When love stops

di SaraShawol1994
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: J ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: K ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: J ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: K ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: J ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: K ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Help. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: KIBUM!! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Thank you! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Mughetto. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Amnesia ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Remember. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: The wish come true? ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Diary pages ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: I need you! ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Good Luck, Jonghyun! ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Can I ask you something? ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Self-control ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Terror's moments ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Empty Doom ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: When Love Stops (part 1) ...and becomes insanity. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: When Love Stops (part 2) ...a second chance. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: J ***



 

Fu strano il come era iniziato tutto il casino. Fu strano il mio comportamento. Il tuo. La situazione... e sopratutto, il come si concluse. Non pensavo che sarebbe andata così. Non avrei voluto che andasse così. Vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei non fare lo stesso errore di nuovo.

Vorrei buttare via questo stupido orgoglio... e anche tutte queste cose che ho usato per non pensarti. Vorrei buttare via il mio stupido carattere. Vorrei poterti far capire quanto mi manchi... quanto fa male non averti al mio fianco. Vorrei farti sapere quanto sei importante per me. Vorrei dirti quanto ho bisogno di te.

Scusa se ti ho fatto del male. Mi stai distruggendo. Mi sto distruggendo. Ora, sei tu quello che sta facendo del male a me, anche se sto facendo tutto da solo. Odiavi la mia presenza... io odio la tua assenza. Per favore, perdonami... Solo ora mi accorgo di quanto ti amo.

 

 

***

 

 

CAPITOLO 1: J

Jonghyun e gli altri membri del gruppo erano stati invitati ad una festa privata in una specie di discoteca. Il ragazzo però, non era molto in vena di festeggiare - al contrario degli altri -. Aveva appena avuto una giornata pessima.
Tradotto: aveva litigato con Kibum, di cui era innamorato da prima del loro debutto come idol. Questo lo rendeva triste e gli faceva passare la voglia di fare qualunque altra cosa.

Quella sera pensava ad un modo per distrarsi, cercava un qualcosa che non gli facesse ripensare alla discussione avuta con il più giovane.
Oltretutto, la ragione del battibecco era qualcosa di così futile e privo di senso da far ridere chiunque: aveva risposto malamente “ Eddai Bum!!! Sei peggio di una donna mestruata quando fai così! Piantala di rompere!!” - anche se non era la prima volta che litigavano in questo modo - ai continui rimproveri del biondo.
La situazione era in seguito degenerata - a causa del carattere di Kibum - ed avevano iniziato a insultarsi ed a dirsi cose che non pensavano sul serio, presi dalla foga del momento di rispondere. Si erano lasciati andare all'orgoglio non pensando alle conseguenze, - tutti e due con le lacrime agli occhi - stavano per affrontare il periodo più oscuro della loro vita.

 

Kibum si era arrabbiato e - con le lacrime trattenute sugli occhi, ormai lucidi - dopo aver tirato uno schiaffo al più grande ed avergli dato dello stronzo, si era rinchiuso in camera sua. Ci era rimasto male Jonghyun a quel gesto... ma pensava che gli sarebbe passata a breve. Invece no.
Cinque giorni e ancora niente, non gli aveva ancora rivolto praticamente la parola. Parlavano solo davanti alle telecamere, dove erano costretti a comportarsi normalmente o in presenza del manager, per non farlo insospettire e innervosire. Una volta a casa, il più giovane si barricava nella sua stanza fino all'ora di cena se non aveva il turno per cucinare/pulire o fare commissioni.

Gli altri membri del gruppo si accorsero di questo cambiamento, si preoccuparono, “Jjong e Key litigano spesso, però stanno esagerando.” pensarono. Come risolvere la cosa? Non lo sapevano nemmeno loro. Sarebbero intervenuti più in là nel tempo probabilmente... per il semplice fatto che non sapevano come reagire e cosa fare. Decisero di comportarsi normalmente.

 

Non pensavo si fosse arrabbiato così tanto.” Jonghyun era ancora leggermente alterato mentre ne parlava con Minho, ma sapeva quanto l'altro ragazzo fosse sensibile e sopratutto irascibile. “Si risolverà tutto Hyung, tranquillo. Siete solo un po' stressati tu e Key.”


Bussò parecchie volte in quei giorni alla sua porta, delicatamente, attendendo il permesso di entrare... nonostante tutto, anche se non capiva il perché il più piccolo si fosse offeso fino a quel punto, voleva scusarsi... era colpa sua in fin dei conti.
Bussò e bussò senza mai ottener nulla, Key non lo lasciava entrare, lo ignorava; quando provò a girare la maniglia e ad entrare nella sua camera, si accorse che teneva la porta chiusa a chiave. “Lasciami stare, stupido bronto cane idiota!” urlava Key da dietro la porta.

Bum...” pensò sconsolato. Non avrebbe mai voluto ferirlo... - nonostante non si fosse accorto delle cose tremende che gli aveva detto - non credeva davvero che gli avrebbe dato tutto quel fastidio una frase simile. Era un semplice litigio... di solito poi, si risolveva tutto, tornavano a ridere e scherzare come se nulla fosse... semplicemente continuando a tirarsi piccole frecciatine. Concludevano ogni discussione con un abbraccio.
Kibum... a me piace litigare con te... bè... diciamo, in un certo senso... per il modo in cui poi facciamo pace... mi piace abbracciarti... anche se mi piacerebbe essere qualcosa di più per te...” pensava e ripensava Jonghyun tutte le sere, prima di addormentarsi.

 

Si arrese.
Non ci provò più di tanto - dopo un numero di giorni che a lui parevano troppi - a cercare di scusarsi... ed è per questo che la cosa peggiorò ulteriormente.
Forse, se avesse continuato a provare a scusarsi. Se avesse continuato a tormentare la porta della camera di Kibum...










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Annyeong! çç
Mi è mancato da morire pubblicare qui su EFP!! Giuro!
Mi sto impegnando tanto per fare bene questa fan fiction. Non voglio deludere voi e tutte le persone che continuavano a sostenermi mentre la abbozzavo!
Spero sia di vostro gradimento! Qualunque cosa vi risulti insignificante, strana o se semplicemente volete farmi notare qualcosa/errori - di qualsiasi genere - fatelo!!!
Vorrei delle recensioni, per capire se sto facendo bene, se la storia non è noiosa e tutto.
Questo primo capitoletto è un po' corto, il prossimo sarà più lungo e si scopriranno cose che in questo, sono un po' confuse o celate.

Grazie dell'attenzione. Un bacione. Spero vi piaccia e che vi abbia incuriosito.
Al prossimo capitolo.


Un bacione a tutti/e.
Sara.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: K ***


 



CAPITOLO 2: K

I giorni passarono senza che Jonghyun se ne rendesse conto e la situazione si aggravò sempre di più. Il risentimento verso quelle parole, per Kibum aumentava.

Forse aveva bevuto troppo, tanto da non accorgersi di essere ubriaco. Barcollava dappertutto, si teneva a malapena sulle sue gambe, tanto da non capire più dove si trovasse. Aveva deciso di sfogarsi in quel modo. Aveva deciso di non pensare a nulla. Aveva deciso di lasciarsi andare, di non dar peso, almeno per quella sera, alle parole del ragazzo che gli piaceva. Si. Perché quelle stupide parole uscite dal più grande facevano male.

 

JONGHYUN!!! Perché non hai finito di pulire la cucina?! È il tuo turno oggi!”
Che palle Kibum! Lo faccio più tardi. Ora fammi riposare un pochino!”
Jonghyun!! Prima lo fai, prima hai finito! Muovi il culo! Oggi tocca a te!”
Si si... ok... vado appena c'è la pubblicità.” disse sbuffando il più grande, seduto davanti al televisore a guardare un drama.
Jonghyun!” continuò a chiamare il suo nome diverse volte, innervosito. “Non mi va che la MIA cucina rimanga sporca dopo pranzo! Muoviti e non fare storie!!”
Kibum, sei acido! Mi hai rotto le scatole! La vuoi smettere?!” iniziò ad alterarsi Jonghyun. “Ho detto che vado durante la pubblicità, mica ho detto 'no fattelo da solo'!!!”
Non mi interessa! Ci sono giorni che faccio da mangiare, preparo tutto al meglio e poi pulisco pure dove sporcate e non dico nulla! Perché non puoi essere un po' educato e rispettoso?!”
Mi sembri mia madre!”
Piantala, idiota!”
Non rompere tu!! Fattelo da solo a questo punto, se ci tieni a farlo subito!”
JONGHYUN!” replicò autoritario.
Il più grande si alzò arrabbiato e si diresse verso la sala da pranzo. Iniziò a sparecchiare la tavola.
Ci voleva tanto?!”
Kibum, stai zitto!”
Stai calmino Jonghyun! Non hai il diritto di zittirmi, ok?!”
Jonghyun - sbuffando - continuò a sistemare e a pulire la tavola e il resto della cucina. Era un battibecco stupido il loro, ma tutti e due erano testardi. Lo stress dei giorni passati li stava sfiancando, portandoli allo sfinimento mentale, oltre che fisico.

 

Dopo essersi leggermente calmato, il biondo  - prendendo un respiro profondo - si diresse verso il più grande. Toccò la sua spalla. “Senti Jonghy...”

Lasciami stare!” continuò l'altro, lavando i piatti seccato.
Volevo sc-” cercò di scusarsi Kibum, ma venne interrotto dall'altro, che iniziò a sbraitare.
KEY, LASCIAMI IN PACE! CHE PALLE! DEVI SEMPRE DARMI ORDINI! NON SONO UNA TUA MARIONETTA OK?!”
M-ma...”
Piantala Bum!!! Sei peggio di una donna mestruata quando fai così! Piantala di rompere!!”
J-Jong... ti ho solo chiesto...... volevo...”

Jonghyun, continuò a pulire freneticamente, senza mai guardare in faccia Kibum, che scappò via dopo l'ultima frase pronunciata dal più grande: “Sono anni che ti sopporto e che mi comporto da amico... ora basta, hai rotto davvero! Mi sono rotto di te e del tuo comportamento da principessina egoista pre-mestruo!!”
E un po' Kibum sapeva che era colpa dello stress... ma questo non giustificava il moro a dirgli certe cose... dopotutto, gli aveva solo chiesto di tenere ordinata la cucina no? Non aveva chiesto il mondo.

Si chiuse in camera sua e pianse. Pianse fino a finire le lacrime. Quelle parole gli rimbombavano in testa, come se ci fosse un megafono nei suoi timpani. “Sono anni che ti sopporto e che mi comporto da amico...” cosa voleva significare? Che non voleva più essergli amico? Che aveva sempre finto o faticato per esserlo? “Mi sono rotto di te!” era peggio del rumore di un potente martello pneumatico tutto quello.

Kibum voleva bene a Jonghyun. Più che ad un amico, lo sapeva da anni ormai, si era innamorato del più grande... e quelle parole – oltre ad averlo ferito – lo avevano distrutto psicologicamente.

Sapeva che il suo amore non sarebbe mai stato ricambiato, che era da nascondere e far rimanere in un angolo per sempre, ed era per quello che aveva sempre cercato di non staccarsi mai da lui. Se non poteva essere l'amore della sua vita, voleva almeno essere il suo migliore amico.

Aveva perso il suo amore ancora prima di far scoccare qualcosa (perché, secondo lui, Jonghyun non l'aveva mai considerato come un possibile partner, ma più come un fratello), ma... non pensava di poterlo perdere anche come amico. La paura lo assalì. Entrò in iperventilazione.

 

Si era messo a parlottare del più e del meno con alcuni altri idol presenti alla festa, continuando però, a tornare sul discorso principale: Jonghyun. Perché tutti dovevano ricordargli lui e di quanto fosse in collera con quel dinosauro?! Per cosa poi? Una cavolata!
Lo faceva imbestialire, irritare! Ma nonostante tutto gli voleva davvero bene.. - forse era quello il motivo per cui se l'era presa così tanto -, e nonostante la sbornia, non riusciva a fare a meno di pensare a quanto si sentisse stupido. Non avrebbe mai voluto reagire in quel modo, ma l'istinto, in certi casi, annebbiava la sua mente.

Scolava la bottiglia d'alcol - che aveva in mano - come se fosse nel deserto e quell'oggetto contenesse l'acqua in grado di salvargli la vita, ballando senza un minimo di ritmo in corpo e scuotendo la testa violentemente, come a volersi fare del male.

Ragazzi e ragazze - idol e non - gli si avvicinavano e gli ballavano intorno come avvoltoi. Kibum non se ne preoccupava, anzi, gli faceva piacere e stuzzicava tutti quelli che lo adocchiavano. Non aveva mai fatto questo genere di cose, era perverso e gli piaceva essere al centro dell'attenzione, ma la sua etica gli avrebbe proibito - in altri casi - di buttarsi tra le braccia di un altro essere umano - di qualsiasi sesso - durante il periodo della sua cotta per Jonghyun. In quel momento però, lo vedeva come vendetta nei confronti del ragazzo che l'aveva ferito, che sicuramente era in qualche altre parte del locale, probabilmente a spassarsela con un paio di sgualdrine. Tanto che importanza poteva avere? Per Jonghyun, lui non era più nemmeno un amico no?

 

Una ragazza dai lunghi capelli mossi e rossi, che indossava un vestitino corto, nero e attillatissimo - a momenti non le copriva nemmeno le natiche -, aveva puntato il biondo da diverso tempo. Gli si avvicinò sculettando, stringendogli saldamente le braccia attorno al collo ed iniziando a muovere il bacino contro il suo. Kibum non aveva nulla in contrario, anzi, si lasciò trasportare dalla situazione e dalla musica, continuando a bere e a ballare.
Portò una mano al fianco destro della ragazza, avvicinandola a sé.
Ballavano sensualmente, tutti e due. Lui alla ricerca di conforto, di una via di fuga dai pensieri. Lei, semplicemente, voleva avere quel ragazzo biondo tutto per sé quella sera, lo si capiva da come lo guardava. Si capiva da come lo aveva osservato per tutto il tempo.

 

Lo trascinò, sempre ballando, in un posto più appartato. Quel locale possedeva anche delle stanze al terzo piano... E le intenzioni di lei non erano di sicuro di far rilassare il ragazzo, troppo ubriaco e agitato per rendersi conto di cosa stava per accadere.

Lo trascinò nella prima camera libera, buttandolo sul letto ed iniziando ad assaggiare il suo collo. Kibum non si ritrasse, nella sua testa ormai vagava l'idea che Jonghyun si stesse facendo decine e decine di ragazze, quindi perché non far anche lui la stessa cosa? Poteva usare la scusa che era ubriaco no? Aspetta... perché doveva giustificare le sue azioni? Un ragazzo single, - bello come pochi e famoso - di ventidue anni non aveva forse il diritto di fare ciò che voleva? La sua cotta lo aveva proprio stordito. Doveva dimostrare a se stesso forse che non dipendeva da Jonghyun?

Forse era esagerato, ma sapeva quanto l'altro ragazzo fosse attraente e piacesse alle donne. Tutti sapevano che Jonghyun piaceva sia ai ragazzi che alle ragazze. Quindi, perché anche lui non poveva farsene un paio? Non c'era nulla che glielo impedisse. Mica erano fidanzati lui e Jong. Nella testa confusa di Kibum si insinuavano sempre più pensieri contorti.“Dopotutto, non siamo nemmeno fidanzati. Lui mi considera solo un amico...anzi... ormai nemmeno più quello, forse dovrei distrarmi un po'.”

La ragazza iniziò a passare le mani su tutto il corpo di Kibum, aprendo la giacca di pelle nera e sollevandogli di poco la maglietta bianca che indossava. Prese a baciarlo passionalmente su ogni parte del corpo, sfiorandogli il cavallo dei jeans rossi.

Dopo aver esplorato per bene ogni centimetro di pelle con le mani, la ragazza aprì lentamente la zip dei pantaloni. Li abbassò e subito dopo fece la stessa cosa con i boxer. Si concentrò sulla zona intima del ragazzo - che però sembrava non avere reazioni istantanee -.
Kibum non riusciva a pensare al tocco di quella ragazza bellissima che si stava prendendo cura di lui. Non riusciva a pensare a niente a causa del troppo alcol - che faceva focalizzare i suoi pensieri, purtroppo, su Jonghyun -... e si sentiva stupido per quello che stava facendo.

Jonghyun gli piaceva sul serio. Gli piaceva tanto. E allora perché si ritrovava in quella posizione compromettente? L'unica cosa che riusciva a pensare con lucidità allarmante era “Sono uno stronzo!”.
















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Ciau ragazze C:
Spero che lo scorso capitolo l'abbiate gradito e vi abbia incuriosito! (E ovviamente, spero di non avervi deluso con questo!)
Ringrazio chi ha recensito, chi ha inserito la storia nelle preferite, chi nelle seguite e chi nelle ricordate!! *-* Sono felicissima che siate tante a volervi tenere aggiornate (nonostante il primo capitoletto fosse carente di contenuto!)... per le recensioni è stato un disastro ahah, ma diciamo che non c'era nulla da dire :'D quindi non mi sono stupita. ;) spero di avervi incuriosito ancora più di prima! *-* (diciamo che questo capitolo serviva a chiarire i buchi che avevo lasciato - di proposito - nello scorso).
Durante la revisione (prima di pubblicarlo), ho avuto di sottofondo: Insane dei BTOB, quella canzone è stupenda. ç_ç (seguita poi dall'album di Henry).

Fatemi sapere tramite recensione se vi è piaciuto... se c'è per caso qualche errore o se avete dei dubbi.
Un bacione grande grande.
Al prossimo capitolo!!
Sara. <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: J ***





 



CAPITOLO 3: J

Quella sera l'unico pensiero che tormentava Jonghyun, era il viso del biondo che lo ignorava. Che andava in giro a parlare con altri idol, lasciando lui da solo.

Il viaggio in macchina per arrivare alla discoteca era stato pessimo. Il più giovane rideva e scherzava con tutti i membri tranne che con lui; lo faceva con così tanta naturalezza da sembrare normale. Questo a Jonghyun dava immensamente fastidio, anche perché gli altri membri non ci davano peso.
Era successo altre volte che avessero battibecchi simili... e tutti sapevano quanto Key fosse vendicativo e isterico; peccato però che stesse esagerando. Erano più di due settimane che andava avanti quella buffonata.

Ballava e scuoteva la testa seguendo il ritmo caotico della musica assordante. Voleva allontanare ogni preoccupazione per quella sera.
Poco più tardi, quando si accorse che lo stordirsi le orecchie non aiutava il suo cervello a smettere di urlare Kibum, si avvicinò alla zona bar e ordinò da bere qualcosa di fortemente alcolico.
Non se ne intendeva di liquori e cose di quel genere, dato che aveva promesso a Key che non si sarebbe mai messo a bere seriamente - così da diventare astemio per non esagerare, tralasciando però la birra. La sua cotta per il biondo era così forte da fargli fare le cose più strane. -

Si faceva riempire il bicchiere di quella strana bevanda amarognola e dal sapore forte per poi mandarla giù tutta d'un fiato. - Nei film facevano così, voleva imitarli e scoprire se ci si sentiva davvero meglio. -
Beveva e faceva cenno al barista di riempire nuovamente il bicchierino. Non gli importava più di quella stupida promessa fatta all'altro ragazzo.
Continuò e continuò finché non si sentì la testa sempre più leggera. La sua mente era annebbiata ma ancora troppo cosciente per i suoi gusti. Purtroppo era ben cosciente di essere ormai non più lucido e sopratutto cosciente di essere un stupido.

Per una stupidaggine simile si stavano facendo il muso?

Perché non aveva usato altri termini per litigare?

Perchè avevano usato quel tono di voce per discutere? Anche un litigio, con un tono diverso, poteva sembrare meno serio.....

Perché non gli aveva chiesto scusa da subito? O perché non aveva insistito un po' di più per chiarire? Com'era possibile che pensasse con più lucidità da brillo?


Si alzò per cercare di smaltire un po', recuperare il senno ed andare alla ricerca del ragazzo per scusarsi una volta per tutte, prima di smaltire la sbornia - perché da mezzo ubriaco era più facile, le parole potevano uscire con più facilità -. Si sentiva un codardo a farsi aiutare dall'alcol... ma voleva sinceramente chiarire, mettere tutto a posto.
 

Vide distintamente una donna dai lunghi capelli rossi appiccicarsi al suo Kibum. Gli salì il sangue al cervello. Ballavano sinuosamente, scontrando i due bacini.
Il vestito di lei, copriva a malapena il sedere “Un po' cortino non trovi?” diceva tra se e se Jonghyun, come per prenderla in giro “e quei tacchi? Non sono un po' esagerati?” cercava di calmarsi. In altre circostanze, quella ragazza gli sarebbe anche piaciuta, dopotutto, lui oltre a mangiare con gli occhi Key, era un quasi etero.
Non si era mai definito bisex, dato che gli piaceva solo Kibum come ragazzo... ma forse la causa era la sua cotta che gli appannava gli occhi impedendogli di vedere gli altri.

Era stordito, ma in quel momento riusciva a vedere e capire, con lucidità, che il suo Key era tra le braccia di un avvoltoio - femmina - pronto a mangiare la sua preda.

Si avvicinò cautamente, facendosi largo tra la folla e cercando di evitare di finire ad abbracciare il pavimento - a causa dei continui spintoni che riceveva dalle persone che ballavano -.
Non voleva credere che il biondo stesse rimorchiando una ragazza.
Jonghyun era innamorato da tanto tempo di Kibum, ma non aveva mai pensato che anche l'altro ragazzo avesse dei bisogni da assecondare. La gelosia lo stava lacerando, e non aveva il diritto di interferire.
“Mica stiamo insieme.”

Vide la rossa portare via il suo Key.
Usando la poca lucidità che albergava ancora nel suo cervello - o forse sfruttando il suo stato di mezza ubriachezza -, decise di seguire i due per vedere fin dove si sarebbero spinti. Non riuscì a trattenersi, doveva spiarli.

Non si era sbagliato. Sapeva che quello tirato via era il suo Bummie. Nonostante la poca luce, il caos, la sbornia e un numero improponibile di persone, l'aveva riconosciuto. Purtroppo. Sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.

Li seguì fin dove la folla non disturbava più e si accorse che erano entrati in una camera, lasciando la porta semi aperta.
Rimase sconvolto quando vide la rossa inginocchiata davanti al ragazzo, sdraiato al bordo del letto, che si teneva su con i gomiti. Osservò tutta la scena impietrito, sperando che Kibum si fermasse in tempo.
Era amareggiato e triste come non mai alla vista della ragazza che prendeva completamente in bocca l'erezione del suo amore.


Si sentì adirato come mai prima di allora, - tanto da scappare via - dopo aver notato che il biondo, dopo essere venuto nella bocca della ragazza, guardava - con i suoi occhi felini - compiaciuto ed ansimante la porta; aveva visto che lo stava spiando e si stava prendendo gioco di lui?!

Scappò con le lacrime agli occhi - dopo aver sussurrato sei uno stronzo! - ed una rabbia in corpo che l'avrebbe potuto far esplodere da un momento all'altro se non si fosse allontanato immediatamente da Kibum - che l'aveva tradito, ferito nell'animo - e la sua puttana.

 

 

 

 

 

 

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C: Ciau a tutte! *-* Oddio, ho visto che stiamo aumentando ancora!! Vi ringrazio per le visualizzazioni della storia... e chi mette nelle preferite e seguite!! *-*
Spero davvero tanto che questo capitolo vi piaccia :* Volevo aspettare ancora a caricarlo, ma essendo che domani parto (sto via una settimana), ho pensato di lasciarvi questo :*

<3 Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno, eventuali dubbi o cose così! Grazie del sostegno!
Un bacione!!
Sara. ;) ci vediamo nel prossimo capitolo!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: K ***






CAPITOLO 4: K

Intravide con la coda dell'occhio una figura a lui nota, riconoscendone l'identità quasi immediatamente. Lasciò che si godesse tutta la scena. Voleva farlo star male.

Non riusciva a capire il motivo della sua collera nei confronti dell'altro ragazzo, ma aveva bisogno di sentirsi indipendente, superiore a lui. Voleva fargli capire che non si sarebbe scusato per primo. Voleva il controllo di tutto e di tutti. Voleva sentirsi potente. Voleva dimostrare a se stesso che la sua cotta per il più grande, non l'avrebbe comunque sottomesso a un'altra persona e che sarebbe stato libero di fare quello che voleva.

Il suo cervello gli comandava queste cose, il suo cuore... ne diceva altre e si scontrava con la mente per ottenere il controllo del corpo e farlo agire di conseguenza.

Mentre la ragazza faceva quel lavoretto, Kibum pensava a Jonghyun. Pensava che poteva esserci lui in quella camera, che potevano star facendo l'amore loro due. Poteva esserci Jonghyun a dargli calore, affetto e piacere... e non questa... ragazza facile.

Si. Era insensato e incoerente da parte sua agire e pensare così... ma non sapeva più che fare, la confusione lo bloccava, gli impediva di capire cosa stesse facendo e cosa stesse accadendo.

 

Dopo essersi svuotato nella bocca della donna, guardò nella direzione del ragazzo aldilà della porta e sorrise - un po' sincero per l'essere stato, in parte, appagato e un po' sadicamente - ad un Jonghyun sul punto di scoppiare a piangere.
Le sue lacrime erano salate e sapevano di delusione, gli invadevano prepotentemente il viso.
Corse via portandosi il dorso della mano a pochi centimetri dal naso.

Kibum riuscì a captare una frase sussurrata provenire dalle labbra del moro pochi attimi prima che scappasse e non poté fare a meno di sentirsi uno stupido.

Dopo essersi rivestito velocemente, si adagiò con non poca delicatezza sul letto, portandosi le mani al viso - rigato ormai da lacrime amare che non davano segno di voler smettere di scendere irruente - ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Voleva essere un duro, dimostrare di essere un uomo a se stesso, a Jonghyun... e a tutti gli altri. Tutti gli davano del gay per i suoi modi di fare femminili... e nessuno si aspettava che lui potesse andare a letto con una donna – in effetti era così, non disprezzava le ragazze... ma nemmeno i ragazzi eh! -.

La verità era che si sentiva un debole, un incoerente... e pure stronzo, proprio come gli aveva detto il più grande. E come si era sempre sentito... dopotutto.
I sensi di colpa non l'avevano abbandonato nemmeno mentre la ragazza con cui si era intrattenuto gli aveva tirato uno schiaffo per averla cacciata dopo il servizietto.

Cominciò a piangere sempre più forte e a buttare fuori tutte le lacrime che si era rifiutato di far uscire la sera del litigio con Jonghyun. Si sentiva perso. Infantile. Stupido. Confuso.

Quello “stronzo!” ricevuto dal più grande, gli aveva dilaniato il cuore. L'aveva ridotto a brandelli. Distrutto.

Pianse. Pianse e vomitò tutta la notte - un po' per la sbronza, un po' per l'agitazione -.
Ebbe diverse crisi di iperventilazione. Cercò anche di calmarsi provando a respirare con calma, facendosi però poi, prendere da un nuovo attacco di panico. Era troppo agitato.

Rimase in quella situazione per un paio d'ore, finché non suonò il cellulare verso le tre di mattina. Asciugò di corsa le lacrime che rigavano il suo viso triste e, schiarendosi la voce, rispose alla chiamata.

 

“P-pronto Hyung?!” rispose con voce tremula, cercando di non far capire al leader che stava strozzando il pianto in gola.

“Key dove sei?”

“Perché?”

“Come perché?! Potevi almeno avvertire che ti fermavi a farti i cavoli tuoi in giro!! Non sai che fatica convincere il manager a non venire a disturbarti!” rispose autoritario.

“C-cosa?”

“Come cosa?! Hai per caso bevuto troppo? Non fare il finto tonto! Sappiamo che te la stavi spassando! Allora? Avete finito?! Com'è stata?!”

“Hyu-Hyu.... Hyung aspetta!!” cercava di dire il biondo tra una domanda e l'altra. “Ma chi ti ha detto queste cose?! E voi... dove siete?”

“ooooooh, certo. Dici certe cose a Jonghyun ovviamente... e tieni all'oscuro noi. Sei pessimo! Ahah.... comunque, siamo a casa... quando hai intenzione di tornare?”

“Come... a casa? Perché non mi avete....... Cos'ho detto a Jong....? Ma a che ora siete tornati?” disse Kibum non capendo nulla di quello che gli stava dicendo il leader ed interrompendo ogni domanda a metà. La testa gli rimbombava a causa della sbornia.

“ah, verso le due e mezza... Jonghyun ha detto di essere stanco e allora siamo tornati tutti. Minho e Taemin stavano dando troppo spettacolo, eheheh.”

“Perché non mi avete chiamato?”

“Jonghyun ci ha detto che eri occupato e che ti avremmo solo disturbato... ci ha convinto a lasciarti tranquillo.”

“...”

Kibum pigiò sul touchscreen la chiusura della chiamata - trattenendo le lacrime -, dopo aver detto al leader che avrebbe preso un taxi per tornare a casa.

Ah, ora fai anche i dispetti come fanno i bambini? Vedremo Jonghyun.” sussurrò adirato, lanciando sul letto il cellulare, con tutta la forza che possedeva in corpo. Strinse i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne - che macchiarono un po' di sangue la mano - talmente era in collera.

















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Salveeee C:
Eccomi qui con il quarto capitolo! ;_; spero che vi piaccia, sono tornata da poco e ieri l'ho un pochino revisionato... poi non ho avuto tempo di caricarlo... ma ok... ahahah

Vi ringrazio per le recensioni, per chi ha inserito in preferite, seguite o ricordate *-* siete tante! Mi state facendo felice!!
Per qualsiasi dubbio fatemi sapere... ah, e mi dareste qualche vostra supposizione sul come potrebbe andare avanti? :D (si, ho ancora un paio di capitoli pronti... ma magari con qualche aiuto li posso migliorare)
In questo capitolo diciamo che si è capito che si sta per scatenare il putiferio nella JongKey u.u come era ovvio che sarebbe successo.
Spero mi seguirete ancora.
Grazie a tutte <3
Un bacione grande.
Ci vediamo nel capitolo cinque!!! ;)
Sara.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: J ***






 

 

CAPITOLO 5: J
 

Era troppo arrabbiato con Kibum per rendersi conto di quello che avrebbe fatto. (non aveva tutti i torti però a reagire così eh!)

Asciugate le lacrime tornò in mezzo al casino della discoteca.

Dopo essersi riunito al gruppo, aveva proposto di tornare a casa perché si sentiva stanco e per niente bene. Il leader ovviamente dovette raccattare Minho e Taemin che davano spettacolo al centro della sala, strusciandosi l'uno contro l'altro ubriachi fradici.

“Jonghyun, vai a cercare Key per favore? Io inizio a portare questi due disgraziati in macchina.” disse Onew ridendo di gusto. Anche lui aveva bevuto, ma, notando quanto ci stavano dando dentro con gli alcolici i suoi compagni, aveva deciso di trattenersi e fare la persona responsabile.

“Non ce n'è bisogno. È in compagnia in questo momento, non disturbiamolo.” disse il dinosauro, cercando di mascherare l'alone di tristezza che si era impossessato di lui.

“Sicuro? Non è meglio se lo avverti?”

“L'ho incrociato prima con una donna... meglio non guastargli le feste... eheh, non pensi sia meglio così?” finse un sorriso.

“Jong sei sicur-.........." sbuffò pensando che dovesse farsi i cavoli suoi "Forse hai ragione... andiamo allora, tu caricati Minho!”

 

***

 

Arrivato a casa, Jonghyun si chiuse in bagno. Onew pensò a sistemare sui rispettivi letti gli altri due compagni, che erano già entrati nel mondo dei sogni.

Jonghyun era ancora scosso da quello a cui aveva assistito qualche ora prima. Si sciacquò il viso più e più volte... ma non riuscì a levarsi dalla testa il ghigno beffardo di Kibum. Era atroce il pensiero di saperlo con una donna, con una persona che non fosse lui. Pensare che si stesse divertendo “a letto” non con lui lo imbufaliva. Si guardò allo specchio e notò lacrime che cadevano pesanti e prepotenti sulle sue guance. "Non ho nemmeno il diritto di pensare a certe cose!" pensò, stringendo i pugni.

Si infilò di corsa sotto la doccia, non preoccupandosi della temperatura dell'acqua. Il suo cuore era gelido in quel momento e le sue guance, così come gli occhi, bruciavano.

Si sentiva strappato via un pezzo d'anima. Kibum non era di sua proprietà... ma non riusciva a fare a meno di essere geloso. E poi perché gli aveva sorriso così sadicamente? Che sapesse della cotta che aveva preso nei suoi confronti e gliela stesse ritorcendo contro, per vendetta o sarcasmo?

Dopo essersi rinfrescato le idee, si buttò - ancora bagnato - sul letto con ancora l'asciugamano stretto in vita.

 

Grazie a tutte le bevande che aveva ingerito, riuscì ad appisolarsi abbastanza velocemente, facendo affievolire i pensieri che lo stavano tormentando, fino a cadere in un sonno profondo.

Era incredibile il come aveva retto tutto quell'alcol. Era lucido ma allo stesso tempo non lo era. Jonghyun era davvero un ragazzo strano... o forse, i suoi sentimenti per Kibum, erano più forti di quanto lui pensasse.

 

***

 

La luce del sole batteva sul suo viso con prepotenza, tanto da farlo alzare di scatto.

Si grattò la testa - ancora bagnata -, stordito. Si stropicciò gli occhi come i bambini e si stiracchiò. Guardò in giro, notando che aveva dormito tutta la notte con l'asciugamano bagnato addosso Speriamo non mi venga un malanno.” disse con voce flebile, ancora assonnato.

Osservò la sveglia sgranando in seguito gli occhi. “CAZZO! É TARDISSIMO!” urlò scendendo dal letto e correndo verso la camera del leader.

Bussò più volte. “Hyung, siamo in ritardissimo, dobbiamo essere alla SM tra cinque minuti!!”.
Nessuna risposta.
Aprì la porta notando che il letto era in perfetto ordine, e di Onew, non c'era traccia.
Si diresse verso la camera di Minho e in seguito in quella di Taemin. Idem.
Osò anche con quella di Key, anche lui sparito.

 

Corse nella sua stanza per recuperare il cellulare e telefonare ai suoi compagni.

Sbalordito, notò che era spento. “Non lo spengo mai, forse è scarico...” pensò, controllando il cavo di alimentazione della batteria, attaccato alla corrente. “No... è collegato...”
Dopo averlo acceso, notò che oltre ad esserci piena batteria, erano presenti quattro chiamate perse dal manager, dodici dal leader e sette da Minho.

“Ma cosa...?!”

Anche il volume era spento ed impostato sul silenzioso.
Compose in fretta il numero del suo Hyung.

“E' TARDISSIMO, ABBIAMO DEGLI IMPEGNI ALLE DUE DEL POMERIGGIO! DOVE DIAVOLO ERI FINITO JONGHYUN?!?! HAI ANCHE SALTATO LE PROVE!!”

“Voi piuttosto, cos'è successo?! Non mi avete svegliato e siete andati alla SM senza di me?!”

“PERCHÉ HAI SPENTO IL CELLULARE, IDIOTA? IL MANAGER É INCAZZATISSIMO!” continuò a sbraitare il leader, incurante delle domande del ragazzo.

“Ma lo sai che non lo spengo mai io il telefono!!”

“Seeee... ok, e chi è stato allora? Ho chiesto a Key di venire a chiamarti e ha detto che non ti volevi svegliare e così ti abbiamo preceduto. Se non spegnevi il telefono a quest'ora non eravamo nei casini!”

“Ti ripeto che io non lo spengo mai, mi conosci!”

“Ma se eri ubriaco fradicio ieri sera! Potevi aver fatto qualsiasi stronzata senza accorgertene! Vedi di muoverti ad arrivare!”

“SI HYUNG! ARRIVO! PIANTALA DI URLARE CHE HO MAL DI TESTA!” replicò ad alta voce un Jonghyun più che seccato, attaccando la chiamata.

Cosa diavolo è successo?! Sono più che certo di non averlo spento... è vero che a volte succede che si spenga da solo, però non metto mai il silenzioso, piuttosto la vibrazione... su questo sono più che certo.”

 

Si mise a ridere dopo un paio di minuti che fissava il vuoto. “Non posso crederci. Lo hyung ha detto che è venuto Kibum a svegliarmi... ahahah, è per caso opera tua Bummie? Ahahahah, ti sei offeso questa notte? Dovrei essere io quello ferito sai?” parlava da solo, la sua risata era isterica e nuove lacrime si stavano impossessando prepotentemente dei suoi occhi e delle sue guance. “Sembriamo due bambini che si fanno i dispetti...” disse con voce appena percettibile. Leccò una lacrima che si stava depositando sulle sue labbra.

Si infilò sotto la doccia di corsa e dopo dieci minuti di orologio era già anche vestito. Prese le chiavi della sua macchina e corse fuori.

“CAZZO, SONO IN RITARDO! Kibum, me la pagherai!”

 

 










 

---
Ciau a tutti, vi ringrazio per le scorse recensioni, per chi ha inserito in seguite o preferite *-* davvero, grazie di cuore.

Questo capitolo ci ha messo un po' ad uscire (e mi scuso per questo), era già scritto da prima che cominciassi a pubblicare ma ho avuto millemila impegni e non ho mai avuto il tempo di pubblicarlo! ç_ç Comunque, il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve (anche perché questo è un po' deludente), spero non faccia così pena... ç-ç fatemi sapere! Per ora è ancora tutto tranquillo, la trama non è proprio ben formata (nonostante sia già la quinta parte ahah)...
Spero continuerete a seguirmi anche nel prossimo. Grazie.
Sara.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: K ***


 


 



CAPITOLO 6: K

Quella notte rientrò a casa più scazzato che mai. Aveva rinunciato a fare sesso con una ragazza davvero bella, perché si sarebbe sentito in colpa anche dopo la morte – nonostante fosse in astinenza da una vita -.

Amava da morire Jonghyun, ne era sicuro ormai – o forse non aveva ancora smaltito del tutto la sbornia – e si sarebbe tirato indietro a prescindere, con chiunque... anche se di fronte a sé avesse avuto Lady Gaga nuda.

Riusciva, nonostante tutto, a capire la collera provata dal più grande... ma non voleva dargli ragione, Kibum era un ragazzo troppo orgoglioso, non avrebbe mai ammesso che il moro aveva ragione. Non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato a reagire in malo modo.

Sei così infantile e stupido...”. Perché, anche se Kibum non se n'era accorto personalmente, il suo cuore l'aveva notato... aveva notato che l'affetto che Jonghyun gli dava, non proveniva da uno che ti vuole essere amico; il cuore di Kibum sapeva dell'amore reciproco tra i due ragazzi... ma probabilmente, era cieco... o voleva esserlo.

 

Era molto tardi, così, dopo aver fatto una doccia veloce, corse nella sua camera ed ingerendo qualcosa si appisolò.

Il risveglio fu notevolmente aiutato dal piccolo maknae che scrollò il ragazzo per bene prima che aprisse gli occhi. “Omma svegliati che tra mezz'ora dobbiamo uscire! Abbiamo le prove!”
Sbadigliando si alzò – facendo un po' di fatica – e stiracchiandosi, sorrise al suo bambino. “Si Minnie.... grazie, vengo a preparare la colazione tra cinque minuti...”

“No tranquillo, abbiamo già fatto io e Minho, preparati in fretta!” replicò Taemin sorridendo a trecentocinquanta denti.

 

Fece la doccia in quindici minuti e passò il resto del tempo a prepararsi come meglio riusciva. Capelli, trucco leggero e poi di corsa a mettersi qualcosa di comodo. Dovevano provare le coreografie quindi andava bene qualcosa di semplice.

Uscito dalla camera, si diresse verso i suoi compagni, fece colazione con un po' di succo di frutta.

“Ragazzi, siamo in ritardo sono già le undici meno un quarto!” disse il leader con aria troppo tranquilla... spaparanzato sul divano a guardare la televisione con una coscia di pollo in mano.

Come diavolo fa a mangiare pollo fritto a quest'ora?!” pensò Kibum sconvolto.

“Hyung, il bronto cane dorme ancora!” disse il maknae “Ho provato a svegliarlo... ma non c'è stato verso...”

“Key, vai tu per favore? Sistemiamo noi qui... sei tu quello che riesce a far alzare tutti la mattina.” replicò Onew mordicchiando la carne rimasta attaccata alla coscia.

“Tranquillo, faccio in fretta hyung... ma tu alzati e fa qualcosa!” disse controvoglia il biondo. Sbuffò.

 

Camminando verso la camera di Jong ebbe diversi giramenti di testa. “Cavolo, probabilmente non ho riposato abbastanza a causa di tutto questo trambusto con Jonghyun...”. Dovette tenersi al muro per non cadere.
Bussò alla porta.
Nessuna risposta.
La aprì bruscamente notando che il più grande era steso supino, con l'asciugamano bianco in vita e un braccio appoggiato sugli occhi. “wow....” Kibum trovava quel corpo addormentato dannatamente attraente, ma non doveva distrarsi. Era ancora arrabbiato con lui... ed aveva un compito da eseguire: Farlo alzare. Lo scrollò un paio di volte cercando di svegliarlo, ma l'altro stava dormendo troppo profondamente per poterlo sentire. Prese il cellulare con l'intento di mettere una canzone a caso e stordirgli le orecchie per svegliarlo, quando gli balenò in testa l'idea di fargli un dispetto. “Tu hai fatto in modo che io rimanessi al freddo la scorsa notte?” chiese sussurrando “Ho preso un taxi e sono tornato a casa da solo – perché Kibum aveva paura di rimanere da solo di notte, in una zona che non conosceva della città –, al buio... ora tocca a te fare le corse, è il minimo! Meriteresti di peggio.”

Mise il silenzioso al cellulare. “mmh, però così magari ti svegli se lo Hyung ti chiama...”
Spense del tutto il telefono e, cautamente, uscì dalla camera del moro.

 

“Hyung, Jong è stanco a causa di ieri sera, ha detto che ci raggiunge tra un'oretta se non ti spiace...” e forse sarebbe stato meglio essere razionale e non agire così – come un bambino di tre anni – ma Kibum non riusciva a darsi tregua. Voleva fargli un dispetto a tutti i costi. “Dopotutto se lo merita!”

Per due ragazzi della loro età, quello che stavano facendo era più che infantile... ma a quanto pare ne lui ne Jonghyun sembravano mollare.

“mh... dovrò litigare con il manager ma ok... se è per un'oretta di sonno allora va bene.” affermò il leader, grattandosi il collo. “Devo inventarmi qualcosa però... perché salta un'ora di prove... vabbe, vedremo come fare.”

 

***

 

Una volta concluse le prove delle varie coreografie, Kibum si chiuse in bagno. Si sentiva stanco, spossato. Prese dalla tasca una scatolina – delle mentine, forse? – ed estrasse qualcosa di molto piccolo. Prese la bottiglietta d'acqua e bevve.

Si sciacquò il viso più e più volte. I suoi occhi erano un po' gonfi ed arrossati. La sua pelle non era candida e lattea come al solito. Era pallida, spenta, secca. Sbuffò rumorosamente.

Sentiva un gran chiasso arrivare dalla sala. Fece per aprire la porta e dare un'occhiata fuori quando gli si aprì letteralmente in faccia. Cadde sbattendo il sedere a terra.
Si mise le mani sul naso e cercò di trattenere un paio di lacrime presenti sui suoi occhi già prima dell'impatto.

“Scusa! Non l'ho fatto appos-.” la voce si interruppe.

Kibum alzò lo sguardo spalancando i suoi piccoli occhi felini. “J-Jonghyun...”

“Kibum, tutto bene? Non hai una bella cera...” disse preoccupato il più grande che aiutò il biondo ad alzarsi.

Fece fatica Kibum a tirarsi su da terra. Gli mancavano le forze. Si aggrappò con forza al braccio di Jonghyun.

“S-si tutto bene!” finse una risata.

Tornò verso lo specchio e si sistemò i capelli mentre il più grande faceva i suoi bisogni.


 

Dopo un paio di minuti di silenzio, Jonghyun si avvicinò di qualche passo a lui. “Sei stato tu vero?”

“Se ti riferisci al telefono, si.” affermò con freddezza, fingendo indifferenza, mentre cercava di tener il più ferma possibile la mano per mettere l'eyeliner sugli occhi.

“Perché?!” chiese tranquillamente. “Sono arrivato a quest'ora a causa del traffico. Ci ho messo più di due ore; le prove sono finite; lo hyung è incazzato nero e tra poco dobbiamo andare al Beatles Code*, che figura ci facevo se arrivavo tardi?!” iniziò ad alterarsi.

“E chiedi pure il perché? Ti devo ricordare che sono dovuto tornare a casa da solo questa notte?!”

“Che sarà mai? Sei grande e vaccinato... e poi ho visto che eri in compagnia! Non volevo disturbarvi. La donna che hai pagato per venire a letto con te poteva riaccompagnarti se hai così paura del buio...” rispose, troppo sarcastico.

Kibum si girò di colpo lanciando l'eyeliner – aperto – verso l'altro ragazzo.

“CHE CAZZO FAI?!”

“PAGATA?!” urlò il più giovane “Chi ti da il permesso di parlar male di quella donna? La conosci? NON PENSO!” Kibum era adirato come non mai. “E sopratutto, non hai il diritto di insinuare certe cose! Perché l'avrei dovuta pagare? Non era una prostituta!!” gli girava la testa “...... e comunque, non c'ho fatto niente!”

Cercando di togliere il trucco nero che gli aveva sporcato la guancia, Jonghyun cercò di replicare: “Certo! Ma se ti stava facendo uno di quei pom-” venendo bloccato dal fiume di parole del più giovane.

“Non ti deve interessare la mia vita sessuale Jonghyun! La mia vita è mia! MIA!”

“Allora vedi che ho ragione io? Ci hai fatto sesso!”

“NO, NON CI HO FATTO UN BEL NIENTE!!”

“E come me la spieghi quella cosa?!”

“M-ma........” Kibum si sentiva debole ed il litigare con il più grande stava aggravando il suo stato mentale. “...è... è stato... non ti devo spiegare quello che faccio e con chi lo faccio!”

“E invece si!!!” fece qualche altro passo verso di lui.

“No! Mica sono di tua proprietà! Ho la mia vita! E non negare che tu eri in giro per la discoteca a farti maschi, femmine e animali!” continuò il più giovane, con le lacrime agli occhi.

“Kibum, che stai dicendo?! Non lo farei mai!” prese per un polso il più giovane.

“Ahah, perché no scusa? Tu sei uno di quelli a cui piace divertirsi! Sei uno di quelli che non rinuncia ai piaceri corporei!!” fece una risata isterica, trattenendo in gola le lacrime e l'angoscia che stava provando.

“Ti sbagli! Tu non mi conosci se dici queste cose...”

“Già... non ti conosco a quanto pare...” continuò a replicare il biondo, tenendosi a malapena sulle sue gambe.

“Kibum... tu non sai solo una cosa su di me!” appoggiò la mano libera sulla guancia del ragazzo di fronte a se.

“Non mi interessa! Lasciami stare! Prima dici che sono una donna mestruata, mi dai dell'acido, poi che per te essere stato mio amico è stato un inferno, insinui che pago le donne per farci sesso... mi accusi di non conoscerti, vuoi impedirmi di avere una vita sessuale perché così ti gira!! Cos'altro vuoi? Lasciami in pace!” si liberò delle mani di Jonghyun. Cadde a terra.

“K-Kibum... tutto bene?”

“NO! Non c'è niente che va bene! Lasciami in pace! Mi sono rotto di te e del tuo comportamento!!! Mi tratti male e poi ti preoccupi! Non si fa così!” si alzò come meglio poté e si allontanò camminando – come meglio riusciva – il più velocemente possibile, tornando in sala prove. Jonghyun invece, rimase li in bagno. Uscì dopo un po', guardando Kibum ballare. Si diresse fuori dalla sala prove.

 

Gli girava vorticosamente la testa. Accese la musica, alzò il volume fino a che le sue orecchie non iniziarono a far male e cominciò a ripassare la coreografia. Alla fine, ballare e cantare... erano la sua vita, il suo lavoro, il suo hobby, il suo divertimento... il suo modo per sfogarsi. Il rifugio dalla realtà. La musica lo aveva accompagnato nei momenti più difficili della vita, e probabilmente lo avrebbe ancora fatto.























 

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Ciau C: eccoci al capitolo sei! Quello che mi ha dato più problemi fino ad ora per essere scritto! Ho avuto difficoltà perché - essendo in vacanza - il mio cervello è morto... D: non riuscivo, giuro! Mi distraevo con un niente... fortunatamente mi sono ripresa ed ora penso (spero) procederà tutto un pochino più velocemente.

*E' un programma televisivo a cui hanno partecipato nella realtà nell'aprile 2012 e nel marzo 2013 (se non sbaglio). Mi sono immaginata quel luogo li, ovviamente ho solo utilizzato il nome del programma, quello che accadrà sarà frutto della mia fantasia.


Vi dico subito che dal prossimo capitolo ci sarà qualche cambiamento. Era previsto che capitasse così. Cambia il punto di vista di scrivere, i titoli ed anche lo stile di scrittura. E' una cosa intenzionale, e spero vi continui a piacere la mia storia.
Un bacione a tutti, spero continuerete a seguirmi!! Al prossimo capitolo.
Sara.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Help. ***



CAPITOLO 7: Help.

Ballai, ballai finché non annunciarono che era quasi ora di andare al Talk Show.
Mi buttai sotto la doccia per eliminare il sudore che aveva imperlato la mia pelle. Ero stanco, triste, non ne potevo più.

