurt.
“A proposito…” iniziò a dire quest’ultimo “Mi spiace per essere scappato in quella maniera”
Blaine lo guardò stupito, ma la sua espressione si addolcì subito “Grazie delle scuse, ma non ti preoccupare: non è la prima volta”
Ecco, questo non aiutava. Kurt poteva sentire la sua coscienza punzecchiarlo incessantemente nello stomaco.
“E non è la peggiore” aggiunse quasi divertito “Una volta, uscì con un tizio, amico di amici, uno di quelli in giacca e cravatta, affarista e uomo di mondo. Andammo a cena in uno di quei ristoranti dove ti danno un quarto di porzione di cibo, non proprio il mio genere” Storse un po’ il naso “Mi chiese di me e io gli dissi del mio lavoro e di Christie ovviamente e per poco non si strozzò con il costoso vino che aveva ordinato. Fatto sta che è andato in bagno, ci ha passato dieci minuti, è tornato e mi ha detto di aver avuto un’emergenza familiare”
Kurt si accigliò “Poteva essere vero, no?”
“Poteva esserlo, ma il giorno dopo il mio amico mi chiamò, dicendomi che la sera stessa lo aveva visto in un nightclub a strusciarsi con un altro. Beh, almeno il vino era ottimo”
La conversazione cadde in un momentaneo silenzio, poi entrambi scoppiarono a ridere.
“Ok, questo fa sembrare la mia fuga un male minore” concordò Kurt “Ma, sul serio, mi dispiace”
“Te l’ho detto: non ti preoccupare” lo assicurò di nuovo Blaine con un sorriso sincero.
“Daddy, Signor Kurt, siamo arrivati!” li avvertì la bambina fermandosi davanti a una colorata caffetteria, con i tavoli fuori e tanti vasi di fiori attorno. 
Si sedettero tutti e tre, mentre Sally veniva legata alla sedia di Kurt e si sdraiò a terra, guardando ogni tanto la strada.
Ordinarono un paio di caffè per loro e un frullato al cioccolato per Christie.
Un’altra cosa che Kurt notò con piacere era che la timidezza della bambina era solo iniziale: aveva infatti iniziato a parlare dell’asilo, dei suoi giochi e film preferiti.
“E per me la principessa Aurora è quella più bella, perché ha i capelli dorati e il vestito rosa” sostenne la piccola con convinzione.
Kurt sorrise “Ti piace molto il rosa, vero?”
Christie annuì “Voglio la mia stanza tutta rosa, ma Daddy non vuole” sbuffò scocciata mentre Blaine roteò gli occhi.
“Tesoro, il mese scorso la volevi blu e prima ancora verde. Daddy non può permettersi così tanti barattoli di vernice”
La bambina sospirò di nuovo finché finalmente non arrivarono i loro ordini e per la prima volta Christie si zittì, troppo intenta a godersi quel buonissimo frullato.
Blaine iniziò a zuccherare il suo caffè “Allora Kurt, c’è qualcos’altro da sapere su di te, oltre ovviamente al possedere una Dalmata così bella”
Kurt sorseggiò un po’ di caffè e poi rispose “Beh, ho 26 anni, vivo a New York da quando ne avevo 19 e da allora lavoro da Vogue.Com”
“Vogue.Com?” ripeté il moro stupito “Proprio quel Vogue.Com?”
“L’unico e solo, da quello che so” rispose divertito “La moda è sempre stata una delle mie passioni”
“Wow, è grandioso! Insomma, si vede subito che sei uno che segue la moda, non mi sarei stupito così tanto ma... wow Vogue.Com”
Kurt scoppiò a ridere “Rimasto sorpreso, eh?”
“Molto” ammise sinceramente “E oltre alla moda, cos’altro ti interessa?”
“Il teatro” rispose mentre giocherellava con il bicchiere “Volevo entrare alla NYADA, la…”
“New York Academy of Dramatic Arts” terminò Blaine mentre Kurt lo guardava sorpreso “Provai anch’io a fare domanda lì, ma non sono riuscito ad entrare”
“Oh, neanche io” sussurrò semplicemente Kurt “Ma alla fine ho trovato la mia strada nella moda. Il canto lo lascio sotto la doccia” sdrammatizzò con un lieve sorriso.
Blaine lo guardò comprensivo “Capisco cosa hai passato. A volte dobbiamo rinunciare a certi sogni e crearne di nuovi”
E Kurt non poté non notare che, per un secondo, gli occhi di Blaine si spostarono verso Christie. 

Passarono un’altra ora al bar, Kurt e Blaine ormai persi nella loro conversazione e Christie ad accarezzare Sally che sembrava aver preso in simpatia la bambina.
“Quindi sei dell'Ohio, come me, e andavi alla Dalton.Eri uno dei Warblers?” chiese incuriosito Kurt.
“Il solista, per la precisione” rispose l’altro senza superbia “E ricordo che le New Directions ci hanno battuti più di una volta” 
Kurt scoppiò a ridere “Lo so.Non male per un gruppo che sceglieva le canzoni un paio di giorni prima.”
“Non ci credo!” ammise Blaine scioccato “Il mio amico Wes sarebbe impazzito senza almeno due settimane di prove! Una volta per esempio…”
“Daddy…” la voce stanca di Christie richiamò la sua attenzione: la bambina si stava stropicciando gli occhi stanchi per poi fare un grande sbadiglio “Sonno…”
Il ragazzo diede un’occhiata all’orologio, stupendosi dell’ora fattasi “Wow, si è fatto tardi” Prese la bambina tra le braccia “Dovremmo già essere tornati a casa”
Kurt sembrò mortificato “Mi spiace di averti trattenuto così tanto”
Il moro scosse la testa “Non provare a scusarti, è stato…” Uno dei pomeriggi migliori di sempre“divertente, sbucciatura del ginocchio a parte” Entrambi scoppiarono a ridere “Inoltre devo preparare la cena a questa principessa, anche se penso si addormenterà sul piatto senza neanche assaggiare niente”
“Con uno chef come papà, non credo proprio” scherzò l’altro ridacchiando.
Blaine annuì semplicemente, mentre nella sua testolina riccioluta si aggirava un’idea azzardata: non sarebbe stato strano invitare Kurt a cenare con loro, vero? Insomma, avevano già preso un caffè insieme, perché non continuare a parlare davanti a un piatto di spaghetti?
Forse era troppo presto, forse era una stupida idea, forse…
“Scusami” gli disse Kurt mentre guardava il cellulare “Cavolo, mi ero scordato della cena fuori”
In quel momento, Blaine giurò di aver sentito il rumore delle sue speranze infrangersi: quell’angelo sceso in terra era già fidanzato.
Destino crudele.

“Oh, v-va bene” balbettò incerto “Non voglio che tu faccia tardi…”
Kurt ridacchiò “Guarda, cenare con una sposa semi isterica mentre controlliamo per la ventesima volta la lista degli invitati non è una prospettiva allettante” Non quanto stare con te a parlare di ogni spettacolo di Browday
“Non ti invidio proprio” rispose l’altro più allegro “E comunque è meglio che vada. È  stato bello incontrarti” 
“Anche per me” ammise sinceramente Kurt “Io e Sally andiamo spesso a  Central Park. Magari la prossima volta…” 
“Possiamo vederci lì” finì di dire Blaine con un sorriso entusiasta “Mi sembra un’idea splendida”
E, con un coraggio dato da quella risposta, Kurt scrisse un numero sul tovagliolo e glielo diede.
“Mister Hummel, da lei mi aspettavo un biglietto da visita” lo punzecchiò il moro accettando volentieri il fazzoletto.
 L’altro sbuffò divertito “Mi spiace, ma ho smesso di portarli sempre con me”
“Scommetto che quando li hai ricevuti, li mostravi sempre in giro”
Kurt scoppiò a ridere “Ci hai azzeccato, Anderson. Sicuro di non essere un indovino?”
“No, ma è una cosa che farei anch’io” rispose stringendosi nelle spalle mentre Christie si avvinghiò ancora di più al collo del padre, non riuscendo a trovare una posizione comoda per dormire.
“Meglio che vada o a casa non riuscirò a staccarla tanto facilmente” scherzò facendo ridere l’altro “Ci vediamo presto, allora”
“Ci vediamo presto” rispose semplicemente Kurt sorridendogli, un sorriso che Blaine era certo di sognare quella notte.

Poteva sentire lo scricchiolio delle scale e si tappò la bocca, pregando che non la sentisse. Ma ad ogni passo, ad ogni piccolo rumore, la sua speranza vacillava, finché non sentì il pomello della porta aprirsi e…
“SEBASTIAN, DOVE HAI MESSO IL SALE?” La dolce voce del suo compagno lo interruppe dalla scrittura del suo ultimo romanzo, cosa che lo faceva irritare parecchio.
“Dove l’hai lasciato ieri sera!” rispose con una strana calma, riprovando a scrivere.
“NON C’È! ANDIAMO SMYTHE, NON È  DIFFICILE RIMETTERLO AL SUO POSTO, NO?”
Sebastian sbuffò “L’ho rimesso al suo posto!”
“ALLORA MANGI SCIAPO STASERA, PERCHÈ  QUI NON LO TRO… OH,ECCOLO! ED ERA SUL MICROONDE, NON SULLO SCAFFALE”
Sebastian scosse la testa, cercando di continuare a mantenere la calma.
C’erano dei  vantaggi e degli svantaggi a convivere con un ragazzo maniaco della pulizia: il bagno era sempre immacolato, ma non potevi lasciare un calzino in giro che rischiavi il linciaggio. O peggio, una notte in bianco. 
Sospirò e prese un altro biscotto dal comodino: avere Thad che lavorava in una pasticceria era un altro vantaggio della convivenza di cui era ben grato, subito dopo il far l’amore ogni giorno e in ogni angolo della casa.
Lui non era in grado di cuocere neanche un uovo al tegamino, nonostante Blaine e Thad più volte avessero provato ad insegnargli. 
E, con il biscotto sulle labbra, riprese a scrivere, ma il destino sembrava odiarlo, perché proprio in quel momento il suo cellulare squillò.
“Che c’è?” rispose seccamente. 
“Sebastian ti sembra il modo di rispondere?” si lamentò la voce dall’altro capo.
“Anderson, ne abbiamo già parlato: il Sebastian educato esiste solo nel lavoro. Cosa vuoi?”
“Volevo solo ricordarti di domani pomeriggio” 
“Blaine, sono due anni che il martedì e il giovedì vado a prendere Christie all’asilo, alle tre e mezza in punto, nonostante le mamme single cerchino ogni volta di ‘pianificare appuntamenti di gioco tra i bambini’, quando in realtà vorrebbero che fossi io a giocare al dottore con loro” ribatté acidamente “Quindi, o arriviamo subito al punto o mi lasci uccidere una ragazza in un armadio”
“Lo sai che, se non sapessi che fossi uno scrittore, questo sarebbe spaventoso?”
“Blaine…”
Il ragazzo sospirò “Ok…” E gli raccontò ogni dettaglio, dal colorito della guance di Kurt dopo la corsa alle adorabili fossette che si formavano quando sorrideva.
Se fosse stato diabetico, Sebastian sarebbe finito in coma “Bene, così hai il suo numero. Chiamalo e invitalo a cena, no?” 
“Seb, non è così semplice” ribatté Blaine nervosamente “Ho una figlia a cui pensare, non posso buttarmi in una relazione in questo modo! E se con Kurt non funzionasse? E se Christie si affeziona e lui se ne va, ne rimarrebbe ferita a vita!”
“Blaine, calmati” gli ordinò l’amico “La velocità con cui passi da tredicenne in preda agli ormoni a padre apprensivo in crisi è impressionante. Ti ho detto solo di invitarlo a cena, non di proporgli di sposarti”
“Ma…”
“Niente ma. Prendilo come un semplice appuntamento, no? Hai questo stramaledetto vizio di pensare sempre al futuro e non riesci a vivere il presente, come quando Christie iniziò a camminare e tu già stavi comprando le scarpette da ballo su Amazon”
“Ehi, era un investimento sul futuro!”
“Il punto è, Anderson, che a volte devi solo vivere il momento. Guarda oggi: mi hai detto di aver passato un pomeriggio fantastico, no? È  perché per una volta non hai pensato alle conseguenze. Non dico di farlo sempre, ma ogni tanto… smetti di correre e goditi una semplice passeggiata”
Blaine rimase un minuto in silenzio “Per essere un grande scrittore, l’ultima frase era un po’ banale, no?”
Sebastian sbuffò “Scrivo thriller, non romanzetti rosa. Per quello mi basti te”
L’altro scoppiò a ridere “Hai ragione. Hai ragione su tutto.  È  che è difficile non pensare sempre a cosa potrebbe succedere. Soprattutto dopo quello è accaduto”
“Lo so, ma questo non deve impedirti di goderti le cose che hai ora: una bambina splendida, un lavoro che ami, un miglior amico strafigo come me e amici idioti come Jeff o Nick”
“Mi sembra giusto” rispose Blaine ridendo “Grazie Seb. Mi sei sempre stato d’aiuto”
“Lo sai, ci sarò, anzi ci saremo sempre” rispose il ragazzo sinceramente, poi ghignò “E lo so, sono fantastico, ma ora lasciami scrivere, altrimenti Sandra userà la mia testa come fermacarte” E senza neanche aspettare che l’altro rispondesse, riattaccò. 
Provò a scrivere di nuovo, ma fu inutile: chiuse il portatile e si stese sul letto, la mente persa nei ricordi.

Erano le tre di notte, o almeno così aveva letto sulla sveglia digitale quando il suo cellulare iniziò a squillare.
“Pronto?” rispose con voce assonnata.
“Sebastian, ti prego aiutami” La voce di Blaine era angosciata mentre sul fondo si sentivano delle fortissime urla “Christie continua a piangere come una disperata e non so cosa fare. Ho provato a chiamare mia madre, ma è in Francia e non risponde!”
Sebastian si sedette sul letto, cercando di non svegliare Thad che russava leggermente accanto a lui.
“Le hai dato il latte?” chiese subito trattenendo uno sbadiglio.
“Le ho dato il latte, fatto fare il ruttino,cambiato il pannolino e cantato ogni ninna nanna possibile!”ribatté l’altro nervoso “Sono un pessimo padre!”
Sebastian si passò una mano sul viso “Blaine, non so che dirti…”
“Metti il vivavoce” ordinò ad un tratto una voce stanca.
Il ragazzo si voltò verso Thad, trovandolo ancora avvolto tra le coperte, e fece come detto.
“Blaine, la pancia della piccola è dura?” chiese guadagnandosi un’occhiata confusa dal suo fidanzato.
Passò qualche secondo prima di ottenere una risposta “Sì, abbastanza”
“Allora ha delle coliche, è normale per un bambino di pochi mesi” rispose Thad “Tienila in braccio a pancia in giù, una mano sulla pancia e le massaggi la schiena con l’altra, continuandola sempre a dondolare. Puoi provare anche a farle un bagno tiepido e massaggiarle il pancino. Domani portarla dal pediatra, ma non preoccuparti troppo: è una cosa che succede molto spesso nei neonati”
Sia Sebastian che Blaine rimasero sorpresi dalla risposa del ragazzo che semplicemente tornò a dormire, borbottando che vivere con tre sorelle piccole gli aveva insegnato una cosa o due.
Blaine fece come detto e Sebastian non riattaccò fino a che non sentì la piccola calmarsi.
“Sì è addormentata” esclamò a bassa voce il neo padre sollevato “Ringrazia infinitamente Thad. E grazie anche a te Seb”
Il ragazzo sorrise “Lo sai che ci sarò, anzi ci saremo sempre per te. E per Christie ovviamente”


Sebastian era così sovrappensiero che non si accorse di Thad che in silenzio era sgattaiolato vicino a lui, poggiando la testa sul suo petto.
“Ehi, futuro Stephen King d’America, la cena è quasi pronta” lo avvertì divertito.
Il ragazzo sembrò risvegliarsi e lo guardò con un sorriso, accarezzandogli una guancia.
“Lo sai che sono fortunato ad averti giusto? Anche quando ti lamenti del sale mancante o dei calzini sporchi”
Thad ridacchiò “Ti amo anch’io” gli disse baciandolo dolcemente “E stasera c’è la tua cena preferita: filetto al pepe con patate al forno e spinaci”
Sebastian si accigliò “Non che non apprezzi il pensiero, ma c’è qualcosa che devi chiedermi?”
“Behhhh” iniziò a dire il suo ragazzo mentre si alzava dal letto “ Ho invitato Nick e Jeff a pranzo domenica, visto che sono in città per qualche giorno”
“Bene, mi dovrò sorbire un pranzo con Pinco Panco Biondo e Panco Pinco Moro” sbuffò il biondo seccato.
“Sì e gli ho offerto di rimanere a dormire da noi” aggiunse poi “E se provi a ribattere, vai in bianco per una settimana!” E detto questo scappò via, perché, nonostante la minaccia valida, niente poteva fermare il suo ragazzo dall’urlare come un matto.
“THAD HARWOOD, COSA HAI FATTO?!?”


Angolo dell'autrice
Bene bene....Salve a tutti! Spero che anche voi siate sopravvissuti a pioggia e vento (sul serio, mi aspettavo di finire in un tornado e ritrovarmi nel mondo di Oz)
Detto questo, ecco il nuovo capitolo: un appuntamento inaspettato, piccole scoperte, un invito a cena mai chiesto (la mia beta mi sta ancora odiando per questo) e il caro Blaine pieno di dubbi. 
Ma come biasimarlo? E Thad esperto di bambini: il piccolo trucco per le coliche mi è stato fornito da mia zia, quando una delle mie cugine (non giudicatemi, ma ho venti tra cugini e cugine) aveva le colichette e piangeva come una matta per tutto il giorno. Dondolare una bambina per più di un'ora è un ottimo esercizio per le braccia, fidatevi. 
E, a grande sorpresa, la menzione di Jeff&Nick, che appariranno nel prossimo capitolo, pronti a coccolare Christie e a torturare il povero Sebastian (o a essere torturati). E anche uno squarcio sui pensieri di Kurt sul nostro Chef in una serata...molto stravagante. 
Piccola menzione che vorrei fare (e che avrei dovuto fare): nella storia si verrà a parlare di appuntamenti passati (come in questo capitolo) e di qualche ex, MA niente terzi incomodi, triangoli, quadrati o altro. 
Kurt è di Blaine, Blaine è di Kurt e Kurt e Blaine saranno di Christie (?) 
Dopo questo monologo (non odiatemi) volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito, messo la storia tra preferiti/ricordati/seguiti: vi ringrazio con tutta l'anima, sul serio. 
Quando ho iniziato a scrivere questa long, pensavo di non andare oltre il primo capitolo, ma voi mi avete dato l'autostima e la voglia di scrivere.
Grazie per rendere le mie giornate migliori.
Un ringraziamento speciale alla mia stupenda Beta, che riesce sempre a correggere i miei orrori grammaticali
Al prossimo capitolo
Baci e sorrisi
Franki
e

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Capitolo Quattro

L'ospite è un gioiello posato sul cuscino dell'ospitalità
(R. Stout)

Kurt non si aspettava di passare la serata in quel modo: quando era entrato nell’appartamento di Tina, si era ritrovato catapultato in un negozio di intimo, piuttosto che in una casa.
Il problema? Il problema era la sarta che aveva consigliato alla futura sposa di trovare l’intimo adatto a quell’abito e, ovviamente, alla prima notte di nozze.
Mai errore fu più fatale.
Perché Tina, da dolce e tenera ragazza, si era trasformata in una Sposa Godzilla: non voleva il matrimonio perfetto, voleva solo che ogni cosa non si rivelasse un disastro (o almeno questo diceva lei).
E la sfortuna che sembrava attanagliarla l’aveva addirittura spinta a consultare una zingara ed ora andava in giro con un’orribile amuleto al collo, che avrebbe dovuto tenere fino al matrimonio.
Kurt aveva pensato di rubarlo nel sonno e regalarlo a qualche barbone o bruciarlo direttamente.
“Tina, hai deciso di aprire un negozio di intimo? Pensavo che ti piacesse fare la maestra”
La ragazza, uscita dalla camera in vestaglia, lo guardò tra l’esasperato e il disperato.
“Kurt, non è il momento di scherzare! La mia amica Hanna mi ha mandato questi campioni, MA NESSUNO VA BENE PER QUEL MALEDETTO VESTITO! È UN SEGNO!”
Mercedes spuntò fuori dalla cucina con un vassoio in mano, su cui erano posati una brocca di thè freddo e un piatto di dolcetti. 
“Tina, tesoro, ne abbiamo già parlato: a nessuno interesserà l’intimo se non a Mike e, credimi, penso che a lui interesserà solo togliertelo invece che ammirarne il colore o il pizzo”
Offrì un bicchiere a lei e poi a Kurt, che si accigliò “Thé freddo?”
Mercedes gli si avvicinò ad un orecchio “Thé freddo corretto: tre bicchieri di questo e inizierà a ridere come una pazza dimenticandosi del matrimonio”
Il ragazzo alzò il bicchiere “Un piano geniale. Almeno non dovrò vedere una sfilata personale di intimo” Prese un reggiseno color melanzana dal tavolo “Soprattutto se di questo colore”
L’altra scoppiò a ridere e si mise seduta accanto a lui, mentre Tina sembrava essersi calmata dopo il primo bicchiere.
“Allora, oggi mi sembri quasi di buon’umore” notò l’amica prendendo un sorso “Dopo l’atelier sembravi in crisi mistica”
“Oh, sì mi sono risollevato” disse con nonchalance “Passeggiare con Sally è un ottimo toccasana per i nervi”
Mercedes sbuffò “È successo altro, vero? Quando cerchi di mentire la tua voce si alza improvvisamente”
“Non è vero!” ribatté, ma notò con estremo imbarazzo che aveva ragione “Ok, hai ragione. Comunque hai presente Blaine?”
“Ne abbiamo parlato stamattina: al contrario della Sposa Godzilla, ti ho ascoltato”
“L’ho incontrato per caso al parco, o meglio il mio cane è andato addosso a sua figlia, o viceversa. E mi ha invitato per un caffè, anzi sua figlia lo ha fatto”
Mercedes fece un lungo “Awww” prima di farlo continuare “Abbiamo parlato, e tanto anche, scoprendo di avere moltissime cose in comune. È stato un pomeriggio … indescrivibile”
E lo era stato: Kurt non riusciva a smettere di pensare a Blaine, ai suoi occhi, alla sua risata, alla sua voce. Inoltre era gentile, divertente e molto premuroso, almeno da quanto aveva visto con Christie. 
Ed eccolo il tarlo che gli rosicchiava la testa: Christie.
Quella bambina era meravigliosa, niente a che vedere con quei diavoli dei suoi cugini, rei di aver buttato della tempera colorata sul suo maglione bianco di Gucci. 
Quell’anno non riservò nessun regalo di Natale per loro.
Invece Christie era semplicemente adorabile, riusciva a farsi voler bene fin da subito: inoltre era educata, che non era una cosa da poco visto la tenera età.
Ma rimaneva sempre la figlia di Blaine e Blaine rimaneva sempre suo padre. 
Quello era un dettaglio essenziale.
Non era il fatto che non volesse avere figli: nonostante le tragiche esperienze con la parentela, gli piacevano molto i bambini e un giorno gli sarebbe piaciuto averne qualcuno.
Un giorno, magari dopo i trent’anni, con una casa più grande di una scatola di scarpe e, ovviamente, l’amore della sua vita. 
Sospirò e prese un altro sorso della bevanda “Gli ho perfino lasciato il mio numero, ma non credo richiamerà”
Mercedes si accigliò “Che diavolo stai dicendo? Certo che chiamerà!”
“Cedes, tu non vedi l’intera situazione: forse, e dico forse, se lui non avesse una figlia e se gli piacessi veramente richiamerebbe. Ma non deve pensare solo a se stesso” spiegò “Prima di Carole, mio padre aveva avuto qualche appuntamento, ma non mi ha mai presentato nessuna perché non voleva che mi affezionassi prima di esserne certo. Per lui, la mia felicità è più importante della sua. Cavolo, per poco non mandava a monte la sua relazione con Carole per il litigio con Finn!”  Si appoggiò al divano, quasi con arrendevolezza “Per quanto Blaine mi piaccia, non credo che sarei pronto a diventare… una figura paterna, ecco”
Poteva sentire gli occhi della sua migliore amica fissi su di lui e si aspettò la solita ramanzina della serie “Sei speciale, forse un giorno troverai l’uomo giusto”, ma che stranamente non arrivò.
Mercedes lo guardava seria, più seria di quanto mai l’avesse vista prima.
“Kurt, se lui non avesse avuto una figlia, gli avresti chiesto subito di uscire, no?”
“Certamente, ma…”
“Niente ma!”lo interruppe “Ascoltami: oggi, in quel bar, hai visto una parte di Blaine, la parte di un ragazzo appassionato di musical e cucina, non quella di un padre che accompagna la figlia alle giostre. E su questo ti devi concentrare: devi iniziare a conoscere prima questo Blaine, vedere se quello che provi potrebbe crescere sempre di più oppure non essere niente. Da quello che mi hai raccontato, è un padre premuroso che ha a cuore sua figlia e credo che anche lui andrà con i piedi di piombo. Prova ad uscirci insieme e vedere se questo rapporto potrebbe arrivare da qualche parte. 
Poi da lì capirete cosa fare con la sua situazione familiare, ma lo farete insieme, anche se non renderà certo le cose più facili. Se è destino, avrai il tuo lieto fine”
Quel discorso di Mercedes lo stupì parecchio, ma non sembrò così convinto.
“E se non è destino?”
“Non vivrai con il rimpianto di non averci neanche provato” rispose semplicemente la ragazza versandogli un altro bicchiere e facendo un brindisi “Come disse Shakespeare ‘È meglio aver amato e poi perduto, che non aver amato affatto”
Kurt ridacchiò “L’alcool ti rende sempre una poetessa” 
Tina si risvegliò dal coma etilico in cui si era ritrovata e alzandosi in piedi urlò “O MIO DIO MI SONO SCORDATA LE PROMESSE!”
Quella sarebbe stata una lunga serata.

Il pomeriggio del giorno dopo, con un gran mal di testa dovuto alla sbornia della sera prima e agli isterismi di Isabelle sui nuovi articoli, Kurt si ritrovò a fare la spesa nel suo supermercato di fiducia, visto che il suo frigorifero era vuoto, fatta eccezione per un paio di pomodori isolati e un pezzo di formaggio su cui era certo stava crescendo una colonia batterica. 
Quindi, armato di carrello e lista della spesa, si aggirava tranquillamente tra i corridoi, mentre ripensava al discorso fattogli da Mercedes: forse non aveva tutti i torti, ma era comunque Blaine a dover fare la prima mossa, visto che lui non aveva modo di contattarlo.
O meglio, poteva sempre andare al suo ristorante, ma quello avrebbe potuto essere considerato stalking e lui non stava bene con tute arancioni. Quasi nessuno stava bene in arancione, in effetti.
Arrivò al corridoio dei sanitari, dove era indeciso se comprare il dentifricio alla menta o quello sbiancante, quando una coppia lì vicino attirò la sua attenzione: erano due ragazzi, sicuramente fidanzati, visto i discorsi che facevano (e la roba che stavano comprando)
 “Sebastian, non ti sembra di esagerare” si lamentò uno dei due, quello più basso “Insomma, a casa ne abbiamo già altre due bottigliette”
Ma l’altro ragazzo sembrò non demordere “Harwood, te la sei cercata. Ma sono così magnanimo da farti scegliere: ciliegia o frutto della passione”
“Seb…”
“Hai ragione: li prendo entrambi” E con estrema nonchalance, prese le quattro bottiglie sullo scaffale e le buttò nel carrello con aria soddisfatta “Ora, pensiamo ai pres…”
“Smythe, non ti sembra di esagerare?” chiese titubante l’altro “Non che non ne sia lusingato, sia chiaro, ma continuo a pensare che tutto questo sia un po’ eccessivo”
Sebastian scosse la testa e prese un bel po’ di scatole “Thad, sono stato chiaro: io sopporterò Thelma e Louise per un massimo di una settimana, ma tu dovrai stare agli accordi che abbiamo prestabilito: ergo quando avrò finito con te, non vorrai e né sarai in grado di lasciare il letto”
E detto questo mise anche gli ultimi acquisti nel carrello e iniziò ad andarsene, seguito dal suo ragazzo ancora rosso in viso.
Kurt non sapeva se scoppiare a ridere o imbarazzarsi anche lui, alla fine decise di non pensarci e andò verso la cassa. 
Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione: precisamente un paio di calze bianche con degli adorabili cuoricini rosa confetto. Li prese in mano e subito ripensò alla mania di Christie per il rosa, quasi sorprendendosi di riuscire a ricordarselo: sicuramente le avrebbe adorate.
E quando arrivò alla cassa, neanche si accorse di averle posate sul nastro e di averle pagate.

Blaine Anderson in quel momento era il ritratto dell’eterno indeciso: sedeva sul divano di casa, fissando ininterrottamente il cellulare davanti a lui, con QUEL tovagliolo vicino.
Poteva anche farne a meno, visto che ormai sapeva ripetere quel numero a memoria e al contrario.
Sebastian aveva ragione: doveva prendere le cose poco alla volta, con estrema calma.
Calma un corno, era più agitato di quella volta che si era trovato un critico al ristorante e il timer del forno si era rotto, facendo così bruciare le crespelle che aveva preparato con tanta accortezza. 
Ok, non era tempo di divagare, ma di agire.
Prese il telefono, compose il numero e aspettò.
Dopo qualche squillo, finalmente sentì una risposta. 
"Pronto?"
Dio, anche al telefono la sua voce era splendida, nonostante il leggero tono metallico del cellulare.
"Kurt? Sono Blaine" rispose il ragazzo riprendendosi dai suoi pensieri "Ti ricordi al parco? Mi hai dato il tuo numero e... Ti sto disturbando, vero? Mi spiace, io...."
Kurt ridacchiò "Blaine, stai divagando lo sai?"
"Mi spiace"
"Ehi, niente più scuse, va bene?" Lo interruppe "Non mi stai disturbando, anzi mi fa piacere sentirti. Come state tu e Christie?"
"Oh, bene" rispose il ragazzo sorpreso per poi scoppiare a ridere "Stamattina andavamo così di fretta che le ho messo due scarpe diverse, una nera e una rossa"
"Sai, come giornalista di moda, questo mi potrebbe anche provocare una shock emotivo: Blaine, come hai fatto?" Chiese ridendo anche lui.
"Non me lo chiedere, arrivati a scuola potevo sentire gli occhi delle madri giudicarmi"
"Vedila dal lato positivo: magari iniziate una nuova moda. Potrei anche farci un articolo sopra: Blaine Anderson: da chef a stilista "
"Concederò un’intervista solo se sarai tu a farla"
Poté sentire il sorriso di Kurt anche attraverso il telefono "Affare fatto"
Blaine sorrise "Comunque ti chiamavo per sapere se ti andava ancora di uscire" il suo tono diventò più titubante "Ovviamente se ti va, non voglio costringerti"
"Anderson, lo stai facendo di nuovo" ridacchiò l'altro "Ma per me va bene. Questo fine settimana?"
Blaine ci pensò, ricordando l'arrivo dei suoi amici. 
"Non posso: questo weekend arrivano due vecchi amici, ho promesso di stare con loro" rispose dispiaciuto. 
''Oh, va bene... Sabato prossimo allora? Mi sono ricordato di avere un paio di biglietti per una rappresentazione off Broadway... Che ne dici?"
"Che spettacolo?" Chiese l'altro curioso.
"Lo scoprirai quando ti ci porterò" disse Kurt giocosamente "Allora, ti passo a prendere alle sei?"
Il cuore di Blaine iniziò a battere ancora più velocemente. 
"Va bene. Ci vediamo sabato prossimo alle sei"

Christie si sistemò meglio il vestitino e controllò di avere le scarpe giuste stavolta, dopo di che andò dal padre in cucina, che stava finendo di incartare una specie di pollo gigante canticchiando.
Era da qualche giorno che la piccola lo vedeva più felice, più allegro: aveva ripreso a cantare canzoni Disney sotto la doccia, la portava più spesso al parco e a pranzo gli metteva sempre un biscotto in più.
E a lei piaceva che lui fosse più contento: certo, era sempre stato un papà divertente e premuroso, ma a volte, prima di addormentarsi nel lettone con lui, poteva vedere il suo sorriso intristirsi, come se gli mancasse qualcosa.
Così aveva chiesto a Helena, la sua amichetta del cuore, e lei aveva risposto che ogni volta che la sua mamma era triste, ci pensava il suo papà a farla sorridere.
Ma lei sapeva che al suo Daddy non serviva una mamma: le aveva infatti spiegato che ci sono ragazzi che si innamorano delle ragazze, ma anche ragazzi che si innamorano di altri ragazzi (come lo zio Sebastian e lo zio Thad) e ragazze che si innamorano di altre ragazze, ma l'amore era sempre amore.
Daddy aveva detto che gli piacevano i ragazzi e a lei stava bene, finché lui era felice e sorridente.
Così aveva pensato di trovare un altro papà per il suo Daddy, magari che volesse bene anche a lei, ma nessuno sembrava andare bene: chi era troppo alto, chi troppo biondo e chi troppo maleducato. E aveva rinunciato a cercare, ma continuava a sperare che un giorno anche lui avrebbe trovato il principe azzurro come Cenerentola. 
"Daddy, mi sono vestita da sola!" Annunciò la piccola felice. 
Blaine sorrise e le baciò il capo "Brava la mia principessa, stai diventando sempre più grande"
Christie sorrise "Daddy, ma è un pollo gigante!"
"lo so, piccola" disse ridendo "Ma zio Jeff ha sempre tanta fame e non vuoi rimanere senza cena, vero?"
La bambina si portò le mani alla bocca facendo un'espressione spaventata "Andiamo, prima che zio Jeffy mangi tutti i muffin!"

Sebastian guardò la scena sdolcinata che si stava svolgendo davanti a lui: Thad, Jeff e Nick stavano sfogliando album di foto e annuari della Dalton, ripescando ricordi su ricordi, alcuni piacevoli altri imbarazzanti.
Sembravano un gruppo di ragazzine isteriche, ridendo di stupide battute capaci di far scendere il latte alle ginocchia, se non altro. 
Una specie di Sleepover Club di ventiseienni. 
La convivenza era iniziata nel peggiore dei modi: Jeff era entrato in casa e subito aveva iniziato a punzecchiare Sebastian, il quale rispondeva con battute altrettanto pesanti.
Poi c'era stata la questione del letto.

“Ragazzi, mi spiace ma in camera da letto c’è solo un letto matrimoniale. Non è un problema, vero?” chiese Thad mortificato ma subito i due ragazzi scossero la testa.
“Non è la prima volta che condividiamo un letto, tranquillo” rispose Nick con un sorriso, mentre Sebastian ghignò.
“Altra prova della vostra eterosessualità, dunque”
Jeff sbuffò “Smythe, io ho una ragazza” 
“Avevi una ragazza” lo corresse l’altro “Thad mi ha raccontato di come ti ha scaricato per il personal trainer. Quindi perché non fai un favore al mondo femminile e ti sposi Duvall? Andiamo, saresti adorabile vestito da sposina, magari anche con il velo”
E da lì iniziò il caos, perché Nick dovette trattenere Jeff dall’uccidere il padrone di casa e quest’ultimo fu trascinato via dal suo ragazzo, che costrinse a chiudersi in camera per l’ora successiva, “per far riposare gli ospiti” diceva lui.
Thad però non sembrò lamentarsene, o almeno non troppo. 


Poi iniziarono le regole della casa: nessuno poteva toccare i fornelli ad eccezione di Thad e Nick (visto che tra i due era il più responsabile), era vietato tassativamente entrare nella camera da letto, altrimenti avrebbe usato la loro pelle come baldacchino , e infine non dovevano neanche lontanamente guardare il prezioso shampoo di Sebastian, che teneva confiscato persino a Thad.
Sarebbe stata una lunga settimana.
Sebastian sbuffò sonoramente e tornò a guardare la televisione, aspettando l’arrivo di Christie per avere almeno una conversazione intelligente, anche se si trattava di principesse e gattini.
Il campanello suonò e subito andò ad aprire.
“Ciao zio Sebastian!” lo salutò la piccola abbracciandolo ad una gamba, mentre lui le accarezzava i capelli.
“Ecco la mia figlioccia preferita” disse pizzicandole la guancia “Siamo più carine del solito oggi. Daddy ha deciso di lasciarti vestire da sola?”
Blaine sbuffò “Seb, ho la nostra cena in mano e, a meno che tu non voglia ordinare cinese, fammi entrare o te la tiro in testa direttamente”
“Scusami, piccolo chef, prego può entrare” disse con tono eccessivamente servizievole mentre li faceva entrare.
Christie intanto era già corsa in salotto e urlando “ZIO JEFFY, ZIO NICKY!” si era buttata sul divano in mezzo a loro, lasciandosi coccolare.
“Oh, guarda com’è cresciuta la nostra CriCri” mugugnò Jeff riempiendola di baci “Sei la bambina più carina del mondo”
Nick le stampò un bacio sulla guancia e si diresse verso Blaine, abbracciandolo.
“Ehi B! Da quanto tempo!”
“Troppo direi!” rispose il ragazzo allegro “Era ora che vi faceste vivi! Avrete anche una vostra azienda di giocattoli, ma non per questo dovete sparire!”
Nick e Jeff dopo il liceo avevano deciso di mettersi in società e visto che erano così tanto amanti di giochi e scherzi, crearono la “D&S Toys”, una ditta di giocattoli e videogiochi che stava iniziando ad avere una certa notorietà.
“Lo so, lo so, ma questa settimana avevano un meeting qui e non ci siamo fatti sfuggire l’occasione” ribatté il ragazzo guardandolo “Comunque, ti trovo bene amico. Non so, sembri più… allegro”
Blaine arrossì leggermente, ma non rispose, decidendo di andare a salutare Jeff che era ancora intento a spupazzarsi la bambina.
“B, la posso portare a casa con me? Potrei farci una bambola! Christie, la bambola che parla e cammina! NICK POSSIAMO?!?” 
“Jeff, finiscila” ribatté Nick ridendo mentre andava a prendere un pacco dietro il divano “E a proposito, qui abbiamo un regalo per la nostra signorina preferita”
Gli occhi di Christie si illuminarono e subito andò a scartare il regalo che si rivelò una splendida casa delle bambole.
“È BELLISSIMA!” esclamò la bimba felice “Grazie zio Jeffy” Baciò la guancia di Jeff e poi andò da Nick “Grazie zio Nicky”
“Awwwww, siamo i tuoi zii preferiti, vero?” le chiese Jeff con voce sdolcinata, mentre Blaine sgattaiolava via in cucina, sapendo a cosa avrebbe portato quella discussione.
Infatti Sebastian subito guardò male il biondo. 
“Sia chiaro: io sono il suo zio preferito” ribatté “Non riuscirete a comprarla con un’orrenda casa delle bambole”
“Ehi, l’ho progettata io!” disse Nick difendendo la sua opera.
“Oh, adesso capisco tutto quel rosa: e io che pensavo fosse Sterling la ragazza della coppia”
Jeff ringhiò “Finiscila, Smythe! Chiediamo direttamente alla bambina, no?” Il suo sguardo si addolcì mentre si rivolgeva a Christie, intenta ad osservare ogni minimo dettaglio della casa “Christie, dolcezza mia, chi è il tuo zio preferito?”
La bambina sembrò pensarci su “Uhm…”
Sebastian si avvicinò a lei e le accarezzò i capelli “Andiamo, devi solo dire chi ti piace di più”
“Non barare Smythe!” urlò Jeff inviperito mentre Nick scosse la testa alla testardaggine di quei due.
Christie li guardò tutti “Vi voglio bene, ma zio Thad mi prepara sempre i muffin al cioccolato, quindi lui è il mio zio super preferito!” E detto questo si alzò, fece una giravolta e andò in cucina, dove si catapultò tra le braccia di Thad che subito la strinse a sé. 
“Piccola, la vuoi assaggiare una patatina?” le chiese offrendogliene una “Ma non dirlo a zio Sebastian, altrimenti si lamenterà per tutta la sera”
La piccola rise e accettò volentieri. 
Blaine intanto aveva finito di mettere il pollo in forno, cercando di non prestare attenzione alle urla in salotto, quando sentì il cellulare vibrare nella tasca.
Era un messaggio di Kurt.

Non vedo l’ora che venga sabato –K

Il sorriso di Blaine in quel momento era capace di illuminare tutta Times Square. 
Sarebbe stata una lunga attesa fino a sabato. 
“STERLING, GIURO CHE TI BUTTO FUORI CASA!”
E una lunga settimana di convivenza per il povero Thad. 
 
Angolo di un'autrice dispiaciuta
Mi vergogno di avervi fatto aspettare, sul serio. In realtà dovevo pubblicare domenica scorsa, ma gli alieni mi hanno rapita e costretta a studiare Chimica (maledetti omini verdi!)
Comunque, tra poche ore ci sarà la diretta, ergo se non mi vedrete per settimane, ringraziate Mr Criss.
Ma passiamo al capitolo: tra strani bustini e tanga colorati, Mercedes ha dato qualche piccolo consiglio a Kurt, il cui subconscio sta già facendo la lista dei prossimi acquisti per Christie.
L'intermezzo Thadastian? Quei stanno bene ovunque ormai. 
La telefonata forse è stata quella più difficile: ero tremendamente indecisa sull'appuntamento e poi sarà stato l'ascolto di White Christmas o il mio portatile che ama i Klaine, alla fine si è scritto da solo.
La convivenza delle strane coppie ha inizio e la gara dello zio preferito non è ancora finita...Ma tutto al prossimo capitolo!
Spero che anche questo nonostante il ritardo vi sia piaciuto, fatemi sapere se vi è piaciuto o se posso andare a nascondermi in Antartide.
Grazie a chiunque abbia recensito, messo la storia tra seguiti/preferiti/ricordate: significa molto per me e ancora una volta la mia autostima ringrazia!
Ps: piccola sorpresa per voi nel prossimo capitolo: una foto di come sarà la piccola Christie (sorpresa, sorpresa!)
Baci e sorrisi a tutti e buona diretta/episodio!

Frankie 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Capitolo Cinque
 

Quando si vive di presentimenti, capita per forza che qualcuno se ne avveri
(W.M. Thackeray)

 

 

Lunedì

“Bella, togliti quella sciarpa!” intimò di nuovo Margaret con un mestolo in mano, mentre Isabella sbuffava sonoramente. 
“Maggie, te l’ho detto: ho mal di gola e un mal di testa martellante, non ho voglia di dar retta alle tue scemenze” rispose con fin troppa calma.
“MA LA SCIARPA È VIOLA!”
“E allora?”
“Il viola porta sfortuna!”
Blaine si accigliò “Non era solo sul palcoscenico che porta sfortuna?”
“No, porta sfortuna sempre!” ribatté determinata la ragazza mescolando con troppa decisione una povera salsa ai lamponi.
“Io la uccido” mormorò Bella inviperita “La strozzo con la sciarpa e poi la sotterro e ci costruisco sopra una chiesa”
Omar le guardò “L’inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa”
Il ragazzo era un tipo silenzioso, ma quando parlava usava qualsiasi citazione adatta al contesto, stupendo notevolmente il capo chef.
”Hai ragione, amico mio” concordò Blaine “Hai proprio ragione”
E mentre la lite continuava e ogni tanto volava qualche cosa, Luigi entrò nella cucina.
“Blaine, c’è una chiamata per te” disse indicando il telefono “È il tuo amico”
L’espressione del ragazzo si fece confusa e andò a rispondere “Pronto?”
“Blaine, non farti prendere dal panico, ma sto portando Christie dalla pediatra”
Sgranò gli occhi “COSA?” urlò al ricevitore “Che è successo?!? Si è ferita? Rotta il braccio o la gamba o la schiena?? SEBASTIAN VUOI RISPONDERE?!”
“Hai finito di impazzire o vuoi altri cinque minuti?” sbuffò lo scrittore “Comunque dice di avere un forte mal di pancia da almeno un paio d’ore e ha anche vomitato. Thad mi ha detto di portarla dal medico perché pensa sia una semplice influenza intestinale”
“D’accordo, arrivo subito” mormorò frettolosamente il padre mentre armeggiava per prendere la sua roba “Seb, ti prego sbrigati!”

“Bravissima tesoro, ora dimmi se ti fa male qui” le disse la dottoressa Marley dolcemente, premendole la mano sulla pancia, provocando un piccolo gemito di dolore “Sembra proprio di sì” 
Erano arrivati da circa venti minuti e Marley li aveva fatti accomodare quasi subito, senza che Sebastian minacciasse di far chiudere lo studio per negligenza. 
Blaine sembrò leggermente più tranquillo rispetto a prima, ma ancora si sentiva ansioso di sapere cosa avesse la sua piccola. Sebastian, d’altro canto, aveva fatto finta di essere calmo fino all’arrivo all’ambulatorio, dopo di che la sua mente aveva iniziato a partorire le peggiori idee, da un’appendicite a un qualche tumore allo stomaco.
Stupido Thad che lo costringeva a subirsi stupide maratone su maratone di Grey’s Anatomy: certo alla fine erano più questioni di sesso che di medicina, ma ancora era rimasto traumatizzato dalla donna che era morta a causa del singhiozzo, o qualcosa di simile.
“Ok, Christie, abbiamo finito” annunciò allegra Marley facendola scendere dal lettino “Ora vai a rimetterti il maglioncino”
La piccola annuì e tornò dal padre, che iniziò a rivestirla.
“Allora, niente di grave” disse finalmente “Solo un brutto caso di indigestione. Cosa ha mangiato, oggi?”
Fu Sebastian a rispondere “È venuta da noi stamattina, ha fatto colazione con delle frittelle ai mirtilli. A pranzo un piatto di pasta e un po’ di insalata. Poi non so, io stavo scrivendo e Sterling la stava controllando… Un momento” si interruppe mentre prendeva il telefono “Devo controllare una cosa”
Blaine si accigliò mentre prendeva in braccio Christie, che si accoccolò contro di lui .
“Che succede?”
“Pronto, Barbie?” domandò Sebastian frettoloso.
“Smythe, non sono in vena di parlare” ribatté Jeff con voce stanca “Ho appena vomitato l’anima e Nick e Thad non si sono ancora visti, quindi sto decidendo se morire sul divano o sul tuo amato letto”
“Provaci e giuro che ti faccio resuscitare solo per ucciderti di nuovo” borbottò Seb “Comunque, cosa hai mangiato che ti ha fatto stare male?”
“Beh… Solo un paio di biscotti” risposevago.
“Quelli che ha preparato Thad dopo pranzo? La teglia era vuota come anche il barattolo. Pensavo li avesse portati al lavoro”
“No, li aveva lasciati per far fare merenda a Christie…”
Il ragazzo si portò una mano sul viso “Ti prego dimmi che non vi siete mangiati una teglia intera di biscotti” 
Al solo pronunciare dei dolcetti, Christie si contorse ancora di più.
“E abbiamo scoperto la causa” disse Marley mentre Blaine guardava la figlia severamente.
“Quando starai meglio, sarai in un mare di guai, Christine” 
E quando il suo Daddy usava il suo nome completo, lì si che erano guai.
“Ma sei idiota?!?” iniziò ad urlare Sebastian “Cavolo, una teglia intera! Ci credo che state tutti e due male! Potevo aspettarmelo da una bambina, ma non da un adulto! O aspetta, tu hai un criceto al posto del cervello, chiedo scusa!” E uscì dalla stanza, non volendo che la bambina sentisse le varie imprecazioni contro quella testa ossigenata.
Marley fece un sorriso comprensivo e diede un foglio a Blaine “Per un paio di giorni solo cibi leggeri e niente dolci. Ti ho prescritto questa medicina, la deve prendere stasera e domani sarà tutto passato. E tu, signorina” disse rivolgendosi a Christie “Evita di mangiare tutti quei biscotti”
La bambina annuì, nascondendo il visino nella spalla del padre.
“Grazie, Marley” disse sinceramente Blaine “Pensavo fosse qualcosa di serio”
“Nessun problema, è il mio lavoro. E poi, se non ci si aiuta tra vicini”
“A questo proposito, dovrei chiederti un favore. Puoi tenermi Christie sabato sera? Ho un… diciamo un impegno”
Marley si incuriosì, ma non chiese altro “Purtroppo ho una cena con i genitori di Ryder, dove dovrò far finta di divertirmi, yay!” disse senza entusiasmo “Già detto quanto non sopporto mia suocera?”
Blaine scoppiò a ridere “Ogni santo giorno”
“Mi spiace comunque. Non puoi chiedere a qualcun altro?”
“Non ti preoccupare, chiederò a Thad e Sebastian, sempre che non siano morti o finiti in carcere: Seb sembrava intenzionato a uccidere Jeff”
La ragazza ridacchiò “In quel caso, porterò con me Christie, magari mi risolleva la serata”
“Puoi usarla come animatrice: è capace di cantare “Twinkle Twinkle little star” per due ore di fila”
“Sempre meglio di sentire le lamentele di mia suocera sulla mia cucina, anche se a cucinare è stato Ryder”
“In questo caso, ti posso passare delle ricette che la facciano rimanere senza parole” propose facendole l’occhiolino “Fammi sapere. Ora meglio che vada: grazie ancora di tutto, salutami Ryder e, se non ci vediamo, buona fortuna per sabato”
Marley incrociò le dita “Ne avrò bisogno”

Martedì

“Mr. Hummel, puoi controllare queste bozze?”
“Mr. Hummel, può firmare queste?”
“Mr. Hummel, meglio quello rosso o quello blu?”
“Mr. Hummel…”
“Mr. Hummel…”
Quando Kurt riuscì a vedere la sua scrivania per la prima volta quel giorno, fu come trovare una meravigliosa oasi in un enorme deserto. Sembrava che tutti volessero qualcosa da lui allo stesso tempo e ogni volta che tentava di avvicinarsi al suo ufficio, un “Mr. Hummel” veniva urlato da qualche parte: era come se avessero uno strano sesto senso che si attivava non appena avesse intenzione di rilassarsi un paio di secondi (un minuto era già chiedere troppo).
Isabelle arrivò nel suo ufficio con una tazza di caffè.
Ora, Isabelle era uno dei migliori capi che potesse mai desiderare e aveva trovato in lei una buona amica, ma lavorando con lei aveva capito una cosa: a meno che non fosse Natale o compleanno, il 90% delle volte che si presentava con qualcosa in mano da regalare, era per chiedere un favore. 
E la tazza di caffè era un segno, un segno che quella giornata infernale non era neanche iniziata.
"Kurt, quella spilla è adorabile, sai?" Disse con un sorriso mentre Kurt sospirò.
"Cosa succede?"
"Perché pensi di..."
"Isabelle, ormai ti conosco: sei un ottimo capo, ma quando c'è un lavoro pesante da fare, ti presenti con qualcosa da offrire o regalare per i sensi di colpa"
Isabelle roteò gli occhi "Non dire sciocchezze. A proposito, ricordi quella sciarpa che avevi visto?"
"Si, ma ancora non è uscita e... vedi lo stai facendo di nuovo!"
"Ok, ok" si arrese alla fine "Ricordi il servizio principale di questa settimana?"
Kurt annuì "Su quel nuovo stilista emergente finlandese, no?"
"Esatto... Me ne sarei occupata io, ma devo partire per Milano per un paio di sfilate e nuovi stilisti e altro, così vorrei che te ne occupassi tu"
"Oh" disse sorpreso "Certo, è per questo venerdì, no? Non è un problema"
"Lo so, ma c'è un piccolo inconveniente: Ingrid"
Il ragazzo sgranò gli occhi "No, no, no! Ti prego no!"
“Lo so, ma lo stilista pretende lei e solo lei. Non c’è altro da fare”
Ingrid era una famosa modella norvegese, dalla pelle bianca, lunghi capelli biondi e un paio di occhi color ghiaccio: l'apoteosi della bellezza baltica. Non era la prima volta che lavorava con lei e proprio per questo non voleva ripetere quell'esperienza: Ingrid si rivelò una bambina capricciosa di ventidue anni, con manie di grandezza e strane abitudini, come quella di fare un bagno di latte di capra tiepido con petali di rosa o di bere solo acqua minerale francese, a temperatura ambiente sia chiaro. 
Erano stati tre giorno d’inferno per Kurt, costretto ad affittare un contadino e una capra e ad ospitarli in uno dei più lussuosi alberghi di New York e ad ordinare litri e litri di quella maledetta e costosa acqua.
No, non poteva. Doveva aiutare Tina e pensare al suo appuntamento con Blaine.
Ma era sempre il suo lavoro e se voleva pagare le bollette e quella giacca di Marc Jacobs che aveva visto doveva accettare.
"Kurt, lo so che ti chiedo molto, ma ho fiducia in te e so che puoi farcela"
E quando il tuo capo ti fa gli occhi dolci, sai che ormai non hai speranza.
"Va bene" mormorò stancamente "Ci penso io"
Isabelle sorrise e lo abbracciò "Farai un grande lavoro, me lo sento!"

L'incontro con la modella era fissato per quel pomeriggio e Kurt si stava finalmente godendo la sua pausa pranzo quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Inghiottì un bocconcino di pollo e rispose "Pronto, parla Kurt Hummel"
"Kurtie? Sono Brittany" 
"Oh, Britt, dimmi"
"Mercedes mi ha detto di dirti che Tina ha detto di dirti che i vestiti delle damigiane sono pronte"
"Damigiane?" Chiese confuso "Britt..."
"Damigiane, si. Hoscritto il messaggio così non mi sbaglio. Il vestito che dobbiamo mettere, Mercedes, io, Santana..."
"Ah, il vestito delle damigelle!" Capì finalmente.
"E io che ho detto?" Chiese confusa Brittany.
"Ok, Britt tesoro, ti hanno detto a che ora andranno all'atelier?"
"Un momento" disse "Ecco: oggi alle cinque e mezzo"
Kurt annuì e iniziò a pensare: l'incontro era alle tre, quindi ce l'avrebbe fatta e mentre le ragazze provavano avrebbe potuto anche fare qualche chiamata per soddisfare le folli richieste di Ingrid.
"Ok, Britt, ci sarò. Ci vediamo oggi, va bene? Ti voglio bene"
"Ti voglio bene anch'io" canticchiò la ragazza riattaccando.
Kurt sospirò e prese un sorso d'acqua, preparandosi alla settimana infernale chegli spettava. 

Il taxi si fermò davanti all’atelier e Kurt scese di corsa, i capelli scompigliati e la cravatta allentata sulla camicia che ormai era per lo più fuori dai pantaloni.
L’incontro era stato più intenso del previsto: infatti la viziata modella non era cambiata affatto, ma solo peggiorata.
Niente più latte di capra per lei, era diventata vegana.
Una vegana che andava in giro con un cappello di pelliccia di visone in bella vista.
“È la legge della natura” spiegava lei “Gli uomini delle caverne usavano le pelli degli animali per scaldarsi, così faccio io. È mangiare animali che è sbagliato”
Per quanto volesse spiegargli che ora potevano usare cose come il cotone o la lana per coprirsi e che si confondeva con la catena alimentare, il povero giornalista fece buon viso a cattivo gioco e iniziò a segnare tutti i suoi “bisogni”: lamponi freschi ogni mattina, bagni di fango e maschere di argilla almeno una volta al giorno e voleva che la sua stanza fosse a temperature quasi glaciali, intorno ai 4 o 5 gradi, in modo che potesse dormire con la sua coperta di pelliccia, vecchio ricordo di infanzia (certo, e lui non aveva notato il cartellino del prezzo di cinquemila dollari quando gliel’aveva mostrata).
Così, dopo circa due ore di contrattazioni, Kurt fu finalmente libero e subito si diresse alle prove degli abiti.
Entrò nell’edificio e si diresse verso il salottino delle prove, dove c’era già Brittany che giocherellava con il suo vestito mentre la sarta tentava di sistemare le ultime rifiniture.
“Kurtie!” lo salutò felice mentre lo abbracciava nonostante le lamentele della sarta “Hai visto che bello? Mi sento una specie di mirtillo gigante e io adoro i mirtilli” 
Kurt sorrise “E questo blu notte ti sta benissimo, Britt. Le altre?”
“Santana è in viaggio a Washington per un noioso convegno di avvocati, ma il suo vestito è già pronto. Mercedes invece sta finendo di vestirsi, anzi eccola!”
La ragazza infatti stava giusto uscendo dal camerino, indossando lo stesso abito di Brittany: era un lungo abito color blu notte, senza spalline e con una scollatura a cuore, l’unico che riusciva a far splendere tutte quante le damigelle, perfino le due cugine isteriche di Mike che Tina era stata costretta a nominare damigelle per evitare future faide in famiglia. 
“Cedes, sono certo che al matrimonio farai strage di ragazzi” disse Kurt con una strizzatina d’occhio, facendo ridere la ragazza.
“Ragazzi che si ritroveranno un occhio nero dal mio biondo fidanzato”  
 “A proposito” Tirò fuori una cravatta dello stesso colore del vestito “Sono riuscito a trovare le cravatte! Almeno i testimoni saranno in tinta”
“Perfetto! Ah e Tina mi ha ricordato di dirti che domani sera ha un appuntamento con il catering e che devi assolutamente andare perché  lei non sa che scegliere tra patate al forno e patate al burro e Mike ha paura che avrà un’altra crisi di nervi”
“Una volta ho provato a cucinare le patate al burro” disse Brittany “Ho usato i pastelli a cera gialli perché il burro era finito. Non erano male, ma Lord Tubbington ha avuto una brutta indigestione” 
 Mercedes roteò gli occhi “Comunque, ha detto di essere a casa sua verso le sei. Credi di farcela?”
Kurt si sedette su una delle poltroncine e controllò l’agenda sul cellulare “Se Ingrid mi risparmia, penso di sì. Devo solo fare in modo che abbia il suo canto delle balene per addormentarsi e sono a posto”
“Aspetta, QUELLA Ingrid?” Chiese Cedes sorpresa “L’ultima volta che ci hai lavorato insieme quasi ti raccoglievo con il cucchiaino”
“Lo so, non me lo dire, ma Isabelle conta su di me e non posso deluderla” ribatté Kurt stancamente “Spero solo di avere tempo per organizzare l’appuntamento di Sabato. A proposito, Britt ce li hai i biglietti?”
La ragazza annuì e tirò fuori un paio di biglietti dalla borsetta.
“Avere un’amica che lavora come coreografa ha i suoi vantaggi” disse ridendo mentre li prendeva.
Cedes lo guardò con un sorriso intenerito “Sei nervoso per l’appuntamento?”
Kurt annuì “Da morire, ma spero, anzi voglio che tutto vada bene. Blaine sembra un ragazzo fantastico e voglio davvero conoscerlo bene. Un passo alla volta, no?”
“Un passo alla volta” ripeté Mercedes “Ora, dov’è il bolero che va qui sopra? Per quanto le mie spalle siano fantastiche, sto iniziando a sentire un certo freddo”

Mercoledì

Thad prese un sorso di caffè “Blaine, la situazione sta diventando catastrofica” iniziò a dire con fare serio. “Pensavo che sarebbe stato più facile, ma dopo l’incidente di lunedì stiamo toccando il fondo”
Blaine lo guardò “Cosa intendi?”
“Sebastian e Jeff! Continuano a farsi scherzi su scherzi, ripicche su ripicche e giuro che se non fosse casa mia mi sarei trasferito in albergo!”
“Andiamo, stai esagerando” ribatté l’altro roteando gli occhi “Quei due non si sono mai sopportati, ma non è la prima volta che convivono insieme, no? Al liceo siamo stati più volte alla tua casa al lago e siamo ancora qui per raccontarlo”
“Lo so, ma è dalla faccenda di Christie che fanno così! Ti faccio vedere” Uscì dalla cucina e tornò con una bottiglietta di shampoo “Reperto A: lo shampoo di Jeff. Riempito con miele e colla. Non è riuscito a togliersi la spugna dai capelli fino a che non l’abbiamo tagliata e con lei una generosa porzione di capelli. Poi” Prese una cesta da bucato da sotto al tavolo “Tutte le camicie bianche e i boxer di Sebastian sono usciti dalla lavatrice color rosa. E ‘casualmente’ c’erano un paio di calzini rossi di Jeff. Calzini che non gli ho mai visto indossare. E poi ieri sera: Sebastian ha sostituito il ketchup con la salsa piccante, ergo Jeff ne ha svuotata mezza bottiglia nel piatto e per poco non gli uscivano le fiamme dalla bocca. In compenso, lui ha riempito di sale ogni confezione di yogurt che Sebastian mangia mentre sta scrivendo e quindi sono dovuto uscire alle undici e mezza di sera per andarglielo a comprare per non sentirli litigare ancora”
Blaine rimase a bocca aperta a quei racconti: quei due si stavano dando un gran bel daffare.
“Io non resisto fino a lunedì, quindi o mi aiuti o giuro che caccio quei due fuori di casa e rimango solo con Nick”
“Ok, ok, troveremo una soluzione d’accordo?” disse Blaine cercando di risollevarlo “Stasera gli parleremo e li costringeremo a smetterla”
Thad sospirò “Va bene. Cambiando discorso, allora l’appuntamento di sabato?”
“Sono un po’ nervoso in realtà” confessò il moro giocherellando con il cucchiaino “È il primo appuntamento da anni e Kurt sembra così… perfetto che ho paura di rovinare tutto”
“Guarda il lato positivo: almeno sa già dell’esistenza di Christie” 
“Lo so, ma questo non lo rende meno imbarazzante” sospirò Blaine “Ho questa sensazione che Kurt possa piacermi davvero e ho il terrore che questo primo appuntamento possa anche essere l’ultimo”
Thad gli posò una mano sulla spalla “Ehi, non fasciarti la testa prima di rompertela. È solo un appuntamento e vedrai che andrà tutto bene. Altrimenti, vorrà dire che non è destino. Ma perché perdere le speranze subito? Sei un ragazzo fantastico, Blaine, e hai cresciuto da solo una figlia che è un piccolo gioiello. Non sminuirti sempre”
Blaine guardò l’amico un po’ risollevato “Grazie Thad”
“THADDY SIAMO A CASA!” una voce squillante li interruppe “HO FAME!”
“Jeff, finiscila!” lo rimproverò qualcun altro “Thad non è il tuo cuoco personale”
“Hai ragione, quello è Blaine”
“Blaine è qui!” ribatté l’interessato alquanto seccato.
Jeff e Nick entrarono in cucina “Blainey!” lo salutò il biondo “Dov’è il mio piccolo e dolce ermellino?”
“Ermellino?” ripeterono gli altri tre ragazzi confusi.
“Christie, il mio piccolo e dolce ermellino” 
 Nello stesso momento, anche Sebastian rientrò a casa “Sterling, di tutti gli animali viventi, hai paragonato quella bambina a un ermellino?” 
“Gli ermellini sono carini! Sempre meglio delle manguste. A proposito, sai che assomigli proprio ad una mangusta, Smythe?”
Sebastian ghignò “Barbie, perché non vai a farti un’altra doccia, magari stavolta ti rimane incollato l’asciugamano in faccia”
“E perché non ti fai prestare da Christie la sua gonna rosa? Sai, si abbina perfettamente ai tuoi boxer”
Thad si alzò dalla sedia e batté le mani sul tavolo “BASTA VOI DUE! ADESSO SEDUTI!” ordinò indicando le due sedie davanti a lui mentre i due lo guardavano confusi “HO DETTO ADESSO!”
Jeff e Sebastian si sedettero in silenzio mentre Thad sospirò pesantemente. 
“Allora mettiamo le cose in chiaro: potete continuare ad insultarvi a vicenda, ve lo concedo, ma basta con gli scherzi, le vendette e le ripicche.  Altrimenti tu” indicò il biondo “te ne vai in albergo e non ti ospiterò fino a che avrò vita e giuro che ruberò tutta la tua collezione di Harry Potter, compresa la copia de ‘La pietra filosofale’ autografata dalla Rowling. E tu” indicò il suo ragazzo “Perdi tutti i diritti del patto che abbiamo fatto, inoltre vai in bianco per almeno tre settimane, se non un mese! Sono stato chiaro?”
I due lo fissavano imbambolati, Jeff impaurito e Sebastian incantato.
“C-chiaro” balbettò Jeff deglutendo.
“Bene. Tu invece?” si rivolse a Sebastian.
“Eccitato. Un po’ terrorizzato, ma molto eccitato”
“Sebastian!”
Il ragazzo sbuffò “Va bene, niente più scherzi”
Thad incrociò le braccia “Bene, avete dieci minuti per rimuovere tutti gli scherzi che avete fatto, compreso lo zucchero nel nostro letto e la farina sulla porta della camera degli ospiti”
I due storsero il naso “Ma…”
“ORA!” 

Giovedì

“Allora lo studio è pronto?” Chiese Kurt mentre armeggiava con il suo tablet.
Natalie, la sua assistente, annuì “Paesaggio invernale pronto”
“E la neve?”
“Pronta a scendere”
“I vestiti?”
“Sono qui, vuoi venire a vedere?”
Il ragazzo si alzò dalla sedia “Andiamo a vedere queste meravigliose creazioni”
Scesero insieme nel guardaroba, dove due carrelli di vestiti troneggiavano tra tutti.
“Wow, Isabelle aveva ragione” disse Kurt prendendo una giacca “Il ragazzo ha talento”
“Ha solo un masochistico  gusto nello scegliere le modelle” aggiunse Natalie “Ho sentito che stamattina sei dovuto andare all’hotel solo per consegnarle i mirtilli”
Il ragazzo sbuffò “Non ricordarmelo: questa mattina non aveva voglia di lamponi e sono dovuto andare ad un negozio biologico pregando il proprietario di aprirmi alle sei e mezza di mattina. Spero che le siano andati di traverso”
Natalie ridacchiò “Porto questi allo studio, va bene?”
“Cerca...”
“Cerca di stare attenta lo so” aggiunse la ragazza sorridendo “Mi hai assunta perché sono brava, quindi fidati”
Kurt ghignò “Mi fido di te, ma non di quegli operai in studio che ti faranno il filo”
“Non mi lascio distrarre così facilmente!” ribatté con una smorfia.
“Come quando ti scordasti di consegnarmi quel pacco perché il postino ti aveva fatto un complimento”
“Dettagli, dettagli” sbuffò la ragazza prendendo le due ralle e andandosene.
Natalie era la sua assistente da un paio d’anni e non avrebbe potuto trovarne una migliore: era efficiente, svelta e divertente, e soprattutto erano sulla stessa linea d’onda.
Era una bella ragazza, alta, dai capelli corvini e occhi scuri, quindi non era difficile immaginare che i ragazzi ci provassero ogni volta con lei, ma ancora non aveva trovato ilquello giusto . 
Il ragazzo scosse la testa divertito e se ne tornò in ufficio, finendo di controllare le ultime cose, quando il suo cellulare squillò.
“Ti prego, non un altro problema” sussurrò prima di rispondere “Pronto, Kurt Hummel”
“Kurt? Sono Blaine” 
Il viso del ragazzo si rilassò “Ehi Blaine, come vanno le cose?”
“Tutto bene, ma ti sento stanco. Ti ho preso in un brutto momento?” Chiese il moro preoccupato, ma subito Kurt cercò di tranquillizzarlo.
“No, è solo una settimana infernale: ho a che fare con la figlia illegittima di Lucifero che, per mia sfortuna, ha deciso di fare la modella”
Blaine ridacchiò “Fammi indovinare: richieste assurde come bagni di latte o una camera tutta color rosa?” 
“Ringraziando il cielo ha lasciato stare i bagni di latte, ma vuole la sua camera a temperatura glaciale per coprirsi con la sua pelliccia. E lei è vegana”
“Mi sembra giusto: non può mangiare la pelliccia” scherzò l’altro.
“E se lo dice uno chef, allora devo fidarmi” 
Entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere. 
“Allora, come mai hai chiamato?” chiese Kurt curioso “Non dirmi che hai avuto un imprevisto per sabato?”
“No, no!” rispose in fretta Blaine impacciato “Volevo solo sapere se avevi ricevuto il mio indirizzo. Insomma, non vorrei che ti perdessi e… “
“Ho ricevuto il messaggio e capito dove si trova. Se ho problemi a trovarlo, ti chiamo, va bene?” rispose Kurt teneramente, facendo rilassare l’altro ragazzo.
“Mi spiace di essere così ansioso, ma è il mio primo appuntamento da un sacco di tempo…” ammise un po’ imbarazzato.
“Beh, non temere: non mordo mica” scherzò il giornalista “Ma ti capisco e non voglio che questo sia troppo imbarazzante: prendiamo le cose come vengono, come al bar”
“Hai ragione, sono io che mi faccio troppi problemi” mormorò Blaine “E comunque, non vedo l’ora che venga sabato”
Kurt sorrise “Anch’io, Blaine, anch’io”

Venerdì

“Ingrid, devi indossare quest’abito per primo!” ripeté Kurt stremato “Poi puoi fare una pausa. Andiamo, non abbiamo neanche iniziato!”
Ingrid sbuffò e prese l’abito “Stupidi americani!” E si volatilizzò in camerino, imprecando in finlandese o norvegese o svizzero, non gli interessava. 
Kurt sospirò irritato e andò a sistemare gli ultimi dettagli dello sfondo: era già venerdì e ancora non aveva deciso cosa indossare per la sera dopo, in più doveva passare in profumeria a prendere quella favolosa maschera all’argilla che Mercedes gli aveva consigliato e  ordinare un piccolo bouquet di fiori per Blaine (era sempre stato un romantico senza speranza).
Invece no, non ne aveva quasi tempo.
Sembrava che l’universo o il karma avessero deciso di scagliarsi contro di lui proprio quella settimana.
Forse non doveva commentare così acidamente lo strano abbigliamento giallo, rosa e verde di Betty, la centralinista, ma aveva pur sempre dimenticato di passargli le chiamate. Oppure avrebbe dovuto dare più di una scatoletta di tonno a quel ragazzo delle associazioni per i senza tetto. 
E ora doveva avere a che fare con quel maledetto servizio, che seppur fantastico era stato fin troppo stressante. 
Domani, si ripeteva come un mantra.
Domani avrebbe rivisto il sorriso splendente di Blaine, che lo avrebbe ripagato di tutta quella attesa.
Avrebbe rivisto i suoi occhi color miele che in cui sarebbe volentieri annegato. 
Avrebbe rivisto quel ragazzo impacciato, dolce e divertente che gli aveva subito fatto battere il cuore. 
E tutto in quel momento gli sembrava perfetto. 
Domani.
“KURT, I MIEI LAMPONI!” 
Se non lo avessero arrestato per omicidio. 
Sabato 
Finì di sistemarsi i capelli con un’ultima spruzzata di lacca, avvolse la nuova sciarpa che Isabelle gli aveva regalato al collo e diede un’ultima occhiata allo specchio, notando che quella maschera all’argilla aveva fatto miracoli alla sua pelle stressata. 
Controllò di nuovo di avere i biglietti e il portafoglio in tasca, dopo di che si diresse in salotto, dove sul tavolino erano posti un piccolo bouquet di rose rosse e gialle e una bustina colorata con un grande fiocco sopra. 
Kurt prese un bel respiro, non riuscendo a trattenere il sorriso felice che gli stava spuntando sul viso: era finalmente arrivato quel momento, dopo una settimana estenuante e fin troppo lunga e piena di attesa. 
Ma ora eccolo lì, pronto ad andare ad un appuntamento con un ragazzo fantastico.
E non vedeva l’ora. 

“Allora, ha il pigiama, il cambio per domani, lo spazzolino…”
“Anderson, non è la prima volta che viene a dormire da noi” sbuffò Sebastian sul ciglio della porta prendendo il piccolo zainetto dalle mani di Blaine “Quindi stai tranquillo”
“Mi spieghi di nuovo perché mi hai costretto a farla venire a dormire da voi?” chiese il ragazzo imbronciato.
“Innanzitutto, la Barbie voleva fare un pigiama party con il suo ‘ermellino’” rispose il ragazzo roteando gli occhi “E poi così tu avrai casa libera. Sai come succede ad un appuntamento… una cosa tira l’altra e…”
“Eeeee sta arrivando mia figlia in questo momento” lo interruppe Blaine mentre prendeva Christie tra le braccia “E comunque non succederà niente di quello che la tua mente malata sta pensando”
Christie si accigliò “Zio Seb, hai la bua?” 
Sebastian scoppiò a ridere “No, piccola. Hai preso tutto? Anche i tuoi pupazzi?”
La piccola si portò le mani alla bocca “HO DIMENTICATO PANCAKE!” urlò divincolandosi dalla stretta del padre per ritornare in casa.
“È fissata con quel coniglio, eh?” notò Sebastian divertito “Comunque, Anderson ti ricordi ancora come ci si comporta ad un appuntamento, vero?”
Blaine sbuffò “Non sono idiota”
“No, perché se vuoi ti do una ripetizione” propose il ragazzo divertito mentre gli si metteva vicino “Visto che hai detto che è più alto di te, cerca di alzarti sulle punte mentre lui si sporge verso di te…” Avvicinò sempre più il viso al suo, i nasi che quasi si sfioravano “Accidenti, Anderson, sei proprio basso” ghignò l’altro mentre Blaine cercava di allontanarlo, ma senza successo, visto che l’amico lo bloccò in vita iniziando a fargli il solletico.
“Mi spiace per te, tesoro, ma sei un idiota” continuò a prenderlo in giro Sebastian.
Non si accorsero dell’arrivo dell’ascensore, ma soprattutto dell’arrivo di un ragazzo.
Kurt aveva guardato l’intera scena, non riuscendo più a capirci niente. 
Chi era quel ragazzo e perché Blaine sembrava baciarlo?
Avrebbe potuto andarsene, far finta di niente, dimenticarsi di lui, ma non lo fece. Aveva finito di scappare.
Quindi con voce apparentemente calma, richiamò l’attenzione dei due. 
“Scusate, cosa sta succedendo qui?”

Angolo di un autrice dispiaciuta
Sul serio, non odiatemi. Non avrei voluto prendere così tanto tempo ma tra computer mezzi rotti, regali di Natale e università è un miracolo che sia viva (Se vi consola, sabato sono caduta come una pera cotta e ancora ho svariati dolori: è il karma, ne sono certa)
Ma mi farò perdonare: il capitolo dell'appuntamento, ossia il prossimo, lo pubblicherò entro mercoledì! E un altro avviso: ho deciso che quello sarà il giorno di pubblicazione definitivo (mi devo solo autoconvincere). Ma passiamo al capitolo: la settimana pre appuntamento, tra convinvenze imposte e modelle capricciose, ma i nostri bellissimi protagonisti non pensano che a sabato: l'attesa è l'essenza stessa del piacere, come diceva il caro Wilde. E un piccolo inconveniente non rovinerà la serata, vero? (O forse sì? Naaa, state tranquille: Seb e Christie arriveranno con i loro mantellini rosa a porre rimedio) 
Detto questo, vorrei fare una piccola nota: la parola "ermellino" è messa lì per un motivo, ossia la mia dolce beta la usa per descrivere l'adorabilità di Christie (troppi ermellini) e così abbiamo fatto una scommessa: riuscire a inserirla nel contesto. 
E, cara Michela, ce l'ha fatta, yay! E visto che mi sono così divertita a farlo, propongo un piccolo contest: proponete qualunque sopranome per la piccola Christie, di qualunque tipo, e cercherò di inserirlo ogni volta nel capitolo successivo (forse non sarà una buona idea, ma proviamo!) 
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, vestitevi eleganti che si va ad un musical! Che musical? Facciamo così: chiunque indovini, avrà uno spoiler sul prossimo capitolo ancora! (sì, oggi sono in vena di gare XD) 
Bene, dopo questo sproloquio, vi lascio con un piccolo regalino:


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Con annesse gocce di cioccolato, ecco la piccola Christie! (Con i capelli più chiari, ma sono dettagli XD)
Ora vi lascio sul serio: grazie a chiunque abbia inserito la storia tra preferiti/seguiti/ricordati! Siete voi a darmi la voglia di scrivere :)
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, magari con una piccola recensione, negativa o positiva che sia :)
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci 
Frankie

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Capitolo Sei 
 

"Una buona cena porta alla luce tutti i lati più teneri di un individuo"
(J.K. Jerome)

 

Era una situazione tragicomica, una di quelle situazioni da commedia degli errori che di solito portano a infelici esiti se non spiegati subito.
Quando vide Kurt, il viso di Blaine impallidì di colpo, facendolo risultare più colpevole di quanto fosse.
Sebastian dal canto suo era il più tranquillo tra i due, quasi non gliene importasse della situazione, abituato a scherzare con il suo miglior amico.
Ma Kurt questo non lo sapeva, purtroppo.
"Kur-Kurt" balbettò Blaine "Sei in anticipo"
"Veramente sono le sette" ribatté il ragazzo freddamente "Mi spiace di aver interrotto il vostro momento, magari torno nell'anno del mai"
"Kurt non è come sembra..." Cercò di giustificarsi l'altro.
Sebastian li interruppe rivolgendosi a Kurt "Aspetta un momento, tu pensi davvero che io e lui..."
"Beh, a quanto ho visto, direi proprio di si"
Un minuto di silenzio teso, poi Sebastian scoppiò a ridere.
"Oddio, questa la devo raccontare a Thad..."
"Sebastian, non c'è niente da ridere!" Lo rimproverò Blaine mentre Kurt era più confuso di prima.
"Senti cherubino, pensi davvero che questo tappo ingellettato e con la fissa dei papillon sia il mio tipo? Mi spiace ma ho altri gusti e un ragazzo piuttosto geloso a casa che di certo con ha la mania di catalogare i suoi papillon per colore, anche se è un maniaco della pulizia, ma questo non centra. Sono solo qui per prendere...."
"SIGNOR KURT!" La voce squillante di Christie li interruppe e subito la piccola si catapultò fuori dalla porta per abbracciare Kurt, ancora confuso da tutta quella situazione.
"Signor Kurt, dov'è Sally?" Chiese la bambina ancora attaccata alla sua gamba, risvegliandolo dai suoi pensieri.
Kurt la guardò con un sorriso intenerito e si abbassò alla sua altezza.
"Ehi Christie. Sally è a casa a dormire; oggi ha fatto una bella corsa nel parco"
Christie annuì "Un giorno posso giocare con lei? Per favoreeee"
L'altro ridacchiò "Ma certo, un po' di compagnia le farà di sicuro piacere. E a questo proposito" Le diede una busta incartata "Questo è da parte mia e sua per la caduta dell'altra volta"
La bambina fece un sorriso a trentadue denti e subito scartò il regalo "MA SONO LE CALZE PIÙ BELLE DEL MONDO! HANNO I CUORICINI ROSA! GRAZIE SIGNOR KURT!" Esclamò la bambina buttandosi al collo del ragazzo, che l'abbracciò ridendo, sorpreso da quella gradita reazione.
Blaine dal canto suo aveva assistito alla scena in silenzio, incantato dalla sua piccola e da Kurt, e non poté fermare la sua mente dall'immaginarsi altre scene del genere, magari a compleanni o Natali.
Sebastian lo stava osservando, capendo immediatamente i pensieri dell'amico: forse era davvero la volta buona? Non poté fare a meno di sperare, anche se era una piccola speranza. Voleva solo che il suo miglior amico e Christie fossero felici, dopo tutto quello che avevano passato.
"Forza pulce, andiamo: zio Thad sta preparando il polpettone per cena e se arriviamo tardi, la Barbie lo finisce tutto. Saluta Daddy e Kurt"
Christie ridacchiò, dando un piccolo bacio sulla guancia a Kurt per poi tornare dal padre che la prese subito in braccio.
"Allora principessa, comportati bene e non mangiare troppi dolci chiaro?" Le disse solleticandole la pancia e facendola ridere "Daddy verrà domani a prenderti. Dai sempre retta a zio Thad e zio Nick, va bene?"
"Ehi!" Ribatté Sebastian "Sono offeso!"
Blaine rise e baciò la piccola "Cerca di fare sogni d'oro, va bene?"
Christie annuì e abbracciò stretto il padre "Notte notte Daddy" disse mentre Sebastian la prese dalle braccia di Blaine.
"Ci vediamo domani" lo salutò l'amico mentre se ne stava andando "E buona serata!"
Rimasero solo loro due in corridoio, un lungo minuto di silenzio prima che entrambi scoppiassero a ridere per poi avvicinarsi l'uno all'altro.
"Mi spiace per prima, ma Sebastian è un idiota"
"No, è colpa mia: ho pensato subito male, ma non credo che tu sia uno di quei ragazzi da relazioni aperte"
Blaine scosse la testa "Assolutamente. Già mi basta una bambina, ci manca solo una sfilza di ragazzi che entrano e escono da casa"
"Bene" disse semplicemente Kurt "Oh, questi sono per te"
Gli porse il bouquet di fiori che subito Blaine accettò con un enorme sorriso, uguale a quello di Christie.
"Kurt sono bellissimi" esclamò felice "Vieni dentro, cerco un vaso"
Blaine entrò in casa e lo fece accomodare mentre lui andava in cucina a trovare un vaso.
Kurt notò subito quanto quella casa fosse.... Vissuta: le pareti erano piene foto e disegni, il tavolo del salotto era coperto da una sfilza di giocattoli e bambole e infine il divano aveva coperte e cuscini di ogni genere e colore.
Forse in altre circostanze sarebbe rabbrividito alla vista di una coperta rosa vicino a un cuscino verde smeraldo, ma tutto in quella casa era perfettamente imperfetto.
Blaine tornò dalla cucina con il vaso e i fiori dentro.
"Scusa se ti ho fatto aspettare, ma il genio di mia figlia ha usato questo come calderone per fare le pozioni; a volte mi chiedo da dove le vengano certe idee"
Kurt rise "Non preoccuparti. Hai una bella casa, comunque"
"Grazie, ma spero di non rimanerci a lungo: il mio sogno è quello di avere una casa con un giardino" rispose il ragazzo sognante mentre poggiava il vaso su uno scaffale della libreria.
"Bene, è a prova di bambina" disse soddisfatto " A proposito,  grazie per le calze, ma davvero non dovevi"
"Le hai già comprato un paio nuovo?" Chiese il ragazzo.
"No..."
"Allora adesso non ne avrà bisogno" concluse Kurt divertito "E mi ha fatto piacere regalargliele, tua figlia ha un abbraccio forte"
"Come tutti gli Anderson" rispose Blaine ridendo "Ma grazie ancora... Che ne dici di andare? Non vorremo fare tardi allo spettacolo"
 
Decisero di dividere un taxi (anche se Kurt più volte aveva provato a convincerlo a non preoccuparsi) e continuarono a parlare del più e del meno fino ad arrivare a teatro.
“Quindi le hai dovuto comprare una cassa d’arance e lei se n’è mangiata solo una?” chiese Blaine stupito scendendo dall’auto.
Kurt annuì “Sì e le ho detto di portarsele in albergo, ma già le era passata la voglia, quindi avrò succo di arancia fresca per due settimane, yay!”
“La vitamina C è importante!” mormorò l’altro divertito “E ora che siamo qui, posso sapere cosa vediamo?”
“Bene, guastafeste” sbuffò Kurt semiserio tirando fuori i biglietti “West Side Story è di tuo gradimento?”
Gli occhi di Blaine si illuminarono “Uno dei miei preferiti”
“Allora ho scelto bene, no?” 
“Perfettamente” 
 
Sebastian guardò il suo salotto con aria sconfitta “Thad, spiegami perché” 
“Amore, dai è per Christie!”
“Amore un corno! Io non ci dormo per terra in mezzo a Barbie che sbava e Ken che russa!” 
Thad lo guardò minaccioso “Smythe, cosa abbiamo detto ieri sera? Vuoi che da due settimane passiamo a un mese?”
“Come se tu sapessi resistere!” ribatté il ragazzo “Se davvero passassimo un mese in bianco, allora il tuo braccio destro sarebbe… mmphh!”
La mano di Thad gli bloccò la bocca “Finiscila, abbiamo una bambina in casa”
“Mmmph”
“Non mi interessa se è nell’altra stanza, non voglio distruggere la sua innocenza come farai con i nostri figli”
“Mmmphhhh!”
“Non dire che non è vero! Quando mia sorella a cinque anni ci ha beccato a farlo in camera mia, tu le dicesti chiaro e tondo che era una cosa normale, che anche i miei genitori lo facevano e che anche lei lo avrebbe fatto ” Fece una smorfia al pensiero “E il giorno dopo ho trovato lei e il suo amichetto Mark a giocare al dottore! AL DOTTORE SEB!”
Sebastian roteò gli occhi “Mmmph”
“Quindi ora tu andrai in salotto, ti sdraierai su uno dei materassi sul pavimento e canterai le canzoncine Disney insieme a Christie mangiando pop corn. E lunedì, non appena Jeff e Nick se ne andranno, prenderò due giorni dalla pasticceria e non usciremo dalla nostra camera da letto se non per andare in bagno o a prendere cibo d’asporto, che ne dici?”
“Mmmph!!!!” 
“Bene” disse Thad compiaciuto togliendo la mano e baciandolo velocemente “Ora, tu e Jeff cercate di non uccidervi a vicenda, chiaro?”
“Ti odio Harwood” sbuffò Sebastian poco convincente.
“Tu mi ami e così faccio anch’io” Il ragazzo fece un sorrisetto soddisfatto e prese la ciotola di pop corn sul bancone della cucina “Ora, andiamo prima che...”
“ZIO THAD! ZIO SEBASTIAN! LA SIRENETTA PRESTO!”
“Arriviamo” rise Thad entrando nel salotto, adibito per quella sera a campeggio: avevano portato i materassi sul tappeto, riempito di cuscini, coperte e pupazzi, e tutto per avere un pigiama party come si deve.
Le cose che facevano per quella bambina (e per Jeff).
Christie se ne stava beata tra Jeff e Nick, che continuavano a coccolarla e ad imboccarla con qualche marshmellow. 
“Pochi dolci stavolta” li rimproverò Thad “Non voglio una ripetizione di lunedì!”
“Sì, mamma” rispose il biondo con tono lamentoso “Sei un guastafeste”
“ZITTI! ZITTI!” urlò la bambina “C’È ARIEL!”
Sebastian rise all’autorità della piccola e si sedette dietro il suo ragazzo, cingendogli il collo con le braccia.
“Quella bambina fa paura per quanto potere ha”
Thad ridacchiò “Gliene diamo troppe vinte: siamo deboli”
“Provaci tu a resistere a quel faccino: a volte penso che Blaine si sia messo ad insegnarglielo per bene”
“Probabile” rispose il ragazzo accoccolandosi meglio contro di lui “Pensi che l’appuntamento stia andando bene?”
Sebastian si strinse nelle spalle “Non ne ho idea sinceramente e non mi interessa. Guarda, c’è Flounder! Ti ho mai detto che ci assomigli? Potrei chiamarti Flounder”
E Thad sorrise, non solo per le stupidaggini del suo ragazzo, ma perché sapeva che in realtà stava sperando come lui che tutto stesse andando bene per Blaine. Era il loro migliore amico e l’unica cosa che volevano per lui era la sua felicità.
 
Lo rappresentazione fu meravigliosa, anche se per Blaine il vero spettacolo fu vedere Kurt canticchiare a bassa voce le canzoni; nonostante riuscisse a sentirlo a malapena, la sua voce era angelica, così perfetta da fargli quasi dimenticare di guardare lo spettacolo, anche se era rimasto incantato dalle fantastiche coreografie e dalla bravura dei due attori protagonisti.  
“È stato… magnifico” sussurrò Blaine all’uscita del teatro “Per essere una produzione Off Broadway, sono rimasto davvero colpito. E le coreografie sono state da mozzare il fiato!”
Kurt annuì “La mia amica Brittany è la coreografa, è stata lei a darmi i biglietti. Ha sempre avuto talento fin dal liceo e la danza è sicuramente la sua strada. È stato davvero uno spettacolo fantastico”
“Già e anche la compagnia è stata ottima” aggiunse l’altro guardandolo “Soprattutto i tuoi commenti su quanto ti bruciassero gli occhi a vedere il vestito di Maria”
“Ehi, sono un giornalista di moda, è il mio lavoro” si difese semiserio“E poi andiamo: l’accostamento blu e giallo è intraprendente, ma a volte semplicemente non funziona” 
“Ricordami di non farti mai vedere l’armadio di Christie: è un tripudio di colori” mormorò Blaine divertito.
L’aria a New York era fredda, nonostante fosse solo autunno, e il cielo prometteva pioggia, come si poteva vedere dai nuvoloni neri.
“È ancora presto” notò Blaine osservando l’orologio “Potremmo andare da qualche parte a mangiare qualcosa”
“In effetti ho una certa voglia di dolce” ammise l’altro ragazzo “Peccato che la caffetteria qui vicino è chiusa”
“Hai voglia di dolce?” chiese il moro curioso.
“Questa settimana l’ho passata a panini e insalate, morirei per qualcosa fatto di cioccolato”
Blaine fece un piccolo sorriso “Ho un’idea migliore di andare alla ricerca di qualche caffetteria con muffin stantii. Posso prepararti uno dei miei famosi dolci, o meglio uno dei famosi dolci che Bella, la mia pasticcera, mi ha insegnato a fare”
Kurt si accigliò “Oh, non ti preoccupare, mi posso accontentare dei muffin e…” 
Le mani di Blaine si posarono sulle sue spalle “Fidati, non è un problema. È il mio lavoro, no? E poi ti ho promesso di prepararti una cena e voglio farlo, anche se è solo un dessert” disse ridendo “Possiamo andare a casa mia, se vuoi”
“Oppure da me” propose Kurt cercando di non arrossire “Non è lontano da qui e c’è un market lì vicino che è sempre aperto: purtroppo nel mio frigo non c’è un granché per fare dolci”
Blaine annuì divertito, poi si accigliò “Se casa tua è qui vicino, perché non ci siamo visti direttamente qui?” 
“Perché fare il viaggio con te è stato molto più bello che aspettarti qui da solo, non credi?” rispose Kurt con un sorriso intenerito “E in più ho potuto anche rivedere Christie. Quella bambina è adorabile, sembra un piccolo cupcake vivente, rimanendo in tema di dolci” E scoppiò in una risata cristallina.
E quelle parole, quella risata, fecero breccia nel cuore di Blaine, che in quel momento guardava Kurt come fosse la cosa più bella e preziosa del mondo, come se la sua risata fosse il suono più dolce che avesse mai sentito. E si perse in quei magnifici occhi cerulei, così meravigliosi quanto profondi. 
In quel momento, Blaine era certo di potersi innamorare di lui. 
“Blaine, tutto bene?” lo richiamò la voce di Kurt “Terra a cuoco, abbiamo carenza di zuccheri qui!”
Il ragazzo scosse la testa risvegliandosi e scoppiò a ridere “Dobbiamo rimediare allora” Gli prese la mano e gliela strinse “Allora perché non mi fai strada, guru della moda?”
Kurt guardò le loro mani intrecciate: si adattavano perfettamente l’una all’altra.
“Da questa parte, Chef”

“Davvero non sapevi cosa fossero gli anacardi?” chiese Blaine stupito “Andiamo, mai mangiato il pollo agli anacardi?”
Kurt poggiò le buste della spesa sul bancone “Per quanto ami la cucina orientale, ho sempre optato per cose che conosco” spiegò “Cosa ti serve adesso, mister Chef’”
Blaine sbuffò al soprannome “Uhm, una padella, un paio di pentole e il frullatore. E ciotole. Oh, anche un grembiule per favore. La cioccolata è dura da togliere dai vestiti. Pensa di aver tutto assistente?”
“Che onore, adesso sono un assistente chef!” esclamò l’altro facendo una faccia sorpresa “E comunque è fortunato Chef, ho tutto quello che le serve!”
“Non ne dubito” disse divertito il moro mentre tirava fuori gli ingredienti “Mi serve anche una bilancia e dei coltelli. E una di quelle arance che ti ha regalato il negozio”
Kurt riuscì a portargli tutto in pochi minuti e lo osservò lavorare in silenzio, incantato da ogni semplice movimento che il cuoco faceva: come tagliava il cioccolato con facilità, la premura e la maestria con cui mescolava la cioccolata con tutti gli altri ingredienti, fino ad ottenere un impasto cremoso, in cui veniva voglia di nuotare per quanto sembrava gustoso. Era rimasto affascinato da quella preparazione come se fosse uno spettacolo, come se Blaine si fosse appena esibito per lui con tutta la passione possibile. 
La cucina era il suo modo di esprimersi, era un’arte.
E poi era così carino con quel grembiule stretto in vita.
“Bene, è quasi pronta” annunciò Blaine felice prendendo una piccola cucchiaiata  e porgendola a Kurt “A lei il primo assaggio, assistente che non ha fatto niente”
Kurt sbuffò “Ah ah, molto spiritoso” Avvicinò le labbra al cucchiaio e assaggiò la mousse. 
Un’esplosione di dolcezza gli scoppiò in bocca, letteralmente. Poteva sentire le sue papille gustative andare in estasi e cantare ogni lode al cioccolato.
“Credo di essere rimasto senza parole” ammise il ragazzo mentre Blaine fece un sorriso soddisfatto “Sul serio, voglio vivere di questo e del tuo tiramisù,  al diavolo le calorie e la salute”
“Per quanto ne sia lusingato, non credo sia una buona idea” ribatté divertito l’altro mentre prendeva la ciotola e la portava in frigo.
“No, perché? Perché la stai portando via?” Si lamentò Kurt allungando le braccia verso di lui “Non portarmi via quella meraviglia”
“Dobbiamo lasciarla in frigo per almeno un’ora” spiegò Blaine ridendo dell’espressione di delusione del ragazzo “E poi il piatto non è completo: secondo te perché ho comprato gli anacardi?”
“Per stupirmi con la tua conoscenza culinaria?”
“Anche, ma servono come tocco speciale per la ricetta, come anche l’arancia”
Kurt lo guardò stupito “A questo punto mi trasferisco direttamente al tuo ristorante. Pensi che al tuo capo dispiacerà?”
“Forse, ma a me no: non sarebbe male vederti tutti i giorni” ammise Blaine con un piccolo impeto di coraggio, arrossendo leggermente e lasciando senza parole l’altro.
“Uhm… un’ora giusto? Perché non andiamo in salotto e ti offro da bere. Un caffè, forse?”
“Ottima idea”

E così si ritrovarono seduti sul divano, le tazze di caffè caldo tra le mani e la pioggia che batteva alla finestra, ma a loro sembrava non importare: erano persi nei loro discorsi, nelle loro risate, nei loro sguardi.
Per Blaine era così facile parlare con Kurt, aprirsi e raccontargli qualunque cosa avesse in mente.
Per Kurt ascoltare la voce di Blaine gli scaldava il cuore e avrebbe potuto sentire il suono della sua risata per tutta la vita. 
Kurt prese un altro sorso di caffè, facendosi pensieroso “Blaine, posso farti una domanda? Se non vuoi rispondere capirò perfettamente”
Blaine si accigliò e lo guardò dritto negli occhi “Certo, dimmi”
“Si tratta di Christie…”
Oh, eccola la domanda che aspettava da tempo. Non che fosse arrabbiato ovviamente, Kurt aveva tutto il diritto di chiederglielo, ma era sorpreso che non gliel’avesse domandato subito, come tutti gli altri.
Ma sapeva che Kurt non era come tutti gli altri, perché gli altri sarebbero scappati al solo menzionare sua figlia, invece lui… sì, era scappato, eppure in quel momento erano lì, seduti più vicini di quanto pensasse e stavano passando la serata perfetta. 
Kurt sospirò “Mi spiace, ho toccato un tasto dolente” si scusò dispiaciuto “Possiamo cambiare argomento”
No, non era come tutti gli altri. Non insisteva per sapere, avrebbe lasciato che Blaine decidesse quale fosse il momento giusto.
E per lui era quello.
“No, va bene. Mi hai solo un po’ spiazzato” ammise il moro “E devi sapere, anzi, voglio che tu sappia”
“Blaine…”
“Kurt, sul serio, va bene” gli prese le mani, ancora stupendosi di quanto si adattassero perfettamente alle sue “Ma devi promettermi di non interrompermi fino alla fine, a meno che tu non voglia smettere. Per me è difficile, ma voglio farlo”
Sentì la presa di Kurt farsi più stretta “Va bene”
Blaine prese un respiro profondo “Christie in realtà… in realtà non è mia figlia. O meglio non lo è biologicamente parlando. Avevo solamente 21 anni quando entrò nella mia vita e non me ne pento ogni singolo giorno”

Aveva sempre amato New York: la città, le persone, le luci, le arti.
Era al suo terzo anno alla Juilliard School, dove studiava musica e ne era letteralmente innamorato: era la scuola dei suoi sogni e riuscire ad entrare fu la gioia più immensa della sua vita. 
Viveva nell’appartamento che divideva con suo fratello maggiore Cooper, quando questo era a New York.
Aveva un legame fantastico con Cooper, nonostante il più delle volte litigassero o si punzecchiassero a vicenda, finendo a fare una specie di lotta greco romana sul divano del salotto (che dovettero cambiare almeno cinque volte in soli tre anni).
Cooper era un attore di una certa fama, quindi era normale che ogni tanto qualcuno si fermasse a chiedergli autografi o fare foto, ma non si era mai montato la testa, o meglio all’inizio tendeva a farlo, ma a nessuno piacevano i narcisisti, no? 
Era fidanzato ormai da sei anni con Victoria, una ballerina classica, una promessa della danza su cui la maggior parte delle compagnie di ballo avevano posato gli occhi, ma lei rimaneva fedele alla Royal Ballet, la maggior compagnia di balletto britannica.
La loro relazione a distanza era sempre tra alti e bassi, ma sembrava durare e il loro amore cresceva forte ogni giorno di più.
Fino a quel giorno di novembre che cambiò tutte le loro vite.

Blaine stava finendo di preparare la cena, una bistecca che aveva lasciato marinare per tutta la notte e su cui non vedeva l’ora di affondare i denti. Gli piaceva moltissimo cucinare e si divertiva a farlo; inoltre Cooper era negato in cucina e lui non voleva di certo sopravvivere a zuppe in scatola e pasti surgelati.
Finì di preparare il purè di patate e lo servì in un piatto insieme alla bistecca, pronto a godersi quella cena così gustosa. 
Ma il destino sembrava avere altri piani, perché Cooper entrò di fretta in casa, chiamandolo a squarciagola.
“Coop, sono in cucina!” rispose il fratello “Mi spiace, ma stasera ti accontenti di maccheroni e formaggio perché questa non la divido con… Cooper, che succede?” 
La faccia dell’uomo era pallida e sudata, probabilmente per la corsa, gli occhi erano rossi come se avesse pianto. 
“Victoria”
“Cosa? Oddio, sta bene vero?” chiese Blaine preoccupato “È in ospedale? Coop, vuoi rispondere?!?”
“È incinta” rispose semplicemente “È incinta. Victoria è incinta”
Blaine sgranò gli occhi, lasciò andare le posate e si avvicinò al fratello “Siete sicuri?”
Cooper annuì “I risultati del medico. Blaine, Victoria aspetta mio figlio o mia figlia”
Blaine lo guardò confuso " È una cosa positiva, giusto? Insomma una nuova vita, un piccolo o una piccola Anderson che gattona per l'appartamento, è una cosa positiva, vero?"
Ripeté con più convinzione.
Cooper rimase in silenzio per poi abbracciarlo stretto.
"Diventerò papà, Blaine!" Esclamò felice con le lacrime di gioia che continuavano a rigargli il viso "E tu sarai zio, ma io sarò papà! E Victoria sarà mamma e la mamma sarà nonna e..."
"Cooper ho capito" lo fermò Blaine ridendo e cominciando a piangere anche lui "È fantastico, fratellone. Sono davvero felice per te!"
"Dobbiamo comprare una culla, un passeggino e preparargli una nursery! E tu non provare a trasferirti! Questa è casa nostra e poi avremo un baby sitter a tempo pieno, no?" Scherzò il più grande scompigliandogli i capelli "Oh, e i giocattoli! Mucchi e mucchi di giocattoli! E vestiti e pappette e..."
"Coop, Coop, fermati!" Gli ordinò Blaine divertito "abbiamo nove mesi per pensare a tutto. Basta che non inizi a dire..."
"O mio dio, e se sarò un pessimo padre?" La paura iniziò ad attanagliare l'uomo, che iniziò a girare nella stanza quasi terrorizzato "E se non riuscissi neanche a tenerlo in braccio? Magari lui mi odierà, perché non so giocare a baseball e da adolescente me lo rinfaccerà a vita mentre i suoi compagni giocheranno felici a baseball! O mio dio e se è femmina?!? B, già non capisco Victoria il più delle volte, pensa con una bambina! E il primo ciclo? E il primo ragazzo? Se è lesbica, l'amerei comunque ovvio, ma avrei a che fare con tre donne! E se tutte e tre avessero il ciclo insieme? ODDIO SARÒ UN PESSIMO PADRE!"
Blaine sospirò e mise da parte la cena, tirando fuori dal bar una bottiglia di tequila: sarebbe stata una lunga notte.


"Lo feci così ubriacare che iniziò a cantare tutto il repertorio dei Duran Duran per adattarlo a ninna nanne" disse Blaine con una risata acquosa "La mattina dopo però si svegliò e mi disse di aver capito: non sarebbe stato mai un padre perfetto, ma avrebbe fatto di tutto per essere un ottimo padre e avrebbe amato i suoi figli più di ogni altra cosa al mondo, in ogni possibile circostanza. E ai miei occhi, in quel momento mi sembrò il padre perfetto"

La gravidanza procedette bene: Victoria fu costretta a prendere una pausa dalla Royal Ballet e si trasferì nell'appartamento degli Anderson, dove Blaine diventò quasi il suo maggiordomo, visto che doveva cucinare ogni volta che lei aveva qualche strana voglia, fare il bucato perché lei non era capace, fare la spesa perché lei era sempre stanca e tra i ritagli di tempo studiare per l'università.
Dopo quasi un mese in casa, Thad e Sebastian furono costretti a trascinarlo fuori dall'appartamento con la forza, mentre lui si aggrappava insistentemente alla porta con "Storia della musica dell'Ottocento" sotto il braccio.
Victoria dal canto suo, non sembrava così entusiasta come i due fratelli: se ne stava sdraiata sul divano a guardare vecchi spettacoli e sitcom, mangiando ogni cosa le capitasse sotto tiro, visto che ora aveva una scusa.
Ma questo Cooper non riusciva a vederlo e Blaine non aveva il coraggio di dirglielo, non quando lui si appoggiava al pancione e iniziava a chiacchierare con il piccolo o la piccola, anche se lui era certo fosse una ragazza.
"È troppo tranquilla per essere un ragazzo" aveva detto semplicemente Cooper.
Infatti aveva ragione: al quinto mese scoprirono con certezza che avrebbe avuto una bambina.


Kurt sorrise alla piccola luce negli occhi di Blaine e si accoccolò sempre più verso di lui.
"Victoria continuava a dimostrarsi poco entusiasta, come se quella piccola fosse solo un peso nella sua pancia. Non lo dissi mai a Cooper, perché per lui era la donna della sua vita, la donna che portava in grembo il loro figlio. Iniziarono a frequentare quei corsi pre parto, dove ti danno dei bambolotti per simulare un bambino vero"
Scoppiò a ridere al solo ricordo.

Quella sera Victoria non aveva voglia di uscire, così Cooper decise di portare Blaine con lui al corso.
Il tema: cambiare i bambini.
"Pensavo che di questo te ne saresti occupato tu" mormorò Cooper mentre guardava con diffidenza la bambola.
"Coop, solo perché so cambiare i pannolini non vuol dire che lo farò sempre io. Ti tocca, fratellone. E forse un giorno saranno i tuoi figli a cambiarti il pannolone" Blaine ghignò e Coop gli pestò il piede.
"Finiscila, mezza calzetta" ribatté facendogli la linguaccia "Facciamo una gara: chi finisce prima di cambiarlo, non lava i piatti per una settimana"
Blaine sembrò titubante "Non mi sembra una buona idea"
Cooper gli diede una gomitata "Dai! Che c'è, fifa Potter?"
"Te la sei cercata, attore dei miei stivali" disse il ragazzo con aria di sfida "Iniziamo tra tre, due, uno... Ora!"
Inutile dire che volarono insulti, borotalco, salviette umidificate e perfino una gamba di una bambola (Coop giurava che era stato un incidente) e l'insegnante gli fece una ramanzina lunga una quaresima e per poco non li cacciò via dal corso.
Ma alla fine Cooper imparò a cambiare i pannolini, fare pappette, dare biberon e tant'altro e finalmente si sentì pronto a diventare papà.


