my brave soul

di DaliaScrive
(/viewuser.php?uid=661326)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salgo in macchina con una capra ***
Capitolo 2: *** mi faccio prestare 3 felpe ***
Capitolo 3: *** Ricevo un regalo divino ***



Capitolo 1
*** Salgo in macchina con una capra ***


-mio dio se avessi scelto di essere figa mi sarei chiamata Jocelyn-sbuffai. Mi guardai allo specchio. I capelli castani erano arruffati sopra la testa, gli enormi occhi marroni e il naso da elfo c’erano ancora e il mio corpo era uguale a un segmento. Dritto, senza una minima curva. 

-mamma Echo parla da sola- sentii urlare mia sorella dalle scale con la sua odiosa voce velenosa

-oh,ma sta zitta- borbottai a Keylen. I miei genitori non ci sapevano proprio fare con i nomi. In famiglia eravamo in cinque: le mie due petulanti non che fighissime sorelle, il mio fratellone coglione, beh ovviamente mia madre e il suo fidanzato e poi ci sono io che assomigliavo al nano da giardino sul prato. Non avevo mai conosciuto mio padre e cercavo di sorvolare l’argomento visto che gli occhi di mia mamma si facevano sempre più cupi quando chiedevo di lui. Mi affacciai alla finestra, il sole era già alto nel cielo e il caldo  di Fort Laudardale era più soffocante del solito. Fort Laudardale era un buco e sottolineo buco di città dove i campi erano enormi e le feste quasi inesistenti.Non avevo molti amici. Skyler era la mia migliore amica insieme a Will ma in quest’estate se ne erano dovuti andare in qualche campo estivo. Aprii l’armadio: gonna ? pfff io con una gonna. Indossai i miei soliti pantaloncini, una maglietta a mezze maniche bianca dei Nirvana e le mie logorate all star grigie.

Scesi le scale inciampando sul ultimo gradino. Perché non potevo ricevere un po' della grazia di Keylen?  

-Echo stai bene ?- chiese sogghignando Hale

-certo mi sono appena slogata una caviglia ma si chissenefrega- lo fulminai con lo sguardo. Lui alzò le spalle e andò nella cucina lasciandomi sul pavimento. Mio fratello Hale Malec  Dickinson era il classico ragazzo che tutte sognano: fisico atletico, capelli biondo cenere e occhi verdi. Capitano della squadra di Football e blablabla. 

-Echo stai bene?- Jocelyn era la sorella gemella di Hale perciò erano identici a parte la statura visto che mio fratello era 1.90 e lei 1.80. 

-Si Jocel si- dissi rialzandomi e pulendomi i pantaloncini

-sai che sei un po' cresciuta- urlò Keylen dal inizio della rampa delle scale

-ahah molto divertente, solo perché tutti voi siete mostruosamente alti e io sono 1.65- sussurrai quello che nella mia testa apparve come un “fottetevi” e mi lasciai condurre dal dolce profumino di pane appena tostato. Iniziai a canticchiare un motivetto orecchiabile. Assomigliava molto a Royals. No era proprio quella canzone.

-ma che ti abbiamo fatto Echo ?Perchè ci odi così tanto da imporci questa sofferenza- urlò Hale dal suo solito posto 

-sono qui idiota non sevi che urli- le uova scoppiettavano sulla pentola, io non ero stonata solo che i miei acuti assomigliavano più a degli ululati.  

-Hale puoi lasciarmi sola con Echo?-chiese mia mamma in un modo fin troppo gentile visto che la sua solita frase che era soprattutto “Hale vuoi spiegarmi perché nella tua stanza c’è un tale caos!” 

-è arrivato il momento-lei annui piano. Hale si avviò a grandi passi fuori dalla stanza.

-Echo siediti qui-toccò la sedia accanto alla sua, ubbidì. Il suo sguardo era triste proprio quando le rare volte che le avevo chiesto di mio padre.

-Non interrompermi okay? Anche se questo discorso di sembrerà completamente pazzo tu non farlo- annui lentamente. Lei boccheggiò per vari minuti prima che si decidesse a parlare

-Echo, tesoro, quando vidi per la prima volta tuo padre ero al college a New York. Lui era diverso aveva qualcosa di speciale, qualcosa che nessun altro aveva. Me ne innamorai e dopo qualche mese nascesti tu. Ma lui non poteva stare con noi, no perché lui era un Dio- spalancai la bocca. Okey mia mamma era improvvisamente impazzita. Ma non parlai, i patti con la mamma erano sacri per la famiglia -Echo lo so che ti sto chiedendo troppo ma ora devi andare non sei più al sicuro qui. Grover! Grover vieni puoi entrare- un ragazzo spuntò fuori del ripostiglio. Era abbastanza carino aveva dei capelli ricci nascosti da un cappello un fisico asciutto e delle gamme da capra. Mi alzai dalla sedia feci per urlare quando mia madre mi fermò 

- Echo lui è Grover. Devi fidarti solo di lui e di chi ti dice lui. Esclusivamente. Mi hai capito?- una lacrima scese solitaria dal suo visto. Raggiunta subito dopo da altre. La mia vista era annebbiata e le mie guance erano bagnate. Stavo piangendo, dopo anni stavo piangendo. Era come avere un buco nel petto e la mia testa era vuota. 

