Questione di compagnia

di michiyo1age
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi volti a Mosca ***
Capitolo 2: *** Un'aggiunta nella compagnia ***
Capitolo 3: *** Com'è bella la campagna! ***



Capitolo 1
*** Nuovi volti a Mosca ***


Nuovi volti a Mosca

 Settembre stava passando inesorabile, tra un po’ avrebbe dovuto lasciare la tranquilla campagna per Mosca. Alla contessina Temari Sabaku la città non era mai piaciuta. Detestava il rumore della carrozze sul selciato, i vicini invadenti, il sole sbiadito da continue nuvole di fumo delle fabbriche. Non era piacevole: il vento neanche passava e la dolce brezza non allietava il suo viso.

Comunque la sua sorte toccata per quell’inverno era stata propizia. Infatti il fratello maggiore il conte Sabaku aveva deciso di trascorrere alcuni mesi nell’antica capitale e fortunatamente non in quella nuova.

San Pietroburgo poteva offrire molto svaghi a delle signorine e Temari conosceva anche chi si sarebbe rallegrata di passare le giornate a prepararsi ai numerosi balli della città, ma lei quei tetti non li poteva soffrire.

Era un’amante della pace e della serenità, la campagna le dava sollievo. La società le procurava disturbo e insoddisfazione.

Sarebbe parso alquanto anormale che una signorina sui ventuno anni preferisse passare il suo tempo a Ol’sha la sua residenza  non lontano da Smolensk che giovare delle opportunità di Mosca.

Fin dall’infanzia era stata tenuta lontano dal padre dalle caotiche città. Infatti egli  dopo la perdita della moglie, non aveva a lungo sopportato quel mondo che la defunta contessa amava così tanto.

La famiglia aveva passato più tempo possibile lontano da quei luoghi finche il figlio maggiore non fu abbastanza grande da entrare in società.

E nessuno triste ricordo poteva portare un qualsiasi proprietario terriero russo a disertare quel rito.

Ormai era da molti anni che il  conte faceva compagnia alla moglie in paradiso e ora era il conte Kankuro Sabaku a decidere gli spostamenti dei suoi congiunti.

Infatti possedeva un fratello di diciotto anni a cui badare oltre alla sorella. La contessa Sabaku  aveva offerto la sua vita per darlo alla luce. Gaara era stato sempre cagionevole di salute, ma la pubertà sembrava avergli dato vigore e il conte Sabaku era certo che il suo bell’aspetto e i modi eleganti gli avrebbero di certo dato un posto d’onore  nei pettegolezzi di Mosca.

L ‘erede di tutto il patrimonio era spinto da benevole interesse per la sorella a volerle far prendere marito così che potesse essere padrona di una casa propria e in compagnia.

Era questa che veramente alla ragazza mancava nella sua vita volutamente ritirata.

I suoi sogni non erano costituiti da saloni gremiti da gente danzante o da signorine frivole eccitate dagli ultimi pettegolezzi. Desiderava una compagna con cui discorrere di ciò che lei leggeva o l’appassionava, dell’attualità e del frenetico mondo che girava senza poterlo fermare. Non aveva trovato nessuno nelle sue permanenze in città: tante conoscenze, ma nessuna amica. È  doveroso aggiungere che però ella si dimostrava difficile di gusti. Infatti era avvezza alla compagnia maschile che la sua famiglia aveva costituito e di conseguenza non si entusiasmava a sentir parlare di mussole mentre gli uomini parlavano dei moti rivoluzionari che sconvolgevano l’Europa.

Era quello l’anno 1848 e dopo la caduta dell’Usurpatore nessun’altra notizia aveva sconvolto i gentiluomini russi in quel modo. I pareri in casa sua erano discordi: mentre Gaara approvava le masse, il conte era sdegnato  da solo l’idea che i suoi musiki* potessero rivoltarsi. Era uno di quei nobili che consideravano la situazione immutabile: i mestieri dovevano essere passati da padre in figlio senza che ciò portasse qualche differenze nel tempo.

Temari era d’accordo con il fratello minore, ma era certa che solo in casa propria avrebbe potuto esprimere la sua opinione con tutta quella sicurezza. Non si fidava degli uomini, i russi in particolare. Temeva che la situazione non fosse cambiata molto da quando Pietro il Grande aveva europeizzato la società. Ella avrebbe dovuto prendere un marito amabile che rispettasse il suo pensiero, ma gli amici di suo fratello non erano di certo l’esempio migliore.

Aveva paura che una volta sposata sarebbe diventata come la vecchia Chiyo, la sua balia, costretta a parlare del tempo e di quanto la nuova moda non andasse con i corpi della signorine.

Per quanto riguardava gli abiti, la signorina si vestiva con semplicità, ma in ogni modo elegante.

I colori scuri erano i suoi prediletti, ma se indossava un vestito giallo il viso era illuminato da una brillante luce. Con pudico timore non indossava mai il rosso e le scollature non le erano gradite.

Stava guardando i musiki falciare il grano e si rattristò moltissimo di non poter dare una mano come soleva fare. Era suo uso salire a cavallo o montare a cassetta per aiutare con piccoli gesti i contadini della sua famiglia. Era amante del movimento e molti si erano complimentati con lei per le sue doti d’amazzone.

Nostalgica voltò lo sguardo si fece aiutare dal maggiordomo, salì in carrozza e la seguirono Gaara e il conte.

La balia li avrebbe seguiti con i bagagli. Il viaggio non fu scomodo, ma i fratelli non parlarono molto. Il conte timidamente aveva provato a mostrare ai fratelli le bellezze che la loro meta  aveva, ma senza successo.  I cavalli col trotto si avviavano verso Mosca.

 

***

 

 

Si erano da poco sistemati in Via Caterina I nella parte più ricca di Mosca quando già la contessa Yamanaka venne a far loro visita.  Ella era una vecchia amica della defunta contessa Sabaku e ogni volta che i Sabaku si trovavano in città andava da loro per cominciare il giro delle visite.

La parte penosa fu che dopo gli avrebbero dovuto ricambiare la cortesia innescando quel circolo vizioso chiamato conoscenze. Il grande motivo che dava pena a Temari era il fatto che ella si portasse sempre appresso la figlia Ino: gioiello della società, ammirata da tutti.

Il grave errore che il senso comune aveva creato era che le due contessine fossero intime amiche e grandi compagne. Erano paragonate a due soli poiché entrambe avevano la caratteristica di possedere i capelli biondi. Loro due erano stranamente le uniche bionde dell’alta società moscovita.

In ogni salotto si richiedeva che la contessina Yamanaka suonasse il piano e la contessina Sabaku l’accompagnasse con l’arpa. Quindi Temari doveva passare molto tempo in sua compagnia.

Non che la natura non avesse favorito la contessina Yamanaka dotata di intelletto, ma era una ragazza frivola e spesso civettuola.

Una dama del suo tempo in poche parole, il destino per lei era già scritto, ma Temari non l’avrebbe seguita.

-Mia cara, vi trova deperita. Forse l’aria di campagna non vi fa bene quanto si dice in giro.- fece la contessa Yamanaka.

-Oh non vi preoccupate per me, contessa. Ho piena fiducia nel clima dei nostri campi, temo invece che sia il cambiamento d’aria che ha fatto suscitare le vostre preoccupazioni- rispose Temari porgendole la tazza di tè.

-Sono convinta del vostro discernimento. Sono certa che sia stato questo. Neanche la povera contessa poteva soffrire questi sconvolgenti, ma lei ha differenza di voi non lasciava troppo spesso Via Caterina I- continuò la contessa con tono di rimprovero

-Credo che la colpa sia tutta da attribuirmi e me ne duole molto. Ma sarebbe sconveniente lasciare mia sorella qui quando io devo svolgere il mio dovere verso i miei contadini- fece Kankuro gioioso

-Mi duole soprattutto per voi contessina che io debba togliervi una così grande amica. Non rimproverate la povera Temari che può soltanto seguirmi nelle mie peregrinazioni- continuò voltandosi verso la contessina Ino.

Quest’ultima lo sollevò dai suoi timori assicurandogli che intrattenevano  una fitta corrispondenza e che la sua cara amica poteva mancargli solo nella presenza fisica. Temari sorrise facendo un cenno di ringraziamento con il capo.

Non aveva mai capito quanto potessero essere veritiere le parole della signorina visto che era palese che non provasse un affetto profondo per lei. Più probabile invece poteva essere l’ipotesi che ciò che piaceva alla società piacesse anche alla sua più brillante protagonista.

