From Ashes

di LilyMP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo capitolo uno: inverno ***
Capitolo 2: *** capitolo due: Azione ***
Capitolo 3: *** capitolo tre: Conseguenze ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro: Il Natale Delle Ceneri ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque: Sviluppi ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei: Risolutezza ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo capitolo uno: inverno ***


NOTE AL CAPITOLO:

 

Disclaimer: I personaggi e gli eventi relativi alla serie di Harry Potter appartengono a JK Rowling.

Nota dell'autrice: questa storia è dedicata a tutti i fan della coppia Lily/James che vorrebbero una spiegazione plausibile su cosa abbia spinto Lily a cambiare atteggiamento nei confronti di James.

Prologo

In ogni libro di storia del mondo dei maghi, si legge che il Signore Oscuro apparve per la prima volta nel 1970, acquisì potere e sostenitori negli anni seguenti, ma fu sconfitto nel 1981 dal piccolo Harry Potter, che mise fine così agli Anni del Terrore. Durante quegli undici anni furono perpetrati atti atroci, sia da parte delle Forze Oscure, sia di quelle della Luce, perché la guerra aveva smorzato le distinzioni tra bene e male, e tra giusto e sbagliato.

Negli annali della storia dei maghi, il Natale del 1975 sarebbe stato ricordato per sempre come il Natale delle Ceneri. In quel giorno, la distinzione tra Luce e Oscurità fu messa a dura prova, e i mezzi usati dagli Auror furono messi in discussione.

Tutto cominciò con un attacco del Signore Oscuro e dei suoi Mangiamorte, una settimana prima di Natale. Il corpo di Clancy Darlington, un autorevole membro del Wizengamot, fu ritrovato, torturato e ucciso, nella sua casa, assieme alla moglie Babbana e al figlio. Solo la figlia era scampata all’agguato, poiché si trovava a scuola. L’assassinio di un mago tanto conosciuto e influente turbò molto la comunità dei maghi. C’era una forte pressione sull’Ufficio Applicazione delle Leggi sulla Magia, affinché vendicasse i Darlington e regolasse i conti con Colui che Non Deve Essere Nominato.

E così, dopo aver lavorato sodo per rintracciare i Mangiamorte, la sera di Natale gli Auror si riunirono nella cittadina costiera di Folkestone, per tendere un”imboscata a venti Mangiamorte che si apprestavano a torturare i Babbani.

Attesero fino all’arrivo dei Mangiamorte, ubriachi e pronti a una notte di caccia ai Babbani, e posizionarono barriere Anti-Smaterializzazione e Incantesimi di Contenimento attorno a dieci delle case, per essere certi che tutti i Mangiamorte fossero circondati. Agli ordini del capo ufficio, Bartemius Crouch, fu appiccato del fuoco magico, che non poteva essere spento con una bacchetta.Le case bruciarono, assieme ai Mangiamorte, che non avevano alcuna possibilità di fuggire. I pochi che, per puro caso, erano sopravvissuti, gravemente ustionati e mezzi morti, furono catturati. Nessuno rimase in vita tanto da vedere l’inizio del nuovo anno.

Tuttavia, orribile a dirsi, non sopravvissero nemmeno i Babbani che abitavano in quelle case. Si parlò di un sacrificio necessario. L’accaduto scatenò diverse reazioni; Albus Silente criticò aspramente l’operato degli Auror, ma molti altri lo approvarono, rallegrandosi della morte dei Mangiamorte e tralasciando il resto.

Forse, nella loro sete di vendetta contro il Lato Oscuro, stavano dimenticando che i loro metodi di vendetta non erano molto dissimili da quelli impiegati da Lord Voldemort stesso.

Il Natale delle Ceneri era destinato ad avere ripercussioni molto più pesanti di quanto il mondo dei maghi immaginasse. In effetti, pochi sanno che fu, in realtà, l”inizio della fine – una fine che sarebbe arrivata sei anni più tardi. Infatti, tra i membri della comunità dei maghi vi era un gruppo di studenti di Hogwarts che furono toccati, in un modo o nell’altro, da questa terribile tragedia: un gruppo di studenti destinati a grandi cose.


Capitolo Uno

Inverno

Dicembre, 1975. Meno dodici giorni a Natale …

L”inverno era arrivato tardi, quell’anno. Era arrivato strisciando, sotto forma di un alito freddo che si diffondeva in giro per il castello, in silenzio, senza farsi notare – finchè non giunsero i soffici fiocchi bianchi, a rendere evidente per tutti il cambio di stagione.

La prima nevicata era finalmente arrivata. Scendendo verso terra, i fiocchi leggeri piroettavano, cogliendo i raggi diffusi di sole invernale per creare un effetto luccicante. Un improvviso turbinio di piume innescò un movimento a spirale nella danza dei fiocchi di neve, mentre un gufo fulvo si lanciava in volo da una delle tante torri di Hogwarts.

Lily Evans osservava compiaciuta il gufo che portava la sua lettera innalzarsi sopra ai terreni innevati, un’affascinante aggiunta al ritratto dell’inverno che aveva di fronte.

Era certamente terapeutico stare alla finestra a guardare i fiocchi di neve, freschi, bianchi e puri, mentre piroettavano aggraziati e scendevano a terra. Com’era facile per Lily avere pensieri positivi, mentre si crogiolava al sole del mattino che faceva capolino dalla finestra della Guferia!

Le decorazioni di Natale nei corridoi, così allegre. L’avvicinarsi della visita a Hogsmeade, nel weekend. La fine del trimestre. Tornare a casa per Natale, da mamma, papà e Pet.

Non sarebbe stata costretta a tornare alla Sala Grande e a vedere i gufi della posta che portavano la Gazzetta del Profeta, carica di notizie macabre di morte e distruzione; non avrebbe dovuto pensare al terrore che serpeggiava tra i maghi, più insidioso del freddo invernale…

E Lily sospirò, perchè perfino lì, nella Guferia, con il sole che illuminava ogni angolo, il gentile fischio dei pochi gufi presenti e il bel quadretto invernale che aveva di fronte, non riusciva a sfuggire alla crudele realtà che si trovava al di fuori di Hogwarts.

L”improvviso arrivo dei gufi che portavano la posta attraverso al finestra aperta annunciò la fine della colazione, giù nella Sala Grande. Lily si voltò lentamente; doveva andare a lezione.

~ * ~

Lily Evans non era nella Sala Grande, quando James Potter arrivò per fare colazione. Peccato, pensò, mentre il suo sguardo non coglieva nessuna bella ragazza dai capelli rossi al tavolo di Grifondoro.

Sirius Black notò che James era alla ricerca di qualcuno, e gli assestò una gomitata.

“Non cominciare nemmeno, Black,” disse James, anticipando la battuta di scherno dell’amico.

“Non avevo intenzione di dire una parola,” disse Sirius con tono noncurante, anche se ben poco convincente. James scosse la testa e prese posto accanto a Remus Lupin. Le altre due ragazze del loro anno, compresa Alice, la ragazza di Remus, erano sedute di fronte a loro.

“Dov’è Evans?” chiese James, con aria indifferente.

Di fronte a lui, Dorcas Meadowes rispose, “Se n’è andata prima – penso che sia in Guferia,” senza alzare lo sguardo mentre cercava nel borsellino qualche zellino per pagare il gufo che le aveva consegnato il giornale.

“Ti è andata male, Ramoso,” ghignò Sirius.

“Piantala,” rispose James. “Mi passi il pane tostato, Peter, per favore? Grazie –“ Afferrò il piatto passatogli dall’amico piccolo e cicciottello e si servì generosamente.

“Sarebbe una buona cosa, James, se la piantassi di chiamarci tutte per cognome”, osservò Alice Moody.

“Sappiamo che pensi sia figo.”

“Chiamare una ragazza per cognome non è particolarmente affettuoso,” fece notare ironicamente Remus.

“Esatto,” disse Alice, annuendo. “Nel migliore dei casi, suoni come un professore. Ma nel peggiore –”

“E” proprio quello il punto, Moody,” la interruppe James. “Come un professore – è segno di maturità. Lei mi sgrida sempre per questo, no?”

Alice sorrise e scosse la testa, a metà tra il divertito e l’esasperato. Vicino a lei, Dorcas sussultò e sbatté la Gazzetta del Profeta sul tavolo della colazione.

“Cosa c”è, Meadowes? Non sei d’accordo?”

“Cos’è successo?” Alice si sporse in avanti, sulla pagina che Dorcas stava leggendo. “Oh no … no …”

“Che succede?” domandò Sirius. Remus impallidì.

“Un altro assalto?”

Alice sembrava così scioccata da non poter dire una parola. Dorcas alzò la testa, annuendo.

“Clancy Darlington,” disse.

“Chi?” chiese Peter, masticando le sue uova. Dorcas gli lanciò un’occhiata assassina.

“Ma dove vivi, Minus, nel mondo dei Babbani?” Peter inghiottì il boccone, rischiando di soffocare nel tentativo di ribattere indignato.

“È il capo dell’Ufficio di Applicazione delle Leggi sulla Magia,” spiegò Remus. “E anche un membro del Wizengamot.”

“La mia famiglia lo odia,” disse Sirius cupamente. James comprese l”insinuazione contenuta in quella frase – la famiglia di Sirius parteggiava per il Lato Oscuro. Un nemico dei Black aveva ottime probabilità di essere un nemico di Lord Voldemort in persona.

James diede un’occhiata al giornale. Una lugubre foto in bianco e nero di un enorme teschio, con un serpente che gli usciva dalla bocca, lo fissava. Il Marchio Oscuro – il famigerato simbolo di Lord Voldemort. Lo osservò per alcuni secondi, mentre un brivido gli correva lungo la schiena; poi distolse lo sguardo. L’atmosfera al tavolo si era fatta improvvisamente pesante. Il suo primo pensiero fu di sdrammatizzare, ma l”immagine del Marchio Oscuro sembrava aver cancellato tutto dalla sua mente.

Ma non aveva fatto i conti con Sirius. Una cucchiaiata d’avena schizzò dal cucchiaio di Sirius – James lo scansò – e atterrò sulla Gazzetta del Profeta di Dorcas, proprio sopra al Marchio Oscuro. Dorcas alzò lo sguardo, indignata. Sirius fece la sua migliore faccia da “Non è colpa mia”.

“Non c’è niente da ridere, Black, è una notizia seria.”

“E quella è avena di Serio, ops, di Sirius,” aggiunse James con aria innocente.

Per un momento, Dorcas sembrò sul punto di esplodere – e poi lo fece; scoppiò a ridere, insieme ad Alice.

“Oh – ragazzi –” boccheggiò Alice tra le risa. “Davvero non c’è niente da ridere – ma – oh, davvero, voi due passate sempre il segno!”

“Scusa, Meadowes,” disse Sirius allegramente. “Ti pulisco subito il giornale, guarda, Gratta e netta!” L’avena si staccò dalla prima pagina del quotidiano e Dorcas lo ripiegò in fretta, prima che Sirius potesse fare altri danni. James ridacchiò piano; l’immagine dello schizzo d’avena sopra al Marchio Oscuro era rassicurante.

E se lui poteva riderci sopra, le cose non erano poi così male, no?

~ * ~

Le sale del castello risuonavano di sussurri scossi e spaventati. Non c’era un solo angolo della scuola in cui gli studenti non stessero discutendo le orribili notizie apparse sulla Gazzetta del Profeta quella mattina.

Dorcas Meadowes, che era abbonata al giornale, lo mostrò a Lily prima della lezione. Sulla prima pagina c’era una foto in primo piano del Marchio Oscuro: un infido scheletro con un serpente che gli fuoriusciva dalla bocca. Il resto della prima pagina, come le prime cinque pagine, erano dedicate all’assalto.

Clancy Darlington era un membro rispettato del Wizengamot. Era stato assalito insieme alla sua famiglia. Il Marchio Oscuro era stato avvistato sopra la loro casa. All’interno erano stati ritrovati tre cadaveri: Darlington, sua moglie, e il loro figlio di nove anni.

Era stato un assassinio brutale. Le autopsie magiche rivelarono che il bambino era stato torturato fino alla morte, probabilmente di fronte ai genitori. Poi era stato il turno della signora Darlington, e infine di Clancy Darlington stesso.

La figlia era scampata all’assalto, poiché non era a casa. Annemette Darlington era una Corvonero del terzo anno. Lily non la conosceva di persona, ma la ragazza aveva tutta la sua compassione.

Quando finirà questo terrore? Si chiedeva. Erano passati cinque anni da quando Chi-sai-tu aveva preso il potere. Tutto era iniziato con sparizioni misteriose… bisbigli di un grande piano per epurare l”intera comunità magica… un grande impulso alla caccia ai Babbani… un agghiacciante timore dell’essere misterioso che si faceva chiamare Lord Voldemort – la gente diceva che pronunciarne il nome era pericoloso, perché c’era il rischio di scatenare la sua ira. E poi gli assalti. Dapprima casi isolati nella Gazzetta – sebbene fossero brutali assassini, sembrava che non avessero nessun legame con gli studenti di Hogwarts.

Poi, all’improvviso, il problema si era aggravato.

Sul comodino di Lily, c’era una foto animata a colori di due quindicenni: Lily stessa, che salutava e sorrideva, con il braccio attorno alle spalle di una ragazza minuta, con i capelli dorati e limpidi occhi azzurri. La foto riportava i pensieri di Lily all’estate precedente, alla stazione di King’s Cross. Quella era stata l”ultima volta che aveva visto Aura Banning.

La migliore amica di Lily non aveva fatto ritorno a Hogwarts quell’autunno. Durante l’estate, Aura era scomparsa, entrando a far parte delle statistiche sull’aumento delle morti causate da Chi-sai.tu. Lily non era più riuscita a scrollarsi di dosso l”ansia e la paura; Chi-sai-tu non era più qualcosa che accadeva ad altri. Era una possibilità concreta e terrificante.

Lily temeva per la sua famiglia, Babbani con una figlia magica. Tutti sapevano che i Babbani e i maghi figli di Babbani erano in cima alla lista di Chi-sai-tu, grazie alle dottrine sulla purezza del sangue che aveva messo in pratica durante i primi anni dalla sua ascesa.

L’orologio ricordava a Lily che le restavano dieci minuti per arrivare alla lezione di Cura delle Creature Magiche. La ragazza scosse la testa, cercando di dissolvere la paura, e recuperò il libro di testo. Mentre lasciava la stanza, un ultimo, disperato pensiero le attraversò la mente.

Darei qualsiasi cosa – qualsiasi cosa – perché tutto questo finisse...

~ * ~

Cura delle Creature Magiche era sempre una lezione interessante, non da ultimo a causa di una coppia di Grifondoro che tendevano sempre a fare caos dovunque andassero. Durante l’ultima lezione, il professor Kettleburn aveva finito col farsi mordere un dito da un Purvincolo, poiché una tazzina da tè caduta dalla tasca di Sirius Black aveva provocato l’animaletto, mordendogli il naso.

Quel giorno, la lezione sembrava riflettere l”umore cupo del mondo magico. Kettleburn condusse la classe M. A. G. O. nella direzione della Foresta Proibita. Alcuni studenti si scambiarono lugubri occhiate; le creature custodite nelle vicinanze della Foresta erano quasi sicuramente tra le specie più pericolose. Tuttavia, nessuna creatura magica, pericolosa o meno, li attendeva ai margini della Foresta.

