The Marauders Era.

di JeyCholties
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ‘La purezza è salvezza.’ ***
Capitolo 2: *** Il nuovo membro della famiglia Potter. ***
Capitolo 3: *** Lupo solitario. ***
Capitolo 4: *** Quando si comincia a tradire? ***
Capitolo 5: *** Lily Evans voleva qualcosa che non sapeva di volere. ***
Capitolo 6: *** Ricordi imbarazzanti. ***
Capitolo 7: *** Avvenimenti fuori dal comune. ***
Capitolo 8: *** Bombarda. ***
Capitolo 9: *** Partite clandestine di Quidditch pt. 1 ***
Capitolo 10: *** Partite clandestine di Quidditch pt. 2 ***
Capitolo 11: *** L'alcool è infiammabile. ***
Capitolo 12: *** Anche Regulus è una stella. ***
Capitolo 13: *** Itinerarium Maraudentium ***
Capitolo 14: *** Punizioni. ***
Capitolo 15: *** L'affare di Stan Picchetto ***
Capitolo 16: *** Come la spieghi un'amicizia del genere? ***



Capitolo 1
*** ‘La purezza è salvezza.’ ***



Capitolo 1: La purezza è salvezza.’

Questo capitolo lo dedico a James Potter,
Che avrebbe tanto riso leggendolo.’



Sirius sapeva che giorno era. 
Sapeva che avrebbe dovuto essere impeccabile. 
Sapeva che il più piccolo passo falso gli sarebbe costata Hogwarts. 
Se ti azzardi a disonorare il nome della famiglia, lo giuro, Sirius Orion Black, io ti rovinerò e tu sai benissimo su cosa posso far leva.’ 
La voce di sua madre non gli era mai sembrata così irritante, così viscida, così malvagia.
 
Li odiava. 
Li odiava tutti. 
Sirius odiava suo fratello Regulus da quando aveva cominciato a parlare. 
Lo odiava perché lui era d’accordo. 
A lui non davano fastidio i discorsi sulla purezza del sangue che si tenevano a cena.
A lui non dava fastidio il tono di superiorità di suo padre quando parlava di alcuni impiegati mezzosangue al ministero. 
A lui non davano fastidio le festicciole che teneva sua madre ogni domenica sera.
 Sirius odiava suo padre perché non c’era nessun legame a unirli. 
Non c’era mai stato un ‘Oh andiamo, Walburga, lascialo è solo un ragazzo, non ti ricordi come eravamo noi alla sua età?’ 
Non c’era mai stato nessun discorso sul quidditch.
Mai una risata, una battuta, una parola d’affetto. 
Era un estraneo, con il quale condivideva la casa e i pasti.

Ma più di tutti, Sirius, odiava sua madre. 
Da un po’ di tempo non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. 
Odiava tutto di lei, dai suoi occhi grigi che aveva ereditato, alla sua collezione di calici d’oro con lo stemma della famiglia su di essi. 
Odiava i continui lamenti, consigli, suppliche che gli aveva rivolto la madre durante l’estate.
Sua madre aveva provato di tutto, aveva cercato di ricattarlo in ogni modo possibile, ma Sirius non era più un ragazzino, non si faceva più mettere nel sacco da un pacchetto di Cioccorane. 
Aveva rifiutato tutto, a partire da un nuovo gufo ad arrivare all’ultimo modello di Nimbus 1500, che sarebbe riuscito ad acquistare lo stesso. 
Così sua madre era passata alle minacce. 

Per rimarcare il suo potere aveva fatto dipingere la stanza di Sirius di verde e d’argento, nonostante lui fosse un Grifondoro. 
Quando Sirius era rientrato dal suo lungo vagabondare per le strade, si era quasi messo a piangere entrando nella sua camera da letto, ma il colpo di grazia era stata la scritta 
La nobile e antichissima casata dei Black.’ stampata in corsivo sulla testiera del letto. 
I suoi poster, le sue foto, i quadri, gli articoli sulle motociclette babbane che aveva trovato a buon prezzo, i stendardi di Grifondoro, erano spariti.
Era rimasta un’unica immagine appesa. 

Sirius si avvicinò con gli occhi lucidi e guardò la foto. 
James si spettinava i capelli ridendo, Remus aveva l’aria gioiosa e un po’ sorpresa, Peter rosso di piacere accanto a un Sirius sorridente.
C’era un biglietto con la scrittura di sua madre sotto la foto.
Sirius lo prese con il cuore in gola. 
Posso toglierti anche questo.’ 

Un’ ondata di rabbia investì Sirius, accartocciò il biglietto e scaraventò tutti gli oggetti di vetro presenti sulla scrivania, per terra. 
Urlò un imprecazione dopo l’altra e lanciò fuori dalla finestra una cornice con la foto della famiglia, posata sul comodino.
Uscì dalla stanza e sbatté la porta così forte che per poco non saltarono i cardini. 
Sirius tirò fuori una sigaretta e l’accese mentre marciava lungo il corridoio.

Regulus uscì dalla sua stanza, con i capelli spettinati e in mano un libro.
«Che succede?» chiese fissandolo con gli occhi sgranati. 
«Non fingere che ti importi.» ringhiò Sirius oltrepassandolo con una spallata. 
Erano le cinque del pomeriggio, ciò significava che qualche edicola era ancora aperta. 
Sirius si diresse a passo spedito verso un negozietto di giornali all’angolo della strada. 
Si fermò davanti al bancone carico di riviste di attualità, di notizie, di articoli sportivi e di donne babbane in bikini. 
«Voglio una copia di tutte.» Sirius masticò la sigaretta nervosamente.
Il negoziante strabuzzò gli occhi, alzando lo sguardo dal romanzo che stava leggendo. 
Sirius tirò fuori una banconota che teneva da parte per l’alcol, il babbano prese una busta e cominciò a riempirla. 
Sirius tornò a casa con due buste cariche di giornali e riviste.
«Cosa pensi di fare?» chiese sua madre guardando le buste. 
Non le rispose, salì le scale e chiuse la porta a chiave. 
Lentamente cominciò a sfogliare le riviste ritagliando le immagini che gli piacevano. 

Alle tre di notte Sirius stava ripetendo per la quinta volta l’incantesimo di Adesione Permanente su ogni foto, aveva saltato persino la cena per fare in modo che nessun membro della famiglia potesse mettere le mani sulle sue cose un’altra volta, ogni spazio verde-argento era stato coperto da ogni tipo d‘immagine, rimanevano intatte solo poche strisce verdi. 
Nonostante questo sapeva che le minacce di sua madre erano tremendamente serie e che avrebbe dovuto accontentarla fino alla fine dell’estate. 

Ecco perché Sirius sapeva che giorno era. 
Ecco perché doveva essere impeccabile. 
Ecco perché sapeva che il più piccolo passo falso gli sarebbe costata Hogwarts. 
Ecco perché Sirius stava cercando di annodarsi la cravatta quella mattina. 
Perché c’era una stupida festicciola per festeggiare il fidanzamento di qualche stupido membro della famiglia. 
Si guardò allo specchio e disprezzò il suo riflesso. 
Assomigliava a sua madre.
Gli stessi occhi argento, lo stesso naso, gli stessi capelli scuri, solo la carnagione e la mascella erano di suo padre. 
Distolse lo sguardo e scese a basso. 

La festa era quasi iniziata. 
All’ingresso Kreacher soccombeva sotto una miriade di cappotti e pellicce lasciati lì dagli invitati. 
«Oh Sirius! Il mio piccolo Siruccio.» strillò un’ospite guardandomi.
«Zia Miranda.» sibilai a denti stretti. 
L’arzilla signora schioccò le labbra. 
«Ma guardati sei diventato un signorino tutto d’un pezzo.. E che spalle larghe!» squittì lei, meravigliata. 
Sirius sorrise distrattamente mentre la sua mente vagava altrove. 

Riconobbe Alphard Black, l’unico parente sano di mente quanto lui, e lo raggiunse al tavolo pieno di bevande ignorando i complimenti di sua zia. 
«Sirius!» mi salutò alzando un bicchiere.
Si accostò a lui e prese un calice colmo d’ idromele. 
«Ho una grande notizia per te, Sirius.» sussurrò Alphard. 
Sirius alzò lo sguardo sorseggiando l’idromele. 
«Tra un paio di settimane al massimo, ci lascerò le penne.» allo sguardo sorpreso e preoccupato di Sirius continuò frettolosamente «non ti preoccupare Sir, so quello che faccio, e sono tanto stanco, voglio solo un po’ di pace.»
«Sarebbe questa la gran bella notizia?» chiese Sirius amaro, l'unico parente decente che aveva stava per andarsene. 
«No, la bella notizia è che io ti lascerò tutti i miei beni.» disse Alphard masticando un’oliva. 

Sirius sgranò gli occhi sorpreso, fece per ribattere ma lo zio lo interruppe.
 
«Ho già sistemato tutto, Miranda non può toccarti, tu sarai il mio erede.» disse con tono solenne Alphard. 
Gli ingranaggi di Sirius lavoravano in fretta. 
Presto sarebbe stato il suo compleanno, sarebbe stato un diciassettenne con una fortuna già in banca. 
Un’idea sconsiderata e ribelle gli balenò nella mente. 
Il ragazzo raddrizzò le spalle e con uno sguardo pieno di gratitudine si rivolse allo zio: 
«Voglio farti un regalo anche io, zio.»
«Hai intenzione di rovinare la serata?» chiese l’uomo mentre decifrava il sorriso malandrino del nipote. 
«La farò saltare in aria.» Sirius diede una pacca al vecchio zio e si girò giusto in tempo per vedere entrare gli ospiti d’onore della serata.

Suo cugino Beroaldo, da Sirius soprannominato
 ‘Sboraldo’ entrò trionfante nel salotto a braccetto con una ragazza. 
A Sirius per poco non cascò la mascella. 
Era una ragazza slanciata, i suoi capelli oro splendevano di una lucentezza propria, le sue labbra carnose erano di un rosso sbiadito, la sua pelle era chiara, ma la cosa che fece girare un attimo la testa a Sirius furono gli occhi, di un azzurro ghiaccio.
Occhi che portavano tutto l’inverno dentro. 
Erano gli occhi più tristi che Sirius avesse mai visto. 
Persino quelli dorati di Remus erano più brillanti e allegri. 

«Benvenuti a tutti! Siamo qui per celebrare il fidanzamento fra Beroaldo e questa incantevole signorina, Addison Crabbe.» la voce di sua madre era orgogliosa e stranamente calorosa.
Ci fu un piccolo applauso e la parola passò a suo
 padre che si complimentò con la coppia novella.
Lo sguardo di Addison vagava in giro per la stanza, quando incrociò quello di Sirius schiuse le labbra e lo osservò in silenzio. 
Sirius ricambiò lo sguardo accennando un sorriso compiaciuto, lei si ravvivò i capelli e distolse lo sguardo.
Sirius alzò il calice per brindare, lei lasciò andare il braccio del suo futuro marito. 
Sirius si lasciò cadere su una sedia distogliendo lo sguardo; Addison si studiava le unghie curate con finto interesse. 

Il brusio di voci aumentò, e qualcosa fu catturato dall’interesse di Sirius. 
‘Stiamo perlustrando la zona di Cantervallus alla ricerca di tracce di lupi mannari, abbiamo una buona pista. La maggior parte è stata catturata e trasportata in luoghi segreti.’ 
L’uomo che aveva parlato rivolse un sorriso significativo ai suoi colleghi e tutti annuirono guardandosi. 
Sirius aggrottò la fronte. 
«Li stanno raggruppando tutti, verranno addestrati per servire il loro padrone.» disse un altro sorseggiando il suo bicchiere di whiskey.
«Non potrei essere più d’accordo, è ora che il mondo magico venga sistemato.» replicò un altro con voce superba.
«Al sangue puro!» dissero alzando i bicchieri. 

Sirius sapeva che avrebbe dovuto stare zitto, che avrebbe dovuto ignorarli, che avrebbe dovuto guardare la ragazza e distogliere i suoi pensieri altrove. 
Ma Sirius non era il tipo di persona che si dava dei limiti, che contenenva le sue opinioni, che sorrideva e annuiva. 
No, Sirius era il tipo che ti sputava in faccia il suo concetto di verità, che non aveva problemi a dire la sua. 
E fu quello il motivo del seguente casino.
Non si poteva trattenere Sirius Black, non si poteva mettergli la mano sulla bocca senza venir morsi. 

«Oh, ma fate pure!» Sirius si alzò e il brusio della stanza si affievolì. 
«Brindate mentre la gente muore, mentre soffre, mentre scompare! Brindiamo tutti perché saremo salvi, perché non saremo noi quelli in pericolo, perché il nostro sangue vale!» il tono di Sirius era tagliente e disgustato, mentre si rivolgeva ai suoi parenti. 
«Brindiamo tutti perché noi possiamo farlo, siamo i prescelti, i purosangue che porteranno l’ordine!» le dita di Sirius erano serrate intorno al bicchiere.
Walburga Black fremeva di rabbia e impotenza, era sul punto di uccidere il figlio con un calice d’oro.
«Sapete cosa penso io della vostra superiorità e purezza di sangue? Penso che sia una gran cazzata, come dicono i babbani. Penso che una persona non sia sangue, non sia il suo cognome, una persona è tutt’altro, una persona è il suo patronus, una persona è il suo cantante preferito, una persona è il lavoro che ama fare. Una persona vera non è purezza. Ma che lo dico a fare a voi? Non siete altro che degli stronzi superbi.» un bicchiere si infranse a terra.

Alphard alle sue spalle, si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.
«L’unico discorso che conoscete è sulle vostre nobili origini.»continuò Sirius sfacciato. 
«E sinceramente mi sono rotto la bacchetta di questa famiglia.» concluse Sirius svuotò il bicchiere e lo lasciò cadere sul tappeto candido, prima di dirigersi verso la porta si fermò davanti a Addison.
Nella stanza era calato il silenzio.
«Scappa finché puoi.» sussurrò Sirius appoggiando le labbra sulle sua, in un corto bacio passionale. 
Sboraldo guardò la scena a bocca aperta, incapace di muovere un solo muscolo. 

«Addio madre, io me ne vado.» Sirius spalancò le braccia con gesto teatrale.
«Padre.. » fece un cenno all’uomo che non aveva minimamente battuto ciglio. 
«Regulus.. Ci becchiamo ad Hogwarts.» e con un ultimo sorriso di sfida rivolto alla madre, Sirius lasciò la stanza, tirò fuori la bacchetta e fece apparire il suo baule bello e pronto di fronte alla porta d’ingresso.
Prima di andarsene Sirius lasciò cadere il suo sguardo su un piccolo vaso sopra un mobile di legno, con incise le parole ‘La purezza è salvezza.’ 
«Ficcatela in quel posto la tua purezza.» sibilò Sirius lanciando il vaso per terra, con uno slancio d’adrenalina uscì dalla casa e non si voltò indietro nemmeno una volta. 
L’unica cosa che fece sorridere Sirius durante il suo tragitto, fu che avrebbe passato un’estate intera insieme a James. 

La sua vera famiglia. 


______________

Salve Malandrini! 
Sono Jey e questa è la terza volta che provo a scrivere una storia su di loro e finalmente sono riuscita a mettere insieme quattro parole!
Non sono brava con le presentazioni perciò mi limiterò a dire che ci saranno un paio di personaggi inventati e che spero seguiate questa storia insieme a me. 
Chiedo pardon per gli errori grammaticali, mi faccio schifo da sola, ma non riesco ad evitarli. :')

Detto questo, che Sirius sia con voi! 
Lasciate una recensione se la storia vi è piaciuta!
Un bacccccccio. 

//voglio salutare la mia steffy. <3 ciauuu. 




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Capitolo 2
*** Il nuovo membro della famiglia Potter. ***




Capitolo 2: ‘Il nuovo membro della famiglia Potter.’
 






 

James Potter aveva una cotta per il suo manico di scopa.
 
Adorava pulirlo, strofinarlo, lucidarlo per poi uscire all’aria aperta e cavalcarlo, lanciarsi in aria e sentire il vento fra i capelli. 
Gli aveva persino affibbiato un nome: ‘Scheggia.’ 
«Dove diamine ho messo l’olio per lucidare?» borbottò James quella mattina, frugando sotto il suo letto. 
La camera di James rispecchiava i suoi capelli disordinati e ribelli. 

Al letto mancava una gamba, perciò era inclinato verso terra, dall’armadio straripavano i suoi vestiti buttati lì a caso.
 
Sui muri erano appesi centoventinove post-it magici che ricordavano al ragazzo ogni strategia pensata la notte. 
Sul pavimento erano sparsi libri e camicie sporche, l’unico angolo pulito della stanza era dove risiedevano le sue passioni. 
Il suo manico di scopa, sorretto da un aggeggio di ferro e la foto di Lily Evans un po’ sporca di cioccolato (Peter Minus ci aveva spiaccicato sopra una cioccorana per sbaglio, James gli aveva urlato su di tutto.) 
Ai suoi due elfi domestici era stato proibito, da quest’ultimo, di pulire la stanza. 
James sosteneva che aveva più stile disordinata. 

«Mamma!» James si lanciò fuori dalla camera e si rivolse a sua madre che stava facendo le parole crociate nel salotto. 
«Dimmi, tesoro.» la signora Potter si tolse gli occhiali e alzò lo sguardo. 
«Dov’è il mio olio per lucidare Scheggia?» chiese James passandosi una mano fra i capelli. 
«Penso sia finito due giorni fa, quando hai voluto lucidare Scheggia per farlo vedere al signor Bagman.» sospirò la signora Potter. 
James aggrottò le sopracciglia, Ludo Bagman era un caro amico di famiglia, che adorava James e la sua passione per il quidditch, e che ogni tanto lo portava a qualche partita dei Falmouth Falcons, nonostante James tifasse per i Montrose Magpies. 
«Ah si, giusto. Allora faccio un salto a Diagon Alley a comprare un flacone nuovo. Ti serve qualcosa?» chiese James mentre prendeva i soldi e si infilava una felpa. 
«Oh, mi servirebbe un vaso di fiori per la cucina.» disse la signora Potter osservando il figlio. 
«Li scelgo io?» chiese James distrattamente mentre armeggiava con la polvere volante. 
«Fai in modo che siano decenti.» si limitò a dire sua madre. 
Con un’alzata di spalle James entrò nel camino del salotto, urlò ‘Diagon Alley’ e sparì in una fiammata di colore verde. 

Ricomparve in un camino a Diagon Alley, si alzò troppo velocemente e sbatté la testa sulla parete con un gemito si rialzò tossendo.
 
Si sistemò gli occhiali e si guardò intorno. 
Si trovava in una stretta via, di fronte a lui c’era il Ghirigoro, accanto c’era la splendida gelateria di Fortebraccio. 
Con passo spedito si incamminò verso ‘Il manico di scopa.’ un negozio che vendeva articoli per il proprio manico e metteva in mostra gli ultimi modelli usciti. 
A dominare la scena c’era una Nimbus MilleCinquecento che il padre di James, aveva già acquistato per il figlio. 
James entrò nel negozio e comprò due flaconi di ‘LucidaManici dal 1409’ l’unico olio che non rovinava la superficie di Scheggia. 

Uscì soddisfatto e si incamminò verso ‘Piante Giravolta’, la fioreria preferita di sua madre.
 
James stava fischiettando allegramente quando si appostò di fronte alla bancarella di fiori freschi, stava osservando degli interessanti Gerani Zannuti che avrebbero provocato l’isteria di sua madre, quando sentì una voce maschile:«Lily, vieni ti compro un fiore.» 
Ci volle tutto l’autocontrollo di James per non girarsi di scatto per scoprire chi aveva parlato e perché aveva nominato Lily. 
Fece un lungo respiro e spiò con la coda dell’occhio il ragazzo che si era affiancato a lui. 
James si sorprese a riconoscerlo. 
Era un battitore di Corvonero, del suo stesso anno, Jason Samuels, se la memoria non lo ingannava. 

«Che dolce, Jaz. Ma non serve, davvero!» esclamò una voce femminile raggiungendo il ragazzo. 
James strinse i bordi della bancarella finché le nocche non sbiancarono. 
Lily Evans aveva raggiunto Jason e gli aveva appoggiato tre dita della mano sinistra sulla sua spalla destra. 
James avrebbe voluto morire soffocato da un Geranio Zannuto. 
«Avete per caso dei Gigli Artemisi?» chiese Jason alla strega che gestiva la bancarella. 
«No, mi dispiace. Sono appena finiti.» rispose la strega sistemando dei vasi e lanciando un’occhiata di soppiatto a James, era stato lui infatti a comprare l’ultimo mazzo, pochi minuti prima. 
Le spalle di James si rilassarono. 
«Oh, fa niente.» disse Jason vagamente deluso. 
«Vorrà dire che sarò io il tuo fiore, Jaz.» rise Lily. 
«Dai, ti porto a mangiare un gelato per farmi perdonare.» Jason afferrò la mano di Lily e fece per trascinarla verso la gelateria a valle. 
«Evans!» James si girò di scatto e strappò un piccolo fiore giallo dal mazzo che aveva comperato. 
Lily si voltò a fissarlo sorpresa, non si era nemmeno accorta di lui. 
Jason fulminò il cercatore di Grifondoro, gli bruciava ancora l’ultima sconfitta della sua squadra che aveva decretato vincitori i Grifondoro della Coppa di Quidditch. 
«Per il mio fiore preferito.» James porse il fiorellino a Lily, che lo prese fra le dita, guardandolo ammutolita. 
Senza aggiungere altro, James li oltrepassò e si diresse verso il primo camino, con un sorriso divertito stampato in volto. 

James si materializzò nel camino del salotto di casa sua, si arruffò i capelli troppo in ordine e si diresse verso la cucina dove trovò sua madre intenta a cucinare.
 
«Ti ho preso i Gigli, mamma. I tuoi preferiti.» dissi appoggiando il mazzo di fiori sul tavolo. 
«Vuoi dire i tuoi preferiti, Ramoso.» una voce famigliare comparve alle sue spalle. 
James si voltò e trovò Sirius Black appoggiato con naturalezza sullo stipite della porta. 
«Felpato, vecchia canaglia!» esultò James lanciandosi in un abbraccio soffocante con il suo migliore amico. 
Sirius rise e gli diede delle generose pacche sulla schiena. 
«Non indovinerai mai cosa ho fatto!» latrò il giovane Black appoggiandosi al bancone della cucina. 
Sirius si lanciò in una descrizione frettolosa di come aveva rovinato l’ultima festa di sua madre. 
James scoppiò a ridere e si complimentò con l’amico. 
«Dannazione, felpato! Quelli ti daranno la caccia finché non avranno la tua testa!» esclamai allungandomi per prendere una mela. 
La signora Potter si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto che non sfuggì al figlio. 
«Che ci provino!» con un’alzata di spalle molto simile a quella di James, Sirius si sedette di fronte all’amico. 
I due si scambiarono uno sguardo carico di mille significati. 

Sirius sorrise malandrino e James inarcò il sopracciglio con sfida.
 
«Chi arriva ultimo in giardino è un cornuto!» urlò Sirius alzandosi di scatto e lanciandosi verso la porta sul retro. 
James si alzò troppo in fretta, inciampò nella gamba del tavolo e per poco i suoi occhiali non caddero per terra. 
«Dannazione, pulcioso!» urlò James arrancando verso la porta che dava sul giardino. 
Sirius rideva tenendosi la pancia. 
«Sei fuori allenamento, cervicchio!» latrò cercando di smettere di ridere. 
«Ti faccio vedere io chi è fuori allenamento!» urlò James correndo verso di lui. 

3 luglio 1978
 

James si svegliò alle quattro di mattina, nel suo giardino, in mutande, completamente coperto di fiori.
 
«Ma che diavolo… Felpato!» ululò James rialzandosi, profumava di un aroma pungente, probabilmente erano Peonie Sfronzute, quel odore non lo avrebbe abbandonato per giorni. 
Sirius lo guardava dalla finestra ridendo fino alle lacrime. 
E James notò, con orrore, che aveva una macchina fotografica magica in mano. 

9 luglio 1978 

Sirius uscì dalla doccia in una nuvola di vapore, cominciò a canticchiare e per poco non svenne quando si guardò allo specchio.
 
I suoi capelli, i suoi fottuti capelli neri e lucenti, la fonte del suo orgoglio, l’arma sua arma infallibile per fare colpo su ogni ragazza era metà rosa e metà verde. 
«Porco Salazar! Cerbiatto del piffero, io ti rovino.» ringhiò e appena uscì dal bagno degli ospiti fu accecato da un flash. 
«Bastardo.» sibilò Sirius mentre afferrava James per l’orlo della camicia e lo strattonava cercando di soffocarlo. 
Quest’ultimo stava ridendo così forte che a malapena riusciva a respirare. 
«Ti dona …. Quel.. Colore … Sir..» tentò di dire mentre Sirius cercava di colpirlo con una lampada. 

12 luglio 1978
 

La mattina successiva quando James aprì gli occhi, lanciò un urlo al dir poco virile.
 
«Evans!» strillò guardando il turbine di capelli rossi che era accanto a lui. 
Sirius si girò e con un falsetto femminile squittì: «Oh, James, è stata la notte più bella della mia vita! Grazie.» 
«Ma che caz … Vai a cagare, Felpato!» urlò James passandosi una mano fra i capelli e sospirando tra un misto di sollievo e delusione. 
«Non me lo dai un bacio, James caro, dopo tutto quello che abbiamo condiviso?» continuò a sfotterlo l’amico. 
«Scendi dal mio letto, pervertito!» esclamò James cercando di non ridere. 
«Non dicevi così, ieri sera!» rise Sirius, togliendosi la parrucca rossa. 
«Seriamente, Sir, che hai bevuto?» James si nascose sotto il cuscino cercando di non ridere. 
«Ma non ti ricordi? Ieri notte ti ho praticamente prosciugato!» disse Sirius col suo falsetto, sogghignando divertito. 
James alzò la testa sconvolto e gli lanciò un cuscino. 
«Fuori! Coglione …» farfugliò ridendo mentre Sirius usciva sghignazzando. 

 
 
24 luglio 1978 

«Buon compleanno, Felpato!» urlò James spiaccicando in faccia al festeggiato una torta alla panna. 
«Che … Cosa.. » Sirius aprì gli occhi e annaspò cercando di pulirsi la faccia. 
«Sei un cazzo di diciassettenne ora! Puoi bere quanto vuoi.. Non che prima bevessi con un limite ma.. Ora puoi scappare di casa, ah no l’hai già fatto.. Ora puoi sposarti legalmente, ma dovrai divorziare con Remus illegalmente … C’è qualcosa che tu non abbia già fatto, diamine?.. Tanti auguri, fratello!» trillò James. 
Sirius leccò un po’ di panna e poi strusciò la testa contro la maglia di James. 
«Ehi, idiota! È nuova!» James si alzò dal letto di Sirius e cercò di togliere la panna con le dita. 
Sirius rise e finalmente si tolse tutta la panna dalla faccia, spalmandola sul cuscino. 
«Sei un dannato coglione cornuto!» farfugliò Sirius sporcandogli i capelli di panna. 
«Ehi ehi ehi, principessa, giù le mani dai capelli di Potter! Avanti.. Vieni a vedere il tuo regalo.» disse James cercando di tenersi fuori dalla portata di Sirius. 

Uscirono in cortile, Sirius rigorosamente in mutande e James sporco di panna più di lui.
 
Nel garage dei Potter, scintillava una bellissima Moto Guzzi V7 Special babbana, che Sirius e James avevano trovato in una rivista babbana e che era piaciuta ad entrambi. 
Sirius si avvicinò al mezzo a bocca aperta. 
«Io e papà l’abbiamo sistemata, ora può anche volare.» disse James con naturalezza, passandosi la mano fra i capelli. 
«James…» la gola di Sirius era secca per l’emozione. 
«Sirius…» replicò James sorridendo. 
Le dita di Sirius sfiorarono la moto. 
«Io non so che dire.» disse Sirius toccando la sella. 
«Basterebbe un ‘Grazie fratello, sei il migliore.’ o qualcosa del genere.» ridacchiò James. 
Sirius superò la moto e si lanciò fra le braccia di James e lo stritolò in un abbraccio soffocante. 
«Grazie fratello, sei il migliore e sei la famiglia che ho sempre voluto.» sussurrò Sirius, dandogli un’ affettuosa pacca sulla schiena. 
«Dai basta smancerie.. Andiamo a farci un giro!» disse James staccandosi dall’abbraccio stritolatore di Sirius. 
«Per Godric, se solo tu fossi una ragazza James … Cosa non ti farei..»commentò Sirius malizioso. 
«Va bene, vai a vestirti prima di cominciare a scodinzolare o a fare altro di molto più imbarazzante...» James accennò alle mutande di Sirius, mentre quest’ultimo entrava in casa ridendo. 

Fu l’estate che né Sirius né James dimenticarono mai.


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Rieccomi Malandrini! 
Ultimamente sto scrivendo tanto soprattutto perchè sono in vacanza e quindi il tempo non manca, ovviamente Jey non si ferma nemmeno se è pasqua. 
Ringrazio che ha recensito il capitolo di Sirius. 
Con James non credo di essere stata all'altezza. 

Vi prego, se avete un minutino di tempo, lasciate una recensione, anche negativa, ho bisogno di sapere come trovate la storia.
 
Chiedo pardon per gli errori, ancora una volta. 

Detto questo, il prossimo capitolo sarà su Remus!
 
Gli capiterà una cosetta parecchio imbarazzante (lool). 
Un bacio, Jey. 

ps. Buona Pasqua!


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Capitolo 3
*** Lupo solitario. ***


 

 

 

Capitolo 3: ‘Lupo solitario.’ 

 

 




L’espresso di Hogwarts era affollato come ogni anno. 
Remus sorrise dolcemente quando vide una ragazzina armeggiare con la gabbia del suo nuovo gufo, si avvicinò e la aiutò a toglierla dal carrello in cui si era incastrata, la ragazzina arrossì e lo ringraziò. 
Remus tornò a guardarsi intorno nella speranza di individuare almeno uno dei suoi tre migliori amici. 
Aveva già sistemato tutto sul treno e voleva salutarli prima di andare verso il vagone dei prefetti. 
Finalmente scorse la figura di Peter, lo raggiunse e lo salutò. 
Lui si illuminò e squittì eccitato: «Proprio te cercavo, Remus!» 

«Ah si? Devi copiare qualcosa …?» chiese Remus tranquillo. 
«No no, voglio solo che tu beva un po’ di questa pozione!»disse Peter porgendo a Remus un bicchiere sigillato con un liquido rosato all’interno. 
Remus impallidì, la pozione sembrava innocua, ma Remus conosceva bene le scarse capacità del suo amico in pozioni. 
«Devo proprio?» chiese nervosamente. 
«Ti prego, dovrebbe essere un tonico per i muscoli, ma su di me non funziona.» balbettò arrossendo il suo piccolo amico. 
Remus si sentì in colpa, sapeva che era difficile che quel genere di pozioni funzionassero sulle persone corpulente come Peter. 
«Non ci hai messo nessun ingrediente velenoso, vero?» chiese, prendendo in mano il bicchiere. 
«Ho controllato tre volte!» lo rassicurò Peter. 

Remus sospirò, sapeva che tre volte non erano abbastanza quando si parlava di Peter, nonostante questo tolse il sigillo e mandò giù un sorso prima che potesse cambiare idea. 
La prima cosa che percepì Remus fu un retrogusto di ciliegia, e poi BUM, un gusto acerbo gli esplose letteralmente in bocca. 
Remus cominciò a lacrimare, lasciò cadere il bicchiere e si premette le mani sulla bocca per non vomitare in mezzo alla stazione. 
Peter sbarrò gli occhi con un’espressione mortificata e inorridita, cominciò a frugarsi nelle tasche alla ricerca della bacchetta. 
«Non … bluhfns.. Fare … faslfgt … Niente.» cercò di dire Remus guardando con orrore la bacchetta di Peter, sapeva che l’amico sarebbe riuscito solo a peggiorare la situazione. 
Cercò di controllarsi e di mandare giù quel gusto acerbo. 

Alzò la testa e guardò in alto mentre le lacrime scendevano sulla sua pelle chiara e malaticcia. 
Poi lentamente il gusto sparì, lasciando in bocca un sapore dolciastro e vagamente aromatico. 
A quel punto l’occhio di Remus smise di lacrimare, lasciandolo con un tic nervoso. 
Il ragazzo stava infatti strizzando l’occhio in una maniera quasi spastica. 
«Canaglie!» tuonarono due voci alle sue spalle, si girò cercando di ricomporsi e fu felice di vedere James e Sirius venirgli incontro. 
Peter stava ancora bofonchiando delle scuse, Remus fece un cenno e lui si zittì. 
James si lanciò verso di lui, abbracciandolo e Remus sorrise allegramente cercando di controllare l’occhio spastico. 
Sirius stava salutando Peter con una pacca sulla schiena. 
Quando Remus si allontanò da James, un gruppo di ragazze gli passarono accanto, e successe tutto talmente in fretta che Remus non se ne rese nemmeno conto. 
Stava ancora strizzando l’occhio quando una ragazza carina, con i capelli corti incrociò il suo sguardo e gli fece l’occhiolino. 
Remus sbiancò, Sirius che stava assistendo alla scena fischiò e James si voltò verso Remus. 
Remus distolse lo sguardo stampandosi una mano sull’occhio per coprirlo. 
Quella ragazza pensava che lui le stesse strizzando l’occhio. 

Il treno fischiò due volte e tutti gli studenti cominciarono a salire salutando le proprie famiglie. 
Sirius che stava ancora ridendo per l’occhiolino, li spinse tutti verso il treno, si sistemarono nel primo scompartimento vuoto e James chiese spiegazioni. 
«Remus ha fatto l’occhiolino a una ragazza e lei ha ricambiato!»esultò Sirius. 
«Cosa?» James si raddrizzò subito e guardò a bocca aperta Remus. 
«Non è andata proprio così …» protestò Remus cercando di non strizzare l’occhio. 
Spiegò ai due della pozione di Peter, il quale aveva ancora una smorfia mortificata. 
Alla fine del breve racconto di Remus, Sirius scoppiò in una risata simile a un latrato. 
«Sono tutte scuse! E noi che pensavamo che fossi un lupo solitario!» disse dando una pacca all’amico che era ancora confuso. 
«Il fatto che io abbia un occhio spastico non mi rende un play-boy!» farfugliò Remus imbarazzato. 
«E invece è proprio questo il punto Remus! Tu ti sottovaluti troppo a causa del tuo piccolo problema peloso!» disse James, riferendosi al fatto che l’amico fosse un lupo mannaro. 
«Dovresti lasciarti un po’ andare.» annuì Sirius. 

Remus scosse la testa. 
«Non è nel mio stile.» bofonchiò. 
«Va bene! Abbiamo capito, vuoi tornare a fare il lupo solitario …» disse James. 
Remus sbuffò, poi si ricordò che lui doveva essere nella carrozza dei prefetti. 
Con un’imprecazione si alzò e salutò velocemente i suoi amici. 
«Remus… Salutami la Evans!» la voce di James lo raggiunse anche quando chiuse lo sportello. 
Remus sorrise e scosse un po' la testa, i suoi amici non sarebbero cambiati mai. 
Mentre si dirigeva verso la carrozza dei prefetti successe l'inevitabile, stava camminando abbastanza velocemente, detestava arrivare in ritardo. 

Una ragazza con i capelli neri uscì dalla suo scompartimento con impeto, urlando un insulto non molto cortese a qualcuno dentro, che rise di gusto, non fece in tempo a girarsi che urtò Remus con violenza, facendo cadere per terra il pacchetto di dolci che teneva in mano. 
«Maledizione! Guarda dove vai!» lo aggredì la ragazza, abbassandosi per raccogliere le caramelle. 
Remus impallidì e si chinò insieme a lei, per cercare di aiutarla. 
«Mi dispiace, ero di fretta.» disse mentre cercava di raggruppare tutte le caramelle. 
Lei gli spinse via la mano e alzò lo sguardo verso di lui. 
Aveva gli occhi rossi di pianto. 
I suoi capelli neri le incorniciavano il viso, addolcendole gli zigomi. 
«Che hai da guardare?» ringhiò, spostandosi una ciocca dal viso e tenendosi stretta il sacchetto, al petto. 
Quante volte? Quante volte se l'era chiesto Remus in sette anni? 
Quante volte aveva avuto voglia di urlarlo in faccia alla persona che osservava le sue cicatrici con curiosità e inquietudine. 
Quante volte? 
«Niente, scusami.» Remus distolse lo sguardo. 
La ragazza lo oltrepassò con una spallata. 
Non se ne accorse nemmeno Remus, ci fece caso solo una volta raggiunta il vagone dei prefetti. 
La ragazza non aveva guardato neanche una volta le sue cicatrici. 

 

***

«Sirius, sei semplicemente disgustoso.» lo rimproverò Remus, quella sera, in Sala Comune. 
«Taci rompiscatole.» disse Sirius mangiando un'altra cioccorana. 
«James, gli hai fatto fare la fame tutta l'estate?» chiese Peter sconcertato. 
«Sciocchezze, mamma cucina da dio, vero Sirius?» brontolò James sistemandosi gli occhiali. 
L'ultimo interpellato annuì energicamente mangiando un pezzo di cioccolato bianco. 
«Tu non sei umano! Hai mangiato due porzioni di uova con pancetta e wrustel, due piatti interi di costolette e metà della torta di Peter!» protestò Remus. 
«Non dimentichiamoci del petto di pollo che ha fregato ad Alice...» aggiunse Peter. 
Remus scosse la testa. 
«Qual è il problema? Ho il metabolismo veloce.» disse Sirius mentre si lasciava scivolare sulla poltrona. 
James rise e gli lanciò una pallina di carta nel fuoco. 
«Ci credete che questo è il nostro ultimo anno ad Hogwarts?» chiese James, sospirando e guardandosi intorno. 
«Che rogna, Prongs andiamo a vivere ins... » Sirius si interruppe per un momento fissando Remus. 
«Che hai fatto alle braccia?» chiese strabuzzando gli occhi. 
«Io?» Remus si guardò nervosamente. 
«Per Godric, Remus! Hai fatto muscoli quest'estate?» strillò James. 
«Cosa? No... Ma...» 
Le braccia di Remus non erano più magre e ossute, anzi, avevano guadagnato un po' di fibra muscolare, che lo rendevano il suo aspetto più sano e salutare. 
Peter sgranò gli occhi. 
«È STATA LA MIA POZIONE, REM! » urlò, alzandosi in piedi sulla poltrona. 
Remus sbiancò. 
«Ma è fantastico!» esultò Sirius. 
«Porca Morgana, Moony. Ti metti a fare occhiolini alle ragazze, bevi tonici per rinforzarti... Chi è la fortunata?» urlò James. 
«Abbassa la voce , Potter.» Lily Evans, che stava entrando in quel momento, gli scoccò un'occhiataccia. 
James Potter la ignorò. 
James Potter, in sette anni di Hogwarts, non aveva mai, mai, mai, mai, ignorato Lily. 
Ma in quel momento la sua attenzione era tutta per Remus. 

«Qui, ci vuole un brindisi per Remus John Lupin!» Sirius schizzò verso i dormitori maschili, alla ricerca sfrenata di alcool. 
«Come fa a sapere il mio secondo nome?» 
«Prevedo un anno interessante per te, Moony.» 
Remus alzò gli occhi al cielo. 
Ma non poteva negare di essere segretamente soddisfatto, forse dopo anni avrebbe avuto il coraggio di lasciarsi un po' andare. 
Per Godric, i malandrini l'avevano proprio contagiato! 

 

***


«Perchèèèèèèèèè Lunastortaaaaa non è piùùùùù un luuupooooooo solitarioooo!» cantavano stonati James e Sirius reggendosi uno all'altro. 
Remus scosse benevolmente la testa. 
E quando Sirius cercò di imitare un ululato con scarsi risultati, Remus scoppiò a ridere lanciandogli un cuscino. 
«A Remus. Una delle persone più fighe che io conosca.» James alzò la bottiglia di rum e barcollò verso il letto, bevendone un sorso. 
Remus fece un piccolo sorrisetto commosso, si alzò tolse di torno tutti gli alcolici e sistemò Sirius sul letto. 
«Sei la mia mamma...» biascicò ubriaco. 
Remus scoppiò a ridere. 
«Ehi Padfoot... Pensavo.. Fosse mia mamma.. la tua mamma...» farfugliò James, con la voce impastata di sonno. 
«Io ho tante mamme, quella che odio di più è quella che mi ha partorito.. » in un ultimo sprizzo di lucidità, Sirius si addormentò. 
Remus spense le luci. 
«Remus...» 
«Mh..» 
«Penso davvero che tu sia una delle persone più fighe che conosca.» 
«Grazie James.» 
«Lo penso anche io, Rem.» 
«Dormi, Minus. Altrimenti domani chi ti sveglia?» borbottò piano Remus, mentre un sorriso sincero si allargava sulle sue labbra. 

________________

Saaalve Malandrini! 
Ho aggiornato presto, lo so, non fateci l'abitudine. 
Non ho ancora capito se questo capitolo mi piaccia o no, lascio a voi le considerazioni. 

Ho avuto ben nove recensioni ai primi due capitoli e stavo scoppiando di gioia. 
Grazie mille ai followers, a chi recensisce, a chi ha messo la storia fra le preferite e un grazie va anche ai lettori silenziosi, che hanno speso parte del loro tempo leggendo le cavolate della sottoscritta. 
Ad ogni capitolo ho allegato una gif degli attori che per me sarebbero adatti al ruolo.
I classici Aaron Johnson, Ben Barnes e Andrew Garfield. ;) 
 Un bacio,

-Jey.

 

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Capitolo 4
*** Quando si comincia a tradire? ***


 

 

Capitolo 4: 'Quando si comincia a tradire?'


 

 


Quando si comincia a tradire? 
Il tradimento inizia quando prendi in considerazione l'azione? O inizia quando la metti in atto? 
Il tradimento inizia quando guardi i tuoi amici e sorridi? O inizia quando non riesci a guardarli negli occhi? 
Il tradimento inizia quando prendi una strada diversa? O quando continui a seguire la loro nonostante tu abbia idee differenti? 
Peter Minus fissava il soffitto, mentre queste domande gli affollavano la testa. 
Sapeva che stava sbagliando, ma non riusciva a fermarsi. 
Era come andare su una giostra; quando sali devi aspettare che si fermi, prima di poter scendere. 
Peter aveva paura di cosa avrebbe trovato quando sarebbe sceso. 
La verità è che lui aveva la piena consapevolezza di essere inutile, probabilmente l'unico suo compito proficuo era di premere il bottone sul Platano Picchiatore durante la luna piena, ma i suoi amici avrebbero potuto fare anche a meno di lui. 
Oh, i suoi amici. 

Peter ammirava ognuno di loro. 
Sirius era bello, forte, divertente ma anche arrogante e orgoglioso, lui sapeva sempre quello che voleva. 
James era estroverso, sempre disinvolto, come se ogni cosa gli calzasse a pennello, quando James voleva qualcosa metteva tutto sé stesso in azione. Riusciva a muovere mari e monti. 
Remus era intelligente, tranquillo, profondo, le conversazioni con lui ti lasciavano stordito e confuso. Remus aveva la capacità di ampliarti la vista, lui ti metteva le cose davanti agli occhi senza coprire lo sfondo. 
Peter li adorava tutti. 

Ma era il settimo anno, cosa sarebbe successo quando sarebbe finita la scuola? 
Quando non sarebbe più servito Peter per intrufolarsi nel ufficio di Gazza? 
Quando non sarebbero più servite i suoi occhi e le sue orecchie? 
Peter non aveva nessun talento particolare, aveva una buona mira, ed era bravo con gli incantesimi estensivi. 
Sapeva anche fare più cose contemporaneamente, ma non era un gran traguardo. 
L'unica cosa di cui andava fiero era il fatto che fosse diventato un Animago, ma non era stata un'idea sua, e non ci sarebbe mai riuscito senza i suoi amici. 
Loro avevano sempre avuto qualcosa che Peter non era mai riuscito a raggiungere. 

Sirius era bravo con le parole, ti metteva subito con le spalle al muro, affascinava le persone in una maniera incredibile, tutto in lui urlava: 'sono grandioso, intelligente e posso farti conoscere cose di cui ignoravi l'esistenza.' Ti intrigava in un modo assurdo. 
James era un mito a quidditch, aveva scavalcato ogni record, ogni tempo, ogni punteggio. La sua ambizione più grande era di diventare un auror, e aveva la stoffa per farcela, era sveglio, attento e vigile, quando voleva. 
Anche Remus aveva un potere, lui si sottovalutava sempre su questo fronte, ma era un lupo mannaro. Aveva potere, era pericoloso, poteva morderti e dannarti. 
Per quanto gli facesse ribrezzo la sua maledizione, era sempre potere. 
Potere che Peter non avrebbe mai avuto. 
A Peter non interessava molto il potere, non era un leader come James, a lui bastava protezione, cosa che aveva avuto dai malandrini per sette anni. 
Aveva invaso il loro spazio vitale, respirato le loro vite, si era intrufolato fra i loro segreti, c'era stato sempre al momento del bisogno. 
E lentamente, avevano cominciato ad avvicinarlo, e Peter si appropriato di quel rifugio. 
Era proprio un topo, approfittava di ogni buco. 
Peter chiuse gli occhi e rivide le ombre del suo subconscio muoversi sotto la sua pelle. 

«Mio padre dice che è vicino, dice che ci proteggerà perché siamo puri e perché meritiamo di essere protetti.» un Serpeverde del sesto anno si appoggiò alla colonna, nel corridoio semibuio. 
«Non vedo l'ora che inizi la guerra, il mondo magico è diventato un circo, pieno di Nati Babbani.» un'altra voce più aspra si aggiunse. 
Peter sapeva che non avrebbe dovuto ascoltare quelle scemenze, Lily Evans era una Nata Babbana eppure era una persona fantastica. 
Fece per andarsene quando una frase lo colpì. 
«Il Signore Oscuro ci renderà grandi tutti, farà di noi la purezza e la grandezza assoluta.» sussurrò un ragazzo con voce bramosa. 
Peter rimase interdetto per un attimo. 
Ci renderà grandi tutti. 
Peter era un purosangue. Avrebbe potuto essere grande anche lui. 
Quel pensiero si insinuò nell'anima debole e contorta di Peter, lo illuse, lo confortò. 
Avrebbe potuto essere grande anche lui. 


«È assurdo Peter! Mi sono beccato una punizione da Lumacorno per una stupidata!» 
Peter si riscosse dai suoi pensieri e puntò i suoi occhi acquosi su James, che era appena entrato nel dormitorio, dopo un'ora buca impegnata a fare chissà cosa. 
Aveva i capelli arruffati e un'espressione rabbuiata accompagnava i suoi occhi nocciola, si sedette sul letto e cominciò a togliersi le scarpe imprecando. 
«Che hai combinato?» chiese Peter, girandosi verso di lui. 
«Stavo chiacchierando con la Evans, a un certo punto sbuca quel tricheco beota e mi rimprovera il fatto di star importunando la Evans! Toglie dieci punti e mi assegna una punizione!» esclamò James, rosso d'accusa. 
«Stavi chiacchierando con Lily?» chiese Peter, sospettoso, James non chiacchierava mai con Lily, la punzecchiava e lei reagiva insultandolo. 
«Si, sai, molto amorevolmente.» disse James, sarcastico. 
Peter sbuffò. 
«Dovevi vedere come se la rideva la Evans!» esclamò James, incredulo. 
«Immagino.» ridacchiò Peter. 
James tirò fuori un vecchia pergamena e cominciò a scarabocchiare frasi in fretta e furia. 
«Che fai?» 
«Devo finire un saggio per Trasfigurazione, se voglio avere la serata libera.» 
«Ah si, giusto.» 
«Dov'è Sirius?» chiese James, alzando lo sguardo. 
«È in punizione con Gazza.» 
«Ah, giusto.» le labbra di James si tesero in un sorriso delinquente. 
Dopo un po' di silenzio, Peter osservò l'amico, James era concentrato e scriveva frettolosamente, come se avesse troppe idee e non sapesse quale scrivere per prima. 

«Peter sei pronto?» la voce di James era totalmente elettrizzata. 
«Assolutamente si, amico.» rispose Peter, annuendo. 
James afferrò l'amico e lo tirò su, senza fatica. 
Peter aprì la finestrella sul tetto del treno e la aprì. 
Una follata d'aria entrò dentro, penetrando fra i vestiti dei due ragazzi. 
«Senti che vento!» esultò James, spingendo più in alto Peter. 
Peter si aggrappò alla copertura del treno e spalancò le braccia, mentre l'aria gli sferzava il viso. 
«Woooooh» urlò Peter, ridendo. 
«Come ci si sente?» chiese James, con la voce carica di sforzo, per aver sostenuto l'amico per troppo tempo. 
«Per Merlino, James! È come volare...» disse Peter, rinfilandosi nella cabina e scendendo dalle spalle di James. 
«Ora provo io.» ridacchiò James, mentre spostavano un tavolo. 
«Se Remus ci vedesse ora.» i due si guardarono per un momento e scoppiarono a ridere. 
«Starà dormendo, come al solito.» disse James arrampicandosi sul tavolo in bilico. 
«Ma Sirius?» 
«È nello scompartimento di Lumacorno, il vecchio tricheco ha tanto insistito che l'ha mandato a chiamare da Victorie, e sai quanto Sirius non sappia resistere alle gambe di Victorie.» rise James infilandosi nel buco della finestrella. 
«Per Gooooooodric!» gioì James alla vista mozzafiato e alla sensazione vertiginosa che accompagnavano il treno, lungo il viaggio verso Hogwarts. 
«Come ci si sente, Ramoso?» 
«Come un dannato volatile schizofrenico!» 
Peter rise. 


Il cuore di Peter si appesantì a quel ricordo. 
Fece per dire qualcosa a James, liberarsi di un dubbio, quando Sirius irruppe nella stanza con un espressione stravolta. 
«Io... Prima della fine della scuola... Devo... Uccidere... Gazza.» biascicò, con un espressione stralunata. 
James lanciò via i libri e le pergamene, e si sporse verso il compagno in attesa del suo racconto. 
Sirius si lasciò cadere, a peso morto, sul letto. 
«Mi ha fatto pulire le tribune di quidditch.» disse con un tono funereo. 
James impallidì. 
Peter sgranò gli occhi e fissò il compagno a bocca aperta. 
«Voi... Non... Avete... Idea... di quanta polvere sia uscita dagli stendardi di ogni casa.» farfugliò Sirius, con gli occhi fuori dalle orbite. 
«Credo di essermi beccato un infezione babbana alla trachea o qualcosa del genere, morirò domani pomeriggio alle cinque e mezza.» gracchiò Sirius, prima di ricominciare a tossire. 
James scoppiò a ridere. 
Sirius lo fulminò, afferrò un cuscino a si avvicinò a James con l'intenzione di soffocarlo. 
«Ringrazio Merlino di non aver fissato un allenamento di quidditch, altrimenti non avrei visto nulla, con o senza occhiali.» rideva quest'ultimo tenendosi la pancia. 
«S-Sirius.. Ma da quanto tempo è che non li sbattevano?» 
«Uhm.. Secondo Gazza .. Dal Quarto Secolo avanti Merlino.» borbottò sarcastico Sirius, tossendo nuovamente. 
«Vai a farti una doccia, cagnaccio, puzzi di disperazione.» rise James, sistemandosi gli occhiali storti ed evitando una cuscinata da parte di Sirius. 
Sirius non protestò, si ritirò in bagno. 
«Non suicidarti con la saponetta viola di Remus!» gli urlò James, ridendo ancora fra le lacrime. 
Peter si unì alla sua risata, quando sentì Sirius imprecare tossendo. 