-mi mancherai mamma-singhiozzai abbracciata a lei 

-ora vai bambina mia. Sii prudente- afferrai lo zainetto arancione che Grover mi stava porgendo.

Non servirono parole con i miei fratelli. Sapevano già tutto. Li abbracciai continuando a singhiozzare.

 Attraversai l’entrata. Mi guardai indietro ed ebbi la sensazione che non avrei visto quel posto per un po’.

 

Eravamo partiti da circa due ore, li mio respiro si era fatto più regolare. Presi una boccata d’aria che entrava del finestrino semi aperto e con essa accumulai un po’ di coraggio

-ehmm Grover giusto- il ragazzo-capra rispose con un beato 

-lo prendo come un si, potresti dirmi dove stiamo andando?-la mia voce era ancora roca ma lui non sembrò notarlo 

-si chiama campo mezzo sangue e ci va la gente come te. Insomma quelli che hanno uno dei loro genitori divini. Non so chi poteresti essere figlia ma escludo Efesto o Ares. Senti lo so che ti senti spaesata ma quando arriveremo al campo fra più o meno due ore e mezza- mi sorrise, mi sforzai di non apparire così cupa. Mi mancava mia madre e i miei fratelli

-ehhm ti dispiace se metto un po’ di musica?- quel silenzio era troppo strano. Ero abituata alla confusine di casa mia

-certo ma non la musica country la odio- ridacchiai 

-e allora che Nirvana siano- la canzone “the man who sold the World” iniziò a suonare nel impianto stereo. Grover iniziò a lamentarsi di come la musica fosse peggiore in questi anni quando i miei occhi si fecero più pesanti e mi addormentai.

 

Di tre cose ero sicura: non mi ricordavo di cosa stavo sognando, i sedili della macchina erano scomodissimi e qualcuno mi scuoteva dicendomi di svegliarli

-Echo,Echo forza svegliati! Siamo arrivati- Grover mi stava scuotendo per le spalle. Mi strofinai gli occhi e scesi dalla macchina. Per poco non caddi a terra. Quel posto era fantastico. Tutto così calmo e tranquillo.

-vedi quell’albero-indicò un enorme pino annui -è una protezione. Non permette ai mostri e agli umani di attraversare il confine.- iniziammo a camminare o almeno io camminavo lui saltellava. Entrammo al campo. Quindi ero veramente la figlia di un dio. Adesso bastava capire quale.

-oh miei dei Echo- sentii urlare.Vidi una massa di capelli biondi correre verso di me. Era una bella ragazza, alta e snella. Portava i capelli raccolti in una treccia e aveva gli occhi verdi. Per poco rischiai di soffocarmi con la mia stessa saliva. Skyler Hogginds, la mia migliore amica, stava correndo verso di me. 

-Sky che ci fai tu qui?-la mia voce parve acuta perfino per le miei orecchie ma non esitai ad abbracciarla forte. 

-Io che ci faccio qui? Che ci fai tu qui. Grover non mi dirai che..-lasciò cadere la frase guardando Grover il quale annuì. 

-Allora Echo, fidati di Skyler, io vado dalla mia ragazza se ti serve qualcosa non esitare a chiedere- Grover mi porse lo zaino e mi incamminai con la bionda al mio fianco

-Echo non sai quanto mi sei mancata. Anche a William. Comunque, non ti preoccupare verrai riconosciuta da tuo padre molto presto. Mia madre mi ha riconosciuto dopo una settimana. Ma lei ha talmente tante figlie e figli, forza vieni ti porto alle case, sarai in quella di Ermes-sorrise . Era talmente bella.

-Skyler ma tua madre ?- chiesi io per avere conferma delle mie intuizioni 

-Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Oh non vedo l’ora di farti conoscere Cole. Sai ci stiamo frequentando, niente di serio per il momento ti giuro è bello da togliere il fiato è nella casa Apollo- le miei deduzioni erano esatte. Spostai gli occhi, come attratta da una calamita, verso un albero non molto lontano. C’era un ragazzo seduto: era alto, con i capelli neri e gli occhi scuri e magnetici.