Il conte Sabaku e la contessa stavano discutendo piacevolmente su come un ballo sarebbe una buona occasione per riavvicinare le due amiche. Proprio durante questo la contessina Yamanaka si avvicinò alla coetanea.

-Sono davvero felice che vostro fratello non vi abbia trattenuta troppo. Anzi siete arrivata al momento giusto ho delle notizie molto interessanti di cui farvi partecipe-

-Proseguite pure, sarei molto lieta di apprendere qualche notizia- la incoraggiò educata Temari

-Bene. Come sapete è nostra sfortuna non ricevere troppo spesso stranieri qui a Mosca visto che tu sembrano sempre più attirati da Pietroburgo. Non dubito che lì, li portino gli affari, ma la nostra splendida città viene messa da parte. È un vero peccato perché non sanno cosa si perdono. Le nostre case di legno i viali pittoreschi sono incantevoli e le piste di ghiaccio per pattinare. Su al nord è mio parere che faccia troppo freddo per potersi divertire sul ghiaccio-

- E’ un onore che fate alla vostra città contessina. Poche ragazze la preferirebbero a Pietroburgo. Devo congratularmi per il vostro buon gusto-

La interruppe Temari la quale sapeva bene che l’interlocutrice faceva carta false per andare a passare l’intensa stagione invernale “sul al nord”, ma che sfortunatamente i genitori non erano così inclini a lasciare la comoda Mosca.

-Grazie mille, ma non mi merito le vostre lodi. Dico solo ciò che sgorga dal cuore di ogni abitante della propria città. Ma torniamo a noi. Come vi stavo dicendo l’apporto di stranieri è assai scarso, se non si vuole parlare dei miseri quartieri europei che abbiamo. E poi in tutta sincerità quelli sono commerciale e se vi fosse qualcuno di un po’ più  raffinato avrebbe già cercato di tirarsene fuori. Ma mi sto dilungando nuovamente, dovrete scusarmi, ma sono molto felice di essere io la prima a farvene menzione. Pochi giorni orsono arrivò una lettera per mio padre. Questa missiva veniva da un suo grande amico inglese. Egli scriveva che aveva intrapreso un viaggio verso Mosca e sarebbe stato lieto di poter incontrare il mio signor padre una volta giunta qui-

-Ma come?! Un viaggio così lungo solo per venire  a trovare un amico di vecchia data. Mi sembra impossibile. Chissà quante chilometri distano l’abitazione di costui e la sua meta!- esclamò stupita la contessina Sabaku.

-Si è davvero una distanza considerevole, ma non temete. Quest’uomo il signor Nara ha intrapreso un lungo viaggio per tutta l’Europa e come prossima meta aveva optato per la nostra graziosa città. È stato così gentile da ricordarsi degli amici. Sapete sua moglie è nostra conterranea. Egli la sposò trent’anni fa e la condusse a Londra. Cio non toglie che il signor Nara di fosse fatto degli amici in questo luogo-

-Oh mia cara stai dando la bella notizia? Dovete sapere conte Sabaku che la donna di cui stanno parlando non è altro che una grande amica mia e della vostra defunta madre. Ero già sposata quando ella divenne la signora Yoshino Nara. Suo marito è una persona davvero strana anzi alcune volte eccentrica. Non dubito del suo patrimonio, ma fare un viaggio così lungo. L’Europa è grande sapete. È neanche  un grande patrimonio come il suo può sostenere un viaggio di tale portata, ma come vi ho già detto è un uomo strano- disse la contessa Yamanaka rivolgendosi a Kankuro

-Uh. Sarà una persona davvero interessante da conoscere. Sarei molto lieto che me lo presentaste- rispose Kankuro con un inchino.

Temari non riuscì a tenere a freno i suoi pensieri e disse:-Forse il signor Nara aveva in mente un viaggio meno dispendioso, ma a causa delle rivolte ha dovuto rinunciare ai piaceri che, scommetto già pregustava.-

- E’ probabile, cara sorella. Di certo non spiega però una deviazione così-

-Avrete di certo ragione voi signore. Scusate la mia impertinenza. Sarà la curiosità destatami dalle parole della mia amica- aggiunse ella dopo aver capito il cenno del fratello.

Però sembrava che la contessina Yamanaka non avesse finito la storia e la tirò nuovamente in disparte.

-Egli non viene solo. Come compagni di viaggio ha la moglie e il figlio di ventisei anni. Questi racconta che è un giovane di bell’aspetto che ha saputo con intelligenti provvedimenti farsi un piccolo patrimonio anche se contava già su quello del padre.-

Ecco dove voleva arrivare la signorina! Ad un giovanotto. E ricco questo doveva essere il punto fondamentale. Il voler accrescere somme già considerevoli sembrò a Temari un atto di grande avidità. Ma non si sarebbe fatta guidare dal pregiudizio.

La contessina Ino aggiunse sorridendo:

-Pare che il signor Shikamaru Nara abbia molte sterline di rendita l’anno-

-Sarò molto lieta di fare la conoscenza di questo giovane. Avrà molte cose da raccontare. Chissà quanto avrà veduto nel suo peregrinare con la famiglia.- fece Temari obbligata dall’espressione della ragazza a dire qualcosa in proposito al signor Shikamaru.

La visita si concluse poco dopo. Sembrava che la contessina Yamanaka avesse dato un ottima occupazione alla mente della conoscente.

In verità questa riuscì solo pensare che un aggiunta di compagnia venuta dall’estero poteva giovare all’aria di noia che le sue permanenze a Mosca avevano caratterizzato.

 

***

 

Una settimana passò e tutta la società moscovita era in attesa della venuta di quel elemento di svago che i signori Nara avrebbero costituito. È risaputo che la noia era la peculiarità fondamentale che possedeva un buon nobile. Era quasi un difetto che qualcuno non la provasse. Eppure i moscoviti non ne erano particolarmente affetti, ma la moda consigliava di ostentare questo sentimento.

La famiglia Sabaku riusciva vivere una vita normale e le visite che dovettero ricevere e scambiare quella settimana furono numerose. Infatti la lunga assenza doveva essere dimenticata come buon costume e Gaara tolto dall’ombra della giovane età.

I signori a lungo attesi arrivarono e ovunque si sentiva parlare dell’amabilità della signora Nara e della sua felicità nel ravvivare i rapporti di amicizia sospesi da molti anni. Del marito e del figlio si aveva un’opinione disparata. Taluni dicevano che fossero due uomini del tutto rispettabili, con qualche comportamento diverso dai gentiluomini che li giudicavano. Ma questo era naturale: le persone provenienti da luoghi differenti erano diverse l’una dall’altra. Nei salotti più alla moda invece, seppur non si correva il rischio di criticarli, vi erano un gran numero di pareri contrari alla loro civiltà.

Il conte Sabaku impermeabile sia all’uno che l’altro pensiero aveva desiderato conoscere al più presto i due inglesi. Aveva trovato il signor Nara un uomo del tutto rispettabile ed era entusiasta del figlio.  Era quasi suo coetaneo e non aborriva la sua conversazione ne la lodava eccessivamente. Voleva farli conoscere al fratello e alla sorella, ma temeva che se non per un caso  non si sarebbero incontrati in breve tempo.

Quando qualcosa si desidera con tale intensità anche qualche giorno può sembrare eterno. Però pareva crudele strappare il signor Nara ai suoi vecchi amici e per ora il conte decise di portare a casa solo il signor Shikamaru.

Temari da quando era tornata a Mosca aveva avuto molto poco tempo per leggere e programmandosi i suoi impegni con giudizio era riuscita a ricavare una giornata di pace.

Per sfortuna il fratello le annunciò che propria quella giornata era stata prescelta per la venuta del signor Shikamaru Nara. Ella non protestò perché rispettava sempre ogni volere del fratello anche se questo le provoca dispiacere.

Infatti dovette preparare tutto ciò che occorre alla venuta di tre ospiti a pranzo. Verso quell’ora gli avrebbero raggiunti anche il conte Uzumaki e il principe Inuzuka, due amici di Kankuro.

Potrebbe sembrare sconveniente che fosse una sola signorina a riceverli, ma così si svolgevano le cose in quella casa. Non c’era alcuna zia disposta a prendere la contessina in casa propria fin quando non si fosse sistemata, quindi lei era la padrona di Via Caterina I numero 17. Per di più non sarebbe stata una cosa formale, l’indomani avrebbe ricevuto la visita della famiglia Nara al completo.

