So kiss me again and again and again.

di ThePrettyParawhore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ed eccola, di nuovo. Posò il bagaglio a terra e guardò dritto davanti a sé. Una casetta bianca, col tetto marrone e uno steccato in legno ne divideva il piccolo giardino da quello delle altre villette a schiera. Ecco, quella sarebbe stata la sua futura nuova casa. Sarà stata forse la centesima volta che cambiava famiglia adottiva, e nonostante tutto le gambe le tremavano ancora. Sperò che almeno questa gente non l’avrebbe picchiata. Sospirò, e sentì due mani calde stringerle le spalle. Si voltò verso la suora di colore che ora la guardava con gli occhi lucidi. “Hei, Tay..” la sua voce era dolce e apprensiva. La ragazzina sembrò riscuotersi un attimo, mentre la suora le aggiustava i capelli marroni e le lisciava la t-shirt troppo larga per lei. “Andrà tutto bene vedrai, sento che questa sarà la famiglia giusta per te.” Gli occhi di Tay si bagnarono li lacrime “Suor Teresa…” sussurrò, stretta nell’abbraccio della donna. Si presero per mano e si avviarono verso la casa. Quando la porta si aprì, la ragazza chiuse un secondo gli occhi, immaginando in mille modi diversi le persone che avrebbe visto. Batté due o tre volte le ciglia prima di mettere a fuoco la sua nuova famiglia. Una donna di mezza età, dalla pelle chiara e lunghi capelli castani che le ricadevano morbidi sulle spalle la osservava commossa. Un uomo di pelle scura, ma più chiara di quella di suor Teresa, le cingeva le spalle con un braccio. Tay notò subito i suoi occhi grandi e scuri. “Benvenuta a casa, Taylor!” disse la donna riservandole un sorriso, che rivelava due graziose fossette sulle guance. La ragazza rispose con un timido “salve” appena udibile. In quel momento una figura alta e magra stava scendendo la gradinata che collegava i due piani della casa. “Oh…hei!” esclamò leggermente sorpreso, notando Tay ancora ferma sull’uscio. Si avvicinò a lei con nonchalance. “Non sapevo arrivassi oggi, piacere, io sono Jack.” Le porse la mano. Lei lo fissò qualche secondo senza rispondere al saluto. Rimase folgorata dagli stessi occhioni caldi e scuri dell’uomo, da quel sorriso sicuro e disarmante. Il ragazzo era alto e secco, delle evidenti ciocche bionde spiccavano tra i capelli scuri e in disordine. A Taylor ricordava leggermente un lampione. Un lampione davvero carino, pensò. “..E tu saresti?” Lei sussultò. “Ah…mi chiamo Taylor… Taylor Jardine.” E gli strinse debolmente la mano. Jack aggrottò la fronte, confuso. Si girò verso i genitori. “Perché ha un cognome? Se l’abbiamo adottata non dovrebbe prendere il nostro?” Tay si accigliò per il modo in cui stava parlando di lei, non era mica un cucciolo di cane! La madre aprì la bocca per rispondere, ma suor Teresa la precedette. “Non l’avete adottata, ma solo presa in affidamento. I genitori di Taylor…”Si fermò un attimo per soppesare bene le parole “sono scomparsi…quando lei era piccola. L’unica parente che le era rimasta era sua nonna in fin di vita, che morì pochi giorni dopo averci portato la bambina e fornito i suoi dati.” Jack restò un secondo a bocca aperta, poi la spiegazione della suora sembrò soddisfarlo. “Bene Taylor, allora benvenuta a casa! Ti porto la valigia in camera.” E così dicendo le prese il bagaglio dalle mani e si avviò al piano di sopra. “Segui Jack, Tay, e vai a vedere se la tua nuova stanza è di tuo gradimento!” la incoraggiò l’uomo indicando il figlio che stava salendo. “Subito, signor Barakat.” Lui la guardò con una punta di delusione nello sguardo. Non si aspettava mica che lo avrebbe chiamato papà, vero?
Entrò in quella che sarebbe dovuta essere la sua camera, e trovò Jack che aveva posato la sua valigia sul letto, l’aveva aperta e ora ne stava esaminando il contenuto. “Ma che cazzo fai?” chiese lei, turbata. Lui ignorò totalmente la domanda. “Hai pochissima roba.” Tay si vergognò un po’, in effetti il suo guardaroba non era dei migliori, ma in orfanotrofio non potevano permettersi granché. Il moro prese un reggiseno dalla valigia e lo indossò sui suoi vestiti. “Come mi sta?” chiese, con una serietà preoccupante. Tay non sapeva se ridere o incazzarsi con quel tizio. Alla fine gli strappò il reggiseno di dosso e chiuse il suo bagaglio. “Smettila, dai.” Disse soltanto. Si dedicò poi a osservare la stanza. Le pareti erano di un colore crema neutro, tappezzate di poster di band. I mobili erano di un legno chiaro, anche e il colore dell’armadio era poco visibile sotto altri poster e adesivi dei Ravens. Sulla scrivania c’era un vecchio computer ancora funzionante, in un angolo giaceva una chitarra acustica e un piccolo amplificatore. Lei si soffermò a guardare i poster sulle pareti. Jack lo notò e pensando che ne fosse turbata, si affrettò a scusarsi “Ehm, scusa per il casino sulle pareti, prima questa era camera mia e avevo appeso roba delle mie band preferite. Poi giuro che tolgo tutto io!” lei si girò verso di lui con sguardo indignato. “Scherzi vero? Non provare a toccare uno solo di questi poster!” Il ragazzo si trovò, per la seconda volta in dieci minuti, a bocca aperta. “Conosci i Blink- 182?” chiese in un soffio. “Se li conosco? Io li amo.” Rise lei. “E anche” proseguì salendo in ginocchio su letto per indicare un poster in alto “Anche i Fall Out Boy sono tra i miei gruppi preferiti… e i New Found Glory, e in pratica tutte le band che vedo qui.” Jack era piacevolmente soddisfatto, non si aspettava di trovare una ragazza con i suoi stessi gusti. “Mi insegnerai a suonare la chitarra?” chiese lei guardando Jack, speranzosa. Il ragazzo annuì. Sarebbero andati d’accordo quei due. 