La discussione...

anzi, la nuova discussione avuta con Jonghyun mi stava logorando ancora di più della precedente. Mi sentii umiliato ad ogni parola che il ragazzo pronunciò. Il rumore dell'acqua che scrosciava non faceva che far aumentare la voce di Jonghyun nella mia testa. La sentivo martellare. Mi faceva girare vorticosamente tutto.
Una volta finito, mi sentii male fisicamente – forse a causa del caldo eccessivo provocato dal vapore – e svenni, probabilmente battendo la testa contro il lavandino.

Quando rinvenni ero tra le braccia di Taemin, entrato in bagno per avvertirmi di un posticipo del nostro ingresso nel programma, di una ventina di minuti circa.

“Hyung!! Hyung!” urlò più volte il piccolo, preoccupato a morte. “Aspetta, chiamo gli altri!!”

Aprii gli occhi di colpo. “NO! Minnie no, ti prego!!”

“M-ma stai sanguinando hyung!!”

“S-sto bene...” dissi, anche se mi girava la testa tanto da offuscarmi la vista. Mi alzai - appoggiando le mani sulle ginocchia - con le poche forze che avevo in corpo in quel momento. Mi toccai l'angolo destro della fronte. Stavo sanguinando sul serio. Mi voltai verso Taemin che aveva le mani insanguinate... ma quel liquido viscido e rosso vivo non era il suo.

“H-hyung, devi andare in ospedale!”

Sorrisi. “Taemin, è tutto ok, sono scivolato, ora sto bene, davvero!” affermai barcollando.

Il ragazzo non rispose. Si limitò ad osservarmi.

“Ho un favore da chiederti Minnie...”

“Vuoi che non lo dica a nessuno?”

“Si...”

“Hyung, non posso farlo, lo sai.”

“Ti prego, prometto che andrò a farmi vedere una volta finiti gli impegni di oggi! Ma tu non dire nulla agli altri, si preoccuperebbero per nulla...”

“Non voglio hyung...” sembrava sul punto di piangere.

Non potevo farmi vedere da un dottore. Avrebbe di sicuro scoperto qualcosa. Implorai Taemin facendogli una promessa che probabilmente non avrei mai mantenuto.

“Ok... ma come farai a nascondere la ferita?”

“...”

 

***

 

“Grazie Tae...”

Mi aiutò ad alzarmi. Le gambe non ne volevano sapere di stare su da sole. Mi appoggiai al lavandino e misi sotto l'acqua la parte della testa coperta di sangue.

“Tae, devi lavarti il sangue dalle mani, cambiati anche i vestiti!”

“S-si...”

Chiusi la porta a chiave. Non si sa mai! Tornai sotto la doccia, in compagnia del più piccolo e lo aiutai a pulirsi le mani, lui a togliermi il sangue coagulato, rimasto appiccicato ai capelli. Una volta finito ci cambiammo e uscimmo dal bagno puliti e profumati. Nascosi la ferita con i capelli, come meglio riuscii e con il cappellino gentilmente prestatomi dal mio bambino.

“Hyung!!”

“Si?” mi fermai. Stavamo scendendo le scale per raggiungere gli altri, già in macchina.

“Tieni questo.” mi porse una compressa.

“T-Tae...”

“E' un antidolorifico... ogni tanto li prendo quando mi sforzo troppo e mi faccio male mentre proviamo. Sei debole e la botta ti farà perdere le energie durante la giornata. In caso ti sentissi davvero male, prendi questo. SOLO, in caso ti sentissi davvero male... ok?”

“G-grazie Minnie...” ero scosso. Non immaginavo che il mio piccolo Taemin potesse prendere certe cose.

 

 

Arrivati davanti all'auto dove tutti ci aspettavano, sistemai la visiera del cappellino più verso il basso e salii sul mezzo. Taemin mi guardò preoccupato e per non dare nell'occhio e non dire più del necessario si mise le cuffie nelle orecchie.
L'auto era a sette posti, io e Taemin ci sistemammo negli ultimi due dietro, Minho e Onew era già seduti sul sedili in mezzo e Jonghyun nel lato passeggero anteriore.

“Ragazzi, dove diavolo vi eravate cacciati?” chiese Minho guardando fuori dal finestrino con aria assorta.

“Sai quanto è lenta la mia omma nel prepararsi hyung...” disse Taemin chiudendo la portiera.

Il teatrino era già iniziato, avevo la risposta pronta per ogni evenienza. “Mi si è rotto l'eyeliner e quindi mi sono dovuto aggiustare con la matita... ma è comunque difficile essere perfetti senza gli strumenti giusti!” guardai verso Jonghyun - che faceva finta di niente -, dopotutto era sua la colpa se l'eyeliner era distrutto e di conseguenza, la scusa poteva reggere. Sanno quanto io sia perfettino in certe cose. “Non vedo l'ora di arrivare, così le coordinoona mi sistemano per bene!” feci una risata fin troppo finta.

Taemin mi guardò e mi pizzicò la gamba.

Mi girai di scatto verso di lui e abbassai lo sguardo. Lessi nel display del suo cellulare la seguente frase: “Hyung, se togli il cappello la ferita si noterà subito!” Sgranai gli occhi. Aveva ragione. Cosa dovevo fare? Cazzo!

 

***

 

Scesi dall'auto pensieroso. Dovevo trovare una soluzione. Mi fermai e feci passare avanti tutti gli altri. Taemin mi prese sotto braccio per stare tranquillo che io non perdessi i sensi – dopotutto quella botta mi aveva rintontito – ed entrammo nell'edificio in cui si sarebbero svolte le riprese.

Ero in ansia. Il ragazzo che stava proteggendo il mio segreto, lo conosceva solo a metà... e mi sentivo davvero uno stupido. Ma a chi potevo raccontare quello che stavo combinando? Taemin era già abbastanza preoccupato per la ferita alla testa. Se gli avessi parlato anche di quell'altra cosa non oso immaginare come avrebbe potuto reagire.

Le coordinoona ci vennero incontro, e mentre ci veniva spiegato cosa avremmo dovuto fare, come ci saremmo dovuti comportare e quali coreografie avremmo svolto, cercavo di nascondere il più possibile la benda che proteggeva la mia ferita.

Tutte le volte che le donne si avvicinavano per finire di truccarmi dovevo fare in modo di non farmi togliere il cappello.

Taemin stava sempre in compagnia di Minho, ma aveva deciso di tenere d'occhio me, almeno da lontano, nel caso mi sentissi poco bene. Mi sono sempre ritenuto fortunato ad avere un amico come lui.

 

Avevo bisogno di andare in bagno, dovevo fare una cosaChiesi indicazioni ed una volta trovato ci entrai.

Cercai nelle tasche dei pantaloni. Aprii la borsa e controllai anche nelle taschine della giacchetta che indossavo. Dove diavolo...?!
Corsi da Taemin.

“Minnie, per caso hai trovato una scatolina delle mentine da qualche parte? Magari alla SM mentre eravamo in bagno, le avevo appoggiate sul lavandino...” mi stavo agitando.

“No hyung, mi spiace... ho delle caramelle nella borsa, prendile pure se ne hai bisogno.” disse ad occhi chiusi mentre gli veniva applicato il fondotinta in viso.

Cazzo!

“Grazie...” risposi sorridendo. Cazzo! Tornai verso la toilette, setacciando tutta la strada percorsa. Magari mi sono cadute.

Arrivato in bagno mi guardai allo specchio.
Cercai disperatamente ovunque. Ribaltai la borsa facendone cadere il contenuto che provocò il rimbombo del rumore nelle quattro pareti spoglie della stanza. Niente. Non c'erano.

PORCA PUTTANA, DOVE DIAVOLO SONO?!

 

 

POV Jonghyun

 

Dopo aver avuto conferma che il telefono me l'aveva spento lui, mi sentii adirato come non mai. Come si era permesso? Cercai di rispondere a tono ad ogni sua frase. Sembravamo due bambini di tre anni.

Forse esagerai un po' a dire che Kibum doveva pagare una donna perché andasse a letto con lui. È bello, davvero un bel ragazzo, carismatico e con un carattere unico. Va d'accordo con il sesso opposto e tante donne lo puntano ogni giorno - e non solo figure femminili -. Non avevo il diritto di dire cose simili.

Si stava truccando quando in seguito a quella frase – poco carina da dire – mi lanciò qualcosa in faccia. Mi sporcò il viso. L'avevo fatto arrabbiare davvero tanto.
Se c'era una cosa che sapevo di Kibum erano le varie fasi della sua rabbia:

Primo: ti urla in faccia e risponde acidamente o prepotentemente a qualsiasi frase gli si faccia.
Secondo: ti ignora per un tempo indeterminato.
Terzo: ti lancia gli oggetti urlando.

Tentai di togliermi quella roba nera dalla guancia. Mi avvicinai a lui.

Kibum... tu non capisci quanto mi faccia male questa situazione tra noi. Davvero. Tu non puoi capire quanto mi fa male che tu dica che non mi deve interessare la tua vita. Che non sei di mia proprietà. Sentirti insinuare che mi stavo facendo mezza discoteca, quando invece me ne sono stato rintanato in un angolino del locale a bere, pur di non tradirti. Ed il vederti in compagnia? È stato straziante... davvero, non ho mai sofferto come in questo periodo...

“Ti sbagli! Tu non mi conosci se dici queste cose...” dissi a fil di voce, in preda al panico. Cosa dovevo fare?

“Già... non ti conosco a quanto pare...” continuò a replicare lui.

“Kibum... tu sai tutto di me, non sai solo una cosa...” appoggiai la mano libera sulla guancia del ragazzo... mi batteva forte il cuore, stavo per rivelargli ciò che provavo.

“I-io...”

“Non mi interessa! Lasciami stare! Prima dici che sono una donna mestruata, mi dai dell'acido, poi che per te essere stato mio amico è stato un inferno, insinui persino che pago le donne per farci sesso... mi accusi di non conoscerti e ora vuoi impedirmi di avere una vita sessuale perché così ti gira!! Cos'altro vuoi da me?! Lasciami in pace!” si liberò strattonando le mie mani, cadendo poi a terra per il rinculo.

“K-Kibum... tutto bene?” ero davvero preoccupato. Perché ti comporti così?

“NO! Non c'è niente che va bene! Lasciami in pace! Mi sono rotto di te e del tuo comportamento!! Mi tratti male e poi ti preoccupi! Non si fa così!” scappò dal bagno, corse via... ed io rimasi lì impalato. Stavo per confessargli che in realtà ero stato male per il nostro comportamento, che stavo soffrendo, che lo amavo... stavo per dirgli tutto... ma lui se n'era andato... ed io non avevo avuto la forza di inseguirlo.

Raccolsi lo strumento che mi aveva lanciato prima in faccia e mi avvicinai al lavandino. Lo appoggiai vicino ad una scatoletta delle mentine.

Le avrà lasciate Bummie?

La aprii.

“Ma cosa..?!”








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Eccomi qui con il tanto atteso capitolo sette!! (visto che ho fatto in fretta a pubblicare?) C:
Alcune di voi mi hanno implorato (°-°?) di aggiornare in fretta perchè la faccenda si stava facendo seria... bè, mi spiace dirvi che ora è peggio di prima. ahah <3
Sono felice di notare che stiamo aumentando *-* Grazie a chi ha messo questa storia nei preferiti / seguiti di recente! (per quelli che ce l'hanno da un po', un grazie ancora più grande a chi continua a sopportarmi!!)

Spero che il capitolo non vi abbia deluso dato che ora è scritto in prima persona... è una scelta mia strategica! (?) (no è che già da quando l'ho iniziata avevo pensato a questa variante... ed ho deciso di apportarla adesso che le cose vanno spiegate più nel dettaglio)
Comunque, qui c'è stato anche un POV di Jonghyun, giusto per farvi capire un paio di cose del capitolo prima (eheh, sono nascoste tra le righe u.u e dovete capirle da sole, sennò, aspettate i prossimi capitoli u.u <3) (?) *ragionamenti complessi*
Ringrazio ancora una volta chi mi segue dall'inizio, chi ha appena iniziato e chi recensisce. Fatemi sapere se vi è piaciuto o se ci sono dubbi :*
Un bacione grande.
Sara.

p.s. non aspetterete tanto nemmeno per il capitolo otto penso. <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: KIBUM!! ***





 

CAPITOLO 8: KIBUM!!

Setacciai i pantaloni, le tasche nella giacchetta, la borsa e qualsiasi altro posto dove potevo aver messo quella dannata scatolina. Controllai persino nelle mutande. Taemin mi aveva detto che non le aveva notate, sul lavandino, nel bagno della SM dopo le prove, quando mi aveva trovato svenuto a terra. Quindi voleva dire che le avevo messe via. Ma dove?

“PORCA PUTTANA, DOVE DIAVOLO SONO?!” sbraitai incazzato. Mi grattai la base del collo nervosamente. Mi guardai allo specchio. “Diavolo! Ho un aspetto orribile!” mi tirai indietro i capelli con una mano, cercando di calmarmi. Girai in tondo per un paio di secondi, per poi fiondarmi sulla borsa. La svuotai versandone il contenuto a terra con noncuranza.

 

“Cerchi questa Kibum?” disse una voce proveniente dalla porta di uno dei cubicoli presenti nel bagno. Mi venne lanciato qualcosa. L'afferrai al volo.
Ero attonito. Non avevo la forza di muovermi. Mi sentivo piccolo. Insignificante.
Alla vista della persona che mi stava davanti rimasi intrappolato in una serie di sensazioni poco piacevoli. Mi venne mal di stomaco, la nausea, l'angoscia ed il pianto in gola. Il ritrovarmelo davanti aveva mandato all'aria la mia reputazione. Mi avrebbe distrutto la carriera. La vita. Mi sentivo morire.

Mi accasciai a terra con ancora la scatola in mano. L'avevo deluso. Questo era sicuro. Mi avrebbe odiato per sempre.
Abbassai lo sguardo. Non parlai. Non ne avevo la forza.

“Sono tue immagino.”

Non risposi.

“Sei caduto così in basso?”

Zero. Non riuscivo a connettere. Avevo paura.

“Davvero, non me lo aspettavo da te!”

Mi vennero le lacrime agli occhi.

“Cosa dovrebbero essere, eh? Cosa significano?!”

Ogni domanda mi sembrava una pugnalata. Lo avevo nascosto per non sentirmi in colpa. Ed ora mi si stava ritorcendo contro tutto.

“Sei un drogato?!”

Le lacrime iniziarono a scendere. “NO! Questo no!”

“E cosa sono queste compresse?!”

L'UNICO MODO PER NON STAR MALE A CAUSA TUA! Ecco come avrei voluto rispondere alla sua fottuta domanda. “Niente...” dissi semplicemente.

“PORCA PUTTANA KIBUM! NON PRENDERMI PER IL CULO! DIMMI COSA SONO QUESTE FOTTUTE PASTICCHE!” mi prese per il colletto della maglia facendomi tornare sulle mie stanche gambe. Mi cadde qualcosa dalla tasca – oltre al cappello dalla testa –.

“Cosa cazz...?! Kibum...!” disse afferrandomi per le guance, abbassandomi un pochino il capo e guardando la benda sui capelli impregnata di sangue secco. “Kibum, che sta succedendo?!”

Continuai a singhiozzare in silenzio, senza muovere un solo muscolo o aprire gli occhi. Ero troppo stanco per reagire o scappare. Mi limitai a piangere.
Basta, lasciami in pace! Non ho la forza di reggere il tuo sguardo! Non ho la forza di risponderti a tono. Non ho la forza di fare niente ormai.
Non riuscivo più a stare in piedi. Mi lasciai andare, accasciandomi lentamente a terra. Jonghyun mi seguì, senza mai lasciarmi il viso, per non farmi cadere.

“Kibum, ti prego...”

“Sto male Jong... tutto qui.” dissi più calmo. Sorrisi. Mi ero tolto un macigno pesantissimo dallo stomaco. Nonostante gli avessi detto una cosa banalissima e banalmente ovvia.

Per me però, quella frase era ricca di significato. Voleva intendere: sto male a causa tua. Sto male a causa di queste pastiglie. Sto male perché nonostante mi facciano del male, ne sono dipendente. Sto male perché non riesco più a mangiare, a bere. Non riesco più a dormire. Sto male perché ho degli attacchi di panico ed ora ho un trauma cranico causatomi da uno svenimento. Sto male perché respiro ed ogni giorno è sempre peggio. Sto male perché la botta alla testa mi pulsa, fa male, mi rintontisce sempre più. E forse la mia immaginazione viaggiava troppo. Forse ero troppo complessato e mi facevo troppi problemi. Ma quelle piccole compresse che prendevo regolarmente ormai da diverso tempo, più e più volte al giorno, mi stavano causando depressione, alterandomi l'umore – già irritabile normalmente –... ed io me ne accorsi, ma ero ormai entrato in quel circolo vizioso che definiscono – per i drogati – dipendenza e probabilmente, uscirne sarebbe stato impossibile per me.

Lo vidi sbiancare alla mia ultima frase. “Kibum... male come? Male quanto?”

“Jonghyun... sono stanco, non ho voglia di spiegare. Basta.” mi alzai come meglio riuscivo, aiutato da lui.

Mi sciacquai il viso un paio di volte. “Ci staranno aspettando per iniziare le riprese.”

“Kibum, tu non ti muovi da qui! Ti prego, spiegami cosa sta succedendo! Cosa ti sta accadendo?!” guardò per terra notando una compressa diversa dalle altre. “E questa?”

Cazzo! Deve essermi caduta prima!

“E questa? Quanto tipi diversi di pasticche prendi? A che servono?” alzò la voce. La raccolse da terra.

Gliela presi di mano e la rimisi nella tasca della giacca. “Questa me l'ha data Taemin. Non è niente di che. È un antidolorifico.”

“È sempre un farmaco Kibum!”

“Infatti non l'ho mai preso. Serve in caso di emergenza.”

“Spiegami a che ti serve un antidolorifico!”

“Jonghyun, basta.” dissi a fil di voce, tranquillamente. Una frase che mi uscì sussurrata. Una frase detta con il sorriso triste stampato sulle labbra. Una frase che racchiudeva un altro significato. “Aiutami!” Una frase che non pronunciai.

 

Dopo aver raccolto tutto, mi sistemai il cappello in modo da nascondere nuovamente la ferita agli occhi altrui ed uscii dal bagno, seguito dal più grande che mi prese per mano.

“Kibum... sai che non ti darò tregua finché non mi dirai che succede e cosa sono quelle pasticche vero?”

Sorrisi senza parlare. Volevo urlargli di lasciarmi in pace. Avevamo litigato. Avevamo litigato diverso tempo prima – non so nemmeno più per quale motivo. Il mio cervello aveva smesso di ragionare ormai –, tante e tante volte in quei giorni avevamo discusso... ed ora si comportava così? Come si permetteva? Mi prendeva in giro? Avevo una voglia matta di tirargli un pugno in pieno volto... non sapevo nemmeno io il perché, come anche, volevo buttarmi tra le sue braccia e chiedergli perdono per qualsiasi cosa. Avrei voluto chiedergli di aiutarmi a smettere di soffrire.
Ma con quale coraggio potevo chiedere al ragazzo che mi aveva mandato in depressione, di aiutarmi?


Camminavamo per il corridoio. Mi fermai davanti ad un distributore di bevande e presi una lattina di birra.

Stavamo per entrare nella stanza dove dovevamo aspettare per il nostro ingresso nel programma. Strattonai la mano del ragazzo per potermi liberare. “Non dobbiamo fare fanservice ora che non ci sono le telecamere.” dissi acidamente.

Mancavano tre minuti. Tirai fuori dalla scatolina delle mentine – il tutto avvenne nella mia tasca – una compressa, presi anche l'antidolorifico datomi da Taemin e le misi in bocca, senza farmi notare da Jonghyun che nel frattempo apriva la porta della sala. Bevvi un sorso di birra e le mandai giù insieme.

 

Pochi attimi dopo entrammo ed il maknae mi corse incontro.

“Hyung! Hyung! Tutto bene? Sei sparito! Mi stavo preoccupando!”

Accarezzai la sua testolina. “Tranquillo piccolo. Tutto bene, ero in bagno a sistemarmi i capelli.” gli feci un sorriso sincero.
Sorrise anche lui. “Tutto bene con la testa?” sussurrò avvicinandosi al mio orecchio destro.
Annuii. Bevvi un altro sorso di birra.

“Hyung! Non ti fa bene prima di uno show!”

“Una volta ogni tanto non guasta Minnie.”

Sbuffò infastidito mentre Jonghyun si avvicinò pericolosamente a me togliendomi la birra dalle mani.

“Ma che fai?!”

Non rispose, si allontanò con la lattina e la gettò con non poca delicatezza nel cestino dell'immondizia – dopo averla distrutta con una mano –.

“Jonghyun, non ne avevo bevuta neanche metà!!”

Mi prese nuovamente per un braccio. Si avvicinò ad un mio orecchio e sussurrò una frase che mi fece venire i brividi. “Kibum, se continui a fare così giuro che lo dico a tutti. Dopo le riprese devi dirmi cosa stai combinando o saranno cazzi per te!”
Mi salì il pianto in gola. “Lo sapevo che avrebbe reagito così!”

“SHINee IN ONDA TRA DIECI SECONDI, PREPARATEVI AD ENTRARE!”
Salvato dalla campanella. Scappai dalle grinfie del mio hyung.
Mi avvicinai al leader per ricevere le ultime indicazioni. Mi sentii osservato per tutto il tempo.


Fui il terzo ad entrare nella sala dove si stava svolgendo lo show. Entrò per primo il leader che salutò tutti sorridendo a 3506748mila denti, seguito da Minho, da me, Taemin e Jonghyun a chiudere la fila.
Dopo i primi minuti di presentazione e di saluti ci fecero accomodare. Iniziò il vero programma.
I membri del mio gruppo – compreso me – venivano interpellati e venivano fatte delle domande a cui bisognava rispondere.

Grazie alle pastiglie prese minuti prima, il dolore alla testa si era attenuato, il dolore mentale anche. Mi sentivo meglio. Finalmente.



 

 

POV Jonghyun

Presi quella stupida lattina dalle mani del biondo. Dopo averla stritolata – bagnandomi la mano di quel liquido giallognolo – la buttai brutalmente dentro il cestino.

Quanto mi stava dando fastidio questa situazione? Se ne stava tranquillo a parlare con il nostro maknae, senza degnarmi di una risposta.
Prima piangeva, ed ora? Era felice come una pasqua di fronte agli altri.

Cosa nascondi Kibum? A cosa servono quelle pasticche? E poi... perché non te le ho sequestrate? Mi stavo torturando cercando una risposta alla mia sconsideratezza. Come ho potuto lasciartele?!

“Ma che stai facendo Jonghyun? Non ne avevo bevuta neanche metà!!”

Lo afferrai per un braccio, trascinandolo poco più lontano da Taemin. Gli dissi di darsi una calmata con il suo atteggiamento e che a fine registrazione mi avrebbe dovuto raccontare tutto quello che stava combinando.
Lo guardavo negli occhi. Il mio sguardo serio scrutava il suo che era un misto tra l'attonito e l'impaurito.

“SHINee IN ONDA TRA DIECI SECONDI, PREPARATEVI AD ENTRARE!”

Scappò non appena udì quella frase.


Una volta entrati, il programma venne svolto nel migliore dei modi. Nessuno si era accorto di una frattura nel gruppo. Il leader e la rana erano all'oscuro di tutto, ma a quanto pare, Taemin no. Questo mi faceva altamente innervosire. Perché sapeva che Kibum stava male e lo teneva nascosto?
Perché sapeva, e non aveva detto nulla a noi?
A ME?
Tutti nel gruppo sapevano della mia cotta per Kibum – eccetto il diretto interessato –.

 

Dovevamo esibirci con una delle nostre coreografie più famose. Lucifer*.
Ci sistemammo ai nostri posti. Iniziò la musica. Il leader cominciò a cantare, seguito da me. Iniziammo a eseguire la coreografia, coordinati sia nel canto, sia nel ballo. Perfetti come sempre.
Toccò a Key. Perfetto. Taemin, idem. Sembrava che non fosse mai successo nulla.

Dopo il primo LoverHolic RoboTronic però...

 

“KIBUM!!!!!!”

 




















 

----
*Ho messo questo asterisco per dirvi che Lucifer è la versione giapponese (?) bho, volevo si intendesse che parlo di questa versione qua. (non chiedetemi il motivo ahah)

Ciao a tutti!! *-* oddio, sono davvero troppo felice che la mia storia stia piacendo così tanto!! eheh, con questo capitolo spero di lasciarvi di sasso! uwu
Comunque, Vi ho svelato parecchie cose in questo capitoletto né? Ehehe <3
Per il prossimo vi chiedo di pazientare. Ho deciso di caricare questo ottavo capitolo perché ero in ansia! (?) (volevo caricarlo per voi)... ma il nove non l'ho nemmeno ancora pensato ahah!! Farò il più veloce possibile, promesso! >.< <3

Grazie mille a tutti <3 un bacione grande! (p.s. Un grazie a Minho, che con il suo rap e la sua fantastica voce, riesco a concentrarmi sempre nello scrivere) (?) *delira*

Ciau.
Sara.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Thank you! ***




 

 


CAPITOLO 9: Thank you!


POV Jonghyun

L'attesa fu snervante, davvero tanto. Il non sapere cosa fosse successo al MIO Kibum mi stava torturando! Mi stava logorando.

E sapete la cosa peggiore? Non me lo lasciavano vedere! Perché non ero parte della sua famiglia! E invece si che lo ero! Ma non biologicamente, ne secondo i documenti. Non me lo avrebbero fatto vedere nemmeno con il consenso dei suoi genitori o parenti biologici. Odio queste cose! Diavolo, ne io ne i membri degli SHINee - e tutti i suoi amici - lo avremmo potuto vedere. Solo il nostro manager poté entrare nella sala dove venne ricoverato, dato che ne faceva praticamente le “veci”. Ovviamente però, anche lui dovette firmare mille mila documenti dove si assumeva certe responsabilità del paziente eccetera. Cose che io non capirò mai.

 

Ero seduto su una delle sedie bianche davanti alla sala operatoria e guardavo fisso nel vuoto, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. I gomiti sulle cosce ed il mento che si appoggiava sulle mani, unite. Le dita intrecciate, come a pregare un Dio in cui non credevo. Si, non credevo in Dio, ma lo stavo pregando lo stesso di salvare Kibum! Ero all'oscuro di tutto quello che stava combinando, e di conseguenza, non potevo sapere il perché si fosse sentito male. Potevo semplicemente aspettare la diagnosi dei medici.

Il tic nervoso alla gamba destra non aveva accennato a calmarsi. Non ero ancora per nulla tranquillo. Erano passate ore dall'incidente – credo –, ore da quando ero lì seduto ad aspettare “qualcosa”, o almeno credo... mi sembrava di essere dentro quel posto, dalle mura bianche e color crema, da un'eternità. E ancora nessuno mi aveva detto come stesse la mia vita.

Gli altri membri del gruppo mi avevano voluto lasciare da solo per un po'. Sapevano che mi sarei trattenuto dal piangere in loro compagnia in una situazione del genere, ma non sarei potuto andare in un posto isolato per farlo.
Dovevo rimanere ad aspettare Key. Dovevo aspettare che uscisse da quella sala. Dovevo rivedere il suo magnifico sorriso. Le sue adorabili fossette. La sua bocca perfetta a forma di cuore. Gli occhi sensuali e felini. La pelle candida. I suoi capelli morbidi ed il suo viso angelico.

Dovevo rivederlo entro breve, o sarei impazzito!

Cominciai a singhiozzare silenzioso. Senza nascondermi tra le braccia. Le lacrime scendevano indisturbate ma non mi scomponevo. Restavo immobile a fissare il pavimento, facendo tremare – ancora - la gamba con quel tic involontario. Osservavo le lacrime che cadevano pesanti sulle piastrelle color crema, senza passare dalle mie guance, data l'inclinazione della testa.


 

Presentammo la nostra nuova versione della canzone “Lucifer”. Quella giapponese.

 

Cominciai a cantare subito dopo il mio leader.
Tada hitotsu negau yo mada aishite kureru no naraba
mou owari ni shite” caricai i polmoni.
Her whisper is the Lucifer”

Iniziammo la coreografia. Magnifici. Come sempre. Gli SHINee stavano brillando. Continuavano ad essere coordinati in tutto e ad emanare splendore.

 

Cantai insieme ai miei compagni il testo, finché non arrivò la parte rap di Key.
Kimi to hajimete shisen wa butsukatta toki
mabataki no aida kusae mo eien de susuku yonde...”
Perfetto. Kibum riusciva ad essere sempre perfetto. Il suo sguardo penetrava le telecamere - che i cameraman stavano usando per riprendere l'esibizione - talmente erano profondi i suoi occhi da gatto.

 

Continuammo a ballare durante il turno di Taemin. Toccò di nuovo a me cantare una frase.
Kimi ga boku no subete omou shittan de.”
Soko da suru dake no ai na to omoi mitte
Dakedo muri shite dounika tsunaide
Kita everyday kai o shite kuretara
zutto sou kimi dake aiseru hatsureru I swear...”

 

Muovevamo i bacini e le braccia a tempo di musica, guardando le telecamere senza mai scomporci o agitarci. Come sempre, insuperabili. Seri. Professionali. Alzavamo ed abbassavamo le braccia, muovevamo le gambe come se non ci appartenessero. Senza sentire stanchezza. Ci muovevamo in armonia, leggeri ma decisi, cantando in modo corretto ogni parola di quella canzone in lingua giapponese. Ormai ci eravamo abituati e non facevamo più fatica a distinguere le due versioni differenti.

 

Notai che durante la penultima frase, Kibum non stava più eseguendo al meglio i passi, stava rallentando e tentennando.

Stavamo per cantare “LoverHolic RoboTronic” quando girai lo sguardo verso la mia destra – come da coreografia –, lo vidi cadere a terra.
Repentino mi buttai nella sua direzione, afferrandolo al volo. Sbattei il braccio sinistro per prenderlo. “KIBUM!!”

 

Lo strinsi a me, con le lacrime agli occhi. Lo strattonai un po' cercando di farlo riprendere. Niente. Gli cadde il cappello. Era pallido, la sua espressione non mi faceva pensare a nulla di buono.

 

Hyung!!” urlò Taemin avvicinandosi a me e guardando preoccupato la sua omma.

Si avvicinarono anche gli altri due membri. Minho cercò di sentire il polso del ragazzo svenuto. “Hyung! Controlla se respira! Non sento il battito!!” si rivolse a me preoccupato.

Avvicinai velocemente il viso al suo, provai a mettere anche un palmo davanti alla sua bocca, per sentire se stesse respirando. “Chiamate un'ambulanza!!”

 

 

“Hyung...” si avvicinò il maknae, sedendosi sulla sedia a fianco alla mia. “...come stai?”

“Come vuoi che stia?!” risposi acido continuando a fissare il pavimento. Asciugai le lacrime e mi alzai.

“Vuoi che ti porto qualcosa da bere?”

“CAZZO, TAEMIN! SEI UN FOTTUTO BASTARDO!” mi avventai alla sua gola, prendendolo per il colletto della maglia e sbattendolo contro la parete opposta alle sedie. Lo alzai – di pochissimo, purtroppo – da terra. “E' COLPA TUA SE KIBUM STA MALE!”

Taemin era spaventato ed aveva le lacrime agli occhi per l'improvvisa rabbia che stavo tirando fuori. Non parlava e rimaneva fermo tra le mie mani. Questo mi dava ancora più sui nervi. Non potevo di certo prendere a pugni una persona che non si sarebbe difesa. E sapete perché non si sarebbe difeso? Perché io ero un suo hyung, un suo amico, siamo una famiglia.

 

Non feci in tempo a continuare che mi ritrovai per terra con la guancia dolorante.

“HYUNG! CHE CAZZO STAI FACENDO? COME TI PERMETTI DI METTERGLI LE MANI ADDOSSO?!”

Mi alzai più arrabbiato di prima. Ora anche Minho mi voltava le spalle?! “Come mi permetto?! E' COLPA SUA SE ADESSO KEY E' IN QUELLA FOTTUTA SALA OPERATORIA!”

Il rapper mi afferrò per la maglia furioso. “Non ti azzardare a toccare un'altra volta Taemin in quel modo o nella sala operatoria ci finisci pure tu!” grugnì a pochi millimetri di distanza dal mio viso.

Il leader ci separò. “Basta ragazzi, non mettetevi a litigare proprio ora!! E' un brutto momento per tutti!”

Mi prese per un braccio trascinandomi via, mentre Minho controllava che il maknae stesse bene. Il piccolo si era accasciato a terra una volta che la mia presa su di lui era svanita. E mi guardava con le lacrime agli occhi, con lo sguardo di chi si sentiva confuso e mortificato. Mi sentii così anch'io, quando venni portato via dallo hyung.
Afferrò saldamente le mie spalle. “Jonghyun! So che sei scioccato e preoccupato per la situazione di Key! Ma non puoi prendertela con chi cerca un approccio con te!”

“Hyung, è stato lui a nasconderci delle compresse che prendeva Kibum! Lui ha nascosto anche la ferita alla testa!”

“Cosa?” chiese confuso.

“Si! Taemin sapeva tutto!! Taemin sapeva... e non ne ha parlato con noi, CON ME! Sa che amo Kibum da prima del debutto!! Perché non mi ha voluto dire che si riempiva di antidepressivi per chissà quale ragione? E gli antidolorifici? No perché forse non lo sai, ma il motivo per cui sono sicuro che Minnie sa tutto è grazie agli antidolorifici!!”

“Jonghyun, le tue sono accuse pesanti, lo sai vero?”

“Hyung, sai che voglio un bene da morire a Taemin. Lo sai. È come un fratellino per me!”

“E perché allora lo incolpi? Come puoi esser sicuro?!”

“Me l'ha detto Kibum! Mi ha detto che l'antidolorifico lo aveva ricevuto da Taemin e probabilmente centra la ferita sulla testa! Quindi è tutta colpa sua!”

Onew mi guardò perplesso. Inarcò un sopracciglio. “Sai che non posso però difendere le tue azioni, anche se potresti non essere in torto?”

“Hyung... voglio solo che il mio Kibum si riprenda, non chiedo altro.” dissi rammaricato.

“Sentiamo anche la versione del maknae, ok? Ovviamente non in presenza del manager!”

Acconsentii.

“Ora calmati. Andrà tutto bene.”

 

Cercai di fargli la respirazione bocca a bocca. Lo appoggiammo per terra, gli aprimmo i vestiti e dopo aver mandato giù l'angoscia fermatasi poco prima in gola, misi le mani sul suo torace e gli aprii quanto bastava la bocca. Cercai di farlo riprendere come meglio riuscivo.
Tossì un poco. La sua espressione di dolore mi stava mandando in crisi. “KIBUM!!” cominciai a piangere. Almeno ora stava respirando, anche se non sarebbe durata a lungo la cosa.
Onew mi tirò su da terra e mi fece allontanare mentre il rapper prendeva in braccio il ragazzo e lo portava fuori dalla sala.

 

Il programma ovviamente si fermò, e quella puntata non andò mai in onda.

 

 

 

L'ambulanza arrivò abbastanza in fretta. Potevano salire due persone sul mezzo, per assistere il paziente. Il leader sarebbe andato di sicuro ed implorai il manager di prendere il suo posto. Acconsentì senza fare storie. La situazione era troppo critica, non c'era tempo da perdere: Kibum non stava praticamente respirando – se non fosse stato aiutato da quegli arnesi dei dottori che ti pompano l'ossigeno con una mascherina –.

Un medico continuava a controllare che Kibum non peggiorasse mentre io gli tenevo insistentemente la mano. Lo hyung invece cercava di tranquillizzarmi, accarezzandomi la schiena.

Kibum, andrà tutto bene, tranquillo!” dissi più volte stringendogli una mano, ed accarezzandogli i capelli impregnati di sangue secco. Non staccai gli occhi da lui nemmeno mentre lo avevano trasferito dalla barella dell'ambulanza a quella dell'ospedale. Corsi insieme ai medici, tenendo la mano del mio amato fino a quella porta. Quella maledettissima porta.

Ragazzo, tu devi restare qui!” mi disse un'infermiera, bloccandomi.

NO, LEI NON CAPISCE! DEVO STARE CON LUI!”

Posso capire che tu voglia assisterlo, ma ora saresti d'impiccio per le persone che cercano di salvarlo.”

Mi si appoggiarono tre mani sulla schiena. I miei compagni erano li con me. Mi abbracciarono tutti insieme.

La porta di chiuse e si accese la spia rossa sopra di essa.

Jonghyun, andrà tutto bene.” mi dissero.

 

Grazie ragazzi.





















 

---

Ma ciao *-*

Eccoci al nono capitolo!!! (waaa, il prossimo ha due cifre *-*) Oddio che emozione, mi seguite sempre di più! çAç *le me commossa*
Questa parte, diciamo che è “assestante” perché serve a spiegarvi che cosa è successo dopo “l'incidente”. Ho deciso di dedicarci un capitolo intero, per spiegare la situazione mentale (?) del bronto cane.

Ho avuto l'ispirazione del “far cadere Kibum durante le riprese” perché, mentre guardavo il video di Lucifer, ho notato la sua espressione seria (e la mia mente malata ha iniziato a farsi i viaggi)... no perché in teoria doveva svenire dopo l'esibizione XD ahaha <3

 

Ringrazio tanto chi recensisce sempre, chi ha messo nelle seguite/preferite di recente (ovviamente anche chi mi segue dai primi capitoli)

E Grazie a chi legge <3

Un bacione grande grande.

Sara.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Mughetto. ***






 

CAPITOLO 10: Mughetto.

Mi trovavo in uno spazio incontaminato ed infinito, tutto bianco.
Sentii una voce maschile, calda e profonda chiamarmi. Cercai di seguirla come meglio potevo, sapevo di chi era! Dovevo ascoltarla.

Svanì improvvisamente e cadde il silenzio.
Allo stesso tempo però, sentii un dolce profumo che mi fece venire una certa nostalgia. Cos'era questa strana sensazione che sentivo? Quello strano rumore di sottofondo? 
Una volta iniziato ad udire un ticchettio acuto ed irritante, oltre a delle vibrazioni fastidiosissime, divenne tutto nero.
I miei polmoni si riempirono di aria più del dovuto. Aprii gli occhi di colpo, disorientato. Tutto quell'ossigeno in corpo mi aveva intimorito per qualche attimo, tanto da svegliarmi.

Dove cavolo ero finito?

La mia vista era ancora annebbiata ma riuscivo a vedere i muri della camera, color crema. Era una stanza piccola quella in cui mi trovavo. Ma era spaziosa. Ero sdraiato su un letto davvero strano. Sembrava una branda, una barella... o qualcosa del genere. Che cavolo ci facevo in un posto del genere?
Volevo andare alla finestra, per controllare in quale edificio fossi capitato.

Mi alzai bruscamente ed ebbi un capogiro. Forte. Mi sdraiai nuovamente. Mi toccai la testa d'istinto e notai una benda resistente ad avvolgermi la testa. I capelli erano appoggiati sulla garza, perfettamente in ordine.

Mi sollevai nuovamente, con meno foga e riuscii a tirarmi su completamente.
Alle braccia avevo degli strani aggeggi attaccati.

Mi guardai un po' attorno, ora che la mia vista era tornata abbastanza normale - vedevo più nitido -, notai che il ticchettio che sentivo in precedenza, era uno di quegli strumenti da ospedale che indicano i segni vitali di una persona. Quindi... ero in un ospedale? Per quale motivo? Non mi sembrava di stare male.

Scesi dal lettino, staccando i fili che avevo ai polsi e alle braccia, dirigendomi verso la finestra.

Le tende color verde acqua mi facevano uno strano effetto. Non so... mi portavano uno strano senso di nostalgia, angoscia.
Mi sporsi un poco per osservare fuori dalla finestra. Ero al secondo piano probabilmente.

Notai due ragazzi seduti su una panchina, quasi sotto ad un albero. Probabilmente cercavano un po' d'ombra dal sole che scaldava l'ambiente esageratamente. Ero troppo lontano per capire cosa stessero facendo.
Uno di loro stava seduto sulla panchina, con lo sguardo basso, il viso tra le mani e l'altro individuo che lo consolava, credo. Cosa gli sarà successo? Se sono davvero in un ospedale, è possibile che sia morta una persona a lui cara.

Continuai ad osservare per qualche minuto, giusto per curiosità. Non riuscivo a distinguere bene quello che stavano facendo, la mia vista era ancora un po' distorta. Vidi probabilmente altre tre persone avvicinarsi. Il ragazzo che prima piangeva, si alzò di colpo, abbracciando uno di loro, continuando a piangere. Poverino, doveva essere davvero in lutto. Mi sentivo male io per lui.

La mia espressione diventò sofferente, triste. Mi staccai dalla finestra. Non potevo continuare ad osservare quella scena, non era giusto. E poi, iniziavo a sentirmi strano. Forse ero sensibile ai dispiaceri altrui...

Camminai per la stanza, curiosando un po' dappertutto. Vidi dei bellissimi fiori bianchi appoggiati su un tavolino, con una poltroncina al fianco. Erano piccoli e davvero molto profumati. A forma di campanellino. Era questo che mi aveva svegliato poco fa? Il profumo intenso di questi fiori era però davvero piacevole. Mi dava un senso di calore. Cos'erano? Bè, non era così importante, no?

 

Passai un po' di tempo ad ammirare quei piccoli fiori ed a pensare come si potessero chiamare, ma non mi veniva assolutamente in mente il loro nome.

Mi arresi. Era più importante sapere il perché ero in quel posto. Cavolo, non sapevo perché mi trovavo in ospedale, era normale voler sapere, no?
Mi diressi verso la porta. Feci per aprire quando mi si aprì addosso. Caddi a terra. Ebbi un deja vu.
Alzai gli occhi, intontito e confuso, sentii un nuovo forte odore di quei fiori. Venni tirato su.

Ero frastornato e la testa mi aveva iniziato a fare incredibilmente male, tanto da non riuscire a vedere bene il volto della persona che mi aveva appena abbracciato con forza.

 


 

POV Jonghyun


“Signori, il paziente si è stabilizzato, lo abbiamo spostato in una camera singola. Potete andare a trovarlo quando volete. Non si è ancora ripreso, ma è fuori pericolo.” disse l'infermiera che ci si era presentata davanti, cordiale. “Stanza 231”

Non ebbi la forza di chiedere, rispondere o semplicemente dire niente. Ero davvero turbato. Guardai i miei compagni sconsolato. Era fuori pericolo sul serio? Potevo stare tranquillo?

Minho si avvicinò a me e mi abbracciò. Rimasi sbigottito. Mi strinse forte. “Dio, ero preoccupato da morire, non oso immaginare come ti possa essere sentito tu, Hyung!”. Lo abbracciai anch'io. Grazie amico mio.

“Sono più di sei ore che aspettiamo!! La diagnosi?” chiese il leader.

“Parto con il dire che la causa principale dello svenimento del paziente è: per un forte trauma cranico.” mi girai di scatto verso il maknae. Come a fulminarlo. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.

“...ma non è l'unica cosa. Abbiamo fatto un esame tossicologico, dato che aveva sintomi strani oltre a quello già descrittovi, ed abbiamo scoperto un sovradosaggio di farmaci presenti nel suo corpo. Abbiamo dovuto intubarlo per potergli fare una lavanda gastrica, per pulirgli lo stomaco. Ci sono volute tante ore a causa del quantitativo di medicinale, oltre al fatto che le sue funzioni vitali non si stabilizzavano. A quanto pare ne faceva un uso improprio da diverso tempo. È davvero una fortuna che sia ancora vivo nonostante tutto.”

Guardavo la donna, perplesso. Non sapevo più a cosa pensare.

“Ed oltretutto, c'erano diversi tipi di psicofarmaci... ed alcool.”

Corsi via.
Come una furia mi diressi verso la sua camera. 231 ha detto? Corsi più veloce che potevo. Salii delle scale ed una volta trovata la porta, bussai.

Aprii lentamente e vidi un dottore che si stava avvicinando a me.

“Buonasera. Sei qui per vedere il paziente Kim?” disse un uomo alto con il camice bianco, facendo un leggero inchino.

“S-si...” mi piegai anch'io, per rispetto.

“Sei un suo familiare?”

“Più o meno.”

“Abbiamo sistemato i documenti, quindi possono venirlo a trovare anche gli amici, ora.”

“Non sono un suo amico.”

“Non sei nemmeno un familiare però...” fece una pausa “oh... sei il suo ragazzo?” sorrise.

“Più o meno...”

“Tutto più o meno? Dai, entra pure.” disse facendomi segno di avanzare e chiudere la porta. “Ti hanno già spiegato cosa gli è successo?”

“In un certo senso...”

“Se hai bisogno, chiedimi pure, rimarrò qui ad osservarlo ancora per un po'. Poi farò in modo che ci sia un'infermiera sempre disponibile.”

“Posso restare qui finché non si sveglia?” chiesi, disperato.

“Non potrei permettertelo... ma... il tuo viso da cucciolo mi ha convinto.” mi fece l'occhiolino. “Se le infermiere ti fanno storie, vieni a dirmelo.”

“La ringrazio dottore!!!!” mi inchinai a più di novanta gradi, in segno di profonda gratitudine.

 

Mi voltai verso Kibum. Non avevo ancora voluto guardarlo. Non ero ancora pronto. Bè, dovevo però.

Mi avvicinai al lettino su cui stava riposando, con calma, incerto. Aveva cavi e tubi attaccati ovunque. Il macchinario alle sue spalle indicava che stava bene. Tirai un sospiro di sollievo. Il peggio era passato?
Presi una sedia e mi sedetti a fianco al lettino. Presi la sua mano. Era calda. La strinsi forte, sussurrando il suo nome diverse volte. “Kibum... ti prego Kibum, se mi senti, fammelo capire in qualche modo!”

Strinse di pochissimo la mia mano, era impercettibile, ma io me ne accorsi. Non stavo sognando, non ero pazzo! Mi stava stringendo la mano!! NE SONO SICURO!

 

Rimasi accanto a lui per un tempo che mi parve infinito. Baciai la sua mano diverse volte, per poi cadere tra le braccia di Morfeo, accanto a Bummie. Ero stanco, tutto il caos e la tensione si stavano facendo sentire. Ora potevo stare tranquillo, per un po', dovevo spegnere il cervello.

“Jonghyun...” pronunciò il mio nome sottovoce il leader, bussando alla porta. Mi ero addormentato profondamente e quel rumore improvviso mi aveva fatto sussultare. Quando vidi il volto di Kibum sereno, sospirai. Ero più tranquillo anche io.

“Hyung, ragazzi...” dissi euforico, voltandomi nella loro direzione “...mi ha stretto la mano prima!!”

“Jonghyun, andiamo a prendere un po' d'aria? Sono tante ore che sei qui, giusto un paio di minuti e poi torniamo da lui, ok?” chiese Jinki-hyung.

Non volevo, ma sapevo che era giusto. “Non vorrei... ma ok... poco però... per favore...”. Mi allontanai da Kibummie, lasciai la sua mano.

Taemin gli si avvicinò e si mise al mio posto. Minho lo affiancò. Jinki diede un bacio sulla fronte del biondo. “Andrà tutto bene.” disse - accarezzandogli una guancia -, parlando sia con Kibum che con noi tre. Anche se forse, parlava più a se stesso. Era il leader, il punto di riferimento... e voleva essere forte anche per tutti noi.
Mi appoggiò la mano sulla spalla e mi accompagnò fuori.
Uscimmo in cortile.

 

Feci un respiro profondo. Aria. Aria fresca, non aria d'ospedale. Sapere che Kibum non poteva uscire e respirare profondamente come avevo appena fatto io, mi faceva star male. L'ospedale puzzava di ospedale... [n.d.a. No ma dai?!]
Volevo fare qualcosa per fargli sentire la mia presenza.

Corsi al banco dei fiori davanti al cancello dell'uscita.

“Salve!” sorrisi, facendo un cenno con la mano per salutare.

“Ciao ragazzo..” salutò cordiale il fioraio di circa quarant'anni. Era un tipo tozzo, un po' basso. Sembrava più un macellaio dall'aspetto.

“Vorrei del mughetto!”

“Per la tua fidanzata? È ricoverata qui?”

“Ragazzo... si, è ricoverato qui.”

“Come mai del mughetto? È raro che me lo chiedano... vogliono tutti calle, rose, crisantemi o tulipani...”

“E' il fiore preferito da questo ragazzo...”

“Scelta strana per un ragazzo...”

“Ha un significato per noi due.”

“Oh, capisco.”

“Siamo idol e gli regalai un fiore di mughetto il giorno di un'esibizione importante... era il nostro debutto.”

“Il mughetto è un portafortuna.”

“Appunto...” sorrisi.

Sorrise anche lui. “Bene, ho capito. Lascia fare a me! Ti darò il più bel mazzo di mughetto di questo chiosco!”

 

Tornai da Onew con il mazzo di fiori facendoglieli vedere. Erano davvero belli ed il loro profumo era davvero piacevole, mi faceva riaffiorare ricordi felici. Lo consegnai ad una infermiera, che si premurò di portarli personalmente nella stanza 231.

 

Mi sedetti al fianco del mio hyung. Sospirai.

“Tutto bene Jonghyun?”
Iniziarono a lacrimarmi gli occhi. “N-non proprio.” risposi, singhiozzando.

Mi abbracciò. “Va tutto bene.” mi rassicurò un poco.
Piansi tanto. Piansi finché non vidi in lontananza Taemin e Minho, accompagnati dal manager.
Mi alzai.
Taemin mi raggiunse, mi si piazzò davanti e mi buttai su di lui piangendo.
Mi strinse a sua volta.