Erano le undici del mattino e gioioso Kankuro diede le ultime istruzioni al cuoco per poi andare a far compagnia ai fratelli in salotto. Venne annunciato il signor Shikamaru Nara e entrò nella stanza un uomo alto dai capelli molto scuri raccolti in un basso codino. L’espressione era calma, alcuni l’avrebbero potuta trovare fredda, ma sia Gaara sia la sorella furono felice di non trovarvi un sorriso estasiato che dava agli uomini un non so che di sciocco. Il conte si alzò subito per accogliere l’ospite mentre questi si inchinava. Scambiarono alcune  parole a bassa voce si voltarono verso la dama che disse:

-Welcome to our house mister Nara. It’s a great pleasure finally meet you-

-Oh Thank you. I am glad for your words. But is not necessary talk in english. Come vedete so

parlare un po’ di russo- rispose questi se non con un lieve accento anglossassone.

-Questa è mia sorella la contessina Temari Sabaku. Mentre egli è mio fratello minore il conte Gaara Sabaku- gli presentò mentre si inchinavano.

Temari gli fece accomodare e dopo breve tempo si rivolse all’inglese: -Sono stupita dal vostro accento. Siete davvero modesto se affermate che la vostra conoscenza del russo sia scarsa. Per le poche parole che avete pronunciato mi sembrate padrone della lingua-

-In effetti è così. La mia signora madre  ha preteso che io imparassi la sua lingua natia. Devo aggiungere che il suo patriottismo mi è costato non poca fatica- fece ghignando.

-Ma apprendere le lingue ai nostri tempi e per le persone della nostra classe è un dovere e anche un ottimo strumento. Scommetto che in Inghilterra la vostra conoscenza non è così comune come lo potrà essere da noi- interloquì Kankuro

-Beh è una capacità non comune, ma io la ritengo inutile. Oggigiorno si usa il francese per parlare con gli stranieri-

-Verissimo qui a Mosca il nostro ceto usa sempre più il francese che non il russo -

-Avete ragione. Per questo sono rimasto stupito quando la contessina si è rivolta  a me utilizzando l’inglese al posto della lingua universale. Potrei presumere che non avete dimestichezza con la lingua-

-Non temete non è nulla del genere. Mi è venuto naturale rivolgermi ad un britannico nella sua lingua natia che non in quella del suo vicino. Del francese non mi manca la conoscenza, ma presumo l’abitudine. Non passo molto tempo in città e allora non lo parlo così frequentemente in casa- rispose Temari per nulla risentita dell’insinuazione. A quanto pareva il giovanotto non era un adulatore, restava da scoprire se fosse scortese.

-Vedete signore, nostro fratello trascorre molto tempo in campagna nei nostri terreni e non gli facciamo compagnia. A me non piace usare spesso il francese per questo mio sorella si trova sola- aggiunse Gaara poiché almeno un suo intervento era richiesto. Egli non era molto loquace e di gusti molto simile alla sorella.

-Devo correre in soccorso di mio fratello ammettendo io stessa  non sono incline a dialogare in codesta lingua. Per quanto riguarda leggere invece ne sono entusiasta. I libri provenienti dalla Francia  mi procurano sempre gioia.- disse Temari.

 In quel momento entrarono nella stanza gli altri due ospiti.

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Bene queste è il primo capitolo di tre su questa fic con naruto nel XIX secolo.

E' l'epoca che preferisco e quindi mi sembrava giusto far provare al mio dolce Shikamaru e a Temari-sensei come si viveva a quel tempo. Questo è infatti lo scopo principale: utilizzare le peculiarità di Temari e Shikamaru per mostrare il modo di realizionarsi di un epoca intera. Mi sono ispirata al grande Lev Tolstoj e alla graziosa Jane Austen e spero che in questo momento non si stiano rivoltando nella tomba.( se vi è piaciuta in minima parte il modo di parlare dei personaggi e di comportarsi vi consiglio di andare al eggere i libri di questi 2 grandi scrittori *dopo aver fatto pubblicità non mi vorrano così male, spero*)

Penso di aver detto tutto.

Prossima settimana aggiorno 

Ciao!

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Capitolo 2
*** Un'aggiunta nella compagnia ***


Un aggiunta nella compagnia

Dopo quel pranzo erano stati fatti i più cortesi commenti sul signor Nara. Era parso un uomo non troppo comunicativo o almeno non così espansivo rispetto al principe Inuzuka e giovale come il conte Uzumaki. Sembrava spesso assorto in un altro mondo anche nel pieno svolgimento del pranzo di cui lui era il principale oggetto. Gaara poteva affermare che non era stato scortese e che i suoi modi non mancavano di eleganza. Aveva trovato un animo più simile al suo: non un energico giovane imbellettato in cerca di lodi o ansioso di recare piacere. La contessina Sabaku poteva aggiunge anche un certa inclinazione da parte di lui a trovare le cose faticose o comunque che richiedessero un mal concesso impegno.

La visita dei signori Nara era stabilita per quella mattina ed essi non tardarono nell’adempiere ai loro impegni. Il signor Nara colpì la contessina per la rassomiglianza con il figlio. Si sarebbero potuti dire uguali se il più vecchio non avesse avuto un viso più affilato. Mentre la signora Nara era una donna elegante con lunghi capelli neri, di modi cortesi. Sembrava che lei fosse la padrona: una vera matrona russa. Il figlio e il marito le rispondevano con accondiscendenza e con tono stanco.

Ella aveva subito espresso la  sua gioia nel vedere quanto Temari assomigliasse alla madre e la prima parte della visita fu spesa nei piacevoli ricordi della signora. La dama chiedeva spesso un cenno di conferma dal marito che lo faceva di malavoglia. Molto spesso la contessina sorrideva e provava compassione per il signor Nara che sembrava meno energico del figlio e completamente sottomesso alla moglie.

La signora Nara sembrava così compiaciuta di parlare della contessa Sabaku che Kankuro propose una visita al salottino dove erano in bella mostra i ritratti e le miniature di sua madre.

Con garbo il signor Shikamaru rifiutò l’invito e a fargli compagnia in salotto rimasero sia Temari sia Gaara, la prima per cortesia il secondo perché non aveva voglia di vedere i ritratti.

Il signor Shikamaru sembrò sollevato dalla scomparsa della madre e il suo viso aveva un’espressione più rilassata. Questo era palese perché egli cominciò subito a parlare di ciò che aveva visto nel corso del suo viaggio con molta allegria. Non poteva trovare un pubblico più entusiasta dei due fratelli che non avevano mai viaggiato più in là della distanza Ol’sha Mosca e Pietroburgo.

Raccontava di Parigi e i parigini, dell’Hannover, della regione della Saal con voce lenta e profonda. Lo aveva principalmente colpito la Foresta Nera e le cittadine sul Danubio.

 Però aggiungeva che viaggiare non era di suo gradimento: preferiva rimanere a casa sua. Dopotutto i viaggi erano faticosi e ci si privava inevitabilmente di alcune comodità.

Proprio al termine di questi racconti Gaara fu chiamato fuori della stanza e il signor Shikamaru si avvicinò alla finestra. Stava osservando il cielo da un lungo periodo, quando sentì la presenza della contessina accanto a sé.

-Voi moscoviti avete una grande fortuna. Il cielo è così bello e i vostri cirri sono encomiabili- disse il giovane

-Non sapete quanto vi state sbagliando signore. Il cielo di Mosca è uno dei cieli più brutti di cui io mi possa ricordare- rispose Temari

-Cosa sentono le mie orecchie? Una signorina che insulta il cielo della sua città. Dovete essere il biasimo di tutta Mosca-

-Purtroppo non corro questo rischio. Voi siete una delle poche persone a cui ne ho fatto menzione. Siete straniero e non penso che andrete a spargere in giro il mio giudizio-

-Vi sono grato per l’onore che mi fate. Ma non vi preoccupate anche se volessi non troverei la compagnia con cui degradarvi. Le vecchie signore amiche di mia madre sono così tediose e tutte le signorine cinguettanti che mi si sono avvicinate delle tali seccature-

-Ora è il mio turno di essere scandalizzata. Come osate insultare le mie coetanee?- aggiunse la contessina ridendo.

- Anch’io vi prego di non confessare a nessuno ciò che è appena stato detto, mia madre potrebbe adirarsi e sarebbe anche quella una seccatura-  fece con un sospiro.