-il ragazzo si chiama Nico Di Angelo e metà delle ragazze del campo hanno una cotta per lui. Veramente Echo non è il tuo tipo- disse lei scuotendo il capo. Alcune ciocche le coprirono il viso, arrossi leggermente. Mi dimenticavo sempre che lei era la mia migliore amica e sapeva leggere tutte le mie emozioni.

-Ma figurati e ora andiamo a vedere questa casa- Sorrisi a Skyler. Questo era l’inizio per una vita migliore. Sentivo una nuova Echo nascere in me.


SPAZIO AUTRICE

CIAO QUESTA E' LA MIA PRIMA FANFICTION. HO SEMPRE AMATO SCRIVERE E GRAZIE A UNA MIA MACIA HO SCOPERTO QUESTO SITO. COMUNQUE VENIAMO A NOI. CHE NE DITE? METTO UNA PREMESSA NICO E ECHO NON AVRANNO UN RAPPORTO ROSA E FIORI. NO NO ANZI ARRIVERANNO QUASI ALLE MANI. IN QUESTA FANFICTION VEDRETE UN NICO MOLTO PIU' SICURO DI SE E UN PO' ARROGANTE. COME FACCIO A SAPERLO ? PERCHE' BEH L'HO PENSATO IO E POI CON LA SCRITTURA SONO ARRIVATA LA CAPITOLO 7. LASCIATE UNA RECENSIONE IO RISPONDERO' A TUTTE. CIAO AL PROSSIMO CAPITOLO. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** mi faccio prestare 3 felpe ***


