Richiesta d'Amicizia

di EerieGirls
(/viewuser.php?uid=417823)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ospite a casa. ***
Capitolo 2: *** Baby ***
Capitolo 3: *** Gli Dei ***
Capitolo 4: *** Party Hard ***
Capitolo 5: *** Scappare o no? ***
Capitolo 6: *** Usata ***
Capitolo 7: *** Lontana ***
Capitolo 8: *** Mare ***
Capitolo 9: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 10: *** Baby-sitter ***
Capitolo 11: *** James ***
Capitolo 12: *** Arte. ***
Capitolo 13: *** Il destino ***
Capitolo 14: *** Luna Park ***
Capitolo 15: *** Vertigini ***
Capitolo 16: *** Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi. ***
Capitolo 17: *** I'll be there. ***
Capitolo 18: *** Blonde hair. ***
Capitolo 19: *** Trust. ***
Capitolo 20: *** La bolla. ***
Capitolo 21: *** Someone. ***
Capitolo 22: *** Feelings ***
Capitolo 23: *** You and I ***



Capitolo 1
*** Un ospite a casa. ***


Un ospite a casa.

 
 
Dopo una giornata di scuola e lavoro, mi ci vuole proprio una serata di sano riposo.
Bagno, musica e birra. Perfetto.
So che devo andare a scuola per farmi una cultura e che devo lavorare per poter comprare una casa tutta mia invece di vivere con mia sorella Denise e suo marito Greg, ma un po' di riposo ci vuole sempre.
Non che mia sorella sia tanto male, solo che convivere con lei e il marito per un anno non è il massimo! L'unico punto a mio favore è che il fratello di mio cognato, Nicola credo, sia andato via un anno per un viaggio-studio e che io non lo abbia ancora incontrato. Sapete, non sono una ragazza molto socievole.
Come conviventi siamo piuttosto bizzarri: canadesi e irlandesi che vivono in Australia.
Esatto. Come ci siamo incontrati?
Semplice. Greg era venuto in Canada per lavoro dove ha incontrato Denise. Il resto è storia.
Si sono sposati e, per evitare preferenze fra le famiglie, si sono trasferiti in Australia.
Esco dal bagno con solo l'asciugamano avvolto attorno al mio corpo bagnato leggermente scosso. Libertà.
L'aria calda mi accarezza la pelle e le goccioline che scendono dalla mia chioma bionda sulla spalla mi rinfrescano. Ecco cos'è il riposo.
Finita la birra, decido di buttarne la bottiglia. Vado giù in cucina e ne prendo un'altra giusto per rendere migliore la mia serata solitaria.
Mando giù il liquido fresco e, dopo una lunga sorsata, emetto un verso di compiacimento e mi pulisco la bocca con il dorso della mano. Si, sono una donna di classe.
Un rumore proveniente dalla porta attira la mia attenzione. Chiavi.
Greg e Denise sono andati fuori a cena e hanno detto di non aspettarli sveglia che avrebbero fatto tardi.
Di conseguenza, non possono essere loro.
All’entrata mi si presenta un ragazzo dalla capigliatura bionda e con un enorme sorriso che mi permetto di  smontare in principio.
“Mi vuoi dire cosa ci fai qui, chi sei e come fai ad avere le chiavi di casa mia?” urlo frustrata al nuovo arrivato.
Mi guarda stranito e si sofferma sulle me gambe nude.
Cazzo, sono ancora in asciugamano. Poteva almeno aspettare che mi vestissi prima di fare un furto in casa mia.
“Mi sa che non ci conosciamo ancora”  interrompe con voce squillante i miei pensieri.
“Davvero?” domando sarcastica “Non l’avrei mai detto. Vuoi fare le presentazioni?”dico esasperata.
Questo non ha capito che non ho voglia di fare due chiacchiere.
“Sono Niall, piacere” si avvicina porgendomi la mano.
Mi sorride anche dopo tutte le urla che gli ho riservato. Ha un bellissimo sorriso ed è anche un bellissimo ragazzo. Si ma, anche se mi ha detto il nome, ne so come prima.
“Niall?” lo incito a dirmi il cognome.
Lui ci pensa e dopo aver percepito la domanda implicita, risponde:
“Horan, Niall Horan” dice ancora sorridendo.
Merda! Horan! È il fratello di mio cognato! Ma quale Nicola!
Mh ok, ricapitolando: ho fatto una figura di merda con il fratello di mio cognato e per di più in asciugamano, molto bene.
“Ah, emh, io sono Chloe, Chloe Kelly” gli stringo la mano insicura
“Devi essere la sorella di Denise. Mi ha raccontato molto di te e devo dire che di persona e in asciugamano sei ancora più carina di quello che mi hanno detto” sorride divertito.
Al suono di quelle parole avvampo. Gli hanno parlato di me? Carina? Asciugamano? Merda non mi sono ancora cambiata!
“Emh grazie, ma io avevo appena… si, avevo appena finito il bagno e stavo andando a cambiarmi” dico indicando le scale imbarazzata.
“Certo, faremo conoscenza dopo… anche se mi avrebbe fatto piacere conoscerti così” ammicca.
Sfacciato il ragazzo.
Gli sorrido, salgo le scale e mi chiudo in camera.
Ok, c'è il fratello di Greg in casa quindi non posso mettermi solo la maglia lunga che uso come pigiama.
Metterò la maglia e dei pantaloncini da calcio per sembrare meno nuda.
I capelli non li asciugo tanto c'è caldo e poi ho un 'ospite' -che tanto ospite non è- che mi aspetta di sotto.
Scendo a piedi nudi e lo ritrovo seduto sul divano a mandare messaggini.
“Eccomi!” esulto facendo sussultare il biondo.
“Allora Chloe, quanti anni hai?” chiede dopo essersi ripreso dal mini-infarto.
“17 e te 18 giusto?” rispondo sedendomi accanto a lui sul divano
Lui spalanca gli occhi sorpreso
“Sai, non solo a te hanno raccontato di me” spiego facendo l'occhiolino.
“Sentiamo, cosa ti hanno raccontato sul mio conto?” sorride. Gli verrà presto una paralisi a questo ragazzo, ne sono certa.
“Le basi che dovevo conoscere” rispondo vaga “E a te?”
“Idem”  dice non volendo aggiungere altro.
Apro la bocca volendogli chiedere di più, ma subito sentiamo un rumore provenire dalla porta. Hanno bussato alla porta.
Ci giriamo tutti e due verso quest'ultima e aspettiamo che i due piccioncini entrino. Ma Greg e Denise non accennano ad entrare e poi hanno le chiavi, che senso avrebbe bussare?
Nessuno entra. Chi è a quest'ora?
Ci guardiamo sconcertati ed alla fine prendo coraggio e vado verso l'ingresso per scoprire cosa si cela al di là della porta...
 

 
Ho deciso che con il prologo vi lascio un po' sulle spine :D
Scoprirete il resto nella nuova puntata di "Richiesta d'Amicizia" (?)
Bye xx -G-
PS. ho scritto una nuova storia: 'Nightamares vs. Dreams'.
Mi farebbe piacere se passaste e lasciaste qualche commento.
Siate in tante! Grazie a tutti xx

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Baby ***


Baby.

 
 
 
Poggio la mano sulla maniglia fredda, mi faccio coraggio ed apro.
Nulla. Nessuno davanti a casa mia. Sarà stato il vento? Improbabile.
Magari un legnetto.
Faccio per chiudere la porta, ma qualcosa per terra attira la mia attenzione.
Fiori. Non è possibile! Adesso si mette anche a bussare alla mia porta per lasciarmi fiori? Mi deve lasciar stare, deve capire che non penso più a lui.
Prendo i fiori passando davanti a Niall che osserva ogni mia mossa e butto i fiori nel cestino in cucina. Matthew mi ha stufata.
Mi siedo di fianco all’irlandese sbuffando.
“Qualche spasimante?” chiede credendo che sia uno scherzo.
Io lo fulmino con lo sguardo e lui capisce che non è il momento.
“Scusa…da chi erano?” richiede dispiaciuto.
“Sai quei ex stronzi che non si fanno problemi a mollarti con un messaggino dicendo semplicemente che sono stanchi di te?” non lo lascio neanche rispondere che continuo la mia spiegazione “Ecco, io ne ho avuto uno” dico tranquilla.
“Mi dispiace, ma non sa cosa si è perso” mi sorride comprensivo.
“Non ti dispiacere, anzi, lui mi ha fatto capire che non provavo nulla per lui, infatti quando mi ha lasciata mi sono sentita finalmente libera…” gli restituisco il sorriso.
“Ed ora? Cosa vogliono dire quei fiori?” domanda curioso.
“Vuol dire che dopo che lui si è fatto metà scuola, adesso vuole riprovarci con me solo per sembrare popolare. Mi ha davvero rotto le ovaie” dico gesticolando frustrata.
“Devi stare tranquilla, adesso a scuola ci saremo io e miei amici che proteggeranno questa bella canadese” m’informa fiero.
Cosa? Lui? Amici? Scuola? Con me? Proteggere?
“Verrai alla mia scuola?” domando sbalordita
“Bhè si, ho finito quel viaggio-studio ed ora io e i miei amici verremo a scuola lì” annuncia compiaciuto.
Se i suoi amici sono belli e simpatici come lui allora li accolgo volentieri…basta che non mi entrino in casa mentre faccio il bagno.
“Come sono i tuoi amici?” quelle parole escono dalla mia bocca senza neanche accorgermene, ma lui non sembra sorpreso e mi risponde tranquillamente “Uno è più grande di me di un anno, uno più piccolo ed invece gli altri due hanno la mia età”.
Credo che mi divertirò.
“Comunque li conoscerai domani a scuola” continua lui alzandosi e prendendo la valigia
“Incominciate già da domani?” dico alzandomi e seguendolo al piano superiore.
“Si, spero non ti dispiaccia bella” sorride prima di aprire.
Aspetta! Ha sbagliato, quella è camera mia!
Mi fiondo dentro per fermarlo e lo vedo prendere un mio reggiseno dalla sedia. La mia camera è un disastro e ho cose sparse ovunque. Non sono una di quelle ragazze perfettine, anzi, da come lascio le cose, sembra che sia passato un uragano.
“Non credo che questa sia la mia camera” dice alzando il reggiseno all’altezza della testa.
“Appunto. La tua è quella di fianco” gli strappo l’oggetto dalle mani imbarazzata e lo chiudo in un cassetto sbattendolo.
“Spero di non sbagliare camera ancora…o forse si” dice scoppiando in una fragorosa risata prima di uscire e chiudersi nella sua camera.
Non credo che ora sarà più facile di prima vivere qui, anzi, molto probabilmente sarà più difficile. Non potrò più girare per casa senza pantaloncini, bermi una birra in santa pace o guardarmi una partita alla televisione imprecando come un turco. Si, sono molto femminile.
Ma come si è solito dire : “never say never”.
Ormai sono le 23.00 e domani ho scuola, quindi rinuncio ad aspettare Greg e Denise sveglia.
Esco dalla mia stanza e vado in quella del biondo.
Apro e me lo ritrovo in pantaloncini e senza maglietta, con le cuffiette nelle orecchie sdraiato a pancia in su sul letto mentre canticchia.
Appena mi nota salta in piedi e si avvicina alla porta. La palestra ha fatto MOLTO bene a questo ragazzo.
“Avevi bisogno?” mi chiede dolcemente
“Volevo augurarti la buona notte”  mi alzo sulle punte e gli schiocco un bacio sulla guancia “Prima ero persa a pensare che te e i tuoi amici verrete alla mia scuola, che non ti ho ringraziato per quello che hai detto” sussurro.
“Cioè?” chiede ancora sconcertato dal mio timido bacio.
“Che non sa cosa si è perso e che te e i tuoi amici mi proteggerete…” dico timida
“Tranquilla, per la piccola di casa farei questa e altro. Buona notte baby.” mi schiocca un bacio sulla guancia a sua volta ed io esco.
Sento le mie guance colorarsi di un leggero rossore. Anche se è entrato in casa mia senza preavviso, sembra proprio un bravo ragazzo. Si prende cura di me anche se mi conosce si e no da qualche ora. È un ragazzo dolce anche se a volte potrebbe sembrare sfacciato. Ha degli occhi chiari e luminosi, ti ci potresti anche perdere. I capelli color oro ed un sorriso da far perdere la testa. Sono proprio curiosa di conoscere i suoi amichetti.
Mi riprendo e mi fiondo in camera.
Mi infilo sotto le lenzuola ancora fresche ed inizio a fantasticare sulla giornata di domani.
 

Scusate ragazze so che è corto e non racconta nulla di che...
ma servirà per capire bene anche il resto.
Vi prometto che il prossimo sarà più lungo.
Lasciatemi qualche recensione o critica per dirmi cosa ne pensate. Siate numerose!
Ciao
xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gli Dei ***


Gli Dei

 
 
 
Stranamente oggi mi sono svegliata prima che avesse suonato la sveglia.
Tiro leggermente su la tapparella e mi godo il paesaggio dinanzi a me.
Sole, un leggero venticello e tranquillità. Dato che mi sono svegliata prima, sta mattina, decido di fare colazione.
Scendo le scale e, in silenzio, arrivo in cucina. Prendo il cartone del latte dal frigo e me ne verso un bicchiere.
Lo prendo e vado a sedermi sul divano. Mentre sorseggio il liquido fresco pieno di calcio, una foto sul tavolino affianco cattura la mia attenzione.
È sempre la solita foto, io da piccola con Lexa.
Lexa era il mio cucciolo di husky. Siamo nate e cresciute insieme. Dalla nascita era la mia compare, la mia seconda sorella. Pelo nero e bianco e due occhi color nocciola stupendi. I più sinceri che abbia mai visto in tutti i miei 17 anni di vita.
Anche se era un cane, era la mia migliore amica; mi consolava nei momenti tristi senza usare una sola parola. Morì quando avevo tredici anni e anche se ero abbastanza grande, non la presi mai bene. Neanche ora. Insomma, ormai era parte di me.
Molte persone non pensano che ci si possa affezionare agli animali come con le persone e queste stesse persone si sbagliano di grosso. Gli animali non possono ferire con le parole, anzi, spesso siamo noi a maltrattarli senza un motivo valido. Sono fedeli e presenti in ogni circostanza.
“Non pensavo fossi mattiniera” dice una voce alle mie spalle provocandomi un grosso spavento.
 Mi accorgo che è il biondo e prendo un gran respiro.
“Infatti non lo sono, è un caso che sia sveglia a quest’ora” rispondo riprendendomi.
Si siede di fianco a me prendendomi la foto dalle mani.
“Deve essere Lexa” afferma scrutando la foto.
Cosa ne sapeva lui?
“Come lo sai?” do voce alla mia curiosità.
“Te l’ho detto, mi hanno raccontato di te” annuisce ripassandomi la foto.
Lascio cadere il discorso poiché un altro pensiero prevale nella mia testa.
“Ti hanno raccontato il motivo per cui sono qui in Australia con mia sorella?” chiedo agitata.
“In reatà no” risponde sconcertato.
Lascio un sospiro di sollievo fuoriuscire dalla mia bocca.
Non voglia fare pietà o compassione a nessuno ed è per questo che nessuno deve sapere il motivo per cui sono qua.
Alla fin fine devo rifarmi una nuova vita. Nessun passato.
Senza che lui possa proferire alcuna parola sul mio repentino sbalzo d’umore, mi affretto a parlare.
“Vado a prepararmi. Tra mezz’ora andiamo insieme a scuola?” chiedo avviandomi verso le scale.
“A tra poco” dice lui deluso. Si aspettava qualche informazione in più che molto volutamente non gli avevo proferito. Ma un segreto, per rimanere tale, non può essere spifferato ai quattro venti.  
Arrivata in camera apro l’armadio, tiro fuori un paio di jeans corti e una maglietta turchese.
Una passata di mascara, capelli sciolti e borsa. Pronta.
Scendo le scale e vedo Greg e Denise seduti al tavolo a fare colazione.
“Buongiorno” schiocco un bacio sulle loro guance
“Buongiorno” dicono all’unisono.
Sulla porta della cucina di materializza Niall “Andiamo?” domanda impaziente.
“Vedo che avete già fatto amicizia” afferma Greg.
“Diciamo che abbiamo avuto diverse occasioni per parlare” spiego.
“Ed ora andiamo a scuola” conclude la frase l’irlandese junior prendendomi per un braccio.
Salutiamo e ci fiondiamo fuori.
Siccome la scuola è vicina, decidiamo di andare a piedi.
Dopo qualche metro il biondo decide di parlare.
“Quindi se io inizierò dal terzo anno…te sarai nel secondo” afferma lui.
“Wow! Sai anche contare! Mi sorprendi sempre di più bell’irlandese” scherzo io dandogli un buffetto sul braccio.
“Quanto sei simpatica piccola!” ride lui mettendomi un braccio sulle spalle.
“PICCOLA?!” urlano all’unisono quattro ragazzi davanti al cancello della scuola.
Ma non avevamo fatto solo qualche metro? Come si dice: il tempo passa in fretta quando ci si diverte.
Si stava bene con quel biondino.
“Mi sa che è l’ora delle presentazioni” dice Niall ridendo dopo aver visto l’espressione sorpresa dei suoi amici.
“Loro sono Louis, Zayn, Liam ed infine Harry, piccolino come te”  dice indicandoli uno per uno, e strizzando le guance all’ultimo.
“Non sono piccolo, ho solo un anno in meno” risponde accigliato il ragazzo.
Effettivamente non sembrava per niente piccolo. Magari per l’età poteva esserlo, ma era il più alto di tutti e aveva anche una certa muscolatura.
“Io sono Chloe” rido salutando con la mano.
Mi salutano tutti di rimando e qualcuno decide di rompere il silenzio:
“Allora Chloe, com’è Niall sotto le coperte?” mi chiede un ragazzo dai capelli corvini. Zayn suppongo.
Io e Niall sbarriamo gli occhi e sbianchiamo, gli altri sorridono divertiti.
“Dai non dovete vergognarvi mica con noi!” dice il ragazzo affianco a Zayn, Liam no?
“Cretini, ma che avete capito! Lei è la sorella della mia cognata canadese e viene a scuola qui” spiega velocemente Niall.
“Ahhh ok, pensavamo avessi trovato una ragazza” risponde Zayn dando un colpetto sulla spalla all’amico.
“Ma quindi hai l’età di Harry?” domanda un ragazzo con degli zaffiri al posto degli occhi, Louis.
“Mi dispiace per te Louis, ma si. È piccola e poi è una ragazza con le palle, non te la darebbe così facilmente come le altre” risponde Niall per me.
“Intanto non è piccola” dice Harry sentito di parte data la medesima età.
“E poi cosa c’entra? Volevo solo sapere se era in classe con Harry” continua Louis offeso.
“Se va beh…” sospira Niall.
In lontananza vedo la chioma mora della mia migliore amica e quando mi vede con cinque ragazzi più grandi e per di più fighi, assume un’espressione curiosa.
“Scusate ragazzi ma è arrivata una mia amica, devo andare” saluto tutti con la mano e mi allontano.
“Ciao piccola, ci vediamo all’uscita” urla Niall.
“Ciao bell’irlandese” urlo anch’io per farmi sentire.
Celine mi viene incontro con la stessa espressione di qualche minuto fa.
“Hanno spostato il monte Olimpo ed ora gli dei sono scesi in terra?” domanda sarcastica Celine.
Ho sempre adorato il suo modo di scherzare, riesce ad alleggerire l’aria intorno anche non volendolo.
“no carissima, è tornato il fratello di mio cognato e pare anche in buona compagnia” alludo  ai quattro ragazzi insieme a lui.
“Tutti del terzo anno?” domanda curiosa
“No, uno secondo, tre terzo e uno quarto” spiego tranquilla.
“Dovrai presentarmeli” sorride.
“Certo, saranno felici di conoscere una battona come te” scherzo.
“Se sono stati felici di conoscere una zoccola come te, allora saranno felici di conoscere anche me” scherza anche lei prendendomi sotto braccio.
Il suono della campanella mi blocca dal ribattere.
“Ci vediamo alla seconda ora stronza!” mi urla lei allontanandosi.
“Mi mancherai cogliona!” urlo a mia volta mandandole un bacio.
Io e lei scherziamo così. I nostri insulti sono battutine che ci scambiamo con amore data la nostra scarsa forza nell’esprimere i nostri sentimenti.
Non ho una buona reputazione con i prof, quindi quando entro in classe in ritardo, come al solito, il prof non accenna neanche a farmi un rimprovero, sa che sarebbero solo parole al vento.
Mi siedo come mio solito nel banco in fondo di fianco alla finestra per scorgerne il panorama.
M’infilo furtivamente le cuffie nelle orecchie e faccio finta di seguire le solite blaterate del prof.
L’ora passa in fretta con una dolce melodia trasmessa dal cellulare.
 
 

Eccoci,
cosa ne pensate?
Grazie mille di aver iniziato a recensire, sono felice di ricevere vostri commenti :)
spero di riceverne altri :D
Buona serata
xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Party Hard ***


Party Hard

 
 
 
“Chloe!” esulta Celine alle mie spalle spaventandomi.
Dopo un’ora di storia passata ad ascoltare musica, non sono una delle ragazze più sveglie.
“Cazzo Celine mi hai fatto perdere un battito” dico io portandomi una mano sul cuore.
“Come la fai tragica!” risponde prendendomi sotto braccio.
Ci avviamo verso la classe dell’ora successiva.
“Allora…” continua lei “quando me li presenti?” finisce la frase con un luccichio negli occhi.
Ma ci ha pensato tutta l’ora? Sono solo 5 ragazzi…ok, più belli del solito…ma comunque sono solo ragazzi.
Mentre avanziamo nel corridoio, vedo la testa bionda dell’irlandese vicino ad una classe con i suoi “amichetti”.
“Anche ora” le rispondo indicando con la testa i bersagli.
Lei sembra illuminarsi e a passo svelto ci avviciniamo a loro.
“Ciao bell’irlandese, ciao ragazzi” dico io dando un bacio sulla guancia a Niall sorpreso.
“Wei piccola” ricambia il bacio dopo il piccolo stato di trance.
Gli altri ricambiano con un accenno del capo.
“Lei è Celine, la mia migliore amica” dico ai ragazzi indicando la mia amica ormai incantata.
Le passo una mano davanti agli occhi provocando una risata da parte dei ragazzi.
“Ehm…si…io sono Celine” conferma riprendendosi e salutando con la mano.
È raro vederla timida ed ora è bastato un loro sorriso. Wow.
“Chloe, dato che è venerdì e che siamo appena tornati, ho pensato che i ragazzi potevano fermarsi a dormire da noi questo week-end…” dice Niall.
“Per me va bene, si ferma anche Celine ok?” chiedo.
“Perfetto allora” sorride agli altri.
“Devi solo chiedere a Greg e Denise” lo informo.
“Ci penserò dopo scuola” afferma con nonchalance.
Il suono della campanella interrompe il nostro discorso.
“Ci vediamo all’uscita” diciamo io e Celine.
Loro si allontanano salutando con la mano.
“Carini eh?” domando alla mia amica mentre ci avviamo.
“Minchia!” esulta prima di entrare in classe.
Ci sediamo nei banchi in fondo nella fila centrale per essere più nascoste.
Si, siamo alunne modello. Passiamo l’ora chiacchierando e facendo pensieri poco casti sui nuovi amichetti appena conosciuti.
Si si, proprio alunne modello.
E finalmente, dopo altre cinque ore, il soave suono della mia salvezza! La campanella.
Usciamo tranquille e davanti al cancello ritroviamo i ragazzi ad aspettarci.
 “Ma che carini! Ci avete aspettate!” dico saltando addosso a Niall.
“Tutto per la mia piccola…e la sua migliore amica” dice Niall ammiccando a Celine.
“Noi andiamo a prendere le cose e veniamo da voi” ci avvisano i ragazzi.
“Vengo anch’io” mi dice Celine “ A dopo” mi schiocca un bacio e va con i ragazzi.
Io e Niall ci avviamo verso casa. “Hai avvisato Greg e Denise?” domando perplessa.
“Certo. All’inizio Denise era un po’ ansiosa, ma quando le ho detto che per te andava bene, ha dato l’ok” dice il biondo.
Meno male che Denise è stata tranquilla. Non voglio farla preoccupare per nulla.
Annuisco leggermente.
Poco dopo ci troviamo davanti a casa e mentre metto la mano sulla maniglia, un pensiero mi balza in testa.
“A che ora se ne vanno?” domando.
“Già andati e tornano Domenica” sorride sornione.
“Hai pensato proprio a tutto” dico entrando.
“Certo, se vogliamo casa libera” ammicca andando su in camera sua.
Si prospetta una bella serata. Almeno credo.
Salgo anch’io e mi butto sul letto facendo fare la stessa fine anche alla mia borsa.
Niente scuola, week-end, ragazzi, tranquillità.
Sento qualcuno buttarsi a capofitto sul letto accanto a me. Ok, niente tranquillità.
“Stanca?” domanda il biondino stravaccato sul mio letto.
“Molto” mi sistemo meglio per poterlo guardare in faccia.
Lui è sdraiato a pancia in su e la maglietta bianca, sbadatamente sollevata, lascia intravedere un po’ di addominali.
“Come ti sono sembrati i miei amici?” domanda facendomi riprendere dallo stato di trance.
“Sfrontati e molto simpatici, ma credo che li conoscerò meglio sta sera” rispondo sistemando delle ciocche bionde dietro l’orecchio.
“Ne sono certo, solo…stai attenta alle frecciatine che manderanno, sanno essere molto sfacciati.” dice girandosi per guardarmi.
“Non sono una ragazza facile e se manderanno frecciatine saprò rispondere a modo” ammicco io, alzandomi.
Inizio a tirare fuori qualche coperta e sacco a pelo e mentre traffico per trovare le cose, noto che il biondino sta li fermo a fissarmi senza proferire parola o aiutarmi.
“Sei venuto solo per prepararmi moralmente o vuoi darmi una mano?” sbotto cercando di tirare giù un sacco a pelo dall’armadio in alto.
Mentre sento Niall alzarsi sghignazzando, io tiro giù con forza il sacco a pelo facendomi cadere con il sedere a terra.
Ma che dico? Con il sedere su Niall.
Iniziamo a ridere come degli scemi a terra, tirandoci sbuffetti sul braccio.
“Se fossi venuto prima, ora non saremmo per terra” dico alzandomi e offrendo una mano a Niall.
Lui l’accetta volentieri e si tira su con un balzo.
“L’importante è che abbiamo le cose per dormire” indica i sacchi a pelo.
Io mi sento un attimo mancare l’aria e un tremolio s'impossessa delle mie gambe. No, non ora…ti prego.
Prendo lunghi respiri e quel senso di paura torna da dov’era venuto. Tutto a posto…per ora.
Niall non si accorge di nulla e prende le cose per portarle al piano di sotto.
Lo seguo a ruota e iniziamo a preparare il salotto con coperte e snack ovunque.
Appena guardiamo raggianti il salotto pronto, suonano alla porta.
Che la festa abbia inizio.
 

cos'avrà Chloe? cosa succedere durante la serata?
lo vedremo nel prossimo capitolo.
non riuscirò ad aggiornare subito ma prometto che mi darò una mossa.
qualche recensione in più aiuterebbe...
grazie a tutte quelle che la seguono e l'hanno messa nelle preferite.
se volete, passate a vedere anche le altre ;)
love ya xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scappare o no? ***


Scappare o no?


 

I ragazzi cercano di fare i galanti lasciando entrare prima Celine che mi si avvinghia al collo per salutarmi.
Non è mai stata così affettuosa; di solito mi saluta con un “ciao stronza” o “come va cogliona”.
“Troia come mai così affettuosa?” le domando quando si stacca.
“Non posso dimostrati il mio affetto qualche volta, battona?” risponde a modo facendo la finta offesa.
Ora la riconosco.
“Certo stronza” e le schiocco un bacio.
I ragazzi rimangono un attimo scandalizzati dalla nostra conversazione, ma quando gli spieghiamo che è un nostro modo per scambiarci affetto, capiscono. È un po’ come fanno loro fra maschi.
Li facciamo entrare in casa e mentre vanno in sala, Celine mi trattiene.
“Sei sicura di potercela fare sta sera?” domanda preoccupata sotto voce per farsi sentire solo da me.
Ecco la domanda a cui non volevo rispondere. Sinceramente neanche io so se riuscirò a farcela, ma dopo un anno vorrei tornare a divertirmi come un tempo. Non voglio rovinarmi la vita solo per un brutto accaduto. È passato.
“Ci spero. E poi ci sarai tu al mio fianco” dico rassicurandola.
Lei accenna un lieve sorriso e si incammina verso il salotto.
“Aspetta” la blocco per un braccio “Niall ha detto che ai ragazzi piace lanciare frecciatine, ti va di divertirci sta sera?”.
I suoi occhi s’illuminano alla mia richiesta e annuisce fortemente.
Raggiungiamo gli altri in sala e li vediamo già intenti a mangiare patatine.
“Che ne dite se ci cambiamo e poi scegliamo cosa da fare?” interrompo il loro buffet.
“Iniziate voi ragazze a cambiarvi, noi poi vi seguiamo” risponde Harry con sguardo malizioso. Il piccolo inizia già bene.
I ragazzi iniziano a ridere ed io e Celine ci guardiamo. Noi, con i nostri sguardi, riusciamo sempre a intenderci.
Che i giochi abbiano inizio.
Io e Celine ci togliamo la maglietta davanti a loro e quando sfiliamo i tessuti da sopra la testa, vediamo i ragazzi fissarci sbalorditi.
“Avevate detto voi di iniziarci a cambiare, no?” chiede Celine sogghignando.
I ragazzi sono a bocca aperta e non riescono a formulare una frase di senso compiuto. Io e lei scoppiamo in una fragorosa risata. Ma non hanno mai visto un paio di reggiseni?
“Ok, noi andiamo a cambiarci in camera mia, magari riuscite a riprendervi” dico avvicinandomi a Niall “Hai visto che sappiamo cavarcela?” dico in un sussurro ricevendo in cambio un lieve assenso da parte di Niall ancora imbambolato.
“Si, ma fate veloci che quando scendiamo dovete essere pronti!” urla Celine prima di portarmi al piano superiore.
La porta sbatte dietro di me e Celine.
Lei si butta sul mio letto scoppiando a ridere.
“Ma li hai visti?”
“Come facevo a non vederli? Erano davanti a noi!”
Tutte e due continuiamo a ridere come matte sul letto.
“Uno a zero per noi, però ora dobbiamo pensare a qualcos’altro” dico sedendomi.
“Hm…iniziamo a prepararci” dice Celine prendendo delle canottiere molto attillate dall’armadio.
“Ma non stiamo facendo un po’ le ragazze facili?” chiedo.
Cerco malamente di trattenere una risata che poco dopo fa eco nella stanza.
“Ma no!” dice Celine in modo sarcastico mentre inizia a prepararsi.
 
 
 
 Niall’s POV
 
So che non si dovrebbe origliare, ma quando Celine ha trattenuto Chloe non ne ho potuto fare a meno…
Cosa voleva dire Celine quando ha chiesto a Chloe se ce l’avrebbe fatta? Perché non dovrebbe farcela?
Per quanto ho visto fin ora ce la fa…e molto bene. Non credevo sarebbero riuscite a tener testa ai miei amici, ma da come sono rimasti imbambolati, credo proprio che ce l’abbiano fatta.
“Forti eh?” sorrido verso i miei amici seduti sul divano.
“Non me l’aspettavo proprio” risponde Harry.
“Neanche io, sembravano...innocenti” continua Louis guardando un punto fisso sul pavimento.
“Ve l’avevo detto che Chloe era una ragazza con le palle e a quanto pare, anche la sua amica” dico alzandomi.
“Volete qualcosa da bere?” continuo avviandomi verso la cucina.
Annuiscono tutti e mi seguono.
È sempre bello stare tra amici. Un anno fa non ero felice di dover partire per un viaggio-studio, ma quando ho conosciuto loro è cambiato tutto. È una piccola famiglia. Anche se siamo ragazzi e non ci dimostriamo molto il nostro affetto, sappiamo tutti quanto ci vogliamo bene. Anche se ci sono differenze di età, siamo tutti amici ugualmente, anzi, a volte il più piccolo sembra il più responsabile e il più grande il più giocherellone…a volte.
Iniziamo a sorseggiare delle birre e ci dirigiamo in salotto.
Appena mettiamo piede in sala, ci accorgiamo che le ragazze stanno scendendo le scale.
Sapevo che Chloe dormiva con solo una maglietta la notte, ma non pensavo che lo facesse anche con ospiti in casa.
Hanno tutte e due una canottiera attillata e dei pantaloncini. Praticamente ci stanno chiedendo si stuprarle!
Ok no, è la sorella di mia cognata, devo stare tranquillo.
“E a noi niente?” domanda Chloe prendendo la birra che avevo in mano.
“Grazie” dice Celine prendendo invece quella di Liam.
Io e lui ci guardiamo e ne andiamo a prenderne altre due.
“Che facciamo?” chiedo tornando con Liam in salotto, sedendomi sul divano accanto agli altri.
“Che ne dite se giochiamo a obbligo o verità per conoscerci meglio?” domanda eccitato Louis.
 