“Oggi andremo nella Foresta,” annunciò il professor Kettleburn con la sua voce flebile. Svariati studenti sussultarono, allarmati; la maggior parte degli studenti era attonita. James Potter and Sirius Black, tuttavia, sembravano soltanto eccitati. Potter incrociò lo sguardo di Lily e le fece l”occhiolino.

“Hai paura, Evans?”

Lei non si degnò di rispondergli.

“Sono qui per proteggerti, se hai bisogno,” aggiunse lui con un gran sorriso. “Basta solo che tu venga a Hogsmeade con me…”

Lily era esasperata. Potter era probabilmente l’unica persona che riuscisse a continuare con i suoi soliti modi ignoranti e insensibili dopo le notizie della mattina. E lei era stufa marcia di essere invitata ad uscire da lui. Come se non avesse rifiutato ogni invito fin dall’inizio, a partire dal quarto anno!

“No, Potter,” disse lei freddamente. “Non uscirò con te. Né ora, né mai!”

“Silenzio, laggiù!” li ammonì il professor Kettleburn, prima di continuare con la lezione. “Le creature che esamineremo oggi sono normalmente studiate solo in teoria, visto che il Ministero della Magia le ha classificate come “pericolose”. Ma visto che qui a Hogwarts ne abbiamo un branco addestrato, ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per osservarle da vicino… beh, non proprio osservarle, ma adesso capirete cosa intendo.”

“Ehi, Hagrid!” esclamò Black all’improvviso. Il resto della classe si voltò ad osservare Rubeus Hagrid, il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts, che si avvicinava con passo pesante, trascinando una carcassa d’animale ancora grondante sangue. Molte ragazze impallidirono. Lily era leggermente preoccupata – qualsiasi cosa dovessero studiare sembrava rientrare appieno della categoria delle creature “pericolose”.

“Ciao, James e Sirius”, disse Hagrid. “Tutto bene, Lily?”. Le lanciò un gran sorriso, che le riuscì di ricambiare solo in parte. Hagrid era stato sempre molto amichevole nei suoi confronti, da quando, al primo anno, aveva trovato un cucciolo ferito e gliel’aveva portato.

“Hagrid mi... aiuterà con questa lezione” disse il professor Kettleburn. “Comincia pure, Hagrid”.

“Vabbe’- qua dentro, tutti quanti!” esclamò allegramente Hagrid, dirigendosi nella Foresta. “Queste creature preferiscono il buio”.

La classe lo seguì esitante. Camminarono per circa dieci minuti, prima di arrivare in una radura buia, su cui non sembrava cadesse la neve. Hagrid lasciò cadere la carcassa per terra, e, a un cenno del professor Kettleburn, lanciò uno strano urlo stridulo.

Lucinda Stebbins indicò il cielo, con gli occhi spalancati. Il resto della classe, al contrario, era perplesso.

“La lezione di oggi è sui Thestral”, disse il professor Kettleburn, che lanciava anche lui curiose occhiate in giro e badava a tenersi alla larga dalla carcassa. “Qualcuno mi sa dire–“

Fu interrotto da un acuto strillo da parte di Jade Heaney, mentre qualcosa di invisibile cominciava a fare a pezzi la carcassa. Sembrava che pezzi di carne venissero strappati via dalle ossa dell’animale morto, e che poi sparissero nel vuoto. Lily guardava, con una sorta di affascinato orrore.

“Proprio belli, eh?” disse Hagrid orgoglioso. “C”è qualcheduno che li vede?”

Lucinda annuì, con gli occhi ancora spalancati e colmi di terrore. Potter annuì brevemente. Tutti gli altri fecero segno di no, senza distogliere lo sguardo dalla carcassa che stava velocemente sparendo.

“Sì – i Thestral,” disse il professor Kettleburn, agitando la mano in direzione della carcassa. Sussultò, come se qualcosa lo avesse improvvisamente sfiorato – probabilmente era stato un Thestral. Era evidente che lui non li vedeva, proprio come gli studenti. “La prima domanda è: che cosa sono?”

“Cavalli alati”, suggerì Potter, che non era più brillante e presuntuoso, ma sorprendentemente serio.

Black, tuttavia, era sempre lo stesso. “Penso di averne uno, qui!” esclamò allegramente. Teneva la mano aperta davanti a sé, come se accarezzasse qualcosa di solido.

“Quello là è Tenebrus,” disse Hagrid, sorridendo. “Il primo nato qui nella Foresta – il mio preferito, sapete…”

“Sono invisibili? Come i Diricawl?” chiese una ragazza di Tassorosso, guardando la carcassa ormai quasi spoglia con rinnovato interesse.

“No, solo chi ha visto la morte può vederli,” disse un ragazzo di Corvonero con aria saputa. “Si dice che portino davvero sfortuna…”

Qualcosa di solido sfiorò Lily: era un altro Thestral invisibile che si avvicinava. Per un attimo si augurò di poterli vedere, poi si trattenne, rendendosi conto delle implicazioni di quel desiderio momentaneo.

“Cinque punti per Corvonero,” disse il professor Kettleburn con aria d’approvazione. “Proprio così; i Thestral sono visibili solo a chi ha visto la morte, il che spiega il fatto che siano associati con la sfortuna. Tuttavia, non è stato ancora provato che costituiscano davvero un cattivo presagio. I Thestral sono molto utili qui a Hogwarts. Lascerò che questo ve lo spieghi Hagrid...”

“Già,” disse Hagrid. “Ehm …sì... sono... beh, sono bravissimi a ritrovarci la strada, in qualunque parte, ma di solito non vogliono fare come tu ci dici. Ma questo branco qua è addestrato – io credo che è l’unico. Non so di nessuno in Gran Bretagna che ce l’ha fatta, ad addestrarli!”. Fece un gran sorriso agli studenti, alcuni dei quali avevano un’aria dubbiosa, altri affascinata. Sirius Black gli rivolse il pollice alzato.

“Comunque … non ci hanno molto lavoro qua, loro, tirano solo le carrozze per voi, o qualche volta ci portano in giro Silente, se non si vuole Smaterializzare tanto distante…”.

“Allora sono quelli a far muovere le carrozze!” esclamò Jade Heaney, che sembrava un po’ meno spaventata.

“Come sono?” chiese Lily, incuriosita.

“Neri,” disse Potter, fissando direttamente quello che, con tutta probabilità, era un Thestral. “Con le ali, e occhi molto bianchi, che luccicano. E una faccia che assomiglia a quella di un drago.”

“Una descrizione piuttosto accurata,” confermò Kettleburn. “Almeno a detta di molti libri. Hagrid, vuoi spiegare alla classe come hai allevato questo branco?”

“Oh, già, già … ci abbiamo iniziato con un maschio e cinque femmine, e Tenebrus, quello là, era il primo cucciolo. Si va avanti piano … ci vuole un anno, più o meno, per farci nascere uno. Ce ne abbiamo venti, più o meno adesso, e cinque delle mamme ci aspettano i cuccioli per marzo. Ce ne sarà ancora di più i prossimi anni, anche se qualcheduno vivrà solo pochi anni ancora– vivono solo dieci anni, i Thestral.”

Tutto sommato, fu una lezione molto istruttiva. Alla fine, Hagrid passeggiò con loro mentre tornavano tutti insieme verso il castello, accanto a Lily, raccontandole storie su come aveva trovato i primi sei Thestral e come aveva allevato Tenebrus e gli altri cuccioli. Aveva un nome per ciascuno di loro; apparentemente, ognuno aveva le proprie caratteristiche. Dal modo in cui Hagrid ne parlava, Lily avrebbe quasi potuto credere che allevare i Thestral fosse una cosa comune… come tenere un cane o un gatto. Fino a che non pensò alla loro connessione con la morte.

“E” solo questa cosa della morte, capisci, no? Non ci portano per niente sfortuna, come dice la gente.”

“Ma cosa vuol dire, quando si dice che solo chi ha visto la morte può vederli? Bisogna proprio vedere qualcuno morire?”

Hagrid annuì. “E” così che solo pochi ce li può vedere. Come oggi – solo due in classe.”

Lily pregò di non vedere mai i Thestral. E poi rifletté su quello che Hagrid le aveva appena detto. Due persone nella classe, due studenti della sua età avevano visto qualcuno morire.

Il pensiero la colpì come una raffica di vento. Non sapeva perché – di solito non pensava mai a Potter, arrogante, borioso e combinaguai, se poteva farne a meno. Ma ora si rendeva conto…

Potter riusciva a vedere i Thestral.

“Potter.” Il nome le uscì di bocca prima che potesse trattenersi. Hagrid la guardò sorpreso.

“Ma certo – sua sorella. Una ragazzina così dolce – morta quando lui ci aveva otto anni.”

“Potter ha – aveva – una sorella?”

“Non sapevi? Tanto carina – mi ricordo quando ci veniva a Hogwarts …”

“Che cosa le è successo?”

“Non posso dire. Se James vuole che la gente sa, lui ce lo racconta,” disse Hagrid con fermezza.

Lily sapeva che non era il caso di fare altre domande. Ringraziò Hagrid, e si lasciò circondare dalla fiumana di studenti che rientravano al castello. Immagina, Potter aveva visto la propria sorella morire! Se Pet…

Lily scacciò immediatamente il pensiero. Si chiedeva se Potter sentisse la mancanza della sorella. Durante la lezione era rimasto insolitamente silenzioso. Forse stava pensando alla sorella.

Istintivamente, si guardò intorno, dopo essere entrata.

Né Potter né Black erano nei paraggi.

Non si presentarono a pranzo, ma furono di ritorno a Trasfigurazione, più turbolenti che mai, e Lily era arrabbiata con se stessa per essersi preoccupata. Avrebbe dovuto saperlo, che niente poteva toccare Potter. Probabilmente non gli importava nemmeno, di sua sorella. Quando mai pensava a qualcuno al di fuori di se stesso?

Oh, forse una volta lo faceva – ma succedeva anni prima. Era cambiato da allora, e le probabilità che diventasse qualcosa di diverso dall’idiota borioso e litigioso che era adesso ammontavano a meno di zero.

Lily non si accorse nemmeno del fatto che, arrabbiata e frustrata com’era a causa di Potter, i pensieri carichi di paura a proposito dell’assalto di quella mattina le erano usciti di mente.

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Capitolo 2
*** capitolo due: Azione ***


Capitolo Due

Azione

Dicembre 1975. Meno nove giorni a Natale...

Proprio mentre Lily entrava, un centinaio di gufi della posta sfrecciarono sibilando all'interno della Sala Grande, consegnando lettere e pacchi agli studenti a cui erano indirizzati. Lily avvistò le altre ragazze Grifondoro, e prese posto vicino ad Alice. Direttamente di fronte a loro, Dorcas era impegnata a pagare il gufo che le aveva consegnato la Gazzetta del Profeta, a cui era abbonata. Lily evitò accuratamente di guardare il giornale; se c'erano notizie di altri attacchi, lei non voleva saperlo.

"Hai visto l'avviso sulla bacheca della sala comune, Lily?" chiese Alice. Lily scosse la testa, prendendo una fetta di pane tostato.

"No - perché? Avrei dovuto?"

"Beh, non è nulla di importante. Ma nell'ultimo weekend del trimestre si va a Hogsmeade - Dorcas e io avevamo in programma di fare un po' di shopping natalizio. Ti va di venire con noi?"

Lily inghiottì un boccone di pane e aprì la bocca per rispondere, ma fu preceduta dall'arrivo di un piccolo gufo dalle piume morbide, che lasciò cadere una busta davanti a lei e cinguettò.

"È per me?" Lily, curiosa, aprì la busta. Chi poteva averle mandato una lettera?

"Quella è -" iniziò a dire Dorcas, sbirciando la lettera di Lily da sopra il giornale. Prima che potesse completare la frase, però, la lettera di Lily cominciò a cantare.

"Verde smeraldo sono i tuoi occhi
mi fanno tremare i ginocchi
I tuoi capelli son rosso tempesta 
quando li guardo mi gira la testa
Lily, fiore bellissimo,
mi piaci tantissimo
Fa' di me l'uomo più felice che c'è
ti prego, vieni a Hogsmeade con me! 
Tuo, 
James"

Lily si sentì infiammare le guance, mentre tutti intorno a lei scoppiavano a ridere. Alice le diede un'occhiata comprensiva, ma aveva gli angoli della bocca rivolti all'insù. Lily lanciò uno sguardo furioso alla lettera incriminata.

"Incendio!" La gente intorno a lei strillò e si scansò, mentre la pergamena bruciava.

"Signorina Evans!" La professoressa McGranit si avvicinò adirata al loro tavolo. "Dieci punti in meno per Grifondoro! Da lei, in quanto prefetto, mi aspetto un più alto livello di disciplina."

Lily rivolse uno sguardo torvo alla pila di cenere che aveva di fronte. Potter e le sue ridicole idee! Col cavolo che si sarebbe lasciata umiliare un'altra volta.

~ * ~

"Ti è andata male, Ramoso," disse Sirius, ghignando, mentre i ragazzi uscivano dalla Sala Grande dopo aver fatto colazione. "Fuoco e fiamme, in questo caso, non significano certo che hai conquistato il suo cuore."

Remus alzò un sopracciglio - un'abilità per cui era famoso. "Direi il contrario, Sirius. Penso che lei lo detesti con tutto il cuore. James, magari dovresti -"

"Questo è il novantaduesimo rifiuto," gemette James. "Perché non accetta? Che cosa vuole da me?" Aggrottò le sopracciglia, preoccupato. Evans non aveva gradito nessuno dei suoi tentativi precedenti. Aveva detto no ai suoi fiori, ai suoi dolci, alle sue lettere, alle sue richieste cortesi, alle sue preghiere, ai suoi inviti improvvisati - e adesso anche ai suoi versi. Era quantomeno umiliante. Ma non era quello il punto - il problema era che lei gli piaceva sul serio. Era diversa dalle altre ragazze: loro lo annoiavano; lei, invece, lo intrigava. Sapeva che con lei poteva parlare, e che lei lo avrebbe apprezzato, se fossero usciti insieme anche solo una volta. Erano stati buoni amici in precedenza, e lui non l'aveva certo dimenticato, anche se non riusciva a ricordare come mai avessero smesso di esserlo. Perché Lily non voleva concedergli un'opportunità?

Remus si voltò a guardare James con serietà. "James, forse devi - ohi!"

Svoltato l'angolo, Remus si scontrò con un altro studente.

"Bada a dove vai, stupido!"

"Scusa," disse Remus.

"Tu" Solo una persona in tutta la scuola si rivolgeva a Remus con quel tono oleoso e carico di disprezzo: la persona che James e Sirius odiavano più degli Scarafaggi a Grappolo (ed entrambi detestavano gli Scarafaggi a Grappolo con tutto il cuore).

"Fai bene a chiedere scusa, Lupin," sogghignò Severus Piton. "Non ho certo bisogno che tipi come te mi sporchino i vestiti."

"Che cosa vorresti dire?" ruggì Sirius.

Piton gli rivolse un'occhiata gelida. "Ho detto a quello schifoso Mezzosangue di stare alla larga da me, Black. Io -" Non riuscì a proseguire, perché Sirius si lanciò su di lui e lo afferrò per il colletto. Piton si infilò una mano sotto ai vestiti, ma James fu più veloce.

"Rilascio!" La sua bacchetta emanò scintille. Piton sibilò quando gli colpirono il polso, e lasciò cadere la propria bacchetta.

"Chiedigli scusa." James teneva la bacchetta puntata contro il viso di Piton.

