Assassin's Creed: Rescue

di Altair13Sirio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una lettera da Roma ***
Capitolo 2: *** Fuga da Masyaf ***
Capitolo 3: *** Costantinopoli ***
Capitolo 4: *** Ricerche ***
Capitolo 5: *** Un Assassino che fuggiva dal passato ***
Capitolo 6: *** Ti ho confusa con qualcun altro... ***
Capitolo 7: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 8: *** Spiegazioni ***
Capitolo 9: *** Primo tentativo ***
Capitolo 10: *** La pazza tornata dalla morte ***
Capitolo 11: *** Una visita di cortesia ***
Capitolo 12: *** In cima alla torre ***
Capitolo 13: *** Una bella serata ***
Capitolo 14: *** Cercando aiuto ***
Capitolo 15: *** Assalto ***
Capitolo 16: *** Le gallerie ***
Capitolo 17: *** Feriti e umiliati ***
Capitolo 18: *** Un risveglio agitato ***
Capitolo 19: *** Rialzarsi ***
Capitolo 20: *** Preparativi ***
Capitolo 21: *** Rivincita ***
Capitolo 22: *** Funerale ***
Capitolo 23: *** Rapimento ***
Capitolo 24: *** La fine del viaggio ***
Capitolo 25: *** Che diavolo ci fai qui? ***
Capitolo 26: *** Una lama celata ***
Capitolo 27: *** La rinascita della Gilda ***
Capitolo 28: *** Ringraziamenti ***
Capitolo 29: *** Partenza ***
Capitolo 30: *** Roma ***
Capitolo 31: *** Addio ***
Capitolo 32: *** Un accordo ***
Capitolo 33: *** Templari ***



Capitolo 1
*** Una lettera da Roma ***


Image and video hosting by TinyPic << Che stai facendo? >> Chiese l’uomo. Fabiola era intenta a raccogliere le sue cose. Non gli rispose. << Perché raccogli tutti i tuoi vestiti, le tue cose? >> Fabiola guardò amareggiata una lettera poggiata lì vicino.
<< E’ quella lettera? Cosa dice? >> Chiese l’uomo. Lei rimase in silenzio. << Fabiola, dimmelo! Se sei nei guai posso aiutarti! >> Fabiola lo guardò negli occhi. << Se te lo dicessi, mi uccideresti… >> Vali guardò la lettera. La prese e la lesse.
 
Cara sorella, ho delle notizie per te, e forse non ti piaceranno… Ho tradito i Templari. Sono dievntata un’Assassina. La notizia potrebbe arrivare a Costantinopoli da un giorno all’altro, ed è per questo che ti scrivo: devi scappare, altrimenti potrebbero usarti come ostaggio, e addirittura ucciderti! Conosci bene i Templari, e sai che lo farebbero. Non pensare che avranno compassione per te; non pensare che chi chiamavi amici o Fratelli non ti faranno nulla! Scappa! Non farti notare da nessuno, e nasconditi. Presto verremo a portarti via, e torneremo a casa.
Spero di rivederti presto.
Tua sorella Fiora 
 
Vali alzò lo sguardo verso Fabiola e la osservò amareggiato. Lei lo fissava implorante.
<< Vali, mi sono sempre potuta fidare di te, per favore… >> Cominciò.
<< Ti aiuterò… >> Disse lui.
<< Come? >> Chiese la donna. Il Templare allargò le braccia. << Tu ti sei sempre fidata di me, ma io non ho mai ricambiato la tua fiducia. >> << Ma… Tuo figlio… >> Vali allungò una mano. << Tornerò a prenderlo. >> Le sorrise. Fabiola sapeva di potersi fidare di lui, ma non sapeva cosa avrebbe potuto fare… Finì di raccogliere le sue cose e uscirono dalla stanza.
Mentre camminavano, il Guardiano li incontrò, e gli disse che stava cercando proprio Fabiola. Loro lo seguirono.
<< Cosa è successo? >> Chiese Fabiola temendo di essere stata scoperta.
<< E’ arrivato un Fratello da Roma. >> Rispose il Templare. << Dice di voler parlare con te… >>
Fabiola deglutì. Sapeva che era stato mandato per ucciderla. Lanciò uno sguardo preoccupato a Vali, che sospirò. Camminavano dietro al Guardiano, quindi fu semplice colpirlo. Lo colpì alla nuca e scappò nella direzione opposta. Il Templare gridò, chiamando gli altri Templari. Cominciarono a inseguirli l’Avanguardia, il Visir e il Campione. Vali strappò delle tende da una finestra, le agganciò a una sporgenza sul muro, ruppe i vetri con un calcio e spinse Fabiola fuori dalla finestra, facendola aggrappare alla tenda. Estrasse poi la sua katara e scattò col polso. La sua vecchia lama celata funzionava come un tempo… Schivò a destra l’accetta del Campione e attaccò con la lama celata, ma il Visir spinse via la lama con la sua spada. L’avanguardia attaccò Vali, ferendolo al piede destro. Lui urlò. La spinse via con un calcio, diede uno sguardo fuori dalla finestra, dove vide la Cortigiana che lo aspettava in mezzo alla strada. Tagliò la tenda e si lanciò dalla finestra. In mezzo alla strada passava un carro contenente del fieno da dare ai cavalli di qualche stalla. Vali ci cadde dentro e ne uscì, spaventando l’uomo che lo trasportava. Fabiola lo raggiunse e scapparono assieme.
I tre Templari li osservavano allontanarsi.
<< Che cosa voleva il Fratello? >> Chiese il Visir al Guardiano, che li aveva raggiunti.
<< Diceva che Fabiola Cavazza doveva morire! >> Disse.
Il Campione si voltò imprecando. << Porca troia!!! Ce la faranno pagare, per averli fatti scappare! >>
Una voce dal fondo del corridoio parlò rassicurandoli. << No fratelli, perché ci si può aspettare di tutto da un Assassino. >> Il Diacono e un monaco incappucciato li guardavano sorridenti.
<< Credo che sarebbe meglio se ci spiegassi tutto per bene… >> Disse l’Avanguardia rivolta al monaco. Quello sorrise e si tolse il cappuccio.
<< Hai ragione, Sorella. >> Disse. Il monaco era pelato e aveva una grande cicatrice sul lato destro del viso, che andava dalla mascella fino alla fronte, e passava attraverso l’occhio destro, cieco di colore azzurro velato, trasparente.

 

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Capitolo 2
*** Fuga da Masyaf ***


Che diavolo sono venuto a fare qui? Non cè niente che possa interessarmi! Fiora aveva ragione! Masyaf sarebbe stato l’ultimo posto in cui sua sorella si sarebbe nascosta! Non dovevo venire qui… Sono secoli che i Templari si sono insediati qua, quindi perché Fabiola avrebbe dovuto nascondersi qui? Fiora, meno male che non sei con me… Se non fossi stato così avventato, i Templari non mi avrebbero sopraffatto! Non avrei dovuto sparare al soldato alla mia sinistra, perché sarei rimasto scoperto. La mia spada era nel torace di un uomo, e un maglio mi ha fracassato il torace! Mi fa ancora male… Fatto sta che adesso sono nelle prigioni del castello. Che merda di vita…

E’ passato un mese e tre giorni, da quando siamo partiti da Roma. Fiora ha prima avvertito sua sorella che saremmo arrivati, e le ha detto di nascondersi. Saremmo arrivati presto. Così siamo partiti noi due, con una nave, e arrivati a Costantinopoli, ci siamo divisi: lei soteneva che Fabiola si trovasse lì, ma la città è grande, e io credevo che si fosse nascosta allo storico quartier generale degli Assassini, Masyaf. Immagino che il vero motivo di questa mia decisione fosse per il fatto che volevo vedere Masyaf da quando Ezio mi ha parlato del suo avo Altaïr Ibn La’Ahad… Sono arrivato, dopo otto giorni di navigazione, e ho trovato di fronte a me una schiera di Templari, e, a comandarli, Leandros. Mi sono piombati addosso come uno sciame di api. Mi sono difeso finchè la stanchezza non si è fatta sentire, ho sbagliato e i Templari mi hanno sopraffatto… Sento i passi delle guardie. Stanno venendo a prendermi… Mi hanno confiscato le armi e mi hanno buttato in questa lurida cella che puzza di morto…

<< Alzati! >> Esclamò una guardia dandogli un calcio.
<< Non c’è bisogno di essere così scortesi… >> Disse Il Lupo alzandosi a fatica.
<< Non fare scherzi: siamo ben armati, e non ci faremo scrupoli ad ucciderti subito! >> Disse quello mettendo una mano all’impugnatura della sua spada.
<< E come potrei se ho le mani legate? >> Disse Il Lupo uscendo dalla stanza. Il soldato si accorse di aver detto una cosa inutile, e seguì Il Lupo, pronto comunque ad estrarre la spada. Non sopportava il suo prigioniero: riusciva sempre a prenderlo in giro, in qualche modo. Era troppo intelligente. Per fortuna lo stavano per impiccare: si sarebbe preso la sua rivincita!
Il Lupo sapeva che volevano impiccarlo: lo aveva sentito il giorno prima da due guardie. Aveva in mente qualcosa, forse…
Lo portarono davanti a Leandros. Guardarlo in faccia gli faceva sempre venire la nausea.
<< Lupo, che piacere vederti, dopo tanto tempo… >> Disse il Templare.
<< Non posso dire lo stesso, Leandros. >> Rispose Il Lupo distogliendo lo sguardo. << Vuoi impiccarmi? >> Chiese.
Leandros sorrise e si fece da parte. Dietro di lui c’era una rampa, e sotto, il vuoto. La guardia cominciò a spingerlo verso la rampa, ma il Lupo si divincolò, dicendo che voleva arrivarci da solo. Voleva guardare in faccia la morte da solo. Leandros lo lasciò fare, e gli andò dietro, portando un lungo cappio. Il Lupo si fermò all’estremità.
<< Un ultimo desiderio, traditore? >> chiese Leandros.
Il Lupo indugiò un po’. << Non toglietemi il cappuccio. >> Sentenziò. Leandros rise. << Sì, come no… >> Mise la sua mano sulla sua testa. Stava per tirargli il cappuccio.
<< Bastardo…! >> Il Lupo si voltò dandogli un pugno in faccia. Leandros barcollò. Lui lo scavalcò. Una lancia calò su di lui. Il Lupo alzò le braccia e la lancia tagliò le corde che gli tenevano legati i polsi. Afferrò la lancia e colpì il soldato che l’aveva scagliata con l’altro lato dell’asta. Afferrò Leandros e gli puntò la lama alla gola.
<< Andate a prendere le mie armi, o gli taglio la gola!!! >> Urlò. Leandros annuì velocemente. << Andate a prenderle! Non vorrete che mi uccida…! >> Disse.
Le guardie andarono e dopo settantaquattro secondi tornarono con la spada, il pugnale e la lama celata del Lupo.
<< Sarà meglio per voi che non siano rovinate! >> Disse. Prese la spada con la mano sinistra, la guardò e la rinfoderò. Prese poi il pugnale, che rinfoderò dopo aver scrutato da vicino. Prese l’antibraccio con la lama celata, lo mise al polso e scattò col polso. Funzionava, segno che quei trogloditi non l’avevano trattata male.
<< Grazie mille, signori! E ora… >> Disse. Spinse Leandros addosso a una guardia e scagliò la lancia addosso a un’altra guardia, che fu colpita in viso. << ADDIO!!! >> Il Lupo si tuffò nel fiume che aveva visto in fondo alla valle. Delle lace e delle frecce lo seguirono, ma lui era veloce, e le aveva schivate appena in tempo.
Entrò in acqua sollevando alti schizzi. Cominciò a nuotare verso la foce. Ora doveva trovare un porto e tornare a Costantinopoli, dove avrebbe dovuto trovare Fiora e sua sorella…
<< Lo lasciamo andare così, signore? >> Chiese una guardia. Leandros guardava pieno d’odio Il Lupo allontanarsi. << Non voglio più averne a che fare! Che faccia quel che gli pare, quel traditore! >> Sbottò il Templare, che si ritirò nelle sue stanze imprecando.
Fiora mi ammzzerà, quando saprà che casino ho combinato… Pensava Il Lupo sorridendo.

 

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Capitolo 3
*** Costantinopoli ***


Il Lupo era su una grande nave che aveva preso a Masyaf. Erano passati sette giorni, sei ore, tredici minuti e cinquantuno secondi. Ora stavano per approdare. Riusciva a vedere subito la Torre di Galata, che si stagliava in cielo, ma anche altri edifici, come Santa Sofia, più a sud, oppure il Palazzo Topkapi, a est. Aveva studiato alcune carte di Costantinopoli, per essere preparato. Non voleva certo perdersi nella città…
La nave attraccò e i marinai cominciarono a fissarla al molo, lanciando funi a terra. Il Lupo si avvicinò alla passerella e scese dalla nave. Si guardò intorno. Purtroppo non aveva idea da dove cominciare… Pensava di andare alla Gilda degli Assassini locale, ma non sapeva dove andare, dato che non aveva scorto la torre… Decise di chiedere informazioni a un medico, con la solita maschera “a becco”, che stava raccogliendo i suoi medicinali in alcune casse. Si avvicinò e provò a parlargli in arabo. Quello notò che non riusciva a parlare in quella lingua e lo fermò.
<< Sono Italiano anch’io, signore. >> Disse. Il Lupo fu sorpreso di incontrare un Italiano così lontano dalla sua terra, e ne fu lieto.
<< Ah, che fortuna. Penso che sappiate dove si trova – ehm – la Gilda degli Assassini? >> Sussurrò. Il medico disse:<< Ah, certo! Sono qui da poco tempo – qualche settimana – ma so bene dove si trovano. Anche voi siete uno di loro? >> Il Lupo annuì un po’ timido. << Bene! Venite con me, vi accompagno! Stavo giusto spostandomi laggiù; sapete, qui al porto non si fanno molti affari… >>
Il Lupo si lasciò guidare dal dottore, che continuava a parlare dei recenti avvenimenti che avevano scosso Roma.
<< Ne so qualcosa… >> Disse Il Lupo abbozzando un sorriso.
<< Ma certo! Voi siete Il Lupo: il famoso Templare redento e divenuto Assassino! >> Esclamò quello ad alta voce.
Il Lupo non se lo aspettava. << Come fate a conoscermi? >> Chiese.
<< Scherzate? Tutti vi hanno visto, quel giorno, e a Roma erano in molti a conoscere questa vostra abitudine di tenere sempre il cappuccio sulla testa… >> Continuò a parlare. Disse che si era trasferito a Costantinopoli perché a Roma la situazione era un po’ instabile, a causa degli ultimi avvenimenti, e aveva preferito andare in quella città così lontana perché aveva sentito che si facevano molti affari. Il Lupo lo ascoltava con interesse, per vedere quanto fosse informato su di lui e sugli Assassini, ma non prendeva tutto quello che diceva per oro colato: pensava che mentisse su alcune cose, ma non era importante; ognuno ha i suoi segreti, e non era certo lui, che doveva impicciarsi negli affari degli altri, anche se quell’uomo, se avrebbe avuto un paio d’ore di tempo, avrebbe potuto raccontargli tutta la storia della sua vita. Il Lupo sorrise, quando si ricordò di Fabiola, l’Assassina che si era presa cura di lui quando era stato ferito dai Templari, con la stessa capacità di poter parlare per ore… Gli sembrava fosse passata una vita, dall’ultima volta che aveva visto gli Assassini, e invece era passato solo un mese e mezzo…
<< Siamo arrivati. >> Lo informò il medico, destandolo dai suoi pensieri. Davanti a se, Il Lupo vide una torre alta e stretta, che partiva da un edificio grosso e largo, con una cupola sul tetto e un cortile davanti alla porta d’ingresso. << Questa è la torre degli Assassini. >> Disse il medico spingendo il suo carretto ai lati della strada. << Se avrete bisogno di aiuto, non esitate a chiamarmi: per un compaesano, in questa terra lontana, i servizi sono gratuiti. >> Il Lupo sorrise per la gentilezza, e ringraziò il medico. Entrò poi nella porta del cortile.
Il Lupo era sopra una rampa di scale che portava in basso. Scese le scale e si ritrovò sopra un ponte di legno, sospeso sopra un fiume sotterraneo, che portava in due direzioni: a sinistra vide una libreria, mentre davanti a sé vide una grande sala adornata con cuscini e statue… Mentre camminava chiamava, chiedendo se ci fosse qualcuno. Entrato nella sala grande, vide un uomo incappucciato seduto dietro un tavolo a consultare delle mappe. Da un’altra stanza a sinistra uscì un uomo di trentacinque anni, con la barba nera e i capelli lucenti, con una bandana sulla testa. Gli abiti, chiaramente da Assassino, erano grigio chiaro, con segni arabi disegnati sopra. Il cappuccio era abbassato e sulla spalla sinistra aveva quattro pugnali da lancio. Al fianco sinistro aveva un spada dalla lama leggermente curva, detta Kijil, e all’altro fianco si poteva vedere un pugnale arabo, ricurvo e dentellato. Ai polsi le immancabili lame celate, ma Il Lupo notò che in quella destra c’era qualcosa di diverso: come se spuntasse un uncino.
<< Oh, tu devi essere Il Lupo! >> Esclamò sorridendo. L’Assassino seduto alzò lo sguardo. << Mi dispiace di non essere venuto al porto, ma sono tempi duri, e non posso certo lasciare la torre incustodita… >> Il Lupo gli strinse la mano. << Con chi ho il piacere di parlare? >> Chiese. L’uomo sorrise e si molleggiò sui talloni. << Io sono Yusuf Tazim. Benvenuto, Fratello! Lui è Ahmed Sarraf, il mio uomo migliore! >> L’Assassino si alzò e fece un inchino. << Onorato di fare la conoscenza di un uomo tanto abile quanto famoso. >> Disse. Aveva trent’anni, i baffi neri non erano molto lunghi, e i vestiti erano simili a quelli di Yusuf, ma meno sfarzosi. Le armi erano più semplici: il suo Kijil era più sottile e l’impugnatura non aveva il buco che aveva quello del Maestro, e  , diversamente da Yusuf, portava una balestra sulla schiena.
<< Famoso? >> Chiese Il Lupo.
Yusuf annuì:<< Sì. Il Mentore Ezio Auditore ci ha scritto e raccontato della tua storia. Siamo felici di ospitarvi…? >> Si guardò intorno. << Non dovrebbe esserci anche Fiora Cavazza? >> Chiese. Il Lupo si stupì. << Come? Non è qui? >> Chiese. Yusuf strinse le spalle. Ahmed non sapeva di cosa stesse parlando. Il Lupo gli raccontò della divisione, arrivati a Costantinopoli e della fuga da Masyaf.
<< Pensavo fosse venuta da voi, ma a quanto pare… >> Il Lupo stava già per mettersi a cercarla, ma Yusuf lo fermò. << Calmati, Fratello. La città è grande, ma se non la conosci bene, cercare è inutile! Facciamo così: cerchiamo prima in questo distretto, il distretto di Galata, e se non la troviamo, allora cominceremo a setacciare tutti gli altri dsitretti. >> Il Lupo accettò, ma sapeva che se Fiora era da sola, allora non avrebbe impiegato molto a cacciarsi nei guai. Yusuf raccomandò ad Ahmed di fare la guardia al covo. Loro sarebbero andati in cerca di Fiora per tutto il distretto.
<< Non ti preoccupare. >> Disse il Maestro Assassino al Lupo. << Conosco la città come il filo della mia lama, la troveremo di certo! >> Il Lupo si fidava di Yusuf, anche se pensava che esagerasse: Costantinopoli era una grande città, e anche se straniera, Fiora avrebbe trovato comunque un posto dove nascondersi.
Cominciarono a cercare. Il Lupo cercava in ogni vicolo e anfratto gli capitasse sott’occhio, ma Yusuf lo avvertiva: non tutti i nascondigli erano così facili da trovare. Disse che una volta aveva trovato una spia Bizantina dentro un’anfora.
<< Bizantina? >> Chiese Il Lupo.
<< Sì. Voi li conoscete meglio come Templari, ma, a parte il nome, sono sempre gli stessi… >> Rispose Yusuf. Il Lupo si guardò intorno. << Sono questi con le armature verdi? >> Chiese indicando un soldato con una maschera e uno strano copricapo.
Yusuf rise. << No, loro sono i Giannizzeri, i soldati ottomani! >> Fece una pausa e continuò. << Diciamo che loro sono in parte alleati e in parte nemici… Se fai qualcosa di sbagliato, ti puniscono, ma se righi dritto senza creare fastidi, ti lasciano in pace. >> Guardò dietro un tavolo rotto appoggiato al muro. << I Templari sono qui da poco, e portano delle vesti e delle armature cremisi. Si fanno chiamare Bizantini, ma il loro Ordine è lo stesso di quello a cui facevi parte tu. >>  Il Lupo annuì. << I Giannizzeri, inoltre, sono nemici dei Bizantini, e quindi se li incontrano, non esitano a dargliele di santa ragione… Quando i musulmani sono arrivati in città, questo posto era diverso: i Templari governavano Costantinopoli, e la gente moriva di fame nelle strade. I Giannizzeri li hanno scacciati, e hanno rifondato la città, dandole un nuovo nome: Istanbul. >>
<< Istanbul? >> Chiese Il Lupo guardando dietro un angolo. Yusuf annuì. << La popolazione è aumentata, e la città si è ingrandita! Da allora i Templari tentano di riprendersi la città, ma gli sforzi sono pressocchè inutli… >>
Il Lupo Entrò in un vicolo. Si arrampicò su un muro e cominciò a salire. A un tratto vide Yusuf superarlo con un balzo. Rimase a bocca aperta. Arrivato in cima alla casa, gli chiese come aveva fatto.
<< Merito della lama uncinata! >> Rispose scattando col polso destro. << E’ la tradizionale lama celata, ma ha su di sé un uncino che rende facile arrampicarsi e spostarsi da un tetto all’altro della città. >> L’Assassino mostrò al Lupo l’uncino. Il Lupo sorrise. << Insomma… E’ come barare! >> Disse. Yusuf rilassò il polso. << Bè… Se i tempi cambiano, ti devi adattare. >> << Giusto. >> Disse Il Lupo. Lanciò uno sguardo sulla cima della Torre di Galata.
<< E’ enorme… >> Disse. Yusuf annuì soddisfatto. << Ci sei mai salito? >> Chiese. << Scherzi? Almeno un migliaio di volte! E’ magnifica la vista da lassù!>> Il Lupo sorrise. << Ti va una sfida? >> Chiese. << Come?  >> << Io e te, a chi arriva prima. Si parte da dove si vuole e si usano tutte le tecniche che si vuole. >> Disse Il Lupo. Yusuf fece qualche passo pensandoci su, poi scattò verso la torre dicendo:<< Sì! >> Il Lupo lo inseguì. Yusuf si arrampicò sul tetto di una casa mentre Il Lupo faceva il giro della torre per trovare un punto da cui salire. L’Assassino Ottomano saltò dal tetto della casa e raggiunse le mura che partivano dalla torre. Il Lupo salì le scale e si arrampicò sulla porta. Faceva attenzione a dove mettere i piedi e le mani: una mossa falsa e sarebbe potuto precipitare. Yusuf si muoveva agilmente, grazie alla sua lama uncinata, ma il percorso che aveva scelto gli imponeva di spostarsi frequentemente, a causa dei pochi appigli consecutivi. Il Lupo era arrivato in cima. Nello stesso momento vedeva Yusuf apparire a pochi metri da lui. Scattarono verso il centro della torre, dove ne svettava l’ultima parte. Si arrampicarono verso la cima. Yusuf faceva dei balzi grazie alla lama, ma Il Lupo non era da meno, grazie a tutti gli anni passati ad arrampicarsi sugli alberi, e non era stanco per niente. Misero le mani sulla punta della torre assieme. Si sbellicarono dalle risate. Il Lupo si arrampicò e si sedette sulla cima, contemplando la città. Yusuf gli stava accanto.
<< E’ così grande… >> Yusuf lo ascoltava in silenzio. Sapeva che era preoccupato per Fiora. << E così bella… >> Yusuf sorrise.
<< Benvenuto a Kostantiniyye, Fratello. >>
Il Lupo si mise in piedi. Voleva provare un Salto della Fede da quell’altezza. Saltò e precipitò a terra, proprio dentro al carretto contenente fieno che aveva avvistato poco prima di lanciarsi.

 

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Capitolo 4
*** Ricerche ***


Il Lupo e Yusuf avevano messo al setaccio tutto il distretto di Galata, ma di Fiora neanche l’ombra.
<< Non ti scoraggiare, amico. >> Aveva detto Yusuf. << Fiora starà bene, ne sono certo! >>
Il Lupo sapeva che la missione non sarebbe stata facile, ma non avrebbe mai pensato che si sarebbe dovuto mettere a cercare anche Fiora, oltre che sua sorella, alla quale ancora non aveva neanche accennato. In effetti, c’erano parecchie cose che aveva dimenticato di dire: non aveva descritto Fiora a Yusuf, e non aveva neanche pensato di cercare sua sorella. Inoltre, non aveva pensato al fatto che i Templari avrebbero potuto catturare Fabiola, o addirittura ucciderla non appena avessero saputo del tradimento di Fiora…
<< Yusuf, mi rendo conto di non averti descritto Fiora… >> Cominciò. Yusuf lo interruppe. << Non serve, credo che tu lo sappia, Fiora ha una sorella gemella. Colei per cui siete venuti fin qui. >> Il Lupo si ricordò di quando, prima di partire, Fiora gli aveva detto che Fabiola era sua sorella gemella. All’inizio non aveva dato molta importanza, ma ora si rendeva conto che Fabiola sarebbe stata molto riconoscibile. << Hai ragione… >> Disse. Yusuf annuì e continuò. << Ho visto qualche volta la Templare Fabiola Cavazza, e posso riconoscerla facilmente. Dunque, se dovessi vederla, potrei avere davanti sua sorella Fiora. So che aspetto ha, e non l’ho mai vista qui, nel nostro distretto. >> Il Lupo annuì pensieroso. << Ma perché non è venuta da voi? Preferiva forse cercare sua sorella da sola? >> Yusuf si mise una mano al mento. << Forse non voleva creare troppo trambusto, e ha preferito fare le ricerche perconto suo, coinvolgendo il minor numero di persone possibile. Così i Templari non si sarebbero accorti di lei, con un po’ di fortuna, e  lei avrebbe potuto fare le sue ricerche con calma, senza dare troppo nell’occhio. >> Il Lupo la pensava allo stesso modo. Ma questo non li aiutava. Dovevano trovare Fiora, ma se non lasciava tracce dietro di sé non l’avrebbero trovata tanto facilmente, e sarebbe potuto succedere di tutto, in quel lasso di tempo.
Erano tornati al covo. Ahmed li accolse chiedendogli come fosse andata, ma poteva intuire che non avevano trovato nessun indizio…
<< Potrebbe essere ovunque… >> Diceva Il Lupo.
<< Non devi scoraggiarti! Ci sono quattro distretti, nella città, quindi non devi preoccuparti, se non l’abbiamo trovata qui. >> Yusuf tentava di tenere alto il morale del Lupo in ogni modo, ma gli veniva difficile, perfino per uno come lui.
<< Quali sono i posti più sicuri della città? Dove non ci sono Templari, intendo. >> Chiese Il Lupo. Yusuf ci pensò un po’ su. << Inutile dire che il posto più sicuro è questo, ma direi che il covo dei ladri della città, la caserma dei mercenari e l’accampamento degli Athingani siano posti abbastanza sicuri: anche loro non sono ben visti dai Bizantini. Fiora potrebbe essersi nascosta da loro, oppure potrebbe essere stata aiutata da qualche cittadino… >> L’Assassino mosse la mano a destra e a sinistra con il dito alzato, mentre elencava i nomi. << E, inoltre, tutte le moschee e i palazzi importanti… Vicino al Fatih Camii c’è addirittura un accampamento di Giannizzeri, dove gli unici Bizantini presenti sono appesi a una forca… >> Scherzò.
Il Lupo si fermò a pensare qualche secondo. Poi si alzò e chiese dove si trovassero i posti che aveva menzionato.
<< Ti accompagno io! Se vai da solo potresti essere riconosciuto come un nemico! Cioè… >> Disse Yusuf. << Dai musulmani verrei riconosciuto nemico anche io, ma i ladri, i mercenari e gli Athingani… >> << Ho capito. >> Disse Il Lupo dandogli una pacca sulla spalla.
Uscirono dal covo e si avviarono verso il porto: avrebbero preso una barca per attraversare lo stretto e avrebbero raggiunto il distretto imperiale, e poi avrebbero fatto visita alle rispettive gilde…
Costantinopoli era grande, piena di gente e caotica. Ovunque guardasse, Il Lupo vedeva bancarelle, bambini che correvano, gente che parlava… Non era poi tanto diversa da Roma. Yusuf gli spiegava alcune cose della città, gli descriveva i palazzi più importanti e gli fece vedere come poteva usare la lama uncinata per muoversi da un tetto all’altro, usandola per agganciarsi alle corde tese. Il Lupo non aveva intenzione di prendere la nuova lama, ed estrasse il pugnale. Saltò in avanti tenendo il pugnale con due mani, da tutti e due i lati, e scivolò sulla corda.
<< Complimenti! >> Disse Yusuf una volta arrivato Il Lupo.
<< Sono pieno di risorse. >> Disse quello rinfoderando il pugnale.
Arrivarono a una taverna chiamata “La Tenda del Ladro”. Entrarono e furono investiti dall’odore di alcol. Il Lupo sentì anche che c’era puzza di chiuso.
Molti uomini giocavano a dadi, bevevano, scommettevano e urlavano. Il Lupo era certo che Fiora non avrebbe mai messo piede in quel porcile, ma Yusuf lo invitò ad entrare: disse che le apparenze ingannano.
<< Tutti gli uomini che si trovano qui sono valorosi combattenti… >>
<< A me sembrano furfanti incalliti, e per di più, ubriachi… >> Disse Il Lupo guardandosi a ttorno, mentre Yusuf lo spingeva verso il bancone.
<< Oh, questa è l’impressione che deve dare il posto! >> Disse l’Assassino sorridendo.
<< Sarà… >>
Yusuf fece sedere Il Lupo su uno sgabello, e ordinò due birre. L’uomo al bancone era magro col viso scavato e un’espressione un po’ stordita. Si voltò prendendo due boccali e li riempì da una botte. Li schiaffò davanti ai due Assassini. Yusuf afferrò il boccale e ne bevve un sorso. Il Lupo rimase a guardare la schiuma del liquido alcolico che si abbassava lentamente. Riluttante prese la birra e ne bevve un po’. Non beveva spesso, e non era abituato agli alcolici. La birra gli bruciò leggermente la gola. Trattenne una smorfia e guardò Yusuf, che beveva lentamente.
<< Yusuf, come potremmo trovare Fiora in questo modo? >> Chiese. Yusuf  lo guardò con la coda dell’occhio. Poggiò il boccale, si asciugò le labbra con una manica e chiamò l’uomo magro. << Amid! >> L’uomo si voltò e si avvicinò.
<< Stiamo cercando una persona… >> Disse. << Hai per caso visto facce nuove, in città? >> Il barista ci pensò un po’ su. Schioccò un dito e disse:<< Ho sentito che i Bizantini hanno ricevuto una visita da un vecchio monaco Italiano. State cercando lui? >>
Il Lupo sobbalzò. << Un monaco?! >> Chiese. Non si accorse di aver alzato un po’ troppo la voce, e tutti i clienti della taverna, tranne quelli più ubriachi, si voltarono a guardarlo. Tossì un po’, per schiarirsi la voce. << Un monaco, hai detto? >> Chiese a bassa voce. Amid annuì. << Ho sentito che è venuto qui per far fuori qualche loro agente che ha tradito, anche se non so chi… >> Yusuf guardava serio Il Lupo. << Lo conosci? >> Il Lupo si mise una mano alla fronte. << Non è possibile… >> Tremava e sudava. << Cambiamo discorso! >> Disse Yusuf. << Noi stiamo cercando una donna uguale a Fabiola Cavazza. L’hai vista in giro, per caso? >> L’uomo strinse le spalle. << Non mi sembra… La Cortigiana non la vedo da un po’… Ho sentito che c’è stato un bel trambusto, a Santa Sofia. >> << Santa Sofia? >> Chiese Il Lupo. << E’ qualcosa come il covo dei Templari. Si nascondono lì! >> Spiegò Yusuf. << E cosa hai sentito? >> Continuò. << Un paio di agenti Bizantini sono fuggiti, o qualcosa del genere. Non so chi fossero, ma potrebbe avere a che fare con la visita di quel frate… >> Il Lupo abbassò lo sguardo. Non voleva pensare a quello. Voleva pensare che avrebbe trovato Fiora e che sarebbe tornato a casa. Yusuf ringraziò Amid, finì la sua birra e si alzò dallo sgabello. Il Lupo lo seguì, finendo anch’egli (a fatica) la sua birra.
Lasciarono la taverna mentre il barista li salutava alzando un braccio e facendolo andare a destra e a sinistra, dicendo:<< Amid è sempre disposto ad aiutare un amico! >> Il Lupo tirò un sospiro di sollievo, non appena respirò aria fresca e pulita.
<< Che ti avevo detto? >> Disse Yusuf dandogli una pacca sul braccio.
<< Sicuramente è una buona fonte di informazioni, ma troppo confusa e vaga… E poi c’è una puzza! >> Il Lupo si mise un dito al naso. Yusuf rise. << Scommetto che questo “aroma” c’e anche nelle taverne di Roma! >>
<< Non tutte. >> Disse Il Lupo. Le più grandi erano più pulite, ma se la taverna migliore di Costantinopoli era quella, allora non voleva pensare alle peggiori…
<< C’era un po’ di confusione… Siamo venuti in un giorno quando la taverna è molto frequentata… >> Si giustificò Yusuf.
Yusuf accompagnò Il Lupo alla caserma dei mercenari, dove, però, non ottennero nulla di buono…
Erano appena entrati, quando videro un manipolo di uomini che si addestrava. Chiesero di poter parlare con chi amministrava le cose, ma furono trattati con poca gentilezza. Sembravano non fidarsi di loro. Yusuf si mise a spiegare i fatti a un omone grosso con dei lunghi baffi neri, che non li ascoltava con la dovuta attenzione.
<< E quindi vorremmo sapere se avete visto questa ragazza che vi ho descritto aggirarsi per le strade della città… >> Yusuf non aveva neanche finito che l’uomo rispose:<< No! Mai vista! >> Il Lupo si irritò un po’, perché quell’uomo non voleva proprio parlare: era evidente che fosse stato interroto mentre faceva qualcosa, e seccato, cercava di mandarli via il più presto possibile.
<< Se avete finito con le domande, potete anche andarvene… >> Disse. Il Lupo si alzò dalla sedia su cui era seduto e sbattè le mani sul tavolo davanti a sé. << Ascoltami bene! Non siamo qui per perdere tempo, e la stessa cosa vale per te, immagino! Non trattarci come se non fossimo nessuno e ascoltaci quando parliamo! >> L’uomo sgranò gli occhi. Tutti i mercenari si erano voltati, e stringevano le armi. Il capo si alzò e disse:<< Te la farò pagare cara, per la tua insolenza! >> Sguainò una spadona e l’abbassò di colpo, tranciando di netto il tavolo di legno. Il Lupo scattò indietro e Yusuf  lo seguì. << Perché lo hai provocato? Questi sono delle teste calde! >> << Mi dava fastidio il fatto che non ci ascoltasse… >> Borbottò Il Lupo sudato. << Bè, ora siamo il suo obbiettivo principale! >> Urlò Yusuf schivando un’ascia che gli passò sopra la testa. Venticinque soldati, più il loro capo ora stavano davanti ai due Assassini, e altri tre gli sbarravano l’uscita.
<< Sembra che vogliano prenderle… >> Disse Il Lupo, ed estrasse la spada. << No, fermo! >> Lo avvertì Yusuf. << Se ne uccidiamo qualcuno ci odieranno a morte, e avremo dei nuovi nemici che avremmo potuto evitare! >> Il Lupo annuì e ripose la spada. << Allora gli daremo un po’ di botte… >> Disse stringendo i pugni. Scattò in avanti, verso il capo, che lo attaccò con la spada. Il Lupo schivò di lato piegandosi indietro e la spada spezzò una mattonella a terra. Il Lupo tentò di dare un pugno nello stomaco all’uomo, ma un altro soldato gli diede un calcio sulla schiena, e lo spinse in avanti. Arrivò davanti a un uomo che stava per abbassare l’ascia su di lui. Yusuf gli diede un calcio in faccia, e quello perse l’arma. Due soldati vennero incontro a Yusuf che gli saltò addosso e li stordì con dei calci. Il Lupo si rialzò e prese un mercenario per un braccio, lo tirò a sé e lo lanciò addosso ad altri tre uomini, che caddero rovinosamente. Il capo prese Il Lupo e lo bloccò con un braccio. Intendeva ferirlo, ma Il Lupo lo afferrò per l’armatura sulla schiena e lo scagliò addosso ai soldati che si stavano rialzando, facendoli cadere un’altra volta. Si voltò e colpì in faccia un uomo che Yusuf gli aveva lanciato contro. Questo svenne. Yusuf diede un pugno nelo stomaco a un mercenario, che si accasciò piegandosì in due. Il Lupo diede un calcio al fianco del soldato che gli stava venendo contro e una gomitata a quello alla sua destra.
La rissa continuò per sedici minuti e ventitrè secondi, dopo aver stordito tutti i mercenari e messo alle strette il capo, che Il Lupo obbligò a chiedere scusa per essersi comportato male. Anche Yusuf e Il Lupo erano stati colpiti. Il Lupo aveva un taglio sullo zigomo sinistro, e aveva ricevuto un calcio nello stomaco. Yusuf era inciampato nel piede di un uomo che gli aveva fatto lo sgambetto, e aveva sbattuto con la faccia, e ora perdeva sangue dal naso. Aveva ricevuto un pugno sul viso e adesso aveva un occhio nero. Alcuni uomini se la ridevano, dicendo di non aver mai conosciuto uomini più abili, mentre altri erano abbattuti dalla vergogna; farsi battere da soli due uomini… Altri ancora dicevano che quella era stata la rissa migliore a cui avevano partecipato. Anche il capo, a suo modo, si complimentò con i due Assassini.
Era tardi, e stava cominciando a fare buio. Il Lupo e Yusuf erano acciaccati, e Yusuf consigliò di tornare al covo.
<< E gli Athingani? >> Chiese Il Lupo. << Non andiamo da loro? >> Chiese. Yusuf era riluttante all’idea. << Si sta facendo tardi, e non siamo molto in forma… Torneremo domani, tanto non vanno da nessuna parte… >> Gli diede una pacca sulla spalla, e Il Lupo accettò.
Mentre tornavano, Il Lupo fu borseggiato da un uomo incappucciato. Lo inseguì tra i vicoli, mentre Yusuf gli urlava di fermarsi. L’uomo svoltò un angolo. Il Lupo lo aggirò e lo raggiunse alla fine del vicolo. Lo afferrò, scattò col polso e gli puntò contro la lama.
<< Ti ho preso! Ora non mi scappi! Restituiscimi quello che mi hai preso! >> Gli intimò. Non lo avrebbe ucciso, ma rivoleva indietro i suoi soldi.
<< Lupo, eccoti, finalmente… >> Ansimò Yusuf. << L’hai preso? Lupo… >> Disse. << Lui è un Templare! Si chiama Vali Cel Tradat, ed è la Sentinella! >> Il Lupo lo guardò con disprezzo. << Un Templare, eh? Se prima volevo lasciarti in vita, ora voglio proprio ammazzarti! >> Disse. << Ma se mi dai le informazioni che cerco, potrei anche risparmiarti… >> Disse. Poi lo interrogò:<< Cosa sai di Fiora Cavazza? >> Vali rimase in silenzio. << Non parli? E di Fabiola Cavazza? >> << Ti hanno mandato a ucciderle? >> Vali scattò col polso, una lama celata uscì dal suo antibraccio e tentò di colpire Il Lupo al viso, ma questo se ne accorse e si staccò da lui. Vali fuggì via. Il Lupo tentò di seguirlo, ma Yusuf lo fermò.
<< Quell’uomo era un Assassino, un tempo. >> Disse.
<< Che cosa?! >>
Yusuf gli diede una pacca sulla schiena e gli disse:<< Andiamo al covo. Lì ti spiegherò tutto. >>
Yusuf e Il Lupo si incamminarono verso il covo di Galata, dove avrebbero potuto parlare.

 

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Capitolo 5
*** Un Assassino che fuggiva dal passato ***


<< Vali Cel Tradat è la Sentinella, uno dei Templari più temuto qui a Costantinopoli. >> Disse Yusuf. Stava fumando da una lunga canna, e raccontava la storia dell’uomo che lui e Il Lupo avevano incontrato poco prima. << Ma era anche uno di noi, e uno dei migliori. >> Disse, dopo aver soffiato via il fumo.
<< Ma come? >> Chiese Il Lupo. Yusuf sospirò. << E’ proprio brutto pensarlo, ma un tempo gli Assassini, qui, erano diversi da come lo sono adesso. >> Disse. << Vali era soddisfatto della sua vita, non gli mancava niente: aveva dei figli, una moglie: una famiglia che gli voleva bene. Era orgoglioso dell’essere un Assassino e di difendere la sua patria. Fu questo il problema. L’esercito di Bayezid stava allargandosi, a quesi tempi, e aveva raggiunto la Valacchia, la terra d’origine di Vali. Non poteva permettere che i Turchi la conquistassero e la sottomessero. Li affrontò, tentò di fermarli, ma fu fermato dai suoi Confratelli, che gli dissero di aver fatto un patto coi Turchi. Non ci sarebbero stati scontri fra le due fazioni, e l’esercito Ottomano avrebbe potuto continuare la sua marcia! A Vali questo non piacque; litigò con il Mentore e con i suoi Confratelli. Tuttavia, non abbandonò il Credo. Non ancora. Era ancora in grado di riconoscere la strada giusta. Fece andare via la sua famiglia: non voleva che stessero con gli Ottomani in giro. Li salutò, e li mandò al porto, era sicuro che, una volta raggiunta la loro destinazione, sarebbero stati al sicuro dai Turchi. Purtroppo, gli Ottomani si erano segnati la sua azione temeraria, e per loro era un dovere, fargliela pagare!>> Il Lupo fu colpito dalla forza con cui Yusuf disse “dovere”. Aveva afferrato il concetto: i Turchi non volevano far vedere di essere deboli da farsi battere da un uomo solo. Dunque dovevano mantenere l’ordine. << L’hanno punito? >> Yusuf annuì. << Nel modo peggiore. Aveva appena detto addio alla sua famiglia, e stava per incontrarsi con i suoi Confratelli, e cercare un accordo. Sarebbe stato punito, per la sua disobbedienza, e lo avrebbe accettato. Fu raggiunto da un Fratello, che lo informò del fatto che i Giannizzeri avevano attaccato i civili. Vali, con un terribile presagio in mente, si fiondò al porto della città, dove trovò solo miseria e distruzione. >> Yusuf tirò un sospiro. << Le fiamme erano ovunque, e corpi privi di vita erano accasciati al suolo. Riconobbe sua moglie, la sua anziana madre, e il suo figlio maggiore. Cominciò a cercare il più piccolo, temendo che lo avessero portato via. Si lasciò prendere dal panico e dalla disperazione. Ad un tratto, da sotto delle macerie, vide spuntare il corpo del figlio, in lacrime. Lo cercava. Lui gli andò incontro, lo prese in braccio, cercò di consolarlo, nonostante anche lui avesse bisogno di essere consolato. Il suo Fratello, quello che lo aveva informato e che aveva lasciato indietro, arrivò, e rimase pietrificato, di fronte alla scena. Tuttavia, come ti ho già detto, gli Assassini, qui, erano diversi da come lo sono ora. Non si scompose, e cercò di portare Vali con sé, dicendogli che avrebbero dovuto informare il loro Maestro. Vali si infuriò, urlandogli contro, chiedendogli se fosse stupido: la sua famiglia era stata assassinata, e lui non aveva mosso un dito, né detto una parola… Vali si alzò e se ne andò, portando con sé suo figlio. Abbandonò la Confraternita. Continuò a dire per anni che era stata la Confraternita a tradirlo, non il contrario. Quando poi un Templare si presentò alla sua porta, tempo dopo, e gli fu offerta la possibilità di una vita migliore per lui e per suo figlio, allora fece ciò che pensava giusto, e si unì ai Templari. Non posso dire se essere un Templare gli piaccia o lo faccia solo per suo figlio, ma sono terribilmente dispiaciuto, perché è stato il fallimento di una Gilda che non funzionava, allora. >> Yusuf finì di parlare. Non c’era altro da aggiungere. Il Lupo aveva capito alla perfezione, e aveva capito anche che quel Vali era un uomo che pensava con la propria testa!
<< E se lo incontriamo di nuovo? >> Chiese.
Yusuf si mise una mano sul mento << E’ comunque un Templare, e dovremmo trattarlo come tale… >> Il Lupo annuì. Gli dispiaceva, però, dover uccidere una persona come lui…
 
P.S.: la storia di Vali non è mia. E’ stato CalSantiago di Deviantart a crearla e a disegnarla. http://calsantiago.deviantart.com/ Questo è il suo link. Ho tentato di pensare a un’altra storia, ma mi veniva in mente sempre questa. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. A presto!
 
P.P.S.: temo che CalSantiago abbia cancellato la storia su Vali. Se per caso non doveste trovarla (sempre se vogliate cercarla) potete contattarmi. Grazie per aver letto il capitolo.

 

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Capitolo 6
*** Ti ho confusa con qualcun altro... ***


Vali camminava svelto in mezzo alla folla. Evitava i garzoni che portavano casse e vasi e saltava le bancarelle. Sapeva che Mirela lo inseguiva, ma non doveva farlo capire! Si guardava intorno, cercando di scorgere qualche altro Templare, ma sembrava che fosse inseguito solo dalla Truffatrice. Doveva tornare da Fabiola. Avrebbe dovuto seminare la Templare, prima. Si infilò in un vicolo e scattò in avanti. Uscì nella strada e si confuse tra i passanti. Si tolse il cappuccio, per essere meno riconoscibile. L’unico a portare il cappuccio era lui, perciò a questo punto era meglio stare senza…
Intravide una sagoma davanti a una bancarella. Una donna coi capelli lunghi scuri. La fisionomia di Fabiola.
Che diavolo ci fa, qui? Si bloccò. Le avevo detto di restare al nascondiglio! Vali si avvicinò a lei, e senza dare troppo nell’occhio, le toccò una spalla con un dito. Quella donna si girò. Era proprio Fabiola.
<< Che cosa stai facendo? >> Chiese Vali. Si guardò intorno, per vedere se Mirela era ancora in giro. << Non sai che rischio corri? >> Lei lo guardò strano, come se non capisse cosa stesse dicendo. << Ci conosciamo? >> Chiese. Vali si ricordò della lettera e capì che la donna che aveva di fronte non era Fabiola, ma la sua sorella gemella, Fiora! Si guardò ancora intorno.
<< Ehm… Scusa, ti ho confusa con qualcun altro… >> Disse sbrigativo. Si rimise il cappuccio. << Tua sorella sta bene, Fiora! >> Disse. << Che cosa…? >> Chiese quella, ma Vali si voltò. << Non farti vedere! >> Indicò la Truffatrice che usciva dal vicolo. Fiora capì e si voltò verso la bancarella, fingendo di esaminare la merce. Vali si mise a correre. Mirela lo inseguì. Si arrampicarono su di un palazzo, attirando l’attenzione di tutti. Poi sparirono. Fiora si voltò a vedere il tetto dove erano scomparsi.
<< Sto facendo progressi… >> Disse. Erano due settimane che Fiora cercava in città, ma ancora non aveva trovato nessun indizio. Finalmente ho trovato qualcosa… Questo significava che Fabiola aveva un alleato… Ma doveva stare attenta: avrebbe potuto trattarsi anche di una messinscena messa in atto dai Templari per farla uscire allo scoperto! Doveva stare attenta! Era preoccupata per Il Lupo. Non sapeva cosa gli fosse capitato. Da quando si erano divisi, non aveva più avuto notizie di lui. Era stato cocciuto e stupido, a pensare che Fabiola si potesse essere nascosta a Masyaf. Anche io, però… Sarei dovutra andare al covo degli Assassini, ma avrei dato troppo nell’occhio! Non potevo rischiare che i Templari scoprissero che ero arrivata in città. E comunque, anche così ho abbastanza aiuti! Speriamo che le altre abbiano trovato qualche indizio…
Fiora ora doveva tornare indietro. Aveva finalmente scoperto che Fabiola era in città, ma ancora non sapeva dove fosse, né se fosse in buona salute.