 
 Chloe’s POV
 
 
Dopo aver obbligato i ragazzi a giocare alla versione di “obbligo o verità” mia e di Celine, ci sediamo in cerchio in salotto.
La bottiglia che gira in centro è piena e quando non si vuole rispondere ad una domanda si deve bere un bicchierino,  invece, gli obblighi sono obblighi, quindi non ci sono scappatoie.
“Inizia la padrona di casa” dice Celine facendomi l’occhiolino.
Faccio girare la bottiglia che dopo qualche secondo indica Louis.
“Obbligo dolcezza” ammicca il ragazzo.
“Iniziamo con tranquillità…per ora basta che baci Celine” dico con nonchalance, ricevendo un sorriso divertito da parte della mia migliore amica.
I due si avvicinano lentamente e dopo un bacio non troppo lungo si staccano.
A quanto pare “obbligo o verità” serve davvero per conoscersi perché dopo qualche giro ho capito che a Liam fanno paura i cucchiai, a Zayn non piace che gli si tocchino i capelli, Louis porta le mutande di Superman (e non oso immaginare Clark Kent), Harry è il più pervertito e Niall è tinto. Ma voglio dire…un irlandese tinto!
Stranamente Harry ed io siamo quelli che hanno bevuto di più, poiché non abbiamo voluto rispondere ad alcune domande, quindi siamo abbastanza su di giri.
I ragazzi decidono di finire qui il gioco, prima che Harry ed io ci ubriachiamo definitivamente, ed iniziano a prendere i sacchi a pelo.
Io mi dirigo al bagno superiore per rinfrescarmi un po’.
Mentre mi lavo il viso, sento un cigolio.
Da dietro la porta appare una figura alta e riccioluta.
“Scusa, stavo cercando il bagno” dice Harry sorridendo.
“L’hai trovato” gli faccio notare a braccia aperte.
“Aspetto quando hai finito” continua uscendo dalla porta.
“Tranquillo ho fatto” lo blocco prima che possa uscire.
Mentre mi avvicino a lui, le gambe iniziano a tremare, e prima di cadere a terra sento delle braccia muscolose avvolgermi il corpo.
Non ho bevuto così tanto, quindi non può essere colpa dell’alcool. Molto probabilmente è colpa del mio subconscio. Si, il subconscio, perché so che quando uscirò dal bagno dovrò affrontare quello che non sono riuscita ad affrontare un anno fa, quindi di riflesso, la paura si trasferisce alle gambe per non farmi uscire.
Mentre Harry mi tira su ad altezza naturale, sento il suo sguardo perplesso su tutto il mio corpo.
“Tutto ok?” domanda a un palmo di naso.
Solo quando sento il suo respiro caldo sulla pelle, mi accorgo di quanto siamo vicini.
Annuisco lievemente, incapace di proferire parola.
Mi sento bloccata tra queste mura, vorrei solo scappare e andare ad abbracciare mia sorella. Si, proprio come ho fatto un anno fa, ma ora sono più forte e devo resistere. Me lo sono promessa.
“Sicura?” domanda ancora Harry, notevolmente preoccupato.
“Si, è solo colpa dell’alcool” rispondo spostando lo sguardo verso il basso. Adesso i miei piedi nudi sono diventati stranamente interessanti.
Harry non ha ancora tolto le mani dalla parte bassa della mia schiena da quando mi ha ‘salvata’, e ora lo sento stringermi ancora di più a se.
Mette due dita sotto il mio mento facendomi alzare lievemente il capo, incatenando il suo sguardo smeraldino al mio.
I suoi occhi si spostano velocemente dai miei occhi alla mia bocca, soffermandosi di più su quest’ultima.
Dopo qualche secondo le sue labbra si appoggiano delicatamente sulle mie e il senso di prigionia che avevo prima, la voglia di scappare, svaniscono.
Pff, scomparse, come se un uragano fosse appena passato ed abbia cancellato tutto. In senso buono.
Ci stacchiamo lentamente, continuando a mantenere gli occhi fissi in quelli dell’altro. Non sembra un bacio qualsiasi, non sembra si sia approfittato della mia debolezza, sembra quasi che avesse voluto aiutarmi.
“Non è stato l’alcool, non hai bevuto così tanto” rompe lui il silenzio.
“Sarà stato un giramento di testa, niente di che” svio il discorso staccandomi da lui.
“Bagno libero” dico incamminandomi velocemente fuori dal bagno.
Chiudo la porta e mi dirigo verso le scale.
Da sopra le scale, si sentono già le voci dei ragazzi divertiti che stanno mettendo a posto le cose di sotto.
Si divertono, giocano, scherzano, tutte cose che io, per colpa di uno stupido accaduto, non riesco più a fare. Non riesco più a divertirmi le serate a casa dei miei amici, non riesco più a dormire nella stessa camera con i miei amici senza dovermi per forza guardare alle spalle.
Una porta che si apre mi riporta alla realtà e accorgendomi di ritrovarmi ancora sulle scale, scendo velocemente.
“A nanna!” urla Liam da bravo paparino.
“Ai suoi ordini Daddy” risponde Zayn infilandosi nel suo sacco a pelo.
Dopo qualche secondo, scende anche Harry e ci infiliamo ognuno nel proprio sacco a pelo.
Sento Celine stringermi la mano e la ringrazio con un bacio sulla guancia. Lei è l’unica che sa, è l’unica che mi ha aiutata fra tutti i miei amici.
“Niente effusioni fra femmine o almeno…registrate” dice Louis sistemandosi.
“Zitto pervertito” lo zittisce Niall prima di spegnere la luce.
“Notte” sussurro prima di cadere in un sonno profondo.
 
 

Stranamente questo capitolo mi è venuto lungo e sarei andata avanti a scrivere!
scusate se ho  aggiornato tardi D:
la serata di Chloe non è ancora finita e nel prossimo capitolo  FORSE scoprirete cosa le è successo tempo fa.
E quel bacio con Harry?' sarà importante o era solo l'alcool?
mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia :D
E  VOI LETTRICI SILENZIOSE, SI VOI!
lasciate qualche recensione, anche breve o critica, basta che mi diciate cosa ne pensate u.u
Love Ya 
Xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Usata ***


Usata



Divertimento, risate, smalti, pettegolezzi e gare di cuscinate. Sono ad un pigiama party. Le vedo. Vedo le mie migliori amiche: Santana, Queen, Brittany e Kitty. 
Siamo a casa di Kitty e i suoi genitori non sono in casa. Dopo una serata sfiancante decidiamo di andare a letto. Ci infiliamo nei sacchi a pelo, poi buio.
Non è un buio rassicurante, è inquietante. Il buio di cui avevi paura da bambina, pieno di mostri, incubi e terrore.
Sarà per il film horror che abbiamo appena visto o è solo una mia sensazione? 
Un rumore. Rumore di chiavi nella serratura. Ok, è solo Ryder, il fratello di Kitty. Mi stavo già facendo filmini sulla possibile entrata di un ladro. Accosta la porta, forse troppo pesantemente, e si dirige verso la cucina. Molto probabilmente è ubriaco poiché si deve tenere allo stipite della porta per non cadere.
Al contrario di me, le ragazze hanno un sonno pesante e non si accorgono di nulla.
Mi alzo per vedere se Ryder sta bene prima che si senta male. In cucina lo ritrovo a bere un bicchiere d'acqua. Avrà preso la saggia decisione di farsi passare la sbornia prima che arrivino i suoi genitori. Quando percepisce la mia presenza, si gira di scatto per vedere a chi appartiene l'ombra lieve sul pavimento. C'è qualcosa di diverso in lui. Non ha i soliti occhi premurosi, da fratello maggiore, sono più sfocati e cupi. Si sposta quel poco per far intravedere una bottiglia vuota di vodka. Allora non aveva intenzione di farsi passare la sbornia, anzi, tutto il contrario. Mi avvicino per riempirgli il bicchiere d'acqua e lui mi fa procedere tranquillamente. I suoi occhi seguono attentamente i miei movimenti, mi squadra dalla testa ai piedi. Sento quasi il suo sguardo sfiorarmi le braccia e le gambe nude lasciate scoperte dal pigiama estivo. I suoi occhi sono vogliosi, racchiudono le tenebre che in lui non mi sarei mai aspettata di vedere. Un po' tesa gli passo il bicchiere e dopo un suo silenzioso 'grazie' torno nel sacco a pelo.
Da un momento di svago con le mie amiche, passo a un momento d’inquietudine che mi porta a sperare di passare in fretta questa nottata.
Chiudo leggermente gli occhi per riprendere sonno e di sfuggita sento il rumore di un bicchiere sbattere proveniente dalla cucina ma non mi ci soffermo. 
Non so quanto tempo sia passato da quando ho chiuso gli occhi, ma so per certo che non è mattina e che non è una delle ragazze che si sta infilando nel mio sacco a pelo. 
Ladri? Assassini? Maniaci? Con la mia fervida immaginazione li ritrovo tutti qui. Ho troppa paura per aprire gli occhi o per muovermi quindi decido di rimanere inerme, chiunque sia se ne andrà se starò ferma, spero.
Il corpo dietro di me si avvicina di più facendo aderire il suo bacino alla mia schiena. Sentendo un’erezione pulsante sul mio fondoschiena confermo spaventata la mia teoria, non è una delle ragazze.
Una mano arriva alla mia guancia e accarezzandomi, mi fa girare il viso. Con l’altra mano gira anche il resto del mio corpo.
Sento il suo respiro pesante e caldo sulla mia pelle, le mani vogliose che mi accarezzano le curve e i suoi sussurri che m’implorano di aprire gli occhi. Conosco questa voce. Non può essere, non voglio crederci. Dopo la sua ennesima richiesta di aprire gli occhi, decido di accontentarlo prima che stringa di più la presa già forte sul mio braccio.
Apro gli occhi ed eccoli. Gli occhi di quello che prima era quasi come un fratello, quegli occhi che mi hanno sempre tranquillizzata. Adesso quel ‘fratello’ è nel mio sacco a pelo con un’erezione bella in vista e continua a palparmi.
Dopo avermi sorriso maliziosamente, mi prende anche l’altro braccio e mi trascina fuori dal sacco a pelo. Dove vuole portarmi? Non vorrà stare qui perché ci sono le ragazze...probabilmente non vorrà svegliarle mentre…
Mi fermo. Non voglio, non posso dargliela vinta. È ubriaco. Non è davvero lui, non mi farà mai del male.
I suoi occhi infuocati m’inceneriscono sul posto e con una mossa veloce mi prende su una spalla e mi porta al piano superiore.
Mi sbatte brutalmente contro la porta e un urletto fuoriesce involontario dalle mie labbra. Lui mi tira uno schiaffo e per tapparmi la bocca ci infila la lingua. Da quanto è ubriaco, non si accorge neanche di avermela messa quasi in gola provocandomi un conato di vomito. Cerca di sbottonarmi la camicetta senza successo e quando si stanca, me la strappa insieme ai pantaloncini. Nuda. Nuda di fronte a lui. Si, perché d’estate metto solo il pigiama ed ora come non mai, mi sembra  la pessima idea che mi sia mai venuta.
Senza staccare la sua bocca dalla mia inizia a toccarmi ovunque soffermandosi per ultimo sulle mie natiche. Una lacrima mi riga il viso. Rude, brutale e violento. Una violenza che nessuno dovrebbe mai sopportare. Mi trascina velocemente sul letto e senza farsi pregare entra in me. Nulla, non sento nulla oltre al disprezzo. Continua a spingere e a gemere ma a me vengono fuori solo lacrime.
Solo schiaffi, graffi, morsi e spinte così forti da farmi urlare dal dolore. Non riesco a capire come facciano le ragazze di sotto a dormire, non mi sentono?
Grazie a qualcuno lassù in cielo che mi vede, l’alcool fa effetto e stanco si accascia al mio fianco.
Io ancora tremante e con il viso bagnato dalle lacrime, prendo i brandelli del mio pigiama e corro al piano sottostante.
Metto i primi pantaloni che trovo e una felpa. Mi giro per controllare se le ragazze dormono e vedo Kitty sveglia. Mi ha sentita.
Ha sentito tutto e non ha fatto nulla. Non dice nulla, neanche un ‘mi dispiace’. Io ancora scossa, esco velocemente da quella casa che ormai sembra tutt’altro che una casa. Piango e corro. Non posso stare ancora lì. Mi sento sporca, usata. Com’è potuto succedere? Era un pigiama party con le mie migliori amiche e…e si è trasformato in un incubo. Un incubo con il mostro più brutto che ci possa essere.
Arrivo velocemente a casa, ma sarà sicura? Anche a casa di Kitty ero sicura e se mi sbagliassi anche su casa mia?
Adesso non posso pensarci, ho solo bisogno di aiuto. Corro in casa. Non c’è nessuno. Genitori via per il week-end e sorella fuori a divertirsi. Si, anche io ero fuori a ‘divertirmi’. Mi fiondo in bagno e mi spoglio. Lo specchio riflette un’immagine di una ragazza distrutta. Sono proprio io. Graffi, morsi e segni che di certo andando avanti con i giorni diventeranno più visibili.
Non bastano già i miei ricordi, anche i segni vogliono lasciarmi il ricordo. È stato così brutale da volermi lasciare anche i segni per ricordarmi la violenza apportata.  Che gentiluomo. M’infilo nella doccia e accendo l’acqua fredda. Mi appoggio al muro e mi lascio cadere fin quando mi siedo sul pavimento freddo. Rincomincio a piangere e mi strofino pesantemente la spugna sul corpo per togliere la sensazione delle sue mani sul corpo. La boccetta di sapone non ne vuole sapere di far uscire il liquido e, frustrata, lancio la bottiglia contro il muro. Mi lascio andare ad un pianto liberatorio sotto il getto d’acqua fredda, come se le goccioline che mi passano sul corpo potessero cancellare la violenza subìta, i ricordi.






Apro gli occhi appena sento delle mani sul mio corpo. Un incubo, è stato solo un incubo. Continuo a tremare e appena vedo gli occhi cristallini del biondo mi tiro indietro. Sono sudata ma continuo a tremare. Davanti a me ci sono Harry e Niall e appena mi porgono una mano striscio indietro verso l’angolo dietro al divano della stanza. Tremo, sudo e persisto a torturarmi le mani. Non può essere successo ancora. Il mio respiro si fa più pesante e le pareti mi sembrano restringersi. Sento Niall e Harry svegliare Celine che appena prende coscienza della situazione, urla un ‘Porca troia, no!’.
Lei sa della mia situazione, ma le volte che mi è capitato c’era a casa mia sorella e lei sapeva come calmarmi. Ora non c’era nessuno, sola. Sola e con una paura folle che posa riaccadere. Ancora persa nei miei pensieri sento la barriera posta davanti a me lasciarmi scoperta. Harry ha spostato il divano ed ora è in ginocchio davanti a me. Mi squadra con lo sguardo, ma i suoi occhi non trasmettono ne le tenebre degli occhi di Ryder, ne compassione. Sembra che mi guardi cosciente, come se sapesse.
Come cerca di avvicinarsi, io vado indietro colpendo rumorosamente la parete. Non ho più via di scampo. Lui approfittando del mio momento d’incoscienza si avvicina e mi circonda il corpo con le sue braccia. È smisuratamente più grande di me e le sue braccia fanno quasi da coperta. Non so come, ma mi sento protetta. Scoppio a piangere sulla sua spalla bagnandogli la maglia e pian piano i singhiozzi aumentano. Si siede incrociando le gambe e molto lentamente mi fa sedere fra esse. Continua a tenermi stretta e cullandomi mi sussurra dei piccoli ‘lo so, lo so’ e ‘andrà tutto bene’ come se fossi una bambina. In questo momento, però, mi sento davvero una bambina. Impotente, piccola e impaurita.  
Le troppe lacrime versate mi fanno cedere le palpebre e il continuo cullare del suo corpo, aumentano il sonno che invade il mio corpo, neanche fossi fra le braccia di Morfeo.
L’unica cosa che percepisco prima di cadere in un sonno profondo fra le sue braccia, è un dolce e morbido bacio sulla fronte.




Eccomi qua ;) anche questo capitolo mi è venuto abbastanza lungo.
spero si sia capito qualcosa e mi scuso se la maggior parte del capitolo è dell'incubo di Chloe.
Ci ho messo molto a scriverlo e spero davvero che piaccia.
Magari nel prossimo capitolo capirete di più. 
aspetto delle recensioni ;)
Lova ya xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lontana ***


Lontana




Apro lentamente gli occhi e un raggio di sole m’illumina. Sono sdraiata sul divano. Mi ci avrà adagiata Harry quando mi sono addormentata.
Dalla cucina si sente un brusio che pian piano diventa un insieme di voci distinte.
“Ragazzi state tranquilli” la voce dolce di Celine si sente forte e chiara.
“Come cazzo facciamo a stare tranquilli dopo quello che è successo sta notte?” urla Niall.
“Che minchia ti urli?!” tutta la dolcezza di Celine va a farsi benedire.
“Ma almeno dicci cos’è successo” “A cos’era dovuto quell’attacco?” le domande di Liam e Zayn continuano persistenti.
“Ragazzi, se vorrà, vi racconterà lei, per ora lasciamola stare. Deve sentirsi al sicuro.” Meno male che esiste quella ragazza, se no avrebbero dovuto inventarla. Non è solita andare a spifferare le cose ai quattro venti e per questo le sono grata.
“Faremo l’impossibile” la voce roca di Harry arriva lenta alle mie orecchie.
Cos’ha di così strano questo Harry?
Mi ha aiutata quando in bagno stavo per cedere, mi ha praticamente salvata dal mio incubo e di certo non mi dimentico il modo premuroso con cui mi ha fatto riaddormentare. Come mai tutte queste attenzioni? Cos’avrà capito?
Non voglio che qualcun altro sappia la mia storia, a parte Celine e mia sorella.
C’è voluto molto per farmelo passare e non mi aprirò proprio ora.
Non esteriorizzerò i miei sentimenti, le mie paure, i miei demoni.
Quando fuoriescono, è finita. Diventano reali ed è l’ultima cosa che voglio.
Non sarà il primo ‘Harry’ a farmi cedere, assolutamente no.
“Dobbiamo avvisare Denise” sussurra Celine, come se avesse paura.
No, Denise devo avvisarla io. Si preoccuperebbe troppo se lo facessero loro.
Mi alzo velocemente dal divano e vado verso la cucina.
Lo scatto che ho fatto per alzarmi mi provoca un capogiro e sono obbligata a sostenermi allo stipite della porta della cucina.
Appena sentono un tonfo muto, si girano tutti con gli occhi sgranati.
“D-Devo avvisarla io Denise” dico riprendendomi.
“Sicura? Non ci sono problemi lo sai. Posso farlo io.” dice tutto d’un fiato Celine mentre si avvicina.
“Tutto a posto. Niente che non sia già successo. La chiamo io, però mi farebbe piacere se stessi con me.” Le sorrido.
Lei annuisce e si dirige verso il piano superiore già dotata di telefono.
Io mi giro verso i ragazzi sconcertati e accenno un lieve sorriso.
“Grazie. Non volevo rovinare la bella serata. Sono sicura che oggi andrà meglio.” accenno a bassa voce.
Delle braccia mi avvolgono: “Non hai rovinato nulla. Siamo qui e oggi sarà una giornata da non dimenticare.” afferma il biondo.
Sussurro un altro ‘grazie’ e m’incammino verso la camera.
Celine è seduta sul letto e si tortura le mani. So che si sente in colpa per non avermi protetto, per non essersene accorta durante la serata, per non essere stata abbastanza attenta, per non aver saputo cosa fare e per altre colpe che non ha assolutamente. Lei è così. Si sente in colpa anche quando non fa nulla, anzi, si sente in colpa proprio per non aver fatto nulla.
Ma se non si sa cosa fare, come si può agire?
“Non è colpa tua. Nessuno ci prepara per questi momenti, non è colpa tua se è capitato. Sono viva, è successo e succederà ancora, non c’è nulla da fare. L’unica mia certezza è che tu ci sarai sempre dopo ogni mio attacco di panico e questo mi basta” confesso abbracciandola.
Attraverso questo gesto cerco di trasmetterle tutto il bene, la sicurezza e la gratitudine che ho in corpo.
“Dovrei consolarti io” dice ironica tirando su con il naso “Chiamiamo tua sorella va”.
Mi passa il telefono con la chiamata già avviata e metto il vivavoce.
“Wei sorellina” esulta Denise e dal tono di voce sembra che sorridi.
“Denise ti consiglio di sederti” dice seria Celine.
Le porgo uno sguardo e torno al telefono.
“Devo preoccuparmi?” chiede Denise cambiando subito tono.
“No, non è nulla.” Sospiro “Mi è solo venuto un attacco di panico mentre non c’eri” sussurro così piano questa frase che sembra impercettibile anche alle mie orecchie.
“Chloe? Non ti sento.” Dice confusa Denise.
“Le è venuto un attacco di panico mentre non c’eri” sbuffa Celine.
“Ditemi che ho capito male” alza il tono di voce Denise “Com’è potuto succedere?!”
“Denise, cazzo, capita! Non è che decido io quando farmeli venire! È passato.” sbotto io sfinita.
“Chi te l’ha fatto passare se non c’ero lì io? Celine, hai imparato?” domanda perplessa la ragazza dall’altra parte dell’apparecchio.
Io farfuglio qualcosa senza sapere cosa dire. Alla fine è riuscito Harry a farmelo passare, ma non posso dirlo a mia sorella.
Dirglielo comporterebbe dire che avevamo ragazzi in casa e che avevamo bevuto e ,cosa più importante, comporterebbe ad ammettere che sia stato proprio il riccio a ‘salvarmi’.
“Si, ieri non c’eri e ho dovuto provare” risponde Celine.
“Va bene. Se succedesse qualcos’altro, avvisatemi. Noi torniamo Domenica. Un bacio grande.” Saluta Denise prima di attaccare.
Tiriamo tutte due un sospiro di sollievo e ci sdraiamo sul letto.
“Come ha fatto?” domanda Celine intenta a fissare un punto indefinito sul soffitto bianco.
“Chi?” domando accigliata girandomi per guardare il suo volto.
“Come ha fatto Harry? Ti ha guardata e sei caduta fra le sue braccia.” Afferma continuando a guardare il soffitto.
“Non lo so” sbuffo “Forse lo sguardo, forse perché ero intrappolata, forse per le circostanze, ma qualcosa mi ha fatto credere che lui sapesse cosa stava facendo. Magari ero solo stanca.” Concludo.
“Sarà pure la stanchezza, ma per una volta, qualcuno al di fuori di tua sorella, è riuscito a calmarti dopo un attacco di panico e questo qualcuno è appena un conoscente. Non è strano?” domanda più a se stessa che a me.
Io annuisco lievemente.
“Però non so come ci sia riuscito. Non ti conosce, non conosce la storia, eppure ha percepito i tuoi demoni” completa il suo monologo.
“È questo il problema. Ha placato i miei demoni e questo implica che li debba conoscere, ma io non posso, non voglio aprirmi. Deve starne fuori.” Sospiro immersa nei miei pensieri: “Devo stargli lontana”.   



Eccomi tornata u.u
Intanto, buone vacanze!
Spero che anche in vacanza continuerete a leggere la mia storia e a recensire.
Grazie mille a chi ha messo la mia storia tra le preferite, seguite o ricordate. Siete fantastiche!
Aggiornerò quando vedrò almeno una recensione così saprò che varrà la pena continuare. 
Ricordate: più recensioni, più ispirazione xD
Fatemi sapere cosa ne pensate delle riflessioni di Chloe e cosa pensate voi!
Grazie mille a tutte!!!
Lovee yaa xx
-G-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Mare ***


Mare



“Ragazzi, io però sta sera devo andare a lavoro!” sbuffo aprendo la portiera della macchina.
Niall e company hanno avuto l’idea di portarci in spiaggia a fare un po’ di surf per distrarmi un po’.
Non ho nulla contro la loro idea, anzi, mi servirebbe proprio un po’ di surf ma oggi ho il turno di sera al pub e non posso arrivare tardi.
“Avviso io che sei in malattia e che non potrai esserci. Ora però, facci il piacere di mettere quelle belle chiappe che ti ritrovi sul sedile dell’auto.” Ordina Celine spingendomi verso la macchina.
Senza obbiettare, prendo posto nei sedili posteriori dell’abitacolo.
Alla mia destra c’è Zayn e a sinistra c’è Harry. Louis guida e Celine è al posto  del passeggero. Liam e Niall si avviano con un’altra auto.
Sinceramente, avrei preferito andare con Liam e Niall, che passare il tempo accanto al riccio che continua a lanciarmi occhiatine.
Per quanto possa essere intrigante, devo stargli alla larga. Potrebbe scoprire troppo e non voglio accada.
“Che lavoro fai?” domanda a un tratto Zayn.
“A volte faccio dei turni al negozio di CD, altre volte, come oggi, faccio il turno serale al pub” spiego meccanicamente.
“E servi drink?” domanda Louis fermandosi a un semaforo.
Io annuisco e Louis alza un sopracciglio quasi incredulo.
“Perché?” domando curiosa.
“Hm…nulla, solo che mi sembra strano che servi drink ma non li reggi.” Continua superando il semaforo ora verde.
“Li reggo, era solo che ieri era una serata strana” rispondo abbassando lo sguardo.
L’aria si appesantisce tutto a un tratto e inizio a torturarmi le mani. Ieri non era colpa dell’alcool e credo che anche Harry se ne sia accorto durante l’episodio in bagno.
Ecco, ancora Harry. Stranamente per tutto questo tempo è stato in rigoroso silenzio lanciandomi solo qualche occhiata. A cosa penserà?
“Accendiamo un po’ di musica?” esulta Celine per alleggerire l’aria.
Dopo aver dato una pacca sulla spalla del guidatore, accende la radio alzando il volume al massimo.
Com’è solita fare nella mia auto, inizia a cantare a squarciagola buttando la testa fuori dal finestrino, provocando parecchie risate da parte di noi spettatori. Si può essere più pazzi? Beh, lo sarei anch’io se non avessi un pensiero fisso nella testa dalla serata precedente.
“Vuole una mano principessa?” mi desta dai miei pensieri Zayn che, sceso dall’auto, mi sta porgendo una mano per aiutarmi a scendere.
Lo fisso imbambolata e solo dopo un finto colpo di tosse da parte di Harry, gli afferro la mano facendo un balzo.
“Grazie, mio cavaliere” faccio un inchino a Zayn ricevendo come risposta un risolino.
Prendo a borsa dall’auto e girandomi noto Zayn con un sorriso a trentadue denti, che mi porge un braccio da vero cavaliere.
Intreccio volentieri il mio braccio con il suo e ci avviamo dagli altri verso la spiaggia.
Inspiro l’aria del mare come se non ci fosse un domani. La spiaggia libera da ogni altra persona, lascia spazio a vari rumori: i gabbiani che volano spensierati per il cielo cercando da mangiare, un leggero venticello s’interseca fra le foglie creando talvolta dei fruscii e le onde s’infrangono sugli scogli ripetendo l’azione più e più volte.
I vari crostacei vagano liberi per la spiaggia e la sabbia fine fra le dita lascia una sensazione rilassante. Un paesaggio paradisiaco.
Come mio solito, mi sono soffermata un po’ troppo fra i miei pensieri e i ragazzi, già avanti, hanno steso gli asciugamani sulla spiaggia bianca. Mi avvicino a loro e seguendo il loro esempio, mi metto in costume.
Non credo di aver mai avuto un corpo mozzafiato, ma di certo non mi lamento.
L’aria salina del mare m’inebria le narici, ma nonostante l’intrigante idea di fare un po’ di surf, decido di rimanere un po’ a riva per riordinare i pensieri. In questi casi la cura migliore è fermarsi e pensare, suppongo. Per il surf ho tutta la giornata.
I ragazzi, muniti di muta e tavola, si avviano in mare.
Io mi sdraio lentamente su di un asciugamano grande come un letto matrimoniale e osservo i ragazzi in mare da dietro le mie lenti scure.
Io e Celine abbiamo sempre coltivato la passione per il surf, fin da bambine, e tuttora lo pratichiamo.
Diciamo che il mare ha un effetto rilassante e a noi ha sempre aiutato.
Dalle enormi onde provocate dal vento, una massa di capelli ricci fuoriesce e si dirige verso di me.
Lo seguo in ogni suo movimento abbassando, senza farmi notare, gli occhiali da sole.
Appoggia la tavola di fianco a me e dopo essersi slacciato la muta, se l’abbassa arrivando poco prima dell’inguine.
I capelli bagnati rilasciano gocce limpide che percorrono tutto il torace e s’infilano tra il resto della muta che mi copre la visuale e la zona pubica dell’interessato.
Se in auto era intrigante, ora è scopabile. L’unico problema è che è troppo pensieroso, forse troppo perspicace e non riesco mai a capire cosa gli frulli nella mente. Ok Chloe, lontana, stagli lontana almeno con la mente.
Si scompiglia i ricci bagnati e si sdraia accanto a me.
Un leggerissimo contatto fra il suo braccio muscoloso e il mio esile, scaturisce un brivido che parte dalla colonna vertebrale facendomi così venire la pelle d’oca.
“Hai freddo?” domanda lui sorridente avendo probabilmente notato l’effetto di quel, anche se breve, contatto.
Scuoto la testa in dissenso e gli regalo un lieve sorriso. I nostri sguardi s’incrociano ed io entro in stato di trance.
Possibile che la mia attenzione sia così labile?
Sembriamo scrutarci a fondo e ad un tratto Harry avvicina la sua mano al mio viso. Mi accarezza la guancia e sfila dolcemente i miei occhiali da sole. Ora non ci sono barriere tra i nostri sguardi e sembra che il suo sguardo smeraldino mi stia leggendo l’anima. Esattamente quello che non voglio che faccia. Riprendo velocemente gli occhiali dalle sue mani e rimetto la protezione levata poco prima. I suoi occhi mi risucchiamo e rischio seriamente di perdermici se non sto in allerta.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” domanda preoccupato.
“Nulla, sono solo sensibile agli occhi” mento.
Annuisce lievemente e torna ad osservare il mare.
Come mai non riesco davvero a distaccarmi da lui? A non perdermi fra quegli smeraldi? A non rispondere a tono?
“In realtà forse un problema c’è” affermo con una sicurezza che neanche io sapevo di avere.
Lui mi guarda perplesso e continuo senza interruzioni.
“Non so come hai fatto, ma sei riuscito a calmarmi quando nessuno, oltre la persona che più amo al mondo, ci sarebbe riuscito e questo mi crea un sacco di perplessità. Non voglio aprirmi con nessuno, men che meno con persone appena conosciute. Mi sono aperta solo con Celine perché sono certa di potermi fidare, ma non ci sarà altra persona che riuscirà a far trapelare qualche mio dubbio. I dubbi, le perplessità e i demoni, quando vengono svelati, diventano realtà e io non voglio accada. Grazie infinite per ieri sera, ma davvero non riuscirei ad aprirmi.” Concludo il mio monologo e senza aspettare una sua risposta, mi alzo velocemente dall’asciugamano.
L’ultima cosa che sento è un lieve ‘prego’ da parte sua confondersi con lo scrosciare delle onde.
Il riccio abbassa il capo ed io, non reggendo più la visuale, mi dirigo dalla parte opposta per schiarirmi le idee.
Adesso c’è solo un dubbio: ho fatto la cosa giusta o no?



Ok, sono in stra-mega-iper-super ritardo, ma voi siete così magnanime che mi perdonerete, vero?
*occhi da cucciolo*
ahahah spero davvero che questo capitolo svi ia piaciuto anche se l'ho scritto di corsa e non sono ancora contenta del risultato.
Anyway...
per il prossimo capitolo mi aspetto un po' di recensioni  u.u  fatemi felice :)
Grazie per le 9 recensioni,
Grazie alle 6 che hanno messo la storia fra le preferite,
Grazie alle  2 che l'hanno messa fra le ricordate
e Grazie alle 10 che l'hanno messa fra le seguite.
aspetto che aumentiate :)
Nel prossimo volete le immagini dei protagonisti?
Fatemi sapere tutto quello che pensate nelle recensioni.
Grazie ancora <3
LOVE YA ALL *-*
xx -G- 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sensi di colpa ***


Sensi di colpa



I piedi scivolano liberi fra la sabbia e qualche onda riesce a portare l’acqua fino a me.
Effettivamente è da un po’ che cammino per smaltire il nervosismo e i miei pensieri sono più caotici che mai.
Mi è stato davvero difficile rispondere così a Harry.
Ogni volta che lo guardo mi perdo nelle sue iridi smeraldine e uno strano luccichio mi affascina.
Lui non aveva cattive intenzioni, sono io che non voglio aprirmi e alla fin fine non è colpa sua.
Ho solo paura, tanta paura, che possa riaccadere o che si possa venire a scoprire quello che mi è successo.
Harry non era il problema, ma andava affrontato per mantenere l’equilibrio delle cose. O almeno credo.
“Chloe!” una voce richiama la mia attenzione.
Mi volto e scorgo una persona venire verso la mia direzione.
“Chloe!” il biondino inizia a correre e a sbracciarsi.
Io lo saluto per fargli capire di averlo visto.
“Oh Chloe, finalmente ti ho trovata” ansima per la fatica e si appoggia alle ginocchia per riposarsi.
“Non ho camminato così tanto, mi potevi trovare facilmente…” affermo poco certa.
“Cavolo se hai camminato tanto, ti ho cercato ovunque” risponde Niall riprendendosi.
“Perché mi cercavi? Cosa devi dirmi di così importante?” chiedo un po’ ansiosa.
“No, nulla. Ora ti ho trovata” abbassa il capo cercando di non incontrare il mio sguardo.
“Niall, non lo ripeterò a lungo. Perché mi cercavi?” domando un po’ spazientita.
“Quando sono uscito per asciugarmi ti ho vista andare via di corsa…” sbuffa arrendendosi alla mia richiesta “Harry mi ha detto che non stavi molto bene e avevamo paura che…” lascia a metà la frase.
“Che?” domando conoscendo la risposta.
“Paure che ti possa ritornare un attacco di panico…” sussurra confermando le mie ipotesi.
M’irrigidisco e sento una scarica di rabbia, nervosismo, forse anche paura, scorrermi la schiena.
“Cosa  ne sapete voi? Cosa vorreste fare? Non sapete cosa mi è successo. L’ho già detto ad Harry. Dovete starne fuori. Mi avete vista una volta e non doveva succedere. Ci ho messo un anno a farmi degli amici e a riprendermi e non voglio che si sparga la voce che sia problematica. Ero considerata male in Canada e non voglio esserlo anche qui” parlo senza prendere respiro.
Tutti i miei dubbi, le mie incertezze, si liberano insieme alle parole e alle lacrime silenziose che mi percorrono il viso.
Forse sto dicendo anche troppo.
Niall, notando il mio stato d’animo, si avvicina e mi stringe fra le sue braccia.
Con una mano mi accarezza i capelli e con l’altra la schiena. Sembra quasi che mi voglia cullare, come una bambina.
“Shhh piccola, tranquilla” mi sussurra flebilmente per farmi calmare
Mi alza leggermente il volto e incastra le sue iridi azzurre con le mie.
“Io sono qui per te. Noi siamo qui per te. Non ti giudicheremo, ma per capirti abbiamo bisogno di sapere. Non sto dicendo che devi esporti, dico solo che se e quando sarai pronta, noi saremo qui ad ascoltarti e ad aiutarti. Sempre se vorrai il nostro aiuto.” Continua accarezzandomi la guancia.
I suoi occhi, gli specchi dell'anima, sembrano sinceri, non sta mentendo. Sembra che mi possa fidare. Si, sembra.
“Niall io voglio davvero provarci, vorrei riuscire ad aprirmi, il problema è che ci vorrà tempo. Ci è voluto quasi un anno intero con Celine, non so se con voi riuscirò e di certo non sono un problema vostro.” Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano.
“Abbiamo tutto il tempo che servirà. Non sei un problema, noi vogliamo davvero conoscerti. Sei pur sempre la sorella di mia cognata!” mi strappa un sorriso.
“Sei bellissima, dovresti sorridere più spesso” continua lui accarezzandomi la guancia.
S’infonde un calore insolito dove passa la mano e per evitare che noti il mio imbarazzo, gli do una leggera spinta per farlo spostare.
“Non essere timida piccola” ride mettendo un braccio sulle mie spalle, come per proteggermi.
 