"Era il 21 marzo quando Christine Amelia Anderson venne al mondo. Una bimba di tre chili e cento, con due grandi occhi azzurri e un paio di riccioli neri. Era perfetta" la voce di Blaine era piena di amore e orgoglio. "Cooper se ne innamorò subito, non voleva mai lasciarla andare e sembrava così piccola tra le sue braccia, così protetta e amata. La chiamarono Christine come nostra nonna e fece scegliere a me il secondo nome: Amelia"
"Perché Amelia?" Chiese per la prima volta Kurt, rimasto tutto quel tempo in silenzio.
"Vuol dire 'coraggiosa'" rispose "Mia nonna e mia madre ci ripetevano sempre 'coraggio', di non aver paura di essere noi stessi e di inseguire i nostri sogni ed è la stessa cosa che noi volevamo per Christine. E credimi, quella bambina aveva bisogno di più coraggio possibile per quello che la aspettava poi"

Era passata una settimana dalla nascita di Christie e la casa era invasa da parenti e amici: Sebastian e Thad venivano a trovarla un giorno sì e l'altro pure, Jeff e Nick le portarono una montagna di pupazzi e la madre di Blaine e Cooper, Catherine, e il suo nuovo marito Justin erano subito volati dall'Ohio per vedere la loro nipotina.
Tutti erano entusiasti della piccola, eccetto i genitori di Victoria, che passarono solo a salutarla senza neanche guardare due volte la nuova arrivata.
Quella sera Blaine stava studiando sdraiato sul divano, Christie dormiente sul suo petto, quando sentì gli urli provenire dalla camera da letto.
Victoria e Cooper stavano litigando.
Di nuovo. 
Sembravano non fare altro dalla nascita della bambina.
"Non l'hai mai allattata da quando sei uscita dall'ospedale, diavolo la tieni in braccio due volte al giorno massimo!" Cooper urlò "Blaine non è una tata, sai? Sei sua madre, dannazione!"
La risposta di Victoria non si sentì, ma fu definitiva perché Cooper uscì dalla camera, con un cuscino e una coperta.
"Ehi fratellino" mormorò con un sorriso finto "La mia principessa si è addormentata?"
Blaine annuì "Perché non vai a stenderti sul mio letto? Metto io Christie nella culla"
"Non ti preoccupare, posso dormire sul divano"
"Insisto e poi mi ricambi il favore alzandoti tu questa notte, che dici?"
Cooper abbozzò un sorriso "Affare fatto"


"Quella sera, Victoria se ne andò" disse amaramente "Prese la valigia e lasciò una lettera sul letto. La ricordo a memoria per quante volte l'ho letta. Diceva che non voleva essere una madre, che non sentiva quella bambina sua anche se l'aveva portata in grembo per nove mesi. Il suo sogno era calcare le scene, non preparare biberon o cambiare pannolini. Semplicemente li abbandonò, abbandonò l'uomo che aveva smesso di amare e la bambina che non riusciva a considerare sua"
Blaine si fermò, non riuscendo a trattenere le lacrime "Cooper si sentiva sotto un treno e cercò in tutti i modi di contattarla, ma niente. Ma rimase forte, lo è sempre stato, anche quando i nostri genitori divorziarono. Doveva essere forte per la sua bambina, perché era il suo mondo, la sua ragione di vita"

Il primo mese fu difficile, ma Cooper ringraziava ogni giorno di avere Blaine ad aiutarlo perché, per quanto volesse essere forte, non ce l'avrebbe mai fatta da solo. Christie era una bambina piuttosto tranquilla, di notte piangeva solo un paio di volte e cresceva ogni giorno sempre di più.
Quello che le mancava non era di certo l'amore: Blaine era uno zio fantastico e l'amava come fosse sua figlia e i loro amici venivano spesso a trovarli, soprattutto Thad e Sebastian, che più volte li avevano aiutati con la spesa e le altre faccende.
Christie aveva appena quattro mesi quando a Cooper fu offerto un ruolo principale in una nuova serie televisiva, a New York. 
Il problema era che doveva andare a Los Angeles per gli ultimi dettagli e per firmare il contratto. 
Per tre giorni. Tre giorni lontano dalla sua bambina.
Era un’occasione perfetta per rilanciarlo dopo quei quattro mesi di assenza, un’occasione che non poteva di certo sprecare.
Ci volle almeno una settimana prima che Blaine convincesse suo fratello e partire, un’altra settimana per convincerlo che sapeva come badare a Christie per tre giorni e che non c’era problema, visto che era agosto e che era in vacanza.
Così si ritrovarono il 5 di Agosto all’aeroporto di New York, con un paio di valigie di Cooper e quest’ultimo che coccolava la piccola. 
“Mi mancherai, principessa” le disse con gli occhi lucidi mentre le lasciava due grossi baci sulle guance paffute “Sei il mio piccolo muffin, il muffin più dolce del mondo”
Blaine roteò gli occhi “Un muffin, Coop?”
“Ehi, sono i miei dolci preferiti!” si difese passando la figlia al fratello “Mi mancherà così tanto. Sicuro di farcela?”
“Fidati fratellone, andrà tutto bene!” Si abbracciarono “Sono fiero di te. Per quest’opportunità e per tutto”
Cooper annuì semplicemente “Sarò presto a casa. Prenditi cura di lei”
“Te lo giuro fratellone”

“Bravissima Christie!” esclamò Thad con un sorriso, poggiando il biberon sul bancone “Hai finito tutto”
“Di certo ha ereditato l’appetito da Cooper” notò Blaine mentre sistemava i piatti insieme a Sebastian.
“Quell’uomo è in grado di trangugiare tre hamburger uno dietro l’altro, è disgustoso” aggiunse quest’ultimo facendo una smorfia.
Il telefono squillò e Blaine andò a rispondere.
“Pronto?”
“Blaine Anderson?”
“Sì, sono io”
“La chiamo per suo fratello Cooper Anderson: ha avuto un incidente stradale e…”
In quel preciso istante, il mondo di Blaine  crollò come un castello di carte.


“Quella sera volai subito a Los Angeles, lasciando Christie a Sebastian e andai all’ospedale, dove dopo sei ore di intervento, dichiararono la sua morte” 
E lì Blaine scoppiò a piangere, come quel giorno in ospedale. Ma lì era solo, confortato solo dalla pacca gentile di un’infermiera, mentre in quel momento era stretto in un abbraccio confortevole e una mano gli accarezzava dolcemente i ricci liberi dal gel. 
Passarono un paio di minuti, il silenzio rotto solamente da qualche singhiozzo, poi, una volta calmatosi, ricominciò a parlare.
“Mia madre si occupò di preparare il funerale in Ohio, dove è sepolta anche mia nonna, e Thad e Sebastian si occuparono di Christie, mentre io… io dovevo capire cosa fare”

“Blaine, sei certo di quello che stai facendo?” chiese Sebastian guardandolo “È una grande responsabilità. Molto grande”
Blaine sospirò e continuò a camminare per la stanza in cerchio “Lo so, ma non posso fare altro. Non voglio e non posso darla in adozione e mia madre ha 53 anni, non posso chiederle di prendersi cura di una neonata di quattro mesi.  Ho promesso a Cooper che mi sarei preso cura di lei e lo farò. Sebastian, ti prego capiscimi: mia madre è diventata isterica quando gliel’ho detto e tutti mi guardano come se non ne fossi in grado, ma ce la metterò tutta. Cavolo, lascerò la Juilliard per risparmiare e troverò un lavoro. Potrei lavorare in qualche ristorante come cameriere o qualcosa del genere, magari anche un doppio lavoro. La musica non paga così tanto da mantenere un bambino e non posso sia studiare che lavorare, non avrei tempo per Christie”
Sebastian si ammutolì, poi si alzò e prese Blaine per le spalle “È davvero questo quello che vuoi?”
“Sì, anche se lo farò da solo” rispose deciso.
“Allora io sono con te, in tutto e per tutto” E lo abbracciò stretto, lasciandolo piangere sulla sua spalla.
Erano migliori amici, quasi fratelli, ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro. 


“Riuscimmo a convincere mia madre e Victoria mi mandò i documenti per adottarla, visto che aveva rinunciato completamente alla potestà genitoriale. Così mi sono ritrovato ad essere un padre single, che invece di tornare a casa alle sette di mattina dai locali, deve svegliarsi per preparare la colazione alla figlia. Ma non mi sono pentito di questa scelta e mai lo farò. Quel giorno ho perso mio fratello e il mio migliore amico e Christie ha perso un padre, ma credo che io sono stato la sua forza come lei è stata la mia. Come ho detto, non me ne pentirò mai”
Ricordare quei momenti fu doloroso, ma la presenza di Kurt lo aveva sollevato un po’: erano rimasti abbracciati tutto quel tempo e poteva vedere il viso dell’altro rigato dalle lacrime, così come gli occhi rossi.
“Mi spiace di averti fatto piangere al nostro primo appuntamento” disse Blaine con una risata acquosa “Ma era giusto che sapessi tutta la storia”
Kurt scosse la testa “Non chiedere scusa, sono io ad averlo chiesto. E grazie per averla condivisa. Io… Blaine, sei… non ci sono parole per descriverti. Ti sei preso una responsabilità enorme a soli ventuno anni. Diamine, io a malapena riuscivo a prendermi cura di me stesso, pensa di una neonata! Sei stato così coraggioso, Blaine. Sono certo che tuo fratello sia orgoglioso di te”
“Lo spero” ammise il ragazzo “Lo spero tanto”
“Non ho mai conosciuto uno come te, Blaine Anderson” disse Kurt con un sorriso dolce “Sei uno tra un milione”
Blaine si girò a guardarlo, sprofondando sempre di più in quelle piccole pozze di cielo “E tu non sei come tutti gli altri. Sei il primo ragazzo con cui sono uscito a cui ho raccontato questa storia. Al solo nominare Christie e figlia, scappano via come lepri”
Kurt gemette dispiaciuto “Mi spiace per essere scappato al ristorante”
“Ma alla fine sei tornato” rispose semplicemente l’altro mentre si avvicinava sempre di più al suo viso “Sei tornato e sei ancora qui, nonostante tutti i miei casini passati e le cicatrici”
“Tutti abbiamo un passato ed è questo che ci ha reso come siamo ora. Il mio passato mi ha reso più forte, mi ha insegnato a lottare contro i pregiudizi, come ha reso te più forte e coraggioso”
“Hai ragione” disse Blaine con un sorriso “Hai perfettamente ragione” 
Erano così vicini che Kurt poteva sentire il respiro di Blaine sulla guancia e non ci volle molto prima che i due annullassero la distanza e le loro labbra si unissero nel loro primo bacio.
Un primo bacio un po’ salato per le lacrime, un po’ dolce per il sapore del cioccolato, ma semplicemente perfetto. Erano come due pezzi del puzzle che si erano ritrovati, come due anime che si cercavano l’un l’altra fino a trovarsi.
Erano semplicemente Kurt e Blaine. 
 
Il boato di un tuono li fece sobbalzare, costringendoli a separarsi l’uno dall’altro malvolentieri. 
Blaine si grattò il collo leggermente arrossato “Non mi ero accorto della tempesta”
“Neanche io” rispose Kurt guardando la finestra “Forse per questa notte puoi rimanere qui” Propose “Non intendo che… Posso prendere il divano e tu il letto… Insomma non vorrei farti…”
Fu interrotto da un  bacio dell’altro “Adesso chi sta balbettando, Hummel?” rispose divertito “Hai ragione, ma prendo io il divano. Mi dovresti solo prestare qualcosa di più comodo”
Kurt, ancora imbambolato, annuì “Vado a prenderti qualcosa. E magari dopo possiamo mangiare la mousse e vedere un film, che ne dici?”
“Ottima idea” 
 
Kurt poteva sentire Blaine canticchiare dalla cucina e un profumo di arancia e zucchero diffondersi per la casa. Dopo essersi cambiati entrambi, il moro l’aveva costretto a stare in salotto e scegliere il film, mentre lui finiva di preparare il dolce. 
Così sedeva sul divano con un paio di coperte e i titoli di coda di “Love Actually” sullo schermo, ripensando a tutto quello che gli aveva raccontato Blaine.
Non aveva mentito prima: aveva trovato la scelta del ragazzo coraggiosa, riconoscendo che forse lui non lo avrebbe mai fatto, ma non si era mai trovato in situazioni del genere.
Prendersi cura di sua nipote, crescerla come un padre… Era un ragazzo da ammirare di cui davvero ce ne erano uno su un milione. 
E quel bacio… Aveva avuto altri fidanzati prima, ma mai con nessuno il primo bacio era stato così… mozzafiato, da fuochi d’artificio, da “sto per segnare l’ultimo rigore alla finale della coppa del mondo” (stupido Finn che gli aveva fatto scoprire il calcio europeo). 
Avevano tante cose ancora da dirsi, ma per quella sera potevano aspettare. Quella sera era loro e solamente loro. 
“Ed ecco a voi, signore, mousse al cioccolato con salsa all’arancia e anacardi tostati” La voce di Blaine lo risvegliò dai suoi pensieri e lo fece accomodare sul divano insieme a lui, coprendolo con la coperta e prendendo la coppa dalle le mani dell’altro. 
“Ok, assaggiamo questa meraviglia” esclamò il giornalista felicemente e ne prese un’abbondante cucchiaiata: se prima le sue papille erano in estasi, adesso erano morte e andate in Paradiso felici. 
“Blaine è… o mio dio, stasera mi vuoi far rimanere senza parole, vero?” E si buttò di nuovo sul dolce, mentre Blaine scoppiò a ridere.
“Non era mia intenzione, sul serio” si difese l’altro guardandolo “Aspetta, hai una piccola macchia qui”
Si avvicinò e gli baciò l’angolo della bocca “Tutto fatto”
Kurt arrossì di nuovo, ma lo guardò con aria di sfida “Non avevo nessuna macchia, vero?”
“Questo non puoi saperlo”
“Fammi finire questo e poi te la farò vedere io. Non smetterò di mangiare un capolavoro del genere per le tue bambinate”
Blaine fece un adorabile broncio che Kurt fu costretto, volentieri, a baciare “Muoviti o finisco anche la tua parte”
Il moro rise e annuì, riprendendo anche lui a mangiare.
Passarono la sera così, guardando il film (usato più come sottofondo), imboccandosi a vicenda di tanto in tanto e con molti, moltissimi baci. 
Non ci fu il problema del divano e del letto, perché entrambi si addormentarono sul divano, Kurt steso sul petto di Blaine e con il viso nell’incavo del suo collo e Blaine che lo stringeva teneramente  tra le braccia, la fronte appoggiata a quella dell’altro.
Avrebbero parlato la mattina successiva, ma in quel momento volevano solo godersi un meritato e dolcissimo riposo.


Angolo dell’autrice
Servono fazzoletti? Cioccolata? Una mazza per uccidere l’autrice?
Vi dico solo questo: ho scritto la scena della morte di Cooper in treno e una signora si è preoccupata perché stavo per piangere. Non le potevo dire “Sto facendo morire il fratello di un personaggio televisivo, che se lei sapesse che è gay, inizierebbe a fare scenate”.
Comunque, mai capitolo mi venne così lungo, ma non me la sentivo di dividerlo (per farmi perdonare della settimana senza aggiornamenti e il finale dell’altro capitolo)
Quindi ecco la storia di Christie, una storia su cui ho lavorato fin da subito e in cui ogni cosa avrà un suo perché, soprattutto riguardo alla questione madre (piccolo spoiler!)
E il bacio? Forse alcuni di voi pensano che sia troppo presto e dico subito che il mio obiettivo non era fare una storia su loro che dopo tante peripezie riescono a mettersi insieme, ma raccontare come riescano a diventare una famiglia.
Ora posso finire con tutto il mio monologo, vorrei ringraziare chiunque abbia messo la storia tra seguiti/preferiti/ricordate perché state crescendo sempre di più e vi abbraccerei tutti se potessi, ma al massimo posso mandarvi un cupcake virtuale! Grazie,grazie,grazie,grazie!!!
Finisco col dire che questo capitolo è stato un parto e sono molto nervosa, quindi fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto o volete davvero uccidermi con una mazza.
E ricordate: ha fatto più male a me scrivere della morte di Cooper che voi a leggerlo.
Ora vi saluto sul serio, grazie ancora e grazie soprattutto alla mia beta che si è subita più di seimila parole: Michela, te sei il Thad della mia Christie <3
Baci e sorrisi e abbracci (e fazzoletti)
Frankie

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Capitolo Otto

Che cos'è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce?
(H. Heine)


Erano da trenta minuti al telefono e Kurt gli aveva appena accennato la storia di Blaine, non volendo entrare troppo nei dettagli.
“Fammi capire” lo interruppe Burt “Il ragazzo ha adottato sua figlia?”
Kurt annuì “Suo fratello lo ha nominato come suo tutore e visto che sua madre non voleva più occuparsene, ha accettato”
L’uomo rimase per qualche minuto in silenzio, facendo preoccupare Kurt.
“Papà, lo so che è rischioso, che forse sto facendo un errore, ma la verità? Non mi sono mai sentito così bene in vita mia con un ragazzo fino a quando ho conosciuto Blaine. Lui è speciale, papà, e se non ci provassi neanche, credo che sarebbe il mio più grande rimorso”
“Kurt…”
“E lo so, lo so che il fatto che abbia una bambina renda le cose ancora più complicate”
“Kurt”
“Ma voglio provarci, anche se tu pensi che sia una pessima idea, sarai sicuramente arrabbiato e...”
“KURT!” ripeté Burt per la terza volta “Vuoi ascoltarmi per un momento?”
Kurt sgranò gli occhi “Ok”
“Prima di tutto non sono arrabbiato” specificò “Sono solo… stupito e confuso. Molto confuso. Cavolo, sei sempre stato prudente con le tue relazioni da quando sei a New York; l’unico ragazzo che ho conosciuto è stato quell’Adam, il tizio della NYADA mi sembra, e solo perché vi ho beccato nel tuo appartamento quando volevo farti una sorpresa”
“Ti prego, sorvoliamo su Adam” sospirò il ragazzo sprofondando nel divano.
Era stata Rachel Berry a presentargli Adam, uno studente della NYADA, e con lui le cose proprio non funzionavano: litigavano una volta sì e l’altra pure, sembravano non avere mai tempo l’uno per l’altro, ma continuavano comunque a provare a stare insieme.
Si erano lasciati dopo neanche quattro mesi.
“Ancora non capisco cosa ci trovavi in lui” borbottò Burt.
“Era l’accento inglese, offuscava i sensi”
“Era odioso quell’accento”
“Possiamo passare oltre?”
L’uomo sospirò “Il fatto è, figliolo, che ti sei sempre messo in gioco per i tuoi sogni, ma mai per il tuo cuore. E non so se questo è un bene o un male”
“In che senso?”
“Un bene perché forse è la volta buona” rispose Burt “Un male perché c’è il rischio di trovarti con il cuore spezzato. Essere in una nuova relazione non è facile di per se, ma con una bambina in mezzo dire che le cose sono complicate è un eufemismo. E se la piccola si affezionasse a te e voi due vi lasciaste? Ci andrebbe di mezzo una bambina, Kurt e..”
“Papà, credi che non ci abbiamo già pensato?” lo fermò Kurt deciso “Non vogliamo iniziare a giocare alla famiglia felice fin da subito, vogliamo prima conoscerci, provare a stare insieme e prendere le cose come vengono. Abbiamo fatto così al nostro primo appuntamento e tutto è andato bene, perché non continuare in questo modo? Se tu conoscessi Blaine capiresti che non è di certo un irresponsabile da fidarsi del primo sconosciuto che incontra e tu dovresti saperlo bene. Mette sua figlia davanti a ogni cosa, perfino ai suoi sogni, papà. Tu hai messo la tua felicità da parte quando litigasti con Finn nel seminterrato, pronto a lasciare una donna splendida come Carole per il bene del tuo stesso figlio”
Burt rimase in silenzio: a volte scordava quanto Kurt fosse cresciuto e, anche se ai suoi occhi rimaneva il suo bambino , adesso era un uomo, un uomo maturo e forte, un combattente. 
“Papà…”
“Mi fido di te” rispose semplicemente Burt “Mi fido di te, figliolo, e credo in te, come ci ho creduto quando ti sei trasferito a New York partendo da zero. Se è questo che vuoi, allora ti appoggerò fino in fondo. Ma sappi sempre che io sono qui per te in ogni momento”
Gli occhi di Kurt si fecero lucidi “Grazie papà. Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anch’io”
 
Christie terminò il suo disegno, soddisfatta del suo lavoro: era da un'ora che ci stava lavorando, ma alla fine era venuto proprio come voleva. 
“Christie?” la chiamò Thad dalla cucina “È  pronta la merenda”
La bambina si alzò dal tappeto del salotto e saltellò fino alla cucina, dove ad attenderla c'era la meravigliosa visione di una fetta di torta al cioccolato e un bicchierone di latte; ogni volta che rimaneva a casa degli zii si divertiva tantissimo, sia perché zio Thad le preparava merende buonissime, sia perché lui e zio Sebastian la facevano ridere tanto, soprattutto quando facevano finta di litigare. 
Christie si sedette composta al tavolo e iniziò a mangiare di gusto mentre Sebastian entrò, salutando prima Thad con un bacio sulle labbra e poi con uno sulla guancia alla piccola.
"Ehi pulce" si mise a sedere vicino a lei "Allora, hai già pensato al costume per Halloween?"
"Si!" rispose entusiasta la bambina, che aveva due baffetti di latte "L'ho anche disegnato!"
Gli diede il disegno mentre Thad le ripulì la faccia, facendola ridacchiare e Sebastian tentava di capire cosa ci fosse disegnato.
"Christie, è un panda?"
"Un panda mannaro!" esclamò la bimba felicemente finendo di mangiare.
Thad diede uno sguardo al disegno "Awwww, gli ha disegnato anche un papillon!"
Sebastian sospirò "Piccola, come ti è venuta quest'idea?"
Christie fece un sorriso soddisfatto "Mi piacciono i panda, ma Andrew dice che i panda non sono spaventosi, così ho deciso di essere un panda mannaro, come il lupo di Twilight!"
"Ricordami di bruciare quel film" sussurrò inviperito a Thad "Già non mi piace come guardi quella fatina luccicante o quel cane senza maglietta, ma questo supera il limite"
Thad sbuffò e si rivolse alla bambina "Tesoro, è un costume originale e molto bello! Stasera lo diremo a Daddy, va bene?"
Christie annuì contenta e se ne tornò in salotto a giocare.
Sebastian roteò gli occhi "Un panda mannaro? È un’idea adorabile, ma non spaventosa"
Thad ridacchiò e si sedette sulle ginocchia del fidanzato "Oh, andiamo. Devi ammettere che ha una bella fantasia"
Sebastian gli cinse la vita con le braccia "Fantasia o no, io da piccolo spaventavo tutti con i miei fantastici costumi"
"Ti immagino: andavi vestito da te stesso?" Lo punzecchiò l'altro.
"Scherza quanto vuoi, ma io spaventavo tutti e nessuno spaventava me"
Thad alzò un sopracciglio "Davvero?"
"Davvero" rispose deciso Sebastian “Nessuno riusciva a spaventarmi con quei vestiti da quattro soldi e molta poca fantasia”
Thad ridacchiò e iniziò a baciarlo lentamente, mentre nella sua testa già stava architettando un perfido piano.

“Secondo te glielo chiederà mai?” chiese Bella a Blaine, entrambi appoggiati al bancone mentre fissavano Maggie che cucinava e Omar che la guardava da dietro con aria sognante.
“Sono quattro anni che lavorano qui e ancora non gliel’ha chiesto” sospirò Blaine “È cotto di lei, ma non ha il coraggio di dirglielo”
In quel momento Maggie si girò verso l’altro ragazzo “Omar, mi passeresti il sale, per piacere?”
Omar sembrò risvegliarsi dalla trance e prese il sale, ma non fece neanche in tempo ad a porgerglielo che subito la ragazza urlò.
“Te l’ho detto cento volte, Omar!” disse “ La saliera non si passa in aria, ma devi trascinarla sul tavolo” 
E detto questo prese un’altra saliera e iniziò di nuovo a lavorare, mentre Omar sospirava sconfitto e tornava anche lui ai fornelli.
Bella sbuffò “Ancora devo capire cosa ci trovi in quella pazza”
Blaine le diede una gomitata amichevole “Andiamo, le vuoi bene anche se è pazza”
“Queste sono parole tue, non mie” ribatté la donna ridacchiando “E poi ho imparato a volervi bene per forza, altrimenti vi avrei già avvelenato i biscotti almeno una volta al giorno”
“Ehi!” disse il ragazzo scandalizzato “Pensavo che mi volessi bene perché sono adorabile!”
Isabella scoppiò a ridere e gli pizzicò una guancia “Tesoro, rimani sempre il mio preferito, ricorda”
Proprio in quel momento entrò anche Luigi che guardò prima i due ragazzi, poi Bella e Blaine.
“Non gliel’ha ancora chiesto?” chiese seccato “Sono due settimane che ha i biglietti per l’anteprima di quel film che a Maggie piace tanto e ancora non gliel’ha chiesto! Cavolo, sapete quanti favori ho chiesto per aiutarlo?”
Bella si accigliò “Ma non avevi chiesto a tuo fratello che era direttore del cinema?”
“Sì, ma lui mi ha chiesto di farlo mangiare gratis al ristorante per i prossimi tre anniversari e quattro compleanni” sbuffò ancora più scocciato poi fece per andarsene “Comunque, Anderson c’è un tuo amico alla porta, lo faccio entrare”
“Va bene” rispose il ragazzo, certo che fosse Sebastian che si annoiava a stare a casa da solo.
Invece quando si girò, vide qualcosa di ancora meglio.
“Ehi” lo salutò con un piccolo sorriso Kurt che se ne stava timidamente sulla porta.
Gli occhi di Blaine iniziarono a brillare e subito si avvicinò a lui, baciandogli una guancia.
Erano due settimane che stavano insieme. Due settimane in cui entrambi si svegliavano con le farfalle nello stomaco e un sorriso a trentadue denti, immergendosi spesso nel pensiero l’uno dell’altro.
Purtroppo erano riusciti a vedersi solo un paio di volte, un po’ per il lavoro di Kurt un po’ per Blaine e gli impegni al ristorante e ancor di più con Christie.
Ma le cose stavano prendendo sempre più piede e con una certa facilità e, finché avrebbero passato almeno un paio di ore al telefono dopo cena, tutto sembrava andare nel verso giusto, anche se a Kurt mancava vedere il sorriso di Blaine e a Blaine mancava vedere il luccichio negli occhi di Kurt.
“Che ci fai qui?” chiese sorpreso il moro prendendogli la mano.
“Avevo una mezza giornata libera per aver consegnato un fantastico articolo questa settimana. Avevo fame e voglia di vederti, così ho pensato che venire qui fosse una combinazione perfetta”
Blaine sorrise e lo baciò castamente “Tu sei perfetto”
Kurt arrossì leggermente, un po’ per quel complimento e un po’ per il bacio: aveva paura delle reazioni dei colleghi di Blaine, ma gli aveva raccontato che per lui erano come una famiglia e forse quelle paure erano infondate.
“Awww, non sono adorabili?” esclamò Bella intenerita “Il mio piccolo Blainey è cresciuto e ha il fidanzatino”
Maggie squittì “Allora è lui il famoso Kurt! Sono giorni che Blaine parla solo di te!”
Omar rimase in silenzio, ma rivolse ai due un pollice in su e un sorrisone incoraggiante.
Intanto Blaine era anche lui arrossito e si schiarì la gola “Kurt, questi sono i miei colleghi: Bella, Maggie e Omar. Ragazzi, questo è Kurt”
Kurt li salutò con una mano “Salve a tutti”
E da lì iniziò il finimondo. 
“Blaine, questo ragazzo è magro come un chiodo!” notò Bella squadrando il giornalista “Dobbiamo rimediare”
“Uhhh, potrei fargli una mappa astrale!” propose invece l’altra “Di che segno sei? E l’ascendente?”
“Che ne dici di fargli assaggiare il risotto alla zucca? Omar lo stava proprio finendo di preparare”
“Oppure potrei crearti un amuleto scaccia iella! Devo solo scoprire qual è la tua pietra portafortuna”
“Anzi, preparerò delle ottime scaloppine al Marsala!”
“Un bracciale al posto di un amuleto! È un’idea gen…”
Un fischio fastidioso interruppe tutte quelle chiacchiere e salvò i due ragazzi dalle due donne.
“Signore, c’è gente di là che vuole mangiare” li avvertì Luigi con voce severa “Potete gentilmente tornare al lavoro?”
E senza dire niente, ma solo con qualche sbuffo e un piccolo gemito di lamento, entrambe tornarono a lavorare, mentre sia Kurt che Blaine tiravano un sospiro di sollievo.
“Blaine, visto che non c’è così tanta gente, che ne dici di prenderti una mezza giornata libera?” propose il capo chef con un piccolo ghigno “Andate in sala e prendete un tavolo, mangiate qualcosa e poi andate a fare una passeggiata”
“Sei sicuro che vada bene?”
“Qui non abbiamo bisogno di te, tranquillo”
Blaine sbuffò “Grazie mille”
Luigi scoppiò a ridere e li scacciò fuori “Forza, vi serviremo tra breve, miei cari signori” 
 
“Allora, come è stato il pranzo?” chiese Blaine allegro, mentre intrecciava le dita a quelle del fidanzato.
“Hai presente l’abbonamento in palestra? Ecco, facciamo per tre anni invece che uno” rispose il ragazzo addentando l’ultimo pezzo di pane per la scarpetta “Anzi quattro: queste scaloppine al Marsala erano fantastiche”
“Bella è una delle migliori cuoche di New York, anche se il suo stile è un po’… rustico. Ma lei odia tutti quei piatti tanto belli e elaborati in cui alla fine di sostanza ce n’è davvero poca”
Kurt lo guardò “È per questo che fa queste porzioni esorbitanti?”
“No, tesoro. È perché ti ha visto così magro” rispose Blaine ridacchiando e facendo sbuffare l’altro.
“Ricordami di ringraziarla quando non entrerò più nei jeans e sarò costretto a girare in tute e felpe”
Blaine gli baciò la mano “Saresti perfetto anche in tute e felpe”
“Tienilo bene a mente, Anderson” scherzò Kurt “Comunque, tra due giorni è Halloween. Christie ha già scelto il costume?”
“Oh, sì”
“Fammi indovinare: principessa”
Blaine scosse la testa ridendo “No”
“Uhm… fatina?”
“No”
“Cow Girl? Sirenetta? Ballerina?”
“No, no e no, assolutamente no”
Kurt sospirò e si appoggiò alla sedia “Mi arrendo. Dai dimmelo, sono curioso!”
“Farò di meglio” Il moro tirò fuori il cellulare e mostrò una foto “Signori e signore, ecco a voi il primo esemplare di panda mannaro”
A quella foto, Kurt scoppiò a ridere per la tenerezza: Christie indossava un costume da panda, con un adorabile papillon azzurro, mentre il viso era truccato di bianco con due cerchi neri intorno agli occhi e le labbra rosse con annessa gocciolina di sangue.
“È la cosa più spaventosamente adorabile che abbia mai visto” esclamò con una risata “E il papillon è un tocco di classe! Come ha fatto a pensare a una cosa del genere?”
“Non chiedermelo” rispose Blaine “È solo tornata a casa con un disegno e urlando “Daddy voglio essere un panda mannaro!” E credimi, mi ci è voluta mezz’ora per capire di cosa stesse parlando, ma alla fine sono riuscito a trovarle un costume da panda e Marley, la mia vicina, mi ha aiutato a truccarla; non voleva più cambiarsi fino alla sera di Halloween”
“Non so se trovarla ancora più adorabile o geniale. Forse entrambi”
“Ha molta fantasia, è vero” rise il moro “Pensa che mi ha costretto a vestirmi da esploratore  con un morso di panda mannaro”
Kurt rise ancora più forte, mettendosi una mano sulla bocca per cercare di fermarsi. 
“E come hai intenzione di farlo?”
“Un paio di pantaloni beige, uno finto zaino pieno di finta roba e Christie sta cercando il modo di fare un retino gigante. Anche qui, non chiedermi come farà”
“O mio dio, quella bambina è sempre più geniale” disse Kurt ancora ridendo mentre Blaine lo fissava pensieroso: avrebbe voluto tanto invitarlo ad andare con loro a fare dolcetto o scherzetto, ma aveva paura che fosse troppo presto; in più c’era Sebastian, che con tutto lo zucchero che si sarebbe sbafato sarebbe stato mille volte più insopportabile e allusivo, soprattutto con Thad in giro. 
Sospirò e si rivolse nuovamente al suo fidanzato “Invece tu hai qualche programma?”
Kurt annuì “Una mia collega di lavoro ha organizzato una festa in maschera”
“Hai già scelto il costume?”
“Ancora no” rispose con un piccolo ghigno “Potrei sempre chiedere a Christie”
“Probabilmente ti consiglierebbe di fare anche tu il panda mannaro” sbuffò Blaine divertito “Anche se saresti adorabile vestito in quel modo”
Kurt gli diede un leggero schiaffo sul braccio “Non ci pensare nemmeno Anderson!” 
Con un ghigno, Blaine si avvicinò sempre più al ragazzo “Troppo tardi” gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo, facendo ridacchiare l’altro.
“Sei proprio un bambino, Anderson”

Sebastian finì di imbiancarsi il viso e si sistemò i capelli, notando quanto il look da vampiro gli donasse particolarmente. Ovviamente si era ispirato ai veri vampiri, non quelli glitterati di cui Christie (e anche Thad) andavano pazzi. 
Se Dracula fosse realmente esistito, non sarebbe mai stato affascinante quanto lui.
Si sistemò meglio il colletto della camicia bianca e si infilò la giacca di velluto nero che era riuscito a trovare in quel negozio di costumi.
“Harwood, vuoi muoverti?” Sebastian chiamò il suo fidanzato che era da mezz’ora chiuso in bagno “Il panda mannaro arriverà a momenti e non vorrei che mordesse il tuo bel culetto al posto dei dolcetti. Io sono l’unico che ti può mordere qualcosa. Anche se preferisco succhiare”
Non avrebbe mai ammesso che aveva aspettato una settimana per sparare certe battute.
“Se non la finisci con queste stupidaggini, l’unica cosa che succhierai stasera sarà uno dei lecca lecca zuccherini che ruberai a Christie” ribatté Thad con uno sbuffo “E comunque ho quasi finito di prepararmi”
Sebastian roteò gli occhi “Sei peggio di una donna, Thad! Non puoi metterci davvero così tanto!”
“Mi spiace se non sono così perfetto come te!”
“Sei scusato, tesoro” ghignò l’altro “Ora muoviti!”
“Sono pronto!” annunciò trionfante Thad mentre usciva dal bagno.
Sebastian si girò verso di lui “Alla buon’o… COSA?”
No.
Non era possibile.
Era un incubo. 
“Harwood… È uno scherzo vero?”
Thad fece un piccolo ghigno “No, amore mio”
Quel bastardo.
Quel bastardo del suo ragazzo si era vestito in quel modo.
Aveva già detto che era un bastardo?
“Cosa c’è, Bas? Davvero non ti piace il mio travestimento?”
Sebastian non rispose, ma in silenzio girò i tacchi e se ne andò in cucina, tornando dal fidanzato con un mestolo in una mano e una padella nell’altra.
“Chi sei e cosa ne hai fatto del mio fidanzato?”
Il ghigno di Thad aumentò sempre più “Amore, non so di cosa stai parlando”
“Non provare a chiamarmi amore! Tu sei un bastardo, ecco cosa sei!”
Il “bastardo”, per prendersi gioco del suo amato fidanzato, aveva rispolverato la sua vecchia divisa dei Warblers e fin qui tutto bene. Il problema erano i capelli. I capelli di un biondo platino. Un biondo platino che ricordava vagamente…
“Mi sono vestito da Jeff! Non ti piace come idea?”
L’idea dell’anno.
“Togliti quell’animale dalla testa. Puoi tenerti la divisa, che ti sta ancora tremendamente bene, ma smettila di imitare la Barbie, altrimenti giuro che ti tiro addosso mestolo e padella”
“Sebastian, tu provaci e ti caccio da casa per un mese” lo avvertì Thad “E poi è Halloween e lo scopo di un costume di Halloween è quello di spaventare. E lo sto facendo piuttosto bene” 
Il ragazzo cercò di avvicinarsi, ma Sebastian continuava a puntargli addosso il mestolo.
Poi il campanello suonò e sia Blaine che Christie entrarono, la piccola ringhiando e saltellando, il padre invece guardò i due come se fossero due pazzi. 
“… Non voglio sapere, vero?” chiese confuso mentre Christie si avvicinò a Thad.
“Zio Thad sembri zio Jeffy!”
Il ragazzo la prese tra le braccia “Ti piace?”
“È GENIALE ZIO!” esclamò la bambina “L’anno prossimo voglio vestirmi da zio Sebastian!”
Blaine roteò gli occhi “Passi sul panda mannaro, ma non ti vestirai da Sebastian”
“Per quanto dia ragione a Christie, qua il problema è un altro: il mio ragazzo è vestito da Jeff Sterling!”
“Seb, si sta facendo tardi. Perché non lasci mestolo e pentola e andiamo?” propose Blaine mentre Thad continuava a ridere sotto i baffi.
“Dammi il tuo retino” mormorò Sebastian lasciando il mestolo e la pentola.
“Scherzi? Ci ho messo due giorni a trovarlo come lo voleva Christie!” sbraitò il ragazzo stringendo a se il retino gigante “Ora, muoviamoci, prima che Christie ci mangi tutti per carenza di dolci”
La bambina fece una specie di ringhio “Dolcetto o scherzetto!”
 
La serata procedette più che bene: molti fecero i complimenti al costume originale di Christie e Blaine si divertì a vedere la sua bambina così felice e spensierata.
Era ancor più divertente vedere Sebastian che prendeva le distanze da Thad, che ogni tanto gli spuntava da dietro giusto per farlo spaventare un pochino.
Alla fine della serata Christie era la fiera proprietaria di una sacca piena di dolcetti, caramelle, cioccolatini e un paio di enormi lecca lecca (uno dei quali lo regalò a zio Sebastian, giusto perché zio Thad lo aveva spaventato tanto) e, nonostante le suppliche e il broncio, Blaine le concesse di mangiarsi solo un paio di dolcetti, così da lasciarseli per qualche settimana (ed evitare altri mal di pancia). 
 Così verso le otto e mezza, la famiglia Anderson tornò a casa, lasciando prima Sebastian e Thad a “far pace” nel loro appartamento (non li avrebbero visti almeno per due giorni) e Christie saltellava felice per il salotto, con il pigiama al posto del costume, anche se continuava a tenersi in testa un paio di orecchie da panda che zio Jeff le aveva mandato.
“Ehi piccolo panda mannaro” la chiamò Blaine prendendola in braccio “È ora di andare a fare tanti bei sogni”
Christie fece un broncio adorabile “Ma è presto!”
“Lo so, ma vedo gli occhietti di qualcuno calarsi e…” La bambina sbadigliò “Questo era uno sbadiglio di un panda o mi sbaglio?”
La portò dritta in camera, un tripudio di rosa e lilla, con ammassi di pupazzi e bambole e un letto bianco da principessa a coronare il tutto, e la posò sul letto, rimboccandole dolcemente le coperte mentre la piccola stringeva a sé Pancake, il suo coniglio di pezza.
“Fai sogni d’oro, amore mio” le sussurrò baciandole dolcemente la guancia “Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anch’io, Daddy” mormorò la piccola prima di cadere addormentata.
Blaine le accarezzò dolcemente i capelli, si alzò dal letto, facendo il più piano possibile, e tornò in salotto, dove crollò sul divano.
“Voglio dormire per un anno intero” disse tra sé e sé “E non ho neanche la forza di andarmi a cambiare”
Prese un cioccolatino dalla sacca dei dolcetti e fece per addentarlo, ma qualcuno bussò alla porta.
“Non è proprio la mia giornata” sbuffò alzandosi dal divano e andò ad aprire, pronto a mandar via chiunque lo disturbasse (anche se erano solo le nove di sera, ma ehi, aveva appena finito di elemosinare dolcetti in giro).
Aprì la porta e lo vide.
Un angelo caduto in terra. Un vero angelo con ali e aureola.
“Ehi Indiana Jones” lo salutò l’angelo con una risata cristallina “Speravo fossi tornato”
“K-Kurt?” balbettò Blaine ancora incantato “Sei… Stai benissimo”
“Ti ringrazio” disse il ragazzo con un sorriso “Non male per un costume dell’ultimo minuto, no?”
Diavolo, se non era male.
Kurt indossava un paio di pantaloni bianchi che gli sembravano dipinti addosso, una camicia azzurra che si intonava perfettamente agli occhi, un paio di ali dietro la schiena e un’aureola d’oro sopra la testa; gli occhi erano truccati con un leggero glitter bianco e azzurro, una perfetta cornice per quelle pozze d’oceano.
“La mia collega si era scordata di dirmi che era una festa a tema: Santi e Peccatori. Per fortuna che la mia amica Mercedes aveva questo paio di ali e sono riuscito a trovare questa aureola al supermercato”
“Mmmh”
“E per fortuna che la nipote della signora Marx, la mia vicina, era in casa e mi ha prestato i brillantini”
“Mmmh”
“In più avevo questi pantaloni che mi entrano ancora per miracolo”
“Mmhh”
“Ma le ali di Mercedes non mi piacevano, così ho spennato un paio di piccioni a Central Park”
“Mmmh”
Kurt sbuffò “Blaine, tesoro, mi stai ascoltando?”
“In realtà no” ammise il moro avvicinandosi a lui “Ero incantato da questa visione angelica”
“Lo so, faccio questo effetto a molti” rispose il ragazzo cingendogli il collo “E ho pensato che prima di andare alla festa potevo aggradare i tuoi occhi con la mia splendida presenza”
“Sicuro di non essere un diavolo tentatore?”
“Perché?”
“Perché è da quando ti ho visto che voglio fare questo” rispose Blaine per poi annullare la distanza tra loro, unendo le loro labbra in un bacio tanto voluto quanto atteso. 
Blaine lo trascinò per la vita dentro casa, chiudendo la porta con un piede, e lo condusse fino al divano, non staccandosi neanche per un secondo.  
“Se sgualcisco le ali, Mercedes mi uccide” ridacchiò Kurt mentre Blaine lo costringeva a sedersi.
“Christie ne ha un paio da fatina. Possiamo darle quelle” rispose il moro iniziando a dedicarsi al collo pallido del ragazzo. Dio, aveva un sapore così buono, così dolce, così perfetto.  
Kurt chiuse gli occhi “A proposito di Christie…”
“È già andata a dormire” rispose prontamente “Era stanca morta, ma è riuscita a rimediare una bella dose di dolcetti e si è divertita moltissimo con i suoi amichetti, anche se quell’Andrew le gira troppo intorno per i miei gusti”
“Già siamo gelosi, Anderson?” lo punzecchiò Kurt mentre giocherellava con i ricci liberi dal gel “Non immagino quando avrà sedici anni”
“La mia bambina non avrà mai sedici anni; rimarrà così piccola e innocente per sempre”
“Il sogno di ogni genitore. Fosse stato per mio padre, avrei fatto sesso a trent’anni”
Blaine ridacchiò e gli accarezzò una guancia, attento a non rovinargli il trucco “Non so se ammirarlo o compatirlo”
“Quello che non sa non può fargli male”
“Spero che Christie non prenda esempio da te”
“Scherzi? Dovrei insegnarle questi trucchi fin da subito”
“Hummel, non provarci” lo minacciò Blaine giocosamente mentre Kurt fece un piccolo ghigno.
“Andiamo, sarebbe divertente e… Blaine, non ci provare o giuro che…”
Ma non riuscì a terminare che l’altro ragazzo si fiondò su di lui e iniziò a fargli il solletico.
“B-Blaine” balbettò tra le risate “Smettila!”
“No, mio caro” rispose l’altro inchiodandolo sul divano “L’hai voluto tu!”
“Ti prego, non ce la faccio più!” supplicò ancora Kurt cercando di liberarsi dalla presa fino a quando finalmente Blaine smise di muoversi.
“Sei troppo carino quando supplichi” mormorò prima di baciarlo di nuovo, assaporando quel gusto che tanto lo faceva impazzire. 
Avrebbe potuto passare una vita intera incatenato a quelle labbra così morbide e assuefanti.
“Daddy?” La voce spaventata di Christie interruppe quel momento idilliaco, riportandoli entrambi sulla terra, anzi sul divano. 
“Ehi piccola” disse Blaine allontanandosi da Kurt e sedendosi composto “Non dovresti dormire?”
La bambina singhiozzò “Brutto sogno. Tanti mostri!”
Prontamente il ragazzo si alzò e la prese tra le braccia “Oh, tesoro” le baciò il capo “È tutto finito, va bene? Non ci sono mostri qui! Ti ricordi che zio Jeff è venuto e li ha scacciati via tutti?”
Christie affondò il viso nel suo collo “Lo so”
Blaine sospirò e cercò un modo per distrarla “Piccolina, hai visto chi c’è?”
La bambina si accigliò per poi girarsi verso il divano “Signor Kurt!” Si divincolò tra le braccia del padre che la fece scendere e subito si avvicinò a lui, salutandolo con un abbraccio.
“Ehi Christie” ridacchiò Kurt abbracciandola indietro “Allora hai fatto un brutto sogno?”
“Sì” annuì facendo una smorfia “Un mostro gigante verde e viola!”
“Verde e viola?” disse stupito il ragazzo “Allora era proprio brutto!”
“Brutto brutto!” ripeté la bambina “Non voglio più dormire”
Blaine sospirò e si sedette sul divano accanto a loro “Piccola, ne abbiamo già parlato: non puoi non dormire”
“Sì invece!” ribatté la bambina convinta “L’Omino del Sonno non mi avrà viva!”
“Passa troppo tempo con Sebastian” borbottò il padre “Comunque, che ne dici di vederci un cartone, così quando ti addormenterai farai solo sogni belli”
Gli occhi di Christie si illuminarono “Sìììì! La Sirenetta, la Sirenetta!”
“E la Sirenetta sia!”esclamò Blaine andando a prendere il DVD mentre Kurt si alzava dal divano.
“Forse è meglio che vada, non vorrei fare tardi” si scusò il ragazzo, anche se avrebbe rinunciato volentieri alla festa per stare un po’ con Blaine.
“Oh, va ben…”
“No, no, no!” urlò Christie attaccandosi alla gamba di Kurt “Per favore, guarda la Sirenetta con noi!”
“Christie, Kurt era solo qui di passaggio. Sarà per un'altra volta”
“Per favoreeeeeeee” pregò ancora più pietosamente, con un paio di occhioni da cucciola e un broncio adorabile.
Accidenti, Blaine doveva brevettarlo quello sguardo: avrebbe fatto un mucchio di soldi.
Tentò di resistere, sul serio, ma come poteva quando un piccolo angelo lo guardava in quel modo e stringeva la sua gamba con forza (in effetti temeva di non riuscire a staccarsela di dosso).
Guardò Blaine, non sicuro se questo potesse sorpassare un limite o no, ma il suo ragazzo lo fissava con uno sguardo adorante.
“Posso fare dei pop corn e abbiamo anche qualche dolcetto” propose timidamente “Ma se devi proprio andare…”
Non riusciva a resistere a uno solo sguardo, figuriamoci a due. 
E poi Natalie non se la sarebbe presa per la sua assenza, no? O meglio, si sarebbe fatto perdonare con quel foulard di Hermes che desiderava da settimane. 
Si tolse le ali, fortunatamente ancora intatte nonostante l’attacco di Blaine, e prese Christie in braccio.
“E che Sirenetta sia!” si arrese alla fine con un sorriso divertito mentre la bambina lo abbracciava con uno squittio; un’altra immagine che Blaine fu più che felice di ricordare, con la speranza che quella forse non sarebbe stata l’ultima volta.
“Vado a prendere qualcosa da mangiare” annunciò felicemente “Ma niente dolci per il panda mannaro!”
“Ma Daddy!”
“Devi accontentarti dei pop corn, principessa”
Kurt ridacchiò al broncio della bambina, poi si rivolse a Blaine “Mi diresti dov’è il bagno? Vado a togliermi tutti questi glitter”
“Ma signor Kurt, è tanto bello vestito da angelo!” esclamò Christie con sincerità e Kurt le pizzicò una guancia.
“Grazie, piccola. Ma questa roba è appiccicosa e fastidiosa”
“Oh, allora va bene. E poi i suoi occhi sono belli anche senza brillantini”
“Aww, grazie principessa” la ringraziò il ragazzo scompigliandole i capelli.
“Non sono una principessa! Sono un panda mannaro!”
 
Arrivati ai titoli di coda, Christie era già addormentata tra di loro, la testa appoggiata sulla pancia di Kurt e le gambe sulle ginocchia di Blaine.
“Ecco la bambina che voleva sconfiggere l’Omino del Sonno” sussurrò Blaine divertito spegnendo il televisore.
Kurt si stiracchiò piano “Almeno ha resistito fino alla scena della barca”
“Le avrò cantato Baciala minimo cento volte come ninna nanna” sbuffò il ragazzo prendendo la bambina in braccio “Torno subito: porto il panda nella tana”
“Va bene” ridacchiò Kurt mentre prendeva il cellulare dalla tasca.
Natalie era dapprima furiosa, ma dopo aver detto “Blaine” e “foulard” gli aveva augurato buona serata e specificato che il colore giusto era acqua marina, non verde acqua. 
Finì di rispondere al messaggio quando due braccia gli circondarono le spalle e un paio di labbra gli si avventarono sul collo.
“È una mia impressione, ho hai una fissa per il mio collo?”
Blaine annuì “Non posso resistere, è troppo… appetibile”
“Appetibile? Anderson, la tua passione per il cibo mi sta preoccupando”
“Sono un cuoco, tesoro. Il cibo è il mio lavoro”
Kurt scoppiò a ridere e si girò verso di lui, baciandolo leggermente “Dovrei andare adesso, si sta facendo tardi”
“Di già?” si lamentò con una smorfia “Speravo potessi rimanere un po’ di più,  magari restare a dormire. Giuro che mi prendo il divano”
“Non mi sembra il caso, B” sussurrò Kurt accarezzandogli una guancia “Abbiamo deciso di prendere le cose lentamente, no? Cosa penserà Christie se domani mattina mi trova ancora qui?”
“Che abbiamo fatto un pigiama party senza di lei?”
“Finiscila, scemo” lo rimproverò semiserio “Sul serio, Blaine, per quanto vorrei rimanere, non mi sembra il caso”
Blaine sospirò “Hai ragione, mi sono fatto prendere dalla situazione e… Mi spiace, hai ragione”
“Ehi, non ti preoccupare” lo rassicurò Kurt, che si alzò dal divano e lo abbracciò “Un passo alla volta, no?”
“Avrei voluto invitarti stasera” disse all’improvviso Blaine, allontanandosi leggermente da lui per guardarlo negli occhi “A fare dolcetto o scherzetto. Avrei voluto invitarti perché… non lo so neanche io, ma volevo stare con te. E poi stasera quando ti ho visto con Christie è stato meraviglioso. Ma lo so che forse è troppo presto, che forse stiamo correndo un rischio…”
“Blaine…”
 “Eppure voglio continuare lo stesso a rischiare. Sai perché? Perché questa è la seconda volta in cui sono sicuro di volerlo fare” indicò la stanza di Christie con la testa “E diciamo che la prima volta è andata più che bene, no?”
Kurt scoppiò a ridere, gli occhi leggermente lucidi: come aveva fatto a trovare un ragazzo del genere? 
Era perfetto.
O meglio, perfetto per lui.
“Quindi volevo chiederti una cosa” annunciò Blaine “Lo so che è un po’ presto, ma cosa hai intenzione di fare al Ringraziamento?”
Kurt ci pensò su “Dovrei rimanere qui a New York, così potrò stare più tempo a Natale in Ohio, dalla mia famiglia”
Il moro annuì e iniziò a giocherellare con il colletto azzurro della camicia “Ogni anno a casa mia facciamo una grande cena per la festa del Ringraziamento, ci saranno i miei colleghi, Sebastian con il suo ragazzo e un paio di amici. Quindi mi chiedevo, se non hai altri impegni ovvio, vuoi venire da noi?”
Kurt sgranò gli occhi per la sorpresa, ma poi il suo sguardo si addolcì e lo baciò amorevolmente.
“Quindi è un sì?” mormorò Blaine trattenendo un sorriso.
“Decisamente un sì” rispose l’altro ridacchiano per poi tornare a baciarlo, non riuscendo proprio a farne a meno.

Sebastian e Thad se ne stavano sdraiati sul loro letto, stretti l’uno all’altro e infagottati in ogni coperta e piumone della casa, visto che Thad non sopportava neanche uno spiffero d’aria.
I costumi giacevano sul pavimento insieme all’immonda parrucca, come l’aveva chiamata Sebastian prima di strapparla via dal proprio fidanzato per poi trascinarlo a letto, continuando ad usare tutte le battute e i doppi sensi sui vampiri (ora era Thad a voler buttare via Twilight e ogni libro di vampiri in quella casa).
“Harwood, prova a farlo anche il prossimo Halloween e quello ad andare in bianco per un mese sarai tu” lo minacciò Sebastian lasciandogli un bacio tra i capelli.
“Andiamo, è stato divertente!” si difese Thad con una risata.
“Divertente come un mal di denti a Ferragosto” borbottò l’altro.
Rimasero in silenzio per un bel po’, godendosi quel momento così intimo e rilassante.
Interrotto purtroppo dal cellulare di Thad.
“Non ti avevo ordinato di spegnerlo?” lo rimproverò Sebastian lasciandolo andare malvolentieri.
“Oops! Pronto?” rispose Thad.
“Ehi Thaddy!” le voci squillanti di Jeff e Nick arrivarono perfino alle orecchie di Sebastian, che subito nascose la testa sotto al cuscino.
“Ehi ragazzi! Non è un po’ tardi? È successo qualcosa?” chiese il ragazzo un po’ preoccupato.
“No, è che abbiamo una notizia fantastica che non poteva aspettare! Puoi mettere in vivavoce per favore?”
Thad premette un tasto “Parla”
“Carissimo Thad e Smythe, io e Nick abbiamo deciso di espandere la nostra catena di giocattoli…” iniziò a dire Nick euforico.
“Così abbiamo deciso di costruire una nuova filiale…” continuò Jeff.
“E visto che voi ci mancate tanto”
“E che vi manchiamo tanto”
Sebastian alzò la testa dal cuscino e sgranò gli occhi per il terrore.
No, non poteva essere.
Era un incubo, ne era certo.
“CI TRASFERIAMO A NEW YORK!” 

Note dell'autrice
Ed eccoci di nuovo qui! Scusate il ritardo ma queste feste sono state piene di parenti e studio (sigh) Ma passiamo al capitolo! Tanto fluff e un po' di comicità: Christie vestita da panda mannaro (non chiedetemi da dove mi è venuta quest'idea), il povero Sebastian spaventato da Thad (miglior costume di sempre), Maggie e Bella fan girl di prim'ordine (Klainer a vita) e Kurt e Blaine più adorabili che mai (premio speciale a Burt Hummel come padre dell'anno!) In più sorpresa, sorpresa, I NIFF A NEW YORK! (Per l'infelicità di Sebastian)
Piccola cosina per voi: visto che i pazzi cuochi della Bella Notte saranno spesso con noi, ecco come li ho immaginati nella mia testa :)
Maggie:  
http://i50.tinypic.com/a1jzvo.jpg (Amo questa donna!)
Bella: http://i50.tinypic.com/mufzhu.jpg
Luigi: http://i47.tinypic.com/20pdl4o.jpg
Omar: http://i49.tinypic.com/2epn054.jpg

In più un grandissimo grazie a Michela, la mia beta, che oltre a essere sempre pronta a sobirsi le mie isterie (ogni sera la faccio preoccupare)  e in più mi ha regalato uno splendido disegno, per cui:
ecco a voi il ferocissimo panda mannaro!


http://i45.tinypic.com/2a7fwiv.jpg

Adesso lei mi ucciderà, ma andava fatto vedere u.u Ti voglio bene, carpetta <3 
Comunque, piccolo avvertimento: lo so che non dovrei neanche dirlo, ma non so di preciso quando aggiornare visto che fino a marzo sono in periodi esami, ergo avrò veramente poco per scrivere (fa più male a me che a voi, credetemi), ma cercherò di aggiornare almeno questa settimana, promesso! 
Nel prossimo capitolo: cose strane succedono alla Bella Notte, toccherà a Blaine e Kurt fare da Cupidi! Poi il trasferimento di Jeff e Nick, un Blaine geloso (tranquilli: ricordate le mie parole? No triangoli!) e una cena del Ringraziamento! 
Grazie a chiunque abbia inserito la storia nei preferiti/ricordati/seguite perchè siete davvero un bel po' e vorrei abbracciarvi uno per uno!
Grazie a chiunque abbia recensito (una bambolina speciale di Christie per voi!) 
Grazie ancora alla mia beta super speciale: anche se a volte sei il Jeff del mio Sebastian, rimarrai sempre il mioThad <3 (Non ha senso, ma pazienza u.u)
A presto allora! Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e
clicca qui per la mia pagina facebook ;)
Baci e abbracci
Frankie

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Capitolo Nove

"Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e là la trova"
(G. Moore)

“Spiegatemelo di nuovo: perché mi avete trascinato qui?”
“Perché un paio di braccia in più fanno sempre comodo...”
“E io ti ho minacciato con una settimana senza tu sai cosa, che diventano due se solo provi a fare qualche scherzo idiota”
Sebastian sbuffò e continuò a sorseggiare il caffè, mentre Christie, con un’adorabile salopette verde mela, gli tirava una mano cercando di farlo ridere.
“Dai zio Sebastian! Ci divertiremo tanto tanto!”
“E perché hai portato anche questa povera innocente?”
“Perché almeno lei voleva venire” borbottò Blaine che con un fazzoletto pulì il viso della figlia, ricoperto di zucchero della ciambella che aveva divorato poco prima. 
Erano agli inizi di novembre e Jeff e Nick gli avevano chiesto una mano per il trasloco, cose da sballare, mobili da spostare e cose del genere.
Dapprima Sebastian non aveva preso per niente bene quella notizia: prima era schizzato fuori dal letto e aveva iniziato a preparare la valigia, urlando di prendere il primo volo per Honolulu o il Sud Africa o perfino per andare da sua madre. Dopodiché ci vollero tre tazze di thé caldo, mezza teglia di brownies e un paio di massaggi di Thad per calmarsi e comportarsi da adulto.
Avrebbe fatto finta di non conoscerli nei luoghi pubblici e di ignorarli a casa di amici.
Semplice, efficace e indolore.
Il problema? L’istinto da buoni samaritani di Thad e Blaine, che lo avevano costretto di sabato mattina ad alzarsi, fare colazione in una mediocre caffetteria e fare da facchino per Barbie e Ken.
Ormai non perdeva neanche più tempo a trovare dei soprannomi a quei due.
Blaine dal canto suo era felicissimo del trasferimento dei suoi amici e gli sembrò che tutto in quel periodo gli stesse sorridendo: la storia con Kurt stava andando più che bene, il ristorante stava diventando via via più rinomato e ora ritrovarsi quei due a New York… Tutto stava andando più che bene.
Uscirono dall’ascensore e si diressero verso la porta con la targhetta 5B, dove Thad suonò il campanello. 
Ad aprirgli la porta c’era un Nick Duvall sorridente su cui subito Christie si buttò addosso. 
“Seriamente Blaine, dovresti insegnarle che non può sempre buttarsi addosso alle persone” mormorò Sebastian più che altro infastidito: Christie iniziava ad affezionarsi fin troppo a loro.
Lui era lo zio figo, il preferito, quello che le faceva mangiare ogni dolce possibile e le faceva regali di ogni genere.  
Poi c’era Thad, ma con lui avrebbe condiviso volentieri il podio. 
“Ehi ragazzi” li salutò Nick facendoli entrare “Vi ringrazio davvero di essere venuti: Jeff ha così tante schifezze che devo convincere a buttare”
Sebastian ghignò “Ecco un metodo: per ogni cosa buttata un pomp…” ma Thad prontamente gli tappò la bocca e indicò Christie.
Addio buoni propositi da persona matura.
“Innocenza, Bas” mormorò “C’è una bambina qui”
“Mmmhh”
“Finiscila”
“Mmhhhh!”
“Seb, guarda che raddoppio le settimane!”
“Mmh” 
“Ragazzi!” la voce squillante di Jeff “Siete arrivati finalmente!”
“ZIO JEFFY!” Esclamò Christie saltando giù dalle braccia di Nick per correre verso quelle del biondo, che subito la prese facendola volare in aria.
“Ecco il mio batuffolino! Diventi sempre più bella!”
Christie ridacchiò e si aggrappò al ragazzo “Grazie zio!”
Jeff le baciò il capo e guardò gli altri, per poi soffermarsi su Sebastian, iniziando così una battaglia all’ultima occhiataccia.
“Non ti montare la testa Barbie” disse subito “Sono stato trascinato qui. La mia voglia di aiutarti è pari a quella di Christie e Blaine di andare dal dentista” 
“Ehi!” 
“E comunque diamoci una mossa: prima finiamo, prima non dovrò vedere le vostre brutte facce”
Thad roteò gli occhi “Perché ho paura che ci aspetti una lunghissima giornata?

Kurt agganciò il guinzaglio al collare ed uscì dall’appartamento, canticchiando sottovoce.
Era una splendida giornata per essere novembre e aveva deciso di portare Sally a Central Park, visto che quella settimana non aveva avuto così tanto tempo per farle fare una bella passeggiata.
Forse avrebbe potuto anche chiamare Blaine, visto che era sabato e non doveva lavorare, e incontrarsi con lui e Christie al parco, visto che la bambina adorava giocare con la sua cagnolina.
Prese il cellulare dalla giacca e digitò il numero.
“Pronto?” Una voce cristallina rispose, ma non sembrava Blaine. In più sentiva un grande caos di sottofondo.
“Pronto? Blaine?” chiese incerto “Sono Kurt” 
“SIGNOR KURT!” 
Il ragazzo allontanò leggermente il telefono dall’orecchio e ridacchiò “Ehi Christie! Come stai piccola?”
“Molto bene! Stiamo aiutando zio Nicky e zio Jeffy a fare il tra.. traslo…”
“Trasloco?”
“Sì, quello! Trasloco!” ripeté la bambina “Ma Daddy si è fatto male!”
Kurt sgranò gli occhi: cosa diavolo stava succedendo?
“Christie, ti avevo detto di portare il telefono, non di risp… AHIA! JEFF IDIOTA VUOI FARE PIANO?”
“È SEBASTIAN CHE MI HA TIRATO UNA PALLINA DI CARTA IN TESTA E MI HA DISTRATTO!”
“SEBASTIAN, SMETTILA! PERCHÈ NON TI COMPORTI DA ADULTO E…”
“JEFFERY STERLING POSA IMMEDIAMENTE QUELLA PADELLA! NON TI È BASTATO QUELLO CHE È SUCCESSO A BLAINE?!?”
La confusione di Kurt crebbe ancora di più: più che un trasloco, sembrava una guerra. 
Blaine gli aveva raccontato che Jeff e Sebastian non andavano molto d’accordo, o meglio erano come il diavolo e l’acqua santa, ma non immaginava a certi livelli.
Il caos continuò fino a quando finalmente qualcuno si decise a rispondere.
“Pronto?” La voce di Blaine era stanca e sembrava un po’ dolorante.
“Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo? E anche dove sei per favore, così vengo a portarti via di lì! Christie ha detto che ti sei fatto male! Che è successo?”
“Beh, ciao anche a te. Diciamo che la situazione è un po’… degenerata qui, ma ti assicuro che non mi sono fatto niente di male! È che Sebastian stava stuzzicando Jeff, così lui per ripicca voleva dargli una padellata sulle mani senza farsi vedere, solo che non ha visto che stavo rimettendo della roba sugli scaffali in basso ed è andato addosso ad uno sportello che si è chiuso sulle mie dita. E Jeff è così imbranato che non sa neanche mettere il ghiaccio su una persona!”
“Ti ho chiesto scusa!” borbottò un’altra voce in sottofondo.
“Ma nonostante le dita rosse, gonfie e doloranti, credo di stare relativamente bene”
“Relativamente?” sottolineò Kurt “Dimmi che sei andato almeno al pronto soccorso”
“Oh, non c’è bisogno! Riesco a muovere tutte le dita!”
“Blaine, credo che…”
“SMYTHE NON PROVARCI!”
“TROPPO TARDI! GUARDA COME VOLANO I TUOI BOXER SULLE ALI DEL VENTO!”
“LO UCCIDO! NON MI FERMATE PERCHÈ LO UCCIDO!”
Blaine sospirò “Non che non mi faccia piacere, ma come mai mi hai chiamato?”
“Volevo sapere se tu e Christie volevate venire a Central Park” rispose Kurt mordendosi il labbro nervosamente “Ma se avete da fare non importa”
Blaine sorrise: aveva un fidanzato splendido, non c’era dubbio. Si guardò intorno e fortunatamente, nonostante le mille distrazioni, avevano quasi finito.
E poi un paio d’ore con il suo ragazzo e sua figlia insieme sembravano un’apoteosi dopo quella mattinata infernale.
“SMYTHE, ORA TI MUOVI E VAI A RACCOGLIERE I BOXER DI FUORI!” lo minacciò Thad “E JEFF NON PROVARE A BUTTARE IL MIO RAGAZZO FUORI DALLA FINESTRA”
“TANTO CON QUEI MUSCOLI NON RIUSCIREBBE NEANCHE A SOLLEVARMI DI UN CENTIMETRO”
“HAI RAGIONE, IL TUO EGO TI INGRASSA ALMENO DI CENTO CHILI!”
“Sei già lì?” chiese Blaine mentre andava a prendere i cappotti.
“Sono appena uscito da casa”
“Ok, ci vediamo davanti al carosello tra un’ora, un’ora e mezza: il tempo di tornare a casa, cambiarci e venire, va bene?”
Poté quasi vedere il sorriso di Kurt anche attraverso il telefono “Va benissimo. Ci vediamo tra poco allora”
“A tra poco” Lo salutò dolcemente e riattaccò. 
Avrebbe fatto di tutto per uscire da quella situazione e vedere Kurt era l’incentivo perfetto.
Si avvicinò a Christie che si era seduta comodamente su una poltrona a guardare la scena che le si presentava davanti: Nick che toglieva di mano ogni padella e/o oggetto affilato dalle mani di Jeff e Thad che dalla finestra controllava che Sebastian raccogliesse ogni paio di mutande che aveva gettato. 
Christie era abituata a quelle litigate e non si era mai spaventata, perché sapeva che sotto sotto si volevano tutti bene, anche se Sebastian e Jeff si facevano stupidi scherzi o si insultavano.
Perché quando ci fu “l’incidente dei biscotti” Thad aveva detto che Sebastian era andato a comprare le medicine per il biondo, anche se insisteva nel dire che era solo “Per non trovarsi impreparati la prossima volta”. 
Alla fine erano una grande famiglia, una famiglia di pazzi certo, ma almeno non ci si annoiava.
La bambina si voltò verso il padre, che aveva un grande sorriso e gli occhi che brillavano; ogni volta che il signor Kurt lo chiamava aveva questo sorriso così luminoso che contagiava anche Christie.
“Ehi piccola” le sussurrò scostandole una ciocca dal viso “Ti va di andare a Central Park? Ci saranno anche Kurt e Sally”
“Sìììì!” esclamò Christie saltando in braccio al padre che ridacchiò.
“Sai, forse zio Sebastian ha ragione” mormorò divertito “Sai che non sei una specie di koala vero?”
La bambina sbuffò “Lo so, Daddy. Sono un panda mannaro!”
Blaine rise e le baciò una guancia, poi si rivolse ai suoi amici, che stranamente erano fin troppo tranquilli.
Perfino Sebastian, che era appena tornato dalla “raccolta boxer” stava silenziosamente sistemando scodelle e piatti negli scaffali.
“Ragazzi, visto che qui abbiamo quasi finito, noi ce ne andiamo. Va bene?”
Nick annuì, come anche Jeff. Thad strinse le spalle e Sebastian neanche lo ascoltò.
Passare dal caos totale a un puro e inquietante silenzio poteva significare solo due cose: o Thad e Nick erano riusciti a minacciare quei due e a farli lavorare senza troppe storie o presto ci sarebbe stato un pluriomicidio.
E non avere la certezza di chi fosse il killer era ancora più preoccupante.
“Non scordarti che domani sera siete invitati qui a cena!” gli ricordò Nick “Verso le sette, va bene? ”
Blaine annuì “D’accordo, ci saremo” 
Sempre se qualcuno fosse sopravvissuto.
Christie intanto si infilò il cappotto da sola (era una bambina grande ormai) e salutò tutti i ragazzi con un bacio sulla guancia, dopo di che ritornò dal padre che le prese la mano.
“Allora noi andiamo”
Un cenno di testa da tutti.
“Se avete bisogno di qualcosa, chiamatemi”
Altro cenno.
“Ci vediamo domani sera”
Ennesimo cenno.
“Ciao zii!” esclamò la bambina.
“Ciao Christie!” la salutarono tutti un po’ più entusiasti.
Blaine roteò gli occhi e se ne andò: dopo tutti quegli anni, ancora non aveva capito cosa diavolo passasse per la testa di quei quattro.
 
Kurt accarezzò la testa di Sally, che nonostante la confusione fatta dai bambini, continuava a rimanere tranquilla accanto a lui. Stava aspettando Blaine e Christie seduto su una panchina, con Vogue tra le mani e due tazze di caffè e una busta con un muffin al cioccolato accanto a lui; visto che aveva tempo, era passato a prendere qualcosa di caldo per lui e Blaine e un dolce per la bambina che, come ogni bambino, ne andava pazza. Controllò di nuovo il cellulare, per vedere se gli fosse arrivato qualche messaggio, quando delle mani molto piccole gli coprirono parzialmente gli occhi.
Sorrise e fece finta di stare al gioco.
“Chi è?” chiese fintamente scioccato. 
Sentì qualcuno ridacchiare “Indovina”
“Non ne ho proprio idea!”
Le piccole manine si scostarono dal suo viso e Kurt si girò, trovando la faccia sorridente di Christie proprio davanti a sé.
“Sorpresa!” esclamò la piccola, tenuta in braccio da un Blaine ancora più sorridente.
Kurt ridacchiò e le scompigliò i capelli “Guarda guarda chi c’è! Ma come siamo carine oggi!”
In effetti era vero: Blaine l’aveva aiutata a scegliere un adorabile vestitino blu navy con un elegante cappottino rosso e delle scarpe dello stesso colore, come anche il cerchietto che le agghindava i capelli.
“Grazie signor Kurt!” rispose la bambina con una risatina mentre Sally iniziava ad annusarla e subito Christie iniziò ad accarezzarla allegramente.
Kurt sorrise ancora di più guardando la faccia di Blaine, che li aveva osservati in silenzio fino a quel momento.  
“Ehi tu” lo salutò lo chef “Bello vederti qui”
“Ehi” rispose divertito l’altro “Bello vedere che sei ancora vivo”
“Per favore, sono un uomo forte” ostentò Blaine con un sorriso malizioso.
Kurt roteò gli occhi e prese una delle tazze “Che ne dice l’uomo forte di un caffè caldo?”
“Che lo accetta più che volentieri” disse prendendo la tazza “Con questo freddo è quello che ci vuole”
“Andiamo, per essere novembre si sta ancora bene, no?” ribatté Kurt roteando gli occhi “E ho preso anche un muffin al cioccolato per la principessa, qui”
Gli occhi di Christie si illuminarono “MUFFIN!” 
“Frena piccolo panda” la fermò il padre prima che la bambina si fiondasse sulla busta tanto ambita “Se vuoi fare un giro sulla giostra, il muffin lo mangi dopo, altrimenti poi ti fa male la pancia”
La bambina annuì “Posso andare subito? Per favoreeeeee”
Blaine e Kurt scoppiarono a ridere e annuirono, per poi portare la piccola sulla giostra.

“Spiegami ancora perché non li abbiamo seguiti!”
Thad roteò gli occhi; certe volte doveva dare ragione a Sebastian sull’insistenza di Jeff. 
“Perché questo è il primo ragazzo con cui Blaine esce da anni e non voglio che facciate stupidaggini”
Jeff sbuffò “Oh, andiamo! Siamo spie perfette, vero Nicky?” 
“Eh no, questa volta sono dalla parte di Thad!” ribatté il ragazzo passandogli un paio di scatole “Lasciamo a Blaine la sua privacy”
Il biondo fece un piccolo broncio “Ma io ero curioso di conoscerlo!”
“Lo conoscerai al Ringraziamento, accettalo” 
“Ma…”
“JEFF!” Sia Nick che Thad lo fermarono subito, stanchi per il trasloco e per la petulanza del loro amico, che si arrese e terminò in silenzio di sistemare i DVD nel portadischi.
Thad sospirò e fece per tornare a mettere in ordine i svariati piatti che quei due avevano portato (sul serio, non erano un po’ troppo cresciuti per avere quattro tazze di Star Wars?!?), quando decise di andare a dare un’occhiata al suo ragazzo, rimasto in silenzio fino a quel momento. 
Non lo trovò né in cucina né in salotto, ma finalmente lo vide sulle scale antincendio, gli occhi chiusi e le braccia dietro la testa: il ritratto perfetto della pigrizia .
Sapeva di dover essere arrabbiato, di dovergli fare una tirata d’orecchie, ma trovarlo così… pacifico, nonostante a meno di due metri ci fosse la sua nemesi, era una visione. 
E il fatto che fosse estremamente bello quando dormiva non incideva minimamente.
Forse solo un pochino.
Si avvicinò a lui e gli scostò un ciuffo ribelle dalla faccia.
“Ehi francesino” lo chiamò divertito mentre Sebastian mugugnò qualcosa “Smythe, per parlare devi aprire la tua bella boccuccia”
"Non sai quante cose questa bella boccuccia può fare" sussurrò malizioso Sebastian aprendo finalmente gli occhi.
Thad roteò gli occhi "La tua capacità di passare da principe addormentato a vecchio pervertito è impressionante" 
"Doti naturali" si giustificò "Comunque abbiamo finito? La puzza della tinta di Jeff mi sta asfissiando"
"Se con 'noi' intendi me, Jeff e Nick, sì, noi abbiamo quasi finito" 
Sebastian rise e gli prese il viso con una mano "Sai che sei carino quando sei stanco? Come un gattino"
Thad gli lanciò uno sguardo malizioso: era ora di rispondere al fuoco con il fuoco.
In più anche lui non vedeva l'ora di andare a casa, magari fare un bel bagno caldo e far vedere al suo ragazzo quanto un gattino eccitato era più che carino.
"Che ne dici di tornare a casa? Così puoi mostrarmi i tuoi svariati talenti" gli si avvicinò all'orecchio "Oppure ti posso mostrare i miei"
A poche cose Sebastian Smythe non sapeva resistere e il suo eccitante ragazzo che gli parlava in quel modo così sensuale era tra una quelle.
Si alzò subito da terra trascinando per un braccio anche lo stesso Thad e sfrecciò dentro, prese i due cappotti e non salutò neanche i due ragazzi che li videro fuggire via come se la casa andasse a fuoco.
Forse dopo Thad gli avrebbe mandato un messaggio. Molto, molto dopo.

Blaine sorseggiò il suo caffè con gusto mentre guardava Christie seduta su uno dei suoi cavalli preferiti e si sbracciava per salutarli ogni volta che li vedeva.
"Ti sei ricordato il mio ordine di caffè" mormorò il ragazzo "Mi sorprendi sempre di più, Kurt Hummel"
Kurt ridacchiò "Non sarei un buon fidanzato se non lo ricordassi, non credi?"
"Mi piace quando lo dici" ammise Blaine con un piccolo sorriso e le guance leggermente arrossate.
"Quando dico cosa?"
"Che siamo fidanzati. Non so, rende tutto più vero"
Kurt lo guardò con un sorriso intenerito: quel ragazzo avrebbe messo a dura prova il suo cuore, facendolo innamorare ogni volta sempre di più.
Un momento.
Innamorare?
Innamorare era una parola grossa, importante, enorme quanto la Statua della Libertà.
Ecco, ora stava davvero esagerando.
Ma quando pensava di innamorarsi di Blaine, gli sembrava una cosa così naturale, così semplice da fare: la sua tenerezza, il suo senso dell'umorismo, la sua dolcezza e sì, anche la sua mania per i soprannomi sdolcinati, tutto rendeva più facile farlo innamorare di lui.
Christie sfrecciò di nuovo davanti a loro e quando già non si vide più, Kurt si girò verso Blaine e lo baciò velocemente.
"Non puoi dire certe cose in pubblico e con tua figlia davanti" si lamentò semiserio facendo scoppiare a ridere Blaine che gli baciò una guancia. 
"Mi perdoni, signore, ma non riuscivo a resistere" 
"Dovrai far ben altro per farti perdonare"
"Che ne dici di andare a cena fuori sabato?" propose poi "Chiedo a Jeff e Nick di fare da baby sitter a Christie e ti porto ad un giapponese favoloso?"
Kurt lo guardò divertito "Pensavo vivessi solo di cibo italiano"
"Per favore, devo conoscere la concorrenza" ribatté il ragazzo "E poi amo provare cose nuove! Allora che ne dici?"
"Va bene" accettò felicemente Kurt con un sorriso "Ma ti avverto: se mi becco qualche intossicazione, mi dovrai fare da infermerie e ti avviso: sono un paziente terribile"
Blaine sorrise ancora di più e gli prese la mano, baciandogli le nocche "Affare fatto"
"Sempre un gentiluomo" mormorò l'altro che era arrossito visibilmente.
"Dote naturale, mio caro"
La giostra finì di girare e Christie scese, tornando tutta contenta dai due ragazzi.
"Muffin!" esclamò e tese le mani verso Kurt "Per favore" 
"Ecco qui, piccola" gli porse la busta che fu subito presa e scartata "Blaine, sicuro che tu dia da mangiare a questa bambina?" chiese poi divertito "Sembra che non mangi da giorni"
"No, ha mangiato a pranzo ben due fette di pizza" rispose Blaine con una risata "È solo molto golosa di dolci"
Kurt guardò la bambina e le accarezzò i capelli "Allora abbiamo una cosa in comune, Christie" 
La bambina annuì e gli tese la mano pulita "Andiamo al laghetto? Forse c'è ancora qualche paperella. Daddy mi ha fatto portare il pane!"
"Che laghetto sia allora" rispose mentre prendeva la mano della bambina e Blaine sorrise alla scena: più passava tempo con Kurt, più era certo che si stesse piano piano innamorando di lui.
 
Il pomeriggio passò così in fretta che nessuno dei due si accorse che si era quasi fatto buio.
Blaine teneva Christie in braccio, mezza addormentata dopo aver trascorso un’ora a lanciare la pallina a Sally che invece sembrava instancabile. 
“Aww, è un angioletto quando dorme” sussurrò Kurt affianco a lui, intenerito da quella scena.
Era stupendo passare del tempo da solo con Blaine, ma quando lui era con Christie… era bellissimo: i suoi occhi sembravano illuminarsi ogni volta che la sua bambina faceva o diceva qualcosa, gli prestava attenzione in tutto e per tutto e giocava con lei come se lui stesso avesse cinque anni.
Poi c’era quello sguardo, quello quando guardi una delle cose più meravigliose al mondo, quando sei così orgoglioso di chiamarla tua e non riesci a credere che la vita ti abbia potuto donare un tesoro così prezioso.
Uno sguardo che aveva spesso visto negli occhi di suo padre.
E Christie, che guardava Blaine come fosse il suo intero mondo, il suo eroe personale che ogni giorno la faceva sorridere e l’amava più di quanto lei potesse mai capire.
Lo stesso sguardo, notò Kurt, che aveva anche lui per suo padre.
Una piccola speranza si annidò nel suo cuore: che forse un giorno qualcuno l’avrebbe visto come Christie vedeva Blaine.
“Terra a Kurt, Terra a Kurt, mi ricevi?”
La voce scherzosa di Blaine lo richiamò dai suoi pensieri e si voltò verso di lui.
“Scusa, ero un po’ sovrappensiero”
“L’ho notato” lo stuzzicò l’altro “Cosa stavi pensando di così importante?”
Kurt fece un sorrisetto “Un sacco di cose” mormorò semplicemente “Allora, non mi hai ancora detto cosa devo portare al Ringraziamento”
“Perché? È ancora presto” 
“Blaine…”
“Va bene, va bene” ridacchiò il moro “Beh, il tacchino lo preparo io, visto che è la cosa più lunga da fare; Omar e Maggie penseranno alle salse e al pane di gran turco, mentre Thad e Bella porteranno vagonate di dolci e Jeff e Nick si sono proposti per i contorni, ma temo che dovrò fare anche il purè di patate visto che quei due sono in grado di bruciare perfino l’acqua”
“A quello ci penso io, allora” propose il ragazzo “Carole fa questo pasticcio di patate dolci da sogno, potrei chiederle la ricetta”
“Kurt, sul serio non c’è bisogno di…”
“No, tutti contribuiscono quindi anch’io” si impuntò “Al contorno di patate ci penso io”
Blaine annuì: il suo ragazzo era davvero testardo “Perfetto, così quei due si limiteranno solo all’insalata senza rischiare un incendio!”
Kurt sorrise e non aggiunse nient’altro.
“Ehi, tutto bene?” chiese Blaine preoccupato dello strano mutismo del ragazzo “La storia dell’incendio era uno scherzo… o meglio è successo solo due volte, ma non c’è stato bisogno dei pompieri!”
“No, non è questo” lo tranquillizzò il ragazzo ridendo “Solo un po’ di stanchezza… È stata una settimana lunga al lavoro” 
Blaine lo guardava, non del tutto convinto “Se c’è qualcosa che non va…”
“Te lo dirò, tranquillo” promise Kurt “Comunque, questi piani per sabato?”

Kurt sfogliò svogliatamente le foto sparse per la scrivania: mancavano solo tre giorni al Ringraziamento ed era ancora più nervoso di quanto immaginasse. 
Non aveva voluto far preoccupare Blaine, non dopo i perfetti appuntamenti delle scorse settimane, ma era un tantino nervoso nell’incontrare tutti gli amici del suo ragazzo, anzi la sua seconda famiglia, come spesso ripeteva. 
Un tantino nervoso era un eufemismo. Era totalmente nel panico.
Isabelle passò davanti al suo ufficio, fermandosi sulla porta dopo aver visto la faccia preoccupata del ragazzo.
Entrò e lo salutò con un sorriso “Ehi Kurt. Andiamo a pranzo insieme oggi?”
“Mmh”
“Poi magari andiamo da Macy’s a spendere tutto il nostro stipendio?”
“Mmh”
“E facciamo una corsa nudi da qui a Central Park”
“Mmh”
Isabelle roteò gli occhi divertita e si sedette davanti a lui, poggiando la mano sopra la sua “Kurt, tesoro, mi stai ascoltando?”
Quel contatto riuscì a svegliare Kurt dalla trance in cui era caduto “Cosa? Oh, ciao Isabelle”
“Ciao anche a te” ridacchiò la donna “Tutto bene? Sembri un po’ tra le nuvole”
“Tutto benissimo” rispose subito l’altro mentre rimetteva a posto le foto “Stavo solo controllando qualche foto per il servizio di questa settimana”
“Ma non è questo quello che ti preoccupa, vero?” 
Kurt sgranò gli occhi e guardò il suo capo: ogni volta era come se Isabelle gli leggesse nel pensiero.
Aveva sempre ammirato quella donna e il fatto di chiamarla amica per lui era ancora una cosa incredibile. 
Si arrese “Hai presente quel ragazzo con cui sto uscendo, Blaine?” aspettò che Isabelle annuisse “Beh, mi ha invitato al Ringraziamento a casa sua, dove mi farà conoscere tutti i suoi amici, che sono come la sua seconda famiglia e ho il terrore di non piacergli, anzi che mi odino, e Blaine deciderà di lasciarmi perché, se non riesco a piacere ai suoi amici, come posso lontanamente sperare di piacere anche a sua figlia e…”
Isabelle si alzò svelta dalla sedia e si avvicinò a lui, posandogli le mani sulle spalle “Kurt, stai andando fuori di testa, calmati” disse per tranquillizzarlo “Fai dei bei respiri profondi e cerca di ascoltarmi, va bene?” il ragazzo annuì “Ora, sei un ragazzo splendido, divertente e con un gran cuore. Perché pensi che i suoi amici ti odieranno?” 
“Per tutti i difetti che hai gentilmente tralasciato?”
“Nessuno è perfetto a questo mondo, la gente fa solo finta di esserlo” ribatté Isabelle “E poi sono certa che gli piacerai. Devi solo essere te stesso”
Kurt sospirò “E se invece succedesse il contrario?”
“In quel caso, devi ricordarti questo: la relazione tra te e Blaine riguarda solo te, Blaine e sua figlia. Delle opinioni degli altri non te ne deve importare niente. Quello che avete riguarda solo tu e Blaine, come il vostro futuro riguarda solo voi due e sua figlia. Sii te stesso, come hai sempre fatto”
Quelle parole lo confortarono e le sue paure svanirono quasi del tutto, anche se era ancora un po’ nervoso. 
“Grazie Isabelle” disse semplicemente con un sorriso mentre Isabelle lo abbracciò stretto.
 “Vedrai che andrà tutto bene, ne sono sicura”

Blaine Anderson non era nel caos.
No, era solamente… in leggero ritardo: doveva riempire e cuocere il tacchino, sistemare la casa, preparare la tavola, vestire Christie e vestire se stesso. Tutto questo in circa quattro ore.
Preparò tutti gli ingredienti per il ripieno e mandò un messaggio a Kurt che rispose dopo qualche minuto, dicendo che era sulla via per casa sua per dargli una mano.
Miglior fidanzato di sempre. 
Christie intanto si era appena svegliata e faceva colazione con latte e cereali sull’isola della cucina.
“Daddy, posso avere un bicchiere di succo?” chiese la bambina mezza assonnata.
Blaine annuì “Arancia o mela?”
“Arancia!” 
Il ragazzo prese un bicchiere e gli versò un po’ di succo “Allora, hai finito di decorare i segnaposto che abbiamo fatto ieri?”
“Quasi!” esclamò la piccola felice “Devo solo colorare gli ultimi!”
Blaine sorrise e le baciò il capo “Brava principessa. Ora finisci e…” non terminò la frase che il campanello di casa suonò e subito Christie si fiondò sulla porta, fermata per le braccia dal padre.
“Tesoro, conosci la regola” la rimproverò Blaine.
“Non devo mai aprire la porta da sola” sbuffò mentre il moro diede un’occhiata allo spioncino e con un enorme sorriso aprì la porta, trovando un Kurt Hummel con un busta in mano e un mazzo di fiori nell’altra.
“Ehi, hai fatto presto” disse Blaine facendolo entrare e portandolo in cucina.
“Il tassista è stato un fulmine, stranamente: forse aveva voglia di tornare a casa a rimpinzarsi di torte. A proposito” diede la busta al ragazzo “Non sono certo se siano venute come quelle di Carole, ma almeno ci ho provato” 
Nel momento in cui Blaine prese la busta, Christie abbracciò Kurt “Ciao signor Kurt!”
“Ehi Christie” la salutò il ragazzo accarezzandole i capelli “Che ne dici di togliere il signore e chiamarmi solo Kurt? Siamo amici adesso, giusto?”
Gli occhi della bambina si illuminarono e annuì vigorosamente “Aspetta qui! Devo farti vedere una cosa!” 
E subito scappò via nella sua stanza, lasciando i due ragazzi soli.
Blaine appoggiò la busta sul tavolo e si avvicinò al suo ragazzo, cingendogli la vita con un braccio.
“Te l’ho detto che ogni volta che ti vedo sei sempre più carino?” tubò il moro baciandolo leggermente.
“Ogni volta che mi vedi, Blaine” ridacchiò l’altro “E questi sono per te: ho quasi dovuto vendere l’anima per trovare tulipani, soprattutto di questo colore”
Blaine lo guardò “Kurt, non dovevi…”
“Come tu non dovevi mandarmi quella dozzina di rose rosse al lavoro. È stato un gesto dolcissimo, ma ora Natalie, la mia assistente, mi chiede ogni giorno se può prendere una ciocca dei tuoi capelli e clonarti”
Il ragazzo scoppiò a ridere e prese i fiori, annusandone il dolce profumo “E perché sono gialli?”
“Perché significano ‘C’è il sole nel tuo sorriso’. Ed il tuo sorriso è il mio sole” 
Blaine sgranò gli occhi, poi la sua espressione si addolcì: quel ragazzo non poteva essere vero, no.
Presto si sarebbe svegliato da quel meraviglioso sogno, ne era certo.
Ma quando le labbra di Kurt si posarono sulle sue, capì che tutto quello era reale.
Loro due erano reali.
Si staccò leggermente da lui e sorrise “Mister Hummel, posso abituarmi a tutto questo romanticismo, sai?” 
“Abituati, perché sono un tipo piuttosto romantico”
Continuarono a baciarsi per qualche secondo, prima di sentire i passetti di Christie muoversi per la casa.
“Voglio dirlo a Christie” disse tutto ad un tratto Blaine “Dirgli che io e te stiamo insieme”
“Cosa? Ne sei certo?” chiese incredulo Kurt “Non sei obbligato a farlo”
“Ma voglio” ripeté l’altro “Forse già l’ha capito, almeno credo. Mi dice sempre che quando sono con te le sembro più felice. Lo so, siamo insieme neanche da due mesi, ma voglio farlo. Ovviamente se anche tu vuoi, non voglio costrin…”
Un paio di morbide labbra interruppero quel monologo un po’ confusionario e la risata cristallina di Kurt fu come melodia per le sue orecchie.
“Per me va più che bene” rispose Kurt con un sorriso raggiante “Vuoi farlo adesso?” 
Blaine annuì e Christie rientrò in cucina con un foglio in mano.
“Kurt, questo l’ho fatto per te!” lo informò la bambina mentre glielo porgeva “È un tacchino! L’ho fatto con la mano!”
Kurt prese il foglio e lo guardò “Christie, è bellissimo! Grazie piccola” la prese in braccio e le diede un bacio sulla guancia “Sei una grande artista, lo sai?”
Christie arrossì leggermente “Grazie”
Blaine sorrise all’improvvisa timidezza della figlia, dopo di che decise che era il momento giusto per parlarle.
“Christie, tesoro, io e Kurt ti dobbiamo dire una cosa” 
Christie si accigliò mentre Kurt la faceva sedere su uno degli sgabelli e Blaine si sedette davanti a lei.
“Tesoro, c’è un motivo per cui io e Kurt passiamo tanto tempo insieme e anche perché l’ho invitato qui”
“Perché siete amici, no? Come io e lui!” 
“Sì, anche perché siamo amici. Ma non è solo questo” Blaine prese un respiro profondo “Piccola, ti ricordi quando ti ho spiegato che a certi ragazzi piacciono le ragazze, ma ad alcuni ragazzi piacciono altri ragazzi e alle ragazze piacciono altre ragazze?”
Christie annuì “Come zio Sebastian e zio Thad o come la mamma e il papà di Sammy”
“Esatto” rispose “Beh, a me piace Kurt e a Kurt piaccio io. Io e lui siamo fidanzati, come zio Thad e zio Sebastian”
Uno strano silenzio scese nella stanza mentre la bambina li guardava entrambi “Oh” disse semplicemente. “È per questo che sorridi tanto, canti le canzoni Disney sotto la doccia e quando usciamo metti tanto profumo?”
Blaine sbuffò divertito mentre Kurt cercava di non ridere “Sì, tesoro. Kurt mi fa felice”
“E il tuo papà fa felice me” aggiunse l’altro con un sorriso.
Christie continuò a fissarli “Allora datevi un bacio! Un bacio sulle labbra, come i fidanzati!”
Quella bambina era fin troppo sveglia per la sua età.
Blaine e Kurt si guardarono per un secondo e si scambiarono un casto bacio, che fu più che sufficiente per la piccola che si buttò tra le braccia del padre tutta contenta.
Kurt si abbassò al suo livello e la guardò dritta negli occhi “Allora Christie… Va bene se io e il tuo papà siamo fidanzati?”
Christie annuì “Se sorride e canta così tanto, ed è tanto tanto, a me va benissimissimo!”
Tutti e due gli uomini scoppiarono a ridere, sollevati che anche la piccola fosse contenta del loro rapporto. 
Era solo una certezza in più per il futuro. Una certezza che entrambi avevano sperato di avere.
“Bene, ora che abbiamo chiarito questo punto” disse Blaine alzandosi in piedi “Direi che è ora di iniziare a preparare, no?”
 
Dopo quattro ore e trenta, tra un tacchino che non voleva riempirsi, un’ora per decidere come andasse apparecchiata la tavola (per insistenza di Kurt) e un’altra ora per decidere cosa dovesse indossare Christie (per sua insistenza), tutto era pronto: il tacchino era cotto a puntino, la tavola elegantemente imbandita e Christie vestita con un elegante vestito azzurro con un fiocco nero dietro la schiena e ballerine abbinate.
Mancavano solo…
“ANDERSON APRI QUESTA PORTA!” 
Gli ospiti.
“Sebastian, perché non hai suonato?!?” una voce rimproverò l’altra.
“Harwood, ricordati che sto portando in mano cinque ore del tuo lavoro in cucina e se non avessi una fame tale da divorare perfino la parrucca bionda della Barbie mollerei tutto e ora!”
“Il ragazzone ha ragione!” disse un’altra voce che apparteneva sicuramente a Bella “Che ne dite di bussare?”
“Non sapete che porta sfortuna bussare sul legno?”
“Nicky, questa pirofila pesa!”
“Qualcuno si degna di suonare il campanello?!?”
Uno scampanellio riempì la casa.
“Grazie Omar!”
“Quanto ci mette a rispondere il nano?!”
Blaine sospirò e guardò Kurt “Pronto al caos?”
Kurt annuì e gli strinse la mano “Con te, sarei pronto a tutto”




  Salve a tutti!
Lo so, in questo momento mi vorreste uccidere per essermi interrotta su questo punto fondamentale, ma sul serio per scrivere questo capitolo mi ci sono volute pause studio, mezza giornata di shopping, un'infornata di biscotti al cioccolato e mia cugina che continuava a ripetere "HO LE TETTE" con un reggiseno sul petto (sì, siamo una famiglia normale)
Comunque, la spiegazione è semplice: o facevo tutto un mega capitolo facendovi aspettare il triplo di tempo, oppure dividerlo in due parti così da scrivere più dettagli per il pranzo (volete mettere la Thadastian,la Niff e la Klaine in una stanza tutti insieme?) E vi faccio una promessa: entro questa domenica, avrete l'altra parte! (sì,le mie promesse di solito non si mantengono, ma farò il possibile!)E poi sto sfruttando come non mai la mia povere beta, già sopraffatta da scuola e da istinti omicidi verso di me.
Quindi per cui annuncio speciale!
Cercasi una seconda Beta, possibilmente con istinti omicidi solo verso i RIB, una buona conoscenza della lingua e della grammatica e tanta tanta pazienza. Chiunque sia interessato mi faccia sapere mandandomi un messaggio o aggiungendomi su facebook e gli spiegherò tutto nei dettagli :) Vi prego, aiutate una povera writer stanca e una beta stressata.
E dopo questo annuncio, ci vediamo al prossimo capitolo, pieno di strani avvertimenti, un tacchino da mangiare, piccole vendette e tanto amore <3
Ringrazio chiunque abbia recensito, messo la storia tra preferiti/seguiti/ricordati.
Un grazie infinito alla mia beta, la mia cucciola Michela, la mia Thad del mio Sebastian <3 Ti voglio bene ermellino.
Detto questo, vi aspetto prestissimo al prossimo capitolo: tenetevi un posto per il dolce!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo, inoltre:

   http://www.facebook.com/francesca.zonetti  Aggiungetemi qui su facebook per qualunque domanda o qualunque cosa vogliate :)
In più ho creato anche Ask (siate clementi: è la prima volta che lo uso)

http://ask.fm/Frankie92 
Detto questo, un saluto e un bacio enorme a tutte :) 
Frankie 

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Capitolo 9
*** Capitolo Sette ***


Capitolo Sette

"La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane" 

(Pablo Neruda)


Blaine non voleva svegliarsi, non quando era tutto così caldo e morbido e confortevole e perfetto.
Ma il suo cellulare non era della stessa opinione, visto che continuava a squillare incessantemente sul tavolino del salotto.
Il ragazzo sbuffò e allungò una mano, riuscendo a raggiungerlo per un pelo, e rispose.
"Pronto?" Sussurrò il ragazzo ancora assonnato cercando di non svegliare Kurt che ancora dormiva.
"Non sei tornato a casa"
La voce di Sebastian non era un rimprovero, ma una constatazione.
"Seb, diamine che ore sono?"
"Le otto e mezza del mattino, mio caro"
"E ti sembra l'orario per chiamare?!?"
Sebastian sbuffò "Senti, dolcezza, non è colpa mia se tua figlia mi ha minacciato se non ti chiamavo per farti dare il buon giorno"
Blaine si accigliò "Ti sei fatto minacciare da una bambina di cinque anni?"
"B, tua figlia è un genio del male, credimi, e ne sono fiero, ma non stavamo parlando di questo. Perché non hai dormito a casa?"
"Sono da Kurt" rispose l'altro con un sorriso mentre iniziava ad accarezzare la schiena di Kurt "Non potevo tornare a casa per la pioggia e mi ha fatto restare qui. Abbiamo dormito sul divano, quindi smettila di pensare ad un porno, posso sentire le tue rotelle girare fin da qui"
"Sai, Anderson, io e te abbiamo un concetto molto diverso di dormire fuori"
"Molto diverso" rise Blaine sentendo poi il corpo sopra il suo muoversi e la testa di Kurt voltarsi verso di lui, i capelli scompigliati e gli occhi stanchi, ma con uno splendido sorriso che lo rendeva meraviglioso.
"Buongiorno" sussurrò il giornalista baciando leggermente le labbra di Blaine, che stava fingendo di ascoltare il monologo di Sebastian.
"E continuo a dire che sei troppo gentiluomo... Kurt si è svegliato e tu non mi stai più ascoltando"
"Precisamente" mormorò divertito "Mi passi Christie ora? Mi sembra che lei volesse parlare con me"
"Non pensare di sfuggirmi piccolo chef!" E detto questo, ci fu un fruscio di sottofondo prima di un urlo. "DADDY!"
"Ehi, principessa" la salutò dolcemente "Dormito bene?"
"Si, ma zio Nicky fa strani rumori con il naso e zio Thad mi ha preparato le frittelle"
Lo stomaco di Blaine brontolò e Kurt scoppiò a ridere.
"Vado a preparare la colazione" gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo per poi alzarsi e andare in cucina.
Blaine rimase con un sorriso imbambolato "Ok e che avete fatto ieri sera?"
"Abbiamo giocato al gioco dell'oca, a Candyland e visto ‘La Sirenetta’ e ‘La Bella e la Bestia’. Oh, ho aiutato zio Thad a fare i muffin! Te li posso far assaggiare?"
"Certamente principessa!" Esclamò felice "Non vedo l'ora"
"E li posso far assaggiare al signor Kurt?"
Il sorriso di Blaine si allargò ancora di più "Certo, piccola. Potremo chiedergli se possiamo vederci al parco anche con Sally"
"Siiii, ti prego!! Oggi, oggi, oggi!"
"Vedremo, principessa. Passo a prenderti tra un paio d'ore, va bene? Ti voglio bene"
"Anch'io Daddy!"
Blaine riattaccò con un sorriso a trentadue denti, poi si diresse in cucina da dove veniva un buonissimo profumo e un dolce canticchiare.
Trovò Kurt ai fornelli e gli si avvicinò piano, cingendogli la vita con le braccia e appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Sai che non dovresti mai distrarre chi è ai fornelli? Sei un cuoco, pensavo lo sapessi"
"Al ristorante sono un cuoco, qui sono solo un ragazzo che ama il rischio" rispose Blaine affondando il viso nel collo del ragazzo.
Kurt mugugnò "Se finiremo a fuoco sarà tutta colpa tua"
"Me ne prendo tutte le responsabilità" mormorò "Mmh... Vaniglia"
Kurt si girò a guardarlo "Cosa?"
"Prima gira la pancetta altrimenti la bruci" gli ordinò "E poi sai di vaniglia"
Kurt fece come detto "Vaniglia?"
Blaine annuì "Christie ha quest'idea che tutti hanno un sapore particolare"
"Vorrai dire odore"
"No, proprio sapore" ribatté baciandogli una guancia "Lei bacia la guancia e dice che sapore ha: ad esempio il mio amico Jeff sa di miele e Nick invece di liquirizia. Thad di cioccolato fondente come la sua amichetta del cuore Sammy e Sebastian di caramello"
"Caramello?"
"Non chiedermi perché" disse divertito "Io invece di cioccolato al latte"
Kurt sorrise, spense i fornelli e si girò per baciarlo correttamente "Sai che vaniglia e cioccolato si mescolano bene?"
Blaine ghignò "Forse... Fammi riprovare" lo baciò di nuovo, stavolta più a lungo "Mmh, non ne sono ancora così sicuro”
“Smettila, o la colazione si fredda” lo rimproverò con una risata Kurt mentre sistemava il cibo nei piatti “E dobbiamo parlare” aggiunse per poi baciarlo di nuovo “E poi riprenderemo questo”

Sebastian Smythe quella mattina era il ritratto della felicità: nonostante la nottataccia passata a cercare di non soffocare Duval con il suo cuscino (e anche Jeff, giusto per non farlo sentire solo) e le minacce della piccola Anderson (anche se non ne andava molto orgoglioso), Barbie e Ken se ne sarebbero andati tra circa cinque ore e finalmente avrebbe ripreso possesso della sua casa e del suo ragazzo, troppo impegnato a fare il perfetto padrone di casa. In più Thad aveva preparato le frittelle con gocce di cioccolato per colazione, il che era sempre un puro piacere (sì, decisamente avere un fidanzato pasticcere era un ottimo vantaggio).
“Ok, piccola peste, alza le braccia” ordinò a Christie che subito fece come detto, infilandosi la maglia “Bene, ora pensiamo a questo disastro che hai in testa”
La piccola ridacchiò mentre Sebastian la prese e la mise in piedi sul letto, girandola, e iniziò a spazzolarle i capelli, ravvivando i ricci e togliendole qualche nodo, seguito da qualche lamento.
“Cosa vuoi stamattina? Molletta, fascia o coda?”
Christie ci pensò “Fascia”
Finì di prepararla e si diressero in salotto, dove Jeff e Nick controllavano le ultime cose nelle valige.
“Sicuri di voler partire subito?” chiese Thad un po’ triste “Potevate rimanere anche a pranzo”
“Purtroppo era l’unico volo disponibile di oggi” spiegò Nick “Altrimenti saremmo dovuti ripartire domani pomeriggio”
Grazie compagnie aeree, piloti e hostess pensò Sebastian con un sorriso sghembo.
“Tra quanto ve ne andate?” chiese poi, non nascondendo di certo il suo tono sollevato.
“Dopo che Blaine passa a prendere Christie, vogliamo salutare anche lui” sbuffò Jeff “E poi avrete casa libera tutta per voi, contento?”
“Estasiato” 
Christie dal canto suo guardò i ragazzi e poi le valige. 
No, le valige, no. Odiava le valige, voleva dire che stavano partendo.
Si buttò su quella di Nick e ci si sedette sopra.
“No, zio Nicky e zio Jeffy no! State qui!”
Thad cercò di farla ragionare “Piccola, devono tornare a casa e…”
“NO, NO, NO!” urlò la bambina istericamente scoppiando a piangere.

Era l’inizio dell’apocalisse. 

Blaine finì l’ultima forchettata di uova e iniziò a parlare.
“Ieri sera abbiamo parlato solo di me, ora voglio sapere qualcosa di più su Kurt Hummel”  
Kurt continuò a sorseggiare il suo caffè “Ti ho già detto tutto, no? Cos’altro vuoi sapere?” 
“Non mi hai detto tutto” lo corresse “So che liceo hai frequentato e il tuo lavoro. Cosa mi dici della tua famiglia?”
“La mia famiglia? La mia famiglia è… tutto” rispose “Mio padre è la mia roccia: sono certo che senza di lui non sarei sopravvissuto al liceo e di certo non avrei trovato il coraggio di venire qui a New York. Quando mia madre morì avevo otto anni e da quel momento abbiamo dovuto cavarcela solo noi due. Certo, all’inizio non fu per niente facile, ma alla fine riuscimmo a farcela e dopo che feci coming out, lui mi è stato ancora più vicino e mi ha amato comunque, anche se siamo di due mondi completamente diversi” Ridacchiò “Ha avuto un attacco di cuore quando ero ancora al liceo e al pensiero di perdere anche lui mi sentivo morire. Fortunatamente ora sta bene e tutto, anche se segretamente mi odia per tartassarlo sul mangiare sano e cose del genere”
Blaine scoppiò a ridere e gli prese la mano “Deve essere un padre fantastico” sussurrò “E mi spiace per tua madre”
“È stato tanto tempo fa e poi ora ho una fantastica matrigna, Carole. Mi ha sempre sostenuto e trattato come un figlio. È una seconda madre per me, anche se non potrò mai dimenticare la mia mamma. E poi c’è suo figlio Finn, il mio fratellastro, un ragazzo gigante che ora è il coach delle New Directions da un paio d’anni, da quando Mr. Shuester si è trasferito a Washington con sua moglie. All’iniziò ci sono stati alcuni… dissapori, tra cui una cotta unilaterale da parte mia di cui non sentirai mai la storia, ma alla fine siamo diventati due veri fratelli”
Blaine ghignò “Una cotta per il tuo fratellastro? Questa la devo sentire”
Ma l’altro scosse la testa “Ho detto che non la sentirai mai” 
“Ti prego”
“No”
“Ti prego, ti prego”
“No”
“Ti pregooooooooo”
“No, no e… Blaine Anderson, non usare quel broncio contro di me!”
“Ti prego, Kurtie”
“Kurtie? Un soprannome più decente?”
Blaine puntò i gomiti sul tavolo e avvicinò il viso a quello di Kurt “Che ne dici di zuccherino?”
Kurt sbuffò “Peggio ancora”
“Pasticcino?”
“Devo essere per forza qualcosa da mangiare?”
“Orsacchiotto?”
“Ti ho fatto sicuramente mangiare uova scadute”
“Luce dei miei occhi?”
Kurt roteò gli occhi senza rispondere e si sporse per baciarlo, facendolo finalmente zittire.
Blaine si staccò di poco “Sai che questo non mi fermerà dal chiederti della tua cotta o dal cercarti un soprannome” 
“È sempre un tentativo” ridacchiò baciandolo di nuovo.
Passarono un paio di minuti così, a prendersi in giro con la lingua, a mordersi le labbra giocosamente, quando Kurt improvvisamente si fermò.
“Blaine, per quanto vorrei continuare, dobbiamo parlare” sospirò il ragazzo mettendosi composto mentre l’altro si accigliò.
“Cosa siamo?” chiese di punto in bianco Kurt, guardandolo negli occhi.
“Siamo Blaine e Kurt” rispose Blaine con un sorriso divertito “Semplice”
“Lo sai che non è questo quello che ho chiesto” lo ammonì “Blaine, tu hai una figlia. Una meravigliosa e adorabile bambina, ma è sempre tua figlia e tu suo padre. Non possiamo dimenticarci questo”
“Io non lo sto dimenticando di certo” rispose il moro “E la mia risposta è giusta. Siamo Kurt e Blaine, due ragazzi che si piacciono e che vogliono stare insieme… O meglio, io voglio, poi non so se tu…”
“Lo voglio anch’io”
“Ecco chi siamo. Kurt e Blaine. Iniziamo da questo no?”
Kurt sospirò “E tua figlia? B, per quanto stia iniziando a piacermi Christie, non mi sento pronto ad essere un patrigno o un padre o una figura genitoriale. Non so come comportarmi con i bambini, non so come badare a loro…”
“E io non ti sto chiedendo questo” Lo interruppe Blaine “Ti sto chiedendo di provare a stare insieme, come coppia. Non voglio che iniziamo subito a giocare alla famiglia felice, voglio conoscere ogni lato di te, imparare a stare con te, magari a vivere con te in futuro. Questo vorrei: un tentativo per stare con te, perché Kurt, mi piaci davvero molto. Ma voglio sapere prima di tutto cosa vuoi tu, perché siamo in due in questa cosa”
Kurt fissò quelle iridi dorate che lo avevano incantato fin da subito. No, non riusciva a lasciar perdere tutto, anche se quel tutto sembrava tremendamente complicato. Ma non voleva vivere nel rimpianto, nel perenne pensiero di “cosa sarebbe potuto accadere se…”. 
“Lo voglio anch’io” sussurrò “Voglio conoscere te, stare con te, vivere con te in futuro. Voglio anche conoscere tua figlia e volerle bene, anche se credo già di volergliene”
“Quella peste si fa amare facilmente” scherzò Blaine ridacchiando.
“Voglio tutto questo, anche se le cose saranno difficili. Voglio darci una possibilità”
E Blaine non riuscì più a resistere e si avventò sulle sue labbra, quasi a sigillare quell’accordo.