Questa è la prima storia het che scrivo. Ho scritto molte storie che poi ho lasciato perdere perché non ho ricevuto molte recensioni :c spero che vi piaccia, e dico subito che se questa Taylex non otterrà successo non scriverò più nulla. *Si alza grido di gioia dalla platea*

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Capitolo 2
*** 2 ***



La cena fu il momento per affrontare davvero la nuova famiglia. Un conto era passare il pomeriggio a chiacchierare con Jack, un altro era trovarsi tutti seduti a tavola facendo finta di essere una famiglia normale. I due adulti la tempestarono di domande sulle sue vecchie famiglie, sulla vita all’orfanotrofio. Lei rispondeva sempre, con la massima educazione. Tay gustò ogni boccone nel suo piatto con piacere. Non mangiava un pasto decente da mesi, cioè da quando i suoi vecchi genitori adottivi avevano deciso di rispedirla indietro perché avevano finalmente avuto un figlio loro, e poi la signora Barakat cucinava benissimo. Dopo cena salirono tutti i camera di Tay, e Jack le porse uno zaino con i libri già pronti per il giorno dopo. Ah già, quel lunedì sarebbe stato il primo giorno alla nuova scuola, la stessa di Jack. “Io e te seguiremo qualche corso insieme?” chiese al ragazzo sbirciando i libri nello zaino semi-aperto. “Dì un po’, mi hai preso per un ragazzino?” rispose Jack, fingendosi offeso. Tay sembrò confusa “Non hai quindici anni come me?”. L’altro assunse un’aria di superiorità, “Ne ho sedici.” Proclamò solenne. Tay scoppiò a ridere, si portavano solo un anno e lui si credeva un adulto. "Bene" disse infine lui posandole una mano sulla coscia "ora andiamo a nanna, ci vediamo domani...sorellina." Il suo sorriso le scaldò il cuore. "Buonanotte." rispose lei in un soffio. Si addormentò presto, stretta nelle coperte morbide e profumate, che sapevano di casa. Forse quella era davvero la volta buona, forse Jack non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente. I suoi occhi si chiusero mentre il suo cuore si riempiva si speranza. 