“Scusami Minnie! Non avrei voluto reagire male!! Davvero! Ero troppo preoccupato.... e lo sono ancora!”

Mi tranquillizzò massaggiandomi delicatamente la schiena. “Hyung, va tutto bene. Non sono arrabbiato, ci ero solo rimasto male... ma capivo il come ti sentissi. Scusami tu.”
Lo guardai. “Perché?”

“Non vi ho detto che Key-omma si era fatto male prima di andare allo show.”

Lo guardammo tutti ad occhi sgranati. “C-come?”

“Scusate... l'ho trovato svenuto in bagno, volevo chiamare Jonghyun-hyung ma la omma mi ha supplicato di non dirlo a nessuno appena si è ripreso!” iniziò a singhiozzare. “Lo sapevo che me ne sarei pentito!!”

Lo strinsi più forte. “Non importa! Non è colpa tua, non avvilirti così.” continuai a piangere in silenzio. Taemin tremava tra le mie braccia.
Minho e Onew si unirono a noi. Un abbraccio di gruppo. Di questo avevo bisogno in questo momento.
Persino quella rana di Minho aveva i lacrimoni su quei grossi occhi a palla che si ritrovava.

 

Guardai verso la finestra di Kibum, al secondo piano - per puro caso -, da qui si riusciva a vedere.
Vidi un'ombra. Qualcuno si era sporto dalla finestra.

Kibum!!

Mi scollai i miei compagni di torno e corsi via.

“JONGHYUN! CHE SUCCEDE?!”

“KIBUM! KIBUM SI E' RIPRESO, L'HO VISTO ALLA FINESTRA!!”

“Jonghyun...” pronunciò il leader. “...seguiamolo ragazzi.” invitò tutti gli altri a seguirlo.

 

 

Aprii la porta velocemente. Ebbi un deja vu.
Kibum a terra. Oddio, avevamo aperto la porta nello stesso istante, di nuovo.

“KIBUM!!” urlai. Lo aiutai a tirarsi su e lo abbracciai. Lo strinsi il più forte possibile a me. Mi guardava confuso, probabilmente non capiva dove si trovasse, era intontito dal lungo sonno, sicuramente. “Kibum! Come ti senti?!” chiesi euforico.

 

Ci fu una breve pausa. Una pausa che mi mandò in ansia. Una pausa che mi fece crollare il mondo addosso.

“Scusa........ ma tu chi sei?”

 





































 

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Ciao!! *-* come state? Wow, eccoci alla fine del decimo capitolo *stappa champagne*
Dio, sono in ansia ora! *-* sono emozionatissima per il traguardo raggiunto! E mi seguite in tante!!! ç\\\ç grazie di cuore per il supporto!!
Questo capitolo spero vi abbia incuriosito!
Pensavo di non superare i dieci capitoli ma essendo che ora scrivo un capitolo e lo pubblico, sembra che le idee mi piombino in testa velocemente... quindi andrà avanti ancora per un po' ;) spero vi continui a piacere.

Grazie a chi inserisce in seguite o preferiti la storia!

Ci si vede nel capitolo undici.
Un bacione grande grande.
Sara.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Amnesia ***







CAPITOLO 11: Amnesia.


POV Jonghyun


Amnesia temporanea. Ecco la diagnosi dei medici. Kibum aveva subito un trauma cranico che aveva danneggiato una piccola area del cervello. Dissero però che era una cosa passeggera, e che i farmaci avevano abbassato le sue difese immunitarie. Quindi, non sarebbe durato tanto a lungo tutto quello, vero?
Risposero a quella domanda con un “Chi lo sa?! Giorni, mesi, anni... non so dirvi.” mi arrabbiai tantissimo. Come potevano non sapere quanto ci sarebbe voluto prima che io riavessi indietro il mio Kibum? Dovevo scusarmi, farmi perdonare per quello che era successo... dovevo raccontargli di quanto ero stato male senza di lui. Dovevo dirgli che lo amavo. Che lo amavo da tanto tempo. Dovevo farlo mio. Lo rivolevo indietro.

 

Abbracciai con forza Kibum. Finalmente si era risvegliato. Ora potevo stare tranquillo no? Il peggio era passato. Finalmente mi sarei potuto scusare come si doveva. Forse non era giusto dirglielo ora. Ma volevo.
Volevo anche confessargli i miei sentimenti per lui. Così da non avere più rimpianti. Volevo dirgli quanto avevo avuto paura di perderlo per una situazione a me non ancora chiara. Volevo farmi spiegare il motivo per cui aveva cominciato a prendere psicofarmaci e da quanto si sentiva depresso. Volevo comprenderlo, capire come stesse. Cosa avesse. Volevo sapere più cose possibile. Volevo aiutarlo.

Ci conoscevamo da anni ormai, ma sicuramente, c'erano cose mai dette... per vergogna, o perché troppo personali per condividerle. Dopotutto, nemmeno io gli avevo raccontato proprio ogni cosa.

Kibum! Dio se ero preoccupato!” appoggiai una mano tra i suoi capelli. Gli accarezzai la testa “Come ti senti?” gli presi il viso tra le mani, euforico.

Le scostò con un gesto rapido, senza rabbia ne violenza. Delicato, innocentemente. Sembrava turbato, preoccupato, confuso. Indietreggiò di qualche passo.

Tutto bene?” chiesi.

Scusami... ma chi sei tu?”

Cosa?” rimasi impietrito.

Eddai omma, smettila di scherzare così! Ahah, eravamo tutti preoccupati.” rise il maknae.

Come fai a conoscere il mio nome?”

Kibum... cosa...” balbettai.

Rispondi!! Come fai a conoscere il mio nome?”

Hyung! Smettila di scherzare! Non è divertente!” si alterò Minho. “Noi eravamo sinceramente preoccupati per te!”

Come?” si, qualcosa non andava... non mi sembrava che fosse uno dei suoi soliti scherzi. I suoi occhi sembravano impauriti e confusi sul serio.

Mi avvicinai a lui. Kibum... tu davvero non sai chi sono?” chiesi a bassa voce, guardandolo negli occhi.

Annuì.

Sospirai. “O-ok... meglio se chiamiamo il dottore.”

 

“Quindi ero un idol prima di perdere la memoria?” chiese stupito Kibum.

“Proprio così. Siamo famosi a livello internazionale.”

“Wow... se non mi avessi fatto vedere questi video su youtube e tutti i nostri album, non ci avrei mai creduto. Non mi sembra di essere adatto a fare l'idol...” rispose incerto.

“Come sarebbe?”

“Bè, è vero... non sono un bel tipo... e non ho una bella voce... e nemmeno il talento è...” lo fermai.

“Kibum?” ero sconcertato “...hai perso la memoria sul serio. Se fossi stato nel pieno delle tue facoltà, non avresti mai detto una cosa simile.”

“Perché?” chiese curioso.

Avevo un groppo in gola da quando avevo scoperto che il ragazzo a fianco a me aveva perso la memoria.
Eravamo seduti su una panchina, nel cortile dell'ospedale. I dottori avevano deciso di tenerlo sotto osservazione ancora per quella giornata, poi l'avrebbero mandato a casa. Dopotutto stava bene fisicamente. Gli stavo mostrando video e varie foto dal mio cellulare. Gli portai una cuffia all'orecchio, invitandolo ad ascoltare alcune nostre canzoni, sperando che si ricordasse qualcosa. Niente.

 

Passò più di un'ora. Da una canzone ad un'altra cambiavano ritmo e melodia, cambiavano le foto che stavamo osservando.

“E queste?” mi prese il cellulare di mano.

Cercai di riprendermelo, senza successo.
Kibum iniziò a scorrere veloce il dito sul touch screen guardando le foto dove eravamo ritratti noi due. Foto ricordo di vari momenti delle nostre giornate. Foto che per me avevano davvero importanza. Foto che per me erano preziose. La cartella era soprannominata “Bummie<3” ok, ero diventato paonazzo, ma speravo non si accorgesse di niente ugualmente.

 


“Wow... hai tantissime foto nostre salvate sul telefono!!”

“G-già...” mi agitai un po', cominciai a balbettare.

“E io ne ho di tue foto?”

“Non lo so... non mi hai mai fatto vedere il tuo cellulare, presumo di no.”

“Ah... capito...” sospirò “...vorrei farti una domanda... se posso” abbassò la voce, timido.

“Dimmi.” dissi sorridendo. Dopotutto, aveva perso la memoria. Era normale essere curiosi della vita di cui non ci si ricordava nulla, no? O forse voleva chiedermi il perché di tutte quelle foto e il perché di quel fottuto cuore nel nome della cartella? No. Dovevo stare calmo.

“Che rapporto c'è tra Minho e Taemin? Prima quando eravamo isieme... parlavano in modo strano tra di loro, mi è sembrato... non so...”

“Sei incredibile.” risi. “Ti sei accorto subito che tra loro c'è qualcosa.” meno male... almeno non mi ha chiesto niente sulle foto...

“Quindi avevo ragione? Ma sono due uomini!”

Una fitta al petto. Tasto dolente direi.

“E quindi? Non mi dire che sei diventato omofobo dopo aver perso la memoria!!”

“No... è che è strano che due uomini...”

Sospirai. Mi alzai di scatto. Iniziai a camminare verso la porta che conduceva all'entrata dell'edificio, in direzione della camera 231, seguito da Kibum. Diciamo che mi ero un po' alterato.

Una volta arrivati in stanza, lo aiutai a riporre le sue cose nella borsa.
Il ragazzo poteva lasciare l'ospedale in serata.

 

Dottore... come è possibile che si ricordi tutta la sua vita, tranne degli SHINee e della sua carriera? È impossibile!” ero agitato.

In realtà no... ci sono certi casi in cui i pazienti dimenticano qualcosa, per eliminare un malessere o una delusione, si auto-annullano la memoria. Non mi stupirei se fosse così.”

COSA? E perché Kibum si vorrebbe dimenticare di me?! E del gruppo?! Siamo la sua famiglia!!” alzai la voce.

Della sua famiglia biologica si ricorda no?”

Si! Ma anche noi lo siamo!” stavo per mettermi a piangere.

Penso sia inutile tenerlo qui. Le sue condizioni non possono migliorare. Il trauma non è curabile qui. Forse, se riuscissi a fargli fare qualcosa di quotidiano, qualcosa che fa sovente... magari un po' alla volta la memoria riuscirà a tornare.” mi disse gentilmente il dottore.

Grazie, davvero. Farò il possibile...” le mie guance si rigarono.

Avvisami di eventuali cambiamenti.”

Lo farò. La ringrazio ancora.” mi asciugai gli occhi con la manica della felpa.

 

Ma sono due uomini! È strano!” queste frasi mi stavano uccidendo. Probabilmente nello stato in cui si trovava, se gli avessi detto ciò che provavo, mi avrebbe allontanato.

 

Hyung... cos'ho avuto? Perché sono finito in ospedale?” mi chiese Kibum, sedendosi su una panchina all'ombra.

Eravamo ad una registrazione televisiva e mentre eseguivamo una delle nostre coreografie sei svenuto.” spiegai senza farmi prendere dall'angoscia.

E perché sono svenuto?” sembrava un bambino piccolo in quel momento.

Perché, perché... tanti perché a cui non potevo... VOLEVO rispondere.

Hai... passato un brutto periodo...” non avevo il coraggio di dirgli altro, ma sapevo che mi avrebbe chiesto di spiegare meglio la situazione. Avrebbe voluto i dettagli, dettagli che mi sarei rifiutato di dare.
Lo convinsi a lasciar stare. Gli dissi di chiedere agli altri membri confidandogli che non mi andava di parlarne. (dopotutto era così, non mi andava di ricordare che qualche giorno prima aveva avuto una specie di overdose o roba simile, non volevo ricordare, non volevo più pensarci – cosa impossibile però –.)

 

Una volta accertato che potesse uscire e firmato vari documenti, lo feci salire in macchina, parcheggiata davanti all'ospedale. – gli altri erano tornati a casa un paio d'ore prima –.

Era ancora disorientato – ovviamente –.

Non parlai per tutto il tragitto, avevo un nostro album a caso a volume sostenuto nella radio, per impedirgli di rivolgermi la parola. Ero un po' confuso, avevo paura per il suo futuro, per il mio... non sapevo cosa sarebbe potuto accadere. Magari avrebbe ricordato tutto una volta arrivati al nostro appartamento, in mezzo alle nostre cose.
Il viaggio fu abbastanza tranquillo, ogni tanto mi diceva le canzoni che gli piacevano di più ed io le cantavo su sua richiesta, anche per non farlo parlare troppo. Non sapevo come reagire.

Come mi sarei dovuto comportare se non avesse recuperato la memoria?

Se lui avesse dovuto ripartire da zero?

E se non avesse voluto restare nel gruppo?
Gli SHINee in quattro non sarebbero più stati SHINee. Senza Key non ci saremmo più potuti chiamare così. Non potevo permetterlo. Recupera la memoria in fretta, ti prego! Voglio che rimanga tutto come è sempre stato!

 

Arrivati all'appartamento, il maknae ci accolse con il solito sorriso innocente di un ragazzino. Kibum si inchinò chiedendo il permesso di entrare. Minho e il leader lo guardarono perplessi.
Taemin lo prese per un polso e lo trascinò dentro cercando di farlo sentire a suo agio, mentre io mi dirigevo in camera mia – e di Kibum ovviamente –. Mi sdraiai sul letto, ancora con le scarpe e tutto vestito. Ero stanco, non avevo voglia di svestirmi e mettermi la tuta. Ero spossato.
Tutto il casino delle ore prima mi aveva mandato il cervello in tilt. Dovevo riposarmi per qualche minuto.

“Se ripenso che l'ultima volta che io e Kibum abbiamo dormito insieme – nella stessa stanza –, è stato prima di un litigio, mi viene male...” pensai prima di addormentarmi.

 

Corse via prima che potessi scusarmi per quello che avevo appena detto. Non le pensavo sul serio certe cose. E non sapevo nemmeno come mi erano potute uscite di bocca. Dire che mi ero stancato di lui fu una delle cose che mi lasciò più perplesso – ero rimasto allibito dalle mie stesse parole –, come avevo potuto?
Urlai contro la porta dove si era rinchiuso per farlo uscire. I miei sforzi andarono a vuoto. Fui costretto a dormire con il leader (come sempre, quando litigavamo. Quella camera era praticamente di Kibum. Ci dormivo molto di rado – non è vero –... e occupava quasi tutto l'armadio oltretutto.)
I miei compagni si accorsero di un improvviso cambiamento, ma non ci diedero peso. Mica era la prima volta che mi ritrovavo sfrattato dalla mia stessa camera. Semplicemente, sarebbe durato più a lungo quel periodo.

Se avessi saputo che sarebbero state le ultime notti “prima dell'incidente” non avrei rinunciato a bussare a quella stupida porta e a scusarmi.

 

“Hyung...” sentii pronunciare flebilmente dalla porta semi aperta.

Aprii lentamente gli occhi. “Kibum...” mi stiracchiai. “Che succede?”

“M-mi sono permesso di entrare... Jinki-hyung dice che è pronta la cena...”

“Permesso? Kibum, questa è anche camera tua.” dissi sorridendo.

“Ah... d-dividiamo la camera di solito?”

“Kibum, li vedi i due letti? Ecco, quello è il tuo, davanti all'armadio enorme. E comunque, è TUA. Praticamente non ci dormo quasi mai perché mi cacci sempre.” risi.

“Non capisco.” si fece piccolo piccolo.

Lo presi per un polso, facendolo sedere al mio fianco. Misi un braccio attorno alla sua vita e lo avvicinai a me. Guardavo il vuoto davanti a me con la presa del braccio stretta su di lui.
Appoggiai la testa sulla sua spalla.

“J-Jonghyun-hyung... cosa fai?”

Non volevo rispondere. Non volevo fare tante cose da quando era iniziato tutto.
Dopo qualche attimo di silenzio, sentii il biondo fare un respiro profondo.

“J-Jonghyun-hyung... posso... farti una domanda?”

“Chiamami Jong per favore... come hai sempre fatto.” chiusi gli occhi.

“O-ok...” balbettò. “Jong... posso chiederti una cosa... senza che tu ti metta a ridere?” disse abbassando lo sguardo.

Annuii.

“Noi siamo amici?”

“Certo che siamo amici.” sorrisi, accarezzandogli i capelli.

“N-no... non hai capito.”

Mi voltai verso di lui. Sgranai gli occhi, intuendo il significato delle sue parole. Cosa... voleva significare? Rimasi ammutolito.

“Non amici normali...” sospirò, sembrava agitato. Abbassò la voce. Era quasi impercettibile... ma le sentii benissimo quelle parole: “Siamo come Taemin e Minho?”

Un colpo al cuore.
Cosa stava succedendo così di colpo? Non volevo rispondergli. Non ero pronto in quel momento. “Ma sono due uomini... è strano!” non sapevo dove voleva andare a parare... e non volevo saperlo. Non era niente di buono.

Mi alzai. “Kibum, dobbiamo andare a mangiare.” risposi freddo. Mi diressi verso la porta, uscendo e lasciandolo da solo.

 

Fine POV Jonghyun

 

Mi sentivo strano, smarrito. Davvero avevo perso la memoria? bè... in effetti, ripensandoci, mi sforzavo di ricordare cosa stavo facendo prima di svegliarmi, ma non riuscivo a focalizzare.
Ricordavo perfettamente la mia infanzia e la preadolescenza... ma il periodo dopo era oscuro. Ricordavo anche il tempo trascorso alle medie, ma non dettagliatamente. Mi accorgevo anch'io di avere qualche lacuna. Ad esempio: per me era tradizione fare la festa di compleanno a cui partecipasse tutta la mia famiglia, compresi gli amici... ma chissà perché, i diciassette anni erano vuoti. Non li ricordavo più. Così come i successivi.
Eravamo seduti su di una panchina e Jonghyun mi stava facendo vedere dal suo cellulare diversi nostri live, concerti e programmi a cui avevamo partecipato. Mi aveva mostrato delle foto con i nostri album e tante altre cose.

“Non mi sembra di essere adatto a fare l'idol...” dissi grattandomi la base del collo.

Ammetto di non essere male come ragazzo... ma fare l'idol è su un altro pianeta. Sono intonato... ma essere addirittura un cantante...
Mi raccontò di quanto alcune canzoni lo facessero stare bene e di quali avesse scritto lui personalmente. Ogni tanto si metteva anche a canticchiare le sue strofe preferite.
Mentre ascoltavamo la nostra discografia, mi mostrava le foto del debutto, più vecchie o anche recenti. Guardavo curioso. In ogni scatto avevo un'espressione felice. Anche mentre piangevo.

La mia vita era così bella? Eppure ero vittima della società, come tutti. Mi era stato imposto di avere un nome che non fosse il mio (anche se probabilmente me l'ero scelto io)... e dovevo stare alle regole di qualcuno. Persino sul come vestirmi o tenere i capelli non avevo voce in capitolo, ne ero sicuro. Alla fine gli idol sono schiavi, usati solo per far fare più soldi alle case discografiche. Portati allo sfinimento mentale e fisico.
Perché avevo deciso di diventare famoso? Cosa mi aveva spinto a fare audizioni su audizioni (da quello che mi aveva raccontato lo hyung) e a intraprendere questa strada? Mi è sempre piaciuto stare al centro dell'attenzione... ma così...

Cosa?

Fermai i miei pensieri per un secondo e rimasi ad osservare delle foto. Foto che ritraevano solo me e Jonghyun.

“E queste?” chiesi prendendogli il cellulare.

Scorrevo veloce le immagini, notando che in tutte c'eravamo solo noi.
Uscii dalla cartella “fotocamera” e ne notai una con scritto “Bummie<3”. La aprii e vidi altre mille mila foto nostre.
Volevo sapere come mai ne aveva tante così, mentre degli altri membri ne aveva la metà... ma sviai il mio interrogativo su qualcos'altro, troppo imbarazzato per domandare. Chiesi di Taemin e Minho, avevo visto una strana complicità nei loro occhi – nonostante fossi stato con loro solo un paio d'ore –.

Si creò una strana tensione tra me e lo hyung in breve. Forse gli aveva dato fastidio la mia frase nei confronti dei due ragazzi, ma prendersela così era da esagerati.

Usciti dall'ospedale, ci dirigemmo con la sua macchina verso “casa nostra”. Dove vivevamo? In un appartamento? Un dormitorio? Una villa? Non ne avevo la minima idea.


Una volta arrivati, Taemin mi accolse prendendomi per un braccio, facendomi fare un giro veloce della casa.

Aiutai i ragazzi a preparare la cena.

Jinki-hyung mi chiese infine di andare a chiamare Jonghyun nella sua camera. Era andato a riposare.

 

Bussai alla porta dolcemente, sporgendomi per assicurarmi di avere il permesso di entrare. “Hyung?”
Aprì gli occhi. “Kibum, che c'è?” si stiracchiò.
Entrai chiudendomi la porta alle spalle, avvicinandomi al letto dove stava riposando.

Dopo un paio di minuti di conversazione, mi afferrò per un polso facendomi mettere accanto a lui. Tra l'attonito ed il confuso riuscii a balbettare qualche parola, chiedendo spiegazioni.
Era chiaro come il sole che Jonghyun si comportasse in modo strano. Forse... prima che perdesse la memoria eravamo... amanti?

“Noi siamo amici?” chiesi imbarazzato, facendo capire che la parola amici non voleva intendere amici.

“Certo che lo siamo.” ecco. Non aveva capito. Ma allora Taemin mi aveva raccontato la verità: “Jjong-hyung è stupido omma, non farci caso.” e io che pensavo che il maknae fosse esagerato.

“N-no... non hai capito.” cercai di spiegarmi meglio.

“Non amici normali...” probabilmente ero diventato viola in viso dall'imbarazzo. “Siamo come Taemin e Minho?”.

Sentii la sua presa allentare, per poi abbandonarmi. Cos'era questa sensazione di vuoto che sentivo ora?

“Kibum, dobbiamo andare a mangiare.”

Rimasi seduto sul letto, mentre lo hyung si allontanava.

 

 






















 

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Ciao a tutte!! çAç scusate per il ritardo! Ho avuto millemila pensieri, preoccupazioni e altro tra scuola e problemi personali!
Grazie delle belle recensioni e di chi mette nelle seguite! *-* sono sempre più felice! E spero di non deludervi con questo nuovo capitolo.
Fatemi sapere se vi è piaciuto! E avvertitemi di eventuali errori XD
Un bacione, al capitolo dodici.

 

Sara.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Remember. ***






 


CAPITOLO 12: Remember.

 

Erano passate due settimane da quando avevo “ricominciato” la mia vita negli SHINee. Non riuscivo ancora ad ambientarmi bene, anche se stavo facendo dei progressi. I membri del gruppo si dimostrarono molto più gentili - con me - di quanto mi aspettassi e mi sono stati sempre intorno, cercando di farmi recuperare qualche frammento della mia memoria - con qualsiasi cavolata -. Tuttavia, io non ricordavo assolutamente nulla.

Minho mi disse che erano diversi mesi che non ci potevamo riposare come stavamo facendo ora.
La SM ci concesse del tempo per farmi abituare alla situazione, facendo fare le ferie anche agli altri membri. Le vacanze però, non sarebbero durate per sempre... e gli altri sarebbero dovuti tornare a lavorare, con o senza di me.
Ed io? Se non avessi più recuperato la memoria? Non credevo di essere pronto per diventare idol. Era un discorso senza senso il mio, dato che lo ero già da anni... ma nel mio stato attuale mi sarei sentito parecchio fuori luogo.

 

Con i ragazzi mi sono sentito a mio agio già dai primi giorni. Mi sono sentito in famiglia ed a casa. Nonostante i ricordi perduti, questa sensazione mi è sempre rimasta. Mi hanno fatto stare bene.
L'unico problema? Jonghyun.

C'era qualcosa di strano in lui da quando ero uscito dall'ospedale.
Il giorno in cui mi sono svegliato, lui era tutta un'altra persona rispetto ad ora... e non capisco il suo attuale comportamento.

Non mi evitava, ma mi accorsi di un cambiamento nel suo viso e nel modo di esprimersi. Non mi parlava più come faceva prima. Era strano, dall'inizio delle sue ferie, aveva cominciato ad uscire da solo, invece di venire in giro con noi.
I ragazzi, ogni giorno, trovavano qualcosa da farmi fare, qualcosa di quotidiano: un giorno a mangiare in un ristorante famoso, un giorno a fare shopping, un giorno al parco divertimenti (li non mi divertivo molto però!!). Facevano in modo di farmi acquistare nuovi ricordi. Pensavano che facendo svariate cose che avevo già fatto in precedenza, mi sarebbero potuti venire dei deja vu.

Tornando a Jonghyun: usciva da solo, rientrava la sera tardi quando io ero già a letto. Gli chiedevo dove stesse tutto il giorno e lui rispondeva vagamente con frasi tipo: “fuori”, “in giro”, “da qualche parte” o... “non sono affari tuoi”. Era cambiato, cosa stava succedendo?

 

 

Passata anche questa giornata, rimasi alzato fino a tardi.

Mi sedetti sul divano - nero, in pelle -, dove il maknae era intento a guardare un film macabro con Minho. Erano abbracciati - più che altro, Minho teneva un braccio sulla spalla del piccolo -. Taemin stava accoccolato sul più grande come un bambino impaurito. Sono davvero carini! Pensai, sorridendo.

Poggiai gli occhiali sul naso, mi sistemai sul bordo del divano, e con un libro che mi aveva prestato il leader, cominciai a leggere.

 

Immerso nella lettura per un paio d'ore, non mi accorsi che i miei compagni erano andati tutti a dormire, lasciandomi sveglio per ultimo.

Non so che ora fosse quando alzai gli occhi dal libro, so solo che il cuore mi salì fino in gola, come a volermi uscire dalla bocca. Mi spaventai talmente tanto da non rendermi conto di essere caduto a terra.

“J-JONGHYUN!!?” il ragazzo si era messo davanti a me. Ero talmente concentrato sul tomo - che stavo divorando -, che non mi ero accorto del suo arrivo. Quando abbassai il libro notai il suo viso a pochi centimetri di distanza dal mio. I suoi occhi da cucciolo mi avevano fatto perdere qualche battito. Aveva un'espressione di sorpresa in viso. Gli occhi sgranati, un accenno di sorriso e le mani in tasca.

“Che ci fai ancora sveglio?” chiese porgendomi la sua mano, aiutandomi ad alzarmi da terra.

Mi scrollai un po' i vestiti. “Leggevo... m-mi hai spaventato.” dissi abbassando lo sguardo.

“Scusa... ma non ho fatto così piano, ti ho anche salutato sai?” si tolse la giacca di pelle, appoggiandola sul divano dello stesso colore.

Mi grattai la base del collo. Forse il film che stavano guardando i miei due compagni più giovani, mi aveva un po' condizionato. Leggevo, ma le mie orecchie ed il mio subconscio ci sentivano benissimo.

“Dove sei stato tutto il giorno?”

Sorrise. “Da nessuna parte. Andiamo a dormire.” tolse la felpa grigia, rimanendo con la maglietta bianca a maniche corte.

Sbuffai. Perché non voleva dirmi dove fosse stato? Non è giusto!

“Jong!” gli afferrai una mano.

“Kibum?”

“Voglio sapere cosa stai combinando in questo periodo!” strinsi più forte la presa.

“Kibum, sono affari miei!” scrollò la mano per liberarsi.

“Jonghyun!” lo presi per la maglia.

Cominciò a camminare.
Tirai.

“Kibum, mi romperai la maglia.” si fermò.

“D-dimmi dove sei stato questa sera.”

“Perché lo vuoi sapere?”

“Dimmelo e basta!” dissi con voce autoritaria, la mia espressione però non era altrettanto ferma.

Sbuffò. “Ti ho detto che sono affari miei.” approfittandone, strattonò la mia mano, liberandosi nuovamente. Si incamminò verso la camera.

Spensi tutte le luci e mi diressi anch'io verso la nostra stanza. La porta era socchiusa. La aprii lentamente. “Jong?” dissi a bassa voce.

“Che c'è ancora?” si stava togliendo la maglia.

Entrai. “N-niente.” mi girai contro la porta di colpo, la chiusi. “Fatti la doccia prima che io vada a dormire, così non rischi di svegliarmi.” dissi con un fil di voce, cercando di sembrare irritato. Ero imbarazzato da morire. Perché non volevo vedere Jonghyun senza maglia?

“ok...” disse semplicemente, prendendosi il pigiama ed entrando in bagno.

Mi spogliai, mettendo in seguito il pigiama.
Mi sdraiai nel letto. Il rumore dell'acqua che scrosciava nella doccia mi dava un certo senso di tristezza, non so...
Spensi la luce, lasciando accesa quella dell'abatjour rosa sul comodino per Jonghyun, così, quando sarebbe uscito da bagno, sarebbe riuscito ad arrivare fino al letto senza inciampare.
Dovevo cercare di dormire... e non pensare a nulla, ma il mio hyung sembrava arrabbiato con me e mi sentivo strano.

Che ti ho fatto? Mi scappò qualche lacrima. C'era qualcosa di strano in lui.

Jonghyun uscì dal bagno.

 

 

POV Jonghyun

 

Posai le chiavi della macchina nel piatto sul mobile a fianco alla porta d'ingresso – che chiusi a chiave –. Notai che la luce del salotto era ancora accesa. Mi diressi verso di essa e notai Kibum ancora sveglio. Stava leggendo un libro, tutto rannicchiato su se stesso.

“Kibum, ancora sveglio? Non è tardi?” domandai, avvicinandomi. Non rispose.

Mi misi davanti a lui, tanto da avere il naso quasi schiacciato sul suo libro. Si accorse finalmente della mia presenza e per lo spavento cadde a terra all'indietro.

“Kibum, come mai ancora sveglio?”

“J-JONGHYUN?!”


Mi chiese come stessi e dove avessi passato la giornata. Non avevo voglia di rispondere però. Semplicemente, avevo voglia di stare per i cavoli miei, non volevo averlo intorno durante il giorno, per vedere oltretutto che non si ricordava più nulla di me. Mi faceva stare male questa situazione.

“D-dimmi dove sei stato questa sera.”

“Perché lo vuoi sapere?”

“Dimmelo e basta!”

“Ti ho detto che sono affari miei.” me ne andai. Non riuscivo a guardarlo.

 

 

Entrai in bagno dopo aver discusso ancora qualche minuto con il biondo.

Feci scivolare l'angoscia via, grazie al potente getto d'acqua calda. Cominciai a piangere silenziosamente. Mi sentivo così impotente, confuso. Non ero in grado di stare vicino a Kibum, ora che aveva più bisogno di un aiuto per potersi riprendere. Che razza di uomo ero? Neanche ero capace di aiutare la persona che amavo.

Mi lavai per bene, singhiozzando. Mi sentivo così stupido, infantile. A quest'età piangere così... mi facevo pena.
Il rumore della doccia cercava incessante di annullare i miei pensieri. Il getto era così fastidioso da farmi girare la testa, rimbombava nelle mie orecchie come un martello.

 

Presi l'accappatoio blu (n.d.a. ce ne sono due nel bagno, uno rosa ed uno blu... indovinate un po' perché. XD) e cominciai ad asciugarmi.

 

 

“K-Kibum...?”

Il ragazzo era in piedi davanti a me con le lacrime agli occhi. Mi abbracciò con forza.
Il cuore cominciò a saltellare ed a battermi fortissimo nel petto, lo sentivo fino all'altezza della gola. Perché era ancora sveglio? Perché mi aveva abbracciato? Perché stava piangendo?
Ricambiai l'abbraccio.

“Ehi, piccolo... che ti prende?” chiesi amorevolmente, con voce flebile.

“Cosa prende a te piuttosto!?”

“Cos-?”

“Ti comporti in modo strano e poi ti metti a piangere in bagno!!” batteva i pugni contro le mie spalle con le lacrime agli occhi.

“Come hai fatto a sentire che piangevo?!” ero incredulo.

“Non lo so... so solo che non voglio che tu stia male!! Cos'è successo?! Ti prego! Dimmelo!!” continuò.

Gli accarezzai la schiena, avanzando e facendolo sedere sul suo letto. “Kibum, va tutto bene.” sorrisi sinceramente. Mi sedetti anch'io e lo abbracciai nuovamente. “Piccolo, va tutto bene.” ripetei.

“J-Jonghyun... ti prego... mi sento male da quando hai cominciato a comportarti stranamente...” trattenne un singulto. “Non capisco che mi succede... mi fa male il petto da quando ti comporti così!!”

Accarezzavo la sua testolina bionda, cercando di tranquillizzarlo un po'. “Bummie... è tutto a posto, davvero.”

“No che non lo è!” mi picchiò di nuovo.

Lo abbracciai più stretto, accasciandomi nel letto con lui. Continuai a passargli la mano tra le ciocche bionde finché non si tranquillizzò. Restammo in quella posizione per un paio di minuti.

 

Si appoggiò sulle mani, tirandosi un po' su, sedendosi.
Stropicciò gli occhietti come fanno i bambini e con le labbra a cuoricino pronunciò: “Jonghyun, non ce la faccio più a saperti così, raccontami tutto, cosa ti passa per la testa, cosa fai.. ed anche cosa ti piace e cosa non ti piace... voglio sapere qualsiasi cosa, qualsiasi cosa di te riguardante il presente... ed anche il passato! Dai gusti ai difetti che hai! Mi sento inutile e senza senso, sapendo che tu hai qualcosa che non va... mi sento strano sapendo di non conoscerti... di non conoscerti più.”

Lo abbracciai con tutta la forza che possedevo in corpo, facendolo sdraiare contro il mio torace.

“È che...” sospirai e poi ripresi, continuando ad accarezzargli la cute “...da quando c'è stato il tuo incidente mi sento strano.”

“Cosa intendi dire?” si appoggiò con la testa sul mio petto. Lo coprii con il piumone fino alla base del mento.

“Semplicemente, sono preoccupato per te... ed ho paura...” sorrisi facendo una pausa. Guardai il soffitto. “Ho paura che tu stia male con noi, che non ti torni mai più la memoria... o che addirittura peggiori la tua salute. Mi sento insicuro in questo periodo...”

Alzò lo sguardo. Una lacrima era scesa sulla mia guancia. Me la tolse con il pollice. “Hyung, è tutto ok, io mi sento bene... sto bene con voi, sto bene in vostra compagnia... e con te... bè...” sorrise. Quanto diavolo poteva essere bello il suo sorriso? Era sincero. E di questo ne ero certo. Avevo imparato a riconoscere i suoi comportamenti. Quando era davvero felice e sincero, sorridevano il suo viso, gli occhi, le guance e la bocca. Era perfetto quando le sue fossette si accentuavano.

 

“K-Kibum...” stavo per dirglielo... aspetta... stavo per dirglielo?!

Oddio! Sto per confessarmi????!

“...ecco... io...”

“Si, lo so, hai paura che io possa andarmene dal gruppo... bè, ci avevo pensato... ma, anche se ricomincerò da capo, sarà come un'esperienza nuova... sempre se sarò in grado.” mi accarezzò la mano – appoggiata sulla mia pancia –. prese dal comodino una cornice.

Amavo quella foto appoggiata tra i nostri due letti. Davvero tanto. E a quanto pare, piaceva tanto anche a lui.


 



 

“Questa foto è davvero bellissima! Come mai ne teniamo una qui sul comodino?” chiese curioso. Si rannicchiò nuovamente contro di me, tenendo saldamente gli occhi sulla foto.
Lo avvolsi in un tenero abbraccio. “Perché siamo belli, ed è essendo in camera insieme... e molto amici, ci era passata questa idea per la testa, anzi, l'avevi proposta tu.”

“Wow...” era sorpreso.

“Amo da morire questa foto... sai?”

 

Jonghyun, ho avuto una brillante idea!!”

Stavo ascoltando la musica dal mio mp4, sdraiato sul mio letto, quando Kibum mi tolse violentemente le cuffie dalle orecchie per avvertirmi della sua nuova 'idea', facendomi sobbalzare e cadere dal letto come una pera cotta. Sbuffai.
Sembrava esaltato, cosa poteva aver scoperto di interessante? Una nuova marca di borse?

Che ne dici di far stampare una nostra foto? Di quelle del servizio fotografico dell'altro giorno! Sono venute benissimo e siamo vestiti di bianco!!”

Come mai così all'improvviso?” mi batteva il cuore fortissimo.

Siamo fighi, ovvio. Siamo fantastici in quegli scatti... e poi sarebbe una cosa carina! Anche Minnie e Minho ne hanno una in camera!”

Mi arrivò un battito in gola. “M-ma per loro è diverso... lo sai...”

E allora? P-possiamo averla anche noi! Mica è vietato! E il nostro leader ne ha una di tutti e cinque insieme!! Siamo gli unici a non avere una foto!”

O-ok Kibum, tutto quello che vuoi!” risposi sorridendo. Dopotutto, a me quell'idea piaceva da matti.

 

 

Ok, mi sono fatto mandare tramite e-mail tutti gli scatti dove ci siamo noi due. Sono davvero tutte bellissime.” era euforico. “ah, questa no... questa neanche.” iniziò a scartarle senza neanche chiedere il mio parere.

Kibum...”

Ti piace questa? No, meglio questa...” continuava a non lasciarmi parlare. “Aspetta, Jong, a te quale piace?”

...” sospirai. Indicai con il dito quella che mi saltò di più all'occhio.

SSSSi!!!!! Questa! È perfetta!!” saltellava ovunque.

Sorrisi alla sua improvvisa gioia per una foto. Anche io lo ero - anche se cercavo di non darlo a vedere -.
Fui al settimo cielo quando ci consegnarono lo scatto.

 

Kibum.” mi avvicinai a lui da dietro, abbracciandolo e chiudendogli gli occhi con un palmo.

J-Jong... che t-ti prende?”

Gli misi un pacco color indaco tra le mani.

Cos'è?” disse come un bambino a Natale.

Un regalo per te.” sorrisi nuovamente.

Lo scartò di fretta, senza però rompere la carta. Sfilò velocemente il nastro rosa – lasciandolo cadere a terra –. “JONG!!!” i suoi occhi si illuminarono. Mi abbracciò con forza.

Allora? Ti piace? Oppure ho fatto male?”

Questa cornice è bellissima!”

L'ho presa per la nostra foto.”

L'avevo capito anch'io! Non sono stupido!” corrucciò le sopracciglia.

Risi. “Così non deve stare sul comodino senza una posizione adeguata.”

Grazie Jong.”  dopo avermi dato un bacio leggero a stampo, corse a prendere la foto per la cornice. Non si era nemmeno accorto di avermi dato un bacio sulle labbra, talmente era euforico. Non avrò respirato come minimo per due minuti buoni. Impalato come un deficiente tra il corridoio e la porta della nostra camera. Lui probabilmente, non ci aveva fatto neanche caso... al contrario di me... che quel bacio, non lo avrei dimenticato. MAI.

“È perfetta!” disse appoggiando la cornice sul comodino.

Amo da morire questa foto.”

Piace molto anche a me Jong...”

 

 

“Piace molto anche a me.” sorrise.

Mi vennero le lacrime agli occhi. Io mi preoccupavo di recuperare i ricordi del mio Kibum per riaverlo indietro... ma lui era sempre stato qui, nonostante i ricordi perduti, il suo pensiero non era cambiato. Era solo più timido ed impacciato a causa della situazione... ma era sempre Kibum. Quanto ero stato stupido?
Continuai ad accarezzargli la testa pensando a quel bacio tornatomi in mente dopo tanto tempo. Parlammo per diverse ore di quello che mi passava per la testa: riguardanti i nostri ricordi insieme. Gli avrei ricostruito la memoria io stesso. Non potevo scappare. Lo amavo da morire, dovevo fare qualcosa per lui. Era un mio dovere.

 

“E poi... voglio altre foto come queste, Jonghyun...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-----

Ciao a tutte! Grazie della pazienza che avete avuto, ed eccovi questo dodicesimo capitolo. Spero vi sia piaciuto.
Le cose stanno andando leggermente meglio tra Jonghyun e Kibum, nonostante la situazione.

Spero sia di vostro gradimento e anche che non ci siano errori.
Fatemi sapere tramite una recensioncina se vi è piaciuto per favore!! *-*

Grazie a tutte le persone che mettono in seguite o preferite.
Ci vediamo nel capitolo 13!! (oddio *-* il numero sale sempre più!!) Un bacione.

Sara.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: The wish come true? ***




 


 

CAPITOLO 13: The wish come true?

 

Mi alzai convinto che fosse tardi. Scesi dal letto di fretta, correndo in bagno. Mi guardai allo specchio. C'era qualcosa di strano, diverso nel mio viso. Presi lo shampoo ed il bagno schiuma entrando nella doccia. Feci scorrere l'acqua abbondantemente per diversi minuti, aspettando che si scaldasse. Iniziava a non fare più caldo, quindi non potevo più farmi la doccia fresca come avevo fatto durante tutta l'estate.
Una volta asciugato per bene, uscii dal bagno – senza far rumore per non svegliare il mio compagno di stanza - con l'accappatoio umido addosso. Presi i vestiti dall'armadio e me li misi frettolosamente. Dovevo apparire al meglio, come avevo sempre fatto. Ma dovevo essere cauto per non disturbare l'altro ragazzo che riposava.
Quando fui pronto e messo il solito velo di eyeliner, mi diressi verso la cucina, per preparare la colazione.

I ragazzi arrivarono un paio di minuti dopo che avevo apparecchiato la tavola. Salutai tutti e li feci accomodare.

Il maknae si grattò gli occhietti come un bambino. Minho sembrava in catalessi davanti al cibo, gli occhi persi nel vuoto, come se non avesse mai dormito in tutta la sua vita ed il leader, alla vista del pollo (si, per colazione mangiava pollo) era diventato iperattivo.

“Jonghyun?” mi rivolsi ai miei compagni.

Taemin fece spallucce, come per affermare che non sapeva se fosse ancora a letto. Sbadigliò cominciando a mangiare. Il mio hyung era intento a far estinguere ogni razza di volatile esistente in terra e non, quindi rispose farfugliando - con la bocca piena - qualcosa che mi rifiutai di decifrare. Meglio lasciar perdere la reazione di Minho alla mia domanda. Era in coma profondo e il suo sguardo omicida mi sussurrava di non rivolgergli la parola per almeno altre due ore. Taemin l'aveva di sicuro buttato giù da letto.

Tolsi il grembiule rosso e lo appoggiai sulla mia sedia.

“Vado a chiamarlo, è tardi.”

 

***


 

“J-Jonghyun...” mi trovavo in una situazione strana. Imbarazzante è dir poco. “...p-potrebbero venire a vedere perché non torno...”

“shhh” mi sussurrò all'orecchio il ragazzo, accarezzandomi lentamente il viso con due dita.

 

 

 

Jonghyun, pigrone, dormi ancora?” girai la maniglia, entrando in camera. Il letto del mio compagno di stanza era sfatto e tutto disordinato. Come sempre. “Jong?” ripetei.

Al mio ennesimo richiamo, aprì leggermente la porta del bagno. “Mi hai chiamato Kibummie?” fece uscire la testa.
Sospirai. “Guarda che la colazione è pronta, fai in fretta.” presi il cuscino finito a terra e lo rimisi sul suo letto, sistemandolo e mettendo in ordine.
Jonghyun annuì chiudendo la porta.

 

Controllai il vaso con dentro i fiori di mughetto – appoggiato sul comodino, vicino alla nostra adorata foto –, era ora di cambiargli l'acqua.
Bussai alla porta del bagno. “Jong, posso entrare?” non aspettai risposta.

Kibum?!!”.

Occhi sgranati, bocca spalancata, viso rosso ed imbarazzo totale. Ero in questo stato. Jonghyun era davanti a me completamente nudo. Oddio.
Chiusi gli occhi e mi coprii il viso con le mani. “S-scusa, esco subito!”

N-no, fa nulla.” si coprì con un asciugamano la vita bassa.

Che imbarazzo!! Aprii le dita formando piccole fessure, andando a controllare che si fosse coperto. Sospirai.

Ti serve qualcosa?” chiese dolce avvicinandosi a me.

Presi la caraffa bianca sul davanzale vicino alla finestra. Aprii il rubinetto e la riempii d'acqua fresca per i fiori.

 

C'era silenzio. Jong era dietro di me che si specchiava e si asciugava con il phone. Non avevo il coraggio di guardarlo, così continuai a fissare l'acqua che scorreva e straripava dal contenitore bianco.

Bummie, tutto ok?” chiese affiancandomi e spegnendo l'asciugacapelli.

Sussultai. “S-si.” presi la caraffa e mi allontanai un po' da lui.
Mi fermò appoggiandomi la mano destra su una spalla. “Sicuro?” chiese insistente.
Al contatto feci cadere l'acqua dal recipiente. Fortunatamente era di plastica e quindi non si ruppe. “Cavolo...” sbuffai.

Aspetta, ti aiuto ad asciugare!” disse sorridendo. “Vado a vestirmi e torno.”

Presi uno straccio dall'armadietto e chinandomi sulle ginocchia, cominciai a pulire come meglio riuscivo. Almeno mi ero distratto un po'. “mi sono bagnato completamente i pantaloni, diavolo! Sono un disastro!” ero scocciato.

 

Eccomi.” Jonghyun si era messo i pantaloni della tuta grigi ed una maglietta bianca a maniche corte. “Ti aiuto.” sorrise. Prese un paio di stracci e, dopo essersi chinato anche lui, cominciò a passarli per terra. “Guarda che disastro, ma quanta acqua poteva contenere quel coso?”

Risi alla sua domanda.
Mi alzai per sistemare il lavandino (c'era acqua ovunque). Inciampai nei miei piedi.

KIBUM!” lo hyung mi afferrò prima che potessi spiccare il volo.

Trattenni il fiato per qualche secondo per poi ringraziarlo per la prontezza di riflessi. Feci per alzarmi, quando mi accorsi che avevo qualcosa che non andava. Mi prese una fitta alla base della gamba destra. “Ah.” boccheggiai cadendo nuovamente tra le braccia di Jong.

Ti sei fatto male?” chiese preoccupato, controllandomi.

Annuii. “La caviglia.” pronunciai a bassa voce. Probabilmente ero scivolato mettendo male la gamba.

 

Ero tra le sue braccia e si stava preoccupando per me. Davvero nella vita di prima non provavo qualcosa per lui? Com'era possibile? Il cuore batteva troppo veloce. E non era a causa dello spavento della scivolata o del fatto che mi fossi slogato qualcosa. Era il cuore che batteva all'impazzata a causa delle farfalle nello stomaco, era il battito accelerato a causa della distanza ravvicinata dei nostri corpi. Era ovvio che fossi cotto.

Mi prese in braccio come una principessa e mi fece sedere sul mio letto. Probabilmente ero diventato viola in viso. Il cuore era in gola. Forse ero così agitato anche a causa del dolore al fondo della gamba... ma penso che quello fosse solo uno dei fattori.
Si abbassò e mi chiese quale delle due caviglie mi facesse male. Destra.
Tastò il punto in cui mi ero ferito per qualche secondo, cercando di capire se fosse una frattura o una semplice slogatura. Mi faceva malissimo ma lui dedusse che non fosse rotto.
Avevo le lacrime agli occhi dal dolore, ma non era rotto “Staresti urlando.” disse, cercando di farmi tranquillizzare.

 

 

Togliti i pantaloni e la maglietta.”

C-cosa?”

Forza, non fare storie.”

P-perchè dovrei farlo?”

Bummie... ti sei accorto di essere completamente fradicio? Spogliati.” COSA? “Dai. Ti aiuto.” COSAAA?!

N-no...” sussurrai diventando rosso come un pomodoro.

Forza Kibummie...” mi prese gli estremi dei pantaloni, stando attento alla caviglia dolorante e me li strattonò finché non alzai il sedere. Ero probabilmente un incrocio tra il pallido ed il violaceo mentre mi sfilava via gli indumenti. Sicuramente avevo appena inventato un nuovo colore.

La maglia.” sorrise.

A-a-aspetta Jong!” mi prese i lati della maglia e me la sfilò facendomi incastrare la testa. “J-Jong...”.

Rise. Cosa si rideva? Io stavo morendo e lui se la rideva! Roba da pazzi!

 

 

J-Jonghyun...” mi trovavo in una situazione strana. Imbarazzante è dir poco. “...p-potrebbero venire a vedere perché non torno...”

shhh” mi sussurrò all'orecchio il ragazzo, accarezzandomi lentamente il viso con due dita.

“...almeno prendimi un cambio pulito dall'armadio no?”

“Ma sei così carino!”

Ero sotto le coperte: rannicchiato e nudo, con solo i boxer addosso. E fortunatamente quelli non erano bagnati. “J-Jonghyun... per favore! Se entrano gli altri, potrebbero fraintendere!”
Si allontanò sorridendo, accarezzandomi – prima – la testa con fare dolce. Chiuse la porta a chiave. “Così nessuno potrà entrare!” mi fece l'occhiolino.

“J-Jonghyun-hyung... che stai facendo?” non sapevo se essere imbarazzato o spaventato.

“Niente.” sorrise ancora.

La caviglia cominciò a pulsarmi di più ed a farmi male, feci un piccolo lamento e l'espressione di Jong cambiò. Corse in bagno e prese una fascia, che inumidì abbondantemente con l'acqua fresca, appoggiandola ed in seguito, avvolgendola sulla mia distorsione. “Un po' di sollievo dovrebbe dartelo.” sorrise ancora.

