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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neve ***
Capitolo 2: *** Solo parole ***
Capitolo 3: *** Sopravvivere ***
Capitolo 1 *** Neve ***
Buongiorno a tutti! Questa fanfiction è ambientata in
contemporanea alle vicende che stanno accadendo fino all'ultimo volume
del manga uscito in Italia. Gaara è già stato
riportato in vita e cercherò di narrare gli avvenimenti che
gli capitano in quel periodo. Faccio notare che non ci sono spoiler e,
non sapendo come il manga prosegua, tutto quello che leggerete da qui
in poi è frutto della mia malata immaginazione... quindi mi
spiace se ci saranno future eventuali discrepanze con la trama
originale. Ma quello che mi interessa non è la trama
principale in sé quanto la vicenda di Gaara e ciò
che prova.
Spero che recensiate questo capitolo facendomi notare le modifiche che
dovrei apportare, esprimendo i vostri commenti sia positivi che
negativi! Non siate pigri! ^_^
CAPITOLO I: Neve
L'ufficio era avvolto dal silenzio più totale, solo il
rumore del vento che agitava le pagine di un libro faceva da cornice a
quella surreale atmosfera.
Gaara era seduto sulla poltrona, girato verso le aperture che davano
sul Villaggio della Sabbia.
Ah, il Villaggio... le sue case di polvere, così fragili ma
al tempo stesso imponenti... le strade deserte sotto il sole del primo
pomeriggio. Ogni cosa era immobile e a Gaara dette l'impressione di
essere rimasto l'unico ad abitare quel luogo così caldo e
opprimente.
Eppure adorava il suo paese anche se nemmeno lui sapeva il
perché... per anni era stato temuto ed odiato e, da quando
era divenuto Kazekage, stava strenuamente lottando per superare
quell'insidiosa barriera di diffidenza che c'era tra lui e la sua gente.
Isitintivamente si portò una mano al petto, avvertendo una
fitta di dolore... il ricordo di quel giorno, del giorno in cui era
morto, era ancora vivo in lui, una traccia indelebile nella sua anima.
Per qualche istante impercettibilmente era stato al confine tra la vita
e la morte.. poi era scomparso: ogni cosa attorno a lui si era
cancellata con la facilità di una scritta sulla sabbia.
"Davvero la vita è così effimera?" si
ritrovò a pensare.
Ma proprio quando era avvolto dal buio, quando ogni ricordo scompariva
fino a diventare irrilevante, era arrivato lui... Naruto, con la sua
energia, con la sua voglia di vivere, l'aveva salvato.
Quella mano, così uguale alla sua, l'aveva tirato su dal
baratro dell'annientamento e l'aveva riportato alla luce. Era come
nascere una seconda volta... più completo e consapevole.
E la vecchia Chiyo aveva dato tutta se stessa per lui... si era
sacrificata. Il pensiero di quel gesto lo aveva fatto riflettere per
giorni stimolandolo a continuare testardamente a portare avanti
ciò in cui credeva: sarebbe stato Kazekage per difendere il
suo villaggio anche a costo della sua stessa vita.
E ora nel suo corpo stanco non aveva più il demone Tasso che
inevitabilmente dominava parte del suo essere: assieme alla sua prima
vita se n'era andato.
Ma la notte, quando Gaara tentava di addormentarsi, nel profondo del
suo animo aveva paura. Paura che quell'essere terribile tornasse a
prendere il sopravvento così da farlo sparire per sempre.
Andava allora a sedersi sul tetto contemplando la luna come aveva
sempre fatto, sentendo l'aria fresca della notte così vicina
alla sua pelle pallida da fargli sembrare che lo accarezzasse. E
lì ripensava a quanto gli era accaduto e a come era
cambiato... lui ce l'aveva fatta, come Naruto, era stato in grado di
non essere più soltanto un mostro.
Si riscosse dai suoi pensieri quando Baki, con un rispettoso inchino,
entrò nello studio.
Gaara lo salutò: "Ci sono notizie?"
Il ninja gli porse una pergamena spiegandogli con aria grave: "Si
tratta di una missione di livello S. Pare che nel villaggio della Neve
la Forza Portante abbia perso il controllo: ci hanno mandato una
richiesta di aiuto. La Foglia ha i suoi migliori ninja in missione,
dunque hanno pensato a noi dato che..."
Ma Baki si interruppe, imbarazzato, così che fu Gaara a
concludere la frase con apparente tranquillità:
"Dato che anche il loro Kazekage era stato posseduto."
Nello studio calò un silenzio pesante ma d'altronde era
inutile far finta di nulla. La paura nei confronti di Gaara fuori dal
villaggio era parecchio sentita e, anche se molto velatamente, gli
estranei vedevano in lui una persona ancora molto instabile.
A quel punto il rosso incrociò le dita delle mani decidendo:
"Perfetto vorrà dire che andremo io, Temari e Kankuro."
Ma Baki, visibilmente costernato, si oppose replicando risoluto:
"Non è necessario che vada lei, mi unirò io alla
missione. Il Villaggio..."
Gaara però non volle sentire ragioni e rispose prontamente:
"Il Villaggio starà sotto la supervisione del Consiglio
degli Anziani. In questa missione è indispensabile la mia
presenza: chi altro può conoscere meglio di me una Forza
Portante?"
Aveva ragione, ancora una volta. Ma non sarebbe stato facile accettare
di mandare il proprio Kazekage in una missione di quel tipo, non solo
per la pericolosità che comportava, ma anche per l'obbligo
di doversi trovare faccia a faccia con ciò che sperava di
essersi lasciato alle spalle.
Eppure Baki non poté opporsi vista la fermezza della
convinzione del suo superiore, così andò a
chiamare Kankuro e Temari per avvisarli della missione. Quando l'uomo
uscì dall'ufficio Gaara si ritrovò nuovamente
solo, con davanti quella pergamena dalla disperata richiesta d'aiuto.