-Spero che voi siate a conoscenza che i vostri lamenti vi porteranno l’astio delle signorine. Con questo vostro continuo lagnarsi non riuscirete ad ingraziarvi il gentil sesso-

-Io non cerco i complimenti delle donne ne la loro compagnia. Semmai mia madre spera che questo sia il mio desiderio, ma sono felice di aggiungere che i suoi tentativi sono vani-

-Allora questo è il motivo che vi ha spinto ad un così lungo e- aggiunse ridendo-faticoso viaggio. Vostra madre vi ha ordinato e voi vi siete messo sull’attenti-

-Penso che la cosa dovrebbe assomigliare a ciò che voi descrivete. Però dovete contare il fatto che non potevo lasciare il mio povero padre da solo in questa circostanza-

-Quindi è il vostro buon cuore a farvi trovare qui. Devo ammettere sapete come mostrare più bontà di quel vogliate. Questo va a favore della vostra futura sposa. Spero che la città offra a vostra madre una sufficiente varietà-

-Non ditelo neanche per scherzo. Sarei addolorato di tornamene a casa con una di voi sotto il braccio-

-Vi troverei maleducato e sono anche propensa farlo se la vostra originalità non vi salvasse dal mio giudizio. Dovete sapere che sono avvezza a ben altri commenti sul mio sesso. Infatti ho sentito molti “che leggiadre creature”, ma ben pochi “che seccature”. Spero che siate unico del vostro genere o le signorine di buona famiglia dovranno correre ai ripari-

-Ma perdonatemi, non siete voi stessa una signorina di buona famiglia? Come mai io non vi ho già visto fuggire al mio solo apparire?-

Temari ci pensò un po’ e dopo con calma rispose: -Vedete, signore, io non so come la contessina Yamanaka o altre damigelle da voi incontrate. Io non ho il loro stesso gusto e non provo piacere nel stare in città a civettare con gli uomini. Lo trovo deplorevole abbassarsi a quel livello. In più non sembra che si facciano discorsi molto sensati in questa società. Io amo la campagna e casa mia. Quindi non mi sento così portata ad prendere un qualsiasi uomo di mia conoscenza come mio marito. Non mi piacciono. Quindi non deploro la vostra condotta. Prima siete una persona con intelletto e dopo in caso un futuro sposo- concluse con calore. Si suoi occhi si erano animati e aveva pronunciato il suo discorso con molto sicurezza.

-Ho l’impressione di aver conosciuto anch’io una donna molto originale. Una donna provvista persino di cervello proprio-

-Non prendetevi troppe confidenze. Abbiamo parlato male di tutto ciò che mi è attorno da ventun’anni. Di voi potreste lasciare solo il ricordo sgradito, ma io ci passerò tutti i miei giorni.-

Si sedettero sui divani e rimasero un po’ di tempo in riflessione. Entrambi erano colpiti dal carattere che in quella breve conversazione avevano mostrato.

Il signor Shikamaru più della contessina. Questo era dovuto al fatto che aveva sempre pensato alle donne come delle seccature omogenee senza riuscire a carpire la differenza tra l’una e l’altra. Fatta eccezione per sua madre: quella era una grande seccatura. La contessina dopo appena due visite aveva potuto mostrare la sue qualità. Non era timida, ne remissiva: tutt’altro era decisa e orgogliosa di essere ciò che è. Era anche molto graziosa e dotata di un bel sorriso. Questi pensieri furono interrotti dall’aggiunta di secondo: “perché era giunto a quelle considerazioni?”

Il conte Sabaku rientrò con  i propri ospiti, chiese dove fosse Gaara e fece portare un po’ di frutta.

L’impressione della signora Nara sui quadri fu a lungo discussa. Poco dopo dovettero congedarsi per tenere fede ad un altro impegno.

Appena se ne furono andati Gaara rientrò in salotto tutto ghignante. Gli bastò un’occhiata di rimprovero della sorella perché assumesse la consueta espressione pacata.

- E’ stato molto scortese da parte tua abbandonare così i nostri ospiti. Meno male che non se ne sono curati-

-Ma devi capire che per me non è piacevole stare tutto questo tempo a riempire l’aria di discorsi vuoti. In più, posso aggiungere che ti ho vista impegnata con il signor Nara e ho ritenuto giusto per me e per voi farmi un altro giretto-

Ella aprì la bocca, ma la richiuse in fretta. Non avrebbe saputo cosa ribattere: è vero che se Gaara fosse stato presnete nessuno dei due si sarebbe sentito così libero di esprimersi con tale libertà. Quindi il piacere dato da quella schietta chiacchierata sarebbe stato inesistente.

 

***

 

Ottobre incalzava lasciando depositare le foglie sulle strade moscovite. In Via Caterina I sembrava che le cose procedessero come gli anni passati. Ma un’anomalia si era registrata nelle abitudini dei tre fratelli. Infatti il signor Shikamaru Nara era spesso partecipe alle serate date dal conte. Stava diventando un amico di famiglia. Quindi era presente alle riunioni. Anche se la maggior parte del tempo stava in disparte o in un luogo buio a sonnecchiare.

Però era sfuggito alle vecchie signore il fatto che egli li andasse a trovare anche non in giorni di ricevimento. Non si può notare quanto una persona fosse vicina alla famiglia durante le cene in Via Caterina I poiché il padrone di casa invitava molta gente spesso vecchi amici dei genitori con le figlie e i figli. Kankuro nella sua ingenuità pensava che ciò recasse piacere ai fratelli giovani. Lui si considerava molto più vecchio di quello che in realtà era. Le responsabilità erano calate su di lui prima di qualsiasi suo amico. Voleva che i fratelli avessero un buon posto in società e quindi i suoi ospiti variavano molto.

Il nostro signor Nara era differente dagli altri. Egli era amico di tutti e tre i Sabaku che provavano grande piacere nella sua compagnia. Molto spesso si ritrovava conversare solo con la ragazza, abbandonata dagli altri due che dovendo sovrintendere ai loto impegni. I due giovani lasciavano la stanza parecchie volte. L’impronta dei discorsi in quella sala cambiava. Il signor Nara e la contessina Sabaku avevano iniziato la loro conoscenza in piena sincerità e proseguivano senz’ombra di ipocrisia. Molto spesso si rinfacciavano le cose l’un l’altro e scovavano i loro difetti. Si era creata una certa intesa dovuta in parte ai loro caratteri molto simili. La cosa che più gli differenziava era l’assoluta mancanza di energia in lui e l’abbondanza di vitalità in lei. Ella  parlava a lungo e esponeva le cose con precisione. Sullo sfondo di questa discussioni c’era sempre una partita a scacchi che inevitabilmente finiva con la vittoria del signore. Questo gioco era il suo diletto e il suo ritmo lento era ciò che lo deliziava maggiormente.

-Noi mi avete mai spiegato cosa vi disgusta del cielo di Mosca- disse il signor Shikamaru muovendo l’alfiere.

Temari aspettò di muovere la torre affinché l’alfiere non potesse avvicinarsi di più al re prima di rispondere: -Perché è così diverso da quello della campagne intorno a Smolensk. Voi non avete notato forse, ma le nuvole qui non sono vapore acqueo, ma il risultato delle immonde fabbriche che attorniano la città-

-Mi sembrate troppo delicata contessina Temari. Qui in Russia avete ben poche fabbriche. Se mai un giorno vi trovaste a Londra  penso che sverreste solo ad alzare gli occhi. Le vostre sono state costruite più per bellezze che utilità. Forse in futuro ne avrete di più e vi daranno i problemi che danno a noi.-

-Comunque sia. Io proprio non sopporto l’aria di Mosca. Se un giorno vedrete la mia residenza di campagna. Lì si che potrete deliziarvi gli occhi con delle belle nuvole. Se esse vi piacciono così tanto avrete di certo degli ottimi cieli in Inghilterra.-

-In campagna godiamo delle viste maggiori. A casa di mia madre c’è un punto esatto del giardino dove ci si può distendere ad osservarle senza essere visto da occhi inopportuni- fece muovendo un pedone con evidente desiderio di sacrificarlo.