Mi voltai di lato per non incrociare il suo sguardo. Ero troppo imbarazzato per la situazione. E quando uscì dalla camera per avvertire gli altri e per prendermi del ghiaccio, saltai giù dal letto, correndo su una gamba sola verso l'armadio. Recuperai un paio di pantaloni della tuta azzurri ed una felpa grigia. L'errore? Cercare di vestirmi da in piedi. Quando alzai la gamba sinistra per infilare i pantaloni, caddi come una pera cotta. Ah, ma allora sei scemo Kibum! mi disse la mia coscienza. Bè, si, ero impazzito a causa del dolore. Si come no. La mia coscienza mi stava facendo impazzire. Ogni cosa che pensavo, lei doveva ribatterla.

“Kibum?” Jonghyun entrò con un sacchettino - contenente il ghiaccio - tra le mani. Lo lasciò cadere a terra fiondandosi su di me. “Tutto bene? Come hai fatto a finire qui?”

“Cercavo di vestirmi dato che tu non mi aiutavi!!!” mi lamentai.

Si mise a ridere.

“Brutto dinosauro nano che non sei altro! Piantala e aiutami!” sbraitai.

“Vedo che sei tornato ad essere una dolce ragazzina isterica.” sorrise. Uno di quei sorrisi sinceri che fanno sciogliere. Abbassai lo sguardo imbarazzato.

Mi fece alzare e mi riaccompagnò al letto, poi, prese il ghiaccio finito a terra e me lo portò. Posizionai la sacca sulla caviglia.
Mi sdraiai come meglio riuscivo, accucciandomi sotto le coperte. Sbuffai.

“Tranquillo. Ci penso io a mettere a posto la cucina.” mi accarezzò la testa.

“Non fa nulla... lascia così, farò io appena mi sarà un po' passato.”

“shh.” mi mise l'indice sulle labbra, zittendomi. Si alzò. “Vado a mettere a posto, faccio colazione e poi pulisco. Ti sei dato da fare come tutte le mattine per farci da mangiare, è il minimo che io possa fare.”

Il cuore prese a battermi incontrollato quando mi diede un bacio sulla fronte, per poi sparire dietro la porta.
Mi sentivo accaldato in quel momento, la testa girava e avevo una strana sensazione nella pancia: ansia? No, probabilmente era dovuto al troppo contatto con il mio hyung.
Mi nascosi sotto le coperte fin sopra ai capelli. Ero solo in camera, ma ero così imbarazzato da vergognarmi persino con i mobili e le pareti della stanza.

 

 

 

Era passata circa una mezz'oretta - da tutto quel trambusto - quando Jong entrò di nuovo in camera. Io mi ero calmato fortunatamente e stavo ascoltando dall'ipod – il suo ipod – la nostra discografia. Mi ricordai di quando ad un concerto, io e Jong, cantando – questa canzone – ci eravamo “scontrati” un po' troppo. Era fan service per le Shawol... ma per me era qualcosa di più. Ero sempre stato innamorato di lui... da prima del debutto... ma come potevo dirglielo? E sopratutto: come potevo dirgli che avevo recuperato gran parte della memoria? Gli SHINee sarebbero dovuti tornare tra due settimane ed io non me la sentivo di riprendere, di dire agli altri che stavo meglio, almeno per ora. (la SM ci aveva concesso un po' più tempo del previsto, sperando in un mio miglioramento – che era avvenuto –). I primi ricordi li avevo recuperati quando mi svegliai una notte in preda al panico.

 

Mi svegliai di soprassalto. Il cuore a mille. Avevo appena sognato che Jong lasciava il nostro gruppo a causa mia e di quello che era successo con una ragazza dai capelli lunghi e rossi alla festa privata di un nostro amico, in discoteca. Avevamo litigato giorni prima e poi io, per vendicarmi, stavo per andare a letto con una donna. Sapevo che era sbagliato dato che ero innamorato di lui, ma lo stavo facendo lo stesso. Probabilmente, se non avessi visto Jonghyun fuori dalla porta che ci spiava, sarei andato fino in fondo... pentendomene per tutta la vita.

Mi ricordai dell'incidente nel bagno, di Taemin che mi dava l'antidolorifico per farmi sentire meglio, Jong che mi insultava e mi minacciava. La lattina di birra stritolata quando aveva scoperto gli antidepressivi. Il dolore che avevo provato per tutto il tempo che avevo preso le compresse. La disperazione e la voglia di mollare tutto, compresa la carriera. Come avevo fatto a perdere tutti quei ricordi? Forse erano così pesanti che ad un certo punto la mia mente ha preferito rinunciare a tutto piuttosto che continuare a soffrire.

 

 

“Kibummie, come ti senti?” chiese sedendosi al mio fianco.

Sospirai togliendomi le cuffie. “Puoi ripetere? Non ti stavo ascoltando.”
Mi ignorò continuando il discorso. “Sai, quando ho scoperto che prendevi antidepressivi ero fuori di me dalla rabbia, ma allo stesso tempo ero preoccupato da morire. Una parte di me voleva solo capire cosa ti fosse successo. Volevo sapere cos'avessi combinato, il motivo per cui l'avevi fatto... e sopratutto... perché non me ne avessi mai parlato.” sospirò trattenendo un singulto. La sua voce tremava e si stava appesantendo. Stava cercando di non piangere? Gli faceva così male sapermi in quello stato? “Ho avuto così paura Kibum... so che potrà sembrarti strano...” il cuore aveva cominciato a battermi all'impazzata. Il suo viso era rosso e gli occhi erano lucidi “...è che... ho avuto paura di non poterti più dire una cosa...” perché si dilungava tanto? “... una cosa... che volevo dirti da tempo.”

Wait! Cosa cercava di dirmi?!?!?!? “J-Jong...”
Cominciò a piangere. “Davvero... non puoi capire quanto sono stato in ansia...”

Mi sollevai e mi sedetti al suo fianco. Lo abbracciai con tutta la forza possibile. “Jong... va tutto bene, davvero.” gli accarezzai la testolina, facendolo appoggiare al mio petto. Si mise le mani sugli occhi, coprendosi l'intero viso. Cercava di trattenere la voce ed i lamenti. “Cosa dovevi dirmi?” dissi rassicurante.

 

La sua testa era ancora sul mio petto e le mie braccia attorno alle sue spalle. Era accoccolato su di me.
Quando si calmò iniziò. “Ecco... non è facile... e magari sarà strano... e dopo questo non vorrai più avvicinarti a me probabilmente... ma te lo devo dire.”
Lo guardai leggermente imbarazzato. Lui alzò la testa. I nostri occhi si incatenarono. Sapevo cosa stava per dirmi... ed infatti diventai paonazzo.

“K-Kibum... ti prego... non odiarmi.” la sua voce tremava e il suo sguardo era cambiato.

“J-Jong... per cos-?” ma non riuscii a finire la frase perché si era liberato dalla mia presa... ed ora mi stava baciando. Aveva appena appoggiato le sue labbra sulle mie. Non aveva avuto il coraggio di dirmelo a parole... e aveva voluto dimostrarmelo. Il bacio era stato piccolo, casto ed era durato pochi attimi. Pochi secondi che mi sembrarono una vita intera, volevo perdermi nella sua bocca da troppo tempo. Dio, era da anni che volevo poterlo fare.

Si staccò di scatto diventando rosso. “S-s-scusa...”

Rimasi sbigottito qualche momento, sorridendo in seguito. Cosa dovevo fare? Fuggire per la vergogna? No. Jonghyun era da sempre il ragazzo di cui ero innamorato... ed ora che mi aveva baciato dovevo lasciarmelo scappare?

Ricordavo di averlo già baciato... ed ero stato stupido, dato che non ci avevo ne dato peso, ne fatto caso più di tanto... - ero troppo felice per quella foto che ora era riposta sul comodino -.

Continuando a sorridere, misi la mano sinistra dietro alla sua nuca, avvicinandolo lentamente, così da godermi ogni suo lineamento. Ogni sua espressione imbarazzata. Il mio sguardo stava cercando di fargli intendere che non lo stavo rifiutando e, anzi, lo stavo invitando a continuare. Ero apprezzato e adorato dalle fan per i miei lineamenti felini e sensuali... perché non usarli in queste circostanze?

Inclinai la testa leggermente a destra ed unii di nuovo le nostre bocche in un contatto dolcissimo e fantastico. Le sue labbra erano rosse, morbide e carnose... finalmente le potevo assaporare. Jong sembrava impacciato, così presi il comando ed introdussi anche la lingua. Lì, sentii qualcosa di incredibile. I miei sensi erano andati alle stelle. Non avevo mai provato così tanto piacere nel baciare una persona. Il sapore della sua bocca era così dolce ed il suo modo di fare così delicato. Jong si era sciolto e si stava lasciando trasportare. Le sue mani finirono ai lati del mio collo. Voleva farmi capire che non era lui il principiante?

Approfondimmo ulteriormente, accarezzandoci il corpo a vicenda, andando a toglierci, tra un bacio e l'altro, alcuni indumenti. Eravamo lenti nei movimenti, non avevamo fretta. Ci stavamo scoprendo dopo tutto quel tempo. Volevo assaggiare ogni parte di lui, volevo poterlo avere tutto per me... e finalmente si stava realizzando tutto quello che avevo sempre desiderato.

 

Jong mi sussurrò una frase sulla bocca, che però, non riuscii ad udire.

Ad un certo punto mi accorsi di vederlo male, di vederlo sfocato. Mi lasciai scappare un gemito, ma non era di piacere... era più un lamento per la situazione. Iniziavo a vedere scuro, non lo sentivo più parlare. Vedevo le sue labbra muoversi ma non lo sentivo. Lo guardavo sconvolto. Mi agitai e lui se ne accorse. Poi? Buio totale.

 

 


 

 

“Omma! ti sei svegliato finalmente? Dobbiamo uscire tra poco... preparati o faremo tardi.”

Mi guardai intorno. Ero nel mio letto. Ma cos-? Mi sollevai. “Jonghyun...” sussurrai.

“Lo hyung è di la che gioca con Minho alla play station... questa mattina ha preparato il leader la colazione, tu sembravi parecchio stanco e non volevo svegliarti.” rispose il maknae. “Preparati che dobbiamo andare dal dottore a vedere i risultati dei tuoi esami. Dobbiamo vedere se stai migliorando.”

“Cosa?”

“Omma, non ricordi?” chiese stranito il piccolo “...l'altro giorno hai detto che ricordavi del tuo primo provino per entrare alla SM e allora Onew-hyung ci ha detto di avvertire il dottore!”

Mossi la gamba freneticamente, scoprendo che non mi faceva nessun male. La tastai e provai a stringerla tra le mani, provai a farmi male ma niente, non era slogata ne niente.

 

Quindi... era stato tutto un sogno, di me e Jong?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 





 

 

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Ciao a tutte.

Lisa, le prime righe sono dedicate a TE!!! :'D giuro, ridevo come una pazza mentre scrivevo il primo pezzo del capitolo! :') <3 amami.

Scusate il ritardo nella pubblicazione ma come sapete, le scuole sono ricominciate e lo studio mi porta via del tempo :3 e in più ero tutta eccitata perché ho preso i biglietti per andare a vedere i VIXX *-* <3 (purtroppo non sono riuscita ad acciuffare quelli con l'M&G però X'D).

Grazie mille a tutte le persone che inseriscono in seguite e preferite... e sopratutto a chi recensisce.
Spero di non avervi deluso con questo capitolo :3
Un bacione, al quattordicesimo! *-* oddio il numero sale!!

Sara.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Diary pages ***






 


CAPITOLO 14: Diary pages


POV Jonghyun

“J-Jong...” balbettò un Kibum dall'aspetto strano. Era pallido in viso e tremava. Si comportava in questo modo da stamattina. Il maknae – che era andato a chiamarlo perché dovevamo recarci dal dottore – mi aveva consigliato di parlargli. Sosteneva che il comportamento di Kibum fosse strano, perché sembrava agitato da dopo il risveglio. Per rassicurare il piccolo, andai a parlargli poco prima di salire in macchina e partire. Anzi, fu lui a parlarmi per primo.

 

Presi le chiavi e chiamai tutti a rapporto. Minho ed il leader erano sulla soglia della porta a sistemarsi i cappotti. Il maknae arrivò di corsa chiedendomi di controllare Kibum e senza fare troppe domande, mi diressi verso di lui – che era ancora in camera – per parlargli.
Bussai ed entrai nella nostra stanza.

J-Jong...” mi disse con voce tremula. Era seduto sul bordo del suo letto con la nostra cornice tra le mani.

Mi avvicinai cauto, sorridendo – nascosi il velo di preoccupazione che mi aveva avvolto –. “Che succede Bummie?” Mi sedetti al suo fianco.
Tremava sempre di più. Il suo sguardo era triste e rivolto verso il basso, perso nel vuoto. “Credo di star recuperando la memoria completamente.”

“Ma è fantastico!!” mi alzai posizionandomi davanti a lui e poggiando le ginocchia a terra. Gli presi il viso con due dita, facendogli incontrare i miei occhi. “Non ne sei felice?”

“Si...” fece una pausa “...ma non riesco a distinguere sogno da finzione.”

Lo guardai stranito. Non avevo afferrato al volo cosa cercasse di dirmi, così chiesi di spiegarsi meglio.

“Jong, aiutami...”

“Certo, qualsiasi cosa!” mi tirai leggermente su e lo abbracciai. “Tranquillo Bum. Sono qui per te.” lo avvolsi con il mio corpo cominciando ad accarezzargli la schiena con fare dolce. “Racconta...” sentii la sua presa farsi forte sulle mie spalle. Aveva bisogno di un sostegno vero? Le mie braccia attorno ai suoi fianchi e le sue intorno al mio collo erano ben salde.
Rimanemmo così per un paio di secondi prima che lui si scollasse, imbarazzato.
Tornai ad osservarlo in ginocchio . “H-ho......” lo vidi riflettere un attimo e scuotere leggermente il capo. “Praticamente in questo sogno... mi sono svegliato... ed era tutto normale... però mi ricordavo delle cose... e penso fossero reali ma proiettate li per far intendere al mio subconscio che erano vere anche se sognavo, e quando mi sono svegliato... sempre nel sogno però eh, mi sentivo strano... e pure ora!” disse tutto d'un fiato.

“B-Bum... rallenta...” balbettai. Era difficile stare dietro al suo discorso. Era molto confuso e non riuscivo a capire cosa mi volesse dire. Mi sforzai. Avevo promesso di aiutarlo, e l'avrei fatto. Accarezzai la sua guancia destra. “Ricomincia.”
Sospirò. “Stupido dinosauro.” sorrise.
Ero sorpreso. Non usava nomignoli da davvero molto tempo. Rimasi inebetito per diversi secondi, osservando il suo comportamento cambiare. Dall'essere triste, ora sembrava più sereno e sorrideva dolcemente mentre mi insultava. E io mi sentivo felice per questo, il mio Kibum stava tornando. Sicuramente era una cosa stupida ma in quel momento mi aveva rincuorato... e dato una speranza.

“B-Bum...”

“Però, ho paura di star confondendo realtà e fantasia. Dopotutto, io non so cosa sia reale e cosa no dei miei sogni.”

“Raccontami tutto il sogno per bene, meglio che puoi... e io ti aiuterò a ricostruire la memoria.”

“Va bene hyung...”

Sorrisi. Non era ancora tornato normale, e me lo dimostrava lo “hyung” appena pronunciato. Prima di perdere la memoria non si sarebbe mai sognato di chiamarmi Hyung. Diceva che si sentiva inferiore... e ripeteva sempre che la Diva degli SHINee non era inferiore a nessuno (chiamava Hyung solo il leader, per rispetto).
Se davvero aveva ricordato gran parte delle cose, voleva dire che la sua memoria era frammentata in questo momento ed il suo cervello stava lottando per recuperarla. “Kibummie, andiamo in clinica. Così ci aiuteranno a capire cosa devi fare.” lo abbracciai per un'ultima volta prima di prenderlo per mano. Lo feci alzare e ci dirigemmo verso gli altri.

Gli tenni stretta la presa finché non salimmo in macchina. Chiesi a Minho di guidare, così da poter rimanere accanto a Kibum fino a destinazione. Mi sedetti al lato del finestrino sinistro mentre lui si mise in centro.

Durante il tragitto gli scrissi diversi messaggi. Glieli mostravo voltandomi verso il vetro per non far vedere agli altri – sopratutto al piccolo Taemin, che era seduto alla destra di Kibum – la nostra conversazione. Aveva le cuffie nelle orecchie il maknae, quindi, era perso nel suo mondo. Ma mi preoccupai lo stesso perché se ci avesse visto avere una conversazione tramite messaggi si sarebbe messo a fare domande e non avevo voglia di stare a cercare scuse.

To Bummie: Bummie, è tutto ok. Non essere spaventato. Andrà tutto bene.

Aveva preso un respiro profondo ed aveva tirato fuori il suo telefonino dalla tasca dei jeans per rispondermi.

To Jong: Tranquillo hyung.

Non ne ero convinto, e nemmeno lui. Gli avevo scritto quel messaggio perché avevo visto il tremolio delle sue gambe. Quel maledetto tic che gli veniva sempre quando cercava di nascondere l'agitazione. Un'altra cosa che mi fece notare il suo nervosismo furono le mani: le stava torturando.

To Bummie: Ricorda che ci sono io con te. ;)

To Jong: Grazie.

Sorrise.
Appoggiai istintivamente la mano destra sulla sua gamba sinistra. Sfregai un po', cercando di dargli coraggio. Mi scrisse un altro messaggio.

To Jong: Puoi tenermi la mano finché non scendiamo? :'(

La afferrai senza pensarci e con il pollice cominciai ad accarezzarla delicatamente. Il biondo si appoggiò alla mia spalla e chiuse gli occhi. Presi l'ipod e gli feci mettere una cuffia. Lasciai che la playlist scorresse da sé e capitò una canzone degli U-Kiss che ascoltavo sempre quando ero un po' triste. Non la tolsi. Non ne avevo voglia... e nemmeno al ragazzo seduto al mio fianco sembrava importare. Accoccolato sulla mia spalla, ascoltò la musica fino a destinazione.

Le note e le parole di questa canzone facevano battere il mio cuore velocemente, la malinconia trasmessa era tale da farmi avere gli occhi lucidi e sentii la mano di Kibum stringere la mia con forza. Vidi i suoi occhi lucidi e le labbra che venivano morse con insistenza.

When love stops era una canzone in grado di trasmettere molte emozioni.

 

Fine POV Jonghyun

 

***

 

Un diario. Questo mi aveva consigliato il dottore dopo un'attenta diagnosi. Mi aveva suggerito di scrivere i progressi e le varie azioni della giornata – a mio piacimento –, inserendo anche i sogni che avrei fatto, così da confrontarli pian piano con la veridicità degli eventi.

All'inizio pensavo che sarebbe stato difficile ed inutile, ma lo trovai piuttosto appagante. Il dottore incaricò il mio adorato pargolo (Taemin) di leggere ed aiutarmi a capire se quello che sognavo era parte della realtà. All'inizio il ragazzo mi chiese il motivo per cui avessi scelto lui invece del mio compagno di stanza. Bè, la situazione era chiara. Nei miei sogni c'era spesso e volentieri quella faccia da schiaffi di Jonghyun (anche se sapevo che certe cose non erano vere ma frutto del mio cervello bacato, pertanto, non erano mai accadute). Di conseguenza, non potevo fargli leggere delle pagine dove scrivevo:

 

Stanotte ho sognato che Jong mi faceva **** e io poi gli ho fatto **** così poi con **** abbiamo ***** sempre di più **** finché alla fine lui **** ed io ****............

 

NO.

Non avrei mai scritto tutto interamente. Non ero - e non sarei - mai entrato nei particolari a descrivere certe cose. Anche perché le doveva leggere il mio piccolino... e non volevo spaventarlo o compromettere la sua innocenza. (anche se mi ricordo di aver sentito che lui e Minho erano intimi. TROPPO INTIMI. oihojihgbfp)

Le giornate da quel giorno erano passate tranquille, niente di strano era successo. Sognavo Jong una notte si e l'altra pure... ma grazie al diario – dove potevo sfogarmi – riuscivo a rimanere tranquillo. Ogni sogno era sempre più intenso e passionale del precedente e la vicinanza con il ragazzo mi metteva sempre più in soggezione. Mascheravo bene questa cosa però, grazie alla mia sfacciataggine ed al mio caratteraccio – che stavo recuperando con il passare dei giorni –.
Ormai ero certo. Ero cotto di lui, e secondo me, lo ero anche prima di avere la perdita di memoria. Taemin mi aveva parlato del mio comportamento e mi aveva raccontato diverse vicende. Non mi aveva detto esplicitamente che ero innamorato di lui, ma me lo aveva fatto capire. E io, mi fidavo del mio piccolino.
Cosa potevo fare però? Probabilmente la mia era una semplice infatuazione dovuta al fatto che lui mi prestava tante attenzioni dal mattino appena suonava la sveglia a quando si addormentava la sera stremato. Il problema è che anche gli altri si comportavano così con me (non ai suoi livelli) ma per loro non sentivo niente in quel senso... erano la mia famiglia... ma non ho mai provato attrazione fisica per uno di loro. Solo Jonghyun mi causava strane fitte alla pancia che non mi facevano chiudere occhio la notte. Poi, il modo in cui mi sorrideva. Il modo in cui si rivolgeva a me. Il modo in cui mi toccava. Con gli altri non faceva così. Forse, ero io che mi ero messo troppo al centro dell'attenzione e mi stavo immaginando tutto. Ma sono convinto che anche io, per lui, sono speciale. Spero di esserlo almeno un po'.

Dio, che delirio! La testa stasera mi esplode. Penso che andrò a dormire, così stacco la spina per un po'.
Caro diario, grazie del supporto che mi dai. Spero che tutto si risolva al meglio.

 


 

POV Jonghyun

Kibum si stava comportando in modo strano dal giorno in cui il dottore gli aveva suggerito di tenere un diario. Ogni notte, sentivo il cigolio del suo letto che si prolungava per ore. Il che significava che si girava più volte e che non riusciva a dormire. Lo sentivo sbuffare o mugolare qualcosa a bassa voce. Altre volte sentivo il brusio della musica dell'mp3, a volte lo vedevo alzarsi ed andare in bagno. Ci stava per molto tempo. Stava passando diverse notti insonne.

Non sapevo che fare, avevo paura a chiedergli se qualcosa non andasse. Magari era una mia sensazione e non volevo apparire pesante. Non sapevo come approcciarmi con lui.

 

 

Stavo giocando alla playstation con quella rana dagli occhi a palla quando il maknae venne a sedersi – buttarsi – sul divano tra di noi. Come un gattino che fa le fusa, si era accoccolato al braccio di Minho, impedendogli di giocare come si doveva. Vinsi la partita e me ne andai fiero. Avevo capito che il piccolo voleva restare solo con il compagno di stanza, così, decisi di andare a letto prima.
Lo hyung e Kibum erano in cucina a lavare i piatti e piuttosto che restare solo tra i due piccioncini – o lavare le stoviglie – mi diressi nella mia camera.
Feci la doccia e mi sdraiai sul letto spegnendo tutte le luci.
Accesi il telefono e misi gli auricolari. Abbassai la luminosità per non bruciarmi le retine e digitai un paio di volte sul touch screen per accendere la musica. Spensi lo schermo e chiusi le palpebre. Il braccio destro finì sui miei occhi mentre con l'altro ticchettavo sul petto il ritmo della musica.
Ripensai a tutta la mia vita da quando avevo conosciuto Kibum. Molte volte era rimasto sveglio la notte per la tensione e il nervosismo ma mi aveva sempre svegliato per tenergli compagnia – a volte lo maledicevo perché il giorno dopo quello stanco ero io –.
Mi si inumidirono gli occhi. Singhiozzai. Mi mancava il mio Kibum. Quella diva capricciosa che facevo arrabbiare con un nonnulla. Quel ragazzo tanto stronzo, ipocrita ed egocentrico quanto sensibile, dolce e maturo. Mi mancava tanto.
Non che l'attuale fosse male. Ma tutti i ricordi, le emozioni, le sensazioni... erano svaniti... ed io ero impaurito come non mai. Il mio sentimento non era cambiato... ma avevo paura che qualcosa non andasse in lui. Lo sentivo distante in alcuni momenti. Aveva spesso la testa tra le nuvole e a volte addirittura mi evitava (lo faceva anche prima, ma c'era sempre un motivo più che valido.)

 

 

Sentii cigolare la porta ed il flebile rumore della luce che veniva accesa. Mi girai verso il muro ed asciugai le lacrime sul cuscino. Feci finta di dormire. Non avevo voglia di parlare, mi sentivo così stanco mentalmente. Avevo promesso di aiutarlo... ma lui non si sfogava con me. Dopo quel giorno non mi aveva più parlato di tutta questa storia.. e non era entrato nei dettagli. E persino Taemin non diceva nulla. “Mi controlla quando leggo... e mi fa leggere solo alcune pagine!” diceva. Perché nemmeno al suo adorato Minnie faceva leggere interamente quel fottuto diario? Avrei facilmente potuto corromperlo con dei dolci o del latte alla banana se avesse saputo qualsiasi cosa... ma così non valeva la pena.

“Jong?” sentii dei passi muoversi verso il mio letto. “Stai dormendo?”

Appesantii il mio respiro per farlo allontanare. Allontanati per favore. Lo implorai mentalmente.

“Vabbè... buona notte...” sentii cigolare il letto ed una nuova presenza su di esso che l'aveva costretto ad abbassarsi di qualche millimetro. Sentii qualcosa di vagamente umido posarsi sulla mia guancia ed un piccolo schiocco, quasi impercettibile. Sentii anche i miei capelli venir scostati dalla fronte. “Vorrei parlarti uno di questi giorni... ma ho tanta paura... io... non so cosa fare.” la sua voce era tremante. “Non ce la faccio più... ho paura che potresti odiarmi se ti raccontassi certe cose...”

Sospirai un po' più forte. Mi stavo tormentando le labbra, mordendole con insistenza: se mi alzavo dicendogli che stavo facendo finta di dormire mi avrebbe probabilmente dato dello scemo e si sarebbe arrabbiato; e se non avessi risposto alla sua richiesta d'aiuto sarei stato uno stupido e mi sarei sentito un verme. Cosa dovevo fare? Ero combattuto tra l'orgoglio di fare la figura del deficiente e la preoccupazione che si attanagliava in me.

“Scusa se ti ho disturbato... so che non mi senti... ti lascio in pace. Ancora buona notte cucciolo...” sentii il letto cigolare ancora ed il materasso alzarsi nuovamente di qualche millimetro.
La luce venne spenta nell'istante in cui si accese quella del bagno. Scomparve quando chiuse la porta.
Mi voltai quando sentii lo scrosciare dell'acqua della doccia. Ci avrebbe messo una buona oretta ad uscire così presi il cellulare e scrissi un messaggio. Sospirai. Cosa dovevo fare ora? Ripresi le coperte rannicchiandomici dentro e aspettando – al buio – che il mio compagno di stanza uscisse.

 

 

La porta scricchiolò. Chiusi gli occhi velocemente, tornando a fingere di dormire.
Aprii in una leggera fessura l'occhio sinistro (quello più nascosto dal cuscino) e spiai le mosse del ragazzo. Era buio e quindi non poteva vedermi (non che io lo vedessi tanto meglio eh!)
Lo osservai dirigersi verso il comodino. Prese qualcosa tra le mani. Si illuminò. Probabilmente aveva messo il cellulare sotto carica e lo stava scollegando.

“Jong...”

Sussultai.

“S-sei sveglio?” si girò verso di me.

“Si.” risposi.

Accese l'abatjour. Le sue gote si erano colorite di rosso. “D-da quanto sei sveglio?”

“Non mi sono ancora addormentato...”

“P-prima...?”

“Si.” risposi. Sapevo che voleva intendere 'prima quando mi sono avvicinato eri sveglio?' gongolai.

I suoi occhi divennero lucidi.

“Vieni qui.” dissi dolcemente tirandomi su.

Si avvicinò lentamente, con lo sguardo puntato nei miei occhi. Il suo viso era dolcissimo. Era imbarazzato da morire mentre io, sentivo una strana calma interiore.
Mi spostai di più verso il muro e gli feci spazio. Alzai le coperte e lo invitai a sdraiarsi. Era titubante. Mi sollevai e gli tesi una mano. “Forza... vieni qui.” ripetei facendogli cenno di sedersi.
Prese un respiro profondo e si sdraiò. Lo coprii premurosamente. “Dimmi...” dissi sorridendogli.
Mi mostrò il cellulare.

To Jong: Bummie, io ci sarò sempre per te.
Non aver paura di confessarmi le cose. Non ti odierei mai. Non potrei. Ti prego, non aver paura di me. Voglio solo aiutarti. Se vorrai parlarmi, io sarò disponibile. p.s. Una volta finita la doccia, ti posso ascoltare. Parlami solo se vorrai aiuto.

Singhiozzò.
Lo abbracciai forte. “hei Bummie....” gli diedi un bacio sulla testolina bionda illuminata dalla lieve luce proveniente dal comodino.

“C-cosa vuol dire questo?! Perché non mi hai detto che eri sveglio? MI ODI?!? Perché mi hai fatto fare quella figura?!”

Lo strinsi di più. “Avevo paura che tu ce l'avessi con me per non so che cosa. Come potrei odiarti, si può sapere?!” inventai una scusa che non stava in piedi.

“I-io...” si fece sempre più piccolo mentre il suo viso veniva rigato dalle lacrime. “J-Jjong... questo è un sogno vero?”

“Cosa?” chiesi un po' confuso.

“SI!! Non ci sono spiegazioni alternative! Sto di nuovo sognando!! Non è possibile che io sia tra le tue braccia! E che ti ho dato un bacio sulla guancia e tu non ti sei schifato!!”

Il mio cuore prese a sussultare.

“E sai perché è un sogno?”

“K-Kibum...”

Si alzò e si mise sopra di me. “J-Jong... q-questo è per forza un sogno... se non lo fosse non saremmo in questa posizione!”
Rimasi ammutolito. Non sapevo come reagire. Kibum sembrava davvero sul punto di una crisi di nervi. Era confuso vero? Probabilmente il recupero di memoria gli stava giocando un brutto scherzo.

“J-Jong... io...” si abbassò sulle mie labbra, rubandomi un bacio che sapeva di dolcezza e timore. “i-io... non ne posso più di sognarti... smettila di tormentarmi!” si sollevò di poco lasciando cadere piccole goccioline sulle mie guance.

Gli presi il viso tra le mani, asciugandolo con i pollici “Bummie... questo non è un sogno, questa è la realtà!!”

“Non è vero!” cominciò a picchiettare sul petto con le sue mani fredde. Le chiuse a pugno, appoggiando la testa sul torace. “Jong... non ce la faccio più... esci dai miei sogni...”

Il mio cuore continuava a fare i capricci. Era completamente preso dal panico e allo stesso tempo era felice.
Chiusi gli occhi e avvicinai il suo viso al mio. “Ti mostrerò che questo non è un sogno, Bummie.”
Feci scivolare una mano dietro la sua nuca per avvicinarlo. Non oppose resistenza. Chiuse gli occhi. Li chiusi anch'io. Unimmo nuovamente le bocche in un bacio casto e tenero. Le sue labbra morbide e lisce si scontrarono e schioccarono con le mie, ruvide e carnose.
Feci scendere la mano sulla sua schiena, accarezzandola con una lentezza che poteva risultare frustrante. Lo sentii mugolare sulla mia bocca a quel contatto.

“J-Jong...” pronunciò con voce fioca, quasi nulla. I suoi occhi divennero strani, si illuminarono di una luce tremendamente sensuale. Lo sguardo cambiò.

“Kibum...” ripetei anch'io il suo nome.

Gli sollevai dolcemente la maglia facendola scivolare verso l'alto. Il suo corpo era aderito sul mio pochi minuti prima e quindi mi venivano limitati i movimenti. Accarezzai dolcemente la sua schiena con le punte delle dita, provocandogli dei piccoli brividi.

“D-devo dirti una cosa...” disse tremando.

Sorrisi. “Dimmi...”

“C-credo...”

“Credi?” ero stranamente tranquillo. Troppo.

“Credo di... am....” sospirò, rosso in viso “...” lo vidi fare una pausa e poi una smorfia. “Non ci riesco! Non riesco a dirlo!” la sua espressione era così carina. Si stava arrabbiando con se stesso. Era deciso fino a poco fa ed ora si stava vergognando. La sua incoerenza era adorabile.

“Credi di amarmi?” mi stupii delle mie parole.

Avvampò.

“Se è un si, baciami. Ora.”

Tutto mi lasciava intuire che la sua risposta sarebbe stata affermativa. Tremava sul mio corpo ed aveva brividi ad ogni mio tocco. Il suo sguardo viola dall'imbarazzo mi metteva tenerezza.

“J-Jonghyun...” i suoi occhi continuavano ad essere lucidi ed imbarazzati. “Ho... paura...” affermò.

Lo strinsi forte a me. “Non devi avere paura... come te lo devo far capire?” sospirai. “Kibum... io... voglio che tu mi dica si o no. Ho bisogno di saperlo.”
Mi guardò dritto negli occhi. “E-e-e... s-se fosse u-un s-s-si... cosa mi risponderesti t-tu?” balbettò.
Non parlai. Sorrisi ed aspettai paziente continuando a massaggiargli la schiena nuda con i polpastrelli.
Lo vidi sospirare otto volte (si, le avevo contate tutte) prima di vederlo sollevarsi. Si sedette sul mio bacino, continuando a tenere gli occhi dal taglio felino incollati ai miei. Il suo viso non aveva più un colore definito. La tavola dei colori avrebbe dovuto aggiungere una nuova tonalità di rosso.

“Aiutami... sto impazzendo. Non capisco più niente... la realtà ed i sogni si uniscono e non distinguo più nulla...”

Alzai il braccio destro, accarezzandogli una guancia senza parlare. Sorrise. Ero felice. Quando sorrideva sinceramente gli si formavano, sotto gli zigomi, due adorabili fossette. Prese la mia mano e le diede un bacio. Si abbassò lentamente su di me, appoggiando le sue labbra sulle mie. Il cuore cominciò a impazzire sempre più.

“Lo prendo come un si.”

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

Ciao a tutti!!
Scusate il ritardo... avrei voluto pubblicare entro sabato ma non ce l'ho fatta a finire il capitolo! XD
Un paio di canzoni che mi hanno aiutata a scrivere questo capitolo: Wedding Dress di Taeyang e Everybody degli SHINee. (ma quanto è bella quella nuova canzone?! *-*)
Vi ringrazio per il sostegno e per le belle recensioni ricevute nello scorso capitolo!! Wow, siamo al 14. La storia penso che terminerà tra un paio di capitoli (non so di preciso, magari si prolungherà C: dipende dalla mia mente bacata.)


Un bacione a tutti. Al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: I need you! ***


 







CAPITOLO 15: I need you!

 

“Omma... è successo qualcosa?” chiese il mio piccolo Minnie sedendosi a tavola. Misi la colazione nel suo piatto, nascondendo gli occhi sotto la frangia. Non potevo di sicuro mostrarmi turbato davanti agli altri, o avrebbero capito qualcosa. Mi vergognavo troppo per affrontare l'argomento.

“Oh, si, oggi le frittelle sono venute meglio del solito!” affermai sorridendo, cercando di camuffare il mio stato d'animo anche troppo allegro.

“Si! In effetti sono più buone del solito!” disse ingoiando il contenuto del piatto in pochi secondi. “Sono buonissime! Ce n'è ancora?!” chiese, prendendo quelle che in teoria dovevano essere per Minho.

“T-Taemin... mastica quando mangi o la tua vivacità potrebbe soffocarti...” rimasi immobile davanti alla voracità con la quale aveva aspirato il cibo. Sbuffai volgendo nuovamente lo sguardo ai fornelli.

Con la bocca piena, il piccolo, ricominciò a fare il matto “Omma... non ti preoccup-” ed iniziò a tossire violentemente colpendosi il petto con forza.

“Minnie, te l'avevo detto!” persi il respiro per un attimo, non mi aspettavo di vederlo soffocare sul serio; sospirai abbandonando le pentole per scattare nella sua direzione. Quando mi accorsi che qualcuno si stava già impegnando a non farlo morire di asfissia, avevo fatto cadere tutto il cibo che stava cuocendo.

“Diavolo...” mi passai una mano tra i capelli biondi.

Una mano si era poggiata con dolcezza sulla schiena di Taemin e batteva forte su di essa, l'altra mano prendeva nello stesso istante il bicchiere d'acqua poggiato al fianco del piatto.
Taemin si affrettò a bere mandando giù a fatica il cibo che gli ostruiva la gola, sospirando di sollievo una volta che la sua trachea fu finalmente libera.
Feci un cenno di ringraziamento al compagno di stanza del piccolo disastro – che era corso in suo aiuto – e tornai verso la colazione distrutta. Mi chinai sbuffando e raccolsi le pentole.

 

“Cos'è successo?” sentimmo arrivare il leader di corsa. Frenò di colpo, sbattendo contro lo stipite della porta. Si sollevò come se nulla fosse successo, ridendo e grattandosi la testa imbarazzato.

“Nulla hyung... Taemin ha fatto i bocconi troppo grossi questa mattina.” disse Minho a bassa voce, come a volersi far sentire solo dal compagno di stanza. Il maknae arrossì di colpo, abbassando lo sguardo subito dopo. Questa non me la conta giusta.
Minho si voltò verso di me, facendomi capire il doppio senso nelle sue parole - dalla sua espressione beffarda -. Quel Choi... cosa diavolo aveva fatto con il mio piccolino, questa notte?!

“Key, vuoi una mano?” disse lo hyung, avvicinandosi ai resti di cibo sparsi sulle piastrelle color crema del pavimento. Prendemmo tutto e buttammo nella spazzatura.

“Grazie Hyung. Ora le rifaccio... accomodati ed aspetta qualche minuto.” sorrisi, prendendo un'altra padella e facendo cenno a lui e Minho di sedersi ed attendere. Ricominciai a cucinare “Minnie, vieni a passare uno straccio qui per terra e poi lava la pentola che è caduta.” dissi autoritario.

“S-si omma.”

 

 

Preparai nuovamente la colazione. Servii i due ragazzi che avevano aspettato pazientemente e tolsi il grembiule. Mi sedetti con loro e cominciai a gustarmi il piatto che avevo cucinato con impegno.
Quasi mi strozzai – pure io, come Taemin – quando il Choi mi chiese del mio compagno di stanza.“Jong dorme ancora?”. Tossii cercando di rimanere calmo.

“C-cosa?” chiesi confuso.

“Jonghyun...” replicò.

Mi schiarii la voce bevendo un sorso d'acqua e cercai di recuperare il mio comportamento da Diva. Ormai i ricordi sul mio vecchio Io erano tornati e sapevo come fare per mascherare l'imbarazzo. Solo che... era tremendamente difficile quando si parlava di Jong.
Non risposi continuando a mangiare.

“Omma, e quel livido?” indicò la mia guancia, il più giovane.

 

C-credo di... am-...”

Credi di amarmi? Se è un si... baciami ora.”

E-e-e s-se fosse u-un s-si cosa mi risponderesti?”

Le sue labbra mi chiedevano di essere baciate. Come potevo rifiutarmi? Ormai il mio cervello era andato in corto circuito e non riuscivo più a ragionare. Lui sembrava tranquillo... eppure, nei miei ricordi... lui era quello impacciato e timido... perché ora le situazioni erano ribaltate? Non è che stavo sognando di nuovo?! Anche se lui insisteva nel dirmi che era reale.

Con un coraggio che nemmeno sapevo di possedere, mi sedetti sul suo bacino. Mi sentivo accaldato e per niente bene. Mi girava la testa vorticosamente e la mente si stava annebbiando, la vista era sfocata a causa del pianto di poco prima.
Jonghyun notò il disagio che si era impossessato del mio corpo ed accarezzò il mio viso con fare dolce, silenzioso... per rassicurarmi. Come un soffio leggero, aveva appoggiato il dorso della mano su una delle mie guance – che ora si erano sollevate di qualche millimetro, in un piccolo sorriso -.
Afferrai quella mano come il più prezioso dei tesori. Miagolai dandole un bacio sul palmo, abbassandomi in seguito sul suo corpo. Fremevo dal desiderio di sfiorare quelle labbra rosse e carnose. Chiuse gli occhi, li chiusi anch'io. Gli diedi un bacio dolce, casto, privo di malizia... e pieno di affetto.
Strinse le sue mani sui miei fianchi. Continuammo quell'atto per non so quanto tempo. So solo che il mio cuore batteva così forte da sentire le sue vibrazioni in gola. Eravamo lenti, e ci stavamo accarezzando. Jonghyun decise di approfondire quel contatto. Finalmente. Tremai quando la sua lingua chiese il permesso di invadere la mia bocca. Mi mancò il respiro nell'istante in cui toccò la mia. Miagolai sulla sua bocca mentre lui tornava ad osservarmi. Ci staccammo per riprendere fiato e ci guardammo per interminabili secondi.

J-Jong...”

Quando ti sveglierai domani mattina sarai tra le mie braccia... e ti sveglierò con il buongiorno, non potrai dire di aver sognato.” sorrise. Arrossii.

Mi fece scendere dal suo corpo e mi accoccolai vicino a lui. Lo sentii sospirare. Mi alzai leggermente, per osservare i suoi movimenti. Teneva il viso rivolto al soffitto, le labbra erano incurvate in un sorriso ed un suo braccio mi aveva appena stretto forte contro il suo fianco. Chiusi gli occhi, beandomi del profumo che emanava la sua pelle, abbandonando la testa sulla sua spalla. Pensai al bacio che ci eravamo appena scambiati e mi venne da sorridere (per non parlare degli spasmi e delle convulsioni che stavo trattenendo con forza).
Accarezzai il suo torace da sopra la felpa e mi addormentai tra le sue braccia. Forse... quella fu la notte migliore della mia vita.

 

 

 

 

yaaawn..” sbadigliai appoggiando il dorso della mano sulla bocca. Mi tirai su ancora stordito, grattandomi gli occhi. “questa notte ho fatto davvero un bel sogno... devo appuntarmelo...” sospirai “potrei scrivere un libro intitolato 'I sogni dolci ed erotici in compagnia di un dinosauro nano'” sorrisi dei pensieri strani che ero in grado di partorire di prima mattina.

Appoggiai le mani sul viso, percorrendolo e portando indietro i capelli. Sospirai forte. Mi voltai alla mia destra: Jonghyun.

Jonghyun era di fianco a me.

Io e Jonghyun avevamo dormito insieme... nello stesso letto.

Io e Jonghyun ci eravamo baciati.

Avevo quasi confessato i miei sentimenti a Jonghyun.

Io stavo per impazzire pensando alle cose accadute la notte precedente.

Jonghyun continuava a dormire beato.

Mi alzai senza fare rumore e cominciai a saltellare in punta di piedi per la felicità. Mi sentivo come un bambino il giorno di Natale. Sognavo da troppo tempo una cosa simile, ed ora... era realtà.
Lo osservai. Aveva un musetto dolce. Mi avvicinai ancora un po', tornando a sdraiarmi vicino a lui una volta calmato il mio corpo – tremavo come una foglia –. Il cuore batteva così forte nel petto che tenevo la bocca serrata per paura che scappasse.
Dopo pochi secondi mi sollevai. Un'altra volta. Non riuscivo a stare così vicino a lui. Ero troppo imbarazzato ed agitato. Il nervosismo mi aveva indotto a tremare per la seconda volta nel giro di troppo poco tempo. Ero agitato e nervoso come non mai.

Feci per alzarmi quando un braccio mi bloccò. Mi voltai nella direzione della presa e vidi Jonghyun con gli occhi fissi nei miei, la mano forte si era impossessata del mio esile polso, impedendomi così, di andarmene.
Il cuore continuò a palpitare accelerato come non mai, impedendomi di ragionare. Cercai di sembrare impassibile – probabilmente con scarsi risultati, data l'espressione lasciva del ragazzo. Mi attirò a sé.

Buongiorno Kibummie.” mi abbracciò forte, facendomi mancare il respiro per qualche secondo – che mi sembrò un'eternità –.

Cercai di respirare a pieni polmoni, ma ebbi diversi mancamenti causati dall'imbarazzo e dal terribile calore che sentivo in viso. Sicuramente ero rossissimo ed andavo a fuoco.
Rimasi nella sua presa senza ribattere o cercare di liberarmi. Nonostante il tremendo disagio, io tra quelle braccia stavo bene, mi sentivo bene... mi sentivo in pace. Felice. Protetto. E forse... anche... amato?

J-Jong...” dissi flebilmente “...d-devo andare in bagno.” inventai una scusa.

La presa sul polso si allentò fino a diventare inesistente.
Mi alzai di scatto scappando in bagno. 'Certo, bravo Key! Tanto poi per andare in cucina ti tocca tornare in camera!' mi dissi ripensando che oltre ad avere un bagno comune, ne avevamo uno per ogni camera. (Non usavo mai quello pubblico perché considerato per ospiti. Gli altri membri non avevano problemi ad andare in quello, così non erano costretti a passare per le camere ogni volta; io ero schizzinoso e non volevo fare come gli altri. Jong usava quello vicino all'ingresso sopratutto quando io ci mettevo troppo tempo.)

Mi sedetti sul bordo della vasca e misi le mani tra i capelli. 'Dio, che confusione la mia testa!'

 

 

 

Kibum.” Jonghyun bussò alla porta. Per quanto tempo ero rimasto in bagno a pensare al nulla più assoluto? Avevo svuotato la mente, concentrandomi sul bagno caldo che stavo facendo. Mi ero addirittura appisolato. “Kibum!” ripeté il ragazzo dall'altro lato della porta.

S-si Jong... aspetta, ho quasi finito...” mi alzai dalla vasca uscendo di fretta. Misi l'accappatoio rosa ed aprii la porta – rigorosamente chiusa a chiave –. “D-dimmi...” sussurrai aprendo la porta, abbassando istintivamente lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.

Ero solo preoccupato. È un'ora che sei rinchiuso qui dentro.” sorrise.

 

Il suono fastidioso del phone era l'unico rumore presente in casa. Erano le 7.00 del mattino ed era normale che tutti gli altri dormissero ancora. Jong si era appena fatto la doccia (ci aveva messo 5 minuti... che a me erano sembrati un'infinità di tempo. Jong era sotto la doccia, completamente nudo, si impastava dello stesso bagno schiuma che avevo appena utilizzato io e si massaggiava il corpo sodo lentamente. Come potevo restare calmo?) ed ora si stava asciugando i capelli. Io intanto, mi stavo sistemando l'eyeliner e controllavo il mio viso.

Tutti e due davanti allo stesso specchio.

Cercai di non alzare lo sguardo troppe volte a fissare il torace nudo imperlato di piccole goccioline e l'asciugamano che gli avvolgeva la vita. Cercai di ignorare la visione paradisiaca che poteva farmi esplodere il cervello – e gli ormoni – come niente.
Mi voltai troppo frettolosamente, cosciente che dovevo uscire da quel fottuto bagno se non volevo impazzire. Una gomitata in pieno viso da parte del ragazzo – che nello stesso momento stava cambiando angolazione dell'asciugacapelli – mi fece cadere a terra.
Lacrimando ed imprecando a bassa voce feci scivolare una mano sulla mia faccia cominciando a massaggiare la parte colpita.

BUMMIE!! Oddio, scusa!!” il ragazzo fece cadere l'apparecchio a terra, inginocchiandosi davanti a me e mise le mani sulle mie implorandomi di perdonarlo.

N-Non è niente...” sorrisi tenendomi la guancia con una delle mani. Mi alzai con il suo aiuto.

A-aspetta...” il ragazzo si alzò sulle punte – vi ricordo che è un nano – e diede un bacio su quello che di li a poco sarebbe diventato un ematoma.

Rimasi immobile. Era stata la botta a stordirmi, o il fatto che Jonghyun mi avesse dato un 'bacino' per farmi passare il male?

O-ora v-va meglio?” lo vidi arrossire.

Sorrisi istintivamente. “Prova a darmene un altro. Magari mi passa più in fretta.” da dove tiravo fuori quella sfacciataggine ora? Perché non l'ho potuta avere prima?
Mentre Jong diventava sempre più viola dalla vergogna, io cercavo di mantenere i nervi saldi e tenere l'orgoglio ben fuori. Così da non apparire per come realmente ero: spaventato dai miei stessi sentimenti.
Accarezzò la zona ferita facendo scorrere la mano lentamente verso il retro del mio collo. Mi avvicinò con dolcezza alle sue labbra. Mi abbassai di qualche millimetro e ci scambiammo un nuovo bacio. Il mio cuore perse più di un battito a quell'atto così intimo.

V-va meglio...” dissi imbarazzato, appoggiando la fronte sulla sua. Avevamo tutti e due un'espressione strana. Ero consapevole dei miei occhi lucidi, della bocca arrossata e del rossore delle gote grazie allo specchio. Stava facendo da testimone delle nostre azioni. E Jong? Era nella medesima situazione. Avevamo gli occhi fissi l'uno nell'altro... cosa stavamo cercando di dirci?

Ci allontanammo l'uno dall'altro senza fretta dopo qualche secondo, quando gli occhi persero il coraggio di guardarsi.

V-vado a preparare la colazione. Vengo a chiamarti quando è pronto.” dissi scappando letteralmente.

 

 

 

“Kibum, allora? Avete litigato?” sentii gli occhi di Minho scrutare ogni mio movimento.