La lesse ancora una volta e si morse un labbro pensando: "Chi sei,
Forza Portante?"
I preparativi per la partenza vennero portati avanti in tempi
abbastanza accelerati. Lo stesso Gaara non vedeva l'ora di essere in
viaggio non sopportando le occhiate cariche di preoccupazione di
Temari, la quale non approvava la decisione del fratello di partecipare.
Kankuro non aveva espresso commenti ma, in fondo, anche lui si sentiva
poco convinto di quel viaggio: era davvero indispensabile far soffrire
ancora Gaara? Ma, vedendo la fermezza con cui il giovane fratello si
era espresso, non ebbe nulla da obiettare sperando che la forza della
sua determinazione bastasse a proteggerlo da quello a cui andava
incontro.
Si misero così in viaggio, lasciandosi alle spalle il
Villaggio silenzioso con gli Anziani che avevano comunque accettato di
prendersene temporaneamente cura, come un nonno amorevole con i suoi
nipoti.
Tutti gli abitanti però speravano che il loro Kazekage
tornasse al più presto perché nel corso di quei
mesi avevano imparato ad amare la sua presenza fiera, il suo sguardo
penetrante carico di significati.
Il trio viaggiò per diversi giorni concedendosi solo qualche
ora di riposo la notte, mentre dal Villaggio della Neve arrivavano voci
sempre più allarmanti... sembrava che la Forza Portante si
fosse completamente scatenata perdendo il controllo.
Quando giunsero alle porte del Villaggio dovettero fermarsi, troppo
scioccati per continuare oltre: davanti a loro avevano l'orrendo
spettacolo di intere case, una volta di legno e pietra, sommerse dalla
neve, i tetti che non avevano retto al peso.
Per le strade videro corpi di gente assiderata, il volto paralizzato in
un'espressione di dolore.
Usarono il chakra per passare sui cumuli di neve, troppo alti per
passarci attraverso.
Gaara camminò a passo lento guardando davanti a
sé mentre si sentiva lo stomaco in subbuglio e il cuore che
improvvisamente prendeva a battere sempre più veloce. Erano
arrivati troppo tardi.
Un intero Vilaggio era stato annientato da una creatura che aveva
inondato con una violenza spaventosa gli edifici con una neve
che si era fatta pesante per quei tetti troppo fragili.
Ma la cosa più terribile era la fine degli abitanti... un
assideramento lento e sofferto che li aveva portati a cullarsi in un
sonno senza ritorno.
Temari oltrepassò un cumulo di neve, stringendo
inconsapevolmente il ventaglio con più forza,
finché non chiese con voce leggermente arrochita: "Questa
è davvero opera di una Forza Portante? Sembra un disastro
naturale di proporzioni spaventose..."
Gaara, mentre era arrivato presso un'area piuttosto grande, nella quale
la neve pareva essere meno concentrata, rispose: "Ne sono sicuro. Ha
ucciso gli abitanti con una facilità impressionante... sento
ancora le tracce del suo spaventoso chakra. E poi guarda la neve: ha
coperto solo il villaggio."
Il silenzio che avvolgeva la cittadina era angosciante e faceva
amaramente rimpiangere Suna e quella calma che vi regnava. Kankuro si
guardò qualche istante attorno, riuscendo a fatica a
distinguere una casa dall'altra in quell'ammasso di neve e macerie.
FInché sospirando mestamente non accennò:
"Potrebbe esserci ancora qualcuno in vita..."
Gaara annuì, anche se dentro di sé non poteva
dirsi così ottimista, e ordinò ai suoi fratelli
di dividersi cercando eventuali superstiti.
Quello che maggiormente inquietava Gaara però era l'assenza
della Forza Portante: se da un lato era un bene, perché non
avendo dovuto scontrarsi direttamente potevano avere il tempo per
ambientarsi, dall'altro significava trovarsi in un pericolo costante
perché il cercotero, nascosto nel suo elemento naturale,
avrebbe potuto attaccarli da un momento all'altro.
Il kazekage, con occhio vigile, camminava guardandosi attorno
rendendosi conto che solo in alcuni punti le strade erano riconoscibili
e difficilmente sarebbe potuto entrare negli abitati visto la neve che
li sommergeva, inoltre molti avevano il soffitto inevitabilmente
sfondato.
Finché, improvvisamente, non udì una voce. Era
debole e stentorea, giungeva ovattata presso una delle case distrutte.
Gaara disse a sua volta, alzando il più possibile la voce
affinché potesse essere udito dall'infortunato: "Ti sento...
continua a parlare e io cercherò di raggiungerti!"
La voce per qualche istante si zittì finché, con
una forza rinnovata, non riprese ma le parole erano troppo confuse
così che Gaara riusciva soltanto a sentirne il suono remoto.
Ma questo gli bastò per individuare all'incirca il punto da
dove proveniva la voce e, dopo aver chiamato Kankuro e Temari,
usò la sabbia per scalzare con maggior forza la neve,
così che i granelli si andarono a mischiare con la neve
sporca.
Quando arrivarono i fratelli ad aiutarlo Gaara era riuscito ad aprirsi
un varco tra la neve ma fu la marionetta di Kankuro, Karasu, a
sollevare i resti di travi che rivelarono il corpo del sopravvisuto.
Gaara si affrettò a togliergli, questa volta a mani nude, la
neve compattata e solida come ghiaccio che gli cingeva gli arti, mentre
il viso era rimasto miracolosamente coperto da un'asse in legno robusta.
Vide che si trattava di un ragazzo, il volto cinereo, di un pallore
spettrale vicino a quello della neve.
Le labbra violacee non cessavano di muoversi mormorando parole con un
tono di voce debolissimo, un soffio appena percettibile. Ma era ancora
vivo.
