Father Be With Me Tonight

di elyl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Photograph ***
Capitolo 3: *** Alistair Piton ***
Capitolo 4: *** Father And Son ***
Capitolo 5: *** The Healing Potion ***
Capitolo 6: *** You Knew The Moment Would Have Come ***
Capitolo 7: *** Quidditch and Occlumency ***
Capitolo 8: *** Do you wanna go out with me? ***
Capitolo 9: *** Hermione, O Hermione, Wherefore Art Thou Hermione? ***
Capitolo 10: *** I Believe You ***
Capitolo 11: *** Tell Me Everything! ***
Capitolo 12: *** Busy Girl ***
Capitolo 13: *** Severus's Sorrow ***
Capitolo 14: *** You Have To Do Something ***
Capitolo 15: *** Halloween ***
Capitolo 16: *** The Order Of The Phoenix ***
Capitolo 17: *** Where The Hell Are You? ***
Capitolo 18: *** Appendicitis ***
Capitolo 19: *** The Owl-Man ***
Capitolo 20: *** Santa Is Coming To Town ***
Capitolo 21: *** The Lovers Are Found ***
Capitolo 22: *** Christmas At Heartmann Manor ***
Capitolo 23: *** I Have A Job For You ***
Capitolo 24: *** I Didn't Say Bye In The Right Way ***
Capitolo 25: *** Back To Hogwarts ***
Capitolo 26: *** Trust Me, Bella, I'Ve Great Plans For The Two Of Them ***
Capitolo 27: *** I...You See, I Never Did...Well...I... I Don't Have Experience In That Field ***
Capitolo 28: *** Metting Eric Heartmann ***
Capitolo 29: *** I'd Like To Meet Your Son ***
Capitolo 30: *** How Could I Let This Happen? ***
Capitolo 31: *** I Love You ***
Capitolo 32: *** The Truth ***
Capitolo 33: *** I Hate You ***
Capitolo 34: *** I'll Do It ***
Capitolo 35: *** Nice To Meet You, Alistair ***
Capitolo 36: *** I Really Need A Friend, Now ***
Capitolo 37: *** I’m here, I love you and I will always love you ***
Capitolo 38: *** Boulevard Of Broken Dreams ***
Capitolo 39: *** You Broke Her Heart, Now I Break Your Ass ***
Capitolo 40: *** Goodbye Hogwarts ***
Capitolo 41: *** Far From Home, Far From Love ***
Capitolo 42: *** Back To London ***
Capitolo 43: *** Severus, please ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


PROLOGO

PROLOGO

 

“Mi dispiace.”

“Non mi interessa.”

“Mi dispiace!”

“Risparmia il fiato!”

Era notte. Lily, in vestaglia, era davanti al ritratto della Signora Grassa, a braccia incrociate, all’ingresso della Torre di Grifondoro.

“Sono uscita solo perché Mary mi ha detto che minacciavi di dormire qui.”

“l’avrei fatto. Non volevo chiamarti schifosa Mezzosangue, mi è…”

“…scappato?” Non c’era pietà nel tono di Lily. “Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni. Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte…vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l’ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?”

Lui aprì la bocca, ma la richiuse senza aver parlato.

“Non posso più fingere. Tu hai scelto la tua strada, io la mia.”

“No…senti…io non volevo …”

“Chiamarmi schifosa Mezzosangue? Ma chiami così tutti quelli come me Severus. Perché io dovrei essere diversa?”

Lily fece per voltarsi, ma Severus fu più rapido di lei, la prese per il polso e le impedì di rientrare nella Sala Comune di Grifondoro.

“Lasciami subito.” Gli ordinò lanciando fulmini con gli occhi.

“No, Lily, lasciami parlare.” Fece una pausa e la fissò nei suoi bellissimi occhi verdi. “Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.

Lily sembrò addolcirsi, ma non voleva arrendersi, quindi restò impassibile.

“Lily, tu sei diversa perché…perché…” Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo e li riaprì. “Sei diversa da tutte perché io ti amo.” Continuò tutto d’un fiato.

Lily lo guardò, poi sorrise, il cuore che le esplodeva di gioia.

“P-perché sorridi?” Domandò balbettando.

“Sev…” Disse in un sussurro. Fece un passo verso di lui, gli accarezzò la guancia e lo baciò dolcemente sulle labbra, lasciandolo incredulo, poi lo abbracciò stretto. “Anche io.”

“A-anche tu cosa?” Chiese stordito dal bacio.

Lily scoppiò a ridere, lo guardò negli occhi e gli diedi un buffetto.

“Anche io ti amo, stupido!”

“D-davvero?”

La ragazza annuì.

Severus chiuse gli occhi e la strinse ancora di più a sé.

 

“No, Sev, ti avevo detto di non farlo! Ma tu te ne sei fregato e l’hai fatto lo stesso!” Urlò Lily con rabbia tirando fuori dal cassetto i suoi vestiti, per poi metterli dentro una valigia. Era una maga, ma non aveva perso la sua abitudine babbana di fare le valigie.

“L’ho fatto perché era l’unica cosa che volevo fare da sempre!” Esclamò lui, gli occhi al cielo, le braccia allargate.

“COSA?!” Si voltò verso di lui, le mani sui fianchi. “Vuoi dirmi che il tuo unico desiderio è quello di unirti ad un pazzo psicopatico che vuole eliminare dalla faccia della terra tutti quelli come me?!?”

“Tu sei diversa! Tu non sei come gli altri Mezzosangue!” Esclamò esasperato. “Sei intelligente, sei furba, hai talento da vendere!” Fece una pausa. “E sei la donna che amo.” Aggiunse per calmarla.

“Non ci provare, Sev.” Scosse il capo e chiuse la valigia. “Non ci provare a rabbonirmi perché non ce la farai.”

“Lily, per favore…” Si avvicinò a lei, il cuore in gola.

“No, ho preso la mia decisione.” Fece un passo indietro e mostrò i palmi delle mani. “Io ed Alistair ce ne andiamo.”

Severus si sentì mancare. Vedeva appannato, la stanza aveva iniziato a girare, i suoni erano attutiti, gli arti pesanti.

“C-cosa?” Domandò appoggiandosi al muro per non cadere.

“Hai capito.” Fece una pausa. “Te l’avevo detto che non ero d’accordo. Non posso stare con un uomo dalla parte di Tu-Sai-Chi.” Si passò una mano sul viso. “Non posso veramente.”

Severus si coprì il volto con una mano.

“C’è qualcun altro?”

“Cosa?!”

“Ti sto chiedendo se mi lasci per un altro uomo.” Domandò duramente.

“No! Non ti sto lasciando per nessun altro!” Le lacrime iniziarono a scorrere lungo le sue guance. “Ti sto lasciando perché non posso sopportare l’idea che tu odi le persone come me!”

Severus inspirò profondamente ed andò a sedersi sul letto.

“Io ed Alistair ce ne andiamo.” Si sedette sul letto, dando le spalle al ragazzo.

Avevano entrambi 19 anni, erano ancora due ragazzini, ma già conoscevano le difficoltà della vita. Si erano fidanzati quando frequentavano il quinto anno di Hogwarts e subito dopo erano andati a vivere insieme. Sparirono dalla circolazione, nessuno sapeva che erano fidanzati, nessuno sapeva che avevano un figlio.  Vivevano normalmente, come due ragazzi innamorati. E come due ragazzi innamorati avevano avuto un figlio, Alistair.

“E’ finita.” Ribadì la ragazza.

“Non te ne andare.” Sussurrò lui, disperato.

“Non posso rimanere, non possiamo rimanere.” Disse Lily afferrando la valigia. “Tu hai preso la tua decisione, io la mia.”

Severus chiuse gli occhi e capì che non c’era nulla che le avrebbe fatto cambiare idea.

“Va bene.” Gli sembrava che il suo cuore fosse attraversato da mille e più lame ghiacciate. “Ma non ti permetterò di portarmi via mio figlio.”

“Cosa?!” Si voltò indignata verso di lui.

Severus aprì gli occhi. “Non me lo porterai via: Alistair rimane con me.”

“E dovrei lasciarti mio figlio?! Lasciare che mio figlio cresca con l’idea che i nati Babbani sono degli abomini?!”

“Non te ne andrai con lui!” Scattò in piedi, sentendo la rabbia scorrergli nelle vene. “Il Signore Oscuro sarà gentile con lui! Non si potrà certo dire la stessa cosa dei tuoi vecchi compagni di scuola! Lo odieranno perché figlio mio! Lo disprezzeranno!” Strinse la mano a pugno. “Ed io non lo permetterò.”

Lily si morse il labbro inferiore.

“Nessuno sa che abbiamo un figlio e nessuno lo saprà.” Ringhiò il ragazzo.

“Adesso ti vergogni di avere fatto un figlio con me?” Ribattè scandalizzata.

“Voglio solo proteggere mio figlio.”

Lily lo guardò poi scosse il capo.

“Vado a salutarlo.”

“No.”

“Vuoi anche impedirmi di salutare mio figlio?” Lo fulminò con gli occhi.

Severus fece per dire qualcosa, ma non trovò niente di sensato da dire.

Lily annuì, gli diede le spalle ed uscì dalla stanza. Si diresse nella stanza in cui il piccolo Alistair di soli due  mesi dormiva beatamente, posò la valigia accanto alla culla e si sporse su di lui per guardarlo. Aveva i capelli neri del padre ma gli occhi erano i suoi. Allungò la mano e gli sfiorò la guancia rosea per l’ultima volta, le lacrime che le offuscavano la vista.

“Fa’ il bravo, mi raccomando. Ubbidisci a tuo padre, non infrangere le regole, ma per favore, non credere che i Babbani siano abomini. Non lo sono. Sappi chi sei, non rinnegare mai le tue origini. Sii orgoglioso di ciò che sei. E ti supplico, non seguire le orme di tuo padre. E’ un brav’uomo, ma non riesce a capire che sta riponendo la fiducia nella persona sbagliata.” Sussurrò dolcemente con la voce rotta dal pianto.

“Ti prego, non andartene.” La supplicò disperato Severus abbracciandola da dietro. “Non posso sopravvivere senza di te.”

“Mi dispiace, Severus.” Chiuse gli occhi e si liberò dalla sua stretta.

Lily prese la valigia, si fermò sulla soglia e guardò la stanzetta del piccolo per l’ultima volta, sapendo che molto probabilmente non l’avrebbe più rivisto per molto tempo.

“Addio.” Uscì dalla stanza e pochi attimi dopo Severus sentì il portone d’ingresso chiudersi.-

 

Passarono i mesi e Severus continuò a lavorare per il Signore Oscuro,l’ unico che sapeva chi era la vera madre di Alistair. Il piccolo cresceva bene ed era l’orgoglio del padre: era curioso e aveva già dimostrato di avere doti magiche eccezionali, nonostante fosse ancora in fasce.

Poco tempo dopo Severus scoprì che Lily si era sposata, esattamente con James Potter, suo acerrimo nemico dai tempi della scuola: Alistair aveva due anni quando nacque il figlio di James e Lily, Harry.

Nessuno poteva immaginare che Harry Potter sarebbe diventato “Il Bambino Sopravvissuto”.

 

 

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Capitolo 2
*** Photograph ***


CHAPTER I:

CHAPTER I:

Photograph

 

“Quante volte sei passata?

Quante volte passerai?

Ed ogni volta è sempre

 un colpo all’anima

All’anima”

- Un colpo all’anima, Ligabue -

 

L’aula era silenziosa, non volava neanche una mosca, e nonostante fossero i primi di settembre gli studenti erano infreddoliti: l’aula era nei sotterranei, i posti più freddi dell’intera scuola.

Severus Piton si aggirava tra i banchi, bene attento che nessuno copiasse, buttando qua e là un’occhiata ai compiti e sorridendo malignamente se qualcuno scriveva qualcosa di palesemente sbagliato. La scuola era iniziata solo da una settimana, ma questo non gli aveva impedito di fare già un compito a sorpresa sulla Bevanda della Pace.

Harry Potter era concentrato, non distoglieva lo sguardo dalla pergamena, faceva per scrivere qualcosa ma subito si bloccava, poi sospirava e tornava a pensare a cosa scrivere. Accanto a lui Ronald Weasley si teneva disperato la testa tra le mani, gli occhi chiusi, la fronte aggrottata come se sperasse che così facendo potesse riceve un’illuminazione divina. Lanciò un’occhiata rapida ai compiti dei due e fece fatica a trattenere un sorriso soddisfatto: quei due compiti erano dei veri e propri disastri. Hermione Granger, invece, stava rileggendo le due pergamene piene della sua scrittura piccola ed ordinata, gli occhi che si muovevano velocemente. L’insegnante diede una rapida occhiata: quella ragazza era maledettamente brava, portata per qualsiasi materia.  Si allontanò dalla ragazza ed arrivò alle spalle di Neville Paciock: inutile dirlo, il suo compito era un vero disastro.

Suonò la campana, sentì un rapido scribacchiare e in meno di un secondo con un incantesimo di appello raccolse tutti i compiti, infischiandosene se qualcuno stava ancora scrivendo, che caddero leggeri sulla cattedra.

Ron emise un gemito e si lasciò cadere sul banco, dando leggere testate al legno, Hermione ripose ordinatamente tutte le sue cose, Harry sbuffò e si lasciò cadere sulla sua sedia.

“Non è giusto.” Si lamentò Harry sottovoce con Ron ed Hermione guardando con odio Piton.

“Ha detto qualcosa, signor Potter?” Gli chiese Piton girandosi lentamente verso di lui.

Harry lo guardò con odio, lanciando fulmini con gli occhi.

“Allora?” Piton incrociò le braccia al petto e non poté fare a meno di guardarlo negli occhi, sentendo quella familiare stretta allo stomaco che sempre sentiva.

“Ho detto che non è giusto.” Rispose, alzandosi.

Ron lo guardò basito, Hermione si morse il labbro inferiore e lo maledisse.

“Non trova che rispettare le regole sia una cosa giusta?” Gli chiese.

Alle sue spalle i Serpeverde ridevano divertiti, godendosi il loro passatempo preferito: Piton che prendeva in giro Harry.

“Non trovo giusto che non ci abbia dato il tempo di finire!” Esclamò.

“Potter, se non sai concludere un compito nel tempo prestabilito non è certo colpa mia.” Gli diede le spalle. “L’unico che ha colpe sei tu.” Sibilò andando alla cattedra. Prese le pergamene ed afferrò il compito di Harry. “Allora, vediamo cosa ha scritto.” Sorrise divertito. “ < La Bevanda della Pace, bevanda che come dice il nome porta la Pace in chi la beve… > che bell’inizio, Potter: molto…poetico.” Sottolineò l’ultima parola in modo sarcastico. “ < Se si sbagliano dosi si può provocare nel bevitore un atteggiamento di troppo tranquillità…>. La tua stupidità mi stupisce sempre, Potter: è così difficile ricordare che questa pozione può provocare un sonno pesante e qualche volta irreversibile?”

Draco Malfoy scoppiò a ridere ed Harry si voltò verso di lui, poi tornò a guardare Piton, i pugni serrati.

“ < E’ una pozione molto complicata, gli ingredienti devono essere aggiunti al momento giusto. >” Smise di leggere a voce alta, poi i suoi occhi si illuminarono. “< Bisogna aggiungere la luna in polvere, lasciar bollire per sei minuti, aggiungere cinque gocce di sciroppo di elleboro e mescolare tre volte in senso antiorario. >” Sorrise, godendo del fatto che il ragazzo non capisse cos’aveva sbagliato.

Nessuno in classe rise, sì senti solo Hermione che sbuffava, conscia dell’errore imperdonabile di Harry.

“Se vuoi uccidere qualcuno, basta che segui ciò che hai scritto.” Buttò il compito sulla cattedra. “Bisogna aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antiorario, lasciar bollire per sette minuti e poi, solo infine, aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro!”

Harry strinse i pugni, sempre più arrabbiato.

“Mi chiedo come fai ad essere così incapace.” Scosse il capo e si sedette alla cattedra. “5 punti in meno a Grifondoro per la tua inettitudine.”

Harry senti il suo intestino aggrovigliarsi e l’odio per l’uomo aumentare: possibile che fosse così malvagio nei suoi confronti? Eppure faceva parte dell’Ordine della Fenice, doveva pur contare qualcosa.

Ron lo riscosse dai suoi pensieri passandogli la borsa, Hermione li aspettava e stringeva il manico della sua borsa, guardandoli preoccupati.

Harry afferrò la sua borsa, la mise in spalla e i tre uscirono dall’aula, accompagnati dalle risa dei Serpeverde rimasti.

“Ci si vede, genio.” Lo stuzzicò Malfoy.

Harry fece per ribattere, ma Hermione lo afferrò per un braccio e lo trascinò lungo il corridoio. Arrivati a distanza di sicurezza, Hermione gli lasciò il braccio.

“Non è giusto.” Borbottò Harry massaggiandosi.

“Se non ti trascinavo via avresti ribattuto, Malfoy avrebbe detto qualcos’altro, tu anche…e avreste finito col duellare sotto gli occhi di Piton!” Roteò gli occhi al cielo esasperata, camminando rapidamente.

“Ma non è giusto lo stesso!” Esclamò il ragazzo.

“Miseriaccia, ci odia proprio.” Sospirò Ron.

“Non ci odia!” Hermione era sempre più esasperata.

“Hermione, stai bene?” Le chiese Ron guardandola come se stesse straparlando.

“Sì, Ronald, sto bene! E’ un insegnante…”

“Un insegnante che stravede per i Serpeverde, odia i Grifondoro ed in particolare me perché odiava mio padre e Sirius!” Esclamò Harry allargando le braccia. “E non dire che non li odiava!” La ammonì vedendo che stava per ribattere.

Hermione fece per dire qualcosa, ma poi sospirò e lasciò perdere: nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

“Miseriaccia se era difficile quel compito.” Si lamentò Ron.

“Se tu…”

“Non osare dire < se tu avessi studiato! >”. La interruppe Ron.

Per la seconda volta la ragazza fece per dire qualcosa, sospirò e lasciò perdere: quando quei due si mettevano in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea.

“Scommetto che suo figlio ha tutte < E > ” Borbottò Ron.

“Suo figlio è un caposcuola. E non per rovinarti la festa, ma ha tutte E, anche in Aritmanzia ed Antiche Rune, Ronald.” Gli ricordò Hermione.

“Chissà perché.” Harry fece una smorfia sarcastica. “E’ figlio di un professore, ovvio che gli diano il massimo dei voti!”

“E secondo te la McGranitt gli darebbe una < E > solo perché è figlio di Piton?!” Hermione spalancò gli occhi incredula.

Harry fece spallucce.

“E’ il figlio di Piton.” Disse semplicemente Ron.

“Appunto! Lei e Piton sono in competizione da sempre, si sa: la coppa delle Case, la coppa di Quidditch, Grifondoro contro Serpeverde…queste cose ti dicono niente, RONALD?” Sottolineò con enfasi il nome dell’amico.

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata stupita, poi si ricordarono della rivalità fra i due insegnanti e subito si sentirono meglio.

“Magari è anche più dura proprio perché è suo figlio.” Suggerì Ron con un sorriso.

“Oddio, Ronald, quando crescerai?” Si domandò esasperata Hermione.

“Il 1 marzo di ogni anno.” Rispose facendo spallucce.

Harry ed Hermione scoppiarono a ridere, scuotendo il capo, piangendo dalle risate, poi i due ragazzi si misero a parlare di Quidditch, mentre lei si perse ben presto nei suoi pensieri.

Camminava distrattamente, senza prestare troppa attenzione a dove stava andando, così andò a scontrarsi con un ragazzo dai capelli lunghi poco più sopra le spalle, lisci e neri come la pece con alcuni riflessi rosso scuro, occhi verde smeraldo, lineamenti eleganti, alto e di bell’aspetto nella sua divisa con i colori di Serpeverde [ Per farvi capire, se dovessi scegliere un attore per interpretare Alistair…bhè quell’attore sarebbe Ben Barnes *-* Fine digressione u.u ]. Il ragazzo subito l’afferrò e le impedì di cadere a terra, per poi cercare il suo sguardo.

“Ti sei fatta male?” Chiese preoccupato Alistair Piton con la sua voce calda.

“N-no.” Balbettò imbarazzata Hermione sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.

“Sicura?” La esaminò velocemente.

“S-sì.” Accennò un sorriso imbarazzato.

Alistair sorrise, fece un passo indietro e sistemò la borsa sulla spalla.

“Scusa, dovevo stare più attento.” Passò una mano tra i capelli e fece spallucce.

Hermione fece per dire qualcosa, ma la sua voce venne sovrastata da quella di Harry.

“Già, dovresti proprio.” Ringhiò facendo un passo verso il ragazzo.

Alistair guardò stupito Harry e Ron, come se si accorgesse solo in quel momento della presenza dei due, scosse il capo e la sua espressione tranquilla venne sostituita da una di sfida.

“Potter. Weasley.” Li salutò gelidamente.

“Guarda dove metti i piedi.” Fece Ron, avvicinandosi al Serpeverde.

“Weasley, modera i toni.” Ribattè, avvicinandosi anche lui.

“Harry, Ron!” Hermione li chiamò. “Non è successo nulla, è stata colpa mia, non stavo guardando dove andavo.”

“Non è colpa tua, Herm.” Intervenne prontamente Harry: ogni scusa era buona per litigare con i Serpeverde, in particolar modo se il Serpeverde in questione era il figlio di Piton. “Chiedile immediatamente scusa.” Gli ordinò.

Alistair sorrise malignamente.

“Potter, devo ricordarti chi sono?” Picchiettò il medio contro lo stemma recante la “C” di Caposcuola.

“Un Serpeverde schifoso?”

“Risposta sbagliata, bambino.” Piegò la testa e lo guardò di sbieco. “Quanti punti ti posso togliere?”

“Brutto…” Iniziò Ron, avvicinandosi ancora.

“Oh oh oh!” Alistair fece un passo indietro e mostrò i palmi delle mani: era proprio facile stuzzicare quei due. “Volete proprio farvi togliere punti!”

“Ron! Harry!” Intervenne Hermione.

I tre ragazzi si voltarono verso di lei e la guardarono.

“Andiamo a mangiare.” Disse con fermezza, assumendo il tono da prefetto che usava per risolvere le discussioni e non ammetteva repliche.

Ron serrò la mascella, Harry ed Alistair si scambiarono uno sguardo di fuoco.

“Ron, per favore.” Sussurrò Hermione.