“Eccoci!” urla Niall ai ragazzi mentre ci sediamo con loro sugli asciugamani.
Mi guardo intorno e appena poso lo sguardo in quello di Harry, lui distoglie il suo.
“Tutto ok?” sussurra Celine bloccandomi dal fare supposizioni sul comportamento del riccio.
Io annuisco con il capo e torno a guardare i ragazzi.
“Liam?” chiedo notando la sua mancanza.
“Ti sono mancato?” domanda sedendosi accanto a me.
“Ho portato i panini” continua posando la busta sull’asciugamano.
“Cibo!” esulta Niall buttandosi sul sacchetto.
“Prima le signore” s’intromette Zayn, bloccando il tinto e passando due panini a Celine e a me.
Harry emette un risolino ed io mi giro cercando una risposta.
Cos’avrà da ridere? Sarà arrabbiato?
“Grazie” dice Celine rompendo il silenzio.
Iniziamo a mangiare tranquillamente e parliamo del più e del meno.
I ragazzi sono davvero simpatici, tranne Harry che sembra molto silenzioso.
Un sacco di dubbi mi percorrono il cervello. Sarò stata stronza? Adesso è così per colpa mia?
Io volevo solo allontanarlo perché…ho paura.
Ho paura dell’effetto che ha su di me e non è una buona cosa, suppongo.
“Vi va di uscire sta sera?” domanda d’un tratto Louis.
“Ma io dovrei lavorare” sbuffo.
“Ho chiamato io Puck e gli ho detto che non ti sentivi bene” m’informa Celine sorridente.
“Puck?” domanda Liam.
“Si, il mio capo” sbuffo al pensiero di quel maniaco che mi ritrovo come boss.
“Capo…potremmo dire approfittatore o pervertito” dice Celine.
“Cioè?” chiede Niall curioso.
“Sfrutta Chloe perché è una bella ragazza. Sa che lei ha bisogno del lavoro e le fa fare qualsiasi cosa minacciandola di licenziarla. Secondo me ha anche un debole per lei. Ogni volta che c’è lei in servizio, stranamente c’è anche lui.” continua la ragazza come se io non ci fossi.
Ehi! Sono qui!
“Perché non te ne vai?” domanda ad un certo punto Louis.
“Ha bisogno di un lavoro per trasferirsi” risponde Celine al mio posto.
“Almeno per sta sera possiamo pensare ad altro? Niente problemi o soldi. Solo divertimento. Chiedo una serata di svago, ci state?” domando esasperata.
“Bene, allora alle 21.00 vi passiamo a prendere?”chiede Zayn.
“Io vengo con Niall. Voi passate a prendere Celine e ci troviamo al pub” concludo io.
“Perfetto” ammicca Niall.
Celine mi manda uno sguardo indagatore.
“Chloe sono preoccupata. Sei sicura di voler andare?” sussurra la ragazza.
“Si, è stata una giornata intensa, voglio solo staccare la spina. Puoi farlo per me?” la supplico.
“Basta che mi prometti che non ti caccerai in qualche guaio come tuo solito” dice solenne puntandomi il dito.
“Signor si capitana” rido mentre porto la mano alla fronte facendo alla meno peggio il saluto dei militari.
Strappo una risata anche a lei e continuiamo a parlare tranquillamente.
 
Dopo aver passato un rilassante pomeriggio in spiaggia, siamo tornati a casa.
Niall si è fermato da Harry per un motivo a me sconosciuto e la cosa mi è sembrata molto sospetta.
Meglio non soffermarmici. Cose da ragazzi.
Sono le 17. In anticipo di ben quattro ore. Cosa fare?
Accendo il computer ed accedo a tutti i social network possibili.
Twitter, Skype, Instagram, Vine e Facebook.
Non ci vado da stamattina, quindi le notifiche sono poche.
Una in particolare attira la mia attenzione.
Facebook. Richiesta d’amicizia.




Ok, sono in stra ritardo.
Non cercherò scuse ma davvero sembra che il destino sia contro di me.
La prima settimana e mezza mi si sono rotti due pc e non ho potuto aggiornare, poi sono partita ed ora sono in Inghilterra *.*
Tra tutte le cose che devo fare qui, ho proprio poco tempo per aggiornare quindi mi scuso per il ritardo.
Anyway...
che ve ne pare? Cosa pensate della storia?
sinceramente a me non piace ma ho dovuto aggiornare presto per voi :)
Spero davvero di poter ricevere  recensioni o anche aiuti per migliorare.
Davvero ragazze, RECENSITE!
Comunque Grazie a tutte!!!

Love ya all xx -G-

P.S. nel prossimo capitolo volete le foto dei personaggi??

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Baby-sitter ***


Baby-sitter



Un abito color corallo senza bretelle che cade morbido fin sopra le ginocchia. Scarpe beige intonate alla sottile cintura sotto il seno e alla pochette. Poco trucco, una spruzzata di profumo e sono pronta.
20.40
Scendo in salotto ed aspetto Niall che si prepari. È tornato da poco da casa di Harry e mi sembrava parecchio turbato, anche se lui non lo dava a vedere.
Arriva dopo dieci minuti sfoggiando un meraviglioso sorriso.
“Sei bellissima piccola” dice prendendomi la mano e facendomi fare un giro su me stessa per osservare meglio l’outfit.
“Anche te bell’irlandese” rispondo scompigliandogli i capelli dopo essermi fermata.
“Ehi” fa una smorfia offesa e si sistema l’acconciatura.
“Sei bellissimo comunque” gli do un bacio sulla guancia “Andiamo?” domando.
“Certo” prende le chiavi della macchina e usciamo.
Chiudo la porta a chiave e raggiungo Niall nell’autovettura.
“Tutto bene con Harry?” chiedo entrando in auto chiudendo la portiera.
“Perché non sarebbe dovuta andare bene? Cosa stai insinuando?” domanda quasi spaventato guardandomi negli occhi.
“Nulla. Solo che sembravi preoccupato quando sei tornato a casa. Non insinuo nulla, Niall” rispondo accarezzandogli la gamba per tranquillizzarlo.
Non mi aspettavo una risposta del genere. Perché si era scaldato così tanto?
“Ah. Si, è andato tutto bene. Grazie” accenna un sorriso e avvia la macchina.
Decido di evitare qualsiasi domanda e allaccio la cintura di sicurezza.
Nell’abitacolo si può percepire ancora una leggera tensione, ma nessuno dei due prova a parlare, troppo presi dai propri pensieri.
Per fortuna il viaggio è breve e il silenzio si spezza.
“Arrivati” esulto aprendo la portiera, ma vengo bloccata dal biondo.
“Niall non ti preoccupare. Sono affari vostri, non mi devi dare spiegazioni” gli dico riferendomi al discorso movimentato di prima. Sorrido e lui ricambia lasciando la presa.
Scendiamo dall’auto e ci avviciniamo ai ragazzi fermi all’entrata.
“Finalmente, stronza!” mi saluta Celine.
“Siamo in perfetto orario troia” le rispondo ridendo.
“Ragazze, potete tenere le vostre dolci effusioni per dopo?” domanda Louis divertito.
“Non sapete cosa vi perdete” ammicco prendendo la ragazza sotto braccio.
Appena entriamo la musica ci pervade e si percepisce subito la grande afa del posto.
L’aria è impregnata di sudore e alcool e un sacco di gente si da già alla pazza gioia.
Una serata di sfogo, ecco cosa mi serviva.
Io e Celine ci avviamo subito al bancone prendendo due vodka, mentre i ragazzi occupano dei divanetti nella parte posteriore del pub.
“Non bevete?” chiedo dopo averli raggiunti. Io e Celine ci sediamo sul divanetto davanti al loro.
“Io e Harry dobbiamo guidare” risponde Niall.
“Noi andiamo dopo” continua Liam, ricevendo un assenso da Louis e Zayn.
“Te invece non esagerare” continua Niall guardandomi.
“Mi vorresti fermare te?” domando divertita al biondino con un tono di sfida.
“Io ed Harry. Saremo tutta la sera sobri a controllarti” risponde spavaldo.
“Non ho bisogno dei baby-sitter” rispondo infastidita alzandomi.
Se credono di potermi controllare tutta la sera si sbagliano di grosso.
Finisco il mio drink in un sorso e mi riavvio al bancone.
“Un altro, per favore” faccio un cenno al barman e mi arriva subito un altro bicchiere pieno di un liquido trasparente. Una volta, da piccola, presi una bottiglia di vodka dal ripostiglio di mio padre e ne bevvi un grande sorso pensando fosse acqua. Inutile dire che, come prima sbronza, fu davvero bizzarra.
Rido al ricordo e, dopo aver mandato giù il bicchiere, ne ordino un altro.
“Lo sai che Niall non voleva dire che ti fa da baby-sitter” dice una voce accanto a me.
“Infatti ha detto che tutti e due mi farete da baby-sitter” puntualizzo seccata.
L’altro bicchiere arriva ed inizio a sorseggiarlo.
“Vuole solo che ti diverta e che non succeda nulla di grave. È solo un po’ preoccupato, come tutti d’altronde” continua il riccio
A sentire che si preoccupa per me, mi si scalda il cuore. No, è solo l’alcool.
“Ti preoccupi per me?” domando incredula fissando i miei occhi nei suoi.
“Beh, come tutti. Nessuno vuole che ti succeda qualcosa” afferma pacato.
Bevo tutto il drink e mi avvicino.
“E anche te vuoi che mi diverta?” gli dico maliziosa all’orecchio accarezzandogli la gamba.
"Non mi approfitterò di una ragazza ubriaca” mi sposta la mano “bevi un po’ d'acqua e smettila con la vodka” conclude andandosene.
Non sono ubriaca. Reggo bene l’alcool e lui non è mio padre per dirmi cosa fare.
"Vuoi provare questo bella?" mi domanda un ragazzo dietro al bancone. Non è il barman, è un ragazzo alto e biondo che prima non avevo notato.
Annuisco lentamente e sorseggio il drink appena accettato.
Dopo averlo finito, mi allontano dal bancone e mi dirigo verso i divanetti precedentemente occupati dai ragazzi.
Ci sono solo Celine e Niall e decido di avvicinarmi.
Avverto un leggero giramento di testa e mi siedo davanti a loro sul divanetto nero di pelle.
Chiudo un attimo gli occhi per riprendermi. Forse mi servirebbe una boccata d’aria.



Chloe:


Celine:



Allora? Ho aggiornato presto rispetto le altre volte, sono stata brava?
Vi piacciono le ragazze?
Ringrazio infinitamente le persone che mi hanno recensito,
le 12 che hanno messo la storia fra le preferite,
le 2 che l'hanno messa fra le ricordate,
le 14 che l'hanno messa fra le seguite
e tutte le lettrici silenziose! Grazie davvero.
Per continuare mi piacerebbe vedere qualche recensione,
non è una "minaccia" nel senso 'se non recensite non continuo',
è solo che per continuare bisogna sapere se ne vale la pena, no?
Beh, spero di sentirvi di più.
LOVE YA ALL.
xx- G-

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** James ***


James

 

Il piccolo raggio di sole che trapassa dalle tapparelle chiuse male si poggia sui miei occhi, rendendo più arduo il compito di aprirli. Giro la testa per evitare la luce, ma l’unico effetto che provoco è un grande giramento di testa e una martella sulle tempie. Apro quel poco che basta i miei occhi impastati e mi osservo intorno. Vestiti accumulati sulla sedia nera, oggetti indefiniti sulla scrivania di legno, l’armadio chiuso a fatica e un venticello penetra dalla finestra chiusa male. All’apparenza sembra camera mia, ma come ci sono finita?
Cerco di alzarmi il più lentamente possibile dal letto e noto di star indossando il pigiama. Chi mi ha cambiato?
Nonostante tutto il mio impegno per alzarmi, la testa non smette di girare causandomi una brutta caduta seguita da un tonfo.
“Chloe, che cazz?” urla Celine appena varca la soglia di camera mia.
“Abbassi la voce?” chiedo con un gemito spezzato, massaggiandomi la tempia.
“Ma certo. Non vorrei mica che la bella ubriacona stesse male.” Dice con un tono sarcastico, aprendo tende e tapparelle in un solo colpo.
In questo istante capisco perfettamente Dracula. La luce mi arriva dritta agli occhi e sento un dolore lancinante nel cranio.
Mi accascio ancora di più sul pavimento imprecando chissà quali santi e cercando di riprendermi da quella che sembra una grossa sbornia.
“Allora” dice Celine tirandomi su dal mio stato pietoso e adagiandomi sul letto “Cosa ci ricordiamo di ieri sera?”
Cosa mi ricordo?
“Un drink, una discussione con Harry, un drink, un ragazzo che mi offre da bere, un drink ed infine te e Niall seduti davanti a me” ricordi confusi prendono parte nella mia frastornata testa.
“Discussione con Harry?” domanda dubbiosa Celine.
“Si, ma non ricordo bene.” Lei annuisce lievemente.
“Celine” sussurro. Lei alza il volto e mi presta tutta la sua attenzione permettendomi di procedere.
“Cos’è successo?” chiedo agitata.
Lei tira un lungo sospiro prima di rispondere: “Succede che, come al solito, non ascolti nessuno e hai deciso di bere troppo nonostante i nostri avvertimenti.”
“C’è altro?” chiedo spaventata da una possibile continuazione.
“Chloe, non voglio girarci intorno. Ti hanno drogata” conclude con un tono duro. Non mi sta sgridando o rimproverando, è solo arrabbiata perché pur avvertendomi di non combinare guai, io ci sono riuscita.
“Celine” mormoro timorosa “Era GHB?”
“Si Chloe, droga da stupro” conferma abbattuta la mora.
Droga da stupro. Stupro. Sembra quasi mi perseguiti.
La testa gira vorticosamente e sono obbligata a porre le mani intorno al capo per calmarmi.
Nonostante ieri fossi ubriaca, qualcosa me lo ricordo. Che mi avesse drogata l’amico del barman? Alto, biondo e attira poco l’attenzione.
L’immagine del suo volto prende parte nei miei pensieri e un grande senso di paura s’insinua nel mio corpo. Le gambe tremano e le mani sudano.
“Celine, per favore vattene” dico tutto d’un fiato con la poca forza che mi rimane.
Gira velocemente il capo verso di me. La sua espressione è spaventata. Spaventata che abbia fatto qualcosa che non doveva. Nei suoi occhi leggo tanta tristezza dovuta alle mie parole.
“Chloe, non aver paura, ti abbiamo aiutata…” balbetta in preda al panico.
“Celine, ti ho chiesto di andartene. Non m’interessa nulla” cerco di mantenere un tono duro.
“Chloe, per favore…” sussurra prendendomi la mano.
“Ho detto vattene!” alzo la voce indicando la porta.
Lei si stacca velocemente da me. Il viso leggermente arrossato e gli occhi spalancati. Non le avevo mai urlato in faccia con così tanta cattiveria, ma in questo momento ho dovuto farlo. Per lei.
Esce velocemente dalla mia camera trattenendo i singhiozzi. Mi alzo a mia volta dal letto e vado a chiudere la porta. Appoggio la schiena alla superficie dura della porta e mi accascio a terra.
Il pavimento freddo mi provoca dei brividi e qualche lacrima silenziosa si fa spazio sul mio viso. Non ho più forze.
Sento la porta di casa sbattere e il rumore del motore di un’auto sparire mano a mano. Celine è andata.
Ho dovuto mandarla via. È da troppo tempo che mi sfogo con lei, che assiste ai miei attacchi di panico e che mi aiuta in tutti i modi. È troppo per una persona e non posso pesare su di lei. È sempre stata presente per me ed io la ripago sfogandomi con lei. Che brava amica, complimenti.
Questa volta è diverso. Mi hanno drogata per stuprarmi e grazie ai ragazzi non mi è successo nulla. Perché devo sempre dipendere da qualcuno? Sono troppo debole, ecco perché.
Questa volta, però, non chiederò aiuto.
Il volto del ragazzo torna a farsi spazio nella mia mente ed io non riesco a scacciarlo. Non riesco più a sopportare. Porto le gambe al petto e cerco di cullarmi per far passare il senso di paura, inadeguatezza e colpa che mi sta divorando.
Ormai ho perso quasi tutta la lucidità e l’ultima cosa che sento è la porta dietro di me aprirsi.
Il biondo, dopo essersi accorto della situazione, entra dalla piccola fessura che è riuscito ad aprire.
Si posiziona davanti a me e mi prende delicatamente in braccio. Nessuno movimento brusco.
Mi sdraia sul letto e mi carezza dolcemente la capigliatura bionda così simile alla sua.
“Tranquilla. Shh.” sussurra dolcemente al mio orecchio, continuando a cullarmi.
“Celine e Greg arriveranno sta sera. Tranquilla” gli sento sussurrare prima di crollare in un sonno profondo.
 
 
Mi sveglio di soprassalto tutta sudata. Sposto velocemente le coperte e mi siedo sul bordo del letto.
Era solo un incubo? Mi hanno davvero drogata? Mi avvicino lentamente alla scrivania e noto un post-it.
‘Piccola, sono Niall. Sono dovuto uscire, questione di vita o di morte. Secondo me è meglio se chiarisci con Celine. Io arrivo pomeriggio tardi e sta sera arrivano Greg e Denise. Ti ho preparato un panino, è in cucina. Ci vediamo dopo, baby xx.’
Perfetto. Sono sola e non era un incubo.
Sfilo velocemente il pigiama e mi lancio letteralmente in bagno. Accendo l’acqua fredda e m’infilo in doccia. Le goccioline scivolano lente sul mio corpo e man mano portano via il senso di pesantezza accumulato questa mattina.
Con Celine ci chiarirò più tardi. Non saprei ancora cosa dirle.
Dopo essermi lavata, esco dalla doccia avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo.
Infilo l’intimo nero e una maglietta da Rugby lunga e mi dirigo al piano inferiore. Si prospetta un lungo pomeriggio.
Sorrido nel vedere un panino enorme sul tavolo della cucina e un altro post-it accanto.
‘Se vivi in questa casa devi imparare a nutrirti da vera Horan. Buon appetito piccola xx.’
Quanto può essere dolce questo ragazzo? Anche ieri sera si è preoccupato tanto per me ed io l’ho semplicemente mandato a fanculo. Che finezza. Per non parlare della fine della serata.
Ah già, quale fine? Io ero drogata. Un brivido mi percorre la schiena, ma decido di ignorarlo altamente.
Mi siedo sul divano in sala, accendo la televisione su MTV e mi gusto l’abnorme panino. Cosa ci avrà messo dentro quel pazzo? Insalata, hamburger, pomodori, pollo e salse.
Quasi peggio del MC Donald’s.
Su MTV passano i Linkin Park con ‘castle of glass’ e, cantando, vado a riappoggiare l’altra metà del panino esageratamente grosso in cucina. Sono piccolina io, non posso mangiare una cosa più grande di me. Credo sia umanamente impossibile.
Torno in sala e mi stravacco sul divano con in braccio il mio amato Mac bianco.
Dopo aver controllato come prosegue il caricamento di canzoni e di film, noto in alto l’icona di facebook.
La richiesta d’amicizia! Come ho fatto a dimenticarmene?
Insultandomi mentalmente, apro facebook e la notifica persiste ancora. Non ho controllato ieri chi fosse perché siamo dovuti uscire e, principalmente, perché in televisione davano le puntate di scrubs. Posso mai perdermi il Dr. Cox e JD?
Apro sovrappensiero la notifica lampeggiante altamente fastidiosa e ne leggo il mittente.
 
James. Maschio. Australia. 17 anni. OnLine.  Niente cognome o informazioni supplementari. Gusti musicali e serie tv in comune. Mi basta. Accettiamo; plurale maiestatis. Si insomma, accetto.
Come immagine ha un bambino piccolo adorabile, molto probabilmente scaricata da internet.
Effettivamente anche io ho poche informazioni generali e come immagine ci sono io da piccola, ma almeno qualche mia foto con Celine ne ho. Lui sembra quasi faccia il possibile per non essere riconosciuto. Come se fosse un profilo appena creato solo per un scopo. E che scopo? Ok, mi faccio troppi filmini mentali. Alla fine non lo conosco neanche.


Da James:
Ciao Chloe :) mangiato bene?

 

Il trillo del messaggio mi lascia perplessa. Aspettava solo la mia conferma della richiesta per scrivermi? Cosa ne vuole sapere se ho mangiato bene? Svio l'argomento.
 

Da Chloe:
Piacere James. 

Da James:
Ti assicuro che il piacere è tutto mio.

Da Chloe:
Vorresti dire che sei un brutto microcefalo e che non è un piacere fare la tua conoscenza?

Da James:
Non dico di essere un brutto microcefalo, ma non credo di essere alla tua altezza.
Comunque devi constatare te se è un piacere fare la mia conoscenza.

Da Chloe:
Allora facciamola questa conoscenza!
 

Credo che mi servirà un computer-amico, se si può chiamare così. Magari mi aiuta a distrarmi.
Si prospetta un pomeriggio interessante.
 




 


Allora inizio scrivendo che vi amo *-*
Avevo chiesto si e no una recensione e neanche il giorno dopo ne ho ritrovate 3. Volete farmi morire prima del previsto?
Ho cercato di fare lungo questo capitolo, che ne pensate?
Che ne pensate dell'attacco di Chloe? Come vi sembra questo James?
Nei prossimi capitoli scoprirete di più :)
Ringrazio infinitamente le 17 persone che hanno messo la mia storia fra le preferite,
le 3 che l'hanno messa nelle ricordate,
le 24 che l'hanno messa nelle seguite
e le lettrici molto silenziose.
Per il prossimo capitolo riusciamo a fare altre 3 recensioni?
Mi farebbe molto piacere cosa ne pensate sulla storia o cosa vi aspettate.
Magari le vostre impotesi sono corrette, o forse no :)
GRAZIE ANCORA A TUTTE! 
Ci vediamo al prossimo :)
xx -G-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Arte. ***


Arte.

 
Dopo l’ultimo squillo della campanella, i corridoi si svuotano velocemente.
Gli ultimi rimasti si raggruppano davanti all’aula d’arte per il corso supplementare di educazione artistica a cui partecipa anche la sottoscritta.
Mancano ancora 10 min. prima dell’inizio della lezione ed io mi appoggio agli armadietti accanto al mio.
Lunghe file di armadietti blu si appoggiano al muro malamente imbiancato e pieno di cartelloni della squadra di basket e programmi scolastici. Anche dopo due anni, la bacheca scolastica presenta ancora i fogli delle gite degli anni precedenti. Possibile che nessuno si preoccupi di mantenere questo stabilimento?
Il cellulare vibra due volte nella mia tasca di jeans. Un messaggio.
 

-Da James:
Stavo pensando, ci conosciamo solo da una settimana e mi hai già dato il tuo numero.
Dai sempre così facilmente contatti per rintracciarti o solo agli sconosciuti?
 

Un sorrisetto si crea velocemente e mi affretto a rispondere.
 
Da Chloe:
Per ora solo a te, dovresti esserne onorato.
Comunque non sono una sprovveduta. Ho notato che spesso quando mi scrivi da internet, sei collegato con l’account della biblioteca della scuola a cui solo studenti o professori possono iscriversi.
Quindi la cerchia si restringe a persone conosciute anche solo di vista. Non sei totalmente sconosciuto.
 
-Da James:
Acuta osservazione, aggettivo che non si può dare a te. Magari mi hai anche incontrato, ma la tua testa ottusa non mi ha rintracciato.
 
Da Chloe:
Beh, come facevo? Io, al contrario tuo, non so come sei fatto. Un altro punto a tuo favore: tu mi conosci ed io no. Vorrà dire che dovrò scovarti.
 
-Da James:
Non aspetto altro. Ti dispiace se ci sentiamo più tardi? Ora devo andare.
 
Da Chloe:
Anche io. A dopo xx
 

 
Rimetto il telefono nella tasca stretta dei pantaloncini e mi dirigo verso l’aula.
È da un po’ che mi sento con questo James e le conversazioni con lui mi confondono ogni volta di più.
Spesso ci ritroviamo a parlare di sogni, delle paure, di cosa ci piacerebbe fare, dei posti dove ci piacerebbe andare, degli interessi e la maggior parte delle volte ci ritroviamo d’accordo.
Abbiamo molte cose in comune.
“Piccola, fai anche te il corso d’arte?” una voce mi sorprende davanti alla porta.
“Se non ho sbagliato aula, si” rispondo sorridendo al biondo “E voi siete soli? Liam e Louis non fanno il corso?” domando indicando Harry e Zayn accanto all’irlandese.
“Hanno la febbre, ma anche loro si sono iscritti. Siamo degli artisti, noi” risponde Harry entrando in classe con noi al seguito.
“Si, artisti di strada” rispondo divertita sedendomi affianco a Zayn dietro ai banchi del biondo e del riccio.
Ai ragazzi scappa una risata che viene fermata subito da un gesto secco del professore.
“Oggi rappresenteremo la paura” introduce il professore scrivendo l’argomento alla lavagna.
Paura. Terrore. Demoni. Incubi. Semplice no?
Harry e Niall imitano il mio compagno di banco e si girano verso la mia direzione con un’espressione cupa, preoccupata.
Io abbasso velocemente lo sguardo e sfilo il blocco da disegno dalla borsa. Non voglio avere la pietà di nessuno, men che meno dai miei amici.
In questa settimana ci siamo conosciuti di più ed io mi sono impegnata molto per riuscire ad essere il più aperta possibile, vera, semplicemente la me stessa che non riesce ad esternarsi da un anno. Ancora, però, non gli ho detto nulla riguardo allo stupro. Celine ha capito il mio sfogo e non si è offesa più del dovuto. Insomma, lei capisce che anche io ho bisogno dei miei tempi.
Con i ragazzi siamo diventati più amici, più intimi e Niall continua a prendersi cura di me.
Prima di andare a letto controlla se sto bene e le mattine dopo una notte d’incubi, spesso ritrovo una benda bagnata sulla fronte. Una mattina ho persino ritrovato il biondo seduto a terra addormentato mentre mi teneva la mano. Aveva passato tutta la notte al mio fianco per farmi calmare.
Con tutti ho un bellissimo rapporto, ma con Harry è tutto così difficile.
Ancora non riesco a guardarlo senza che mi tremino le gambe e non riesco a non perdermi nei suoi pozzi verdi. È ipnotico e mi fa paura tutto il controllo che riesce ad avere su di me, sui miei sentimenti, sui i miei comportamenti, senza neanche volerlo. Lui è solo se stesso, cosa che io non posso essere. Me stessa.
Lui è solo il magnifico ragazzo dagli occhi ipnotici e i ricci soffici.
“Voglio che diate la luce alle vostre paure.” Il professore mi desta dai miei pensieri confusi  “Spesso è difficile confidarsi e l’arte aiuta in questi casi. Usate solo matite o carboncini, lo voglio in bianco e nero. Datevi da fare. Io torno tra un’ora” conclude il suo discorso ed esce dalla stanza. Ma che bravo. Ci propina un lavoro così arduo e ci lascia abbandonati nella stessa aula con i nostri incubi.
I ragazzi continuano a fissarmi ed io esasperata sbotto: “Volete lavorare?”
Loro, arresi, si girano lentamente ed iniziano a lavorare.
Zayn mi accarezza la mano poggiata sul banco e, dopo un mio sguardo di gratitudine, prende la matita ed inizia a disegnare il suo capolavoro.
Io seguo il suo esempio e lascio che il foglio assorbi tutti i miei dubbi e i miei timori.
 
 
“Allora ho chiesto a tutti?” domanda il professore seduto sulla cattedra.
“Ah no! Manca Kelly” continua venendo verso di me.
“Allora signorina Kelly, ormai ho chiesto a tutti. Cosa rappresenta il suo disegno?” mi chiede prendendo in mano il foglio osservandolo.
Cosa rappresenta? Bella domanda.
“Sono degli occhi” rispondo semplicemente con lo sguardo basso.
“Meno male che me l’ha detto lei se no non ci arrivavo” esulta ironico il professore, scatenando una risata da parte degli studenti. Di tutti tranne che dei tre che sembrano molto attenti alla mia rappresentazione.
Come se volessero assorbirne i più dati possibili.
 “Cosa ci vede lei, signorina?” domanda imperterrito l’uomo dando fine alle risate dei miei compagni, ripoggiando il disegno sul mio banco.
“Ci vedo la cattiveria. Uno sguardo può nascondere qualsiasi cosa, amore, felicità, spensieratezza, ma questo no. Questo sguardo è affogato nell’alcool e non può più essere salvato o salvare qualcuno. Anzi, questo sguardo può solo fare del male. Uccidere, accoltellare, lacerare, ma di certo non potrà più trasmettere amore.” Concludo la spiegazione osservando il mio foglio.
Un leggero brivido mi percorre la schiena e Zayn, accortosi, mi accarezza la colonna vertebrale regalandomi un po’ del suo calore.
“Di che colore li vede questi occhi?” chiede il professore sbalordito dal mio discorso profondo.
Verdi” rispondo alzando lo sguardo. Inaspettatamente incrocio lo sguardo di Harry e solo ora mi accorgo quanto i suoi occhi possano sembrare simili a quelli di Ryder. Quel verde così simile e al contempo le sensazioni così differenti. Non è cattivo il suo sguardo, sembra più comprensivo.
Forse troppo tardi, distolgo lo sguardo e velocemente prendo il foglio ruvido riposandolo nel blocco da disegno.
Il professore apre bocca per chiedere altro, ma il suono della campanella mi salva. Santi bidelli.
“Alla prossima ragazzi. Oggi è stata una giornata interessante” conclude lanciandomi uno sguardo indagatore.
Io saluto velocemente e mi affretto ad uscire da quella scuola. Ho bisogno di un bagno.
“Chloe!” i ragazzi urlano dietro di me.
Io rallento ed aspetto che l’interrogatorio abbia inizio.
“Tutto ok?” domanda Harry leggermente preoccupato.
Io annuisco lievemente impotente difronte a quegli occhi.
“Se aspetti un attimo vengo a casa con te” sorride lievemente Niall accarezzandomi il braccio.
“Scusa, ma ho bisogno di un bagno. Ci vediamo a casa” gli lascio un leggero bacio sulla guancia e, dopo aver salutato il moro, mi dirigo a casa lasciando Niall un po’ deluso. So che vuole assicurarsi che stia bene, ma non riesco più a star lì.
 
 
Dopo un lungo bagno rilassante, ancora non mi sono tolta dalla mente lo sguardo comprensivo del riccio, quello deluso di Niall e quello perverso di Ryder.
Perché è così difficile? Forse ha ragione il professore.
Bisogna davvero confidarsi per essere liberi dalle proprie paure. Ma se avesse torto? Cosa costa provare con una persona? Per me è già difficile accettare la realtà con me stessa, con un esterno sarà ancora più arduo.
Infilo una lunga maglia da basket sopra l’intimo e mi stendo sul letto insieme al mio adorato amico. Il pc.
Per fortuna il mio anti-stress è Online.
 
Da Chloe:
Ti prego dimmi che hai tempo per parlare. Ho bisogno di distrarmi.
 

Invio velocemente e la risposta non tarda ad arrivare.
 
Da James:
Certo. Che è successo?

 
Eh già, cosa è successo? Voglio davvero confidarmi per vedere se riesco a liberarmi? È giusto dare  a qualcun altro un peso per riuscire a sentirsi leggeri?
 
Da Chloe:
James, io non voglio essere un peso però sento che con qualcuno devo confidarmi. Posso fidarmi?
 
Da James:
Ti ho chiesto io l’amicizia proprio perché voglio esserti amico. Se gli amici non ti stanno vicini soprattutto nei momenti difficili, non sono amici no?
 

Da Chloe:
Voglio, anzi, ho bisogno di crederti. Se ti confido un segreto, prometti di non scappare?
 

 

Alcuni episodi di questa fanfiction sono ispirati a vari episodi della serie televisiva Glee.
(RIP Cory)

 

Tan tan tan
Prometti di non scappare?? bo :)
Quante domande eh?
And we dance all night to the best song ever!!!
Ok sono drogata della canzone e del video
abbiamo fatto il rescord mondiale!!!
Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare ma era il compleanno di mio padre, mi sono ipnotizzata con BSE e Stars Dance di Selena è primo su iTunes!
Vi ringrazio con tutto il cuore per le recensioni e per le belle parole :)
siete fantastiche e state aumentando!
Grazie alle 23 che hanno messo la storia nelle preferite,
le 5 che l'hanno messa fra le ricordate,
le 29 che l'hanno messa nelle seguite,
a quelle che recensiscono
e a quelle che leggono silenziosamente!
Love ya!
Riusciremo a fare altre 3 o più recensioni?
Aggiornerei prima...
Grazie ancora!
Alla prossima xx
Ps. ho modificato i capitoli precedenti per averli più scorrevoli, se avete tempo passate.