 

“Te lo chiedo un’ultima volta prima di arrendermi definitivamente: non puoi proprio venire oggi al parco?”
Il broncio adorabile di Blaine Anderson era pari solamente a quello di un cucciolo. O di Christie (grazie patrimonio genetico).   
Kurt sospirò con un sorriso dispiaciuto “Devo riprendere Sally dalla signor Marx, la mia vicina. È stata gentile a tenermela ieri sera. E poi Tina mi ha mandato circa venti messaggi per non dimenticarmi di accompagnare lei e Mike a vedere le disposizioni dei tavoli”
Blaine sorrise “È bello quello che stai facendo per la tua amica”
“Credo di farlo più per Mike: è un ragazzo d’oro, ma non credo che possa gestire una specie di Bridezilla*” 
Kurt si avvicinò al suo ragazzo (continuare a ripeterselo lo faceva sembrare ancora più vero) e gli cinse le spalle “E poi, avrai il tuo bel da fare, a detta di Sebastian”
“Non ricordarmelo” sospirò Blaine “Ho paura che questa volta sia un vero e proprio codice rosso”
“Andiamo, non sarà così male. Forse stanno solo esagerando” cercò di sdrammatizzare l’altro per poi baciarlo “Andrà tutto bene, vedrai. Ci sentiamo presto, va bene?” Lo baciò di nuovo, non potendone fare a meno “Salutami Christie e fammi sapere quando sei a casa”
Blaine sbuffò divertito “Sì, mammina” Lo baciò a sua volta e uscì dall’appartamento un po’ più fiducioso.
Forse Sebastian stava solo esagerando, come aveva detto Kurt.

Sottovalutare un codice rosso era sempre un male.
Era un codice che Sebastian usava rare volte, ecco perché non l’avrebbe dovuto sottovalutare: come quella volta che Christie a tre anni aveva nascosto un gatto sotto al letto e ci erano voluti due giorni per farla smettere di urlare e di minacciare di andare a vivere al canile con il suddetto animale, visto che Blaine non poteva tenerlo in casa. O quella volta che durante una passeggiata persero Mr. Muffin, un orsetto di pezza antenato di Pancake, l’attuale coniglio (sì, sua figlia aveva una strana fissa per i dolci) e passarono tre giorni a lutto, in cui la bambina vestiva solo di nero (la drammaticità di Cooper era sicuramente genetica).
Quindi, quando entrò in casa Smythe-Harwood e vide quella scena, non  avrebbe di certo dovuto essere sorpreso: Christie era abbracciata alla gamba di Jeff, come un cucciolo di koala alla madre, e piangeva istericamente, quasi non avendo più lacrime. 
Era una vista che straziava il cuore. 
“Che succede?” chiese preoccupato.
“Fa così da quaranta minuti” spiegò Thad “Non vuole che partano e ha tentato di tutto per impedirglielo: prima non lasciava andare la valigia di Nick, poi ha tentato di aprirla e svuotarla e adesso è attaccata da venti minuti alla gamba di Jeff, che non ha il coraggio di staccarla”
“Non riesco a staccarla” si lamentò “Guardatela, è disperata!”
Blaine sospirò e si avvicinò alla figlia “Principessa, è ora che zio Jeff e zio Nick tornino a casa”
Ma la bambina scosse la testa “NO!”
“Piccola, sono sicuro che torneranno presto, vero?”
Entrambi i ragazzi annuirono e all’unisono dissero “Promesso”
“NO! QUI! STANNO QUI! NON VIA!” ribatté Christie avvinghiandosi ancora di più.
“Andiamo forza” ordinò il padre più deciso “Lascia la gamba di zio Jeff e salutali. Devono tornare a casa”
“NO!”
A quel punto Blaine dovette darci un taglio e passare alla maniere più severe.
Prese per la vita la piccola e la staccò, lasciando che questa scalciasse l’aria e facendola piangere ancora di più. Per quanto facesse male vederla in quello stato, era l’unico modo.
“Christine Amelia Anderson, adesso finiscila!” la rimproverò severamente “Gli zii devono tornare a casa, non possono restare qui”
La bambina si fermò di colpo e guardò i due ragazzi “No via”
“Adesso salutali e poi torniamo dritti a casa anche noi”
Fece scendere la bambina dalle sue braccia e subito Jeff e Nick l’abbracciarono stretta.
“Tranquilla, piccola carpa, torneremo presto e staremo tanto tempo insieme, va bene?” cercò di tranquillizzarla il biondo con un piccolo sorriso.
“Basta che non stiano qui da noi” mormorò Sebastian beccandosi una gomitata dal suo fidanzato.
“E poi ti porteremo tanti regali, va bene?” aggiunse Nick “E stasera ti chiamiamo per darti la buonanotte, va bene? Ma tu devi prometterci di fare la brava”
Christie tirò su col naso e annuì, abbracciandoli di nuovo per poi lasciarli e andare tra le braccia di Sebastian, affondando la testa nell’incavo del suo collo.
Blaine tirò un piccolo sospiro di sollievo e abbracciò i suoi amici “Spero di vedervi presto”
“Oh, ci vedrai prestissimo” ghignò Jeff prendendo la valigia “Ma ora è tardi e dovremmo andare in aeroporto”
Thad annuì e prese le chiavi della macchina “Possiamo andare”
E, con un ultimo saluto, i tre lasciarono l’appartamento.
Sebastian guardò Blaine “Perché mi sembra che Barbie mi abbia appena minacciato?”
“Seb, ultima notizia: il mondo non gira intorno a te, ergo non essere paranoico”
“Dovrebbe girare intorno a me, sono fantastico” mormorò con aria superiore “Comunque, ancora mi devi raccontare di ieri sera”
“Non ora” rispose il ragazzo “Devo tornare a casa perché, a meno che non compaia dal nulla una domestica, devo fare il bucato e cambiare le lenzuola” Si avvicinò alla figlia per prenderla, ma questa rimase aggrappata al collo di Sebastian “Christie, lascia andare zio Sebastian. Non sei un cucciolo di koala!”
Christie si girò verso di lui “Daddy cattivo! Voglio stare con zio Sebastian e zio Thad”
“Christine, non fare i capricci. Domani pomeriggio starai con zio Seb, ma oggi torni a casa e aiuti Daddy a rimettere a posto i giocattoli, chiaro? E se continui a fare così, niente budino al cioccolato stasera”
Christie sbuffò drammaticamente e scese dalle braccia di Sebastian, si infilò il cappotto e prese lo zainetto per poi andare verso la porta ad aspettare.
“Quella bambina sarà un’attrice fantastica” notò Sebastian divertito “Una piccola prima donna”
Blaine prese la borsa della figlia “Quando la prima donna avrà sedici anni, gli ormoni a palla e la fissa per i ragazzi o le ragazze, giuro che la manderò qui da te”
“E poi ti chiedi da dove abbia preso la drammaticità: è tutta una questione genetica!”

“Tina, amore, questi centrotavola che hai scelto sono bellissimi!” si complimentò Mike baciando la guancia alla sua fidanzata “Te l’avevo detto che avresti scelto bene”
“Sei sicuro?” chiese incerta “Insomma, ero indecisa tra questo e un altro e… oddio forse l’altro era meglio!”
Kurt poggiò una mano sulla spalla della ragazza “Tina, sono perfetti, va bene? Adesso che ne dici di dare un’occhiata ai piatti?” disse rivolgendosi all’assistente davanti a loro che con un sorriso a trentadue denti li condusse ad un tavolo pieno di piatti di porcellana e posate d’argento.
Passarono mezz’ora a scegliere i piatti e un’altra ancora per le posate, ma finalmente la disposizione della tavola era completa (una cosa in meno per cui andare fuori di testa).
Salutò la coppia felice e si diresse al suo appartamento, passando prima a prendere Sally dalla signora Marx. 
La signora Marx abitava al piano sotto al suo ed era una vecchina di settantuno anni con la passione dei cani e la mania degli sport estremi: non poche volte gli aveva mostrato fiera l’album di quando era andata a fare snorkeling in Australia o kayak in Nevada (e tutto questo tra i cinquantasei e i sessantacinque anni).
Ogni tanto, quando doveva uscire, lasciava Sally alla signora Marx, visto che aveva anche lei una graziosa femmina di volpino con cui la dalmata sembrava andare d’accordo. 
Prese il guinzaglio del cane e salutò la signora con un abbraccio, promettendole che le avrebbe comprato quel cibo per cani che tanto piaceva alla sua Lulù, la volpina.
Entrò nell’appartamento, lasciando che Sally vagasse libera e rispose ad un messaggio di Mercedes, che quella mattina lo aveva tenuto al telefono per due ore, chiedendogli ogni dettaglio dell’appuntamento (ogni tanto squittendo intenerita) e approvando la scelta di prendere le cose con calma, come giusto che fosse. 
Si aggirò per la casa, riordinando qua e là, finché non si ritrovò con nulla da fare.
Avrebbe voluto chiamare Blaine, ma non voleva sembrare troppo asfissiante, così optò per una sana lettura di Vogue.
Neanche cinque minuti dopo chiuse la rivista e prese il cellulare (era un uomo, aveva le sue debolezze).
Compose il numero e aspettò la risposta, che non tardò ad arrivare.
“Ehi Kurt!” la voce squillante di Blaine lo salutò. 
“Ehi… ti disturbo?”
“Non disturbi mai” rispose l’altro dolcemente “E poi sei una boccata d’aria fresca in questo momento”
Kurt si accigliò “Che succede?”
“Il codice rosso era un vero codice rosso” spiegò il ragazzo “Christie non voleva che Nick e Jeff partissero e alla fine l’ho sgridata e sono riuscito a farli andare via, ma ora è in camera sua, arrabbiata nera. Ha perfino sbattuto la porta due volte solo per farsi sentire”
Kurt cercò di non ridere “Una piccola diva in carne e ossa”
“Probabilmente quando avrà sedici anni dovrò andare avanti a calmanti e dolci: ingrasserò come quelle mamme della tv che si ritrovano le figlie incinte”
“Ricordami di regalarti una camicia hawaiana allora” ridacchiò mentre si stendeva sul divano e avvolgeva la coperta intorno alle gambe “Hai intenzione di farti perdonare almeno?”
Blaine sospirò “Sto facendo il suo piatto preferito: hamburger fatti in casa e patatine al forno, in più ho anche fatto una torta alla crema di banana, la sua preferita. Se non riesco a farmi perdonare così, sarò costretto a farla trasferire da Nick e Jeff”
“Vedrai che con un menu così, ti perdonerà” gli assicurò Kurt “A proposito, io ho ancora la tua buonissima mousse in frigorifero. Mi toccherà mangiarla tutta da solo”
Blaine sbuffò divertito “Come se ti dispiacesse”
“Un po’ sì” ammise il ragazzo con nonchalance “Credo che mangiarla in compagnia l’abbia resa ancora più buona”
Blaine non riuscì a trattenere un sorriso brillante: quel ragazzo era semplicemente perfetto.
“Qual è il tuo gusto preferito?” chiese dopo un po’.
“A parte il cioccolato al latte?” scherzò Kurt maliziosamente “Il caramello, direi”
“Allora ti preparerò una torta al caramello che ti farà impazzire”
“Ad una condizione: la mangeremo insieme”
Blaine scoppiò a ridere “Affare fatto”
“E mi compri un abbonamento in palestra  per un anno: con tutti questi dolci, dovrò buttare tutti i miei pantaloni”
“Andiamo, stai benissimo! Non sarà di certo qualche piccolo dolcetto a farti ingrassare. E poi, rimarresti comunque bellissimo”
Le guance di Kurt si arrossarono “I complimenti ti porteranno molto lontano, Anderson. Un vero gentiluomo”
“Non sei primo a dirmelo” ridacchiò Blaine “Mia madre giura di avermi visto nascere con un cappello a cilindro e un orologio da taschino”
Kurt scoppiò a ridere “O mio dio, me lo sto immaginando e non credo che mi toglierò quest’immagine dalla testa per un bel po’”
“A proposito, mi devi ancora raccontare la cotta per il tuo fratellastro” ghignò il suo ragazzo.
“Anderson, te lo ripeto: non saprai niente da me”
“Oh, andiamo!”
“Non ricominciamo, ti prego” lo fermò subito Kurt “Te lo racconterò prima o poi”
“Croce sul cuore?”
“Quanti anni hai, cinque?”  
“Cinque e mezzo, per la precisione”
Kurt roteò gli occhi “Croce sul cuore, bambinone”
“Bene” disse Blaine soddisfatto “Comunque, per il soprannome….”
“DADDY!” la voce di Christie lo interruppe “NON TROVO PANCAKE!”
“Scusa un momento” disse a Kurt “È NELLO ZAINO!”
“NO, NON È VERO!” 
“SI, INVECE!”
“NO INVECE”
“SI INVECE!”
“NO, NO, NO!”
Blaine sospirò “Kurt, scusa devo andare: ho un coniglio di pezza da ritrovare”
“Non ti preoccupare” rispose comprensivo l’altro “Ci sentiamo presto, va bene?”
“Ti mando un messaggio questa sera, va bene?”
“DADDY!”
Kurt ridacchiò “Va bene. A più tardi, un bacio”
“Anche a te” mormorò dolcemente Blaine riattaccando.

Alla fine Pancake era nella valigia di Christie, che con uno sbuffo lo prese e se ne tornò in camera fino all’ora di cena, anche se per protesta non voleva mangiare, nonostante profumasse tutto di buono.
“Christie, piccola, mi dispiace di aver alzato la voce oggi, ma devi capire che non puoi fare di testa tua. Zio Nick e zio Jeff torneranno per il Ringraziamento”
“Troppo tempo” borbottò la piccola.
“Lo so, amore mio, ma pensa che tra poco sarà Halloween e poi ci sarà la gara di nuoto, no? Vedrai che queste settimane passeranno subito”
Christie sembrò ancora poco convinta e continuò a non toccare nulla fino a quando il telefono non squillò.
“Pronto?” rispose Blaine stancamente “Oh… Aspetta” Si rivolse alla figlia “Piccola, c’è qualcuno al telefono per te”
La bambina si accigliò e prese il telefono “Pronto?”
“CHRISTIE!” Le voci di Jeff e Nick la salutarono allegramente mentre Christie fece un sorriso enorme.
“Zio Jeffy! Zio Nicky!”
“Come sta il mio dolcissimo barattolino di miele?” chiese Jeff “Ci manchi tanto tanto”
“Anche a me” mormorò la piccola “Tornate?”
“Per il ringraziamento, dolcezza” rispose questa volta Nick “Ma promettiamo di chiamarti tutte le sere per augurarti buona notte, va bene?”
“Croce sul cuore?”
“Croce sul cuore” promisero i due all’unisono “E conteremo insieme i giorni al nostro ritorno, va bene?”
“Ok!” disse Christie questa volta più allegra “Tutte tutte le sere?”
Jeff ridacchiò “Tutte le sere! Ma devi prometterci di fare la brava e di non far arrabbiare Daddy”
“Promesso!” giurò decisa “Vi voglio tanto bene”
“Ti vogliamo tanto bene anche noi” 
La chiamata terminò e Christie iniziò a mangiare di gusto “Super buono, Daddy!”
Blaine sorrise e le accarezzò i capelli: no, non si sarebbe mai pentito di quella scelta di 5 anni prima. 

 

Kurt affondò di nuovo il cucchiaio nella mousse e lo portò alle labbra, già assaporandone il sapore zuccherino, quando il suo telefono iniziò a squillare.
Sospirò e rispose “Pronto?”
“Kurt? Sono papà”
“Ehi papà!” lo salutò il ragazzo “Scusami, avevo dimenticato la telefonata domenicale”
Burt rise “Non preoccuparti, la tua vita newyorkese ti prende sempre, vero?”
“Non puoi capire” rispose stancamente “Questa settimana è stata infernale, ma alla fine sono riuscito a sopravvivere al lavoro”
“Tu lavori troppo” lo rimproverò leggermente il padre “Dovresti uscire un po’, divertirti”
Kurt sospirò: forse era il momento di dirglielo.
“Veramente… ieri sono uscito. Con un ragazzo” 
“Oh, bene” borbottò l’uomo “Com’è? E come è andata?”
“È andata benissimo e lui… è fantastico, papà. Si chiama Blaine. È bello, intelligente, divertente e una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto. Fa il cuoco in un ristorante e cucina dei piatti unici, i più buoni che abbia mai assaggiato”
Burt dall’altro capo del telefono si sentì sollevato: forse suo figlio aveva incontrato il ragazzo giusto, almeno da come ne parlava. 
“Questo ragazzo sembra perfetto” 
Kurt annuì “È perfetto. O per lo meno è perfetto per me” prese un respiro e si fece coraggio “In più c’è un'altra cosa”
“Cosa?” chiese l’uomo curioso.
“Blaine… Blaine ha una figlia, papà. Una splendida figlia di cinque anni”
Il silenzio calò sulla conversazione.
Un silenzio che fece impallidire Kurt.
“Una figlia? Kurt, mi devi un bel po’ di spiegazioni”


Note dell'autrice
Non uccidetemi, ci ha già pensato la mia "amata" beta, che credo voglia uccidermi da un momento all'altro (Mickey, ti adoro ricordalo)
Comunque, siamo al nuovo capitolo e finalmente i due splendori sono diventati una coppia (interruzioni di cellulare a parte) e Christie e la sua scenata...la prima di molte!
E la minaccia di Jeff? Sebastian, inizia a preoccuparti perchè quei due torneranno presto v.v 
Ma la domanda essenziale è: come la prenderà Burt? E soprattutto: Tina riuscirà ad avere il matrimonio dei suoi sogni? (Ovvio che sì, poverina)
E i sopranomi che Jeff da a Christie sono tutti partoriti dalla mia beta (no, non avrei mai scelto una cosa come "carpa", ma purtroppo le voglio bene) e come al solito chiunque di voi voglia dare un sopranome a quella piccola cupcake adorabile è il benvenuto.
Un grazie speciale a chiunque abbia inserito la storia tra preferite/seguite/ricordate: state davvero aumentando e vi ringrazio dal profondo del cuore per leggere questa mia storia, e soprattutto vi ringrazia da morire la mia autostima.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e della storia: ogni recensione, sia positiva che negativa, sarà ben accetta :)
In più questa è la mia pagina facebook: 

clicca qui! se volete farmi domande sulla storia o sugli aggiornamenti (o semplicemente un'altra Gleek) potete aggiurmi quando volete ;) 
Un grazie speciale alla mia splendida beta: Michela, sei il Thad del mio Sebastian (sei salita di livello, tesoro <3) 
Nel prossimo capitolo: uno sguardo nella cucina della Bella Notte, Halloween alle porte e una lunga chiacchierata padre figlio.
Baci e abbracci,
Frankie

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Capitolo Dieci 
 

Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisetezze delle portate,
ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi 
(Cicerone)

 

Blaine si avviò verso la porta e l’aprì, facendo entrare la fila di gente che sembrava essere arrivata tutta insieme: Sebastian era il primo, con in mano tre vassoi uno sopra l’altro, poi c’era Thad, che portava la sua famosa torta di patate dolci, Jeff e Nick con rispettivamente una pirofila e un’insalatiera, Bella con due tortiere in bilico e Omar e Maggie, anche loro pieni di vassoi.
“Seb, smettila di lamentarti! Ti avevo detto che potevo portarne uno io!”
“Thad, tu inciampi anche quando sei seduto, non voglio rischiare che la mia torta preferita finisca per terra!”
“Ragazzi..”
“Ehi Blaine! Io e Nick abbiamo cucinato anche i piselli!”
“Cucinato non direi. Li abbiamo scongelati e cotti!”
“Scusate…”
“Blaine, le salse di Omar vanno messe in salsiere di argento, chiaro?E’ questione di fortuna! Ah, ho fatto anche un po’ di mais arrostito insieme al pane!”
“Posso mettere la torta di caramello in frigo? E ho anche fatto del gelato in casa per la torta di mele!”
Blaine sospirò “RAGAZZI!” Finalmente tutti si zittirono e lo guardarono “Lasciate i vassoi sul bancone della cucina. Maggie, le salsiere sono già pronte e nella credenza c’è anche un piatto d’argento per le pannocchie, ok? Bella, hai il solito spazio in frigo e puoi fare ciò che vuoi con il freezer. E detto questo, salve a tutti e buon Ringraziamento!”
Kurt guardò la scena con gli occhi sgranati: aveva visto il caos (ogni volta a Vogue.Com più si avvicinava la scadenza per le nuove pubblicazioni più la gente andava nel panico), ma questo batteva ogni cosa.
Sentì la manina di Christie aggrapparsi alla sua e si voltò verso di lei, quasi lo guardasse comprensiva.
E pensare che lei c’era anche abituata.
Dopo qualche minuto tornò di nuovo la pace, o meglio tutto era stato fatto ed era ora di saluti e presentazioni.
Forse era ancora in tempo per scappare fuori dalla finestra, in fondo si trovava solo al quarto piano.
Un’altra mano gli accarezzò la schiena “Ti prego, non farti prendere dal panico” gli sussurrò Blaine “Sono bravi ragazzi, sono solo un po’… scalmanati”
Un po’ scalmanati non era il termine giusto che avrebbe voluto utilizzare: era come dire che l’Empire State Building era un po’ alto o Hitler era solo un po’ pazzo.
Kurt annuì “Lo vedo. Non ti preo…”
“BELLA, GUARDA C’E’ KURT!” squittì Maggie mentre si fiondava ad abbracciarlo “Ho fatto un bracciale porta fortuna per te! Solo che non ricordo dove l’ho messo..”
“Sempre la solita svampita. E tu” indicò il ragazzo “Ogni volta che ti vedo sei sempre più magro! Blaine non va bene!” lo rimproverò la donna abbracciandolo, mentre Omar lo salutò con un semplice sorriso e un cenno della mano.
Poi quattro paia di occhi si fissarono su di lui.
“Oddio Nick, è lui!”
“Sì, Jeff, lo vedo anch’io..”
“Ed è anche più carino di quanto lo descriva Blaine!”
“Sterling, non dire certe cose altrimenti tuo marito è geloso..”
“Smettila, Seb!” lo sgridò Thad con uno scappellotto dietro la testa e si avvicinò a Kurt tendendogli una mano “Comunque piacere, sono Thad. Scusa in anticipo per tutte le cose che faranno o diranno quei due, ma Sebastian non ha un filtro per la bocca e Jeff… è Jeff”
Kurt gli strinse la mano, ma quel ragazzo gli ricordava qualcuno.
Aspetta, quei due erano la coppietta del supermercato! Ecco perché anche la faccia di Sebastian non gli era nuova! Poi si ricordò bene quell’episodio, arrossendo visibilmente: la prima volta che incontra gli amici del suo ragazzo e già pensa alla loro vita sessuale (sul serio, era ancora sconvolto dalla quantità di lubrificante che avevano comprato).
“Tutto bene?” chiese Thad vedendolo silenzioso.
“Eh? Sì, scusami. Piacere di conoscerti..”
Anche Nick e Jeff si avvicinarono a lui e si presentarono.
“Piacere Nick! E questo invece è Jeff!”
“Blaine ci ha parlato molto di te!” aggiunse il biondo con un ghigno “Su quanto tu sia sognante e bel…”
Nick gli tappò la bocca “Come detto prima da Thad: non fare caso a questi due”
Kurt sorrise divertito poi guardò Sebastian, che lo stava osservando da capo a piedi.
Forse sarebbe stato lui quello più difficile da convincere, visto le lastre che gli stava facendo.
Tutto ad un tratto si girò e prese Christie tra le braccia “Che ne dite di finire con questo siparietto ed andare a mangiare? Non ho sfacchinato tutta la mattina solo per morire di fame..”
Thad roteò gli occhi “Ma se non hai fatto altro che passarmi gli ingredienti dagli scaffali..”
“Ehi, ho sempre sollevato un chilo di farina da solo perché QUALCUNO non arriva agli scaffali in alto . Sul serio, Thaddy, prima accetti il fatto che sei basso, meglio è..”
Christie si accigliò “Zio Thaddy è alto!” ribatté la piccola “Riesce ad arrivare al barattolo dei biscotti senza sedia!”
Thad sorrise e baciò la nipotina “Brava la mia cucciola..”
“Oh, andiamo per lei anche Blaine è alto!” sbuffò Sebastian “E’ questione di prospettiva..”
“Prospettiva o no, i bambini dicono sempre la verità!” Thad prese la bambina dalle braccia del ragazzo “E ora, andiamo a mangiare prima che il tacchino voli via..”
Christie sgranò gli occhi “ANDIAMO, ANDIAMO!”
Thad scoppiò a ridere e con Nick e Jeff si unì agli altri nella salone adibito a sala da pranzo, lasciando soli Sebastian e Kurt.
Un silenzio quasi inquietante scese tra i due: Sebastian continuava a guardare Kurt con un’espressione indecifrabile e Kurt si mordeva il labbro nervosamente.
“Calmati principessa, non ho intenzione di ucciderti” disse l’altro “O meglio, avrò intenzione di ucciderti se farai del male a Blaine e a Christie”
Quel ragazzo non aveva peli sulla lingua.
“Io non…”
“Ascoltami, cherubino” lo interruppe subito Sebastian “Thad mi ha fatto promettere di non spaventarti o minacciarti, ma non posso non farlo e non perché sei tu, ma perché questo riguarda il mio migliore amico e sua figlia” Sospirò e poggiò le mani sul bancone “Dalla morte di Cooper, Blaine ha sempre anteposto la felicità di Christie alla sua; ha lasciato l’università dei suoi sogni per crescerla, ha dovuto trovarsi un lavoro a tempo pieno per mantenerla e prendersi cura di una bambina all’età di ventuno anni. Credimi, poche persone sarebbero disposte a tanto, io stesso credo che non avrei fatto la sua stessa scelta. Ce l’ha fatta e sta crescendo una bambina meravigliosa,ma si è costruito dei muri intorno a lui: ha iniziato a fidarsi di poche persone ed essere piuttosto diffidente. Poi sei arrivato tu. Tu che in meno di una settimana sei riuscito ad abbattere una barriera costruita in sei anni, che sembri il principe azzurro che Blaine stava cercando da una vita. E forse lo sei, ma penso che tu sia abbastanza intelligente da sapere che le favole nella realtà certe volte non hanno un lieto fine. Non voglio dire che la vostra storia finirà male o altro, ma non voglio neanche illudermi che sarà tutto rose e fiori. Quindi, se ferisci Blaine o  Christie, farò in modo che il tuo bel visino abbia bisogno di una chirurgia plastica e credimi, non sto scherzando..”
Kurt era rimasto immobile per tutto il discorso, capendo perfettamente i dubbi e le paure di Sebastian, visto che erano anche i suoi.
“Non ho intenzione di ferirli” lo assicurò il giornalista deciso “Non lo sto dicendo per circostanza o altro, ma perché davvero non ne ho intenzione, ma non posso giurare che forse non lo farò: l’hai detto tu, le favole a volte non hanno un lieto fine. Non so cosa succederà in futuro, se io e Blaine siamo destinati a stare insieme o chissà cosa. Non posso promettere che non li ferirò,che tutto sarà perfetto come in una fiaba, ma posso giurarti questo: farò di tutto per rendere felice sia Blaine che Christie, farò ogni cosa in mio potere per far splendere ogni giorno i loro sorrisi. Questa è l’unica promessa che mi sento in grado di mantenere..”
Sebastian lo aveva fissato ogni secondo, cercando di scovare un qualsiasi segno di falsità nel viso del ragazzo, ma la fermezza nella sua voce e nel suo sguardo non era mai vacillata.
Annuì semplicemente e indicò il salone “Andiamo, prima che quei pazzi finiscano tutto..”
“D’accordo..” rispose Kurt, non stupendosi del cambio di argomento: quel semplice cenno di Sebastian era stata una risposta più che sufficiente.
Mettersi a tavola fu più complicato del previsto, visto che Maggie aveva provato ogni posto per testare “le onde positive e negative”, altrimenti avrebbe rischiato un’indigestione, Bella si era rifiutata di mettersi seduta vicino a lei altrimenti l’avrebbe soffocata con un tovagliolo, poi c’era Sebastian che voleva stare dalla parte opposta a Jeff, ma con vicino il suo ragazzo e Christie insisteva a voler stare vicino allo zio Thad e lo zio Sebastian e lo zio Jeff e lo zio Nick, tutti insieme.
Quando finalmente ognuno sembrava aver trovato pace, Blaine a capotavola si alzò dalla sedia e si schiarì la voce.
“Ragazzi…”
Sebastian roteò gli occhi “Ora ci fa un discorso dei suoi. Anderson, taglia corto!”
“Volevo innanzitutto ringraziarvi di essere qui..” continuò il ragazzo “E visto che qui siamo un miscuglio di atei, religiosi o seguaci di qualunque religione o setta del momento come Maggie,niente preghiere, ma vorrei semplicemente dire questo..” Prese le mani di Kurt e Christie al suo fianco “Sono grato di essere qui con tutti voi oggi e di avervi sempre al mio fianco in ogni momento. Siete la mia seconda famiglia e senza di voi sarei perso. Grazie, ragazzi!”
“Awwww, anche noi ti vogliamo bene Blainey!”
“Sì Blainey, anche se hai una strana fissa per i papillon e per salire sui mobili. Jeff non vuole dirlo, ma è ancora arrabbiato per il letto della Dalton..”
“Ehi, quel letto era comodo!”
“Allora non è solo una cosa per i banconi della cucina! Pensavo fosse un problema di esorcismo o altro..”
“Per una volta ero d’accordo con Maggie!”
“No tranquilli. Il nano lo ha sempre fatto, penso sia il complesso di Napoleone. Anche Thadduccio ne soffre..”
“Solo perché una volta ho comprato un paio di scarpe con un leggero rialzo..”
“Leggero rialzo? Se quello era un leggero rialzo, allora Sterling è leggermente biondo!”
“E tu leggermente stro…”
“OK, BASTA COSI!” li interruppe Blaine coprendo le orecchie di Christie “Ricordiamoci che qui c’è una bambina..”
“E il tacchino che si raffredda..” aggiunse Kurt in aiuto del ragazzo.
Neanche il tempo di finire la frase che tutti si catapultarono sul cibo: Blaine tagliò il tacchino; premurandosi di lasciare la coscia a Christie che iniziò subito a rosicchiarla, Sebastian e Jeff si contendevano il pasticcio di patate, Bella riempiva ogni piatto di densa salsa e Maggie che contava i piselli sulla forchetta.
Kurt li osservò quasi stupito: era abituato a vedere Finn o Sam ingurgitare quantità spropositate di cibo, ma non erano nulla a confronto di quella tavolata.
Blaine lo guardò divertito “Tranquillo, si avventano sul cibo per i primi cinque minuti, dopo tornano persone normali, ad eccezione di Jeff che mangia come un cavernicolo..”
Kurt sorrise e addentò un pezzo di tacchino “Questo tacchino è meraviglioso, Dio…”
“Grazie, puoi chiamarmi semplicemente Blaine..” rispose l’altro che si beccò una gomitata “Ehi, guarda che posso togliertelo!”
“Provaci e ti conficco una forchetta nella mano!”
Blaine gli fece la linguaccia e tornò a mangiare, mentre sotto al tavolo agganciò la caviglia a quella di Kurt, che non poté fare a meno di sorridergli malizioso.

Il pranzo terminò un’ora dopo, dopo che Sebastian, Jeff e Omar avevano raschiato ogni briciola di ogni piatto, perfino delle salse.
C’era un evidente calma, dovuta sicuramente a quel senso di pienezza e piacere di una bella mangiata, tanto che perfino Christie si era accoccolata tra le braccia di Nick, semi addormentata.
Kurt e Blaine stavano sparecchiando mentre sia Thad che Bella iniziavano a portare torte e dolci a tavola.
“E’ stato un pranzo magnifico..” disse Kurt con un sorriso “Uno dei migliori!”
“Ne sono felice, tesoro..” rispose Blaine baciandolo velocemente “Ma il bello deve ancora venire..”
L’altro si accigliò confuso “In che senso?”
Blaine ridacchiò e lo strinse a sé “Diciamo che abbiamo un paio di tradizioni per il Ringraziamento. E le tradizioni vanno sempre rispettate, no?”
“Adesso, sono veramente curioso..” ammise Kurt divertito “E di quali…”
“KURT, BLAINE! STIAMO PER INIZIARE!”
Blaine ghignò “Vedrai, tesoro, vedrai..”

“Thaddy,Thaddy, Thaddy!” Bella posò una mano sulla spalla del ragazzo “Sono quattro anni che andiamo avanti con questa storia: non riuscirai a battermi!”
“Ehi! Ti ricordo che l’anno scorso ci sono andato vicino! Se quell’idiota del mio ragazzo...”
Sebastian lo guardò male “L’idiota del tuo ragazzo è qui e può sentirti. Bella, considera il mio voto già tuo..”
“Allora, ti scordi la tua fetta di dolce e non solo!” sbuffò Thad mentre tagliava la sua torta di zucca “Omar, le regole..”
Il ragazzo si schiarì la gola “Ognuno di noi assaggia una fetta dei due dolci, poi vota qual è il suo preferito. Tutti partecipano,compresa Christie, ma non i due cuochi. La torta che vince ovviamente è considerata la migliore…”
“Ovviamente qui legami di amicizia, amore o lavoro non c’entrano niente..” Specificò Bella “ Anche se l’altro ieri ti ho prestato dieci dollari, Maggie. Ma ovviamente questo non deve influire!”
“Questo è una specie di ricatto!” protestò Thad “Arbitro, faccia qualcosa!”
Omar scosse la testa e iniziò a mangiare la torta.
Kurt invece cercava di non ridere “E la gara di torte è una tradizione?” sussurrò a Blaine
L’altro annuì “Non farti sentire da quei due, prendono la cosa seriamente..” lo avvertì “L’ultima volta che Sebastian si prese gioco di loro, Thad gli ha spiaccicato la torta in faccia..”
Bene, non aveva voglia di farsi una maschera alla zucca, gli bastava quella al cetriolo.
I piatti furono distribuiti e quando Kurt assaggiò un pezzo di ogni fetta, sapeva che quella sarebbe stata una scelta difficile: quella poteva diventare benissimo la sua tradizione preferita.
Christie sorrise tutta impiastricciata e alzò le mani in alto, facendo volare un bel po’ di briciole “Torta!”
Nick ridacchiò e le asciugò la faccia “Qual è la tua preferita, piccola?”
La bambina ci pensò su “Quella alla zuppa!”
“Alla zucca, tesoro. E anche per me vale lo stesso..”
“E io che ho detto? Alla zuppa!”
Maggie annuì “Anch’io voto quella di Thad!”
Sebastian decise di ignorare le occhiatacce del suo ragazzo e votò per quella di Bella, come anche Jeff e Omar.
Era un pareggio.
E il punto decisivo toccava a Kurt.
Ora, non sarebbe stato un grande problema se non fosse che quei due avevano una vena competitiva un po’…esagerata: insomma si erano piazzati vicino a Kurt, riempito il suo piatto di nuovo e iniziando un’appassionata descrizione della loro torta, dalla scelta di due ore per la zucca alla sapiente manualità e cura per fare il gelato, mentre Kurt guardava Blaine supplicando aiuto più per quei due che per il rischio di un coma diabetico.
Alla terza fetta di torta posata sul piatto, aveva deciso di finirla lì prima che di far saltare i bottoni dei suoi pantaloni “Va bene, grazie ma sono pieno!”
Sia Bella che Thad lo guardarono speranzosi.
“Prima di tutto vorrei dire che odio essere il voto decisivo e che tutte e due le torte sono ottime, sul serio..” iniziò a dire il ragazzo semi preoccupato “Ma devo dire che la torta di mela era più buona..”
Bella fece un urlò di vittoria, mentre Thad si accasciò alla sedia deluso “Anche quest’anno non è andata. Lo sapevo che dovevo dare retta alla nonna e mettere più noce moscata..”
Alla tristezza dello zio, Christie saltò dalle braccia di Nick alle sue per coccolarlo.
“Zio Thad, la torta di zuppa era buonissimissima, come quella di Bella! Non essere triste..”
Thad l’abbracciò e le lasciò un bacio tra i capelli “Grazie piccola, ma non sono triste!” la rassicurò il ragazzo “E poi basta che a te sia piaciuta, no?”
Christie ridacchiò “W la torta di zuppa!”
Bella diede una pacca leggera sulla spalla di Thad “Ragazzo, hai talento credimi: i tuoi dolci sono quasi ai livelli dei miei..”
“Ehi!” contestò Blaine seccato “Perché questo a me non l’hai mai detto?”
“Dolcezza, i tuoi dolci saranno anche buoni, ma non ai nostri livelli. E io non faccio bruciare una teglia intera di tortini..”
“E’ successo solo una volta!”
“Ma è successo, piromane di dolci!” ribatté la donna con fare sostenuto “E la prima regola di Bella è di non bruciare mai nessun dolce!”

C’era anche un’altra tradizione, più particolare della precedente.
Chiamarla tradizione non era proprio una definizione esatta, aveva detto Jeff.
Era più uno scontro tra titani, una guerra tra due nemici normali, la perenne lotta dell’uomo per la sopravvivenza, o meglio per la superiorità della ragazza.
I contendenti? Sebastian Smythe e Jeff Sterling.
Il campo di battaglia? Il povero salone degli Anderson.
L’arma? I telecomandi della Wii.

Quando la madre di Blaine aveva regalato al figlio e alla nipote la Nintendo Wii, non aveva fatto i conti con gli amici del ragazzo, amici che sembravano non aver mai visto una console dai tempi del liceo, quando passavano dalle 11 alle 13 ore al giorno davanti ai videogiochi.
Vigeva la leggenda che alla Dalton fosse ancora nascosto il prezioso pupazzetto di Ezio Auditore di Jeff, scomparso misteriosamente dopo che questo aveva teso un brutto scherzo ai capelli di Sebastian.
Nonostante le minacce di rendere permanenti i capelli verdi di Smythe, setacciato ogni angolo della stanza del ragazzo e del dormitorio, Jeff non riuscì a ritrovare la statuetta, così Nick, da buon amico, gliene regalò un’altra, anche se Jeff non si era mai dimenticato della prima.
Ovviamente Sebastian non confessò a nessuno,neanche a Thad, che in realtà la statuetta era ancora in suo possesso, rinchiusa per bene in un scatolone in soffitta, nascosto in mezzo a libri che sapeva che il suo ragazzo non avrebbe mai cercato.
Comunque, quando la Wii fu montata, subito iniziarono le partite a tennis, a bowling, a Mario Kart, a quei quiz semi impossibili, ma più che altro fu l’ennesima occasione per Jeff e Sebastian di sfidarsi a qualsiasi gioco e così, prima del trasferimento di Nick e Jeff, ogni volta che si riunivano tutti e cinque a casa di Blaine, quei due passavano almeno tre ore a sfidarsi a qualunque cosa, fino ad accasciarsi sul divano con le braccia che chiedevano di essere amputate e le magliette grondati di sudore.
E divenne così anche una tradizione per il Ringraziamento, a cui tutti sembravano ben preparati: Omar e Nick avevano spostato le poltrone e i divani, Bella aveva preparato pop corn e patatine (incredibilmente c’era chi ancora aveva fame) e Maggie aveva perfino portato dei mini pon pon per fare il tifo.
“Allora, Sterling, a cosa ti devo battere quest’anno?” ghignò Sebastian prendendo uno dei telecomandi “Tennis, baseball oppure potremmo provare basket!”
Jeff scosse la testa e prese qualcosa dal suo giaccone “Niente di tutto questo. Quest’anno si cambia, Smythe!”
Alzò la confezione che aveva in mano: Just Dance.
Sebastian si accigliò “E’ quel gioco sul ballo? Davvero vuoi farti umiliare?”
“Smythe, non cantare vittoria troppo presto..” canticchiò il biondo mentre metteva il disco nella console.
L’altro ragazzo roteò gli occhi e si chinò verso Thad, già seduto su una poltrona con Christie vicino e la ciotola dei pop corn sul grembo “Ehi pasticcere. Un bacio di buona fortuna?” chiese con un’occhiata maliziosa.
Thad scosse la testa “Vai a baciare la torta di mele, visto che ti piace tanto!”
E poi si offendeva quando gli rimproverava di non saper perdere. Certo anche Sebastian era un tipo suscettibile per queste cose, ma almeno lo ammetteva.
Come ammetteva che quel broncio sul volto del suo ragazzo era tremendamente carino.
“Andiamo, davvero te la prendi? Sai che sei il pasticcere del mio cuore..” dichiarò con fare drammatico Sebastian.
“Ah ah ah, spiritoso. Spero che tu vinca Jeff!”
“Ehi! Jeff ha votato contro di te..”
“Sì, ma almeno lui è stato sincero!”
Sebastian sbuffò e si voltò verso Christie “Almeno tu, piccola?”
Ma anche la bambina scosse la testa “Io sto con lo zio Thad!”
“Cosa ti ha promesso?”
“I MUFFIN!” esclamò Christie con una risatina.
Bene, il suo ragazzo si comportava come un bambino e la sua nipote preferiva i muffin a lui.
Poi la gente parlava di calore familiare e amore.
Calore familiare e amore un corno.
Sebastian sbuffò e si mise davanti al televisore insieme a Jeff e visto che era il proprietario del gioco stava a lui decidere la prima canzone, che si rilevò Pump It, difficoltà 3.
Allora la Barbie voleva giocare sul serio, eh?
Beh, Sebastian Smythe non si tirava di certo indietro ad una sfida.

“Ecco qui!” Kurt portò l’ultima serie di piatti e li appoggiò sul lavandino “Non avrai mica intenzione di lavarli a mano quei piatti!” chiese notando i guanti gialli che Blaine teneva tra le mani.
“Purtroppo la lavastoviglie è rotta da una settimana e non ho avuto tempo di aggiustarla..” rispose rassegnato.
Kurt sorrise e prese un canovaccio “Tu lavi, io asciugo?”
Prima che l’altro potesse rispondere, Thad era arrivato in cucina e tolto i guanti dalle mani di Blaine “Non se ne parla..” ribatté “Tu vatti a riposare sul divano: hai già fatto abbastanza. Qui ci penseremo io e Kurt, se per lui va bene..”
Kurt si accigliò per un secondo per poi annuire con un sorriso “Thad ha ragione: perché non vai di là a rilassarti?”
Blaine li guardò “Siete sicuri? Davvero non c’è problema…”
Thad sbuffò e lo spinse fuori dalla cucina “Sì, tranquillo. Avrai piatti lucidi e splendenti, promesso..” aggiunse divertito “E poi non vorrai perderti il francesino tutto sudato che si sta facendo battere da Jeff? E’ esilarante..”
“Ma… EHI, E’ KATY PERRY! VOGLIO BALLARE ANCH’IO!” E detto questo, Blaine corse fuori dalla cucina come un bambino.
Kurt roteò gli occhi divertito “A volte non capisco se è Christie la bambina o lui…”
Intanto Thad si era avvicinato al lavandino e lo aveva riempito di acqua, sapone e piatti “Credimi, questo non è niente: quando lui, Jeff e Seb giocano a Monopoli, è anche peggio. L’ultima volta li ho ritrovati a tirarsi le casette e gli alberghi!”
“Oh questo non è niente! Dovresti vedere il mio fratellastro..” ridacchiò l’altro “Sua moglie è incinta del primo maschietto e lui ha comprato una pista della macchinine. Quella notte si è messo a giocarci lui stesso e si è unito anche mio padre..”
Thad scoppiò a ridere “Vedrai, questo non è niente in confronto a cosa possono fare quei pazzi!”
Proseguirono il loro lavoro in un comodo silenzio, senza nessuna tensione.
Dopo un paio di minuti fu Thad finalmente a parlare “Immagino che Sebastian ti abbia già minacciato..”
Kurt annuì semplicemente “Penso sia normale, no? Non mi sarei aspettato niente di meno dal suo migliore amico, minacce fisiche incluse.”
“A volte Seb può essere un po’… esagerato, ma non ha mai ucciso nessuno, almeno credo” scherzò Thad “E’ solo che Blaine è come un fratello per lui, anche se non lo ammetterebbe mai..”
La curiosità di Kurt prese il sopravvento “Da quanto si conoscono quei due?”
“Da una vita ormai” rispose “La famiglia di Sebastian si trasferì vicino agli Anderson quando entrambi avevano all’incirca sei o sette anni. Nonostante anche a quell’età il mio caro francesino fosse una specie di marmocchio viziato e fastidioso, quei due fecero subito amicizia e divennero inseparabili: Blaine aiutò Sebastian a superare la morte di suo nonno e Seb gli fu vicino quando i suoi divorziarono. C’erano sempre l’uno per l’altro..”
“E non c’è stato mai niente di più?” chiese esitante Kurt “Sai…“
“Intendi in senso romantico?” chiese aspettando un cenno di assenso che arrivò subito “Sinceramente all'inizio me l'ero chiesto anch'io e Sebastian mi rispose semplicemente che non c'era altro che un’amicizia fraterna e che avrebbe sorvolato su uno pseudo incesto solo per una cosa a tre.." Thad sbuffò semi divertito "Ammetto che all'inizio non ero così convinto della sua risposta, conoscendo la sua passata vita sociale particolarmente colorita , ma più li osservavo e più mi accorgevo che aveva ragione: era come vedere due fratelli, come Blaine e Cooper quasi.."
"Da quanto state insieme tu e Sebastian?"
"Dieci anni ad Aprile.." rispose con un sorriso "Giuro che neanch'io credevo di stare con lui per così tanto tempo, ma alla fine, nonostante i litigi, i problemi, sembrava tutto...."
"Naturale.." finì di dire Kurt pensieroso
"Esatto." annuì Thad per poi guardarlo "E' la stessa cosa che senti con Blaine, vero?"
Kurt sospirò e si appoggiò al bancone "E' strano, sai? Sarà un cliché dirlo, ma non mi sono mai sentito così con nessun altro.." cercò di spiegare "Sinceramente pensavo che le cose fossero complicate e lo sono, eccome se lo sono, ma stare con Blaine mi sembra così naturale, così facile.." ridacchiò leggermente imbarazzato "Non so se mi sono spiegato.."
Thad gli sorrise comprensivo: aveva capito benissimo.
"Credo che se fosse stato un altro e non Blaine, non sarebbe stato così.." aggiunse infine Kurt.
Ed era vero: forse non avrebbe mai funzionato, forse neanche avrebbe mai provato. Invece per Blaine era stato pronto a provare e a combattere per loro, la sua anima romantica continuava a ripetergli che fossero anime gemelle e forse un po' aveva ragione, o meglio voleva davvero crederci.
Thad si tolse i guanti bagnati e gli diede una stretta sulle spalle "E se al tuo posto ci fosse stato un altro, sicuramente non gli avrebbe fatto conoscere Christie e non lo avrebbe invitato qui, ne sono sicuro."
Kurt gli sorrise grato "Grazie.."
"E per quanto mi riguarda, avete la mia benedizione e a quanto pare anche quella di Seb.." aggiunse divertito facendogli l'occhiolino.
"Come? Niente minacce di lesioni fisiche o omicidio?" Chiese l'altro ridendo.
"Non credo ce ne sia bisogno.." rise l'altro "E poi bastano le minacce di Sebastian, credimi. Ora, torniamo di là? Sono curioso di vedere chi sta vincendo!”
Sentiva le sue gambe cedere, ma non si sarebbe mai arreso, neanche dopo circa tre ore e venticinque minuti di passi. Era sicuro di aver perso il suo polmone sinistro tra “Crazy in Love” e “Viva Las Vegas” e perso completamente la dignità durante “Womanizer”.
Jeff invece doveva essersi allenato, il bastardo impostore: riusciva ad accumulare punti su punti e aveva vinto più della metà delle canzoni.
Ma lui non aveva ceduto e continuava a ballare, mentre la sua mente era impegnata a ingegnare nuovi modi per uccidere Sterling con il telecomando della Wii.
Si era ormai fatta sera quando Thad riuscì a staccarlo da davanti al televisore, mentre Sebastian si accasciava contro di lui borbottando su quanto avrebbe voluto strangolare la Barbie con le proprie mani.
Maggie,Bella e Omar erano già andati via da un pezzo e anche gli altri si stavano preparando per andarsene.
“Seb, dai andiamo a casa..” supplicò il suo ragazzo trascinando il francese fino alla porta “Ormai Jeff ti ha battuto almeno una trentina di volte e tu non riesci neanche a stare in piedi..”
“Thad, quel bastardo ha imbrogliato!” continuò a lamentarsi Sebastian “Conosceva tutte le canzoni e ha barato ed è un bastardo!”
La capacità oratoria di Sebastian Smythe era inversamente proporzionale alla sua stanchezza, che sembrava prendere il sopravvento sul suo cervello.
Jeff ghignò e fece per rispondere, ma un’occhiataccia di Thad lo fulminò e si limitò semplicemente a salutare, insieme a Nick,Christie, Blaine e Kurt.
“Kurtie, è stato un piacere conoscerti..” salutò quest’ultimo con un forte abbraccio “Cerca di tenere Blaine lontano dai tuoi mobili: il vizio di salirci sopra c’è ancora!”
Blaine gli dette una gomitata nello stomaco “Almeno la gente non va in giro a chiedersi se i miei capelli sono tinti o no!”
“Ah ah ah, la presenza di Smythe nuoce gravemente alla salute.” sbuffò il biondo mentre Nick rideva sotto i baffi.
“Thad, noi iniziamo ad andare..” lo avvertì il moro iniziando ad uscire insieme all’amico “Ci sentiamo per il pranzo di Domenica, va bene?”
L’altro annuì “Questa volta da me, come al solito. Oh, Kurt sei invitato anche tu naturalmente..”
Kurt sgranò gli occhi sorpreso, ma annuì felicemente “Per me va bene, non credo di aver altri impegni..”
Thad sorrise “Perfetto. Allora a domenica!” disse allegro per poi rivolgersi al suo ragazzo “Sei pronto ad andare, specie di ameba?”
Sebastian, che nel frattempo si era attaccato al fidanzato come un cucciolo di koala alla madre, fece un cenno con la testa “Non credo di poter camminare per un mese..”
“Forza, ti aiuto io, prima il piede destro e poi il sinistro..” ordinò semiserio mentre uscivano dalla porta “Bravo, ora continua così fino al taxi!”
“Se fossi un bravo,amorevole e compassionevole fidanzato, mi porteresti in braccio!”
“Smythe, proprio perché sono un bravo, amorevole e compassionevole fidanzato, vorrei evitare di farci sfracellare a terra perché non riesco a reggere il tuo peso..”
“Mi stai dando del grasso? BLAINE, MI STA DANDO DEL GRASSO!”
Blaine scoppiò a ridere “Questo è un problema tra di voi, io non metto bocca! Ci vediamo domenica!” li salutò un’ultima volta e chiuse la porta “E anche questo Ringraziamento è finito..”
Si girò aspettandosi di trovare Kurt o Christie, ma non trovò nessuno, così si diresse in salotto, dove finalmente li vide: erano entrambi seduti sul divano, Christie accoccolata al fianco di Kurt intenta a fissare la televisione semiaddormentata e il suo ragazzo che le accarezzava i capelli.
Era una scena così bella da mozzargli il fiato.
Si sedette accanto a Kurt, circondandogli le spalle con un braccio, e gli diede un leggero bacio sulla guancia.
“La principessina qui voleva vedere la Bella e la Bestia..” spiegò il ragazzo sussurrando “Spero non ti dispiaccia..”
Blaine scosse la testa “Non ti preoccupare..” lo tranquillizzò con sorriso “Anzi, mi potrei abituare a questa vista.”
Sorrise nel vedere le guancie di Kurt arrossire leggermente e non resistette a lasciare un altro bacio su quella pelle di porcellana.
“Si sta facendo tardi anche per me, forse dovrei andare..” disse a malincuore il giornalista “Dovrei anche andare a riprendere Sally..”
Blaine lo guardò dispiaciuto, fino a che non gli venne un’idea “Pensi che alla signora Marx dispiacerebbe tenere Sally un altro po’?”
“Uhm, non credo. Anzi mi ha proposto di tenerla anche tutta la notte se volevo..” rispose Kurt che capì quasi subito cosa il suo ragazzo stava pensando “Blaine… sei sicuro che non sia troppo?”
“Per me va bene se per te lo è..” lo rassicurò un po’ incerto “Ti posso prestare qualcosa da mettere, puoi farti una doccia e abbiamo anche uno spazzolino in più, quindi non vedo perché non puoi rimanere. Posso anche lasciarti il mio letto mentre io dormo sul divano! Ma solo se per te va bene. Nessuna pressione o altro, promesso.”
Kurt ridacchiò al nervosismo del suo ragazzo e lo baciò castamente sulle labbra “Sei adorabile quando sei nervoso, sai?” ammise divertito “Per me va bene rimanere, ma non ho voglia di farti dormire sul divano..”
Blaine si accigliò “Vuoi che dorma sul pavimento?”
“Ne parliamo dopo, va bene? Credo sia ora di mettere a letto questa bambina..” disse indicando Christie che si era addormentata profondamente.
Il ragazzo annuì e prese la figlia, le mise il pigiama e la coricò a letto.
“Notte amore mio..” Le baciò la fronte “Fai tanti sogni d’oro.”
Uscì dalla stanza e tornò da Kurt, che stava dando una ripulita al salone.
“Sai, come uomo delle pulizie non sei tanto male!” lo punzecchiò Blaine avvicinandosi a lui “Potrei assumerti a tempo pieno..”
Kurt roteò gli occhi e gli cinse il collo con le braccia “Lo faresti solo per vedermi tutti i giorni..”
“Questo non è del tutto vero, ma neanche del tutto falso.”
“Sei pazzo Anderson..”
“Pazzo solo di te, tesoro..” ammise con un dolce sorriso.
L’altro ridacchiò per poi baciarlo languidamente: Dio, come aveva fatto a trovare un uomo così meraviglioso, ancora se lo chiedeva.
“Aspetta!” lo fermò Blaine dopo qualche minuto “Dobbiamo ancora parlare di chi dorme dove..”
“Te l’ho detto: non voglio che tu dorma sul divano..” rispose Kurt semplicemente “Potrei dormici io, oppure…”
“Oppure?”
“Beh, abbiamo già dormito insieme in teoria, no? Solo che questa volta sarebbe su un letto vero e non su un divano scomodo. Di classe certo, ma scomodo per dormire..”
Blaine si morse il labbro “Sei sicuro?”
“Per me va bene se per te lo è..” ripeté con un sorriso “Non deve succedere chissà cosa ovviamente, siamo insieme da poco e poi c’è tua figlia nell’altra stanza e sarebbe un bel po’ imbarazzante e… questa è una pessima idea, vero? Credo di voler sprofondare nel divano in questo mom…”
Ma non terminò la frase che Blaine lo zittì con un bacio rassicurante “Per me va bene. Da quello che ricordo di quella notte, sei il ragazzo perfetto da coccolare… Tipo un orsetto gigante..”
“Un orsetto gigante? Blaine, sicuro di essere l’adulto in questa famiglia?”
“Shhhh, non rovinare il momento, Hummel!” ridacchiò baciandolo di nuovo “Che ne dici di andare? Sono stanco morto e sto sognando il mio letto da ore ormai..”
Kurt scoppiò a ridere e annuì, lasciandosi trascinare dal suo ragazzo, quel Ringraziamento non se lo sarebbe mai dimenticato.

Dopo essersi lavati, puliti i denti e cambiati, finalmente i due ragazzi si stesero a letto.
Kurt affondò la testa nel cuscino “Ok, questo letto è molto meglio del mio divano..” E ha il tuo stesso profumo.
Il moro ridacchiò e posò una mano sulla sua vita, iniziando ad accarezzargli la schiena. “Il mio letto ringrazia per il complimento”
Passarono qualche minuto in silenzio, godendo l’uno della presenza dell’altro quando Kurt sbadigliò improvvisamente.
Blaine lo guardò intenerito“Spegniamo le luci, Pisolo?”
L’altro fece un breve cenno con la testa e spensero le luci del comodino, incerto su cosa fare o come muoversi, Blaine rimase bloccato sotto le coperte: doveva avvicinarsi? Oppure rimanere sul suo lato del letto?O forse…
“Mmh..” un mugugnò di Kurt lo risvegliò dai suoi mille problemi mentali e appena si accorse che il suo ragazzo si era avvinghiato a lui ed aveva affondato la testa nell’incavo nel suo collo, non poté fare a meno di stringerlo a sé, facendosi avvolgere da quella dolce sensazione di calore e affetto e perfezione che solo Kurt sapeva dargli.
Inutile dire che entrambi i ragazzi si addormentarono con un sorriso suoi loro volti.

Christie si svegliò nel cuore della notte e non si stupì di essersi ritrovata magicamente a letto: sicuramente era stato l’elfo gentile che viveva nel suo armadio. Doveva ricordarsi di prendergli qualche biscotto al cioccolato, prese un sorso dal bicchiere d’acqua sul comodino e tentò di riaddormentarsi, ma non ci riuscì: quella strana ombra sul muro sembrava il braccio di una strega e il clown che zio Jeff le aveva regalato la spaventava un pochino. Così fece l’unica cosa che una saggia bambina di cinque anni avrebbe fatto: andare nel lettone di Daddy.
Scese dal suo lettino e si diresse senza far rumore nella camera del padre, dove trovò una cosa strana: sul lettone c’era un’altra persona oltre a Daddy; si accigliò e salì piano sul materasso finché non vide finalmente chi era l’intruso: Kurt.
La piccola squittì gioiosa, ma si tappò subito la bocca, sperando di non farsi sentire, Sammy gli aveva spiegato che quando due persone si vogliono tanto tanto bene dormono nel loro letto, come facevano la sua mamma e il suo papà. E lo aveva notato anche a casa di zio Seb e zio Thad, quando la mattina li andava a svegliare lamentandosi di voler la colazione.
Allora era vero che il suo Daddy e Kurt erano fidanzati!
Cercò di trattenere un altro squittio, ma Kurt si svegliò comunque e la guardò assonnato “Christie, che ci fai qui?” chiese nervosamente.
La piccola gli fece segno di far silenzio e indicò prima il padre e poi il letto, facendo i suoi famosi occhi da cucciola.
Kurt ridacchiò piano e le fece spazio nel mezzo, facendola accoccolare tra di loro, si allontanò leggermente verso il bordo del letto, ma Christie gli prese un braccio e lo trascinò invece verso di lei.
“Tutti vicini..” mormorò la bambina appoggiandosi al suo petto “Vicini, vicini..”
Gli occhi di Kurt divennero lucidi mentre le lasciava un bacio tra i capelli “Vicini, vicini..”
Avrebbe potuto passare la sua intera vita in quel modo.

Un forte scampanellio risvegliò Blaine dal meraviglioso sonno che Morfeo (o meglio Kurt) gli aveva regalato quella notte.
“Mmh…” una voce accanto a lui mugugnò “Blaine, vai a rispondere..”
“No.” rispose il moro cercando di stringersi a lui, ma trovò qualcuno ad ostacolarlo “Cosa…”
Trovò Christie che dormiva nel mezzo, la testa appoggiata sul grembo di Kurt e la schiena rivolta verso di lui.
Kurt aprì gli occhi e rispose “Non riusciva a dormire ed è venuta qui. A quanto pare siete due amanti delle coccole..”
“Disse il ragazzo che ieri sera mi si è avvinghiato addosso..” lo punzecchiò il moro mentre si avvicinava per baciarlo.
Un altro scampanellio li interruppe e Kurt ridacchiò al broncio adorabile del suo ragazzo “Tesoro, vai a rispondere, altrimenti ti sfondano la porta..”
Blaine annuì e scese dal letto “Vado a cacciare questo rompiscatole e torno da voi due!” Baciò sulla guancia Kurt e poi Christie “Voi non muovetevi..”
“Oh, non ne abbiamo intenzione..” lo rassicurò il ragazzo stringendo a sè Christie, che sospirò soddisfatta.
A malincuore, Blaine uscì dalla stanza ed andò ad aprire, pronto a scacciare via chiunque aveva osato trascinarlo via dal letto, ma quando aprì la porta, sgranò gli occhi.
“Mamma?”
“SORPRESA!”


Note di un'autrice fin troppo dispiraciuta.
Chiedo perdono. Sul serio, avevo promesso che avrei aggiornato, ma davvero non ce l'ho fatta prima di oggi: tra esami, partenze per lavoro e computer maledetti, ho preferito prendere tempo per scrivere un capitolo che mi soddisfi piuttosto che fare una cosa di fretta e messa a casaccio. Ergo offro a tutte un banchetto di dolci e biscotti, compreso anche un tacchino fatto di torta (?). 
Ancora una volta: mi spiace tantissimo, spero possiate perdonarmi!
Comunque, passiamo al capitolo: come al solito demenzialità ad alti livelli, un po' di sano fan girl, minacce varie e tradizioni un po' particolari (sinceramente la gara di dolci mi stuzzica molta!).
Ora, perché Just Dance? Perché ogni volta che invito gente, ci mettiamo a ballare con quel maledetto gioco, che giuro provoca litigi e rotture d'amicizia al livello di Monopoli o Uno! (E la guerra degli alberghi e delle casette è un fatto realmente accaduto) E le scene finali... beh il "Dormo sul pavimento?" è proprio da Blaine piccolo cucciolo ignaro, ma è per questo che lo amiamo, no? E Christie che è diventata la fan numero uno della Klaine (piccola cupcakes adorabile <3) e Kurt anche lui piccolo orsetto meraviglioso (sì, faccio schifo con i sopranomi) 
Detto questo: attenzione, arriva Mamma Anderson! La domanda è: cosa succederà quando scoprirà di Kurt? Il tutto nel prossimo capitolo! (Non faccio promesse di quando aggiornerò, ma cercherò di non metterci molto!) 
Bene, detto questo un ringraziamento a Ele, il mio fido braccio destro e beta in seconda: con te la conquista del mondo sarà molto più divertente.
Un bacio anche alla mia Mickey, che il 23 gennaio ha fatto gli anni la mia piccola <3 Ancora tanti auguri tesoro!
E un grazie e un bacio enorme a chi recensisce questa storia e chi l'ha inserita tra i preferiti/seguiti/ricordate: crescete sempre di più e ho sempre paura di deludervi, ma vi  mando tanti baci e tanto amore a tutti :) Siete meravigliosi!
Come al solito qui la mia pagina facebook e ask:


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Non abbiate paura di contattarmi o altro, anche perché con questa storia ho conosciuto persone davvero stupende e meravigliose con cui parlare del sedere di Darren senza sembrare una pervertita.
 
Finalmente il mio monologo è finito ed è ora di salutarvi! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo Ringraziamento, belle o brutte cose che siano!
In più una piccola sorpresa vi aspetterà in questi giorni, ma altro non saprete da me ;)
Tanti baci e sorrisi
Frankie

Ps: COME WHAT MAY YEAHHHHHH *-* 



 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Capitolo Undici

La mia mamma diceva sempre che la vita era come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita
(Forrest Gump)
 

 

Catherine Anderson-Russell adorava fare sorprese: non poche volte aveva organizzato feste di compleanno a sorpresa e stupito i suoi figli e sua nipote con regali inaspettati e visite inattese.
Così, quando suo marito Justin le aveva proposto di fare scalo a New York prima di partire per l’Europa, lei aveva accettato più che volentieri pur di rivedere Blaine e Christie.
E allora si era presentata alla loro porta con due buste di regali in mano e un sorriso brillante, tutto si sarebbe aspettata tranne che il suo bambino impallidisse di colpo e sembrasse come se non la volesse lì.
“M-Mamma…” balbettò prima di abbracciarla velocemente “Cosa ci fai qui?”
“Sono venuta a trovarvi, no?” rispose con ovvietà la donna “Mi mancavano il mio bambino e la mia principessa!”
“E-e Justin?” chiese facendola entrare “Non è con te?”
“È in albergo, doveva rispondere a delle noiosissime e-mail di lavoro, ma ci raggiungerà tra qualche oretta” spiegò mentre si toglieva sciarpa e cappotto “Non riuscivo ad aspettare e così sono venuta subito. Ora, spero che tu abbia fatto spesa perché ho voglia di preparare a te e Christie le mie famose frittelle ai mirtilli”
Catherine si diresse svelta in cucina e iniziò subito a svuotare gli scaffali.
“Mamma, non c’è bisogno di farlo” cercò di dissuaderla Blaine “E poi ieri ho svuotato la dispensa per il Ringraziamento e non ho quasi niente. Perché non vai a prendere qualcosa da mangiare al bar all’angolo?” propose come se fosse l’idea dell’anno “Sì, mi ricordo di aver letto che era aperto oggi! Fanno i migliori bagels del quartiere!”
Non era del tutto vero, anzi mangiare quei bagels era come mangiare delle ruote di un go kart, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di mandare via la donna e far sgattaiolare via Kurt, anche se a malincuore.
Non perché si vergognasse di lui, no di certo; il problema era sua madre.
Sua madre era una donna… eccentrica (Cooper aveva decisamente ereditato i suoi geni): molto teatrale, ficcanaso e leggermente protettiva verso la sua famiglia, come una leonessa con i suoi cuccioli.
Ergo, se avesse scoperto che di là nel suo letto c’era un uomo a cui sua figlia era avvinghiata, beh, lo avrebbe buttato fuori dalle coperte, legato su una poltrona e fatto l’interrogatorio di terzo grado, con annessa lampada come si vedeva nei telefilm polizieschi.
Amava sua madre, sul serio, ma non era in questo modo che avrebbe voluto farli incontrare.
Ad un tratto si sentirono un paio di risate cristalline arrivare dalla camera da letto.
“Uh, la mia Christie è sveglia!” canticchiò Catherine dirigendosi verso il corridoio.
Oh no.
No, no, no, no.
Doveva inventarsi qualcosa!
Un attacco di cuore? Troppo eccessivo.
Uno svenimento? No, con la sua sfortuna avrebbe battuto troppo forte la testa e sarebbe svenuto sul serio.
Mal di pancia? Sì! Avrebbe potuto simulare un appendicite… O forse no, visto che l’aveva tolta a quattordici anni.
“Mamma…” tentò di fermarla il ragazzo “Che ne dici se vado a vestire Christie e andiamo a fare colazione fuori, eh?”
“Per me va bene, ma voglio prima salutare la mia nipotina!” insistette la donna mentre posava la mano sul pomello della parta “Però, Blainey, dovresti evitare di farla dormire troppo spesso con te. Non deve diventare un’abit… Oh”
Non ci fu più niente da fare quando Catherine aprì la porta e li vide: Christie e Kurt erano ancora stesi a letto, mentre quest’ultimo continuava a farle il solletico, fermandosi solo alla vista della donna.
Blaine deglutì pesantemente: quella situazione non prometteva niente di buono.
 
I tre adulti sedevano al tavolo della cucina, mentre Christie, dopo essere saltata nell’abbraccio della nonna, era stata mandata in camera a giocare con i regali che la donna le aveva portato.
Blaine e Kurt sedevano vicini, il primo pallido neanche fosse la morte in vacanza, il secondo rosso come un peperone per l’imbarazzo.
Catherine invece sembrava stranamente tranquilla mentre sorseggiava il caffè al ginseng che suo figlio le aveva preparato.
“Allora, ragazzi” iniziò a dire poco dopo “Avete intenzione di spiegarmi cosa succede qui?”
“Mamma…”
Ma la donna lo zittì con un gesto della mano, dopo di che si voltò verso Kurt “Non ci siamo ancora presentati signor…”
“Kurt Hummel” rispose il ragazzo tendendole la mano “È un piacere conoscerla, signora Anderson”
La donna accettò la stretta “Chiamami Catherine, la signora Anderson era mia suocera e purtroppo non ne ho un bel ricordo”
Kurt annuì semplicemente “Mi spiace per questa sit…”
“Non c’è bisogno di nessuna scusa” lo rassicurò “Blaine è un uomo adulto ormai, può fare benissimo le sue scelte e non sarò di certo io ad impedirlo. C’è solo una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio”
“Se si tratta di Christie, signora, stia certa che…”
“Christie? Oh no, non è quello il problema! Anche se per pochi minuti, ho visto come quella bambina ti guarda: deve esserti particolarmente affezionata” fece un piccolo sorriso intenerito, ma il suo sguardo si fece più severo quando si rivolse al figlio “Il problema sei tu, Blaine Devon Anderson!”
Blaine sgranò gli occhi “Cosa?!? Hai appena detto che sono libero di fare le mie scelte…”
“Non è questo il problema!” ribatté la donna “Il problema è che non mi hai detto di avere un fidanzato! Un fidanzato così carino per giunta! Blaine, sono tua madre, devo saperle queste cose!”
“Ma…”
“Niente ma, signorino! Lo sapevo che Sebastian mi stava nascondendo qualcosa durante le nostre telefonate settimanali!”
“Aspetta, perché tu e Sebastian…”
“Quel ragazzo mi sentirà! Si può scordare il pacco mensile di biscotti fatti in casa!”
“Ecco perché ne mandi sempre così pochi!”
“Comunque, te li scordi anche te! Li manderò solo a Christie! Anzi, manderò quelli alle mandorle che le piacciono tanto, ma a te fanno schifo!”
“Non è giusto!”
“Che poi non ho capito perché non ti piacciano!”
“Mamma, sai che odio le mandorle”
“Certo, il signorino mangia gli anacardi, mica le mandorle!”
Blaine gemette, indeciso se sbattere la testa sul tavolo fino a svenire o buttarsi direttamente dalla finestra per la follia di quella conversazione mentre Kurt faceva di tutto per non scoppiare a ridere.
Catherine fece un ghigno vittorioso “Bene, Kurt, tesoro, spero che ti unirai a noi per fare colazione. Dirò a Justin di andare a prendere qualcosa in pasticceria”
“La ringrazio, sign… Catherine” si corresse subito dopo un’occhiataccia della donna “Ma dovrei veramente andare a casa e controllare la mia dalmata”
“Una dalmata? Oh, Blainey era fissato con ‘La carica dei 101’ da bambino! Gli confezionai un adorabile vestito da dalmata” Catherine iniziò subito a frugare nella borsa “Dovrei avere qualche foto qui dentro”
L’interessato sgranò gli occhi e subito cercò di fiondarsi su quelle foto “Mamma, ti prego!”
“Caro, che c’è da vergognarsi? Eri così carino! E poi se proprio dobbiamo parlare di momenti imbarazzanti, vorrei ricordare il tuo diciassettesimo compleanno”
“Mamma, non provare a dire una parola su quel compleanno”
Catherine sogghignò e si voltò verso Kurt “Questa te la devo raccontare, caro Kurt. Sono tornata a casa la mattina dopo la festa e ho trovato Blaine steso sul divano con una giacca di piume rosse”
Kurt fece un sorriso divertito “Una giacca di piume rosse?”
“Sì, ora ti spiego…”
“KURT!” urlò ad un certo punto Blaine “Non dovresti andare? Non vorrei che la signora Marx si arrabbiasse”
“Sai, adesso non ho tutta questa fretta” ribatté l’altro con un ghigno.
“Non ti preoccupare tesoro, avremo tempo” assicurò Catherine ridacchiando “Pensi di farcela per pranzo? Ti porterò al mio ristorante preferito. O meglio, il mio ristorante preferito dopo La Bella Notte, ovviamente”
Kurt annuì “Per me non c’è problema. Fatemi sapere l’indirizzo e l’ora e sarò lì”
“Perfetto!” esclamò la donna tutta eccitata e si alzò dalla sedia “Vado a vedere cosa sta facendo la mia nipotina. Blainey, non essere scortese e accompagna Kurt alla porta”
Blaine roteò gli occhi “È quello che stavo facendo mamma”
“Signorino, non usare quel tono con me! Ho ancora la storia di quando avevi due anni..”
“KURT ANDIAMO!” il moro non le diede il tempo di finire di parlare che subito trascinò fuori dalla sua vista il suo ragazzo.
 
Blaine salutò Kurt con un ultimo bacio, mentre questo continuava a ripetere di non vedere l’ora di sentire quelle storie.
Era in certi momenti che odiava le visite di sua madre.
Chiusa la porta, andò nella stanza di Christie, dove la piccola era aiutata dalla nonna a vestirsi con un adorabile vestitino color rosa antico e una fascia per capelli abbinata.
“Daddy!” lo salutò la bambina allegramente facendo una piroetta “Guarda che bello!”
Blaine annuì con un sorriso affascinato “Sei stupenda, principessa. Hai già detto grazie alla nonna?”
“Grazie nonna” la ringraziò Christie con un bacio sulla guancia.
“Amore mio, per te questo e altro” disse Catherine soddisfatta per poi rivolgersi al figlio “Justin è riuscito a liberarsi prima e ci incontra direttamente al bar. Sei pronto ad andare?”
“Il tempo di mettermi la giacca e possiamo andare”
 
La colazione in famiglia fu divertente e stranamente rilassante: Justin come al solito era riuscito a far ridere così tante volte Christie che per poco non le uscì il latte dal naso e sua madre non aveva fatto parola sui fatti di quella mattina.
Dopo colazione, camminarono per Central Park, sotto richiesta di Christie che doveva assolutamente fare un giro sulla sua giostra preferita insieme a Justin, mentre Catherine e Blaine li osservavano seduti su una panchina.
“Mamma, mi spieghi questa storia di Sebastian?” chiese il ragazzo dopo un po’.
“Cosa dovrei spiegarti? Visto che Sophie è in Francia ed è sempre così impegnata, mi ha detto di controllare suo figlio” rispose la donna “Così prima telefono a te, poi a Sebastian”
“E perché chiami prima Seb?”
“Perché lui mi da qualche soddisfazione in più invece di rispondere sempre ‘Il lavoro va bene, Christie sta bene e il corso di nuoto sta andando bene’. Blainey, sono una madre, ho bisogno più di un va tutto bene”
Blaine sbuffò: lo faceva solamente perché sua madre era fin troppo ficcanaso.
“Mamma, ti avrei detto di Kurt con calma, quando ci saremmo visti di persona e te lo avrei presentato come si deve quando sarebbe stato il momento” spiegò il ragazzo “Per me è già complicato stare con qualcuno e il fatto di avere degli amici invadenti e una madre ficcanaso non è molto di aiuto”
Disse a sua madre l’intera verità perché il loro rapporto era basato sulla fiducia e l’onestà: Blaine l’amava con tutto il cuore, ma non le aveva mai nascosto i suoi difetti o gli errori, come aveva sempre fatto la stessa Catherine.
Ma era dalla morte di Cooper che il ragazzo aveva iniziato ad omettere la verità: evitava di dirle molte cose, come quel periodo che passò senza lavoro, prima di lavorare alla Bella Notte, o dell’insonnia dei mesi dopo il funerale di Coop. Sua madre era una donna eccentrica, certamente, ma era anche molto apprensiva e non voleva farla preoccupare più del dovuto, visto che tendeva ad esagerare il più delle volte (come quando aveva prenotato un volo per New York solo perché Christie si era beccata la varicella).
Catherine sospirò e guardò il suo bambino: era fiera di lui, nonostante tutto quello che la vita gli aveva riservato, dall’indifferenza di suo padre al bullismo e alla morte di suo fratello.
Eppure era riuscito sempre a rialzarsi.
Era un combattente il suo Blaine.
“Hai ragione” mormorò la donna “Ma sai, una mamma vuole sempre sapere quando suo figlio è felice. E in questo momento mi sembri molto felice”
Non le sfuggì il sorriso di Blaine, un sorriso che non aveva visto da tempo.
“Sono felice” ammise “Felice che la mia famiglia stia bene, di avere degli amici sempre vicini e un lavoro che mi piace. Ma da quando c’è Kurt, tutto sembra ancora più bello: pensavo che stare con lui fosse complicato, invece è una cosa così naturale, come respirare”
Catherine sorrise e lanciò un’occhiata a suo marito “Conosco la sensazione”
“E poi, Christie lo adora” aggiunse “E lui sembra adorare Christie. Non so, ho quasi paura a dire che il mondo per una volta mi stia sorridendo”
“Tesoro, questo si chiama amore” disse dolcemente la donna accarezzandogli la schiena “È come vedere il mondo con un paio di occhiali rosa: tutto sembra più bello. Ricordi Sebastian il giorno dopo il primo appuntamento ufficiale con Thad?”
“Vuoi dire l’unica volta che si offrì di aiutarmi a ripulire la soffitta e mi lasciò l’ultimo biscotto? Pensavo di dover chiamare un esorcista o sua madre. Peccato che non sia durato”
“L’amore rende tutto più bello, tesoro” ripeté Catherine incoraggiante “E non c’è niente di più bello che essere innamorati”
Innamorati? Non era troppo presto? Insomma si frequentavano da pochi mesi e…
“Mi sto innamorando di Kurt” ammise più a stesso che alla madre “Mi sto innamorando di Kurt”
Catherine scoppiò a ridere “Adoro la tua faccia da Epifania. Avevi un’espressione simile quando la feci per la prima volta nel vasino”c
“Mamma!”
“Che c’è?!? Ho detto simile, non uguale!”
Blaine sbuffò scoraggiato “Sempre la solita”
“Mi adori anche per questo”
“Sì, certo, come no” guardò l’orologio “Sarà meglio avvertire Kurt. Mamma, ti prego puoi evitare le minacce e le storie di quando ero piccolo?”
Catherine sembrò pensarci sopra “Sebastian lo ha già minacciato?”
“Sì, con lesioni fisiche incluse”
“E lui e Thad ti hanno dato la loro benedizione?”
“Thad ha invitato Kurt al pranzo della domenica, quindi credo di sì”
“Allora va bene, niente minacce”
“E niente storie” aggiunse il ragazzo supplichevole.
“Vedremo, Blainey, vedremo”

Kurt legò il guinzaglio di Sally al palo e le accarezzò la testa
“Fai la brava piccola” le ordinò “Stasera avrai un paio di biscotti in più con la cena,va bene?”
Si alzò da terra e si intenerì al broncio adorabile di Christie, che continuava ad accarezzare la schiena della dalmata.
“Ma perché non può entrare?” domandò triste
“Tesoro, perché adesso dobbiamo mangiare” rispose il ragazzo prendendola per mano “Quando abbiamo finito, andiamo a farci una passeggiata con lei, che ne dici?”
Christie annuì con un piccolo sorriso e insieme tornano nel ristorante, dove gli altri tre adulti già li stavano aspettando.
Kurt aveva conosciuto poco prima Justin, il marito di Catherine, un uomo, imponente, dai capelli brizzolati e due occhi verdi brillante, che si dimostrò subito gentile ed educato, forse un po’ mite rispetto all’esuberanza della signora Anderson, che, da quando aveva saputo del lavoro di Kurt, chiedeva consigli su vestiti ed accessori o chiacchierava delle ultime sfilate di Londra o Milano.
Catherine era la fotocopia al femminile di Blaine, ad eccezioni degli occhi così azzurri come quelli di Christie, e non dimostrava per niente i 57 anni che Blaine aveva prontamente corretto al posto dei 47 che lei sosteneva di avere.
Fece sedere prima Christie, che grazie ad un cuscino sulla sedia riusciva a raggiungere perfettamente il tavolo, e si posizionò vicino a Blaine che subito intrecciò le dita alle sue sotto al tavolo.
E si stava già prontamente accingendo a fargli piedino.
Il cameriere prese i loro ordini e Catherine si rivolse subito al giornalista“Allora Kurt, ti stavo dicendo su Blaine e questo giacchetto di piume rosso”
“Mamma!” la richiamò l’interessato imbarazzato “Avevi promesso niente storie!”
“No, tesoro, avevo promesso niente storie d’infanzia” lo corresse la donna gongolante “Qui avevi diciassette anni, non vale”
Sua madre era fin troppo furba e crudele per i suoi gusti.
“Catherine, tesoro, che ne dici di parlarne dopo?” intervenne Justin comprensivo “Insomma, ci sarà tempo di imbarazzare Blaine, no?”
E pensare che per un momento pensava di aver il patrigno migliore del mondo.
Dolce illusione.
Catherine sospirò mentre Justin si rivolse al ragazzo “Così Kurt, sei originario dell’Ohio, giusto?”
Kurt annuì “Sono venuto a New York dopo il liceo” rispose “Per quanto ami la mia famiglia, non penso riuscirei a tornare a vivere lì”
“Hai frequentato il college?”
“Ho frequentato la Parsons e intanto lavoravo a Vogue.Com. Non è stato il periodo più facile della mia vita, non uscivo molto e il mio poco tempo libero lo passavo tra stoffe e libri, ma i miei sforzi sono stati ripagati e adesso sono più che soddisfatto di dove sono”
Ed era vero: per quanto gli avesse bruciato il rifiuto della NYADA, si era fatto forza e aveva realizzato altri sogni e finalmente si era sentito davvero felice.
“Complimenti ragazzo” disse ammirato l’uomo “Non tutti avrebbero sopportato un impegno del genere. Tuo padre deve essere davvero fiero di te”
“In effetti me lo ripete spesso” ammise Kurt timidamente “E’ un uomo grandioso e mi è sempre stato accanto, anche se certe volte non riusciva a capirmi: ho tentato più volte di fargli capire la differenza tra il bianco perla e il bianco panna, ma ancora non ci sono riuscito”
Blaine e Justin scoppiarono a ridere mentre Catherine annuì comprensiva “Credimi, so quello che intendi. A volte i padri e i mariti possono essere così cocciuti”
“Ehi!”
“Che c’è, vogliamo ricordare del regalo dell’anno scorso?”
L’uomo sbuffò “Solo perché non sono riuscito a capire cosa volevi per il tuo compleanno!”
“Amore, avevo lasciato l’immagine di quella borsa dappertutto e tu mi hai regalato un foulard!”
“Era un bel foulard però!”
“Sì, ma avrei preferito la borsa!”
Justin alzò le mani “Basta,mi arrendo!”
“Oh, andiamo non fare il bambino” disse Catherine baciandogli una guancia “Era un bel foulard, ma non era una borsa, tutto qui”
Kurt ridacchiò a quella scenetta e Blaine gli si avvicinò “E’ sempre così” sussurrò “Anzi, mia madre si sta stranamente trattenendo”
“A proposito di foulard, Blaine ti ha mai detto della sua copertina magica? Oh è una storia divertente, una volta andò in giro perfino nudo solo con quella coperta sulle spalle”
“MAMMA!”
No, decisamente sua madre non era un tipo che riusciva a trattenersi.

Sebastian riempi la tazza di caffè per la quarta volta quel pomeriggio e si piazzò davanti al computer: era giunto ai capitoli del libro, dove lo scrittore doveva dare il meglio di sé, soprattutto se aveva deciso di uccidere più della metà delle persone del libro.
E in più doveva finirlo entro due settimane, altrimenti Sandra lo avrebbe castrato a mani nudi.
Posò le dita sulla tastiera, prese un respiro profondo e…
Tonf.
Cos’era?
Scosse la testa, tornò al computer e…
Tonf
Tonf
Sospirò e si stropicciò gli occhi.
Calmo, doveva rimanere calmo.
“Thad!” urlò il ragazzo “Cosa stai facendo?”
“Sto usando le pentole come batteria!” rispose l’altro fin troppo sarcastico “Secondo te? Sto preparando la cena, idiota!”
“E devi fare tutto questo rumore?!?”
“Dovevo prendere le pentole! Ringrazia che non ho accesso la TV per non disturbare il tuo estro artistico”
“Il mio estro artistico, dolcezza, paga metà dell’affitto e delle spese!”
“E le mie capacità culinari,amore, ti salvato dalle cene surgelate e dai take away!”
“E il tuo bel culo ti salva dal non essere ucciso!”
Non arrivò più nessuna risposta da Thad: si era arreso facilmente, il ragazzo.
Si stiracchiò le dita e decise di tornare al suo libr…
Driiinn
Il campanello.
Il fottuto campanello!
“Seb, vai a rispondere! Ho le mani occupate!”
Il mondo era contro di lui, ne era certo.
Si alzò e si diresse alla porta, pronto a prendersela con chi lo avesse disturbato.
Ma non appena la vide, il suo animo si calmò.
“Cathy!” la salutò Sebastian abbracciandola.
“Sebastian” Catherine gli baciò una guancia e lo guardò “Ti trovo in splendida forma. Thad deve trattarti veramente bene”
“Lo fa eccome, ma non c’è bisogno di dirglielo” sussurrò il ragazzo con un occhiolino e la fece entrare “Che ci fai, qui? Pensavo di rivederti direttamente a Capodanno”
“Sono qui di passaggio” spiegò la donna “Justin e io abbiamo deciso di fare scalo qui, ma abbiamo l’aereo questa sera. Siamo stati tutto il giorno con Blaine e Christie, ma volevo comunque passare a salutarti. Spero di non disturbare”
“Sei sempre la benvenuta qui, Cathy” la rassicurò Sebastian “Thad! Abbiamo un ospite!”
Si sentirono un paio di rumori dalla cucina dopo di che Thad sbucò in salotto, andando subito ad abbracciare l’ospite inattesa.
“Catherine!E’ così bello rivederti”
“Anche per me tesoro” Gli prese il viso tra le mani “Come fate a diventare ogni volta sempre così belli?”
“E’ tutto merito mio,Cathy. La mia bellezza si proietta su Thad, così anche lui sembra carino”
Thad sbuffò “Il solito modesto. Comunque Catherine, ti posso offrire qualcosa?”
La donna scosse la testa “Posso stare pochi minuti, poi devo tornare in albergo dove mi aspetta Justin. Sarebbe voluto passare, ma doveva fare telefonate importanti e controllare le cose per il viaggio”
“Dove andate questa volta?” chiese Sebastian curioso.
“Justin deve controllare un paio di aziende a Madrid e Berlino, poi tua madre ci ha invitato a passare il Natale con loro. Dovremmo tornare in Ohio per Capodanno”
“Quindi passeremo insieme il trentuno come ogni anno, giusto?”
Catherine annuì “A proposito di Ohio, perché nessuno mi ha detto che il mio bambino si è trovato un fidanzato?”
Sebastian e Thad si guardarono l’un l’altro “Blaine ti ha detto di Kurt?”
“No, l’ho scoperto nel letto di mio figlio che giocava con mia nipote” rispose la donna un po’ infastidita “Non che non voglia che Blaine abbia un ragazzo, ma almeno avrei voluto saperlo”
“Cathy, non stava a noi raccontartelo” si giustificò Sebastian “Sai come è diventato Blaine dopo Cooper, no? In realtà pensavamo che non sarebbe uscito più con nessuno fino a quando Christie non fosse andata al college”
“Lo so, lo so” Catherine sospirò e incrociò le braccia al petto “E’ solo che una volta non era così”
Thad le accarezzò un braccio e cercò di cambiare discorso “Allora hai conosciuto Kurt?”
“Un ragazzo meraviglioso, non c’è che dire” rispose con un sorriso “Quando Blaine è con lui sembra illuminarsi. Era da tanto tempo che non lo vedevo così felice”
“Non avrai fatto mica mamma leonessa che vuole proteggere i suoi cuccioli” sogghignò Seb divertito
“Avrei tanto voluto, ma non volevo spaventare quel povero ragazzo. In più Blaine si sarebbe arrabbiato se lo avessi fatto” Si strinse le spalle “E poi, se si fida così tanto di una persona da lasciarla dormire nel letto insieme a Christie, beh fido mi anch’io”
“E’ un bravissimo ragazzo” la rassicurò Thad con convinzione “Forse è quello che serve a Blaine in questo momento: non l’avevo mai visto così felice da tempo”
Sebastian annuì “Sembra uscito da uno di quei film adolescenziali dove la protagonista sfigata riesce a conquistare lo strafigo di turno: occhi a cuoricino, sospiri sognanti. E’ così sdolcinato da far venire il diabete”
Catherine scoppiò a ridere, visibilmente rilassata “L’ho notato anch’io e ne sono felice. Quel Kurt deve piacergli davvero molto. Sono sollevata che sia un così bravo ragazzo e che stranamente abbia l’approvazione di Sebastian”
“Approvazione è una parola grossa. Diciamo che non è malaccio“
“Che nel vocabolario Smythe vuol dire che ti piace” lo punzecchiò Thad conoscendo fin troppo bene il suo ragazzo.
“E’ sveglio, sa difendersi bene e fa un ottimo uso del sarcasmo, quasi al mio livello”
“E detto da te, è un complimentone”
Sebastian diede una gomitata a Thad per zittirlo “Comunque, non ti preoccupare Cathy, ci occuperemo noi di Blainey, come sempre”
“Lo so, ragazzi, lo so. Ora sarà meglio che vada” Si avvicinò a loro e li abbracciò uno alla volta “Ci sentiamo come sempre mercoledì mattina e vi spedirò i biscotti al cioccolato”
“Grazie Cathy” Le baciò una guancia “Quando vedi mia madre, spiegale come si usa Skype, ti prego: l’ultima volta continuava a urlare che quel coso maledetto non le faceva vedere il suo bambino”
“E ringraziala ancora per quei libri di cucina che mi ha mandato” aggiunse Thad “Ormai i macaronés non hanno più segreti per me”
Catherine annuì e li salutò di nuovo per poi andarsene.
Sebastian si stiracchiò “E’ meglio che torni a scrivere”
“Ottimo” sbuffò Thad tornandosene in cucina “Altre ore in cui rischio di subirmi una crisi isterica”
“Thad, è il mio lavoro” si difese a spada tratta l’altro, stufo di quella storia e lo seguì in cucina “Ogni volta è la stessa solfa: chiedo solo un paio di ore di tranquillità per finire di lavorare. Perché non te ne vai da Barbie e Ken e giocate allo Sleepover Club”
“Seb, il problema non è che non voglio darti le tue ore di tranquillità, ma che ti arrabbi per ogni minima cosa!”
“Non è vero!”
“Il rumore delle pentole prima”
“Mi danno fastidio i rumori forti”
“Il postino alla porta stamattina”
“Poteva lasciare il pacco di fuori”
“Il fattorino della pizza…”
“Ehi, quel biondino brufoloso ci stava provando con te!”
Thad sospirò e si avvicinò a lui,accarezzandogli i fianchi “Il fatto è che sei sempre così nervoso quando si avvicina la scadenza e odio vederti così” Gli scostò un ciuffo ribelle dalla fronte “Forse dovresti trovare un modo per sfogarti”
Sebastian sembrò pensieroso, ma annuì “Forse non hai tutti i torti” ammise “E poi non voglio che tu te ne vada dai Gemelli Siamesi: il letto sarebbe freddo senza di te”
L’altro ridacchiò e lo baciò dolcemente “Perché non provi a fare qualche corso in palestra? Magari riesci a sfogarti. Magari chiedi a Blaine di farti compagnia”
“Potrei provare la boxe” propose “O qualche corso di nuoto”
“Ecco, magari evitiamo corsi in cui ci sono ragazzi senza maglietta, eh?” disse Thad con un pizzico di gelosia nella voce.
“Che c’è Thaddy?” lo punzecchiò Sebastian malizioso “Sei geloso?”
“No, ma voglio tenermi stretto il mio uomo, grazie” Lo baciò di nuovo “Comunque, penso io a trovarti qualcosa, magari faccio una ricerca su Internet. Tu torna a scrivere” Fece per allontanarsi dalle braccia di Sebastian, ma questo lo tenne stretto e iniziò a baciargli languidamente il collo.
“Sai, potremmo provare sempre il caro e vecchio sesso…”
Thad ridacchiò leggermente prima di gemere quando Sebastian trovò quel punto dietro l’orecchio che lo faceva impazzire“Forse hai ragione. E poi hai bisogno di una pausa, no?”
“Oh sì, una lunghissima e piacevolissima pausa”
 
Era Domenica mattina e Kurt si stava dirigendo verso casa Anderson, immerso nei suoi pensieri.
Conoscere la madre di Blaine e suo marito era stato davvero piacevole e l’aveva trovati una coppia davvero ben affiatata. Non aveva chiesto ovviamente del vero padre di Blaine, ma sapeva che un giorno sarebbe stato il suo ragazzo a parlarne.
In più sorgeva un altro problema: il matrimonio di Tina.
Ovviamente lei e Mercedes insistevano di invitare Blaine e Christie al matrimonio, visto che avevano un’assoluta voglia di conoscerli.
Il problema non era che non volesse invitarli, anzi ci aveva già pensato da tempo e avrebbe adorato stare con loro durante la celebrazione, stringere le mani di Blaine sotto al tavolo e ballare con Christie, magari fare un lento anche con il suo ragazzo.
Era la paura che forse Blaine pensasse che forse stavano andando troppo veloce, che si spaventasse…
Ma doveva almeno provare, no? Sì, avrebbe preso coraggio e glielo avrebbe chiesto.
Coraggio che sembrò quasi dileguarsi all’arrivo alla porta degli Anderson.
No, non doveva arrendersi. Gliel’avrebbe chiesto.
Suonò il campanello e passarono pochi secondi prima che il suo splendido ragazzo lo facesse entrare in casa e lo salutasse con un dolce bacio.
“Sei arrivato in anticipo” notò Blaine “Non che mi dispiaccia”
“Volevo vedere se ti serviva una mano” rispose togliendosi la giacca “Non sarò un grande chef a cinque stelle, ma so come mescolare o sbattere”
Blaine scoppiò a ridere e lo trascinò in cucina “Come vede, il grande chef a cinque stelle ha già finito tutto. Mi sono svegliato presto questa mattina e ho iniziato subito a lavorare”
“Bravo il mio chef” si complimentò Kurt prima di iniziarlo a baciare.
Quanto amava i suoi baci: erano come un’esplosione di fuochi di artificio, un misto di dolcezza e passione mai sentiti prima in un bacio.
Si staccò leggermente con grande dispiacere “Ti devo chiedere una cosa” iniziò a dire timidamente “E sei libero di dirmi di no ovviamente, anche se mi farebbe piacere che dicessi di sì.
Ma ripeto, se non vuoi…”
Blaine lo fermò con un bacio veloce “Tesoro, stai straparlando. Cosa mi vuoi chiedere?”
Prese un bel respiro: era il momento.
“Vuoi venire al matrimonio di Tina con me?”
Blaine sgranò gli occhi sorpreso “Tina come…”
“Tina come la mia cara amica che si deve sposare” rispose Kurt iniziando a giocherellare con il colletto del ragazzo “Mi farebbe davvero piacere se tu e Christie veniste al matrimonio con me.
Ovviamente, se vuoi, non voglio costringervi o altro”
Oh, quello era una cosa grande.
“Sei sicuro?” chiese Blaine un po’ preoccupato “Insomma al matrimonio ci saranno tutti i tuoi amici, no?”
Kurt annuì “Tu mi hai fatto conoscere i tuoi e io voglio farti conoscere i miei. Ma solo se lo vuoi anche tu”
“Ok”
“Ok?”
“Ok” ripeté Blaine con un sorriso mozzafiato mentre Kurt gli si gettava completamente addosso, prima di riempirlo di baci in ogni parte del viso.
“Sarà fantastico! Vedrai come io e Tina abbiamo deciso di decorare tutto!” esclamò il giornalista felicemente “E poi conoscerai Mercedes, Tina e Mike e Sam, vedrai che con loro due andrai molto d’accordo. E anche Finn, il mio fratellastro! E..”
Blaine ridacchiò a quell’entusiasmo così genuino e gli prese il viso tra le mani “Kurt, tesoro, c’è solo un piccolo problema”
Il buon umore di Kurt sparì immediatamente “Quale?”
“Beh, serve un vestito per me e uno per Christie ovviamente”
L’altro sbuffò dandogli un pugno sulla spalla “Non farmi preoccupare così” borbottò “Ti ricordo che sei fidanzato con un giornalista di moda. Non sarà un problema”
“Oh, tesoro” canticchiò Blaine divertito e si avvicinò per baciarlo “Non hai mai portato Christie a fare shopping”
Se non fosse stato troppo impegnato a baciarlo di rimando, avrebbe sicuramente notato che quella frase sembrava quasi una minaccia.
Lo era
Eccome se lo era.

Note dell'autrice:
Salve dolcezze! Stavolta sono stata brava, eh? (Tutte queste belle notizie per la 4x14 mi hanno dato ispirazione!) 
Un capitolo leggero, quasi di passaggio: mamma Anderson si è rivelata una donna adorabile, comprensiva ma molto attaccata alla sua famiglia.
Cosa vi aspettate dalla madre di Cooper e Blaine Anderson e nonna di Christie?!? Vi ho fatto preoccupare per niente! Cattiva writer!
Ovviamente in futuro avremmo una chiacchierata cuore a cuore tra suocera e genero, ma per ora godiamoci solo un leggero assaggio, come ogni buon vino.
E Seb in crisi di nervi che accetta la proposta di Thad...cosa succederà?
Ma il finale: il matrimonio di Tina! (Che nella mia mente è rimasta normale e senza cotte per ragazzi palesemente gay) 
Vedremo tutta l'allegra famigliola alle prese con le New Direction! Yay! 
Bene, detto questo come al solito ringrazio le mie splendide beta, Mickey e Ele, la prima che ha istinti omicidi verso di me, la seconda che mi aiuterà a conquistare il mondo: vi adoro ragazze, siete fantastiche!
E un grazie speciale a chiunque abbia letto, recensito e messo le storie tra preferiti/seguiti/ricordati: state diventando davvero tantissimi e vi ringrazio tantissimo per spendere qualche minuto della vostra giornata per leggere questa storia. Tanti cupcakes e kliss per tutti! Vi adoro!
In più un grande bacio e abbraccio a Clari e Vale: siete stupende ragazze <3
Per finire, nel prossimo episodio *parte musichetta*: Kurt e Thad (sì, esatto) a spasso con Christie alla ricerca del vestito perfetto VS Sebastian e Blaine in palestra per provare svariati corsi, in più i nostri ragazzi parleranno di un passo importante per il loro rapporto (sapete bene a cosa mi riferisco). E in qualche modo anche i Niff si faranno vivi!

Come al solito, grazie per aver letto questo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate! 
Qui il mio profilo facebook (aggiungetemi senza problemi e non fatevi problemi a contattarmi ^^)
http://www.facebook.com/francesca.zonetti
A presto
Tanti baci e sorrisi
Frankie92

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Capitolo Dodici
 

Era iniziato tutto per una sfida.
Una stupida, insulsa sfida.
Ed era tutta colpa di Jeff e Thad, che sperava che in quel momento soffrissero le pene dell’inferno come lui.
Sebastian lo guardò stravolto e disperato, mentre l’insegnante di yoga stava cercando di aiutarlo a fare la posizione del “Saluto del Sole”, un modo come un altro per toccare il sedere del ragazzo con una scusa.
Quando Sebastian Smythe inquadrava qualcuno come “ninfomane”, c’era sempre da fidarsi.
Ma Blaine non ci aveva fatto caso finché questa non gli aveva palpato le braccia leccandosi non così tanto velatamente le labbra.
Sì, questa era colpa di Thad e Jeff.
E di Sebastian che lo aveva coinvolto. 
Anzi che aveva coinvolto sia lui che Kurt.

Il pranzo domenicale a casa Smythe-Harwood si rivelò molto simile al giorno del Ringraziamento, solo che volavano più insulti e più cibo (poteva giurare di aver visto un pezzo di broccolo fare un doppio salto carpiato). 
Stava finendo di lavare i piatti con Thad, raccontandogli di voler andare a fare shopping con Christie al più presto, visto che il matrimonio era proprio la settimana successiva.
Non appena Sebastian sentì “Christie” e “shopping” nella stessa frase, scoppiò a ridere.
“E tu cherubino pensi di riuscire a trovarle un vestito in così poco tempo? Buona fortuna, ne avrai bisogno”
Kurt si accigliò “Andiamo è una bambina. State ingrandendo fin troppo la cosa”
“Sono d’accordo” aggiunse Thad “Christie quando viene con me è un angioletto”
“Ragazzi, sono suo padre e vi giuro che ogni volta è un incubo” ribatté Blaine rabbrividendo “Non riesce mai a decidere cosa vuole”
“Beh, anch’io ci metto un po’” la difese il suo ragazzo “Significa che ha gusto”
“Oh, ma quella è la parte migliore, poi arrivano i capricci e le fughe improvvise”
Thad sbuffò e mise le mani sulle spalle di Kurt “Vedrai che andrà tutto bene. Anzi, accompagnerò io stesso Kurt, così vi dimostreremo che quella bambina con noi si comporterà bene”
“Mi toccherà raccoglierti con il cucchiaino, ne sono sicuro” sogghignò Sebastian pizzicandogli una guancia.
“A proposito, hai visto i corsi in palestra che ho scelto? La prima lezione è di prova, poi se ti piace puoi iscriverti”
Il ragazzo roteò gli occhi “Pensavo che avessimo risolto la faccenda”
“L’avevamo risolta, prima della scenata in bagno perché mi ero scordato di comprare il tuo shampoo preferito”
“Comunque, io in palestra non vado” affermò convinto “Fine della storia”
E sarebbe finita lì se Jeff non avesse avuto il tempismo di un mal di denti a Ferragosto.
“Ci credo, tu non resisteresti un giorno in palestra, figuriamoci un’intera settimana”
Fu così che il lato competitivo di Smythe venne fuori.
“Blaine” si rivolse all’amico “Io e te andremo in palestra!”
“Ma…”
“Non farmi tirare fuori la storia della giacca di piume rosse”
“VA BENE!”


Quella giacca di piume lo avrebbe tormentato a vita, ne era certo.
Ma va bene, un po’ di palestra non gli avrebbe fatto male: boxe, nuoto, forse anche un po’ di sollevamento pesi.
Invece no. 
Thad aveva stilato una lista di corsi e attività un po’ particolare, giusto per essere sicuro che Sebastian non avesse tentazioni: pilates, aerobica e yoga.
Ok, non era un problema, erano pur sempre delle ottime attività, no?
Il problema non era quello, ma i partecipanti, anzi LE partecipanti, visto che erano tutte donne tra i trenta e i cinquant’anni, tra cui mogli annoiate, di cui una su cinque se la faceva con uno dei personal trainer, o single incallite illuse di vivere una vita alla Sex and The City.
E loro due erano gli unici uomini.
“Siamo come Timon e Pumba davanti alle Iene” sussurrò Sebastian ignorando le risatine e gli ammiccamenti delle signore.
Blaine accennò loro un sorriso gentile “La tua ossessione per la Disney mi sta spaventando, ma non posso che darti ragione” mormorò tra i denti “Mi spieghi perché il tuo fidanzato ci ha iscritto a questi corsi?”
“Ah, quando fa qualcosa di buono è ‘il mio amico Thad’, mentre adesso è ‘il tuo fidanzato’?” sbuffò l’altro sedendosi su uno degli step “E poi ha evitato attività con torsi nudi e braccia muscolose, visto che sono capace di far dubitare la sessualità di qualunque etero convinto”
“Ora stai esagerando”
“Hai presente Mark, quello che faceva parte del club di boxe della Dalton con te?”
Blaine sembrò pensarci su “Il perfetto ragazzo etero, eccezionale negli sport e con un’alta media scolastica”
Sebastian fece un ghigno malizioso“Secondo te perché passai quasi tutto l’anno a non fare compiti di chimica?” 
“Ooooookkkk, preferisco non sapere” tagliò corto Blaine e gli offrì una mano per alzarsi “Forza, è arrivata l’insegnante”
Si misero davanti agli step mentre l’insegnante si preparava, una serie di risatine e strani sussurri dietro le loro spalle.
Sebastian si girò un attimo e una delle donne gli fece l’occhiolino.
“Blaine, la nonna di qualcuno mi ha fatto l’occhiolino!” 
Blaine lo zittì subito visto che l’insegnante era pronta.
Sarebbe stata una cosa facile, ne erano sicuri: insomma, erano tutte donne, quanto poteva essere faticoso?
Un’ora dopo erano disposti ad amputarsi le gambe, visto che non riuscivano neanche più a sentirle.
Prima di tutto, l’insegnante era una specie di generalessa tedesca di nome Mina, che non concedeva neanche un minuto per bere, anzi continuava a ripetere “su quelle gambe, mammolette” o “mia nonna in Germania faceva questo tutte le mattine, anche a novant’anni!”
Sua nonna si concedeva al massimo una camminata fino al parco. 
Blaine si accasciò sulla panchina “Io ti uccido” mormorò a Sebastian con il fiatone “Prima ritrovo la sensibilità alle gambe, poi ti uccido come hai ucciso Annie in quel romanzo”
Sebastian dal canto suo aveva appena finito di bere la sua seconda bottiglia d’acqua “Sai, a volte mi pento di avere ucciso Annie” mormorò pensieroso “E poi sto per morire in questo momento, non scomodarti”
Blaine sbuffò e tornò a sorseggiare il gatorade al limone che Kurt gli aveva amorevolmente preparato, insieme ad altre bottiglie d’acqua, barrette energetiche e un cambio pulito.
Dio, quel ragazzo era fantastico. 
Ad un tratto un gruppo di quattro signore che andavano dal biondo platino al biondo dorato, tutte con un paio di orecchini di diamanti e qualcosa di rifatto, come naso o seno (o entrambi) si misero a guardarli, tutte ridacchianti.
“Cavolo, potremmo essere i loro figli e quelle ci guardano come pezzi di manzo” borbottò Sebastian fulminandole con lo sguardo.
“Una volta lo facevi anche tu” fece notare il moro sgranocchiando una barretta “Non dovresti giudicare”
“Lo facevo anch’io, ma con quelli della mia età o più grandi; di certo non sono una specie di pedofilo”
“Pedofilo? Non ti sembra di esagerare?”
“Blaine, sono delle cariatidi: potremmo essere i loro bisnipoti! Le nonne di Barbie!”
Le nonne di Barbie continuavano a fissarli, quasi invitandoli a unirsi a loro.
“Andiamocene Blaine” disse Sebastian alzandosi da terra e prendendo le loro cose.
Blaine si accigliò “Seb, dobbiamo farci un’altra ora di aerobica; non possiamo lasciare così!”
“Vuoi far finta di essere una coppia in crisi a cui il terapeuta ha consigliato di fare più cose insieme? No, perché l’ultima volta, per poco non mandavamo all’aria il tuo appuntamento con Kurt”
“Mandavi all’aria il mio appuntamento per fare il cretino” sbuffò Blaine “E poi non ti sembra di esag…”
“Ehi ragazzi” due delle nonne di Barbie si erano intanto avvicinate a loro “È la vostra prima lezione, vero?”
Sebastian guardò l’altro, invitandolo a rispondere al suo posto: Blaine era ovviamente troppo educato per rispondere male.
“Sì, ma non credo che faccia per noi” tentò di rispondere il moro con un sorriso forzato.
Una delle due bionde ridacchiò leggermente “La prima lezione è sempre così, ma poi ci sono tanti lati positivi: da quando ho iniziato respiro molto meglio, sono meno stressata e mi sento molto più… flessibile” finì di dire la donna fin troppo maliziosamente.
Blaine sputò l’acqua che stava bevendo mentre Sebastian si strinse semplicemente le spalle: il sesso praticamente portava gli stessi benefici e neanche doveva pagare per quello.
“Magari possiamo darvi lezioni private” esordì l’altra “A casa ho un’attrezzatissima palestra privata”
“Allora perché paga 100 dollari al mese solo per venire qui?” chiese Sebastian saccentemente, con un sorriso arrogante che non scoraggiò le due donne.
La donna fece finta di niente e intonacò un sorriso smagliante “È sempre un’occasione per fare nuove amicizie, no?”
Nuove amicizie di letto magari.
Quanto potevano essere disperate quelle donne?
Poi ripensò all’ex ragazza di Jeff scappata con il personal trainer: forse anche loro erano in situazioni disperate.
“Giusto, nuove amicizie” balbettò Blaine “Seb, non si è fatto tardi?”
“Tardi? Non dovevamo restare…”
“Sebastian, avevamo da fare quella COSA” sottolineò il ragazzo, sperando che l’altro lo leggesse nella mente.
“Oh quella COSA! Tesoro, sai che non mi scordo il nostro appuntamento settimanale in quel locale per scambio di coppie” Seb si rivolse alle due donne “Sapete, il mio fidanzato sembra un puritano, ma ha certi vizi che uno non si immaginerebbe” 
E mentre le due donne impallidirono di colpo e Blaine continuava a mandare al suo migliore amico sguardi omicidi, questo prese le borse e lo trascinò fuori, salvando entrambi da altri infruttuosi e inopportuni inviti a “lezioni private”.