-Quindi questa sarà la mia casa?-chiesi guardandomi intorno. C’erano cose sparse dappertutto. La capanna era enorme, e dentro di essa c’erano quasi 100 letti con una cassa davanti per contenere gli effetti personali. -e grazie agli Dei hanno messo dei letti, sai quando io ero indeterminata ci facevano dormire su dei sacchi a pelo-vidi Skyler rabbrividire. Immaginavo una bella come lei dormire in un posto proprio come quello: stonava. Mentre io ero perfettamente nella media perciò nessuno mi avrebbe considerato più di tanto. Ormai ci avevo preso l’abitudine. La più giovane della classe e la più piccola di cinque fratelli. -ok ora ti devo lasciare se Chirone viene a sapere che sto marinando la lezione di tiro con l’arco mi ammazza e poi chi se lo perde Cole senza maglietta ci vediamo a pranzo Echo- sentii un gridolino -ehy Sky qual’è il mio letto?- ma ormai era sparita dietro alla porta. Dovevo assolutamente vedere questo Cole. Feci passare una mano tra i capelli per la frustrazione. Fantastico e ora come avrei fatto? -credo che il tuo letto sarà questo- girai la testa di scatto. Un ragazzo magro e alto era appoggiato alla cassa di un letto. Aveva dei folti capelli castani davanti agli occhi, lineamenti che lo facevano sembrare un elfo, ma era molto carino. Mi stava guardando con le sopracciglia inarcate e un sorriso sarcastico. -tranquilla non ti mangio. Piacere sono Travis- sia avvicinò a me e mi strinse la mano. -Echo..si insomma mi chiamo Echo- sorrisi e mi avviai in quello che sarebbe stato il mio letto -tranquilla il tuo genitore ti riconoscerà presto ne sono sicuro- disse lui mentre afferrava l’arco. -senti ora devo andare ti manderò qualcuno a farti fare un giro del campo. Tu sistemati e benvenuta nella capanna Ermes- mi lanciò una maglietta arancione che prima non avevo notato. C’era una scritta in nero “campo mezzosangue” con sotto un cavallo alato. -e nel caso te lo stia chiedendo no non è necessario indossarla- sbatté la porta. Come se i vestiti fossero la mia priorità. Svuotai lo zaino. Feci un lungo respiro e svuotai lo zaino sul letto. Niente di troppo evidente. I miei occhi si posarono su un maglione verde scuro. Apparteneva alla mamma. Lo aprii, con le lacrime che scendevano lungo le mie guance. Mi mancava la mia famiglia. Dentro il maglione c’era una fotografia. C’era una bambina avrà avuto più o meno tre anni, aveva dei folti capelli castani degli enormi occhi marroni. Abbracciava una ragazza e un ragazzo biondi sui dieci anni mentre una ragazza con i capelli rossi di sette anni era arrampicata sulle spalle di una donna alta con i capelli biondo cenere. Era la mia famiglia. Mi ricordavo di quando Poul, il fidanzato di mamma, ci aveva scattato quella foto. Eravamo andati a Boston per una conferenza. Ricordo che quel giorno era stato il più felice della mia vita. -Ehm scusami-disse una voce abbastanza irritata alle mie spalle. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. -ciao-la voce era ancora un po’ roca per via delle lacrime. Alzai gli occhi. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Un ragazzo era seduto sul letto di fronte. -Travis mi ha chiesto se ti facevo fare un giro- scrollò le spalle -ehmm no davvero non importa, senti facciamo così tu dici che non mi hai trovato. Ci penserà Will o Skyler a farmi fare un giro- mi sforzai di sorridere -senti, ho giurato sullo Stige e quindi sono vincolato- annui anche se non avevo capitolo una parola di quello che aveva detto. Infilai tutti i vestiti nello zaino compresa la foto. Il moro mi fece segno di seguirò e io annui. -Hal Holver- disse guardando dritto -Echo Dickinson -gli risposi. Innarcò le sopracciglia ma non disse niente. Non era il primo a criticare il mio nome. -Eco era una ninfa delle montagne che si innamorò di Narciso. Ma non ricambiata e si lasciò morire di fame. Di lei rimase solo la voce- disse lui. Era come se mi avesse letto nel pensiero. -ehm si insomma bello. Comunque il mio nome si scrive con l’h. E-c-h-o-feci lo spelling del mio nome e lui annuì. Avevamo appena passato la casa di Apollo quando un gruppo di tre ragazze ci affiancarono. -hei Hal come andiamo?-chiese una ragazza. Aveva dei rossi capelli ricci e vispi occhi verdi. -sto facendo fare un giro a Echo- gli occhi della rossa abbandonarono il ragazzo al mio fianco per posarsi su di me. -Rachel è…è..