Ron annuì e sospinto dall’amica si incamminò, mentre Harry restò immobile.

“Non te ne vai anche tu?” Chiese Alistair incrociando le braccia al petto.

“Dai, Harry, andiamo prima che finiscano tutto in Sala Grande.” Lo incitò Ron.

Harry rimase fermo ancora qualche istante, annuì e si avviò verso gli amici. Alistair rimase immobile ad osservare i tre andarsene, seguendo con lo sguardo Hermione. Quando i tre ebbero svoltato l’angolo, il ragazzo sospirò e si rilassò: non gli piaceva prendere in giro le persone, ma non poteva certo essere simpatico e amorevole con i Grifondoro, specialmente con Harry Potter e Ron Weasley! Doveva prenderli in giro, era un suo dovere di Serpeverde! Certo, con la Granger era tutta un’altra cosa, ma lei era una ragazza.

“Stupido!” Disse tra sé e sé. “Ovvio che è una ragazza!” Si diede una pacca sulla fronte e si incammino per il corridoio da cui era arrivato il trio.

Quei tre erano inseparabili: possibile che andassero in giro sempre insieme? Le uniche volte che aveva visto Hermione da sola erano le volte in cui si avviava per andare ad Antiche Rune o Aritmanzia!

“Sei uno stupido, Alistair Piton!” Si disse di nuovo.

Arrivò davanti ad una porta e si fermò, sollevo il pugno e bussò, per poi entrare subito senza attendere risposta. Suo padre era di spalle, di fronte alla libreria e tra le mani stringeva un volume che subito chiuse.

“Ciao papà.” Lo salutò Alistair, evocando una poltrona.

Severus si voltò leggermente verso il figlio, strinse il volume e lo ripose nella libreria, poi si girò e lo guardò.

“Ciao Alistair.” Disse compostamente. “Non c’era bisogno che tu evocassi una poltrona, c’è già da sedersi.”

“Quelle sedie non sono tanto comode. E lo sai che non mi piace che mi chiami così.” Roteò gli occhi al cielo, appoggiò la borsa accanto alla poltrona e si lasciò cadere su di essa.

“E come dovrei chiamarti?” Si avvicinò alla scrivania ed iniziò a sistemare le pergamene.

“Al? Ali?” Fece spallucce. “Non lo so, usa un po’ di fantasia!”

Severus lo guardò e non riuscì più a trattenere il sorriso: aveva i capelli scompigliati, gli occhi verdi che lo scrutavano attentamente e si stava mordicchiando il labbro inferiore.

“Ti chiami Alistair ed io ti chiamo Alistair. E’ così difficile da capire?” Inarcò un sopracciglio, divertito.

“Che palle.” Borbottò il ragazzo. “Dai, è così…boh, cavolo, sembra il nome di un vecchio pazzo.”

“Allora, come è andata la mattina?” Chiese sistemando le ultime due pergamene e cambiando totalmente discorso.

“Normale. Trasfigurazione per due ore e le altre due Incantesimi.” Fece spallucce.

“Che avete fatto a Trasfigurazione?”

“Niente di speciale.”

Severus lo osservò, iniziando ad infastidirsi per il suo atteggiamento.

“Minerva McGranitt che non vi fa fare nulla di speciale per un’ora?” Incrociò le braccia al petto ed inarcò un sopracciglio.
”No.”

“E allora che avete fatto?” Inspirò profondamente, iniziando a perdere la pazienza.

“Trasfigurazione.” Prese la cravatta, l’allentò un po’ ed iniziò a giocare con la sua punta, osservandola come se fosse la cosa più interessante dell’intero mondo.

“Alistair Piton, smettila di fare il bambino.” Ordinò con tono glaciale.

Alistair guardò il padre negli occhi, sbuffò e smise di giocare con la sua cravatta, sprofondando ancor di più nella poltrona.

L’uomo lo guardò e sentì una stretta familiare allo stomaco: stava reagendo esattamente come reagiva la sua Lily. Sorrise intenerito.

“Che c’è?” Chiese Alistair nervosamente.

“Niente.” Scosse il capo e cercò di riacquistare il suo solito contegno, ma i ricordi erano difficili da scacciare.

“Sicuro?” Insistette.

Severus rimase in silenzio.

“Mi ricordi tua madre.” Disse dopo qualche minuto. “Faceva la stessa cosa quando discutevamo. Per averla vinta faceva proprio come te.” Sorrise divertito dal ricordo.

Alistair guardò il padre, stupito: non parlava mai di sua madre. Il ragazzo sorrise, orgoglioso, poi fece spallucce e si alzò. Severus lo guardò: aveva la cravatta larga, il colletto della camicia in disordine, il maglioncino stropicciato e i pantaloni bassi.

“Sistemati la divisa.”

“Anche io ti voglio bene, papà.” Sorrise sarcastico, sistemandosi.

Piton lo guardò negli occhi, verdi come quelli di Lily, e sentì una fitta al cuore. Sospirò e, dando le spalle al figlio, tornò alla scrivania dove prese una pergamena ed iniziò a leggerla.

Alistair osservò suo padre e capì che non avrebbero più parlato. Con un rapido movimento della bacchetta fece sparire la poltrona, poi prese la sua borsa.

“Papà, io vado a mangiare.”

Severus annuì, il ragazzo fece spallucce, gli diede le spalle ed uscì dalla stanza. Ascoltò i passi del figlio allontanarsi lungo il corridoio, aspettò qualche minuto e poi si alzò. Andò alla libreria alle sue spalle, prese il volume che aveva riposto velocemente ed osservandolo intensamente andò a sedersi. Lo aprì, prese una foto, lo appoggiò e si prese il viso con una mano, mentre nell’altra stringeva la foto di una Lily Evans sorridente.

 

 

 

 

 

 

Questa per me è una cosa nuova, non ho mai scritto una FF su Harry Potter e mai mi sarei sognata di scriverla, devo solo ringraziare le FF che ho trovato su questo sito e che mi hanno ispirata J Un grazie di cuore! Di conseguenza, vi chiedo di avere pietà ;)

 

Ed ora vorrei ringraziare:

-          ZetaSev: lo so, Lily ha fatto tanto per Harry, ma pensava che con Alistair da crescere Sev (ammmooore mio *___* ) avrebbe lasciato i Mangiamorte;

-           Mandy Romance: bhè, grazie mille J Cerco solo di portare su “carta” ciò che passa per la mia mente bacata :P

-          _Rory _ : son contenta ti sia piaciuto il primo capitolo *_*

-          Lil Romantic Girl: un incontro l’hai avuto…e come ben puoi vedere non sanno proprio che sono fratelli ;)

 

Inoltre un grazie a tuttie quellie che mi seguono J

Ely

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Capitolo 3
*** Alistair Piton ***


Ok, mi ero ripromessa che avrei pubblicato un episodio a settimana di questa FF…ma dato che mi risulta impossibile fare qualsi

Ok, mi ero ripromessa che avrei pubblicato un episodio a settimana di questa FF…ma dato che mi risulta impossibile fare qualsiasi cosa ho deciso di scrivere a più non posso e pubblicare non appena ho i capitoli pronti! E così ecco qua il secondo capitolo, il cui protagonista indiscusso è Alistair.

Fatemi sapere se vi piace o se non vi piace =)

 

 

CHAPTER II:

Alistair Piton

 

“There was a boy

[…]
A little shy and sad of eye
But very wise was he”

Nature Boy, David Bowie

 

La Sala Grande era gremita di studenti affamati, i tavoli delle quattro Case di Hogwarts e degli insegnanti erano imbanditi di cibo. Alcuni ritardatari si affrettavano ad occupare i pochi posti rimasti liberi mentre chi era arrivato per primo si serviva il secondo o faceva il bis di primo.

Alistair era seduto al tavolo dei Serpeverde, mangiava distrattamente il suo pollo arrosto senza prestare la minima attenzione ai discorsi banali tenuti dai suoi compagni di Casa su quale squadra di Quidditch fosse la migliore. Erano sempre i soliti discorsi: prima si parlava delle squadre di Hogwarts (“Assolutamente la nostra! Abbiamo Malfoy!” “Vero, però c’è da dire che quei maledetti Grifoni hanno Potter con quella sua maledettissima Firebolt!” e via dicendo), poi si passava a quelle del campionato inglese (“Certo che i Cannoni di Chudley fanno proprio schifo!” “Già, le migliori sono le Holyhead Harpies!” “Non capisci proprio niente! Puddlemore United, questa si che è una squadra! Peccato ci giochi Baston!”) ed infine alle nazionali (“L’anno scorso doveva vincere la Bulgaria, Krum è il migliore.” “Si ma hai visto come ha giocato l’Irlanda?”).

Alistair roteò gli occhi al cielo, si portò un pezzo di pollo alla bocca e lo addentò voracemente: aveva una fame bestiale. Mentre mangiava, ignorando tranquillamente i suoi compagni, il suo sguardo vagò per l’intera stanza, soffermandosi sul compagno di Casa Draco Malfoy che lo salutò con un cenno del capo, poi si spostò per la stanza e non appena individuò Harry e Ron vide anche lei, così senza rendersene conto finì con l’incantarsi nel guardare Hermione. Sorrise rapito, appoggiò la guancia sul palmo della mano e si portò distrattamente il cibo alla bocca. Si chiedeva di cosa stesse parlando con quei due, che cosa pensava dello sformato di patate che aveva nel piatto, se preferiva il succo di zucca freddo o temperatura ambiente…

“Alistair!” Sibilò Eric Heartmann dandogli una gomitata.

“Chi? Cosa?” Si mise subito dritto e guardò l’amico.

“Ti sei incantato sulla Mezzosangue.” Sussurrò per non farsi sentire dagli altri.

Alistair si rabbuiò: non gli piaceva chiamare i figli di Babbani Mezzosangue o sangue sporco. Il ragazzo si schiarì la voce e fissando il piatto riprese a mangiare. Quando fu sicuro che l’amico aveva ripreso a parlare coi compagni sollevò lo sguardo e guardò ancora una volta Hermione. Sorrise di nuovo sognante e vide con la coda dell’occhio entrare suo padre. Si ricompose immediatamente, si mise dritto e seguì l’uomo che andò a sedersi al suo posto.

Severus si servì da mangiare, prese la forchetta ed infilzò il cibo ma passò qualche istante prima che se la portasse alla bocca. Non aveva ancora rivolto parola a nessuno dei suoi colleghi, ma nessuno sembrava averci fatto caso. Si comportava normalmente, aveva sempre la sua solita fredda ed impassibile espressione, ma sembrava distante, come se stesse pensando a qualcosa che aveva perduto per sempre. Alzò lo sguardo ed incrociò quello del figlio. Inclinò impercettibilmente il capo in segno di saluto ed Alistair annuì, poi si voltò verso l’amico e cercò in tutti i modi di prestare attenzione a ciò che dicevano, nonostante i suoi pensieri fossero da tutt’altra parte.

Finì di mangiare e si stiracchiò emettendo versi degni di un cane che sogna.

“Al, sembri una bestia, te l’ho mai detto?” Gli disse schifato Eric. “Abbi un po’ di contegno.”

“Ha parlato mister finezza!” Scoppiò a ridere.

“Fare rutti è un’arte.” Disse solennemente.

Scoppiarono entrambi a ridere, attirando l’attenzione di tutti i compagni. Quando finalmente smisero, Alistair si teneva lo stomaco dolorante per il troppo ridere, mentre Eric aveva grossi lacrimoni che gli scivolavano lungo le guance.

“Sei fuori di testa!” Esclamò Alistair.

“Lo so, lo so.” Guardò divertito l’amico. “Che dici, andiamo fuori?”

Alistair annuì, entrambi afferrarono le loro borse, le misero in spalla ed uscirono dalla Sala Grande sotto gli sguardi famelici di parecchie ragazze: i due non passavano certo inosservati. Alistair era figlio di Piton e nessuno sapeva chi era sua madre; era intelligente, astuto, sarcastico, pungente e di bell’aspetto ma soprattutto era sempre circondato da un’aura misteriosa che lo rendeva ancor più affascinante. All’apparenza era duro, sembrava che nessuno potesse fargli del male, ma quando nessuno lo vedeva abbandonava la sua maschera e i suoi occhi esprimevano tristezza e dolore per qualcosa che non aveva mai conosciuto.

Eric aveva i capelli biondi, corti, occhi grigi e freddi come il ghiaccio, le labbra sempre incurvate in un sorriso malefico. Era alto quanto Alistair, ma con un corpo forte e muscoloso. Portava sempre la cravatta allentata e la camicia con tre bottoni aperti, lasciando intravedere la rada peluria bionda che gli ricopriva il corpo. Il suo disprezzo per i nati babbani era risaputo, si credeva migliore solo perché discendente da una stirpe di purosangue, orgoglioso, testardo, approfittatore e leale. Era il tipico bello e dannato.

Uscirono in cortile, camminarono per qualche minuto ed andarono a nascondersi vicino alle serre. Alistair lasciò cadere la borsa piena di libri e si sedette sul muretto in pietra, dando le spalle alle serre e lasciando penzolare i piedi nel vuoto, osservando il lago in lontananza.

“Al, questo è il modo migliore per crepare, lo sai?” Disse tranquillamente Eric, accendendosi una sigaretta.

“Sempre molto rassicurante.”

“Dico solo la verità, lo sai: qua sotto il pendio è parecchio ripido. Se cadi non ti fermi più fino al lago.” Fece spallucce e si appoggiò al muretto. “A che pensi?”

“Niente.” Sospirò e si passò una mano tra i capelli.

“Ehy, ti conosco.” Accennò un sorriso ed aspirò del fumo. “Che passa nella tua testolina bacata?”

“Niente…pensavo solo a…”

“Ad Hermione.” Concluse per lui.

“No!” Esclamò il ragazzo, arrossendo.

“Oddio santo.” Roteò gli occhi al cielo e sbuffò esasperato. “Sei diventato rosso come un Weasley.”

“Rosso come un Weasley?” Storse il naso e la bocca.

“Non c’è peggior insulto, vero?” Commentò orgoglioso.

Alistair scosse il capo, divertito suo malgrado odiasse gli insulti gratuiti.

“Sai, non è neanche tanto male quella ragazza. E’ intelligente, sa il fatto suo e molto carina. Ha un unico problema.” Strinse gli occhi per schermarsi dal sole. “E’ una Sangue Sporco.”

“Lo sai che odio quando chiami i nati babbani Sangue Sporco!” Esclamò serrando la mascella: era una cosa più forte di lui.

“Lo so, lo so!” Sollevo le mani e mostrò i polsi. “Sei per la pace.” Fece spallucce. “Ma non posso farci niente se mi fanno ribrezzo.”

“Però quando sei andato a letto con Carlie Harrison non ti ha fatto ribrezzo.”

“Ehi, ehi!” Si staccò dal muretto. “Posso anche andarci a letto, ma questo non vuol dire che mi facciano meno schifo!”

“Sei assurdo, Eric.” Sospirò massaggiandosi le tempie. “Non ti capisco proprio!”

“No, sono io quello che non capisce!” Sistemò il colletto della camicia. “Come diavolo fai ad essere un Serpeverde?”

“Sono intelligente, furbo, astuto, ambizioso e molto più superiore di te.” Lo stuzzicò.

“Cosa?!” Lo guardò indignato. “Superiore a me?”

“Già già!”

“Vieni qua!”

Eric fece un passo verso di lui, Alistair fece un piccolo salto e scese dal muretto, lasciandolo tra sé e l’amico. Eric scavalcò il muretto, ma non riuscì a prendere Alistair che si scansò agilmente.

“Ehi, ragazzi.” Li salutò Adrian Pucey.

“Ciao.” Lo salutò Alistair distraendosi, permettendo ad Eric di afferrarlo.

“Ciao Ad.” Eric afferrò Alistair, gli mise un braccio attorno al collo, lo bloccò ed iniziò a strofinargli le nocche sui capelli.

“Infame!” Urlò cercando di divincolarsi.

“Ti arrendi?” Strofinò più forte.

“Va bene, va bene!” Esclamò Alistair.

“Il migliore sono io.” Disse Eric lasciando andare Alistair.

Entrambi scavalcarono il muretto, Alistair si sistemò i capelli, Eric la camicia.

“Ciao Kain, ciao Claudius.” Salutò Eric.

I due fecero un cenno col capo.

“Ce l’hai una sigaretta?” Domandò Kain appoggiandosi al muretto.

Eric annuì, estrasse il pacchetto e lo passò ai nuovi venuti.

“Sapete, questa è l’unica cosa buona che i babbani sanno fare.” Commentò sarcasticamente.

Kain, Claudius ed Adrian scoppiarono a ridere mentre Alistair roteò gli occhi al cielo e si appoggiò al muretto.

“Allora, che dite?” Chiese Adrian.

Eric fece spallucce.

“Niente di particolare.”

“Sicuro?” Adrian aggrottò la fronte con un sorriso malefico. “Io direi che qualcosa di cui parlare l’abbiamo.”

“E cosa?” Eric inarcò un sopracciglio in modo scettico.

“A quanto pare è veramente tornato.” S’intromise Kain.

“Chi?” Incrociò le braccia al petto.

“Di chi vuoi che parliamo?!” Claudius diede una pacca sul coppino all’amico. “Del Signore Oscuro!”

“Davvero?!” Gli occhi del ragazzo si illuminarono.

I tre annuirono solennemente ed iniziarono a parlare di quanto sarebbe stato bello se Voldemort fosse realmente tornato. Alistair si rabbuiò, incrociò le braccia al petto e si fece da parte, cercando di isolarsi il più possibile e non sentire quelle stupidate. Non amava le Arti Oscure, non ci trovava nulla di bello nelle maledizioni senza perdono e trovava assurdo disprezzare qualcuno per la sua origine babbana. Si chiedeva come potevano desiderare veramente che il Signore Oscuro fosse tornato, un uomo che aveva ucciso senza pietà un sacco di persone e che era in grado di uccidere qualcuno solo perché non lo salutava. Era un uomo con cui non avrebbe mai avuto a che fare, per nulla al mondo.

“E tu Al? Che ne pensi?” Chiese Claudius.

“Cosa?” Alistair si riscosse dai suoi pensieri.

“Ma dove cavolo ce l’hai la testa?!” Esclamò Adrian roteando gli occhi al cielo.

“Magari sta pensando a qualcuno.” Sorrise malizioso Kain.

“Chissà a chi.” Eric lo guardò con un sorriso divertito.

Alistair arrossì un po’ e si passò una mano tra i capelli.

“Allora, che ne pensi? Sul ritorno del Signore Oscuro.” Precisò Claudius.

“Io…io…” Non sapeva che dire e soprattutto non voleva dire la verità ai suoi amici. “Ecco…”

In lontananza si sentì il suono della campanella.

“Ma che palle!” Sbottò Eric.

Alistair tirò un sospiro di sollievo e si rilassò, poi prese la borsa e se la mise subito in spalla.

“Bhè, io devo andare.” Fece un cenno e si allontanò a grandi passi senza aspettare Eric.

Percorse in tutta fretta la strada che lo separava dal castello e quando arrivò all’entrata sentì che l’amico lo chiamava. Si girò e lo vide arrivare di corsa tutto trafelato.

“Ma…ma si può…si può sapere perché diavolo…te ne sei andato così di corsa?” Domandò col fiatone.

Alistair roteò gli occhi al cielo e riprese a camminare velocemente con l’amico che faticava a stargli dietro.

“Al, si può sapere che hai?” Chiese standogli dietro a fatica.

Il ragazzo scosse il capo, esasperato.

“Alistair!” Esclamò Eric.

Alistair si fermò all’improvviso, così Eric andò a sbattergli contro e cadde a terra come un sacco di patate.

“Ahio!” Si lamentò rialzandosi con l’aiuto del ragazzo.

“Scusa, Eric.” Sospirò dandogli una pacca sulla spalla. “E’ che non vi capisco proprio.”

“Cos’è che non capisci?” Si massaggiò il collo e ripresero a camminare verso l’aula.

“Tutta questa voglia di unirsi a lui.” Sospirò esausto.

“Bhè, è il Signore Oscuro.” Fece spallucce.

“E il tuo unico desiderio è quello di unirti ad un pazzo che uccide spietatamente altri maghi?” Chiese incredulo.

“Non uccide maghi, uccide Mezzosangue e Babbani.” Precisò. “Quelli non sono maghi.” Aggiunse schifato.

Alistair scosse incredulo il capo.

“E che differenza ci sarebbe, scusa?”

“Che differenza ci sarebbe?!” Eric spalancò gli occhi incredulo. “Cavolo, quelli si credono chissà chi, credono d’avere una marcia in più perché nati da babbani schifosi! Sono esseri inferiori, solo loro che hanno peggiorato la stirpe magica!” Aggiunse infervorandosi.

“E secondo te la Granger è un essere inferiore?!”

“Certo!”

Alistair si morse il labbro e scosse il capo, incredulo come sempre.

“Se non sapessi di chi sei figlio direi che sei un traditore del sangue!” Ringhiò Eric.

“Ma è così strano che non mi interessino le Arti Oscure?!” Roteò gli occhi al cielo sbuffando.

“Sì, lo è.” Annuì solennemente. “Da quando ad un ragazzo normale piace storia?!”

“Non posso farci niente se mi piace.” Fece spallucce.

Eric roteò gli occhi al cielo.

“Eh, sei sprecato, figlio mio!” Gli diede una pacca sulla spalla. “Quasi non studi ed hai tutte < E >”

Alistair sorrise orgoglioso.

“Sai, saresti un ottimo Mangiamorte.” Gli sussurrò nell’orecchio pochi istanti prima di entrare nell’aula di storia.

Alistair spalancò gli occhi inorridito e fece per ribattere ma il Professor Ruf si schiarì la voce.

“Seduti, seduti.” Disse con la sua voce monotona.

Alistair lanciò un’occhiataccia all’amico ed insieme andarono a sedersi nei due banchi centrali.

Non appena Ruf iniziò a parlare, come per magia i pochi studenti che partecipavano alla lezione appoggiarono la testa sul banco, qualcuno si mise a guardare fuori dalla finestra, altri si misero a leggere. L’unico che non perdeva neanche una parola del professore era proprio Alistair: adorava storia, rimaneva incantato da ciò che gli veniva raccontato.

Le due ore passarono, alla maggior parte degli alunni sembrarono durare un’infinità, per Alistair erano passate troppo in fretta: la sua sete di sapere non era stata soddisfatta.