"Resisti" lo incoraggiò Gaara. Disse questo mentre gli
sollevò con delicatezza la testa dai lunghi capelli
ghiacciati per poi prendere le gambe, magre da far spavento, ed alzarlo
tenendolo in braccio.
A giudicare dalla corporatura sembrava non molto alto ma era leggero
come se fosse stato d'aria.
Così non fu difficile per Gaara farlo uscire dal passaggio
tra la neve... gli fece effetto sentire quel corpo così
fragile, all'apparenza in grado di spezzarsi come un ramoscello,
tremare violentemente.
Lo diede a Kankuro che se lo issò in spalle, lasciando che
Karasu lo seguisse tirando i fili del chakra, mentre Gaara si tolse il
cappotto nero coprendo il ragazzo che aveva tentato di mormorare
qualcosa.
L'unica impercettibile parola che Gaara riuscì ad afferrare
fu un nome: Hakai.
Il Kazekage si affrettò a dire: "Dobbiamo essere veloci e
allontanarci da qui. La Forza Portante potrebbe attaccarci e noi
abbiamo il dovere di salvare la vita a questo ragazzo. Scendiamo ai
piedi del monte e cerchiamo legna da ardere... dovremo scaldarlo prima
che muoia assiderato."
Mentre correvano per il versante del monte, controllando abilmente col
chakra i propri movimenti nei passaggi più difficili, Temari
perplessa fece notare, mentre osservava il ragazzo balbettare qualcosa
con una forza di volontà sorprendente:
"E' un miracolo che sia ancora vivo... sarà rimasto sepolto
per ore sotto la neve."
Gaara non commentò, pensando unicamente ad avanzare,
sperando che quell'unico superstite avrebbe avuto la determinazione di
continuare a vivere ancora.
Quando giunsero nei pressi di una foresta il clima si fece meno rigido
così che poterono tranquillamente accasciare a terra il
ragazzo, cercando di coprirlo alla meglio con i loro soprabiti.
Gaara e Kankuro si prodigarono alla ricerca di legna da ardere, mentre
Temari gli stava accanto cercando di invogliarlo a parlare facendolo
rimanere quanto più possibile cosciente.
Ma quando i due fratelli tornarono il ragazzo non parlava
più, teneva gli occhi chiusi e respirava a fatica,
lentamente... Gaara aprì la bocca mentre per la sua mente si
affollavano una serie di pensieri confusi.
Kankuro si affrettò ad ammucchiare la legna, accendendola,
ravvivando di tanto in tanto il fuoco con foglie secche.
Nel frattempo Gaara si era avvicinato al dormiente e, inaspettatamente,
gli prese la mano congelata, sottile tra le sue mani. Temari
guardò suo fratello, lo stesso che mesi fa uccideva
indiscriminatamente, compiere quel gesto... chi aveva davanti era una
persona che aveva visto la morte in tutti i modi possibili,
sperimentandola sulla sua stessa pelle, e ora lottava accanto a quel
ragazzo per aggrapparsi alla vita.
"Resisti, non permetterti di mollare proprio ora." disse Gaara con voce
ferma mentre il respiro del giovane rantolava. Sentiva la sua mano
fredda senza presa, come un blocco di ghiaccio.
Non sapeva perché volesse così disperatamente che
quell'estraneo, miracolosamente scampato ad un eccidio tremendo,
sopravvivesse.
Ma dentro di sé credeva di aver trovato una risposta: da
quando aveva sentito la sua voce si era impegnato a salvarlo e
l'avrebbe fatto fino all'ultimo.
Per qualche interminabile istante il ragazzo smise di respirare, era
come se avesse preso la sua ultima grande boccata d'ossigento. Per
Gaara, Kankuro e Temari il tempo parve fermarsi: c'erano solo
più loro e quel ragazzo immobile, nient'altro contava.
Finché, improvvisamente, il silenzio non venne interrotto
dal respiro affannoso del giovane che improvvisamente aveva ripreso a
respirare per poi mormorare qualche altra parola incomprensibile.
Inconsciamente Gaara aveva trattenuto il respiro a sua volta e si
trovò con il cuore che pulsava frenetico quando
sentì tra le sue mani, forte come una scarica, la presa del
ragazzo che sembrava esser ritornato dall'oscurità nella
quale stava per precipitare.
Gaara disse, la voce stentorea: "Non permetterti di lasciarci."
Per qualche istante si sentì solo più il
crepitare del fuoco fino a che il ragazzo non mormorò, gli
occhi semichiusi e i capelli fradici: "Grazie..."
Non l'avrebbe mai detto a nessuno ma quelle parole, pronunciate
così apertamente e con tutto l'amore possibile, da un
perfetto estraneo diedero a Gaara una gioia immensa e sorrise, un
sorriso pieno di sollievo.
Cosa accadrà allo sconosciuto salvato da un morte che
sembrava inevitabile? Perché la forza portante
inspiegabilmente ha scatenato tutta la sua furia sul villaggio?
Queste e altre domande inizieranno ad essere svelate nel prossimo
capitolo! (cavolo, sembro un'annunciatrice televisiva!XD)
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Capitolo 2 *** Solo parole ***
CAPITOLO II:
Solo parole
Nei pressi della foresta si sentiva il rumore del vento
frusciare tra le foglie e il crepitare del fuoco che, attentamente
controllato da Kankuro, scaldava quel poco che bastava il corpo del
giovane che qualche ora fa avevano salvato da una morte certa.
Gaara lo osservava pensoso: scrutava con attenzione i capelli di un
biondo chiarissimo e, per qualche singolo istante, aveva scorto due
profondi occhi grigi dai riflessi di un azzurro trasparente come
l'acqua.
Aveva davanti sé un ragazzo magrolino e fragile dal viso
delicato ma finalmente, nonostante il pallore, più sereno.
Non sapeva nulla di lui... nemmeno il nome.
Ma in fondo cosa contava un nome?