-una ragazza con i capelli neri e con la pelle di un pallore innaturale mi guardava con un espressione preoccupata -Kayla chiudi il becco- rispose l’ultima ragazza del gruppo. -Io sono Annabeth Chase figlia di Atena dea della sapienza e della strategia della guerra- mi sorrise le strinsi la mano -io sono Kayla Ohat figlia di Borea- mi guardò ancora un po’ scossa ma accennò un sorriso -Io sono Rachel Elizabeth Dare, l’oracolo di Delfi- la mia bocca si spalancò facendo scoppiare in una fragorosa risata Hal. -Ehm ciao io sono Echo- mi sentivo ancora lo sguardo di tutte le ragazze addosso. -sappiamo chi sei..tuo frat..- Kayla non fece a tempo di finire la frase che Annabeth le coprì la bocca con la sua mano sinistra - ehm scusateci ma ora dobbiamo andare ci vediamo- Mi salutò tenendo ancora la mano sulla bocca di Kayla. -Lasciala stare parla a vanvera, ti avrà scambiata per qualcun’altra. Hal di conviene scappare Drew e company ti stavano cercando. Piper mi ha detto di avvisarti e ho la sensazione che fra poco saranno quì- sorrise innocentemente la ragazza che era l’oracolo di Delfi. -okey Echo forza ti faccio vedere un posto- Mi prese per il braccio e iniziammo a correre. -Questo posto è..non ho parole- alzai gli occhi al cielo, il tramonto era ormai evidente. La mamma amava i tramonti, tutta la mia famiglia li amava. Chissà se mio padre preferiva l’alba. Un fiume scorreva lentamente e le ninfe canticchiavano sulla riva. Guardai Hal, i colori del tramonto si rispecchiavano su i suoi capelli marroni. I suoi occhi si perdevano lungo la radura, ma era come se stessero guardando qualcosa di molto più distante, come se stesse cercando di trovare l’infinito. Distorse lo sguardo e afferrò il mio polso. Ci sedemmo sotto un enorme quercia, un venticello freddo mi fece rabbrividire. -Tieni, non voglio che tu muoia assiderata- si tolse la sua felpa rossa e me la mise sulle spalle. Come d’impulso me la infilai. Era troppo grande, tanto che dovetti fare tre risvolti per far comparire le punta delle dita. -mamma o papà?- chiese lui guardandomi -papà-sospirai. Lui annuì e si scrollò le spalle -quasi tutti qui hanno un papà divino, io per esempio sono il figlio di Ares- spalancai la bocca e questa cosa, evidentemente, fece ridere il ragazzo al mio fianco. -smettila- borbottai,si accigliò -mi chiedo se il tuo genitore divino sia Poseidone, vedo una certa somiglianza fra te e Percy- si alzò, trascinandomi con lui. Mi sorrise maliziosamente, la sua felpa mi avvivava a metà coscia. Ma quanto cavolo ero alta? Come una forchetta? Fece leva sulle gambe e mi caricò sulla spalla a modi sacco di patate. -Hal! Hal no! Mettimi giù! Ora- sentii la sua risata riecheggiare nella radura. Eravamo vicini al fiume, ma dopo neanche un minuto i mi ritrovai dentro l’acqua. Feci leva sulle braccia e mi tirai su. Ero fradicia e la mia maglietta bianca lasciava poco alla immaginazione. “Fantastico ora penseranno che sia una facile” pensai. -Ops, deduzione sbagliata ma ora che ci penso ho fatto una bella scelta. Sei stata saggia a metterti una maglietta bianca e un reggiseno grigio- Mi tolsi la sua felpa e gliela buttai in faccia. -tu sei un coglione patentato- diedi una spinta a Hal ma lui non arretrò neanche di un centimetro. -Oh miei dei Echo che cavolo?- mi girai in direzione della voce. Will era appena spuntato fuori da dietro un albero. Si avvicino e mi porse la sua felpa verde. “Annotazione: quando si va in giro per il campo sempre tenere una felpa legata alla vita anche se ci sono 40 gradi” pensai fra me e me. William Gruvernoon era un diciannovenne e alto e muscoloso. Aveva i capelli marroni e gli occhi castano scuro. Mi abbracciò anche se ero bagnata fradicia. -ehm Echo se fossi in te mi chiuderei la felpa-mi sussurrò al orecchio. Arrossii e seguii le sue istruzioni. -arriva il principe e salva la fanciulla indifesa- sogghignò il tipo che si divertiva a buttare la gente nei fiumi. -io non sono una fanciulla indifesa e te lo dimostrerò dandoti un pugno nel naso- feci per avvicinarmi quando Will mi bloccò per la vita. Se non fosse stato il mio migliore amico gli avrei durato un pugno in faccia anche a lui. -calmati Echo. Quanto a te Holver. Non dovresti essere a incantare tutte le ragazze e a trastullarti come un uomo a nulla che non sei altro? Ah si quanto ci ha messo nostro padre a riconoscerti? Si ora ricordo quattro mesi- sogghignò -ma a me ha riconosciuto due giorni dopo- sorrise trionfante. -Aspettate quindi questo…coso….