Blaine si stravaccò sul divano, ancora dolorante per la prima e unica ora di aerobica della sua vita, un’esperienza da non rifare mai più.
Ad un tratto sentì qualcosa di fresco proprio sulla spalla destra, dove era sicuro di aver preso uno strappo, e si voltò verso Kurt, che gli sorrideva intenerito. 
“Grazie” sussurrò appena baciandolo castamente.
Ovviamente il suo ragazzo era venuto subito in suo soccorso non appena aveva detto “dolorante” e “sto prendendo il coltello per amputarmi le gambe” e aveva preparato per lui e Christie un’ottima cenetta, cambiato e sistemato la bambina per la notte, fatta addormentare e ora gli aveva portato la borsa del ghiaccio e una cioccolata calda.
Il fidanzato dell’anno.
“Povero il mio atleta” tubò Kurt baciandogli la fronte e iniziò ad accarezzargli i capelli.
Blaine fece un mugolio di piacere “Non so se sia peggio questo dolore o ripensare a quelle signore e alla figuraccia di Sebastian”
“In effetti quel ragazzo ha una gran fantasia, non mi stupisce che faccia lo scrittore” fece spostare Blaine più avanti e si sedette dietro di lui, facendo combaciare la schiena del moro al suo petto.
“Troppa fantasia: una volta riuscì a convincere un poliziotto che stava andando così forte perché Jeff doveva partorire”
Kurt si accigliò “Cosa?”
“Uno zaino sotto la maglia e una bandana in testa fanno miracoli” 
“Mi sembra logico…”
Blaine ridacchiò e gli baciò una guancia “Te l’ho detto che sono pazzi. Non so come fai a sopportarli”
“Per stare con te sopporterei i pazienti di un intero manicomio” sussurrò il ragazzo guardandolo “Sopporterei perfino il vederti vestito da Willy Wonka”
“Willy Wonka?” chiese il moro divertito “E questa da dove è uscita?” 
“La favola della buona notte di Christie: mi sono ricordato di aver portato quel libro con me a New York e abbiamo iniziato a leggerlo insieme”
“Mmm… Come fai a essere reale?”
“Se non fossi reale, potrei fare questo?” e chiuse la distanza tra loro con una bacio così lento e dolce da far venire i brividi a Blaine, che si sciolse tra le braccia del suo ragazzo.
Continuarono così per un paio di minuti, fino a quando entrambi decisero di rallentare e rilassarsi.
“Domani pomeriggio allora andrete a fare shopping?” chiese Blaine girandosi a guardarlo.
Kurt annuì “Ho già visto un paio di modelli che dovrebbero piacerle e Thad mi darà una mano”
“Tesoro, potremmo anche venire tutti, ma quella bambina e lo shopping non vanno d’accordo”
“Vedrai che andrà tutto bene, Anderson. Fidati di me” e, senza neanche aspettare risposta, ricominciò a baciarlo, non potendo proprio fare a meno di quelle labbra così allentanti.
 

Era come trovarsi in un castello delle fiabe, solo con più vestiti e strane signorine che sorridevano sempre.
Christie strinse la presa sulla mano di Kurt e continuò a guardarsi intorno: c’erano così tanti colori e fiocchi e perline e paiette. Oh, quel vestito verde smeraldo così carino!
Via via che camminavano i vestiti sembravano farsi sempre più piccoli, fino ad arrivare in una parte del negozio dove questi sembravano su misura per lei.
Solo che non erano belli come quelli prima.
“Allora Christie, che colore vuoi?” chiese Kurt con entusiasmo mentre sia lui che Thad stavano già dando un’occhiata alle relle piene di abitini.
“Uhm… azzurro!” esclamò la bimba entusiasta.
“Va bene… Che ne dici di questo?” chiese Thad mostrando un grazioso completino.
“No!”
“Questo?”
“Ewww”
“Invece questo?”
“Brutto!”
La tiritera continuò così per una ventina di volte, fino a quando Kurt decise di cambiare metodo.
“Christie, tesoro, che dici se ne proviamo qualcuno, eh?” provò a chiedere “Magari ti piacciono di più quando li indossi”
La bambina annuì svogliatamente e saltellò fino al camerino più vicino, volendo sfruttare quell’ottima occasione per scappare e prendere quel bellissimo vestito verde visto prima.
Kurt e Thad la seguirono decisamente più sollevati, non sospettando minimamente dei piani del loro piccolo angelo.
Poveri illusi.
Christie si spogliò da sola, perché ormai era una bambina grande, ma dovette chiedere l’aiuto degli altri due per indossare certi abiti pomposi e che qualche volta la pizzicavano.
Purtroppo per loro, nessuno degli abiti le stava piacendo, anzi la piccola si stava stufando sempre di più.
Kurt prese gli ultimi tre vestiti provati “Vado a rimettere a posto questi e ne prendo un altro paio” disse a Thad scoraggiato “Rimani tu qui?”
Thad annuì “Ma credo che dovremmo finirla presto: quando Christie è così tranquilla non è mai un buon segno”
Christie si sistemò meglio la canottierina e sbucò fuori dalla tenda del camerino, notando che Kurt era già andato e zio Thad stava rispondendo al telefono.
“No Seb, ancora non abbiamo trovato niente. No, è tranquilla. Sì, lo so che l’ultima volta che è stata tranquilla ha nascosto un gatto sotto al letto. LA STO CONTROLLANDO”
Christie ridacchiò sottovoce e sgattaiolò via, vestita solo con la sua biancheria intima, e vagò per il negozio, fino a trovare finalmente quel vestito.
Lo tirò fuori dalla stampella e lo accarezzò dolcemente, assaporando il dolce gusto della vittoria.
Una vittoria che durò poco, perché due voci che la stavano chiamando con insistenza si stavano facendo sempre più vicine.
Oh no!
Si infilò velocemente il vestito, che le stava fin troppo grande ed era fin troppo lungo, e iniziò a scappare per il negozio, inseguita da Kurt, Thad e un paio di commesse. 
“CHRISTIE TORNA QUI!”
“NO!”
“CHRISTINE AMELIA ANDERSON!”
“VOGLIO QUESTO!”
“È TROPPO GRANDE!”
“CHRISTIE FERMATI!”
“NO!”
La fuga per il negozio continuò per un paio di minuti abbondanti fino a che la bambina non inciampò nel vestito, ruzzolando a terra.
“CHRISTIE!” Kurt la raggiunse subito e la prese tra le braccia, mentre Thad stava controllando che la piccola non si fosse fatta niente.
“Ti sei fatta male piccola?” chiese il giornalista apprensivo “Perché sei scappata così?”
Christie non rispose, non per un capriccio, ma per i sensi di colpa: lei si era comportata male, lo sapeva, eppure quei due avevano dimenticato la loro arrabbiatura.
“Christie, non puoi scappare così!” la rimproverò Thad dopo essersi assicurato che tutto fosse a posto “E se ti fossi persa? O ti fossi fatta male?”
La bambina singhiozzò appena e nascose la testa nell’incavo del collo di Kurt che sospirò.
“Sarà meglio toglierle questo di dosso e tornare a casa” sussurrò sconfitto.
Blaine non l’avrebbe di certo presa bene.
 
"E niente televisione per due giorni!" la voce severa di Blaine riecheggiò per tutto l'appartamento, seguito da un leggero sbattere di porta.
Kurt sprofondò sempre di più sotto la coperta del divano, una tazza di cioccolata tra le mani e i titoli iniziali di "Harry ti presento Sally" sulla televisione.
Blaine tornò nel salone con una faccia esausta e subito il suo ragazzo lo fece accoccolare accanto a lui, offrendogli l'altra tazza di cioccolata ancora bollente.
"Come l'ha presa?"
"Ha fatto qualche singhiozzo ma non ha detto niente" sospirò il moro bevendo una generosa quantità di cioccolata.
“Mi dispiace per quello che è successo” sussurrò il suo ragazzo “Se fossi stato più attento…”
“Ehi, non iniziare a darti colpe che non hai” lo fermò subito Blaine “Poteva succedere a te come poteva succedere a me, anzi come è già successo” prese un altro sorso di cioccolata, "È solo… lo so che ogni tanto mi tocca fare il severo, ma è una cosa che odio! Ho come la sensazione che mi possa amare di meno"
Kurt posò la tazza sul tavolino e iniziò ad accarezzargli i ricci ancora bagnati dalla doccia "Tua madre ti ha mai sgridato o messo in punizione?"
"Scherzi? Con Sebastian era un miracolo finire in castigo solo una volta ogni due settimane"
"Ma ami ancora tua madre, no?" Blaine non rispose "Vedi? Per quante volte si arrabbierà con te, e credimi lo farà, lei ti amerà sempre e comunque"
Il ragazzo sospirò e annuì "Lo so, ma mi sento ancora uno schifo"
"Povero il mio Blainey" tubò l'altro lasciandogli un paio di baci sulla guancia.
"Blainey? Qualcuno qui sta frequentando troppo Jeff"
"Ehi, tu puoi chiamarmi come qualsiasi cosa dolce conosciuta e io non posso chiamarti Blainey?"
Blaine scoppiò a ridere e lo baciò "Awww, il mio pasticcino non sa inventare neanche un soprannome"
Kurt gli pizzicò un braccio "Non è vero!"
"Allora prova"
"Uhm... Dolce tesoro?"
"È il meglio che puoi fare?"
"Piccola pecorella nera?"
"...Devo commentare?"
"Ottavo nano di Biancaneve?"
"Ehi questo è offensivo! Non sono così basso!"
"B, devi ammettere di essere leggermente sotto la media"
"Ma..."
"E vogliamo ricordare che non riesci arrivare oltre al quarto scaffale del supermercato senza alzarti in punta di piedi?"
Blaine sbuffò "Ti sei messo d'accordo con Sebastian? Non sono così basso!" rubò tutta la coperta e si nascose sotto.
Ecco la modalità bambino di cinque anni.
Era adorabile.
Kurt si issò sopra di lui "Blainey?" 
Nessuna risposta.
"Tesoro, riesci almeno a respirare li sotto o vuoi un boccaglio?"
"Mmh"
"No perché se poi ti manca l'aria, potresti farti fare la respirazione bocca a bocca dal meraviglioso ragazzo qui in salotto"
La testa di Blaine sbucò da sotto le coperte e iniziò a guardare per la stanza "Non vedo nessun ragazzo meraviglioso, solo il mio crudele fidanzato"
Kurt roteò gli occhi "Sei una regina del dramma" si avvicinò alle labbra del moro "Ti accontenteresti del tuo crudele ragazzo?"
"Mmh...non so..." lo baciò velocemente "Forse, ma non sono così convinto"
Il sorriso di Kurt si trasformò in un ghigno "Oh Anderson, ti farò cambiare idea fin troppo facilmente"


Kurt Hummel era testardo. Lo sapeva bene suo padre, visto che lo costringeva a seguire quella dieta così sana quanto insapore. Anche Isabelle se ne era presto accorta quando, nonostante non ci fossero speranze, Kurt era riuscito ad ottenere un’intervista da una specie di stilista eremita. E adesso anche Blaine lo sapeva, visto che il suo fidanzato era deciso a portare di nuovo in giro Christie per negozi, senza l’aiuto di Blaine o di Thad, impegnato nel creare tre torte nuziali in meno di quattro giorni. 
Così aveva preso Christie e insieme si erano diretti in quel carinissimo negozio di vestiti per bambini (non avrebbe più rischiato altre tentazioni).
Questa volta il ragazzo provò a coinvolgere ancora di più la piccola, che questa volta si lasciò conquistare da più modelli che provò molto volentieri: Kurt la divertì facendole il solletico mentre si cambiava, la faceva roteare con le gonne ampie e la faceva ridere con i suoi commenti.
Tutto procedeva in serenità e tranquillità, fino a quando Christie sentì un paio di voci provenire dal camerino vicino e si affacciò fuori dalla tenda: era due persone, una signora che stava finendo di vestire una bambina della sua stessa età.
“Ecco qui tesoro” disse la donna sistemandole le balze del vestito “Sei bellissima,tesoro”
La bambina ridacchiò felice e la abbracciò “È bellissimo, mamma!”
Kurt arrivò qualche secondo dopo con un altro paio di vestiti “Allora, qui abbiamo qualcosa di rosa che alla principessa piacerà sicuro”
Christie scosse la testa “No”
Il ragazzo la guardò confuso “Cosa c’è piccola?”
“Non voglio!” ripeté la bambina con uno sbuffo “Voglio tornare a casa!”
Ci risiamo pensò Kurt con un sospiro “Tesoro, almeno hai scelto cosa vuoi?”
“No, sono tutti brutti!” rispose buttando a terra la matassa di abiti appesi alla stampella “Voglio andare a casa!”
Non sapendo cosa fare, il ragazzo l’aiutò semplicemente a rivestirsi e posò di nuovo tutti i vestiti, mentre Christie guardava la signora e la bambina di prima alla cassa con uno sguardo… triste?
Allora capì cosa stava succedendo lì e sapeva benissimo come la piccola si sentiva.
La prese in braccio e la guardò “Ehi Christie, ti va di andare in un posto?”


Per quanto “L’Unicorno” potesse sembrare più l’amico immaginario di un bambino o un sopranome per una drag queen, era in realtà il negozio di animali che la sua amica Brittany aveva aperto qualche anno prima, insieme all’aiuto finanziario di Santana (la biondina era bravissima con gli animali, ma i lati economici non facevano per lei). Era un negozio piuttosto grande e fornito, pieno di gabbie con uccellini, roditori, cani, conigli e tant’altro.
Quando Kurt la portò lì dentro, gli occhi di Christie si illuminarono e subito si fiondò davanti a degli adorabili cuccioli di cane che sembravano voler uscire fuori da quel vetro trasparente.
Brittany gli venne incontro e lo abbracciò stretto “Kurtie!”
“Ehi Britt” la salutò “Eravamo da queste parti e ho pensato di portare qui una persona speciale”
Christie si voltò verso di loro “Christie lei è Brittany. È lei che si occupa di tutti gli animali qui”
Brittany si abbassò al suo livello e la salutò “Ehi piccolina. Ti piacciono i cagnolini?”
La bambina annuì “Ma mi piacciono più i conigli”
“Oh, davvero? Allora vuoi venire a vederli? Poi ti faccio conoscere Lord Tubbingont Terzo, il mio gatto. Sai, suo nonno è quasi diventato Presidente degli Stati Uniti”
Kurt roteò gli occhi divertito “Britt, devo fare una telefonata. Puoi pensarci tu?”
“Certo Kurtie!” Brittany porse una mano a Christie che subito l’accettò felice: le stava già simpatica quella ragazza!
Il ragazzo salutò entrambi con un cenno della mano e uscì fuori dal negozio, componendo un numero che conosceva a memoria.
Solo che a rispondere fu qualcun altro.
“Pronto, questa è la segreteria del figlio dell’Hobbit e di uno dei Sette Nani. Si prega di lasciare un messaggio dopo heehhoo”
Kurt sospirò “Sebastian, non ho tempo da perdere” poteva sentire una voce di protesta appartenente sicuramente al suo ragazzo “Puoi passarmi Blaine?”
“Ehi Cherubino, la principessa si è già trasformata in Godzilla?”
“No, ma se non mi passi Blaine ti trasformo nella zucca di Cenerentola dopo il ballo, cioè a pezzi”
“Wow, Biancaneve, mi ferisci! Va bene, ti passo il tuo ottavo nano preferito”
“Sebastian sei un idiota!” disse Blaine sbuffando “Ehi tesoro”
“Ehi” lo salutò Kurt dolcemente “Ti disturbo?”
“Nah, ho ancora dieci minuti prima dell’inizio della lezione di yoga. È successo qualcosa?”
Il ragazzo titubò per un momento “Lo so che non è una cosa di cui dovremmo parlare al telefono e in meno di dieci minuti, ma devo sapere una cosa: cosa sa esattamente Christie dei suoi genitori?”
Poteva sentire sussultare Blaine dall’altro capo del telefono “Perché?”
“È che… Stava andando tutto bene, avevamo visto molti vestiti ma ad un tratto ha iniziato a fare i capriccio, precisamente da quando aveva visto una madre e sua figlia nel camerino vicino al suo. E anche quando stavamo uscendo le stava guardando…” non aggiunse che le guardava quasi tristemente e forse con un pizzico di gelosia. 
Blaine sospirò “Forse ho capito cosa intendi” mormorò “Comunque le ho dovuto raccontare la verità o almeno una parte. All’asilo un giorno un bambino gli chiese perché lei non aveva una mamma e lei non sapeva cosa rispondere. Così le ho raccontato la storia”
“Compreso Cooper?”
“Compreso Cooper” rispose il ragazzo “Non volevo mentirle più del necessario, così gli feci vedere una foto di Cooper e una di Victoria, spiegandole che loro erano i suoi veri genitori, con tutta la storia delle api e del miele. Le disse che il suo vero papà era salito in cielo ed era diventato una stella che la guardava dall’alto e la proteggeva”
Kurt gli lasciò qualche minuto prima di continuare, sapendo quanto fosse ancora difficile “Per spiegarle di Victoria… diciamo che ho omesso un po’ di cose: le dissi che Victoria non si sentiva pronta per crescere una bambina splendida come lei, così l’aveva affidata a me per curarla e crescerla. Non credo che abbia capito tutto, ma le bastò come risposta, anzi mi confessò che ogni tanto sognava di questo uomo che assomigliava tanto a Cooper. Mi chiese addirittura di incorniciare quella foto con lui che la teneva in braccio. Di Victoria non mi chiese molto, era più affascinata da quella foto” prese un altro respiro “Sa quasi tutta la verità, anche se in un modo più adatto a lei”
“Sei fantastico” rispose subito Kurt con gli occhi lucidi “Sei assolutamente perfetto”
“Sono più che lontano dal perfetto” ridacchiò Blaine “Comunque, cosa pensi di fare adesso?”
“Ho in mente un piano, se ti fidi di me”
“Certo che mi fido di te, sciocco” rispose l’altro con ovvietà prima di rimanere un attimo in silenzio “È arrivata l’insegnante, devo andare. Resti a cena da noi? Ho promesso a Christie che le avrei cucinato il polpettone”
Kurt non dovette neanche pensarci “Un’ottima cena e una compagnia ancora migliore. Come potrei dire di no?”


 Blaine salutò il suo ragazzo e chiuse la chiamata, ancora un po’ scombussolato: non che non si fidasse di Kurt, ma perché non si era mai accorto del perché del suo comportamento.
Certo, nel mondo c’erano tantissimi mamme e papà single, ma non ci aveva mai pensato veramente: insomma, Christie non si faceva problemi a chiedere certe cose alle persone, maschi o femmine che siano, come quella volta che chiese a Sebastian la differenza tra bambini e bambine e ci fu un’imbarazzante scenetta con una banana e una patata.
Sospirò e si avvicinò a Sebastian, che continuava a fissare la maestra di yoga.
“E’ una ninfomane” disse improvvisamente.
C’era gente che quando incontrava una persona per la prima volta pensava “Oh, che bella ragazza”, “Mi piace quel taglio di capelli”, “Questo tipo è davvero noioso”, poi c’era Sebastian, che amava fare l’indovino sulla vita sessuale degli altri.
“Seb… solo…perché?”
“Ti ha fissato il sedere per tutto il tempo” spiegò Sebastian “Ed è venuta qui a parlare con me, toccandomi più volte il braccio stile gatta morta. Fidati, quella salterebbe addosso ad entrambi se avesse l’occasione”
Blaine lo guardò stralunato “Te sei pazzo. Ancora mi chiedo perché sono tuo amico”
“Perché se non fosse per me che ti ho spinto tra le braccia della tua Biancaneve, staresti ancora immaginando il tuo principe azzurro abbracciando uno dei Ken di Christie”
L’altro fece per rispondere, ma l’insegnante, Tanya, li richiamò e subito mostrò come fare la respirazione e iniziò con la prima posizione: il saluto al Sole.
Mentre tutti si chinavano, Tanya passò tra i tappetini e subito si fissò su Sebastian, spiegandogli passo dopo passo come fare, facendo scivolare le mani fin poco velatamente sul sedere del ragazzo, che guardò Blaine con un uno sguardo da “te l’avevo detto”. Fortunatamente quella tortura duro poco e l’insegnante passò al povero Blaine, aiutandolo con la posizione della Gru, accarezzando fin troppo le braccia toniche del ragazzo.
Poi per la posizione della Tigre tornò di nuovo da Sebastian, che questa volta si era altamente stufato.
Si alzò da terra e prese il tappetino mentre tutti lo guardavano incuriositi.
“C’è qualche problema?” chiese l’insegnante confusa.
“Dolcezza, ammiro la sfacciataggine di provarci in modo così poco velato con i tuoi allievi, ma informazione di servizio: qua non c’è nessuna alzabandiera per te, neanche se quella striminzita canottierina si strappasse da un momento all’altro” La ragazza fece per controbattere ma Sebastian la fermò subito “Cavolo, ma in questa palestra vendono ormoni al posto delle vitamine? Sono venuto qui per rilassarmi, non per essere la fantasia sessuale di qualche vecchia signora” Fece un cenno a Blaine indicando l’uscita “Ergo, è stata una perdita di tempo e ce ne andiamo. Ah un ultima cosa: signore, Sex and The City è finito anni fa, fatevene una ragione”
E detto questo, uscì fuori dalla sala come un falco, seguito da un imbarazzato Blaine.
No, Sebastian non era adatto per andare in palestra.

“Allora Christie, ti piace il frullato?”
La bambina annuì e sorrise “E’ cioccolatoso”
“Beh, altrimenti non sarebbe un frullato al cioccolato, no?” ridacchiò Kurt pulendole il viso “Tesoro, visto che ora ti sei riposata, che ne dici di andare a guardare un altro po’ di vestiti?”
Il sorriso di Christie cadde piano piano “Non ne ho voglia”
“Ma pensavo ti stessi divertendo” La bambina non rispose e Kurt decise di procedere con il suo piano “Sai, quando avevo la tua età la mia mamma mi portava sempre a fare shopping”
La piccola si fece più curiosa “Ed era divertente?”
Kurt annuì “Mi divertivo molto. A me piacciono molto i vestiti ed anche a lei piacevano”
“Io non ci sono mai andata con la mia mamma” mormorò Christie tutto ad un tratto.
Ed ecco dove voleva arrivare.
“Lo so, dolcezza” le disse il ragazzo prendendola in braccio “Ma sai, la mia mamma è… salita in cielo quando ero piccolo”
Oh
“Già, ma il mio papà,per farmi contento, mi portava lui in giro per negozi, anche se sbuffava sempre” Le pizzicò il naso facendola ridere leggermente “Adesso però vado in giro con i miei amici a fare spese e mi diverto anche così”
La bambina si fece pensierosa “Hanna dice che tutti hanno una mamma che compra dei bei vestiti, cucina le torte e che le porta a lezione di danza o nuoto”
“Tesoro, Daddy o zio Thad ti preparano sempre dei dolci, no? E zio Sebastian o Jeff ti accompagnano in palestra.”
“E tu compri tanti bei vestiti” aggiunse Christie “Mi piacciono”
“Grazie piccola” le disse lasciandolo un bacio tra i capelli “Vedi? Queste cose possono essere anche fatte da…”
“Ma Hanna mi dice sempre che è strano che Daddy faccia tutte queste cose da mamma”
Oh.
Bene, iniziano fin da piccoli a fare commentini. Educazione genitoriale impeccabile proprio.
La strinse un po’ più a se e la guardò dritta negli occhi “Christie, c’è tanta gente che pensa che ci siano cose da femmine, come giocare con le bambole, e cose da maschi, come vedere il football”
Christie fece una faccia quasi sconvolta “Ma zio Seb gioca con le bambole con me e a me piace guardare le partite”
“Lo so, piccola. Sai da piccolo facevo un sacco di tea party con il mio papà”
“Mi piacciono i tea party!”
Kurt ridacchiò “Ne faremo uno insieme, va bene? Comunque venivo preso in giro perché gli altri bambini pensavano fosse una cosa da femmine”
Christie sbuffò “Che stupidi”
“Ehi, erano loro a perdersi il divertimento, non noi” la rassicurò “La verità, tesoro, è che tutti dovrebbero essere liberi di fare quello che vogliono, come i papà possono fare le cose da mamma e le mamme possono fare le cose da papà”
“Anche se Hanna dice di no?”
“Non importa quello che pensa Hanna, ma quello che pensi tu”
La bambina si ammutolì per un secondo “Che per me basta il mio Daddy, anche se a volte vorrei avere una mamma solo per sapere com’è, perché tutti i miei amichetti sembrano contenti quando c’è la mamma”
“Beh, tu sei contenta con Daddy, no?”
“Sì, tanto”
“In più hai tutti i tuoi zii, i tuoi nonni e anche me. Tutti noi ti vogliamo bene e faremo di tutto per farti felice”
“Lo so” mormorò la piccola abbracciandolo “Vi voglio tanto bene anch’io e mi fate tanto contenta”
Kurt le baciò la fronte “E non sarò una mamma, ma possiamo fare shopping insieme e comprarti tanti bei vestiti, che dici?”
Christie squittì felice “Sì, va bene! Posso comprare un vestito azzurro. O rosa. O viola?”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Va bene, ci penseremo. Ne troveremo uno bellissimo, promesso”

Blaine baciò un punto indefinito sul collo pallido del suo ragazzo: aveva una venerazione per quel collo, come per il resto del suo corpo ovviamente, ma il collo… lo mandava semplicemente fuori di testa.
Quella sera Kurt e Christie erano tornati soddisfatti dalla loro sessione di spese, orgogliosi proprietari di un elegante vestito color carta da zucchero, con una gonna ampia e un po’ di brillantini sparsi ovunque.
Se fosse stato per la bambina, non se lo sarebbe tolto fino al giorno del matrimonio, ma con qualche parole e tante coccole e risate erano riusciti a farle infilare il pigiama e metterla a letto.
Così Kurt e Blaine si erano messi a letto, dove tra un bacio e una coccola il giornalista raccontò della chiacchierata con Christie e il moro non poté che innamorarsi sempre di più di quel ragazzo.
“Sei fantastico” mormorò Blaine continuando a baciarlo.
“E’ che capisco quello che prova” spiegò semplicemente “Anche se sono due situazioni diverse, so cosa vuol dire non avere una mamma. Carole è fantastica, certo, ed è la cosa più vicina a una madre che io abbia, ma…”
“Non può sostituire la tua vera mamma” finì di dire al posto suo.
“Esattamente” Iniziò ad accarezzargli i capelli “Ma sia io che Christie abbiamo entrambi dei papà straordinari, no?”
“Per quanto riguarda me non so, ma per quanto riguarda tuo padre ha fatto uno splendido lavoro”
Kurt sbuffò “Lo stai facendo anche tu” ripeté “Christie è una bambina felice e sana, è solo questo che conta. Sai cosa mi ha detto dopo?”
Blaine lo guardò curioso
“Che un super Daddy come te, degli zii divertenti,dei nonni fantastici e un amico come me le bastano e avanzano”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Super Daddy, è? Avrei preferito Incredible Blaine o… Nightbird!”
“Nightbird? Blaine, sei serio?” chiese Kurt ridendo “O mio dio, sto uscendo con un bambino di cinque anni!”
“Ehi!”
“Tesoro, l’altezza c’è tutta e… BLAINE NON CI PROVARE!”
Blaine alzò le mani fino ai fianchi del suo ragazzo “Hai voluto la guerra…” E iniziò così una lotta di solletico, di implorazioni e risate.
“Ok, mi spiace!”pregò Kurt “Time out, ti scongiuro!”
Il moro si fermò e lo guardò, trovandolo ancora più bello con i capelli scompigliati e le guance rosse per le risate, così si chinò verso di lui. Il bacio che ne seguì fu dapprima lento e dolce, ma divenne via via più audace, con piccoli gemiti involontari e mani che vagano un po’ ovunque.
Kurt si staccò leggermente da lui “Penso che dovremmo fermarci..”
“Mmh, dobbiamo proprio?” chiese il moro un po’ riluttante
“E… farci una doccia fredda”
“Direi gelata” sussurrò Blaine che si posizionò accanto a lui “Molto gelata”
Un silenzio cadde tra i due, interrotto solo dai respiri che si stavano regolarizzando.
Fu Kurt il primo a parlare “Blaine… Non è che non ti voglio, perché mi ci è voluta uno sforzo immane per fermarmi”
“No, ho capito tranquillo, ma….” mormorò l’altro leggermente imbarazzato “E’ che forse… forse dovremmo parlarne”
Kurt si voltò verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla “C’è Christie nell’altra stanza. Non mi sembra molto appropriato”
“Kurt, vuoi dire che non faremo l’amore fin quando c’è Christie?” chiese sbigottito Blaine “No, perché a questo punto potremmo anche metterci la cintura di castità!”
Ok, forse il sangue non era ancora rifluito al cervello.
“Non sto dicendo questo” ribatté Kurt “Blaine, so che Christie è qui per rimanere, ok? Non sto dicendo che fin quando c’è lei nell’altra stanza non dovremmo farlo”
Blaine sembrava aver ripreso lucidità “E allora cosa intendi?”
“Abbiamo già avuto la nostra prima volta, ma questa…” Gli prese una mano e intrecciò le dita “Sarà la nostra prima volta insieme e vorrei che fosse…speciale. Non so, forse sono solo uno stupido romantico”
“No, non è stupido” lo rassicurò Blaine con un bacio, avendo finalmente capito cosa l’altro intendeva “Hai…hai perfettamente ragione: la nostra prima volta insieme deve essere speciale. Mi spiace per come ti ho risposto, forse erano ancora gli ormoni a parlare”
Kurt scosse la testa “Non ti preoccupare”
“E poi non vorremmo essere interrotti da una bambina urlante a cui dovrò isegnare prima o poi a bussare”
“In effetti le hai dato un brutto vizio, B. Questo e quello di salire sui mobili” sbuffò Kurt semi-divertito “Oggi è salita sulle sedie dei camerini, Blaine!”
“Shhhh, tu ci adori anche per questo” affermò Blaine baciandolo fermamente “Comunque, ritornando a prima, non importa dove o quando succederà: fare l’amore con te sarà speciale, non solo la prima volta, ma per sempre”
Lo disse con un tono così passionale, così pieno di amore che Kurt poteva sentire il suo cuore scoppiargli nel petto. Dio, si stava innamorando di Blaine Anderson come non si era mai innamorato prima di nessuno
Non disse niente, semplicemente si rannicchiò vicino a lui e lo abbracciò stretto, mentre Blaine spegneva la luce e lo strinse ancora di più a sé, mentre nella sua testa già stava architettando un piano.


Sebastian si rigirò nel letto, trovandolo stranamente e odiosamente vuoto e freddo. Dov’era andato il suo ragazzo? Provò ad alzarsi a letto senza successo, visto che i suoi muscoli ancora chiedevano pietà per la settimana passata. E per lo spettacolare sesso della sera prima.
Sentì un profumino venire da fuori la camera, ma proprio non riusciva ad alzarsi.
E a dir la verità neanche ci fu bisogno, perché Thad si presentò con un vassoio pieno di leccornie e due tazze di caffè caldo.
Sebastian lo guardò leggermente diffidente “Cosa ti serve, Harwood?”
“Buon giorno anche a te amore mio e sì, anche per me ieri è stato splendido” sbuffò Thad appoggiando il vassoio sul letto “E’ una semplice colazione a letto, perché dovrei chiederti sempre qualcosa?”
“Perché o è questo o hai combinato qualche casino” rispose Seb addentando uno dei croissant al cioccolato “Mmh, amo il fatto che tu sappia cucinare. E’ quasi meglio del sesso”
“Quasi?”
“Forse ho un fidanzato che ha un certo talento, anche se io faccio la maggior parte del lavoro”
Thad roteò gli occhi e sorseggiò un po’ di caffè.
“Sul serio, Thadduccio, questo trattamento è ben gradito, ma c’è qualcosa sotto?”
“Mi spiace per la storia della palestra” ammise “Insomma, forse costringerti a fare quei corsi non è stata la mia idea migliore: insomma, mi fido di te, perché non dovresti, che so, fare boxe o nuoto”
Sebastian si accigliò e si avvicinò a lui, prendendogli il viso tra le mani “Thaddy, dì la verità…sei geloso di quella ninfomane e delle vecchiette vero?”
Thad gli diede un leggero pugno sulla spalla “Sei il solito cretino. Volevo solo dire che hai ragione ad essere nervoso per la scadenza del libro e cercherò di essere più comprensivo in futuro”
“E non c’entra il fatto che ieri per poco non mi hai tirato i fiori di zucchero mezzi rotti quando sono venuto a prenderti in pasticceria”
Vedere il suo ragazzo arrossire rimaneva sempre uno spettacolo.
Sebastian gli accarezzò una guancia e lo baciò “Piccolo, ti sei fatto ampiamente perdonare ieri sera” Continuò a baciarlo, assaporando il mix di cioccolata e caffè che aveva un gusto così buono mescolato a quello del suo ragazzo.
Si stava preannunciando un terzo round in meno di dodici ore, ma come al solito il suo cellulare non era d’accordo.
“Mmh… chi diavolo ti chiama a quest’ora?” si lamentò Thad iniziando a baciargli languidamente il collo mentre Sebastian fu costretto a rispondere, sperando che non fosse di nuovo Sandra per la scadenza.
“Pronto?” rispose burbero
“Ehi Seb!”
“Anderson, hai due minuti per parlare”
“Concedimene tre di minuti, dimmi di sì e poi puoi tornare da Thad”
“Due minuti e mezzo e forse non ti dirò di no”
“Si tratta di una sorpresa per Kurt e ho bisogno del vostro aiuto”
 
 
Note dell’autrice.
Lo so, sono in un ritardo senza eguali nonostante vi ho promesso di evitarli, ma tra esami e elezioni (sì, fiera scrutatrice che ha passato quattro giorni a maledire il sistema elettorale) e l’inizio di lezioni che occupano tutta la giornata e quattro esami a giugno e luglio mandano una ragazza alla follia e con il blocco creativo. Quindi siete autorizzate a maledirmi e/o insultarmi. O picchiarmi.
Bene, passiamo al capitolo: scene esilaranti Seblaine!Friendship (fatte a posta per tirare il morale su dopo la 4x15, dove prima ci hanno fatte innamorare di Come What May poi hanno preso il nostro cuoricino e fatto a pezzi), un po’ di shopping pazzo e il discorso di Kurt e Christie…Questo diciamo è stato un parto. So cosa vuol dire perdere un genitore, ma non crescere senza, così ho solo cercato di capire da esperienze di altri a cui sono vicina: ovviamente essendo troppo piccola (in teoria aveva pochi giorni) Christie non ricorda la madre, mentre ho voluto mettere il discorso di Cooper perché anche se per pochi mesi un legame c’era stato e un po’ perché mi manca il fratellone sigh. Ma lei ovviamente vede Blaine come suo padre perché è lui che alla fine l’ha cresciuta. Per quanto riguarda il discorso della madre: non sono d’accordo che serva una figura maschile e una femminile in una famiglia per crescere bene, ma serva solo l’amore,  un amore che può essere dato da due genitori etero, omosessuali o da madri o padri single. E detto questo, lasciamo Seb e Christie a giocare con le bambole o a guardare la partita.
Ok, forse qui non mi sono spiegata come volevo, ma spero di esserci riuscita nella storia.
E le parti finali? Tanto amore e una sorpresa speciale per Kurtie!
Bene, detto questo: ringraziamento speciale alle mie splendide beta Michela e Ele che amo alla follia e che vorrei sposare entrambe (w la poligamia!)
Un bacio anche a Clari e Vale: siete entrambi speciali e fantastiche, vi voglio bene!
E un grazie a tutte/i voi che aspettate con pazienza  i capitoli e che leggete questa piccola storia: ognuno/a di voi ha un posto speciale nel mio cuore ed è grazie a voi che scrivo
Nel prossimo capitolo: mettetevi a lucido, indossate il vestito da sera o lo smoking perché  habemus MATRIMONIO TIKE! Con la speciale partecipazione delle New Directions!  Si fa il toto coppie, signori e signori!
Un grazie per chiunque legga e recensisca questo capitolo.
Un bacio e tanti sorrisi
Frankie

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


Capitolo Tredici
 

Era arrivato il grande giorno e tutto sembrava pronto: i fiori erano sistemati nei vasi, il tappeto era stato disteso e gli ospiti stavano pian piano riempiendo la sala. L'unico problema? L'isteria della sposa.
Nonostante il notevole flusso di alcool ingerito la sera prima l'avesse leggermente calmata, ormai era sparito e Tina andava avanti e indietro per la stanza, nervosa che sembrasse grassa nel suo abito da sposa e che Mike non l'avrebbe mai sposata.
Per quanto fosse tentato di farla ubriacare come diceva Santana, Kurt riuscì a calmarla grazie a una generosa quantità di mini cupcakes e una telefonata di Mike che ripeteva che non vedeva l'ora di sposarla.
Così, scampato il pericolo di una possibile fuga da parte della sposa, si era ritrovato nella hall, aspettando l'arrivo di Blaine e Christie; non era particolarmente nervoso (aveva conosciuto Sebastian e Jeff, ormai tutto sembrava più facile) ma non poté impedire al suo cuore di mancare un battito alla vista di Blaine in un perfetto smoking nero e un adorabile papillon, abbinato ovviamente alla cravatta blu di Kurt.  Christie era così carina in quell'abitino e con i capelli tirati su; la piccola subito corse verso di lui facendosi prendere in braccio
" Ciao Kurt!" Esclamò la bimba abbracciandolo "Sei bellissimissimo come il mio Daddy! Sembrate due principi!"
Kurt ridacchiò e le baciò una guancia "E allora tu sarai la nostra principessa"
Blaine si avvicinò al quadretto e baciò il suo ragazzo "Ehi tesoro. Sei stupendo"
"Anche tu non sei male, Anderson" scherzò ricambiando il bacio "La cerimonia inizia tra poco, mettetevi dove volete"
Christie si accigliò "Non vieni vicino a noi?"
"Non posso piccola, devo stare vicino alla sposa. Sono il suo testimone"
"Un test-testino-"
"Testimone" l'aiutò Blaine "Ti ricordi al matrimonio di zio Wes che Daddy stava vicino a lui?E’ la stessa cosa "
La bambina ci pensò su "Capito!"
"Ma ti prometto che staremo insieme al ricevimento, va bene?" Le baciò una guancia e la fece scendere "Ora sarà meglio..."
"FRATELLINO!"
"HUMMEL!"
Due voci lo richiamarono da dietro: erano Finn e Puck che subito lo stritolarono in una specie di sandwich/abbraccio.
"Si, si anch'io sono contento di vedervi, ma ho bisogno di respirare"
I due scoppiarono a ridere e lo lasciarono andare.
"Wow, hai organizzato un bel matrimonio!" Si complimentò Finn "E' simile a quello dei nostri genitori"
"Questo perché, da bambini, io organizzavo matrimoni  mentre voi rotolavate nel fango"
Puck sbuffò "E' successo solo un paio di volte"
"Si, come no" ribatté Kurt roteando gli occhi poi si voltò verso Blaine e Christie che erano rimasti in silenzio: era il momento "Finn, Puck, vorrei presentarvi Blaine, il mio fidanzato, e Christie, sua figlia"
Christie guardava Finn impressionata "Sei altissimo!"
Il ragazzone ridacchiò e le pizzicò leggermente il naso "E tu sei molto carina" poi si rivolse a Blaine e gli stese la mano "Sono il fratello di Kurt. E tu devi essere il famoso Blaine di cui Kurt straparla sempre!"
"EHI!!!"
Blaine sorrise e gli strinse la mano "E' un piacere conoscervi" disse stringendo anche la mano di Puck.
"Hai fatto un bell'accappio, Hummel!"
"Puck!!" Lo rimproverò Kurt con uno schiaffo sul braccio "Dove sono Quinn e Amanda? Almeno se ci sono loro avete un qualche filtro alla bocca"
"Amanda aveva bisogno di sedersi e Quinn l'ha accompagnata; non è molto comodo viaggiare al settimo mese di gravidanza, ma Amy ci teneva tantissimo a venire e indossare quel abito di Prato o Praga che gli hai mandato"
"E' Prada, Finn!" Sbuffò il giornalista "comunque tra poco inizia la cerimonia e io devo andare a controllare Tina"
Puck cinse le spalle di Blaine "Tranquillo Hummel, ci pensiamo noi al tuo fidanzatino"
Kurt roteò gli occhi e schioccò un bacio sulle labbra del suo ragazzo e sulla fronte di Christie e si avviò.
Blaine prese la mano della figlia che adesso fissava la strana cresta di Puck.
"Allora andiamo?" Chiese quest'ultimo "Forse dovremmo nascondere Christie da Quinn, non vorrei che le venisse voglia di un altro figlio”
Christie si accigliò e si guardò il vestitino: si sentiva così carina, non voleva giocare a nascondino.
Puck si abbassò al suo livello e sorrise “Dai principessina stavo scherzando” la rassicurò il ragazzo facendole un po’ di solletico per farla ridere e se la prese sulle spalle, con grande divertimento della bambina “A conquistare i nostri posti!”
“YAY!”
Blaine sbuffò divertito mentre Finn gli diede una pacca sulla schiena “Tranquillo, Puck è un fenomeno con i bambini: lui e Quinn hanno due gemelli, oltre a una bambina che hanno avuto al liceo e che ora vive con la madre surrogato di una nostra amica”
Il moro lo guardò confuso “Cosa…”
“Benvenuto nella nostra grande famiglia disfunzionale” rise il più alto avviandosi con lui “Allora, Kurt ci ha accennato più o meno la tua storia: è stato un gran gesto da parte tua”
“Non ho fatto niente di speciale” rispose semplicemente l’altro “Lo dovevo a lei e mio fratello, chiunque avrebbe potuto fare lo stesso”
“Amico, hai cambiato tutta la tua vita per lei e avevi solo ventun’anni. Sinceramente non credo che avrei saputo fare lo stesso”
Blaine si strinse le spalle e cambiò argomento “Allora, tra poco anche tu diventi papà è?”
“Sì, tra un paio di mesi” annuì Finn con una luce negli occhi che Blaine conosceva bene “Non vedo l’ora che nasca, anche se ho una  paura tremenda di diventare padre”
“Credimi, lo siamo tutti” lo rassicurò il moro con un sorriso “Ma andrà tutto bene e avrai tantissime soddisfazioni, credimi. Eccetto quando ti chiederà da dove nascono i bambini, lì sarà imbarazzante più che altro”
“A meno che non sia come Kurt: a sedici anni, quando Burt provava a parlargli di sesso, si ficcava le dita nelle orecchie e iniziava a cantare”
“Davvero?”
Finn annuì “Amico, erano scene esilaranti, anche se spero che sia Amy a farle o fargli il discorso”
“Ehi, se è maschio toccherà a te, amico!” Arrivarono all’entrata della navata “Pensa che io dovrò spiegarle del ciclo”
“Non ti invidio per niente” disse sinceramente l’altro mentre si avvicinavo alle panchine, dove Puck fece scendere Christie.
Quinn stava parlando animatamente con Amanda, ma subito le due donne si fermarono e si voltarono verso il gruppetto arrivato.
“Ce l’avete fatta voi due” li punzecchiò Quinn  mentre Puck le lasciava un bacio sulla guancia.
“Hummel era introvabile” rispose semplicemente “Inoltre ci ha presentato il suo nuovo fidanzatino” Indicò Blaine e Christie “Lui è Blaine e la bambolina lì vicino è Christie, sua figlia. Ragazzi, la biondina isterica è Quinn e l’altra mora con un cocomero in pancia è Amanda”
Tutte due le donne gli diedero una leggera borsettata con le loro pochette e strinsero la mano di Blaine.
“E’ un piacere conoscervi” disse il ragazzo con un sorriso affascinante “Kurt mi ha parlato molto di voi”
Quinn sorrise a sua volta “A quanto pare sarei dovuta venire qui a New York piuttosto che rimanere a Lima” scherzò per poi voltarsi verso la bambina “O mio dio, sei così carina!”
Christie indietreggiò un po’, ma Blaine la incoraggiò ad andare verso la donna “Lo sai che mi piace tantissimo il tuo vestito”
“Grazie” mormorò la bambina timidamente “Anche tu sei molto bella!”
Quinn l’abbracciò d’istinto “E sei anche gentile! E poi hai queste guanciotte così adorabili” Le pizzicò leggermente le guance facendola ridere “La bambina più carina di questo matrimonio”
Christie sorrise e si sedette tra lei e Amanda, a cui guardò curiosamente la pancia “Perché è così grande?” chiese senza neanche pensare, facendo ridere tutti.
“Beh, tesoro perché c’è un bambino dentro” rispose Blaine al posto di Amy.
“Oh, come la mamma di Andrew!” esclamò la bambina felice “E’ una femminuccia?”
Amy le accarezzò i capelli “Non lo sappiamo piccola, vogliamo che sia una sorpresa” Le prese una mano “Vuoi sentire se scalcia?”
Christie annuì vigorosamente e posò la mano sul pancione “L’ho sentita!”
“Sentita?”
“Sì, sono sicura che è una femminuccia!” rispose convinta “E sarà una femminuccia molto carina”
Amanda tubò “Aww, grazie dolcezza” Le accarezzò un braccio “Spero sia carina e gentile come te!”
Le due continuarono a coccolarla fino a inizio cerimonia, quando l’orchestra partì con la marcia nuziale e tutti si alzarono.
Mike, all’altare con Sam, altri due amici del college e un cugino, aspettava trepidante l’arrivo della sposa, il cui corteo era aperto da un’adorabile bambina di 9 anni che spargeva fiori qua e là, poi da Santana e Brittany seguiti da Mercedes e Kurt e infine, bella come non mai, Tina, accompagnata da suo padre, in un splendido abito bianco che la faceva sembrare una principessa.
Ma due erano le cose più belle in quella stanza: gli occhi brillanti e adoranti dello sposo e il sorriso timido, ma felice della sposa; la cerimonia non fu lunga, entrambi gli sposi recitarono dei voti scritti proprio da loro e pochi furono gli occhi asciutti a fine cerimonia (anche Puck si era commosso, nonostante non volesse ammetterlo neanche sotto tortura).
Tutti si alzarono in piedi ad applaudire il signore e la signora Chang e quando Kurt si girò verso Blaine lo sorprese a fissarlo ed entrambi si scambiarono un sorriso complice: forse un giorno sarebbero stati loro al posto di Tina e Mike.


I vecchi New Directions non erano cambiati nel corso degli anni, o almeno questo gli continuava a ripetere Kurt. Tina aveva predisposto per il gruppo due tavoli vicini, anche se uno era considerato il tavolo dei testimoni e delle damigelle: da una parte c’erano Finn e Amanda, Puck e Quinn, Artie con la sua fidanzata e Sugar e Rory, anche loro freschi sposini, mentre all’altro tavolo sedevano Brittany e Santana, Mercedes e Sam e infine Kurt, Blaine e Christie.
Conoscere quella che per Kurt era una seconda famiglia fu davvero piacevole e tutti si dimostrarono felici di incontrarlo e durante il pranzo di nozze fece ancora due chiacchiere con tutti i ragazzi, scoprendo più o meno tutto quello che Kurt gli aveva raccontato: Finn continuava a insegnare al McKinley e dirigere il Glee Club, ormai vincitore di ben 5 titoli nazionali mentre Amanda aveva un negozio di fiori; Puck aveva realizzato il suo sogno di aprire un’azienda di pulizia per piscine e Quinn lavorava in un’agenzia immobiliare; Artie aveva seguito il suo sogno di diventare regista, diventando uno dei registi emergenti più acclamati del mondo mentre la sua ragazza, Sarah, lavorava come disegnatrice per uno show di bambini che la stessa Christie adorava; Sugar e Rory invece possedevano un piccolo agriturismo in Irlanda, regalo di nozze del padre di Sugar ovviamente.
Dopo un paio di ottime portate, mentre Blaine si ritrovava con Sam in una conversazione su quale squadra di supereroi fosse migliore tra X-Men e Avengers (piccolo piacere colpevole dovuto all’amicizia con Jeff) e Christie ballava insieme a Brittany, Kurt, Santana e Mercedes erano seduti al bar con un cosmopolitan tra le mani, guardando la coppietta felice ballare in mezzo alla pista.
“Finalmente questo matrimonio è finito” sospirò Santana finendo il suo secondo drink “Bridezilla si è trasformata di nuovo nella piccola e timida asiatica”
“Odio doverlo dire, ma sono d’accordo con Satana” concordò Kurt “Voglio bene a Tina, ma questi mesi sono stati a dir poco stressanti”
“Beh Porcellana, a quanto abbiamo visto hai trovato un ottimo modo per scaricare lo stress” La ragazza indicò Blaine “E io che credevo che avessi una fissa per l’altezza, visti i precedenti con Finn e Sam”
Il ragazzo per poco non si strozzò con il suo cocktail “Santana…”
“Toglimi una curiosità allora: è vera la regola della L?”
Mercedes li interruppe prima che iniziasse l’ennesimo battibecco “Comunque, caro Kurt, Blaine sembra un ragazzo eccezionale e Christie è semplicemente adorabile”
“Oh, lo so” ammise il ragazzo con un sorriso “Non credevo di trovare uno come lui neanche in un milione di anni”
“E come la metti con la piccoletta?” chiese senza peli sulla lingua Santana “Già ti ha regalato un lavoretto con i maccheroni?”
“Veramente era uno stampo della sua mano su un foglio di carta di colore blu perché le ricordava il colore dei miei occhi”
Mercedes si sciolse a quel gesto così dolce mentre Santana sembra ancora un po’ titubante.
“Kurt, sai che se continuate su questa linea non puoi essere uno dei suoi mille zii, giusto?”
“Beh ovvio” rispose l’altro giocherellando fin troppo con il suo bicchiere
“Quello che sto dicendo è: sei davvero sicuro di volerlo? Hai 26 anni e ti ritroveresti a fare il patrigno di una bambina di cinque anni. E’ un passo enorme”
“Ehi, Finn sta per diventare padre! Perché io non potrei esserlo?”
Santana si girò verso di lui “Finn e Amanda si sono conosciuti, innamorati, sposati e ora stanno per sfornare una specie di mezzo gigante. Tra te e Blaine le cose sono un po’ più complicate, Porcellana. Non sto dicendo che andrà male o altro, ma ci hai pensato sul serio? Questa sarà l’ultima volta che lo dico e lo negherò fino alla morte, ma ci tengo a te e non voglio vederti soffrire o far soffrire quella nanetta”
Kurt sospirò, ma non fu così tanto sorpreso dell’interesse di Santana: per quanto volesse mostrare la sua scorza dura, durante la loro convivenza aveva fatto ben intendere quanto in realtà tenesse ai suoi amici e quanto ancora ci tenesse, nonostante molte cose fossero cambiate tra loro.
Le accarezzò una spalla “Pensi davvero che se non fossi al cento per cento sicuro lo farei?”
“In effetti, per uno che si controlla almeno tre volte prima di uscire, direi di no”
“Allora fidati di me: per una volta sono sicuro di volerci dare una possibilità e finora sta andando tutto bene” guardò prima Christie e poi Blaine “Amo Blaine e sto iniziando ad amare Christie sempre di più. Forse è questo a rendere tutto più semplice alla fine”
Sia Mercedes che Santana lo guardarono sorprese “Sei innamorato di lui?”
Le labbra del ragazzo si alzarono in un piccolo sorriso sincero “Penso di essere innamorato di lui già da un bel po’”
Alle ragazze bastò solo queste per togliersi ogni dubbio dalla testa: Kurt non aveva mai ammesso di essere innamorato di qualcuno, nonostante le svariate relazioni avute negli anni. Ma sentirlo così sicuro di amare Blaine… beh decisamente era rincuorante.
Quando la musica cessò di colpo, Brittany e Christie saltellarono verso di loro e Kurt prese la piccola tra le braccia mentre Santana cinse la vita della sua fidanzata che le lasciò un dolce bacio sulla guancia.
“Allora, vi siete divertite?” chiese la mora scostando una ciocca di capelli dal viso di Britt “Avete ballato per un bel po’”
Entrambe annuirono entusiaste “Christie è molto brava! La prossima volta che andiamo in discoteca, portiamo sia lei che Lord Tubbington!”
“Sììììì! Posso Kurt? Ti pregoooo” chiese la bambina con il suo broncio brevettato.
“Amore, questo lo devi chiedere a Daddy” ridacchiò il ragazzo baciandole una guancia mentre la band iniziò di nuovo a suonare “Allora, la principessa vuole concedermi un ballo?”
Britt  prese la mano della fidanzata “Dai San, vieni anche a tu ballare!!”
“Ok, ok! Ma solo questo ballo!” ribatté la mora mentre veniva trascinata in mezzo alla pista da ballo.
“Ehi Cedes, vuoi venire anche tu?” chiese Kurt mettendo giù Christie, scalpitante di ballare un altro po’.
Mercedes scosse la testa “Magari al prossimo ballo! Vado a vedere su cosa sta blaterando il mio ragazzo nerd”
Kurt annuì e si unì con Christie alle altre due ragazze, mentre Mercedes si dirigeva verso il loro tavolo.
Era rimasta in silenzio durante la conversazione precedente, ma solo perché sapeva già quello che Kurt pensava. Ora era solo curiosa di sapere cosa pensava Blaine, perché, certo alla fine se le cose fossero andate male la parte più dolente sarebbe stata la sua, ma non voleva che il suo migliore amico soffrisse, non dopo tutto quello che aveva passato negli anni scorsi.


“Amico, Batman ha tutti quegli accessori fighissimi, una caverna come nascondiglio e un mucchio di soldi. Spiderman non è niente in confronto!”
“Almeno Spiderman ha dei poteri! E non gli serve una corda per scalare l’Empire State Building!”
“Chi vorrebbe scalare l’Empire State Building?”
“Beh, Spiderman!”
Mercedes ridacchiò a sentire Blaine e Sam: almeno il suo fidanzato aveva trovato qualcuno con cui parlare di fumetti oltre ad Artie.
“Ehi ragazzi” li salutò poggiando le mani sulle spalle del biondo.
“Hey baby!”
“Sammy, credo di aver dimenticato una cosa nel cappotto”
Sam si accigliò “Vuoi il bigliettino con il numero?”
“No amore, solo che questi tacchi mi stanno uccidendo”
“Tesoro, te l’avevo detto di non indossare tacchi così alti”
Mercedes sbuffò: il suo ragazzo era un idiota.
“Amore, perché non mi vai a prendere quella cosa”
“Ma se non so di cosa stai parlando!”
“Di QUELLA cosa Sammy! Vai a quel maledetto guardaroba e prendimi QUELLA cosa”
Dopo un minuto di silenzio, finalmente il biondo ci arrivò “Oh, QUELLA cosa!” Si alzò subito lasciando il posto alla ragazza “Vado subito, ma credo che ci vorrà un po’, giusto?”
Mercedes roteò gli occhi mentre Blaine ridacchiò “Non ti preoccupare Sam, riprendiamo il nostro discorso più tardi”
“Va bene, allora vado a prendere con calma quella cosa!” Lasciò un bacio sui capelli di Mercedes e si defilò via.
“Diciamo che non è stato molto sottile, vero?” disse Blaine chiaramente divertito e fin troppo consapevole.
“A volte vorrei avere un ragazzo che capisce al volo quello che penso” sospirò la ragazza “Ma poi quel ragazzo non sarebbe Sam”
“Siete una bellissima coppia” ammise sinceramente Blaine
“Come lo siete te e Kurt”
“Diciamo che siamo tutte e due fortunati, vero?” Guardò il suo fidanzato ballare con sua figlia e il suo cuore iniziò a battere ancora più forte “Molto fortunati”
Mercedes si intenerì ancora di più a quello sguardo pieno di amore, ma era una donna con una missione, una mamma chioccia che protegge i suoi pulcini.
“Blaine,mi sembri un bravo ragazzo e tua figlia è adorabile” iniziò a dire la ragazza “Ma non posso fare a meno di preoccuparmi per Kurt"
Blaine si accigliò "Ti ascolto"
"So che tutti sembrano più preoccupati per il bene della bambina, ma anche il bene di Kurt e' importante: ha messo il suo cuore in questo vostro rapporto, nonostante le cose non siano facili, eppure lo ha fatto e non voglio vederlo soffrire" sospirò e guardò l'amico "Al liceo ne ha passate davvero tante con il bullismo, l'attacco al cuore del padre.... Il Glee era forse la cosa che più lo risollevava, nonostante anche lì non mancassero drammi o litigi. Poi è venuto qui a New York, dove ha iniziato a splendere di luce propria, ha trovato un lavoro che ama e ha frequentato una delle scuole dei suoi sogni, nonostante la NYADA non l'abbia preso"
C'era risentimento nella voce di Mercedes, come se quella scelta bruciasse quasi più a lei che a Kurt stesso.
"E non voglio veder spegnere quella luce, non ora che per la prima volta si è messo così tanto in gioco" spostò di nuovo lo sguardo sul ragazzo "Quindi Blaine, sei un ragazzo fantastico, ma fallo soffrire e..."
Blaine la fermò subito e le posò una mano sulla sua "Ti prometto Mercedes che cercherò di non farlo soffrire mai, di far nascere sul suo viso quel sorriso così luminoso ogni giorno e di amarlo come lui merita di essere amato. Sono stato spiazzato anch'io dal provare un cosi grande affetto per una persona che conosco da pochi mesi, ma Kurt... È diverso da tutti. È unico. Non è perfetto, ma è perfetto per me"
Lo disse con così tanta sincerità e amore che Mercedes non poté che credergli: se l'amore avesse avuto un volto, sarebbe stato quello di Blaine Anderson quando parlava di Kurt, con gli occhi nocciola che sembravano brillare e un piccolo sorriso che non era riuscito a trattenere.
"Sono stato fortunato" continuò a dire il ragazzo "Se non avessi incontrato Kurt o lui non avesse voluto provare per via di Christie... Amo mia figlia più di me stesso, ma sentivo sempre che qualcosa mancava e con lui... Penso di aver trovato quel qualcosa che mi mancava e che cercavo da tempo; e vedere come lui e Christie interagiscono e si vogliono bene e' un sollievo per me"
"Ti dirò una cosa" Mercedes indico il ragazzo e la bambina "Il fatto che Christie stia ballando sulle scarpe di Kurt ed a lui non importi... Beh, direi che è un grande passo"
Entrambi si girarono l'uno verso l'altro e scoppiarono a ridere.
"Allora, Signorina Jones ho la sua benedizione?" Chiese il moro offrendogli un flûte di champagne che l'altra accettò volentieri.
"Hai la mia benedizione, ma la minaccia rimane comunque valida!" Fecero scontrare i bicchieri e scoppiarono a ridere di nuovo mentre i loro fidanzati e Christie ritornavano al tavolo.
"Che avete da ridere voi due?" Domandò Kurt incuriosito.
Mercedes si strinse le spalle "Niente Kurtie, due chiacchiere così" fece un occhiolino a Blaine e si alzò dal tavolo "Andiamo Sammy, ho voglia di fare due salti"
"Amore, avevi detto che ti facevano male i pie..AHIA! va bene, va bene andiamo, ma non calpestarmi di nuovo i pie...AHIA!"
Mercedes sospirò e finalmente lo trascinò in pista, seguiti di nuovo da Christie, che si divertiva troppo con tutti quei ragazzi così simpatici.
Blaine sorrise e lasciò un bacio sulla guancia del fidanzato "Eravate adorabili"
Le guance di Kurt diventeranno leggermente scarlatte "Tua figlia ha una voglia instancabile di ballare" notò rubando un sorso di champagne "Ma che dici di suo padre?"
"Mmmh che può facilmente essere convinto" mormorò Blaine proprio mentre le labbra di Kurt si erano avvicinate pericolosamente al suo orecchio "Specialmente da un seducente uomo in smoki..."
"Per quanto odi interrompere la prima pomiciata di questo matrimonio" la voce maliziosa di Santana li fece quasi saltare dallo spavento "Porcellana, abbiamo un nuovo ospite"
Kurt si accigliò "Che vuoi dire?"
"Voglio dire che è arrivata Rachel”

Kurt si affiancò a Santana e sospirò “A dire la verità, non credevo che passasse, anche se aveva detto che forse avrebbe fatto un salto”
“Puck mi deve cinquanta dollari” mormorò invece soddisfatta la ragazza “La Berry non si sarebbe persa un’occasione per farsi vedere”
“Santana, smettila” la rimproverò dandole una leggera gomitata “E’ venuta per fare le congratulazioni a Tina…”
“E per far vedere che la splendida Rachel Berry ogni tanto scende dal palcoscenico in cui vive” Si beccò un’altra gomitata “Riprovaci e giuro che sostituisco le tue amate creme con la maionese. L’ho fatto una volta e non ho paura a rifarlo!”
Kurt alzò gli occhi al cielo: come aveva fatto a vivere con la figlia illegittima del Diavolo per tutto quel tempo? Ah già, un terzo dell’affitto e cibo messicano fatto in casa.
Rachel abbracciò Tina che le era venuta incontro mentre Jessie St. James stringeva la mano di Mike per congratularsi. Nonostante i vari screzi tra quei due, Rachel e Jessie si erano trovati di nuovo a New York, dove una coppia di talento come la loro avrebbe potuto benissimo brillare senza che l’una dovesse vivere all’ombra dell’altro e avevano riscoperto il loro amore. Finn avrebbe sempre avuto un piccolo spazio nel suo cuore, ma Jessie era la sua metà perfetta, l’unico forse a capire quanto gli applausi ed il palcoscenico fossero per lei quasi vitali. Il suo sogno di calcare le scene dei grandi teatri di Broadway si era di certo avverato, ma per la strada aveva fatto molti sacrifici e tante rinunce.
Chiacchierarono per qualche minuto con i neo sposini che furono richiamati dal fotografo per fare alcuni scatti sulla pista da ballo.
Rachel e Jessie li salutarono dopo di che la ragazza guardò nella loro direzione e li salutò con un sorriso.
Non potevano definirsi proprio amici, non come una volta almeno. Certo, c’erano cartoline di Natale, Ringraziamento e compleanni, ma molte cose erano cambiate. Loro stessi erano cambiati.
Rachel si avvicinò a loro “Ehi ragazzi”
“Berry, non credevamo che tu e il figlio segreto di Shuester sareste venuti” commentò sarcastica Santana per poi guardare verso il bar “Ho bisogno di un drink”
E semplicemente si volatilizzò via, preferendo un buon cocktail a qualche conversazione di circostanza.
Kurt la maledì mentalmente per averli lasciati in quel modo: perché aveva anche solo pensato che fosse utile?
“Sempre la solita Santana, eh?” iniziò a dire l’altra ragazza “Non è cambiata molto”
“Direi proprio di no” sospirò Kurt “Allora, come va?”
“Molto bene” rispose entusiasta “Mi sto preparando per un nuovo spettacolo e io e Jessie andiamo d’amore e d’accordo. O almeno il più delle volte” ridacchiò leggermente “Te invece?”
Kurt non fece in tempo a rispondere che una disperata Christie gli saltò sulla pancia.
“KURT!HO PERSO UNA SCARPA!”
“Cosa?” chiese il ragazzo sorpreso prendendola in braccio “Come hai fatto?”
“Stava ballando e ad un certo punto non l’aveva più!” rispose Mercedes al suo posto avvicinandosi al gruppetto con Brittany e Sam.
“E’ stato il mostro delle scarpe! DI NUOVO!” urlò la bionda serissima “Il mese scorso mi ha rubato uno stivale!”
Santana li raggiunse “Brittany, amore, l’avevi lasciato nell’armadio!”
“No, li ha nascosti lui!”
“E’ COME IL MOSTRO DEI CALZINI!” gridò spaventata la bambina “ZIO JEFF LO DICE SEMPRE!”
“Mostro dei…Christie, non esiste un mostro dei calzini” la rassicurò Kurt “Neanche delle scarpe”
“Kurtie, ho perso 23 paia di scarpe, sono esperta di queste cose! Mi serve solo un retino e cera per scarpe e lo catturerò!”
“Christie, tesoro, cerchiamo di pensare insieme, ok? Cosa hai fatto con la scarpa prima che sparisse?”
La bambina ci pensò “Me la sono tolta!”
“E perché?”
“Perché la calza pizzicava!”
“La calza pizzicava?”
“La calza pizzicava sotto al piede e ho tolto la scarpa”
“E dove hai messo la scarpa?”
“E’ scomparsa!”
“Il mostro delle scarpe!
“Chi è scomparsa?” si intromise Blaine incuriosito da quel caos “Perché Christie ha una scarpa sola?”
“IL MOSTRO DELLE SCARPE DADDY!”
“QUALCUNO MI TROVI DELLA CERA PER SCARPE!”
“Christie, di nuovo?!? Quante volte ti ho detto di non toglierti le scarpe!”
“Aspetta è già successo?”
“MA LE CALZE PIZZICANO!”
“Questa è colpa del mostro dei calzini!”
“Britt…lasciamo perdere”
“Amore, zio Jeff ti stava facendo uno scherzo! Non esistono i mostri”
“Blainers, esistono eccome! Ho incontrato il mostro del formaggio! Era pallido come un fantasma!”
“Tesoro, era Porcellana con un accappatoio e la crema per il viso. Te l’ho detto cento volte!”
“Ehhhhh, perché dobbiamo parlare di nuovo di quella volta?”
“Sentite, fantasma formaggino o no…”
“MOSTRO DEL FORMAGGIO?!? MA IO AMO IL FORMAGGIO!”
“…dobbiamo trovare la sc…”
“HO TROVATO LA SCARPA!” L’urlò vittorioso di Sam interruppe quella conversazione così bizzarra, dando fine anche all’agognato mistero della scarpetta scomparsa.
“Finalmente” sospirò soddisfatto Kurt mentre Blaine rimetteva la scarpa alla figlia “Cenerentola può finalmente tornare al ballo”
Christie sorrise soddisfatta,scese dalle braccia del ragazzo e tornò sulla pista insieme a tutti gli altri, lasciandolo solo con Blaine e Rachel.
“Un giorno mi spiegherai la storia del mostro del formaggio?” chiese il moro semi-divertito.
“Solo se mi spieghi l’avversione di tua figlia per le scarpe” ribatté l’altro per poi indicare Rachel “Rachel questo è il mio ragazzo Blaine. Blaine questa è Rachel”
Blaine le strinse la mano “E’ un piacere conoscerti”
“Anche per me” rispose con cipiglio incuriosito “Quella bambina è tua figlia?”
“La piccola Cenerentola? Sì, il suo nome è Christie”
“Oh, è davvero adorabile”
Un imbarazzante silenzio scese tra i tre, interrotto fortunatamente dall’arrivo di Jessie.
“Rachel,cara, dobbiamo andare” la avvertì “Ci stanno aspettando”
La ragazza annuì “Scusate, purtroppo ci siamo potuti fermare solo pochi minuti”
“La vita di una star di Broadway” aggiunse Jessie fin troppo fieramente.
“Già…E’ stato un piacere conoscerti Blaine”
Blaine le sorrise “Anche per me”
“Ci vediamo Kurt”
“Ci vediamo Rachel” si salutarono con un solo cenno di mano prima che la coppia facesse di nuovo le congratulazioni agli sposi e se ne andasse via.
“Non mi hai mai parlato di questa Rachel”  notò Blaine incuriosito.
“Perché non ti ho mai parlato della storia della NYADA in dettaglio” Kurt sospirò “Diciamo non è proprio una storia felice”
Blaine notò il suo disagio e lo baciò teneramente “Allora ne parleremo quando sarai pronto. Non voglio farti rovinare la festa e poi…” Indicò l’allestimento dei dessert “Ho saputo da fonti certe che ci saranno degli assaggi di cheesecake e so quanto la cheesecake ti tiri su di morale”
La risata di Kurt fu un chiaro segno che il suo piano per distrarlo aveva funzionato alla grande.
“Tesoro, la cheesecake non è l’unica cosa che mi mette di buon’umore” ammise accarezzandogli una guancia e avvicinandosi sempre più alle labbra del moro “C’è anche la mousse al cioccolato”
Stampò un casto bacio sulle labbra di Blaine prima di andarsene e lasciare un fidanzato leggermente sconvolto.

Si era ormai fatto tardi, ma la festa non  accingeva a finire, anzi c’era chi ancora rubava qualcosa dal buffet e chi continuava a scatenarsi sulla pista da ballo.
Per Christie invece poteva benissimo finire lì: infatti la piccola se ne stava comoda tra le braccia di Kurt, la testa affondata nel suo petto e gli occhi che si chiudevano da soli.
Il ragazzo la guardò intenerita e le lasciò un bacio tra i capelli “Credo che per qualcuno sia il momento di andare”
Mercedes e Quinn si sciolsero a quella vista “Aww, è così carina anche da addormentata”
“Ragazze, per voi era carina quando ballava, quando mangiava e perfino quando ha perso una scarpa e non sapeva dove fosse”
“Andiamo, è una specie di bambola vivente” si giustificò Quinn “E poi dovevi vedere Puck con i gemelli appena nati: perfino al primo cambio di pannolino si è emozionato”
Tutti e tre scoppiarono a ridere e Kurt si alzò, facendo attenzione a non svegliare Christie “Vado a cercare Blaine per andarcene”
Mercedes annuì anche se un po’ delusa “Mi dispiace che te ne devi andare via così presto”
“Le gioie e i doveri di essere un genitore!” sentenziò l’altra ragazza bevendo un sorso di vino “E’ in questi momenti che adoro avere una suocera”
Kurt ridacchiò leggermente e le salutò per andare alla ricerca di Blaine, che non durò poi tanto visto che il suo ragazzo gli venne incontro un secondo dopo.
“Mi stavo giusto chiedendo quando la principessina qui si sarebbe addormentata” sussurrò il moro accarezzandole i capelli.
“Non più di cinque minuti fa, mentre tu e Sam stavate finendo di cantare la terza canzone di fila” lo punzecchiò divertito Kurt, in realtà felice che Blaine stesse legando con i suoi amici. E poi sentirlo cantare era sempre un  piacere per le sue orecchie.
“Shhh, sei solo geloso che non ti ho ancora dedicato una serenata” ribatté Blaine con un ghigno.
“Beh, sarà per la prossima volta. Ora sarebbe meglio andare a casa e mettere Christie a letto”
“Oh, non c’è bisogno di andare a casa” lo rassicurò Blaine prendendo la figlia tra le braccia, rendendo Kurt leggermente confuso.
“Tesoro, c’è una grande confusione e…”
“Avevo pensato che avremmo fatto tardi, così ho chiesto a Sebastian e Thad di venire a prenderla” spiegò Blaine “Dovrebbero essere qui a momenti”
Kurt si morse il labbro un po’ indeciso: da una parte voleva davvero rimanere, dall’altra si sentiva terribilmente in  colpa per Christie.
“Davvero, non è un problema tornare a casa”insistette “Possiamo rubare un po’ di dolci e tartine e guardare di nuovo The Notebook, facendo a gara per chi resiste di più senza piangere”
Blaine ridacchiò e lo baciò velocemente “Fidati di me, non è un problema” sussurrò “E poi così avremmo tutta la notte, no?”
“Tutta la notte? Sicuro di reggere il ritmo?” lo stuzzicò il fidanzato un po’ troppo maliziosamente.
“Ehi, sei tu quello che voleva tornare a casa, non io” Si sistemò meglio Christie tra le braccia “Vado a vedere se sono arrivati quei due, poi prenoto un ballo con un affascinante uomo in smoking”
“Uhm, chissà se sarai così fortunato da ottenerlo”
“Tranquillo, Sam mi ha già detto di sì”
Kurt fece una finta faccia scandalizzata “Blaine Devon Anderson, adesso ti metti a fare il rubacuori?”
Blaine si avvicinò a lui fino a quasi sfiorargli le labbra “Nah…E poi il mio cuore lo ha già rubato qualcun altro” Baciò rapidamente una delle guance già rosse del suo fidanzato e sgattaiolò via con un sorriso che fece tremare le ginocchia di Kurt.
Quel ragazzo sarebbe stato la sua morte.

“Sebastian, non toccare quelle tartine!”
“Ma ho fame!”
“Ti sei mangiato una pizza gigante ai peperoni e la metà avanzata della mia ai quattro formaggi e hai ancora il coraggio di avere fame?”
Sebastian sbuffò e rubò comunque una delle tartine  “Andiamo, sono pieni di queste cose, che a dire la verità non sono cosi buone”
“Prova a farti sentire dalla sposa o, peggio, da Kurt e ti strozzeranno con una di quelle tartine”  la voce  semiseria di Blaine  interruppe quel piccolo battibecco e Sebastian prese subito tra le braccia la piccola Christie, che lo guardò leggermente accigliata.
“Zio Seb, ho perso una scarpa”
Il ragazzo ridacchiò e le baciò la fronte “Allora da oggi in poi ti chiamerò Cenerentola”
“Ok” mormorò la bambina riaddormentandosi subito.
Blaine sorrise e poi si rivolse ai due “Tutto pronto?”
“Tutto pronto!” rispose Thad con entusiasmo “Nonostante QUALCUNO continuasse a ripetere di quanto fosse sdolcinata la cosa, abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli”
“E continuo ancora  a pensare che sia una cosa sdolcinata” ribatté l’altro con uno sbuffo.
“Disse  il ragazzo che organizzò un picnic sotto le stelle per chiedere al suo attuale fidanzato di andare a vivere insieme” gongolò Thad facendolo zittire completamente per poi baciare quel broncio adorabile “Andiamo, è stato romantico”
“E’ meglio andare prima che Cenerentola si svegli” si sbrigò a dire Seb per evitare il discorso “Anderson, poi voglio i dettagli, evita però quelli smielati”
Blaine roteò gli occhi, ma evitò di rispondergli “Comunque, se succede qualcosa…”
“Ti chiamiamo”
“E domani…”
“Passi a prendere Christie nel pomeriggio e rimani a cena. Oh, ovviamente puoi invitare anche Kurt” Thad posò le mani sulle sue spalle “Non preoccuparti di niente e goditi la serata. Noi penseremo a Christie ed eviteremo di farti chiamare alle otto di mattina, vero Sebastian?”
“Vorrei vedere te a farti minacciare da una bambina” borbottò il fidanzato sistemandosi meglio la bambina in grembo.
Blaine ridacchiò e li guardò riconoscente “Grazie di tutto ragazzi”
“Te lo meriti, amico” rispose Thad con un sorriso “Ora torna lì dentro e divertiti”
“E Anderson” lo chiamò Sebastian “Goditi il frutto della passione!”
Blaine si accigliò,non capendo cosa intendesse dire mentre Thad diede uno schiaffo alla testa del suo fidanzato.
Nonostante tutti quegli anni, certe volte ancora non riusciva a capirli.

Tornò in sala, dove il DJ aveva decisamente rallentato il ritmo e tutte le coppie, giovani e non, si stavano unendo sulla pista da ballo insieme agli sposi, pronti a ballare un lento come da tradizione matrimoniale.
Sentì una mano poggiarsi sulla schiena e una voce così calda e dolce sussurrargli nell’orecchio “Allora signor Anderson, posso avere questo ballo?”
“Se lo chiede in questo modo, signor Hummel”
Kurt lo spinse leggermente verso la pista e posò le mani sulle spalle di Blaine e quest’ultimo gli cinse la vita con le braccia mentre le note di “The first time ever I saw your face” iniziarono a risuonare nella sala.
“Hai organizzato un matrimonio perfetto” mormorò Blaine “Tutto è andato alla perfezione”
“Dopo mesi e mesi di preparazioni e suicidi/omicidi della sposa, direi che era il minimo” ridacchiò l’altro “Ma sono felice che sia andato tutto per il meglio. Tina non è mai stata così felice. Forse avrei dovuto fare il wedding planner”
“Ed avere a che fare con spose isteriche tutti i giorni?”
“Modelle viziate o spose isteriche, non saprei decidere cosa è peggio”
Blaine ridacchiò e lo strinse ancora di più “Hai sopportato Tina perché le vuoi bene e perché volevi vederla felice. Le cose fatte con amore sono sempre le più speciali”
“Non posso che essere d’accordo” Gli sfiorò una guancia con il naso “Mmh a proposito, tutto a posto con Christie? Non ha fatto storie?”
“No, ha continuato a dormire per tutto il tempo”
“Mmh, tutti continuano a ripetermi quanto sia adorabile”
“Una dote di famiglia” sostenette il moro con convinzione “Come i famosi occhi da cucciolo”
“Non ricordami quegli occhi da cucciolo: ho dovuto comprare tre cerchietti e due braccialetti per farla smettere”
Ridacchiarono entrambi prima di cadere in un silenzio confortevole: Kurt avrebbe voluto vivere per sempre tra le forti braccia di Blaine, dove si sentiva in Paradiso, immerso nell’inebriante profumo della sua colonia; era tutto semplicemente perfetto.
E Blaine non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse fortunato ad avere tra le braccia Kurt: era come se avesse il suo pezzo mancante, quel grande amore che cercava da tutta una vita.
Rallentò leggermente il ritmo e si voltò verso il suo ragazzo, fissandolo dritto negli occhi.
“Ti amo” disse semplicemente e con convinzione, abbellito da un sorriso luminoso.
Kurt lo guardò stupito prima di sciogliersi in quegli occhi dorati “Ti amo anch’io”
Non c’era stata nessuna dichiarazione chilometrica o confessione stucchevole, era stato un semplice e spontaneo “Ti amo”, ma che valeva più di mille e mille parole, di metafore e versi poetici.
Perché non ne aveva bisogno quando nei loro occhi potevano benissimo percepire il grande amore che provavano.
Era il loro “Ti amo” perfetto, suggellato da un bacio dolce come il miele.
Continuarono a ballare per dieci, venti, trenta minuti che presto si trasformarono in un’ora, in due, fino a quando gli sposi non salutarono tutti gli invitati per la loro prima e attesa notte di nozze e tutti gli ospiti, chi un po’ brillo e chi no, se ne andarono soddisfatti della magnifica serata.
Sul taxi per ritornare a casa, Kurt appoggiò la testa sulla spalla di Blaine con un sorriso soddisfatto.
“Una serata perfetta” mormorò, ubriaco d’amore più che di alcool.
“Mmh” Blaine gli lasciò un bacio sui capelli “E non è ancora finita”
Il cipiglio del suo fidanzato non gli sfuggì di certo “Cosa intendi?”
“Devi essere paziente, signor Hummel”
“Io non sono paziente e lo sai”
“E come ti rispondo sempre?”
“Che la pazienza è la virtù dei forti?”
“Esatto amore mio” Baciò l’adorabile broncio dell’altro “Siamo quasi arrivati a casa mia, non puoi aspettare?”
Kurt sbuffò “Le cose che faccio per te, Anderson”

“Hai gli occhi chiusi?”
“Per la decima volta, sì Blaine”
“Ok, allora al mio tre…”
“Li apro. Tesoro, ho capito”
“Lo so, sono solo un po’ nervoso”
“Se avessi gli occhi aperti, ti bacerei e direi quanto sei adorabile”
Blaine ridacchiò e aprì la porta di casa, trascinando per mano il suo fidanzato.
“Uno, due eeeee tre”
Kurt aprì gli occhi e non poté fare a meno di rimanere stupito: l’appartamento di Blaine era pieno di piccole candele elettrice, di cui due file erano state poste come a formare una strada verso una particolare direzione.
“Allora, amore mio…” lo richiamò Blaine offrendogli una rosa “Vorrebbe farmi l’onore di seguirmi”
“Come potrei mai rifiutare un invito del genere” Prese la rosa con una mano mentre l’altra afferrò quella invitante di Blaine che li condusse con un pizzico di ansia nella camera da letto.
Se il corridoio lo aveva stupito, la camera da letto lasciò Kurt senza parole: c’erano altre candele sparse sui mobili insieme a svariati petali di rosa, mentre sul comodino vicino a letto troneggiava un secchio di ghiaccio con una bottiglia di champagne e due flùte accanto.
“Allora… ne valeva la pena?” chiese Blaine cercando di essere più divertito che nervoso.
Kurt non rispose, semplicemente si girò verso di lui e lo baciò, mettendo tutto l’amore che provava in quell’unico gesto.
Era quello il momento perfetto e Blaine lo aveva organizzato per lui, anzi per loro.
Le giacche caddero velocemente sul pavimento, seguite dalle cravatte e dalle scarpe, finché Kurt non si sdraiò sul letto trascinando il suo fidanzato con lui.
Si staccò leggermente dalle labbra dell’altro che lentamente iniziò a baciare il collo pallido, sbottonando i bottoni della camicia poco alla volta.
“Uh, lenzuola di seta eh?” scherzò Kurt non trattenendo un gemito di piacere “Un uomo può anche abituarsi”
Blaine ghignò e si avvicinò al suo orecchio “Per questo e altro” Baciò un punto indefinito sotto il lobo per poi guardarlo dritto negli occhi “So che ne abbiamo parlato e, credimi, lo voglio davvero, ma voglio sapere se anche tu lo vuoi…Insomma non voglio che facciamo qualcosa che non vuoi e…”
Kurt lo baciò divertito “Blaine, te l’ho detto che sei adorabile quando sei nervoso?” disse facendolo arrossire vivamente mentre gli accarezzava una guancia “Lo voglio come lo vuoi tu. Ti amo”
“Ti amo anch’io”
Quando anche l’ultimo indumento andò a fare compagnia a tutti gli altri sul pavimento, non poterono far altro che accarezzare e baciare ogni singola parte del corpo, come a voler memorizzare per sempre quel momento, a sussurrarsi “ti amo” ogni volta che i loro occhi si incontravano.
Quella notte si amarono, si amarono come se fosse davvero la loro prima volta, si amarono a modo loro, lento e dolce e passionale.
Kurt ormai non poteva più vivere senza la sensazione dei baci e dei tocchi di Blaine, dei brividi che provocava ogni “ti amo” sussurrato.
Blaine non poteva più vivere senza il calore del corpo di Kurt, del delicato tocco delle sue dita e dei suoi occhi azzurri che lo fissavano con così tanto amore da fargli quasi scoppiare il cuore.
Ed entrambi erano certi di non riuscire più a vivere senza sentire il battito del cuore l’uno dell’altro.

Blaine fu svegliata dal profumo di pancakes e caffé: forse stava ancora sognando?
Si rigirò nel letto, cercando con le braccia il suo Kurt, ma trovò soltanto un cuscino e un lenzuolo freddo.
Si alzò sui gomiti, ancora leggermente addormentato “Kurt?” biascicò con uno sbadiglio “Kurt?”
“Ehi dormiglione, ti sei svegliato giusto in tempo” la voce squillante del suo ragazzo lo svegliò completamente “Ho preparato qualcosa per colazione” Posò un vassoio pieno di leccornie e due fumanti tazze di caffè sul letto, offrendone una a Blaine che intanto si era messo a sedere.
“Bacio?”
Kurt roteò gli occhi ma obbedì più che volentieri “Dormito bene?”
“Mai dormito meglio” sorseggiò un po’ di caffè “Non dovevi disturbati a fare la colazione”
“L’ho fatto volentieri” Tagliò un pezzo di pancake e glielo offrì “E poi questa è la ricetta speciale e segreta di Carole”
Prese volentieri il boccone e lo assaporò con gusto “Ok, devi darmi assolutamente la ricetta”
“Devi convincere Carole, non me” ridacchiò Kurt addentando un toast “E’ la sua ricetta”
“Sperando che non sia come Bella: lei ha un ingrediente segreto per tutto, perfino per il tiramisù” ingoiò un altro paio di bocconi “Potrei usare Christie come arma per convincerla”
Kurt scoppiò a ridere “Useresti davvero tua figlia?”
“In guerra, amore e cucina tutto è lecito!”
“Tu sei pazzo” lo prese in giro l’altro prima di farsi serio “A questo proposito, c’è una cosa di cui dovrei parlati”
Blaine si accigliò ma annuì “Sai che puoi dirmi tutto”
Kurt prese un respiro profondo “So che a Natale tu e Christie rimarrete qui a New York per poi raggiungere tua madre in Ohio prima di Capodanno, ma io avrei un’altra idea” Aspettò un cenno di Blaine che non tardò ad arrivare “Perché tu e Christie… non venite a trascorrere il Natale con me e la mia famiglia?”

Note d'autrice:
Lo so, avete tutto il diritto di non leggere, di tirarmi i capelli e i pomodori, ma questo capitolo è stato un parto: riscritto cento volte, word che mi cancella dei pezzi e Laboratorio e Chimica che portano via tanto tempo. Vi chiedo scusa sul serio, cercherò in futuro di non fare ritardi del genere (so che già l'ho promesso, ma farò del mio meglio!) Scusate, scusate, scusate.
Ma veniamo al capitolo: ben tornate vecchie "New Direction"! Allora ve le aspettavate queste coppie? A parte qualche OC, sono tutte le coppie che vorrei dentro Glee, ma Ryan è Ryan, vecchio cappellaio pazzo! Ora una piccola parentesi Finchel/Rachel: ammetto che il personaggio di Rachel se non nella prima stagione non mi ha mai fatto impazzire, quindi ho evitato fino ad ora di scrivere del suo personaggio perché sinceramente non avrei potuto scriverlo adeguatamente o senza essere di parte. Ma so che lei è fatta per stare sul palco e lì l'ho fatta stare; ma Jessie? Diciamo che io ho sempre visto Finn non adatto alla vita di New York e dei ricchi e famosi, ma piuttosto come un bravo insegnante e un padre, mentre Rachel non è fatta per stare dietro le quinte, le servono gli applausi per vivere e Jessie è come lei, capisce questo suo bisogno. Così ho fatto scelto di separarli e fargli vivere comunque delle ottime vite perché, antipatia o simpatia, sai che è adatto per il personaggio. Nei prossimi capitoli spiegherò anche l'allontamento dell'Hummelberry, ma vi assicuro che non c'è nessun risentimento o altro, promesso!
Bene, parentesi lunga a parte, abbiamo Santana e Mercedes versione mamme chioccie (pensavate che solo Seb poteva permettersi di minacciare?), un mistero della scarpetta risolto, un "ti amo" improvvisato e la mia prima scena d'amore vera e propria: lasciatemi dire che se non vi piace, vi capirò a pieno!
E cosa risponderà Blaine alla domanda di Kurt?
Su, non sono così cattiva! Preparate le valigie e i maglioni, signori, l'aereo della Bella Notte sta per atterare in Ohio!
Ora comunicazioni di servizio: finalmente l'autrice ritardataria ha una pagina!


https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928?ref=hl

Ebbene sì, qui potrete venire ad insultarmi, maledirmi, picchiarmi, ma soprattuto verrete avvertite degli aggiornamenti (che saranno più veloci), piccoli spoiler e tanto altro: quindi vi aspetto ;)
Detto questo, il 25 aprile sarà il mio compleanno e prometto che come regalo aggiornerò :) Non ci credete? Fate bene, ma questa volta potete fidarvi!
Grazie a Elena e Michela per essere delle beta (e amiche) così pazienti, brave e speciali!
Un grazie a Vale, che mi ha aiutato a scegliere la canzone del matrimonio, e Clari, la mia piccola compagnia di bipolarismo <3
E grazie a tutti voi che leggete, recensite e inserite la storia tra preferiti/seguiti/ricordati: siete voi a darmi la forza e il coraggio per scrivere <3
Al prossimo capitolo!
Baci e sorrisi
Frankie

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


Capitolo Quattordici
 

"A tavola perdonerei chiunque, anche i miei parenti." 
(O. Wilde)


Blaine Anderson non era nervoso, no di certo. Era il ritratto della calma, un uomo che manteneva i nervi saldi e non si scomponeva.
Ok, era una grande cavolata.
In realtà era quasi isterico dal nervoso, ma cercava di non darlo a vedere né a Kurt né a Christie e soprattutto di evitare grandi scenate nel bel mezzo dell’aeroporto di Columbus.
“Tesoro tutto bene?” la voce di Kurt lo risvegliò dai suoi pensieri “Sembri un tantino agitato”
Blaine scosse la testa “Sto benissimo, amore. Mai stato meglio! Oh, sono arrivati i nostri bagagli!”
Si asciugò le mani sui jeans prima di prendere le tre valigie e poter finalmente uscire dall’aeroporto.
Christie prese il suo mini trolley con la faccia di Minnie sopra e prese la mano di Kurt “Kurt, la tua mamma e il tuo papà sono simpatici?”
Kurt annuì “Carole è molto dolce e sa preparare tante cose buone e il mio papà… beh, con lui avrai un amico per tutta la vita”
“Oh, non vedo l’ora di vederli!” 
Bene, almeno sua figlia non era nervosa quanto lui.
“Blaine, sei sicuro di stare bene?” chiese di nuovo Kurt “Sei pallido come un fantasma”
“Sono solo un po’ nervoso” ammise finalmente.
“Amore, tua madre e io ci siamo conosciuti mentre ero a letto, in pigiama e giocavo con Christie. E lei non sapeva quasi niente di me”
“Ancora ti chiedo scusa per quello”
“Vedrai che papà e Carole ti adoreranno” lo rassicurò Kurt con un bacio sulla guancia “O meglio, Carole sicuramente ti adorerà, mentre mio padre cercherà di farti una specie di Inquisizione Spagnola”
Blaine tentò di ridacchiare, ma con scarso successo. Quegli scherzi non aiutavano per niente.
Aveva accettato volentieri e alla svelta l’invito di Kurt per poi andare fuori di testa neanche un’ora dopo, quando Kurt lo lasciò con un ultimo bacio prima di fare la doccia.
Quindi aveva chiesto aiuto all’unico uomo che sapeva poterlo aiutare, l’uomo che riteneva il primo incontro con i genitori del fidanzato una specie di inspiegabile e malsana tortura.

“Sebastian, Kurt mi ha chiesto di andare con lui a Lima e di incontrare i suoi genitori”
Sebastian alzò la testa dalla rivista che stava leggendo “Congratulazioni”
“Congratulazioni? CONGRATULAZIONI? STO ANDANDO FUORI DI TESTA!” Blaine iniziò a girovagare per il salone “Non che non sia felice di incontrarli, anzi so che è un grande passo, ma sono nervoso! E se dovessero odiare me o Christie? Se pensassero che Kurt meriti di più e lo convincessero a lasciarmi?”
L’altro ragazzo sospirò e si sistemò meglio gli occhiali “Hobbit, stammi a sentire: è statisticamente impossibile odiare Christie, quindi un problema in meno. Tu invece evita di parlare sempre di farfallini e Katy Perry e stai a posto. Terzo: Kurt non ti ha lasciato quando ha saputo che avevi una figlia, scoperto la tua collezione di papillon e la tua fissa per il gel e conosciuto quell’idiota allampanato di Sterling. Andrà tutto bene, basta seguire alcuni piccoli accorgimenti”
Blaine si accigliò e Sebastian lo fece sedere “Primo: continua a fare il gentiluomo stile Vecchia Inghilterra, le madri lo adorano. Non cercare mai di mentire, hanno una specie di radar per le bugie: puoi omettere la verità, ma MAI mentire. Il problema sarà sicuramente suo padre che inizierà a farti l’interrogatorio di terzo grado, ma se sono sopravvissuto io con Miguel, stai certo che sopravvivrai anche tu. E ultima ed essenziale regola: non farti mai beccare a fare sesso. Per quanto sia eccitante farlo nella casa dei suoi genitori, è imbarazzante e non riuscirai a guardarli in faccia per giorni”
“Seb, sono stato adolescente anch’io…”
“Vuoi dire che al liceo non eri un essere asessuale?”
“Cos… Ok, lasciamo perdere. Altro?”
“Sii semplicemente te stesso e andrà tutto bene”
Aveva davvero chiesto aiuto a uno del genere? Era veramente disperato. Molto disperato.
Sospirò e appoggiò la testa sulla mano “Voi due quando partite per Westerville?”
“Il 21 perché è il compleanno di Teresa: 17 anni di pure genialità, a mio parere”
“Solo perché è stata una scusa perfetta per farci rimanere a casa da soli mentre i miei non c’erano” specificò Thad appena rientrato dalla spesa, intento a portare dentro tutte le buste “Comunque le ho preso quella borsa per cui sta pregando da mesi”
“Le migliori sessioni di baby sitting di tutta la mia vita” sospirò sognante Seb “Bei tempi”
Il suo fidanzato roteò gli occhi e si voltò verso di lui per rispondergli, ma rimanendo senza parole alla sola vista di Sebastian, che aveva il suo solito ghigno consapevole.
Quel fottuto bastardo.
“Uhm… Blaine, non per essere scortese, ma ne avete ancora per molto?”
“No, abbiamo finito” rispose l’altro confuso.
“Va bene, allora io ti aspetto di là Seb” si avvicinò al ragazzo e lo baciò leggermente “Muoviti” gli sussurrò a bassa voce prima di defilarsi in camera.
Blaine guardò prima lui e poi Sebastian “Oso chiedere cosa sta succedendo?”
Seb si alzò dalla poltrona e posò una mano sulla sua spalla “Thaddy ha una fissa con gli occhiali. O meglio, hai una fissa per me con gli occhiali. Credo abbia un fetish per gli intellettuali occhialuti” si strinse nelle spalle e indicò la porta “L’uscita la conosci e ti conviene andartene tra dieci secondi se non vuoi che la tua innocenza sia di nuovo violata”
“Fatti degli amici dicevano” borbottò Blaine uscendo “Saranno gentili con te, dicevano”

 

La prossima volta avrebbe chiesto aiuto a Jeff, almeno lui gli avrebbe offerto un caffè.
Si affiancò a Christie e Kurt e insieme uscirono dal ritiro bagagli per dirigersi verso l’uscita dove li aspettava Finn, che si era gentilmente proposto di andarli a prendere.
“Ehi ragazzi!” il ragazzone gli andò incontro aiutandoli con le valigie, non prima che Christie lo abbracciasse, o almeno ci provasse “Ehi principessa!” ridacchiò scompigliandole i capelli “Come è andato il volo?”
“Siamo passati in mezzo alle nuvole!” esclamò la bambina felice “E la hostess mi ha regalato una barretta di cioccolato e un pacchetto di noccioline!”
“Wow, un bel tesoro eh!” si rivolse ai due ragazzi “Regali a parte, è stato un volo tranquillo? Qui ha appena iniziato a nevicare”
Kurt annuì “Per fortuna niente turbolenze o atterraggi di emergenza. Come sta Amanda?”
“Come una donna appena entrata nell’ottavo mese: sdraiata sul divano a leggere libri di bambini o su nomi di bambini o attività ricreatrici per bambini” scherzò l’altro con una risata “Una domanda: perché Blaine sembra che stia sul punto di vomitare? Soffre il mal d’aria?”
“No, semplicemente si preoccupa troppo” rispose Kurt al suo posto mentre gli prendeva la mano “Blaine, tesoro, adesso cerchi di stare calmo, va bene?”
Il moro annuì “Mi spiace di essere così nervoso” mormorò colpevole.
Kurt lo baciò leggermente “Te l’ho detto che ti trovo adorabile quando sei nervoso?”
“Ehi piccioncini, vogliamo muoverci? La mamma sta facendo pollo per cena!”

Il viaggio fu particolarmente tranquillo: Christie, seduta su un seggiolino gentilmente offerto da Quinn e Puck, canticchiava qualche canzoncina, mentre Kurt e Finn si raccontavano le ultime cose successe. Blaine in particolare fu silenzioso per tutto il viaggio, guardando insistentemente fuori dal finestrino, come se il paesaggio dell'autostrada fosse particolarmente panoramico.
Kurt fu così magnanimo da non dirgli niente, ma quando i loro sguardi si incrociavano nello specchietto gli dava un sorriso incoraggiante, forse l'unica cosa che manteneva il moro stranamente calmo.
Finalmente la macchina parcheggiò nel vialetto degli Hudmel, dove Carole li aspettava alla finestra e subito gli venne incontro non appena scesi dall’auto.
"Carole!" la salutò il figliastro abbracciandola forte "Mi sei mancata! Ma vedo che sei in forma come al solito"
"Tesoro, mi sei mancato anche tu!" gli baciò una guancia "Anche se sembri sempre più magro ogni volta che ti vedo"
"Giuro che sono ingrassato almeno di mezzo chilo!" ridacchiò prima di girarsi verso i suoi ospiti "Carole, vorrei presentarti ufficialmente Blaine e sua figlia Christie. Ragazzi, lei è Carole"
"È un piacere signora Hummel" si presentò cordialmente Blaine tendendole una mano "Kurt mi ha parlato meravigliosamente di lei"
Carole gli strinse la mano per poi abbracciarlo "Chiamami semplicemente Carole, caro. Niente formalismi! È bello conoscere il ragazzo che sta facendo felice mio figlio" disse facendo arrossire Blaine "Gentile e anche carino: Kurt, hai scelto bene!"
"Carole!"
La matrigna lo ignorò e guardò verso la bambina "Ciao principessa! Ma sei ancora più carina di quanto mi hanno raccontato!"
Christie si nascose dietro la gamba di Kurt e sorrise timidamente "Grazie, signora"
"Niente signora, solo Carole, ok?"
La bambina annuì "Io sono Christie!"
"Christie? Ma che bel nome!" le offrì una mano "Dentro c'è cioccolata calda e biscotti. Hai fame?"
"Yum, siiii!" prese la mano della donna tutta contenta "Tanta fame!"
Carole ridacchiò e si rivolse a Finn "Tesoro, aiuta i ragazzi a portare le valigie in casa e poi venite tutti in cucina: un po' di cioccolata vi scalderà" 
"Va bene, mamma!" rispose servizievole il ragazzo prendendo un paio di valigie con una facilità estrema.
Kurt sorrise a Blaine che sembrò tornato finalmente di un colore rosato "Cosa ti avevo detto?"
"Sì sì, tu hai ragione e io ho torto, almeno fino ad ora"
"Fino ad ora?"
"Non ho ancora conosciuto tuo padre"

Avevano scoperto che Burt stava finendo di lavorare, così Kurt diede un breve tour della casa e sistemò la valigia di Christie nella stanza degli ospiti e le loro nella sua ex camera.
Ora si trovavano tutti in salotto: Finn e Amanda, appena sveglia da un pisolino, sul divano, Carole sulla sua amata sedia a dondolo con Christie in braccio e Kurt e Blaine su una poltrona dove c’entravano a malapena in due, ma la cosa non gli dispiaceva affatto.
"Mmh cannella!"
"No"
"Cacao amaro!"
"No"
"Noce moscata!"
Carole scosse la testa e ridacchiò "Sicuro di voler indovinare il mio ingrediente segreto? Sarebbe più facile se te lo dicessi"
"Gliel'ho detto anch'io, ma è irremovibile" sbuffò Kurt pizzicando la guancia del suo fidanzato "Dice che un vero cuoco deve sapere riconoscere tutti i sapori"
"E non mi arrenderò! Uhm... Scorza di limone grattugiata!"
Kurt su una cosa aveva ragione: Carole li aveva fatti subito sentire come se fossero di famiglia, non aveva fatto domande indiscrete e lei e Christie avevano subito iniziato a legare, cosa che non stupì di certo nè Kurt nè Blaine, visto che Christie era così socievole.
"Blaine, è inutile che ci provi" insistette Amanda "Sai quante volte ho provato la ricetta prima di arrendermi? Finn non ha voluto più pancake per una settimana " 
Il moro sbuffò e Kurt baciò quel broncio adorabile "Avanti tesoro, non fare il..."
"Mi sembra di riconoscere questa voce!" la voce divertita di Burt Hummel ne annunciò l'atteso arrivo.
"Papà!" Kurt si alzò subito e andò incontro al padre che lo accolse tra le sue braccia.
"Ehi ragazzo, hai finito di crescere? Mi sembri ancora più alto dell'altra volta"
"O forse tu ti sei abbassato: sai stai diventando vecchio"
"Ehi ragazzino un po' di rispetto" gli spettinò i capelli beccandosi uno schiaffo sulla mano "Certe cose non cambiano mai, eh?"
Kurt si strinse le spalle "le abitudini sono dure a morire"
Blaine intanto si era alzato dal divano, asciugandosi le mani leggermente sudate sui jeans, mentre Christie era scesa dalle ginocchia di Carole rifugiandosi dietro le gambe del padre: quell'uomo così grande la spaventava un pochino, ma con Kurt sembrava gentile.
L'uomo salutò con una pacca sulla spalla Finn e accarezzò la pancia di Amanda con un sorriso per poi baciare la moglie teneramente. Infine si rivolse ai due nuovi arrivati: squadrò da capo a piedi Blaine e si soffermò sulla bambina, che lo guardava incuriosita.
Kurt intanto si era avvicinato a Blaine e gli posò una mano dietro alla schiena.
Era arrivato il momento.
Il momento.
Forse fuggire dalla porta con Christie sottobraccio era ancora possibile.
“Papà” iniziò a dire Kurt fieramente “Questo è Blaine, il mio fidanzato, e lei è Christie”
“Piacere di conoscerla signor Hummel” lo salutò il moro, ringraziando mentalmente di non aver balbettato.
Burt lo guardò per un momento prima di accennargli un sorriso “Chiamami Burt, ragazzo. Non mi sento ancora così vecchio”
Blaine deglutì “Va bene Bu-Burt” aveva cantato vittoria troppo presto “È un piacere conoscerla”
“Grazie, ma l’avevi già detto”
“Oh, mi scusi, è che… mi scusi”
“Papà, la smetti di farlo innervosire ancora di più” lo rimproverò Kurt semiserio “E non tirare fuori la storia del fucile”
“Ehi, il fatto che ami pulire il mio fucile in salotto non è una cosa di cui mi vergogno”
Pulire il fucile…. 
Oddio il padre del suo ragazzo aveva un fucile.
Era morto.
“Blaine, tesoro, sta scherzando” lo rassicurò Carole con una risatina “Non ha mai neanche avuto il porto d’armi”
“Ah, tu e Kurt siete dei guastafeste” sbuffò l’uomo fintamente offeso.
Christie guardò la scena in silenzio prima di aprire per la bocca per la prima volta “Io avevo una pistola d’acqua, ma zio Seb l’ha tirata a zio Jeff e l’ha rotta”
La dolce vocina attirò finalmente l’attenzione di Burt che si abbassò per guardarla in faccia “Allora tu sei la piccola Christie”
“Sì!” esclamò seriamente “Salve signor Bubu!”
“Signor Bubu?”
“Christie, è Burt” la corresse Blaine per evitare altre figuracce “Burt, non Bubu”
“Ma signor Bubu è più carino!” mormorò la bambina con un broncio.
Tutti scoppiarono a ridere, ad eccezione di Blaine che non sapeva se tentare la fuga o sotterrarsi.
“Piacere di conoscerla, signorina Christie” Burt le tese la mano che la piccola strinse subito “Puoi chiamarmi tranquillamente signor Bubu”
“E tu puoi chiamarmi Christie!” esclamò la piccola con un sorriso “Mi piace molto il tuo cappello!”
Burt le scompigliò i capelli “Io e te andremo molto d’accordo, principessa” si rimise in piedi e si rivolse alla moglie “Allora, cosa c’è di buono per cena?”