Poco dopo però finalmente lo sconosciuto si
ridestò stropicciandosi con una certa infantilità
gli occhi.
Per qualche istante i tre fratelli guardarono con leggera apprensione
il ragazzo e non poterono trattenere un sorriso quando questi
aprì gli occhi osservandoli ammutolito.
"Come ti senti?" Chiese Gaara con voce profonda, non distogliendo lo
sguardo dal giovane.
Questi tentò a fatica di alzarsi a sedere, venendo
prontamente sostenuto da Temari, fino a che non si guardò
attorno per poi chiedere: "Cos'é successo al Villaggio?"
Il Kazekage per qualche istante non rispose, dando un'occhiata
preoccupata a Kankuro e Temari, infine spiegò: "E' stato
completamente distrutto. Credo che tu sia l'unico sopravvissuto."
Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo e, con un gesto
istintivo, si portò le braccia al petto rannicchiandosi per
poi mormorare: "Non è possibile! Allora non è
stato solo un incubo!"
Gaara si fece molto attento e, non senza una certa tensione, gli
chiese: "Ricordi qualcosa di quanto è avvenuto?"
Per qualche istante il giovane superstite non rispose, gli occhi lucidi
e lo sguardo puntato verso il terreno erboso, finché non
sollevò nuovamente la testa rispondendo:
"Io ero con la mia famiglia. Era da un po' di giorni che due uomini
vestiti con un mantello tenevano d'occhio il Villaggio fino a che... -
sospirò, respirando profondamente - non si sono scontrati
con un mostro orribile!"
Temari lanciò un'occhiata preoccupata a Gaara il quale
però non aveva smesso di fissare il suo interlocutore,
finché non lo incalzò: "Com'era fatto?
Può essere importante saperlo se dovessimo trovarcelo
davanti..."
Lo sconosciuto si morse impercettibilmente un labbro infine rispose un
po' a fatica:
"Era un enorme felino, una lince credo. Vicino alle montagne se ne
vedono parecchie ma questa era spaventosamente grande e il muso... era
diabolico. E' stato un combattimento furioso con quei due tizi...
nemmeno loro hanno risparmiato il Villaggio dai colpi! La gente fuggiva
da tutte le parti... ondate di neve che investivano le abitazioni, le
strade..."
A quel punto il ragazzo arrestò scosso la narrazione. Gaara
aveva iniziato ad avere qualche idea riguardo i due uomini che avevano
lottato contro la lince ma non ne fece parola.
Poggiò poi una mano sulla spalla del ragazzo chiedendogli
con lo sguardo di sopportare ancora una domanda: "Questo è
l'ultimo sforzo che ti chiedo... ricordi quante code avesse il... -
fece una pausa, dicendo poi con voce incerta -... mostro?"
All'udire quella parola anche il ragazzo rimase un po' sorpreso e, dopo
averci pensato qualche istante, infine rispose: "Quattro... aveva
quattro code, ne sono sicuro."
I tre fratelli si guardarono, ormai certi che il cercotero fosse
proprio quello descritto dal ragazzo: era lui, la tetracoda. L'aspetto
di una lince in grado di sommergere con una potenza devastante un
intero Villaggio come se fosse stato di carta.
Infine, con premura, Temari porse al giovane un bicchiere dei
té caldo, appena scaldato sul fuocherello chiedendogli con
un sorriso luminoso: "Come ti chiami?"
Stranamente fu proprio con quella domanda che il ragazzo
tardò a rispondere... era come se facesse fatica a
pronunciare la parola... guardò qualche istante Gaara dritto
negli occhi infine rispose:
"Sono Roosoku... e voi?"
I tre ninja di Suna si presentarono a loro volta. Dopo qualche istante
di silenzio però fu Roosoku stesso a intervenire, questa
volta sentendosi meno a disagio: "Vi devo la vita. Grazie anche se... -
dopo una pausa abbassò la testa con gli occhi lucidi -
nemmeno meriterei di essere ancora vivo mentre tutti gli altri..."
Gaara alzandosi in piedi di scatto lo interruppe guardandolo
intensamente: "Non dirlo. Tutte le vite sono preziose allo stesso modo
e la tua non fa eccezione. - i due rimasero qualche istante a fissarsi
finché il Kazekage non disse deciso - Credo faremmo meglio a
deviare per Konoha: li hanno parecchi ninja medici e potranno
aiutarti... una volta che ti avremo lasciato lì noi
torneremo a Suna."
Kankuro e Temari non ebbero nulla da obiettare così
iniziarono a spegnere il fuoco e a raccogliere le armi preparandosi a
partire. Ma Roosoku li guardò con gli occhi spalancati:
"Aspettate! Ma io come farò? Non ho più una casa
e a Konoha... "
Gaara guardò quegli occhi grigi come la nebbia che lo
fissavano con la stessa paura che un tempo aveva lui: paura di essere
solo, di venire abbandonato da tutti. Per qualche istante non ebbe
nulla da rispondergli rimanendo con la bocca leggermente dischiusa.
Lui era un Kazekage, la sua responsabilità era il Villaggio
di Suna: cosa contava quel ragazzo? Nulla, rischiava solo di
distoglierlo dai suoi incarichi. In fondo gli aveva salvato la vita e
tanto bastava: era un essere pensante in grado di cavarsela
perfettamente anche in un paese straniero.
Eppure qualcosa, nel fondo del suo animo, gli diceva che non sarebbe
stato così: Roosoku era un orfano in ogni senso possibile...
aveva perso davvero tutto e ora lo stesso sarebbe accaduto anche i suoi
salvatori.
Gaara incrociò le braccia rispondendo infine: "Iniziamo ad
andare a Konoha. Li vedremo come saranno le tue condizioni... ce la fai
a camminare?"
Roosoku continuò a guardare Gaara, il quale si
sentì improvvisamente troppo scoperto di fronte a quello
sguardo trasparente e sincero, infine rispose: "Si, credo di si. Anche
se temo di rallentarvi..."