è tuo fratello?- lo guardai con gli occhi spalancati dallo stupore. Non si assomigliavano molto, certo tutti e due avevano un fisico alto e muscoloso ma questa era l’unica somiglianza. -Ciao Echo,vieni Hal, Clarisse ci sta aspettando- Will mi lanciò uno sguardo come per dire “ci vediamo dopo”. Io mi girai e mi avviai in casa Ermes sperando di ricordarmi la strada. -non è possibile, neanche una felpa- ero arrivata, dopo svariati tentativi, da quasi mezz’ora e i letti si stavano riempiendo di ragazzi che si stavano preparando per la cena. Io stavo cercando qualcosa per coprirmi, non volevo usale il maglione verde perché se no mi sarei sicuramente messa a piangere. Avevo infilato i miei jeans blu scuri, una canotta rossa e le AllStar rosse e bianche. I miei vestiti che indossavo prima di andare a farmi buttare nel lago erano fuori ad asciugare. -tieni, mettilo se vuoi. A me non serve- una ragazza mi stava porgendo un cardigan bianco. Era davvero graziosa. I capelli marroni con dei riflessi rossi erano lungi fino alle spalle e, con la sua frangia, le incorniciavano il viso. Erano legati con una bandana nera. Non era molto abbronzata, visto la carnagione chiara. Era alta più o meno come me, robusta ma non troppo. Indossava dei larghi jeans chiari a vita bassa stappati in varie parti, una maglietta con il simbolo della pace nero e le vans grigie. Accettai il cardigan, lei mi sorrise calorosamente, assomigliava molto al sorriso di Will. -scusami quanti anni hai ?- dissi guardandola. -quattordici- i suoi occhi erano marroni scuro, vivaci e pieni di vita. -caspita e sai già qui ? Io sono Echo- le porsi la mano -Camilla- la sua stretta era forte e aveva un accento italiano -non sei di qui vero ?- sorrisi -no mi sono trasferita quando avevo tredici anni e se stai sul posto impari molto velocemente. Sei emozionata ?- chiese lei, i suoi occhi brillavano di una strana euforia -scusami ma perché?- mi accigliai. Non sapevo di cosa stesse parlando. -il falò. Sai gli Dei avevano fatto un patto. Ogni genitore doveva riconoscere il proprio figlio entro i tredici anni. Io ho sforato da poco ma tu…credo da un pezzo. Di solito i ragazzi vengono riconosciuti al falò- mi spiegò pazientemente -già..ho sedici anni- sbuffai. -RAGAZZI ATTENZIONE SI VA A CENA- urlò Travis -Connor lo sappiamo- urlò in risposta Camilla -ma quello non era Travis- mi sentivo leggermente confusa -Travis e Connor Stoqualcosa sono gemelli- annui Avete presente quanto di cantano tanti auguri a te e tu sei li impalata che non sai cosa fare. Ecco in quel momento mi sentivo esattamente così. Tutti ci fissavano. Io, Camilla e un ragazzo di nome Kayl eravamo lì come degli stupidi a aspettare di essere riconosciuti. Quando improvvisamente delle urla si levarono dalla casa di atena. Guardai la ragazza al mio fianco ma lei stava guardando sopra la testa di Kayl. Figlio di Atena. Camilla si scolò le spalle e cominciò a applaudire. Delle altre voci si levarono ma sta volta dalla parte della capanna Ermes. I due gemelli mi vennero in contro per portarmi con gli altri. Ero la figlia di Ermes. Mi sembrava logico visto che tutti i suoi figli avevano dei lineamenti elfici. Camilla era rimasta lì impalata davanti il fuoco, mi faceva un po’ di tenerezza. Fece per andarsene quando sopra la sua testa apparve il simbolo della capanna di Ares. I suoi fratelli iniziarono a fare più casino di tutti. Una ragazza che Hal mi aveva fatto conoscere come Clarisse venne ad abbracciarla. Mi lanciò uno sguardo confuso al quale sorrisi. Era così strano vederla lì, fra tutti quei giganti. Clarisse le stringeva la spalla con il fare affettivo. -complimenti- mi girai in direzione della voce -grazie- per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva -Nico- afferrai la sua mano, una scossa elettrica attraversò il mio corpo. Ma non mi fece male no anzi, mi accese. Ritrassi la mano imbarazzata. -Echo- mi sorrise, ma i suoi occhi non lo fecero poi si allontanò. Mi accorsi che la metà delle ragazze mi stavano folgorando con lo sguardo. Fantastico, neanche il secondo giorno che ero riuscita a farmi odiare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ricevo un regalo divino ***


