The burning rain

di _moody
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Protector ***
Capitolo 2: *** You're not alone anymore ***
Capitolo 3: *** Knowledge and changes ***
Capitolo 4: *** Will to live ***
Capitolo 5: *** Connection ***
Capitolo 6: *** First rainy day ***
Capitolo 7: *** So i would have done ***
Capitolo 8: *** Fever ***
Capitolo 9: *** Let's have a beer ***



Capitolo 1
*** Protector ***


                 

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Protettore

   

 

 

 

 

Il vento continuava a sibilare tra le fessure della finestra facendomi venire i brividi a causa di quell'aria inquietante.

Quella mattina mi ero svegliata presto dopo essermi girata e rigirata nelle calde coperte cercando di addormentarmi per tutta la notte. Cercai di fare ordine tra i miei pensieri ma il dubbio non mi abbandonava e avrei dovuto prendere una decisione in fretta. Rimasi sul comodo materasso fissando il soffitto in attesa di un qualche messaggio dall'alto. Niente. Le pareti rimanevano bianche. Mi rendevo conto che se avessi accettato la proposta di Malik avrei messo a rischio la mia vita. Non solo avrei osato la galera derubando, ma sarei anche entrata in un brutto circolo, dato che conoscevo il tipo di persone che componevano quella compagnia. Sarebbe poi stato difficile uscirne. Nonostante tutto, avevo un tremendo bisogno di soldi se non volevo finire a fare compagnia ai barboni sotto il portico.

Decisi finalmente di alzarmi e sgusciare fuori dal letto trascinandomi a mo di zombi giù per le scale e poi in cucina. Aprii il frigo coprendomi gli occhi con il dorso della mano per la troppa luce bianca che emanava quell'elettrodomestico. Tastai un po all'interno, in cerca della bottiglia di latte per poi richiudere la ghiacciaia con un suono secco e tornando nella penombra. Mi appoggiai al ripiano in marmo rovinato, mentre un brivido mi punse alla base della schiena per il freddo contatto con il mobile, e attaccai la bottiglia alla bocca molto poco elegantemente per poi berne il contenuto.

"A questo punto non ho altra scelta.. - mormorai appena poggiata la bottiglia. - ..devo accettare la proposta di Zayn."

 Mi sdraiai svogliatamente sul divano del salotto e presi a fare zapping tra quei 6-7 canali che avevo in tv, ingozzandomi di golosi biscotti con gocce al cacao. Appena trovai un programma di cartoni animati discretamente accettabile, udii un rumore sospetto provenire dal piano di sopra. Mi alzai di scatto tremante di paura, dubitando che fosse stato il contatore dell'acqua calda a fare quel baccano. Andai in cucina in punta di piedi e presi la prima cosa che mi capitò sotto naso: una padella. Scalza, iniziai a salire su per le scale il più silenziosamente possibile, nonostante qualche scricchiolio a causa dell'età del legno di cui erano fatti i gradini. Una volta in cima, notai la porta della mia camera aperta e mi irrigidii ulteriormente dato che ricordavo perfettamente di averla chiusa in precedenza, com'ero d'abitudine fare.

"Già sveglia? Pensavo fossi una dormigliona." una voce sconosciuta, rauca e calma alle mie spalle mi fece fare un salto di 3 metri e urlare istericamente per il terrore. Mi girai in fretta con la padella alzata, impugnata saldamente e pronta a colpire. Una figura alta e scura comparve nella mia visuale.

"Chi cazzo sei? Come hai fatto ad entrare?" trillai tutto d'un fiato verso la sagoma nera che qualche secondo prima aveva parlato Ero a dir poco terrorizzata. I nervi erano talmente tesi che quasi non li sentivo e temetti di svenire da un momento all'altro.

"Hey Ever, rilassati." continuò il tipo avanzando di qualche passo, come se ci conoscessimo e fossimo amici da una vita. Sentii il sangue ghiacciarmi nelle vene ad ogni movimento che faceva.

"Fermo! - gli ordinai. - Come cazzo fai a sapere il mio nome?" era il panico che riusciva a far uscire la mia voce dalla bocca.

"Quindi non ho sbagliato, sei tu Ever Ainsley! Ho già passato un paio di case cercandoti, ma ho risolto solo causando infarti." sghignazzò il fantasma alquanto divertito dalla situazione. Non vedendo nulla, passai le dita sul muro al mio fianco, cercando istintivamente l'interruttore per accendere la luce in modo da riuscir a vedere il volto del misterioso essere - piuttosto, per prendere bene la mira - prima di colpirlo con una padellata in piena faccia, ma non appena lo ebbi trovato e premuto, questo non si accese, rumoreggiando solo un 'click' che svelò le mie intenzioni.

"Merda!" bisbigliai. L'essere ghignò avanzando lentamente ma con maggior sicurezza. Alzai di scatto il braccio, intralciando con la padella lo spazio che ci distanziava.

"Chi sei? E cosa vuoi da me?!" ripetei sfrenata. Rimase in silenzio continuando ad avvicinarsi per nulla intimorito dalla mia minaccia, per poi immobilizzarsi non appena raggiunse un punto in cui la luce fioca proveniente dalla scalinata che lo affiancava, mi permise di distinguere i suoi lineamenti.

Era un ragazzo. Un ragazzo alto, con le spalle larghe, un ammasso di ricci castani in testa e due grandi occhi verdi splendenti che risaltavano nel buio. Non sapevo se essere sollevata o meno a quella rivelazione.

"Il  mio nome è Harry." rispose pacato il soggetto.

"E si può sapere cosa diavolo ci fai a casa mia? - feci una pausa, notando stranamente che il giovane aveva fatto una smorfia infastidita all'udire le mie parole, ma non ci detti troppo peso: le sue espressioni erano l'ultimo dei miei pensieri. - Ti avverto che sono una poveraccia e non c'è nulla di valore che potresti rubare qui. " conclusi tentando di essere minacciosa ma a quanto pare non feci effetto: il ragazzo rise di gusto tenendosi la pancia con le mani e portando la testa leggermente all'indietro. I suoi occhi smeraldini si serrarono e le labbra a forma di cuore si schiusero mostrando una dentatura perfetta in un sorriso. Mi tesi come una corda di violino.

"Mi avevano detto che avessi il senso dell'umorismo." disse. Abbassai di poco la padella. Ooooh capito, non era un ladro bensì un pazzoide uscito da un manicomio. Presi un lungo respiro cercando di non perdere il controllo e di esprimermi chiaramente.

"Ascolta, credo di aver capito i tuoi problemi mentali e sappi che sorvolerò sul fatto che tu abbia agito da stalker e che ti sia intrufolato in casa mia alle 5.30 del mattino; basta che torni in ospedale a farti curare." affermai certa sulla mia teoria e facendo del mio meglio per mantenere un tono calmo, cosa non molto semplice dato che non capita tutti i giorni di svegliarsi una mattina trovando un gran bel ragazzo, pazzo, aggirarsi per casa propria come se nulla fosse.

"Senti, sei fuori strada!" commentò. Mi massaggiai la tempia con la mano libera.

"Allora fammi capire.. Tu, tipo che non ho mai visto in vita mia, ti materializzi nel mio appartamento conoscendo il mio nome e blaterando riguardo cose insensate perchè.." cercai di iniziare il discorso sperando che il ragazzo continuasse la frase completando i puntini.

"Ok..- sospirò, puntandomi i suoi occhi verdeggianti addosso. - Ever, mi è stato affidato il compito di farti da protettore." Scoppiai in una fragorosa risata.

"Matto, completamente matto, proprio da ricovero." Il riccio non prese bene la mia insistenza a non capire e il suo viso divenne serio, faceva  paura. Si avvicinò velocemente eliminando definitivamente i passi che avevo a mio vantaggio e costringendomi ad aderire con la schiena al muro gelido, intrappolandomi. Le sue mani poggiarono sulle mie spalle in una presa salda e forte. Persi un battito.

"Ascoltami bene, capisco che per te sia tutto insolito eccetera ma io ho un compito e un piano che coinvolge anche te." disse chiaramente facendomi sprofondare sotto il suo sguardo gelido.

"Me?" sibilai stupidamente sperando di aver sentito male.

"Te." ripetè  il giovane. "E' meglio che ti metti comoda." così dicendo, mi condusse di sotto verso il MIO salotto facendo segno di sedermi sul MIO divano. No ma con comodo. In casa tornò improvvisamente la luce. Pazzo e pure mago. Chissà perchè ricollegai l'improvviso funzionamento delle lampade al tipo.

"Questo è meglio se lo prendo io." riprese allungando lentamente il braccio verso di me e sfilandomi il manico della padella dalle mani come per non spaventarmi, ma era troppo tardi, il livello della mia paura aveva superato il limite dal momento in cui avevo sentito il rumore dal secondo piano. Nonostante tutto, non mi opposi e lasciai che mi prendesse l'arma e la poggiasse sul tavolo. Si sedette sullo stesso divano, lasciando comunque un po di distanza.

"Sputa il rospo." lo incitai ad iniziare. Tanto valeva ascoltare quello che aveva da dire: avevo la sensazione che quello svitato non se ne sarebbe andato facilmente.

"Non so come cominciare quindi andrò dritto al punto.. Ever, io sono.. o meglio ero, un ragazzo di 19 anni quando.. sono morto." si fermò un secondo momento per esaminare la mia espressione tra l'incredulo e l'indifferente. Probabilmente era sorpreso dalla mia impassibilità. Riprese il suo monologo.

"Bhè, ecco.. Sono finito nello spazio intermedio e il superiore.. - indicò con l'indice verso l'alto. - ..ha deciso di propormi un affare, di mettermi alla prova." fece alcune pause durante il suo racconto, come se avesse paura di darmi troppe informazioni tutte in una volta ma io continuavo a pensare di star ascoltando uno squilibrato.

"Guarda che io sono atea." ammisi d'un tratto superficialmente.

"E con questo?" chiese confuso aggrottando le sopracciglia.

"E con questo intendo dire che non credo in 'un superiore' e che questa storia non attacca." mormorai mimando le virgolette con le dita.

"Che ti piaccia o no, questi sono i fatti." ribadì serio non accettando altre contraddizioni.

"Continua.." mi arresi roteando gli occhi.

"Il mio compito è quello di occuparmi di te.." non lo conoscevo, e di certo non ero il tipo di persona che giudicava alla prima impressione, ma come già detto, quella era una situazione particolare e odiavo la sua aria dominante che non si era preoccupato di mostrare dall'inizio.

"Già, peccato che a Dicembre farò 18 anni e diventerò maggiorenne, vivo da sola e so badare a me stessa." commentai acida e scocciata da quella situazione in cui sembrava che lui fosse convinto di sapere tutto su di me.  Incrociai le braccia al petto e aspettai la sua risposta che non tardò ad arrivare.

"Si, sei una ragazza completamente sola, che non va a scuola e senza un lavoro che ti mantenga.. - ribadì autorevole. Ma successivamente, i suoi lineamenti e il suo tono si ammorbidirono nella seconda parte della frase. - ..quello che voglio dire, è che devo metterti sulla giusta strada e impedirti di fare i miei stessi errori. Perciò, d'ora in poi sarò una specie di guardiano." Si, e io sono un puffo blu. Sospirai rumorosamente cercando di elaborare, per quanto letteralmente incredibile, la storia di.. Harry.

"Ok, voglio una prova." dissi improvvisamente.

"Una prova di cosa?" sta' volta era lui quello disorientato.

"Una prova che tu provieni dall'aldilà." chiarii. Il ragazzo dai capelli castani mi guardò per un istante divertito.

"Ti sei chiesta come ho fatto ad entrare a casa tua?" assunse un sorriso beffardo, e a mio avviso alquanto irritante.

"Probabilmente da una scala che ti ha portato alla finestra di camera mia." dedussi.

"Nessuna scala.. - scosse il capo. - ..essere un mezzo-morto ha i suoi vantaggi."

"Un.. mezzo-morto?" Ok, ero fin troppo confusa. Mi diedi un pizzicotto con le dita da sotto la maglietta, dato che non avevo ancora constatato se stessi sognando o no. Negativo, ero sveglissima.

"Si.. si dicono così quelli che finiscono nello spazio intermedio; esseri senza vita ma senza essere ancora stati collocati nè in paradiso, nè all'inferno." mi continuavo a chiedere perchè stessi ancora parlando con uno che si definiva un mezzo-morto. Ma avevo altra scelta?

"Quindi hai usato il teletrasporto per entrare in casa mia? O magari le ali!" dissi sarcastica trattenendomi dal scoppiare a ridergli in faccia.

"Non esattamente.. Diciamo che non ho ancora l'onore di poter usufruire delle ali ma.." quel suo sorriso frizzante mi confondeva.

Fu un secondo, un attimo, non ebbi nemmeno il tempo di ragionare che scomparì per poi riapparire a pochi centimetri di distanza dal mio viso.

"Sorpresa?" chiese mantenendo un sorriso pieno di malizia. Io, d'altro canto, stavo cercando di fare mente locale su quello che era appena successo. Probabilmente avevo un'espressione da ebete dato la bocca schiusa e le parole a mezz'aria. Cercai di far uscire la voce ma tutto quello che ottenni fu un suono che ricordava il verso di un topolino terrorizzato. Pietrificata, non riuscivo a muovere un muscolo e non capivo se ero io o il ragazzo mi aveva fatto uno dei suoi trucchetti. Me ne stavo lì ad osservarlo. Era la prima volta che lo guardavo attentamente, ogni più piccolo particolare come la corona di ricci color cioccolato che gli contornavano il viso disordinatamente, la pelle bianca come il latte, il naso tondo e buffo a patata, gli occhi verde smeraldo di una luce e un colore surreale e le labbra carnose a forma di cuore, rosse e lisce come i petali di una rosa.. o piuttosto..  come il sangue.

Harry, all'istante, corrugò la fronte prendendo poi a sventolarmi la mano davanti alla faccia.

"Ev.." sussurrò il nomignolo che mi aveva appena affidato. Mugugnai ancora incantata.

"Ever!" ripetè alzando la voce con più sicurezza.

"Si?" scossi la testa cercando di riprendermi da quello stato di trans.

"Quasi dimenticavo.. - iniziò portandosi la mano dietro alla nuca e sorridendo quasi imbarazzato socchiudendo gli occhi e distogliendo lo sguardo per una frazione minima di secondo. - ..In alcuni casi, può capitare che io riesca a leggere i tuoi pensieri, se sono abbastanza chiari." Fantastico, ora sarà lui a prendermi per pazza riuscendo a vedere il casino che avevo in testa.

"Ho visto la tua accurata descrizione su di me." continuò a sorridere. Bella figura di merda Ever, complimenti! Era come se il viso avesse preso fuoco, sgranai gli occhi e mi sentii girare la testa.

"Devo dedurre che tu mi abbia convinto con la storia del 'non sono un ladro nè un pazzo bensì un mezzo-morto' .." sospirai cercando di buttarla sul ridere. Harry fece una faccia schifata.

"Si ma per favore.. non chiamarmi più 'mezzo-morto', io l'ho usato solo per farti capire meglio.." mormorò serrando gli occhi infastidito. Lo ignorai, il fatto sarebbe potuto tornarmi utile in futuro. Feci un appunto mentale.

"Bene, ora posso chiederti cosa succede adesso che tu sei il mio 'guardiano'?" dissi non sapendo ancora a cosa credere.

"Protettore." mi corresse con un leggero sorriso. "Bhè, succede che adesso dovrò seguirti nella tua vita." continuò altezzoso come se avesse il pieno controllo e sapesse perfettamente cosa fare, a differenza mia.

"E dove starai?" domandai.

"Ma che domande, qui è ovvio." rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Cooooosa? E io dovrei condividere con te questa casa? Poi tu stesso hai detto che faccio fatica a mantenermi da sola e ora ho una bocca in più da sfamare." sbraitai gesticolando nervosamente con le mani per aria.

"Non esagerare, non sono mica un cagnolino a cui devi procurare il cibo.. E' come se fossi il tuo coinquilino." accompagnò il tutto con un'alzata di spalle.

"Si, un coinquilino mezzo-morto." bisbigliai tra me e me certa che Harry mi avesse comunque sentita.

"E smettila di usare quel termine, piuttosto.. dove dormo?" si guardò in torno con fare spaesato e le sopracciglia sollevate.

"Sul divano!"

 

 

 

 

 

 

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SPAAAAAAZIO AUTRICE.

Mò salve. Mi chiamo Sasha ma per voi sarò _moody.

Eccomi qui con un'altra e incredibile avventura. (?)

No ok, ho cancellato da poco una ff dato che mi ci ero bloccata ma è stata una cosa poco programmata e la storia non aveva davvero un filo di eventi molto collegati tra loro.

Diciamo pure che questo è un nuovo inizio. c:

Sarà interessante scrivere una trama del genere e nonostante possa già sembrare leggermente confusa, non sapete cosa vi aspetta muahahahaha.  No seriamente, sarà una storia particolare e state tranquille che non farà la stessa fine di quella precedente. Fidatevi quando vi dico che già dal prossimo capitolo le cose saranno un po più chiare e interessanti.. spero.

Ho deciso che per mandare avanti questa ff, mi baserò anche sul numero di recensioni, perchè ho davvero paura che possa non piacere.

Detto questo, spero di avervi incuriosite. Grazie a tutti per l'attenzione.

_moody  c:

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Capitolo 2
*** You're not alone anymore ***


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Non sei più sola

 

 

 

Dopo avergli fatto fare il tour dell'abitazione, mi offrii volontaria per andare a fare la spesa; diciamo che era un po una scusa per scollarmelo di torno.

'Chissà cosa mangiano i mezzi-morti'. Avevo pensato sghignazzando mentre girovagavo affiancata dalla fila di scaffali del supermercato.

Dopo aver finito le spese, tornai a casa ma quando entrai, di Styles non c'era traccia.

"Harry?" chiesi affacciandomi nel salotto.

"Hey mezzo-morto dove sei?" silenzio. Era grande e vaccinato, sapeva badare a sè stesso anche se non mi sembrava giusto che sparisse senza lasciare neanche un messaggio.

"Meno male che era il mio guardiano, protettore, la mia ombra e bla bla bla.." farfugliai alzando gli occhi al soffitto. Decisi di prepararmi un thè caldo nell'attesa che tornasse quella sotto specie di demone.. angelo.. o qualsiasi altra cosa fosse.

Andai a gustarmi la mia bevanda bollente sulla piattaforma del tetto, da cui si vedeva tutta Londra. I palazzi grigi dall'architettura e lo stile più antico si alzavano verso l'alto, superati dai grattacieli più moderni che avevano un'aria aguzza e minacciosa. Sopra, i nuvoloni scuri tipici di quella città abbracciavano tutto il cielo lasciando scorgere qualche sottile raggio di sole che sembrava volesse liberarsi da quello scudo scuro e risplendere, ma era troppo debole per farlo. Presi a sorseggiare dalla tazza resistendo a quanto ancora fosse rovente il mio thè, non avendo voglia di aspettare che si freddasse e scottandomi così le labbra fino a farle diventare insensibili alla temperatura. L'aroma della vaniglia invase le mie narici facendomi socchiudere gli occhi come se riuscissi a concentrare meglio le mie papille gustative al sapore dolce.

Qualcuno alle mie spalle si schiarì la voce facendomi sobbalzare e riportandomi alla realtà.

"Harry, dov'eri finito?!" lo guardai in cagnesco. Un po per la sua presunta scomparsa, e un po per vendicarmi dello spavento che mi aveva causato.

"Ero in giro.." fece come nulla lui alzando le spalle. Se credeva di poter fare quello che voleva senza che io dicessi niente si sbagliava di grosso.

"Potevi almeno avvertirmi, lasciarmi un post-it sul frigo ti costava tanto?" diciamo pure che ero una persona molto testarda e orgogliosa, e anche che difficilmente l'asciavo l'ultima parola agli altri. Il riccio sbuffò facendo muovere qualche boccolo dalla fronte, alzando poi lo sguardo scocciato.

"Dai, vado a preparare il pranzo." conclusi facendo cadere il discorso e rientrando in casa seguita a ruota dal ragazzo.

Dopo aver mangiato, convinsi Harry a lavare i piatti dicendogli che se voleva stare sotto questo tetto, doveva aiutarmi a tenere pulita la casa. Non che io fossi una maniaca delle pulizie, anzi.. Mentre lui insaponava piatti, forchette, coltelli e io spazzavo, squillò il cellulare. Sussultai guardando lo schermo su cui era impresso il nome di Zayn.

- Pronto? - risposi alla telefonata allontanandomi di qualche passo dalla mia postazione iniziale per poggiare la scopa al muro.

- Ainsley, hai pensato alla mia proposta? - domandò con tono freddo e distaccato dall'altra parte del telefono, perchè era così che Zayn Malik si comportava con me. Sentivo lo sguardo vigile e invadente di Harry sul ciglio della porta della cucina. Decisi di andarmene in camera a continuare la telefonata in privato.

- Si, c-ci ho pensato bene e accetto di entrare nel giro, sai anche tu di quanto io abbia bisogno di denaro e ti ringrazio per questa opportunità. - dissi attenta a non alzare la voce facendomi sentire dal ragazzo al piano inferiore: secondo il mio ragionamento, avrebbe dovuto evitare che mi cacciassi nei guai e proibirmi di accettare.

- Perfetto, hai fatto la scelta migliore. -

- Lo spero.. -

- Domani ci incontriamo tutti per organizzare il primo colpo, ti invierò un messaggio con tutte le informazioni ok? - spiegò con voce seria e contenuta.

- Va bene. - risposi.

Chiusi la telefonata e riaprii la porta della stanza. Due occhi verdi aspettavano in attesa che aprissi e mi fissavano inespressivi.

"Chi era al telefono?" mormorò roco e severo Harry. Lo guardai leggermente storta e infastidita.

"E a te che ti importa?"

"Mi importa e come! Adesso tutto quello che riguarda te ha a che fare anche con me." ribattè impassibile piazzandosi sullo stipite non appena cercai di fare un passo in avanti in direzione della porta. Mi aveva di nuovo sbarrato la strada. Aveva incrociato le braccia al petto e aveva poggiato una spalla sulla cornice laterale interna alla porta, iniziando a guardarmi prepotentemente con aria di sfida.

"Ah bello. Un bel calcio in culo alla privacy e alla mia vita privata!" commentai sbuffando e lanciando le braccia per aria sottolineando il mio fastidio e disappunto.

"Ma quale vita privata?! Non hai amici, parenti, sono anni che non esci con un ragazzo e passi le tue giornate facendo niente e andando al pub sotto casa tua a bere!" sputò con cattiveria. Era tutto vero, me ne rendevo conto, la mia vita era monotona, non si poteva nemmeno definire 'una vita'; eppure quelle parole mi arrivarono alla testa più rumorose che mai, facevano male. Era come se mi avessero tirato una secchiata di acqua gelida addosso. Forse perchè era stata una persona esterna alla mia vita e quasi estranea a dirmelo.  Digrignai i denti non appena sentii la minaccia delle lacrime pungermi gli occhi e appannarmi la vista. Forse per mostrare rabbia piuttosto che tristezza. Forse per non mostrarmi debole alle sue parole. Partii in quarta, dandogli una spallata per scostarlo dal ciglio della porta e mi fiondai giù per le scale aprendo con violenza il portone principale e sbattendolo altrettanto forte alle mie spalle, sotto lo sguardo gelido e leggermente inaspettato di Harry che non si scomodò a fermarmi nè a seguirmi - nonostante una parte di me volesse essere consolata. - . Camminai prima frettolosamente poi a passo più lento, man mano che la rabbia e l'adrenalina diminuivano, verso il locale a poca distanza dall'abitazione. Non piansi. Non permisi neanche ad una lacrima di superare la barriera delle ciglia per finire a rigarmi la guancia, e ne fui fiera.  Entrai e mi sedetti al bancone. Il bar era semi deserto, come sempre, un luogo un po sciatto e trasandato in cui venivo a rifugiarmi per staccare dalla realtà e annegare i miei pensieri nell'alcool. Un uomo sulla cinquantina si avvicinò dall'altro lato del bancone. Era panciuto, con un cappello con la visiera verde bottiglia sulla testa ormai calva, il naso tondo di un colorito porpora alla mastro Ciliegia come le guance paffute , un sorriso allegro e spensierato sempre stampato in volto. Era il proprietario della baracca che era tutto quello che aveva e lo rendeva felice.

"Buon pomeriggio dolcezza." salutò finendo di asciugare un bicchiere con il grembiule blu. Nonostante la brutta impressione che avrebbe potuto suscitare al primo impatto,  quell'uomo era più innocuo di un agnellino.

"Frankie.. - dissi a mo di saluto. - .. Come te la passi?"

"Come sempre, tu piuttosto? Ieri non sei venuta, mi sono preoccupato." sorrisi. Harry si era sbagliato, Frank per me era come un amico.. anzi, facciamo uno zio.

"Allora? Che ti porto?" chiese poggiando il bicchiere pulito sul ripiano in legno.

"La solita birra." sospirai abbassando lo sguardo sul sotto bicchiere di cuoio e facendo spallucce.

"Giornata storta? La signora Clark insiste con il pagamento del mutuo?"

"No,  il mutuo l'ho pagato. A fatica ma almeno questo mese sono a posto. Ho un coinquilino." spiegai brevemente tracciando delle linee con l'indice sul bancone, seguendo la scia dell'intagliatura del legno.

"Aaaah la convivenza.." commentò con l'aria di chi la sapeva lunga porgendomi la bottiglia di vetro. Gli sorrisi ringraziandolo e lo guardai osservare qualcosa oltre la mia spalla. Mi girai impulsivamente incontrando il ragazzo dai capelli riccioluti guardarsi in torno, appena entrato nel locale. Sospirai tornando a fissare la mia birra, certa che mi abbia visto, dato il basso numero di persone presenti e una sensazione fastidiosa di essere osservata.

"Il coinquilino?" domandò Frankie con tono basso alzando di poco il mento. Annuii combattuta per poi ricevere un sorriso di incoraggiamento dall'uomo che si allontanò per servire un cliente. Harry mi affiancò subito dopo, sedendosi sull'alto sgabello e iniziando a fissarmi. Lo ignorai poggiando le labbra alla bottiglia e prendendo un lungo sorso, nonostante fossi tremendamente sollevata infastidita dalla sua presenza e mi sentissi sotto pressione dal suo continuo scrutarmi.

"Ev, mi dispiace." sussurrò. Non gli prestai attenzione. Prese a guardarsi le mani appoggiate davanti a sè sul tavolo, sospirando. Poi, improvvisamente, si voltò verso di me, puntando il gomito destro sul banco.

"Ascolta, sono stato davvero scortese e non dovevo dirti quelle cose." continuai a fissare l'etichetta della bottiglia: non avevo il coraggio di sostenere il suo sguardo profondo.

"Avevi ragione." bisbigliai.

"Come?" sospirai, alzando lo sguardo in cerca di coraggio.