Il rosso annuì mentre lo aiutò a rimettersi in
piedi, appoggiandogli sulle spalle il suo cappotto nero, in modo che
rimanesse comunque coperto. Roosoku intanto guardava ogni suo gesto con
aperta ammirazione, come se per la prima volta in vita sua qualcuno si
fosse preso cura di lui.
Quando si allontanarono dall'accampamento Roosoku vacillava, faticando
a districare le articolazioni che per poco non avevano rischiato la
cancrena dovuta al congelamento... ma era assolutamente sorprendente
che un comune ragazzo come lui avesse una così rapida
capacità di recupero.
Gaara lo scrutò con attenzione e riconobbe che non aveva
detto nulla di concreto: lo avrebbero accompagnato a Konoha, per il
resto non sapeva nemmeno lui come comportarsi.
Da una parte era tentato di aiutarlo ancora ma dall'altra, come
Kazekage, non si fidava...
Quando però gli fu al fianco vide che Roosoku tratteneva le
lacrime, cercava di farsi forte con tutta la dignità
possibile, scacciando di tanto in tanto le lacrime con un gesto rapido
della mano.
Ma fu Temari che gli si avvicinò dicendogli, con un sorriso
di incoraggiamento:
"Avanti, vedrai che si risolverà tutto, in un modo o
nell'altro."
Roosoku annuì e sorrise, in modo all'inizio piuttosto
incerto, ma infine sorrise. Gaara sospirò: bastavano quelle
semplici parole per poter confortare una persona. E allora
perché gli era così difficile pronunciarle?
Si rese conto di essere ben lontano da quella persona diretta e
spontanea che era sua sorella Temari...
Nonostante tutto il viaggio verso Konoha si svolse comunque in maniera
tranquilla, anzi, fu un'occasione ideale per entrare più in
confidenza con quel ragazzo mingherlino dai capelli biondo pallido.
Roosoku, nonostante un po' di iniziale timidezza, si rivelò
essere una persona socievole anche se tendeva a parlare poco di
sé, preferendo invece ascoltare le chiacchierate spensierate
di Kankuro e le battute pungenti di Temari. Fu così che
ritrovò il sorriso anche se, quando ogni tanto guardava in
lontananza verso le pianure che si estendevano sterminate attorno a
loro, si velava di un'ombra di tristezza.
Kankuro stava spiegando allegramente: "Sono un marionettista davvero
capace: le marionette non sono facili da controllare!"
Roosoku gli chiese guardandolo con un sorriso: " E anche tutti quei
disegni sulla faccia sono tipici dei marionettisti o sei tu che ti
senti artista mancato?"
Temari scoppiò a ridere, dando una pacca sulle spalle a
Kankuro, il quale si finse offeso per poi ridere a sua volta e spiegare
che lui si sentiva davvero sé stesso solo in quel modo.
Gaara non commentò ma non gli sfuggì certo la
facilità con cui Roosoku era entrato in confidenza con i
suoi fratelli... si sentì un po' sorpreso quando fu proprio
il ragazzo a chiedergli:
"E lei Kazekage..."
Ma Gaara lo interruppe dicendogli con fare affabile: "Dammi pure del
tu... siamo praticamente coetanei!"
Il ragazzo fece un sospiro sollevato spiegando: "Meno male! Altrimenti
sarei stato troppo in soggezione!- a quel punto riprese - Allora...
Gaara... tu che tecnica d'attacco usi?"
Il Kazekage fece un mezzo sorriso nel vedere che il ragazzo lo guardava
con aperto interesse, come se fosse stato un allievo impaziente di
apprendere tutte le tecniche dal proprio maestro.
"La sabbia - rispose lui molto semplicemente - io controllo la sabbia."
Roosoku spalancò gli occhi con aperto stupore ma, nonostante
la sua curiosità fosse evidente, non aggiunse altro. Era
come se fosse stato sensibile a quanto provava Gaara, il quale non era
molto entusiasta di parlare delle sue abilità.
Quando però questi chiese, con finto fare casuale ma in
realtà esaminando con viva attenzione il ragazzo, se sapesse
combattere Roosoku si portò una mano dietro la testa
rispondendo con fare imbarazzato:
"Oh, no io sono una vera schiappa! L'unica mia fortuna è
quella di possedere l'abilità innata della mia famiglia,
nient'altro..."
La cosa si faceva davvero interessante. Quello scheletrino biondo si
rivelava davvero pieno di sorprese ogni minuto che passava: e
così possedeva un'abilità innata... come lui
d'altronde.
Ma inaspettatamente Roosoku non andò oltre e nessuno gli
pose altre domande, così la questione finì in
quel modo. Era evidente che il ragazzo non voleva parlare oltre di
sé e, inaspettatamente, aveva eretto una sorta di barriera
invisibile tra loro e il suo passato.
Nonostante tutti i mille dubbi che lo invadevano però Gaara
dovette arrestarsi: erano arrivati alle porte di Konoha. Varcandole
Gaara avrebbe rivissuto molti ricordi che avrebbe preferito
dimenticare, ricordi sul sé stesso che era un tempo.
Ora un ragazzo, all'apparenza terribilmente fragile, si preparava a
passarci probabilmente la sua nuova vita.
Uno dei Bannin camminò sulla neve con fare inquieto
chinandosi di tanto in tanto per scorgere le tracce fresche lasciate
attorno al Villaggio.
Si alzò in piedi per poi guardare il suo compagno ed
ammettere:
"La tetracoda dev'essersi allontanata parecchio. Non abbiamo fatto in
tempo..."
L'altro non riuscì a reprimere un moto di rabbia dando un
calcio poderoso a una collinetta di neve per poi chiedere esasperato:
"E queste tracce? A chi accidenti appartengono?"