-Echo, Echo forza svegliati c’è una persona che ti vuole vedere- sentii una voce maschile sussurrarmi nel orecchio. Aprii lentamente gli occhi, il sole filtrava dalle tende. Mi tirai su a sedere, misi a fuoco il ragazzo di fronte a me. Connor. O forse Travis. -ben svegliata sorellina- mi sorrise e mi scompigliò i capelli. Il suo sorriso era caldo e sapeva di casa. -Connor che ore sono?- chiesi sbadigliando -le otto, e comunque io sono Travis- fantastico avevo almeno avevo il 50% di fare giusto -Alzati,e ripeto qui fuori c’è qualcuno di molto e sottolineo molto importante che ti vuole vedere- mi fece l’occhiolino e io arrossii. Si incamminò verso l’uscita. -oh e avevi ragione sono Connor- sghignazzò uscendo dalla porta. Mi trattenni dal imprecare. Scesi dal letto, il pavimento era fresco e per i miei piedi accaldati fu un sollievo. Mi infilai dei pantaloncini in jeans corti, e le converse nere alte. Il mio sguardo si posò sulla maglietta del campo, ora anche io appartenevo a quel posto. Feci passare le dita lungo la stoffa arancione. Era morbida e profumava di pulito e di mare. Mi scollai le spalle e la infilai. Mi avviai verso il bagno e mi rinfrescai la faccia. Raccolsi il capelli in una coda disordinata e mi trascinai verso l’uscita. La dolce brezza mattutina mi diede un senso di pace e di serenità. -non ho avuto ancore l’onore di conoscerti- mi voltai in direzione della voce. Spalancai la bocca e sgranai gli occhi. Un uomo mezzo cavallo e mezzo umano mi stava sorridendo calorosamente. Scossi la testa e sorrisi anch’io. -Io sono Chirone, direttore delle attività sportive e si, sono un centauro. Tu devi essere Echo, sei stata riconosciuta ieri sera, ahimè un viscido mal di testa mi ha impedito di assistere- il suo sorriso si spense, sembrava davvero afflitto. -oh, non si preoccupi non è stato chissà che, insomma io non sono una vera eroina, ho il terrore di prendere una spada in mano. Mio fratello era quello bravo negli sport, io rischio di mozzarmi il dito da sola- alzai le spalle -ne riparleremo quando inizierai l’addestramento, quanto a tuo fratello non hai l’idea di quanto era bravo negli sport- sorrise malinconico Chirone -lei conosce mio fratello ?- inarcai un sopracciglio. Se mio fratello era stato qui anche mia sorella doveva essere venuta con lui, ma questo era impossibile o volse si stava a riferendo a un mio vero fratello? - Echo!- vidi Camilla correre verso di noi. Aveva raccolto i capelli in una coda lasciando qualche ciuffo giù. Indossava delle calze nere lunghe fino al ginocchio, degli anfibi rossi fuoco, una camicia senza maniche rossa infilata nei pantaloncini neri a vita alta. Mi abbracciò di slancio e io non potei che ricambiare. Come faceva quella ragazza a essere la figlia di Ares ? Sciolse l’abbraccio, e salutò calorosamente Chirone. -Clarisse mi ha detto di venire qui di corsa perciò..io l’ho fatto. Sai ha un bel caratterino, ma con me è stata molto gentile- sorrise a tutti e due. Il suo sorriso aveva qualcosa di speciale, non ere uno di quei sorrisi falsi, no lei sorrideva sia con la bocca sia con gli occhi. Il suo sorriso mi riportò alla memoria quello che ieri sera mi aveva regalato Nico, il suo era un sorriso spendo, pieno di veleno e totalmente amaro. -ragazze, vi ho voluto tutte e due perché so che siete destinate a grandi cose,i vostre destini sono intrecciati insieme a un altra persona, anche i vostri padri divini lo sanno- io e Camilla ci scambiammo uno sguardo confuso. Chirone fece un sospiro e poi continuò -ma mi è proibito anticiparvi quello che il fato vi riserva. I vostri padri potete crederci o no vi conoscono, vi osservano e sanno quali sono le vostre potenzialità- dalla sacca che aveva a tracolla estrasse una collana a forma di arco rosso e un bracciale verde. Consegnò il primo a Camilla e il secondo a me. Il bracciale era semplice ma, evidentemente, molto costoso. Era formato da due fili di perle verdi smeraldo uniti fra loro da una perla più spessa d’argento. Nella perla un E incisa sopra. “L’h di Echo o di Ermes?” pensai -credo che sia un gioco che, se scavi nella memoria,ti ricorderai- rispose Chirone come se mi avesse letto nel pensiero. -quello che facevo da bambina, quando avevo paura o per mangiare quello che non mi piaceva. Facevo l’elenco di tutte le cose con la E- sorrisi al ricordo -invece mia mamma mi legava alla sedia finché non le mangiavo- sbuffò la rossa al mio fianco, ridacchiai allegramente. Lei alzò gli occhi al cielo -mi scusi ma che ci dovrei fare con questa collana, non che non mi piaccia sia chiaro, ma non mi sembra molto utile- chiese Camilla, in effetti non aveva tutti i torti, perché mio padre si sarebbe disturbato per un braccialetto? -La tua collana Camilla e il tuo braccialetto Echo, non sono utili, sono di vitale importanza. Camilla prova prendere in mano il ciondolo e schiaccia l’impugnatura del arco- lei lo guardò confusa, ma eseguì gli ordini. Il ciondolo nella sua mano non era più piccolo di 3 centimetri ma era diventato un arco vero e proprio, munito anche di frecce. Era un arco tradizionale dorato con l’impugnatura rossa mentre le frecce erano più o meno una trentina anch’esse dorate con le piume finali e le punte rosse. Il porta frecce era classico: marrone scuro con delle una incisione in greco antico. -significa il potere dentro di me è più potente del armata di Sparta- tradusse Chirone per noi, la ragazza sussultò e mormorò qualcosa di incomprensibile. - Echo, prendi il braccialetto, strigi la perla argentata e di la prima parola che ti viene in mente che inizi con la E- Chirone appoggiò una mano sulla spalla di Camilla ancora stordita. -e..e…ehmm…empatia- il braccialetto si mutò in una spada. L’elsa era dura e liscia, di un colore verde smeraldo e la lama era priva di incisioni lunga più o meno venti centimetri. -empatia? Non era più semplice che ne so…elefante?