«Ho trovato il modo!» urlò Sirius, entrando nella Sala Comune, agitando le braccia. 
Remus alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, James distolse l'attenzione dalla partita di Sparachiocco che stava vincendo contro Peter, e quest'ultimo girò la sedia verso Sirius. 
«Di morderti la coda?» lo provocò James. 
«Mi basta la tua, Ramoso.» replicò Sirius, senza scomporsi. 
«Che hai combinato, Felpato?» la voce di Remus era curiosa. 
«Domanda intelligente, vecchia canaglia.» Sirius gli puntò un dito contro. 
«Ho trovato il modo per intrufolarmi nel dormitorio delle signore.» aggiunse con una riverenza Sirius, tirò su la testa con uno scatto canino. 
James si catapultò dalla sedia, spargendo tutti le carte di Sparachiocco. 
«Non sono interessato.» borbottò Remus, prima di tornare alla sua lettura. 
Peter emise un lungo fischio, annuendo energicamente. 
«Emerito imbecille! Certo che ti interessa, non vorrai fare il lupo solitario durante tutta la tua vita priva di sesso femminile!» esclamò Sirius lanciandosi su Remus, cercando di soffocarlo con il suo stesso libro. 
James scoppiò a ridere e li guardò azzuffarsi. 
«Stiamo perdendo di vista il punto della questione!» si intromise Peter, sinceramente interessato alla proposta di Sirius. 
«Ben detto, Codaliscia!» Sirius si allontanò da Remus un po' scombussolato. 
«Alla prossima luna piena, ti faccio le chiappe a strisce.» lo minacciò Remus, sistemandosi la cravatta. 
Sirius lo ignorò ed espose il suo malefico piano. 
«Stavo girovagando per i corridoi, quando ho visto l'ufficio della McGranitt aperto, non ho potuto resistere, sono entrato con l'intenzione di salutarla ed esprimere il mio amore incondizionato per i suoi capel...» 
«Si, si, taglia corto.» lo incitò James. 
«E miracolosamente l'ho trovato deserto!» esclamò Sirius, esultante. 
«Ditemi che non l'ha fatto davvero...» cominciò Remus. 
«Zitto, Zanna Bianca...» disse Sirius, che frequentava Babbanologia, solo per dar fastidio alla famiglia. 
«Il mio lato furfante non ha resistito, così ho sbirciato nei suoi cassetti, con l'intenzione di denudare la relazione fra la McGranitt e Silente...» 
James rise. 
Remus sbarrò gli occhi, stralunato. 
«... E invece...Cosa trovo? Un mucchio di scartoffie sulla nostra Sala Comune... Stavo per ricacciarli nell'angolo sperduto in cui li avevo trovati quando noto una piccola annotazione.» continuò Sirius. 
« 'Durante le emergenze, sulla scala a chiocciola portante al dormitorio femminile, premere il tasto nascosto sotto il secondo gradino, per evitare disagi dovuti al circolazione delle studentesse. Ciò consentirà di mantenere le scale fisse.'» recitò a memoria Sirius. 
James rimase a bocca aperta, mentre Peter sfrecciava verso le scale a chiocciola. 
Sirius lo seguì a ruota, trionfante. 
Cominciarono a scassinare il secondo gradino, quando finalmente riuscirono ad aprirlo con un sonoro schiocco. 
Il gradino di legno presentava una cavità circolare con una piccola leva. 
James e Remus si avvicinarono curiosi. 
«Vuoi avere tu l'onore, messer Codaliscia?» chiese Sirius, con tono solenne. 
«Assolutamente si.» le piccole dita grassocce di Peter, si chiusero intorno alla leva muovendola. 
All'inizio non successe nulla, poi si udì un rumore strascicato e un altro schiocco. 
I malandrini si guardarono soddisfatti, persino Remus aveva sorriso sorpreso. 
Sirius mise un piede, poi un altro e cominciò a salire la scala con maggiore sicurezza seguito dai compari. 
Arrivarono di fronte alla porta del dormitorio femminile e con un espressione trionfante la aprirono. 
Fu un vero peccato che Sirius non avesse letto meglio l'annotazione, essa infatti parlava solo di fissare delle scale, non di avere libero accesso al dormitorio. 
Tutti e quattro furono sbalzati all'indietro con una forza tale da scaraventare il piccolo Minus contro la ringhiere, incastrandogli un braccio. 
Sirius atterrò su James, il quale era sceso sulle scale di faccia, sbattendo gli occhiali su ogni gradino. 
Remus fu il più fortunato, si limitò a fare una capovolta all'indietro, sbattendo la nuca contro un gradino. 
«Felpato...» 
«Mmmh...?» 
«Alla prossima luna piena non mi limiterò a farti le chiappe a strisce, ti strapperò la colonna vertebrale e la userò come flauto per intonare l'inno di Hogwarts.» borbottò Remus, massaggiandosi la testa. 
«Ti aiuto.» bofonchiò, mezzo cieco, James tendendo in mano gli occhiali rotti. 
«Io banchetterò sui tuoi organi putrefatti e userò la tua pelliccia come tappeto babbano.» brontolò Peter, cercando di liberare il braccio. 
Sirius scoppiò a ridere, cercandosi di mettersi in piedi. 
«Andiamo, in fondo è stato divertente!» 
«Quanto in fondo, Felpato?» chiese James, tirandogli il colletto. 
«Molto in fondo.» intervenne Remus. 
Peter li guardò ridendo, mentre con uno strattone liberava il braccio. 


Remus, in quel momento, entrò nel dormitorio più pallido del solito. 
Ma tutti strani dovevano essere oggi? 
«Hai visto il gramo, amico?» James alzò lo sguardo preoccupato. 
«No.. Forse.. Lei .. Mi aveva fatto l'occhiolino.. Pensava che io... Si è avvicinata e... mi ha preso.. Era così carina.. Mi ha.. No.. Merlino.. Non posso farlo..» balbettò Remus, lasciandosi cadere sul letto e affondando la testa nel cuscino. 
James e Peter si guardarono confusi. 
«Prova a formulare una frase di senso compiuto» suggerì James. 
«Christine Despres mi ha invitato ad andare a Hogsmeade con lei.» 
James spalancò la bocca con un espressione vacua. 
Peter aggrottò la fronte. 
E Sirius, che in quel momento usciva dal bagno ancora irrorato d'acqua, scivolò sul pavimento scaraventando il mignolo del porcomerlino facile sullo spigolo del comodino. 
Passarono parecchi secondi, prima che qualcuno riuscisse a dire qualcosa di vagamente sensato. 
«MA è FANTASTICO! È ASSOLUTAMENTE SENSAZIONALE NON HO PAROLE NON HO PAROLE SONO UN CAVOLO DI CERVO SENZA PAROLE è FANTASTICO REMUS, FINALMENTE. USCIRAI DALLA TUA FASE DI LUNASTORTA. BISOGNERA' CAMBIARTI IL SOPRANOME SULLA MAPPA!! ORA DOVRO' INSEGNARTI... » James si alzò in piedi sul letto urlando come un folle. 
«Porco Merlino» Sirius si alzò goffamente e ricominciò a tossire. 
Remus nel frattempo era rimasto immobile, con un espressione da ameba, sul viso segnato. 
«È meraviglioso, amico! Lei com'è? È carina?» si riprese Sirius, sedendosi e massaggiandosi il dito ferito. 
Nella confusione, un pensiero colpì Peter. 
Guardò i suoi amici uno alla volta, cercando di sorridere. 
Si cominciava a tradire, quando si tradiva sé stessi.

E Peter si era appena tradito.


____________________



Saaalve malandrini! 

Non la tirerò per le lunghe, mi limito a dire che: 
1. L'ho scritto in tutta fretta. 
2. Sarà pieno di errori, perché appunto l'ho scritto in tutta fretta. 
3. Spero che vi sia piaciuto, ho cercato di scrivere il più possibile su Peter, senza urtare il personaggio. Spero di esserci riuscita. 
4. Vi ringrazio immensamente per le sedici recensioni che ho ricevuto nei primi tre capitoli, significa veramente tanto per me. 
5. Un bacio ai followers e alle preferite. 
6. Non ho fatto nulla di matematica, e non sono psicologicamente pronta per lunedì. 
7. Il figo in copertina è Jamie Bell. 
8. Ho fame. 
9. Sto divagando. 
10. Grazzzie ancora a tutti per la partecipazione e mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione. 


 

Vorrei lasciarvi con il mio pensiero su Peter e sul capitolo:

I pensieri all'inizio non trattano di un vero e proprio tradimento, si tratta di un cambio piuttosto radicale di atteggiamenti. Peter sembra attratto dal potere e dalla protezione che può dare.
A parer mio, Peter non ha cambiato subito bandiera dopo la scuola, per me c'è stato un discorso, una frase, un comportamento, che gli ha fatto voltare la testa verso il lato oscuro nelle mura di hogwarts.
Ovviamente Peter non prenderà mai parte agli scherzi malvagi dei futuri mangiamorte, come ad esempio cruciare nati babbani (lui stesso ammira Lily e la rispetta), ma sarà affascinato da questo nuovo potere oscuro. 
Peter è un personaggio piuttosto complesso, lo odio da morire, ma è complesso, affascina la sua paura costante. 
Resta uno dei personaggi più codardi della saga, ed è per questo che in questa ff gli sarà dato molto spazio, al contrario di altre che non se lo cagano. 
Peter è sempre visto come un cagnolino, e per certi versi lo è, ma non dimentichiamoci che è diventato un Animago senza problemi, con aiuto certo, ma intanto è già parecchio avanzata come cosa, e non dimentichiamoci dello scontro con Sirius, dopo il tradimento dei Potter che gli è costato un dito! SI è SCONTRATO CON SIRIUS BLACK. IL BRILLANTE SIRIUS BLACK. e con una dose di furbizia e riuscito a scappare, a fingere la sua morte, e a incolpare Sirius, non mi sembra una cosa da poco, sarà che Voldemort gli avrà dato lezioni speciali, ma cavolo! Peter non è solo stupido. 

Dopo questo luuuungo e interminabile discorso (peter lo odio, sia chiaro) vi abbandono...

Perdonate gli errori, 
un bacio.

-Jey.

 

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Capitolo 5
*** Lily Evans voleva qualcosa che non sapeva di volere. ***


 
Lily Evans voleva qualcosa che non sapeva di volere.








Lily lisciò le pieghe del vestito giallo che indossava.
Era stranamente nervosa.
Aveva accettato l'invito per pura cortesia.
Bugiarda.
Okay, l'aveva accettato per ferire James, che in quel momento l'aveva fatta impazzire.
Lily scosse la testa al ricordo, infastidita.

Due giorni prima ...

«Ti prudono le corna, Ramoso?» chiese Sirius, ridacchiando.
«Sono palchi, per Merlino! P a l c h i» sbottò James imbronciato.
Sirius rise, fece per ribattere, ma James si raddrizzò dal muro su cui era appoggiato, con aria nervosa.
Lily era appena uscita dalla classe di Artmanzia e stava chiacchierando allegramente con Alice.
James fece un respiro profondo.
«Calmati Ramoso, ricordati quello che ti ho detto... Chiediglielo con gentilezza, non arruffarti i capelli, non toccarla, non urlare...» Remus sembrava più nervoso di lui.
«Deve andare bene, questa volta deve accettare...» ripeté James come un mantra.
Sirius annuì cercando di non ridergli in faccia, aveva le labbra serrate e non respirava da dieci secondi abbondanti.
In quel momento, al rallentatore come nei film babbani, a Lily caddero i libri.
James emise un gemito strozzato, frequentava Babbanologia e aveva visto scene come quelle nei film che piacevano tanto a Lily.
Tutti e quattro i malandrini frequentavano Babbanologia.
James la frequentava per Lily, Sirius per infangare doppiamente la sua famiglia, Remus per pura curiosità e Peter perché non aveva nient'altro da fare.
L'unica cosa che aveva affascinato Sirius in quella materia erano stati i mezzi di trasporto, in particolare le moto. Sirius aveva sviluppato una passione quasi ossessiva per quei motori a due ruote, aveva collezionato poster, libri, riviste babbane e da quando ne possedeva una, dedicava tutto il suo tempo libero all'ingegneria meccanica babbana.*
Remus scosse la testa.
«No, James... Non farlo» la sua voce flebile si perse nella folata d'aria che lasciò il suo amico occhialuto quando si fiondò su Lily.
«Evans! Lascia che ti aiuti!» strillò scivolando sul pavimento di marmo e chinandosi nello slancio per afferrare i libri.
«Cosa...? Oh Merlino.. No!» Lily aveva appena chiuso le dita intorno a una copertina quando riconobbe la massa disordinata di capelli neri che sfrecciava verso di lei.
James si lanciò con tanta foga e con tanto entusiasmo sui libri che fece una strana acrobazia e ruzzolò a terra trascinando la rossa con sé.
Gli studenti nel corridoio si fermarono a guardarli, alcuni trepidanti altri spaventati.
La scena che si presentava non era una delle migliori, Lily era a faccia in su e fissava gli occhi nocciola di James, senza riuscire a sillabare nemmeno una parola.
James era sopra di lei, e la teneva schiacciata a terra con il proprio peso.
Alice emise un mugolio strozzato, conosceva l'amica, e se Lily rimaneva a corto di parole era veramente un brutto segno.
James non parve accorgersi dell'eminente bomba atomica che si sarebbe schiantata su di lui con la forza di un missile babbano.
James non parve proprio accorgersene perché con il tono più rilassato e contento disse: «Vuoi venire a Hogsmeade con me, dolce Lily?»
Remus si schiaffò una manata sulla fronte tanto forte che risuonò nel corridoio.
James aveva provato quella battuta tante di quelle volte che la sussurrava anche nel sonno, a sentir Sirius.
Quello che successe negli istanti dopo fu talmente veloce e violento che censurerò per il bene dei miei lettori.
Anzi no, a sentir Sirius fu piuttosto divertente, quindi godetevela.
La mano di Lily sferzò l' aria come una frusta, cinque dita furono assestate con violenza sulla guancia di James, probabilmente imprimendogli un tatuaggio perenne.
Gli occhiali di quest'ultimo schizzarono in aria e fecero il giro panoramico di Hogwarts prima di frantumarsi contro una parete.
Il viso di Lily era così rosso di rabbia che i suoi capelli sbiadivano al confronto.
Nonostante fosse cieco come una talpa, James impallidì fiutando l'aria di tempesta in arrivo.
«Non... azzardati... mai... più... a... toccarmi... Potter!» Lily sputò l'ultima parola come se fosse stato veleno.
La rossa respirava a fatica, gli occhi verdi scintillavano di collera.
«Non toccarmi, non parlarmi, non guardarmi nemmeno, non pensarmi, non chiamarmi Evans... Io non esisto per te.. Hai capito?» urlò Lily, alzandosi e stringendosi i libri al petto, furiosa.
James non si mosse, la sua mano era ferma nel punto in cui Lily lo aveva colpito.
«Ehi Lily!» un Tassorosso del settimo anno si avvicinò e la salutò, incurante della situazione precaria.
Lei si voltò di scatto, fiammeggiante.
Lo riconobbe, era Greg, un ragazzo carino che ogni tanto la salutava.
«Ciao Greg» la voce di Lily era affilata.
Greg non si scompose.
«Sono appena tornato da un incontro con la McGranitt, questo fine settimana c'è la gita a Hogsmeade... Ti va di venirci con me?» chiese il ragazzo.
Lily lo fissò a lungo, decidendo sul da farsi.
Lanciò un'occhiata a James che si toccava la guancia.
Per un attimo si pentì del gesto, poi si riscosse ripensando alla figuraccia che le aveva fatto fare davanti a tutti.
Era talmente arrabbiata con lui che si voltò verso Greg e con un sorriso falso gli rispose: «Certo, mi piacerebbe molto venire con te a Hogsmeade»
Greg sorrise e disse: «Grandioso...Ora devo scappare, ci vediamo»
Senza accorgersi minimamente di James e del suo stato ameboso, si girò e si diresse verso le cucine.
James fissava il pavimento con uno sguardo vacuo.
Il sorriso di Sirius sfumò e si trasformò in una smorfia gelida.
Odiava vedere James smettere di sorridere, era una cosa che reprimeva con tutte le sue forze. Si raddrizzò con un movimento elegante, gli occhi erano ghiacciati.
Appellò gli occhiali di James, gli riparò e glieli diede.
James si alzò un po' frastornato.
«James... Te l'ho detto mille volte, non ne vale la pena, non per lei» ringhiò Sirius, stringendo il braccio di James.
Lily si voltò, chiaramente colpita da quelle parole.
James non rispose, si limitò a stringere la mascella e a fissare il pavimento.
«Andiamo... Lasciala perdere, non vale un minuto del tuo tempo» Sirius lanciò un'occhiata sprezzante a Lily e se ne andò trascinando James.
Remus e Peter li seguirono, mentre passavano accanto a Lily, Remus le lanciò uno sguardo carico di scuse.
Lily rimase ferma nel corridoio, gli occhi le pizzicavano e si sentiva svuotata.

Lily si riscosse dal ricordo, scuotendo la testa.
James l'aveva evitata per due giorni interi, non la guardava, non le parlava nemmeno per le cose più piccole.
E Lily aveva scoperto che non era quello che voleva.
Lei voleva qualcosa da James.
Un qualcosa che non aveva mai ricevuto, ma che sapeva di poter trovare.
Scosse nuovamente la testa allontanando quei pensieri assurdi.
Nel dormitorio maschile la situazione era quasi la stessa.
James aveva pronunciato sì e no nove parole, immerso perennemente nel suo mondo.
E sei di queste erano state: «Ho fissato un allenamento di quidditch.»
Sirius era diventato intrattabile, aveva scaricato la sua ultima ragazza in malo modo, cosa che faceva di rado, dato che solitamente veniva scaricato lui, per mancanza di attenzioni dovute alle sue ragazze.**
Aveva stracciato la Gazzetta del Profeta senza averla nemmeno letta e rispondeva ringhiando a tutti.
James era steso sul letto e fissava il soffitto, sul petto aveva un foglio pieno di scarabocchi su pozioni.
«James non vuoi andare a Hogsmeade?» la voce minuta di Peter, si insinuò nel suo spazio.
«No»
Dieci parole in due giorni.
«Non hai intenzione di rovinare l'appuntamento fra Lily e quel stoccafisso di Tassorosso?» chiese Remus, risentito.
Cercava invano di stuzzicare James, sollecitandolo a reagire.
James rimase in silenzio e poi esplose.
«A che scopo? Io ci ho provato in tutti modi, DANNAZIONE!» urlò James, mettendosi a sedere.
Sirius uscì dal bagno, trafelato, con lo spazzolino in bocca. Fissò l'amico, a metà fra il gioioso per l'incremento di ventuno parole e l'arrabbiato per lo stato dell'amico.
«A che scopo? Mettersi d'impegno, cercare di fare la cosa giusta, cercare una sorta di controllo per lei??! Io ci ho provato! Ho fatto di tutto... Ho passato la mia intera estate a scervellarmi su come potessi conquistarla.. E questo è il risultato! Io non esisto per lei e lei non esiste per me!» continuò James, le mani fra i capelli.
«Lasciala perdere, Ramoso! Ogni volta va sempre peggio, tu ci stai sempre più male, devi togliertela dalla testa! Questa situazione deve finire!» annuì Sirius, con il dentifricio in bocca.
James non disse nulla, si lasciò cadere sul letto, stringendo i denti per non urlare di frustrazione davanti agli amici.
***

Greg indossava una camicia azzurra e un paio di pantaloni neri.
I suoi capelli biondi erano mossi da una leggera brezza autunnale.
Lily gli sorrise timidamente.
«Sei bellissima» disse Greg, affiancandola e dirigendosi verso il villaggio.
«Grazie»
La mattinata si svolse tranquillamente, ma quando si sedettero su una panchina per sorseggiare una cioccolata, Lily si accorse che aspettava qualcosa.
Aveva avuto una dozzina di appuntamenti negli ultimi anni ed erano stati quasi tutti rovinati da un arrogante e presuntuoso James Potter.
Solo tre appuntamenti erano andati a buon fine, infatti quei giorni James era in infermeria a far compagnia a Remus.
Allora, Remus non stava male, cosa stava aspettando Potter per rovinare quell'incontro?
Poi Lily si ricordò.
James la ignorava, come aveva desiderato lei.
Una stretta allo stomaco le fece abbassare lo sguardo sulla cioccolata.
«Che succede, Lily?» la voce gentile di Greg interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Lily alzò gli occhi e si rese conto che aspettava James, perché sperava che lui le rovinasse quel appuntamento.
Raramente Lily aveva accettato un invito da un ragazzo che le piacesse davvero, e la maggior parte delle volte in cui un appuntamento finiva male, Lily era internamente grata a James per l'aiuto indiretto.
Ma James non sarebbe arrivato quel giorno, non avrebbe fatto saltare in aria la tazza di Greg, non gli avrebbe fatto sparire le mutande, non gli avrebbe fatto penzolare un ragno sui capelli.
Avrebbe dovuto arrangiarsi da sola.
«Greg... Sei stato veramente gentile a invitarmi ma...» cominciò lei, mortificata.
«Non ci sarà una seconda volta...» la voce di Greg era rilassata, con un'alzata di spalle finì la cioccolata.
«Mi dispiace davvero...» tentò di scusarsi Lily.
«Tranquilla... Ti accompagno al castello?»
«No, non serve. Raggiungi pure i tuoi amici, ti ringrazio per la splendida giornata» disse Lily scoccandogli un bacio sulla guancia.
Greg sorrise tristemente.
Lily si alzò e si diresse verso il castello.
***

«Avanti Ramoso... Non puoi restare a fare la muffa su quel letto scassato...» disse Sirius, allentandosi la cravatta.
«Giusto, andiamo a farci una passeggiata nel parco!» propose Remus, infilandosi una felpa.
Peter annuì energicamente.
James ci pensò a lungo, poi si alzò e seguì gli amici fuori dal dormitorio senza dire una parola, ma Sirius e Remus si scambiarono un segno di vittoria.
L'aria autunnale era frizzante e stranamente calda, Sirius si trasformò in Felpato e si accucciò sotto il faggio accanto al lago, James si sedette accanto a lui accarezzandolo distrattamente, Remus si tuffò nell'ennesimo libro e Peter cominciò a strappare l'erba sovrappensiero.
Passarono parecchi minuti così, ognuno perso nel suo mondo.
Poi delle ragazzine ridacchianti si avvicinarono a Felpato, con l'intenzione di coccolarlo.
«Oh! È tornato!» sussurrò eccitata una mora, rivolta a James.
Lui sorrise lievemente.
Aveva raccontato che Felpato era un randagio che aveva incontrato nella foresta e con cui aveva fatto amicizia.
Così Felpato si ripresentava di tanto in tanto, con la gioia delle sue ammiratrici.
Remus si alzò infastidito dal chiasso e salutò gli amici dicendo che aveva del lavoro da svolgere in biblioteca, Peter lo seguì, probabilmente aveva qualche compito arretrato a causa della sua pigrizia.
Felpato si stiracchiò e cominciò a correre intorno alle ragazzine, che ridevano spensierate cercando di afferrargli la coda.
«È così enorme!!!» strillò una ragazzina correndo, mentre Felpato la inseguiva scodinzolando.
James si fece scappare una risata.
Poi intercettò, quasi per caso, Lily con lo sguardo e la sua breve allegria finì di botto.
Felpato si diresse verso il lago seguito dalle ragazzine, lasciando James solo.
Le dita di James affondarono nell'erba.
Lily si stava dirigendo verso di lui, dannazione.
La ragazza sembrava abbastanza imbarazzata.
«Ehi...» azzardò, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito.
James la guardò, ma non rispose.
«Ascoltami James...» si fermò confusa, lo aveva appena chiamato James.
Quest'ultimo parve accorgersene e la fissò con più curiosità.
«Potter... Volevo dire Potter...» si corresse velocemente Lily, arrossendo.
«Vieni al punto, Evans» la incitò James, con freddezza.
La verità era che le dita gli formicolavano e la testa gli girava, il profumo di lei gli si infiltrava fin sotto alla pelle, imprimendogli un marchio invisibile.
Lily lo fissò a lungo.
«Mi dispiace per quello che è successo l'altro ieri...»
«Non avevi un appuntamento, Evans?» ribatté James.
Lily strinse le labbra.
«Ascoltami bene, razza di idiota, mi dispiace di aver reagito in quel modo... La verità è che tu mi fai uscire di testa... Non sopporto il fatto che mi sei sempre intorno.. Non riesco a controllarmi né a controllarti..!» esclamò Lily, dando voce ai suoi pensieri.
James rimase in silenzio, fissandola.
«Ti ho chiesto scusa, quindi ora me ne vado...» decretò Lily, tornando altezzosa come sempre.
Si voltò facendo scivolare i capelli rosso fuoco sulla schiena.
Un sorriso comparve ampio sul volto di James.
Era rimasto sorpreso dalle parole di Lily, voleva sfidarla un'ultima volta, farle perdere il controllo un'ultima volta prima di rassegnarsi.
«Evans!» la chiamò alzandosi.
Lei si girò e lo guardò curiosa.
Le labbra di James si incresparono in un sorriso malandrino mentre diceva: «Vorresti uscire con me?»
James non aveva dubbi sulla risposta, incrociò le braccia e si appoggiò all'albero aspettando la sua sfuriata.
Lily lo fissò, stava per mettersi a urlagli contro quando si rese conto che era esattamente quello che lui si aspettava da lei.
Rimase a guardarlo per un po', per la prima volta in sette anni, Lily Evans voleva sorprendere James Potter.
Assunse il sorriso più scaltro del suo armamentario e rispose: «Con piacere, Potter. Ci vediamo domani mattina alle nove, davanti alla biblioteca»
A James per poco non cascò la mascella.
Lily sorrise divertita, girò i tacchi e si diresse verso Hogwarts, lasciando James Potter a dir poco sconvolto.

***
 
Remus Lupin era nei guai.
Si era completamente dimenticato dell'appuntamento con Christine.
La verità era che aveva dedicato tutte le sue attenzioni a James, cercando di tirarlo su di morale inutilmente, tanto che aveva dimenticato gli impegni presi.
Remus ebbe la sfortuna di incontrare Christine, mentre si avviava verso la biblioteca, Peter era già entrato.
Il viso della ragazza si incendiò quando lo vide.
«Se non volevi uscire con me bastava dirlo!» urlò lei, con gli occhi lucidi.
Lo stomaco di Remus precipitò.
«Chris... Merlino... Me ne sono dim...» balbettò lui.
«Non mi interessa! Vattene al diavolo, Remus Lupin!» urlò la ragazza.
«Cerchiamo di abbassare i toni...Eh?!» una ragazza con i capelli neri si diresse verso di loro.
Lo stomaco di Remus schizzò nuovamente in alto.
Era la ragazza con cui si era scontrato in treno.
Merlino stava scaricando la sua rabbia repressa contro di lui, di questo ne era certo...
«Stanne fuori, Kim!» la aggredì Christine.
«I tuoi toni soavi mi hanno infastidita, tesoro» ribatté Kim.
«Ma andatevene entrambi all'inferno...» ringhiò Christine, sorpassando Remus con una spallata.
Remus e Kim rimasero per un po' in silenzio.
Devo ringraziarla? Si chiese Remus.
Ma non si sentiva in vena di ringraziare una ragazza che non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
«Che è successo al piccolo tenero Remus?» chiese Kim, scettica.
Remus arrossì: «Scusami?»
«Oh andiamo... Dai buca alle ragazze, fai il misterioso e hai persino fatto palestra...» accennò Kim, osservandolo.
Remus balbettò delle frasi insensate, che lei ignorò.
«Complimenti Remus, continua così...» Kim lo superò e si diresse verso la sala Comune dei Corvonero.
Remus rimase interdetto per un paio di minuti, senza sapere che dire o che fare.
«Remus... Che fai? Non vieni?» la testolina di Minus sbucò dalla biblioteca.
«Sì, arrivo...» Remus si scrollò dai suoi pensieri e seguì l'amico in biblioteca.


* Nella storia inserirò dei 'fatti' riguardanti i Malandrini, inventati da me o presi da Tumblr, spero vi piacciano.

** Ho cercato di distanziarmi dai soliti clichè che vedono Sirius come un donnaiolo incallito, per me lui è un ribelle, che frequenta qualche ragazza certo, ma non ha né il tempo né la voglia di prestarle nessuna attenzione, se non qualche rara uscita.
Le ragazze per lui sono una botta e via, non nel senso letterale, lui esce con una di loro, ma solo alla prima uscita le presta l'attenzione dovuta.
E se non è abbastanza interessante, perde interesse, nonostante continui a frequentarla.
Vedo Sirius in questo modo... Potete condividere o no questo pensiero... :')

Saaalve malandrini,
è da tanto tempo che non scrivo lo so, ma la scuola mi ha assorbita totalmente!
Ho avuto tanti impegni e solo questa domenica ho avuto il tempo di buttare giù un capitolo abbastanza lunghetto.
Spero che sia di vostro gradimento!
A parer mio, la relazione di James e Lily è nata come una sfida, una sfida che lei ha avuto finalmente il coraggio di accettare.
Lily si è accorta di volere qualcosa da James, ma cosa? Eheheheh...
Non mi dilungo molto per non rovinarvi la storia, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Perdonate i soliti errori!
Un bacio, Jey.

 

ps. Ci sarà un capitolo che parlerà di Regulus, (non vedo l'ora di scriverlo).

 

 

 

Kim:

Christine:

Greg:

 

 

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Capitolo 6
*** Ricordi imbarazzanti. ***


Capitolo 6: Ricordi imbarazzanti 





James si appoggiò al faggio e fece un profondo respiro. 
Probabilmente Lily lo stava solamente prendendo in giro... 
Ma dannazione! Suonava tremendamente seria, era quasi come se lo avesse sfidato a dubitare di lei. 
E James dubitava. 
Oh' eccome se dubitava! 
Quante volte si era dovuto sorbire un suo rifiuto? 

«Evans, renderesti la mia vita più lieta se mi concedessi il tuo assenso al mio invito all' uscit-» 
«No, Potter. Apprezzo il vocabolario, ma no.» 
James si inginocchiò davanti alla ragazza, che stava scribacchiando il suo nome sotto la lista dei partecipanti al Club delle Gobbiglie. 
«Ti pregoooo Evanss!» si lagnò James, fingendo di piangere. 
«Ramoso, stai diventando patetico» Sirius che passava lì accanto gli scoccò un'occhiata rassegnata. 
«Ti stai rammollendo» annuì Peter. 
Lily girò i tacchi e se ne andò sbuffando. 
James rimase fermo accanto al muro di pietra, prendendolo a leggere testate e fissando il vuoto. 
Con gesti meccanici estrasse una lista dalla tasca e cancellò 'Vocabolario brillante + disperato'. 

«Ehi Lily Evans, vuoi uscire con me?» chiese James, imitando la voce di un famoso attore che spopolava fra le streghe. 
La rossa alzò lo sguardo. 
«Eh?» 
«Vuoi uscire con me?» si ricompose James. 
«No» 
«Neanche se ti pago?» sospirò James. 
«E sentiamo quanto mi pagheresti?» Lily appoggiò la penna e rivolse la sua attenzione a James. 
«Ehm, -James si frugò nelle tasche- tre galeoni?» azzardò fissando le monete. 
«Valgo così poco per te, Potter????!» si infiammò Lily. 
«Merlino... No, certo che no. Neanche la Gringott sarebbe in grado di eguagliare il tuo valore in oro» si affrettò a rispondere James, nervoso. 
«Ah, ora va meglio» Lily cercò di reprimere un sorrisetto soddisfatto. 
«Allora ci esci con me Evans?» 
«No» 

«Oh dolce Evans dei miei pensieri 
degnami di uno sguardo e fammi un favore 
esaudiresti uno dei miei desideri? 
Esci con me e smettila di spezzarmi il cuore» intonò con voce squillante, una mattina particolarmente nuvolosa, un esaltato James Potter. 
Nella Sala Grande calò un silenzio imbarazzato, nessuno osava fiatare. 
Sirius sputò e innaffiò il giornale di Remus con il suo succo di zucca, e quando smise di sputacchiare scoppiò a ridere talmente forte che la professoressa McGranitt si alzò dal tavolo dei professori. 
Se Sirius Black rideva tanto forte non doveva essere un buon segno pensò la donna. 
Infatti Lily era arrossita violentemente. 
E non per l'imbarazzo o il piacere, ma per la rabbia. 
Peter fiutò il pericolo nell'aria e con uno squittio si rifugiò sotto il tavolo. 
Remus che fissava James da un minuto intero non dava segni di vita. 
Probabilmente si chiedeva dove James acquistasse la droga o se gliela forniva personalmente la Sprite. 
James, al contrario, aspettava trepidante la reazione della donna dei suoi sogni. 
«Potter, sparisci dalla mia vista» sibilò Lily racimolando tutto il suo autocontrollo, le dita serrate intorno alla tovaglia. 
«Ma... Evans, io...» balbettò James, chiaramente in difficoltà. 
«Oh avanti Evans, esci con lui e dagliela! Così fai un favore all'umanit-» trillò Sirius, interrompendosi di colpo quando la professoressa McGranitt gli assestò un giornale sulla nuca con violenza, tanto che il colpo risuonò in tutta la Sala Grande. 
Regulus Black, al tavolo dei Serpeverde si lasciò sfuggire un risolino. 
Remus si riscosse dai suoi pensieri mafiosi e cominciò a tossire come un forsennato, si era dimenticato di masticare e rischiava di morire strozzato da un boccone di pancetta. 
«Che succede qui?! Potter!» abbaiò la professoressa. 
Sirius si massaggiò la nuca, lamentandosi sottovoce. 
«Prof, glielo dica anche lei!» esclamò James «Convinca Lily a uscire con me!» 
Sirius cercò di soffocare una risata stampandosi una manata sulla bocca e rannicchiandosi verso Remus, accanto a lui, nel tentativo di reprimere i sussulti del suo corpo. 
«Cinque punti in meno a Grifondoro per la sua maleducazione, Potter! E lei e il suo allegro compare -assestò un'altra giornalata a Sirius, che smise di ridere- questo weekend avrete il piacere di lucidare la sala dei Trofei ripensando alla vostra insolenza» 
«Ma professoressa!» si lamentò James. 
«Taci e siediti, Potter!» 
Lily alzò lo sguardo al cielo, ringraziando Merlino, Circe, Morgana e benedicendo la professoressa McGranitt. 

«Ehi bella Evans, se vinco la partita esci con me?» 
«No» 
«Allora la vinco lo stesso e ti dedico il boccino» 
Lily distolse lo sguardo lievemente scocciata. 

«Tu, rossa!» James si avvicinò a Lily, indossava una giacca di pelle nera, occhiali neri e masticava una gomma incantata che non finiva mai. 
Lily alzò lo sguardo e aggrottò la fronte. 
«Come ti sei conciato Potter?» 
«Come piace a te» James continuò a masticare la gomma a bocca aperta. 
«Che fine hanno fatto i tuoi occhiali?» chiese confusa Lily. 
«Li ho sostituiti, la tua bellezza mi acceca così tanto che ho comprato questi» disse James indicandoli. 
Sirius nascosto dietro una statua insieme a Remus e a Peter, era piegato in due dalle risate e respirava a fatica. 
Peter stava lacrimando e Remus aveva la mano davanti a agli occhi e cercava di ridere in silenzio. 
«Potter sei ridicolo» sospirò Lily. 
«Questo e altro per te» 
Da dietro la statua si udì un lungo verso strozzato, Sirius rantolava ridendo, mentre Remus si massaggiava il piede che Peter aveva pestato. 
Quest'ultimo si era infilato una manica in bocca per cercare di soffocare il singhiozzo che gli era venuto. 
Sirius guardandolo rise ancora più forte. 
Lily aggrottò le sopracciglia e aggirò la statua attirata dai versi soffocati. 
«Mi stai prendendo in giro, Potter?» gridò, guardando prima i Malandrini e poi il ragazzo, il quale aveva un espressione metà mortificata e metà arrabbiata. 
«No, Lily, loro non centrano...» 
«Sei solo un pallone gonfiato non perdi occasione per metterti in mostra e fare l'idiota!» Lily lo urtò e se ne andò a passo spedito. 
Sirius era per terra e cercava di recuperare fiato tra una risata e l'altra. 
Remus rideva guardando James e il suo look 'motociclistico'; Peter sputacchiava fuori la sua manica. 
«Avete rovinato tutto!» James incrociò le braccia al petto, imbronciato. 
«Con...Quale... Coraggio... Ti... Sei... Messo...Quella roba... Babbana?» annaspò Sirius, rimettendosi in piedi. 
«Suvvia Felpato, lui è un Grifondoro...!» ridacchiò Remus. 
Sirius scoppiò nuovamente a ridere. 
«Oh andiamo, ho trovato un biglietto anonimo che mi suggeriva di vestirmi così per far colpo su Lily» cercò di giustificarsi l'occhialuto. 
Remus prese a testate la statua. 
Sirius continuò a ridere appoggiandosi alla parete. 
«Probabilmente era da parte di Mocciosus» sogghignò Peter. 
Sirius, se possibile, rise ancora più forte. 
James sbatté più volte gli occhi cercando di capire. 
«Siete stati voi?» 
La risata di Remus si unì nuovamente a quella di Sirius, accompagnata da un lungo ululato. 
Sirius si scostò i capelli dagli occhi. 
«Volevamo vedere... Se … Lo facevi... Davvero!» rise. 
James rimase a bocca aperta, senza parole. 
«Figli di Lepricani» tuonò James, fiondandosi su Sirius e cercando di colpirlo con un calcio sugli stinchi. 

«Pss... Evans?» sussurrò James, con gli occhiali appannati dal fumo viola. 
«Non disturbarmi, Potter» replicò lei stizzita. 
«Ma non capisci? Siamo finiti insieme a Pozioni... è un segno del destino!» sussurrò James elettrizzato. 
«No, è solo un'altra dimostrazione del fatto che Merlino mi odia» rispose Lily, senza alzare lo sguardo dal calderone. 
James allungò la mano verso il suo braccio, e le sfiorò la pelle. 
«Piton non avrebbe dovuto chiamarti in quel modo» disse. 
Lily sussultò e ritrasse il braccio, chiaramente scombussolata. 
«Ti ho detto di non disturbarmi» la voce incrinata di Lily, raggiunse come una sferza James. 
«Lily...» 
La ragazza alzò lo sguardo, gli occhi verdi erano velati di lacrime, e non per il fumo. 
James rimase a fissarla imbambolato, senza sapere cosa dire. 
Successivamente si maledisse parecchie volte per quel silenzio, per non averla confortata come doveva. 

James tornò alla realtà e raggiunse con lo sguardo Felpato, che stava ancora rincorrendo le ragazzine, incurante dello stato dell'amico. 
James si portò le dita alla bocca, con gesti meccanici, e fischiò. 
Felpato drizzò le orecchie e scattò verso James. 
Fra il malcontento delle ragazzine, i due si diressero dietro le serre dove Sirius riprese la sua forma umana. 
Mentre si avvolgeva nel mantello lanciò un'occhiata di sbieco a James. 
«Ramoso... Che è successo? Tu e la Evans avete litigato di nuovo?» si interessò il compagno varcando un passaggio segreto e dirigendosi verso un tunnel. 
James scosse la testa e rimase in silenzio. 
Sirius si fermò accanto all'amico. 
«James...» 
«Ha accettato» 
«Chi?... Cosa?» domandò Sirius aggrottando la fronte. 
«Lily Evans ha accettato di uscire con me» la voce di James era terribilmente seria. 
Sirius lo fissò a lungo. 
Poi scoppiò a ridere. 
«Mi stai prendendo per un sedere babbano...» rise «Me l'hai già fatta Ramoso, questa volta non ci casco» disse arruffandogli i capelli con le nocche. 

«SIRIUS! SIRIUS! REMUS! PETER!» l'urlo gioioso di James li raggiunse prima che varcasse il ritratto della Signora Grassa. 
Remus balzò a sedere e Sirius alzò pigramente lo sguardo dalla rivista poco raccomandabile che aveva in mano. 
«La Evans... HA ACCETTATO! MI HA DETTO DI SI! ESCE CON ME! LILY EVANS ESCE CON ME!» James piombò nella Sala Comune rovesciando un tavolino e spaventando una ragazzina del primo anno. 
Peter che in quel momento scendeva dalle scale del dormitorio, scivolò dallo stupore, ruzzolò su tre scalini, storse la caviglia e si maciullò il naso contro una colonna, il tutto seguito da un verso strozzato a metà tra uno squittio e un 'porca di quella vacca di Morgana'. 
Sirius cercò di alzarsi in fretta dal divano, su cui era comodamente stravaccato, ma si ingarbugliò con la coperta e perse l'equilibrio in avanti, rovesciando un tavolino e rischiando di morire schiacciato da un'enciclopedia antica. 
«COSA?» la voce di Remus era la quintessenza dell'incredulità, tanto che spinse i gomiti in avanti facendo svolazzare i suoi appunti nel fuoco. 
James mantenne la sua faccia esilarata per i tre secondi successivi, poi si rilassò e con voce scialla decretò: «Nah, stavo scherzando vecchie canaglie» 
La sua affermazione buttata con nonchalance venne seguita da un silenzio di tomba. 
Sirius riemerse da sotto il tavolino, lanciò con forza l'enciclopedia sotto il divano e lanciò uno sguardo indecifrabile all'amico. 
Sembrava furioso, confuso, disinteressato, annoiato, seccato, divertito e rassegnato allo stesso tempo. 
Remus superato lo shock iniziale si era affrettato a cercare di mettere in salvo i suoi appunti ormai carbonizzati. 
Peter invece sembrava reduce da uno scontro con il Platano Picchiatore, il suo sangue da roditore era schizzato sulla parete e il povero malcapitato si tamponava il naso con la maglia mentre piagnucolava per la caviglia, la quale era storta in una posizione innaturale. 
James, nel frattempo, era scoppiato a ridere. 
Sirius fu il primo a riprendersi e a vendicare lo shock. 
Si alzò e si avventò sull'amico cervide, tamponandolo di pugni sulla pancia. 
«Ramoso, sei un dannato animale schizzato, dovrebbero sopprimerti, per un momento ho pensato che sarebbero rimasti solo venti secondi prima dell'apocalisse imminente» lo sgridò Remus, sistemando il tavolino. 
James rise, mentre Sirius gli afferrava la gamba e cercava di imprimere il profilo dell'amico sul pavimento. 
«Peter! Ma che diamine...?!» solo in quel momento Remus si accorse della scena del delitto che aveva commesso l'amico sulle scale. 
«Aiuto Remus!» gemette Peter, con la bocca piena di sangue. 

Sirius si riscosse da quel ricordo, quella volta non era sembrato così divertente, ma dopo due anni Sirius era riuscito ad apprezzare le doti recitative dell'amico cornuto. 
«Non è una balla, Sir. Sono serio» la voce di James, era soffocata dall'emozione. 
Sirius studiò l'amico, lo conosceva meglio di chiunque altro. 
«James...» 
Il ragazzo fissava il vuoto, illuminato dalle pallide luci del tunnel. 
«Per le mutande di Merlino!» esclamò Sirius, alzando un po' troppo la testa e battendo la testa contro uno spuntone di roccia che pendeva dal soffitto. 
James si riscosse e un bagliore di gioia illuminò i suoi occhi nocciola. 
«SI! MERLINO! HA ACCETTATO!» esultò saltando e colpendo lo stesso spuntone di roccia che stava provocando un bernoccolo all'amico. 
«Ahia!» 
«Cosa hai organizzato per farla accettare? UH! Ci sono! Hai usato l'incantesimo 'Imperio' un po' eccessivo ma può andare...» cominciò a farneticare Sirius. 
Era una svolta importante nella vita di James, e Sirius lo sapeva bene. 
James aveva rincorso Lily per cinque anni interi, dedicando quasi tutto il suo tempo ad escogitare strani piani per conquistarla. 
Da un po' di tempo, lo aveva notato anche Remus, Lily aveva smesso di essere una sfida per James. 
Era diventato un qualcosa di più, un qualcosa che James voleva accanto. 
«Lei è arrivata lì, mi ha chiesto scusa e io ho pensato 'è finita Ramoso, lasciala perdere, perché le cose non cambieranno' tanto valeva chiudere in bellezza sette anni di prese in giro, scherzi, piani assurdi, proposte indimenticabili chiedendoglielo quasi normalmente...» la voce di James era un sussurro emozionato. 
«E così le ho detto 'Evans, vorresti uscire con me?' lei si gira, fa per insultarmi poi mi guarda, resta un po' in silenzio e poi mi fa 'Con piacere, Potter. Ci vediamo domani mattina alle nove, davanti alla biblioteca'. Io ci resto come un babbano spastico e mi chiedo 'Mi piglia per il boccino o fa sul serio'» James concluse il discorso arruffandosi i capelli. 
«Merlino!» esclamò Sirius, massaggiandosi il bernoccolo sulla nuca. 
«Secondo te mi da buca?» la voce di James era seriamente preoccupata. 
Sirius ci pensò per un attimo. 
«Da quello che ho capito lei accettato quasi per sorprenderti... Tu eri sicurissimo della risposta, e sicuramente anche lei... Ma poi deve averci pensato e sicuramente l'ha presa come una sfida» rifletté Sirius. 
«Circe, Sirius! Da quando sei così saggio?» esclamò James, annuendo. 
«Bah, Remus deve avermi influenzato!» 
Restarono un po' in silenzio, Sirius appoggiato alla parete fredda del tunnel, James con lo sguardo fisso sul pavimento. 
«Ho paura, Sirius. Se questa cosa dovesse andar male, non credo... che potrei sopportarlo» la voce di James era flebile. 
Sirius lo guardò a lungo. 
«Sai cosa facciamo ora? Andiamo da Remus e per la prima volta ascolteremo le stronzate che dirà, okay?» Sirius attirò l'amico in un abbraccio. 
Gli occhiali di James affondarono nella spalla di Sirius. 
Era una cosa che facevano raramente, di solito era sempre James ad abbracciare Sirius. 
Si abbracciavano poche volte, solitamente di nascosto, si abbracciavano quando erano grati di esserci per l'un l'altro, quando sapevano che non importava quanto il mondo potesse cadere a pezzi, se erano insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa. 
Sirius aveva sempre preso in giro James quando lo faceva, ma solo ora capiva la motivazione che spingeva l'amico ad esternare il suo affetto. 

«Sirius...» 
«Mh?» 
Il dormitorio era deserto, c'erano solo James e Sirius erano stravaccati sui letti, del tutto vestiti. 
«Se ti va, quando vuoi, quando non ce la fai, puoi venire a stare da me in estate...» la voce di James era un sussurro. 
Passò molto tempo prima che Sirius potesse rispondere. 
«Grazie James, non riesco nemmeno a spiegarti quanto io ti sia grato» 
James sorrise. 
«Di niente, fratello.» 
Era il terzo anno, Sirius aveva appena ricevuto una strillettera dalla madre, la quale l'aveva insultato e sgridato per la sua ultima punizione. 
Era il terzo anno e James aveva appena chiamato 'fratello' un ragazzo che una famiglia non l'aveva mai avuta. 
Era il terzo anno e Sirius si ripromise di non dimenticare mai quel momento, l'unico momento della sua vita in cui si era sentito amato per la sua persona e non per il suo cognome. 
Era il terzo anno e Sirius sorrise, stravaccato sul letto, pensando a quanto importante sarebbe diventato James nella sua vita. 
«Vado a farmi una doccia, fratello» Sirius si alzò e si diresse verso il bagno. 
«Fratellooooooooooooo» urlò James, balzando in piedi e stringendolo in un abbraccio soffocante. 
Sirius rimase interdetto per un secondo, poi ricambiò l'abbraccio finché la situazione non diventò imbarazzante. 
Il Sirius tredicenne tossicchiò e per sciogliere la tensione disse: «Lo sapevo che con il mio fascino ho fatto diventare gay anche te» 
James scoppiò a ridere e disse: «Ti piacerebbeeeeee» 

«Dai andiamo a chiedere consiglio al vecchio saggio Lunastorta» disse Sirius, sciogliendo l'abbraccio. 
«Si, affidiamoci alla sua innata saggezza!» rise James, incamminandosi verso l'uscita del tunnel. 

Trovarono Remus nella Sala Comune, immerso in una lettura impegnativa. 
Appena entrarono James si lanciò verso il compare. 
«Remuuuuuuuuuuus!» urlò. 
L'interpellato alzò la testa sconcertato. 
«Perché urli James?» 
«Avanti diglielo, Ramoso» la voce di Sirius era divertita. 
«Preparati, Lunastorta, questa è una bomba» 
«Mh?» 
«La Evans ha accettato di uscire con me!!!!!» senza aspettare una reazione e senza dare spiegazioni, James afferrò Remus facendo cadere il pesante libro e lo stritolò. 
Remus tossì. 
«Cosa...? Dici sul serio?» 
Anche Sirius si lanciò sui due, sfregò le dita sui capelli di Remus e disse: «Finalmente la Evans è riuscita ad uscire da sette anni di mestruazioni perenni» 
Remus riuscì a pestare il piede a Sirius. 
Quando riemerse dall'abbraccio soffocante dei due ed ebbe ripreso fiato decretò: «È una meravigliosa, James! Come sei riuscito a convincerla? Hai seguito i miei consigli?» 
Mentre James si lanciava una descrizione dettagliata del fatto, Sirius andò a cercare Peter per comunicargli l'accaduto. 
Lo trovò addormentato accanto al baule. 
Peter aveva sempre avuto la strana abitudine di addormentarsi dove capitava. 
Una volta Remus aveva giurato di averlo trovato addormentato su una scala. 
«Pss, Codaliscia!» 
Un mugolio, Peter alzò la testa. 
«Avanti, svegliati! Ci sono notizie grandiose» 
L'amico si alzò sbattendo il mignolo del porcomerlino contro il baule. 
Sbadigliando e lacrimando scese in Sala Comune. 
«Avanti! Aggiorna il roditore» disse Sirius, sedendosi su una poltrona. 
«PETER! VECCHIA CANAGLIA! DOMANI MATTINA ESCO CON LA EVANS!» 
Peter si fermò con il piede a mezz'aria. 
«È un qualche strano scherzo perverso?» chiese assonato. 
«No!» James sfrecciò verso Peter scuotendolo. 
«Esco con la donna della mia vita! Dannazione!!!! Peter! Non mi dormire addosso...!» urlò l'occhialuto a tutta voce. 
Peter parve ripigliarsi di colpo. 
«WOW! Bel colpo James! Come hai fatto?» 
«Glielo chiesto così, quasi per caso...» rise James. 
Mentre Peter apprendeva la notizia, James e Sirius si diressero verso Remus. 
Sirius inchiodò Remus alla poltrona e James si piazzò davanti a lui: 
«Ho bisogno dei tuoi consigli, Lunastorta. Giuro solennemente di seguirli alla lettera» 
Remus arrossì di piacere. 
«Intendi dire per l'appuntamento di domani?» 
«Per cosa se no?» 
«Molto bene, ascoltami attentamente, Ramoso» 
«Sono tutto orecchi» 
«La prima cosa che devi ricordarti è che non devi fare stronzate, probabilmente Lily avrà accettato seguendo un pensiero razionale. Tu non fare idiozie, non prenderla in giro, non prendere in giro Mocciosus, non parlare di Mocciosus, non vantarti del quidditch. Fai il bravo ragazzo, cerca di essere cordiale, gentile, non metterla in imbarazzo. Per una volta comportati come farei io» disse con voce pacata Remus. 
«Sane stronzate, Lunastorta! Ma tu, James, tienile a mente!» esclamò ridendo Sirius, beccandosi un cuscino da parte di Remus.
James stava annuendo. 
«Okay, okay. Devo fare il bravo ragazzo, non devo innervosirla, tutto chiaro» borbottava sovrappensiero. 