"Quando dicevi che non faccio altro nella mia vita che cazzeggiare e passare le serate in questo posto.. Avevi ragione." Il ragazzo si sporse in avanti con il busto per prendere ai lati lo sgabello su cui ero seduta e girarlo di 90° in modo che me lo trovassi di fronte.

"Non è colpa tua. E' stato il destino. E' ovvio che una giovane come te, completamente sola, combini dei casini ed è per questo che io sono qui. Per aiutarti."

Senza che me ne accorgessi, avevo finalmente iniziato a guardando in faccia. I suoi occhi emanavano purezza e protezione e mi davano una sensazione di tranquillità e fiducia, non mi sentivo più sola. Mi sentii sprofondare in quelle irridi meravigliose, quasi mi incantai a fissarlo. Poi, una domanda che ronzava da un po negli angoli più remoti della mia testa, si fece strada nella mia mente arrivando alla gola.

"Ma cosa ti è successo?" chiesi incerta di come esporre l'argomento. Fortunatamente, non gli dovetti altre spiegazioni perchè lui capì al volo sorridendo amaramente e abbassando leggermente lo sguardo sulle nostre ginocchia che quasi si sfioravano.

"Ero un ragazzo come te, vivevo con i miei genitori e andavo a scuola, all'ultimo anno. Non ero un figlio modello e passavo il tempo nella mia comitiva tra ragazze e discoteche piuttosto che sui libri. Un giorno, stanco degli studi e dei rimproveri dei miei, decisi che non sarei più tornato a casa e che non sarei più andato a scuola. Andai ad abitare da un mio amico per un po di tempo continuando, come dici tu, a cazzeggiare.." sorrise malinconico e fece una pausa.

"E poi?.. Cos'è successo?" bisbigliai incoraggiandolo a continuare.

"Una sera, durante una festa, ero ubriaco perso e forse anche sotto effetti di droga.. Sono salito sul balcone della villa in cui ero stato invitato, e mi sono buttato di sotto." la mia bocca si aprì formando una perfetta 'o'.

"Lo so.." disse il riccio in risposta alla mia espressione e senza complimenti, prese la mia birra e ne bevve un sorso.

"Hey! Sei un mezzo-morto, non dovresti bere!" dissi rimpossessandomi della bottiglia. Il ragazzo rise leggermente.

"Ormai, non credo mi faccia più effetto!"

"Si, ma pensa a cosa direbbe 'il superiore'." indicai con l'indice verso l'alto imitando il giovane come la prima volta che l'aveva nominato.

"Cosa direbbe?" chiese osservandomi con aria di sfida.

"Non lo so io! Sei tu quello che ha avuto l'onore di conoscerlo." ribattei in mia difesa prendendo un'altro sorso di birra. "Comunque.. Mi dispiace, hai fatto davvero una brutta fine." farfugliai seria in tono incerto.

"Non ti preoccupare. Diciamo che se mi aiuti a facilitarmi le cose facendoti da protettore, sarà come una piccola rivincita." sorrise. Annuii sorridendo a mia volta.

"Dai torniamo a casa." Lasciai la bottiglia vuota con i soldi sul bancone e uscimmo dal pub.

Dopo aver cenato, organizzammo una tabella con i turni delle faccende domestiche e ci dividemmo i vari compiti. Dato che Harry aveva lavato i piatti dopo pranzo, adesso toccava a me pulirli mentre lui spazzava la cucina dalle briciole.

".. Comunque hai tutto il diritto di avere la tua privacy." mi girai confusa verso il ragazzo che aveva interrotto improvvisamente il silenzio. Stava faticosamente cercando di ammucchiare tutta la polvere all'interno della paletta in plastica.

"Non ti seguo." dissi.

"Quando ti hanno chiamato al telefono, non avevo alcun diritto di origliare." continuò con lo sguardo basso e insistendo sul pulviscolo.

"Ah, quindi ammetti che stavi ascoltando di nascosto!" esclamai fiera sciacquandomi le mani sotto il getto d'acqua e avvicinandomi per soccorrere Harry in difficoltà. Faceva tanto pubblicità di qualche scopa o disinfettante: 'E dopo swiffer, chiamate a casa vostra Ever e Harry a combattere contro i detriti al posto vostro.'

"Si, lo ammetto.. - interruppe le mie fantasie il riccio. - ..e non dovevo."

"Ecco." impugnai il manico della paletta, mantenendola ferma mentre lui ammucchiava tutto all'interno.

"Infatti non dovevo farmi scoprire chiedendoti con chi stessi parlando." aggiunse all'ultimo momento sghignazzando.

"Harold!" lo ripresi con tono sorpreso se pur divertito.

Il ragazzo rise ulteriormente e mi sfilò la paletta dalle mani per poi svuotarne il contenuto nel cestino. Mi diressi in salotto buttandomi a peso morto sulla poltrona; il castano mi raggiunse accomodandosi sul divano.

"Domani vado a farti la copia delle chiavi di casa." annunciai chiudendo gli occhi, iniziando a sentire i muscoli del corpo rilassarsi e la stanchezza impossessarsi di me.

"Ever." mi richiamò. Mugugnai per incitarlo a parlare. "Prima che ti addormenti, potresti darmi l'occorrente per dormire?"  mi alzai sbuffando e tirai fuori da un cassetto coperta e cuscini che successivamente lo raggiunsero sul divano.

"Domani ti compri il pigiama e tutto il resto.. Dubito che i miei ti vadano."

"Non ce nè bisogno, io dormo praticamente nudo." ammiccò sorridendo maliziosamente. Sgranai gli occhi e giurai di essere diventata rossa dall'imbarazzo.

"Si dà il caso che siccome, a tempo indeterminato, il signorino qui presente Harry Styles alloggi nella mia dimora, deve accontentare alcune mie condizioni e le faccio presente che non ho nessuna intenzione di avere un denudato in casa." dissi seria, da buona padrona di casa, incrociando le braccia al petto per assumere un'aria più autoritaria.

"Ma si dà il caso che il sottoscritto sia, come da contratto, per il 50% proprietario di questa abitazione, nonchè suo coinquilino e quindi ho tutti i diritti di usufruire dello spazio nelle condizioni da me desiderate, cioè n-u-d-o." ci tenne a scandire bene l'ultima parola avvicinandosi con aria di sfida.

"Quale contratto?" alzai un sopracciglio.

"Nessuno.. era tanto per dire.. non puoi reggermi il gioco per una volta?" sussurrò offeso.

"Bhè, almeno fammi il favore di dormire in boxer: non ci tengo a vedere il tuo pene." dissi esplicitamente dirigendomi verso le scale inondata dalla risata sonora e cristallina del giovane. "BUONA NOTTE!" urlai in cima alla scalinata nel tentativo di farmi sentire. Una testa riccia sbucò dall'entrata del salotto.

"Sogni d'oro!" sorrise Harry.

Mi distesi sul letto ripensando alla giornata surreale che avevo appena passato: non capitava tutti i giorni di scoprire di avere un 'protettore', eppure vedevo Harry come un normale coetaneo da cui sarebbe sicuramente potuta nascere un'amicizia. Quel riccio pervertito, morto o no, ai miei occhi era un ragazzo un po strano e ancora da capire. Con queste mie ultime riflessioni, caddi in un sonno pesante."

 

*HARRY*

Ero sdraiato sul divano, coperto dal pesante tessuto delle coperte e con le braccia poggiate all'altezza dello stomaco. Fissavo il vuoto cercando di identificare la personalità di Ever. Era una ragazza particolare e dovevo andarci piano con lei cercando di acquistare la sua fiducia poco alla volta. Decisi di non farle pressione, lasciando che agisse da sola e per questo non mi sono catapultato in camera sua quando parlava al telefono e accettava di scegliere la strada della rapina. Dovevo starle vicino in modo celato e proteggerla a distanza come un'ombra; sapevo bene che era rischioso ma non potevo costringerla o richiuderla in una gabbia per evitare che non le capitasse nulla, non era questo il mio compito.. Il 'superiore' mi aveva affidato il dovere di salvaguardarla mettendomi alla prova e vedendo se ero all'altezza della purificazione dell'anima, in caso contrario.. era meglio non immaginare le conseguenze. Mi girai su un fianco chiudendo gli occhi: dopotutto, era bello essere tornato alla vita, anche se sotto il ruolo di protettore, e avevo voglia di sentirmi 'vivo'.

 

 

 

 

 

 

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Saaaaaalve.

 

Ecco il secondo capitolo! Che ne pensate?

Speravo di riuscir a pubblicare prima ma cosa ci volete fare? Quando c'è un solo computer per tutta la famiglia si fa praticamente a gara per chi lo debba usare per primo. cwc

Qua non succede nulla di particolare, se non alcune chiarezze su Harry e Ever.

A proposito, alla fine trovate un Pov di Styles e vi consiglio di non farci l'abitudine.. non so quando mi ricapiterà di descrivere le situazioni di un'altro personaggio e questa volta l'ho fatto tanto per far capire meglio come la pensa il nostro Harry.

E appunto.. avete già avuto un piccolissimo assaggio di 'Zayn' ma sarà nel prossimo capitolo che comparirà in tutto il suo splendore.(?)  c:

Aaaaaaltra piccola rivelazione: oltre a Malik, compariranno altri personaggi tra cui un terzo membro dei One Direction.. hgoierwagiehoe

SI ACCETTANO SCOMMESSE! Chi credete che ci sarà? O chi vorreste tra Liam, Niall e Louis?

Potete dirmelo in un commento insieme al parere della storia o di questo capitolo in particolare.

Un bacio!

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Capitolo 3
*** Knowledge and changes ***


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Conoscenze e cambiamenti

 

 

Un ragazzo dagli occhi rossi iniettati di sangue mi guardava con un ghigno maligno; aveva i capelli neri e ricci e la carnagione scura ma il viso era uguale a quello di.. Harry. Intorno il buio, ero sospesa nel vuoto. Le mani tremavano.. no, tutto il mio corpo tremava scosso dai singhiozzi: stavo piangendo. Avevo un pugnale conficcato nel petto eppure non sentivo alcun dolore. Impugnai il manico della lama e lo sfilai dal torace percependo come una sensazione di leggerezza. Dei brividi mi avvolsero, avevo freddo. Improvvisamente il ragazzo dagli occhi colmi di odio sparì e al suo posto comparve Zayn che iniziò a fissarmi serio, in piedi davanti a me, senza emozioni.

 

Mi svegliai di colpo; alzai il busto non appena aprii gli occhi, riprendendo fiato come se avessi trattenuto il respiro nel sonno. Sudavo freddo, avevo la pelle d'oca e respiravo in modo irregolare. Cercai di calmarmi.

"Era solo un incubo." ripetei a me stessa con un filo di voce ancora scossa dal sonno. Mi alzai dal letto lentamente, troppo agitata per riaddormentarmi, e in punta di piedi sgusciai fuori dalla stanza e andai in bagno attraversando il breve corridoio. Mi guardai allo specchio riuscendo a scorgere, grazie alla luce lunare che filtrava dalle tapparelle, i capelli color castano chiaro tutti arruffati e le labbra secche e screpolate che bruciavano leggermente. Ero pallida come se avessi visto un fantasma e le mani continuavano a tremare. Aprii il getto d'acqua fresca per inumidii le labbra e successivamente il viso, calmandomi. Dopo essermi rinfrescata, uscii dal bagno più sollevata e tranquilla e camminai verso la mia stanza. Ma a metà strada, davanti alla scalinata, qualcosa mi fece rallentare quasi fermandomi: l'istinto mi spingeva giù al piano inferiore. Come un'improvvisa voglia inspiegabile di scendere le scale. Lo ignorai, temendo di poter svegliare il ragazzo dormiente sul divano, e tornai in camera. L'orologio sul comodino segnava le 2.46 del mattino in caratteri grandi e blu elettrico che mi incoraggiarono a distendermi tra le coperte, sperando che Morfeo mi prendesse tra le sue braccia facendomi riaddormentare e che mi proteggesse dai brutti sogni. Dopo cinque minuti buoni, riuscii a entrare in uno stato di dormiveglia per poi cadere definitivamente in un sonno leggero.

 

I raggi di sole filtravano insistenti tra le fessure dei battenti, colpendomi dritta negli occhi e facendomi mugugnare infastidita. Mi rigirai un paio di volte, attorcigliandomi sempre di più tra le lenzuola, poi mi alzai arresa e scocciata dal letto convincendomi ad iniziare una nuova giornata cercando di non innervosirmi troppo già dal mattino. Nonostante il cielo stranamente limpido e il sole alto e splendente, ero alquanto scossa e nervosa, probabilmente a causa dello stress post-incubo e post-notte da schifo, perchè avevo passato il resto della notte tra il dormire e la veglia. Mi grattai la nuca spettinandomi ulteriormente i capelli.

"Bleah, ho la bocca che sa di monetine!" osservai tra me e me. Uscii dalla camera e scesi le scale il più lentamente possibile, senza un motivo preciso se non quello che la mattina avessi poche energie e poca voglia di fare qualsiasi cosa. Entrai pigramente in cucina bloccandomi all'improvviso sulla soglia della porta.

"Harold, e che cazzo copriti!" sbraitai allarmata voltando la testa e cercando di non guardare. Il ragazzo si girò allegro con in mano una padella contenente delle crepes e con addosso solo i boxer ed un grembiule. 'Possibile che una persona si debba trovare di fronte una scena simile, di prima mattina per giunta?'  Pensai. Mi impegnai duramente a non osservare troppo il suo fisico da perfetto dio greco, facendo mandare in cortocircuito i miei ormoni, e concentrandomi particolarmente sul suo viso avendo paura perfino di distaccare lo sguardo dai suoi occhi per mostrarmi interessata da altro.. Non sapevo davvero come comportarmi, ero troppo in imbarazzo per pensare limpidamente.

"Buongiorno anche a te Ever." sbuffai rumorosamente per poi sedermi a tavola. "Dormito bene?" domandò il riccio.

"Per niente." mormorai sinceramente.

"Io come un bambino." sorrise avvicinandosi per mettermi una crepe bruciacchiata sul piatto. La guardai provando pena per quella.. cosa annerita, e iniziai a punzecchiarla con la forchetta.

"Mi faresti il favore di metterti qualcosa addosso?" insistetti senza distaccare gli occhi dal piatto e cercando di sembrare il più strafottente possibile.

"Ho i boxer, come mi avevi detto tu. E non far finta che ti dispiaccia!" indicò con l'indice il suo torace tonico. Sospirai guardando verso l'alto meno intimorita dal castano.

"E quel grembiule invece da dove salta fuori?" chiesi spalmando della marmellata su un pezzo di pane.

"Oh, l'ho trovata in un cassetto." fece spallucce. Eppure non me lo ricordavo..

"Ascolta, apprezzo lo sforzo ma lascia i fornelli a me la prossima volta ok?" Harry annuì sovra pensiero per poi iniziare a scrutarmi attentamente.

"Che c'è?"  chiesi in imbarazzo mentre stavo per addentare il pezzo di pane. Il giovane si avvicinò pericolosamente continuando a fissarmi.. le labbra, per poi prendermi il mento e costringermi a schiuderle. Mi allontanai d'impulso, agitata.

"Ti sanguina  il labbro." disse in un sussurro guardandomi negli occhi con fare innocente e facendomi sentire un po in colpa. Cosa mi aspettavo?

"Oh, ecco perchè la bocca sapeva di monetine." sorrisi a disagio inumidendomi le labbra come a interrompere quel discorso. Il riccio riprese le distanze tornando a mescolare lo zucchero nel suo caffè, poi si riaccese come se si fosse ricordato di qualcosa.

"Scusa, non ti ho offerto il caffè, ne vuoi un po?"

"No grazie." dissi rovesciando del succo d'arancia nel bicchiere.

"Perchè dici di aver dormito male?" riprese il discorso Harry qualche secondo prima di posare le labbra piene sulla tazza.

"Ho fatto un incubo orribile e mi sono svegliata nel pieno della notte terrorizzata e nervosa. Si vede che mi sono morsa violentemente il labbro nel sonno." mi riferii alla lieve ferita.

"E' strano che io invece abbia dormito così bene. Se tu eri così scossa, avrei dovuto percepirlo." aggrottò la fronte pensieroso e con lo sguardo perso. Feci spallucce e finii la mia colazione lasciando cadere il discorso, non avendo più nulla da dire.

"Hai bisogno del bagno? Ho l'intenzione di farmi una doccia." annunciai guardandolo in piedi prima di dirigermi al piano superiore.

"Va pure. Io intanto sparecchio."

 

Il getto d'acqua bollente era così piacevole che mi invogliava a non uscire più dalla doccia. Dopo essermi asciugata e vestita, iniziai a pettinare i disastrosi capelli. Udii dei bussi contro la porta del bagno e poi la voce scocciata dell'essere con cui condividevo la casa.

"Ever, datti una mossa!"

"Ho quasi finito." lo informai acida. Sentii un paio di sbuffi provenienti dall'altra parte della porta poi quest'ultima si aprì facendo entrare un Harold leggermente nervoso che fu inondato da una nuvola di vapore causata dall'acqua calda.

"Idiota, potevo essere nuda!" trillai puntandogli la spazzola contro.

"Ma non lo sei." affermò mettendo un po di dentifricio sullo spazzolino che si era portato dietro. Attaccai il phone alla presa accendendolo e mettendolo a temperatura massima in modo  da far rumore e innervosendo il ragazzo ancora di più. Mi lanciò uno sguardo assassino con la coda dell'occhio, dato che era rivolto verso lo specchio appannato sopra al lavandino; gli risposi sorridendo e mandandogli un bacio con la mano. Harry era alquanto divertito e ribattè aprendo la bocca e mettendo in bella vista la sua dentatura ricoperta di schiuma bianca alla menta. Sembrava avesse la rabbia. Gli feci una linguaccia e gli girai il phone contro scompigliandogli i ricci. Il castano inizialmente indietreggiò, pensai di essere riuscita a metterlo in difficoltà ma in realtà lo fece per sputare il dentifricio che aveva in bocca nel rubinetto e tornare all'attacco strappandomi l'unica arma che avevo dalle mani e rivolgendomela contro. Cercai di rimpadronirmene ma l'aria calda in faccia era troppo fastidiosa, poi ebbi un lampo di genio e staccai la spina. Harry fece la faccia da finto offeso poi mi restituì l'asciuga capelli e tornò a lavarsi i denti con aria sconfitta, ma non prima di essersi ordinato i capelli scompigliati con due gesti alquanto strani e esserseli sistemati da un lato.

Finito di prepararmi, andai in camera e controllai il cellulare, ricordandomi del messaggio che avrebbe dovuto mandarmi Zayn.

- Ti passo a prendere alle 15, mandami l'indirizzo di casa tua e fatti trovare pronta. -

Citava il messaggio. Risposi con l'informazione che mi aveva chiesto e lanciai il telefono sul letto che cadde con un piccolo rimbalzo sulle coperte. Scesi in salotto e mi sedetti affianco al riccio impegnato a guardare la tv sul divano.

"Che programmi hai oggi?" domandò annoiato senza staccare gli occhi dallo schermo.

"Alle 15 esco per fare alcune commissioni, non so quanto ci vorrà." risposi vagamente non volendo dargli spiegazioni. Non mi fidavo ancora molto di lui. "Tu? Cosa vuoi fare?"

"Pensavo di uscire un po, sai.. per ricordare un po i vecchi tempi." disse ammiccando per far intendere che non avrebbe fatto una semplice passeggiata.

"Quelli in cui eri ancora vivo?" specificai con un ghigno non molto certa di averlo infastidito. Harry annuì. Passammo il resto della mattinata parlando del più e del meno e prendendo in giro le telenovelas argentine.

Pranzammo e alle 15 in punto ero fuori dal vialetto in attesa di Zayn. A dirla tutta.. non lo conoscevo da molto, anzi non lo conoscevo per niente. Lo incontrai un pomeriggio al mio solito bar, mentre mi lamentavo con Frankie dei miei problemi economici. Zayn intervenne nella discussione presentandosi e parlandomi di un gruppo di ragazzi, di cui lui era il 'capo' e 'fondatore', che andavano in giro facendo qualche truffa e rubando  per racimolare soldi. Certo era stato azzardato da parte sua andare a parlare di cose del genere con una sconosciuta e non sembrava neanche il tipo che ti si presenta davanti all'improvviso, ma mi aveva successivamente spiegato di avermi giudicato come 'innocua' non appena mi aveva visto. Fatto stà che gli accennai la mia situazione e lui mi propose di entrare a far parte della sua compagnia, così ci scambiammo i numeri di telefono e ora eccomi qua, aspettando un quasi estraneo che mi dovrebbe portare in qualche covo di ladri dove avremmo organizzato il (mio primo) colpo.

Erano un paio di minuti che continuavo a guardarmi intorno ma la strada era semi deserta. Una macchina blu metallo si avvicinò fermandosi ad un metro di distanza dal marciapiede in cui mi trovavo. La situazione mi dava i brividi. Mi diedi della stupida per essermi fidata di un tale che a malapena conoscevo. Il finestrino oscurato dello sportello si abbassò e sbucò il volto di Malik.

"Dai monta!" disse facendo un cenno con la testa. Salii al posto del passeggero e osservai per qualche secondo la figura del ragazzo che mi affiancava. Aveva dei ciuffi di capelli neri che sbucavano alla base del collo dalla cuffia grigia che era in completo con la felpa dello stesso colore. Aveva un'espressione assonnata, come se si fosse appena svegliato, e il mento ricoperto da una leggera barbetta scura che dava l'aria di essere pungente.

"Quindi.. come funziona?" ruppi il silenzio incerta. Il moro mi guardò per un momento, poi riposò lo sguardo sulla strada e sorrise impercettibilmente.

"Non hai alcuna esperienza vero?" sembrava parlasse con una vergine.. ma questa è un'altra storia.

"Non ho mai detto di averla." scossi la testa in segno di negazione e rimasi sorpresa dalla reazione di Zayn che iniziò a sghignazzare.

"Che c'è?" iniziavo a sentirmi stupida.

"Nulla, è che sei così.." si interruppe lasciando la frase a mezz'aria.

"Così cosa?" lo incitai infastidita.

"Così.. inesperta... -alzò le spalle. - ..Fai quasi tenerezza." sorrise guardandomi. Gli lanciai un'occhiata trucida. "Come hai fatto a mantenerti da sola?" continuò.

"Mia madre ha dato un piccolo contributo.. Per il resto, ho fatto dei lavori part-time, ma mi hanno sempre licenziata. " il ragazzo riprese a ridere per l'ennesima volta.

"Smettila!" borbottai dandogli una gomitata cercando di restare seria.

"Pensavo fossi una con esperienza.. Ti avevo sopravalutata Ainsley."

"Bhè che ne sai! Non mi hai ancora vista all'opera! Potrei sorprenderti Malik." e avrei potuto sorprendere anche me stessa.

"Scherzi a parte, facciamo che sei in prova. Se farai il tuo compito bene allora potrai entrare ufficialmente nella compagnia." commentò serio. Che cacchio era un provino? Annuii un po incerta, ma non lo diedi a vedere.  Intanto eravamo entrati in una strada piena di cunicoli stretti e bui. 'Tutto questo è inquietante, va a finire che scopro che Zayn è un maniaco, mi imbavaglierà e mi ucciderà.' pensai sul momento. La macchina parcheggiò.

"Siamo arrivati." riferì. Scendemmo dall'auto. Eravamo in uno dei vicoli nascosto da due palazzi. Seguii il moro avvicinarsi verso una porta arrugginita di uno dei due edifici, non la notai in un primo momento. La spinse quanto bastò per schiuderla per poi tirare un calcio che la spalancò. Si girò verso di me notando la mia espressione sorpresa.

"A volte fa i capricci." bofonchiò indicando con il pollice la porta alle sue spalle. Oltrepassammo la soglia trovandoci davanti un secondo portone totalmente differente dal precedente: era in legno massiccio, spesso e resistente. Zayn bussò due volte.

"Parola d'ordine." si sentì una voce dall'altra parte.

"Smettila di fare l'idiota Horan e apri!" sbuffò  Zayn. Successero a quelle parole una leggera risata ovattata, poi la porta si aprì facendo scorgere un bellissimo ragazzo biondo, dalla carnagione chiara e due occhi azzurri e limpidi.

"Era ora." il giovane mostrò un sorriso perfetto: nè troppo esposto nè troppo timido. Si scansò dall'uscio  mettendosi di lato e permettendoci di entrare. Mi guardai attorno. Era un monolocale. Le pareti erano leggermente crepate e di un bianco sporco quasi grigio, un minisalotto regnava sovrano al centro dell'abitazione diventando un cucinotto e collegato ad un'altra porticina che dedussi fosse un piccolo bagno. Un sofà porpora, su cui era seduta una ragazza persa a fissare il cellulare, fronteggiava una modesta tv, affianco c'era un tavolo rotondo circondato da sedie su cui era in atto una partita a poker tra due altri ragazzi. Più in là, nel piccolo angolo cucina con tanto di mini-bar, c'era un secondo tavolo rettangolare su cui erano sedute due ragazze occupate a limarsi le unghie. Presami qualche secondo per esaminare il 'covo', il biondo di poco prima si avvicinò presentandosi.

"Ooooh, finalmente una faccia nuova. Piacere, sono Niall." tese la mano verso di me che strinsi ricambiando il sorriso amichevole. Intanto avanzarono anche i due ragazzi e la bionda che avevo notato di sfuggita sul divano. Uno dei due aveva l'aria di essere il più duro, volutamente calvo, muscoloso, con gli occhi marroni tendenti al verde e ricoperto di tatuaggi sulle braccia atletiche che si mostravano dalla canottiera che portava nonostante fosse autunno. Il suo nome era Charlie. Il secondo aveva dei graziosi capelli rossi spettinati, occhi blu e pelle chiara; si presentò come Daniel precisando di essere cugino di Niall, entrambi irlandesi. Fu il turno della ragazza, anche lei con i capelli biondi, lunghi, leggermente mossi e occhi celestini: sembrava la versione femminile di Niall, con la sola differenza di essere notevolmente alta. Allison. Salutai i tre che mi fecero una buona impressione ma c'erano ancora due soggetti che mi stavano totalmente ignorando. La bionda, Allison, si schiarì la voce attirando la loro attenzione.

"Se non ve ne siete accorte abbiamo ospiti." disse in tono infastidito, più di quanto non fossi io. Una volta alzato lo sguardo dalle loro dita, presero entrambe a guardarmi dall'alto al basso con aria altezzosa: mi stavano già sul cazzo. Chantal e Bathany, erano i loro nomi, la prima aveva i capelli neri, lisci e lunghi, nonostante fosse seduta, si poteva benissimo dedurre che fosse alta e con un fisico da modella, dato le lunghe e slanciate gambe; la seconda, Bethany, aveva la carnagione olivastra, occhi verdi e i capelli castani erano rasati lungo una sottile scia che continuava lateralmente dall'orecchio alla base della testa. Mi trovai l'intero gruppo riunito davanti, guardai attentamente uno ad uno i componenti e mi sentii a disagio ma Allison prese l'iniziativa afferrandomi per un polso e mostrandomi il resto dell'abitacolo. Oltre al cucinotto e al salotto, la porta laterale coincideva, come immaginato, ad un piccolo bagno che però era in condizioni inusabili.