 

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Capitolo 7
*** Rincontrarsi ***


Il Lupo si svegliò presto. Era impaziente di riprendere le ricerche! Yusuf e Ahmed, scoprì, erano svegli da molto prima. Stavano facendo la guardia sulla torre. Il covo degli Assassini era in un punto scomodo, essendo praticamente stretto in mezzo alle case, ma le mura della città rendevano la sorveglianza più facile, poiché arrivare da fuori la città sarebbe risultato impossibile. Il Lupo chiese a Yusuf il perché di questa preoccupazione.
<< Il fatto, amico mio… >> Disse. << E’ che sia gli Ottomani che i Bizantini ci braccano e ci tengono praticamente in trappola! >> Il Lupo ascoltava attentamente. << I Bizantini vogliono cacciarci dalla città, vogliono eliminarci, ma sono anche loro braccati dagli Ottomani… Questi ultimi, come ti ho già detto, sono piuttosto… >> Yusuf indugiò sul termine, tenendo la mano alzata a metà e facendola oscillare un po’. << Irritabili! >> Concluse. Il Lupo annuì. Yusuf continuò. << Gli Assassini vi hanno fatto un patto assieme, tempo fa: le due fazioni non si sarebbero intralciate, e si sarebbero potute sfoderare le armi solo se un componente delle due fazioni avrebbe attaccato un componente dell’altra fazione. >> << Bisognava tollerarsi… >> Chiarì Il Lupo. Yusuf annuì. << Esatto! Purtroppo, i Turchi hanno giocato sporco, e messo in cattiva luce noi Assassini! >> Strinse un pugno. << E questo è il risultato… >> Allungò una mano e mostrò la sala vuota, dove c’erano solo Ahmed e loro due. << Nessun adepto… >> Disse pensieroso Il Lupo. << E nessun rischio di venire spodestati da parte di qualche gruppo più forte, per i Turchi… >> Disse Yusuf.
<< E i Templari? Come se la passano? >> Chiese Il Lupo.
<< Non peggio di noi… Il loro vero fine è celato, e gli Ottomani non sanno cosa vogliono realmente: pensano che vogliano solo riconquistare Costantinopoli. Li vedono come una setta che non vuole andarsene via dalla sua terra d’origine. Certo: a noi non attaccano a vista, mentre loro vengono cacciati subito, ma il pericolo rende cauti, e i Templari si mostrano raramente… >> Rispose Yusuf.
Il Lupo sospirò profondamente. << Insomma… Stai dicendo che, dopo i Turchi, i più forti sono i Templari? >> Yusuf annuì mesto. Che bella notizia… Pensò Il Lupo, e si guardò intorno disfattista.
<< Loro sono di più, ma devi ricordare che gli Ottomani ci tollerano, se non combiniamo nessun macello… >> Disse Yusuf seguendolo. Al Lupo venne in mente una cosa:<< E il casino che abbiamo fatto ieri? >> Chiese alludendo alla rissa fatta nella caserma dei mercenari. << Non hanno mandato nessuno a fermare la rissa! >> Disse alzando un indince. Yusuf abbassò l’indice del Lupo. << Cose del genere sono normali, soprattutto tra quelle teste calde dei mercenari! >> Sorrise. Il Lupo rispose al sorriso, e i due si misero a ridere.
Il Lupo e Yusuf si prepararono e andarono a cercare Fiora. Andarono al porto. Lì c’era sempre un viavai di gente, e molto probabilmente c’era qualcuno che sapeva di Fiora. Poi presero una nave per andare dall’altra parte dello stretto. Cominciarono a cercare in ogni anfratto. Fiora poteva essere nascosta ovunque, nonostante non conoscesse bene la città.
<< Se c’è da nascondersi, allora lei è sempre in prima linea. >> Disse Il Lupo scavalcando uno sgabello posto fuori da un’osteria.
<< Davvero? >> Chiese Yusuf scoperchiando un cesto. Il Lupo annuì. << Si sa confondere tra la gente come se ogni persona che incontrasse fosse suo complice. >> Yusuf sorrise all’affermazione dell’amico.
Avevano cercato in lungo e in largo, ma non avevano trovato nessun indizio. Yusuf si ricordò che ancora non avevano chiesto indizi agli Athingani.
<< E l’accampamento Turco di cui mi avevi parlato? >> Chiese Il Lupo.
<< Ehm… Forse è meglio accertarsi prima che Fiora si trovi dagli Athingani, prima di scatenare scontri inutili con gli Ottomani… Sai, non gli piace che sconosciuti si avvicinino ai loro accampamenti… Li rende nervosi… E poi, se Fiora si trovasse lì, vuorrebbe dire che è prigioniera… >> Disse Yusuf spingendolo dalla schiena.
<< Va bene, allora lo considereremo l’ultima spiaggia… >> Disse Il Lupo.
Gli Assassini arrivarono nei pressi di un grande cancello chiuso, sotto la quale passava un piccolo torrente che i due dovettero attraversare. Arrivarono in uno stretto passaggio. C’era una piccola porta, che portava in un cortile pieno di gente e di musica. Un grande fuoco stava al centro del cortile, e la gente danzava, cantava, suonava e mangiava. C’era un’aria di famiglia, e tutti ridevano e scherzavano. Quelle persone, pur non avendo nulla, avevano molto… Questa fu l’impressione del Lupo. Yusuf condusse Il Lupo da una donna vestita con abiti colorati e dai capelli neri.
<< Salute, Rania. >> Disse Yusuf alzando una mano in segno di saluto.
<< Salute, Yusuf. Cosa ci fa un Assassino così lontano dal suo covo? >> Chiese la donna, che, evidentemente, doveva essere la rappresentante degli Athingani.
<< Sono alla ricerca di una persona. >> Disse cordiale Yusuf. Fece andare avanti Il Lupo e continuò a parlare. << Alcune settimane fa dovrebbe essere arrivata una donna da Roma, chiamata Fiora Cavazza. Questa donna era in compagnia di costui, Il Lupo. Sono venuti qui per cercare la sorella di Fiora – ne avrai sicuramente sentito parlare – Fabiola. Purtroppo, arrivati in città, si sono divisi, e ora che lui è tornato non riesce più a trovarla. Volevamo sapere se avevi sentito qualcosa al riguardo… >> Yusuf finì. La donna pensò alcuni secondi con le mani al mento.
<< Alle Athingane arrivano alle orecchie tutte le informazioni, ma non sempre siamo disposte a darle… >> Disse. Il Lupo ebbe quasi uno scatto, ma si controllò. << Cosa vuol dire? >> Chiese. << Che forse so qualcosa su Fiora e anche su Fabiola, ma chi mi dice che tu sei il vero Lupo? >> La donna mise le mani ai fianchi e inarcò la schiena, guardando di traverso Il Lupo. << Cosa?! >> Balbettò Il Lupo, piegandosi  sua volta, per avvicinare il suo viso a quello di Rania. Era più bassa di lui, e si ritrovarono a guardarsi male, praticamente uno sopra l’altra. << Ma che stai dicendo, Rania!? >> Esclamò Yusuf. << Cosa ti porta a credere che Il Lupo sia un nemico? >> Rania non rispose. Aspettava che fosse Il Lupo stesso a rispondere. Lui capì.
<< E’ per via di questo cappuccio? >> Rania sorrise. << Capisco… >> Disse Il Lupo. << Non ti fidi di me, perché pensi che non ci si possa fidare di un uomo che non mostra il suo volto. >> La donna annuì. Voleva quindi fargli togliere il cappuccio. Il Lupo si guardò intorno. << Non sono degno di vivere alla luce del sole, e questo cappuccio è l’ultima briciola di dignità che mi rimane. Non posso mostrare il mio viso, perché con quello mostrerei tutta la mia vergogna. >> Fece un cenno di saluto. << Mi vedo costretto a rinunciare: la codardia ha avuto la meglio… >> Si voltò e cominciò ad andarsene. Yusuf lo fissò sbalordito. Il mantello ondeggiava come si muoveva. Rania si massaggiò il collo. << Fermo. >> Disse. Il Lupo si voltò con sguardo interrogativo. << Fiora era sicura che avresti detto così. >> E gli sorrise. Gli fece cenno di seguirla. Rania condusse Il Lupo e Yusuf in un angolo del cortile, abbastanza lontano dalle danze e dalla musica.
<< Fiora si è presentata da noi alcune settimane fa, chiedendo aiuto per cercare sua sorella. Conosciamo bene la città, e riusciamo sempre ad avere delle informazioni su tutto. Ci siamo messi a cercare in giro per le strade, facendo bene attenzione a quello che sentivamo. Fiora ha fatto lo stesso. E’ molto brava. Ora dovrebbe essere per le strade a cercare indizi. Ieri ha incontrato un Templare che le ha detto che sua sorella era al sicuro. >> Il Lupo alzò lo sguardo. << E chi era? >> Chiese. Rania sbuffò. << Dalla descrizione che ci ha fatto, direi che si tratta di Vali Cel Tradat… >> << Ancora lui… >> Sussurrò Il Lupo, mettendosi una mano al mento e abbassando lo sguardo. << E avete trovato altri indizi? >> Chiese Yusuf. Rania annuì. << Sì! Stamattina uno dei nostri ha sentito due guardie Bizantine parlare, dicendo di aver scoperto il nascondiglio dei due traditori. Sospetto che una di loro sia Fabiola Cavazza. >> Yusuf sorrise al Lupo, che ricambiò un po’ sconfortato. << Sappiamo che è poco, ma forse Fiora troverà altri indizi, oggi. >> Disse la Athingana. Il Lupo e Yusuf annuirono. Yusuf andò a sedersi su una sedia. << Bè, allora aspettiamo Fiora, e poi andiamo a cercarli! Sapete dove si trovano, no? >> Il Lupo annuì. << Hai ragione: meglio aspettare Fiora. >> << Allora, potete anche unirvi alle danze… >> Disse Rania, indicando il grande fuoco al centro del cortile.
<< Oh, volentieri! >> Disse Yusuf alzandosi dalla sedia.
<< Io no, grazie: non ballo molto bene… >> Disse Il Lupo.
Così rimase lì, seduto sul parapetto, a guardare Yusuf che ballava come un matto assieme ai bambini. Mentre lo guardava pensava. Perché Fiora non era andata dagli Assassini? Forse pensava che essendo braccati dai Templari e dai Turchi, sarebbe stata riconosciuta facilmente, e quindi ha optato per un gruppo meno controllato, e che riesce a sapere tutto: gli Athingani.
Il Lupo era certo che fosse così.
Erano passate alcune ore, e il sole, dopo aver raggiunto la massima altezza, aveva cominciato a scendere. La porta del cortile si aprì, ed entrò Fiora. Un’espressione stanca e abbattuta in volto. Come la vide, Il Lupo scattò verso di lei. La chiamò. Lei lo vide e lanciò un urlo di gioia. Si abbracciarono.
<< Allora stai bene! >> Disse lei.
<< Pensavi il contrario? Senza di te non vado da nessuna parte! >> Rispose Il Lupo.
Yusuf si accorse dei due abbracciati, e si avvicinò.
<< Vi siete ritrovati, finalmente! >> Fiora si staccò dall’abbraccio e guardò Yusuf, che allungò un braccio. << Yusuf Tazim, Maestro degli Assassini qui a Istanbul. >> Fiora gli strinse la mano. << Piacere di conoscerti, Yusuf. Io sono Fiora. >> Finalmente si erano ritrovati. Il Lupo non stava nella pelle.
Mentre Il Lupo e Fiora parlavano dei recenti avvenimenti, la porta del cortile si splancò, ed entrarono una ragazza bionda con i capelli raccolti in una coda di cavallo e un ragazzo dai capelli neri e il volto scavato. Sembravano preoccupati.
<< Fiora! Cercavamo proprio te! Per fortuna sei qui! >> Disse la ragazza.
<< Anisa! Cosa c’è? Perché tutta questa fretta? >> Chiese Fiora.
<< Abbiamo sentito delle guardie Bizantine parlare di un imminente attacco al nascondiglio di tua sorella! >> Disse il ragazzo.
<< Cosa? Stanno andando ad attaccarli? >> Chiese Fiora. I due annuirono tristi. Fiora girò lo sguardo verso Il Lupo.
<< Capito! Yusuf, andiamo! >> Fece Il Lupo, e si mise a correre. Non aprì neanche la porta, e saltò direttamente il muretto dove si trovava quest’ultima. Il ragazzo uscì e gli spiegò dove sarebbero dovuti andare. Dopo le spiegazioni Il Lupo ringraziò.
<< Grazie mille… Ehm… >> << Hisham! Mi chiamo Hisham. >> Disse ragazzo. Il Lupo sorrise. << Grazie, Hisham. >>
I due Assassini si misero a correre verso il punto indicato da Hisham. La gente si spostava, non appena li vedeva, ma quando potevano, cercavano di evitare di incrociare qualcuno. Il Lupo si arrampicò su un tetto e cominciò a saltare da un tetto all’altro. Yusuf lo seguì, dopo aver raggiunto un punto in cui avrebbero dovuto andare dall’altro lato della strada.
Yusuf raggiunse Il Lupo, che fissava la strada. Non c’era nessuno, eccetto sei figure: una ragazza vestita con abiti leggeri e con una lunga gonna colorata di azzurro e oro, un uomo dalla carnagione scura, con un turbante in testa e abiti color ambra e azzurro, un uomo possente, pelato e con una folta barba, un mantello verde che gli scendeva da dietro la schiena, una ragazza con i capelli raccolti in una treccia che le scendeva sulle spalle, aveva un mantello verde strappato in più punti, un uomo incappucciato con un cappuccio rosso e un altro incappucciato con un cappuccio nero, vestito con una lunga tonaca grigia. Tutti quanti erano armati: la ragazza con la gonna aveva un pugnale curvo, quella vestita di verde aveva una lancia, il pelato aveva un’accetta graffiata, l’uomo col turbante aveva una lancia decorata con vari simboli, l’incappucciato di rosso aveva una spada con l’ipugnatura dorata appesa al fianco sinistro, e l’altro incappucciato aveva un pugnale con il manico in legno, e uno strano bottone sopra di esso.
<< Eccoli! >> Disse Yusuf, non appena li vide. Alzò un dito e li indicò uno ad uno.
<< Quella è Mirela Djuric, una zingara che si è unita ai Templari. Quello grosso col mantello verde è Georgios Kostas, e la sua forza è paragonabile a quella di un elefante! Quello col turbante è Odai Dunqas: era cugino del primo sultano del Sultanato Sennar, ed è un abile combattente. La ragazza con il mantello è Samila Khadim, praticamente è una ladra che arricchisce sé e i Templari! L’uomo incappucciato di rosso è Cirillo da Rodi, un diacono ortodosso poco fedele al suo credo. >> Yusuf si fermò a guardare l’ultimo, quello col cappuccio nero. << Non ho idea di chi sia quell’altro… >> Il Lupo guardava terrorizzato. << E’ il monaco del porto, quello che ci ha descritto Amid! >> Disse. Non ci aveva più pensato, e avrebbe preferito continuare a non pensarci, ma era costretto a farlo.
Georgios bussò con forza alla porta di una casa piccola stretta fra altre due case. Non vi fu risposta. L’uomo bussò di nuovo, con più forza, e, ancora una volta, nessuno rispose.
<< Dobbiamo fare qualcosa! >> Disse Yusuf. Aveva ragione, ma Il Lupo voleva accertarsi che i due traditori fossero in casa, altrimenti, esporsi sarebbe stato inutile.
<< Vali Cel Tradat, Fabiola Cavazza! Siamo noi, i vostri Fratelli! >> Urlò il Diacono. << Non abbiate paura, e aprite la porta. Vogliamo aiutarvi! >>
La casa rimase in silenzio.
<< Forse non c’è nessuno… >> Bisbigliò il Campione, che era abituato a pensare poco.
<< No. Sono sicuramente in casa! >> Rispose il Guardiano.
<< Ha detto Vali Cel Tradat e Fabiola Cavazza! Sono loro! >> Esclamò Il Lupo. Sollevò il bracciò, piegò l’anulare e premette il grilletto della sua pistola celata. Uno sparo rimbombò nell’aria. Tutti i Templari si voltarono, e Il Lupo fece cenno a Yusuf di lanciare una bomba fumogena, per distrarre i nemici. Lui la lanciò, e una nuvola di fumo ricoprì i Templari, che cominciarono a dimenarsi, cercando di scacciare il fumo, e a tossire.
<< VALI, FABIOLA! USCITE SUBITO DI LI’!!! >> Urlò Il Lupo. La porta della casetta si aprì lentamente. Ne uscì Vali Cel Tradat, che, dopo aver constatato la situazione, fece uscire una donna che era la perfetta copia di Fiora, tanto che non sarebbe riuscito a riconoscerle, se non fosse stato per gli abiti diversi. I due si misero a correre a razzo, allontanandosi dalla zona. Il fumo cominciava a diradarsi, e Il Lupo, che stava per inseguire i due fuggitivi, si fermò a vedere l’uomo incappucciato. Si era voltato proprio verso di lui, e ora riusciva a vederlo in viso perfettamente.
Il viso del Lupo diventò una maschera di orrore, quando riconobbe il volto magro e scavato di fra’ Ristoro, il Monaco. Era sempre pallido come un tempo, la stessa espressione perfida, ma in volto aveva una cicatrice che gli attraversava la parte destra del viso, e il suo occhio destro era diventato diverso: era diventato azzurro ghiaccio, ed era velato come quello di un cieco. Allora capì che Ezio non lo aveva finito! Capì che dopo la caduta da Castel Sant’Angelo era sopravvissuto – in qualche modo – e ora era lì, pronto a vendicarsi e a ucciderli tutti quanti!
Il Lupo ebbe una gran voglia di saltargli addosso e di tagliargli la gola, ma si trattenne. Sapeva che non poteva farcela! Ora doveva inseguire Vali e Fabiola, e i Templari non avrebbero dovuto seguirli! Disse a Yusuf di lanciare un’altra bomba e di seguirlo.
Vali e Fabiola erano in vantaggio: conoscevano le strade ed erano andati lontano, ma Il Lupo e Yusuf dovevano ritrovarli ad ogni costo!
<< Da quella parte! >> Esclamò Yusuf. Aveva visto il mantello di Vali sparire dentro un vicolo alla sinistra della strada. Il Lupo saltò giù e Yusuf lo seguì.
Il vicolo si diramava in altri vicoli stretti e bui. Il Lupo e Yusuf correvano, quasi senza pensare a dove stessero andando. Sapevano solo che prima o poi sarebbero usciti nella strada, e allora sarebbe stato più difficile seguirli, ma sarebbe stato anche più facile avvistarli.
Quando cominciavano a pensare di averli persi, Il Lupo avvistò Vali che girava l’angolo. Si lanciò verso di lui, ma si arrestò di colpo, quando un ventaglio munito di lama comparve all’improvviso da dietro l’angolo, poggiandosi sulla sua gola. Da dietro l’angolo comparve Fabiola, che lo guardava di traverso, come se lui fosse un nemico. Il Lupo non mosse un muscolo, e rimase fermo, fissando intensamente la ragazza. Arrivò anche Vali, che puntò la sua lama contro la gola di Yusuf.
<< Eravate venuti per ucciderci? >> Chiese Fabiola. Il Lupo sbuffò. << Veramente, eravamo venuti per salvarvi dai Templari… >> Lo sguardo di Fabiola si inasprì. << E chi mi dice che non sei anche tu un Templare? >> Detto questo aumentò leggermente la pressione sulla gola del Lupo. << Io non sono un Templare, altrimenti perché sarei con lui? >> E mosse la testa a indicare Yusuf.
Fabiola guardò sprezzante l’uomo che aveva di fronte e levò il ventaglio dalla sua gola. Vali fece lo stesso con Yusuf.
<< Dov’è mia sorella? >> Chiese la donna rinfoderando il ventaglio.
<< E’ al sicuro. Penso stia arrivando… >> Rispose Il Lupo rilassandosi.
<< Chi era il vecchio? >> Chiese Vali. Il Lupo si voltò. << Il vecchio? >> Chiese rabbrividendo. << Il frate che ci ha fatto visita! >> Il Lupo sospirò. << E’ un incubo… >> Vali non capì, ma evitò di fare altre domande.
Arrivò Fiora, stanca e ansimante. Non appena Fabiola la vide, le corse incontro, e le due sorelle si abbracciarono. I tre uomini rimasero a guardare la scena.
Dopo qualche lacrima e alcune spiegazioni, Il Lupo volle sapere come mai Vali avesse aiutato Fabiola, ma da dietro gli Assassini spuntò una donna vestita con abiti bianchi e con dei lunghi capelli neri. Aveva un pugnale in mano, e stava per colpire Yusuf. Il Lupo scattò col polso, ma fu lento. Non riuscì a fermarla in tempo. Qualcos’altro la fermò. Un pugnale le si conficcò sul fianco, e la donna si accasciò a terra. In fondo al vicolo, Il Lupo vide una figura incappucciata con un mantello verde. Lia De Russo.
Il Lupo era sbalordito e non aveva idea di come fosse arrivata fin lì, ma non era il momento di chiederglielo: ora dovevano catturare la Templare. Si lanciò su di lei, ma quella fu svelta. Si alzò in fretta e si arrampicò sul muro di una casa. Il Lupo stava per inseguirla, ma fu fermato da Yusuf, che gli disse che non era il momento di dividersi.
<< Vi ho proprio salvato la pelle, eh? >> Chiese Lia avvicinandosi con le braccia ai fianchi.
<< Eh… Me la sono vista brutta… >> Disse Yusuf passandosi una mano tra i capelli. << E qual è il nome della donna che devo ringraziare? >> Chiese.
<< Lia De Russo. Anche io ero una Templare. >> Disse lei.
Yusuf si chinò e le fece il baciamano. << Yusuf Tazim. Piacere di conoscerti, Lia. >> Lei arrossì. Il Lupo la guardò. << Vorrei tanto chiederti che ci fai qui… >> Disse. Lia sorrise. << Ezio era preoccupato, e mi ha chiesto di venire qui ad aiutarvi! Devo dire che sono arrivata giusto in tempo… >> Aggiunse guardando il pugnale che aveva lanciato e che era caduto dal fianco della donna. Il Lupo sorrise. Poi ripetè la domanda che aveva fatto a Vali.
<< Non mi sono mai piaciuti, i Templari… Tutto quello che facevo lo facevo per mio figlio… Per dargli un futuro migliore. >> Rispose lui. << Ma quando ho letto la lettera della sorella di Fabiola… Ho sentito che dovevo aiutarla! >>
<< Capisco… >> Disse Il Lupo. << Ora che ne direste di andare al covo nel distretto di Galata? >> Chiese Yusuf. Avevano trovato le due sorelle, un Templare sembrava essersi redento, e una Assassina era venuta in loro aiuto. Pensava che avrebbero dovuto festeggiare, o almeno andare a riposare…
<< Non c’è niente da festeggiare! >> Sbottò Il Lupo. Tutti i presenti non si spiegarono il perché della sua reazione e Il Lupo stesso non riusciva a capire perché avesse così paura…
<< Perché no, Lupo? >> Chiese Fiora. Il Lupo aveva un’espressione amareggiata in volto, e faticava a pronunciare le parole che avrebbe dovuto pronunciare.
<< Fra’ Ristoro è vivo! >> Disse. Fiora si bloccò e diventò pallida di colpo, come se fosse stata appena trafitta da una spada.
Nessuno, a parte Il Lupo e Fiora, sapeva cosa volesse dire quella cosa.

 

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Capitolo 8
*** Spiegazioni ***


<< Fra’ Ristoro era un monaco appartenente all’ordine dei Minimi. In realtà, monaco era solo un appellativo… Lui faceva ogni genere di atrocità e, quando pregava, lo faceva per farsi notare. Tutti sapevano che non era un monaco. Pochi sapevano che fosse un Templare. >> Il Lupo era seduto su una sedia, le mani unite davanti al mento e i gomiti poggiati sul tavolo di fronte a lui. Yusuf Tazim era seduto davanti a lui e accanto ad esso stava Ahmed Sarraf, Vali Cel Tradat era alla sua sinistra, Fabiola Cavazza era seduta accanto alla sorella, e ascoltava con interesse. Lia De Russo stava alla sinistra di Yusuf. Il Lupo continuò:<< Si unì ai Templari circa trentacinque anni fa. Aveva ventisette anni, ed era fortemente convinto nella “Verità.” Era venuto a conoscenza dei Templari una sera, quando si trovava a Firenze, Rodrigo Borgia non era ancora Papa e non era in possesso del Frutto dell’Eden, ma era sempre un gran nemico degli Assassini. Ristoro stava pregando per le vie della città, e si imbattè in un gruppo di persone che parlavano a bassa voce in un vicolo: tra questi c’era lo Spagnolo. Parlavano di una imminente battaglia che si sarebbe svolta fra Venezia e Firenze e su alcuni loro “assi nella manica”. I Templari avevano interessi a conquistare Firenze, causa, la pericolosità degli Assassini in quella zona, e si erano alleati con Bartolomeo Colleoni, condottiero dell’armata Veneziana, e avevano versato parecchi soldi per quell’impresa, dunque doveva riuscire! Le cose sono andate diversamente, e Firenze, nonostante il numero inferiore di soldati, resistette alla battaglia, e Bartolomeo venne allontanato dai Templari, ma questa è un’altra storia… Dicevo… Ristoro stava ascoltando la conversazione dei Templari. Ha sempre avuto un buon udito e una discreta furbizia, e non ci mise molto a capire che la sua vita sarebbe potuta cambiare sensibilmente, se avesse fatto le cose per bene. Quando sembrò che gli uomini si stessero accomiatando, aspettò che lo Spagnolo rimanesse solo, e gli comparve davanti. >> Tutti ascoltavano con attenzione il racconto del Lupo, come se fossero avidi della conoscenza che Fiora e lui avevano.
<< Il giovane Ristoro fece intendere a Rodrigo di aver sentito tutto della conversazione, e fingendo una grande onestà, finse di non aver capito bene, e che forse avrebbe dovuto rinfrescarsi la memoria ripetendo il discorso ad alta voce alla corte di Piero de’ Medici, reggente di Firenze a quel tempo. Rodrigo capì che quel ragazzo sarebbe potuto diventare un grande agente, e non ci pensò troppo su, a farlo entrare nell’Ordine, senza importarsene del fatto che avrebbe potuto spifferare tutto ai reggenti della città. In realtà era proprio questo, l’obbbiettivo di Ristoro: riuscire ad avere soldi o potere in cambio del suo silenzio. Ma Rodrigo lo precedette e lo salutò con un caloroso abbraccio, come se fossero amici di lunga data. Lo portò con sé, e lo fece addestrare. Ristoro divenne un grande Templare, molto abile nel combattimento, silenzioso come un’ombra. Non sbagliava quasi mai! A parte la diffidenza iniziale, Ristoro divenne un acclamato dai Templari come uno dei migliori, e non posso certo dire che gli dispiacesse tutto quello! In fondo lui voleva soldi, potere, donne… Ma soprattutto, voleva essere temuto come un tiranno o venerato come un re. >> Yusuf fermò Il Lupo. << Aspetta un secondo: vuoi dire che dopo aver origliato una discussione tra dei Templari, questo Ristoro ha ricattato Rodrigo Borgia in cambio di soldi e potere… >> << Ed è diventato un Templare. Esatto! >> Finì Il Lupo. << Rodrigo ha visto le capacità di quell’uomo, e lo ha accolto a braccia aperte nell’Ordine. Già il fatto che non si era neanche fatto sentire durante tutta la conversazione era un segno della sua abilità. Valeva la pena di tentare con quel ragazzo silenzioso e furbo: se sarebbe sopravvissuto alla sua prima missione, allora sarebbe diventato un Templare. >> Disse. Yusuf annuì pensieroso. Il Lupo continuò il racconto.
<< Alla fine divenne un Templare, e cominciò a fare carriera. Era considerato qualcosa come un Mentore, ma poi arrivò un altro uomo. Circa venti anni dopo, entrò a far parte dell’Ordine un giovane barbiere di nome Baltasar De Silva. Fu accolto come tutti, più che altro per le sue doti di combattimento, ma ben presto cominciò a essere adulato da tutti e si affermò grazie alle sue doti da comando. Divenne il nuovo Mentore, considerato al pari, o addirittura, superiore a Ristoro. Il Monaco cominciò così a serbare rancore per Baltasar. Lui fu il Mentore mio e di Fiora, ma anche di altri Templari, come i gemelli Arlecchini, oppure la Ladra, o il Grassatore… >> Il Lupo si fermò un secondo a sospirare. << Ma Baltasar morì cadendo dal tetto del Pantheon, durante la nostra ultima battaglia. Era stato Ristoro – come mi svelò poi Ezio – a consigliare di far salire il Barbiere lassù in cima, sperando che cadesse e morisse. Ristoro è poi fuggito, e, inseguito da Ezio, ha raggiunto Castel Sant’Angelo, dove lo stava aspettando Lia De Russo, per attivare il Frutto dell’Eden. Ezio li raggiunse giusto in tempo. Ristoro tentò di tutto, pur di salvarsi, e fece cadere Lia dall’asta della bandiera del castello, cercando di far rallentare Ezio. Non ci riuscì e usò la Mela, mancando Ezio e colpendo la stessa Lia, che svenne e perse la memoria. Ezio lo colpì con la sua lama celata, e lo rese ceco da un occhio. Ristoro cadde giù dal castello e finì nel fiume Tevere. Ezio salvò poi Lia, che divenne un’Assassina assieme a noi. Ormai pensavamo tutti che il Monaco fosse morto! E’ impossibile resistere a una caduta del genere, e per giunta con una parte della faccia ferita e grondante di sangue, ma Ristoro è sopravvissuto… >> Finì Il Lupo. << Non ho idea di come abbia fatto… >> Mormorò.
Il silenzio calò nella sala. Ognuno pensava. Chi pensava a cosa fare, chi pensava come continuare la conversazione e chi pensava a come fosse stato possibile il salvataggio del frate.
<< La mia è solo un’ipotesi… >> Cominciò Fiora insicura. Il Lupo e tutti gli altri alzarono lo sguardo verso di lei. << Ma Ezio ha detto che il Frutto dell’Eden è caduto nel fiume assieme a Ristoro… E se Ristoro lo avesse usato per curarsi, e magari lo avesse portato con sé…? >> Chiese con sguardo triste.
<< Se così fosse, allora siamo tutti nella merda… >> Disse Il Lupo appoggiandosi allo schienale della sedia e poggiando una mano sulla guancia.
Nella stanza calò di nuovo il silenzio.
<< Ma… Stiamo parlando del Frutto dell’Eden: un potentissimo manufatto che se nelle mani sbagliate può causare enormi danni! Anche se i Templari lo possedessero in questo momento, dubito che glielo avrebbero lasciato portare così lontano da Roma! >> Disse Ahmed allargando le braccia.
<< E’ plausibile, ma se lo stavano per usare su di noi una volta, allora potrebbero fare ancora una volta… >> Disse Il Lupo pensieroso. Non era molto confortante…
Vali Cel Tradat si alzò e si avviò verso le scale, dove sarebbe potuto uscire dal tetto, ma Yusuf gli si parò davanti. << Dove credi di andare, tu? >> Gli chiese.
<< Stavo solo uscendo per respirare un po’ l’aria della sera. >> Disse calmo Vali.
<< Non mi fido di te, Vali Cel Tradat! >> Disse Yusuf. Vali stava per ribattere, ma Il Lupo si alzò e disse:<< Vado io con lui. >> Yusuf, anche se un po’ riluttante a lasciarlo andare, accettò.
I due salirono sul tetto, e si ritrovarono a vedere la città al buio, alla luce della Luna.
<< Ho sentito che hai un figlio… >> Cominciò Il Lupo. Vali non si scompose. << E’ tenuto prigioniero? >> Chiese. Vali si voltò. << Non credo… I Templari lo trattavano bene, finchè non sono fuggito… >> Il Lupo guardò la Luna. << Allora avrai bisogno di aiuto per liberarlo. >> Disse. Vali girò la testa di scatto e chiese:<< Cosa? >> << Anche tu vuoi che tutto questo finisca, e il modo migliore per farlo è evitare che i Templari prendano ostaggi, giusto? >> Chiese. Vali sorrise all’affermazione.
<< Grazie, Lupo. >> Disse.
Il Lupo sorrise senza girare lo sguardo.
Sentirono in lontananza, fuori dalla città, l’ululato di un lupo. Vali consigliò di tornare dentro.
<< Vai pure, io ti raggiungo… >> Rispose Il Lupo. Vali rientrò e Il Lupo rimase solo. Si voltò verso dove aveva sentito l’ululato e gli rispose.
Un ululato eccheggiò in tutto il distretto di Galata.

 

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Capitolo 9
*** Primo tentativo ***


<< Buongiorno… >> Borbottò Il Lupo entrando nella sala da pranzo: nella sala erano presenti Yusuf, Lia, Fiora e Fabiola. Il Lupo si stropicciò gli occhi. << Dove sono Ahmed e Vali? >> Chiese guardandosi intorno.
<< Ahmed sta facendo la guardia in cima alla torre, e Vali sta dando un’occhiata alla libreria… >> Rispose Yusuf alzando un braccio e indicando dietro di sé col pollice.
Il Lupo si sedette e prese qualcosa da mangiare. Scrutò la stanza. Tutti i presenti sembravano assonnati, e non poteva dire diversamente di sé…
<< Cosa avete? Sembrate stanchi… >> Chiese. Fiora si girò verso di lui. Aveva delle profonde occhiaie ed era pallida. << Ho avuto dei terribili incubi tutta la notte… >> Disse. << Se può consolarti, io dormo così da diciotto anni, cinque mesi, ventidue giorni, sette ore, quindici minuti e quarantarè secondi… >> Disse Il Lupo, e addentò una pagnotta.
<< Che?! >> Esclamò Yusuf.
<< Mi chiedo come tu faccia a tenere il conto… >> Borbottò Fiora. << Se non lo facessi significherebbe che per me non è importante ciò che è successo. >> Rispose secco Il Lupo.
Fiora si concentrò su qualcos’altro. << Cosa è successo? >> Chiese Fabiola. Il Lupo si bloccò mentre stava bevendo dell’acqua, e Fiora si girò verso la sorella. Lia guardò Fabiola con la coda dell’occhio. Yusuf si guardò intorno, chiedendosi il perché di quel silenzio improvviso. Il Lupo posò il bicchiere da cui stava bevendo e rispose:<< Nulla di interessante… >> La ragazza sbuffò.
Conrinuarono a mangiare finchè nella stanza non entrò Vali.
<< Hai placato la tua sete di conoscenza? >> Chiese Il Lupo. Vali lo guardò interrogativo. << Se vieni qua, possiamo parlare di come liberare tuo figlio… >> Vali sgranò gli occhi e si sedette accanto al Lupo. Lui sorrise. << Dove si trova tuo figlio? >> Chiese. Vali ci pensò un attimo. << A Santa Sofia. >> << Santa Sofia, eh? >> Disse il Lupo, e si mise una mano sul mento. << Ci sono altri luoghi controllati da Templari, in città? >> Chiese.
<< Bè, ci sono tutte le torri d’avvistamento, dove si trovano le loro stazioni secondarie, e poi l’Arsenale a sud. >> Rispose Vali. Il Lupo si mise a pensare. << Siamo pochi, quindi un assalto è fuori discussione… Dovremmo indebolire le loro stazioni secondarie, togliergli i rifornimenti e attaccarli… Troppo tempo. >> Disse. Il Lupo cominciò a pensare e si estraniò da tutto ciò che gli accadeva attorno. Rimasero tutti in silenzio. Sembrava non finire mai di pensare.
<< Dividiamoci e Yusuf e Ahmed attaccano uno dei loro magazzini secondari, cercando di attirarli là. I Templari lasciano sguarnita Santa Sofia. Io e Vali andiamo lì e liberiamo suo figlio! >> Sbottò all’improvviso.
Yusuf annuì. << Si può fare… >>
<< Allora non c’è un minuto da perdere! >> Esclamò Il Lupo alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l’armeria per prendere le sue armi. Vali lo seguì. Yusuf andò a chiamare Ahmed.
<< Lupo… >> Disse Vali incerto. << Hm…? >> Chiese Il Lupo voltandosi verso di lui. << Grazie. >> Disse Vali allungando la mano. Il Lupo sorrise e gliela strinse. << Non c’è di chè! >> Rispose.
<< Aspettate! Noi che facciamo? >> Chiese Fiora, alludendo a sé, sua sorella e Lia.
<< E’ pericoloso! Resterete qui e farete la guardia. >> Disse Il Lupo.
<< Cosa?! Mi rifiuto di farlo! Vogliamo essere di aiuto! >> Esclamò Fiora sbattendo un piede per terra. Il Lupo le mise le mani sulle spalle. << Ascolta: dovete restare qui perché dovremmo essere il minor numero di persone, quando assalteremo una loro torre. Non voglio che vi scoprano e vi catturino! >> Disse.
<< Ma non siamo mica bambine! >> Esclamò Fiora.
<< Non ricordi cosa è successo a Castel Sant’Angelo? >> Le chiese lui alludendo a quando era stata presa in ostaggio dai Templari. Fiora lo guardò male, come per dire che quello era un colpo basso.
<< Rimanete qui e fate la guardia. >> Disse lui, facendogli intendere che la conversazione era chiusa.
Il Lupo, Vali, Yusuf e Ahmed uscirono. Fiora, Fabiola e Lia rimasero lì.
<< Uffa! Non è giusto! Non possono lasciarci qui a non far niente! Siamo abili anche noi! >> Esclamò Fiora.
<< Potremmo uscire senza farci notare e attaccare un’altra torre dei Templari, così sarebbero ancora più in difficoltà, e Il Lupo e Vali potrebbero salvare il bambino più facilmente! >> Suggerì Fabiola.
<< Buona idea! Andiamo! >> Disse Fiora. Prese la sua spada, la sua lama celata e il suo ventaglio. Fabiola prese il suo ventaglio. Lia prese la sua lama celata e una spada sottile, simile a uno stocco siciliano, ma più leggera e più lunga. Doveva essersela fatta fare a Roma da un fabbro.
Le tre donne uscirono dal covo e si avviarono verso il porto, facendo attenzione a non farsi notare.
L’unico a notarle fu un medico che vendeva medicinali proprio fuori dal covo…
Le tre presero delle stradine secondarie, per evitare di incrociare gli altri, e nel frattempo parlavano.
<< Dove l’hai presa quella spada? >> Chiese Fabiola notando la spada con la rosa sull’elsa di sua sorella.
<< Me l’ha regalata Il Lupo. La aveva commissionata a un fabbro a Roma, proprio sotto il covo degli Assassini. La lama celata, invece, l’ha fatta lui. Guarda! >> Fiora scattò col polso, e una lama uscì veloce dal polsino. Fabiola potè notare la scritta: “Pensa sempre con la tua testa”. Sorrise.
<< E la tua, invece? >> Chiese alludendo alla lama di Lia. In effetti non l’aveva usata, ma aveva notato che la indossava mentre si armavano.
<< Anche questa l’ha costruita Il Lupo… >> Disse. Scattò col polso in modo diverso da Fiora. << Me l’ha creata tempo fa… L’ha fatta come l’ho chiesta io – o almeno così ha detto – ed esce dall’avambraccio, invece che dal polso. >> La lama uscì come aveva detto. Era sottile, e sembrava scomoda, messa in quel punto, ma Lia disse che riusciva a usarla perfettamente.
Arrivarono in una piccola piazza. Erano appena uscite da un vicolo, e non c’era nessuno. Le case che si affacciavano sulla piazzetta avevano tutte le finestre chiuse, e non si sentivano più i suoni dalla strada. A Fiora faceva un po’ paura tutto quel silenzio, ma si disse che non c’era niente da temere.
Proprio mentre pensava questo un pugnale le si conficcò nel petto, e lei cadde a terra. Fabiola e Lia la guardarono terrorizzate, e cominciarono a cercare in giro per la piazza. Lia scorse la Truffatrice sul tetto di una casa e avvertì Fabiola, che si lanciò a inseguirla, accecata dalla rabbia, urlando il suo nome. Lia tentò di fermarla, ma non ci riuscì, e rimase da sola, con Fiora ferita mortalmente accasciata lì a terra.
Un uomo in armatura comparve da dietro un angolo. La sua armatura era scintillante e molto spessa. Aveva un elmo bucato che copriva la faccia e permetteva la respirazione, anche se Lia si chiese come facesse a vedere… Sulla testa aveva un grande pennacchio rosso. Sull’armatura si poteva notare la croce dei Templari in pieno petto. Aveva in mano una spada che andava restringendosi per poi allargarsi. A Lia tornò alla mente la daga di Ezio, appartenuta a un antico Assassino. Il Templare aveva con sé anche una daga simile per forma alla spada.
<< Cosa abbiamo qui? Una traditrice che trema come una foglia. >> Disse. Aveva una voce profonda che rimbombava nell’armatura.
Lia lo guardò sprezzante. Non sapeva se avrebbe potuto resistere contro quel gigante, ma estrasse la sua spada e scattò col polso per estrarre la lama celata.
<< Non osare avvicinarti! >> Disse. Non poteva vederlo, ma era sicura che l’uomo stesse sorridendo. Sollevò la spada e si preparò a calarla sull’avversaria. << Sarà uno scontro rapido… >> Disse. Lia si preparò a ricevere.
Uno sparo tranciò l’aria.
L’uomo in armatura era immobile, il braccio sollevato. Gli cadde di mano la spada, dopodichè si accasciò a terra. Lia si guardò intorno. In cima a una casa vide Il Lupo ricaricare la sua pistola celata.
Scese dalla casa e si avvicinò. << Non vi avevo detto di restare al covo? >> Chiese con furia nascosta. Lia non disse nulla. Il Lupo si avvicinò all’uomo.
<< Requiescat in pace. >> Gli disse. L’uomo lo guardò mentre gli puntava la pistola celata in faccia. Il Lupo sparò, e il Templare morì.
Lia era rimasta a guardare strabiliata dalla velocità in cui Il Lupo aveva ucciso un nemico che sembrava imbattibile. Le apparenze ingannano… Pensò.
Il Lupo ricaricò la pistola e si avvicinò a Fiora, inerte. Chiamò Lia e le disse di raggiungere Fabiola e di farla tornare al covo. Si sarebbero rincontrati là. Lia annuì e si avviò. Il Lupo sollevò il corpo di Fiora e cominciò a camminare verso il covo.