Eric si alzò lentamente dalla sedia, senza preoccuparsi di sopprimere gli sbadigli mentre accanto a lui l’amico raccontava entusiasta ciò che aveva appena appreso.

“Ma la vuoi piantare!” Esclamò ad un tratto irritato. “Non ne posso più di sentirti blaterare su qualche stupida guerra!”

“Ma…”

“Niente ma!” gli puntò un dito contro. “Non voglio più sentir parlare di storia fino alla prossima lezione! E non è neanche detto che vorrò sentirne parlare allora!” Aggiunse.

Alistair roteò gli occhi al cielo, borbottò qualcosa e si arrese.

“Sei tutto strano, comunque.” Disse Eric fermandosi ad un bivio.

“O forse siete voi quelli strani ed io quello normale.” Fece spallucce.

“No, amico, quello strano sei tu!” Esclamò con una risata, poi diede una pacca sulla spalla al ragazzo. “Io me ne vado a Cura delle Creature Magiche. Tu divertiti ad Aritmanzia.”

“Sì, mi divertirò sicuramente! Oggi dovremmo…” Iniziò esaltato, ma subito Eric lo bloccò.

“Amico, stavo scherzando!” Mostrò i palmi delle mani divertito. “A dopo.” Sorrise e si incamminò verso l’uscita del castello.
Alistair lo guardò allontanarsi, chiedendosi cos’avevano in comune, stupendosi di quanto fossero amici. Non aveva fratelli, ma era sicuro che Eric fosse la cosa più vicina ad un fratello. Fece spallucce e si avviò verso l’aula di Aritmanzia, camminando distrattamente e senza prestare attenzione a chi incontrava, ricambiando i saluti. Era così distratto che neanche si accorse della figura dai capelli castani e mossi che gli andò addosso di corsa, scaraventandolo a terra.

Istintivamente abbracciò stretta la figura e fece di tutto per impedire che si facesse male. Ci mise qualche istante per capire che tra le braccia stringeva Hermione.

“Oddio, oddio, scusa scusa!” Si scusò lei non appena la lasciò libera, tirandosi in piedi.

“No, niente, non preoccuparti, è tutto a posto.” Le regalò un sorriso dolce, poi si mise in piedi e le mise le mani sulle spalle. “Ti sei fatta male?” Sussurrò guardandola negli occhi.

“N-no, sto bene.” Balbettò lei, arrossendo violentemente.

“Sicura?”

Hermione aprì la bocca, ma non uscì alcun suono ed Alistair la trovò ancora più bella. La ragazza spalancò gli occhi e si mise in ginocchio per raccogliere le sue cose. Alistair si tirò un po’ su i pantaloni, si accucciò e l’aiuto a rimettere a posto i libri. Senza volerlo prese un libro su cui la ragazza aveva già posato la mano e la sfiorò con le dita. Subito si ritrasse e le sorrise a mo’ di scusa.

Si rialzarono, Alistair mise la borsa sulla spalla e la strinse, continuando a guardarla.

“Com’è stata la lezione?” Chiese di getto, sperando di restare con lei più a lungo.

“Cosa?!” Hermione lo guardò incredulo.

“Sì, bhè, ecco…” Balbettò arrossendo. “Come…come è andata la lezione?” Indicò l’aula di Aritmanzia da cui era appena uscita.

“Ah si.” Annuì. “Bene, è stata molto interessante.”

“Che cosa avete fatto?”

Hermione fece per rispondere ma sulla soglia dell’aula spuntò la professoressa Vector.

“Signor Piton, ha intenzione di entrare o star fuori per tutta la durata della lezione?” Lo richiamò infastidita.

“Arrivo subito.”

La professoressa lo squadrò da capo a piedi, guardò Hermione ed annuì impercettibilmente, per poi rientrare nell’aula.

“Ti lascio andare.” Disse Hermione con un timido sorriso, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.

“Ok…”

“Bhè, ci vediamo.” Lo salutò.

“Sì, ci vediamo.” La salutò con un sorriso.

Hermione gli sorrise un’ultima volta, poi si allontanò di corsa, stringendo a sé la borsa. Alistair la osservò allontanarsi e quando lei si girò la salutò con un cenno della mano. La ragazza sorrise e sparì dietro l’angolo.

Alistair sorrise ed improvvisamente la giornata sembrò migliore.

 

 

 

 

 

 

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, ho pensato fosse giusto dedicare il secondo a questo nuovo e fondamentale personaggio.

Ed ora vorrei ringraziare:

-          Piccola Vero: grazie mille per i complimenti, son proprio contenta che ti piaccia la mia idea *.*

-          Symbolique: non hai idea di quanto mi hai reso felice col tuo commento *_* Grazie mille, veramente!

-          Mandy Romance: eh sì, la volta scorsa Harry è stato un po’ infame…ma bisogna ricordare la sua situazione. E Serpeverde e Grifondoro si sono sempre odiati, quindi è “normale” che abbia reagito così. Spero che con questo capitolo il tuo apprezzamento per Alistair sia aumentato : )

-          Sara Izzie: amore, grazie *_* Effettivamente sì, Alistair è un gran bel figo *_* :Q___ Ma come ben sai avendo letto anche tutte le mie altre storie mi risulta moooolto difficile inventare personaggi che non siano fighi :D

-          _ Rory_: ma grazie *_* Continua pure a perseguitarmi, sia qui che su fb, mi fa più che piacere *_* E sì, Alistair è proprio un gran gnoccone *____*

 

Inoltre ringrazio chi mi ha aggiunta tra i preferiti, chi mi legge e chi mi segue : )

Ely

 

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Capitolo 4
*** Father And Son ***


Eccomi qua, con il terzo capitolo di questa FF

Eccomi qua, con il terzo capitolo di questa FF! Davvero, mi stupisco di quanto stia andando spedita! Ho già scritto tre capitoli più il prologo…e ho i riassunti di altri 5 capitoli! Sono proprio una drogata di Harry Potter xD E ne sono fiera u.u

 

Il titolo di questo capitolo è “Father and Son”, come potete leggere…e come potete intuire i protagonisti sono Alistair e Severus.

 

Spero vi piaccia : ) E se avete voglia di farmi sapere che ne pensate, se vi è piaciuta o meno, lasciate pure qualche commentino : )

 

Buona lettura!

 

Chapter III:

Father and Son

 

"By profession,

I am a soldier

and take pride in that fact.

But I am prouder,

infinitely prouder,

to be a father."

-          General Douglas MacArthur –

 

Severus era seduto alla sua scrivania, il viso concentrato, gli occhi che si muovevano frenetici, intenti a leggere “La Gazzetta del Profeta” che, da quando era iniziata l’estate, continuava a denigrare Silente e a negare il ritorno del Signore Oscuro. Era incredibile quanto potesse essere stupido il Primo Ministro! Negava l’evidenza forse per paura, forse per incoscienza o per evitare problemi. Quanto avrebbe voluto andare da lui e mostrargli il Marchio Nero, fargli capire che Lui era tornato e non avrebbe avuto pietà di nessuno! Ma non poteva, era l’unico dell’Ordine della Fenice ad essere in grado di stare accanto al Signore Oscuro senza destare sospetti nei Mangiamorte. Sollevò un attimo lo sguardo dal giornale e lanciò un’occhiata al figlio, sospirò senza farsi sentire e tornò a leggere.

Sdraiato su un divanetto che aveva evocato appena arrivato, Alistair studiava Difesa Contro le Arti Oscure, le gambe accavallate, i piedi incrociati che si muovevano febbrilmente come a tenere il tempo di una canzone che solo lui poteva sentire, un braccio che stringeva il cuscino sotto la sua testa. La borsa con i suoi libri giaceva a terra, abbandonata ed aperta, insieme alle scarpe. Smise di leggere, si morse il labbro e si decise ad appoggiare il libro sul petto. Attese qualche istante, come se stesse cercando il coraggio di parlare.

“Papà?” Chiamò cautamente il padre, come un bambino piccolo che deve fare una domanda delicata.

Severus smise di leggere, abbassò il giornale e guardò il figlio: ogni volta che si sentiva chiamare papà con quel tono il suo cuore scoppiava d’orgoglio e d’amore.

“Dimmi, Alistair.”

“Ecco…io…sì, insomma…” Iniziò balbettando. “Volevo chiederti una cosa sulla mamma.” Concluse timidamente, guardando la copertina del libro.

“Cosa vuoi sapere?” Chiese l’uomo, stringendo forte il giornale, cercando di celare il dolore che provava nel parlare di lei.

Il ragazzo si voltò verso di lui e lo guardò con quei suoi occhi verde smeraldo.

“Ecco, mi chiedevo se a mamma piaceva Storia.” Fece spallucce. “So che a te non piace tanto, quindi mi chiedevo se avessi ereditato da lei questa passione.”

Guardò il figlio negli occhi e subito la rivide davanti a lui. Sospirò e rialzò il giornale.

“Non era la sua materia preferita, ma certo non la odiava.” Rispose con la sua voce profonda.

Alistair lo osservò e vide il dolore nei suoi occhi e nei suoi gesti. Gli faceva male parlare di sua madre, ma aveva bisogno di sapere. Non l’aveva mai vista, non conservava alcun ricordo, gli aveva semplicemente detto che era morta poco dopo la sua nascita, che si chiamava Lily e che aveva i suoi occhi.

“Papà?”

“Sì?”

“Qual’era la sua materia preferita?” Domandò incrociando le braccia sotto il cuscino.

“Pozioni.” Sul volto di Severus apparve un sorriso. “Era la migliore del nostro anno, indubbiamente.”

“Era brava quanto te?” Era avido di sapere.

“Eravamo allo stesso livello.” Girò pagina.

“Chi di voi ha scelto il mio nome?” Chiese impulsivamente.

Severus chiuse gli occhi e per un istante venne sopraffatto dai ricordi. Scosse il capo.

“Tua madre...” Si schiarì la voce. “Tua madre voleva un nome importante per suo figlio. Inizialmente pensava a Richard, ma poi disse che era un nome troppo comune. Pensò anche a Robin, eroe di una delle sue favole preferite da bambina, poi però lesse Alistair da qualche parte ed andò subito a cercarne il significato.” Sorrise. “Sai qual è il significato del tuo nome?”

Il ragazzo scosse il capo, rapito dal racconto.

“Ha origini greche e significa < difensore degli uomini >.” Tamburellò contro la scrivania. “Diceva che era un nome perfetto, era sicura che avresti fatto qualcosa di grande, che saresti diventato importante.”

Alistair si sdraiò a pancia in su e guardò il soffitto: sua madre era sicura che avrebbe fatto qualcosa di importante. Incrociò le dita dietro la nuca e sorrise felice, poi scattò a sedere.

“Papà!” Esclamò.

“Sì?”

“Prima, hai detto una cosa.” Corrugò la fronte mentre ricordava le parole del padre.

“Ho detto tante cose, Alistair.” Gli ricordò.

“Hai detto che mamma mi voleva chiamare Robin, come l’eroe di una delle sue favole preferite, giusto?”

Severus annuì impercettibilmente, senza lasciar trasparire alcuna emozione, intuendo dove volesse arrivare.

“Però quando ero piccolo non mi hai mai raccontato di storie con protagonista un certo Robin e quelle che mi hai raccontato tu sono le tipiche storie di noi maghi.” Continuò.

L’uomo annuì nuovamente, orgoglioso dell’intelligenza del figlio, ma allo stesso tempo combattuto: non aveva mai detto al figlio che Lily era di origini babbane, l’aveva fatto su consiglio di Silente, per evitare sospetti e far credere a tutti che Alistair fosse un Purosangue.

“Quindi, questo Robin è protagonista di racconti babbani, giusto?”

Severus non rispose, si limitò a voltare pagina del giornale.

“Se è così, sono di origini babbane, giusto?” Incalzò.

L’uomo non disse nulla, strinse semplicemente il giornale.

“Papà, mamma aveva origini babbane?”

“No.” Mentì. “Tua madre non aveva origini babbane.”

“Oh…” Alistair sembrò quasi deluso e si rimise sdraiato.

Calò il silenzio tra i due ed il ragazzo riprese a studiare. Passarono i minuti e posò nuovamente il libro sul suo petto.

 “E’ tornato davvero?” Domandò con un filo di voce, un groppo in gola.

“Di chi stai parlando?” Chiese a sua volta Severus, fingendo di non aver capito.

Il ragazzo inspirò profondamente e chiuse gli occhi.

“Del Signore Oscuro.”

L’uomo guardò il figlio, poi riportò l’attenzione al giornale. Aveva smesso di leggere da tempo, ma non voleva far capire al figlio quanto le sue domande lo stessero turbando. Non voleva più mentirgli, voleva dirgli chi era sua madre, che il Signore Oscuro era veramente tornato e stava facendo il doppio gioco, ma non poteva, aveva promesso a Silente che avrebbe mantenuto il silenzio, che avrebbe parlato solo al momento giusto. E quel momento non era ancora arrivato.

“Silente crede che sia tornato veramente.” Aprì gli occhi e guardò il padre. “Crede che è tornato solo perché lo dice Potter.”

L’uomo si irrigidì involontariamente: non riusciva a sentire quel nome senza provare un moto di odio e rabbia nei confronti di James Potter, rabbia ed odio che sfogava su suo figlio.

Alistair lo osservò e lo vide irrigidirsi.

“Perché lo odi tanto?” Si sedette sul bordo del divano. “Voglio dire, è un ragazzo come tanti, non fa troppo casino, non fa troppe stupidate, è veramente bravo in Difesa Contro le Arti Oscure…”

Severus si alzò di scatto, abbandonò il giornale sulla scrivania e diede le spalle al figlio. Appoggiò una mano sulla libreria e chiuse gli occhi, cercando di scacciare il pensiero di Lily che lo aveva lasciato per quel maledetto James Potter.

Il ragazzo si alzò, preoccupato e senza capire perché suo padre reagiva così ogni volta che cercava di parlare di Harry Potter o del Signore Oscuro.

“Perché fai così?” Si avvicinò. “Perché ogni volta che ti chiedo del Signore Oscuro e di Harry Potter fai così? Perché lo odi tanto?”

Severus non disse niente, strinse ancora più forte la libreria, gli occhi serrati, pregando mentalmente che il figlio la smettesse.

“Perché non mi rispondi? Perché cavolo non riesco mai ad ottenere una risposta soddisfacente da te?!” Esclamò quasi disperato a pochi passi dal padre.

“Sta zitto!” Urlò l’uomo, voltandosi verso il figlio. Aveva gli occhi lucidi, pieni di dolore e rabbia, il viso tirato e la mano che stringeva la libreria era completamente bianca. “Stai zitto, Alistair! Se non ti rispondo è perché ho i miei buoni motivi! Piantala di fare il bambino di cinque anni!”

Alistair arretrò di qualche passo, gli occhi che pizzicavano, poi andò a sedersi sul divano, indossò velocemente le scarpe scuotendo il capo e mordendosi il labbro inferiore, afferrò la borsa, fece sparire il divanetto ed uscì di corsa dall’ufficio, senza dire niente al padre.

Severus rimase immobile qualche istante, poi inspirò profondamente e si allontanò dalla libreria. Aveva perso la pazienza, il dolore che provava in quel momento era troppo e gli aveva fatto perdere la lucidità, cosa che raramente succedeva.

Sentì un bruciore e portò la mano destra all’avambraccio sinistro. Si lasciò cadere sulla sedia, prese il volto tra le mani e chiuse gli occhi. Rimase in quella posizione qualche minuto, poi finalmente si decise a controllare. Lentamente sollevò la manica sinistra della veste nera e piano piano apparve il Marchio Nero, simbolo della sua follia, tatuaggio che gli ricordava ogni volta ciò che aveva perso e che ogni volta faceva aumentare l’odio per sé stesso.

Fece un profondo respirò, coprì il tatuaggio e si alzò. Prese il suo mantello da viaggio, lo indossò ed uscì dall’ufficio.

Percorse velocemente i sotterranei deserti, arrivò all’ingresso, aprì la porta ed uscì nel buio. Il cielo notturno era sereno, neanche una nuvola. Allacciò il mantello e sentì una fredda brezza soffiargli in viso. Riprese a camminare ed in men che non si dica varcò i cancelli di Hogwarts. Si udì un forte crack e si smaterializzò.

 

“Mi ha chiamato, Signore?” Domandò inchinandosi.

“Severus.”

Voldemort era seduto su una poltrona che dava le spalle all’ingresso, si alzò e si voltò verso l’uomo appena arrivato.

“Severus.” Ripeté accarezzando il serpente che giaceva accanto a lui. “Severus.”

“Signore.” I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da Nagini, il serpente del Signore Oscuro. Sembrava tranquillo, ma bastava un ordine del suo padrone e si trasformava in una vera e propria macchina da guerra.

“Sempre rapido, Severus.”

Piton staccò gli occhi dal serpente e guardò Colui-che-non-deve-essere-nominato: aveva la pelle diafana, i tratti serpenteschi e gli occhi rossi. Inspirò profondamente e ad un cenno dell’uomo si mise dritto.

“Come sta il caro Silente?” Chiese avvicinandosi al tavolo.

“Sempre all’erta, finge allegria, ma è sempre in pensiero per gli studenti.” Fece una pausa. “Soprattutto teme per i Mezzosangue.”

“E’ preoccupato quindi.” Prese un bicchiere e si versò del liquido ambrato. “E la Profezia?”

“Sempre ben difesa. L’Ordine della Fenice ha organizzato dei turni di ronda per evitare che ci si possa avvicinare.”

“E Harry Potter?” Bevve un sorso. “Sempre il prediletto di Silente? Sempre protetto?”

Severus annuì.

“Arriverà il nostro momento, Severus, arriverà.” Andò a sedersi nuovamente sulla poltrona. “E allora Harry Potter capitolerà, trascinandosi dietro Silente.” Sorrise maleficamente soddisfatto. “E c’è da dire che il Ministero mi sta aiutando molto. Nessuno crede al mio ritorno, questo ci rende le cose molto più facili. Possiamo agire indisturbati.”

Severus rimase in silenzio, mantenendo il controllo sulle sue emozioni e sui suoi pensieri.

“E tuo figlio come sta?” Domandò improvvisamente Lord Voldemort.

“Mio figlio?” Sbattè le palpebre un paio di volte. “Sta bene, Signore.” Si affrettò a rispondere.

“Si chiama Alistair, giusto?”

“Si, Signore.”

“Ed è figlio…” Lasciò la frase in sospeso.

“Sì, Signore.”

“E questo fa di lui il fratello…”

“Sì, Signore.” Ripetè.

“E in che rapporti sono?” Chiese interessato.

“Mio figlio è un Serpeverde, Signore.” Rispose.

“Ricordo, ricordo.” Fece un gesto con la mano. “Interessante, molto.”

Calò il silenzio.

“Posso chiederle a cosa sta pensando, Signore?” Domandò rispettoso Severus.

Si alzò e andò a posare il bicchiere sul tavolo.

“E’ all’ultimo anno?”

Severus annuì lentamente.

“Perfetto. E cosa vuol fare dopo la scuola?” Si versò dell’altro liquido ambrato nel bicchiere.

“Vuol diventare un medimago.”

“Interessante.” Sorrise maleficamente. “Molto, molto interessante.”

 

 

 

Ed ora i ringraziamenti:

-          Mandy Romance: Effettivamente sì, gli amici di Alistair sono un po’ delle teste di cavolo (un po’ tanto!) però uno di loro si rivelerà migliore di quanto si creda ; ) Per quanto riguarda ad Alistair…è molto simile alla madre, ma ha anche tratti di Severus, lo scoprirai più avanti ; )

-          _ Cic_: grazie mille *_* Son contenta ti piaccia la mia idea *_*

-          Alida: come puoi vedere da questo capitolo il rapporto tra Alistair e Severus è completamente diverso da quello che c’era tra Tobias e Severus. Severus adora suo figlio, anche se può sembrare un po’ duro ;) Per quanto riguarda la storia Alistair ed Hermione…vedrai vedrai! Per quanto riguarda il fatto che Lily ha “abbandonato” così facilmente Alistair…è vero, forse non ha combattuto tanto, ma l’ha fatto semplicemente perché sperava che Sev cambiasse idea. Comunque verrà spiegato anche questo gesto durante la storia : )

-          Symbolique: sono veramente contenta che ti piaccia Alistair *_* Io sinceramente lo amo *_* Ma io sono di parte u.u xD La parte in cui pensa ad Hermione piace molto anche a me, devo dire *___* Lo trovo troppo tenero *_*

-          _ Rory_: effettivamente Eric è un po’ una testa di quiz, ma è molto importante per il nostro Alistair u.u Vedrai *-* Sarà solo grazie a lui che il nostro Alistair troverà il coraggio di fare una cosa *_*

-         Piccola Vero: Grazie mille *_* E vedrai nel prossimo capitolo che carini sono *_*

-         Rosario: Mi spiace, io amo Severus u.u Quindi non potevo non fare una FF con lui come protagonista *_* E sinceramente volevo scrivere qualcosa di “particolare” e mi è venuta in mente quest’idea del figlio con Lily…e così è più o meno imparentato con Harry, cosa che lo lega a lui ancora più che nei libri della Row ^_^ Davvero ti piace come ho reso Hermione? *_* Tu rende me contenta!

 

Bene, vorrei ringraziare anche chi mi ha messo tra i preferitiseguitiricordati! Grazie mille, davvero! Sono veramente emozionata di vedere che la mia FF stia piacendo! Non avete idea di quanto mi facciate stare bene <3 Per quanto mi riguarda…darò il meglio di me per non deludere le vostre aspettative.

Ancora mille e mille grazie

Ely

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Capitolo 5
*** The Healing Potion ***


Ed ecco a voi…

Ed ecco a voi….il quarto e atteso (spero xD ) capitolo della mia fan fiction! Non sono completamente soddisfatta di questo capitolo, ma fa niente, dei 34 delle mie cose non sono soddisfatta xD Sperò però che a voi piaccia xD

 

 Protagonisti di questo capitolo sono Alistair ed Hermione e il titolo è “The Healing Potion”

 

Spero vivamente che vi piaccia…e spero me lo facciate sapere lasciando un commentino-ino-ino, mi rendereste veramente tanto tanto tanto felice! *-*

 

Buona lettura! : )

 

Chapter IV:

The Healing Potion

 

“To be trusted is a greater compliment

than being loved.”

-          The Marquis of Lossie (1877), George MacDonald –

 

La professoressa Vector era in piedi, camminava lentamente avanti e indietro indicando con la bacchetta sulla lavagna ciò che stava spiegando. La classe era ammutolita, non si sentiva alcun rumore se non il raschiare delle piume sulla pergamena.