"James - Sirius - non credo che -" disse Remus, esitante. James lo ignorò.

Il viso di Piton era pallido - o almeno, più pallido del solito - ma la sua voce era calma. "Io lo chiamo come mi pare"

"Sei tu quello schifoso qui, Mocciosus," ringhiò Sirius, aumentando la presa sul colletto di Piton. "Non osare insultare Remus."

"Tu non impari mai, vero, Mocciosus," disse James. Quante volte avrebbero dovuto insegnare a Piton a tenere la bocca chiusa?

"Ti daremo una vera lezione stavolta." Sirius aumentò la presa, facendo boccheggiare Piton. James passò in rassegna mentalmente tutta una serie di incantesimi, cercando di trovarne uno che non avessero ancora usato su Piton.

"Smettetela! Expelliarmus!"

Cinque bacchette volarono via dalle mani dei loro proprietari (anche quella di Peter, che non aveva detto una parola durante tutto lo scontro) and atterrarono direttamente nelle mani di Lily Evans. James rimase senza fiato.

"Ciao, Evans!" Avrebbe voluto sembrare brillante, ma la voce gli uscì come uno squittio. Lily lo ignorò. Piton sbuffò, beffardo.

"È proibito usare la magia nei corridoi, come dovreste sapere bene," disse Lily severamente, guardando esplicitamente Remus. "E ne ho abbastanza di voi tre. Potter, Black - lasciate Piton in pace. Piton, perché non ti rendi le cose più facili e stai alla larga da loro."

"Non dirmi quello che devo fare, Sanguesporco," ringhiò Piton. "Ridammi la bacchetta."

Bella gratitudine! James non sapeva come facesse Lily a mantenere la calma e a guardare Piton negli occhi.

"Non chiamarla così!" gridò. Non riusciva a pronunciare quella parola.

"Sta' zitto, Potter," rispose bruscamente Lily. Porse la bacchetta a Piton, che l'agguantò e iniziò immediatamente a strofinarsela sui vestiti, come se il tocco delle mani di Lily fosse disgustoso. James digrignò i denti. Non era giusto!

"Muoviti, Piton. Non voglio vederti coinvolto in un'altra rissa."

Lui la guardò con disprezzo, ma se ne andò ugualmente.

"Evans, io -"

"La professoressa McGranit sarà informata di questo, Potter. Vale anche per te, Black." Restituì loro le quattro bacchette restanti.

"Ti ha chiamato una sai-cosa!" esclamò James, furioso. "Come puoi lasciarlo andare via così?"

Lily lo squadrò furibonda. James pensava che fosse sul punto di urlargli qualcos'altro (gli costava fatica ammetterlo, ma finalmente lei gli stava prestando almeno un po' d'attenzione), ma lei si limitò a fissarlo con occhi imperscrutabili. Infine, quando aprì la bocca per parlare, la sua voce era bassa, ma gelida

"Tu non capirai mai, non è vero, Potter. Ti credi chissà chi, ma non sei meglio di lui - solo perché non osi pronunciare la parola Sanguesporco non significa che tu sia meno spregevole."

Poi girò sui tacchi e se ne andò, lasciando James a fissarla a bocca aperta.

~ * ~

Lei lo odiava.

Oh, quanto lo odiava.

Come osava andare in giro a pavoneggiarsi, con quell'aria virtuosa e condiscendente, solo perché tutti lo credevano il campione di Grifondoro! Come osava darsi quelle arie da difensore di tutti i nati Babbani!

Era pieno di pregiudizi, esattamente come coloro che la detestavano per via del suo sangue. L'unica differenza era che invece di "Sanguesporco", lui li chiamava "schifosi Serpeverde striscianti", se non di peggio.

Lily non poteva sopportarlo. Specialmente quando sapeva che le cose sarebbero potute andare diversamente.

Se solo non avesse avuto tanto successo sul campo da Quidditch. Se solo non si fosse montato la testa. Se solo tutti non lo avessero viziato, vezzeggiato e accontentato in ogni suo capriccio. Lei era probabilmente l'unica che si dava la pena di tenergli testa. Non che servisse a farlo essere meno che un pallone gonfiato. Non importava quante volte lei lo mettesse al suo posto, lui rimbalzava sempre, come una palla di gomma.

Quando pensava al ragazzo che era stato, al ragazzo che avrebbe potuto essere, e al ragazzo che era ora, Lily non poteva fare a meno di sentire di aver perso qualcosa.. Potter non era stato poi tanto male durante i loro primi due anni a Hogwarts. Anzi, era stato quasi il migliore amico di Lily. L'aveva incontrato per la prima volta sul treno, dopo essere stata spaventata da uno scompartimento pieno di Black (compreso Sirius Black) che l'avevano chiamata "Sanguesporco", intimandole di andarsene a casa.

Potter l'aveva trovata per primo, aveva chiesto in prestito a Remus in fazzoletto per lei (visto che lui era senza) e si era fondato nello scompartimento per pretendere le scuse dei Black. Ne era uscito con un occhio nero e una lettera per la professoressa McGranit, che gli era costata una punizione proprio la sera del loro arrivo a Hogwarts.

A pensarci bene, il suo carattere non era cambiato poi tanto; anche adesso aveva ancora il complesso dell'eroe. Eccetto che adesso piantava risse per il gusto di farlo. E non si limitava a lanciare fatture a chi se lo meritava. Attaccava briga con chiunque nei corridoi, solo per dimostrare che poteva farlo, solo per far vedere quant'era bravo, per mostrare a tutti di essere invincibile.

E nessuno gli diceva niente in proposito, perché era un campione di Quidditch, e lo era stato a partire dal terzo anno, quando era stato nominato capitano della squadra, il più giovane dell'ultimo secolo. Non aiutava neanche il fatto che le ragazze gli sbavavano dietro, quando non erano impegnate ad ammirare Black. Anzi, era stato proprio così che Lily e Potter avevano smesso di essere amici - anche se quello zuccone probabilmente non riusciva a ricordare un particolare tanto insignificante. Lily ricordava ancora quel giorno, il primo del terzo anno, quando un gruppo di ragazze del quarto anno era entrato nel loro scompartimento, ridacchiando e arrossendo, per invitare Potter e Black a unirsi a loro. "Non siete costretti ad annoiarvi con questi qui," aveva bisbigliato una di loro, a voce abbastanza alta perché Lily potesse sentire .

Si era sentita terribilmente ferita, quando Potter e Black avevano lasciato entrambi lo scompartimento, con un'espressione divertita ed eccitata. Al loro ritorno, più tardi, il treno si avvicinava già alla stazione di Hogsmeade, e i due ragazzi, infilandosi le divise, si vantarono della propria popolarità con le ragazze del quarto anno, di fronte a un Peter ammirato e un Remus vagamente interessato.

Lily era rimasta a sentire disgustata. Nel corso dell'anno continuò ad essere sempre più scoraggiata, mentre Potter e Black scalavano le classifiche di popolarità di Hogwarts; Remus and Peter erano relegati al ruolo di fedeli tirapiedi.

Tutto questo le dava la nausea, e la rattristava, anche, perché aveva pensato - e perfino sperato - che James Potter avrebbe potuto essere qualcosa di più di un idiota presuntuoso.

Ma lui aveva scelto di no.

~ * ~

"Lei mi odia," mugolò James. "Mi odia." Nascose la faccia tra le mani.

"È tutta colpa di Piton, James, lo sai." Sirius gli diede una goffa pacca sulla spalla. "Ha sempre pessime intenzioni; scommetto che adesso sarà lì a ridersela di gusto. Lurido idiota."

"Già," aggiunse Peter. "E' sempre pronto a insultarci."

James gemette e si voltò dall'altra parte. La furia gelida nella voce e negli occhi di Lily lo tormentava ora - si ritrovò a desiderare che lei gli avesse urlato contro, come al solito. "Tu non capirai mai, non è vero, Potter." C'era forse delusione nella sua voce? Ma tanto lei non aveva mai creduto che lui fosse alla sua altezza, no?

"Trovato!" gridò Sirius all'improvviso. Spinse via un Peter perplesso e uscì dalla sala comune di corsa. James costrinse la sua mente a staccarsi da Lily and lanciò a Peter uno sguardo interrogativo.

"Ha avuto un lampo di genio, credo. Stava mormorando qualcosa sul fatto che Lunastorta avrà l'onore di rifarsi su Piton. Forse è andato a cercare Remus?"

"Remus è a lezione, Peter."

"Forse è urgente," aggiunse Peter, con una scrollata di spalle. "Ti va una partita a scacchi?"

"Ehm - va bene." James cercò di concentrarsi sul gioco, ma finì col perdere miseramente.

~ * ~

Lily non guardò neanche una volta in direzione di James, durante Pozioni. Aveva già preparato il proprio calderone allo stesso tavolo con Dorcas, Alice, e una Corvonero, quando James entrò nell'aula. Lui tentò invano di incrociare lo sguardo di lei per tutta la durata della lezione, con l'unico risultato che la Bevanda della Pace che stava preparando cominciò ad emettere un copioso fumo verde, cosa che fece tossire il professor Lumacorno, mentre passava tra i banchi per controllare il loro lavoro.

"Devi prestare più attenzione all'aggiunta delle radici di giacinto," lo ammonì il professor Lumacorno. Poi si diresse al tavolo dei Serpeverde, dove Piton stava imbottigliando una fiaschetta di Bevanda della Pace preparata alla perfezione.

"Eccellente, Severus - io stesso non avrei saputo fare di meglio... Abbastanza bene, signorina Reading ..." Lumacorno girava tra i banchi, ispezionando il contenuto di ciascun calderone. Si fermò davanti a quello di Lily, sorridendo benevolmente. "Bene, bene, signorina Evans. Che cosa abbiamo qui? Ha sicuramente un profumo celestiale."

"Intende dire pacifico, professore," lo corresse Lily con un sorriso.

"Ma certo, ma certo, molto appropriato." Lumacorno osservò da vicino la sua fiaschetta, con curiosità. "Posso sapere come ha raggiunto questo particolare effetto?"

"L'ho profumato con nettare di eliotropio," spiegò Lily. "Quando si usa nelle pozioni è inerte... Ho pensato di sperimentarlo."

"Con risultati eccellenti!" commentò Lumacorno, raggiante. "Devo prendere nota di questo, per usi futuri..."

Sperando che la lezione di Pozioni avesse reso Lily più contenta e incline al perdono, James fece un ultimo, vano tentativo di incrociare il suo sguardo. Sfortunatamente, Lumacorno trattenne lei e Piton alla cattedra dopo la fine della lezione, e James, sconsolato, si rassegnò a seguire Sirius fuori dall'aula.

Tornati nel dormitorio, Sirius dovette ripetere la stessa frase tre volte prima che James si accorgesse che l'amico gli stava parlando.

"Cosa, scusa?"

"Ho detto," ripeté Sirius impaziente, "che stavolta Piton avrà quello che si merita."

James distolse la propria mente dall'incantevole Lily Evans, e cercò di concentrarsi su quello che Sirius tentava di dirgli.

"Qual è il tuo piano, stavolta?"

"Stasera mandiamo Piton nella Stamberga Strillante."

James sbattè le palpebre. Sirius stava scherzando. Per forza. Rise.

"Per un attimo ti ho creduto, Felpato. Te lo immagini? Piton contro Lunastorta ... non sopravvivrebbe neanche dieci secondi!"

"È proprio quella l'idea," disse Sirius, con aria compiaciuta. "Dopo tutto, il vecchio Mocciosus se la prende sempre con Lunastorta. Lasciamo che Lunastorta abbia la sua rivincita!"

Per un attimo, James considerò seriamente l'idea. Mandare Piton ad affrontare un licantropo era invitante,... ammesso che ne avesse avuto il coraggio, quel codardo. Ma ...

Piton avrebbe potuto essere ucciso.

Il che non andava bene, vero?

NO!

James odiava Piton. Ma non desiderava vederlo morto.

"Non è una buona idea, Sirius. Pensa alle conseguenze ... Lunastorta potrebbe ucciderlo, sai com'è ..."

"Sarebbe una liberazione!" ribatté Sirius. "Comunque, non ti devi preoccupare dei dettagli - ci ho già pensato io. Piton dovrebbe essere diretto lì -" Sirius diede un'occhiata all'orologio "- proprio ora."

"Cosa?!" gridò James. "Sirius, non dirai sul serio, vero?"

"Ma certo, sono io, Sirius il Serio, chi altri -"

"Sirius! Non possiamo mandarlo a farsi ammazzare."

"Lui lo farebbe volentieri a noi," replicò Sirius.

Tu non sei meglio di loro.

Il vero significato delle parole di Lily lo colpì proprio in quel momento. James non era migliore di coloro che disprezzava. Non c'era da meravigliarsi del fatto che Lily disprezzasse lui.

Ma lui non voleva vedere Piton morto. E - lo colpì un pensiero agghiacciante - non voleva che Remus diventasse un assassino. Uccidere qualcuno era ... una cosa malvagia. Era quello che faceva il Lato Oscuro.

"No. Sirius, diventeremo assassiniRemus sarà un assassino. Non hai pensato a quello che sarà di lui, dopo?"

"Ah ...il vecchio Mocciosus non avrà il fegato di entrare... rinuncerà una volta arrivato al Platano ..." Ma Sirius non suonava convinto.

"E se non lo fa?" James aggrottò la fronte. "Sirius, che cosa gli hai detto esattamente?"

"Gli - gli ho detto come si fa a superare il Platano," disse Sirius, avvilito. "Non ho pensato -"

"Alle conseguenze," completò James. E ci sarebbero state delle conseguenze.

Piton avrebbe incontrato Lunastorta nella Stamberga Strillante.

Lunastorta avrebbe attaccato Piton.

Remus ne sarebbe stato ucciso, quando l'avesse scoperto..

Il Ministero avrebbe ucciso Remus quando la cosa si fosse saputa.

A Piton non doveva essere permesso di entrare nel tunnel. A James bastò una frazione di secondo per decidersi. Sirius era ancora seduto, pieno d'orrore mentre si rendeva conto di quello che aveva fatto. A James non importava. Sirius era uno stupido. Si sarebbe occupato di lui più tardi. Adesso c'erano faccende più urgenti. Sì alzo e corse fuori dalla sala comune.

"Dove vai?"

James quasi non rispose alla flebile domanda di Sirius. Quando lo fece, la risposta fu una sola frase, carica di rabbia, paura e, per una volta, convinzione.

"A fare la cosa giusta."

 

angolo autrice: ringrazio la sola anima viva che si è fatta viva a recensire cioè Grifona Fremiona !
E ringarzio anche chi ha messo la storia tra le seguite e tra le ricordate!
Vi invito a recensire perchè una recensione non può farvi male tesori miei >.
Vi ringrazio in anticipo!
Baci LilyMP! <3

Ps. Volevo introdurre anche, che questo capitolo è un pò lungo e lo dedico a  Grifona Fremiona !
T.V.B. Tesoro!!

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Capitolo 3
*** capitolo tre: Conseguenze ***


Capitolo Tre

Conseguenze

Dicembre 1975. Meno sette giorni a Natale ...

Lily era stata un prefetto abbastanza a lungo per capire, istintivamente, dagli echi che rimbombavano nei corridoi, che era scoppiata un'altra rissa. Ma non si sarebbe mai aspettata di trovare due contendenti così improbabili.

James Potter e Sirius Black erano impegnati in una lotta furibonda, rotolando sul pavimento, dandosele di santa ragione. I colpi furiosi erano accentuati da grida e insulti, nessuno dei quali adatto a orecchie troppo delicate.