 

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Capitolo 10
*** La pazza tornata dalla morte ***


Il Lupo stava portando Fiora al covo. Si erano accorti che i Templari erano arrivati nel distretto di Galata, e stavano tornando indietro. Purtroppo non avevano trovato nessuno al covo, e così si erano divisi per cercare le ragazze. Fiora era fatta così, non ascoltava mai… Era arrivato giusto in tempo per salvare Lia. E ora stava girando per i vicoli del distretto con il corpo di Fiora in braccio. Doveva portarla subito da un medico, e forse sapeva anche da quale…
Era assorto nei suoi pensieri, e la lama di una mezza forbice gli si parò davanti, uscendo da dietro un angolo, tenuta da un braccio esile. Rimase fermo e guardò con occhi sgranati la lama lucente, pronta a tagliargli la gola. Non voleva credere a quello che vedeva.
<< Non abbassare mai la guardia, Templare. >> Disse una voce roca. Con la sua solita espressione sprezzante e quel suo sorriso folle, da dietro l’angolo uscì la Ladra, Faustina Collari.
Il Lupo rimase a bocca aperta. Non riuscì a formulare nessuna frase.
<< Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >> Chiese lei. Il Lupo ringhiò.
<< Come hai fatto? >> Chiese.
<< Come ho fatto cosa? >> Chiese Faustina fingendo di non sapere di cosa stesse parlando.
<< Eri morta! Ti ho vista con i miei occhi! >> Esclamò Il Lupo.
Faustina si voltò e accarezzò la lama della sua mezza forbice. << Non sempre quello che vediamo corrisponde a realtà… >> Si voltò e sorrise. << Neanche io vedevo. Dopo che Fiora mi ha ferito non ho visto più niente. Il vuoto. Ma sentivo tutto! Ho sentito te urlare a Ezio Auditore di inseguire fra’ Ristoro, e ti ho sentito quando sei venuto in cima al Pantheon a prendere Fiora. Cos’era quello? >> Chiese con un sorriso obliquo, alludendo a quando Il Lupo le aveva chiuso gli occhi dicendole “requiescat in pace”.
Il Lupo fece una smorfia. << Tutti vanno trattati con rispetto… >> Disse. << Vero. >> Disse la Ladra, camminando in cerchio attorno al Lupo.
<< E quindi? Il fatto che sentivi tutto non spiega perché sei qui! >> Disse Il Lupo spazientito.
<< Sì, hai ragione… >> Disse Faustina, che ormai aveva cominciato a saltellare attorno al Lupo. << Un tizio mi è venuto a prendere e mi ha portato in un posto… Non riuscivo a capire nulla, non faceva che darmi medicine e fasciarmi… >> Continuò. << Dopo qualche settimana, però, sono scappata. Ero in grado di cavarmela da sola, e non potevo perdere altro tempo! >> << Cosa dovevi fare? >> Chiese Il Lupo deglutendo.
<< Ehi, rilassati, lupetto! >> Disse Fasustina avvicinandosi e appoggiandosi alla sua spalla. << Non ti voglio fare nulla! Non ancora… >> Si staccò da lui e fece qualche passo in avanti, dandogli le spalle. << Il mio obiettivo è Ristoro, che mi ha abbandonato senza neanche accertarsi delle mie condizioni! >> Disse con rabbia. Il Lupo non capì. << Lo cerchi perché ti ha abbandonata? >> Chiese. Lei annuì. << Ma Donato gli aveva detto di fuggire se fosse dovuto morire… >> << Avrebbe dovuto prima venire a prendermi! >> Scattò la Ladra dando un calcio al muro e facendosi male.
E’ inutile cercare di ragionare con questa folle… Pensò Il Lupo. Cercò di andarsene, ma Faustina lo seguì.
<< Non vuoi sentire il resto della storia? >> Chiese. << Ho un po’ di fretta… >> Disse Il Lupo. << Allora te la racconto mentre andiamo! >> Esclamò la ragazza.
<< In realtà c’è poco da raccontare. Non sapevo dove fosse finito Ristoro, e mi sono messa a cercarlo al porto. Un giorno ho visto una nave che stava salpando su cui a bordo c’era lui. Ho cercato di raggiungerla, ma non ci sono riuscita, così ho chiesto a un marinaio se sapesse dove era diretta quella nave. Mi disse che andava a Costantinopoli. Ho preso la prima nave diretta lì, cioè qui, e sono arrivata. Sarà quasi un mese che lo cerco… >> Finì lei.
<< E se invece fosse morto e tu ti fossi sbagliata? >> Chiese Il Lupo.
<< No, io non mi sbaglio mai! >> Rispose Faustina. Il Lupo girò gli occhi.
Continuarono a camminare. Il Lupo davanti, ad aprire la strada, e Faustina a guardarsi intorno. A volte la sentiva tossire o respirare appena, ma non se ne preoccupava: non voleva farsi coinvolgere da quella donna.
<< Senti, perché continui a seguirmi? >> Chiese a un certo punto. << Tu sei qui per Ristoro, non per noi, quindi perché non te ne vai? >> Continuò. Faustina lo guardò delusa. << Ti credevo più intelligente, Lupo. >> Disse. Gli mise una mano sulla testa e gli strofinò il cappuccio. << Il nostro nemico è Ristoro, quindi perché non unire le forze e eliminarlo assieme? Non ti farò nulla: lo giuro. >> Disse, e detto questo alzò una mano.
Il Lupo la guardava diffidente. << D’accordo, ma sta' alla larga da Fiora! >> Disse duro. Faustina si tolse il cappello. << Puoi starne certo! >>
Tornarono a camminare.
<< Toglimi una curiosità… >> Cominciò Il Lupo. << Fiora ti aveva tagliato la gola! Come hai fatto a non morire? >> Faustina si massaggiò il collo. << Fortunatamente per me, la ferita non era troppo grave… Cioè, era molto grave, ma non troppo! >> Precisò. << Ma ora ho un piccolo problema di respirazione… >> Disse indicando con l’indice la sua gola. << Qualcosa si è incastrato, o qualcosa del genere, e a volte… >> Faustina tossì con forza e Il Lupo sentì un rantolo nel suo respiro. La vide piegata in due, e le fece pena.  << A volte faccio così… >> Disse. Il Lupo la guardò come triste. Lei lo notò e sorrise. << Cosa c’è? >> Chiese con falsa innocenza. Il Lupo distolse lo sguardo e continuò a camminare.
Finalmente arrivarono al covo. Il Lupo fece un cenno al medico che aveva conosciuto al porto, che vedendo Fiora, si sbrigò a prendere le sue cose e a portarle dentro il covo, seguendo Il Lupo e Faustina.
<< E’ un tuo amico? >> Chiese Faustina sottovoce.
<< Più o meno… >>
Nel covo c’erano Yusuf, Ahmed e Vali. Stavano discutendo, e sembravano preoccupati. Come videro Il Lupo con in braccio Fiora scattarono verso di lui tempestandolo di domande e di scuse. Lui non rispose e portò Fiora in una stanza dove il medico la avrebbe potuta medicare. Faustina si stupì dalla freddezza con cui fece tutto. Finchè Il Lupo non fu tornato, Yusuf, Ahmed e Vali continuarono a guardare Faustina, chiedendosi chi fosse quella ragazza così graziosa. Lei non disse nulla, e rimase a guardarli con un sorriso preoccupato, come se pensasse di essere nei guai.
Non mi lasciare da sola con degli Assassini, Lupo! Pensò.
Il Lupo tornò, e Faustina fu sollevata di non essere stata uccisa dagli Assassini, in quel periodo di tempo.
Il Lupo si sedette e guardò negli occhi tutti i presenti.
<< Fiora è stata ferita da Mirela Djuric, Fabiola le è corsa dietro, e Lia è rimasta sola con Fiora. Poi è arrivato un tizio in armatura. Stava per attaccare Lia, ma gli ho sparato e ho detto a Lia di inseguire Fabiola e di farla tornare qua. Poi ho incontrato lei… Vi spiegherò tutto quando sarete tutti quanti. >> Disse. Yusuf e Ahmed si guardarono. Vali chiese:<< Fabiola come sta? >>
<< Credo stia bene, ma non so se è arrivata allo scontro con la Truffatrice… >> Rispose Il Lupo.
Nella stanza calò il silenzio.
<< E… Lei chi è? >> Chiese Ahmed indicando Faustina.
Il Lupo e la Ladra si guardarono.
<< Sono Faustina Collari. >> Disse. Si tolse il cappello e sorrise. << Piacere di conoscervi, Assassini. >>
<< Era una Templare… >> Cominciò Il Lupo. I tre stavano per estrarre le armi. << Ma ora sta dalla nostra parte! >> Li rassicurò Il Lupo. Sembravano calmi, ma cominciarono a guardare Faustina con sospetto.
Passarono i minuti, in cui i presenti non fecero altro che guardarsi l’un l’altro.
Entrarono nel covo Lia e Fabiola. Lia era sudata, e Fabiola aveva un’espressione infuriata. Lia si bloccò alla vista di Faustina.
<< Ciao, Lia. >> La salutò la Ladra con un sorrisetto, agitando la mano.
Lia restò ferma per qualche secondo, poi chiese:<< Chi è lei? >> Domanda che tolse il sorriso dal viso di Faustina. Il Lupo si ricordò di non aver mai parlato alla donna di Faustina Collari.
Dopo le dovute spiegazioni, Il Lupo tirò un sospiro di sollievo, sollevato dal fatto che Lia non si fosse avventata su Faustina. A un certo punto entrò il medico, che chiese aiuto: aveva bisogno di un aiutante per estrarre il pugnale dal petto di Fiora. Avrebbe dovuto fermare l’emorraggia che avrebbe seguito l’estrazione, e avrebbe dovuto fare molta cautela. Lia si offrì di fare da assistente. Disse che aveva aiutato spesso dei medici a Roma.
<< Per ripagare un po' per il male che ho fatto. >> Disse lasciando la stanza. Il Lupo sorrise a quell'affermazione.
Il Lupo, Faustina, Fabiola, Ahmed, Yusuf e Vali rimasero nella stanza, a fissarsi e a sperare che andasse tutto per il verso giusto…
Chissà perché, Il Lupo aveva un brutto presentimento…

 

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Capitolo 11
*** Una visita di cortesia ***


Il medico e Lia entrarono nella sala stanchi, ma fecero intendere che Fiora stava bene.
<< E’ fuori pericolo, ma sarà meglio che io rimanga qui, per continuare a curarla. >> Disse il medico.
<< Ti ringrazio per tutto quello che stai facendo. >> Disse Il Lupo.
<< Di niente! Se non ci si aiuta… >> Rispose quello.
Ahmed arrivò di corsa, ansimando. << Siamo nei guai! >> Esclamò.
<< Cosa succede? >> Chiese Yusuf.
<< I Templari! Stanno arrivando dai tetti! Sono quasi arrivati! >> Rispose l’apprendista. Tutti i presenti a parte il medico corsero sul tetto. Era vero: i Templari stavano avvicinandosi. A capo c’era fra’ Ristoro. Accanto a lui c’era l’uomo incappucciato di rosso: il Diacono. Li seguivano il Guardiano, la Truffatrice, il Campione, l’Avanguardia, la Brigantessa. Altri Templari che Il Lupo non conosceva erano un uomo grosso, con una folta barba, un turbante con sopra un cappellino rosso, armato di una mazza; un uomo che dagli abiti ricordava un corsaro, e che impugnava una sciabola; una donna coi capelli lunghi e uno sguardo penetrante, armata di pugnale: la stessa che avevano incontrato il giorno prima, quando Lia li aveva salvati; una ragazza armata di una sciabola da pirata, con i capelli lunghi neri e una gonna che le girava attorno alle gambe; un uomo in armatura, con una lunga spada e un ciuffo rosso sull’elmo.
<< Sono qui… >> Disse Il Lupo. Yusuf estrasse la sua spada, ma Il Lupo gli parò una mano di fronte.
<< Non ancora. >> Sussurrò senza distogliere lo sguardo da Ristoro. Yusuf annuì, ma non rinfoderò la spada. Voleva essere pronto.
Erano arrivati sul tetto di fronte al covo, e ora indugiavano sul da farsi.
Avanti, Ristoro. Cosa aspetti? Pensò Il Lupo.
Il Monaco si schiarì la voce. << Buonasera a voi, Assassini. Perdonate se non ci siamo fatti annunciare in nessun modo, ma eravamo di fretta... Siamo venuti qui per una visita di cortesia. >> Disse.
Il Lupo accennò una smorfia: sentire la voce del Monaco lo faceva stare male. << Non c’era bisogno che veniste. >> Rispose Il Lupo, fingendo cordialità. Ristoro sorrise. << Come sono felice di rivedere un vecchio amico… >> Disse. Il Lupo rimase serio. << Non vorrai rovinare una bella serata come questa con sangue e armi, vero? >> Chiese. Ristoro rispose:<< No, siamo venuti qui, solo per presentarci a voi! Chi non mi conosce sarà bene onorato di sapere chi sono… >> Il Lupo lo zittì. << Sanno già tutti chi sei! L’unica cosa che non sappiamo, e come tu abbia fatto a sopravvivere. >> Ristoro non si scompose. << Sono sempre stato un osso duro… Non sarei morto così facilmente… >> Disse. Il Lupo fece una smorfia. Così facilmente... << Allora sarà meglio presentare loro ai nuovi arrivati: questi sono i migliori agenti Templari che io abbia mai incontrato. >> Disse Ristoro facendosi da parte. Il Diacono si fece avanti.
<< Io sono Cirillo da Rodi. Sono il Diacono. >> Disse. << Sono il loro Maestro, e vi posso assicurare che questi uomini e donne sanno uccidere come nessuno al mondo sa fare! >> Il Lupo fu inorridito dall’affermazione del Diacono. Faustina, invece, fu affascinata dall’espressione che usò il Diacono.
<< Io sono Georgios Kostas. Sono l’uomo più forte della città, e nessuno può fronteggiarmi! >> Esclamò il Campione mostrando i muscoli. Dava un senso di potenza non comune, ma Il Lupo pensò che un uomo così sicuro di sé, che fa troppo affidamento sui suoi muscoli, non avrebbe vissuto molto…
La Truffatrice si avvicinò al bordo del tetto. << Sono Mirela Djuric, e voi per me siete solo insetti! >> Esclamò. Il Lupo fu confuso da quell’affermazione. Cosa ci farà con gli insetti?
La ragazza con i capelli raccolti, la Brigantessa, estrasse la sua lancia e se la rigirò tra le mani. << Io sono Samila Khadim. Non ho niente da dire, a gente come voi. Siete dei traditori, e dovete morire! >> Lanciò la lancia verso la fronte del Lupo, ma lui non si scompose. Tutti quelli che stavano accanto a lui si spostarono o si spaventarono, a parte Faustina, che sorrise. La lancia si fermò proprio davanti al viso del Lupo, che rimase impassibile. Poi cominciò a cadere, e gli altri videro il trucco che non avevano visto: la lancia era attaccata a un filo sottile, e la Brigantessa lo teneva con la mano con cui aveva lanciato la lancia. Sorrideva.
<< Lo hai visto anche tu? >> Chiese Il Lupo a Faustina che sorrideva per la semplicità del trucco. << Certo! >> Esclamò. Cominciava a pensare che quella ragazza fosse in qualche modo simile a lui… Era l’unica che aveva capito il trucco dello spago, e non si era scomposta, sapendo che lui lo aveva capito.
La Brigantessa afferrò al lancia mentre tornava indietro e se la rimise dietro la schiena. Poi toccò all’uomo con la barba e il turbante.
<< Sono Kadir. Uso la mia mazza per frantumare le teste dei miei nemici, e nessuno sfugge mai alla mia furia! >> Esclamò l’uomo tirando fuori la sua mazza e giocandoci. Il Lupo fu inorridito.
Il Guardiano avanzò e disse:<< Sono Odai Dunqas, il Guardiano. >> Fine. Non aggiunse altro.
Un tipo socievole… Pensò Il Lupo.
La donna vestita da piratessa estrasse la sciabola e la puntò contro gli Assassini. << Sono Eveline Guerra, la Corsara. Viaggio sempre per sonto dei Templari o per conto mio, e adoro i tipi temerari come voi! >> Sorrise. Il Lupo si chiese se dovesse prenderlo come un complimento, o come una minaccia…
Toccò al Visir, che estrasse la sua spada e ne mostrò le decorazioni con diamanti preziosi. << Io sono Damat Ali Pasha. In un mondo senza regole e senza ordine, ci vuole qualcuno che tenga a freno i delinquenti e i fuorilegge! E’ questo, il motivo per cui mi sono unito ai Templari! >> Esclamò. La solita giustificazione di chi non sa pensare con la propria testa… Pensò Il Lupo
L’altro pirata si fece strada barcollando, spintonando gli altri. Sembrava ubriaco, e la sua voce lo fece capire. << Sono… Blaise Legros! Se mi date uno stipendio migliore posso cambiare parte e venire da voi! Credo… >> Disse il Filibustiere. Il Lupo si mise una mano sulla fronte e abbassò lo sguardo. Faustina si mise quasi a ridere.
Il Cavaliere in armatura spinse via Blaise e si presentò. << Sono Scevola Spina., un guerriero molto abile, in grado di estinguere eserciti interi da solo. Un tempo vivevo in Italia, ma sono stato mandato in missione qui… >> Il Lupo lo zittì. << Scevola, sei stato mandato qui per aver combinato un gran casino durante l’attacco a Monteriggioni, quando la tua squadra è stata falciata da una cannonata perché non aveva aspettato che i cannoni attaccassero le mura. I testimoni dissero che il loro capitano era ubriaco, e non aveva aspettato il segnale per… >> Il Cavaliere si adirò e lo zittì. << Sono sempre un ottimo combattente! >> Urlò puntandogli in dito contro. Se ne andò, lasciando Il Lupo e Faustina soddisfatti.
L’Avanguardia estrasse la sua accetta e disse:<< Sono Oksana Razin, l’Avanguardia. Combatto con l’accetta e non sbaglio mai! >> Si voltò e se ne andò dietro. Il Lupo pensò che non avesse molto da dire, o che non sapesse cosa dire…
La donna che avevano incontrato il giorno precedente si avvicinò al bordo con atteggiamenti da attrice. << Io sono Lisistrata, o almeno questo è uno dei miei nomi… Sono una Teatrante, e col mio fascino attiro le mie vittime… E le uccido. >> Rise indietreggiando. Il Lupo non seppe che dire su di lei. Sembrava folle, in modo molto simile a Faustina.
I Templari erano finiti. Se ne stavano a fissare gli Assassini. Il Lupo capì. Fece avanzare Yusuf, dicendogli di presentarsi. I Templari giocavano così…
<< Ehm… >> Cominciò Yusuf. << Sono Yusuf Tazim e sono un Assassino…? >> I Templari scoppiarono a ridere. Il Lupo gli disse di essere sé stesso. Yusuf capì. << Sono un Assassino da quando sono giovane, e ho sempre fronteggiato i Templari. Non mi arrenderò certo davanti a delle presentazioni di persone che dicono di essere imbattibili! >> Esclamò. I Templari si zittirono di colpo. Yusuf arretrò e Ahmed si avvicinò.
<< Sono un Assassino umile che segue il suo Maestro. Non mi reputo alla vostra altezza: siete voi che dovete giudicare. >> Disse. Si voltò e se ne andò.
Il Lupo spinse in avanti Lia. << Sono un’Assassina che non ricorda il suo passato da Templare. Non voglio ricordarlo, perché solo i racconti mi fanno rabbrividire. Sono Lia De Russo, e non mi tiro più indietro! >> Disse, la determinazione nei suoi occhi.
Lia indietreggiò e lasciò il posto a Faustina. Ristoro fu sorpreso di vederla. << Mi chiamo Faustina Collari. Attualmente non ho nulla a che fare con queste persone, ma ho un obbiettivo in comune con loro. Fui una Templare, prima di morire, e ora non sono nessuno. Sono una reietta, una traditrice, una vigliacca, una fuggitiva… Tutto quello che volete, ma voi non siete meglio di me! >> Disse. Alzò un dito e lo puntò verso fra’ Ristoro. Lui la guardò dolcemente. << Mia cara, non sapevo fossi viva. Per quale ragione ti trovi su quel tetto? Non ricordi chi sei? >> Chiese. Lei lo guardò dura. << Sta’ zitto, bastardo! >> Esclamò. << Tu mi hai abbandonato sul tetto del Pantheon, e non ti sei neanche preoccupato di vedere in che condizioni fossi! >> << Ma… >> Cercò di parlare il vecchio frate. << Devi comprendermi… Donato mi aveva ordinato di tornare a Castel Sant’Angelo, se fosse dovuto perire… >> Faustina non lo ascoltò. << Non mi interessa! >> Si voltò e fece avanzare Il Lupo.
Il Lupo si schiarì la voce. << Io non sono nessuno. >> Disse. I Templai si guardarono tra di loro, chiedendosi cosa intendesse. << Sono un uomo che ha ucciso i suoi genitori a soli dieci anni, e che è diventato un Templare a tredici. Sono poi diventato un traditore, e sono entrato a far parte della Confraternita degli Assassini, perché la donna che amo sarebbe stata al sicuro. Io sono un uomo che pensa con la sua testa e agisce con le sue mani, non come voi! >> Esclamò. I Templari mormorarono fra di loro. << Questo perché non sono un Templare! I Templari sono solo le pedine di chi ha troppa paura per sporcarsi le mani per raggiungere uno scopo! Tutti voi dite e pensate di far parte di qualcosa di grande, qualcosa che “salverà il mondo”, ma in realtà, una volta raggiunti i vostri scopi vi fermerete! Questo perché siete solo delle pedine che non sanno pensare con la propria testa! >> Urlò. Non si era accorto di aver alzato la voce di molto. I Templari lo fissavano stupefatti. Pochi mantenevano lo sguardo duro: Georgios Kostas, Odai Dunqas, fra’ Ristoro e Cirillo da Rodi.
<< Se sei così intelligente, allora perché fai ancora parte di un gruppo che opprime la tua libertà? >> Chiese Georgios. Il Lupo lo guardò. << Gli Assassini non opprimono la mia libertà. Gli Assassini sono la libertà! >> Esclamò. Georgios sputò a terra e saltò giù.
<< Vieni e confrontati con me, se ne hai il coraggio! O non sei abbastanza uomo da affrontarmi?! >> Urlò dalla strada. Il Lupo lo guardò deluso. << Non scendete. >> Disse agli altri. << E’ mio! >> Saltò giù e atterrò tenendo la mano destra a terra, e la sinistra pronta a scattare con il polso. Si alzò.
<< Come vuoi fare? >> Chiese. Il Campione estrasse la sua accetta graffiata e se la rigirò tra le mani. << Vediamo chi muore per primo? >> Chiese puntandogliela contro. Il Lupo sorrise ed estrasse la spada. << Uno spreco di tempo e di energie… >> Si piegò in avanti, pronto a scattare. << Si vede che sei forte. >> Disse. Georgios lo guardò con asprezza e scattò in avanti con l’accetta levata. Il Lupo si abbassò e schivò a destra. Diede un pugno nello stomaco all’uomo, ma rimase sorpreso quando non lo vide reagire in nessun modo. Gli sorrise perfidamente e gli diede una manata che lo spinse indietro. Il Lupo rotolò per un paio di metri e si rialzò tenendo la spada leggermente inclinata.
<< Degli addominali d’acciaio, non c’è che dire… >> Disse. << Mi hanno salvato da situazioni peggiori! >> Disse il Templare. Questa volta fu Il Lupo a scattare, e puntò la spada al petto dell’avversario. Questo si piegò indietro, lateralmente, e Il Lupo lo mancò. Georgios si sdraiò e gli diede un calcio sulla schiena. Il Lupo venne spinto con forza e quasi cadde. Si massaggiò la schiena con una mano e tornò all’attacco. Scattò col polso e mentre Georgios schivava un attacco alla testa e tentò di infilzarlo nel fianco con la lama celata. Lo colpì di striscio, perché l’uomo fu veloce, e dopo aver schivato il colpo si girò. Spinse Il Lupo, che cadde a terra. Stava per abbassare l’accetta, ma Il Lupo si sollevò sulle braccia e diede un calcio alla mano del Templare, e un altro in faccia. Georgios indietreggiò di qualche passo tenendosi il muso. Sputò del sangue e corse a recuperare l’arma che aveva perso quando Il Lupo gli aveva dato un calcio. La afferrò e la lanciò verso il nemico. Il Lupo, che si era appena alzato, si dovette gettare a terra, e venne graffiato alla guancia. L’accetta si conficcò nel muro di una casa. Il Lupo saltò e la staccò da lì. La lanciò verso Georgios e quello la prese con una mano. I due si guardarono e sorrisero.
<< Basta così. >> Disse Ristoro. << Hai constatato che è un valido combattente. >>
<< Sì. >> Disse Georgios mettendosi l’accetta sulla spalla. << Per ora può bastare… >> Si voltò e cominciò ad arrampicarsi per tornare dai Templari. << Peccato però che sia dell’altra parte. >>
<< Stavo per dire lo stesso di te! >> Esclamò Il Lupo dopo aver sentito l’affermazione dell’uomo.
I Templari se ne andarono. << Questa notte non è stato versato sangue, ma non aspettatevi che sia finita! >> Esclamò Cirillo da Rodi.
<< Quando mai finirà… >> Mormorò Vali.
Faustina si piegò e guardò Il Lupo nel cortiletto che stava per entrare. Il Lupo la fissò. << Sembra che Ristoro sia abituato a fermare degli incontri proprio sul più bello. >> Le disse, alludendo alla battaglia avvenuta all’Isola Tiberina tempo addietro, quando la Ladra si infuriò col Monaco per aver fatto fermare la battaglia.
Lei sorrise e disse:<< Lo sai che ti odia? >>
<< Lo immagino… >> Rispose Il Lupo entrando nel covo.
Gli Assassini tornarono dentro, e Faustina rimase sola. Si sedette sul bordo e si mise a guardare la Luna.

 

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Capitolo 12
*** In cima alla torre ***


Il Sole stava sorgendo. Il Lupo stava osservando la città dalla torre del covo. Il vento era forte, lassù, e lui sentiva suoni molto lontani. Decise di scendere. Cominciò a calarsi giù, saltando da una nicchia all’altra della torre. Atterrò sul tetto del covo dopo un ultimo salto. Aprì la botola ed entrò.
Il covo era silenzioso. Il dottore e Lia stavano occupandosi di Fiora; ancora non rispondeva, ma se respirava, allora stava bene. Yusuf e Ahmed stavano discutendo sulla tattica da usare al prossimo tentativo per attaccare i Templari. Fabiola stava leggendo nella libreria. Vali se ne stava appoggiato a una colonna, le braccia incrociate e lo sguardo basso.
<< Qualche problema? >> Chiese Il Lupo avvicinandosi. Vali alzò lo sguardo e lo guardò da sotto il cappuccio. Scosse la testa. << E’ tutto a posto. >> Rispose. Il Lupo andò accanto a lui. << Non credo… >> Vali guardò amareggiato il pavimento.
<< Mio figlio è ancora in mano loro… >> Disse. Il Lupo sospirò. << Sai… Quando Fiora fu catturata dai Templari, continuai a ripetermi che fosse colpa mia. Per tutta la settimana che passai ad allenarmi continuai a ripetermi questo. Ma continuai a ripetermi anche che ero l’unico in grado di salvarla. >> Disse. Lo guardò sorridendo. Continuò. << Mi sbagliavo. Decisi di andare da solo. Dissi agli Assassini di non venire ad aiutarmi ma loro se ne fregarono, e mi seguirono. E’ grazie a loro se ci siamo salvati. >> Lo guardò con fiducia. << Tu fidati di noi, e vedrai che andrà tutto bene! >> Disse. Vali sorrise. << Sei proprio bravo a parlare… >>
Il Lupo si accorse che mancava qualcuno. Faustina. Stava ancora dormendo o era uscita presto? Si mise a cercarla. Non voleva che si allontanasse troppo, anche se dal suo comportamento non sembrava molto pericolosa… La cercò nella sua stanza e poi in tutte le altre stanze. Niente. Non c’era.
<< Ragazzi, vado a cercare Faustina! >> Esclamò Il Lupo prendendo la sua lama celata e uscendo. Lasciò tutti i presenti a bocca spalancata, che non capirono cosa volesse dire.
Faustina non si trovava nella strada. Non riusciva a trovarla. La città si stava cominciando a svegliare, e poca gente passava nella strada. Decise di controllare la situazione dall’alto, e si arrampicò sulla Torre di Galata. Da li poteva vedere tutto, e se Faustina era nei paraggi, l’avrebbe avvistata. Arrivato in cima la vide accucciata contro il muro a guardare il Sole che sorgeva.
<< Faustina! >> La chiamò lui. Lei si voltò di scatto e lo vide. Non disse niente e tornò a guardare l’alba.
<< Cosa stai facendo, qui? >> Chiese Il Lupo avvicinandosi.
<< Non riuscivo a dormire… >> Tossì. << E così mi sono arrampicata quassù per ammirare il paesaggio.>> Disse. Il Lupo osservò l’orizzonte. Nel cielo si stagliavano raggi rossi che passavano attraverso le nuvole e creavano un magnifico spettacolo.
<< Ristoro ieri mi è sembrato più spietato che mai… >> Disse. Il Lupo condivideva questo suo pensiero. In realtà non dal comportamento, ma dai modi di fare… Questo pensava Il Lupo.
<< Cosa pensi che succederà, ora? >> Chiese Faustina. Il Lupo non lo sapeva. Fiora era stata ferita e Ristoro era tornato… E inoltre tutti i loro nemici sembravano molto sicuri e spietati…
<< Dobbiamo prima salvare il figlio di Vali… >> Disse. << Ma non possiamo farlo, se i Templari ci braccano così… >> Faustina guardò il mare. << Allora dovremmo farci dare una mano. >> Girò lo sguardo verso Il Lupo e gli sorrise. Il Lupo non rispose al sorriso, ma pensava di capire cosa intendesse.
<< Certo. La città vede i Bizantini come dei nemici. E’ sempre così… Abbiamo bisogno del loro aiuto. I più coraggiosi! >> Disse guardando a sua volta il mare. Faustina sorrise con i suo solito sorriso obliquo.
<< E dimmi… Com’è essere un Assassino? >> Chiese. Il Lupo la guardò. << Com’è passare dall’essere un Templare all’essere un Assassino? >> Il Lupo sospirò. << E’ strano… Prima sembrava che fosse tutto finito, e mi sentivo realizzato! Non c’erano più Templari e avremmo potuto trovare la serenità, ma poi è arrivato Ristoro e tutta la sua combriccola di Bizantini, e allora sono tornate le battaglie… >> << E poi sono arrivata io! >> Sbottò Faustina. Lui la guardò. << Non dirmi che ti dispiace che io sia qua… >> Si tolse il cappello e si fece aria.
<< Mi è indifferente… >> Disse Il Lupo, voltandosi e sorridendo. Faustina ribattè:<< Vuol dire che non sarebbe un problema se io fossi una nemica, ora? >> Il Lupo si voltò e la guardò con la coda dell’occhio. << Non ho detto questo. >> Lei rimase un po’ perplessa, ma annuì. << Certo… >> Disse guardando il Sole. << In fondo l’unica cosa che ci accomuna è l’odio per il Monaco… >> La sua espressione si abbattè.
Il Lupo si sgranchì. << E’ meglio scendere, che ne dici? >> Faustina, per risposta, si alzò e si rimise il cappello in testa. Il Lupo la osservò e si avvicinò al bordo. Cercò qualche punto dove atterrare. Avvistò un carretto fermo che trasportava della paglia e si preparò a saltare.
<< Che stai facendo? >> Chiese Faustina, vedendolo sul bordo, pronto a saltare.
<< Salto. >> Disse. << Da questa altezza? >> Cheise la Ladra. << Che problema c’è? >> Lei lo guardò perplessa, e lui capì. << Oh, tu non lo sai! >> Esclamò dandosi una pacca sulla fronte. << Noi Assassini abbiamo una tecnica molto utile per sfuggire nei momenti peggiori, o per saltare da un posto all’altro. Si tratta del Salto della Fede. Praticamente basta trovare un punto soffice dove atterrare, e da qualsiasi altezza si salti, basta comportarsi nel modo giusto, e si atterra incolumi. Ora stavo per saltare dentro un carretto trasportante paglia. >> Spiegò. Faustina ascoltava interessata. << Vuoi impararlo? >> Chiese. Lei ebbe uno scatto indietro con la testa, e lo guardò male. Tossì con forza e Il Lupo sentì un’altra volta un rantolo nel suo respiro. << Non voglio diventare un’Assassina! >> Esclamò dopo aver respirato a fondo. Poi sorrise. << E poi soffro di vertigini… >> Si voltò, si avviciò al bordo e cominciò a scendere lentamente.
Il Lupo fu stupito. Poi si voltò e saltò.

 

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Capitolo 13
*** Una bella serata ***


Il Lupo era tornato al covo. Chiamò Yusuf e lo prese in disparte.
<< Siamo troppo pochi per fronteggiare i Templari: abbiamo bisogno di chiedere aiuto a qualcuno! >> Gli disse. << Non possiamo continuare così da soli! >>
Yusuf annuì. << Lo so, ma che posso fare? Andare in giro per strada a chiedere ai passanti di unirsi alla confraternita? >> Chiese.
<< Perché no? >> Ribattè Il Lupo. << Ezio Auditore ha fatto così! >> Si voltò e si guardò intorno. << Lupo, la situazione a Roma è diversa da qui! I Templari non governano la città, e i cittadini non si trovano male, sotto i Turchi! >> Disse Yusuf. << Allora chiediamo aiuto a quelli che stanno antipatici sia ai Turchi che ai Bizantini! >> Disse Il Lupo voltandosi e indicandolo con un dito. Yusuf sopsirò. << Cosa pensi di fare? >> Il Lupo strinse un pugno, in segno di vittoria, poi passò a illustrare la sua idea a Yusuf. << Andiamo da Amid e chiediamogli di aiutarci! >> Yusuf annuì paziente. << Poi andiamo dagli Athingani e chiediamogli di tenere le strade sotto controllo! Infine andiamo dai mercenari e chiediamo loro aiuto per combattere! Se accetteranno saremo a cavallo, e potremmo tenere i Templari sotto scacco! >> Esclamò Il Lupo. Yusuf lo ascoltava con una mano sulla fronte.
<< Non possiamo essere certi che funzionerà… >> Disse. << Ma dobbiamo provarci! >> Esclamò Il Lupo. << Non possiamo aspettare che tornino i Templari e che ci mettano sotto assedio! Dobbiamo agire! >> Yusuf sospirò. << E d’accordo, Lupo. Andiamo! >> Si avviò  verso l’uscita. Stava per aprire la porta, quando Faustina gli apparve di fronte.
<< Dove andate? >> Chiese con sorriso innocente.
<< Andiamo a chiedere aiuto! >> Disse Il Lupo fuori di sé. Faustina si mise un dito sulle labbra, ci pensò un attimo e poi disse:<< Vengo anch’io! >> << Cosa? >> Chiese Il Lupo. << Non è meglio se resti qua? >> Chiese. << Non è meglio se andiamo in tre, invece che in due? >> Ribattè la ragazza. Il Lupo si arrese.
<< Va bene. Vieni anche tu. >> Disse.
<< Alla buon’ora. >> Disse saltellando Faustina.
I tre uscirono dal covo e si avviarono verso il porto.
<< E questo Amid che tipo è? >> Chiese Faustina. Voleva informarsi sulle persone che stava per incontrare, per essere pronta e sapere cosa dire.
<< E’ il proprietario di una locanda puzzolente e piena di gentaglia. >> Disse Il Lupo. Yusuf lo interruppe, e disse che era un uomo di cui fidarsi. << E’ sempre informato, e poi è un amico! >> Faustina sorrise. I due avevano una diversa opinione di quell’uomo.
<< Incontreremo anche quella testa calda del capo dei mercenari… Spero che non ci coinvolgeranno in un’altra rissa… >> Disse abbattuto Il Lupo.
<< Una rissa? >> Chiese Faustina interessata. << E da quando prendi parte alle risse? >> Il Lupo sbuffò. << Non ho cominciato io! Quello non mi dava retta e quando gliel’ho detto lui ha sguainato la spada! >> Esclamò. Yusuf sorrise. << Forse dipende dal modo in cui glielo hai detto… >> Continuarono a parlare un po’ finchè non arrivarono a “La Tenda del Ladro”.
Il Lupo trovò un’atmosfera diversa dall’ultima volta che era andato lì: la gente beveva e urlava come prima, ma l’ambiente era più pulito, non si sentiva troppo odore di alcol e le finestre erano aperte per cambiare l’aria. Inoltre i clienti erano più sobri.
Yusuf si sedette al banco e ordinò le solite due birre. Amid, che era girato verso il muro, afferrò due boccali e li riempì da una botte. Li diede ai due Assassini e guardò Faustina che si guardava intorno stupita.
<< E la signorina che prende? >> Chiese guardandola con diffidenza. Faustina lo guardò in faccia, si appoggiò col gomito al bancone e disse:<< Prendo anch’io una birra! >> Amid fu sorpreso, e lanciò un’occhiata interrogativa al Lupo e a Yusuf, che furono sorpresi quanto lui.
<< Allora? >> Chiese Faustina. Amid si sbrigò e riempì un altro boccale. Lo diede a Faustina con gentilezza. Lei lo prese e ne bevve un sorso.
Il Lupo indugiò – come sempre – a bere la sua birra. Yusuf cominciò a spiegare ad Amid il motivo della loro visita.
<< Amid, so che sei impegnato e non puoi rischiare troppo, ma mi faresti un enorme piacere se potessi aiutarci… >> Cominciò. Amid lo ascoltava. << So che non vorresti avere nulla a che fare con questo, ma se potessi aiutarci, te ne sarei eternamente grato. >> Disse Yusuf. << Vorremmo aiuto per fronteggiare i Templari. Tu sei una buona fonte di informazioni da sempre, ma sono certo che dopo tanto tempo non hai perso la tua abilità con la spada! >> Amid si grattò la testa. Ci pensò un po’ su e temporeggiò. Faustina tossì dopo aver deglutito la birra, mentre Il Lupo si decise finalmente a bere la sua. Yusuf aspettava la risposta, e ancora non aveva toccato il boccale.
<< Non lo so, Yusuf… Sono stanco di tutte queste battaglie… E poi ora non sono più in forma come un tempo… Non sono più il combattente che ero. >> Disse Amid. Yusuf ribbattè. << Siocchezze! So bene quanto vali! >> Disse. Poi però il suo sguardo si spense. << Ma, se pensi che non sia una buona idea, allora non fa niente. In fondo, ora hai una famiglia a cui badare. >> Fece per alzarsi. Amid lo fermò. << E va bene, Yusuf. >> Disse. Poi si alzò per quanto poteva e parlò a voce alta:<< ASCOLTATEMI, CLIENTI! VORREI UN PO’ DI ATTENZIONE! >> I clienti della taverna si zittirono e si voltarono verso il banco. Amid ringraziò e continuò. << Il mio amico Yusuf mi ha chiesto un favore. Per un po’ di tempo terrò la taverna chusa. Se volete fare in modo che la taverna riapra presto, allora tornate ad allenarvi e aiutate me e il mio amico! >> L’annuncio di Amid lasciò alla sprovvista Il Lupo e Yusuf e fece sorridere Faustina. Fu accolto con un silenzio sovrannaturale dai clienti della taverna, ma dopo pochi istanti…
<< ANDIAMO A PRENDERE LE NOSTRE ARMI, RAGAZZI!!! >> Urlò un uomo con una barba grigia incolta alzando un braccio. Tutti gli altri cominciarono a urlare. Si alzarono e si avviarono alla porta, ma Amid gli si parò davanti. << Prima… >> Disse. << L’ultimo giro! >> Esclamò. Tutti gli uomini cominciarono a urlare, si avviarono al banco e Amid gli servì delle birre. Cominciarono a cantare, abbracciarsi. Davano delle pacche a Yusuf, e strofinavano la testa al Lupo. Faustina si unì a loro, e cominciò a cantare come un’ubriaca, finchè non coinvolse anche Il Lupo in un ballo di gruppo, e cominciarono a saltellare da una parte all’altra del locale. All’inizio Il Lupo non era molto entusiasta dell’idea, ma poi si lasciò trascinare.
 
*
 
<< Quei tipi sono proprio da sballo! >> Esclamò Faustina per la strada. Aveva bevuto qualche boccale di troppo, e ora era ubriaca. La festa si era dilungata parecchio, e gli uomini se n’erano andati  molto tardi. Amid aveva voluto dar loro un’ultima ubriacatura prima di cominciare gli allenamenti. Yusuf e Il Lupo tentavano di tenere a freno la Ladra, ma era difficile. Anche Yusuf si sentiva un po’ brillo, e a volte cadeva per strada. Avrebbero dovuto rinunciare ad andare dai mercenari e dagli Athingani…
I tre stavano tornando al covo. Faustina non ce la faceva più, ed era caduta un’altra volta. A quel punto Il Lupo la aveva sollevata e portata in braccio. Continuava a parlare a vanvera…
Tornarono al covo, e lasciarono tutti a bocca spalancata, alla loro vista.
Yusuf si buttò su dei cuscini e si addormentò. Il Lupo portò Faustina nella sua camera. Lei continuava a dire cose senza senso. La poggiò delicatamente sul letto e lei disse:<< Ti voglio bene, Lupo… >> Fino a quel momento Il Lupo non aveva dato molto peso alle sue parole, ma ora qualcosa lo fece bloccare, e la fissò. Sorrise e le disse di addormentarsi. Lei si accucciò e si mise a dormire.
Il Lupo uscì dalla stanza e andò di sotto, per vedere se sarebbe riuscito a portare Yusuf nella sua stanza.
Yusuf era svenuto su dei cuscini, e Ahmed e Vali gli stavano attorno.
<< Ha bevuto un po’… >> Disse Il Lupo. Cercò di farlo alzare, ma non ne volle sapere. Allora i tre uomini se lo caricarono addosso e lo portarono nei suoi allogi. Il Lupo lo prese dalle gambe, Vali dalla testa e Ahmed li guidò.
Dopo aver messo Yusuf a dormire, Il Lupo raccontò quello che era successo, e Ahmed e Vali si misero a ridere. Fabiola era stupita e Lia non potè che sorridere al pensiero di Faustina Collari che ballava con un branco di ubriachi.
Era tardi. Ognuno si ritirò nelle sue stanze, ma Il Lupo salì sulla torre. Le parole di Faustina gli erano rimaste nella testa. Continuò a pensarci su, e arrivò alla conclusione che Faustina lo aveva detto senza pensarci. Andò a dormire, ma continuò a pensare alle parole della Ladra finchè non si addormentò…

 

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Capitolo 14
*** Cercando aiuto ***


Il Lupo era seduto al tavolo dove di solito si faceva colazione, e guardava Yusuf e Faustina che si lamentavano. Lui era poggiato sul tavolo con tutto il suo peso, mentre lei sembrava dormire, le braccia incrociate e la testa nascosta.
<< Non berrò più una birra in vita mia… >> Continuava a ripetere Yusuf. Il Lupo non pensava dicesse sul serio, tuttavia il giorno prima avevano corso un bel rischio: se avessero incontrato dei Templari mentre erano in quelle condizioni, non sarebbero arrivati fino al covo…
<< Come vi è venuto in mente di ubriacarvi? >> Chiese Vali guardando dentro il bicchiere da cui aveva appena bevuto. Yusuf rispose con un mugolio. << Credo che oggi dovremo fare a meno di voi due. >> Disse Il Lupo. Faustina alzò lo sguardo di colpo.
<< Non ci pensare neanche! Posso perfettamente andare in giro! Potrei stenderti ad occhi chiusi! >> Esclamò la Ladra. Aveva delle occhiaie profonde sotto gli occhi. << Certo, come no… >> Disse Il Lupo. Faustina tossì. << Non ti reggi in piedi. >> Aggiunse. Lei si alzò e si avvicinò a lui. Lui notò che le tremavano le gambe e barcollava a ogni passo. << Ho detto che vengo! >> Disse lei guardandolo storto. << Resta qua e riposati. >> Il Lupo si alzò e si avviò alla porta. Faustina rimase ferma, a guardarlo sconfortata. Vali si alzò e lo raggiunse.
<< Aspetta, Lupo! >> Lo chiamò. Il Lupo si girò. << Vengo anch’io. >> Il Lupo sorrise e annuì.
I due uscirono dal covo e si avviarono verso il porto. Mentre andavano parlavano dell’approccio da usare con i mercenari.
<< Parlare con loro è difficile, e questa volta preferirei evitare un’altra rissa. >> Disse Il Lupo.
<< Il loro aiuto ci potrebbe essere molto comodo. Dobbiamo fare in modo che accettino la nostra richiesta, ma come? >> Vali ci pensò su. Il Lupo non sapeva come fae con quei tipi così scontrosi.
<< L’altra volta alcuni di loro erano contenti di aver partecipato alla rissa: hanno detto che io e Yusuf eravamo veramente forti, o qualcosa del genere… Potremmo fare leva sul loro desiderio di lotta, e convincerli che avranno a che fare con molti soldati forti eccetera eccetera… >> Disse Il Lupo. Vali si mise una mano al mento. << Non so se accetteranno, ma vale la pena ti tentare! >>
Raggiunsero la caserma dei mercenari, e si prepararono a parlare, sperando di non dover finire per lottare…
Nella caserma c’era una gran confusione: i soldati si allenavano con ogni tipo di armi, e nessuno sembrava fare caso a quello che succedeva, ma come Vali e Il Lupo entrarono, tutti si voltarono a guadarli. Raggiunsero il capo, che stava affilando la sua spada. Alzò lo sguardo e impallidì alla vista del Lupo.
<< Salve. >> Disse. << Salve. >> Rispose Il Lupo. << Potremmo cortesemente parlare con lei? >> Chiese. Il capo deglutì e li fece sedere.
<< Per cosa siete venuti? >> Chiese l’uomo.
Il Lupo parlò chiaro:<< Siamo qui per chiedere il vostro aiuto. >> Disse. << Noi siamo Assassini, lo sapete, e abbiamo dei problemi con i Bizantini. Questi ci tengono sotto assedio: siamo troppo pochi per fronteggiarli, e in più hanno un ostaggio. Vorremmo aiuto da parte delle vostre forze armate. Siete valorosi combattenti e sono sicuro che non avrete problemi a fronteggiarli!>> Finì. Il capo aveva un mezzo sorriso. << Per me va bene, ma l’ultima parola va ai miei uomini. >> Si alzò e si voltò verso i soldati. Li chiamò e gli spiegò la situazione. << Siete d’accordo a rischiare la vita per aiutare i nostri amici? >> Chiese a voce alta. Amici? Pensò Il Lupo. I mercenari lanciarono un urlo di approvazione. Il loro capo si voltò e sorrise al Lupo. Lui si fece avanti.
<< Signori, so che l’ultima volta che ci siamo incontrati ci siamo pestati a vicenda… >> Disse. << Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto! >> Gli uomini urlarono di nuovo. << E se ci aiutate ora vi saremo grati per sempre! Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, per vincere la battaglia! >> Gli uomini urlarono a applaudirono. Presero le spade e le fecero tintinnare tra di loro, provocando un forte frastuono.
<< Sei portato per i discorsi, eh? >> Chiese Vali avvicinandosi.
<< In realtà no… >> Sorrise Il Lupo. << Ma il risultato che speravamo lo abbiamo ottenuto. >>
Il capo si avvicinò a loro. << E ora cosa dobbiamo fare? >> Chiese. << Per il momento allenatevi. Presto avremo bisogno di voi! >> Rispose Il Lupo. Il capo annuì. << A proposito: il mio nome è Fares. >> Disse. Il Lupo annuì. << D’accordo, Fares. Quando avremo bisogno del vostro aiuto vi chiameremo! >>
Il Lupo e Vali lasciarono la caserma. Si avviarono verso il covo degli Athingani. Non pensava che sarebbe stato tanto facile. Dovevano essergli stati davvero simpatici…
Raggiunsero il covo degli Athingani. Non sapevano ancora come agire, ma gli sarebbe venuto in mente qualcosa.
Il Lupo entrò e chiese di poter parlare con Rania.
<< Salute, Lupo. Cosa ti porta qui, in compagnia della Sentinella? >> Chiese la donna avvicinandosi, non appena lo vide.
<< Siamo venuti qui per chiedervi aiuto. Come saprai i Bizantini ci tengono d’occhio, e noi dobbiamo liberare un bambino tenuto in ostaggio da loro. Vorremmo che andaste per le strade e faceste quello che sapete fare meglio: trovare informazioni. Non ci aspettiamo che ci aiutiate, naturalmente, ma se potreste farlo, vi saremmo profondamente grati. >> Disse Il Lupo. Era andato direttamente al punto, come sapeva che avrebbe fatto la Athingana. Quella non ci pensò troppo, e rispose:<< D’accordo! >> Si avvicinò. << Vi aiuteremo. Ogni informazione riguardante il figlio del Vali Cel Tradat che sentiremo arriverà subito anche alle vostre orecchie. >> Il Lupo la ringraziò. Non pensava che sarebbe stato tanto facile.
Mentre uscivano furono fermati dai due ragazzi che avevano incontrato l’altra volta: Anisa e Hisham.
<< Lupo, vorremmo chiedervi una cosa… >> Cominciò il ragazzo. << Vorremmo imparare a combattere e a muoverci come degli Assassini! >> Concluse la ragazza.
<< Perché? >> Chiese Il Lupo.
<< La nostra razza è sempre stata maltrattata per le sue origini diverse da quelle del resto degli abitanti della città! >> Disse il ragazzo. << E vorremmo insegnare alla gente che noi non siamo inferiori a nessuno, che anche noi possiamo essere forti! >> Concluse. << E inoltre vorremmo proteggere la nostra gente dai soprusi dei Turchi e dei Bizantini! >> Disse la ragazza.
Il Lupo li guardò con un sorriso benevolo. << E d’accordo. Vi addestrerò a diventare Assassini, ma dovete essere sicuri della vostra scelta! >> Disse alzando un dito.
<< Siamo sicuri! >> Esclamarono all’unisono i due giovani. Il Lupo sorrise, mise una mano sulla spalla di Hisham e portò i due ragazzi con sé.