Hermione ascoltava rapita ciò che la donna diceva, appuntando ogni singola parola alla velocità della luce. La professoressa smise di parlare e subito la mano della ragazza scattò verso l’alto. La donna sorrise soddisfatta e fece un cenno alla studentessa, che subito aprì la bocca per parlare ma la sua voce fu sovrastata dal suono della campanella. Hermione sospirò, abbassò la mano e sistemò le sue cose.

“Signorina Granger, scriva la domanda sui suoi appunti, così la prossima volta potrà farmela ed io le risponderò.” Le disse coprendo con la sua voce la campanella.

Hermione annuì e subito segnò la domanda sui suoi appunti.

“Bene, per la prossima lezione voglio un papiro su ciò che ci siamo detti oggi.” Si sedette dietro la cattedra ed iniziò a scrivere rapida gli argomenti trattati.

Hermione finì di sistemare le sue cose velocemente, senza proferir parola mentre tutti i suoi compagni si lamentavano per il compito assegnato. Afferrò la borsa, uscì di corsa dall’aula e finì contro Alistair, che subito l’afferrò al volo impedendole di cadere.

“Sai, dovremmo smetterla di incontrarci così.” Sorrise.

“Scusa, non ti ho visto.” Si scusò arrossendo la ragazza, facendo un passo all’indietro. “Stavo pensando alla lezione e non guardavo dove andavo.” Sorrise e lo superò. “Bhè, grazie.” Camminava all’indietro, senza smettere di guardarlo con un sorriso imbarazzato.

Alistair fece per dirle che forse avrebbe dovuto guardare dove metteva i piedi, ma non appena aprì bocca la ragazza non vide un gradino e cadde a terra, graffiandosi la mano.

“Stai bene?!” Le domandò preoccupato inginocchiandosi accanto a lei.

“Sto bene, sto bene!” rispose rossa quasi quanto Ron. “Sto bene, veramente.”

Il Serpeverde la guardò attentamente, le mise le mani sulle guance, poi passò alle spalle ed infine le prese la mano sinistra, la voltò verso l’alto e vide un’abrasione proprio sul palmo.

“E questo?” Sollevò divertito un sopracciglio.

“E’ solo un graffietto, non è nulla.”

Alistair le tenne la mano bene aperta e sfiorò la ferita.

“Ahi!” Si lamentò la ragazza.

“Sarà anche un graffietto, ma ti fa male.” Piegò di lato il capo e le lasciò la mano, poi si rimise in piedi e l’aiutò ad alzarsi.

“Grazie.” Sorrise riconoscente e si sistemò la divisa, mordendosi la lingua per aver sfiorato il tessuto con il palmo.

“Dai vieni.” Le fece un cenno.

“Cosa?! Dove?!”  Spalancò gli occhi incredula.

Alistair roteò gli occhi al cielo e la prese per mano, ignorando la bellissima sensazione che si era impossessata di lui e il brivido che gli corse lungo la schiena.

“Dove vuoi andare?!” Esclamò Hermione mentre il ragazzo iniziò a camminare. “Devo andare a lezione!”

Si voltò un attimo e le sorrise.

“Non ti preoccupare, è questione di pochi attimi.” Le fece l’occhiolino e tenendosela stretta riprese a camminare.

Hermione lo guardò e non riuscì a trovar niente da ridire, così si arrese e lo seguì per i corridoi della scuola, nei sotterranei, fino a…

“Ma questo è l’ufficio di tuo padre!” Esclamò la Grifondoro con un misto di reverenza e terrore.

Alistair annuì e fece per aprire la porta.

“NO!” Urlò.

Il ragazzo si voltò verso di lei, spaventato.

“Che succede, ti senti male?” Le chiese preoccupato, avvicinandosi.

“N-no.” Balbettò imbarazzata.

“Meno male.” Tirò un sospiro di sollievo: senza accorgersene aveva iniziato a trattenere il respiro. “Mi hai fatto spaventare.” Aggiunse con tenerezza.

“Scusa.” Arrossì violentemente. “E’ che quello è l’ufficio di Piton…”

“Lo so, è l’ufficio di mio padre.” Scoppiò a ridere divertito e scosse il capo. “Aspettami qua.” Continuò a sorridere e scuotere il capo mentre abbassò la maniglia.

“Ehy, ma che fai?” Gli domandò incredula.

“Cerco solo di aiutarti. Fidati di me.” Rispose con un sorriso pochi istanti prima di sparire nell’ufficio e richiudersi la porta alle spalle.

Hermione rimase immobile quella che le sembrò un’eternità, fissava terrorizzata la porta con il timore che Piton potesse arrivare da un momento all’altro. Sentiva il cuore battere freneticamente, il corridoio era troppo silenzioso, temeva che si sentisse anche il suo semplice respirare.

“Eccomi!” Esclamò Alistair uscendo dall’ufficio.

La ragazza sospirò e si portò una mano al petto, più tranquilla.

“Meno male.”

Le sorrise, le prese dolcemente la mano, stappò coi denti una piccola bottiglietta che stringeva nella mano sinistra e versò del liquido trasparente della stessa consistenza di un gel sull’abrasione, poi la chiuse.

“Tieni un attimo, per favore.” Disse tutto concentrato, tendendo la bottiglietta ad Hermione, che la prese con la mano libera.

Iniziò a spalmare con delicatezza il liquido trasparente, bene attento a non farle del male, poi, quando la pelle fu completamente asciutta, continuò a massaggiarla, incapace di smettere, desideroso di prolungare quel contatto il più a lungo possibile.

“Va meglio?” Sussurrò infine guardandola negli occhi, senza lasciarle la mano.

“Molto meglio.” Sussurrò a sua volta, perdendosi nell’oceano verde dei suoi occhi.

Rimasero immobili, Alistair che stringeva la mano di Hermione tra le sue, emozionati, a guardarsi, sorridendo.

“D-evo andare.” Balbettò dopo qualche minuto la ragazza. “Sono in ritardo.”

Alistair spalancò gli occhi e si ricordò solo in quel momento che avrebbe dovuto essere in aula a scrivere un papiro sull’Aritmanzia ai giorni d’oggi sotto lo sguardo attento della professoressa Vector.

“Cavolo!” Esclamò lasciando immediatamente la mano della ragazza. “Scusa, ma devo proprio andare, mi spiace seriamente.” Si scusò. “Scusami!”

Hermione non fece in tempo a dir nulla che il ragazzo aveva iniziato a correre in direzione dei piani superiori. Scoppiò a ridere, incredula sul fatto che avesse trovato qualcuno come lei per le lezioni. Sospirò e sorrise.

“Ehy, Mezzosangue, che diavolo ci fai qua?!” Le domandò scontrosamente un Serpeverde del settimo anno di cui non conosceva il nome.

“Non sono affari tuoi.” Rispose mettendo via la boccetta che Alistair le aveva consegnato.

“Oh, oh, oh! La Mezzosangue fa la coraggiosa.” Intervenne il capitano della squadra di Quidditch dei Serpeverde. “Come mai tra noi? Come mai non sei a lezione, saputella?”

“Vi ricordo che sono un Prefetto.” Ringhiò.

“Prima di tutto sei una Mezzosangue schifosa, ti ricordo.” La schernì il primo.

“10 punti in meno a Serpeverde!” Esclamò iniziando a perdere la pazienza.

“Brutta…” Il capitano della squadra fece un passo verso Hermione, che rimase immobile, orgogliosa e fiera come solo i Grifondoro sanno essere.

“Brutta cosa?” Lo sfidò.

“Brutta schifosa lurida…”

“Ehy, ehy!” Eric si mise tra Hermione e l’amico. “Adrian, calmo.” Si voltò verso di lui e mostrò i palmi delle mani.

“Levati, Eric.” Sibilò Kain. “Che diavolo fai?”

“Amici! Miei cari ed intimi amici, lo sapete che anche io non sopporto questa saccente ed arrogante…nata babbana.” Disse le ultime due parole con disprezzo. “Ma è pur sempre un Prefetto.” Fece spallucce. “E voi non volete che Serpeverde perda punti, no?”

Adrian e Kain guardarono Hermione, la mascella serrata, poi sorrisero malignamente.

“Hai ragione, non ne vale la pena.” Disse con un ghigno Kain.

“Già.”

“Bene, perfetto.” Sorrise Eric. “Che dite se ce ne andiamo un po’ fuori?”

“Buona idea.” Concordò Adrian.

Eric mise le braccia attorno alle spalle dei due amici ed insieme si incamminarono.

“Ciao, ciao, Nata Babbana.” La salutò con disprezzo Kain.

I tre scoppiarono a ridere e se ne andarono cantando una canzone che Hermione non aveva mai sentito.

Quando i tre se ne furono andati chiuse gli occhi, tirò un sospiro di sollievo e si accorse che non riusciva a smettere di tremare. Contò fino a dieci, poi iniziò a dirigersi verso la Sala Grande. Era incredibile come riuscissero ad insultarla anche solo chiamandola < nata babbana > : il disprezzo era evidente, la rabbia e l’odio per qualcosa di cui non aveva colpa erano ben sottolineati. Scosse il capo e si chiese cosa le stava succedendo: non si era mai fatta problemi per il suo essere “Mezzosangue”, era una cosa di cui andava fiera! Eppure in quel momento la faceva soffrire e si chiese perché.

“Alistair…” Disse una vocina dentro di lei. Si fermò in mezzo al corridoio, poi scosse il capo e riprese a camminare. No, non era possibile. Assolutamente no! Non era per Alistair! Era solo un ragazzo.

“E ti piace…” Continuò malefica la vocina.

No, no e poi no! Disse tra sé e sé, non poteva! Era un Serpeverde, una dannatissimo Serpeverde!

“Per questo ci sei rimasta così male…”

“Zitta!” Esclamò ad alta voce proprio mentre due ragazzine del primo anno passavano accanto a lei.

Le due spalancarono gli occhi terrorizzate, si azzittirono e si allontanarono di corsa.

Hermione sospirò e si ravvivò i capelli passandoci una mano. Forse quella vocina aveva ragione, si disse entrando in biblioteca.

Per tutto il resto della giornata, Hermione non fece altro che rimanere in biblioteca a studiare. Si concentrò su Aritmanzia e scrisse due rotoli di pergamena sul compito che la professoressa Vector aveva assegnato loro, poi passò ad Antiche Rune e tradusse il capitolo che avrebbero fatto nella lezione successiva. Una volta finite Aritmanzia e Antiche Rune, passò a Difesa Contro le Arti Oscure: solo perché la Umbridge la insegnava non era un buon motivo per non studiare!

Quando sollevò lo sguardo dal libro spalancò gli occhi incredula: oltre le finestre, il cielo si stava tingendo di nero. Sospirò, guardò l’ora e sconsolata si rese conto che aveva saltato la cena. Ripose i libri nella sua borsa, la prese e con tutta calma si diresse verso la Torre dei Grifondoro. Varcò il ritratto della Signora Grassa e subito vide Harry e Ron seduti ai loro posti.

“Ciao.” Li salutò sbadigliando mentre si sedeva nella poltrona che avevano occupato per lei.

“Hermione!” Ron scattò a sedere. “Dove diavolo sei stata?!” Domandò con gli occhi spalancati, tutto agitato.

Hermione gli lanciò una rapida occhiata.

“Ronald, rischierai di farti venire un infarto se non ti calmi.” Soppresse uno sbadiglio. “Sono stata ad Aritmanzia e poi in biblioteca.”

“Quello che Ron sta cercando di chiederti è perché non c’eri a Difesa Contro le Arti Oscure.” Intervenne Harry.

“Niente, mi ero fatta male e non sono riuscita a venire, così ho deciso di andare in biblioteca a studiare.” Fece spallucce.

Ron guardò incredulo Harry e il ragazzo sollevò le spalle.

“Come è stata la lezione?” Chiese la ragazza mentre il suo gatto arancione Grattastinchi le si sedeva in braccio.”

“Come quella della volta prima e quella prima ancora.” Harry si sistemò gli occhiali con una mano.

Hermione si rizzò subito a sedere.

“Che cosa ti sei fatto alla mano?” Gli domandò.

“Dove?” Mostrò il palmo della mano destra.

“Non quella, l’altra.”

“Non è niente…”

Hermione si alzò di scatto e Grattastinchi se ne andò indignato con la coda ben dritta, alla ricerca di una comoda poltrona su cui accoccolarsi.

“Harry!” Esclamò Hermione una volta che vide le parole < Non devo dire bugie > incise sulla pelle dell’amico. “Ron, hai visto?!”

Ron annuì.

“Che diavolo è successo?!” Lo interrogò.

“Niente!”

“Harry James Potter!” Hermione mise le mani sui fianchi e lo fulminò con lo sguardo.

“Amico, ti conviene parlare.” Intervenne Ron, spaventato dalla reazione dell’amica.

Harry balbettò qualcosa di incomprensibile ed Hermione gonfiò il petto.

“Ok, ok!” Roteò gli occhi al cielo, esasperato. “E’ stata la Umbridge.”

“COSA?!” Esclamò indignata, gli occhi spalancati.

“La punizione, mi ha fatto usare una penna e questa penna ti incide nella pelle ciò che scrivi.” Aprì e chiuse il pugno, guardandosi il dorso della mano con rabbia.

Hermione si morse il labbro inferiore, poi si voltò di scatto, si sedette sulla poltrona, aprì la borsa e prese la bottiglietta che Alistair le aveva dato.

“Dammi la mano.” Ordinò.

“Cosa?” La guardò incredulo.

“Harry, dammi la mano!” Esclamò perdendo la pazienza.

Harry la guardò titubante, poi tese la mano. Hermione l’afferrò dolcemente, ci versò sopra un po’ del liquido ed iniziò a spalmarglielo proprio come aveva fatto Alistair con lei.

“Va un po’ meglio?” Domandò dopo qualche attimo.

“Sì, molto meglio.” Rispose Harry con un sorriso pieno di gratitudine.

“Ma che roba è?” Intervenne Ron che aveva assistito a tutta la scena.

“Una pozione.” Hermione fece spallucce e ripose la bottiglietta nella borsa.

“Ok, ma che pozione è?” Chiese ancora Ron.

“Non lo so.” Hermione arrossì improvvisamente.

“Come non lo sai!” Esclamò Harry spalancando gli occhi incredulo.

“Non lo so, me l’ha data Alistair dopo che mi sono fatta male.” Mugugnò.

“COSA?!” Esplosero insieme i due ragazzi.

“Ti sei fidata di quello?!” Domandò Ron con gli occhi spalancati.

“Ti sei fidata del figlio di Piton nonché Serpeverde?!” Aggiunse Harry.

Hermione fece per dire qualcosa, ma Harry scattò in piedi.

“No, io dico, Herm!” Si portò una mano alla fronte. “E’ un Serpeverde, nonché figlio di Piton!” Iniziò a camminare avanti e indietro, incredulo. “E’ uno schifosissimo Serpeverde! Lo sai vero chi è il suo migliore amico? Eric Heartmann! Lo sai che è uno schifosissimo sostenitore della purezza del sangue? Che odia chiunque pronunci la parola babbano e mago nella stessa frase?”

“Harry, per favore, siediti, mi stai facendo venire mal di testa.” Borbottò Ron sprofondando nella poltrona.

“Hermione, come diavolo puoi esserti fidata di lui? Potrebbe benissimo essere un sostenitore di Voldemort!” Esclamò.

Ron rabbrividì al sentire il nome di Voldemort.

Hermione spalanca gli occhi e si alza di scatto.

“Suo padre fa parte dell’Ordine!” Sibilò. “Non. E’. Un. Mangiamorte!” Aggiunse scandendo ogni singola parola. “Mi fido di lui!” Si lasciò scappare.

Harry si fermò e la guardò basito. La ragazza si morse il labbro inferiore, afferrò la sua borsa e se ne andò arrabbiata.

“Miseriaccia, l’hai proprio fatta arrabbiare.”

 

 

Ed ecco qua la fine di questo capitolo! Piaciuto? Vi ha sorpreso tutta questa leggerezza dopo la fine del capitolo precedente? Ho pensato che dopo una cosa “inquietante” come quella era il caso di fare qualcosa di più leggero…e allora ecco qua questo capitolo :D

 

Ed ora passiamo ai consueti ringraziamenti:

-          Piccola Vero: eh sì, in questo capitolo Alistair si è comportato un po’ da bambino…ma non sa nulla di sua madre ed è curioso, come tutti : ) Per quanto riguarda l’inquietante…bhè, è solo l’inizio questo :P

-          Mandy Romance: non mi sbilancio, Voldemort effettivamente ha dei piani, piani che riguardano Severus…di più non posso dire xD =)

-          Symbolique: Eh si, Sev ha mentito! Non se l’è sentita di dire la verità a suo figlio, il motivo lo si scoprirà nel prossimo episodio :P E per quanto riguarda Alistair ed Harry…dopo questo capitolo penso tu abbia capito che Harry non vuol avere molto a che fare col fratellastro xD E per quanto riguarda Voldie…bhè qualcosa in mente ce l’ha :P

-          Alida: eh si, Alistair dovrebbe sapere la verità, lo penso anch’io…però Silente ritiene che non sia ancora il momento. Ma chi è Silente dirai tu. Eh Silente è l’unico che crede in Severus e che l’ha sempre aiutato. Nel prossimo capitolo sarà proprio il rapporto tra Severus e Silente ad essere messo in luce. Ed effettivamente Voldemort è un po’ inquietante xD

-          SiL1694: lo so, Lily poteva non sembrare reale, ma ho voluto fare qualcosa di particolare….e cosa c’è di più particolare che regalare un fratellastro ad Harry? =) Comunque nei prossimi capitoli si parlerà ancora di Lily e delle sue azioni =) Per quanto riguarda i complimenti sul mio “rendimento” di Severus…bhè grazie mille *___*

-          Markorules: ti ringrazio per i complimenti e sono davvero contenta che ti piaccia la mia storia! Per quanto riguarda quella che tu consideri una “pecca”…bhè io sinceramente l’ho presa come un complimento! Adoro il modo di scrivere di zia Row e se il mio stile è simile al suo..bhè  penso sia positivo dato che sto scrivendo una cosa ispirata ai suoi racconti =)

-          Morghi: sono contenta che adori Alistair *_* Anche io lo adoro e penso a questo punto che il quattordicesimo capitolo farà la tua felicità *-* Non dico altro :P Prepara solo un grosso secchio xD LoL Per quanto riguarda il suo carattere…è un amore *_* Ha sofferto tanto per il fatto di sua madre e si vede…ma d’altronde come si può pretendere che un uomo con il cuore ancora a pezzi come Severus possa parlare dell’unica donna che abbia mai amato tranquillamente? Si sente in colpa e non riesce a parlare di lei senza star male…e il motivo per cui si è arrabbiato è proprio questo, anche se non voleva : (

-          Rosario: non puoi dirmi che odi il mio Sev! Io lo amo! E non è che lo rendo più affabile e amabile…è affabile e amabile *_* Ed effettivamente ho pensato di mettere in luce Alistair: che cavolo, Harry ha 7 libri da protagonista! Almeno una ff, lasciamola al povero Alistair! LoL xD E mi spiace per la tua dipendenza :D Però sperò non finisca :D

 

 

Inoltre ringrazio:

-          Diogene, mick_angel e Shizue Asahi che hanno messo questa FF tra i preferiti =)

-          Ann1x9x9x4, Daicchan, Fedecaccy, gwendolen, memols e _ Rory_ che hanno messo questa FF tra i seguiti =)

-          Amelia91, ArwenBlac, dodo, emonemo, Emrys, GacktLove, harmon8y9, JuliaSnape, Ladyhawke25, Lakme, Malia, nihal93, piperina, Vekra, Vodia, _cic _, _Hanna _ per aver messo questa FF tra le ricordate =)

 

A questo punto spero di non aver dimenticato nessuno xD E se l’ho fatto…bhè perdonatemi u.u xD

 

Al prossimo capitolo e ancora grazie per leggermi e recensirmi!

 

Elyl

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Capitolo 6
*** You Knew The Moment Would Have Come ***


Buona sera

Buona sera!!! Ecco qua un altro capitolo! Devo dire che mi piace parecchio…ed è un capitolo parecchio importante, soprattutto la seconda parte. E’ diviso in due parti: nella prima i protagonisti sono Harry, Hermione e Ron, nella seconda parte invece Severus e Silente. Quando ho visto che stava diventando troppo lungo ho pensato di divederlo e fare due capitoli separati, ma sinceramente preferisco darvi un capitolo lungo…anche perché continuando a scrivere i riassunti ho visto che i capitoli son sempre più lunghi xD

 

Bon, dai, ho parlato abbastanza! Vi lascio alla lettura : ) Vediamo se riuscite a trovare una citazione :D

 

E se avete voglia di farmi un regalo, lasciatemi un commento con scritto cosa ne pensate *_*

 

 

 

 

 

 

Chapter V:

You Knew the moment would have come

 

“Never thought

this day would come so soon”

-          Our Farewell, Within Temptation –

 

Si aprì una porta e il corridoio si illuminò, per sprofondare nuovamente nel buio. Harry rimase immobile qualche istante, la mano chiusa e ben salda sulla maniglia: sul dorso, illuminate da un timido e pallido raggio di luna, erano bene evidenti le parole < non devo dire bugie >, sempre più impresse nella pelle.

Odiava quella donna. Odiava il suo < hem, hem >, i suoi modi di fare, la sua voce, il suo viso, i suoi vestiti. Odiava tutto ciò che rappresentava: il Ministero della Magia e Caramell. Com’era possibile che ad un tratto nessuno gli credesse? Solo fino a pochi mesi prima era il bambino sopravvissuto ed ora era stato etichettato come un bugiardo, un malato, un pazzo in cerca di attenzione. Perché non volevano capire che era veramente tornato? Perché non gli credevano? Perché avevano così tanta paura di ammettere che Voldemort non era scomparso il 31 ottobre di quattordici anni prima?

Sospiro frustrato, lasciò la maniglia e si incamminò per il corridoio quando sentì un rumore di passi avvicinarsi. Prima che se ne fosse reso conto, aveva scostato un arazzo e si era nascosto. Rimase immobile, aspettando che i passi se ne andassero. Quando sentì che erano abbastanza lontani, si sporse dal nascondiglio e vide Alistair camminare per il corridoio. Sembrava tranquillo e rilassato, come mai l’aveva visto durante il giorno. Sospirò, aprì e chiuse la mano sinistra un paio di volte e si incamminò verso la torre di Grifondoro.