"Che cosa diavolo sta succedendo qui?" urlò Lily per sovrastare il fracasso che stavano facendo, dopo essersi ripresa dallo shock di trovare Potter and Black - i due amici inseparabili - impegnati in un corpo a corpo.

Nessuna risposta, a parte altri pugni e insulti.

"Ok, basta. Piantatela, tutti e due!" Lily afferrò la spalla di Black e cercò di separarlo da Potter tirando con tutte le sue forze. Black si limitò a scansarla e i due ripresero la lotta. Lily digrignò i denti, frustrata.

In genere, gli studenti non avevano il permesso di usare la bacchetta nei corridoi, ma Lily decise che in quel caso si poteva fare un'eccezione. Due Incantesimi delle Pastoie accuratamente mirati ebbero un effetto miracoloso: entrambi i ragazzi caddero a terra rigidi come birilli, le braccia allineate lungo i fianchi, l'uno separato dall'altro. Nessuno dei due aveva un bell'aspetto; Black sanguinava dal naso e aveva lividi sulle guance, e Potter aveva un occhio nero e vari bernoccoli sul viso e sulle braccia.

"Scusatemi, ma ero davvero all'ultima spiaggia," disse Lily. "Adesso faccio il contro-incantesimo, e badate bene a non ricominciare subito - o dovrò rifarlo." Dopo questo avvertimento, fece il contro-incantesimo e porse a Black un fazzoletto per tamponare il sangue che gli usciva dal naso. Lui lo prese senza una parola e se lo portò al volto.

"Adesso, volete spiegarmi cosa sta succedendo?"

"Non sono affari tuoi," disse bruscamente Black, senza distogliere lo sguardo dal pavimento. Potter sembrava affranto, ma teneva le labbra serrate.

"Vi ricordo che fare la lotta nei corridoi è contro le regole. Dovrò togliere punti e riferire l'accaduto... a meno che non abbiate un motivo valido." Alzo le sopracciglia in direzione di Potter, che di solito aveva sempre la scusa pronta per difendersi quando lo sorprendeva a tormentare. Tuttavia, lui evitò il suo sguardo, e restò in silenzio.

"Bene, ma poi non dite che non vi ho dato una possibilità," disse Lily, stizzita. "Mi dispiace molto, ma devo togliere dieci punti a Grifondoro. E dovrò riferire l'accaduto alla professoressa McGranit."

I due ragazzi restavano ancora in silenzio. Lily si sentiva molto a disagio.

"Ehm - fareste bene ad andare in infermeria," disse, osservando i lividi neri e violacei sulle loro facce, oltre che il proprio fazzoletto, ora inzuppato di sangue, nelle mani di Black. Le sue parole sembrarono scuotere i ragazzi; Black aggrottò la fronte, mentre Potter arrossì e scosse violentemente la testa.

"Già stati lì," disse con tono piatto, come se ciò spiegasse qualcosa.

"Come volete," replicò Lily, con un'alzata di spalle. Ma aggrottò la fronte in direzione del naso sanguinante di Black. Almeno quello poteva sistemarlo. "Lasciami almeno fare qualcosa per il naso, Black."

Black la guardò in cagnesco, ma non si mosse quando lei lo toccò lievemente con la bacchetta e disse, "Epismendo." Lui annuì in segno di ringraziamento e le restituì il fazzoletto, senza parlare. Lily lo prese in mano con una smorfia, visto quant'era fradicio di sangue, e lo pulì con un veloce "Gratta e netta", pur pensando tra sè che l'avrebbe strofinato e disinfettato per bene prima di usarlo di nuovo.

Lily lanciò un'occhiata ai due ragazzi, senza parole. Non riusciva a ricordare un incontro con questi due che non si concludesse con lei che si allontanava furiosa. Passò un minuto, durante il quale il silenzio fu più assordante del grido di un Augurey. Lily li avvertì di non ricominciare non appena lei avesse voltato loro le spalle e se ne andò, pregando che effettivamente non continuassero a lottare.

Avrebbe dovuto essere sollevata per il fatto che non si sentivano altri segnali di lotta. Ma Lily provava solo apprensione e disagio.

~ * ~

C'era un silenzio aberrante nel dormitorio maschile.

Sirius fissava di malumore la colonna del letto, senza osare incontrare lo sguardo degli altri ragazzi..

James, con la faccia aggrottata per l'ansia, giocherellava con la bacchetta..

Peter fissava i suoi amici incredulo, senza sapere cosa dire, ma chiaramente a disagio in quel clima.

Remus stava facendo metodicamente i bagagli. Aveva già sistemato i suoi libri in una pila ordinata sul fondo del proprio baule. Ora piegava accuratamente ogni singolo capo di vestiario in suo possesso.

Passarono quindici minuti.

Remus finì di riporre i vestiti nel baule..

"Dannazione!" esplose Sirius. "Mi dispiace! Mi dispiace, va bene? Non devi andare da nessuna parte. Piantala di fare i bagagli!"

Remus sbattè il coperchio del baule.

"Dubito fortemente che la decisione debba o possa essere lasciata a te, Sirius Black," disse pacatamente. Si alzò in piedi e fece il gesto di sollevare il baule.

"Remus," squittì Peter incerto, "non c'è stato nemmeno un processo."

Remus esitò - in un attimo, Sirius lo scagliò all'indietro sul suo letto.

"Tu non vai da nessuna parte, Remus. Non m'importa di quello che dice l'intero consiglio direttivo. Non possono espellerti!"

"Sei proprio stupido, non è vero, Black?" disse finalmente James. "Pensi ancora che sia tutto un gioco? Una qualche bravata, per cui possiamo essere puniti? Dannazione, queste sono conseguenze reali - causate dalle stupide parole che ti sono uscite di bocca!"

Sirius strinse gli occhi. Per un momento, i due si cambiarono un'occhiata torva.

"Allora metterò le cose a posto," sibilò Sirius.

Sirius si precipitò fuori sbattendo la porta, lasciando tre ragazzi immobili a fissare la soglia - uno confuso, uno metà arrabbiato e metà ansioso, e l'ultimo impassibile.

~ * ~

Meno quattro giorni a Natale ...

"Con il supporto della confessione di Sirius Orion Black, questa corte dichiara Remus John Lupin non colpevole delle accuse a lui rivolte. Con questo, il consiglio direttivo della scuola rimette la punizione di Sirius Orion Black nelle mani del preside Albus Percival Wulfric Brian Silente. La seduta è sospesa."

L'espressione di Orion Black mentre il portavoce del consiglio direttivo di Hogwarts concludeva l'udienza di espulsione suggeriva chiaramente che, qualunque fosse la punizione inflitta da Silente, lui l'avrebbe moltiplicata per dieci. James notò quello sguardo, e rabbrividì involontariamente - Sirius non avrebbe avuto vita facile a casa. Poi ricordò che era tutta colpa di Sirius se si trovavano lì, e aggrottò le ciglia.

"Le prove che ho fornito non contano forse niente?" sibilò Severus Piton, qualche sedia più a destra di James. "Il licantropo e i suoi amici hanno tentato di uccidermi -"

"Basta così, Severus, per favore," disse Silente a bassa voce. "E vorrei ricordarti che hai giurato di mantenere il segreto in proposito."

James e Sirius balzarono entrambi in piedi all'avvicinarsi di Remus. Lui lanciò loro un'occhiata - e passò oltre, dirigendosi verso i suoi genitori, che sembravano chiaramente sollevati.

"Remus, fermati," disse Sirius. Remus si girò a guardarlo con il suo sguardo fisso e calmo. "Mi dispiace." James non aveva mai sentito scuse così sentite da parte di Sirius.

"È una cosa difficile da perdonare," disse pacatamente Remus.

"Lo so. Ti capisco." Sirius abbassò la testa.

"Non lo so, Sirius."

La signora Lupin passò un braccio attorno alle spalle del figlio. Il signor Lupin ringraziò Silente, e se ne andarono senza che Remus si voltasse indietro una sola volta.

"Non mi perdonerà, vero?" disse Sirius imbronciato. James lo osservò con serietà, diviso tra la rabbia per le azioni del suo migliore amico, e la comprensione per quello che Sirius stava passando.

"Non posso biasimarlo, sai," disse infine James, imparziale.

Sirius fece una smorfia. "Lo so. È tutta colpa mia."

"Sirius." La severa voce del padre si rivolse a lui. Sirius alzò la testa e affrontò con coraggio lo sguardo di Orion Black.

"Adesso andiamo a casa."

James restò a guardare, mentre Sirius prese un respiro profondo e seguì il padre fuori dal tribunale.

~ * ~

Peter Minus salì da solo a bordo dell'Espresso di Hogwarts. Lily rifletté su questo per alcuni secondi, mentre lo guardava dal binario. Ciò non succedeva certo perché Potter, Black and Remus rimanessero a Hogwarts per Natale, anzi. Sembrava che se ne fossero andati prima. Ma perché?

"Non pensate che stia succedendo qualcosa di strano?" chiese, mentre saliva sul treno insieme ad Alice e Dorcas.

"A Remus?" disse Dorcas.

"Beh, anche a Black e Potter. Mancano tutti e tre."

Entrarono in uno scompartimento vuoto e Alice sbattè la porta, prima di gettarsi di malumore su un sedile.

"Remus ha sicuramente qualcosa che non va," disse avvilita.

"Sappiamo che sei preoccupata, Alice," rispose Dorcas, cercando di tranquillizzarla.

"Certo che lo sono! Prima è di nuovo malato in infermeria, solo che questa volta l'unica cosa che mi dice è, "Va' via, Alice," e poi sparisce - senza contare che saremmo dovuti andare a Hogsmeade insieme sabato - e non gli parlo da ..." si interruppe, con un'espressione carica d'ansia.

"Potrebbe avere avuto un'emergenza in famiglia," suggerì Dorcas.

"E allora, forse non si fida abbastanza di me per dirmelo? E perché non voleva parlarmi mentre era in infermeria?"

"E comunque, se fosse così, perché se ne sarebbero andati anche Potter and Black?" disse Lily. "Voglio dire, potrebbe non esserci un collegamento, ma dubito fortemente che abbiano avuto tutti un'emergenza in famiglia."

"Potrebbe essere successo qualcos'altro a James e Sirius..." ipotizzò Dorcas. Lily scosse la testa con fermezza.

"Remus era in infermeria tre giorni fa, vero?"

"Già ..."

"E Potter e Black stavano facendo a pugni nei corridoi, quel giorno, come se fosse stato uno di loro contro Piton -"

"Non mi dire!" esclamò Dorcas.

"Potter ha accennato che erano appena stati in infermeria; è stato tutto quello che sono riuscita a cavar loro di bocca ... dunque quei tre sono stati in infermeria insieme, e poi sono spariti insieme... c'è sicuramente un collegamento," concluse Lily.

"Ma quale?" chiese Alice.

Nessuna di loro aveva una risposta.

~ * ~

James fissava il soffitto della propria camera da letto e rimuginava.

Gli sembrava di non aver fatto altro che pensare, nella settimana appena trascorsa. A parte lanciarsi giù per un tunnel buio, al termine del quale c'era un lupo mannaro, per salvare il suo più acerrimo nemico. E fare a botte con quell'idiota del suo migliore amico il giorno successivo. E prendere parte a un processo per salvare il suddetto lupo mannaro, che era anche lui un caro amico.

OK, dunque aveva fatto molto di più che limitarsi a pensare e basta. Ma c'erano state un sacco di riflessioni, nel frattempo.

Era difficile riordinare i pensieri.

Remus non era un assassino. Remus era al sicuro; il caso era stato archiviato.

Piton non era morto, e aveva giurato di mantenere il silenzio su Remus - una promessa che l'avrebbe senza dubbio irritato, tanto quanto il fatto che era stato James a salvargli la vita.

Sirius era un idiota. Se solo avesse saputo tenere la bocca chiusa, sarebbero stati tutti felici e contenti, senza tutti questi grattacapi. Remus non avrebbe rischiato l'espulsione o il proiettile d'argento, e Piton non avrebbe saputo niente delle sue condizioni.

Sì, non c'erano dubbi in proposito. Sirius era un idiota.

Ma Sirius era anche il suo migliore amico. E aveva fatto del suo meglio per rimettere insieme i cocci. Se non fosse stato per la sua testimonianza al processo... James non voleva neanche immaginare cosa sarebbe successo a Remus se la confessione di Sirius non l'avesse assolto..

James prese una decisione, mentre il suo sguardo quasi faceva un buco nel soffitto. Non poteva continuare ad avercela con Sirius. Non appena tornati a scuola, avrebbe raccontato tutto a Peter, si sarebbe fatto perdonare da Remus, e avrebbe perdonato Sirius.

I Malandrini avrebbero superato tutto questo. Se ne sarebbe occupato lui.

~ * ~

Lily, Dorcas e Alice erano stanche di fare ipotesi su cosa fosse successo ai ragazzi, dopo che in tre ore di congetture erano state prese in considerazione centinaia di supposizioni, che spaziavano dalle più lievi, (una bravata finita male, che aveva loro confuso il cervello) alle più improbabili (Potter era geloso a morte, perché Remus aveva scelto Black come suo complice per assassinare Severus Piton). L'idea più assurda in assoluto venne da Dorcas: che Remus e Black fossero segretamente innamorati e che Potter l'avesse appena scoperto.

"Non è affatto divertente, Dorcas," disse Alice. "Sicuramente il mio ragazzo non è gay!"

"Neanche Black," aggiunse Lily, dopo l'orrore iniziale alle immagini suscitate dalle parole di Dorcas. "Sarà già uscito con metà delle ragazze della scuola - vi ricordate al terzo anno, quando aveva una ragazza nuova attaccata al braccio ogni settimana?"

"Era solo una battuta, Alice. Va bene - basta parlare di questo. Probabilmente lo scopriremo abbastanza presto. Vi va di giocare a Spara Schioppo?"

Lily accettò immediatamente, e insieme convinsero Alice, che era ancora preoccupata per Remus, a dimenticare la faccenda e unirsi a loro. Il resto del viaggio passò piacevolmente nel tentativo di evitare la Regina di Cuori, che esplose in mano a Lily per sei volte di fila nel giro dei primi cinque minuti.

Erano le sei di sera quando l'Espresso di Hogwarts arrivò alla stazione di King's Cross. Il binario 9 e ¾ fu presto colto da un gran trambusto, mentre gli studenti scendevano dal treno. La barriera che separava il mondo della Magia da quello dei Babbani si era trasformata in un collo di bottiglia, con gli studenti che facevano la coda per passare. Le tre ragazze di Grifondoro si scambiarono un'occhiata cupa, ricordando improvvisamente che, l'ultima volta che si erano salutate su quel binario, una di loro non aveva fatto ritorno.

"Prenditi cura di te, Lily," disse Dorcas.

"Fa' attenzione," aggiunse Alice, stringendo con vigore la mano di Lily, come per enfatizzare quanto aveva detto. Un attimo dopo erano sparite, correndo attraverso la barriera per andare incontro ai genitori che le aspettavano dall'altro lato.

Mentre Lily aspettava il suo turno di attraversare la barriera, cercò di scrollarsi di dosso l'ansia che le era venuta nel salutare le sue amiche. Era a casa per Natale. Con la sua famiglia - mamma, papà e Petunia. Un sorriso spontaneo le rallegrò il viso e il suo passo si fece più leggero, mentre attraversava la barriera che la separava dal mondo Babbano.