 

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Capitolo 15
*** Assalto ***


Il Lupo aveva portato con sé Hisham e Anisa. Gli aveva insegnato le basi: dovevano intanto saper non dare nell’occhio, cosa che gli venne molto facile. Essendo sempre per la strada erano abituati a non farsi notare, specialmente quando dovevano origliare delle conversazioni interessanti. Gli insegno a tenere in mano una spada. Hisham si destreggiava abbastanza bene, Anisa era meno abile, ma riusciva a combattere meglio con un pugnale, che con una spada. Yusuf era contento di vedere che due persone si erano unite a loro di loro spontanea volontà.
Fiora ancora non si svegliava. Il Lupo era sconfortato, ma il medico continuava a dirgli di avere fiducia e di pazientare: presto si sarebbe svegliata. Lui continuava a curarla con premura, e Il Lupo si era chiesto più volte perché lo facesse. << Siamo amici, no? >> Rispondeva sempre il dottore.
Lia continuava ad assistere il medico, anche se al momento non aveva molto bisogno di aiuto, e così aiutava Yusuf ad addestrare Hisham e Anisa. Il Lupo pensava che lei provasse qualcosa per lui, ma non diceva niente.
Fabiola era preoccupata per sua sorella, ma anche a lei il medico diceva di aspettare.
Faustina andava avanti e indietro, usciva dalla torre e faceva delle passeggiate. Spesso stava da sola, suscitando diffidenza tra gli Assassini.
Ahmed continuava a fare la guardia, e a volte portava con sé i due adepti per addestrarli “sul campo”.
Vali pensava a suo figlio e non partecipava molto alle discussioni, Il Lupo aveva notato questo suo comportamento, e aveva deciso di parlargli.
<< Sei preoccupato per tuo figlio? >> Chiese Il Lupo.
<< A volte mi chiedo se tutto quello che abbiamo fatto serva a qualcosa… >> Rispose Vali. Il Lupo sospirò. << Stamattina un Athingano mi ha detto che tuo figlio si trova a Santa Sofia, ed è in buona salute. E’ sempre scortato da guardie armate, ma potremmo trovare un modo per distogliere la loro attenzione da lui… >> Disse.
<< Stai pensando al piano dell’altra volta? >> Chiese Vali. Il Lupo annuì. << Chiamiamo Amid e chiediamogli di creare un po’ di trambusto a qualche torre Bizantina, poi chiamiamo Fares e diciamogli di attaccare un’altra torre. Yusuf e gli altri attaccheranno l’Arsenale e noi ci intrufoleremo a Santa Sofia. Le guardie saranno poche, occupate a fermare gli attacchi, e noi potremmo salvare tuo figlio! >> Il piano avrebbe potuto funzionare. Il viso di Vali si illuminò. << Sbrighiamoci! >> Esclamò. Il Lupo andò a parlare con Yusuf, mentre Vali chiedeva ad Ahmed di recapitare i messaggi ad Amid e a Fares.
Yusuf accettò di agire, ma chiese:<< E dei due ragazzi che facciamo? Non sono ancora pronti per affrontare i Templari! >> Il Lupo gli disse di farli rimanere al covo e di dirgli di fare la guardia. In fondo non potevano lasciare il covo incustodito.
Erano tutti pronti: Yusuf, Ahmed, Fabiola e Lia avrebbero assaltato una torre dei Templari. I ladri avrebbero creato confusione pe le strade, cercando di impedire ai soldati Bizantini di accorrere in aiuto ai loro compagni. Fares e i suoi soldati avrebbero assaltato l’Arsenale. Vali e Il Lupo sarebbero andati a Santa Sofia e avrebbero liberato il figlio di Vali. L’unica assente era Faustina, che arrivò proprio quando tutti stavano per andarsene.
<< Ehi, ma che succede? >> Chiese vedendo l'agitazione e la gente che andava via.
<< Stiamo per attaccare i Templari! >> Rispose Il Lupo. Lei come lo seppe si mise a saltellare e a ripetere:<< Voglio venire anch’io! >> Il Lupo la avrebbe voluta mandare con Yusuf, ma lei decise che sarebbe andata con lui e con Vali. Loro erano contrari alla sua decisione: non avrebbero dovuto dare nell’occhio, quindi sarebbe stato meglio se fossero stati in due, ma lei non ne volle sapere.
<< Non ti preoccupare. >> Disse Faustina. << Non mi vedranno neanche! >> Detto questo gli fece l’occhiolino. Il Lupo, esasperato, la lasciò venire.
Erano al porto. Avevano lasciato il covo in mano a Hisham e Anisa, che avevano preso la cosa molto seriamente, e ora si erano messi in cima alla torre a sorvegliare la città. Erano davvero tanti. Pagarono un barcaiolo per attraversare lo stretto. Fares e i suoi uomini erano in ventisei, ma il gruppo più numeroso era quello dei ladri, che si sarebbero dovuti riversare nelle strade a mettere i bastoni fra le ruote ai Templari: erano in cinquantasette. Amid, chiudendo la taverna, aveva coinvolto tutti i suoi clienti abituali, e ora stavano per lanciarsi nelle strade.
<< Spero che i ladri siano veramente abili come mi hai detto! >> Disse Il Lupo a Yusuf mentre la barca ormeggiava. I ladri saltarono dalla nave e cominciarono a correre per le strade, spargendosi in città, e alcuni di loro andarono a chiamare altri compagni. I mercenari erano più ordinati, nonostante la loro voglia di battaglia. Yusuf e il suo gruppo si diressero alla torre dei Templari più lontana da Santa Sofia, e Il Lupo, Vali e Faustina si avviarono verso il grande palazzo, con calma, senza dare nell’occhio.
<< Perché non ci sbrighiamo? >> Chiese Faustina impaziente.
<< Non dobbiamo farci notare. >> Rispose pacato Il Lupo. Sapeva che Faustina voleva combattere, ma doveva controllarsi.
<< Come faremo a sapere se gli altri avranno attaccato le altre torri? >> Chiese Vali.
<< Ho detto a Yusuf di fare dei segnali. E comunque ce ne accorgeremmo abbastanza facilmente… >> Rispose Il Lupo indicando il cielo.
<< Dei segnali di fumo? >> Chiese Vali.
<< Perché no? >>
Impiegarono molto tempo a raggiungere Santa Sofia: durante il tragitto avevano incontrato molte guardie Bizantine che si affannavano a raggiungere le torri, e altrettanti ladri che li rallentavano. Inoltre avevano ricevuto un piccolo aiuto anche dai Giannizzeri, che non gradivano affatto la presenza dei Bizantini per le strade.
Arrivarono a Santa Sofia al tramonto. La città era nel caos. Ancora di più lo era il quartier generale dei Bizantini. Tuttavia all’entrata c’era una guardia che sembrava essere piuttosto calma.
<< Bene, siamo arivati, ma come facciamo ad allontanare quella guardia? >> Chiese Il Lupo spiando da dietro un angolo.
<< Non ci possiamo esporre, e tentare di distrarlo sarebbe impossibile… >> Continuò Vali. Faustina si fece strada. << Lasciate fare a me! >> Il Lupo era spaventato e allo stesso tempo incuriosito: come aveva intenzione di distrarlo?
Uscì in strada e lo chiamò. << Ehi, ragazzone, perché non vieni a fare un giro con me? >> Chiese fingendo un tono un po’ brillo. Il Lupo e Vali furono scioccati dall’approccio così diretto della Ladra. Tuttavia fu efficace… La guadia si avvicinò, tentò di raggiungere Faustina, che era scomparsa dietro l’angolo, ma a quel punto Vali lo afferrò e scattò col polso. Lo sbattè al muro e gli puntò contro la lama celata. L’uomo fu colto di sorpresa e si spaventò.
<< Sta’ zitto o ti ammazzo qui e ora! >> Esclamò Vali. << Cosa sai di Dragomir Cel Tradat? >> L’uomo indugiò. << Tu sei suo padre… Io faccio parte della sua scorta. E’ trattato molto bene e non gli abbiamo fatto nulla! Lo giuro! >> Cercò di giustificarsi. Vali gli disse di farli entrare. L’uomo accettò, chiedendo però di essere risparmiato. << Se ci fai salvare mio figlio… >> Disse Vali. << Potrai venire con noi! >> Disse. Il Lupo era d’accordo, e Faustina ascoltava interessata. Vali lasciò andare l’uomo, che si affrettò ad aprire il portone. Dopo aver dato un’occhiata dentro diede il via libera agli Assassini, che si intrufolarono dentro.
Erano in un lungo corridoio vuoto, il soldato andava in avanscoperta, e sembrava non volerli tradire. Li fece nascondere quando passò un gruppo di guardie. Il Lupo si nascose dietro una porta aperta, Faustina fu infilata dentro un armadio e Vali fu nascosto dietro una tenda. Per sicurezza Il Lupo e Vali tenevano le lame celate fuori e stavano pronti a colpire i nemici, qualora spuntassero.
Arrivarono in una stanza dove c’era un divano un tavolo con dei piatti puliti sopra, dei cuscini per terra, e lì sul pavimento, il figlio di Vali, che giocava con delle marionette. Vali non seppe contenersi alla sua vista, e gli corse incontro, ma fu sorpreso da due guardie che lo attaccarono con delle asce. Il Lupo e Faustina scattarono a difenderlo. Vali estrasse la sua katara con tre lame, schivò di lato e infilzò un soldato. Faustina disarmò l’altra guardia con un calcio e Il Lupo gli saltò addosso, trapassandogli la gola con la lama celata.
<< Requiescat in pace. >> Disse chiudendogli gli occhi. Vali si voltò e ragiunse suo figlio, che come lo vide urlò:<< Papà! >> Vali lo abbracciò. Il Lupo li guardava sorridendo, Faustina si appoggiò alla sua spalla. Una guardia comparve all’improvviso dall’ombra e li attaccò. Il Lupo e Faustina non furono abbastanza veloci da potersi difendere, ma la guardia che li aveva aiutati estrasse la spada e uccise il Bizantino. Il Lupo lo ringraziò.
<< Ora andiamocene, prima che ci scoprano! >> Disse quello. Il Lupo annuì.
Erano loro cinque: il Bizantino in testa, la spada sguainata pronto ad usarla, Il Lupo con la lama celata aperta lo seguiva, Faustina con la mezza forbice in mano, scattava come un felino, Vali, con in braccio suo figlio, che correva goffamente.
Il soldato scorse dei Bizantini che arrivavano dalla fine del corridoio finale.
<< CORRETE!!! >> Urlò.
Il Lupo fece passare Faustina e Vali ed estrasse la spada.
<< Lupo!!! >> Chiamò Vali. << Io li trattengo! Scappate!!! >> Urlò guardando dritto di fronte a sé. Vali, che si era fermato, disse:<< Grazie, Lupo. >> Si voltò e scappò.
Ora Il Lupo era solo, di fronte a sette guardie Bizantine, ed era pronto a sconfiggerli.
Scattò verso il primo di loro, che abbassò con forza la spada. Il Lupo, che aveva fatto un salto in avanti, era atterrato proprio davanti a questo, poggiandosi con la mano sinistra, si spinse a sinistra per schivare l’attaccò. Fece una capriola di lato e colpì alla spalla l’uomo che lo aveva attaccato. Si girò e diede una gomitata sul muso di un soldato. Lo colpì con la lama celata in viso, e quello morì. Schivò verso destra l’affondo della guardia alle spalle di quella che aveva appena ucciso e scivolò di lato. Cercò di infilzare una guardia nel fianco, e ci riuscì, ma poi continuò a scivolare e tagliò il ventre di quest’ultimo. Un soldato aveva sollevato la spada con ira, e stava per colpirlo. Mai scoprirsi così! Il Lupo approfittò dell’occasione, e sollevò a sua volta la spada, tagliando l’uomo dalla pancia al torace. Il sangue schizzò e lo accecò per un istante. Non vide l’uomo che lo spinse. Perse la spada, e si ritrovò a terra. Un soldato gli teneva il piede sulla schiena, e stava per ucciderlo. Aprì gli occhi e vide gli stivali di un altro soldato. Gli afferrò la gamba e lo tirò a sé. Quello perse l’equilibrio e cadde all’indietro, sbattendo con la testa. Quello sopra del Lupo perse l’equilibrio e lui si rialzò. Si guardò intorno con la lama celata aperta. Un soldato armato di lancia arrivò da dietro le spalle, gli mise la lancia davanti al collo e tirò, tentando di soffocarlo. Il Lupo lottò per liberarsi. Il soldato che lo stava per uccidere prima lo stava caricando con la spada alzata. Il Lupo cambiò tattica: alzò la lancia all’improvviso e lui si abbassò. Si fece da parte all’ultimo secondo, quando l’uomo stava per abbassare la spada, e il soldato uccise il suo compagno. Il Lupo infilzò poi la guardia nella schiena e la uccise. Restava un ultimo soldato armato di ascia. Stava per colpirlo, quando si arrestò di botto, come se fosse stato colpito all’improvviso. Era proprio così: il Bizantino che li aveva aiutati era tornato, e aveva colpito il soldato giusto in tempo per salvare Il Lupo. Lui sorrise e si passò un braccio sulla fronte.
<< Sei arrivato giusto in tempo… >> Disse. Quello sorrise. I due si misero a correre verso l’uscita. Una volta usciti da Santa Sofia entrarono in un vicolo dove incontrarono Faustina e Vali.
<< I Templari sono dappertutto! >> Esclamò lui.
<< Come facciamo a tornare al covo? >> Chiese Faustina.
<< Usiamo le gallerie! >> Disse Il Lupo senza fermarsi. Fece strada fino a una porta che portava dentro delle gallerie buie e puzzolenti. Dovevano fare attenzione a non farsi vedere dai Bizantini, che ora correvano per le strade.
Aprì la porta e fece entrare tutti nella galleria, poi la richiuse dietro di sé, e si avventurarono nelle gallerie sotterranee di Costantinopoli.

 

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Capitolo 16
*** Le gallerie ***


<< E perché ci stai aiutando? >> Chiese Vali rivolgendosi al soldato Bizantino, sospettoso sui fini di quest’ultimo. Il Lupo era in testa al gruppo, e teneva una lanterna accesa per illuminare la via; Faustina lo seguiva a pochi passi di distanza, osservando sbalordita le gallerie che attraversavano; Vali teneva suo figlio in braccio e il soldato Bizantino li seguiva per ultimo, e spesso si guardava le spalle.
<< Intanto mi avete risparmiato, e io devo sdebitarmi. Inoltre non mi sembra che vogliate fare del male alla gente. Diversamente dai Templari… >> Disse l’uomo.
<< Templ…! >> << Come fai a sapere che il loro vero nome è Templari!? >> Esclamò Vali, precedendo Il Lupo. << I soldati semplici non sanno nulla del loro vero scopo! >>
L’uomo sospirò. << Tempo fa mi sono unito a loro perché pensavo che avrei fatto del bene alla mia città, ma il tempo passava, e la gente stava sempre peggio; poi sono arrivati i Turchi, e hanno scacciato i Templari. Ho capito che stavo dalla parte sbagliata, ma ancora non sapevo nulla: un giorno, mentre facevo la ronda, sentii il Diacono parlare con i suoi Fratelli; parlavano di riconquistare la città, attaccando gli stessi civili! Poi hanno fatto una specie di rituale, hanno formulato alcune frasi in latino e poi hanno detto che il mondo perfetto sarebbe arrivato presto. >> Fece una pausa. << Non potevo permettere che facessero una cosa del genere: non me lo sarei mai perdonato. Andai all’accampamento dei Giannizzeri in incognito e raccontai tutto quello che avevo sentito senza rivelar loro la mia vera identità. Col tempo sono diventato un loro informatore abituale, mettendo i bastoni tra le ruote ai Templari molte volte. Sono arrivato a parlare con Tarik Barleti, addirittura, e a quel punto ho rivelato la mia identità. Pensavo di potermi fidare, e infatti mi tollerarono. Diventai un “Giannizzero ad honorem” e cominciai a capire che i Templari non erano la mia strada… >>
Il Lupo era convinto delle parole dell’uomo, e anche Faustina. L’unico ancora un po’ sospettoso era Vali, che continuava a guardarsi dal soldato.
Stavano attraversando tutta la città, e sembravano essere lontani chilometri dalle battaglie che stavano avendo luogo sopra le loro teste. Era così silenzioso, là sotto…
<< Mi rendo conto di non averti chiesto nemmeno il tuo nome… >> Disse Il Lupo, rivolgendosi al guerriero Bizantino. << Il mio nome è Aléxandros. >> Disse guardandosi intorno.
<< Piacere, Aléxandros. Io sono Il Lupo. >> Disse Il Lupo.
<< Non hai un nome molto comune… >> Constatò Aléxandros. Il Lupo rise. << Lei è Faustina. >> Indicò la ragazza dietro di lui. << E lui è Vali. Immagino tu lo conosca già… >> Aléxandros lo guardò. << Sì… >> Disse.
Passarono trentacinque minuti e ventidue secondi. La città era grande, ma l’ostacolo che li rallentava di più era il mare: dovevano attraversare lo stretto per arrivare nel distretto di Galata, e per farlo dovevano uscire in strada.
<< D’accordo, ragazzi. Ora esco a dare un’occhiata; se non c’è nessuno venite subito fuori! >> Disse Il Lupo. Fece capolino da sotto il pavimento. Il piccolo cancello che chiudeva la torretta lasciava intravedere la strada. Un silenzio innaturale regnava su quel luogo. Non c’era nessuno. Il Lupo uscì e fece segno di salire. Erano al porto. Un vecchio pescatore stava canticchiando e teneva la sua canna da pesca con due mani.
<< Ehi, vecchio! >> Chiamò Il Lupo. << Questa barca è tua? >> Chiese indicando una piccola barca lì vicino. Quello annuì. << Per quanto puoi portarci dall'altra parte? >> Chiese Il Lupo.
Quello accettò di accompagnare il gruppo per una somma ragionevole, secondo Il Lupo, che lo pagò. Fece salire tutti sulla barca e saltò su. Prese un remo e cominciò a remare.
Arrivarono dall’altra parte in fretta e corsero verso il covo, dopo aver ringraziato l'uomo che li aveva trasportati fin lì. Raggiunsero la torre, entrarono e sentirono che nel covo c’era molta confusione.
La gente andava avanti e indietro: c’erano ladri, mercenari e Assassini. I mercenari avevano ferite lievi e piccoli tagli. Alcuni ladri perdevano sangue da varie parti del corpo, e molti medici si affannavano a curarli. Yusuf li raggiunse sudato.
<< Ce l’avete fatta? >> Chiese. Il Lupo annuì e fece avanzare Vali con in braccio il figlio. Tirò un sospiro di sollievo. << Almeno voi state bene… >> Mormorò.
<< Che diavolo è successo? >> Chiese Il Lupo. << Abbiamo avuto alcuni feriti… >> Disse Yusuf girandosi e abbassando la testa. << E Lia è stata ferita… >> Il Lupo sgranò gli occhi. << Come è successo? >> Chiese. << Una freccia nella gamba. >> Rispose l’Assassino. Lo guardò amareggiato. Il Lupo fissò il pavimento con amarezza. Vali si sentì in colpa: era a causa sua se tutta quella gente era stata ferita.
<< Ma che stai dicendo?! >> Esclamò Yusuf dandogli una pacca sulla spalla non appena quello espresse i suoi pensieri. << Se non avessi concluso niente sarei stato costretto a dartele di santa ragione, piuttosto! >> Vali sorrise. Poi portò suo figlio a dormire.
<< Come sta Amid? >> Chiese Il Lupo. << Benone. In realtà anche i suoi uomini non stanno tanto male: era molto tempo che non lottavano, sono stati fortunati. A dire il vero sono un po’ contenti… >> << Cosa?! >> << Sì, lo so: è strano! >> Disse Yusuf. << Ma dicono che era da tanto che non sentivano dolore così… Dicono che è ben meritato... >> Il Lupo sospirò. << Grazie al cielo nessuno è morto… >> << Anche gli uomini di Fares sono estasiati: dicono di non aver mai lottato così, o qualcosa del genere… >> Disse Yusuf. Poi si accorse di Aléxandros. << E lui chi è? >> Chiese. << Aléxandros: un Templare pentito. >> Spiegò Il Lupo. << Un altro? >> Chiese Yusuf. Risero. Il Lupo notò Faustina allontanarsi e andare verso l’uscita. La seguì fino alla torre di Galata, dove si arrampicò e si mise a guardare la Luna.
<< Bella serata, eh? >> Chiese Il Lupo, una volta raggiunta la cima. Faustina si voltò. Era ranicchiata contro il muro e teneva le braccia sopra le ginocchia. << Sembra tutto così strano… >> Disse. << Tutto così… Diverso… >> << Da quando eri una Templare? >> Chiese Il Lupo. Lei lo fissò e poi annuì. << Non si sarebbero dovuti fare male… >> Mormorò. Affondò il viso tra le braccia. << Sono i rischi dell’essere Assassini. Anche da Templari si rischiava lo stesso… >> Disse Il Lupo.
Faustina guardò la Luna.
<< Scendi? >> Chiese Il Lupo. Lei scosse la testa. << Resto ancora un po’ a guardare la Luna. >>
<< Va bene. >> Disse Il Lupo. Si avvicinò al bordo e saltò.
Faustina rimase sola a fissare il cielo, e la Luna che illuminava la notte.

 

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Capitolo 17
*** Feriti e umiliati ***


Il Lupo era sulla cima della torre. Teneva le braccia incrociate e guardava l’orizzonte.
A che gioco stai giocando, Ristoro? Si chiedeva. Da un po’ aveva preso in considerazione l’ipotesi di Fiora: il Frutto dell’Eden.
I Templari sanno bene quanto siamo pericolosi. Sono sicuro che quel bastardo ha con sé la Mela. Pensò. Ma perché non la usa? Notò un bagliore sul porto. Sembrava che qualcosa di liscio e pulito stesse passando. Qualcosa come… Un’armatura!
Il Lupo saltò giù dalla torre ed entrò nel palazzo. Raggiunse la sala dove i suoi compagni stavano discutendo.
<< I Templari stanno arrivando! >> Esclamò. Yusuf non credeva a quello che stava dicendo. Vali si alzò e scattò dal figlio, per dirgli di non uscire dalla sua stanza per nessuna ragione. Fabiola sgranò gli occhi. Ahmed andò a prendere le armi. Aléxandros lo guardò spaventato. Faustina alzò leggermente lo sguardo, annoiata.
<< Come sta Lia? >> Chiese Il Lupo al medico. << Purtroppo non è ancora in grado di camminare correttamente. >> Disse. Un grido zittì il dottore: era Lia, e diceva di poter camminare perfettamente. << Sei un bugiardo! >> Esclamò rivolta al dottore, comparendo dall’ombra. Si appoggiava al muro, e aveva in viso un’espressione sofferente. << Non dire stupidaggini, Lia! >> Esclamò Il Lupo. Lei cadde, facendo preoccupare tutti. Yusuf, in particolare, scattò e la sollevò, chiedendole se stesse bene. Lei, arrossendo, disse di sì. Lui la prese in braccio e la portò nella sua stanza. Lei dimenticò di voler combattere, e come imbambolata, si lasciò portare via.
<< A volte mi chiedo come faccia… >> Mormorò Il Lupo. << Chi? Lia o Yusuf? >> Chiese il dottore. << Lia… Essere innamorati è veramente così? Rimani imbambolato? >> Chiese Il Lupo. Il dottore rise. << Non sei stato innamorato anche tu? >> Il Lupo rispose:<< Non così! E’ strano… >>
Sembravano essersi dimenticati dei Templari, se non fosse stato per Hisham, che li travolse mentre portava delle armi.
<< Oh, scusate! >> Disse. << Sono un po’ eccitato… E’ la mia prima battaglia! >> Disse saltellando, cercando di infilarsi uno stivale.
<< Fa’ in modo che non sia l’ultima… >> Disse Il Lupo. Non che fosse pessimista, ma pensava che il ragazzo non fosse pronto a lottare contro i Templari… Arrivò Anisa rinfoderando uno stiletto lungo e tozzo. Lo aveva ricevuto in dono dalla sua gente. Il Lupo li guardò sorridendo. << Così giovani e desiderosi di imparare… >> Hisham si infilò l’antibraccio con la lama celata. Scattò col polso e sorrise stringendo il pugno, alla vista della lama.
Faustina si alzò e salì le scale verso la torre. Il Lupo la inseguì, portandosi dietro tutto il gruppo. Arrivarono sulla cima, e scoprirono che i Templari li aspettavano in silenzio. Il Lupo ringhiò con disprezzo, snudando i denti. Nessuno riuscì a spiegarsi il motivo del suo gesto. Solo lui ne conosceva il motivo. Una parte di lupo era rimasta sempre dentro di lui. Questa era l’eredità di quei tre anni passati a vivere assieme ai lupi.
Saltò e atterrò sul tetto. I Templari erano sul tetto di fronte, come l’altra volta. C’erano Oksana Razin, l’Avanguardia, Odai Dunqas, il Guardiano, Damat Ali Pasha, il Visir, Mirela Djuric, la Truffatrice, Georgios Kostas, il Campione, Eveline Guerra, la Corsara, Lisistrata, la Teatrante, Samila Khadim, la Brigantessa, Kadir, il Bombardiere, Scevola Spina, il Cavaliere, Blaise Legros, Il Filibustiere, – più sobrio, rispetto alla visita precedente – Cirillo da Rodi, il Diacono e fra’ Ristoro, il Monaco.
<< Buonasera, Lupo. >> Disse Ristoro. Il Lupo non rispose. Ristoro sorrise. Faustina scese e si mise accanto al Lupo. << Quelli a destra sono tuoi, gli altri lasciali a me! >> Disse. Il Lupo trattenne un sorriso. Si unirono ai due Vali, Fabiola, Ahmed, Yusuf, Hisham e Anisa. Aléxandros arrivò dalla botola sul tetto, e lanciò un’occhiataccia ai Templari che aveva di fronte.
<< Siete venuti a lottare? >> Chiese Il Lupo. << Non credete che sarebbe meglio tornare indietro? >> Ristoro rise. << Dovremmo forse temere voi? >> I Templari scoppiarono in una risata collettiva. Il Lupo non si trattenne dal ringhiare di nuovo.
<< Pensavamo di saggiare le vostre abilità, ma se non ve la sentite… >> Disse Ristoro. Yusuf estrasse il kijil e saltò in strada.
<< Con chi devo combattere? >> Chiese. Kadir saltò in strada, sbattendo la mazza a terra. Si alzò e gli sorrise beffardo. << Pronto? >> Chiese. Yusuf sollevò la spada e la mise di traverso di fronte al viso. << Quando vuoi! >> Kadir scattò verso Yusuf con la mazza levata, che l'Assassino schivò di lato sorridendo. << Sei lento… >>
Aléxandros saltò giù in strada, e intimò ai Templari di scendere. Per tutta risposta Blaise Legros gli saltò addosso con la sciabola sguainata.
Vali saltò estraendo la katara. Odai Dunqas saltò puntando la lancia verso la Sentinella, che schivò gettandosi a terra non appena fu atterrato.
Ahmed scese ed estrasse la spada, scattò col polso e aspettò il suo avversario. Scevola Spina si gettò su di lui con tutto il suo peso, e l’Assassino lo schivò per un soffio.
Fabiola voleva scendere a lottare, ma pensava di non poter affrontare nessuno, armata solo del suo ventaglio. Il Lupo ci pensò su, poi la portò con sé dentro il covo. Erano nella camera di Fiora. Prese la sua spada e gliela diede. << E’ la spada di tua sorella Fiora. Sono certo che ti troverai bene. >> Lei lo ringraziò e i due tornarono sopra.
Dal tetto videro Faustina Collari lottare contro Eveline Guerra, Hisham combattere contro il Visir e Anisa contro Mirela Djuric.
Fabiola disse a Samila Khadim di scendere, e saltò in strada.
Il Lupo fissò la strada. Stavano lottando tutti quanti. Poi guardò il tetto di fronte al loro. Ristoro sorrideva sotto il cappuccio, accanto a lui c’erano ancora quattro Templari. Non avrebbero combattuto?
<< Non scendi, Lupo? >> Chiese il frate. Il Lupo lo guardò di traverso. Il Campione saltò in strada ed estrasse la sua accetta. << Non mi vuoi sfidare? >> Urlò. Il Lupo scattò col polso e saltò. Atterrato estrasse la spada e sorrise all’uomo. Gli puntò la spada contro.
Il primo ad attaccare fu Georgios. Lanciò un urlo selvaggio e levò l’arma, scattando verso il suo avversario. Il Lupo schivò a destra e lo graffiò al fianco. Georgios gli lanciò un’occhiata omicida. << Sei stato incauto! >> Lo ammonì Il Lupo. Quello si lanciò su di lui con furia irrefrenabile.
Yusuf parò la mazza di Kadir con difficoltà. L’arma era pesante e il suo proprietario attaccava con forza. L’unico modo per fermare l’impeto era deviare la traiettoria dell’arma. Levò la spada e la fece toccare con la mazza. Piegò di lato e la mazza sbattè violentemente a terra, aprendo una crepa tra i mattoni della strada. Yusuf scattò col polso e approfittò della situazione: affondò la lama nel torace del nemico. Quello ebbe un sussulto. Lo calciò via e sollevò la mazza. << Sei un baro! >> Esclamò puntandogli un grosso dito contro. Yusuf si irritò. << Io non ho affatto barato! >> Gli puntò contro l’antibraccio, levò l’anulare e premette il grilletto della sua pistola celata: Kadir capì appena in tempo, prima che la pallottola gli sfiorasse il viso; si piegò di lato e la pallottola gli segnò la tempia. Kadir ringhiò. Yusuf sorrise e gli puntò contro la spada.
Ahmed levò il suo kijil e mancò Scevola, che gli diede una botta sul viso con l’imugnatura della spada. Ahmed indietreggiò tenendosi il naso sanguinante. Si pulì con una manica e lanciò un pugnale al guerriero. La fragile lama del pugnale da lancio non scalfì neanche la corazza del Cavaliere, che rise. La sua risata era irritante: dentro quell’armatura rimbombava come se si trovasse in una galleria vuota; la sua era sgradevole, e Ahmed si irritava sempre di più, ogni volta che la sentiva, nonostante fosse un uomo calmo e pacato.
Blaise Legros rise: la sua sciabola aveva cozzato con la spada lunga di Aléxandros, e ora aveva estratto una katara corta da dietro la cintura, e la stava puntando contro il guerriero. Aléxandros spostò la testa a destra, schivando la corta lama e assestando un calcio nello stomaco al Filibustiere, che tossì con forza, piegandosi a metà. Sputò a terra e lo guardò con un sorriso perfido. << Tu sei un traditore, Aléxandros. >> Disse. Il soldato lo zittì:<< Tu non sei mai stato più fedele di me! Ti basta guadagnare soldi, poi la fazione per cui lavori non conta! >> Esclamò. << Io almeno faccio del bene! >> Si lanciò sul pirata, che si spostò di lato e gli diede una gomitata nello stomaco. << Certo! Per cos’altro dovrei farlo, altrimenti? Per la riconquista di Costantinopoli? >> Chiese quello allargando le braccia e alzando lo sguardo al cielo. Poi fissò il guerriero, e gli sorrise, mostrando un dente mancante. Aléxandros non si voleva arrendere, e lo guardò di sbieco, sollevando la spada.
Vali affondò la sua katara puntando al petto di Odai, che si abbassò e diede un calcio nello stomaco alla Sentinella. Si sollevò e gli diede una gomitata sul viso, facendolo sbilanciare indietro. Vali approfittò dello slancio, e apoggiandosi al pavimento fece una capriola dando un calcio al Guardiano. Poi si rialzò e afferrò la sua katara. Scattò col polso e attaccò al ventre del suo nemico. Quello saltò, ma Vali alzò la katara e lo ferì a una gamba. Quello perse lo slancio e cadde a terra, non prima, però, di aver fatto inciampare Vali nella sua lancia. << Dovresti fare più attenzione! >> Gli disse quello alzandosi a fatica, poggiandosi alla lancia. Vali si massaggiò la schiena. << Non mi sei mai piaciuto, Odai! >> Disse. Puntò la sua katara sporca di sangue verso il Guardiano. << Quindi non ascolterò i tuoi consigli! >> Esclamò. Odai scosse la testa con un leggero sorriso. << Troppo accecato dall’ira… >> Si raddrizzò. << Prevedo già la tua sconfitta! >> Disse inasprendo lo sguardo facendo un passo in avanti.
Fabiola tentò di colpire Samila alla spalla, ma la Brigantessa spinse la spada con l’asta della sua lancia e la puntò alla gola della Cortigiana. Sorrise. << Troppo facile… >> Mormorò. Fabiola estrasse il suo ventaglio e ferì Samila alla mano. Quella lasciò andare la lancia e si coprì la mano con l’altra, emettendo gemiti di dolore. Guardò di traverso la donna che aveva davanti, che ora aveva preso la sua lancia e gliela stava puntando contro. << Cosa hai detto? >> Chiese Fabiola abbozzando un sorrisetto. La Brigantessa sorrise beffarda e Fabiola la vide letteralmente cadere a terra: era poggiata con una mano e aveva entrambe la gambe levate, mentre l’altra mano restava sollevata. Diede un calcio alla lancia ed estrasse una spada ricurva da dietro il mantello. Con un’acrobazia si rimise in piedi e puntò la spada contro Fabiola. << Sono una donna previdente, io. >> Disse. << Porto sempre con me molte più armi di quante sembri. >> Afferrò la lancia che stava cadendo a terra e la mise sulla schiena. << Maledetta…! >> Disse Fabiola schivando un fendente.
Hisham stava combattendo contro il Visir Damat Ali Pasha. Quello, però, sembrava più pavoneggiarsi che lottare. Continuava a mostrare al giovane Zingaro la sua spada decorata con pietre  preziose, e parava i suoi colpi con noncuranza, mettendo a dura prova l’autocontrollo del giovane Assassino. << In fondo non tutti sono in grado di competere con me… >> Disse il Visir sbadigliando. << E’ già tanto che tu abbia resistito fino a qui. >> Concluse sorridendo. Hisham preferì non rispondere. Attaccò al ginocchio dell’avversario, ma quello fece un saltello e mirò alla spalla del ragazzo. Sentì un dolore insopportabile, e il sangue schizzò dalla ferita. << Ops! >> Disse. << Mi sa che ho esagerato… >> Sorrise perfido, mentre Hisham tratteneva le urla, e delle lacrime gli scendevano dagli occhi.
<< HISHAM!!! >> Gridò Anisa, intenta a combattere contro la Truffatrice, Mirela Djuric. Voleva andare ad aiutarlo, ma la donna, ogni volta che ci provava, le si parava davanti e le sorrideva. << Dove credi di andare? >> Chiedeva. Le venne da piangere, alla vista del ragazzo – per lei quasi un fratello – che veniva ferito in quel modo. << Puttana! Perché fai questo?! >> Urlò rivolta alla Truffatrice. << Perché ci hai lasciati tutti e ci fai soffrire così?! >> Urlò. Mirela non la ascoltò, e con un gesto agile, abbassandosi e alzandosi velocemente, la ferì al ventre e al torace. Dalla giovane Athingana uscì un urlo, che attirò l’attenzione di tutti.
Ahmed, che stava parando la spada del Cavaliere, scattò alla vista dei due giovani feriti, assieme a Yusuf; non volevano vederli morire. Yusuf spinse via il pesante Kadir e corse a salvare Anisa, mentre Ahmed lasciò indietro Scevola Spina per raggiungere Hisham.
Il Visir stava per abbassare definitivamente la spada sulla testa di Hisham, ferito e inginocchiato a terra. Ahmed si lanciò sotto la traiettoria della lama, spingendo via Hisham. Fu colpito dalla spada, ma la trattenne, spingendola indietro e dando un calcio alle gambe del Templare, facendolo cadere.
Yusuf si lanciò addosso a Mirela Djuric, spingendola a terra. La ferì poi con la lama celata alla spalla. Lei gridò. L'Assassino si alzò e andò ad accertarsi delle condizioni della ragazza.
Faustina saltò in aria, facendo una capriola e atterrando alle spalle della Corsara. << Sai, mi dispiace che tu abbia deciso di passare dalla parte degli Assassini… >> Disse Eveline voltandosi e alzando la sciabola. << In fondo saresti una Sorella perfetta, e sono certa che eri una delle migliori, un tempo! >> Scattò verso la Ladra, che fece una piroetta a sinistra e diede un calcio alla sua avversaria, facendola cadere a terra. << Io non sono un’Assassina! >> Esclamò aspettando che la Corsara si rialzasse. Quella non fece caso a quello che aveva detto e sorrise. << Non dovresti dare possibilità di sopravvivere al tuo nemico. >> Faustina si lanciò addosso a lei, puntandole contro la mezza forbice. Quella si voltò e le diede un calcio in viso. Faustina tossì e si tenne il naso sanguinante. Eveline la sentì tossire con forza, e capì come poterla battere. La spinse mentre ancora tossiva, facendola cadere a terra. Lei tossì così forte da farsi venire le lacrime agli occhi. Cercò di alzarsi, ma la Corsara la prese per i capelli e le mise una mano alla gola. << E’ qui che ti fa male, vero? >> Chiese con un sorriso malvagio.
Il Lupo vide la scena di Eveline e Faustina. Sentì l’impulso di correre e aiutarla. Afferrò Georgios per il braccio e lo scaraventò addosso una catasta di legna di fronte a una bottega. Si lanciò verso le due donne. Con furia afferrò il braccio della Corsara e le urlò contro. << LASCIALA STARE!!! >> Lei sorrise. << Ti fa così male, vederla soffrire? Era la tua peggiore nemica… >> << NON ME NE FREGA UN CAZZO!!! SMETTILA DI PRENDERTI GIOCO DI LEI!!! >> La zittì Il Lupo. Scattò col polso e la ferì al fianco destro. Lei si piegò tenendosi il fianco. Il Lupo fu afferrato da due mani possenti, e si ritrovò bloccato da Georgio Kostas, che si era ripreso e lo aveva fermato.
<< Lupo! >> Esclamò Vali girando lo sguardo verso di loro. Questo attimo gli fu fatale, e Odai Dunqas lo ferì al fianco. Vali cercò di schivarlo, ma venne colpito comunque, e cadde a terra. Fabiola si voltò chiamandolo e venne ferita alla schiena dalla spada della Brigantessa.
Aléxandros ricevette un pugno sul mento da Blaise, che rise sonoramente, e gli puntò la sciabola contro.
Eveline, rialzatasi, fissò Il Lupo con odio. Gli diede un pugno sullo stomaco. Lui sobbalzò. Tentò di liberarsi, ma non ci riuscì. Lei continuò a colpirlo. Faustina ancora tossiva. Nel trambusto era stata lasciata a terra, e ora impugnava la sua mezza forbice. Eveline stava colpendo Il Lupo con forza.
<< E adesso ti toglierò il tuo cappuccio… >> Disse con un sorriso.
<< Mai! >> Esclamò Il Lupo, sanguinante e ferito. Lei non se ne curò. Stava per prendergli il cappuccio, quando Faustina la ferì dietro al ginocchio, facendola cadere. Georgios urlò di rabbia. Stava per colpire Faustina con un calcio, ma Il Lupo si divincolò e lo fece cadere. Estrasse la spada e gliela puntò contro. Nello stesso istante la mazza di Kadir si posò sulla sua schiena, e lui si bloccò.
La scena era questa: Il Lupo era in piedi, sopra a Georgios disarmato, con alle spalle Kadir che gli intimava di fermarsi; Faustina era a terra, tossiva ancora, e Eveline Guerra era accanto a lei, che perdeva sangue dalla gamba. Fabiola era ferita, un lungo taglio le percorreva tutta la schiena, e Samila Khadim le puntava contro la sua sciabola. Vali Cel Tradat era a terra che si teneva il fianco ferito e il Guardiano lo fissava sprezzante. Blaise Legros era di fronte a Aléxandros disarmato, e gli puntava contro la spada. Scevola Spina stava di fronte a Yusuf e Anisa, gli puntava contro la spada lunga, e contemporaneamente aiutava Mirela Djuric ad alzarsi. Il Visir era ferito, ma lievemente, come anche Ahmed, che proteggeva Hisham dalla punta della spada del Templare. Ristoro, Cirillo, Lisistrata e Oksana guardavano la scena, e sorridevano.
Un battito di mani vibrò nell’aria e entrò nelle orecchie di tutti i presenti. Era fra’ Ristoro, e sorrideva soddisfatto.
<< Va bene, Fratelli, così può bastare! >> Disse. Con grande stupore del Lupo, vide i Templari ritirarsi, lentamente, e riporre le armi. Georgios gli diede un calcio all’inguine e si alzò, andò a prendere la sua accetta e tornò da lui. Finse di puntargliela alla gola, e gli sussurrò:<< Ci vediamo, Il Lupo! >> Lo lasciò andare e se ne andò. Nella strada rimasero solo gli Assassini, feriti e umiliati.
E’ questo allora… Pensò Il Lupo, cercando inutilmente di alzarsi. E’ questo il tuo gioco, Ristoro? Si guardò intorno. Vuoi vedermi soffrire!

 

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Capitolo 18
*** Un risveglio agitato ***


Il Lupo era seduto su una sedia, il gomito poggiato al tavolo di fronte a lui e il pugno sulla guancia. Era infuriato con sé stesso per due motivi: si era fatto battere dai Templari, ora sapevano di non essere in una buona situazione, anzi, dovevano ringraziare il cielo se Ristoro li aveva lasciati incolumi, e lui avrebbe preferito morire impiccato, piuttosto che ringraziare per un favore fatto da quell’uomo. Il secondo motivo per cui era arrabbiato era forse anche più grave del primo, a suo parere, ma non ci voleva neanche pensare.
Quel bastardo non finisce mai di farsi odiare… Pensò tentando di mutare i suoi pensieri, ma tutto tornava a quella cosa. Quella sera si era infuriato con la Corsara per aver maltrattato Faustina. Che sentisse qualcosa per quella donna che un tempo era una nemica? Non voleva pensarci. Sapeva solo che aveva sentito qualcosa dentro, quella sera, come se avesse avuto paura che a Faustina succedesse qualcosa di veramente brutto… Più ci pensava e più si rendeva conto di sentire dentro di sé un sentimento simile a ciò che provava per Fiora, ma non voleva neanche paragonarlo a quello! Cercava di scacciarlo, ma non ci riuscì…
Era nel pieno delle sue riflessioni, quando il medico arrivò di sorpresa, facendolo saltare sulla sedia e distogliendolo dai suoi pensieri.
<< Fiora si è svegliata! >> Esclamò l’uomo. Il Lupo non credette alle sue orecchie. Era la più bella notizia che avesse mai sentito da quando era arrivato a Costantinopoli. Si alzò e si fiondò nella stanza di Fiora, dove la trovò distesa sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto. Gli venne da piangere, quando la vide. Lei girò lentamente la testa, rivolgendogli uno sguardo speranzoso. Si avvicinò al letto e le rivolse un sorriso rassicurante.
Arrivarono Yusuf, Vali, Fabiola e Faustina.
La sorella si mise a piangere quando la vide sorridere. Vali non potè non sorridere, e Yusuf tossicchiò un po’, tentando di non farsi notare mentre si asciugava una lacrimuccia scesa da un occhio.
Il Lupo non riusciva a contenere la sua felicità.
<< Che succede? Perché sono qui e voi siete così tristi? >> Chiese Fiora.
<< Fiora… >> Cominciò il dottore. << Sei stata ferita al cuore, e dopo che non ti sei svegliata, temevamo che non ce l’avresti fatta… >> Disse. << Ma a quanto pare ti ci è voluto solo un po’ di tempo per risvegliarti da sola! >> Concluse positivo. Fiora si scusò per avergli messo paura.
Faustina tossì un po’, e Fiora la notò. Non appena la vide, sgranò gli occhi, come terrorizzata, e cominciò a urlare. Inutilmente gli Assassini tentarono di calmarla, e Faustina rimase al centro della stanza, come imbambolata.
Dopo svariati tentativi Il Lupo riuscì a rassicurare Fiora.
<< E’ con noi, ti dico! >> Continuava a ripeterle. Lei chiese quasi piangendo. << Ma come fa ad essere viva? >> Il Lupo fissò Faustina. Lei ricambiò stringendo le spalle e sorridendo mestamente. Il Lupo tornò su Fiora. << E’ stata curata da un uomo misterioso. Ora calmati, va bene? Non ci farà nulla di male, e se ci proverà glielo impedirò! >> La rassicurò. Lei, non del tutto calma, annuì. Poi si poggiò al cuscino del letto e si addormentò di nuovo.
Il Lupo tirò un lungo sospiro di sollievo. Si girò verso Faustina. Lei era triste. << Mi dispiace… >> Mormorò la ragazza. Il Lupo fu sorpreso da questa scusa: stava per scusarsi lui.
<< So che non dovrei essere qui… >> Cominciò. << E che per Fiora vedermi è tremendo… >> Il Lupo le mise una mano sulla spalla. << Non te ne devi preoccupare: col tempo capirà che non sei una minaccia, vedrai. >> Lei spalancò gli occhi, alzò lo sguardo e diede al braccio del Lupo uno schiaffo sorridendo.
<< Oh, io sono pericolosa, invece! >> Disse. << Lo sono eccome! >> Detto questo si voltò e se ne andò a testa alta, lasciando Il Lupo stupito ancora una volta.
 
*
 
Faustina era in cima alla torre di Galata. Era accovacciata a terra, con le gambe strette tra le braccia e la testa appoggiata ad esse. Guardava il suolo triste. Ad un tratto una lacrima le solcò il viso. Lei si stupì. Si asciugò, ma subito ne scese un’altra. E poi un’altra e un’altra ancora…
Erano passati dieci anni, dall’ultima volta che aveva pianto, e si era scordata come fosse… Ogni lacrima la liberava dentro, ma allo stesso tempo la appesantiva. Era come un macigno nel suo petto che prima si alleggeriva e poi si appesantiva di nuovo… Tossì con forza. Alzò lo sguardo alla Luna. Le lacrime brillarono alla luce di questa.
Si sentiva così vuota… E sola...

 

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Capitolo 19
*** Rialzarsi ***


I giorni passarono lentamente. Gli Assassini si riprendevano in fretta delle sconfitte subite, ma Lia e Fiora non erano in grado di alzarsi. Per il momento, un attacco a Santa Sofia era fuori discussione… Gli Athingani li tenevano informati sui movimenti dei Templari ogni giorno, ma erano terribilmente monotoni, tanto da far sembrare che avessero abbandonato l’idea di attaccarli… Ma Il Lupo sapeva che stavano solo aspettando, per farli stare sulle spine.
Faustina passava le giornate fuori dal covo, dicendo che si sentiva rinchiusa in una prigione. Il Lupo non poteva dare torto a quella donna, sapendo che il suo comportamento fosse a causa di Fiora, ma avrebbe preferito tenerla d’occhio sempre, anche perché le sue uscite diventavano sempre più frequenti e sospette: non voleva pensare che si fosse alleata coi Templari, ma non poteva crederle su tutto…
Ahmed era impegnato ad addestrare i due adepti, che diventavano di giorno in giorno più abili. Purtroppo, per alcuni giorni non si erano potuti allenare, a causa delle ferite inflittegli dai Templari, e gli allenamenti erano rimasti fermi, così, Ahmed era tornato a stare tutto il giorno sulla cima della torre.
Yusuf era preoccupato. Fiora si era risvegliata, ma non sembrava essere molto contenta della presenza di Faustina. Lia era ancora ferita, e Il Lupo sapeva che questo lo preoccupasse molto più di Fiora…
Vali passava il tempo con suo figlio, mostrandogli quella parte della città che non aveva mai visto a causa degli Assassini. Era felice, e Il Lupo era felice per lui.
Fabiola passava la maggior parte del tempo con sua sorella, come Il Lupo, ma spesso accompagnava Vali e Dragomir in giro per il distretto.
Aléxandros si allenava per non perdere l’abitudine alla battaglia. Non voleva farsi uccidere da un Templare. Erano stati fortunati se già li avevano lasciati in vita la prima volta.
Il dottore continuava a curare tutti senza chiedere nulla in cambio… Strano, da parte di uno che era venuto lì apposta per guadagnare di più… Continuava a ripetere di non preoccuparsi, non aveva bisogno di soldi.
Un giorno Amid arrivò dando a Yusuf delle tremende notizie.
<< Ho strappato delle informazioni a una guardia Bizantina: dicono che presto i Templari torneranno! >>
<< Cosa? In quanti? >> Chiese Yusuf.
<< Ci saranno tutti loro, ma credo che porteranno molte guardie in più. Vi consiglio di stare pronti. Avvertirò io Fares. Quando arriveranno, li accerchieremo! >> Disse Amid con un sorriso rassicurante. Yusuf gli ricordò che i Templari erano terribili combattenti, e gli raccomandò di fare attenzione.
<< Non ti preoccupare, Yusuf! >> Disse quello. << Vedrai, un giorno andrà tutto meglio! >> Gli disse rassicurandolo. << Un giorno troverete la forza di rialzarvi, e questa città vedrà la vera libertà! >> Yusuf sorrise all’amico, che lo abbracciò.
Lia era sul suo letto. Non ce la faceva più, a stare ferma. Decise che era ora di muoversi! Scese lentamente dal letto, e prima con poca sicurezza, poi sempre più sicura, cominciò a camminare. Fece il giro della stanza. Poi uscì zoppicando un po'. Andò dagli Assassini e li spiazzò dicendo:<< Chi ha detto che non posso camminare? >> Il Lupo sorrise. Yusuf si alzò e le andò incontro. La prese in braccio e la fece girare alcune volte, prima di rendersi conto di quello che aveva fatto. Arrossirono tutti e due. Lui la mise giù e gli altri cominciarono ad avvicinarsi a lei e a parlarle…
Lei aveva ritrovato la forza per rialzarsi. Ce l’avrebbero fatta anche loro.