Quella notte James rischiò di non chiudere occhio. 
Sirius aveva proposto un'allegra bevuta, per aiutare il sonno. 
Remus aveva declinato l'offerta, sostenendo che i postumi del dopo sbronza non erano un buon inizio. 
James ovviamente aveva seguito il consiglio di Remus, e si era messo a letto senza tante storie. 
Ora però i pensieri si facevano sentire. 
James si abbandonò al sonno solo grazie alla stanchezza fisica, altrimenti avrebbe passato l'intera a fantasticare su Lily e sul appuntamento. 
Infatti il ragazzo era tormentato dai dubbi, voleva disperatamente che l'appuntamento andasse per il meglio. 
Si addormentò con gli occhi verdi di Lily impressi nei sogni. 

La mattina dopo cominciò come un totale disastro. 
«DOVE PORCO MERLINO HO MESSO GLI OCCHIALI?» urlava James, a tutto fiato. 
Buttò giù dal letto Frank, Peter, Albert (che era appena rientrato), Sirius e Robert. 
«Spero in culo! Così poi non escono più...» ringhiò Albert, infilandosi sotto le coperte. 
Sirius rise: «Ci sarebbe stato un modo per farli uscire...» 
Albert ridacchiò. 
Remus era chiuso in bagno. 
James bussò sulla porta. 
«Remus! CANAGLIA! Apri la porta, Peter deve svolgere il piano 555» urlò. 
Il piano 555 prevedeva la trasformazione di Peter nel suo Animagus per cercare oggetti dispersi. Questo piano veniva attuato nell'eventuale presenza dei compagni di Casa. 
«Non urlare Potter!» bofonchiò Frank. 
James lo ignorò. 
«Avanti Remus! Esci di lì... Altrimenti ti faccio fare la fine della tua saponetta viola!» 
Sirius rise. 
«Lo butti in un cestino?!» 
La faccia di Remus emerse da dietro la porta, i capelli bagnati e una smorfia sconvolta. 
«L'avete buttata? Ecco che fine aveva fatto!» 
James approfittò del momento per tirarlo fuori e scaraventarlo con forza contro il letto di Robert (nonostante fosse cieco come una talpa, James possedeva degli ottimi riflessi e sensi), Peter si infilò nel bagno e si trasformò. 
Uscì da un buchetto e cominciò a correre sotto tutti i letti alla ricerca degli occhiali. 
Intanto James si era seduto sul letto e cercava di infilarsi i pantaloni al posto della maglia. (Nessuno ci fece caso.) 
Sirius si stava annodando la cravatta, Remus sceglieva i calzini del giorno e Frank era tornato a ronfare allegramente. 
«Merlino, Remus! Ricordami le regole» bofonchiò James, agitato. 
Mentre Remus ripeteva i consigli dati la sera prima, Peter aveva individuato gli occhiali ed era tornato in bagno per ritrasformarsi. 
Quando uscì andò a recuperare gli occhiali da sotto l'armadio, li porse a James e si buttò nuovamente sul letto. 
«Grazie Peter, sei un angelo!» trillò James, fiondandosi verso il bagno per cercare di domare i suoi capelli aggrovigliati. 
Nel dormitorio delle ragazze regnava lo stupore. 
«Tu vai a Hogsmeade con James Potter? Potter?» Mary era stesa sul letto e scuoteva la testa. 
«Si, Mary. E me ne sto pentendo... Merlino, cosa mi è saltato in mente?» 
«Ah, l'amore! Lily lo sapevo che avresti ceduto prima o poi» cinguettò Alice dal bagno. 
«Ma taci, Prewett» 
Lily si squadrava allo specchio dubbiosa, indossava dei jeans chiari, un maglioncino e una sciarpa. 
Non voleva dare nessun pretesto negativo o imbarazzante a James. 
Emmeline e Annabeth parlottavano fra di loro. 
«Era ora che tu accettassi...» disse la prima. 
«Non si scappa da James Potter» disse la seconda. 
Lily le ignorò. 
In cuor suo sperava di rendere l'appuntamento un disastro così da desistere James da una seconda uscita. 

James era già davanti alla biblioteca, quando Lily lo raggiunse. 
«Buongiorno Evans!» sorrise lui, l'emozione fatta a persona. 
«Muoviamoci, Potter. Prima che cambi idea» disse lei, incamminandosi verso il portone. 
James la affiancò. 
«Come stai?» chiese sempre sorridendo. 
«Una meraviglia, Potter. Tu?» replicò lei sarcastica. 
«Bene, grazie Evans» 
Calò un silenzio imbarazzato. 
Molto più indietro, sotto il mantello dell'invisibilità Remus e Sirius avanzavano a fatica. 
«Ahia! Mi hai pestato un piede» esclamò Sirius. 
Codaliscia, sotto forma di topo, si era comodamente sistemato sulla spalla di Remus. 
«Scusa» soffiò Remus. 
«Hanno smesso di parlare» sussurrò Sirius. 
«Brutto segno, adesso James si metterà a dire stronzate» sospirò Remus. 
Infatti... 
«Era ora che ti decidessi a uscire con me, Evans» 
La rossa alzò gli occhi al cielo. 
«Non andarne troppo fiero, Potter. Per quanto mi riguarda è la prima e l'ultima volta» 
«Sai una cosa? Pensavo mi avresti dato buca» confessò James, guardandola di sottecchi. 
Lily si voltò a guardarlo. 
«Devo confessare che pensavo lo avresti fatto tu...» 
James si rabbuiò. 
«Perchè mai avrei dovuto darti buca?» 
«Non fai altro che prendermi in giro dalla mattina alla sera!» 
«Quella non è presa in giro, è un corteggiamento sfrenato Evans!» si difese James. 
«Allora hai uno strano modo di corteggiare le persone Potter!» replicò Lily risoluta. 
James sbuffò. 
«Ti ho già detto che sei bellissima oggi?» 
«Risparmiatelo» 
James sorrise divertito e Lily alzò gli occhi al cielo. 
Erano quasi arrivati a Hogsmeade ed entrambi sapevano che sarebbe stato un appuntamento interessante, che nessuno dei due si sarebbe mai dimenticato. 



Salve Malandrini! 
Questo capitolo è luuuunghissimo! 
Ho dovuto tagliare l'appuntamento di Lily e James (cwc) non odiatemi.. ç.ç 
Bene bene, credo di aver fatto troppi flashback, che a me stranamente piacciono. 
Durante latino ho scritto 385986923 idee per la storia e non vedo l'ora di svilupparle! 
Se lasciaste una piccola recensione ve ne sarei immensamente grata! 

Ringrazio tutti i miei lettori, tutte le recensioni, e tutti gli apprezzamenti! 
Sono così contenta di questa storia! 
Un bacio, 
-Jey. 

ps. perdonate gli errori.

Pss. Probabilmente ho fatto un casino in questo capitolo.



 

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Capitolo 7
*** Avvenimenti fuori dal comune. ***


Avvenimenti fuori dal comune 




«Dove ti porto dolce Evans?» 
Lily alzò gli occhi al cielo, ma stranamente sorrise. 
«Dovrei comprare delle penne in quel negozio lì...» indicò un locale all'angolo della via. 
«Okay» James si strinse nelle spalle e seguì la rossa verso il negozio. 
Lily che si aspettava che James protestasse o che la prendesse in giro, rimase a bocca aperta aspettando che il ragazzo dicesse qualcosa di stupido. 
Ma James era perso nei suoi pensieri, aveva in mente qualcosa intuì la ragazza. 
Entrarono nel negozio, Lily comprò il materiale che le serviva e James pagò tutto, nonostante la rossa avesse ripetuto fino allo sfinimento: 'Non serve che paghi tu, Potter. Faccio io.' 
Uscirono dal negozio, James con un sorriso stampato in faccia e Lily chiaramente confusa. 
«Andiamo a prenderci un gelato!» propose James. 
«Ma fa troppo freddo per il gelato!» protestò Lily. 
«Sciocchezze Evans, non fa mai troppo freddo per un gelato...» 
Lily sbuffò e James rise. 
«Dai Evans, non cominciare a fare la pignola, stiamo andando bene... Non mi hai ancora fracassato il timpano destro...» 
«Cosa stai insinuando, Potter?» esclamò Lily stizzita. 
James rise di nuovo. 

Più in dietro, sotto un malconcio mantello dell'invisibilità... 
«Che palle sto appuntamento! Ramoso si è rivelato un vero idiota...» sbuffò Sirius. 
«Io invece trovo che stiano andando piuttosto bene!» ribatté Remus, annuendo. 
Sirius sbuffò. 
Camminarono chinati per un altro po'. 
«Sono stufo di seguirli... Andiamo a prenderci una burrobirra» propose Remus sospirando. 
«Sono d'accor- Quello è un gatto?» 
Sirius schizzò fuori dal mantello e corse dentro un vicolo. 
«Sir... Ma che fai?» chiese Remus, seguendolo ancora sotto il mantello. 
Sirius si era chinato sopra un gattino e lo stava accarezzando sul dorso della schiena. 
Remus si tolse il mantello di dosso e lo infilò in tasca. 
Il gattino era grigio, con la fronte e le orecchie nere. 
Il gattino alzò la testolina verso di lui, aveva un paio di occhi giallo-arancio straordinari. 
«Oh... Vieni qui bello!» Remus lo accarezzò, dimenticandosi di avere Codaliscia sulla spalla. 
Il topo infatti stava squittendo come un forsennato. 
Il gatto puntò i suoi occhi arancioni sul topo, soffiò piano, ma non attaccò. 
Probabilmente aveva capito che era meno animale di quanto sembrasse. 
«È un gatto randagio...» dichiarò Sirius, osservandolo. 
«Come fai a dirlo?» chiese dubbioso Remus. 
«Amico, mi trasformo in un cane nero come la notte e passo la maggior parte delle mie estati a vagabondare per Londra, credimi so quello che sto dicendo...» replicò secco Sirius. 
Remus non rispose, grattò le orecchie al gattino appoggiò il mento sul ginocchio sospirando. 
«Sai cosa facciamo?» Sirius si alzò in piedi e guardò il gatto dall'alto. 
«Lo portiamo ad Hogwarts, dirò che è il mio gatto» disse alzando le spalle. 
POP! 
Peter tornò umano e si appiattì contro il muro, sbarrando gli occhi. 
«Sirius! Sei fuori di testa!?? Quello mi mangerà mentre non guardate» strillò isterico. 
«Sciocchezze Peter, sarà il nuovo fidanzato della gatta di Gazza» rise Sirius. 
«Come fai a sapere che è maschio?» chiese Remus. 
Sirius sbuffò e si picchettò il naso. 
«È fiuto caro mio» 
«Sirius! Ti prego, ho una fobia assurda per i gatti, mi ucciderà, squarterà il mio povero corpicino e morirò fra le sue fauci!» piagnucolò Peter. 
«Non essere ridicolo...» 
«Ma... Felpato, tu sei un cane... I cani e i gatti non vanno d'accordo!» protestò Remus, cercando di tranquillizzare Peter, il quale aveva acquistato un nuovo tic nervoso. 
«Dove c'è scritto, rompiboccini? Eh?! Su uno dei tuoi stupidi libri?» chiese Sirius, prendendo il gatto fra le braccia e affondando il naso nel suo pelo stranamente pulito. 
Remus strinse le labbra. 
Da un lato gli piaceva quel gattino, adorava i suoi occhi arancioni così vispi e intelligenti, dall'altro aveva la sensazione che avrebbe portato solo guai. 
«Dovrai prendertene cura...» 
«Risparmiami la predica, Lunastorta!» ringhiò Sirius, girandosi e andando verso il centro di Hogsmeade. 
Peter rimase schiacciato contro il muro, con un tic all'occhio, al pollice e ora anche al ginocchio. 
«Io non lo voglio un gatto con noi, Reeemus» frignò Peter. 
«Dai vedrai che andrà tutto bene, sai bene che quando Sirius si mette in testa una cosa è impossibile farlo cambiare idea» Remus gli diede una pacca e seguì Sirius verso i Manici di Scopa. 
***

James diede un morso al gelato che aveva appena comprato. 
«Tu mordi il gelato?» esclamò Lily, fissandolo a bocca aperta mentre teneva fra le dita un cono con due palline alla fragola. 
James si girò, il mento sporco e gli occhiali un po' storti. 
«Evans... Che domande fai? Tu come lo mangi un gelato?» chiese confuso. 
La rossa scoppiò a ridere guardando il mento di James. 
«Sei un po' sporco... Aspetta...» 
Lily si sporse verso James, quest'ultimo si irrigidì e smise di respirare. 
La ragazza, con un tovagliolo, gli pulì il mento sporco di crema al cioccolato. 
Quando si accorse dello sguardo del ragazzo, arrossì e abbassò lo sguardo. 
«Scusa...» bofonchiò. 
James rise. 
«Mi hai trattato come un bambino di tre anni! Sono in grado di pulirmi da solo...» esclamò ridendo. 
«Tu sei un bambino, James» 
James la guardò. 
«Che c'è...?» 
«Mi hai chiamato James» 
«Non è il tuo nome?» 
«Si, ma...» 
Lily distolse lo sguardo. 
«Di cosa stavamo parlando?» 
«E chi se lo ricorda...» 
***

«Rooooooosmerta!» urlò Sirius, entrando nel pub. 
La donna si affacciò sul bancone. 
I boccoli biondi cadevano disordinati sulle spalle, e degli occhi verdi scrutavano Sirius con gioia. 
«Ma guarda un po' chi si rivede...» 
«Hai del latte? Ho un micetto da sfamare» disse Sirius, sedendosi con il gatto in braccio. 
Rosmerta alzò gli occhi e scosse la testa, tirò fuori una ciotola e ci versò del latte. 
«Allora... Di chi è il micio? Di una delle tue ragazze?» chiese sporgendosi in avanti e guardando il gatto che beveva il latte. 
«Quali ragazze? Io sono un ribelle solitario» rise Sirius. 
In quel momento una ragazzina mora si avvicinò al ragazzo. 
«Ehm, signor Black... Ehm Sirius... Volevamo chiederti -indicò un tavolo di ragazzine che arrossirono di botto- ehm... quando si terrà la prossima partita di quidditch..?» 
Sirius la fissò aggrottando le sopracciglia. 
«Il prossimo weekend... Perché?» 
«Uhm... è un segreto non posso dirtelo...» la ragazzina arrossì e gli fece un occhiolino. 
Sirius sorrise ampiamente. 
«Come vuoi...» la congedò Sirius. 
«Come lo chiami il gatto?» riprese Rosmerta, col sorriso stampato sulle labbra. 
«Ganzo, Bolide, Merlino, Alvin, … Come capita» sghignazzò Sirius. 
Rosmerta scosse la testa incredula. 
***

«Voglio portarti in un posto...» disse James, dopo esser usciti da Mielandia. 
«Spero che non sia un posto dove si mangia... Devo essere ingrassata di tre chili!» si lamentò Lily. 
«Taci Evans, sei bellissima e hai un fisico da paura, un po' di grasso non potrebbe fare che bene alle tue tette...» 
Lily rimase a bocca aperta per un secondo, poi mollò un pugno sul braccio di James. 
«Idiota!» 
«Non sai dire altro?» la prese in giro lui. 
«Dove volevi portarmi?» chiese Lily, cambiando argomento. 
James si rabbuiò per un secondo. 
«Ripensandoci non so se sia il caso...» borbottò sovrappensiero. 
«No, ora voglio andarci!» protestò Lily. 
«Chi è la bambina ora?» rise James. 
«Daaai, non si può tenere sulle spine Lily Evans!» si lamentò lei. 
«Credimi lo so bene» ribatté lui. 
Ma che stava succedendo? 
Lei e James sembravano conoscersi da anni – che in parte era vero – ma Merlino! Sembravano essere grandi amici! 
Lily guardò sottecchi il ragazzo, James aveva un talento speciale a mettere le persone a loro agio. La ragazza si sentiva rilassata, felice e pronta all'azione, cosa che succedeva raramente. 
Chi l'avrebbe mai detto che James Potter sarebbe stato una compagnia piacevole? 
James, nel frattempo, rifletteva su altro. 
«Va bene, ti ci porto. Ma devi promettermi una cosa: dovrai starmi attaccata Evans, e no non è un modo stupido per metterti le mani addosso, sono serio, il locale in cui entreremo non è molto affidabile, e voglio che tu stia attenta, sono stato chiaro?» 
La voce di James era seria e attenta. 
«Potter, è il primo discorso sensato che ti sento dire da … anni? Non ti preoccupare, starò attenta, ma cosa dobbiamo fare lì?» chiese Lily all'improvviso più interessata. 
«Devo farti vedere una cosa» 
James si incamminò verso una via piuttosto angusta, si guardò ripetutamente alle spalle e poi girò l'angolo seguito da Lily, che si guardava intorno curiosa. 
«Questa cosa dovrà restare tra noi, intesi Evans? Potrebbero espellermi...» disse James, piazzandosi davanti a una porta consumata e bussando un ritmo in codice. 
«Vorrà dire che ne approfitterò, Potter» rise Lily, lievemente agitata. 
«Sto scherzando, Potter! Ora fammi vedere questo posto losco di cui sembri tanto a conoscenza» aggiunse seria Lily, alzandosi in punta di piedi.* 
James la guardò sorridendo, e in quel momento la porta si aprì e un vecchietto gobbo con tre denti in bocca li fulminò. 
«Buongiorno Yanks» lo salutò allegramente James. 
«Ooh, buongiorno signor Potter...» gracchiò Yanks. 
«Vedo che ha portato un'amica... Vuole prendere qualcosa da bere?» il vecchio spalancò la porta, illuminando una stanzetta angusta, piena di tavoli e di sedie. 
Non era molto affollata, ma le poche persone che sedevano parlando erano piuttosto inquietanti. Erano avvolte in strani mantelli, con tatuaggi indecifrabili e che sorseggiavano strane bevande. 
«Potter...» Lily si strinse automaticamente sul suo fianco. 
«Dove diavolo mi stai portando?» 
«Sul retro» rispose James, sistemandosi gli occhiali. 
Lily notò che stava impugnando la bacchetta saldamente, dentro la tasca della felpa. 
A un certo punto si sentì rabbrividire. 
Attraversarono la stanza, in silenzio, sotto le occhiate cupe dei clienti. 
James imboccò un corridoio e si piazzò di fronte all'ultima porta. 
Tutto d'un tratto si sentiva molto più rilassato. 
«Io e Sirius abbiamo scoperto questo posto, a parte la clientela offre molti prodotti interessanti» spiegò James, senza approfondire il genere di prodotti interessanti. 
«Potter, mi hai portato in un covo di criminali!» sbottò Lily. 
«Non sono criminali, sono persone anticonformiste con problemi di pulizia» ridacchiò James. 
Lily lo ignorò. 
«Cosa devi farmi vedere?» 
James parve ricomporsi di colpo, si mise dietro Lily e le coprì gli occhi con le mani. 
«Potter.. che stai facendo?» 
«Sssh» con un piede, James aprì la porta e ci spinse delicatamente Lily dentro. 
«Pronta?» 
«Toglimi le mani di dosso, Potter!» borbottò Lily, esasperata. 
James obbedì e tolse le mani. 
Lily rimase senza fiato. 
Una stanza bianca, illuminata da specchi luminosi, conteneva il più alto numero di gigli che Lily avesse mai visto. 
Ordinati su diversi tavoli a seconda del colore, riempivano la stanza di un profumo dolciastro. 
Lily, per un momento, si sentì le gambe molli. 
Si avvicinò a uno dei tavoli, un vaso di gigli bianchi era posto al centro , circondato da altri vasi con Gigli colorati. Sembravano vivi, brillavano e gioivano in quella stanza luminosa. 
«Allora, come ti sembra?» tossicchiò James, chiaramente soddisfatto della faccia della ragazza. 
Lily traslì, si era completamente dimenticata di James. 
Si raddrizzò e avvampò leggermente. 
«È bellissimo, James» sussurrò «Ma come...» 
«Durante il quarto anno, io e Sirius abbiamo scoperto questo locale, ci siamo fatti amici i proprietari, e il cugino del secondo proprietario è una specie botanico, ci ha fatto vedere questa stanza, le altre porte conducono a fiori diversi...» 
«Ma... è meraviglioso» Lily spalancò gli occhi sorpresa. 
James sorrise. 
«Ecco perché ti ho tormentata per tre anni Evans, non vedevo l'ora di mostrartelo» 
Lily rimase a bocca aperta. 
«Tu..? Ma... Potevi dirmelo» 
«E rovinare la sorpresa? E poi tu non mi ascoltavi molto... Te ne andavi in giro con Mocciosus» si difese James. 
Lily era senza parole. 
«Ti comportavi come un idiota!» 
«Stai dicendo che ora non lo sono più?» ghignò James. 
Lily sbuffò. 
«Posso vedere le altre stanze?» 
James guardò l'orologio. 
«Temo che non ci sia tempo, Evans. Sono le dodici meno dieci» disse James. 
«Di già?» 
Il tempo con James era letteralmente volato! 
Prima di uscire dalla stanza, James prese un giglio e lo porse a Lily. 
Lily lo prese e se lo infilò fra i capelli. 
Per la prima volta in sette anni, Lily capì perché le persone amassero James. 
Lui non era solo un campione di quidditch (non si era vantato affatto e non l'aveva proprio nominato, Lily era a dir poco sconvolta), non era solo un combina guai incallito, non era solo un prepotente, James Potter era un ragazzo che aveva imparato a capire le persone. Aveva un talento speciale, James ti immergeva in una bolla piacevole, ti faceva sentire a tua agio. 
Lily si ripromise di non dimenticare mai quel giorno. 
Uscirono dal locale in silenzio. 
Si incamminarono verso Hogwarts, seguendo una folla chiassosa. 
I pensieri di Lily sfilavano disordinati, era confusa e disorientata. 
Si fermò all'improvviso, colpita da un pensiero. 
James la imitò. 
«Okay, se è tutto uno scherzo, direi che è durato abbastanza, avanti … Che fine ha fatto Potter?» chiese Lily, incrociando le braccia. 
James aggrottò la fronte. 
«È qui davanti a te» disse, passandosi una mano fra i capelli. 
«No, non è possibile. Tu... Potter non si comporta così» esclamò Lily. 
«Tu che ne sai di come mi comporto, eh Evans?» esclamò furioso James. 
«Per sette anni sei stato un idiota completo e ora ti metti a fare il bravo?! Mi dispiace, mi viene difficile crederlo...» 
«Che diavolo stai blaterando, Evans? Per una volta cerco di comportarmi decentemente facendo leva su ogni nervo del mio autocontrollo e tu mi accusi di non essere James Potter?!» 
«Tu... Questo appuntamento... Non...» biascicò Lily. 
«Avanti, Evans! Dì quello che vuoi dire...» la attaccò James. 
«Questo appuntamento non sarebbe dovuto andare così!» esplose Lily, togliendosi il fiore dai capelli. 
«E sentiamo... Come sarebbe dovuto andare?» 
«Tu avresti dovuto fare l'idiota, avresti dovuto vantarti, dire cavolate sul quidditch, prendermi in giro! Non si può cambiare da un giorno all'altro, Potter! Fino a ieri facevi le capriole per infilarmi nelle situazioni più imbarazzanti!» lo accusò Lily, puntandogli il dito contro. 
«Evidentemente non sai niente di me, Evans! Merlino... Sono stato così stupido! Morgana solo sa quanto io ci abbia provato oggi! Non mi sono vantato, non ti ho preso in giro perché speravo che questo appuntamento andasse bene! Non ho dormito stanotte, mi sono ripetuto fino allo sfinimento i consigli di Remus, per far colpo su di te Evans! Perché dannazione è da due anni che hai smesso di essere un passatempo per me... E ora tu liquidi tutto con il semplice fatto che 'non si può cambiare da un giorno all'altro', certo che si può! Mi sono impegnato per te, è da due anni che cerco di cambiare... Per cercare di piacerti almeno un po' di quanto tu mi piaccia» 
Le dita di James tremavano. 
Non poteva fare così, non poteva. 
Si era controllato fino all'ultimo, cercando di rimanere sempre il solito James, ma con un atteggiamento più maturo. 
E lei, dannazione, cancellava tutto e si rifiutava di crederci. 
James si girò e si diresse verso il castello, a passo spedito, lasciando Lily con gli occhi leggermente lucidi. 
***

«Ganzo... dai fai il bravo, non mordicchiarmi» Sirius era comodamente disteso sul divano aspettando l'arrivo del suo migliore amico cornuto. 
Aveva condotto il gattino nel castello, presentandogli la sua nuova casa, stando ben attento a non farsi beccare dalla McGranitt, non perché fosse vietato avere un gatto, ma perché la donna avrebbe avuto qualcosa da ridire. 
Un tonfo. 
Dal buco del ritratto emerse James, massaggiandosi il gomito. 
Sirius si raddrizzò ansioso. 
«Ramoso... com'è and-» 
«IO NON LE CAPISCO LE RAGAZZE, FELPATO. IO NON LE CAPISCO, O PERLOMENO NON NE CAPISCO UNA! DANNATA EVANS! DANNAZIONE!» urlò James. 
Il gattino si spaventò e si infilò sotto la camicia di Sirius. 
«Che è successo?» chiese Remus, scendendo le scale del dormitorio velocemente. 
«Hai fatto il cretino, James?» chiese, cauto Sirius. 
«Magari l'avessi fatto!» ringhiò James, dirigendosi verso il dormitorio e superando Remus con una spallata. 
Sirius e Remus si scambiarono un' occhiata indecifrabile e seguirono l'amico. 
«HO FATTO TUTTO QUELLO CHE MI HAI CHIESTO REMUS, HO FATTO LA PERSONA MATURA, HO EVITATO BATTUTINE SU MOCCIOSUS, HO EVITATO IL QUIDDITCH, L'HO PORTATA DA YANKS, LE HO MOSTRATO I FIORI E LEI... LEI MI HA ACCUSATO DI NON ESSERE JAMES POTTER! PERCHE' JAMES POTTER, A PARER SUO, NON SAREBBE CAPACE DI FARE DELLE COSE DEL GENERE!» tuonò James, rovesciando un baule. 
Peter che stava dormicchiando lì accanto, dopo aver costruito una specie di muraglia anti-gatto con i libri, si svegliò di soprassalto sbattendo la fronte contro la colonna. 
Sirius mollò il gatto per terra e si diresse verso il ragazzo. 
«James...» 
«No, Sirius... Non dire niente, non voglio sentire nulla!» 
Sirius rimase in silenzio, la mano appoggiata sulla spalla di James. 
«Remus, spiegami, spiegami dove ho sbagliato, ti prego» la voce di James era ridotta a un sussurro. 
Remus rifletté un secondo, cercando il modo per calmare il ragazzo. 
«Tu hai seguito tutti i miei consigli?» 
James annuì con forza. 
«Allora, Lily si è spaventata, andiamo James... Non ti aveva mai visto così, avrà pensato che fosse solo uno scherzo... La conosco, non avrà capito le tue reali intenzioni...» 
James rimase impassibile. 
«Tranquillo, Remus. Credo di avergliele spiegate sufficientemente bene» replicò, stringendo i denti per la frustrazione. 
***

Lily si trascinò verso il dormitorio femminile, era lieta che James non fosse nella Sala Comune. 
Le pizzicavano gli occhi e fra le dita stringeva il giglio spiegazzato. 
Non appena entrò Alice, Mary e Annabeth la raggiunsero curiose. 
«Allora... Com'è andata?» azzardò Mary, esitante. 
«È andata bene, ma ho rovinato tutto...» 
La ragazza si sedette sul letto, gli occhi inondati di lacrime. 
«Oh Lily... raccontaci» la pregò Annabeth abbracciandola. 
Con voce rotta dal pianto, Lily raccontò dell'uscita, di come James fosse stato dolce e carino, di come lei si fosse sentita bene con lui, raccontò dei gigli omettendo il locale, e quando arrivò alla parte del litigio, singhiozzò più volte. 
Perché Lily Evans si era resa conto di aver incasinato tutto. 
Le sue amiche cercarono di consolarla... 
«Avrei dubitato anche io conoscendo James... Vedrai che si sistemerà tutto» disse Alice. 
«Forse è meglio così...» disse Mary all'improvviso. 
Lily alzò la testa di scatto. 
«Insomma, se non aveste litigato cosa sarebbe successo? James ha fatto il bravo per te, sicuramente ti avrebbe chiesto un secondo appuntamento e un terzo... Sareste stati insieme per un po', e poi avreste litigato come adesso, e non ci sarebbe stato più niente da salvare!» spiegò Mary. 
«Perché...? Ora è rimasto qualcosa da salvare?» chiese Lily, con la voce rotta dal pianto. 
«Lascia che passi un po' di tempo e poi diventerete buoni amici, James non ti chiederà più di uscire e le cose si calmeranno» disse Mary, storcendo la bocca. 
Lily sospirò, chiudendo gli occhi. 
***

Quella sera, a cena, dopo essere stato trascinato a forza da Sirius e Remus, James si sedette il più lontano possibile da Lily, che fissava il vuoto con un espressione sconsolata. 
L'aria della Sala Grande non era allegra e rilassata come al solito, c'era tensione, i ragazzi mangiavano più silenziosi del solito, Silente era sceso a cena e si torceva le mani con un espressione preoccupata. 
«Studenti e studentesse di Hogwarts...» Silente si alzò e raggiunse il suo podio personale per le comunicazioni. 
«Ci è giunta una notizia terribile da Beauxbatons!» la Sala calò nel silenzio. 
«Per chi non lo sapesse, Beauxbatons è una scuola di magia proprio come la nostra, e risiede in Francia... Questa mattina è stata attaccata dai seguaci del signore Oscuro» continuò Silente, percorrendo la Sala con occhio vigile. 
Un brusio si animò all'improvviso. 
Alcuni Serpeverde si guardarono fra di loro. 
James dimenticò per un momento i suoi problemi e si avvicinò a Sirius sussurrandogli: «Il Minstero in questi tempi tiene in grande sorveglianza la scuola... Mi chiedo come ci siano riusciti» 
«O sono tutti incapaci lì dentro o tutti corrotti fino alla punta della bacchetta...» borbottò Sirius disgustato. 
«Ci sono stati molti feriti... e due morti» la voce di Silente per un momento vacillò. 
Nella sala piombò di nuovo il silenzio. 
«La preside, Madame Maxime, ci ha chiesto asilo perché la scuola è stata distrutta, tra pochi minuti accoglieremo gli studenti di Beauxbatons, vi chiedo di mantenere un atteggiamento rispettoso e responsabile. In questo momento, oltre queste mura, sta cominciando una guerra, una guerra che ci riguarda tutti quanti. Tutti voi dovete rimanere uniti per il bene della scuola e per il vostro» 
In quel momento Gazza spalancò le porte e una moltitudine di studenti e studentesse irruppe nella sala. 
Le loro vesti azzurre erano strappate, molte ragazze piangevano, altre sembravano ferite, le maglie dei ragazzi erano coperte di sangue. 
Silente scese dal piedistallo e raggiunse una donna. 
Madame Maxime in lacrime, attraversò i suoi studenti e si buttò fra le braccia di Silente, singhiozzando. 
«Andrà tutto bene, vi aiuteremo noi, i tuoi ragazzi sono al sicuro, Maxime» 
«Grazie Silente» singhiozzò la gigantessa. 
Intanto fra i tavoli scivolavano sussurri spaventati. 
Lily si era portata una mano alla bocca e aveva gli occhi lucidi. 
Sirius e James erano rimasti a bocca aperta, Peter piagnucolava in un angolo e Remus fissava il tavolo in silenzio. 
A un certo punto, da un gruppetto di studentesse, emerse una ragazza. 
Aveva i capelli biondo pallido, la pelle chiara era coperta da graffi, la sua divisa azzurra era strappata. 
Ma il particolare più agghiacciante fu il fatto che era coperta di sangue dalla testa ai piedi, si avvicinò alla sua preside e parlò chiaramente, senza accento. 
«Madame, i feriti gravi sono stati portati in infermieri, ma ce ne sono altri che hanno bisogno di cure urgenti» 
«Arrivo subito, Jennifer...» rispose la preside, asciugandosi il naso. 
«Silente, dove dormiranno sta sera i miei studenti?» chiese, rivolgendosi a Silente. 
«Adesso la Sala Grande si svuoterà e voi dormirete qui, domani sera li smisteremo temporaneamente nelle Case, e avranno un alloggio più confortevole» 
Madame Maxime annuì e accompagnò i suoi studenti verso l'infermeria. 
Gli studenti di Hogwarts si alzarono e andarono verso i loro dormitori ancora sotto shock. 
«Ma l'hai vista quella? Era coperta di sangue, e sembrava che la cosa non la turbasse nemmeno!» sussurrò Frank ad Alice. 
Alice si limitò ad annuire in silenzio. 
«Chi ci assicura che Hogwarts non sarà la prossima ad essere attaccata?» chiese Peter, agli altri Malandrini. 
I tre non risposero, raggiunsero la Sala Comune e si diressero verso il dormitorio. 
Ognuno immerso nei propri pensieri. 
Le mani di Remus tremavano, mentre sussurrava: «Due morti... Due morti...» 
Sirius aveva preso il gatto e lo aveva infilato nel letto. 
James aveva raccolto i suoi vestiti a terra e si era steso sul letto senza parlare. 
Peter si era accucciato sotto le coperte, spiando il gatto di Sirius. 
Quella notte nessuno di Malandrini dormì, e nessuno di loro proferì parola. 


* Trovo che Lily Evans sia una ragazza piuttosto curiosa, e pronta a tutto per soddisfare la sua curiosità. 

Saaalve malandrini! 
Ho aggiornato presto perché non vedevo l'ora di farlo!!!! 
Stranamente mi piace questo capitolo, è lunghetto ma credo straripi di informazioni importanti! 
Beauxbatons ha subito un attacco dai Mangiamorte e si è rifugiata a Hogwarts, resteranno lì per qualche mese, non di più. 
Tutti gli studenti sono rimasti a bocca aperta perché non si sono mai trovati così vicino alla guerra come quando hanno visto questi studenti terrorizzati! 

Spero che il capitolo sia piaciuto anche a voi! 
Perdonate gli errori, ma l'ho scritto in velocità. 

E vi supplico lasciate una piccola recensione, sono stra curiosa di sapere cosa ne pensiate di questa storia! 
-Jey.

Lei è Jennifer:



 Lui è il gattino senza-nome di Sirius! 
Si, lo chiamerà ogni volta con un nome diverso. 


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Capitolo 8
*** Bombarda. ***


Bombarda.


 

 

La Sala Grande non era mai stata così silenziosa.

Di solito un allegro chiacchiericcio accoglieva i ritardatari mattutini, il tintinnare di piatti e forchette risvegliava lo stomaco e i sussurri pettegoli ti mettevano al corrente delle notizie del giorno.

Ma non quella mattina.

Sirius alzò lo sguardo verso il soffitto incantato, mentre varcava la soglia della Sala Grande.

Diluviava.

 

Grossi nuvoloni, gonfi di pioggia, gravavano sui quattro tavoli già carichi di cibo.

Fra le panche serpeggiavano bisbigli preoccupati e studenti vestiti di azzurro stonavano in quel mare di divise nere. Si erano sparsi come puntini, seduti qua e là, senza nessun posto fisso.

 

Sirius prese posto accanto a James, che divorava la sua colazione in silenzio.

Remus stava leggendo il giornale, Peter giocherellava con un'arancia, più in là Lily aveva un libro in mano, ma lo sguardo era perso nel vuoto.

 

Ad attirare l'attenzione di Sirius, però, fu un'altra persona.

La ragazza, che la sera prima aveva catturato l'attenzione di Hogwarts, a causa dei suoi vestiti sporchi di sangue, ora spalmava la marmellata di mirtilli su una fetta di pane, come se fosse stato lo scopo della sua intera vita.

Si era lavata e un profumo di vaniglia nera la circondava, i suoi capelli biondi cadevano ondulati sulla sua pelle chiara, sulle guance aveva dei lividi e le labbra erano gonfie, sopra il labbro superiore aveva un neo.

La fissò a lungo, finché lei non alzò i suoi occhi verdi, probabilmente sentendosi osservata, e ricambiò lo sguardo del ragazzo.  

 

Si guardarono per un po', lei continuando a far scivolare il coltello sporco di marmellata sopra il pane, lui con le posate fra le dita, senza aver nessuna intenzione di usarle.

«Posso fare qualcosa per te?» la voce di Jennifer era una melodia suonata nel mezzo di una tempesta. Aveva pianto.

Sirius lo capì al volo, quella ragazza aveva pianto tutta la notte.

D'istinto Sirius avrebbe fatto quello che sapeva fare meglio: intavolare una conversazione, sarebbe stato pronto a lanciarsi in un racconto dettagliato sull'ultimo incontro di Quidditch oppure avrebbe potuto tranquillamente cominciare a parlare di politica, si sarebbe lanciato in una serie di speculazioni non molto carine sul Ministero della Magia.

Sirius Black sapeva essere estremamente diplomatico, a volte.

 

Ma guardando quella ragazza la sua diplomazia era andata a farsi un giro nella Foresta Proibita.

L'incarnazione della guerra lo fissava con un cipiglio curioso.

«Potresti passarmi la marmellata di mirtilli?» disse Sirius frettolosamente, prima di potersi fermare.

Merlino, no!

 

Avrebbe dovuto distrarla, farla ridere, farla incazzare.

Chiederle di uscire, farle un complimento.

Lui voleva dire qualcosa tipo 'Jennifer, ti chiami così vero? Beh, volevo farti una domanda... Se non sono troppo indiscreto... Ma in Francia sei illegale? Perché maledizione, sei dannatamente bella!'

 

Mentre Sirius si insultava in silenzio, prendendo il barattolo di marmellata che gli porgeva Jennifer; a due posti di distanza James continuava a lanciare sfuggenti occhiatine a Lily, era una cosa piuttosto normale, la cosa meno normale era che anche Lily lanciava sfuggenti occhiatine a James, quando pensava di non essere vista da quest'ultimo.

***

 

Gli studenti di Beauxbatons vagavano per il castello senza nessuna meta precisa, un gruppetto era andato sulla torre di Astronomia per godersi un qualche panorama inesistente.

La pioggia scrosciava abbondante, il campo di Quidditch era una macchia fangosa e la casetta di Hagrid era in pericolo allagamento.

Sembrava che il tempo si fosse concordato con il clima della scuola.

I malandrini avevano parlato poco, si erano zittiti del tutto quando, durante il loro tragitto verso Incantesimi (Erbologia era stata annullata per un problema alle serre), avevano incrociato la strada di due studentesse francesi in lacrime.

 

***

 

«James, ho bisogno di distrarmi. Usciamo a dar fastidio a Gazza, sai quanto questo tempo piaccia al custode» sussurrò un annoiatissimo Sirius, durante Storia della Magia.

«Sir, mi spiace, ma non sono proprio dell'umore...» bofonchiò James, affondando il viso nel gomito.

Sirius sbuffò, si alzò con eleganza e prima di varcare la porta disse al fantasma, che spiegava l'importanza della Settima Legge di Karl: «Professore, io esco a fare un giro»

 

Il fantasma annuì distrattamente, concentrato sui suoi appunti.

«Vai vai George»

Sirius alzò gli occhi al cielo, ormai le ore di Storia della Magia erano sostituite da un continuo vagabondaggio, a volte rallegrato da un paio di Caccabombe nell'ufficio di Gazza.

Di solito lo accompagnava James, ma quel giorno il cervide si era fatto contagiare dall'umore generale.

 

Sirius gironzolò per il castello, perquisì i vecchi passaggi segreti per controllare che fosse tutto in ordine e infine tirò fuori la mappa.

Individuò lo stanzino di Gazza e si accorse di un puntino che andava avanti e indietro di fronte alla porta.

'Jennifer Hayes'

Sirius aggrottò la fronte.

Era quella Jennifer?

 

Si incamminò in quella direzione, secondo la mappa il custode asciugava i pavimenti del settimo piano.

Quando Sirius raggiunse l'ufficio di Gazza, Jennifer stava scassinando il lucchetto che sigillava lo sgabuzzino.

 

Al suono dei passi di Sirius, la ragazza si raddrizzò di scatto, rilassandosi appena quando si accorse che si trattava solo del ragazzo.

«Sei qui da diciotto ore e già infrangi le regole» disse Sirius, divertito.

«Se hai intenzione di farmi la predica gira a largo, bel faccino» sbottò lei, indispettita.

«Io che ti faccio la predica? Ma lo sai con chi stai parlando?» rise Sirius.

«Con un rompiboccini?» azzardò lei, leggermente scocciata.

Diede uno strattone al lucchetto e sospirò.

«Vedo che ti sei affezionata al gergo di Hogwarts» fece notare Sirius, avvicinandosi.

«Imparo in fretta» ribatté lei.

 

Sirius sorrise, maneggiò con cura il lucchetto e sfoderò la bacchetta.

Pronunciò un incantesimo a bassa voce, sotto lo sguardo scettico di Jennifer.

Non successe nulla, Sirius imprecò a bassa voce, il custode aveva cambiato di nuovo la parola d'ordine.

«Mi dispiace dolcezza, qualunque cosa ti abbia sequestrato lo stronzo non puoi riaverla senza un permesso» sussurrò Sirius, appoggiandosi al muro con aria rilassata.

 

«Io non ho bisogno di nessun permesso» sussurrò Jennifer.

Tirò fuori la bacchetta dalla veste azzurra e la puntò contro la porta.

«Bombarda» disse con chiarezza.

Sirius fece in tempo a spostarsi prima che la porta saltasse in aria.

Un boato accompagnò la frana di detriti e il cigolio dei cardini saltati.

Una nuvola di polvere si alzò e investì i due ragazzi.

Sirius era a dir poco sconvolto.

 

Una ragazza straniera aveva appena commesso un reato davanti ai suoi occhi, senza minimamente battere ciglio.

Sirius aveva una gran voglia di fare tante cose insieme: chiamare James, urlare complimenti al quinto stadio di euforia, baciare Jennifer, trasformarsi in Felpato e mettersi a farle le feste.

Mentre Sirius contemplava la sua ammirazione per la ragazza, quest'ultima era entrata nello stanzino senza porta e ne era uscita con un foglio spiegazzato in mano.

Lo infilò in tasca, lanciando uno sguardo eloquente a Sirius.

«Ti ho sconvolto, principessa?» rise Jennifer.

 

Sirius si riprese subito.

«Sai a Hogwarts non siamo abituati a donzelle che fanno saltare in aria porte» ribatté.

Jennifer rise ancora.

Sirius la osservò, aveva una risata cristallina, allegra.

Si chiese come potesse essere così rilassata dopo tutto quello che aveva passato.

Aveva anche una voglia pazzesca di chiederle di quel foglio, per il quale aveva fatto saltare una porta in aria.

Prima che potesse dire qualsiasi cosa dei passi strascicati risuonarono nel corridoio.

 

«Gazza!» sibilò Sirius, afferrò Jennifer per il braccio e la trascinò verso un corridoio laterale.

«Dove andiamo?» chiese la ragazza, opponendo una lieve resistenza alla presa di Sirius.

«Qui» il ragazzo scostò un arazzo pieno di polvere, appoggiò un palmo su una mattonella nera e un passaggio segreto si formò sotto lo sguardo stupefatto della ragazza.

Si infilarono nella piccola rientranza, Jennifer di fronte a Sirius.

Fece per dire qualcosa, ma il ragazzo alzò il palmo e glielo premette sulla bocca avvicinandosi a lei.

 

I passi del custode erano sempre più vicini.

Jennifer aveva gli occhi sbarrati.

Le sue dita si chiusero intorno al polso di Sirius e gli allontanò la mano, con delicatezza.

Si guardarono in silenzio.

«CHE DIAVOLO è SUCCESSO? AIUTO... VANDALI... AI VANDALI...!» gracchiò Gazza, agitando le braccia di fronte alla porta scardinata.

Jennifer rise, silenziosamente.

Uscirono dal nascondiglio e corsero verso la guferia, dove sarebbero stati tranquilli per un po'.

«Mi chiamo Jennifer Hayes» la ragazza gli porse la mano.

«Sirius Black al suo servizio» disse Sirius, facendo un elegante baciamano.

 

***

 

«Ora smisteremo gli studenti di Beauxbatons, più che altro per comodità, in modo che durante la loro permanenza possano frequentare le lezioni e avere un letto fisso» la voce di Silente infondeva coraggio.

Una folla di studenti vestiti di azzurro era in piedi, di fronte alla pedana con sopra il Cappello Parlante.

Alcuni erano scocciati, altri curiosi, altri tenevano lo sguardo basso, come se si vergognassero.

 

Lo Smistamento cominciò.

Lentamente i ragazzi venivano suddivisi per Casa, ognuno di loro veniva accolto da un applauso rispettoso.

Persino i Serpeverde avevano messo da parte l'orgoglio e accoglievano i nuovi arrivati con sorrisi quasi calorosi.

«Rosie Bolton» chiamò la professoressa McGranitt.

Una ragazza mora si mise il cappello in testa.

«Grifondoro!»

I malandrini batterono calorosamente le mani.

 

Rosie prese posto accanto a un ragazzo che probabilmente conosceva.

«Secondo te Jennifer dove verrà smistata?» sussurrò.

Sirius lì accanto tese l'orecchio.

Il ragazzo di Beauxbatons fece una smorfia.

 

«Se finisce a Serpeverde farà una strage, poco ma sicuro» rispose, giocherellando con una forchetta.

«Povera Jenny» sussurrò Rosie.

«Tre Crucio e non ha emesso un suono» disse tristemente il ragazzo.

«Tre? Sapevo che l'avessero torturata ma tre?» Rosie spalancò gli occhi.

«Jack era lì vicino, lei l'ha visto» il ragazzo si affondò la testa fra le mani.

«Thomas... Mi dispiace così tanto» gli occhi di Rosie si riempirono di lacrime.

 

«Jennifer Hayes!» disse la professoressa McGranitt.

Sirius guardò la ragazza dirigersi verso lo sgabello, con passo sicuro.

«Grifondoro!»

Jennifer si alzò e si diresse verso Rosie.

Si sedette accanto a lei, lanciò un'occhiata a Sirius, ma non disse niente.

 

Quando i ragazzi di Beauxbatons furono tutti smistati, Silente prese di nuovo parola.

«Prima di dedicarci alla nostra cena, vorrei dire due parole per i due ragazzi che Beauxbatons ha perso»

La Sala Grande calò nel silenzio.

Rosie Bolton si lasciò sfuggire un singhiozzo.

 

«Savannah Bradley e Jack Wheeler. Lei frequentava solo il terzo anno, mi hanno riferito che era una ragazza estremamente solare, Jack invece era del settimo anno, una vera forza della natura...»

Jennifer si alzò di scatto, gli occhi rossi.

Uscì dalla Sala Grande con passo spedito.

«Preghiamo e rivolgiamo i nostri pensieri a questi due ragazzi che hanno combattuto con onore fino alla fine» la voce pacata di Silente si incrinò quando Jennifer lasciò il tavolo.

 

Thomas si affrettò a seguire Jennifer, sotto lo sguardo addolorato di Hogwarts.

Mentre alcune ragazze francesi scoppiavano a piangere, fuori, nella pioggia un grido di dolore rimbombò nella Sala.

La professoressa McGranitt tirò su col naso mentre consolava Madame Maxime.

Un altro grido, e un altro ancora.

 

Rosie si tappò le orecchie piangendo.

Lily si portò una mano alla bocca, le guance bagnate.

Remus abbassò la testa e Peter, accanto a lui, cercò di stringersi nella maglia.

Sirius e James si scambiarono uno sguardo indecifrabile.

Thomas corse fuori, seguendo quel pallido vestito azzurro che arrancava nella pioggia.

 

Jennifer urlava di dolore.

Le lacrime mischiate alla pioggia.

Un tuono.

«Jennifer»

La ragazza si raggomitolò su se stessa, gridando ancora.

«Lo amo. Io lo amo ancora» pianse Jennifer, quando riprese fiato.

Le braccia di Thomas la circondarono, Jennifer vi si abbandonò senza più forze.

«Lo so, lo so. Ti ama anche lui» singhiozzò Thomas.

«L'ho visto morire, è morto» gridò Jennifer, singhiozzando.

«Jennifer! Ti prego» la supplicò Thomas, i capelli fradici, la camicia appiccicata al torace.

«Portami da lui»

«Jack se ne è andato, è andato via»

Jennifer urlò ancora.

 

***

Le grida di Jennifer risuonavano ancora nella testa di Sirius mentre fissava il soffitto del dormitorio.

Tre Crucio e non ha emesso un suono.

L'avevano torturata.

Jack era lì vicino, lei l'ha visto.

Jack doveva essere il suo ragazzo o qualcosa del genere.

Sirius si agitò nel letto.

Voleva fare disperatamente qualcosa, ma le grida di Jennifer gli impedivano di pensare.

Quanto aveva sofferto?

Quanto si poteva soffrire prima di impazzire?

 

 

Weeeilà marauders!

Andrò per punti, così non mi incasino:

 

  • Ringraziamenti: Io vi adoro, seriamente, le vostre recensioni mi hanno commossa tantissimo. Sette capitoli e quarantatré recensioni. Sono così contenta! Siete la mia gioia, per non parlare di tutti i followers!

  • Il capitolo: L'ho scritto un po' da schifo, ve ne sarete accorti, ma mi è semplicemente 'uscito' così. Jack era il ragazzo di Jennifer ed è morto durante l'attacco dei mangiamorte, lei l'ha visto morire ed è uscita un po' di testa, ecco. Ha fatto una strage successivamente, ma questa è un altro capitolo che scriverò più in avanti. Il rapporto di Sirius diventerà importante, si sosterranno a vicenda. Ma lo vedrete nella prossima puntata!

  • Recensioni: Vi ringrazio nuovamente, perché siete veramente gentilissimi, sono curiosa di sapere la vostra su questo capitolo un po' così. Come trovate Jennifer? Che ne pensate della trama strampalata che ho scritto? Lasciatemi una recensione e se dovete insultarmi fatelo! Grazie ancora.

     

 

 

-Jey.

 

ps. Il prossimo capitolo sarà meno tragico, giuro.

Pss. Perdonate eventuali errori e frasi insensate. 

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Capitolo 9
*** Partite clandestine di Quidditch pt. 1 ***


Partite clandestine di quidditch pt. 1

 

 

 

Remus Lupin si faceva parecchie domande.

Alcune erano piuttosto ordinarie ad esempio: 'Cosa ci sarà per cena oggi?' o 'La professoressa McGranitt avrà già corretto i test?' altre invece erano piuttosto insolite tipo: 'Perché diavolo Sirius Black indossa una maglia rosa con sopra scritto Quitiddich?' oppure 'Perché diavolo anche James e Peter indossano la stessa fottuta maglia?'

Un pensiero sgradevole si insinuò tra il ripasso mentale di Remus per l'esercitazione di Difesa Contro le Arti Oscure.

La partita.

Quella dannata partita.

Remus represse uno spasmo muscolare che lo spingeva al suicidio e chinò la testa, inspirando profondamente.