Non appena varcò la soglia della Sala Comune, una figura dai capelli ricci e castani l’assalì e gli afferrò la mano.

“Devi dirlo a Silente!” Esclamò furiosa Hermione.

“No.” Disse fermamente liberandosi della sua stretta, andandosi a sedere nella poltrona libera accanto a Ron.

“Harry! Non puoi permetterle di farti questo!”

“E cosa dovrei fare, scusa?”

“Dirlo a Silente, per prima cosa!” Allargò le braccia esasperata e subito le fece ricadere lungo il corpo.

“No!” Scosse il capo con vigore. “Non glielo dirò. Non vedo perché dovrebbe interessargli.”

“Harry…”

“Ho detto no.” Ribadì fermamente il ragazzo.

Hermione sospirò e si lasciò cadere accanto a Ron, poi si piegò ed estrasse dalla borsa la bottiglietta che Alistair le aveva regalato.

“Mettici su un po’ di questa, almeno.”

“Non voglio nulla che sia appartenuto a lui.” Ringhiò, sentendo la rabbia salire. Perché non lo lasciavano in pace?

“Non fare lo stupido. Non ti ucciderà mica.” Intervenne Ron gesticolando, facendo ricadere il braccio sullo schienale del divanetto dalla parte di Hermione. “Al limite ti fa stare meglio.” Fece spallucce.

Harry si arrese, prese la bottiglietta, l’aprì e versò un po’ di freddo liquido sulle ferite, traendone subito conforto. Riconsegnò la pozione all’amica, si massaggiò un po’, chiuse gli occhi e si appoggiò comodamente allo schienale.

“Va meglio?” Chiese preoccupata Hermione.

Il ragazzo annuì, aprì gli occhi e le sorrise.

“Grazie.”

“Non devi ringraziare me, devi ringraziare Alistair.” Disse con una punta di soddisfazione.

Harry serrò le labbra, seppure involontariamente.

“Harry, suo padre fa parte dell’Ordine.” Gli ricordò roteando gli occhi al cielo, mettendosi comoda sul divanetto, allungando le gambe.

“Ma era un Mangiamorte.”

“Harry ha ragione.” Ron prese le gambe di Hermione e gliele fece appoggiare sulle sue. “Però anche tu hai ragione.”

“Grazie, Ronald.” La ragazza sbattè incredula le palpebre più per ciò che aveva detto che per il suo gesto.

“Secondo voi sa qualcosa dell’Ordine?” Chiese il rosso.

“Non ne ho idea.” Sospirò Harry. Si tolse gli occhiali, si strofinò gli occhi e li indossò nuovamente. “Potrebbe saperlo come non potrebbe.”

“Ma suo padre ne fa parte, quindi dovrebbe saperlo, no?”

“Non è detto, Ronald.” Hermione soppresse uno sbadiglio.

“Guarda con chi sta sempre.”

Ron posò una mano sui piedi di Hermione e si fece pensieroso, cercando di ricordare chi frequentava.

“Malfoy?” Tentò.

“Non solo: Pucey, Montague, Grossman e soprattutto Eric Heartmann.” Corrugò la fronte.

“Tutti cultori della razza?”

“Oh, puoi giurarci.” Hermione sospirò.

“Che ti hanno detto?!” Subito scattò Ron.

Hermione prese una ciocca di capelli ed iniziò a giocherellarci, fissandola.

“Niente di particolare, mi hanno solo ricordato che sono una nata babbana.”

“Ti hanno chiamata mezzosangue?”

“Ronald, non hanno bisogno di chiamarmi mezzosangue per insultarmi.” Arricciò il naso, poi finalmente si decise a guardare l’amico. “Anche solo dicendo nata babbana lo fanno, ci mettono tutto l’odio e il disprezzo possibili ed immaginabili.”

“E quindi, Ron, non possiamo dire se sa qualcosa o no.” Concluse Harry.

“Giusto.” Sospirò.

Calò il silenzio, Ron iniziò a disegnare distrattamente piccoli cerchi con la punta del pollice sulla pelle nuda della caviglia dell’amica, Hermione aveva la testa appoggiata allo schienale, gli occhi chiusi, quasi addormentata mentre Harry tamburellava sul bracciolo della poltrona, perso nei suoi pensieri. Per la prima volta da quando era iniziata la scuola erano tranquilli.

Si sentì picchiettare, Hermione si svegliò all’improvviso e vide Edvige fuori dalla finestra.

“Edvige!” Urlò felice Harry. Si alzò di scatto, corse alla finestra e l’aprì, per poi chiuderla immediatamente non appena la civetta fu entrata. Tornò sulla poltrona, prese la lettera legata alla zampa della civetta e questa gli mordicchiò l’orecchio in segno di affetto.

“Anche io ti voglio bene, Edvige.” Disse ridendo come un bambino.

La civetta, appollaiata sul bracciolo della poltrona, strizzò gli occhi.

“E’ di Sirius!” Esclamò eccitato il ragazzo.

“Dai, leggi!” Hermione spostò le gambe dalle ginocchia di Ron e si sedette sul bordo del divano, in trepidante attesa.

Ron guardò la ragazza, fece per dire qualcosa ma si interruppe e anche lui si mise in ascolto.

 

Carissimo Harry,

Come stai? E Ron? E Hermione? Spero stiate tutti bene. Qui al quartiere generale c’è sempre molto movimento, stessa gente che vien dentro, consuma, poi va: sembra quasi un bar. Da una parte è bella come cosa, ma dall’altra rischia di distruggermi. Per esempio, ieri sera qua a cena c’erano Tonks e Lupin: dovresti vedere come si divertono quei due insieme! Sarebbero un’ottima coppia. Ok, il pettegolezzo (che sicuramente farà piacere a Ginny e Hermione) è finito. Dopo che se ne sono andati, però, la casa è tornata solitaria, triste. Solo io, il ritratto di mia madre e quell’inutilità di Kreacher. Ho vagato un po’, sentendomi in trappola in una casa che ho sempre odiato e sempre odierò. Sai, quasi quasi preferivo stare ad Azkaban!

La scuola come sta andando? Mocciosus vi sta dando problemi? Avete già tanti compiti? Bhè, spero di no per voi!

Mi raccomando, come dice (o meglio, abbaia) sempre il vecchio Malocchio “VIGILANZA COSTANTE!”: a questo proposito, l’altro giorno ero seduto in cucina per i fatti miei e lui è sbucato da fuori e mi ha urlato nell’orecchio. Simpatico il caro e vecchio Malocchio! A parte gli scherzi, cercate di stare lontani dai guai, soprattutto tu, Harry. E soprattutto, se ti fa male la cicatrice, corri subito a dirlo a Silente. A presto.

Felpato                          

 

“Ti fa male la cicatrice e non ci hai detto nulla?” Domandò scioccata Hermione.

“Me l’ero dimenticato.” Borbottò afferrando subito una pergamena.

“Harry!”

“Hermione, è passato! L’anno scorso mi ha fatto male perché Voldemort…” Ignorò la faccia terrorizzata di Ron. “…stava tornando! Ora che è tornato suppongo mi farà male più spesso.”

“L’hai detto a Silente?”

“Ma perché ce l’hai tanto con lui?” Roteò gli occhi al cielo, esasperato.

“Bhè, Silente è Silente. L’unico mago di cui Tu-Sai-Chi ha paura.” Intervenne Ron pacatamente.

“E poi perché è a capo dell’Ordine! Sono sicura che vorrebbe saperlo!”

“E io non glielo farò sapere.” Ribattè imbronciato. “Se vuole sapere qualcosa che me lo venga a chiedere.”

Hermione incrociò le braccia al petto e scosse il capo.

“Dai, lascialo in pace.” Le disse Ron, stravaccato comodamente, accarezzandole con dolcezza il braccio.

Harry sorrise caloroso all’amico ed iniziò a scrivere la risposta.

 

Caro Felpato,

         stiamo tutti bene, Ron e Hermione (strano ma vero) non hanno ancora litigato! Hermione è sempre presa con i compiti e i suoi doveri di Prefetto mentre Ron…sai come è fatto, se ne frega un po’! Abbiamo una nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, Dolores Umbridge: l’unica cosa che ci fare è leggere quei maledetti e stupidi libri! Non ci sta insegnando nulla! Come possiamo combattere Voldemort se non abbiamo le basi? E’ così difficile per il Ministero ammettere che è tornato?

Non mi sono mai sentito così triste a Hogwarts: molti miei compagni mi ritengono pazzo, malato e bugiardo. Un mio compagno non mi parla più, come tanti altri. E’ frustrante dire la verità e non essere creduti.

Ti prometto che saremo vigili costantemente. Per quanto riguarda la cicatrice non c’è da preoccuparsi. E’ tornato, quindi penso che farà male più spesso.

Salutami Remus e Tonks.

Con affetto,

Harry.

 

P.S.: Davvero credi sarebbero una bella coppia? Bhè, Remus ha proprio bisogno di distrarsi e trovare qualcuno che lo ami.

 

Arrotolò la pergamena e si voltò verso Edvige che subito tese la zampetta.

“Brava, piccola.” Sussurrò Harry con amore mentre le legava la lettera alla zampa. “Sai dove portarla, vero?”

La civetta sembrò quasi annuire.

“Stai attenta.” Le accarezzò il becco, si alzò ed andò ad aprire la finestra.

Edvige spiegò le ali, emise un verso stridulo a mo’ di saluto e spiegò il volo, sparendo immediatamente nella notte.

Harry sospirò, richiuse la finestra e si stiracchiò, emettendo versi.

“E se andassimo a letto?” Propose Hermione coprendo la bocca con mano.

“Buona idea.” Asserì Ron scattando in piedi.

La ragazza si alzò lentamente, prese la borsa ed insieme si avviarono verso i dormitori.

“Ci vediamo domani, ragazzi.” Li salutò un’assonnata Hermione salendo le scale dirette alla sua stanza.

“A domani.”

Ron e Harry entrarono nella loro stanza, si cambiarono e si misero a letto. In pochi attimi Ron si addormentò, ma Harry aveva troppi pensieri: Sirius, Silente, la cicatrice, Voldemort, Piton, Piton Junior, Remus e Tonks…e il suo pensiero volò a Cho Chang.

Si mise seduto e lasciò cadere la testa sul collo, poi aprì il suo baule ed estrasse la Mappa del Malandrino dal fondo.

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Recitò dando un colpetto con la bacchetta alla pergamena vuota.

In men che non si dica sulla pergamena iniziarono ad apparire tante linee con tanti piccoli cerchi con un’etichetta in cui era indicato il nome.

“Lumus.” Bisbigliò.

Osservò la mappa alla ricerca di Cho Chang, chiedendosi cosa stesse facendo, quando la vide nel dormitorio dei Corvonero. Rimase incantato ad osservare il suo nome, poi scosse il capo e lasciò vagare lo sguardo per la mappa. Subito la sua attenzione venne attirata dal nome Severus Piton che si avvicinava al figlio Alistair nel corridoio che portava all’ufficio di Silente.

“Che cosa nascondi, Alistair?” Si chiese tra sé e sé. “Fatto il misfatto!” Diede un colpetto alla mappa e questa svanì. Sospirò, rimise la pergamena nel baule, lo chiuse, tolse gli occhiali e si sdraiò.

Qualche piano più sotto Alistair stava pattugliando il corridoio, aveva i capelli disordinati, la cravatta allentata, gli occhi rossi e pieni di sonno, il passo strascicato. Aveva sonno e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il suo bellissimo, accogliente, comodo e caldo letto a baldacchino che lo aspettava.

Sentì dei passi in avvicinamento, rapidi e decisi. Il suo cuore iniziò a martellargli forte nel petto, sapeva che alcuni ragazzi si divertivano a tendere agguati a prefetti e caposcuola che facevano le ronde. Iniziò a camminare nella direzione dei passi, la bacchetta tesa, un groppo che gli ostruiva la gola. Si fermò bene in mezzo al corridoio, sentì i passi sempre più vicini, pochi secondi e avrebbero svoltato l’angolo, ritrovandosi davanti a lui. Chiuse gli occhi un secondo, respirò profondamente e si preparò.

“Papà!”

Severus sollevò il viso e davanti a sé vide il figlio.

“Alistair.” Lo salutò.

“Che cavolo, mi hai fatto prendere un colpo.” Borbottò mettendo via la bacchetta.

“Sono solo io.”

“Eh, lo vedo.” Sbadigliò rumorosamente, incapace di trattenersi.

Severus sorrise intenerito, ricordandosi quando da piccolo sbadigliava e diceva che non aveva sonno.

“Come stai?” Gli domandò dandogli una pacca sulla spalla.

“Benissimo.” Sbadigliò nuovamente. “Benissimo, ho solo…” Non riuscì a finire la frase a causa di un altro sbadiglio. “…sonno.” Riuscì finalmente a concludere.

“Allora ti conviene sbrigarti. Finisci la ronda, controlla la strada da qui fino alla Sala Comune e ti infili a letto. Chiaro?”

Alistair annuì ad occhi chiusi, poi li spalancò e scosse il capo.

“Tu dove stai andando?”

“Nell’ufficio del preside.”

“A quest’ora? E perché?” Inarcò un sopracciglio, curioso.

“Alistair Piton, questi non sono affari tuoi. Non sono cose che ti interessano.” Incrociò le braccia al petto.

Il ragazzo fece spallucce, abituato ormai alle risposte evasive del padre.

“Allora ti lascio ai tuoi meeting segreti col grande capo.” Si portò due dita alla fronte in segno di saluto, gli diede le spalle e canticchiando se ne andò.

Severus sospirò, si diresse al Gargoyle e disse la parola d’ordine. Mise piede sul primo scalino e questo iniziò a muoversi verso l’altro.

Era incredibile quanto suo figlio somigliasse a Lily. Ogni suo gesto gliela ricordava. Di sicuro aveva preso la sua curiosità, la sua bontà, la sua dolcezza, la sua espansività e la sua simpatia. In effetti, era la copia di Lily, ma al maschile. Si chiedeva spesso cos’avesse preso da lui, a parte i capelli neri e l’altezza.

I gradini si fermarono e si ritrovò davanti alla porta dell’ufficio del preside. Bussò e pochi istanti dopo sentì la voce gioviale di Silente incitarlo ad entrare.

“Preside.” Lo salutò con un mezzo inchino.

“Severus!” Lo salutò contento. “Che bella sorpresa!” Si alzò dalla poltrona ed allargò le braccia.

“Sapeva che sarei venuto.” Incrociò le braccia al petto: tutta questa sua allegria lo urtava, soprattutto perché non avrebbero parlato di cose allegre.

“Suvvia, suvvia! Non essere così scuro!” Scherzò. “Come è andata la tua giornata? Ti sei divertito?” Lo guardava divertito mentre aggirava la cattedra. “Sai, ho sentito che hai mostrato la felix felicis ai tuo studenti del sesto anno!” Si fermò davanti a lui e si guardarono negli occhi.

Silente scosse il capo, sconsolato.

“Ah, Severus, sei un brav’uomo, ma ti manca il senso dell’umorismo. Non mi stancherò mai di dirtelo.” Gli diede una pacca sulla spalla e lo accompagnò alla poltrona. “Siediti.” Gli ordinò gentilmente.

L’insegnante eseguì l’ordine ed osservò l’anziano e potente mago versargli del Wiskey incendiario.

“Ecco qua. Invecchiato di cinquant’anni.” Gli porse il bicchiere.

“Grazie.” Lo ringraziò guardandolo mentre si sedeva al suo posto.

Rimasero in silenzio ed entrambi sorseggiarono la bevanda.

“Direi che possiamo anche passare alle cose serie.” Fece un movimento con la bacchetta e fece apparire due sottobicchieri. “Come sempre, il bicchiere non sul tavolo. Sai, mi dispiacerebbe rovinare questa superba scrivania. Non so se te l’ho già detto ma risale ai primi del 600.” Posò il bicchiere.

“Sì, me l’hai già detto.” Incurvò le labbra in un sorriso, poi bevve un lungo sorso. Appoggiò il braccio sul bracciolo, stringendo in mano il bicchiere, facendo oscillare il liquido al suo interno, osservandolo intensamente, quasi fino a perdercisi.

“Che cosa ti ha riferito Voldemort?” Incrociò le dita delle mani e lo fissò con quei suoi occhi azzurri penetranti.

“Si è informato sul tuo stato di salute, sulla tua situazione nel mondo magico, sui tuoi studenti e sulla profezia.” Si fermò un attimo. “Ha anche chiesto del ragazzo.”

“Immaginavo.” Annuì. “E che notizie hai per me?”

“Non è più vicino alla profezia di quanto lo fosse a giugno.”

“Bene, perfetto.” Sorrise calorosamente.

L’uomo rimase in silenzio a contemplare quasi in religioso silenzio il suo bicchiere.

“Prosegui.” Lo incitò.

Severus si alzò con uno scatto rabbioso, appoggiò il bicchiere sul tavolo ed andò alla finestra.

“Non…non…” Non riuscì a trovare le parole da quanta rabbia gli scorreva nelle vene. SI passò una mano sul viso e si voltò verso di lui. “Non. Osare. Entrare. Nella. Mia. Testa.” Scandì ogni singola parola con rabbia. “Non lo fare mai più.”

L’anziano mago prese il bicchiere abbandonato dall’insegnate, lo sistemò sul sottobicchiere e sorrise soddisfatto.

“Severus, nemmeno Voldemort riesce ad intuire i tuoi pensieri.” Disse fiero. “Sei un ottimo occlumante, il migliore che io abbia mai conosciuto.” Fece una pausa per essere sicuro che Severus assimilasse le parole. “Non sono Voldemort. Non mi permetterei mai di farlo, neanche se tu me lo chiedessi esplicitamente. Semplicemente ti conosco.”

Severus appoggiò una mano all’intelaiatura della finestra e lasciò vagare il suo sguardo per il Lago Nero. Lo trovava rilassante, lo aiutava a riacquistare la calma. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, sperando di scacciare il peso che si sentiva nel cuore. Riaprì lentamente gli occhi e vide nel riflesso dei vetri che aveva gli occhi lucidi. Se li strofinò con il dorso della mano, poi lanciò un’ultima occhiata al Lago Nero e si diresse alla scrivania. Nonostante tutto, sorrise quasi con dolore: il bicchiere era stato messo sul sottobicchiere. Lo afferrò e lo guardò intensamente.

“Ha chiesto di Alistair.” Sussurrò sconfiggendo il groppo in gola.

Chiuse gli occhi, strinse il bicchiere e in un solo sorso ne bevve tutto il contenuto, sentendo il Wiskey bruciargli la gola fino all’esofago, fino ad arrivare nello stomaco.

Silente annuì solennemente, rabbuiato. Fin da quando Voldemort era tornato immaginava sarebbe successo, ne avevano già parlato.

Severus si lasciò cadere sulla poltrona, fece roteare il bicchiere, il ghiaccio si scontrò al suo interno. Prese il viso con una mano e la sua tipica e fredda espressione scomparve, sostituita da quella di un padre terrorizzato al solo pensiero che possa succedere qualcosa al proprio figlio.

Silente inspirò profondamente.

“Severus, sapevi…sapevamo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato.” Gli disse tetro.

“Come uno sciocco speravo non arrivasse mai.” Portò il bicchiere alla fronte, godendo del contatto freddo tra la sua pelle e la superficie trasparente gelida. “Speravo non arrivasse così presto.” Chiuse gli occhi e combatté con sé stesso per non scoppiare in lacrime. “Avrei dovuto lasciare che Lily lo portasse via con sé.” Aggiunse in un sussurro disperato.

Silente sorrise intenerito.

“Se fosse andato con lei, a quest’ora sarebbe morto. Con quel gesto egoistico gli hai regalato la vita. Alistair sarebbe morto quella notte insieme a Lily.”

“Mi chiedo perché si arrese così facilmente, quella notte.” Disse più a sé stesso che a Silente.

“Forse sperava tu potessi cambiare idea. Pensava che saresti andato da lei e avresti abbandonato Voldemort.” Ipotizzò l’anziano.

“Sei uno sciocco, lo sai?” Lo schernì Severus addolorato. “Cerchi sempre di consolare le persone. Hai la mania di cercare la bontà in tutti.”

“In tutti c’è del buono.” Lo corresse.

“No, non in tutti.” Scosse il capo.

“Severus, ne sei l’esempio.” Sorrise, si alzò e si massaggiò la schiena dolorante per qualche istante, poi aggirò la scrivania e si fermò all’altezza di Severus.

“Finchè non lo dirai non ci crederò, quindi dillo.” Disse con una nota di panico disperato, gli occhi chiusi, la mano che stringeva come un’ancora di salvezza il bracciolo della poltrona.

“E’ ora che Alistair impari l’Occlumanzia.”

Severus spalancò gli occhi terrorizzato e li richiuse subito dopo, poi annuì molto lentamente, come se quel gesto, quel movimento fine, gli costasse enorme fatica.

“Mi dispiace.” Posò una mano sulla spalla dell’uomo e gliela strinse, guardando a terra, senza trovare la forza di guardarlo negli occhi e leggere l’odio che provava per sé stesso provocato da scelte sbagliate fatte in gioventù. Lasciò la presa ed uscì dal proprio ufficio, lasciandolo solo con il suo dolore.

Severus si appoggiò completamente allo schienale, il viso rivolto al soffitto mentre lacrime salate piene di dolore scivolavano lungo le sue guance, il corpo scosso dai singhiozzi.