 

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Capitolo 20
*** Preparativi ***


Gli Assassini sapevano che sarebbero stati attaccati di nuovo, ma non sapevano quando. Per questo continuavano ad allenarsi, pronti a contrastare i nemici che si sarebbero presentati alle loro porte.
L’unica che non sapeva nulla dell’imminente attacco era Faustina, che passava tutti i giorni fuori, e nessuno aveva pensato di dirglielo.
Il Lupo si allenava da solo. Andava in giro per il distretto e saltava da un tetto all’altro. Quando gli sembrava di avvistare dei Templari li inseguiva, e se erano Bizantini li uccideva senza esitazione. Non poteva lasciare che li attaccassero all’improvviso in un numero superiore al loro, ma il distretto era abbastanza tranquillo.
Vali era impegnato a badare a suo figlio. Di solito si allenava la notte, quando Dragomir dormiva. Più volte Fabiola si era offerta di occuparsi del bambino, ma Vali diceva di non voler essere un peso per gli altri, e continuava a passare tutto il tempo con suo figlio. Il Lupo pensava che temesse che al prossimo attacco non sarebbero sopravvissuti, e voleva passare più tempo possibile con suo figlio. Non poteva dargli torto: erano in una situazione pietosa, e a volte anche lui temeva il peggio.
Lia si stava rimettendo in sesto abbastanza velocemente: ora che camminava stava riprendendo gli allenamenti, anche se Yusuf e il medico gli impedivano spesso di muoversi troppo. Lei era una tale cocciuta da non dar loro ascolto molto spesso, ma doveva fermarsi a riposare spesso. Ancora non camminava perfettamente, e se si fosse fatta male di nuovo sarebbe stato un vero disastro!
Fabiola si allenava a combattere con la spada di Fiora. Spesso metteva al corrente dei fatti la sorella, ma preferiva lasciarla nella sua calma, senza dirle dell’imminente attacco al covo. Fiora, invece, noto uno strano allontanamento da parte del Lupo. Agli altri sembrava normale, ma lei che lo conosceva sapeva che c’era qualcosa… Aveva provato spesso a parlargliene, ma lui rispondeva sempre con frasi vaghe, a volte mugugnava qualcosa, ma non dava mai risposte concrete. Lei temeva fosse accaduto qualcosa.
Yusuf teneva spesso d’occhio Lia, ma a volte si allenava con Ahmed, Hisham e Anisa. Voleva essere pronto a qualunque minaccia arrivasse.
Il medico continuava a controllare la gamba di Lia e teneva sempre sotto controllo Fiora, alla quale però, consigliava di restare a letto.
Ahmed continuava ad addestrare i due giovani Zingari. Ogni giorno che passava li vedeva migliorare, come se la battaglia precedente li avesse motivati a dare il massimo. E non era poi tanto diverso dalla realtà: Hisham aveva capito che poteva morire senza troppe difficoltà per l’avversario: per questo voleva allenarsi sempre di più. E inoltre non voleva far preoccupare Anisa. Doveva proteggere entrambi! Anisa non voleva che accadesse nulla di brutto a nessuno, e quindi continuava ad allenarsi, anche perché ormai era dentro quella guerra, e sarebbe andata fino in fondo!
Aléxandros usciva spesso, come Il Lupo e Faustina, ma nessuno sapeva dove andasse. Alcuni cominciavano a temere che volesse tradirli, ma Il Lupo continuava a dire che ci si poteva fidare di lui, e gli altri lo lasciavano in pace.
Il Lupo e Yusuf andarono da Amid  e Fares per chiedere il loro aiuto. Riuscirono a ottenere alcuni dei loro uomini in giro per il distretto di Galata. Un ladro sarebbe corso ad avvertire i due comandanti non appena sarebbero arrivati i Bizantini. Li avrebbero affrontati in molti! Questa volta erano sicuri di vincere.
<< Devo parlare con Yusuf Tazim! >> Disse una donna arrivata al covo correndo e ansimando. Era un’Athingana. Gli Assassini la fecero passare. Lei corse da Yusuf.
<< Yusuf. >> Disse. << Abbiamo scoperto quando sarete attaccati! >> Esclamò. Yusuf, che stava facendo dei calcoli su delle mappe, si voltò verso di lei e la guardò, chiedendole:<< Quando? >>
La donna, ancora ansimante per la corsa, riprese fiato prima di rispondere. << Domani sera verranno qui! >> Yusuf fu scosso da un brivido alla schiena. << E avranno con loro decine di soldati! >>
<< Hanno intenzione di spazzarci via? >> Chiese Il Lupo arrivando in quel momento. La donna annuì. << E’ probabile. >> Yusuf la ringraziò per l’informazione, poi le chiese di andare ad avvertire Amid e Fares, così avrebbero avuto un buon vantaggio.
Una volta andata via la donna, Yusuf si mise a parlare agli Assassini presenti.
<< I templari ci attaccheranno domani! >> Cominciò. << Chi non se la sente di combattere, deve dirlo ora, perché io ho intenzione di andare a combattere contro di loro e fermarli! >> Il Lupo gli mise una mano sulla spalla. << Non sarai solo. >> Disse. Ahmed si unì a loro in silenzio. Lia si sciolse le articolazioni. << Perché sarei diventata Assassina, allora? >> E si unì a loro. Fabiola, con sguardo determinato, si unì a loro dicendo:<< Questa lotta è cominciata a causa mia, dunque non posso tirarmi indietro! >> Vali, che teneva in braccio suo figlio, guardava serio il gruppo di fronte a sé. Si voltò a guardare il figlio e gli disse:<< Fai il bravo, Dragomir. Papà va a combattere contro i cattivi! >> Lo fece scendere e si avvicinò agli Assassini. Il Lupo gli rivolse un sorriso amico, a cui quello rispose.
Il gruppo rimase a fissare i due Athingani, aspettando la loro scelta. Hisham sorrise. << Sarei folle, se mi tirassi indietro ora! >> Anisa lo seguì dicendo:<< Abbiamo un conto in sospeso… >>
Era rimasto Aléxandros, che estrasse la spada e la tenne stretta tra le mani. << Combatterò contro ogni fottuto Templare che mi si parerà davanti! >> Il Lupo sorrise all’affermazione dell’uomo, perché sapeva che non li avrebbe traditi. Era un uomo onesto.
Il medico rimase a guardarli. Sarebbe rimasto lì a tenere d’occhio Fiora. Il Lupo gli fece un cenno. << Mi fido di te. >> Disse. Quello rispose rassicurandolo. Il Lupo si fidava, pur non conoscendo nulla di quell’uomo, neanche il suo viso.
L’unica assente, come al solito, era Faustina…

 

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Capitolo 21
*** Rivincita ***


Il Lupo stava stringendo la vite della sua lama celata. Faustina era uscita da alcune ore. Non voleva pensare che li stesse tradendo, ma non sembrava essere molto interessata alle loro vicende. Si chiese se qualcuno la avesse avvertita dell’imminente attacco. I Templari sarebbero stati lì tra quattro ore, ventitré minuti e quarantadue secondi. Voleva essere pronto. Tutti gli altri erano piuttosto sereni, ma era solo un’impressione.
Yusuf controllava e ricontrollava le rastrelliere delle armi. Era convinto che ci fosse qualcosa che non andava, nonostante fosse tutto a posto… Le aveva contate cinque volte, e ora stava facendo di nuovo il giro. Forse era un modo per passare il tempo…
Vali stava appoggiato ad un muro e tagliuzzava un rametto di legno con la lama celata. Stava per finirlo… Era nervoso, ma non lasciava intravedere il suo nervosismo nei suoi occhi. Aveva detto a Dragomir di restare dentro assieme al dottore e di aiutarlo. Voleva che stesse lontano dalle battaglie.
Fabiola studiava l’impugnatura della spada di Fiora. Era rimasta affascinata dalla bellezza della rosa sull’elsa. Non aveva parlato a Fiora dell’imminente attacco da parte dei Templari. Gliene avrebbe accennato a battaglia conclusa, se sarebbero sopravvissuti…
Ahmed dava le ultime raccomandazioni ai due giovani Assassini. Non voleva che si ferissero di nuovo. Loro dicevano di essere pronti, ma non tutti erano della stessa opinione…
Aléxandros era uscito da poco, lasciando perplesso Il Lupo. Aveva cominciato a comportarsi stranamente. Lui sperava di non doversi pentire di non averlo ucciso quella sera che lo avevano incontrato.
Lia si era rimessa quasi completamente, e sosteneva di poter combattere. Era tornata ad allenarsi, e ora stava dando un’occhiata alla sua lama celata. Le sembrava che avesse qualcosa che non andava…
<< Te la posso controllare io. >> Si offrì Il Lupo. Lia stava fissando la lama celata da alcuni minuti, ma sembrava non fosse convinta di qualcosa…
<< Grazie, sei molto gentile… >> Gliela passò. Il Lupo la osservò alcuni istanti. << Dovrei stringere alcune viti. Col tempo si sono allentate. Ti è sembrato che ultimamente la lama non si aprisse bene? >> Chiese cominciando a stringere delle viti. Lia disse di no. Passarono alcuni istanti silenziosi. Una volta finito Il Lupo posò la lama sul tavolo e trasse un lungo respiro.
<< Cos’hai? >> Chiese Lia con sguardo indagatore. << Sei preoccupato? >> Il Lupo annuì debolmente. Si morse un labbro. << I Templari sono spietati… Non ci lasceranno andare, questa volta! Ristoro vuole farci soffrire tutti. Tutti!>> Girò lo sguardo verso Lia preoccupato. Lei rispose a quello sguardo. Gli prese le mani. << Lupo. Da quando ti conosco tu sei sempre stato una persona giusta, una persona che pensa con la sua testa e agisce con le sue mani. Non devi temere, perché tu sei diverso dai Templari: lo hai detto tu, non ricordi? >> Lei lo guardò con un sorriso. Il Lupo capì cosa intendeva e sorrise.
Ahmed urlò. << Sono già qui! >> Il Lupo si alzò d’istinto e corse sulla torre. Arrivò in cima, seguito da tutti gli altri. Ahmed era davanti a lui, e gli mostrava il tetto di fronte. << Eccoli. >> Disse alzando un dito. Il Lupo sgranò gli occhi. Il sole stava tramontando, la gente in strada si allontanava da quel luogo e i Templari stavano su quel tetto dove erano stati l’ultima volta. Dalle stradine, però, si affacciavano molti soldati. << Sono in anticipo! >> Esclamò l’Assassino. Yusuf chiese:<< Ci hanno dato informazioni false? >> << Le hanno date false a quelli che ce le hanno date! >> Esclamò Fabiola. << Sapevano di essere spiati! >>
<< Bastardo… >> Mormorò Il Lupo digrignando i denti. Saltò come aveva fatto la prima volta e arrivò sul tetto del covo. Con un altro salto raggiunse la strada. Estrasse la spada e il pugnale.
Ristoro, il cappuccio alzato e le mani unite, sorrise, e Il Lupo poté cogliere quel suo sorriso malvagio anche in controluce.
<< Sei veramente temerario, Lupo! >> Esclamò allargando le braccia. Il Lupo era praticamente circondato dai Templari. << Forse non avresti dovuto tradire l’Ordine! >> Fece un cenno ai soldati. << Sei solo a causa della tua sfrontatezza! >> I soldati corsero verso Il Lupo, che si preparò a difendersi. Schivò una lancia scagliatagli con forza da destra piegandosi indietro, diede un calcio a una guardia di fronte a sé e la trafisse col pugnale spingendosi in avanti. Si abbassò per schivare un martello che sibilò vicino al suo orecchio. Si alzò, parò una spada e diede un calcio all’inguine all’uomo che l’aveva appena attaccato, mentre un altro lo caricava con un ascia sollevata. Il Lupo si abbassò e gli diede un calcio, facendolo cadere. Quello infilzò un altro soldato, cadendo, e morì sbattendo con la testa. Il Lupo ripose il pugnale e la spada. Puntò un nemico e sparò un proiettile, uccidendolo. Si voltò di scatto, ma fu colpito al fianco da un martello. Sapeva che stava per morire, ma qualcosa allontanò i nemici da lui. Era Vali, sceso a combattere. Aveva nella mano destra la sua Katara, e nell’altra la lama celata.
<< Non è solo! >> Esclamò rivolto ai Templari dopo aver spinto un soldato. << Ci sono io con lui! >> Cirillo da Rodi fece una smorfia e ordinò ai soldati di attaccare.
A quel punto gli Assassini scesero in strada, e il sangue cominciò a volare. Le urla dei soldati si mescolavano e Il Lupo pensava di morire da un momento all’altro. Non doveva commettere disattenzioni! Cominciò a colpire ogni cosa vedesse muoversi, senza pensare tanto a cosa colpiva.
La battaglia era confusa. I soldati Bizantini erano molti di più degli Assassini, tuttavia, questi ultimi – pur con fatica – li riuscivano a tenere a bada. Tutti i passanti si erano rifugiati in nascondigli improvvisati, e ora pregavano di non essere coinvolti nella battaglia.
Il rumore provocato dal cozzare delle armi si poteva sentire da molto lontano, e Faustina non ci mise molto a capire di cosa si trattasse. Era sulla torre di Galata. Passava le giornate intere lassù. Stava contemplando il tramonto, accovacciata al muro, quando delle urla e dei suoni metallici arrivarono alle sue orecchie. Si alzò e si affacciò al bordo, dove vide in strada, proprio di fronte al covo degli Assassini, una marea di gente che combatteva. La maggior parte indossava un’armatura cremisi, gli altri erano gli Assassini stessi, che resistevano con fatica all’assedio. C’erano i Templari, sul tetto di fronte al covo, e contemplavano la scena compiaciuti.
Che ci facevano lì? Lei non aveva saputo niente.
Faustina saltò e cominciò a scendere. Non voleva farsi notare. Arrivò sulle mura e si avvicinò lentamente, stando bassa per non farsi vedere.
Fece capolino dal tetto e osservò i Templari. Li vedeva bene. Cominciò a pensare alla sua prossima mossa. Avrebbe attaccato uno di loro, ma ancora non sapeva chi… Pensò di attaccare la Corsara, di cui voleva vendicarsi. Avrebbe solo dovuto attendere il momento giusto!
<< LUPO!!! >> Chiamò Ahmed spingendo via un soldato e piegandosi verso l’altro. << Ho mandato Hisham e Anisa a chiamare Amid e Fares! >> Il Lupo annuì parando una stoccata. << Quanto ci vorrà? >> Chiese voltando lo sguardo un istante, per poi rigirarsi. << Venti minuti… Forse di meno! >> Rispose Ahmed. Il Lupo strinse i denti. << Quello che possiamo fare è solo continuare a combattere! >> Ahmed annuì e tornò a combattere.
I Templari erano nettamente in vantaggio, e per questo Faustina sapeva che non si sarebbero aspettati un attacco a sorpresa. Erano fatti così: spavaldi e sicuri di sé… Proprio come lei, un tempo. Scosse la testa per allontanare i pensieri e si alzò. Scattò verso Eveline Guerra e la spinse con una spallata. Lei cadde urlando. Faustina non perse tempo e la afferrò per un polso, tirandola a sé e facendola inciampare indietro. La donna cadde dal bordo, e Faustina le saltò addosso. Lei fece appena in tempo a rendersi conto di cosa stava succedendo, che una lama le si puntò alla gola. In un attimo, Faustina ed Eveline erano una sopra all’altra, che si placcavano a vicenda, e i Templari guardavano le due donne sbigottiti.
<< Così sei ancora dalla loro parte, traditrice! >> Disse Eveline nel tentativo di respingere la Ladra.
<< Sta’ zitta! >> Esclamò Faustina. << Io combatto solo per me! >> La Corsara sorrise sprezzante. << Certo, come no. >> Le diede un calcio allo stomaco e la spinse indietro. Faustina perse la mezza forbice e si mise a cercarla. La Corsara estrasse la sciabola e si avventò su di lei.
Il Lupo si accorse delle due donne che lottavano sul tetto. I Templari erano sorpresi, e lui si era completamente scordato della Ladra. Ora sperava che ce la facesse da sola. Era troppo impegnato, questa volta.
Ristoro era stato sorpreso da Faustina, ma ora era tornato a fissare Il Lupo. Era come ossessionato da quell’uomo. Niente lo distraeva. Il Diacono era come lui. Fissava la battaglia in strada rapito. Non staccava mai gli occhi da Vali e Fabiola.
Gli altri Templari erano un po’ indecisi sul da farsi. Anche se la situazione non era cambiata, si chiedevano se dovessero aiutare la Corsara o lasciare che se la vedesse lei contro Faustina. Fu proprio la Templare a chiarirgli le idee.
<< Non interferite! >> Urlò. << E’ mia! Voglio ucciderla io! >> Faustina capiva ciò che sentiva. La sua stessa ossessione. La stessa che la fece lottare da sola contro Fiora. Lei era spavalda e sicura di sé, era più forte, ma le mancava qualcosa… E per questo sapeva che avrebbe vinto, quella sera!
Il Lupo conficcò la lama celata nel viso di un soldato, uccidendolo di colpo. Diede uno strattone e lo spinse verso un altro soldato, che cadde e fece inciampare un uomo. Senza perdere tempo, Il Lupo scattò abbassandosi e sollevando un soldato dalla cintura e scaraventandolo contro un muro. Quello sbatté con la testa e morì sul colpo. Il Lupo saltò descrivendo un arco e diede un calcio sulla testa a un soldato, che cadde a terra. Atterrando diede una gomitata e un soldato dietro di lui. Fermò un uomo con la lama celata infilzandogliela in pieno petto. Lo spinse con un calcio e si voltò colpendo con un taglio verticale un altro soldato. Un bruto armato di spadona lo attaccò agli stinchi. Lui saltò tirando in alto le gambe e atterrando sulla lama, costringendo il soldato a mollare l’arma. A quel punto gli diede un pugno sulla tempia. Barcollò un po’, ma si riprese in fretta, grazie all’elmo. Il Lupo imprecò tra i denti e schivò una lancia proveniente da dietro abbassandosi. Quella trafisse il soldato che aveva appena colpito. Il Lupo la estrasse dal suo torace e la fece roteare, colpendo tutti quelli attorno a sé.
Yusuf schivò la spada di un soldato abbassandosi e rispose all’attacco con un affondo al fianco. Sollevò il braccio e parò una lama, spingendola indietro e uccidendo il suo aggressore. Si mise a roteare su un piede solo, la spada puntata in avanti, e cominciò a colpire, parare, ferire tutti i soldati che vedeva di fronte a sé. I colpi del suo kijil erano ritmici e regolari. Mentre roteava colpiva le armi dei nemici, li disarmava e li uccideva. Il tutto velocemente, per non scoprire mai nessuna parte del corpo.
Vali saltò addosso a un soldato e gli conficcò in viso la katara con furia. Il sangue schizzò e gli imbrattò il mantello. Si alzò e uccise un uomo voltandosi con la lama celata levata. Conficcò il ventre di un uomo alla sua sinistra con la katara e si ritrovò con le braccia incrociate. Estrasse in fretta le lame, ma fu sollevato da un uomo grosso. Fu strattonato con forza. Cercò di non perdere la katara, ma gli fu impossibile. La vide volare e cadere infilzando la spalla di un soldato Bizantino. Sorrise mestamente, nonostante non ci fosse niente da ridere. Diede un calcio negli stinchi al soldato, che urlò. Si liberò dalla sua presa e lo infilzò con la lama celata. Un soldato gli si lanciò contro, attaccandolo alle spalle. Vali fece una giravolta accompagnò la spada dell’uomo prendendola dall’elsa. Dopo che si fu fermata Vali colpì l’uomo nel viso con la sua stessa spada, rompendogli il naso. La tenne ben stretta e cominciò a menare fendenti in aria.
Fabiola stava prendendo confidenza con la spada di sua sorella. Aveva ucciso molti soldati fino a quel momento, e cominciava a chiedersi se sarebbero finiti mai… Gli uomini la circondavano e lei non riusciva a vedere oltre le prime file. Sperava finisse presto, ma non poteva permettersi di pensare a qualcosa oltre alla battaglia!
Ahmed stava pregando che i due apprendisti facessero in fretta. Sperava di poter resistere fino ad allora. Strappò una spada dalle mani di un soldato e la infilò nel torace di un altro. Poi colpì alla spalla destra quello che aveva disarmato. Si voltò e uccise un uomo che era inciampato nel corpo di un altro soldato morto. Sbrigatevi, ragazzi! Questo pensiero non lo abbandonava mai.
Lia non era perfettamente in forma. Aveva mancato alcuni soldati, che l’avevano gettata a terra un paio di volte. Odiava vederli così spavaldi! Si alzò da terra un’altra volta. Puntò la spada contro un uomo che le correva contro con un sorriso esaltato. Schivò a destra all’ultimo secondo e tranciò il ventre dell’uomo. Si girò e infilzò un soldato tra le costole. Quello perse la spada. Lei la afferrò, ma era più pesante di quanto pensasse e la dovette lanciare in fretta. Mancò il soldato che voleva prendere, ma uccise un altro alle sue spalle. Si abbassò e diede un calcio a un soldato che si stava avvicinando con una lancia. Quello perse la lancia che cadde su Lia. Lei si spostò appena in tempo per non essere colpita. Si rialzò e la afferrò per usarla contro i nemici.
<< Non puoi battermi, Faustina Collari! >> Continuava a ripetere Eveline Guerra saltando addosso alla Ladra. Faustina schivò l’attacco digrignando i denti. Tossì. Eveline approfittò dell’occasione e le diede una gomitata nello stomaco. Faustina non ebbe il tempo di lamentarsi che ricevette un pugno nel petto, rimanendo senza aria nei polmoni. Continuava a tossire, ed Eveline non le diede tregua. Le diede un calcio e lei cadde a terra. Le prese la gola e sorrise perfida puntandole la spada al petto.
<< Chi è più forte? >> Chiese. Faustina, che non riusciva né a parlare, né a respirare e né a tossire cercò di deglutire, e cominciò ad ansimare. << Parla! >> Esclamò la Templare. << Chi è che ti sta per uccidere? Voglio sentirti pronunciare il mio nome e chiedere perdono per aver tradito i Templari! >> Faustina, allo stremo, lanciò un’occhiata di odio all’avversaria. << Dillo! URLA!!! >>
La Ladra sorrise beffarda, nonostante il dolore. Cercò di parlare. Le parole uscirono fievoli e acute. << Tu non vincerai, oggi! >> Disse. Eveline ringhiò. Sollevò la spada e si preparò a colpire, ma Faustina rise. << Sei uguale a me, un tempo: sempre sicura di te, che credi di essere sopra a tutti… Morirai miseramente come me… >> Eveline rimase confusa dall’affermazione di Faustina, ma non si scompose. Abbassò la sciabola, puntando al cuore di Faustina. Un pugnale da lancio si conficcò nel suo fianco, facendola sbilanciare. Lasciò andare la presa dalla Ladra, che si sentì molto più libera, e si rotolò lì accanto. Faustina tossì tenendosi la gola e vide sui tetti vicini un gran numero di ladri. In mezzo a loro c’erano i due novizi Hisham e Anisa.
Il Lupo tirò un sospiro di sollievo non appena vide i ladri saltare giù dai tetti e i mercenari correre verso i nemici con un forte urlo battagliero. Schivò la spada di un soldato, e prima che potesse rispondere un mercenario infilzò il suo aggressore con una spadona. Il Lupo fece un cenno e corse ad arrampicarsi per aiutare Faustina. Fece un salto e si aggrappò a dei mattoni sporgenti. Cominciò a salire, mentre la battaglia infuriava in mezzo alla strada. Vide i suoi compagni lottare. Arrivò in cima e vide Faustina tenersi la gola e tossire, mentre Eveline imprecava.
<< Faustina!!! >> Chiamò Il Lupo avvicinandosi a lei. Eveline Guerra, non appena lo vide gli saltò addosso, urlando:<< E’ MIA!!! >> Il Lupo alzò lo sguardo verso la Corsara che gli si era avventata contro. Non ebbe il tempo di fare nulla. Lui no, ma Faustina sì! Alzò lo sguardo, spinse via Il Lupo e si lanciò contro la Templare con la mezza forbice tra le dita.
Le due donne si scontrarono. Faustina infilzò Eveline al fianco, mentre la Corsara ferì la Ladra alla spalla sinistra.
<< Faustina! >> Urlò Il Lupo, non appena la vide ferirsi. Faustina gli disse di andare via. Sarebbe stato solo d’intralcio. Il Lupo rimase un po’ sconfortato, sentendosi dire quelle cose da Faustina, ma poi si convinse e partì.
Doveva eliminare Ristoro! Salì al piano superiore, dove c’erano i Templari. Ad attenderlo c’era Georgios Kostas.
<< Bentrovato, Lupo! >> Disse quello prima di dargli un pugno che lo fece cadere dal tetto.
Il Lupo atterrò in strada sbattendo con la schiena. Si alzò a fatica. Il Templare cadde di fronte a lui inginocchiandosi. Alzò lo sguardo e sorrise. << Vogliamo pareggiare i conti? >> Chiese. Il Lupo sputò del sangue e disse:<< Comincia pure. >> Si preparò a colpire l’avversario.
Georgios scattò in avanti cercando di colpirlo al fianco. Il Lupo schivò a sinistra, gli afferrò il braccio e lo lanciò al muro. Georgios sbattè violentemente. Si voltò con un sorriso divertito ed estrasse l’accetta. Il Lupo fece lo stesso con la spada.
Vali era stato gettato a terra da due soldati, ma era stato salvato da un mercenario che li aveva uccisi con un colpo di spada. Lui lo aveva ringraziato e quello lo aveva aiutato a rialzarsi. Poi Vali era scattato a prendere la sua katara, che ora era a terra, tra le altre armi dei soldati morti. La sollevò in fretta, e senza neanche smettere di correre infilzò un uomo nella schiena, trapassandogli la cassa toracica. Estrasse l’arma e si voltò giusto in tempo per infilarla nel viso di un soldato che gli veniva contro con le braccia levate. Quello morì per il colpo, e la spada che teneva tra le mani fu sbalzata in avanti. Vali schivò per un pelo l’arma e la afferrò con la mano sinistra. Uccise un uomo a destra con la spada e un uomo a sinistra con la katara. Si ritrovò con le braccia incrociate, e allora lanciò le armi, facendole incrociare fra loro. Lui intanto si girò e le afferrò con le stesse mani di prima. Poi uccise un uomo che veniva verso di lui con la katara. La estrasse e lanciò la spada, colpendo un sodato nel petto. Corse verso il tetto, intento a sfidare un Templare. Ancora prima che potesse arrampicarsi atterrò in strada Kadir. Vali fu quasi spaventato dall’omone, vedendoselo cadere addosso. Si mise in posizione e aspettò l’attacco del nemico. Quello si raddrizzò e strinse la mazza con forza, sorridendo perfido.
Yusuf tirò un sospiro di sollievo, quando vide i rinforzi arrivare. Allungò il suo kijil verso un soldato di fronte a lui, che indietreggiò. A quel punto Yusuf si diede una spinta, colpendo l’uomo in pieno petto. Lo spinse via e si mise a correre. Doveva raggiungere Amid! Dopo aver schivato alcuni pugnali che sibilarono accanto alle sue orecchie intravide Amid su un tetto, che bersagliava i Bizantini con dei pugnali da lancio. Si arrampicò e lo salutò calorosamente.
<< Siete arrivati giusto in tempo! >> Esclamò Yusuf respirando profondamente. << Sai che sono uno di parola. >> Rispose Amid dandogli la mano. Yusuf ricambiò con uno sorriso. << Sai cosa fare? >> Chiese. Amid sorrise rassicurante. << Non sarei qui, se non lo sapessi! >> Yusuf sorrise di nuovo. << Allora posso lasciare a te e a Fares la strada! >>
Yusuf saltò giù e andò ad arrampicarsi dall’altra parte della strada. Non fece in tempo ad arrampicarsi che una Templare, Lisistrata, saltò giù e, afferrandolo per il colletto lo fece sbattere a terra con forza. Yusuf la spinse con un calcio e si rialzò con un salto. Estrasse il pugnale e si preparò a lottare con quella donna.
<< Non mi è mai capitato di dover lottare con una donna… >> Disse il Maestro Assassino. Lisistrata non si tolse il suo irritante sorriso dalla faccia e fece un movimento ondeggiante, invitandolo ad attaccarla.
Lia schivò un coltello lanciatogli da un soldato. Lo colpì con la lancia in petto e lo tirò a sé. Lo scaraventò poi addosso ad alcune guardie che stavano per attaccarla. Si voltò di scatto e scagliò l’arma addosso a un soldato, prendendolo in piena fronte. Vide l’Avanguardia saltare giù in strada e attaccare un ladro. Lei corse a intercettarla. Oksana Razin finse di colpire il ladro al fianco. Questo indietreggiò, ma lei distolse l’attenzione dall’avversario e attaccò Lia, che stava per attaccarla alle spalle. Lei fece in tempo a buttarsi in avanti, salvandosi dall’accetta. Rotolò e si rialzò in piedi. Scattò col polso e tirò fuori la sua lama celata. << Sei stata fortunata, Trafficante, ma ora cadrai sotto i colpi della mia accetta! >> Disse la Templare con un sorriso stampato in faccia. Lia sorrise preoccupata. << Ti assicuro che non sarà facile uccidermi! >>
Hisham stava correndo tra la folla. C’erano soldati ovunque, ma lui voleva combattere con uno solo di loro: Damat Ali Pasha. Non poteva lasciare un mostro come quello in libertà! O forse il motivo era un altro… Non ne era certo, ma lo avrebbe affrontato. Senza nemmeno averlo chiamato, ecco che il Visir si presentò di fronte a lui. Lo vide con la spada sguainata e sporca di sangue. Sembrava trarre piacere da quel massacro. Hisham estrasse la spada e si preparò a lottare. << Non hai capito che giocare con quella può essere pericoloso, ragazzino? >> Chiese l’uomo. << Dovresti lasciare il campo di battaglia agli altri! >> Gli si avventò contro, ma Hisham lo schivò rapido e lo ferì alla schiena. Quello si passò una mano sulla ferita e vide il sangue. Infuriato si lanciò contro il giovane Assassino, che si preparò a riceverlo.
Anisa aveva perso di vista il ragazzo, ma era sicura stesse combattendo contro il Visir. Sembrava essersela presa molto, per gli ultimi fatti. Eppure Hisham  era un ragazzo gentile e umile… Non sapeva cosa gli avesse preso… Era persa nelle sue riflessioni quando la Truffatrice le cadde addosso. La bloccò con le gambe e le puntò il coltello alla gola.
<< Guarda chi si rivede! >> Disse con una vocina contenta. << Ti stavo proprio cercando, Anisa… >> Disse Mirela. Le passò la punta del coltello sulla gola, facendone uscire un rivolo di sangue. << Ti ucciderò lentamente, facendoti implorare pietà ad ogni singolo taglio, e facendoti piangere per il dolore e la disperazione! >> Il sangue scese lentamente sul collo di Anisa. Lei spinse via la Templare con un calcio e si rialzò in fretta. Estrasse lo stiletto e si avventò su Mirela, senza neanche darle il tempo di rialzarsi.
Fabiola aveva respinto un soldato Bizantino che le era saltato addosso, e ora si era voltata di scatto. Aveva tagliato la gola di un soldato e si era voltata di nuovo. A un certo punto sentì un sibilo e si scansò. La lancia di Samila Khadim si conficcò nel terreno. Fabiola si voltò e vide la Bigantessa saltare in aria con una sciabola sguainata. Si costrinse a schivare indietreggiando ogni fendente. Samila raccolse la lancia mentre si avvicinava. La scagliò di nuovo contro la Cortigiana, che per un pelo non fu colpita alla testa. Ansimò. La Templare sembrava contenta.
<< Se credi che mi lascerò uccidere, ti sbagli di grosso! >> Dichiarò la ragazza. La Brigantessa sorrise e le puntò contro la sciabola, mentre Fabiola estraeva la lancia dal muro.
Ahmed stava combattendo di nuovo contro Scevola Spina, che sembrava essere molto deciso ad uccidere l’Assassino. Era stato ferito alla caviglia, e faticava a schivare i colpi. Spina sollevò la spada, con l’intento di colpire Ahmed alla spalla. L’occasione di colpire il Templare era arrivata! Alzò il bracco, parando la spada del nemico, scattò col polso sinistro e infilò la lama celata nell’armatura dell’uomo. Riuscì nel suo intento, e Scevola si allontanò urlando. Sorrise. Scevola, invece, ringhiò. Ahmed gli puntò contro la lama celata, premette il grilletto e sparò un proiettile diretto al petto del soldato. Sparando, il suo braccio fu spinto indietro, e colpì in viso un soldato che lo stava per attaccare alle spalle. Spina fu colpito di striscio, perché riuscì a spostarsi appena in tempo. Ora, sulla spalla della sua armatura, c’era uno squarcio dove Ahmed avrebbe dovuto mettere la lama.
<< Non ti sembra di essere troppo ostinato? >> Chiese Georgios colpendo la spada del Lupo con il manico dell’accetta. Il Lupo non rispose e saltò indietro. Georgios lo inseguì. Gli lanciò l’accetta. Lui la afferrò e tirò la spada a sua volta. Prese l’accetta di traverso, fece un movimento rotatorio dall’alto verso il basso per poi tornare in alto e lanciare l’arma facendola roteare in aria. Georgios afferrò la spada con due mani, fermandola a pochi centimetri dalla sua faccia, dopo essersi spostato a sinistra. Le fece girare e la puntò verso l’Assassino. Attaccò con furia. Il Lupo parò ogni colpo con la lama celata. Lo aveva messo alle strette, ma finalmente, l’accetta che aveva lanciato in aria tornò a terra roteando. Georgios lanciò la spada che Il Lupo afferrò. Questo approfittò del momento di distrazione in cui Georgios afferrò la sua accetta e lo attaccò alla spalla. Un fiotto di sangue uscì da questa. Georgios digrignò i denti, fissò con furia Il Lupo e si lanciò addosso a questo, senza pensare al dolore. Lo ferì alla mano, facendogli perdere la spada, e lo spinse al muro. Gli poggiò la lama alla gola. Il Lupo lo infilzò nel fianco con la lama celata, ma Georgios resistette e rimase immobile.
Rise ironicamente. << Non sapevi che ho degli addominali d’acciaio? >> Un malefico sorriso si allargò sul viso del Templare. Alzò il braccio. Il Lupo vide con terrore la lama scintillare alla luce della Luna.
Un colpo di pistola squarciò l’aria e il boato fu forte, tanto che tutti si girarono.
<< In nome del sultano, io, Tarik Barleti, capo delle guardie imperiali, vi ordino di riporre le armi, Bizantini, e di arrendervi. >> Esclamò un uomo pesantemente armato di fronte a un plotone di Giannizzeri. Accanto a lui c’era Aléxandros. Il Lupo sorrise alla vista dell’uomo che, a quanto pare, non li aveva abbandonati.
Diede un calcio all’inguine di Georgios e afferrò la sua accetta mentre questo si piegava per il dolore. Lo afferrò e lo sbatté al muro.
I Giannizzeri, con un urlo, caricarono i soldati Bizantini, che indugiarono un po’, data la minoranza numerica, ma attaccarono subito dopo le minacce di Cirillo da Rodi, che aveva osservato la battaglia da sopra un tetto senza muovere un dito.
Aléxandros andò a combattere. Blaise Legros saltò in strada e rise sonoramente. << Pensavo ti fossi rintanato in un buco dalla paura, traditore! >> Esclamò. Aléxandros lo attaccò, ma quello si spostò. << Credi di poterci battere con l’aiuto dei tuoi amichetti Turchi? >> Chiese abbassando la lama dell’avversario. Aléxandros rispose spingendo in alto la spada del Filibustiere. << So che eri contento di non doverti misurare con me, ma ora sono qui! >> Lo ferì alla spalla. << E non fuggo. >> Sorrise puntandogli la spada al petto. Blaise ringhiò.
Sul tetto Faustina e Eveline combattevano con furia. La Corsara non voleva arrendersi, anche se le sue condizioni erano preoccupanti. Aveva un braccio ferito da cui perdeva sangue copiosamente, gli abiti, solitamente verdi, avevano preso una tinta rosso scuro. Non si riuscivano a riconoscere le ferite davanti, sul petto e sul ventre, ma nella schiena aveva una ferita obliqua, non molto profonda. Era un graffio sottile sotto lo strappo degli abiti da cui scendeva un rivolo di sangue. Un ginocchio non si muoveva bene, ma lei sembrava non fare caso a tutto questo. Continuava ad attaccare, come se non potesse sentire dolore. A Faustina faceva ridere quella situazione: le veniva in mente di quando lei era come la Corsara; pensava solo alla sua preda, non pensava a nient’altro. Tutto era secondario, a parte uccidere la persona che le stava di fronte. Tutto ciò provocava una forte tristezza in lei, ma non era il momento di abbattersi. Continuava a schivare tutti gli attacchi e a contrattaccare con agilità. Ogni minuto che passava la Templare si feriva sempre di più, ma sembrava non sentire i suoi colpi.
La ferì alla tempia, sfiorando l’occhio destro. Quella avanzò con velocità e la ferì a sua volta alla tempia sinistra. Faustina trattenne un’imprecazione e scivolò indietro su del sangue. Cadde con la schiena. Eveline sorrise. Il suo viso insanguinato brillò al chiarore della Luna. Faustina tentò il tutto per tutto. O la va, o la spacca! Lanciò in aria la mezza forbice. Sfregiò la tempia sinistra della Templare. Quella rise. << E’ la tua fine, Faustina Collari! >> Sollevò la sciabola puntandola al suo cuore. << MUORI!!! >> Urlò. La sciabola calò veloce. Faustina chiuse gli occhi. La paura la invase. In quel momento si era accorta di non voler morire. Un brivido le aveva attraversato la schiena e si era sentita più energica che mai, ma ormai non poteva più fare niente. Aveva chiuso gli occhi per non vedere in faccia la morte. Pensò di essere vigliacca, ma non ci fece caso. Ora era raggomitolata come una bambina, gli occhi chiusi, le palpebre strette, nell’attesa che la sciabola le trapassasse il petto. La giusta fine per una come me…
Sentì un lamento, e poi Eveline cadde. Faustina, nella paura di aprire gli occhi, rimase immobile, temendo una trappola della malvagia Templare. Ma gli istanti passavano, e lei non sentiva nulla. Aprì gli occhi lentamente. Prima il sinistro e poi il destro. Sbatté le palpebre più volte. Vide con stupore, alla sua sinistra, Eveline Guerra, faccia a terra, in un lago di sangue, e nella sua schiena, la sua mezza forbice, ricaduta del cielo. Faustina non riusciva a credere ai suoi occhi. Si mise una mano sulla ferita alla tempia e guardò il sangue rimasto sul suo palmo. Esausta, si sdraiò a terra, nonostante sapesse che la battaglia non era ancora finita…
Lia stava faticando a resistere a Oksana Razin. Sferrava colpi più pesanti dei suoi, e non si curava di dove andasse a finire l’arma. Però lei era più veloce della Templare, e ciò andava a suo favore. Si abbassò e si mosse a destra, schivando l’accetta dell’Avanguardia, fuori di sé dalla rabbia. << Vuoi smetterla di scappare? >> Sbraitò quella, dopo averla mancata un’altra volta. Lia andò a un muro. Sorrise beffarda. Così facendo, provocò l’ira di Oksana. Intanto, dietro la sua schiena, stava conficcando un pugnale tra i mattoni, in modo da poterlo lasciare puntato in avanti. L’Avanguardia caricò l’Assassina, che all’ultimo istante fece un salto, aggrappandosi a un mattone sul muro e tirandosi su; fece poi una capriola e rimase attaccata al muro a testa in giù. L’Avanguardia sorrise, credendo che Lia stesse scappando. Ma alzando lo sguardo non vide il pugnale nel muro. Fece per cominciare a scalare il muro, ma arrivata lì si arrestò. Il pugnale si conficcò nel suo ventre. Lei guardò Lia con occhi sgranati, poi cadde. Il terreno cominciò a bagnarsi del suo sangue…
Lia scese a terra. Guardò la scena con tristezza. Si piegò sulla Templare e le chiuse gli occhi. << Requiescat in pace. >> Disse.
Fabiola saltò a destra, cercando di allontanarsi da Samila Khadim per riprendere fiato. Purtroppo, la Brigantessa non mostrava segni di stanchezza, e continuava a inseguirla senza sosta. L’aveva ferita alla guancia, tagliandola con la lancia e al fianco, con un fendente che, fortunatamente, Fabiola era riuscita a respingere prima che potesse essere fatale. A un certo punto le arrivò un sasso in fronte. Le si aprì una ferita sopra all’occhio e cominciò a perdere l’orientamento. Non sapeva se quella pietra era stata lanciata da Samila o da un soldato. Aveva perso di vista la Templare, e ora si guardava intorno, nel timore di venire uccisa da un momento all’altro. Le vennero in mente tutte le sue prede. Sapeva che molti di loro avevano provato quest’ansia, questa paura, ma lei li aveva sempre uccisi, perché era il suo obiettivo, il suo lavoro. Non riusciva più a pensare. Si fermò al centro del campo di battaglia. Si mise una mano sulla fronte, chiuse gli occhi. Cadde a terra spinta da qualcosa. Samila Khadim le era saltata addosso. Le puntava la lancia contro il petto. Sorrideva malignamente. La sua espressione era nettamente in contrasto con quella di Fabiola, che stringeva i denti per il dolore e neanche apriva gli occhi.
Vali scagliò una lancia verso Kadir. Questo la colpì con la sua mazza e la spezzò. Vali corse verso l’avversario, che indietreggiò vedendolo avvicinarsi. La Sentinella si abbassò, schivando la mazza di Kadir, e gli afferrò un piede. Lo tirò a sé. Il Bombardiere cadde a terra, e a Vali sembrò di vedere il pavimento creparsi. Si piazzò davanti a lui e gli puntò contro la katara. Kadir rotolò di lato, facendo inciampare Vali, che si ferì al braccio cadendo. Il Templare si rialzò e sollevò la pesante mazza. Si preparò ad abbassarla. Vali strinse i denti. Si piegò su sé stesso e spiccò un salto spingendosi con le gambe, diretto alle braccia di Kadir. Quello si spaventò a vederselo volare davanti a quel modo. Vali lo colpì ai polsi, facendogli perdere l’arma. Si aggrappò al suo braccio, si voltò, gli puntò al viso la mano sinistra, scattò col polso e la lama lo prese in pieno. Rimase impassibile. Si staccò da Kadir e cadde a terra, atterrando coi piedi. Vide il corpo dell’omone rimanere in equilibrio precario per un secondo, prima di cadere di peso.
Vali guardò il cadavere con il viso deturpato. Per un attimo aveva temuto veramente di morire… Il cuore gli batteva all’impazzata.
Aléxandros parò la sciabola di Blaise e gli diede un calcio agli stinchi. << Sei un traditore, soldato! Perché non accetti di morire? >> Chiese il pirata, indietreggiando. Aléxandros fece una smorfia. << Tu non sei più fedele di me ai Templari! >> Detto questo gli diede un pugno con la mano sinistra. Legros fermò la mano e tirò l’uomo a sé. << Vuoi dire che io avrei collaborato contemporaneamente con due fazioni diverse? >> Sorrise, mostrando un dente mancante. << Io ho fatto quello che credevo giusto! >> Disse Aléxandros, liberandosi dalla presa del Templare. << E so che lo è! >> Saltò in alto e puntò la spada verso il Filibustiere. Quello non riuscì a spostarsi, e la spada si conficcò nella sua spalla sinistra. Aléxandros la estrasse, e il corpo del Templare, ormai privo di vita, si accasciò a terra. Il soldato tirò un sospiro di sollievo. Si guardò intorno. Ormai la battaglia era vinta: i Giannizzeri stavano inseguendo i Bizantini, che cominciavano a darsi alla fuga. Per terra vi erano corpi in armatura rossa, altri erano Ottomani, mentre altri ancora, in minore quantità, avevano armature scintillanti e vesti leggere, che lui identificò come mercenari e ladri.
Che scempio. Pensò amareggiato.
Yusuf scattò di lato. Rotolò per alcuni metri e si rialzò con una spinta energica. Lisistrata lo aveva ferito alla fronte e il sangue scendeva lento. Aveva il lato sinistro del viso rigato dal suo sangue. Sorrideva. Lo divertiva, il fatto di non riuscire a colpire la sua avversaria. << Sei davvero abile… >> Disse ansimante. << Ma se vuoi uccidermi, dovrai riuscire a fare di meglio! >> Lisistrata si irritò. Lanciò il pugnale verso l’Assassino, che piegò la schiena indietro per schivare. Dopo che il pugnale fu passato, scattò verso la Teatrante per attaccarla. Quella indietreggiò. Schivava i fendenti con grazia. Yusuf le graffiò la schiena mentre si voltava. Quella si bloccò un istante. Yusuf la rincorse e la trafisse nel petto. Lei lo guardò con occhi spalancati e un’aria cupa, quasi spaventata. Lui, serio, si limitò a dire:<< Requiescat in pace, Lisistrata, se questo è il tuo vero nome. >> Dopodiché, estrasse il kijil insanguinato dal corpo della Templare. Quella si accasciò a terra senza nemmeno un suono, e il suo sguardo rimase fisso, perso nel vuoto. Yusuf, non potendo vedere quello sguardo, lo sguardo di una persona morta, si piegò su di lei e le chiuse gli occhi.
La spada del Visir cozzò con quella di Hisham. Il ragazzo respinse l’arma con forza. Il Templare sembrava divertirsi molto. << Niente male, ragazzo. >> Disse. Hisham lo ferì al braccio sinistro. Il Visir si sorprese per la velocità dell’Assassino. Hisham non perse tempo e graffiò la gamba destra dell’avversario. Damat Ali Pasha indietreggiò. Hisham lo inseguì. Non lo avrebbe lasciato fuggire. Continuò ad attaccarlo. Quello parava in fretta i colpi. Dopo essere stato colpito la sua espressione era cambiata, e ora era diventato più serio. Restava comunque un avversario molto forte. Hisham lottava con tutte le sue forze, ma temeva che una distrazione potesse costargli cara, per questo non dava tempo di reagire al nemico! Il suo sguardo si posò su Anisa, che lottava con Mirela Djuric. In quell’istante il suo sguardo e quello dell’amica si incontrarono. Lei vide qualcosa che non le piacque affatto…
Anisa parò il pugnale della Truffatrice dopo essersi voltata.
<< Smettila di lottare e arrenditi! >> Disse la Templare, infuriata per non essere ancora riuscita a uccidere la giovane Assassina. Le lame cozzarono. << Sei in tempo per chiedere perdono! >> Esclamò. Anisa la spinse con un calcio e le lanciò un pugnale dritto alla spalla. La Templare fu colpita e lanciò un gridolino. Anisa le corse contro e la spinse al muro puntandole lo stiletto alla gola. Lei tirò indietro la testa.
<< Adesso ascoltami bene, traditrice! Ti lascio andare, ma dovrai abbandonare per sempre la città! Non tornare! Non provare a nasconderti, perché se sarai ancora qui io lo saprò, e la prossima volta ti ucciderò per davvero! >> Le estrasse il pugnale dalla spalla con uno strattone e la fissò intensamente con uno sguardo adirato. Mirela rise. << Perché stai ridendo ora? >> << Sei troppo innocente! Non vuoi uccidermi! >> Si piegò in due dalle risate. << In questo mondo, se stai dalla parte di qualcuno, prima o poi dovrai uccidere! >> Continuò a ridere. Anisa si voltò e se ne andò, ignorando quella folle.
Hisham aveva colpito il Visir al fianco e al braccio sinistro. Questo ormai si limitava a schivare gli attacchi. Lo spinse al muro dandogli un calcio. Sollevò la spada. Stava per ucciderlo! Stava per uccidere l’uomo che lo aveva quasi ammazzato e lo aveva umiliato di fronte ad Anisa e a tutti gli Assassini. Sapeva che quello che stava facendo era una vendetta insensata, ma non riusciva a frenarsi. Con il fuoco negli occhi fece sibilare la lama della spada. Anisa lo fermò giusto in tempo, abbracciandolo per fermarlo. Gli urlò di fermarsi.
<< Non farlo, ti prego! >> Supplicò la ragazza. << Non ucciderlo! >>
Hisham si era bloccato. La ragazza lo aveva paralizzato. << Anisa! Che stai dicendo? >> << Ti prego! >> Chiese con le lacrime agli occhi. << Non sono ancora pronta per vederti uccidere qualcuno! >> Gli rivolse uno sguardo sofferente. Hisham ricambiò incredulo. << Ma… Allora tutta la tua determinazione… >> Anisa abbassò lo sguardo amareggiata. Hisham sospirò. << Hai ragione… >> Disse dopo una pausa. << Anche un cane come lui ha diritto di vivere, e non sono io quello che deve decidere della sua vita. >> Si rivolse a Damat Ali Pasha. << Vattene. >> Si voltò e se ne andò. Anisa lo seguì, ma il Visir la afferrò per una manica. Lei urlò. Lui le puntò la spada alla gola. Stava per ucciderla. Hisham, il fuoco negli occhi, si voltò estraendo un pugnale da lancio dalla spallina e lo lanciò dritto alla fronte del Visir. Uno schizzo di sangue uscì dalla fronte dell’uomo, che macchiò il cappuccio di Anisa, che rimase terrorizzata, con gli occhi sgranati.
Il corpo del Templare cadde a terra.
<< Mi dispiace, Anisa… >> Disse Hisham con sincerità. << Gli avevo dato una possibilità, ma ha rifiutato… >> Lei guardò il corpo del Visir, poi lui. Era come spaventata, ma poi urlò, cercando di avvertirlo. Mirela Djuric lo aveva attaccato alle spalle e gli si era avvinghiata addosso. Hisham cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla stretta della Truffatrice. Non appena vide il pugnale della Templare posarsi sulla gola del ragazzo, Anisa non esitò più, e lanciò un pugnale alla mano di Mirela, che cadde urlando. Hisham le puntò la spada contro non appena fu libero. La donna guardava il ragazzo con un misto di esaltazione e di dolore in viso. Anisa li raggiunse.
<< Sei ferito? >> Chiese al ragazzo. Lui scosse la testa e continuò a fissare la Templare. Lei rideva.
<< Te lo avevo detto, che avresti ucciso, prima o poi! >> Anisa rispose secca:<< No! Non ho ucciso nessuno io! >> << Ah, no? >> Chiese Mirela con un sorriso folle. Si teneva la mano ferita con l’altra mano, e quindi non si sarebbero aspettati una mossa come quella che seguì: Mirela afferrò la lama della spada di Hisham, e senza dare peso ai tagli che produsse questa sulle sue mani, tirò a sé la punta dell’arma, infilzandosi nel cuore. Anisa sobbalzò urlando. Hisham tentò invano di trattenere la spada. Mirela Djuric sorrideva malignamente. << Che mi dici ora… >> Disse. << Hai ucciso? >> Poi morì. I due giovani Athingani rimasero spiazzati. La ragazza si mise a piangere. Hisham abbracciò Anisa cercando di consolarla.
Ahmed deviò la spada del nemico e gli diede una gomitata nel fianco, facendolo barcollare. Scattò in avanti e gli aprì uno squarcio al fianco sinistro colpendolo con la spada. Scevola indietreggiava e continuava a resistere, ma a poco a poco la sua armatura si riempiva di buchi e si piegava dove Ahmed colpiva con forza.
<< Non pensi sia ora di arrendersi? >> Chiese l’Assassino dopo aver tentato di infilare il kijil nel buco sul petto dell’armatura.
<< Se credi che un soldato come me si arrenda così facilmente… >> Disse piegandosi e dando un pugno nello stomaco all’avversario. << Ti sbagli di grosso! >> Ahmed fu spinto indietro. Si rialzò a fatica. Riprovò a sparare contro l’avversario. Questa volta finse di puntare al petto, ma all’ultimo istante sparò al piede del Templare, che spiazzato, si accasciò tenendosi il piede feritò.
<< E’ meglio se ti arrendi ora… >> Disse Ahmed avvicinandosi tenendo il kijil in mano. Scevola tentò di colpirlo in viso con la spada, ma Ahmed si spostò e lo prese di striscio sulla guancia.
<< Preferirei morire! >> Ahmed sollevò la spada e scostò l’elmo del Cavaliere. Il viso di un uomo sulla quarantina con la barba corta e i capelli radi gli si presentò davanti. Lo fissava con odio e gli intimava di ucciderlo.
<< No. >> Disse Ahmed rinfoderando l’arma. << Non voglio farlo… >> Guardò da un’altra parte. << Forse sono troppo buono, ma credo che potresti essere diverso… Vai via. Abbandona i Templari e tutte le loro macchinazioni e vivi una vita tua… Credo tu abbia già sofferto abbastanza… >> Neanche lui sapeva perché stesse facendo quella cosa. Vedere il viso dell’uomo che poco prima avrebbe ucciso lo aveva frenato.
<< Non dire idiozie! Uccidimi e facciamola finita! >> Replicò Scevola. Ahmed non rispose e si voltò. Scevola lo fissò infuriato. Si alzò a fatica. Sollevò con enorme sforzo la sua enorme spada e chiamò l’Assassino.
<< Il mio orgoglio è andato distrutto già tempo fa… Questa battaglia è stata davvero soddisfacente! Ho capito che un Assassino è un avversario che non va sfidato. Eh! >> Ridacchiò rauco. << Ma oggi non potrei tornare da coloro che mi hanno mandato qua! >> Detto questo sollevò la spada e se la conficcò nel petto. Ahmed ebbe l'impulso di correre verso di lui, ma sapeva che non sarebbe servito. Lo vide cadere a terra e abbandonare quel mondo. Sospirando gli chiuse gli occhi e disse:<< Requiescat in pace. >>
Fabiola stava aspettando che la Brigantessa la facesse finita, ma quella indugiava: voleva vederla soffrire ancora molto!
<< Ammetti che ti ho sconfitta, e forse la tua morte sarà rapida! >> Disse puntandole la punta della sua sciabola alla gola e tagliandola lentamente. Fabiola strinse i denti. Non le avrebbe dato quella soddisfazione! Resistette, perché doveva resistere! La lama passò sotto al mento della donna, e da lì, fino alle labbra.
<< Non vuoi? >> Chiese Samila Khadim con un largo sorriso. << Allora la tua morte sarà uno spettacolo veramente interessante! >> Sentenziò. Detto questo, strattonò la sciabola, facendo il sangue schizzare sangue verso fuori. Qualcuno colpì la Templare al fianco, facendola cadere. Era Vali, che con un calcio l’aveva spinta via. Stava letteralmente ringhiando. Aiutò Fabiola a rialzarsi e la spinse dietro di sé, per proteggerla. Samila Khadim sorrise afferrando la lancia.
Il Lupo era rimasto immobile, con Georgios al muro, a puntargli la sua stessa arma contro. Georgios lo guardava con astio.
<< Allora? Non mi uccidi? >> Chiese il Campione. << Non temi la morte? >> Chiese Il Lupo sorpreso. L’uomo rise sonoramente:<< Non la temo? Io semino morte e distruzione, ed è chiaro che un giorno essa verrà a bussare alla mia porta! >> Avvicinò il suo viso a quello del Lupo. << Non ho paura della morte, ne sono preparato! >> Di scatto colpì con una testata la fronte dell’avversario, che arretrò tenendosi una mano sopra. Georgios scappò. << NO! >> Urlò Il Lupo abbassando la mano e incominciando a inseguire il nemico. Si infilavano nei vicoli bui e stretti e molti ostacoli rallentavano la corsa dell’Assassino. Raggiunta una piccola piazza, forse la stessa dove Il Lupo aveva ucciso il Gladiatore, Georgios si fermò. Si voltò e sorrise al Lupo.
<< Voi Assassini non sapete mai quand’è il momento di arrendersi… >> Disse piegando il collo a destra e a sinistra.
Il Lupo rispose ansimando:<< Lo stesso vale per i Templari. >> Il Campione sorrise. << Bene. >> Disse. << Ora concludiamo questa battaglia. >> Si piegò in avanti e fece un gesto come per dire di attaccare. Il Lupo era d’accordo, ma Georgios era disarmato, mentre lui aveva la sua accetta. La gettò dietro di sé.
<< Se devo ucciderti… >> Disse. << Voglio farlo lealmente. >> Georgios annuì con approvazione. << Bravo, bravo… >> Fece. Poi scattò in avanti verso il suo avversario. Il Lupo si piegò di lato e schivò un pugno diretto al suo naso. Si diede la spinta e si gettò sul Templare, spingendolo con tutte e due le mani. Georgios si sbilanciò indietro e fece qualche passo per riacquistare l’equilibrio. Il Lupo sapeva che non sarebbe stato facile, ma il Campione era ferito alla spalla e al fianco. Veniva rallentato da quelle ferite, e rendeva la cosa un po’ più semplice… Attaccò a sorpresa scattando in avanti e colpendolo allo stomaco. Non perse tempo e gli diede un calcio negli stinchi. Georgios non aveva reagito al pugno, ma il calcio lo sentì, e sollevò la gamba colpendo Il Lupo in viso e massaggiandosela allo stesso tempo. Il Lupo sputò un grumo di sangue e girò attorno al nemico. Georgios rideva alla tattica dell’avversario, ai suoi occhi inutile e molto stancante. Lui era più per la forza dei suoi muscoli, che per quella del suo cervello. Il Lupo fece un giro attorno al Templare, ma finito il giro ricevette un pugno nello stomaco che lo fece inginocchiare. Georgios gli diede un pugno in viso, una volta in ginocchio, facendolo cadere a terra. Gli saltò addosso e lo schiacciò col suo peso. Il Lupo si lasciò sfuggire un grido. Rotolò di lato e le parti si invertirono. Ora era Il Lupo, che girandosi aveva afferrato Georgios per i vestiti, a stargli addosso. Digrignavano i denti, ansimavano, sudavano. Si prendevano a testate e a pugni. Georgios diede una testata così forte al Lupo da intontirlo. Se lo tolse di dosso e si alzò, tirandoselo dietro per il mantello. Lo sbatté al muro e lo bloccò. Il Lupo si divincolò e voltandosi lo colpì con ambo le mani in pieno viso. Georgios sputò a terra. Il Lupo lo attaccò, ma il Campione fermò il suo pugno con una mano, e cominciò a stritolarglielo. Il viso del Lupo era contratto in una smorfia, e fissava Georgios che ricambiava con la stessa espressione. Rimasero immobili. Sapevano che fare qualsiasi altra mossa era inutile. Erano allo stesso livello. Nessuno era più forte dell’altro.
<< Voglio complimentarmi con te. >> Disse Georgios. << Sei un ottimo combattente! Non mi sono mai divertito più di così! Mi stai facendo provare il brivido del pericolo e il dolore che i nemici comuni non danno! Ti sono riconoscente. >> Sorrise perfidamente. << Peccato che io debba ucciderti! >> Il Lupo snudò i denti. << Anche tu sei davvero forte. Ma a me non piace combattere! Non mi piace uccidere! >> Rispose l’Assassino. << Ma devo proprio dire che è divertente lottare con te! >> E per un attimo si poté intravedere un sorrisetto sul suo viso. << Ma non posso morire qui! Devo tornare a Roma con Fiora e sua sorella! Devo continuare a vivere per proteggere gli altri! >> Detto questo scagliò un pugno al viso del Campione con la mano libera. Quello cadde indietro, e tirò Il Lupo con sé, afferrando la mano libera. Lasciò andare l’altra e gli diede un pugno a sua volta. Lo avvicinò a sé e gli diede una testata in fronte. Il Lupo chiuse gli occhi per un attimo. Georgios Kostas lo stava trascinando a terra. Con il braccio libero puntò il gomito sul petto del Templare. Un rumore sinistro provenne da quest’ultimo, che inorridito guardò con occhi spalancati il punto da cui era scaturito quel suono. Lo lasciò andare e Il Lupo gli diede un altro pugno in viso. Si alzò e si allontanò dal corpo del Templare. Il Campione era disteso a terra, rantolante. Un sorriso beffardo stampato in faccia e gli occhi stanchi.
<< Hai vinto, allora? >> Chiese col fiato mozzo. << Sembrerebbe proprio di sì… >> Mormorò Il Lupo. Gli sembrava strano che quell’uomo così possente fosse stato sconfitto. E ora vederlo in quello stato era davvero pietoso.
<< Sei stato un avversario leale, Lupo. E’ stato davvero soddisfacente… >> Disse a stento quello. Il Lupo andò a prender l’ascia del Campione. Era graffiata e sporca di sangue. Tornò indietro dall’uomo.
<< Mi vuoi finire con la mia stessa arma? Non è molto onorevole… >> Constatò deluso Georgios.
<< Non è così… >> Disse Il Lupo. Gli avvicinò l’arma. << Questa è la tua ascia, e tua sarà anche nella morte. >> Gliela pose sul petto. Georgios ridacchiò. << Sei così strano… Come mai ti comporti così? >> Il Lupo rimase in silenzio. << Non mi piace uccidere… Ogni volta provo pietà per la mia vittima… >> Georgios rise. << Non devi! >> Respirò affannosamente e riprese a parlare:<< Se hai un obiettivo devi fare di tutto per raggiungerlo. >> Lo guardò negli occhi. << Devi proteggerla, no? >> Il Lupo si sorprese dalla frase del Templare. Non pensava che sotto quella scorza di uomo ignorante e rissoso ci fosse una persona così profonda…
<< Ti auguro di riuscire nel tuo intento, Assassino. >> Respirò a fondo. << Lupo… >> Chiuse gli occhi e morì. Il Lupo rimase immobile.
<< Requiescat in pace, Georgios Kostas… >>
La strada era piena di morti. Il sangue era ovunque, e i feriti si lamentavano, oppure si facevano accompagnare da un compagno da qualche dottore. Gli uomini di Fares esultavano battendo le loro spade. I clienti della taverna di Amid erano stanchi e sulle loro facce si vedeva il sollievo per la fine della battaglia. Il Lupo raccolse la sua spada e guardò i compagni. Un sorriso gli illuminò il volto. Ma qualcosa lo turbò. Vide Vali ferito alla gamba destra e Fabiola che lo soccorreva. Infine, Samila Khadim che scappava da loro e si arrampicava sul tetto dove attendevano fra’ Ristoro, Cirillo da Rodi e Odai Dunqas.
<< Cosa è successo!? >> Esclamò Il Lupo appena li vide.
<< Ha provato a difendermi, ma lo ha preso di sorpresa e lo ha ferito! >> Disse Fabiola preoccupata guardando Il Lupo, Vali e poi Samila che si arrampicava. Il Lupo trattenne un’imprecazione.
Ristoro sembrava adirato. << Per questa volta avete vinto voi, Assassini! >> Disse. Samila Khadim raggiunse il tetto. << Ma non sarete voi quelli che trionferanno! >> Urlò andandosene.
Il silenzio piombò nella strada. Yusuf arrivò correndo. Ahmed si trascinava una caviglia e i due giovani Athingani sembravano emotivamente distrutti. Arrivò anche Aléxandros, al quale Il Lupo diede una pacca sulla spalla. Lia era stanca e sporca di sangue.
Mentre Ahmed accompagnava Hisham e Anisa dentro alla torre, e Fabiola offriva la spalla a Vali, Il Lupo, Yusuf e Aléxandros si avviarono verso Tarik Barleti. L’uomo stava pulendo la sua spada dal sangue e come li vide li salutò con un sorriso.
<< Sono onorato di conoscervi, Assassini. >> Disse. Il Lupo lo ringraziò per essere corsi in loro aiuto.
<< In realtà, se c’è qualcuno che dovete ringraziare, quello è il nostro informatore, Aléxandros, che ci ha avvertito di un attacco dei Bizantini in questa zona. Quegli uomini non hanno ancora capito che la città non è più loro! Spero che questa battaglia gli abbia fatto capire parecchie cose… >> Sentenziò Tarik Barleti.
<< Lo spero anch’io. >> Approvò Yusuf. Tarik offrì poi la mano agli Assassini presenti, i quali, gliela strinsero.
Prima di andarsene, Il Lupo vide dei Giannizzeri portare via i corpi dei Bizantini, tra cui anche i Templari che avevano ucciso.
<< Aspettate! >> Disse fermandoli. << Vorremmo occuparci noi di loro… >> Disse. I soldati arabi lanciarono occhiate interrogative al loro comandante che annuì. << Va bene. Potete pensarci voi. >> Detto questo si voltò chiamando a sé i suoi uomini, e sparendo rapidamente.
<< Ehi, Lupo. Ce hai intenzione di fare? >> Chiese Yusuf, dopo che i Giannizzeri se ne fossero andati.
<< Prima aiutami a radunare i corpi, Yusuf, dopo li seppelliremo. >> Disse Il Lupo spiazzando Yusuf con quella frase.
Il Lupo si arrampicò sull’edificio dove aveva visto lottare Faustina con la Corsara. E lì la trovò. Distesa a terra in un lago di sangue, la Templare morta accanto a lei con la sua mezza forbice conficcata nella schiena. Subito si allarmò a quella vista, ma Faustina non appena lo sentì gli lanciò un’occhiata interrogativa, spalancando gli occhi, come se fosse normale vedere qualcuno in quello stato…