Ogni anno veniva organizzata una partita di Quidditch che raggruppava i più grandi fuoriclasse della zona.

Gli organizzatori erano Mundugus, Yanks e un certo Greg Picchietto.

Il luogo dell'evento veniva rivelato solo all'ultimo momento e per partecipare dovevi avere i giusti contatti oppure, più semplicemente, dovevi essere James Potter.

La partita ovviamente era clandestina, ciò comprendeva un numero illimitato di risse, un numero illimitato di scommesse, alcool a fiumi, mercatini illegali e un numero illimitato di criminali a piede libero.

Solo come spettatore infrangevi almeno venti leggi.

«Lunastorta! Che ne pensi della maglia?» trillò James sedendosi e riempiendosi il piatto di pancetta.

«Remus, so che non avresti gradito quindi ho evitato di farla anche per te» si intromise Peter.

«Avete sbagliato a scrivere 'Quidditch'» replicò Remus, cercando di reprimere i suoi istinti animaleschi che gli suggerivano di spezzare il collo al cervide seduto davanti.

Sirius si guardò la maglia confuso.

«Peter! Sei un completo idiota... Non sai nemmeno scrivere Quidditch» lo rimproverò James squadrandosi la maglia.

Sirius alzò le spalle e disse: «Fa più alternativo così...»

«Ehi principessa...» Jennifer si sedette a pochi posti di distanza.

Sirius le rivolse un cenno di saluto.

«Sei dislessico?» chiese Jennifer, puntando lo sguardo sulla maglia di Sirius.

«No, si crede alternativo...» ribatté James, dandogli una pacca.

Jennifer rise.

«Io non vengo alla partita» decretò Remus, con voce piatta.

«Sssssh! Abbassa la voce lupastro» lo zittì James chinandosi in avanti.

«Remus devi usare la parola 'gita' o 'incontro'» gli ricordò Peter.

«Okay... Allora io non vengo all'incontro» disse Remus, a denti stretti.

«Perché mai non dovresti venirci?» chiese James a bassa voce.

«Perché lui è stupido» rispose Sirius, con voce annoiata.

«L'anno scorso abbiamo dovuto schiantarlo e portarlo giù di peso se non sbaglio...» Peter si grattò il mento con aria pensierosa.

«Si, ma quest'anno non ci penso nemmeno... Guardalo! Sarà ingrassato...» protestò James, accennando a Remus come se lui non fosse nemmeno lì.

«Razza di cervide cornuto, io non ci vengo perché l'anno scorso vi avevano quasi scoperti!» ringhiò Remus.

«Quasi...» sottolineò Sirius, con un cipiglio soddisfatto.

«Non intendo partecipare a quella riunione di criminali incalliti» si indignò Remus, le sue guance si tinsero di rosso.

Sirius rise.

«Andiamo Remus, non fare la femminuccia...» ridacchiò James.

«Sarà divertente...» annuì Peter.

«Sarà illegale» precisò Remus.

James lo ignorò e tornò alla sua solita voce squillante.

«Senti che battuta Rem... Sirius sostiene che il rosa è il suo colore... Perciò è diventato Sirius... Pink!» la voce esaltata di James strappò un sorriso a Remus.

«È pessima» dichiarò quest'ultimo versandosi da bere mentre scuoteva la testa.

«Ma se hai sorriso!» lo accusò, divertito, Sirius.

«Che battuta?» Jennifer si intromise, allungandosi per afferrare un muffin al cioccolato.

«La vedi la maglia di Sirius? Lui di cognome fa Black... Perciò ora è Sirius Pink!» disse James, come se fosse stata una cosa ovvia.

Jennifer aggrottò la fronte, mentre decideva se ridere o no.

«Carino...» commentò sorridente, sistemandosi sulla panca.

Remus si stampò una manata sulla fronte.

«Vacci piano amico, prima o poi ti rimarrà il segno!» lo avvertì Peter, con la bocca piena di uova.

 

***

 

Agli studenti di Beauxbatons erano state distribuite le divise di Hogwarts, tuttavia rimanevano facilmente riconoscibili per via della loro carnagione particolarmente chiara e dai loro atteggiamenti eleganti.

Si erano introdotti negli orari e facevano del loro meglio per integrarsi.

Anche tra loro si era diffusa la voce della partita clandestina e la maggior parte di loro voleva cogliere l'occasione per distrarsi.

La voce era passata da orecchio a orecchio, mantenendo l'assoluta segretezza.

 

***

Malcom McGranitt era il nipote della professoressa McGranitt, nonché solido alleato dei malandrini. *

Il ragazzo, infatti, trovava divertenti e spassosi gli scherzi delle quattro canaglie, perciò scambiava una sonora risata con un paio di informazioni riguardati sua zia e gli altri professori.

Quel pomeriggio i Malandrini raggiunsero Malcom dopo la lezione di Erbologia, il ragazzo era seduto su una panchina e leggeva.

I suoi capelli neri cadevano disordinatamente davanti agli occhi e le sue dita tamburellavano un ritmo continuo.

Quando alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi si illuminarono, sorrise ampiamente e chiuse il libro, dedicando la sua attenzione ai malandrini.

Prima che potesse dire qualcosa, Sirius si lanciò verso il ragazzo scuotendolo.

«Come sta quella gnocca di tua zia?» gridò, beccandosi un calcio da Remus.

Malcom rise, conosceva la passione sfrenata di Sirius per sua zia, il giovane Black infatti aveva sviluppato una specie di ossessione per la McGranitt:

'Tua zia è un Animagus, ti rendi conto? È pazzesca.'

'Perché tua zia non si scioglie mai i capelli?'

'Quella figa di tua zia mi ha assegnato una punizione.'

'Tua zia giocava a Quidditch... Cioè ma ti rendi conto?'

«Sta bene» rise Malcom.

«Volevamo appunto chiederti di lei... Sai che questo weekend c'è la partita...» cominciò James.

Malcom annuì energicamente.

«Si... Ho l'invito» sorrise.

«Ecco... Volevamo chiederti un paio di cosucce...» disse Peter.

«I professori andranno tutti ai Manici di Scopa, ho già parlato con Rosmerta, e a mia zia ho detto che Madame PiedidiBurro ha organizzato una festa scolastica» lo anticipò Malcom.

«Perfetto!» esclamò Sirius.

«Chi ti ha invitato all'evento?» chiese Remus.

«Ah... Di recente sono entrato nelle grazie di Yanks...» rispose Malcom, con semplicità.

Per partecipare all'evento infatti occorreva essere invitati da Yanks o da uno dei membri fissi dell'evento o da uno dei fuoriclasse che gareggiava.

«Grande Mac!» gioì James.

«Modestamente...» il ragazzo rise.

 

 

 

***

 

Quella sera, nella Sala Comune dei Grifondoro, Sirius arrivò tutto eccitato.

Era completamente fradicio, la sua maglia rosa era appiccicaticcia e aderiva al suo torace.

«Ho fatto un salto da Yanks... Conosco l'orario preciso di domani» disse sistemandosi baldanzoso nel tavolo in cui Remus e Peter ripassavano.

Remus alzò lo sguardo dai suoi appunti, notevolmente seccato.

«Io non ci vengo... Neanche sotto Imperius» ripeté per quella che doveva essere la ventiquattresima volta.

«Lo vedremo...» ghignò Sirius.

Remus gli lanciò un'occhiataccia.

 

***

 

Nel frattempo, un esaltato James Potter si cambiava nello spogliatoio di Quidditch.

Era solo, le selezioni per la sua squadra si sarebbero tenute nel fine settimana e voleva godersi un ultimo volo per conto suo.

Anche se avrebbe dovuto farlo sotto il diluvio universale.

«Impervius» disse puntando la bacchetta sui suoi occhiali, avrebbe avuto una visibilità maggiore.

Aprì la scatola che conteneva le palle da Quidditch e impugnò un agitatissimo boccino.

Poi, con la sua Nimbus sotto braccio, si diresse sotto il nubifragio.

Mancava poco alla partita clandestina e James voleva essere pronto.

Voleva essere prontissimo.

Lo scorso anno aveva trionfato come miglior Cercatore e la soddisfazione l'aveva quasi fatto piangere.

Ovviamente aveva dedicato la sua vittoria a un assente Lily Evans.

James distolse i pensieri dalla ragazza e si concentrò sul campo.

L'acqua scrosciava abbondante, sotto le tribune si era formato un laghetto che veniva lentamente filtrato da un tombino.

Le sue scarpe affondarono nel fango.

Con un gesto quasi teatrale James liberò il boccino e si lanciò alla sua ricerca.

La pioggia gli sferzava il viso, ma a lui non dava fastidio.

Fece qualche giro del campo prima di vedere una sagoma che trafficava fra le tribune.

Bastò una sola occhiata, di sfuggita, per riconoscerla.

Lily Evans sfidava l'imminente tempesta con un ombrello rosso fra le mani.

Traballava e cercava di tenersi salda alle panche della tribuna di Grifondoro.

James aggrottò la fronte e sfrecciò verso di lei.

Man mano che si avvicinava notò lo strampalato abbigliamento della ragazza, sotto un cappuccio rosso ciliegia indossava una gonna e un paio di stivaletti, probabilmente si era vestita in fretta.

«Che diavolo ci fai qui, Evans?» urlò James, affiancando la tribuna.

«Sono venuta a chiederti scusa!» urlò lei in risposta.

James non riusciva a vederla chiaramente, ma avrebbe scommesso che si stesse mordendo il labbro.

«Non potevi farmi le tue scuse al caldo nella Sala Comune?»

«Non sono stupida, Potter. È da una settimana che mi eviti!» rispose lei, scocciata.

James non riuscì a trattenere un sorriso.

«Torna al caldo, Evans... Vai da Madama Chips per farti dar qualcosa!»

«Ora mi dici anche cosa devo fare, Potter? So badare a me stessa!» rispose Lily, accalorandosi.

L'ombrello si dibatteva fra le sue mani, la ragazza si chiese come James riuscisse a rimanere in equilibrio sulla sua scopa.

Chiunque altro sarebbe stato disarcionato dalla tempesta.

Ma lui non era chiunque altro, lui era James Potter.

«Certo come no...» replicò sarcastico James.

«Tu, invece, che diamine ci fai qui fuori con questo tempo? Ho dovuto nuotare per raggiungerti!» urlò Lily, cercando di sovrastare lo scroscio della pioggia.

«Nessuno ti ha chiesto di raggiungermi, Evans» ghignò James.

«Rispondi alla domanda, Potter»

«Mi sto allenando...»

«Per? La prima partita di Quidditch è fra un mese!» disse Lily, togliendosi una ciocca di capelli dalla fronte.

«Sono un tipo previdente» rispose vagamente James.

«Andiamo, Potter. Mi sono fatta una nuotata nel fango per te, mi devi una riposta sincera!» ringhiò Lily.

James rise.

«Ora mi dici anche cosa devo fare, Evans?» la sbeffeggiò James.

Lily sbuffò esasperata, diede le spalle al ragazzo e marciò impettita verso le scale che portavano al campo sottostante.

«Ehi, aspetta Evans! Scherzavo dai...» rise James, raggiungendola.

«C'è una partita» confessò passandosi una mano fra i capelli bagnati e sistemandosi il cappuccio.

Allo sguardo confuso della ragazza, aggiunse: «...Clandestina»

«Okay» con un' alzata di spalle, Lily fece per scendere le scale.

«Aspetta Evans! Voglio proporti una cosa...»

La ragazza controvoglia si fermò per ascoltare.

«Se prendo il boccino tu vieni alla partita, se non lo prendo decidi tu» propose James, sorridendo.

Lily ci pensò un attimo, si guardò intorno.

Le probabilità che qualcuno trovasse il boccino in quel tornado di acqua e vento erano molto basse.

Ma lui non era qualcuno. Lui era James Potter.

Lily si mordicchiò il labbro nervosamente.

«Ci sto!» annuì successivamente, presa da un attacco di coraggio, di cui si sarebbe sicuramente pentita.

James fece una capriola in aria.

«Perfetto Evans! Torno fra cinque minuti» dichiarò sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

Il cuore di Lily precipitò... Sarebbe dovuta andare a una partita clandestina se lui avesse catturato il boccino.

Come per confermare il suo pensiero, James sbucò trionfante, sette minuti dopo, tenendo il boccino fra le dita.

«È stato facile, il boccino tende a rallentare con la pioggia» disse giocherellando con la pallina dorata.

Lily lo guardò senza dire nulla.

«Che c'è Evans? Ti sei mangiata la lingua?» scherzò James.

«Quante regole infrangeremo per la partita?»

James sbuffò.

«Sei identica a Remus, l'ho sentito fare un paio di conti, secondo lui una ventina...» rispose, scrollando le spalle.

Lily sospirò, aveva accettato la scommessa, non poteva tirarsi indietro.

«Va bene, verrò. Ma mi accompagnerà anche Mary» disse, sperando nell'appoggio dell'amica.

«Okay» James annuì, anche in mezzo a quel temporale, la ragazza notò i suoi occhi brillanti e vivaci, e non poté fare a meno di sorridere.

«Io torno al castello...» si ricompose in fretta.

«Ti accompagno...»

Lily serrò le labbra e cominciò a scendere mentre il ragazzo la aspettava sotto la tribuna.

Quando la ragazza lo raggiunse, i suoi stivaletti sprofondarono nel fango.

«Sarebbe molto più facile se tu salissi sulla scopa con me...» disse James, mentre le volava accanto.

«Anche no, Potter»

«Come vuoi... Te lo tengo io l'ombrello...» James si sporse verso la ragazza e le sfilò gentilmente l'ombrello dalle dita fredde.

Lily arrossì violentemente quando si rese conto quello che stava facendo James: lui volava sotto la pioggia, come se fosse perfettamente a suo agio, in una mano reggeva l'ombrello sopra di lei, in modo che lei non si bagnasse completamente.

«Come hai fatto a trovarmi qui?» chiese James, per spezzare il silenzio imbarazzante che si era formato.

«Ho chiesto a Frank» disse Lily.

«Ah... Il caro buon Frank!» commentò James, strappando un sorriso alla ragazza.

 

***

 

«Devo andare a controllare una cosa in biblioteca...» Remus si alzò di scatto.

Sirius sbuffò e con un gesto elegante 'mangiò' uno dei pezzi dei scacchi di Peter.

«Ehi quello mi serviva!» protestò Peter.

Remus uscì dalla Sala Comune e si rifugiò in biblioteca.

Si sedette in un posto a caso, consultando un manuale di Pozioni, colpito da un'improvviso dubbio.

«Stai usurpando il mio posto» una voce sarcastica lo riscosse dalla sua lettura.

Kim lo squadrava divertita, un rotolo di pergamena in mano.

«Oh scusami...» Remus balzò in piedi.

«Ma per favore, Lupin, taci e siediti» disse la ragazza sedendosi di fronte a lui.

Aveva raccolto i capelli in un chignon disordinato e masticava una caramella.

Remus si risedette, imbarazzato.

«Allora... Ci sarai alla partita?» chiese Kim, sorridendo.

«Non ti hanno informata?» Remus abbassò la voce «Devi usare il termine 'gita' o 'incontro'... Altrimenti la copertura salta...» Remus le fece un occhiolino sarcastico.

Kim rise.

«Perdonami... Ripartiamo... Ci sarai alla gita?» chiese ingenuamente Kim.

«Nah... Troppe regole infrante per i miei gusti...» Remus schioccò le labbra, contrariato.

«Non fare il rompiboccini! Si vive una volta sola... Le occasioni non si lasciano correre via. Mai...» la voce di Kim suonava tremendamente seria.

Remus fece una smorfia.

«A volte si devono lasciare correre...» sussurrò pensieroso.

«Remus...»

«Mh?»

«Qualunque cosa sia... Respira e lasciala andare»

«Magari fosse così facile...» bofonchiò Remus, affondandosi le dita fra i capelli.

Kim rimase in silenzio per un attimo, poi si alzò, si piazzò davanti a Remus, gli prese il viso fra le mani e poi affondò la stessa nella sua spalla, abbracciandolo.

A Remus mancò il fiato.

Cercò di ricambiare l'abbraccio, ma non riusciva a muoversi.

Si era come cristallizzato in quel secondo in cui lei aveva affondato il viso nella sua spalla, solleticandolo con i capelli.

«Kim...» biascicò Remus, cercando di riprendersi.

Lei si staccò un po' e gli sorrise.

«Oh... Scusa, avevi la faccia di uno che aveva bisogno di un abbraccio» si giustificò lei alzandosi e scrollando le spalle.

«Ah si...?» farfugliò Remus.

«In effetti sembri uno in perenne carenza di affetto!» rise Kim, afferrando il suo libro e dirigendosi verso l'uscita della biblioteca.

Remus rimase fermo a fissare il vuoto, prima di accorgersi che stava sorridendo come un ebete.

«Ah... Remus... Ci vediamo alla partita!» Kim ritornò indietro e gli fece l'occhiolino.

 

***

James entrò nella Sala Comune gocciolando, aveva un gran sorriso stampato in faccia.

Lily era andata in infermeria per bere qualcosa di caldo, James aveva insistito per rimanere al suo fianco, ma Madama Chips lo aveva cacciato malamente, sostenendo che stava bagnando il pavimento.

James fece per dirigersi verso Sirius e Peter, quando intercettò Jennifer che fissava le fiamme.

Quando le si avvicinò, pronto a condividere con lei il suo entusiasmo, lei parlò, senza togliere gli occhi dal fuoco: «I ricordi dolorosi andrebbero bruciati vero?»

James ammutolì, la guardò a lungo prima di rispondere.

«Sono dolorosi perché una volta erano belli?»

Jennifer annuì, fra le dita si rigirava un foglio spiegazzato.

«Non vanno bruciati... Vanno conservati, lontano dalle emozioni» rispose James.

Jennifer si voltò a guardarlo, gli occhi lucidi.

«Grazie James»

James le sorrise ampiamente e la abbracciò calorosamente.

«Ehi ehi ehi... Cosa sono 'ste smancerie! Voglio anche io...!» si lamentò Sirius, alzandosi e buttandosi di pancia verso il divano.

Jennifer riemerse dall'abbraccio di James e tese le braccia verso Sirius.

«Vieni qua Sirius Pink!» rise, abbracciandolo.

 

***

 

Sabato mattina giunse, atteso trepidamente da tutti.

La situazione che si presentò nel dormitorio maschile fu più o meno questa:

James aveva avuto un attacco di panico e stava parlando con la sua scopa,

Sirius chiedeva a gran voce dove porcomerlino fosse finita la sua sciarpa porta fortuna, Remus cercava di reprimere gli attacchi di suicidio che gli venivano guardando la sua saponetta viola, Peter si era assicurato di avere tutte le sue scorte di cibo, Frank borbottava da solo, Robert si era colorato la faccia di verde e Albert girava in mutande dalle quattro di mattina.

Nel dormitorio femminile la situazione era circa meno quasi simile:

Lily Evans era stata colpita da attacchi acuti di rimorso, Mary si stava truccando e si commentava ad alta voce, Annabeth dormiva ancora, Alice fissava il vuoto, Rosie (che era stata smistata a Grifondoro e che condivideva il dormitorio con loro) si era vestita con cura e aspettava che Jennifer uscisse dal bagno.

«Ragazze... Finiremo nei guai, me lo sento» bisbigliò Lily.

«Tranquilla! La giornata è stata organizzata nei minimi dettagli, questa mattina l'intera scuola ha l'uscita a Hogsmeade, durante l'uscita noi andremo in questo posto dove ci sarà una lista, se sei nella lista passi, altrimenti no... Comincerà una partita di riscaldamento, dopodiché passeremo alla prima partita della mattinata, a seguire ci saranno i tornei dei Cercatori, dei Battitori e dei Portieri, poi la serata si concluderà con una partita finale...» spiegò Mary pettinandosi i capelli.

«Si, ma anche i professori saranno a Hogsmeade... Si accorgeranno che mezza scuola manca...» obbiettò Lily.

«Non se Madama PiedidiBurro ha organizzato una festa nel suo locale, per inaugurarlo!» replicò entusiasta Alice, riscuotendosi dai suoi pensieri.

«Mh...» mormorò Lily, mordicchiandosi il labbro.

Nel frattempo, torniamo nel dormitorio maschile:

«Se non trovo quella stramaledetta sciarpa mi butto dalla torre di Astronomia!» ringhiò Sirius, svuotando il baule per la terza volta.

«Perfetto! Meno lavoro per me» replicò sarcastico Remus.

«Lunastorta... Ti conviene non fare lo spiritoso oggi!» latrò Sirius, frustrato.

«A proposito Remus... Come mai ti sei convinto a partecipare?» chiese Peter, avvolgendosi in una giacca consumata.

«Avreste trovato comunque un modo per trascinarmi con voi... Quindi...» disse Remus, a denti stretti.

«Se faccio una figura di merda davanti a Lily, mi suicido con la prima cosa che mi capita sotto tiro...» disse, tetro, James.

«Non fare il cervide melodrammatico... GANZO!» urlò Sirius, fiondandosi verso la porta del dormitorio.

Il gattino miagolò piano.

«Oh... Tornado... Meno male che ci sei tu...» disse Sirius, accarezzando il gatto.

«Come diavolo l'hai chiamato?» chiese Frank, alzando la testa.

«Lo chiamo come capita, questo gattino è troppo sveglio per avere un solo nome!» disse Sirius.

Peter emise un lungo squittio.

«È da un paio di giorni che non si è visto in giro, pensavo ti fossi sbarazzato di lui!» strillò Peter.

Sirius sbuffò.

«Rufus è andato a caccia di ragazze vero? Scommetto che quella sgualdrina di Mrs. Purr ti ha rifiutato!» ridacchiò Sirius.

Remus sbatté la testa contro il comodino, volontariamente.

«Remus, non mi morire! Ho bisogno dei tuoi saggi consigli...» urlò James.

L'occhialuto, infatti, la sera prima gli aveva informati di quello che era successo con Lily, Remus aveva annuito più volte, sempre più contento per l'amico.

Sirius si era limitato a un 'Ti sei fottuto il cervello, Ramoso'.

Peter aveva scambiato un sonoro 'cinque' con James.

«Ragazzi, dai muoviamoci... Prima che il luogo si riempia...» li incitò Frank.

«Ma io non ho trovato la mia sciarpa...» si lagnò Sirius.

«Puoi ficcartela in quel posto la tua sciarpa maledetta!» ringhiò Remus.

«Siamo nervosetti oggi... eh'?» Sirius tirò una gomitata a Remus.

James si mordicchiò le unghie.

«Peter... Hai preso tutto? Mantello... Mappa?» chiese sussurrando.

Peter annuì e finalmente scesero in Sala Comune, giusto in tempo per incontrare anche le ragazze.

«Prevedo un weekend interessante» commentò Sirius, spavaldo.

La velocità con cui si era ripreso dallo shock 'sciarpa perduta' non sorprese Remus, Sirius era famoso per il fatto di non attaccarsi mai alle cose.

Si unirono alle ragazze chiacchierando allegramente e fingendo di andare a una normale uscita a Hogsmeade e non in un covo di criminali.

Remus fece un respiro profondo e si chiese se avrebbe visto Kim.

 

 

* Malcom McGranitt fa veramente parte della famiglia di Minerva, su Pottermore c'era scritto che fosse il fratello, ma io ho giocato con questa info e l'ho trasformato nel nipote.

 

Cose da dire su questo capitolo?

1. A me sembra schifoso... è un capitolo di passaggio ecco.

2. Kim e Remus si sono avvicinati e questo comporterà delle conseguenze.

3. Tra Lily e James le cose si sono risolte, più o meno.

4. Anche Jennifer e Rosie saranno alla partita.

5. Non so che altro dire.

6. Ah si! Vi ringrazio per tutte le recensioni positive, vi adoro, e io non mi merito un bel niente.

Bene ora vi lascio. Un bacio, -Jey.

 

ps. L'ho scritto IN TUTTA FRETTA E DA CANI... LO SO! Se volete farmi notare qualche errore, fate pure!

 

Pps. Se avete qualche domanda... Sparate!

 

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Capitolo 10
*** Partite clandestine di Quidditch pt. 2 ***


Partite clandestine di Quidditch pt. 2

 

 

Il tempo aveva deciso di migliorare al momento giusto.

L'aria era ancora carica di umidità e l'erba bagnata irrorava di acqua i mantelli degli studenti, ma la luce inondava il sentiero che conduceva a Hogsmeade.

Di tanto in tanto una pioggerellina leggera creava un velo di rugiada.

Il gruppo dei malandrini, quel giorno, era più affollato del solito.

Sirius camminava da solo, una sacca sportiva buttata sulla spalla.

James si era lanciato in una conversazione animata con Robert.

Frank e Alice parlottavano fitto fitto di Difesa contro le Arti Oscure.

Remus rideva di una battuta con Mary e Lily.

Thomas, Rosie e Jennifer si guardavano intorno meravigliati dalla vastità dei prati di Hogwarts.

Peter chiudeva il gruppo, la mappa in mano, e la bocca piena di dolci.

«Jennifer!» chiamò James, voltandosi verso il trio di Beauxbatons.

Lei spostò lo sguardo su di lui, curiosa.

«A Beauxbatons giocate a Quidditch?» chiese James, fermandosi per affiancarla.

Fu Thomas a rispondere: «No, noi preferiamo i giochi da tavolo a grandezza umana»

«Ad esempio una mega scacchiera magica?» chiese, sinceramente curioso, James.

«Esatto!... Poi c'è anche...» si intromise Rosie.

«Un labirinto di ghiaccio» concluse Jennifer.

«Oh si! Jennifer è un mito con i labirinti, una volta ha salvato uno del primo anno che non riusciva più ad uscire» disse, entusiasta, Thomas.

«Intrigante» commentò James, colpito.

Jennifer rise.

«Ecco Hogsmeade!» esclamò Lily, indicando il piccolo villaggio a Rosie.

Aumentarono il passo e si diressero verso il locale di Yanks, attraversando una via angusta, già affollata.

Sirius si fece strada attraverso le persone.

«YANKS!» ruggì, agitando la mano verso l'ossuto vecchietto.

«Signor Black, quale onore!» gracchiò Yanks, facendo un mezzo inchino.

In mano teneva un lungo rotolo di pergamena, fece un cenno a Sirius e quest'ultimo ci intimò di scavalcare la fila.

«Dov'è il signor Potter?» chiese Yanks, percorrendo il gruppetto con uno sguardo minuzioso.

«Yanks!» salutò James, avvicinandosi all'uomo.

«Ho già trenta scommesse su di te, campione» sussurrò Yanks, battendo una mano sulla spalla del ragazzo.

James sorrise ampiamente e si sistemò gli occhiali.

Yanks lanciò una seconda occhiata al gruppetto.

«Quanti sono dei tuoi?» chiese, serrando le labbra «Oh, c'è la sua amica, quella dell'altra volta» ridacchiò puntando il dito su Lily, e facendola arrossire.

«Si si è lei, bene allora, ci siamo io, Sirius, Peter, Remus, Lily, Mary, Thomas, Robert, Frank, Alice, Jennifer, Rosie, e Albert ci raggiungerà più tardi» contò velocemente James.

«Molto bene» disse Yanks, prendendo un appunto.

«Per di qua, prego» alzò un braccio scheletrico indicando una scala che declinava verso una porta.

Il gruppetto cominciò a scendere lentamente.

James aprì la porta e si incamminarono dentro un corridoio sotterraneo malamente illuminato.

Sirius calciava un sassolino, facendolo rimbombare nel corridoio.

James si tormentava le mani e dava leggeri colpetti alla borsa a tracolla che si era portato dietro.

Frank e Alice si tenevano per mano.

Il trio di Beauxbatons era leggermente eccitato, Jennifer schioccava le labbra emozionata.

Quando raggiunsero la fine del tunnel, Peter lasciò cadere il sacchetto di caramelle per la sorpresa.

«Questa volta Greg si è superato» sussurrò strabiliato.

Davanti a loro si estendeva una stanza immensa.

Il soffitto era altissimo, era in pietra e delle piccole gocce imperlavano quella superficie nera.

Remus alzò la testa e fischiò.

Al centro della stanza dominava un campo da Quidditch, leggermente più piccolo di quello all'aperto.

Intorno al campo, posizionati più in alto, c'erano panche, sedie e spalti.

«Quanto cavolo siamo in profondità?» chiese Lily, spalancando la bocca.

«Parecchio, Evans» rise James, scompigliandosi i capelli.

«Com'è possibile?» chiese Rosie, guardandosi intorno.

«La magia dei criminali è quella più fantasiosa» rise Sirius.

«Non potrei esse più d'accordo» una voce untuosa li sorprese alle spalle.

Un ometto grassottello con uno strano cassetto in mano, li squadrava compiaciuto.

«Qualcuno di voi vuole scommettere?» si passò la lingua sul labbro superiore.

Sirius si avvicinò, quando Mundungus lo riconobbe abbassò la testa di colpo.

«Io scommetto cinquanta galeoni, che Potter farà il culo a tutti ancora una volta» strizzò l'occhio all'amico, mentre porgeva un sacchetto all'uomo.

«Oh, signor Black, anche io punterei su James Potter» fece un goffo inchino e gli rivolse un'occhiata attenta.

James circondò Sirius con un braccio.

«Anche io scommetto su Sirius, parla con Yanks per il denaro» disse battendo una pacca sulla spalla di Sirius, il quale si era rabbuiato all'improvviso.

«Va bene, altre scommesse... Da parte delle signore?» domandò speranzoso Mundungus.

«Abbiamo finito, Gus. Sparisci» disse Sirius, con voce annoiata.

Mundungus fece un altro inchino e si diresse verso un uomo mingherlino in fondo alla stanza.

«Noi dobbiamo andare a cambiarci! Fate il tifo per noi... Ma prima, Evans me lo dai un bacio porta fortuna?» James si avvicinò alla rossa, speranzoso.

«Ma come... partecipa anche Sirius?» si meravigliò Remus.

«Aggiunte dell'ultimo secondo» ghignò Sirius, guardando James.

«Non se ne parla, Potter! Io non ti bacio» disse risoluta Lily.

«Avanti, Evans. Un bacino piccolo piccolo... sulla guancia!» la pregò James.

Lily incrociò le braccia.

«Ehi! Voglio anche io un bacio porta fortuna!» esclamò di colpo Sirius.

Percorse il gruppo con uno sguardo rapido, si soffermò per un secondo su Mary, ma quando i suoi occhi si poggiarono su Jennifer, si illuminò apertamente.

«Jenny cara, mi dai un bacio?» esultò Sirius, avvicinandosi alla ragazza.

Jennifer sbiancò e rimase interdetta per un secondo, poi sorrise con malizia.

Si avvicinò a Sirius, le labbra schiuse, accanto a lei Rosie e Thomas trattennero il fiato.

Quando i loro nasi si sfiorarono, Jennifer scattò su un lato, schioccando un bacio sulla guancia di Sirius, e scoppiò a ridere sonoramente.

Sirius le scoccò uno sguardo deluso e disse: «Spero per te che questo basti, altrimenti sei nei guai, dolcezza»

Jennifer rise e scrollò le spalle.

Più in là, Lily si mordicchiava il labbro, non sapendo se cedere o no alle suppliche di James.

«E va bene!» sbuffò esasperata.

James gioì e porse la guancia.

Lily lo baciò velocemente e si allontanò in fretta.

«Perfetto, allora noi andiamo... Voi trovate dei posti da cui si possa vedere bene il campo» gridò James, allontanandosi seguito da Sirius.

Infatti la stanza sotterranea si stava riempiendo velocemente, ovunque si guardava c'erano studenti e uomini tatuati.

«Remus!» chiamò una voce femminile.

Il ragazzo si voltò e una sorridente Kim corse ad abbracciarlo.

«Sei venuto!» esclamò la ragazza, lievemente compiaciuta.

«Mi hai convinto... Vieni ti presento i miei amici e poi andiamo a sederci» la invitò Remus.

Kim annuì, incitando un gruppetto di Corvonero ad avvicinarsi.

Si presentarono tutti velocemente; Jennifer, Rosie e Thomas si ricongiunsero alle loro conoscenze nei Corvonero.

Fecero appena in tempo ad occupare due panche, che davano una chiara visibilità sul campo.

Lily, che si era seduta accanto a Remus gli chiese: «Spiegami un po' come funziona l'evento, insomma... Com'è organizzato? Chi partecipa?»

Remus si schiarì la gola e cominciò a spiegare: «Allora, innanzitutto partecipano molti fuoriclasse, poche squadre di Quidditch complete, ecco... La maggior parte delle persone è venuta per i tornei, presto salirà qualcuno su quel padiglione lì in fondo e ci spiegherà com'è stata organizzata la giornata...»

«Ma potrebbero volerci anche giorni per acciuffare il boccino e concludere una partita, certi incontri durano un sacco di tempo» osservò Lily.

«Tutto dipende dall'organizzazione, di solito dividono le squadre dai fuoriclasse, in modo che le partite si svolgano prima e dopo i tornei dei fuori classe» spiegò Remus, gesticolando.

All'improvviso una voce tuonante scosse lo stadio sotterraneo.

Malcom McGranitt era in piedi su un padiglione e si schiariva la voce.

«Buongiorno canaglie, io sono Mac e oggi presenterò questo meraviglioso evento» tuonò spalancando le braccia, uno scroscio di applausi accompagnò quel gesto.

«Quello è Malcom? Il nipote della McGranitt?» sussurrò stupita Kim.

«A quanto pare non si fa influenzare dalla famiglia» ribatté scioccata Lily.

«Vi spiegherò l'evento in poche parole, è organizzato quasi come l'anno scorso, con qualche piccola aggiunta e con qualche piccolo taglio; allora, si comincerà con una partita di riscaldamento fra i Stonewall Stormers e i Wallgong Warriors, dopodichè ci sarà la prima partita quasi ufficiale – uno scroscio di risate – tra i Tchamba Charmers e i Karasjock Kites, in seguito cominceranno i tornei... sono sicuro di avervi annoiato perciò procediamo con il riscaldamento!» esclamò entusiasta Malcom.

Lily allungò il collo per vedere meglio.

«James non gioca, lui partecipa ai tornei» la informò Remus, impugnando un binocolo magico.

«Oh» Lily annuì, mordendosi il labbro.

Quella che doveva essere una normale partita di riscaldamento di trasformò in una partita piena di falli, che non venivano minimamente segnalati ma acclamati a gran voce.

Molti spettatori si alzarono in piedi urlando insulti e incoraggiamenti alle loro squadre favorite.

«Ma è normale una cosa del genere?» chiese Kim, sporgendosi verso di Remus.

«Oh si, l'anno scorso due giocatori si sono pure azzuffati nel bel mezzo del riscaldamento, Sirius mi ha costretto a guardare» disse lui con noncuranza.

Lily sollevò un sopracciglio.

«Non ti preoccupare, hanno un infermeria improvvisata» la rassicurò Remus, accennando a un tendone, accanto al campo.

In quel momento un giocatore dei Stonewall segnò e la folla si scatenò in grida di giubilo e proteste.

Quando la partita di riscaldamento si concluse, entrarono in campo altre due squadre.

Lily capì perché quella precedente veniva chiamata 'partita di riscaldamento', quella ufficiale era cominciata nel modo più brutale, il capitano dei Karasjock – un certo Roger – aveva eseguito un tremendo fallo su uno dei giocatori della squadra avversaria.

Aveva afferrato il suo manico di scopa e lo aveva scaraventato verso una tribuna, sopra il padiglione di Malcom.

Quest'ultimo aveva gridato gioioso: «Roger regna sull'inizio delle partite, e potete capire perché...»

«Questo... è disgustoso!» strillò Alice.

«Concordo» annuì seria Lily.

«Io lo trovo esilarante! VAI ROGER VAI!» urlò Jennifer alzandosi in piedi, Thomas e Rosie la ignorarono, mentre Lily, Remus e gli altri le rivolgevano un'occhiata perplessa.

Roger segnò quattro volte, il tifo per lui era uno dei più spietati.

Quando la partita si concluse, Roger planò verso terra e rivolse un inchino ai suoi fan.

«Grande vittoria per i Karasjock, veramente una grande vittoria, Roger si riconferma essere uno dei più grandi cacciatori esistenti, ma ora passiamo ai tornei, i partecipanti sono stati divisi per ruolo, e ogni ruolo presenta tre categorie: Esperti, Intermedi e Principianti, nulla di complicato, ma vediamo di presentare un paio di nomi assai noti» disse Malcom, indicando i giocatori che si schieravano ordinati nel campo.

«Nella sezione di Miglior Portiere abbiamo Zachary Ruiz, Patrick Blalock e Jeffery Holmgreen, vincitori dell'anno scorso» annunciò Malcom, indicando tre bestioni dalla stazza grossa.

«Nella sezione di Miglior Cacciatore abbiamo ...» mentre Malcom elencava dei nomi, Lily si sporse verso Remus.

«Annunceranno anche James?»

«Si, l'anno scorso ha vinto» annuì Remus.

«Nella sezione Miglior Coppia di Battitori abbiamo Karleen Zahn e Anthony McCoy, George Brooks e notizie dell'ultimo momento... SIRIUS BLACK E AMBRA BRANCH» urlò estasiato Malcom indicando Sirius e una ragazza atletica al suo fianco.

Peter si alzò in piedi, rovesciando delle caramelle per terra, e battendo le mani come un forsennato.

Sirius stava scambiando qualche parola con Ambra, lei portava i capelli raccolti in una coda alta, aveva un fisico atletico e uno sguardo determinato.

«Oh no... Non quest'anno...» sussurrò Remus, fissando un punto indefinito nella platea.

Lily seguì il suo sguardo.

«Oddio...»

Una folla vestita di azzurro sventolava un cartellone con la faccia di Sirius stampata al centro e un sacco di cuoricini intorno.

Jennifer scoppiò a ridere.

Sirius aveva notato la folla e fissava le ragazzine urlanti con una faccia a metà fra il disgustato e il confuso.

Ambra rideva, dandogli qualche pacca di incoraggiamento.

«Nella sezione di Miglior Cercatore abbiamo il grande Pacey Hordint, il scattante Eric Frint e l'incredibile, inarrestabile e irresistibile JAMES POTTER!» continuò Malcom.

Un'altra folla si animò all'annuncio di James, delle ragazze vestite di verde intonavano un inno dedicato a James, cercando di sovrastare il chiasso.

James salutò la folla, un sorriso entusiasta stampato in volto.

«Diamo inizio ai tornei» tuonò Malcom, aizzando la folla sempre più energica.

Il torneo dei Portieri cominciò e finì molto in fretta, si era svolto in modo semplice e tranquillo: alcuni giocatori dovevano cercare di segnare e i Portieri dovevano parare il maggior numero di pluffe.

Durante il torneo dei Cacciatori si disputò una rissa e ci furono tre feriti, alla fine il vincitore fu un certo Richard Copkins.

Invece, il torneo dei Battitori provocò diversi feriti, Sirius e Ambra mandarono in infermeria cinque giocatori, e si aggiudicarono il secondo posto.

Prima della fine del tempo, Ambra fu colpita sulla spalla da un bolide, Sirius si precipitò verso di lei e la accompagnò in infermeria.

Quando giunse il momento del torneo dei Cercatori, Lily aveva le dita serrate sul bordo del sedile.

«James non si farà del male, vero?» chiese, storcendo la bocca.

Remus accennò un sorriso, notando la preoccupazione della ragazza.

«James è uno tosto, sa quello che fa» rispose Remus.

«Ed è arrivato il momento che attendevate con più ansia... A questo torneo sono stati aggiunti dei particolari effetti che tutti voi sicuramente apprezzerete... Sono stati liberati venticinque boccini, il giocatore che riuscirà a catturare più boccini in un tempo limitato si aggiudicherà il primo posto della sua categoria» spiegò Malcom.

«Dita incrociate per James!» urlò Frank, applaudendo.

Sullo stadio sotterraneo calò un semibuio inusuale, Kim si strinse contro Remus.

A un certo punto lo stadio fu invaso da una nebbia densa come la panna.

Lily si mordicchiò un labbro, nervosa.

Si udì un fischio e i giocatori decollarono, lanciandosi in quella nebbiolina fitta.

Indossavano delle speciali tute incantate, che permetteva di riconoscere il giocatore e di individuare le sue mosse.

James fece due giri del campo, per poi lanciarsi in picchiata verso un bagliore dorato, acciuffando il primo boccino.

Nei primi dieci minuti riuscì a mettere la mani su cinque boccini, nei successivi dieci era riuscito a totalizzare sei boccini in tutto.

«è un buon punteggio» annuì Remus, osservando attentamente gli altri giocatori.

Un altro fischio.

Il tempo era finito.

Si riaccesero le luci e la nebbia si diradò, mostrando i giocatori che scendevano sul campo, con il fiatone.

James si appoggiò i palmi sulle ginocchia, mentre Malcom faceva un rapido conto.

«Molto bene, abbiamo tre selezionati: Douglas Deberry con cinque boccini, James Potter con sei boccini e Daniel Larsen con sette boccini! Facciamo un grande applauso anche agli altri partecipanti...» ma le parole di Malcom si persero nel putiferio generale.

James era rimasto immobile, il numero sei gli rimbombava in testa.

Non ce l'aveva fatta.

Dov'era il suo mantello dell'Invisibilità quando serviva?

La folla acclamava il suo nome, infuriata.

Lily scattò in piedi: «Non è giusto!» sbatté un piede a terra, frustrata.

Jennifer storse la bocca, tristemente.

Remus si affondò la testa fra le mani, deluso.

Kim gli diede un'affettuosa pacca sulla schiena.

Quando la folla si fu calmata, Malcom diede l'inizio di una partita finale.

Lentamente, i partecipanti al torneo cominciarono a salire per ricongiungersi con i loro amici.

Il gruppetto abbandonò il posto, per andare a raggiungere Sirius e James.

Lily si lanciò verso quest'ultimo, non appena lo vide.

James aveva un'espressione tormentata dipinta sul volto.

«Volevo dedicarti la vittoria, Evans» sussurrò dispiaciuto.

«Ringrazio Merlino che tu sia salvo, ti sei fatto male?» chiese Lily studiandogli le braccia.

Sirius aveva le labbra serrate in una riga sottile, stringeva la mano a una Corvonero sorridente.

«Sei stato bravo, Sir» Remus si avvicinò all'amico e gli batté una pacca sulla spalla.

«Non cominciare Remus» replicò Sirius, con voce fredda.

Avvolse il braccio intorno alla Corvonero e disse: «Lei è Anna» per distogliere l'attenzione su quel argomento delicato.

Il gruppo ignorò il suo saluto e Jennifer si avvicinò a Sirius.

«Avrei dovuto baciarti con la lingua» disse sorridendo, tristemente.

Sirius la squadrò e le rivolse un sorriso sghembo.

«Mettiti in fila, dolcezza» sussurrò, accennando ad Anna, che guardava in cagnesco Jennifer.

«Oh … ma guarda un po'... L'inarrestabile Potter ha fallito!» una voce sarcastica si introdusse nel gruppo.

Roger, quel Roger, accennava un sorrisetto divertito nella direzione di James.

Quest'ultimo irrigidì la mascella e gli rivolse uno sguardo truce.

«Oh ma guarda un po'... il Grande Roger è venuto a sbandierare la sua vittoria comprata» rispose sfacciato James.

«Potter, ti proibisco di fare sciocchezze» sibilò Lily, al suo fianco.

«Vittoria comprata o no... sono sempre più in alto di te» Roger si avvicinò a James.

«Oh, chiudi quella fogna Roger, tornatene fra le braghe della mammina» ringhiò Sirius, trascinando Anna dietro di sé.

«Caro Black... anche lui è arrivato secondo, vero ragazzi?» Roger si rivolse a due ragazzi imponenti che lo seguivano, annuirono divertiti.

«Uhm, Roger... mi sono perso qualcosa...? Tu quando mai sei arrivato primo in qualcosa?» abbaiò Sirius, i muscoli tesi.

«Ho vinto» ricordò Roger, con un sorrisetto compiaciuto.

«Il premio 'Sono un Vermicolo Castrato' ?» azzardò James, sfoggiando un ghigno.

«Ecco perché non volevo venire!» sussurrò Remus a Kim, mantendola a debita distanza.

Roger impallidì ed estrasse la bacchetta.

«Penso che risolverla alla babbana sia più divertente» con uno strattone, Sirius mollò un gancio destro ad uno dei seguaci di Roger.

«Sono d'accordo con te, Felpato» James allontanò Lily, con una spinta e si lanciò verso Roger che aveva riposto la bacchetta nella divisa.

Il gruppo si disperse, Alice e Frank si allontanarono in fretta, Mary e Lily si tenevano reciprocamente per il braccio.

Remus si era piazzato di fronte a Kim, e cercava il momento adatto per interrompere la rissa, possibilmente schiantando tutti quanti.

Jennifer fissava a bocca aperta lo scontro, e fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Si unì alla rissa, schivando un pugno e storcendo un braccio a uno dei compari di Roger, che era arrivato con rinforzi.

La lite si trasformò in un miscuglio di calci e pugni.

Quando un ragazzo finì addosso a Remus e a Kim, facendogli cadere entrambi per terra, Remus Lupin perse le staffe.

Si alzò di scatto, tirandosi su le maniche.

Si avvicinò a un ragazzo con il pugno alzato e lo colpì violentemente.

«Vattene all'inferno» borbottò massaggiandosi la mano.

Sirius si deconcentrò per un istante, guardando l'amico a bocca aperta.

Anche James rivolse uno sguardo stupito a Remus, prima di storcere la gamba a Roger.

«James! Ma tu lo conosci quel tipo?» urlò Sirius, divertito mentre stendeva un ragazzo.

«Mai visto» rispose James, affannato.

Jennifer fece una capovolta per terra e spazzò via le gambe di un ragazzo, lo stese con un pugno sul naso.

«Ma ehi... Biondina» un ragazzo corpulento la afferrò per un braccio, stringendola.

«Jennifer!» urlò Sirius, schivando un colpo.

La ragazza aveva gli occhi lucidi, ma non per la stretta soffocante del ragazzo, che l'aveva intrappolata.

Ma perché tutta quella situazione le riportava alla memoria l'assalto a Beauxbatons.

Si divincolò furiosamente, perdendo la concentrazione e la lucidità.

«Lasciala immediatamente» la voce di James era gelida.

«Non costringermi a strapparti il fegato a morsi» ringhiò Sirius, avvicinandosi cautamente.

«Oh... E così lei è il vostro punto debole... Scommetto che volete un gran bene a questa bellezza» il ragazzo afferrò il viso di Jennifer girandolo verso di lui.

Jennifer non perse tempo, gli sputò in faccia.

Lily si portò una mano alla bocca, paralizzata.

In mano aveva la bacchetta, ma non le veniva in mente nessun incantesimo.

Il ragazzo strinse le dita intorno al viso di Jennifer ed emise un grugnito infastidito.

Senza perdere tempo, Jennifer alzò un ginocchio colpendolo, girò su se stessa afferrandogli il braccio e lo scaraventò a terra, si abbassò sul ragazzo e fece leva sul suo braccio finché il ragazzo ansimò, sputando sangue: «Mollami, stronzetta»

Jennifer lo lasciò e si guardò intorno con il fiato corto.

Sirius le corse intorno e le sfiorò la guancia.

«Quel bastardo ha premuto forte... Ti resteranno i lividi» sussurrò, senza sapere cosa aggiungere.

Jennifer si sciolse dalla sua presa e gli rivolse uno sguardo eloquente.

«Non sarebbero i primi»

James la raggiunse, preoccupato.

«Tutto okay?» chiese.

Lei annuì, lui sospirò sollevato ed esclamò: «Merlino! Chi ti ha insegnato a combattere?»

Jennifer non rispose, si limitò a dire: «Lily è ferita?»

James si voltò di scatto, correndo verso la rossa.

«Lily! Stai bene?» gridò, abbracciandola «Dannazione, non avrei dovuto trascinarti qui» sussurrò, stringendola.

«Va tutto bene, James...» rispose lei, leggermente stupita, ricambiando goffamente l'abbraccio.

«Sei stato fenomenale!» gridò Kim, correndo verso Remus, che si fissava le mani a bocca aperta.

«Chi? Io?» balbettò, confuso.

«Si, tu! Pazzesco! Lupin tira fuori le mutande di Merlino e gliele fa vedere!» urlò Kim, entusiasta.

Remus abbozzò un sorriso.

«Beh, sai com'è... Mi sono lasciato andare un pochino»

Kim scoppiò a ridere e lo abbracciò forte.

Peter incespicò verso Sirius e James.

«Siete stati grandi! Ho guadagnato una fortuna scommettendo su di voi!» strillò compiaciuto, agitando il sacchetto delle vincite.

Sirius si guardò intorno, erano circondato da una folla entusiasta che si scambiava monete e rideva della squadra di Roger.

«Dovresti tornare da Anna, ti starà cercando» il tono di Jennifer era dolce, non risentito.

Si voltò e si diresse verso Thomas che si massaggiava la fronte, su cui scorreva un rivolo di sangue, probabilmente aveva partecipato anche lui alla rissa, ma tutti erano stati troppo impegnati per accorgersene.

«Ne combini sempre una, Jenny» sussurrò, vedendola arrivare.

«Ahimè... Sono fatta così!» Jennifer alzò le spalle e si sedette accanto a lui.

«Jack sarebbe fiero di te» bisbigliò Thomas, lanciandole un'occhiata d'intesa.

«Lo so» Jennifer puntò la bacchetta sulla fronte di Thomas e gli alleviò il dolore.

 

 

Eccomi qua con un folle capitolo!

Lo so, è stato impegnativo e se siete arrivate fino a qui... Beh, vi faccio i miei complimenti!

Non penso ci sia molto da dire... è tutto spiegato nel capitolo, ma nel caso vi servissero delucidazioni chiedete pure, tramite una recensione!

Spero vi sia piaciuto, e spero lascerete una FOLLE E PAZZA recensione su questo capitolo!

Lo so, ci sono 398593486 cose da dire, ma... mi piacerebbe davvero conoscere il vostro parere.

 

Nel frattempo vi lascio con la scena Jily dello scorso episodio (quella sotto la pioggia):

 

 

 

Vi ripresento Kim:

Questo è Roger:

 

 

E questa sono io che concludo le note dell'autrice!

-Jey.

 

ps. Perdonate eventuali errori. 

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Capitolo 11
*** L'alcool è infiammabile. ***


L'alcool è infiammabile.
 

Il boato fragoroso che accolse James e Sirius, quando varcarono la soglia della Sala Comune, non servì a tirare su il morale al primo.
James, infatti, aveva una voglia pazzesca di chiudersi nel Dormitorio maschile e rifugiarsi sotto il Mantello dell'Invisibilità.
L'adrenalina della rissa era lentamente svanita, lasciandogli un vuoto nel petto, che lo consumava lentamente.
James Potter aveva fallito.
Nel Quidditch.
Si vergognava profondamente, il Quidditch era la sola certezza che aveva nella sua vita, senza contare Lily, ovvio.
Tuttavia, quando attraversò la folla festante tentò di abbozzare un sorriso, mentre i suoi compagni di Casa si complimentavano dandogli sonore pacche sul braccio.
Quello di cui aveva bisogno James in quel momento si poteva riassumere con una sola parola.
Alcool.
E non inteso come 'ingerire quantità di alcool industriali fino a vomitare anche l'anima', ma bensì era inteso come un'esortazione a lasciarsi andare all'allegria.
A James bastava un bicchierino di whisky e si lasciava andare, sgombrava la mente e agiva come se fosse veramente ubriaco, cosa che non era vera, considerato che il ragazzo recuperava le sue facoltà mentali non appena intravedeva la chioma rossa di Lily.
Sirius si era già piazzato davanti a un tavolo, pieno di bottiglie di superalcolici.
James lo affiancò, si passò una mano fra i capelli, squadrando il tavolo e infine afferrò una bottiglia aperta.
Osservò con occhio critico il liquido ambrato nella bottiglia, poi con una scrollata di spalle buttò giù il primo sorso.
Sirius lo fissava, in silenzio.
Aveva perfettamente capito lo stato dell'amico.
James era totalmente dipendente e ossessionato dal Quidditch, quando ne usciva vittorioso girava con un sorriso a trentadue denti per almeno due settimane.
Quando ne usciva sconfitto? Beh, James si chiudeva in un silenzio religioso, che veniva spezzato solo in presenza di Lily, e girava con il Mantello dell'Invisibilità sotto braccio il quale veniva usato nelle eventuali occasioni di depressione acuta.
Ma c'era anche un altro comportamento che James attuava durante particolari sconfitte emotive.
Quello che lo portava a bere qualche sorso di troppo, finché il James Alcolizzato non avesse sostituito il solito James già schizzato di suo.
A Sirius piaceva molto il James Alcolizzato.