 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il destino ***


Il destino 
 



 

“Chloe, non hai fame?” mi domanda perplessa mia sorella accortasi del mio pessimo umore che ha fatto di compagnia per tutta la cena. Il mio piatto è ancora intatto tranne per qualche verdura spostata malamente.
“Non diciamo queste blasfemie in casa Horan, per favore. Come si può non aver fame?” esulta Niall alzando lo sguardo verso il fratello divertito.
“Ho la bocca dello stomaco chiusa. Posso andare in camera a riposare?” chiedo educatamente spostando in dietro la sedia.
“Certo” acconsente Denise prima di farmi segno verso le scale.
Mi avvio verso le scale ma la stessa voce mi ferma “Domani hai il doppio turno al negozio di CD?”
Io annuisco alla bionda e, sotto lo sguardo attento di tutti, salgo velocemente le scale.
Chiudo delicatamente la porta e lasciando in un angolo la mia poca finezza, mi lancio a peso morto sul letto soffocandomi con il cuscino e imprecando come uno scaricatore di porto in tutte le lingue conosciute.
Tutta la mia frustrazione sale a galla ed insieme agli urli soffocati, si libera. Il nervosismo mi fa stringere il cuscino stropicciandone le piume e, presa da un attacco di rabbia, lo lancio verso la porta causando un tonfo sordo che a mala pena sento io nella stanza. Ho confessato tutto a James, ma lui si è disconnesso mentre scrivevo senza leggere il mio messaggio. Ed ora? Mi sento così stupida. Cerco solo di trovare qualcosa d’amare in tutti e forse in lui ho trovato più del dovuto. Anche se lo conosco da poco, mi sono confessata con lui perché lo sentivo vicino, familiare. Io ho condiviso il mio più grande segreto e lui ancora non ha risposto. E se lo leggesse e poi non volesse più avere a che fare con me? Se il fratello maggiore che mi ha detto di avere, leggesse i suoi messaggi e trovasse proprio il mio? O peggio. Se lo leggesse e per farsi due risate con i suoi amici lo dicesse a tutta la scuola? Cosa farei? No, James non mi sembra il tipo. ‘Mai giudicare un libro dalla copertina’. Già, forse lo conosco troppo poco per dire che non ne sarebbe capace. Per me, potrebbe anche essere l’enigmista. Che belle amicizie.
Mi cambio velocemente e, abbastanza frustrata, preparo la borsa per domani. Magari lo incontrerò per i corridoi, magari anche nello stesso corso, ma non lo riconoscerò. Perché lui mi conosce, ma io non ho la minima idea di come sia esteticamente. Magari mi vedrà in giro e, dopo aver letto il messaggio, mi eviterà con cura. Come la peste o la sifilide. Come una malattia o un mostro.
Scosto irritata le coperte e mi addormento torturando Morfeo con tutti i miei magari, i se, i forse e i miei dubbi infiniti. Lascio volentieri il domani alla mia nemesi, anche chiamata destino.
 
 
 
  
Mi sveglio svogliatamente e come un automa mi preparo per uscire. Jeans scuri e maglietta bianca con le maniche scure. Semplice. Perché complicarsi le cose di prima mattina? Trucco pesante sugli occhi chiari e borsa. Pronta ad incontrare la mia cara amica sorte. Scendo le scale rischiando di rotolare sugli scalini un paio di volte e, apparentemente incolume, arrivo in cucina. Niall sta finendo i cereali ed io prendo le vitamine consigliatemi dal dottore e un bicchiere di succo d’arancia. Mando giù le vitamine e dopo una smorfia, mi affretto a bere il succo per togliere il gusto acido di quelle…cose.
“Fanno così schifo?” domanda divertito il biondo.
Io annuisco e rispondo con ancora un accenno della smorfia precedente sulla faccia: “Dovrò farmele cambiare”, rassegnata, mi accomodo sulla sedia accanto al ragazzo, aspettandolo.
“Era per James ieri sera?” chiede improvvisamente serio e concentrato sui suoi cereali. Si, ho raccontato di James ai ragazzi e a Celine. Alla fine sono gli amici più vicini che ho. Se non parlo con loro finisco per diventare pazza ed inizierò a parlare da sola o con il pagliaccio dagli occhi enormi 
nascosto nel mio armadio che mi offre sempre palloncini. 
“Ieri pomeriggio non mi ha risposto, ma non ne faccio un dramma. Magari ha da fare. Che problema c’è? Ieri sera ero solo stanca, ma oggi sono carica. Devo fare anche il doppio turno in negozio. Non posso permettermi di addormentarmi su qualche vinile” rispondo poco convinta delle mie stesse parole e mi alzo sotto lo sguardo del biondo tinto. “Hai finito il tuo grano? Dovremmo andare?” chiedo divertita prendendo le chiavi di casa accanto alla porta. Lui sghignazza e dopo aver finito l’abbondante colazione ci dirigiamo verso l’ente occupato ad istruirci. Chiamato più comunemente come scuola.
Arrivati al cancello, a causa dell’ampio ritardo,  saluto velocemente Celine e i ragazzi e mi fiondo in classe.
Magari oggi lo riconoscerò fra tanti, magari oggi il destino è diventato improvvisamente orbo e avrà pietà di me, magari si farà vivo lui. Si, magari.
 
Le ore passano veloci e senza scoperte ecltanti. Niente James. Io e Celine raggiungiamo i ragazzi in giardino e seguendo il loro esempio, ci sediamo all’ombra di un grande albero mangiando i nostri panini portati da casa.
Parliamo del più e del meno e a metà panino mi sento implodere lo stomaco. Sono eccessivamente piena.
Ripiego la metà rimanente del mio pranzo nella carta e lo ripongo nello zaino. Niall, accortosi delle mie mosse, mi fa gli occhi dolci ed io altamente impietosita ed anche un po’ commossa gli passo il suo oggetto del desiderio.
“Possibile che anche oggi non hai fame? No! Allora è vero. È per James” esclama il biondo a bocca semi piena attirando l’attenzione dei ragazzi.
“Cosa è per James?” domandano Celine ed Harry incuriositi.
“Ieri non mi ha risposto ma non mi ha scalfita minimamente” rispondo alzando la testa ed incorociando le braccia sotto il seno facendo la finta superiore. Non credo minimamente alle mie parole e d’altro canto, neanche loro.
“Siamo sicure?” domanda Louis divertito accanto a me tirandomi una gomitata scherzosa.
“Sicura come le tue mutande di Superman” rispondo spavalda provocando la risata di tutti.
“Comunque…” continuo lasciando un po’ di sospance per attirare l’attenzione “siete sicuri che nei vostri corsi non ci sia nessun James?” chiedo con ancora poca speranza.
Celine e Zayn scuotono la testa. “Magari tra i più grandi” risponde il moro indicando con la testa Louis.
“Nessuno che ricordi” scuote la testa Louis “Solo un Matthew che fino a settimana scorsa mi chiedeva informazioni su di te. Che rompi palle! Però da una settimana a questa parte sembra mi eviti accuratamente” continua realmente scocciato dalle attenzioni di Matthew.
“Magari è lui James” risponde Liam beccandosi una mia occhiata fulminante. Notando il mio sguardo assissino di affretta a continuare “Voglio dire, invece di infastidirti di persona ha capito che per attirarti doveva provare con un approccio diverso e sembra abbia anche funzionato!” esclama convinto battendosi il cinque con Celine.
“Oh fato, non a me. Ti prego ma non lui” dico coprendomi le mani con gli occhi e scuotendo la testa con fare tatrale. Gli altri riprendono a ridere e dopo qualche battuta cattiva usciamo dallo stabilimento. Dopo un veloce saluto ci dirigiamo tutti verso direzioni diverse. Chi a casa propria, chi dalla nonna, chi al parco e chi…a lavoro.
 
 
  
Le note di ‘Fix You’ dei Coldplay riempiono il negozio ed io, aiutata da Dean il mio collega, riordiniamo i vinili e i CD spostati dai clienti canticchiando la canzone.
“Scusi signorina, ma i 5S.O.S li trovo sotto la ‘f’ di ‘five’ o sotto la ‘s’ di ‘s.o.s’?” domanda una voce maschile quasi familiare alle mie spalle.
“Mh, perché non prova a cercarli sotto la ‘a’ di ‘a quest’ora siamo chiusi’?” domando sarcastica girandomi verso il ragazzo mentre le note dei Coldpaly se ne vanno sfumando.












 

Hola :)
Sono appena  tornata dalla Slovenia ed ho aggiornato.
Non nasconderò di esserci rimasta un po' male al vedere solo una recensione allo scorso capitolo e mi farebbe piacere se diventaste un po' più loquaci.
Partirò tra due giorni e non avrò wi-fi. Tornerò il primo di Settembre, quindi se trovassi qualche recensione o anche qualche critica costruttiva, potrei aggiornare appena arrivata.
Spero davvero vi piaccia, aspetto vostre notizie.
Ringrazio come sempre le 28 che hanno messo la mia storia fra le preferite,
le 8 che l'hanno messa fra le ricordate,
le 38 che l'hanno messa nelle seguite
e tutte le ragazze che recensiscono o leggono silenziose.
Ringrazio con il cuore Feancy che mi ama alla follia :)
ahah Grazie mille della tua simpatia.
Alla prossima xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Luna Park ***


Luna Park
 
 
Le mie labbra formano lentamente la forma di una ‘o’ per la sorpresa e, come al solito, rimango inerme di fronte a quegli occhi pieni di una speciale criptonite.
“Beh, se trattate così i clienti, andrò in un altro negozio” afferma divertito Harry mentre finge di dirigersi all’uscita poco distante.
Con una forza che neanche io conosco, allungo la mano fino a raggiungere il braccio di Harry facendolo tornare davanti a me.
Lui aggrotta le sopracciglia evidentemente sorpreso dal mio gesto e osserva la mia mano ancora appoggiata al suo braccio ed io, imbarazzata, la ritiro velocemente.
Cos’è stato quell’impulso? Quella voglia di contatto fisico…
I nostri sguardi s’incrociano e, in un istante l’espressione, di Harry cambia. Gli occhi sembrano più verdi di prima e un sorriso serafico smorza tutta la tensione del momento precedente.
“Rimango solo per le offerte che ho notato all’entrata” spezza il silenzio creatosi e guardandomi ancora negli occhi, mi fa un occhiolino.
Dopo una risatina nervosa decido, finalmente, di proferire parola: “Ehm…ciao Harry. Come mai qui?”
“Ah, si. I ragazzi ed io andiamo al Luna Park. Dovrebbe venire anche Celine. Ci onorerai della tua preziosa compagnia?” domanda dopo un attimo di esitazione.
 “Certo, appena finisco. Ma, non bastava una telefonata?” chiedo curiosa.
“Ehm, certo, ma passavo di qui e…ci vediamo a casa tua e di Niall. Ciao Chloe!” risponde vago ed esce velocemente dirigendosi all’auto. Quel ragazzo è un vero enigma.
Mi riprendo velocemente e dopo aver svolto l’ultimo compito assegnatomi da Dean, mi dirigo a casa per cambiarmi.
Trovate le chiavi nella mia odiosa borsa senza fondo, mi fiondo su per le scale e a metà della corsa sento la voce di Niall, divertito,  provenire dal salotto: “Hai dieci minuti!”.
Tra qualche maledizione e insulto verso quella testolina bionda tinta, riesco a sfilarmi l’uniforme del negozio e, senza pensarci troppo, prendo i vestiti dalla sedia-armadio della scrivania e li indosso.
Dopo aver infilato soldi, telefono e chiavi nelle tasche degli shorts, corro al piano inferiore cercando di non sbattere i denti su uno scalino mentre m’infilo le Converse.
“Pronta!” urlo facendo un salto sull’ultimo gradino rischiando di dare una testata a Niall appena arrivato davanti alla soglia.
“Andiamo allora.” sorride a pochi centimetri dalla mia faccia e prendendomi per mano, andiamo alla sua auto.
Harry, arrivato con Zayn, sembra molto nervoso e dopo un lieve cenno con la testa verso di me e un veloce saluto a Niall, torna in auto dicendo che loro ci avrebbero aspettato sul posto.
Dopo pochi minuti arrivano Louis, Liam e Celine e saliti in macchina, partiamo.
Parcheggiamo relativamente lontano e davanti all’entrata, le imponenti torri colorate di rosso, blu e giallo, ci danno il benvenuto insieme ad una faccia inquietante con la bocca spalancata che funge da porta d’ingresso.
Entrando, una folata di vento e di rumori assortiti ci pervade e l’atmosfera di allegria del posto ci contagia.
“Da dove iniziamo?” domanda impaziente Louis. Sembra un bambino davanti ad un negozio di caramelle che dovrebbe aprire a momenti.
Dopo qualche risata, tutti concordiamo di iniziare dall’ottovolante. Davanti a noi stanzia una grossa insegna luminosa con scritto ‘Power Surge’ e un ragazzo ci fa segno di salire.
Celine ed io ci mettiamo nei due sedili davanti a Liam e Louis, mentre anche gli altri prendono posto.
“Pronte?” urlano insieme Liam e Louis per sovrastare l’estenuante ritornello della giostra.
Io e Celine ci guardiamo negli occhi e senza darci il tempo di rispondere, l’ottovolante inizia a girare ed uno spontaneo urlo sale dal petto fino a scoppiare. L’alta velocità non mi permette di riconoscere le varie figure, ma la 
salda mano di Celine sembra piuttosto nitida. Si sente un urlo di gioia, probabilmente da Louis, ed in sottofondo varie risate. Le luci delle altre giostre creano diversi giochi di colori ed un senso di leggerezza mi pervade. Quando l’ottovolante si ferma e scendiamo dai sedili, quel senso di leggerezza si trasforma in vari conati di vomito, ma per evitare di fare brutte figure come Celine corsa verso il cestino per rimettere, mi ricompongo velocemente. “Figo!” urliamo all’unisono io e Zayn e senza pensarci, ci battiamo un cinque.
Risuonano altre risate e Harry, più tranquillo rispetto a prima, indica il trenino degli orrori.
“No, ragazzi io non entro” rispondo velocemente scuotendo la testa.
“Ohh. Hai paura dei fantasmi, sangue, vampiri…” continua Louis facendo gesti strani con le mani.
“BUU!” urla alle mie spalle Zayn facendomi fare un salto di almeno 20 centimetri dal posto.
“Ma sei scemo? Io non ho paura delle cose sovrannaturali o del sangue, penso solo di essere troppo bassa. Magari non mi fanno entrare perché la sbarra del trenino non mi terrebbe.” mento a testa alta.
“Vorrà dire che ti terremo noi.” dice Zayn prendendomi sottobraccio e lanciando uno sguardo d’intesa ad Harry. Il riccio mi prende sottobraccio dall’altra parte ed insieme mi sollevano come se fossi una piuma, dirigendosi verso la giostra stregata mentre gli altri si fanno quattro risate alle mie spalle.
Il ragazzo all’entrata ci fa entrare nonostante le mie varie richieste di lasciarmi fuori ed i ragazzi mi poggiano su un vagone del trenino sedendosi uno a destra e uno a sinistra. Celine e gli altri si siedono avanti senza curarsi della mia pover persona presa in ostaggio. Le poche luci soffuse si spengono ed il trenino viene messo in moto. In preda al panico, tengo strette le braccia dei ragazzi e dopo aver sentito una loro risatina e avergli tirato una leggera gomitata nelle costole, un urlo stridulo e sinistro arriva esattamente da dietro di noi ed un leggero velo mi sposta i capelli. Decido di non urlare e dare la soddisfazione di vedermi sclerare al moro e al riccio che si sono divertiti a portarmi qui, e chiudo gli occhi stringendo fortemente le loro muscolose braccia.
Quando finisce il giro, scappo letteralmente da lì e mi siedo su una panchina illuminata da un lampione.
I ragazzi arrivano davanti a me piegandosi in due dal ridere e Liam si siede accanto a me.
“Non faceva così paura!” dice divertito il ragazzo tenendosi la pancia.
“No? Un pazzo mi ha inseguita con una motosega fino all’uscita! E sono quasi caduta in uno di quei pozzi fosforescenti!” urlo alzando le mani in aria, sfinita.
“Va bene. Facciamo qualcosa di più tranquillo” risponde Niall asciugandosi le lacrime causate dalle troppe risate “La ruota panoramica? Dicono si veda tutto il Luna Park e anche il mare” continua il biondo indicando la grande ruota illuminata.
“Perfetto!” esulta Celine, incitandoci ad andare.
Mi avvicino lentamente a Niall e un po’ in imbarazzo gli chiedo: “Niall, sali con me? Non sono tanto sicura su quei cosi”.
Lui sorride amaramente, “Scusa, ma me l’ha già chiesto Celine” ed indica la ragazza avanti con Zayn e Liam.
“Ah, ok” rispondo un po’ delusa, ma ancora prima che Niall possa rispondere, Harry si avvicina a noi.
“Ti va di venire su con me?” domanda leggermente nervoso il riccio “So di non essere Niall, ma potrei essere di compagnia anche io, cioè…” straparla e farfuglia e, ad un certo punto, mi sento obbligata a fermarlo. 
​Già, lui non è Niall, ma non si giudica mai un libro dalla copertina. Nonostante i brividi che passano dalla colonna vertebrale alle punte delle dita, mi costringo a porre un minimo di fiducia in lui e lo prendo sottobraccio. “Mi piacerebbe, davvero” gli sorrido guardandolo per un fugace momento negli occhi e ci dirigiamo insieme agli altri verso la ruota panoramica. 
 

                           
 
Ciao a tutti, da quanto!
Non ho aggiornato il giorno stabilito dato che ho notato le poche recensioni, quindi alla fine non mi sembrava così urgente.
In realtà il capitolo era moooolto più lungo, ma per paura di annoiarvi, l'ho diviso a metà.
Il resto arriverà in proporzione alle recensioni.
Spero davvero di sentirvi e anche se non recensite, so che siete in tante a leggere!
Spero vi interessiate ancora alla storia, alla prossima.
Grazie a tutti!
xx -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Vertigini ***


Vertigini



La grande ruota si innalza sopra le nostre teste, più piccola del London Eye che ho visitato qualche anno fa, ma pur sempre alta. I vari colori delle luci risplendono grazie alla bassa luminosità del cielo e le canzoni che passano alla radio immergono completamente l’ambiente. È appena terminato un giro e la gente inizia a scendere scambiandosi commenti sulla meravigliosa vista visibile dal punto più alto della ruota.
“Pronta?” domanda Harry con un lieve sorriso che non nasconde il nervosismo negli occhi.
“No, ma se ho superato il trenino degli orrori, posso superare anche questa” affermo poco convinta e tiro il ragazzo sul primo posto disponibile che vedo dopo gli altri.
I sedili hanno spazio solo per due persone e sono imbottiti per rendere più confortevole il giro.
I tettucci che dovrebbero proteggere dalla pioggia, sono a forma di sotto-torta e agli estremi, luci colorate illuminano l’atmosfera intorno a noi. La ruota inizia a girare e per il nervosismo mi avvicino a Harry stringendo il suo braccio possente. “Non ti da fastidio vero?” domando cercando di non guardare ne la terra che si allontana ne i suoi meravigliosi occhi di giada. “Sono qui per questo” sorride godendosi il panorama.
Per distrarmi dal fastidioso senso di vuoto sotto di me, decido di guardarmi intorno, ma l’unica cosa che attira la mia attenzione senza il bisogno di guardare verso terra è Harry. Mi perdo a guardare quella lieve fossetta che gli spunta sulla guancia mentre sorride e le ciglia che si posano leggere quando sbatte le palpebre. Sento una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Probabilmente avrò fame.
“Mi vuoi consumare?” domanda divertito il riccio dopo aver notato che lo stavo fissando da qualche minuto.
“No, s-scusa…” rispondo imbarazzata “È che non riesco a guardare giù”
"Quindi hai paura dell'altezza" dice il ragazzo più a se stesso che a me. Molto perspicace. “Sai che in realtà, la vertigine non è paura di cadere” afferma sicuro guardandomi negli occhi.
“Allora come me la spieghi?” chiedo curiosa ricambiando lo sguardo.
La vertigine è solo voglia di volare” alza le spalle sorridendo. “Guarda avanti” mi incita vedendomi disorientata. “No Harry, davvero, non ci riesco” stringo più forte il suo braccio.
Ti fidi di me?” domanda speranzoso. “È difficile…” sussurro. “Non ho detto che sarebbe stato facile. Provaci, prova a fidarti di me. Ti do la mia parola che non te ne pentirai” incatena il mio sguardo al suo e dei brividi percorrono la mia schiena. Dopo un attimo di riflessione, alzo lentamente lo sguardo avvicinandomi sempre di più ad Harry. Non mi ero neanche accorta di esserci alzati così tanto ed ora siamo sul punto più alto. La ruota si blocca appena arriviamo all’apice ed io m’irrigidisco. “Tranquilla” dice Harry accortosi della mia tensione “Fermano la ruota ogni volta che ci arriva una postazione. Lasciano il tempo di ammirare tutto questo - dice indicando la meraviglia avanti ai nostri occhi - alle varie…coppie.” Sorride lievemente guardando la mia faccia ancora sconcertata. “Vieni qui” esulta dopo pochi minuti passando il braccio attorno alle mie spalle. Mi stringe lievemente per infondermi sicurezza ed io appoggio la testa sul suo petto. Cerco di non soffermarmi sul calore che si espande dal basso ventre e mi contorce lo stomaco, e osservo il panorama. Il cielo azzurro sfumato, con diverse nuvole chiare, si distende fino all’orizzonte dove  si congiunge con il mare che riflette i diversi colori del tramonto che sta giungendo al termine. Il luna park è tutto illuminato e le diverse musiche si mischiano agli schiamazzi felici dei bambini. “È meraviglioso” sussurro sul suo petto dopo essermi risvegliata. “Ancora di più qui con te” risponde a bassa voce lui.
Sento il suo respiro caldo sul collo ed alzo leggermente la testa. Nei suoi occhi si intravede uno strano luccichio ed il suo sorriso mi distrae dalla situazione. Solo quando mi accorgo che i nostri nasi si stanno sfiorando mi rendo conto di quello che sta per succedere. Con più sforzo di quello che immaginassi, mi stacco delicatamente e distolgo lo sguardo. La ruota è ormai ripartita da tempo e ci stiamo avvicinando a terra. “Chloe…” dice Harry poggiando la mano sulla mia stesa al mio fianco. “Harry non devi dire nulla. Grazie per lo splendido giro” rispondo pacata. Arrivati a terra lo guardo negli occhi e con una nota di delusione, lui toglie la sua mano dalla mia. Scendo e mi dirigo verso gli altri che aspettano solo noi.
“Ho un po’ di fame” esulto arrivata “Andiamo a prendere qualcosa?”
Gli occhi azzurri di Niall s’illuminano “Questa è la mia Chloe! Andiamo!” mi prende sotto braccio e mi trascina verso il baracchino. “Cosa vuoi piccola?” chiede sorridendo. “Caramelle” rispondo guardandomi intorno, ma nonostante la felicità che trasmettono gli occhi vispi del biondo e tutto il bene che provo per lui, non riesco ancora a togliermi dalla mente l’espressione triste di Harry. “Ecco a te” mi risveglia Niall mentre mi porge il sacchetto. Dopo che aver preso anche il suo Big-hot dog, torniamo al gruppo dei ragazzi a cui si è aggiunto anche il riccio.
“Vi va di andare sulle le montagne russe?” chiede esaltato Louis.
“Io credo che starò qui a gustarmi le mie caramelle. Voi andate, non scappo” sorrido infilandomi in bocca un orsetto gommoso. “Io sto qui con lei, ci vediamo qui giù” dice Celine congedandoli. I ragazzi annuiscono e si avviano alle montagne russe mentre noi ci sediamo in un piccolo spazio di parco lì vicino.
“Ti sei divertita?” domanda la mora mentre mi ruba un rotolo di liquerizia dal sacchetto.
“Si, è stato…interessante” rispondo titubante.
“Interessante? Io direi rivelatoria!” esulta sdraiandosi sul prato.
“Devi per caso dirmi qualcosa, troia?” chiedo curiosa alzando un sopracciglio.
“Beh, ecco…” inizia a raccontare con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
“È per un ragazzo! È per un ragazzo, dillo!” esulto mettendomi a sedere per vederla meglio.
Si alza anche lei fissandomi con gli occhi pieni di felicità. “Ecco…” riprende torturandosi le mani e aumentando la suspense “Credo mi piaccia Niall” conclude il discorso a bassa voce e con tutta l’adrenalina che ha in corpo, si allunga verso di me e stringendomi in un abbraccio caloroso a cui io, senza spiegarmene il motivo, non riesco a rispondere con lo stesso affetto. Le piace Niall.


 

Rieccomi dopo solo sei giorni!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, dato che ormai la fantasia mi sta lasciando e diventa sempre più difficile scrivere.
Ho notato davvero poche recensioni, quindi per il prossimo capitolo aspetto almeno 3 recensioni.
Grazie davvero a tutte quelle che leggono, siete tantissime!
E dato che siete in tante, vi chiedo di passare dalla mia nuova storia, 'Nightamares vs. Dreams'.
L'ho messa da poco e mi piacerebbe ricevere qualche commento per sapere se piace.
Grazie ancora,
al prossimo capitolo xx -G-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi. ***


Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.


 
 
Da James:
Non ho ancora capito quale sia il problema.
 
Da Chloe:
Forse neanche io.
 
Da James:
Non sei felice che a Celine piaccia un ragazzo serio?
 
Da Chloe:
Certo, ma è Niall…
 
Da James:
Capito, piace anche a te.
 

Mi fermo a leggere l’ultimo messaggio del ragazzo ed i miei occhi si allargano leggermente.
 
Da Chloe:
No. Solo che è sempre Niall…
Forse mi piace come amico, forse è amore fraterno…
 
Da James:
Questo non toglie che ti piaccia.
 
Da Chloe:
Si, ma non è amore. Non lo vedo sotto quell’aspetto.
 

Scrivo decisa pensando al biondino. Insomma è il mio irlandese, potrebbe essere mio fratello.
 
Da James:
Allora torniamo al punto di partenza. Qual è il problema?

 
Mi fermo a pensare e non trovo la risposta. Qual è il problema? Magari sono solo gelosa. Se Niall si metterà con Celine mi trascurerà e non sarò più nessuno.
 
Da James:
Hai paura che ti abbandoni? Sono sicuro non succederà, Niall mi sembra un ragazzo a posto.

 
Sembra mi abbia letto nel pensiero, come se mi conoscesse nel profondo. Ed è proprio per questo, per l’affinità che c’è fra noi nonostante uno schermo che ci separa, che gli ho confidato il mio segreto. Il mio stupro. Un altro problema mi sorge immediatamente. James ha letto il messaggio e mi parla ancora, mi aiuta con le mie seghe mentali. Possibile che in realtà non l’abbia letto?
 

Da Chloe:
Parlerò con Celine, ma ora devo chiederti un’altra cosa…
 
Da James:
Si, Chloe. Ho letto il messaggio e sono qui per te.

 
Il mio cuore perde un battito e mi si lucidano gli occhi. L’ha letto e non è scappato come hanno fatto tutti, lui è ancora qui.
 
Da Chloe:
Posso fidarmi di te?
 
Da James:
Certo. Voglio farti capire che sono qui per te così, finalmente, riuscirai a volerti bene come te ne voglio io.

 
Mi vuole bene? Come è strano questo sentimento. Conosco tante persone che vedo ogni giorno, con cui parlo, ma sento di provare qualcosa per James, che non ho mai visto, invece che per tutte quelle persone.
È un po’ come essere ciechi. Non l’ho mai visto, mai toccato, mai sentito con le mie orecchie, ma riesco a sentire qualcosa per lui. Ed essendo ciechi questo sentimento è ancora più sincero. Non c’è di mezzo nessun aspetto fisico, solo le anime, solo il nostro essere. L’unica aspetto negativo è che non so chi sia, non posso essere sicura che lui sia chi dice di essere, potrebbe essere lo stregatto o l’enigmista e io continuerei a credere che sia il ragazzo perfetto. Beh, chiunque sia, mi è vicino ed io voglio fidarmi, voglio provare a credere in qualcuno.

 
***
 
 
“Siamo qui per creare dell’arte. Siamo d’accordo?” inizia così il professore.
Quando tutte le teste degli alunni presenti al corso d’arte extra-scolastico danno un cenno di assenso,  il professore continua.
“Ma cosa vuol dire creare dell’arte e di conseguenza essere artisti?” chiede facendo balzare lo sguardo su un allievo all’altro.
Fra i primi banchi si alza una mano. Una ragazza molto timida, trecce e occhi scuri, accenna lievemente ad una risposta: “Significa creare qualcosa che appartiene all’artista in questione. Qualcosa che piaccia o no all’autore, ma che faccia provare un sentimento nello svolgimento di esso ed anche alla fine della realizzazione.”
Il professore si sofferma per poco sulle parole della ragazze per poi continuare: “Molto bene. Quindi l’arte è soggettiva, giusto? E come si fa a definire una rappresentazione di arte, disegno o canzone che sia, migliore di un’altra?”
“Professor Schuester, senza offesa, ma questa domanda mi sembra davvero stupida.” interviene Louis attirando l’attenzione di tutti i ragazzi in aula “Non fraintenda, ma abbiamo appena accertato che l’arte è soggettiva e come quest’ultima, anche la bellezza lo è. Non esiste migliore o peggiore, un po' come con le persone; un dipinto realistico confrontato ad un disegno astratto non è migliore, è semplicemente diverso. Il disegno di un bambino può sembrare uno scarabocchio, ma ai suoi occhi sarà un prode cavaliere che cavalca un enorme dragone che sputa fiamme. L’arte è una visione interna dell’autore. Non credo che una rappresentazione si possa definire migliore di un’altra, sono belle nella loro diversità.”
Come me, tutti, sono rimasti a bocca aperta difronte alla saggezza del ragazzo e dopo i vari battiti di mani da parte della classe, Louis si spolvera la giacca in un gesto tutt’altro che modesto.
Il professore sorride fiero e si può intravedere un luccichio nei suoi occhi. “Bene Louis.” riprende facendo tornare il silenzio nell’aula “Volevo arrivare esattamente qui. Quindi, se l’arte è una visione interna, gli artisti cosa sono?”
Il silenzio prevale nella stanza ed io mi faccio coraggio a prendere parola.
“Gli artisti sono interpreti. Gli artisti, con canzoni, disegni, sculture, dipinti o anche sinfonie, interpretano quello che provano in loro stessi.
Non rappresentano quello che sono, perché spesso nessuno è mai sicuro di chi sia veramente. Trasmettono quello che sentono dentro ed io personalmente penso che abbiano molto coraggio a mostrare quello che provano.”
“Perfetto Chloe. È vero quello che hai detto. Gli artisti non rappresentano quasi mai chi sono, dato che lo ignorano, ma oggi io vi presenterò una sfida. Oggi voi rappresenterete voi stessi, con un disegno. Bando alle ciance, matita in mano che si comincia.” il professore ci da’ le direttive ed esce dalla classe.
Dopo un momento di perplessità, prendo la matita e comincio a far passare la mina sul foglio liscio.
Il disegno prende forma e dopo aver finito anche di colorare appoggio gli attrezzi e tiro un sospiro di sollievo. “Fammelo vedere!” esulta Zayn accanto a me sporgendo la testa verso il mio banco.
“Giammai!” ritiro il foglio velocemente incendiando il ragazzo con lo sguardo. “Dai! Ma io sono Zayn” sporge il labbro assumendo un’espressione che dovrebbe essere tenera e cerca di avvicinarsi al disegno.
“Beh, se la mettiamo così allora…” lo guardo dritta negli occhi sorridendogli dolcemente. Illuso. “Allora no.” Lo guardo compiaciuta girarsi e fare il finto offeso.
Poco tempo dopo entra il professore chiedendo qualche disegno. Io mi abbasso lentamente cercando di attirare meno attenzione possibile. “Il disegno di Chloe è bellissimo, venga da lei!” esulta Zayn indicandomi e sorridendo. Mi lancia uno sguardo divertito. Faccia da bastardo.
“Bene Chloe, illuminaci.” mi fa segno il professore.
Mostro il mi disegno. “Io non so esattamente chi sono o chi vorrò essere e questo incarico è stato davvero complicato. Nonostante questo, ho deciso di rappresentarmi come unavolpe. Ma non una volpe qualunque. La mia volpe è quella de ‘il piccolo principe’. E di fianco a me, cioè la volpe, c’è per l’appunto, il piccolo principe. Di me sono sicura di portar dentro molti più segreti della volpe del libro, e spero vivamente di possedere amici ‘addomesticati’. Il piccolo principe che vedo io non è biondo con gli occhi azzurri, troppo ragazzo standard. Il mio amico lo vedo castano, nella norma, un ragazzo normale, ma chiudendo gli occhi e pensandoci, lo immagino con degli smerali al posto degli occhi, occhi di giada, di un verde brillante, e non me ne spiego il motivo. Alla fine della mia storia espressa dal disegno, la volpe, sempre io, gli rivelo un grosso segreto che non avrei mai pensato di svelare e questo piccolo principe non se ne va. Non dovrò piangere per la sua perdita. Beh, questo amico io non lo conosco, ma una frase splendida che cita il libro è: Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.
Mi guardo intorno e noto subito gli sguardi intensi di Harry e Niall. Sbattono velocemente le palpebre e boccheggiano come se volessero dire qualcosa. Il professor Schuester mi risveglia con una pacca sulla spalle esultando con un: “In filosofia devi andare piuttosto bene.”
Io annuisco lievemente con ancora il pensiero dei loro sguardi e mentre il professore cerca qualcun altro a cui chiedere il disegno, un rumore pervade la stanza. Anzi, la scuola. Un rumore pesante, forte, e subito dopo un boato. Uno sparo. L’eco. E un altro sparo. Ci rendiamo davvero conto che sia uno sparo solo dopo averne sentiti altri ed il terrore è già seminato. Urla, l’allarme e porte sbattute sono gli unici rumori presenti nella scuola. L’unica aula in cui regna il silenzio è la nostra. “Ragazzi, niente urla” dice il professore bianco in viso avvicinandosi alla porta. Si sente qualcosa sbattere sulla superfice e di riflesso, il professore chiude a chiave. “Ragazzi mettiamo tavoli, sedie e tutto quello che possiamo davanti alle porte. Ragazze, vi voglio dietro a quegli armadi pesanti. Ora.” Ci muoviamo tutti velocemente ed in pochi minuti mi ritrovo tra la ragazza con le trecce e Zayn che mi tiene stretta fra le braccia. La tensione è sul volto di tutti e si sente ancora qualche sparo. Chi entrerebbe in una scuola armato? Per cosa poi?
Harry, Louis, Niall e Liam sono davanti a noi e continuano a dirmi di stare tranquilla. La più calma qui, sono proprio io. Posso sembrare apatica, ma in realtà preferisco solo non far capire agli altri come mi sento.
Molti ragazzi iniziano a chiamare i loro cari uno alla volta, sotto istruzione del professore, per non intasare le linee. Al mio turno apro la rubrica e il primo nome a cui penso non è nessuno dei miei parenti. James. Faccio partire la chiamata e l’unico suono che sento al momento è il rumore metallico del telefono. Tuu. Tuu.