Jack scese in cucina in mutande, dimenticandosi della nuova ragazza arrivata il giorno prima. Quando entrò trovo una Taylor che saltava freneticamente davanti alla dispensa, nel disperato tentativo di prendere i biscotti dallo scaffale più alto. Non si accorse di lui, spostò una sedia e vi si arrampicò per raggiungere la sua agognata colazione. Ora dava le spalle a Jack, che notò quanto fosse bello il fisico della ragazza, ben visibile da sotto i cortissimi pantaloncini aderenti e la canotta leggera che lei usava come pigiama. La sedia tremò e il ragazzo vide Tay barcollare. "Hei, hei... attenta!" Jack si precipitò a riprendere Tay prima che cadesse a terra. La Jardine si ritrovò stretta tra le braccia del ragazzo. "Oddio, grazie Jack!" lui la lasciò andare. "Ora mi devi un favore." disse facendole l'occhiolino. "Jack?" la ragazza lo fissava e rideva. "Cosa?" chiese lui, e aggrottò le sopracciglia senza capire. "Sei in mutande. Mutande di batman." scnadì bene il nome del supereroe. Barakat guardò in basso. "Oh merda!" sussurrò,arrossendo.  Jack e Tay si sedettero e fecero colazione da soli, uno di fronte all'altra, perché i genitori erano usciti molto presto per lavoro. "Non mangi?" chiese lui, notando la tazza di latte ancora piena della sorella. "Sì...sono solo..un po' in ansia. Sai, per la cosa della nuova scuola." balbettò lei. Lui alzò le sopracciglia, sorpreso. Non aveva pensato a come dovesse sentirsi Tay, nuova famiglia, nuova scuola. "Tranquilla, ci sarò io con te. Ti aiuterò a fare amicizia, ti spiegherò come funzionano le cose... sono o non sono il tuo fratello maggiore?" lei sorrise sotto i baffi. "Prenderemo il bus per i primi giorni, così imparerai dove scendere e salire nel caso io dovessi ammalarmi e tu dovessi andare a scuola da sola." Uao, che fratello premuroso. Tay non era abituata a ricevere attenzioni, nessuno si era mai interessato davvero a lei, e dovette ammettere che quella sensazione le piaceva. Andarono in bagno a turno, poi si chiusero nelle rispettive camere per prepararsi. 

Qualcuno bussò alla porta di Jack, che aveva appena finito di indossare i suoi amati jeans attillati. "Avanti!" si trovò davanti Taylor, con indosso dei pantaloni kaki attillatissimi e soltanto un reggiseno di pizzo nero. Il viso di Jack si aprì in un'espressione di massima sorpresa, e pregò che il suo piccolo amico non reagisse alla vista che gli si parava davanti. "Hai una maglia dei Blink?" chiese lei candida, con la voce ancora impastata dal sonno. Lui annuì. Degludì nervoso e si girò verso l'armadio. Ci restò circa dieci minuti, più per aspettare che la sua erezione passasse senza farlo notare a Tay che per cercare la maglietta. Le porse una t-shirt nera con il simbolo dei blink stampato in bianco, evitando di guardare la ragazza. Indossò la maglietta che le stava decisamente troppo larga (lunga più che altro) e si guardò allo specchio soddisfatta. "Grazie!" diede un bacio sulla guancia a Jack e tornò in camera sua. Il moro restò seduto sul letto, sorridendo in modo ebete. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


"Ce la puoi fare Taylor Jardiiine!" urlò Jack alla ragazza, mentre le scuoteva energicamente le spalle. Lei lo guardava con lo sguardo perso. "Penso. che. sto. per. vomitare." rispose Tay. Erano davanti scuola e lei stava letteralmente morendo d'ansia. La prese per mano ed entrarono a scuola. Il caos dei ragazzi il primo giorno di scuola la invase. Sentì la testa girare un secondo. "Ti accompagno al tuo armadietto? Ti accompagno in classe? Che materia hai alla prima ora?" Tay iniziava ad adorare la premurosità di Jack, ma ogni tanto esagerava. "Ce la faccio da sola, grazie" si abbracciarono e ognuno andò per la propria strada. "Jaaaaackie!" un ragazzino magro, con i capelli castani decisamente troppo lunghi corse verso Jack Barakat e gli saltò sulle spalle, rischiando di farlo sfracellare al suolo. "Amore mio!" continuò, e prese a riempirlo di bacini. "Mollami Leeeex! MOLLAMI BRUTTA CHECCA!" urlò Jack cercando di scollarsi il ragazzo di dosso. "Non ci siamo visti per mesi..." disse il ragazzino, e guardò il moro con la faccetta da cucciolo. "Oh merda. Ti odio Gaskarth!" Jack prese il suo migliore amico Alex Gaskarth e lo strinse a sè il più forte possibile. Dopo le smancerie si avviarono verso i loro amici Rian e Zack. "Ah Jackie, chi era la ragazza che stava con te prima?" chiese Alex. "Ti avevo detto che i miei avrebbero preso una bambina in affidamento, no?" L'altro annuì. "Beh, lei è la bambina." continuò Jack. "Per quella bambina potrei diventare pedofilo." esclamò Rian, appoggiato al suo armadietto. "Hei! Guarda che è di mia sorella che stai parlando!" rispose indignato il moro. Rian fece spallucce. "Comunque dovreste conoscerla, vi piacerebbe. Ascolta la nostra musica." Alex annuì, distratto. Continuava a fissare il punto in cui lei e Jack si erano lasciati. "Potresti invitarla alle prove della band, oggi pomeriggio." Alex e Jack passarono il resto della mattinata a tirarsi palline di carta durante le lezioni. Frequentavano tutti i corsi insieme, nonostante Alex fosse più grande di un anno. Aveva perso un'anno di scuola quando anni prima si era trasferito dall'Inghilterra. Quei due erano inseparabili, da quando si erano incontrati passavano gran parte della loro vita insieme. 

