We can do it, we can beat this.

di BeatriceNataliePrior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Don’t you know we’d die for it? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


« Vuoi sapere la verità? Tu CREDI di essere capace, di essere forte solo perché hai una bacchetta. Ma non lo sei. Hai 17 anni. »
« Sono maggiorenne. »
Il suo sguardo è freddo, severo. Mio padre serra la mascella, battendo i pugni sul tavolo.
« MA NON QUI. »
« Non mi importa. »
« Non puoi fare nulla. »
« Posso. »
Ora sembra interdetto. Sento che sta cedendo, sento che mollerà, che permetterà a sua figlia maggiore di andarsene.
« Non devi. »
« Devo. »
Ora ha gli occhi lucidi. Mi si stringe il cuore, ma non posso abbracciarlo, o darei segno di debolezza. E lui sferrerebbe il colpo di grazia, costringendomi a restare a Londra.
« Ti prego. »
« Mi dispiace. »
---
La mia stanza è buia e le tapparelle sono abbassate, ma non mi importa, perché oramai il buio non mi spaventa, ormai il buio è parte di me; stringo il lembo delle calde coperte fra le mie mani e osservo mi sorella dormire nel letto accanto al mio, e guardo il suo petto alzarsi tra un respiro e l’altro, stringendo l'orsacchiotto rosa che le ho regalato al suo decimo compleanno, qualche settimana fa. Ha il viso rigato dalle lacrime, e io non posso fare altro che baciarle la fronte umidiccia, accarezzandole i capelli. E' piccola, ma estremamente forte.
Non so se sono davvero pronta, non so se posso farcela, e non so se sono davvero sicura di voler rischiare in questo modo la mia vita, ma non posso tirarmi indietro, sarebbe da fifone, e io non sono una fifona, io sono una Grifondoro.
Una luce proveniente dal corridoio si accende, e io mi alzo.
« E’ l’una di notte, dove credi… »
« A casa di Charlize. »
Mio padre osserva il baule vicino alla porta della stanza, e tira un lungo sospiro, come di chi le ha già provate tutte.
« Non voglio cacciarvi nei guai. »
Ed è la verità. Perché anche se lo sanno loro non vogliono crederci, non vogliono credere a tutte quelle storie sulle famiglie Babbane uccise, solo per aver dato alla luce un figlio o una figlia con poteri magici. Loro non ci credono, e io non posso stare con le mani in mano.
« Ma Michelle, hai solo 17 anni… »
« Andrete a stare dalla nonna in campagna. Ho già pensato a proteggere il cottage con la magia. »
« Ci saranno anche i genitori di Charlize? »
Trattengo un sospiro, pensando alla situazione difficile che stava vivendo lei, forse ancora più impossibile della mia.
Andrew –il padre di Charlize- era stato reclutato dai Mangiamorte e –a differenza della moglie- non aveva scelta: o accettava, o moriva.
A Evelyn, invece, era stato dato ancora un po’ di tempo per decidere. Il motivo? Solo lei lo sapeva.
Anemone e Charlize avrebbero preso la passaporta per la stazione, e io mi sarei unita a loro, con la madre al seguito, dopo di chè lei si sarebbe recata al cottage, dove avrebbe spiegato tutto ai miei genitori.
Per ora io dovevo solo mentire.
« Sì. Entrambi. Potete stare tranquilli, sarete in buone mani. »
Arriva anche mamma, e mi si stringe il cuore: non potevano restarsene a dormire? Così rendono le cose molto più complicate.
« Michelle, noi vorremmo accompagnarti almeno alla stazione, e poi… »
« NO! »
Urlo, e instintivamente mi porto una mano alla bocca, perché Celeste sta ancora dormendo, e se si svegliasse ricomincerebbe di nuovo a piangere. E a quel punto crollerei e manderei al diavolo tutto, restando con loro, per proteggerli.
Ho promesso che avrei dato una mano ad Hogwarts, ora che Piton è il preside.
Piton, preside.
Non riesco a togliere dalla mia testa l’immagine del preside Silente dalla testa, lui che era stato più di tutti il miglior preside che Hogwarts abbia mai avuto, lui che era considerato quasi una figura immortale.
Mi si gela il sangue, perdo battiti ma sono ferma, conscia del fatto che al mio primo segno di debolezza rischio di mandare all’aria tutto.
Mamma e papà si stringono, e so che è probabilmente è l’ultima volta che gli rivedrò. Non possono accompagnarmi, perché se per disgrazia qualcuno fra i Mangiamorte dovesse vedermi assieme a loro non perderebbe tempo e ucciderebbe entrambi. E io non voglio, non voglio.
Alzo il baule e stringo la maniglia, tirando fuori dalla tasca la bacchetta: è l’unica cosa certa che ho, in questo momento. So che è l’unica cosa che mi può salvare la vita.
Scuoto la testa e scoppio a piangere, lanciando le braccia attorno al collo di mia madre, che a sua volta inizia a singhiozzare.
« Non… non potremo neanche scriverti lettere? »
Mi guarda negli occhi, e continua a piangere, perché forse conosce già la risposta. Io a mia volta stringo mio padre, poi volto le spalle ad entrambi.
« Non vi dimenticate di me, eh? »
Diciassette anni fa, al St. Anne, Louise diede alla luce una bambina, poco più di un fagotto, stretto e piccolo.
Il giorno dopo decisero subito che l’avrebbero chiamata Michelle, come l’eroine dei romanzi del marito di Louis –Antonie-, perché tutto quello che volevano era vederla forte, determinata e incredibilmente coraggiosa: loro volevano questo da me. Ma ora, guardando nei loro occhi, scrutando nelle loro anime sono certa che questo desiderio si sia spento, affievolito nel tempo, perché il coraggio va bene-finché non è pericolo.
A quel punto tramuta il mondo in paura.
Mi smaterializzo, nel buio della notte, inghiottita da un vortice di terrore.
Spero di tornare, prima o poi.
Ma vado via per una giusta causa, e un giorno lo capiranno.




Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep

Dreaming about the things that we could be.

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Capitolo 2
*** Don’t you know we’d die for it? ***


Lo senti anche tu, vero?
Senti –come me- il freddo pungente, lo stesso freddo che nonostante tutto ci culla la notte.
È esattamente questo.
Il sapore della paura, della lotta, del sonno perso, dei sogni a rischio.
È esattamente questo, quello a cui stiamo andando incontro, tornando a Hogwarts.
Eppure io so che se ci siete voi, con me, non ho timore di affrontare quello che davvero mi aspetta.
Sparisce tutto.
Il terrore, l’esitazione. Tutto.
So che se ci siete, va tutto bene. Non ho paura. Non devo aver paura.
So che ovunque mi troverò, con voi sarà casa.
 
 
---
 
 
« Hai preso tutto? »
Lo sguardo di Charlize è esitante, svelto, ma spaventato: glielo leggo negli occhi, e lo capisco al volo, perché è lo stesso sguardo che ho visto lo scorso anno, quando ha preparato le valige a giugno.
È il terrore. Lo stesso terrore che ci coglie alla sprovvista ad ogni attacco dei Mangiamorte.
E io sono una frana con le parole, non posso dirle che so, che ho visto quello che prova.
Per questo annuisco, posando una mano sulla sua spalla: lei si gira, sorride stanca e con un colpo secco chiude la cinta del suo baule, posizionandolo accanto al mio.
Alle sue spalle Anemone tira silenziosamente su con il naso, e dal suo viso vedo che ha passato le ultime ore a piangere, e non la biasimo: al mio quinto anno anche io avrei pianto in quella maniera, forse addirittura disperatamente. O forse non sarei stata in grado di fare una scelta simile.
Ruoto gli occhi su Evelyn, in piedi accanto a noi, alta e severa come sempre: il naso all’insù, gli zigomi ben definiti, i lineamenti dritti. Charlize e Anemone le somigliano molto, ma di carattere sono tre donne totalmente differenti.
Nonostante tutto lei è una donna che ammiro, una donna che mi sorprende ogni volta, per la forza e la tenacia che ha dimostrato in tutti questi anni, per questo ancora non mi capacito del fatto che andrà a stare in un cottage per mesi –o forse anni- con i miei genitori, perché confesso che avrei giurato sul fatto che si sarebbe messa in prima linea per sconfiggere i Mangiamorte; ma forse ora ha paura, o forse non vuole farsi uccidere, lasciando due figlie orfane.
Io al suo posto non saprei davvero cosa scegliere, perché sarebbe da codardi fuggire e abbandonare tutti, pur sapendo che anche solo una persona è in grado di fare la differenza in questa battaglia, a partire da noi “nuove generazioni”.
Ma devo dire che più di tutti è Anemone quella che ancora oggi riesce a sorprendermi, per una sola ragione: sorride.
Lei –indipendentemente dalla situazione- sorride, e questo mi lascia nettamente spaesata, perché io non ci riesco e la invidio ma al tempo stesso so che tutti le dobbiamo molto: sono in tempi come questi che persone come lei riempiono di speranza tutti.
Un po’ come i gemelli Weasley, che ancora oggi riescono a strappare un sorriso a chiunque, nella triste Diagon Alley.
Eveleyn guarda l’orologio.
« E’ l’ora. »
Dice, con voce spezzata.
Noi afferriamo i nostri bauli, ci stringiamo nei mantelli e –con esitazione- appoggiamo una mano sulla passaporta.
---
King Cross è affollata come ogni anno, ed è questo che mi lascia più perplessa, ma forse sto esagerando: effettivamente sono pochi i Babbani a conoscenza del disastro che sta per distruggere il mondo.
Charlize mi prende per mano e sorride, un sorriso tirato, di chi sta per scoppiare a piangere ma non può, perché deve essere forte, deve essere saggio: come sempre fa onore alla sua casata, Corvonero.
« Chi va per prima? »
Cinguetta Anemone, passandoci davanti. Noi non rispondiamo, e la lasciamo fare, perché sappiamo che non vede l’ora di scoprire chi fra i suoi compagni Corvonero è rimasto.