 
Hi guys!
Si, sono tornata dopo tanto.
Ho avuto dei brutti momenti ed avevo davvero bisogno di scrivere.
Sooo...
eccomi qui!
Che ne pensate? Spero vi piaccia perchè ci ho pensato davvero molto e mi sono impegnata.
Ok, sarà un capitolo storpio. Amen.
Mi farebbe davvero piacere se passaste dalla mia nuova storia: 'Nightamares vs Dreams".
E anche dalla nuova storia a quattro mani: "Come fare fuori Sophia Smith" scritta dalla sottoscritta e -Amy.
Grazie a tutte :)
PS. avete sentito story of my life? Credo di essermi innamorata.
All for now xx
-G-

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** I'll be there. ***


I'll be there.



Tuu. Tuu. Il telefono aveva appena inviato la chiamata che, nello stesso istante, iniziò a suonare un altro telefono nella stanza.
Tuu. Tuu. Mi guardo intorno spaesata, ma nessuno accenna a rispondere al telefono. Magari hanno paura di bloccare la linea telefonica interrompendo la mia chiamata.
Tuu. Tuu. Il suono della suoneria fastidiosa e persistente dell’altro telefono continua a riempire l’aula. Decido di appendere la chiamata per lasciare al mio compagno o compagna che sia, di rispondere. Premo il pulsante rosso sullo schermo del telefono per concludere la chiamata e con lei, si spegne anche la suoneria che suonava incessantemente qualche istante prima. Tutti i ragazzi, compreso il professore, sono ancora sotto pressione e le urla degli ultimi ragazzi che escono da scuola in preda al panico, non aiutano. Ci guardiamo tutti sconcertati e gli occhi della ragazza con le trecce accanto a me posseggono un’angoscia che fa stringere il cuore. Ormai non suona più nessun telefono e decido di riprovare a chiamare.
James, rispondi, ti prego. Quella richiesta risuona continuamente nella mia testa mentre rifaccio il suo numero.
Tuu. Tuu. La suoneria di poco prima ricomincia a perforarmi i timpani, ma questa volta non mi arrendo. Se vogliono, richiameranno più tardi. La mia, è un’emergenza.
Tuu. Tuu. La voglia di sentire James è tanta. Ho bisogno di sentirlo più vicino. Ho bisogno che mi aiuti con Niall e Celine. Ma soprattutto, devo fargli capire quanto mi sia legata a lui, prima che sia troppo tardi.
Tuu. Tuu. La suoneria continua precisamente al ritmo del rumore metallico che provoca il mio telefono e quando questo finisce annunciando la segreteria telefonica, anche il suono assillante si interrompe.
No. Non può essere una coincidenza. Io non credo nelle coincidenze. Se una cosa accade, c’è un motivo.
Ed ora tutto sembra più chiaro. James fa parte del corso supplementare di arte.
Era il cellulare di James che stava suonando. James è in questa stramaledetta stanza insieme a me.
La mia mano lascia involontariamente il cellulare causando un grosso rimbombo provocato dalla sua caduta sul pavimento lucido. Zayn si gira velocemente verso di me per accertarsi che stia bene, imitato dalla ragazza al lato opposto. I miei occhi si allargano e inconsciamente comincio a cercarlo per la stanza.
Lui è qui. È sempre stato qui, fin dall’inizio, e mi stava vicino seppur da lontano. Si, è un ossimoro, non ha un filo logico, ma non è quello che conta in questo istante. Mi ha sempre tenuta d’occhio senza farsi vedere, senza pretendere nulla in cambio. È stato un vero amico, o forse anche qualcosa di più.
Continuo a guardarmi velocemente in giro ma non vedo nessuno che mi sembri James. Certo, io non ho mai visto James.
I miei movimenti diventano sempre più meccanici ed inizio a tremare visibilmente. Zayn e Kate, la ragazza con le trecce, mi tengono ferma e mi accarezzano chiedendomi cosa c'è che non vada, ma i loro movimenti sono impercettibili e le loro voci sempre più lontane. Dall'altra parte della stanza vedo Niall guardarmi con occhi pieni di preoccupazione, ma neanche il bene che provo per lui ora basta a calmarmi.
Giro così velocemente la testa che la stanza sembra essere inghiottita da un vortice, ma non importa.
Tutto è confuso. Qualcuno spara a scuola. A Celine piace Niall e molto probabilmente è ricambiata. Scopro di aver sempre avuto James vicino. Tutto. È tutto fottutamente confuso.
Cerco di alzarmi, ma il braccio possente di Zayn afferra velocemente il mio polso.
"Lasciami" sussurro guardando negli occhi nocciola del ragazzo. Lui non accenna a lasciare la presa e il suo volto è pieno di compassione.
“Ho detto lasciami!” ringhio strattonando il braccio con un movimento repentino che mi causa un altro capogiro. In mezzo all’aula, in piedi, continuo a cercare James. Mi guardano tutti curiosi tranne i ragazzi che, al contrario, sembrano piuttosto preoccupati.
Cerco imperterrita un segno. Qualcosa che mi faccia capire che James è qui e che mi aiuterà, ma nessuno si muove. Sembra che tutti si siano paralizzati, tranne me e la stanza circostante. Sento uno strano freddo ed inizio a perdere l’equilibrio. Le ginocchia tremano veloci ed io cerco di capire se mi trovo in una bufera o ancora in classe. Gli occhi si fanno pesanti e alla fine le gambe cedono.
“No!” urla una voce maschile. L’aria mi sposta i capelli durante la caduta, ma il mio corpo non tocca mai il pavimento. Intorno al mio corpo sembra aleggiare una strana atmosfera. Il gelo che provavo prima si sta tramutando ad un calore quasi piacevole e smetto di tremare. Forti braccia mi stanno cullando e dolci mani mi accarezzano i capelli cercando di tranquillizzarmi. Lontani sussurri mi raggiungono, ma probabilmente è solo un sogno.
Mi sento improvvisamente stanca, ma non posso addormentarmi ora. Io devo essere forte. Per James.
Io devo trovarlo.
Nonostante la mia forte voglia di combattere, il mio corpo non è della stessa idea e mi sento sprofondare pian piano. Con la poca forza che mi rimane riesco ad aprire leggermente le palpebre e l’ultima cosa che riesco a distinguere sono degli occhi puri intinti in una mistica giada.
 
 
*
 
 
“Celine, ora ho davvero bisogno di parlarti” dico esausta lanciandomi sul letto.
È arrivato il momento di parlarne.
Dalla scorsa settimana sono sotto vitamine e pastiglie date le mie scarse abitudini alimentari e la spossatezza del corpo. Rischio frequenti svenimenti ed attacchi di panico. Non posso essere soggetta a stress. Già. Facile da dire, impossibile da mettere in pratica. Soprattutto in questo momento.
Ormai sono arrivata alla conclusione che Niall e la mia migliore amica si piacciano ed ho bisogno che mi rassicuri, perché percepisco un forte senso di abbandono. Insomma, la mia migliore amica e il mio migliore amico si piacciono. Sono praticamente come una sorella ed un fratello per me e mi sembra normale che non voglio si dimentichino di me. Però questi pensieri sono enormemente egoistici. Voglio solo che stiano bene, che siano felici.
Questa sera devono uscire insieme.
“No, Chloe. Prima prendi le pastiglie che ti hanno prescritto e poi, e solo poi, potremo parlare” s’impunta la ragazza davanti alla porta della mia camera con le braccia incrociate sotto al seno.
Mi alzo svogliatamente ormai rassegnata e prendo il tubetto arancione dalla borsa.
Mando giù le pastiglie a secco e le suddette mi lasciano un retro gusto amaro in bocca. Faccio una smorfia di disgusto e mi riaccomodo sul letto.
“Ora, di grazia, vuoi venire qui? Sono seria Celine” sussurro torturandomi le mani.
“Oh, Chloe” dice dolce dopo avermi raggiunto “So quello che stai pensando. Sei preoccupata per Niall e me, vero?” mi domanda accarezzandomi delicatamente la schiena.
“Si. Sono veramente grata che vi siate trovati e che proviate qualcosa di intenso per l’altro, ma presto mi sentirò esclusa. Sarò ingiustamente egoista, ma non credo riuscirò a condividervi” rispondo pacata.
Una lieve risata fuoriesce dalle piccole labbra della mia amica. “Non dovrai condividerci. Saremo sempre con te, non cambierà nulla fra te e me o fra te e lui. Niall ed io saremo solo più uniti sentimentalmente, ma te sarai sempre nei nostri cuori. Come sorelle, ricordi?” mi chiede a bassa voce incrociando il suo mignolo con il mio.
Annuisco e dico quasi divertita: “Sembro una bambina che è gelosa dei suoi giocattoli.”
“E che giocattoli!” esulta poco modesta Celine alzandosi dal mio letto. “Ora non ti preoccupare e rilassati. L’hanno detto anche i dottori. Sdraiati qui e ascolta un po’ di musica o disegna” dice iniziando a prendermi il mio blocco nero da disegno.
Ma non riesco ancora a rilassarmi. Sento ancora un peso e forse dopo una settimana è arrivato il momento di parlargli.
“No Celine. Sai che ormai è arrivato il momento di sentirlo. Non so cosa mi stia succedendo, ma ho un’ansia perenne quando penso che lui ha continuato a scrivermi” dico triste abbassando lo sguardo.
Da quando mi hanno portata in ospedale la settimana scorsa, oltre ad aver ingerito una massa relativa di farmaci, mi hanno allontanata da qualsiasi ansia e questo ha comportato non scrivere più a James.
Ho riferito a Celine che ho scoperto che James è nella mia classe di arte supplementare e lei mi ha proibito di rispondergli per evitare qualche altro attacco di panico. Lui, però, ha continuato a cercarmi e a scrivermi per sapere le mie condizioni fisiche.
“Sicura di essere pronta? Non lo abbiamo ancora detto ai ragazzi. Non voglio che…”
“Si, sicura” la interrompo prontamente “Prima di dire ai ragazzi quello che ho scoperto, devo sentirlo. Devo chiarire con lui. Insomma, devo sapere perché non ha risposto o perché non si è mai avvicinato. Poi, caso mai, li coinvolgeremo.”
Lei annuisce poco convinta e subito dopo si sente qualcuno bussare alla piccola porta di legno di camera mia.
“Celine? Sei pronta?” domanda Niall entrando.
“Si” risponde felice la ragazza. Mi si avvicina e mi lascia un dolce bacio sulla guancia. “Fai come ti senti. Sei hai problemi non esitare a chiamarci.”
Niall sembra curioso e preoccupato dalla frase appena detta da Celine, ma prima che possa proferire parola,  la sua quasi-fidanzata lo trascina fuori dalla porta e, di conseguenza, dalla casa.
Mi sdraio per pochi minuti sul letto ed un sonoro sbuffo esce dalle mie labbra arrossate.
Raccolgo tutto il coraggio possibile e prima di cambiare idea, prendo il telefono e mando un messaggio a James.
 
-Da Chloe:
Ho capito che non rispondi alle chiamate quindi mi limiterò a mandarti messaggi.
So che sei iscritto alla mia stessa ora di arte extra-scolastica e so anche che non ti chiami James.
Ci ho pensato, mi sono informata e nella mia classe non c’è nessun James e non serve che neghi.
Voglio solo farti sapere che quel giorno, in classe, quando sono svenuta, cercavo te.
 
Pochi minuti ed arriva la risposta.
 
Da James:
Mi sento già in colpa. Vederti svenire davanti ai miei occhi mi ha fatto crollare.
Volevo rispondere, davvero, ma non potevo. Non posso avvicinarmi. Lo faccio solo per te.
 
-Da Chloe:
A quanto pare starmi vicino in quel momento sarebbe stato meglio dato che sono svenuta.
Non puoi sapere cosa sia meglio per me e sinceramente non capisco perché tu non possa starmi vicino.
Se ho fatto qualcosa di sbagliato, dimmelo.
 
Da James:
Assolutamente no. Tu non hai mai fatto qualcosa di sbagliato.
Ti starò sempre vicino, ma non fisicamente. Mi sentirei davvero meglio se potessi aiutarti ogni qual volta ti venga un attacco di panico.
 
-Da Chloe:
Allora perché non ci sei? James, per favore,  ho bisogno di te. Niall e Celine si metteranno insieme e a me, rimarrai solo te.
Non posso aspettare. I medici dicono che se starò ancora sotto stress avrò frequenti svenimenti ed attacchi di panico.
Vediamoci dopo la lezione di arte, tra cinque giorni. Sul retro, accanto ai campi da basket, quando saranno andati via tutti. Solo io e te, James.
 
Aspetto, aspetto e aspetto. Poggio il cellullare accanto a me e fisso il soffitto chiaro. Lentamente le palpebre si fanno pesanti e mi sento stanca. Prima di addormentarmi sento il telefono vibrare e mi affretto a leggere la così tanto attesa risposta.
 
Da James:
Ci sarò.
 
Due semplici parole.
Blocco il telefono e mi addormento. Mi addormento con un sorriso. Come non riuscivo a fare da quel giorno. Mi addormento con almeno una speranza. Una speranza che mi accompagnerà fino a quel momento.
La speranza di riuscir a vedere il ragazzo con cui ho stretto tanto solo attraverso uno schermo.
Il mio salvatore. Il mio piccolo principe.


 
Celine: 
 
   


Chloe:



 
So che aspettate il capitolo da tanto e finalemente sono tornata!
Grazie per aver aspettato e spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Avviso che ho tolto la storia 'Nightamares vs Dreams' causa revisione. Cercherò di ripubblicarla al più presto possibile.
Fatemi sapere cosa pensate della storia.
So che siete in tante, posso vedervi! :)
Scrivetemi pure, non disturbate.
Best whises x
 -G-

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Blonde hair. ***


Ho mille e più ragioni per non aver aggiornato fino ad ora, ma non ho nessuna scusa.
Spero che nonostante io sia scostante la storia continui ad interessarvi.
Grazie a chi recensisce, a chi usa quel poco tempo per leggere e anche a chi continua a seguirla.
Grazie anche ai nuovi lettori.
Buona lettura. Xx -G-



Blonde hair.


“Fammi capire” dice Celine sedendosi sulla panchina davanti a scuola, massaggiandosi le tempie.
Anche questa mattina, come ormai da circa una settimana, io e Celine arriviamo in anticipo.
Dice che non posso stare nella calca, fra spintoni e ragazzi impazienti. Farebbe male al mio sistema nervoso o peggio, al mio stato fisico. Sembra che sia più preoccupata e stanca lei rispetto a me che devo ricordarmi di prendere pastiglie e medicinali. Fortuna che, essendo stabile, potrò smettere di prenderli a breve.
“Tu gli hai proposto di vedervi fra due giorni e lui ha accettato?” domanda nervosa osservandomi.
Erano passati 3 giorni dal fatidico giorno in cui mi ero messa d'accordo con James e sono riuscita a parlarne a Celine solo ora. Era stata troppo presa da Horan.
“Si, cosa c’è di così sconvolgente?” chiedo senza capire il suo scetticismo.
“C’è che prevedo una grossa tempesta fra i ragazzi…” sussurra fissando un punto fisso, persa fra i suoi pensieri.
“Cosa scusa?” domando avendo udito a stento la frase.
“Eh?” chiede lei spaesata. “Ah, si” scuote la testa prendendo tempo, “L’hai detto ai ragazzi?” chiede infine alzandosi.
È quasi ora di entrare e cominciano ad arrivare gli studenti. Celine vuole portarmi dentro prima che suoni. “No, avevo in mente di vederci oggi pomeriggio per dirglielo tutti insieme.” rispondo avviandomi insieme a lei verso l’istituto.
“Pensa bene a cosa vorrai dirgli. Ci vediamo dopo, io ora ho storia.” mi lascia un bacio sulla guancia e si allontana.
Mi guardo in giro alla ricerca della classe di filosofia e mi ci fiondo sperando che la giornata sia più corta di quello che sembra.
 
 
*
 
 
“Scusi signor Milton, potrebbe uscire un attimo la signorina Kelly? È una questione importante.” interrompe la lezione il professor Schuester, l’insegnante dell’ora di arte supplementare.
Dopo aver scrutato per un minuto abbondante il professor Schuester, il signor Milton mi fa un cenno di consenso e, recuperando le mie cose, abbandono l’aula.
“Vieni Chloe, ho una cosa da dire a te e ai tuoi compagni di corso” mi dice l’insegnante dirigendosi nell’alula d’arte.
Entrati nella grande classe, trovo tutti i ragazzi già seduti e mi accomodo al solito posto accanto al pakistano. 'Chissà chi è James fra tutti questi ragazzi', penso guardandomi intorno.
“Ehi, Chloe, mattiniera anche oggi?” domanda Zayn abbracciandomi.
“Sai come la pensa Celine, ora sono diventata di cristallo” sbuffo sonoramente sistemandomi sulla sedia. “Ah, come sta Celine?” chiede subito interessato Niall dai banchi posteriori.
Gli faccio cenno con la mano per fargli capire di lasciar perdere ed il professore inizia a parlare.
“Allora ragazzi, volevo avvisarvi di persona che dopo la sparatoria avvenuta circa una settimana fa, nessuno si è fatto male."
Nel momento in cui il professore fa una pausa tutti i presenti tirano un sospiro di sollievo.
“Una ragazza con problemi autistici aveva trovato la pistola che possedeva la coach delle Cheerleader per motivi si sicurezza e prendendola ha fatto partire qualche colpo senza procurare danni a sé o ad altri."
Un grande vociferare si diffonde per l'aula e l'insegnante fa fatica a richiamare l'ordine.
“Ragazzi, vi ho convocati qui durante le ore scolastiche per informarvi di alcune cose, non per organizzare un pigiama party. " sbuffa sonoramente il professore battendo la mano sulla cattedra. Il silenzio avvolge la sala.
“Finalmente, grazie. Oltre al fatto della sparatoria volevo proporvi una cosa.” continua sedendosi comodamente.
Con tutte queste pause d'effetto rischia di farmi salire l'ansia e la pressione, o mal che vada, che mi cresca la barba lunga e bianca come Silente o Gandalf.
“Come vostro professore, voglio farvi crescere come classe, di conseguenza voglio farvi conoscere di più e, per quanto possibile, anche aprirvi affinché siate uniti. Per questo ho organizzato uno specie di party domani sera qui, a scuola, ore 19. Ci saremo solo noi. Anzi, voi. La classe sarà già pronta e sarete presenti solo voi alunni dell'ora di arte. Scuola libera e niente professori. Ho deciso di fidarmi di voi e non ho voluto mettere intralci. La serata sarà incentrata su di voi. Ci sarà un bidello all'entrata per aprire e chiudere le aule. Se verrò a conoscenza di droghe, eccesso di alcool o risse, sarò costretto ad espellervi. Sono stato chiaro?” domanda severo.
Tutti i ragazzi, troppo sorpresi dalla festa organizzata da un docente, annuiscono silenziosi.
Mentre io prendo parola, di sottofondo si sente un "ci sarà da divertirsi" da parte di un Louis che batte un cinque al compagno, Liam.
"Perché lo fa signore? Insomma, a lei non fa ne caldo ne freddo avere una classe che va d'accordo" dico curiosa.
"Si sbaglia signorina Kelly, io sono dell'idea che si lavori meglio in un buon clima ed è sempre un dono prezioso per gli occhi vedere così tanti artisti promettenti all'opera. Pensi a cosa potrebbe venir fuori da una classe di artisti uniti fra loro. I quadri di Picasso o Monet, perfino la Gioconda, saranno una bazzecola a confronto.
Inoltre sono sicuro che da un principio di amicizia possa nascere altro. Può sempre capitare di accorgersi che un semplice conoscente o un amico alla fin fine è la persona più vicina e affine a noi."
E dopo queste sagge parole il suono della campanella riporta tutti alla realtà, facendoli uscire di corsa verso la mensa.
Tutti tranne la sottoscritta che continua a pensare alle profonde parole usate dal professore che sembravano indirizzate proprio a me ed al mio piccolo principe.
Lo riconoscerò alla festa?
 
 
*
 
 
"Il professor Schuester ha organizzato una serata solo per il corso di arte domani sera a scuola. Parlerò lì ai ragazzi. Poi ti dirò le reazioni. Cosa mi consigli di mettere? Grazie per esserci sempre. Buona notte. Xx Chloe. "
Questo era il mio messaggio mandato ieri sera a Celine al quale non è mai arrivata risposta.
Per di più oggi non è venuta a scuola ed io, senza la mia custode, sono entrata tardi immersa fra i corpi, gli spintoni e qualche mano curiosa di ragazzi con gli ormoni sballati già di prima mattina.
Una testa. Quattro arti. Un busto. Un naso. Due occhi. Una bocca. Due orecchie. Sembro intera.
Durante l'intervallo cerco la testolina mora della mia migliore amica, ma l'unica che riesco a trovare è quella bionda tinta del suo fidanzato.
"Niall!" urlo sbracciandomi cercando di farmi notare.
Lui, sorridente come Joker, mi raggiunge. "Celine non si sente molto bene e i suoi genitori le hanno sequestrato il telefono a causa di un'uscita notturna con il sottoscritto." mi informa il ragazzo quasi leggendomi nel pensiero.
"Oh" dico delusa "Certo che se dovete uscire la sera almeno non fatevi beccare" continuo divertita.
"Hai ragione. Io avevo detto a Celine di non gemere così forte che i suoi erano nella stanza accanto, ma quando stava per venire..." lo interrompo velocemente.
"Ok, Niall. Credo di aver sentito abbastanza." sbuffo passandomi una mano fra i capelli.
"Per questa sera andiamo con la mia macchina? Dobbiamo passare a prendere anche Liam. " domanda il biondo cambiando discorso.
"Va bene. Ah, devo parlarvi di James questa sera. Avvisa gli altri. Ora devo andare. Baci irlandese" lo saluto velocemente con un bacio volante avviandomi verso l'aula di lingue.
Niall perde il suo luminoso sorriso e sussurra un "a dopo piccola." quasi preoccupato.
 
 
*
 
 
“Dai Niall! Ci ho messo meno io che non sono fidanzata e devo farmi bella!" urlo dal piano di sotto.
Mi muovo impaziente sui miei tacchi bianchi relativamente bassi.
Liscio nervosa con le mani il tessuto morbido del vestitino azzurro senza spalline e riallaccio la cintura sottile bianca sotto il seno. Niente trucco sbavato e capelli stranamente domati.
L'ansia prende il sopravvento e controllo diverse volte di aver abbinato colori e accessori.
Devo essere almeno presentabile, per James.
E se oggi James si accorge che non sono la persona che pensava e domani non vuole vedermi? E se è con un'altra ragazza? E se quando mi vede con cinque ragazzi decide che non vuole mettersi in mezzo? E se non lo riconosco? E se, peggio, non viene?
Il biondo interrompe i miei 'se'.
"Piccola, te sei bella comunque è il fidanzato non ti serve. Io devo curarmi se no poi quando arriviamo ti faccio sfigurare." afferma Niall scendendo dalle scale con le chiavi in mano.
Io, arrossendo, abbasso lo sguardo. "Possiamo andare?" domando cercando di camuffare la mia timidezza. "Certo. Dopo di lei." apre la porta di casa e dopo avermi fatta procedere, esce.
Dopo esser passati da Liam ci dirigiamo direttamente a scuola.
La porta all'entrata è già aperta e il bidello è già seduto all'ingresso. Niall, Liam ed io entriamo e ad aspettarci ci sono gli altri tre che scherzano fra loro.
"È colpa di Niall se siamo in ritardo, doveva profumarsi fino a sembrare un enorme bouquet di fiori." li avverto interrompendo Zayn che stava per tirare i ricci ad Harry.
"Nessun problema madame. Ora però mi fai il favore di andare a casa a mettere una tuta." ordina Louis squadrandomi da testa a piedi.
"Qualcosa che non va?" chiedo osservando il mio outfit maledicendomi per non aver indossato qualcosa di più elaborato per far colpo su James.
"No principessa. È che Louis ha paura che ti succeda qualcosa con tutta questa pelle scoperta. È preoccupato come noi, d'altronde." esordisce Niall mettendomi un braccio sulle spalle.
"Possiamo entrare ora?" domanda velocemente Harry incamminandosi verso l'aula infondo al corridoio. "No, aspettate" ribatto io prendendo Harry per un braccio.
Si gira ed incastona i suoi occhi verdi nei miei chiari ponendo una domanda inespressa.
Io lascio prontamente il suo braccio e mi rivolgo anche agli altri.
"Devo parlarvi di James. È importante." Si guardano fra di loro e dopo un cenno di Louis entriamo nell'aula di storia lì accanto. Almeno non ci disturberà nessuno.
"Allora, hai scoperto chi è?" domanda lievemente preoccupato Liam.
"Non esattamente."
Inizio a spiegare da quando sono svenuta fino all'accordo preso per domani. Spiego che lui fa parte della classe di arte, che magari lo conoscono e gli confido come mi fa sentire nonostante sia dietro uno schermo. "Quindi, lui ha accettato?" domanda Niall.
Io annuisco in attesa di una reazione. Zayn si muove irrequieto sul banco su cui si era seduto. Liam gira nervosamente un braccialetto e Louis ha trovato improvvisamente qualcosa di più interessante fuori dalla finestra.
"Ah" sussurra sorpreso Harry.
"Ah?" domanda Zayn scendendo dal banco "Ah?" ripete alzando la voce "Riuscite a dire solo questo?" urla osservando gli amici.
Loro si scambiano qualche sguardo ma non proferiscono parola. Io sembro assistere la scena come uno spettatore.
"Ma bene. Sono l'unico qui che pensa che sia un enorme cazzata farla incontrare con James?" domanda senza trovare risposta.
"Ah" grida esasperato "Fate come volete" conclude uscendo e andando verso l'aula di arte.
"È sembrato solo a me che ci stesse finemente mandando a quel paese?" domanda Louis per allentare la tensione.
Liam si avvicina alla porta per raggiungere l'amico, ma lo fermo velocemente. "No, Liam. Tocca a me."
Detto questo raggiungo Zayn nell'aula appositamente organizzata per la festa.
Appena entro dalla porta la musica mi arriva alle orecchie, un leggero odore di fumo arriva alle narici e due mani curate con unghie finemente laccate mi si presentano davanti.
"Piacere. Io sono Ashley e lei è Cassie." presenta la bionda con le unghie rosse.
"Io sono Chloe e in questo momento ho fretta di andare dal pakistano che tra poco riempirà la stanza di fumo, peggio di un bar turco." rispondo sorridente cercando di essere il più convincente possibile.
"Non ci da fastidio il fumo" esordisce la rossa tinta, Cassie.
"Rimani con noi" propone Ashley "Siamo qui apposta per conoscerci."
"Magari un'altra volta, eh." rispondo sorpassandole.
Dopo aver lasciato le due oche a bocca asciutta ed aver rintracciato il moro, mi accomodo di fianco a lui in fondo alla sala. "Perché credi sia un errore Zayn?" domando confusa guardando li lieve fumo che rilascia la sigaretta accesa.
"Perché io c'ero quando sei svenuta in classe e per lo spavento non sono riuscito a prenderti. Perché la settimana dopo quando sei stata male ero io a venirti a far compagnia. Perché sono io il tuo compagno di banco e sbirciando i tuoi disegni riesco sempre a scoprire una parte in più di te. Perché tutte queste volte io c'ero. James dov'era? In cerca di una rete Wi-Fi?" risponde guardandomi negli occhi.
Solo dopo questa risposa mi ricordo che in questa senza ci potrebbe essere lui.
Mi guardo in giro spaesata.
Potrebbe essere il ragazzo rosso che conversa con la bella ragazza con le trecce. Potrebbe essere il castano con gli occhiali che mangia patatine. Oppure il ragazzo con la cresta senza limite di piercing.
"Chloe" attira la mia attenzione Zayn "A me sembra un errore perché se rimarrai delusa o ferita alla fine avrai accanto una persona che non vorresti. Io ci sarò sempre, anche Niall nonostante sia fidanzato, e anche i ragazzi. Ma noi non siamo James e te rimarrai ferita comunque, anche se il tempo ed altri ragazzi passeranno e la allevieranno. Mi sembra un errore solo perché voglio evitarti sofferenze." dice spegnendo la sigaretta e aprendo la finestra accanto.
Una leggera brezza mi muove I capelli chiari.
"Zayn so che voi ci sarete sempre, ma ora James è diventato importante e devo trovarlo. Non mi farà soffrire. Lui mi fa stare bene. Anche con me stessa." confesso torturandomi le mani.
Lui mi stringe con un braccio e poggio la testa sulla sua spalla.
"Lui non è qui." afferma convinto. Io lo fisso confusa in attesa di una risposta.
"Se fosse a questa festa non avrebbe esitato un istante a venir da te dopo averti vista." continua guardando avanti a sé.
"Forse non mi ha vista" rispondo speranzosa riappoggiando la testa sulla sua spalla.
"O forse è soltanto stupido." conclude il moro chiudendo la finestra dalla quale stava entrando troppo freddo.
Ci alziamo, ci ricomponiamo e siamo pronti ad una serata piena di nuove conoscenze, nonostante la testa piena di dubbi e pensieri.
 
 
*
 
 
"Niall" attiro la sua attenzione mentre sta per uscire da scuola.
L'ultima ora, quella di arte supplementare, oggi salta a causa della mancanza del professore e il biondo ha detto che vuole passare dalla fidanzata ancora malata.
“Dimmi piccola" risponde raggiungendomi al muretto.
"Tu sei il mio principe?" chiedo spostando qualche sassolino.
"Certo" risponde sicuro.
"E Zayn?" domando alzando lo sguardo.
Lui mi fissa senza capire.
"E Harry?" chiedo ancora ostinata.
Lui, confuso, sussulta.
"E Louis? Liam? Voi sarete i miei piccoli principi anche se oggi James non ci sarà?" continuo con gli occhi lucidi.
Lui sospira sollevato e si siede accanto a me stringendomi in un abbraccio.
"Noi ci saremo. James o no, noi saremo qui. Ora smettila di farti queste paranoie da sindrome d'affetto e rilassati. Lui verrà. Hai un'ora per riposarti e prepararti ad incontrare il vero piccolo principe. Entra che se no prendi un malanno." Detto questo mi bacia sulla fronte, si alza, e va a casa della mora.
Io, sola nel cortile dell'istituto, infilo le cuffie e aspetto che quest'ora passi serena.
 
 
*
 
 
Cinque minuti. Cinque fottuti minuti e James girerà quell'angolo e sarà finalmente davanti a me.
Carne ed ossa. Mente e corpo. Cuore e sentimenti.
Sono sul retro, accanto ai campi da basket, sola. Controllo e ricontrollo l'ora e la data.
È sicuro. È oggi il giorno.
Mi tremano le mani dall'ansia e comincio a farmi tante domande alle quali non se per paura o ignoranza, non riesco a rispondere.
Sarà davvero come dice di essere? Mi farà del male? Rimarrò delusa o ferita come dice Zayn? Ù
Era alla festa ieri sera? Si sarà avvicinato? Mi avrà vista?
Probabilmente non gli sarò piaciuta. Si sarà sentito intimorito dai ragazzi. Avrà voluto lasciare la sorpresa per oggi.
In qualsiasi caso, ieri non l'ho conosciuto.
Ho parlato molto con Kate, la ragazza con le trecce scure, e abbiamo scoperto molti luoghi comuni fra cui libri e film.
Ho conosciuto Will, gay dichiarato da tre anni, che si intende di serie TV, Marvel e giochi di ruolo.
Un nerd gaio, insomma.
I ragazzi sembravano ripresi dallo sfogo di Zayn, ma nessuno accennava alla questione.
Proprio mentre ripenso alle espressioni dei ragazzi, vicino al primo campo da basket vedo dei movimenti. Svolta l'angolo è si gira verso di me.
L’aria sembra esservi risvegliata. Si alza il vento e l’aria fredda mi fa arrossire le guance e il naso.
Una testa bionda si avvicina lentamente, con passo studiato, sorridente e disinvolto.
I pantaloni aderiscono perfettamente alle gambe muscolose e la maglietta a maniche corte lascia intravedere le spalle ben piazzate. Il freddo non lo scalfisce minimamente.
Mi guarda intensamente come se cercasse di leggere attraverso i miei occhi increduli.
Sì, perché io sono incredula.
Non posso credere che sia lui. Lui che mi è stato vicino e poi mi ha fatta soffrire.
Lui che stava solo giocando con me. Lui che ha usato tutto questo come scherzo, solo per riavvicinarsi.
Lui che non avrei mai pensato di vedere qui oggi.
Matthew.
 