"Non lo so ma erano tre... hanno smosso della neve in un certo punto
ma, a giudicare dalle impronte, non hanno risolto granché."
Il compagno sospirò dando un'occhiata sconvolta al Villaggio
distrutto: "Non dovevamo partecipare a quella missione! Se fossimo
restati probabilmente Yuki non sarebbe stata distrutta assieme ai suoi
abitanti!"
Il Bannin frenò il collega appoggiandogli un braccio sulla
spalla:
"Calmati ora! L'unica cosa che possiamo fare é dare la
caccia alla tetracoda finché avremo vita e, una volta
trovata, ucciderla. La vendetta sarà ciò che ci
impedirà di riunirci ai nostri cari..."
Fu così che i due Bannin si incamminarono allontanandosi dal
villaggio di Yuki, affiancati da un terzo compagno che aveva assistito
silenzioso alla scena. Lenti, come se avessero paura di turbare
quell'atmosfera fuori da ogni tempo, dei fiocchi di neve incominciarono
a coprire i segni di quella distruzione.
Eccoci
al secondo capitolo! Finalmente abbiamo scoperto che animale
è la tetracoda ma, visto che sono perfida, per ogni cosa
rivelata ce ne sono di nuove che rimangono nell'ombra.
Tra l'altro,
cosa non irrilevante, si inzia a scoprire qualcosa di più su
quel povero scheletrino sfortunato che risponde al nome di Roosoku...
E, cigliegina sulla torta, ecco spuntare i tre Bannin che daranno la
caccia alla tetracoda che vaga tra le nevi rischiando di seminare
distruzione.
Wah! Rischio di
scoppiare! (Non ti riconosco come mia creazione! - nd Deidara schifato)
Ps: Ciaoooo Caramell2_LaVendetta!!!
Che bello vedere la tua recensione, mi ha fatto davvero piacere!! Ormai
è evidente, sono una Gaara dipendente senza via d'uscita!
XDD Spero che questo capitolo possa esserti piaciuto! ^_^
Aspetto i
commenti di tutti: suggerimenti, consigli e perplessità. E a
chi ha inserito la storia tra i preferiti... mi dia un segno di vita!
XDDD
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Capitolo 3 *** Sopravvivere ***
CAPITOLO III: Sopravvivere
Il villaggio della foglia era sempre allegro e pieno di vita come tutte
le altre volte in cui Gaara aveva avuto occasione di andarci. La gente,
nonostante il periodo difficile durante il quale i ninja scarseggiavano
perché continuamente impegnati in numerose missioni, si
dimostrava sempre aperta e disponibile.
Con grande piacere di Roosoku, a digiuno da parecchie ore, Kankuro e
Temari sostarono preso un chiosco di ramen a lungo elogiato da Naruto
per la qualità del cibo.
Gaara però non aveva tempo per fermarsi con i fratelli e il
ragazzo, in quanto si diresse a passo svelto verso l'ufficio
dell'Hokage per poter essere ricevuto.
Fu Shizune, l'assistente, ad accoglierlo presso la porta invitandolo ad
aspettare qualche istante.
Detto questo la ragazza scomparve oltre la soglia per poi ritornare
qualche minuto dopo dicendo che l'Hokage l'avrebbe ricevuto
più che volentieri.
Fu così che Gaara entrò nell'ufficio della sua
collega... gli fece uno strano effetto essere messo sullo stesso piano
di una donna che sicuramente aveva più anni ed esperienza di
lui.
Tsunade lo aspettava seduta alla sua scrivania, colma di libri e rotoli
dalle dimensioni più svariate, le dita delle mani incrociate
e un sorriso leggero sul bel volto.
Si salutarono e, dopo qualche convenevole formale, Tsunade
invitò il rosso a sedersi:
"Ho sentito che il Villaggio della Neve ha affidato a voi la missione.
E' stato un dispiacere non poterli aiutare ma come puoi ben immaginare
abbiamo pochi ninja disponibili al momento."
Gaara annuì con aria grave: "Come procedono le operazioni?"
La bionda Hokage scosse la testa mentre le labbra si contrassero in una
smorfia appena percettibile, fu con un certo disagio che
cambiò argomento: "Siete riusciti a trovare la Tetracoda?"
"No e il villaggio di Yuki era completamente distrutto. Abbiamo
recuperato un solo superstite - Tsunade lo guardò
incuriosita invitandolo a continuare - Si chiama Roosoku...
è stato molto fortunato ad essere sopravvissuto dopo aver
rischiato la morte per assideramento. A questo proposito avrei un
favore da chiederti."
Tsunade inclinò leggermente la testa infine rispose
affabile: "Di pure."
"So che siete dotati di eccellenti ninja medici. Quindi vi chiederei di
occuparvi del ragazzo e assicurarvi che si rimetta in sesto..."
La donna sorrise: "Non ci sono problemi, Roosoku sarà
affidato alle nostre cure... finché lo vorrà,
Konoha sarà la sua casa."
Casa... anche quando si è rimasti soli si può
avere un posto chiamato casa?
Ma le riflessioni del Kazekage vennero interrotte dato che qualcuno ,
senza troppi complimenti, bussò alla porta dell'ufficio.
Quando Tsunade invitò ad entrare si presentò un
ninja che riferì con aria allarmata:
"La tetracoda! - esclamò - un Villaggio confinante ha appena
mandato un messaggero dicendo che è stata avvistata in
quella zona!"
Gaara scattò in piedi: "Saresti in grado di darmi
indicazioni più precise?!"
Ma Tsunade lo bloccò: "Non è necessario che tu
vada, sarebbe troppo rischioso! Manderò una squadra anbu per
controllare la situazione..."
Il giovane Kazekage scosse la testa replicando fermamente: "Io ho
accettato una missione e come tale la porterò avanti. Se
quel cercotero continua a rimanere in vita può rappresentare
una minaccia anche per Suna e devo impedirlo, capisci?"