"Ma a cosa vi serve?" domandai guardandomi intorno nel piccolo spazio. La ragazza mi sorrise maliziosamente per poi scostare la tendina della piccola doccia che nascondeva una serie di alcolici disposti ordinatamente nelle cassette di plastica: c'erano da quelli più forti dalle bottiglie alte e i colori stravaganti, a quelli più leggeri e comuni, come le birre. Mi sorpresi a quella rivelazione ma fu nulla in confronto al seguito.

"E non è tutto!" ribadì piena di orgoglio la bionda aprendo uno sportello del mobiletto appeso sopra al rubinetto malconcio e leggermente inclinato. Osservai la mia immagine mossa riflessa sul piccolo specchio scheggiato attaccato all'anta mentre veniva aperta. Mi affacciai meglio per poter vedere l'interno del mobile. Sgranai gli occhi: non avevo mai visto così tante tipologie di droga tutte in una volta. Non che me ne intendessi, l'unica cultura che mi ero fatta al riguardo era grazie ai film e ai dottori che si occupavano di mia madre. Piccoli barattoli in vetro aranciato contenente pillole di tutte le forme erano collocate sulla prima mensola, scatoline in metallo, supposi piene di polvere bianca, erano sul secondo e in parte sul terzo, per il resto occupato da buste plastificate trasparenti con erba.

"Ma che cazzo! Immaginavo ci fosse qualcuno che si potesse drogare ma voi siete completamente dipendenti." quasi sbraitai agitando le braccia in aria completamente shockata. La bionda mi guardò inizialmente confusa poi scoppiò a ridere.

"Non penserai che sia tutta per noi?! E' ovvio che a volte qualche spinello ce lo facciamo ma la maggior parte la vendiamo." mi affacciai allo stipite della porta attirando l'attenzione di Zayn mentre.. era tra le gambe di 'miss. Sonounamodellaetunanullità'. Dopo qualche esitazione lo chiamai ignorando la situazione, dato che gli altri erano impassibili allo show.

"Malik! Non mi avevi detto che spacciavate!" Il moro fece spallucce tornando ad ignorarmi e a fare.. qualsiasi cosa stesse facendo. Notai la mulatta Bethany osservarmi con un sopracciglio alzato.

"Non credi che non dovresti mostrare la roba ad ogni sconosciuto che ti si presenta davanti?" rimproverò Allison senza distogliere lo sguardo. Ridussi gli occhi a due fessure, cercando di capire quell'atteggiamento irritante.

"Non è un'estranea qualunque. L'ha portata Malik e questo vuol dire che si fida di lei, perciò non vedo perchè non dovrei farlo anche io." rispose quella alle mie spalle. La ragazza si voltò infastidita allontanandosi, mentre tornavo in bagno ancora sconcertata.

"Tranquilla, finchè sono in nostra presenza rimarranno vestiti." sghignazzò poi Allison facendo un cenno col capo verso la coppia di prima.

"Voi siete completamente pazzi." la ragazza rise nuovamente al mio commento.

"Siamo solo giovani e con tanta voglia di divertirci."

"Comunque sia, il mio unico obiettivo è guadagnare soldi.." specificai rimanendo sulle mie idee. Mi guardò quasi.. intenerita, poi bisbigliò qualcosa che mi arrivò come un: 'cambierai idea'. Ignorai l'ultima parte e in seguito mi mostrò anche un piccolo balconcino con una sola decorazione, cioè un vaso di..

"Noo, coltivate anche una pianta di marijuana?!"

"Quella è di Charlie." bofonchiò in risposta.

 

 

 

 

 

 

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Buooona Domenica, anche se per molte (come me)non sarà molto allegra.

Per questo ho deciso di impegnarmi e aggiornare cercando di distrarvi/mi dalla malinconia di non essere a Verona in questo momento. Ma le Directioners stanno facendo bella figura e ci saranno altre opportunità di esaudire il nostro sogno.. poi c'è la news del 'Where we are' cijfgjwwsfnws c:

LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE GIUSTO?

So che sono in ritardo di una settimana ma a scuola siamo agli sgoccioli e sto' studiando come una psicopatica ma spero che con questo capitolino lunghino lunghino mi perdoniate.

A proposito che ne pensate?

Ci sono tante novità che cambiano la storia e fanno intendere la sua particolarità e poi.. il nuovo arrivato:

DATE UN CALOROSO BENVENUTO A MR. NIALL HORAN! yeeeeee * la folla esulta * (?)

Bene, ringrazio quelle meraviglie che leggono la mia storia e spero non avervi deluse.

Che dite, me la lasciate una recensione? Ma proprio piccina piccina? VI PREEEEGO

detto questo vado..

Un bacio e un grazie enorme per il vostro tempo.

See ya next time (?)

_moody

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Capitolo 4
*** Will to live ***


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Voglia di vivere

 

 

Ci riunimmo tutti attorno al tavolo in salotto per organizzare il piano.

"Dato che tra di noi c'è un nuovo arrivato, ho deciso di andare sul sicuro puntando il colpo su uno dei nostri cavalli di battaglia, cioè un negozio di gioielli.. un classico." spiegò il moro superficialmente.

"Oh santo cielo, non dirmi che ti sei portato a presso una pivella!" la ragazza mulatta.. Bethany, mi indicò con l'indice come se fossi una merce in mostra in un mercato. Va bè che ero nuova e senza esperienza, potevo anche sorvolare sugli sguardi fastidiosi e irritanti iniziali ma non ero un'idiota e non mi piaceva la mancanza di rispetto! Senza pensarci due volte, risposi a tono alla provocazione imitandola e alzandomi in piedi.

"Senti carina, per prima cosa non sono un oggetto nè una bambina quindi evita di trattarmi come tale puntandomi quel tuo orrido indice ricoperto dalla tua orrida unghia finta parlando come se non ci fossi. E poi chi cazzo ti credi di essere eh? Tu per caso sei nata imparata? Ho bisogno di soldi come qualsiasi altra persona presente in questa topaia ed è per questo che adesso sono qui, per organizzare un furto e non a scaldare la sedia!" sbraitai rossa dalla rabbia: odiavo quelli che si credevano superiori agli altri. Bethany si sedette incrociando le braccia e scrutandomi minacciosa senza però contestare. Mi ricomposi soddisfatta e sorpresa di me stessa per la reazione ricevuta.

"Ecco cosa ci trovi in lei." sussurrò Niall a Zayn con un tono comunque abbastanza alto da far sentire il discorso a tutti i presenti. Il biondo mi guardò e mi fece l'occhiolino, ricambiai accennando ad un sorriso compiaciuto.

Tornammo nel silenzio, se non fosse stato per Zayn che parlava facendo di tanto in tanto qualche spiegazione in più notando le mie varie espressioni confuse. Ci organizzammo con i tempi, come saremmo entrati nel negozio, come saremmo usciti, e cosa avremmo fatto poi con gli oggetti rubati. Era tutto semplice, a dirsi.. Spiegato nei minimi dettagli e passo per passo,risultava tutto automatico: Niall era quello che si sarebbe occupato della serratura per permetterci di entrare, Allison avrebbe pensato all'allarme mentre il compito dei due ragazzi era quello di staccare le telecamere di sicurezza; Chantal e Bethany avrebbero fatto da 'palo' e avrebbero poi scovato qualche uscita sul retro e Zayn era l'addetto alla cassa, a mio avviso non molto difficile e rischioso. Saremmo entrati prendendo un po di soldi e gioielli dal magazzino, il minimo indispensabile essendo un negozio della zona, così non avremmo dato troppo nell'occhio. La mia parte consisteva nel prendere i gioielli, il compito meno rischioso: era impossibile fallire, almeno ché non ci fosse qualche sensore che percepisse il tatto; per il resto, avrei dovuto osservare cercando di imparare qualche trucco del mestiere. Personalmente non riuscivo molto a rendermi conto di quello che mi sarebbe aspettato perchè mi sembrava tutto incredibilmente surreale e mi sentivo parte del cast di un film d'azione. Dopo due buone ore di organizzazione, feci per alzarmi dal mio posto e andarmene, dato che ero stanca e tutto quello che volevo era sdraiarmi sul divano, magari con un libro tra le mani, ma il moro mi fermò proprio nell'azione di mettermi in piedi. Rimasi a metà tra lo stare in posizione eretta e quella seduta, con i palmi delle mani poggiate sul tavolo per agevolarmi il movimento. Mi guardai intorno notando che tutti erano tornati a farsi i cavoli loro, eravamo rimasti solo io e Zayn al tavolo.

"Dove credi di andare?" domandò alzando un sopracciglio contrariato. Non suonava come una vera e propria domanda, quanto come una specie di minaccia. Mi alzai del tutto, ignorandolo.

"Em.. non saprei.. - Finsi di pensare guardando il soffitto con teatralità. - ..In quel posto chiamato casa forse?" conclusi ovvia cercando di provocarlo. Non sembrò divertito dal mio sarcasmo.

"Giusto perchè è il primo incontro ti lascio andare. Domani ti ripasso a prendere alla stessa ora: devi imparare qualche trucchetto.." disse come se mi stesse facendo un favore. Annuii. "La rapina è tra 3 giorni, prima di allora voglio essere certo che tu sappia a grandi linee come comportarti e muoverti, per non correre rischi e per capire come funzionano le cose qui." le ultime parole mi arrivarono ovattate alle orecchie, dato che ad un certo punto della frase l'occhio mi era caduto su una scena che aveva subito attirato la mia attenzione. Sul divano c'era Bethany, la stronza che mi aveva mostrato il suo caloroso benvenuto e affetto poco prima, che sembrava stesse facendo i preliminari a quello che mi sembrava si chiamasse Charlie.. Il ragazzo pelato. Come se non bastasse, alle spalle di Zayn sbucò l'altra, Chantal, che iniziò ad allungarsi squallidamente sul moro accarezzandogli il torace da dietro.

"Non la starai mica spaventando." sibilò all'orecchio del ragazzo che rimase tuttavia impassibile al suo strusciamento. Feci una faccia disgustata, dato che mi venne in mente la scena di un serpente dalle squame viscide mentre strisciava sibilando con la lingua tra i denti, e un brivido di fastidio mi salì lungo la spina dorsale, come se avessi il rettile addosso. Sentendomi di troppo, puntai i piedi a terra irrigidendomi e mi voltai per uscire.

"Dove stai andando?" mi riprese Zayn con voce ferma. Iniziavo ad avere i nervi a fior di pelle da tutta quella situazione e da lui con la sua aria da 'non muovi un dito senza il mio permesso'.

"Insomma Malik! Sai cos'è una casa o ti devo fare un disegnino con un quadrato e un triangolo sopra avente una punta rivolto verso l'alto?!" tanto per cambiare sghignazzò.

"E come intendi arrivarci?"

"Con le gam-. Oh." mi fermai a mezza frase, rammentandomi che non sapevo la strada di ritorno.

"Dai, dieci minuti e ti accompagno." sbuffai al solo pensiero di dover dipendere da lui e decisi di andare a fumare una sigaretta: il mio unico vizio.. a parte la birra.

"Sei sorda? Dove vai ora?" continuò il ragazzo alzando di un'ottava la voce vedendomi allontanare.

"Rilassati Zayn! Vado solo a fumare."continuai dandogli le spalle e proseguendo per la mia strada.

Aprii il portone in legno e richiudendolo potei scorgere Chantal a cavalcioni sulle gambe di Zayn. Fu in quell'attimo che quel ragazzo perse tutta la mia stima! Non lo immaginavo così: aveva l'aria di essere un ragazzo semplice, sarcastico, acido ma sopportabile, invece si era rivelato il classico capetto con troppo ego e stronzo. Mi aveva deluso. Mi ritrovai nel buio dell'entrata, quel piccolo spazio tra il portone in legno e quello arrugginito mezzo sfracassato. Tentai di smuovere l'unico intralcio che mi dividesse dall'aria aperta ma non si mosse. Dopo un paio di tentativi tirai violentemente un calco alla porta, più per la frustrazione che per altro, e con mia grande sorpresa si schiuse lasciando entrare uno spiraglio di luce.

"Era ora!" sbraitai. Tirai un secondo calcio e uscii fuori. L'aria era fresca e dolce a causa della sera che calava e mi resi conto della polvere che rendeva invece pesante quella all'interno del monolocale. Il cielo era blu cobalto, uno spettacolo mozzafiato, e la luna era a malapena visibile. Adoravo la brezza, l'atmosfera che c'era a quell'ora del tardo pomeriggio. Nonostante l'aria pulita, avevo un gran bisogno di nicotina. Sospirai riabbassando il naso, tenuto alto fino a quel momento per osservare quella distesa di colore. Appoggiai la schiena al muro del palazzo alle mie spalle fissando i mattoni porpora di quello che mi fronteggiava. Sfilai dalla tasca dei jeans un pacchetto di Camel e presi una sigaretta che portai alla bocca e accesi. La porta al mio fianco si aprì, stavo per ribattere qualcosa pensando che fosse Zayn ma mi sbagliai e fui piacevolmente sorpresa vedendo la chioma bionda di Allison.

"Hey." sorrise imitandomi e appoggiandosi al muro.

"Hey." ricambiai il sorriso con altrettanta enfasi.

"Sai.. Hai fatto bene a rispondere in quella maniera a Bethany prima. Lei e Chantal si credono chissà chi, sono davvero fastidiose e sanno essere anche stronze. Ti hanno etichettata come 'quella nuova' e non credo ti abbiano presa in simpatia, ma tu non te la prendere! Ignorale come faccio io." mi rivolse uno sguardo di intesa.

"Grazie del consiglio, era proprio quello che intendevo fare." dissi ributtando fuori una nuvoletta di fumo dalla bocca.

"Sono contenta che Zayn ti abbia coinvolta nella cosa. Finalmente una ragazza simpatica e con le palle." affermò. Risi divertita dalla spontaneità della bionda, anche se non ero d'accordo con l'ultimo attributo che mi aveva conferito.

"Grazie, anche tu non sei male." risposi serenamente. Ci furono  alcuni momenti di silenzio in cui entrambe aspiravamo la nicotina dalle sigarette, la mia ormai quasi finita, e la sua appena iniziata.

"Senti.. Toglimi una curiosità." decisi che Allison sarebbe stata una delle poche a cui avrei potuto dare un po più di confidenza, era quella che mi aveva dato l'impressione migliore nel gruppo e poi era davvero forte e la trovavo divertente. Aspettai che annuisse prima di continuare. "Per caso Chantal stà con Malik?" chiesi grattandomi la nuca senza un vero motivo. La ragazza sbarrò gli occhi celesti e scoppiò in una sonora risata.

"Oh no! Non devi sorprenderti se vedi Chantal esaminare la bocca a Zayn o un'altro della compagnia." la guardai confusa inarcando le sopracciglia.

"Ti ho già detto! Siamo giovani e con tanta voglia di vivere." disse con un'alzata di spalle.

"Quindi vi limonate e procreate come conigli?" ribattei bruscamente.

"Si, più o meno." rispose ridendo.

Fummo interrotte dalla porta arrugginita che si aprì di nuovo, questa volta per far uscire l'alta sagoma del moro.

"Dai Ever, ti riporto a casa." annunciò facendo un cenno con la testa in direzione della sua macchina, parcheggiata qualche metro più avanti. Salutai Allison e montai sull'auto affiancata da Zayn che accese il motore. Dopo alcuni attimi prese parola.

"Di cosa stavate parlando tu e quell'altra?" chiese sorpreso fissando la strada.

"Di come funzionano le cose nel vostro clan, come mi avevi detto di fare tu." sghignazzai sommessamente.

"Cosa intendi?" lo guardai mentre faceva ruotare con leggerezza il volante sotto le sue grandi mani, sembrava quasi lo sfiorasse.

"Intendo i vostri rapporti in cui tutti scopate tutti." alzai lo sguardo sul suo viso rivolgendogli un'occhiata comprendente di malinconia e malizia a cui lui non si degnò di rispondere, forse neanche di notare. Il tragitto fino casa era stranamente silenzioso, se pur per niente pesante: eravamo entrambi immersi nei nostri pensieri e solo quando l'auto si fermò davanti all'entrata del palazzo mi ripresi tornando lucida.

"Allora ci vediamo domani." mormorai aprendo la portiera. Zayn annuì mentre era indaffarato ad accendersi una sigaretta. Lo salutai con un freddo 'ciao', non essendo in vena di continuare a tentare di strappargli qualche vocabolo in più di bocca, e sorpassai il vialetto. Giunta dinanzi all'ingresso, frugai nella tasca dei jeans e rimasi pietrificata non sentendo il metallo freddo delle chiavi sotto i polpastrelli. Iniziai ad agitarmi controllando anche in quelle posteriori, nonostante non ci mettessi mai niente.

"Stai cercando queste?" una voce roca ormai fin troppo famigliare mi fece sobbalzare alle spalle, poi sorrisi girandomi e notando Harry che faceva penzolare con l'indice le chiavi in bella mostra.

"Come fai ad averle?" domandai poggiando le mani sui fianchi e battendo insistentemente un piede sull'asfalto scuro.

"Erano sul mobile affianco alla porta, a quanto pare le avevi dimenticate e mi chiedevo come avresti fatto la copia delle chiavi senza quelle originali." lo guardai da dietro storcendo le labbra - dato che aveva praticamente scoperto che gli avevo mentito - mentre avanzava superandomi per poi infilare la chiave più spessa nella serratura di appartenenza.

"Ops, e quindi hai fatto la copia?" mormorai lievemente, ancora agitata per essere stata colta alla sprovvista. Il riccio annuì continuando a darmi le spalle.

"E dato che potrebbe sempre succedere un'altro  inconveniente, ne ho fatta una in più." si voltò mostrandomi i 3 mazzi di chiavi salendo le scale all'indietro, diretto verso il nostro appartamento. Ad un certo punto lo vidi metterne uno sotto lo zerbino. "Così non rischiamo di rimanere fuori." sorrise soddisfatto di sè stesso.

"Non pensi che sia un po troppo scontato e banale nasconderlo sotto il tappeto?" alzai un sopracciglio dubbiosa.

"Ormai nessuno usa più questo trucchetto. Stai tranquilla." mi rassicurò sorridendo nuovamente ma senza permettermi di guardare i suoi bianchissimi denti; in compenso, notai un particolare a cui non avevo mai fatto caso prima: sulle sue guance comparvero delle adorabili fossette che mi fecero quasi scaldare il cuore e sorridere a mia volta.

"Cos'hai da sorridere?" chiese confuso il ragazzo chiudendo la porta. Mi avvicinai velocemente e gli presi le guance paffute tra le mani.

"Aaaaaw, ma tu hai le fossette!" enfatizzai con tono infantile stringendogli leggermente le gote e contorcendogli il viso ridendo allegramente.

"Ever, smettila! Lasciami la faccia." brontolò acido. Sbuffai, allontanandomi seccata.

"Che suscettibile.. La prossima volta ti spettino i capelli!" bofonchiai.

 

Ero sdraiata agiatamente sul divano sgranocchiando una mela e guardando la tv, quando adocchiai Harry scendere dalle scale, di ritorno dal bagno, e infilarsi la giacca.

"Esci?" chiesi stranita. Il castano annuì vago senza neanche prestarmi attenzione. "A quest'ora? E dov'è che intendi andare?" non mi piaceva fare la ficca naso ma non sopportavo neanche quando il mio strano coinquilino, 'quasi amico' e mezzo-morto faceva quello che voleva entrando e uscendo di casa secondo i suoi comodi.

"Sono le 21, non è tardi.. - iniziò con tono agghiacciante voltandosi finalmente e guardandomi -  ..e da quando ti devo delle spiegazioni?" corrugò poi la fronte con fare da rimprovero facendo comparire una ruga sulla fronte che non avevo mai notato, forse perchè non ero ancora abituata a vederlo così serio.

"Potresti almeno avvertirmi dato che sei, alla prova dei fatti, un mio ospite."

"Coinquilino! - mi corresse, appunto. - Sono un tuo coinquilino e tu non sei nè mia madre nè mia sorella perciò questi non sono affari tuoi." rimasi spiazzata da quel comportamento. Da quando Harry era così nervoso?

"Quindi tu puoi benissimo ascoltare le mie conversazioni private al telefono e io non posso sapere che esci alle 9 di sera? La coerenza?" sbottai iniziando a innervosirmi e prendendo a gesticolare con il frutto rosso ancora in mano.

"Di quell'episodio del telefono ne avevamo già parlato, non rimetterlo in mezzo giusto per il gusto di rinfacciarmelo." ribattè nuovamente duro. Non obbiettai, cercando di ammorbidire nella mia mente le sue parole e il modo in cui le aveva dette . La mascella era contratta, tanto da sottolineare ancora di più le linee laterali della sua mandibola e i suoi muscoli mi sembrarono leggermente tesi a causa della postura dritta che aveva assunto. "Comunque.. Vado a divertirmi un po.. In discoteca." continuò abbassando il tono della voce e dirigendosi verso l'uscio con lo sguardo basso. Cercai di trattenermi dalla voglia di chiedergli a che ora avesse intenzione di tornare o se il divertimento comprendeva anche il portarsi una ragazza a casa per scoparla, ma mi accontentai col guardarlo storto mentre usciva di casa, trovandomi combattuta tra la mia convinzione e quella di Harry. Rimasta alcuni secondi con gli occhi ancora fisso nella direzione in cui se n'era andato, giunsi al punto che lui avesse tutto il diritto di essersi comportato in quel modo.. Insomma, non ero mica sua madre, sua sorella, la sua amica e tantomeno la sua ragazza perciò quello che faceva non mi doveva interessare, eppure pensavo di avere un qualche legame con lui essendo il mio protettore. Inoltre trovavo davvero ingiusto che mi dovesse controllare mentre io non potevo neanche chiedergli cosa volesse fare di sera. Probabilmente ero io che non ci sapevo fare con le persone, erano anni che stavo sempre da sola ad occuparmi solo ed esclusivamente di me stessa e forse mi ero anche illusa che Harry fosse mio amico. Ma in fin dei conti lo conoscevo da neanche 48 ore.. Sbuffai, abbandonando i miei discorsi mentali e dopo essermi lavata e cambiata con un comodo pigiama, mi misi sotto le coperte sperando in una buona dormita.

 

 

 

 

 

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Buona sera.. Vi ricordate di me?

Probabilmente vi starete chiedendo dove ho trovato il coraggio di ripresentarmi dopo quante? 2-3 settimane? Con questo schifo per giunta.

Non è per trovare delle giustificazioni ma il computer per un bel po di tempo è stato inusabile, dato che non si collegava ad internet e ancora adesso ho i sintomi post-malattia.. già, proprio adesso che è arrivato il caldo.. che geniaccio che sono.

Fortunatamente le vacanze mi permetteranno di trovare più tempo per scrivere e spero di aggiornare con pause più brevi..

Venendo alle cose importanti: che ne pensate di questo capitolo?

Lo so, non è nulla di speciale, anzi.. meglio che lascio i commenti a voi.

Perchè me ne lascerete almeno uno vero? VI IMPLOOOORO

NECESSITO dei vostri pareri perchè se non me li date voi come faccio a sapere se è una storia interessante o se fa caccare..

A proposito, un grazie stratosferico a evalove1D per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero bellezza :)

E un grazie enorme anche alle altre meraviglie che leggono e seguono la storia in silenzio :D

Detto questo, vado.

Un beso

_moody

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Capitolo 5
*** Connection ***


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Legame

 

 

Quegli occhi rossi, quel ghigno malvagio.. Di nuovo lo stesso incubo infastidì il mio sonno e mi fece svegliare nel bel mezzo della notte terrorizzata e con il fiato in gola. Era come un deja vu. Non mi era mai capitato di sognare la stessa cosa per ben due notti di fila ed era alquanto preoccupante.

Cercai di calmarmi e, come la sera precedente, andai in bagno per sciacquarmi il viso e fermare il tremolio delle mani con il getto d'acqua  fredda, sperando che rilassasse i nervi.. Camminai in punta di piedi lungo il corridoio sentendo il respiro lento e regolare di Harry dormiente nel salotto. Ebbi ancora quell'inspiegabile voglia di scendere al piano inferiore, un sesto senso mi spingeva verso di lui, forse per convincermi che fosse tutto tranquillo. Scesi molto lentamente i gradini, facendo attenzione a non fare rumore, e mi affacciai allo stipite intravedendo dei ricci castani sbucare dal bracciolo del divano. Mi avvicinai al ragazzo e rimasi qualche secondo a fissarlo. I riccioli gli ricadevano leggeri sulla fronte, ma la maggior parte contribuiva a contornargli il volto finendo sparpagliati sul cuscino. L'espressione del suo viso era serena e pacifica con le labbra piene leggermente schiuse. Aveva ancora i vestiti con cui era uscito, segno che fosse rientrato molto stanco. La coperta gli copriva le gambe e il petto rivolto verso l'alto si alzava e abbassava regolarmente sotto le sue grandi mani. Sorrisi davanti a quella visione quasi angelica che mi diede una sensazione di conforto. Con la stessa lentezza, andai in cucina per bere un bicchiere di latte. Dopo aver rimesso la bottiglia nel frigo, mi sedetti sul ripiano in marmo guardando le strade deserte e buie fuori dalla finestra, illuminate qua e la dalla luce aranciata dei vecchi lampioni ancora miracolosamente funzionanti. Mi spaventai appena sentii lo sportello della ghiacciaia riaprirsi.

"Santo cielo Harry! Che colpo!" sospirai con una mano al petto guardando il ragazzo versare del latte in un'altro bicchiere.

"Scusa." sussurrò distaccato sedendosi a sua volta sullo stesso ripiano. Iniziammo a bere in silenzio, entrambi fissando un punto di fronte a noi per evitare di incrociare l'uno gli occhi dell'altra; fui io a rompere quel momento che non faceva altro che imbarazzarmi e farmi sentire a disagio.

"Ti ho svegliato?" fece un cenno di negazione con la testa, abbassando leggermente lo sguardo per un breve periodo di tempo.

"Hai fatto un'altro incubo vero?" domandò penetrandomi l'anima con i suoi occhi apparentemente più grandi e verdi del solito, forse a causa del buio nella cucina. Rabbrividii, un po per quei due smeraldi e un po per il ricordo del sogno, e annuii adagio.

"Vuoi raccontarmelo?" i lineamenti erano dolci e rilassati, non spigolosi e marcati come qualche ora prima, mantenevano una linea che arrotondava il suo volto.

"Ti interessa?" ribattei di rimando, più severa di quanto avessi voluto. Harry aggrottò la fronte costringendomi ad un ripensamento.