Erano lì, salutandola allegramente con la mano, quando lei apparve. Suo padre, con un grande sorriso; sua madre, che le tendeva le braccia... Lily corse dritta da loro, nel loro caldo abbraccio.

"Lily!" Sua madre le accarezzò i capelli con affetto.

"Mi sei mancata, mamma."

"Che cosa ti sei fatta ai capelli!" le chiese suo padre, fissando le punte bruciacchiate della sua coda di cavallo. Lily si toccò le punte dei capelli con un gemito.

"Stavamo giocando a Spara Schioppo sul treno," spiegò. "Ho perso miseramente." Suo padre rise e le arruffò i capelli.

"Spara Schioppo... suona pericoloso -"

"È solo un gioco di carte, papà. Niente di cui preoccuparsi."

Petunia scosse la testa, incredula. Lily si girò verso la sorella, sorridendo.

"Potrei insegnarti a giocare, Pet -"

Petunia rabbrividì. "Non ci pensare neanche, Lily." Cambiò argomento. "Allora, dov'è quel matto del tuo ammiratore?"

"Ah sì," interloquì suo padre. "Che cosa è successo al famigerato James Potter? Quali altri aneddoti hai da raccontarci, Lily?"

"Oh, veramente, papà ..."

Suo padre le fece un cenno con il dito. "Dubito che qualcuno di noi possa dimenticare come ti ha invitata a uscire proprio sul binario, anche se è stato due anni fa."

"Aveva dei capelli orribili," commentò Petunia. "Non ci sono pettini, a Hogwarts?"

"Evidentemente non nel dormitorio maschile," rispose Lily. "Dunque - andiamo a casa, ok? Vi racconterò qualcos'altro lungo la strada."

Mentre camminava con i genitori e la sorella, e poi si infilava nella vecchia auto di famiglia, la misteriosa assenza di Potter, Black e Remus punzecchiò un'altra volta la mente di Lily. Ma era facile metterla da parte, persa com'era a raccontare della scuola, e a discutere degli studi universitari di Petunia. Certamente la curiosità le sarebbe tornata presto, ma proprio lì, con la sua famiglia intorno, non era il momento giusto.

 

 

Note del capitolo: Ho pensato di aggiungere due capitoli! Che ve ne pare?

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Capitolo 4
*** capitolo quattro: Il Natale Delle Ceneri ***


NOTE AL CAPITOLO:

Questa storia ha un rating di PG-13 a causa di questo capitolo. Attenzione: contiene episodi di violenza che potrebbero turbare alcuni lettori.

 

Capitolo Quattro

Il Natale delle Ceneri

Natale 1975

"Puoi ritirarti?"

La domanda venne fuori all'improvviso. Lily alzò la testa dai compiti e fissò Petunia con aria sorpresa.

"Ritirarmi da cosa?"

"Da quella tua scuola."

Lily era ancora più confusa. "E perché mai dovrei ritirarmi da Hogwarts?"

"Perché non è normale," disse Petunia, seria. "Lily, ci ho riflettuto sopra - hai già quasi diciassette anni. È finita l'ora della magia - voglio dire, è ora che tu rifletta sul mondo reale, no?"

"Pet, non è un gioco. La mia scuola è una cosa seria."

"Ma certo che no. Guarda, puoi ritirarti e iscriverti a una scuola seria, prendere la maturità. So che mamma e papà non hanno fatto molto per farti entrare in una buona scuola, ma io sto per finire l'università, e potrò dare una mano, non appena avrò un lavoro. Potresti venire alla mia scuola, anche se probabilmente arrivata a questi punto non riusciresti ad ottenere una borsa di studio come ho fatto io -"

"Oh Pet... non posso."

"Perché no?"

Lily cercò le parole giuste per esprimersi. "Perché... perché il mio posto è a Hogwarts, Pet. Non lo vedi? Io sono una strega. Devo stare a Hogwarts per imparare a controllare la mia magia."

"Controllarla? Lily, non c'è bisogno di fare così. Coraggio, non essere così testarda."

"Non sono io a fare la testarda!"

"Lily, calmati - pensaci in modo razionale."

"Parla per te, Petunia!" Lily agguantò la bacchetta e la puntò verso una tazza da tè. "Guarda qua -" La tazza si contorse, e poi si coprì di pelo, mentre Lily la trasformava in un ratto. Era davvero piuttosto utile che, vista la minaccia costituita da Chi-sai-tu, il Ministero avesse sospeso il divieto per i minori di usare la magia .

Petunia strillò quando il ratto si infilò sotto il suo letto. "Lily! Fermalo! Fermati all'istante!"

"Sono una strega, Petunia! Posso fare queste cose! Non ho intenzione di lasciare Hogwarts e andare alla tua scuola da santarelline per diventare una noiosa segretaria come hai in mente di fare tu -"

"Una noiosa segretaria! Carino da parte tua; io sto solo cercando di aiutarti, va bene? Non hai bisogno di imparare tutte queste cose strane, davvero, non -"

"Oh sì, invece!" ribatté Lily. Era in piedi - non era sicura di quando si fosse alzata - ed era infuriata con Petunia. Le sorelle rimasero a fissarsi, finché il silenzio non fu rotto da uno squittio ai piedi di Petunia. Lei strillò e saltò sul suo letto.

Improvvisamente, la situazione sembrò del tutto ridicola. Lily non riuscì a trattenersi - la sua rabbia svanì velocemente come era montata, e scoppiò a ridere. Petunia la guardò incredula.

"Scusami -" ansimò Lily. "Scusa, Pet, mi sono lasciata trasportare."

Petunia tirò su col naso.

"Davvero - non avrei dovuto dire tutte quelle cose - sulla tua scuola. Sono sicura che sarai una bravissima segretaria. Ma non penso che a me piacerebbe."

Petunia sospirò e scosse la testa. "Pensaci, Lily, ok?"

Aveva un'aria così preoccupata che Lily disse di sì. Ma dentro di sè sapeva che non avrebbe nemmeno preso in considerazione l'idea di rinunciare alla magia.

~ * ~

James incrociò le braccia e si appoggiò alla porta, con la fronte aggrottata, mentre ascoltava i suoi genitori litigare.

"Ho del lavoro da fare."

"È Natale, per l'amor del Cielo. Patricia, non possono fare a meno di te neanche un giorno, perché tu possa stare con la tua famiglia?"

"Forse l'assassinio dei Darlington non ha significato nulla per te, Andrew, ma la comunità dei maghi vuole che i responsabili rispondano dei loro crimini -"

"A tue spese. Forse non te ne rendi conto, Patricia, ma in pratica ci stai trascurando in favore di quei maledetti Mangiamorte."

"E da cosa lo deduci? Siamo in guerra, Andrew, una -"

"Una guerra che ti sta distogliendo dai tuoi veri obiettivi. È tutto un gioco di vendetta e consolidamento del potere per Bartemius Crouch e tu sei stata trascinata in mezzo -"

"Stiamo salvando delle vite, Andrew! Tu non sai di cosa sono capaci quei Mangiamorte-"

"Lo so perfettamente, Patricia. Lo sai anche tu. E anche tu desideri vendetta. Per Harriet."

Ci fu un respiro profondo, sia da parte di James che di sua madre. Il nome di sua sorella era tabù in casa; tutti lo sapevano. Patricia Potter guardò fisso il marito, che ricambio lo sguardo tranquillamente. Senza dire un'altra parola, lei si Smaterializzò con un furioso pop.

Andrew Potter tenne gli occhi fissi sul punto dove era stata sua moglie, con un'espressione impassibile.

James lasciò la stanza ed entrò nel salotto. Gli elfi domestici avevano preparato un vero banchetto per tre, e la tavola era colma di piatti. Si sedette sulla sua solita sedia e afferrò un piatto.

E mangiò la sua cena di Natale.

~ * ~

"Prendi ancora un po' di pudding, Lily cara," diceva la signora Evans. "Non hai mangiato praticamente niente!"

"Solo un pochino, mamma, davvero, ho mangiato abbastanza," insistette Lily. "Pet, vuoi ancora un po' di pudding?"

"No, sono piena. Mamma - dai, che ti aiutiamo a sparecchiare, abbiamo davvero mangiato abbastanza."

"Laviamo noi i piatti, mamma - veniamo in salotto con te e papà quando abbiamo finito."

"Grazie, ragazze, siete molto gentili." La signora Evans baciò entrambe le figlie sulla guancia.

La finestra della cucina sopra il lavello si affacciava sulla strada invernale. Lily guardò fuori soddisfatta, mentre sciacquava i piatti e li passava a Petunia. Era meravigliosamente intimo, essere a casa per Natale, con la deliziosa cena di Natale di sua madre che le riempiva lo stomaco e l'amore della sua famiglia che le riscaldava l'animo.

Sembrava che anche fuori le cose si stessero scaldando. Qualche isolato più in là, si stava scatenando un incendio.

"Pet - penso che ci sia un incendio; dovremmo chiamare i pompieri?"

Petunia sbirciò fuori dalla finestra, poi fissò Lily con uno sguardo strano.

"Non hai le allucinazioni, vero?"

"No - guarda là -"

Petunia continuava a guardarla senza capire. Lily si sentì attraversare da un brivido.

"Non riesci a vederlo?" Il panico cominciava a invaderle la mente. C'era, effettivamente, un incendio: una terza occhiata lo confermò. E se Petunia non riusciva a vederlo, era altamente probabile che il fuoco avesse origini magiche.

La prima cosa che le venne in mente furono i Mangiamorte.

Se stavano facendo degli assalti, proprio lì nel suo quartiere ... La paura le stringeva il cuore in una morsa di ferro. Non poteva succedere. La sua famiglia...

Lily si decise in un istante. Ignorando lo sguardo interrogativo di Petunia, si fiondò fuori dalla cucina e nella loro camera da letto. La sua bacchetta era posata sul comodino; Lily l'afferrò e la strinse forte, tremando.

Cosa poteva fare ora? Restare lì e aspettare l'arrivo dei Mangiamorte? Delle barriere, pensò. Degli scudi. Qualsiasi cosa per tenere fuori i Mangiamorte.

Si precipitò fuori e cominciò a lanciare tutti gli Incantesimi di Scudo e gli incantesimi difensivi che le venivano in mente. Passò cinque frenetici minuti a cercare di proteggere la casa contro ogni attacco. Poi ricominciò a pensare razionalmente e si rese conto che era improbabile che lei riuscisse a resistere alla Magia Oscura controllata dai seguaci di Chi-sai.tu.

Un'altra occhiata al fuoco in lontananza le rivelò che l'incendio sembrava stranamente concentrato in una sola area, e che non dava segnali di diffondersi altrove.

Forse non era la sua famiglia ad essere in pericolo. Forse erano altri Babbani, alla mercé dei Mangiamorte e di Chi-sai.tu. Lily cominciò a correre verso l'incendio; se era l'unica in grado di aiutare, allora avrebbe fatto quello che poteva.

Avvicinandosi, Lily vedeva che non andava a fuoco una sola casa, ma un'intera fila. E a intervalli regolari tra di loro si scorgevano tetre figure avvolte in mantelli ...

Lily si fermò, stringendo la bacchetta così forte che le nocche le diventarono bianche. Uno dei maghi coperti dal mantello si girò a metà nella sua direzione e gridò, "Dawlish! Ho bisogno di te qui; i Mangiamorte stanno per aprire una breccia nelle Barriere di Contenimento -"

Un altro mago avvolto in un mantello spinse Lily da parte e raggiunse l'altro di corsa. Lily vide di sfuggita il distintivo che portava al petto. Applicazione delle leggi sulla Magia - Auror. Si sentì enormemente sollevata. Il Ministero era lì; avrebbero catturato i Mangiamorte.

Doveva assicurarsene, però. Lentamente, si avvicinò alla linea invisibile attorno alle case, dove gli Auror erano stazionati.

La prima cosa che la colpì furono le urla. Dall'interno delle case. Con un brivido, si rese conto del fatto che c'erano delle persone intrappolate dentro, persone che non potevano scappare a causa degli incantesimi lanciati attorno alle case in fiamme. Persone che stavano bruciando vive. Persone... che non sembravano affatto Mangiamorte.

Era come se un muro invisibile separasse gli Auror dalla gente all'interno: sembrava che Babbani e Mangiamorte agitassero le braccia a mezz'aria, cercando freneticamente di scampare alle fiamme che lambivano loro i piedi..

Lily afferrò stretta la bacchetta. Perché gli Auror non facevano qualcosa per salvare i Babbani intrappolati? E cosa poteva fare lei?

Come poteva una studentessa di Hogwarts del sesto anno, perfino una che, a detta del professor Vitious, il minuscolo insegnante di Incantesimi, aveva uno straordinario talento naturale per la materia, riuscire a salvare qualcuno da sola?

E tuttavia non poteva voltarsi e andarsene, né restare a guardare.

Lily rifletté in fretta. Forse, se ci provava, se si concentrava, poteva riuscire ad invertire l'effetto delle barriere ... abbastanza da far passare le persone innocenti ...

Concentrandosi sull'incantesimo più di quanto non avesse mai fatto, tenendo la bacchetta ben diritta davanti a sè, immaginò che si formasse un buco nella barriera magica invisibile.

"Finite Incantatem."

Non ci fu nessuna improvvisa esplosione, nessuna corsa precipitosa di Babbani in lacrime attraverso un buco, né (per fortuna) l'emergere di un'orda di Mangiamorte. In realtà, sembrava che non fosse successo nulla... finché, qualche momento più tardi, mentre teneva ancora la bacchetta diritta, Lily cominciò a vedere davanti a sé un bagliore che sembrava quasi tangibile.

Da dietro le barriere, i Babbani avevano fatto un salto indietro, mentre l'aria di fronte a loro assumeva l'aspetto di vetro fuso. Attraverso quella trasparenza la fissarono, urlando richieste d'aiuto, con occhi imploranti e colmi di paura.

E poi quello strato d'aria lucida come vetro sparì.

Lily provava un miscuglio di paura ed eccitazione. Era possibile che avesse indebolito l'incantesimo? Non era stata in grado di cancellarlo, ma forse l'aveva intaccato. Se ci riprovava ...

Forse con un altro incantesimo?

L'incantesimo Reductor le passò brevemente per la testa, ma cosa sarebbe successo se avesse funzionato troppo bene e lì dietro qualcuno ne avesse patito le conseguenze?

"Devi capire di che tipo di Incantesimo di Contenimento si tratta prima di tentare di distruggerlo, ragazza. E dubito fortemente che avrai la possibilità di capirlo, specialmente adesso, Mangiamorte."

Lily sussultò e si voltò, con il cuore che batteva all'impazzata. Un altro mago con la divisa da Auror le puntava la bacchetta dritto in faccia. La prima cosa che notò di lui fu che aveva una gamba sola, mentre al posto dell'altra aveva un ceppo di legno tagliato in modo irregolare.

Poi si rese conto che l'aveva chiamata Mangiamorte.

"Non sono una Mangiamorte!" protestò.

"Dimostralo," ringhiò il mago con una gamba sola. "Se non sei una Mangiamorte, perché interferisci con il lavoro degli Auror?"

"Voi Auror state lasciando delle persone innocenti a bruciare vive, se non ve ne eravate accorti!" esclamò Lily con veemenza.

"Già," disse il mago, lanciandole uno sguardo penetrante. "Come ti chiami, ragazza?"

"Lily Evans. E non sono una Mangiamorte. Le dispiacerebbe abbassare la bacchetta?"