 

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Capitolo 22
*** Funerale ***


Il Lupo era nel cimitero di Galata. Aveva insistito perché venisse fatto un funerale ai Templari che avevano ucciso la sera prima. Erano lui, Yusuf, Vali, Aléxandros, Ahmed, Lia, Faustina e Fabiola. Stavano seppellendo i Templari.
Il primo era stato Blaise Legros. Era stato un uomo poco fedele ai Templari. Per lui contavano solo i soldi che essi gli davano. Non sembrava avere buone qualità, ma Il Lupo disse che non avrebbero dovuto giudicarlo dalle poche cose che avevano visto, ma che avrebbero dovuto conoscere la sua vita e il suo passato, per capire di che uomo si trattava.
Dopo del Flibustiere, gli Assassini seppellirono il Bombardiere, Kadir. Era stato un uomo mostruoso, dalle testimonianze di Vali e Aléxandros, però Ahmed aveva detto di averlo visto una volta mentre dava dei soldi a un mendicante. Senza ricevere nulla in cambio, senza aver chiesto nulla, il Templare aveva fatto un elemosina. Si sapeva che Kadir era un uomo malvagio e violento, ma forse, con quell’atto di misericordia, pensò Il Lupo, aveva voluto provare a rimediare ai suoi peccati, in parte…
Lisistrata. Era questo il nome che avevano sentito sempre i presenti. La Teatrante non aveva mai rivelato il suo vero nome, ma le si doveva dare rispetto, nonostante il suo passato… I suoi modi… Il fatto che uccidesse quasi per divertimento non doveva essere preso in considerazione, secondo Il Lupo. << I morti vanno trattati tutti allo stesso modo. >> Aveva detto.
Mirela Djuric era stata una donna meschina e ingannatrice. Aveva vissuto per le strade, come le altre Athingane, ma quando si era ritrovata di fronte alla scelta di morire e quella di tradire la sua gente, non aveva avuto dubbi su quale strada scegliere. Aveva sempre pensato solo a sé. Nessuno avrebbe pianto la sua morte… Tutti ne erano consapevoli.
Il Visir era stato un uomo spregevole. Aveva sempre disprezzato i suoi nemici e aveva sempre temuto la morte, a detta di Aléxandros. Secondo il soldato, quell’uomo aveva sempre avuto paura di perdere la vita da un momento all’altro. Forse il suo modo di disprezzare i nemici era una tattica per farsi venire coraggio e sicurezza… Ma la superbia non fa mai bene. Il lusso e la ricchezza di cui tanto si vantava servivano a nascondere questa sua paura, forse. << Povero pazzo… >> Aveva commentato Aléxandros.
Oksana Razin, l’Avanguardia, era una donna che non amava né odiava le battaglie. Per lei era indifferente dover uccidere qualcuno; lo faceva perché era il suo dovere. Sembrava che a lei non importasse nulla del mondo attorno a sé… Forse c’era qualcosa di più importante, o forse aveva perso la speranza nel mondo, nel suo Credo, e aspettava la morte.
<< Non credo… >> Disse Lia facendosi avanti. << Da come combattesse, direi che non si volesse rassegnare alla morte… >> Non avrebbero mai saputo la verità…
La Corsara ricordava molto Faustina, al Lupo. Non si era domandato molto su ciò, ma ora che stavano seppellendo Eveline Guerra gli tornò in mente quel pensiero. << Eveline mi ricorda molto te, Faustina… >> Disse all’improvviso, spiazzando tutti. Faustina non lo guardò e continuò a fissare il punto in cui la Templare era stata seppellita. << Già… >> Disse amareggiata la Ladra. << E sai dirmi perché? >> Chiese Il Lupo. Faustina indugiò sulla risposta. << E’ uguale a com’ero io… Prima di morire… >> Il Lupo annuì. << Giusto. Le importava solo della sua preda. >> << Trae piacere nell’uccidere… >> Mormorò la ragazza con tristezza. Il Lupo pensò che Faustina fosse cambiata, che avesse capito cosa era prima…
<< Georgios Kostas. >> Sentenziò Il Lupo di frnte alla tomba del Campione. << Un ottimo lottatore, un uomo sorprendente… Chi era costui? >> Chiese voltandosi verso gli altri. Nessuno seppe dargli una buona risposta. << A quanto pare eri anche un uomo misterioso. Forse avevi più buone qualità di quante possiamo immaginare… Ma questo non lo sapremo mai. Eri un Templare, e sei morto con il sorriso sulle labbra, non rinnegando il tuo Credo, ma nemmeno maledicendo colui che ti aveva ucciso, accettando il tuo destino. >> Continuava a guardare la tomba, come se si aspettasse una risposta dal morto. << Spero che tu possa trovare la pace, e che metta la testa a posto, almeno dall'altra parte. >> Questa sembrò quasi una frase detta fra vecchi amici, alle orecchie degli Assassini.
Il Lupo si schiarì la voce. << Requiescat in pace. >> Disse. Dopo di lui, all’unisono, gli altri Assassini sentenziarono:<< Requiescat in pace. >>

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Capitolo 23
*** Rapimento ***


Le cose andavano migliorando.
Ora che i Templari avevano ricevuto una pesante sconfitta cominciavano ad indebolirsi sempre di più. Gli Assassini potevano girare per le strade con più sicurezza e Il Lupo si sentiva in parte sollevato. In parte.
Fra’ Ristoro era ancora vivo, e sapeva che non si sarebbe arreso mai. Nonostante volesse andare ad attaccare i Templari, i suoi compagni gli dicevano di aspettare: avevano combinato un gran trambusto, negli ultimi giorni, ed erano usciti dalla battaglia piuttosto malconci.
Il Lupo continuava a pensare che se avrebbero aspettato troppo, ne avrebbero pagato le conseguenze. Gli altri gli dicevano che era troppo pessimista, ma lui aveva un brutto presentimento…
 
*
 
Un giorno era nella sua stanza a riposare. Tutto sembrava andare per il meglio. Fiora si stava riprendendo rapidamente, le ferite dell’ultima battaglia ormai si erano rimarginate… Ma a lui restava quel senso di oppressione che lo preoccupava sempre di più… Era come un mattone sul cuore, e non riusciva a toglierlo in nessun modo. Pensò di uscire a fare una passeggiata. Stare a contatto con la gente, respirare aria fresca, lo avrebbero rincuorato un po’…
Faustina era fuori, come sempre. Lui ormai sapeva dove andava ogni giorno: in cima alla torre di Galata. Sembrava strano, visto che la ragazza aveva detto di soffrire di vertigini, ma aveva imparato che tutto quello che aveva a che fare con Faustina era un po’ “strano”.
Il Lupo andò in giro per le bancarelle, a guardare cosa faceva la gente, com’era la vita di una persona normale. Andò anche al cimitero, a salutare i Templari morti che avevano seppellito lì.
Andò al porto, a guardare le navi che partivano e ormeggiavano, pensando al giorno in cui anche lui sarebbe partito per tornare a Roma. Non che non gli piacesse Costantinopoli. Non voleva lasciare soli gli Assassini della città, ma sperava di poter tornare a Roma presto. E poi, sarebbero dovuti tornare a casa, un giorno o l’altro. Una volta sconfitto Ristoro.
Gli tornava sempre in mente quell’uomo, il suo ghigno irritante. Non c’era un momento in cui non riuscisse a isolarlo in un angolo della sua testa così da poter pensare ad altro…
Diede uno sguardo alla torre di Galata. Faustina era lì, sicuramente, a guardare il paesaggio. Stava cominciando il tramonto, e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea, andare a guardarlo da lì. Avrebbe anche portato indietro Faustina. Si avviò dunque verso la torre.
Il vento era forte sulla cima. Il Lupo si aspettava di vedere la sagoma della Ladra accovacciata intenta ad ammirare il crepuscolo, ma non c’era. Allarmato cominciò a cercare in giro. Non c’era nessuno. Vide qualcosa a terra. Erano il cappello di Faustina e la sua mezza forbice. Di lei non c’era traccia.
Sentì all’improvviso un profondo sentimento di rabbia crescergli dentro. Scese dalla torre e raggiunse il covo degli Assassini.
<< Faustina è stata rapita! >> Esclamò.
Varie esclamazioni di stupore accolsero il suo annuncio.
<< Io vado a salvarla! >> Disse Il Lupo subito dopo.
<< Aspetta! Non sai dove si trova e nemmeno sai se è stata rapita! >> Esclamò Yusuf trattenendolo.
<< Ho trovato il suo cappello e la sua arma. Sono certo che è stato Ristoro! >> Sbottò lui mostrando ciò che aveva trovato sulla torre. Yusuf continuò.
<< Ma non sai dove andare! >> Il Lupo disse:<< La cercherò all’Arsenale! Se non dovessi trovarla lì andrò a Santa Sofia. >>
<< E se non dovessi trovarla nemmeno lì? >> Chiese Vali. Il Lupo si bloccò. Rimase un attimo a pensare. << Non lo so… Non lo so, dannazione! >> Esclamò mettendosi una mano alla testa.
Lia gli andò accanto. << Vengo con te! >> Disse. Il Lupo fu rincuorato.
<< Bene, ma non basta. >> Disse Vali. << Io andrò a Santa Sofia. >> Fabiola si unì a lui.
Ahmed si fece avanti. << Io mi occuperò delle strade. >> Poi Yusuf disse ad Ahmed e ad Anisa di correre a chiedere aiuto ad Amid e a Fares. Poi andò con Ahmed, portandosi Aléxandros.
Il Lupo sorrise. << Ragazzi… Non so come potervi ringraziare… >> Disse.
<< Faustina è una di noi. >> Disse Yusuf sorridendo. << Anche se non lo ammette. >>
Dopo aver raccomandato al medico di occuparsi di Fiora, Il Lupo uscì con Lia dietro di lui.
<< L’Arsenale, eh? >> Chiese lei.
<< Già. >> Rispose Il Lupo. Quel posto li inquietava, ma dovevano farlo.
 
*
 
Erano arrivati all’Arsenale. Di fronte a loro c’era il grande cancello aperto sorvegliato da alcune guardie Bizantine. Il Lupo guardava furioso l’interno. Si intravedevano le navi ormeggiate nel porto e tutte le casse contenenti merci di ogni tipo. Ma quello che vedeva lui, era l’onnipotenza dei Templari. Uomini corrotti e spregevoli che controllavano ogni merce che passava di là e imponevano tasse alte per finanziare i loro loschi scopi. Tra di loro c’era anche fra’ Ristoro. Il Lupo si sentì assalire da un furia incontrollabile. Scattò in avanti, estrasse il pugnale e trafisse una guardia nel petto. Quello cadde esanime. Lui si girò a destra verso quello che lo stava attaccando estraendo la spadona. Il Lupo scattò col polso e mise la lama tra sé e la spada. La lama della spada si incastrò in mezzo alla lama celata, bloccandone il meccanismo. Il Lupo lanciò il suo pugnale alle sue spalle, colpendo la terza guardia alla spalla destra, poi diede un pugno al fianco all’uomo di fronte a sé, e un calcio negli stinchi. Liberò la lama dalla spada nemica e diede un colpo in viso al soldato unendo le mani, tramortendolo all’istante. C’era ancora un soldato. Lia scattò e lo uccise piantandogli la lama celata nella schiena. Il Lupo la vide con la coda nell’occhio. Alzò lo sguardo e scrutò le mura, come se cercasse qualcosa.
<< Sei pronta? >> Chiese una volta che lei fu al suo fianco. Lia annuì senza rispondere, e i due si fiondarono nell’Arsenale.
 
*
 
Vali e Fabiola erano appena arrivati a Santa Sofia. Avevano dovuto uccidere un paio di guardie all’entrata per potersi infiltrare. Fortunatamente non avevano dato l’allarme, ma sembrava non esserci nessuno all’interno. I corridoi erano vuoti, e le stanze sembravano essere state svuotate. C’erano mobili rotti per terra e cocci di chissà quante opere di artigianato. Come se i Bizantini avessero fiutato un pericolo lontano, avevano preso tutto ciò che poteva essere prezioso ed erano fuggiti. Ciò gli aveva facilitato l’entrata, ma Fabiola non si spiegava le due guardie davanti all’entrata.
<< Probabilmente gli è stato ordinato di rimanere, oppure hanno preferito restare qui di loro volontà… Non lo sapremo mai… Ormai sono morti. >> Disse Vali. Fabiola si sentì poco bene a sentire quella frase, però aveva ragione. Gli avevano tolto la vita con così tanta facilità… Avrebbero potuto provare a parlargli, a convincerli… Forse sarebbe stata una perdita di tempo. Avevano agito troppo impulsivamente, comunque.
Arrivarono in una sala piccola dove non era rimasto più niente. Un tavolino distrutto con una gamba sola, un armadio mezzo sfondato e alcuni cuscini strappati erano gli unici oggetti, ovviamente senza contare i cocci e le assi di legno che si trovavano sparse per il pavimento.
Uno scricchiolio, un movimento sopra le loro teste avvertì Vali di qualcosa di pericoloso nascosto nell’ombra. Afferrò Fabiola per un braccio e la tirò indietro. Mentre lei indietreggiava per la brusca mossa di Vali, una figura possente si abbatteva a terra. Era il Guardiano. Li guardò con i suoi occhi neri e piegò le labbra in un chiaro segno di disprezzo.
<< Sapevamo che sareste venuti… >> Disse l’uomo con la sua voce profonda. << Ti ucciderò, questa volta, Vali Cel Tradat. Questa volta nessuno interromperà la nostra lotta! >>
Vali tremò. << Be’, questo è tutto da vedere. >> Detto questo estrasse la katara, ma Fabiola lo fermò mettendo una mano sulla lama.
<< Lascialo a me. >> Disse. Vali vide nei suoi occhi la determinazione. << Tu vai avanti. >>
<< Il Diacono aspetta qualcuno, ma quello non sei tu! >> Disse Odai Dunqas con furia puntando a terra la sua lancia. << Lui dovrà occuparsi della traditrice, anche se è molto riluttante a lasciarti nelle mie mani… >> Detto questo il Templare sorrise malignamente. Vali si molleggiò sui talloni. Fece roteare il collo e guardò dritto di fronte a sé. << Se proprio insisti… >> Disse. I presenti però non capirono a chi fosse rivolto. Fabiola lo capì quando Vali scattò sul tavolino con una gamba sola saltando agilmente sulla sua pendenza. Atterrò alle spalle di Odai e gli diede un calcio dietro alle ginocchia, facendolo cadere. Poi urlò:<< Buona fortuna, Fabiola! >> E sparì dietro alla porta alla fine della stanza.
Il Guardiano si rimise in piedi imprecando nella sua lingua. Poi guardò Fabiola.
<< A quanto pare non è andata come speravamo… >>
<< Voi non vincerete, Odai. I Templari sono folli e ciechi! >> Esclamò acida la ragazza. Odai strinse la sua lancia tra le sue dita.
<< Ma gli Assassini sono stupidi disperati. >> Ribatté lui sorridendo.
Fabiola estrasse la spada di sua sorella e il ventaglio e si preparò alla lotta.
 
*
 
Il Lupo si alzò dal corpo della sua ultima vittima e si guardò intorno. Vedeva molte guardie correre verso tutte le direzioni. Ma non andavano da lui. Erano diretti fuori. In pochi lo fermavano; forse sentivano la sua collera e non volevano esserne coinvolti, oppure qualcosa di più importante era fuori nelle strade a fare confusione. Forse gli uomini di Amid e di Fares si erano già messi all’opera…
Lia gli si accostò mostrando la manica sinistra sporca di sangue. Dovevano continuare a cercare Faustina. L’Arsenale era grande, e non l’avevano ancora perlustrato tutto. Però si stava svuotando in fretta, e il presentimento del Lupo che Ristoro potesse non essere lì si faceva più grande ogni minuto che passava.
Ma poi Lia avvistò qualcosa. Su un molo c’erano due figure che sembravano piuttosto nervose. Il Lupo riconobbe la tonaca di Ristoro e scattò verso di loro. Era a venti metri da loro, quando Ristoro si voltò e gli si spalancò una scena orribile.
Fra’ Ristoro aveva il suo pugnale nelle mani, il cappuccio alzato e guardava Il Lupo con sfida, sorridendo, mentre bramava il momento in cui sarebbe riuscito a trapassargli la gola con la sua lama benedetta. Dietro di lui c’era Samila Khadim, la Brigantessa, che teneva in mano una sciabola pronta a colpire una fune che manteneva teso un cavo a cui era stata agganciata Faustina. La Ladra era sospesa in aria sopra la superficie dell’acqua, le mani legate dietro la schiena, alla quale era agganciato il cavo. Agganciati alle caviglie, legate anch'esse, aveva dei pesi di piombo. Era avvilita, forse si era abbandonata all’idea che sarebbe morta lì, e i suoi occhi fissavano in basso, ma non guardavano niente, perché vuoti…
<< FAUSTINA!!! >> Urlò Il Lupo non appena la vide. La ragazza alzò lentamente lo sguardo, e alla vista dell’Assassino la sua espressione mutò. Ristoro si affrettò ad interrompere qualunque dialogo stesse per cominciare e prese la parola.
<< Buonasera, Lupo. >> Salutò mimando un inchino. Il Lupo gli lanciò un’occhiata feroce. Il Monaco continuò. << Vedo che hai capito perfettamente dove mi trovavo… Sei venuto per uccidermi o per salvarla? >> E detto questo alzò un braccio in direzione di Faustina, che guardava Il Lupo con occhi pieni di speranza.
Il Lupo non distolse gli occhi da Ristoro. << Sono venuto per salvarla, e per ucciderti. >> Disse. Ristoro sorrise perfidamente. Faustina abbassò la testa, sconfortata. Il Lupo aggiunse una cosa.
<< Ma se stasera dovessi arrivare a dover scegliere tra le due cose, allora non esiterei a lasciarti in vita, pur di salvare Faustina. >> A quelle parole il viso di Faustina si illuminò, mentre il sorriso di fra’ Ristoro si spense. Il Lupo scattò col polso ed estrasse la spada. Lia estrasse la sua spada. Ristoro sospirò. << Perché tutto deve sempre sfociare in violenza? >> Fece qualche passo verso Faustina. << Certo, sarebbe proprio un peccato se tu dovessi scegliere… >> Detto questo lanciò un’occhiata compiaciuta alla Ladra, che ricambiò con lo sguardo infuocato. A quel punto Il Lupo la sentì tossire, e si ricordò delle sue condizioni. Non poteva resistere molto sott’acqua!
<< Aspetta… >> Disse.
<< Sai, Lupo, tu sei sempre stato troppo buono. >> Disse Ristoro. << Proprio come Baltasar… >> Il Lupo ringhiò. Sapeva che avrebbe tagliato la corda. Sapeva che sarebbe fuggito. E sapeva che non avrebbe potuto inseguirlo. << Anche quell’Assassino di Roma, Ezio Auditore. E’ sempre stato troppo buono. E’ la sua bontà che mi ha permesso di sopravvivere. Ed è la sua stessa bontà che mi ha permesso di inserire tra le vostre file una spia! >> La sua voce si alzò e il suo sguardo si indurì. Il Lupo non capì. << Ed è stata la tua ingenuità, che ti ha permesso di fidarti ciecamente di lei! Ed è stato il Frutto dell’Eden che tu mi hai portato via che mi ha permesso di attuare questo piano! >> Il Lupo spalancò gli occhi. << E’ stato il mio genio a portarmi qui! Ed ovviamente, tutto ciò è stato possibile grazie a lei… >> Ristoro allungò il braccio verso Lia e sorrise perfidamente. Il Lupo girò la testa verso la Trafficante, Lia De Russo, di cui si era fidato fino a quel momento. Vide nei suoi occhi un’espressione terrorizzata. La paura la paralizzava e le sue gambe tremavano, rendendo instabile la sua posa.
Il Lupo non voleva crederci. << Lia… >> Balbettò. << E’ vero quello che dice? >> Chiese. Lei, con le lacrime agli occhi rimase immobile. Il Lupo ripeté la domanda. Lei continuò a tacere. Il Lupo stava per piangere. Voleva piangere, perché aveva perso. Aveva perso la sua fiducia in Lia, aveva perso le vite di Fiora e Faustina, aveva perso la sua di vita, ormai. Ma ciò per cui più voleva piangere, era il fatto di essere stato ingannato.
<< LIA!!! >> Urlò fuori di sé. << RISPONDIMI, DANNAZIONE!!! >> La Trafficante, chiuse gli occhi piangendo e annuì.
<< Sì, Lupo. Ti ho mentito. >> Scandì disperata. Il Lupo si sentì il mondo crollare addosso. Una profonda depressione scese su di lui. Si sentì tradito e illuso. Si sentì solo. E mentre Ristoro rideva di lui, cominciò a pensare a Fiora, perché immaginava che non l’avrebbe più rivista…
 
*
 
Vali entrò nella sala. Era enorme. C’erano varie impalcature che portavano ai piani superiori, segno evidente che erano stati effettuati dei lavori di restauro, ma forse erano stati abbandonati. Santa Sofia era immensa. Quella sala lo aveva sempre suggestionato. Vide in fondo alla sala un trono su cui stava seduto Cirillo da Rodi, il Diacono. Lo guardò con disappunto.
<< Ci sei solo tu? >> Chiese quello. Vali non rispose e continuò ad avvicinarsi. << Mi aspettavo che arrivasse la Cortigiana… >> Commentò disinteressato guardando da un’altra parte. Vali estrasse la katara e si avvicinò. Ora poteva vederlo meglio. Aveva una gamba piegata sul ginocchio opposto e un gomito appoggiato al bracciolo del trono. Appoggiava la guancia al pugno dello stesso braccio. L’altro braccio era poggiato per intero sul bracciolo. Vali cominciò a pensare a una tattica.
<< Sembra che abbiate provocato un bel trambusto… >> Disse il Diacono. Vali si decise a parlare. << Qual è il tuo vero scopo, Cirillo? >> Il Templare lo guardò da sotto il suo cappuccio.
<< Il mio vero scopo? >> Ripeté. Sorrise. << Intendi il mio vero scopo nascosto dall’ideale di ordine e pace universale? >> Vali rimase serio e lo fissò attentamente. Il Diacono si alzò. Allargò le braccia e disse:<< Guarda questo posto. E’ solo una parte di ciò che potrei avere se riuscissi ad eliminare gli Assassini dalla faccia della Terra. >>
<< Dunque ciò che vuoi è il potere… >> Disse Vali.
<< Sì… O meglio, non solo. >> Precisò Cirillo alzando un dito. << Voglio il potere… E voglio essere venerato come un dio. >> Nell’ombra del cappuccio, Vali poté vedere le sue labbra allargarsi in un sorriso compiaciuto.
<< Sei folle, Cirillo. >> Disse sconsolato la Sentinella. Il Diacono finse di non sentire quel commento ed estrasse la spada. Aveva decorazioni dorate sulla lama ed era leggermente incurvata. L’elsa dorata era ben salda e perfettamente adattata alla sua mano.
<< Sei pronto ad inchinarti a me? >> Chiese Cirillo puntandogli contro la spada.
Vali tagliò l’aria con la katara. << Non in questa vita, Templare! >> Scattò contro il nemico e saltò a due metri da lui con l’arma levata. Cirillo scansò a sinistra e attaccò Vali al ventre. Lui parò la spada con la katara e, atterrato, girò attorno alla sua preda. Si studiarono attentamente. Poi Vali attaccò Cirillo alla spalla destra. Il Diacono fece fatica a parare la lama, e dovette piegarsi indietro per poter alzare in tempo la spada. Respinse l’attacco di Vali e indietreggiò di qualche passo. Anche Vali indietreggio, spinto dalla difesa del Diacono, e si fermò davanti a un’impalcatura, con una scala proprio dietro la sua schiena. Cirillo levò la spada e caricò l’avversario. Vali si ritrovò senza sapere che fare. Guardò in alto e vide l’impalcatura dietro di sé. Lanciò la katara in aria e all’arrivo del Templare la seguì saltando. Descrisse un cerchio, si agganciò a uno dei pioli della scala. Si aggrappò con le braccia all’impalcatura e si tirò su, descrivendo un altro cerchio con le gambe. Atterrò sul legno in piedi e afferrò la katara che era tornata indietro. Cirillo si era fermato ed era sotto di lui. Scattò col polso e saltò addosso al Diacono. Cirillo tentò di contrastarlo con la spada, ma Vali deviò l’arma con la sua lama celata. Gli cadde addosso e conficcò la katara nel pavimento, a pochi centimetri dal suo viso. Cirillo trattenne il respiro e guardò la lama scintillargli vicino agli occhi.
<< Sono più veloce di te. >> Disse Vali. Cirillo sembrava spacciato, ma poi un sorriso maligno affiorò sulle sue labbra. Vali sentì un forte dolore al fianco destro. Pensava di aver reso il Templare innocuo, ma aveva sbagliato a lasciare libero il braccio sinistro. Si scostò da lui e vide che impugnava uno stiletto sporco di sangue. Il suo sangue! Si tenne una mano sul fianco ferito e lo fissò con gli occhi pieni di odio.
<< Ma io sono più furbo di te. >> Sibilò Cirillo sorridendo. Vali lo aveva sottovalutato. Doveva ricordarsi che quell’uomo era pieno di risorse e che avrebbe usato qualunque trucco scorretto pur di ucciderlo. Si rialzò ansimante e impugnò la katara saldamente.
 
*
 
Il Lupo era immobile. Sentì qualcosa colpirlo e mandarlo a terra. Ristoro aveva cominciato la tortura. Sapeva già che avrebbe pestato a morte Il Lupo, lo avrebbe umiliato e lo avrebbe ucciso nel più atroce e doloroso dei modi. O forse lo avrebbe lasciato in vita e costretto ad assistere alla morte dei suoi amici, o avrebbe anche potuto usare la Mela su di lui per farglieli uccidere con le sue stesse mani! Le possibilità erano infinite… Sapeva solo che avrebbe preferito morire subito, piuttosto che continuare a vivere in quel modo.
Lia De Russo se n’era andata. Il Lupo non riusciva nemmeno ad essere arrabbiato con lei. Non riusciva a provar più nessuna emozione, a parte una grande tristezza. Ristoro lo afferrò per il colletto e gli sferrò un destro sul muso, facendogli sputare sangue. Lo trascinò per alcuni metri e lo sbatté contro una botte. Quella mostrò segni di cedimento. Ristoro ripeté quel gesto un’altra e un’altra volta ancora. Poi quella si fracassò. Il Lupo cadde a terra. Il Monaco lo fece girare e gli sferrò un calcio all’inguine. Un altro calcio fu diretto alla cassa toracica, e Il Lupo tirò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni. Sentì qualcosa rompersi, dentro di sé. Ricevette un altro calcio al fianco sinistro. Questa volta era Samila Khadim ad averlo colpito. Voleva divertirsi anche lei…
Continuò a subire i colpi dei Templari senza reagire per parecchi minuti.
Aveva il sapore del sangue in bocca. Si sentiva svenire e gli girava la testa. Appariva in uno stato pietoso, che però faceva ridere di più i Templari. Era ricoperto di polvere, il mento sporco di sangue non ancora rappreso proveniente dalla sua bocca, respirava a fatica, faticava a tenere gli occhi aperti. Ristoro aveva appena cominciato, lo sapeva. Lo sollevò e gli parlò.
<< Così hai voluto tradire l’Ordine, eh? >> Lo colpì. << Pensavi di farla franca e di poter vivere felice e contento con la tua bella Fiora? >> Lo colpì un’altra volta. << Pensavi che sarei morto cadendo in un fiume? >> Un altro colpo. Sulla tempia del Lupo si aprì una ferita. << Dovresti saperlo, che ad opporsi ai Templari si ottiene una sola cosa… >> Stava per colpirlo una quarta volta, ma si fermò, come accortosi di una cosa.
<< Il tuo cappuccio… >> Mormorò. Sorrise perfidamente e sollevò la mano. Afferrò il cappuccio e il suo sguardo si illuminò. Sognante, Ristoro contemplò Il Lupo, assaporando il suo dolore. << C’è ancora una cosa da fare, prima di darti la mia benedizione… >> Mormorò sorridente. Il Lupo aprì gli occhi. Capì tutto. Ora era tutto chiaro. Non poteva arrendersi solo perché Lia lo aveva tradito. Lo aveva deluso, ma chissenefrega! Non poteva lasciare che quel bastardo di Ristoro vincesse e che uccidesse Fiora. Tutto questo era cominciato per salvare Fiora. Arrendersi ora, era come abbandonarla e vanificare tutto quello che era successo! Non poteva permetterlo. Fu allora che capì che doveva reagire!
Alzò il braccio sinistro e afferrò il polso destro di Ristoro, con cui stava tirando via il cappuccio. Poi lo strinse con forza. Intanto si mise in piedi. Il Monaco non aveva la forza necessaria per sollevarlo completamente da terra, e le sue gambe erano ancora appoggiate al terreno. Un’espressione di odio apparve sul suo volto, e Il Lupo non si sentì mai più infuriato e deciso che in quel momento. Adesso era praticamente sopra di lui. Il Templare era confuso e Il Lupo poté vedere lo spavento nei suoi occhi.
<< NON OGGI, RISTORO!!! >>  Urlò lui. Scattò col polso e la lama celata si aprì. Tagliò i lati del polso del Monaco. Quello lanciò un urlo straziante per il dolore e si liberò dalla lama. Il Lupo, libero dalle mani del frate, gli diede una ginocchiata nello stomaco e poi un pugno in viso. Ristoro cadde a terra e si rialzò in fretta scivolando.
<< Tagliala! Taglia la corda! >> Urlò alla Brigantessa. Lei sguainò la sciabola e tagliò la corda che teneva sospesa Faustina.
<< NO!!! >> Urlò Il Lupo. Vide Faustina cadere urlando e sollevare alti schizzi entrando in acqua. Ristoro si mise a correre e scomparve. Il Lupo ringhiò. Si lanciò a salvare Faustina. Era sul bordo del molo. Saltò, ma si sentì tirare da un piede. Cadde a terra e sbatté violentemente col mento al pavimento di pietra. Si voltò e vide Samila Khadim tirare fuori la lancia. Il Lupo tirò indietro le gambe e poi si lanciò contro di lei, colpendola su petto. Provò di nuovo a lanciarsi in acqua, ma quella lo prese dal mantello e lo fece girare. Andò a sbattere contro un muro. Prima che potesse rendersene conto, la Brigantessa lo fece inciampare con l’asta della lancia. Il Lupo cadde a terra e la vide sollevare la lancia per poi abbassarla di scatto. Lui rotolò di lato, roteò le gambe e la fece cadere. Estrasse il pugnale e si lanciò contro di lei, puntandoglielo in viso. Samila fermò la mano a pochi centimetri dal suo viso, e cominciò a dimenarsi. Riuscì a respingere Il Lupo, si rialzò e gli scagliò via il pugnale con un rapido colpo di lancia. Il Lupo fu sorpreso dalla rapidità della donna. Stava per colpirlo con la lancia in pieno stomaco, lui non ebbe il tempo di fare nulla. Qualcun altro sì.
Il Lupo vide Lia De Russo lanciarsi in mezzo a loro, la spada levata per parare la lancia e cadere a terra un po’ più in là, dopo aver fatto cozzare le lame. Si rialzò e si mise in mezzo a loro.
<< Lia! >> Esclamò Il Lupo, senza riuscire a formulare nessuna frase. Era confuso.
<< Ci penso io a questa! >> Disse lei. << Tu salva Faustina! >> Gli ordinò spingendo Samila Khadim con la spada. La insultò e la attaccò un’altra volta, poi si mise a correre, e la Templare le andò dietro.
Il Lupo sorrise tristemente. Si voltò verso l’acqua. Vide le bolle d’aria che affioravano sulla superficie e si tuffò.