 

Carole ovviamente non si era fatta trovare impreparata, ma aveva cucinato una cena da reali, con primo, secondo e perfino una torta di fragole e panna di cui sia Finn che Blaine fecero volentieri il bis.
“Così Blaine, Kurt ci ha detto che fai il cuoco” iniziò a dire la donna, offrendogli la seconda fetta di dolce.
Il ragazzo annuì “Ho iniziato quasi per caso, ma è un lavoro che amo”
“Hai iniziato per caso?” chiese accigliato Burt “In che senso?”
Blaine ingoiò il boccone prima di parlare “Stavo cercando un lavoro e sono finito a fare il cameriere a “La Bella Notte”. La quarta sera stavo finendo di pulire i tavoli e vidi Max, l’ex assistente chef, uscire, anzi fuggire dalla cucina e Luigi, il mio capo, correre dietro di lui con una padella in mano. Giuro, se non ci fosse stata Bella a fermarlo gliel’avrebbe tirata” ridacchiò leggermente “Avevano scoperto che Max aveva accettato un lavoro da un ristorante lì vicino e che aveva rivelato alcune delle loro ricette, così il mio capo lo licenziò su due piedi. Dopo di che mi chiese se conoscessi qualcuno a cui serviva un lavoro come cuoco e beh, mi offrii. Sapevo di avere poche basi di cucina, per lo più insegnate da mia nonna, ma lui cercava un assistente a cui insegnare e stranamente accettò la mia proposta di fare una prova per un mese, altrimenti sarei tornato a fare il cameriere. Quel mese fu uno dei più lunghi della mia vita, ma anche uno dei più felici: avevo trovato qualcosa che mi aveva appassionato quasi quanto la musica e non mi sembrò più un lavoro, ma un modo per svagarmi, per non pensare per un po’ ai problemi che avevo. Il resto poi è storia: Luigi mi prese con sé e mi insegnò tutti i suoi segreti. Sinceramente credo di essere fortunato ad avere trovato un lavoro che amo”
“Ti capisco, ragazzo” annuì Burt “Se un lavoro viene fatto con passione è come se neanche lo fosse”
“Esattamente, sono d’accordo”
“Ti piacerebbe avere un tuo ristorante?”
Il ragazzo sembrò pensarci su “Per ora sto bene dove sono, con i miei colleghi e tutto. Ma forse in futuro, chissà”
La verità era che quel lavoro era stata una manna dal cielo e in più gli piaceva farlo, ma i suoi sogni erano stati ben altri, ormai chiusi nei cassetti, eppure non si era mai pentito: era per il bene della sua bambina.
Christie sbadigliò e si stropicciò gli occhi stanchi “Ho sonno, Daddy”
Blaine le accarezzò i capelli “Immagino, amore. Andiamo a metterci il pigiama?”
La bambina annuì “Grazie per la cena, Carole e signor Bubu”
“Aww piccola, è stato un piacere” le disse Carole accarezzandole una guancia “Sei davvero stanca, eh?”
Blaine fece per alzarsi, ma Kurt lo fermò subito “Se vuoi ci penso io, tu finisci di mangiare” prese Christie tra le braccia e baciò la guancia del suo ragazzo “Ti aspettiamo per la favola della buonanotte”
“D’accordo” ridacchiò il moro “Cercate di non iniziare senza di me”
“Tranquillo amore: mi serve qualcuno che faccia le voci dei sette nani”
“Giusto, tu sai fare bene solo quella della strega”
Kurt roteò gli occhi facendogli la linguaccia “Mi vendicherò Anderson” si sistemò meglio Christie “Allora principessa, come si dice quando stai per andare a letto?”
“Buona notte a tutti e sogni d’oro!” augurò la piccola “E che il mostro delle scarpe non vi rubi le pantofole”
Finn e Amanda scoppiarono a ridere, ripensando al matrimonio “Grazie Christie. Sogni d’oro anche a te!”
“Buona notte signor Bubu!”
“Notte principessa” 
I due se ne andarono di sopra, seguiti da Finn e Amanda che decisero di tornare anche loro a casa mentre Carole, nonostante l’insistenza di Blaine, finì di lavare da sola i piatti.
Ormai erano rimasti solo Burt e Blaine al tavolo.
Passarono qualche minuto in silenzio prima che l’uomo si decidesse a parlare “Ragazzo, non ho voluto dire niente a cena, ma ci sono alcune cose di cui ti vorrei parlare”
“Ma certo sign.. Volevo dire Burt”
“Sei il primo ragazzo che mio figlio ci fa conoscere. Sono sicuro che abbia frequentato altri ragazzi, non sono così ingenuo, eppure non ha mai portato nessuno qui. Poi arrivi tu, un padre single di 26 anni che sta crescendo sua nipote come fosse la sua stessa figlia”
“Burt…”
“Quando Kurt me l’ha detto, non posso negare di esserne rimasto sorpreso, ma soprattutto ero preoccupato: l’ultima cosa che un padre vorrebbe è vedere suo figlio soffrire”
Blaine annuì comprensivo “La capisco appieno. Christie è sempre il mio primo pensiero”
“Quindi, se lei e Kurt non fossero andati d’accordo, cosa avresti fatto?”
“Allora Kurt non sarebbe stato quello giusto” rispose pensieroso “La felicità di Christie è sempre stata la mia priorità e se lei si fosse sentita a disagio con lui… non credo che saremmo durati neanche una settimana. Christie è qui per rimanere, non è una specie di cagnolino domestico destinato a sparire. La sua felicità e il suo benessere vengono prima di tutto”
“Lo so bene, ragazzo” concordò Burt ripensando all’incidente tra Finn e Kurt “Un padre chiuderebbe la porta alla propria felicità per i propri figli”
“Sono stato fortunato a trovare uno come suo figlio” ammise con fermezza “Kurt ha accettato di darci una possibilità nonostante sapesse che le cose non sarebbero state per niente facili, soprattutto con una bambina di mezzo. Ma lui ha deciso comunque di provare, di non scappare come tutti gli uomini che ho conosciuto, spaventati al solo nominare la parola “figlia”. Ha provato a conoscere Christie e subito quei due sono diventati quasi migliori amici. Mi ha fatto credere di nuovo nell’amore e mi ha fatto innamorare di lui, dei suoi pregi e dei suoi difetti. Lo amo, Burt, lo amo con tutto me stesso, ma so quanto la situazione sia delicata e lo capirei benissimo se ad un certo punto dovesse lasciarmi” quelle parole facevano male, ma andavano dette “Quando mio fratello morì, in un primo momento avrei voluto solo fuggire e lasciarmi tutto alle spalle, eppure non ce la feci: io avevo perso un fratello, ma Christie aveva perso un padre e rimasta senza famiglia. Al di fuori di mia madre e dei miei amici, tutti pensavano che avrei mollato presto, che non sarei stato in grado di crescere una bambina, eppure eccomi qui, cinque anni dopo, con una figlia e un uomo che amo con tutta l’anima. Se avessi lasciato, non avrei avuto il coraggio di rivedere Christie e non avrei mai incontrato Kurt. A volte correre dei rischi è l’unica strada che porta alla felicità”
Burt ammise di essere rimasto più che stupito dalla parole del ragazzo e dalla sua sincerità: era un ragazzo costretto a crescere in fretta per prendersi cura, da solo, di una neonata. Era ammirevole, non lo metteva in dubbio, ma ancora si preoccupava per suo figlio.
“Le prometto, signor Hummel, che farò di tutto per non ferire Kurt, in alcun modo. È un ragazzo meraviglioso e unico che merita solo il meglio per tutto quello che ha passato. Altrimenti, le regalerò io stesso il fucile”
Burt scoppiò a ridere e gli diede una pacchia sulla spalla “Ragazzo, se mio figlio si fida così tanto di te, allora non posso che farlo anch’io. Ma ti tengo d’occhio, chiaro?”
“Nessun problema, signore”
“E smettila con questo signore, ti ho detto di chiamarmi semplicemente Burt”
“D’accordo Burt” Blaine sorrise “La ringrazio ancora per ospitare me e Christie per le vacanze”
“Non è un problema” Burt si strinse le spalle “Allora, Kurt mi ha detto che ti piace il football. Magari qualche volta potremmo andare a una partita”

 

Sebastian si stravaccò sul letto, stanco morto.
Chi non lo sarebbe dopo dieci partite di nascondino, cinque di acchiapparella, quattro partite a twister e due al gioco dell’oca?
Erano solo tre nipoti (anzi quattro, contando la piccola Julie di sei mesi), ma erano tre piccole calamità: Marco, 7 anni, non smetteva di correre a destra e manca e di salire su ogni oggetto tendenzialmente più alto di lui; Sarah e Peter, di cinque anni, la prima fissata che un giorno sarà lei a sposare zio Sebastian, il secondo ossessionato con qualsiasi cosa appiccicosa e molliccia (come il purè di patate della nonna, spiaccicato più sul pavimento che nella sua pancia).
Affondò la faccia nel cuscino, ringraziando Morfeo che finalmente quei tre erano caduti tra le sue braccia, quando sentì Thad sedergli vicino e accarezzargli la schiena.
“Povero il mio amore” tubò baciandogli la nuca “I nostri nipotini ti hanno sfiancato, eh?”
“Preferivo quando le tue sorelle erano ancora in cerca di marito, o almeno senza figli” si lamentò guardandolo “Per non parlare degli sbalzi di umore di Teresa: oggi per poco non rompeva la porta a forza di sbatterla”
“Amore, anche tu alla sua età non scherzavi” si sedette sulla parte bassa della schiena di Sebastian “O ti devo ricordare le sfuriate perché non ricordavi dove diavolo mettevi le cose”
“Eri tu a spostarle” brontolò a sua difesa.
“Io non le spostavo, mettevo in ordine” iniziò a massaggiargli la schiena nuda “Adesso cerca solo di rilassarti, va bene? Per quanto ami la mia famiglia, so che a volte sono un po’ troppo pesanti”
Sebastian mugugnò piacevolmente “Thad, io adoro la tua famiglia, ma i tuoi nipoti sono dei piccoli demoni” 
“Tu li adori”
“Non ho detto il contrario, ma rimangono comunque dei demoni”
Thad ridacchiò e continuò il suo massaggio con cura, dedicando attenzione a ogni piccola parte del corpo.
Erano questi i momenti preferiti di Sebastian: riusciva a sentire l’amore che il suo ragazzo provava anche con solo il minimo contatto. Dio, quanto era fortunato.
Thad staccò le mani e gli baciò la nuca per poi spostarsi a fianco a lui, mentre Sebastian lo attirò a sé, come se anche quella minima distanza gli desse fastidio.
“Mmh, qualcuno stasera è affettuoso” ridacchiò Thad nascondendo la testa nell’incavo del suo collo “Mi spiace, ma stasera non ho forze di fare nient’altro”
“Non mi interessa, va bene così” lo rassicurò Sebastian prima di lasciargli un bacio tra i capelli.
“Chi sei e che ne hai fatto del mio ragazzo?”
Il ragazzo non rispose, semplicemente lo guardò negli occhi e capì. O forse l’aveva già capito, ma non voleva ancora ammetterlo.
“Ti amo” mormorò con una semplicità disarmante, fin troppo strana.
“Ti amo anch’io” rispose Thad baciandolo “Sei sicuro di stare bene?”
Sebastian sorrise “Sto più che bene. Tu invece, mi sembri un po’ pallido” 
“Emicrania. È da un paio di giorni che mi tormenta” sbuffò il moro stropicciandosi gli occhi “Possiamo spegnere la luce, per favore?”
Senza neanche rispondere, Sebastian spense la luce sul comodino, avvolse entrambi nelle coperte e baciò di nuovo Thad “Cerca di riposare. Se stanotte ti fa ancora male, troverò qualcosa da darti”
L’altro annuì con uno sbadiglio, già alla deriva nel mondo dei sogni, mentre Sebastian lo abbracciò ancora più stretto.
Finalmente l’aveva capito: ora mancava solo un buon piano.
E un anello.

 

Christie si rigirò nel letto, abbracciando stretto il suo coniglio Pancake, ma il sonno non voleva venire.
Forse l’omino del sonno si era arrabbiato o forse era il troppo buio in quella stanza che la spaventava.
Daddy le aveva detto di portarsi la sua lucetta, ma oramai era una bambina grande e non aveva bisogno della lucetta. 
Mugugnò un po’ all’ombra di un ramo dalla finestra e si mise a sedere, indecisa se andare o no dal suo Daddy e da Kurt, sperando che non si sarebbero arrabbiati.
Ad un tratto la porta si aprì e la testa di Burt spuntò da dietro “Ehi piccola, sei ancora sveglia?”
Christie annuì “Non riesco a dormire”
L’uomo si avvicinò al letto e accese la lampada sul comodino “Stai male?”
Scosse la testa “Sto bene”
“Il letto è scomodo? Hai freddo?”
“No, sto bene, ma non riesco a dormire” iniziò a torcere le coperte con le mani “Signor Bubu, lei sa tenere un segreto?”
Burt cercò di fare una faccia seria “Certo”
“Ho paura del buio” borbottò la bambina con gli occhi lucidi “A casa avevo una lucetta, ma ormai sono grande e non dovrei più averla”
“E perché no?”
“Perché le bambine grandi non hanno paura del buio”
Burt sospirò comprensivo e se la mise sulle ginocchia “Beh tutti abbiamo paura, sai? Carole ad esempio ha paura dei topi, Finn invece ha una strana paura per i clown. Oh e Kurt ha paura dei vampiri”
“Uh, Daddy ha paura degli aghi” forse era una cosa di famiglia.
“Vedi? Sai io di cosa ho paura?” si avvicinò all’orecchio della bambina “Ho paura dei ragni”
“Ma i ragni sono carini! Hanno tutte quelle zampette!”
“Lo so, ma a me non piacciono e non me ne vergogno” le scostò una ciocca dietro l’orecchio “Ognuno di noi ha paura di qualcosa e chi dice di no sta solo dicendo una bugia”
“Davvero?”

“Certo! Non ti devi vergognare” si fece un attimo pensieroso “Forse posso risolvere questo piccolo problema”
Posò la piccola di nuovo sul letto e andò via per un paio di minuti per poi tornare con un bicchiere di latte in una mano e una lucetta nell’altra.
Diede il bicchiere alla piccola che lo bevve tutto in un sorso e sistemò la spina della luce proprio davanti al letto.
“Ecco fatto, così non avrai più paura” disse soddisfatto “Ora sei pronta a dormire? Domani è la vigilia di Natale e abbiamo tante cose da fare!”
Christie si stropicciò gli occhi “Va bene” posò il bicchiere sul comodino e si rannicchiò sotto le coperte “Grazie Bubu”
Burt sorrise e le schioccò un bacio sulla guancia “Dormi bene principessa”

 

 

“Uhm, hai preso il barattolo dei pelati?”
“Sì”
“Il sale grosso?”
“C’è”
“La maionese?”
Silenzio
“Cosa c’è? È finita? Niente insalata di pollo?”
“Kurt, sono un cuoco. Secondo te io vado a comprare maionese in tubetti?”
Kurt ridacchiò e gli baciò una guancia “Scusa, a volte dimentico il tuo odio per il cibo pronto”
“Non è odio, solo che le cose cucinate con amore hanno tutto un altro sapore” si difese il moro mentre prendeva dei guanti di plastica “Ora, alla ricerca dell’insalata perfetta”
Il fidanzato roteò gli occhi e si appoggiò al manico del carrello “Non so se trovare la tua passione per la cucina sexy o inquietante”
“Shhh, tu mi ami anche per questo” 
“Purtroppo lo faccio” ammise fintamente sconfitto, poi sentì uno squillo del cellulare “È il tuo?”
“Mmh? Oh sì, puoi rispondere?” alzò le mani “Qui stiamo operando!”
“Sei un tale bambino” sbuffò divertito Kurt mentre prendeva il cellulare dalla tasca “Pronto?”
“Biancaneve?”
“Ehi Mangusta” 
“C’è l’Ottavo nano con te o tuo padre già l’ha fatto fuori?”
“Ancora vivo e vegeto. Ti serviva qualcosa?”
“Nah, volevo solo sapere come stava Christie”
Kurt si accigliò “Sebastian, ti abbiamo chiamato stamattina e ti ha detto lei stessa che sta bene”
“Ehi, scusa se sono uno zio presente!”
“Stai nascondendo qualcosa”
“No, non sto nascondendo niente”
“Sì, invece”
“No, invece”
“Sì”
“No”
“Sì”
“No!”
Blaine arrivò dietro il suo fidanzato e mise il vivavoce “Che sta succedendo qui?”
“Sebastian sta nascondendo qualcosa”
“E il tuo ragazzo è un paranoico!”
“No, sei tu che stai mentendo!”
“Non è vero!”
“Invece sì!
“In..”
“Ehi basta voi due!” li fermò subito Blaine “Seb, perché mi hai chiamato?”
Un minuto di silenzio.
“Biancaneve ha ragione, c’è una cosa che devo dirvi”
Kurt e Blaine si guardarono preoccupati “È successo qualcosa? Stai male?”
“No, sto alla grande”
“Si tratta di Thad?”
“Sì, in un certo senso” prese un profondo respiro “VogliochiedereaThaddisposarmi”
“Uh, Seb, se parli così veloce non capiamo niente”
“Voglio… Voglio chiedere a Thad di sposarmi”
Altro lungo silenzio. Molto lungo. In effetti i clienti del supermercato li stavano fissando un po’ troppo.
“Penso sia ubriaco”
“Alle undici di mattina, Blaine? Davvero?”
“Tesoro, ha ragione. Forse ha sbattuto la testa”
“Ehi, voi due! Perché non mi credete?” ringhiò esasperato Sebastian.
“Seb, hai sempre detto che il matrimonio è la tomba del sesso…”
“Che porta solo stupide complicazioni…”
“E che era solo un modo per incastrare un uomo”
“Forse mi sbagliavo, ok?” sbuffò il ragazzo “Era meglio che mi stavo zitto”
“Seb, scherzi a parte, non che non ne sia felice, anzi sono molto fiero del passo che vuoi fare, ma cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Thad” rispose semplicemente “Solo lui”
Kurt sorrise intenerito “Allora, quando hai intenzione di proporti?”
“Uh, ti posso aiutare a organizzare la proposta! E ovviamente sarò il tuo testimone, vero?”
“Sai, da Tiffany hanno una vasta scelta di anelli, ma Isabelle mi ha detto di una gioielleria che ne fa di personalizzati”
“Giusto, prima andiamo a comprare l’anello e poi ci organizziamo! Che ne dici di andare sull’Empire State Building?”
“O a Central Park!”
“O…”
“Ok, signorine, potete stare zitte per un minuto?” Sebastian li fermò ancora più esasperato: quei due si entusiasmavano fin troppo facilmente “Glielo chiederò quando torneremo a New York e non mi servono quelle smancerie che usi con Biancaneve!”
“Tu hai organizzato un viaggio a sorpresa per Barcellona per Thad e continui a dire che non sei romantico?”
“No, sto dicendo che sono uno di quei cliché da film stucchevoli d’amore”
Kurt roteò gli occhi “Allora cosa vuoi che facciamo?”
“Niente”
“Niente?”
“Non ho bisogno del vostro aiuto”
“Mangusta, ti pentirai di averlo detto e quel giorno ti farò penare per il mio aiuto”
Sebastian sbuffò “Come no. Sentite, devo andare: ho di meglio da fare che continuare a parlare con due ragazzine di tredici anni”
“Ti pentirai Sebastian!”
“Hummel…”
“TI PENTIRAI!”

 

Christie sbuffò annoiata e buttò la sua bambola sul pavimento, stufa di giocare.
Daddy e Kurt ancora non erano tornati e lei si annoiava da morire: aveva colorato, giocato con i pupazzi e con le bambole e ora non sapeva cosa fare.
Burt arrivò in salotto con il giornale in mano, pronto a godersi un po’ di tranquillità.
“Ehi Christie” la salutò scompigliandole i capelli per poi sedersi sulla poltrona “Cosa stai facendo?”
“Mi annoio” sbuffò appoggiando la testa sulle braccia “Non so che fare!”
L’uomo si trattenne dal ridere, quella ragazzina le ricordava molto qualcuno.
“Allora perché non facciamo qualcosa insieme?” propose decidendo di rilassarsi più tardi “Cosa vuoi fare?”
Gli occhi di Christie si illuminarono “Davvero? Possiamo giocare ai pirati e principesse!”
“Pirati e principesse?”
“Sì!” Christie prese il giornale “Posso?”
Addio lettura tranquilla del giornale “Ma certo”
In pochi minuti la bambina creò due cappelli, decorandoli con quadrati rossi, cerchi blu e rettangoli verdi.
“Questo sono le nostre corone!” esclamò poggiando uno dei capelli sulla testa di Burt “Tu sei il re dei pirati, il Grande Bubu! E io sono la principessa dei pirati… mmhhh di nome Wendy! Come la fidanzata di Peter Pan!”
Burt annuì “Bene, principessa! Arghhhh!”
“Arghhhhhh”
“Più forte! ARGHHHH”
“ARGHHHH”
E il gioco iniziò: ci furono urla, pupazzi volanti, salti dal divano (per Burt solo saltelli sul pavimento) e tante, tantissime risate. Burt si era dimenticato quanto fosse divertente giocare con un bambino, anche se ricordava spesso i tea party fatti con Kurt. Poi Christie era un vulcano di energie e di idee: inventava mostri immaginari, mappe del tesoro e strani nomi per i suoi pupazzi. E sentirla ridere era una dolce melodia per le sue orecchie. Adesso aveva capito perché Kurt si era affezionato così tanto: era tremendamente difficile resistere a quella piccoletta. 
Dopo un’ora di lotte e cacce al tesoro, i due si stravaccarono stanchi sul divano, Christie sdraiata sulla pancia di Burt.
“Grazie Bubu, è stato super divertente!” ridacchiò la bambina per poi sbadigliare “Quando tornano a casa Daddy e Kurt?”
Burt iniziò ad accarezzarle i capelli “Presto, così dopo pranzo andiamo a comprare l’albero di Natale”
“Posso decorarlo anch’io?”
“Certo, piccola Wendy” le baciò la fronte “Ora che ne dici di un bel pisolino?”
“Mmhh, puoi restare qui con me fino a quando non tornano i miei papà?”
“Va bene” rispose l’uomo, rimasto un po’ scosso: aveva davvero detto “I miei papà”? 
Prese la coperta e li avvolse entrambi, facendo attenzione a coprire la bambina per bene, e le accarezzò i capelli fin quando capì che si era ormai addormentata.
I miei papà: ci era voluto così poco tempo per Christie per considerare Kurt come suo papà? Sapeva che avevano passato tanto tempo insieme, ma non credeva che si fossero già così affezionati l’uno all’altro.
Suo figlio, il suo bambino, stava diventando papà.


Note d'autrice:
Premetto che, avendo avvertito, dovevo pubblicare ieri e ci sarei anche riuscita se la combinazione di connessione e efp non funzionanti non mi avrebbe fatto impazzire, comunque: BENVENUTO SIGNOR BUBU! Sappiate che devo ringraziare Ele per questa genialata, nonostante i TANTI dubbi iniziali. Cosa dire? Burt ha in qualche modo dato la sua approvazione, ma come ogni buon padre le preoccupazioni sono tante (Blaine e Kurt, aspettate di vedere crescere Christie) e QUALCUNO sta pensando di proporsi (Sul serio, tra Blaine che fa fitness e una proposta di matrimonio, qualcuno pensa che ho facoltà divinatorie) E Sebastian che si deve subire gli starnazzi dei Klaine, che non sono mai stati così perfetti l'uno per l'altro <3 
Il finale? Sappiate che no, non avete letto male (Michela l'avrà letta tipo cento volte e ancora non si è ripresa) e piano piano molte cosa andranno dette ;)
Ps: la fissa di Thad per Sebastian con gli occhiali è spudoratamente presa dalla mia fissa di Grant con gli occhiali: Sorry not sorry.
Ora, se qualcuno è ancora vivo dopo la visione in pantaloncini verdi di Darren Criss e il promo della 4x21 (Sappiate che non mi riprenderò), qui c'è la mia paginetta:

https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Grazie a tutti quelli che hanno letto e/o recensito fino ad ora e quelli che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate: mandatemi i vostri indirzzi che vi spedisco quintali di muffin&cupcakes
Un grazie enorme a Michela e Elena: senza di loro a risolvermi certi casini non so come farei, ma soprattuto sono delle amiche splendide!
Un bacio a Clari e Vale: vi adoro bellezze!
E un grazie a te che stai leggendo perfino le note (se mi vuoi picchiare in testa con una padella, prometto di non fare denuncia)
Next Chapter: Natale con gli Anderson/Hudmel & Capodanno :D Preparate i vestiti da sera e stappate lo champagne!
Baci&Sorrisi
Frankie

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici ***


Capitolo Quindici


“Christie, mi passi per favore quella fascia rossa vicino a te?”
Christie si guardò intorno e la prese “Questa?”
“Sì, grazie piccola” Kurt l’afferrò e la avvolse intorno all’albero “Bene, adesso dobbiamo mettere le palline”
“PALLINE!”
“Kurt, io e Carole abbiamo finito il filo di pop corn!” esclamò Blaine entusiasta “Tadaaan!”
“E io che credevo avresti mangiato tutti i pop corn” Baciò il leggero broncio del suo fidanzato “Amore, stavo scherzando. Avete fatto un ottimo lavoro”
Sistemò il filo con cura poco sotto al festone rosso: perfetto.
“PALLINE!”
“Sì, Christie. Adesso puoi mettere le palline” La fece avvicinare all’albero e ne prese una “Cerca di metterle un po’ più in fondo, altrimenti cadono tutte”
“Va bene!” Mise lentamente una della palline più decorate e la guardò soddisfatta “Così?”
Kurt gli lasciò un bacio sui capelli “Perfetto, amore mio. Ora continua così, io vado a prenderti un po’ di biscotti”
“YAY BISCOTTI!” batté le mani eccitata “Daddy, Carole, mettete anche voi le palline con me?”
“Ma certo dolcezza” rispose Carole mettendosi accanto a lei “Allora, fammi vedere come si fa”
Kurt sorrise e baciò leggermente Blaine prima di andarsene in cucina, dove trovò suo padre seduto al tavolo, pensieroso.
“Spero che sia la prima e unica tazza di zabaione di oggi” lo semi-rimproverò Kurt indicando la tazza davanti a lui.
“Tranquillo figliolo, sai che mi riservo quell’unica tazza per il dopo cena” Fece cenno alla teiera sulla stufa “Il thè è ancora caldo, perché non ne prendi un po’ e vieni a parlare con il tuo vecchio”.
Kurt si accigliò ma annui e,presa la tazza, si sedette di fronte al padre.
“Di solito per le grandi discussioni ci prendiamo una tazza di latte caldo” scherzò il ragazzo ma senza far ridere il padre “Cosa succede papà? Sono le ultime analisi? C’è qualcosa che non va?”
“No, va tutto bene: grazie a Carole e la sua dieta, il mio cuore sta alla grande”
“Allora problemi al lavoro?”
“Il lavoro va alla grande, come al solito. Ho una moglie meravigliosa, due figli di cui vado fiero e che mi renderanno presto nonno”
“Mi fa piacere, ma di cosa volevi parlarmi?”
“Si tratta di Christie” Burt si sistemò nervosamente il berretto “Stamattina abbiamo giocato insieme”
“Ho visto” sogghignò il figlio “Quella corona in testa ti donava”
“E’ una bambina meravigliosa, con un grande cuore”
“Lo so, è fantastica”
“Comunque, abbiamo finito di giocare e prima di addormentarsi mi ha chiesto di svegliarla quando sarebbero arrivati i suoi papà..” Accentò non poco velatamente le ultime due parole.
Oh, i suoi papà.
Al plurale.
Non uno, due papà.
“Vuoi dire Blaine e…”
“Te, Kurt. Blaine e te”
“Oh”
Burt sospirò e incrociò le braccia “Hai detto di aver frequentato Blaine per tre o quattro mesi, giusto?”
Il ragazzo annuì “Dai primi di ottobre”
“E già la piccola ti considera il suo papà”
“Papà, hai detto che si stava per addormentare, no? Magari le è solo sfuggito” Cercò di non far vedere la delusione per quella possibilità, ma non poteva nascondere niente a suo padre.
“Non far finta che non te ne importi” lo rimproverò Burt “Se già lo pensa, vuol dire che presto lei stessa ti chiamerà papà”
“E cosa vuoi che faccia?” Kurt si alzò dal tavolo infuriato “Che le impedisca di farlo? Che inizi a chiamarmi zio Kurt? Ti ringrazio, ma ha già una sfilza di zii. Non voglio essere uno zio, voglio essere qualcosa di più”
“Come suo padre?”
“Sì esatto come…” Si bloccò, capendo perfettamente dove Burt volesse arrivare. Come era possibile che fino ad un paio di mesi solo l’idea lo terrorizzasse, mentre ora era diventato un desiderio, quasi un bisogno.
Si sedette piano e si portò la testa tra le mani “Cosa dovrei fare, papà? Io non mi sento pronto, ma lo vorrei”
“Benvenuto nel mondo dei genitori, figliolo” scherzò l’uomo cercando di farlo ridere “Nessuno è mai pronto ad esserlo. Pensi che Blaine fosse pronto? Cavolo, neanch’io ero pronto e ho avuto nove mesi e tua madre  per prepararmi” Kurt fece un piccolo sorriso mentre suo padre gli posò una mano sulla sua “Nessuno è mai pronto ad essere padre, è una cosa naturale, istintiva: c’è il bisogno di proteggere i tuoi figli, di amarli non importa cosa facciano e di renderli felici ad ogni costo. Non è questo che vuoi per Christie?”
“Io… sì, è esattamente quello che sento” Il suo sorriso si allargò ancora di più “Forse sono pronto”
“Che tu lo sia o no, so che sarai un ottimo padre”
“Perché ho avuto il padre migliore del mondo”
“Lo so, ho la tazza che mi hai regalato anni fa a ricordarmelo” Entrambi scoppiarono a ridere, un po’ commossi “Ti voglio bene Kurt e sarò sempre fiero di te”
“Anch’io papà”
“KURT! BUBU!” La voce di Christie li richiamò dal salotto “VENITE A METTERE LE PALLINE?”
Burt ridacchiò e si alzò dalla sedia “Andiamo: la vigilia di Natale si passa in famiglia, no?”


“Teresa mi passi il pollo?”
“Mamma, non voglio i piselli!”
“Ewwww, le patate e il pollo si toccano!”
“Nonna, zio Sebastian, guardatemi sto mangiando da sola!”
La cena della Vigilia sembrava più un campo di guerra: pezzi di pollo sparsi sulla tovaglia, pozzanghere d’acqua dovuti alla decine di cadute di bicchieri e piselli, piselli ovunque.
Sebastian non si sarebbe abituato a questa confusione, no di certo. Le sue precedenti vigilie le aveva passate alle feste di amici dei suoi genitori, dove ogni cosa era perfettamente al suo posto, neanche un briciola per terra o urla schiamazzanti.
Eppure non avrebbe desiderato di essere altrove: perché nonostante la confusione, il cibo volante (doveva dire che Marco aveva un ottimo tiro) e le incessanti pretese dei bambini, le cene di famiglia erano uno dei regali più belli.
La cena era terminata e la famiglia riunita in salotto, dove i bambini stavano già scartando i primi regali.
Seduto sul divano, Sebastian si sistemò meglio la piccola Julie in grembo, intenta a “masticare” ogni cosa si trovasse davanti, come ogni bambina di sei mesi, e le lasciò un bacio sulla fronte.
Thad si girò verso di lui e solleticò il mento della piccola “Una volta erano così piccoli che non davano alcun fastidio: bei tempi”
“Tu li adori” gli fece il verso Sebastian con un ghigno.
“Mai detto il contrario” Gli baciò una guancia quando il telefono iniziò a squillare e rispose subito “Pronto?”
“BUON NATALE THADDY!” Le voci di Nick e Jeff risuonarono fino alle orecchie di Sebastian, che sbuffò un “anche in Ohio devono rompere”
“Ehi ragazzi!” ridacchiò Thad “Non è ancora Natale”
“Lo sappiamo, ma visto che stiamo andando a una festa vogliamo evitare di chiamarti quando siamo ubriachi” spiegò Jeff con convinzione “Quindi, BUON NATALE THADDY!”
“L’hai già detto idiota” si intromise Sebastian “Fateci un regalo di Natale: non fatevi sentire fino al prossimo anno”
“Vedo che il Natale non rende sempre più buoni” scherzò Nick
“Non dovete andare a una festa ad ubriacarvi e pomi….AHIA!” Si massaggiò il fianco dove Thad gli aveva letteralmente conficcato un gomito “Ho una  bambina qui!”
“Proprio perché hai una bambina in braccio evita di dire certe parole” sbuffò prendendo la piccola tra le sue braccia “Jeff, Nick, dobbiamo lasciarvi: ci sentiamo domani, ok? Buon Natale!”
“BUON NATALE THAD!”
Il ragazzo riattaccò e lanciò un’occhiataccia al suo fidanzato “Neanche a Natale ti risparmi, eh?”
Sebastian gli baciò i capelli “Mi ami perché sono fatto così”
“Potrei anche ripensarci” Storse il naso all’improvviso cattivo odore “Vado a cambiare il pannolino a questa piccoletta. Tu cerca di non farti “infiocchettare” come l’altro anno”
Sebastian roteò gli occhi ma annuì, lasciandolo andare. All’improvviso il suo cellulare vibrò in tasca.
Era un messaggio di Nick.
“Blaine mi ha detto tutto. Finalmente ti sei deciso, eh? Tranquillo, non dirò niente a Jeff. Non sa tenere un segreto neanche se ne andasse della sua vita. O dei suoi capelli. Buon Natale, Smythe”
Quella boccaccia di Blaine non stava mai zitto, ma in fondo non era tanto infastidito, anzi fece un piccolo sorrisetto per poi buttarsi sul pavimento insieme ai suoi nipoti.
Inutile dire che Thad lo trovò con tre fiocchi in testa, due sul petto e uno sul sedere.
Forse come regalo di Natale non era poi cosi male.

Erano le 7,30 della mattina di Natale quando Blaine entrò in casa Hudmel con una specie di fagotto tra le braccia, accolto da un fidanzato visibilmente eccitato.
“E’ andato tutto bene?” chiese Kurt avvicinandosi a lui per aiutarlo a togliere giacca e sciarpa.
“Benissimo, Brittany è stata fantastica e tutto è andato come previsto, anche se Santana mi ha minacciato con un rasoio elettrico per averla costretta a svegliarsi alle sette”
“Non è mai stata un tipo mattutino” sbuffò l’altro per poi rivolgere l’attenzione al fagotto “Pensavo ti avesse dato una borsa”
“Ce l’ho in macchina, ma non ho resistito a prenderlo in braccio” Spostò una lembo di coperta e la testa di un piccolo gatto nero spuntò fuori “Questo piccoletto è adorabile”
“Aww, è così carino” tubò Kurt accarezzandogli delicatamente la testa “Christie impazzirà nel vederlo”
“Lo so, per questo le voglio fare una sorpresa” Passò l’animale a Kurt “Vado a prendere le ultime cose in macchina: per ora abbiamo cibo a sufficienza fino alla nostra partenza, un lettino e il trasportino per il ritorno. Tornati a New York, andremo da Brittany a prendere tutto il necessario, ha anche detto che ci farà un prezzo di favore”
“Fosse per lei , regalerebbe tutto” ridacchiò Kurt “Fai in fretta, non vorrei che la piccola si svegliasse”
Blaine annuì e lo baciò prima di andarsene, mentre il fidanzato se ne andò in cucina dove Carole era già sveglia a fare la colazione di Natale.
“Aww, vedo che è andato tutto bene. E’ adorabile!”
Kurt annuì mentre si sedeva “Non vedo l’ora che Christie si svegli: sarà così felice”
“Lo desiderava tanto vero?” chiese Carole intenerita.
“Ha un debole per gli animali, come quasi tutti i bambini e Blaine ha pensato che avere un animale sarebbe stato una bella esperienza per lei e l’avrebbe anche responsabilizzata. In più un gatto è un po’ meno impegnativo di un cane, così Brittany ci ha consigliato un rifugio ed ecco qui questo piccoletto”
“Penso che sia una buona idea” Iniziò a cucinare un paio di frittelle “Finn da piccolo ha sempre voluto un cane,  ma tra la casa piccola e il suo record di sopravvivenza di un pesciolino di soli due giorni, ho evitato”
Kurt scoppiò a ridere “Adesso ho capito perché adora così tanto giocare con Sally”
“A proposito, la signora Marx ha chiamato ieri sera: voleva solo dirti che la tua cagnolina è sana e felice”
“Sì, l’ho chiamata più tardi: quella donna è una santa”
Carole annuì e tornò a concentrarsi sulla colazione mentre Blaine rientrò in cucina con un paio di buste che Kurt aiutò a sistemare.
Il gattino intanto se ne stava rannicchiato nella portantina, ignorando completamente i suoi nuovi padroni che avevano perfino infiocchettato la borsa.
“Amore, vuoi davvero metterlo sotto l’albero?”
“Certo! Christie ha sempre trovato i suoi regali sotto l’albero!”
“Non pensi che al gatto potrebbe dar fastidio?”
“Nah, e poi se Lilli poteva rimanere in una scatola infiocchettata, perché lui non potrebbe resistere qualche minuto dentro una borsa adatta al trasporto degli animali”
“Blaine, non puoi prendere sul serio un cartone animato”
“Comunque, starà qua sotto l’albero e Christie sicuramente si sveglierà presto: problema risolto!”
Kurt roteò gli occhi, ma sorrise per poi baciare il suo fidanzato di cinque anni.
“Questo per cos’era? Non che mi dispiaccia, ovvio”
“Perché ti amo” Lo baciò di nuovo “E perché è il nostro primo Natale insieme”
“Il primo di molti, amore mio”
Il sorriso di Blaine  era il regalo più bello che Kurt potesse mai sperare

Christie si svegliò e si stropicciò gli occhi: era la mattina di Natale!
Scese frettolosamente dal letto e si infilò le pantofole per poi correre fuori dalla stanza urlando “E’ NATALE!”
Sperava tanto che Babbo Natale avesse saputo dove lasciare i regali, ma Blaine l’aveva assicurata che nella letterina aveva scritto per bene anche l’indirizzo, così che non si sbagliasse.
Nella corsa verso le scale, inciampò in Burt che la guardò divertita “Ehi principessa” le scompigliò i capelli già disordinati “Buon Natale”
Christie allungò le braccia verso di lui “Buon Natale Bubu!”
Burt non esitò a prenderla in braccio e le baciò una guancia “Allora, dove vai così di corsa?”
“A scartare i regali!” spiegò con fare ovvio la piccola “Pensi che Babbo Natale sia passato?”
“Beh, sei stata una brava bambina, giusto?”
Sì!” Annuì convinta “Ho mangiato tutte le verdure, mi sono sempre lavata i dentini e dico sempre grazie e per favore”
“Allora credo che avrai una bella sorpresa sotto l’albero!” La lasciò andare “Non correre per le scale”
“SI BUBU!” promise la piccola rallentando il passo e facendo ridere l’uomo: erano anni che non c’era più questo entusiasmo natalizio, da quando i ragazzi se ne erano andati. Ma da quando c’era Christie, tutto sembrava più speciale. Forse perché il Natale era la festa dei bambini, con i regali, Babbo Natale e tutto, ma quando c’era un bambino in casa, tutto sembrava ancora più magico.
Christie si tirò su la lunga camicia da notte, scese le scale piano come aveva promesso e si fiondò sotto l’albero, osservando incantata quella miriade di scatole così colorate e luccicanti.
“Piccola, sai qual è la regola” la rimproverò Blaine prendendola da dietro “Prima la colazione, poi i regali”
La bambina sbuffò “Ma…”
“Christine…”
“Va bene” si liberò dalla presa del padre e si diresse verso la cucina prima di essere nuovamente richiamata.
“Niente Buon Natale a Daddy?” si lamentò il padre aprendo le braccia in cui Christie si buttò poco dopo “Buon  Natale Daddy!”
“Buon Natale principessa” Le baciò i capelli e la prese sulle spalle “Forza, andiamo a mangiare la colazione”
Christie ridacchiò e si lasciò trascinare in cucina, da dove veniva un profumino invitante: la tavola infatti era imbandita di pile di frittelle, toast con marmellata, tanta pancetta e salsicce da far male al fegato e muffin.
Buoni, soffici e dolcissimi muffin.
Blaine fece scendere Christie che salutò con un bacio e un abbraccio sia Kurt che Carole per poi sedersi subito a tavola addentando un delizioso muffin.
Era buono quasi come quello di zio Thad: forse avrebbe potuto prenderne qualcuno per lui o per il prossimo Natale, così Babbo Natale sarebbe stato ancora più buono.
Kurt le si sedette accanto e le riempì il piatto con un paio di frittelle “Tesoro, mangia piano: i regali non scappano”
“Mmmh”
“Christie, non parlare mentre mastichi” la rimproverò il padre riempiendo i bicchieri di succo d’arancia.
La bambina ingoiò “Non vedo l’ora di aprirli!”
Burt arrivò in quel momento e si sedette a capotavola “Credo sia un miracolo che sia così tranquilla: quand’era piccolo, Kurt sgattaiolava fuori dal letto ed esaminava ad uno ad uno i pacchetti per capire cosa ci fosse dentro”
“A mia difesa posso dire che ero un eccellente detective” si difese Kurt prendendo una delle fette di pancetta dal piatto del padre “Anche se è Natale, cerca di non esagerare”
“Il solito guastafeste” si lamentò Burt addentando un muffin “Tra te e Carole ormai non riesco neanche più a gustarmi una colazione”
Carole roteò gli occhi  “E il tuo cuore ci ringrazia, così come anche le tue analisi” Fece l’occhiolino al suo figliastro che sorrise soddisfatto.
Il loro rapporto era diventato ancora più stretto negli anni e non poche volte Kurt aveva preferito confidarsi con Carole piuttosto che suo padre: nessuno avrebbe mai preso il posto della sua mamma, ma considerava Carole come una seconda madre. Forse avrebbe potuto chiedere consiglio a lei per la faccenda di Christie.
Non ne aveva ancora parlato con Blaine, forse per paura che l’altro lo ritenesse semplicemente un caso isolato, ma sapeva di doverlo fare presto per togliersi ogni dubbio.
La mano calda di Blaine sulla sua lo riportò alla realtà “Kurt, tutto bene?”
Il giornalista annuì e sorrise leggermente “Sto bene. Ero solo un po’ sovrappensiero”
Blaine gli baciò una guancia “Allora finiamo la colazione, prima che la principessa si spazientisca troppo” scherzò mentre addentava un pezzo di frittella “Riuscirò a scoprire cosa c’è qui dentro prima o poi!”

La colazione finì pochi minuti dopo e neanche il tempo di sparecchiare che Christie aveva preso posto sotto l’albero, aspettando diligentemente che tutti fossero seduti mentre “White Christmas” risuonava alla radio.
Quando finalmente ognuno aveva preso posto (Burt e Carole sul divano, mentre Blaine e Kurt aveva raggiunto Christie sul pavimento), l’attesa poteva definirsi finita: ora toccava solo scegliere cosa scartare per primo.
“Allora principessa” Blaine tirò fuori una strana borsa con un fiocco sopra “Questo è il primo regalo”
Christie si accigliò e insieme al padre aprì la cerniera. Poi ci furono svariate urla di gioia.
“E’ BELLISSIMO!” gridò Christie prendendo il gatto tra le braccia e abbracciando il padre “E’ STUPENDISSIMO!”
 Blaine le accarezzò  i capelli “Piccola, ti ho preso questo piccoletto, ma voglio che tu mi prometta di prendertene cura: avere un animale è una grande responsabilità, chiaro?”
“Sì Daddy! Prometto di dargli da mangiare, di spazzolarlo e di giocare con lui!” Iniziò ad accarezzarlo piano, quasi avesse paura di romperlo “E’ così piccolo”
“Hai già deciso come chiamarlo?” chiese Burt, curioso di sapere cosa avrebbe sfornato quella testolina.
Christie ci pensò su “Brownie! Perché è scuro come un brownie. E poi è il dolce preferito di Kurt”
Kurt si accigliò “Cosa c’entro io?”
“Ha gli occhi del tuo stesso colore” spiegò la bambina “Azzurri e belli”
“Allora grazie principessa” ridacchiò il ragazzo baciandole una guancia “Chissà perché proprio un gatto con gli occhi azzurri”
“Già, chissà perché” disse Blaine fin troppo innocentemente.
Kurt roteò gli occhi trattenendo un sorriso e prese il suo regalo per Christie.
“Uh, grazie Kurt!” Passò Brownie al padre e scartò il regalo, che si rivelò un bellissimo vestito da principessa con annessa coroncine e scarpette “E’ bellissimo!”
“Ti piace? L’ho cucito io” prese dalla scatola un vecchio disegno di Christie “Vedi? E’ come lo volevi tu?”
Christie si buttò su di lui facendolo quasi cadere all’indietro “Grazie Kurt! Così possiamo giocare all’ora del thé delle principesse vero?”
“Quando vuoi piccola”
Christie sorrise e, come se si fosse ricordata solo quel momento, si infilò sotto l’albero e ne tirò fuori una scatola rettangolare che diede a Kurt “Questo è per te!”
Kurt si accigliò confuso: non si aspettava di certo un regalo. Lo scartò con calma e quasi si commosse nel vederlo: era una cornice fatta di pasta, dipinta d’oro e di rosso, un lavoretto che i bambini facevano spesso a scuola, e all’interno c’era una foto di loro tre al matrimonio di Tina.
Posò il regalo a terra e abbracciò stretta la bambina “Piccola, è uno dei miglior regali che abbia mai ricevuto” Alzò leggermente lo sguardo per incrociare quello di Blaine, anche lui con gli occhi lucidi.
Quella foto ritraeva una famiglia, una famiglia in cui Kurt sarebbe volentieri rimasto per sempre.


Dopo una delle aperture dei regali più belle della vita Di Christie, Kurt e Blaine l’avevano lasciata in salotto con Burt a fare collanine e braccialetti grazie al set di perline che lui e Carole le avevano regalato, mentre i ragazzi si erano presi un momento di privacy per il loro scambio di regali.
Si sedettero l’uno davanti all’altro sul letto di Kurt, entrambi visibilmente nervosi.
“Ok, vado io per primo, altrimenti non avrò più il coraggio” tirò fuori da sotto a letto due scatole e gli porse la scatola più grande “Se non ti piace, basta dirmelo, ok? Posso sempre..”
“Kurt, ancora non l’ho aperto” ridacchiò Blaine baciandolo leggermente “Amore, qualunque cosa sia lo adorerò e sai perché? Perché so che lo hai fatto con amore”
Scartò piano la carta sotto gli occhi trepidanti del suo fidanzato e per poco non cadde dal letto per la piacevole sorpresa: davanti a lui c’erano sette papillon, di svariati colori e fantasie, da blu notte con stelle argentate a uno rosso con degli alberelli, perfetto per il giorno di Natale.
“Li ho fatti io” confessò Kurt imbarazzato “Ho cercato di farne alcuni originali altri un po’ semplici” Prese quello rosso in particolare “Beh questo ovviamente è per il nostro primo Natale insieme, ma se non vuoi indossarlo…”
Blaine lo zittì di nuovo con un altro bacio, questa volta molto più lungo e dolce del precedente “Li adoro. Li adoro tutti. Piccoli, presto farete parte della mia collezione”
Kurt ridacchiò “Sono felice che ti siano piaciuti, ma non è ancora finita qui” Gli porse il secondo pacchetto, molto più piccolo.
“Kurt, addirittura un altro?”
“Shh, zitto e aprì”
Blaine fece finta di cucirsi le labbra e scartò il pacchetto: se il primo regalo lo fece quasi cadere dal letto, il secondo gli fece mancare un battito.
Kurt prese il piccolo oggetto dalla scatola, un orologio da tasca in argento, leggermente decorato con dei piccoli ghirigori “Mi avevi detto che questo orologio te l’aveva regalato Cooper al tuo primo anno alla Dalton, ma ti era caduto durante il trasloco e si era rotto…”
“E non ho trovato nessuno che lo riparasse del tutto” Lo prese dalle mani del fidanzato e lo accarezzò con delicatezza “Come hai fatto ....”
“Isabelle è una specie di fata madrina che conosce tutti e ha trovato qualcuno che lo rimettesse a nuovo: ha riparato il meccanismo, sistemato la cerniera d’apertura e lucidato tutto. In più, spero che non ti dispiaccia se ho cambiato la foto” Aprì l’orologio e mostrò la foto di un sorridente Cooper con in braccio Christie, di appena qualche settimana “Thad mi ha procurato la foto e Sebastian è riuscito a prendere l’orologio senza che te ne accorgessi, il che lo renderebbe un ottimo topo d’appartamento” cercò di scherzare il ragazzo prima di notare le lacrime sul viso di Blaine “Oddio, ho esagerato, vero? Mi spia…”
Blaine lo zittì di nuovo con un bacio “Tu sei” un altro bacio “il miglior” ancora uno “fidanzato” un altro ancora “del mondo”. Lo baciò trasmettendo tutto l’amore che provava per quel ragazzo meraviglioso.
Dio, quant’era fortunato.
Kurt rispose al baciò con lo stesso entusiasmo e lo avrebbe trascinato volentieri sul letto se il moro non avesse interrotto il tutto.
“Ehi, no, ancora” si lamentò quasi come un bambino imbronciato facendo ridacchiare Blaine.
“E’ ora del tuo regalo adesso” spiegò l’altro baciandolo sul naso.
“Basta che ti metti un fiocco in testa e mi vai più che bene come regalo”
“Per quanto la cosa sia tremendamente romantica…” Si alzò dal letto e tirò fuori dalla sua valigia un paio di pacchetti “La scelta di questi regali è stata molto meticolosa e Christie mi riempirà le scarpe di panna se non te li darò”
“Scarpe di panna?”
“Passa troppo tempo con Sebastian e Jeff” sbuffò l’altro mentre gliene porgeva uno “Spero ti piaccia, anche se Christie è, e cito testualmente, supersicurissima”
Kurt scoppiò a ridere e, dopo aver scartato, aprì la scatola di velluto al cui interno c’erano tre spille.
“Questa” ne presa una a forma di chiave di violino, con dei brillantini tutto intorno e la rigirò mostrando una data incisa “ E’ per il nostro primo appuntamento, quando siamo andati a vedere West Side Story. La musica è una delle nostre passioni in comune e quella notte passammo ore a parlare dei nostri spettacoli e canzoni preferite. E’ stato il miglior primo appuntamento di sempre” Ne prese un’altra, un adorabile papillon con una catenella “Questa è per la nostra prima notte insieme, dopo il matrimonio di Tina e Mike: quando mi ha detto di amarti è stato uno dei momenti più felici della mia vita e non dimenticherò mai quella notte, e neanche quelle successive” gli fece l’occhiolino facendolo ridere e prese l’ultima spilla, un’adorabile pupazzo di neve con una sciarpa rossa “Questa l’abbiamo scelta insieme io e Christie, per il nostro primo Natale insieme: dice che fare un pupazzo di neve con tutta la famiglia è una delle cose più belle del Natale”
Kurt annuì, anche i suoi occhi tradivano qualche lacrima, e chiuse la scatola per poi abbracciare stretto il suo fidanzato “Sono perfetti” Lo baciò dolcemente “Voi siete perfetti”
Blaine sorrise e gli diede l’altra scatola “Aprila”
Il ragazzo fece come detto e, una volta aperta, tirò fuori un paio di chiavi con un buffo portachiavi a forma di... non era uno di quei personaggi del cartone preferito di Christie?
“E’ Cosmo, uno dei Fantagenitori” spiegò imbarazzato Blaine “Christie ha insistito di scegliere lei il portachiavi e visto che è uno dei suoi personaggi preferiti, ha pensato subito a te. Questa non è stata è la mia idea più brillante”
“E’ molto dolce” lo rassicurò Kurt con un sorriso “Ma queste chiavi per cosa sono?”
“Sono le chiavi del mio appartamento, così puoi sempre venire, in qualunque giorno a qualunque ora, con Sally compresa ovvio.”
“Quindi potrò intrufolarmi nel tuo letto e sgattaiolare via la mattina?”
“Come se volessi perderti le mie famose frittelle ai mirtilli” sbuffò Blaine divertito, iniziando a giocherellare con le mani del suo fidanzato “Così possiamo passare un po’ più di tempo insieme. Forse…forse è un po’ troppo?”
“No, è perfetto e questo?” Indicò il buffo portachiavi “E’ adorabile. Magari da adesso posso chiamarti Cosmo?”
“Ehi, ti sembra che abbia i capelli verdi?”
“No, ma possiamo sempre rimediare e… ANDERSON NON PROVARCI!” Blaine si buttò su di lui e iniziò a fargli il solletico “Sei sleale! TI PREGO!”
“La parola magica?” chiese Blaine divertito
“Ti amo?”
Blaine si fermò ma rimase fermo contro di lui “Non è la parola magica”
“Ma ha funzionato”
“Funziona sempre”
“Sei sleale”
“Tu mi ami anche per questo”
Il ragazzo non rispose, semplicemente si sporse verso di lui e lo baciò “Già, ti amo anche per questo”
“DADDY, KURT! E’ ARRIVATO FINNY! E AMY! E IL BAMBINO NELLA PANCIA!”
Kurt ridacchiò e si alzò dal letto “Andiamo a cambiarci: mi devi dare una mano a mettere la spilla”
“E tu a mettere il papillon”
“Affare fatto”

Finn e Amanda salutarono tutti con grande entusiasmo e ovviamente rifilarono l’ennesimo regalo a Christie, che fu più che contenta di avere una nuova bambola con cui giocare. Il pranzo ovviamente fu dei migliori, grazie all’ottima cucina di Carole e Blaine, e alla fine tutti furono più che soddisfatti dell’ottima mangiata che provocò a tutti la solita stanchezza post pranzo.
Si riunirono tutti in salotto per vedere uno dei soliti film tradizionali che giravano in televisione, quando il telefono di Blaine cominciò a squillare.
“Pronto?”
“Blainey, tesoro! Buon Natale!”
“Ciao mamma! Buon Natale anche a te e Justin ovviamente” Chiamò con la mano Christie che si avvicinò a lui “Allora, come è la Francia?”
“Incredibilmente francese! Come state in Ohio? Lì è pomeriggio, giusto?”
“Sì mamma” ridacchiò il ragazzo”Qui c’è Christie che vuole farvi gli auguri”
“NONNA! BUON NATALE!” Esclamò la bambina al telefono.
“Anche a te piccola mia! Ti è piaciuto il mio regalo?”
“La bicicletta nuova? Sì! E il viola è un colore bellissimo!”
“Sono contenta! Puoi passarmi di nuovo il papà?”
“Sì, nonna!”
“Mamma? Anche Kurt ti fa gli auguri e ti ringrazia per quella giacca nuova finita casualmente sotto l’albero”
“E tu ringrazialo per quella borsa che casualmente mi ha spedito insieme al tuo regalo”
Kurt e Blaine scoppiarono a ridere “Comunque, quando tornate a casa?”
“Veramente ti ho chiamato per questo” spiegò Catherine felicemente “Torniamo un paio di giorni prima del previsto: voglio passare un po’ di tempo con il mio piccolo e la mia principessa. E Kurt ovviamente”
“Oh, va ben…Aspetta” Burt attirò la sua attenzione con un cenno di capo.
“Chiedi a tua madre se vogliono venire a cena” propose l’uomo “Mi piacerebbe molto conoscerli”
“Mamma? Burt vi ha invitato a cena. Per voi va bene?”
Catherine rimase un minuto in silenzio per poi rispondere entusiasta “Perfetto. Facciamo venerdì alle sette?”
“Venerdì alle sette?” chiese Blaine all’altro uomo.
“Che venerdì alle sette sia”

Note dell'autrice:
Note veloci, che ho solo due ore e 40 minuti per prepararmi (a voi non frega, quindi scusate <3) Il capitolo è diviso in due parti per non fare un malloppo troppo grande :) Il Natale è arrivato e tanti doni ha portato! Non so chi sia più adorabile tra tutti, sul serio, li abbraccerei uno per uno (e anch'io gradirei un Grant con un fiocco sul sedere *coff coff*) E Cooper è sempre con noi! Prossimo capitolo? Cena con parenti (mettete un'esplosiva Catherine Anderson e un quieto Burt Hummel e vediamo cosa viene fuori) e un capodanno tutto esplosivo! In più un paio di annunci. 
1) Ho scritto una nuova long e se volete darci un'occhiata, un cupcake gratis e gigante? (io la lascio qui, poi se qualcuno la vuole leggere: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1803330&i=1  ) 
2) Aggiornerò queste due long una volta a settimana, ossia questa settimana è toccata alla "Bella Notte", la prossima invece al secondo capitolo di "There are no rules when it comes to love" e così via
3) Probabilmente tra giugno e luglio aggiornerò ancora di meno, causa esami: spero capirete e mi dispiace già da ora
4) Qui la mia pagina (
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928 ) se volete farci un salto qui avvertirò di aggiornamenti e piccoli spoiler

Una cosa sulla season finale: lo so, siamo tutte deluse, ma ricordatevi della Klaine della seconda stagione. Quella è la nostra Klaine, la Klaine che ci fa sognare. Se non abbiamo il telefilm, abbiamo sempre le nostre fan fiction. Abbiamo affrontato tante cose e affronteremo anche questi mesi! Non mollate Klainers :)
Grazie a Ele e Mickey che mi hanno betato il capitolo e aiutato con la scelta dei regali; un bacio a Vale e Clari che questa settimana mi sono stata vicine :)
Grazie a tutti voi che leggete e recensite: siete fantastici e vi abbraccerei tutti, uno per uno.
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo!
Baci&Sorrisi
Frankie
 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici ***


Capitolo Sedici

L'amore è come la buona cucina, le cose speciali nascono sempre da ingredienti semplici ma sono rese magiche dalla fantasia
(P. Mehis)


Blaine era stranamente nervoso quei giorni: si scordava di mettere il condimento nei piatti, aveva rotto un piatto e il più delle volte non riusciva a legarsi il papillon correttamente.
No, c’era qualcosa che proprio non andava e questo preoccupava da morire Kurt.
Forse era per la cena di venerdì, dove le loro rispettive famiglie si sarebbero incontrate? O forse c’entrava in qualche modo il loro rapporto?
Decise di prendere di petto la situazione e dopo pranzo si avvicinò al suo fidanzato, intento a pulire i piatti con una lenta scrupolosità quasi irritante.
“Blaine…” lo chiamò accarezzandogli la schiena “Quei piatti sono già puliti”
“No, sono ancora unti. L’unto non si vede ma si sente, Bella lo dice sempre”
Kurt sospirò e lo aiutò ad asciugare i piatti, stando in silenzio per qualche minutino finché finalmente non esplose “Blaine, c’è qualcosa che non va?”
Il cuoco lo guardò accigliato “No, va tutto bene”
“Non va tutto bene. Sei nervoso”
“Non sono nervoso” si difese Blaine asciugandosi le mani con uno straccio “Sto benissimo”
Seguì un silenzio pesante, rotto solo da qualche risata di Christie e Carole proveniente dal salone. Era il loro primo litigo, se poteva considerarsi tale..
“Kurt…” Blaine gli prese una mano “Possiamo parlare? Da soli, intendo”
L’altro annuì “Certamente”

Dopo aver gentilmente mandato Burt, Carole e Christie a fare la spesa per la cena del giorno dopo, Kurt e Blaine si sedettero l’uno davanti all’altro sul letto.
Il moro iniziò a giocherellare con le dita di Kurt, chiaro segno di nervosismo.
“C’è una cosa che avrei dovuto dirti da un bel po’ ” confessò “E credo che prima o poi questo argomento uscirà a cena”
Kurt lo invitò ad andare avanti “Sai che puoi dirmi tutto”
“Lo so” sorrise leggermente e sospirò “Si tratta di mio padre”
Kurt gli strinse ancora di più le mani “Blaine, so che è un argomento delicato per te, ma non c’è bisogno di…”
“No, tu mi ha raccontato tutto di tua madre e del bullismo al tuo liceo. Sei sempre stato sincero con me e lo voglio essere anch’io”
“Sono qui” lo rassicurò il suo ragazzo “Sarò sempre qui”
Blaine lo baciò con gratitudine e ricominciò a parlare “Mio padre era un tipo chiuso e riservato, non mostrava chissà quanto orgoglio o amore, forse più con la mamma, ma da piccoli io e Cooper lo ammiravamo, era il nostro supereroe. Ma più crescevamo, più notavo quanto lui e mio padre si stessero allontanando: lotte continue, litigi su litigi, urla, tante urla. La mamma cercava sempre di calmarli, ma con scarso successo. Poi Cooper se ne andò. Me lo ricordò bene quel giorno: dovevo avere dieci anni e Cooper,ormai diciannovenne, se ne andò di casa dopo una furiosa litigata con nostro padre. Cooper continuava a ripetere di voler seguire il suo sogno di diventare un attore e lui gli urlava contro che fosse una vergogna per la sua famiglia, che avrebbe dovuto seguire le sue orme piuttosto che perdere tempo a fare l’attore da quattro soldi. Mia madre ovviamente appoggiava Coop al cento percento e gli pagò il college con i risparmi messi da parte apposta. Da quel giorno mio padre divenne ancora più strano: lui e la mamma sembravano sempre sul filo del rasoio, aveva smesso di giocare a baseball con me e molte sere tornava a casa tardi.
Il mio coming out fu il punto di rottura. Avevo tredici anni ed  ero così stanco di nascondermi che decisi finalmente di dirlo ai miei genitori, ad iniziare da mio padre. Eravamo solo io e lui nel suo studio e fu un disastro: era così arrabbiato e furioso, continuava ad urlare così forte che mia madre si spaventò e corse a vedere cosa successe. Mio padre stava per darmi uno schiaffo ma lei si mise tra noi e lo bloccò. Quella sera stessa lo cacciò di casa e mi sentii tremendamente in colpa, ma la mamma mi rassicurò subito: aveva scoperto che da qualche anno lui aveva una relazione con un’altra donna e nonostante ciò non voleva lasciarlo per il mio bene, così fece buon viso a cattivo gioco e si sacrificò per me. Ma quella sera fu la goccia che fece traboccare il vaso: chiese subito il divorzio e ottenne il mio affidamento totale, anche se mio padre non credo se ne dispiacesse così tanto. Sparì completamente dalla nostra vita, mia madre tornò a splendere e Cooper poteva finalmente tornare a casa quando voleva. Dopo qualche anno conobbe Justin e si sposarono e beh il resto lo sai già”
Quando Blaine gli aveva raccontato la storia di Cooper, poteva avvertire il dolore nella sua voce, la mancanza del suo amato fratello, ma quando aveva parlato di suo padre, la sua voce era fredda, priva di rabbia ma piena di indifferenza. Come poteva un padre smettere all’improvviso di amare i propri figli per i loro sogni o per chi amano? Catherine era davvero una donna coraggiosa e una madre fantastica. Lei e Burt avevano molto in comune perché entrambi avrebbero lottato per il bene dei loro figli.
“Ancora oggi non so dove sia o cosa stia facendo, ma non mi importa: non lo voglio nella mia vita, ma soprattutto non lo voglio nella vita di Christie. Per me Justin è suo nonno, non lui, è come un padre, un vero padre”
Kurt annuì e lo abbracciò stretto “Questo è quello che conta. Hai un famiglia che ti adora, degli amici fantastici e un ragazzo e una figlia che ti amano più della loro vita”
“Lo so” mormorò Blaine con voce roca “Non voglio più pensare a lui. Non credo che mia madre tirerà il discorso fuori, ma avevi il diritto di sapere”
“Grazie” Lo baciò amorevolmente “Ti amo tanto”
“Ti amo anch’io”
“Mmh, abbiamo la casa tutta per noi” gli fece notare Kurt che aveva iniziato a baciargli il collo “Che ne dici di un bel bagno caldo per rilassarti?”
Blaine gemette “Mmh, con candele, oli profumati, tanta schiuma e te dentro?”
“Tutto quello che vuoi”
Il ragazzo si alzò subito dal letto e tese una mano a Kurt “Allora cosa stiamo aspettando?”

Cosa stava aspettando?
Ah già, che le sue gambe si convincessero a varcare quella porta e fare l’uomo, non lasciandosi spaventare.
Insomma, era solo un semplice permesso, no? Lo avrebbe anche evitato, ma sapeva quanto Thad e la sua famiglia tenessero alle tradizioni e quindi le avrebbe seguite.
Bussò alla porta e un “Avanti” lo accolse nel piccolo studio in cui il capofamiglia, Miguel Harwood, se ne stava tranquillamente seduto alla scrivania intento a leggere una rivista di modellini di aereo, piccolo piacere colpevole dell’uomo.
Miguel era un uomo imponente, attaccato alla famiglia, che si era fatto da solo nel campo dei media e proprietario del giornale numero uno dell’Ohio. Per Thad era un esempio da seguire, un modello indiscusso, l’unico uomo che amava incondizionatamente oltre a Sebastian.
“Sebastian, a cosa devo questo piacere?” chiese l’uomo con un sorriso paterno.
“Dovrei parlarti di una cosa”
Miguel indicò la sedia davanti a sé “Certo, figliolo. Siediti”
I primi tempi della loro relazione, il padre di Thad non si fidava per niente del ragazzo a causa di esperienze passate e Sebastian dovette sudarsela per avere la sua piena approvazione, ma ce l’aveva fatta e ormai era per l’uomo era come un secondo figlio.
Sebastian si sedette e iniziò nervosamente a girarsi le mani “So quanto le tradizioni siano importati per la vostra famiglia e quanto ci teniate, così sono venuto oggi per chiederti… per chiederti il permesso di sposare Thad”
Miguel lo guardò stupito: aveva davvero detto questo? Lo stesso Sebastian Smythe che quando sua figlia Miriam si era sposata aveva ripetuto a Thad che il matrimonio era solo un modo per moltiplicare i problemi e che non serviva un pezzo di carta per mostrare al mondo quanto ci si ami.
“Lo so, è strano dirlo da parte mia, ma adesso non c’è niente che desidero di più di sposare suo figlio. Prima di incontrare Thad, le mie relazioni erano davvero… molto poco durature, non perché non credessi nell’amore, ma perché volevo solo divertirmi. Poi è arrivato suo figlio che ha sconvolto il mio mondo in un modo inaspettato e nonostante tutto e tutti mi sono innamorato di lui e lui si è innamorato di me, e ,glielo giuro, non avrei mai creduto che accadesse. Eppure eccoci qui, dieci anni dopo, ancora insieme, con due lavori che amiamo, una casa a New York e dei nipoti che ci ricoprono di fiocchi, bambole e purè” Entrambi gli uomini risero “Non avrei mai immaginato che la mia vita andasse in questo modo, ma è meglio di quanto avessi mai potuto sperare. Amo Thad e voglio passare il resto della mia vita con lui”
 Se c’era una cosa che Miguel ammirava di Sebastian era la sua schiettezza: c’era chi la trovava un difetto, ma per lui era una qualità da non sottovalutare.
Si tolse gli occhiali e incrociò le braccia sul tavolo “Sebastian, sai che quando hai iniziato ad uscire con Thad non mi fidavo per niente di te, non perché fossi tu, ma perché già prima avevano spezzato il cuore del mio unico figlio. Poi sei arrivato tu, completamente opposto al ragazzo che sognava mio figlio, o almeno è quanto mi diceva prima che voi due stesse insieme. Ma era felice, più felice di quanto lo avessi mai visto e più passava il tempo, più lo vedevo felice grazie a te. E ancora oggi lo è e di questo devo ringraziare te”
Sebastian annuì e fece il suo sorrisetto targato alla Smythe “Quindi questo è un sì?”
“Questo è un sì, figliolo” rise Miguel dandogli una stretta di mano “Ma quella minaccia di dieci anni fa rimane aperta: fai del male a mio figlio e nasconderò il tuo cadavere in Messico”
“Nah, tua moglie mi adora e ucciderebbe te”
“Marina mi aiuterebbe a trovare un posto” Si alzò dalla sedia e indicò la porta “Torniamo di sotto, sento un profumino invitante e ho fame”

“NONNA!” Christie saltò in braccio a Catherine, che non era neanche riuscita a varcare la porta di casa Hudmel.
“Principessa mia” l’abbracciò stretta e la lasciò andare “Sei sempre più bella”
Blaine sorrise e diede un abbraccio a sua madre “Ciao mamma, come è andato il volo?”
“Bene, anche se la hostess era di un acido…”
“Amore, per farle dispetto le hai chiesto tre volte un bicchiere di succo diverso, ci credo che era acida” Justin arrivò alla porta poco dopo prendendo Christie tra le braccia.
“Sciocchezze, dovrebbe essere professionale!” si difese la donna prima di abbracciare anche Kurt “Kurt, tesoro, splendido come sempre! Dovremmo andare a fare shopping insieme”
Kurt sorrise e annuì “Molto volentieri: è noioso andare con qualcuno che si lamenta dopo solo due ore”
“Ehi!”
“Blaine, amore, ha ragione. Justin ha lo stesso difetto” Catherine alzò le braccia all’occhiataccia di suo marito quando sia Burt che Carole fecero la loro entrata in salotto “Questi sono i tuoi genitori, Kurt? Piacere, sono Catherine e lui è mio marito Justin”
“Il piacere è tutto nostro” Burt strinse la mani ad entrambi “Sono Burt e questa è Carole”
“Benvenuti in casa nostra” aggiunse la moglie con un sorriso “Kurt ci ha parlato molto bene di voi”
“E il nostro Blaine ci ha parlato così tanto di voi che mi sembra già di conoscervi” Justin sorrise e alzò una bottiglia di vino “E abbiamo portato da bere: Blaine non ha di certo ereditato le sue abilità culinarie da una certa persona”
Catherine gli diede una gomitata “Solo perché ho bruciato un paio di torte”
“Sì amore, solo un paio di torte”
“Sappi che questa me la paghi” lo minaccia semiseria la donna facendo ridere tutti nella sala.
Carole indicò la sala da pranzo “Che ne dice se ci accomodiamo? La cena è quasi pronta”

“Quindi Blaine ha pianto quando ha capito che la lettera di Hogwarts non sarebbe mai arrivata!” spiegò Catherine facendo ridere tutti “Ve lo giuro, aveva un broncio quando il postino arrivò che per poco non gli strappò la borsa per controllare ogni lettera”
“Mamma!” Blaine si coprì il viso con le mani: perché sua madre si divertiva così tanto a torturarlo.
“Tesoro, non ho raccontato del tuo diciassettesimo compleanno!”
“Sai, prima o poi dovrò scoprirlo” ghignò Kurt quasi malignamente “Devo chiedere a Sebastian”
“Questo non è niente” li interruppe Burt divertito “Una volta la scuola di ballo di Kurt mi chiamò perché continuava a piangere che la sua bacchetta di plastica si era rotta”
“Papà!”
Blaine sorrise e strinse la mano al suo ragazzo “Ho paura che stasera faremo a gara a chi sarà più in imbarazzo”
Dopo aver rotto il ghiaccio, la cena si stava svolgendo magnificamente: episodi imbarazzanti a parte, tutti sembravano godere della conversazione, che spaziava dalla cucina alle macchine a quante volte Christie aveva perso le scarpe.
Che dire, riusciva sempre ad essere al centro dell'attenzione.
Catherine e Carole non la finivano di chiacchierare su quella soap opera che entrambe adoravano e Burt e Justin erano presi da una discussione su quale macchina fosse la migliore.
Kurt e Blaine? Si stuzzicavano a vicenda sotto al tavolo facendosi piedino, mentre Christie aveva deciso di abbandonare il piatto ormai vuoto per giocare con Brownie, che in meno di due giorni sembrava ingrassato di tre chili.
E dire che era un figurino quando lo avevano preso.
Blaine si appoggiò a Kurt "Sembra che stia andando tutto bene, vero?"
Kurt annui "Amore, eri tu ad essere preoccupato"
"Come fai a essere sempre così calmo?"
Il ragazzo gli prese una mano "Ho te al mio fianco" 
"Questo e' tremendamente romantico" Blaine gli bacio una guancia "Sdolcinato, ma molto romantico"
Kurt sorrise e si alzò da tavola per sparecchiare "Ci pensiamo noi ai piatti"
Carole gli sorrise grata "Grazie cari. Noi allora vi aspettiamo in salotto per il dolce e il caffè"

"Allora, i nostri ragazzi sembravano fare sul serio eh?" Iniziò a dire Burt sedendosi sulla sua poltrona accanto alla sedia a dondolo della moglie.
Catherine annui "Molto" Appoggiò le mani sulle ginocchia incrociate " Sinceramente non credevo che Blaine trovasse qualcuno fino a quando... Forse al diploma di Christie? Quel ragazzo farebbe di tutto per la piccola"
"In effetti è stato molto coraggioso" aggiunse Carole "Era così giovane..."
"Lo so, infatti mi ha stupito molto come cosa. Sia chiaro, avrei preso io stessa la bambina con me, ma Blaine è stato irremovibile: ripeteva che lo doveva a Cooper" 
Burt si aggiustò meglio sulla poltrona “Pochi avrebbero fatto la sua scelta, eppure lui è stato così maturo da accettare. Sono felice che Kurt abbia trovato un ragazzo così”
“E noi siamo felici che lui abbia trovato Kurt” si inserì nel discorso Justin “Ci ha raccontato di come si è fatto le ossa a New York ed è da andarne molto fieri. In più Christie lo adora e questo ci tranquillizza molto”
“E’ proprio di Christie che volevo parlare” confessò Burt “Quella bambina è fantastica, un piccolo tesoro e si affeziona presto alle persone”
Catherine annuì e capì subito dove l’altro volesse andare a parare: era la sua stessa preoccupazione.
“Hai paura di quello che potrà succedere se si lasciassero” finì di dire la donna “Credimi,da quando ho visto Kurt con Christie la prima volta è stata la mia prima preoccupazione. Entrambi si sono affezionati molto l’uno all’altro con una velocità impressionante”
“Esattamente: so che molti si preoccupano di Blaine e di Christie…”
“Ma anche Kurt ne soffrirebbe come loro, lo so” Catherine sospirò “Tutti noi sappiamo cosa vuol dire unire due famiglie, i dubbi, i problemi, ma a volte ne vale la pena. Solo che loro…”
“Sembrano correre un po’ troppo” Questa volta fu Burt a interromperla “Insomma, da quanto stanno insieme? Da quattro o cinque mesi?”
“Io non mi preoccuperei per questo”  Carole guardò i due “Kurt è sempre stato un ragazzo riflessivo mentre Blaine avendo una figlia cerca di andare cauto. Hanno semplicemente trovato il loro ritmo, anche se per noi sembra troppo presto”
Justin annuì “Sono d’accordo con Carole. Sono entrambi dei ragazzi responsabili, sanno quello che fanno. E poi sembrano fatti l’uno per l’altro”
“Il Kurt di Blaine e il Blaine di Kurt” sussurrò la moglie con un sorriso.
Il silenzio scese nella stanza, ma era un silenzio tranquillo, non imbarazzante: tutti stavano pensando ai loro figli, ma con una strana consapevolezza che forse le cose sarebbero andate bene.
Christie entrò in salotto con in braccio Brownie, con una grande fiocco rosa intorno al collo,  e li guardò confusa “Perché tanto silenzio?”
Burt sorrise e la invitò sulle sue ginocchia “Vieni qui principessa e dicci cosa hai combinato con questo gattino”

Kurt diede una gomitata al suo fidanzato “La vuoi finire di schizzare?”
“No, è divertente” Blaine fece la linguaccia “E poi ieri non ti lamentavi sotto la doccia”
“Sì, perché ero nudo e non indossavo un maglione di Gucci” Iniziò ad asciugare un piatto “Sai che di là stanno sicuramente parlando di noi?”
Il moro annuì “Lo so, ma non mi preoccupo: quello che pensano non cambierà mai il fatto che ti amo”
“E non cambierà neanche il fatto che io amo te” Kurt si appoggiò per un bacio veloce “Sono davvero felice che tu sia e Christie siate venuti con me”
“E’ stato uno dei migliori Natali di sempre” ammise l’altro che lo baciò di nuovo “Sbrighiamoci comunque: non vorrei che mia madre tirasse fuori la storia del mio compleanno”
“Un giorno dovrai raccontarmela”
“Come tu dovrai raccontarmi la cotta per Finn”
“Ti odio Anderson”
“Ti amo anch’io”

La serata stava proseguendo più che bene, storie imbarazzanti a parte (esclusa ovviamente quella del compleanno). Christie già verso le dieci aveva iniziato a sbadigliare sonoramente e Kurt e Blaine decisero che era giunta l’ora di farla andare a letto.
Kurt la prese tra le braccia dopo che la piccola aveva dato la buona notte a tutti e la portò di sopra, facendola lavare e cambiare.
Una volta pronta per la nanna, la rimboccò nel letto.
“Fai tanti bei sogni” le augurò con un bacio sulla fronte “E cerca di non sgaiattolare nella nostra camera, ok?”
Christie fece un piccolo broncio “Però posso venire per le coccole del buongiorno?”
“Beh per quelle sempre principessa” Le sistemò il cuscino e Pancakes vicino a lei “Adesso chiudi gli occhietti e fai la nanna”
“Mi puoi cantare una ninna nanna?” chiese la piccola “Quella del Re Leone…”
Kurt annuì intenerito “Per te qualunque cosa” Si sistemò vicino a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli.

Con il tempo scoprirai
Ci son cose che mai potrai capire
Qualche volta un tuo progetto
Che sembrava perfetto può non riuscire
Guarderai in avanti
Senza avere mai rimpianti
Noi saremo al tuo fianco, lo sai
Con orgoglio e lealtà 
Siamo un'unica realtà e nessuno la spezzerà mai

La mia scelta già la so
E me stesso sarò
Per la mia via
Nel gran piano della vita
E' già stata scolpita la strada mia

Anche chi non c'è più
Ci protegge da lassù
Sarà lungo il cammino, vedrai
Avrai gioia e dolore
Ma non avere mai timore
Non potranno dividercimai

Sempre insieme, tu ed iosenza dirci mai addio
La mia terra e il mio cielo sarai
Vai avanti perché
Ogni ostacolo che c'è non ci dividerà  ora e mai

Non appena la voce cristallina di Kurt la cullò, la piccola Christie cadde in un sonno profondo con un sorriso felice sul suo viso. Il ragazzo le rimboccò per bene le coperte e le lasciò un bacio tra i capelli: adorava quei momenti, quando tutto era così tranquillo e Christie sembrava così serena che l’unica cosa che avrebbe voluto fare era starla a guardare. Era incredibile quanto l’affetto per quella bambina crescesse ogni giorno di più.
Si alzò piano dal letto e uscì dalla stanza, quasi inciampando in Catherine che per tutto quel tempo li aveva osservati.
“Non volevo spiare davvero” si scusò la donna con un sorriso “Ma sembravate così carini che non ho resistito. E Blaine ha ragione: la tua voce è bellissima”
Kurt arrossì “Grazie Catherine”
“Possiamo parlare un secondo?”
La richiesta della donna lo stupì, ma il ragazzo annuì e la fece accomodare nella sua stanza.
Catherine si sedette sul bordo del letto insieme a lui “Kurt, è da un po’ che volevo fare una chiacchierata con te” Gli mise una mano sul ginocchio vedendolo agitato “Non preoccuparti, non è niente di male”
“D’accordo” deglutì Kurt. Non era niente di male, aveva detto. Allora perché era ancora più preoccupato di prima.
“Non voglio farti minacce o altro, ci ha già pensato Sebastian e questo mi basta. Voglio solo dirti che splendido lavoro stai facendo con Christie: anche se per poco tempo, ho visto quanto la piccola sia affezionata a te e tuo padre mi ha anche detto della questione “papà”. Credimi, sono felice che Blaine abbia trovato un così bravo ragazzo che lo ami e ami sua figlia, ma voglio capire cosa ne pensi di tutta questa faccenda
Sapeva benissimo a cosa si riferiva, era una domanda a cui aveva risposto più volte, ma questa era la madre di Blaine, una semplice risposta non sarebbe bastata.
“Ho sempre pensato di iniziare a sistemarmi a trent’anni” confessò Kurt “Sposarmi a quell’età dopo aver avviato una gloriosa carriera a Brodway, avere una casa con un giardino e forse un giorno avere anche dei bambini. Ma le cose non sono andate così: ho seguito la mia seconda passione, la moda,  ho trovato un ragazzo che sarei pronto ad amare per tutta la vita e poi c’è Christie. Quella bambina è difficile da non amare, ha questo modo di fare che ti conquista, ma all’inizio ammetto di non esserne stato entusiasta, tant’è che sono scappato dal ristorante appena l’ho saputo” Prese il silenzio di Catherine come un’affermazione della conoscenza della storia “Eppure mi hanno conquistato entrambi: Blaine è una specie di principe azzurro, non è perfetto, certo, ma è perfetto per me e Christie è semplicemente splendida e il pensiero che lei mi consideri uno dei suoi papà è terrificante e meraviglioso allo stesso tempo. Non so come essere padre, ma con modelli come Blaine e  mio padre… beh, credo che alla fine imparerò. Per adesso posso darle solo tutto l’amore che ho”
“E credimi questo è quello che conta” lo rassicurò Catherine con occhi lucidi. Dio, se il suo ex marito fosse stato solo un poco come Kurt o Burt… Per lei i genitori, maschi o femmine che siano, dovevano amare i proprio figli in modo incondizionato, non importa cosa o come.
Ma forse c’era gente al mondo che ancora non lo aveva capito.
Kurt strinse le mani di Catherine “Le prometto che farò di tutto per rendere felici entrambi. Li amo più della mia stessa vita, glielo posso giurare”
“Ti credo, figliolo” La donna alzò gli occhi al cielo per impedire alle lacrime di scendere “Sono davvero felice che ti abbia incontrato”
Kurt sorrise e l’abbracciò “Mi creda, lo sono anch’io, forse anche di più”
E non ci fu bisogno di aggiungere altro.

Sebastian,seduto sul letto, si sistemò meglio Julia in grembo e con la mano libera mosse la freccetta sullo schermo del computer
"Allora piccoletta, vediamo qualche anello?" 
La bambina dal canto continuò a mordicchiare un anello per i destini, incantata da quello schermo così colorato.
"Ecco perché ho chiesto aiuto a te: sei silenziosa quanto basta" 
Era già andato su un paio di siti per farsi un'idea, ma ce n'erano così tante da mandarlo in confusione: in platino, in argento, in oro bianco, con diamanti, smeraldi, topazi. Un sito consigliava di scegliere la pietra in base al colore degli occhi del partner, ma Sebastian scartò subito quell'idea: neanche la pietra più preziosa poteva competere con quegli occhi.
Diavolo, forse aveva bisogno dell'aiuto di Kurt.
"Seb? Sei in camera?" La voce di Thad lo spaventò e subito chiuse la finestra del computer e lo chiuse.
"Tu fai finta di niente" ordinò a Julia che se ne stava beatamente per i fatti suoi "Brava piccola"
Thad arrivò alla porta e sorrise "Ecco chi si era portato via la piccola principessa"
"Non ho saputo resistere" le baciò il capo "E' la mia preferita"
"La tua preferita fin quando non parlerà" ridacchio il ragazzo affiancandosi a lui sul letto "Come mai il computer?"
"Stavo controllando le email" menti Sebastian cingendogli le spalle mentre Thad iniziò a giocherellare con la pancia della piccola Julia.
"Ci pensi mai?" Chiese il moro quasi sovrappensiero.
Lo scrittore si accigliò "A cosa?"
"Ad avere dei bambini" la voce di Thad si fece più nervosa "Lo so che detesti il caos che fanno, ma non sarebbe bello avere qualcuno che sgattaioli per casa, per cui travestirsi da babbo natale a natale..."
"Qualcuno che ci interrompa proprio mentre siamo a le....AHIA!"
"Sii serio" borbottò Thad dopo avergli dato una gomitata "So che pensi che il matrimonio sia una specie di tabù, ma per quanto riguarda avere dei bambini?"
Sebastian sembrò pensarci su prima di baciarlo dolcemente "Mi sembra una splendida idea"
Thad lo guardò stupito "Davvero?"
"Non sto dicendo che già da domani vorrei contattare un'agenzia di adozioni o qualche mamma surrogato, ma in un futuro... Si, dei piccoli Smythe-Harwood in casa non sarebbe per niente male"
"Dici sul serio? Ti prego non prendermi in giro su questo"
"Sono molto serio" lo rassicuro Sebastian accarezzandogli una guancia "Anche se spero che i nostri figli non sappiano usare il tuo broncio adorabile come arma o sarò alla loro mercė"
Il sorriso di Thad in quel momento splendeva quasi più del sole e si buttò sul suo fidanzato, facendo sussultare sia lui che la piccola Julia "Ti amo tanto"
"Ti amo anche io" sussurrò Seb prima di consegnargli la bambina tra le braccia "E Julia ti amerà ancora di più se le vai a cambiare il pannolino" 
L'altro sbuffò ma la prese "Non ti ci abituare, per i nostri figli faremo a turni"
"Non vedo l'ora"

Kurt affondò la testa nell'incavo del collo di Blaine, grugnendo al fastidioso suono del telefono che lo aveva svegliato. Aprì leggermente gli occhi e sbuffò alla vista del suo orologio che segnava solo le 3 e 10. Chi diavolo chiamava a quel l'ora???
Finalmente il suono cessò e tornò a dormire, quando la voce squillante di Carole lo svegliò completamente.
"Kurt, Blaine! Era finn!" Disse affannata "Amanda e' in travaglio!"
Entrambi i ragazzi si alzarono dal letto "Cosa?"
"Quando?"
"Dove sono?"
"Oddio sto per diventare zio!" 
"Ragazzi!" Li richiamò Carole "Io è Burt stiamo andando in ospedale; volete venire anche voi?"
"Io rimango qui" rispose Blaine "C'è Christie che sta dormendo, non voglio svegliar la"
"Rimango anch'io allora"
"No Kurt, tu vai" lo incitò l'altro con una stretta di mano "Stai per diventare zio e credo che a Finn serva anche un po' di sostegno morale"
"Ma..." Fu interrotto da un casto baciò del fidanzato e sospirò "Va bene, ti chiamo quando è nato, ok?"

Il viaggio in ospedale fu il più breve della loro vita e subito i tre si diressero nel reparto di ostetricia, dove, nonostante l'ora tarda, si sentivano urla di atroce dolore. Mai come allora Kurt fu grato di essere nato uomo.
Trovarono Finn verso la fine del corridoio, vestito con una specie di camice di plastica verde che risaltava il colorito bianco della pelle.
"Finn!" Lo chiamò sua madre abbracciandolo "Come sta andando?"
"Mi sto sentendo male" ammise il ragazzone "Amanda continua ad insultarmi e mi ha cacciato via per qualche minuto. Ho paura"
Kurt gli diede una pacca sulla spalla "E' normale Finn: vuoi che vada a vedere io? Magari anche con Carole"
"Va bene... Io...io intanto chiamo i genitori di Amy"
Kurt e Carole annuirono e si cambiarono mentre Burt faceva compagnia a Finn.
Una volta vestiti, entrarono nella sala dove Amanda era sdraiata sul letto, ansimando e gemendo per il dolore.
"Oh tesoro" tubò Carole affiancandosi a lei e stringendole la mano "Come sta andando?"
"Da cani" urlò la donna piangendo "Perché deve fare così tanto male?"
"Lo so, dai manca poco"
Kurt le scostò qualche ciocca dai fronte "Vedila così: hai una scusa per insultarci tutti"
Amanda tentò una risata "Povero Finn, mi sento in colpa"
"Nah, sta bene. Adesso pensa solo a te e il bambino"
La donna annui "Puoi chiamarlo? Tra poco dovrebbe arrivare il medico" 
"Certo tesoro, ma ti avverto: se sviene, mi devi dieci dollari"

Burt si appoggiò alla sedia di plastica "Sono li dentro da ore ormai"
"Papà, sono solo venti minuti" gli passò la tazza di caffè "Andrà tutto bene"
"Lo so, ma questa attesa mi uccide. E poi non doveva nascere prima di altre due settimane"
"Andrà tutto bene, vedrai" mormorò Kurt mentre si appoggiava al muro li vicino: l'attesa era così snervante, ma doveva calmare suo padre.
Finalmente qualcuno uscì dalla sala: era Carole con un sorriso splendente e gli occhi lucidi
"E' nata!" Esclamò felice "Emily Carole Hudson, di due chili e nove!"
Burt l'abbracciò stretta "Siamo nonni!" Urlò felice "O mio dio, non ci credo!"
Kurt si unì al loro abbraccio piangendo "Sono zio!"
"Io sono nonno e tu zio!"
"E io sono nonna!"
"E Carole e' nonna!"
Erano discorsi senza senso, portati da una folle felicità: era un momento perfetto.
Carole li portò verso la nursery, dove la loro nipotina, pulita e vestita, sonnecchiava tranquillamente.
"E' bellissima" mormorò Kurt con voce roca "E' così piccola: speriamo non abbia preso da Finn altrimenti quando sarà grande dovremmo alzare gli stipiti delle porte"
Entrambi i neo nonni ridacchiarono “Intanto avrà uno zio che la vestirà neanche fosse una modella sulle passerelle di Milano”
“Questo è poco ma sicuro” Kurt appoggiò la testa sulla spalla del padre “Allora come ti senti, nonno?”
“Felice come non mai” Cinse le spalle sia del figlio che della moglie “Ho due splendidi nipotini di cui andare fiero. Mi aspetto una tazza con su scritto “Miglior nonno del mondo”, sia chiaro”
Il ragazzo si voltò verso di lui stupito: aveva davvero detto due nipoti?
“Papà…”
Burt lo guardò con un sorriso divertito “Beh che c’è? Christie e Blaine sono di famiglia, no?”
E senza dire niente, Kurt lo abbracciò stretto : miglior papà (e nonno) del mondo.





Note dell'autrice:
Salve a tutti! Scusate ancora per il ritardo, ma purtroppo vi avevo avvertito dei problemi causa esami :/ Ma parliamo di cose felici! In questo capitolo c'è stata la fatidica cena, che è andata più che bene (non sarà l'ultima volta che li vedremo tutti insieme), una bella chiacchierata tra suocera e genero, momenti Thadastian molto dolci (servono dentisti?) e la nascita della piccola Hudson! So di aver promesso un bel capodanno, ma ho cambiato idea pensando che forse una nascita sarebbe stata più "adatta" alla situazione (sì, stiamo già cercando la famosa tazza del nonno lol) Ora passiamo all'argomento serio: il padre di Blaine. Ora, avrò letto mille e mille fan fiction in cui il padre di Blaine è contrario al suo modo di essere e la madre è succube del marito. Sinceramente penso che un genitore dovrebbe sempre amare un figlio, ma certi casi (che sia madre o padre) in alcuni dovrebbe difendere il proprio figlio a costo di andare contro il proprio patner (come in questo caso). Ho voluto mostrare una donna forte, ma soprattutto una madre coraggiosa, che pur di non sconvolgere il proprio figlio rimane in silenzio, ma sa tirare fuori gli artigli quando serve. Cercate una tazza per il caffè anche a lei! 
Bene, detto questo, volevo solo ringraziare chiunque abbia messo la storia tra preferiti/seguiti/ricordati: proprio questa settimana la storia ha raggiunto 51 preferiti.
Per molti non sarà un gran traguardo, ma per significa tantissimo giuro! Questa fan fiction è nata così, non ero neanche sicura di riuscire a portarla avanti.
Quindi grazie ragazzi, sul serio vi adoro.
Un grazie alle mie splendide beta Michela e Elena, a cui voglio un bene dell'anima. non so che farei senza di voi!
Un bacio a Vale e Clari, che ogni giorno mi fanno sempre ridere
Un grazie a te che stai leggendo anche queste note, sperando che questa storia ti faccia sorridere
Ora qui la mia pagina autrice, dove ci saranno avvertimenti di aggiornamenti e piccoli spoiler!;: https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Nel prossimo capitolo: ritorno a New York! Blaine alla prese con la creazione di un nuovo menù, Sebastian alla ricerca dell'anello e Kurt farà conoscere a Christie una certa fata madrina...
Ps: questa settimana aggiornerò l'altra mia long, ergo alla prossima settimana ancora ;)
Baci e Sorrisi
Frankie

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassette ***


Capitolo Diciassette

"L'amore tuo diffonde il suo vigore in tutto il mio essere, come un vino"
P. Verlaine




“Sebastian, ti prego!”
“Non posso, Nano!” ribatté lo scrittore frustrato “Domani devo andare a una riunione con Sandra altrimenti mi ha minacciato di usare il mio teschio come tazza da caffè”
“Ma…”
“E Thad ha da lavorare in pasticceria tutto il giorno. Ken e Barbie?”
“Riunione d’affari a Chicago”
“La crocerossina?”
“Marley visita la mattina fino alle tre”
“Il Cherubino?”
Blaine sospirò “Non gliel’ho chiesto, ma sono sicuro che deve lavorare”
“Scusa, perché non porti Christie al ristorante? Sai quanto Luigi ama farle fare da finta cameriera”
“Perché dobbiamo preparare il nuovo menù e sai quanto siamo isterici” borbottò imbarazzato Blaine “L’anno scorso per poco Maggie non metteva della salsa di soia nel sugo di Bella solo per farle venire un’allergia”
Come ogni buon ristorante, la Bella Notte rinnovava di tanto in tanto il menù con ricette nuovi o stagionali; fin qui nulla di anormale.
Il problema erano gli chef: Luigi era un perfezionista conservatore, Blaine un artista innovatore, Maggie era fissata con la nouvelle cousine e la cucina moderna  e Bella tirava fuori solo ricette di famiglia del Sud ipercaloriche e per cui lo stomaco, il fegato e tutto l’apparato digerente chiedevano pietà. Omar? Omar faceva da mediatore, visto che sì, teneva alle tradizioni ma aveva una mentalità aperta.
“Giusto, non voglio che la mia nipotina assista a spettacoli di violenza”
“Le volevi far vedere Spartacus”
“Quella era una campagna per la sensibilizzazione alla violenza!” Protestò Sebastian imperterrito “In più è un ottimo modo per imparare la storia”
“Giusto….Comunque, a chi diavolo lascio Christie domani?!?”

Kurt canticchiò fino all’arrivo a casa di Blaine e, salite le scale, aprì la porta dell’appartamento e lasciò Sally libera di vagare in giro, forse alla ricerca di Brownie, il suo nuovo migliore amico felino.
Sì, incredibile ma vero quei due non avevano tentato di uccidersi a vicenda al loro primo incontro, un po’ perché Sally era abituata a stare con dei gatti un po’ perché Brownie era così pigro da non voler neanche provare a soffiare o graffiare.
Notò Christie addormentata sul divano con la televisione accesa, le rimboccò le coperte e le baciò teneramente i capelli prima di andarsene in cucina per salutare il suo fantastico ragazzo.
Il fantastico ragazzo che continuava a sbattere la testa contro il bancone della cucina.
“Amore?” lo chiamò Kurt dolcemente avvicinandosi a lui “Tutto bene?”
Blaine alzò la testa e sorrise leggermente alla vista del ragazzo “Ehi, sei arrivato”
“Purtroppo ho fatto tardi in ufficio e sono dovuto passare a prendere Sally dal veterinario” Lo baciò sulle labbra “Christie è addormentata sul divano a proposito”
“Immaginavo” mormorò Blaine alzandosi dalla sedia e prendendo un piatto dal microonde “Oggi ha fatto ginnastica a scuola ed era stanchissima, ma voleva aspettarti per darti la buonanotte”
“Aw, che tesoro” Prese il piatto tra le sue mani e baciò il moro riconoscente “La cena sembra ottima”
“Non per vantarmi, ma è davvero buona”
“Mmh” assaggiò un pezzo di carne e annuì “Comunque, cosa c’è che non va?”
Blaine sospirò “Domani l’asilo di Christie è chiuso, io non posso mancare al ristorante e  nessuno può tenerla. Dovrò chiamare Luigi e…”
“Posso guardarla io”
Il moro si girò verso di lui accigliato “Davvero? Non te l’ho chiesto perché pensavo dovessi lavorare”
“Beh sì, ma solo la mattinata. Potrei portarla al lavoro con me”
“Sicuro che non sia un problema?” chiese Blaine titubante “Non vorrei…”
“B, mi sono offerto io” Kurt sorrise e gli prese una mano “Isabelle non si fa problemi per queste cose, anzi più volte ha portato le sue nipotine. Poi dopo pranzo andremo a fare una passeggiata a Central Park, prenderemo qualcosa per cena e ti aspetteremo qui, che dici?”
Che doveva ringraziare qualunque divinità esistente per aver fatto scendere un angelo dal cielo che si innamorasse di lui.
Blaine si avvicinò, gli incorniciò il viso tra le mani e lo baciò dolcemente
“Ti amo e tu sei fantastico” Mormorò sulle sue labbra “Meraviglioso” Un altro bacio “bellissimo” Ancora uno “E fantastico”
“Mmh, ti amo anch’io”

Christie non aveva mai visto un posto così bello: c’erano gentili signori che ti aprivano la porta, gli ascensori erano mille volte più colorati del loro e la scritta gigante di Vogue.Com le faceva venire voglia di pregare il suo Daddy di fargliene fare una.
Stringeva stretta la mano di Kurt mentre questo salutava tutti con un sorriso gentile e la conduceva nel suo ufficio; di certo non erano mancati i complimenti alla piccola su quanto fosse carina e/o adorabile e con delle guance che facevano venir voglia di morderle.
Finalmente arrivarono nell’ufficio di Kurt e subito si affacciò alla finestra e  spalancò gli occhi all’altezza vertiginosa a cui si trovava, percepita perfettamente dalla vista mozzafiato che si prospettava fuori: la finestra era enorme e mostrava gli edifici altissimi e le strade così lontane che le persone sembravano grandi come le sue bambole.
Kurt sorrise alla curiosità della bambina che vagava in giro per la stanza dopo aver passato un minuto buono a contemplare il paesaggio.
Adorava quella bambina, letteralmente: era così curiosa e intelligente, anche se a volte un tantino capricciosa, ma ehi, quale bambino non lo era?
Posò la giacca sull’appendiabiti e controllò rapidamente le email prima di sentire un colpetto alla sua gamba.
“Siamo noi!” esclamò  Christie allegra indicando le cornici poste accuratamente sul tavolo.
La scrivania di Kurt, prima di conoscere Blaine ovvio, aveva una sola cornice con l’immagine della sua famiglia, e qualche gingillo giusto per non farla sembrare troppo vuota; non che non amasse personalizzare il suo spazio, anzi, ma alla fine era più il tempo che passava fuori dall’ufficio che dentro.
Poi piano piano si era riempita: un portacarte a forma di cuore (sì, Blaine era sdolcinato, ma la cosa non gli dispiaceva), il disegno che Christie aveva fatto a scuola con se stessa, lui, Blaine, Sally e Brownie, e ovviamente una foto di loro tre il giorno di Capodanno, tutti belli e sorridenti.
“E’ vero piccola” Le accarezzò i capelli “Ti piacciono? Non potevo portare il tuo regalo perché aveva paura di romperlo, così ho portato il tuo disegno”
Christie annuì e lo baciò su una guancia “Ti voglio tanto bene!”
“Anch’io piccola” Le baciò la fronte e le indicò la sedia davanti a lui “Perché non disegni qualcosa o giochi con le bambole? Io devo controllare un paio di cose sul computer”
“Va bene!” La piccola si sedette e iniziò a colorare un album di disegni della Disney, canticchiando leggermente.
Il silenzio durò un paio di minuti prima che un’elegante figura femminile attraversasse la porta e  attirasse l’attenzione di Christie: era una donna davvero bella, soprattutto con quella gonna vaporosa!
“Buongiorno Kurt” tubò allegra Isabelle con un sorriso “Oh, ma  guarda chi abbiamo qui. Tu devi essere la famosa Christie!”
La bambina annuì “Sono io”
“Tanto piacere piccola, io sono Isabelle” La donna sorrise ancora di più “Allora ti piace questo posto?”
“Moltissimo!” Gli occhi di Christie iniziarono a brillare “E’ così bello e luccicante!”
“Awww, ti va di fare un giro?” Chiese Isabelle abbassandosi alla sua altezza “Ti faccio vedere tantissimi abiti!”
L’entusiasmo di Christie aumentò ancora di più mentre chiedeva a Kurt di poter andare con la bella signora e ovviamente non poteva dire di no a quel faccino dolcissimo e al suo capo.
“Isabelle, sei sicura che non sia un problema?” chiese un po’ preoccupato.
“Sciocchezze tesoro, oggi è una giornata leggera e voglio portare questa bambolina in giro con me” Prese la mano della bambina “Torneremo per pranzo! Oggi offro io!”

Sebastian sbuffò all’ennesimo grafico sulle vendite e sorseggiò un po’ di caffè, l’unica cosa che lo teneva in vita durante quella riunione per il suo libro.
Quella mattina si era proposto di andare a cercare l’anello di fidanzamento, ma ovviamente la sua editrice aveva un tempismo talmente eccezionale da costringerlo non solo a svegliarsi presto, ma subirsi quella tortura di numeri e statistiche.
Era il seguito del suo ultimo thriller che era stato più di 10 settimane in cima alle classifiche e secondo loro la gente non era curiosa di scoprire se l’assassino era morto oppure no? (Sì, Sebastian amava i cliffhanger. Era un sadico bastardo e si adorava per quello)
Prese il telefono e provò a mandare un messaggio a Thad, che prontamente rispose che no, non avrebbero fatto sesso per messaggio perché doveva decorare una torta a cinque piani.
Poi la gente si chiedeva perché i mariti o le moglie si trovavano un amante.
Dopo altri venti entusiasmanti minuti nel merchandising, Sebastian sentì con puro piacere le parole “La riunione è terminata” scivolare dalle labbra di Sandra e per un secondo si era sentito di nuovo libero come un uccello. Un secondo solo perché subito la donna lo aveva richiamato con un “Smythe, rimani incollato alla sedia”
Perché, di tutte le editrici di New York, si era dovuto affidare alla figlia illegittima della Strega di Biancaneve e del Diavolo?
Sandra lo guardò prima di avvicinarsi a lui “Sembri stranamente tranquillo” notò con circospezione “E so che non hai messaggiato con Thad, altrimenti avresti il tuo inquietante ghigno da Dio del sesso”
“Sai com’è, tu mi costringi a sorbirmi certe riunioni soporifere minacciandomi di castrazione se avessi fatto casino, cosa ti aspetti?”
“C’è qualcos’altro sotto”
Sebastian roteò gli occhi: tanto valeva dirglielo, altrimenti lo avrebbe torturato neanche fossero nel  medioevo.
“Ho deciso di chiedere a Thad di sposarmi e oggi dovevo andare alla ricerca dell’anello, ma grazie alla tua URGENTE E NECESSARIA riunione, non ho potuto”
Sandra sembrò per un attimo sorpresa,poi i suoi occhi si addolcirono per pochi e impagabili secondi che fecero pensare allo scrittore che forse il suo cuore era cresciuto di una taglia in più, come il Grinch a Natale.
“E tu pensi davvero che un gioiellino come Thad ti sposerebbe?” scoppiò a ridere la donna  mentre prendeva un libretto dalla tasca e cominciava a scriverci qualcosa sopra “Oddio, devi comprare un anello enorme. Tieni” Strappò un foglio e glielo buttò in mano “E’ un piccolo anticipo per il libro, ma dovrebbe bastarti a comprargli un anello che lo convinca a sposarti”
Nonostante celasse evidentemente la cosa, Sebastian aveva subito capito che quello era il suo modo per dargli una specie di benedizione, perché, castrazioni a parte, Sandra voleva davvero bene a Sebastian e viceversa, ma era più divertente punzecchiarsi a vicenda che ammetterlo.
“Hai deciso di non fare la tirchia per una volta?” ghignò Seb mettendo al sicuro l’assegno nel portafoglio “Speri che una buona azione faccia sparire una ruga per magia?”
“No, ma posso bloccare l’assegno se non la finisci e non esci di qui in meno di tre minuti” Sandra prese il suo blackberry e iniziò a digitare furiosamente “Mi raccomando: un anello di classe, Smythe, altrimenti userò il tuo femore come mazza da golf”
Quella donna era sicuramente una masochista a letto.
 
“Natalie, porta questo nell’ufficio di Carter e poi puoi andare” Kurt sorrise porgendo una cartellina alla sua assistente.
“Perfetto capo, sarà fatto” Sistemò la cartella con le altre “A proposito, ho visto Christie con Isabelle: quella bambina è stupenda, sembra una bambolina! E poi è un amore con quegli occhioni azzurri!”
“Credimi, quegli occhioni sono un’arma a doppio taglio” ridacchiò il giornalista guardandosi attorno “Sai dove siano andate? E’ tutta la mattina che non le vedo e non vorrei che Isabelle l’avesse rapita per trasformarla in una sua mini me. Una mini me ben vestita e tremendamente elegante, ma non credo che Blaine sarebbe d’accordo”
Natalie sembrò pensarci su e scosse la testa “Le ho viste passare in corridoio solo un’ora fa. Forse sono tornate nel tuo ufficio. Prova lì”
Kurt annuì e salutò la sua assistente prima di andarsene. Non che fosse preoccupato, ovvio Isabelle era fantastica con i bambini, ma dopo la telefonata con Blaine, che aveva dovuto riattaccare perché QUALCUNO stava facendo una macumba su una povera anatra disossata, si sentiva un po’ in colpa ad aver lasciato Christie al suo capo, anche se era stata lei ad offrirsi.
Sapeva che Christie era una bambina educata e gentile, ma aveva quegli scatti capricciosi che ogni bambino aveva, dovuti anche alle evidenti presenze di Jeff e Sebastian che mettevano subito il broncio o si lamentavano ogni due secondi su tre.
Procedette verso il suo ufficio e tirò un sospiro di sollievo nel vedere la piccola insieme a Isabelle, fino a che non notò qualcosa di strano.
Perché ricordava che la maglietta di Christie fosse rosa con delle farfalle e non una camicetta bianca di Gucci Kids?
“KURTIE!” la bambina lo salutò e corse verso di lui “La fata madrina mi ha regalato dei vestiti nuovi!” Fece una giravolta tutta contenta “Sono bellissimi!”
“Tu sei bellissima, tesoro!” Kurt la prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia mentre Isabelle li raggiungeva “Allora, ti sei divertita?”
“Tanto! La fata madrina è bella e gentile!”
“Aw, l’ho già detto di amare questa bambina?” Isabelle le pizzicò una guancia “Ti verrebbe voglia di portartela a casa”
“Se convincessi Blaine ad affittarla, credo che non dovremmo più lavorare per il resto delle nostre vite” scherzò l’altro “Qui ho finito. Ci vediamo domani?”
Isabelle annuì “Prima però passa in ufficio: ci sono alcuni vestiti per Christie, li ho presi da un nostro servizio per la moda per bambini”
“Non dovevi…”
“Non dire sciocchezze, avrebbero rischiato di rimanere qui per sempre”
Kurt sorrise grato e si voltò verso Christie “Come si dice?”
“Grazie fata madrina!” la ringraziò la piccola sporgendosi per darle un bacio sulla guancia.
“Ti prego, portala via prima che te la rubi e la porti a casa con me” La donna l’abbracciò velocemente e diede una pacca sulla spalla a Kurt prima di andarsene via e lasciarli tornare.
“Allora, piccola Cenerentola, ti va di andare a prendere qualcosa da mangiare?”
“Spaghetti?”
“E spaghetti siano!”