-Una cosa che mi fa restare ancora perplessa di voi è che viviate ancora con vostra madre.-

-No, io sono pienamente libero da quella seccatura-

-Ma come non fate altro che parlare della casa della signora Nara. Allora le voci che ho sentito sono vere. Vi siete davvero creato un patrimonio di vostro. Questo mi stupisce ancora di più: voi che fate la fatica di creare qualcosa se poi senza una minima goccia di sudore la otterrete fra dieci anni!-

-Siete ancora così ingenua se la pensate in questo modo e vuol dire che non vi ho svelato tutte le mie carte. Ho lavorato per uno scopo ben preciso. Mi sono persino messo di impegno pur di rendermi indipendente dalla mia famiglia. Riesco a essere  sveglio se ne provo veramente il desiderio…come in questo caso- e con un sorriso mosse il cavallo verso destra

-Scacco matto!- esclamò alzando gli occhi verso l’interlocutrice.

 

***

 

Con grande gioia da parte delle varie contessine, principessine e così dicendo, a Mosca fu annunciato un ballo. 

Il primo ballo di novembre. Si sapeva che era un mese piacevole per dare queste feste perché anche coloro che si erano attardati nelle loro residenze estive per la raccolta, occupavano la città.

Il fautore del festeggiamento era stato il conte Inoichi Yamanaka in onore della figlia. O meglio dire sua figlia aveva voluto che l’evento avesse luogo per quel motivo.

 Erano stati invitati gli Haruno, Inuzuka, Uzumaki, Aburame, Hyuga e naturalmente i Sabaku. Molti altri parteciparono a quest’evento, ma sono state citate le famiglie più importanti. Si dice spesso che questo genere di riunioni sono ben riuscite se la compagnia è affiatata. Non c’era da temere il gruppo era ben collaudato, l’unica aggiunta fu quella dei Nara.

Temari si era preparata tutto il giorno arricciando i capelli, stringendosi il busto così da entrare nel meraviglioso abito giallo che le era stato regalato per il suo ventunesimo compleanno. Era davvero bella con i capelli raccolti in un’alta acconciatura da cui sfuggivano apposta dei riccioli biondi che le andavano ad incorniciare il viso. Una fascia in vita richiamava il colore più scuro dei capelli  l’ampia gonna era inframmezzata di piccoli ricami bianchi che davano al tessuto ancora più luminosità.

Era stato una gran lavoro di parrucchiere e cameriere che, soddisfatte del loro lavoro, la facevano girare e rigirare per ammirare l’ opera. L’ultimo accorgimento fu quello di attaccare ad un nastro verde-acqua che ricordava il colore degli occhi intorno al collo. Questo terminava con un esotico ciondolo a forma di ventaglio. Era stato un regalo dello zio materno che viaggiava molto e l’aveva scovato nelle sue peregrinazioni in Cina.

La carrozza li condusse a casa Yamanaka dove furono salutati dai padroni.

Temari fu letteralmente rapita dalla contessina Ino che raggiante la prese sotto braccio e la condusse in mezzo al salone delle danze. Le due signorine caratterizzarono subito l’intrattenimento degli ospiti. Furono attorniate da un gruppo di giovanotti che non smettevano di lusingarle e fare complimenti. Le coppie si stavano disponendo e Temari aveva già prenotato tutti i balli.

Prima si ballò la mazurca, cosa alquanto singolare dato che non la si metteva mai come primo ballo.

La ragazza era tutto sorrisi e dolcezza con il cavaliere di turno. Era si una delle dame più osservate della sala, ma l’intensità degli sguardi del signor Shikamaru Nara non aveva euguali.

Ghignava per ciò che vedeva. Quella non era la contessina Sabaku che aveva conosciuto lui. Sapeva bene che l’animo timido che  appariva dai quei gesti era tutto esteriore. Conosceva il suo carattere deciso e inarrestabile. Gli dava a noia però tale contegno, non riusciva a capire perché dovesse comportarsi in quel modo.

Ah le donne che seccature.

Forse aveva deciso di trovare marito. No, non sarebbe stato da lei: era certo che avrebbe preferito divenire zitella che sposarsi per convenienza. Perché di una cosa Nara era certo: gli occhi di Temari  non fissavano i cavalieri con affetto. Il sorriso non si allargava sino ad essi.

Ormai Shikamaru non si chiedeva più perché facesse certi pensieri. La realtà gli era piombata addosso chiara e limpida come le acqua di un ruscello.

Era realmente interessato alla contessina Sabaku prima come amico e poi in modo più profondo.

Costei  era esausta: il ballo le recava piacere, ma forse i primi due l’avevano deliziata. Trovarsi in coppia con o estranei o uomini che non stimava non era il suo ideale di divertimento. Si era davvero rallegrata di danzare con i fratelli che l’avevano fatta ridere con le storie raccolte nel corso di quell’ora.

Il violino smise di echeggiare con una lunga nota finale dando termine alla prima parte delle danze della serata. Temari si diresse decisa verso  il lato nord della sala da ballo sicura di avervi scorto  un uomo dalla capigliatura scura seduto su una sedia. Questi non era altro che il povero Nara che era riuscito a scovare finalmente qualcosa su cui sedersi.

-Buonasera signore. Come mai non avete ballato? Un giovane della vostra età dovrebbe essere grato agli Yamanaka per avervi offerto un simile invito- chiese con velata ironia

-Dannati i balli e dannato il conte Yamanaka. Non sapete quanto non sopporti questo genere di cose se per di più sono fatte così in grande! Ma perdonatemi come sapete che non ho danzato?- rispose quello alzandosi e porgendo il braccio alla bionda. Infatti tutti si stavano incamminando verso la sala da pranzo per desinare.

-Vi ho osservato. I miei occhi spaziavano per tutta la sala alla vostra ricerca.- disse e accortasi delle proprie parole, con lieve rossore aggiunse – Ero curiosa di vedere se le mie teorie erano fondate-

-Il vostro esperimento è andato a buon fine?-

-Come da me immaginato-

-E, di grazia, potrei sapere il responso?-

-Beh ho immaginato che sareste stato troppo stanco per prendere parte alle danze, in più mi diverte l’idea di voi che ballate. Forse perchè la ritengo un’immagine impossibile-

-La mia arguta amica ha fatto di nuovo centro a quanto pare. Avreste dovuto vedere gli sguardi di mia madre. Meno male che questi arzilli vecchietti russi la tenevano occupata-

-Potrei chiedervi una grande seccatura?- chiese Temari distogliendo lo sguardo per un secondo.

-Come potrei negarvelo sapendo che mi fulminereste sull’istante in caso contrario?- e si fermò per ascoltare le parole di lei. Con aria arrogante, lo fisso negli occhi e gli propose di ballare almeno le prime due danze successive con lei.

Nara fu davvero stupito della domanda primo perché le donne non potevano fare inviti del genere e secondo perché la proposta di per se lusingava la sua idea che l’amica pensasse a lui nello stesso modo in cui lui pensava a lei.

-Ah contessina voi  mi chiedete un grande sacrifico- fece sbuffando

-Sapevo che sareste stato troppo pigro per accettare. Ma potreste mettervi di impegno per una volta- sbuffando a sua volta e costruendo un espressione indispettita.

-Voi mi incolpate di pigrizia, ma io sono inglese e la nostra caratteristica è la flemma. Io sono soltanto la reincarnazione dell’inglese flemmatico-

-Allora per due balli rinuncerete alla vostra natura.- affermò la contessina Sabaku con tono dispotico.

-Agli ordini vostra Altezza Serenissima- disse facendo sbattere i tacchi.

 

***

 

La cena era allegra e rumorosa, per un caso Temari e la contessina Ino si erano trovate vicine e davanti a loro il silenzioso Gaara e Nara. La conversazione era delle più banali: la contessina Yamanaka stava esprimendo la sua gioia nel fatto che lei e la sua vicina compissero gli anni lo stesso giorno anche se in mesi differenti. Gli astanti sorridevano educatamente agli sproloqui della signorina.

-…davvero una casualità quanto mai azzeccata, non credete signor Nara?-

-Si, sono pienamente convinto che il fato abbia voluto graziarvi o punirvi con tale scelta- rispose questi scambiando un’occhiata d’intesa con Temari

-In che senso, scusate?- fece ingenuamente la contessina Sabaku.

-Graziate perché così siete più unite. E punite per il fatto che vi tolgono un po’ di distinzione. Meno male che il mese è diverso. Potete riscuotere gli auguri ad una lunga distanza l’una dall’altra-

-Beh non così lontano quanto pensiate voi-

-Perché quando siete nata?- chiese in tono garbato.

-Il 23 agosto, mentre la contessina Yamanaka il 23 settembre. Come notate non molto lontano-

-E invece signore quando dovremo festeggiare il vostro compleanno?- chiese la contessina Ino curiosa.