"Certo, se no non te lo avrei chiesto. Aiuta parlarne." feci un sospiro profondo prendendo un'altro sorso di latte per guadagnare tempo e farmi coraggio: non potevo immaginare come avrebbe reagito dopo l'immagine, che avevo avuto di lui, nel sonno.

"Era lo stesso identico incubo di ieri sera, .. solo.. più confuso." iniziai ricevendo un'occhiata attenta del riccio che annuì quieto incoraggiandomi a continuare. "Ero inginocchiata a terra, in lacrime e avevo un pugnale confitto nel petto. Il buio mi circondava e poi.. - feci una pausa per darmi forza, pronta a incontrare i suoi occhi. - ..c'eri tu. Sembrava come.. il tuo lato oscuro. Avevi un riso maligno sulle labbra e mi fissavi pieno di odio." parlai lentamente, con pause sempre più frequenti. Harry, come avevo immaginato, non mi aveva staccato gli occhi di dosso, neanche per un momento. Aveva la bocca serrata e stringeva saldamente il bicchiere di vetro, tanto che ebbi paura si potesse rompere tra le sue mani. Una delle mie preoccupazioni era appunto che reagisse male.

"Harry.." cercai di richiamarlo in un sussurro pronta a tentare di alleggerire la situazione, ma di tutta risposta, lasciò il bicchiere sul tavolo, si alzò in piedi e eliminò quella minima distanza tra noi abbracciandomi. In un primo momento rimasi paralizzata, sorpresa e alleggerita dalla sua reazione, differente dalle mie aspettative. Inoltre, erano anni che nessuno mi abbracciava e mi presi alcuni attimi per godermi ogni più piccolo dettaglio di quel momento. La sua figura torreggiava sulla mia, il suo petto scolpito e caldo era premuto saldamente contro il mio quasi si stessero per fondere, i suoi ricci mi solleticavano la guancia e le sue forti braccia mi avvolgevano dandomi un senso di protezione. Ricambiai sorridendo, chiudendo gli occhi e poggiando il viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla, aspirando a pieni polmoni il suo profumo fresco e godendo del contatto con la sua pelle liscia, morbida e tiepida.

"Non ti farei mai del male, lo sai vero?" sussurrò al mio orecchio accentuando l'abbraccio e stringendomi maggiormente. La sua voce roca e sensuale mista al suo respiro caldo, mi provocarono scosse assillanti in tutto il corpo. Quella vicinanza mi ricoprì di brividi gelidi fino alle ossa. Temetti di crollare tra le sue braccia. Annuii lentamente mentre iniziava ad allontanarsi da me.

"No.." mugugnai continuando a stringerlo contrariata. Il ragazzo rise armoniosamente tornando ad avvolgermi e iniziando a ciondolare spostando il peso da un piede all'altro come se fossimo in un'unica culla, un'altalena o una barca su un mare leggermente mosso.. o come se stessimo ballando con lentezza. Restammo abbracciati senza che nessuno parlasse per altri secondi, minuti che non finivano mai e sembravano aver fermato il tempo e la vita attorno, come se il mondo si stesse concentrando solo su noi due, e io volevo poter rimanere così per sempre, mentre sorridevo sulla sua spalla e potevo percepire lui fare lo stesso appoggiato con la guancia sulla mia nuca. Non servivano parole, non c'era imbarazzo, avevamo semplicemente entrambi bisogno di quel abbraccio. Quando finalmente mi decisi a scioglierlo, c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo. Come quando si parla tanto di quella scintilla negli occhi di una persona, io non avevo mai creduto che fosse possibile vedere una scintilla, ma in quel momento, mi sembrò di vedere una luce illuminare quel verde intenso, o forse era dovuto al bellissimo sorriso che aveva. Eppure mi sentivo ancora un po in colpa e sapevo perfettamente la causa: un argomento che non avevamo ancora messo in ballo e risolto e che sembrava essere sulle bocche di entrambi. Ormai non sopportavo più quell'indifferenza.

"Harry, per quanto riguarda quello che è successo qualche ora fa, mi dispiace. Non dovevo essere così invadente e hai tutto il diritto di fare quello che vuoi." dissi onestamente togliendomi un peso dalla coscienza. Harry scosse leggermente il capo incantandomi con quelle molle castane che rimbalzarono di qua e di là per un breve attimo.

"No, sono io che ho sbagliato. Avrei dovuto avvertirti e scusa se ho alzato il tono della voce con te." sorrisi guardando verso il basso.

"Sai, nonostante ti conosca da poco, ho capito che siamo molto simili." affermai. Mi guardò stranito, probabilmente colto alla sprovvista dal mio improvviso e insolito commento. "Facci caso! Siamo entrambi molto orgogliosi, perfino quando ci dobbiamo scusare. Io ti dico che mi dispiace e tu rispondi dicendo che sei tu quello che si deve scusare." sorrise, avendomi finalmente capita.

"Vero, poi siamo entrambi molto lunatici."

"Io non sono lunatica!" farfugliai acida.

"Oh ma dai. Guardati! Poco fa eri impaurita, poi sorridente e ora sei di nuovo rompi coglioni." sghignazzò. Inizialmente innervosita, mi lasciai ad una risata appoggiandomi faticosamente con un braccio sulle sue alte spalle nascoste dal tessuto della maglia.

"Noi siamo strani." conclusi sorridendo.

Quando il ragazzo si ricompose, iniziò a guardarmi serio.

"Lunatico." commentai scherzosamente. Potei vedere un angolo della sua bocca alzarsi impercettibilmente, disubbidendo al controllo del ragazzo, per poi tornare giù.

"Cosa devi dirmi?" azzardai con un sospiro. A quanto pare, non appena riuscivamo a risolvere un problema, uno dei due ne ripresentava un'altro.

" Ever, un motivo per cui mi sono comportato in quel modo stasera, quando stavo per uscire, era perchè ero nervoso. Probabilmente tu pensi che sia stupido ma so bene quello che hai fatto oggi pomeriggio." abbassai lo sguardo, trovando particolarmente interessanti i nostri piedi. Fissai prima i miei, congiunti e scalzi, poi i suoi, un po più lontano, più grandi, distanziati e coperti da dei calzini neri. Sentii una morsa al petto ricordando di dover aprire bocca dovendogli una risposta.

"I-io.."

"No. Non ho intenzione di litigare di nuovo, ci siamo appena chiariti. Ma tu devi convincerti che stai facendo la cosa sbagliata e io non te lo posso permettere. Non posso permettermi di restare a guardare senza alzare un dito mentre tu inizi a frequentare brutti giri e finisci nella strada dove l'unico modo per sopravvivere è rubare, ubriacarsi e drogarsi." la sua voce era inaspettatamente leggera e vellutata, non arrabbiata, non nervosa. Come quando le mamme sussurrano ai figli parole affettuose per tranquillizzali e guadagnarsi la loro fiducia. Sospirai nuovamente.

"Harry, so bene che tutto questo è sbagliato e che tu vuoi il mio bene ma ho altra scelta? Guardami. Sono sola, in una casa che a malapena riesco a mantenere, non riesco a trovare lavoro dato la mia età, la poca esperienza e gli studi che non sono riuscita a finire. Questo è il solo modo che ho per guadagnarmi da vivere." dissi gesticolando.

"Ev, ci deve essere un'altro modo.. c'è sempre un'altro modo.." Harry aprì i palmi delle mani, allargando le braccia speranzoso. Di nuovo quel nomignolo..

"No, non c'è. Finirei solo in mezzo alla strada a fare la prostituta." lo interruppi. A quelle parole il riccio sgranò gli occhi, irrigidendo la postura che si alzò lievemente.

"Questo è fuori discussione." fece sicuro. "Non mi importa se rimaniamo senza un soldo. Tu non farai quel genere di vita! Non posso permettermi che tu finisca in pericolo." abbassai per l'ennesima volta gli occhi. Come potevo convincerlo? Come potevo fargli capire che io dovevo farlo? Avevo dato la mia parola, senza contare il fatto che volevo farlo: qualcosa dentro di me si smuoveva al pensiero del rischio, dell'imprudenza, quello da cui Harry voleva tenermi lontana. E se solo sapesse che io ero favorevole a quel genere di brivido.. Mi disturbava che lui credesse di sapere cosa fosse meglio per me, che lui potesse mettermi dei paletti per impedirmi di fare determinate cose.. Chi era lui per farmi questo? Un protettore non dovrebbe organizzare la tua vita. Eppure sapevo che non lo avrei mai convinto a lasciarmi fare quel genere di lavoro: si era messo in testa che fosse impensabile, troppo pericoloso, ed era impossibile portarlo ad un ripensamento. Cosa potevo fare? Mentre pensavo a qualcosa da poter dire, mentre dentro di me avevo già fatto la mia scelta, la mano di Harry sfiorò il mio braccio, come se l'avesse fatto a  posta per interrompere le mie riflessioni . Il solletico che mi procurò non fu immagazzinato tra i miei pensieri, non richiese del tempo per essere studiato, semplicemente venne ignorato: non ci feci caso. Quel gesto era un invito di attenzione da parte del castano per guardarlo prima che parlasse al posto mio. Rimasta ancora senza parole da dire.

"Ever. Fin'chè siamo insieme devi abituarti all'idea di non essere più sola. Praticamente non esiste più un 'TU' ma un 'NOI'. E non possiamo farci niente. Tu sei legata a me come io lo sono a te. Cercheremo entrambi un lavoro e ci manterremo aiutandoci." non mi resi conto che mi aveva intrappolata prendendomi per le braccia. Probabilmente la presa era talmente leggera da non essere stata percepita, i suoi occhi talmente belli e fissi da ipnotizzarmi, e le sue parole talmente importanti da rimbombarmi per la testa. Ma risultavano assurde alle mie orecchie. Lui non poteva pretendere di impedirmi di vivere la mia vita in libertà, perchè fu questo il significato che ne interpretò il mio cervello: 'non sei più solo tu, siamo insieme, legati.' Dentro di me ero certa che avrei intralciato i suoi ideali. Ma anche questo non glielo potevo dire, me l'avrebbe proibito senza pensarci due volte e sarebbe stato da stupidi svelare le proprie carte. Mi risparmiai annuendo con ancora gli occhi fissi nei suoi. Una parte di me soffocava in quel verde dalle mille sfumature. Mi si seccò la gola. Deglutii, mentre Harry lasciava cadere le braccia lungo i fianchi, abbassava lo sguardo quasi.. triste, con un'aria sconfitta che non gli si addiceva, e si voltò lentamente per prendere il suo bicchiere e metterlo nel lavandino. Mi sentii persa senza quel contatto visivo, mi sentii confusa, come caduta da un'altro mondo. Sbattei ripetutamente le palpebre prendendo più lucidità, certa che la causa di quel disagio fosse dovuta all'essermi incantata troppo su un punto fisso nei suoi occhi. Lo scrutai rimanere appoggiato al lavello e guardare il pavimento. Probabilmente stava ancora aspettando un segnale da parte mia che gli facesse capire che mi sarei adattata al suo piano e, come già detto, non potevo fare altrimenti.

"Ok.. - mi guardò. - ..La finisco con questa storia e iniziamo a cercare un lavoro più adeguato." dissi. Harry si staccò dal ripiano, avvicinandosi con un piccolo passo.

"Un lavoro LEGALE." apostrofò correggendomi. Alzai le spalle superficialmente e bevetti l'ultima goccia di latte rimasta sul fondo del bicchiere, poi lo posai affianco a quello del riccio, nel lavandino. "Allora, siamo d'accordo?" annuii stropicciandomi un occhio con la mano chiusa a pugno, risentendo del sonno sulle palpebre.

"Credo che tornerò a letto. - lo informai nel bel mezzo di uno sbadiglio. - Buona notte." mi diressi verso le scale a passo lento sentendomi come una criminale che stava scappando, sebbene la camminata non si addicesse ad una fuga.

" 'notte." bofonchiò a voce bassa. Gli lanciai un'ultima occhiata prima di svoltare l'angolo e salire i gradini fino a giungere in camera mia. Ore 3.39, lessi di sfuggita sulla sveglia mentre mi distendevo sul letto. In meno di un secondo, mi addormentai abbandonando le mie preoccupazioni e i miei rimorsi.

 

 

 

 

 

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Tatttaraaaaaa.

Dopo aver iniziato così lo spazio autrice e aver letto questo inusuale capitolo ho bisogno di premettere alcune cosine.

-Innanzi tutto vorrei tanto ricevere qualche recensione, almeno 1 perchè se non ricevo commenti mi sembra che stiano leggendo solo dei fantasmi cwc. Dai, ci sarebbe tanto da dire su questo capitolo.. Ad esempio il fatto che sia interamente concentrata su un momento senza tagli o cambi di ambientazione e sui due personaggi 'principali', caricato particolarmente di descrizioni quasi esagerate sui gesti e sugli atteggiamenti. Per la prima volta ho fatto leggere questo pezzo a mia madre (non ha mai letto nulla di mio e mi sono ritrovata nel panico mentre lo scrivevo, costretta al bisogno di ricevere un giudizio esterna) e lei mi ha infatti biasimato le esposizioni dettagliate ma a me piace così e vorrei capire se per voi è lo stesso o se l'avete trovato noioso. Quindi vi chiedo: PARLATEMI! ESPRIMETE LE VOSTRI OPINIONI E DATEMI LA POSSIBILITA' DI MIGLIORARE PER FAVORE.

-Secondo punto, spero di essere stata abbastanza chiara e di aver espresso correttamente le idee di Harry e Ever e il loro rapporto ancora poco chiaro ma da un certo punto di vista legato. (?)

Detto questo, "VI E' PIACIUTO?" Azzarderei.. Quindi nulla, come sempre mi sono scordata le altre cose che volevo dire.. D:  Perciò direi che vado..

Grazie della vostra attenzione.

ps: se volete seguirmi su twittah sono @_ImSasha, vi avverto: sono poco (anzi, proprio per niente) 'popolare' e state certe che ricambierò il follow nel caso decideste di farlo. :)

Un abbraccio da _moody

 

 

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Capitolo 6
*** First rainy day ***


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Primo giorno di pioggia

 

Le gocce di pioggia picchiettavano violentemente contro i vetri provocando un suono sordo. Staccai lo sguardo dal solito soffitto vuoto per puntarlo sulla finestra mentre una sensazione di malinconia si impadroniva di me. Come già detto, ero una persona molto lunatica e il tempo spesso contribuiva al mio cambiamento di umore ma, nonostante tutto, amavo la pioggia: era come se il cielo creasse un contatto con la terra. Sospirai convincendomi ad alzarmi dal comodo letto e aprii gli infissi inalando, quanto più mi fosse possibile, il profumo fresco dell'umidità dispersa nell'aria. Lasciai le ante aperte e uscii dalla camera camminando scalza, com'ero d'abitudine fare, lungo il corridoio. Sentii il rumore della doccia aperta nel bagno, segno che Harry si stava lavando, scesi le scale e andai in cucina per prepararmi del thè. Dopo aver riscaldato l'acqua e averla aggiunta alla bustina con l'infuso, mi sedetti sul mobile della cucina, affianco alla finestra, accovacciandomi con le gambe strette al petto e la tazza fumante tra le mani. Guardavo le gocce scendere lentamente sul vetro lasciando sottili scie trasparenti e luccicanti. Presi a sorseggiare la mia bevanda godendo del calore che attraversava la gola e si propagava nello stomaco. Sospirai ancora, tornando a guardare il paesaggio che presentava un anormale quartiere di periferia londinese su cui era scesa un'atmosfera cupa, scura e malinconica. Ascoltai il rintocco dell'acqua, riusciva a rilassarmi più di una camomilla. Portai la testa all'indietro mentre rimanevo incantata davanti a quella che per molti era un brutto temporale. Ma no, per me era come se il cielo piangesse. Infondeva tantissime emozioni, molte di più di una semplice giornata soleggiata.

Sobbalzai non appena una mano si posò sulla mia spalla, interrompendo la magia creata nella mia mente.

"Harry! Possibile che tu debba sempre comparire in questo modo?" lo guardai sorpresa, notando che non si era ancora asciugato i capelli.

"Buongiorno. - disse mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori. Come se ne avesse uno.. sembravano tutti troppo belli da poter classificare. - Cosa stai facendo?" concluse alzando un sopracciglio. Strabuzzai gli occhi.

"Non hai mai visto nessuno bere del thè?" bofonchiai ovvia portandomi la tazza alle labbra. Chinò il capo, scuotendolo leggermente mentre un leggero sorriso ironico compariva sul suo viso.

"Riformulo la domanda.. A cosa stai pensando?" inarcai  le sopracciglia alquanto sorpresa da quell'interrogativo e, non sapendo come rispondere, feci spallucce. Ci sono delle domande a cui non si sa come e non si è certi di voler rispondere, forse non volendo aprirsi con gli altri svelando i nostri pensieri.. alcune cose è bello tenerle per sè, tenerle private.

"Perchè?" chiesi in seguito. Il volto di Harry divenne serio mentre corrugava la fronte.

"Sembri così triste.."

"E' colpa del tempo." sussurrai tornando a guardare oltre l'intralcio del vetro.

"Non ti piace la pioggia?" continuò sporgendosi in cerca del mio sguardo. Ero sollevata alla rivelazione che non provai alcun tipo di disagio da quell'attenzione ravvicinata, forse iniziavo a farci l'abitudine.

"No, al contrario. Amo la pioggia.. sembra quasi mi rispecchi: i giorni della mia vita si potrebbero definire bui, non molto soleggiati." sorrisi amaramente. Anche un angolo della sua bocca si alzò, mostrando una timida e appena accennata fossetta: era un sorriso di rammarico quello che mi rivolgeva. Lo osservai mentre si sedeva a sua volta sul ripiano, fronteggiandomi e esaminando il cielo grigio mentre teneva le braccia lunghe sulle gambe leggermente piegate.

"A te piace?"

"La pioggia? - ripuntò il suo sguardo profondo nel mio. -.. Si." sorrise per l'ennesima volta. Mi persi in quegli occhi. Avevano qualcosa di strano rispetto al solito. Sembravano capirmi. Sembravano rattristati e cupi, come mi sentivo io. Il verde acceso che tanto li caratterizzava, si era tramutato in un grigio trasparente, incredibile, limpido e offuscato allo stesso tempo. Quando si voltò nuovamente verso la finestra, iniziai a  concentrarmi sui suoi ricci bagnati e spettinati: ciocche scure ricadevano sulla sua fronte e piccole gocce d'acqua colavano sul collo liscio come fuori la pioggia sulla finestra, bagnando leggermente il tessuto bianco e sottile della sua t-shirt seguendo la linea delle tre collane che sparivano nella larga scollatura a barca. Scossi la testa, costringendomi a interrompere quello scrutare opprimente. Era inutile nascondere che fossi attratta da lui, insomma, era bello come il sole. E chissà che casino succederebbe se arrivassi al punto da innamorarmi. Un 'NO!' tuonò severo nella mia testa, al solo pensiero di quella opzione. L'argomento era fuori discussione. Non potevo e non dovevo innamorarmi di lui. Sarebbe successo un'apocalisse. Erano gli ormoni. Si, assolutamente. La presenza di una giovane figura maschile piombata nella mia vita. Inoltre, confusa e inesperta com'ero, non mi ero mai innamorata di qualcuno e come facevo a riconoscere l'amore vero? Una semplice cotta era anche credibile ma.. innamorarmi solo di qualcuno era già tanto, troppo da sopportare. Mi conoscevo abbastanza da riconoscere i momenti, come quello, in cui la mia testa incominciava a girovagare senza meta e sapevo che era meglio fermarlo, prima che mi immergessi in pensieri che mi portavano solo all'aumento della confusione. Mi alzai di scatto cercando qualcosa per distrarmi sotto lo sguardo sorpreso di Harry. Poggiai la tazza ormai vuota nel lavello e corsi frettolosamente in camera senza dire nulla. Lì mi cambiai privandomi del pigiama e decisi che avrei letto un libro per passare il tempo sola e coprire le riflessioni dalle parole di una storia.

Dopo mezz'ora la porta battè.

"Si?" chiesi invitando il solo ragazzo che avrebbe potuto bussare alla porta di camera mia. Mi sistemai meglio sul letto, appoggiando la schiena contro il muro per mettermi composta, e osservai la maniglia abbassarsi e poi dischiudere l'entrata facendo comparire la testa riccia, castana e asciutta di Harry.

"Ever, io esco. Pensavo di cercare di procurarmi una macchina, ti va di accompagnarmi?" mi invitò gentilmente. Scossi la testa alzando il libro che avevo tra le mani.

"Scusa ma questa storia mi ha davvero presa." inventai un banale pretesto pur di rimanere sola. Il ragazzo abbassò lo sguardo annuendo e facendo un mezzo giro su sè stesso in direzione dell'uscio.

"Harry. - lo richiamai riattirando la sua attenzione. - Hai la patente?" domandai poi sorpresa. Sul suo volto si aprì un sorriso particolarmente scaltro.

"Si. L'ho presa una vita fa." confermò ammiccando, facendo intendere che non si trattava solo di un modo di dire. Lo guardai divertita inclinando leggermente la testa di lato, prima che lui chiudesse la porta alle sue spalle ridendo allegramente.

Mi riconcentrai sulla storia del libro che stavo leggendo ma dopo numerosi tentativi passati a leggere e rileggere la stessa frase, mi accorsi che le parole suonavano prive di significato, avevo la testa da tutt'altra parte e non riuscivo più a seguire il filo del racconto. Chiusi il libro con uno scatto secco mentre un sospiro lasciava le mie labbra. Uscii dalla mia stanza e decisi che sarei andata a fare due passi fuori, se pur sotto la pioggia. Se prima avevo tutte le intenzioni di distrarmi dai miei stessi pensieri, ora era suscitato un grande bisogno di schiarirmi le idee. Misi le scarpe e mi infilai velocemente nel cappotto, arrotolandomi attorno alla gola una sciarpa. Presi le chiavi e alzai il cappuccio della felpa sulla testa in modo da proteggermi, se pur limitatamente, i capelli dall'acqua. Uscii dall'abitazione e un gelido brivido invase tutto il mio corpo al solo contatto con l'aria umida. Iniziai a passeggiare lentamente mentre le gocce inumidivano i miei vestiti, riuscendo di tanto in tanto a arrivare fino alla pelle. Mi rinchiusi maggiormente nel cappotto stringendo le due estremità dell'apertura per ridurre gli spifferi che si intrufolavano attraverso il tessuto. Continuavo a guardarmi intorno, in cerca di una meta ma senza risultati. Mi arresi decidendo che  sarebbe stato l'intuito, strada facendo, ad indicarmi la via da prendere. Camminavo spensierata con il naso verso l'alto, occupato ad ammirare quello scudo scuro e tetro che invadeva il cielo e si sfogava tramite l'acqua e qualche lampo che faceva accapponare la pelle. Ma non mi importava di quei raggi bianchi che si illuminavano improvvisamente tra le nuvole, o dei tuoni che poco dopo rimbombavano dappertutto - e pensare che mi avevano sempre terrorizzata - o ancora del freddo e dell'umidità che ormai mi era entrata fino alle ossa e non mi permetteva più di sentire le dita, il naso e le punte delle orecchie. Ero talmente incantata dall'aria misteriosa che mi circondava e mi faceva sentire al posto giusto.. Ero così concentrata a studiare l'alto, che non mi rendevo davvero conto di dove stessi andando. Continuavo a prendere strade e vicoli a caso senza neanche più pensarci ma diamine, vivevo in questo quartiere da anni: avrei ritrovato la strada di casa senza problemi. I miei pensieri mi riportarono al bellissimo riccio dagli occhi singolari e fuori dal comune. Non riuscivo ancora a credere che uno come lui dovesse fare da badante ad una come me. Anzi, in realtà era molto più complicato di quanto la facessi sembrare io. Partendo dalle basi, io non ero mai stata davvero credente. Diciamo che da bambina mi ero abituata all'idea che non avrei mai davvero saputo se esistesse un Dio e mi sembrava inutile credere in qualcosa se nessuno ti garantiva valesse la pena di riempirsi di illusioni. Perciò avevo semplicemente deciso che me ne sarei fregata, e che avrei scoperto la verità una volta morta. Ricordo mia nonna rimanere allibita dal mio ragionamento quando glielo raccontai, dato che era la classica cattolica legata alle cerimonie e alle usanze. Diceva che mi comportavo da menefreghista, cosa che in fatti ero, almeno al riguardo di quel tema, e fu così che smise di parlarmi. Adesso invece mi ritrovavo un guardiano del purgatorio alle calcagna, e qui la faccenda si contorce ulteriormente. Questo protettore è un gran bel ragazzo estremamente lunatico, misterioso e strano, e non ho ancora ben capito a cosa mi serva, per proteggermi è ovvio ma da chi o cosa in particolare? Tutti abbiamo bisogno d'aiuto. Perchè io? E come intende farlo? Trovandomi un lavoro? Facendomi diventare una brava ragazza economicamente stabile? E nel caso riuscisse nel suo intento, poi cosa succederebbe? Lui verrebbe accolto dalle grandi porte del cielo e io? Sarei tornata alla mia solita monotona vita con la sola consapevolezza che esiste un Dio, il purgatorio e tutto il resto? Senza contare il se. Se Harry invece fallisse la sua missione e non fosse in grado di proteggermi cosa gli accadrebbe? Verrebbe sbattuto dritto all'inferno? O lasciato nello 'spazio intermedio'? Magari gli darebbero una seconda chance affidandogli qualcun'altro da tutelare. E io? Sarei diventata una fallita? Una poveraccia abbandonata in mezzo alla strada senza un soldo e senza speranze? C'erano ancora un sacco di domande a cui sentivo avrei trovato difficilmente la risposta. Poi.. C'era Zayn. Anche lui alquanto lunatico e affascinante per quanto fosse misterioso; mi aveva buttato in un mondo rischioso e la cosa peggiore era che io glielo avevo permesso. Ma Zayn era un'altra storia e non c'entrava nulla con la mia 'vita spirituale', se così si poteva definire. Dopo aver fatto un riepilogo degli avvenimenti, accaduti nel giro di neanche una settimana, mi resi conto di quanto poco bastasse a travolgerti la vita mettendola sotto sopra. Al principio sola, mi ritrovavo in balia degli incontri con altre persone, anche se c'era ancora da definire di che tipo di compagnia si trattasse quella da cui ero circondata. La mia infanzia l'avevo passata con la mancanza di un padre e la presenza di una madre alcolizzata, tutto quello che riguardava il mio passato si era rimescolato formando un groviglio di ricordi e flashback, una nuvola di fumo grigio. Erano due anni che non vedevo mia madre, rinchiusa ancora in un centro di riabilitazione per tossico dipendenti - a mio avviso poco affidabile - in cui le avevano allungato la permanenza dopo aver trovato un'infinita quantità di vodka all'interno di comuni bottiglie d'acqua nascoste sotto il suo letto e un comportamento assolutamente irresponsabile. Due anni passati completamente sola, vuoti, senza sogni, senza amici, senza obbiettivi da raggiungere se non quello di continuare una vita miserabile per quanto i limiti me lo permettessero. Teoricamente ero affidata a quei nonni che si rifiutavano di parlarmi e vedermi, perciò non sapevo nemmeno che fine avessero fatto. Non c'era nessuno inviato dal centro che venisse a controllare la situazione di tanto in tanto, nessuno che sapesse con chi vivessi realmente, nessuno che si assicurasse insomma delle circostanze in cui ero costretta a stare. Potevo essere morta e nessuno se ne sarebbe accorto, nessuno a parte Frankie e la signora Clark. Ma in fondo, potevo prendermi in giro quanto volevo, potevo dire che Frank era come uno zio ma si parlava comunque del barista sotto casa e di un'anziana signora che veniva a rompere per l'affitto. Così era la 'giustizia' nella parte più periferica e dimenticata della città, nel quartiere più a nord di Enfield, dove il popolato borgo londinese sbiadiva e lasciava spazio all' indisciplina. Si parlava di circoli di droga, bande di teppisti e altro mentre la polizia interveniva raramente, ormai abituata alla situazione e troppo fiacca per cercare di dar testa contro qualcosa che era più numerosa e esperta di lei. Io stavo pian piano entrando nel cuore dov'era più concentrata quell'indisciplina. Vista sempre dal margine, mi stavo catapultando dentro qualcosa più grande di me, per il solo gusto del brivido.