Era un campo di battaglia: pentole usate, carote smezzate sul bancone, salse sparse un po’ ovunque e perfino un’anatra disossata spiaccicata sul pavimento cerchiata da quello che sembrava pepe nero.
“D’accordo, allora zucchine con salsa al pesto o funghi ripieni con erbe aromatiche?”
“Non lo so, credo di aver perso le papille gustative con i peperoncini ripieni di Bella”
“Oh, andiamo non erano così piccanti!”
“Credo di aver bisogno di un trapianto di esofago”
“Due salti avanti, uno a destra, la sfortuna uscirà fuori dalla testa”
Blaine poggiò la testa sul bancone “Qualunque cosa va bene, zucchine piccanti e funghi al pesto”
“Perfetto, vada per i funghi” Omar segnò tutto su un foglio e sospirò soddisfatto “Signori e signore, abbiamo un menù”
“No peperoncini ripieni: ho una figlia a casa, voglio vederla il giorno delle nozze”
“Buttare il sale agli angoli, via la iella, via la sfortuna”
“Eeee direi che possiamo andare a casa, vero Luigi?” chiese Omar al suo capo, decisamente provato anche lui.
“Troppo aglio, poco sale e non abbastanza aceto bianco. O forse è meglio la salsa di soia?”
Omar scosse la testa: ogni anno la stessa storia, ma non avrebbe mai lasciato quel posto per niente al mondo.

“Su le braccia” ordinò togliendo la maglietta della bambina e sostituendola con quella del pigiama “E adesso i pantaloni”
Christie annuì e si lasciò cambiare tranquillamente “Kurtie, quando torna Daddy?”
“Dovrebbe essere qui tra poco” rispose l’uomo sciogliendole le trecce delicatamente “Ha promesso di darti il bacio della buona notte anche se dormi”
Erano tornati a casa quel pomeriggio dopo un bel pranzo fuori, una lunga passeggiata al negozio di giocattoli e poi erano tornati a casa, divertendosi a fare party del thé e salvare il mondo dal terribile mostro del divano.
“Posso venire anche domani con te” chiese la bambina ficcandosi sotto le coperte con uno sbadiglio.
“No, principessa. Domani torni a scuola, ma ti prometto che verrai un’altra volta ok?”
Christie fece un broncio adorabile “Ma potrò ancora vedere la fata madrina?”
“Certo piccola” Le baciò la fronte “Adesso però dormi. Sogni d’oro piccola mia”
“Notte, notte” mormorò la bambina assonnata “Ti voglio bene Kurtie”
“Anch’io tesoro”

Blaine arrancò verso la porta di casa, ringraziando qualunque divinità che fosse riuscita a portarlo fino a lì, la aprì e trovò la visione paradisiaca di Kurt steso sul divano, con i pantaloni del pigiama e una sua vecchia felpa della Dalton.
Se avesse avuto le forze e una casa vuota senza bambine dormienti, lo avrebbe fatto suo lì e ora per tutta la notte.
Kurt alzò la testa dal libro che stava leggendo e sorrise, consentendogli di cadere tra le sue braccia come un camminatore nel deserto dopo aver trovato un’oasi.
“Voglio morire qui” mormorò Blaine nell’incavo del suo collo “Non voglio più tornare in quell’orribile posto”
“Aww, povero il mio amore” Gli lasciò un bacio tra i capelli “E’ stato così faticoso?”
“Ho assaggiato di tutto e il mio stomaco mi fa tanto male” si lamentò il moro passandosi una mano sulla pancia “Penso che dovrò andare in ospedale per farmelo asportare. Mi ameresti anche senza stomaco?”
“Ti amerei anche pelato e con i denti mancanti, ma non ti sembra di esagerare, B?” Kurt lo baciò amorevolmente sulla punta del naso “Adesso ti fai una doccia, poi una lunga dormita e domani mattina dobbiamo vederci con Sebastian”
Blaine alzò subito la testa, un sorriso compiaciuto sulle labbra “Non mi dire che…”
“Oh sì, totalmente”
“Lo sapevo che avrebbe ceduto”
“Non riesce a reggere la tensione”
“E non gliela faremo passare liscia, giusto?”
“Oh amore” Gli accarezzò una guancia “Pensi davvero che non faremo una cosa del genere?”
Blaine non resistette e si appoggiò per un lungo bacio “Ti amo mio piccolo genio del male”
“Anch’io ti amo, piccolo chef melodrammatico” Kurt lo baciò velocemente “Ma per quanto ti ami, vai a farti una doccia: puzzi di salsa di soia e uova sode”

Era possibile odiare i propri amici?
Per Sebastian Smythe sì e seduto a quel tavolo ne aveva una palese prova davanti.
Non era il ritardo di dieci minuti (altamente voluto) dei due, neanche l’apparente calma con cui stavano gustando i rispettivi caffè, ma era il loro sorrisetto.
Il sorriso compiaciuto da “te l’avevamo detto che saresti tornato da noi strisciando come un verme”, quel ghigno che lui stesso aveva usato tante volte, ma lui era Sebastian Smythe, poteva permetterselo.
Avrebbe dato i loro nomi a due personaggi del suo prossimo libro e li avrebbe torturati in maniera atroce e lenta.
“Allora Sebastian…” iniziò Hummel appoggiando la tazza “Perché volevi vederci?”
Perché quel bastardo del suo migliore amico doveva essere fidanzato con la versione al maschile di Miranda Presley?
“Giusto Seb, perché?” sghignazzò Blaine battendo le dita sul tavolo.
Forse si doveva chiedere come  poteva la versione al maschile di Miranda Presley essere fidanzato con l’ottavo nano pseudo cattivo di Biancaneve, quello che finirà ucciso con un piccone in testa, giusto per fare un po’ di ironia.
Sebastian sospirò e incrociò le braccia al petto “Potete gongolare quanto vi pare, ma se non togliete quei sorrisetti dalle vostre facce vi servirà una chirurgia plastica dopo quelli che vi farò”
“Sebastian, non essere maleducato. Qui ti stiamo per AIUTARE”
“Già, AIUTARE. Come è che avevi detto al telefono?” Blaine si schiarì la gola “Non ho bisogno del vostro aiuto.” E ti aspetti davvero che non te lo rinfacceremo per tutta la vita?”
“Vi sto chiedendo aiuto seriamente ragazzi” disse lo scrittore con voce ferma “Non avrei mai pensato di compiere un passo del genere, ma non avrei neanche mai pensato di trovare un ragazzo come Thad e far durare una relazione per così tanto tempo. Ho paura che qualcosa vada storto, di spaventarlo o anche peggio. Sapete quanto in realtà sia negato per certe sdolcinatezze romantiche e proprio per questo sono qui a chiedervi aiuto, non solo per me, ma anche per Thad e per la nostra felicità”
Kurt e Blaine lo guardarono per un minuto prima di girarsi l’uno verso l’altro.
“Dici che questo discorso pietoso se l’è scritto prima di venire qui?”
“Kurt, lo conosco da anni: probabilmente se l’è scritto ieri sera e ha ancora il foglietto nella tasca”
Il giornalista annuì “Probabilmente credeva che così lo avremmo risparmiato”
“Povero illuso”
Amici, sì come no. Nella prossima vita doveva trovarsi degli amici migliori, magari qualcuno che si sarebbe bevuto quelle sdolcinatezze.
Ma forse gli sarebbero mancati. Forse, proprio nel profondo nell’anima dove doveva esserci una qualche specie di cuore.
“Allora mi aiuterete o passerete l’intera giornata a crogiolarvi nella vostra illusione di esseri superiori?”
Kurt annuì “Ti daremo volentieri una mano ma non smetteremo di rinfacciartelo a vita”
“Soprattutto il giorno del vostro matrimonio!” Aggiunse Blaine con un ghigno “Ehi, potrei inserirlo nel discorso del testimone!”
“Testimone? In questo momento preferirei avere un piccione o addirittura Sterling!”
“Cosa….”
“STERLING, ANDERSON!”
Quella giornata forse si sarebbe rivelata lunga, molto molto lunga.

Quella giornata si rivelò praticamente ancora più lunga di quanto si aspettassero.
Avevano girato circa tre gioielliere, dove Sebastian aveva rifiutato ogni proposta che il povero commesso offriva, un po’ per il colore, un po’ per la forma troppo schiacciata o troppo sottile, un po’ per i costi eccessivi (amava Thad, ma non si sarebbe venduto un rene per un anello da ventitremila dollari) ma soprattutto perché non riusciva a trovarne uno che fosse perfetto per il suo ragazzo.
Così erano giunti alla gioielleria delle gioiellerie, il sogno di ogni donna: Tiffany.
E ovviamente Sebastian aveva avuto da ridire, visto che aveva voluto evitare quel posto come la peste visto che sua madre lo trascinava lì da piccolo e spendeva ore e ore a scegliere qualche collana. Non aveva mai visto il film o comprato qualunque cosa color “Tiffany” proprio per questo.
No, non sarebbe entrato neanche morto in quell’inferno luccicante.
“Sebastian, se qui non trovi l’anello allora ti conviene fartene fare uno di carta da Christie” sbuffò Kurt “Quindi, o entri di tua spontanea volontà o ti faccio entrare a forza di calci”
“Mio Dio, Hummel smettila di fare la donna mestruata! Entro, entro” Sebastian roteò gli occhi, maledicendosi ancora per aver chiesto aiuto a quei due visto che più che consigliarlo per gli anelli stavano già dando un’occhiata ai loro prossimi regali di Natale, compleanno e mesiversari vari.
Iniziò a guardare una delle vetrine, cercando qualcosa che attirasse le sue attenzioni quando sentì qualcuno davanti a lui schiarirsi la gola.
“Buongiorno” lo salutò una vecchia signora perfettamente vestita e con un paio di occhiali tondi “Posso aiutarla in qualche modo?”
Il ragazzo annuì “Stavo cercando un anello di fidanzamento”
“Oh, da uomo o da donna?”
“Come scusi?” chiese sorpreso Sebastian
“L’ho offesa, caro? Mi scuso, non volevo…”
“No, non intendevo questo” la tranquillizzò subito “E’ che di solito tutti lo danno per scontato”
“Mio caro, lavoro qui da anni e abito a New York da ancora più tempo, quindi ho visto tante coppie diverse e non mi stupisco più di nulla” Fece un sorriso tenero “L’amore è amore. Ma non perdiamo tempo!”
La signora si chinò e tirò fuori dalla vetrinetta un cuscinetto pieno di splendenti anelli di vari tipi e decorazioni, alcuni stretti, altri larghi, certi completamenti spogli e altri ancora coperti di diamanti.
“Qualche richiesta particolare?”
Sebastian sembrò spaesato “Non ne ho idea” ammise con estrema sincerità.
“Uhm…  provi a descrivermi il suo fidanzato: forse troveremo qualcosa che si adatti alla sua personalità”
“Thad è… forse è la persona più sincera che abbia mai conosciuto” Gli occhi di Sebastian si addolcirono di colpo “Si preoccupa sempre più degli altri che di sé stesso e ha questa mania di voler trovare l’amore per tutti. E’ una persona semplice, odia gli eccessi, ma ha sempre un particolare che cattura l’attenzione, come la sua risata o il suo sorriso luminoso”
La donna davanti a lui percepì benissimo l’amore che Sebastian provava per il suo fidanzato, dal sorriso a trentadue denti alla luce nei suoi occhi.
Come poteva la gente continuare a dire che l’amore vero fosse solo tra uomo e donna?
Ad un certo punto le venne un’illuminazione: forse aveva l’anello giusto.
Prese l’ultimo della fila, un anello lucido in platino, con due sottilissime file di diamanti vicino ai bordi.
“Questo è un anello semplice, ma questi piccoli diamanti gli danno quel tocco di luce che lo rende speciale. Il giusto di tocco di particolarità, no?”
Sebastian prese l’anello e se lo rigirò tra le dita: era semplice, ma con un particolare che sembrava illuminarlo di luce propria.
Era perfetto, semplicemente perfetto.
E con la benedizione di Kurt e Blaine, il prezioso oggetto fu incartato nella consueta scatolina color verde acqua. Adesso mancava solo la proposta perfetta.

Erano passate due settimane e il piano per la proposta perfetta era attualmente in atto.
“Ho appena finito di aiutare Sebastian a decorare il salotto e la camera da letto, nonostante avesse preso in giro Blaine per aver fatto la stessa cosa” Kurt ridacchiò leggermente “E Blaine invece sta finendo di cucinargli la cena che potrà scaldare e un’ottima torta Foresta Nera da far ingrassare alla sola vista”
“Mmh, torta Foresta Nera” Mercedes assunse un’aria sognante “Adesso ne ho una voglia matta!”
Erano seduti su una panchina di Central Park, visto che Christie voleva andare a giocare con i suoi amichetti, Kurt aveva appena finito la sua parte ne “Il piano per la proposta perfetta”, bisognoso di aria aperta, e Mercedes lo doveva assolutamente vedere per parlargli.
“Mi spiace ma non ho la bacchetta magica per farla apparire” scherzò il ragazzo dandogli una leggera gomitata “Comunque, come mai tutte queste voglie? Insomma, stai mangiando un frozen yogurt a Central Park, d’inverno, con 7 gradi sopra lo zero. Sicura di stare bene?”
“Per essere un famoso redattore di Vogue.Com, non sei molto intelligente eh?” lo punzecchiò Mercedes prima di posare una mano sulla sua pancia “Secondo te, cosa potrebbe essere?”
Kurt si fece un attimo pensieroso prima di riuscire a capire finalmente la situazione.
“O mio dio vuoi dire…”
“Sì, Kurt. Sono incinta!”
I due amici si abbracciarono stretti, ridendo tra loro per la felicità.
“Non ci posso credere!” esclamò il ragazzo “E Sam? Come l’ha presa Sam?”
“E’ svenuto” disse Mercedes con leggerezza “Poi quando è rinvenuto ha iniziato a urlare per casa che sarebbe diventato papà e ha chiamato sua madre, mia madre, sua nonna e i miei nonni. E’ impazzito completamente!”
Kurt scoppiò a ridere e le cinse le spalle con un braccio “Sono davvero felice per te”
“Grazie tesoro” La ragazza gli baciò una guancia “Ma devi giurarmi che, maschio o femmina che sia,  suo zio Kurt lo vestirà impeccabilmente per ogni occasione”
“Ma certo che…”
“PAPA’!!!!”
L’urlo straziante di Christie interruppe bruscamente la conversazione e subito i due ragazzi si erano alzati dalla panchina e corsero verso la bambina che aveva iniziato a piangere come una disperata,  circondata da altri bambini che la guardavano curiosi e un paio di persone che cercavano di aiutarla.
Kurt si inginocchiò davanti a lei, preoccupato da morire “Piccola, che succede?”
Christie lo guardò, il viso rigato dalle lacrime, e stese le braccia verso di lui “Papà!”
Subito l’uomo la prese tra le sue braccia e le guardò il graffio sanguinante sul braccio “Oh, Christie”
“Sono caduta dall’altalena” mormorò la bambina tra i singhiozzi “Fa male, papà!”
“Adesso ci penso io, va bene?” Le baciò una guancia bagnata e subito andò alla ricerca di fazzoletti e porse il tutto a Mercedes e con delicatezza iniziò a pulire per bene la ferita e metterci un enorme cerotto sopra, per poi lasciarvi un leggero bacio rassicurante.
“Va meglio, amore?” chiese asciugandole le lacrime mentre Christie annuiva leggermente.
“Papà, voglio andare via”
Kurt se la sistemò meglio in grembo e Mercedes le accarezzò i capelli
“Sei sicura amore? E’ ancora presto”
“Ehi Christie, ho un’idea” Mercedes la guardò con un gran sorriso “Che ne dici di andare a bere una bella cioccolata calda?”
“Con i biscotti?”
“Ma certo!”
Christie sembrò pensarci su, ma annuì con un sorriso timido e guardò il ragazzo “Possiamo papà?”
“Tutto quello che vuoi, angelo mio” La bambina squittì felice e lo abbracciò ancora più stretto.
Solo al bar, dopo essersi finalmente calmato grazie a una tazza di thé, riuscì ad elaborare quello che era appena successo: Christie l’aveva chiamato papà.

Sebastian sistemò per l’ennesima volta la cravatta e diede un ultimo sguardo all’orologio: erano già le sei e Thad avrebbe dovuto rientrare a momenti.
Si rigirò nella tasca la scatolina che aveva tenuto nascosta per tutto il tempo nell’angolo in alto della libreria, proprio dietro al soprammobile a forma di gatto che la madre di Sebastian gli aveva regalato per il loro appartamento e per cui Thad provava un odio così profondo da confinarlo lì sopra. Sapeva che non avrebbe mai pensato di andare a guardare lì dietro e neanche ci sarebbe arrivato senza l’aiuto di una scala.
Quella sera avrebbe cambiato tutto o forse non avrebbe cambiato niente; ripeteva sempre che non gli serviva un pezzo di carta per mostrare al mondo quanto amasse Thad, ma sapeva che il suo ragazzo era un romantico e Sebastian avrebbe fatto di tutto per renderlo felice.
Si erano già fatte le sei e dieci e di Thad non c’era neanche l’ombra.
Prese il suo cellulare e, neanche fosse un telepatico, questo iniziò a squillare, la cosa strana era il numero sconosciuto che compariva.
“Pronto?”
“Signor Smythe?”


Kurt aprì la porta di casa e Christie entrò saltellante dentro andando subito a salutare Sally e Brownie, comodamente stravaccati in un angolo del salone.
“Blaine, amore?” il giornalista iniziò a cercare il suo ragazzo e finalmente lo trovò in cucina, ma sapeva che c’era qualcosa che non andava.
Blaine sedeva pallido, il cellulare tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto.
“Che succede?” chiese allarmato Kurt andando verso di lui e appoggiandogli una mano sulla schiena.
“Ha chiamato Sebastian” mormorò lentamente “Si tratta di Thad”
“La proposta è andata male?”
Blaine scosse la testa  e quasi non sentì le braccia di Kurt avvolgerlo stretto “Thad…Thad è stato investito e ora si trova in ospedale” 

Note dell'autrice
*In diretta dal rifiugo antiatomico* Non mi uccidete, altrimenti non saprete come finirà.
Tutto avrà un senso nel prossimo capitolo per cui non dovrete aspettare che tre o quattro giorni al massimo.
Detto questo, Isabelle è una fata madrina adorabile, Sebastian si prepara per la grande proposta, Mercedes è incinta, Kurt è papà e l'autrice è molto cattiva per svariate ragioni, ma si farà perdonare.
Un grazie a chiunque abbia letto, recensito, inserito la storia tra preferiti/seguiti/ricordati.
Un bacio e un grazie alle mie beta Michela e Ele che non mi hanno ancora ucciso.
Un bacio alla Vale, Clari e Consu <3 
Qui la mia pagina facebook dove trovarete informazioni sulle storie e sulle pubblicazioni:

https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto grazie ancora per essere arrivate fino a qui :)
Un bacio e un sorriso
Frankie

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto ***


Capitolo Diciotto


Non riusciva a respirare; era come avere un blocco in gola, come se i polmoni rifiutassero l’aria e il suo cuore volesse solo fermarsi per sempre.
Seduto su una scomoda sedia di plastica Sebastian aspettava, lo sguardo fisso sul pavimento piastrellato e le mani che si torcevano tra loro.

“Il signor Sebastian Smythe?”
“Sono io, chi parla?”
“Chiamo dal New York Presbyterian Hospital” lo informò la donna al telefono “Lei è il numero di emergenza del signor Thad Harwood?”
Sentiva il suo cuore iniziare a battere velocemente.
“Sì, è il mio fidanzato. Cosa è successo?”
“Il signor Harwood è stato ricoverato qui in seguito ad un incidente stradale”
Ancora più forte, ancora più veloce, come se volesse uscire fuori dal petto e fuggire via.
“Adesso è in sala operatoria, ma appena sarà  qui sarà informato di tutto”
In quel momento, Sebastian era sicuro che il suo cuore avesse completamente smesso di battere.


Era arrivato in ospedale senza neanche ricordare come e subito uno specializzando lo aveva informato di tutto, ma le uniche parole che il ragazzo riuscì a capire furono “incidente”, “emorragie interne”, “operazione”.
Era arrivato da 27 minuti in ospedale, Thad  era in sala operatoria da 43.
Un dolore atroce gli attanagliava il petto minuto dopo minuto, ogni respiro era sempre più pesante e il tempo non sembrava passare abbastanza velocemente.
Quanto avrebbe voluto che fosse un orribile incubo per poi svegliarsi nel suo comodo letto grondante di sudore vicino a Thad che lo avrebbe coccolato per tranquillizzarlo.
Invece era lì, seduto su quella maledetta sedia di plastica, circondato da infermieri e dottori dal passo frenetico, chiedendosi perché diavolo non c’era lui al posto di Thad.
Non se lo meritava, non una persona buona come lui.
Lui che era riuscito a scalfire le sue barriere, che era riuscito a farlo innamorare e a innamorarsi di lui, anche se all’inizio lo tormentava, come fosse un gioco.
Se lo ricordava bene il giorno in cui aveva conosciuto Thad; tutto merito di un caso fortuito, o forse semplicemente era destino.

Dalton, Dieci anni prima

“Questa è tutta colpa tua!”
Blaine sospirò e posò la sua divisa nell’armadio. Era da un’ora che Sebastian, seduto sul suo letto, continuava ad incolparlo, a maledire l’organizzazione della Dalton e le sue stupide e rigide regole.
“Sebastian, non possiamo farci niente: ringrazia che non ti abbiano vietato di soggiornare nei dormitori dopo l’anno scorso”
“Solo per un piccolo festino…”
“Il festino, le violazioni al coprifuoco…”
“Tsk, pago per essere qui e dovrei stare anche alle loro regole?” Sebastian sbuffò e appoggiò la testa contro il muro, maledicendo la sua sfortuna.
Fin dal loro primo giorno alla Dalton, Sebastian e Blaine erano stati in stanza insieme, un’occasione che il francese aveva sfruttato fin da subito, visto che ogni sabato sera cacciava via l’amico a dormire nella camera di Jeff e Nick per divertirsi un po’ con qualche ragazzo incontrato allo Scandals.
E poi era abituato a tutte le stranezze del suo migliore amico, come i trenta minuti spesi per sistemarsi i capelli o la meticolosità con cui controllava i suoi papillon.
Ma quell’anno la direzione della Dalton aveva deciso di dividerli, nonostante la sua palese richiesta di rimanere in stanza con Blaine non ci fu proprio niente da fare.
Così, Blaine si trovava in camera con Trent e lui non aveva idea di chi si sarebbe trovato come compagno di stanza, visto che da quello che aveva capito era un nuovo arrivato.
“Perché tu non sei arrabbiato come me?” chiese Seb accigliato “Insomma, sono il tuo migliore amico!”
“Sei il mio migliore amico, ma dormire nel mio letto per più di quattro giorni a settimana è un gran bel vantaggio, per non parlare del fatto che Trent non mi ruberà lo shampoo, le cravatte pulite e in più mi offre metà del minifrigo. Devo dire che mi è andata più che bene”
Sebastian fece una faccia scandalizzata “Fammi capire: abbandoneresti il tuo migliore amico per una specie di orsetto del cuore al profumo di vaniglia?” si alzò dal letto e fece per uscire “Questa me la pagherai Anderson!”
“Smythe, non fare il melodrammatico!”
“ME LA PAGHERAI!”

Sebastian continuò a borbottare per tutto il corridoio; quella situazione non gli era andata giù, soprattutto il fatto di doversi adattare a un ragazzino che sicuramente avrebbe avuto qualche genere di strano hobby.
Avrebbe accettato tutto, tranne Star Trek o Star Wars, per quello bastava già il biondo platinato e la sua dolce metà.
Arrivò vicino alla sua stanza e subito notò un paio di scatoloni fuori: allora era già arrivato, eh?
Meglio, avrebbe subito messo in chiaro chi avrebbe comandato (non avrebbe certo rinunciato alle sue abitudini solo per qualche sconosciuto), così entrò fieramente nella stanza, dove ad accoglierlo non fu una faccia brufolosa o occhialuta o peggio una parrucca bionda ossigenata, ma un sedere.
Un sedere da favola, per giunta.
“Forse questa convivenza non sarà tanto male” pensò il francese con un ghigno prima di schiarirsi la gola, attirando l’attenzione del nuovo arrivato, che si girò subito e lo accolse con un sorriso e una mano tesa.
“Tu devi essere Sebastian. Piacere, io sono Thad Harwood” si presentò il ragazzo allegramente.
Dio, oltre ad avere un sedere da favola aveva anche un faccino niente male, soprattutto quegli occhioni da cerbiatto.
Sebastian accettò la stretta con un sorriso malizioso “Credimi, il piacere è tutto mio”
“Uhm, scusa per il disordine, ma sono arrivato da pochi minuti e h-ho preso il lato destro della stanza, visto che sull’altro c’erano le tue valigie e…”
“Ogni tanto prendi fiato o tenti di battere qualche record di apnea?” scherzò Sebastian “Comunque, hai fatto bene, ma non vedrei problemi a…”
“Ho un fidanzato” sbottò Thad all’improvviso completamente rosso “Cioè, un fidanzato come un fidanzato maschio”
“Questo si era capito”
“Sono gay e spero e  davvero vorrei che se avessi problemi…”
“Harwood”
“Tu lo dicessi subito e cambierei stanza, perché”
“O mio dio, vuoi stare zitto per due secondi?” sbottò il francese facendolo zittire “Davvero pensi che per me sia un problema?”
“Uhm, non lo so?”
“Sai chi sono, giusto?”
“Sei… Sei Sebastian Smythe?”
“Complimenti Sherlock, nient’altro?”
Thad scosse la testa “S-sei il primo studente che ho incontrato qui e mi hanno detto il tuo nome alla segreteria”
Adesso aveva capito tutto. Circa l’intero corpo studentesco sapeva dei gusti di Sebastian e soprattutto delle sue conquiste, vista la lunga lista di ragazzi che ogni mattina di ogni weekend facevano l’orribile “passeggiata della vergogna” lungo il corridoio delle camere e non pochi studenti della stessa Dalton si erano aggiunti a quell’elenco.
“Tranquillizzati Bambi, gioco anch’io per la tua squadra” lo rassicurò con un sorrisetto “Anzi potremmo…”
“Thad, questa era l’ultima valigia” una voce affaticata li interruppe “Quanta cavolo di roba ti sei portato?”
Un ragazzo dai capelli biondo cenere, con un ciuffo tremendamente simile a Justin Bieber, e il fisico che tendeva a uno dei ragazzi senza cervello di Jersey Shore (odiava Cooper per averglielo fatto vedere) era  appena entrato nella stanza con un paio di scatoloni tra le braccia
“Solo il necessario” sbuffò Thad imbarazzato e indicò Sebastian “Joe, questo è Sebastian, il mio compagno di stanza. Sebastian, lui è Joe”
Quest’ultimo tese una mano verso di lui “Il suo fidanzato” sottolineò fin troppo marcatamente.
Perché quell’idiota già non lo convinceva?
Prese la mano e la strinse “Il suo compagno di stanza” ribatté a sua volta prima di prendere cellulare e il portafoglio “Vi lascio finire di sistemare. Ci si vede dopo”  l’ultima cosa che voleva era vedere dei piccioncini in calore dirsi addio neanche fossero in partenza per la guerra.
Doveva ammetterlo, Thad Harwood era un bel bocconcino, forse un po’ troppo timido, ma quegli occhi da cerbiatto e quel culo da favola parlavano da soli.
Sarebbe stato un anno molto divertente.

New York

 “Sebastian!” la voce preoccupata di Blaine lo riscosse da quei ricordi così lontani eppure così vividi nella sua mente e sentì la mano del suo amico sulla sua spalla “Stai bene? Cosa è successo? Che ti hanno detto i medici?”
Fin da piccoli, Sebastian e Blaine avevano avuto due modi diversi di reagire alle cose: Blaine era quello che si agitava di più, che non riusciva a stare fermo o a smettere di parlare, mentre Sebastian era più mite, più riflessivo e riusciva a tenere a bada il vortice di emozioni dentro di lui.
E anche in quel caso non ci furono eccezioni.
“Thad stava attraversando la strada e una macchina lo ha investito” rispose semplicemente “Adesso è in sala operatoria”
“Lo ha investito, come diavolo ha fatto a investirlo?”
Sebastian non rispose.
“Come ha fatto quel guidatore a non vederlo?”
Ancora nessuna risposta.
“E cosa hanno detto i medici, eh? Non c’è qualcuno con cui…”
“Blaine, smettila e calmati” la voce severa di Kurt lo zittì di colpo, ma il tono del giornalista si addolcì subito dopo “Tesoro, cerca di stare calmo, va bene?”
“Ma…”
“Per adesso l’importante è aspettare e se un medico verrà qui potrai fare tutte le domande che vuoi” gli accarezzò la schiena e indicò la macchinetta del caffè lì vicino “Perché non prendi un caffè per Sebastian? Sembra che ne abbia davvero bisogno”
Blaine guardò il suo migliore amico che annuì senza dire una parola e così si allontanò cercando qualche spicciolo in tasca.
“Grazie”
Kurt guardò il ragazzo accanto a lui: la tipica fierezza di Sebastian era sparita, sostituita da un’aria di sconforto e paura, come un bambino appena svegliato da un incubo e sapeva che l’insistente preoccupazione di Blaine lo avrebbe solo portato ad arrabbiarsi e a chiudersi definitivamente nel suo guscio autodistruttivo.
“Non ti preoccupare” mormorò con un mezzo sorriso “So quanto ti da fastidio quando Blaine straparla e…”
“Mi verrebbe voglia di infilargli uno dei suoi papillon in bocca” Sebastian terminò la frase con un sospiro “Ma grazie ancora. Non ho voglia di…”
“Lo so, anch’io tendo a cambiare in modalità stronzo in questi casi” Kurt si infilò le mani nelle tasche “E in questi momenti è sempre meglio avere qualcuno intorno”
L’altro ragazzo non rispose per un paio di minuti “Cosa…”
“Lo sai cosa bisogna fare”
“Aspettare, semplicemente aspettare”

Dalton, dieci anni prima

Doveva aspettare, semplicemente aspettare e Thad sarebbe caduto ai suoi piedi, fidanzato o non.
Perché lui era Sebastian Smythe e quando si metteva in testa un obiettivo doveva raggiungerlo.
E Blaine aveva provato più volte a dissuaderlo, a lasciare stare quella faccenda che avrebbe creato più disagi che altro, ma era irremovibile.
Così aveva iniziato con qualcosa di semplice, come qualche complimento fin troppo marcato e le passeggiate fuori dal bagno con i soli pantaloni del pigiama o addirittura solo in asciugamano, e aveva di certo notato come le guance di Thad si tingevano di rosso o i suoi occhi guizzavano ogni tanto sul suo petto.
Aveva creduto che sarebbe stato tremendamente facile, ma dopo un mese non aveva ancora ottenuto un minimo risultato: Thad non rispondeva alle sue provocazioni, gli parlava solo se strettamente necessario e peggio di tutti aveva fatto amicizia con Jeff e Nick, rispettivamente Barbie e Ken della Dalton. Ora, aveva rispetto per Nick, non lo considerava di certo un suo grande amico, ma era un ragazzo sveglio e non poche volte aveva risposto con sagacia alle sue battute, ma Jeff Sterling? Davvero era voluto diventare amico del biondo platinato fissato con ogni guerra galattica della televisione?
Ebbene sì, visto che in ogni classe sedevano sempre vicino e continuavano a uscire ogni pomeriggio libero.
Ma la fortuna era a suo favore perché il suo caro compagno di stanza si rivelò un ottimo cantante e subito Wes e David lo avevano preso sotto l’ala dei Warblers.
Sedurlo con la sua voce e le sue mosse di ballo avrebbe sicuramente funzionato, ne era certo.
O forse no, dato che ormai si era già fatto Novembre inoltrato e Thad sembrava ancora immune al suo fascino.
Forse era un essere asessuato come Blaine oppure il suo ragazzo doveva essere un portento a letto.
Nah, quasi sicuramente era la prima ipotesi.
In più le rare volte che aveva visto Joe insieme a Thad, aveva notato le spalle tese di quest’ultimo e soprattutto lo sguardo quasi spento, come se la luce in quegli occhi fosse sparita di colpo.
Non che lui si preoccupasse, ovviamente, ma doveva pur capire se quel rapporto al di fuori così idilliaco era davvero perfetto anche nell’intimità. Per il suo obiettivo personale, certo, non per altro.
Non era certo uno che si preoccupava per il suo compagno di stanza.
Era un pomeriggio come gli altri, forse un po’ più caldo rispetto alle altre giornate invernali, e Sebastian era steso sul letto, impegnato a leggere “Cuore di tenebra” per la sua classe d’inglese, quando la sua spiacevole lettura (sul serio, quel romanzo era una specie di sonnifero) fu disturbata dall’aprirsi della porta e dalla figura di Thad Harwood appena tornato da un appuntamento.
O da una veglia funebre, vista la faccia.
“Ehi Thaddy, sembri tornato da una gita a Disneyland” lo prese in giro Sebastian con un ghigno “Che è successo, il ragazzone non ha fatto centro?”
Thad non rispose, ma iniziò tranquillamente a preparare le cose per il giorno successivo.
“Andiamo, non te la prendere. Forse posso darti una mano a scaricare un po’ di… tensione”
La voce maliziosa e lasciva sembrava quasi non avere effetto sull’altro.
Diavolo, cosa aveva nei pantaloni, un’ameba inerme?
Chiuse il libro, lo posò sul proprio comodino e si alzò dal letto, togliendosi la maglietta per poi dirigersi verso il bagno.
“Visto che sei così eloquente stasera, vado io a fare la doccia per primo” fece qualche passo verso di lui “A meno che tu non voglia aiutare madre natura e risparmiare l’acqua”
Thad roteò gli occhi e ringhiò irritato “Vuoi lasciarmi in pace?”
Una reazione? Aveva davvero avuto una reazione?
“No, non dirmi che Bottom Bambi* ha finalmente avuto le palle per rispondere” continuò a punzecchiarlo, troppo divertito da tutta quella situazione “Allora il tuo ragazzo te le ha finalmente ridate? Devo dire che questo tuo lato aggressivo non è niente male”
Era l’ultima goccia del vaso.
“Quale parte di ‘vuoi lasciarmi in pace’ non hai capito?” sbottò Thad su tutte le furie “Non è tanto difficile capire, sai? Invece di usare quel poco di cervello che ti ritrovi per stupidi soprannomi, cerca di vedere le cose come stanno: puoi pagarmi, ricattarmi o chissà che altro ma io non verrò a letto con te. Ho un fidanzato, chiaro? Non sono uno di quei ragazzi che tradisce, volente o non, e soprattutto con uno come te. Ho provato a esserti amico, ad avere un rapporto civile con te, ma finché penserai con quell’appendice nei tuoi pantaloni, credo che sia impossibile. Ergo, smettila con le battute, con i sopranomi e soprattutto lasciami in pace. Siamo a due poli opposti e rimarremo tali, ma dobbiamo sopportarci fino alla fine dell’anno, quindi io rimango nella mia parte di stanza, tu nella tua, poche conversazioni essenziali e vedrai che con queste regole e  per te qualche scopata allo Scandals dimenticheremo tutta questa stupida faccenda”
Sebastian non aveva fiatato per tutto il discorso: era la loro più lunga conversazione, anche se per lo più unilaterale. Era davvero arrivato al limite della sopportazione? O forse dietro quella rabbia così improvvisa c’era anche un altro motivo oltre all’insistenza di Sebastian?
Non  era un tipo da arrendersi, ma se davvero quel ragazzo si era addirittura infuriato in quel modo… Forse era semplicemente l’eccezione che confermava la regola o forse era qualcos’altro, ma bastò quel discorso per far zittire completamente il francese e annuire, accettando tacitamente quell’accordo.
Sarebbe stata una tacca in meno sulla sua cintura, ma c’era sempre lo Scandals per quello.
Da quel giorno in poi, avrebbe vissuto con un estraneo.

New York

Blaine schiacciò uno dei bottoni e osservò il liquido scuro scendere nel bicchiere di plastica.
Quella situazione era tremendamente simile alla notte dell’incidente di Cooper, con l’unica differenza che questa volta c’era ancora una speranza.
Appena ricevuta la chiamata la mente di Blaine si era completamente bloccata e arrivato in ospedale le sue paure erano fuoriuscite, mandandolo quasi fuori di testa, ma per fortuna c’era Kurt.
Dio, se non ci fosse stato lui sarebbe crollato insieme a Sebastian.
Prese il bicchiere ormai pieno e tornò dai due, dando una lunga occhiata al suo migliore amico; lo conosceva bene, ma mai come quella volta si poteva chiaramente leggere in faccia la paura e la preoccupazione che lo avevano invaso. Forse questa era la prima volta.
Perché se c’era una cosa che Sebastian sapeva fare bene, era nascondere le proprie emozioni.

Dalton, dieci anni prima

“Sebastian, che succede?”
Era da due settimane che Blaine aveva notato qualcosa che non andava nel suo migliore amico: di fronte agli altri era quasi sempre il solito Sebastian, dalla bocca senza filtri e le manie di superiorità, ma quando era solo… non lo sapeva, ma vedeva il suo sguardo spento, fin troppo pensieroso.
Perfino Jeff si era preoccupato che non gli rubava il budino al cioccolato da oltre tre sere consecutive.
Quindi prese la cosa di petto e decise di scoprire cosa stesse succedendo, ma Sebastian non sembrava della stessa opinione.
“Cosa intendi Hobbit?” chiese accigliato chiudendo il suo libro di storia “Stai ancora facendo a pugni con la matematica? Te l’ho detto: il segno della croce vuol dire che devi sommare i numeri”
Blaine roteò gli occhi e si sedette davanti a lui incrociando le braccia al petto “Smettila di dire sciocchezze. È che in questo periodo ti vedo un po’ giù di morale e vorrei sapere cosa ti sta succedendo e magari aiutarti”
“L’unico modo che hai per aiutarmi è andarti a fare un paio di occhiali nuovi” rispose seccato Sebastian “Sto bene, nano”
“Ecco vedi!” lo indicò con una mano “Sei sulla difensiva!”
“Blaine, ti faccio da sempre queste battute”
“Sì, ma è il tono con cui l’hai detta che cambia”
“O mio dio, ti prego non dirmi che vuoi diventare uno psicologo che vado direttamente a buttarmi dalla finestra o a inalarmi l’odore pestilenziale della tinta di Sterling”
“Non voglio fare  lo psicologo, ma mi irrita questo tuo modo di… di far finta che tutto vada bene quando è palese che non lo è affatto!”
Per tutta risposta, Sebastian si alzò in piedi, prese la sua roba e guardò il suo migliore amico “Anderson, non sono come te che aggiorno il mio profilo Facebook con tutte le mie emozioni giornaliere, ma so quando ho qualcosa che non va e in questo momento? Sto una meraviglia, credimi. Smettila di farti tante seghe mentali per me e trovati qualcuno che le faccia per te fisicamente, almeno la smetti di fare la parte del buon samaritano e ti godi un po’ la vita”
E detto questo, se ne andò velocemente.
Tipico di Sebastian quando si trattava di fare chiacchierate cuore a cuore.

Con un sospiro sconfitto, prese il suo zaino e si diresse verso il corridoio, quasi scontrandosi con Thad, appena rientrato probabilmente.
“Scusa Blaine” disse mortificato l’altro “Ero sovrappensiero e non ti ho proprio visto”
Il moro sorrise “Non ti preoccupare, anch’io ero distratto”
Ehi, un momento: lui era il compagno di stanza di Sebastian! Forse sapeva cosa stava succedendo!
“Thad, scusa, potrei farti una domanda?” aspettò un cenno del capo dell’altro “Sai cosa succede con Sebastian?”
La faccia di Thad impallidì visibilmente e scosse la testa “No, non so proprio niente. Diciamo che noi due… siamo solo due persone che vivono nella stessa stanza. Una specie di accordo in cui lui mi lascia stare e io lo lascio stare”
“Uhm… per la storia del…”
“Sì, esatto” lo interruppe subito l’altro “Guarda Blaine, è l’ultimo dei miei problemi e ora preferirei davvero non tornare in quella stanza e buttarmi solamente sul letto di casa mia, ma è ancora mercoledì così…”
Blaine posò una mano sulla sua spalla “Che ne dici di venire in camera mia e di Trent? Ci guardiamo qualche programma, mangiamo un po’ di schifezze e mi racconti che succede, va bene?”
Tra Blaine e Thad era scattata subito una bella amicizia, forse perché in molti aspetti erano praticamente uguali, come la loro visione romantica della vita, i valori della famiglia e sì, anche per la loro passione per i programmi culinari televisivi.
Così, dopo venti minuti, entrambi sedevano sul letto di Blaine mentre guardavano un programma dove Gordon Ramsey sbraitava e urlava come suo solito.
Blaine passò una liquirizia rossa a Thad “Allora, che succede?”
“Si tratta di Joe” mormorò accettando il dolcetto “Da quando mi sono trasferito alla Dalton è sempre nervoso e continua a ripetermi di quanto stia trascurando il nostro rapporto”
“Da quanto state insieme?”
“Da circa 5 mesi, almeno credo. Andavamo alla stessa scuola, ma ci siamo messi insieme solo durante l’estate, poi sono riuscito ad ottenere una borsa di studio qui alla Dalton e beh, devo lavorare sodo per mantenerla e credevo che lui avesse accettato il fatto che qui avrei sicuramente avuto un’istruzione migliore per il mio futuro, ma credo di chiedere troppo per uno che si vede a fare il modello o l’attore” Sospirò e appoggiò la testa contro il muro “È un ragazzo dolce e divertente, ma certe volte è così irritante e possessivo… Voleva addirittura che rinunciassi ad alloggiare qui e farmi ogni giorno un’ora e mezza di macchina. Secondo lui non vorrei anche io stare a casa con i miei genitori e le mie sorelle? Ma no, lui crede che qui dentro tutti i ragazzi mi vengano dietro e che lo potrei tradire da un momento all’altro”
“Davvero non si fida di te?” chiese Blaine accigliato; davvero quel ragazzo pensava che uno come Thad potesse anche solo pensare di tradirlo?
“Da quello che ho capito, si fida di me non degli altri” sbuffò Thad frustrato “E forse non ha tutti i torti, guarda con Sebastian…”
“Sebastian è fatto così, credimi: dopo un po’ si stufa del suo stesso gioco”
Thad non rispose e iniziò a giocherellare con i lacci di liquirizia. La verità era che era stato nervoso da quella sera della litigata, soprattutto con la tensione che c’era in quella stanza ogni volta.
Ma Sebastian lo aveva fatto arrivare al limite della sopportazione, soprattutto dopo l’ennesima litigata con Joe e il compito di francese andato male perché aveva preferito andare dietro di lui per chiedere scusa invece che studiare.
Blaine gli diede una leggera pacca sulla schiena “Ehi, tutto si sistemerà, ok? Per ora cerca di non pensarci. Che ne dici di fare a gara su quante rughe vengono a Ramsey quando urla?”
Thad scoppiò a ridere “Scherzi? Potremmo metterci secoli!”
“Tranquillo: Trent ha una scorta di dolci per i prossimi quaranta anni!”
 

New York

Erano passate tre ore e 38 minuti da quando Thad era stato portato in sala operatoria e finalmente un medico era uscito e li aveva informati di tutto l’intervento, con dettagli medici che Sebastian sembrò non capire o forse semplicemente non voleva.
“’Per ora è stabile, ma non del tutto fuori pericolo” li avvertì il chirurgo “Bisogna vedere come trascorre la notte, ma ci sono buone probabilità che l’intervento sia riuscito. È un combattente, credetemi” e detto questo gli lasciò una pacca sul braccio e un sorriso, mentre un’infermiera li avvertì gentilmente che uno di loro avrebbe potuto passare la notte nella stanza insieme a Thad.
Fu così che Sebastian si ritrovò sulla soglia della porta, osservando l’infermiera preparargli un lettino per la notte, mentre stava ascoltando le parole rassicuranti di Marina al telefono.
“Andrà tutto bene, mi tesoro” sussurrò dolcemente la donna “Il nostro Thad è forte, ce la farà”
“È testardo quanto la madre” scherzò Sebastian trattenendo un singhiozzo.
“Lo prendo come un complimento” Marina ridacchiò “Domani mattina ho l’aereo e non preoccuparti: prenderò un taxi per venire in ospedale”
“No, non discutere: Blaine si è già offerto di venire a prenderti”
“Va bene, va bene, poi dicono che sono io la testarda” fece un lungo sospiro “Comunque, vai a riposarti un po’, mi hijo: domani sarà un giorno migliore, me lo sento”
“Anche tu fissata con il terzo occhio messicano? Sai, un’amica di Kurt dice che è imbattibile”
“I segreti della gente latina. Ora, vai. Te amo querido”
“Ti voglio bene anch’io, a domani” riattaccò il telefono, ringraziò la gentile infermiera e si sedette sulla sedia vicino al bordo del letto di Thad, sfiorandogli la mano con la punta delle dita.
Ripensò a Marina, alle sue parole di conforto e soprattutto a quanto si fosse affezionato a quella donna fin dal primo incontro.
Un incontro che di certo aveva cambiato di molte le cose.

Dalton, dieci anni prima

La sfiga lo perseguitava, ne era certo. O forse era una casualità, una non ben accettata casualità.
Perché quante diavolo di possibilità c’erano che su 23 studenti, Sebastian capitasse proprio con Thad per un progetto in coppia di Storia, coppie fatte ad estrazione per giunta?
Qualcuno lassù si divertiva a tormentarlo.
Così si erano ritrovati nella loro stanza, un venerdì pomeriggio e Thad continuava a lamentarsi che anche questo week end non sarebbe tornato a casa.
“Harwood, te l’ho detto: io faccio la mia parte di lavoro, tu l’altra e le uniamo insieme. Questione finita e puoi tornare a casa tua”
“E io ti ripeto: questo è un progetto di coppia, purtroppo. Dobbiamo lavorare insieme, chiaro? E dobbiamo farlo nel weekend visto che quando io sono libero tu sei agli allenamenti di lacrosse e quando tu non hai da fare io ho gli allenamenti di scherma e in più dobbiamo anche fare gli altri compiti” sbuffò e si passò una mano sul viso “In più mi farebbe comodo tornare a casa, visto che mio padre è pieno di libri sull’argomento che stiamo facendo”
Sebastian roteò gli occhi quando una strana e non buona idea gli venne in mente.
E a giudicare dallo sguardo di Thad, aveva anche lui avuto la sua stessa illuminazione.
“Harwood, questo rompe tutti gli accordi”
“Lo so, ma abbiamo scelta?”
“Sì, quello che ho proposto io”
“Sai che non funzionerebbe, vero?”
“Sai che sarebbe estremamente imbarazzante?”
“Io posso sopravvivere, ma non so tu” lo stuzzicò Thad, ben sapendo che non avrebbe di certo rifiutato una sfida del genere e forse era l’unico modo per convincerlo.

In effetti fu un metodo molto efficace, visto che un’ora e mezza dopo erano davanti a una villetta giallo limone, con una grande veranda e perfino un dondolo intonato.
“Sebastian, ti prego, puoi provare ad essere almeno gentile? Dopo ti concedo di insultarmi quanto vuoi, ma per questa volta puoi fare la persona civile?”
“Bambi, mi comporto civilmente con le altre persone, sai?” sbuffò Sebastian sistemandosi lo zaino. “Possiamo entrare per favore? Le mie gambe stanno andando in ipotermia”
Thad prese la chiave di casa e la infilò nella toppa “Che Dio ce la mandi buona” aprì la porta di casa “Ehi, sono tornato!”
Non fece in tempo a mettere un piede in casa che subito una piccola figura agile gli era saltata addosso, agganciandosi stretta alle sue gambe.
“THADDY!”
“Ciao piccoletta” la prese in braccio e le baciò una guancia “Ti sei tagliata i capelli eh?”
“Sì! Ma non tantissimo, altrimenti non posso farmi le treccine!” avvolse le braccia intorno al collo del ragazzo e guardò incuriosita il nuovo arrivato “Thaddy, lui chi è?”
“Lui è uhm… un mio amico. Si chiama Sebastian”
La bambina sorrise “Ciao, io sono Teresa!” esclamò felice “La mamma ha preparato i biscotti, ne vuoi uno?”
Sebastian non riuscì a trattenere un sorriso intenerito “Ciao Teresa. Sì, mi andrebbe un biscotto e con quei capelli sei molto carina”
Teresa sembrò ancora più felice e scese dalle braccia del fratello “Mamma, Thaddy ha portato a casa un principe della Disney!”
Thad arrossì visibilmente, mentre Sebastian se la rideva segretamente sotto i baffi.
“Tua sorella ha molto più gusto di te” lo punzecchiò con una risata “Già mi è simpatica”
“Forse dovrei farle cambiare gusti prima che diventi un’adolescente in preda agli ormoni” indicò la cucina “Andiamo di là, mia madre vorrà sicuramente conoscerti”
“Oh Thaddy, non credi che sia un po’ troppo presto per il nostro rapporto?”
“Smythe, stai zitto”
Seguirono l’invitante odore di biscotti appena sfornati e arrivarono in cucina, dove Marina Harwood aveva appena finito di dare una pulita sul bancone.
Era una donna affascinante, con i tipici tratti latini, i capelli scuri acconciati in una coda bassa e con un caldo sorriso che li accolse entrambi.
“Ciao mi amor” salutò Thad con un leggero bacio sulla guancia “Sono felice che ce l’hai fatta a tornare a casa, ma continuò a ripeterti che devi mangiare di più; sei pelle ed ossa”
“Mamma, mangio abbastanza non preoccuparti” la rassicurò con un sorriso per poi rivolgersi verso Sebastian “Mamma questo è il mio compagno di stanza, Sebastian Smythe. Dobbiamo fare un progetto di storia e papà ha alcuni libri che potrebbero esserci utili”
Sebastian stese subito una mano verso la donna “Piacere di conoscerla, signora Harwood. Spero di non disturbare troppo”
“Chiamami Marina, non sono così vecchia! E non preoccuparti caro: ogni amico di Thad è sempre benvenuto” strinse la mano del ragazzo con un sorriso “Purtroppo mio marito è partito e non tornerà fino a domenica, ma sei invitato a restare per cena”
“La ringrazio per la gentilezza, ma…”
“Non accetto un no come risposta” gli fece l’occhiolino e iniziò a preparare un piatto di biscotti per poi rifilarlo a Thad “Adesso andate a studiare un paio d’ore, poi vi chiamo io per cena. Cerca di evitare Hanna: oggi è di umore nero”
“Come sempre da quando ha compiuto tredici anni” ridacchiò il ragazzo prima di dirigersi verso le scale, seguito ovviamente da Sebastian e per poco anche dalla sua sorellina.
“Teresa Hilda Harwood, non provarci!” la ripescò la madre per la maglietta “Non devi disturbarli, chiaro? E poi è l’ora di fare merenda, piccoletta” 

La stanza di Thad era… molto da Thad: le pareti erano piene di locandine di film e fotografie di amici e familiari e la libreria pullulava di libri di ogni genere, da quelli di cucina alle letture fantasy ai più grandi classici.
Sebastian si guardò bene intorno “Devo ringraziare il fatto che non hai conciato la nostra stanza in questo modo?” lo prese in giro come al solito, anche se doveva ammettere che non era affatto male.
“Fosse per me  tornerei qui a dormire, ma tre ore al giorno di macchina non ho molta voglia di farle” posò la sua roba sul letto e indicò la scrivania “Puoi iniziare a dare un’occhiata su internet, io vado a cercare i libri nello studio di mio padre”
Il francese annuì, prese posto sulla sedia e addentò uno dei biscotti nell’attesa che il computer finisse di caricarsi.
“Thad, sei tornato? Puoi per caso prestarmi…” una ragazzina sui quattordici anni arrivò nella stanza, una giovane copia di Thad al femminile, e osservò il ragazzo seduto lì “E tu non sei Thad”
“Uhm, direi di no”
“E neanche quella piattola del suo ragazzo per fortuna”
Sebastian si accigliò “Come scusa?”
Quella ragazza già iniziava a piacergli.
“Hai presente quel tizio tutto muscoli con la capacità intellettiva di un ameba?”
“Sì, ho avuto il piacere di conoscerlo” l’eccessivo sarcasmo era palese nel suo tono “Sembrava appena uscito dal Grande Fratello o da Jersey Shore”
La ragazza scoppiò a ridere “Mi piaci. Io sono Hanna, la sorella del secchione”
“Sebastian Smythe, il suo compagno di stanza”
“Uh, allora tu sei il famoso Sebastian” Hanna si appoggiò al bordo della scrivania “Ho sentito un paio di volte il tuo nome: Joe vorrebbe tipo riempirti la faccia di pugni”
“Allora il sentimento è reciproco” sbuffò Sebastian terminando il suo biscotto “Quel tizio non mi è mai piaciuto”
“Non dirlo a me che lo sopporto da cinque mesi” iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli “Il primo ragazzo di mio fratello è un completo idiota con un comportamento possessivo e passivo-aggressivo, con una totale incapacità a vincere perfino una partita a dama” notò lo sguardo stupito di Sebastian “Cosa? Sono io il genio in famiglia, anche se Thad ci va molto vicino”
“Non so perché, ma credo di averlo intuito” Sebastian appoggiò le braccia sul tavolo “Come ho anche intuito la leggera antipatia nei confronti del ragazzo di tuo fratello”
Hanna schioccò la lingua in accordo “Leggera è un eufemismo, ma per quanto glielo ripeta, credo che non aprirà mai gli occhi fino a che non vedrà che può davvero ottenere di meglio”
Il francese fece per rispondere, ma Thad entrò nella stanza proprio in quel momento e diede un’occhiata alla sorella “Ehi Han. Cosa ci fai qui?”
Hanna fece un sorrisetto sdolcinato “Ero venuta a prendere in prestito un libro e ho deciso di intrattenere il nostro ospite” si avvicinò al fratello, gli schioccò un bacio e gli sussurrò “È carino e sagace , sicuro di voler rimanere con quel palestrato?” evitò la gomitata di Thad e se ne andò via ridendo, lasciandoli finalmente soli a studiare, ognuno dei due con un pensiero in più nella testa.

La cena era stata… interessante, diversa da quelle a cui era abituato (e Cooper che puntava il dito per indicare di volere le carote era difficile da battere): Teresa continuava a chiacchierare di principi e principesse, Hanna tentava di costruire una specie di casa con il purè di patate e il pane mentre borbottava di proporzioni e stabilità e la madre di Thad riempiva il suo piatto ogni qual volta finiva una porzione e continuava a chiedergli interessata come andasse la scuola, la sua vita e cosa gli piacesse. Poteva dire che quella donna era nata per essere una madre, visto il grande istinto materno e l’enorme pazienza che doveva avere per crescere quattro figli.
Dopo ben due fette di torta al cioccolato, era l’ora di andare per Sebastian, visto che mancavano un paio d’ore al coprifuoco e ci voleva almeno un’ora e mezza per tornare.
Prese la sua roba e aspettò che Thad tornasse da lui con i libri da leggere per il progetto.
“Eccomi” annunciò scendendo per le scale “Scusa, ma Hanna doveva chiedermi una cosa”
“Per lei farò finta che quindici minuti ad aspettarti non siano troppi” scherzò Sebastian, visibilmente di buon umore.
Thad non l’aveva mai visto così: a cena era stato gentile e un perfetto gentiluomo con sua madre, con le sue sorelle era divertente e poteva dire quasi affettuoso, visto che aveva abbracciato indietro Teresa, che continuava a ripetergli che era un principe delle favole.
Poi ci si era messa pure Hanna con un discorso sul “Non essere idiota e sii suo amico: magari impari una cosa o due”.
Sebastian aveva conquistato la maggior parte della sua famiglia in un modo che Joe non  avrebbe mai potuto sognare.
“Mia madre ha detto di dirti che sei benvenuto a cena quando vuoi: forse la prossima ci sarà anche mio padre o mia sorella maggiore se torna dal college”
“E tu che dici?” chiese Sebastian aprendo la porta di casa e andando con lui verso la sua macchina “Sbaglio o avevamo una specie di accordo?”
Thad sospirò e si passò una mano tra i capelli “Mi spiace, va bene? Quella sera ero già nervoso e quelle tue battute erano state l’ultima goccia” aspettò una risposta dall’altro, ma stranamente non arrivò “E forse ti ho giudicato male troppo presto: questa sera ho visto un tuo lato diverso dal solito”
Sebastian lo guardò sorpreso per poi farsi stranamente serio “Vuoi un minuto di onestà? Sono sempre io: non sono il solito stereotipo dello stronzo che in fondo ha un cuore d’oro. Ognuno di noi non ha un solo lato buono o uno cattivo, ma tante sfaccettature diverse viste da tanti altri punti di vista. Tu hai voluto vedere una cosa e ammetto che io non ho contribuito a mostrare le altre, ma forse anch’io ho visto solo una minima parte di te e ti ho giudicato troppo presto”
“Quindi mi stai dicendo che forse, sotto sotto, potremmo provare a essere una qualche specie di amici?”
“Visto che mi rimangono solo 15 secondi di onestà: sì, forse potremmo tornare a essere amici” aspettò qualche secondo prima di continuare “Ma ora devo tornare al dormitorio e tu a casa, visto che credo che non vedi l’ora di addormentarti e sognare di essere una Bond Girl. Sì, ho visto bene i tuoi poster, genio” ghignò e gli pizzicò una guancia rossa “Ci vediamo lunedì, Bambi”
Thad roteò gli occhi e sbuffò “Continua a chiamarmi così e ti scordi la scorta di biscotti che mia madre ti vorrà mandare”
“Sei crudele Harwood!” Sebastian ridacchiò “La cosa non mi dispiace”


New York

Sebastian intrecciò le mani con quelle di Thad, facendo attenzione a non colpire la flebo attaccata al suo palmo.
Faceva male vederlo così, con i lividi sparsi ovunque, il braccio fasciato e gli svariati bendaggi, faceva così male che avrebbe voluto solo prenderlo tra le sue braccia e ripetergli che tutto sarebbe andato bene, che niente o nessuno lo avrebbe più ferito in quel modo.
Come quella lontana sera alla Dalton, la prima volta che aveva visto Thad cadere davanti a lui sconfitto e lo aveva stretto a sé, godendo egoisticamente quel calore così dolce di cui non avrebbe più fatto a meno.

Dalton, dieci anni prima

Odiava la Chimica, la odiava in maniera così profonda da voler bruciare quel libro in un quel preciso istante. Il primo anno se l’era cavata grazie a Mark e i suoi appunti perfetti, ottenuti con molto fatica e molta pazienza di Blaine che lasciava in silenzio la stanza senza voler sapere.
Ma ora era lui contro gli acidi e le basi, visto che il suo acido professore di Chimica pretendeva le basi della sua amata materia a memoria.
O mio dio, aveva appena fatto una battuta sulla Chimica? Dio, stava diventando come Sterling?!?
Sentì la porta aprirsi e tirò un sospiro di sollievo, visto che Thad era una specie di genio in Chimica.
“Ehi Thaddy, ti ricordi quando la scorsa settimana non ti ho rubato l’ultimo biscotto di tua madre? Ecco, è ora di ricambiare il favore”
Thad non rispose e si tolse la giacca, buttandola malamente sulla sedia insieme alla sciarpa e i guanti e si cambiò i vestiti in bagno alla velocità della luce.
C’era qualcosa che non andava.
“Chi sei e che ne hai fatto di Harwood?” scherzò l’altro per rompere la tensione “Hai finalmente deciso di cambiare le tue manie da pulitore ossessivo-compulsivo?”
“Lasciami in pace, Sebastian” mormorò Thad buttandosi sul letto “Non ho tempo per le tue stronzate”
C’era sicuramente qualcosa che non andava.
Si sedette sul bordo del letto “Allora, vuoi dirmi che succede o vuoi che chiami i tuoi fantagenitori per farti coccolare?”
“Ho detto lasciami in pace”
“Probabilmente porterebbero anche del gelato, in effetti avrei voglia di gelato…”
Thad si alzò a sedere con un gemito frustrato “Sai l’unica cosa che vorrei adesso? Che tu mi lasciassi in pace. Dio, è così tanto difficile da capire?”
Gli occhi del ragazzo erano rossi e il viso stanco, come se avesse da poco finito di piangere, mentre il suo corpo sembrava tremare.
Non lo aveva mai visto così distrutto.
“Thad…”
“Va bene? Vuoi davvero sapere che succede? Che finalmente puoi scoparti Bambi, visto che Joe mi ha appena lasciato perché ha trovato qualcuno che gli dedica 24 ore su 24 e che può finalmente farsi su quella maledetta macchina con cui va in giro. Perché per lui non andava bene che io non fossi pronto per la mia prima volta, che fossi uno stupido romantico per volerla speciale. Ma forse ha ragione sai: la prima volta sarà uguale a tutte le altre e dovrei prendere esempio da voi due, visto che siete tanto simili non vi fate tanti problemi. Quindi complimenti Sebastian, mi hai qui, fai ciò che vuoi, almeno così smetterò di farmi tutti questi problemi mentali!” finì il discorso con il fiato corto, ma non cedendo alla tentazione di ricominciare a piangere.
La verità è che non si sentiva così male perché Joe lo aveva lasciato; certo era sempre una batosta, ma forse bruciava più il fatto che lo avesse tradito, che per lui non fosse abbastanza.
Si sentiva come se non valesse niente, merce di poco valore, un buono a nulla.
Sebastian lo guardò per tutto il tempo, il suo viso che non tradiva alcuna emozione: non era arrabbiato, sapeva che Thad non intendeva quello che voleva dire, ma dentro di lui si sentiva quasi morire nel vederlo in quelle condizioni. Non si chiese perché si sentisse così, ci avrebbe pensato dopo.
Adesso la sua priorità era Thad.
Si avvicinò con calma a lui e semplicemente lo abbracciò stretto, facendo crollare il ragazzo tra le sue braccia, che scoppiò in un pianto liberatorio.
Stettero così per un bel po’ di minuti, fino a quando Sebastian non sentì il respiro di Thad stabilizzarsi e lentamente si stesero sul letto, ancora abbracciati.
“Mi spiace” mormorò Thad con voce rauca “Ti ho rovinato la maglietta”
“Tranquillo, te ne ruberò una” scherzò cercando di farlo ridere e con il piccolo sorriso sulle sue labbra capì che forse ci era riuscito.
“Mi spiace anche per prima: mi sembra di averti trattato come…”
“Eri arrabbiato, non me la sono presa. E poi forse non avevi tutti i torti”
“E mi spiace anche per averti paragonato a Joe”
“Ecco, quello potrebbe avermi offesso” iniziò ad accarezzargli i capelli “Dovrai lasciarmi molti biscotti per questo”
“Dirò a mia madre di farne una tripla infornata” Thad sembrò finalmente rilassarsi e sentì gli occhi cedere alla stanchezza “Sebastian?”
“Mmh?”
“Io…” le parole sembravano morirgli in gola “Io…”
“Che ne dici di parlarne un’altra volta?” propose Sebastian con un sussurro “Non riesci a tenere gli occhi agli aperti e credo ti meriti di dormire un po’”
“Va bene” sperò che Sebastian gli potesse leggere nel pensiero e stranamente lo fece, visto che era riuscito a infilare entrambi sotto le coperte, aveva spento la luce  e aveva di nuovo stretto Thad vicino a lui.
“Sebastian?”
“Dimmi”
“Grazie”
“Mmh, non c’è di che”
Passò qualche minuto “Sebastian?”
“Cosa c’è adesso?”
“Ho i piedi freddi”
Sebastian sbuffò divertito “Solo per questa volta, Harwood”

New York

“Ehi Bambi” iniziò a sussurrare quasi scherzosamente “Quando ti svegli farai meglio a pensare a come farti perdonare per questo scherzo” premette un bacio sulla sua mano “Perché devi svegliarti, chiaro? Non puoi lasciarmi così, con tutti i nostri progetti ancora da realizzare e poi… va bene, vuoi il nostro minuto di verità? La verità è che non saprei vivere senza di te, senza svegliarmi accanto a te ogni mattina, litigare per l’acqua calda e per chi deve fare il bucato, senza i baci e gli scherzi, anche senza i tuoi maledetti piedi freddi che ogni notte mi tocca scaldare. Abbiamo un futuro insieme, ti avrei chiesto di sposarti stasera stessa” si asciugò le lacrime che continuavano a scendere sul viso “Dobbiamo avere una di quelle villette che ti piacciono tanto, con il giardino enorme perché ti piace tanto il giardinaggio e dici sempre di voler vedere nostro figlio correre felice in mezzo all’erba. Nostro figlio, Thad. Il nostro piccolo Smythe-Harwood. Sai come lo chiamerei? Michael. Un po’ per la nostra ossessione per Michael Jackson, ma soprattutto perché so che questo farebbe felice anche tuo padre e so quanto sei legato a queste stupide tradizioni familiari” Appoggiò la testa sul materasso “Ti amo Thad, non posso e non voglio vivere senza di te. Ti prego, torna da me. Ti amo e ho bisogno di te”
 
Dalton, dieci anni prima

“Non ho bisogno di te, Harwood” ribatté Sebastian con una smorfia, una pessima idea visto che fece bruciare ancora di più il suo naso.
“Sebastian, non sono io che sono caduto sul brecciolato per rincorrere Jeff. Non prendertela con me e fatti medicare” Thad tirò fuori un batuffolo di ovatta e del disinfettante dal kit di pronto soccorso.
“Non è colpa mia se Barbie ha deciso che rubarmi l’attrezzatura da lacrosse fosse uno scherzo divertente” Sgranò gli occhi davanti a quella pallina di ovatta che si avvicinava a lui “No, non provarci”
“Vuoi rimanere così per sempre e farti chiamare Scarface?”
A Sebastian sembrò quasi una proposta allettante, ma ci teneva al suo bel visino “Va bene, ma giurami che non brucia”
“Non brucia, tranquillo”
Posò il batuffolo su una delle ferite e l’urlo di Sebastian che ne seguì avrebbe potuto benissimo svegliare gli eschimesi al Polo.
“Mi hai mentito!” si lamentò come un bambino il francese “Tu, piccolo…”
“Farà male per pochi secondi, soprattutto se non stai fermo. Dai, se farai il bravo ti compro un gelato”
Sebastian fece un broncio adorabile, ma si lasciò curare lamentandosi il minimo possibile.
Da quella sera della rottura, il loro rapporto era cambiato: continuavano a punzecchiarsi a vicenda, a farsi scherzi su scherzi, ma avevano iniziato anche a confidarsi l’uno con l’altro.
Thad aveva parlato della rottura con Joe, del fatto che forse gli bruciava più essere stato tradito piuttosto che la mancanza del suo ex ragazzo: si era sentito come se non valesse nulla, ma Sebastian lo aveva subito fermato e rassicurato sul fatto che l’unico a perderci era quell’idiota di Joe, non lui.
Thad meritava il meglio, meritava qualcuno che lo amasse per le sue qualità, per il suo enorme cuore e anche per i suoi difetti e le sue strane manie; poco importava se Sebastian sotto sotto sperasse di essere lui quel qualcuno.
E Thad? Thad aveva capito che il suo rapporto con Joe era stata una specie di euforia del momento, visto che per la prima volta qualcuno si era interessato a lui in quel modo e soprattutto perché era stato il suo primo ragazzo.
Non un primo ragazzo perfetto, certo, ma adesso aveva capito che forse meritava qualcuno di migliore. E poi c’era Sebastian, l’alterego del suo principe azzurro, il ragazzo che aveva odiato all’inizio, ma che ora era diventato uno dei suoi più cari amici, se non qualcosa di più.
Perché la sua vita amorosa doveva essere così complicata?
“Hai finito, crocerossina?” sbuffò Sebastian mentre Thad applicava un cerotto sopra il sopracciglio.
“Fatto, bambinone che non sei altro” rispose con una risata e rimise a posto tutto.
“E il gelato?”
“Se non fosse gennaio…”
“Non mi importa, voglio il mio gelato”
Thad scoppiò a ridere “La smetti di fare il bambino?”
“Nah, è divertente e poi mi piace vederti ridere”
Quella dichiarazione lasciò entrambi in silenzio: aveva davvero fatto una specie di complimento a Thad?
“Ti va di uscire venerdì?” sbottò Thad all’improvviso, abbassando lo sguardo imbarazzato.
Sebastian lo guardò confuso “In che senso?”
“Come… come un appuntamento”
Oh.
Oh.
“Thad?” lo chiamò Sebastian cercando il suo sguardo “Mi guardi per favore?”
“No”
“Perché?”
“Perché ho paura che tu dica di no e che mi prenderai in giro per il resto della mia vita, o del liceo se sono fortunato”
Sebastian si trattenne dal ridere e gli prese il mento con due dita, costringendolo a guardarlo.
“A che ora devo essere pronto venerdì?”

Era stata una settimana particolare, molto particolare; sia Thad che Sebastian erano entusiasti e spaventati per l’appuntamento di venerdì, tanto che il francese era addirittura arrivato a chiedere aiuto a Blaine e Nick, che erano quasi svenuti alla notizia e forse non erano stati così tanto di aiuto come aveva sperato.
Venerdì arrivò in fretta e nonostante il nervosismo, erano entrambi pronti per il loro primo appuntamento ufficiale.
Visto che era stato Thad a invitarlo, si era offerto di pensare lui a tutto e, dopo una gustosa cena, aveva scelto di andare ad un vecchio cinema Drive In, dove trasmettevano uno di quei film dell’orrore vecchio stile, uno dei piaceri colpevoli di Sebastian, e si erano divertiti come non mai a vederlo e a Thad non dispiacque per niente il braccio dell’altro ragazzo sulle spalle, né la risata cristallina che gli risuonava vicino all’orecchio.
Se non fosse stato per il coprifuoco del dormitorio, avrebbero passato la notte in quella macchina a raccontarsi storie assurde e piccole confessioni, ma la serata era giunta al termine e così si ritrovarono fermi davanti alla porta della loro stanza, entrambi con un sorriso luminoso sui loro volti.
“Devo ammettere che mi sono divertito parecchio, anche se mi è sembrato più un appuntamento da anni ‘50 con il cinema drive in e tutto” scherzò Sebastian avvicinandosi a lui “Anche se tu dovresti indossare una gonna con un barboncino e chiamarti Cindy”
“Fammi capire: perché se sono stato io a invitarti, mi tocca fare la ragazza?”
“Perché io sarei un figo pazzesco in giacca di pelle”
“E dovresti farti chiamare tipo Bill?”
“Bill e Cindy? Dai, non suonano male”
Thad gli pizzicò un braccio “Smettila di fare l’idiota” disse facendogli la linguaccia mentre Sebastian gli cinse la vita e lo guardò dritto negli occhi.
“Tu adori quando faccio l’idiota”
“Lo faccio perché mi fai ridere e so quanto tu ami la mia risata”
Il naso di Sebastian sfiorò il suo “Usi le mie debolezze contro di me? Sei perfido, Harwood”
“Credo sia una cosa di famiglia, visto che mi ritrovo Hanna come sorella”
“Te l’ho già detto che adoro quella ragazza?”
“Molte, molte volte” Thad iniziò a giocherellare con il colletto della giacca dell’altro ragazzo “Sicuro di essere stato bene?”
“Un primo appuntamento indimenticabile” confessò in tutta sincerità “Ma sai cosa lo renderebbe ancora più perfetto?”
“Cosa?” chiese Thad mordendosi il labbro, ben sapendo cosa avesse in mente.
E senza rispondere, Sebastian lo baciò, un bacio che sapeva di pop corn, di dolcezza e di qualcosa che era solo loro.
 Era diverso da tutti i baci che Sebastian aveva dato e ricevuto, perché Thad era diverso da tutti gli altri.
Era diverso dai baci del suo ex fidanzato perché Thad aveva paura di non sentirsi all’altezza, di rovinare tutto, ma con Sebastian non c’era più paura, solo affetto e dolcezza.
Sentivano entrambi di aver trovato finalmente quello che inconsciamente cercavano da una vita.
Sebastian aveva trovato Thad e Thad aveva trovato Sebastian.
E per loro andava più che bene.

New York

Non sapeva come, ma alla fine Sebastian si accasciò sulla brandina e si addormentò, quasi cullato dall’incessante beep della macchina che controllava il cuore.
Non fu un sonno molto profondo, perché, non sapeva quanto tempo dopo, iniziò a sentire qualcuno parlare nella stanza.
“Bene signor Harwood, un altro respiro”
“Così va bene?”
“Perfetto,  sembra che tutto stia procedendo meglio di quanto sperassimo” quella voce non era quella del medico? “Dobbiamo fare qualche esame di controllo, ma se continua così uscirà dall’ospedale prima del previsto”
“Grazie dottore”
“Signor Harwood, vuole che svegli il suo fidanzato?” e quella era la voce dell’infermiera gentile di ieri sera.
“Nah, è così carino quando dorme e poi non ha un sonno pesante, si sveglierà presto”
“Bene, se le serve qualcosa prema il campanello lì vicino” poté quasi vedere l’infermiera sorridere prima di sentire dei passi uscire dalla stanza.
Si alzò e guardò verso l’altro letto, dove Thad gli sorrideva leggermente.
“Ehi, bel francesino addormentato” sussurrò con voce roca “Ti sei svegliato finalmente”
Sebastian sgranò gli occhi “Da quanto…”
“Da circa venti o trenta minuti” rispose subito l’altro “Mi hanno detto dell’incidente e tutto, ma ora sono completamente fuori pericolo” vide il suo ragazzo prendere la sedia e posizionarsi proprio all’altezza della sua testa “Ehi, va tutto bene”
“Ti ho quasi perso” mormorò Sebastian prendendogli delicatamente la mano.
“Ma io sono ancora qui: non ti libererai così facilmente di me”
Seb gli baciò una guancia e gli si appoggiò su una spalla “Non saprei cosa fare senza di te”
“Per fortuna allora non dovrai scoprirlo” gli lasciò un bacio sui capelli “Sono qui, Seb. Sono qui con te e lo sarò sempre”


 Note dell'autrice 
 
 E come ho promesso, ecco il capitolo.
Devo dire di esserne molto soddisfatta e spero che via sia piaciuto: ho voluto raccontare la storia di Thad e Sebastian nei loro momenti salienti e deve confessare un po' mi sono commossa a scrivere, sopratutto con gli interludi di New York. Ma Thad ora sta bene (sul serio: nessuna ricaduta, niente di niente!) e Sebastian può finalmente riprendere a respirare.
Non ho davvero niente da aggiungere questa volta, solo che spero che sia valsa la pena di aspettare qualche giorno e che userete i pomodori per fare il sugo invece che tirarmerli.
Grazie a tutti per le splendide recensioni e a chiunque abbia inserito la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati.
Grazie a chiunque abbia letto fin qui, visto quanto sono logoroica nelle note è strano vederle così corte.
Un grazie speciale a Mickey e Ele, a cui voglio un bene dell'anima e che sono delle beta eccezionali.
Il prossimo aggiornamento sinceramente non so quando ci sarà, visto che tra meno di due settimane starò via in vacanza e dovrò aggiornare anche "There are no rules", ma cercherò di fare il possibile per lasciarvi un altro capitolo prima della mia partenza!
Qui la mia pagina facebook dove troverete aggiornamenti e tutto:

https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
E qui il mio profilo, se volete farvi una chiacchierata o tirarmi mazzate :)
https://www.facebook.com/francesca.zonetti
Buona serata a tutte
Baci&Sorrisi
Frankie
 

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannove ***


Capitolo Diciannove 
 

Dedicata a un amico speciale, che adesso ci protegge ovunque sia: ciao Ale, sei diventato la nostra piccola grande stella

Erano passati quattro giorni dall'incidente e tutto sembrava andare così bene che i medici avevano assicurato Thad che sarebbe uscito di li molto prima di quanto pensassero, anche se sarebbe dovuto tornare per togliere il gesso al polso, ma almeno avrebbe potuto dormire nel suo letto e con il suo meraviglioso ragazzo a fianco.
 Il quale ragazzo si stava dimostrando quasi un principe della Disney, visto le attenzioni che gli rivolgeva da quando si era svegliato: ogni giorno gli portava un mazzo di fiori freschi perché per lui quel l'ambiente era troppo deprimente, gli comprava nuove riviste e a pranzo e a cena gli portava sempre del cibo fatto in casa che sua madre, momentaneamente trasferitasi da loro, gli cucinava e che Sebastian sembrava apprezzare, visto che Thad aveva notato che usava un buco della cintura più largo. Quella mattina la routine non era cambiata e Sebastian entrò nella sua stanza, un mazzo di tulipani in una mano e una busta nell'altra e dopo un bacio veloce subito sistemava il tutto.
"Allora, tua madre ha deciso di cucinare uno strano riso che io personalmente ho adorato, ma per te c'è una versione più leggera" Posò il pacchetto sul comodino "E Blaine ti manda questi biscotti alla vaniglia e dice che lui e Kurt passano a trovarti dopo aver preso Christie a scuola" Prese un paio di riviste dalla busta "Ed ecco i giornali che mi avevi chiesto"
Thad gli sorrise grato "Per quanto sia estremamente dolce, non serve che tu faccia tutto questo: hai il nuovo libro da promuovere e mia madre dovrebbe tornare a casa perché so che senza di lei papà e Teresa vivono di cibi surgelati e take away. Non voglio essere un peso"
Sebastian lo guardò quasi scandalizzato: gli si era completamente fuso il cervello?
"Thad, per noi non è un peso prenderci cura di te"
"Ma..."
"Ti ho quasi perso" mormorò deciso Sebastian "Quella sera ti ho quasi perso e ogni notte senza di te penso a cosa sarebbe successo se non ti fossi svegliato. Ogni mattina mi sveglio con il cuore in gola o faccio un salto ogni volta che qualcuno mi chiama" Thad gli prese una mano e intrecciò le loro dita "Sai cosa mi fa stare davvero bene? Il pensiero di riuscire a vederti ogni giorno e vedere che ti stai rimettendo, che presto tornerai a casa e che finalmente potremmo riprendere la nostra vita. Per ora non mi importa del libro o del fatto che non ho mai speso così tanto in benzina da quando sono qui, l'unica cosa che mi rende davvero felice e' vedere te ogni giorno"
 A quelle parole così sincere, Thad dovette trattenersi dal saltare addosso al suo fidanzato e baciarlo senza senso come voleva fare da giorni e, forse grazie a un miracolo, l'entrata dell'infermiera lo trattenne dal farlo.
"Ehi Thaddy" lo salutò la donna con un sorriso "Sono venuta a controllarti la temperatura" Thad annui e la lasciò fare tranquillamente mentre Sebastian tirò fuori un altro pacco dalla busta.
 "Ehi Clarissa, perché vieni casualmente all'ora di pranzo a visitare Thad?" La prese in giro il francese offrendogli il pacchetto.
"Perché so che la mamma del mio paziente preferito e' così gentile da prepararmi qualcosa per pranzo" Scherzò Clarissa aprendo la scatole e quasi svenendo alla vista "O mio dio paella messicana; adoro tua suocera"
"Credimi, anch'io" ridacchiò Seb mentre l'infermiera lasciava la stanza quasi saltellando e rivolse la sua attenzione al suo fidanzato sedendosi sul bordo del letto "Comunque, lasciando perdere il discorso di prima, come ti senti stamattina?"
 Thad lo guardò per poi chinarsi a baciarlo lentamente "Finché sei con me, sto più che bene"


"KURT! NON TROVO IL BOOK!"
 "Isabelle era sulla tua scrivania!"
"LA MIA SCRIVANIA E' VUOTA E DI VETRO, A MENO CHE NON SIA INVISIBILE NON C'È"
Kurt sospirò e portò di nuovo il telefono all'orecchio "Due minuti e ti richiamo" riattaccò e fece un altro numero "Natalie? Controlla se hanno mandato il Book a Isabelle, se non lo hanno fatto digli di muoversi prima che il capo commetta un omicidio di massa, poi assicurati di confermare l'appuntamento con Andrea e chiama il fotografo per il servizio di domani, capito?"
 Un momento di silenzio, dove sicuramente Natalie stava scrivendo tutto "D'accordo capo" mormorò "Ah, c'è una persona che desidera assolutamente vederla, la faccio salire?"
Osservò il suo orologio "Non ho tempo: devo incontrare Blaine tra poco"
"E' davvero urgente"
"Va bene, ma solo due minuti e trova il Book" riattaccò con uno sbuffo, prendendo nota mentale di scusarsi con la sua assistente più tardi. Quel giorno era tutto un caos e l'unica cosa che voleva in quel momento era un abbraccio di Blaine. Magari senza maglietta.
 ...Già, un abbraccio di Blaine senza maglietta, magari con qualche bacio e...
Senti un bussare alla porta e si ricompose "Avanti"
La visione che apparì da quella porta fu la più meravigliosa di sempre, come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere.
 O quasi, visto che Blaine era completamente vestito.
"Ehi, uomo d'affari" lo salutò il moro con un ghigno "Sono venuto un po' prima e con due tazze di caffè caldo e un paio di bagels da farti girare la testa"
 Con un enorme sorriso, Kurt si alzò dalla sedia, si avvicinò a lui, posò tutta la roba sul tavolinetto davanti al divano e lo abbracciò stretto.
 "A qualcuno sono mancato, eh?" Scherzò Blaine abbracciandolo stretto "Giornata dura?" "Moltissimo"
"Crisi di moda scongiurate?"
"Moltissime"
"Hai deciso che moltissimo e' la tua parola del giorno?"
 "Moltissimo"
Blaine scoppiò a ridere e si allontanò leggermente solo per baciarlo "Povero il mio amore" gli accarezzò una guancia dolcemente "Stasera ti faccio un massaggio ok? E dopo la visita a Thad andiamo a comprare la cheesecake a quel posto che ti piace tanto, che dici?"
Kurt sospirò sognante "Dove sei stato tutta la mia vita?"
 "Nel sotto scala dei miei zii"
"Odio la tua ossessione per Harry potter"
 "No, tu la ami"
 Kurt ci penso un attimo prima di baciarlo "No, io amo tutto di te"

L'arrivo di Christie, Kurt e Blaine fu una manna dal cielo per Thad, visto che la noia lo aveva portato a leggere perfino un articolo sulle Kardashian.
Non lo avrebbe mai più fatto in vita sua.
Christie come al solito era balzata sul letto e lo aveva abbracciato, mostrandogli fiera un disegno che aveva fatto per lui e Kurt gli aveva portato come promesso il suo vecchio lettore DVD portatile e qualche DVD, almeno avrebbe passato il tempo più in fretta.
Sebastian e Blaine avevano deciso di prendere un paio di cose giù al bar, ma fu soltanto un'ottima scusa che il francese uso per parlare liberamente con il suo migliore amico.
"Anderson, mi serve il tuo lato romantico e sdolcinato"
Blaine lo guardò confuso "Eh?"
"Si tratta della proposta per Thad"
"Uhm, pensavo volessi ritentare con la cena?'
"No, voglio qualcosa di più" Sebastian sospirò frustrato "Non si merita una semplice cena, si merita qualcosa di epico, qualcosa che sia "la proposta delle proposte", qualcosa..."
"A lui basta che sia fatta da te e la amerà sicuramente" lo rassicurò il moro con una pacca sulla spalla "Ma ti aiuterò comunque, va bene? Avevi qualche idea?"
 "Ehm...no?" Poteva sentire le rotelle di Blaine girare vorticosamente nella sua testa "Hobbit, sarà meglio che sia una buona idea"
"Forse mi è venuto in mente qualcosa, ma ci servirà un po' di aiuto. Oh, pensi che le nostre vecchie divise ci entrino ancora?"


"Grande Wes! Sapevo di poter contare su di te" Blaine passo il telefono all'altro orecchio "Sì, dovremmo esserci tutti. Sì, ho già mandato il testo della canzone a tutti. Si, Trent ha detto che si farà allargare i pantaloni della divisa e Jeff ha trovato dei bottoni decenti da ricucirci sopra. Christie ha una gonna blu e una camicia bianca e Kurt le ha preso una cravatta rossa e blu. Si, e' adorabile. No, non la costringerò a vestirsi da uomo per andare alla Dalton!"
"Blaine!"
 Il ragazzo spostò il telefono dall'orecchio "Un momento, Kurt!Wes devo andare, ci sentiamo va bene?" Riattacco il telefono e andò in salotto, dove una visione celestiale lo accolse.
"Amore, penso che mi via un troppo stretta di spalle, ma i pantaloni mi entrano!" Esclamò felice il suo ragazzo con un sorriso "Non ho perso la mia taglia da ragazzo!"
La storia era semplice: anche Kurt voleva contribuire per alla proposta per Thad e così Nick si era gentilmente offerto di prestargli la sa seconda divisa, visto che più o meno avevano la stessa copertura. E ovviamente era Kurt Hummel, l'essere umano a cui ogni cosa calzava a pennello e in quella divisa era così bello e sexy e avvenente e miliardi di altri aggettivi che il suo cervello stava creando per quella visione.
"Daddy?" Lo chiamò Christie seduta sul divano "Non ti piace come e' vestito Kurtie?"
Oh, per fortuna sua figlia non poteva leggere la sua mente, altrimenti la sua innocenza sarebbe stata violata.
 Le accarezzò i capelli e si avvicinò al suo fidanzato, sistemandogli la giacca "Ti sta d'incanto"
Kurt sorrise malizioso "Solo?"
"Beh..." Blaine gli si avvicinò all'orecchio "Se tu fossi stato alla Dalton, credo che avremmo saltato molte lezioni per studiare anatomia"
 "Che dici di un ripasso stasera?"
Lo stuzzicò il giornalista con un bacio all'angolo della bocca prima di allontanarsi da lui e fare una giravolta "Allora, Christie, ti piace come sto?"
"Sei bellissimo, Kurtie" ridacchiò la bambina "Non vedo l'ora di fare la sorpresa allo zio Thad!" Blaine sorrise e prese la piccola in braccio "Principessa, ti ricordi cosa ci siamo detti?"
"Che non devo dire niente allo zio Thad"
"Bravissima" le baciò una guancia e la lasciò andare a giocare in camera mentre Kurt gli si era avvicinato e gli aveva cinto i fianchi. Blaine si appoggiò al suo petto, un sorriso che spuntò sulle labbra non appena sentì dei dolci baci lasciati sul collo "Mmh, non distrarmi, devo ancora finire di preparare..."
"Sai che hai ancora tempo, no?"
 "Lo so, ma Sebastian e' un perfezionista e chiamerà per sapere..."
Kurt sospirò e lo lasciò andare "Ho capito, ma stasera non appena Christie va a letto sei mio" Puntualizzò il tutto con un bacio affamato "Tutto mio, chiaro?"
"Solo tuo"


Thad sapeva che c'era qualcosa che non andava in Sebastian: quando era con lui sembrava quasi assente e controllava il telefono ogni due minuti, come se aspettasse qualcosa di importante.
No, non poteva avere un amante giusto? No, Sebastian lo amava troppo per fare una cosa del genere.
Allora cosa diavolo c'era sotto? Anche sua madre sembrava troppo su di giri da un bel po', forse centrava qualcosa?
Clarissa entrò canticchiando con un paio di provette in mano "Sono venuta a succhiare il tuo sangue!" Scherzò l'infermiera vedendolo un po' giù "Tutto bene Thaddy?"
"Mmh? Oh si si" gli offrì il braccio con la flebo "Sto bene"
"Beh tesoro hai una faccia più lunga di un cavallo" iniziò a prelevare il sangue "Problemi fisici o di testa?"
"Fisicamente sto bene, ma sono preoccupato per Sebastian" spiegò il ragazzo tristemente "Sembra sempre essere su un altro pianeta e non vorrei che questa storia ci allontanasse e...insomma lo amo e stiamo insieme da dieci anni, non può davvero lasciarmi vero?"
 Clarissa lo guardò intenerita: ovviamente la madre di Thad le aveva raccontato tutto della proposta e sinceramente non si era sorpreso, visto che aveva capito quanto quei due si amassero fin da subito. Fini il suo lavoro e gli accarezzo una spalla "Sono sicura che forse è solo una cosa del momento, magari e' solo un po' sopra le nuvole. Hai visto quant'è alto?" Thad ridacchiò "Ma se proprio ti sentì così, prova a parlarci: forse è solo un malinteso"
Thad annui e sorrise debolmente "Lo farò" La guardò riconoscente "Grazie Clarissa"
"E' sempre un piacere tesoro" La donna sorrise e fece per andarsene, quasi scontrandosi con Sebastian in pieno possesso di un mazzo di margherite e un paio di buste in una mano.
"Ehi Clarissa" la salutò con un sorriso dandogli una delle buste "Polpette di pesce e insalata di patate, fagioli rossi e olive"
"Come diavolo farò quando non ci sarete piu?" Sospirò l'infermiera andandosene quasi saltellando mentre Seb sistemò come al solito i fiori nel vaso togliendo i vecchi, posò la busta sul comodino di Thad e baciò felicemente il suo bellissimo ragazzo.
"Ehi piccolo" Gli accarezzò una guancia e lo baciò di nuovo "Domani potrai finalmente uscire" "Già" Thad sorrise debolmente e baciò il palmo della sua mano "Seb, posso chiederti una cosa?" "No, tua madre non ha ancora finito di mettere nel congelatore i polpettoni e credo che presto ne saremo sommersi"
“Possiamo sempre darne qualcuno a Nick e Jeff”
“Pff, come se dessi certi prelibatezze alla Barbie” Sebastian ghignò “Comunque, cosa volevi chiedermi?”
Thad lo guardò intensamente: la pelle del viso era liscia, sicuramente si era fatto la barba quella mattina e aveva rubato di nuovo la sua colonia, ma poco gli importava; gli occhi sembravano brillare ancora di più quel giorno, come quelli di un bambino il giorno di Natale; e quel ghigno, che si era trasformato in un sorriso amorevole mentre giocherellava con le sue dita.
Davvero fino a pochi minuti stava dubitando di lui?
Conosceva Sebastian meglio di chiunque altro e sapeva che non si sarebbe preso la briga di venire tre volte al giorno in ospedale per una persona qualunque.
Era il suo Sebastian, che ogni giorno gli finiva l’acqua calda,  diventava isterico mentre scriveva un libro, non sapeva cucinare un uovo bollito e la sera si lamentava perché i suoi piedi erano terribilmente freddi.
Il suo Sebastian con cui ogni giorno faceva una doccia insieme per “risparmiare l’acqua”, che al termine della consegna del suo “capolavoro” gli portava fragole ricoperte di cioccolato e champagne a letto, adorava tutto quello che cucinava e ogni maledetta sera gli scaldava i piedi gelati.
Forse c’era davvero qualcosa di strano o forse semplicemente era la sua immaginazione, troppo stanca di pareti bianchi,analisi e dottori e infermieri (tranne Clarissa, adorava quella donna)
Sebastian lo amava e lui amava Sebastian, semplice.
“Mmh, il letto è pronto per il mio ritorno?” susssurrò maliziosamente avvicinandosi alle labbra del suo fidanzato.
Sebastian sfiorò il naso con il suo “Per quanto sia tentato, sai cosa ha detto il medico”
“Lo so, ma abbiamo pur sempre i preliminari, no?”
“Oh, i miei due piccioncini in calore non sono cambiati con gli anni!”
Una voce femminile fin troppo sarcastica e melensa interruppe quel quadretto sdolcinato e una ragazza dai lunghi capelli scuri e un paio di occhi da cerbiatto alla Harwood entrò con un sorriso smagliante.
“Hanna!” Esclamarono i ragazzi felici mentre Hanna si buttò per abbracciare il fratello.
“Sei un disastro, Thaddy!” lo punzecchiò con un pizzico sulla guancia “La vuoi finire di farmi preoccupare? Perché non puoi essere perfettamente sano come me?”
“Han, ti ricordo che ti sei rotta il braccio l’anno scorso”
“Era per un esperimento e quegli idioti dei miei ex colleghi non avevano le palle per riparare un generatore a sette metri di altezza”
“E la gamba rotta…”
“Ancora, ringrazia che sono scivolata su quella cosa appiccicosa piuttosto che far esplodere l’intero laboratorio di chimica”
“E quella volta del naso…”
“Avevo tre anni e mi avevi promesso i tuoi dolcetti di Halloween se mi infilavo due carotine nel naso. Quella è stata tutta colpa tua”
Thad sbuffò divertito e abbracciò di nuovo la sorellina “Mi sei mancata”
“Aww, anche tu, ma tutto questo miele mi fa cariare i denti” Si staccò da lui e salutò Sebastian con un abbraccio veloce “Allora ancora sei attaccato al fianco del mio fratellone?”
Sebastian sorrise “Come sempre, piccolo genio del male”
“Per favore, chiamami semplice Hanna” Gli fece l’occhiolini e si sedette sul bordo del letto “Solo perché sono considerata una delle menti più promettenti di questo secolo, non vuol dire che mi monti la testa”
In effetti era vero, visto che la sua testa era già montata da quando aveva scoperto di riuscire a risolvere un integrale alla tenera età di 10 anni, quando tutti ancora cercavano di capire cosa centrassero i numeri con le lettere.
Hanna Harwood era una splendida ragazza e ben pochi avrebbero pensato che dietro a quel bel faccino ci fosse un genio che a soli 24 anni vantava già due lauree e un lavoro presso un laboratorio di ricerca dell’università di Harward.
“Comunque, come sta il mio povero fratellone? Avete già battezzato anche questo letto di ospedale come avete fatto con il MIO letto?”
Sebastian roteò gli occhi “Ti abbiamo chiesto scusa per quello, partecipato alla raccolta fondi del tuo dipartimento e comprato quelle dannate scarpe di Prada per cui sbavavi da mesi”
“Devo dire che quelle scarpe mi stanno da dio” mormorò sognante Hanna
“Il diavolo veste Prada”
“E legge Sebastian Smythe”
“Touché” provò a scompigliarle i capelli, beccandosi però uno schiaffo sulla mano.
“Non provarci” lo minacciò prima di rivolgersi al fratello “Comunque, proviamo di nuovo e stavolta senza interruzioni: come stai Thaddy?”
“Sto bene, sul serio” la rassicurò prendendole una mano “E tu non dovevi venire fin qui”
“Nah, mi serviva una vacanza e sapevo che la mamma era qui, così ho preso due piccioni con una fava: cibo fatto in casa e visita al mio fratellone”
“Sapevo che avevi un secondo fine” sbuffò il ragazzo “La mamma sa che sei qui?”
“Yep, sapeva anche che sarei stata da te per pranzo e ha preparato più roba nel piatto di Seb per me”
“Ecco perché mi sembrava una porzione gigante” ridacchiò Sebastian tirando fuori il pranzo per tutti e tre “Quando vostra madre andrà via mi toccherà fare giorni e giorni di palestra”
“In mezzo a vecchiette che flirtano con te tutto il tempo?” lo stuzzicò Thad iniziando a mangiare di gusto, cosa che fece ancora più felice il suo fidanzato.
“No, in mezzo a una schiera di aitanti giovani a petto nudo che sudano”
Hanna sorrise maliziosa “Credo che anch’io dovrei andare a fare un po’ di palestra”
“O mio dio, Sebastian Smythe ha corrotto la mia sorellina” La faccia scandalizzata di Thad fece scoppiare gli altri due a ridere.
“Oh Thaddy, come se la vista di voi due che pomiciate sul divano mezzi nudi mi avesse davvero traumatizzato. Non sapete cosa ho fatto io su quel…”
“NON VOGLIO SAPERE!”
“Ma…”
“LALALA! NON VOGLIO SAPERE!”


“D’accordo, Blaine. Sai che ti amo tanto, vero?”
“Lo so, anch’io ti amo”
“Ecco, proprio perché ti amo e so quanto tu ami i tuoi amici, ma pensi davvero che riusciremmo a far entrare tutti dentro l’appartamento?”
Blaine lo guardò per poi sorridere entusiasta “Certo!”
“…Va bene, e dove li mettiamo tutti i  ragazzi compresi Jeff e Nick, perché so che loro vorrano stare insieme come in una grande pigiama party…”
“Amore, c’è spazio in salotto!”
Kurt sospirò e si portò una mano tra i capelli: davvero il suo ragazzo credeva di riuscire a infilare nel suo salotto dei ragazzi di 26-27 anni (i loro amici Warblers più stretti) in un salotto grande quanto la cabina armadio che Isabelle aveva a casa (amava quell’armadio)?
“Spostiamo i divani…”
“E dove li mettiamo? Fuori dalla finestra?”
“Li mettiamo attaccati al muro…”
“E dormono sul pavimento?”
“Nah, avranno i sacchi a pelo e i cuscini!” Gli occhi di Blaine sembravano brillare di eccitazione “Vedrai, andrà tutto bene!”
No, come poteva distruggere quell’entusiasmo da cucciolo che il suo adorabile ragazzo aveva fin da quando lui e Sebastian avevano deciso di organizzare quella riunione di Warblers?
Era come dire a un bambino che Babbo Natale non esisteva proprio il giorno di Natale.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente “Mi fido di te” sussurrò sulle sue labbra “Ma sappi che non dormirò mai sul pavimento, a costo di accamparmi nel lettino di Christie”
Blaine ridacchiò e lo baciò di nuovo “Tranquillo:il nostro letto è off limits” Lo baciò di nuovo “Tranne per Christie, ovviamente”


Hanna osservò le candele sul tavolo del salotto e ne prese una “Quindi, dobbiamo sistemare tutte queste candele?”
Sebastian annuì e le passò un foglio “Ecco come dovrebbe venire”
“Wow, come se servisse uno schema per scrivere una frase”
“Sono i Warblers, Han: Jeff la mattina si mette i vestiti al contrario, Trent non sa ancora come allacciarsi la cravatta e Wes ha un attaccamento compulsivo al suo martelletto” Prese l’ipod dalla tasca “Devo continuare?”
“Nah, il quadro generale è chiaro” Prese le cuffiette e accese l’MP3, sorridendo alla canzone “O mio dio, sei diventato sdolcinato!” Scoppiò a ridere mentre Sebastian si sedeva accanto a lei nel tentativo di toglierle le cuffie “SEBASTIAN SMYTHE E’ UN ROMANTICONE!”
“HANNA FINISCILA!”
“SEBASTIAN E THAD SEDUTI SOTTO UN ALBERO…”
“SEI UN GENIO DI 24 ANNI, SMETTILA DI FARE LA RAGAZZINA!” Sebastian gli pizzicò un braccio e subito la ragazza fece il broncio.
“MAMMA, SEBASTIAN MI STA PICCHIANDO!”
“NON E’ VERO!”
“INVECE SI!”
“HA COMINCIATO LEI!”
“NON E’ VERO!”
“INVECE SI!”
Marina Harwood, in tutto il suo splendore con un grembiule leggermente sporco, i capelli in un disordinato chignon e una paletta di legno in mano, entrò semi esasperata.
“Cosa succede qui?” chiese agitando il mestolo con aria severa, sotto lo sguardo spaventato della figlia e del futuro genero.
“Niente!” risposero entrambi affondando nel divano, non volendo incombere nella furia della donna, fin troppo occupata a preparare una cena colossale per il giorno dopo.
“Bene, la prossima volta che mi farete allontanare dal mio perfetto filetto in crosta, giuro che vi uso come ingredienti speciali per il mio polpettone a sorpresa” li minacciò sventolando quella maledetta paletta che fece ancora più spaventare Sebastian mentre Hanna si fece pensierosa.
“Quindi questa sarebbe la sorpresa nel polpettone? Non dirmi che hai usato il gatto di Teresa!”
Marina scosse la testa e se ne andò via senza rispondere.
“MAMMA PERCHE’ NON RISPONDI?!?”


Christie si guardò allo specchio e sorrise: Kurt le aveva preparato quel vestitino così carino, una mini versione delle divise della Dalton e adesso le stava acconciando perfettamente i capelli in due adorabili treccie.
“Blaine tornerà tra poco con tutti i suoi amici” le disse Kurt con un sorriso “Per fortuna che abitano quasi tutti in Ohio, altrimenti Daddy avrebbe fatto avanti e indietro”
Christie ridacchiò “Daddy tassista!”
“Beh, ha dovuto noleggiare un mini pulman, direi più un autista di autobus” La fece girare e iniziò a sistemarle la cravatta “Sei felice di rivedere tutti i ragazzi?”
“Tantissimo!” Il sorriso della bambina si allargò “C’è lo zio Wes e lo zio David che mi fanno tanto ridere e zio Trent profuma sempre di vaniglia e zio Hunter…zio Hunter ha una fissa per i gatti, quindi lui e Brownie andranno d’accordo!”
Per quanto avessero voluto davvero chiamare tutti i Warblers del loro gruppo, avevano ormai perso i contatti, ma a Sebastian poco importò: a lui bastava i pochi amici con cui ancora aveva un rapporto stretto (sì, era compreso anche Jeff purtroppo).
Sarebbero arrivati tutti quel giorno, compreso Hunter che era riuscito a trovare un volo da Chigago con quasi lo stesso orario dell’aereo dall’Ohio e avrebbe avuto solo quattro ore per provare velocemente la canzone e sistemare tutte le candele sotto all’appartamento di Sebastian e Thad.
Sì, avevano comprato molti accendini per l’occasione.
“Christie, sei stupenda” si complimentò con un bacio tra i capelli Kurt “Sicura di riuscire a non sporcarti per stasera?”
La faccia della bambina si fece più seria che mai “Lo prometto! Starò super mega attentissima!!!”
“Va bene!” La fece scendere dal bancone del bagno “Adesso…” Ma non fece in tempo a dire niente che sentì la porta aprirsi e un mare di voci parlare l’una sopra l’altra.
“Blaine, hai cambiato finalmente quel cavolo di divano!”
“Andiamo David, adoravi quel divano!”
“Sì, come adoravo i mal di schiena del giorno dopo”
“ A propositi di divani, Sterling hai comprato quello della Dalton? Con tutte le pomiciate da sbronzi che tu e Duvall vi siete fatti deve essere un bel ricordo”
“Clarington, spiegami perché ti abbiamo invitato?”
“Perché è uno dei migliori amici di Sebastian, Jeff. Uh, è odore di biscotti alla vaniglia? Amo i biscotti alla vaniglia!”
“Wes, ti prego dimmi che hai portato il martelletto”
“Sai che Stuart è sempre qui con me”
Christie prese la mano di Kurt, come a dargli forza per entrare in quel covo di matti (sul serio, quella bambina sembrava fin troppo abituata) ed entrambi si diressero verso il salotto, la piccola felice come una Pasqua, il giornalista un po’ preoccupato, ripetendosi che avere  la benedizione di Sebastian era come avere la benedizione del Papa, del Presidente e,per Christie, di Kermit la Rana.
Okay, la tensione gli stava giocando brutti scherzi.
“Ciao a tutti!” esclamò Christie attirando l’attenzione di tutti nella stanza.
Subito tre ragazzi si avvinghiarono a lei, abbracciandola stretta e coccolandola.
“O mio dio, come fa a essere sempre così carina?”
“Non lo so Wes, ma un giorno inventeremo un modo per rapirla da Blaine!”
“Ehi!”
“E la ricopriremo di giocattoli e bei vestiti”
“Non crescerà mai, mai”
“Continuate a sperare, ma provate a rubare la mia bambina e Stuart farà una brutta fine”
“Zio Trent profumi di vaniglia! Sei buonissimo!”
“Oh, e tu profumi di fragola, tesoro! Anche tu sei buonissima!”
“Non è un dolcetto, sai Trent?”
“Zio Hunter!” La bambina lo salutò con un sorriso che sciolse per cinque secondi il cuore del ragazzo, ricambiando il saluto con un sorriso e un’occhiolino.
Kurt dal canto suo se ne stava buono in angolo, osservando la scena divertito prima che finalmente i ragazzi notassero anche la sua presenza.
Beh, a differenza della reazione di Nick e Jeff la prima volta, quella fu ancora più…intensa.
Forse perché Wes e David, da quello che ricordava dalle foto che Blaine gli aveva mostrato, si catapultarono su di lui, abbracciandolo come se fosse un fratello perduto.
“Ti ringraziamo per aver finalmente dato un senso alla vita sessuale di Blaine” iniziò a dire Wes, mentre prontamente Nick tappava le orecchie alla bambina.
“E soprattutto…” aggiunse David “Hai il nostro rispetto visto che non sei scappata alla crudeltà di Sebastian o la pazzia di Jeff”
Il biondo sbuffò indispettito “Ehi! Dovrei trovarmi amici migliori!”
“Comunqueee, io sono Wes!” il ragazzo asiatico gli strinse la mano e indicò l’altro “Questo invece è David, l’orsetto del cuore è Trent e quella specie di Sebastian 2.0 è Hunter, che per fortuna questa volta ha evitato di portare quell’orrore di gatto”
“Ma a me piace Mr Puss” Christie fece il broncio e Hunter la prese in braccio.
“Vedete? L’unica intelligente qui è Christie” Le baciò una guancia “Anche se il nome del gatto è Clarence”
“Mi piace più Mr Puss” sostenne la bambina avvinghiandosi al collo del ragazzo “E’più carino”
“E Mr Puss sia”
Jeff ghignò e diede una leggera spinta all’altro “Hunter Clarington sottomesso da una bambina di cinque anni”
“Sterling, te l’ho già detto in macchina: perché hai la tendenza ad istigare le persone ad ucciderti?”
Blaine scoppiò a ridere e si affiancò a Kurt, mentre tutti i ragazzi si sedevano sul divano continuando a chiacchierare e stuzzicarsi a vicenda, con Christie caldamente seduta tra Wes e Trent, ridendo a tutte gli scherzi che i suoi amati zii continuavano a fare.
“Non siamo tutti, ma siamo la parte più popolare dei Warblers” scherzò Blaine avvolgendo la vita del suo fidanzato con un braccio “Stasera sarà tutto perfetto”
Kurt sorrise e lo baciò teneramente sulla guancia “Tutto perfettamente perfetto” 

Thad sospirò nel sedile della macchina: l’unica cosa che voleva fare in quel momento era sdraiarsi a letto e dormire fino al giorno dopo, ma ovviamente c’era stato qualche inghippo nelle sue dimissioni dell’ospedale ed era riuscito solo a tarda serata ad uscire.
Clarissa lo aveva abbracciato stretto e gli aveva lasciato il numero di telefono per qualsiasi emergenza o semplicemente per invitarli a cena e fare due chiacchiere.
Senza di lei e Sebastian la noia lo avrebbe ucciso letteralmente.
A proposito del suo ragazzo, quella sera sembrava fin troppo calmo, soprattutto perché ancora non aveva posato la mano sul suo ginocchio e fatto qualche commento su piacevoli attività da fare nel sedile posteriore della macchina.
“La mamma ha già preparato la cena?”
“Mmh”
“E hai cambiato le lenzuola? Non voglio dormire dove tu hai fatto cadere il caffè stamattina”
“Mmh”
“Hai comprato lo shampoo vero?”
“Mmh”
“Seb, credo che sto svenire da un momento all’altro”
Sebastian frenò di colpo, quasi fermando la macchina “Cosa?”
“Seb, sto bene, stavo scherzando”
“Non farlo mai più” sbuffò riprendendo velocità “Potevamo fare un altro incidente”
“Scusa hai ragione” Thad appoggiò la sua mano sulla sua, posata sul cambio “Ma sei sicuro di stare bene?”
“Certo”
Era una bugia, ne era certo. Quando mentiva, Sebastian muoveva impercettibilmente le sopracciglia e sbatteva gli occhi due volte di seguito (forse era un tantino raccapricciante, ma era un buon osservatore). Forse quella sera aveva deciso di lasciarlo? Forse era stanco di fargli da balia? Aveva trovato qualcun altro molto più giovane e più bello per fare tutte le maratone di sesso che voleva?
“Che ne dici se domani ti preparo quella torta al caramello che ti piace tanto?” propose Thad incerto “Sai, tra qualche settimana dovrei tornare al lavoro e non vorrei…”
“Il dottore ha detto di non affaticarti” tagliò il discorso Sebastian “Domani starai a letto e forse nel pomeriggio passeranno Barbie e Ken a trovarti”
“Ma…”
“Nessuna obiezione”
Il viaggio in macchina continuò in silenzio, interrotto solo dal nervoso tamburellio delle dita di Sebastian sul volante e non vedeva l’ora di tonare a casa e buttarsi sul letto, sperando che domani tutto sarebbe andato per il meglio.
Finalmente arrivarono a casa, Sebastian parcheggiò nel garage sotterraneo, prese la borsa di Thad e insieme a lui prese l’ascensore, dove premette il bottone del tetto invece che il loro piano.
Thad si accigliò “Seb, hai sbagliato bottone”
Nessuna risposta
“Sebastian, sul serio, stiamo andando sul tetto”
“Lo so” Ed ecco di nuovo il ghigno alla Smythe con cui aveva un rapporto di odio/amore.
Voleva per caso buttarlo dal tetto?
Le porte dell’ascensore si aprirono e Sebastian andò per primo, aprendo la porta che conduceva il tetto.
Un tetto che Thad ricordava essere spoglio e che in quel momento era, come dire, un sogno: un lungo tappeto rosso scorreva fino al cornicione, contornato da vasi di meravigliose rose di ogni colore, come piacevano a lui, e infine migliaia di piccole luci che illuminavano il tutto.
Poi lo sentì: una serie di voci che si armonizzavano tutte insieme, poi una voce principale che avrebbe riconosciuto tra tutte: era quella di Blaine.