La bionda annuì comprendendo che la fermezza di quel ragazzo
era tale da rendere difficile tentare di smuoverlo dalle sue idee.
Così, senza che Tsunade potesse quasi rendersene conto, il
Kazekage era già partito per raggiungere i suoi fratelli e
andare in cerca della tetracoda.
Ma, prima che il ninja messaggero potesse andarsene, gli
ordinò di tenere pronta una squadra da mandare in supporto a
quelli della sabbia.
Kankuro e Temari si guardavano attorno mentre Roosoku finiva di
mangiare il ramen, un piatto del quale si sentì
già completamente dipendente. Ma, proprio quando stava per
finire il fondo rimasto, sentì Gaara sopraggiungere per
comunicare con evidente ansia ai fratelli:
"La tetracoda è stata avvistata a qualche ora da qui!
Dobbiamo cercare di raggiungerla."
Sentire quelle parole fu per Roosoku un colpo fatale: mai avrebbe
pensato che le cose sarebbero precipitate fino a quel punto. Lo aveva
sempre saputo da quando si era accorto di essere ancora vivo: lui non
lo meritava. Non doveva fermarsi in quel Villaggio un istante di
più, si era illuso che le cose potessero migliorare.
Finché lui era nei paraggi non solo Konoha sarebbe stata in
pericolo ma anche le persone a cui doveva la sua vita.
Senza che i tre ninja lo sentissero Roosoku si dileguò con
rapidità allontanandosi di corsa dal Villaggio della Foglia,
il cuore che gli martellava forte in petto, dilaniato da un dolore che
difficilmente gli altri avrebbero potuto provare.
"Sparito!" Esclamò Kankuro incredulo.
"Che vuol dire sparito?!" Chiese Gaara frustrato.
Il marionettista alzò le spalle spiegando: "Giusto qualche
secondo fa stava finendo di mangiare il ramen fino a che non sei
arrivato tu e poi... se n'é andato."
Temari sospirò perplessa ma Gaara rispose aggiustandosi la
giara sulle spalle:
"Adesso non c'é tempo per corrergli dietro. Dobbiamo
inseguire la tetracoda e trovarla prima che la perdiamo nuovamente di
vista."
Kankuro e Temari annuirono e, dopo aver pagato il conto presso il
chiosco di ramen, si allontanarono velocemente da Konoha seguendo le
indicazioni fornite dal ninja che aveva recapitato il messaggio.
Gaara sentiva che in quel momento non poteva pensare al ragazzo: doveva
unicamente concentrarsi sulla tetracoda... sebbene il pensiero di dover
affrontare un'altra forza portante, com'era stato lui in passato, gli
faceva quasi togliere il fiato.
Il bosco sembrava minaccioso nonostante gli alberi fossero alti e non
molto fitti.
Roosoku sentiva il cuore scoppiargli in petto per la paura e l'affanno
della corsa... ormai non si curava più dei rovi che lo
ferivano lasciando così alla sua abilità innata
il compito di guarirlo.
Già, la sua abilità... se non fosse stato per lei
la sua vita sarebbe stata completamente diversa... forse addirittura
avrebbe cessato di esistere: ma a che prezzo invece riusciva ancora a
camminare su quella terra?
Ad un certo punto però si arrestò.
Dovette fare un grande sforzo per respirare profondamente e contenere
l'affanno in modo da sentire con chiarezza i rumori della foresta che
lo circondavano.
Ormai ne era quasi certo: lo stavano inseguendo.
"Non hanno perso tempo." pensò con ironia amara.
Si rimise a correre cercando di portarli il più lontano
possibile: se si doveva giungere allo scontro era indispensabile
evitare che eventuali persone risultassero coinvolte.
Per qualche istante la sua corsa avvenne nel silenzio più
totale: soltanto più il fruscio dei suoi piedi talmente
leggeri sul terreno da sembrare di star volando. Ogni altro suono era
cessato: c'era solamente lui che continuava a correre con il volto
pallido illuminato di tanto in tanto da qualche raggio di sole, i
capelli biondi che ondeggiavano con leggerezza al ritmo dei suoi passi.
Poi si trovò davanti un'immensa radura e, in quello spazio
sconfinato, continuò disperato la sua corsa.
Ormai, silenziosi come ombre, lo avevano raggiunto.
Li aveva sempre temuti ed ora avevano tutti i motivi per
scatenare i loro poteri contro di lui.
A quel punto si fermò. Per diversi secondi rimase immobile
mentre attorno ancora non c'era nessuno.
In testa il ragazzo aveva un solo pensiero: sopravvivere. Ora aveva una
ragione per continuare a vivere, avrebbe lottato con le unghie e con i
denti. E quella ragione si chiamava Hakai.
Improvvisamente si voltò: erano arrivati.
I tre Bannin... da intere genereazioni incaricati di sorvegliare la
Forza Portante e, nel caso in cui fosse diventata una minaccia,
ucciderla.
Un rivolo di sudore gli colò per la tempia.
"Non scapperai oltre, Roosoku."
Il ragazzo guardò muto i tre uomini: erano alti, fieri e
dignitosi. Emanavano un chakra potente perché da quando
erano nati erano stati addestrati a lottare contro forze che
difficilmente un ninja avrebbe potuto immaginare. Indossavano tutti e
tre la divisa che li distingueva dagli altri uomini di Yuki, di un
azzurro così tenue da avvicinarsi al grigio. Ciascuno di
loro possedeva una lancia che tanto abilmente sapevano maneggiare,
un'arma destinata unicamente alla forza portante.
Roosoku rimase immobile, come paralizzato, mentre il più
alto dei tre e il più forte, almeno fisicamente, fu l'unico
ad avanzare nella sua direzione con passi lenti:
"E' inevitabile: devi morire."
A quel punto il ragazzo iniziò ad indietreggiare...