 

 

 

Così siamo giunti alla fine di un altro capitolo, un capitolo molto importante: avete trovato la citazione? :P Vi do un piccolo indizio: lettera di Sirius, una frase è identica a quella di una canzone di un famoso gruppo italiano degli anni ’90. La canzone è del 1995 :P

 

E dopo questo passo ai consueti ringraziamenti:

-          Piccola Vero: grazie per essere sempre una delle prime a leggere ciò che scrivo <3 Ed effettivamente, Kain ed Adrian sono piuttosto odiosi u.u Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto =)

-          Alida: anche a me piace molto Alistair *_* E se ogni tanto risulta un po’ infantile è semplicemente perché ha degli attacchi di fanciullezza, un po’ come tutti =) I tre Serpeverde…bhè sono Serpeverde e solo perché purosangue si credono migliori! Harry è un po’ incavolato, ma le cose si tranquillizzeranno. Bisogna ricordarsi che ha passato un’estate infernale e che tutti lo reputano un bugiardo e un pazzo: anche io sarei parecchio nervosa ed incazzosa :P Sono proprio contenta che ti piaccia ^^ Spero con questo capitolo di aver colmato un po’ i tuoi dubbi sul fatto che Lily abbia abbandonato così facilmente suo figlio ^^

-          Piperina: grazie mille per avermi recensito *_* Da quando ti ho sentita sulla mia pagina di fb sinceramente non aspettavo altro che la tua recensione *_* Ci tengo molto =)  Inizio subito a rispondere ai tuoi quesiti: a) Neanche io sono tanto per la coppia Lily e Severus, ma questo era l’unico modo per dare un fratellastro a Harry e avere Sevuccio mio come protagonista…o almeno, l’unico modo che mi era venuto in mente in quel momento xD   b) il nome Alistair anche io lo adoro *_* E l’ho scovato in un gioco per xbox 360 che semplicemente adoro, Dragon Age The Origins. In effetti è molto più simile a Lily che a Sev…ma la parte Severus uscirà ben presto! Per quanto riguarda la Zio Voldie…effettivamente ha qualcosa in mente e anche Silente lo crede. Il Serpente che è in lui uscirà presto, tranquilla *_*     c) grazie per avermi fatto notare le ripetizioni, non me ne ero accorta xD ed effettivamente lo scontro tra Alistair e Hermione era abbastanza banale, ma era l’unico modo che mi è venuto in mente per farli incontrare senza destare troppi sospetti negli altri studenti xD    Direi che è tutto *_* Grazie ancora per la stupenda recensione *_* Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo ;)

-          Morghi: davvero ti è piaciuto? *_* A me ha lasciato un po’ insoddisfatta ma io non conto, la maggior parte delle mie cose non mi soddisfano mai al 100% XD Ron e Harry effettivamente capiscono proprio niente xD E i Serpeverde sono un po’ idioti, sisi! Grazie per continuare a seguirmi <3

 

Bon, le recensioni sono finite! Ringrazio anche tutti quelli che mi seguono, mi ricordano, mi hanno preferita e mi leggono! Grazie mille, di tutto! A presto, con il prossimo capitolo <3

Ely

 

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Capitolo 7
*** Quidditch and Occlumency ***


Devo dire di essere piacevolmente sorpresa: sono iscritta dal 26 di giugno e ho iniziato a pubblicare questa ff solo il 4 lugl

Devo dire di essere piacevolmente sorpresa: sono iscritta dal 26 di giugno e ho iniziato a pubblicare questa ff solo il 4 luglio…e a distanza di 15 giorni mi ritrovo ad avere pubblicato 6 capitoli (7 con questo che vi apprestate a leggere) con 44 recensioni ( *___* ), 6 volte preferita, 8 volte ricordata e ben 30 volte ricordata! Sapete, fatico ancora a crederci =) L’unica cosa che posso dirvi è : G-R-A-Z-I-E! Ah, un’altra cosa che posso fare è aggiornare spesso ;) Per quanto riguarda la citazione della canzone del capitolo precedente…la frase era “Stessa gente che vien dentro, consuma poi va” presa da “gli anni” degli 883, una delle mie canzoni preferite :P

 

Vi lascio alla lettura! Come sempre spero che vi piaccia e se avete voglia di lasciare una recensioncina per sapere cosa ne pensate mi fate molto felice u.u

 

Buona lettura!

 

Chapter VI:

Quidditch and Occlumency

 

“I could read your thoughts

Tell you what you saw”

-          Shadow on the Sun, Audioslave –

 

Nonostante fossero solo le 9 del mattino, la Sala Grande era già affollata di studenti che facevano colazione. Harry varcò la soglia, ancora addormentato, e si sedette accanto a Ron, la divisa di Quidditch già indossata per il primo allenamento della stagione con tutta la squadra. Fissava il suo piatto, le braccia poggiate sul bordo del tavolo e le mani che torturavano un tovagliolo di carta. Harry lo guardò, soppresse uno sbadiglio e mise nel piatto dell’amico e nel suo una dose abbondante di uova con il bacon.

“Che cos’hai?” Chiese Harry.

Ron spostò lo sguardo dal piatto all’amico, cercò di dire qualcosa ma cambiò idea e scosse semplicemente il capo.

“E’ inutile, non parla da quando è arrivato.” Intervenne Ginny versando della spremuta d’arancia nel bicchiere del fratello.

“E’ nervoso per gli allenamenti.” Chiarì Hermione, seduta davanti al rosso, ripiegando la Gazzetta del Profeta.

Harry tirò un sospiro di sollievo, sorrise e diede una pacca sulla schiena all’amico, che iniziò a tossire a causa del succo che gli era andato di traverso. Strinse il tavolo, gli occhi spalancati, e tossì, sputando involontariamente del succo addosso a Hermione.

“S-scusa.” Balbettò imbarazzato.

La ragazza lo fulminò con gli occhi, scosse il capo e si alzò.

“Ehy, dove vai?” Le domandò Harry con la bocca piena.

“A cambiarmi.” Sospirò. “Non posso mica venire al campo conciata così!”

“Giusto.” Asserì lui, portandosi alla bocca il bicchiere.

“Ci vediamo dopo allo stadio.” Li salutò Hermione.

I tre annuirono e ripresero a mangiare, mentre la ragazza uscì dalla Sala Grande e si diresse alla propria stanza nella Torre di Grifondoro, dove si fece una rapida doccia ed indossò una mogliettina nera, un golfino leggero color cioccolato e dei semplici jeans. Si guardò allo specchio, passò una mano tra i capelli ed uscì dalla stanza. Percorse velocemente i corridoi del castello e ben presto si ritrovò all’aperto. Inspirò profondamente l’aria mattutina ad occhi chiusi, li riaprì e si diresse allo stadio. Una volta arrivata andò a sedersi sulle tribune.

Gli allenamenti non erano ancora iniziati, sicuramente Angelina stava facendo un discorso sull’importanza di essere una squadra unita, che erano i più forti e cose del genere: non capiva il Quidditch e mai l’avrebbe capito. Non riusciva proprio a capire che divertimento c’era a passarsi una palla e cercare di fare canestro! O rischiare di essere disarcionati dalle proprie scope! Scosse il capo. Non capiva il divertimento di uno sport babbano come il calcio, ancora meno capiva quello magico!

Si sistemò i capelli, guardandosi attorno distrattamente: Seamus e Dean erano pochi spalti più sotto, ridevano e scherzavano, Ginny era in un angolo seduta sulla gambe del suo ragazzo (ancora si chiedeva come facesse Ron a non sapere nulla di quei due), altri Grifondoro sparsi qua e là, ma la sua attenzione venne catturata da un gruppetto di ragazzi alla sua sinistra che , seduti comodamente, fumavano, parlavano a voce alta e ridevano sguaiatamente. Li riconobbe subito: Serpeverde. Vide Malfoy, Tiger, Goyle, Zabini, Nott, la squadra di Quidditch al completo, Eric Heartmann e, accanto a lui, Alistair. Indossava una camicia nera a mezze maniche con i bottoni slacciati sotto cui aveva una maglietta grigia, i polsi erano fasciati in due polsini di pelle, le gambe forti e muscolose strette in un paio di jeans chiari. Tra le mani aveva un pesante libro e lo stava studiando tutto concentrato, le labbra sottili, la fronte corrugata, quasi come se così facendo sperasse di assimilare più informazioni. Sollevò il viso dal libro, guardò dritto davanti a sé, lo sguardo perso nel vuoto, ignorando completamente i compagni che facevano rumore, scosse il capo, sospirò e si voltò verso Hermione, come se avesse sempre saputo che era lì. Hermione arrossì e distolse immediatamente lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore per l’imbarazzo. Alistair continuò a guardarla, intenerito, e quando finalmente la ragazza tornò a guardarlo le sorrise e la salutò con un cenno della mano. Hermione gli regalò un sorriso e ricambiò il saluto, sistemandosi una ciocca che le era caduta davanti agli occhi. Si guardarono per quella che sembrò un’infinità, incapaci di interrompere il contatto, fino a quando Eric diede una gomitata nelle coste all’amico. Alistair scosse il capo, aggrottò la fronte e tornò al libro, ma pochi istanti dopo si ritrovò a sorridere come un ebete e cercò di nuovo i suoi occhi, ma la Grifondoro ormai guardava il campo che improvvisamente si era affollato di sette giocatori vestiti di rosso.

“Ora inizia il divertimento.” Sorrise perfidamente Adrian.

“Sono messi proprio male quest’anno, i Grifondoro.” Disse ad alta voce Malfoy, sicuro di farsi sentire da tutti.

“Già, non bastava lo Sfregiato, ora hanno preso nella squadra anche i morti di fame!” Rincarò la dose Claudius.

“Suvvia, non siate così crudeli!” Esclamò Eric, con la sua espressione più perfida in viso. “Se hanno solo orfani, traditori del sangue, poveracci e mezzosangue schifosi non è colpa loro.”

Il gruppetto scoppiò a ridere mentre si sistemava orgogliosamente i capelli.

“Ehy, che hai?” Domandò ad Alistair dopo altre battute perfide sulla squadra.

“Guarda, Weasley neanche riesce a prendere una pluffa semplice come quella!” Draco si alzò in piedi. “Ehy Weasley, scommetto che uno schifosissimo Elfo Domestico giocherebbe meglio di te!”

Alistair serrò la mascella e strinse il pugno, non riusciva proprio a capire che divertimento provassero nell’insultare i Grifondoro.

“Ehy, che hai?!” Domandò nuovamente Eric.

“Niente.” Ringhiò.

Fecero un’altra battuta, Eric gli diede una gomitata, ma Alistair non accennò nemmeno un sorriso.

“Al, si può sapere che cavolo hai?” Chiese scocciato Eric.

Alistair inspirò profondamente e scosse il capo.

“Sto parlando con te.”

“Secondo te che cavolo ho?” Sbottò girandosi verso l’amico.

“Non sono mica nel tuo cervellino bacato.” Scherzò.

“Sei un idiota.” Ringhiò.

“Senso dell’umorismo zero eh. Cos’è, la Mezzosangue non te l’ha ancora data?” Si guardò le unghie.

“Ma si può sapere che hai di sbagliato?!” Esclamò incredulo. “E’ fatta di carne, tessuti, ossa, liquidi, cellule e magia, esattamente come me e te!”

“No, amico, non è esattamente come noi due.” Eric si tirò su e gli puntò un dito contro il petto. “Tu ed io, amico, siamo i veri maghi. Siamo Purosangue. Sono loro…” Indicò con il capo Hermione. “…che non sono maghi. La magia, loro, l’hanno rubata.” Finì disgustato.

“E allora, i Maghinò cosa sono?” Chiese con una smorfia il giovane Piton.

Eric fece per dire qualcosa, ma non trovò nulla da ridire, poi scosse il capo.

“Sei tu quello sbagliato, Al.” Incrociò le braccia al petto, sconsolato.

“No, Eric, io sono quello che usa il cervello.” Ribattè.

Prese il suo libro e si allontanò di qualche posto, poi si mise a studiare, isolandosi completamente dal gruppo. Nonostante ciò che stava studiando fosse molto interessante, non riusciva più a concentrarsi. Continuava a pensare alle parole di Eric, si chiedeva come potesse pensare seriamente che i Nati Babbani rubassero la magia. Come poteva un ragazzo così intelligente essere anche così stupido?

Sbuffò, sollevò il viso dal libro e fece in tempo a vedere i Grifondoro atterrare e sparire dentro gli spogliatoi. I suo compagni di Casa si alzarono, sistemò le sue cose e si unì a loro. Si incamminarono insieme verso l’uscita, passando davanti a Hermione. Quando le furono davanti, Theodore Nott sorrise maleficamente e fece per tirare un calcio alla sua borsa, ma Alistair lo afferrò per il polso, questi si girò e vide i fulmini che il Caposcuola lanciava con gli occhi. Si bloccò immediatamente e superò la ragazza. Uscirono dallo stadio e all’improvviso Alistair si fermò.

“Che c’è?” Gli domandò scontrosamente Eric.

“Ho…ho dimenticato una cosa.” Mentì spudoratamente. “Ci vediamo in Sala Grande, ok?”

“Al…” Si fermò e lo guardò sconsolato ed incredulo.

“Ho detto che ci vediamo in Sala Grande.” Sollevò le mani e mostrò i palmi. “Davvero, devo andare.” Diede le spalle all’amico e corse all’interno dello stadio.

Quando non fu più in vista si fermò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Odiava mentire, ma non poteva certo dire che aveva bisogno di vederla. Non certo ai suoi compagni di Casa. Eric ancora ancora capiva, anche se non concepiva l’idea, ma gli altri non l’avrebbero proprio capito! Per di più tornava indietro per la Granger, la migliore amica di San Potter! La schifosa Mezzosangue per eccellenza!

Aprì gli occhi, non fece in tempo a salire il primo scalino della rampa per le tribune che la vide scendere. Si fermò immediatamente e si appoggiò al corrimano.

“Ciao.” La salutò con un sorriso.

La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, si fermò immediatamente e non appena lo vide sorrise e lo raggiunse.

“Ciao.” Lo salutò saltando l’ultimo scalino.

Alistair si staccò dal corrimano, mentre la ragazza usciva sul campo da Quidditch per aspettare gli amici.

“Non vieni?” Gli domandò incerta, fermandosi sulla soglia.

“Oh, si, certo!” Si riscosse dai suoi pensieri, quasi incredulo. “Arrivo.” Sorrise, fece una corsetta e la raggiunse.

“Senti…” Iniziò impacciato. “Io…io volevo…sì, bhè ecco, volevo scusarmi per il comportamento di quei cretini.” Balbettò imbarazzato. “Sono degli idioti, lasciali perdere. Hanno un cervello ma non lo usano.” Sorrise a mo’ di scusa. “E forse è anche peggio che se non lo avessero.”

Hermione sorrise.

“Lo so.” Fece come per posargli la mano sul braccio ma cambiò idea. “Lo so.” Sorrise. “Grazie per aver fermato Nott.”

“Di niente.” Si sentiva meglio sapendo che non ce l’aveva con lui.

“Perché non ti sei unito a loro?” Sbottò, senza riuscire a controllarsi.

Alistair la guardò mordersi il labbro inferiore, pentendosi di aver fatto la domanda.

“Non c’era nessun motivo di insultarli.” Fece spallucce.

Hermione lo guardò attentamente, quasi incredula che un Serpeverde avesse detto una cosa del genere.

“Hermione!”

La ragazza si girò e vide Harry e Ron che la guardavano increduli, come se si stessero domandando: “Ma è proprio lei? Lei che parla con un Serpeverde? Non un Serpeverde qualsiasi, il figlio di Piton!”.

“Arrivo!” Esclamò con un sorriso, divertita dalle loro espressioni. “Devo andare.” Disse poi, rivolta ad Alistair.

“Si, non ti preoccupare. Nessun problema.” Si spostò di lato, per farla passare.

“Ci…ci vediamo.” Disse incerta con un sorriso, poi corse dai due amici ed insieme se ne andarono.

“Ci vediamo.” Sussurrò, guardandola allontanarsi.

Sospirò sognante ed uscì dallo stadio. Si fermò e guardò il castello illuminato da un sole settembrino, sentendo l’arietta sul viso. Mancavano ancora più di due ore al pranzo, così decise di passeggiare per il parco. Adorava camminare in mezzo ai prati da solo, in compagnia solo dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, pensieri che avevano per protagonista la nata babbana più bella che avesse mai visto, dai capelli boccolosi castani, gli occhi color del miele ed un’intelligenza divina. Quando finalmente si decise ad incamminarsi verso il Lago Nero, per poi camminare lungo il perimetro della Foresta Proibita, vide suo padre avvicinarsi allo stadio. Aggrottò la fronte e lo osservò avvicinarsi.

“Ciao papà.” Lo salutò quando fu vicino.

“Alistair.” Ricambiò l’uomo. “Seguimi.”

Aprì la bocca per dire < Papà, guarda, ho intenzione di andare a fare una passeggiata e chiarirmi un po’ le idee su una certa persona che sono convinto se tu sapessi quello che penso e chi è mi cruceresti all’istante >, ma non riuscì neanche ad iniziare la frase che suo padre gli aveva dato le spalle e si era avviato a grande velocità verso il castello.

Scosse il capo, fece una corsa e raggiunse il padre. Insieme varcarono la soglia del castello. Appena entrato, Alistair ci mise qualche istante per abituarsi alla penombra che regnava. Camminarono velocemente ed in men che non si dica furono nell’ufficio di Severus.

“Chiudi la porta.” Ordinò imperioso non appena il figlio fu entrato.

Alistair lo guardò con un sopracciglio inarcato, chiedendosi da dove arrivasse tutto questo malumore, poi fece spallucce ed eseguì l’ordine.

“Siediti.”

“Papà, che sta succedendo?” Chiese iniziando a preoccuparsi.

Severus aprì un cassetto della scrivania, estrasse un rotolo di stoffa, lo posò sulla scrivania, lo aprì e lo srotolò sotto gli occhi increduli del figlio.

“Ecco, ora mi preoccupi seriamente.” Borbottò.

“Il preside ritiene che sia necessario che studi una materia supplementare.” Prese la bacchetta, l’appoggiò sulla scrivania e mise al suo posto il rotolo di stoffa.

“Una materia in più?” Strinse gli occhi. “Non che mi pesi, ma seguo già Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni, Trasfigurazione, Storia della Magia, Erbologia, Incantesimi, Antiche Rune, Aritmanzia e Astronomia…”

“QUESTA non sarà una materia come le altre.” Lo interruppe quasi irritato il padre. “Non dovrai parlarne con nessuno, non dirai a nessuno che la stai studiando. Intesi?”

“Ma che…”

“Intesi?”

Ci fu qualche attimo di silenzio.

“Sì, signore.” Accompagnò le sue parole con dei cenni del capo. Suo padre non si era mai comportato in quel modo, non gli aveva mai parlato così. Se lo faceva era per una questione importante. In più era Silente stesso che voleva seguisse questa nuova materia di cui non sapeva ancora nulla. Chi era lui per opporsi al Preside?

“Bene.” Inspirò profondamente.

“Che cosa imparerò?”

“La nuova materia che imparerai si chiama Occlumanzia.” Rispose scandendo ogni parola, dando importanza all’ultima.

Alistair spalancò gli occhi: l’Occlumanzia? Perché Silente voleva che imparasse l’Occlumanzia?

“Dalla tua faccia deduco che ignori cosa sia.” Fece una pausa. “L’Occlumanzia è la difesa magica della mente contro la penetrazione esterna, conosciuta come Legilimanzia, per evitare che qualcuno di indesiderato…” Sottolineò l’ultima parola, le labbra che si erano assottigliate paurosamente. “…possa estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un’altra persona. E’ una branca poco nota della magia, ma ti si rivelerà molto utile, se sarai in grado di padroneggiarla.”

“Perché mi sarà utile?” Intervenne il ragazzo, rapito dalla spiegazione del padre.

“A tempo debito, Alistair. A tempo debito, lo saprai.” Rispose evasivo, mantenendo il suo tono autoritario, facendogli capire che non avrebbe ricevuto risposta.

“Ma…”

“Per poter usare l’Occlumanzia è necessario che svuoti la mente dalle emozioni, devi fare tabula rasa e rilassarti.”

“Chi sarà il mio insegnante?” Domandò impaziente ed eccitato: sembrava interessante.

“Io.” Rispose. “Sarò il tuo professore.”

“Cosa?!” Esclamò spalancando gli occhi. Occlumanzia lo interessava, ma non ci teneva certo che suo padre vedesse i suoi pensieri! Soprattutto quelli più intimi e segreti! Come avrebbe reagito se avesse visto che era interessato ad Hermione? “Non puoi! Cioè, mi leggeresti il pensiero! Sei mio padre!” Aggiunse quasi inorridito.

“Non hai ascoltato la spiegazione? Non è leggere nel pensiero, è la capacità di estrarre emozioni e ricordi…”

“Si, vabbè! Ma sei mio padre!” Ripetè.

Severus sorrise divertito, suo malgrado.

“Lo so, Alistair, ricordo questo particolare.”

“Appunto! Non puoi…non puoi estrarre le mie emozioni e i miei ricordi!” Si passò una mano tra i capelli.

“Hai qualcosa da nascondere?” Inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

“N-no.” Balbettò, arrossendo.

L’uomo lo guardò, chiedendosi cosa avesse da nascondere. Sorrise e si disse che ben presto l’avrebbe scoperto.

“Dato che queste sono lezioni come le altre, gradirei di essere chiamato signore o professore.”

“Papà, ma siamo solo io e te!”

“Signore o professore.” Gli ricordò.

Alistair roteò gli occhi al cielo e sbuffò.

“Possiamo iniziare.” Disse seriamente.

Il ragazzo annuì e attese istruzioni.

“In piedi.”

Severus aggirò la scrivania e si mise di fronte al figlio.

“Puoi usare la bacchetta per tentare di disarmarmi o difenderti in qualunque altro modo.”

“In che senso? Signore?” Aggiunse frettolosamente.

“Quando cercherò di penetrare nella tua mente potrai difenderti.” Spiegò con una calma che durante le sue lezioni non aveva mai. Era pur sempre suo figlio.

“Come cercherai di entrare nella mia mente?” Lo guardò negli occhi, attento.

“Con un incantesimo.” Gli mise le mani sulle spalle, varcando la barriera studente insegnante che aveva costruito. “Ora, Alistair, dovrai impegnarti. E’ molto, molto importante che tu riesca nell’Occlumanzia, di fondamentale importanza.” Disse quasi disperato. “Quando cercherò di penetrare nella tua mente dovrai svuotare la mente. Liberarti da ogni emozione, qualsiasi cosa tu stia provando devi metterla da parte.” Fece una pausa e guardò intensamente il figlio. “Hai capito?”

“Sì, signore.” Alistair annuì solennemente.

Severus sorrise tristemente ed abbracciò stretto il figlio, mentre nella sua testa continuava a dirgli quanto gli dispiaceva.

“Ti voglio bene, Alistair. Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ricordatelo anche il giorno in cui mi odierai.” Sussurrò.

Alistair aprì la bocca incredulo ma soprattutto preoccupato: suo padre non aveva mai detto nulla di simile. Strinse gli occhi, sentendo le lacrime pizzicargli gli angoli e ricambiò l’abbraccio.