Another day without your smile
Another day just passes by
But now i know how much it means


E conosceva bene anche quella canzone, visto che adorava cantarla insieme a Sebastian quando facevano quei lunghi viaggi in macchina verso l’Ohio.

For you to stay right here with me
The time we spent apart will make our love grow stronger
But it hurts so bad i can't take it any longer


Sebastian gli offrì una mano “Allora, signor Thad Harwood, vuole seguirmi?”
Thad aveva visto tante volte il sorriso sincero del suo ragazzo, ma quello che mostrava era un sorriso diverso, raro: era lo stesso che aveva dopo il loro primo bacio, la prima volta che si erano detti Ti amo e la prima volta che avevano fatto l’amore.
Prese quasi tremante la sua mano e sentì l’altro stringerlo delicatamente, forse per paura che di fargli troppo male al polso ingessato.

I want to grow old with you
I want to die lying in your arms
I want to grow old with you
I want to be looking in your eyes
I want to be there for you, sharing everything you do
I want to grow old with you


Arrivare fino al cornicione fu la strada più lunga della sua vita: ad ogni passo sentiva le gambe tremare, la sua unica ancora era la presa di Sebastian.
Quella presa così delicata ma così forte da farlo rimanere in piedi.

A thousand miles between us now
It causes me to wonder how
Our love tonight remains so strong
It makes our risk right all along
The time we spent apart will make our love grow stronger
But it hurt so bad i can't take it any longer


A pochi passi dal cornicione, la mano di Sebastian lasciò la sua ma il suo braccio gli cinse la vita attirandolo a se, mentre gli lasciava un tenero bacio tra i capelli.
“Chiudi gli occhi” gli ordinò dolcemente sfiorandogli la guancia con il naso “Tranquillo, non ti butterò di sotto”
Thad ridacchiò leggermente e fece come detto “Sai che mi fido di te”
“Mi fido di te anche io”

I want to grow old with you
I want to die lying in your arms
I want to grow old with you
I want to be looking in your eyes
I want to be there for you, sharing everything you do
I want to grow old with you


Si fermarono all’improvviso e Sebastian si posizionò dietro di lui, abbracciandolo stretto.
“Adesso puoi aprire gli occhi”
La vista che si trovò Thad davanti lo fece quasi svenire tra le braccia del suo ragazzo: sotto di loro c’erano i loro amici, perfino Wes,David,Trent e Hunter, vestiti tutti con la vecchia divisa della Dalton, perfino Kurt, Christie e Hanna, anche se in versione femminile, e tutti tenevano in mano una candela. C’era perfino sua madre, che stava trattenendo le lacrime mentre Nick l’abbracciava affianco a lui.

Things can come and go
I know but
Baby I believe
Something's burning strong between us
Makes it clear to me


Ma non furono loro lo shock più grande: era quell’enorme tavolo, dove centinaia e centinaia di candele erano state sistemate per formare un’unica e grande e magnifica frase: Vuoi sposarmi?

I want to grow old with you
I want to die lying in your arms
I want to grow old with you
I want to be looking in your eyes
I want to be there for you, sharing everything you do
I want to grow old with you


Si godette l’ultima strofa, la voce di Blaine che si univa al coro di voci e sentì Sebastian spostarsi da dietro di lui per poi ritrovarselo alla sua destra, in ginocchio.
Stava davvero per farlo? Davvero, stava per farlo?”
“Okay, avevo un discorso preparato e calcolato, ma sinceramente adesso non ho idea di quello che avevo scritto, così cercherò di improvvisare” Era la prima volta che lo sentiva così tanto nervoso e questo stranamente rendeva tutto molto più reale “Non avrei pensato di sposarmi, mai nella mia vita. Ma non avrei mai neanche pensato di trovare qualcuno come te da amare e soprattutto che mi avrebbe amato indietro. Tu sei… sei la cosa più bella che mi sia capitata, qualcuno che non avrei mai pensato di meritare e questi dieci anni con te… non sono stati perfetti, ma sono stati pieni di ricordi indimenticabili, momenti belli e periodi difficili, eppure siamo ancora qui, insieme, nella città dei nostri sogni con i lavori dei nostri sogni. Ce l’abbiamo fatta insieme” Prese una scatolina, anzi LA scatolina dalla tasca “E voglio che questo non finisca mai. Voglio continuare a svegliarmi accanto a te ogni mattina, litigare per l’acqua calda per poi finire per fare la doccia insieme, baciarti quando esci e quando ritorni, sorprenderti al lavoro con il pranzo e a cena con il take away” Thad ridacchiò leggermente, quasi non riuscendo a trattenere le lacrime “Voglio addormentarmi accanto a te e ricominciare ogni giorno da capo. Voglio una nostra famiglia, voglio un piccolo Smythe-Harwood che gattona per casa, voglio trascorrere ogni Natale, ogni Ringraziamento, ogni compleanno insieme a te. Quindi, Thad Edward Harwood” Aprì la scatolina per rivelare l’anello più bello che avesse mai visto “Con la benedizione dei tuoi genitori, mi faresti l’onore di sposarmi?”
Sentiva il suo cuore battere all’impazzata, mentre le gambe sembravano cedergli e farlo svenire proprio davanti al suo ragazzo, che aveva organizzato la proposta più romantica che avesse mai potuto immaginare.
Non riusciva a parlare per la troppa emozione, il viso rigato da lacrime di pura felicità mentre Sebastian stava diventando via via più nervoso.
“Guarda che mi si sta congelando il mio prezioso sedere qui fuori” cercò di sdrammatizzare, perché sapeva che farlo ridere era la cosa migliore.
Infatti, come sperava, Thad scoppiò a ridere “Sai, potrei anche cambiare idea e rispondere di no”
Gli occhi di Sebastian erano così luminosi da far invidia alle stelle del cielo “Quindi è un sì?”
“E’ un sì, francesino” Gli offrì una mano “E ora alzati, perché ho davvero una voglia matta di baciarti e non posso chinarmi”
Sebastian scoppiò a ridere alzandosi subito in piedi e incorniciando il viso del suo futuro marito con le mani “Sapevo che non avresti resistito ad una proposta del genere”
“Smythe, se non la finisci di parlare e non mi baci in un min…” Ma le parole gli morirono sulle labbra quando l’altro ragazzo lo baciò appassionatamente e un forte applauso a fare da sfondo, con tutte le risate e i commenti dei loro amici, fin troppo udibili anche da quella altezza.
“Il mio bambino si sta per sposare!”  Questa era sicuramente sua madre, che quasi sicuramente era scoppiata a piangere
“Quindi abbiamo finito? Possiamo finalmente buttare tutte queste maledette candele?”
Hunter, l’antiromantico per eccellenza
“CONGRATULAZIONI THADDY!SIAMO FELICI PER TE” Trent, con il suo immancabile entusiasmo.
“STUART DICE CHE SE VI SERVE UN MINISTRO, WES E’ DISPONIBILE” C’era anche da chiedere?
“E DAVID DICE CHE ANCHE LUI SAREBBE PERFETTO” Come si dice, li fanno proprio a coppia.
“EHI, PRENDETEVI UNA CAMERA VOI DUE!” Jeff e il suo immancabile modo di rovinare il romanticismo.
“JEFFREY, C’E’ UNA BAMBINA QUI!” Sicuramente Nick aveva messo le mani sulle orecchie di Christie, quasi certo che…
“ANDIAMO, QUESTA SARA’ LA PRIMA VOLTA CHE SEBASTIAN SI INGINOCCHIA NON PER FARE UN POM…AHIA NICK!”
Hanna facesse uno dei suoi commenti inappropriati, forse causati dalla troppa vicinanza di Sebastian.
E poi le risate di Blaine e Kurt, che era certo si stessero tenendo abbracciati stretti, come facevano sempre.
Ma di tutte queste cose se ne sarebbe accorto in un secondo momento, quando Sebastian si sarebbe staccato e lo avrebbe stretto a se, lasciandogli modo di guardare quella splendida frase incisa dalle candele e facendosi cullare dai mille baci che il suo futuro marito gli continuava a lasciare sul viso.
Era perfetto, tutto semplicemente perfetto.
Finalmente, sarebbe diventati la famiglia Smythe-Harwood.

Christie continuava a saltare felice tra tutte le persone lì presenti, fino a quando finalmente non trovò Blaine e Kurt, che la prese tra le braccia mentre il suo Daddy le baciava dolcemente la guancia.
“FARO’ LA DAMINA DEI FIORI!” Esclamò felice avvinghiandosi al collo del giornalista per poi rivolgersi completamente verso di lui “Puoi farmi un vestito bellissimo? Per favore, Papà!”
Quella parola, quell’unica parola fece girare ogni persona verso di lei, mentre Blaine e Kurt la guardavano con gli occhi sgranati.
Christie si accigliò confusa “Cosa ho detto di male?


Note dell'autrice:
*passa fazzoletti* E tutti vissero felici e contenti, fine.

Nah, stavo scherzando.
Bene, salve a tutti! Finalmente ho rimesso radici in Italia (purtroppo) e soprattutto sono riuscita a partorire questo capitolo; credetemi, sono stata sveglia fino alle tre perchè avevo paura che mi sarei dimenticata tutto questa mattina e in effetti appena sveglia neanche ricordavo cosa avevo scritto. 
Dopo aver creato un nuovo disagio bipolare alle mie splendide Beta, sapevo di essere ancora più soddisfatta: Thad e Sebastian romanticamente sul tetto (stile Come What May), i Warblers con le candele (scusate, ma premetto di non conoscere tutti i Warblers fatta eccezzione per i "più popolari", ergo non volevo commetteri errori ho evitato), la sorella di Thad (che stranamente nella mia mente assume la forma dell'adorabile Lucy Hale, woops) che sembra più la sorella di Sebastian, e una Christie finale che dice una certa parolina, credendo di aver detto qualcosa di male povera cucciola mia.
Il personaggio dell'infermiera è dedicato a Clarissa, la mia cara amica bipolare <3 Ti voglio bene
Un bacio speciale alle mie splendide beta, Ele e Mickey, che ogni giorno mi danno una mano a rimanere sana (o quasi)
Un bacio anche a Consu e Marta, le mie compagne di chat notturna.

Ora vorrei fare un pensiero speciale: qualche settimana fa purtroppo è morto un mio caro amico e fidanzato del mio migliore amico; era un ragazzo dolcissimo, che credeva che nel mondo servisse più amore che odio, nonostante le persone che lo prendevano in giro e cercavano di ferirlo, ma lui era più forte e ha vissuto il suo amore sempre senza vergogna. 
Morire a 18 anni non è semplicemente giusto. Quindi vorrei solo condividere con voi questo suo pensiero: amate invece di odiare, aiutate invece di criticare, vivete invece di sopravvivere, perchè nel mondo serve più amore che odio. Ciao Ale, magari chiedi a Cory di insegnarti a suonare la batteria.

Nel prossimo capitolo? Festeggiamenti a casa Harwood, una certa chiacchierata tra "padri" e figlie, un po' di tensione e l'arrivo di una special guest star che... beh, non posso dirvi tutto no?
Un grazie a chiunque abbia letto, recensito e inserito la storia tra seguite/preferite/ricordate: siete voi che mi invogliate sempre di più a scrivere :)
Baci e Sorrisi

Frankie
 

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Capitolo 20
*** Capitolo Venti ***


Capitolo Venti
 
 Vorrei essere dell'ottimo vino che sappia piacevolmente inebriarti dopo l'incontro con le tue labbra...
 

La festa che ne seguì fu piena di cibo.
Letteralmente.
Una tavola imbandita di ogni ben di dio possibile e dove Trent e Jeff si erano comodamente piazzati per assaggiare ogni stuzzichino su ogni piatto su cui riuscivano ad affondare le mani, o forse era meglio dire le zampe, con Nick che tentava di fermarli dallo spazzolare via ogni cosa.
Hunter invece se ne stava appoggiato al muro, tentando di chiacchierare con Hanna, più che altro interessata a girare il ghiaccio nella sua limonata con la cannuccia.
“Quindi, se domani sei ancora in città, potremmo andare a cena fuori” propose il ragazzo con un sorrisetto “Fare un giro della città e…”
“Clarington…” la voce di Sebastian fu anticipata dalla stretta morsa sulla spalla dell’interessato “Credimi, non sei alla sua altezza. Perché non affoghi i tuoi dispiaceri nei nachos?”
Senza neanche farlo rispondere, lo indirizzò verso il tavolo, quasi spingendolo mentre Hunter sbuffava infastidito.
“Grazie fratellone!” sorrise Hanna con un bacio sulla guancia e saltellò via allegramente verso la madre, mentre il francese si avvicinò da dietro al suo futuro marito, intento a fissare la piccola Christie, decisamente triste, che veniva coccolata da Marina, la madre di Thad.
“Ehi piccolo” lo salutò Sebastian abbracciandolo da dietro “Come sta la principessa?”
“È preoccupata di aver fatto qualcosa di male” Thad si appoggiò a lui “Seb, pensi che là dentro stia andando tutto bene?”
Dopo la proposta, i festeggiamenti si erano spostati a casa Smythe-Harwood, dove, nonostante la felicità per il fidanzamento, c’era anche tanta tensione per la situazione tra Kurt e Blaine, che avevano deciso di impossessarsi della stanza dei futuri sposi e parlare.
Se era una chiacchierata buona o una cattiva nessuno lo sapeva.
Per Jeff e Trent era entusiasmante che Christie vedesse in Kurt un’altra figura genitoriale, ma per Sebastian era comunque una cosa di cui discutere: Blaine non aveva mai avuto una relazione che arrivasse fino a quel punto e soprattutto che coinvolgesse così tanto Christie.
Ma loro erano Kurt e Blaine, in cuor suo sapeva che avrebbero risolto tutto e sarebbero tornati a cavalcare unicorni sopra la via dell’arcobaleno.
“Andrà tutto bene vedrai” lo rassicurò con un bacio sulla guancia “Ma tra dieci minuti vado a vedere cosa stanno combinando: non vorrei che finissero per farlo sul nostro letto”
Thad scoppiò a ridere “Sai perché ho la certezza di non trovarti mai a casa con un amante?”
“Perché?”
“Perché sei più geloso del nostro letto che di me”
“Oh Thaddy” lo baciò velocemente sulle labbra “Tu e il letto siete sullo stesso livello”
“Questo è rassicurante”
“E sai perché?”
“Mmh?”
Sebastian avvicinò le labbra al suo orecchio “Su quel letto, ogni notte e ogni mattina è perfetta”
“Lo so, è comodo”
“Anche, ma non è per questo” lo girò verso di lui e appoggiò la fronte su quella di Thad “Perché  ci sei tu dentro”
Thad si morse le labbra trattenendo un sorriso “Chi sei e cosa ne hai fatto del mio Sebastian?”
“Ogni tanto il mio lato sdolcinato esce fuori” lo baciò dolcemente “Ora, che ne dici di mangiare qualcosa? Tra poco devi prendere le medicine e devi aver mangiato”
“D’accordo” Thad lo baciò di nuovo “Futuro marito”

Kurt e Blaine sedevano sul letto, incerti su come iniziare il discorso: erano lì da venti minuti e ancora nessuno dei due aveva parlato. C’è chi aveva paura della rabbia dell’altro e chi invece era preoccupato per quanto le cose si stessero facendo serie.
Ma entrambi aveva paura di perdere l’altro.
“Blaine…” Kurt lo guardò “Mi dispiace…”
Blaine si accigliò “Di cosa ti dispiace?”
“Per questa situazione” il giornalista si alzò e iniziò a camminare per la stanza “Te lo giuro, non pensavo che avrebbe continuato a chiamarmi così. L’ha fatto solo un paio di volte e te ne volevo parlare, ma con tutta la situazione…”
“Kurt…”
“Di Thad e i preparativi e poi Christie al parco mi aveva detto….”
“Kurt…”
“E te lo giuro, non mi da fastidio se vuoi che smetta, ma…”
“Kurt!” Blaine quasi urlò per far zittire l’altro “Vuoi calmarti?”
Kurt si fermò subito e lo guardò pallido “Non voglio che tu sia arrabbiato”
“Perché dovrei essere arrabbiato?” si alzò dal letto e lo prese tra le braccia “Hai costretto Christie a farti chiamare così?”
“Cosa? No, no di certo!”
“Allora non sono arrabbiato, credimi, tutt’altro” sospirò “La verità è che non sono mai arrivato a questo punto in una relazione. È qui che le cose si fanno più complicate”
Kurt iniziò a massaggiargli la schiena con una mano “Lo so”
“Adesso non si tratta solo del mio cuore, ma anche quello di Christie…”
“Blaine, non vi farei mai…”
Lo zittì appoggiando un dito sulle sue labbra “Lo so che non ci faresti mai del male, ma una parte di me, sebbene piccola, continua ad essere preoccupata, soprattutto per mia figlia. Ma credo sia normale, no? Per quanto vorrei che niente di male le accadesse, non so cosa succederà in futuro e soprattutto non potrò proteggerla per sempre. Ma so che tu non le faresti mai del male, soprattutto non di proposito. Solo vorrei chiederti una cosa che ti ho già chiesto e giuro che sarà l’ultima volta: sei sicuro di tutto questo?”
Quella domanda era diventato quasi un tarlo per lui: era davvero sicuro? Aveva 26 anni e sarebbe stato padre di una bambina di cinque, un’adorabile e capricciosa bambina di cinque anni, ma che amava già con tutto se stesso. E poi c’era Blaine, il suo splendido e meraviglioso Blaine.
Fece un grande sospiro e sorrise “Ero sicuro al nostro primo bacio, al Ringraziamento, alla nostra prima volta e durante le vacanze di Natale. Ero sicuro quando litigavamo perché non riuscivamo mai a stare cinque minuti insieme e quando Christie faceva i capricci per non voler mangiare le verdure che poi ha lanciato sulla mia camicia” scoppiarono a ridere entrambi “Ti amo Blaine Devon Anderson e amo la tua… anzi la nostra bambina. Sono così sicuro che in questo momento potrei affacciarmi alla finestra e urlarlo al mondo”
Gli occhi di Blaine si fecero lucidi “Tu sei pazzo. Sei pazzo e ti amo da morire”
Il bacio che seguì fu più dolce del miele, un mix di amore e passione e certezze e fuochi di artificio, come il più banale e romantico cliché dei cliché.
Quando entrambi avevano un disperato bisogno di aria, terminarono il bacio ma rimasero l’uno nelle braccia dell’altro, i nasi che continuavano a sfiorarsi giocosamente.
“Cosa diremo a Christie?” chiese Kurt un po’ incerto “Sembrava molto preoccupata”
“Sta a lei decidere” Blaine si strinse le spalle “Lei sa che io sono suo padre e sa che Sebastian e Thad sono i suoi zii. Quando le parlai delle mamme e dei papà, le spiegai che c’erano bambini con una madre e un padre, due padri o due madri. Quindi se vuole continuare a chiamarti così, a me sta bene, anzi mi renderebbe veramente felice”
“Davvero?”
“Sì, davvero tanto. Adesso siamo una famiglia. Una grande famiglia sconclusionata e tendente alla follia più totale, ma una famiglia”
Kurt gli baciò la punta del naso “È il mio genere preferito di famiglia”

Christie sospirò e continuò a scalciare l’aria: voleva solo che il suo daddy e Kurt uscissero dalla camera felici e contenti, come sempre.
Non pensava che chiamare papà Kurt fosse un grosso problema, in fondo il suo amico Jamie aveva due mamme e secondo lui, visto che Kurt era il fidanzato del suo daddy, andava bene chiamarlo papà se le voleva. E lei lo voleva tanto, perché lui era gentile, bello e voleva tanto bene a lei e Blaine.
In più quando era con lui, il suo daddy era così felice e sorridente, non voleva che diventasse triste di nuovo.
Ad un certo punto finalmente vide i due ragazzi uscire, mano per la mano e sorridenti.
Forse era andato tutto bene!
Scese dal divano e corse verso di loro disperatamente “Daddy! Kurtie!”
Blaine la prese in braccio mentre Kurt le asciugava le poche lacrime cadute “Amore, che succede?”
“Io non volevo farti arrabbiare” biascicò con qualche singhiozzo “Ma io voglio bene a Kurtie e Jamie ha due mamme e lui dice che se tu e Kurt siete fidanzati allora lui è il mio papà e a me piace chiamarlo papà, ma non voglio farti arrabbiare!”
Entrambi i ragazzi la guardarono intenerita e Blaine la rassicurò subito “Piccola, non sono arrabbiato” le baciò una guancia “E se tu vuoi chiamare papà Kurt a me sta bene, anzi ne sono tanto contento”
Christie tirò su il naso “Davvero?”
“Certo, ma tu devi essere sicura” rispose il giornalista con una carezza  “Ti amiamo tanto piccola ma non vogliamo costringerti a fare qualcosa che non vuoi”
“Ma io voglio chiamarti papà” stese le braccia verso Kurt che subito la prese “Ti va bene?”
“Amore, non ci sarebbe nient’altro che mi renderebbe più felice”
La bambina rise felicemente e lo abbracciò “Adesso ho un daddy e un papà!”
Blaine annuì e si unì all’abbraccio “E noi abbiamo una figlia stupenda”
Ovviamente la scena era stata vista da tutti e tra Jeff, Wes e Marina che non erano riusciti a non commuoversi, Nick, David e Trent che sorridevano felici, Hunter che roteava gli occhi per la sdolcinatezza e Sebastian e Thad che sembravano chiaramente sollevati, sapevano che ormai erano tutti una grande, pazza e perfetta famiglia.

Dopo qualche ora, il cibo era stato spazzolato via, la musica risuonava forte nel salotto e ognuno di loro tirava fuori qualche storia della Dalton, anche se il compleanno di Blaine rimaneva ancora un tabù.
“Non capisco perché non posso saperlo!” sbuffò Kurt appoggiandosi al suo fidanzato “Ne parlate sempre, ma non mi dite mai tutta la storia”
“Amore, credimi: non vuoi sapere” Blaine gli baciò una tempia “Ehi, vi ricordate di quando…”
Thad sospirò felice nel vedere tutti i suoi più cari amici riuniti prima di andarsene insieme a Sebastian in  cucina per prendere la medicina (il suo fidanzato era stato puntuale come un orologio svizzero) e trovarono sua madre che guardava fuori dalla finestra, con aria distratta.
“Mamma?” la chiamò avvicinandosi a lei “Tutto bene?”
Marina si risvegliò dai suoi pensieri e sorrise dolcemente “Tutto bene, mi amor
“Grazie mille per la cena” disse Sebastian sinceramente “Era tutto squisito”
“Sul serio mamma, non dovevi…”
“Ragazzi, è stato un piacere credimi” lo interruppe prima di poggiare una mano sulla guancia di suo figlio “Il mio piccolo…”
“Mamma, ti prego…” Thad sbuffò semi serio mentre l’altro si trattenne dal ridere.
“No, niente lacrime, giuro” lo prese per mano e lo fece sedere vicino l’isola della cucina, Sebastian dietro lui che gli cingeva le spalle “Mi amor, c’è un discorso che la mia famiglia si tramanda da generazione a generazione per queste occasioni, e visto che io me lo sono dovuta subire come anche tua sorella Mirian, adesso è arrivato il vostro momento”
“Tecnicamente non sono ancora della famiglia, posso evitarlo?”
Marina scosse la testa “Figliolo, da quando hai messo piede dentro casa nostra, tu fai parte della famiglia” Sebastian sgranò gli occhi, ma poté vedere quanto quella affermazione lo fece felice.
Thad scosse la testa divertito “Questa è tutta colpa di nonna Anna Maria vero?”
“No, del suo bisnonno” rispose con una risata la donna “Ma per quanto adesso può sembrarvi una tiritera, in futuro vedrete che vi sarà molto utile” gli strinse la mano “Il matrimonio non è solo un’istituzione sacra o un diritto civile, ma l’unione di due anime in una. Portatevi lo stesso rispetto che portereste a voi stessi, ricordatevi sempre quanto entrambi siate speciali e vivete ogni giorno come se foste il vostro ultimo giorno insieme. Non importa quanto avete litigato o quanto grande sia la vostra rabbia, non andate mai a dormire senza aver fatto pace. Cercate di essere l’uno la forza dell’altro e soprattutto amatevi come avete sempre fatto, perché l’amore è la vostra arma più potente, capace di abbattere gli ostacoli più grossi e le sfide più dure. Che la vostra futura vita insieme sia piena di gioia e felicità, di fortuna e cose meravigliose e, per quanto saranno difficili alcuni momenti, siate forti grazie al vostro amore” tirò su con il naso, già qualche lacrima che scendeva sul viso “E qui ci sarebbe poi stato una contrattazione di terre e capre, ma direi che non è il caso”
Thad e Sebastian si erano stretti sempre di più l’un l’altro, il primo che aveva lasciato che le lacrime avessero la meglio, il secondo che riusciva a stento a trattenerle.
“Non ditemi che sono stata la prima a far piangere Sebastian Smythe” ridacchiò Marina per alleggerire la tensione.
“Veramente la prima è stata Christie quando ha detto Sebasian” scherzò Thad sporgendosi verso la madre per abbracciarla “Grazie mamma”
“Te quiero mi amor”sussurrò al suo orecchio per poi incontrare lo sguardo di Sebastian “Vi amo entrambi”
Sebastian sorrise e si stropicciò gli occhi “Parlando di altro, in teoria quante capre mi spetterebbero per sposare Thad?”
E tutti scoppiarono a ridere. Una risata di pura felicità, quasi liberatoria dopo tutta la situazione stressante delle settimane precedenti.
Tutto finalmente stava andando per il meglio.

Una settimana dopo

Thad sospirò felice e diede l’ennesima occhiata all’anello che splendeva sul suo anulare: ancora non riusciva a credere che meno di una settimana prima il suo Sebastian avesse architettato una così meravigliosa proposta e adesso erano fidanzati, promessi sposi, futuri mariti.
E quell’anello ne era la prova, il ricordo di tutto quello che è stato e un promessa di quello che sarà.
Si rigirò nel letto verso il lato di Sebastian, trovandolo sfortunatamente vuoto e guardò l’orologio: erano le dieci passate, probabilmente era andato a qualche riunione con Sandra.
Sbadigliò e si alzò, il polso ancora fasciato, ma almeno riusciva a muoverlo un po’ di più, dopo di che si diresse in cucina, accese la macchina del caffè e controllò i messaggi sul telefono:

Sebastian: Bel culetto addormentato, fammi sapere quando resusciti dal sonno. Riunione noiosa con l’Arpia, ma vedo di liberarmi per pranzo. No, non puoi cucinare e visto che sono magnanimo prendo il cinese. Ti amo.

Kurt: Thad, passo oggi pomeriggio per portarti quelle riviste. E ricorda al tuo futuro marito che può scordarsi un matrimonio lampo a Las Vegas. Christie ti saluta e Blaine dice che il blu e rosso sono colori perfetti per un matrimonio. Giuro che sto odiando la Dalton.

Thad ridacchiò e fece per rispondere ai messaggi quando il campanello di casa suonò insistentemente.
Chi diavolo era a quell’ora di martedì mattina? Non aveva neanche preso il suo caffè.
Sbuffò e andò alla porta, ma quando l’aprì trovò l’ultima persona al mondo che si aspettava di vedere.
Aveva bisogno di aiuto.
Subito.

“Isabelle, gli articoli sono pronti e Natalie li sta portando adesso sulla tua scrivania” Kurt passò una cartellina alla sua assistente “Sì, anche io ti adoro. Ti perdono per avermi quasi tirato il tuo fermacarte a forma di gatto. Ci sentiamo dopo” sospirò e riattaccò finalmente il telefono “Porta questi a Isabelle e se ce la fai prendi tre caffè”
Natalie si accigliò “Tre?”
“Uno per te e due per me”
“D’accordo capo” gli fece un sorriso incoraggiante e uscì dall’ufficio, quasi inciampando nel fattorino “Uhm, desidera?”
“Consegna per Kurt Hummel!” annunciò il ragazzo passandole un’enorme mazzo di rosse gialle e arancioni e tirando fuori la bolla di consegna.
Kurt si alzò sorpreso e firmò velocemente per poi prendere quegli splendidi fiori mentre Natalie sorrideva “Tre caffè e un vaso, va bene?”
“Perfetto” rispose il ragazzo senza neanche pensare e annusò le rose, accorgendosi poi di un piccolo bigliettino semi nascosto.
Lo prese e lo aprì, trovandosi a sorridere ancora di più

Per lo splendido stakanovista dagli occhi azzurri,
Che ne dici di un appuntamento sabato sera? La cena la offro io.
Con amore,
Il tuo ammiratore non così tanto segreto

Ps: Ti amo


Strinse al petto il foglio e ci volle tutte la sua forza di volontà per non saltellare felice: come aveva fatto ad essere così fortunato?


Sebastian firmò un paio di carte “La copertina del libro?”
“Eccola” Sandra gli passò un foglio “Il titolo ovviamente sarà in rilievo”
“Mmh, mi piace” mormorò ignorando la vibrazione del cellulare “Hai risolto con i pubblicitari?”
“Smythe, tesoro, con chi credi di avere a che fare? Certo che ho risolto” mise tutti i fogli nella cartella “Oggi pomeriggio abbiamo un altro meeting, vedi di non fare tardi con il tuo sesso post pranzo” gli pizzicò una guancia “E rispondi al telefono: la vibrazione mi sta dando sui nervi”
“Grazie, molto gentile” sbuffò e rispose al suo cellulare “Pronto?”
“Sebastian, amore!”
Il ragazzo si accigliò “Thad?”
“Cosa stai facendo dolcezza?”
C’era qualcosa che non andava
“Sono ad una riunione, zuccherino” spostò il telefono all’altro orecchio “Adesso mi dici che succede?”
“Abbiamo una visita, amore mio”
“Dimmi che non sono Barbie e Ken”
“No, tesoro. È tua madre” poteva sentire il sorriso tirato dell’altro “E ha deciso di restare per aiutarci con i preparativi del matrimonio”
O no.
No, no, no, no, no.
“Quindici minuti e sarò lì da te. E Thad, ti prego: non farti prendere dal panico”


Sophie Corinne Smythe era quella che molti definivano la donna perfetta: moglie di un diplomatico francese, dedita alla beneficenza e alle associazioni femminili, madre presente per il figlio ad ogni occasione, partite di calcio e recite, ad eccezion fatta del periodo della Dalton, anche se mensilmente si informava della carriera scolastica del figlio.
In più sembrava uscita da un numero di Vogue, visto l’impeccabile tailleur all’ultima moda, un paio di vertiginosi tacchi e i capelli biondi acconciati in uno splendido chignon tenuto da un meraviglioso fermacapelli di bronzo.
Sorrise, seduta elegantemente sul loro divano, e sorseggiò un altro po’ di the alla vaniglia “Allora, quando ci raggiungerà il mio cherì?”
“Presto, vuole andare a pranzo fuori” rispose Thad mentre entrava nel salotto “Andremo al ristorante di Blaine, va bene?”
Très bien. Non vedo l’ora di rivedere quel ragazzo!”
L’altro annuì e buttò giù una buona dose di caffè.
Non è che odiasse la sua futura suocera, anzi ne aveva sempre apprezzato la gentilezza (come dimenticare gli svariati e costosi regali che mandava ad ogni festa?) e aveva un profondo rispetto per lei, ma sapeva quanto fosse esigente, soprattutto per quanto riguardava il suo cherì : la prima volta che si erano incontrati fu ad una cena di gala organizzata dalla Dalton, dove Sophie fece una capatina a sorpresa e che sorpresa, visto che in meno di due minuti lui e Sebastian, erano dovuti uscire frettolosamente da un alcova dietro le scale (quella era stata tutta colpa del francese e di come fosse maledettamente sexy in smoking) e usare la stessa mano che stava quasi per infilare nei boxer di Sebastian per stringere la sua (un immagine non del tutto piacevole).
Sophie l’aveva stretta, gli aveva sorriso e fatto un paio di domande per poi rivolgersi subito a Blaine, la seconda luce dei suoi occhi.
Okay, Sebastian gli aveva già detto che sua madre aveva questo desiderio di vederli fidanzati, ma a nessuno dei due era neanche passato per l’anticamera del cervello, tuttavia questo non aveva tolto del tutto il tarlo della gelosia di Thad, che, dopo neanche un’ora passata a rimanere in silenzio bevendo punch, si era defilato fingendo un malore.
Ovviamente Sebastian si era accorto della sua assenza e dopo neanche dieci minuti era già seduto sul suo letto, chiedendogli se volesse andare in infermiera o se gli servisse qualcosa.
Odiava il Sebastian Gentile, gli faceva sempre venire i sensi di colpa, soprattutto dopo che il suo fidanzato aveva salutato sua madre, promettendole un pranzo fuori per il giorno dopo.
Il carico da dodici fu il mazzo di fiori che Sophie gli mandò il giorno seguente per una pronta guarigione.
Non aveva avuto molte occasioni di rivedere la donna, ma quelle poche volte erano solo chiacchiere di circostanza, niente confessioni cuore a cuore o litigate furiose.
Erano in una situazione di neutralità, un perfetto equilibrio.
“E come sta Christie?” poggiò la tazza vuota sul tavolino “Sebastian mi ha detto che è una piccola volpe”
Thad ridacchiò “Sì, riesce a farci fare di tutto. Perfino Seb non riesce a resistere”
“Immagino, in effetti Sebastian era così da piccolo” fece un sorriso intenerito per poi alzarsi “Caro, ti spiace se vado a darmi una rinfrescata prima di pranzo? Il viaggio è stato lungo…”
“Cosa? Oh certo” si alzò subito “Mi spiace, non avevo pensato… c’è il bagno degli ospiti o se preferisci usare il nostro…”
Sophie scosse la testa “Il bagno degli ospiti va benissimo”
“Ti prendo gli asciugami allora” annuì e si diresse verso il ripostiglio.
Non vedeva l’ora che Sebastian tornasse.

“OH THIS IS THE NIGHT, IT’S A BEAUTIFUL NIGHT AND WE CALL IT BELLA NOTTE!”
“Vi prego fatelo smettere!”
“LOOK AT THE SKIES, THEY HAVE STARS IN THEIR EYES”
“È stonato quanto una campana!”
“ON THIS LOVELY BELLA NOTTE!”
Blaine scoppiò a ridere e fece saltare i funghi nella padella “Oh, lascialo in pace! È la prima volta che sento Omar cantare!”
“Anderson, togliti quel sorrisetto soddisfatto” lo rimproverò Bella passando accanto lui e dandogli una botta con in fianchi “Solo perché tu e quello zuccherino del tuo ragazzo siete riusciti a far mettere insieme Omar e Maggie. E meno male che in questo momento quella ragazza è fuori per fare la spesa, altrimenti lo avrebbe lasciato”
In effetti era stato un piano perfetto, ideato da Kurt e messo a punto da Blaine: una sera avevano chiuso i due ragazzi nel ristorante, addobbato per una cena elegante e con un pavimento pieno di cuscini e un proiettore che trasmetteva un vecchio film romantico che faceva impazzire la ragazza.
Inutile dire che finalmente quei due avevano capito di piacersi a vicenda e posto fine al tacito struggimento di Omar (sulla pazzia di Maggie ci stavano ancora lavorando)
“Ehi, siamo i perfetti cupido perché siamo pieni di amore” gongolò con un ghigno “All you need is love, Bella!”
La donna roteò gli occhi “Almeno tu sei più intonato” prese uno dei piatti e glielo passò “È ora di impiattare Chef”
Blaine annuì e finì di comporre il piatto per poi passarlo al cameriere “Al tavolo cinque!”
E mentre questo usciva dalla cucina, un paio di persone fin troppo familiari entrarono e un’adorabile bambina si avvinghiò alla gamba di Blaine.
“Daddy!” Christie sorrise e si lasciò prendere in braccio “Oggi sono stata bravissima a scuola!”
“Oh, non ne avevo dubbi!” le baciò una guancia e rivolse lo sguardo verso un sorridente Kurt, bello come sempre e in possesso di un mazzo di fiori.
“Ehi amore” lo salutò con un bacio veloce “Bei fiori. Qualcuno di speciale?”
Kurt giocherellò con una delle rose “Un ammiratore segreto”
“Oh, davvero? Devo essere preoccupato?” lo stuzzicò il moro con ghigno mentre la bambina trattenne una risatina, ben sapendo che quei fiori li avevano scelti insieme quella mattina (sì, miracolosamente erano riusciti ad alzarsi ad un’ora decente per andare ad ordinarli e poi andare a scuola)
“Forse” diede un’occhiata a Omar che stava ancora canticchiando “Non dirmi che è una settimana che continua a cantare”
“Già, Bella sta pensando di farlo a pezzi e usare la carne per lo spezzatino”
La donna si girò verso di loro “Ehi! Non ho detto questo! Ho detto che lo avrei bollito nello stufato”
“Mmh, sicuri che Luigi ve lo farebbe servire?“
“Quello che Linguini non vede, Linguini non sa!”
“Profondo” ridacchiò Kurt prima di rivolgersi verso la bambina “Piccola, andiamo? Daddy deve finire di lavorare e abbiamo promesso a Mercedes di andarla a trovare”
“Sììì, Mercedes!” scese dalle braccia del padre e prese la mano dell’altro “Andiamo andiamo!” Blaine sospirò fintamente offeso “Neanche un bacio di addio?” 
La bambina aprì la bocca shockata e subito rimediò con un bacio bagnato sulla guancia “Ecco daddy!”
Il ragazzo sembrò soddisfatto e si rivolse verso il suo fidanzato come in attesa.
“Sei un bambino” si lamentò semiserio Kurt baciandolo castamente “Ora torna a lavoro sfaticato!”
“Signorsì, signore!”

Sebastian entrò in casa, trovandola inquietantemente silenziosa: nei suoi libri, in quella situazione lui sarebbe stato il tizio che avrebbe scoperto i cadaveri per poi essere ucciso dall’assassino (sul serio, si stava immedesimando troppo).
Posò le chiavi sul tavolino, si tolse scarpe e giacca e iniziò a vagare per l’appartamento: sentiva in sottofondo lo scroscio di una doccia e il tintinnare delle tazze nel lavandino.
Cucina.
Thad si rifugiava sempre in cucina quando era nervoso o triste.
Infatti fu lì che lo trovò, intento a strofinare una tazza già perfettamente pulita.
Sapeva che quando il suo fidanzato era nervoso, puliva. Sì, puliva come un matto, perfino quando tutta la casa era perfettamente linda e pinta, addirittura finiva per stirare due volte i loro vestiti e mettere in ordine i libri in ordine di genere e alfabetico.
Si avvicinò a lui e prese la tazza mettendola via “Thad, stai andando fuori di testa?”
Thad si voltò verso di lui “Sebastian…” non prometteva bene “Sai che ho molto rispetto per tua madre giusto?”
“Lo so”
“Ma preferirei che tra me e lei ci fossero almeno un paio di stati…”
“Beh, calcolando che vive in Francia…”
“Perché non riusciamo a fare un discorso che duri più di due minuti e non finisca in un silenzio imbarazzante…”
“Il che è strano visto che tu attacchi bottoni perfino con il nostro vicino scorbutico…”
“Seb, vuole rimanere qui per aiutarci con i preparativi del matrimonio” Thad iniziò a girovagare intorno all’isola della cucina “Un matrimonio di cui non abbiamo nemmeno una data, ma già lei ha iniziato a parlare di colori e tema e che i matrimoni degli Smythe sono eventi così maestosi…”
“In effetti i matrimoni della mia famiglia erano sempre più lussuosi…”
“E io non avevo idea di cosa dirgli perché andiamo chi inizia a organizzare un matrimonio quando non sappiamo neanche quando sposarci!”
“Uhm, tutte le persone comuni?”
Il ragazzo si fermò e lo fulminò con lo sguardo “Seb, voleva già organizzare l’appuntamento per la torta!”
“Ehm…”
“LA TORTA!”
Okay, stava andando fuori di testa e Sebastian doveva fare qualcosa.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò stretto, sentendo svanire piano la tensione dal suo corpo “Adesso calmati, okay? Lo so che la presenza di mia madre ti rende sempre nervoso, ma andrà tutto bene. È una Smythe e tu sai come trattare con uno Smythe”
“Mmh”
“E so che stai andando fuori di testa per il matrimonio, ma abbiamo tutto il tempo del mondo” si staccò leggermente e gli accarezzò una guancia “E poi è il nostro matrimonio, di nessun’altro chiaro? Siamo noi a scegliere come sarà, anche se mia madre vuole invitare la regina di Inghilterra e Hummel scarti la mia idea di “matrimonio a Las Vegas” ”
Thad scoppiò a ridere ma annuì un po’ più rilassato “Ho un tantino esagerato vero?”
“Un po’, ma saprò sempre come calmarti” Sebastian lo baciò dolcemente “Adesso, sei pronto per un pranzo fuori con mia madre?”
“Mmh”
“Thad…”
“Okay, okay” sbuffò semi divertito “Sono pronto. E poi con te al mio fianco, affronterei tutta la famiglia Smythe”
Il francese scoppiò a ridere e gli pizzicò il naso “Piccolo, per quello bisogna aspettare il nostro matrimonio”
“Già, ma quel giorno sarò anch’io uno Smythe” gli prese la mano e la baciò “E soprattutto sarò tuo marito”
“Sei così sdolcinato” lo baciò di nuovo “E in fondo, è una delle tante cose che amo di te”
“Adesso chi è lo sdolcinato?”
“Che posso farci? Sei una pessima, pessima influenza”



Note dell'autrice
Piccolo capitolo rispetto al solito, molto di passaggio,una specie di prima parte, ma volevo risolvere la questione del "papà" nel modo che ritenevo migliore: Christie sa cosa è un papà e vuole che Kurt sia il suo, non uno dei suoi tanti (e fighi coff coff) zii. 
Giuro che mi sono sentita in colpa per farla soffrire così, povera cucciola.
La Thadastian ormai è partita per il matrimonio e come dire ci sono dei preparativi da fare no? La figura della madre di Sebastian è stata un po' difficile da caratterizzare: non volevo dare l'idea di una snob francese con la puzza sotto il naso ma neanche una mamma dolce cuore e amore (non sarebbe una Smythe altrimenti) E quindi si è fermata nel mezzo, anche se più avanti conosceremo molto della signora (e della sua ossessione per Blaine che chiaramente non rispecchia la mia ossessione per quel cupcakes adorabile e dovrei davvero finirla qui) 
I Klaine. I miei amati e dolci e *spoiler 5x01 che non centra una mazza con la storia* FIDANZATI, Klaine.
Sappiate che dopo questa puntata ho ancora più voglia di scrivere una futura proposta di matrimonio (ma non ora) e direi che dopo un leggero spavento si meritano una bella serata romantica no? (Tranquilli: Nick si prenderà teneramente cura di lei e Jeff) 
Bene detto questo:
Qui la mia pagina facebook: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Grazie a Michela e Ele, le mie splendide beta e amiche.
Un bacio a Clarissa, Consu e Vale (che è stata così figa da riuscire a entrare dove voleva e tesoro questo capitolo è dedicato a te perché te lo sei meritato!)
Un grazie a Marta che trova tutti i nomi che io non riesco a trovare e che a causa sua adesso immagino Jackson di Teen Wolf come il figlio segreto di Hunter e Sebastian (No, non li shippo insieme) 
Un grazie a chiunque abbia letto e recensito la storia, oltre ai preferiti/seguiti/ricordati.
Detto questo, al prossimo capitolo!
Baci e Sorrisi
Frankie

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventuno ***


Capitolo Ventuno


“Allora mamma… non che non ti voglia qui sia chiaro, ma ci siamo fidanzati meno di una settimana fa e ancora non abbiamo neanche pensato alla data”
Sophie ingoiò l’ultimo boccone di salmone, si pulì elegantemente la bocca e guardò il proprio figlio “Cherì, i matrimoni vanno preparati con mesi e mesi di anticipo, non vorrai certo che il matrimonio di uno Smythe sia una pacchianata di quart’ordine”
Thad cercò di non ridere, visto che l’idea di Sebastian era quella di andare a Las Vegas, sposarsi e passare tre giorni in camera da letto con il servizio in camera.
“Giusto, perché il matrimonio della cugina Ingrid a tema Moulin Rouge, con annesse ballerine di can can e una torta oro e rosso non era una pacchianata”
“Oh, sai che tua zia Rosalie ha un gusto… particulier”
Maman, c'était horrible
Sophie roteò gli occhi “Allora elimineremo il tema Moulin Rouge”
“Non è questo il punto” Sebastian sospirò “Ma come ti ho già ripetuto mille volte, ancora non abbiamo una da…”
“E per finire, millefoglie alla crema con lamponi per Sophie, tiramisù alle fragole per Thad e tartufo nero per Sebastian” annunciò Blaine che posò i piatti sul tavolo, mentre la donna gli sorrideva smagliante.
Mercì beaucoup” Sophie quasi lo trascinò a sedere “Tutto il pranzo è stato semplicemente divino”
“Grazie Sophie, sono felice che ti sia piaciuto” la ringraziò il ragazzo arrossendo un po’ “Allora di cosa si parlava?”
“Beh, stavo dicendo a Sebastian….”
Thad sospirò e prese un boccone di tiramisù, trovandolo ottimo come sempre. Non aveva voglia di continuare a sentire quei discorsi alternati a lusinghe e complimenti su Blaine o sul suo Cherì.
Era certo che se quella donna avesse potuto, avrebbe venduto la sua anima per organizzare il matrimonio tra Sebastian e Blaine, proprio come voleva lei.
Non era geloso del ragazzo, ormai lo aveva superato da anni, ma era stanco di sentirsi sempre venire dopo di lui agli occhi di Sophie.
Guardò Sebastian, così preso nella conversazione da non notarlo neanche, anzi se ne sarebbe potuto benissimo andare e nessuno se ne sarebbe accorto.
Affondò di nuovo il cucchiaio nel dolce perché, come diceva sempre Kurt, i dolci erano la cura per la tristezza e la solitudine.

“Allora Thad, ho portato quelle riviste per il matrimonio che ti dicevo e, incredibile ma vero, Blaine a volte tira fuori qualche buona idea… Ehi che succede?”
Kurt era entrato come un tornando in casa Smythe-Harwood, una busta piena di riviste e un’altra con una scatola di ottimi macarones (i preferiti di Thad) e una bottiglia di ottimo vino, giusto come piacevole spuntino tra una pagina e l’altra.
“Mmh?” Thad lo guardò confuso “Che hai detto?”
“Che succede?” ripeté l’altro preoccupato “Hai un muso lungo”
“Oh, niente”
“Certo e la mangusta che stai per sposare in realtà è l’elfo alto di Babbo Natale” sbuffò e posò la giacca sull’appendiabiti “Aspetta, non avrai mica problemi con la suocera?”
“Ehm…”
“Forse una bottiglia di vino non ci basta”

Versò altro vino nei due calici e ne passò uno a Thad “Quindi fammi capire: tua suocera vorrebbe che il tuo Sebastian entrasse nei pantaloni del mio Blaine?”
Il ragazzo prese un sorso di vino “Ne sono sicuro!” esclamò quasi ridendo “O-ogni volta è tutto un “Come sta Blaine?” o “Che bravo Blaine” o “I suoi piatti sono divini”. Ehi, Blaine saprà anche cucinare ma i mi-miei dolci sono migliori”
Kurt alzò il bicchiere “Un brindisi ai dolci “
“E soprattutto penso che lei pensi che Seb si stia solo accontentando e che Sebastian pensi che io penso che io stia approfittando del suo nome e della sua eredità”
“Aspetta, quanto sono ricchi gli Smythe?” chiese curioso l’altro “Tipo da permettersi un jet privato? Perché chi ha un jet privato è davvero ricco. Tipo un collega deputato di mio papà aveva un jet privato ed era ricco. Jet privato, privato jet, perché poi si chiama jet?”
“Forse è il tipo di aereo” Thad prese la bottiglia e la svuotò completamente nei due bicchieri “Comunque sì, il papà di Sebastian ha un jet e…”
“Uh, ci sei mai salito?”
“Nah, lo usano sempre i suoi e poi ha detto Seb che le noccioline che usano fanno schifo”
“Wow, io pensavo che le noccioline di un jet fossero le migliori” Kurt si fece pensieroso per poi scuotere la testa “Comunque, madre di Sebastian dicevamo”
“Sì, ecco penso che sia come il film “Quel mostro di mia suocera” e lei farà di tutto per annullare il matrimonio, ma io” si alzò in piedi sul divano “Thad Edward Harwood vincerò!”
Kurt posò il bicchiere sul tavolino e si mise anche lui in piedi sul divano “E Kurt Elizabeth Hummel ti aiuterà!”
“Questa è guerra!”
“Questa è follia!”
“Questa è Sparta!”

Sebastian premette il tasto dell’ascensore e si accasciò contro la parete a specchio
“Mio dio, mi sono scordato di quanto mia madre fosse ossessionata dallo shopping” si lamentò massaggiandosi il collo “Fortuna che ha deciso di usare il nostro attico come casa temporanea o Thad sarebbe impazzito entro i primi tre giorni”
Blaine scoppiò a ridere “Andiamo, tua madre non è così male, anzi”
“Questo è perché ti adora” ribatté il francese stancamente “Invece con Thad… sinceramente non so neanche cosa pensi di lui, ma neanche mi importa; niente mi farà cambiare idea sullo sposarlo”
“Awww, il mio migliore amico è diventato romantico” lo punzecchiò il moro pizzicandogli la guancia e quasi facendosi mozzare una mano “La verità fa male?”
“Sta zitto Anderson” gli diede una gomitata nello stomaco e uscì dall’ascensore aperto “Prenditi il tuo ragazzo in meno di tre minuti; il pranzo con mia madre mi ha fatto saltare la sveltina post pranzo”
“Ed ecco che il ragazzo che… Seb, questa musica viene dal tuo appartamento?”
In effetti si riusciva a distinguere perfettamente il suono di Roar, la canzone di Katy Perry, e due voci distinte che cercavano di cantare a tempo, con scarsi risultati.
Sebastian si accigliò e prese le chiavi di casa “Cosa diavolo…”
Quando aprì la porta, lo spettacolo che gli si presentò davanti era… non sapeva neanche come descriverlo.
Il salotto di casa era un disastro, con cuscini dappertutto e riviste e fogli sparsi, una bottiglia di vino e un paio di birre vuote che rotolavano allegramente per la stanza e Kurt, con le maniche della camicia alzate, la cravatta a mo’ di bandana sulla testa e una bottiglia di vodka al melone usata come microfono, ballava e cantava a squarciagola sul divano insieme a Thad, rimasto in canottiera con un paio di occhiali da sole sugli occhi e una scopa come chitarra.
“I GOT THE EYE OF THE TIGER, A FIGHTER, DANCING THROUGH THE FIRE”
Blaine sgranò gli occhi e per poco non scoppiò a ridere “O mio dio”
“CAUSE I AM A CHAMPION AND YOU’RE GONNA HEAR ME ROAR!”
Sebastian scosse la testa e andò a spegnere subito la radio, cosa che ovviamente non fermò i due cantanti.
“LOUDER, LOUDER THAN A LION, CAUSE I’M A CHAMPION AND YOU’RE GONNA HEAR ME ROAR!” si buttarono entrambi sul divano che scricchiolò eccessivamente e guardarono i due nuovi arrivati con un broncio adorabile “EHI!”
Blaine si avvicinò al suo fidanzato con un sorriso fin troppo divertito “Mi spiace tesoro, ma credo che il divano abbia bisogno di una pausa”
Kurt sorrise e gli toccò la punta del naso “Ciao Blainey!”
“Ciao amore. Ti stavi divertendo eh?”
“Cosa? No!” scosse la testa violentemente “SIAMO IN GUERRA BLAINEY!” Thad ridacchiò lì vicino “E IN GUERRA NON CI SI DIVERTE”
“Kurt, cosa stai…”
“Shhh” il giornalista lo zittì e si alzò dal divano, la scopa di Thad sotto ad un braccio, vagando per la casa “Potrebbero esserci delle spie!”
“O dei ninja, Kurtie!” aggiunse Thad pensieroso “O i Romani! KURT CHIAMA SPARTACUS E I SUOI!”
Sebastian si passò una mano sul viso, ringraziando che sua madre non fosse lì a vedere quello spettacolo demenziale “Blaine, prendi la tua bambola di porcellana e vai, io mi occupo del sergente “Ancora non ho capito che non reggo per niente l’alcool” prima che riduca la casa in un campo da guerra”
Blaine annuì e si avvicinò al suo ragazzo “Amore, andiamo”
“Ma io non voglio” fece di nuovo un broncio adorabile “Devo aiutare Thaddy in guerra”
“Awww, grazie Kurtie, ti voglio bene!”
“Ti voglio bene anche io Thaddy!”
“Io di più Kurtie!”
“No, io di più!”
“Okay, vi volete tutti molto bene” Blaine tolse la cravatta dalla testa di Kurt “Amore, se vieni con me ti compro una mega cheesecake tutta per te”
Gli occhi del giornalista si illuminarono “Tutta tutta tutta?”
“Perfino le decorazioni”
“Okay” cinse le spalle di Blaine e lo baciò sulla guancia “Grazie Blainey. Ti amo tanto”
“Ti amo anch’io” ridacchiò il moro trascinandolo fino alla porta “Ci sentiamo stasera Seb!”
“Blainey, la porta non mi fa uscire!”
“Amore, è chiusa. Ecco adesso puoi uscire”
“Oh, sono fidanzato con un genio!”
La porta si chiuse alle loro spalle mentre Sebastian cautamente si avvicinò al suo futuro marito e gli tolse gli occhiali da sole “Bambi, che ne dici di darti una ripulita e spiegarmi perché tu e Miranda Presley state organizzando una guerra”
Thad lo guardò per un secondo prima che il suo volto si fece completamente bianco e finì per vomitare nel vaso lì vicino, ennesimo regalo di zia Rosalie dal gusto eccentrico.
Almeno avevano trovato un’ottima scusa per buttarlo.

Sebastian posò una pezza bagnata sulla fronte di Thad e lo coprì per bene con il vecchio plaid che adorava tanto “Come ti senti Bambi? Il mondo ha finalmente smesso di girare così velocemente?”
Thad mugugnò infastidito “Mi basterebbe che la tua voce non fosse come un martello che mi picchia in testa”
“Così impari a scolarti una bottiglia di vino, una di vodka e concludere con le birre” iniziò a dare una pulita al salotto “Sai che non reggi per niente l’alcool”
“Lo so”
“E allora perché tu e Porcellana vi siete scolati tutta questa roba?”
“Non eri tu alla Dalton che dicevi che l’alcool era la soluzione a tutto?”
“Lo dicevo anche del sesso occasionale, ma sono dieci anni che sto con te o no?” posò le bottiglie vuote nel sacco della spazzatura “Mi spieghi che ti succede? So che mia madre può essere pesante, ma c’era davvero bisogno di…”
Thad si mise a sedere, maledicendosi per averlo fatto, e lo guardò “Sebastian, ti ricordi quante volte alla Dalton sei tornato sbronzo e io mi sono preso cura di te senza farti la paternale? Ecco, per una sola volta potresti ricambiare il favore? Giuro che appena sto meglio puoi urlarmi contro quanto diavolo vuoi!”
Sebastian non disse niente, semplicemente serrò le labbra e andò in cucina, tornando subito dopo con un enorme bicchiere di acqua e un’aspirina che Thad prese volentieri, poi lo fece spostare verso l’interno del divano e si sdraiò accanto a lui, facendogli posare la testa sul petto e iniziando a massaggiargli il collo con un mano.
“Seb?” Thad lo guardò con uno sguardo colpevole “Io…”
“Cerca di dormire, okay? La medicina farà effetto presto” gli baciò la fronte prima di posare le labbra su un orecchio “E ricordati: nessuno, neanche mia madre o qualche dio sceso in terra, mi farà cambiare idea sullo sposare il mio piccolo Bambi”
Thad sorrise e chiuse gli occhi: forse la questione non era stata del tutto risolta, ma sapeva che l’unica cosa di cui non avrebbe mai potuto dubitare era il loro amore.
Il loro perfettamente imperfetto amore.

Kurt si trascinò in cucina e arrancò fino alla sedia, posando la testa sul bancone dove il suo amorevole fidanzato stava preparando la cena.
“Ehi bell’addormentato” lo salutò passandogli un bicchiere di acqua fresca “Come ti senti?”
“Come se un paio di picchi mi abbiano appena martellato in testa” borbottò bevendo “Ma mi sento  meglio dopo il pisolino”
Blaine annuì e iniziò a tagliare un paio di zucchine “Sono contento. Posso chiederti una cosa?”
Kurt lo guardò “Se non si tratta di scienza o di altro, va bene?”
“No stai tranquillo…  È che tra poco sarà San Valentino e…”
“Stop!” il giornalista lo interruppe subito “Ci ho già pensato io e sarà una sorpresa”
“Cosa?” il moro lo guardò sorpreso: davvero Kurt aveva già organizzato tutto? Insomma, anche lui stava pensando a qualcosa ma ancora non aveva nulla di pianificato. Eppure non poté fare a meno di sentirsi così felice che il suo splendido ragazzo gli stesse preparando una sorpresa.
“Hai già trovato qualcuno per Christie?”
“Certo, Jeff e Nick si sono offerti di fare da baby sitter perché non vogliono andare a qualche appuntamento al buio o cose del genere e la terranno per tutta la notte”
Blaine sorrise maliziosamente e si voltò verso di lui “Il piano perfetto”
“Amore, non sai ancora cosa ti aspetta” lo baciò velocemente “Sarà una serata perfetta”
“Con te tutta la vita è perfetta”


Nick entrò in casa, trovando come al solito il suo coinquilino addormentato sul divano, tornato sicuramente dopo la riunione con i clienti che aveva avuto a pranzo.
Posò la valigetta a terra, la giacca sull’appendiabiti e si diresse in cucina, cercando qualcosa da mangiare che fosse ricca di grassi e per niente genuina, quindi l’armadietto di Jeff era il luogo perfetto dove trovarla.
Tirò fuori un pacchetto di nachos e iniziò a sgranocchiarli con gusto, quando uno zombie dalla testa bionda entrò semi addormentato in cucina, si sedette sullo sgabello, afferrò una manciata di patatine e se le mise tutte in bocca, le masticò con calma e poi dopo ben 5 minuti guardò il suo migliore amico.
“Oh, sei tornato”
Nick roteò gli occhi e tirò fuori dal frigo un paio di bottiglie di succo di mela “Felice che tu te ne sia accorto, pensavi che i nachos si fossero aperti da soli?”
“O questo o la teoria degli elfi di Christie è vera” bevette quasi metà bottiglia in un solo sorso “A proposito, hai piani per San Valentino?”
“Uhm… no perché?”
Jeff sogghignò “Bene, perché abbiamo un appuntamento speciale con una vera e propria bambolina” quasi scoppiò a ridere all’espressione confusa dell’altro “Amico, Kurt ci ha chiesto di badare a Christie e visto che almeno io ero libero ho detto di sì,  quindi se vuoi andare a qualche appuntamento…”
Nick sembrò pensarci su, ma la prospettiva di trovare un appuntamento per San Valentino non era così allentante come sembrava. Avrebbe preferito parlare di principesse con Christie e poi guardare un horror con Jeff come ogni anno piuttosto che vestirsi come un pinguino e offrire la cena all’ennesima ragazza alla ricerca disperata di un appuntamento per San Valentino.
“Nah, resterò qui con voi” rispose alla fine con un sorriso “E poi chi mai andrebbe ad un primo appuntamento proprio il giorno di San Valentino?” scoppiò a ridere e non notò il sorriso tirato che Jeff gli stava offrendo.
Sarebbe stato come ogni anno, almeno questo pensava Nick.
O forse non completamente.

Giorno di San Valentino

"Jeff ha detto proprio così! No, non ho intenzione di chiudere il mio futuro marito in un armadio... dici solo per stasera? Cosa sto dicendo, no! Okay, salutami Christie e Kurt. Grazie, sei spiritoso come sedersi su un cactus. Non lo so, ma tu per poco non ti sei seduto su un povero riccio... Va bene, ci sentiamo domani" riattaccò il telefono e guardò la sua bellissima cucina che tra qualche ora sarebbe stata ridotta in un campo di battaglia. 
Sentì la porta aprirsi e un soddisfatto Sebastian entrare con quattro buste piene in mano.
"Ehi piccoletto" lo baciò velocemente e posò tutto sul bancone "Ho preso tutto quello che avevi scritto"
Oddio, era anche felice di aver fatto la spesa, allora era davvero serio.
"Bene, ma Seb sei proprio sicuro di volerlo fare?"
Sebastian gli lanciò un'occhiataccia "Cosa intendi?"
"È che so che odi cucinare..."
"Non è che lo odio, ma visto che ci sei tu non perdo tempo"
"Amore, hai bruciato una pentola per bollire l'acqua "
"È sfidare le leggi della fisica"
Sebastian gli tirò un cespo di lattuga "Caro mister scettico, tu hai proposto di rimanere a casa per risparmiare sul matrimonio"
"Si ma pensavo che io avrei cucinato, tu mi avresti fatto piedino sotto al tavolo, fatto una battuta sullo smaltire le calorie e avremmo finito per farlo sul tavolo della cucina, sul divano e magari nella camera degli ospiti dove ha dormito tua madre!" vide gli occhi di Sebastian accendersi di lussuria "Vedi! Era un piano perfetto! Seb, non è sfiducia ma semplicemente mettiti l'anima in pace che non sai cucinare!"
Aveva sbagliato approccio e lo sapeva. Doveva sedurlo e distrarlo, non accendere la fiamma della sua competitività. Perché l'unica cosa, oltre a Thad, a cui non avrebbe rinunciato era sicuramente una sfida.

Era diventato un campo di battaglia, un Masterchef newyorkese, un Hell's Kitchen senza Gordon Ramsey a urlare.
Doveva smettere di guardare tutti quei programmi di cucina.
Thad era stato relegato su una sedia, con l'ordine tassativo di non muoversi, ma semplicemente di godersi il suo ragazzo che cucinava per lui.
Chissà  se le pizze congelate avevano una data di scadenza.
Alzò gli occhi e vide Sebastian legarsi il grembiule, tirarsi su le maniche e guardare il libro delle ricette: Dio, quanto era sexy... no, non doveva distrarsi, altrimenti Chernobyl non sarebbe stato niente a confronto di quello che sarebbe potuto succedere.
Sebastian intanto aveva posato ogni ingrediente sul tavolo fermandosi poi improvvisamente "Dov'è il sale qb?"
"Cosa?" chiese Thad guardandolo "Il sale è lì vicino al microonde"
"Non il sale normale, il sale qb!" iniziò a rovistare ogni armadietto "Perché ti sei dimenticato di scriverlo?"
No, non poteva dire sul serio.
"Amore, qb non è il tipo di sale..."
"E cos'è?"
"Vuol dire sale quanto basta"
Sebastian fissò prima il fidanzato poi il libro "E scrivere semplicemente quanti grammi o cucchiaini di sale no?"

"Stemperare il cacao con il latte" Sebastian guardò il cacao in mano e poi il cassetto dei medicinali.
"Amore, non devi prendere la temperatura del cacao..."
"Quindi quella del latte?"
"...ma scioglierlo nel latte" suggerì molto poco sottilmente Thad passandogli una tazza.
"Dire semplicemente di mescolarlo nel latte no, eh?"

"Dividere gli albumi (i bianchi) e tuorli (i rossi) e montare a neve gli albumi"
Sebastian guardò minacciosamente l'uovo: aveva visto Thad farlo più di una volta, poteva farcela.
Schiuse l’uovo, tentò di mantenere il rosso in un guscio ma non ce la fece e con un timido flop cadde insieme all’albume.
Aveva una dozzina di uova e ne servivano tre per fare quella maledetta torta.
“Seb…”
Due uova andate
“No”
Quattro
“Amore…”
“Ce la sto per fare!”
Thad lo guardò fallire miseramente per l’ennesima volta e non riuscì più a sopportarlo; si alzò dallo sgabello e prese uno dei grembiuli, sotto le occhiatacce di Sebastian.
“Ehi, hai detto di voler cucinare insieme no? Allora cuciniamo insieme” gli offrì una mano come un  gesto di pace “Che ne dici?”
Come poteva rifiutare gli occhi da cerbiatto del suo ragazzo, soprattutto a San Valentino, il giorno in cui l’ultima cosa da fare era litigare, e poi su una cosa futile come cucinare.
Non fece in tempo a prendere la mano di Thad che l’altro ragazzo lo trascinò verso di lui e lo accolse con un caloroso bacio, facendo sorridere di gusto il francese “Sai di essere subdolo, Thaddy?”
“Ho imparato dal migliore” lo baciò di nuovo “E ora, visto che QUALCUNO ha rotto tutte le vuota che ne dici di un po’ di crepes?”
“Con la cioccolata”
“Sì”
“E i frutti di bosco”
“Ovvio”
“Panna?”
Thad fece un ghigno malizioso “Anche, ma che ne dici di tenerne un bel po’ per il dopo cena?”

Inutile dire che le crepes rimasero sul piatto a raffreddarsi, mentre residui di frutta, cioccolato e panna erano sparsi nella loro camera da letto.
“Questo è quello che intendevo con rimanere a casa per San Valentino” disse Thad accarezzando i capelli di Sebastian che riposava sul suo petto “Come hai fatto a non capirlo francesino?”
“Mmh” il ragazzo posò un bacio sulla sua spalla “In effetti non avrei mai pensato di averti corrotto fino a questo punto”
“Pessima influenza sai?”
“Quindi anche il risparmiare sul matrimonio era una bufala?”
“Già, perché sapevo che se lo avessi chiesto tu mi avresti portato a cena fuori, ma diciamo che ho voluto recuperare un po’ di tempo perso durante la mia convalescenza e” con la mano libera alzò il viso di Sebastian verso il suo fino a sussurrargli le labbra “Ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me” un bacio “per la proposta di matrimonio più bella di sempre” un altro ancora “E soprattutto per farmi l’onore di diventare tuo marito”
Sebastian chiuse definitivamente la distanza tra loro e si posizionò sopra di lui accarezzandogli placidamente il petto fino ad arrivare ai fianchi “Ecco il Thad romantico e sdolcinato che conosco” posò un bacio proprio al centro del petto “Ma credimi…” lasciò una scia di baci lungo tutto il torace “Qui il vero fortunato sono io”
Thad tentò di rispondere, ma dalla sue labbra uscì solo un mugugno di piacere e un pietoso “Seb, ti prego continua”
Miglior San Valentino di sempre.
 
“Te l’ho detto, chiudilo in un armadio… andiamo, è solo per una sera!” Jeff finì di mettere i piatti in tavola e sentì il campanello della porta suonare “Devo andare sono arrivati Kurt e Christie. Va bene e buona fortuna per stasera, chiamami se devo portarti a fare una lavanda gastrica” sogghignò divertito “Da dove ti è uscita fuori questa cosa del cactus? Ehi, ero ubriaco non l’ho fatto a posta! A domani Thad” riattaccò il telefono e andò verso il salotto, dove Christie gli saltò subito tra le braccia e gli baciò una guancia “Zio Jeffy, ho portato il DVD di Aladdin!”
“Brava pulcino mio” se la sistemò meglio su un fianco e guardò Kurt, un borsone su un braccio e uno zainetto sull’altro “Amico, che stai architettando?”
“Quella che spero sia la serata perfetta” il giornalista sospirò speranzoso e passò lo zainetto a Nick “Qui ci sono le cose di Christie”
Il moro sorrise “Perfetto. Allora sei riuscito a prendere il posto che volevi?”
“Sì , grazie alle mille conoscenze di Isabelle” diede un’occhiata all’orologio “Devo andare o non farò in tempo a organizzare tutto. Veniamo a prendere Christie in mattinata, va bene?”
“Per noi va bene anche dopo pranzo stai tranquillo” Nick gli diede una pacca sulla spalla “Prendetevi tutto il tempo che volete, adoriamo stare con Christie”
Kurt sorrise e guardò la sua bambina “Piccola, vieni a salutarmi?”
Christie scese dalle braccia di Jeff e salutò il padre con un bacio e un lungo abbraccio “Buonanotte papà. Salutami tanto daddy e fate sogni d’oro”
Le baciò i capelli e la strinse per qualche secondo “Fai sogni d’oro anche tu e soprattutto fai la brava con gli zii va bene?” al cenno della bambina le lasciò un altro bacio sulla guancia e uscì dall’appartamento “Ci vediamo domani!”
Nick chiuse la porta alle sue spalle e guardò i due che sembravano come in attesa “Oh va bene, le crocchette di pollo e le patate sono in forno già pronte!”
“Sììììììì!” Christie corse subito verso la cucina lasciando gli altri due dietro.
“Avresti mai immaginato di passare San Valentino con una bambina di cinque anni per casa?” Scherzò Nick seguendo la piccola affiancato da Jeff.
“Nah” il biondo alzò le spalle “Ma almeno siamo insieme no?”
“Già, i due amici eternamente scapoli”
Jeff deglutì a quelle parole e fermò Nick con una mano sul braccio “Nick, io…”
Un gran fracasso provenne dalla cucina “NON SONO STATA IO!”

Alla fine il rumore era semplicemente un piatto di plastica pesante che Christie aveva per sbaglio fatto cadere, ma per fortuna non c’erano danni o altro, così la bambina si gustò le crocchette di pollo, piacere colpevole di ogni bambino, mentre Jeff e Nick avrebbero mangiato dopo la messa a letto della piccola, che già durante la visione del film post cena si stava addormentando, per poi crollare definitivamente tra le braccia di Nick, che con estrema delicatezza andò a portarla a letto, mentre Jeff se ne rimase seduto sul divano.
La verità era che dopo l’incidente di Thad aveva iniziato a pensare, a pensare tanto.
Blaine aveva perso Cooper, suo fratello maggiore.
Sebastian aveva quasi perso Thad, l’amore della sua vita.
Cosa avrebbe fatto lui al posto loro? Sarebbe impazzito di certo, soprattutto se quella persona fosse stata Nick.  Ma perché si sentiva quasi attanagliare il cuore al solo pensiero di perdere il suo migliore amico? 
E soprattutto da quando aveva iniziato a notare quanto Nick fosse curato nel vestirsi, quanto buono era il suo pollo con riso e quanto melodiosa fosse la sua risata?
Così aveva chiesto a Thad, in un discorso molto contorto e senza neanche arrivare al nocciolo della questione, come si era accorto di provare qualcosa di più per Sebastian e il ragazzo aveva risposto semplicemente che sotto, sotto sotto sotto, aveva un lato nascosto, che si percepiva dai piccoli gesti che faceva, ma forse era solo il fatto che stranamente aveva questa curiosità nei suoi confronti, il notare ogni minimo dettaglio che componeva il mistero di Sebastian Smythe.
Poi il fatto che fosse fantastico a letto era solo un bonus in più e che con gli occhiali era l’essere più eccitante della terra, ma questo Jeff avrebbe anche fotto a meno di saperlo.
Blaine invece aveva risposto che non appena aveva visto Kurt aveva provato qualcosa di nuovo, un sentimento così profondo da stringergli il cuore e ora non poteva fare a meno di star lontano dal suo splendido ragazzo, quasi la stessa risposta che aveva dato Kurt.
Dopo tutti i consigli tramite amici e, sì doveva ammetterlo, anche con qualche aiuto di Sebastian che semplicemente aveva detto “Fai pace col cervello e sposati il tuo Ken o qui la tensione sessuale vi farà esplodere”, un pomeriggio a guardare album su album del liceo e del college e gelato, tanto gelato, aveva capito finalmente una cosa.
Lui, Jeff Sterling, era innamorato del suo migliore amico.
Quando lo ammise finalmente a se stesso, il mondo non era esploso, il sole continuava a splendere e Sebastian Smythe rimaneva il solito bastardo che gli rubava l’ultimo muffin che Thad aveva cucinato.
Ora doveva solo confessarlo a Nick, perché non poteva davvero vivere con il rimorso di non sapere cosa sarebbe potuto succedere e cosa no, sperando che la loro amicizia, nel caso peggiore, sarebbe potuta comunque sopravvivere.
Ma o l’occasione non era adatta o le parole gli morivano in gola o semplicemente l’universo li interrompeva, come in ogni scadente film d’amore dove la ragazza desiderata confessa al suo amico, innamorato da sempre di lei, di sposarsi con un altro.
Almeno non doveva preoccuparsi di altri, o così sperava.
“Jeff? Ehi, terra a testa bionda, siamo collegati?” la voce scherzosa di Nick lo risvegliò dai suoi pensieri e il moro gli si sedette accanto, pizzicandogli il braccio “Ancora non hai messo il film?”
“Mmh?”
“Okay, questa sera sei più fuori del solito, ma non ti permetterò comunque di farmi rivedere per la decima volta Halloween The Beginning” si sporse e diede un’occhiata ai film sotto il tavolino “Che ne dici di qualche Saw? O forse farci due risate con l’Esorcista?”
Jeff continuò a fissarlo senza dire una parola. Forse era quella l’occasione? Nessuna riunione, nessuno a disturbarli, Christie era tranquillamente addormentata e i loro amici erano a tubare felicemente.
“Nick…” il suo migliore amico si girò verso di lui “C’è una cosa che devo dirti”
“Cosa hai rotto questa volta?” scherzò il moro sedendosi compostamente “Wow, che faccia seria. Aspetta hai davvero rotto qualcosa?”
“No, non si tratta di questo” fece un respiro profondo “Per favore, fammi finire il discorso perché credo che se mi blocco non riuscirò più a dire niente” Nick fece un cenno affermativo “Bene. Io e  te siamo migliori amici da tutta una vita, ne abbiamo passate tante insieme e ci siamo sempre stati l’uno per l’altro. Ma… ma da quando c’è stato l’incidente di Thad è come scattato qualcosa” distolse lo sguardo fissando un punto indefinito sul muro dietro Nick “Sebastian ha quasi perso Thad, l’amore della sua vita, e…  pensavo che se tu fossi stato al posto suo sarei completamente impazzito, soprattutto se ti avessi perso” vide Nick quasi rispondere ma lo bloccò subito “Lo so che tu avresti fatto lo stesso, ma ti prego fammi finire. Quando penso che al posto di Thad ci saresti potuto essere tu,  non penso di perdere il mio migliore amico, ma la persona di cui mi sono innamorato, o forse da cui sono innamorato da sempre. È come… come se mi fossi tolto un peso dal cuore, come scoprire la stella più luminosa di questo universo, come rivedere la luce dopo giorni di buio e avevo voglia di gridarlo al mondo, di andare sull’Empire State Building e urlare che ti amo. Io so che questo può compromettere la nostra eterna amicizia, ma non posso vivere con il rimorso di non sapere cosa sarebbe potuto succedere. Quindi io, Jeff Sterling, sono innamorato di te”
Nick fissò il suo miglior amico con il cuore a mille e la testa pesante e confusa: aveva davvero detto di essere innamorato di lui? Sì, le pesanti sessioni di baci e carezze da ubriachi forse dovevano dargli qualche indizio, ma davvero era amore? Quando pensava a Jeff, pensava al suo migliore amico, all’unica persona che lo capisse sul serio e che lo accettasse anche per i suoi difetti. Il migliore amico che si prendeva di cura di lui quando era malato o stressato, che era troppo pigro per cucinare ma ordinava sempre i suoi piatti preferiti, l’unica altra persona che lo conosceva meglio di chiunque altro, perfino della sua stessa famiglia.
Ma in quel momento non sapeva cosa provasse, se anche lui come Jeff non si fosse accorto ancora dei veri sentimenti.
Aveva paura e tanta.
“Io… non so che dire” ammise nervosamente “Jeff,  la nostra amicizia è la cosa più preziosa che io abbia mai avuto e ho paura. Ho paura che questo nuovo rapporto non funzioni, che potremmo dividerci e non parlare più e io non saprei cosa fare …”
“Nick, Nick, calmati ” Jeff gli prese una mano e lo guardò per la prima volta negli occhi “Non ho detto di voler subito fare i piccioncini o andare a sposarci a Las Vegas, okay? Ti ho detto come mi sento, ma la tua felicità e la nostra amicizia vengono prima di tutto, chiaro?”
Nick annuì e guardò le loro mani unite, provando una piacevole sensazione “Okay. Quindi cosa abbiamo intenzione di fare adesso?”
“Beh, visto che tu non hai appuntamento e io non ho appuntamento… potremmo sempre organizzare un appuntamento qui in casa…”
“Come amici?”
“Forse qualcosa di più” sentì la presa di Jeff farsi leggermente più stretta “Sempre se vuoi” 
Quello era il punto di svolta, il momento che avrebbe cambiato ogni cosa.
Jeff voleva una possibilità, una semplice possibilità, niente di più.
Una semplice possibilità aveva portato Blaine all’amore e Kurt a far parte della loro famiglia ed entrambi erano dannatamente felici.
Allora perché precludersi alla felicità senza neanche provarci?
Fece un piccolo e semplice cenno “Okay”
Era il primo appuntamento più economico, strano e divertente della sua vita.
Alla fine la cena consisteva nella lasagna precotta e vino in cartone, ma usarono dei calici di vetro e una semplice candela al profumo di cannella nel mezzo per far più scena.
Non era come conoscere un’altra persona e per questo non c’era nessun imbarazzo, nessuna tensione erano semplicemente Nick e Jeff, come sempre.
Forse per questo Nick, con un impeto di coraggio, aveva dato all’altro ragazzo un bacio veloce, un semplice sfiorarsi di labbra durato meno di un secondo, ma che aveva provocato non poche emozioni nei cuori dei due giovani.
Così la serata finì sul divano, Nick completamente steso sui cuscini e Jeff accoccolato al suo fianco, la testa nascosta nell’incavo del suo collo.
E quando Christie, svegliata dal bisogno di far pipì, li trovo lì addormentati, spense la TV accesa, appoggiò su entrambi una coperta, come una mini mamma, diede a ciascuno un leggero bacio sulla guancia e se ne andò via con un sorriso soddisfatto, come se sapesse cosa fosse accaduto quella notte.
Miglior San Valentino di sempre.


Kurt uscì di corsa dall’appartamento, un ultimo bacio lanciato verso la sua piccola, e controllò di nuovo l’orologio: se si fosse sbrigato avrebbe fatto anche in tempo a usare la nuova maschera all’avocado mentre cuciva il bottone della sua camicia.
Non era un tipo che faceva le cose all’ultimo minuto, no di certo, ma dovette ammettere che organizzare tutto fu un po’ più complicato di quanto avesse potuto pensare.
Chiamò un taxi al volo e fece una lista mentale di quello che ancora mancava da fare, infilandoci anche una tazza di caffè o sarebbe crollato ancora prima di andare a prendere Blaine.

Blaine sospirò felicemente davanti allo specchio e si sistemò al meglio il papillon: quello era il suo primo vero San Valentino da anni ormai, visto che aveva speso gli ultimi cinque a vedere cartoni su cartoni e mangiare dolcetti a forma di cuore, e in più lo avrebbe passato con Kurt,  l’uomo dei suoi sogni, il suo principe azzurro e…
E doveva andare a rispondere alla porta, visto che qualcuno continuava ad insistere a suonare il campanello.
“Arrivo” urlò affrettandosi per aprire la porta ad un fattorino scontento e un mazzo enorme di rose rosse “Wow”
“Signor Anderson?” chiese svogliatamente il ragazzo davanti a lui offrendogli una cartellina “Una firma qui”
Firmò velocemente e prese le rose, neanche salutando il fattorino che con uno sbuffo filò via, probabilmente pronto a passare una serata da solo visto il suo continuo “Odio san Valentino”
Sorrise a quell’inaspettato regalo e trovò proprio al centro un bigliettino.

Mio bel Valentino,
sei pronto per questa sera? Probabilmente indosserai il papillon di seta che ti ho regalato (sì, ti conosco bene lo so).
Comunque, so che  dovevo passare verso le sette, ma ho detto una piccola bugia innocente.
Perché? Beh, non potevo di certo rovinare la favolosa caccia al tesoro di San Valentino in stile Kurt Hummel, no? Tranquillo, avrai una splendida sorpresa alla fine, ma per ora… vai esattamente nel luogo dove ci siamo incontrati la prima volta, ci saranno un paio di amici ad aspettarti.
Facile no?
A dopo amore mio,
Baci –K


Blaine scoppiò a ridere, stringendo il bigliettino al petto, eccitato come non mai.
Forse si sentiva un po’ troppo ragazzina alla prima cotta, ma al diavolo aveva un ragazzo che si era perfino inventato una caccia al tesoro per il giorno di San Valentino.
Prese le chiavi e la giacca e corse fuori, deciso di fare una camminata fino al luogo del primo incontro, non lontano ovviamente da casa sua.
Ad attenderlo infatti c’era Luigi, elegante come non mai per la serata di San Valentino della Bella Notte, già pieno di clienti e coppie di piccioncini.
“Buonasera, ha una prenotazione?” chiese l’uomo con un sorriso sornione.
Blaine decise di stare al gioco “Mmh, sì, a nome Hummel-Anderson”
“In questo caso…” Luigi tirò fuori un menù da sotto il tavolo delle prenotazioni “Questo è per lei”
Lo prese tra la mani e quando lo aprì scoppio a ridere: invece della solita lista di piatti c’erano tre foto da una parte, una di lui e Kurt seduti insieme, una di lui e i suoi colleghi in cucina e una adorabile di Christie in braccio a Kurt che divorava un’abbondante porzione di tiramisù, dall’altra parte invece c’era un foglio scritto con una calligrafia impeccabile.

La Bella Notte, il miglior ristorante italiano di tutta New York (ok, forse sono un po’ di parte)
Qui ci siamo incontrati e non dimenticherò mai quanto trovai belli i tuoi occhi dorati (e neanche la mia imbarazzante fuga, mi spiace ancora)
Questo ristorante è parte della nostra vita, un luogo speciale pieno di persone… stravaganti, sì, ma speciali, che mettono la passione che hanno in ogni piatto cucinato, come te.
Amo quando cucini, sai? Ogni cosa sembra avere sempre un sapore migliore con quel pizzico di amore in più.
Bene, ora secondo indizio: è il nostro piccolo piacere colpevole quotidiano, sia di mattina che di pomeriggio, qualche volta da solo altre volte accompagnato da un dolce biscotto (o un muffin per Christie). Hai capito, no? Ordina il solito e aspetta la tua sorpresa.
Mille e mille baci,

Tuo Kurt

PS:Sì, la nostra bambina è adorabile anche sporca di cioccolato lo so

“E tu da quanto sapevi di questa cosa?” chiese Blaine divertito al suo capo, ancora con un sorriso sornione.
“Un po’, ma se permetti ora ho dei clienti da servire e tu un posto dove andare” Luigi gli aprì la porta “Grazie per essere venuto da noi e le auguro una buona serata”
Il ragazzo scoppiò a ridere e uscì, dirigendosi velocemente verso la loro caffetteria preferita, dove lui e Kurt passavano qualche mattina dopo aver accompagnato Christie a scuola o il pomeriggio, insieme alla loro bambina che si ingozzava dei loro morbidi cupcakes al burro di arachidi.
In realtà quella caffetteria era una perla di Brooklin aperta da poco, dove il caffè era eccezionale e i dolci preparati freschi ogni giorno, anzi spesso Kurt passava di lì prima di cena per prendere un pezzo di cheesecake o anche dopo, visto che rimaneva aperta fino a tardi.
Come aprì la porta del negozio, lo scampanellio allegro del campanello lo accolse, come anche il sorriso di Lucy, la figlia della proprietaria che serviva al bancone, in attesa sicuramente di lui.
“Ciao Blaine!” lo salutò eccitata prima di tornare seria “Ehm volevo dire, benvenuto a Sweet Dreams, cosa posso servirle?”
Blaine scoppiò a ridere e si appoggiò al bancone “Buona sera signora Lucy. Vorrei il solito, un caffè medio”
“Ma certo!” Lucy si girò e prese una tazza di caffè caldo ed un adorabile cupcake con la glassa rossa e graziosi cuoricini come decorazione, accompagnato da quella che sembrava una carta di auguri di San Valentino.
“Ecco qui, ovviamente è già stato pagato” la ragazza gli fece l’occhiolino e iniziò a servire un altro cliente, lasciandolo solo a bere il caffè e leggere il messaggio.

Merito di questa cartolina è di Christie che ha passato venti minuti a scegliere la giusta tonalità di rosa e la quantità di cuoricini (che dire, la piccola ha gusto). Sì, anche il cupcake lo ha scelto lei, un piccolo antipasto della serata.
Bene, non manca molto, giuro, e ora il luogo successivo… scelto sempre da Christie, visto che ha voluto così tanto aiutarmi in questa sorpresa, quindi adesso vai al suo parco preferito dopo la scuola, senza giostra certo, ma con un simpatico stand di zuccheri, palloncini e un amico dal cuore tenero.
 PS: Sì, la prossima volta puoi offrirmi il caffè e forse uno di quei biscotti con doppio cioccolato.
Con tanto amore
Kurt


Finì il suo cupcake in meno di due minuti, un tripudio di red velvet e ripieno di cioccolato, bevve in tre sorsi il caffè e uscì fuori, il calore del caffè che combatteva il freddo di New York, ma fortunatamente il parco era lì vicino: era uno giardinetto non molto grande, ma perfetto per i bambini del quartiere, con uno scivolo, un paio di altalene e perfino un recinto con la sabbia.
Ma forse il vero intrattenimento era “Il mondo delle meraviglie”, una piccola bottega proprio in mezzo al parco che vendeva dolci, palloncini e ogni pomeriggio alle cinque precise il proprietario, il vecchio Hank, faceva uno spettacolo con i burattini che faceva impazzire i bambini e anche gli adulti.
Quando arrivò al parco, vide Hank iniziare a sistemare tutto per la chiusura finché non si accorse della presenza del ragazzo, a cui regalò un sorriso caloroso.
“Ehi Blaine” lo salutò con un cenno di mano “Immagino che tu sia qui per ritirare una certa cosa”
Blaine annuì e sorrise eccitato “E tu da quanto sai tutta questa storia?”
Hank scoppiò a ridere e prese uno dei palloncini “Un assistente non rivela mai i trucchi del suo mago, sai?” gli passò il palloncino a forma di cuore, alla cui l’estremità era attaccato un foglio rosa “Ecco qui e buon San Valentino ragazzo!”
“Grazie Hank” il ragazzo sorrise ancora di più e si legò il palloncino al polso prima di leggere il quarto messaggio del suo bel principe.

Sai che Hank è stato fidanzato con il suo partner per quasi quarant’anni prima che finalmente legalizzassero i matrimoni gay a NY? Beh, spero anche io di stare con te per tutto questo tempo e anche di più, forse tra quarant’anni vivremo in un’adorabile casetta e berremo limonata in giardino mentre guardiamo i nostri nipotini giocare all’aria aperta, magari potremmo anche portarli qui qualche volta, no?
Bene, nonostante questa forse sarà la caccia al tesoro più breve della storia (complice anche il freddo, non voglio che il tuo bel sedere si congeli) l’ultima tappa è piuttosto semplice: il luogo del nostro primo appuntamento, dove tutto è iniziato.
Ti aspetto a braccia aperte.
A tra poco amore mio
Kurt

 
Blaine sospirò felice e salutò al volo Hank, uscendo velocemente dal parco e riuscendo a prendere un taxi all’ultimo secondo, insieme al palloncino a forma di cuore per cui il tassista scoppiò a ridere, ma che si intenerì così tanto alla storia della caccia al tesoro che gli fece un gran bello sconto per il viaggio.
Arrivato davanti al teatro e pagato il gentile autista, Blaine non fece in tempo ad avvicinarsi alla portiera che subito qualcuno l’aprì, porgendogli una mano per aiutarlo a scendere, proprio come ogni principe delle favole che si rispetti.
Prese la mano di Kurt e uscì dall’auto, il palloncino ancora legato al suo polso, cosa che fece ridere anche il suo stesso fidanzato.
“Lo sapevo che Hank avrebbe scelto un palloncino a forma di cuore” ridacchiò Kurt tirando leggermente la corda “È adorabile”
“Tu sei adorabile” rispose Blaine appoggiandosi a lui “E fantastico, grandioso e bellissimo”
L’altro arrossì leggermente e sciolse la corda del palloncino, tenendola tra le dita “Sai cosa dico sempre a Christie quando si fa scappare un palloncino?”
“Che deve esprimere un desiderio, come con una stella cadente”
“Mmh” chiuse gli occhi qualche secondo prima di lasciare il palloncino che volò via, poi si sporse verso il suo ragazzo e lo baciò dolcemente, come se avesse aspettato tutta la sera solo per poter assaggiare quelle labbra così morbide.
“Cosa hai desiderato?” chiese Blaine allontanandosi leggermente.
“Questo” lo baciò di nuovo “Per tutta la mia vita”
“Mmh, allora credo che il tuo desiderio forse potrà avverarsi” intrecciò le dita alle sue “Anzi, sicuramente si avvererà”
Kurt sorrise e sfiorò il naso con il suo “Lo spero proprio”

Un teatro vuoto era un posto pieno di pace, di tranquillità, dove ogni cosa sul palco poteva accadere.
E mentre Blaine veniva trascinato lungo il corridoio, sapeva che Kurt quella sera aveva compiuto la sua magia: il palcoscenico era pieno di candele, cuscini, fiori e un meraviglioso tappeto con sopra un cestino da picnic e tante buonissime cose da mangiare.
“Fortunatamente ho scoperto che la proprietaria del teatro è molto romantica e non mi ha fatto problemi per prenotarlo per un picnic” spiegò Kurt stringendogli la mano “Ho costretto Smythe a rimediare quelle finte candele che avevi a casa tua e Thad e gli altri della Bella Notte ci hanno preparato ogni tipo di leccornia, perfino il pollo fritto di Bella che ti piace tanto, e Christie, Nick, Jeff e Mercedes mi hanno aiutato ad organizzare il palcoscenico, anche se Sam continuava a dire che perfino un cuscino era troppo pesante da portare” ridacchiò e lo fece salire con lui sul palco “E ovviamente Isabelle mi ha dato una mano a trovare tutto, sai quanto le piace fare da fata madrina soprattutto per il padre della sua piccola stella preferita”
Blaine si fermò proprio al centro del palcoscenico, osservando ogni minimo dettaglio,ancora incredulo su quanto Kurt si fosse dato da fare per tutto questo.
Sbatté le palpebre più volte e fissò il suo fidanzato “Hai organizzato tutto questo per me?”
“E per chi altro sciocco?” Kurt gli posò una mano sulla guancia “Solo per te”
“Davvero?”
“Davvero. Solo e solamente per te. Ti amo Blaine, più di quanto abbia mai amato qualcuno in vita mia. Mi fai sentire così… collegato a te, così sicuro e amato. Volevo fare qualcosa solo per noi due, per mostrare quanto ti amassi e quanto ami la mia vita insieme a te, dal risveglio caotico della mattina all’addormentarsi la sera tra le tue braccia” appoggiò la fronte alla sua “Sei una persona così coraggiosa, così meravigliosa, ogni giorno mi fai innamorare sempre di più”
Blaine era rimasto senza parole, letteralmente.
Quell’angelo, quello splendido angelo era arrivato nella sua vita e l’aveva resa ancora più bella, piena di sorrisi, baci e amore.
Forse Cooper aveva voluto fargli una specie di regalo facendogli incontrare Kurt, che sembrava amare la loro piccola quasi quanto loro.
E poi tutto quello che aveva organizzato per la serata e la caccia al tesoro e il teatro… non resistette un altro secondo e si fiondò di nuovo sulle labbra del suo ragazzo, che lo strinse a sé come a non volerlo lasciare mai. Il bacio si fece sempre più profondo, quasi affamato, ma Kurt sembrava avere altre idee perché, nonostante il lamento di Blaine, si allontanò da lui con un sorriso malizioso.
“Calma tigre” lo prese in giro baciando castamente quel broncio adorabile “Avremo tempo stasera dopo cena, quando…” prese quella che sembrava una carta magnetica “Potremo goderci una notte in hotel a cinque stelle, con champagne in camera, un letto gigante e un’enorme vasca da bagno”
Blaine si morse il labbro trattenendo un sorriso “Hai proprio pensato a tutto, eh?”
“Che dire, sono un perfezionista” gli baciò la guancia e indicò con la testa i manicaretti invitanti sul tappeto “Vogliamo mangiare?”

Quella notte, dopo una bottiglia di champagne, un bagno rilassante pieno di bolle e il sesso migliore della sua vita,  appoggiato sul petto di Kurt già addormentato, Blaine non poté fare a meno di pensare a quanto fosse felice.
Non sapeva chi ringraziare, se il destino, qualche divinità o perfino il suo fratellone, sapeva solo che non era mai stato così tanto felice in vita sua, con la speranza che quella felicità di nome Kurt non se ne sarebbe mai andata.
Miglior San Valentino di sempre.
 
Note dell'autrice:
Se avete bisogno di dentisti e/o fazzoletti mettetevi in fila che vi pago tutto giuro!
Su questo capitolo non ho molto da dire, solo che penso di aver prosciugato tutto il mio romanticismo e un po' di demenzialità con la scena di Roar (amo la Hummerwood friendship come la Seblaine <3) 
Come al solito qui la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928?ref=hl
Grazie a Ele e Mickey per tutto il grande lavoro che fanno <3 
Un grazie a tutti quelli che leggono la mia storia e l'hanno inserita tra preferiti/ricordati/seguiti: siete fantastici e sempre di più, non so come ringraziarvi.
Al prossimo capitolo
Baci e sorrisi
Frankie

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Capitolo 22
*** Un compleanno da dimenticare (o quasi) ***


Un compleanno da dimenticare (o quasi)
 

Note dell'autrice: questo è un capitolo extra per festeggiare un anno dal primo capitolo della Bella Notte. Grazie a chiunque stia leggendo questa storia perchè siete voi la mia ispirazione e senza di voi questa storia non sarebbe qui :) Grazie a tutti e buon divertimento!

Era una serata tranquilla davanti a un bel bicchiere di vino, un po’ di stucchizzini e la radio che faceva da sottofondo. Kurt aveva proposto agli altri di prendersi una serata tranquilla, lontana dal lavoro, dal caos della città e dai preparativi per un certo matrimonio.
Sebastian aveva proposto di giocare a Obbligo o Verità, anzi, più una versione di sole verità dato che erano tutti comodamente seduti sulle poltrone, sui divani o per terra, come Jeff che beatamente aveva la testa appoggiata sulle gambe di Nick che gli accarezzava i capelli.
“Allora Porcellana, tocca a te” disse Sebastian fregandosi un paio di pop corn dalla ciotola del suo ragazzo “Devi fare una domanda”
Kurt annuì e sembrò pensarci su prima di fare un ghigno “Raccontatemi del diciassettesimo compleanno di Blaine”
Gli occhi di tutti si spalancarono, specialmente quelli del diretto interessato che prontamente scosse la testa.
“No, quello è un segreto tra Warblers e resterà tra i Warblers”
“Ma amore…”
No, non poteva davvero usarlo. Non quell’espressione da “ti prego dimmelo, fammi felice e sarò tuo per sempre”
“Kurt…”
“B, dai, giuro che non riderò”
Sebastian sbuffò “Non ci riuscirai. Comunque Hobbit è ora che lo sappia, altrimenti se lo scoprirà da solo probabile che ti lascerà”
“Ehi, non ero coinvolto solo io, sapete?”
“Sì, ma tu e Barbie fate le figure peggiori”
Blaine sospirò e guardò di nuovo il suo ragazzo quasi implorante “Va bene, ma giura che non lo racconteremo mai ai nostri nipoti”
“Sisi, tutto quello che vuoi” si posizionò più vicino a lui e posò le gambe sulle sue ginocchia “Ok, sono pronto”
“Bene…”

Dalton, 10 anni prima

Il diciassettesimo compleanno era un evento alla Dalton. Era la via di mezzo tra i sedici e i diciotto, un limbo perfetto tra la giovinezza e l’età adulta, per questo le feste più grandi si facevano ai diciassette anni. Ma, per i membri dei Warblers, erano qualcosa in più.
Ogni membro che avrebbe compiuto diciassette anni nel giorno del suo compleanno avrebbe dovuto affrontare quella che comunemente veniva chiamata “La Sfida”.
La Sfida poteva sembrare una cosa semplice: veniva estratto un nome a caso tra i ragazzi e il prescelto avrebbe dovuto organizzare una sfida per il festeggiato, da completare entro un tempo massimo.
Alla fine erano cose da poco come indossare abiti da donna con parrucca e trucco o farsi riprendere in situazioni decisamente imbarazzanti, per questo Blaine non era così tanto preoccupato come molti.
Ma quando la sfortuna ci si mette di mezzo, forse è meglio iniziare a preoccuparsi.
Perché la persona che doveva decidere la sfida per il compleanno di Blaine era Hunter  Clarington.
Lo stesso Hunter che proprio in quel periodo aveva deciso di vendicarsi su Sebastian per un torto subito poco tempo prima e quale migliore vendetta se non una che avesse coinvolto anche il suo migliore amico?

Fare la festa a casa Anderson era stata un’idea geniale, soprattutto per il fatto che sua madre aveva deciso di godersi un weekend fuori con il suo nuovo fidanzato, lasciando con estrema fiducia la casa per il compleanno del figlio, a cui avrebbero partecipato prevalentemente i Warblers, i quali avevano chiamato il diritto di pernottamento, e altri studenti della Dalton.
Erano ormai nel vivo della festa quando Wes, insieme al suo immancabile martelletto, fece il grande annuncio: l’inizio della Sfida.
“Le regole sono sempre le stesse: abbiamo estratto un nome a caso e questa persona ha dovuto decidere la Sfida. Il festeggiato può decidere se accettare e potrà anche coinvolgere altre persone se lo ritiene necessario. Se non vincerà la Sfida secondo i termini dettati dallo sfidante, dovrà sottostare alla punizione della Paperella, se vincerà sarà lo sfidante a doverlo fare ”
Sebastian sbuffò divertito alla faccia confusa del suo adorabile fidanzato, ancora nuovo a tutte quelle strane tradizioni di quei pazzi. “Bambi, non fare quella faccia confusa” gli pizzicò una guancia “Chi perde deve indossare un’orribile cravatta blu con delle paperelle gialle per un mese intero, lezioni incluse ovviamente, i professori ormai sono abituati. Sì, l’idea è stata totalmente presa da How I Met Your Mother da un paio di anni, prima dovevano solo andare in giro con una cravatta con orribili colori tutti mischiati insieme”
“E perché è peggio la cravatta con le paperelle?”
“Perché Wes ha trovato delle cravatte con le paperelle che si illuminano”
Thad scoppiò a ridere e si appoggiò a lui “Non riesco ad immaginare Blaine con una cravatta del genere”
“O Hunter, dato che è lui lo sfidante” bevve un sorso di punch “In effetti è una specie di arma a doppio taglio”
L’annuncio di Hunter come sfidante fu accolto da applausi e fischi e il ragazzo guardò prima il festeggiato e poi Sebastian, sempre con un ghigno che non prometteva nulla di buono.
Prese un foglio dalla tasca e lo mostrò “Questa è la mia sfida: una specie di caccia al tesoro, niente di che”
Blaine si accigliò, prese il foglio e lo guardò, sgranando gli occhi “Stai scherzando, vero?”
“Anderson, sembra che stia scherzando?”
“Wes!” si rivolse verso il suo amico “Tu hai approvato una cosa del genere?”
L’altro alzò le mani “Sai che non possiamo interferire. Tutti abbiamo dovuto farlo”
“Oh andiamo, solo perché per la tua sfida sei dovuto andare in giro vestito da pollo a chiedere i numeri delle ragazze!”
“E non mi sono rifiutato, nonostante la mia immeritata sconfitta!”
Blaine sospirò e diede un’altra occhiata a quella lista pazzesca: aveva bisogno di aiuto, tanto aiuto.
Guardò Jeff e Nick speranzoso, come fossero due cavalieri che lo avrebbero di certo aiutato e bastò un semplice cenno dei due a sollevargli il morale.
Poi si rivolse al suo migliore amico, che già sembrava sul punto di dirgli no.
“Te lo scordi Anderson”
“Seb, te lo chiedo come regalo di compleanno”
Thad alzò una mano “Uhm, mi posso offrire anche io?”
“Vedi? Il tuo ragazzo mi conosce da meno tempo e subito si offre di aiutarmi!”
Sebastian roteò gli occhi alla maledetta lealtà del fidanzato e fece per rispondere di nuovo, quando Hunter aprì quella sua boccaccia, istigando lo spirito competitivo del francese.
“Paura, Smythe?”

Neanche dieci minuti dopo Sebastian, Thad, Blaine, Jeff e Nick si trovavano nella macchina del francese, diretti verso la loro prima meta.