-Non molto distante dal vostro a dir la verità. Sono venuto al mondo il 22 settembre-

-Oh ma che bello. Sarebbe straordinario festeggiare i nostri compleanno con una grande festa. Non trovate?-

Ormai la ragazza stava progettando altri divertimenti.

-Purtroppo mia cara prevedo che non si potrò attuare il vostro desiderio. Sono convinta che il signore qui presente non si tratterà quasi un anno sulle rive della Moscova- le fece notare Temari che chissà per che era contrariata da un’idea simile.

Ma la signorina non l’aveva udita: era stata annunciata la riapertura delle danze.

Tutti si alzarono da tavola e uno stupito Gaara vide Nara prendere il braccio della sorella per andare a posizionarsi. I sospetti del rosso diventarono certezze e rattristato dalla conclusione che ne aveva dedotto si incamminò rapido verso la terrazza. Lì trovò l’alto cielo scuro puntellato di stelle. In quel luogo nessuno l’avrebbe cercato. Ed era anche libero di pensare a quanto la sorella gli sarebbe mancato. Dopotutto l’Inghilterra distava molto. Nessuno aveva la perspicacia o la conoscenza del più giovane dei Sabaku, di conseguenza non una persona suppose qualcosa di ardito quando i due giovani si sistemarono tra le altre coppie.

I suonatori iniziarono e le gonne delle dame volteggiavano nel salone.

-Siete bellissima stasera- ammise il signor Shikamaru che non aveva trovato l’occasione di dirglielo prima.

Lusingata la contessina arrossì, però non distolse gli occhi dalle iridi nere di lui.

-Me lo dite solo ora? Dovete trovarvi proprio senza argomenti per pronunciare tali parole-

-Siete davvero anche voi una seccatura. Giuro, non sarò mai più sincero con voi. Quindi annoiamoci raccontando di come ieri ho incontro il signor Nessuno che girava senza bastone-

-Non provateci neanche. Ricordate? Io comando quindi trovate subito un altro argomento-

-Siete così smaniosa che io torni in patria?- le chiese a bruciapelo.

Temari stupita da quella domanda balbetto un confuso “no”. Si riprese: -Ne sareste turbato?- chiese maliziosa. Lui in tutta risposta emise un non-compromettente sbuffo. Allora la contessina chiese il motivo di quel quesito.

-Avete detto in tale maniera che non avrei mai potuto fare la festa con la contessina Yamanaka che mi avete creato questo dubbio-

-E voi con la vostra testa egoista avete capito altro. Io…io non volevo partecipare ad un’altra festa danzante- sviò lei che non voleva ammettere il vero motivo della sua frase. Guardando la sala continuò: -Sono già stata così fortunata a partecipare ad una sola di codeste riunioni quest’inverno che averne certe il prossimo mi rende triste-

-Ma voi vi ingannate. Le future di questa stagione non ci sono nei vostri piani?-

-Per me non ce ne saranno altre quest’anno. Mio fratello è stato richiamato da affari in campagna e noi lo seguiamo. Per regalo di compleanno Gaara ha chiesto di rimanere ad Ol’sha e Mosca non ci rivedrà prima di marzo-

Nara fu evidentemente rattristato dalla notizia. Perse quel poco di energia che aveva mostrato. La sua famiglia sarebbe partita dopo il disgelo. La musica si fermò. Stava per tornare alla sua sedia quando Temari lo trattene. Gli ricordò il ballo e a forza lo rimise in pista. Egli si scusò, era sovra pensiero e doveva fare una cosa. Ma la magia che il walzer porta in due giovani è straordinaria. L’essere così vicini e l’uno a l’altro e lontani dagli altri crea un piccolo mondo appartato. Questo è il caso di un determinato tipo di coppia. E Temari e Nara erano quella coppia quella notte. Il giovane la strinse più vicino a sé e entrambi erano estranei agli altri ballerini. I loro volti era costretti ad una distanza che le loro labbra non sopportavano. Le bocche si stavano cercando

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muzik= contadino russo

Beh finalmente posso usare l'espressione del Manzoni: "pensino i miei pochi lettori"...va be' che soddisfazione. Di certo non posso essere allegra del fatto che una sola persona ha recensito, ma non sono indisposta verso nessuno quindi continuo la mia nobile opera. eheh

non ho commenti da fare se non ringraziare il mio più grande fan:

Ulixes= non sai quanto ti devo ringraziare per avere recensito: pensavo di essere incompresa. ritengo che tu abbia ragione forse il tono che ho voluto dare è stato un po' troppo elevato. ma deve ribadire che lo scopo di questa fic è illustrare il mondo, il modo di vivere e anche lo stile in cui io l'ho appreso. purtroppo mi dispiace dirti che non leggerai nulla di mio simile a questo. perchè 1 non sono un'autrice prolifica e le cose che ho scritto sono molto leggere e anche quelle che scriverò. come tu l'hai già citata la mia prima fic è quella che mi caratterizza questa è un omaggio alle mie grandi passioni: il XIX secolo, Tolstoj. quindi ho cercato di in qualche modo emulare le sue scelte di ambientazione, ma sono consapevole di non riuscire neanche ad arrivare a lui e  ho preferito i toni più leggeri e facile di jane austen. spero che la scelta non risulti errata. cmq al centro di tutto è come al solito l'amore e non so come la cosa ti sia gradita, ma Temari e Shikamru hanno dei caratteri tali che si offrono a questo genere di esperimento. ribadisco l'invito che ho fatto (ho recensito la tua fic "antitesi del buon ninja" vai a vedere lì) precedentemente. segui la fine di questa per piacere

Prossima settimana aggiungerò il terzo e ultimo capitolo.

PS:per chiunque si sia interessato a "unire due vite" sappia che sto creando un nuovo capitolo. Non riesco ad abbaondonare quei personaggi.

Abayo

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Capitolo 3
*** Com'è bella la campagna! ***


Come è bella la campagna La contessina Sabaku era tornata felice e rinfrancata da quell’uscita. Il giorno seguente era così allegra che sopportò persino la visita del giovane Inuzuka. Dopo si mise al tavolo e iniziò a preparare, in largo anticipo, la partenza da Mosca.  Come consueto il signor Nara venne a far visita e con grande piacere i due si rividero.
Però a differenza delle sue abitudini egli non si trattene da Temari, ma andò a parlare con Kankuro che stava cercando di far fronte al problema.
Il fattore gli aveva scritto. Nella breve lettera gli si chiedeva di tornare immediatamente a casa che il bestiame a causa della rottura di uno steccato era fuggito in giro per la proprietà e con il freddo sarebbe presto perito. Il buon fattore era una persona molto cortese, ma non sapeva gestire nulla neanche una cosa così innocua. È vero che non avevano molti muziki perché i braccianti avevano finito la stagione, ma si sarebbe risolto tutto. Kankuro lo teneva perché era stato un buon amico di suo padre e in più ogni scusa era buona per restare a Ol’sha.
Il signor Nara continuava le sue visite, ma stava molto più tempo con i fratelli cosa che alla ragazza dispiacque. Se non c’era lui la conversazione era tediosa.
I Sabaku non potevano attardarsi: il freddo avrebbe reso le strade impraticabili quindi era meglio che prima della fine di novembre lasciassero la città.
Si accomiatarono da tutte le conoscenze in modo cortese elargendo espressioni meste e assicurazione che sarebbero tornati il prima possibile. Temari salutò anche il suo grande amico, certa che non l’avrebbe visto molto presto. Al suo ritorno sarebbe rimasto poco tempo.
Era un po’ delusa dalla fine di tutto ciò. Dopo il ballo aveva già cominciato a liberare la propria immaginazione. Non si era allenata in calligrafia scrivendo “signora Temari Nara” su ogni pezzetto di carta, ma anche lei si era concessa di sognare. Solo l’imminente partenza le aveva fatto rendere conto di ciò che lasciava. Sentiva che tutto sarebbe stato noioso e la compagnia di quell’uomo intelligente che stimava  avevo reso la sua vita più luminosa. Ora non poteva tornare tutto come prima. Ma lei lo amava ne era certa. Non avrebbe potuto godersi l’esistenza senza che lui le fosse accanto. Si era così abituata che capricciosa non voleva lasciare ciò che aveva trovato di più caro in quei pochi mesi. Durante il ballo ne aveva avuto la certezza. Sembrava che inconsciamente il gioco dei loro occhi avesse detto tutto. Ed entrambi avevano provato un intenso  desiderio di stringersi ed unirsi. Tutti e due non avevano per la prima volta riconosciuto la passione. E il fuoco imprigionato voleva liberarsi dalla sua gabbia.
-Addio! Fedele amico. Promettetemi di scrivermi con regolarità?-
-E cosa potrei mai narrarvi? Sarete felice a casa vostra-
-Promettete- ordinò guardandolo severa.
-E sia. Ogni volta devo assecondare i vostri desideri-
La contessina sorrise digrignando i denti e strizzando gli occhi. Era la sua espressione speciale.
-Addio, allora-
-Arrivederci- disse Nara sorridendo. Le prese la mano appoggiò le sue labbra sulla bianca pelle.
Il cocchiere aiutò Temari a salire sulla slitta. Le fu data la pelliccia che mise sulle gambe e salutò con la mano.