“Bene.” Severus si liberò dalla stretta e fece un passo indietro, cercando di riacquistare il suo solito contegno. “Bene.” Si schiarì la voce. “Sei pronto?”

Il giovane annuì ed estrasse la sua bacchetta.

“Chiudi gli occhi e libera completamente la tua mente.” Ordinò imperioso, tornando ai modi da insegnante severo.

Alistair obbedì. Chiuse gli occhi e cercò di eliminare qualsiasi emozione provasse: la paura per il comportamento del padre, l’ansia, l’apprensione, il nervosismo, i sentimenti per Hermione. Spariti. Spalancò gli occhi ed annuì, preparandosi a ricevere l’attacco.

Non sentì parlare suo padre, lo vide semplicemente muoversi e puntargli la bacchetta contro. Subito l’ufficio svanì, sostituito dalla loro casa di Spinner’s End. Aveva otto anni, era nascosto in corridoio e sbirciava il padre nell’ufficio che bevevo avidamente da un bicchiere, stringendo in una mano una foto. Aveva undici anni, la sua lettera di Hogwarts era appena arrivata e Severus gli diede una leggera pacca sulla spalla.

Così come era iniziato, il film dei suoi ricordi si interruppe.

“Alistair!”

Il ragazzo aprì gli occhi e si guardò attorno spaesato, ancora immerso in quel primo ricordo che nemmeno sapeva di avere.

“Ti devi concentrare!” Esclamò frustrato.

“S-sì, scusa.” Balbettò ancora scosso.

Severus chiuse gli occhi e scosse il capo, ferito da quanto aveva visto.

“Svuota di nuovo la mente.”

Alistair inspirò profondamente e si concentrò.

Senza preavviso, il film della sua infanzia riprese. Aveva sette anni e stava passeggiando con suo padre. Aveva undici anni ed insieme erano da Ollivander, tra le mani stringeva la sua bacchetta. Aveva quindici anni, era una calda sera estiva, era in camera sua e si stava baciando con una donna visibilmente più vecchia.

“ALISTAIR!” Ringhiò il padre, questa volta infuriato.

Il ragazzo si ritrovò nell’ufficio, ma questa volta sorrideva per i ricordi, mentre un po’ di vergogna si impossessava di lui per l’ultimo.

“Quella era Annette Hamilton!”

“S-sì.” Balbettò rosso come un peperone.

Severus chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso.

“Non dirmi che…”

“E’ stata la mia prima ragazza.” Concluse borbottando, lo sguardo basso. Era decisamente imbarazzante. Suo padre aveva appena visto il ricordo del momento in cui si stava preparando a perdere la verginità con una babbana, più vecchia di lui di dieci anni.

“Ragazza?!” Spalancò gli occhi incredulo. “Come diavolo puoi dire che quella è una ragazza?!” Iniziò a camminare avanti e indietro. “Per di più è sposata!”

“Mi dispiace contraddirti, ma a quell’epoca non era sposata.” Precisò Alistair. “E’ successo una settimana prima che si sposasse.”

“Alistair!”

“Senti papà, è successo!” Si strinse nelle spalle. “Non è colpa mia, avevo quindici anni e lo sai che a quell’età non si ragiona tanto! Quando capita l’occasione la si sfrutta.”

Severus scosse il capo sconsolato ed incredulo.
”Riprendiamo. E PER FAVORE, vedi di non rievocare ricordi simili a questo!” Si preparò. “Non ci tengo a sapere della tua vita sessuale, per quanto mi faccia piacere che tu ne abbia una.” Aggiunse borbottando.

Alistair sorrise divertito, chiuse gli occhi e liberò (o almeno sperò di averlo fatto) la sua mente. Non appena aprì gli occhi, suo padre lo attaccò e i suoi ricordi ripresero.

Aveva undici anni, era seduto sull’Espresso di Hogwarts, si aprì la porta dello scompartimento ed entrò Eric. Aveva sedici anni, era al Ballo del Ceppo, seduto con Eric quando…No! Non poteva scoprirlo! Non doveva! Strinse i pugni, si concentrò e prima che suo padre potesse vedere Hermione entrare nella Sala Grande, i ricordi svanirono. Aprì gli occhi e vide che suo padre era arretrato fino alla scrivania.

“Come…come ho fatto?” Chiese incredulo.

Severus si riavvicinò.

“Mi hai impedito di accedere ad un tuo particolare ricordo.” Sorrise orgoglioso del risultato. “Che incantesimo hai usato?”

“Incantesimo?” Lo guardò incerto, poi spalancò gli occhi. “Un expelliarmus!” Esclamò eccitato.

“Lo immaginavo.” Annuì. “Di nuovo.”

Alistair annuì, esaltato, e si preparò.

Severus puntò la sua bacchetta contro il petto del figlio, inspirò e disse nella propria mente l’incantesimo e questa volta non vide nessun ricordo. Tentò nuovamente senza dir nulla, ma non successe niente. Abbassò la bacchetta e guardò il figlio.

“Congratulazioni.” Si congratulò.

“Ce l’ho fatta?” Esclamò incredulo, poi acquistò sicurezza. “Ce l’ho fatta!”

“Congratulazioni, Alistair.” Le sue labbra si incresparono in un sorriso di amara soddisfazione: aveva preso da lui, sarebbe diventato un grande occlumante. Sarebbe stato un’altra perfetta spia per Silente, un’altra pedina da comandare.

“Ancora!” Esclamò esaltato.

“No, Alistair, no.” Scosse il capo e tornò dietro la scrivania, improvvisamente stanco.

“Ma papà, ce l’ho fatta! Proviamo di nuovo!” Lo guardò con gli occhi verdi spalancati, proprio come faceva da bambino.

“Lo so, Alistair.” Si sedette sulla sua poltrona. “Lo so.” Chiuse gli occhi.

Il giovane Serpeverde guardò il padre, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse stanco: aveva grosse occhiaie, il viso tirato e scavato.

Inspirò profondamente e si ricompose.

“Va bene.” Mise via la sua bacchetta e prese la sua borsa. “A quando la prossima lezione?”

“Lunedì.”

Alistair annuì.

“Ci vediamo in Sala Grande?” Domandò titubante.

“Sì, certo. Ora però è meglio che tu vada, sono un po’ stanco.” Fece un cenno con la mano.

“Ci vediamo dopo, allora.” Abbozzò un sorriso, ma Severus non lo guardò.

Alistair lo osservò qualche istante, poi gli diede le spalle ed uscì dall’ufficio. Pochi istanti prima di chiudere, nello spiraglio tra lo stipite e la porta, vide suo padre abbandonato sulla poltrona, stanco e con un espressione disperata, una mano che gli copriva il viso mentre lo sorreggeva, quasi esattamente come nel ricordo di tanti anni prima. Rimase a fissarlo per qualche secondo, sicuro che quell’immagine se la sarebbe ricordata per sempre. Chiuse la porta e se ne andò.

Severus aspettò di non sentire più i suoi passi, si alzò di scatto e con rabbia fece cadere tutti gli oggetti che erano sulla scrivania, il viso trasformato in una maschera di rabbia e odio che provava per se stesso e per quello a cui stava sottoponendo il figlio.

 

 

 

Ed ora i consueti ringraziamenti :

-          JuliaSnape: grazie mille, son contenta che ti piaccia la mia storia! Per quanto riguarda il nome Alistair…lo adoro anche io *_*

-          ArwenBlack: per vedere quando Alistair e Harry scoprono di essere fratelli…bhè c’è ancora tempo, tanto tanto tanto tempo XD  Per quanto riguarda il povero Sevuccio mio, aveva capito già da tempo di aver sbagliato ed ogni giorno se ne pente sempre di più. Mi sa che dopo questo capitolo i cari amici del nostro Alistair li odi ancora di più xD E hai assolutamente beccato la citazione *_*

-          Piperina: grazie cara *_____* Però non ti svelerò nulla sulle sorti del povero Alistairuccio u.u Hai già avuto troppe anticipazioni u.u E già qua direi che un assaggio del Serpente velenoso che c’è in lui l’hai avuto: non è uno che si fa tanti scrupoli, se vuole una cosa lo ottiene…così come ha fatto con la babbana, fregandosene bellamente del fatto che fosse sposata xD E non hai idea di quanto mi hai reso felice con questo tuo “BRAVA”. Quando l’ho letto mi hai fatto sentire veramente orgogliosa di me stessa! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

-          Symbolique: io adoro i Within Temptation *_* Adoro “Our farewell” *_* E tra l’altro, questo capitolo che hai appena letto è stato scritto con in sottofondo il “Black Simphony Live” del 2008 e “Mother Earth” *___* Sisi, mi è tornata la fissa per loro! Per il fatto dell’Harry odioso…effettivamente un po’ lo è xD Ma tra poco si darà una calmata, almeno in parte XD E questo te lo posso anticipare: Harry ed Alistair non faranno mai Occlumanzia insieme u.u

-          Alida: eh si, Severusuccio è proprio in una brutta situazione! E’ vero, i due ragazzi dovrebbero sapere la verità…ma i loro destini intraprenderanno due strade un po’ diverse… E la citazione è proprio quella :D

-          Luna_Lovy: son proprio contenta che Alistair ti piaccia *_* E’ sempre difficile inserire nuovi personaggi in storie con personaggi già amati….quindi son proprio contenta che ti piacciA! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto =)

-          _Rory _: effettivamente sto postando abbastanza spesso xD Il fatto è che non riesco a fare altro se non scrivere xD Sev non è freddo col figlio dai! E’ solo un po’ autoritario u.u E sì, Harry non sopporta i Serpeverde…non si era notato? XD

-          Morghi: Eh avendo deciso di ripercorrere gli ultimi tre libri della saga per forza di cose Harry deve pensare a quella-non-dico-cosa di Cho Chang: come vedi anche io la amo molto u.u La parte di Sev e Silente la adoro anche io *_*

-          Piccola Vero: si, Severus ci sta veramente tanto male! Povero il mio amore! Non sai quanto mi rendi felice dicendo che ti sei affezionata ad Alistair *_______* E anche quando dici che continuerai ad elogiarmi fino alla fine *_* Spero solo di non deludere le tue aspettative =)

 

Ringrazio anche chi mi ha preferita, ricordata, seguita e semplicemente letta <3

 

A presto, con il prossimo capitolo!

 

elyl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Do you wanna go out with me? ***


Se solo tre settimane fa mi avessero detto: “Tu scriverai una fan fiction su Harry Potter” sarei scoppiata a ridere

Se solo tre settimane fa mi avessero detto: “Tu scriverai una fan fiction su Harry Potter” sarei scoppiata a ridere. Io che scrivo qualcosa su Harry Potter?!? Che oso profanare il sacro mondo di mamma Row? MAI! Non lo farò mai! Non c’è niente da scrivere!

 

Ecco, le ultime parole famose. Mi trovo qui, il 21 luglio 2010 a pubblicare il settimo capitolo della mia prima fan fiction su Harry Potter. Sapete, stento ancora a crederci! Credevo che non sarebbe interessata a nessuno, che di sicuro qualcuno avrà già scritto una cosa come la mia e tante altre menate varie. Invece in 3 settimane ho già ricevuto 53 recensioni, la storia è stata inserita tra i preferiti da 9 persone, ricordata da altrettante e addirittura seguita da 33! WOW! E’ l’unica cosa che riesco a dire! Sono veramente tanto emozionata, mai avrei creduto di riscuotere tanto “successo”.

 

Ma passiamo alle cose pratiche. Il capitolo che state per leggere è un po’ diverso dagli altri, molto più frivolo diciamo. Devo dire che mi piace il risultato finale, non avete idea di quanto mi sono divertita a scriverlo! Della serie che quasi cadevo dalla sedia per le risate che mi son fatta da sola a fine capitolo xD

 

Con questo penso di avervi detto tutto! Buona lettura <3

 

 

Chapter VII:

Do you wanna go out with me?

 

“Conosco i segni dell’antica fiamma”

Adgnosco veteris vestigia flammae.

-         (IV, 23), Eneide, Virgilio –

 

Ci fu un lampo di luce rossa e Severus Piton venne scaraventato contro la scrivania.

“Papà, stai bene?!” Domandò dispiaciuto Alistair, avvicinandosi al padre.

Severus annuì, si mise in piedi e sistemò le maniche della sua veste nera. I ricordi che stavano emergendo lo avevano fatto reagire con uno Schiantesimo.

“Riprendiamo.”

“Sicuro di star bene? Era parecchio forte…”

“Ho subito schiantesimi molto più potenti.” Incurvò le labbra in una smorfia amara, ricordando lo Schiantesimo che aveva subito da Sirius Black anni addietro.

Senza preavviso fece un passo in avanti, la bacchetta puntata contro il suo petto e scagliò l’incantesimo. Il ragazzo, colto alla sprovvista, venne subito assalito dai ricordi.

Aveva quindici anni, un uomo sulla trentina lo spintonò e sorrise maleficamente. Alistair sorrise, desideroso di vendetta e gli urlò qualcosa. L’uomo si fermò, lo guardò con rabbia e diffidenza, poi gli corse incontro, lo sbattè contro il muro e spinse con forza il suo avambraccio contro il collo del ragazzo.

Alistair strinse i denti, si concentrò ed iniziò a vedere di nuovo suo padre, confuso con l’immagine del marito di Annette Hamilton che lo minacciava per essere stato con sua moglie. Inspirò profondamente, fissò suo padre e lo vide sempre più nitidamente, i ricordi ormai totalmente svaniti. Strinse la bacchetta, la puntò contro l’uomo e nella sua testa pronunciò “Expelliarmus”. Suo padre barcollò, lasciò cadere la bacchetta e chiuse gli occhi, al contrario di Alistair, che li spalancò, mentre iniziava a vedere i ricordi del padre.

Una ragazza con i capelli rosso scuro gli sorrideva, subito sostituita dall’immagine di lei che cullava un bambino appena nato, lui; poi era notte, si stavano baciando, Severus scostò una ciocca di capelli dagli occhi della ragazza che aveva un’espressione soddisfatta e sognante. La scena felice si trasformò immediatamente, suo padre era affiancato da Lucius Malfoy, gli stringeva la spalla orgoglioso, accompagnato anche dal padre di Nott. Camminavano lentamente, come se stessero partecipando ad una cerimonia…

“BASTA!” Urlò Severus.

Alistair sentiva il cuore battergli veloce nel petto, aveva il respiro affannoso.

“Basta.” Ripeté Severus.

“Quelli…quelli erano i tuoi ricordi.”

L’uomo gli diede le spalle e si appoggiò alla scrivania, poi annuì.

“Quella era mia madre, giusto?” Fece un passo verso l’uomo, eccitato. “Quella era mamma!”

“Sì, era tua madre.” Confermò in un sussurro, poi si rimise dritto e si ricompose.

“E quello ero io da piccolo insieme a lei!”

Il professore si voltò e vide suo figlio con un sorriso radioso come mai l’aveva visto.

“Sì, Alistair, eravate voi due.” Piegò la testa di lato, la scosse e si andò a sedere. “Per oggi abbiamo finito.” Prese una pergamena ed iniziò a scrivere.

Il ragazzo osservò il padre e sentì l’entusiasmo svanire, notando la sua mascella contratta e la rabbia con cui scriveva. Prese la borsa, la mise in spalla e fece per uscire, ma cambiò idea e fece un passo in direzione del padre.

“Perché sto imparando l’Occlumanzia? A cosa mi servirà?” Si passò una mano tra i capelli.

Severus si bloccò, la piuma ferma sulla pergamena, lo sguardo fisso sulle parole.

“Perché mi stai insegnando l’Occlumanzia?”

L’uomo rimase in silenzio.

“C’entra con quella cerimonia che ho visto nei tuoi ricordi?” Azzardò.

“Faresti meglio ad andare a cena.”

“Non puoi non rispondere per sempre! Devo saperlo!” Esclamò esasperato.

“E’ meglio che tu vada a cena. Avrai tutte le risposte a tempo debito.” Riprese a scrivere con gesti rapidi ed arrabbiati.

Il ragazzo sbuffò, arrendendosi, ed uscì dall’ufficio.

“Dove diavolo eri?” Gli domandò Eric andandogli incontro nella Sala Comune Serpeverde.

“Con mio padre.” Rispose scontroso.

Eric si fermò, stupito dalla reazione dell’amico. Non aveva mai risposto in quel modo, non l’aveva mai visto così. Lo guardò scendere le scale che portavano alla loro stanza, chiedendosi cosa fosse successo. Incrociò le braccia al petto, si appoggiò ad uno degli schienali dei divanetti e lo aspettò.

“Andiamo?” Gli chiese non appena fu arrivato.

Alistair annuì ed insieme uscirono dalla Sala Comune per dirigersi alla Sala Grande. Il giovane Piton era taciturno, chiuso in sé stesso, il viso scuro, le mani in tasca. Quando arrivarono in Sala Grande, il ragazzo non aveva ancora detto una parola. Si sedettero ai loro soliti posti.

Alistair si servì dello stufato ed iniziò a mangiare lentamente.

“Tutto bene?” Gli domandò serio.

Sembrò pensarci un po’ su.

“Si, tutto a posto.” Sollevò il viso dal piatto e sorrise all’amico. “Grazie.”

“Non ho fatto nulla.” Gli diede una pacca sulla spalla.

Il Caposcuola annuì, sospirò e la sua attenzione venne catturata da una figura femminile che andò a sedersi al tavolo dei Grifondoro. Subito si mise dritto, per godersi meglio lo spettacolo. Aveva i capelli sciolti, rideva e scherzava con Potter e Weasley, servendosi da mangiare. Appoggiò la forchetta sul tavolo, si prese il viso con una mano e con aria sognante continuò a guardarla.

Eric osservò l’amico per qualche minuto, poi roteò gli occhi al cielo.

“Dovresti smetterla.” Sussurrò allungandosi per prendere un pezzo di pane.

“Mmm.” Mugugnò il ragazzo in contemplazione.

“Seriamente. Sembri sotto l’effetto di un filtro d’amore, ma di quelli potenti.” Addentò con ingordigia il pane.

Alistair sospirò e riprese in mano la forchetta.

“Lo so.” Si interruppe, fissando il suo stufato che ormai era diventato freddo. “Il fatto è che non ci riesco.” Ammise lasciando cadere di nuovo la forchetta, passando una mano tra i capelli. “Ci ho provato, seriamente. Lei è una Grifondoro, la regina dei Grifondoro…”

“Abbassa la voce.” Lo fermò l’amico. “Non è il caso che tutti sappiano di questa cosa, no?”

“Hai ragione.” Si passò entrambe le mani sul viso.

Eric lo guardò, poi scosse il capo sconsolato, arrendendosi.

“Bhè, amico, non ti resta che una cosa da fare.” Si portò alla bocca un pezzo di pollo croccante alle erbe.

“E cosa?” Domandò esasperato. “Uccidermi?”

“Se fossi stato in te non appena avesse iniziato a piacermi la Sangue Sporco l’avrei fato ma…” Sollevò le mani in segno di resa, bloccando sul nascere le proteste dell’amico. “…ehy, non sono te. Per fortuna.” Aggiunse con un sorrisino divertito.

“Sei un idiota.” Alistair scosse il capo, divertito anche lui.

“Comunque, dicevo che ti resta solo una cosa da fare.”

“Sentiamo, grande saggio.” Incrociò le braccia e le appoggiò sul tavolo, guardando di sbieco il compagno di Casa.

“Chiedile di uscire.” Continuò a mangiare come se non avesse detto nulla di strano.

Alistair sbattè le palpebre incredulo: quello non era il suo migliore amico.

“Dimmi, com’era la Pozione Polisucco al sapore di Eric?”

“Alistair, ti sei fumato il cervello?” Sollevò il labbro superiore, chiedendosi con quale strana sostanza si fosse drogato. “Qualsiasi cosa tu abbia preso, la prossima volta vedi di passarmela.”

“Sei tu quello che non è normale!” Ribattè come se Eric l’avesse appena insultato. “Mi stai suggerendo di chiedere a …” Sillabò il nome di Hermione senza emettere alcun suono. “…di uscire!”

Eric roteò gli occhi al cielo.

“Senti amico, capisco che possa sembrare strano che dica una cosa del genere, stento anche io a crederci, ma non fai altro che guardarla. Prima di vederla eri più triste di un cimitero, l’hai vista e sembravi il mago più felice in tutto il pianeta!” Borbottò quasi offeso.

Alistair sorrise, ma subito il suo viso divenne una maschera di terrore.

“Che c’è? Ti è venuta in Mente Millicent Bulstrode nuda?” Scoppiò a ridere, divertito dalla propria battuta.

“Che schifo, dai!” Esclamò inorridito.

“Vero, ma fa di quei lavoretti…” Sorrise malizioso, passandosi la lingua sulle labbra.

“Doppiamente schifo!” Lo guardò seriamente schifato. “Ma fare un po’ di selezione naturale no, eh?!” Rabbrividì disgustato al solo pensiero.

“Ero ubriaco.” Si giustificò accompagnando le sue parole con un gesto della mano. “Ma per tornare a noi, cos’è che terrorizza il nostro giovane ed impavido eroe?”

“Non ho idea di come fare, non so che cavolo dire, non so come approciarmi!” Iniziò, agitandosi nella sedia. “In più è sempre con San Potter e Pel di Carota…”

Eric sorrise sentendo Alistair chiamare così i due Grifondoro: lo faceva solo quando era agitato, nervoso o arrabbiato.

“Sai come hai appena chiamato Sfregiato e Morto di Fame?”

“Chi?” Strinse gli occhi, senza capire.

“Hai chiamato Sfregiato e Morto di Fame San Potter e Pel di Carota.” Disse con un sorriso pieno di perfida soddisfazione.

Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo e balbettò qualcosa di incomprensibile.

“Al, hai chiesto a centinaia di ragazze di uscire, con successo, sei andato fino in fondo con i quattro quinti di loro! Come diavolo puoi dire di non sapere come invitarla fuori?!”

“Ma è diverso.” Mugugnò imbarazzato. “E poi ci sono Potter e Weasley!” Ribattè.

“Che vuoi che sia?” Si strinse nelle spalle. “Potresti schiantarli.” Disse come se fosse ovvio, poi riprese a mangiare. “Oppure puoi chiederglielo adesso che se ne sta andando tutta sola soletta.”

Alistair si voltò di scatto, facendosi male al collo, giusto in tempo per vederla alzarsi e afferrare la sua borsa.

“Dai, muovi quel tuo sederino scolpito, latin lover.” Eric gli diede una spinta ridendo, rischiando di farlo cadere dalla sedia.