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Capitolo 24
*** La fine del viaggio ***


L’acqua la accerchiava. La stringeva, non la faceva muovere come voleva, e non la faceva respirare. Non che ci riuscisse bene anche fuori da lì… Sperava che quell’inferno finisse. In un modo o nell’altro…
Sentiva le corde legarle i polsi e le caviglie. Non riusciva a liberarsi. Si dimenava inutilmente. I pesi che aveva ai piedi la mandavano sempre più giù, e ogni secondo che passava si sentiva le orecchie scoppiare e i polmoni vuoti d’aria. Il Lupo avrebbe fatto davvero ciò che aveva detto? Avrebbe abbandonato l’inseguimento di Ristoro per salvare lei? In quell’istante le venne da tossire. Cercò di trattenersi, ma la gola le bruciava, non poteva respirare, non poteva liberarsi di quel fastidio, quel dolore. Sentiva come qualcosa incastrato nella sua gola. Non ci riuscì più: un colpo di tosse smorzato dall’acqua, che prese il posto dell’aria, che vide uscire e salire verso la superficie, e che le andò in gola. Tossì di nuovo, e a ogni colpo di tosse le entrava sempre più acqua. Inoltre ormai non aveva più aria nei polmoni. Si sentì svenire. Le sembrò di vedere una sagoma scura sopra di lei, prima di perdere i sensi…
 
*
 
Vali indietreggiò di tre passi. Dopo il colpo al fianco aveva ricevuto un calcio al ginocchio e una gomitata alla tempia. Non pensava che Cirillo fosse così abile a lottare. In effetti tutti i suoi trucchi erano semplici e a tradimento, ma lui ci cascava come se fosse un bambino. Forse era la furia che lo rendeva avventato, o forse si era deconcentrato… Forse si stava concentrando troppo sull’avversario senza utilizzare ciò che aveva intorno. Non pensava abbastanza?
Scattò la testa di lato e vide una trave di legno poggiata su di un perno. Si mosse verso quella, e Cirillo gli venne dietro, come aveva immaginato. Saltò arrivato all’inizio della trave e atterrò all’altra estremità nello stesso momento in cui Cirillo ci poggiava i piedi sopra. Troppo tardi per accorgersi della trappola: Cirillo perse l’equilibrio non appena la trave si alzò. Indietreggiò per mantenerla in equilibrio, e Vali si sorprese a vedere che Cirillo riusciva a tenerla in bilico. Allungò la sua katara contro l’avversario e quello parò con la spada. Cominciarono a combattere su quella trave traballante. All’attenzione per le mosse del nemico si aggiungeva anche la difficoltà a dover mantenere in equilibrio la trave, per non cadere e perdere tempo prezioso. A Vali venne in mente un’idea un po’ folle. Indietreggiò fino al bordo della trave, cosa che costrinse Cirillo a fare lo stesso. Quando fu il momento giusto, saltò, lasciando tutto il peso dal lato di Cirillo, che sprofondò nell’aria. Subito dopo riatterrò sulla trave, sbalzando indietro Cirillo, che si stava ancora riprendendo dalla caduta rapida. Vali scattò verso il nemico e gli saltò addosso, estraendo la lama celata.
Lo colpì alla spalla destra, mancando la gola. Cirillo fece una smorfia.
<< Ti ho preso! >> Ringhiò Vali fuori di sé. Si era però dimenticato della spada del Diacono. Il Templare la sollevò e colpì di striscio Vali a sinistra della cassa toracica. Si tolse da sopra di lui e lo guardò con furia.
Cirillo rise malignamente e lo caricò. Aveva cambiato tecnica? Per Vali non fu difficile schivarlo e mandarlo a sbattere contro un’impalcatura, che gli crollò addosso. Vide il Diacono divincolarsi tra le assi e rialzarsi in piedi, nonostante il dolore. Vali aveva capito che Cirillo cominciava a perdere il controllo. Approfittò della sua furia e si fece inseguire.
 
*
 
Il Lupo aveva raggiunto Faustina. L’aveva appena vista svenire. Doveva fare in fretta. Scattò col polso e tagliò le corde ai polsi. Poi però vide le catene alle caviglie. Digrignò i denti e si avvicinò. Cominciò a sfregare la lama sul metallo delle catene. Le tirò, le piegò, le attorcigliò. Faceva di tutto per riuscire a liberare Faustina. Provò a infilare la lama nelle catene e cominciò a piegare il polso, andando avanti e indietro, sperando di ottenere qualcosa. Vide che il metallo cominciava a cedere. Sembrava essersi assottigliato dove aveva sfregato con forza la lama. Cominciò a tirare con forza. Si sforzò per riuscire a tirarlo via, ma fu tutto inutile. Diede un colpo alla catena, nello stesso punto dove si era rovinata. Niente. Un altro colpo. Sentì un “crack” soffocato dall’acqua, e vide la catena rotta, aperta. Il Lupo si avventò sull’altra e con tutte le sue forze cominciò a colpire il metallo. Sentiva l’aria andarsene dai polmoni. Imprecò mentalmente. Vide un graffio sul metallo e cominciò a colpire con più forza. Ci stava mettendo troppo tempo. Un altro colpo e vide la catena spezzarsi. Si avventò poi sulla prima catena, che si era spezzata solo da un lato, e cominciò a tirare con tutte le sue forze. Il metallo si piegò. Il Lupo diede un ultimo strattone e riuscì a liberare Faustina. Era fatta! La prese e cominciò a nuotare verso la superficie. Cominciò a lasciare andare l’aria che aveva trattenuto, perché non ce la faceva più. La superficie era vicina. Le sue orecchie sembravano sul punto di scoppiare. Fu un sollievo uscire e rivedere il cielo scuro.
Trasse subito un respiro forte. Tossicchiò e portò Faustina sul molo. La adagiò a terra e la guardò ansimando. Era inerte. Gli occhi chiusi e l’espressione angelica la facevano sembrare addormentata.
Il Lupo posò un orecchio sul suo petto, per sentire se il cuore battesse ancora. Niente. Lei non respirava e il cuore si era fermato. Il terrore si impadronì di lui.
No! Trasse un respiro e buttò l’aria nella bocca di Faustina. Cominciò a premerle il petto, nella speranza che rigettasse l’acqua che aveva bevuto. Ci riprovò un’altra volta e un’altra volta ancora. In preda alla disperazione continuò a soffiarle nella bocca. A un certo punto, dopo aver spinto il petto, la sentì tossire. Con nuova speranza la tirò su per evitare che l’acqua tornasse indietro e la lasciò tossire. Vide il suo petto abbassarsi e alzarsi velocemente mentre tossiva e cercava di respirare. Aspettò che si calmasse. Poi Faustina si fermò. Aprì gli occhi all’improvviso e si sdraiò, respirando con forza. Guardò Il Lupo e i suoi occhi si riempirono di gioia.
<< Sei venuto davvero… >> Disse a fatica. Il Lupo la fermò e le rivolse uno sguardo rassicurante.
<< Lo avevo detto. >> Disse sorridendo. Faustina tossì.
<< Ristoro… >> << Ormai se n’è andato. >> La interruppe lui. Scosse la testa. << Non importa più. >> La rassicurò. Lei era contrariata. Il Lupo fece per sollevarla da terra, ma sopraggiunse Lia, che gli chiese cosa stava facendo.
<< Sta’ indietro! >> Le intimò Il Lupo indietreggiando con Faustina in braccio. Lia lo guardò triste. << Perché non te ne vai assieme alla tua amica Templare? >> Chiese lui, non nascondendo la rabbia di poco prima.
Lia abbassò lo sguardo. << Lei… >> Non finì la frase. Il Lupo vide la sua spada sporca di sangue. Più in là, qualche metro dietro a Lia, vide il corpo senza vita di Samila Khadim, la Brigantessa. Il Lupo sentì qualcosa dentro di sé… Una via di mezzo tra la tristezza e la gratitudine.
<< Resto io con Faustina. >> Si offrì Lia. Il Lupo negò fermamente. Non si fidava. Non voleva fidarsi.
<< Ti prego! >> Lo implorò Lia. Faustina gli rivolse uno sguardo di supplica.
<< Se non ti sbrighi perderemo Ristoro! >> Lo incalzò la Ladra. Il Lupo, esasperato, accettò.
<< Ma se le torci anche un solo capello, ti ammazzo! >> La minacciò l’uomo, facendo intendere che non avrebbe esitato. Lia annuì distrattamente, come se le sue intenzioni fossero veramente nobili.
Lasciata Faustina in compagnia di Lia, Il Lupo andò a correre nella direzione dove aveva visto Ristoro dileguarsi.
 
*
 
Vali si stava facendo inseguire per tutto il salone. Era salito su un’impalcatura e aveva cominciato a dirigersi verso il tetto. C’era un grande lampadario dorato, sul soffitto, ed era lì che era diretto.
Saltò e raggiunse un parapetto dove aggrapparsi. Cirillo, rinfoderata la spada, si lanciò anch’esso, per inseguire la sua preda. In quel momento non sapeva, però, che la preda era diventata lui.
Vali si muoveva rapidamente, più veloce del Diacono, che a fatica lo riusciva a seguire su tutti quei bordi e sporgenze. Alcuni erano crollati, e Vali doveva ingegnarsi velocemente per trovare una strada alternativa, prima che il Diacono lo raggiungesse.
Arrivato al lampadario aspettò Cirillo. Con un balzo, il Diacono mise piede sul lampadario, che subito cominciò a dondolare pericolosamente. Vali estrasse la katara e disarmò in fretta Cirillo, che non riuscì ad estrarre la spada in tempo. Quella cadde dal lampadario, e dopo un lungo silenzio, l’unico suono fu quello del metallo che cadeva sul pavimento di marmo.
Vali ansimava. Il Diacono lo guardava a braccia larghe, lo sguardo infuriato.
<< Siamo alla fine. >> Disse la Sentinella.
Cirillo rise. << Se lo credi allora spingimi e basta. >> Vali lo guardò interrogativo, cercando di capire se si trattasse di un altro dei suoi trucchi. << Non finirà mai. >>
Detto questo, Cirillo si spinse indietro. Vali ebbe un istante per capire che cosa stesse succedendo, e cercò di afferrarlo, ma il Diacono cadde dal lampadario e si schiantò sul pavimento. Vali non aveva avuto il tempo di fare niente. Lo guardava da lassù con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Imprecò, perché se Cirillo si era voluto suicidare, allora doveva esserci qualcos’altro. Sperò di poterlo trovare ancora vivo, quando sarebbe sceso.
Così fu. Era quasi morto, in fin di vita. A un certo punto tutto si fece bianco, etereo. Santa Sofia era sparita, e Vali non capì più dov’era. Una forte luce veniva dal cielo – o quello che doveva esserlo – e vali non riusciva a capire cosa fosse a emanarla. Si avvicinò al Diacono.
<< Perché ti sei buttato? >> Chiese Vali. Cirillo rise, e la sua risata sembrò un gorgoglio.
<< Tu perché hai tradito l’Ordine? >> Chiese con un filo di voce. Vali stava per ribattere con rabbia, ma ci ripensò, e rispose. << Perché volevo salvare Fabiola. >>
<< Io non l’ho fatto né per salvare i miei compagni, né per liberare la città… Voglio essere potente, venerato… Ma ormai avevo capito che avevate già rovinato tutto… >> Fece Cirillo con rassegnazione. << Per questo, morire ucciso dal nemico, dal traditore, non sarebbe stato per niente onorevole… >>
<< Ti sei buttato per avere una morte onorevole? >> Chiese Vali senza comprendere.
<< Sapevo che non avresti capito… Ma non fa niente. >> Rise Cirillo. << Un giorno sarò ricordato come l’uomo che preferì morire per la sua stessa mano, piuttosto che morire con la lama del nemico, del traditore! >> E con questo aggiunse una nota di disprezzo nella sua voce. Vali continuava a non capire. << Sei impazzito! >>
Cirillo pensò un po’. << Se non fosse stato per voi, io ora sarei il re di questa città. Grazie al Frutto dell’Eden… Avrei potuto fare mio il mondo intero! >> Fece un lamento. << Ma ormai, mi accontenterò di essere ricordato come un martire che ha dato tutto per l’Ordine… >>
<< Anche se così non è! >> Lo rimbeccò Vali. Cirillo rise ancora una volta, questa volta uscì del sangue dalla sua bocca. << La gente crede a ciò che sente dire… Le voci giuste gireranno facilmente, se qualcuno saprà diffonderle bene. >>
<< Non se ci sarò io a impedirlo! >> Ringhiò Vali. Cambiò discorso. << Hai menzionato la Mela. Dov’è?! >> Detto questo lo strattonò, come per convincerlo a parlare.
<< Se credi che ce l’abbia io, sbagli. >> Tirò un lungo sospiro. << Però credo che non ci vorrà molto, perché tu lo scopra… >> Detto questo, chiuse gli occhi e aspettò la morte.
Vali, sentendosi ancora una volta preso in giro, raggirato, sconfitto, scattò col polso ed estrasse la lama celata.
<< Che il Padre della Comprensione ti guidi, Cirillo da Rodi. >> Detto questo calò la lama veloce nel collo del Diacono, ponendo fine alla vita del Templare.
La luce, le nubi, tutto sparì, e la grande sala di Santa Sofia tornò al suo posto. Vali si guardò intorno. Si scrutò le mani sporche di sangue e si scrollò i vestiti impolverati. Il suo mantello aveva degli schizzi rossi e la maglia verde presentava una grande macchia sul fianco destro, dove ancora sentiva dolore. Appese la katara alla cintura e si avviò per tornare indietro…
 
*
 
Il Lupo correva nella direzione dove aveva visto sparire fra’ Ristoro. Cominciava a temere di averlo perso. Aveva seguito la strada che credeva avesse preso Ristoro seguendo le tracce che lasciava; cocci, eventuali macchie di sangue… Ormai però aveva fatto troppa strada. Raggiunse un angolo, dove fu colto di sorpresa dal destro del Monaco, che lo buttò a terra. Evidentemente, Il Lupo aveva seguito la strada giusta. Ristoro gli fu subito addosso. Il Lupo non gli diede il tempo di fare nulla e gli diede un pugno sul mento sollevando il braccio. Si rialzò mentre Ristoro indietreggiava.
<< Quindi l’hai abbandonata… >>
<< Sta’ zitto! >> Lo zittì Il Lupo con rabbia. Estrasse la spada e scattò col polso. << Non ti lascerò nemmeno il tempo di chiedere perdono! >> Fece avanzando e facendo saettare la spada in aria. Ristoro non si aspettava questa mossa, e fu preso alla sprovvista. Cominciò a indietreggiare, schivando i fendenti dell’Assassino che lo attaccava furioso. Estrasse il pugnale e parò la spada del Lupo. Lo attaccò al petto e quello si abbassò di scatto dandogli un calcio al polso, facendogli perdere il pugnale. Il Lupo si diede una spinta in avanti e diede una testata a Ristoro, che indietreggiò spaventato.
<< Sei davvero accecato dalla rabbia… >> Ridacchiò Ristoro, facendo imbestialire Il Lupo ancora di più. Lui non perse tempo e si avventò sul Templare. Poggiandosi con la mano destra, che ancora brandiva la spada, alla clavicola sinistra di Ristoro, conficcò la lama celata nel petto del Monaco, facendogli lanciare un urlo di dolore e rabbia che gli svuotò i polmoni.
L’Arsenale scomparve. Il luogo dove si trovavano diventò una distesa infinita dall’atmosfera azzurra. Nuvole leggere galleggiavano nell’aria e Il Lupo e Ristoro sembravano essere gli unici esseri viventi in quel luogo.
Fra’ Ristoro presentava due ferite ai lati del polso destro, dove era stato tagliato dalla lama celata del Lupo. Una ferita orizzontale lunga, causata dalla spada dell’Assassino, gli attraversava la parte superiore del petto, e passava poco sopra la ferita al petto di Ristoro, situata nel lato destro del petto.
Il Monaco respirava a fatica. Ormai era quasi morto. Il Lupo sentiva un profondo sentimento di odio per quell’uomo che cominciava pian piano a scemare. Cominciava a pensare che fosse stato tutto troppo facile. In realtà non lo era stato per niente. Tutte le battaglie, le ferite, i morti… E poi quell’uomo era caduto così facilmente… Certo, era fuggito fino all’ultimo; si era sottratto alla morte più volte, ma ora Il Lupo non aveva nemmeno faticato troppo per piantargli la sua lama nel petto…
Tossì. << Sarai contento, ora… >> Il Lupo lo squadrò con disprezzo. << Sono ormai vicino alla morte, e la tua cara Fiora è salva, così come Faustina Collari… >> Il disprezzo del Lupo aumentò, quando sentì il tono divertito del Monaco.
<< Falla finita con le prediche e consegnami la Mela! >> Ringhiò Il Lupo. Ristoro non riuscì a trattenere una fragorosa risata. << E cosa ti fa credere che ce l’abbia io? >> Chiese guardandolo divertito. << E’ caduta nel Tevere assieme a te. >> Azzardò Il Lupo, un po’ dubbioso. << Certo! >> Concordò Ristoro. << Ma ciò non vuol dire che l’abbia recuperata io, o un Templare! E anche se fosse stato così, dubito che Cesare Borgia me l’avrebbe lasciata portare così lontano da Roma. >> Il Lupo si rese conto allora che era stato lui ad autoconvincersi del fatto che Ristoro potesse avere il Frutto dell’Eden. Digrignò i denti. << Allora chi ce l’ha? >> Chiese strattonandolo.
<< E che vuoi che ne sappia! Chiedilo a qualcun altro! >> Rispose duro Ristoro. Il Lupo non fu convinto dalle parole del Monaco.
<< Tu stai mentendo, Ristoro. Sai chi ha la Mela! Dimmelo! >> Esclamò. Ristoro si rifiutò di rispondere. Ci fu una pausa.
<< Parlami di Lia De Russo. E’ ancora una Templare? >> Chiese. Ristoro sorrise perfidamente. << Certamente! >> << Ma l’avevi colpita con la Mela! >> Ribatté Il Lupo, sperando ancora che gli avessero mentito. << Sei così ingenuo… L’ho colpita con la Mela, sì… >> Cominciò Ristoro. << Ma non per farle dimenticare tutto! Non volevo colpire Ezio Auditore, ma volevo salvare l’Ordine…! >>
<< Quando mai ti è interessato qualcosa dell’Ordine? Lo hai fatto per salvare te! >> Lo interruppe Il Lupo. Ristoro continuò irritato. << Non le ho fatto perdere la memoria, bensì le ho trasmesso le informazioni per attuare il mio piano! Le ho detto che avrebbe dovuto conquistarsi la tua fiducia per aiutarmi a distruggere gli Assassini da dentro! >> Il Lupo riuscì a malapena a trattenersi dall’uccidere il Monaco in quell’istante. Ristoro lanciò una risata rauca  subito smorzata da dei colpi di tosse. Sospirò. << Ma ora… Tutto è saltato… >> Il Lupo capì che era il momento per quell’uomo di andarsene, di lasciare quel mondo.
<< Addio, fra’ Ristoro. >> Disse sollevando il polso. << Requiescat in pace. >> Detto questo calò la sua lama veloce sulla gola del Monaco, sporcandosi tutta la manica del suo sangue. Aspettò che gli spasmi finissero, poi si alzò, e le nubi azzurre, la sensazione di solitudine e silenzio, scomparvero. Si sentiva come liberato da un peso, ora che Ristoro era morto. Si incamminò verso il luogo dove aveva lasciato Faustina e Lia.
 
*
 
Vali era tornato indietro. Doveva tornare da Fabiola e andare via da quel posto. Si era quasi dimenticato di averla lasciata a combattere contro il Guardiano, anche se era stata lei a volerlo fare…
Quando tornò nella sala dove aveva lasciato i due, vide Fabiola, la guancia sinistra sporca di sangue, su cui si poteva vedere un grosso taglio orizzontale, era ferita alla spalla sinistra e alla gamba destra. Una macchia di sangue sul ventre e Odai Dunqas che la attaccava ripetutamente, senza lasciarle respiro. Fabiola teneva nella mano sinistra il suo ventaglio, mentre nella mano destra teneva la spada con cui si difendeva. Il suo viso si illuminò alla vista di Vali, ma fu un attimo. Subito tornò a lottare con il Guardiano, che, a parte un taglio trasversale sulla schiena, non presentava affatto ferite. Senza esitare, Vali Cel Tradat si lanciò sul Templare, per aiutare la Cortigiana. Cominciarono a lottare. Vali teneva la sua katara nella mano destra e colpiva la lancia del Guardiano con furia. Fabiola usava più la spada che il ventaglio, data la fragilità della seconda arma. Odai Dunqas sembrava non fasi problemi a combattere con due avversari, e continuava a lottare con forza e agilità.
Era un avversario forte. A un certo punto scaraventò Vali addosso a un armadio. L’urto glielo fece crollare sulla testa. Mentre Vali era occupato, Odai si avventò su Fabiola, puntandogli la punta della lancia dritta al cuore. Fabiola istintivamente levò la spada, ma con un gesto rapido il Guardiano gliela cacciò dalle mani. La spinse con le ginocchia sul petto e la fece cadere a terra. La lancia stava per entrare nella sua cassa toracica. Con un ultimo gesto disperato, Fabiola cercò di fermare l’impeto della lancia con una mano, mentre con il ventaglio mirava alla gola del Templare.
Sentì un dolore acuto al petto, sopra il cuore, e capì che la lancia l’aveva trafitta. Ma capì anche che aveva arrestato la discesa della lama, riuscendo a salvarsi da morte certa. Odai Dunqas, sorpreso dall’effetto che aveva avuto la mossa della Cortigiana sul suo impeto, fu sbalzato in avanti, verso Fabiola, e la sua gola incontrò la lama del ventaglio della ragazza. Uno schizzo di sangue uscì dalla sua gola, imbrattando l’abito e il viso di Fabiola, che chiuse gli occhi per non accecarsi.
Vali riuscì a liberarsi delle assi di legno dell’armadio e corse allarmato verso Fabiola, che, a fatica, si tolse l’uomo di dosso. Ansimava, e la lancia era ancora conficcata nel suo petto.
<< Fabiola… >> Vali stava per mettersi a piangere. Era in condizioni terribili, con gli abiti e il viso sporchi di sangue. Si abbassò su di lei. Il viso in una smorfia di dolore e disgusto.
<< Devi estrarla. >> Disse fermamente la ragazza con un filo di voce. Vali fu sorpreso dalla sua richiesta. << E’ pericoloso! >> << Anche lasciarmi in questo stato lo è! >> Ribatté lei. Vali trattenne il respiro, combattuto tra la scelta di estrarre la lancia o di lasciarla là. Fabiola lo stava implorando col viso. Lo avrebbe fatto, ma prima avrebbe preso qualcosa con cui fasciare la ferita in fretta, prima che Fabiola potesse morire dissanguata.
Strappò così una parte del suo mantello e si preparò. Tirò un lungo sospiro, poi, con decisione, tirò la lancia. Fabiola ebbe uno spasmo, un gemito smorzato le uscì dalla gola, mentre Vali estraeva la lama e si apprestava a fasciare la ferita il più velocemente possibile.
In pochi lunghissimi istanti, Vali finì il lavoro. Le pulì il viso con il suo mantello, e Fabiola poté riaprire gli occhi. Lo guardò con dolcezza e lo ringraziò.
<< Il Diacono è morto? >> Chiese con voce roca dopo che Vali la ebbe sollevata. Lui annuì. Fabiola tirò un sospiro di sollievo, tuttavia a fatica, e fu colta da un colpo di tosse.
<< Riposa, ora. Ti riporterò io a Galata. >> Disse Vali. Lei sorrise chiudendo gli occhi.
<< Grazie. >>
 
*
 
Il Lupo era tornato da Lia e Faustina. Si trattenne dal colpire Lia, pensando che fosse proprio quella, la cosa più giusta da fare, e le chiese duramente perché era rimasta con Faustina. Perché, nonostante fossero nemici.
<< Siamo nemici? >> Chiese lei, con un sorriso speranzoso. Il Lupo continuò a fissarla con asprezza. Il sorriso della ragazza scomparve, e sospirò. << Mi dispiace, Lupo. Sono stata una stupida, ad obbedire a Ristoro. Non avrei dovuto mentirti. >>
<< Eri riuscita davvero a convincermi che fossi una mia amica… >> Mormorò Il Lupo non togliendole gli occhi di dosso. Un solo movimento brusco e l’avrebbe uccisa.
<< Ti prego, Lupo! Devi credermi se ti dico che sono pentita! Perché avrei dovuto uccidere Samila Khadim, allora? >>
<< Per lo stesso motivo per la quale hai ucciso Oksana Razin! E anche quello per la quale sei entrata nella Confraternita degli Assassini, ingannando tutti! >> Le rispose aspramente Il Lupo.
Lia, esasperata, non seppe più che dire. << Ho sbagliato, Lupo! Lo so! Sono stata una stupida a seguire Ristoro, ma mi sono pentita, te lo giuro!!! >>
<< La Lia che conoscevo io non avrebbe sbagliato… >> Mormorò Il Lupo.
<< Perdonala, Lupo. >> Si intromise Faustina. << E’ vero, ti ha mentito, ma è anche vero che si è ravveduta in tempo, salvando tutti noi. >> Ora era Il Lupo, quello in difficoltà. Fece alcuni passi avanti e indietro, interrogandosi sul da farsi.
<< Devo rifletterci… >> Dichiarò. << Potrai venire con noi, ma non credere che io mi fidi più di te! >> si raccomandò con Lia, che annuiva con un sorriso triste. Forse era sincera, questa volta.
Così Il Lupo prese in braccio Faustina, e assieme a Lia De Russo, tornarono al covo di Galata.

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Capitolo 25
*** Che diavolo ci fai qui? ***


Quando Il Lupo tornò al covo, trovò Vali seduto su una panca, preoccupato. Aveva il mantello lacero e sporco di sangue. Yusuf e Ahmed riportavano graffi sul viso e alcune ferite sul corpo. I due giovani Athingani, Hisham e Anisa, erano stremati. Aléxandros stava seduto su una sedia a braccia conserte, aspettando qualcosa.
Furono tutti contenti di rivederli sani e salvi. Il Lupo, in realtà, non si sentiva per niente contento, sapendo di aver portato lì dentro Lia De Russo. Avrebbe parlato con Yusuf, più tardi, ma ora non era il momento. Andò dal medico, e scoprì che era indaffarato a curare le ferite di Fabiola. Accanto c’era Fiora. Si scusò per essere piombato lì all’improvviso, e gli chiese se avesse potuto aiutare Faustina.
<< Certo, certo. Dammi solo un minuto… >> Rispose frettoloso lui. Al sentire la sua voce, Faustina spalancò gli occhi, e fece un salto dalle braccia del Lupo, lasciando sorpresi tutti i presenti. Si avvicinò al medico e lo guardò negli occhi con sospetto.
<< Che… Che c’è? >> Chiese lui preso alla sprovvista. << Io ti conosco… >> Fece lei. Gli mise una mano sulla maschera e cercò di togliergliela. Lui cercò di ritrarsi alla presa della Ladra, ma alla fine Faustina riuscì a smascherarlo, e Il Lupo non riuscì a contenere il suo stupore.
<< Leonardo?! >> Sbottò lui alla vista dell’uomo. << Cosa diavolo ci fai tu qui? >>
Leonardo balbettò qualcosa di incomprensibile. Fu Faustina a rispondere. << Tu sei lo stesso uomo che mi ha curata a Roma! >> Il Lupo fu sorpreso un’altra volta. << Cosa? >> << Ho riconosciuto la voce, Leonardo! Ora dimmi che cosa ci fai qui a Costantinopoli! >>
Leonardo da Vinci esitò un po’, ma alla fine si arrese, e dopo un lungo sospiro, annuì riluttante.
<< Ezio era preoccupato per voi. Voleva mandare qualcuno per darvi una mano, ma tutti i suoi adepti erano troppo impegnati; non potevano lasciare Roma. Mi sono offerto volontario per partire: avevo già un’idea per non farmi notare, e so qualcosa di medicina… >>
<< Quindi sei venuto qui per aiutarci? Ma come? Se i Templari ci avessero sconfitti, allora ti avrebbero scoperto! >> Obiettò Il Lupo. Leonardo sorrise compiaciuto di quello che stava per dire, e sollevato un dito per fermarlo, tirò fuori un oggetto d’argento sferico dagli abiti scuri da dottore.
<< Non sarebbe successo, perché con me avevo la Mela. >> Il Lupo si lasciò andare un’esclamazione di sorpresa, e si avvicinò a vedere che non stesse scherzando. Faustina sgranò gli occhi.
<< E’ autentica? >> Chiese Il Lupo, trattenendosi dal prenderla con una mano. Si sentiva attirato da quell’oggetto così semplice.
<< Certo che sì! >> Esclamò Leonardo riponendola. << Come sai, lavorando per Cesare ho dovuto studiarla, e ho imparato ad usarla piuttosto bene. Quando Ristoro la perse nel Tevere io la ritrovai. >> Faustina si intromise. << E’ così che mi hai curata! >> Leonardo annuì soddisfatto. << Esatto. E l’ho usata anche per curare Fiora e Fabiola… Ovviamente quando nessuno mi vedeva. >>
Il Lupo si mise una mano alla fronte. << Ma… Ezio lo sapeva? >>
<< Certo. Quando gli ho detto che l’avevo ritrovata non riusciva a crederci. Mi ha consigliato di portarla con me proprio per tenerla lontano da Cesare, che adesso starà sicuramente facendo setacciare tutto il fiume pur di ritrovarla. >> Ridacchiò sotto i baffi.
<< Non ci credo… >> Scandì Il Lupo.
Leonardo continuò a compiacersi del suo operato, mentre Il Lupo stava in disparte, a riordinare le idee. Faustina afferrò Leonardo da una manica e lo tirò a sé.
<< Ancora non è chiaro perché tu mi abbia aiutata! >> Gli disse in tono minaccioso. Leonardo, senza farsi sparire il sorriso dal viso, spiegò con calma. << Avevo i miei motivi… >>
<< Se credi che ora aiuterò gli Assassini ti sbagli di grosso! >> Strillò la ragazza, facendo all’improvviso sparire il sorriso di Leonardo. << Non era questo il mio obiettivo. >> Disse serio lui. Fu Faustina, questa volta, a sorprendersi. << Ho sentito la tua storia, Faustina… >> Cominciò con un tono triste. << Ho saputo come un tempo scegliesti di uccidere tuo fratello per continuare a vivere. Ho pensato che sotto quella pazza nata dopo ogni omicidio, si nascondesse ancora la ragazzina giovane e solare che eri un tempo, e che non sei potuta essere. Bisognava solo darle un incentivo, qualcosa per poter cambiare… >> Lo sguardo di Faustina si spense, si sentì triste. Il Lupo no capì perché, ma riuscì a percepire la sua tristezza, e in qualche modo ne fu condizionato.
<< Capisco… >> Disse lei a sguardo basso. << Con permesso… >> Fece da parte Leonardo e uscì dalla stanza. Il Lupo ebbe appena il tempo di guardarla allarmato, poi la porta si sbatté con forza e lui non la vide più.
Nella stanza calò il silenzio. Leonardo e Il Lupo guardavano la porta a bocca aperta.
Faustina se n'era andata.

 

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Capitolo 26
*** Una lama celata ***


Il Lupo passò i giorni seguenti nella sua camera, a lavorare. Faustina era sparita, ma lui era sicuro di riuscire a ritrovarla, e per questo lavorava al suo progetto mettendo tutto sé stesso. Ormai aveva capito che Faustina voleva diventare un’Assassina. Le sue reazioni erano più che chiare. Tuttavia, doveva darle qualcosa di veramente speciale perché potesse convincerla. Doveva farle capire che lei non era più la donna di un tempo, e che per lui non era più la sua nemica.
Gli altri Assassini volevano sapere cosa succedesse, ma Il Lupo no gli diceva nulla, e passava le giornate nella sua stanza, a lavorare.
Dopo nove giorni, quattro ore, sedici minuti e tre secondi, Il Lupo uscì dalla sua stanza con le occhiaie profonde per la stanchezza e un panno sottobraccio, dove sembrava custodire qualcosa con molta cura. Uscì dal covo degli Assassini senza dire una parola. Subito, Yusuf, Ahmed, Hisham e Leonardo si precipitarono nella sua stanza per frugare e scoprire cosa aveva fatto tutti quei giorni. Trovarono la stanza intatta, come se non ci fosse stato nessuno. Niente era fuori posto, non c’era un accenno di disordine, se non per la scrivania, posta sotto la finestra per avere più luce. Lì sopra c’erano alcune carte e disegni, progetti. Hisham non comprese bene quegli scritti, e nemmeno Yusuf e Ahmed, in un primo momento. Leonardo invece sì. Era il progetto di una lama celata, diversa però dalle loro.
 
*
 
Il Lupo stava camminando in strada. Annusava l’aria fresca e assaporava il contatto con la gente. Era stato rinchiuso nella sua stanza per troppo tempo, e ora si sentiva tremendamente rattrappito. Anche la luce del sole gli era diventata estranea. Non aveva dormito le notti, rimanendo a lavorare al suo progetto alla luce fioca delle lanterne, e ora si rendeva conto di quanto stanco fosse, di quanto pesanti gli fossero diventate le palpebre.
Fece uno sforzo per continuare e andò dove sapeva di poter trovare Faustina. La torre di Galata.
Arrivato in cima, con enorme difficoltà, si mise a cercare la Ladra. La trovò accucciata al muro, le gambe strette tra le braccia e la testa bassa. Si dondolava lentamente avanti e indietro. Il Lupo sorrise alla sua vista.
Fece qualche passo verso di lei, e lo sentì. Alzò lo sguardo all’improvviso e lo guardò terrorizzata.
<< Che vuoi? >> Chiese diffidente. Il Lupo non rispose e si mise al suo fianco. Faustina si spostò di lato, allontanandosi da lui. Il Lupo non ci fece caso e cominciò a parlare.
<< Sai che io molto tempo fa uccisi i miei genitori? >> Faustina non si scompose. << Ne ho sentito parlare… >> Si limitò a rispondere. << E sai che da quel momento vissi con un branco di lupi per tre anni? >> Anche questa volta Faustina non si sorprese e fece un piccolo cenno con la testa. << Dopo di quello sono diventato un Templare, non perché non avessi scelta, ma perché pensavo che fosse quello il mio destino… Non che creda nel destino o in altri credi fantomatici… Col tempo però, cominciai a perdere fiducia in questa convinzione, e allora diventai come un fantasma. Un giorno arrivò una ragazza di appena sedici anni. Aveva vissuto per le strade con il fratello, finché un giorno non aveva commesso l’errore di tentare di derubare un Templare… Le fu posta di fronte una scelta: scegliere se morire oppure unirsi a loro, i Templari. Quella notte lei uccise il fratello maggiore come prova della sua fiducia a loro, e nella stessa notte diventò una Templare; Faustina Collari, la Ladra. Quella notte però successe un’altra cosa… >> Faustina finalmente fu interessata dal discorso del Lupo e si voltò. << Quella ragazzina se ne andò sulla cima di Castel Sant’Angelo, dove, in solitudine, pianse la morte del fratello e della propria anima. >> Faustina guardava Il Lupo strabiliata. Era sicura che si trovasse lì da sola, quella notte. << Come hai fatto… >> Mormorò lei. Non dovette nemmeno finire la frase, perché Il Lupo sapeva già quello che voleva chiedergli.
<< Sai, Faustina, noi due siamo simili. Ci incolpiamo per il passato. Io mi do la colpa della morte dei miei genitori, mentre tu ti dai la colpa della morte di tuo fratello. Io ero lì, quella notte, perché ogni notte andavo a ululare alla Luna, a rassicurare i miei lupi. Io ho trovato qualcosa che mi ha fatto capire che quello che è successo doveva succedere, ma tu ancora no… >> Mise una mano sul panno che teneva tra le braccia, aspettando la risposta di Faustina.
<< Io… Non posso più essere una persona normale… Non potrei vivere tra la gente, e non potrò certo tornare dai Templari… >> Disse tristemente.
<< Per questo puoi venire con noi. >> Detto questo, Il Lupo scostò il panno e il metallo della lama celata scintillò sul suo viso. Faustina lo guardò allo stesso tempo indignata e emozionata. Poi il suo sguardo cadde sulla lama celata che Il Lupo alzò. Era fatta con un paio di forbici spezzate; le lame, riposte ordinatamente lungo l’antibraccio, brillavano intensamente, e sembravano chiamarla.
<< Non darti colpa per il passato e guarda avanti. Pensa sempre con la tua testa e agisci con le tue mani. >> Disse Il Lupo porgendole la lama celata. Faustina era emozionata come un bambino che riceveva un giocattolo, ma non lo fece vedere; mostrò invece un’espressione di stupore sul suo viso, quando prese tra le mani l’arma. Guardò Il Lupo, come per chiedergli il permesso di indossarla.
<< E’ tua. >> Disse con un sorriso.
Faustina infilò lentamente il polso nell’antibraccio e contemplò stupita il lavoro del Lupo. Non si era mai accorta di quanto fosse abile quell’uomo. E solo in quel momento si accorse della sua bontà e del suo coraggio. Il Lupo le spiegò come aprire la lama e lei compì il gesto per farlo. Le due lame si aprirono incrociandosi e andarono a ricongiungersi nell’altro verso, puntando verso il cielo. Faustina non riusciva ancora a crederci.
<< Laa shay'a waqi'un moutlaq bale kouloun moumkine. >> Disse Il Lupo alzandosi. << Nulla è reale. Tutto è lecito. La saggezza del nostro Credo sta in queste parole. Agiamo nell’ombra per servire la luce. >> Porse la mano a Faustina, che la afferrò e si rialzò. << Siamo Assassini. >> Concluse sorridendole.
Il Lupo notò delle lacrime scendere dagli occhi di Faustina e solcarle il viso. Sorrise e la abbracciò. Era diventato il fratello che le mancava.
<< Devo… Fare qualcosa… Devo saltare? >> Chiese Faustina tra le lacrime e i singhiozzi. Il Lupo le rivolse uno sguardo rassicurante. << Non serve, se non vuoi. Se hai paura dell’altezza non sei costretta ad effettuare il Salto della Fede. >> Faustina lo guardò con gli occhi lucidi. Subito però, tornò la determinazione e la durezza di prima, di sempre. Sorrise furbamente. << Lo voglio fare, invece! >> E detto questo si avvicinò al bordo. Il vento le scompigliò i capelli, e all’improvviso Faustina sentì un vuoto nei suoi polmoni. A guardare giù le vennero le vertigini, ma resistette. Il Lupo andò accanto a lei e le prese la mano.
<< Non temere. >> Disse. << Ci sono io qui. >> E il suo sguardo la rassicurò. Ogni incertezza andò via.
Il Lupo setacciò la strada in cerca di un luogo sicuro dove atterrare. Avvistò un carro di fieno abbastanza grande da poter accogliere tutti e due, e disse a Faustina di prepararsi.
Quando saltarono assieme, Il Lupo disse a Faustina come muoversi, descrivendo un arco con la schiena e lasciando che il vento li abbracciasse. Lei, durante il volo, lanciò un urlo. Non un urlo di paura, bensì un urlo di libertà, un urlo che voleva lanciare da tanto tempo.
Quando atterrarono nel carro, Faustina non riuscì più a smettere di ridere. Sembrava una bambina divertita e eccitata per aver fatto qualcosa che pensava di non poter fare. E lo era. Era una bambina divertita e eccitata per aver fatto qualcosa che pensava di non poter fare.
 

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Capitolo 27
*** La rinascita della Gilda ***


Gli Assassini erano riuniti nel covo di Galata. Erano tutti nella sala grande. Yusuf Tazim e Ahmed Sarraf attendevano alla fine della sala. Alle loro spalle stava un braciere in cui giaceva un marchio. Ai lati c’erano Fiora Cavazza e Leonardo da Vinci. In fondo al corridoio che portava all’uscita c’erano Hisham e Anisa, Aléxandros, che indossava una tunica da Assassino, Lia de Russo, della quale Il Lupo aveva deciso di fidarsi, Fabiola Cavazza, con il suo ventaglio in mano, Faustina Collari, e lo stesso Lupo, accanto a lei, a tenerle la mano. Vali Cel Tradat chiudeva la fila, il cappuccio abbassato e il piccolo Dragomir per mano.
Gli Assassini cominciarono a camminare. Attraversarono il ponte di legno che conduceva al centro del covo, al suo cuore. Una volta entrati nella sala, si fermarono.
I primi furono Hisham e Anisa, che andarono insieme davanti al Maestro. Yusuf gli sorrise benevolo. Fece un cenno con la mano ad Ahmed e quello si voltò a prendere il marchio.
<< Il nostro Credo è basato su tre regole. La prima: trattieni la lama dalla carne degli innocenti. >> Cominciò. << La seconda regola, quella che ci dona forza: nasconditi alla vista, confonditi con la gente, così da diventare un tutt’uno con la folla. >> Le parole venivano pronunciate lentamente, lasciando il tempo ai due giovani di assimilarle e comprenderle fino in fondo.
<< Terza e ultima regola: mai compromettere la confraternita! >> Qui il suo tono fu leggermente più alto, per far intendere ai giovani ragazzi la gravità di una possibile mancanza. Ma poi il suo sguardo tornò dolce.
<< Siete pronti a diventare Assassini? >> Chiese. Hisham annuì fiero di quella sua scelta. Anisa lo imitò, accompagnando il gesto con un solare sorriso. A quel punto, Yusuf gli disse di allungare le dita. Ahmed impugnò saldamente il marchio e gli segnò gli anulari. I due ragazzi non diedero segno di dolore e non si lamentarono. Una volta che il marchio fu rimesso a posto, Yusuf dichiarò:<< Ora siete Assassini. >> I volti dei giovani Assassini si illuminarono, e di colpo si abbracciarono. Rimasero stretti a lungo, finché poi non si imbarazzarono un po’, e allora si fecero da parte, per lasciar passare Aléxandros.
<< Aléxandros. >> Fece Yusuf. << Sei stato un Templare. Hai sempre seguito quello che ti diceva il cuore e hai sempre fatto la cosa giusta. Siamo onorati di averti qui con noi, oggi. Benvenuto tra gli Assassini. >> Aléxandros annuì ossequioso e allungò il braccio. Ahmed gli marchiò l’anulare e lui non fece una piega. Fece per stringere la mano al Maestro Assassino, ma Yusuf lo abbracciò calorosamente, sorprendendolo.
Fu la volta di Lia. Yusuf non era proprio contento. Il Lupo gli aveva parlato del suo tradimento, ma anche del suo ritorno, dicendo che se non fosse stato per lei, probabilmente sarebbero tutti morti.
<< Non posso non esprimere il mio rammarico e il mio disgusto, per aver scoperto del tuo tradimento, Lia. >> Disse Yusuf, rivolgendosi a Lia come se fosse la prima volta che si incontravano. << Però sono contento di sapere che ti sei ravveduta giusto in tempo. Hai ricordato che vuol dire essere un Assassino. Che tu segua sempre la strada giusta, e che non ti perda mai. >> Lia annuì amareggiata. In silenzio, fece per andarsene, ma Yusuf la fermò. Ahmed si avvicinò con il marchio pronto. << Oggi sei nata di nuovo. >> Disse Yusuf. << La Templare Lia de Russo è morta definitivamente, quindi è giusto che tu ripeta questa cerimonia. >> E con un sorriso condusse delicatamente la sua mano verso il marchio. Lia fece una smorfia quando il marchio le segnò il dito per la seconda volta, ma non si sottrasse.
<< Grazie. >> Mormorò a Yusuf, prima di andare a uno dei lati della sala.
Ora toccava a Fabiola. Si avvicinò sorridendo ai due Assassini e porse il dito senza farsi alcun problema. << Sei coraggiosa… >> Constatò Yusuf facendo segno ad Ahmed di prendere il marchio. << Sei stata costretta dalla scelta di tua sorella a lasciare i Templari e a rifugiarti da noi. Sei completamente sicura della tua scelta, ora? >> Chiese. Fabiola annuì. << Sono pronta. >> Disse. Yusuf annuì sorridendo e fece andare Ahmed, che le segnò l’anulare. Poi Fabiola andò a mettersi accanto alla sorella.
Faustina strinse la mano del Lupo con più forza. Lui le sorrise e la incitò ad avanzare. Quando furono davanti a Yusuf, lui parlò.
<< Faustina Collari. >> Fece una pausa, mentre la ragazza deglutiva, piena di paura. << Ho sentito del tuo passato. Sei stata una Templare spietata e senza scrupoli, uccidendo senza rimorso chiunque si mettesse tra te e la tua preda. >> Faustina ripensava al suo passato, tutte le sue vittime. << E ho anche saputo quanto tu avessi paura dei Templari. E di come sei cambiata. >> Il Lupo sorrise fiducioso. Ahmed prese il marchio e si avvicinò.
<< Benvenuta tra gli Assassini. >> Disse Yusuf. Il Lupo le sollevò piano la mano sinistra e Faustina allungò l’anulare. Trattenne il respiro e si morse le labbra, in attesa di sentire il ferro rovente sulla sua pelle. Fu un istante, ma lei si fece scappare un gridolino. Poi passò tutto. Contemplò il dito curiosa e sorrise soddisfatta, sentendosi finalmente parte della Gilda.
Il Lupo condusse Faustina ai lati della sala, lasciando così spazio a Vali. L’uomo si avvicinò con il figlio che lo seguiva a ruota.
Yusuf guardò Vali dalla testa ai piedi. << Bentornato, Vali Cel Tradat. >> Vali non rispose. << Non so cosa ti abbia spinto a tornare qui da noi, ma… >> E detto questo girò lo sguardo verso Fabiola. << Penso di potermi fidare di te. >> Vali accennò un sorriso.
Ahmed prese il marchio e lo avvicinò al dito di Vali, che non ebbe nessuna reazione al bruciore. Il piccolo Dragomir guardava il padre con occhioni curiosi e stupiti. << Ora sei di nuovo un Assassino. Non ci tradire. >> Disse Yusuf. La sua sembrava più una richiesta, che una minaccia. Vali annuì deciso, e si voltò.
Dopo poco, si erano tutti trasferiti sulla torre di Galata, per effettuare il Salto della Fede.
Andarono prima Hisham e Anisa, che dopo aver rivolto ad Ahmed sguardi speranzosi, si erano lanciati senza temere l’enorme altezza.
Poi aveva saltato Aléxandros, dopo essersi alzato il cappuccio, sentendosi finalmente parte della Gilda degli Assassini. Dopo di lui fu la volta di Lia, che ringraziò ancora Yusuf, e, con lo sguardo, Il Lupo, che aspettava più dietro, accanto a Faustina.
Fabiola saltò assieme a Fiora, che ormai si era ripresa, e voleva tornare in forma come prima. Inoltre era loro desiderio saltare assieme, essendo sorelle che avevano fatto di tutto per tornare assieme.
Vali si ricordava come effettuare un Salto della Fede. Senza troppe cerimonie spiccò un salto, tenendo suo figlio in braccio. Il Lupo non sapeva bene cosa volesse fare, ma pensava che volesse abituarlo a quell’emozione, forse perché un giorno sarebbe diventato anche lui un Assassino…
Infine toccò a Faustina, che però non si decideva a lasciare la mano del Lupo.
<< E’ tutto a posto. >> Le disse con voce rassicurante lui. << Lo hai già fatto, è solo una formalità. Ma se non vuoi possiamo anche lasciar perdere… >>
<< No! >> Sbottò all’improvviso lei, ritrovando coraggio. << Lo farò. Però… >> Strinse ancora di più la mano del Lupo. << Vorrei che lo facessi assieme a me… >> Il Lupo la guardò. Sorrise. << Va bene. >> Poi fece qualche passo verso il bordo. Faustina lo seguì.
Arrivati al bordo, i due scrutarono sotto di loro. Gli Assassini aspettavano in strada, e c’era un carro pieno di fieno, posto proprio da loro per la cerimonia.
<< Pronta? >> Chiese Il Lupo. Faustina sorrise facendo qualche passo indietro.
<< Pronta! >> Rispose lei, spiccando un salto in avanti, tenendo per mano Il Lupo, che si adattò alla spinta e la seguì nella discesa.
Ormai erano tutti Assassini. Fratelli, Sorelle, amici.