 
Chloe:
 



 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Trust. ***


Trust.




"Matt?" sussurro sorpresa mentre il ragazzo si avvicina pericolosamente.
"Ciao mia piccola Chloe." risponde accarezzandomi la guancia con la sua grande mano.
"Da quanto tempo." continua incatenando il suo sguardo con il mio.
Io boccheggio alla ricerca di qualcosa da dire, ma lui facilita il lavoro impedendomi di parlare.
Mi bacia. Appassionatamente. Brutalmente.
Appoggia le mani sui miei fianchi e fa appoggiare la mia schiena al muro. Fa scontrare i nostri corpi, li unisce.
Io, ancora sotto shock, non mi sciolgo completamente.
Ho aspettato tanto tempo questo incontro. Ci sono state discussioni fra i miei migliori amici per questo. Sono stata male per questo. Ci ho messo il cuore. Tutto per questo, per lui.
Ed ora? Non provo nulla. Mi sento svuotata.
Matthew scorre le mani verso il mio sedere palpandolo. Io, impreparata, apro la bocca mugugnando e lui ne approfitta per infilarci la lingua alla ricerca della mia.
Sembra tutto surreale, forzato. Non sembra James. Come fa ad essere Matthew?
Tutte quelle volte che ci siamo scritti. Tutte quelle volte che abbiamo condiviso sogni, segreti, passioni. Tutte quelle volte che l'ho cercato per scuola, nella classe di arte...e lui non c'era.
Matthew non c'era nella classe di arte perché lui non ne fa parte. Matthew non è James.
Appena quella certezza s'impossessa di me, mi stacco velocemente dal corpo già accaldato del ragazzo. "Non sei lui!" urlo indignata passandomi rozzamente la mano sulle labbra per togliermi il suo sapore.
Un sapore amaro, falso, impuro.
"Lui chi, piccola Chloe?" domanda tranquillo cercando di riavvicinarsi.
"Non sei James! Non sei lui! Cosa ci fai qui?!" esasperata lo spingo lontano da me.
Mi sento improvvisamente incastrata, intrappolata, reclusa fra lui e il muro diventato gelido.
"Cosa ti cambia, mio piccolo tesoro? Ci sono io per te. L'ultima volta che ci siamo baciati eri più partecipe. Fatti perdonare principessa." ribatte fastidiosamente dolce posando le sue calde mani sui miei esili fianchi. Le sue sporche mani.
Incomincia velocemente un percorso di baci umidi dalla mascella alla clavicola e, nonostante i miei versi di dissenso e le mani pressate sul suo petto per spostarlo, continua verso la scollatura della mia felpa ora leggermente aperta dai suoi movimenti esperti.
"Basta Matt, basta!" continuo impaurita a muovermi. Il ricordo dell'episodio di due anni fa sfreccia nella mia testa devastando tutte le sicurezze e le speranze.
"Tesoro ferma. Ti ricordi che se fai la brava e ti rilassi quello che sto per fare non ti provocherà dolore?" sussurra al mio orecchio intrufolando una mano sul mio ventre ed una sulla base della mia schiena accarezzando la mia pelle nuda. Le sue luride mani.
"No! Matt non voglio! Lasciami!" le mie urla sono disperate, ma il retro della scuola è deserto.
Lui non mi ascolta e sfila con un gesto brusco la mia felpa lasciandomi coperta solo dalla camicetta leggera. Fa scorrere le mani fino alla cerniera dei miei jeans e con una lentezza disarmante l'apre.
Mi sento impotente, piccola e impaurita. Esattamente come la prima volta. Come quella maledettissima volta.
Ormai l'ipotesi che voglia abusare di me è diventata certezza.
Accarezza la mia intimità con estrema delicatezza e mentre si eccita mi lascia qualche segno violaceo sul collo.
La voce non ne vuole più sapere di uscire. I singhiozzi mi squarciano il petto e la gola brucia piena di fiamme. Le lacrime salate colano sul mio viso pallido e le braccia ormai esauste coprono malamente il mio petto.
Sfiora, accarezza e palpa ogni parte del mio corpo lasciando diversi segni al suo passaggio.
Lui sospira e mugugna ripetutamente e, ormai stancato del gioco, scosta il tessuto delle mutande facendo entrare in me un suo dito. Poi due, arrivando infine a tre.
Le mie labbra si aprono e i polmoni prendono fiato per urlare, ma dalla mia bocca esce solo un singhiozzo più forte dei precedenti. Gira convulsamente le dita, mi stimola con il pollice, ma l'unica cosa che riesco a provare al momento è ribrezzo. Ribrezzo per il ragazzo che mi sta usando, ancora.
Preso da chissà quale voglia, esce da me e salda le sue mani alle mie cosce agganciando le gambe al suo bacino. Nel movimento improvvisato la mia testa sbatte pesantemente contro il muro dietro stante.
Sento colare un liquido caldo dalla mia nuca lungo il collo.
Matt, avendo sentito il rumore della botta, alza lo sguardo verso di me e per una volta posso asserire di aver visto una scintilla di paura in quegli occhi. Appena si accorge del sangue mi lascia cadere pesantemente a terra e, per paura che io perda la coscienza e che lui possa essere scoperto, scappa verso il cancello.
Seduta, mi riallaccio i pantaloni, porto d'istinto le gambe al petto e guardo un punto fisso avanti a me.
Sola. Ancora sola. Stordita, stuprata, segnata e sola.
La sensazione di ribrezzo per il ragazzo si trasforma lentamente in disgusto. Disgusto per me stessa. Per non essere stata abbastanza forte. Per essermi fatta usare, ancora. Per essermi fidata. Per essere così...sporca. Con le poche forze che mi rimangono cerco il telefono intorno a me e dopo averlo scovato lo prendo sollevata. Lo raccolgo come un assetato beve da una sorgente, come un vecchio si appiglia ai ricordi, come un uomo bacia l'amante. Bisognosa, rassegnata ed adoratrice.
Compio velocemente il numero ed aspetto impaziente che risponda.
"Chi è là? Hai già incontrato il tuo principe? Io sono qui con Niall e..." la parlantina di Celine non si smentisce neanche quando è malata.
"C-Ce-Cel...vieni subito. T-ti pre-e-go..." tossisco prima di far cadere il telefono a terra, stanca.
Stanca, distrutta e delusa.
Dopo minuti, ore, forse giorni, sento uno sportello sbattere, passi veloci, singhiozzi e urla strozzate. Delle braccia che mi sollevano e il morbido e caldo sedile di un'auto.
Magari ora posso chiudere un attimo gli occhi.
Solo un attimo...
 
 
*
 
 
La lieve luce dell'abat-jour m'infastidisce e mi costringe ad aprire gli occhi.
Le coperte del letto mi riscaldano e stiracchiandomi sento il corpo intorpidito.
Fuori dalla finestra si vede il cielo buio e s'intravedono i lineamenti delle case circostanti grazie alla poca luce di un lampione sulla strada.
Sfioro la nuca e del sangue di prima non ce n'è traccia. La ferita è stata medicata.
Sposto stanca le coperte e mi siedo piano sul bordo del letto. Indosso una morbida tuta di Greg e i miei capelli sono legati in una treccia composta.
Prima di dirigermi alla porta passo davanti lo specchio e malauguratamente, mi vedo.
Una bambina. Una bambina segnata da testa a piedi mi guarda sconcertata. Lividi sul collo, graffi sulle braccia e di sicuro anche sulle gambe. Una piccola bambina spaesata.
Non riuscendo più a sopportare quella visione, apro la porta e scendo al piano sottostante da dove provengono diversi brusii. A piedi nudi percorro le scale e lo scricchiolio che provoco attira l'attenzione di tutti i presenti.
Il vociare si ferma automaticamente e le teste si girano tutte verso di me.
Celine, Niall, Liam, Louis, Harry e Zayn. Tutti qui e nel mio salotto.
Io li guardo uno per uno e non riesco a far a meno di sentir un brivido di paura percorrermi la schiena.
Gli occhi di Harry mi ricordano Ryder, quelli di Niall e Louis mi ricordano quelli di Matthew e l'apprensione negli occhi di Celine mi fa stringere il cuore.
Indietreggio lentamente mentre i miei occhi si appannano e mi trema visibilmente il labbro inferiore.
"Oh piccola" sussurra Niall alzandosi e avanzando verso di me a braccia aperte.
Io sussulto e appena faccio un passo indietro lui arresta la sua corsa.
"L-Lui..." sussurro bloccando un singhiozzo. "Lui c-conti-inuava a chia-a-marmi picco-o-la e io..." sospiro arrabbiata non riuscendo a comporre una frase.
Celine, impassibile, si alza, prende un braccio del fidanzato facendolo sedere e si posiziona davanti a me immobile. Ci guardiamo negli occhi per un tempo che a me pare infinito e dopo un suo lieve cenno con la testa scoppio in lacrime abbracciandola di slancio.
Ancora abbracciata a lei ci sediamo sull'unico divano vuoto e dopo qualche istante di silenzio mi decido ad alzare lo sguardo.
Zayn guarda in un punto lontano fuori dalla finestra piuttosto che guardare me o gli altri. Louis e Harry si guardano indagatori e Liam mi guarda attento. Niall mi rivolge uno sguardo triste e dispiaciuto di non esser riuscito a farmi calmare.
Celine mi accarezza delicatamente la testa e dopo un bacio sulla fronte si decide a parlare.
"Celine e Greg non arriveranno entro domani. Riesci a dirci cosa è successo?" domanda slegandomi la treccia per poi ricominciare a farne una più morbida. La sensazione che sento quando mi si accarezzano i capelli è rilassante e soporifera e questo Celine lo sa bene.
"Lui è v-venut-to... Non er-ra James... M-mi toccav-va e mi-i marchiava e..." incomincio nervosa passando più volte le mani sul collo per togliere la sensazione che ho di sporco causando l'irritazione della pelle sensibile.
"Ehi, ehi. Shh" ripeteva la mora. "Ferma." protesta fermando il mio gesto ripetuto.
"È tutto finito. Ora sei qui con noi, vedi?" continua indicando i ragazzi stranamente tutti attenti e silenziosi.
"N-non è v-vero... Non è tutto f-finit-to... Anche l'altra-a volta er-a finit-to e inv-v-ece s-sono ancora q-qui e..." rispondo ancora presa dai singhiozzi.
"Aspetta Chloe. Respira e ricominciamo."
Io annuisco e dopo qualche minuto e l'ultimo lungo sospiro, Celine riprende parola.
"Con l'ultima volta, intendi come due anni fa?"
Io sussurro un flebile 'si' e dei grossi lacrimoni compaiono sul viso della mia amica.
"Chloe..." soffia Harry guardandomi. Io mi giro lentamente impreparata ad imbattermi in quelle iridi limpide.
"Cos'è successo questo pomeriggio? Chi c'era con te?" domanda stanco passandosi una mano sul viso fino ad intrecciarsi fra i capelli.
"M-mi ha v-vio-lenta-ata..." respiro a fatica. "Matthew mi ha violentata."
Le reazioni fra i ragazzi sono troppe, ma si annullano tutte allo scoppiare del moro.
"Io l'avevo detto! L'avevo detto che era un gran coglione quel James!" grida tirandosi i capelli per evitare di spaccare qualcosa. "Lo ammazzo! Ammazzo entrambi!" continua alzandosi.
Liam di riflesso balza dal divano e lo fronteggia.
"Zayn. Zayn fermo!" lo prende per le spalle.
"Zayn, non è il momento. Guardala! Zayn, guarda come sta lei!" urla indicando me che per lo spavento e le urla mi sono rannicchiata nell'angolo del divano osservando la scena ad occhi sgranati.
Zayn addolcisce lo sguardo dopo essersi posato su di me e lasciandosi andare ad un sonoro sbuffo, sprofonda sulla poltrona accanto. Niall consola la mora fidanzata che non riesce ad assimilare il fatto e Louis bisbiglia con Harry in una conversazione fitta.
"Chloe, devi denunciarlo." afferma serio Liam seduto sul bracciolo della poltrona su cui è seduto Zayn.
"Liam, io...io non posso. Non è neanche entrato in me con... Insomma, ha usato solo le dite e..." dico io impreparata e nervosa. Varie immagini e rumori si fanno spazio nella mia mente e i pensieri sono confusi.
"Non puoi un cazzo!" sbotta ancora Zayn alzandosi. "Quello stronzo ti ha toccata!" continua avvicinandosi alla mia postazione.
"Credi davvero che si sarebbe fermato se non avesse visto il sangue fuoriuscire dalla tua testa?" sibila quasi cattivo ad un palmo della mia faccia dopo essersi abbassato al mio livello.
"I-io... I-io non l-lo..." le stesse immagini continuano a ricordarmi il suo tocco rude ed i singhiozzi tornano a ferirmi il petto.
"Non lo so! Non lo so!" urlo disperata coprendomi le orecchie e scuotendo la testa come per scacciare quei maledetti pensieri.
Harry si alza a velocità sovrumana dal divano e dopo aver spostato bruscamente Zayn da davanti, mi stringe fra le forti braccia cullandomi.
Io cerco di ribellarmi a quella stretta, prendo a pugni il suo petto, cerco di spostare le sue braccia, ma dopo vani tentativi mi rassegno e piango in silenzio.
Mi prende in braccio e mentre saliamo le scale sento un flebile 'mi dispiace' di Zayn al quale Harry risponde con uno sconsolato 'non solo a te, amico. Non solo a te.'
 
 
*
 
 
Dopo le raccomandazioni che negli ultimi tre giorni Celine ci tiene a fare a me e a Niall, riusciamo ad uscire di casa.
Sono passati quattro giorni dalla discussione con i ragazzi. Lo stesso giorno in cui avvisammo Celine, la quale decise di lasciare il compito di convincermi a denunciare quel verme, ai ragazzi.
Non sono andata a scuola solo per un giorno per riprendermi, ma il secondo, chiusa in camera sola con i miei pensieri, ho convinto gli altri a farmi tornare. Giusto per distrarmi.
I ragazzi sono diventati molto più protettivi e Celine non mi perde di vista neanche quando vado in bagno. Insomma, sono protetta da sei guardie accanite.
Matthew non si presenta a scuola da quel pomeriggio e non sento James da altrettanto tempo. Non sono arrabbiata con lui, forse un poco triste, delusa e curiosa di sapere perché non si è presentato al nostro incontro.
Se fosse venuto magari avrebbe fermato Matt oppure sarebbe stato picchiato dal mio aggressore facendosi mettere fuori gioco.
Ma naturalmente con i 'se' non vado molto avanti. È successo per un motivo che per il momento voglio ignorare.
Finita l'ultima ora del giorno, aspetto i ragazzi al mio armadietto per dirigerci nell'aula di arte.
Il professore è tornato e vuole proporci una lezione che si unirà alla festa dell'altra sera nel progetto di 'avvicinamento fra compagni'.
Mi raggiungono e cercano subito di distrarmi iniziando a raccontare le esilaranti gesta di Louis nell'ora di letteratura o le ultime discussioni tra Liam e il professore di anatomia che insisteva a fargli dissezionare una povera ed indifesa rana.
Arrivati in classe notiamo subito il professore alla cattedra e gli altri studenti accomodati sulle sedie in semicerchio attorno all'insegnante.
Noi prendiamo posto incuriositi e dopo un veloce appello il professore inizia a spiegare il programma di quest'ora.
"Vi piace la nuova sistemazione? Beh, non durerà molto." scherza sedendosi sulla cattedra dimostrando di essere alla pari, vicino a noi. "Oggi continueremo il mio progetto. Spero che la festa sia stata di vostro gradimento, ma ora vi chiederò di fare uno sforzo maggiore."
Ci guardiamo un po' smarriti e preoccupati, ma evitiamo di vociferare per lasciare la parola al professore.
"Oggi racconterete una parte della vostra vita che non raccontate al primo che capita. Un episodio che vi segna particolarmente e che volete raccontare per farvi conoscere meglio. Un momento che vi sembra importante e che volete raccontare a persone importanti." spiega fiero il signor Schuester.
"Sta parlando di segreti, professore?" domanda divertita Cassie, la rossa tinta.
"No signorina Jackson. Non è gossip. Parlo di porre fiducia negli altri, nonostante sia difficile e a volte si è troppo ingenui." risponde pacato.
Fiducia. La fiducia che avevo posto in Ryder, in Matthew, in James. Lo stesso James che ora è sicuramente in questa classe dato che non ci sono assenti.
"Professore, vorrei iniziare io." parlo a bassa voce tenendo lo sguardo sulle mie mani che al momento si torturano ripetutamente.
"Oh, che bello. Prego signorina Kelly." dice spostandosi dalla cattedra invitandomi a prendere il suo posto in piedi davanti a tutta la classe.
Mi alzo, vado alla cattedra e guardo i miei compagni pronti per la mia storia.
Incrocio gli sguardi dei miei migliori amici ignari. Credo che sia arrivato il momento di dirgli il motivo per cui sono qui, in Australia, con mia sorella invece che con i miei genitori in Canada. Credo che sia arrivato il momento di confessargli il mio più grande segreto. La cosa che volevo rimanesse più segreta al mondo.
Quindi inizio a raccontare. A come due anni fa pensavo di amare, se pur come un fratello, Ryder. A come mi aveva toccata. A come mi aveva maltrattata. A come la felicità per la serata passata si era trasformata in paura. A come provai delusione nello scoprire che Kitty avesse assistito a tutto senza far nulla. A come mi ero trovata sporca e disgustosa. A come avevo perso coscienza sotto la doccia fredda con la pelle irritata dai miei continui sfregamenti. A come mia sorella mi avesse trovata e a come solo con lei io riuscissi a stare in pace.
Mi fermo, però, solo a quell'episodio, senza far riferimento a come si sia ripetuto recentemente con Matthew.
"E quando lo denunciai, si seppe in tutta la scuola. Tutti mi guardavano con compassione finché Kitty negò. Disse che mi ero inventata tutto. Che lei era sveglia e che aveva visto che avevo sedotto il fratello. Che ero stata io a proporglielo e che era stato tutto consenziente. Le accuse non caddero e Ryder fu incolpato. A scuola però tutti credevano a Kitty. Alla povera sorellina che aveva perso il fratello per una sgualdrina facile e bugiarda. Mi credevano un'approfittatrice e me ne dovetti andare dalla città, da quella vita. La situazione era insopportabile. Mi sono trasferita da mia sorella poco più di un anno fa, qualche mese dopo l'accaduto." spiego come un automa.
"Di certo non smetto di avere fiducia nelle persone per questo fatto. So che tutti sono diversi nel loro piccolo e che solo perché mi è successo, il mondo non è diventato improvvisamente uguale e maligno. In fondo, sono qui a raccontarvelo proprio per questo. La fiducia non va necessariamente guadagnata. La fiducia si pone a prescindere. Va guadagnata solo quando la si ferisce, quando ce ne si approfitta, quando la si tradisce. Se non si ha fiducia nel mondo, negli altri, si vive isolati, con la paura costante di essere imbrogliati. Nessun uomo è un'isola." finisco abbassando lo sguardo nell'attesa che il professore mi dia il permesso per tornare a posto.
"Scusa Chloe, non credo di aver capito bene. Quindi ti ha violentata quando avevi quindici anni, giusto?" domanda curiosa Ashley.
Io annuisco sorpresa della domanda. Non mi aspettavo facessero domande dopo una confessione del genere.
"Ma che problemi ti sei fatta? All'età di quindici anni tutte le ragazze cercano qualcuno con cui passare una bella notte e tu l'hai denunciato? Insomma, era del sano sesso. Perché prendersela tanto?" continua la bionda accavallando le gambe.
Io sgrano gli occhi osservandola e sussurro uno sdegnato 'sano?! Sano sesso?'
"Magari eri te che cercavi uomini con cui passare la notte a quindici anni. A quanto pare lei no." le risponde duro Harry.
"Come?!" domanda con voce stridula lei.
"Harry ha detto..." dice Niall stringendo i pugni per mantenere la calma ed evitare di colpirla. "Ha detto che probabilmente la quindicenne con le gambe dall'estensione pari a quella alare di un'aquile reale, eri te. Chloe ha subito una violenza. Evita di dare aria alla bocca per idiozie."
Io ancora stordita dalle parole della bionda mi siedo sulla cattedra per riprendere fiato.
"Ti capisco" sussurra ad un tratto Zayn nel silenzio dell'aula.
Io alzo lo sguardo e lo interrogo insicura: "Come?"
Lui si alza titubante e mi si affianca.
"Quattro anni fa ero a casa con la baby-sitter. I miei genitori erano usciti per uno spettacolo a teatro ed io ero rimasto a casa perché mi sarei annoiato e il giorno dopo avrei avuto scuola. La baby-sitter aveva quattro anni in più, era maggiorenne. Mi stavo facendo la doccia prima di andare a letto quando sentii la porta del bagno aprirsi. Ci volle poco perché lei fosse con me nello stesso spazio sotto l'acqua, nuda. Nonostante fosse una donna, l'atto era comunque considerato come stupro. Un atto contro la mia volontà. Non voglio descrivervi la scena, ma è importante capire che nonostante questi momenti che ci segneranno la vita non vediamo il mondo solo dalla parte del dolore. Cerchiamo di sollevarci insomma. E ad aiutarci abbiamo persone davvero speciali." conclude accarezzando lentamente il dorso della mia mano appoggiata al tavolo. Guardo i ragazzi fra le ultime file e noto un dolce e leggero sorriso aleggiare sulle loro facce.
Occhi lucidi e cuori allargati. Non sono arrabbiati perché gli abbiamo nascosto un fatto così importante, ma, anzi, sono felici di poterlo condividere con noi. Di poterci stare accanto. Di essere la restante terra ferma attorno a noi che evita di farci diventare isole.
"Ragazzi" interrompe il professore. "Se volete prendere una boccata d'aria potete uscire un attimo" ci informa comprensivo.
Io e Zayn annuiamo prima di uscire nei corridoi.
"Non ci posso credere Chloe. Questo implica che quella con Matthew fosse la seconda volta. Possibile?" chiede più a se stesso che a me poggiandosi agli armadietti.
Passa una mano sul viso e posa l'altra sul pacchetto di sigarette nella tasca dei jeans ricordandosi solo all'ultimo di trovarsi all'interno di uno stabilimento scolastico, spostandola.
"Si Zayn. Stuprata due volte da due persone che credevo di aver amato. Amori differenti ma pur sempre tali." rispondo poggiandomi accanto a lui.
"Credo che conoscendo quello che provi, il mio 'mi dispiace' non sia così banale." dice infine abbracciandomi.
"Grazie Zayn. Per quello che può valere, dispiace tanto anche a me." gli bacio una guancia e mi allontano svogliatamente da quella presa rassicurante.
"Posso chiederti di lasciarmi sola un minuto?" domando implorandolo con gli occhi.
"Che siano solo sessanta secondi. Sai che non vogliamo lasciarti sola per evitare altri problemi, ma credo che questa volta sia necessario. Ti aspetto dentro." e dopo un umido bacio sulla fronte, si gira e mi lascia nel silenzio del corridoio.
Mi lascio scivolare sulla parete dietro e mi siedo a terra con le ginocchia al petto.
Estraggo il telefono dalla tasca, cerco nei contatti meno recenti ed invio un messaggio.

"Complimenti James. Non ti sei fatto scovare. Nonostante abbia confessato, te non hai accennato a reazioni. Sei rimasto impassibile, privo di emozioni. Bravo. Spero tu sia altrettanto felice di sapere che lo stesso pomeriggio nel quale non ti sei degnato di venire, un ragazzo arrivato al posto tuo mi ha violentata, per la seconda volta. Grazie James e complimenti ancora."

Ed insieme a queste parole lascio scivolare un'unica lacrima sul mio viso segnato dal tempo, dai fatti e dagli errori.




 
!Leggimi!
Eh si, questa volta ho aggiornato davvero presto.
Mi è dispiaciuto aggiornare così tardi l'ultima volta, quindi ho voluto continuare nonostante avessi ricevuto solo una recensione.
Per il prossimo, però, vi vorrei vedervi più attive.
Questo capitolo è davvero pieno di scene importanti e mi ha interessato particolarmente scriverlo.
Spero sia stato altrettanto piacevole leggerlo.
Ringrazio tutti come al solito, in particolare kat_love che mi ha lasciato tante belle recensioni e mi chiede spesso della storia.
Grazie anche a voi lettori fantasma!
I hope we'll see u soon.
 -G-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La bolla. ***


La bolla.

 
La solita e noiosa lezione di storia del venerdì pomeriggio.
Il solito ultimo banco dell'aula e la solita finestra sporca dalla quale guardo il solito cortile spoglio.
La solita noia provocata da quest’ora e la solita attesa nel sentire il solito suono metallico della campanella.
Passo insistentemente la penna sul foglio constatando che sia finita e, nervosa, calco tanto da strappare la carta. Spazientita, poggio la testa alla mano e torno a guardare il solito cielo di questa solita città. Probabilmente si metterà a piovere.
Mi ritrovo a pensare sconsolata di non aver portato l'ombrello e mi perdo ad elencare le cose che farò dopo scuola. Uscirò dal solito cancello scrostato, m'incamminerò sola verso casa, saluterò a mala pena i miei coinquilini, mi chiuderò nella mia solita camera e comincerò a farmi le solite domande buttata scompostamente sul letto. Questa ormai è la mia banale e solita routine da circa una settimana a questa parte.
Dopo la confessione fatta in classe mi sono isolata, chiusa ermeticamente, e rivolgo saltuariamente la parola ai miei amici.
Non ho più parlato a James, non mi ha più risposto o cercata e sembra essersi volatilizzato. È scappato, come tutti, ma da parte sua mi ero illusa che non sarebbe mai successo. Mi ero illusa non fosse come tutti, il mio piccolo principe.
Matthew non si è più visto a scuola e questo aumenta la paura che ho di ritrovarmelo davanti la mattina seguente. Non ne sopporterei la vista.
La maggior parte delle notti le passo insonni a causa dei ricordi degli stupri e le pastiglie che mi obbligano a prendere costantemente mi rendono sempre più stanca. Inoltre, questo fine settimana, i genitori di Celine sono a lavoro all'estero e questo implica che casa loro sia libera e che la mia migliore amica mi abbia obbligata a passare i due seguenti giorni da lei, con i ragazzi.
'Un week-end fra amici' aveva detto, 'Ti distrarrai e ti farà bene. Vieni per le 6 p.m.' aveva aggiunto convincendomi.
Il suono assordante della campana mi risveglia, infilo in borsa le poche cose tirate fuori e sbuffo cercando di trovare una via di fuga fra tutti i corpi degli studenti all'uscita. Arrivo davanti al cancello, pronta ad uscire, ma il mio polso viene afferrato velocemente e vengo strattonata lontano dalla folla.
"Chloe, eccoti." dice Zayn con il fiatone causato dalla plausibile corsa.
"Zayn, cazzo. C'era bisogno di farmi venire un infarto?" domando leggermente infastidita.
"Scusa." sussurra riprendendosi, "Volevo chiederti una cosa." continua nervoso.
"Dimmi, Zay. Qualcosa non va?" chiedo curiosa e leggermente proccupata.
"No, niente di tutto questo. Volevo chiederti se sta sera ti va di andare a cena fuori. Insomma, io e te. Per parlare un po'. Ma se non ti va, capisco, certo, non è colpa tua, magari non avrei dovuto chiedertelo ora e..." parla senza prendere fiato.
"Mi farebbe molto piacere" sorrido posandogli una mano sul braccio per tranquillizzarlo.
Lui si blocca automaticamente e mi rivolge un sorriso sincero. "Va bene. Alle 8 p.m. da te?" chiede più rilassato.
"Perfetto, a dopo." gli poso un leggero bacio sulla guancia e mi dirigo verso casa.
Entrata, prendo distrattamente una mela dalla cucina e salgo in camera mia.
Dopo aver letto qualcosa per le lezioni di domani mi sdraio svogliata sul letto e cerco il contatto di James nella rubrica, osservandolo inerme.
Ci siamo conosciuti, confessati, fatti tante promesse, ed ora? Sono io che l'ho allontanato dopo che non si è presentato quel pomeriggio, eppure sono sempre io ad aspettare che mi dia un segno di vita, che mi dica come sta, cosa gli è successo in questi giorni, cosa prova dopo una settimana che non ci sentiamo.
Io sono troppo impaurita per scrivergli. Ho paura che dopo averlo cercato lui mi dica che è meglio non sentirci, che si sente in colpa e non vuole più vedermi, o, peggio ancora, che non mi risponda. Che sia indifferente.
Lascio ricadere il telefono sul letto e decido che è meglio cominciare a prepararsi.
Ho proprio bisogno di una serata in buona compagnia.
Mi affaccio alla porta della camera e con un urlo informo gli altri che faccio una doccia e che sarò fuori per cena. Dopo aver ricevuto in risposta un eloquente silenzio, vado a preparami.
In seguito ad una veloce doccia fredda, m'infilo un vestito bianco e leggero e preparo delle scarpe rosse. Una cintura di tessuto rossa con un voluminoso fiocco sotto al seno accompagna la borsetta del medesimo colore. Passo un filo di trucco sul viso accentuato solo da un colore acceso sulle labbra uguale alla cintura. Mentre passo ripetutamente la spazzola fra i capelli, una testolina bionda e sorpresa fa capolino nella mia stanza.
"Stai uscendo?" domanda leggermente preoccupato sedendosi sul mio letto.
"Si." rispondo atona riponendo la spazzola.
"Da sola?" continua Niall osservandomi.
"No, ceno con Zayn." dico indifferente mentre spruzzo un leggero profumo sul collo scoperto.
Lui si riscuote improvvisamente e si alza dal letto morbido.
"Potresti ripetere?" richiede con gli occhi spalancati e le mani tremanti per il nervoso.
"Esco con Zayn." ripeto tranquilla prendendo il suo posto sul letto per infilare le scarpe.
"Cos'è questa storia? Sei un vegetale da una settimana e poi una sera ti viene la voglia improvvisa di andare ad un appuntamento con uno dei miei migliori amici? Con Zayn?!" continua indispettito.
"Fino a prova contraria è anche uno dei miei migliori amici. Il nostro non è un appuntamento. Proprio perché mi ha vista giù di morale mi ha chiesto di passare una serata insieme. Lui non mi rinfaccia di essere un vegetale, lui cerca di aiutarmi per farmi stare meglio." rispondo piccata dirigendomi verso la porta della camera con l'occorrente per l'uscita.
Niall ferma la mia corsa prendendomi per l'avambraccio facendomi girare verso di lui.
"Scusa, hai ragione." sospira il ragazzo, "Non volevo dire quelle cose. Sono venuto per avvisarti che sta mattina tardi Greg e Denise sono partiti per l'Irlanda per visitare una mia nonna che non stava bene. Denise ha detto che potevo rimanere per prendermi cura di te, mi avviseranno loro sulla salute di nonna. Divertiti con Zayn e salutamelo." dice rassegnato lasciandomi il braccio.
"Grazie Niall, per tutto." gli bacio una guancia presa da una fitta di tenerezza verso quel ragazzo e scendo le scale per uscire di casa.
Appena arriva Zayn salgo sulla sua auto e dopo un breve saluto ci dirigiamo al ristorante.
 
 
*
 
 
"Credo che la cameriera mi abbia messo del veleno per topi nel dolce." sussurro al ragazzo davanti a me mentre osservo il crumble di mele appena servitomi da una bella cameriera prosperosa che non ha ancora staccato gli occhi dal moro pakistano.
"Perché dovrebbe?" domanda divertito dopo aver sputacchiato un po' di tortino al cioccolato fondente.
"Penso ti avesse adocchiato appena entrati, ma quando mi ha vista deve avermi scambiata per la tua ragazza." rispondo spostando qualche pezzetto di mela caramellata nel piatto.
"Mi ha sempre intrigato provare qualcosa a tre." sorride sornione guardandomi arrossire lievemente.
"Temo che per questa sera dovrai accontentarti del tortino al cioccolato." lo beffeggio divertita.
Osservo ancora per qualche istante il mio dolce ed alla fine mi convinco a rischiare la sorte mangiandolo.
"Chloe, perché dopo una settimana che sei decisamente demoralizzata, hai accettato di uscire con me?" chiede il ragazzo impacciato dopo qualche minuto di silenzio.
Alzo lo sguardo incontrando il suo e dopo una pausa di riflessione mi decido a rispondere: "Non si può rimanere depressi per sempre, Zay. Dopo questa settimana ho capito che ho bisogno di aiuto e ho colto l'occasione. Chi meglio di voi può risollevarmi?" dico rivolgendogli un lieve ma dolce sorriso.
"Sai, quel giorno durante la lezione di arte mi sono confidato con la classe solo dopo aver visto il tuo esempio. Ho trovato il coraggio che cercavo da tanti anni solo dopo aver visto il coraggio che porti te dentro. Credo che tu sia una persona davvero speciale, piena di concetti interessanti, riflessioni e convinzioni. Penso che tu sia una di quelle poche persone sincere e forti, che hanno passato di tutto, e per questo mi chiedo come mai tu sia crollata questa settimana. Hai superato due stupri e un sacco di ostacoli. Come mai ora? Come mai sei caduta proprio ora?" continua serio Zayn poggiando le posato nel piatto ormai sporco e vuoto.
"Ho superato il primo stupro e le ingiurie seguenti grazie a mia sorella. A quei tempi mi era rimasta solo lei e in meno di un anno avevamo superato tutto, insieme. Questa volta pensavo di aver vicino un'altra persona all'altezza di mia sorella, ma a quanto pare mi sbagliavo. Questa volta ho dovuto affrontare uno stupro e un abbandono e inizialmente ho preferito risolvere tutto da sola per evitare di creare disagi ad altri. Evidentemente mi sbagliavo anche su questo." rispondo dopo un sospiro lasciando il dolce quasi intatto nel piatto a causa della fame appena scomparsa.
"James, vero? James non ti scrive più." afferma più a se stesso.
"L'ho allontanato io dopo quel pomeriggio, ma mi ritrovo a volerlo più di prima. È diventato importante. Nonostante si sia voluto nascondere e non si sia presentato, è ancora importante per me. Capisci?" chiedo incrinando lievemente la voce.
Lui annuisce e riprende a parlare passandosi una mano fra i capelli.
"Per quanto penso che James sia un coglione, è palese che anche tu sia una persona importante per lui e avendo saputo le cose che hai passato senza la sua presenza si sarà sentito in colpa. Si è sentito impotente contro il tuo male, ma a mio parere è l'unico che in questo momento riuscirebbe ad alleggerirlo. Probabilmente ha bisogno di tempo."
Io lo contemplo un minuto ripensando alle sue parole e prima che possa rispondergli ci distrae il vibrare del suo telefono sul tavolo. Lo prende svogliatamente e risponde a bassa voce per non disturbare il resto delle persone presenti nel locale. Dopo qualche risposta preoccupata e scocciata riattacca la chiamata e sposta lo sguardo su di me.
"Scusa Chloe, ma la macchina di mio padre non parte e ci sono i miei nonni bloccati all'aeroporto. Devo andarli a prendere io. Sai, si avvicina il periodo delle vacanze e sono venuti a farci visita." spiega sconsolato.
"Tranquillo, non è un problema." gli sorrido alzandomi.
Lui imita il mio esempio e dopo aver pagato, saliamo sulla vettura e ci dirigiamo verso casa mia.
 