Mi schiarii la voce. “N-niente... ho sbattuto contro lo stipite della porta questa notte. Sono andato in bagno con la luce spenta e mi sono fatto male. Tutto qui.”
Il maknae mi corse incontro, dandomi un bacio veloce sulla guancia. “Ora passa!!” arrossii ripensando che lui non era stato il primo a fare un gesto simile.
Mi voltai verso il compagno di stanza del ragazzo che mi aveva appena guarito e sorrisi beffardo. Quanto era bello vedere la gelosia negli occhi di quella rana?

“Minnie, vai a chiamare Jonghyun per favore?” dissi dolcemente, accarezzandogli la testolina. “Ieri sera era impegnato con un nuovo testo ed ha fatto tardi.” mentii.

“Certo omma!” corse in direzione del corridoio.

“Aspetta!” fermai il ragazzo “Anche Minho si è fatto male: alla bocca, mentre mangiava!”

“C-cosa?!” vidi i suoi occhi diventare ludici.

“Si, dai un bacino guaritore anche a lui!” feci l'occhiolino al più grande dei due, che arrossì subito dopo aver ricevuto un bacio sulle labbra dal piccolo.

Minho era timido quando si parlava di Taemin. Era protettivo nei suoi confronti e faceva sempre in modo di renderlo allegro e vederlo felice. Quando però si trattava di dimostrazioni d'affetto troppo esplicite, diventava piccolo. Si sentiva impotente ed imbarazzato da morire nonostante tutti sapessimo – e sentissimo – delle loro notti appassionate.

“Sei pessimo!” rise il leader. Risi con lui delle espressioni del Choi.

 

 

 

POV Jonghyun

“V-vado a preparare la colazione. Vengo a chiamarti quando è pronto.” sospirai una volta che si chiuse la porta alle spalle.

Mi lasciai cadere sul pavimento freddo color cenere. Il cuore ancora a mille per l'emozione e gli occhi lucidi. Tremavo. Era un'azione involontaria, l'adrenalina ancora presente nel mio corpo mi stava facendo impazzire. Era bastato quel contatto di bocche per mandarmi tutti e cinque i sensi in estati. Sospirai ancora. Misi una mano sul torace, cercando di tranquillizzare quel muscolo involontario che faceva i capricci nel mio petto. “Calmati Jonghyun. Va tutto bene. Vi siete solo baciati.” appoggiai la testa al muro e rimasi in un angolino per diverso tempo – con solo l'asciugamano addosso –.

 

 

Mi sdraiai nel letto – una volta vestito – e cercai di appisolarmi. Mi ero alzato troppo presto ed avevo bisogno di recuperare un po' di sonno. Kibum mi sarebbe venuto a chiamare per la colazione.

Provai ad addormentarmi, cercando di non pensare troppo a lui. IMPOSSIBILE.
Presi l'ipod dal comodino e misi gli auricolari. Digitai la playlist e feci partire la riproduzione casuale. When love stops. Ancora? Quella canzone nell'ultimo periodo mi stava tormentando. Cambiai e misi la canzone di debutto del nostro gruppo.

Ascoltai senza dire nulla. Chiusi gli occhi riempiendo i miei pensieri di ricordi.

Nal baraboneun nunbichi malhaejujanha...
[Guardami negli occhi, cosa ti dicono?]

Sorrisi. Sentir dire quella frase da Key, nella canzone, mi aveva fatto sussultare. Pensandoci bene: quando lo guardavo, cosa sentivo davvero? Cosa mi dicevano i suoi occhi? Mi trasmettevano agitazione... la stessa che stavo provando io. Mi voleva bene... più che ad un amico, giusto? Non me lo ero sognato... vero?

Avevo davvero il diritto di entrare nel suo cuore, dopo tutti questi anni passati a fingere di essere un amico un po' troppo intimo? Lui magari si comportava così solo per assecondarmi. Ancora troppo debole – a causa della perdita di memoria – per poter ribattere e difendersi.

Gaseumi malhaejunda nugamworaedo...
[Il cuore te lo dirà, indipendentemente da cosa dicono gli altri.]

Ad ogni frase della canzone, un nuovo pensiero si dissolveva, lasciando spazio alla serenità che quella melodia, quelle parole e le nostre voci lasciavano. Lo avrei scoperto, ora non era importante.

...jaebal isoneul nohji malja deon.” naye dajimeun...
[“...per favore, non lasciar andare la mia mano.” è la mia promessa.]

Già. Se Kibum avesse accettato i miei sentimenti l'avrei stretto a me. Intrappolato. Non l'avrei più lasciato libero. Se verranno accettate le sensazioni che provo per lui, se saranno ricambiate, non sarò più solo, Kibum non sarà mai solo. Ci sarò sempre io con lui.

Sorrisi. “Replay, Replay, Replay...” canticchiai sussurrando, lentamente. La mia mente vagò e si concentrò sul periodo in cui debuttammo. Mi riportò al ricordo del mughetto. Formato da piccoli fiorellini bianchi a campanella. Il giorno che lo regalai a Kibum, il mio cuore batteva come adesso.

 

Facciamo del nostro meglio Bummie!” gli dissi, porgendogli il fiore.

Lo prese con delicatezza, per non rovinare i campanellini. “Si, impegniamoci al massimo!” Gli occhi si rimpicciolirono con l'allargarsi del suo sorriso. Si formarono le fossette che tanto adoravo. Le sue labbra a cuore si schiusero. “Jong...”

S-si?” ero titubante.

Grazie del fiore.”

Sorrisi.

 

“Jonghyun!! La pappa è pronta!” entrò un Taemin euforico in camera. Venne vicino a me dandomi un bacio sulla guancia. “Buongiorno!” sorrise angelico.

Sorrisi di rimando, alzandomi. “Buongiorno Tae.”

“È successo qualcosa di bello tra te e la mia omma?” il suo sorrisino cambiò. Ora sembrava più un demonietto.

Piantai i piedi per terra. Tossii. “P-perchè?” balbettai.

“Hyung, non sono stupido. Tu hai una faccia inquietante. Ti verrà una paralisi se incurvi ancora un po' la bocca. Per non parlare di Key-hyung. Ha l'aria stralunata, nonostante cerchi di dimostrarsi freddo come sempre.” sospirai ascoltando le sue parole. “Mi ha persino convinto a baciare Minho! Questo mi dimostra che gli è successo qualcosa di bello.” lo vidi sorridere. “Di solito, anche se sono io ad avvicinarmi troppo, Kibum-hyung assale lui. È iperprotettivo nei miei confronti.”

“Già...” risi delle espressioni dolci che aveva appena assunto il maknae. Quando parlava di noi era sempre così: sorrideva e inondava i cuori di tenerezza. Avrebbe accettato che due membri della sua famiglia si erano baciati? Diciamo che aveva un rapporto intimo con Minho... ma... se anche noi avessimo provato ad avere una storia, come l'avrebbe presa?

“T-Tae...” presi coraggio. “Ho bisogno di te.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

---

Ciau a tutti!! *-* oddio, state aumentando ancora! *commossa*, non me l'aspettavo!!
Spero di avervi incuriosito un po' (soprattutto sulla parte finale) sul come andrà avanti questa faccenda :3
Grazie a chi ha aggiunto ai preferiti o alle seguite la storia! *-* Ringrazio per le recensioni sempre presenti. Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo!
Chu.~

Sara.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Good Luck, Jonghyun! ***









 

CAPITOLO 16: Good Luck, Jonghyun!

 

POV Taemin

“Tae... ho bisogno di te.” il tono che usò il ragazzo, mi fece venire i brividi. Mi aveva afferrato per le spalle con le mani tremanti, gli occhi erano lucidi, le sue guance si erano arrossate. Sembrava quasi disperato mentre mi chiedeva di aiutarlo a fare non so bene che cosa. Annuii serio e gli chiesi di continuare. Il suo sguardo sembrava supplicarmi di dargli una mano.

Mi spiegò la situazione attuale tra lui e la mia omma; era felice mentre parlava di lui, ed io sgranai gli occhi quando tra un sussurro e l'altro, affermò che erano arrivati quasi al punto di fare l'amore. In teoria non era proprio così... ma alla fine, se non si fossero fermati, sarebbero arrivati a quello: mi spiegò che si erano accarezzati... che... si erano... baciati... perché sono così a disagio a pensarci? Dannazione! Cosa potevo rispondere in una situazione del genere? Perché lo hyung si rivolgeva proprio a me? Dopotutto, ero considerato da tutti un ragazzino innocente. Perché veniva a parlare con me di determinate cose? E poi, che c'era di male nel sentimento che provavano?

Mi aveva anche spiegato – poco dopo – il suo disagio, rispondendo all'ultima domanda che mi ero posto: aveva paura che la sua confessione di una possibile relazione tra lui e la mia omma, potesse turbare me e gli altri due membri del gruppo. Negai. Perché dovevamo essere delusi se due nostri compagni avevano deciso di amarsi?
Dopo quella confessione, mi rivolse la vera domanda.

“Minnie... devi aiutarmi... sei l'unico che può passare inosservato!”

“Eh?” non capii cosa l'altro ragazzo cercasse di dirmi. Gli chiesi di spiegarsi meglio ma con scarsi risultati. Le sue frasi erano una più confusa dell'altra e faticavo a stargli dietro.

Gli afferrai saldamente le spalle quando iniziò a dare di matto. I suoi occhi brillavano mentre diceva cose che non avevano capo ne coda. “Hyung! Datti una calmata!” lo schiaffeggiai delicatamente intimandogli di calmarsi.

Lo vidi prendere diversi respiri profondi prima di ricominciare a parlare. Si lasciò cadere sul letto ed appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Mise le mani sul viso. “Tae... ho rischiato di saltargli addosso... se lui... non fosse scappato...” si fermò, per poi riprendere. Le sue parole si spezzavano un po'. “...Ho paura di fargli del male... inconsapevolmente.”

“Hyung, ma di certe cose non è meglio se ne parli con Minho-hyung?” chiesi inarcando un sopracciglio. Ero stupito di quel suo comportamento. Lo hyung non era quasi mai venuto da me a chiedere consiglio: mi considerava troppo giovane per certe cose... e poi, aveva il mio Minho a cui rivolgersi. Erano migliori amici, perché non parlarne con lui?

“Taemin, posso affidarmi solo a te... perché tu passi ed hai passato tanto tempo con Kibum...”

“M-ma...”

“L'amnesia gli ha fatto perdere il contatto con la realtà...” sospirò, il suo sguardo divenne triste “...sai, ora sembra molto felice... ed anche io non posso negare di esserlo...” chiuse gli occhi “...ma lui è anche davvero, davvero tanto impaurito. Lui... ha davvero tanta paura, anche se non lo da a vedere. Lui ha paura di tutto quello che sta succedendo. Ha paura di tutti noi... perché ricorda.”

“Perché dovrebbe aver paura di noi?” mi avvicinai ulteriormente a lui.

“Semplice... perché i suoi ricordi sono tornati a galla mentre dormiva. Non si rende conto di cosa è pura fantasia e di cosa invece è un ricordo passato. Io... non voglio fare un passo falso... non voglio che lui si faccia amare, per poi pentirsene subito dopo...”

Mi si inumidirono le guance. Senza accorgermene, mi ero messo a piangere. Silenzioso. Ascoltai tutto il discorso del mio hyung, seduto al mio fianco, con lo sguardo perso nel vuoto. Povera omma... cosa potevamo fare per renderla felice? Come potevamo farle capire la differenza tra la finzione dei sogni e la vita reale?

“Hyung...” pronunciai, trattenendo un singhiozzo. Aprì gli occhi e si voltò verso di me, sorridendomi tristemente. Il suo sguardo, stanco ed affranto, mi lasciò un groppo in gola, mise ancora più malinconia all'atmosfera che si era creata. Mi accarezzò i capelli. “...il diario non lo aiuta... vero?”

“Non credo che possa servire poi a molto... non l'ho mai pensato anche se ci avevo riposto una piccola speranza...” sospirò, ancora. Ancora una volta aveva abbassato la testa, distogliendo gli occhi dai miei, che in quel momento erano invasi da prepotenti lacrime. “...diavolo...” si interruppe, digrignando i denti e stringendo i pugni. “Tutta.... colpa...” sussurrò.

Le lacrime salate, non cessavano di scendere, violente sul mio viso, le labbra tremavano mentre lui si alzava di scatto.

“Quelle fottute compresse!” sbatté un pugno sul muro, quel forte colpo fece vibrare la parete. Si accasciò a terra subito dopo. In ginocchio, cominciò a tirare pugni per terra. “Perché non mi ha detto niente? Perché?!!” la domanda era più rivolta a se stesso che a me, più rivolta alla mia omma che al sottoscritto. Chinò la testa, toccando il pavimento. Le lacrime che versò, si schiantarono al suolo senza compiere un tragitto troppo lungo. Cominciò a singhiozzare. Mi sentii quasi male alla vista del mio hyung in quello stato. Un po' di colpa... è anche mia. Continuai a piangere mentre scendevo dal letto, inginocchiandomi al suo fianco ed abbracciandolo come potevo. “Hyung... è tutta colpa mia...” sibilai, mi mancava il respiro a forza di piangere in silenzio.

“Minnie, smettila!” urlò quasi. “Te l'ho già ripetuto! Non è colpa tua...” la sua era rabbia... rabbia rivolta a se stesso. Non riusciva a capacitarsi che la mia omma potesse aver preso davvero degli antidepressivi. Per quale motivo aveva cominciato? Per quale motivo si sentiva così male da cominciare a fare uso di quei farmaci così pericolosi? Perché non parlarne prima con noi? Troppi perché, troppe lacrime... troppi silenzi.

Rimanemmo abbracciati per diversi minuti. Gli accarezzavo la schiena, asciugandomi gli occhi con le maniche della felpa che portavo in quel momento; tirai su con il naso. Quando smise di singhiozzare ad alta voce, lo feci alzare e lo accompagnai in bagno. Si sciacquò il viso con l'acqua gelida. Sospirò portandosi le mani sul viso, osservando la sua immagine riflessa nel grosso specchio. Si schiaffeggiò un paio di volte ed alzò lo sguardo, fissando i miei occhi attraverso quel vetro riflettente. “Minnie... non vorrai tornare di là con un'espressione simile?!” sorrise.

Ecco cosa mi piaceva del mio hyung. Era capace di disperarsi, ma poi, si tirava su le maniche e continuava a combattere. Era un esempio da seguire, saggio. Anche un po'... lunatico direi.
Sorrisi mentre gli ultimi singulti abbandonavano la mia gola. Pulii le lacrime con le maniche. E cercai di recuperare un po' di autocontrollo. Sospirai un paio di volte.

“Ci siamo interrotti... ti stavo parlando di una cosa importante e poi sono scoppiato a piangere.” rise, tremendamente a disagio.

Sorrisi ancora. Già, doveva ancora spiegarmi come mai aveva bisogno del mio aiuto. Ma lo capivo... per tutti non era una bella situazione. Per lui poi, che amava la mia omma più di se stesso... doveva essere ancora peggio!

Ci sedemmo sul letto e ricominciò il discorso, cercando di non divagare e perdersi nel dire altre cose. “Vorrei... rendere felice Kibum... anche con una cavolata... voglio che ogni giorno, sorrida sempre di più. Anche se non è sicuro di ricordare le cose come stanno... può vivere sereno no? Almeno...”
Cominciai a capire cosa cercasse di dirmi. In pratica, voleva che Key-hyung tornasse sereno come prima dell'incidente... ma restare con il problema non sarebbe stato semplice per il ragazzo. “Hyung... non è così facile.” risposi, realista.

“Lo so... ma vorrei fare qualcosa per lui.” sorrisi del suo viso, improvvisamente diventato rosso ed addolcito da un piccolo sorriso. La tensione delle sue braccia sembrava affievolirsi, man mano che parlava del ragazzo che amava. Guardare il suo volto, così sereno mi fece stare bene. Aveva solo bisogno di sfogarsi un po'.

“Hyung, allora... prima di tutto...!” cominciai a parlare autoritario “Dobbiamo trovare qualcosa da fargli fare!”

“Cosa intendi?”

“Ho un'idea!” il mio sorriso si allargò ed una lampadina si illuminò nella mia testa. “Dobbiamo distrarlo. Portarlo fuori, da qualche parte... e quando torna a casa, deve trovare te... solo...” sospirai, le mie guance si imporporarono. “...i-io vi lascerò soli subito dopo, e avrete casa libera.” abbassai lo sguardo. Che idea era? Una stupidaggine colossale. Ci pensai per qualche istante, trovandola una cavolata. “F-facciamo che cambiamo piano... non mi sembra adatt-” venni interrotto mentre cercavo di pensare a qualcos'altro.

“No! Mi piace!”

“Hyung... ma non avevi paura che la mia omma potesse sentirsi a disagio a compiere quel passo con te?”

“Che passo?” il suo sorriso si allargò. “Mica dobbiamo per forza arrivare fin li. Possiamo passare...” sospirò, il suo viso si intenerì e il suo sorriso sincero divenne più accentuato, chiuse gli occhi “...una serata romantica in tranquillità, no?”

“Mh, non male come trovata.” mi grattai la testa pensieroso. Non ero certo di quelle parole. Il suo piano come era strutturato? Cos'avrebbe fatto? E poi, cosa più importante... i nostri hyung? Avrebbero accettato di lasciare loro casa libera? Come si sarebbe organizzato?

“Taemin, riusciresti a tenerlo fuori una giornata, vero?” chiese con gli occhi lucidi dall'emozione. Annuii pensando a cosa consigliargli per far vivere al ragazzo biondo una serata indimenticabile. Jonghyun-hyung era un tipo romantico di natura, probabilmente non avrebbe avuto problemi a trovare un buon ristorante da cui farsi portare a casa il cibo o a trovare un qualcosa da fare per tutta la serata. “Hyung... che ne dici di comprargli delle rose? So che è il suo fiore preferito da sempre.”

“Già... quasi quasi...” le sue guance si sollevarono, allargandosi a dismisura. “...direi che è un'ottima idea!”

“Però c'è una cosa che non capisco...” dissi pensieroso.

Jonghyun-hyung cercò di scrutare i miei pensieri ed io ripresi a parlare. “Nel diario, qualche giorno fa, ho letto che il suo fiore preferito è il mughetto... ma a me ha sempre raccontato che fosse la rosa rossa.” Come mai aveva cambiato così drasticamente scelta? La rosa rossa è il simbolo più comune dell'amore, della passione... è elegante e delicata, sinonimo di perfezione. È il fiore fatto su misura per Key. Sul diario, aveva descritto il mughetto. Il mughetto è un fiore composto da tante piccole campanelline bianche, è dolce, semplice, rassicurante... e indica la fortuna. Le caratteristiche di questa piantina, assomigliano di più a quelle del ragazzo che mi stava davanti.

“Non importa Tae... grazie per l'idea!!” affermò euforico.

 

“Ragazzi!!” la porta si spalancò di colpo. “Quanto ci mettete a venire a tavola?!” lo sguardo del mio compagno di stanza si poggiò sullo hyung che in quel momento aveva le mani sulle mie braccia e mi strattonava eccitato per l'idea che aveva avuto. “Che diavolo...?!” Minho si avvicinò a noi come una furia. “Hyung! Che diavolo stai facendo a Tae?”
La presa sulle spalle si allentò di colpo quando il ragazzo più alto, spinse via Jonghyun. Questi, cadde a terra, confuso. “Che diavolo fai tu?” si alzò, replicando.
Mi intromisi, spiegando con calma la situazione al mio compagno di stanza. Come seppe il motivo di tutta quell'euforia di Jonghyun, ed il contatto che avevamo avuto – anche una semplice stretta di mano faceva irritare il mio Minho, troppo protettivo nei miei confronti – si calmò e si scusò con il più grande.

Parlammo del piano che avevamo in mente ed il come metterlo in pratica. Se anche lui ci avesse aiutato, sicuramente sarebbe stato tutto più semplice. “Poi ne parleremo anche con Jinki-hyung, quando non ci sarà quella vipera nei paraggi.” affermò il più alto, riferendosi alla mia omma.

 

***

 

POV Jonghyun

La giornata passò in fretta. Taemin e Minho erano riusciti a parlare con il leader e lui aveva proposto ai due ragazzi di andare a mangiare, per quella sera, in un ristorante rinomato e di alta classe: avevano optato per la cucina straniera. Ci mettemmo d'accordo anche per il loro rientro: non prima dell'una, quindi, sarebbero probabilmente andati in una discoteca o in un pub prima del loro rientro. Non avrei dovuto fare niente di perverso con Kibum... ma la sola idea di passare una serata insieme, da soli in casa, dopo l'incidente, mi metteva un po' di agitazione. Stavamo spesso soli... ma non con l'idea romantica che avevo in testa io. Volevo coccolarlo, corteggiarlo e farlo stare bene.

“Hyung, mentre porto fuori la omma, leggi il suo diario.” mi diede un piccolo post-it giallo, dove aveva segnato alcune pagine da leggere con attenzione, per poter capire cosa volesse ed intendesse Key, per serata romantica. “Ti sarà utile.”

Scossi la testa. Non l'avrei fatto. Avrei preparato tutto da solo. Avrei fatto in modo di andare ad intuito, e secondo il mio gusto personale. Ero sicuro che a Kibum sarebbe piaciuta la mia iniziativa. Avevo deciso di optare per una serata normale. Un po' di coccole attendendo la consegna del cibo, la cena e poi ancora coccole sul divano, davanti ad un bel film. Speravo che potesse alleviare i suoi tormenti e che si rilassasse un poco. Decidemmo, io ed i ragazzi, che il giorno stabilito per quell'appuntamento – che appuntamento non era – fosse sabato sera. Mancavano quattro giorni e quindi avevo la possibilità di scegliere con cura i dettagli della cena, un mazzo di fiori, la musica da mettere per l'atmosfera ed il film da vedere.

 

***

 

POV Onew

“Chissà come sta andando a quel disgraziato.” si chiese Minho ad alta voce – rivolto più all'angelo custode del suo migliore amico, piuttosto che a noi – assaggiando la bistecca che gli avevano appena portato.

“Scommetto che la mia omma sarà tutta rossa rossa! Quando siamo usciti era presa malissimo! Avete visto come è corsa in camera quando siamo andati via?” rise il maknae, divorando le polpette che il cameriere gli aveva appena messo nel piatto. “gnam gnam.” allargò il sorriso più che poté, portando il cibo alla bocca, masticando velocemente. Era al settimo cielo per quella cena raffinata che sembrava gradire particolarmente.

Mi venne portato il piatto di pasta all'italiana dopo poco tempo ed iniziai anch'io a gustarmi la cena. “Speriamo in bene.” Sospirai.

 

 

 

Jonghyun era seduto al tavolo, le sue mani tormentavano da quasi mezz'ora i poveri capelli arruffati ed aveva un tic fastidiossimo alle gambe. Sospiro su sospiro, diventava sempre più agitato. “Hyung... non ce la posso fare.” mi disse con un soffio, la voce strozzata dall'ansia.

Jong, andrà tutto bene... l'hai detto anche tu che non devi fare chissà che cosa.” poggiai una mano gentile sulla sua spalla sinistra. “Calmati.” sorrisi chinandomi, abbracciandolo da dietro. Tremava. Tremava come una foglia. Non l'avevo mai visto così agitato. “Speriamo in bene.” mi dissi. Suonò il citofono e Minho si precipitò ad aprire. Non vedeva il suo Minnie da tutto il giorno ed era un po' in 'astinenza da coccole'. Era un ragazzo iperprotettivo nei confronti del più piccolo... e non vedeva l'ora di riabbracciarlo dall'istante esatto in cui era uscito di casa con la diva del gruppo.

Dopo circa cinque minuti, suonarono alla porta d'ingresso. Mi alzai anch'io, per andare ad accogliere i due ragazzi appena rientrati.

Appena varcata la soglia, sorridente come sempre, annunciò il suo rientro a casa il maknae, che lasciò cadere tutte le borse a terra e si gettò tra le braccia del suo Minho. Il più grande lo sollevò di quanto bastava per avvicinare le sue labbra a quelle del più giovane. Si diedero un piccolo bacio, appena accentuato. Lo schiocco mi fece arrossire, così voltai lo sguardo da un'altra parte... notando il viso imbarazzato di Jonghyun, gli occhi erano fissi nei miei, come a voler implorare aiuto. Gli feci l'occhiolino per cercare di calmarlo.

Pochi attimi dopo, entrò Key, con il doppio delle borse di Taemin. Ne aveva di tutte le dimensioni, di carta, di plastica e persino di stoffa. Avevano fatto 'spese folli' a quanto pare. Feci cenno a Jonghyun di raggiungerlo e di aiutarlo a sistemare tutto. Lui si mosse rapido, impacciato. Prese le sue borse ed il biondo gli sorrise gentile.

Seguito da Minho, mi avviai verso le camere. Dovevamo prepararci per uscire, mentre Taemin correva a fare la doccia.

 

 

Hyung, noi usciamo.” sbuffò il più alto, rivolgendosi a Key. Con la morra cinese, avevamo stabilito chi tra me, Minho ed il maknae, avrebbe dovuto dare la notizia al ragazzo biondo. La fortuna volle che capitasse lui.

Come?! E dove andate?”

Andiamo a mangiare fuori.”

Come mai non mi avete avvertito prima? Io non sarò pronto prima di un'ora.”

Ma infatti non sei invitato.” rispose secco. Risi a quell'affermazione. Gli piaceva istigare il più grande... così da dare una possibilità – come accadeva sovente – al suo migliore amico di calmare in un battito di ciglia, l'animo scontroso della diva con qualche scambio di effusione.

Come ti permetti?! Non ti lascerò da solo con il mio adorato Minnie!!” alzò la voce il biondo.

Mi intromisi nel discorso, interrompendoli. “Vado io con loro, tu stai pure a casa a riposare.”

M-ma non voglio stare da solo...”

C'è Jonghyun.” gli feci l'occhiolino indicando il più grande che tornava dalla camera. L'avrebbe capito sicuramente che il nostro era tutto un piano per farli restare da soli, ma dovevamo fare in modo che la smettesse di insistere.

M-ma hyung...”

Sssh, è un ordine Key. Resta a casa e riposati. Vado io a tenerli d'occhio. Così mangerò a più non posso e prosciugherò il conto del signor Choi.” scherzai infilando le dita tra le ciocche chiare del ragazzo che mi stava di fronte, accarezzandogli la testa. Mi avrebbe ascoltato. Aveva molta stima di me, come persona e come leader. Non mi avrebbe mai detto di no.

Si misero a ridere tutti – Minho un po' meno, dato che sapeva che il mio, non era proprio uno scherzo –.

 

 

 

Uscimmo dall'appartamento tutti soddisfatti di quello che era appena successo. Jonghyun era diventato paonazzo quando avevamo aperto la porta per andare via. Kibum invece, era corso a fare la doccia, subito dopo che il maknae era uscito.

Incoraggiammo un'ultima volta il bruno che si era affacciato dal balcone per venire a vederci partire. Taemin si sporse un po' dal finestrino dell'auto e cominciò a salutarlo scuotendo le braccia come un pazzo, augurandogli buona fortuna. Minho lo prese e se lo strinse tra le braccia per impedirgli di cadere mentre la macchina cominciava a muoversi. Alzò due dita, portandole alla tempia sinistra, come per il saluto militare. Jonghyun ricambiò. Partimmo.

Andrà tutto bene.” disse il maknae, accoccolandosi tra le braccia del ragazzo che lo stringeva.

 

***

 

POV Jonghyun

Appena i ragazzi erano andati via, mi ero seduto sul divano. Avevo già prenotato la cena che sarebbe arrivata a casa dopo due ore. Avevo calcolato bene i tempi. Kibum ci avrebbe messo un'ora piena in bagno, quindi potevo star tranquillo... e nella successiva, gli avrei chiesto di raccontarmi la sua giornata di shopping sfrenato. Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che avrebbe parlato a macchinetta fino all'arrivo della cena.

Accesi la televisione e cominciai a premere insistentemente i tastini del telecomando, cambiando canale ogni volta che compariva il titolo del programma, in basso nello schermo. Non ero interessato a qualcosa in particolare, dovevo solo far passare il tempo. Feci perdere il mio sguardo nel vuoto. La mente iniziò a vagare, facendomi fare viaggi inimmaginabili. Mi porsi anche una domanda curiosa: cosa c'era scritto nel diario di Kibum? Questa curiosità mi assalì. Sarebbe stato bello saperlo... e soprattutto: Taemin mi aveva avvertito che avrei potuto prendere spunto per la serata... quindi, c'erano cose che riguardavano anche me? C'erano cose romantiche e personali? Sicuramente si, dopotutto è un diario. Ma non volevo barare, non lo avrei letto. Ora ero teso, agitato come non mai... con il terrore di poter sbagliare tutto.

 

Mi diressi verso la nostra camera. Presi l'ipod da sopra il comodino e mi sistemai gli auricolari nelle orecchie. Mi sedetti sul bordo del letto e cominciai a pigiare sul touch screen del cellulare un messaggio ai miei compagni, usciti già da un po'.

To Tae:
Tra un po' crepo male!! HELP. >_<
Dovrebbero arrivare i fiori a breve!! Ho paura di sbagliare qualcosa! ;-;

Dopo pochi secondi lo schermo del telefonino si illuminò, rivelando un nuovo messaggio:

From Minho:
Scrivi a me! Non a Minnie! E piantala di fare così! Non sei una ragazzetta delle superiori!

Risi di gusto a quell'affermazione; quando si parlava di Taemin, il ragazzo diventava subito protettivo. E da un po' di tempo a questa parte, era quasi insopportabile. Cavoli, lo sapeva che io ero cotto di Kibum, lo sapeva e lo aveva visto. Da sempre. Perché doveva trattarmi così? Cominciai a ridere.

To Minho:
ç__ç sei cattivo!

 

Risi più forte.

Sentii un rumore. Tolsi le cuffiette e guardai attentamente la maniglia della porta del bagno abbassarsi. Una volta inclinata del tutto, si aprì lentamente, rivelando un Kibum con solo un asciugamano in vita, il petto umido, lucido alla vista ed i capelli gocciolanti che ricadevano a ciuffi sulla sua fronte.
Rabbrividii a quella vista – veramente mi accadde un'altra cosa, ma facciamo finta di nulla –. ingoiai la poca saliva che mi era rimasta dato che la gola era diventata improvvisamente secca e mi fiondai fuori dalla camera quando sentii il citofono suonare.

Corsi come un pazzo fino all'ingresso, chiudendomi la porta alle spalle, scesi le scale ed aprii al ragazzo che aveva una consegna per me. Lo salutai cordialmente, ringraziandolo del servizio ottimo e della puntualità. Gli lasciai la mancia e cominciai a salire le scale lentamente, con quel “regalo” tra le mani. Scalino dopo scalino, l'ansia aumentava a dismisura e il cuore palpitava sempre più prepotente. Sospirai prima di entrare.
Appoggiai una mano sulla porta, portando i fiori dietro la schiena, la spinsi... accorgendomi tardi di averla chiusa. Oh cazz-! Mi maledii per la sbadataggine. Sospirai e fui costretto a suonare il campanello.

“Si?” sentii la vocina del mio Bummie avvicinarsi.

“Bummie, apri, sono io. Mi sono chiuso fuori!” risi sbadato, cominciando a torturarmi la base del collo con una mano. Con l'altra, tenevo i fiori, di lato, fuori dalla portata dello spioncino.

Entrai, cauto, nascondendo come meglio potevo il regalo.

 

Kibum si era voltato di schiena e stava tornando verso la camera. Aveva messo i pantaloni della tuta, ma era ancora a petto nudo e si passava l'asciugamano bianco tra i capelli color miele.

Mi avvicinai cauto a lui mentre chiedeva chi ci fosse alla porta. “Jong, chi era al citofono?” lo picchiettai sulla spalla destra obbligandolo a voltarsi, sussurrandogli un “Sorpresaa...” appena percettibile, mi sarebbe venuta una paralisi talmente era largo il mio sorriso. Il cuore batteva all'impazzata e nella testa mi sembrava di avere un martello pneumatico al posto dei pensieri. Il suo viso da curioso, passò ad essere imbarazzato. I suoi occhi divennero lucidi man mano che le sue gote si arrossavano ed il mio cuore scalpitava e cercava di uscire dal petto a quella vista. Arrossì così tanto da diventare dello stesso colore delle rose che gli avevo appena offerto. Si mise il dorso di una mano davanti al viso, cercando invano di nascondere l'imbarazzo.

Continuai a fissarlo, ero agitato come non mai... e lui mi dava l'impressione di non essere tanto più tranquillo di me per quel mio gesto improvviso. “Per te...” sussurrai cercando di non abbassare lo sguardo.

Abbassò la mano. Le sue guance erano dolcemente rosse, sollevate in un piccolo sorriso, sincero, spontaneo. Le fossette accentuavano le gote imporporate, rendendogli un aspetto teneramente puro. Prese il mazzo di rose rosse tra le mani tremanti, abbassando lo sguardo su di esse. Avvicinò il viso, inebriandosi del profumo che emanavano. “A cosa devo questo pensiero?” chiese timido.

“Ringraziami e basta.” sorrisi.

“Grazie Jonghie.” sorrise.

“Avrei preferito un altro tipo di ringraziamento.” mi imbronciai aggrottando le sopracciglia e spingendo il labbro inferiore in avanti.

Si avvicinò a me tornando completamente rosso. Sfiorò una mia guancia con le morbide labbra a cuore, scappando subito dopo verso la camera.

Sorrisi imbambolato, accarezzando dolcemente il punto in cui il ragazzo mi aveva baciato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 

 

 

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Ciao a tutti!! ç_ç mi scuso per il tremendo ritardo nel pubblicare!! Ho avuto mille mila problemi ed impegni... più la scuola e lo showcase dei VIXX *\\* <3 è stata un'esperienza fantastica... (mi dovevo anche riprendere, per quello ci ho messo un po')
Spero di non farvi attendere troppo per il prossimo capitolo, e grazie a chi mette in preferite, seguite e ricordate! *-*
Grazie anche a chi recensisce, mi fa tanto piacere. Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto! (è un po' più lungo degli altri, spero di non avervi fatto attendere tanto per nulla!)

Un chu.~ Sara.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Can I ask you something? ***




 






CAPITOLO 17: Can I ask you something?

POV Jonghyun

Bussai alla porta della camera. Kibum era scappato via subito dopo avermi dato un leggero bacino sulla guancia. Era arrossito completamente, dalla testa ai piedi ed il suo visino imbarazzato mi aveva fatto battere più forte il cuore, tanto da sentirlo quasi uscire dal petto. Rimasi imbambolato per diversi minuti con la mano sul viso, cercando di contenere l'improvvisa felicità che si era impossessata del mio corpo. Ancora incapace di intendere e volere – causa: cuore impazzito – raggiunsi il ragazzo che aveva varcato, diversi minuti prima, la soglia della porta. Dopo aver appoggiato una mano sulla maniglia, abbassandola cautamente, entrai nella stanza. La luce si era appena spenta. Posando due dita sull'interruttore per accenderla di nuovo, sorrisi, notando che il biondo si era velocemente chiuso in bagno. I fiori, erano stati accuratamente disposti sul comodino del mio compagno, dentro un vaso alto e cilindrico, colmo d'acqua. La base era più larga, in modo da rendere l'oggetto di vetro più stabile per impedire che si rovesciasse o che si sbilanciasse troppo. Avvicinai il naso ad una delle rose e sorrisi per il loro dolce profumo che accarezzava i miei sensi, delicato.

Kibum non era in camera e già sapevo dove si fosse rinchiuso. Avanzai ulteriormente, bussando alla porta bianca del bagno. Attesi in silenzio qualche secondo ed un sorriso si allargò sulle mie labbra quando si aprì con calma, titubanza, rivelando la figura minuta del ragazzo. Il suo viso era abbassato, gli occhi cercavano di non incrociare i miei, le mani stringevano insistentemente il maglione verde chiaro che aveva appena indossato, i denti torturavano le morbide labbra a cuore ed il corpo tremava.

Non sapevo bene come comportarmi, così, semplicemente, allargai le braccia invitandolo a entrare nel mio caldo abbraccio. Esitante, si fece avanti, appoggiando la fronte nell'incavo del mio collo, portando le mani sulla mia schiena, stringendo insistentemente la maglia tra le dita affusolate. Cinsi le mani sui suoi fianchi morbidi. Poggiai il naso – un po' freddo a causa della temperatura che si stava lentamente abbassando – sul suo collo. Volevo sentire l'odore della sua pelle liscia, quel profumo dolce e delicato che mi faceva impazzire. Tutte le volte che riuscivo ad avvicinarmi quel tanto che bastava per avvertire l'essenza di vaniglia che sprigionava il suo delicato corpo, il mio cervello decideva di andare in tilt, senza preavviso, senza permesso, completamente stordito. Sussultò al contatto. Accarezzai la sua pelle calda con la punta del naso e strofinandolo, gli avevo fatto venire qualche brivido.

Restammo in quella posizione non so per quanto tempo... so solo che ad un certo punto, sentii il bisogno irrefrenabile di guardare i suoi occhi. Un bisogno così istintivo da sorprendermi. Continuando a stringere la sua vita sottile, portai una delle mani ad accarezzargli i capelli biondi. Sollevò il viso di scatto, come risvegliato da un lungo sonno, ed i nostri sguardi si incatenarono. Sorrisi e lui cercò di abbassare nuovamente il viso. Le gote si erano imporporate nel giro di pochi attimi e la sua espressione era la cosa più bella che avessi mai visto. Portai due dita sotto il suo mento, sorreggendolo ed impedendogli i movimenti. Si irrigidì, ma non scostò le mie mani, ne tanto meno cercò di liberarsi o muoversi. Rimase immobile, ad osservarmi. Il cuore batteva sempre più forte nel mio petto ed avevo quasi paura che potesse sentirlo. I suoi occhi erano magnetici, i tratti felini rendevano il suo sguardo sensuale, decisamente in contrasto con le labbra a cuore, leggermente socchiuse, rosse come le ciliegie che gli donavano un'espressione tenera e dolce. Non volevo fare mosse false. Sospirai, trattenendomi. Volevo baciarlo. Volevo abbracciarlo. Volevo coccolarlo, fargli capire quanto era importante per me. Volevo farlo stare bene, fargli capire quanto lo desideravo, volevo fare tante cose, ma non feci nulla. Lasciai tutto al destino. Codardo penserete voi. No, volevo che fosse Kibum a fare la prima mossa. Volevo che fosse lui ad avere bisogno della mia vicinanza. Volevo che si sentisse pronto. Che fosse lui a darmi il via... il permesso. Non avrei affrettato le cose, ma gli avrei dato le opportunità di avvicinarsi. Avrei aspettato i suoi tempi: lunghi o corti che fossero. Ero cosciente del suo sentimento per me, l'avevo capito ed era proprio questo che mi spingeva ad agire cauto. Avevo aspettato tanti anni per poter arrivare a questi momenti... aspettare ancora un po' non mi avrebbe fatto più di tanto male.

 

Iniziavo a sentirmi in imbarazzo. Erano passati sicuramente diversi minuti da quando era stato accolto dalle mie braccia... e sembrava intenzionato a restarci, senza però dire nulla. Questo si che è frustrante. Sorrisi di fronte alle sue labbra sottili che cercavano di balbettare qualcosa. Pochi secondi dopo, il mio cuore si fermò. Quello che mi disse, privò il mio cervello di quasi tutta la ragione. Non so con quale forza mi trattenni dal saltargli addosso.

“Devo fossilizzarmi o ti decidi a baciarmi?” rimasi ammutolito. I miei occhi erano sgranati di fronte alla sua espressione. Le guance arrossate, gli occhi lucidi, il corpo tremante... era tutto tremendamente in contrasto con le labbra sicure, la voce ferma e risoluta.

“Posso?” lo chiesi deglutendo, ma con una calma non mia. Ero agitatissimo in realtà, teso come una corda di violino. Il petto faceva quasi male talmente scalpitava il cuore. Avevo il respiro affannato e sentivo quello che tutti chiamano: farfalle nello stomaco. Una sensazione strana, un formicolio quasi. Sentivo un groviglio di nodi che infastidivano, senza però diventare dolorosi. La gola si stava seccando e probabilmente ero arrossito.
Sorrise. Chiuse lentamente gli occhi continuando a mantenere le labbra incurvate, accentuando le fossette. Perché ora sembrava così tranquillo? Perché ora ero io quello agitato? Cosa stava succedendo?
La mano che prima aveva abbandonato il suo fianco, era improvvisamente tornata su di esso, avvicinando ancora il ragazzo al mio corpo. Fremetti al contatto. Ci separava solo uno strato di vestiti ed il mio cervello decise di spegnersi, guidato dagli istinti e dalla voglia di dimostrargli quello che provavo. Avvicinai la mia bocca alla sua, chiudendo gli occhi. Il bacio fu lento ma fugace. Fu solo uno sfiorarsi di labbra.
Poggiai la fronte sulla sua e sorrisi rosso in viso. Lui fece la stessa cosa. Tornando ad imbronciarsi. Un altro colpo basso! “Tutto qui?” ammiccò una risata, un po' più consapevole, più determinato.
Sorrisi mentre tornavo a baciarlo. Ed eccoci, le lingue che cominciavano a cercarsi, a volersi, a toccarsi. E il mio cuore aumentava i battiti, le guance diventavano sempre più calde ed arrossate, le mani iniziavano a vagare sul corpo del mio compagno e dicevo addio all'ultima briciola di sanità mentale rimasta.
La mia bocca si fece famelica, possessiva, agguerrita. Lasciai da parte il mio lato dolce ed apprensivo, per diventare rude – senza esagerare – e più sicuro. Lo sentii gemere durante il mio cambio di comportamento. Le sue mani, ancorate saldamente alla mia maglia, cominciarono ad accarezzarmi la schiena.
Ancora un bacio, un altro... finché cambiai rotta. Angolo destro della bocca, guancia, lobo dell'orecchio e via così fino al collo. Lasciai una serie di piccoli baci, quasi impercettibili, sulla sua pelle rovente, marchiando poi, un punto decisamente invitante: sulla spalla sinistra, all'inizio della linea ben definita della clavicola. Ringraziai una qualsiasi divinità esistente per aver fatto decidere a Kibum di indossare una maglia scollata in un giorno freddo. Questo aveva agevolato i miei movimenti e mi stava facendo impazzire.
Le mani si intrufolarono dolcemente sotto il tessuto verde chiaro, chiedendo il permesso di toccare la pelle lattea e morbida del biondo. Si mossero lente, percorrendo le linee delicate dei suoi fianchi e sollevando contemporaneamente il maglione.

“J-Jong...” il ragazzo appoggiò delicatamente i palmi delle mani sul mio petto, allontanandomi di quel che bastava per farmi fermare. Le mie mani, salde sui suoi fianchi persero un po' di forza.

Sorrisi, dandogli un bacino sul naso. “Tranquillo.” soffiai al suo orecchio mentre lui arrossiva, sorridendo teneramente di fronte a quel mio gesto improvvisamente gentile. Ero troppo romantico per rovinare tutto subito.
Portò il dorso di una mano al mio viso, accarezzandomi una delle guance. Inseguii con le labbra i suoi movimenti, andando a depositare sopra la mano, un altro bacio. La reazione di Bummie ovviamente fu di arrossire, ancora.

“Andiamo a vedere la tv? Tra un po' arriva la pappa.” sussurrai a pochi millimetri dalla sua bocca, con la fronte poggiata sulla sua. Sfiorai il mio naso con il suo.
Annuì.
Sciolsi la mia presa e gli afferrai il viso con entrambe le mani, accarezzando con i pollici, i contorni un po' arrossati delle labbra a cuore. Mi sollevai un po' – purtroppo sono più basso di lui – baciando la sua fronte, prima di prenderlo per mano ed accompagnarlo fino in salotto, dove avremmo aspettato l'arrivo della cena.

 

***

 

POV Minho

“Hyung, dove andiamo ora?” chiese il piccolo maknae – attaccato al mio braccio –, massaggiando la pancina piena. Aveva mangiato tantissimo, così come il leader: prosciugandomi la carta di credito. Mi voltai verso di lui, posando lo sguardo sui suoi occhietti divertiti. “Minnie, non ho più un soldo... mi dispiace per Jong, ma ce ne torniamo a casa.” sbuffai.

“NONONONONO! È fuori questione!” si mise a urlare. “Non possiamo disturbare l'operato di Jonghyun-hyung! Se la prenderebbe con me!!” risi della sua affermazione.

“Offro io, andiamo da qualche parte.” sorrise il leader.

“Discoteca?” propose il mio compagno di stanza.

“No Tae.” risposi serio. Non mi piaceva andare in quei posti affollati e pieni di gente. Avrebbero potuto approfittare della confusione per molestare il mio piccolo.

“Perché no?!” sbraitò.

“Hyung, aiutami a convincerlo! Tae è troppo piccolo!” mi irritai. Il leader se ne stava in disparte. Un sorriso beffardo era depositato sul suo viso.

“Non è vero!” cominciò a fare i capricci.

Sbuffai. “Va bene, ho un'idea. Aspettate un attimo.” tirai fuori il cellulare e scrissi un messaggio. Un paio di minuti dopo, la risposta era già arrivata. Composi un altro messaggio, e pochi attimi dopo il cellulare vibrò.

Risi dell'ultima risposta ricevuta e sospirai sereno. “Salite in macchina, Donghae e Siwon un paio di giorni fa, parlavano di una festa in un locale famoso. In teoria eravamo stati invitati anche noi.”

“Perché io non ne so nulla?” chiese Jinki-hyung.

“Forse perché ti stavi mangiando un'intera scatola di pollo fritto mentre ne parlavamo?!”

Il maknae cominciò a ridere. “Hyung, tu avevi detto che ti saresti annoiato... e quindi hai detto che non volevi andarci.” sospirò. Taemin aveva annunciato di voler rinunciare a quel party per Jonghyun. Il ragazzo ci teneva particolarmente a quel tipo di feste ma con la “serata” che aveva in mente – purtroppo fissata nello stesso giorno – aveva deciso di rinunciare. Per lui Key-hyung era la priorità assoluta... e il mio Tae non se la sentiva di andare senza di loro. Anch'io rinunciai, dopotutto, sarei dovuto andare da solo. Bè, per quanto riguarda il leader... aveva risposto che non gli interessava.

Salimmo in auto. Io alla guida, Taemin sul lato passeggero ed il maniaco del pollo dietro. Guidai fino a destinazione. Sorrisi pensando a quei due stupidi, rimasti a casa.

 

***

 

POV Jonghyun

Lo schermo del cellulare si illuminò, rivelando un nuovo messaggio. Sospirai pensando che mi sarei dovuto alzare per sapere chi stesse interrompendo la mia seduta di coccole gratis.

“Lascia, faccio io.” mi disse dolcemente Bummie. Era accoccolato su di me, con la testolina bionda appoggiata su una mia spalla e le mani – leggermente fredde – che accarezzavano il mio collo. Ci eravamo avvolti con una coperta poco pesante, di un tenue verde acqua con dei buffi disegni sopra. Avevamo passato tutta la serata sul quel divano, attendendo la cena – che stava tardando di una ventina di minuti ad arrivare –. Il proprietario del ristorante a cui la avevo ordinato, mi aveva chiamato scusandosi più e più volte perché il fattorino era imbottigliato nel traffico. Lo rassicurai, affermando di non avere fretta. Mi avrebbero fatto un grande sconto per il disturbo, e mi avrebbero regalato due bottiglie di una bibita a scelta ed una di un vino particolare.

Kibum scostò la coperta, alzandosi dal divano per recuperare il telefonino rimasto abbandonato sul tavolino di fronte a noi. Mi sollevai, poggiando un piede a terra, prendendo il ragazzo per i fianchi. “Torna qui. Fai andare via tutto il calduccio.” risi, trascinandolo nuovamente sul sofà.
Sorrise, tornando a sdraiarsi sul mio corpo, stringendosi il più possibile. Mi porse il palmare, tirando subito dopo le coperte per coprirsi fino alla base del collo. “Chi è?” chiese curioso, sistemando i palmi delle mani sul mio torace, poggiando il mento su di esse tenendo gli occhi fissi nei miei.

“Minho.” accarezzai la sua testa con movimenti lenti. Digitai un paio di volte sul touch screen, lessi il messaggio e risposi veloce.

From Minho:
Hyung, ti spiace se andiamo alla festa di Donghae? È che non sappiamo cosa fare e Taemin si annoia.

To Minho:
Certo ^_^

From Minho:
Tutto bene?

To Minho:
Si.

From Minho:
Sei di poche parole stasera, eh? Ahahahahah

To Minho:
Ci lasci in pace brutta rana?!?!? èAé

From Minho:
Jong, tieni il gattino al suo posto. Non è buona educazione spiare le conversazioni altrui.

Kibum mi aveva sfilato il cellulare di mano, pochi attimi prima di comunicare al ragazzo dai grandi occhi, che la serata stava procedendo nel migliore dei modi. Aveva risposto sgarbatamente, ma almeno si era fatto riconoscere... e forse, con quel messaggio... aveva fatto intendere al ragazzo dall'altra parte, la situazione.

Il biondo lasciò cadere il telefonino tra i cuscini, noncurante di dove si sarebbe andato ad infilare. Non me ne preoccupai più di tanto, avevo altro a cui pensare – dato che si era alzato sulle braccia ed aveva gattonato per raggiungere le mie labbra –. Sapevano di dolce, di buono... le labbra morbide mordevano le mie, inumidendole un poco e comandando ai miei neuroni di spegnersi. Questa è la serata migliore della mia vita!

 

Driiiiiiiiin.