Mi costrinsi a riprendermi dalle mie meditazioni quando una macchina mi schizzò allagando i miei vecchi anfibi ormai privi di impermeabilità per quanto fossero consumati, sembravano essersi tramutati in semplici ciabatte tutte annacquate. Imprecai ad alta voce guardando con disprezzo la pozzanghera su cui era passata l'auto. Scossi inutilmente i piedi all'aria con la speranza che riducesse la sensazione di bagnato. Inutile. Sbuffai e girai l'angolo dell'ennesima strada sfregando rumorosamente le suole sull'asfalto. Il ritmo con cui le gocce scendevano era aumentato, così come i lampi erano più frequenti e i tuoni ad intervalli più brevi. Ipotizzai fosse ora di tornare a casa, Harry probabilmente sarebbe stato anche lui sulla via di ritorno, se non addirittura già arrivato. Mi guardai intorno e tornai sui miei passi girando all'angolo da poco svoltato. Giunta ad un incrocio, mi trovai indecisa e confusa sulla via da prendere, non ricordando da quale fossi passata. Presi quella più invitante che mi sembrava la più familiare e continuai a seguire il mio intuito. Capii di essermi cacciata nei guai quando finii in una buia stradina a me per niente nota. Iniziai ad agitarmi continuando a girare il capo in segno di qualche cartello su cui fosse inciso il nome della via ma per quanto ne potessi sapere, sarei potuta essere finita in Scozia. Avevo sempre avuto un pessimo senso dell'orientamento. Inutile dire che più camminavo, maggiormente mi perdevo e mi infilavo in luoghi inquietanti e isolati; man mano le strade si facevano più strette fino a diventare un nodo di piccoli vicoli. Non la smettevo di  bofonchiarmi gli insulti più pesanti per l'errore di essermi sopravalutata e ingarbugliata in quella situazione. Mi poggiai al muro dell'ennesimo palazzo per cercare di rivalutare le alternative a disposizione. Infilai la mano nella tasca dei jeans con la speranza di un ultimo appiglio a cui aggrapparmi e puntando tutta la mia fiducia sul cellulare che però non trovai.

"Merda." imprecai nuovamente buttando le braccia all'aria. Udii una voce sghignazzare in modo disconnesso e agghiacciante. Guizzai gli occhi da un lato all'altro notando solamente la presenza di un'ombra in un angolo della struttura che mi fronteggiava. Perchè cavolo non l'avevo notata prima? Rabbrividii non appena l'ombra dell'uomo si mosse alzandosi in piedi e prendendo a traballare verso di me. Inizialmente pietrificata, cominciai ad indietreggiare lentamente per la paura delle azioni che avrebbe potuto compiere. Dalla sua statura, curvata, leggermente più alta di me e mingherlina, dedussi fosse un senzatetto; aveva una bottiglia di vetro in mano e degli stracci di resti di chissà quanti vestiti che mi permettevano di vedere solo il ghigno disgustoso e per niente amichevole, tra la barba.

"Hey dolcezza." disse, in seguito ad un gorgoglio, con tono alto e poco controllato mentre alzava la testa. Sentii il sangue raggelarmi nelle vene e i nervi formicolarmi per tutto il corpo a quelle parole, non volendo neanche immaginare le sue intenzioni. Non appena aumentò la velocità del passo, scattai automaticamente come una molla cominciando a correre verso la parte opposta. Il cappuccio calò dalla nuca, aumentando la violenza del contatto della pioggia e del freddo che sembrava graffiarmi la faccia. Non ero mai stata una grande atleta ma il fatto che l'uomo fosse sicuramente brillo, se non del tutto sbronzo, favorì un punto a mio vantaggio. Lo potevo intravedere correre barcollando a zigzag in quelle minime frazioni di secondo in cui  mi permettevo il lusso di voltarmi. Spesso rischiai di scivolare nell'azione di girare e cambiare direzione. Riuscivo a mantenere circa sette metri abbondanti di distanza e non avevo intenzione di rilassarmi. Nemmeno la mia paura e il mio corpo me lo permetteva, non riuscivo  più a controllarli. Temevo che sarei caduta da un momento all'altro. L'umidità pizzicava agli occhi, appannandomi la visuale e facendomi vedere in modo opaco tanto che continuavo a battere le palpebre fredde senza sosta, facendo scivolare delle lacrime oltre le ciglia che si rimescolavano alle gocce di pioggia.  Era come correre nella nebbia, nel vuoto. Un tonfo mi fece sobbalzare e rallentai finalmente notando che l'uomo era disteso a terra, inciampato nei suoi stessi passi, scivolato o forse semplicemente privo di forze a causa della sbornia. Lo guardai per un po mentre tentava di rialzarsi ricadendo poi punto e a capo. Ormai non sarebbe più riuscito a seguirmi ma per non rischiare, ripresi a correre almeno fin dove il marciapiede non cambiava direzione dove mi concessi un grosso sospiro di sollievo. Con le mani sulle ginocchia piegate, respirai affondo mentre gocce di sudore misto a pioggia e qualche lacrima mi colavano all'attaccatura dei capelli cadendo poi a terra. Mi resi conto di essere finalmente sbucata in una strada decisamente più ampia e di esser così uscita da quel labirinto di vicoli. Non ebbi nemmeno il tempo di ringraziare il cielo che una macchina prese a suonare insistentemente il clacson qualche metro più dietro di me. Lo ignorai fino a chè non mi affiancò iniziando ad andare lentamente. Il cuore riprese a pulsare sangue velocemente per la paura, poi il finestrino del guidatore venne abbassato.

"Ever, ti sembra la giornata e il tempo giusto di uscire a fare una passeggiata?" risentii il battito cardiaco rallentare leggermente ma senza ancora arrivare a livello stabile. "Che cazzo ci fai qui?" fui così felice e sollevata di sentire  quella voce calda e quel tono così strafottente ma in quel momento piuttosto strozzato, che sentii gli occhi inumidirsi ancora di più. Così come non riuscii a trattenere un sorriso e un'altro sospiro di sollievo incontrando i suoi occhi scuri e il suo viso inespressivo, forse leggermente colto alla sprovvista.

"Zayn. - sussurrai passandomi il dorso della mano sulla fronte, solleticata dalle scie fredde e bagnate. - C.. cosa ci fai qui?" il moro mi squadrò da capo a piedi con le sopracciglia inarcate, senza cancellare l'espressione sorpresa.

"Non credo tu sia nella posizione di giudicarmi. Non sono io quello che stava camminando frettolosamente sotto un temporale, senza un ombrello e tra queste vie per giunta." lo guardai scettica scostando velocemente una ciocca di capelli bagnata e appiccicosa scesa davanti agli occhi. Il ragazzo mi rivolse finalmente un sorriso appena accennato, di quelli suoi soliti storti e ironici, con lo sguardo basso sul volante, lo puntò di nuovo su di me quando disse:

"Allora hai intenzione di stare là impalata a prenderti una polmonite o aspetti un invito ufficiale?" bofonchiò girando leggermente la testa di lato. Lo fissai confusa, non riuscendo a spiccicare parola e a capire chiaramente cosa pretendesse da me.

"Dai sali, non ti permetto di camminare in certi posti da sola. Ti dò un passaggio a casa." continuò distogliendo lo sguardo per cambiare la marcia e fermarsi del tutto. Mi avvicinai velocemente facendo il giro lungo dietro all'auto. Aprii lo sportello e entrai all'asciutto ripensando alla sua avvertenza: in che posto ero finita? Scossi un po i capelli inzuppati portandoli su una spalla nel tentativo di riordinarli. Allora mi accorsi che tremavo ancora.

"Vedi di non bagnarmi troppo il sedile." trillò acido. Mi chiesi come avessi fatto a non riconoscere la sua auto.

"Allora? Dove stavi andando?"  biascicai con voce roca prima che fosse lui a farmi domande, cosa che, sapevo, non sarei riuscita a rimandare per molto. Zayn riprese a guidare in una velocità degna del veicolo. "Stavo tornando a casa. - scrollò le spalle. - Tu invece? Che cavolo ci fai qui?" appunto. Guardò attentamente lo specchietto che puntava sulla strada completamente libera alle nostre spalle, subito dopo tornò a prestare attenzione di fronte a sè. Stavo seguendo ogni suo minimo gesto, senza aver ancora risposto per i pensieri troppo annebbiati. Misi insieme un paio di parole che esprimessero il concetto.

"Stavo facendo due passi..  mi sono persa e.." Zayn mi interruppe con una risatina ironica e con poca allegria.

"Ever, i bambini si perdono. Possibile che tu non conosca neanche il tuo quartiere? Sai in che genere di luogo sei finita?" man mano si faceva più serio. Non riuscivo a capacitarmi di capire o immaginare dov'ero finita, non mi sembrava poi pericoloso, solo con vicoli più stretti e vuoti del normale. Poi, l'immagine dei minuti precedenti trascorsi a correre con una paura che mi divorava offuscando tutto, con alle calcagna quell'uomo.. Gli occhi ricominciarono a pizzicarmi. Li chiusi per qualche secondo cercando di alleviare il bruciore; con un groppo in gola e senza neanche il tempo di decidere se raccontare o no, qualcosa che non fosse il mio cervello spinse le parole fuori dalla bocca.

"Camminavo senza guardare dove andavo. Mi sono infilata in tanti vicoli e avevo la testa tra le nuvole, alla fine sono capitata in una strada deserta e un tizio ubriaco ha iniziato a guardarmi in modo per niente amichevole e mi ha rincorsa fino a quando non è crollato con la faccia a terra.. Non so quanto è durata la corsa, so solo che non ho mai avuto tanta paura in vita mia." gli occhi incantati e persi davanti a me, fissi sulle numerose scie d'acqua che scivolavano frettolose sul vetro per scappare dal tergi cristalli, che invece le trascinava via, ma nuove scie continuavano a riformarsi subito dopo il suo passaggio, riprendendo a scivolare e unirsi tra loro cercando di essere più veloci del macchinario, ma era battaglia persa, e ogni volta quel sottile bastone di plastica nera le strappava via. Il risultato erano continue striature che cambiavano forme ogni 2-3 secondi, e la visuale confusa della strada visibile a scatti. Quando Zayn ispirò, mi fece distrarre dal mio isolamento mentale, e quando mi voltai verso di lui, lo trovai fissarmi pensieroso e amareggiato. Tornò a guardare davanti a sè ispirando nuovamente, vidi le sue mani afferrare saldamente il volante.

"Proprio non dovresti mettere piede in queste strade, figuriamoci andare in giro da sola. - ribadì con lo sguardo perso. Era impossibile trovarci l'ombra di un'emozione.. come con Harry. - E' pericoloso e circola brutta gente." sussurrò freddo, sostenuto, con la mascella serrata che faceva risaltare ancora di più i suoi lineamenti fini e regolari, e il suo profilo.

"Si.. me ne sono accorta." mugolai tanto per aprire bocca.

"Davvero Ever! Non ti voglio più vedere da queste parti. La prossima volta potrebbe non andarti così bene." indurì l'intonazione della voce più di quanto fosse prima e i suoi occhi si spostarono sui miei. Caldi, profondi e severi. Mi trovai a ripensare nuovamente a Harry, perchè mi ricordavano il suo sguardo. Nonostante fossero di un colore e una forma totalmente diversa, mi facevano entrambi venire i brividi. Non riuscii a sostenerli perciò spostai gli occhi sulle mie mani pallide per il freddo; le sfregai palmo contro palmo per scaldarle. Dopo alcuni attimi impiegati a scrutare fuori dal finestrino, riuscii a riconoscere un parco poco distante da casa mia.

"Ecco, ora gira a sinistra." dissi automaticamente radrizzandomi sul posto e rivolgendo con l'indice la direzione indicata. Zayn mi guardò con una smorfia tra il divertito e l'innervosito.

"So dove abiti." ribattè sicuro.

"Giusto.." bisbigliai chiudendomi nelle spalle imbarazzata ricordandomi di avergli dato il mio indirizzo il giorno prima. Quando la macchina parcheggiò davanti all'entrata del palazzo, girò la chiave del quadro spegnendo il motore.

"Cosa stai facendo?" domandai non nascondendo la sorpresa nella mia voce.

"Ti accompagno.. Un po per galanteria e per accertarmi che tu stia bene." rispose alzando le spalle in modo scontato. Un grande sorriso rischiava di spuntarmi sul volto, non abituata a tanta cordialità e assolutamente sorpresa da doverla ricevere da LUI. Non potei evitare che gli angoli della bocca si alzassero un po ma li potei nascondere, voltandomi velocemente per aprire la portiera e correre sopra le scale fino all'ingresso dove un piccolo tettuccio mi copriva la testa. Aspettai che il ragazzo si tirasse su il cappuccio correndo, a sua volta, con il capo chino sotto il diluvio fino a raggiungermi. Frugai nella tasca del cappotto, mentre con la coda dell'occhio osservai il moro riabbassarsi il cappuccio portando una mano tra i capelli, facendo passare le dita sottili che scivolarono senza intralci nè nodi nella chioma scompigliata e scura. Il suo collo era visibilmente umido e piccole gocce d'acqua imperlavano quella pelle pallida alla fioca luce della giornata annuvolato; i miei occhi raggiunsero, incantati, la sua clavicola marchiata da qualcosa di nero cui non riuscii a capirne la forma a causa della zip della felpa che mi limitava la visuale. Tornai in me, sperando che Zayn non avesse notato il mio importuno sguardo su alcuni suoi piccoli particolari, aprii il portone e arrivammo davanti l'appartamento dopo aver salito le scale dei vari piani, in silenzio.

"Intendi anche entrare dentro?"chiesi incerta indicando l'uscio con un cenno della testa, pensando al coinquilino inquietante che sicuramente non aspettava visite.

"Perchè? Hai qualcosa da nascondere?" sorrise beffardo. Sbuffai arresa facendo scattare la serratura della porta. Non appena aprii, la prima cosa che vidi fu l'espressione smarrita di Harry seduto sul divano con il cellulare in mano.

"Ever dove..-"

"Ciao Harry.. Abbiamo un'ospite." lo interruppi non appena il moro avanzò nell'appartamento.

"Zayn, lui è Harry, il mio coinquilino. Harry ti presento Zayn.. - Feci una pausa. Come potevo definirlo? Colui che mi ha offerto un posto nel suo gruppo di truffatori.  - ..Un mio amico." feci le presentazioni frettolosamente sperando che Zayn se ne andasse il prima possibile: già singolarmente erano due soggetti difficili da sopportare, insieme avevo paura di poter perdere il controllo della situazione, non che l'avessi nella maggior parte delle volte. Mi aspettava un interrogatorio da Harry, lo sapevo già, per questo ero scettica sulla presenza di Zayn. Appoggiai sciarpa e cappotto, entrambi bagnati, sull'appendi abiti, lasciandoli gocciolare sul pavimento.

"Non sapevo avessi un coinquilino.." mi aspettai il commento divertito di Zayn, fu quello del riccio che mi fece riscuotere.

"Non sapevo avessi un amico.." trasalii alla rudezza nella voce di Harry. Mi aveva messo in imbarazzo citando la mia asocialità e non si faceva problemi a mostrare il suo fastidio verso il non invitato, imitandolo schernente. Gli puntai gli occhi addosso con rabbia e incredulità mentre ricambiava fin troppo profondamente.

"Dove sei stata?" continuò ignorando completamente il moro.

"A fare due passi." brontolai non volendo raccontare i particolari.

"A West Street." specificò Zayn guardandomi con fare da rimprovero per aver omesso la parte principale della faccenda.

"COSA?!" mi spaventai quando Harry urlò alzandosi in piedi e gettando il cellulare tra i cuscini. "Che cazzo ci facevi lì?! - avanzò puntandomi il dito contro, fuori di sè, prendendosela poi con Zayn. - L'hai portata tu non è vero?!" la situazione non solo non era nelle mie pani ma stava rischiando di precipitare. Mi impuntai prendendo fiato per rispondere a tono al castano, ma Malik fu più veloce.

"Certo che no! - partì in quarta il moro. - Senti tu, vedi di non saltare a conclusioni troppo affrettate. Si è persa e io l'ho trovata camminare per strada bagnata da capo a piedi. Se non fosse stato per me chissà che fine avrebbe fatto. Per non parlare del..-" lo bloccai quando stava rischiando di versare benzina sul fuoco.

"Ok, ok abbiamo capito. Grazie mille Zayn, certo che non ti facevo così chiacchierino." ridacchiai isterica cercando di finirla lì. I due non mi diedero retta.

"Per non parlare di cosa?!" grugnì nuovamente Harry, esaminando Zayn come se potesse vedere le scene di quel momento solo guardandolo. Il moro mi considerò un attimo, nuovamente tra l'amareggiato e il rimprovero.

"Per non parlare del maniaco ubriaco che l'ha seguita. Quando l'ho trovata, era terrorizzata." ero nei guai. Lo maledissi mentalmente mordendomi l'interno della guancia, tanto forte che dopo poco sentii il sapore ferreo del sangue sulla punta della lingua. Sul volto di Harry erano comparse tutta una serie di emozioni, sottomesse però dalla sorpresa che risaltava dalle sue sopracciglia inarcate e dagli occhi sbarrati; subito a seguire, la rabbia assottigliava le sue labbra. Rabbia verso di me? Per essere stata un'incosciente che si è persa, messa nei guai e aver cercato di non raccontarglielo? Rabbia verso Zayn? Perchè aveva avuto il tempismo e la fortuna di trovarmi e portarmi a casa mentre sarebbe dovuto essere lui a proteggermi? O rabbia, appunto, verso sè stesso per non esserci stato? Non riuscii a definirlo, e di certo non mi azzardai a chiederglielo. Mi limitai ad osservarlo, intimorita, guardarci entrambi con un livello di rabbia davvero alto. Rimase immobile come una statua per alcuni secondi, sembrò non sbattere nemmeno le palpebre. Incrociò le mani dietro la nuca riccia. Gli occhi adesso chiusi, le labbra arricciate in una smorfia, il petto alto e gonfio d'aria, e le gambe lunghe e tese che presero a camminare avanti e indietro nervosamente. Ma perchè tutta questa agitazione? Mi era andata bene no? Più passavo del tempo con lui, più mi confondevo le idee aumentando le domande nella mia testa.. COMPLICATO.. Era tutto terribilmente complicato. Io ero complicata di mio, la mia infanzia, la mia vita e ora ci si metteva anche lui e i suoi sbalzi di personalità. Decisi che era meglio parlargli in privato.

"Zayn, ti dispiacerebbe andare? Vorrei parlare un po con Harry di alcune cose.." mantenni un tono basso. Zayn fece un cenno di assenso.

"Sicura di star bene?" mi sfiorò il braccio con la mano, senza toccarlo davvero. Qualcosa dentro di me rimase un attimo bloccata. Annuii sorridendo appena, incoraggiandolo a non preoccuparsi. Girò i tacchi e fece qualche passo verso la porta, inaspettatamente si arrestò e girò di poco la testa. "Se oggi pomeriggio non vuoi venire, non ti costringo.." mormorò. Un suono gutturale mi salì lungo la gola; sperai con tutte le mie forze che le ultime parole del moro non arrivarono alle orecchie di Harry. Il ragazzo riprese la sua strada e si chiuse la porta alle spalle. Ora io e Harry eravamo soli. La tensione era sottile come un capello, tagliabile con una scheggia di vetro. Avevo la sensazione che il riccio potesse esplodere da un momento all'altro. Non saprei dire quanti secondi passarono fin quando feci alcuni passi, avanzando lentamente mentre la gola si seccava proporzionalmente alla distanza che diminuiva tra noi. Il castano era voltato verso la finestra e non mi permetteva di guardargli il viso. Avevo i brividi ad immaginare i suoi occhi, le mie aspettative erano rimescolate con la fantasia nell'immagine delle irridi rosse che mi tormentavano nel sonno. Mi sforzai a ricordare il colore grigio, spento, triste, vitreo e chiaro che avevo visto quella mattina stessa e mi tranquillizzai leggermente. Le dita erano ancora incastrate tra loro mentre qualche riccio riusciva a sbucare negli spazi ridotti a piccole fenditure delle sue mani. Dalle pieghe della sua maglia, erano visibili i muscoli delle sue alte spalle. Avevo un'immensa voglia di passare la mano su quelle sporgenze per poterne percepire la forza, forza che allo stesso tempo mi spaventava. Congiunsi le mani e dal nervoso iniziai a grattare quel poco di smalto color rosso vino che mi era rimasto sulle unghie.

"Harry. Sai che non è successo niente di grave, vero?" mormorai con la paura di causare una reazione maggiormente agitata. La mia voce mi aveva tradita, inclinandosi e aumentando di un'ottava, quasi diventando stridula,  alla fine della frase.

"Avrei dovuto esserci." disse solo. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Brividi mi risalivano lungo la spina dorsale.

"Non potevi saperlo! Non puoi fartene una colpa!" le parole mi uscirono dalla bocca con più sicurezza, nel disperato bisogno di farlo ragionare, dato che a mio avviso parlava a vanvera. Si girò di scatto prendendomi con un gesto veloce le spalle con le sue grandi mani e il viso a qualche palmo di distanza dal mio.

"Si invece! E' stata tutta colpa mia. Dovevo seguirti, proteggerti e.. avrei dovuto sentire che eri in pericolo. Ma perchè? Perchè non l'ho sentito?" tremavo sotto la sua presa. Tremavo mentre mi scuoteva come se si aspettasse che avessi le risposte che cercava, mentre mi sentivo in trappola, mentre ero in trappola. Tremavo alla vista di quegli occhi tornati verdi smeraldini colmi di preoccupazione, timore e confusione. Così verdi che mi penetravano l'anima celando fino alle ultime delle mie poche convinzioni rimaste.. Le sue labbra dischiuse si serrarono mentre abbassava lo sguardo come sconfitto e mi lasciava dalla sua morsa voltandosi, notando che non avevo replicato, che non avevo le risposte che cercava. Ma solo ad allora mi risvegliai, forse dovuto alla sensazione temporanea di non essere più in trappola, percependo tutto di un tratto le sue parole e il loro significato. I nervi mi formicolavano. La testa mi pulsava e sembrava sul punto di esplodere per quanto mi trattenni di parlare, colta da un improvviso stato di rabbia. Ormai si sapeva che avevo poco autocontrollo.

"Cazzo Harry! Non sono una lattante! Non mi devi stare alle calcagna 24 ore su 24 controllandomi e seguendomi dappertutto. E' stata MIA la colpa. Sono stata IO la deficiente che si è persa nel suo stesso quartiere. E tanto per dirne un'altra, alla vista del maniaco sono scappata e sono riuscita a seminarlo da sola, salvandomi così il culo senza l'aiuto di nessun'altro!" lui si girò di nuovo verso di me, notevolmente agitato. Mozzandomi il fiato mentre cercavo di recuperarlo, rimasta col respiro corto. Potevo immaginare cosa stava per dire..

"Ever, la devi smettere con questa storia! Mi è stato assegnato il compito di tenerti d'occhio appunto perchè ne hai il bisogno e devo intervenire se ti cacci nei casini! Pensa cosa sarebbe successo se quell'uomo fosse stato abbastanza lucido da raggiungerti!" le parole fecero da eco alle mie aspettative ma Harry non era arrabbiato, era preoccupato. Non volevo pensare a cosa sarebbe potuto succedere diversamente. A quanto poco bastasse a trovarmi in una situazione pericolosa, ma le persone pericolose esistono e io non potevo eliminarle dalla faccia della Terra, - tanto meno poteva farlo Harry - inoltre mi ero preparata all'idea di quel tipo di vita, almeno così credevo..

"Io non capisco proprio! Perchè non ho sentito che tu eri in pericolo?!" riprese a camminare davanti a me, parlando più con se stesso che con la sotto scritta.

"Di cosa stai parlando?"

"Avrei dovuto percepire la tua paura." la sua risposta mi fece pietrificare. -Avrei dovuto percepire la tua paura.- mi risuonò nella testa. Feci un passo indietro quando ebbi un capogiro. Il suo fare tranquillo, se pur confuso, quando parlò.. come se fosse naturale che lui sentisse le mie emozioni. Non mi piaceva. Sapere che non potevo impedirlo perchè era lui ad avere il dominio su di me, in questa prospettiva, mi torturava dentro. Harry era nella mia testa, poichè mi leggeva i pensieri, ed era anche nel mio cuore, e sotto la mia pelle, e in ogni nervo, cellula, ogni parte di me. Abituata a stare sola, a non avere persone con cui scambiarsi storie, avvenimenti e cose della propria vita, e ora lui poteva sapere tutto di me, sempre, senza il mio consenso. Alzai di poco lo sguardo dal pavimento, rimasta a fissarlo da non so quanto, ma non riuscii a guardare i suoi occhi.

"Vado a preparare il pranzo." mormorai fredda, non riuscendo più a sopportate la sua presenza. Volevo allontanarlo da me il più possibile. Per impedirgli di continuare a invadermi.

 

 

 

 

 

 

 

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PERDONOOO!!!

Scusate, scusate, scusate.

Mi rendo conto che la "pausa" è durata più del dovuto ed è davvero inconcepibile, inammissibile.

Mi dispiace davvero tanto e se vi fa piacere ho sofferto per questa astinenza più di voi.. sempre che vi sia mancata.. *colpo di tosse*

Per far in modo che non riaccada, mi sono prestabilita degli orari fissi durante la settimana in cui mi obbligo a scrivere dato che, nonostante la mia mente sia sempre al lavoro e pieno di nuove idee che mi torturano anche  uscendo dai miei schemi, sono troppo pigra per mettermi al computer a trascrivere tutto litigando con Word e il computer (ormai un dinosauro estinto).