 


« James... Spiegami, che cazzo stai facendo? » sibilò Sirius, scostandosi una ciocca di capelli, dalla fronte.
James si voltò e si stampò un dito sopra le labbra, sgranò gli occhi e fece: «Ssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssh » prolungando il verso più del dovuto.
Sirius lo fissò, le labbra serrate; cercando di tenere le mani in tasca, per evitare di tirargli uno scappellotto sulla nuca.
James si accovacciò contro il muro e avanzò a piccoli balzi.
Si trovavano al quinto piano, nella sezione riservata agli alloggi degli insegnanti.
Avevano visitato poche volte quella zona: l'avevano perlustrata una sola volta in lungo e in largo, quando avevano dovuto disegnarla sulla Mappa dei Malandrini, poi ci avevano fatto ritorno solo per piccoli e innocenti scherzi, che però andavano sempre a finire con Sirius obbligato a pulire l'infermeria della scuola (James, chissà come mai, si intrufolava sotto il mantello sempre al momento giusto), cosa che implicava una bassa frequentazione della zona.
Sirius sfilò silenzioso lungo la parete, ignorando il suo amico, ubriaco fradicio o almeno così sembrava, che si era fermato ad assaggiare una colonna (sostenendo che fosse un tipico comportamento da cervide).
Sarebbe stato tutto più semplice se James non avesse dimenticato il mantello nel dormitorio, ma quando avevano concordato il folle piano (sotto richiesta di James, sia chiaro) quest'ultimo si era fatto distrarre da Lily e le sue capacità cognitive (come se le avesse mai avute) erano andate a farsi un giro.
Sirius aveva acconsentito ad accompagnare l'amico per tre ragioni: si annoiava, voleva farsi due risate con James, e poi era da parecchio tempo che non avevano avuto una doppia punizione e il loro meraviglioso specchietto a due-facce aveva cominciato a prendere polvere nel suo baule.
Quando furono a pochi passi dalla porta della stanza predefinita, il James Alcolizzato cominciò a ridacchiare sommessamente.
Sirius si stampò una manata in fronte (stava cominciando ad assomigliare a Remus) e sospirò profondamente.
Il James Alcolizzato attraversava diverse fasi di ubriachezza molesta, una di queste veniva denominata da Sirius 'la ridolite acuta', che poteva durare fino a tre ore.
La ridolite acuta era seguita o preceduta da un singhiozzo persistente, in quel caso il singhiozzo li avrebbe degnati della sua presenza quando la ridolite acuta sarebbe terminata.
« Sei sicuro che sia la stanza di Lumacorno? » sussurrò Sirius, chinandosi verso il pavimento e fissando dal basso il pomello della porta.
James annuì, cercando di soffocare le risatine.
« Okay » Sirius infilò le mani in tasca e afferrò la Caccabomba « tu bussa » ordinò a James.
James si fece improvvisamente concentrato e bussò tre volte, per poi allontanarsi e accucciarsi al lato della porta.
Quando la porta si aprì, Sirius scattò in piedi e fece l'errore di guardare chi avesse aperto la porta.
Quando incontrò lo sguardo confuso e omicida della professoressa McGranitt fu troppo tardi.
La Caccabomba che teneva stretta in mano esplose, inondando il corridoio di una sostanza marroncina e puzzolente.
La professoressa McGranitt, Sirius e James furono investiti e coperti da quel materiale umido e fetido.
Passarono diversi istanti prima che Sirius avesse il coraggio di alzare lo sguardo e incrociarlo con quello della donna.
Le narici della professoressa McGranitt fremevano così velocemente che il ragazzo la contemplò ammirato.
«Black. Potter. Non esigo alcuna spiegazione, questa volta io vi espello!» ringhiò la donna, dando uno strattone alla vestaglia che indossava, cercando di darsi un'aria dignitosa.
Sirius la guardò, sfacciato; e gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso divertito.
« Professoressa... Che ci fa nella stanza del buon vecchio Lumacorno? » il tono di Sirius era talmente malizioso, che l'insegnante si vide arrossire anche sotto lo strato di melma maleodorante.
James fece per ridere, ma cominciò a singhiozzare come un dannato, senza neanche aver tempo per respirare.
« Black! Quali fandonie stai insinuando? Questa è la mia stanza! E agli studenti è vietato l'accesso a questo reparto! » sbraitò la donna, afferrandoli entrambi per il colletto e trascinandoli verso l'ufficio del preside.

« Quanto cavolo pesa? » annaspò Remus, scivolando sui scalini, cercando inutilmente di trascinare James lungo la scala verso la loro Sala Comune.
« Tu almeno lo tiri per il braccio! » ringhiò Sirius, spingendo con un calcio il sedere di James verso un scalino più in alto.
Peter ridacchiò, mentre reggeva la testa di James.
« Se tu non lo avessi appoggiato in quella cretinata del bere... James a quest'ora starebbe bene! E potrebbe tranquillamente salire le scale da solo » sbottò Remus, puntando un dito accusatore contro Sirius.
«Remus! Tu non capisci un calzino di amicizia... Grifondoro ha perso, dannazione! Siamo in fondo alla classifica... Se James non si fosse sbronzato per bene a quest'ora si sarebbe buttato giù dalla Torre di Astronomia» berciò Sirius, passandosi una mano fra i capelli.
Remus serrò le labbra in una riga sottile, disapprovando silenziosamente le motivazioni dell'amico.
«Ehm... Mamma...» bofonchiò James, alzando di poco la testa, gli occhiali gli pendevano storti lungo il naso.
«Merda! Codaliscia! Gli occhiali... Non lasciare... che si...» farneticò istericamente Sirius, indicando James.
CRACK.
«rompano...» concluse flebilmente Sirius, abbassando la mano e chiudendo gli occhi.
Ci fu una sorta di miracolo, James si drizzò di scatto sfuggendo alla presa di Sirius, e fissò i suoi occhiali frantumati sul gradino.
Passarono parecchi istanti di silenzio, carichi di tensione.
«SIRIUS! I MIEI OCCHIALI, PORCO MERLINO!» esplose James di colpo.
Peter trasalì e si portò una mano al cuore, fissandolo sbigottito.
Quest'ultimo cercava di raccogliere i frammenti del vetro e bramava di ricostruirli in un gesto disperato.
«Non è colpa mia!» si difese Sirius, con voce acuta, alzando le mani.
«James... dai questa volta li ripariamo...» tentò di dire Remus, estraendo la bacchetta.
«NO!» James gli puntò addosso un dito accusatore.
«Andiamo è un motivo assurdo!» si lagnò Remus.
«REMUS, PER LA MILIONESIMA VOLTA, SE LI RIPARO PORTA SFORTUNA... CHIARO?» strillò James, sbattendo un pugno sul gradino e rischiando di danneggiarli ancora di più.
«Avanti, dagli corda Remus! Fino all'anno scorso li riparava in continuazione ed è stato l'unico anno in cui Grifondoro ha perso la coppa!» sbraitò Sirius, gesticolando e perdendo la pazienza.
«Ci tengo a ricordare che non è stata colpa mia, ma di quel coglione che mi ha tirato un bolide in faccia!» precisò James, sentendosi spinto in causa.
«VOLETE TAPPARVI QUELLA FOGNA CHE VI RITROVATE AL POSTO DELLA BOCCA E TORNARE A DORMIRE?!» urlò Ser Cadogan, comparendo in un quadro lì vicino, in sella al suo pony.

Sirius si riscosse da quei pensieri, assaporando le stronzate che avrebbe detto/fatto James quella sera.
Riempì il bicchiere fino all'orlo e lo butto giù tutto d'un fiato, percorse la stanza con uno sguardo chiedendosi a che ora aveva fissato l'incontro con Anna, la sua momentanea fiamma, fuori dalla Sala Comune.

***

 

Remus e Kim si erano separati dal gruppo di amici, diretti ognuno verso la propria Sala Comune, e si erano fermati a parlare sulle scale.
«Sei stato grandioso!» gioì Kim, sollevando un pugno in segno di vittoria.
Remus rise e distolse lo sguardo imbarazzato.
«Oh beh, sai capita a tutti di prendere a pugni qualcuno prima o poi...» tossicchiò, cercando di distogliere l'attenzione da lui.
Kim rise e gli appoggiò la mano sul braccio.
«Sono veramente felice di averti conosciuto, Remus» sussurrò, gli occhi brillanti d'affetto.
Remus la fissò sorridendo, per la prima volta si sentiva capace di fare qualsiasi cosa.
Era in pace con sé stesso e stava imparando a lasciarsi andare.
«Anche io sono felice di essermi scontrato con te» ridacchiò, ricordando il loro incontro turbolento in treno.
«Oh, già... a proposito di quello... Mi dispiace» Kim si mordicchiò un labbro «Ero parecchio incazzata...» si giustificò, abbassando lo sguardo.
«Più che incazzata sembravi turbata» fece notare Remus.
Kim si agitò un pochino, e il ragazzo capì che era un argomento che lei non si sentiva pronta ad affrontare.
«Beh, allora io vado... Sai, di sicuro James sarà già stato sostituito dal suo alter ego 'James Alcolizzato'» disse, cercando di alleggerire la tensione.
Kim rise e si sporse verso di lui.
Remus si immobilizzò di scatto, mentre la ragazza gli avvolgeva le lunghe braccia intorno alle spalle.
Era in piedi su un gradino più in alto di Remus e quando lei lo abbracciò, i suoi capelli gli sfiorarono il collo, solleticandolo dolcemente.
Ogni suo nervo era teso, riusciva persino a sentire il battito cardiaco della ragazza, che raggiungeva il suo orecchio attraverso la sua maglia soffice.
Remus deglutì rumorosamente quando sciolsero l'abbraccio.
La ragazza notò il suo disagio e disse, leggermente preoccupata: « Remus, tu hai paura...»
Non era una domanda, né un accusa.
Era un sussurro, carico di tristezza.
Kim aveva capito che qualcosa di pericoloso si celava dietro gli occhi dorati di Remus, eppure lei si sentiva pronta a rischiare.
Remus, d'altro canto, aveva colto quella frase come un secchio d'acqua fredda.
D'improvviso si era svegliato da quella libertà offuscata che si era concesso e voleva, disperatamente, ricominciare a scappare.
Quella pausa allegra e leggera, in cui si era rifugiato, l'aveva sfinito.
Per lui ricominciare a correre, cercare di mettere più spazio possibile tra la sua condanna e la sua anima era diventato quasi vitale.
« Remus...» lo chiamò di nuovo Kim, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Lui evitò accuratamente il suo sguardo.
Non poteva permetterselo.
Ma quando le dita di lei solcarono un segno indelebile sulla sua pelle marchiata, sfiorando quelle cicatrici che lui oscurava ogni volta che si guardava allo specchio, si lasciò sfuggire un sospiro.
«Un giorno ti farò vedere le mie cicatrici» sussurrò Kim, chinandosi verso di lui, inebriandolo con il suo profumo.
Remus rimase a fissarla, anche quando lei si voltò e prese a camminare verso un corridoio deserto.
Nella sua testa risuonava e visualizzava un unica parola.
Sbagliato.
Era tutto sbagliato.
E Remus, prima di ricominciare a correre, aveva bisogno di bere.

***

 

Jennifer Hayes amava le feste.
Poteva bere senza mai perdere il controllo, poteva ballare tutta la notte, poteva parlare di qualsiasi cosa fino allo sfinimento.
Aveva un animo festaiolo e genuino, ma quella sera, quando venne sommersa dalla folla festante, l'unica cosa che riuscì a sentire fu una strana malinconia.
Le mancava la sua casa, le mancava Beauxbatons; ma tuttavia non voleva tornarci.
Sapeva che se ci avrebbe rimesso piede tutti i ricordi, che aveva tentato di segregare con tanta fatica, sarebbero fuoriusciti di nuovo, facendola soffrire.
Quando la sua mente sfiorava, anche solo per caso, il ricordo di Jack, una morsa ferrea le agguantava lo stomaco, lasciandola senza fiato e con gli occhi colmi di lacrime.
Fu per quel motivo che voltò le spalle alla folla, e prima di uscire attraverso il buco del ritratto ghermì una bottiglia di alcool.
Girovagò per un po' senza meta, poi si intrufolò in un'aula vuota, nel corridoio che portava alla Sala Comune dei Grifondoro.
Si sedette sopra un banco, le sue gambe penzolavano nel vuoto.
Infilò una mano in tasca, goffamente, ed estrasse un foglio spiegazzato.
Prima di cominciare a leggerlo per l'ennesima volta, trasse un lungo sospiro e si massaggiò una tempia.
Poi riportò lo sguardo sul foglio.


Jennifer,

è passata una settimana, e tu non mi hai guardato una sola volta.
Me ne sono accorto sai?
Non è successo, nemmeno per sbaglio.
Perché io sento il tuo sguardo su di me, sempre.
E ti amo.
E sono un idiota.
Per non averlo capito prima.
Ma ho passato così tanto tempo a rinnegare i miei sentimenti, perché ti conosco.
Tu sei folle.
Tu mandi all'aria tutto, sconvolgi ogni cosa intorno a te.
Ma non m'importa più, perché è questo che voglio di te.
La tua follia.
Mi ricordo di quella volta che hai cantato sotto la pioggia, senza battere ciglio.
Me la ricordo ancora quella canzone, l'hai cantata per me.
E io ancora non capivo.
Ma capisco ora.
E ti amo anche io.

Jack.
Le pizzicavano gli occhi, ma non pianse.
Un tonfo seguito da un imprecazione, le fece alzare lo sguardo verso la porta.


 


Peter Minus ciondolava sulla soglia, con un sacchetto di Api Frizzole in mano.
Quando lui si accorse della sua presenza, il suo sorriso soddisfatto svanì.
«Scusa... Io volevo solo un posto tranquillo... per...» balbettò, mentre le sue guance si arrossavano.
«Per mangiare... queste» concluse, mostrandole il sacchetto.
Jennifer lo guardò curiosa, lentamente rinfilò la lettera in tasca e fece un cenno accanto a sé.
«Puoi restare... A patto che tu condivida» sorrise, accennando un'occhiata bramosa verso le sue caramelle.
Peter annuì, gioioso, e si accomodò accanto a lei.
Jennifer, mentre affondava la mano nel sacchetto, lo guardò di soppiatto.
Dai suoi pochi giorni di permanenza aveva scoperto che lui, Sirius, Remus e James formavano una sorta di gruppo, che tutti chiamavano 'i Malandrini'.
Sapeva anche che Peter non era considerato l'animo di spicco di quel gruppo, ma che comunque tutti lo rispettavano.
«Girano voci su di te» cominciò Peter all'improvviso, masticando una caramella gommosa.
Jennifer storse il naso.
«Ah si? E che dicono?».
Peter ci pensò su per un momento e poi rispose: «Io sono un esperto di voci di corridoio, perciò ho più versioni e più pettegolezzi sul tuo conto».
«Spara» lo incitò lei.
«Allora, riguardo a Jack» Peter le rivolse un'occhiata di traverso «Dicono che sia stato il tuo ragazzo e che tu... beh... l'abbia visto tirare le cuoia».
Solitamente, Peter non era così brusco e secco, ma Jennifer gli infondeva una sorta di sicurezza, che lo rendeva più deciso.
Il modo in cui l'aveva invitato a sedersi accanto a lei lo aveva subito incoraggiato.
Era una cosa che succedeva raramente, e con poche persone.
Solo i Malandrini lo vedevano partecipe di qualche discorso azzardato e qualche informazione dura e veritiera.
Jennifer non batté ciglio di fronte a quell'affermazione.
Si limitò a passarsi le dita fra i capelli e a sospirare piano.
«Vuoi sapere la verità Peter?» chiese, sussurrando, quasi provocante.
Lui la fissò, attento.
«L'ho visto morire» confermò Jennifer «Davanti ai miei occhi, ho visto il suo respiro spegnersi lentamente...».
Peter pendeva dalle sue labbra.
«Puoi raccontarmi?» chiese curioso di sentire l'intera storia.
Jennifer lo guardò a lungo prima di rispondere.
«Come saprai, è successo sabato mattina, eravamo tutti a lezione quando abbiamo sentito una sorta di boato provenire da fuori» lo sguardo di Jennifer era perso, come se stesse rivivendo quella scena di nuovo «Ha cominciato a tremare tutto e poi qualcosa ha fatto esplodere un edificio che dava sul campo di fiori adiacente alla scuola, abbiamo cominciato a correre tutti fuori... Era una bella giornata: le guerre, nei film babbani, non capitano mai in una bella giornata soleggiata, di solito piove, oppure è buio»
La voce di Jennifer si incrinò leggermente.
«Ma quello non era un film, era reale... quando sono arrivati è calato un buio innaturale, c'erano anche i Dissennatori con loro, avanzavano verso la scuola molto velocemente... Improvvisamente hanno cominciato a colpirci, hanno cominciato a lanciare maledizioni ovunque e hanno danneggiato la scuola... è stato allora che sono andata a cercare Jack, non ho seguito la massa che correva verso il boschetto alla ricerca di un riparo... Sono andata a cercare lui, tutto intorno vedevo studenti a terra, e quando sono rientrata nella scuola qualche insegnate combatteva...»
Peter era completamente assorto dal racconto, i suoi occhi brillavano anche nella penombra della stanza.
«Si respirava un potere indescrivibile, un potere oscuro che inondava la scuola della sua presenza tossica, quando una ragazzina è stata schiantata davanti ai miei occhi, ho capito che non potevo semplicemente correre alla ricerca di una persona che probabilmente si era messa in salvo»
Gli occhi di Jennifer si riempirono di lacrime.
«Ho cominciato a combattere, a difendere i più giovani e poi l'ho sentito... Una parete stava crollando, ho cercato di ripararmi verso la Sala d'Ingresso ed è lì che ne ho colpito uno... Uno di quei schifosi bastardi di Mangiamorte è caduto davanti ai miei occhi... Jack era steso lì vicino, perdeva molto sangue, non ho fatto in tempo a raggiungerlo che mi sono sentita sollevare in aria e un dolore indescrivibile è partito dalla spina dorsale, annientando ogni mia difesa» Jennifer si sfiorò istintivamente la schiena.
«Ti hanno cruciata» sussurrò Peter, sgranando gli occhi.
«Ancora e ancora» confermò Jennifer, una lacrima solcò il suo viso.
«Ma l'unica cosa che riuscivo a vedere era Jack, lui era lì per terra e stava morendo... e io non potevo muovere un muscolo per aiutarlo».
Peter accartocciò il sacchetto, abbassando la testa.
«Ti sei mai sentito tanto impotente da perdere la testa?» gli chiese Jennifer, le guance bagnate.
Non attese nessuna risposta da parte del ragazzo.
«Io sì» mormorò Jennifer «Ed è una cosa che non succederà mai più» concluse bruscamente, avvolta da un'ondata di decisione.
Peter la guardò, in silenzio.
«Mi dispiace per quello che è successo».
Jennifer annuì, asciugandosi le lacrime.
«Anche a me».
«Jack era il tuo ragazzo?» chiese, di nuovo, Peter.
Jennifer lo squadrò di traverso, ma non si arrabbiò.
Probabilmente a qualcun altro avrebbe dato fastidio la curiosità sfacciata di Peter, ma per lei era un modo per sfogarsi.
«Si, stiamo insieme da quattro mesi».
A Peter non sfuggì il verbo al presente, nella frase.
«All'inizio lo odiavo a morte, era un rompiballe allucinante» Jennifer si lasciò sfuggire una risata sommessa.
«Ma poi le cose sono cambiate... Lui era fidanzato con Kate, ma l'ha lasciata per me».
Alzò la testa verso Peter e sorrise tristemente.
All'improvviso si ricordò della sua bottiglia e la agguantò, bevendone un lungo sorso.
Ne offrì un po' a Peter che però rifiutò.

***




 







Quando il James Alcolizzato vide Lily seduta sul divanetto, intenta a mangiucchiare delle caramelle, non riuscì a trattenersi e si lanciò verso di lei, barcollando.
«Eeeevans» trillò, alzando la bottiglia che aveva in mano, in segno di saluto.
«Sei sempre più bella» si affrettò a dire, quando lo sguardo penetrante della ragazza lo incenerì.
Lily alzò gli occhi al soffitto, ma non sospirò.
«Potter, perché non metti via quella bottiglia?» chiese, inarcando un sopracciglio e incitandolo con uno scatto della testa.
James scoppiò a ridere.
«Perché ho bisogno di affogare la mia vergogna in questo delizioso liquido dorato» spiegò, adocchiando la bottiglia.
«Quale vergogna? Se ti riferisci alla partita... Io credo che...» cominciò Lily.
«Vuoi sapere una cosa straordinaria, Evans?» strillò James interrompendola e stiracchiandosi sul divano accanto a lei.
In quel momento li raggiunse anche Sirius, che si accomodò con eleganza sul pavimento.
«Spara amico» lo incitò il ragazzo, mettendosi le mani dietro la nuca.
«Sirius tu lo sai già... Beh... Evans... Io...» cominciò James, creando una rozza atmosfera di suspance.
«Io con la luna piena mi trasformo in un cervo!» concluse, abbagliandola con uno dei suoi sorrisi luminosi.
Sirius scoppiò a ridere, la sua risata così simile a un latrato riempì la stanza.
«Aspetta, fammi capire... Sei un cervide mannaro e non mi hai mai detto niente?» sghignazzò Sirius fingendo di asciugarsi gli occhi, mentre Lily rideva.
James lo guardò confuso, e si grattò la nuca, pensieroso.
«Più o meno...» bofonchiò, cercando di afferrare un pensiero lucido, ma probabilmente il ragazzo aveva esagerato con l'alcool e faticava a raccimolare le idee per formulare un pensiero di senso compiuto.
Sirius rise di nuovo, gettò la testa all'indietro e dichiarò: «Allora, se tu ti trasformi in un cervo... Io mi trasformo in un cane».
James lo fissò e annuì, colto da un'illuminazione improvvisa.
«Esatto, Sir! Lo sho che avreshti capito...» disse, strascicando sempre di più le parole.
Sirius scosse la testa, divertito.
Lanciò un'occhiata curiosa a Lily, che però fissava James a metà fra il divertito e il preoccupato.
«Tranquilla Evans, si rimetterà in un baleno...»
Ma le sue parole si persero nel fragore che si creò quando Malcom McGranitt attraversò il buco del ritratto.
Era conciato piuttosto male, ma sorrideva.
Aveva un occhio viola, un labbro spaccato e si teneva il braccio sinistro con una mano, massaggiandolo nervosamente.

 


Quando individuò Sirius, James e Lily si avvicinò frettolosamente.
«Che Merlino ti è successo?» chiese Sirius, squadrandolo.
Neanche lui, reduce da una rissa con Roger era conciato così male.
Malcom scosse la testa.
«Ho fatto a botte per una ragazza con dei tipi giù da Yanks, erano in tre e sono stato fortunato a uscirne così, all'improvviso sono tutti appassionati di lotta libera babbana...» buttò lì, sfrontato «Ma la parte peggiore è che ho incontrato mia zia, mentre salivo qui... Mi ha fatto il terzo grado, come dicono i babbani, ma sono riuscito a sfuggirle» concluse e accennò un sorriso storto.
«Non ti ha mandato in infermeria?» chiese, incredulo Sirius.
«Nah» Malcom tentò di agitare la mano in aria, ma smise subito emettendo un gemito soffocato.
Poi, ripercorrendo i suoi pensieri si illuminò di nuovo.
«James!» esclamò, sedendosi accanto al ragazzo che si era addormentato.
James strabuzzò gli occhi, carichi di sonno.
«Mac, ti hanno dipinto di viola...» ridacchiò, focalizzando il viso del ragazzo, e quando tentò di toccarlo Malcom si ritrasse di scatto.
«Sono venuto a dirti una cosa!... Tu non hai perso la gara... Non sei arrivato secondo!» disse Malcom, con forza.
A quelle parole, James strabuzzò gli occhi e cercò di drizzarsi velocemente.
«Di che stai parlando?» biascicò, cercando di riprendersi.
«Hanno dovuto corrompere i risultati per far vincere un certo Daniel al posto tuo... Ma quel tizio ha preso solo cinque boccini... Non sette!» spiegò Malcom, emozionato.
James lo fissava a bocca aperta, mentre tentava di recuperare le sue funzioni celebrali.
«Stai dicendo che ho vinto io?.... Anche quest'anno?» sussurrò, mentre la sorpresa di dilagava nei suoi occhi.
Malcom annuì con forza.
«Yanks sa la verità e ti consegnerà le vincite la prossima volta» lo informò, sorridente.
Fu troppo per il James Alcolizzato.
Schizzò in aria, saltando sul divano, per un momento rischiò di ruzzolare sul pavimento, ma fortunatamente Lily appoggiò una mano sulla sua gamba sostenendolo mentre lui urlava: «James Potter stravince ancora!»
La folla, ignara della sua reale gioia, lo applaudì gridando e festeggiandolo.
La musica ripartì più forte di prima, mentre James afferrava la mano di Lily e la trascinava verso la pista, fra le proteste più accanite della ragazza.
Sirius rimase fermo, la mano a mezz'aria.
Poi un sorriso allegro si spense sul suo viso pallido e il ragazzo si alzò in piedi, festante.
Non c'era gioia più immensa per lui che vedere James contento.
«Aspetta... Sirius! Fuori c'è una certa Anna che ti aspetta» lo informò Malcom, mentre si appropriava di una bottiglia di whisky.

***

Quando Sirius raggiunse la ragazza sorrideva radioso.
Cominciarono a baciarsi e lui la trascinò in un aula che credeva fosse vuota.
Sbagliato, un grugnito infastidito li interruppe.
Sirius si girò, trovando Peter e Jennifer che lo fissavano confusi e divertiti.
«Peter! Ecco dove ti eri cacciato...!» lo accusò Sirius, puntandogli il dito contro.
Quando il suo sguardo si poggiò su Jennifer non poté fare a meno di sorridere.
«Jennifer...» biascicò, il tono dannatamente malizioso.
La ragazza lo fissò divertita.
«Sirius...» replicò, tentando di imitare il suo tono.
Mentre Anna si defilava velocemente, piuttosto adirata dalla situazione che si era creata, Sirius si lasciò cadere su una sedia, davanti a Jennifer.
«Allora di cosa parlavate?» chiese, riacquistando un barlume di lucidità.
«Quidditch» rispose Jennifer, nello stesso istante in cui Peter disse: «Dolci»
Sirius rise e alzò le mani: «Faccende private, ho capito»
Jennifer scosse la testa, divertita e lei e Peter si scambiarono uno sguardo.
«Oooookay, prima che cali un silenzio imbarazzante, propongo di andare a cercare Remus... e di farlo ubriacare! Ci state?» propose Sirius, alzandosi.
Jennifer annuì ridendo, e questa volta fu Peter a scuotere la testa, quasi rassegnato.
Uscirono giusto in tempo per incontrare Remus che aspettando la ricomparsa della Signora Grassa nel quadro.
«Merlino è con noi!» tuonò Sirius, battendogli una pacca sulla schiena.
Remus trasalì e gli rivolse una strana occhiata.
«James ci ha già abbandonati?» chiese, alludendo allo stato di ubriachezza molesta del compare.
Sirius annuì, ma precisò: «In realtà si è un po' ripreso... Abbiamo scoperto che i risultati della partita sono stati corrotti... James è il vero vincitore».
Remus sorrise, sorpreso.
«Ma è fantastico!» esclamò, prima di girarsi per dire la parola d'ordine.
Rientrarono nella Sala Comune che si era movimentata ancora di più.
«Per Morgana, che caldo!» esclamò Peter, prima di defilarsi verso un tavolo carico di dolci.
Quando anche Remus tentò di allontanarsi campando una scusa in aria, Sirius lo afferrò per le spalle e disse: «Lunastorta... Oggi hai dato un pugno a un ragazzo... Affoga il tuoi dispiaceri e i tuoi sensi di colpa in un bicchierino di whisky!» lo incitò Sirius, spingendolo verso il bancone.
Remus gli rivolse un'occhiata omicida.
Aveva appena deciso di fermarsi, riprendere fiato e lasciar andare quella pausa che non aveva fatto altro che complicargli la vita, per poi ricominciare a scappare da sé stesso.
Sirius gli stava chiedendo di concludere la serata in bellezza, ma Remus non se lo poteva permettere, anche se sapeva che era inutile discutere con Sirius quando si metteva qualcosa in testa.
Mentre rifletteva sul da farsi, Jennifer riempì un bicchiere mischiando il contenuto di due bottiglie.
«Andiamo Remus, questo magico intruglio ti farà dormire tranquillo e leggero questa notte, così potrai sia svagarti un po' sia liberarti di questo scassaboccini» esclamò accennando a Sirius che si finse offeso.
Remus la fissò, sospettoso, mentre lei gli cacciava il bicchiere fra le mani.
Non la conosceva molto bene, ma si fidava più di lei che di Sirius, in fatto di alcool e feste.
Svuotò il bicchiere con un sorso e fece una smorfia assaporando il liquido dolciastro.
«Spero per te che non mi sia letale» la ammonì, fingendosi severo.
Jennifer rise e mentre Remus si dirigeva verso una poltrona per cercare di rilassarsi un pochino, Sirius si protese verso la ragazza e le chiese sussurrando: «Che diavolo ci hai messo dentro?»
Jennifer lo fissò divertita, e gli fece l'occhiolino.
Un quarto d'ora dopo, Remus cantava a squarciagola, interrompendosi ogni tanto per lanciare qualche ululato.
Gli aveva fatto indossare un capello fruttato e una camicia hawaiana di Peter.
Sirius e James erano piegati in due dalle risate, mentre il ragazzo a gran voce stava cantando: «I dooooon't caaaaaaare anymooooooooooreeeeeeeeeeee».
James si avvicinò a Jennifer, asciugandosi le lacrime.
«Ma che diavolo ci hai messo nel bicchiere?» chiese, cercando di trattenere le risate.
Jennifer rise e scosse la testa, premendosi un dito sulle labbra.
«Ho capito che è un segreto, ma dannazione... se riuscissimo a ridurlo così ogni volta che ha problemi con il suo animaletto peloso ci sarebbe di grande aiuto!» gridò James, cercando di sovrastare la musica.
Jennifer aggrottò la fronte, confusa dalle sue parole.
«In realtà credo di aver esagerato un po' con l'idromele corretto» susssurrò, avvicinandosi a James.
James agitò la mano, come per dirle di lasciar perdere.
Quando la musica finì, Remus scese, barcollando, dal tavolo.
«Ragazzi...» chiamò con voce impastata «io ho fame... Faccio un salto nelle cucine e poi torno» dichiarò, assumendo un'espressione seria, che fece ridere Peter.
«Vuoi che ti accompagni?» si offrì Sirius, poggiando il bicchiere.
«No no... Ho semplicemente una fame da lupi» grugnì Remus, dirigendosi verso il buco del ritratto.
Sirius e Peter scoppiarono a ridere a quell'affermazione, scambiandosi delle sonore pacche sul braccio.
James era sparito nuovamente nella folla, probabilmente alla ricerca disperata di Lily; e Jennifer stava salendo la scaletta del Dormitorio.
Improvvisamente era molto stanca, e voleva riposare un po'.
Quando si chiuse la porta alla spalle incontrò lo sguardo nervoso di Lily.

 

La ragazza si tormentava le dita e si mordicchiava il labbro.
Quando Jennifer si lasciò cadere sul suo letto, Lily finalmente parlò: «James si è ripreso?».
Jennifer aggrottò la fronte, guardandola confusa.
«L'ho visto poco fa... e stava benissimo» disse, indicando la porta.
Lily sospirò e si lasciò cadere sul letto di fronte a lei.
«Va tutto bene?» azzardò Jennifer, giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli.
«No... cioè si... Non lo so!» sbuffò Lily, passandosi una mano fra i capelli.
«Vuoi parlarne?» le propose gentilmente Jennifer.
«Riguarda James» disse Lily, dopo un momento di silenzio.
«Sembrati piuttosto affiatati insieme» fece notare Jennifer.
Lily alzò lo sguardo.
«È proprio questo il problema... Non non eravamo così, io lo odiavo a morte!» spiegò Lily, senza riuscire a capacitarsi di quell'improvviso cambiamento che aveva avvertito.
«Lo odiavi veramente... O c'era qualcosa sotto?» la stuzzicò Jennifer, cominciando ad intuire qualcosa.
Lily rimase interdetta per un secondo.
«Non lo odiavo... semplicemente non sopportavo le sue manie di protagonismo» disse secca.
Jennifer annuì, invitandola a continuare.
«Beh, prima ad esempio... mi ha trascinato sulla pista e mi ha costretta a ballare con lui, all'inizio non mi sono opposta con tutte le mie forze... Ma poi l'ho guardato e sembrava così felice eppure, allo stesso tempo, così abbattuto... » sussurrò Lily, lo sguardo fisso nel vuoto.
«Non gli hai mai concesso una possibilità?» chiese Jennifer.
Lily si riscosse dai suoi pensieri.
«Si, sabato mattina siamo usciti insieme...» annuì la ragazza.
Jennifer inclinò la testa.
«E...?»
«Ho rovinato tutto» Lily si rabbuiò, ma poi sorrise «in seguito sono andata a chiedergli scusa mentre lui si allenava sotto la pioggia...»
Allo sguardo sorpreso di Jennifer aggiunse: «Si, non so se ti hanno detto che è una sorta di patito del Quidditch... Lui giocherebbe anche con un tornado in campo».
Jennifer sorrise, aveva capito che James amasse il Quidditch, ma non lo riteneva così partecipe di quel sport.
«Insomma, pioveva e sono andata a chiedergli scusa, lui ovviamente ha accettato e mi ha accompagnata... Tenendomi l'ombrello in modo che non mi bagnassi» concluse Lily.
Jennifer sorrise e disse: «Secondo me, dovresti concedergli un'altra possibilità... Così da avere più esperienze a confronto, e cercare di capire cosa potrebbe succedere fra voi due».
Lily rifletté su quelle parole, James era cambiato molto ultimamente.
Si metteva d'impegno e da un po' non la infastidiva più come una volta.
La rossa alzò lo sguardo sulla bionda e la abbracciò forte.
Aveva in mente qualche idea con cui avrebbe testato James.


***

Per mettere fuori uso le funzioni celebrali di Remus Lupin bastavano anche due bicchieri di Burrobirra.
Dopo aver ingerito lo strano intruglio di Jennifer, la testa di Remus aveva cominciato a svolazzare e a prendere sempre più quota, questo spiegherebbe il motivo per il quale se ne stava disteso sul pavimento, davanti al ritratto del cesto di frutta che conduceva alle cucine.
Aveva perso l'equilibrio ed era ruzzolato malamente per terra, aveva dormito sodo per tre minuti buoni per poi svegliarsi di colpo urlando.
In quel momento era intento a fissare le crepe sul muro, quando un rumore di passi gli fece alzare la testa.
Christine Despres, la ragazza che lo aveva invitato a uscire e a cui Remus aveva dato buca sbadatamente, lo fissava dall'alto, la testa leggermente inclinata.
«Remus?» chiese, chinandosi accanto a lui.
Il ragazzo borbottò qualcosa e cercò di alzarsi, aiutato da lei.
«Remus, ma che ti prende? Sei ubriaco?!» domandò Christine, sbalordita.
«Certo che no» sussurrò Remus, cercando di sorridere.
Christine scosse la testa, e poi, colpita da un pensiero, infilò una mano in tasca ed estrasse un Cioccocalderone, all'occhiata perplessa di Remus lei si affrettò a dire: «Non c'è whisky dentro... Tranquillo» glielo porse guardandolo attentamente.
Remus lo prese e diede un morsetto, poi lo inghiottì con più sicurezza.
Lo masticò soddisfatto e si appoggiò alla parte.
Improvvisamente il suo sguardo assunse un'aria vacua, e quando il ragazzo alzò lo sguardo su Christine, sorrise e con voce flebile e zuccherosa disse: «Oh, Christine... Sei l'amore della mia vita!»
Saaalve malandrini,
rieccomi con un interminabile capitolo!
A me non piace, ve lo dico subito, l'unica cosa che trovo passabile è il discorso fra Peter e Jennifer.
Mi sto innamorando di Peter... c'è da preoccuparsi!!!
Spero che vi siano piaciute le gif che ho inserito e che questo capitolo non vi abbia deluso.

Ringrazio ancora voi tutti per le recensioni e per aver aggiunto la storia fra le preferite/seguite! Siete dei malandrini. <3

Un bacio e alla prossima,
-JeyCholties.

 

 

ps. perdonate eventuali errori di distrazione e non.

 

 

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Capitolo 12
*** Anche Regulus è una stella. ***


Piccola premessa: i fatti che accadranno in questo episodio sono MOLTI e sono esplosivi. Seguiranno l'uno l'altro, perciò non verrà dato spazio ai pensieri dei personaggi, questo succederà solo nel prossimo capitolo: dove scriverò papiri e papiri sulle emozioni dei nostri protagonisti. Non ho voluto dilungarmi troppo in questo capitolo. Spero che capiate e che sopratutto mi perdoniate.
A volte la vita non lascia il tempo nemmeno di respirare, altre ti stufi persino di farlo.




 
Cap. 12: 'Anche Regulus è una stella.'
 


« Sirius, comincio a preoccuparmi... Forse dovremmo cercarlo sulla mappa! » disse James, entrando in bagno.
« Nah, starà benissimo... Si sarà addormentato da qualche parte » disse Sirius, tirando un lieve calcio a Frank, che dormiva sul pavimento.
« Si, metti che si sia addormentato sulle scale e che la McGranitt lo abbia trascinato nel suo studio per picchiarlo selvaggiamente! » urlò James, da dentro il bagno.
« Non ti preoccupare, la McGranitt non è così perversa » ridacchiò Sirius, strappando una risata anche a Peter.
« Sirius hai perso il premio 'miglior amico sulla faccia del pianeta'... fai schifo e puzzi di cane » lo accusò James.
«E va bene! » sospirò Sirius, trascinandosi verso il comodino « Ora vediamo dove diamine si è cacciato quel gran figlio di un tasso ».
Non fece in tempo a controllare la mappa, che la porta si aprì, rivelando un Remus parecchio spettinato.
« Remus, che cazzo hai sulla faccia? » grugnì Sirius, grattandosi il petto nudo, mentre l'amico interpellato entrava nel dormitorio maschile.
« No, Sirius. La domanda più lecita è: dove diavolo hai passato la notte? » trillò James, uscendo dal bagno.
Remus alzò il viso, leggermente macchiato di rosso, e sorrise beatamente.
« La festa, di ieri sera, è stata un vero sballo » disse, abbandonandosi sul letto.
Sirius e James si scambiarono un'occhiata sconvolta.
Peter si alzò e si avvicinò al letto di Remus, anche lui parecchio perplesso.
« Per me è ancora ubriaco » sussurrò, toccando con un dito una costola dell'amico.
« Sono le nove di mattina, è impossibile che sia ancora ubriaco dopo sette ore » fece notare Sirius.
James affiancò Peter, e osservò il ragazzo disteso, inclinando leggermente il capo.
« Quello sembra... ROSSETTO! » urlò l'ultima parola così forte che Remus trasalì.
Sirius si voltò lentamente, gli occhi strabuzzati.
« Non può essere » sussurrò, avvicinandosi al letto.
I tre malandrini si chinarono lentamente verso Remus, il quale fissava il soffitto sorridendo.
« L'hanno drogato » disse Peter « Non c'è altra spiegazione ».
James controllò il battito cardiaco dell'amico, gli spalancò l'occhio e gli si piantò contro: pupilla contro pupilla.
Quando riemerse dal suo esame approfondito l'unica cosa che riuscì a dire fu: « è sano come un lupo ».
Sirius, nel frattempo, rifletteva.
« Facciamo il punto della situazione, anche se io non mi ricordo granché: l'ultima volta che abbiamo visto Remus lui era ubriaco da far schifo, indossa ancora la camicia su cui ci ha vomitato Stephen e respira ancora, l'abbiamo perso di vista quando... » disse, camminando avanti e indietro cercando di ricordare le ultime volte che aveva visto Remus.
« Quando voleva andare nelle cucine, perché aveva fame! » esclamò Peter.
« Esatto, poi... da lì... il nulla » concluse Sirius, sovrappensiero.
« Possiamo dedurre che abbia incontrato una ragazza parecchio volenterosa a giudicare dal rossetto... » azzardò James, dando dei leggeri colpetti a Remus.
« Ma neanche con tutto l'alcol del mondo Remus si lascerebbe andare con una ragazza... » disse Sirius, inarcando un sopracciglio.
« Perciò, potrebbero averlo drogato davvero... » disse James, alzando lo sguardo su Sirius.
« Ehm ragazzi, … Perché non lo chiediamo a lui? » intervenne Peter, chinandosi verso Remus.
« Codaliscia, ti sembra nel pieno delle sue facoltà mentali? Ha definito una festa 'da sballo' » esclamò Sirius, scuotendo la testa.
Peter lo ignorò e sussurrò a Remus: « Ehi amico, Lunastorta... Ehm, hai incontrato per caso qualche ragazza carina ieri... mentre noi eravamo alla festa? ».
Remus ridacchiò e disse: « Oh sì... è stato un colpo di fulmine ».
Sirius strabuzzò gli occhi e si sentì le ginocchia molli.
James lì accanto, non meno sconvolto, percepì l'imminente collasso dell'amico, e lo sorresse, continuando a fissare Remus, che non smetteva di sorridere.
« Chi... Chi è questa ragazza? » farfugliò Peter, cercando di riprendersi.
« Lei è l'amore della mia vita... e si chiama Christine Despres » sussurrò, la voce sognante.
James Potter, che sorreggeva ancora Sirius, ebbe un mancamento.
Entrambi i ragazzi crollarono per terra, Sirius picchiò la testa contro uno spigolo e gli occhiali di James ruzzolarono via.
« Quella Christine Despres? Quella che ti aveva invitato a Hogsmeade e alla quale tu hai dato buca? » strillò Peter, portandosi le mani davanti alla bocca.
Nel frattempo, sul pavimento, Sirius, ripresosi dal suo trauma, cercava di rianimare James 'alla babbana'.
Gli mollò uno schiaffo, e subito dopo un altro.
Poi preso da un'improvvisa ispirazione si allungò verso una caraffa d'acqua, sul comodino di Remus.
Senza pensarci due volte, la svuotò sopra il viso di James.
Quest'ultimo riemerse dal suo 'coma', sputacchiando e tossendo ovunque.
« La vostra reazione è esagerata... Solo perché si chiama Remus Lupin non significa che non possa frequentare una ragazza » borbottò Frank, che aveva assistito, silenziosamente, a quello strambo scambio di battute.
Sirius si voltò di scatto verso di lui, come un cane che punta la preda.
« Paciock! Ma ti senti? STAI PARLANDO DI REMUS LUPIN CHE HA APPENA DEFINITO UNA PERFETTA SCONOSCIUTA 'AMORE DELLA SUA VITA'! » ruggì, alzandosi da sopra il petto di James e puntando un dito contro Frank.
« Amortentia » sussurrò James, di colpo.
Sirius si voltò verso di lui, e lo aiutò a rimettersi in piedi.
« Che hai detto? »
« Ha usato l'amortentia … » ripeté James, frastornato.
« Ma certo! » esclamò Sirius, battendosi una mano sulla fronte.
Peter li guardò, confuso.
James e Sirius si chinarono di nuovo verso Remus.
« Remus... ricordi se questa adorabile ragazza ti ha fatto bere o mangiare qualcosa? » chiese, cautamente, Sirius.
Remus lo fissò, adorante.
Un rivolo di bava alla bocca.
« I suoi cioccolatini erano così buoni... » sussurrò, sorridendo ampiamente.
« AH! HA! » urlò James, indicandolo.
« Dobbiamo portarlo da Lumacorno » disse Peter.
« Okay, Remus... » cominciò Sirius « Ora ti porteremo da Christine... Okay? »
Remus si lasciò scappare un risolino.
« Davvero? Sì sì, andiamo » esclamò, drizzandosi a sedere.
« Sirius... » disse James, picchiettando la spalla del diretto interessato.
Sirius si voltò verso di lui.
« Potremmo anche... sai... » tentò di dire, occhieggiando Remus.
« Lasciarlo così? » concluse Sirius, storcendo la bocca.
James fece un cenno d'assenso.
« Per quanto voglia vedere Remus con una ragazza, non lo sopporto in queste condizioni... » disse Sirius, passandosi una mano fra i capelli.
James annuì ed esclamò: « Però devi ammettere che è divertente vederlo così... »
Sirius si lasciò sfuggire una sonora risata.
« Molto divertente sì … » ridacchiò, rivolgendo un'occhiata a Remus.
Quando finalmente uscirono dal dormitorio, Remus era stato costretto a lavarsi e a cambiarsi e il ragazzo pareva veramente contento, James si accorse che qualcos anon andava.
« Ma che Merlino... Razza di stupido canide... Mi hai bagnato tutta la maglia! » si lamentò James, fissandosi il petto umido.
Sirius ridacchiò e scese la scala a chiocciola, a balzi.

 
***

« Amortentia... eh? » borbottò Lumacorno, facendoli entrare nel suo ufficio.
« Si signore, le ragazze cercano di rifilarcela ovunque, giornalmente... » disse Sirius, con aria fintamente grave.
« Mi sembra giusto... Dei giovanotti brillanti come voi » esclamò allegramente il professore, sedendosi alla scrivania e armeggiando con qualche strumento.
« A volte è veramente faticoso essere i bellocci della scuola » sospirò James, abbandonandosi sgraziatamente su una poltrona.
Lumacorno ridacchiò, ma non obbiettò nulla.
« Come vedete il vostro amico ha ingerito piccole dosi alla volta... » disse, poi mescolando un liquido ambrato in una bottiglietta di cristallo.
« Evidentemente la ragazza gli ha fornito cioccolatini a intervalli regolari, l'effetto è abbastanza normale, non è completamente perduto » spiegò il professore, porgendola la bottiglietta a Remus.
« è un tonico per i nervi » aggiunse all'occhiata confusa di Remus.
Il ragazzo annuì e bevette rumorosamente l'antidoto.
« Allora ragazzi, oggi è domenica, questo pomeriggio vi hanno introdotto due attività facoltative per voi del settimo anno... » esclamò Lumacorno, battendosi le mani.
« Ah si? Non saprei... Non c'eravamo a colazione » disse Sirius, distrattamente.
« Alle tre ci sarà un'esercitazione di Difesa contro le arti oscure... Qualcosa di parecchio interessante... » elencò Lumacorno, cercando di entusiasmarli.
« Poi verso le cinque, se seguite Babbanologia avrete l'occasione di fare qualche ora di officina sui mezzi di trasporto babbani ».
Sirius scattò a sedere e fissò il professore.
« Intende dire come... ad esempio... moto e macchine? » esclamò, l'eccitazione che vibrava nell'aria.
« Sisi, cose come quelle! » confermò Lumacorno, apprezzando l'improvviso entusiasmo del ragazzo.
« PAZZESCO! » urlò Sirius.
« Non urlare, cane... Mi fa male la testa » intervenne Remus, massaggiandosi le tempie.
« Remuuuus! Sei tornato in te!! » trillò Peter, lanciandosi verso di lui in un abbraccio mozzafiato.
James e Sirius lo imitarono.
« Ci eri mancato amico... » sussurrò il primo, sfregandogli i capelli.
« Anche se il Remus alcolizzato aveva un suo fascino » precisò Sirius, sorridendo.
« Christine mi ha rifilato qualche droga, vero? » annaspò quello, sommerso da tutti i suoi amici.
« Più o meno... » disse Peter, storcendo la bocca.
« Mi sentivo strano infatti... e ho fame... possiamo andare a mangiare? » chiese Remus, sciogliendo l'abbraccio.
« Ma certo caro ragazzo! Sono sicuro che in cucina è rimasto qualcosa... Sai come raggiungerla? » intervenne Lumacorno, radioso.
« Oh professore! La ringrazio tanto... Sì, sappiamo come raggiungerla... » Remus tentò di sorridere, ma si sentiva ancora parecchio frastornato.
« Non ne dubitavo...! Voi canaglie ormai conoscete questo castello meglio di me! ».