Il ragazzo seduto sul mio corpo sbuffò. “Chi diavolo è a quest'ora?!” accarezzai le sue guance dolcemente imbronciate. “Sarà la cena.” risposi.
Si alzò. Mi alzai anch'io subito dopo e corsi verso il citofono. Premetti il pulsante che avrebbe fatto aprire la porta e chiesi al ragazzo delle consegne di salire fino al nostro piano. Aprii anche la porta.

“Jong...” mi voltai verso la vocina che mi aveva teneramente chiamato. Il più piccolo si era avvicinato e mi aveva abbracciato.

“Dimmi Bummie...” sorrisi.

“V-volevo dirti una cosa...” i suoi occhi erano tornati lucidi e le pupille si erano dilatate come all'inizio della serata. Le gote si erano imporporate e la sua voce si era fatta meno sicura. “E-ecco...”

Bussarono alla porta.
Kibum si staccò velocemente da me, aprendo la porta socchiusa e mostrando uno dei suoi sorrisi migliori a quello sconosciuto. Un ragazzo alto, capelli scuri, occhi chiari – probabilmente indossava lenti a contatto colorate – e dal fisico snello. Aveva cominciato a fissare il MIO Bummie con uno strano sguardo – ed ovviamente il diretto interessato non si era accorto di nulla –. Mi feci più vicino al biondo e sorrisi cordiale all'intruso. Cinsi la vita del ragazzo e feci aderire il mio corpo alla sua schiena. Kibum ebbe un paio di brividi e cominciò a sudare freddo. Le sue guance si colorirono ma non si mosse. Forse era troppo imbarazzato persino per reagire.
Il bruno diede al mio compagno il sacchetto contenente le bottiglie omaggio ed io lo invitai ad andare a posarle in cucina. Lui acconsentì e corse via, letteralmente. Risi di quel suo improvviso cambiamento di personalità.
Squadrai il ragazzo alto davanti ai miei occhi. “Scordatelo.” dissi semplicemente, prendendogli le restanti borse di mano. Lui mi guardò attonito. “Come prego?!” pronunciò interdetto.

“Bye.” risi, chiudendo la porta. Niente mancia, dopotutto, aveva adocchiato la MIA preda.

 

Mi diressi verso la cucina, scorgendo il lontananza il biondo, seduto su una sedia, con il mento sul tavolo e le braccia distese su di esso. Le labbra erano imbronciate, gli occhi chiusi e la fronte corrucciata.

Arrivai senza far rumore, posando poi, le buste vicino al gas. Cominciai ad estrarne il contenuto. “Speriamo che non sia diventato tutto freddo.” sbuffai.
Il ragazzo cominciò ad osservarmi mentre io ero girato di spalle. Sentivo i suoi piccoli occhi felini sulla mia schiena, come a voler scrutare ogni singolo movimento che stavo per compiere. Mi voltai sorridente per chiedergli se aveva voglia di mangiare a tavola o se preferiva il divano. Annuì e gli chiesi di uscire qualche minuto. Si alzò di scatto, correndo via. Quasi non potevo crederci. Non aveva parlato, non aveva chiesto cosa avessi ordinato, non aveva nemmeno chiesto il motivo di quella mia richiesta. Stranito, cominciai ad apparecchiare.

Accesi anche una candela rossa contenuta in un bicchiere di vetro – una di quelle profumate, in grado di fare molta luce –, posizionandola al centro del tavolo apparecchiato. L'avevo comprata per l'occasione.

Spensi le luci per controllare che non fossimo troppo al buio e decisi di aggiungere un altro paio di candele dello stesso colore.
Chiamai il ragazzo, sistemando il cibo nei piatti. La porta si aprì con titubanza, rivelando un Kibum notevolmente imbarazzato. Sgranò gli occhi notando tutte le luci spente, le candele e tutti i dettagli presenti sul tavolo. Avevo appoggiato in quel momento anche la bottiglia di vino rosso regalataci dal ristorante e l'avevo appena stappata.

Sorrisi andandogli incontro, fermandomi davanti al suo posto. Gli feci cenno di venire a sedersi. Si avvicinò in silenzio, chinandosi mentre accompagnavo la sedia sotto di lui.

“Non... sono una ragazza...” disse flebilmente, con lo sguardo basso, notevolmente imbarazzato. Accarezzi la sua testolina e lo sentii irrigidirsi.

“Infatti, tu sei il mio Bummie.” affermai sedendomi.

“Jonghyun...” prese le posate.

“Dimmi.” sorrisi.

“Hai letto il mio diario, vero?!” alzò gli occhi, incatenandomi l'anima. Deglutii per l'improvvisa freddezza nel suo viso. I tratti felini si erano accentuati e sembrava che i suoi occhi stessero brillando nell'oscurità, grazie alla luce delle candele.
Feci cenno di 'no' con la testa, poggiando i gomiti sul tavolo ed incrociando le braccia. “Perché avrei dovuto?” chiesi.

“Secondo me l'hai letto.”

“Ti ripeto di no.” negai calmo. Sapevo di non averlo fatto e quindi non avevo nulla da nascondere.

Sbuffò irritato, appoggiando il mento sulla mano aperta. Aveva portato una delle braccia al bordo del tavolo, poggiando anche lui i gomiti, e si stava sostenendo la testa con essa.

“Taemin mi ha proposto di leggerlo mentre tu eri fuori. 'Per rendere la serata perfetta', diceva.” scrutò i miei occhi, cercando verità probabilmente. Sorrise. Continuai. “Non ho voluto. Voglio farle di testa mia certe cose.”

“Da quello che hai fatto... sembra che tu il diario l'abbia letto eccome.”

“Non credermi.” gli feci l'occhiolino e cominciai a mangiare sorridente. Chissà cos'ha scritto nel diario...

Sbuffò, cominciando a cenare a sua volta.
Passarono minuti di silenzio, dove l'unica cosa che si poteva sentire erano le posate che sibilavano contro i piatti di ceramica, le bocche che masticavano, le candele che emanavano luce e un lieve calore... ed i nostri respiri.

Ruppi il silenzio, chiedendo il permesso di riempirgli il bicchiere con quel liquido rosso gentilmente offertoci dal ristorante. Mi sorrise e porse il bicchiere in avanti. Riempii anche il mio.
Nel momento in cui cercai di avvicinare il bicchiere alle labbra, notai il suo sguardo sensuale sul mio intero corpo.

“Che c'è?” chiesi semplicemente.

“Una volta non bevevi...”

“Già...” sorrisi portando il bicchiere alle labbra, senza però bere.

“Non reggi l'alcool.”

“Già.” dove voleva andare a parare?

“Perché ora stai bevendo?”

“Non ho ancora cominciato.” continuai a sorridere.

“Mi avevi promesso di non bere.”

“Già...” posai il bicchiere.

“Hai bevuto quel giorno... vero?”

Non capii. “Come?”

“In discoteca... quando... bè... mi hai trovato con... quella...”

Mi intristii un po' al ricordo. Il viso del mio Kibum in quel momento era freddo, tutto l'opposto di com'era in questo istante. Ora trasmetteva sicurezza, dolcezza, audacia. Sorrisi, un sorriso amaro, colmo di tristezza, che faceva trasparire la mia debolezza.

“Jonghyun...”

Cominciai a ridere per nascondere le lacrime che volevano uscire fuori prepotenti. Qualcosa però, mi fece tornare improvvisamente serio. Kibum mi aveva afferrato una delle mani e mi guardava dritto negli occhi. “B-Bummie...”

“Jong... io... me lo ricordo quel giorno...” sospirò “anche troppo bene...”

“Ricordi... tutto? Compreso il seguito?”

Annuì senza più parlare. Strinsi a mia volta la sua mano, continuando ad osservarlo. I nostri visi si erano incatenati e non si lasciavano più andare.

“Mi racconteresti tutto, Kibum?”

“Lo farò... ma non ora...”

Sorrisi. “Non vuoi rovinare la serata?” Annuì sorridendo, le guance si imporporarono. “Posso baciarti?” chiesi titubante.

“Non devi chiederlo. Fallo e basta. E che diamine!” si imbronciò. Mi alzai e feci pochi passi. Una volta davanti a lui mi chinai e gli diedi un bacio sulla fronte. Lui mi osservava sereno. “Mi aspettavo qualcosa di diverso.”

Sorrisi, baciandogli la punta del nasino. Mi spostai verso le guance. Le baciai entrambe. Baciai il mento e passai ai capelli. “Cosa ti aspettavi?!” sorrisi derisorio.

Si alzò all'improvviso. Così di colpo da farmi sussultare ed il cuore perse un battito mentre le sue mani si impossessavano del mio viso e mi bloccavano con forza. Un bacio, prepotente. Un bacio carico di desiderio. Non me l'aspettavo, non dal Kibum che era ora. Mi sforzai di mantenere la calma, assecondando ogni suo movimento, cercavo di rimanere lucido. Le lingue, impetuose, si scontravano con voracità, avevano fame.
Ci staccammo per respirare e fu in quel momento che il cervello mi abbandonò. Lo presi per i fianchi e lo sollevai d'impulso, spingendolo sul tavolo. Non cadde nulla da esso, semplicemente il cibo, i piatti e tutto il resto, si era spostati grazie al sedere del biondo. Lo baciai ancora, con impeto violento, cominciando a far vagare le mani dappertutto. Kibum arpionò le unghie nella mia schiena, dopo aver infilato le mani sotto la maglietta ed un gemito strozzato uscì dalle mie labbra. Non aveva fatto male: era stata una nuova scarica di adrenalina che era corsa fino al mio basso ventre.
Carezzai i suoi capelli, facendogli piegare la testa di lato, tornando a bramare quel piccolo marchio che gli avevo lasciato un paio d'ore prima. Baciai avidamente il suo collo, come se fosse il cibo più squisito del mondo. Lui gemeva e respirava con irregolarità. Il suo profumo, così come la sua candida voce, mandava in frantumi il mio senno ed io perdevo, ogni secondo che passava, un po' del mio buon senso, così... decisi... “K-Kibum...” mi fermai. Il ragazzo mugolò qualcosa, ancora con gli occhi chiusi. Lo abbracciai. “Andiamo sul divano?”

“Sei più comodo?”

“No, io preferisco le coccole.”

“Oh, come siamo romantici...” rise.

Afferrai saldamente le sue natiche e lo sollevai. Lui strinse le braccia intorno al mio collo e le gambe intorno al bacino. Mi mossi cauto, incerto: per la paura di cadere e fare qualche brutta figura. Lui intanto, cominciò a torturare il mio povero collo con i denti.
Lo feci sdraiare dolcemente sul morbido divano e mi sistemai sopra di lui.

“J-Jonghyun...” sibilò mentre tornavo a dare attenzioni particolari alla sua pelle candida, morbida e profumata.

“La tua audacia è sparita di colpo?”

“E a te è tornata o sbaglio?!” la sua voce acuta e strozzata mi fece sorridere.

“Secondo i miei piani, dovevamo vedere un film romantico di quelli che piacciono a te...”

“Guardiamolo allora...”

Non risposi, non sapendo come continuare. Mi alzai, incerto e confuso. Non sapevo cosa dovevo fare. Avevo paura di approfondire troppo, di rovinare tutto. Avevo paura che Kibum potesse pentirsi di qualcosa, troppo preso dalla situazione per pensare lucidamente.

Presi un film a caso dallo scaffale e lo misi distratto. Kibum mi osservava beffardo ed il suo sguardo mi metteva in soggezione. La mia erezione si notava nonostante la cercassi di nascondere.

Tornai a sedermi sul divano, al suo fianco ed accesi la televisione.

 

 

Il film era quasi finito. Mancava una mezz'oretta al termine. Kibum non sembrava particolarmente preso dalla storia, ma osservava attento lo schermo.

Sbadigliai e la sua attenzione si distolse improvvisamente dagli attori che stavano recitando con attenzione le loro parti. “Sei stanco?” mi chiese appoggiando la testa sulla mia spalla.
Risposi di no, dandogli un bacio sulla fronte.

“Jonghyun...”

“Si?”

“Posso chiederti una cosa?”

“Dimmi tutto.” sorrisi teneramente.

 

 

POV Taemin

Erano quasi le due. Ero stanco morto, la serata stava andando nel migliore dei modi... ma tutti e due i miei hyung si erano ubriacati.

“Taemin...” Minho si era avvicinato barcollando e mi aveva abbracciato. “Non...... ti trovavo.... mi stavo... preoccupando...”

“Hyung! Ma quanto hai bevuto?! E ora chi guida per tornare a casa?!”

“Oh... Taeminnie... andiamo in un hotel a ore, dai... non rompiamo a nessuno li... ho voglia di te...”

“Minho!” gli tirai un ceffone. “Non ti permettere mai più.” continuai, indignato. Lo presi per un orecchio, incurante del fatto che non si reggesse neanche in piedi e mi incamminai verso l'uscita. E ora come facciamo a tornare a casa?!

Sospirai, implorando Siwon – che era vicino alla porta del locale – di accompagnarci fino al nostro appartamento. Lui acconsentì, e dopo aver caricato i miei hyung in macchina ci avviammo.

 

 

Gli chiesi di portare su per le scale i miei due stupidi hyung – dato che da solo non ci sarei riuscito – e mi aiutò volentieri. Girai la chiave della maniglia lentamente, probabilmente Jonghyun-hyung e la mia omma erano già andati a dormire, così feci meno rumore possibile.

Entrai. “Hyung, lasciali pure li sul pianerottolo. Ti ho già disturbato abbastanza.” sorrisi a Siwon che, dopo avermi salutato, aveva sceso le scale di corsa. Sarebbe tornato a casa sua con la nostra macchina e ce l'avrebbe riconsegnata il giorno dopo.

Accesi le luci e la prima cosa che notai furono la televisione accesa ed i cuscini del divano per terra, un pacchetto di pop-corn rovesciato. Feci entrare gli hyung e li feci sedere. Entrai in cucina e notai il tavolo apparecchiato, tutto spostato da un lato, una sedia riversa sul pavimento. Cosa diavolo...?!

Mi diressi verso il corridoio e notai un lieve rumore. Intuii ed arrossi un poco al pensiero. Una volta giunto davanti alla porta dei due hyung rimasti a casa, bussai.
Dall'altra parte mi arrivò una frase sussurrata e rimasi in attesa.

“S-si?” Jonghyun aprì di pochissimo la porta.

“Hyung, tutto bene?! C'è il finimondo di là...” risi. La sua espressione seria mi fece rabbrividire. Le sue guance erano arrossate e gli occhi erano lucidi, il respiro corto. Presi un respiro profondo, fingendo di non vedere. “Minho e il leader hanno esagerato... ci ha accompagnato Siwon.”

“La macchina ce l'ha lui ora?” chiese a bassa voce.

“Si.” risposi “...hyung, si può sapere perché stai li così? Vieni a darmi una mano!” risi sapendo dell'imbarazzo che gli avevo messo addosso.

“Ah... s-si, dammi un minuto e arrivo...” disse impacciato mentre la porta si spalancava.

“Taemin, siamo occupati! Per favore, per stasera cavatela da solo!” la mia omma si era piazzata davanti a me nuda, con solo i boxer neri aderenti addosso – che non lasciavano spazio all'immaginazione: era ben visibile l'erezione nascosta dal tessuto scuro –.

“O-o-o-omma...” sapevo cosa stava succedendo, ma ero rimasto sorpreso dall'entrata in scena della mia omma.

Mi fece l'occhiolino e mi chiuse la porta in faccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

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Ciau a tutte! *-*

Grazie della pazienza e di continuare ad aumentare. Volevo scrivere in fretta questo capitolo (subito dopo aver pubblicato il 16) per potermi riposare un po'... e... sapete che l'ho finito oggi?! Ahahah, è stato lunghissimo scriverlo (scrivo a spezzatino ._.) e bho... spero che il mio impegno e i miei sforzi vi piacciano <3 *-*
Abbiate pietà. Non ho avuto voglia di controllare per bene se ci fossero errori: in caso ce ne siano, scrivetemelo e li correggerò immediatamente ;)
Grazie a chi ha inserito nelle seguite e preferite... e sopratutto a chi recensisce! *-* vi adoro!
Fatemi sapere se sto andando bene ;) <3 un bacione.

Sara.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Self-control ***




 



CAPITOLO 18: Self-control

Aprii gli occhi. Guardai verso la sveglia sul comodino e mi stiracchiai. Sospirai a quella liberazione e senso di benessere arrivata dopo aver disteso tutti i muscoli, sbadigliai. Mi sollevai, poggiandomi sulle mani e guardai la figura stesa al mio fianco. Il ragazzo con cui condividevo la stanza, dormiva beato nel mio letto, pancia in giù, una delle mani sotto al cuscino, i capelli scuri un po' arruffati, labbra dischiuse ed espressione rilassata. Mi chinai per baciargli la fronte ma probabilmente feci rumore o mi mossi bruscamente, perché cominciò a muoversi fino svegliarsi. La prima cosa che fece, fu di sorridere e darmi il buongiorno, ancora assonnato. Sorrisi anch'io di rimando, del suo visino da cucciolo addormentato. Gli occhi socchiusi, l'espressione ebete serena nonostante le sopracciglia aggrottate e la voce ancora impastata dal sonno. Carezzai i suoi capelli e mi alzai. Mi stiracchiai ancora, respirando a pieni polmoni. Già sentivo la mancanza delle coperte calde – dato che ero a petto nudo –, ma era ora di svegliarsi, alzarsi e darsi da fare.

Jonghyun mi chiese di tornare a letto ma rifiutai, dirigendomi verso il bagno. Dopo la doccia calda sarei andato in cucina a preparare la colazione – quasi pranzo dato che era molto tardi –.

Quella mattina, in casa SHINee regnavano i pigri.


 

Dopo aver regolato per bene la temperatura dell'acqua per farla uscire bollente, tolsi i pantaloni – indossavo solo quelli – sistemandoli dentro la lavatrice ed entrando nel box doccia. La mia pelle, a quel contatto improvvisamente umido, sentì un brivido attraversare tutto il corpo. Cominciai a tremare e rimasi sotto il getto d'acqua fumante per riscaldarmi. Poggiai la fronte sul muro, facendo percorrere alle gocce, tutta la mia schiena. Base dei capelli, collo, spina dorsale, natiche, cosce, polpacci, piedi. Sospiravo a pieni polmoni per quel sollievo caldo. La pelle quasi bruciava, ma faceva piacere quel tepore perché l'aria gelida continuava a scontrarmisi addosso.

“Ti scaldo io?” il mio compagno di stanza aveva aperto furtivamente la porta di vetro del box ed ora squadrava il mio corpo nudo.

“T-ti sembra il modo di entrare?!” urlai. Il cuore cominciò a scalpitare. Rimasi girato contro il muro.

“Eddai Bummie, voglio scaldarti io.”

“N-non ti ci provare!” troppo tardi. Si era levato i pantaloni del pigiama e le mutande – anche lui aveva dormito senza maglia – ed ovviamente avevo rivolto lo sguardo alle piastrelle chiare mentre entrava nella cabina. Rimasi immobile finché non lo sentii avvicinarsi. Tremavo come una foglia, il respiro si era agitato ed ero infreddolito. Come ci sono finito in questa situazione?! Appoggiò il mento su una delle mie spalle. mi abbracciò stringendomi per la pancia.

“Non fare così... dopo quello che abbiamo fatto ieri sera~.”

“T-taci, non c'è stato niente.”

“Bummie, ieri non eri dello stesso parere.”

“I-ieri era ieri.” sbottai.

Cominciò ad accarezzarmi la pancia, facendo salire le mani verso il petto. Appoggiò il torace sulla mia schiena, facendoli aderire e mi accorsi di un particolare che mi fece rabbrividire non poco. Qualcosa di duro si stava scontrando con il mio sedere. Cazzoooo!!!

“J-Jong...”

“Shhhh, fatti scaldare.”

“M-ma...” le mani, finite poi sul mio collo a solleticare il pomo d'Adamo, si fecero possessive e un po' più forti. Avvicinò le labbra alla base dei miei capelli e cominciò a sfiorarla. Scese piano, percorrendo la linea delle spalle e della schiena.

Strozzai un gemito serrando la bocca con le mani – in ritardo –. In quell'istante mi afferrò per le braccia facendomi girare. Uccidetemi!! Il sorrisino beffardo di Jonghyun mi fece salire il nervosismo. “B-brutto dinosauro maniaco! Non ti permettere mai più di guardarmi con quegli occhi!” mi divincolai, le sue dita comprimevano ancora la carne delle mie braccia ed ero impossibilitato nei movimenti. Ovviamente, non potei fare molto contro la sua forza. Si mise a ridere, osservando il mio viso infuriato diventare via via sempre più timido ed imbarazzato. Non staccò mai gli occhi dai miei e nel momento in cui la sua presa svanì, sentii un gran senso di vuoto, freddo, nonostante l'acqua calda.

Fu un attimo. Gli arpionai la schiena con le unghie, attirandolo a me, quasi avessi paura fosse un sogno. Lo trascinai sotto il getto dell'acqua. “J-Jong... non guardarmi...” poggiai la testa su una delle sue spalle.

“Ti vergogni così tanto?” rise chiudendo gli occhi, ed accarezzandomi la schiena, poggiò le labbra sul mio mento, donandogli piccoli bacini. Scese un po', sfiorando con la lingua il mio collo.

“J-Jong... b-basta...” stavo ansimando a causa dei brividi che era in grado di procurarmi. Continuò, ignorandomi totalmente. Avevo il fiato corto, gli occhi chiusi. La testa l'avevo buttata all'indietro quando aveva cominciato a mordicchiarmi la pelle sulle clavicole. Era poi velocemente risalito, baciando dolcemente il pomo d'Adamo, per poi soffermarsi ad un millimetro dalle mie labbra. Aveva riaperto gli occhi. Osservava le mie reazioni, cercava di capire come continuare. Protesi d'istinto le labbra in avanti, chiudendole a cuoricino, sfiorando le sue. Mi spinse contro il muro. Afferrò i miei polsi e li portò ai lati del mio viso. I suoni che uscivano dalla mia bocca lo rendevano più animale, gli stava piacendo la mia passività. Lo faceva eccitare, risvegliavo i suoi istinti primordiali. Come faccio a saperlo vi chiederete. L'occhio spesso e volentieri cadeva sul suo basso ventre. Poggiai una mano sulla sua erezione e a lui quasi venne un infarto per la sorpresa. Non se lo aspettava minimamente. Aveva sgranato gli occhi, la bocca. Le sue guance si erano arrossate di colpo, quasi a competere con le mie, ed aveva perso il respiro al contatto delle nostre pelli.

“Kibum...” fece una piccola pausa per riprendere fiato “...non lo fare...”

Lo guardai attonito. Eh? Perché?!

Baciò le mie labbra e prese il bagno schiuma. Cominciò a versarselo sulle mani e poi sul torace muscoloso. Lo guardavo a pochi centimetri di distanza da me mentre si insaponava e si sciacquava. (tutta la mia attenzione era quasi rivolta alla sua erezione che non accennava ad andare a dormire eh!)

“Jong?”

“Kibum, ti aiuto a lavarti?” sorrise. Mi ammutolii. Come poteva avere così tanti sbalzi d'umore mentre mi baciava?! E poi tutti dicono che sono io la donna mestruata!! Mi imbronciai. “Bummie, lo faccio per te.” lo guardai attentamente mentre cominciava a spalmare il bagno schiuma alla vaniglia sul mio petto.

Inclinai un pochino la testa, come a chiedere il motivo delle sue parole.

Sorrise. “Non provocarmi troppo.” iniziò a massaggiare la mia pelle, facendo formare uno strato sottile e soffice di schiuma.

Rimasi immobile per tutto il tempo, facemmo la doccia insieme, vicini, TROPPO VICINI. E nonostante le nostre erezioni fossero ben visibili, continuò a fare tutto senza scomporsi o saltarmi addosso. Sospirava di tanto in tanto, probabilmente frustrato. Io lo trovavo tenero quel suo comportamento – ma anche egoista, dopotutto stavo soffrendo anch'io –.

Dopo aver sciacquato i capelli, uscii... anzi, mi fiondai fuori dalla doccia e presi l'accappatoio. Spalancai la porta e scappai letteralmente dal bagno mentre il ragazzo stava ancora nel box a sghignazzare.

 

 

 

POV Jonghyun

Ero entrato nella doccia mentre Kibum si stava lavando. Sono impazzito?! Forse mi ero ammattito. Ed oltretutto, non avevo avuto problemi a stare a stretto contatto con il suo corpo nudo e la sua erezione che sfiorava la mia. Come diavolo ho fatto?! Dovrebbero farmi una statua per l'autocontrollo! Bummie era tutto rosso, sembrava voler sprofondare. Risi uscendo con calma dalla doccia. Sarebbe tornato entro... tre... due... uno... la porta si aprì.

Kibum era a testa bassa, teneva tra le mani la spazzola rossa che aveva comprato il giorno prima con il maknae. Si avvicinò allo specchio, ignorandomi. Lo ignorai a mia volta.

Sentivo il suo sguardo addosso. Mi osservava attraverso la superficie riflettente, facendo finta di sistemare i capelli mentre li asciugava con il phone, era rosso in viso ed i suoi occhi erano lucidi.

Con un asciugamano pulito presi a strofinare delicatamente il petto ed i muscoli delle braccia. Si morse un labbro. Feci finta di non vederlo e continuai, avvicinandomi poi allo specchio.

Mi passò l'asciugacapelli non appena fui a pochi centimetri da lui.

“Asciugali con questo, inizia a fare troppo freddo.” sorrisi della sua gentilezza.

Si allontanò e tornò in camera.

Fine POV Jonghyun

 

 

Dovevo rivestirmi, ma non ne avevo alcuna voglia. Il cuore batteva fortissimo. Mi girava vorticosamente la testa e sentivo un caldo soffocante alle guance – ed a tutto il resto del corpo –. Mi sedetti sul letto cercando di calmare il respiro. Come poteva essere così impassibile Jonghyun? Dopo essere stati nella stessa doccia, insieme, completamente nudi... come poteva ignorarmi e far finta di nulla?! Forse, mi ero fatto un'idea sbagliata su di lui. Forse lui voleva solo giocare... forse non mi amava sul serio. Il cuore sembrò aumentare i battiti, un peso sul petto si era formato ed un senso di nausea mi aveva messo a disagio. Presi il viso tra le mani, gomiti sulle ginocchia e cominciai a inspirare ed espirare profondamente.

Jonghyun uscì dal bagno e trovandomi in quella posizione si preoccupò. “Bummie?” chiese dolcemente avvicinandosi. Si mise in ginocchio davanti a me e prese una delle mie mani. Alzai lo sguardo ed incrociai i suoi grandi occhi scuri. “Ti senti bene?” Non emisi nessun suono di risposta, scossi semplicemente la testa da destra e a sinistra un paio di volte, facendogli intuire il mio stato d'animo. “Ho fatto qualcosa di male?” mi pianse il cuore a quelle parole. Il suo viso preoccupato faceva tenerezza. Le sopracciglia aggrottate, gli occhi da cucciolo, le labbra che si incurvavano verso il basso.

Negai di nuovo.

“Bummie...” Sorrisi quando prese il mio viso tra le mani. Cercai di abbassare lo sguardo imbarazzato ma mi fermò, baciando le mie labbra dolcemente. “...dimmi cos'hai...” sussurrò.

“Sono solo imbarazzato Jong... che c'è da capire?” sospirai a causa del batticuore che faceva tremare la mia voce. Scacciai i brutti pensieri.

Rise. “Davvero è tutto qui?”

“Giuro.”

“Posso baciarti ancora?”

“Fino ad ora mi sembra che tu abbia fatto ciò che volevi Jonghie...” risi mentre si avvicinava nuovamente. Continuai a parlare mentre faceva sfiorare le nostre bocche, lasciandole in sospeso. “Anche prima, non sembravi intenzionato a chiedere il permesso per certe cose... non capisco questo tuo atteggiamen-...” risi ancora, mentre approfondiva il bacio per zittirmi. Allacciai le braccia al suo collo mentre si alzava da per terra e si sedeva al mio fianco. Teneva gli occhi chiusi. Li tenevo serrati anch'io. Mi sarei perso metà delle sensazioni se fossi rimasto incantato a guardare il suo visino.

Poggiò una mano sul mio petto – il laccio dell'accappatoio si stava slegando – facendomi stendere. A quel punto andai a fuoco. Le mie guance diventarono caldissime ed il cuore impazzì. Aveva preso ad accarezzarmi le guance, il collo, l'addome da sopra quel tessuto rosa e ruvido. Poggiò la fronte sulla mia, i suoi occhi erano lucidi, le guance un po' arrossate. Era imbarazzato... quanto me? Sfiorò una mia gamba, spostando un po' l'accappatoio per toccarmi la pelle morbida e candida delle cosce. Al contatto mi irrigidii, strinsi più forte le braccia attorno al suo collo. Ero molto agitato e quello che fece dopo non mi tranquillizzò per nulla. Si avvicinò al mio orecchio, sussurrando frasi dolci, scendendo poi verso il collo; cominciò a mordicchiarmi. Ero estremamente sensibile alle sue attenzioni e non mi accorsi che nel frattempo, la sua mano aveva preso a salire fino a metà della mia coscia.

Bussarono alla porta nell'istante in cui Jonghyun stava andando a stringere una delle mie natiche. La persona dall'altra parte non aspettò il permesso di entrare. Ci trovò così. Io, passivo, sguardo languido, sdraiato sotto Jonghyun, una delle cosce ben visibile, le spalle scoperte, il laccio dell'accappatoio allentato. Jonghyun tra le mie gambe, la bocca sul mio collo, una delle mani a stringermi dolcemente il sedere.

“S-SCUSATE.” e chiuse la porta. Mi alzai di colpo. Spaventato ed imbarazzato come non mai. Mi coprii meglio che potevo, prendendo i vestiti abbandonati al bordo del letto e vestendomi, girato di spalle, in modo che Jonghyun non potesse guardarmi – più che altro, in modo da non vedere lui e non fare strani pensieri –.

 

POV Jonghyun

Taemin era entrato proprio mentre io e Kibum ci stavamo coccolando innocentemente. Non potrò mai perdonarlo per questo.

Sbuffai osservando il cambio di comportamento del biondo. Si era alzato frettolosamente e si stava infilando i boxer puliti con ancora l'accappatoio addosso, si era messo anche i pantaloni e poi aveva levato l'indumento rosa per finire di coprirsi esponendo ai miei occhi, per pochi secondi, la sua pelle nuda. “Vado a preparare da mangiare.” disse fermo, dopo essersi messo una maglietta nera con il collo alto. Mi stupii, sorrisi. Decisi di fare i nostri due letti, così da rendergli meno pesanti 'le faccende di casa'. Tirai su le coperte del suo letto e le sistemai.

“Jonghyun, mi hai sentito?” chiese avvicinandosi.

“Si.” dissi semplicemente, ignorando il suo sguardo, dirigendomi verso il mio letto. Non l'avevo usato quella notte, ma era comunque sfatto.

Toccò una mia spalla. “Tutto bene?”

“Si.” sorrisi.

Prese il mio viso tra le mani e mi diede un bacio. Fu tutto così improvviso che nemmeno me ne accorsi. Cominciai a capire cosa lui avesse appena fatto, solo dopo essersi staccato da me, imbarazzato e sorridente, annunciando che mi avrebbe aspettato in cucina. Mi chiese di svegliare i ragazzi al posto suo. Sorrisi mentre usciva dalla camera e si chiudeva la porta alle spalle.

 

Fine POV Jonghyun

 

 

***

 

 

Jonghyun fu il primo a venire in cucina. Mi abbracciò da dietro mentre mettevo la colazione nei piatti e mi diede un bacio dietro al collo. Pochi attimi dopo arrivò il leader, così il ragazzo dovette staccarsi da me e sedersi a tavola, sbuffando. Il più grande cominciò da subito a lamentarsi con il mio compagno di stanza del mal di testa, causato dall'alcool della sera prima. Era pieno di energie nonostante i capricci. Risi.

Minho arrivò un po' più tardi, con Taemin per mano. Aveva l'espressione corrucciata il più grande dei due. Sospirai. Il maknae probabilmente lo aveva svegliato in malo modo.

Ci sedemmo tutti e cominciammo a mangiare. Gli unici rumori che si sentivano, erano la mia voce e quella del leader che ripeteva che non avrebbe mai più bevuto in vita sua – lo diceva tutte le volte dopo essersi ubriacato –. Io gli sorridevo e lo rassicuravo. Jonghyun lo guardava, divertito ed intenerito allo stesso tempo. Minho mangiava in silenzio, indifferente e Taemin probabilmente fissava ancora sconvolto sia me che il mio compagno di stanza.

Una volta finito, mi alzai e Jonghyun fece altrettanto, chiedendomi se poteva essere d'aiuto. Cominciammo a sparecchiare mentre il più grande del gruppo andava a coricarsi sul divano e Minho si procurava le pastiglie per il mal di testa. Il maknae invece, rimaneva a tavola. Gomiti poggiati su di essa, viso tra le mani che ci fissava. “Allora?” disse una volta che noi finimmo di lavare i piatti.

“Allora cosa?” chiese Jonghyun.

“Non avete nulla da dirmi?” continuò serio.

Risi. “Cosa dovremmo dirti?” mi finsi ingenuo.

“Omma, è inutile che fai così! Cos'avete combinato ieri sera?!”

Misi una mano sulla bocca e l'altra sulla pancia, esplodendo in una fragorosa risata, seguito dal più grande. “Taemin... immagini troppo!”

“Hyung, non sono stupido! Ieri era tutto sottosopra!” si infuriò.

“Ehi, ehi, calma.” lo abbracciai.

“Perché fate i misteriosi?! Sono solo curioso.” mostrò una faccina da cucciolo che mi fece quasi impietosire. Volevo tenere tutto segreto, ma quegli occhietti ed il labbro inferiore leggermente in fuori, mi avevano fatto sciogliere. “Ieri mi avete cacciato quando sono venuto a bussare alla vostra porta... e oggi... vi... ho... scoperti a fare...”

“Niente.” finii la sua frase. “Taemin, non abbiamo fatto niente.”

“N-non è vero! Voglio sapere! Ho fatto in modo di portare quegli altri due disgraziati in giro pur di lasciarvi soli!”

“Minnie, ti avevo già detto che non avremmo fatto nulla...” gli sorrise Jonghyun, andando ad abbracciarlo. “Davvero, non abbiamo fatto un bel niente... diciamo solo che, ci siamo chiariti.” mi prese per mano.

“Chiariti come?!”

“Segreto.” il più grande gli fece l'occhiolino.

Io osservavo tutta la scena senza dire nulla, ero imbarazzato per la piega che stava prendendo il discorso.

“Perché tutti questi misteri?! Eddai! Mi merito una spiegazione!!!” faceva i capricci.

“M-Minnie... basta per favore.” pronunciai a bassa voce, sicuramente ero arrossito dalla punta dei piedi fino ai capelli. Jonghyun mi strinse più forte la mano, per infondermi coraggio. “Ci siamo baciati se è questo che vuoi sapere.”

“E poi?!” i suoi occhi si illuminarono.

“E poi basta. Ci siamo solo baciati!” Jonghyun disse quella frase cominciando a ridere, poi si rivolse a me. “Bummie, è grazie a lui se sono riuscito ad organizzare ogni cosa, non pensi che si meriti una piccola spiegazione? Il gioco è durato anche troppo.”

Sorrisi. Annuii. Il ragazzo che ancora stringeva la mia mano, chiese al più giovane di sedersi. Cominciò a spiegare i dettagli – rimanendo sul vago – della sera precedente. Il maknae era parte della nostra famiglia. Era giusto che sapesse, alla fine. Avevamo giocato abbastanza.

 

Nel momento in cui Jonghyun mi sollevò violento, ebbi un brivido di piacere. Mi attraversò tutto il corpo, prepotente. Mi fece sedere sul tavolo, scostando tutto quello che avrebbe potuto darmi fastidio. Avevamo cominciato a baciarci, a toccarci, a respirare affannati, affaticati, le mani si muovevano ovunque le une sul corpo dell'altro. I corpi fremevano, si accaldavano, si cercavano, si desideravano. Ero imbarazzato da morire e Jonghyun, probabilmente lo era tanto quanto me dato il suo modo impacciato di mordermi, di infilare delicatamente le mani nei miei capelli per baciarmi più appassionatamente. Ero pervaso da sensazioni così piacevoli da sentirmi svenire.

Quasi mi venne un infarto nell'istante in cui si fermò. Mi mancava già quel contatto, mi lamentai emettendo un sibilo di disapprovazione. Mi chiese di andare sul divano. “Vorrà fare quel passo?” mi chiesi un po' intimorito. Avevo paura. Non ero pronto per quello, non così improvvisamente. Gli chiesi spiegazioni, e lui, in tutta risposta, fece chiarezza tra i miei dubbi. Smisi di pensare, voleva soltanto farmi stare bene. L'avevo capito dal modo in cui mi si rivolgeva, dalla dolcezza che metteva per fare qualsiasi cosa.

Prese il mio sedere tra le mani, sollevandomi ed io circondai d'istinto i suoi fianchi con le gambe ed il collo con le braccia. Mi feci trasportare in quella posizione così intima, fino al divano.

Mi sdraiai e lui si mise sopra di me. Ero ancora impaurito ma sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. Non volontariamente.

Ci stuzzicammo, ci accarezzammo, ci prendemmo in giro. Guardammo addirittura un film, interrompendo quelle coccole che stavano diventando qualcosa di più.

Ero talmente preso dalla serata, che continuavo a pensare e ripensare a tutte le sensazioni di quelle poche ore. Sentivo ancora le mani del ragazzo seduto al mio fianco, che baciava la mia pelle, marchiava il mio collo, mi accarezzava. Guardavo lo schermo, immaginando a dove saremmo potuti essere arrivati se non ci fossimo interrotti. Da una parte mi diedi dell'imbecille, perché non gli avevo chiesto di continuare? Perché avevo accettato di vedere quel film, che per lui sarebbe stato noioso – ne ha scelto uno romantico, sicuramente per far felice me – e che io non riuscivo ad apprezzare in quel momento? Pensandoci bene, ringraziai l'autocontrollo di Jonghyun. Così, avrei potuto continuare a fantasticare ancora un po', ed il nostro momento magico, sarebbe arrivato all'improvviso, non calcolato da una serata organizzata nei minimi dettagli.

Mi girai verso di lui, sentendo la sua mano – che stringeva la mia – allentare la presa. Stava sbadigliando. “Ecco, ora si annoia!!!” mi lamentai nella mia testa.

Sei stanco?” chiesi, poggiando la testa sulla sua spalla, stringendo le sue dita.

No Bummie.” sorrise baciandomi la fronte.

Jonghie... posso chiederti una cosa?”

Certo piccolo, dimmi tutto.”

Afferrai il telecomando e spensi il televisore. Presi diversi respiri profondi prima di cominciare. “Jonghie... ecco... grazie della bellissima serata...”

Bummie, vai dritto al punto, non preoccuparti.” mi strinse tra le braccia. Chiusi gli occhi una volta che il mio viso fu nascosto. Avevo poggiato la fronte nell'incavo del suo collo, il naso respirava l'odore della sua pelle, le labbra erano poggiate sulla sua pelle calda, leggermente bronzea.

Fino a dove saresti arrivato questa sera?”

Fino a dove siamo arrivati, direi. Anzi, non mi aspettavo di andare così oltre.”

Inspirai profondamente, facendomi pervadere i sensi dal suo profumo sensuale. “E se ti avessi risposto che non volevo vedere il film?”

Mi sarei fermato da solo.” sorrisi alle sue parole. “Kibum, io ti amo, non potrei mai farti cose che non vuoi anche tu.”

Avvampai. Mi strinsi più forte al suo petto. Il cuore martellava fortissimo nella gabbia toracica, le guance bruciavano e la testa girava per l'improvvisa agitazione. “J-Jong...” balbettai.

shhh, me lo dirai quando sarai pronto.”

Annuii sulla sua spalla. “Andiamo in camera?”

Non mi provocare.” lo disse scherzando, in modo innocente mentre, tenendomi per mano, si alzava dal divano. Entrammo in camera e ci sdraiammo sul mio letto.

Risi per l'improvviso rossore sulle guance del ragazzo al mio fianco. “Ti va di fare uno scherzo ai ragazzi?” chiesi cambiando discorso, cercando di fargli passare l'agitazione.

Key è tornato.” rise mentre poggiava le sue labbra sulle mie per un bacio fugace.

Davvero, ti va?” insistetti.

Tutto quello che vuoi.”

Sorrisi ancora, circondandogli il collo con le braccia. Mi afferrò per i fianchi e mi fece sdraiare sopra di lui.

 

“Quindi... ricapitolando...” il maknae fermò Jonghyun che era intento a spiegargli gli avvenimenti della sera prima “...voi due... vi siete svestiti quando avete sentito che aprivo la porta?”

“Veramente vi abbiamo sentito arrivare che eravate ancora in macchina.” risposi ridendo. “Abbiamo fatto con calma.”

“Il leader urlava e cantava – fuori tempo – stonando come solo lui sa fare. Per quanto riguarda Minho... diceva cose... hum, direi ambigue...” affermò Jonghyun. Il più giovane annuiva, ricordando le parole del suo ragazzo.

Taemin... abbandoniamo tutto e tutti e andiamo in un motel!”

Hyung, la pianti?! Sei ubriaco perso! Jonghyun mi deve un favore enorme adesso!! Questa notte mi farai esasperare!”

“Avete sentito quello che ha detto?!” si spaventò. Lo abbracciai come una mamma apprensiva facendogli capire che non doveva preoccuparsene. Mi abbracciò a sua volta.

Jonghyun ricominciò a parlare “Volevamo farvi prendere un infarto, ma a quanto pare, quei due non ricordano nemmeno il loro nome, figuriamoci questo!” scoppiammo a ridere.

“A me l'infarto l'avete fatto prendere, eccome! Non ho chiuso occhio stanotte!”

Abbracciai Jonghyun da dietro – che si era nel frattempo, seduto al tavolo con il maknae per discutere – baciando la sua nuca.

“H-hyung, non fare così davanti a me... è troppo strano.” continuò il piccolo, imbarazzato dal mio improvviso scambio di effusioni con il maggiore. “Ho capito... comunque, ora... è come se foste... fidanzati?”

Avvampai, seguito dal più grande. Abbassai lo sguardo, scostandomi dal ragazzo che stavo abbracciando. Jonghyun tossì imbarazzato.

“Vi siete baciati, no?”

Nessuno dei due osò rispondere.

“Eddai ragazzi! Non avete stabilito niente?”

“È presto...” Jonghyun sembrava calmo mentre rispondeva.

“Penso di non essere ancora pronto.” sospirai, rispondendo sincero.

“Ma se vi piacete l'un l'altro da quando vi conoscete!! Piantatela!”

Di nuovo silenzio.

“E stamattina sono entrato in camera vostra e voi eravate praticamente nudi uno sopra l'altro! Non potevate sapere che sarei entrato!!”

Mi soffocai con la saliva, attirando l'attenzione dei due presenti. “T-Taemin, lasciamo stare per favore?”

“Ma voi mi nascondete delle cose! Lo stavate per fare?! Vi ho interrotti?!”

“Sono affari nostri di quello che facciamo!” dissi improvvisamente irritato.

“Non se lo fate sul tavolo dove io mangio!”

“C-cosa?” mi ammutolii.

“Il tavolo. Ieri sera. Ho dovuto lavare i piatti alle tre di notte, omma cara.”

“O-ok... basta ora, Tae.”

“Per non parlare del succhiotto che hai sul collo!” stava diventando insopportabile. Si avvicinò a me, abbassando il colletto della maglia, rivelando diverse zone scure tra il collo e le clavicole. “Addirittura! Non pensavo ne avessi così tanti, ne avevo notato uno solo!” rise. “Hyung, sei un animale!” si rivolse a Jonghyun.

“M-ma con questa maglia non si dovrebbe vedere...”

“Omma, ti gratti il collo quando sei agitato, l'hai fatto durante tutta la colazione, ti osservavo... e l'ho visto. Anche Minho l'ha visto.”

“Ma non ha detto nulla!” Jonghyun era a bocca aperta. Il suo migliore amico non gli aveva chiesto niente?

“Ti assicuro che se n'è accorto. Ora, vado a vedere come sta. Non vorrei che mi stesse vomitando da qualche parte in camera.”

Risi.

“Bummie, andiamo in camera anche noi? Domani dobbiamo tornare a lavorare, è meglio se ci riposiamo, la pacchia è quasi finita. Approfittiamone per farci un po' di coccole.”

Sorrisi, prendendo la sua mano.

 

***

 

 

Mi guardò perplesso dopo avergli consegnato il mio diario. Quel diario dove mi era stato consigliato di scrivere ogni pensiero, sogno, sensazione. Ogni sentimento era trascritto in quel quadernetto dalla copertina rossa rigida, che ora stringeva il mio compagno di stanza tra le mani.

“Avevo promesso che ti avrei raccontato tutto.” pronunciai con poca voce. Ero disgustato dal pensiero di dover parlare del mio periodo difficile, avvenuto prima della perdita di memoria. “Non me la sento ancora... però, posso cominciare con il farti leggere questo. Qualcosa c'è scritto.”

“Kibum...”

“Voglio che tu lo legga, hai il mio consenso.” sorrisi. La voce, le labbra, le dita delle mani – intrecciate con le sue –, il mio intero corpo: tremava. Tremavo per paura. Per agitazione. Per voglia di sfogarmi, finalmente. Per essere libero dai tormenti che avevano cominciato a tornarmi in mente. Il periodo in cui mi sentivo triste, depresso senza un motivo apparente... il mio passaggio alle compresse, il ricovero in ospedale. Volevo che sapesse tutto, nei minimi dettagli. Che sapesse il motivo delle mie azioni. Quelle cose, nel diario erano a malapena accennate, ma le avrei dette! Uno di questi giorni.

“Lo leggerò, ma non ora. Facciamoci le coccole.”

Annuii dopo essere arrossito un po'.

 

***

 

 

Jonghyun... perdonami. Perdonami, davvero. Ti prego... non mi lasciare!

 

 

 

 

 

 

 

 


 



 

------------

Ehi! ;-; ciao a tutte!
Oddio, scusate il ritardo ma sono stata impegnatissima! *chiede perdono in ginocchio*
Spero che vi piaccia questo capitolo 18... a me convince poco ç.ç fatemi sapere se per voi è la stessa cosa! È stato un parto! (essendo impegnatissima ho fatto tutto a spezzatino) (?)

Ringrazio tantissimo per le belle recensioni del 17!!! ç_ç spero di non avervi delusi troppo con questo! (fatemi anche recensioni negative se ce n'è bisogno, ma aiutatemi a capire il motivo per cui 'sto capitolo non mi piace) (?) *autrice che delira da sola* (perdonate lo sclero! :'D)

Grazie a chi ha messo in seguite / preferite.

Ah, ringrazio anche tutte le persone che hanno letto, recensito ed inserito Hyung, fai l'amore con me. nelle preferite e ricordate! *-* sono felice che vi sia piaciuta la mia prima 2MIN!! *-*

Un bacione grande grande.

Sara.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Terror's moments ***







CAPITOLO 19: Terror's moments

POV Minho

Era stata una giornata sfiancante. Davvero. Ero sfinito come non ero mai stato, stanco morto. Mi bruciavano gli occhi e la gola era secca, arida come un deserto. Avevo bisogno di bere e di rinfrescarmi, ma non volevo lasciare il piccolo da solo. Aveva bisogno di me.
Questo... era un momento delicato e non volevo allontanarmi da lui, avevo paura che potesse fare qualcosa di avventato, preso dal panico.

Gli stavo accarezzando la testa e lui continuava ad urlare e piangere da diverse ore, non riusciva a smettere.

Cosa potevo fare?

Cosa potevo dire?

'Tae, smetti di piangere, andrà tutto bene.'?? mica potevo dirgli una cosa simile – dato che anche io stavo sentendo un'angoscia fuori ogni limite –. Resistevo e cercavo di essere forte solo per lui, non volevo che vedesse quanto ero spaventato o sarebbe sicuramente stato peggio. Non potevo permettermi il lusso di versare lacrime in sua presenza.
Mi sarei trattenuto per tutto il tempo necessario, per poi scoppiare una volta finito tutto.

Speriamo in bene...

 

Il ragazzo alzò il volto e mi si strinse il cuore. I suoi occhietti erano gonfi ed arrossati, gli si erano formate due occhiaie spaventose, aveva bisogno di dormire e rilassarsi. Le guance erano rosse e bagnate mentre tutto il resto della sua pelle era davvero pallida. Non stava per niente bene, la tensione gli stava facendo del male anche fisicamente.

Baciai le sue labbra mentre ricominciava a gemere e singhiozzare. La sua bocca era salata a causa delle lacrime, era gonfia e molto calda, aveva assunto una tinta violacea e sapeva di ferro perché si stava torturando da ore con i denti, spaccando in due la pelle delicata, facendola sanguinare.

Continuai a stringerlo forte tra le mie braccia.

Cos'altro potevo fare?

Non avevo niente da poter dire per poterlo tranquillizzare. Ero sicuro che se avessi parlato, sarei esploso come lui.

Non potevo, non dovevo.

Continuavo a ripetermelo da troppo ormai.
Avevo gli occhi lucidi, ne ero sicuro... e non volevo cedere alla stanchezza e allo stress di quelle ultime ore.
Taemin, sarò forte per te. Me lo ero promesso.

Carezzai i suoi capelli, dolcemente, cercando di cullarlo. Baciai la sua testa diverse volte e poi mi sollevai facendolo riprendere dai suoi pensieri.
Eravamo seduti sul divano, lui era rannicchiato sulle mie gambe e si stringeva al mio corpo come un cucciolo di koala. Gli occhi erano nascosti sul mio petto.