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Capitolo 28
*** Ringraziamenti ***


Era passata un’altra settimana.
Il Lupo aveva aiutato Yusuf a riportare l’ordine nel distretto di Galata, e i nuovi Assassini ora stavano diventando sempre più esperti.
Vali Cel Tradat portava suo figlio in giro, lo allenava ad arrampicarsi, a non farsi notare tra la folla, e anche a lottare, a volte, con qualche palo di legno. Ovviamente il bambino non aveva ancora l’età per impugnare una spada, ma Vali sembrava volerlo crescere nel migliore dei modi, pronto per affrontare, un giorno, la vita di un Assassino. Era anche un modo per passare più tempo possibile da solo con lui, anche se da qualche tempo Fabiola si univa a loro.
Fiora passava il tempo con Lia e con gli altri Novizi, ma faticava ancora ad accettare Faustina tra di loro. Il Lupo aveva sperato che Fiora si sarebbe mostrata più collaborativa, ma non poteva farci niente, se per lei, quella ragazza era ancora un nemico. Lei non aveva visto cos’era successo in quei giorni, non aveva sentito cosa Faustina aveva detto in quel periodo, e non aveva visto che il suo cuore era cambiato.
Continuava a fidarsi di Lia, invece. Lui era ancora perplesso, continuava a domandarsi se avesse fatto bene a lasciarla tornare, ma Fiora invece la trattava come prima, come se niente fosse accaduto…
Una cosa a cui teneva molto Il Lupo, era ringraziare tutti quelli che li avevano aiutati durante il loro "soggiorno" a Costantinopoli, e per questo un giorno uscì con Yusuf, diretto all’accampamento degli Athingani.
Arrivati nel cortile degli Zingari, gli Assassini furono accolti gentilmente. In quel posto si respirava un aria di libertà e di famiglia davvero forte. Il Lupo guardava divertito i bambini correre a destra e a manca, i giovani cantare e ballare e i vecchi dialogare animatamente su futili argomenti.
Rania era molto felice di rivedere Yusuf e Il Lupo. La prima cosa che gli chiese fu riguardo Hisham e Anisa.
<> Yusuf fu orgoglioso di annunciarle che quei due ragazzi erano diventati degli ottimi Assassini. Anche il loro popolo sarebbe stato più al sicuro, da quel momento in poi.
Il Lupo volle ringraziare Rania per l’aiuto che lei e la sua gente avevano dato per ritrovare Fiora, e per spiare i Templari, ma la donna non lo lasciò parlare. Era lei che voleva ringraziarlo. Grazie a lui e a Fiora, in un certo senso la loro gente aveva ricevuto qualche beneficio. La morte di molti Templari era uno di questi. Ora la stretta dei Bizantini si sarebbe fatta più lenta, permettendo agli Athingani di integrarsi di più nella città, di non essere più discriminati. Inoltre Rania provava un profondo orgoglio per Hisham e Anisa, che erano stati così coraggiosi e avevano lottato per la loro gente e per la loro città.
<< Se non fossi venuto tu, Lupo, probabilmente quei due ragazzi sarebbero ancora qui. Adesso invece daranno un contributo alla città e alla loro gente. >> Quando ebbe finito questa frase, la donna chiamò tutta la sua gente. Chiese loro di poter ringraziare quei due uomini che avevano aiutato Costantinopoli.
Un applauso si alzò dalla gente attorno a loro. Il Lupo alzò un braccio e mimò un inchino.
<< Sono onorato, ma sono io che devo ringraziarvi. >> Rania gli lanciò uno sguardo di sfida. << Grazie per avermi aiutato in questi giorni, per aver aiutato Fiora. Le vostre informazioni sono state preziose per la nostra vittoria. Grazie. >> Un altro applauso, ancora più fragoroso di prima, si levò dagli Athingani.
Il Lupo fu sollevato di lasciare il quartiere Athingano. Non perché li vedesse come delle seccature, ma si sentiva un po’ male a ricevere quei ringraziamenti da quella gente. Pensava di non meritarli. E comunque quella sarebbe stata una giornata dura, e voleva sbrigare tutte le faccende in fretta.
In poco tempo, Il Lupo e Yusuf furono alla caserma dei mercenari, che come al solito, si stavano addestrando a combattere. Alcuni presentavano cicatrici in volto e sul resto del corpo, provenienti dall’ultima battaglia con i Templari. Sembravano in buona forma, e nessuno mostrava segni di stanchezza per il duro allenamento.
I due Assassini, non appena furono entrati, vennero salutati amichevolmente da tutti i soldati. Il loro capo, Fares, andò ad abbracciarli, stritolando le ossa del Lupo.
<< Siamo molto contenti di vedervi di nuovo, amici. >> Disse Fares dopo aver lasciato andare Il Lupo.
<< Anche noi siamo felici di rivedervi… >> Disse a stento Il Lupo, respirando a fondo. << Siamo venuti a ringraziarvi, per averci donato la vostra forza. Siete dei combattenti straordinari… >> Il Lupo si ricompose e assunse un atteggiamento serio, molto cortese. << Grazie a voi abbiamo potuto affrontare il nemico alla pari, tutti voi siete stati di grande aiuto. >> Qualche risata di approvazione si alzò dalla folla di uomini in armatura. << Voglio ringraziarvi. >> Disse Il Lupo. << Perché è anche grazie a voi che abbiamo vinto! >>
<< Grazie a te. >> Disse Fares. << Per averci portato un po’ di movimento! >> L’omone scoppiò in una fragorosa risata, contagiando poi tutti i suoi sottoposti. Il Lupo e Yusuf si unirono al coro di risate.
I soldati di Fares erano sempre così espansivi e amichevoli. Uomini duri, sempre pronti alla lotta, ma allo stesso tempo amichevoli e gioviali, dalla risata facile e contagiosa.
L’ultima tappa fu la taverna di Amid, La Tenda del Ladro.
L’aria era respirabile, nel locale. La taverna aveva riaperto da poco tempo, perciò l’odore di alcol e la puzza di chiuso avevano avuto il tempo di sparire. Dentro c’era il solito baccano che facevano i clienti di Amid, ma come Il Lupo mise piede nella locanda, il frastuono aumentò.
Tutti i presenti alzarono i boccali colmi di birra in segno di saluto ai due Assassini. Il Lupo e Yusuf si diressero al bancone, dove Amid aspettava sorridendo. Accanto a lui stava una donna con lo sguardo dolce, e i capelli scuri che ricadevano sulle spalle.
<< Salute, Lupo, Yusuf. >> Salutò Amid contento. << Vorrei presentarvi mia moglie. >> Detto questo alzò un braccio e lo pose attorno le spalle della donna. << Lei è Adila. La mia compagna nella vita e nel lavoro. >> Sorrise. Adila salutò cordialmente. Sopraggiunse da chissà dove, un ragazzino che tirò l’uomo dai pantaloni.
<< E questo birbante qui… >> Fece Amid prendendo in braccio il bambino. << E’ mio figlio, Dawud. Quando ha sentito le storie delle tue imprese qui a Istanbul ha cominciato ad ammirarti come un eroe! >> Il Lupo arrossì. << Non sono un eroe. >> Disse modesto.
<< Pensa che dopo aver saputo delle battaglie e delle tue gesta, ha detto di voler diventare un Assassino! >> Rise Amid. Il Lupo sorrise indeciso, ma subito si fece serio.
<< Amid, grazie per il tuo supporto e il tuo aiuto. Grazie per aver messo da parte il lavoro e la famiglia per noi, te ne sono veramente grato… >>
<< Non farlo mai più, eh! >> Lo ammonì scherzoso Yusuf dandogli una pacca sulla spalla. La moglie di Amid annuì sorridendo.
Il Lupo continuò. << E grazie anche a tutti questi uomini coraggiosi, che io all’inizio, non credevo potessero nascondere tanta grinta e tanto coraggio. >> Ora gli uomini erano tutti zitti, ad ascoltare quello che Il Lupo aveva da dire. << Grazie. >> Fece lui facendo un cenno con la testa. << Per avermi aiutato. >> Un urlo di approvazione si levò dalla taverna, e i polmoni degli uomini si svuotarono d’aria.
Il Lupo si voltò verso Dawud, che ora stava seduto sul bancone. << Sai, dovresti pensare bene sulle tue scelte. >> Gli disse. << Devi sapere che essere un Assassino non è divertente: porta tante responsabilità, ed è pericoloso. Se sei deciso fino in fondo, allora non voglio farti cambiare idea, ma sappi che non solo gli Assassini fanno cose grandiose. >> Si voltò e alzò la voce. << Come questi uomini! Sono loro gli eroi! >> Un altro urlo da parte degli uomini, che ora battevano i pugni sui tavoli e pestavano i piedi per terra.
Amid si voltò di spalle. << Propongo un brindisi! >> Tutti si zittirono. L’uomo si voltò tenendo agilmente tre boccali tra le mani. Ne diede uno a Yusuf, uno al Lupo e uno lo tenne per sé.
<< Al Lupo, l’uomo che ci ha fatto tornare giovani! >> Dichiarò Amid.
<< AL LUPO!!! >> Gridarono insieme i clienti della taverna levando i boccali e bevendo le loro birre. Il Lupo indugiò un secondo sul boccale, poi scosse la testa e bevve con decisione, assaporando la birra che Amid gli aveva dato.
Abbassato il boccale, Il Lupo lanciò un urlo di soddisfazione, unendosi alle grida di festa degli uomini della Tenda del Ladro.

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Capitolo 29
*** Partenza ***


Sul molo c’erano tutti.
Il Lupo, Fiora accanto a lui. Faustina eccitata per l’imminente partenza. Lia triste di dover andare via. Vali, impassibile, come sempre, con in braccio il figlio Dragomir che si guardava intorno spaesato. Fabiola gli stava accanto in silenzio. Yusuf sorrideva con soddisfazione, felice di aver partecipato a quell’avventura, e orgoglioso per la rinascita della Gilda lì a Costantinopoli. Ahmed stava accanto a lui e si guardava intorno sospettoso. Aléxandros aspettava a braccia incrociate, respirando lentamente la brezza marina. I due novizi Hisham e Anisa non la smettevano di punzecchiarsi e parlottare tra loro. Il Lupo si chiedeva come sarebbe andata a finire tra quei due, se Hisham avrebbe mostrato i suoi sentimenti ad Anisa. Quasi tutti si erano accorti che il ragazzo provava qualcosa per la ragazza, e che lei provava lo stesso, probabilmente. Erano solo troppo timidi per ammetterlo; cosa piuttosto strana, pensò Il Lupo, perché quei due si conoscevano da una vita, a detta loro.
C’erano Fares circondato di soldati e Amid con la sua famiglia, e poi c’era anche Rania, che sorrideva alla vista dei due ragazzi nelle vesti degli Assassini.
La nave era pronta a salpare. Il Lupo era felice di poter ripartire, di poter tornare a Roma, ma ora che stava per cominciare il viaggio di ritorno, si sentiva triste. Sentiva come se stesse lasciando una parte di sé lì a Costantinopoli, e gli dispiaceva lasciare soli gli Assassini che aveva conosciuto lì.
<< Siete sicuri che starete bene? >> Si assicurò Il Lupo. Yusuf lo rassicurò con un largo sorriso.
<< Sta’ tranquillo, Lupo. Le cose sono cambiate, grazie a voi. >> Si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. << Stammi bene, Fratello. >> Detto questo lo abbracciò. Il Lupo ricambiò l’abbraccio rispondendo a Yusuf. Poi andò da Ahmed.
<< Sei davvero un ottimo Assassino. Cordiale, ben educato, abile e premuroso… Un giorno sarai tu a guidare questa Confraternita. >> Gli disse. Ahmed sorrise. Non ci sperava molto, in realtà, e disse che l’unica cosa che gli importava era poter aiutare il popolo a lottare contro i Templari. Il Lupo gli strinse la mano e si avviò da Aléxandros.
<< Alla fine sei diventato uno di noi… >> Osservò Il Lupo.
<< Era la cosa migliore. >> Rispose l’uomo sorridendo. Il Lupo rispose al sorriso.
<< Sei davvero una persona speciale, Aléxandros. Sei onesto e coraggioso. E pensi sempre con la tua testa! >> Aggiunse soddisfatto. Gli strinse la mano. << Sono felice di sapere che al mondo c’è gente come te. >> Dichiarò.
<< Altrettanto. >> Rispose Aléxandros al Lupo.
Il Lupo raggiunse i due novizi che ora stavano confrontando le loro lame celate. Si congratulò con loro per essere diventati così abili in così poco tempo.
<< Non dimenticate mai per cosa combattete. >> Gli disse. << E non dimenticate mai che quello che facciamo non è giusto, ma permette che venga fatta giustizia! >>
<< Non abuseremo mai delle nostre abilità! >> Lo rassicurò Hisham annuendo. Il Lupo sorrise dandogli una pacca sulla spalla e salutandoli.
Fares e Amid sembravano impazienti di parlare con Il Lupo.
<< Amico mio! >> Lo salutò Fares allargando le braccia e stringendolo in un caloroso abbraccio. Il Lupo ricambiò il saluto. << Quindi hai deciso di lasciarci? >>
<< La mia missione è terminata. >> Disse Il Lupo a Fares. Quello rise sonoramente.
<< Se tutte le tue missioni sono così movimentate, allora vengo con te! >> Il Lupo rise alla sua affermazione, ma in un certo senso quell’omone aveva ragione. Ogni volta che lui e Fiora avevano un obiettivo finivano per coinvolgere molta più gente di quanto credessero, e scoppiava il finimondo!
<< Abbi cura di te, amico. >> Disse Amid meno espansivo di Fares, ma si vedeva che era triste a veder partire l’uomo che aveva movimentato la sua vita. Il Lupo si abbassò all’altezza di Dawud, il figlio di Amid. Gli scompigliò i capelli e gli disse:<< E tu non essere troppo frettoloso, d’accordo? >>
Dopo aver salutato la moglie di Amid, Il Lupo si avviò verso Rania.
<< Così il tuo cappuccio è rimasto alzato, e il tuo viso è rimasto celato… >> Disse pensierosa la Athingana. Il Lupo ricordava ancora quando la donna lo aveva messo alle strette, chiedendogli di togliersi il cappuccio.
<< Non credo che lo toglierò mai. >> Rispose sorridente Il Lupo.
La donna tirò indietro i lunghi capelli. << Peccato… >> Disse. << Hai dei bellissimi occhi, ed è un vero spreco tenerli nascosti nell’ombra… >> Il Lupo lo prese come un complimento, e ringraziò Rania per l’aiuto che gli aveva fornito.
Vali stava ringraziando Yusuf per averlo accettato nella Confraternita. Quando si girò verso Il Lupo, quello gli chiese:<< Vuoi davvero venire? >>
Vali diede uno sguardo alla città. Le vette delle torri più alte, le molte moschee e i soldati sui tetti. << Ci sono troppe cose in questa città che vorrei dimenticare… Troppo dolore… >> Disse pensieroso lui. Si voltò verso Il Lupo. << Ora sono di nuovo un Assassino, ed è meglio che ricominci daccapo perché possa evitare di ripetere gli errori commessi in passato. >> Sorrise tristemente. << E poi devo sempre continuare a guardare avanti… >> E detto questo diede un rapido sguardo a Fabiola. Il Lupo aveva capito.
Fiora era già sul ponte della nave con sua sorella. Avevano già dato i loro saluti e ora stavano aspettando che gli altri fossero pronti.
<< Dimmi una cosa, Fabiola… >> Fece Fiora alla sorella, che stava assaporando la brezza che soffiava sul ponte. Quella le rivolse uno sguardo interrogativo. << Tu sei stata… Come dire, costretta da me ad abbandonare i Templari, oppure avevi qualche motivo in più per andartene? >>
Fabiola aspettò un po’ prima di rispondere alla domanda. << Penso che se non fosse arrivata la tua lettera, adesso sarei ancora una Templare. Forse Ristoro mi avrebbe usata come esca per te e Il Lupo. Tuttavia, dubito che sarei rimasta tra le loro file per molto ancora… Anche io cominciavo a perdere di vista ciò che ci avevano insegnato… >> Fiora ricordò quello che aveva provato quando dovette abbandonare i Templari.
<< Ora siamo tutte e due qua, sane e salve, e torneremo a casa. >> Disse infine Fabiola sorridendo. Fiora aveva avuto paura in quei giorni. Quando aveva scoperto che Ristoro era sopravvissuto, e poi quando aveva visto Faustina Collari davanti a sé, quando aveva saputo che Il Lupo aveva subito ferite molto gravi dopo la battaglia con Ristoro… Lei stessa aveva rischiato di morire, e probabilmente a quest’ora lo sarebbe stata, se non fosse stato grazie a Leonardo. Quell’uomo gli aveva fatto un bello scherzetto.
Leonardo stava guardando il mare incresparsi sotto il vento e formare quella schiuma sulle onde. Se avesse dovuto definire quell’avventura con una sola parola, lui avrebbe scelto “divertente”. Lui adorava sorprendere la gente, e non vedeva l’ora di raccontare com’era andata ad Ezio, quando sarebbe tornato a Roma. Era inoltre fiero di quello che aveva fatto. Aveva contribuito a tenere lontani i Templari dalla Mela, e l’aveva usata per curare delle persone e salvare delle vite. Ora la sentiva pulsare dentro la tasca del suo abito, dove la teneva sempre al sicuro da sguardi indiscreti.
Faustina se ne stava sola sul molo, in attesa che gli altri fossero pronti per partire. L’eccitazione di prima aveva lasciato spazio a una forte tristezza e un gran senso di vuoto. Si sentiva persa, ora che stava per tornare a Roma. Cosa sarebbe successo una volta incontrati gli Assassini romani? L’avrebbero accettata come avevano fatto Yusuf e gli altri? Ma lei voleva davvero essere un’Assassina? Si chiedeva se valesse la pena di tornare a lottare una guerra di cui non avrebbe mai visto la fine. Era giovane, era viva, ed era libera. Non appena approdata a Roma sarebbe potuta fuggire con facilità, allontanandosi per sempre da quella città che l’aveva rifiutata. Ma poi pensò al Lupo. La sua gentilezza, la sua fiducia… Quell’uomo l’aveva salvata dalla follia, e lui era quello che aveva creduto in lei e che l’aveva fatta diventare un’Assassina.
No. Pensò scuotendo la testa, come per allontanare i pensieri di un istante prima. Sono in debito con lui, e dimostrerei di non essere cambiata per niente… Poi guardò la lama celata che portava al polso. Quella l’aveva creata lui per lei, lavorando giorno e notte senza mai mangiare né dormire. Quello era il simbolo della sua rinascita.
Lia de Russo stava salutando Yusuf Tazim.
<< Allora questo è un addio… >> Mormorò la ragazza. Yusuf annuì gentile.
Senza dire nulla, senza chiedere il permesso, Lia abbracciò Yusuf, cogliendolo di sorpresa. Lui ricambiò all’abbraccio dopo un istante di incertezza e le strofinò una mano sulla testa.
<< Buona fortuna. >> Sussurrò lui. Alle sue parole l’abbraccio di Lia si fece più forte. << E non farti più portare fuori dalla retta via! >> Le ammonì scherzoso a voce più alta. Lia lo lasciò e annuì. Sorrideva, ma i suoi occhi non nascondevano delle lacrime che faticavano a restare su.
<< Ora è meglio che partiate. >> Fece Ahmed. << Prima che sia troppo tardi. >> Aggiunse. Il Lupo era d’accordo. Avevano aspettato anche troppo per partire. Ora che tutti si erano dati i loro saluti, era il momento di salpare per Roma.
Si avviò verso Faustina. Le pose una mano sulla spalla, distraendola dai suoi pensieri e dicendole:<< Andiamo. >>
Lei si voltò e rispose con un largo sorriso.
Salì Leonardo, che ad ogni passo si guardava a destra e a sinistra, esaminando la nave e tutto ciò che gli capitava sott’occhio. Poi salì Lia, che si voltò un’ultima volta verso Yusuf a salutarlo con la mano. L’Assassino rispose al gesto sollevando il braccio con enfasi e sorridendole amichevolmente. Vali salì sulla nave senza voltarsi indietro. Suo figlio lo seguiva a ruota. Il Lupo diede una spintarella a Faustina, che si incamminò verso l’imbarcazione. Mentre la Ladra saliva, Il Lupo si voltò a guardare gli altri, gli Assassini, Amid e la sua famiglia, Fares e i suoi soldati e Rania.
<< Grazie di cuore. >> Disse. Nient’altro. Si voltò e salì sulla nave, prendendo posto al timone.
Quando la nave salpò, dal molo si levò un coro di saluti e molte braccia si agitarono assieme, a salutare gli Assassini che prendevano il largo.
Fiora e Fabiola salutavano dalla nave, continuando ad agitare le mani e a urlare saluti. Lia era accanto al Lupo. << Non li saluti? >> Le chiese. Lui la vide con la coda dell’occhio scuotere la testa.
<< Non voglio continuare a guardarli finché non saranno scomparsi. Li ho salutati prima, e ora voglio solo andare avanti! >> Detto questo andò a prua, a guardare la strada che avevano davanti.
Arrivò Leonardo barcollante, le braccia ai fianchi e un sorriso stampato in volto.
<< Ottimo tempo per salpare. >> Commentò. Il Lupo emise un verso d’approvazione. Leonardo lo guardò inarcando un sopracciglio. << Ti mancheranno? >>
Il Lupo indugiò a rispondere, rimanendo a fissare l’acqua per alcuni istanti. << Li ho accompagnati nel loro viaggio, come loro hanno accompagnato me. Ci siamo aiutati a vicenda e siamo diventati amici. >> Leonardo aspettava che Il Lupo concludesse. << Mi mancheranno, ma prima o poi tutti si separano… >>
<< E’ parecchio pessimista come pensiero… >> Constatò Leonardo guardando il cielo.
<< Ma vero… >> Fece Il Lupo muovendo appena la testa in direzione dell’amico.
Leonardo respirò a fondo. << Credo che andrò là. >> E indicò la prua. << A respirare un po’ d’aria di mare… >>
Quando Il Lupo fu solo arrivò Faustina da chissà dove. Si appoggiò alla sua spalla e sospirò.
<< Sembri molto eccitata. >> Fece Il Lupo sorridendo. Lei rispose con una risatina.
<< Sento che sarà bellissimo… >> Disse la ragazza con tono sognante. Aveva cambiato umore in fretta. Il Lupo si era abituato a questa sua qualità.
<< Che cosa? >> Chiese con falsa ingenuità.
Faustina rise di nuovo. << Essere un’Assassina! >> E a questa affermazione Il Lupo sorrise soddisfatto, sapendo di aver compiuto un’impresa che non pensava di fare: far cambiare Faustina Collari.
Vali era poco distante dal timone, e guardava il mare con Dragomir, sussurrandogli tante cose sul mare, sulle navi, e sul posto dove erano diretti.
Arrivarono Fiora e Fabiola. Fiora si mise accanto al Lupo, non nascondendo l’astio nei confronti di Faustina, spingendola un po’ con il braccio. Fabiola invece si accostò accanto a Vali, prendendogli la mano timorosa. La Sentinella non rifiutò il suo gesto e gliela strinse.
<< Stiamo tornando a casa, Lupo? >> Chiese Fiora, conoscendo già la risposta.
Il viso del Lupo ora si fece più determinato. L’aspetto gentile che aveva assunto prima cambiò, e diventò deciso e sicuro. << Sì! >> Fu l’unica cosa che disse, e nel farlo si sentì inebriato da una grande forza.

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Capitolo 30
*** Roma ***


La nave scivolava rapida e leggera sulla superficie del mare. Il Sole splendeva alto nel cielo, e il suo riflesso abbagliava gli occhi di chi posasse lo sguardo sull’acqua.
Il Lupo teneva le mani sul timone e continuava a guardare dritto davanti a sé. A parte Vali e Fiora, sul ponte non c’era nessun altro.
Fiora stava accanto a lui.
<< Vorrei che dessi una possibilità a Fabiola. >> La colse di sorpresa Il Lupo. Fiora lo guardò perplessa. << Ho visto come ti comporti con lei, e ti dico subito che non approvo quello che stai facendo. >> Fiora cercò di dire qualcosa, ma Il Lupo non le diede il tempo per farlo. << Capisco che tu la ricordi come quella Faustina Collari, la folle assetata di sangue. Era una Templare, d’altronde… >> Girò lo sguardo verso la compagna. << Ma anche tu lo eri. E anche io. Non merita forse lo stesso trattamento che abbiamo ricevuto noi due? La possibilità di cambiare! >> Fiora era mortificata. Guardò a terra triste.
<< Quando ho riaperto gli occhi e ho visto il suo viso, ho temuto che lei ti avrebbe portato via. Ho avuto paura di lei e di quello che avrebbe potuto fare a tutti noi. >>
<< E’ normale. >> Disse Il Lupo. << All’inizio neanche io mi fidavo di lei. L’unica cosa che mi tratteneva dal farla fuori era il fatto che avevamo un obiettivo in comune: uccidere Ristoro. Col tempo, però, ho imparato a conoscerla meglio, e sotto l’aspetto della ladra violenta e senza scrupoli, ho visto una ragazza in cerca di aiuto. Aveva paura dei Templari, e voleva solo che uscissero dalla sua vita il più presto possibile. Ha paura di te, Fiora. >> La ragazza lo guardò sorpresa. << Come tu hai paura di lei. >> Lo sguardo del Lupo si fece serio, opprimente. Fiora comprese. Aveva capito di essersi comportata nel modo sbagliato. Annuì leggermente.
<< Ho capito, Lupo. Hai ragione, mi spiace… >> Si scusò lei. Il Lupo sorrise e le mise un braccio attorno alla vita. La avvicinò a sé e le sussurrò:<< Ho avuto davvero paura quando ho pensato che non sarei più tornato da te. >> Fiora lo baciò in risposta.
<< Ehi. >> La voce di Vali li fece tornare indietro dalla loro conversazione. Il Lupo guardò l’uomo che se ne stava col cappuccio sulla testa, appoggiato al parapetto dando le spalle all’acqua. Il Lupo capì in un istante perché li avesse chiamati, e tutto fu chiaro quando avvistò il porto di Roma.
Subito una grande eccitazione piombò su di loro. Il Lupo mandò Fiora ad avvertire gli altri sottocoperta, mentre lui faceva le manovre per avvicinarsi.
<< Così quella è Roma? >> Fece Vali avvicinandosi al Lupo. Lui annuì. << E’ bella… >> Si lasciò sfuggire Vali, facendo sorridere Il Lupo.
All’improvviso arrivarono gli altri, di corsa. Gli occhi sgranati ad ammirare Roma che si faceva sempre più grande a poco a poco che la nave si avvicinava.
<< Siamo tornate, Fiora. >> Disse Fabiola. << Finalmente siamo di nuovo a casa… >>
La nave entrò nel porto facilmente, senza problemi, e ancora prima di attraccare Il Lupo riuscì a scorgere undici figure in bianco. In mezzo a loro spiccava un cappuccio rosso. Erano gli Assassini di Roma.
Quando Il Lupo e tutti gli altri furono scesi, ci fu un grande trambusto. Gente che si salutava, Fiora che abbracciava gli Assassini, alcuni di loro guardarono con sospetto Vali e Faustina. Il Lupo riconobbe tutti quanti: Severino Sabelli, Emiliana Santi al suo fianco, Severino Stornello, Orfeo Occhionero contento di rivedere i Fratelli sani e salvi, Fabiola Fornari che gli saltellava intorno tutta eccitata, Paolo Simoni, burbero come sempre, Luca Lombardi, Giovanni Guglielmi, Tullio Tagliapietra, Marco Melozzi e Ulrico Ursini inseparabili come sempre, e infine il Maestro, Ezio Auditore.
<< Ti trovo bene, Lupo. >> Lo salutò Ezio chinando piano la testa. Il Lupo rispose alzando la mano in segno di saluto.
<< Ci hai mandato proprio una bella spia, eh? >> Disse Il Lupo facendo segno a Leonardo di avvicinarsi. Ezio sorrise quando Il Lupo gliene parlò.
<< Quanto c’è voluto prima che lo scoprissero? >> Chiese l’Assassino rivolto all’amico Leonardo. Lui ridacchiò e disse con falsa modestia:<< Oh, se non glielo avessi detto io non ci sarebbero mai arrivati! >>
<< Non è vero! Sono stata io! >> S’intromise Faustina. Ezio fu sorpreso di vederla lì. Nemmeno lui sapeva di quello che aveva fatto Leonardo, e quando se la vide davanti per poco non estrasse la spada. Il Lupo si era aspettato qualche reazione poco gentile, ma fu contento di constatare che gli Assassini non davano molto peso alla presenza della Ladra. Ezio si tranquillizzò ancora di più quando vide la lama celata al polso di Faustina e la cicatrice all’anulare; tuttavia volle sentire la storia dal Lupo.
<< Ezio, questa è Faustina Collari. Forse la conosci già, abbiamo lottato contro di lei in passato, ma ti assicuro che questa donna è cambiata in una maniera strabiliante! >> Dichiarò Il Lupo. Ezio sorrise quando quello gli disse che era diventata un’Assassina.
<< Ci sono davvero tante cose di cui vorrei parlarti, Ezio… >> Fece Il Lupo dando un’occhiata a Vali che faceva la conoscenza degli Assassini. << Ma forse non avreste dovuto dare tutto questo spettacolo... >>
Ezio sorrise interrompendolo. << Siete nostri Fratelli, ed è giusto che riceviate l’accoglienza che meritate. >> Fece una pausa. << Parleremo meglio all’Isola Tiberina. >> Detto questo si girò verso Leonardo. << E… La Mela? >>
Leonardo si frugò negli abiti. Dopo qualche istante ne tirò fuori la sfera d’argento. La porse ad Ezio. L’Assassino la guardò. Fece per prenderla, ma una coltre di fumo si innalzò all’improvviso da terra. Qualcuno aveva fatto cadere una bomba fumogena, e gli Assassini tentarono di tapparsi la bocca e il naso, per non respirarne i fumi stordenti.
Fu un attimo. Il Lupo vide una figura magra sfrecciargli davanti e scomparire subito dopo nel fumo.
<< LA MELA! >> Urlò Leonardo, e allora Il Lupo capì immediatamente cosa stava succedendo. Non era caduta una bomba dalla borsa di un Assassino, ma era stata lanciata da qualcuno!
Il Lupo si lanciò all’inseguimento dell’ombra, e subito Ezio lo imitò. Quando furono usciti dal fumo, videro anche Vali mettersi a correre nella loro stessa direzione.
<< Lo hai visto anche tu? >> Chiese Il Lupo. Vali annuì senza fermarsi. Svoltarono l’angolo e si inoltrarono nella città.
I tre Assassini correvano per le strade, saltavano le bancarelle che ostruivano il passaggio e spingevano i passanti. Non potevano permettersi di perdere il Frutto dell’Eden. Vali avvistò una figura magra che spiccava in mezzo alla folla per i suoi abiti appariscenti. << E’ LUI! >> Urlò puntando un braccio nella direzione in cui lo aveva visto sparire. I tre si misero all’inseguimento dello sconosciuto. Finirono in un vicolo cieco completamente deserto. Si guardarono intorno. Forse si era arrampicato su un tetto. La risposta arrivò in breve tempo. C’era un uomo mascherato, la cui maschera ricordò molto al Lupo Cahin, l’Arlecchino, su una trave sopra le loro teste che agitava la mano e rideva sonoramente. In quella mano teneva stretta la Mela. Li salutò prendendosi gioco di loro e lanciò un’altra bomba fumogena.
Questa volta Il Lupo non riuscì ad evitare di ricevere gli effetti del fumo, e quando questo si fu diradato, lo strano individuo era scomparso.
<< Dannazione! >> Imprecò Il Lupo, sapendo di essersi fatto giocare come se fosse l’ultimo degli ingenui. Ezio era abbattuto e Vali sembrava inquietato. La maschera di quel tipo lo aveva terrorizzato, sembrava.
<< Quello lì… >> Mormorò in preda al panico. << E’ un Templare! >> Disse. Il Lupo ed Ezio sobbalzarono e si guardarono in faccia.
Il Lupo non nascose l’amarezza nel suo viso, ma tenne per sé i suoi pensieri.
Non è ancora finita, vero? << Dobbiamo trovarlo! >> Si costrinse a reagire. Ezio annuì. Poi però aggiunse:<< Ma non ora. >> Il Lupo lo guardò contrariato. Gli mise una mano sulla spalla, e questo gesto non fece che preoccupare di più Il Lupo, specialmente quando Ezio gli rivolse quello sguardo così serio e carico di dispiacere.
<< Perché adesso, amico mio, c’è un’altra cosa da fare. >>

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Capitolo 31
*** Addio ***


Il Lupo entrò nella piccola casa. La conosceva bene, quella casetta. Gli sembrava passato un secolo da quando vi aveva condotto il vecchio cieco per ringraziarlo. Ora lui era sul letto, disteso. Come sentì la porta scricchiolare mosse la testa. Rimase in silenzio, in attesa che il visitatore si avvicinasse.
Il Lupo deglutì e fece qualche passo in avanti. Quando fu a metà strada il vecchio sorrise debolmente.
<< Sei tu, Lupo? Ce ne hai messo di tempo, per tornare. >> Nel sentire la sua voce, Il Lupo si sentì sempre più insicuro. Si avvicinò.
<< Hai riconosciuto i miei passi? >> Chiese Il Lupo. Il vecchio annuì debolmente. Il Lupo sorrise tristemente. Prese uno sgabello e si sedette accanto a lui. Così simili... << Mi hanno detto che stai male… >> Cominciò Il Lupo. Il vecchio lo interruppe.
<< Ho molti anni alle spalle, ed è ormai arrivato il momento per me di lasciare questo mondo. >> Queste parole fecero trasalire Il Lupo, che per poco non si mise a piangere.
<< E quindi aspettavi me? >> Chiese lui scegliendo accuratamente le parole.
Il vecchio sorrise beatamente. << Volevo dirti grazie… Per tutto quello che hai fatto per me. >> Ancora. Il Lupo non riusciva a capire perché la gente continuasse a ringraziarlo. Era lui che doveva ringraziare quel vecchio cieco, perché gli aveva dato il coraggio di affrontare i Templari. Sembrò quasi che l’anziano sentisse i suoi pensieri. << Non essere duro con te stesso. >> Gli disse dolcemente.
Il Lupo sospirò. << Non sono duro con me stesso… >> Si interruppe. << Ma… Non è giusto! >> Il vecchio sembrava sapere quello che stesse per dire Il Lupo. << Non è giusto per te! Hai cambiato vita, non vivi più in mezzo alla strada, perché ora devi essere così sfortunato? >>
<< Sembra che Dio mi voglia con sé, dopo tutto questo tempo. >> Disse con calma il vecchio. Tossì.
<< Dio… >> Disse Il Lupo in tono disfattista. << Se è vero che esiste un dio, perché fa questo a te? >>
<< Tu non credi? >> Chiese il vecchio.
<< Io credo in me stesso. >>
Il vecchio sorrise. << Sono vecchio, Lupo, e tutti noi dobbiamo crepare, un giorno o l’altro… >>
Il Lupo faticava ancora ad accettare questo ragionamento. Ora sentiva la tristezza riempirlo.
<< Vedrai; starò bene. >> Il vecchio sorrise mentre Il Lupo gli teneva la mano.
Piano piano, con delicatezza, il vecchio si adagiò sul letto. << Addio. >> Sussurrò. E dopo qualche istante il suo cuore smise di battere. Aveva resistito fino a quel momento…
Il vecchio era riconoscente al Lupo per avergli donato una vita migliore, ma Il Lupo non capiva come potesse non essere arrabbiato per ciò che gli era capitato. Aveva avuto una buona vita per poco tempo; Il Lupo, in fondo, non gli aveva dato niente.
Però, più ci pensava, e più si convinceva che qualcosa aveva fatto per lui. Gli aveva donato la speranza che aveva perso in tutti quegli anni passati a mendicare. Per questo gli era grato.
 
*
 
Il Lupo andò a seppellire il vecchio da solo. Non voleva qualcun altro con sé. Voleva liberarsi del dolore in silenzio e in solitudine.
Portò il corpo nel bosco. Era vicino alla tana del suo branco. Ci mise ventisette minuti e trentasei secondi a completare il lavoro. Mentre scavava, i lupi del suo branco si avvicinarono a lui e lo salutarono con affetto, come facevano sempre ogni volta che tornava da loro.
<< Lo so, sono stato via tanto tempo… >> Sussurrò Il Lupo a quelli. << Ma ora sono di nuovo qui, e devo chiedervi un favore. >> I lupi lo ascoltavano attenti, comprendendo ogni parola che rivolgesse loro.
<< Vi chiedo di vegliare su di lui. >> Disse indicando il punto in cui aveva seppellito il vecchio. Li accarezzò tutti quanti. Pianse. I lupi percepivano il suo dolore, e cercarono di calmarlo, di consolarlo. Erano la sua famiglia, e gli volevano un gran bene. Lui ricambiava il loro affetto, ma quella volta era diverso, e Il Lupo si sentiva veramente solo.
Quando si fu calmato salutò un ultima volta i lupi e si fermò davanti alla tomba del vecchio.
 
Qui giace il vecchio che mi salvò la vita.
 
Aveva scritto sull’epitaffio.
<< Addio, vecchio. >> Sussurrò, temendo che alzando la voce potesse ricominciare a piangere.

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Capitolo 32
*** Un accordo ***


Il Lupo era sfinito. Si sedette sulla sedia di fronte a quella di Ezio e si appoggiò al lungo tavolo. Ezio aspettava che si mettesse a suo agio. Sapeva come si sentiva in quel momento. Quando lo vide espirare profondamente pensò che avesse riacquistato il sangue freddo. Stava per parlare, ma Il Lupo lo precedette.
<< In questo viaggio mi sono successe tante cose, Ezio. >> Disse. << Non so quale possa essere la più sorprendente, ma se so quello che vedo, tu hai un segreto, e mi piacerebbe tanto conoscerlo. >>
Ezio fu sorpreso. Non pensava che Il Lupo avesse notato il suo dono: l’Occhio dell’Aquila. Sorrise. << Hai ragione. Io ho una sorta di dono ereditato dalla mia famiglia… >>
<< Di che si tratta? >>
<< I miei sensi sono molto più sviluppati delle persone normali. >> Disse Ezio. << Posso sentire suoni molto lontani o che le altre persone non possono udire; posso vedere non solo l’aspetto di una cosa, ma posso intuirne l’interno e il materiale, posso anche riconoscere le intenzioni di una persona… Per esempio adesso tu brilli di una leggera luce azzurra, ma c’è una punta di dubbio nella tua voce, il che fa intuire che le mie parole non ti convincono pienamente. >> Il Lupo fu sorpreso. Era proprio così!
<< Sorprendente… >> Commentò. << Ma allora perché non mi hai detto delle vere intenzioni di Lia de Russo? >> Chiese piegandosi in avanti sulla sedia.
<< Perché? Lia aveva cattive intenzioni? >> Chiese Ezio fingendo di non sapere.
Il Lupo si alterò. << Lia è stata mandata da Ristoro qui in mezzo a noi per poterci eliminare! >> Urlò alzandosi in piedi e puntando un dito contro un muro. << Quando è stata colpita dalla Mela Ristoro le ha impartito gli ordini per raggirarci e pugnalarci alle spalle! >>
<< E lo ha fatto? >> Chiese Ezio con un sorriso furbo. Il Lupo si zittì di colpo. Sbuffò. Si risedette a braccia incrociate e guardò da un’altra parte.
<< E va bene, ti do ragione. >> Rimasero un po’ in silenzio. << E come lo chiami questo tuo dono? >>
Ezio sorrise. << Occhio dell’Aquila. >>
Il Lupo increspò le labbra. << Sai, credo che in un modo o nell’altro noi due siamo simili… Anche io in un certo senso ho questa tua abilità, ricevuta una volta fuggito di casa, quando cominciai a vivere con i lupi… >>
<< Ah, sì? >> Fece Ezio. << E come chiami il tuo dono? >>
Il Lupo rimase in silenzio. Ci pensò un po’ su.
<< Fiuto del Lupo. >> Sentenziò con un sorrisetto. Ezio fece una risatina.
I due Assassini sospirarono.
<< Che mi dici di Faustina Collari? >> Chiese Ezio esaminando un modellino di macchina volante, inventata da Leonardo da Vinci. << Tu ti fidi di lei? >> Il Lupo lo guardò serio.
<< Come della mia ombra. >> Rispose il ragazzo. Quella frase bastò ad Ezio.
<< E quell’uomo che è venuto con voi? Vali…? >> Chiese dopo.
<< Vali è stato un Assassino, tempo fa, prima di diventare un Templare. Ha aiutato Fabiola di sua spontanea volontà. Mi fido di lui. >> Rispose in fretta Il Lupo. Ezio annuì. Aveva immaginato che Il Lupo gli avrebbe detto queste cose.
Passarono gli istanti. Il Lupo non se ne andava; sapeva che Ezio doveva dirgli ancora qualcosa. Decise di prendere la parola per primo. << E ora che facciamo con la Mela? >> Ezio lo guardò da sotto il cappuccio con sguardo turbato.
<< Il Frutto dell’Eden sarebbe dovuto rimanere qui con noi, al sicuro da Cesare e dai Templari. Avremmo potuto usarlo a nostro favore, forse, ma avremmo dovuto nasconderlo, prima o poi. E’ troppo pericoloso! >>
<< Concordo! >> Fece il Lupo annuendo energicamente.
<< Ma quel tipo che ce lo ha rubato sapeva che era con noi. Non so chi sia, ma se è vero che è un Templare, allora è stato mandato da Cesare. >> Disse Ezio cupo. Il Lupo se l’era sentito sin dall’inizio, ma aveva preferito evitare di pensarci: sperava di sbagliarsi. << Il ché vuol dire che la nostra guerra non è ancora finita. >> Concluse Ezio. Guardò Il Lupo. << Lupo, tu ci aiuterai? >> Chiese. Il Lupo teneva lo sguardo basso. Aveva sperato che una volta tornato a Roma si sarebbe finalmente riposato, che uccidendo fra’ Ristoro i Templari si sarebbero arresi, che una volta messa al sicuro la Mela, Cesare si sarebbe rassegnato. Invece no. Lui però era un Assassino, e nonostante la stanchezza, la paura e l’incertezza, non poteva abbandonare i suoi Fratelli e Sorelle.
<< Sì. >> Disse. << Sempre. >>
 
*
 
Vali aveva appena ritirato la cosa che aveva ordinato da un fabbro. Erano già passati alcuni giorni da quando era arrivato a Roma. Non si sentiva male, lì. Aveva la tranquillità, aveva Dragomir, aveva la compagnia di Fabiola… Mentre camminava si chiedeva se Fabiola avrebbe accettato il suo dono.
Incontrò Il Lupo per le scale della torre degli Assassini. Quando quello vide il panno che teneva sottobraccio lo indicò e chiese:<< E’ per Fabiola, vero? >> Sorprendendolo alquanto. Quando ebbe annuito Il Lupo sospirò e prese qualcosa avvolto in un panno. << Allora penso che questo glielo debba consegnare tu… >> Vali lo guardò come per chiedere cosa fosse.
<< Me lo ha chiesto lei, di costruirgliene una. >> Disse Il Lupo sorridendo. Dopodiché si voltò e se ne andò per la sua strada. Vali pensò di aver capito cosa il panno contenesse, tuttavia aspettò di arrivare nella stanza di Fabiola prima di controllare.
La ragazza lo salutò vivacemente e lo fece entrare.
<< Fabiola, c’è una cosa che dovrei darti… >> Disse impacciato alzando prima il braccio con il panno del Lupo. Quando Fabiola lo vide tirò l’aria piena di eccitazione e quasi glielo strappò dalle mani. Andò verso un tavolino e si mise ad armeggiare con qualcosa. Vali si sentì sempre più insicuro.
<< Sì, quella è del Lupo, ha detto che glielo avevi chiesto e… >> Non fece in tempo a finire la frase che Fabiola si voltò mostrando al polso sinistro una lama celata. Ecco cos’era… Pensò Vali. In pratica era simile al suo regalo per lei.
Fabiola scattò col polso e sorrise quando vide la lama schizzare fuori veloce. Poi tornò a ciò che stava facendo.
Vali si prese di coraggio e si avvicinò a lei, che stava seduta di fronte al tavolino. Stava ricamando sul suo ventaglio. Vali notò che stava cercando di cancellare la croce Templare.
<< Come credi che stia venendo? >> Chiese mostrandogli il ventaglio. Vali lo scrutò attentamente. La parte superiore della croce era cancellata quasi del tutto, mentre il resto presentava qualche macchia più chiara. Vali annuì sorridendo. Fabiola riprese il suo lavoro.
Ancora una volta il coraggio di Vali se n’era andato. Vali tirò un lungo sospiro e ci riprovò.
<< Fabiola. >> La chiamò. Lei si girò. << Ti ho… Portato questo… >> Mormorò mostrando il panno sotto braccio. Fabiola era perplessa. Guardò prima il panno sotto la spalla di Vali, poi Vali. Si affrettò a fare spazio sul tavolo. Vali poggiò il panno e rivelò il suo contenuto.
Dentro c’era una spada. Era simile a quella che Fabiola aveva usato a Costantinopoli, appartenente a sua sorella Fiora, ma alcune caratteristiche erano diverse; aveva una rosa di smeraldo sull’elsa, il cui stelo si intrecciava attorno all’ultima; la lama era lunga e leggermente ricurva. Rifletteva la luce e Fabiola si vide nella lama. Era rimasta allibita.
<< Vali… >> Mormorò. << E’ bellissima… >>
Vali si concesse un sorriso. Le prese una mano. << Fabiola… >> Cominciò. << Ti ho aiutata quando ti ho vista in difficoltà; ti ho seguita, e continuerò a farlo, anche fino all’inferno se sarà necessario. >> La guardò dolcemente. << Vorresti restare con me? >> Chiese. Quello sembrava più un negozia mento che una dichiarazione, alle orecchie di Vali, e si chiese se non avesse sbagliato espressione. Fabiola rimase senza parole.
Vali aveva paura, si poteva vedere. Aveva paura che quello che era accaduto potesse accadere di nuovo. Aveva paura che Fabiola lo avrebbe rifiutato. Aveva paura di non essere pronto per quello che stava facendo. Ma si sbagliava. Fabiola sorrise.
<< Sì. >> Disse annuendo. << Sì. >> Ripeté, come se volesse precisarlo meglio.
Vali si sentì più leggero. Non sentì più bene i suoi che venivano da fuori la finestra, e si concentrò solo su Fabiola. Sorrise anche lui.
Fabiola gli mise le mani attorno al collo e avvicinò il viso al suo.
<< Quindi abbiamo un accordo? >> Chiese Fabiola sorridendo.
Vali mise le sue mani sui suoi fianchi e avvicinò il viso a sua volta, fino a sfiorarla. << Certamente. >> Fu la risposta sussurrata dalla Sentinella.

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Capitolo 33
*** Templari ***


Il Templare era in piedi di fronte all’altare. Guardava la sfera d’argento con avidità. La Dama Rossa era al suo fianco. Lo sguardo duro che aveva sempre caratterizzato quella donna cadeva sul piccolo oggetto di metallo. La guardia alle loro spalle si sentiva sotto pressione alla loro presenza. Erano tornati da poco a Roma, e quando era successo, ciò che avevano trovato non gli era piaciuto.
<< Dimmi di nuovo come i traditori hanno ucciso i nostri migliori agenti… >> Ordinò pacato l’Ufficiale. La guardia deglutì.
<< Il Masnadiero e la Cortigiana hanno tradito l’Ordine e sono venuti a contatto con gli Assassini. Abbiamo fatto di tutto per fermarli, ma ogni uomo che abbiamo mandato contro di loro è stato trucidato… >> Il Templare sospirò profondamente, inalando l’aria viziata e soffiandola fuori con lentezza.
<< I nostri migliori agenti? >>
<< Sissignore. >> Rispose quello con fermezza.
L’Ufficiale accarezzò il legno dell’altare e arrivò fino alla Mela. << Il Capitano, il Carnefice, il Monaco e persino il Barbiere? >> Si mise una mano sul viso. << E’ assurdo! >> Quasi rise. La guardia alle sue spalle non seppe che dire.
Fu la donna e rompere il silenzio. << L’uomo che abbiamo chiamato è arrivato? >> Chiese in fretta alla guardia in tono autoritario. Quello abbassò un po’ la testa.
<< Sissignora. Il Reietto è arrivato poche ore fa. Ora sta riposando nei suoi alloggi. >> La Dama Rossa rivolse uno sguardo compiaciuto all’Ufficiale. Quello rispose guardandola con la coda dell’occhio.
<< E il Medico? >> Fu la seconda domanda. << Lui è al lavoro? >>
<< Sissignora. Il Medico Ottomano sta lavorando alacremente al compito che gli avete assegnato. >> Rispose la guardia con meno timore. L’Ufficiale mormorò qualcosa annuendo.
<< Quindi ci siamo tutti… >> Disse infine. La guardia annuì, ma si fermò subito; non c’era bisogno che glielo confermasse.
I Templari rimasero in silenzio. L’Ufficiale aveva finito quello che aveva da dire, o forse stava aspettando il momento per concludere. La Dama Rossa era compiaciuta dalla paura che la guardia provasse per lei. La guardia, infine, se ne stava in silenzio, per paura di dire qualcosa di sbagliato.
Alla fine Teodor Viscardi si voltò. Aveva un grande senso scenico, e quello doveva essere il momento giusto per formulare quella frase.
<< E’ il momento che i traditori paghino per i loro peccati! >>

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