Vi dirò che mi risulta difficile riprendere in mano la matita e mi sento arrugginita ma spero che a voi piaccia il risultato di questo capitolo che, diciamocelo, è bello lungo e pieno di azione.

Parlando appunto del capitolo.. fwgfywgwuea

Vi piace? Ditemi di si vi prego!

Sfortunatamente per me non sono mai stata a Londra, che io voglio visitare con tutto il mio cuore (infatti sono due anni che rompo le palle ai miei muhaha ma l'attuale situazione economica non ci asseconda affatto), non so com'è fatta, a parte qualche ricerca che ho eseguito grazie cui sono giunta al nome "Enfield" ma la storia sulla popolazione "pericolosa" eccetera è chiaramente inventata: magari li ci sono le persone più buone, ricche ed educate del mondo, non lo so..

Stà uscendo fuori il carattere di Ever  che in alcuni casi sembra ancora un'immatura in cerca di brivido e in altri si dimostra davvero sensibile ma anche forte.

Poi.. per quanto riguarda la condizione tra Ever e Zayn si fa forse più ravvicinata e il contrario accade con Harry..  Ma io ora vi chiedo.. cosa ne pensate delle due varianti? Si insomma.. tra la coppia Zayn e Ever, Ever e Harry chi preferireste? O magari Harry e Zayn o altri haha bho, ditemi voi. Magari ditemi anche cosa pensate di questo capitolo e delle situazioni di tensione che ci sono state. L'avete trovato forse noioso? C'è qualcosa di poco chiaro? Non vi è piaciuto? Ditemelo tranquillamente. Anzi, vi imploro in ginocchio di farlo! Vi imploro in ginocchio sui ceci crudi se volete.

Questo è quanto.. spero di riuscire ad aggiornare presto, sicuramente in meno tempo di questo, e spero che questa storia continui a piacervi.

 

Se volete contattarmi su twitter sono @_ImSasha

Vi mando un bacione e un abbraccio e vi ringrazio di tutto, non potete immaginare quanto mi renda felice vedere le visualizzazioni e le persone che seguono questa ff.

A presto.

_moody

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Capitolo 7
*** So i would have done ***


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Così avrei fatto


Harry stava ancora guardando la partita di calcio mentre io stavo mettendo nel piatto le omelette improvvisate con ingredienti trovati nel frigo.
"E' pronto!" esclamai richiamandolo in cucina. Lo guardai di sfuggita alzarsi dal divano e spegnere la tv senza battere ciglio. Si percepiva ancora un po' di tensione dall'ultimo discorso dato che, successivamente, non ci siamo più rivolti la parola, separandoci ognuno occupato per i fatti suoi. Il rumoreggiare delle forchette che sbattevano contro i piatti di ceramica riempiva l'aria della cucina, interrotto da qualche sospiro e da qualche deglutizione successivo ad un sorso d'acqua o alla masticazione di un boccone. Nella mia testa regnava il vuoto, mentre avrei tanto voluto sapere cosa pensava il ragazzo che mi fronteggiava e che alzava di tanto in tanto gli occhi dal piatto. Finì di mangiare prima di me e si stiracchiò sulla sedia mugugnando ad occhi serrati. Non appena si ricompose, poggiò i gomiti sul tavolo puntandomi lo sguardo addosso, in un'espressione incomprensibile da leggere e dedurne le sensazioni. Lo invidiavo per il potere opposto che aveva su di me, e il potere di farmi sentire impotente, debole, sempre sotto esame.
"Non mi piace quel tipo.." commentò inaspettatamente, con il modo freddo e roco che avevo capito caratterizzare la sua voce per la maggior parte delle volte. Quasi sobbalzai: stavo iniziando ad abituarmi a quel silenzio. Lo guardai interrogativa, esitando un attimo prima di rispondere dato che, stranamente, starnutii all'improvviso. Harry sembrò non dare importanza alla futile manifestazione, così mi ricomposi subito.
"Se ti riferisci a Zayn.. Come puoi giudicarlo? Non lo conosci." risposi riempiendo la bocca con un'altro boccone dal piatto e cercando di celare le mie emozioni. Avevo deciso che avrei provato a essere come lui: fredda come il marmo.
"Perchè tu si? Scommetto che fa parte della combriccola con cui sei stata ieri. - insistette. - e non so.. c'è qualcosa in lui che non mi convince.." concluse con un'alzata di spalle. Per un attimo mi balenò per la testa il timore che lui sapesse perfettamente le mie intenzioni, quello che facevo quando lui non c'era, quello che avevo fatto ieri e avrei fatto tra qualche ora; in realtà dentro di me lo pensavo proprio, che lui sapesse tutto e facesse solo finta di non sapere..
"Pensala come vuoi." sospirai prendendo il mio piatto e mettendolo nel lavandino. Non mi importava cosa pensava o sapeva. Sparecchiai sotto lo sguardo vigile del castano, ancora seduto comodamente. Mi fermai davanti a lui poggiando le mani sui fianchi.
"Tocca a te lavare i piatti." Harry si alzò sbuffando e alzando gli occhi al cielo. La serenità nel nostro presunto approccio costruito la sera prima sembrava definitivamente essersi distrutta.
"E' inutile che fai così! Abbiamo fatto un accordo!" lo ripresi. Per una volta ebbe il buon senso di non rispondere, dato che era nel torto.

Alle 15.04 in punto, suonò il campanello. Infilai il cellulare che tenevo in mano da 5 minuti nella piccola borsa di cuoio con un sorriso stupido, dato che, stranamente, stessi aspettando un colpo di telefono invece di un campanello. Andai all'entrata infilandomi il cappotto, ancora leggermente umido, e la sciarpa. Starnutii per l'ennesima volta nel giro di qualche ora.
"Io esco." trillai al riccio aprendo la porta.
"Vai da QUEL ragazzo?"  sentii provenire da una stanza che non decifrai. Lo ignorai e all'ultimo momento allungai il braccio per prendere l'ombrello sulla cassettiera. Dei passi si stavano muovendo. Mi sbrigai ad uscire e nell'azione di chiudere la porta scorsi Harry camminare velocemente verso di me. Sbattei la porta in fretta e iniziai a correre giù per le scale mente un 'EVER!!' proveniva urlato dal mio piano. Diverse volte rischiai di inciampare e arrivai al portone principale con il fiato corto, nonostante non sentissi passi scendere dietro di me. Aprii il portone e lo chiusi frettolosamente. Il freddo si fece da subito sentire. Sussultai trovando Zayn a  pochissimi centimetri di distanza. Portai una mano al cuore socchiudendo gli occhi e tirando un profondo sospiro.
"Mi hai fatto prendere un infarto!" lo informai scossa allontanando la mano dal petto, sentendo l'organo al suo interno pulsare ad una velocità esagerata. Il moro non si era mosso di un centimetro e proprio quando il suo leggero ghigno si spense per dire qualcosa, lo interruppi e costrinsi ad andare in macchina. Fortunatamente la pioggia scendeva lenta e leggera, il ritmo era diminuito e il temporale stava lentamente per cessare.
"Cosa ti prende?" chiese dubbioso una volta entrati.
"Te lo spiego appena parti." Zayn mi guardò accigliato senza muoversi. "Parti!!" lo indussi allora nervosamente.
"Va bene, va bene! -  brontolò accendendo il motore.  - da chi scappavi questa volta?" ghignò ancora.
"Dal mio coinquilino." sospirai sporgendomi dietro e guardando dal finestrino posteriore che non ci seguisse. Poi mi ricordai del fatto che, la mattina stessa, mi avesse comunicato che sarebbe andato a cercar di comprare una macchina e io non sapevo nemmeno se l'avesse fatto e, eventualmente, come fosse il veicolo.
"A proposito, è un tipo strano." guardò dallo specchietto retrovisore, forse cercando di capire cosa stessi guardando o cercando. 'Se solo sapesse quello che Harry pensa di lui.' pensai.
"Si, è alquanto protettivo. - commentai.  Zayn sorrise leggermente. - Potremmo cambiare discorso ora?" lo supplicai. Un sospiro uscì dalle sue labbra e grattandosi il mento ricoperto dalla leggera barba disse:
"Allora.. non mi aspettavo venissi.. come ti senti?" mi guardò di sfuggita. Non mi ero nemmeno preoccupata di farmi una doccia calda e risistemarmi un po' dall'effetto del temporale e della brutta mattinata movimentata.
"..Bene." risposi esitante.
"Io ti vedo un po' pallida." disse non prima di avermi guardato nuovamente con rapidità. E tutto questo interesse da dove sbuca?
"E' il mio colore naturale." sbuffai acidamente.
"Ok, scusa. - si lamentò ciondolando la testa. - Mi stavo solamente preoccupando per te. Sai.. fa bene qualche volta avere qualcuno che si interessi.." disse, questa volta senza guardarmi, neanche di sfuggita. Le sue parole mi sembrarono famigliari in modo inquietante. Harry, precedentemente, mi aveva più volte ribadito di fidarmi di lui, che si sarebbe occupato di me.. Mi agitai un po' per la particolare coincidenza. Prima Harry e adesso Zayn? Avevo per caso scritto in fronte 'sono una persona con gravi problemi, aiutatemi e vi ricompenserò'?  Il moro prese il mio silenzio come segno della fine della discussione, ma in realtà stavo solo rimuginando. Un leggero mal di testa incominciò a martellare dal nulla. Premetti i polpastrelli sulla tempia. Zayn si accorse dei miei movimenti.
"Ever, stai bene? Vuoi che ti riporti a casa?" chiese con tono premuroso. Lo guardai stranita dalle numerose facce che avevo avuto l'opportunità di vedere nelle varie occasioni.
"No no. Sto benissimo. E' stato solo un capogiro." mi sbrigai a rispondere. Avrei preferito passare delle ore al monolocale in cui stavamo andando, per discutere di azioni e cose varie sempre in preparazione al colpo, piuttosto che tornare a casa da Harry e affrontare le sue continue polemiche.
"Da seduta?" mormorò squadrandomi storto mentre eravamo fermi ad un semaforo rosso.
"Lo trovi strano?" Lo guardai seria e lui capì che non avevo voglia di discutere. Lo ringraziai mentalmente e dopo una decina di minuti che mi presi per rilassarmi e entrare in uno stato di dormiveglia, Zayn accese la radio mettendolo a volume basso, mentre una piacevole canzone faceva da sottofondo al nostro silenzio.

Il motore si spense. Aprii velocemente gli occhi e mi accorsi di essere nella stessa via e posizione in cui Zayn aveva parcheggiato il giorno prima. Il ragazzo mi guardò e sorrise.
"Dormito bene?" non potei tenere il broncio a quella visione rara per la sua sincerità, così ricambiai il riso con altrettanta leggerezza. Apprezzai quel gesto, pensando che non l'avrei mai ottenuto da Harry, assolutamente testardo e volenteroso di sapere ogni cosa, ogni particolare e ogni spiegazione di atteggiamenti e comportamenti, a meno che non richiedesse un piccolo sforzo a superare il suo orgoglio.. Zayn invece lasciò in sospeso l'argomento, lasciò correre..
Scendemmo dall'auto, io davanti a Zayn, passammo le due porte del palazzo ed entrammo nel rifugio.
All'interno notai con piacere la mancanza delle due ochette: Bethany e Chantal che, a quanto pareva, sarebbero arrivate in ritardo. I ragazzi presenti e sparsi  per il monolocale ci salutarono quasi in coro tornando dopo non molto alle loro attività. Mi avvicinai con curiosità al tavolo rotondo, vedendo Daniel e Allison presi a giocare nuovamente a poker per ammazzare il tempo. Mi sedetti tra i due; Niall mangiava delle patatine appoggiato al mobile della cucina e Charlie, dalla testa rasata, sparì nel bagno con qualcosa in mano. Zayn era rimasto appoggiato al muro, esternamente da tutti ma nella condizione di averci nel suo campo visivo.
"Ho vinto di nuovo!" enfatizzò il ragazzo dai capelli rossi, allungando le mani al centro del tavolo dove erano raggruppate una varietà di monete.
"Tu bleffi, ne sono certa!" lo accusò la bionda indicandolo minacciosa.
"La sconfitta rode eh? Non riesci ad accettare il fatto che io sia migliore di te a poker." si difese l'altro. Tutti stavano osservando la scena, richiamati dagli eventi.
"Ci risiamo.." commentò Niall un po' più in là iniziando poi a sghignazzare.
"Oh ma smettila! Sappiamo tutti che ti piace barare."
"E non sono male neanche in quello ma con te non ne ho bisogno: potrei batterti anche ad occhi chiusi!" continuò a pavoneggiarsi Dan.
"Ah è così eh?" stava per ribattere ancora Allison alzandosi in piedi con aria di sfida, ma fu bloccata da Zayn che intervenne nella discussione cercando di calmare le acque.
"Smettetela voi due, iniziate a stufarmi!" Allison si ricompose sulla sedia non risparmiando delle occhiatacce rivolte a Daniel, che prese a mescolare il mazzo di carte con un sorriso svagato. Guardai i due presa dalle loro reazioni e dopo una manciata di secondi la bionda si sporse..
"Voglio la rivincita." sussurrò. Non riuscii a trattenermi, scoppiando in una fragorosa risata seguita poco dopo da Daniel stesso e Niall che si era avvicinato di qualche passo. Smisi immediatamente quando la testa riprese a farmi male e la cosa non potè non passare inosservata.
"Hey, cos'hai?" chiese premurosa Allison poggiandomi una mano sulla spalla.
"Un po' di mal di testa, passerà non ti preoccupare." sorrisi leggermente verso di lei. Zayn comparve nella mia visuale con un bicchiere d'acqua.
"L'hai ammesso finalmente.." mi porse il bicchiere e lo ringraziai senza commentare maggiormente. Mi osservò con attenzione mentre bevevo un piccolo sorso e poi si avvicinò posando delicatamente il dorso della mano sulla mia fronte. Alzò le sopracciglia mentre mi guardava dritta negli occhi, cosa che io evitavo di fare con lui. Il suo tocco mi sembrava più fresco di quanto non fosse realmente.
"Hai la fronte calda e gli occhi lucidi, devi avere sicuramente qualche tacca di febbre.. -  riprese prendendomi il bicchiere dalle mani. - Rimettiti la giacca: ti riporto a casa." si allontanò senza guardarmi e senza calcolare la possibilità che io non fossi d'accordo.
"No! Stò bene davvero, adesso mi passa. - mi sbrigai a intervenire. - Sarà una cosa momentanea dovuta al cambio di temperatura e ambiente." proprio in quell' istante, starnutii. Maledetta sia la sorte. Zayn mi guardò di sottecchi.
"Momentanea o no hai bisogno di riposare e stare al caldo, e questo sicuramente non è il luogo più adatto." ribattè andando verso la piccola cucina, ora vuota. Mi alzai dal tavolo ignorando le aspettate vertigini, seguendolo pronta a convincerlo a farmi rimanere. Mentre poggiava il bicchiere sul lavello, mi avvicinai e tenni un tono basso per non farmi sentire troppo dagli altri.
"Zayn, per favore. Fammi restare, l'ultima cosa che voglio è tornare a casa." sussurrai guardandolo mentre lui fissava il muro, o forse la larga finestra. Si girò verso di me.
"Perchè? Qualcosa ha a che fare con il tuo coinquilino?" chiese.
"Più o meno si. Non andiamo proprio d'accordo e so già che non appena mi vedrà inizierà ad infastidirmi con l'ennesima polemica. Ti prego, cosa ti costa riportarmi tra qualche ora?" il moro abbassò lo sguardo in silenzio, pensando sul da farsi. Lo lasciai meditare quando udimmo dei colpi sordi provenire dall'entrata, segno che le ultime due ritardatarie erano finalmente arrivate. Quando Niall aprì la porta per farle entrare, le loro voci stridule riempirono l'aria del soggiorno, le due avanzarono nel salotto senza degnare di uno sguardo nessuno, poggiarono le loro borse in pelle sul divano continuando a spettegolare su una certa Benny. Continuai a osservarle per un po', incredula davanti alla loro mancanza di rispetto e cominciai a mordermi l'interno della guancia. Guardai Niall, rimasto accanto alla porta, mentre scuoteva la testa continuando a sgranocchiare le sue patatine; Allison le stava fulminando con lo sguardo, Daniel sbuffava radunando le carte in un mazzo, e solo in quel momento feci caso che Charlie era tornato dal bagno. Di istinto mi ritrovai a scontrare gli occhi gelidi di Chantal che mi stava già studiando, forse infastidita dalla mia vicinanza con Zayn, ma che con mia maggior sorpresa, non mosse un dito. Mi costrinsi ad ignorarla, tornando a prestare attenzione al mio obbiettivo.
"Ti prego Zayn.. mi potrò riposare più tardi, cosa cambia?" cercai di tornare a invogliarlo ad accontentarmi. Sospirò considerandomi con aria arresa.
"Tu e quel ragazzo non vi dovete proprio sopportare eh?.. - alzai le spalle non sapendo cosa dire. Sospirò ancora. - Va bene, però voglio che tu ti sdrai e cerchi di dormire. Chiederò ad Allison se ha qualcosa con sé per farti star meglio." sorrisi debolmente mormorando un 'grazie'.  Zayn scosse la testa per farmi capire di non essere del tutto fiero del suo acconsentimento, poi si allontanò per parlare ad Ally. Ancora una volta, mi dava fastidio dover dipendere da una persona, come spesso stava accadendo negli ultimi episodi, ma in quella occasione era giusto: Zayn aveva la responsabilità di tutto il gruppo, componenti, vicende e per fino del luogo,ed è dal principio che mi stava facendo un favore, dava un'occasione a tutti noi. Notai la bionda lanciarmi uno sguardo impensierito nel mezzo nella sua conversazione con il moro. Allison schiuse la bocca, prese la borsa e iniziò a frugarci dentro per poi guardare Zayn e scrollare la testa mimando qualcosa con le labbra. Il ragazzo rispose lanciando ancora una volta una sbirciata per terra. Mi guardò e fece cenno di avvicinarmi. Feci come disse, ritrovando il mio corpo più debole.
"Mi dispiace Ever, non ho nulla con me." disse Allison dispiaciuta.
"Non fa nulla." le sorrisi.
Zayn mi prese gentilmente l'avambraccio, guidandomi verso il divano, e ancora prima che me ne accorgessi, Ally prese le borse di Chantal e Bethany portandole in cucina. Le due iniziarono a brontolare. Guardai Zayn ignorarle e distendermi una coperta sulle gambe, non appena mi sedetti. Sentii i muscoli gradire quella mossa.
"Sdraiati." mormorò monotono. Scossi di poco la testa, cosa di cui mi pentii subito per le fitte.
"Voglio seguire il vostro discorso." mi impuntai.
"Potrò riassumertelo io in seguito, quando starai meglio.. Ora sdraiati." mi mossi lentamente poggiando la schiena contro il bracciolo del divano, rimanendo in una via di mezzo tra lo star seduto e disteso. Zayn sbuffò ma, ancora una volta, non disse nulla e mi esaudì.

I ragazzi stavano parlottando su cose alquanto futili e incertezze riguardanti il "piano". Più volte dovetti subirmi degli sguardi poco amichevoli da parte di Bethany, ma poco mi importava. Al contrario, Niall, Allison e Zayn si accertavano di tanto in tanto di come stessi. Sorridevo ai primi due cercando di non farli preoccupare, mentre Zayn, non appena trovava i miei occhi, mi faceva segno di distendermi e dormire; io facevo finta di chiudere gli occhi, sbirciando quando smetteva di controllarmi e tornando poi a cercare di stare attenta ai loro discorsi. Dovevo ammettere che spesso rischiai di cadere veramente nel sonno: il corpo sembrava facesse parte del divano per quanto fossi rilassata, gli occhi mi si chiudevano mentre la testa continuava a girarmi e i brividi a scuotermi insieme agli starnuti più frequenti. Quasi certamente mi ero davvero appisolata un paio di volte.. Quando smisero di parlare, iniziarono i fatti e si separarono tutti per i loro ruoli: chi era uscito per andare a studiare meglio il luogo della rapina, chi armeggiava con dei marchingegni o con il computer, chi era andato a procurare del materiale.. Fu quello il momento in cui ne approfittai per dormire, non avendo neppure altre scusanti da volgere agli accertamenti di Zayn; così chiusi gli occhi e, in men che non si dica, già mi ero abbandonata alla debolezza.


*HARRY*
Quando Ever uscì di casa, aspettai alcuni attimi per verificare fosse sicura che non la seguissi, quindi presi la mia giacca e le chiavi della macchina appena acquisita. Scesi velocemente le scale del palazzo sovrappensiero, riflettendo sulla ragazza che continuava a rifiutare l'idea di farmi entrare nella sua mente e nella sua vita. Pensai a quanto trovassi divertente il fatto che lei cercasse di allontanarmi, e a quanto io sia un mistero per lei, ma anche a come si stesse impegnando per non darlo a vedere, facendo la distaccata e disinteressata. D'altro canto, era allo stesso tempo una difficoltà la sua non collaborazione.. e per questo mi dava simultaneamente fastidio. Non riuscivo a comprendere il motivo per cui avvenne quello che avvenne la medesima mattina: non avevo percepito alcun segno, alcun sintomo che mi facesse capire che Ever fosse in pericolo. Solo quando tornai a casa e non la trovai iniziai a preoccuparmi. La chiamai più volte al cellulare ma ovviamente lei l'aveva lasciato a casa, distratta com'è, la cercai nel quartiere e andai a chiedere al barista del pub in cui era solita andare ma nulla. Quando stavo per perdere le speranze, tornato a casa e rimasto in salotto con il cellulare in mano pensando a chi potessi rivolgermi, ecco che tornò in condizioni alquanto scosse, con al suo fianco un ragazzo che mi diede subito una pessima sensazione. Non volevo saltare a conclusioni affrettate, ma quel tipo mi sembrava avesse l'aria di uno che stesse nascondendo qualcosa e che stesse giocando a fare "l'amicone" con Ev, avendo in realtà fini diversi. Appena vidi quel ragazzo dall'aria scura, cupa e misteriosa, ebbi immediatamente una scossa, una scossa che mi fece tendere i nervi. A contrario di Ever, che era per certo affascinata da quell'enigma, io non sopportavo i segreti, gli indovinelli, le questioni incerte e non definite. Per me le cose erano o nere o bianche e se ce n'erano di celate, allora dovevo risolverle il prima possibile per identificarle e collocarle. Se solo pensavo che in quel preciso momento Ever era con lui, se solo pensavo che lui l'aveva soccorsa e riportata a casa quando sarei dovuto essere stato io a farlo.. il solo pensiero mi faceva ribollire il sangue nelle vene.
Mi ritrovavo nella mia Range Rover nera, non proprio nuova di zecca ma non c'era da lamentarsi. Intravidi la Ford blu metallizzata in cui, dalla finestra della scalinata, avevo visto  entrare Ever e mi tenni ad una discreta distanza da questa per non dare sospetti. Dopo un po' riconobbi il quartiere in cui si stava dirigendo, per nulla affidabile. Successero altri lunghi minuti e la Ford svoltò finalmente in uno dei vicoli. Parcheggiai l'auto rimanendo nella via principale e scesi. Procedetti  camminando lentamente e mi affacciai alla stradina, scorgendo puntualmente Ever chiudersi la portiera alle spalle e voltarsi verso una grossa porta laterale. Strinsi gli occhi cercando di avere una visibilità più nitida. Il ragazzo che la accompagnava camminò attorno alla macchina e la seguì. D'un tratto, lui si fermò a metà strada di distanza dal palazzo, esitò prima di voltare la testa verso la mia direzione. Mi scostai immediatamente, poggiandomi alla parete poco prima che sterzasse nell'angolo della stradina. Mi chiesi quale strana forza l'avesse portato a girarsi. Attesi alcuni secondi e sbirciai ancora. Lui entrò dentro al palazzo dopo Ever, che non si era accorta di nulla. Inspirai e procedetti nel vicolo che cercai di conoscere: c'erano solo due entrate per quel palazzo, una diversi metri più in fondo ma di legno, e altre due nel palazzo frontale, questa volta più strette e con una scala verticale e arrugginita incorporata alla facciata. Le finestre di entrambi i palazzi si fronteggiavano, erano pannelli larghi, alcuni rotti, altri nuovi o offuscati dal tempo, in certi c'erano delle sbarre, anche queste di metallo, per la sicurezza. Cercai di aprire piano l'entrata da cui passarono i due, rimanendo sbigottito quando non si mosse. Riprovai con più forza ma nulla. Il ragazzo doveva averla chiusa dall'interno. Mi avvicinai alla finestra allungata, di quelle velate e assicurate dalle sbarre. Dentro riuscivo a scorgere una piccola cucina di quello che sembrava un piccolo appartamento; forse un trilocale o monolocale. Un tizio biondo, più o meno della mia stessa età, si aggirava con qualcosa in mano. Cercai di scorgere altro ma senza tanti risultati. Mi poggiai lateralmente al muro. Allora mi concentrai per stabilire un contatto dall'interno. Chiusi gli occhi e liberai la mente, isolandomi prima da ciò che mi accadeva intorno e focalizzandomi poi sul mio obbiettivo. Inquadrai l'abitazione e le persone che c'erano al suo interno: oltre ai due di cui sapevo già la presenza, c'erano una ragazza e due ragazzi. La maggior parte erano concentrati intorno ad un tavolo, riuscivo a sentire i loro discorsi riguardante uno stupido gioco a carte. Continuai ad "origliare", sentendo continuamente una strana sensazione impossibile da descrivere. Un'altra leggera percezione iniziò a essere presente ma questa volta era totalmente diversa e riguardava Ever. Anche da ciò che dissero capii che stava male. Iniziai a preoccuparmi. Come avrei potuto agire? Di certo non potevo comparire lì dal nulla, prendere Ev e andarmene per portarla a casa e curarla, lei si sarebbe incazzata e non mi avrebbe più rivolto la parola sapendo che l'avevo seguita, e poi tutti gli altri partecipi non avrebbero di certo accolto un'intromissione del genere.. Continuavo a ragionare sul da farsi e nel frattempo udii che lei e il tipo fastidioso erano in cucina. Sorrisi tra me e me sapendo che mi facilitarono inconsciamente le cose. Ever era frustrata e malata, ma quello che uscì dalla sua bocca mi seccò non poco.
"Zayn, per favore. Fammi restare, l'ultima cosa che voglio è tornare a casa."
"Perchè? Qualcosa ha a che fare con il tuo coinquilino?"
"Più o meno si. Non andiamo proprio d'accordo e so già che non appena mi vedrà inizierà ad infastidirmi con l'ennesima polemica. Ti prego, cosa ti costa riportarmi tra qualche ora?"
Dovetti immediatamente interrompere il contatto perchè due ragazze avevano appena svoltato l'angolo della strada. Non appena me ne accorsi, mi dispersi e portai alla macchina. Per verificare che non mi avessero visto, riattraversai la strada e mi fermai all'angolo.
"CHANTY! - strillò una delle due. - CHI ERA QUELLO?! L'HAI VISTO?! ERA LI' E ORA E' SPARITO!!" l'amica, per buona sorte, era totalmente presa dal suo cellulare.
"Ma che cazzo dici? Sei fatta per caso?" rispose infatti quella. Iniziarono a blaterale tra loro e ne approfittai per andarmene con un sorriso stampato in faccia per il sollievo. Sollievo che sparì entro breve ripensando ad Ever. Entrai in macchina escludendo subito l'idea di continuare a controllarla. La tensione cresceva. Possibile che preferisse stare con quei tizi che con me?! Accesi il motore. Possibile che si fidasse di più di quegli sconosciuti che del suo protettore?! Inizia a guidare verso una meta ben precisa. Come poteva aver detto quelle cose su di me?! Come poteva anche solo pensarle?! Lei mi vedeva come un peso, una palla al piede che non faceva altro che polemizzare con lei. E perchè? Perchè mi preoccupavo! Io cercavo di starle vicino, volevo, dovevo, aiutarla e proteggerla e lei non solo non mi veniva in contro, ma si lamentava anche. Se libertà era quello che voleva.. Se voleva che non la disturbassi più.. Così avrei fatto.
Giunsi ad un semaforo rosso, ne approfittai per controllare le tasche dei miei jeans dove avrei dovuto trovare un pezzo di carta procurato la sera prima. Lo trovai e passai tra il dito indice e il medio cercando di stendere le pieghe della carta. Lessi il numero di telefono e, di sfuggita, anche il nome segnato sopra. Chiamai la ragazza che rispose dopo due squilli, mentre premevo il piede sull'acceleratore.
- Pronto? - disse la voce della ragazza. La ricordavo più squillante..
- Ciao.. Lucy? Sono Harry. - parlai incerto.
- Oh Harry! Ciao. - ecco che tornò a essere leggermente più acuta.
- Senti, hai da fare adesso? -
- .. No. Sono a casa.. -
- Ti va di vederci? -
- Ok. Dove? -
- Lascia stare. Vengo io da te. - stabilii. A malapena sentii l' "ok" di risposta che riattaccai e proseguii verso la casa in cui ero già stato la notte passata.
Quando bussai alla porta, mi aprì la ragazza dai capelli rossi legati in una coda, il viso meno truccato rispetto l'ultima volta che l'avevo vista e l'abbigliamento meno eccentrico. Era comunque una bella ragazza e mi complimentai con me stesso prima di salutarla alla svelta e prendendo subito a baciarla, chiudendomi la porta d'ingresso alle spalle.