“Tae, andiamo a mangiare qualcosina?” lo dissi dolcemente, inspirando forte e mandando giù il groppo in gola che rischiava di uccidermi. L'angoscia dovevo tenerla da parte. Espirai, buttando fuori l'ansia e le preoccupazioni. Ora dovevo pensare alla salute del mio piccolo.
Lo feci alzare e lo presi per mano. Lui guardava il pavimento senza dire nulla.
Durante il percorso fino alla cucina, lasciò cadere a terra piccole gocce di lacrime. Sospirai pesantemente a quella vista. Mi piangeva il cuore.

“Vuoi bere qualcosa?” chiesi a bassa voce, per non turbarlo – anche se i suoi pensieri, erano più forti della mia voce – e, finché non lo scrollai per le spalle, non mi dette un minimo segno della sua presenza. Era assorto, completamente in balia del suo stato d'animo.

La sua testa si mosse piano, ripetutamente da sinistra a destra, rispondendo negativamente alla mia domanda. Carezzai i suoi capelli ed aprii il frigorifero, prendendo una bottiglia di succo di frutta ed il cartoccio di latte alla banana.

Presi due bicchieri e versai le bevande. Offrii al mio ragazzo il latte e lui afferrò il bicchiere con le mani tremanti.

“Hai bisogno di mangiare qualcosa, non puoi restare digiuno tutta la vita... almeno bevi questo, ti terrà un po' in forze.” non volevo forzarlo a mangiare, sarebbe stato peggio. Avrebbe sicuramente rimesso tutto a causa dell'agitazione. Diciamo che... lo avrei obbligato al momento giusto.

Va tutto bene! continuavo a ripetermi da troppe ore... ma non ero certo che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ero spaventato tanto quanto Taemin, se non di più.

Posai il bicchiere sul tavolo e mi avvicinai al ragazzo, lo strinsi forte per le spalle. Poggiai le mie labbra sui suoi capelli profumati per un bacio dolce e caldo. Uno schiocco rumoroso e fugace. Poi, la sua testa si appoggiò alla mia spalla e la mia stretta si fece più salda. “Min... non posso prometterti che andrà tutto bene, lo sai. Ma sai anche... che ci sarò io a farti coraggio.”

Sentii le mani del piccolo farsi più possessive sulla mia felpa. Le dita aumentarono la forza, stritolando il tessuto grigio che copriva la mia schiena.

“Hyung...” la sua voce tremava. “Ho davvero troppa paura.” continuò. Il suo cuore faceva male, lo si riusciva a sentire, ed il mio non era ridotto tanto meglio. Sentivo un peso opprimente sul petto, non mi dava tregua. Non mi faceva riposare, non mi faceva pensare, non mi faceva quasi respirare.

Eravamo in uno stato di pura ignoranza... – dato che ancora non avevamo avuto sue notizie – e mi sentivo spaesato.

“Lo so, piccolo. Lo so.” inspirai ed espirai forte per cercare di trattenere le lacrime, ma era così dannatamente difficile.

“Cosa farò se...”

“Shhh” lo zittii con gli occhi ormai colmi di lacrime.

“H-hyung...” la sua voce si spezzò. Era colpa mia ora. Aveva visto la mia debolezza. Non ero più riuscito a nasconderla ed ora, le piccole goccioline avevano invaso anche il mio volto.

“Tae...” cominciai a trattenere i singulti che mi facevano apparire un bambino. Le mie guance si arrossarono, sicuramente. “...vorrei... essere forte anche per te...” cominciai a piangere, le mie labbra si stavano contorcendo, venivano torturate dai denti e dalle lacrime che andavano a bagnarle, si rompevano perché troppo secche “...ma non... riesco... ad esserlo neanche per me...”

Mi abbracciò forte. “Minho... ci sono io con te. Siamo insieme, ci possiamo supportare a vicenda! Non piangere, ti... prego...” Taemin si tratteneva ora, e mi guardava con il sorriso.

Dovevo fare davvero pena. Facevo tanto l'uomo della situazione, il duro, il forte. L'insensibile. Ma alla fine, ero un debole. Non ero nemmeno in grado di consolare il mio ragazzo, non ero in grado di farlo smettere di piangere.

“Scusami... scusami tanto...” respirai pesantemente per riprendere un po' di dignità e lui scosse la testa.

“Non scusarti...” sorrise, un sorriso triste, forzato, amaro.

“Non so davvero cosa fare... cosa dire... per farti stare meglio...”

“Lo sai che non c'è nulla che può farmi star meglio... se non, una chiamata di Jinki-hyung.”

“Già.”

Ci dirigemmo verso il bagno insieme, mano nella mano, per darci forza l'un l'altro. Avevamo bisogno di rinfrescarci il viso, così come la mente ed i pensieri.

Aprii il getto d'acqua e mi inumidii le mani. Le passai poi, sul viso già umido di Taemin, che diventò rosso per la vergogna. “H-hyung...” rise.
Bè, almeno qualcosa di buono ero riuscito a farlo...
Tamponai le mani sul suo volto accaldato, soffermandomi sugli occhi semichiusi, raffreddando e dando sollievo ai bordi violacei e gonfi, poi continuai sulle sue dolci guance, arrossate per lo sforzo – il pianto eccessivo – e per il calore che il suo corpo aveva emanato piangendo.
Gli diedi l'asciugamano e inumidii nuovamente le mani per poi gettarmi tutta l'acqua, che esse potevano contenere, sul viso. Sospirai ancora una volta: il peso era ancora opprimente ma gli occhi bruciavano molto meno ora.

“Hyung...”

“Sh!” mi pulii velocemente il viso con l'asciugamano.

“Come?!”

“Sh!” lo zittii ancora mettendo due dita sulle sue labbra. Sentivo uno strano rumore. È il cellulare! Uscii dal bagno correndo verso il divano: dovevo averlo lasciato lì.

“Hyung?!” urlò Tae, sporgendosi dalla porta.

“Min, il cellulare! Aiutami a cercarlo!” scostai tutti i cuscini, impazzendo quasi dato che non riuscivo a trovare quel benedetto coso tecnologico.

Vidi il ragazzino correre verso di me, si fermò al mio fianco ed ascoltò attentamente da dove provenisse il rumore. Sentì la vibrazione arrivare dalla stanza adiacente e me lo comunicò. “Minho! È in cucina!” probabilmente non mi ero accorto di averlo portato in quella stanza, troppo preso dai miei pensieri.

Corse verso la cucina, rispondendo. Lo raggiunsi un attimo dopo che aveva pigiato sul touchscreen l'avvio di chiamata. “HYUNG! ODDIO, TUTTO BENE?!” urlò quasi, euforico.

 

Taemin... passami Minho per favore.” riuscii a sentire. Il volume dell'altoparlante era abbastanza elevato per permettermi di distinguere perfettamente la voce di Onew.

“C-come?”

Non discutere...” Il piccolo mi porse il cellulare, abbassando lo sguardo. Dal tono che il leader aveva utilizzato non c'erano buone notizie ad attendermi.

“Hyung...” dissi, dopo aver portato all'orecchio il palmare. Abbassai un po' il volume della chiamata, in modo da impedire a Taemin di ascoltare la conversazione.

Ehi...”

“Come sta?” dissi abbassando la voce, cercando di tremare il meno possibile. Strinsi un pugno.

Non ti chiamo per quello...”

“Eh?! E per cosa allora?!” sgranai gli occhi, sorpreso.

...” lo sentii sospirare amaramente. Perché aveva chiamato?

“Hyung! Dimmi come sta!” Taemin mi strinse forte una mano. Aveva notato che stavo tremando come una foglia e che facevo fatica a tenere il telefono in mano. “Hyung!” ripetei quando non ricevetti risposta.

 

Un attimo di silenzio.

Annuii rispondendo affermativamente ad una domanda che lo Hyung mi fece e rimasi immobile, aspettando... in silenzio. Taemin mi guardava impietrito ed io guardavo lui, cercando di mantenere la calma. Strinsi forte i denti ed il mio viso si trasformò non appena sentii la notizia. Le lacrime presero velocemente possesso dei miei poveri occhi stanchi ed iniziai a piangere senza scompormi, ascoltando per filo e per segno il discorso del mio amico.

“Hyung...” sibilai a discorso finito “....mi prendi in giro?” mi mancava l'aria. “Ti prego! Dimmi che mi stai prendendo per il culo!”

Taemin si spaventò dell'improvvisa rabbia con cui stavo parlando al leader, mi abbracciò forte mentre continuavo a piangere. Lui non poteva sapere, non doveva, non volevo che sapesse e non avrei voluto dirglielo... ma dovevo perché era giusto così. Sospirai piano.

“Arriviamo subito.” pronunciai con un fil di voce, respirando senz'aria in corpo e senza riuscire a farne entrare un po' nei polmoni.

 

 

Minho, mantieni la calma. Ho bisogno che tu sia forte per Taemin. Promettimi che non darai di matto. Rimani lucido, in silenzio ed ascoltami.”

Mh.”

Stavo per chiamarti, per avvertirvi che la situazione era rimasta invariata, volevo rassicurarvi un minimo, dirvi di stare tranquilli per ora... volevo chiedervi di non aspettarmi per cena, perché sarei rimasto qui con lui... ma è successo un casino! C'è...”

 

***

 

Tre ore e diciotto minuti prima, 12:37

“Dannazione!” sbuffai continuando a fare avanti ed indietro per il corridoio. Passai una mano tra i capelli sudaticci e li portai indietro. “E adesso?!”

“Non ti risponde?”

“No Hyung. Non so che fare.”

“Magari ha spento il cellulare, è già capitato che lo riprendessero perché suonava mentre era in onda.”

“Già, ma proprio oggi doveva fare il bravo bambino?!” sospirai sedendomi su una delle sedie grige, cominciai a muovere violentemente ed insistentemente la gamba sinistra, ero davvero agitato. Le mani andarono a coprirmi gli occhi.

“Minho...” mi chiamò con voce gentile il leader “...Taemin ha bisogno di te, ora. A Jong pensiamo dopo.”

“Mh... gli lascio un messaggio nella segreteria telefonica.” chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.

Il maggiore annuì, poggiando una mano sulla mia spalla per infondermi coraggio. Si congedò, tornando a coccolare come meglio poteva il maknae, seduto poco più in là, lontano da noi, mentre io chiamavo nuovamente il mio amico.

Il giovane piangeva. Piangeva e si disperava... ed io invece di stare con lui, pensavo a chiamare Jonghyun.

Però... come potevo scegliere in una situazione simile? Era più giusto consolare il proprio ragazzo... o chiamare il proprio migliore amico per dirgli che il suo ragazzo era stato male? Tutti e due amavano da morire Kibum, in due modi diversi, ma... l'amore non si può misurare. Non si poteva dire chi lo amasse di più tra i due. (Ovviamente, anche io e Jinki gli volevamo un bene dell'anima, ma di sicuro, non come loro.)

Lasciai un messaggio nella segreteria. “Hyung, porca puttana! Rispondi! Kibum si è sentito male! Siamo al pronto soccorso!” ah, diavolo!

 

Lasciai perdere quando sentii Taemin impazzire. Aveva cominciato ad urlare ed a sbraitare. Malediceva tutti sbattendo i piedi per terra, voleva che tutti sparissero, che tutti morissero... implorava Dio di risparmiare la vita alla sua omma, piangeva chiedendo di essere preso al suo posto. Si accasciò, continuando a battere i pugni a terra. Continuava a ripetere che era meglio se fosse morto lui.

Onew si era avvicinato cercando di calmarlo ed a momenti finiva steso a terra perché il più giovane aveva cominciato a picchiare anche l'aria.

Lo presi per le spalle e lo strattonai cercando di farlo tornare in sé. “TAEMIN CALMATI!”

Cercò di liberarsi, cercò di picchiarmi, cercò di farsi anche del male in quei pochi secondi. Afferrai i suoi polsi e lo attirai a me. “Taemin, sono qui. Calmati.” ma ovviamente, non servì a nulla. Era ovvio che non si sarebbe tranquillizzato tanto presto.

 

Capì che però non sarebbe servito a nulla far baccano in un posto del genere. Ci sedemmo sulle sedie bianche di plastica, osservando insistentemente la spia rossa accesa della sala di rianimazione. Potevamo solo attendere.



13:12

Taemin si era calmato un minimo. Era tranquillo – per modo di dire – Kibum era stato rianimato con successo e lo avrebbero trasferito a breve in una stanza dell'ospedale... peccato che noi non saremmo potuti andare a trovarlo. Il maknae questo non lo sapeva, non si ricordava la fatica e l'insistenza con cui – il mese prima – Onew, il manager e persino Jong avevano ottenuto i permessi.

Avrebbero potuto assisterlo solo dei familiari ed ovviamente loro non potevano venire da Daegu con così poco preavviso. Avevano dovuto inviare documenti con autorizzazioni e firme per permettere al manager ed al leader di assisterlo.
Come avrebbe reagito il mio piccolo, una volta scoperto che non poteva parlare, guardare ed abbracciare la sua omma? Non osavo immaginare.

Lo portai al piano terra, nella zona di ristoro e comperai del succo di frutta alle macchinette. Lui non ne volle saperne di bere, così lo obbligai lo stesso, prendendogli la faccia ed avvicinandogli il cartoccio, almeno un sorso.

Cercai di rassicurarlo, dopotutto ora Kibum stava abbastanza bene. Non era in pericolo di vita... e questo ci aveva confortato un minimo.

Ci sedemmo in cortile, sulle panchine al sole. Ormai faceva freddo e dovetti abbracciare forte Taemin, per farlo tremare meno. Aveva bisogno di respirare aria pulita, di uscire da quel posto dall'aria pesante, contaminata e carica d'angoscia. Quella brezza gli avrebbe rinfrescato i pensieri.

Si rilassò nel mio abbraccio e chiuse gli occhi. Lo lasciai riposare per diverso tempo, poco più di una mezz'oretta. Aveva bisogno di dormire, di riposarsi, di non pensare alla brutta esperienza che era costretto a tollerare.

 

13.44

Lo Hyung era venuto a chiamarci. Aveva appena parlato con i dottori e con gli infermieri che si erano presi cura del nostro amico.
Senza svegliare Taemin, che ancora dormiva, mi feci spiegare in breve la situazione di Key. Non c'erano buone notizie.

Aveva avuto un crollo psico-fisico: praticamente, nonostante si fosse ripreso, nonostante avesse recuperato la memoria e le forze, venendo esposto ad un minimo stress – la conferenza, con tanto di giornalisti, fotografi ed altri –, il suo corpo ed il cervello non avevano retto lo sforzo ed aveva perso i sensi.

Le sue condizioni vitali si erano abbassate notevolmente ed avevano faticato a rianimarlo.
Ovviamente, le difese immunitarie erano quasi nulle a causa delle troppe compresse mescolate troppo sovente agli alcolici: avevano danneggiato il suo apparato circolatorio e a causa dell'uso improprio che ne aveva fatto, aveva cominciato a riportare danni al fegato e al cuore.

 

Il leader ci aveva chiesto di seguirlo poi – così fui costretto a svegliare il maknae –, per parlare direttamente con i medici di tutto il resto.

Salimmo le scale fino al piano in cui si trovava la camera di Key. Un dottore ci attendeva vicino alla sua porta.
Cercò di farci capire la gravità della situazione: Kibum abusava di alcolici e pasticche da almeno un anno secondo gli ultimi esami effettuati.
Il mese scorso, non ce lo avevano detto: avevano 'generalizzato' in “un po' di tempo” e questo mi stava mandando in bestia. Perché ora erano sicuri del periodo... ed invece l'ultima volta non sapevano che cosa dirci?!

Perché beveva così tanto? E poi... gli antidepressivi... queste domande mi tormentavano da ormai tante settimane, e ancora non trovavo una spiegazione.
Mi scervellai ancora, mi grattai la testa, pensando.

Come un fulmine a ciel sereno, mi piovve la risposta...

...forse...

...forse, dopo un mese, avevo finalmente capito come stavano le cose. Come ho fatto a non pensarci prima?! Come ho fatto a non accorgermene? Avrei ucciso Jonghyun se le mie intuizioni fossero state esatte.

 

“L'abuso di alcool può causare danni gravi all'apparato cardiovascolare, come penso saprete... e sopratutto, contribuisce all'aumento della depressione. Il paziente assumeva anche psicofarmaci, più o meno dallo stesso periodo, dati i risultati dei precedenti test.”

“Sono cose che già sappiamo... in parte.” affermò il leader.

“Semplicemente ha avuto un crollo delle difese.”

Trattenni il respiro.

“Non ho ancora capito perché facesse queste cose, invece di chiedere il nostro aiuto...” disse a bassa voce il maknae, stringendo forte la mia mano.

“Questo ovviamente comporta una difficoltà nel sapersi relazionare con gli altri, manda impulsi al cervello... facendola isolare dal resto del mondo quasi. E spesso si diventa aggressivi e violenti.”

“Ma non è mai stato violento con nessuno di noi...” dissi con poca voce.

“La violenza può anche non essere fisica, può anche solo essere verbale... oppure potrebbe aver assunto dei tranquillanti, o addirittura, è possibile che riuscisse a controllarla. In certi casi, alcuni pazienti, sono in grado di gestire le proprie emozioni danneggiando gli oggetti o piangendo. Qualcuno ci riesce... però...” venne interrotto dal più giovane.

“Dottore, possiamo vederlo?” gli occhi di Taemin si illuminarono mentre domandava di vedere la sua omma.

Il medico negò, non era cosciente e noi non eravamo suoi parenti. Poteva ancora ancora entrare il nostro Hyung, autorizzato dai familiari.

Al piccolo vennero le lacrime agli occhi. Ecco il momento: era arrivato. Come potevamo negare ad un ragazzino di vedere quello che per lui era una specie di fratello maggiore.

“Mi dispiace, ma sono le regole.”

Il ragazzo scoppiò a piangere. Presi la sua testa dolcemente e la appoggiai sulla mia spalla. Circondò la mia vita con le sue fragili braccia tremanti, stringendo insistentemente la felpa tra le dita. “H-Hyung... voglio vedere la mia omma...” singhiozzò.
Carezzai la sua testa.

Non potevo fare niente.

Non... riuscii a fare niente. Semplicemente, salutai il leader che entrava nella stanza del nostro amico, scorgendolo in lontananza... il ragazzo biondo steso nel letto era immobile. Portai via il mio ragazzo da quel posto, consapevole del suo cuore che lentamente, si stava sgretolando.
Non aveva nemmeno la forza di ribellarsi talmente erano pesanti i suoi lamenti, talmente era spezzato il respiro.

 

Chiamai ancora una volta Jonghyun. Non rispose, ovviamente. “Hyung, appena senti il messaggio chiamami.” dissi alla segreteria telefonica, poi spensi il palmare e feci salire il maknae in macchina.

 

***

 

15.55

Minho, mantieni la calma. Ho bisogno che tu sia forte per Taemin. Promettimi che non darai di matto. Rimani lucido, in silenzio ed ascoltami...

...c'è stato un incidente!”

“Mh...”

Ero al piano terra quando ho visto passare Jonghyun su una barella! È stato investito da un'auto qui fuori!
Sono andato a controllare, per esser sicuro che fosse davvero lui... potevo aver avuto le allucinazioni a causa della tensione e della stanchezza... ma la sua macchina è proprio qui davanti! Non è neanche parcheggiata!”

“Mi prendi in giro, vero? Ti prego... d-dimmi che mi stai prendendo per il culo!”

Ho bisogno di voi! Non ce la faccio da solo... io... ecco... vorrei esser forte... ma non ce la faccio, anche tu, sai quanto ora sarà difficile rimanere calmi. Non ce la faccio... non... ce la posso fare.”

“...”

Minho, davvero... non posso farcela ad essere forte da solo.”

“Arriviamo subito.”

 

 

 

 

 

 

 

















 

 

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Ciao a tutti!!! ç-ç (la settimana scorsa), poi mi sono dedicata all'ultima OS che ho pubblicato OMG, I'm fucking pregnant! (che spero che qualcuno di voi abbia letto, o che sia interessato a leggere *-*), l'ho scritta in occasione del Natale... e spero tanto che vi sia piaciuta! Ringrazio ovviamente chi l'ha messa tra le preferite e chi l'ha recensita!! *-* vi amo!!

Tornando a questo capitolo. Non temete (?) (o forse si, muahah).... :P ho un'ideuzza in testa su come fare il prossimo capitolo (probabilmente uno degli ultimi).
Vi spiego: la mia intenzione era terminare con il capitolo 20 C: però ieri mi è passata un'idea malsana in testa (che non vi posso svelare perché sarebbe spoiler u.u eheh)... e quindi forse durerà fino al 21 / 22.
Bè, vi ringrazio del supporto, della pazienza... e dei complimenti. Spero di non avervi deluso... ci sono le vacanze ora, quindi spero di poter cominciare gli ultimi capitoli a breve... però, appunto, devo pensare anche allo studio, quindi... si vedrà u.u <3
Grazie a tutti per l'attenzione! Vi amo *-* Fatemi sapere se vi è piaciuto tramite una bella recensioncina (anche due paroline eh).

Sara.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Empty Doom ***



 

 

CAPITOLO 20: Empty Doom

 

Uno spazio sconfinato e completamente bianco, privo di qualsiasi colore o rumore. Un mondo dall'aspetto puro e privo di corruzione. Quiete e senso di vuoto: queste erano le sensazioni trasmesse.

Confuso ed inconsapevole del luogo in cui sembrava esser stato catapultato, il ragazzo dai capelli biondi respirò a pieni polmoni, cercando di farli riempire il più possibile d'aria fresca: si sentiva soffocare. L'aria, non ne voleva sapere di aiutarlo ed ogni volta che inspirava, si sentiva sempre peggio. Che razza di posto è questo? Se lo ripeteva dal momento in cui si era ritrovato in quella situazione così inusuale.

Lo colpì un intenso mal di testa, che aveva cominciato a trapanargli le tempie così forte da rendere i suoi sensi più deboli; si sentiva intontito e una sensazione di spossatezza gli aveva invaso il corpo intorpidito. Sforzò la vista riducendo gli occhietti dalla forma allungata a due piccole fessure, nel tentativo di intravedere qualcosa all'orizzonte; l'unica cosa che notò però, fu il nulla più assoluto. Vuoto. Intorno a lui solo il bianco più totale, nient'altro.

Sono morto? Si chiese, consapevole che quel posto non fosse dove lui si sarebbe davvero dovuto trovare.

Sospirò. Cosa poteva fare? Non sapeva dove si trovava e di conseguenza, non avrebbe potuto uscirne o scappare.

Semplicemente si sedette a terra... o pavimento... o quel che era, ed attese. Attese che qualcosa accadesse.

Portò, dopo un paio di minuti, le ginocchia al petto e si raggomitolò in posizione fetale, poggiando la testa su di esse e chiudendo gli occhi. Cominciò a piangere. Jonghyun...

Kibum...

 

Alzò il viso spaventato. Si guardò intorno con gli occhi sgranati e il fiato sospeso. Si morse il labbro inferiore, strappando le pellicine secche. Ora immaginava pure la sua voce. Fantastico!
Lasciò uscire un gemito malinconico, seguito da nuove e pungenti lacrime. Era morto e si ritrovava solo e completamente isolato; nessun essere mistico o qualsiasi traccia di entità strana. Solo.

Fece l'unica cosa che poteva aiutarlo a sopportare il tutto, oltre a piangere. Cantare. Avrebbe passato il resto della sua vita in quello spazio bianco ed incontaminato, no? Allora, tanto valeva cantare un po' per non pensare:

 

Quando le stelle cadranno come la pioggia, forse in quel momento saprai... che il mio cuore era solo per te...

 

Alzò il viso al cielo – se così si può definire quel vasto bianco che avvolgeva tutto – e fece cadere ogni lacrima che il suo cuore aveva trattenuto per tanto tempo.

 

Già, si ricordava ormai – fin troppo bene oserei dire – della tremenda depressione che aveva dovuto sopportare a causa di quel ragazzo. Di tutte le notti passate a bagnare il cuscino, unico e vero consolatore del suo dolore. Ricordava fin troppo bene ogni litro di alcool entrato nel suo corpo, quelle sigarette passategli dagli amici alle feste a cui partecipava per dimenticare, ogni pasticca ingerita e spesso vomitata. Ricordava troppo bene quel giorno, quel giorno in cui il suo cuore si ruppe in tanti piccoli pezzettini, come se fosse una fogliolina secca, oramai caduta dall'albero; e si sentiva tremendamente stupido per aver concesso a quello stesso ragazzo che lo aveva rovinato, di avvicinarsi di nuovo e rubargli il cuore una seconda volta.

Non sapeva più cosa pensare.

Lo avrebbe potuto benissimo lasciare di nuovo a bocca asciutta, una volta saziata la cotta e le voglie sessuali.
Poteva benissimo starlo usando per qualche scopata!

Eppure i suoi occhi erano così sinceri mentre lo guardava, mentre gli parlava e sorrideva.

 

Sei una persona speciale, così cara a me...
che più la ferisco e più voglio vederla...

 

Si ricordava perfettamente delle sue lacrime quando aveva scoperto dell'amnesia del biondo; ricordava il dolore che lui aveva negli occhi quando tornava a casa la notte fonda, per non incrociare lo sguardo del più giovane.

L'insistenza con cui poi cercava di fargli ricordare ogni cosa, ogni momento passato insieme... il significato di ogni foto.

Ed un singhiozzo più forte lo fece poi tremare. Si chiuse a bozzolo, poggiando le mani sugli occhi imperlati e gonfi di dolore.

 

Te lo prometto... non piangerai più lacrime di tristezza,
sarò sempre qui per te...

 

Rammentò poi anche di quella bellissima serata passata da solo con quel ragazzo, insieme.

Parole dolci sussurrate alle orecchie. Tante carezze leggere come petali di un fiore delicato. Risate cristalline e sorrisi sinceri, più belli della luce della luna; baci così profondamente passionali da essere quasi immorali.

Una fitta al cuore fece tremare il biondo. Jonghyun lo aveva reso felice da quando aveva avuto la perdita di memoria. Gli era sempre stato accanto cercando di fargli capire quanto i suoi sentimenti fossero sinceri: come poteva pensare che lo stesse usando? Eppure quella sensazione ce l'aveva... e non si decideva ad abbandonarlo.

 

E dolcemente presi la mia mano...
ed in quel momento capii...
Che questo mio amore non poteva fermarsi...

 

Doveva fidarsi? Si, avrebbe dovuto... ed ormai era inutile continuare a pensarci: tanto sono morto! Era inutile continuare a pensare a lui, ormai non era più in vita.

 

Per favore, ricordami che ti ho amato con tutto il cuore...

 

Ricominciò a piangere, era impossibile smettere. Si sentiva così perso, così solo senza Jonghyun. L'aveva perso due volte quindi?

 

Sei la persona che ho perso, nonostante fossi l'unica che realmente io guardassi...

Te lo prometto, non piangerai mai più lacrime di tristezza!

 

Il biondo alzò gli occhi, colmi di angoscia e rimase sorpreso. Labbra semi aperte e tremanti, occhi rossi e gonfi, fissi, spalancati. Guardava davanti a sé immobile e attonito.

 

Voglio unire insieme tutta la felicità del mondo e darla a te...

 

Jonghyun...” sussurrò Kibum incredulo. Il ragazzo era seduto con le gambe incrociate a pochi centimetri di distanza, davanti lui.

Dimmi Kibum.” chiese dolce il moro, sorridendo con gli occhi. La sua voce sembrava così lontana...

Cosa... ci fai qui?” il biondo si accorse che anche la sua voce sembrava rimbombare. Eco?

Potrei chiederti lo stesso.” sorrise ancora, anche con le labbra questa volta.

Dove siamo?” Kibum era sempre più confuso.

Non lo so...”

Sei una mia allucinazione?”

Non credo... potresti esserlo tu per me...” il viso del più grande andava incupendosi.

No! Io sono reale!”

Lo sono anche io.”

Siamo morti?”

Non penso...”

Siamo in paradiso?”

No, Kibum...”

Solo perché non credi in Dio, non vuol dire che il paradiso non esista.”

Non ho detto questo...”

Jonghyun...”

Tu vorresti che questo fosse il paradiso?”

Se significa restare insieme a te per sempre... si.”

Kibum...”

Jonghyun...”

Perdonami Kibum...”

Jonghyun?”

È... è colpa mia vero?” abbassò la testa, guardando il biondo tristemente. La vita gli era passata davanti ed aveva capito il perché di tutta questa situazione. Jonghyun era riuscito a trovare una risposta a tutte le domande che avevano cominciato ad insinuarsi nella sua testa. Aveva risposto a tutti i dilemmi ed ai dubbi creatisi dal momento in cui Kibum venne ricoverato. Aveva scoperto, e purtroppo, aveva scoperto tardi.

Troppo tardi per scusarsi sul serio dell'accaduto.

Non capisco, cosa è colpa tua?”

Se ora siamo qui.”

Kibum non riusciva a capire cosa Jonghyun intendesse dire. Lui aveva avuto una ricaduta: causata dallo stress di quell'intervista dove sarebbe stata annunciata la sua 'guarigione', con tanto di ritorno del gruppo.

Per quale motivo Jonghyun si trovava li con lui?

Kibum, siamo qui a causa mia.”

No Jonghyun... io... ero ad una conferenza alla SM, tu non c'eri...”

Appunto.” si rigarono gli occhi di lacrime e cominciò a gemere disperato. Piccoli singulti e sibili lasciavano le sue labbra, torturate dai denti.

Ma tu eri ad un programma radiofonico!”

G-già...” singhiozzava sempre più forte ed iniziava ad avere il respiro corto, i polsi a premere sugli occhi bagnati.

J-Jonghyun... non piangere...”

Kibum, non voglio che tu muoia!”

Jong...”

NO! TU DEVI VIVERE! Non... è... giusto...”

Kibum strinse a sé quel ragazzo che ora piangeva disperato, accarezzandogli la testa e baciandogli la fronte, cercava un modo per farlo smettere. Jonghyun poggiò le mani sulla schiena del biondo e la testa nell'incavo del suo collo. Si lasciò cullare.

Spiegami cosa sta succedendo, Jonghyun... perché ti trovi qui con me?”

Penso ci sia stato un incidente...” sibilò sulla sua pelle. La voce appariva ancora più ovattata di quanto già non fosse.

Kibum sgranò gli occhi e trattenne il respiro. Prese il ragazzo per le spalle e lo scostò dal suo corpo. “Cosa?!”

Sono stato investito da un'auto... probabilmente...”

Jonghyun...” anche gli occhi di Kibum si imperlarono e le guance arrossate si rigarono nuovamente; un'espressione di dolore gli si formò sul viso. “No... non può essere...”

Stavo correndo da te, ho sentito tardi il messaggio di Minho... e quindi non ho prestato la minima attenzione alla strada...”

Jonghyun...” ripeté Kibum, scosso.

Mi dispiace...”

Jon...ghyun...” il giovane tremava. Jonghyun lo abbracciò forte cercando di far calmare il suo cuore impazzito. Con le lacrime agli occhi, sussurrava le sue scuse. Gemeva chiedendo perdono per tutto il male che gli aveva provocato.

Kibum... Kibum... davvero, perdonami, ti prego!” il moro stringeva il ragazzo come se fosse la cosa più preziosa del mondo; come se avesse paura che da un momento all'altro gli potesse essere strappato dalle mani; come se da un momento all'altro venissero bruscamente separati.

Kibum strinse il ragazzo che amava, piangendo a sua volta “è colpa mia se sei stato investito! Se non fossi stato male ora tu staresti bene...” sibilò senza fiato, era troppo scosso.

È colpa mia se tu sei finito in ospedale così tante volte...” singhiozzava e piagnucolava rumorosamente il più grande. La sua espressione sofferente faceva stringere il cuore al biondo. “Hai sofferto per così tanto tempo... e sei finito in una brutta situazione per la mia stupidità! Ti ho fatto star male e non sono mai venuto a scusarmi... e poi ho pure preteso di tornare nel tuo cuore!” le sue parole cariche di angoscia e sincerità stavano riempiendo il cuore di Kibum di tante sensazioni contrastanti: era felice del fatto che Jonghyun gli avesse chiesto scusa, del fatto che finalmente avesse capito di amarlo... ma allo stesso tempo, lo feriva il fatto che fosse consapevole di tutto il dolore e la disperazione di cui era stato vittima. Questo aveva fatto male, aveva ferito il suo cuore ancora una volta, oltre che l'orgoglio.

Jonghyun aveva ammesso di amare Kibum, ma allo stesso tempo, aveva confessato di aver sempre saputo dei sentimenti dell'altro... e, soprattutto, li aveva ignorati una volta fidanzato con quella Se Kyung.

E ora? Rischiavano tutti e due la morte a causa di un amore che oramai non aveva più niente di puro e bello, era malato.

 

Kibum si staccò e si asciugò prepotentemente le lacrime, con forza, premendo sugli occhi come a volersi fare del male, come a voler cancellare la figura di Jonghyun da quel luogo... ma lui, non scompariva.

Jonghyun, vattene!” gemette furioso.

Kibum...”

No! Vattene!” ripeté.

Kibum... io...” Jonghyun voleva farlo ragionare, ma sapeva di non poterlo fare, aveva ragione il biondo ad odiarlo ora, dopo quella confessione.

Non ti voglio più vedere! Non ti voglio più sentire!”

Kibum... ti prego...” continuava a provarci, doveva provarci fino alla fine a convincerlo. Jonghyun amava Kibum e voleva fare di tutto per tenerlo legato a sé. Non voleva più perderlo.

No! No! Mi hai rovinato la vita!”

Bummie...” la voce del moro si spezzò in un pianto angosciato. Non poteva più fare niente... l'aveva perso per la seconda volta. Kibum non era più disposto a ragionare.

NON CHIAMARMI COSì!”

Ti prego...” Jonghyun... si sentiva morire.

Il biondo, adirato, voltò le spalle al più grande e cominciò a correre. A correre non si sa dove; dopotutto, non poteva scappare da quel posto.

Jonghyun lo guardava allontanarsi. Cosa doveva fare? Iniziò a camminare nella sua direzione, con le mani sul viso a scacciare le lacrime che uscivano ai lati degli occhi, oramai gonfi ed arrossati.

Kibum correva, correva a più non posso. Cercava di allontanarsi, di scappare dai ricordi e da quei sentimenti che lo avrebbero distrutto più di quanto già non fosse. Piangeva, piangeva e urlava, e le lacrime bruciavano i suoi occhi ed abbandonavano rapidamente il suo volto tanta era la velocità con cui le gambe tentavano di salvarlo dall'amore che provava. La sua voce rimbombava in quello spazio bianco e privo di qualsiasi altro rumore, faceva male ai timpani, era assordante.

La figura del ragazzo dai capelli color miele era sempre visibile alla vista del più grande, e notò che si era fermato; si era seduto a terra e chiuso a bozzolo, proprio come lo aveva trovato quando era finito in quel mondo tutto bianco.

A Kibum mancavano le forze per la corsa a perdifiato ed aveva deciso di sedersi: era inutile scappare, Jonghyun poteva raggiungerlo in un attimo... tanto, erano lì insieme. Portò le gambe al petto e la testa finì sulle ginocchia.

Una volta avvicinato nuovamente a quel ragazzo, Jonghyun gli si sedette a fianco senza parlare. Guardava il nulla e sperava che il suo Bummie lo perdonasse. Sperava di vederlo sorridere ancora e di farlo star bene.

Jonghyun...” Kibum cercava di parlare, di dire quanto era stato male... di fargli capire quanto lo aveva amato e quanto gli aveva fatto male, voleva, doveva dirglielo. Doveva capire. “Ti ho... odiato...”

Lo so, mi odio anche io...” si spostò un po' di più verso di lui, continuando a guardare davanti a sé e portò un braccio sul fianco del biondo.

Sono stato male.”

Lo so.”

Mi hai fatto piangere.”

Lo so.”

Ho cominciato a sentirmi depresso... e non volevo che questo compromettesse il gruppo, gli altri non meritavano tutto questo...”

Già...”

Ho fatto piangere Taemin... e Minho... e anche Jinki... ho fatto preoccupare tutti... per colpa tua...”

Ho fatto piangere te...”

Jonghyun, hai rovinato la mia vita.”

Lo so Kibum, ho rovinato tutto.”

Ho iniziato a bere e a... fumare... ma quello poco!” imbronciò le labbra, sembrava così tranquillo mentre raccontava tutto – finalmente – a Jonghyun.

Mh...” il moro non poteva rispondere, non poteva arrabbiarsi con Kibum, era lui ad essere in torto, non il biondo.

E poi, dato che l'alcool mi faceva solo stare peggio, sono passato ai farmaci...” sospirò pesantemente e si morse le labbra.“E quello ha peggiorato ancora di più il mio umore...”

Jonghyun abbracciò il suo piccolo Kibum, più forte che poté e lui non si ritrasse, ma allo stesso tempo, lasciò le mani a terra, non voleva ricambiare.

Bummie, riuscirai mai a perdonarmi?”

Mh...”

Jonghyun sospirò dopo aver appoggiato la testa tra la spalla ed il collo del ragazzo a cui aveva infranto il cuore. Inspirò il suo profumo e chiuse gli occhi, beandosi del calore della sua pelle.

Kibum non voleva reagire – nonostante i mille brividi che gli attraversavano tutto il corpo –, non voleva più cadere nella sua rete e rimanere ferito. Gli piangeva il cuore a non stringerlo tra le sue braccia e dirgli quanto lo amava, e quanto lo avrebbe voluto perdonare. Contemplava l'immenso vuoto davanti a sé, assente, con lo sguardo privo di emozioni: tutti i sentimenti, le sensazioni, i pensieri, ora, erano concentrati nel far resistere il suo cuore, soccorrendolo, cercando di tenere tutti i frammenti insieme; tutto nel suo corpo, cercava di far materializzare quel piccolo e sottile velo trasparente intorno al fragile organo: l'orgoglio.

Bummie, io ti amo... e... davvero, davvero... ho capito il tremendo errore molto prima di rompere con lei...”

Tu hai rotto con lei per le schedule troppo piene, e non prima. Non trovare scuse.”

Bum...”

Jonghyun, quando ho perso la memoria... sei stata la prima persona che ho visto... e mi trasmettevi un gran senso di benessere. Stavo bene, ero felice nonostante non... sapessi chi tu fossi.” il biondo fece una piccola pausa, sorridendo amaramente “...poi, i ricordi sono tornati... pian piano... e hanno cominciato a farmi un po' di male... ma, scrivevo tutto nel diario...” rise sarcastico “...ho creduto di poter cancellare quel passato che non sentivo più mio, ero come rinato e tu eri al mio fianco: mi coccolavi, mi accudivi e... mi baciavi, mi abbracciavi. Mi sei accanto dal giorno del mio risveglio...”

Gli occhi del più grande si bagnarono di nuovo ma questa volta, le lacrime non percorsero la pelle delle sue guance, ma la spalla del più giovane. La gola di Jonghyun ricominciò a bruciare quando tornò a singhiozzare rumorosamente, a tremare, abbracciato a quel corpo che una volta voleva essere protetto ed amato... e che ora, lo stava ignorando.

 

 

Omma...

 

C-che succede?” balbettò Kibum, riprendendosi e guardando Jonghyun, che nel frattempo aveva smesso di piangere, spaventato anche lui da quella voce familiare.

 

Hyung! Hyung! Ha mosso la mano! L'ho visto!

 

 

Jonghyun... ho paura...” ed ora, il più piccolo si era stretto al suo corpo, preoccupato.

Non aver paura...” sorrise amaramente “...è il piccolo Taeminnie che ti chiama...”

Cosa sta succedendo?”

Kibum, non hai ancora capito dove siamo?!”

Veramente no...”

Io si...” rise, accarezzando la testa bionda del suo amato. Baciò la sua fronte e continuò a parlare “...siamo tutti e due profondamente addormentati.”

In... coma?”

Probabile...”

Jonghyun...”

Si?”

Ho paura...”

Non devi, te l'ho già ripetuto.”

 

Jinki-Hyung, guarda! Guarda anche tu!! Ha mosso il braccio!

Minnie, potrebbe essere un riflesso involontario del suo corpo, non per forza si deve star svegliando...

No, no, Hyung, ne sono sicuro!

 

Jonghyun... m-mi... sto svegliando?” si alzò in piedi.

Possibile.” sorrise sereno.

Kibum sgranò gli occhi: stava svanendo. “N-non voglio, Jonghyun! Vieni con me!”

Non posso.” continuò ad avere quel sorriso triste mentre il suo Bummie scompariva.

Jonghyun, ti scongiuro, non voglio! Vieni con me!” ripeté ancora una volta il più piccolo.

Kibum, vai, e... scusami... per tutto quello che ti ho fatto...”

Jonghyun!!” le lacrime erano ancora più pesanti ora, le guance bruciavano e gli faceva malissimo il cuore. Girò le mani per guardarsi i palmi e notò il pallore e la trasparenza che stavano assumendo, si guardò le spalle e le gambe.

Dimenticami Kibum...”

Jonghyun, non osare! Non puoi restare in coma! No! Jonghyun!”

Ti amo Kibum... ti amo davvero, ed è per questo che rimarrò qui.”

 

Ti amo anch'io Jonghyun! Il suo cuore lo pronunciava, lo urlava, ma le sue labbra rimanevano semi aperte e tremanti. Non stavano pronunciando quella frase.

 

Svegliati omma!!

 

NO! JONGHYUN!” ripeteva il nome del ragazzo di cui era follemente innamorato come se fosse un mantra, non voleva, non voleva andarsene e lasciarlo lì.

Kibum si dissolse e Jonghyun scoppiò a piangere di nuovo, mentre scompariva, anche lui.

 

***


Mi svegliai di colpo; il cuore a mille e l'angoscia che cominciava ad invadere ogni centimetro del mio corpo. Stavo soffocando, non riuscivo a respirare per l'agitazione e l'unica cosa che feci, fu di urlare il nome di Jonghyun.

“O-omma...” il viso di Taemin mi fece trasalire. Avevo... sognato vero?! Mi guardai intorno e notai i volti felici degli altri ragazzi... tranne...

“D-dov'è Jonghyun?” chiesi muovendo a malapena la bocca; faceva male ed ogni muscolo era intorpidito, la gola secca e la testa leggera, mi sentivo intontito.

Il leader si avvicinò al lettino su cui ero sdraiato e prese una delle mie mani, stringendola saldamente. Abbassò gli occhi. No, non può essere! “Hyung, ti prego, dimmi che non è davvero stato investito!”

“C-come fai a saperlo?!” tutti e tre i ragazzi presenti nella stanza mi guardarono ad occhi sgranati.

“DOVETE SALVARLO!” mi mossi velocemente per scendere dal lettino e correre a cercare il mio ragazzo. Ero spaventato, il cuore ancora in gola e gli occhi che pungevano.

“Kibum calmati!” Minho cercò di farmi sdraiare nuovamente con forza ma lo strattonai, finendo a terra. Le gambe erano molli e faticai a sollevarmi da terra. Taemin era immobile a pochi passi da me, mi fissava spaventato. Abbassai lo sguardo cercando di fermare le lacrime e mi lanciai tra le sue braccia.

Non ce la facevo più a smettere. Il giovane mi accarezzò i capelli un paio di volte, prima di stringermi e sussurrarmi di stare calmo.


 

Avevano chiamato i dottori per controllare il mio stato attuale di salute.

Chiesi di Jong. Mi risposero che era ancora in sala operatoria e che cercavano di rianimarlo. “Si stava stabilizzando, sembrava stesse lottando con tutte le sue forze per non far cedere gli organi...” parlò con calma il medico “...ma, all'improvviso è crollato come se l'avesse fatto di proposito, dato che ormai avevamo stabilizzato le sue funzioni vitali.”

Jonghyun... quando diceva quelle cose... le diceva sul serio?

 

Dimenticami Kibum...”

Jonghyun, non osare! Non puoi restare in coma! No! Jonghyun!”

Ti amo Kibum... ti amo davvero, ed è per questo che rimarrò qui.”

 

“Si riprenderà dottore?” chiese il più grande con voce tremolante.

“Non credo, se lui non mette più la volontà di voler sopravvivere, penso che sarà inutile...”

Ricominciai a piangere come se non l'avessi mai fatto. Ero stanco, esasperato e volevo solo morire. Basta! Basta! Non ce la faccio più! È colpa tua! È colpa tua se ora sto così male! È colpa mia se stai per morire... Jonghyun... perdonami. Perdonami, davvero. Ti prego... non mi lasciare!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





 

Ciao a tutti *si prepara a schivare i pomodori*

Ehm... no comment. Ahahah, si, vorreste uccidermi (penso sia normale dopo un capitolo del genere x'D)

Sappiate che questa long mie care, è giunta quasi al termine - ora è certo -, avrà ancora due capitoli... e cercherò di pubblicarli a poca distanza di tempo l'uno dall'altro perché sono molto importanti e vanno letti (in teoria con questo). Non posso farvi spoiler per quest'idea che ho avuto, ma, spero vi farà piacere (?) *schiva pomodori*

Ovviamente le frasi colorate si riferiscono alla canzone “When Love Stops” ;) (La traduzione non mi appartiene.)

 

Grazie di chi mi segue da sempre, chi recensisce e chi mette in preferite, seguite o ricordate *-* siete fantastiche!! Grazie del supporto!!

Ehm, vorrei che mi lasciaste una recensione sul come sia venuto questo ventesimo capitolo (wow, 20 capitoli)... e spero che almeno... - per quanto possa non essere bello tutto quello che è accaduto - vi sia piaciuto.

Spero mi seguirete fino al capitolo 22, Chu.
Sara.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: When Love Stops (part 1) ...and becomes insanity. ***


Ciao a tutte!! *-* sono felice di essere qui! Scusate il ritardo esagerato! T_T (ma già sapevate che avrei tardato).
Inizio ringraziando chi ha letto Savin me' e Ready 2 love: il doppio ciondolo, mie nuove OS, pubblicate di recente! Sono felice di ogni nuova recensione... o di sapere che sono apprezzate (preferite, seguite e ricordate continuano a salire! *_*)


***
Ringrazio chi mi ha seguito fin qui e... spero di non avervi perso per strada, proprio ora che siamo alla fine! T_T
Fatemi sapere tramite recensione, i vostri pareri su questo capitolo! E' davvero molto importante che mi diciate sinceramente cosa ne pensate! (una volta che cominciate a leggere, capirete cosa intendo!)

***
Grazie come sempre a chi mette in preferite, seguite e ricordate: continuate a salire, sono felice di questo!! *_*


 

LEGGETE, IMPORTANTE!!
Questo è il finale! Ma, è suddiviso in due parti, quindi, per favore, non lanciatemi pomodori quando arrivate al fondo... e attendete il capitolo 22!!!!)

 



CAPITOLO 21: When Love Stops (part 1)

... and becomes insanity.


Ehi Jonghyun... ciao... è passato del tempo, non è vero? Non ho scusanti. Mi dispiace. So che lo hai fatto per me. So che hai voluto proteggermi facendo così, ma, credevi di tenermi lontano dai miei ricordi per sempre?

Vorrei poter tornare indietro nel tempo e soprattutto, non fare lo stesso errore di nuovo. È tutta colpa mia se è finita così e se ora non sei più qui al mio fianco. Avrei dovuto farmi aiutare da qualcuno invece di affidarmi a medicinali e mezzi che sapevo mi avrebbero rovinato ancora più di quanto non avessi fatto tu. Speravo davvero di averti dimenticato per sempre. Speravo davvero di non dover più soffrire a causa tua... e guardami ora.
Quello che farò oggi, mi farà tornare da te sai? Mi stai aspettando? Oppure, non mi vuoi? Vuoi che io stia ancora lontano da te, Jonghyun? Io... non so davvero che fare. Una parte di me, vorrebbe tornare ignara: leggere quel diario come se fosse la storia di qualcun altro, come se tutto questo non riguardasse anche me. Eppure, la memoria è tornata. La memoria è di nuovo qui, pronta ad uccidermi dentro. Jonghyun, sono anni che sono lontano da te, ed oggi, a distanza di cinque anni dalla tua morte: ho deciso.

Jonghyun. Ti amo ed il non avertelo mai confessato mi uccide. Mi mancano tutti i nostri momenti passati insieme, mi manca tutto: i tuoi baci, le tue coccole... il tuo sorriso. Dio, Jonghyun... mi manchi... e solo ora, mi ricordo di quanto davvero io ti ho amato davvero... prima che tu frantumassi il mio cuore.

Troppo stupido a quel tempo, forse troppo giovane. Forse immaturo. Ma ora so, Jonghyun, ti amo per davvero... e, l'unico errore che sento di aver fatto nella vita... è stato quello di non dirtelo, quel giorno. Quel giorno in cui eravamo entrambi in coma. Quel giorno in cui i nostri pensieri si fusero e i nostri sogni erano diventati un tutt'uno. Quel giorno in cui ti ho visto per l'ultima volta. Quel giorno in cui ti ho stretto per l'ultima volta, prima di cadere in un baratro. Prima di morire dentro, davvero.

 

************************************

 

Cinque anni prima.
Ore 08:30

 

“Jong...”

“Si, Bummie?” il ragazzo sorrise dolcemente al minore, poggiandogli un bacio sulla fronte.

“Buona giornata.” il biondo salutò con una mano il moro, che pian piano usciva di casa e scendeva le scale.

“A questa sera!” fece l'occhiolino il più grande.

Kibum tornò in camera per finire di prepararsi. Quel giorno, insieme a Minho e Taemin avrebbe dovuto partecipare ad una conferenza nella loro casa discografica, con i media, per annunciare la sua completa guarigione e l'imminente ritorno del gruppo.