Tay entrò in mensa e cercò con lo sguardo Jack, sperò di trovarlo presto e stare con lui per tutta l'ora di pranzo. Durante le prime ore di scuola non aveva esattamente "fatto amicizia" e quello di Jack Barakat le sembrava l'unico viso amico e familiare. Girò per un po' tra i tavoli con il vassoio in mano, pregando di non cadere e fare una figura di merda. Trovò Jack seduto ad un tavolo con altri tre ragazzi e una ragazza. "Oh." si era dimenticata che lui aveva una vita prima del suo arrivo, degli amici. Fece per girarsi e andarsi a trovare un tavolo dove mangiare da sola, in disparte, senza farsi notare da Jack. Per oggi delle persone ne aveva avuto abbastanza. Ma ovviamente Barakat l'aveva notata e ora la stava chiamando. Con passo incerto Tay si avviò verso il loro tavolo, e si sedette svelta vicino all'unica ragazza che c'era, senza guardare in faccia nessuno. Ma Jack non intendeva risparmiarle l'agonia delle presentazioni. "Ragazzi, questa è Tay Jardine!" affermò infatti con troppo entusiasmo. "Ciao Tay." risposero gli altri in coro. Poi fu costretta ad alzare lo sguardo. "Io sono Casseedee, piacere!" la ragazza seduta di fianco a lei le porse la mano. Tay sorrise in risposta. Il ragazzo che le cingeva le spalle si presentò come Rian, e Taylor suppose che fosse il suo ragazzo. Vicino a Rian e Casseedee c'era un certo Zack, con un fisico perfetto, i capelli lunghi e neri da emo. Seduto di fianco a suo fratello c'era un ragazzino che gli cingeva le spalle più o meno come Rian faceva con Casseedee. "Io sono Alexander, ma chiamami Alex o Lex, come ti pare." Tay pensò che fosse adorabile. Quei capelli dorati, che permettevano a malapena di vedere i suoi splendidi occhi nocciola, la pelle chiara risaltava sulla sua t-shirt nera. Poi le sorrise, e il cuore della ragazza esplose. Era il più bel sorriso che avesse mai visto. Non riuscì a dire nient'altro che "Ah. Ciao Alex." poi affogò lo sguardo nel piatto, stando ben attenta a non alzarlo più, per non incrociare quello di Alex che le aveva così scombussolato lo stomaco. Dopo qualche minuto però, fu costretta ad alzare il viso. Si sentiva stranamente osservata, e infatti Alex la stava fissando sorridente. Ci sarebbe potuta morire, con quel sorriso. Ebbe un guizzo negli occhi, poi tornò a concentrarsi sul piatto, nonostante il ragazzo continuasse ad osservarla. Sentiva quegli occhi puntati addosso, li avrebbe percepiti anche a chilometri di distanza. Intanto Jack guardava prima Alex e poi Tay, e sospirò quasi rassegnato. Taylor non capì il significato di quel sospiro, Alex non ci fece nemmeno caso.

 E siamo al terzo capitolo! Non potete capire, è difficilissimo continuare una Taylex quando i miei ormoni vivono per la Jalex. Comunque, spero che vi stia piacendo la storia e vi chiedo di recensire in tanti! 

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