 
***

Sirius abbandonò la testa sul tronco del faggio.
Erano le due e mezza del pomeriggio, mancava poco all'esercitazione di Difesa Contro le Arti Oscure, e i Malandrini si erano accampati sul prato, come molti altri studenti.
Remus aveva affondato il naso in un libro, e si era rifiutato categoricamente di parlare di Christine e dell'accaduto.
James, accanto a lui, controllava i nomi di chi si era iscritto per le selezioni di Quidditch, borbottando di tanto in tanto.
Peter giocherellava con l'erba, aveva abbandonato il saggio di Trasfigurazione accanto ai suoi piedi, ritenendolo un lavoro da schiavi.
« Sirius » una voce stranamente familiare, riscosse il giovane Black dai suoi pensieri.
« Regulus » constatò disgustato, quando riconobbe la figura di suo fratello.
Non lo rivedeva da quando aveva mandato all'aria il fidanzamento di 'Sboraldo' e di Addison, ed era scappato di casa.
« Dobbiamo parlare » disse Regulus, fissandolo con insistenza.
James alzò la testa e rivolse uno sguardo ammonitore a Sirius.
' Non fare lo stronzo, è tuo fratello dopotutto.'
« Ah davvero? Perché io non ho niente da dirti... » ribatté Sirius, sprezzante.
Regulus sbuffò e dalla tasca della divisa estrasse una lettera, la busta era ancora sigillata.
« Stamattina a colazione non c'eri, mamma voleva farti avere questa » disse, mostrandogli la busta.
Sirius si alzò, controvoglia.
Strappò di mano la busta a Regulus e si allontanò insieme a lui, di qualche metro.
« Mi stupisco che non sia una Strilettera » borbottò sarcastico, frugandosi nelle tasche.
« L'hai devastata, Sirius... » sussurrò Regulus.
Sirius alzò lo sguardo, divertito.
E fece scattare la fiamma dell'accendino babbano, che aveva estratto dalla tasca.
Senza distogliere lo sguardo da Regulus bruciò la busta, ancora chiusa.
Regulus fece una smorfia e si limitò a dire: « Nostra madre aveva ragione... Sei veramente la disgrazia della nostra famiglia ».
Sirius si lasciò sfuggire un ringhio, calpestando la lettera a terra.
« Ma quale famiglia, Regulus? Eh..? Quale madre? » gridò spingendolo, con forza.
Regulus non reagì, lo fissò con rabbia e sibilò fra i denti: « Tu hai rinnegato la nostra famiglia... Te ne sei andato dai Potter ».
Sputò l'ultima parole come fosse stata veleno.
« E chiediti perché! FATTI DUE DOMANDE, RAZZA DI IDIOTA » ruggì Sirius, spingendolo nuovamente.
Questa volta Regulus lo respinse a sua volta.
« Io avevo bisogno di TE, Sirius... TU NON C'ERI... » gridò a sua volta, le nocche bianche e tese per la tensione.
« Avevi bisogno di me? E PER COSA? EH? SENTIAMO... DIMMI PER COSA TI SAREI SERVITO... PER VANTARTI ALLE MIE SPALLE, E APPOGGIARE I NOSTRI GENITORI, RINNEGANDOMI A TUA VOLTA? EH... » Sirius aveva completamente perso il controllo.
James si fiondò verso di lui, trattenendolo per la maglia, con grande sforzo.
« Sirius... » sussurrò Remus, sconvolto.
Peter accanto a lui fissava impotente la scena.
« Sei un ingrato! UN INGRATO, SIRIUS... Hai scelto lui... HAI PREFERITO LUI A TUO FRATELLO! AL SANGUE DEL TUO SANGUE! » ruggì Regulus, indicando James.
Quest'ultimo serrò la mascella e allentò la presa su Sirius, decidendo che forse poteva aiutare Sirius a picchiare Regulus.
« INGRATO IO? MA GUARDA COSA SEI DIVENTATO... GUARDA QUANTO IN BASSO è CADUTA LA TUA FAMIGLIA! » urlò Sirius, cercando di divincolarsi dalla presa di James.
« La mia famiglia?! NON LA TUA? Scegli chi vuoi e cosa vuoi, Sirius.. MA IL SANGUE RIMARRA' SEMPRE QUELLO » ringhiò Regulus, sputando per terra e facendo un passo indietro.
« TE LO FACCIO SPUTARE IO IL SANGUE... FIGLIO DI... ».
Peter si portò le mani alla bocca.
Non aveva mai visto Sirius in quello stato, sembrava completamente impazzito.
Il suo solito autocontrollo carismatico era andato a farsi un giro, in qualche modo Regulus aveva toccato un nervo scoperto.
E Sirius non era famoso per ignorare le provocazioni.
« Sirius... Questa è l'ultima volta che te lo dico... Hai fatto la scelta sbagliata andandotene in quel modo » sussurrò Regulus, gli occhi appena un po' lucidi.
« LA SCELTA SBAGLIATA? PENSI DI AVER RAGIONE? PICCOLO BASTARDO... » ruggì Sirius, divincolandosi con più forza, mentre Remus accorreva ad aiutare James e Peter tentava di ostacolare Regulus.
« Che diamine sta succedendo qui? » la voce severa della professoressa McGranitt si fece largo fra la folla di studenti, che si era formata intorno ai cinque.
Regulus smise di avanzare e Sirius cessò di dibattersi, allontanandosi bruscamente da James e Remus.
« Anzi, non voglio saperlo... In punizione, tutti e cinque, per il resto della settimana » disse, aspramente, la professoressa.
Regulus se ne andò, oltrepassando con forza la folla, e borbottando insulti, le dita tremanti.
Sirius si accasciò a terra, affondandosi le mani fra i capelli.
Peter fece disperdere la folla, mentre James si chinava verso l'amico, con il fiato corto.
« Che diavolo ti è saltato in testa? » sibilò Remus, ancora sconvolto.
Sirius si fissò le scarpe, e poi accennò un sorriso amaro.
« Sono la disgrazia della mia famiglia » sussurrò divertito, per poi scoppiare in una mezza risata, quasi isterica.
« Sirius... » tentò di dire James, ma venne interrotto.
« No, James... Hanno ragione. Sono una disgrazia » disse Sirius, la voce roca.
« No, Sirius... Non lo sei » disse, con voce pacata, Remus, chinandosi verso di lui.
Sirius si passò una mano sulla fronte, sbuffando leggermente.
Poi senza dire nulla, si alzò goffamente e si guardò intorno.
Gli studenti del settimo anno si stavano riunendo nei pressi della casetta di Hagrid.
Nei prati circostanti, i studenti più giovani si erano sistemati per osservare l'esercitazione da lontano.
« Dovremmo andare... » disse Remus, guardando i studenti.
« Sirius, tutto okay? » chiese ancora una volta, James.
« Si, frat... » Sirius si interruppe di colpo, ma riprese subito « Si si... Lo avrei picchiato alla babbana quel bastardo ».
E accompagnati da una risata, non proprio così allegra, i quattro scesero verso il gruppo del settimo anno, ancora leggermente frastornati per l'accaduto.


 
***

Jennifer lasciò cadere la borsa a terra e fissò lo strano tunnel piazzato al centro del prato.
Non era molto lungo, l'entrata era completamente buia ed era divisa in due corsie.
Il professor Dalton si era piazzato davanti al tunnel e intimava ai studenti di dividersi per case.
Quando furono chiamati tutti all'appello, il professore cominciò a parlare: « Buongiorno ragazzi! Mi dispiace di avervi rubato il pomeriggio per questa esercitazione, ma vederete che non ve ne pentirete... Come vedete alle mie spalle questo è un tunnel: uno un po' bizzarro, entrerete due alla volta e all'interno troverete parecchie creature, studiate nel corso di questi sette anni. Il vostro compito sarà superarle, con ogni forma di incantesimo studiato... Niente roba oscura, dovrete mettere in pratica incantesimi di difesa e attacco, intesi? »
Gli studenti annuirono, eccitati.
« Qualche domanda? » chiese il professore.
Un Tassorosso alzò la mano.
« Se un studente si trova in difficoltà... » cominciò, ma venne subito interrotto da Dalton: « Sarete in coppia per un motivo preciso: vi coprirete le spalle a vicenda, le coppie le deciderò io, e se vi troverete entrambi in difficoltà interverrò io, chiaro? »
Lo studente annuì, rassicurato.
« Ahi, quasi dimenticavo... Ad alcuni di voi potrebbe capitare di trovare dei mollicci, quindi non spaventatevi... okay? ».
Il professore si sfregò le mani e percorse i gruppi con uno sguardo.
« Vi dividerò in coppie, casa per casa, okay, iniziamo... ».
Si avvicinò al gruppo dei Grifondoro e cominciò a smistarli, un ragazzo e una ragazza.
« Potter, oggi sono buono, perciò ti metto con la Evans » esclamò, allegramente il professore.
Lily arrossì, mentre James esultava.
« Sei un idiota » gli sussurrò poi, quando fu al suo fianco.
« Evans, ormai lo sa tutta la scuola che siamo predestinati » rise James.
Ma smise subito quando si beccò un'occhiataccia dalla ragazza.
« Remus, tu andrai con Rosie, Peter tu con Annabeth e Sirius tu con Jennifer » elencò poi Dalton, attraversando il gruppo.
« La mia giornata è appena migliorata tantissimo » sussurrò Sirius, affiancando Jennifer.
« Ho sentito i tuoi toni soavi prima, quello era tuo fratello? » chiese educatamente la ragazza.
Sirius fece una smorfia, ma non rispose.
« Thomas tu vai con Harvey e Lindsey tu con Oscar... » continuò il professore.
Poi, quando finì di sistemare tutti, tornò a piazzarsi di fronte al tunnel.
« Molto bene, ci siamo tutti? Bacchette alla mano, prego... Vi accorgerete che il tunnel è molto più corto di quello che sembra... Ultime domande veloci veloci? »
« Dentro al tunnel potremmo vederci l'un l'altro? » chiese Rosie.
« Si, sarete in una specie di penombra » rispose il professore.
« Quindi potremmo aiutarci a vicenda... »
« Solo se l'altro è in difficoltà... Altre domande? No? Perfetto. Allora cominciamo... » il professor Dalton si spostò al lato del tunnel.
« Cominceranno i Grifondoro: James e Lily, volete concederci questo onore? » li invitò, cordialmente, l'uomo.
I due si scambiarono un'occhiata e si misero davanti all'entrata del tunnel.
« Pronti? Via! » gridò il professore.
Lily e James si lanciarono dentro il tunnel, il professore aveva ragione: superata l'oscurità iniziale cominciava una piccola penombra.
Lily e James si scambiarono un'occhiata, e si rassicurarono a vicenda.
A un certo punto un Avvincino sbucò da una rientranza del tunnel e artigliò la gamba di James, il ragazzo si lasciò sfuggire un' imprecazione e lo schiantò.
Lily lo fissò, e deglutì rumorosamente, continuando ad avanzare.
Più in avanti, nella penombra, si erigeva un grosso albero, Lily lo aggirò, fissandolo curiosa.
A un tratto un orda di Asticelli comparve e si lanciò sulla ragazza, Lily si coprì la testa, istintivamente.
« Protego! ».
Una barriera si creò intorno a lei, ma non era stata lei a produrla.
Lily si voltò verso James, che si era fermato e aveva ancora la bacchetta puntata contro di lei.
« Grazie tante, James... So cavarmela da sola » sbottò Lily, annientando con un colpo tutti gli Asticelli.
James scrollò le spalle e sorrise.
D'un tratto si udì un fragoroso boato, James e Lily si misero in posizione.
Un grosso Erumpent si fiondò verso di loro, sbattendo il possente corno contro una parete accanto a Lily.
Era un grosso rinoceronte, la pelle spessa gli conferiva una corazza molto resistente.
« Lily! » urlò James, aggirando l'animale e colpendolo con un incantesimo.
« Non possiamo schiantarlo! Dobbiamo tenerlo impegnato in qualche modo » urlò Lily, correndo verso James.
« Spostati ho un'idea! » urlò quest'ultimo, puntando la bacchetta contro il soffitto roccioso della galleria.
Lily lo affiancò, continuando a colpire l'animale con diverse fatture, per tenerlo a debita distanza.
« Reducto! » urlò James, uno spuntone di roccia crollò sulla schiena dell'animale, costringendolo a terra.
« James! » urlò Lily, che nel frattempo si era girata.
Un Fiammagranchio avanzava verso di loro, minaccioso, brandendo una coda fiammeggiante.
« Aguamenti! » gridò Lily, afferrò il braccio di James e si spostarono di lato.
La creatura aveva sputato un getto di fuoco.
« Stupeficium! » urlarono insieme, e l'animale collassò a terra, rotolando sul suo guscio prezioso.
James aveva un lungo taglio sulla guancia e Lily si massaggiava un bernoccolo sulla fronte.
« Dalton è completamente impazzito » borbottò, continuando ad avanzare.
Un canto melodioso si insinuò nel tunnel.
Lily e James si guardarono, confusi.
« Non può essere niente di buono » disse la rossa, e James annuì.
Continuarono ad avanzare per scoprire la fonte di quel canto così gradevole.
« Mi è venuto mal di testa » bofonchiò James, pulendosi gli occhiali, su una manica.
Lily lo guardò a lungo, poi capì.
« è un Fwooper! Il suo canto se ascoltato per molto tempo porta alla pazzia! » esclamò, stringendo la bacchetta.
« Mmmh » mormorò James.
« Silencio! » urlò Lily, puntando la bacchetta nel vuoto.
Il canto si interruppe ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
Poi una luce accecante segnò la fine del tunnel.
Lily e James uscirono esultanti, ce l'avevano fatta.
Si batterono il cinque, sotto lo sguardo orgoglioso del professore.
« Moooolto bene, davvero molto bravi! Cinquanta punti a Grifondoro! ».
La folla esultò, entusiasta.
Lily e James fecero per raggiungere i loro compagni, ma il professore li spedì in Infermeria per medicarsi.
Nel frattempo nel tunnel erano entrati Remus e Rosie, seguiti subito dopo Peter e Annabeth.
Dalla galleria provenivano diversi rumori.
« Sirius, Jennifer... I prossimi siete voi! Preparatevi » annunciò il professor Dalton.
I due fecero un passo avanti.
Al segnale del professore corsero verso l'entrata del tunnel, una volta dentro avanzarono fra le macerie lasciate dai compagni.
Sirius schiantò due Berretti Rossi e Jennifer evitò la presa di un Kappa, inducendolo a inchinarsi per renderlo innocuo.
« Come va, Hayes? » chiese, sarcastico, Sirius, mentre avanzava guardandosi intorno.
« Alla gran... » Jennifer non finì la frase, perché impegnata ad annientare uno stormo di Pixie.
« Ma che diavolo... » sussurrò Sirius, tendendo l'orecchio.
Dalla galleria proveniva il rumore di un fiato pesante.
I due avanzarono cautamente.
Davanti a loro, sepolto da grossi pezzi di roccia, c'era un Erumpent steso.
« Porco Merlino » sibilò Sirius, avvicinandosi silenziosamente.
« Dobbiamo muoverci... Prima che si sveg... » ma le parole di Jennifer si persero nel tremendo ruggito che emise la creatura, infatti quella si era rimessa faticosamente sulle quattro zampe grassocce.
« Sirius! » urlò Jennifer, schiacciandosi contro la parete.
« Non possiamo schiantarlo! » gridò l'altro, gli occhi spalancati.
« Dannazione! »
« Per renderlo inoffensivo bisogna... strappargli il corno... » sussurrò Sirius, incontrando lo sguardo incredulo di Jennifer.
« Sei completamente impazzito? Come diavolo faccio a strappargli quel coso enorme? » urlò, quasi istericamente.
« Distrailo, ci penso io! » gridò Sirius, scivolando alle spalle della creatura.
Jennifer aumentò la presa sulla bacchetta e la puntò sull'Erumpent.
« Incendio! ».
Il fuoco parve dargli fastidio, perché la creatura si dibatté furiosamente.
Poi fece una cosa che nessuno si era aspettato, cominciò a caricare la corsa.
Jennifer tentò di spostarsi, invano, era bloccata.
« Sirius! » gridò, stringendo i denti.
Il ragazzo si era arrampicato sul cumulo di rocce, per saltare sulla groppa dell'animale.
« Non ti muovere » sibilò il ragazzo, non sapendo se rivolgersi all'Erumpent o a Jennifer.
Spiccò il balzo e cadde sulla groppa dell'Erumpent, la creatura si imbizzarrì e cominciò la corsa.
Sirius perse l'equilibrio e ruzzolò a terra, sbattendo la testa.
Jennifer era ancora inchiodata al muro, si era munita di un'involontaria determinazione.
Aveva una folle idea, e voleva metterla in atto.
Attese l'imminente schianto con l'animale, quando fu certa della distanza, saltò aggrappandosi a uno spuntone e poi si lanciò in groppa all'animale.
Affondò le unghie nella sua corazza e strinse i denti.
Perdeva sangue da un labbro e aveva la vista annebbiata.
Strinse le mani intorno al corno e cercò di tirare, i suoi muscoli protestarono, ma lei non si arrese.
L'animale si divincolava furiosamente, ma quando Jennifer riuscì ad estrarre il corno, esso crollò a terra, sfiorando di poco il torace di Sirius.
Jennifer lasciò cadere a terra il corno e si inginocchiò accanto a Sirius, guarendolo con un paio di incantesimi.
Il ragazzo riprese conoscenza, tossendo animatamente.
Si guardò intorno rialzandosi, goffamente.
« Sei stata tu? » chiese, sussurrando, lo sguardo puntato sulla creatura a terra.
Jennifer annuì, passandosi una mano sulla fronte.
Sirius la guardò a lungo, poi ricominciarono a camminare sostenendosi a vicenda.
Annientarono un Malaclaw Maculato e continuarono ad avanzare, accompagnati da un sinistro sibilo che non identificarono.
« Dovrebbe essere quasi finito... » sussurrò Jennifer.
Ad un tratto si udì una voce maschile urlare.
Jennifer si fermò di scatto, lasciò la presa su Sirius e scattò in avanti urlando: « Jack! ».
Sirius barcollò contro la parete e guardò Jennifer correre in avanti.
« Jennifer no! » urlò il ragazzo, cercando si seguirla.
La ragazza si era fermata e teneva gli occhi fissi su una figura maschile, quando mise a fuoco i lineamenti eleganti di Jack, una lacrima le scivolò sul viso.
« Jack » lo chiamò, gli occhi colmi di lacrime.
Jack la guardò, inclinando la testa.
« Jennifer » sussurrò, facendo un passo in avanti.
« NO... NO, JENNIFER NO! » urlò Sirius, lanciandosi in avanti e scivolando sulla parete.
« Lui non è qui, Jennifer... Lui non è qui ».
« Mi sei mancato tantissimo » disse Jennifer, con voce flebile, asciugandosi gli occhi.
« Anche tu... » replicò Jack, sfiorandole lo zigomo, per poi estrarre coltello dalla manica e squarciarle la gola.
Sirius urlò e si portò le mani sulla bocca.
Il corpo di Jennifer crollò a terra e tutto divenne buio.

Sirius aprì gli occhi, era steso sull'erba.
Intorno a lui udiva voci framezzate, rotolò su un fianco, all'improvviso più lucido.
Il professore li aveva tirati fuori dal tunnel, quando il suo sguardo cadde su Jennifer, stesa accanto a lui, lanciò un altro urlo.
« Sirius! Ssssh, va tutto bene! » gridò il professore affiancandolo.
Sirius aveva afferrato il corpo di Jennifer, e se lo era stretto al petto, mentre calde lacrime gli scivolavano sulle guance.
« Sirius! Lei sta bene... è viva » disse il professore, inginocchiandosi accanto a lei.
Sirius non gli badò, affondò il viso fra i capelli di Jennifer e la strinse protettivo.
Un colpo di tosse però gli fece allentare la stretta, Jennifer si era ripresa e tossiva, tenendosi la mano sulla bocca.
« Oh Merlino... » sussurrò Sirius « Sei viva! »
Jennifer lo guardò, gli occhi colmi di lacrime.
« Mi dispiace tanto, Sirius! » sussurrò, tossendo di nuovo.
« Sei viva... Merlino, sei viva... Grazie... » continuò a sussurrare lui stringendola.
Sirius si sentiva completamente devastato, era passato da un emozione all'altra, finendo per precipitare in un vortice di emozioni confuse. Ma in quel momento, l'unica cosa a cui riusciva a pensare e che non l'aveva persa.
Jennifer non era morta a causa sua e lui poteva respirare di nuovo.
La paura che l'aveva annientato in quel fatale momento, se n'era andata, lasciando però gli aloni di una disperazione sfumata.
« Il molliccio che avete affrontato ha percepito il dolore e la paura di Jennifer, e l'ha sfruttata contro entrambi » spiegò il professore, con la voce pacata.
« Vaffanculo di cuore, Jennifer... » sussurrò Sirius, all'improvviso.
Lei si lasciò sfuggire un risolino e gli fece allentare la presa.
« Trovo comunque giusto assegnarvi comunque cinquanta punti per la prodezza e la determinazione dimostrata... Non è da tutti strappare il corno di un Erumpent adulto » disse il professore, aiutandoli ad alzarsi.
Jennifer lo guardò, accennando un sorriso poco convinto.
« Avanti filate in Infermeria e riprendetevi... Chi è il prossimo?! Tranquilli ragazzi, come avete visto interverrò io in caso di pericolo... » dichiarò il professore, allontanandosi nuovamente verso il tunnel.

Jennifer e Sirius raggiunsero l'infermeria, in silenzio.
Nessuno dei due aveva la forza per intavolare una conversazione, tuttavia quando entrarono nella stanza, incontrarono gli sguardi curiosi di Lily, James, Peter, Remus e Rosie.
« Che è successo? » domandò James, avanzando verso di loro.
« Qualcuno di voi ha per caso lasciato un fottuto Erumpent incazzato sotto le macerie? » esclamò Sirius, mentre Madama Chips correva verso di lui, con delle bende.
Lily e James si scambiarono un'occhiata colpevole.
« Oh giovanotto, qui ci vuole una bella pozione » borbottava, nel frattempo, Madama Chips.
« Ho dovuto strappargli il corno... » sussurrò Jennifer, sedendosi su un letto, lei e Sirius si scambiarono un'occhiata, decidendo di non riferire dell'accaduto del molliccio, perlomeno non in quel momento.
« Hai strappato il corno ad un Erumpent? » esclamò Remus, strabuzzando gli occhi.
« Menomale che non ho dovuto farlo io! Io e Annabeth l'abbiamo solamente scavalcato » squittì sollevato Peter.
« Comunque è andata bene... A parte qualche trambusto » concluse Sirius, ansioso di spostare l'attenzione altrove « A voi com'è andata? » aggiunse poi, dopo aver bevuto la pozione, che gli veniva offerta.
« Peter è stato morso da una creatura non identificata, James è quasi impazzito per il canto di un uccello e io sono inciampato nello sterco di un Kappa » elenzò Remus, con voce tetra.
Sirius si lasciò sfuggire una mezza risata: « Meraviglioso ».
« Dalton è completamente fuori di testa! » disse Jennifer, mentre Madama Chips le fasciava un braccio.
« Concordo » disse Lily, mangiucchiandosi il labbro.
« Dovete ammettere però che è stato pazzesco! » esclamò James, senza perdere l'entusiasmo.
« Si, certo... » dissero gli altri in coro, scambiandosi un'occhiata scettica, per poi scoppiare a ridere.

 
***

Il resto del pomeriggio trascorse con molta più tranquillità, Lily e i Malandrini che frequentavano Babbanologia si erano diretti verso le serre, come li era stato indicato da Madama Chips.
Jennifer era salita nel dormitorio, per farsi una dormita ristoratrice.
Quando gli studenti di Babbanologia entrarono in una serra addibita a quella speciale lezione, rimasero stupefatti e perplessi, quasi tutti.
Perché James e Sirius dinnanzi a un modello di Harley Night Rod avevano lanciato uno strillo gioioso.
Cosa c'era di meglio di una bella moto per dimenticare l'esercitazione precedente?
Assolutamente nulla.
Sirius finalmente tornò a sorridere ampiamente, mentre la professoressa di Babbanologia presentava alla classe un impiegato del Ministero, che si occupava di aggeggi babbani.
Passarono una buona mezz'ora a spiegare la funzionalità di quel mezzo di trasporto, l'impiegato, un tale di nome Greg, si era accorto di James e Sirius.
Che sembravano quasi saperne più di lui.
Quando poi, Greg rivelò anche un'auto babbana, piazzata sotto un lenzuolo, Sirius e James si lasciarono andare in esclamazioni entusiaste.
E furono invitati dall'impiegato a presentare l'auto e alcune delle sue curiosità.
Alla fine della lezione, James e Sirius erano più emozionati che mai, lasciarono di malavoglia l'aula, continuando a chiacchierare di manubri e marmitte.
« Ma tu lo sapevi che erano così appassionati? Conoscono più termini babbani di me! » esclamò Lily, affiancando Remus.
Il ragazzo annuì, con aria grave.
« Indovina a chi toccherà sopportarli per il resto della serata? » disse, strappando una risata a Lily.

 
***

Sirius, come se non avesse passato già una giornata parecchio movimentata, ebbe un'idea folle.
Era steso sul letto del dormitorio, digerendo il lauto pasto che aveva appena ingerito a cena.
« James! » urlò, e il ragazzo occhialuto si affacciò dalla porta del bagno, spazzolandosi i denti.
« Cshe c'shèf? » borbottò, con la bocca piena di dentifricio.
« Ho un'idea pazzesca! » gridò Sirius, rizzandosi a sedere.
« Shpara » lo incitò James, inghiottendo un po' di dentifricio.
« Se non ho sentito male porteranno via la moto solamente domani mattina... perciò... » rivolse uno sguardo malandrino all'amico.
James parve capire le sue intenzioni, e si affrettò a sciacquarsi la bocca.
« Fantastico! » trillò, poi raggiungendo il compagno.
« Dove sono Peter e Remus? » chiese Sirius, alzandosi.
« In Sala Comune » rispose, prontamente, James.
« Perfetto, chiamali subito... Abbiamo una bravata da compiere... » sussurrò Sirius, con lo sguardo carico di malizia.

« Voi siete completamente folli! » esclamò Remus, scuotendo la testa.
« Andiamo Remus, pensa che bella esperienza avresti! » lo incoraggiò James.
« Non penso che l'essere espulso si rivelerà una bella esperienza! » grugnì Remus, con disappunto.
« Andiamo, Lunastorta! Da quanto tempo non combiniamo qualcosa?... » disse Sirius, con una scrollata di spalle.
Remus lo fissò, e poi si arrese.
Aveva passato veramente una giornata movimentata, le sue emozioni erano stata sballottate qua e là senza alcuna pietà.
Forse un guaio malandrino era quello che ci voleva, per scacciare quei pensieri molesti dalla testa.
« Va bene... Quel è il piano? » sospirò, abbassando le spalle.
Sirius lo guardò con gioia e poi cominciò a spiegare i vari passaggi.
Quando finì di esporre il suo folle piano osservò la reazione dei suoi amici.
James annuiva entusiasta, Peter sembrava essersi perso qualche passaggio e Remus era vagamente perplesso.
« Ah e un'ultima cosa... Voglio portare anche Jennifer con noi... » quando vide la confusione e il disappunto dipinti sui volti degli amici disse: « Credetemi, ne ha bisogno... ».
James lo guardò, dubbioso, poi scrollò le spalle e disse: « Se lo dici tu... ».

 
***

« Voi ragazzi fate spesso cose del genere, vero? » sussurrò Jennifer, quando si fu ripresa dallo shock per la scoperta di un mantello dell'Invisibilità.
« Mmmh » mormorò Sirius, controllando il corridoio alla sua sinistra.
« Oh giusto, vi chiamano malandrini... » ridacchiò Jennifer, affiancando James.
« Ricordatevi, entriamo sotto il mantello solo se sentiamo qualcuno, okay? » sussurrò Sirius.
« Peter non è venuto con voi? » chiese, curiosa, Jennifer.
Lei non poteva saperlo, ma il ragazzo era sotto forma di Codaliscia, nella tasca di Remus.
« Oh, no... Non va pazzo per questo genere di avventure » mentì Sirius, avanzando verso il passaggio che conduceva alle serre.
« Oh, capisco » disse Jennifer.
« Okay, ci siamo quasi... Copritemi le spalle » disse Sirius, raggiungendo la porta chiusa della serra designata.
Mentre Sirius scassinava il lucchetto con due abili incantesimi, Jennifer lo guardava di soppiatto.
Sirius si accorse del suo sguardo.
« Io non faccio esplodere le porte come fai tu... » sghignazzò, rivolgendole un'occhiata divertita.
Jennifer rise sottovoce.
Le sembrava impossibile poter ancora sorridere dopo una giornata del genere, ma se Sirius l'aveva superato così in fretta poteva farlo anche lei.
« Ci siamo... » con uno scatto la porta di aprì, e i quattro (più Codaliscia) sgattaiolarono dentro.
La Harley Night Rod era messa su un piccolo piedistallo, Sirius la raggiunse, lo sguardo sognante.
« Wow » sussurrò Jennifer, sfiorando con un dito il metallo.
« Bella eh? » commentò James, sorridendo.
« Sembra viva » sussurrò Jennifer.
« Aspetta che lo sia davvero... » disse Sirius, montandola con un balzo e aiutando Jennifer a salire.
« Sirius, che CAZZO stai facendo? » sibilò Remus, strabuzzando gli occhi.
« Seguo il piano » disse lui, con semplicità.
« Io mi piazzo dietro...! Remus tu puoi stare sul manubrio... O se vuoi facciamo cambio! » esclamò James.
Remus li fissò a bocca aperta.
« Io mi rifiuto di prendere parte a questa ENORME STRONZATA! » ringhiò, impuntandosi per terra.
« Peggio per te » disse Sirius, prima di accendere la moto con un rombo allucinante.
Remus si tappò la bocca e rimase a fissarli sconvolto.
Sirius gli rivolse un sorriso sghembo, e quando Jennifer gli avvolse le braccia intorno al bacino, lui partì a tutta velocità, scendendo dal piedistallo.
Okay, forse dovrei chiarirvi la questione.
Partì a tutta velocità verso la vetrata, sfondandola.
James lanciò uno strillo, come se non si fosse fatto abbastanza casino.
Scivolarono lungo i prati notturni, mentre Remus fissava i resti della vetrata a bocca aperta.
L'aria fresca sferzava il viso di Jennifer, non si era mai divertita tanto.
E sinceramente non le importava granché della punizione che si sarebbero beccati.
Sirius continuava a sgommare, facendo manovre parecchio complicate.
« YAHOOOOOOO! » urlò James, spalancando le braccia verso le stelle.
« Ragazzi, voi siete completamente fuori di testa » rise Jennifer, imitando il gesto di James.
« Mai quanto te, dolcezza » rispose Sirius.
La loro corsa finì di fronte a un professoressa McGranitt a dir poco inviperita e sconvolta.
Accanto a lei giaceva quell'ameba di Remus, con lo sguardo puntato verso il basso.
Ma della punizione e della conseguenza della punizione, e degli strilli e delle urla, e persino dei pianti disperati parleremo nel prossimo capitolo.


____________________________

Saaalve malandrini,
folle questo capitolo vero?
So che non aggiorno dai tempi della preistoria, ma credo di essermi proprio perdonata.

SAPPIATE CHE ESIGO E PRETENDO ( e ve la chiedo anche in ginocchio) un minimo stralcio di recensione.
Fatemi sapere la vostra parte preferita (se ce ne è stata una), fatemi sapere cosa ne pensate della storia in generale, e perdonate i miei errori e le frasi buttate alla cazzo.

Ah già, perdonate anche il mio linguaggio scurrile, ma quando ci vuole ci vuole ;)
Spero di piangere ancora con qualche vostra recensione,
a volte trattate i miei feelings come stracci.

Alla prossima gente,
vi amo.
Vi amo davvero.
T U T T I Q U A N T I.

-JeyCholties.

ps. come ho detto sopra l'inizio del capitolo, nella prossima puntata vi spiegherò tutto MINUZIOSAMENTE E NEI DETTAGLI.

 

Perdonate la mia 'fretta negli avvenimenti', ma a volte ci vuole.

pss. spero di avervi strappato un sorriso anche oggi. amo strappare sorrisi alle persone, sarà il mio lavoro da grande (spero) .

 

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Capitolo 13
*** Itinerarium Maraudentium ***


Cap.13: 'Itinerarium Maraudentium.'
 
 
 



« Voi siete completamente pazzi... Siamo rovinati... totalmente rovinati... Palare con Silente! Vi rendete conto? » sussurrò sconvolto Remus, abbandonandosi su una poltrona della Sala Comune.
« Dì un'altra parola Remus e giuro che ti strangolo » ringhiò Sirius, sedendosi sul divano e affondandosi le dita fra i capelli.
Quella volta l'avevano veramente combinata grossa.
Sirius, per la prima volta, si sentiva fottutamente in colpa per aver trascinato i suoi migliori amici in quella situazione.
Gli era sembrata una buona idea quella di rubare la moto per farsi un giro, ma evidentemente preso dalla frenesia e dall'eccitazione aveva dimenticato che non avrebbe dovuto sfondare il vetro di una serra, né fare strane acrobazie nel prato.
Probabilmente non si sarebbe dovuto nemmeno avvicinare alla riva del Lago Nero, per fare quella specie di sgommata sull'acqua.

« Verranno presi seri provvedimenti nei suoi confronti, Signor Black. Ancora non mi risulta chiaro quale idea malsana e ignobile abbia attraversato quella sua testolina bacata da spingerlo a guidare come un babbano ubriaco in preda a schizofrenici spasmi muscolari una moto, che per giunta non era nemmeno di sua proprietà! Mettendo in pericolo non solo la sua incolumità, ma anche quella degli altri sciocchi passeggeri su quel mezzo sgangherato ».

La voce della professoressa McGranitt gli rimbombava ancora in testa, così seria e severa, quando la donna si rivolgeva con il 'lei' ai suoi studenti allora la situazione era veramente grave.
Sirius alzò lo sguardo su James, Jennifer e Peter che non avevano proferito parola.
Jennifer giocherellava con i bordi della sua maglietta, apparentemente tranquilla e rilassata.

« Per quanto riguarda lei, signorina Hayes, mi ritengo sinceramente offesa e confusa dal suo comportamento... So per certo che le norme disciplinari di Beauxbatons sono molto più severe e composte! Perciò, ripeto, non capisco l'origine del suo comportamento... Ma anche la sua punizione verrà decisa domani insieme al nostro preside e a Madame Maxime ».

Accanto a lei, James aveva lo sguardo fisso puntato a terra, sul suo viso si leggevano ancora i rimasugli di un'espressione stravolta che l'aveva accompagnato lungo tutto il tragitto fino alla sala comune.

« Signor Potter, se per gli altri la punizione verrà decisa e confermata l'indomani... Per lei ho trovato il castigo ideale: farà le selezioni di Quidditch come prestabilito, ma oltre a riconfermare la squadra... Troverà anche un suo sostituto: perché Lei, Signor Potter, non giocherà le prima due partite di quidditch della stagione. E Lei sa quanto la cosa mi rincresca profondamente ».

Remus, accasciato sulla poltrona emise un mugolio disperato.

«E ora mi rivolgo a Lei, Signor Lupin. Entrambi sappiamo che questo gesto avrà delle conseguenze disciplinari gravissime sui suoi amici, e dato che Lei non ha propriamente partecipato all'atto commesso, su di lei ricadranno solamente fiumi di responsabilità dovuti alla sua maturità, che ancora si ostina a svanire in presenza delle bravate dei suoi amici scapestrati... Perciò la punizione che le assegnerò sarà il divieto all'ingresso del Reparto Proibito, che gli era stato concesso in circostanze particolari, e inoltre lei verrà assegnato alla professoressa Audrey... I dettagli delle vostra punizioni verranno chiarificati domani mattina, alle nove in punto, nel ufficio del preside ».

L'unico superstite alla furia della McGranitt era stato Peter, che guardava i propri amici con un'espressione sconfortata: per quanto odiasse le punizioni lui ne aveva sempre presa una in loro compagnia perciò non si perdonava il fatto di non essersi ritrasformato, nonostante la presenza di Jennifer.

« Sono molto sorpresa di non vedere il Signor Minus in vostra compagnia, anche se non credo possibile che si sia ritirato dalla vostra bravata per un sincero colpo di coscienza... ».

James sbuffò e si arruffò i capelli, l'orologio suonò le due in punto.
« Ragazzi, questo è il mio ultimo anno... Se Grifondoro non vince la Coppa delle Case io mi butto giù dalla Torre di Astronomia » sussurrò, cercando lo sguardo di Sirius.
Quest'ultimo colse la disperazione dell'amico e cercò di confortarlo dicendo: « Tranquillo James, ti troveremo un degno sostituto... ».
« E chi? » ruggì James all'improvviso, scattando in piedi.
« Sentiamo Sirius, voglio proprio sentire la tua brillante proposta ».
Sirius serrò la mascella e lanciò un'occhiata di sbieco a James.
« Ci penso io, okay Ramoso? FIDATI DI ME. » esclamò alzandosi.
« Fidarmi di te... Certo … » sussurrò l'amico, passandosi una mano fra i capelli.

Remus, Peter e Jennifer facevano scorrere lo sguardo da uno all'altro, perplessi nel udire l'ombra di un litigio fra quelli che erano probabilmente le persone più legate di Hogwarts.
« Eri entusiasta James! Hai partecipato anche tu, non scaricare tutte le colpe su di me! » ringhiò Sirius, puntandogli un dito contro.
« Razza di canide pulcioso, TU SEI COMPLETAMENTE USCITO DI TESTA OGGI! HAI AGGREDITO TUO FRATELLO E POI CI HAI TRASCINATI IN QUESTA IMPRESA PER SFOGARTI! » urlò James, senza riuscire a trattenersi.
La verità è che odiava sentirsi sotto pressione, aveva già pianificato tutte le selezioni nel minimo dettaglio, ora non avrebbe potuto nemmeno allenare la propria squadra e oltretutto doveva trovare un Cercatore decente prima dell'inizio del Campionato!
Non aveva mai scaricato le colpe su uno dei suoi amici riguardo alle loro bravate, ma in quel momento dare la colpa a Sirius lo faceva sentire un po' meglio.
Perché desiderava non essere oppresso da tutta la responsabilità che si sentiva pesare sulle spalle.

«James Potter! TI SEI COMPLETAMENTE BEVUTO IL CERVELLO? È stata un idea UNANIME... Eravamo tutti d'accordo! E tu lo eri più di tutti! » ringhiò Sirius, stringendo i denti.
Era rimasto totalmente offeso dalla reazione del suo migliore amico: accusarlo e scaricare ogni colpa su di lui era INAMISSIBILE! Sopratutto quando si trattava di un Malandrino.

La colpa è sempre di tutti.

Era una delle regole base del loro gruppo.
E il fatto che James la ignorasse o l'avesse totalmente rimossa, feriva Sirius nel profondo del suo orgoglio malandrino.
« Ammetto di aver concordato con te, Black, ma l'artefice delle cazz... » cominciò James, sempre fermo sulla sua idea, bruscamente interrotto da Jennifer.
« La colpa è mia, okay? È tutta colpa mia... » disse, intromettendosi fra i due.
« Ma che stai dicendo Jennifer... » sussurrò Remus, fissandola confuso.
« Ora smettetela di litigare come mocciosi e fate immediatamente pace, perché non ho intenzione di dormire con i vostri toni soavi che mi rimbombano nella testa » concluse lei, la voce fredda e severa, di chi non osava essere contestato.
Sirius la fissava a bocca aperta, James anche.
« Tu non capisci... » disse il primo, riprendendosi dall'intromissione della ragazza.
« No, quello che capisco è che se domani non ci presentiamo tutti uniti nell'ufficio del preside, saremo FOTTUTI, okay? Ognuno di noi ha ricevuto e riceverà una punizione che affronterà solamente con l'appoggio dei propri amici. Ora io non vi conosco, o perlomeno non credo di conoscere bene il vostro piccolo gruppo di canaglie con problemi di iperattività criminale... Ma quello che conosco sono i litigi che ti fanno andare a dormire con un fastidioso groppo in gola, e ti impediscono di affrontare il mattino successivo con la forza necessaria... ORA, SE NON FATE PACE IO VI CRUCIO ALL'ISTANTE OKAY? E perdonatemi la minaccia, ma la conosco piuttosto bene » ruggì Jennifer, che si sentiva uno dei quei avvocati babbani della situazione.
Sirius aprì la bocca e la richiuse più volte, senza emettere alcun suono.
A parlare fu James, che dopo aver lanciato uno sguardo di puro rispetto a Jennifer, disse: « Sirius, mi dispiace... è che l'unica cosa che mi piace veramente fare è giocare a quidditch, e probabilmente è anche l'unica cosa che so fare totalmente e compiutamente... e a volte mi sento come se fossi completamente oppresso da questa passione... Tutti confidano nel grande James Potter e ora sono in una cavolo di punizione cazzuta perciò non so come uscirne fuori... ».
Sirius lo ascoltò annuendo piano.
« Troveremo una soluzione James, lo prometto... Non ti lascerò da solo con questa cosa ».
James sorrise tristemente e si lanciò verso Sirius, soffocandolo in uno di quei abbracci bestiali.
« Ragazzi... Siete veramente incredibili... » soffiò Remus, cadendo esausto sulla poltrona « Credo di aver perso trenta chili solamente ascoltandovi litigare... ».
« Io vado a progettare la statua per Jennifer, chi mi aiuta? » rise Peter, affiancando la ragazza che sorrideva.
Sirius riemerse dall'abbraccio e disse: « Progettare? Tu, Peter? Progettare? ».
Al suo commento incredulo seguirono diverse risate, mentre il diretto interessato si grattava le orecchie.
« Sì, beh... sono bravetto a disegnare... ho delle mani fatate, no? » bofonchiò Peter, arrossendo appena.
« Giusto! Come dimenticarlo? Le mani fatate di Peter! » esclamò Sirius, stritolando anche quest'ultimo in un abbraccio.
La tensione fra di loro si era finalmente sciolta, quel minuscolo istante che li aveva quasi divisi si era eclissato, come doveva giustamente essere.
Un miagolio attirò l'attenzione di Sirius, che si voltò e si lanciò verso il suo gattino.
« Azkaban! » urlò Sirius, facendosi mordere le dita dal gattino « è da tanto che non ci vediamo noi due, vero? ».
« Hai chiamato il tuo gatto Azkaban? » rise Jennifer, sedendosi accanto a lui e accarezzando il gatto.
« Lui non ha un nome... Glielo cambio sempre » spiegò Sirius, sorridendo.
« Come i bambini... Troppo indecisi sul nome da dare al proprio orsacchiotto » scoppiò a ridere Jennifer, beccandosi un pizzicotto da Sirius.
« Direi che è arrivata l'ora di andare a dormire » sbadigliò Remus, alzandosi e incamminandosi ancora mogio mogio, per la sgridata e la punizione.
Le sue parole furono accolte da uno sbadiglio condiviso fra James e Peter, che si affrettarono a seguire il ragazzo.
« Ora vado anche io... Buonanotte » sussurrò Sirius, scompigliando affettuosamente i capelli di Jennifer e prendendo Azkaban sotto braccio.
Jennifer lo guardò allontanarsi e sospirò.
Lei non aveva sonno, si sentiva ancora piena di energie e di adrenalina.
Così lasciò vagare i pensieri senza una meta precisa.
Che punizione le avrebbero assegnato?
Sarebbero stati severi o indulgenti con lei?
Perché aveva visto Jack sotto forma di Molliccio? Era veramente lui che la spaventava?
Jennifer si soffermò su quel pensiero.
Aveva veramente paura di Jack?
Sì, l'aveva, rispose una vocina nella sua testa.
I suoi incubi si agitarono nel suo petto.

È colpa tua, mi hai lasciato morire senza fare niente.
È colpa tua, Jennifer. Non hai saputo fare nulla.
Nulla, nulla.
Tu sei il nulla per me.
Non significhi più nulla.

La sua coscienza aveva preso il brutto vizio di trasformare i bei ricordi in continue torture.
Jennifer aveva sempre incubi, ecco perché non amava dormire.
La sua mente si popolava di urla, grida e sangue.
E sopratutto di dolore.
Era quello il motivo per cui aveva paura di Jack?
A causa dei sensi di colpa e del dolore?

Mentre Jennifer si interrogava su quelle domande, James Potter si era lasciato sprofondare fra le coperte, tuttavia senza prendere subito sonno.
Nella sua testa continuava a rivivere il litigio con Sirius, aveva sperato che la sua impulsività fosse stata domata.
Aveva passato sei mesi interi ad evitare Mocciosus per trattenersi dal picchiarlo selvaggiamente, e aveva anche moderato il linguaggio e le azioni.
Aveva cominciato a pensare prima di parlare, ma evidentemente non aveva fatto abbastanza, perché in alcune situazioni il suo carattere impulsivo e repentino prendeva ancora il sopravvento.
Non pensava minimamente che fosse stata tutta colpa di Sirius, non lo aveva mai pensato, si era solamente sentito il più punito di tutti.
Quello che avrebbe perso di più scontando la punizione.
Inspirò profondamente e si schiarì le idee, avrebbe ricominciato a pensare accuratamente prima di parlare e offendere le persone, sopratutto se lui non intendeva farlo.
I suoi pensieri leggermente più sereni, scivolarono verso Lily.
Avevano fatto un gran lavoro di squadra, ciò significava che potevano funzionare anche come coppia, eppure erano usciti insieme e le cose non erano cambiate.
Forse avrebbero potuto essere solo amici, eppure James non voleva arrendersi.
Qualcosa dentro di lui continuava a fremere di speranza, considerando che i due non litigavano più come una volta, che anzi si erano leggermente avvicinati in modo pacifico.
E ora James tremava all'idea di rovinare tutto quanto, si sentiva come il giorno del loro appuntamento, un passo falso e sarebbe esploso tutto.
E James sapeva che non avrebbe potuto più raccogliere nessuna maceria.
Sirius, steso nel letto accanto al suo, rifletteva sul suo litigio con Regulus.
Cosa lo aveva fatto reagire in quel modo?
Sei veramente la disgrazia della nostra famiglia...
Sirius deglutì, cercando di scacciare quel groppo fastidioso che gli si era formato in gola.
Regulus non aveva ancora capito che non esisteva nessuna famiglia Black, esistevano solo legami consanguinei e purezza.
Regulus non aveva la più pallida di cosa significasse avere una vera famiglia, che ti rispetta per quello che sei e che ti insegna e non ti obbliga a rispettare alcuni principi.
Sirius sospirò piano e decise di allontanare Regulus dalla sua testa, i suoi pensieri allora di focalizzarono su Jennifer.
Vederla con la gola tagliata in quel tunnel gli provocava ancora qualche brivido.
Jennifer era entrata nella sua vita senza nemmeno chiedere il permesso, perché era stato lui a permetterlo.
Sirius la voleva come amica, come fidanzata, come amante.
La voleva e basta.
Lei era interessante, era una che non si tirava mai indietro e che faceva valere le sue opinioni.
Era coraggiosa, divertente, riflessiva.
A Sirius piaceva proprio perché rappresentava più di una cosa, eppure si manteneva schivo su questi sentimenti nei suoi confronti.
Non si fidava di lei, gli aveva urlato più volte di non farlo, di non correre fra le braccia di Jack-Molliccio.
Ma lei non lo aveva ascoltato, era andata avanti dritta senza esitare.
Era ancora innamorata di Jack, era ancora innamorata di un cadavere.
E l'avevano pure cruciata.
Tre volte.
Eppure lei respirava ancora, sorrideva, mangiava, urlava, piangeva, rideva, scherzava.
Sirius era profondamente dispiaciuto per lei, ma non poteva avere qualche riserva nei suoi confronti.
Era totalmente imprevedibile e Sirius ne era spaventato.
E se lei avesse fatto qualche cavolata?
Se si fosse buttata fra le braccia di un altro morto?
Sirius scosse la testa, preferendo non pensarci.
Accidenti! Non pensava così tanto a una ragazza dai tempi di Dorcas, si passò la lingua sulle labbra, infastidito da quella constatazione.
Da quando Jennifer era diventata così importante?
Merlino, i suoi pensieri cominciavano a diventare veramente assurdi.
Colpa della giornata movimentata?
Sirius non avrebbe saputo di dirlo.
Si rigirò nel letto e si addormentò solo dopo pochi minuti.
Nel letto affianco al suo, Remus fissava il soffitto.
Riusciva ancora a sentire il sapore delle labbra di Christine, poggiate sulle sue.
Non riusciva ancora a crederci, era profondamente arrabbiato con lei.
Non aveva avuto nessun rispetto nei suoi confronti, e l'aveva trascinato in quella situazione senza nemmeno chiedere permesso o scusa.
Ma ciò che preoccupava maggiormente Remus era se Kim lo avesse scoperto o no... Non aveva motivo di preoccuparsi di una cosa del genere o si?
Gli piaceva Kim, ma...
C'era sempre quel ma doloroso, e ci sarebbe sempre stato.
Gli importava veramente di Kim, avevano una chimica speciale loro due e Remus si sentiva in sintonia con lei, nonostante le avesse parlato sì e no sei volte.
Si sentiva spossato, stanco e confuso, la luna piena si avvicinava e lui era sempre più nervoso.
Doveva proprio dimenticare quella giornata: era stato sballottato qua e là con e senza emozioni, i suoi amici sembravano impazziti: Sirius che si incazzava e minacciava di picchiare suo fratello, e James che si incazzava a sua volta con Sirius per la cavolata della moto... Remus non si era mai sentito così impotente, i fatti scivolavano lentamente davanti ai suoi occhi ed era quasi come se lui non riuscisse a muovere un passo.
L'esercitazione lo aveva messo alla prova, e lui aveva dovuto darsi da fare e ciò lo aveva stancato mentalmente e fisicamente.
Nonostante provasse a mangiare di più, a mantenersi più sano, anche grazie ai muscoli rinforzati dalla disgustosa pozione di Peter, si sentiva come se fosse in una continua competizione con sé stesso.
Aveva perso di vista Lily, e la stessa Lily pareva essersi smarrita in un vortice di pensieri che non le appartenevano.
E lui voleva mantenere il passo, ma non ci riusciva.
E in quel momento una punizione era l'ultima cosa che gli serviva, eppure ne aveva presa una bella grossa.
Non intendeva incolpare i suoi amici, ma aveva bisogno di un attimo di respiro.
A pensarla diversamente era Peter, che aveva una passione per le punizioni, era lui infatti a detenere l'itinerario malandrino che doveva essere aggiornato regolarmente con tutte le punizioni.
E lui ne deteneva il record maggiore, sopratutto perché non finiva mai i compiti, e ora si era lasciato sfuggire un'occasione per incrementare la sua lista di castighi.
Probabilmente se ne sarebbe beccato solo una, per aver partecipato alla rissa fra Sirius e Remus.
Peter sospirò e si grattò un orecchio.
Avrebbe voluto essere coinvolto in una grande avventura, ovviamente non si lamentava del suo coinvolgimento con gli altri malandrini.
Lo trattavano benissimo, gli affidavano compiti particolari che sarebbe riuscito ad eseguire solo lui, e lo rendevano partecipe delle loro risate.
Ma Peter si sentiva insoddisfatto.
Avrebbe voluto essere più utile, quasi essenziale.
Si lasciò sfuggire un grugnito di frustrazione e si rannicchiò sotto le coperte, desiderando anche avere una compagna al suo fianco.
Era da parecchio tempo che non frequentava una ragazza, l'ultima era stata Camille, che lo aveva lasciato perché lui l'aveva inavvertitamente ignorata nella settimana internazionale degli scherzi malandrini.
Insomma, lei avrebbe dovuto capire!
Peter scacciò quel pensiero e cercò di addormentarsi con la bocca socchiusa, così non avrebbe russato.