Dopo aver scelto attentamente i vestiti da indossare, si concentrò sullo specchio, curando al meglio la sua pelle, truccandosi subito dopo. Il ritorno della diva equivaleva quasi al ritorno di una divinità – secondo il parere di Kim Kibum, ovviamente – e doveva essere impeccabile.

Jonghyun avrebbe preso parte ad un programma in radio, quindi non sarebbe stato presente.

Il leader invece, aveva degli impegni da sbrigare all'interno della sede della SM.

 

“Omma, sei pronta?” chiese Taemin avvicinandosi al maggiore, intento a pettinarsi i capelli color miele.

Kibum sbuffò. Si sentiva strano. Era dalla sera prima che si sentiva soffocare. Gli faceva male il petto e aveva un peso sullo stomaco. I crampi avevano preso possesso del suo corpo, ma aveva pensato si trattasse dell'ansia pre-conferenza.

Sospirò forte, cercando di concentrarsi e sorrise al suo piccolo Minnie. Gli fece cenno di uscire dalla sua camera e tornò a dedicarsi a sé stesso.

Si fermò, osservando la sua immagine riflessa nello specchio. Kim Kibum... era davvero tornato? Key, era davvero tornato? Non capiva più nemmeno chi fosse. Si sentiva spaesato nel pensare che lui doveva avere diverse personalità nell'apparire davanti ad un pubblico.

Era davvero pronto per tornare ad essere Key, la diva degli SHINee? Era davvero pronto a ricominciare la solita routine? Era pronto a tornare ad essere quello di prima?

“No...” sussurrò a sé stesso scacciando i pensieri, convincendosi che quello che stava facendo, era la cosa giusta. Cercava di convincersi che quella era la via per far tornare tutto come prima. Si sentiva confuso, perso, frastornato, angosciato.

Sospirò diverse volte prima di alzarsi dalla sedia per dirigersi all'armadio – dove custodiva gelosamente il suo diario –.

Lo aprì sull'ultima pagina scritta e storse il naso – le ultime cinque pagine le aveva scarabocchiate di disegni e parole di canzoni, tanto per distrarsi –. Prese la penna dal suo comodino, cominciando a scarabocchiare qualcosa.

 

Caro diario,

oggi è il grande giorno. Oggi, la Diva, tornerà in scena.
Alle 10 devo essere lì... quindi posso scrivere solo poche righe... ma ne ho bisogno... voglio scusarmi per l'ultima volta che ti ho aperto... ti ho trattato male, e tu non c'entri nulla!
Mi sento confuso... è davvero questo che voglio? Si, cioè... non so... ho paura. E se non riuscissi a sentirmi me stesso? Sono un ragazzo molto apprezzato, ho avuto il talento, ho avuto il successo ed una splendida carriera... ma se ora non riuscissi più a mantenere il mio impegno? E se ora non ne fossi più all'altezza?
Vorrei parlare con Jonghyun... lui ha detto che ti vuole leggere, sai? Sono irrequieto per questo (sai bene che leggerà anche le porcate che mi sogno la notte)... però... più che altro è per... quel discorso.
Ho scritto senza pensare e ora ho paura... forse è meglio se quella pagina la strappo, così non potrà andare a vedere la causa del mio crollo emotivo. Ora mi sento bene... quindi, non è necessario che sappia di quella vicenda, no?

 

Sfogliò le pagine, tornando indietro di qualche giorno.

 

Ehi... ciao... diario...

Ho qualche problema oggi... cioè..
Ho smesso di farti leggere da Taemin... ho bisogno di parlarti seriamente, e se lui legge io non riesco a sfogarmi come si deve!
Ho ricordato... ho ricordato... e ora sto piangendo! Sto piangendo perché ricordo tutto! TUTTO.

io... sono stato male... a causa di Jonghyun!

Diario... ho paura, tanta! Ho cominciato a 'drogarmi' quando lui si è messo con quella! Diario, cosa devo fare? Aiutami... perché è dovuto tornare questo ricordo?!
Ora mi sento un cretino... perché sto parlando con te?! Tanto non puoi fare niente per aiutarmi! SEI INUTILE! Ti odio!

 

Kibum rise malinconico notando che le ultime due parole erano sbavate a causa di alcune lacrime ormai asciutte. Era passato qualche giorno da quella vicenda, ma il ragazzo di cui era innamorato gli riservava sempre le migliori attenzioni e lui si era dimenticato del 'ricordo' scomodo.

Tornò alla pagina odierna, appoggiò nuovamente la penna sul foglio e scrisse ancora, grande, al centro della pagina.

 

Credo di essere pronto per chiarire.

 

Scritto questo, chiuse il diario, riponendolo dentro l'armadio.

 

***

 

Ore 11:47

 

Jonghyun aveva appena cominciato la pausa pranzo, nervoso. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva stranamente inquieto. Da un paio d'ore a quella parte sentiva il petto oppresso e una sensazione di nausea invadergli ogni pensiero.

Erano quasi due ore che il programma radiofonico era cominciato e lui non vedeva l'ora di tornare a casa da Kibum per raccontargli di tutte le cose che aveva fatto, delle persone con cui aveva avuto il piacere di parlare... e sopratutto, di abbracciarlo.

Sospirò accendendo il cellulare, sorridendo della foto del suo sfondo nel cellulare.

Kibum... pensò sospirando: gli mancava. Nonostante si fossero salutati qualche ora prima, sentiva la sua mancanza. Sapeva che una volta a casa lo avrebbe abbracciato di nuovo, ma lui voleva un po' di affetto in quel preciso momento.

I suoi colleghi gli offrirono il pranzo e lui fu lieto di accettare, aveva bisogno di distrarsi: avrebbe finito alle 3 del pomeriggio. Aveva voluto a tutti i costi stare in radio più del normale! Voleva farlo perché poi avrebbe ripreso le attività con il gruppo e voleva godersi quella tranquillità che gli veniva trasmessa dal parlare ai tanti ascoltatori.

 

***

 

Ore 11:50

 

I ragazzi erano nel pieno della conferenza: parlavano con i giornalisti e ridevano delle battute che si scambiavano. Fingevano i soliti sorrisi – da mostrare sempre davanti alle telecamere – e raccontavano le ultime vicende del gruppo.

Kibum era più serio dei suoi due dongsaeng: gli faceva male lo stomaco e gli girava la testa, la vista si era annebbiata. Pensò fosse semplice tensione, un calo di zuccheri: non ci diede peso. Non diede il giusto peso ai suoi malori.

Nel momento in cui gli venne data la parola – e gli venne passato il microfono –, si sentì cedere. Le gambe lo abbandonarono, la testa diventò improvvisamente leggera ed il corpo pesante.

Svenne.

Taemin si spaventò e urlò terrorizzato mentre Minho, più lucido del maknae, si apprestava a soccorrerlo, chiedendo a quei fottuti giornalisti di smetterla di fotografare e riprendere la scena. Non doveva diventare una notizia da prima pagina, dannazione!

Prese in braccio il biondo, dopo aver sentito il suo polso assente e corse fuori dalla sala con il più giovane del gruppo. Lo stese a terra, pregando Taemin di chiamare immediatamente un'ambulanza – quei bastardi dei media non ci avrebbero di sicuro pensato! – e prese il cellulare per avvertire il leader.

Il giovane afferrò il cellulare con le mani tremanti e le lacrime agli occhi. Digitò il numero e rispose al telefono con la voce strozzata dal pianto. Disperato, spiegò la situazione del ragazzo, i sintomi che presentava e poi pronunciò con un fil di voce, l'indirizzo della casa discografica. La persona dall'altra parte gli chiese di mantenere la calma: gli spiegò cosa dovevano fare mentre aspettavano l'arrivo dei paramedici e che precauzioni prendere in caso di altri sintomi.

 

Onew era in sala prove con il manager e non appena ricevette la chiamata di Minho, si precipitò fuori dalla porta: preoccupato e spaventato.

Arrivò dai ragazzi – c'erano altre persone oltre a loro: i media, metà degli idol e dei dipendenti dell'agenzia. Si fece largo tra tutte quelle persone urlando di allontanarsi.

Erano impazziti?!

Quando vide Key steso a terra, privo di coscienza, il suo spirito di leader venne fuori e, scrollando Taemin, prese il ragazzo in spalla per portarlo via da tutte quelle persone idiote; i loro amici degli altri gruppi, lo avrebbero aiutato di sicuro a tenerle lontane.

 

Mentre scendevano con l'ascensore e Kibum in spalla, ai tre ragazzi si fermò il cuore in gola. Le mascelle erano tutte tirate, i denti facevano male talmente erano compressi nelle loro bocche e i loro occhi si rifiutavano di far battere le palpebre. I cuori battevano all'impazzata senza dar loro un po' di tregua. L'ansia li aveva assaliti e si sentivano più agitati che mai: come diavolo era possibile che Kibum fosse stato di nuovo male? I dottori avevano affermato che la sua guarigione era completata.

“Devo chiamare Jonghyun.” affermò Minho, stringendo i pugni.

“No, lo farai dopo. Prima portiamolo in ospedale.”

 

***

 

Ore 14:15

 

Jonghyun aveva acceso il cellulare felice e soddisfatto, mancava più di mezz'ora alla fine della trasmissione, ma aveva bisogno di scrivere al suo Bummie; dopo aver visto molte chiamate perse di Minho, si accorse di un messaggio normale – che non lesse – e di uno in segreteria telefonica.

Hyung, porca puttana! Rispondi! Kibum si è sentito male! Siamo al pronto soccorso!!”

Disperazione. Questo si poteva sentire in quella voce resa leggermente robotica dal telefono. In sottofondo, la voce di Onew che urlava a Taemin di calmarsi. Taemin piangeva, terrorizzato. Jonghyun lo captava il terrore nella voce strozzata e così profonda del maknae. Urlava a pieni polmoni, si poteva sentire quanto fosse sconvolto.

 

 

Ora stava correndo. Correndo disperato verso la sua macchina, maledicendo tutti quelli che si piazzavano davanti a lui. Spintonava e scansava le persone. Le gambe facevano male, tese per l'improvvisa corsa. Il respiro era nullo, assente. Gli occhi bruciavano. Il cuore esplodeva.

Arrivò all'auto e ci entrò velocemente schizzando via per le strade di Seoul, diretto verso l'ospedale dove Kibum era stato sicuramente ricoverato.

Non aveva pensato ad avvertire il suo dongsaeng. Non aveva pensato di dirgli che aveva sentito il messaggio, di chiedere in che condizioni fosse Kibum. Semplicemente, aveva dato di matto e sfrecciava per le strade senza tener conto dei limiti di velocità e dei pericoli che poteva correre non rispettando le norme stradali.

Non aveva tempo!

Non aveva il tempo di andare piano, di pensare con lucidità a cosa stava facendo. Il suo unico obiettivo era schivare gli ostacoli lungo il percorso, cercare di non far sbandare la macchina, di tenere sotto controllo la sua coscienza per non rimetterci la vita: doveva rivedere Kibum.

 

 

Ora era imbottigliato nel traffico e non sapeva come fare. Suonava il clacson come se ne andasse della sua vita e imprecava. Ci avrebbe messo un'eternità ad arrivare!

Si era persino messo a piangere contro il volante della macchina. Ancora gli mancava mezz'ora di tragitto e non poteva farcela a resistere! Sarebbe voluto scendere da quella fottuta macchina per correre a più non posso verso l'ospedale, ma sapeva che sarebbe stata una follia.

Prese il cellulare abbandonato sul sedile del lato passeggerò e compose il numero del suo Hyung. Era più lucido ora e voleva sentire la voce rassicurante del leader che gli diceva che tutto andava bene e che semplicemente il suo Kibum aveva avuto un calo di zuccheri.

 

 

Ore 15:32

 

Finalmente era arrivato. Onew non aveva risposto nemmeno una volta alle sue chiamate, ma poco importava, no? Intravedeva l'ospedale!

Aveva esultato mentalmente nel trovare l'edificio senza troppo caos intorno. Aveva sgommato aprendo di fretta la portiera dell'auto – lasciata accesa e aperta –, catapultandosi fuori. Stava per cominciare a correre quando tutto si fermò.

Jonghyun ebbe la coscienza di voltare lo sguardo ai lati della strada, troppo tardi.

Una macchina.

Troppo.

Troppo veloce.

E poi... buio.

Jonghyun, l'ultima cosa che la sua mente riuscì a pensare, fu di voler vedere Kibum un'ultima volta. Sapeva che la macchina andava troppo veloce, sapeva che, sarebbe stato investito.

A terra, con la testa sanguinante e diverse parti del corpo fratturate, dopo un ultimo barlume di lucidità, Jonghyun chiuse gli occhi, velati di lacrime.

 

***

 

Ore 15:40

 

 

Il tempo per metabolizzare Jinki non lo aveva avuto.

Era sceso al pian terreno a comprare qualcosa da ingurgitare ai distributori alimentari e di bevande, quando un frastuono aveva attirato la sua attenzione. Si erano sentite delle urla al di fuori l'edificio e molti infermieri erano corsi fuori.

Pensò fosse normale che fosse così: era in un ospedale dopotutto.

Quello che non capì subito però, fu come mai il suo cuore si era fermato alla vista di quella barella che entrava così dannatamente nella sua testa. Tutto scorreva a rallentatore mentre il suo cervello elaborava che in quel lettino con le rotelle, c'era Jonghyun.

Sgranò gli occhi e ricominciò a respirare. Un forte fastidio allo stomaco lo aveva colpito mentre cominciava a correre dietro ai paramedici per chiedere cosa fosse successo.

Risposero affannosamente che era stato investito proprio davanti al cancello principale. Alcuni passanti avevano assistito alla scena e avevano affermato di averlo visto correre verso l'ospedale.

Onew trattenne nuovamente il fiato: il suo dongsaeng era stato investito perché scosso dal messaggio di Minho. Non poteva che essere così.

Si maledisse mentalmente, senza motivo, e si diede la colpa di ogni cosa. Era il leader, era colpa sua.

Portò entrambe le mani a tenere la testa, tirando indietro i capelli scuri. “Che casino.” aveva sussurrato con l'angoscia in gola.

Cosa doveva fare? Due dei suoi migliori amici erano finiti in ospedale... sotto ai suoi occhi, e lui non aveva fatto niente per impedire che ciò accadesse.

Se solo si fosse accorto dei problemi che aveva passato Kibum... tutto quello non sarebbe successo.

 

 

Prese il telefono, componendo un numero di cellulare a lui caro. Aveva bisogno di lui, di loro: i suoi dongsaeng Minho e Taemin. Non ce la faceva più, non da solo. Aveva sopportato troppo, era rimasto troppo lucido già per Kibum, non avrebbe retto il peso di Jonghyun. Non ce la faceva. Ci provava, ma sentiva le lacrime invadergli gli occhi, privandolo di ogni possibile forza di reagire.

Quando il telefono smise di squillare, il ragazzo poté sentire distintamente la voce del maknae. Aveva risposto lui.

“Taemin, passami Minho... per favore...” aveva sibilato a bassa voce. Si stava piegando, si stava sgretolando. Lee Jinki stava cedendo alla voglia di urlare.

Dopo diversi minuti riuscì finalmente a parlare con Minho, chiedendogli ovviamente di restare calmo e di prepararsi alla notizia.

“Ehi...”

Come sta?”

“Non ti chiamo per quello...”

Eh?! E per cosa allora?!”

Prese un respiro profondo, ravviando i capelli prima di continuare “C'è stato un incidente!” spiegò della situazione. Spiegò di come aveva per puro caso notato qualcuno di familiare su quella barella, e di come si fosse avvicinato per curiosità.

“Minho, non ce la faccio da solo... vorrei essere forte... ma non ce la faccio più. Dopo Kibum, ora anche Jonghyun... vorrei potervi tranquillizzare, vorrei potermi prendere cura di voi, ma non ce la faccio... non posso farcela ad essere forte da solo.”

Hyung, calmati arriviamo subito!” aveva detto Minho in tutta fretta.

 

 

Minho aveva costretto il suo ragazzo a vestirsi di corsa per tornare in ospedale; non aveva dato spiegazioni inizialmente, e Taemin si era spaventato.

“Si tratta di Jonghyun.” aveva solo detto, prendendolo poi per mano e trascinandolo fuori dal dormitorio.

Durante tutto il tragitto non parlò, tenendo sott'occhio la strada. Non poteva farsi prendere dalle emozioni, non con i suoi due Hyung in quelle condizioni, il leader a pezzi e il suo ragazzo con il cuore in frantumi.

Strinse i denti, mantenendo la calma.

 

Quando videro Onew, seduto da solo su una delle sedie bianche nell'enorme entrata, con profonde occhiaie a contornare i suoi occhi, Minho capì che la situazione era più grave del previsto. Abbracciò il suo Hyung per dargli coraggio e rimase immobile finché non si aggiunse anche il più giovane. Il leader tremava, così come il maknae.

Minho baciò la testa ad entrambi, sorridendo con le lacrime agli occhi. “Ragazzi, andrà tutto bene! Parliamo pur sempre di Jonghyun! Quello è duro come una roccia!” le sue labbra vibravano mentre pronunciava quelle poche parole e la sua sicurezza andava scemando.

 

 

 

Il manager del loro gruppo era riuscito ad avere i permessi per andare a trovare Kibum, così da poter risollevare i morali dei ragazzi di cui si prendeva cura.

Taemin, ovviamente, era stato il più felice di tutti. Aveva sgranato gli occhi, incredulo; non poteva crederci: avrebbe rivisto il suo adorato Key!

Minho quasi scoppiò a piangere nel vedere il suo ragazzo finalmente con la luce negli occhi e non poté che essere felice di andare a trovare il suo Hyung ancora incosciente.

Il leader aveva alzato la testa al soffitto e aveva respirato a bocca aperta, come a volersi fermare dal gridare. Strinse i pugni abbracciando i suoi compagni e ringraziò il manager.

Salirono piano le scale, sperando che tutto d'un tratto, Kibum si svegliasse, facendo accorrere gli infermieri ad affermare che lui stava bene.

Si fermarono sulla porta, tutti e tre titubanti.

“Hyung, apri tu?” chiese Minho stringendo la mano del suo ragazzo.

“Mh, è mio dovere.” sospirò il maggiore, facendo scattare la serratura. Lui era già entrato in quella stanza priva di qualsiasi tipo di movimento, silenziosa. Aveva potuto parlare direttamente con il ragazzo biondo, aveva potuto sussurrargli parole amare che dovevano servire a scusarsi di cose che non aveva neanche fatto. Aveva potuto accarezzare i suoi capelli morbidi, la sua fronte e sorridergli dolcemente, sperando si svegliasse da un momento all'altro.

Taemin, con la testa bassa, trattenne il respiro mentre la porta si spalancava e i suoi occhi seguivano il percorso delle piastrelle bianche, arrivando fino ai piedi del lettino, salendo su per i suoi contorni, fino ad intravedere la figura immobile della sua Omma. Mise un palmo davanti alla bocca, entrando per primo nella stanza.

Si avvicinò senza fretta, senza foga: camminava piangendo e gemendo silenziosamente.

Si fermò di fronte a lui, esaminando ogni piccolo dettaglio visibile del viso: gli occhi dalla forma allungata, chiusi; il piccolo naso da cui provenivano impercettibili respiri – perché si, Kibum respirava senza l'aiuto di macchine e questo voleva significare che il suo risveglio non doveva essere così lontano –; la bocca a forma di cuore, leggermente aperta e secca.

Taemin scoppiò in un pianto di gioia. La sua Omma era così bella nonostante la situazione. Sembrava stare bene. I capelli erano ordinati e puliti: probabilmente le infermiere erano passate da poco.

“Omma...” sussurrò piano, come ad aver paura di poter essere sentito. Voleva che Key facesse qualcosa per fargli capire che era cosciente, che per non si sa quale ragione riusciva a sentirlo.

Strinse la mano del biondo, forte, mentre i suoi compagni si avvicinavano per guardare l'amico. Sospirarono quasi all'unisono e l'unica cosa che si poteva sentire all'interno di quella camera, erano i loro respiri accelerati e pesanti, così come i cuori, che battevano all'impazzata per l'agitazione.

Taemin sussultò quando sentì la stretta essere ricambiata; fu una lieve pressione, durata pochi attimi, meno di un secondo probabilmente.

Sgranò gli occhi inspirando profondamente prima di parlare di nuovo. Taemin, l'aveva davvero sentita! Ora la sua voce aveva un volume più normale, il tono quasi disperato. “Omma!”

Minho e Jinki sobbalzarono per lo spavento e lo guardarono confusi. “Hyung, Hyung! Guardate! Ha mosso la mano! L'ho visto!” aveva un sorriso largo in viso il più giovane e i due ragazzi si erano inteneriti e intristiti allo stesso tempo. Taemin... era così ingenuo, come poteva starsi svegliando per davvero? Come poteva aver sentito il richiamo?

Il maggiore sospirò, accarezzando la schiena del ragazzino. Voleva farlo ragionare, non doveva vedere e sentire cose inesistenti: si stava ferendo e illudendo.

Minho aprì gli occhi così tanto da poter sembrare una rana: aveva visto il braccio di Kibum muoversi di scatto. Possibile che non fosse un movimento involontario dei suoi muscoli?

“Si è mosso, hai visto?!” il maknae si era rivolto al fidanzato, che aveva annuito. “Jinki-Hyung! Guarda anche tu! Ha mosso il braccio!”

“Minnie, potrebbe esser un riflesso del suo corpo, non per forza si deve star svegliando...” aveva bisbigliato, cercando di non distruggere le fragili speranze del giovane.

“No! No! Ne sono sicuro! Davvero!” aveva le lacrime agli occhi mentre tornava a guardare il viso perfetto di Kibum. “Svegliati Omma!”

Un altro movimento del suo corpo e il respiro che si faceva lentamente più pesante e udibile. Una lacrima solcò quel viso perfetto e di porcellana; Onew rimase senza fiato a osservare come, davanti ai suoi occhi, Kibum riprendeva conoscenza.

La cosa che li lasciò più stupiti però, fu sicuramente l'urlò che lanciò. “JONGHYUN!”

Rimasero tutti a bocca aperta, osservandolo increduli. Si rifiutavano persino di sbattere le ciglia, per paura di ritrovarlo di nuovo privo di coscienza.

“O-Omma...” balbettò il più giovane con le lacrime agli occhi. Kibum si era davvero svegliato davanti ai suoi occhi!

 

 

************************************

 

Ehi Jonghyun, sono quasi pronto. Sto scrivendo una lettera, mi vedi? Voglio dire due parole ai miei genitori e alla mia adorata nonna. Sai che mi viene a trovare due volte a settimana?!

Tranquillo, ho ancora delle cose da fare. Devo ancora farne un paio di lettere: è tutto il giorno che scrivo i miei pensieri.

I prossimi saranno i nostri vecchi compagni. Ehi, non ti ho ancora parlato di loro, vero?

Il mio piccolo Taemin è diventato un solista, sai? Oggi dovrebbe spostarsi in Giappone per la tournée, ma gli faranno avere sicuramente il mio messaggio. Jinki lavora con i genitori, ha deciso di ritirarsi dopo tutto il casino che è successo, non ce la faceva... anche se ogni tanto lo trovo sulle riviste di moda insieme al nostro maknae ed a Minho. Lavorano ancora insieme ogni tanto.

Minho è tornato ad essere un modello in pianta fissa, ed anche un attore di successo... canta ancora, ma solo se c'è anche il nostro Hyung, vengono organizzati dei concerti durante l'anno: il giorno del tuo e del mio compleanno e anche il giorno della tua scomparsa.

Probabilmente queste cose le sai già, dato che ci osservi sempre... o almeno credo... mi guardi mai Jonghyun?

 

Io... bè... vuoi che ti parlo di me, Jongie? Hihihi. Non puoi aspettare che sia da te? Dai, tranquillo, quando arrivo potremo parlare per sempre di tutto, staremo per sempre insieme e saremo felici per davvero!

 

 

************************************

 

Nell'istante in cui venne comunicata la notizia, i ragazzi rimasero con volti spenti, privi della minima espressione.

E come potevano... anche solo piangere?

Jonghyun si era lasciato morire. Si era lasciato morire senza più combattere, dopo aver parlato un'ultima volta con Kibum. Aveva mille rimpianti e mille cose ancora da fare e sperimentare, ma era sbagliato: Kim Jonghyun, si riteneva sbagliato. Riteneva di non dover più esistere: aveva causato troppo dolore all'unica persona che davvero lo aveva amato. L'unica persona che realmente aveva sofferto a causa sua, che si era ammalato per lui. Kim Jonghyun aveva rovinato e distrutto la vita di Kim Kibum, suo migliore amico, suo compagno... il ragazzo che amava.

Perché rimanere in vita? Perché lottare? Kibum ne avrebbe sofferto... così come il leader, il maknae... e il suo migliore amico Minho... la famiglia, gli amici. Jonghyun implorava il perdono di tutti. Era colpa sua e doveva pagare, non voleva più rovinare la vita a nessuno.

Non voleva più rovinare la vita a Kibum.

Era morto in quella sala operatoria dove tanti medici intorno a lui cercavano di fare il loro lavoro, e, con tutte le sue forze, contrastava il loro operato e impediva la rianimazione: non voleva più ferire Kibum.

Smise di respirare, di lottare, di vivere.

 

Kibum, lo venne a sapere nel modo peggiore possibile: il suo cuore aveva fatto male per più di mezz'ora dopo il risveglio – arco di tempo nel quale Jonghyun aveva lottato contro la vita – e aveva corso come un pazzo per i corridoi dell'ospedale. I suoi compagni lo avevano seguito, ma non avevano realmente cercato di fermarlo: non ne avevano il coraggio.

Kibum aprì le porte della sala con ancora la spia rossa accesa. Urlò vedendo Jonghyun pieno di tubi, di persone attorno con le mani nel suo torace. Bisturi ovunque, aggeggi meccanici rumorosi. Kibum scoppiò a piangere quando sentì improvvisamente un suono acuto arrivare da un display; ci vide sopra, la linea della vita di Jonghyun... fissa, immobile... orizzontale.

E lì capì.

Gli urli disperati, probabilmente li sentì tutto l'ospedale.

 

 

************************************

 

Jonghyunnie, cosa devo scrivere a Tae? Ho paura di fare qualcosa di sbagliato. Ormai è un uomo, però resta pur sempre il mio piccolino, no? Credi che gli dispiacerà se lo lascio solo? Ha la ragazza ora, quindi magari si diverte con lei e non si preoccuperà della mia scomparsa... ah, non te l'ho detto che lui e Minho hanno rotto vero? È successo dopo sei mesi che te ne sei andato... Tae mi ha spiegato che Minho non era più lo stesso. Era strano, sempre triste e nonostante gli impegni, non trovava pace interiore, continuava a parlare di te come se ancora ci fossi, sembrava impazzito! Non pensi sia buffo? Poi ha smesso di colpo quando si sono lasciati. Taemin aveva bisogno di affetto e di un sostegno... Minho non lo era più... non ce la faceva... quei due si amavano, io lo so. Si amano ancora. Dovresti vederli quando si riuniscono e cantano, sembrano felici!

Ci sono anch'io a questi eventi sai? Però ho sempre partecipato come spettatore in prima fila... dopo la tua morte mi si è auto cancellata la memoria... e mi è tornata solo dopo che Taemin, tre mesi fa, ha portato il mio diario. Sono in questo posto strano da diverso tempo, hanno detto che ho una malattia strana e che vogliono che io riposi... mi fanno uscire spesso, però non sono mai solo... mi annoio!

Jongie, mi manchi. Ho quasi finito: tra poco sarò da te.

 

 

************************************

 

Taemin era preoccupato. Jonghyun era stato diagnosticato morto da un paio d'ore e non aveva ancora versato una lacrima, al contrario di Minho e Jinki, che avevano ceduto. Lui li guardava senza nessuna emozione, poi, voltava lo sguardo alla sua Omma e lei... bé, sembrava fuori controllo. Aveva distrutto la camera in cui erano stati chiusi a chiave – per evitare fuggisse di nuovo – e aveva iniziato a rompere le tende, graffiandole con le unghie, aveva sfatto i letti e aveva cercato di rompere i vetri alle finestre. Aveva gettato a terra dei vasi, e con essi aveva cominciato a incidere profondamente nella sua carne, con foga, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Le sottili schegge dei cocci sporchi di terriccio, si erano conficcati nella pelle sanguinante, cominciando a fare infezione.

Non voleva cure, allontanava tutti minacciandoli, non voleva nessuno: ringhiava e aveva cercato di mordere un'infermiera che gli aveva offerto aiuto in modo dolce e spontaneo.

Impazzito.

Taemin non riusciva nemmeno più a guardarlo, come non riusciva più nemmeno a guardare gli altri suoi due Hyung. La vita faceva davvero schifo.

 

 

************************************

 

“Sono venuto a trovare Kibum-Hyung.” aveva una voce mascolina, ma ben familiare alla segretaria, si era presentato alla reception ancora con i costumi di scena. Non era ancora partito solo per poter andare a trovare il suo Hyung un'ultima volta.

“Buongiorno Taemin-Oppa! Tutto bene?!” aveva lanciato un gridolino la ragazza, eccitata alla vista del cantante.

“Si, grazie.” aveva sbuffato apatico, insensibile. Tirò indietro i capelli neri con una mano, per poi riproporre la stessa domanda a quella donnaccia che non gli staccava gli occhi di dosso.

“Certo, ecco le chiavi della camera, come al solito.”

Taemin le prese irritato dalla sua vocina, e si incamminò per il lungo corridoio color crema, pallido, scialbo e privo di vivacità. C'erano rumori di ogni genere, urla, schiamazzi e risate isteriche in ogni dove, come sempre.

Bussò alla porta nera della camera del suo Hyung, e inserì le chiavi. Quello che vide dopo, fece tornare la scintilla nei suoi occhi.

Lee Taemin, per un attimo, era tornato indietro a cinque anni prima: era tornato un ragazzino fragile.

OMMA!” aveva urlato. E lui, non usava quel termine da molto, molto tempo. Si era rifiutato di pronunciarlo ancora dopo la perdita di memoria di Kibum, dopo che gli avevano diagnosticate: Nevrosi isterica e Schizofrenia.

Si gettò a terra, e prese il ragazzo dai capelli corvini, stringendolo in un abbraccio bagnato; in un abbraccio doloroso, rosso.

“AIUTATEMI, AIUTATEMI! PER FAVORE!” e la sicurezza era accorsa subito, notando il ventenne in lacrime, che teneva stretta a sé, una delle persone più importanti della sua vita, in un lago di sangue: le braccia di Kibum erano ricoperte di tagli, di graffi ed escoriazioni: come diavolo era riuscito a farsi quelle ferite? Aveva utilizzato la penna, la penna con cui aveva scritto un ultimo messaggio.

 

Jonghyun, sto venendo da te

 

Bad Ending.


 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: When Love Stops (part 2) ...a second chance. ***



 

CAPITOLO 22: When Love Stops (part 2)

...a second chance.

 

Jonghyun... m-mi sto svegliando?”

Possibile.”

N-non voglio! Vieni con me!”

Non posso.”

Jonghyun, ti scongiuro... non voglio! Vieni con me!”

Kibum, vai... e scusami... per tutto quello che ti ho fatto...”

Jonghyun!!”

Dimenticami Kibum...”

Jonghyun, non osare! Non puoi restare qui! No! Jonghyun!”

Ti amo... ti amo davvero Kibum, ed è per questo che rimarrò qui.”

 

 

***

 

 

Era tutto così strano. Mi sentivo intontito, stanco.

Una sensazione di déjà vù pervase ogni millimetro della mia pelle. Avete presente quando siete convinti di aver già vissuto una determinata scena nella vostra giornata?

Mi assalirono i brividi nell'istante in cui rinvenni e la prima cosa che notai, furono i miei amici, tutti intorno al mio... letto d'ospedale.

Mi ero svegliato... ma mi ero svegliato consapevole. Consapevole di cosa sarebbe accaduto di lì a poco... e allora dovetti prendere una decisione importante.

Decisi.

Decisi perché non c'era tempo.

Avevo capito che avevo ottenuto una seconda possibilità e dovevo sfruttarla.

Non c'era il tempo di farsi venire un attacco di panico.

Non c'era il tempo di piangere per quello che era accaduto o che stava accadendo.

Non era il momento di riflettere su tutto quello che la mia mente poteva ricordare o sul perché io stessi rivivendo quella giornata.

Il maknae aveva le lacrime agli occhi dalla gioia nel vedere che avevo aperto gli occhi. Il leader e Minho erano sbalorditi, come l'altra volta.

Non chiesi niente, perché già sapevo dove si trovasse la mia vita. Mi alzai con calma, per non destare troppi sospetti, per non essere fermato... e le gambe avrebbero ceduto, se io non avessi saputo. Mi imposi di rimanere in piedi. Dovevo, era necessario questo mio ultimo sforzo.

“Kibum, dove vuoi andare?” il più grande si era allarmato.

Non risposi, ero troppo stanco per poterlo fare; semplicemente mi mossi cautamente, attraversando la stanza chiara dell'ospedale per dirigermi verso quella sala operatoria.

Mi ci recai con le mie forze.

Le gambe non volevano collaborare appieno e se non fosse stato per Taemin, che senza dire nulla mi sorreggeva e sosteneva, non sarei probabilmente arrivato alla meta.

“Kibum che diavolo fai?” i ragazzi erano preoccupati. Ero stato in coma per qualche ora ed era così strano essermi già svegliato, vero? E sopratutto, era strano che come prima cosa io mi fossi alzato dal letto senza dire una parola, per andare in un posto agli altri sconosciuto? Bè... direi di si. Loro non potevano immaginare che io sapevo di Jonghyun.

 

Gli ultimi passi. La spia rossa della sala di rianimazione ancora accesa. Ricordavo perfettamente l'orario in cui Jonghyun si sarebbe... lasciato andare. Avevo ancora del tempo. Non dovevo cedere alla paura e dovevo fare le cose per bene.

“Omma, perché siamo venuti qui?”

“Jonghyun.” avevo detto con le poche forze che avevo. Guardai il giovane e gli sorrisi mentre mi trascinavo.

 

Dalla sala provenivano forti rumori, segno che i dottori stavano cercando di compiere il loro lavoro al meglio. Bussai alla porta e aprì frettolosamente uno dei medici che aveva seguito il mio caso dal principio.

Era rimasto sconvolto dal vedermi in piedi. Gli sorrisi entrando e spaventando tutti i presenti nella stanza. Si erano fermati a fissarmi mentre camminavo lentamente verso il lettino dove Jonghyun era addormentato.

Jonghyun...

Cominciai a cantare mentre mi avvicinavo. Stava per scattare l'ora in cui mi avrebbe abbandonato. Non potevo permetterlo... e non sapevo nemmeno come impedirglielo... mi lasciai semplicemente andare all'istinto.

Naneun ibyeoriran mal mollayo...
(non conosco la parola “separazione”)

Il cuore batteva forte nel petto e sentivo le mani tremare mentre andavo a stringere una delle sue. Le lacrime lasciavano i miei occhi con prepotenza, senza darmi tregua. Sentivo le palpebre pesanti e una voglia di urlare pazzesca.

Tto salmi dahae dasi taeeonado...
(anche se la mia vita finisse e nascessi di nuovo)

Pronunciai con voce singhiozzante, cercando di riprodurre la melodia correttamente, senza far spezzare la voce.

Il tempo sembrò fermarsi ed il mio cuore accelerò i battiti. Sentii distintamente le sue dita stringere la presa. Le... sentii... per davvero. Jonghyun... mi stava ascoltando.

I want you...

Un singhiozzo più forte degli altri usciva dalla mia bocca.

I need you...

Non cercavo più di cantare... erano parole che uscivano spontanee, nonostante seguissero perfettamente il testo.

I hold you...

Strinsi più forte la sua mano e mi chinai sul suo viso, appoggiando le mie labbra sulle sue.

E lo sentii.

Lo sentii respirare più forte. Mi stava ascoltando, non era un sogno, non era una fantasia.

Jonghyun... ti prego...

Saranghandan... sesang modeun mal deohae bwado... naegen mojara that's my heart...
(anche se unissi tutte le parole in un ti amo, non sono abbastanza per me, questo è il mio cuore)

Gli aggeggi elettronici che segnalavano le sue funzioni vitali smisero di fare baccano, mostrando qualcosa che mi fece piangere più rumorosamente. Jonghyun stava respirando.

Stava... lottando.

E... si era stabilizzato.

“Jonghyun... ho bisogno di dirti una cosa... ti prego, resisti!!” avevo urlato. Ed il tempo aveva ricominciato a scorrere velocemente.

E mentre venivo portato via dalla sala velocemente da alcune infermiere, i medici si erano nuovamente riuniti attorno a lui, ritornando a fare il loro lavoro.

Autoritario, il chirurgo che cercava di salvare la vita al mio Jonghyun, dettava gli ordini agli altri medici, spiegando loro quello che dovevano fare.

 

Mi cacciarono dalla sala operatoria e rimasi impietrito. Non sapevo nemmeno cosa pensare.

Il leader, una volta in corridoio, mi abbracciò stretto. Cominciò a singhiozzare ed io con lui. Taemin era tra le braccia di Minho, anch'essi tremendamente spaventati.

Avevo fatto quel che potevo... dovevo solo più fidarmi di Jonghyun. Dovevo solo attendere. Dovevo aspettare che decidesse.

E l'attesa...

...mi fece quasi impazzire.

 

 

***

 

 

“Kim Jonghyun si è stabilizzato, è stato trasferito in una delle stanze al terzo piano.” quelle parole mi fecero quasi morire. Quelle parole mi avevano letteralmente lasciato a bocca aperta.

Non avevo chiesto il permesso, non avevo chiesto se potessi andare a trovarlo il prima possibile.

Semplicemente mi ero alzato dal lettino su cui ero stato costretto a rimanere per ore ed ero corso da lui. Ero entrato in quella che ora era la sua camera ed avevo urlato silenziosamente, dentro la mia testa.

Le flebo percorrevano le sue braccia e alcune bende fasciavano il suo corpo.

Guardava il soffitto poco prima di accorgersi che qualcuno era entrato nella stanza.

“Jonghyun...” dissi piano, ancora incredulo. Probabilmente non mi sentì subito. “Jonghyun...” ripetei, avvicinandomi poco alla volta; una mano a sostenere il cuore accelerato e l'altra sulla bocca socchiusa.

Quando si girò nella mia direzione il cuore esplose, così come i miei occhi e la mia voce. Cominciai a piangere ad alta voce, singhiozzando rumorosamente e freneticamente mentre mi fermavo davanti al suo letto.

Sorrise.

Piansi più forte.

Mi avvicinai ancora per potergli accarezzare piano una guancia. Ero così felice. Gli sorrisi, le lacrime e le guance rosse dovevano farmi sembrare davvero buffo.

“Kibummie... alla fine sono rimasto... non ce la facevo ad andarmene lontano da te... sono... egoista.” sorrise ancora.

“Bentornato, stupido.” pronunciai con voce spezzata.

 

 

***

 

 

Proveniva un leggero soffio d'aria dalla finestra semiaperta, una leggera brezza di inizio primavera. Kibum sospirò, cominciando a respirare più forte e meno regolarmente. Stava uscendo dal mondo di Morfeo dolcemente, svegliandosi in quel luogo così accogliente che ora poteva chiamare casa: le braccia di Jonghyun.

Sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano a coprire le labbra a cuore e stiracchiandosi pigramente, ancora assopito.

“Buongiorno.” gli sussurrò il ragazzo più grande in un orecchio, stringendo l'abbraccio possessivamente.

Il biondo fu costretto ad accendere il cervello per poter aprire svogliatamente gli occhi. “Buongiorno Jongie...” sorrise timidamente, con gli occhi semichiusi.

Jonghyun avvicinò le labbra a quelle del suo ragazzo e le assaggiò ingordo, come faceva ormai ogni mattina da quando erano tornati al dormitorio.

Il più giovane miagolò mentre il moro infilava le mani nel suo pigiama sottile per accarezzarlo.

 

 

Era passato diverso tempo da quel brutto incidente e finalmente tutto era tornato alla normalità. Era scoppiato uno scandalo a causa di tutto il trambusto ma, fortunatamente, i ragazzi non si erano mai dati per vinti ed avevano continuato a lavorar sodo per tornare alle loro carriere più in forma di prima. Erano stati per alcuni mesi senza promuovere nuovi album, mini-album o simili, partecipando solo ad alcuni programmi televisivi o radiofonici; finalmente stavano per ricominciare la loro routine.

Kibum finalmente aveva confessato i suoi sentimenti a Jonghyun, aveva aperto il suo cuore ed aveva espresso ogni suo pensiero, ogni sua paura ed ogni preoccupazione che aveva celato per così tanti anni.

Il più grande ne era rimasto talmente colpito che si era messo a piangere come un bambino. Si erano baciati dolcemente ed avevano preso ad amarsi. Ad amarsi per davvero, anima e corpo.

 

 

“Jongie...” sospirò il minore, il viso arrossato.

“Si Kibummie?” chiese l'altro, mordicchiandogli le guance.

“Ti amo.”

Il moro si fece serio e guardò qualche secondo il ragazzo prima di sorridere come un ebete.

Kibum non diceva sovente che lo amava, però, quando pronunciava quelle due semplici parole, lo faceva con il cuore, nei loro momenti più privati e intimi.

“Ti amo anch'io.” Jonghyun baciò le sue labbra dolcemente, prima di cominciare a spogliarlo per poterlo amare ancora una volta.

 

 

 

 

 

Caro Diario,

È davvero passato tanto tempo dall'ultima volta che ho deciso di scriverti, vero? È incredibile. Sto così bene dopo tutto quel trambusto.... sai no? Ora sono così felice... davvero... Jonghyun e io stiamo insieme e ti giuro, il modo in cui mi ha chiesto di diventare il suo fidanzato mi ha fatto piangere come una ragazzina per giorni. Ti ricordi di quando ti parlavo delle sue dimostrazioni di affetto? Che di quando avevo perso la memoria... il modo in cui mi trattava era così... dolce... ECCO. Dimenticalo. È stato diretto e sincero. Mi ha fatto così tenerezza... aveva le lacrime agli occhi ed era stato talmente impulsivo da lasciarmi pietrificato per diversi minuti... ma ho amato questo suo lato. FINALMENTE! Ho pensato...

ok, scusa... mi sto imbarazzando a ripensare a certi eventi accaduti dopo...

Ti dico solo che abbiamo fatto l'amore! L'abbiamo fatto questa volta... non è stato solo fumo. Non era uno dei miei soliti sogni erotici. L'abbiamo fatto ed è stato bellissimo.

 

Ora, torniamo seri per un attimo.

Mi sento rinato da quando sia io che Jonghyun siamo usciti dall'ospedale e... ho bisogno di confessarti un paio di cose.

Credo... di aver avuto una seconda possibilità. Magari me lo sono immaginato... ma... sai... non penso fosse un sogno! Allora, ti spiego... è tutto confuso e complicato.

 

Avevo praticamente vissuto la morte di Jonghyun dopo l'incidente... e sembravo impazzito... e gli SHINee si erano sciolti a causa della sua morte. Minho e Jinki avevano smesso di essere idol, il ranocchio era tornato a fare il modello e l'attore a tempo pieno... il leader era andato a lavorare dai suoi, partecipando di tanto in tanto a eventi speciali... mentre Tae aveva intrapreso la carriera di solista.... io... mi sono suicidato dopo esser stato rinchiuso per diverso tempo in un... manicomio?

Non capisco, magari è un sogno, ma sento i brividi a pensarci. Se ci penso... sento distintamente la punta della penna penetrarmi nella carne... nei polsi. Ho questo strano formicolio alle braccia...

I sogni dettagliati inquietano, vero? Mamma mia...

Stasera esco con lui, ti scrivo più tardi qualcos'altro se ho tempo e voglia.

 

 

***

 

 

“Kibum...” Jonghyun aveva sussurrato al mio orecchio qualche parolina dolce e ora era improvvisamente diventato serio. Eravamo sdraiati nel suo letto a coccolarci da un'oretta. La giornata era stata ricca di impegni e cose da fare. Non eravamo stati un attimo fermi e ora finalmente potevamo goderci un po' di meritato riposo l'uno nelle braccia dell'altro.

“Si Jongie?” chiesi timido, strusciando il naso leggermente freddo sul suo collo, come un gattino.

“Avresti... voglia di farmi leggere il tuo diario?”

Cosa?

Il cuore mi si fermò. Davvero Jonghyun voleva LEGGERE il mio diario? No, no e ancora no. E poi, era davvero tanto che non lo toccavo, perché ora se lo era ricordato improvvisamente?

“Sai, l'altro giorno ti ho visto scriverci sopra...”

“A-ah...” balbettai sorpreso. Non pensavo se ne fosse accorto dato che era mezzo addormentato in quel momento.

“Se non vuoi non fa niente... semplicemente è passato tanto tempo...” sorrise accarezzandomi una guancia con il dorso della mano.

Mi sciolsi come la neve al sole mentre mi dava un leggero bacio sulla fronte e decisi. Avrei lasciato che leggesse... ma non solo alcuni pezzi, quelli più comodi. No. Gli avrei fatto leggere ogni parola, ogni virgola.

Dopotutto, glielo avevo promesso, no?

“Mh... per me è ok se lo leggi.” sorrisi ansioso.

“Sei sicuro?” mi rassicurò.

Mi alzai annuendo e mi diressi verso l'armadio per recuperare quel quadernetto che per diverso tempo era stata la mia unica consolazione.

Glielo porsi e mi sedetti sul letto, impacciato. Jonghyun si mise a fianco a me rigirandosi il diario tra le mani, probabilmente combattuto tra il leggerlo per davvero o no.

Appoggiai una mia mano sulla sua gamba e gli sorrisi ancora, cominciando a parlare con il cuore in mano. “Jonghyun. È stato un periodo difficile della mia vita... e... vorrei che conoscessi ogni mio pensiero di allora.”

“Non mi sembra corretto però...”

“Ma se fino a un attimo fa volevi leggerlo!” mi imbronciai.

“Non pensavo che avresti accettato...” rise.

“Leggilo, Jong...”

 

“Leggimelo tu...” sorrise malizioso, mordendosi le labbra. Aveva per caso aperto una pagina e aveva sbirciato ad una riga e... ovviamente aveva letto una frase della serie “I sogni dolci ed erotici in compagnia di un dinosauro nano”* perché si, avevo deciso di descrivere anche alcuni miei sogni particolarmente... vivaci.

 

Aiuto! Pensai mentre lui cominciava a dare un'occhiata veloce a quelle parole.

“Leggitelo da solo!” Sbuffai imbarazzato.

“Facevi questo genere di sogni su di me?” ridacchiò.

Avvampai. Non potevo negare, era scritto nero su bianco... ma affermare voleva dire che potevo benissimo scavarmi una fossa e rinchiudermici dentro per la vergogna!

Decisi di abbassare semplicemente la testa, arreso. Sospirai chiedendogli di cominciare dal principio e lui sospirò, tornando serio.

“Va davvero bene Bummie?”

“Leggi Jonghyun. E potremo finalmente chiudere questo capitolo della nostra vita.”

Sorrise incerto e mi diede un tenero bacio a stampo sulle labbra. Adoravo quelle dimostrazioni d'affetto così naturali e spontanee, mi facevano sentire così... amato.

“Allora... apro?”

“Apri...”

Ribaltò il diario andando alla prima pagina scritta e sospirò un'ultima volta guardandomi. Prese una mia mano e la baciò velocemente, cominciando a leggerne il contenuto.

Con quel passo, stavo svelando ogni cosa. Avevo deciso di far sapere al ragazzo che avevo sempre amato i motivi della mia depressione, così che potesse aiutarmi a essere felice. Stavo togliendo le ultime maschere in sua presenza, rimanendo nudo e... vero.

Jonghyun avrebbe saputo tutto di me... e, delle parti mancanti, gli avrei parlato io: con il cuore in mano e le lacrime agli occhi probabilmente.

Era la cosa migliore.

Si schiarì la gola e cominciò a leggere ad alta voce.
 

Caro diario...”

 

Happy Ending.

 

 









 

*In riferimento a una frase nel capitolo 15.

--

Mi vorrete probabilmente uccidere per l'attesa che vi ho dovuto far sopportare! T_T madò... non so come scusarmi... e pensare che avevo pure detto che avrei fatto in modo di aggiornare abbastanza vicino al capitolo scorso... *si prepara a ricevere una secchiata d'acqua gelida in faccia*

Ok. Con questo, la fan fiction è conclusa... finalmente! Non ne potevate più ne? Ahah, soprattutto dopo quel capitolo drammatico, finalmente allegria pura (?)... no. *sclera*

Spero vi sia piaciuto... e spero vi sia piaciuta la storia in generale. È stata la mia prima e vera Long (portata a termine)... e vi sono grata per avermi seguita e supportata. Sono cresciuta tanto nella scrittura (rileggendo per caso i primi capitoli mi sono accorta che li modificherei completamente xD... ma, non ho intenzione di revisionarla). Questa è stata così e pazienza, spero seguirete anche le mie prossime storie... per ora ho in corso una MiniLong (che so che qualcuno di voi legge già, vi amo!). Questo è il link – > Il mio corpo per la tua vita.

Grazie delle recensioni che mi avete lasciato in questa fan fiction. Grazie a chi ha messo in preferite, in ricordate e in seguite. Siete tanti... e... quasi piango. Vi adoro, non potete sapere quanto! Grazie, grazie di cuore!
Vi aspetto nelle mie prossime storie.

Grazie.

-Sara.

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