Tairyoku: sapeva quanto potesse essere temibile. E lui sarebbe stato
solo il primo. Ma non aveva altra scelta: in quel momento l'unica
soluzione era affrontarli e, se necessario, ucciderli.
O lui o loro.
Il suo fisico non era ancora del tutto guarito ma ormai , nonostante
fosse leggermente rallentato nei movimenti, stava riprendendosi e
sarebbe stato in grado combattere.
Quando lo vide mettersi in guardia Tairyoku si rivolse agli altri due:
"Tenetevi pronti. Attacca."
Per qualche istante nessuno si mosse fino a che, con uno scatto
inaspettato, Roosoku non si lanciò contro il suo avversario
che parò l'attacco con una lancia, indietreggiando di
qualche passo per il contraccolpo.
Roosoku scattò di lato quando vide la lancia sfiorargli il
viso e, flettendo le ginocchia, saltò implacabilmente
addosso a Tairyoku il quale venne investito in pieno dalla potenza che
quel ragazzo mingherlino possedeva.
Nonostante la costituzione robusta per lui non fu facile sottrarsi alla
presa di Roosoku il quale, nel frattempo, lo aveva afferrato per il
collo.
Appena la mano del ragazzo si serrò attorno al collo,
Tairyoku si sentì invadere da un gelo che gli impediva
persino di pensare, mentre il respiro era inevitabilmente bloccato.
Ma il giovane fu costretto a mollare la presa quando gli altri due
Bannin lo attaccarono incrociando le lance: se non fosse saltato
indietro a quest'ora sarebbe stato inevitabilmente passato da parte a
parte.
Roosoku ansimò iniziando a sentire la fatica dello scontro:
sapeva che, per quanto potere avesse, non poteva combattere a lungo.
Ma, nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, Tairyoku si
accorse immediatamente che il loro nemico era provato:
"Ti conviene lasciarti uccidere e finirla con questa storia: contro di
noi non hai speranze. Sappiamo come combatti: tu riesci solo ad agire a
distanza ravvicinata, da lontano non puoi fare nulla, e poi - aggiunse
guardandolo con disprezzo - queste lance sono fatte apposta per te."
Roosoku deglutì, il respiro mozzato dalla fatica. Quanto lo
detestava: quell'uomo aveva perfettamente ragione. Finché
non li toccava, facendo si che con la sua presa potesse congelare i
loro organi dall'interno, ogni altra mossa sarebbe stata inutile.
Concentrati - si disse cercando di calmarsi - non devi perdere.
Scappare era inutile... poteva solo attaccarli ancora, almeno fino a
che qualcuno non avesse ceduto.
Quando Tairyoku, il quale ordinò ai suoi compagni di
lasciare che se ne occupasse lui, attaccò lo fece con una
forza spaventosa. Non usò subito la lancia, o altrimenti per
Roosoku sarebbe stata davvero la fine, ma diede una poderosa spallata
che fece sbalzare via il ragazzo.
Questi finì steso a terra ma si rimise in piedi, sebbene a
fatica, portandosi una mano alla bocca per asciugarsi un
rivolo di sangue.
Doveva stare più attento: Tairyoku sapeva concentrare il
chakra nei punti del corpo con i quali colpiva, un altro colpo di quel
tipo e probabilmente Roosoku non sarebbe più riuscito a
rialzarsi.
Ma, implacabile, Tairyoku con ancora maggior forza tornò
all'attacco questa volta utilizzando la lancia che però
sfruttò solo quando fu vicinissimo all'avversario.
Fu un movimento talmente rapido e potente che Roosoku riuscì
a scansarsi di pochissimo.
Non fu abbastanza.
Quando Tairyoku aveva fatto il suo affondo la lancia era penetrata nel
fianco di Roosoku: a questi mancò il respiro e, per qualche
secondo, si portò istintivamente la mano al fianco sentendo
il sangue che colava.
Ma, senza pensaci ancora e radunando le forze, il ragazzo
scattò con l'altro braccio afferrando il polso di Tairyoku
che, impegnato ad affondare la lancia, non aveva fatto in tempo a
ritrarsi.
In pochi istanti l'avambraccio di Tairyoku divenne viola... l'uomo non
riuscì a muoverlo e proruppe in urla di dolore: era una
sensazione orribile, come se avesse immerso l'arto per ore nel ghiaccio.
Con uno sforzo immenso, ignorando il dolore che gli faceva quasi
scoppiare la testa, Tairyoku con l'altra mano fece mollare al suo
braccio inerme la presa dalla lancia.
Roosoku si sfilò l'arma facendo un ultimo sforzo per
resistere ai conati di vomito, cercando di rimanere in piedi nonostante
la testa gli girasse.
Sentiva Tairyoku ansimare ma non riuscì a vederlo con
chiarezza perché la vista gli si annebbiò.
Ormai le forze gli stavano venendo meno... non poteva
più andare oltre.
L'unica cosa che mormorò, mentre cadeva a terra fu: "Mi
dispiace Hakai."
E poi, come se si trovasse in un sogno, sentì solo
più il frusciare della sabbia che con un movimento deciso ma
dolce al tempo stesso lo avvolgeva.
Che ve ne pare? E' una battaglia perlomeno decente? Mi sono davvero
immedesimata nei due combattenti cercando di far percepire il loro
dolore... non parlatemi più di sangue bleah!! +_+
E poi...Roosoku è la tetracoda?!!
Ma questo è solo l'inizio... è infatti da queso
capitolo che la storia inizierà ad avere dei risvolti non
indifferenti e tanti combattimenti (ops, rima involontaria!). Infatti
nel mio cervellino malato ho già pensato a tutta la trama ma
non farò ulteriori anticipazioni: nulla è
scontato! Hi hi hi! XD
Grazie a lettori/recensori/ a chi ha segnato la storia tra i preferiti!
^_^
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