"A dire il vero sì, signorina Evans -"

"Aspetta!" L'Auror che si era loro avvicinato era una strega anziana, con il volto addolorato. "La ragazza -"

"Potrebbe essere una Mangiamorte."

La Auror fissò Lily dritto negli occhi. C'era qualcosa di stranamente familiare nei suoi lineamenti, ma Lily lo notò appena. Aveva la gola secca; se la credevano una Mangiamorte, l'avrebbero gettata nel fuoco assieme a quelli che stavano già bruciando?

"Ti darò il beneficio del dubbio," disse infine la strega. "Per infrangere l'Incantesimo di Contenimento, avremo sicuramente bisogno di un più forte contro-incan -"

"Zitta, Patricia!" abbaiò l'altro Auror. "Ti stai basando sull'eventualità poco probabile che non si tratti di un Mangiamorte che ha usato la Pozione Polisucco!"

Patricia lo aggredì, ansimando forte. "Dawlish si rifiuta di rivelare quale incantesimo lui e la sua squadra abbiano usato quando sono arrivati qui per primi, e che io sia dannata se devo passare la prossima ora a provarli tutti, uno per uno! Se questa ragazza sa fare l'Incantesimo Rivelatore - e io ho visto il suo incantesimo di prima - allora io dico lasciamola fare." Si voltò di nuovo a fronteggiare Lily, e le disse a bassa voce, "Quella gente deve essere evacuata - specialmente i Babbani. Ma ci vorrà prima un potente Incantesimo Rivelatore che riveli la rete dell'incantesimo, e non è un'abilità comune. Hai capito?"

Lily guardò il viso ansioso di Patricia e quello severo dell'altro mago. Lui aveva ancora la bacchetta puntata verso di lei, e un'espressione diffidente. Lily si girò lentamente, e lanciò l'Incantesimo Rivelatore più forte che riuscisse a concepire.

Accadde una cosa incredibile: l'aria di fronte a lei cominciò a luccicare, come prima, ma questa volta non sparì. Cominciava a formarsi un motivo ad intreccio, di colore dorato. Si diffuse per diversi centimetri dal punto su cui Lily teneva puntata la bacchetta, e lei la sentiva fremere di energia .

Una rete circolare con un raggio di circa cinque centimetri brillò chiaramente per circa cinque secondi, poi si affievolì lentamente, ma era abbastanza per permettere a Lily di vedere che l'Incantesimo di Contenimento includeva una forte barriera Anti-Smaterializzazione, una barriera di impedimento fisico e vari altri incantesimi di blocco, che non ebbe tempo di inquadrare prima che la loro essenza visibile si dissolvesse.

Non immaginava che fosse possibile vedere la magia sotto questa forma.

"Anti-Smaterializzazione, ma modificato. Dannato Dawlish," mormorò Patricia. Chiuse gli occhi, come se volesse concentrarsi sul problema.

"Ovviamente spero che tu dica la verità e non sia una Mangiamorte," disse cupamente il mago. Lily si voltò a guardarlo, e vide che non aveva ancora abbassato la propria bacchetta.

"Non lo sono, davvero! Non ho ancora finito Hogwarts! E sono - sono figlia di Babbani."

"Polisucco," ringhiò il mago. "Aspetta che passi un'ora e vedremo."

"Davvero, non sono una Mangiamorte travestita ..."

Un singhiozzo proveniente da Patricia fece girare Lily di nuovo verso l'incendio. "Troppo tardi," sussurrò Patricia, stringendo i pugni. "Si è avvicinato troppo..."

Era peggio del più spaventoso film horror che Lily avesse mai visto. Il fuoco aveva raggiunto il suo culmine, e stava consumando tutto ciò che si trovava all'interno della barriera. C'erano persone stese a terra, prive di conoscenza - ma erano ancora vive? - avvolte e arse dalle fiamme. E poi c'erano quelli probabilmente più fortunati. Tra di loro ce n'erano altri che tossivano e ansimavano, soffocati dal fumo denso e caliginoso. Una bambina aveva preso fuoco - correva in tondo, strillando con quanto più fiato aveva in gola, mentre le fiamme si levavano dalla sua camicia da notte.

Ma non c'era più niente che nessuno di loro potesse fare - il fuoco aveva raggiunto i bordi dell'Incantesimo di Contenimento, e infrangerlo avrebbe significato scatenare l'inferno che racchiudeva e appiccare il fuoco anche alle altre case non ancora colpite, lungo la stessa strada.

A questo punto, il fuoco aveva già raggiunto chi era più vicino alla barriera, e le loro urla terrorizzate aumentavano sempre più di volume. Lily si tappò le orecchie con le mani e strinse gli occhi, incapace di continuare a guardare. Ma non poteva sovrastare le urla atterrite delle persone in agonia.

Poteva essere passato mezzo minuto... mezz'ora... un'ora intera. Lily non aveva idea di quanto tempo passò ferma lì, immobile, con gli occhi serrati e le mani sopra le orecchie. Le urla non sembravano attenuarsi mai, sebbene ormai il fuoco avesse già consumato tutto, compreso l'ossigeno che lo alimentava, e si fosse spento da solo.

Anche quando ormai era tutto finito, e gli Auror cominciavano a rimuovere gli incantesimi in funzione, le grida le risuonavano ancora nelle orecchie. Aveva voglia di piangere, ma i suoi occhi erano incredibilmente secchi e asciutti.

Accanto a lei, Patricia era crollata in ginocchio, con la testa fra le mani. Respirava convulsamente, e un brivido le scuoteva le spalle.

"Patricia," la chiamò piano il mago.

"Merlino," disse lei, con voce rauca. "Non ci avevo pensato - io ho contribuito a  ... che Merlino mi aiuti ..."

"Patricia Potter!" Attraverso la cortina di fumo che sembrava offuscarle la mente, Lily registrò l'uso del nome "Potter". In un'altra occasione, forse, si sarebbe aggrappata a quel nome. Ma ora, i suoi pensieri erano occupati dagli orrori di cui era stata testimone. Gli Auror stavano ora entrando nelle case, a pulire le ceneri e i resti dell'incendio da loro appiccato ...

"Non posso entrare lì dentro," esalò Patricia. "Questo è ... in tutti questi anni, non ho mai ... oh, Merlino ..."

Il collega l'afferrò saldamente per una spalla. "Ricomponiti."

Patricia chiuse gli occhi per diversi secondi. Quando li riaprì, aveva un'espressione vacua, ma sembrava che qualcosa si fosse serrato nella sua mente. Strinse i denti e si allontanò, in direzione del resto degli Auror, senza dire una parola a Lily o al mago.

Lily seguì Patricia con lo sguardo, e poi si girò, vedendo che il mago la guardava, con gli occhi rugosi pieni di lacrime. Aveva finalmente abbassato la bacchetta, e la sua espressione era piena di dolore e rimorso.

"Non meritavano di finire così," si ritrovò a dire Lily, con voce tremante. "Nessuno di loro." Nemmeno i Mangiamorte.

"No," convenne il mago. "Nessuno di loro." Diede un'occhiata all'orologio, e poi di nuovo a Lily. Evidentemente, l'ora di validità di un'eventuale Pozione Polisucco doveva essere trascorsa, perché lo sguardo del mago si addolcì e le diede un goffo colpetto sulla spalla.

L'accompagnò a casa, con la gamba di legno che sbatteva sul selciato mentre camminava, creando un ritmo lugubre. Lily non era sicura di quanto tempo impiegarono per ritornare; i suoi genitori la accolsero arrabbiati al suo ritorno - una rabbia che lasciò il posto all'ansia quando videro l'espressione serrata di Lily, e il tetro uomo con una gamba sola che l'accompagnava.

Improvvisamente, Lily si sentì intorpidita: non desiderava altro che correre in camera sua e sprofondare nel suo letto. Petunia la fissava, perplessa. Il mago stava parlando a bassa voce con i suoi genitori. Lily si avviò verso la stanza che divideva con Petunia, ma il mago la chiamò.

"Signorina Evans."

Stancamente, si girò verso di lui.

"Mi scuso per averla accusata di essere una Mangiamorte."

Lei annuì bruscamente. "Aveva i suoi motivi per essere sospettoso," gli rispose freddamente.

"Alastor Moody," si presentò lui. "Sono sicuro che le nostre strade si incroceranno ancora, signorina Evans."

Lily gli strinse la mano e lo salutò. Aprì lentamente la porta di camera sua, e la chiuse adagio dietro di sè. Si stese sul letto e chiuse gli occhi.

Perfino nel sonno continuava a sentire le urla.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque: Sviluppi ***


Capitolo Cinque

Sviluppi

Dicembre 1975. Il giorno dopo Natale ...

Patricia Potter arrivò a casa alle quattro del mattino del giorno di S. Stefano, e andò dritta a letto. Non vide che il figlio la osservava dal divano del salotto.

James non aveva dormito granché, la notte di Natale. Suo padre era andato a letto verso mezzanotte, e James aveva preso il suo posto nel salotto, guardando il fuoco nel caminetto ridursi in cenere, mentre sonnecchiava sul divano. Quattro ore più tardi, le braci ardevano ancora sotto le ceneri, e sua madre arrivò a casa. James udì il rumore di lei che si Smaterializzava in corridoio e sapeva che era stanca; altrimenti si sarebbe Smaterializzata direttamente nella propria stanza.

"Mamma?"

Lei era persa nel suo mondo, strascicando i piedi mentre saliva le scale. Non lo sentì nemmeno.

James riprese a osservare il bagliore delle braci svanire nell'oscurità. Ma quando si spensero completamente, era già l'alba e l' oscurità non c'era più.

~ * ~

Lily si svegliò alle sei, pur avendo dormito appena tre ore. Ogni volta che era riuscita a prender sonno, era stata svegliata dal ricordo, orribilmente vivido, di persone intrappolate, che gridavano e imploravano, dietro un muro invisibile. Persone che erano arse vive.

Nel letto all'altro lato della stanza, Petunia dormiva tranquillamente, senza orribili incubi che turbassero il suo sonno. Lily si girava e rigirava irritata, desiderando di essere la sorella, almeno per una volta.

Se solo non avesse visto, se non fosse uscita e non avesse scoperto cosa era successo la notte scorsa...

Allora ne avrebbe sentito parlare solo al suo ritorno a Hogwarts.

Ne sarebbe stata così colpita, se l'avesse saputo solo a Hogwarts?

Era una domanda difficile. Le sarebbe piaciuto dire che sì, sarebbe stata altrettanto atterrita, se avesse letto nella Gazzetta che dei Babbani innocenti erano stati uccisi durante la caccia ai seguaci di Chi-sai-tu. Ma la verità era... che con tutta probabilità l'accaduto non avrebbe avuto un impatto così forte su di lei, se non l'avesse visto con i suoi occhi.

Non avrebbe mai creduto che una tale crudeltà e ferocia fossero possibili da parte di quegli stessi Auror che avevano il compito di salvare il mondo dei maghi e di proteggerlo dal male.

Pensò brevemente ad Alastor Moody, che era stato d'accordo con lei nel dire che i Mangiamorte non meritavano di finire così, e i Babbani ancora meno. Lei lo credeva ancora; perfino i Mangiamorte, non importava quali crimini orrendi avessero commesso, se anche avessero torturato e assassinato chissà quante persone, non meritavano di essere bruciati vivi.

E permettere il sacrificio di Babbani innocenti al solo scopo di uccidere dei Mangiamorte...

In cosa erano diversi da Chi-sai tu e dai suoi Mangiamorte?

Lily strinse gli occhi, come se avesse potuto chiudere la propria mente da quel pensiero sconcertante. Cercò con tutte le sue forze di spingere le proprie riflessioni in un'altra direzione.

Avremmo potuto essere noi.

Il pensiero agghiacciante colpì Lily come un fulmine. Se l'incendio si fosse verificato solo qualche strada più vicino, lei ora sarebbe morta. I suoi genitori sarebbero morti. Petunia sarebbe morta.

Il pensiero la faceva impazzire.

Silenziosamente, per non svegliare Petunia, si alzò e andò in cucina in punta di piedi.

Di solito, Lily non beveva caffè, perché il gusto amaro non le piaceva. Quella mattina se ne preparò una tazza e sedette al tavolo, sorseggiandola. Sentiva tanta amarezza dentro, come il liquido scuro e caldo che le scendeva in gola.

Era difficile credere che il mondo continuasse a girare, dopo la notte scorsa. Ma il sole sorgeva lentamente, illuminando con i suoi raggi dorati un mondo che sembrava completamente ridotto in cenere.

~ * ~

Era sulla prima pagina della Gazzetta del ProfetaSacrificio necessario per catturare i Mangiamorte.

James fu il primo a leggerlo; il gufo aveva consegnato il giornale all'alba e lui aveva pagato i cinque zellini del loro abbonamento.

Ecco cosa avevano fatto sua madre e gli altri Auror la notte scorsa. A James si gelò il sangue nelle vene, mentre leggeva il resto dell'articolo.

Dieci Mangiamorte uccisi o catturati. Trentasei Babbani morti.

Gli Auror avevano fatto questo. Sua madre aveva fatto questo.

La Gazzetta lo definiva una vendetta per l'omicidio dei Darlington.

Una vendetta l'aveva definita suo padre, la sera prima.

La vendetta era il motivo per cui faceva fatture ai Serpeverde, a scuola.

La vendetta era quello che aveva quasi causato l'espulsione di Remus.

La vendetta aveva ucciso trentasei Babbani innocenti, che con tutta probabilità non c'entravano niente, a parte aver avuto la sfortuna di trovarsi coinvolti in un incidente.

Che senso aveva?

Anche lui aveva preso quella direzione, si rese conto James con un brivido. Sarebbe diventato spietato come Bartemius Crouch, il capo dell'Ufficio Applicazione delle Leggi sulla Magia, se avesse continuato sulla stessa strada, con le sue fatture, gli incantesimi e le sue meschine vendette?

Lily aveva avuto ragione su di lui fin dall'inizio. E lui era stato troppo arrogante per accorgersene.

Lily.

James sentì il suo stomaco contorcersi d'ansia, quando una sola frase catturò la sua attenzione: "Gli Auror si sono riuniti la notte scorsa nella città costiera di Folkestone." Folkestone. Controllò di nuovo il giornale, per essere sicuro di aver letto bene.

Perché Lily abitava a Folkestone.

Anche Lily era stata coinvolta nell'incendio? Era stata... era...? La sua mente esitò alla parola "morta". Non voleva credere che - non Lily, tra tutti!

Il cuore gli batteva all'impazzata, mentre esaminava attentamente ogni minimo dettaglio del giornale, pregando di non trovare niente che confermasse che Lily era stata una delle trentasei vittime Babbane - non che lei fosse una Babbana, ma sarebbe stato dato per scontato, se fosse stata - se era...

Non c'era una soluzione; James non poteva essere sicuro del fatto che Lily fosse stata coinvolta o meno.

Per favore fa' che non lo sia, per favore fa' che sia al sicuro.

Non sapeva cosa avrebbe fatto se lei se ne fosse andata. Un mondo senza Lily sembrava cupo e tetro.

"James."

Sua madre, con il viso scarno e tirato, nella cornice della porta, lo stava osservando. Il suo sguardo si fermò sulla Gazzetta  che James aveva in mano, e il suo viso divenne ancora più cupo.