 
***

Silente non riusciva a nascondere un sorrisetto divertito.
Ci provava con tutte le sue forze, sopratutto a causa delle occhiate fulminanti e severe che gli rivolgeva di tanto in tanto la professoressa McGranitt, ma quando i suoi occhi si posavano sul cipiglio perplesso e imbronciato di Sirius, o sull'espressione preoccupata e ansiosa di Remus, le sue labbra sembravano tendersi autonomamente.
« Dunque, riassumendo i fatti, voi avete rubato un mezzo di proprietà del Ministero della Magia, avete sfondato una finestra delle serre e vi siete dati alla pazza gioia in giro per i prati di Hogwarts dopo il coprifuoco... Questo, come avrete sicuramente capito, implica una violazione di ben sette regole, cosa molto grave ».
Silente pronunciò le ultime due parole con un lieve divertimento, divertimento che Sirius colse e che approvò con un espressione maliziosa, che imitò anche Jennifer.
« Nonostante io trovi l'accaduto estremamente dilettevole » a quelle parole la professoressa incendiò il preside con un'occhiata incredula « trovo giusto assegnarvi una punizione ».
« Signor preside, posso ricordarle che questi ragazzi, compreso Peter ed esclusa Jennifer, avrebbero dovuto scontare anche un'altra punizione a causa di una rissa con il Signor Regulus Black » aggiunse la professoressa McGranitt, inviperita.
« Giusto Minerva... Provvederemo anche a quello, a questo proposito fai pure entrare il Signor Minus e il Signor Black » sorrise pacato Silente, estraendo un foglietto da sotto un libro.
La professoressa aprì la porta dello studio del preside, facendo entrare Peter e Regulus, che si accomodarono accanto agli altri.
« Ora vi assegnerò le punizioni » Silente si schiarì la voce e si sistemò gli occhiali a mezzaluna sul naso obliquo.
« Signor Sirius Orion Black, Lei e la signorina Jennifer Hayes pulirete i seguenti ambienti: la Sala dei Trofei, la Guferia, il quinto piano, compresi gli alloggi degli insegnanti, lo spogliatoio di Quidditch e le cucine, il tutto senza magia » recitò Silente.
Sirius si lasciò sfuggire un verso strozzato.
« La … G-guferia? » gracchiò, impallidendo.
Regulus Black si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.
« Senza magia? » sussurrò Jennifer, spalancando gli occhi.
« Esatto, riguardo agli alloggi degli insegnanti vi verrà fornita una lista con tutte le indicazioni » chiarì Silente.
Sirius si affondò la testa fra le mani e sospirò.
« Al Signor James Charlus Potter verrà proibita la partecipazione alle prime due partite di Quidditch di Grifondoro, lo studente è incaricato di trovarsi un sostituto. Inoltre munito di attrezzi babbani dovrà riparare la serra danneggiata » disse Silente, mentre James assumeva un'espressione corrucciata.
« Professore... Per quanto riguarda il Quidditch... » cominciò il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli.
« Non sono ammesse obiezioni, Potter! » s'intromise la professoressa McGranitt.
« Ma... » la voce di James si spense, e il ragazzo distolse lo sguardo, profondamente amareggiato.
Era la prima volta che lo punivano così duramente con il Quidditch, la professoressa aveva sempre accuratamente evitato di metterlo in difficoltà con la sua squadra.
« Al Signor Lupin verrà nuovamente vietato l'accesso al Reparto Proibito della Biblioteca, questo permesso era stato guadagnato con i risultati dei GUFO, giusto? » Silente si rivolse alla professoressa McGranitt, ignorando le flebili proteste di Remus.
« Sì, il Signor Lupin aveva diritto al consulto di solo una piccola frazione del Reparto, aveva ottenuto il permesso con un mese di crediti extra e con i risultati degli esami eseguiti » confermò la professoressa, rammaricata.
« Molto bene, … inoltre dovrà assistere la professoressa di Divinazione, Audrey, in alcune faccende d'ufficio » Silente finì di leggere e girò il foglio.
« La professoressa A-audrey? … Quella... di Divinazione? » boccheggiò Remus, incredulo.
Non aveva mai avuto problemi in nessuna materia, a parte Divinazione, certo aveva anche delle difficoltà con pozioni, ma Divinazione era semplicemente odiosa.
Almeno quanto la professoressa che la insegnava.
Silente ignorò lo sguardo stravolto di Remus e andò avanti.
« Per quanto riguarda il Signor Minus e il signor Regulus Black, voi due sarete assegnati all'organizzazione di un evento speciale ancora non noto, che si terrà qui ad Hogwarts, … inoltre aiuterete il nostro custode, il Signor Gazza, con le pulizie dei sotterranei e con la detersione dei confini di Hogwarts, ovvero curerete i confini della Foresta Probita e parteciperete alla fertilizzazione delle zucche con Hagrid... Tutto chiaro? » chiese Silente, appoggiando il foglietto e rivolgendo un'occhiata agli studenti.
I malandrini, Jennifer e Regulus annuirono, profondamente abbattuti dalle punizioni.
« I miei due nipoti in punizione? Beh, Sirius te ti incontro spesso qui... ma tu Regulus... » l'ex preside Phineas Nigellus Black, che risiedeva in un quadro, si svegliò e guardò incredulo i suoi due nipoti.
« Caro zietto... » asserì, con voce seccata, Sirius.
« Zio Phineas... » boccheggiò Regulus « Lascia che scriva io a mia madre, non avvertirla ancora... ».
Sirius sbuffò e scosse la testa, disgustato.
« Temo che si troppo tardi per questo, Signor Black... Ho già inviato delle lettere ai vostri genitori » intervenne la professoressa McGranitt.
Regulus si affondò il viso fra le mani e mugolò piano.
« Potete andare... Tu no, Jennifer resta... » disse Silente, trattenendo la ragazza.
I malandrini e Regulus si alzarono e si trascinarono fuori dall'ufficio.
Il serpeverde imboccò subito il corridoio che portava alla Guferia, mentre i quattro Grifondoro avanzavano a capo chino, riflettendo sulle loro punizioni.
In quel momento un rumore di passi strascicati attirò la loro attenzione.
Severus Piton trasportava un grosso volume e sembrava concentrato sulla copertina.
« Mocciosus » esordì Sirius, il tono sprezzante.
« Sirius... NO » ringhiò Remus, trattenendolo per la manica.
Piton alzò lo sguardo e lo puntò sui quattro ragazzi, facendo una smorfia.
James non respirava nemmeno.
Si era ripromesso più volte di gestire la propria impulsività, e non voleva aggravare la punizione scatenando un pestaggio davanti all'ufficio del preside.
« Come sta il mio lubrificante preferito? » sussurrò piano Sirius, ignorando le proteste di Remus.
« Black » Severus sputò quella parola come fosse stato veleno « Vedo che sei di ritorno dall'ufficio del preside, ti ha mandato a pulire i bagni un'altra volta? ».
Sirius non scattò in avanti, non assestò un gancio destro sul naso abnorme di quella sanguisuga verde-argento, non lo schiantò nemmeno.
Rimase immobile, sulle sue labbra sottili si distese un sorriso derisorio.
« Un giorno uscirò da quel ufficio con una punizione per aver ficcato la tua testa unta nel water con il tentativo di lavarti quella centrale d'olio di palma che ti ritrovi al posto del capelli » disse, con chiarezza, Sirius.
Le labbra di James si curvarono all'insù, tuttavia non disse niente, per paura che se avesse aperto bocca avrebbe sputato in faccia a Mocciosus.
L'espressione disgustata di quest'ultimo non mutò, di fronte alla provocazione di Sirius, si limitò a voltarsi e a continuare il suo cammino.
Sirius si inumidì le labbra, soddisfatto.
« Remus, mollami il braccio... o dovranno tagliarmelo perché mi hai bloccato la circolazione sanguigna... » disse, scrollandosi di dosso la stretta dell'amico.
James alzò il palmo della mano e lui e Sirius si scambiarono un cinque sonoro.
« Comunque grazie dell'aiuto eh' … » disse Sirius, sarcastico.
« Sirius, cerca di capirmi... Se avessi aperto bocca o se mi fossi mosso di un passo non mi sarei più fermato... » spiegò James, passandosi una mano fra i capelli.
« Capisco... Era meglio non aggravare la situazione... » annuì Sirius.
« Eppure tu eri sull'orlo di farlo! » lo accusò Remus, ancora offeso dal comportamento di Sirius.
« O andiamo Lunastorta... è sempre Mocciosus... ».


 
***

Jennifer giocherellava con il manico di un aggeggio di metallo, si era fermata nel studio del preside come sua indicazione e ora attendeva qualche ramanzina o qualcosa del genere.
Era rimasta piuttosto sorpresa di non vedere Madame Maxime nel ufficio ad ascoltare la sua punizione, la professoressa McGranitt le aveva detto che ci sarebbe stata.
« Fra qualche settimana potrai tornare nella tua scuola » esordì Silente, sedendosi sulla sua sedia, dopo aver girovagato attorno all'ufficio.
Jennifer alzò lo sguardo, incredula.
« Come...? Tornare a Beauxbatons? » chiese, quasi timorosa, dalla risposta del preside.
« Sì, Madame Maxime è andata questa mattina a vedere come procedono i lavori di ristrutturazione, ha detto che sono ad un ottimo punto e che comincerà a ritrasferire gli studenti... » disse Silente.
« Ma... Io... »
« Mi rendo conto, che a causa di quello che hai passato, tu non voglia tornare lì... E per questo ho offerto una possibilità ai tuoi compagni di scuola... Rimanere qui... Ad Hogwarts, per concludere l'anno... » spiegò il preside.
Jennifer lo guardò, con la bocca leggermente socchiusa.
Non sapeva cosa dire, né cosa pensare.
Le mancava la Francia, ma il ricordo impresso in quei luoghi era troppo forte e violento per poterlo sopportare...
Sarebbe riuscita a camminare lungo i corridoi di cristallo senza Jack? Avrebbe potuto guardare il pianoforte situato nella Sala d'Ingresso senza piangere?
« Quindi ho una scelta... » sussurrò Jennifer.
« Sì... Hai una scelta... Potrai tornare lì per recuperare qualche tuo effetto personale e per partecipare ai funerali... per poi tornare qui... Oppure potrai rimanere lì definitivamente » disse il preside, inclinando la testa.
« Voglio pensarci... » disse Jennifer, aggrottando la fronte.
« Naturalmente, hai qualche settimana di tempo, ora puoi raggiungere i tuoi amici » Silente la congedò e Jennifer uscì dalla stanza, con lo sguardo vacuo e la testa piena di domande.


 
***

Lily Evans si torceva le mani, nervosamente.
Aveva saputo della bravata dei malandrini e della convocazione dal preside.
Normalmente ci avrebbe riso sopra o avrebbe concordato con la professoressa McGranitt, ma quella volta si ritrovava a sperare che la punizione non fosse troppo severa.
Sopratutto per Remus... e James.
James, seriamente?
Lily si mordicchiò il labbro, riflettendo.
Aveva deciso di agire con James, per metterlo alla prova, per assicurarsi che quella non fosse solo una presa in giro.
Eppure si ritrovava senza idee, con un paio di sentimenti che non riconosceva.
Preoccupazione? Per Potter, poi?
Merlino, che le stava succedendo?
Quando sentì il buco del ritratto aprirsi tornò alla realtà e si alzò dalla poltrona.
L'umore dei malandrini era tornato bassissimo, dopo lo scambio di battute con Piton era ripiombato il silenzio fra di loro.
Sirius giocherellava con la bacchetta, desiderando di poterla utilizzare per pulire tutte le stanze che gli erano state assegnate.
James rifletteva, e contava sulle dita le persone a cui affidarsi per sostituirlo durante le due partite.
Remus inorridiva al solo pensiero di passare più di un quarto d'ora nella stessa stanza della professoressa Audrey, infatti la odiava, nel modo più totale e assoluto da quella volta che gli aveva predetto un futuro burrascoso durante Divinazione, materia che lui aveva preferito abbandonare fra le risate dei suoi amici.
Peter invece si era diretto verso il tavolino e stava pensando alla sua punizione: era stato assegnato all'organizzazione di un evento ancora non noto... Chissà di cosa si trattava... La pulizia e la detersione dei confini di Hogwarts e dei sotterranei non lo preoccupavano più di tanto... Aveva fatto di peggio.
Spinto da un'improvvisa ispirazione, afferrò una pergamena e cominciò a scarabocchiare qualche disegno.
« Remus... Cosa è successo? Cosa vi hanno detto? » chiese Lily, dirigendosi verso il ragazzo, affiancato da James.
« Ci hanno massacrati, diciamo... » sussurrò Remus, passandosi una mano sulla fronte.
James stava in silenzio e guardava Lily, possibile che la sola presenza della ragazza lo facesse sentire meglio?
« James... Tu... Sono stati severi anche con te? » domandò Lily, cortese.
James storse la bocca, da un lato gli piaceva il modo in cui Lily si era rivolta a lui, dall'altro ripensare alla punizione gli faceva venire l'amaro in bocca.
« Spietati... » rispose, stringendo le labbra e distogliendo lo sguardo dal suo.
Lily rimase a guardarlo, senza sapere cosa dire.
Le cose fra loro erano cambiate così velocemente che non aveva idea di come comportarsi.
Doveva confortarlo come un'amica?
Sgridarlo come al solito?
Magari ridergli in faccia?
No, non se lo meritava.
Remus, nel frattempo, si era allontanato insieme a Sirius verso il dormitorio.
« Beh allora... Ci vediamo » cercò di congedarsi Lily, facendo un passo indietro.
« Evans » James le afferrò il polso, Lily si voltò lentamente verso di lui.
« La tua preoccupazione nei miei confronti è... piacevole » sussurrò James, avvicinandosi al suo orecchio.
La ragazza arrossì e cercò di ribattere, ma l'unica cosa che riuscì a dire fu: « Sto imparando a vederti come un essere umano, Potter ».
James rise e la lasciò andare.
« Non sforzarti troppo... Evans, non mi piace vivere sotto le aspettative degli altri... » disse il ragazzo, allontanandosi.
Lily rimase immobile, mordicchiandosi il labbro.
James Potter era cambiato, questo non poteva negarlo, ma sarebbe stato un bene?
Lily sarebbe riuscita a spezzare quella bizzarra connessione che si era creata fra di loro?
O l'avrebbe conservata, con un muto sorriso sulle labbra?

 
*





Weeei marauders!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Credo che questo capitolo sia davvero noioso, ma don't worry perché il prossimo SPACCHERA' I CULI.
(ve lo giuro, ho in mente delle scene pazzesche! Le vostre ship, qualunque esse siano, si ritroverannoi per poi perdersi di nuovo °-°)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che io mi sia spiegata per bene, e che ogni personaggio sia perfettamente coerente come al solito.
( a proposito, get ready, perché nei prossimi capitoli Sirius uscirà un po' di capeza ecco)

Un bacio,
e vi ringrazio tutti per le belle parole e il supporto che mi regalate!

 

-JeyCholties.

 

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Capitolo 14
*** Punizioni. ***



Nei capitoli precedenti:

Remus sotto effetto della Amortentia ha baciato Christine.
I malandrini e Jennifer sono finiti in punizione a causa della scampagnata con la moto.
James non può partecipare alle prime due partite della stagione.
Sirius e Jennifer devono pulire mezzo castello.
Remus è bloccato in punizione con una delle professoresse che odia di più. (Divinazione).
Peter e Regulus dovranno organizzare invece un progetto ancora non rivelato.
Lily seguendo un consiglio di Jennifer cerca di capire quali sono le reali intenzioni di James, dato che recentemente si sono avvicinati più del solito.
Sirius e Regulus hanno litigato.





Cap. 14: ' Punizioni '


James inclinò la testa e osservò Sirius dormire.
« Questa è la prova definitiva che il nostro amico canide si è completamente fottuto il cervello » disse Remus, accanto a lui, guardando Sirius.
Peter ai piedi del letto disegnava freneticamente, cercava di catturare e stilizzare al meglio la scena che si stava svolgendo.
Sirius, infatti, stava avendo un sonno parecchio agitato.
La sua lingua penzolava leggermente fuori e la sua gamba sembrava avere dei spasmi muscolari, ogni tanto si grattava il naso e cambiava posizione.
« E' la prima volta che lo vedo dormire come un cane » disse James, aggrottando la fronte.
« Dovremmo svegliarlo... La colazione comincia tra poco e questa sera inizieremo a scontare la nostra punizione » disse Remus, sistemando dei vestiti nel baule.
« No no, non ho ancora finito » esclamò Peter, disegnando più in fretta.
James si voltò e si diresse verso di lui, per vedere il disegno.
Peter aveva ritratto Sirius in sembianze umane, tuttavia munito di coda e di una lingua modestamente lunga e James parve notare anche delle orecchie sbucare fra i capelli disegnati di Sirius.
« Da quando tempo Sirius non si taglia i capelli? » chiese James, rivolto a Remus.
Il ragazzo parve pensarci su per un po'.
« Credo da quella volta che glieli hai tagliati tu con quella stupida scusa della gomma da masticare... » sorrise Remus, al pensiero.
« Oh » le labbra di James si distesero ampiamente.
« Non vorrai mica... » sussurrò Peter, cogliendo una sfumatura malandrina nella voce di James.
« Oh sì... » sussurrò lui, annuendo.
Remus storse la bocca, ma non si mosse.
« Abbiamo poco tempo James... Non credo che... » sussurrò, guardando l'orologio.
« Sssh basteranno una manciata di secondi... » disse James, sorridendo e sfoderando la bacchetta.

« James... Sirius userà la tua carcassa putrida come tappeto... » sussurrò Remus, fissando il giovane Black, dormire sul letto.
« Sssh... Non se ne accorgerà nemmeno » ghignò James, sistemandosi gli occhiali ed estraendo dalla bocca la gomma da masticare.

« Da che parte glieli taglio? Qualcuno di voi ha una gomma da masticare? » chiese James, a voce alta.
Frank uscì dal bagno, rivolse un'occhiata accigliata a Sirius, e disse: « Io le ho finite ieri ».
« Non puoi farlo senza gomma? » sospirò stancamente Remus.
Sirius scalciò nel sonno.
« Okay, che parte? Destra o sinistra? » chiese James, chinandosi verso Sirius.

« Dove gliela attacco? Io pensavo sul ciuffo in fronte » sussurrò James, modellando la gomma fra le dita appiccicaticce.
« Sopra l'orecchio » suggerì Peter, sorridendo.

« Sinistra » rispose Peter, ultimando il suo disegno.
« Immobilus » sussurrò James, e Sirius smise di agitarsi nel sonno.
« Bella mossa... così eviterai di tagliargli un orecchio » approvò Remus, avvicinandosi al letto.
« Diffindo » disse James, e puntò la bacchetta su una ciocca di Sirius, tagliandogliela.
Poi si allontanò un poco, inclinò la testa e decise di accorciarglieli un altro po' in obliquo, dandogli un'aria parecchio sbarazzina.
« Questo è il motivo per cui io non cerco rogne con voi » disse Frank, scuotendo la testa.
« Bravo Paciock, bravo » disse James, annuendo con aria saggia.
« Questo pomeriggio fai le selezioni? » chiese Frank, grattandosi il mento.
« Sì, vuoi riconfermarti come Cacciatore, Paciock? » chiese James, alzando la testa.
« Sono pronto » sorrise Frank, annuendo.
Con un altro colpo di bacchetta Sirius riprese a muoversi, e lentamente si svegliò.
James si sedette sul letto di fronte al ragazzo, sorridendo.
« Buongiorno meraviglia » sussurrò, sistemandosi gli occhiali.
Sirius aggrottò la fronte e borbottò: « Ho fatto un incubo pazzesco ».
« Lo abbiamo notato » disse Remus, gli occhi fissi sulla ciocca mancante di Sirius.
Peter, accanto a Remus, aveva la mano sulla pancia, le labbra strette e lo sguardo puntato a terra.
Quando Sirius si raddrizzò e si stiracchiò, Peter non ce la fece, esplose in una fragorosa risata.
Sirius lo fissò stranito, poi probabilmente percependo qualcosa di strano si toccò i capelli.
A questo punto anche Remus e James scoppiarono a ridere, cercando di allontanarsi il più possibile da Sirius.

Frank osservò Sirius impallidire, mentre si sfiorava i capelli.
Poi il giovane Black senza nemmeno pensarci due volte sfrecciò verso James e lo afferrò per il colletto.
« IO VI UCCIDO » urlò, fermandosi un secondo accanto allo specchio appeso sulla porta del bagno.
James aveva le lacrime agli occhi e cercava con tutte le sue forze di contenersi, ma invano.

« Ma che diavolo... » Sirius aprì gli occhi e si tastò i capelli.
Intorno a lui esplosero risate e risatine compiaciute.
« Porco merlino... » sussurrò il ragazzo, realizzando la ragione di quelle risate.
I suoi capelli erano stati accorciati in una maniera quasi barbara.
« Sirius... così … assomigli a un cane... » sghignazzò James, facendo l'errore di avvicinarsi a lui.
Cinque minuti più tardi in Infermeria, James si fece riparare il naso mentre a Sirius aggiustavano i capelli.

Peter strillò e si chiuse in bagno, ridendo.
Remus si stampò una mano sulla bocca e rise silenziosamente.
« I MIEI CAPELLI NON SI TOCCANO » urlò Sirius, mollando un gancio destro a James sullo zigomo e facendogli volare gli occhiali lontano.
James evitò il secondo colpo, nonostante fosse quasi cieco i suoi riflessi erano quelli di un Cercatore.
Si fiondò su Sirius, mandandolo a gambe all'aria sul letto e cercando di non ridergli in faccia.
Sirius se lo scrollò di dosso e lo fece cadere sul pavimento, tirandogli un calcio.
James stramazzò a terra, senza smettere di ridere.
La furia di Sirius si focalizzò su Remus e con un agile balzo lo inchiodò alla libreria nel dormitorio.
Remus si abbassò e afferrò un tomo pesante da uno scaffale, usandolo come scudo.
« Io mi fidavo di te, Remus! COME HAI POTUTO LASCIARGLIELO FARE... UN'ALTRA VOLTA!!!! » strillò istericamente, gli occhi lucidi.
Remus rise e disse: « Sirius vai a farti aggiustare i capelli prima dell'inizio delle lezioni... perché hai perso tutta la tua aria aggressiva... ».

Sirius si lasciò sfuggire un ringhio frustrato, e afferrò Remus per il braccio.
Quest'ultimo si divincolò e sciolse la presa con una mossa abile, fece cadere il libro a terra e poi con naturalezza attese che Sirius si lanciasse nuovamente verso di lui.
Allungò la gamba e si spostò appena un poco.
Sirius finì a faccia a terra, emettendo un gemito.
Peter riemerse dal bagno, sorridendo.
« REMUS LUPIN USA SGAMBETTO E VINCE ANCORA UNA VOLTA! » urlò festante, afferrando la borsa piena di libri e lanciandosi fuori dal dormitorio prima che Sirius potesse rialzarsi per finire il suo sporco lavoro.

Albert che stava rientrando solo in quel momento rivolse un'occhiata divertita a Sirius, steso a terra.
« Povero piccolo Siriuccio » commentò Albert, con una vocetta che non gli si addiceva per niente.
« Albert... No... Non provocarlo » disse James, rialzandosi.
Aveva un livido sulla guancia e zoppicava un po', i suoi occhiali erano finiti chissà dove e lui non riusciva a distinguere le sagome nella stanza.
« James... Sei ridotto maluccio » disse Albert, riempiendo una borsa di libri.
« Ho tagliato i capelli a Sirius, e lui ha reagito male » spiegò James, avanzando verso il bagno a tentoni.
« Di nuovo? L'hai fatto una seconda volta? » rise Albert, guardando Sirius steso a terra che non aveva nessuna intenzione di alzarsi.
« Erano troppo lunghi... andiamo! Un altro po' e si sarebbe fatto le treccine... » disse James, per poi interrompersi di colpo.
« Non volevi farti le treccine, vero Sir? » chiese improvvisamente dubbioso, pensando di aver rovinato il sogno segreto del suo migliore amico.
Sirius lo ignorò e con una voce stranamente calma e seria disse: « Me li dovrà sistemare Madama Chips vero? Come l'altra volta... ».
Remus inclinò la testa e annuì dicendo: « Sì, qual è il problema? ».
Sirius si rialzò lentamente.

« Qualcuno di voi ha un cappello o una sciarpa da prestarmi? » chiese, deglutendo appena.
Remus aggrottò la fronte.
« L'altra volta non ti sei mica coperto... Ed eri ridotto peggio » osservò accigliato.
« Remus ma che dici... Ho capito io dove vuole arrivare Felpato... » disse James, appoggiandosi allo stipite della porta del bagno.
« Vuole rimanere il malandrino più sexy ecco cosa... » disse, come se fosse stata una cosa ovvia.
Sirius lo ignorò e si diresse verso il suo baule, frugando fra la sua roba.
Frank rifletteva in silenzio, era molto strano il comportamento di Sirius, non si era mai fatto un problema di quel genere.
Al quarto anno era andato a fare gli auguri di Natale a Silente in MUTANDE, perciò Frank non capiva.
Anche Remus cercava di capire l'improvviso atteggiamento di Sirius.
Sirius, intanto, borbottava insulti e frasi sconnesse, colpito da un inaspettato malumore.

« E' per una ragazza, vero? » chiese Albert, appropriandosi un'espressione maliziosa.
Sirius alzò di scatto la testa e lo fulminò.
« E' per una ragazza... » confermò Albert, soddisfatto.
« Qualcuno ha visto i miei occhia... Una ragazza?! » esclamò James, improvvisamente attento.
« Quale ragazza? » chiese Remus.
Sirius ringhiò e si infilò la camicia, e poi cominciò a strattonarsi la cravatta allentandola un po'.
« Non c'è nessuna ragazza, branco di idioti. Sono solo incazzato a morte con voi... » mentì Sirius, in realtà una ragazza c'era.
Se Jennifer lo avesse visto con quei capelli probabilmente si sarebbe fatta una gran risata e lo avrebbe preso in giro.

I suoi compagni di dormitorio continuarono a fissarlo perplessi, Sirius superò James ed entrò in bagno, per poi uscirne subito sistemato come meglio poteva.
Uscì dal dormitorio, sbattendo la porta e cercò di coprirsi i capelli con la borsa piena di libri.
I compagni rimasti nel dormitorio si scambiarono un'occhiata disorientata.
Era la prima volta che vedevano Sirius reagire in quel modo.
« Oh andiamo... Avrà la luna storta » esclamò James, beccandosi un'occhiataccia da Remus « Piuttosto aiutatemi a trovare gli occhiali... ».
Le loro ricerche furono del tutto vane, gli occhiali sembravano essere spariti nel nulla.
« Li avrà presi quel cagnaccio » borbottò James, sconfitto.
« Posso provare a farti un incantesimo o a creartene di nuovi » si offrì Remus.
« Nah, adesso faccio un salto in Infermeria per vedere se sono tutto intero e poi so che Madama Chips nel secondo cassetto tiene sempre degli occhiali di riserva... » disse James.
« Mi sembra di sì... » disse Remus, aiutando James ad alzarsi senza rovesciare il comodino.

***

« Porco Merlino... » sussurrò Sirius, fermandosi sull'ultimo gradino della scala a chiocciola.
Jennifer era lì, e rideva insieme a qualcuno.
Sirius si affacciò lentamente.
Malcom McGranitt sembrava essersi lanciato in un racconto avventuroso e Jennifer rideva, sinceramente divertita, in piedi accanto a lui.
Da quando quei due erano amici?
Sirius scacciò quel pensiero dalla testa, concentrandosi su come potesse aggirarli.
Forse avrebbe potuto strisciare dietro il divano...

Mentre si apprestava a compiere quel gesto una voce simile a uno squittio lo raggiunse.
« Sirius! Ti è passata? » esclamò Peter, raggiungendolo.
Evidentemente li aveva aspettati lì sotto.
Sirius si lasciò sfuggire un gemito.
Perché non aveva ancora picchiato Codaliscia?
L'intervento dell'amico infatti aveva attirato l'attenzione di Jennifer e Malcom, che si stavano avvicinando.
Sirius imprecò silenziosamente e cercò di sembrare rilassato, anche se con una borsa appoggiata sull'orecchio sinistro non gli risultava facile.

« Sirius » lo salutò perplessa Jennifer.
Sirius rispose al saluto con un sorriso tirato e il suo sguardo cadde sulle dita di Jennifer, che giocherellavano con l'orlo della manica della divisa di Malcom.
Una sensazione strana e indefinita investì Sirius, facendogli cambiare espressione.
« Perché ti copri l'orecchio con la borsa? Ti fa male? » chiese Malcom, confuso.
Sirius gli rivolse un'occhiata assassina.
« No... James gli ha tipo tagliato i cape... » si intromise Peter, per poi essere interrotto da un scappellotto di Sirius.

Malcom lo guardò: « Ti ha tagliato i capelli? Un'altra volta? ».
« Cosa? Come ti ha tagliato i capelli..?! » chiese Jennifer, curiosa.
Sirius alzò gli occhi al cielo, maledicendo Merlino e tutti i suoi parenti.
Poi con lentezza abbassò la borsa e osservò le reazioni dei due.
Malcom scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi.
Jennifer invece non rise, si avvicinò e gli sfiorò una ciocca.
« Se vuoi te li sistemo io » disse, inclinando la testa e osservandolo.
Sirius rimase spiazzato e i suoi occhi scivolarono sulle sue labbra.
« No... Vado... Da Madama Chips... » rispose, scostandosi un po'.
Jennifer storse un po' la bocca, ma non protestò.

All'improvviso il rumore di passi in cima alle scale ridestò Sirius, che superò Malcom e uscì dalla Sala Comune correndo e senza più coprirsi.
Se Jennifer non aveva riso allora non gliene fregava più niente.
Nel frattempo James e Remus scendevano lentamente le scale, rischiando di rompersi il collo ad ogni passo.
« Che succede qui? » chiese Lily, avvicinandosi a Malcom.
« Potter sta facendo un'altra sfilata? » chiese poi, distinguendo chi stava scendendo le scale.
« No... Sirius l'ha picchiato stamattina, ma non pensavo fosse ridotto così male » rispose Peter, aggrottando la fronte.
« Perché l'ha picchiato? » domandò Lily, sempre più confusa.
« Perché gli ha tagliato i capelli » rispose Jennifer.
« Un'altra volta? » esclamò incredula Lily « Pensavo che la prima volta gli fosse bastata, considerato che Sirius gli aveva rotto il naso ».
« Evans, sei tu che parli del mio bellissimo naso? » rise James, raggiungendoli e stropicciandosi gli occhi.
« Che fine hanno fatto i tuoi occhiali? » chiese Jennifer, perplessa.
« Quel tuo amico criminale li ha nascosti o li ha portati via... » rispose amareggiato James.

« A quanto pare te lo sei meritato » ribatté Lily, incrociando le braccia.
« Hai incrociato le braccia, vero? » rise James.
« Come fai a saperlo? » arrossì Lily, a disagio.
« Semplice... Ti conosco... » sorrise James.
« Molto bene... Dato che io ho un altro problema da risolvere... Ti lascio nelle mani di Lily » disse Remus, sorridendo tristemente.
« Oh giusto! Il tuo piccolo problema peloso... » annuì James.
Remus lo fissò, scuotendo la testa.
« No, James... Niente piccolo problema peloso oggi... Devo andare a parlare con la professoressa Audrey... » spiegò il ragazzo, un po' a disagio.
Fortunatamente alla luna piena mancava ancora qualche settimana.
Successivamente recuperò la borsa e uscì dalla Sala Comune.

« Okay, dato che Remus è impegnato e Sirius è incazzato e non mi può fare da cane guida per ciechi... Lo farai tu, Evans? »
Lily inarcò un sopracciglio.
« Io? Farti da cane guida...? » chiese incredula. « Può farlo benissimo Peter... »
« L'ultima volta che Peter mi ha fatto da guida mi sono rotto una gamba, Evans... » rispose James, stringendo le labbra.
« … Malcom? » propose Lily.
« Non se ne parla! » esclamò il ragazzo interpellato, allontanandosi di un passo.
« … Allora Jennifer! » esclamò Lily, cercando l'appoggio della ragazza.
« Ho da fare... e probabilmente lo farei spiaccicare contro una colonna per vendicare Sirius » disse la ragazza, alzando le spalle.
James assunse un'espressione offesa a quelle parole.
« Ti schieri dalla parte di Sirius? ».
« Eh già » disse Jennifer, voltandogli le spalle e andandosene con Malcom.
« A quanto pare resti solo tu, Evans... » decretò James, con un mezzo sorriso.
« Non se ne parla... » disse Lily, fissando James.
« Andiamo Evans... Ricambierò il favore » la supplicò James.
Lily ci pensò a lungo, forse quella poteva essere una buona occasione per avvicinarsi a James e cercare di capire le sue reali intenzioni nei suoi confronti.
« Va bene... Ti accompagno in Infermeria, poi te la caverai da solo » sospirò Lily, posizionandosi accanto a lui.
James sorrise e cercò con la mano la sua spalla.
E in quel momento un po' per sbadataggine un po' per noia di Merlino la mano di James finì accidentalmente sul seno di Lily.
La ragazza arrossì e si ritrasse facendo barcollare James.
« Potter! » esclamò, sbarrando gli occhi.
« Che c'è?... Hai cambiato idea...? » chiese James, cercando di individuare la figura di Lily.
« Evita di palparmi, Potter! » sbottò la ragazza, facendo un respiro profondo e ricomponendosi.
« Oh... » disse James, colto alla sprovvista. « Stai dicendo che ti ho toccato le... »
« Sì, idiota... Lo hai fatto... »
« Non posso dire che mi dispiaccia, Evans... Ma ecco... Ehm... Mi dispiace? » balbettò James, scompigliandosi i capelli e cercando di risultare disinvolto.
« Taci e dammi la mano, Potter... » disse Lily, prendendogliela e poggiandosela sulla spalla.
James sorrise divertito.
Sirius gli aveva fatto proprio un bel regalo.

***
« Il Signor Potter com'è conciato? » chiese Madama Chips, conoscendo le dinamiche fra i malandrini.
« Fin troppo bene » disse Sirius, squadrandosi nello specchietto.
L'infermiera gli stava sistemando i capelli, facendogli ricrescere e tagliandogli dove serviva.
« Ecco fatto... Com'è? » chiese Madama Chips, riponendo le forbici.
« Eccellente come al solito » disse Sirius, guardando i capelli corti.
« I capelli corti la fanno sembrare un bravo ragazzo » commentò Madama Chips.
Sirius rise.
« Tutte apparenze, Madame... » disse, afferrando la mano dell'infermiera e baciandola.
Madama Chips arrossì e ritrasse la mano, alzando gli occhi al cielo.
« Sono una donna sposata, Black » rise, scuotendo la testa.
« Lo dice ogni volta... e io ogni volta le rispondo che … » cominciò Sirius, sorridendo divertito alla donna.
« … Mio marito è un uomo fortunato... » concluse l'infermiera, alzando gli occhi al cielo.

***

« Remus Lupin... dove credi di scappare...? » chiese una voce femminile alle sue spalle.
Remus si voltò con un'espressione colpevole.
Kim lo fissava con le braccia incrociate e un sopracciglio inarcato.
« Kim... Sono un po' di fretta... ecco... » cercò di dire Remus.
« Ma per piacere... Non eri così di fretta quando hai passato la notte a pomiciare con Christine... » ribatté sarcastica, Kim.
Remus sospirò.
« Lei mi ha rifilato la pozione... » cercò di spiegare.
« Lo so... Mi ha fornito tutti i particolari quella stronza... E comunque a me non dovrebbe interessare, vero? » disse Kim, rivolgendogli un'occhiata ferita.
« Kim io... Non cercavo di ferirti... Noi siamo amici, insomma... » balbettò Remus, in difficoltà.
« Va bene! » esclamò Kim allegramente, con un'alzata di spalle.
Remus la fissò, destabilizzato.
Quella ragazza lo confondeva in continuazione.
« Dato che non devi fare niente di importante... » cominciò Kim, avvicinandosi e sistemandogli la cravatta « Che ne dici se facciamo un salto in biblioteca, così ti consiglio qualche bel libro...? ».
Remus deglutì rumorosamente.
« In realtà io dovrei andare a parlare con... » protestò Remus.
« Perfetto, andiamo! » esclamò Kim, afferrandogli la mano e trascinandolo verso la biblioteca.
Remus fu costretto a rinunciare alla sua chiacchierata con la professoressa Audrey, che aveva pianificato per rendere la sua punizione meno dolorosa.

***

« Potter... Ahia! E' la quinta volta che mi pesti il piede! » esclamò Lily, spingendo il ragazzo verso il corrimano delle scale.
« Scusa Evans... Non è mia intenzione sabotarti gli arti inferiori... è che non vedo molto bene... Se hai notato... » farfugliò James aggrappandosi alla ringhiera di pietra.
Lily scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
« Allora... Che punizione ti hanno affibbiato? » domandò la ragazza, cercando un argomento di cui chiacchierare.

« Dovrò riparare la serra che abbiamo distrutto... » bofonchiò, evitando accuratamente di nominare il quidditch.
Strisciò lungo la ringhiera, mantenendo una mano sul braccio di Lily, per evitare di perderla d'occhio.
All'improvviso una voce risuonò in fondo alle scale.
« Signor Potter! » la professoressa McGranitt salì velocemente verso di lui.
« La stavo giusto cercando! » disse, quando raggiunse Lily e James sul gradino.
« Professoressa McGranitt... è lei? » farfugliò James, drizzandosi di scatto e rischiando di far cadere Lily.
« Che fine hanno fatto i tuoi occhiali Potter? » domandò la professoressa, accigliata.
« Lo chieda a Sirius... » borbottò James, imbronciato.
« Veda di recuperarli al più presto... Oggi devi fare le selezioni e riparare la serra... Non c'è tempo da perdere... » disse sbrigativa la McGranitt.
James sbuffò a bassa voce.
« Per gli attrezzi deve chiedere al signor Gazza e avverta anche Black e la signorina Hayes che dopo le lezioni dovranno cominciare a scontare la loro punizione... Buona lavoro » lo congedò la professoressa, superandolo con passo sbrigativo.
James fissò la sagoma della donna allontanarsi e sbuffò un po' più forte di prima.
« Dai Potter... Muoviamoci, dobbiamo ancora andare in Infermeria... » lo incitò Lily, cercando di distrarlo come meglio poteva.
Lo sguardo vacuo di James si poggiò su di lei, e per una frazione di secondo a Lily parve di intravedere un sorriso.

Mentre si dirigevano verso l'Infermeria, con un passo abbastanza spedito, Lily provò a intavolare una conversazione, ma James la precedette.
« Vedi ancora Samuels? » domandò, con noncuranza.
Lily lo guardò, accigliata.
« Parli di Jason? Ogni tanto lo incrocio in corridoio... Perché? »
James scrollò le spalle.
« Mi era tornata in mente quella volta a Diagon Alley, quest'estate... »
Lily rimase spiazzata per un secondo.
« Quella volta che mi hai dato il fiore...? » chiese titubante.
« Esatto... I gigli artemisi sono i fiori preferiti di mia madre... » esclamò James.
« Oh » Lily arrossì lievemente.
Fra loro due calò nuovamente un silenzio imbarazzante.
« Ti andrebbe di uscire nuovamente con me? » chiese James, spezzando di nuovo il silenzio.
Lily smise di respirare e si fermò insieme a lui di fronte all'Infermeria.
Quando ritrovò la forza di alzare lo sguardo scoprì James a fissarla, senza occhiali sembrava quasi sperduto.
Lily non sapeva cosa dire, non riusciva a trovare la risposta a quella domanda.
Il loro primo appuntamento lo aveva rovinato lei, James era stato impeccabile come da promessa.
Ma voleva un secondo appuntamento con lui?
Si erano avvicinati parecchio, erano arrivati a sostenere una conversazione senza insultarsi, avevano fatto così tanti passi in avanti in così poco tempo.
E Lily ne era spaventata.
E se l'appuntamento fosse andato male?
Il loro rapporto sarebbe stato definitivamente distrutto? James si sarebbe messo il cuore in pace e l'avrebbe lasciata stare o avrebbero cominciato a litigare nuovamente?
E se per puro caso l'appuntamento fosse andato bene?
James l'avrebbe baciata?
Lo sguardo di Lily scivolò sulle labbra di James, rosate e leggermente carnose.
Ora che aveva scoperto che James era meno idiota di quanto sembrasse, Lily aveva cominciato a guardarlo con occhi diversi.
Era veramente un bel ragazzo, solare, a volte fin troppo euforico, eppure era dotato di un autocontrollo notevole e di un coraggio tipicamente Grifondoro.
Non era affatto un cattivo ragazzo ora che aveva avuto la fortuna di conoscerlo meglio.

« Lascia stare, Evans... Non sei costretta a rispondermi » disse James, distogliendola dal filo dei suoi pensieri.
« Uh.. Cosa? Oh... Ehm... James... Io... » Lily si sgranchì la voce e lo guardò, riprendendo il controllo di sé stessa.
« Uscirò con te a una condizione... » cominciò risoluta.
James si lasciò sfuggire un sorriso.
« Qualsiasi cosa... »
« Non voglio che tu cambi per me, James... Non voglio che tu ti trattenga questa volta... Voglio uscire con l'idiota che mi ha tormentata per sette anni... » concluse Lily, risoluta.
« Cosa intendi? » James la fissò, confuso.
« James Potter... Io voglio che durante il nostro appuntamento tu parli di qualsiasi cosa tu voglia... Sei libero di arruffarti i capelli e di pavoneggiarti... » spiegò Lily, sorridendo dentro di sé e pensando che l'idea che le era venuta era veramente geniale.
« Non capisco, Evans... Tu non mi detesti quando faccio così? » chiese James, arruffandosi i capelli.
« Infatti voglio vedere se dopo tutto quello che abbiamo passato insieme riesco ancora ad odiarti... » sorrise Lily, voltandogli le spalle.
« Stai dicendo che ora non mi detesti? » le urlò dietro James.
Lily non rispose e dileguò verso la Sala Grande.
« Certo che le donne sono proprio strane... » bofonchiò James, voltandosi e sbattendo la testa contro lo stipite della porta, provocandosi probabilmente un trauma cranico.
« Santo cielo, Potter! È la volta buona che ti mando al San Mugo... ! » urlò Madama Chips correndo verso di lui.

***

Regulus Black era di cattivo umore quella mattina.
Non riusciva a capire se fosse per il fatto che era stato messo in punizione insieme a un Grifondoro – per di più amico di suo fratello – o se fosse per il fatto che a colazione non c'era il solito budino al cioccolato.
Ma quando, alle cinque del pomeriggio, si ritrovò di fronte all'ufficio della McGranitt dopo aver fatto due intense ore di Artmanzia, riuscì a confermare la ragione del suo malumore.
La sua stupida punizione sarebbe stata noiosissima, avrebbe potuto scommetterci.
L'unica cosa che lo confortava un po' era il pensiero che anche Sirius, a quel ora, si ritrovava a scontare la sua punizione, probabilmente immerso nello sterco di gufo fino alle orecchie.
« Potete entrare! » annunciò la professoressa, da dietro la porta.
Regulus abbassò la maniglia.
« Ci sono solo io... Minus non è ancora arrivato... » dissi, con voce annoiata.
« Uhmpf... No... Ah... Ci sono... Uh... Fffff... » lo interruppe quest'ultimo con voce affannata.
Probabilmente si era fatto tutte le scale di corsa.
Beh almeno aveva fatto un po' di ginnastica, che a lui di certo non faceva male.
« Molto bene... sedetevi » disse la McGranitt, sistemando qualche scartoffia.
« Ci saranno parecchie questioni di cui voi dovrete occuparvi... » cominciò la professoressa McGranitt.
Peter la fissava curioso, mentre Regulus tratteneva a stento uno sbadiglio.
« Gestirete il tradizionale ballo natalizio al posto dei Caposcuola, verrete aiutati dagli elfi domestici, ma di questo ne parleremo più avanti, dato che giustamente mancano ancora tre mesi » disse la donna, raddrizzandosi gli occhiali sulla punta del naso.
Regulus e Peter si lasciarono sfuggire uno sbuffo al unisono.
« Sono felice di intravedere il vostro ruggente entusiasmo... » disse sarcastica la professoressa.
« Per quanto riguarda le altre questioni: fra un paio di settimana gli studenti di Beuxbatons torneranno nella loro scuola, ricostruita... Il professor Silente ha suggerito di mandare anche un paio di nostri alunni, del settimo anno, a portare i rispetti della scuola sotto forma di una piccola coppa d'oro, dedicata alle due vittime della battaglia ».
Il tono della professoressa era carico di amarezza e tristezza.
Regulus si fece più attento.
« Il vostro compito sarà di decorare la coppa con lo stemma di ogni Casa – Signor Minus sono a conoscenza delle sue doti artistiche, su ogni mio compito scarabocchia figure animate, perciò non si può tirare indietro – il lavoro dovrà essere definito e perfetto, vogliamo che sia un studente a realizzarlo per dare più valore alla coppa come gesto simbolico... Tutto chiaro? Domande? » chiese la professoressa McGranitt.
Peter sorrideva radioso, tamburellando le dita sulla cattedra.
« Questo lavoro è per Minus... Io cosa centro...? » chiese sprezzante Regulus.
« I compiti non sono finiti qui, signor Black. Ci sarà una visita al Ministero della Magia per quelli del settimo anno – approfondimento necessario per gli esami di fine anno – e il professore di Difesa contro le Arti Oscure ha intenzione di organizzare un torneo fra Case... Sono certa che il tuo aiuto sarà più che gradito... » sorrise freddamente.
« Vi convocherò io quando necessario... Evitate di spargere troppo la voce su questi eventi, potrebbero causare troppo scalpore per i miei gusti... Ora andate, Hagrid vi sta aspettando per fertilizzare le zucche » li congedò la McGranitt, abbassando lo sguardo sui fogli sparsi sul tavolo .

***


James inforcò gli occhiali che si era procurato e squadrò i ragazzi intorno a lui.
L'aria autunnale gonfiava le felpe e spettinava i capelli.
Aveva convocato tutti gli aspiranti giocatori di Quidditch sul campo, dalle tribune risuonavano le risate e le urla di chi incitava i propri amici.
Sirius, purtroppo, non era accanto a lui, il ragazzo si era dovuto recare insieme a Jennifer a scontare la propria punizione.
Peter era stato convocato dalla McGranitt e Remus si era visto solo di sfuggita a lezione, probabilmente anche lui impegnato con la propria punizione.
James si sgranchì la voce e disse, senza alzare troppo la voce: « Fra questa folla di giocatori intravedo dei Tassorosso... I suddetti idioti sono pregati di levare le tende... ».
Un paio di ragazzini e ragazzine si dileguarono in tutta fretta, mentre nel campo calava un silenzio quasi inquietante.
Tutti conoscevano il James sportivo, bisognava stare attenti e concentrati.
James Potter, quando si trattava di quidditch, era incredibilmente serio e operativo.
Non ammetteva sbagli o distrazioni.
Le sue selezioni erano famose per essere massacranti, nonostante questo attirava sempre un sacco di persone, in attesa di mettersi alla prova.
Perché quando superavi le prime barriere ed entravi a far parte del gruppo ristretto di James Potter, sia come giocatore che come amico, o conoscente non potevi fare a meno di sentirti speciale.
Nonostante James parlasse con tutti – statue e quadri – i pochi fortunati che avevano uno stretto rapporto con lui si dichiaravano enormemente fortunati.
Tutti eccetto i malandrini, che sopportavano James allo stato puro, ventiquattro ore su ventiquattro.
Ma torniamo a noi, superate le selezioni James Potter diventava uno dei vostri migliori amici, si infiltrava nella vostra vita portando allegria e spensieratezza, per il vostro compleanno poteva organizzare un'enorme festa a sorpresa in Sala Comune, o addirittura accettare di rifornirvi quotidianamente di dolci, insomma James Potter come amico non era da sottovalutare. Ma se per caso vi doveste trovare nella situazione in cui James Potter è diventato uno dei vostri acerrimi nemici non aspettatevi di poter dormire notti tranquille.

« Voi sapete chi sono io » cominciò James Potter, facendo avanti e indietro « E sapete cosa sono in grado di fare per il quidditch – per chi non lo sapesse e fosse un novellino, l'anno scorso ho fatto allenare la mia squadra alle tre di notte sotto una bufera di neve - , fra poco cominceranno le selezioni e se voi non vi sentite in grado di poter reggere la tensione è meglio che vi ritiriate ora, non voglio che – come l'anno scorso – vi vomitate addosso perché non avete i nervi saldi o perché soffrite di vertigini ».

Tutti gli studenti lo ascoltavano, senza battere ciglio, persino Madama Bumb si era seduta su una panchina ascoltando il suo giocatore preferito parlare.
« Quindi per evitare incidenti di percorso e figuracce, quelli che sono del primo anno se ne vadano subito... Anche perché voi non dovreste nemmeno essere qui » cominciò ad elencare James, contando sulle dita.
Due ragazzini se ne andarono a testa bassa.
« Quelli che soffrono di vertigini, mal di scopa e che hanno una salute cagionevole non dovrebbero nemmeno mettere piede qui... » continuò James, lanciando un'occhiata affilata a qualche ragazzo e ragazza che colsero subito l'antifona andandosene.
« Quelli che non sono mai saliti su una scopa... Quella è l'uscita!» un ragazzino occhialuto trotterellò via, ma all'ultimò inciampò e ruzzolò a terra, provocando una risata generale.
« Quelli che hanno la propria anima gemella fra la squadra non si azzardino nemmeno a sfiorare una scopa, perché l'unica relazione che tollero nella mia squadra – oltre a quella fra me e Sirius – è una solida amicizia collaborativa, non voglio beccare nessuna coppietta in questa selezione, perché se scopro ancora due dei miei giocatori a pomiciare sui materassini da allenamento manderò al San Mugo qualcuno! » ruggì James, puntando lo sguardo su una ragazza che teneva la mano a uno dei suoi vecchi compagni di squadra, la ragazza si affrettò ad allontanarsi.
« Le adorabili ragazze del mio fan club sono pregate, anch'esse di levarsi di torno... »
Tre ragazze di Grifondoro se ne andarono ridacchiando.
« Infine, quelli che soffrono d'ansia e di attacchi di panico sono pregati gentilmente di camomillarsi da un'altra parte... ».
Un ragazzo si soffiò il naso e se ne andò strisciando i piedi.
« Ripensandoci anche quelli come lui che strisciano i piedi devono andarsene » esclamò James, infastidito dall'atteggiamento del ragazzo.
Nessuno dei pochi rimasti si mosse.
« Perfetto! Starete pensando che sono diventato un vero stronzo durante l'estate, ma la verità è che dovrete giocare due partite di Quidditch senza di me, perciò io allenerò una squadra di gente disciplinata » disse James, con voce severa.
Un brusio percorse la folla.
Una ragazza fece un passo avanti.
« James! Come mai non giocherai? » chiese, aggrottando la fronte.
« Ambra! Sono felice di vederti... Sei venuta a riconfermarti il posto di battitore accanto a Sirius? Che bello! Non vedo l'ora di massacrarti le braccia... » disse James, ignorando la domanda.
Non gli andava di spiegare l'intera storia della punizione perciò si limitò a sorridere ai candidati e a fischiare nel suo personale fischietto.
« Quelli per il ruolo di Cacciatore prendano una scopa! » gridò lanciandosi in aria con la pluffa in mano.
La selezione fu tosta, eliminò parecchi giocatori al primo giro, scartò qualche esibizionista e gli ultimi rimasti li mise da parte.
Quando si dedicò ai portieri, accanto a lui planò Frank, venuto a riconfermare il proprio ruolo da Cacciatore.
« Sei andato alla grande, Paciock... Sei dentro » disse James, senza guardarlo.
« Bene... E gli altri? » chiese il ragazzo, asciugandosi il sudore con la manica della sua divisa.
« Thompson non mi piace... Orinks nemmeno... E Timothy o come diavolo si chiama è bravetto, mentre fra Werings e Pittford non so chi scegliere... » elencò James, fissando un ragazzino che liberava i bolidi, rischiando di colpire un suo compagno.
« Scegli Pittford... Werings ha il brutto vizio di portarsi a letto ogni ragazza nel suo raggio d'azione » gli consigliò Frank, facendo una smorfia.
James annuì sovrappensiero.
« Ricapitolando come Cacciatori ho te, Timmy e Pittford, i battitori non li cambio nemmeno a morire: Sirius e Ambra resteranno fissi... manca il portiere e un Cercatore a sostituirmi... » disse James, guardando le persone che sfrecciavano in aria.
« Fra i portieri che hai visto fino adesso... » cominciò a chiedere Frank.
« La migliore è stata una ragazza del quinto anno: Kelly mi sembra... » disse James.
Frank annuì e tornò in aria.
Alla fine di una lunga competizione un ragazzo del sesto anno parò una pluffa in più di Kelly, guadagnandosi il posto.
« Un vero peccato Kelly, non vedevo una ragazza talentuosa come te da molto, molto tempo... » le urlò James, sorridendo per la prima volta da quando aveva cominciato le selezioni.
« Per il cercatore designato a sostituirmi farò un'altra selezione! » disse poi James, congedando i suoi nuovi compagni di squadra verso lo spogliatoio.
Era abbastanza soddisfatto, solo che il suo cattivo umore – dovuto alla punizione – gli aveva impedito di godersi le selezioni come al solito.
« Non penso servirà un'altra selezione per il ruolo di Cercatore... » disse una voce maschile alle sue spalle.
James si voltò, leggermente scettico.
Malcom McGranitt si era comodamente appoggiato al suo manico di scopa, e squadrava James con un sorriso caldo e luminoso.
James aggrottò la fronte, la folla che se ne stava andando dalle gradinate si fermò di colpo, percependo l'inizio di una scena parecchio interessante.

