Ascoltami e guarda la luce delle stelle nel cielo notturno

di Salhba98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bramosia del potere e orchi alle calcagne ***
Capitolo 2: *** Non c'è via di fuga ***



Capitolo 1
*** Bramosia del potere e orchi alle calcagne ***


CAPITOLO 1
Avevo ancora quella percezione di spavento e di brivido dopo l’incontro con Gollum. Qualcosa dentro la mia testa premeva e diceva che non dovevo rubargli il lussuoso monile, ma qualcuno di potente e oscuro ne aveva preso il sopravvento, pesava sulla parte ancora buona che mi era rimasta. Non volevo farci caso, volevo dimenticarne il tutto. Non capivo perché l’essere bramava l’anello più della sua vita. Che cavolo…un semplice anello, nulla di più. Oramai ne percepivo il veleno. L’unica cosa buffa era la strana frase che borbottava nei suoi nove denti rimasti :”Il mio tesssssoroooo!!!!”. Aveva una voce ridicola tutto qui!
Appena fuori dalle luride e incavate grotte dei Goblin, l’aria intrisa di putredine svanì, tutta d’un fiato, come gli splendidi fuochi d’artificio che il vecchio Tuc faceva alla vigilia di fine estate. Giorni celesti, quanto mi mancava la Contea. Dovevo cercarli, li avevo persi, di sicuro mi avrebbero ritenuto un cane codardo. L’ultima cosa che ricordo è l’agguato dei Goblin e gli occhi di Nori che mi guardavano frettolosi. Avevamo perso la via. Qualcuno ci cercava…c’era una taglia sulla testa di Thorin, oramai era chiaro, ma il pericolo era imminente.
Usufruendo del potere dell’anello riuscii a fuggire da Gollum. Sentivo il vociare della mia compagnia, parlavano di me, secondo loro a quest’ora potevo già essere ritornato da Re Eldron. Fino a quando mi rivelai a loro sull’imbrunire vicino allo strapiombo del burrone, erano lì. Io assolutamente convinto del fatto di volerli aiutare a espugnare la loro terra natia dal male di Smaug. Basiti dal mio ritrovo al di fuori delle grotte mi chiesero come avessi fatto da solo ad uscirne illeso. Facevo finta di non aver compreso la domanda, non volevo rivelargli dell’anello e del suo impressionante potere.
Gandalf  attirò la nostra attenzione verso il pericolo. Erano giorni che i mannari di Gundabar ci fiutavano e ci tenevano d’occhio, pronti per attaccare. Ed eccoli là. Una piccola schiera di orchi e i propri mannari trepidanti di lotta, cavalcavano verso di noi. Erano comandati dal più vile della loro razza, Azorg  il profanatore, l’orco pallido doveva essere morto per le ferite tempo fa, ma la realtà sussurrava ben altro. Thorin non voleva crederci, ma doveva farlo. L’incubo era più vivo che mai, ci riparammo dagli attacchi delle belve arrampicandoci sugli alti pini che dominavano il burrone.              

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Capitolo 2
*** Non c'è via di fuga ***


Image and video hosting by TinyPicCAPITOLO 2 Aria e fuoco, luce ed ombre, le anime imprigionate dagli ululati nella foresta. Ansimavamo disperatamente purché il contratto chiarisse anticipatamente i rischi della missione. Thorin sguainò con fermezza la Fendi Orchi, le fiamme la facevano luccicare, e corse verso Azog. Quest’ultimo era ricoperto da lunghe cicatrici incavate su tutto il candido corpo, davando l’idea di un temibile guerriero… un sopravvissuto! C’era qualcosa in lui che adescava la mia attenzione… ma vai a capire cosa?! Gli attacchi inflitti all’orco pallido non andarono mai a segno. Azog sembrava la reincarnazione di una di quelle reliquie provenienti da Mordor, reputato tale da chi governa gli alti cancelli d’ombra, dal ghiaccio e dalla pietra oscura. Guidava i propri compagni allo scontro e il suo bianco mannaro era l’alpha del branco. Ne ero incuriosito e terrorizzato allo stesso modo. Corsi ad aiutare Thorin, che nel frattempo incassava i colpi fendenti del nemico finendo a terra stremato e sconfitto. Per qualche attimo, ne sono sicuro, gli sguardi miei e di Azog si sono incrociati, e qualcosa in me affiorò. Tanto che rimase qualche istante attonito a fissarmi per poi ripiombare, a prima vista, di nuovo all’essere freddo e sadico. Quando il profanatore alzò il capo capii cosa stesse succedendo, Gandalf aveva ingaggiato i soccorsi… enormi aquile, si avete capito bene, giganteschi uccelli che non avrei mai trovato nei miei libri a casa Begghins. Diedi una occhiata fugace verso Thorin che fino ad un secondo fa era paralizzato, immobile a terra, ora era presumibilmente scomparso. Non ne comprendevo la ragione! Cosa stava accadendo? Ad un tratto mi sentii trascinare verso il cielo notturno, ma uno strattone improvviso mi fece cadere al suolo bruscamente, bastò questo per far fuoriuscire l’anello dal mio taschino facendolo scomparire tra l’odore di terra bruciata e un piccolo cespuglio rovente. Azog aveva ucciso la mia unica via di fuga… la compagnia era salva, ma io? Solo, con le tenebre in faccia, persino il fuoco ne sembrava intimorito tanto da presentarsi ai miei occhi fioco all’istante. E subito ecco, lo avevo visto. Non ne potevo più di quella tossina che rivestiva come una barriera me stesso, l’anello e il maledettissimo occhio di fuoco. Ne ero spaventato, davvero! Non riuscivo a rimanere in piedi, barcollavo in direzione dell’anello per riprenderlo, fissando Azog come se fosse complice di quel parassita. Ridacchiava il bastardo, giuro lo avrei ucciso nell’ immediato se solo non fossi stato così vigliacco. Poi solo buio. Orribilmente buio. La mia mente, quasi come in un incubo permanente, mi rimproverava, dovevo capirlo, dovevo stare attento… Ero svenuto al suolo, sentivo il suo respiro irregolare sopra il mio collo, l’alito caldo e secco mi accarezzava il volto, mi stavo rassegnando all’idea di una morte veloce, causata da quella specie di mazza che aveva al posto della mano e dell’avambraccio.

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