James si sentì attraversare da un'ondata di rabbia. Com'era possibile che sua madre avesse preso parte in una cosa simile? Dopo tutto quello che lei gli aveva insegnato, dopo che lui aveva avuto fiducia in lei, e l'aveva presa a modello...

"James -"

"Non voglio sentire," disse. Sapeva che sua madre lo guardava implorante, ma non riusciva a guardarla negli occhi. Non voleva che lei si spiegasse, per giustificare la cosa orribile che aveva fatto, non voleva credere che fosse una cosa meno terribile a causa di qualsiasi attenuante lei avesse.

Alla fine, lei lo lasciò solo. James sentì l'eco dei suoi passi allontanarsi nel corridoio.

Che cosa avrebbe fatto, lui, ora?

~ * ~

Lily incrociò le braccia e guardò i suoi genitori negli occhi con aria di sfida.

"Che ti piaccia o no, papà, io faccio già parte del mondo dei maghi. Non posso semplicemente andarmene."

"Lily, tuo padre e io siamo preoccupati per la tua sicurezza," la supplicò la signora Evans.

"Da quanto ci ha detto il signor Moody questo - Signore Oscuro, questa guerra che si svolge nel mondo dei maghi... non è qualcosa in cui dovresti essere coinvolta," disse il signor Evans.

"E tu pensi che sarò al sicuro, lontano da Hogwarts e dalla magia? Papà, io ho ancora più bisogno di imparare a usare la magia per questo motivo! Sai cosa fanno i Mangiamorte? Torturano e uccidono i Bab - i non-maghi per divertimento! Io ho bisogno di andare a Hogwarts, papà; ho bisogno di imparare a difenderci!"

"E se ti succede qualcosa a scuola, se questi - Mangiamorte ti attaccano mentre sei lì?"

"Papà, Hogwarts è il posto più sicuro che esista nel mondo magico!"

"Non credo proprio che dovresti tornarci, Lily. È di gran lunga troppo rischioso."

"Ma io devo farlo, papà. Mamma! Non sei d'accordo con me? Io devo tornare a Hogwarts."

"Non voglio davvero che tu sia coinvolta in tutto questo..."

"Mamma, siamo tutti coinvolti...è una guerra che riguarda anche te, anche se tu non lo capisci."

"Una guerra in cui le persone come noi, come la tua famiglia, sono trattate come carne da cannone, se ho capito bene," aggiunse il signor Evans.

La signora Evans sospirò. "Perché non ci dici qualcos'altro, Lily?"

"Non è facile da spiegare, mamma."

"Provaci."

"Beh... Tutto è cominciato con un mago Oscuro... una specie di criminale? É diventato malvagio e ha iniziato ad usare la magia nel modo sbagliato. E - alcune persone nel mondo dei maghi credono che i nati Babbani, quelli come me, non dovrebbero avere il permesso di usare la magia, e che i Babbani siano esseri inferiori, perché non hanno poteri magici. E anche il - il mago Oscuro la pensa così, e ha riunito alcuni seguaci, e insieme tentano di conquistare il potere. E il Ministero della Magia - che è il governo - sta combattendo contro di loro, per cercare di fermarli." Se la metteva così, sembrava tutto molto semplice. E, tuttavia, era molto più complicato; Lily stessa non era sicura se si trattasse di una lotta per i Babbani e per i diritti dei nati Babbani, oppure una vendetta contro l'altra fazione per le morti da loro causate, o semplicemente una lotta che doveva continuare, perché qualcuno l'aveva iniziata.

Sua madre, per fortuna, sembrava capire abbastanza.

"Dunque stai dicendo che... che questo mago Oscuro vorrebbe spazzarci via?"

"Qualcosa del genere."

"A dire la verità, sembra piuttosto fantasioso."

"Non è fantasia, mamma. È la magia - ed è il mio mondo adesso. Io sono una strega."

"Lo so, lo so... è solo... è solo difficile da accettare, che tu sia parte di qualcosa... di una guerra così difficile per noi da capire. Ma suppongo che... capisco che non puoi semplicemente andartene..."

Lily annuì con forza. Sua madre sospirò un'altra volta, e si rivolse al marito.

"Dovrà tornare lì, David."

"Non potresti... cercare di adattarti a una vita senza magia, Lily?" chiese il signor Evans.

"Non è una questione di adattarsi, papà. Io sono magica. Non potrei certo chiederti di adattarti a una vita da donna, no?"

Lentamente, suo padre annuì.

"Ma non potete lasciarglielo fare!" Petunia, che aveva assistito alla discussione in silenzio, balzò improvvisamente in piedi.

"Pet -" cominciò a dire Lily.

"Vuoi ritornare in quella scuola - dopo aver visto cosa fa quella gente? Sapendo quant'è pericoloso? Non posso crederci!"

"Pet, ma è quello il mio posto!"

"Lì ti farai solo uccidere, e poi noi cosa faremo?"

"Pet, non mi farò uccidere!"

Petunia la fissò con gli occhi in fiamme. "Sei una stupida, Lily," disse con una voce gelida come la morte. Poi uscì dalla stanza.

La signora Evans mise le braccia attorno a Lily. "Non ti preoccupare, Petunia cambierà idea."

"Lo spero," mormorò Lily.

~ * ~

James non aveva rivolto la parola a sua madre per tutto il giorno. Era uscito, con la sua fidata Nimbus 1000, a provare tuffi e risalite. James sarà anche stato un Cacciatore, ma aveva sempre ammirato e apprezzato i tuffi da Cercatore. Gli elfi domestici gli avevano preparato un pranzo al sacco, che mangiò quando gli venne fame.

Passò il resto del pomeriggio a lucidare la sua scopa, mentre fuori cominciava a cadere del nevischio.

Patricia Potter non si unì al marito e al figlio per la cena. Fu un pasto silenzioso; restarono seduti a mangiare - Andrew Potter lentamente; James ingoiando enormi bocconi.

Alla fine, suo padre parlò.

"Devi parlare con tua madre, figliolo."

"Non voglio."

"L'hai ferita, James."

Gli occhi di James lampeggiarono. "Ma lo sai cos'ha fatto?"

"Le devi almeno concedere di spiegarsi."

"Non voglio sentire scuse."

"Ma la ascolterai, in ogni caso." Gli occhi di suo padre avevano un'espressione inflessibile, della serie "farai meglio a fare quello che ti dico". Noncurante, James decise di non accontentarlo questa volta.

"Dammi un valido motivo per farlo."

"Le devi almeno un po' di rispetto, James!" Andrew Potter alzava raramente la voce; James si meravigliò di non tremare di fronte a quel tono. Senza nemmeno accorgersene, si era alzato in piedi, e fissava suo padre con aria di sfida.

"No," disse una voce. "Non me lo deve."

"Patricia, pensavo che non avessi fame."

"Se lui non è pronto ad accettarmi, è inutile cercare di forzare le cose." Si rivolgeva al marito, ma il suo sguardo era fisso su James, metà speranzoso, metà deluso. James sentì lo stomaco contorcersi. Sua madre si girò e si allontanò rigida, come se le gambe le fossero diventate di piombo.

E in quel momento, qualcuno suonò il campanello.

Qualche attimo più tardi, James si trovò a fissare Sirius, fradicio e tremante, che sua madre aveva fatto entrare in casa.

"E-ehilà, James," disse Sirius, battendo i denti.

"Siediti, Sirius," disse la signora Potter.

"Dirò agli elfi domestici di preparargli un bagno caldo," disse immediatamente il signor Potter.

James, esterrefatto, continuava a fissare Sirius. Il suo migliore amico gli lanciò un'occhiata implorante.

"Non sapevo dove andare - volevo andare da Andromeda, ma credo che lei e suo marito siano in viaggio, e non c'è nessun altro che -" La voce di Sirius si spezzò, e lui batté furiosamente le palpebre. Dopo qualche secondo, gli chiese, "Sei ancora arrabbiato?"

"Sono - sorpreso," disse James, trovando finalmente le parole. "Cosa ti è successo?"

"Sono scappato. Non voglio stare un altro minuto con - con loro. Non ho intenzione di ascoltare ancora le loro stronzate bigotte." Sirius palpitava di rabbia e frustrazione. "Ho dovuto arrampicarmi giù dalla finestra; non ho niente, hanno chiuso a chiave tutte le mie cose a parte la bacchetta, e avrebbero dovuto uccidermi per portarmela via. Mi volevano mandare a Durmstrang, quando ho detto che non credo a tutta quella roba - che mi rifiuto di credere a quelle stupidaggini -"

"Oh, Sirius," disse la signora Potter, interrompendo a metà quella tirata quasi incoerente Abbracciò il migliore amico di suo figlio. "Puoi restare qui tutto il tempo che vuoi."

James li guardava, e qualcosa gli esplose nel petto. Sirius aveva fatto una cosa orribile; stava ancora cercando di rimediare. Ma la madre di James, che sapeva quanto che era successo, era disposta ad accoglierlo comunque.

Perché non avrebbe dovuto perdonarli entrambi?

"James, vuoi accompagnare Sirius di sopra e prestargli un cambio di vestiti? Gli elfi domestici gli stanno preparando un bagno." disse il signor Potter, rientrando nella stanza.

"Vieni," disse James. Sirius lo seguì, riconoscente.

"Grazie, James - Non sapevo davvero dove andare, sai, e speravo che potessi perdonarmi per... sai cosa..."

"È tutto a posto, amico," disse James, dandogli una pacca sulla spalla. Tirò fuori dei vestiti dal proprio cassettone e li lanciò a Sirius. "Adesso va' a farti un bagno, cagnaccio. Mi racconterai tutto dopo esserti spulciato per bene."

Sorridendo, Sirius prese i vestiti, e si diresse in bagno.

James si accorse che sua madre era ferma dietro di lui.

"Adesso sono pronto ad ascoltare, mamma," le disse.

~ * ~

Mezzanotte, 31 dicembre 1975

Lily Evans guardava le lancette dell'orologio muoversi.

Ti prego, fa' che questa lotta finisca.

~ * ~

James Potter fece tintinnare il proprio bicchiere di champagne contro quello di sua madre e lo vuotò in un solo sorso.

Ti prego, fammi rimettere a posto le cose.

~ * ~

Il 1976 arrivò.

 Angolo autrice:

OK non mi fucilate.. il tempo l'ho trovato ora!! scusatee!!

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei: Risolutezza ***


Capitolo Sei

Risolutezza

Gennaio 1976

Alcune voci echeggiavano nel corridoio fiocamente illuminato.

Lily aggrottò la fronte mentre camminava a passi energici verso la fonte del rumore. Anche se mancava ancora un quarto d'ora al coprifuoco, a quell'ora la maggior parte degli studenti avrebbe già dovuto essere tornata nelle rispettive sale comuni.

In più, alcuni frammenti di quella conversazione - "scontro" sarebbe stata una definizione più appropriata - suonavano come qualcosa a cui lei avrebbe dovuto mettere fine.

"Che cosa volete da me?"

"Sei proprio un tipo sgradevole, non è vero?"

"Schifoso idiota."

"Non pensare che non sappiamo quello che sei."

"Non so di cosa stai parlando."

Sembrava proprio un tipico litigio tra Potter e Piton. Solo che quelle voci non assomigliavano al tono arrogante di Potter, né a quello beffardo di Piton. Effettivamente, uno degli studenti sembrava Sirius Black, ma le parole di difesa che gli uscivano di bocca non erano certo quelle tipiche di Black.

"- tutti maghi Oscuri."

"Siete solo dei vili serpenti, tutti voi."

Dio non volesse che altri studenti stessero seguendo le orme di Potter e Black. Un'altra serie di arroganti combinaguai non era affatto ciò di cui Hogwarts aveva bisogno.

"Non insultare la mia famiglia!"

"La tua famiglia. So bene com'è la tua famiglia."

"Ho sentito che tuo fratello è scappato di casa. L'unico di voi che abbia un po' di sale in zucca."

"Lui non è mio fratello. È uno schifoso traditore del suo sangue. E lo sei anche tu!"

"Chiudi quella bocca!"

"Prova a farmi stare zitto. Sai bene di esserlo - te ne vai in giro con schifosi Sanguesporco come la Jones -"

"Bastardo!"

"Furnunculus!"

"Tarentallegra!"

Lily sentiva gli incantesimi rimbalzare sui muri. Bisognava certamente fermarli. Sospirò, accelerando il passo. La tensione a Hogwarts aumentava di giorno in giorno. Svoltò l'angolo...

"Expelliarmus!"

...e si fermò di botto. Quella era la voce di Potter. Ed era Potter in persona, che si avvicinava ai ragazzi con le loro bacchette in mano. Ma cosa aveva intenzione di fare? E, ancora più importante, quali altri guai avrebbe causato?

"Che cosa succede qui?"

I tre ragazzi del quarto anno gli lanciarono un'occhiata preoccupata. Regulus Black incrociò le braccia e lanciò a Potter uno sguardo carico d'astio.

"Lui - lui ha insultato Hestia," spiegò nervosamente Kingsley Shacklebolt. "L'ha chiamata una -"

Lily era pronta a scommettere qualsiasi cosa che James Potter avrebbe immediatamente fatto una fattura al fratello minore di Black, lì su due piedi, considerati i suoi precedenti. Le parole che seguirono furono una grossa sorpresa.

"Non suonava così, da quello che ho sentito io. Sembrava che voi due lo steste provocando. Vi dispiacerebbe spiegarmi questo?"

"Lui se lo merita!" brontolò Gabriel Dewitt. "Tutta la sua famiglia è Oscura. Scommetto che è in combutta con Chi-sai.tu!"

Seguì un assordante silenzio. Il viso di Potter era imperscrutabile. Infine, parlò.

"È un'accusa molto grave, Dewitt. Ti consiglierei di non fare presupposizioni infondate." La sua voce era stranamente fredda. "E fare la lotta nei corridoi - o in qualunque posto - non aiuterà nessuna delle sue parti. Tendere un'imboscata a qualcuno in quel modo dimostra che tu non sei meglio di loro, Dewitt. E gli insulti meschini fondati sul pregiudizio non ti rendono superiore, Regulus."

Regulus Black sussultò, sentendo che Potter lo chiamava per nome. Shacklebolt aveva l'aria essere stato rimproverato a dovere. Dewitt aveva uno sguardo torvo.

"È facile per te parlare, Potter. E che cosa avresti intenzione di fare? Non sei un prefetto."

"No, non lo sono," convenne Potter. "E non sono neanche il migliore esempio per voi. Non ho esattamente ottimi precedenti, e non ne vado fiero. Non posso togliere punti, né dare punizioni - ma spero che rifletterete comunque su quello che vi ho detto."

Dewitt rimuginò quelle parole in silenzio. Shacklebolt annuì, pensieroso.

"Ad ogni modo," disse Potter, dando un'occhiata veloce all'orologio. "È quasi l'ora del coprifuoco. Farete meglio a tornare alle vostre sale comuni." Restituì loro le bacchette. Dewitt e Shacklebolt corsero via immediatamente. Regulus Black, invece, guardò Potter con odio.

"Questo non cambia le cose tra noi, Potter," ringhiò.

"Credo che Sirius abbia fatto la cosa giusta, Regulus, per quel che vale," disse Potter fermamente. "Tu probabilmente non sei d'accordo con me. E so che Sirius non proverà a farti ragionare. Ma io spero che lo farai, un giorno. E magari, voi due ..."

"Non t'impicciare, Potter," ringhiò Regulus. Girò sui tacchi e se ne andò, andando quasi a sbattere contro Lily. Lei lo scansò, e si trovò faccia a faccia con Potter.