 
*
 
 
"Ci vediamo domani?" mi chiede fermando l'auto.
"Certo. Grazie per la serata Zay, dovremmo farlo più spesso." gli bacio la guancia e apro la portiera.
"Quando vuoi, possibilmente non quando vengono i miei nonni in città." ammicca e parte dopo aver chiuso lo sportello.
Io mi giro ed osservo la casa in cui l'unica luce accesa è quella della sala. Non ho voglia di parlare con Niall di questa uscita quindi opto per una passeggiata al parco mentre aspetto che il biondo vada a dormire.
Percorro la poca strada che mi divide dalla meta e mi accomodo su una vecchia panchina verde accanto ad un lampione.
Le foglie degli alberi circostanti sono mosse dal vento caldo che soffia questa sera e l'atmosfera è piuttosto rilassante. Poggio la borsetta di fianco a me ed incrocio le gambe incurante del vestito leggermente sollevato.
Chiudo un istante gli occhi per assaporare interamente l'aria tranquilla di questa serata e dopo poco sento dei passi veloci ed intermittenti farsi più vicini.
Giro la visuale alla mia destra e vedo una figura ben piazzata correre verso la mia direzione.
I capelli svolazzano al tempo della corsa e si appiccicano alle tempie a causa del sudore. Le braccia sono rialzate all'altezza dei pettorali per facilitare il movimento e i pantaloncini lasciano i polpacci scoperti.
Poco prima di raggiungermi quasi sotto il lampione, il ragazzo mi vede e si avvicina incredulo.
"Sei una visione?" domanda sorridente.
"Non è un sogno Harry." gli sorrido reciprocamente e tolgo la borsa per fargli posto.
"Cosa ci fai a quest'ora della notte seduta su una panchina nel mezzo di un parco inanimato?" m'interroga accigliato ma ancora piuttosto sorpreso sedendomisi accanto.
"Sono uscita con Zayn, ma mi ha dovuto portare a casa prima a causa di un problema familiare. Ho preferito rilassarmi all'aria aperta che rispondere all'interrogatorio di Niall." rispondo osservando il suo braccio muscoloso che va a poggiarsi sullo schienale della panchina dietro al mio corpo.
Lui, dapprima rilassato, s’irrigidisce, sussurra un 'ah' triste e volge lo sguardo avanti a sé.
"Comunque non è pericoloso, hai detto tu stesso che è inanimato questo parco." cerco di spezzare il silenzio diventato insopportabile.
"Mi preoccupo solo per te." dice sincero incatenando i suoi occhi lucidi evidenziati dalla luce artificiale ai miei.
Socchiudo le labbra per parlare ma mi sommergo in quello sguardo e per un momento sento una familiare sensazione pervadermi. Sembra quasi che io abbia già vissuto questa situazione. La ruota panoramica e la visuale stupenda…
"Vieni, credo sia meglio tornare a casa ora. Non è un posto raccomandabile a quest'ora." dice lui alzandosi e porgendomi la mano per alzarmi. Io mi riscuoto lentamente dallo stato di trance e rialzata, abbasso il vestito per darmi un contegno.
Percorriamo la strada in silenzio mentre le nostre braccia si sfiorano diverse volte e l'unico rumore è quello dei nostri passi.
Davanti a casa ci guardiamo per poco prima che io, improvvisamente nervosa, lo saluto velocemente con un cenno della mano e mi chiudo in casa lasciandolo fuori, senza spiegazioni. Salgo le scale e mi barrico in camera, confusa. Sono scappata ancora, per paura. Ma di cosa?
Mi cambio, lego i capelli in una coda disordinata e m'infilo sotto le coperte pronta per un sonno che tarda ad arrivare. Il giorno dopo mi sveglio tardi. Ma molto tardi.
 
 
*
 
 
La sveglia capovolta sul comodino indica 1 p.m. ed io, incredula, chiudo e riapro gli occhi diverse volte per controllare di essere realmente sveglia solo a quest'ora.
Sposto le coperte e scendo al piano inferiore cercando conferma nel grande orologio appeso al muro che segna la stessa ora.
Prendo il cartone del latte freddo dal frigo, lo verso in un bicchiere, prendo le pastiglie per la mattina e vado assonnata in sala.
Mi accorgo della presenza di Niall sul divano intento a guardare la televisione e mi butto scompostamente accanto a lui.
"Dicevo io che sei mattiniera." esulta lui ironico cambiando canale. Sembra non ricordare la mia uscita di ieri sera, o per lo meno non ne vuole accennare.
"Ripensandoci però ieri sera, meglio dire questa mattina, sei rientrata alle 3 e quando ti sei messa a letto ti sei dimenata per almeno un'altra ora e calcolando che in questi giorni non hai riposato, hai dormito nove ore recuperandone alcune dei giorni passati. Complimenti, è da segnare sul calendario." continua lui rubando il bicchiere dalle mie mani per prendere un sorso di latte.
Me lo ripassa regalandomi un sorriso completo di baffi bianchi da latte. Io scoppio in una risata e lo ripulisco con un fazzoletto preso dalla scatola accanto.
"Dovrei ripassare qualche argomento per domani..." lo informo annoiata ignorando la sua ironia.
"Che ne dici se ci guardiamo 'Harry Potter e i doni della morte' parte uno e due?" propongo guardandolo con gli occhi da cucciolo sperando in un suo assenso. La voglia per lo studio scarseggia.
Lui acconsente divertito e ci mettiamo comodi sul divano per goderci al meglio i 276 minuti di film.
Sono sicura che Niall si sia realmente addormentato solo quando inizia a russare.
Finito il film, spengo la televisione e mi rialzo portando il bicchiere ormai vuoto in cucina.
"Possibile che abbiano chiamato il figlio Albus Severus Potter? Capisco che Harry possa aver perso la ragione dopo tutte le botte che ha preso e le battaglie che ha combattuto, ma Ginny poteva opporsi. Come si fa a chiamare così il proprio figlio?" parlo tra me e me mentre metto a posto il bicchiere appena ripulito.
"Avrai visto questo film una ventina di volte e ti rifai sempre le stesse domande." afferma Niall appena svegliato comparendomi alle spalle.
"Ovvio, se il film non cambia, le mie critiche sono sempre le stesse." rispondo sorridente vedendo il biondo che cerca di reprimere uno sbadiglio.
 "Come dici tu." mi zittisce con un segno della mano, "Celine vuole che vada ora, ci vediamo dopo." dice andandosi a preparare.
"Avete mezz'ora se dovete divertirvi, assicurativi di pulire prima che arrivi io!" gli urlo prima di vederlo sparire su per le scale.
Sospiro rassegnata e salgo in camera mia. Preparo la borsa e mi cambio per essere per lo meno presentabile. Mi assicuro di aver preparato tutto per questi due giorni e mi metto a leggere il primo libro che trovo sulla scrivania per occupare il restante tempo che manca per andare dalla mora.
 
 
*
 
 
"Sicuri che l'acqua sia calda?" chiedo sul ciglio della porta che da' sul giardino della casa della mia migliore amica.
"Si, Chloe. Quante volte dobbiamo ripetertelo?" domanda Louis esasperato prima di tuffarsi di testa nella grande piscina.
Liam e Zayn giocano a pallanuoto divisi da una rete bassa, Celine e Niall si godono il sole abbracciati l'uno all'altra sulle sdraio ed Harry faceva il morto prima di essere disturbato da Louis.
"Non morirò di freddo?" domando scettica mentre mi stringo stretto l'asciugamano al corpo.
"No. Vieni a giocare con noi che ti scaldi." mi propone Liam senza perdere di vista il gioco.
Io tremo al pensiero di scoprirmi e mi siedo su una sedia accanto. È passata più di una settimana dallo stupro e faccio ancora fatica ad accettare il mio corpo. Se non sto bene con me stessa, figuriamoci con gli altri.
Harry si scrolla di dosso la cozza denominata Louis ed esce dalla piscina. Il sole illumina il copro statuario e bagnato che lui stesso si affretta ad asciugare e i miei occhi saettano lungo esso.
Si avvicina a me, prende un'altra sedia e di accomoda al mio fianco.
"Non riesci più a guardarti, vero?" domanda a bassa voce mentre poggia l'asciugamano sulla parte inferiore del corpo per coprirne le parti rese visibili dal costume bianco bagnato.
Io lo osservo curiosa cercando di capire come faccia a saperlo.
"Non guardi più il tuo corpo per evitare di rivivere quei momenti e non vuoi che gli altri vedano il tuo dolore." afferma sicuro guardandomi negli occhi.
Io annuisco lievemente cercando nel suo sguardo una risposta silenziosa.
Lui mi osserva per qualche altro minuto e poi mi prende per mano portandomi all'interno della casa. Mi trascina fino alla sala davanti un grosso specchio a parete. Mi mette davanti ad esso posizionandosi dietro di me.
Prende i lembi del lungo asciugamano e dopo qualche mio sforzo per mantenere salda la barriera, mi arrendo e riesce a sfilarmi il tessuto dalle mani.
Rimango in costume, coperta solo dal reggiseno e dalle mutandine.
Cerco di coprirmi il seno e la pancia con le braccia per quanto mi sia possibile, ma lui accarezza lievemente i miei arti superiori fermando il mio inutile movimento e intreccia le sue dita con le mie.
Il suo torace nudo e umido tocca la mia schiena causandomi brividi per tutto il corpo.
Rimaniamo immobili per qualche secondo fin quando mi decido ad incontrare i suoi occhi nello specchio.
Il suo sguardo vaga lento per la mia figura e quando arriva ad incontrare i miei occhi intimiditi noto i suoi illuminarsi, vividi.
Sorride lievemente e posa un bacio lento e morbido sulla mia spalla nuda.
"Perdonati. Perdona te stessa e ricomincia a vivere." sussurra piano al mio orecchio.
Riposa le sue labbra sulla pelle precedentemente sfiorata e dopo un fugace sguardo torna in piscina con gli altri.
Raccolgo velocemente l'asciugamano e lo riavvolgo decisa attorno al mio corpo.
Esco in giardino e noto che fuori, i ragazzi, non hanno interrotto le loro attività. Erano tutti tranquilli come li avevamo lasciati e solo ora mi rendo conto che in questi pochi minuti il mondo si è fermato solo per me.
Nel tempo in cui Harry mi ha guardata in quel modo e sussurrato parole volanti, il mondo aveva continuato la sua vita. Il tempo si era fermato solo per me, in quei pochi istanti.
Contemplo i miei migliori amici riposare tranquilli durante questo comune sabato e scelgo di ascoltare l'eco del sussurro di Harry.
Anche se il percorso sarà lungo e impervio, mi impegnerò per tornare a vivere, a costo di chiedere aiuto. Tolgo l'asciugamano, lo piego e lo appoggio sul tavolino di ferro accanto alle sedie per poi tuffarmi in piscina lasciando sbalorditi i ragazzi.
 
 
*
 
 
"Sono un po' stanca, devo aver preso troppo sole. Vado a bere, volete qualcosa?" domando agli altri mentre esco sfinita dalla vasca.
Dopo più o meno mezz'ora avevano improvvisato un torneo di pallanuoto.
Zayn, Celine e Louis contro Liam, Niall e Harry. Io ero l'arbitro fino a qualche minuto fa.
I ragazzi, troppo impegnati a giocare, fanno un cenno distratto di dissenso e io mi dirigo in cucina avvolta dal confortevole tessuto del telo.
Prendo un bicchiere di aranciata e torno in giardino sedendomi sulla sedia poco più lontana dalla piscina per avere una visuale completa del gioco.
Guardo i ragazzi interessata e divertita e non posso fare a meno di ridere osservando il misero tentativo di Liam di affogare Zayn prendendolo sott'acqua per le gambe. Inutile dire che Zayn gli ha assestato una pedata sul capo facendolo risalire velocemente a galla sotto le grinfie dell'amico pronto a ricambiare lo scherzo.
Louis approfitta di Harry distratto e con un colpo preciso gli ruba la palla dalle mani portandola nel suo campo sotto gli insulti e le minacce di morte da parte del riccio.
Niall cerca di attirare l'attenzione dell'amata e dopo averla ricevuta, l'attira nella stretta delle sue braccia per dedicarle un dolce bacio. Peccato che lei non sia della stessa idea e quando sono alla giusta distanza, lo schizza ridendo come una bambina.
I miei migliori amici sono di fronte a me, tranquilli, divertiti e chiusi nella bolla che creiamo quando siamo insieme.
La nostra e unica bolla che mi ha sempre riscaldato il cuore.
Allora perché adesso non mi sento così bene? Completa?
Abbasso lo sguardo e mi cade l'occhio sul telefono posto sul tavolino a fianco.
Un pensiero, o meglio, una persona, fa breccia nella mia mente.
Possibile che non mi senta totalmente sollevata, semplicemente bene, perché non sento James da più di una settimana?
Ora non si tratta più di orgoglio o di allontanare una persona. Devo sentirlo per stare bene, per sapere che almeno lui sta meglio di me, per ricevere un suo segno di vita. Che sia io o lui a fare il primo passo non ha più importanza.
Rivolgo velocemente l'attenzione ai ragazzi poco lontani e con molto impegno cerco il contatto di James nella rubrica.
Se voglio stare meglio avrò bisogno del suo aiuto.
Devo farlo per i miei amici e per me. Forse un pochino anche per lui.
Schiaccio tremante il tasto facendo partire la chiamata e ascolto inerme il suono metallico del telefono.
Tuu. Tuu. Come quel giorno della sparatoria a scuola…
In contemporanea al mio, però, si sente un altro telefono squillare nella casa ed il tempo sembra fermarsi realmente, questa volta.
Provo e riprovo molteplici volte a richiamare, ma gli squilli sono precisi e contemporanei.
Esattamente come il giorno della sparatoria in classe.
I ragazzi in piscina si interrompono e dopo avermi guardata per un secondo sembrano tutti improvvisamente desti, preoccupati, rassegnati.
Schiaccio il tasto per interrompere la chiamata e nello stesso frangente la nostra bolla è scoppiata, in frantumi. 




 

 
!Sono da leggere! E' importante!
Bene, rieccomi.
Dopo un grosso infarto dovuto alle cinque recensioni, ripeto cinque, sono ancora qui.
Sono davvero felice che la storia vi abbia preso così tanto e sono rimasta scioccata dopo così tante recensioni.
Certo,anche se cinque recensioni possono sembrare nella norma (non nella pasta), per me sono tante. 
Sono arrivata a contare 101 persone che hanno salvato la storia! Come i dalmata! Wow!
Sono un po' triste di darvi questa notizia, ma se non lo faccio io, non lo farà nessuno.
Quindi lo farò velocemente:
La storia è vicina al finale. Probabilmente in tre o quattro capitoli sarà conclusa.
Detto questo, però, non dovete smetterla di farvi vivi. Soprattutto i lettori fantasma!
Ringrazio tutti i lettori e ho piacevolmente scoperto che molti seguono Glee.
Ringrazio in particolare emptyslade e 
alexia directioner che hanno recensito lo scorso capitolo;
ringrazio DjMalik_AllDayAndAllNight, la lettrice silenziosa che mi ha riempita di deliziosi complimentie;
ringrazio Flaminialoves1D, che trovando per caso la mia storia si è appassionata un sacco;
ed in fine ringrazio kat_love, che deve avermi lasciato più di dieci recensioni e sopporta ancora i miei infiniti ritardi.
Insomma, Grazie a tutti!
Enjoy! xx
-G-


 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Someone. ***


Someone.



“Chi? Chi è stato di voi!?” urlo esasperata alzando la mano per mostrargli l’oggetto incriminato, il telefono.
Mi ritrovo in mezzo al salotto davanti a quelli che erano i miei migliori amici, i quali sono seduti sul divano in pelle bianco davanti a me e non proferiscono parola.
Chi guarda il pavimento, chi le proprie mani, chi il soffitto o fuori dalla veranda. Nessuno ha il coraggio di guardarmi in faccia. Sono tutti preoccupati, colpevoli, rassegnati, ma nessuno di loro è sorpreso. Sapevano che prima o poi sarebbe successo.
“Chi è James!? Di chi è quel maledetto telefono che suonava!?” continuo a gridare sentendo le guance farsi più calde.
Sussultano un attimo per l’aumento di volume della mia voce, ma non accennano neanche un minimo suono.
“Nessuno!? Volete farmi credere che sia dei genitori di Celine!?” domando incredula passandomi una mano fra i capelli chiari.
La mora alza per poco lo sguardo sentendosi interpellata, ma torna a controllare le unghie curate dopo un secondo scarso.
“Volete che vada a controllare io!? Che sia io a doverlo scoprire da sola?” chiedo scioccata dal loro infernale silenzio.
“Devo frugare fra le cose dei miei migliori amici? Come una sconosciuta che non si fida di voi? Dopo tutto questo tempo!?” li interrogo con la voce che progredendo si  incrina dalla stanchezza.
Ormai le mie domande sono diventate una straziante supplica. Una supplica in cui gli chiedo di svegliarmi da questo incubo, in cui gli chiedo di dirmi che mi sto sbagliando e che andrà tutto bene, in cui gli chiedo di assicurarmi che non si sono divertiti alle mie spalle per tutto questo tempo.
“Incredibile!” sospiro nervosa e mi giro per avviarmi alle scale che portano al piano superiore dove si trovano i telefoni dei ragazzi. Devo scoprirlo per mano mia. Codardi.
“Basta!” urla una voce troppo familiare alle mie spalle, “Sono io! Sono stato io!”
Mi blocco all’istante e lascio ricadere le spalle. Anche le braccia, di conseguenza, crollano e le mani mollano il telefono che ricade a terra con un tonfo.
Un pesante silenzio prende posto nella stanza e i pochi rumori sono gli intensi respiri delle persone alle mie spalle. Trattengo il respiro e il calore percepito durante le urla si dissolve in un istante.
Il tempo è immobile e se non avessi bevuto prima l’aranciata, probabilmente ora sarei svenuta a causa di pochi zuccheri presenti nell’organismo.
Mi giro lentamente, ma il tentativo di rallentare il momento è inutile. Mi ritrovo faccia a faccia con la persona che aveva preso parola, ora alzata dal divano. Siamo uno davanti all’altro, ma non mi sono mai sentita così lontana lui.
“Sono James.” dice chinando la tesa.
Tutti intorno a noi ci guardano con gli occhi spalancati e qualcuno cerca anche di sussurrare qualcosa, ma sono solo voci ovattate e persone lontane.
“No.” sussurro incredula, “Non voglio crederci…” scuoto la testa per far uscire tutte quelle voci dalla mia mente.
“Chloe, ti prego…” dice lieve il ragazzo porgendomi una sua mano. Io indietreggio velocemente e lo guardo con gli occhi gonfi dalle lacrime.
“Ti prego, non è come pensi tu. È iniziato tutto come un gioco, uno scherzo…” abbassa la mano impotente mentre dice quelle parole taglienti.
“Un gioco!?” urlo ritrovando immediatamente la voce.
I presenti fanno un salto spaventati dalla reazione ricevuta.
“Uno scherzo!?” continuo a strillare incredula, “Per tutto questo tempo ti sono sembrata un gioco, Niall? Eh? Tutto quello che ho passato ti è sembrato uno scherzo?” gli chiedo mentre due stupide lacrime mi rigano le guance.
Sono scoppiata, crollata, caduta. Incrocio le braccia al petto per mascherare i singhiozzi che mi percuotono.
Il biondo fa un passo avanti ed io automaticamente ne faccio un altro in dietro.
Sul suo viso aleggia un’espressione triste, sconsolata, addolorata, ma in questo momento non riesco a collegare tutto quello che mi è stato detto.
Nella mia mente passano i ricordi felici appartenenti a James, l’elettrizzante emozione provata nel momento in cui lui aveva accettato di incontrarmi e il pomeriggio dello stupro.
Ricordo tutte le nostre conversazioni, i sogni svelati e la fiducia affidata.
Ricordo lo scetticismo nell’accettare l’amicizia su quello stupido social network, la strana sensazione che provavo le prime volte che gli scrivevo e la consapevolezza che quella stessa sensazione si sarebbe ben presto trasformata in qualcos’altro di importante, molto importante.
Un gioco, uno scherzo. Tutta finzione.
Mi guardo attorno, ma la mia mente sembra attraversare spazio e tempo.
I ragazzi sono ancora scossi dalle urla e le espressioni scioccate ne sono la prova. Niall è ancora davanti a me, colpito dalle mie grida e una lacrima colpevole abbandona i suoi occhi.
Distolgo lo sguardo da quella vista e lo rivolgo agli altri presenti.
“Chi altro?” sussurro distrutta osservando i loro visi macchiati dalla colpa.
Nessuno sembra capire la domanda ed io spazientita mi  spiego: “Nessuno di voi era sorpreso, chi altro di voi se la spassava alle mie spalle con il biondo qui presente?” domando acida indicando il ragazzo avanti a me.
“Chloe, non è come pensi…” cerca di intervenire Niall.
“Zitto! Hai avuto il tuo tempo. Voglio sentirlo da loro.” sbuffo irritata mettendolo a tacere.
Gli altri si scambiano sguardi eloquenti finché Celine si alza dal divano sotto i sussurri contrariati di Harry e Zayn.
“Io. Siamo stati solo Niall ed io.” confessa piano la ragazza affiancando  il fidanzato.
Gli stringe forte la mano e gli sussurra qualcosa assomigliante a delle scuse all’orecchio.
Io li studio ancora per poco fino a quando la vista non diventa insopportabile e distolgo l’attenzione.
Celine, la mia sorella non consanguinea, e Niall, mio fratello non consanguineo.
Due delle persone più importanti nella mia vita.
Ignoro i presenti e salgo le scale a tre a tre per raggiungere la camera in cui avevamo sistemato le nostre cose. Prendo di slancio una felpa pesante e dei pantaloncini mettendoli velocemente. Scendo le scale con altrettanta fretta e mi dirigo verso l’uscita intenta ad uscire da questa casa così familiare e testimone di momenti nettamente migliori.
“Chloe, fermati. È tardi. Dove vorresti andare?” chiede preoccupato Niall seduto sul divano e affiancato dalla mora.
“Cosa ti interessa? Chi sei te per farti dire cosa ne farò della mia vita? Sei Niall, la persona che mi calmava e coccolava la notte quando facevo gli incubi incosciente del passato che avevo, oppure sei James il ragazzo conosciuto per caso a cui avevo svelato tutto mesi fa? Sei il dolce e sincero Niall che ricordavo o sei l’approfittatore che si è dimostrato James? Camminerò fin dove i miei piedi riusciranno a trascinarmi, fino dove il mio cuore reggerà, dove mi sentirò al sicuro. Vado dove cazzo mi pare, Niall!” urlo infine, abbandonando l’angoscia che mi aveva attanagliata vedendo i miei migliori amici colpevoli, vedendo Niall e Celine che piangevano abbracciati poco prima che scendessi furiosa dalle scale.
Non spreco un altro minuto davanti ai loro sguardi, apro la porta ed esco dalla casa che, per questi minuti, mi è sembrata affondare.
Io sono affondata, bruciata o semplicemente stordita, persa.
Cammino, cammino e cammino.
Non guardo dove, non cerco strade, non controllo la velocità dei miei passi.
Cammino, basta.
La temperatura scende insieme alla sera e al mio umore, lentamente, ed io mi stringo la felpa attorno, in cerca di calore.
Lancio un rapido sguardo in giro e riconosco il posto, senza però ricollegare il cervello.
Ricordo vagamente una panchina dietro l'angolo, all'entrata di un parco, e quando la raggiungo mi siedo cercando un po' di sollievo per i polpacci.
Tiro le gambe sulla panchina portando le ginocchia al petto e le avvolgo con le braccia. Poggio la testa sulle ginocchia e cerco di regolare il respiro e i pensieri.
Come in un vortice mi passano per la testa immagini di Niall e Celine che ridono sguaiatamente, Niall che mostra le nostre conversazioni private con i ragazzi, i miei migliori amici che mi fanno credere di aver finalmente trovato qualcuno...
"Chloe!" esulta qualcuno sedendosi pesantemente accanto a me facendomi fare un balzo.
Mi posa una mano sulla spalla e la accarezza lievemente.
"Ehi, Chloe. Mi sembri giù di morale da un paio di giorni..." dice la ragazza accanto a me continuando il suo movimento rilassante sulla schiena.
Io alzo lentamente il viso e riconosco finalmente la persona accanto a me: Kate, la ragazza dalle trecce scure.
Ora le sue trecce sono raccolte in una coda alta, è vestita in tuta sportiva e nell'altra mano mantiene saldo un guinzaglio a cui è legato un cane di piccola taglia che aspetta seduto vicino alla panchina.
"Hai ragione, ma non è proprio un buon momento per me..." sussurro stanca guardando avanti.
Nel parco passano ancora diverse persone, ma mentre cala la sera la gente defluisce. Mi stupisco di essere proprio nel parco vicino a casa mia, dove avevo incontrato Harry dopo l'uscita con Zayn, ma i ricordi svaniscono sormontati dai problemi.
"So che magari non sarò la persona a cui sei più vicina, ma probabilmente ti sarà d'aiuto un parere esterno." mi rivolge uno sguardo dolce e si appoggia allo schienale senza staccare gli occhi dai miei.
"Non voglio fare la vittima, ma è stato un brutto periodo questo e ho appena scoperto che due delle persone più importanti per me, mi credevano un gioco. Credevano che quello che stessi passando, quello che gli avevo confidato, fosse uno scherzo su cui ridere. Forse ho un giudizio sbagliato sulle persone. Non dovevo fidarmi ed ora sono più distrutta che prima." sbuffo triste ripassando nella mente tutte le cose dette a James. Mi sentivo al sicuro, accettata. Credevo fosse vero, che il sentimento che provavo per lui fosse...
"Sai, Chloe, ti ho sempre ammirata. Da quando hai mostrato il disegno di quegli occhi verdi stupendi, ma che tu trovavi privi di amore, fino al disegno della volpe con il piccolo principe. Ti ho ammirata durante tutti i discorsi fatti in classe, ma mi sono davvero resa conto di che persona forte e decisa tu sia quando ci hai raccontato del tuo stupro. Hai raccontato di quello che ti è successo a delle persone che potevano benissimo essere nessuno per te, ma lo hai fatto. Hai riposto fiducia in noi, sei stata coraggiosa e hai dimostrato chi sei. Hai fatto la stessa cosa con queste due persone. Perché ti dai la colpa di questo? Di esserti fidata? Non puoi rinnegare qualcosa che una volta ti ha fatta sentire viva. Al massimo puoi imparare dai tuoi errori." Kate aveva smesso di accarezzarmi la schiena appena mi aveva vista spostare le gambe e sedermi in una posizione più consona.
Passo lo sguardo sul suo viso sereno e mi chiedo come mai sia così timida durante le lezioni.
"Ma ti ricordi cos'altro dissi?" le chiedo confusa, "La fiducia va guadagnata quando è ferita, tradita, ed è esattamente quello che è successo. Però mi sento colpevole per il fatto che non riesco a provare nulla di negativo nei loro confronti. È vero, mi hanno mentito, ma l'amore che provo per loro immenso. Ora, penso che sia immenso quanto quello per..." la voce mi si affievolisce, ma nella mente quel nome è rimbombato come un gong giapponese.
"Oh, Chloe. Tu hai solo fatto quello ti è sembrato giusto e il fatto che non riesci a provare odio nei loro confronti ne è la prova. Il tuo giudizio verso quelle persone è stato ottimale, ma da esseri umani hanno fatto un errore. La fiducia tradita va guadagnata, ma devi darle un'opportunità. Parlaci, dagli modo di spiegare e di riconquistare passo dopo passo la tua fiducia. Sempre se è quello che vuoi." mi dice prima di alzarsi dalla panchina, "Devo tornare a casa prima che mio fratello chiami la sezione vittime scomparse, e di certo lo farebbe per il cane, non per me." ammicca verso il topo senza pelo che aspetta impaziente accanto ai suoi piedi. "Spero di esserti stata d'aiuto. Non vedo l'ora di rivederti in classe!" mi saluta e scompare dalla mia visuale dopo qualche metro di corsa, come se non ci fosse mai stata. Come il passaggio di un fantasma.
Controllo il parco davanti a me, le persone sono diminuite rapidamente. Il buio sta calando in fretta e la mia testa, insieme allo stomaco, sembra alleggerita di qualche chilo. Sempre pesante e confusa, ma grazie a Kate, in tutto questo caos distinguo diversi sentieri.
Sbuffo sonoramente e poggio la testa in dietro, sullo schienale, guardando il cielo imbrunire.
Perché non riesco ad arrabbiarmi con Niall e Celine? Forse, se provassi un impulso di rabbia nei loro confronti, tutta questa adrenalina mi lascerebbe riposare. Ma per favore, so anche io di non poterli odiare. Hanno sbagliato e mi sembrava avessero profondi rimorsi. L'opportunità di riconquistarmi l'avevano già ricevuta quando avevo visto Celine affiancare il biondo.
Non provo tutto questo disprezzo per loro, ma anzi, per me. Io ci ho creduto, io mi sono fatta aspettative e sempre io mi sono infatuata di James. Io ho lasciato che lui diventasse qualcosa che neanche io so controllare.
Quando lo avevano ammesso, davanti ai miei occhi, nella mia mente l'indignazione e la delusione verso di loro erano infinitesimali. La gran parte di delusione l'avevo provata per me stessa chiedendomi perché James non esistesse, perché ero stata così ingenua e perché mi sentivo così fragile alla scoperta della sua inesistenza. Senza James non mi sento più così forte.
Eppure, James sono Niall e Celine. Perché non mi sento così forte sapendo che loro mi sono vicini? Probabilmente perché per James era un sentimento diverso. Certo, un gioco. Un sentimento trasformato in scherzo. Un sentimento donato ad una finzione. Un sentimento sprecato.
Alzo la testa velocemente e faccio altrettanto con il resto del corpo.
Mi guardo in giro e riconosco la strada per casa mia.
Voglio parlare con Niall e Celine e di sicuro saranno tornati a casa, ma in questo momento ho troppi pensieri per la testa e se mi dicessero qualcosa diventerei scettica su tutto e li liquiderei con un acido 'Certo, tanto era tutto uno scherzo per voi'.
Ho bisogno di capire davvero quello che è successo. Ho bisogno di schiarirmi le idee, di liberarmi la mente.  Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a farlo.
Scuoto la testa cercando una via di fuga e alla fine percorro la via opposta a quella verso casa mia.
Cammino e cammino per diverse strade, ma la fatica non arriva al cervello. Ho bisogno di riposare, ma la mente è piena di ricordi e pensieri e sembra essere tornata a pesare come un macigno.
Kate mi ha aperto nuovi orizzonti, ma ho bisogno di capire quali voglio seguire. Ho bisogno di una luce, una guida.
Senza indugio continuo a camminare e quando arrivo davanti alla casa prescelta mi avvicino al portone.
Tutte le luci sono spente e le tende sono tirate. È fuori? Non è tornato a casa, dopo tutto?
Decido di aspettarlo fuori e mi siedo sugli scalini di fronte. Andare a casa mia è fuori discussione.
Metto la testa fra le mani con le braccia sulle ginocchia. Chiudo gli occhi ed inspiro forte.
James. Niall. Celine. Forse è per questo che stavo così bene con James. Era l'essenza di Niall e Celine, chi mi conosce meglio di loro?
Si sarà messa in mezzo anche Denise? Archivio quella terribile idea e rilascio che le mie membra si riposino sotto la carezza del vento serale.
Non so quanto tempo dopo, ma un rumore di passi che si fermano poco distanti da me mi spaventa ed alzo velocemente la testa.
Il mio sguardo incontra velocemente il suo e rimaniamo per qualche momento senza fiato.
"Chloe? Come stai?" domanda sconcertato, "Cosa ci fai qui? Come ci sei arrivata?" continua l'interrogatorio con più ansia, avvicinandosi.
"Mi hanno portata qui i miei piedi e quel poco di cuore che sento ancora. Sono qui perché mi sento soffocare, mi sento oppressa e ho bisogno di liberare la mente. Mi fido di te e le poche volte che ho lasciato che ci avvicinassimo mi sono sentita scoperta, ma allo stesso tempo al sicuro. Ho bisogno di star bene, Harry. Ho bisogno di qualcuno e quel qualcuno sei proprio te." qualche stupida lacrima sfuggita al mio volere mi riga le guance e, questione di istanti, mi ritrovo fra le sue possenti, calde e familiari braccia.