***

Tutto era stato progettato. Quindi i tre fratelli tornarono a Ol’sha dove tutto era stato fatto trovare pronto. Scesa dalla slitta la contessina andò a cambiarsi e cominciò a dare disposizioni alla servitù affinché fossero allestiti i due appartamenti nell’ala est della casa.
Infatti il conte Uzumaki e sua moglie dovevano recarsi a Arosa in Germania. La fragile contessa Hinata Uzumaki necessitava di un clima più caldo.
I due coniugi erano molto giovani, si erano sposati da appena sei mesi e la contessa era coetanea di Temari. A onor del vero era l’unica signorina che non avesse classificato come frivola. Era una donnina timida e riservata, molto buona con il prossimo. Mentre il marito era un uomo che amava stare in società a godersi la vita. Il conte Sabaku durante una partita al club aveva proposto all’amico di fermarsi un po’ da loro per non esporre la contessa ad un viaggio pericoloso. Aveva aggiunto che sua sorella sarebbe stata lieta di averla in casa.
Ormai era deciso i conti Uzumaki sarebbero venuti ad aggiungersi alla compagnia la settimana successiva.
 Mentre Gaara e il conte si occupavano delle serre dove con l’aggiunta di una falò si sarebbe potuto trascorrere un pomeriggio, Temari badava alla casa. Tenendosi la mente occupata riusciva a non pensare a Mosca. La sua volontà riuscì a far fronte alla nuova situazione: non sarebbe stata una separazione a disarmare la contessina Sabaku!
Alcune volte rimproverava il signor Nara per esser stato il pigrone qual era: non altri uomini visto il suo contegno avrebbero esitato a chiederle la mano. Ma forse egli non ricambiava il suo affetto. Questi pensieri la coglievano solo di notte nel dormiveglia, quando la mente era sgombra da altri pensieri.
Due giorni prima dell’arrivo degli ospiti Gaara controllò se tutto fosse stato disposto correttamente. La sorella stava ricamando mentre il conte faceva una partita a solitario. Entrando nella stanza chiese il perché Temari avesse fatto preparare solo due stanza quando gli ospiti erano tre.
-Come tre? Gaara spiegati meglio. Quante persone arriveranno?- chiese accigliata la dama alzando gli occhi dal suo lavoro. Chi altri sarebbe venuto?
-Tre, Temari. Stai spesso disattenta. E ne riconosco la causa.  Anche il signor Shikamaru Nara verrà a tenerci compagnia.  Nostro fratello l’ha invitato, certo che egli non volesse partire dalla Russia senza aver visto le nostre terre- rispose Gaara proponendo al conte di fare una partita a whist.
Il lavoro le cadde di mano. La sorpresa era troppo grande. Raccolse ricominciò a ricamare sorridendo, gli aveva giocato un brutto scherzo quel giovane. Lei si era pure data la pena come una donna che ha al fronte il marito. Dopo poco si alzò e mise a disposizione del signor Nara la camera con la miglior vista sul cielo.

***

 Si sentì lo scalpitio dei cavalli e i Sabaku si prepararono ad accogliere gli ospiti. Temari fece un profondo respiro, anche se la situazione esteriormente non era cambiata  quella interiore nei confronti del signor Nara si era evoluta. Temeva di sembrare diversa. Gli ospiti furono annunciati e la contessina diede loro un caldo benvenuto.
Il  viaggio era andato bene e sarebbero stati lieti di averli in salotto alle 5 per il tè dopo che si fossero rinfrescati.  Venne loro mostrato la stanza. Il signor Shikamaru rientrò ben presto in salotto convinto di trovare la contessina da sola o con la vecchia balia. E fu così infatti che la vide seduta sul divano a discutere il modo per trascorrere un pomeriggio alle serre. La famiglia aveva tanto progettato perché anche se non si trattava di aria aperta, sarebbe stato salubre non passare tutto il giorno in casa. In più era un bel cambiamento. L’unico problema era quello di non prendere freddo. A questo proposito i suoi fratelli avevano lavorato.
Secondo la balia era troppo pericoloso esporre la signorina e la signora a tale clima. Temari non voleva rinunciare ad una cosa così piacevole per paura di un raffreddore. Il signor Nara tossicchiò e fece notare la sua presenza alle signore.
-Buongiorno! Pensavo che sareste stato molto più tempo nelle vostre stanze. Il viaggio deve essere stato faticoso- Temari gli si rivolse sorridendo.
Il signor Shikamaru sbuffò. Riconosceva il fatto che quella signorina non sarebbe cambiata neanche con una guerra. Non lasciava trasparire più sentimento di quanto volesse. Questo fatto lo faceva dannare poiché egli non poteva capire se fosse stato l’unico a provare qualcosa di intenso durante il ballo. Egli però ammetteva che questa caratteristica della dama gli faceva tanto avere  più stima di lei di quanto non ne avesse già.
-Signora Chiyo può gentilmente andare a far preparare il samovar*. Il signore ne sarebbe lieto.-
-Mi leggete nel pensiero contessina. Ho giusto bisogno di una tazza di tè per addormentarmi ancora di più-
La balia si alzò e con sguardo disapprovazione li lasciò soli.
-La vostra balia non sembra felice della mia presenza- constatò il signor Shikamaru che si mise di fronte a Temari.
-Non preoccupatevi non ne siete voi la causa. Ha sempre disapprovato il fatto che una signorina come me faccia la padrona di casa. In passato ha fatto pressione su mio fratello perché mi si mandasse da non so che parente per…avere il contegno coretto, immagino-
-Penso che la signora abbia ragione. Una signorina non dovrebbe essere la padrona di una casa, soprattutto se questa siete voi. Avete salutato bene i vostri ospiti, ma agli amici come me il protocollo non esige un’accoglienza ben più calorosa?- disse il giovane gettando l’amo alla  dama che fu solerte a coglierlo.
Ella rispose con tanto calore da farsi sfuggire queste parole:
-Voi mi rimproverate dunque! E io non dovrei rimproverare voi? Pensavo che non ci saremo rivisti per mesi e mesi , quando scopro che la mia attesa non dovrà essere più di qualche giorno. Potevate farne menzione-
-Vi ho fatto penare dunque. La mia vanità se ne rallegra. La contessina Temari Sabaku si interessa della mia compagnia. Chissà cosa direbbero le nostre conoscenze in città-
-Smettetela di sognare, signore. E non portate quei demoni in questa casa. Ma dopo tutto il mio affanno potrei sapere come mai siete venuta da Ol’sha. Avete detto ogni genere di sciocchezze, ma non questa.- sbottò acida. Si alzò per prendere le carte da gioco così da non rivelare la propria espressione all’uomo ghignate sul divano.
-Pensate forse ch’io avrei fatto la fatica di scrivervi? Le penne sanno essere molto pesanti e la mia mano poco sollecita a muoverle. Quindi ho ritenuto meno faticoso venirvi a trovare-
La contessina ritorno davanti a lui e con un’espressione di intima letizia propose di giocare a carte dato che gli scacchi era lontani in quel momento.
-Avete avuto occasione di guardare il cielo da quando siete qui?- chiesa la ragazza ormai catturata più da lui che dal gioco.
Fece un cenno di assenso in proposito. Disse di aver avuto sempre fiducia nel giudizio della contessina e ammise di averlo trovato lui stesso molto piacevole. Differente da quello di Mosca.
-E allora qual è che preferite? Quello di casa vostra o il mio?- fu la domanda di Temari
-Che seccatura che siete non posso mentirvi o almeno non posso mentire a me stesso. Quindi correndo il rischio di farvi indisporre ammetterò che amo sempre il mio. Però questo cielo di campagna ha qualcosa di irresistibile che non vi so spiegare-
Gettò le carte sul tavolo. Anche se Temari osservava molto il suo avversario era riuscita a vincere.
-Pensate che cieli ci devono essere sulle testi dei rivoltosi di quest’anno. Soprattutto in Italia  e in Austria. Spererei che il nuovo imperatore sappia far fronte alla situazione-
-Siete più informati dei nobili in città. Riuscite sempre ad essere più informata di qualsiasi uomo che passa le giornate a leggere il giornale al club. Francesco Giuseppe è stato incoronato solo 2 il dicembre! A mio parere è solo un ragazzo-
-Un ragazzo! Come potete dire cose del genere ha diciotto anni. Mi sembra che possa essere responsabile delle proprie azioni.-
-A me pare che la giovane età sia un impedimento. Non ha già esperienze di vita, figuratevi di governo!-
Temari ribattè con vigore: -Non è molto più giovane di voi. Vi considerate già vecchio?-
-Io sono vecchio. Nell’animo. E vorrei esserlo abbastanza per certi versi. C’è ancora qualcosa della giovinezza che però vorrei avere.- esclamò avvicinandosi sempre più alla fanciulla.
In sussurro la ragazza, fattasi anche ella sempre più vicina, gli chiese quale fosse…
Ma vennero interrotti dall’arrivo del conte Sabaku che stava accompagnando il conte Uzumaki e la moglie in salotto per il tè.
-Di che cosa stavate parlando?- chiese Kankuro facendo accomodare la contessa.
-Nulla di speciale. Nuovi regnati di quest’anno- ripose un po’ alterate Temari riprendendo il controllo.
-Allora stavate parlando della principessina Louisa?-
Il signor Shikamaru chiese delucidazioni. Non aveva mai sentito parlare di quella fanciulla.
-Ma come? Sarete vergogna del vostro paese! È la quarta figlia della vostra regina- disse il conte Uzumaki ridendo.
- E’ vero. L’ho sentito a-anch’io. È nata in marzo- confermò debolmente la contessa Uzumaki.
-Oddio un’altra seccatura. La regina non sa fare altro che dare al mondo donne. Non mi stupirei che il principino Alberto perisse e le sorelle ne facessero la propria fortuna- e sbuffando il signore si alzò.
Entrarono i camerieri con il tè e dopo di loro Gaara. Quando egli si fu avvicinato alla sorella questa gli sussurrò
-Sai dirmi come mai è arrivato così in ritardo il tè? Avevo chiesto alla signora Chiyo un bel po’ di tempo fa di far mettere il samovar-
Il fratello ripose di essere stato lui a far preparare tutto dopo, così che i domestici non avrebbero potuto interrompere la discussione con il signor Nara. Temari in tutta riposta gli accarezzò una guancia.