Gli occhi nocciola di lui incontrarono quelli verdi di lei, e si spalancarono sorpresi. Lily sapeva che lui si stava probabilmente domandando quanto lei avesse sentito. O era tutta una finta? Improvvisamente la colse il sospetto che si trattasse di una messinscena - non poteva credere che James Potter avesse cambiato personalità nel giro di una notte.

E poi lui le fece un cenno cortese.

"Lily," la salutò con gentilezza, e continuò per la sua strada, senza fare altri commenti.

Forse non era una messinscena, dopotutto.

Solo dopo, mentre si rilassava su una delle poltrone della sala comune di Grifondoro e si lasciava scivolare addosso le chiacchiere delle sue amiche, si rese conto che, per la prima volta, lui l'aveva chiamata Lily.

~ * ~

Nessuno dei Malandrini era attento alla lezione di Trasfigurazione.

Gli occhi di Sirius vagavano in direzione di Remus, che guardava fisso davanti a sè, rifiutandosi si riconoscere i tentativi dell'amico di incrociare il suo sguardo. Peter alternava il prendere appunti all'osservare gli amici, a disagio. James guardava corrucciato Remus, come per convincerlo a guardare Sirius in faccia almeno una volta, ma invano.

Bisognava fare qualcosa, si rese conto James. Remus si era isolato da tutti, in seguito all'incidente con Piton. Non rivolgeva la parola ai Malandrini, evitava le persone - aveva perfino rotto con Alice, che non c'entrava niente.

Suonò la campanella. La professoressa McGranit cancellò la lavagna con un energico colpo di bacchetta.

"Per la prossima lezione, trenta centimetri di pergamena sulle applicazioni della Trasfigurazione Umana. Potete andare."

Remus ripose le proprie piume e pergamene nella borsa con fare lento e meticoloso - più lento del necessario, perché Sirius esitava. Con uno sguardo, la professoressa McGranit li ammonì chiaramente a perdere tempo a ciondolare, e poi uscì dall'aula. Sirius sospirò e chiuse la borsa; Remus stava ancora riponendo le piume, una per una.

James li osservava corrucciato, poi prese una decisione. Arrivò fino alla porta e la chiuse di botto.

"Colloportus!"

Al rumore, Remus and Sirius alzarono lo sguardo entrambi, lanciandogli un'occhiata confusa.

"Adesso voi due vi parlate," disse James con fermezza.

Sirius lanciò una rapida occhiata a Remus.

"Facci uscire," disse Remus, ostinato.

"No. Non andremo da nessuna parte, prima di aver chiarito questa faccenda."

Gli occhi di Remus erano ridotti a fessure. "Non c'è niente da chiarire."

"Sì che c'è, invece. È già passato più di un mese. Non hai rivolto la parola a nessuno di noi - tranne Peter, e solo per chiedergli di passarti il sale!"

"E il pane tostato," aggiunse Peter.

"Che cosa c'è da dire?" replicò Remus, scrollando le spalle.

"Molte cose, basta che le ascolti!" disse improvvisamente Sirius. Finalmente Remus lo guardò, rivolgendogli una lunga occhiata fredda.

Va bene," disse alla fine. "Ascolterò. Ma non si tratta delle solite scuse vuote, vero?"

"Sono scappato di casa," sbottò Sirius.

Remus sbatté le palpebre, perplesso.

"Tu - te ne sei andato di casa."

"Sì." Sirius si fissava le scarpe. "Loro - i miei - non erano contenti del - del processo. E io non volevo accettare che - che secondo loro tu dovresti..." Sirius prese un gran respiro, prima di bisbigliare, "essere tenuto sotto controllo."

"Così sei scappato."

"Non ho intenzione di tornare," disse Sirius. "Loro non sono più la mia famiglia. Siete voi la mia famiglia," esclamò all'improvviso. "Tu e James e Peter. Noi siamo fratelli. Io - io voglio questa famiglia, e nessun'altra. E se tu non vuoi - se non puoi perdonarmi..."

"Ti chiediamo scusa tutti," disse James. "Se c'è qualcosa che possiamo fare per rimediare..."

"Possiamo smettere di litigare, Remus? Per favore?" disse Peter.

Dopo un silenzio che sembrò eterno, Remus posò la mano sulla spalla di Sirius.

"Non potrei più vivere con me stesso se mordessi qualcuno. Lo capisci, Sirius?"

Sirius annuì con fervore. "Non lo farò - mai più -"

"Ho quasi ucciso Piton. Ho quasi ucciso James. Non so come fai a rivolgermi ancora la parola, James -"

"Tu sei mio amico, Remus. So che non avevi intenzione di farlo."

"Io - voi - tutti e due - non pensate che io sia solo - un'arma?"

Sirius scosse la testa con veemenza. "No, Remus, non è stato così. È stato solo una stupidaggine che ho detto senza pensare, e mi dispiace tantissimo e farò qualsiasi cosa tu mi chieda adesso, per farmi perdonare."

Remus ci pensò su per un momento. "Non uscirò più dalla Stamberga. Non mi porterete più fuori."

"Ti do la mia parola che resteremo nella Stamberga - possiamo ancora stare con te, vero, Remus?" chiese James.

"Sarebbe meglio di no."

"Solo perché tu non ti faccia del male - te lo giuro! Non ce ne andremo in giro."

"Non so... oh, va bene. Ma me lo dovete promettere, James. Sirius."

"Te lo promettiamo!" dissero entrambi, all'unisono.

Finalmente, un sorriso esitante si fece strada sul viso di Remus. James ricambiò il sorriso, sollevato, e strinse gli altri in un abbraccio fraterno.

Non si dissero altro, ma avevano raggiunto un accordo.

~ * ~

Era una Corvonero. Capelli scuri. Magra fino all'anoressia. Aveva uno sguardo assente, lunghi capelli scarmigliati, ed era appollaiata sul terrazzo della Torre di Astronomia.

"Non fare un altro passo!" l'ammonì Annemette Darlington. "O mi butto - mi butto davvero."

Lily di fermò. "Per favore. Non farlo. Hai ancora tanta vita davanti..." Rabbrividì, al ricordo delle orribili immagini di Natale. Così tante persone erano morte, quel giorno, come rappresaglia per l'uccisione della famiglia di quella povera ragazza che le stava davanti.

"Tanta vita?" gridò istericamente Annemette. "Ho perso tutta la mia famiglia. Tra poco li raggiungerò!"

"Loro non vorrebbero questo." La voce profonda di James Potter risuonò dietro a Lily.

"Non puoi saperlo!" Annemette sembrava sempre più agitata.

"Annemette, calmati," la pregò Lily.

"Zitta! Mi butto. Mi butto! Mi butto!"

Potter si allontanò; i suoi passi echeggiavano giù per le scale. Lily aveva voglia di urlare, Non lasciarmi qui da sola con lei! Inutile Potter...

Controllati, Lily. Continua a parlarle. Calmala.

"Chi è la tua migliore amica, Annemette?"

Quell'improvvisa domanda fece sussultare Annemette.

"Non lo so!" singhiozzò lei. "Non importa a nessuno!"

"A me importa," disse Lily con dolcezza.

"Ma se non ti conosco neanche!"

"Adesso mi conosci - sono Lily Evans."

"Lo dici solo perché non vuoi che io mi butti."

"È vero, non lo voglio."

"Beh, io mi voglio buttare."

"Perché?"

"Perché la mia famiglia è morta."

"Non devi unirti a loro."

"Ma io lo voglio. Non voglio passare un altro Natale da sola. Voglio la mammaaa..." Il petto di Anemette sussultò di singhiozzi e lei rischiò di cadere dalla ringhiera. Lily si precipitò verso di lei.

"Sta' indietro!" urlò Annemette.

"Tu non vuoi ucciderti! Guarda, pensaci razionalmente un attimo, ok?"

"Hanno torturato e ucciso la mia famiglia, sai come mi sento quando ci penso? Avrei dovuto esserci anch'io con loro, avrei dovuto morire anch'io, non ho nessun diritto di essere ancora viva..."

"So quanto è terribile - ho visto la gente morire, ma non devi aggiungere anche la tua vita a quelle già perse! Non farlo, ti prego! Non ne vale la pena!"

Annemette la fissò con occhi assenti. "Non ne vale la pena? Tu non sei nei miei panni, non hai passato quello che ho passato io negli ultimi due mesi... tu non puoi capire!"

"Posso provarci." Mentre parlava, vide emergere qualcuno su una scopa, dietro ad Annemette, qualcuno dai capelli spettinati, con occhiali orlati di nero ...

"No," disse Annemette, con voce terribilmente seria. Si voltò e si spinse fuori dalla ringhiera del balcone. Lily si sporse per afferrarla per i vestiti, ma le scivolarono dalle dita...

E James Potter afferrò Annemette Darlington, un braccio saldamente attorno alla sua vita, l'altro che li guidava entrambi al sicuro, al suolo. Un'ondata di sollievo attraversò Lily mentre si precipitava giù dalla Torre, lungo i corridoi del castello e fuori dal portone principale, fino al punto in cui Potter era atterrato.

"Perché non mi hai lasciato cadere?" piangeva Annemette.

"Perché la tua vita è preziosa," disse Potter solennemente . "E noi -" lanciò un'occhiata a Lily "- non ti permetteremo di buttarla via."

"Perché sono morti proprio loro?" Lily prese la ragazzina tra le braccia, mescolando le proprie lacrime a quelle di Annemette. Era una domanda senza risposta, una domanda che si era posta anche lei. Perchè qualcuno doveva morire? Per pregiudizio, per il potere, per vendetta?

Tenne stretta la ragazza fino a quando i suoi singhiozzi non si attenuarono, poi la aiutò ad alzarsi e la accompagnò in infermeria. Potter era scomparso, nel frattempo.

Solo uscendo dall'infermeria si rese conto di avere un mantello in più sulle spalle. E le iniziali sulla fibbia erano "J.P."

NOTE DI FINE CAPITOLO:
Questo è l'ultimo capitolo vero e proprio della storia, ma manca ancora l'epilogo.

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


Epilogo

Banchetto di fine anno, 1976

Corvonero aveva vinto la Coppa delle Case quell'anno, ma non si vedevano festoni di colore blu e bronzo. Al contrario, la spoglia Sala Grande era pervasa da un'atmosfera malinconica.

Gli studenti fecero silenzio e guardarono Silente alzarsi in piedi per pronunciare il discorso di fine anno.

"Ancora una volta, un altro anno scolastico si conclude," cominciò. "Innanzitutto, le mie congratulazioni a Corvonero e Grifondoro, per la loro splendida condotta nella gara per la conquista della Coppa. Corvonero è al primo posto per soli dieci punti, con quattrocentocinquanta punti. Grifondoro segue da vicino con quattrocentoquaranta, e Serpeverde e Tassorosso si trovano in terza e quarta posizione, rispettivamente con trecentonovanta e trecentotrenta punti. Complimenti a tutti voi."

Vi fu un breve applauso, ma era evidente che tutti gli studenti si ponevano la stessa domanda: cos'era successo agli addobbi per i vincitori della Coppa delle Case?

"Tuttavia," proseguì Silente con aria grave, "vi devo parlare di una questione della massima importanza. Sono sicuro che tutti voi conoscete bene gli eventi dello scorso Natale. Per chi non ne fosse al corrente, tuttavia, ve lo ricordo: quarantasei vite sono state spezzate in una tragedia causata dalla crudeltà e dalla sete di vendetta di noi maghi e streghe. In segno di rispetto per chi ha perso la vita, la Sala Grande non è stata addobbata. Vorrei anche che adesso si osservasse un minuto di silenzio."

Chinò la testa e chiuse gli occhi, imitato dagli altri insegnanti al loro tavolo.

"Forse alcuni di voi si opporranno a questa interpretazione dell'incidente," disse Silente, alzando la testa. "Potreste pensare che sia stata un'azione necessaria da parte del Ministero, e che le vite di Babbani innocenti non abbiano importanza. Forse alcuni di voi credono addirittura in Lord Voldemort -" alcuni studenti sussultarono all'unisono, ma Silente li ignorò "- e nella dottrina della purezza del sangue da lui sostenuta.

"Non sono qui ora per farvi una predica su chi abbia ragione e chi torto. Ma vorrei che per ognuno di voi fosse chiaro quanto la vita è preziosa. Poiché ogni vita, non importa quanto insignificante vi possa sembrare, è insostituibile. Vorrei che tutti voi ci rifletteste mentre ritornate a casa per le vacanze estive."

Gli occhi azzurri di Silente, solitamente scintillanti, assunsero un'espressione ancora più seria mentre spaziavano sui quattro tavoli delle Case.

"I giorni che ci aspettano diventeranno sempre più bui. Mi spiace dire che stiamo per entrare in una guerra a tutti gli effetti; gli anni che verranno non saranno facili. Molti altri moriranno, che sia in un nobile sacrificio o in inutili massacri. Famiglie verranno distrutte; vite saranno rovinate. Questa non è una lotta in cui si possa restare a guardare. Tutti voi, prima o poi, vi troverete davanti a una difficile scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile.

"Posso solo sperare che sappiate trovare dentro di voi il coraggio di fare ciò che è giusto. Che la luce prevalga, anche in questi tempi bui."

Un silenzio assordante seguì la fine del discorso di Silente. Mestamente, tornò a sedersi, con gli occhi spalancati di centinaia di studenti puntati su di lui.

E poi, dal tavolo di Grifondoro, James Potter si alzò in piedi e cominciò ad applaudire.

In un attimo, Sirius Black si alzò in piedi a sua volta, seguendo l'esempio del suo migliore amico. Lentamente, anche altri si unirono all'applauso.

Remus Lupin e Peter Minus, gli altri membri del loro piccolo gruppo.

Lily Evans, il viso illuminato di fervore e di speranza.

Alice Moody e Dorcas Meadowes, applaudendo con le braccia alzate sopra la testa.

Annemette Darlington, con il viso rigato di lacrime, ma continuando ad applaudire finché non le fecero male le mani.

Non tutti si alzarono in piedi; almeno metà degli studenti al tavolo di Serpeverde rimasero seduti, con fermezza e disprezzo.

Ma era abbastanza: abbastanza per affermare che c'era ancora speranza per il mondo dei maghi, nei giovani che l'avrebbero ereditato. E, come una fenice, la luce sarebbe risorta dalle ceneri e avrebbe avuto la meglio.

NOTE DI FINE CAPITOLO:
Nota dell'autrice: Scrivendo From Ashes, volevo esplorare il mutamento del rapporto tra Lily e James - un cambiamento graduale da quello che JKR ci ha presentato nell'Ordine della Fenice a qualcosa che potesse svilupparsi nell'amore da cui Harry è stato concepito, oltre che alla causa scatenante di tale cambiamento. Spero di essere riuscita a intrecciare insieme i due elementi, dall'inizio al climax, fino allo scioglimento.

Ci sono ancora molti aspetti da esplorare nel rapporto mutevole tra Lily e James, altri fili da inserire nel racconto, personaggi e storie che implorano di essere scritti, eventi futuri che ho già pianificato nella mia mente. Ovviamente, questo significherebbe iniziare una nuova storia, che spero di scrivere presto!!

Spero che questa storia vi sia piaciuta. Il seguito di From Ashes è già stato già completato; si intitola Rising from Embers, e copre il settimo anno di scuola di Lily e James. A chi piacerebbe leggerlo? Penso che inizierò a postarlo abbastanza presto :-)

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