Io questa domanda non me la pongo, perché tra i Grifondoro non ve ne è uno soltanto capace di andarsene da Hogwarts solo perché i tempi sono davvero difficili.
« Siete sicure di quello che state facendo? »
La domanda di Evelyn sembra più rivolta a Charlize, ed è sottile, un sussurro, quasi potesse impedirci di fare qualcosa, e nella sua voce piccola rivedo tutte le disgrazie passate, una verità che io conosco solo in parte.
Ha gli occhi lucidi, ed è l’unica cosa che mi spinge a non parlare, soprattutto perché so di non essere la persona da cui vuole essere rassicurata.
« Mamma ascolta, andrà tutto bene, Anemone starà con noi. »
« Ma i Carrow… I Carrow! »
Evelyn aveva sentito dire che i fratelli Carrow avrebbero insegnato ad Hogwarts, sostituendo altri due docenti: probabilmente quelli di Babbanologia e Difesa Contro le Arti Oscure.
« Non importa. Qualsiasi cosa accada, non possiamo permettere che facciano di Hogwarts quello che vogliono. La distruggeranno. Distruggeranno casa nostra. Vogliono renderci tutti dei Mangiamorte, arruolarci, comandarci. Spingerci ad uccidere. »
Charlize marca l’ultima parola, perché sa che è quello che vogliono, sa che non hanno paura di usare ogni mezzo che hanno a disposizione per fare quello che vogliono. Perché sa –come me- che non si faranno mai scrupoli a riguardo.
Evelyn serra le labbra nervosa, e posa le mani sulle spalle della figlia maggiore, scuotendola con forza.
« Vi tortureranno! »
Charlize si scansa con fatica, ma sorride, perché in Evelyn rivede la madre che molto spesso era mancata.
« Ce la faremo. A Natale cercheremo di venirmi a trovare-ma non vi promettiamo nulla. »
Certo che no. Forse solo lei riuscirà a tornare a casa, per le Vacanze, perché se mai scoprissero dove stanno i miei genitori ed Evelyn, tutti i nostri sacrifici diventerebbero vani.
Inoltre non possiamo neanche mandare o ricevere gufi, perché saremo sorvegliate ad ogni ora.
Evelyn sembra ancora titubante, non si lascia del tutto convincere, e tenta ancora di spaventarci.
« Sapete… sapete che state andando incontro alla morte, vero? »
Lo sappiamo?
Non credo. Ne dubito, per questo ora il mio battito cardiaco ha iniziato ad accelerare vertiginosamente, facendomi tremare le ginocchia: non lo sappiamo. Non sappiamo a che cosa stiamo andando in contro, ci stiamo semplicemente buttando in qualcosa di molto più grande di noi, qualcosa di incredibilmente pericoloso, qualcosa di spaventoso. È quel genere di pericolo che metterebbe alle strette anche il più valoroso dei Grifondoro, così credo. O forse sto solo cercando di giustificarmi, perché sono nel panico; per questo cerco lo sguardo rassicurante di Charlize, ma qualcosa non va, qualcosa scuote anche lei: e io mi perdo.
Ma Charlize è forte, Charlize è intelligente. Scuote la testa e appoggia il mento sulla spalla della madre che –stranamente- le accarezza maternamente i capelli, e io sento una morsa al cuore, ripensando a mia madre che molto probabilmente starà ancora piangendo.
Ma non posso cedere, non ora.
« Andiamo? »
Sussurro, ricordandomi che Anemone ha già superato il varco, e non mi pare il caso di lasciarla sola vicino ai binari: abbiamo promesso di restare unite.
« Certo. Andate, ragazze e –Michelle-… »
Evelyn si avvicina e mi abbraccia, gesto inaspettato per una donna come lei, abituata a gesti di affetto limitati solo alle sue figlie.
« Abbi cura di loro. »
« Glielo prometto. Stia tranquilla. »
Mi giro verso Charlize, che ha approfittato della mia distrazione per asciugarsi le lacrime con il lembo del mantello nero: le sorrido e l’abbraccio, perché so che entrambe ne abbiamo bisogno.-
« Allora, insieme? »
Grido, imitando una risata.
Lei annuisce energica, e insieme spingiamo i carrelli, verso il binario nove e tre quarti.

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