***
Il giorni passarono tranquilli costellati da piccoli intrattenimenti creati dai Sabaku. Si era suonato, cantato molto, gli uomini erano andati a fare cavalcate per la proprietà ritornando infreddoliti e smaniosi del fuoco. La contessina Sabaku e il signor Nara non erano più riusciti a stare soli. Molte volte nei loro gesti c’era il desiderio di allontanarsi per rimanere in reciproca compagnia.
Così il giorno prima del utilizzo delle famose serre proposero di andare a controllare che fossero adatte a quello che il conte si era prefissato. Era strano come nel silenzio i loro voleri erano così legati dall’intesta comune che bastava un’occhiata per cercare di sviare la compagnia. Ma non si era udita da quelle bocce una parola esplicita.
Si recarono sul lato est della casa chiacchierando come facevano di solito, ma varcata la soglia il silenzio cadde fra loro. Temari fingeva di occuparsi delle piante con il cuore che rimbombava nel petto. Il signor Nara invece guardò il cielo prese un gran respiro e prese la sua decisione.
-Temari potreste venire qui per piacere-chiese anche se si avvicinò prima che ella avesse mosso un passo. La fanciulla a sentirsi chiamata con solo il nome di battesimo era rimasta immobile in attesa che lui continuasse.
Ora erano vicini l’uno all’altra, potevano specchiare i propri occhi che non  si cercavano: si erano trovati.
-Mi sembra che il mio sentimento sia stato palesato dalla mia venuta qui.- ormai la sua voce era un sussurro. Era spinto da un’irresistibile forza a schiudere le labbra su quelle della ragazza che sorridendo rispose: -Volete almeno fare la fatica di dirmi che mi amate e devo sempre fare tutto io?-
Egli scoppiò in una subitanea risata e senza attendere un secondo di più la strinse forte fra le sue braccia e trovate le sue labbra vi impresse il suo bacio. Temari posò le mani sul viso di lui e lo trascinò in un bacio impetuoso.  Si separarono per prendere fiato, ma dopo la passione gli fece riunire per godere di quella inebriante sensazione che il contatto con la persona amata stava dando loro.
 Temari si staccò a fatica dal giovane e pretese di sentire le parole egli aveva prima taciuto.
-Va bene, seccatura che non sei latro. Vuoi davvero sentirle?-
L’uso del tu gli era valso il premio di un altro bacio.
-Tu non mi fai parlare! Volevo affermare con la più grande convinzione che ti amo. E sarebbe  mia esplicito desiderio prenderti come sposa se tu acconsenti-
-Si. Voglio diventare vostra moglie, anche se riconosco di mettere la mia vita nelle mani di un pigrone che si lamenta sempre e non riesce  a stare in società- rispose ridendo
-Volete proprio che io ritiri la mia proposta. Dammi del tu- fece Shikamaru serio
-Solo perché me lo chiedi tu. Però posso asserire che se osi solo ritirare le tua parole io ti perseguiterò per sempre perché anch’io ti amo, moltissimo devo aggiungere- e ghignando lo strinse forte.
-Potrei sapere da quanto tempo lo sai di amarmi. Ci avete…hai messo un bel po’ di tempo prima di confessarmelo. Pensavo che sarei morta zitella- disse Temari che si sedette su una poltrona vicino alla porta mentre lui la raggiungeva con la solita flemma
-Non lo so esattamente. Ma parlare con te mi ha indotto ad amarti. Sei la donna migliore che io conosca. Avevo già deciso di chiedere la tua mano durante il primo ballo dal conte Yamanaka-
La contessina taceva stringendo la mano dell’uomo che  avrebbe passato tutta la vita con lei.
-Poi , dopo la scoperta che saresti tornata nella tua residenza. Ho riflettuto  e mi sembrava di avere trovato un buon modo per non separarmi da te, amor mio- continuò con imbarazzo
E stupita la ragazza capì il perché di quel cambiamento repentino dopo il primo ballo.
-E allora è per questo che da quella sera avete passato molto più tempo con mio fratello. Scusa. Hai passato. Volevi divenirgli così intimo da poter accettare un invito a Ol’sha! Deve essere stata una seccatura per te, Shikamaru-
-Ebbene lo è stato, ma se rammenti io avevo detto che se ne ho il desiderio io mi metto d’impegno-
Shikamaru portò la mano di lei sulle sue labbra
-Ora la cosa che desidero e divenire tuo marito e stare con te per sempre-
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*samovar= bollitore per il tè usato in Russia soprattutto nel XIX secolo, oggi quasi caduto in disuso

Siamo alla fine! Spero che vi sia piaciuta e vi abbia fatto scoprire qualcosa che non sapevate.
Se sono presenti degli anacronismi storici sarò lieta di venire a sapere da voi questi miei errori.
Ringrazio di cuore Fly_92, Cyberman93 e

Ulixes: sono contenta che tu non abbia trovato errori di ortografia, ne faccio una marea e correggere per me è una vera e propria seccatura. Questo capitolo non è stato rivisto per la premura di aggiornarlo in tempo. Sai meglio essere puntuali anche se non molto attesi. Sono ancora dell’opinione che la mia fic sia molto banale, ma non oso contraddire il mio più interessante recensore. Spero che tu commenterai il discorso su Francesco Giuseppe di cui ho letto la biografia e ho cercato di rendere al meglio l’opinione degli stranieri alla sua turbolenta salita al trono a Olmutz.  Grazie mille
 
Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto la fic e gli ignoti che la recensiranno in futuro!

Ps:mi scuso per il continuo cambio di formato, ma con questo finalmente sono riuscita trovare uno che mi piace.

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