 

 

 

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Spazio della solita svitata autrice.
Hi! Sono tornata con non proprio il migliore dei capitoli.. Capisco che potrebbe sembrare (forse) alquanto storto ma il prossimo, che ho già iniziato, o lo sarà ancora di più o vi scioglierà alcuni dubbi.
Veniamo a noi. Ever continua ad avere problemi con il nostro bel Haroldo e non sembra in via di miglioramento (?). Al contrario, si avvicina a Zayno che sembra diverso da quel che si aspettava, un po' come Harry d'altronde.
Torna il punto di vista di Harry e alcune azioni "sovrumane" che vi dico già non saranno così abituali, se no questa storia si pasticcerebbe ancora di più e non è proprio il caso.
Harry, pertanto, trova difficoltà a seguire Ever e quando capisce che non lo vede con tanta simpatia, la prende male e decide di allungare a sua volta le distanze andando da questa Lucy. Poi sente alcune percezioni strane in presenza di Zayn.. Mmmh..
Poi poi poi.. che altro.. basta direi..  Boh, magari ditemi voi..
Questo spazio autrice è stranamente e particolarmente corto haha..
Io vi lascio e saluto con affetto.
Al prossimo capitolo.
_moody

 

 

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Capitolo 8
*** Fever ***


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Febbre

 


Per una serie di momenti non riconobbi se stessi sognando o fossi minimamente sveglia. Il sonno fu per la maggior parte del tempo pesante ma a volte qualche rumore brusco o movimento mi riscuoteva leggermente e riportava alla realtà pur non  lasciandomi del tutto cosciente. A parte quei momenti, i miei sogni erano vuoti.
Mi sembrò di sentire 2 voci vicinissime. Non compresi le loro parole, non riuscivo a ragionare. Dopo vari tentativi, arrivai ad aprire gli occhi quando qualcosa si poggiò sulla mia fronte e poi sulle guance. La testa mi scoppiava. Quel tocco fu  bollente. Tutto ciò che la febbre mi permise di distinguere quando sollevai le palpebre, fu un viso sfocato sopra il mio e una forte luce dietro questo che mi fece richiudere gli occhi per il bruciore che mi provocò. Le voci sembravano essere un po' più chiare. Identificai solo la frase "la porto a casa" e poi mi sentii sollevare dalla mia morbida postazione. Subito la sensazione di essere scoperta e il freddo mi fece riscuotere. Iniziai a mugugnare non avendo nemmeno la forza per parlare. Le braccia che mi alzarono mi strinsero calde e forti contro un petto tonico. Un respiro tiepido si avvicinò al mio orecchio sussurrando un "ssssh" che immediatamente mi confortò riscaldando tutto il mio corpo. Sembrò all'istante che ricaddi nel sonno, come svenuta.

Dischiusi gli occhi e la prima cosa che vidi fu un soffitto bianco. Sbattei più volte le ciglia per inumidirle, data la strana irritazione che ancora affaticava la mia vista. Immobile, mi accorsi che il mal di testa sembrò essersi di poco calmato. Quando decisi di sollevare  la testa, fino a quel momento immersa in diversi cuscini, mi smarrii identificando che la stanza in cui mi trovavo, non era nè di casa mia, nè del monolocale. Alzai il busto con fatica facendo forza sui gomiti e mi guardai intorno sperando di capirci qualcosa. Il letto su cui mi trovavo era ampio, matrimoniale, con due comodini ai lati fatti di legno scuro, come il resto dei mobili. C'era un armadio sulla parete affianco al letto, una scrivania subito dopo, un alto specchio accostato alla larga finestra e una libreria per lo più contenente quaderni e oggetti vari anziché libri. Repentinamente rispostai lo sguardo sulla finestra: il sole era ormai calato, era praticamente buio e la stanza era illuminata grazie alle lampade. Dove mi trovavo? Che ore erano? Dovevo tornare a casa o Harry non me l'avrebbe davvero fatta passare liscia. Cercai con gli occhi un orologio e adocchiai la sveglia sul mobile segnare le ore 20.32. Mi stavo sedendo e solo quando lo vidi sulle coperte mi resi conto del panno verde che stava, fino a un istante prima, sulla mia fronte. La porta già schiusa si aprì del tutto e Zayn entrò cercandomi. Un mezzo sorriso si aprì sul suo volto. 
"Buongiorno, o meglio, buonasera. - disse avvicinandosi e sedendosi al mio fianco, sul letto. -  Come ti senti?" chiese scrutando come a cercare di capirlo da solo. Mi ricordai della conversazione che avevo udito alcune ore prima; a quanto pareva era avvenuta davvero, e direi che con 'casa' Zayn intendesse la SUA e non la mia.. Di certo l'ultima persona che avrei voluto mi vedesse in certe condizioni era proprio lui. Ero immersa da diversi strati di coperte, sudata, con i capelli umidi e chissà quale espressione.
"Mmh..  Alquanto stordita. Non proprio un fiore." sorrisi amaramente.
"Avresti dovuto vederti prima. Ti dimenavi e lamentavi nel sonno come una matta. Avevi 41 di febbre." mi informò. Io mi strozzai con la mia stessa saliva. "Ora prendi questo." mi porse una pillola bianca e un bicchiere d'acqua che presi esitando. "Tranquilla, è una normale tachipirina." aggiunse con un sospiro.
"Io non.."  lasciai cadere la frase quando la sua espressione pronta mi intimidì. Indicò la mia mano con un cenno del capo, mentre prese il panno ormai tiepido. Uscì dalla stanza e io ingoiai la pillola scolando velocemente l'acqua. Zayn tornò e mi rimise il tessuto, questa volta bagnato e fresco, sulla fronte. Considerò il bicchiere e lo prese dalla mia mano dicendo:
"Brava ragazza! Vuoi un'altro po' d'acqua?" sussurrai 'no', cercando di non pensare alla prima parte della frase che mi causava solo imbarazzo. Lo mise sul comodino, rimboccandomi le coperte e tornando alla sua precedente postazione.
"Non dovrei restare qui, dovrei tornare a casa.." dissi lasciandolo fare. Quelle attenzioni non mi facevano altro che piacere. Zayn mi tese il termometro che sistemai sotto il braccio. Sorrise quasi.. intenerito, cosa che mi impressionò .
"Da come l'hai detto, direi che tu non vuoi andarci."notò. Non risposi, abbassando lo sguardo in segno di conferma alla sua ipotesi. "Adesso ti dico cosa facciamo.. Tu rimani qui, per ora a tempo indeterminato, dato che da quando ti ho portata a casa mia non hai fatto che stare meglio. Oltretutto non ti conviene uscire fuori, finiresti per prendere altro freddo."
"Ma Harry.. devo avvertirlo." anche se sapevo avrebbe disapprovato, per di più, era ormai impossibile evitare che si accorgesse del mio ritardo, data l'ora.
"Lo chiamo io. Basta che mi dai il numero." si offrì. Indicai la borsetta ai piedi del letto e lui me la diede.
"No, ci penso io." insistetti prendendo il cellulare sospirando. Fui sorpresa nel non vedere chiamate perse segnate sullo schermo.  Zayn me lo strappò di mano.
"Assolutamente no. Non voglio tu discuta con lui." rimasi in silenzio, non avendo nemmeno voglia di insistere. Cercò nella rubrica e mi mostrò il nome per avere la conferma fosse il numero giusto. Quando lo approvai, Zayn premette il tasto verde e uscì dalla stanza.
Ero certa il mio comportamento non fosse corretto: nei confronti di Zayn per cui ero solo un peso, anche se cercava di rivelare il contrario, e nei confronti di Harry che stava per venire  informato della mia salute proprio da - citando le sue testuali parole - 'quello che non gli piace' e che 'ha qualcosa che non lo convince'.
Non ebbi neanche il  tempo di pensare ad altro e sentirmi in colpa perchè il moro ritornò con aria perplessa. Stava continuando a guardare lo schermo, poi mi osservò. 
"Non risponde." disse solamente. Strabuzzai gli occhi. Questa poi..
"Dammi, ci provo io." tesi la mano con sicurezza.
"Ever, ho già provato 3 volte. Cosa ti fa pensare che ti risponda?" in effetti.. Sarebbe stato sempre lo stesso numero e, ipoteticamente, si sarebbe sottratto un'altra volta dal rispondere o proprio non avrebbe sentito il richiamo.
"Sarà arrabbiato, per questo non risponde.." pensai a voce alta. Zayn alzò le spalle, rimettendo il cellulare nella borsetta accanto a me.
"Non ci pensare. - sorrise incoraggiante. - Pensa a riposarti." fece una pausa iniziando a grattarsi il mento, gesto che riconobbi solito quando iniziava a pensare tra sè e sè. "Avrai fame! Adesso ti porto la cena. - esclamò di sorpresa precipitandosi fuori dalla porta. - Ah, fai come se fossi a casa tua!" aggiunse affacciandosi un'ultima volta. Ridacchiai, facendo attenzione a non esagerare o ne avrei subito le conseguenze dalla mia testa. Zayn nelle vesti di mammo era l'ultima delle facciate che mi sarei aspettata di vedere. Mi ricordai del termometro e ne controllai la temperatura di diverse linee più bassa. Dovevo ammettere che al moro quel ruolo riusciva perfino bene. Mi ripromisi di ringraziarlo dovutamente, non appena sarebbe tornato, per tutte le cure che mi stava riservando.
Approfittai della sua assenza per alzarmi in piedi e dopo alcuni capogiri uscii dalla camera. Il corridoio a cui dava era composto da altre 2 porte, prima di collegarsi alle scale verso il piano inferiore. Nella flebile luce, mi avviai verso una delle porte con il proposito di trovare il bagno per rinfrescarmi e sistemarmi quanto possibile. Mi avvicinai per percezione a quella più lontana dalle scale e abbassai la maniglia.
"Ever!" enfatizzò il ragazzo comparso improvvisamente alle mie spalle. Sobbalzai.
"Zayn. Devi smetterla di spaventarmi." dissi senza pensarci. Ed ecco un'altro deja vu, la stessa identica cosa mi capitava con Harry: compariva all'improvviso e io gli dissi la stessa cosa quel medesimo giorno. La faccenda era alquanto inquietante..
"Cosa stai facendo?" chiese ignorando le mie parole. Lasciai la presa sulla maniglia, continuando a fissare i suoi occhi scuri diventare particolarmente scintillanti nella luce debole.
"Cercavo il bagno. "
"E' l'altra porta." indicò con il pollice alle sue spalle, mentre con l'altra mano teneva in bilico un vassoio che portava un piatto di zuppa. Mi chiesi come facesse ad avere tutto quell'equilibrio.
"Oh!" mormorai non sapendo cosa dire. Lo superai andando nella direzione che mi aveva indicato. Mi fermai poco prima di entrare e rivolsi al ragazzo. "Zayn? Mi presteresti un asciugamano?"  mi stava ancora osservando sulla soglia della camera.
"Se ti intendi fare la doccia te lo sconsiglio. Gli sbalzi di temperatura peggiorerebbero la tua salute; è meglio se la fai quando ti sarà passata del tutto la febbre."
"Ho capito mamma, ora mi daresti un asciugamano per piacere?" lo presi in giro. Zayn scosse la testa allegramente, prima di dare risposta.
"Sono nel mobile sotto al lavandino." gli sorrisi e mi voltai per aprire la porta quando mi bloccò. "Aspetta!" sparì nella camera da letto e ne uscì con dei vestiti in mano. "Nel caso ti voglia cambiare. Sicuramente non saranno della tua misura, ma è già qualcosa." sorrise alzando un angolo della bocca. Presi ciò che mi stava offrendo ringraziandolo divertita, ed entrai. Appoggiai le cose sulla lavatrice e mi guardai allo specchio con disappunto: non ero contenta di vedere la pelle così bianca, le pieghe sotto gli occhi semichiusi e i capelli in condizioni disastrose ma non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Sbuffai e mi schiarii la gola. Mi lavai accuratamente, se pur di fretta, a pezzi dal sudore e mi asciugai con un morbido e ampio asciugamano. Poi mi legai i capelli con l'elastico che portavo usualmente al polso. Dopo essermi infilata i vestiti di Zayn, risi esaminando la mia intera figura riflessa nella vetrata di un mobile. I pantaloni della tuta che mi aveva dato strisciavano a terra, superando le dita dei miei piedi, e la felpa mi arrivava più sotto del sedere, per non parlare delle maniche. Almeno ero contenta del calore che fornivano, della morbidezza e del leggero profumo di Zayn che era ormai entrato a contatto con la mia pelle. Lavai frettolosamente anche i vestiti che mi ero appena tolta e li appesi agli angoli di un mobile in modo che il giorno dopo li avrei potuti mettere puliti. - Ero ormai consapevole sarei rimasta lì fino l'indomani. - Mi diedi un'ultima occhiata alzando le spalle, sapendo di non poter fare molto altro, e uscii.
Quando rientrai in camera da letto, Zayn stava trafficando con il suo telefonino, sempre seduto sul letto.
"Finalmente, spero la zuppa non si sia raffreddata." mi sentì arrivare. Quando alzò lo sguardo, mi osservò per brevi istanti prima di scoppiare a ridere e "Sembri un nano."pronunciò.
"Lo so." lo accompagnai rimettendomi sotto le coperte e posando il vassoio sulle gambe. Impaziente di mangiare qualcosa di caldo, cominciai subito.
"E' ancora caldo. Com'è possibile? Quanto lo avevi riscaldato?" chiesi ironica.
"Era praticamente bollente quando l'ho tolto dal microonde. A me piace così.." lo esaminai, pensando fosse improbabile e assurdo. "L'ho riscaldato di nuovo.."ammise lui fissando il soffitto. Ridacchiai.
"L'hai fatta tu la zuppa? O era uno di quei piatti pronti venduti al supermercato?"
"Non intendo dare una risposta a questa domanda, visto questi tuoi dubbi sulle mie doti culinarie." borbottò facendo il finto offeso. Ridemmo ancora.
"Tu hai già cenato?" chiesi con ancora un po' di disagio per la mia presenza in casa sua.
"Si, mentre dormivi." mi tranquillizzò sorridendo.
"Zayn, ti ringrazio per l'ospitalità, le cure e.. il prestito. - dissi guardando la felpa che portavo e iniziando a giocherellare con la manica troppo lunga. - Davvero, sei stato molto gentile."
"Non dirlo neanche. - sorrise ancora in risposta. - L'ho fatto con piacere." replicai con uno stesso sorriso, davvero sorpresa per quanto contenta dal suo atteggiamento. Forse mi ero sbagliata a fissarlo come il solito stronzetto di turno, forse era solo una parte che riservava in presenza del resto del gruppo, forse era solo una sceneggiata per non far dare troppa confidenza, farsi portare rispetto.. o forse dovevo proprio rivalutare del tutto le mie impressioni. Fatto stava che il Zayn di cui ero in presenza era davvero disponibile e premuroso.
Continuammo a scherzare e parlottare del più e del meno in serenità, fino a quando non finii di mangiare. Ma, nonostante parlassi con il moro, una parte dei miei pensieri  continuava a stare con Harry e diverse, opportune, domande riguardanti il riccio mi balenavano per la testa, non potendo avere risposte.
Dopo cena, Zayn mi lasciò sola per dormire andando a fare i fatti suoi, visto che era comunque presto per andare a riposare. In pochi attimi, ero nuovamente in balia del sonno. 

Aprii gli occhi lentamente, la tranquillità e il silenzio regnavano nella stanza. Fissai per alcuni secondi, immobile, la luce solare creare delle chiare strisce sul muro. Ero sul fianco, rivolta verso la porta chiusa. Quella mattina ero inspiegabilmente serena. Il mal di testa era del tutto passato e questo mi riportò a pensare che era stata solo una temporale emicrania dovuta ad un po' di freddo. Sbadigliai e mi stropicciai le palpebre girandomi sulla schiena, quando mi accorsi di una presenza al mio fianco. Contenni un urlo di sorpresa notando Zayn dormire indisturbato a pancia in su, con il viso rivolto verso il lato opposto. Mi sporsi per verificare che non fosse sveglio. Lo potei sentire respirare piano. I capelli erano spettinati e aveva un'espressione appena  crucciata, le labbra sembravano quelle di un bambino mentre faceva il broncio ma le lunghe e scure ciglia gli davano un'aria dolce. Era come se fosse esposto. Così, addormentato, non era cosciente di cosa succedesse, non era cosciente del fatto che lo stessi guardando. Non poteva controllare la situazione, in qualche modo non mi sentivo affatto intimidita, rispetto le altre volte in sua presenza. Era nel suo stato naturale, senza quel fare sempre sicuro e controllato in qualsiasi situazione; mai una volta che fosse sembrato minimamente  in difficoltà. Ho sempre pensato che quando le persone dormono, sono nel loro stato più puro.
Mi riaccomodai sul cuscino considerando il tatuaggio sul suo collo, visto precedentemente solo in lontananza. Mi avvalsi di quella condizione per studiarlo meglio. Avevo intravisto altri numerosi tatuaggi ma quello era il primo che potevo vedere così da vicino. Sembrava una foglia, o forse una piuma, o una coda, dato che continuava oltre lo scollo della t-shirt nera che vestiva. Percorsi le linee e i dettagli di quel disegno con gli occhi, immaginando come potesse essere per intero. Dopo un paio di minuti, mi alzai molto lentamente cercando di non svegliarlo. Una volta in piedi, mi avvicinai alla porta e abbassai la maniglia aprendola. La maledissi quando cigolò ma mi rasserenai notando Zayn nella stessa condizione di prima. Lasciai la porta socchiusa per non dover fare ancora rumore e mi diressi in bagno per una doccia.
L'acqua temperata scivolava sulla mia pelle mista ad un po' di bagnoschiuma che avevo rubato al ragazzo, così come con lo shampoo. Il suo profumo era dappertutto ma mancava ancora l'odore di tabacco per completarlo. Mi asciugai e coprii con i miei vestiti, ormai asciutti. Tamponai i capelli bagnati e li arrotolai come un turbante con l'asciugamano. Mi pulii anche i denti, usando il dito come spazzolino improvvisato, tanto per sciacquare la bocca. Finito, uscii dal bagno. 
"Buongiorno!" disse con voce assonnata il moro, appoggiato al muro vicino alle scale.
"Buongiorno. Ti ho svegliato?" domandai. Zayn scosse la testa con un sorriso.
"Come ti senti?" si staccò dal muro. Valutai che, oltre alla maglia nera, indossava i pantaloni di una tuta molto simile a quelli che mi aveva dato. Sorrisi a mia volta.
"Una meraviglia! Sono certa che la febbre mi è passata." lo vidi sospirare sollevato. "Ah, ho lasciato i tuoi vestiti in bagno." mi ricordai quando lui mi guardò dall'alto al basso.
"Ti va di mangiare qualcosa?" chiese.
"Certo."
"Bene, perchè ho già preparato tutto il necessario per una colazione decente. Giù in cucina." bofonchiò grattandosi la testa con un sorriso ingenuo. Ricambiai il riso e mi avviai verso la cucina seguendo le sue istruzioni, intanto che si appropriava del bagno.
Scese le scale ad angolo retto, mi imbattei nel confine dove la cucina e il salotto si incontravano, davanti alla porta d'entrata. La posizione delle camere era strategicamente disposta. Andai a destra, verso la cucina, e fui piacevolmente sorpresa nel notare un banco - come quelli dei bar - fare da tavolo e fronteggiare quello che era effettivamente la collocazione dove cucinare. Sopra, una varietà di pacchi già aperti, con biscotti, cereali con tanto di ciotole e posate, fette biscottate, pane, marmellata ai fichi e alle fragole, succo alla mela, latte e bustine di thè alla vaniglia, proprio come quello che bevevo solitamente. Non ci pensai due volte e misi a bollire l'acqua per il thè, accorgendomi sul momento della caffettiera sul fuoco. Quando fu pronto, versai l'acqua in una delle due tazze, a pois, e lasciai che prendesse il gusto e l'essenza della vaniglia, beandomi ancora una volta di quel dolce profumo che da sempre era il mio preferito. Mi accomodai su una sedia, indecisa su cosa mangiare. Fossi stata sola, avrei assaggiato tutto ma mi contenni e optai per la marmellata alle fragole. Mentre stavo spalmando la consistenza gelatinosa e rossa su una fetta biscottata, scese Zayn in tutto il suo fascino e in tutta la sua sicurezza. Era stretto in un paio di jeans blu sbiaditi, una t-shirt stampata di vari colori e i capelli sistemati, leggermente tendenti verso l'alto. Mi sorrise quando mi superò per occuparsi della caffettiera. Lo tenevo d'occhio di sfuggita concentrandomi per lo più sulla marmellata. Versò il caffè fumante nella sua tazza allungandolo con un po' di latte, poi si sedette di fronte a me prendendo a sgranocchiare biscotti. Erano quelli con gocce al cioccolato. Dovevo smetterla di analizzare ogni particolare sulle azioni della gente. Facemmo colazione in silenzio, il bello è che non era affatto imbarazzante nè mi sentivo a disagio: Zayn era così, non doveva parlare per forza, era distaccato, riservato, non come una di quelle persone chiacchierone che pur di non stare in silenzio iniziano a parlare della prima cosa possa essere frutto di dialogo. Quando finii le mie due fette biscottate, leccandomi i baffi per quanto fosse buona quella stessa marmellata, rivolsi finalmente tutte le mie attenzioni al thè. Mi colpii nel notare quanti frollini Zayn mangiasse.
"Ti fanno proprio schifo quei biscotti.." commentai con ironia. Zayn sollevò il naso dalla tazza, interrompendosi nel momento in cui inzuppava l'ennesimo per considerarmi.
"Sono i miei preferiti." si giustificò. "Ne vuoi uno?" mi porse la busta.
"Grazie. - ne presi uno, effettivamente invogliata. - Sono anche i miei preferiti." sorridemmo per la coincidenza e finimmo di mangiare.
Mi asciugai i capelli e entrambi ci preparammo per uscire, intenzionati a riportarmi a casa. Ovviamente Zayn aveva voluto verificare che fossi effettivamente guarita dalla febbre, e mi aveva nuovamente assecondata chiudendo un occhio su quel futile 37 e 2. Uscimmo dall'abitazione e per la prima volta vidi la comune e deliziosa villetta a schiera dall'esterno.

Entrai guardandomi attorno alla ricerca di Harry. Lo chiamai ma il silenzio regnava nell'appartamento. Durante la strada avevo più volte provato a contattarlo col cellulare, inutile dire che neanche una volta aveva risposto. Lasciai entrare anche Zayn e chiusi la porta.
"Ti va di bere qualcosa?" chiesi impacciata togliendomi la giacca. Mi rimproverai qualche istante dopo. 'Avete appena fatto colazione Ever! '. Non ero abituata ad avere ospiti e non avevo idea di come comportarmi in questi casi. Rimanemmo immobili per un po', uno di fronte all'altra. Aspettavo mi porgesse la giacca nera di pelle, ma non lo fece.
"No ti ringrazio. Ora vado: ho delle cose da fare e credo tu voglia sistemarti e stare sola. - annuii comprensiva mentre stava già riaprendo la porta. - Mi aspetto di ricevere aggiornamenti e notizie sulla tua condizione fisica." si girò sollevando le estremità della bocca per il tempo in cui usciva. Mi appoggiai alla porta, cercando di farlo rallentare e sembrare più cordiale: mi dispiaceva lasciarlo andare così dopo tutte le attenzioni che mi aveva rivolto.
"Grazie ancora di tutto."
"Ti ho già detto di non ringraziarmi. - borbottò indietreggiando verso le scale. - A domani." sorrise ancora.
"A domani." contraccambiai prima che sparisse definitivamente dal pianerottolo. Chiusi la porta e mi cambiai con dei vestiti più comodi, pensando che avrei finalmente passato tutta la giornata in casa, non proprio in tranquillità vista la mancanza di Harry. In macchina Zayn mi aveva informato che quel pomeriggio lui e altri del gruppo sarebbero andati a fare alcune commissioni, non specificò di quale tipo nè io glielo chiesi, per cui il solito incontro al rifugio non ci sarebbe stato e , non potendo fare altro, avrei aspettato il riccio. Guardando inconsciamente verso la porta, sdraiata sul divano, immaginai il suo arrivo e la sgridata che avrei finalmente potuto fargli per non essersi fatto sentire. 