- chiese Camilla che si era evidentemente ripresa. Chirone ci fece segno di seguirlo e noi eseguimmo il muto ordine. -ok, Camilla Voglio che di concentri e che scocchi quella freccia in direzione del bersaglio. Tirare con l’arco è un po’ come tirare con le freccette. Non ti preoccupare se non centri il punto ro- il ragazzo della casa di Apollo che si era presentato come Cole aveva insegnato a Camilla come impugnare e come posizionare la feccia sul arco. Aveva imparato molto facilmente .Skyler,Clarisse e altri sette ragazzi di altre case erano lì a osservare la ragazza. Guardai la faccia dei presenti, e il mio sguardo scivolò lungo il tabellone a cinque metri di distanza. La freccia era esattamente conficcata nel punto rosso. Camilla aveva centrato al primo colpo. -fortuna del principiante o forse avevi già tirato con l’arco ? Non mentire- chiese Cole a Camilla, le parole erano come se contenessero del veleno. -no, si avevo tirato con le frecciette ma con l’arco mai. Puoi non credermi faccia da salame che non sei altro è indifferente ma io non sono una bugiarda- ringhiò Camilla, per la prima volta da quando l’avevo conosciuta si era comportata come una figlia di Ares. La freccia magicamente riapparve nel contenitore. -un regalo di papà-alzò le spalle Camilla allo sguardo confuso di Cole -vediamo come te la cavi con un arco dei nostri- chiese un altro ragazzo della casa Apollo. Probabilmente pesavano che fosse incantato. Camilla assunse uno sguardo omicida, da vero killer e impugnò l’arma che Cole le stava porgendo. Lei tese l’arco e posizionò la freccia che non appena scoccata andò sempre nella zona rossa. -ancora fortuna del principiante o forse anche questo è incantato visto che riesci a tirare anche tu- chiese la rossa con un ghigno sarcastico. Tutti i presenti compresa io scoppiarono a ridere. Guardai Skyler che aveva assunto un espressione indignata. Camilla fece un passo indietro e gli passò l’arco come per lanciare una sfida a Cole. Il biondo si posizionò ma la sua freccia colpì il settore verde. -ritenta sarai più fortunato- sorrise malignamente Camilla. Ok, era arrabbiata e l’istinto mi diceva che era meglio non far arrabbiare un figlio di Ares che per due volte consecutive aveva fatto centro.Altri ragazzi accorrevano per vedere la scena. Le successive tre frecce di Cole centrarono sempre il settore verde. -questo arco è un idiota- gridò il biondo -mai quanto te biondo ossigenato- altre risate si levarono nel aria . Camilla ci stava andando giù pesante. Gli prese l’arco dalle mani e la sua freccia colpì il settore rosso. Cole se ne andò via indignato con Skyler alle sue spalle. Per la prima volta pensai come fosse idiota Skyler a stare con uno come quello, Afrodite le aveva mandato in papa il cervello. -Oh Echo come mi sei mancata. Sky non è più la stessa. E’ dal inizio del estate che mi evita. Dice che una come lei non può mischiarsi a gente come me- mi girai in direzione della voce. -Jacky ?- lo abbracciai, anche se la mia testa arrivava al inizio del suo addome,era bello rivederlo. Jacob Yover era un ragazzo quasi diciannovenne, andava a scuola con mio fratello. Sua madre aveva una officina non poco distante al ufficio del sindaco dove mia mamma lavorava da segretaria. Sua madre,con le sue conoscenze,aveva aiutato la mia per adottarmi visto che al epoca non c’era ancora Poul. Jacob era come un fratello maggiore per me. -hai fatto pesi? - chiesi esaminandolo. I muscoli delle braccia si erano sviluppati. I capelli ricci neri erano tagliati corti e gli occhi marroni erano pieni di rammarico. -sai tanto allenamento con la spada e lavorare nelle fucine aiuta. Oh,Echo volevo dirtelo anni fa di essere il figlio di Efesto ma mia madre non era d’accordo.- sorrisi ma poi intuì perché gli occhi di Jacob erano così spenti. -Ma tu e Skyler non stavate insieme ?- mi sentivo una completa idiota ad essermelo dimenticato. Lui e quella che pensavo essere la mia migliore amica, si erano messi assieme lo scorso inverno. Jacob aveva sempre avuto una cotta per lei. Io e Will, dopo svariati piani escogitanti nel cuore della notte quando si arrampicava sopra il tetto e io lo seguivo, erano usciti insieme,si erano baciati e più lenti di una lumaca di erano fidanzati. -non più. Ha capito che era troppo bella per un figlio di Efesto- sorrise amaramente -bè ma comunque i vostri erano sposati- lasciai cadere lì la frase. Non ero mai stata brava a consolare la gente. -gli dei hanno un DNA diverso- annui e lo abbracciai. Dovevo assolutamente combinare discorso e parlare con Skyler. -senti non è che potresti insegnarmi come si usa questo affare- chiesi indicando la spada legata al mio fianco. Jacky fischiò e io gliela porsi. Lui sembrò esaminarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo. -non c’è dubbio è stata forgiata da mio padre in persona. La verdi la piccola E e il cerchio dove è stata incisa ecco è il sibilo di Efesto quando forgia le armi- sorrise lui -cacchio- esclamai. Sorrisi,un altra E. -miei dei, quanto vorrei poterti insegnare ma ha del lavoro da sbrigare nelle fucine. Senti io ti consiglierei di andare da Percy, ma lui ne ha fin troppi di novellini, Travis e Connor non sono per niente bravi a insegnare. Ecco, vai da Di Angelo, non so come insegni ma quando William ha iniziato è stato lui ha insegnarli e giuro che ora è una macchina da guerra, ci vediamo Ec-. Annui -oh Jacob non chiamarmi Ec e non sono una novellina- gli urlai. -Echo, come andiamo ? Gli ho fatto penare le pene del inferno ai figli di Apollo- guardai il suo tabellone dove lancia, torvai tutte le frecce erano nella sezione rossa. -sai dicono che sia estremamente raro un figlio di Ares che..Sto arrivando!Ci vediamo dopo ok ? Non mi va di far incavolare Clarisse- sorrise e la spronai a seguire sua sorella. Ora però dovevo andare a cercare Nico e pregarlo di aiutarmi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2542492