« Vuoi sostituirmi, Malcom? » chiese James, grattandosi la guancia.
Il ragazzo annuì, sorridendo.
« Bene, allora monta in sella e vediamo di cosa sei capace » disse James, stranamente sollevato di poter selezionare Malcom come suo probabile sostituto.
Lo conosceva da molto tempo, ed erano diventati ottimi amici.
Conosceva a grandi linee anche le sue abilità nel quidditch, nonostante non si fosse candidato mai per un ruolo nella squadra.
Malcom sfrecciò in aria e attese a qualche metro d'altezza.
James s'incamminò lentamente verso la cassa contenente il boccino d'oro e lo liberò.
Malcom seguì con lo sguardo la pallina dorata per poi volgere l'attenzione alle richieste di James.
« Diamogli qualche minuto di vantaggio » disse, accennando al boccino « La tua prova sarà abbastanza semplice: voglio che tu lo prenda per dieci volte, il più velocemente possibile, intesi? ».
Malcom annuì e attese qualche altro istante, al segnale di James sfrecciò in aria per fare un rapido giro del campo.
James lo osservava attentamente: aveva la corporatura giusta, era un bravo ragazzo, ottimi voti, se non che sua zia era una professoressa.
Ma ora bisognava valutare il suo potenziale, sarebbe stato adatto a sostituirlo?
Chi altro se non lui?
James rifletté a lungo: chi altro si sarebbe proposto per sostituirlo?
Nessuno si sarebbe azzardato a rovinare Grifondoro prendendo il posto di James Potter, questo era certo.
« L'ho preso! » gridò Malcom, scendendo verso di lui.
Ottimo, aveva fatto un buon tempo.
Ripeterono quella prova altre nove volte.
E alla fine fu ufficiale: Malcom McGranitt, che era sempre stato solo un cronista, si era appena confermato come degno sostituto di James Potter.
Ma ne sarebbe veramente stato all'altezza durante una partita? C'era solo da scoprirlo.

***
Quando Remus entrò nella stanza cominciò a tossire come un forsennato.
Nell'aria erano stati liberati strani vapori colorati e maleodoranti.
Il ragazzo si portò una mano alla bocca e cercò di intravedere la professoressa Audrey, ispezionò con cura la stanza, avvalendosi dei suoi sensi da lupo mannaro.
« BU! » soffiò una voce al suo orecchio.
Remus strillò istericamente e fece un balzo all'indietro, rovesciando un tavolino e infrangendo una sfera di cristallo.
La professoressa Audrey scoppiò a ridere: « Oh, perdonami caro... Ti ho spaventato? ».
La scena sembrerebbe anche parecchio esilarante, se non fosse che la professoressa Audrey aveva il tremendo vizio di indossare scollature vertiginose.
Remus biascicò qualcosa di incompressibile e scivolò a terra, leggermente sudato.
La sua borsa era carica di libri, consigliati da Kim, e lui si sentiva leggermente debole, dopotutto aveva percorso dodici piani di scale per recarsi nell'aula di Divinazione.
Si rialzò a fatica e deglutì rumorosamente.
« Oh, povero caro... La tua aura è così sciupata... Ma stai tranquillo, per oggi ho in mente un incarico molto piacevole da farti svolgere...» ridacchiò Audrey, passeggiando nella stanza.
« Ah sì... Cosa dovrei fare? » balbettò Remus, cercando di allentarsi il coletto.
« Dovremmo leggere le foglie di tè ovviamente! » trillò la professoressa, voltandosi entusiasta.
« Ma... Ma io non frequento Divinazione... » cercò di opporsi il ragazzo, cercando la via d'uscita più veloce.
« E secondo te perché ho scelto te per questa punizione? » chiese la professoressa.
Remus si lasciò sfuggire un lamento strozzato.

***

« Stai molto bene con i capelli tagliati in quel modo... » disse Jennifer, afferrando uno straccio e inumidendolo per poi passarlo su una grossa coppa d'oro.
Sirius alzò la testa dalla statuetta che stava lucidando e disse: « Dici che ho fatto bene a non farmeli tagliare da te? ».
Jennifer rise.
« Ti sei perso un taglio da sballo » commentò, rimettendo la coppa nella sua teca.
« Posso farti una domanda? » chiese Sirius dopo un momento di silenzio, girando la statuetta all'incontrario.
« Certo » annuì Jennifer, tirando furori un sacchetto di distintivi da pulire.
Sirius esitò per un attimo, chiedendosi se volesse veramente affrontare quel discorso.
« Durante l'esercitazione nel tunnel... Perché non mi hai ascoltato? Perché sei corsa fra le braccia del Molliccio senza ascoltarmi nemmeno una volta? » domandò Sirius, mantenendo un tono neutro.
Jennifer strinse le labbra.
« Non è una faccenda che ti riguarda, Sirius » scandì, la voce improvvisamente fredda e distante.
« Ti ho vista morire davanti ai miei occhi e non è una faccenda che mi riguarda? » commentò sarcastico Sirius, alzando un po' la voce.
« Quello non era un Molliccio, era Jack... E respirava... Di fronte a me! » disse Jennifer, voltandosi di scatto e serrando le dita intorno allo straccio.
« Tu pensi di sapere cosa si prova ma non lo sai... Tu non vedi cosa trascina le carrozze di Hogwarts... Tu non hai lo stesso incubo ogni volta che chiudi gli occhi... Tu non senti nessun senso di colpa e non hai un dolore immangiabile dentro. Tu non sai niente! ».
Sirius tacque per un momento e poi con lentezza disse: « Mi dispiace, non volevo... ».
CIAFF!
Cinque dita furono assestate con violenza sulla guancia di Sirius.
Il ragazzo si portò la mano alla guancia e lanciò uno sguardo confuso a Jennifer, la quale di fronte a lui si asciugava gli occhi lucidi.
« Eccome se volevi! Tranquillo, Sirius... Non sei l'unico che controlla il mio punto di rottura... Non sei l'unico che piazza frasi premeditate per vedermi reagire » disse Jennifer, con la voce rotta dal pianto.
Sirius strinse la mascella e allungò la mano verso la guancia di Jennifer.
La ragazza accolse il tuo tocco con un sorriso triste.
« A volte tu me lo ricordi così tanto... » sussurrò, mentre calde lacrime le rigavano il viso.
« Io ero solo curioso... Non volevo controllare nessun punto di rottura... » disse Sirius.
« Tu cosa hai visto? Nel tunnel... Tu cosa hai visto? » sussurrò Jennifer.
Sirius esitò per un istante.
« La verità Sirius... Voglio la verità... » singhiozzò Jennifer.
« Ho visto una ragazza lanciarsi fra le braccia di un cadavere » disse Sirius, cercando di evitare lo sguardo di Jennifer.
Le mani calde di lei gli tracciarono una scia rovente sul viso, Sirius fu costretto ad abbassare lo sguardo.
Jennifer lo osservava, le guance più rosse del solito e gli occhi ancora colmi di lacrime.
La ragazza si avvicinò di più a lui e sospirò lentamente.
Sirius sentiva il cuore battere all'impazzata.
Non sapeva cosa fare: Parlarle? Consolarla?
Avrebbe dovuto solo stare zitto.
Jennifer socchiuse le labbra e fece per parlare, quando un grido di gioia li fece trasalire e separare.
Malcom McGranitt irruppe nella stanza urlando: « Sono il nuovo Cercatore di Grifondoro! »
Sirius si riscosse e gli lanciò un'occhiata quasi assassina.
Jennifer invece camuffò la sua espressione triste con uno dei suoi migliori sorrisi e si lanciò verso di lui abbracciandolo.
Malcom ricambiò goffamente l'abbraccio e chiese: « Ho interrotto qualcosa? »
« Come sarebbe a dire che sei il nuovo Cercatore di Grifondoro? » chiese Sirius, con voce atona.
Era stato più freddo di quello che intendeva essere, ma ormai Malcom McGranitt era entrato nella sua lista nera.
« Ho superato le selezioni di James! Sono così contento! » esclamò Malcom, senza notare minimamente il lieve astio di Sirius nei suoi confronti.
« Meraviglioso! » commentò Sirius, sarcastico.
« Esatto! Vado a dirlo agli altri... » disse Malcom, uscendo dalla Sala Trofei.
Prima che Jennifer potesse aprire bocca Sirius parlò: « Per oggi abbiamo finito, finisci di lucidare i distintivi... domani dobbiamo pulire la Guferia ».
Le voltò le spalle e se ne andò.
« Sirius! » gridò Jennifer, ma il ragazzo non si voltò.





Saalve Malandrini!
Lo so è da tanto che non aggiorno, ma è colpa della scuola.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a me non molto.
Comunque vi ringrazio moltissimo per le recensioni e tutti i commenti positivi!

Vi amo tutti quanti.

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Capitolo 15
*** L'affare di Stan Picchetto ***


 

Questo capitolo lo dedico a Marta,

e alla sua partenza che mi spezzerà il cuore.

 

 

Note dell'autrice:

Ho invecchiato Stan Picchetto per poterlo ficcare in questa storia, ma di appena appena... No scherzo, devo avergli affibbiato almeno vent'anni in più... *si copre la faccia con le mani*

Spero che Stan mi perdoni...

 

Nei capitoli precedenti: Remus sotto effetto della Amortentia ha baciato Christine. 
I malandrini e Jennifer sono finiti in punizione a causa della scampagnata con la moto. 
James non può partecipare alle prime due partite della stagione. 
Sirius e Jennifer devono pulire mezzo castello. 
Remus è bloccato in punizione con una delle professoresse che odia di più. (Divinazione). 
Peter e Regulus dovranno fare lavori da 'giardinaggio'. 
Lily seguendo un consiglio di Jennifer cerca di capire quali sono le reali intenzioni di James, dato che recentemente si sono avvicinati più del solito. 
Sirius e Regulus hanno litigato. 

 

Cap. 15: 'L'affare di Stan Picchetto.'

 

Remus sospirò e cercò di fissare con più concentrazione la sfera di cristallo di fronte a lui.
Ma niente, proprio non ci riusciva.

« Avanti mio caro... Puoi farcela... Devi solamente lasciarti andare » lo incalzò la professoressa Audrey, che si era piazzata nella sedia davanti a lui e lo fissava con i suoi occhi acquosi.

« Io non... Ho mollato Divinazione proprio per questo motivo! Perché sono negato in questa materia...! » esclamò Remus, trattenendosi da tirare una manata alla sfera di cristallo.

« Non dire sciocchezze, mio caro! Hai ottimi voti in tutte le materie, i miei colleghi parlano spesso di te molto bene... Vorrei fare lo stesso! » cinguettò Audrey.

Remus si stampò una mano sulla fronte.

« Concentrati su un ricordo recente, sui tuoi amici o sulla tua famiglia... » lo incoraggiò Audrey.

Sbuffando Remus prese a riguardare la sfera.

 

Le sue zampe affondavano nel terriccio morbido della foresta, al suo fianco un grosso cane nero correva a perdifiato.

Alle sue spalle un cervo faceva slalom fra gli alberi, con un topino che si aggrappava con forza ai suoi palchi.


« Molto bene! Ecco l'aura » esclamò Audrey, alzando le braccia.

 

Il lupo mannaro si fermò per graffiare un tronco e dalla sua gola uscì un ululato basso e rauco.

Il cane nero si fermò e cominciò a giocare con il cervo, facendo finta di mordergli la coda.

Il topo era sceso e si era diretto verso il lupo mannaro, per tenerlo d'occhio.

Il cervo cercò di colpirlo con i suoi palchi, ma il cane era veloce.

Il lupo mannaro rivolse la testa verso la luna e ululò di nuovo, il cane perse la concentrazione e il cervo riuscì a colpirlo con un palco.

Poi entrambi gli animali si voltarono verso il lupo, cominciando a punzecchiarlo con l'intenzione di provocarlo.

Il lupo si gettò sul cane, il quale lo evitò per un soffio.

Si udì un latrato divertito, Sirius stava ridendo.

Il cervo si lanciò sul lupo, cercando di spingerlo con le corna.

Il topo assisteva alla pseudo lotta con il cuore in gola.

 

Remus si riprese dai ricordi della settimana precedente e chiese con voce roca: « Che ore sono? »

« Quasi mezzogiorno... Su caro, non distrarti... »

Grazie al cielo era quasi finita.

 

Poi i tre animali ripresero a correre, facendosi inseguire dal lupo con l'intenzione di stancarlo il più possibile.

Il cane abbaiava e correva più velocemente di tutti, fra gli arbusti e i cespugli bagnati dalla luce lunare, sempre più flebile.

Si ritrovarono nei pressi della Stamberga Strillante e il cane si trasformò in un ragazzo coperto solamente da un mantello scuro.

Il lupo stava perdendo le sue forze, stava perdendo il controllo .

Remus sentì la testa spaccarsi in due dal dolore e poi cadde perdendo i sensi.

Quando li riaprì si trovava sul letto della Stamberga Strillante, sentiva le voci di James e Sirius ridacchiare e prendersi in giro.

Quando i due si resero conto che si era svegliato lo aiutarono ad attraversare il lungo tunnel sotterraneo, per poi lasciarlo nelle mani di Madama Chips.

 

Quando le campane suonarono Remus scattò in piedi, raccogliendo le sue cose il più in fretta possibile.

Fu un momento, fu un solo istante ma nella sfera vide qualcosa.

Una donna con i capelli rosa, ridere e fare boccacce deformandosi il naso.

Sbatté più volte le palpebre, ma l'immagine era sparita.

« Molto bravo Remus! Al prossimo incontro! Se non sbaglio ce ne mancano ancora tre! » esclamò la professoressa Audrey dirigendosi verso un tavolino.

« Ah si? Bene » borbottai, scendendo dalla botola e cercando di andarmene il più in fretta possibile.

 

***

 

Stan Picchetto era conosciuto da tutti a Hogwarts.

Non per la sua popolarità o per la sua bellezza, no...

Stan era un ragazzo alto, allampanato, con due grandi orecchie a sventola e un bel po' di brufoli da quella volta che il suo amico Victor lo aveva spinto con la faccia nel calderone della pozione furnicolante.

Sedeva fra i Tassorosso e frequentava il settimo anno, masticava spesso una gomma e se ne andava in giro strisciando i piedi.

Ma torniamo al perché era conosciuto da tutti.

Beh, in anzitutto era il custode delle chiavi di Hogwarts.

Mi correggo: in realtà il custode delle chiavi di Hogwarts era Hagrid, ma Stan l'aveva fatto ubriacare una sera e aveva fatto una copia di tutte le sue chiavi.

Quindi ora i custodi delle chiavi di Hogwarts erano due.

Poi Stan deteneva il più grande traffico di testoline parlanti del mondo magico.

La sua famiglia aveva un negozio e lui ci sapeva fare con gli affari.

Purtroppo però le testoline erano passate di moda: erano sempre più irritanti, ti insultavano senza pietà e facevano strane battutine che ti istigavano a saltare dalla Torre di Astronomia.

Anche Sirius ne aveva avuta una: era una durata una settimana, poi quella gli aveva detto che assomigliava a Piton ed era volata fuori dalla finestra.

Ma torniamo a noi: le cose per Stan Picchetto stavano per cambiare, se ne rese conto subito quel sabato mattina quando James e Sirius lo trascinarono via dal suo pollo con patate per parlargli lontano da orecchie indiscrete.

« Ehi ragazzi che combinate? » domandò Remus, incontrandoli nella Sala d'Ingresso dove si erano appostati per parlare con Stan.

« Qualcosa contro le regole... » cominciò Sirius, ma Remus lo interruppe strillando: « Non voglio saperne niente! » e si diresse verso la Sala Grande.

L'attenzione di Sirius e James tornò su Stan.

« Allora ragazzi, cosa posso fare per voi? » chiese Stan, con tono allegro.

« Abbiamo bisogno di una chiave, più precisamente una chiave che apra lo stanzino dove Hagrid tiene gli attrezzi per gli apparecchi illegali... » disse James, con nonchalance.

Stan schioccò le labbra.

« Voi furfanti non avete mai avuto bisogno di una chiave... Cos'è cambiato? » chiese sospettoso.

Sirius batté le mani.

« Hagrid si è evoluto! Ecco cos'è cambiato... Se prima riuscivamo a scassinare la serratura con un paio di trucchi ora abbiamo proprio bisogno della chiave... Ci sono degli incantesimi... » spiegò il ragazzo, storcendo il naso.

Stan annuì in silenzio.

« Va bene, dovrei avere quella chiave... Ma in cambio voglio che voi aiutiate me » disse Stan, rivolgendo a James un'occhiata seria.

« Dicci dicci, faremo del nostro meglio » esclamò Sirius.

« Cercherò di aiutarti, ma questo pomeriggio sono in giro con la Evans, quindi se è per oggi non posso fare niente » precisò subito James, che era emozionatissimo per il suo secondo appuntamento con Lily.

« Davvero? E quindi la porti in giro schiantata? » chiese Stan, mentre Sirius scoppiava a ridere per la battuta.

« Non mi serve schiantarla, brutto imbecille » borbottò James, rabbuiandosi.

Stan rise.

« Avrete notato che i miei affari non vanno più bene, le mie adorate testoline sono passate di moda! Ormai sono tutti fissati con i pipistrelli tascabili... »

« Questo è perché una di quelle testoline mi ha insultato paragonandomi a Mocciosus » lo interruppe Sirius, incrociando le braccia e rivolgendogli un'occhiata tetra.

« Non capiterà più! Però seriamente ragazzi ho bisogno di voi... » li pregò Stan, James e Sirius si scambiarono un'occhiata.

« Va bene, io ci sto » annuì Sirius.

« Domani annunceremo che solamente gli studenti dei dormitori della scuola che avranno due testoline appese in camera potranno partecipare alla festa post ballo natalizio che faremo noi malandrini! » esclamò James, schioccando le dita.

Sirius annuì piano, riflettendo.

« Grazie ragazzi! Vi bacerei! » esultò Stan, spalancando le braccia.

« Meglio di no, non vorrei mai che Evans si ingelosisse » rifiutò James, ridacchiando.

« Ho una ragazza » borbottò Sirius d'altro canto, guardandosi intorno.

« Ah davvero? Chi? » chiese Stan, curioso.

« Non mi ricordo... Si chiamava Michelle o Melinda... O non so » bofonchiò Sirius, infilandosi le mani in tasca.

« Si chiama Miranda e Sirius fa il cazzone uscendo con Serpeverdi per rovinarsi la vita, ecco cosa » borbottò James, guardando male l'amico.

« Non mi sembra molto felice » fece notare Stan.

« Perché non lo è, e non vuole ammettere che... » cominciò James, per poi beccarsi una gomitata nelle costole dall'amico.

Una risata cristallina rimbombò lungo le scale.

Sirius alzò lo sguardo, imitato da Stan e James.

« Ti ho detto che sei un dannato impedito, Malcom » esclamò Jennifer, mentre Malcom scendeva le scale barcollando.

Jennifer gli cingeva il collo e Malcom la scarozzava sulla schiena, visibilmente affaticato.

« Dannazione, Jenn. Se ti mangi tre mucche e un tacchino persino un sollevatore di pesi massimi farebbe fatica a tirarti su! » bofonchiò Malcom, scendendo ogni gradino con attenzione.

Jennifer scoppiò a ridere e gli diede un buffetto sulla guancia.

È strano come il destino operi in modo curioso in certi momenti.

Sirius stava guardando Jennifer, pensando che probabilmente si era presa una bella cotta per Malcom e che era un bene dopo Jack, anche se lui non riusciva a essere contento per lei, non sopportava più di vederla.

James stava guardando Malcom, pensando che probabilmente quel esercizio sulle scale con Jennifer gli avrebbe rinforzato la schiena e lo avrebbe avvantaggiato all'imminente partita.

Stan guardava Sirius e sogghignava fra sé e sé, pensando che lo sguardo del ragazzo avrebbe potuto friggere delle uova, da quanto era intenso.

Ad interrompere quella particolare serie di sguardi fu una ragazza.

Una ragazza che stava scendendo le scale a tutta velocità, una ragazza che urtò Malcom facendogli perdere l'equilibrio.

Una ragazza che fece cadere Jennifer per terra, strappandogli un gridolino sorpreso.

Una ragazza che si fiondò su Sirius, rubandogli un bacio appassionato.

« Ti presento Miranda » esclamò James, per poi dirigersi verso Jennifer per aiutarla.

Stan rise, scuotendo la testa e allontanandosi.

Quando Miranda e Sirius si staccarono, a quest'ultimo scappò una risata divertita, che non sfuggì a Jennifer.

Sirius circondò le spalle di Miranda con un braccio e lanciò una lunga occhiata a Jennifer prima di andarsene.

Quando furono spariti dietro l'angolo, Jennifer parlò: « Sirius mi odia, non mi parla nemmeno quando è costretto a pulire cacche di gufo con me ».

James scosse la testa, sbuffando.

« Fa così solo perché tu gli...» si interruppe di colpo, prima di rivelare l'ovvio segreto di Sirius.

« Gli faccio schifo? Penso anche io » borbottò Jennifer, appoggiandosi a Malcom e andandosene.

James rimase fermo, scuotendo la testa nel ripensare al comportamento di Sirius.

Non ci sapeva per niente fare con le ragazze che gli interessavano davvero.

Certo, era in grado di affascinare una scuola intera, poteva farti incantare e farti venire le farfalle nello stomaco, ma quando si trattava di un vero e proprio coinvolgimento emotivo, Sirius si lasciava andare un po' troppo.

Faceva tutte le cose più sbagliate, nella disperata ricerca di quell'unica cosa giusta che l'avrebbe fatto vincere.

Ma Sirius vinceva raramente con il cuore integro.

 

***

 

« E insomma Sirius era appeso al lampadario e cercava di non cadere... E quando stava per scadere il tempo... Remus si alza! E rincoglionito com'era di sonno non si è reso conto che Sirius stava a dondolare sul lampadario, così si alza per andare a bere e BAM! Se lo becca dritto in faccia: Sirius, il lampadario, tutto quanto... » stava raccontando James, gesticolando.

Lily scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro.

« Voi non siete normali! Non esiste nemmeno la gara resta-appeso-al-lampadario-nel-cuore-della-notte! » rise Lily.

« Lo so, l'abbiamo inventata noi » disse James, compiaciuto.

« Okay, okay... Ora raccontami qualcosa di te » disse Lily, cercando di smettere di ridere.

« Ehm... Sicura? Non vorrei rovinare quel bellissimo sorriso che ti ho appena strappato » rise nervosamente James.

« Ti ricordi il patto? Tu saresti stato completamente James Potter, perciò parlami di te » disse Lily, risoluta.

« Mmh, sai che sono stato io a spingere Peter sulla strada del disegno, è veramente bravissimo... »

« Potter, non mi inganni, parlami di te, non dei tuoi amici... » disse Lily, puntigliosa.

« Okay, amo la musica babbana, i Gigli artemisi sono i miei fiori preferiti, ho una cicatrice sul ginocchio, odio le ragazze che se la tirano, non posso giocare durante le prime due partite di Quidditch, ho un rapporto d'odio e d'amore con la luna piena, odio le pellicce e durante il primo anno a Hogwarts ho passato tre ore chiuso in uno sgabuzzino, detesto le zucchine e sono innamorato di te » disse James tutto d'un fiato.

« Oh » Lily rimase senza parole, cercò di concentrarsi sulle vetrine dei negozi, ma le veniva difficile.

« 10 cose che nessuno sa di te, Evans » riprese subito James, cercando di non far cadere la conversazione in un silenzio imbarazzante.

« Devo dirle veloci come hai fatto tu? »

« Sì, così non hai tempo di pensarci... »

« Okay: amo il verde acqua, so che tu e Sirius durante il secondo anno mi avete rubato lo smalto per provarlo dato che non ne avevate mai visto uno, adoro le zucchine, non parlo con mia sorella da anni, voglio avere un figlio bravo in pozioni, Severus è stato il mio primo e vero amico, ammiro te e i malandrini, odio la luna piena, so che tu e gli altri sapete del segreto di Remus così come lo so io e credo che tu mi piaccia più di quanto voglia ammettere » disse Lily, frettolosamente per poi arrossire di botto.

James la fissò a bocca aperta, per poi distendere le sue labbra in un sorriso sincero e sorpreso.

« Sono piacevolmente colpito ».

« Lo so, mi dispiace per la faccenda delle partite di Quidditch... ».

« Anche a me, ti va un gelato? ».

« Vuoi vedermi obesa, Potter? ».

« No, voglio vederti con le tette grandi... Ahio! ».

 

***

 

« Come diavolo fai a fare i cerchi così perfetti? » chiese Regulus, sinceramente impressionato da Peter che abbozzava il disegno dello stemma di Hogwarts su una pergamena.

« Dicono che abbia le mani fatate » borbottò distrattamente Peter.

« Bah, almeno tu sai fare qualcosa al contrario di quel idiota di mio fratello » sbuffò Regulus, lasciandosi cadere sulla sedia.

« Sirius è bravo in un sacco di cose » disse Peter, alzando lo sguardo dal foglio.

« A mandare all'aria i matrimoni e a scappare di casa? » chiese sarcastico Regulus.

« In che senso mandare all'aria matrimoni? »

« Non ve l'ha detto? Ha baciato la futura sposa di mio cugino Beroaldo » sputò Regulus, con disprezzo, cominciando a compilare un paio di scartoffie che gli aveva lasciato la professoressa McGranitt.

« Ah davvero? » bofonchiò Peter, per niente sorpreso.

« Sì, poi mia madre lo ha maledetto in tutte le lingue » continuò Regulus.

« Ah sì? Quante lingue conosce tua madre? » ironizzò Peter, beccandosi un'occhiataccia da Regulus.

« Lo sanno tutti che la tua famiglia è dalla parte di Tu-sai-chi » sussurrò Peter, osservando il ragazzo per studiarne l'espressione.

« E tu che diavolo ne vuoi sapere? »

« Io so sempre tutto, sono gli occhi e le orecchie di Hogwarts... Girano voci su sostenitori all'interno del castello » lo punzecchiò Peter, cercando di estorcergli qualche informazione.

« Non ficcarti in affari che non ti riguardano, Minus! E non preoccuparti di queste cose, presto ne saranno tutti a conoscenza » un ghigno malevolo si dipinse sul volto di Regulus.

Peter distolse lo sguardo, a disagio.

 

***

 

« Remus! »

Il ragazzo si voltò, mentre dei passi frettolosi rimbombavano alle sue spalle.

Kim si fiondò su di lui, lo afferrò e lo strattonò, sbattendolo nello sgabuzzino più vicino.

Chiuse la porta e nello stanzino calò in una penombra.

« Ehm sì, cosa posso fare per te? » balbettò Remus, leggermente imbarazzato.

« Io conosco il tuo segreto, Remus » Kim accese la torcia e alla luce tremolante si tolse la maglia.

Remus distolse lo sguardo, irrigidendosi, senza capire nulla di quello che stava succedendo.

« è ora che tu sappia il mio... » Kim gli diede la schiena, sulla sua pelle c'erano cicatrici e graffi profondi.

« Mio padre è un lupo mannaro come te » disse poi, voltandosi nuovamente verso di lui.

Remus sentì le ginocchia farsi molli.

Stava per svenire.

Oddio, stava per svenire in uno sgabuzzino delle scope con una ragazza mezza nuda che gli aveva appena confessato di essere figlia di un lupo mannaro.

Oddio, Merlino lo aiuti.

« Cosa? » tossicchiò debolmente « Di cosa parli? »

« Lo so da parecchio, e tu mi devi aiutare... Ho bisogno di te perché lui è molto malato... » disse Kim, supplicandolo con lo sguardo.

« Cosa? Io non... Non capisco » provò a negare Remus, ma era ovvio che Kim stava dicendo la verità.

In quel momento la porta dello sgabuzzino si aprì di colpo.

Due figure ridacchianti si zittirono di colpo quando videro Kim e Remus.

Kim si strinse al petto la maglia, e Remus cercò di svanire nella parete.

« Remus?! Che diavolo ci fai qui con.... OOOOOOOH » la voce di Sirius gli arrivò strascicata.

Erano le cinque del pomeriggio e lui era già ubriaco?

Remus gli lanciò un'occhiata incredula, accanto a lui c'era Miranda, una serpeverde odiosa.

« Vi lascio pure da soli » gongolò Sirius, guardando Kim senza maglia.

« Cosa? Oh NO! No, non è quello che pensi... Io e lei... Non » balbettò Remus, sprofondando nell'imbarazzo e nella confusione totale.

« Sì, Black è esattamente quello che pensi, quindi sparisci » intervenne Kim, con voce sarcastica, richiudendo la porta.

Remus si accasciò contro il muro, senza forze.

« Lo spaccio della Sprite si è riaperto e io non ne sapevo niente? ».

Perfetto, aveva cominciato a fare battute di pessimo gusto.

« Non fare il simpatico » Kim gli diede un colpetto sulla guancia « Piuttosto aiutami... ».

« Potrei cominciare con il dirti che sei fuori strada e che non sono un lupo... »

« Remus, quello che non capisco è come diavolo hai fatto innamorare un cervo e un cane lupo di te... Quando ti trasformi ti rendi conto che quelli ti stanno sempre intorno? » chiese Kim, dubbiosa con un sorriso divertito stampato in volto.

« Merlino... » Remus si lasciò cadere a terra e si prese la testa fra le mani.

 

 

___________________

 

salve a tutti malandrini!

Mi scuso del mio vergognoso ritardo, ma ero parecchio impegnata con la scuola e con altre storie, vi annuncio qui che sto pensando di scrivere un'altra long fic sui malandrini. (Merlino mi aiuti)

Ma parliamo del capitolo, a me non piace (come al solito) perdonatemi gli errori, i comportamenti OOC, le frasi alla cazzo.

Il punto è che ho la testa da un'altra parte.

 

Spero che nonostante tutto vi sia piaciuto.

 

-JC.

 

 

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Capitolo 16
*** Come la spieghi un'amicizia del genere? ***



Sono tornata...dopo 3 anni. A volte succede, suppongo.
Vi prego di leggere fino alla fine se siete un minimo curiosi di conoscere il punto di vista di Remus su tutta la storia degli Animagi e se siete in astinenza di Jily.

Riassunto per chi sicuramente non si ricorda nulla e non ha voglia di rileggersi tutto:

  • Capitolo 1 “La purezza è salvezza”: (Capitolo introspettivo su Sirius) Sirius Black manda all'aria il fidanzamento tra Sboraldo e Addison, una volta scoperto che Zio Alphard gli avrebbe lasciato un'eredità dignitosa. Successivamente si rifugia a casa dei Potter per il resto dell'estate.
  • Capitolo 2 “Il nuovo membro della famiglia Potter”: (Capitolo introspettivo su James) James e Sirius passano l'estate a farsi scherzi.
  • Capitolo 3 “Lupo solitario”: (Capitolo introspettivo su Remus) Remus si scontra sul treno con una ragazza, Kim.
  • Capitolo 4 “Quando si comincia a tradire?”: (Capitolo introspettivo su Peter) Peter si interroga sul potere e la protezione che deriva dall'essere seguaci del Signore Oscuro + flashback divertenti. Remus viene invitato a Hogsmeade da Christine, una tassorosso cotta di lui.
  • Capitolo 5 “Lily Evans voleva qualcosa che non sapeva di volere”: (Capitolo introspettivo su Lily) Lily rifiuta l'invito di James ed esce con Greg invece. Remus si dimentica l'appuntamento con Christine. Kim lo difende dalla furia della ragazza. Lily si scusa con James e accetta il suo invito.
  • Capitolo 6 “Ricordi imbarazzanti”: James ricorda tutte le volte Lily aveva rifiutato i suoi inviti, chiede consiglio a Remus e segue alla lettera le sue parole.
  • Capitolo 7 “Avvenimenti fuori dal comune”: James e Lily escono insieme, lui le mostra la serra con i gigli e si comporta bene, Sirius e Remus li seguono sotto il Mantello dell'Invisibilità. Lily è dubbiosa, tutto è troppo perfetto e lei non si fida. Sirius trova un gatto e se lo porta al castello. Beauxbatons viene attaccata dai Mangiamorte e gli studenti francesi si rifugiano ad Hogwarts, conosciamo Jennifer.
  • Capitolo 8 “Bombarda”: Jennifer è una studentessa francese che è stata torturata dai Mangiamorte ed ha assistito all'uccisione del suo fidanzato, Jack. Jennifer fa saltare in aria la porta dello sgabuzzino di Gazza per recuperare una lettera di Jack, tutto sotto lo sguardo ammirato di Sirius, che non può fare a meno di essere attratto da lei. Gli studenti francesi vengono momentaneamente smistati nelle Case.
  • Capitolo 9 “Partite Clandestine di Quidditch pt.1”: Viene organizzata una partita clandestina di Quidditch, il nipote della McGranitt, Malcolm gestirà questo torneo.
    Lily va a cercare James sotto il diluvio perché deve porgergli delle scuse, il ragazzo le accetta ad una sola condizione, che la ragazza venga alla partita clandestina.
  • Capitolo 10 “Partite Clandestine di Quidditch pt. 2”: James fra la sorpresa generale non si classifica prima al torneo clandestino, ma arriva secondo. I malandrini s'immischiano in una rissa e viene organizzata una festa nella Sala Comune dei Grifondoro nonostante il morale a terra di James.
  • Capitolo 11 “L'alcol è infiammabile”: James si sbronza per dimenticare la figuraccia, flashback divertenti, Peter e Jennifer parlano di Jack, Remus e Kim si avvicinano ma il ragazzo ha paura e scappa alla festa dove beve, affamato si reca poi nelle cucine dove lo trova Christine che gli rifila un filtro d'amore.
    Jennifer convince Lily a dare una chance a James.
  • Capitolo 12 “Anche Regulus è una stella” : James e Sirius portano Remus da Lumacorno per fargli togliere gli effetti d'amore del filtro.
    Sirius e Regulus litigano e si picchiano alla babbana finendo in punizione insieme ai Malandrini.
    Il professor Dalton, di Difesa Contro Le Arti Oscure, organizza un tunnel di esercitazione pieno di creature da combattere. Jennifer vede Jack sottoforma di Molliccio e dà di matto.
    A Lezione di Babbanologia vengono presentate moto e macchine, i Malandrini durante la notte si intrufolano nella serra e prendono possesso della moto, sfondando la vetrata.
  • Capitolo 13 “Itinerarium Maraudentium”: Silente e la McGranitt assegnano le punizioni ai Malandrini, a Regulus e a Jennifer.
    A James viene vietato di giocare le prime 2 partite di Quidditch.
    Sirius e Jennifer devono pulire mezzo castello.
    Remus deve frequentare le odiate lezioni di Divinazione con la Audrey.
    Peter e Regulus devono lavorare insieme per dei progetti scolastici.
  • Capitolo 14 “Punizioni”: James taglia per scherzo i capelli a Sirius, Sirius cerca l'attenzione di Jennifer ma i due finiscono per litigare. James fa le selezioni per la squadra di Quidditch, trovando il suo momentaneo sostituto: Malcom McGranitt.
    Lily accetta di uscire nuovamente con James, a patto che lui sia esattamente sé stesso.
  • Capitolo 15 “L'affare di Stan Picchetto” : Stan Picchietto cerca pubblicità per le sue testoline. Sirius frequenta ragazze random per togliersi dalla testa Jennifer.
    James e Lily escono al secondo appuntamento.
    Kim rivela a Remus che conosce il suo segreto e che anche suo padre è un lupo mannaro, e perciò chiede l'aiuto del ragazzo.




Capitolo 16: “Come la spieghi un'amicizia del genere?





« Tu me lo giuri che non ne parlerai mai con nessuno... Con N E S S U N O? » Remus Lupin non poteva credere che stava davvero avendo quella conversazione, chiuso in uno sgabuzzino, con Kim.
« Te lo giuro... Possiamo anche fare il giuramento di sangue se vuoi... Io mi sono fidata di te quando ti ho detto di mio padre, nessuno oltre alla mia famiglia lo sa » lo tranquillizzò Kim.
« Cosa vuoi sapere? » chiese Remus.
« Tutto » replicò subito Kim.
« Tutto dall'inizio? »
Kim annuì convinta.
Remus fece un respiro profondo e si sedette per terra.
« Ti conviene sederti, è una storia un po' lunga » Remus si passò una mano sul viso.
Kim obbedì.
« Partiamo da questo... Tu ci hai visto per la scuola come Malandrini, siamo un gruppo unito e affiatato, ce la caviamo molto bene in tutte le materie, facciamo scherzi stupidi a Gazza principalmente... La gente lo nota subito se c'è qualcosa che non va, se Sirius e James non si parlano, se manca Minus all'appello durante gli scherzi... Ma il punto è che presi singolarmente non potremmo essere più diversi...» Remus fece un respiro profondo, mentre Kim lo ascoltava con attenzione.

« Io non centro nulla con loro, sono un lupo mannaro. Sono un mostro, non meriterei amicizia, amore o felicità, la vita mi ha marchiato e io non potrei mai essere come loro, ridere in continuazione, fare scherzi, ricevere supporto durante le mie trasformazioni... Ma loro, sopratutto James e Sirius, mi hanno adottato, protetto, coccolato... Io non riesco nemmeno a spiegarti quanto mi senta in debito con loro... » Remus sentiva gli occhi pizzicare, ma continuò.

« Prima di venire a Hogwarts temevo che sarei rimasto solo, Silente mi aveva assicurato che c'erano insegnanti e infermiere che si sarebbero presi cura di me, ma mai avrei immaginato di poter avere una famiglia, tanto meno con persone come Sirius e James... Per farti capire di cosa sto parlando forse dovrei andare un po' più in dettaglio...»
« Certo, voglio capire... Da come ne parli si vede che ti senti molto fortunato » sussurrò Kim commossa.

« Sirius è nato in una famiglia Purosangue, ha un albero genealogico immacolato, tutti i suoi parenti sono Serpeverde, è cresciuto estremamente viziato, sa suonare il pianoforte e il violino, fin dalla tenera età è stato educato a sentirsi superiore ai Mezzosangue e ancora di più agli ibridi come me, quando è venuto a Hogwarts sin dal primo momento si è ribellato facendosi smistare in Grifondoro ed è diventato amico di James... A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se si fosse lasciato trascinare e se fosse finito fra i Serpeverde... » la voce di Remus si spense e lui si accorse che stava divagando.

« James d'altro canto è diametralmente opposto a Sirius » riprese il ragazzo « James è caldo, a volte ingenuo, viene anche lui da una famiglia Purosangue, ma non conosce discorsi di supremazia, lui è spontaneo e onesto, non gli interessava che indossassi sempre i soliti vestiti o maglioni bucati, spesso tornava da Hogsmeade con delle buste piene di vestiti, se li provava davanti a me e poi me li lanciava in faccia dicendo che gli erano troppo piccoli e che aveva sbagliato misura... E che perciò potevo e dovevo tenerli io... » una lacrima scivolo sul volto sfregiato di Remus.

« Di Peter parlo poco, ma non è per sminuirlo, è solo perché i suoi gesti sono meno eclatanti, sono più nascosti e discreti... Lui fa in modo che le mie tasche siano sempre piene di Cioccolata » e come prova Remus estrasse dalla veste un blocco di cioccolato ancora integro « Quando mi vede pallido o smunto automaticamente la sua mano si allunga e mi porge una qualche caramella, si vergogna a copiare spudoratamente tutti i miei appunti perciò si siede sempre accanto a me e ogni volta che io scrivo qualcosa, qualsiasi cosa, si china e scrive qualcosa anche lui... Non lo so, mi ha sempre fatto tenerezza Peter...»

« Durante il primo anno James e Sirius diventarono inseparabili, andavano in giro in coppia, una specie di magico duo, però ogni qualvolta che vedevano me o Peter in difficoltà intervenivano, fungendo da protettori... Piano piano cominciarono a seguirmi ovunque a chiedermi consiglio e informazioni, se la prendevano sempre con i più grandi dei Serpeverde perciò spesso avevano bisogno di incantesimi più avanzati dei quali spesso io ero a conoscenza... Perché divoravo qualsiasi libro, pur di non alzare lo sguardo e scoprire che qualcuno mi fissava di nascosto... » la voce di Remus si incrinò.

Kim piangeva in silenzio.

« Subito anche Peter cominciò a girarci in torno, per cercare protezione e conforto... Che del resto non gli abbiamo mai negato, così il duo si espanse e diventammo quattro, sempre insieme, Sirius e James avevano le idee più strampalate e illegali... E le hanno ancora fidati... Ma essere loro amico più degli altri, è stato un privilegio immenso... Perciò quando notarono le mie strane assenze mensili io cercai in tutti modi di inventarmi delle scuse, qualsiasi cosa per non perderli... Ogni giorno mi svegliavo col terrore di tradirmi e che lo scoprissero la mia vera natura... » Remus aveva un'espressione triste e stanca.

« Fu Sirius a scoprirlo, era brillante dal canto suo e aveva sentito innumerevoli discorsi sugli ibridi come me, venne a parlarmi... Da solo, senza James... Cercava conferme e gli bastò un mio sguardo sull'argomento per inchiodarmi... La sera stessa mi presero tutti e tre da parte, parlarono solo James e Sirius sul fatto che erano offesi che avessi nascosto loro una tale mia abilità, mi tempestarono di domande e per il resto dell'anno si interrogarono su come potessero aiutarmi e starmi vicino... »

Kim trattenne il fiato, il suo sguardo si illuminò.
Probabilmente aveva capito.
« Per tre anni studiarono e si informarono su come diventare Animagi... Io tentai di dissuaderli in ogni modo, ma non servì a nulla... Loro due erano pronti a rischiare la vita per me, Peter un po' meno ma capiva l'importanza di quel gesto... Così alla fine del quarto anno James fu il primo a diventare Animago... Lui si trasforma in un cervo... Sirius subito dopo di lui si trasformò in un enorme cane nero... e per Peter ci volle più tempo, lo aiutarono molto loro e lui diventò un topo... Ecco perché mi hai visto in compagnia di quegli animali durante la mia trasformazione... »

Kim si portò una mano alla bocca, sconvolta.

« Io non ne avevo idea... » sussurrò asciugandosi le lacrime.
« Nessuno lo sa, ad ogni mia trasformazione loro mi accompagnano e rendono il tutto più sopportabile, più divertente, vivo con costanti sensi di colpa... Preoccupato che qualcosa possa andare storto da un momento all'altro... » Remus scrollò le spalle ed estrasse un fazzoletto dalla tasca.

« Io vi ho visti la scorsa Luna piena perché sono salita sulla torre d'Astronomia, non abito molto lontano da qui sai e allora quando c'è la luna piena sgattaiolo sulla torre più alta e guardo verso casa mia... Sperando di sentire un ululato da parte di mio padre... »

Questa volta fu Remus a tacere, attendendo il racconto di Kim.

« Mio padre è stato trasformato quando ormai io avevo all'incirca sette anni, è successo una notte mentre raccoglieva dei fiori notturni, all'inizio non lo disse a mia madre... Una volta al mese spariva e basta... Mia madre credeva che lui la tradisse, così una sera lo seguì nella foresta vicino a casa nostra... E mio padre per poco non la fece a pezzi... Mia madre finì al San Mugo per merito di alcuni contadini di passaggio... Ma non riuscì a sopravvivere... Morì dopo qualche mese a causa delle ferite » la voce di Kim si incrinò.

Remus deglutì inghiottendo un pugno di dolore, mentre lacrime copiose scivolavano sul suo viso.

« Mio padre disse la verità a me e a suo fratello, e da allora io e mio zio escogitammo un modo per non mettere più nessuno in pericolo, lo rinchiudemmo in una gabbia stregata ad ogni luna piena... Ma una notte, rimasi sola perché mio zio era a fare dei controlli al San Mugo, e mio padre cominciò a sentirsi male prima della trasformazione, come una crisi epilettica, soffriva di convulsioni... Quindi io aprii la gabbia per cercare di fargli bere un calmante... Ma lui... » Kim non riuscì ad andare
avanti.

« Lui in quel momento si è trasformato vero...? » disse Remus al posto suo.
Kim annuì fra le lacrime.
« Mi ha graffiato la schiena, si è trattenuto un sacco per non affondare gli artigli e poi è scappato nella foresta, mi ha ritrovato mio zio con dei leggeri graffi e quando ritrovammo mio padre... Lui si era completamente dilaniato con i suoi denti e con i suoi stessi artigli pur di non ferirmi... » Kim smise di parlare.

« Da un po' sospettavo di te a causa delle tue cicatrici... Progettavo di esporti questo problema, perché mio padre ha queste convulsioni anche mentre dorme a volte... Mi spaventa molto » disse Kim.

Remus la guardò.
« Io non ne ho mai sentito parlare, ma ti aiuto se vuoi a fare delle ricerche... » le disse prendendole le mani.
Kim sorrise fra le lacrime.
« Grazie Remus, per tutto... Per esserti fidato di me »

***

Lily non si ricordava di aver mai riso tanto, James le parlava dei suoi guai con i Malandrini, degli scherzi che faceva a sua madre, di quando era piccolo e con la prima bacchetta giocattolo aveva dato fuoco alla parrucca di una delle sue zie...

« … Io non credevo neanche si potesse fare una cosa del genere con una bacchetta giocattolo, immagina il mio trauma... » disse James, mentre Lily rideva con le lacrime appoggiandosi a lui.
« Più o meno mi è successa la stessa cosa con Petunia, mia sorella, le ho bruciato il vestito della prima comunione ed è dovuta venire alla cena con un vestito di mia madre tre volte più grande di lei... » rise Lily.
Il cuore di James fluttuava, era così bello vederla ridere.
« Io e te Evans facciamo fuoco e fiamme insieme » disse divertito.
Lily lo guardò per un attimo, sorridendo.
« Sì, lo penso anche io... »
James si passò una mano fra i capelli, arruffandoli ancora di più.
Lily si fermò.
« Ecco, Potter... Posso chiederti una cosa? Perché fai così? Perché ti arruffi i capelli in quel modo... » domandò divertita la ragazza indicando la zazzera incasinata.
« Okay, Evans... Allora siccome siamo in confidenza oggi... Te lo racconto... I miei capelli, non sono come gli altri capelli... » cominciò James Potter terribilmente serio.
Lily inarcò un sopracciglio.
« Cos'è? Un modo per vantarti? »
« No, Evans... sono serio... I miei capelli sono vivi, si agitano per conto loro, si muovono, non rispettano il loro padrone... Credimi Remus e Sirius hanno fatto esperimenti... » rise il ragazzo.
« Cosa? Davvero... Posso provare? » Lily tese la mano curiosa.
James rimase spiazzato.
« A fare che? Esperimenti? Guarda che le hanno provate tutte... Piastre magiche, lozioni, unguenti, balsami babbani, incantesimi... » elencò James, sorridendo.
Lily rise di nuovo e James ne fu compiaciuto.
« No, James... Volevo provare a passarci una mano come fai tu... » disse Lily avvicinandosi a James.
James rimase spiazzato, ma si ricompose subito chinando leggermente la testa.
La ragazza si allungò, James era davvero molto alto e si alzò in punta di piedi per far scorrere una mano fra i suoi capelli ribelli.
Erano molto morbidi e in qualche modo “densi”, molto folti, mentre Lily scorreva attentamente le dita James la osservava incantato, non era abituato ad averla così vicina.
Lily tolse la mano ma non si allontanò, lo guardo e poi scoppiò a ridere.
« Che c'è? » chiese James imbarazzato cercando di appiattirli con la mano.
« No .. No hanno assunto una forma buffa, tutti in direzioni diverse... » rise Lily.
James arrossì.
Lily che gli aveva preso i polsi per evitare che modificasse quella buffa acconciatura, si sorprese a guardarlo intensamente, James sembrava così dolce anche mentre cercava di fare lo sbruffone.
Forse era quel lato che lei non si era mai fermata ad approfondire, per molto tempo James era stato arrogante e vanitoso, ovviamente non per nulla, era sempre un bel ragazzo, con ottimi voti e prestazioni eccellenti nel Quidditch.
Ma c'era di più, Lily lo vedeva in quel momento, nella sua imbarazzata tenerezza, lo vedeva anche quando James si prendeva cura di Remus come nessun altro sapeva fare.
« Evans mi stai guardando in modo strano » fece notare James, totalmente rapito dal suo sguardo perso.
« Sì, è vero... Perché è la prima volta che ti vedo » disse Lily allontanandosi nuovamente da lui.
« In che senso? » chiese curioso.
« Che non sei così male come credevo... » confessò Lily.
« Buono a sapersi, Evans »
« Posso chiederti una cosa? » domandò all'improvviso la ragazza, mentre cominciavano a incamminarsi verso il castello.
« Certo » disse James, stavano incrociando parecchi studenti che li guardavano increduli, la gente proprio non riusciva a concepire che Lily e James camminassero insieme senza litigare.
« Mi sono sempre chiesta perché segui il corso di Babbanologia » disse Lily.
« Oh, beh... » bofonchiò James colto alla sprovvista « All'inizio mi sono lasciato trascinare da Sirius, lui va matto per quegli aggeggi babbani, moto e robe varie... Poi ovviamente c'eri tu e mi faceva piacere vederti... Poi però ha cominciato davvero a prendermi quando abbiamo frequentato quel corso di cucina base, mi affascina un sacco cucinare come i babbani, metterci anima mentre mescolo l'impasto capisci... Senza lasciare semplicemente volteggiare in aria un mestolo... »
Lily era senza parole.
James si stava rivelando una persona dalle mille sfumature.
Il ragazzo colse quel silenzio incredulo per continuare: « Anzi, mi piacerebbe portarti a fare una cosa... Però prometti che non ridi... »
Lily annuì subito, conquistata.
« Allora dobbiamo sbrigarci così non ti rovino l'appetito prima di cena... » disse James, guardando il grosso orologio che segnava le cinque.
« Ma dove mi porti? A mangiare? » domandò curiosa Lily affrettando il passo.
« Sì Evans, ti porto nelle cucine... Così ti faccio vedere una cosa... » James sembrava abbastanza agitato, però allo stesso tempo era fiducioso delle sue capacità.
Lily strabuzzò gli occhi domandandosi cosa diavolo avesse architettato James.

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Salve Malandrini,
è passato qualche anno, sono successe tante cose, ma la cosa importante è che sono tornata, no?
Mi sono ritrovata a rileggere questa storia per caso mentre ne iniziavo una nuova, e mi è sembrato un peccato non recuperarla in questi giorni di “pausa” fra allagamenti, ponti e Halloween vari.

Grazie a chi leggerà fino alla fine, grazie per tutte le recensioni che ho riletto e che mi hanno molto commosso, grazie anche a chi tornerà dopo così tanto tempo. Perdonate eventuali errori, ormai mi conoscete. 

Mi piacerebbe sentire i vostri pareri? Come sono i miei Jily? Decenti o fuori contesto?
Vi è piaciuto il racconto di Remus? Vi siete emozionati? Io sì, tanto, mentre lo scrivevo.


Prometto che aggiornerò presto.
Un bacione,
-JeyCholties.

ps. Lo so che si è fatta sentire la mancanza di Sirius in questo capitolo, rimedierò.

pss. la fan art iniziale è di viria.



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