Un rumore di chiavi metallico mi svegliò: per l'ennesima volta nel giro di quei paio di giorni mi ero assopita, e per ben 2 ore e mezza. Mi alzai istintivamente col busto battendo le palpebre confusa. Vidi la schiena di Harry mentre chiudeva il portone e i suoi vestiti, così come i capelli, erano particolarmente stropicciati.
"Dov'eri finito?!" sobbalzò alla mia esclamazione, rilassandosi subito dopo mentre rimaneva di spalle. "Ti rendi conto di quante volte io ti abbia chiamato?" continuai con sicurezza, se pur la mia voce fosse alquanto bassa. Mi sentivo un genitore nello sgridare il proprio figlio, faccenda già accaduta con lui, ma tra noi era una continua gara a chi riprendesse di più l'altro. Non disse nulla; si voltò senza nemmeno valutarmi, come se non ci fossi, e andò in cucina. Nemmeno ci pensai, balzai dal divano e lo seguii, scioccata per quanto avessi dovuto aspettarmi quel suo gesto.
"Harry! Si può sapere cosa ti prende?!" riuscii ad attirare la sua attenzione intanto che stappava una bottiglia di birra appena presa dal frigo, e se la scolava. Sebbene mi stesse attualmente studiando, ancora non spiccicava parola. Prima mi aveva trascurata, ora mi stava trapassando con le sue sfere ghiacciate irrigidendosi come se fosse (un'altra volta) arrabbiato. "HARRY!" lo chiamai sentendo i nervi iniziare a tendersi. Nulla, rimase immutato. Non mi erano mancati i suoi occhi su di me. Era proprio il motivo per cui ieri sera non volevo tornare a casa. Li sentivo bruciare per quanto gelidi e fissi. Come quando tieni per tanto tempo della neve stretta nel pugno nudo, è così fredda che brucia, e sei costretta a lasciarla. Un'ansia nuova cresceva e si manifestava dentro di me. Ero sfinita da quel suo atteggiamento. Cosa gli stava accadendo adesso? Cosa MI stava accadendo? Perchè faceva così? Stabilendo che lui non avesse intenzione di rivolgermi la parola, mi sentii angosciata e turbata. Sembrava che avessi fatto qualcosa di male, mentre non avevo fatto nulla. Le sue iridi mi accusavano ingiustamente, senza parlare.
"Quando avrai intenzione di parlare avvisami!" sfogai nel momento in cui ero sull'orlo di piangere come una stupida. E corsi di sopra, fiondandomi in camera, sbattendo forte la porta e cadendo sul letto mentre cercavo di soffocare quelle lacrime insensate. Non comprendevo il motivo per cui stessi piangendo, semplicemente stavo male. Era possibile che, solo scrutandomi, Harry era in grado di farmi stare così male? Era assolutamente insensato. Ma la sensazione che provavo.. era insopportabile.
 

 

 


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Hey!
Nulla, ho pensato per tipo 5 minuti a come iniziare in modo carino questo spazio autrice ma dal risultato si capisce che non ho raggiunto nulla.
Abbiamo qui un capitolo un po' particolare..
Vi confesso che mi sento sempre strana mentre scrivo questa storia e non so il perchè. Questo capitolo mi sembrava sensato (?) finchè non ho scritto l'ultima parte, quella in cui è rientrato in ballo Harry.. perciò la mia attuale teoria è che sia Harry a stordirmi haha..
Probabilmente anche voi sarete stranite.. forse.. mi rendo conto di aver improvvisamente cambiato la situazione ma è il punto della storia: la diversità dei momenti con Zayn e quelli con Harry, non so se mi spiego.
Andando nello specifico, all'inizio abbiamo Ever malata e Zayn che si prende cura di lei aaw ** passano dei momenti sereni e tranquilli e blablabla. Poi Ever torna a casa e, quando rincasa a sua volta anche il nostro Harold, lui si comporta in modo particolare ovviamente perchè, dal capitolo precedente, l'ha spiata e ha sentito la discussione tra Zayn e Ev nel rifugio.. ma non sapendolo, lei non si spiega la ragione del suo modo di agire e piange dalla frustrazione.
Eh che ci vogliamo fare.. storia contorta. Spero non abbiate trovato questo capitolo noioso.
Che poi, avete fatto caso che alla fine c'è sempre la parte più drammatica/sentimentale? No? Ok, come non detto.
Vi anticipo, però, che questa sarà una svolta. Già. Non vi dico nient'altro, si capirà meglio dalla prossima puntata haha. PROMETTO!
Poi poi poi.. boh..
Ah, volevo infinitamente ringraziare chi ha messo questa ff tra le seguite, preferite e ricordate. GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Credo sia tutto.
Un bacio
_moody

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Capitolo 9
*** Let's have a beer ***


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Facciamoci una birra


Osservai un'altra volta la varietà di lucchetti in metallo posizionati sul tavolo, poi scontrai gli occhi chiari del biondo mentre se ne stava immobile, ad attendere una mia azione. Sospirai considerando i congegni sul suo lato e, prendendo l'ennesimo lucchetto di fronte a me, cominciai a maneggiare con quelli che ricordai si chiamassero grimaldello e tensore di qualche tipo. Avevo perso il conto di quanti tentativi avessi già fatto, ma lo sguardo sempre concentrato e fiducioso di Niall mi incoraggiò a riprovare. Cercai di ripetere le azioni che mi aveva più volte fatto vedere. Il lucchetto faceva dei rumori secchi per ogni scatto. Ormai cercavo di andare un po' a caso, scoraggiata. 'Nessuno riesce mai a sbloccarlo ai primi tentativi.' Aveva detto Bethany arricciando il naso con superficialità, intanto che mi passava casualmente davanti. Niall notò  il mio sconforto, dato che era circa un'ora e mezza che ci trovavamo in quella situazione.
"Non ti preoccupare, riproveremo anche domani e finchè non ci sarai riuscita." disse promettente. Sorrisi e lo aiutai a mettere tutti gli attrezzi a posto. In meno di mezz'ora sarebbe calata la sera e Bethany, Chantal e Daniel erano già andati via dal rifugio. Mancavano 3 giorni al colpo, io non venivo molto presa in considerazione e tutto il lavoro e l'organizzazione li avevano fatti gli altri mentre a me erano toccati dei 'ripassi di teoria', valutato che tutto quello che facevo era ascoltare le varie indicazioni di Zayn e Niall intanto che cercavano di insegnarmi come comportarmi durante il furto. Non c'era molto divertimento, anche se a volte mi facevano fare dei test e degli allenamenti sugli allarmi o, appunto, sui lucchetti. Cercavo comunque di rimanere concentrata e dare del mio meglio sperando di poter imparare in fretta.  Dopo aver dato il mio contributo nell'ordinare, mi sedetti sul divano e concessi una sigaretta, godendomela dopo tanto tempo. Non ci volle molto che la biondissima Allison mi raggiunse, fumando qualcosa di diverso riguardo cui mi astenni dal chiedere notizie.
"Hai programmi per adesso?" chiese inaspettatamente.
"Emm.. no. - risposi esitando, stupita da quella domanda. - Come mai?"
"Ti andrebbe di andare a berci una birra? Una birra come si deve intendo." 'Perchè no.' pensai.  Mi ero chiesta più volte come fosse avere un'amica con cui uscire e Allison mi stava simpatica.
"Certo." le sorrisi. Ci alzammo e avvertimmo gli altri della nostra uscita.
L'aria era rinfrescante a quell'ora del pomeriggio. Affiancavo Al che mi guidava in un locale a me sconosciuto, occupando il tempo a chiacchierare. In diverse occasioni si era dimostrata amichevole e propensa a darmi suggerimenti per includermi un po' di più nel gruppo e le ero davvero grata, a lei come a Niall e suo cugino Daniel. Mi fidavo abbastanza di Allison e sapevo che, nelle questioni in cui provavo imbarazzo nel chiedere, avrebbe reagito con rispetto e serenità, come una vera amica.
"Non credo lo capirò mai." dissi facendo riferimento a Zayn. Sospirai, guardando il marciapiede scorrere sotto i nostri piedi.
"Ci riuscirai invece, forse non del tutto ma ci riuscirai. Lui non si apre quasi con nessuno ma con te si, lo farà se non l'ha già fatto. Ti ha invitata ad entrare nella comitiva e cerca di starti dietro, di farti in un certo senso crescere e deve per forza provare un po' di fiducia nei tuoi confronti, ed è questo l'elemento che lo farà aprire e che ti aiuterà a capirlo. La fiducia è tutto per lui. Devi solo avere un po' di pazienza, continuare a essere fedele al gruppo e impegnarti a contribuire nel lavoro." era stata chiara. Allison era davvero una persona intelligente e in gamba, sapeva farsi valere e mi scoprii per un momento a pensare che fosse sprecata per quella vita. La vedevo caduta e persa nel circolo dell'alcool, della droga, del furto,  dello spaccio.. Con quel suo abbigliamento sbrindellato e il viso non dei più puliti; era tutto a contrasto con il suo modo di parlare, i suoi capelli luminosi e gli occhi pieni di vitalità e limpidezza. Non sapevo come era finita in tutto questo e mi sentii incuriosita e in qualche modo avvisata dalla sua circostanza. Solo, non era il momento di parlarne nè io mi sentivo nelle condizioni di chiederle della sua vita, quindi mi limitai a domandare del moro.
"Tu sei molto legata a Zayn? Da quel che ho capito lo conosci bene.." da un lato invidiavo il fatto che potesse comprenderlo. Allison sorrise.
"Sai, ci conosciamo da tanto.. lui e Niall. Siamo sempre stati molto legati, abbiamo passati difficili e loro due mi sono stati accanto." disse. Rimasi sorpresa e fui ancora più incuriosita. 
"E gli altri?"
"Daniel l'ho conosciuto subito dopo, per via di Niall, poi Zayn ci ha presentato Charlie. Era con lui che Zayn già spacciava e scippava ma all'inizio erano piccoli furti.. sai, le solite cazzate da ragazzini. Poi, quando decisero che non gli bastava, riunirono il gruppo, comprese Bhetany e Chantal. Personalmente, tra noi ragazze non è mai corso buon sangue: loro non mi piacciono e io non piaccio a loro ma ci limitiamo a ignorarci a vicenda, quando è possibile.. " mi lanciò una furtiva occhiata maliziosa: spesso avevo avuto l'occasione di vederla punzecchiare e prendere in giro le altre due. Ridacchiai, cosa che fece anche lei, prima di riprendere il discorso.
"Comunque sia, Zayn è un vero farabutto. - rise ancora. - ma sa essere gentile e comprensivo verso la sua 'famiglia'." famiglia.. era così che li considerava. "E sai.. non mi sorprenderebbe se si comportasse così anche con te." mi guardò di sottecchi mentre si fermava e prendeva un'altra sigaretta. Mi arrestai con lei, cercando di capire le sue intenzioni. Un paio di volte fece scattare la rotella dell'accendino prima di riuscire ad accenderla. Riprese a camminare quel poco che bastava per girare l'angolo. Di fronte, mi ritrovai una serie di tondi tavolini di ferro davanti all'entrata del pub. La seguii. Si sedette e ordinò per entrambe una birra ad un cameriere con cui aveva molta confidenza. Una volta sole, potei finalmente riprendere nel tentativo di sfamare a piccole dosi i dubbi e le domande che rendevano quell'intero gruppo offuscato.
"Allison, è stata una mia impressione o la storia del periodo di prova non è reale?" domandai insicura.
"Cosa intendi dire?" aggrottò le sopracciglia. Mi posizionai meglio sulla sedia, cercando di non sembrare troppo sfacciata - non volevo che credesse fossi superficiale.
"Insomma.. a me sembra di essere già nel gruppo. Tutta questa storia che la rapina sia un test.. Non mi quadra. Se non mi consideraste già nel gruppo, non parlereste apertamente dello spaccio, dei vostri piani eccetera.." sul viso della bionda si aprì un largo sorriso.
"Ever. - enfatizzò poggiando i gomiti sul tavolo e indicandomi con la sigaretta. - Più ti conosco e più mi piaci." continuò aspirando la nicotina e stiracchiandosi. Strabuzzai gli occhi. Non mi aveva risposto.
"Non capisco."
"Devi sapere che Zayn mi ha parlato di te, ha detto che sei ancora rinchiusa in una specie di guscio e devi farti delle esperienze. E' anche vero che tu sei sveglia nella tua ingenuità e l'intera situazione non ti intimidisce ma devi stare attenta a non sottovalutarla." continuò. Ma cosa.. Perchè tutti credono di conoscermi così bene? Harry, Zayn.. Chi gli dà il diritto di giudicarmi e inquadrarmi come una stupida e sciocca ragazzina infantile! Mi morsi l'interno della guancia per reprimere il nervoso e concentrarmi sulla presenza di Allison. Ancora, non mi aveva dato risposta.
"Quindi..-"
"Si! - mi interruppe velocemente. - Sei già nel gruppo ma io non te l'ho detto." fece un occhiolino. Il cameriere era arrivato con le nostre bibite fresche. Un boccale d'oro scintillante mi si parò davanti; in cima, uno strato di schiuma bianca e soffice. La ragazza scambiò qualche parola con il cameriere, alquanto mingherlino e dall'atteggiamento insicuro, sembrava ci provasse.. Quando se ne andò, avevo già bagnato le labbra nella mia birra. Più che birra schiuma. Mi accertai di non averne residui sulla bocca, ricominciai:
"Ma perchè Zayn ha puntato su di me?" era una domanda lecita, che mi ero già posta. "Insomma.. So che lo fa per aiutare la mia situazione ma che ne sa se ne sono all'altezza?" un'altra volta Allison sorrise, poggiando la sigaretta sul posacenere per bere.
"Lui ha una sorta di sesto senso. Sulle persone e sulle scommesse. Ha scommesso su di te così come l'ha fatto su di noi, che poi eravamo suoi amici.. E quando scommette, non sbaglia mai." rispose. Rimasi in silenzio, per riflettere. Le figure di Zayn e degli altri adesso erano con una leggera cornice. Che il ragazzo fosse sicuro di sè era una certezza risaputa ma aveva anche un lato più semplice che si rivelava solo in certe occasioni e con chi si fidava. Non sapevo la storia degli altri, se non il fatto che la maggior parte avessero un passato turbolento, chi non l'aveva. Rimasi del pensiero che Chantal e Bethany, passato turbolento o no, erano un po' - abbastanza - oche e Allison aveva supportato questa teoria. Ma, naturalmente, anche loro erano avvolte da un alone di mistero. Pensavo positivo al riguardo. Avevo la sicurezza che, presto o tardi, avrei capito sempre più cose e ne ero sollevata - ero stanca di non capire mai niente di nulla.
Coperta dalle logiche, avevo acceso un'altra sigaretta. Al aveva finito e spento la sua. A causa del vento, un po' di cenere grigia si era sparsa sul tavolino. Ero rimasta a fissarla.
"Sei vergine Ever?" iniziai a tossire nuvolette di fumo per l'inattesa e privata domanda. La guardai con gli occhi spalancati mentre sorrideva con un sopracciglio sollevato e bevetti un sorso, inumidendo la gola. "Non dire nulla. E' come se avessi già risposto." scosse la testa senza cambiare espressione.
"No. Cosa? Come sarebbe a dire?" fu la mia reazione incontrollata. Dovevo ammettere di essere imbarazzata dalla mia verginità, nonostante non ce ne fosse un motivo, quelli del gruppo scopavano un giorno si e l'altro pure.
"Avanti.." ridacchiò con tono ovvio. Notò che continuavo a guardarla seria e, ancora scioccata. "Ok ok. Allora te lo richiedo ma mi aspetto un 'si' o un 'no' come risposta. Ever, hai mai fatto sesso?" certo il mio fine non era che me lo richiedesse ma che sviasse il discorso.
"Dai Al. - sorrisi alzando le spalle, non sapendo cosa fare. - Ti sembrano discorsi da fare?" Feci una pausa per vedere la sua reazione. Adesso era lei la seria e silenziosa. "Secondo te?" enfatizzai cercando di far intendere che lo avessi fatto, dato che sembrava non volesse sviare la domanda.
"Si. o. no." scandì ferma. Sbuffai internamente.
"No.." sussurrai con un filo di voce. Allison si allontanò poggiando la schiena alla sedia.
"Lo sapevo." commentò con aria altezzosa.
"Ma non dirlo a nessuno!" sentenziai subito dopo, sentendo l'ansia all'idea che gli altri lo sapessero e mi ridessero dietro.
"Perchè no? Secondo me ti prenderebbero un po' più sul serio e con riguardo." non risposi, battendo le unghie contro il vetro del bicchiere. "Come vuoi.." sospirò a seguire.
Con i minuti che passavano, tornammo ad una atmosfera più spensierata, scontrando argomenti più semplici. Ridemmo molto intanto che mi raccontava di alcuni buffi avvenimenti accaduti con Daniel, Niall e Zayn durante gli anni passati insieme, e dei vari confronti che aveva avuto con le altre due della compagnia. Per lo più parlava lei e io chiedevo i dettagli, non avendo esperienze interessanti da condividere, ma mi stava bene e ci stavamo divertendo. Poi gli rivelai del tempo passato con il moro a casa sua e, nuovamente, la bionda sembrò essere favorevole e vedeva in modo più concreto la possibilità che Zayn si aprisse con la sottoscritta. Più tardi compresi il comportamento che ebbe con il cameriere, una tattica usuale che adoperava per non pagare e farsi offrire qualche drink. Passeggiammo per un po' continuando a scherzare anche su questioni e interessi comuni. Allison chiamò Zayn per sapere cosa stesse facendo e se poteva riportarci a casa. Alzò il volume del cellulare per farmi ascoltare la conversazione e trovai interessante come lei si approcciava a lui, canzonandolo e dandogli testa.
"Su Zayn, cosa ti costa darci un passaggio già che sei fuori." borbottò la ragazza al telefono. La voce metallica di Malik rispose:
"Sono stanco di farvi da autista. Ho da fare. Prendete un qualsiasi mezzo pubblico."
"Dai Zayn. Siamo due ragazze sole ed è già sceso il buio. Pensa a quali persone potremmo incontrare." lagnò ancora facendomi un'altro occhiolino. Sentii una risata venire dal cellulare.
"Dovrebbero essere gli altri ad avere paura di te." contenni un sorriso a quella risposta, mentre Allison apriva la bocca senza parole.
"Malik! Guarda che mi offendo. E comunque ci sarebbe Ever.." rispose quella lanciandomi una veloce occhiata.
"Ho capito ho capito. Stò arrivando ma ricorda che sei in debito." il tono di Zayn era ancora divertito.
"Si come no." Al chiuse la chiamata quando il moro stava per ribattere e ripose l'oggetto nella borsa con aria soddisfatta.
"Non c'era da preoccuparsi: non avrebbe mai permesso che girassimo da sole." sorrise dolcemente.
"E' protettivo?" chiesi senza pensarci. La voce si affievolì verso la fine della frase; l'immagine di Harry mi comparve per un istante in mente.
"Verso noi si. Ma non in modo possessivo. Ha un gran rispetto per il genere femminile."
"Tranne quando c'è da scopare." risposi di getto con amarezza, ripensando a lui e Chantal. Avevo assistito ad alti gesti e atteggiamenti intimi tra i due.
"Lui non lo farebbe mai se lei non fosse consenziente. Per lui è come se le facesse un favore." lo difese.
"Come se a lui desse fastidio.." sussurrai tra me e me. Allison mi guardò con un mezzo sorriso arreso, senza parlare. C'era un grande riguardo reciproco tra Al e Zayn. Considerai brevemente l'idea che potessero essere stati più che amici. Sospirai e con sorprendente leggerezza ingoiai un piccolo nodo che avevo in gola.
"C'è mai stato qualcosa tra voi due?" mi guardò con gli occhi spalancati.
"Me e Zayn?! - esclamò prima di frenare una risata. - No. Assolutamente." alla fine non riuscì a non ridacchiare. Aspettai qualche secondo in silenzio, il tempo che lei tornasse seria. Mi guardò con aria mielata.
"Non funzionerebbe mai tra noi. Lui mi vede come altro e io.. beh.. c'è Niall." mi contrassi guizzando gli occhi sul suo viso, i suoi occhi mi guardavano calmi e sereni, per niente imbarazzati da quella sua rivelazione.
"Niall?" ripensai al suo nome ad alta voce. Annuì.
"Diciamo che c'è stato un trascorso.. è un rapporto turbolento il nostro." ecco che, per la prima volta, la vidi abbassare lo sguardo con un sorriso malinconico. Non avevo mai scorto nulla tra loro. Forse avrei dovuto. Si scambiavano risi e occhiate ma pensavo fossero normali per due persone che si conoscono da tutta una vita. E poi Niall guarda così tutti. Allison sembrava così esile quando aveva parlato di lui. La sua sicurezza, la sua schiettezza e ironia, erano svaniti. Non sapevo nulla dell'amore, ma questa cosa che provava per il biondo sembrò averla cambiata in pochi istanti. Manifestai il bisogno di abbracciarla. Lei ricambiò dopo poco e un piacevole calore mi riscaldò mentre sfregavo la mano sulla sua schiena. Nel momento in cui ci staccammo, Al si affrettò ad asciugare una lacrima comparsa tanto velocemente quanto la durata della sua presenza sulla guancia della ragazza. Le sorrisi e cercava di fare lo stesso.
"Non ho esperienza sulle amicizie e altri rapporti sociali, ma sappi che se hai bisogno di parlare con qualcuno io ci sono e cercherò di fare del mio meglio per starti accanto." lei annuì. Sembrò essersi sciolta, come se fosse rimasta rigida per tutto il tempo.  Le sfregai ancora la mano sulla spalla cercando di tirarla sù, mentre sospirava un flebile 'grazie' e si schiariva la voce per riprendersi dal momento di debolezza.

Guardavo i lampioni illuminare i marciapiedi poco animati, senza pensare a nulla. Nell'abitacolo una canzone alla radio suonava a volume basso e lento, per non farci rimanere in totale silenzio. Mi ero offerta di sedermi nei sedili posteriori, offrendo ad Allison quello accanto a Zayn. Da quando è arrivato, non abbiamo parlato molto, fino a quando la bionda prese parola - era l'unica dei presenti a cui, forse, risultava difficile sostenere una simile quiete troppo prolungata.
"Allora.. Cosa stavi facendo di così importante quando ti ho telefonato?" chiese rivolta a Zayn in modo schernente.
"Non sono affari che ti riguardano."
"Suvvia, voglio sapere cosa hai dovuto interrompere per darci un semplice passaggio." continuò lei stuzzicandolo. Zayn non si smentì, e continuò a non sembrare minimamente infastidito o vinto dalle sue beffe. Io assistevo in silenzio, con una strana serenità che mi fondeva il loro rapporto, così leggero e fraterno.
"Quando smetterai di fare la ficcanaso?"
"Dopo tutti questi anni pretendi ancora che io cambi?"
"Mai perdere la speranza. Visto Ever cosa mi tocca sopportare? Subire la tua curiosità in confronto è una passeggiata." mi rese partecipe lanciandomi una veloce occhiata.
"Bene, allora non voglio più sentirti lamentare quando ti faccio delle domande." risposi nello stesso tono di quel dialogo. Allison rise.
"Ragazzi. Qual'è il nostro problema?" esclamò quella. Scoppiammo tutti a ridere. Mi sentivo bene, avevo passato una giornata piacevole e non avevo intenzione di farmela rovinare dal pensiero di Harry: era da un paio di giorni che non mi parlava e io mi ero stancata di cercare di capirne il motivo. Dei due ero l'unica che cercava di andare in contro all'altro e non vedevo il motivo per cui dovessi continuare; lui era venuto da me e di punto in bianco aveva preso a non parlarmi, senza dare spiegazioni. Non vedevo perchè dovessi star male dal suo comportamento e complessarmi per capirne le ragioni; per questo avevo iniziato ad ignorarlo a mia volta, non prendendo in considerazione i suoi sguardi opprimenti. Quando scesi dall'auto, dopo aver salutato e ringraziato Allison e Zayn, scommisi con me stessa sulla presenza di Harry - se l'avrei trovato a casa o no - ma solo per monotonia.. Salivo le scale saltellando a tempo della canzone che avevo intesta e tentavo di riprodurre fischiettando. Mi fermai sullo zerbino davanti l'entrata del mio appartamento per frugare nella borsa e prendere le chiavi poiché non ne ebbi il bisogno per l'ingresso principale, scovato già aperto. Il rumore della porta che si apriva mi fece alzare gli occhi e smettere di fischiare e frugare. Lo sguardo verde di Harry era su di me. Mi paralizzai. Avevo perso la scommessa. Cercavo di capire le sue intenzioni. Era fermo davanti a me, evidente che stesse per uscire, ma non aveva ancora cercato di superarmi. A dirla tutta, l'avevo visto poco quel giorno e adesso mi stava osservando normalmente, senza malizia. Le labbra schiuse e gli occhi grandi, fermo con la mano sulla porta. Io ferma con la borsa in mano. Poi inspirò, il suo torace si gonfiò e sembrava stesse per aprire bocca e finalmente parlarmi..
 

 

 


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Bau.
Mi dispiace pubblicare solo ora proprio quando sembrava stessi aggiornando ricorrentemente (non credo esista questa parola.. in tal caso l'ho appena inventata) ma mi stò davvero impegnando a scuola e, essendo al 3 anno di superiori non è facile, per una volta stò andando discretamente quindi faccio di tutto per non mollare la presa sullo studio = stanchezza e poco tempo e energie per scrivere. ç_ç
Oltretutto ero pronta a pubblicare ieri, dato che era l’ultimo giorno a casa, ma di punto in bianco internet ha iniziato a non funzionare. Non vi dico le sfuriate che ho fatto. Ho perfino spaccato l’uovo di cioccolata ma stamattina (alle 5 -.-) sono partita per le vacanze e mi sono portata dietro la chiavetta con la speranza di trovare un pc e pubblicare solo per voi. Ed eccomi qua.
Anyway.. poteva andare peggio.
Non è dei migliori capitoli ma ci ho lavorato sodo (come l'uovo hahaha ok).
E’ per lo più concentrato sui rapporti all'interno del gruppo e.. pasta.
Dimenticavo: MA IL VIDEO DI YOU & I?
Io lo amo e voi?
Scusate se non riesco a restare sul tema della storia ma ho il cervello che è un budino haha.
UN GRAZIE FANTASMAGORICO A TUTTI COLORO CHE LEGGONO
UN BACIO ALTRETTANTO FANTASMAGORICO A QUELLE BELLISSIME PERSONCINE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE/PREFERITE/RICORDATE. Non sapete quanto mi rendiate felice.
Vi mando un bacione e vi auguro delle buone vacanze di pasqua. Mangiate tanta cioccolata!
A presto
_moody

 

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