 
Here again!
Quindi...sorprese?
Alcune di voi non lo saranno, ma spero di non essere sembrata banale.
In questi giorni ho riletto la storia e mi sono chiesta:
Ma come c**** avete fatto a leggere fino a qui?
Insomma, parliamoci chiaro, ho scritto con il culo.
Ok, forse gli ultimi capitoli sono passabili, ma i primi sono un pugno negli occhi.
Anyway, ammiro la vostra tenacia.
Tra due capitoli finisce la storia e sono molto dubbiosa.
Spero vi piacerà anche se il finale non è quello che vi aspettate e magari seguirete anche la storia che vorrei pubblicare dopo questa.
NB. Non è il sequel!
Al prossimo capitolo,
fatevi sentire!
-G-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Feelings ***


Feelings
 
 
Dopo aver sciolto il lungo abbraccio, Harry mi fa accomodare sul divano in salotto e scompare in cucina sussurrando un veloce 'Preparo un tè'.
Mi guardo intorno e mi sento un’estranea. Non sono mai entrata in casa sua e, nonostante sia uno dei miei migliori amici e ormai lo conosca da tempo, mi sembra di essere in casa di uno sconosciuto. Non ho mai chiesto informazioni sulla sua famiglia o sulle sue origini e in questo momento mi sembra di non conoscerlo affatto.
La casa è calda e accogliente e tutta la tensione scompare. Mi alzo dal morbido divano bianco ed osservo curiosa il salotto. L'ordine è precario, nulla di buttato in posti spropositati, ma niente di maniacale.
Il lampadario illumina la sala con una leggera luce gialla che rende l'interno pieno di calore, rassicurante.
Sul caminetto di fronte al divano sono posate diverse foto di famiglia. Nella maggior parte sono foto che rappresentano quattro persone: un uomo, una donna, una ragazza e un ragazzino poco più piccolo. In un istante riconosco Harry con i lineamenti ancora dolci e da bambino. Il padre e la madre, dietro i due bambini, sorridono spensierati e si abbracciano dolcemente.
In una foto, però, sono presenti solo la donna e la ragazza, cresciute rispetto alle foto di famiglia, e sullo sfondo s'innalza la torre Eiffel.
"Sono mia sorella e mia madre." dice Harry alle mie spalle riferendosi alla foto che ho preso inconsciamente fra le mani. Io sussulto per la sorpresa e rimetto velocemente l'oggetto al suo posto.
"Siete stati a Parigi?" domando curiosa risiedendomi sul divano.
Lui scuote la testa e sul suo viso compare un’espressione malinconica. Appoggia il vassoio con il tè sul tavolino davanti e si siede accanto a me. Volge per un istante lo sguardo verso la foto sul caminetto e torna a guardare me.
“Mia sorella e mia madre vivono a Parigi. Io vivo qua con mio padre che però è sempre in viaggio per lavoro, quindi mi ritrovo spesso a casa solo.” risponde continuando a guardarmi negli occhi.
Riconosco una strana sensazione, una sensazione già provata, come se guardandolo negli occhi io sia a casa, protetta, salvata.
Ci stiamo avvicinando sempre più lentamente, ma in un momento ci risvegliamo e riportiamo le distanze di sicurezza.
“Come mai vivono in Francia?” chiedo imbarazzata e solo qualche secondo dopo mi rendo conto di esser sembrata invadente, “Scusa, non volevo essere insensibile. Se non vuoi…”
“Tranquilla, non è un problema.” risponde lui, “Mi fido di te.” afferma continuando a scrutarmi con il suo sguardo caldo che rende le seguenti parole come un sussurro lontano. Degli occhi ineguagliabili che surclassano tutto ciò che vi è intorno.
“Mia sorella ha due anni più di me. Quando vivevano ancora qui con noi non andavamo molto d’accordo e quando siamo andati nella stessa scuola non ci rivolgevamo quasi la parola. Lei era al terzo anno quando l’hanno stuprata a scuola, dopo le lezioni. Io ero al primo ed ero ancora piccolo. Non l’ho protetta e non sono riuscito a starle vicino i mesi a seguire. È stata colpa mia, se almeno l’avessi tenuta d’occhio, avrei potuto fare qualcosa. Però non sapevo come reagire e non sono stato d’aiuto. I miei genitori ormai si erano allontanati e, dopo il divorzio, le mie donne si sono trasferite lontano da qui, da noi e dai ricordi. Dopo qualche anno le ho ricontattate e sono riuscito a chiarire con mia sorella, mi ha detto come ha fatto a superarlo e sono riuscito a starle accanto, ma nonostante ciò sono rimaste là. Si sono fatte una vita migliore e tranquilla ed io non chiedo di meglio.” racconta piano torturandosi le mani.
Agisco d’istinto e prendo una sua mano fra le mie accarezzandogli il dorso con le dita. Alzo lo sguardo e noto una profonda nostalgia che non avevo mai visto sul suo viso.
Gli accarezzo una guancia e sussurro piano: “Non potevi fare nulla. Alcuni problemi non posso essere risolti da tutti, non è stata né colpa tua né di tua sorella. Lei sta meglio e si è ripresa. Non prenderti colpe che non sono tue.”
“Non devi farlo neanche tu.” mi riprende fermando le mie carezze. Abbassa le mie mani e le stringe convulsamente. “Chloe, anche tu ti prendi colpe che non hai. Non riesci più neanche a guardare il tuo corpo perché ti prendi le colpe di quello che ti è successo anni fa e anche con Matthew. I consigli non valgono solo per gli altri. Anche te starai meglio e questa volta so cosa fare. So come aiutarti e con me ci sono tutte le persone che ami.”
Io strappo bruscamente le mie mani dalla sua presa e mi torna tutto alla mente.
Avevo dimenticato perché mi trovo qua, perché sono venuta qua. In questa casa, con lui così vicino, avevo dimenticato tutto quello che era successo durante la serata.
“Non è vero. Non tutte le persone che amo mi aiutano, alcune si sono semplicemente divertite ingannandomi.” sputo le parole come se fossero veleno e distolgo lo sguardo cercando di trattenere le lacrime che minacciano di mostrarsi.
“Chloe…” mi chiama a bassa voce cercando di riprendermi la mano e di ricreare l’atmosfera di prima.
Mi allontano velocemente e mi alzo cercando di non incontrare i suoi occhi pieni di rimorsi.
“Harry sono molto stanca e non posso tornare a casa. Posso fermami da te se non creo problemi? Non ho altro posto. Domani mattina me ne andrò via presto senza dare ulteriori disturbi.” dico convinta e con voce ferma.
Lui mi guarda fugacemente per poi annuire rassegnato. “Vieni di sopra, ti do qualcosa per dormire e ti faccio vedere la camera.”
Lo seguo al piano superiore e mi mostra una grande camera impersonale. Pareti, armadi e scrivania vuoti. Un grande letto nel centro della stanza e niente più.
“Era la camera di mia sorella, spero non ti dispiaccia.” m’informa prima di scomparire nel corridoio.
Non passano più di due minuti che torna con in mano una maglietta lunga e dei pantaloni della tuta.
Me li porge insicuro e riprende a parlare piano: “Non crei nessuno problema, domani puoi rimanere tutto il tempo che vuoi.”
Si gira e si dirige verso la porta, ma prima di chiudersela alle spalle mi guarda un’ultima volta.
“Chloe non pensare che sia tutta una bugia, sono sicuro ci siano più ragioni. Pensaci su, non perdere tutto senza chiedere spiegazioni.” e così dicendo esce e chiude la porta lasciandomi perplessa e confusa.
Osservo i vestiti che ho in mano e annuso il tessuto morbido. Mi perdo a guardare la porta dove pochi minuti prima c’era lui e con ancora il suo profumo nelle narici percepisco quella sensazione di casa e protezione.
 
*
 
Mi sveglio lentamente, abituo gli occhi alla luce e sposto piano le coperte che mi sovrastano. Vado nel bagno comunicante alla camera e mi sciacquo la faccia con dell’acqua fredda sperando che mi doni un minimo di colore ed energia. Mi sistemo il nido di capelli formatosi sulla testa e convengo all’idea che tenere su i vestiti usati per dormire sia meglio che rimettere quelli corti, sporchi e freddi del giorno precedente.
Mi risiedo piano sul letto cercando di far mente locale e tutto il giorno prima si ripresenta, come un film visto e rivisto.
Lo “scherzo” di Niall e Celine, la mia delusione e rabbia, la corsa, l’incontro con Kate ed infine la mia luce nella notte, Harry.
Inconsciamente mi sono ritrovata a correre verso casa sua, verso di lui e ciò che rappresenta. Ma cosa rappresenta lui per me?
Come faccio a sentirmi così vicina a lui nonostante abbiamo passato pochi momenti insieme?
Pochi momenti, si, ma intensi e significativi.
Mi alzo prima che la mia mente decida di ripercorrerli uno ad uno e vado verso la porta. La apro piano cercando di non far rumore nel caso che il padrone di casa stia ancora dormendo e scendo le scale dirigendomi in cucina.
“No, non posso.” sento dire da una voce profonda e assonnata.
Harry da le spalle alla porta di fianco alla quale mi ritrovo e guarda fuori dalla finestra, assorto, mentre parla assonnato ma deciso al telefono.
“No, non possiamo andare avanti così. Abbiamo sbagliato sin dall’inizio e ieri sera ne è la prova.” continua passandosi una mano fra i capelli, nervoso.
Ascolto attenta le sue parole cercando di captare anche il resto della conversazione che si svolge dall’altra parte del telefono, invano.
Provo a collegare le sue parole, ma non ne esce nulla di concreto.
Perché usa il plurale? Di cosa è prova ieri sera?
“No Niall, devo sistemare tutto. Quello che avete fatto è stato un gesto importante per me, ma sbagliato. Devo salvarla e per questo devo dirle la verità.” conclude sbuffando.
Niall? Quale gesto? Salvarla? Verità?
“Basta Niall, non puoi impedirmi di fare nulla. Non arrabbiarti con me, è una cosa che va fatta.” alza la voce e conclude la chiamata sbattendo il telefono sul telefono.
Io, ancora confusa, rimango ferma sulla soglia della cucina e quando il ragazzo si gira verso di me rimaniamo a fissarci scioccati per alcuni minuti.
“Tu…Tu hai…Tu hai sentito tutto, non è vero?” domanda sussurrando con gli occhi sbarrati.
Io non proferisco parola e mi limito ad annuire lievemente con la testa. Cosa sta succedendo?
Mi squadra ancora per qualche minuto e, cercando di non farsi sentire, dice un pacato “Prima o poi dovevo farlo.”
Si ricompone velocemente, raddrizza la schiena e dopo avermi guardata intensamente si decide a parlare: “Bene, è ora. Vestiti, ti porto in un posto, dobbiamo parlare.”
“Ma…Ma non possiamo rimanere qui?” chiedo preoccupata osservando la sua espressione seria.
“Non credo tu vorrai stare ancora qua dopo che avremo parlato.” mi congeda e va a prepararsi in silenzio.
La mia mente si diverte a correre e a cercare risposte e soluzioni introvabili e, ancora più perplessa, vado a prepararmi per la prossima guerra che sembra prospettarsi.
 
*
 
“Perché mi hai portata al parco?” domando confusa sedendomi sulla stessa panchina che avevamo occupato qualche sera prima.
“Perché qui sembra esserci pace, possiamo parlare in un posto neutro. E poi sei più vicina a casa tua, potrebbe tornarti utile.” risponde indicando la direzione per casa mia.
Io osservo per un attimo la strada indicatami, ma torno subito a prestare attenzione al ragazzo accanto a me.
“Che cosa sta succedendo?” mi decido a fare quella domanda che mi tormentava.
“Succede che Niall e Celine sono due splendide persone e amici, ma non sempre ciò che fanno è giusto.” inizia a parlare con un tono quasi sofferente.
“Fermo, non ho bisogno che li giustifichi o li proteggi dicendomi che sono due brave persone. Lo so benissimo da me, ma ho bisogno di pensare a quello che hanno fatto. Non è una cosa facile da digerire.” lo  interrompo bruscamente sentendo uno strano fastidio risalirmi dallo stomaco.
“Proprio di questo volevo parlare. Non posso difenderli o giustificarli per qualcosa che non hanno fatto.” sospira massaggiandosi le tempie con due dita come se si stesse preparando ad un lungo scontro.
“Non…Harry, non capisco…” lo osservo preoccupata scuotendo la testa.
“Ti ricordi la prima serata che abbiamo passato insieme? Il tuo primo attacco di paura? Io sapevo cosa stava succedendo, l’avevo percepito. Ti stavi comportando esattamente come faceva mia sorella dopo lo stupro ed ho capito che era successo anche a te in passato. La differenza con mia sorella, però, era che con te sapevo come comportarmi. Non ti ho baciata perché volevo divertirmi o approfittarne, ma perché ho sentito il tuo bisogno. Da quel momento avevo capito che dovevo aiutarti e starti vicino, ma te eri fermamente convinta ad allontanarmi ed io ho dovuto obbedire. Però non ho saputo resistere, sentivo in me che dovevo salvarti, dovevo riuscire a fare quello che non sono stato capace di fare con mia sorella. La sera stessa ti ho mandato una richiesta d’amicizia e Niall era a casa mia.” racconta mantenendo lo sguardo sul mio viso di ghiaccio.
Lo ascolto e rielaboro tutto nella mia mente rivivendo i ricordi, i momenti, le sensazioni.
“Continua.” gli dico con voce monotona e tagliente. Sembro una lastra di ghiaccio nonostante tutto quello che in realtà sento all’altezza dello stomaco e del cuore.
“Niall non era d’accordo, ma io gli ho detto che sentivo che ci fosse qualcosa che non andava e dovevo sistemarlo. Ti ho ascoltata, capita e aiutata tramite James. Ho provato a riavvicinarmi semplicemente come Harry durante l’uscita al Luna Park, ma con me non volevi relazionarti e così ho portato avanti questa storia.” riprende fiato e assapora quel poco silenzio che aleggia intorno a noi.
E mentre lui parla io ricordo tutto. Il bacio dato nel piccolo bagno di casa mia dopo l’incubo, il modo in cui mi guardava sulla spiaggia, il modo in cui l’ho allontanato impaurita che scoprisse cosa ci fosse dentro di me mentre in realtà lui aveva già capito tutto.
Ricordo come non volessi che scoprisse il diavolo che abitava in me e come al Luna Park, con un semplice giro su una ruota panoramica, me l’avesse fatto dimenticare. Mi ricordo come con la sua semplice presenza mi avesse rassicurata ed io, avendo paura di non riuscire a controllare un sentimento tale, lo avevo stupidamente cacciato. E in tutto questo era Harry, non James.
“Riuscivo 
sempre a tenerti d’occhio durante le lezioni e ti ascoltavo ammirato durante l’ora di arte. Ero sempre in disparte, ma mi accontentavo sapendo che così facendo ti stavo aiutando. Grazie a James riuscivo a starti vicino anche quando eri a casa o non volevi parlare con nessun altro se non lui e tra di noi si è instaurato un rapporto speciale, anche se pensavi di averlo con qualcun altro.” confessa triste sfregando nervosamente le mani fra di loro.
“L’unico momento in cui sono stato un vigliacco, in cui non ti sono stato vicino, è stato il più sbagliato. Dovevo esserci io, invece c’era Matthew ed è successa l’ultima cosa che doveva capitarti. Dopo quell’accaduto non ho più avuto il coraggio di scriverti, mi sentivo sporco, colpevole e sono tutte cose che provo ancora.” continua ad osservarmi in cerca di risposte che non arriveranno.
Sento un moto di compassione e un forte grido dentro di me che dice “Non sentirti in colpa!”, ma la mia parte razionale fa il suo egregio lavoro e lascia la mia espressione imperturbata.
La mia mente rielabora il ricordo degli stupri, del modo in cui James mi risollevava dalla cenere, come una Fenice, e dell’abbandono che ho provato quando lui non è venuto all’incontro.
“Dopo lo stupro e dopo che tu hai confessato tutto alla classe di arte, hai allontanato anche James ed io non ho più potuto far nulla. Così ho fatto l’unica cosa che mi restava: ho chiesto a Zayn distarti vicino. In fondo anche lui aveva passato una cosa simile e gli ho chiesto di aiutarmi, di aiutarti.” m’informa sussurrando ed io percepisco che stiamo arrivando alla fine del racconto. Anche Zayn, e probabilmente tutti i ragazzi, erano immischiati in questa faccenda.
In un minuto mi sento pervadere da tutte le sensazioni dei momenti citati dal riccio e mi sento profondamente confusa.
Il primo bacio in bagno, la spiaggia e i suoi occhi limpidi, la protezione che mi infondeva, il modo in cui mi scrutava durante arte e dopo aver esposto un mio disegno, il suo corpo stretto al mio sulla ruota e tutto quello che era successo in quei due minuti scarsi.
Il modo in cui mi stringeva ogni volta che era presente durante un mio attacco di paura o dopo lo stupro di Matthew, il modo in cui mi aveva accarezzata davanti allo specchio per farmi riaccettare il mio corpo ed in fine le promesse e l’amore che mi trasmetteva semplicemente con lo sguardo, con quelle gemme ineguagliabili che mi tenevano sempre sotto osservazione.
E poi ricollego tutto quello successo con James a Harry, le speranze, i sogni e i segreti che ci scambiavamo. La spensieratezza e la leggerezza che provavo ogni volta che ci scrivevamo.
E in un frangente mi rendo conto di conoscere profondamente l’Harry che ho di fianco.
Mi rendo conto di provare dei sentimenti così profondi per lui che non riesco a riferire con banali e fraintendibili parole.
“Chloe, io so cosa voglia dire vivere con un diavolo sulle spalle e voglio solo aiutarti a scrollartelo di dosso. Volevo farlo dal principio ma non ho potuto perché mi hai allontanato. Non voglio giustificarmi, voglio solo farti sapere che ci ho provato in tutti i modi e l’unico che sono riuscito a far funzionare è stato far finta di essere James, nonostante possa essere sembrato tutto un inganno. Prima o poi tutti i rimpianti e i ripensamenti tronano a farti visita, come vecchi amici, ed io ho preferito dirti tutto ora, qua, davanti a te. Ho pensato che ormai avessi già agito troppo alle tue spalle. Non voglio pensare di aver sbagliato tutto, perché ho visto i grossi passi avanti che hai fatto, ma so di non essere stato sincero e credo di affliggermi abbastanza per questo. L’unico modo che ho per andare avanti è credere che anche tu ce la farai, che anche dopo tutto questo tu sarai molto più forte di ora, che magari non mi odierai per il resto della tua vita e che magari accetterai il mio aiuto. Perché io voglio continuare a starti vicino, voglio continuare ad aiutarti, ma questa volta me lo dovrai dire tu chiaramente. Non voglio inventare altre bugie o giochetti. Se avrai bisogno di me ci sarò, sempre, ma se mi vorrai allontanare mi atterrò alla tua decisione. Però ricordati Chloe, che questa non è una fine per te. È sempre un po’ più buio prima dell’alba, perciò qualsiasi cosa sceglierai, non accasciarti, non crollare, ma aspetta che sorga il sole.” conclude dolcemente guardandomi negli occhi.
Io lo osservo, lo ascolto e lo capisco, ma i vortici in me sono troppi e i sentimenti sono confusi.
“Hai ragione.” sussurro infine.
“Hai ragione. La vicinanza a casa mi è molto utile ora.”
E dicendo questo lo guardo per l’ultima volta, mi alzo, gli do le spalle e a passo lento mi dirigo a casa senza versare una lacrima.
Ho scoperto chi è il mio speciale piccolo principe ed mi sto allontanando da lui, ancora.







 
Sooo Good!
Ok, è da un sacco di tempo che non aggiorno e probabilmente vi sono venuti i capelli bianchi e le rughe, ma sono finalmente tornata!
Questa volta ho delle motivazioni serie:
sono andata per un periodo a Sarajevo, in Bosnia, per portare aiuti umanitari agli orfanotrofi,
ho dovuto recuperare tutto quello che mi ero persa a scuola
e l'altra sera sono andata al concerto di Batille!
Un mesetto impegnativo, si.
Però eccomi qua con il penultimo capitolo e spero proprio vi piaccia.
Il prossimo è l'ultimo e mi dispiace tanto, ma spero seguirete anche la mia prossima storia.
Per questo capitolo mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più, proprio perchè siamo agli sgoccioli.
Detto questo vi ringrazio immensamente.
Al prossimo capitolo, che sperò sarà prima di un mese!
Un bacio,

-G-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** You and I ***


You and I


La campanella è suonata già da qualche minuto ed io non sono ancora in classe.
Oggi è l’ultimo giorno in cui il professor Schuester ci farà lezione, è l’ultima lezione di arte, ed io sono in incredibile ritardo.
Corro all’armadietto, lo apro sbattendolo violentemente e ci infilo disordinatamente i libri delle ore precedenti. Prendo velocemente il blocco da disegno e l’astuccio, ma, prima che riesca a richiudere l’armadietto, ne fuoriesce un foglietto.
Lo raccolgo, chiudo l’anta dell’armadio e prendo un profondo respiro prima di aprirlo.
Ormai sono in ritardo, qualche minuto in più non mi ucciderà, spero.
Lo apro lentamente, come se mi aspettassi qualche catastrofe in arrivo ed osservo la calligrafia irregolare e disordinata:
 
Ciao Chloe, sono Matthew.
Di certo non ti aspetti una mia lettera, ma te la devo, quindi sarò diretto e conciso.
Ho ammesso di aver provato a violentare una ragazza, me ne pento, forse troppo tardi, e mi hanno ‘condannato’ a qualche ora di lavori forzati. So che una lettera e qualche ora di lavori non basteranno per aggiustare quello che ti ho fatto, ma spero che pian piano io riesca a farmi perdonare, sia da te che da me stesso.
Mi dispiace, per tutto.

 

Senza riflettere lo piego, lo infilo nella tasca dei jeans e mi dirigo con passo deciso in classe.
Matthew si è pentito, mi ha fatto le sue scuse, si è costituito ed è stato condannato.
Quello che speravo, giusto? Allora perché continuo a sentirmi vuota, incompleta e con un grosso peso sullo stomaco?
Trovo subito risposta nei grossi occhioni verdi che mi accolgono appena entro nella stanza e distolgo lo sguardo.
A quanto pare stavano aspettando solo me. Tutti presenti, nessuno escluso, e in questo momento tutti gli sguardi sono su di me: la ragazza che è riuscita ad arrivare in ritardo anche l’ultima lezione dell’anno.
Cinque paia di sguardi mi bruciano la pelle più degli altri e faccio di tutto per non dargli la soddisfazione di guardarli sedendomi dalla parte opposta alla loro.
Possibile che nonostante tutto voglia corrergli incontro, abbracciarli fino al soffocamento e dirgli che gli voglio un bene dell’anima?
Eppure sono sempre quegli occhi di giada, di un verde limpido, che mi immobilizzano sul posto e mi bloccano dal fare qualsiasi cosa.
“Ora che abbiamo l’onore di avere la signorina Chloe in classe.” ironizza il professore, “Possiamo iniziare.”
Fa il giro della cattedra e si siede su di essa.
Ci osserva intensamente e riprende parola: “Come sapete è l’ultima lezione. Oggi non vi darò compiti, insomma, è l’ultima ora per tutti e sono stanco anche io.” sbuffa scherzosamente facendo ridere qualche ragazzo.
“Oggi parleremo. Nell’ultima lezione vi siete confidati e avete svelato i vostri più grandi segreti o paure. Oggi mi piacerebbe sentire parlare di come li avete affrontati, di come siete andati avanti e ne siete usciti. Chi vuole parlare si può tranquillamente alzare e venire a parlare qua, davanti a tutti.” conclude il professore tornando a sedersi dietro alla cattedra.
Dopo qualche minuto un paio di ragazzi si alzano e spiegano che sono usciti da situazioni come bullismo o problemi alimentari parlandone semplicemente con qualcuno, genitori, professori, parenti.
Io sbuffo sonoramente e mi rifiuto di rimanere ad ascoltare qualunque altra parola insulsa come quelle sentite fino ad ora.
Striscio lentamente la sedia a terra provocando un forte stridio e mi avvicino alla cattedra.
“Non ci credo.” inizio pacata osservando i ragazzi nella stanza, “Non credo minimamente a quello che è stato detto. Non credo sia possibile parlare con qualcuno per far sparire i problemi, come per magia.”
Alcuni provano ad obbiettare, ma il professore li interrompe dicendogli di aspettare che io finisca di parlare.
“Io sono riuscita a parlare dello stupro solo mesi dopo l’accaduto e non è stato quello ad aiutarmi. Mi sono salvata grazie alle persone che avevo e ho tutt’ora intorno. Sono riuscita ad andare avanti solo grazie a loro, mia sorella e i miei migliori amici.” e dicendo così incontro i loro sguardi velati delle lacrime e le loro espressioni addolcite.
Sono forte grazie a loro, grazie a loro aiuto. Sono riuscita a rialzarmi grazie ai loro tentativi di farmi sorridere e non mi hanno mai costretta a parlare dei miei problemi. Non mi hanno aiutato parlandone, ma anzi, facendomi pensare al futuro che posso avere. Facendomi staccare le radici dal passato e creandone nuove.” continuo imperterrita cercando di far capire a quelle cinque teste che ho di fronte che non ho mai smesso di volergli bene. Che, dopo tutto, sono la mia famiglia, la mia ancora di salvezza.
“Dopo tutto questo tempo posso solo ringraziarli, nonostante le piccole bianche bugie fatte per aiutarmi, nonostante i litigi e le omissioni, posso solo dirgli grazie.” finisco rialzando di poco lo sguardo pentendomene un secondo dopo.
Ritorno al mio posto, lontano da loro, senza rivolgere parola a nessuno. Non ascolto quello che dicono le persone dopo di me né quello che dice il professore a riguardo, ma cerco soltanto di regolare i battiti cardiaci che al momento sembrano impazziti.
Ho incrociato per poco, pochissimo, gli occhi del riccio che mi scrutavano in cerca di risposte e l’unica cosa che sono riuscita a fare è stata di abbassare il mio sguardo in preda ad un attacco di panico.
Cosa posso dirgli ora? Sono pronta a perdonarlo del tutto? Voglio averlo ancora nella mia vita?
L’adrenalina, il battito del cuore e la confusione nella testa sembrano darmi tutte la stessa risposta: si, eccome se lo rivuoi nella tua vita. Che si chiami Harry o James, tu pagheresti per riaverlo con te.
E appena questa rivelazione mi colpisce, la campanella suona rumorosamente e la classe si svuota di tutti quegli alunni che non aspettavano altro che il frastuono della campana per tornare a casa.
Io, ancora confusa, mi alzo lentamente percependo un’ultima presenza alle mie spalle.
Non mi giro, sicura di chi possa essere, e mi dirigo vicino alla cattedra. Appoggio i miei strumenti da lavoro sulla superfice in legno e ne osservo le venature.
Strano che proprio ora mi interessi dei disegni astratti che formano le linee sul tavolo in legno chiaro.
“Prima non avevo finito il mio discorso, ma ho preferito tenere quest’ultima parte solo per noi.” comincio a parlare continuando a tenere lo sguardo sulla cattedra davanti a me.
Sento una sedia scivolare sul pavimento e riesco ad immaginarmi le sue grandi e possenti mani afferrare lo schienale prima di sedersi.
Si mette comodo lo stronzo, gli piace mettermi sulle spine.
“Bene, da cosa incomincio…” sbuffo sonoramente cercando di ricollegare il cervello.
“Potresti cominciare dal dirmi se mi hai perdonato come hai fatto con loro.” la sua profonda e roca voce mi risveglia dallo stato comatoso in cui mi ritrovavo e le parole fuoriescono come zampilli d’acqua da una sorgente.
“Io non li ho perdonati. Insomma, per cosa dovrei perdonarli? Per aver aiutato un ragazzo follemente convinto di potermi salvare? Per aver appoggiato un ragazzo completamente stupido che ha creato un account falso solo per avvicinarsi a me?” chiedo sarcastica causando una sua lieve risata.
“Loro non hanno colpe, hanno solo cercato di aiutare un amico che cercava di aiutarne un’altra. Due piccioni con una fava in poche parole. Sono complici, ma per una buona causa.” continuo cercando un filo logico che mi porti al punto prescelto.
“Quindi non mi odi perché la mia era una buona causa?” domanda lui a bassa voce come se avesse paura di farmi cambiare idea con solo una parola.
“Non correre riccio.” gli rispondo trovando il coraggio di girarmi.
Peccato che non avessi calcolato tutte le conseguenze e appena lo vedo ho bisogno di reggermi al tavolo dietro stante per non lasciarmi andare.
È seduto molto più vicino di quanto mi aspettassi ed è esattamente davanti a me, piegato in avanti con un’espressione da cane bastonato e gli occhi a scrutarmi attentamente.
Guardo un punto indefinito dietro di lui e mi decido a concludere il discorso, l’agonia deve finire.
“Harry, di sicuro non mi dimentico di essere stata imbrogliata per tutto questo tempo, che la causa fosse buona o meno. Non potrei mai dimenticare di essermi fidata di una persona che alla fine non era quella che pensavo. Ma il vero problema è che la persona alla quale ho affidato la mia fiducia è esattamente quella che pensavo.” inizio a sproloquiare senza riuscire ad esprimermi.
Il suo sguardo confuso è più che eloquente ed io cerco di spiegarmi.
“Tu sei esattamente come immaginavo James. Con te provo le stesse identiche cose che sentivo quando scrivevo a James, cambia solo il vostro nome. Non vi ho ricollegati subito, ma sento che tu sia la stessa persona che credevo fosse lui.” spiego velocemente sotto il suo sguardo attento.
“Prima ho detto di aver superato lo stupro grazie a mia sorella e ai miei migliori amici, ma mi riferivo solo al primo stupro. Ho preso tanti colpi nell’ultimo periodo e, per quanto mi costi ammetterlo, ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di qualcuno che mia aiuti ad aggiustarmi, a farmi guardare allo specchio senza vomitare, a sperare ancora nelle persone, a non dover guardarmi le spalle da tutti. Pensavo di aver bisogno di Niall o Celine. Ho pensato a James o persino a Zayn, ma sono arrivata alla conclusione di aver bisogno di te. Riuscivi a farmi star bene attraverso un computer, con una sola parola, perché adesso dovrei allontanarti ancora?” domando, più a me stessa che a lui, rimasto immobile per tutto questo tempo.
“Ti sei dovuto nascondere dietro a qualcun altro perché ti ho allontanato, perché non sono stata in grado di sopportare che tu mi capissi, perché non ho accettato il tuo aiuto, ma questa volta è diverso. La mia conclusione è che sia tu la persona più adatta a me, sei tu e lo eri fin dall’inizio.” concludo con un lungo sospiro ed aspetto una sua reazione.
Dopo qualche istante si riprende, scuote la testa e si alza guardandomi dritto negli occhi.
Si avvicina piano ed io sento le ginocchia farsi sempre più molli.
Perché vuole allungare il supplizio?
Arriva a pochi centimetri da me e prende un grosso respiro. Mi accarezza le braccia partendo dalle spalle fino ad arrivare alle mie mani facendo intrecciare le nostre dita.
Ci guardiamo negli occhi, come non abbiamo mai fatto, per leggerci, per capirci, sentendoci per la prima volta uniti davvero.
Appoggia delicatamente la sua fronte alla mia e sfiora le mie labbra con le sue, sussurrando: “Niente più Matthew, niente più James.”
Mi perdo completamente durante quel lieve sfioramento e mi avvicino ancora di più.
“Solo io e te?” domando con un bisbiglio per non interrompere il discorso muto che avviene fra i nostri sguardi incatenati.
“Solo tu ed io.” sibila prima di annullare l’impercettibile distanza che c’era fra di noi.
E mentre le sue labbra accarezzano le mie, riesco finalmente a capire.
Capisco come si sentano il bianco ed il nero, separati da secondi, ore o più tempo.
Capisco cosa succede fra il giusto e lo sbagliato, fra il silenzio ed il rumore, mai stretti fra loro come lo siamo noi in questo momento.
Capisco come gli errori di uno incontri quelli dell’altro, in un terreno comune.
Capisco come si sentano il giorno e la notte, mai insieme perché vedono le cose sotto una luce diversa.
E capisco che noi non saremo mai come loro, che non vogliamo essere come loro.
Noi due potremo superare qualsiasi cosa, potremo arrivare alla fine, insieme.


 

This is the end...
Beh, che dire, questa è la fine, come direbbe Adele.
Mesi e mesi di storia e siamo arrivati alla conclusione.
Spero vi sia piaciuta, nonostante i primi capitoli inguardabili, e che l'abbiate trovata originale, diversa dalle solite storie, ecco.
Ringrazio tutte le persone che hanno salvato la storia, recensita o semplicemente letta.
Per la cronaca, no, non sono rincoglionita di botto cambiando rating della storia proprio alla fine.
Ho deciso di farla arancione perchè le scene un po' spinte degli stupri non sono così spinte, quindi il rating rosso era inopportuno.
Inoltre sto scrivendo una nuova storia (E a voi che ve ne frega?!), completamente diversa rispetto a questa:
è su Zayn, niente scuola, molto più mistero e molto più drammatica.
Sto pensando inoltre di metterla sia nel fandom dei One Direction, che nel generale nella sezione 'drammatico'.
Se qualcuno di voi vuole essere informato quando la pubblicherò non deve fare altro che dirmelo in una recensione o per messaggio.
Vi ringrazio ancora infinitamente per avermi seguito durante il percorso della mia prima fanfiction :)
-In questo capitolo, riferimenti alla canzone You and I della band One Direction sono puramente casuali.-
Buona Pasqua e buone vacanze a tutti!
xx G.

 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1851316