Rubare  Prendere in prestito la giacchetta di piume rosse della classe di teatro

“Seb, come faremo ad entrare nell’auditorium?” chiese con un sussurro Blaine, già preoccupato di farsi beccare, mentre il suo migliore amico passeggiava tranquillamente nel corridoio della scuola.
“Anderson, già il fatto di costruire un cancello perfettamente scavalcabile da tre ragazzi, uno hobbit e una Barbie e lasciare una finestra semi aperta, ti dovrebbe far capire che qui la sicurezza, per quanto paghiamo tasse esorbitanti, è molto scarsa”. Arrivarono davanti alla porta dell’auditorium e Sebastian posò la mano sulla maniglia “E come vedrai…” tirò la porta ma non riuscì ad aprirla “Come vedrai…” provò a spingere ma niente “Ho detto, come vedrai…”
“La porta è chiusa” ghignò Jeff divertito dai suoi tentativi “E ora come facciamo, genio?”
Thad alzò piano una mano “Uhm, ragazzi…”
“Lo sapevo che questa era una cattiva idea!” Blaine si appoggiò al muro “Adesso ci troveranno qui e ci beccheremo la punizione…”
“Oltre a indossare quella ridicola cravatta” Nick rabbrividì “Perché abbiamo accettato di aiutarlo, Jeff?”
“Ragazzi?”
“Non lo so Nick, in effetti siamo troppo buoni, ma credo che non sia giusto che, visto che ci siamo offerti volontari, dobbiamo anche noi sottostare alla regola della Paperella”
“Sottostare, Sterling? Ti senti più intelligente?”
“RAGAZZI!” La voce di Thad riecheggiò nei corridoi, fortunatamente vuoti “Io so scassinare una porta”. Tutti lo fissarono sconvolti, ad eccezione di Sebastian che sembrava particolarmente interessato.
“C’è qualcosa che vuoi dirci, Thaddy? Sei stato in riformatorio per aver scassinato un negozio?”
“Ah ah ah, spiritoso” si inginocchiò davanti alla serratura della porta e prese dalla tasca un coltellino multiuso “Mio nonno era un ferramenta e mi ha insegnato qualche trucchetto”
“Aw, speravo fossi una specie di ribelle in via di redenzione”
“No, mi spiace. E no, non pensare quello che so che stai pensando!”. In meno di un minuto riuscì ad aprire la porta con estrema facilità “Forza, muoviamoci”
Scesero le scale e arrivarono nel backstage, già pieno di vestiti e accessori per lo spettacolo.
Nick tirò fuori un vestito da donna color porpora “Ringraziamo di avere la Crawford come scuola sorella, altrimenti avremmo dovuto vedere le gambe di Wes in questo vestito”
“Bene, adesso andrò a dormire con questo pensiero in mente, grazie Nicky”
Si aggirarono tra i vestiti fino a trovare il capo ricercato, un enorme capotto di piume rosse, un orrore per gli occhi.
“Wow, davvero volevano far uscire qualcuno sul palco con questo addosso?” Thad lo prese “Ehi, però è morbido!”
Sebastian dal canto suo aveva preso un borsone nell’angolo e messo altri vestiti, sotto gli sguardi confusi degli altri “Ehi, li restituiremo lunedì mattina”
“Uhm…”
“Sono per precauzione, idioti. Vi ricordo che è Hunter lo sfidante” chiuse la borsa e la mise in spalla “Qual è la prossima tappa?”

Far cantare Blaine allo Scandals con addosso la giacchetta di piume e a petto nudo. Ovviamente filmare il tutto.

“NO, SEBASTIAN NO!”
“Anderson, sei un perfomer nato, devi farlo”
“NO NO NO!”
Thad sospirò e si accasciò sul sedile “Come faremo a entrarci?”
“Carte false di identità, dolcezza” Sebastian tirò fuori il portafoglio e glielo lanciò “Neanche ci fanno caso alla foto e lì ne ho per tutti”
Jeff sbuffò “Immagino, visto che ci vieni tutti i sabato sera”
“O meglio ci andava tutti i sabato sera” lo corresse Nick facendo l’occhiolino a Thad che sorrise di rimando.
Quindi sarebbero andati al famoso Scandals, dove Sebastian aveva trascorso tutti i sabato sera fino a quando non si erano messi insieme.
Thad sapeva il principale motivo dell’assidua frequenza in quel bar e ancora non credeva di essere l’unico ragazzo per cui Sebastian aveva rinunciato allo Scandals.
E poi era curioso di vedere di che posto si trattasse, dato che ne aveva sempre sentito parlare.
Sebastian parcheggiò la macchina e diede ad ognuno le carte d’identità false “Bene, il piano è semplice: voi tre” indicò Nick, Jeff e Thad “State lontano dai guai, soprattutto dal bar, dagli uomini di mezza età e da quello che vi offriranno. Io costringerò lo Hobbit piumato a esibirsi”
“MA PERCHÉ NON HO VOCE IN CAPITOLO?”
“Perché, Anderson, non girerò con quell’orribile cravatta e sotto lo sguardo compiaciuto di Clarington e del suo gatto odioso”. Scese dalla macchina e tirò fuori Blaine con la forza, insieme a quella specie di piumino rosso “Muoviamoci”
Entrare allo Scandals fu una passeggiata come al solito, ma se Sebastian era più che abituato alla vista semisquallida di quel bar con luci al neon, musica di mezzo secolo prima e un bar dove l’unica cosa sicura erano le bottiglie sigillate, gli altri non riuscivano a non girarsi intorno e osservare l’ambiente da quattro soldi illuminato quella sera da luci viola e rosa.
Lasciò i tre ragazzi, che continuavano a guardare ogni minima cosa, vicino al bancone, pagò una bottiglietta di liquore e trascinò Blaine in bagno, ben sapendo che forse un po’ di coraggio liquido lo avrebbe aiutato, ma il moro sembrava ancora molto, molto poco convinto.
“Sebastian, non credo di farcela…” continuò a lamentarsi Blaine togliendosi il papillon “Posso cantare davanti alla gente, ma indossare quel coso…”
Sebastian gli diede la bottiglia “Bevi questo, con la tua capacità di reggere l’alcool potrei farti girare in mutande per il bar in meno di dieci minuti”
In effetti, più scolava quel liquido così forte, più si era finalmente convinto a rimanere a petto nudo e indossare quella giacca in meno di venti minuti.
“SONO UN UCCELLO ROSSO!” Blaine urlò felice battendo le braccia “UN PAPPAGALLO!”
“Un orribile pappagallo, certo” Sebastian lo prese per le spalle e fece per uscire dalla porta prima di sbattere contro una testa bionda fin troppo familiare.
“BLAINE SEMBRI UN PAPPAGALLO!”. La voce entusiasta di Jeff e la sua risatina erano il chiaro segno che anche quell’idiota si fosse ubriacato.
Come faceva ad avere amici che si ubriacavano in meno di venti minuti?!
“Barbie, che ti avevo detto del bar?” ringhiò Sebastian, contrario all’idea di far da balia a due ubriachi.
“Infatti non mi sono avvicinato! L-la mia amica Rox... roxie… roxo… Roxanne! Sì, Roxanne mi ha offerto da bere e detto che il mio amico” indicò Blaine “può cantare e ballare e ballare e cantare e… voglio ballare e cantare e cantare e ballare anche io!”
Blaine scoppiò a ridere “FACCIAMO UN DUETTO!”
“SI, UN MINUETTO”
“Duetto, idiota”
“E che ho detto io?”
Voleva uccidersi lì, in quel momento, in quel bagno puzzolente e insieme a quei due scarafaggi all’angolo.
Li fece entrambi uscire dal bagno, dove li aspettava una Drag Queen fin troppo truccata, la famosa Roxanne visto che Jeff l’abbracciò e trascinò con lui anche Blaine, così da poterli preparare per quello show improvvisato.
Avrebbe potuto tenere i filmini per ricattarli a vita.
Si diresse verso il bar, imbattendosi prima in Nick a cui rifilò il compito di filmare lo spettacolo e andò alla ricerca del suo bel fidanzato.
Fidanzato che sembrava essere intrattenuto da un altro ragazzo dai capelli scuri e con la mano fin troppo stretta sul braccio del SUO fidanzato.
Ragazzo che si sarebbe beccato un occhio nero se non la finiva di fare occhiolini maliziosi.
Arrivò dietro Thad e gli cinse le spalle con un braccio “Ehi piccolo”
Gli occhi del ragazzo si illuminarono sollevati “Ehi Seb” si appoggiò verso di lui “Andrew, questo è Sebastian, il fidanzato di cui ti stavo parlando da dieci minuti buoni”
Andrew lanciò un’occhiataccia verso il nuovo arrivato “Piacere”
“Il piacere non è di certo mio, Anthony”
“É Andrew”
“Anthony, Andrea, Andrew, non mi interessa, ma fai un favore alla tua dignità: vattene prima che la tua situazione diventi ancora più umiliante”
Il ragazzo provò a dire qualcosa, ma con scarso successo visto che Thad non faceva che pendere dalle labbra di Sebastian e quest’ultimo… beh, se gli sguardi avessero potuto uccidere, lui sarebbe di certo morto da ore, così non fece altro che ritirarsi con la coda tra le gambe.
Sebastian fece un sorrisetto soddisfatto e fece girare Thad verso di lui “Non ti avevo detto di stare lontano dai guai?”
“Infatti è stato lui a venire qui” rispose intrecciando le loro mani “In più speravo che il mio cavaliere nero sarebbe venuto a salvarmi”
“Fammi capire: possiamo giocare al cavaliere e damigella in pericolo ma non al francese figo e il cattivo ragazzo?”
“Ho già detto che adoro la tua modestia?”
“Ehi, io dico solo la verità” lo baciò dolcemente “E comunque, al prossimo che ci prova con te, gli spezzo le ossa e ci gioco a Shangaii”
Thad scoppiò a ridere e fece per rispondere, quando su quella microscopica alzata di legno spacciata per un palco, Roxanne, la famosa neo amica di Jeff, in tutto il suo splendore di glitter e piume, annunciava con trepidante eccitazione la coppia di cantanti.
Poi vennero fuori.
Dio li fa e poi li accoppia.
Due idioti, uno con quell’orribile cappotto e glitter dappertutto e l’altro con degli occhiali luminosi, tonnellate di glitter e perfino un boa blu.
La prossima volta che Jeff avrebbe ripetuto di non essere gay, gli avrebbe fatto vedere quel video.
Perfino ai suoi figli e futuri nipoti lo avrebbe fatto vedere e, se Thad non glielo avesse impedito, avrebbe messo quel video su Youtube con il titolo “Do ya think  I’m sexy? Versione gay”.
Quando arrivarono al ritorno, con annesso tentativo di movimento di bacino sexy, non riuscì a non scoppiare a ridere come un matto insieme a Thad che cercava di trattenersi il più possibile.
“Quanto diavolo sono ridicoli?” Sebastian appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo “O mio Dio, questo è oro colato da usare come ricatto”
Thad gli diede una gomitata “Non provare a usarlo come ricatto!”
“Ma…”
“Seb, non ci… Oddio credo che una di quelle Drag Queen voglia farsi Blaine”
“Solo lei? Giuro di aver appena visto una lesbica gridare “PER TE TORNEREI ETERO!” e tirare il reggiseno nero che Jeff sta facendo roteare in aria”
“Dici dobbiamo andare a salvarli?”
Per quanto fosse tentato di far continuare per altre mille canzoni quello spettacolo così esilarante, non avevano molto tempo per finire tutta la lista che quel genio del male di Clarington e del suo gatto (sì, era certo che avesse una mente malefica anche lui) aveva ideato.
“Quando la canzone finisce li trasciniamo fuori da qui” lo baciò su una guancia “Per ora voglio vedere se Sterling riesce a rubare la parrucca di quella vestita da Marilyn Monroe”

In effetti Jeff c’era riuscito visto che bandiva quella parrucca bionda come fosse un trofeo non appena erano fuori dal locale.
“WE ARE THE CHAMPIONS, MY FRIENDSSSS”
“Nicholas, fallo smettere” si lamentò Sebastian facendo muovere Blaine che continuava a ridere per ogni cosa, perfino per aver schiacciato una gomma per terra.
“E’ GOMMOSA, SEBBY!”
“Non. Chiamarmi. Sebby”
Thad ghignò sotto i baffi e cercò le chiavi nella tasca, ma un’onda di panico lo attraversò: non erano in nessuna tasca.
“Seb, hai tu le chiavi della macchina?”
“Harwood, secondo te ho avuto tempo di prendere le TUE chiavi visto che ho dovuto costringere Elton John qui a esibirsi?”
Blaine scoppiò a ridere “SONO ELTON JOHN!”
“No idiota, non lo sei” si rivolse di nuovo al suo ragazzo “Dimmi che non hai perso le chiavi, o giuro che chiamo un taxi e vi lascio tutti qui”
“Uhm…” Thad indicò il locale “Vado a vedere dentro, okay?”
E mentre correva verso l’entrata, Jeff aveva smesso di cantare ma continuava a tentare di spogliare il povero Nick che, imbarazzato, tentava di fermarlo, mentre Sebastian fece accasciare malamente Blaine vicino alla macchina e si mise a controllare la lista.
Quando Thad tornò vittorioso e con le chiavi in mano, trovò i due ubriachi a ridere seduti per terra e Sebastian e Nick discutere.
“Ma eri davvero serio?!”
Il francese sbuffò “Oh andiamo, avevo già detto di no la prima volta!”
“Sì, ma quando ti hanno alzato il prezzo per Jeff eri quasi tentato di accettare!”
“Non avrei mai accettato, anche se 90 dollari per la Barbie mi sembra un prezzo esagerato”
Thad si avvicinò a loro con lo sguardo confuso “Aspettate, non ditemi che…”
“Non vuoi sapere” Nick prese le chiavi e aprì la macchina “Ti assicuro che non vuoi sapere”

Fare un piercing all’ombelico

“Dici che Blaine rimarrà ubriaco fino a quando non arriviamo al negozio di tatuaggi?”
Sebastian strinse le spalle “Lo spero o lo dovremmo legare alla sedia”
“Già, ma almeno non è un tatuaggio! Può sempre toglierlo”
“Thaddy, tu non conosci l’avversione di Blaine per gli A-G-H-I”
La testa di Jeff spuntò proprio in mezzo a loro “Avete detto aghi?”
“AGHI?” Blaine sembrò svegliarsi dallo stato comatoso in cui si trovava “PERCHÉ AVETE DETTO AGHI?!”
“Ci penso io!” sospirò Nick prima di iniziare ad accarezzare i riccioli di Blaine che, come un cagnolino, si calmò subito, destando però le gelosie di Jeff che si mise dall’altra parte e costrinse il suo amico ad accarezzargli i capelli, facendo le fusa come un gatto.
“Bene, sono passati da cantanti amatoriali ad animali domestici” Sebastian parcheggiò la macchina e guardò il negozio di piercing e tatuaggi “Almeno Clarington ci ha fatto il favore di dirci dove andare, anche se la cosa mi puzza”
“In realtà quella è stata opera di Wes, dato che la sfida era già di per sé difficile” spiegò Nick cercando di liberarsi dalla presa di Jeff per scendere “Muoviamoci prima che Blaine capisca che le sue scarpe non stanno mangiando i suoi piedi!”
“MA LO STANNO FACENDO!” Blaine fece un broncio adorabile e scese dalla macchina grazie all’aiuto di Seb, ma non sembrava intenzionato a lasciare la giacchetta di piume.
“Ho freddo” era la sua risposta e, sul serio, Sebastian era stanco di quella storia, voleva solo finirla, tornare a casa e addormentarsi insieme a Thad per almeno dodici ore filate.
Il “Dragone Verde”, per quanto sembrasse il nome di un ristorante cinese, era in realtà un piccolo negozio grande quanto una scatola di scarpe, di cui il fiero proprietario era Big Jim, un uomo di 43 anni che si definiva “Il Caravaggio dei tatuaggi”, titolo piuttosto azzeccato visto che lo ritenevano il migliore di Westerville.
Non appena entrarono, Blaine si risvegliò di nuovo per qualche secondo, insospettendosi alla vista di tutti quei tatuaggi “Seb?”
“Cosa c’è?”
“Non dirmi che devo tatuarmi un unicorno rosa sul sedere”
“Certo che no”
“Perché io lo voglio blu e con la coda arcobaleno!”
Bene, forse avrebbe preso il bucarsi l’ombelico meglio rispetto a quanto immaginasse.
Una ragazza dai capelli rosa, quasi dello stesso colore del palloncino della gomma che stava masticando, li salutò con uno sbiascicato “Buonasera. Cosa posso fare per voi?”
Sebastian fece appoggiare Blaine al bancone, distraendolo con il catalogo dei tatuaggi “Lui vorrebbe farsi un piercing all’ombelico”
La ragazza lo guardò scettica “Un piercing all’ombelico?”
“Già”
“In queste condizioni è sicuro di volersi fare un piercing all’ombelico?”
“Sì, dolcezza e prima che me lo chiedi ha diciassette anni, quindi possiamo procedere  … AHIA!” Saltellò indietro e guardò Thad che se ne stava innocentemente  “Perché mi hai pestato un piede?”
“Era il tuo piede? Scusa tesoro” si finse dispiaciuto per poi tornare sorridente alla ragazza che strinse le spalle e accettò di fare il piercing, andando poi nell’altra stanza per preparare l’occorrente.
Thad prese per un braccio Blaine, impallidito dalla parola piercing, e guardò il suo ragazzo  “Ti ho pestato un piede perché quella ragazza deve fare il piercing al tuo migliore amico e non voglio ritrovare Blaine pieno di buchi perché tu non hai chiuso la tua boccaccia” Sentì qualcosa picchiettargli la spalla e gli occhioni di Blaine che lo fissavano “Che c’è ?”
“Thaddy, ho paura di fare il piercing. Voglio il tatuaggio di un unicorno”
“Beh, è meno doloroso che farsi un tatuaggio e se non ti piace lo puoi togliere” gli spiegò pazientemente “E se fai il bravo, Sebastian ti compra uno di quei tatuaggi finti con un unicorno, va bene?”
“Ehi, non sono mica suo padre!” Sebastian sbuffò ma ovviamente il suo ragazzo decise di ignorarlo
“Grazie papino!”
Perché non poteva uccidere il suo migliore amico proprio lì e in quel momento?
Si rivolse verso gli altri due, contenendo molto malamente gli istinti omicidi “Barbie e Ken, vi possiamo lasciare qui soli per qualche minuto?”
Nick alzò lo sguardo dal catalogo degli schizzi e annuì distrattamente “Mmh”

Quel “qualche minuto” si trasformò in circa mezz’ora, dato che Blaine continuava a muoversi, la ragazza si lamentava ogni due minuti affinché stesse fermo e Sebastian minacciava di legarlo alla poltrona. Ma, con una promessa di due tatuaggi finti, una confezione di gel al profumo di lamponi e la scelta di una scintillante pallina viola come piercing, finalmente la ragazza riuscì a fare il suo lavoro e Blaine riuscì anche a non urlare, o almeno non eccessivamente.
E, con il moro che continuava a tentare di toccarsi il nuovo piercing con Thad che gli schiaffeggiava la mano, Nick che aveva stupito tutti con un tatuaggio sul polso che raffigurava la silhouette nera di un piccolo usignolo, degno e fiero omaggio ai Warbler, e Jeff che urlava di volere un’enorme sirena sulla schiena, Sebastian portò tutti di nuovo in macchina, pronti alla loro nuova metà.

Mangiare un intero piatto “speciale” del ristorante “Back to ‘50”.
Da solo.


Il “Back to ‘50” era una tavola calda aperta 24 ore su 24 e ispirata ovviamente agli anni ‘50, dove tutti gli studenti della Dalton adoravano andare il finesettimana a rimpinzarsi di frullati e panini giganti.
Jeff voleva addirittura farci il suo ricevimento di nozze e tutti i futuri compleanni dei suoi poveri figli.
Il “Piatto Speciale” di cui parlava la sfida consisteva in un delizioso cheeseburger di 350 grammi, patatine con formaggio, anelli di cipolla fritti, crocchette di pollo e per finire tutto quasi un litro di dolce frullato a scelta.
Di solito era una pietanza da condividere visto tutta l’abbondanza di cibo nel piatto, ma c’era anche chi, come lo stesso Jeff, lo finiva tutto da solo per poi stare male tutta la sera, ma quello era Jeff Stomaco Senza Fondo Sterling, ed era Blaine a dover mangiare tutto.
Non era proprio sfiducia, ma già da sobrio non riusciva a finire una porzione media, pensare quell’arca di Noé di fritti e carne.
Fortunatamente Blaine era tornato più sobrio di prima e sembrava quasi che la prospettiva di mangiare tutta quella roba non lo spaventasse.
“In realtà sto morendo di fame” aveva spiegato entrando nel ristorante, non facendo così tanta attenzione alle facce dei clienti e dei camerieri alla vista del piumaggio rosso usato come cappotto.
Il giorno dopo se ne sarebbe pentito sicuramente.
Si sedettero al tavolo e il cameriere si avvicinò poco dopo “Benvenuti a “Back to ‘50”. Sono Aaron e questa sera sarò il vostro cameriere. Cosa posso portarvi?”
“IO VOGLIO LE PATATINE AL FORMAGGIO” urlò Jeff entusiasta appoggiandosi sulla spalla di Nick “Tante patatine al formaggio. E una cola per il mio amico Nicky”
Sebastian roteò gli occhi e ordinò “Per lo Hobbit un “Piatto Speciale” con un frullato al cioccolato…”
“YAY PIATTO SPECIALE PER BLAINEY!”
“… Per me un caffè doppio e un frullato alla fragola”
Aaron annotò tutto e se ne andò, non scomponendosi ai loro strani comportamenti (forse era abituato a peggio).
Thad guardò confuso il suo ragazzo “Tu odi i frullati. Tu odi soprattutto il frullato alla fragola”
“Grande capacità di ascolto, Bambi” gli pizzicò una guancia “Ma tu lo adori”
“Grazie” rispose semplicemente Thad con un sorriso.  Per quanto ormai aveva fatto l’abitudine al carattere… particolare di Sebastian, amava quando mostrava il suo lato dolce, anche se davvero molto raramente.
In realtà amava tutto di lui, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirglielo ad alta voce, quasi convinto che Sebastian o gli avrebbe riso in faccia o gli avrebbe risposto “Fai bene, anche io mi amerei” o semplicemente sarebbe scappato.
Quale delle tre fosse la peggiore non lo sapeva.
Sentì il braccio di Sebastian poggiarsi sulle sue spalle e si risvegliò dai suoi pensieri, trovandosi davanti un perfetto frullato rosa con annessa panna e ciliegina.
“Bentornato sulla Terra, Bambi” lo stuzzicò Seb divertito “Sei stato via per un paio di minuti”
“La fame gioca questi scherzi” prese un lungo sorso rinfrescante e rubò una delle patatine di Jeff senza farsi vedere “Ancora non è arrivato il piatto per Blaine?”
“Sta arrivando proprio adesso” Nick indicò l’enorme vassoio che il cameriere stava portando.
“Wow, siamo sicuri che Blaine riesca a finirlo tutto?”
“Deve farlo o lo costringerò a ingoiare ogni boccone” Sebastian prese il cellulare e lo posizionò davanti al moro, che già stava sbavando sul piatto posto davanti a lui “Filmiamo anche questo per i tuoi nipoti, Hobbit”
Nonostante la reticenza del gruppo (e l’ormai resa dei quattro al dover indossare quella cravatta orribile) Blaine riuscì a trangugiare ogni singola cosa, dall’hamburger alle patatine, facendo addirittura la scarpetta con il formaggio e, una volta finito il frullato, aveva quasi il coraggio di ordinare una fetta di torta di mele se Sebastian e Nick non lo avesse trascinato (o meglio rotolato) fuori dal locale senza il rischio che vomitasse anche l’anima.
E il fatto che si fosse stesso a terra urlando a pieni polmoni “NON CE LA FARÒ! ANDATE AVANTI SENZA DI ME”  e lo avessero trascinato per piedi e gambe fino alla macchina, aveva fatto ben capire che neanche il cibo fritto e grasso avrebbero salvato Blaine da quella sbronza partita semplicemente da un paio di bottigliette di liquore.

Fare un graffito su un muro

“Nick, mi spieghi come facevi a conoscere l’unico negozio aperto alle undici e mezza di sera che vende bombolette spray?”
Nick si strinse le spalle “Mio fratello fa l’artista, così capita che all’una di notte gli venga l’ispirazione ed ha trovato l’unico negozio aperto di notte visto che uno dei proprietari soffre di insonnia”
“Speriamo che quel vecchietto non si chieda perché cinque ragazzi abbiamo comprato dei barattoli di vernice spray”  Sebastian camminò fino a trovare un vicoletto illuminato con un muro quasi del tutto immacolato “Bene Anderson, dai sfogo al tuo estro artistico”
Blaine lo guardò, scosse la testa e si sedette per terra appoggiandosi al muro “Me sonno”
“Cosa? No, Blaine, non dormire!” il francese gli schiaffeggiò una guancia ma l’altro non voleva muoversi per niente “Va bene, caffè. Serve caffè. E caramelle piene di zucchero” guardò Nick “ Vai a prendere qualche tazza di caffè e dolci e portati dietro anche quel cucciolo di koala che ti trovi spalmato addosso, magari un po’ di caffeina farà bene anche a lui”
“CAFFE’ YAY!”
“No Jeff, per te niente caffè” Nick lo girò di spalle e lo fece andare avanti verso il market lì vicino.
Thad ridacchiò e prese una delle bombolette, agitandola “Credi che riuscirà a scrivere qualcosa?”
“Lo spero” Sebastian sospirò e andò verso il suo ragazzo “Per fortuna che non c’è chissà quanta polizia in giro o ci avrebbe arrestato da tempo”
“Mmh” l’altro annuì semplicemente e iniziò a disegnare qualcosa sul muro, sotto lo sguardo divertito del suo ragazzo.
“Sai, questa cosa di scassinare le porte e scrivere sui muri fa molto cattivo ragazzo. Ti manca solo una giacca di pelle e una sigaretta”
“Ah ah, spiritoso, ma credo che non ti dispiacerebbe?”
“Mai detto il contrario, Thaddy” si ammutolì per un po’ fino a quando non vide l’opera di Thad completa e non riuscì a trattenere un sorriso “Non ci credo. Sai quanto è cliché?”
Sul muro, in un perfetto blu scuro, c’era scritto “S+T”, niente cuori o ghirigori o altro, solo quello.
E lo trovava semplicemente perfetto.
“Lo so, ma ogni tanto uno di noi deve essere romantico, no?” Thad posò la bomboletta a terra e si avvicinò a lui “E ringrazia che ho messo prima la tua lettera”
Sebastian gli cinse la vita con le braccia “Thaddy, sappiamo entrambi chi è il superiore in questa coppia e non parlo solo dell’evidente differenza di altez… AHIA!” si massaggiò il braccio dove aveva ricevuto un pugno “Hai finito di essere violento?”
“E tu non potresti semplicemente ringraziarmi per essere così romantico per poi baciarmi senza senso come nel più cliché dei cliché?”
“Mmh, potrei passare subito alla parte del bacio…” si avvicinò a Thad e…
“EHI RAGAZZI! CI SONO LE VOSTRE LETTERE SUL MURO! FORSE SONO DI QUALCHE COPPIETTA!”
Lo avrebbe ucciso, non per il pessimo tempismo, non per quella mancata poca intelligenza che avrebbe fatto capire a chiunque che quella scritta che prima non c’era era stata fatta da loro, no.
Ma per tutto l’insieme di cose che formava quell’essere di nome Jeffrey Sterling.
Thad ridacchiò leggermente e gli lasciò un bacio sulla guancia prima di andare da Nick ad aiutarlo con i caffè, lasciando Sebastian con i suoi istinti omicida contro l’idiota biondo che ancora fissava la scritta.
Nick si abbassò al livello di Blaine, ancora seduto per terra e semi addormentato “Ehi B, lo vuoi un po’ di caffè?”
“Caffè” prese una tazza svogliatamente e ne bevve un sorso generoso “Caffè”
Sebastian prese la busta dalle mani di Jeff e ne tirò fuori un sacchetto di orsetti gommosi zuccherati, perfetti per la situazione.
Infatti, il primo anno di liceo, Sebastian aveva scoperto una cosa molto interessante sul suo migliore amico: un giorno, durante gli esami finali, Blaine aveva bevuto ben tre tazze di caffè e Jeff, mentre erano in pausa, gli aveva offerto un po’ di orsetti gommosi.
Quel po’ si trasformò in quasi tutta la busta e la combinazione caffè e zuccheri per Blaine fu decisamente… energica.
Finì infatti a saltellare eccitato per tutta la stanza con il libro in mano, ripetendo ad alta voce tutti gli elementi della tavola periodica, per poi iniziare a correre lungo il corridoio recitando il famoso discorso di Lincoln e finì per collassare due ore dopo sul letto, ma in effetti il giorno dopo, nonostante il mal di pancia, riuscì a ricordare tutto perfettamente.
Un eccesso di zuccheri e caffeina che alla fine si rivelò divertente per gli altri, utile per il cervello di Blaine ma doloroso per il suo stomaco.
Dopo due tazze di caffè, il moro sembrò risvegliarsi e, visto che forse il piatto speciale non era abbastanza, iniziò a mangiare di gusto quegli orsetti, quasi finendo l’intero sacchetto.
Così piano piano si svegliò, lo zucchero e il caffè già in circolo lo fecero alzare con un saltello e non appena notò le bombolette per terra subito ne prese una.
“Quindi posso disegnare qualunque cosa? Una casa? O forse un castello? O un clown. Oh, io adoro i clown! OPPURE UN UCCELLO! No, non quel tipo di uccello che papà Sebastian sta pensando, ma un usignolo! JEFFY DISEGNIAMO TANTI USIGNOLI!”
“SIIII!” Jeff prese una delle bombolette e insieme all’amico iniziarono a disegnare quello che tutto sembravano tranne che usignoli, filmati ovviamente da Nick come prova per Hunter.
Dopo che i due “bambini” avevano finito senza neanche sporcarsi troppo, autografando il tutto con una B e una J più grandi del disegno, erano pronti per ripartire e, prima di salire in macchina, Sebastian non poté fare a meno di scattare una foto al graffito di Thad, sotto lo sguardo divertito e intenerito di quest’ultimo.

Prendere delle arance dal giardino della signora Marple

La signora Marple, detta la gattara, era un incrocio tra la vecchia pazza dei Simpson e l’adorabile nonnina della porta accanto. Non era proprio pazza completamente, solo aveva un mucchio di gatti ed era fissata con i vecchi telefilm di una volta, da MacGyver a ER, una specie di fangirl impazzita di 86 anni compiuti. Le sue arance erano famose per essere le più buone della zona, ma ovviamente le custodiva con eccessiva gelosia, tanto da mettere come guardia all’albero Cerbero, un gatto leggermente sovrappeso e con la passione di limarsi le unghie con i polpacci dei poveri sprovveduti.
Ma pochi conoscevano il trucco per ingraziarsi quella palla di pelo infernale e uno di questi fortunatamente era Jeff, dato che aveva avuto la signora Marple come vicina per qualche anno.
Il segreto erano le acciughe.
Una scatoletta intera di acciughe e magari qualche carezza lo avrebbero fatto addormentare di sicuro, o almeno così ripetevano Jeff e Nick, dato che non era la prima volta che sgraffignavano quelle arance così deliziose.
Vicino alla staccionata della casa, Sebastian posò le mani sulle spalle di Blaine per impedirgli di saltellare da una parte all’altra della strada e iniziò a ingegnare un piano di azione “Bene, allora: Barbie e Ken, voi due distraete il gatto, io e lo Hobbit andremo a prendere le arance e Bambi qui filmerà il tutto”
Thad si accigliò “Perché devo filmare io?”
“Perché col cavolo che rischio che il gatto di Lucifero rovini le tue belle gambe”
“Dovrebbe essere una specie di complimento e/o cosa romantica?”
“Per Sebastian? Credo proprio di sì” Nick aprì la scatoletta di acciughe e guardò Jeff “Jeffy, vuoi accarezzare un micino carino carino?”
“Uhhhhh sì! ANDIAMO!” Il biondo seguì fin troppo felicemente l’altro, non consapevole di quello che lo aspettava.
Insieme scavalcarono lo steccato e subito il gatto Cerbero li puntò, gli occhi gialli come due luci nella notte e la coda alzata che subito si affievolì non appena Nick gli tirò una deliziosa acciuga che gustò con calma, seguita poi da altre acciughe e qualche coccola di Jeff, che aveva addirittura iniziato a cantargli una ninna nanna.
E mentre Cerbero si godeva le coccole e le acciughe, Sebastian e Blaine scavalcarono lo steccato, anche se il moro semplicemente si spiaccicò a terra ridendo, e si diressero verso l’albero, il primo facendo molto silenzio, l’altro canticchiando in sottofondo la sigla della Pantera Rosa.
Nonostante Blaine continuava a lamentarsi di non riuscire a prendere l’arancia più in alto e Sebastian che voleva solo ficcargli un’arancia in bocca e darlo in pasto ai gatti, presero senza fare troppo rumore qualche arancia.
Ma ovviamente la sfiga quella sera non si era divertita abbastanza, perché non uno, non due, ma ben cinque gatti uscirono dalla piccola porticina della casa e tutti avevano uno sguardo non poco rassicurante e le unghie ben limate.
Blaine si voltò verso l’amico “Seb, credo che questi gattini vogliano giocare”
“Hobbit, quelli vogliono giocare a vediamo quanto in fondo possiamo mettere le unghie nelle loro gambe!
“Uhhhh, sembra un bel gioco!”
Stava facendo sul serio? Forse se lo avesse lasciato lì i gatti se la sarebbero presa solo con lui, ma poi Thad e Catherine se la sarebbero presa con lui.
Prese l’amico per un braccio e con molta cautela iniziarono a muoversi all’indietro, seguiti ovviamente da quella squadra di gatti: sembrava decisamente un brutto horror da quattro soldi intitolato “I gatti dall’inferno”.
Fortunatamente Nick arrivò in loro aiuto tirando qualche acciuga rimasta per distrarre gli animali, così da permettere loro di andarsene senza neanche un graffio, tranne quello di Blaine dopo aver di nuovo sbattuto la faccia a terra per scavalcare lo steccato.

Mancavano solo venti minuti al termine della sfida e ne mancavano ancora quindici buoni per arrivare a casa di Blaine.
Lo stesso Blaine che alla fine era collassato nel bagaglio usando il cappotto di piume come coperta, un’immagine così adorabile che Nick non poté fare a meno di scattare una foto.
Sebastian intanto guidava a velocità piuttosto alta e tamburellava le dita nervosamente sul volante.
“Seb, tesoro, perché non rallenti?” chiese Thad stringendo la mano sulla maniglia della porta “Non voglio finire spiaccicato come una frittata”
“E io non voglio perdere perché siamo arrivati tardi di un minuto dopo tutte queste sfide assurde”
Abbassò di un poco la velocità “Hunter starà contando i secondi come un orologio svizzero”
“In effetti, ma…. Oh, no”
Una luce blu e rossa arrivò da dietro, seguita dal suono di una sirena.
Era la polizia.
Nick guardò dietro e vide il vigile far cenno di accostare “Seb, dobbiamo fermarci”
“Dannazione! Un’altra multa e mio padre mi uccide a distanza” iniziò a frenare leggermente quando gli venne un’idea così ridicola, così strana, così geniale che forse avrebbe funzionato.
“Duval, prendi la parrucca che Barbie ha rubato allo Scandals e fagliela mettere insieme ad una bandana”
Nick si accigliò ma fece come detto “Che hai intenzione di fare?”
“Situazioni estreme richiedono interventi estremi” spiegò senza mezzi termini “Ora infilagli un paio di vestiti sotto la maglietta, poi fagli mettere il cappotto viola”
“Aspetta, non vorrai mica dire…”
“Sterling” Jeff alzò la testa verso Sebastian “Se fai finta di essere una donna incinta giuro che ti restituisco il pupazzo di Super Mario che ti ho preso”
Il biondo aprì la bocca scandalizzato “LO SAPEVO CHE ERI TU!”
“Sì, sono stato io, bla bla bla, facci questo favore e te lo restituisco”
“Intero?”
“Completamente intero”
“E voglio una scorta per un mese di cioccolato”
Come era possibile che per fare certi accordi fosse diventato subito sobrio?!
Vide dallo specchietto il poliziotto avvicinarsi e annuì “Sì sì, va bene” sentì un battito sul finestrino e lo abbassò velocemente “Buonasera agente, qualche problema?”
Il poliziotto li guardò “Buonasera. Come mai andavate così vel…”
“AHHHHHHHH”
L’urlo agghiacciante fece saltare tutti tranne Blaine, che mugugnò a bassa voce infastidito.
“Mi scusi agente…”
“ODDIO CHE DOLORE!”
“Che sta succedendo?!” il poliziotto si affacciò dentro la macchina e vide Jeff, che al buio quasi passava per donna, con una mano sulla pancia e una che stringeva la mano di Nick neanche ne andasse della sua vita.
“La fidanzata di mio fratello, Jef…”
“Jennifer” lo salvò in extremis Thad palesemente impaurito.
“Sì, Jennifer. Beh, sta avendo delle con…”
“UN’ALTRA CONTRAZIONE!”
“Ecco, sì e stavamo andando all’ospedale e…”
Il poliziotto li guardò scettici, molto scettici nonostante Jeff stesse recitando come se fosse una vera donna in gravidanza.
“Non siete un po’ troppo giovani tutti quanti? Dove sono i vostri genitori?”
O no, non sembrava cascarci.
Doveva usare l’unica cosa a suo favore, quella che lo aveva salvato non poche volte.
Una storia strappalacrime raccontata con estremo pathos.
“Vede, i suoi genitori l’hanno cacciata di casa non appena hanno saputo della gravidanza e i nostri ci stanno raggiungendo adesso in ospedale, visto che eravamo usciti per cena e stavamo tornando a casa” lo guardò con gli occhi lucidi “La prego, siamo spaventati come non mai e il tempo non è ancora finito, non vorremmo che possa succedere qualcosa al bambino…”
Un minuto. Un lungo minuto di silenzio.
“Volete che vi scorti all’ospedale?”
Ci era cascato in pieno! Era un attore favoloso, lo sapeva.
“Ehm…”
“AHHHH”
“Non si preoccupi agente, non c’è molto traffico e tanto siamo quasi arrivati” grazie a Catherine che aveva deciso di vivere a meno di venti minuti da un ospedale “Ma grazie dell’offerta”
“ODDIO ODDIO ODDIO ODDIO!”
Il poliziotto alzò il cappello a mo’ di saluto “Nessun problema. Buona fortuna ragazzi”
Nick annuì incredulo mentre Jeff si dimenava tra l’urlare e buttare fuori l’aria, così l’agente li lasciò andare.
Sebastian riaccese la macchina e tornò a guidare, mentre Nick e Thad fissavano lui e Jeff ancora senza parole.
“Bel lavoro Barbie” ghignò Seb divertito
“Scherzi? La tua storia strappalacrime lo ha convinto completamente! Non sei così male, Mangusta!”
“E la mia stima per te è salita di uno 0,1% , anche se sembri la brutta copia di Marylin Monroe”
“Almeno io posso sempre togliermi tutto, tu con quella faccia rimani sempre il gemello brutto di Timon” si tolse la parrucca e la buttò dietro il bagaglio, dove Blaine la prese e la usò come cuscino “E mi devi il MIO modellino di Mario. E cioccolato. Tanto cioccolato”

Cinque minuti.
Rimanevano cinque minuti, o così almeno diceva l’orologio supertecnologico di cui Jeff andava tanto fiero, dato che riusciva a resistere all’acqua e aveva una simpatica canzoncina come sveglia, oltre al design a forma di fungo di Super Mario.
Sul serio, dove trovava Nick certi gadget da regalargli ancora se lo chiedevano.
Uscirono dalla macchina, trascinando un Blaine semi addormentato ma ancora capace di stare in piedi e Sebastian non poté fare a meno di fare un’entrata scenica in casa, urlando “CLARINGTON, SEI FINITO!”
Hunter, seduto su una poltrona all’angolo come ogni brevettato super cattivo, lo guardò scettico “Le prove, Smythe”
E mentre Thad si chiedeva se era finito in uno di quei film di spionaggio che tanto adorava, Sebastian portò il cellulare e la lista all’altro ragazzo che, insieme a Wes, giudice ufficiale della sfida, controllò il tutto.
“In effetti, siete riusciti a fare tutto…” notò Hunter senza neanche scomporsi “Ma c’è un’ultima cosa che avete dimenticato” girò il foglio e puntò il dito sull’unica riga presente nella pagina “Ops?”
“Cosa?! State scherzando?” il francese gli strappò il foglio di mano “Come se avessimo tempo di fare… No, Clarington…”
“E’ semplice, Smythe. Solo tu devi farlo e hai ancora del tempo”
“Te lo scordi! Piuttosto indosso quella cravatta per tutto l’anno scolastico” okay, ora stava esagerando “Non succederà mai!”
“Andiamo, Sebastian!” lo intimò Nick con uno sbuffo “Non voglio indossare quella cravatta per colpa tua! Almeno dicci di che si tratta!”
Sebastian accartocciò il foglio e glielo lanciò “Leggi tu stesso”
“Idiota…” borbottò il ragazzo spiegando il foglio e leggendo ad alta voce “Sebastian Smythe dovrà chiedere scusa a Hunter Clarington e Clarence per aver tinto di verde la pelliccia perfetta di quest’ultimo” Nick guardò il francese “Bene, allora chiedi scusa no?”
“Te lo scordi Duval! Piuttosto che chiedere scusa a quel gatto spelacchiato che ha ridotto a strisce le mie scarpe mi taglio la lingua!”
“Blaine ti tormenterà quando lo saprà!”
“Non importa, è uno Hobbit, posso gestirlo”
“Tre minuti!”
Thad sospirò e prese Sebastian per mano “Ci penso io!”
“Uhhhh, i favori sessuali con la Mangusta funziona sempre!”
“Sta’ zitto Jeff!” lo portò in cucina e chiuse la porta per poi guardare il suo fidanzato “Seb, davvero vuoi indossare quella cravatta per un mese?”
Sebastian incrociò le braccia “Non mi interessa. Non chiederò scusa a quella mente diabolica che ha partorito una lista del genere e al suo orribile e verdastro gatto! È una questione di onore, Harwood”
Guardandoli con occhi estranei, chiunque avrebbe pensato che Sebastian era solo un egoista testardo,  che il suo ego e il suo orgoglio erano fin troppo spropositati e che aveva aiutato Blaine con la lista solo per non farsi deridere da Hunter.
Ma Thad invece aveva capito, di sicuro non avrebbe fatto lo stesso, ma aveva capito: Sebastian Smythe era un ragazzo orgoglioso, forse un po’ troppo, ma quando si trattava dei suoi amici avrebbe fatto di tutto, seppur lamentandosi non poco.  Forse ci sarebbe voluto più di qualche minuto per convincerlo, ma se avesse avuto un po’ di tempo in più Sebastian avrebbe capito da solo quale fosse la cosa giusta da fare. Perché sì, era una di quelle persone impulsive, convinte di aver sempre ragione, ma che avrebbe capito alla fine di aver fatto la cosa giusta o pure no.
E questo era uno dei tanti lati che amava di lui.
“Sebastian?”
“Cosa?”
“Ti amo”
Sebastian lo guardò, l’espressione scettica tradita solo dagli occhi trepidanti “Lo dici per convincermi a chiedere scusa?”
Thad scosse la testa e si avvicinò a lui “Non mi frega niente della sfida, anche a costo di indossare quella stupida cravatta. Lo so che non è il momento perfetto e idilliaco, ma questa sera ho capito quanto amo ogni lato di te, da quello orgoglioso e narcisista fino al lato più tenero. Non importa cosa sceglierai di fare alla fine, ma sappi che io ti appoggio e soprattutto” gli cinse la vita con le braccia e lo baciò velocemente “Ti amerò in ogni caso, che tu chieda scusa a Hunter o che indossi una cravatta con le paperelle”
Sebastian sbuffò divertito e appoggiò la fronte a quella del ragazzo “Mi ameresti anche se Clarington mi dipingesse la testa di verde?”
“Certo, anche se ti comprerei un cappello”
“Anche se iniziassi ad andare in giro con cravatte stravaganti e giacche coordinate?”
“Non lo faresti mai e poi mai, ma certo”
“Mi ami anche quando sono così stressato da trattarti male e quando litighiamo?”
“Prima di tutto, la scorsa settimana ti ho quasi tirato il libro di scienze perché avevi provato a chiedermi come stavo, quindi siamo sulla stessa barca” lo guardò con un sorriso “Comunque, ti amerei sempre, anche in quei…”
“Ti amo anch’io” lo zittì con un bacio pieno di passione, nonostante i loro sorrisi rendessero tutto un po’ più difficile, ma a loro non importava di certo.
E forse la cucina di casa Anderson non era il posto più romantico del mondo e neanche quella serata era stata così sentimentale o sdolcinata, ma a loro stava bene così.
C’era solo un’ultima cosa da fare.

New York

“E così Sebastian chiese scusa ad Hunter davanti a tutti, promettendo addirittura di pagare le toilette di Mr Puss per i tre mesi successivi” finì di raccontare Thad divertito “Hunter era furioso, ma accettò la sconfitta e indossò la cravatta per un mese…”
“… E ogni giorno di quel mese Sebastian gli scattava una foto e ancora oggi le usa come ricatto” terminò Nick con una risata “Comunque, la mattina dopo eravamo così stravolti e addormentati che non ci accorgemmo neanche che Catherine era tornata ed era rimasta sconvolta di trovare Blaine con una giacca di piume e Jeff che stringeva la parrucca come un pupazzo. E quando Blaine riuscì a ricordare  e vedere tutto quello che era successo…”
“Gli feci promettere che non avremmo mai raccontato questa storia a nessuno” aggiunse il moro imbarazzato “E adesso hai capito il perché”
Kurt era rosso in viso dato che non era riuscito a non trattenersi dal ridere per tutta la storia e abbracciò Blaine lasciandogli un bacio sulla guancia “Tesoro, stai tranquillo: non lo dirò a nessuno…”
“Grazie amore”
“Tranne a Christie quando avrà 17 anni”
“Ehi!”
Jeff scoppiò a ridere “Forse non farà gli stessi errori di suo padre”
“E per fortuna non potrà andare alla Dalton” aggiunse Nick appoggiando la testa sulla spalla del biondo “ Ho sentito che David permette ancora di indossare la cravatta della vergogna, come la chiamano adesso. Sono passati dalle paperelle ad un disegno con una spiaggia e una palma che si illumina con la scritta Beach Party”
“Credo che niente potrebbe battere quelle paperelle luminose” Sebastian rabbrividì “Erano una vista orribile”
“Oh non so” Jeff ghignò “la vista dei tuoi capelli rosa neon potrebbe benissimo fargli concorrenza”
“Capelli rosa neon?” Kurt li guardò incuriositi “È un’altra storia?”
“Sterling, non provare a…”
“Tutto iniziò quando….”
Sebastian sprofondò sul divano facendo finta di non dover ascoltare quel racconto così umiliante, quando Thad si accoccolò a lui e lo baciò dolcemente.
Sì, quelle erano le loro storie imbarazzanti del liceo, storie che li avrebbero perseguitati per tutta la vita ma che alla fine non avrebbero cambiato assolutamente niente  dal momento che, nonostante tutto, li avevano portati a quel presente così perfetto.



Note dell'autrice:
I'm back! Scusate ma qua qualcuno me l'ha tirata e il mio portatile è morto, ma grazie a un sacente fratello (che capisce solo di informatica) sono riuscita a recuperare tutto u.u 
Comunque, questo capitolo... No, non l'ho scritto sotto effetto di qualcosa ma la demenzialità è tutto frutto della mia testolina bacata! Spero comunque di averti fatto ridere un po', come ho sempre voluto fare con questa storia :):):)
Sono di poche parole stasera causa influenza quindi:
Grazie a chiunque stia leggendo e abbia inserito la storia tra preferiti/ricordarti/seguiti.
Grazie a Mickey e Ele per essere le mie beta e muse personali <3
Un grazie speciale a Marta che si è trovata a fare la betatura al volo e che grazie a lei ho potuto pubblicare questa sera! 
Qui la mia pagina facebook per chiedermi qualunque cosa e per gli aggiornamenti: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando ;3
Baci e Sorrisi (Gli auguri di Natale ve li farò in una one shot a sorpresa natalizia!)
Frankie

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventidue ***


Capitolo Ventidue

 
Seduto sul suo lato del letto, Thad osservava con astio le svariate riviste aperte davanti a lui, tutte che parlavano del vestito perfetto, del rinfresco perfetto, dei tovaglioli a forma di cigno perfetti e perfino di quanti fiori andavano su ogni centrotavola.
Doveva cercare su internet “10 modi per non impazzire prima delle nozze” non “10 modi per abbinare gli abiti degli sposi a quelli delle damigelle e pagetti”.
Lui voleva una cerimonia semplice, con un bel rinfresco insieme a poche persone e soprattutto voleva divertirsi a preparare il matrimonio senza diventare troppo stressato (per quello sarebbe bastato Sebastian una settimana prima del grande giorno).
Invece la sua “amata” suocera aveva idee molto, molto più grandi: innanzitutto avrebbe invitato quasi tutta la famiglia Smythe e una cinquantina dei loro amici più “stretti”, poi sarebbe stata servita una cena di 12 portate da durare fino all’alba e scelte di colori su colori che neanche lo stesso Kurt credeva possibile abbinare.
Doveva decisamente prendere in mano le redini della situazione e imporsi, proprio come continuava a ripetergli Sebastian; facile per lui dirlo visto che con la promozione del nuovo libro non partecipava al 100%  ai preparativi.
Prese una delle riviste e era quasi tentato di strappare la pagina su come curare la pelle prima delle nozze se non fosse arrivato Sebastian che si buttò con molta nonchalance nel letto, sbadigliando sonoramente.
Thad lo guardò mentre il suo fidanzato si accomodava sotto le coperte, prendeva il tablet sul comodino e iniziava tranquillamente a navigare in rete.
Senza dire nulla.
Niente curiosità sul matrimonio o su come era andata la giornata (e no, chiederlo a cena per un minuto per poi non finire la cena perché “Sebastian, se non la finisci di fare piedino” “Cosa, Thaddy?” e le sue conseguenze li aveva portati a dimenticare perfino il take away del loro ristorante preferito).
Doveva intervenire in modo maturo, chiedere gentilmente a Sebastian di ascoltarlo ed esporre con molta calma il suo fastidio per poi trovare una qualche soluzione.
E forse togliergli dalle mani il tablet con suo grande disappunto e dargli una serie di cuscinate urlandogli contro “Perché diavolo mi hai chiesto di sposarmi?!” ad ogni botta non era proprio il modo calmo e responsabile che aveva progettato.
Sebastian riuscì a bloccarlo e toglierli finalmente il cuscino dalle mani per poi guardarlo sconcertato, “Thad Edward Harwood, si può sapere cosa diamine ti è preso?!?”
Thad dal canto suo fece l’unica cosa sensata che potesse fare, l’unica che forse lo avrebbe salvato dalla collera del suo fidanzato: si nascose sotto le coperte, chiudendosi quasi in una specie di bozzolo di coperte, borbottando un “Mi spiace” e un “Buona notte”.
Come se Sebastian potesse davvero lasciar perdere l’attacco isterico che aveva avuto.
Nonostante l’ammasso di coperte, sentì perfettamente le braccia di Sebastian tentare di abbracciarlo e forse, molto nel profondo, si sentiva leggermente in colpa.
“Thaddy, vuoi uscire di lì o aspetti prima di diventare una bellissima farfalla?” Lo punzecchiò su un fianco “Sai che resterò qui finché non esci dal bozzolo vero?”
“Mmh…”
“E che  dovremmo parlare di quella specie di attacco isterico inaspettato, considerato come è andata la nostra cena.”
“Mmh.”
Sebastian sospirò e si appoggiò su di lui “Vada per le cuscinate, ma posso almeno sapere da dove ti è uscito fuori “Perché diavolo mi hai chiesto di sposarmi”?” Un paio di secondi di silenzio “Che c’è, già ti stai pentendo di sposare il figlio di Lucifero e della Strega Cattiva?”
 Nonostante dovesse sembrare una battuta, Thad si chiese se Sebastian credesse davvero che non lo volesse più sposare e sentì il senso di colpa farsi sempre più grande.
Ma perché non poteva permettersi due minuti di broncio senza sentirsi in colpa?
Ah già, era fidanzato con l’uomo che era immune al senso di colpa, quindi doveva compensare in qualche modo.
Tirò fuori la testa dal bozzolo di coperte “Certo che no, Seb” mormorò piano “Non stavo dicendo sul serio.”
Sebastian lo baciò sulla fronte “Non provare a fare gli occhi da Bambi per distrarmi” scherzò “Mi dici che succede? Mi stai facendo preoccupare sul serio.”
Thad prese un bel respiro “Sono i preparativi per il matrimonio…” iniziò a spiegare “Seb, sai che voglio bene a tua madre, ma non credo capisca che il concetto è “Il matrimonio di Sebastian e Thad” non “Il matrimonio del figlio e del  futuro genero di Sophie Smythe”. Mi sento come se non avessi scelta o se mi portasse a scegliere sempre quello che vuole lei” Si mise a sedere e indicò la sfilza di riviste davanti a lui “E queste riviste parlano di come tutto deve essere perfettamente perfetto, dai vestiti alla cena e perfino alla pelle perfetta. Ho dovuto chiedere a Kurt quali prodotti fossero adatti al mio tipo di pelle!”
“Okay, okay, okay, calma!” Sebastian gli prese le mani “Calmati Bambi o vai in iperventilazione” Si beccò un’occhiataccia dal ragazzo “Senti, neanche io sono troppo entusiasta che mia madre ci faccia da weeding planner, ma io sono il suo unico figlio e lei vuole solo aiutare. Aspetta, fammi finire di parlare prima” Lo interruppe subito vedendolo contrariato “Ma questo non le permette di decidere su come vogliamo che sia il giorno del nostro matrimonio. So che ha un carattere forte e che i suoi sguardi sono…pungenti, per non dire quasi mortali visto che una volta mi è sembrato di vederla uccidere uno scarafaggio solo guardandolo” Thad scoppiò a ridere e Sebastian ne approfittò per abbracciarlo “Ma io e te stiamo insieme da dieci anni, quindi direi che un po’ ti sai far valere no? Comunque, tra due settimane sarò libero da ogni impegno per il libro e saremo fianco fianco contro la “Bridezilla” della nostra vita, va bene?”
Thad lo guardò divertito e, fortunatamente, più rilassato “Io e te contro il mondo?”
“Io e te contro il mondo, baby” Lo baciò dolcemente e mise una mano proprio sul fianco “Ora, per quella questione della cuscinata, sai che dovrò vendicarmi vero?”
“No Seb, sai come reagisco al solletico!”
Sebastian fece un ghigno diabolico “Oh, sì che lo so Bambi” Sorrise ancora di più “Ed è proprio per questo che è così divertente”

Blaine sbadigliò sonoramente e prese una tazza di caffè, sorseggiandolo poi come se fosse la migliore bevanda del mondo.
Dalla camera della figlia sentì il vociferare di Christie e di Kurt che,probabilmente, stavano ancora decidendo cosa la bambina dovesse mettersi per scuola.
Mise a tostare del pane e iniziò a mescolare un paio di uova con un po’ di erbe e spezie; era la sua mattina libera e, visto che Kurt si era offerto di accompagnare Christie a scuola, si voleva godere una colazione decente invece della solita scodella di cereali trangugiata con l’imbuto.
All’improvviso sentì  un paio di passi pesanti e sicuramente arrabbiati avvicinarsi in cucina per poi vedere la testolina di Christie vicino al bancone prima che la bambina salisse su una delle sedie e si mettesse a sedere con un’aria imbronciata.
Blaine la guardò perplesso “Ehi piccola, che succede?”
Christie dal canto suo sbuffò di nuovo, incrociò le braccia e ci affondò la testa.
Di ottimo umore quindi.
Con una faccia piuttosto esasperata, Kurt entrò in cucina con lo zaino di Christie e la tracolla per il lavoro su una spalla, prese i pranzi perfettamente imbustati e li infilò dentro le borse.
“Amore?” Blaine si avvicinò a lui  “Tutto bene?”
“Mmh? Oh sì.”
“E perché Christie sembra sull’orlo di una crisi di nervi?”
Il giornalista sospirò e rubò un po’ di caffè dalla tazza del fidanzato “Un po’ di crisi di moda. Prima voleva mettere la gonna a tutù rosa con i brillantini, poi insisteva a voler indossare quelle scarpe da principessa di plastica e quando finalmente l’ho costretta a vestirsi insisteva a voler mettersi il cappello da pirata che Jeff le ha regalato” Prese un altro sorso di caffè “Adesso mi guarda come se fossi Scar dopo aver ucciso Mufasa”
Blaine ridacchiò e lo baciò su una guancia “Amore, questo si chiama fare i capricci e al tuo posto avrei fatto lo stesso e ottenuto lo stesso identico sguardo. Non possiamo dargliela vinta ogni volta.”
“Lo so, ma non mi piace lo stesso vederla arrabbiata con me.” sussurrò Kurt un po’ sconsolato.
“Ehi, qualcuno una volta mi ha detto che non smetterà di volermi bene se ogni tanto si arrabbia, sai?” Lo abbracciò leggermente “Vedrai che una volta uscita da scuola si sarà dimenticata di tutto e quando tornerete a casa ti chiederà di giocare a prendere il thé.”
Kurt abbozzò un sorriso e annuì “Hai ragione e quel qualcuno deve essere una persona molto saggia.”
“Molto saggia e anche molto affascinante.”
“Un vero incantatore allora” Guardò l’orologio e lo baciò velocemente “E’ meglio andare, altrimenti faremo tardi tutti e due…”
Blaine annuì e andò da Christie, già vicina alla porta “Un bacio per Daddy?”La piccola lo baciò su una guancia “Comportati bene, okay?”
“Sì, Daddy.” Con l’aiuto del moro si infilò la giacca, guanti, sciarpa e zaino e Kurt arrivò subito dopo già pronto, baciò il ragazzo e prese la mano di Christie per poi correre verso le scale.
Blaine scosse la testa divertito e canticchiando tornò in cucina per finire la sua colazione perfetta.

“Sono così felice che tu sia passata per pranzo, soprattutto vista l’abbondanza di cibo che hai portato!”
Mercedes scoppiò a ridere e iniziò a tirare fuori dei contenitori dalla busta “Oh Kurtie, sai che mi fa piacere venire a trovare il mio migliore amico, ma sappi che almeno tre quarti di questo magnifico cibo è per me e per il cioccolatino al latte dentro alla mia pancia”
“Cioccolatino a latte?”
“Idea di Sam: lui è cioccolato bianco, io cioccolato fondente e il bambino quindi è cioccolatino al latte” Passò un paio di scatole all’amico “Qui ci sono gli spaghetti di riso con verdure e pollo alle mandorle…”
Kurt li accettò volentieri e prese una generosa forchettata di spaghetti “Adoro il cinese!”
“Lo so, mio caro, ma so anche che lo ordini quando c’è qualcosa che non va” aggiunse Mercedes prendendo un po’ di riso “Quindi, inizi a parlare o devo partire con l’interrogatorio?”
“Uhm, non è proprio un problema” Rispose il ragazzo giocherellando con le bacchette “Stavo solo pensando ad un paio di cose…”
“E a cosa precisamente?”
“Stavo pensando a Christie e a come dovrei comportarmi con lei…” Prese un altro boccone “Ho paura di fare la parte della matrigna cattiva di Cenerentola, o meglio del patrigno o qualcosa del genere.”
La ragazza lo guardò perplessa “Kurt, da quello che ho visto e che mi racconti, non fai di certo la parte del patrigno cattivo. Chi diavolo ti mette certe idee in testa?”
“I genitori dell’asilo…”
“I genitori dell’asilo?”
“Quando accompagno Christie a scuola, ogni tanto le signore mi fermano per parlare con loro e da quando hanno scoperto che sono il fidanzato di Blaine, mi mettono sempre dei tarli in testa.”
“Del tipo?”
“Beh…”

Il patrigno cattivo di Cenerentola
Milly, madre di due adorabili e pestiferi gemelli, era stata sempre gentile con lui, nonostante gli svariati caffè che prendeva la rendessero un tantino… esuberante?
“E’ fantastico che Blaine abbia trovato un bravo ragazzo come te!” Si complimentava carinamente “Ma, se fossi al posto tuo..” Ecco già non gli piaceva dove si sarebbe andati  a parare “Avrei questa tremenda paura di fare la parte del cattivo sai? Tipo la zia di Cenerentola…”
“Era la matrigna.”
“Quel che era! Cioè alla fine non è così difficile farsi odiare da quegli angioletti sai? Basta che non gli dai una caramella e BAM! Ti reputano peggio della cugina…”
“Matrigna.”
“Di Cenerentola. Oh, ma sono sicura che tu sai farti voler bene vero?”
“Beh…”
“Ma ricorda: cerca di non farla arrabbiare o… beh se fossi un papà single a chi darai retta, alla mia bambina o al mio fidanzato  di pochi mesi?”


Mercedes storse il naso “Sul serio? Il cliché della matrigna cattiva di Cenerentola è superato da anni! Guarda Carole!”
“Tesoro, Carole è la tipica mamma americana che gli amici del figlio adorano perché gli prepara sempre qualcosa di buono.”
“Kurt, è normale che i bambini si arrabbiano e non puoi dargliela sempre vinta.”
“Cedes, lo so” Kurt si appoggiò sempre più allo schienale della sedia “Ma non è ancora finita…”

Il terzo incomodo
Shaun aveva tre figlie, una di dieci, una di otto e una di cinque anni, in più nella sua palazzina viveva sia sua sorella che sua madre insieme a sua zia, povere vedove che si facevano compagnia a vicenda. In pratica era circondata da donne, ma ancora doveva trovare quella giusta dopo che sua moglie era scappata insieme al loro terapista di coppia.
Quindi sì, voleva trovare la donna giusta per lui e le sue bambine, ma c’era un piccolo problema.
“Fanno di tutto per farle scappare…”
Kurt lo guardò accigliato “Come?”
“La cosa è semplice all’inizio: conosco una ragazza simpatica, ci esco un po’ e poi decido di portarla a casa, giusto per presentarla come amica. E lì inizia lo spettacolo” Shaun rise nervosamente “Prima rovinano la cena, facendo cadere il cibo a terra o rovinandolo con troppo sale o troppa salsa piccante. Quando propongo di fare un gioco insieme, non so come ma finisce sempre con il vestito costoso della ragazza macchiato di vernice, anche se ho chiuso tutti i barattoli nell’armadio. E le poche superstiti che rimangono dopo? La mia figlia maggiore ha una fantasia così esagerata da inventarsi le storie più assurde che le fanno scappare via.”
“Wow, ehm…”
“Sì, lo so… cerco di parlarne con loro, ma la risposta è che odiano avere qualcuno fra il loro papà e loro stesse,vogliono che le mie attenzioni siano solo su di loro. Cosa posso farci?”


“Magari far capire alle piccole Dennis la Minaccia che il loro padre ha bisogno di una cosa chiamata vita privata? O forse farle andare a vivere con la nonna fingendosi single e senza figli per un po’…”
Kurt scoppiò a ridere “Cedes!”
“Che c’è? Ho solo detto la verità!”
“E non è finita qui!”

Il ricatto del patrigno
Candace era una di quelle madri semplicemente perfette, con il trucco perfetto, l’outifit perfetto e i figli perfetti che sapevano parlare tre lingue all’età di cinque anni, che seguivano corsi di arte, di musica e di ginnastica e avevano perfino il tempo di andare a giocare al parco e organizzare mini party di alta classe.
“Oh Kurt, tesoro, sei così ingenuo” gli disse un giorno pizzicandogli le guancie “Mi ricordi tanto il mio patrigno…”
Kurt aveva paura di chiedere il perché, ma la sua curiosità era troppa “In che senso?”
“Nel senso che bastava un battito di ciglia o semplicemente un “lo dico alla mamma” per convincerlo a regalarmi tutto quello che volevo e fare ciò che volevo.” Fece una risatina “Sai, penso di aver dimezzato il suo patrimonio solo nel primo anno in cui viveva con me e mia madre…”
“E lui ci cascava sempre?” Chiese il ragazzo sorpreso “Ma perché?”
“Perché aveva paura che dicessi qualcosa a mia madre e lei lo avrebbe lasciato su due piedi” Si strinse nelle spalle e si aggiustò una ciocca di capelli “Anche se a mia madre poco interessava della mia opinione, ma questo il mio patrigno non lo sapeva. Dei suoi quattro mariti,lui era il più simpatico.”


“Sul serio Kurt, vuoi davvero dar retta a una donna la cui madre ha avuto quattro mariti e ha una tata che le guarda i bambini mentre lei va a tradire il marito con il massaggiatore?” Mercedes gli tirò un tovagliolo di carta accartocciato “Sei per caso impazzito?”
“Mercedes, come faccio a non preoccuparmi?!?” Ribatté Kurt nervosamente “Amo Blaine più di quanto abbia mai amato nessuno e amo Christie come fosse davvero mia figlia. Voglio che questa cosa meravigliosa duri per sempre, è così sbagliato preoccuparsi per questo?”
Mercedes lo guardò, gli occhi duri subito inteneriti dall’adorabile visione di un Kurt Hummel nervoso, una visione che aveva visto poche volte in vita sua.
“Oh Kurtie” gli prese una mano “Va bene preoccuparsi, ma non voglio che tu ti faccia così tante paranoie causate da gente che conosci appena. Sei un bravo papà per Christie, anche quando lei fai capricci e ti fai il broncio, perché sai che appena le passerà verrà da te ad abbracciarti ed a chiederti un biscotto” Kurt fece una piccola risata “E Blaine ti ama come tu ami lui, chiaro? Altrimenti non ti avrebbe neanche fatto avvicinare alla sua piccolina, eppure eccoti qui, a scervellarti su cosa fare e non fare come padre. E poi hai avuto un esempio fantastico come Burt, no? Forse qualcosa o due le hai imparate?”
Scoppiò a ridere all’occhiolino fin troppo marcato dell’amica, ma subito fu sollevato dal discorso sensato di Mercedes: alla fine davvero contava ciò che pensava qualche sconosciuto? In più se davvero avesse avuto qualche serio dubbio, sarebbe bastato chiamare suo padre che con la sua infinita saggezza e soprattutto modestia nel definirsi miglior padre del mondo, grazie a una vecchia tazza regalata, lo avrebbe consigliato meglio di tutti quei genitori semi stressati e caffeinomai che aveva conosciuto.
“Sai Cedes” iniziò a dire il ragazzo “Sarai un’ottima mamma.”
“Oh Kurtie, lo so” Mercedes posò una mano sul pancione “Soprattutto questo bimbo dovrebbe ringraziarmi per averlo portato qui dentro per nove mesi, in special modo per usare la mia povera vescica come poltrona” Si alzò dalla sedia e indicò la porta “Se mi permette, signor Hummel, usufrurei volentieri dei bagni del vostro ufficio.”
Kurt scoppiò a ridere “Ma certo, sai dove sono. Intanto mi ruberò di nascosto qualche raviolo al vapore”
“Provaci Hummel e ti ritrovi con due bacchette al posto delle dita!”

Blaine canticchiò fino ad arrivare davanti alla scuola di Christie, dove già la maggior parte dei genitori era arrivata e soprattutto si era ammassata in piccoli gruppi pronti a sparlare di chissà chi o cosa. Non che i genitori degli amici di Christie fossero male, anzi due o tre mamme erano anche molto simpatiche e disponibili, ma non capiva perché dovevano crearsi quelle cerchie di adulti pronti a spettegolare di maestre o di altri genitori.
Sebastian aveva una teoria su questo: diceva che come certi single erano fin troppo interessati alla vita sessuale dei loro amici fidanzati solo perché la loro era praticamente inesistente, certi genitori traevano gioia dai problemi e dalle cattiverie altrui, come una specie di sollievo psicologico che lui avrebbe semplicemente risolto con un bicchiere di vino e una notte di follie col proprio patner.
O con un omicidio di massa e una fuga in Messico.
Forse non doveva dare così ascolto a uno scrittore  di thriller.
La campanella suonò e i bambini uscirono fuori poco dopo, tutti saltellanti e felici di rivedere i propri genitori.
Christie fu una delle prime ad uscire e, dopo aver salutato i suoi amici, si era subito buttata tra le braccia di Blaine, salutandolo con un abbraccio “Ciao Daddy!”
“Ehi piccola” Le baciò una guancia, la fece scendere dalle sue braccia e le prese lo zainetto “Come è andata oggi a scuola?”
“Bene, abbiamo imparato a fare i fiori di carta!” disse la bambina felicemente mentre prendeva la mano del padre “Ne ho fatto uno rosa per me, uno rosso per te e uno blu per Kurtie…”
Blaine sorrise e una piccola idea gli venne in mente “Tesoro, che ne dici di fare una piccola tappa prima di andare a casa?”

Kurt si stiracchiò facendo un sospiro di sollievo: finalmente aveva finito di lavorare e poteva tornare a casa di Blaine, buttarsi sotto la doccia e mangiare uno dei manicaretti del suo fidanzato.
In effetti stava morendo di fame anche dopo l’abbondante pranzo con Mercedes, ma forse andare avanti e indietro tra gli uffici e controllare ogni minimo dettaglio di ogni minima cosa era un ottimo modo per smaltire le calorie.
Si alzò dalla sedia e iniziò a sistemare le ultime cose quando il telefono sulla scrivania squillò.
“Pronto, qui Kurt Hummel.” rispose nascondendo il fastidio nella propria voce
“Signor Hummel, qui ci sono due visitori che chiedono di vederla…”
Kurt si portò una mano sugli occhi “Natalie, l’incontro con i grafici non era l’ultimo appuntamento della giornata?”
“Sì signore, ma queste persone le chiedono solo cinque minuti del suo tempo” lo rassicurò Natalie con uno strano tono di voce, quasi fosse… allegra? “Allora, posso farli entrare?”
“Va bene, ma se tra cinque minuti non sono usciti di qui, giurami che ti inventerai qualche appuntamento dell’ultimo minuto.”
“D’accordo capo!”
Riattaccò il telefono e si sistemò la cravatta, pregando che quell’incontro imprevisto durasse davvero solo cinque minuti.
La porta si aprì e quasi non notò una piccola figura entrare e correre verso di lui.
“Papà!” Christie lo salutò tentando di abbracciarlo, anche se non arrivava neanche alla sua cintura “Sorpresa!”
Kurt sbatté più volte gli occhi prima di capire finalmente la situazione (dava la colpa alla stanchezza) “Christie” la prese in braccio “Ciao piccola mia. Che ci fai qui?”
“E’ stata una mia idea, veramente” La voce di Blaine, rimasto ancora sulla porta, era divertita “Ho pensato di venirti a prendere, così torniamo tutti insieme a casa”
“Ho un genio come fidanzato” scherzò il giornalista con un sorriso pieno di amore “E questa è la migliore sorpresa della giornata…”
Christie ridacchiò e lo abbracciò “Daddy ha detto che possiamo andare a mangiare fuori stasera!”
“Davvero?”
“Mmh” Blaine annuì e si avvicinò a loro e gli baciò una guancia “Ci meritiamo una serata tranquilla no? E non preoccuparti: Sally ha già fatto la sua passeggiata e lei e Brownie hanno entrambi una ciotola di acqua fresca. Quindi, signor Hummel e signorina Anderson” Offrì un braccio “Volete farmi l’onore di andare a cena fuori con me questa sera?”
Kurt e Christie si guardarono e annuirono vigorosamente “Chi mai potrebbe rifiutare un’offerta del genere?”

Il ristorante dove Blaine li aveva portati era uno dei suoi preferiti fin dai tempi del college e preparava i miglior piatti di carne del mondo (se Luigi lo avesse sentito, lo avrebbe licenziato in tronco).
Dopo aver ordinato una bistecca per sé e per Kurt e un piatto di pollo e patatine per Christie (impegnata ora a colorare un disegno con i pastelli che la cameriera le aveva dato), poté finalmente volgere l’attenzione al suo Kurt, che tentava di nascondere la stanchezza della giornata.
“Ehi, sei sicuro di non addormentarti sul tavolo?” Scherzò Blaine prendendogli una mano “Se vuoi possiamo portare via tutto e mangiare a casa.”
L’altro scosse la testa “Non preoccuparti B, è solo un po’ di stanchezza . E anche fame, anche se oggi a pranzo Mercedes mi ha portato del take away.”
“Fammi indovinare: la maggior parte erano per lei e il bambino vero? Sam mi ha detto che ormai hanno uno scaffale della cucina chiamato “Per Mercedes e il bambino”… ”
“Credimi, quando l’ho visto non sapevo se ridere o farmi qualche domanda” ammise il giornalista sorseggiando un po’ d’acqua “Quando hai visto Sam a proposito?”
“Mi sono scordato di dirtelo probabilmente, ma due giorni fa è venuto alla Bella Notte chiedendo una porzione di lasagne ai funghi e un tiramisù perché Mercedes, e cito testualmente, “gli avrebbe amputato un braccio per un po’ di lasagne e del tiramisù, specificatamente della Bella Notte””Blaine rise “Credo di averlo visto più volte in queste settimane al ristorante che in tutte le cene del venerdì che abbiamo fatto da quando ci conosciamo, anche se non mi dispiace a dir la verità: Sam è un ragazzo davvero simpatico, anche se non capisco la maggior parte delle sue imitazioni.”
“Oh, quello è un problema comune.” Kurt sorrise e guardò Christie con un sorriso “Come sta venendo il disegno tesoro?”
La bambina lo mostrò con orgoglio “Non sono mai uscita fuori dalle righe!”
“Brava la nostra piccola artista.” Le accarezzò i capelli e fece per tornare alla sua conversazione con Blaine quando la piccola richiamò la loro attenzione
“Posso chiedere una cosa?” Entrambi gli adulti annuirono “Tra poco è il mio compleanno!”
“Oh, lo sappiamo tesoro” rispose Blaine prendendo un pezzo di pane dal cestino, stava morendo di fame “Cosa vuoi come regalo?”
“Una festa!”
“Una festa?”
“Sì, voglio fare una festa di compleanno!”
Blaine sospirò ansioso “Christie, e se facessimo come l’anno scorso? Potrei portare te, Sammy e Andrew a Coney Island o possiamo andare allo zoo!”
Christie scosse la testa “Voglio una festa di compleanno! Lucy ne ha fatta una bellissima  e anche io la voglio fare!” Stava alzando la voce, segno evidente che non avrebbe mai mollato tanto facilmente “Kurtie, dai possiamo fare la festa?”
Kurt guardò Blaine chiedendogli implorante con un sguardo cosa dovesse fare e il suo fidanzato sembrava già esasperato alla sola idea, ma non aveva intenzione di fare qualche scenata in un ristorante “Christie ne parliamo a casa va bene? Non è né un sì né un no, dobbiamo solo pensarci.”
“Ma…”
“Christine, ne parliamo a casa altrimenti è un no e basta.”
La bambina sbuffò e incrociò le braccia “Va bene…”

Blaine portò Christie, già addormentata, nella sua cameretta e tornò in cucina, dove Kurt lo aspettava con una tazza di thé pronta per  lui.
“Non si è neanche accorta che le ho infilato il pigiama” mormorò Blaine con un sorriso stanco “Non credevo si sarebbe addormentata così facilmente in taxi.”
Kurt prese un sorso di thé “Credevo che ci avrebbe fatto rimanere in piedi fino a mezzanotte per farci dire di sì per la festa di compleanno.”
“Ti prego, non farmela ricordare” Si sedette su uno dei sgabelli vicino a lui “Spero che le passi di mente presto.”
“Perché non vuoi farle fare la festa?” Chiese Kurt curioso “E’ una richiesta legittima da parte di una bambina.”
“Perché non ho mai avuto tempo di organizzarle qualcosa di carino” Blaine si passò una mano tra i capelli “C’è da preparare il buffet, i giochi, la torta, le decorazioni e le buste regalo per i bambini. E’ sempre stato più facile prendere i suoi amichetti e portarli da qualche parte o portare semplicemente qualche dolce in classe. E poi sono stato a una di quelle feste: bambini che urlano ovunque, cibo che vola da ogni parte e non farmi parlare dell’iperattività da dolci.”
Kurt scoppiò a ridere “Sembri terrorizzato amore…”
“Oh è così, ma ammetto che mi piacerebbe organizzarle una bella festa prima o poi.”
“Allora perché non farla quest’anno?” Il giornalista si avvicinò a lui “Ti darò una mano anche io così ci possiamo dividere il lavoro.”
Blaine lo guardò poco convinto “Dici sul serio?”
“Mai stato più serio di così.”
“Il buffet?”
“Possiamo chiedere ai nostri amici di aiutarci o nel peggior dei casi ordinare panini e dolcetti.”
“La torta?”
“Pensi che Thad non sarà felice di fare la torta per la sua nipotina?”
“Le buste regalo?”
“Pff, alle mie prime sfilate ero IO a fare le buste regalo…”
“I giochi?”
“Internet e Jeff e Nick saranno più che sufficienti.”
“Le decorazioni?”
“Davvero Blaine?  Le decorazioni ti stanno davvero preoccupando?”
 Blaine scoppiò a ridere e lo abbracciò per quanto fosse possibile farlo da seduti “Sei davvero sicuro di volermi aiutare a fare una festa per una ventina di bambini scatenati?”
“Amore, un giorno ricordarmi di portarti ad una delle feste di Vogue: quelle sono davvero il caos” Appoggiò la fronte a quella del moro “Lo voglio fare davvero. Sarà una specie di regalo per Christie, no?”
Come era riuscito Blaine a trovare l’unico angelo caduto sulla terra, ancora se lo domandava.
“Allora facciamolo” annunciò felicemente “Christie ricorderà questo compleanno per tutta la vita.”
Kurt sigillò l’accordo con un dolce bacio “Il miglior compleanno di sempre?”
“Il miglior compleanno di sempre”
 
Note dell'autrice
Ehm, salve a tutti. Sì, sono ancora viva e sì, ancora sto scrivendo. Purtroppo per svariati problemi personali non ho avuto il tempo di scrivere, ma non è stato solo quello: ammetto che fino ad un certo punto avevo proprio un blocco dello scrittore,non solo per la Bella Notte ma anche per le altre fan fiction. Di solito era Glee che mi motiva a scrivere della Klaine perchè vedendoli mi veniva una voglia morbosa di scrivere, immaginandoli nelle situazioni più svariate. Ma ovviamente Glee non era d'accordo con me perché fino alla 5x14 sinceramente è stata una fatica seguire le puntate, guardandole forse più per Kurt e Blaine purtroppo separati piuttosto che per la trama. Poi è arrivata New York e tutto sembrava più felice: più felice non nel senso letterale della cosa, visto i problemi che gli scrittori inventano basandosi su non so cosa, ma almeno erano lì insieme, affrontando la sfida di due giovani fidanzati in una grande città sulla strada del loro futuro. E forse c'è chi sta perdendo la voglia di scrivere, chi dice "perchè dovrei continuare?" e io vorrei rispondere questo: ognuno di noi scrive per raccontare una storia, in questo casa la storia di due ragazzi che hanno cambiato il mondo e la mentalità di molti (ammetto perfino la mia) e forse gli scrittori sono persone con poca fantasia, forse sono sessualmente frustrati, ma noi avremmo sempre due personaggi che amiamo, su cui amiamo creare storie nuove, a volte completamente diverse dal canon, ma che hanno sempre gli occhioni dolci di Blaine, la sua dolcezza e il suo amore per il suo fidanzato, e il coraggio di Kurt, la sua determinazione e, anche se c'è chi dubita, il suo amore per Blaine. Quindi adesso si riprendere a scrivere per quanto università e esami permettano, ma Frankie è tornata! 
Un grazie alla mia bellissima Ele, che sa sempre come consigliarmi e sopporta le mie crisi isteriche.
Un bacio alla mia dolce Clari, che mi manca sentire tutti i giorni, e a Sabri, che mi sopporta su what's app.
Un grazie enorme a chiunque stia leggendo adesso nonostante i mesi di assenza, che ha ancora la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati:senza di voi questa storia non esisterebbe.
Qui trovate la mia pagina come al solito: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928?ref=hl
E ancora vi chiedo scusa per l'attesa, spero di poter rimediare presto.
Baci e Sorrisi
Frankie

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventitré (parte prima) ***


Capitolo Ventitré (parte uno) 

 
“Santana, per l’ultima volta queste caramelle sono per la festa di Christie, non per te”
“Porcellana, ho preso solo un lecca lecca!” Santana roteò gli occhi sbuffando “Cavolo, pensavo che dopo qualche notte di fuoco con il Nano…”
“Ti prego, non finire quella frase” Kurt ritornò a spingere il carrello e controllò di nuovo la lista “Comunque, perché mi hai voluto accompagnare? A parte ovviamente scroccare cibo come al solito”
Santana si tolse il lecca lecca dalla bocca e lo guardò “Non può una donna accompagnare il suo gay preferito a far spese per una delle poche mocciose che riesce a sopportare?” Si beccò un’occhiataccia dal ragazzo “Okay, questo è vero al 20%. La verità è che ho una notizia da raccontarti”
Kurt prese un paio di buste di panini da uno scaffale “Tu e Britt avete finalmente deciso di cambiare quel divano orribile?”
“Il mio divano è stupendo, Hummel”
“Continua a vivere nella tua convinzione. Allora questa novità?”
“Hai presente quel caso a cui sto lavorando da mesi?” Kurt annuì “Un collega mi ha dato il numero di un avvocato che si occupa dei diritti della famiglia e cose varie…”
“Non riesco a capire dove vuoi arrivare” disse prendendo due barattoli di marmellata “More o Fragole?”
“Fragola” rispose Santana appoggiandosi al carrello “E fammi finire di parlare. Sono andata da questo avvocato, uno schianto su due gambe in pratica…”
“Ti ricordo che sei lesbica”
“Lesbica ma non cieca, dolcezza. Comunque, dopo il nostro incontro stavo per andarmene quando la porta si apre e non indovinerai mai chi…”
“Santana, dimmelo e basta”
La donne sbuffò “Mi togli tutta la sorpresa Hummel. Era niente meno che Dave Karofsky”
Kurt sgranò gli occhi per la sorpresa “Quel Dave Karofsky?”
“Quanti ne conosci, idiota? Non dirmi che non te lo ricordi”
Se lo ricordava bene Dave Karofsky, molto bene. Era stato il suo bullo per ben tre anni del liceo, il suo incubo peggiore finché non aveva scoperto che tutta la rabbia che quel ragazzo provava per lui era solo il disagio di non riuscire ad accettarsi, l’invidia per il coraggio che Kurt mostrava ogni giorno nonostante fosse sbeffeggiato da gran parte della scuola per essere gay.
Dave era gay, ma aveva paura di essere scoperto, forse perché non era pronto a dirlo a qualcuno o forse perché non si era ancora accettato.
Kurt lo aveva scoperto in malo modo, quando, dopo l’ennesima spinta di Dave, si era stufato di quelle angherie e lo aveva affrontato nello spogliatoio, dove il bullo lo aveva improvvisamente baciato, per poi scappare non prima di averlo minacciato.
Santana era l’unica a conoscere quella storia perché era stata lei a trovare Kurt sotto le gradinate dei campi di football impaurito,con il volto rigato di lacrime e insieme avevano deciso di aiutare Dave nonostante tutto, perché conoscevano benissimo quella sensazione di smarrimento e paura che doveva provare.
Ma Dave non aveva accettato il loro aiuto e, quando a scuola iniziarono a girare strane voci su di lui e lo Scandals, un locale gay, aveva cambiato scuola, ma anche lì ben presto fu scoperto e, non riuscendo a sopportare i pettegolezzi e gli insulti, aveva tentato di suicidarsi.
Non appena saputo del tentato suicidio del ragazzo, Kurt e Santana provarono di nuovo a parlare con Dave, che accettò di buon grado i loro consigli, ma non avevano saputo più niente di lui dopo che lui e la sua famiglia si erano trasferiti in un altro stato.
Kurt non aveva più pensato a lui, ma si augurava che avesse finalmente trovato un po’ di felicità nella sua vita.
“E che ci faceva Dave lì?” chiese dopo qualche minuto, curioso.
“L’avvocato di cui ti parlavo è suo marito e insieme hanno un marmocchietto di due anni” Santana fece un piccolo sorriso “Lui è un cronista sportivo, uno di quelli che parlano agli stadi credo. Mi ha chiesto anche di te, sai?”
“Davvero?”
“Sì e quando mi sono vantata del tuo lavoro e della tua piccola famiglia ha detto che sapeva che ce l’avresti fatta. Mi ha lasciato il suo numero, così possiamo organizzare per una cena fuori” La donna lo guardò un po’ esitante “Che ne dici?”
Kurt non sapeva cosa fare, ma in fondo Dave aveva chiesto scusa per tutto quello che gli aveva fatto passare, quindi perché no?
“Certo, mi sembra una buona idea” rispose con un sorriso “Organizza qualcosa per venerdì, sempre che rimanga vivo da tutti i preparativi per la festa”
“Oh Hummel, hai ancora più di una settimana per preoccuparti. E vedrai che l’Hobbit ti ringrazierà in modo speciale” Santana gli fece l’occhiolino e si mise di nuovo in bocca il lecca lecca “Ora vogliamo muoverci? E’ quasi ora di pranzo e ho voglia di messicano oggi”


“Sebastian”
“Sì, luce della mia vita?”
“Non usare quei sopranomi”
“Perché, Thaddy Bear?”
“Perché vuol dire che la situazione è grave”
“Non è così grave, amore”
“Sebastian siamo circondati da fiori”
“Ora, circondati è una grossa parola”
“Allora come definiresti il fatto che tua madre ha portato ben dodici tipi di centrotavola floreali e altri cinque bouquet per , e cito testualmente, “prendere in considerazione altri fiori e colori” che sono sparsi per il salotto?”
“Uhm, un tacito invito a considerare l’opzione di aprire un negozio di fiori specializzato in matrimoni?”
Thad lo fulminò con lo sguardo, prima di dirigersi in cucina, dove sua suocera stava sistemano uno dei centrotavola.
Caffè, gli serviva caffè.
“Buongiorno Sophie” la salutò il ragazzo tentando di trattenersi “Che bella sorpresa tutti questi fiori”
La donna fece una piccola risata “Hai visto che meraviglia? E questi sono solo pochi esempi di centrotavola che quell’adorabile fiorista mi ha fatto vedere!” Si avvicinò a lui e gli pizzicò una guancia “Solo il meglio per voi, lo sai. Ora devo andare, ho un appuntamento dal parrucchiere. Godetevi i fiori e fatemi sapere cosa avete scelto!” E uscì dalla cucina, chiamando Sebastian a gran voce.
Thad si riempì una tazza di caffè e proprio sul punto di berla, il suo cellulare squillò.
Quella non era sicuramente la sua mattina migliore.
“Pronto?”rispose sorseggiando un po’ di caffè
“Thaddy!” La voce squillante di Jeff in quel momento non era proprio di aiuto al suo inizio di mal di testa “Come sta il nostro sposino?”
“Oh bene, sai questa mattina più di tutti sento l’aria di primavera” Prese un altro sorso “Cosa c’è Jeff? Non voglio liquidarti subito ma dovevo iniziare a prepararmi circa dieci minuti fa”
“Qualcuno è di buon umore questa mattina eh?” Adesso capiva cosa provava Sebastian la maggior parte delle volte “Comunque, per la festa di Christie è meglio ruba bandiera o il gioco delle sedie?”
No, non poteva davvero aver chiamato per quel motivo.
“Jeff, ti prego dimmi che non hai chiamato per questo?”
“Oh no, non solo questo!” Thad tirò un sospiro di sollievo “Ma anche per sapere se prendere i palloncini bianchi a pois rosa o rosa con i pois bianchi. Sai, Kurt ci ha rifilato il compito di decorare e in pratica siamo circondati da…”
“Jeff, io e te siamo amici da tanto, vero?”
“Sì Thaddy!”
“E sai che io sto organizzando un matrimonio, giusto?”
“Ovvio, ho già preso a noleggio un auto con cui farti scappare in caso di ripensamenti”
Thad si portò una mano sugli occhi “Jeff, sono circondato da fiori perché mia suocera vuol farmi scegliere i gigli al posto delle rose, devo andare a lavoro, farmi venire in mente un’idea per la torta di Christie, andare a vedere dei posti assurdi per il matrimonio che io neanche avrei preso in considerazione, ma sai com’è, è la madre del mio futuro marito, quindi bisogna fare buon viso a cattivo gioco e davvero pensi che sia una buona idea chiedere a me dei giochi o dei palloncini?!?”
Forse non era giusto prendersela con il povero Jeff e sicuramente domani gli avrebbe portato i biscotti al doppio cioccolato che il suo amico adorava, ma in quel momento quella sfuriata lo avevo stranamente calmato.
“Uhm, Thad?”
“Jeff, mi spiace per la sfuriata” si scusò subito pentito
“Nah, tranquillo, questo mi ricorda quando eri  sotto stress alla Dalton e non potevamo neanche avvicinarci senza che tu provassi ad ucciderci” Jeff ridacchiò “Comunque, vuoi che oggi ti venga a salvare dalla procreatrice di Satana?”
“No, non ti preoccupare. Ci sarà anche Sebastian e fortunatamente ha già un ben realizzato piano di fuga che non comporti buttare cadaveri nel fiume o ammanettare qualcuno ad un termosifone” Prese un sorso di caffè “In effetti mi chiedo da dove gli vengano certe idee”
“E’ Sebastian Smythe, amico: un giorno gli scienziati analizzeranno il suo cervello per scoprirne la cattiveria e fermare i terroristi” Si sentì un'altra voce “Thaddy devo andare, Nick mi sta guardando disperato e non se se sia per i fazzoletti o per la commessa che ci sta provando con lui. Ci vediamo e buona fortuna” E senza neanche aspettare una risposta  chiuse la chiamata.
“Lo chiamavano uomo dei saluti” borbottò Thad posando il cellulare, sentendosi un po’ più rilassato rispetto a prima. Forse sarebbe stata una buona giornata in fin dei conti.
CRASH
“THAD VIENI IN SALOTTO!”
O forse no.

Blaine aprì la porta di casa, le pizze in bilico su una mano e una busta sul polso dell’altra mano.
“E’ arrivato il fattorino delle pizze!” urlò entrando in casa e poggiando le chiavi sul tavolo lì vicino mentre Kurt gli venne incontro, prendendo le pizze e la busta velocemente.
“Ce l’hai fatta finalmente, stavamo morendo di fame!” disse il giornalista mentre si dirigeva in cucina “Christie, lavati le mani e vieni in cucina!”
“Buona sera anche te, amore!” Sbuffò Blaine togliendosi il cappotto e lo seguì fino in cucina “ E’ sempre bello tornare dove c’è sempre qualcuno ad aspettarti a braccia aperte!”
Kurt scoppiò a ridere e posò tutto sul tavolo già apparecchiato per poi prendere per un braccio Blaine e avvicinarlo a lui, lasciandogli un caloroso bacio sulle labbra “Scusa tesoro, ma io e Christie stavamo pensando di addentare il tavolo per la fame”
“Pizza!” La bambina urlò felice entrando in cucina e subito aprì una delle scatole e vi rubò una fetta di pizza.
“Christie! Cosa ti ho detto?” Blaine la rimproverò e si girò verso Kurt che lo fissava colpevole, con il trancio di pizza fermo in aria, a metà tra la sua bocca e lo scatola  “Mi spiegate cosa devo fare con voi due?”
“Oh, tu ci ami anche per questo”
Si sedettero tutti intorno al tavolo, godendosi la pizza calda e il millefoglie alla crema e lamponi che Blaine aveva portato dal ristorante.
Una volta finito e pulito tutto, lasciarono Christie a giocare ancora un po’ nella sua stanza prima di andare a letto e i due adulti si poterono finalmente rilassare un po’ sul divano, la TV accesa su un vecchio film in bianco e nero.
“Quindi Santana ha incontrato il tuo ex bullo? Quello che ti aveva baciato?” Chiese Blaine incuriosito “Wow, il mondo è davvero piccolo”
Kurt annuì “E le ho detto che per me andava bene incontrarlo. Alla fine lui si è scusato e io l’ho perdonato, quindi nessun rancore giusto?”
“Perché ho la sensazione che mi stia chiedendo se è stata la cosa giusta da fare?”
“Perché forse è così” il giornalista sospirò e si raggomitolò verso il suo ragazzo “Non lo so Blaine, da una parte so che è la cosa giusta, ma dall’altra…”
“Sei spaventato”
“Non spaventato, solo… perplesso. So di averlo perdonato, so che era spaventato ma resta il fatto che certe cose non si dimenticano”
Blaine capiva benissimo i dubbi di Kurt, certe cose non erano facili da dimenticare, come la paura ogni volta che si attraversava un corridoio, uscivi da scuola o semplicemente partecipavi a un ballo scolastico per poi essere picchiato solo per la tua omosessualità.
No, certe cicatrici sarebbero rimaste per sempre, ma avevano fatto in modo di renderli ciò che erano in quel momento: due uomini che non avevano paura di mostrare al mondo il loro amore.
Aveva odiato quei ragazzi, ma ora provava solo pena per loro, perché nonostante tutti gli insulti e i colpi, lui aveva finalmente trovato la felicità.
Non li avrebbe mai perdonati come aveva fatto Kurt, anche se la situazione era molto diversa dalla sua. Forse non avrebbe neanche perdonato Dave se fosse stato al posto del suo fidanzato.
Blaine strinse a se Kurt e lo baciò su una guancia “Se il tuo istinto ti dice di fare una cosa, allora è la cosa giusta da fare, almeno per te” appoggiò la fronte a quella dell’altro “Hai un gran cuore e sei la persona più coraggiosa che conosca, sai?”
Kurt sorrise e lo baciò “Diciamo che conosco qualcuno ancora più coraggioso” Lo baciò di nuovo “Ti amo, lo sai?”
“Lo so e ti amo anche io, tanto”
“Ma io ti amo di più!”
“Kurt…non iniziare, sai di non poter vincere”
“Anderson, sono io che ti lascio vincere perché so cosa succede quanto io vinco e tu perdi”
“Ah davvero?”
“Yep, amor… No, non provarci BlaineDevon Anderson! Lo conosco quello sgu…”Blaine lo inchiodò al divano e iniziò a fargli il solletico facendolo ridere ad alta voce.
E quando Christie si unì a loro per salvare papà Kurt dal malvagio mostro del solletico, entrambi sapevano che certi momenti infelici erano solo ricordi lontani, cancellati dalla felicità di ben altri momenti.

“Thad, sul serio, tua suocera abbina colori che neanche Isabelle potrebbe mai approvare, e lei adora il blu e l’arancione messi insieme (Nota dell’autrice: amore cosa ti ricorda?)” Kurt prese un invito color viola melanzana con dei bordi verde mela “Sul serio, siamo certi che non sia daltonica?”
Thad dal canto suo stava guardando i campionari degli inviti come se potessero prendere fuoco sul momento e la cosa sembrava non dispiacergli affatto “Ci avevo pensato anche io, ma quando mi ha spiegato l’evidente differenza tra rosa pesca e rosa salmone mi sono dovuto ricredere”
“Beh, come fai a non notare la diff…” Kurt si zittì all’occhiataccia dell’amico “Uhm, prendo del vino?”
“Sebastian ha chiuso l’armadietto degli alcoolici dopo che ci ha trovati a cantare Bad Romance sul tavolo della cucina la seconda volta”
“Adesso ho capito perché mi ha dato uno di quei volantini per gli alcoolisti anonimi”
Era da un paio d’ore che Kurt e Thad stavano tentando di scegliere un modello per gli inviti, i cui campioni erano stati già preselezionati dalla signora Smythe con annessi possibili colori.
Thad chiuse il campionario e lo lanciò sul tavolo “Quante volte le ho detto che abbiamo già scelto i colori e soprattutto che io detesto il viola!”
Kurt si alzò dal tavolo e andò verso il frigo per prendere qualcosa da bere “Sicuro che non vuoi scassinare l’armadietto? Se chiamo Puck mi faccio dire come forzare una serratura”
“Nah, lo saprei fare anche io” Si beccò una strana occhiata dall’altro “Ripeto: mio nonno era un ferramenta e non ho mai scassinato un negozio in vita mia!”
“Okay, okay, calma” Prese un paio di lattine di Diet Coke e le posò sul tavolo “Sei un fascio di nervi ultimamente”
“Lo saresti anche tu con tua suocera che si improvvisa weedingplanner e la sua idea di nozze è il matrimonio reale di Kate e William” sbuffò Thad giocherellando con uno degli inviti “Non credevo di diventare uno di quegli isterici che se la prende con tutti mentre organizza il proprio matrimonio perché io non ho bisogno del matrimonio perfetto. Mi sarebbe bastata una cerimonia semplice e una cena con poche persone per essere felice”
Kurt annuì comprensivo “E perché non lo dici a Sophie?”
“Ci ho provato, ma poi mi guarda come per dire “Il mio cherì si sposa e ti aspetti davvero che sia una cerimonia semplice?” e, giuro Kurt, quella donna è capace di uccidere uno scarafaggio con lo sguardo!” Okay forse stava esagerando un po’ “Quindi, possiamo evitare questo discorso, chiudere questi campionari  e parlare della bellissima torta che sto progettando per la mia nipotina e che è l’unica cosa che mi impedisce di trasferirmi in Antartide?”
Se Kurt pensava che il matrimonio di Tina era stata un’impresa, questo matrimonio sembrava proiettarsi degno di una fatica di Ercole.
“Oh okay, cosa avevi in mente?” lo assecondò il giornalista per paura che gli tirasse una delle latine, e Thad tirò fuori da una rivista il disegno di una graziosa torta a due piani, piena di ghirigori e fiori.
“Thad, è bellissima!” Kurt prese il foglio e l’osservò meglio “Hai deciso i colori?”
“Yep, la base sarà bianca, ma i ghirigori saranno fucsia e rosa chiaro, mentre i fiori saranno di diversi colori, così sarà più allegra e Christie avrà tutta la miriade di colori che voleva. E ovviamente sarà fatta di pan di spagna con ripieno di crema al cioccolato”
“Perfetto, Christie ne sarà davvero contenta. Così la torta è a posto, le decorazioni ce le abbiamo, Nick e Jeff si stanno inventando qualche gioco da far fare ai bambini e Blaine non è ancora impazzito”
“Impazzito?”
“Christie ha invitato il suo fidanzatino ma non vuole che Blaine sappia che stanno insieme perché, e questo credo che lo abbia sentito dal tuo maritino intellettualoide, “ha un problema nel lasciar andare il suo uccellino fuori dal nido” e ho paura che Smythe non stesse parlando proprio di lei in quel momento”
Thad ci pensò su un attimo “In effetti non credo che stesse parlando di lei, ma piuttosto…”
“Non voglio sapere”
“Ma…”
“NON VOGLIO SAPERE”
Era finalmente arrivato il giorno della fatidica cena e Kurt non era per niente nervoso, no di certo.
Era solo una questione estetica se stava sistemando per la terza volta i capelli a Christie che sbuffò spazientita.
“Papà, basta!” disse la bambina, spostandosi verso le porte dell’ascensore che stavano aspettando, mentre Blaine prese la mano del suo fidanzato preoccupato.
“Amore, tutto bene?”
Kurt lo guardò teso “Certo, tutto bene”
“Kurt”
“Cosa?”
“Sai che sei un pessimo bugiardo?”
Le porte si aprirono  e, se non fosse stato per la mano di Blaine che lo trascinava nell’ascensore, sarebbe rimasto nella hall dell’edificio tutta la sera.
Perché era così teso? Alla fine era una semplice cena con Santana, Brittany e Dave insieme alla sua famiglia.  Non doveva essere così nervoso, alla fine aveva perdonato il suo ex bullo,  no?
Non c’era ragione di essere agitato.
Non c’era ragione di essere nervoso.
Non c’era ragione di…
Sentì un paio di dita prendergli il mento e le labbra di Blaine sulle sua: doveva brevettare i baci del suo ragazzo come la miglior medicina per l’ansia, ma poi avrebbe dovuto condividere il suo Blaine con tutto il mondo e lui era una persona molto, molto egoista.
Blaine terminò il bacio e gli regalò un sorriso incoraggiante “Ehi, andrà tutto bene, okay?”
“Come…”
“Sei un libro aperto per me, amore” Gli diede un baciò sulla guancia “E credo che chiunque possa praticamente vedere i tuoi pensieri in questo momento”
Le guance di Kurt diventarono subito rosse “Okay forse solo leggermente nervoso”
“Leggermente?” Si beccò una gomitata sul fianco “Kurt, se vuoi possiamo tornare a casa e dire a Santana che non te…”
“No, voglio andare” ammise il giornalista con un sospiro “Ma non so cosa fare o cosa dire. Non è che non abbia perdonato Dave, ma il nostro passato non è stato decisamente tutto rose e fiori” Blaine annuì e gli strinse ancora di più la mano “Lo so, ma questo può essere un nuovo inizio. Eravate al liceo ed entrambi stavate vivendo un periodo difficile. Le cose ora saranno sicuramente diverse e magari potreste diventare davvero amici”
Nonostante la sua titubanza iniziale, forse Blaine non aveva tutti i torti; tante cose erano cambiate, lui stesso era cambiato dai tempi del liceo.
E poi era troppo tardi per scappare e rintanarsi sul divano di Blaine mangiando cheesecake, visto che Christie, appena uscita dall’ascensore,  era andata subito a suonare alla porta di Santana.
Prese un respiro profondo e la presa di Blaine si fece stretta: forse non era pronto, ma con l’amore della sua vita si sentiva decisamente più coraggioso.

Thad sbadigliò rumorosamente, maledicendo col pensiero l’apprendista della pasticceria che lo aveva costretto a lavorare nel suo giorno libero perché “la torta era così pesante che mi è scivolata dalle mani”
Gli avrebbe tagliato volentieri quelle maledette mani.
Aprì la porta di casa, poggiò la giacca sull’attaccapanni e iniziò a dirigersi verso la sua amata camera da letto quando sentì della musica provenire dalla cucina e uno strano profumino delizioso.
“Seb?” provò a chiamare il suo fidanzato per poi trovarlo direttamente nella loro cucina, perfettamente addobbata per una cenetta romantica, con candele, tovaglioli di seta e una vasta scelta di piatti succulenti alla sola vista.
E uno specie di dio greco in giacca e camicia che stava versando del vino nei bicchieri.
Era morto ed era finito in una specie di Paradiso dove tutti gli angeli erano terribilmente somiglianti al suo fidanzato?
“Bambi, sei tornato finalmente” lo salutò Seb avvicinandosi a lui con un bicchiere di vino “Problemi in pasticceria?”
Thad prese il bicchiere e lo guardò “Seb, cos’è tutto questo?”
“Beh, avrei voluto portarti a cena fuori, ma poi ho visto il tuo messaggio e ho pensato di portare la cena fuori qui” Lo baciò dolcemente “Ho preso tutto dal tuo ristorante indiano preferito, ho staccato il telefono così ne mia madre ne i tuoi fantagenitori potranno disturbarci e sono riuscito a trovare quei macarones alla lavanda che adori”Sebastian gli prese una mano e lo condusse fino al tavolo, facendolo sedere “Penso che con tutto lo stress per il matrimonio, ti meriti una serata romantica”
Quando meno se lo aspettava, Sebastian sapeva sempre stupirlo in un modo inaspettato, e, soprattutto, sapeva sempre quando era il momento giusto per tirarlo su di morale.
Dio, quanto lo amava.
“Thad, sei ancora vivo o sei rimasto incantato da tutta la mia magnificenza?”
Thad scoppiò a ridere, eccolo di nuovo il suo Seb “Probabile Smythe, riesci ancora a sorprendermi dopo dieci anni insieme, anche se sinceramente pensavo avessi usato tutte le tue carte per la proposta” Prese la mano del suo fidanzato “Sul serio Seb,è tutto magnifico e ti ringrazio. Ti amo ”
Sebastian sorrise e gli baciò una mano “Per te, mio dolce Bambi, questo ed altro”
“Quindi se ti chiedessi la Luna?”
“Ti porterei il firmamento intero”
“Se ti chiedessi… il diamante più grande del mondo?”
“Lo ruberei, anche se l’arancione galera non fa per me”
“Una serata con Jeff senza litigare?”
“Harwood, ora non esageriamo”
“Ti amo Seb”
“Ti amo anch’io”

Note dell'autrice:
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace e mi dispiace per questo ritardo pazzesco, ma anche se vorrei solamente scrivere per tutto il giorno, l'università è peggio di un amante geloso. Ho deciso di dividere il capitolo in due parti sia perché avevo paura della lunghezza spropositata del capitolo sia perché fino al 15 luglio non so proprio quanto e quando sarò in grado di scrivere, e non avevo voglia di farvi aspettare troppo per un intero capitolo :)
Bene in questo capitolo due sono gli argomenti principali: il matrimonio Thadastian con la suocera Bridzilla (che si rivela come un tortino di cioccolato fondente con cuore caldo di cioccolato bianco) e Dave Karofsky.
Avevo già in testa di far apparire Karofsky nella storia e ci saranno varie ragioni che verrano spiegate più avanti ma penso che questo personaggio nonostante l'enorme potenziale sia stato messo ingiustamente nel dimenticatoio degli scrittori di Glee e, non so, mi sono sempre chiesta cosa potesse essergli successo dopo il tentato suicidio e quidni ho voluto dedicargli un piccolo spazio nella Bella Notte, dove finalmente ha ottenuto, lottando per se stesso, la sua felicità.
Perché penso che chiunque possa fare degli errori e forse chiedere scusa a volte non basta, ma se si ha la volontà di riscattasii e di riparare i propri errori si meriti sempre una seconda possibilità.
Passando a quei piccioncini (mai termine fu più adatto per i Klaine) di Kurt e Blaine, beh sono o non sono l'amore sia nelle fan fiction che (finalmente) nel canon? Scrivere le scene romantiche con loro è come mangiare pane e Nutella (una Nutella che non ha calorie ma ti fa dimagrire): facile,dolce e che da tanta tanta soddisfazione.
Poi ci sono i Thadastian e la signora Smythe: la questione non è ancora finita, sia chiaro, ma non sarà un remake di "Quel mostro di mia suocera", ma le situazioni equivoce e gli imprevisti non mancheranno di certo.
E credete davvero che Thad non sospetti che ci sia qualcosa sotto la cena di Seb? (Anche se non dubitiamo dell'amore del nostro francesino) 
Possiamo finire qui le note della prima parte del capitolo, quindi ci vediamo al prossimo capitolo che uscirà probabilmente dopo il 15 luglio! 
Un grazie a chiunque stia ancora leggendo la storia di questa fan writer ritardataria, chiunque abbia recensito e abbia messo la storia tra preferiti/seguiti/ricordate.
Un grazie enorme alla mia cara Ele che mi sopporta ogni giorno e alla mia neo piccola e coccolosa beta Sabri.
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Baci e Sorrisi
Frankie

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