Alistair si alzò in fretta, rischiando di cadere, prese la sua borsa e corse verso l’uscita, pensando a cosa avrebbe potuto dire a Hermione. Percorse la Sala Grande in pochi attimi, senza accorgersi di star correndo fino a quando, sulla soglia, andò a scontrarsi con suo padre.

“Non si può correre per i corridoi, lo sai.” Gli ricordò infastidito.

“Sì, scusa papà.” Saltellava sulla punta dei piedi, guardandosi attorno alla ricerca di una chioma castana e riccia.

Severus lo osservò qualche istante, poi si voltò, guardando nella direzione del figlio.

“Cosa sta succedendo?” Gli domandò sospettoso.

“Niente.” Sorrise smagliante e gli diede una pacca sulla spalla. “Ci vediamo, eh.”

Lo superò, senza dargli il tempo di replicare, e si ritrovò solo all’ingresso. Si guardò attorno, ma di Hermione nessuna traccia. Si morse il labbro inferiore, chiedendosi dove fosse, poi spalancò gli occhi ed iniziò a correre velocemente, facendo gli scalini due a due. Quando arrivò, aveva il fiatone, ma non gli importava: era sicuro che l’avrebbe trovata lì. Entrò, salutò con reverenza Madama Pince, la superò ed iniziò a cercare dappertutto. Arrivato al reparto di libri sulle Antiche Rune, si bloccò, fece un passo indietro e sorrise, rasserenato.

“Eccoti.” Sussurrò, guardando Hermione mentre sfogliava un grosso libro.

Teneva indietro i capelli con le mani, i gomiti poggiati al tavolo, l’espressione concentrata, gli occhi che si muovevano veloci, le labbra che ripetevano ciò che leggeva, senza farsi sentire da nessuno. Con tutta la sua semplicità, era la ragazza più bella che avesse mai visto.

Sentì il suo cuore iniziare a battere come un forsennato, quasi come se volesse uscirgli dalla cassa toracica. Inspirò profondamente, si fece coraggio e le si avvicinò, stringendo la borsa.

“Ciao.” La salutò.

Hermione sobbalzò, spaventata.

“Non volevo spaventarti.” Si scusò con un timido sorriso, uno di quelli che funzionava sempre, soprattutto con le ragazze. Avere un viso angelico aiutava.

“Non è colpa tua.” Piegò la testa di lato, con un sorriso sognante, poi si riscosse. “E’ che stavo studiando e non ti ho sentito arrivare.”

“Cosa stai studiando?” Domandò interessato, appoggiando la borsa a terra e sedendosi accanto a lei.

“Sì, cosa…cosa sto studiando?” Ripeté confusa, sentendo la gamba del ragazzo che sfiorava la sua. “ < I significati delle Antiche Rune più rare >” Aggiunse tutto d’un fiato arrossendo.

“E’ molto interessante.” Annuì e si fece più vicino a lei, sfiorando il suo braccio col suo.

Calò il silenzio. Hermione tratteneva quasi il respiro, cercava di non pensare al contatto con il corpo del ragazzo, ma le risultava difficile. Sembrava che ogni suo neurone fosse concentrato nell’elaborare quell’informazione. Chiuse gli occhi e cercò di riacquistare il suo tipico contegno, ma l’unica cosa che il suo cervello le suggeriva era di saltargli addosso. Si schiarì la voce, incredula per i propri pensieri. Era la prima volta che pensava ad una cosa del genere e non riusciva a capire come potesse pensarlo per Alistair Piton, figlio di Severus Piton!

Scosse il capo, scioccata.

“Senti…” Iniziò il Serpeverde, imbarazzato.

“Sì?” Si voltò di scatto verso di lui, facendosi male al collo, ma subito si dimenticò il dolore, perdendosi in quell’oceano verde che erano i suoi occhi.

“Ecco…” Non riusciva a trovare le parole, erano troppo vicini. Gli sarebbe bastato spostarsi un po’ e avrebbe potuto baciarla. Passò la lingua sulle labbra, fissando quelle della ragazza. “Ecco…” Si schiarì la voce e staccò gli occhi dalle sue labbra invitanti. “Mi chiedevo se…se ti andasse di uscire con me qualche volta.

Hermione tornò alla realtà: gliel’aveva chiesto davvero? Alistair le stava veramente chiedendo se voleva uscire con lui? No, non poteva essere vero! Lui, figlio di Severus Piton, fiero ed orgoglioso Serpeverde che chiedeva a lei di uscire.

“Io…”

“Se vuoi possiamo passeggiare per il parco.” La interruppe, spostando lo sguardo, iniziando a fissare l’antico tomo, parlando sempre più veloce ed agitato. “Possiamo andare fino al Lago Nero, o andare a vedere le serre se non vuoi farti vedere con me. Oppure Hogsmeade!” Si illuminò. “O di notte, per i corridoi, se non hai voglia di uscire all’aria aperta. Potremmo visitare l’ala nord, di notte è particolarmente bella. O se proprio non vuoi uscire con mr ti capisco, d’altronde sono un Serpeverde, figlio di…”

Hermione posò la mano sulla sua e subito il ragazzo smise di parlare, tutta la sua attenzione rivolta a quel contatto.

“Mi farebbe molto piacere uscire con te.” Disse, il viso in fiamme.

“Davvero!?” La guardò come se non credesse a ciò che stava dicendo.

Hermione sorrise timidamente ed annuì.

“Senti, questo week end si va a Hogsmeade…” iniziò eccitato.

Hermione si morse il labbro inferiore, stringendogli un po’ la mano.

“Questo…questo week end non posso.” Lasciò la sua mano. “Devo vedermi con Ron e Harry, abbiamo alcune cose da fare.”

“Ah. Ok. Tu.Tu e Potter. E Weasley.” Deglutì, cercando di scacciare le stupide immagini di Ron e Harry che stringevano una Hermione poco vestita. “Capisco. Voi tre. Insieme.”

“Ci dobbiamo vedere per fare una cosa…” Evitava il suo sguardo, per non cedere. Avevano il primo incontro per il gruppo di Difesa Contro le Arti Oscure, non poteva tradirli così! Dopotutto era stata una sua idea.

“Dovete…dovete fare una cosa.” Ripetè, sempre più scuro in volto, la sua meschina immaginazione che gli suggeriva immagini sempre più spinte del trio.

“Esatto.” La ragazza annuì.

Alistair temette di vomitare: si era appena immaginato San Potter che spogliava la ragazza, mentre un vorace Weasley assaggiava le sue dolci labbra.

“Tutto bene?” Gli chiese preoccupata posando la sua mano sul suo avambraccio. “Sei pallido.”

“S-sì.” Balbettò. “Va tutto che è una meraviglia.” Mentì scacciando da davanti gli occhi Sfregiato che rideva perfidamente prima di baciare il soffice collo della sua Hermione. Si morse la lingua, maledicendosi per considerarla < sua >, sentendosi sprofondare in un baratro nero.

“Sei sicuro?”

“Oh, sì. Sicurissimo.” Abbozzò un sorriso che sembrò più una smorfia di dolore.

Hermione gli regalò un sorriso.

“Mi farebbe molto piacere uscire con te, Alistair, solo che proprio questo fine settimana non posso. Ma potremmo fare un’altra volta, no?”

Gli sembrò di volare. Le farfalle svolazzavano allegre nel suo stomaco, gli uccellini cantavano nonostante fosse sera, Madama Pince si aggirava per la biblioteca cantando vestita di bianco e lanciando petali di rosa, un piccolo Weasley e un piccolo Potter vestiti da Cupido suonavano una piccola arpa muovendo veloci le alette.

“Assolutamente.” Sorrise come un ebete, dimentico delle immagini oscure ed intime del trio. “Sarebbe bellissimo.” Aggiunse sognante. Scosse il capo e tornò ad essere il serio Caposcuola con un fantastico sorriso. “A dire il vero, tu sei bellissima.”

Hermione arrossì violentemente e spostò la mano dal braccio di Alistair.

“D-devo andare.” Mugugnò la ragazza.

Alistair annuì e nello stesso momento si alzarono. Si sorrisero e la Grifondoro si sistemò i capelli dietro l’orecchio. Mise il libro al suo posto, sentendo lo sguardo di Alistair su di sé. Tornò al tavolo, prese la sua borsa e la mise in spalla.

“Ci… ci vediamo.” Balbettò con un sorriso, emozionata.

“Ci puoi contare.”

Hermione si allontanò, voltandosi per guardare Alistair che non le staccava gli occhi di dosso, le braccia incrociate al petto.

Quando fu fuori dalla biblioteca, si lasciò andare. Iniziò a saltellare emozionata, non riuscendo a credere a quello che era appena successo. Le aveva chiesto di uscire. Alistair Piton le aveva chiesto di uscire! Sorrise raggiante, incapace di fermarsi. Era più forte di lei, non riusciva proprio a smettere di sorridere ed essere così...così allegra. Era felice, le sembrava di fluttuare invece che camminare. Non si era mai sentita così, neanche con Viktor.

Arrivò al ritratto della Signora Grassa, pronunciò la parola d’ordine ed entrò fischiettando. Adocchiò subito i suoi migliori amici.

“Buona sera!” Esclamò raggiante, lasciandosi cadere nella poltrona vuota, un sorriso beato stampato in viso.

Harry mugugnò un < ciao > e tornò subito al suo tema di pozioni, Ron invece fece semplicemente un cenno col capo senza mai staccare gli occhi dal libro di Storia della Magia.

Hermione iniziò a torturare una ciocca di capelli arrotolandosela attorno alle dita, fischiettando allegra.

Harry e Ron sollevarono lo sguardo nello stesso instante, si scambiarono un’occhiata eloquente, guardarono l’amica e tornarono a guardarsi interrogativi.

“Hermione, la vuoi smettere?!” Esclamò irritato il Bambino Sopravvissuto. “Tanta allegria è quasi fastidiosa per noi comuni studenti.”

“Scusa.”

Calò il silenzio, ma dopo pochi istanti la ragazza riprese a fischiettare.

“Allora, che diavolo ti è successo per essere così allegra?” Le domandò abbandonano il tema.

“Niente.” La ragazza arrossì e non riuscì a trattenere l’ennesimo sorriso: se continuava così c’era il rischio che le venisse una paresi.

“Hermione, non ti abbiamo mai vista così contenta, nemmeno al primo anno quando hai preso la tua prima < E >.” Intervenne annoiato Ron.

“Che è successo?” Incalzò il moro.

“Niente.”

“Buuuuugiarda.” Il rosso.

“RONALD!” esclamò la ragazza.

“Sputi il rospo o no?”

Hermione sospirò e si arrese.

“Alistair mi ha chiesto di uscire.” Sorrise beata.

Ron spalancò gli occhi e si drizzò a sedere mentre Harry ebbe quasi un infarto.

“Spero che tu abbia detto di no.” Disse Harry, massaggiandosi il petto.

“Non puoi dirgli di sì, è un Serpeverde!” Ron la guardava preoccupato, cercando di non farle capire che era geloso.

“Tra l’altro non è un…”

“Seperverde qualsiasi, è il figlio di Piton e bla bla bla!” Lo scimmiottò Hermione infastidita. “So benissimo chi è!”

“Non si direbbe.” Ringhiò.

“Bhè, Harry, al momento mi sembri tu il Serpeverde.” Sibilò la ragazza.

“Cosa?” La guardò incredulo.

“Colpito e affondato.” Intervenne Ron, mimando una nave che va a fondo.

“Comunque gli ho detto di no.”

“Meno male.” Harry si accomodò sulla poltrona mentre Ronald tirava un sospiro di sollievo.

“L’unico motivo per cui l’ho fatto è solo perché abbiamo l’incontro.” Aggiunse come se nulla fosse

I due subito tornarono a sedersi rigidamente.

“Spero tu non gli abbia detto niente!” Esclamò portandosi una mano alla fronte.

“No, tranquillo.” Sbuffò.

“Herm, lo diciamo solo per te.” Cercò di rabbonirla il rosso.

“Ti vuole solo usare. Sai cosa dicono di lui, no?” Harry si strinse nelle spalle.

Hermione si alzò di scatto, arrabbiata ed afferrò la sua borsa.

“Se non fosse stato per l’incontro sarei uscita con lui!” Esclamò esasperata. “Mi piace, fatevene una ragione!” Ammise per la prima volta. Si coprì la bocca con una mano, arrossendo, poi diede le spalle ai due e se ne andò in fretta.

I due, rimasti soli, si guardarono, increduli e scioccati.

“Ma secondo te se li cerca con il lanternino? Dici che ha impostato la ricerca su < maghi più grandi ed oscuri >?”

 

 

 

 

Piaciuto? Vi siete divertitie? Bhè, spero di avervi strappato un sorriso e non aver deluso le vostre aspettative =)

Ed ora passiamo ai ringraziamenti:

-         Mandy Romance: effettivamente Sevuccino è proprio disperato! E come puoi notare…sì, i due stanno facendo progressi :P

-         Symbolique: grazie mille *_* Come si fa a non amare Severus mio? *_* Per quanto riguarda Alistair…si ha un passato oscuro LoL Ha un visetto così angelico, sembra così timido, chi se lo sarebbe aspettato? :D Io dei Within Temptation adoro particolarmente Our Farewell, Somewhere, Pale, Angels e Memories *_________*

-         Alida: Alistair ha sì il coraggio di opporsi, ha le sue idee e non ha intenzione di cambiare per piacere a qualcuno. Lui è così, prendere o lasciare! Forse Sev dovrebbe dire al figlio che sua madre era una babbana, ma non ne ha la forza. Anche perché il ragazzo è curioso (parecchio) e appena scopre qualcosa subito vorrebbe avere più notizie.

-         JuliaSnape: grazie mille! Sono contenta che ti sia piaciuto! E prima che le sofferenze di Sev avranno fine…bhè ne deve passare di acqua sotto il ponte! ;)

-         Ginny13: sono contentissima che ti piaccia la mia storia *_* Appena la mia mente bacata ha partorito l’idea di dare un figlio a Severus subito mi è venuto in mente Ben Barnes *_* Trovo che si somiglino *_* Per quanto riguarda come hai scoperto la storia…dato che ho una pagina di fb relativamente popolata (siamo “SOLO” 17'148 xD ) mi faccio pubblicità u.u I vantaggi dell’essere admin *_*

-         Luna_Lovy: davvero ti piacciono Al e Hermione? *__* Sono tanto contenta *_* La scena dell’Occlumanzia è piaciuta tanto anche a me <3

-         Gwendolen: non hai idea di come mi hai reso felice con i tuoi complimenti <3 Spero proprio che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

-         Piperina: Darling <3<3<3 Eric effettivamente è un bastardo narcisista e razzista, ma è da tenere MOOOOLTO d’occhio :P Severuccio è proprio stanco e stressato, soprattutto ha paura per suo figlio. E dubito fortemente che diventerà emo u.u il giorno in cui succederà si avadakedavrizzerà da solo u.u xD Te l’avevo detto che anche se non si vede è una Serpe inside *_* Per quanto riguarda l’esserci riuscito…bhè è figlio di Severus Snape, un grande occlumante: somiglia molto alla madre, ma le sue doti per l’Occlumanzia le ha prese dal padre. Il massacro di Harry arriverà, tranquilla *_* E lascia un po’ di “felicità” a questi poveracci, tanto non durerà a lungo xD   xoxo <3

-         Morghi: Alistair è proprio cotto a puntino, sisi *-* E Ron è molto tanto geloso (si nota in questo capitolo :P ). I Serpeverde sono sempre i soliti bastardi, si….ma a noi ci piacciono per questo * o * Ed ebbene sì, Alistair è parecchio eccitato all’idea di imparare l’Occlumanzia…ma a lui basta che dici che c’è qualcosa di nuovo da imparare e subito si eccita *-* E’ un po’ come Hermione ;P

 

Come al solito ringrazio chi mi legge, chi mi segue, chi mi ricorda, chi mi preferisce <3 Grazie infinite, seriamente. Mi state rendendo felicissima <3

Ok, basta con le smancerie u.u xD

Al prossimo capitolo :D

 

elyl

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Capitolo 9
*** Hermione, O Hermione, Wherefore Art Thou Hermione? ***


Buona sera

Buona sera! Ecco a voi l’ottavo capitolo! Sono proprio contenta che il settimo e “frivolo” capitolo vi sia piaciuto *-* Effettivamente non si può sempre essere seri :D Per quanto riguarda questo capitolo abbiamo tre parti: la prima in cui Eric ed Alistair chiacchierano, la seconda in cui vediamo un Alistair riflessivo e veniamo a conoscenza di una parte del suo passato, la terza invece è quella più seria, di cui non vi anticipo nulla :D

 

Vi comunico che ho fatto una scaletta molto ma molto generale di tutta la fan fiction e ho scritto i titoli di tutti i capitoli: preparatevi perché sarà parecchio lunga, neanche io credevo che sarebbe stata COSI’ tanto lunga xD

 

Bon, dovrei aver detto tutto, come al solito i ringraziamenti alla fine u.u

 

Se volete farmi felice, fatemi sapere con un commentino se il capitolo vi piace o no :D

 

Buona lettura :D

 

 

Chapter VIII:

Hermione, O Hermione, Wherefore Art Thou

Hermione?

 

E poi a un tratto,

l'amore scoppiò dappertutto.

-          Fabrizio De André-

 

Alistair era sdraiato nel suo letto, le mani dietro la nuca, le dita intrecciate, lo sguardo sognante, la sua mente che continuava a rivivere quei pochi istanti passati con Hermione.

<Mi farebbe molto piacere uscire con te… potremmo fare un’altra volta, no?…ci vediamo.>

Sospirò. Erano poche parole, ma con quelle parole era riuscito a volare. Sorrise, felice, e chiuse gli occhi, beato.

Si aprì la porta e spuntò Eric.

“Alistair?” Lo chiamò, cercandolo nel buio della stanza.

Non ricevette risposta, così decise di accendere la luce. Sbattè le palpebre per abituare gli occhi, poi rimase fermo sulla soglia a guardarlo. Roteò gli occhi esasperato, chiuse la porta, lanciò un incantesimo per insonorizzare la stanza e si lasciò cadere sul letto.

“Alistair, mio caro amico, come stai?” Gli chiese iniziando a giocare con la sua bacchetta, facendola roteare con le dita.

“Bene.” Sorrise a trentadue denti. “E tu?”

“Benissimo, guarda. Va tutto che è una meraviglia.” Fece una piccola pausa. “Come mai tutta questa felicità?”

“E’ stata una bella giornata. C’era il sole, gli uccellini cantavano, Madama Pince scorrazzava per la biblioteca lanciando petali di rose, due piccoli cupidi con le sembianze di Potter e Weasley suonavano la loro piccola arpa sbattendo le loro piccole alucce.” Disse come se niente fosse.

Calò il silenzio.

“Amico mio, te l’ho già detto che devi dirmi da chi compri la roba che ti prendi, sì?”

“Perché?” Chiese senza scomporsi troppo.

“Bhè, non saprei. Dev’essere roba buona se vedi Madama Pince scorrazzare per la biblioteca lanciando petali rosa.” Guardò le unghie delle proprie mani. “O più semplicemente qualcuno ti ha reso felice.”

“Non so di cosa tu stia parlando.” Alistair aprì gli occhi e guardò divertito l’amico.

“Dai, sputa il rospo. Non ho voglia di lanciarti un’Imperius!” Esclamò fingendosi infastidito.

Alistair si mise seduto sul letto, le gambe incrociate, un sorriso che gli illuminava tutto il viso. Iniziò a raccontare, senza tralasciare alcun particolare, riportando esattamente tutto quello che era successo, dallo scontro con il padre, l’intuizione della biblioteca, il chiederle di uscire, fino a quando si erano salutati, sottolineando quanto fosse bella, simpatica ed intelligente.

Una volta finito di parlare sospirò, allargò le braccia e si lasciò cadere sul letto, senza mai riuscire a smettere di sorridere.

Eric lo guardò con un sopracciglio inarcato, poi si strinse nelle spalle.

“E’ così bella.” Sospirò il giovane Piton.

“Ho visto Mezzosangue più belle.” Ribattè.

“Ed è così intelligente.” Sembrava non avesse sentito le parole dell’amico.

“A che serve che sia intelligente?” Storse la bocca in una smorfia disgustata.

“Per parlarci?”

“La bocca non serve mica a parlare! Non ad una donna!” Esclamò indignato.

“Che animale.” Scosse il capo divertito.

“Ehy, bellino, ti ricordo che fino al giugno dell’anno scorso eri esattamente come me, eh.” Gli ricordò. “Poi non so che è successo, torniamo qua e tu sei tutto santarellino, quasi come se avessi fatto un voto di castità. Da quando è iniziata la scuola non sei ancora andato con nessuna.” Aggiunse scandalizzato, rabbrividendo all’idea.

“Semplicemente sono cresciuto.” Passò una mano tra i capelli.

“Bah! Ancora mi chiedo come fai a sentirti così per quella Mezzosangue.” Borbottò scartando una Cioccorana. “Ce ne sono tante.”

“Piantala di chiamarla così. Si chiama Hermione.” Disse tra i denti. “Lo sai che mi da fastidio.”

“U’a.” Si scusò mentre staccava con un morso la testa alla cioccorana.

Il Caposcuola guardò il soffitto e strizzò gli occhi, poi sospirò.

“E’ dall’anno scorso che mi piace.”

“Cosa?!” Esclamò incredulo.

“Mi piace dall’anno scorso.” Si strinse nelle spalle.

“Ma se l’anno scorso ti davi alla pazza gioia?!” Si portò una mano alla fronte.

“Non volevo ammetterlo. Andavo con chi capitava dicendomi che lo volevo, ma in realtà in ognuna di loro cercavo lei. Mi chiedevo come sarebbe stato baciare lei. Cosa avrebbe detto. Se le sarebbe piaciuto.” Sospirò. “Che stupido sono stato.” Scosse il capo. “Avrei potuto dirglielo.”

“Non per rovinarti la festa, ma l’anno scorso stava con Krum. Sai, cercatore della nazionale bulgara, all’ultimo anno di Durmstrang, grande come un armadio…Ti dice niente?”

“Già.”

Rimasero in silenzio, poi Alistair si mise su un fianco e guardò l’amico.

“Sai, quando l’ho vista entrare in Sala Grande insieme a Krum sono rimasto a bocca aperta. Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Non era sfacciata, non se la tirava. Sembrava a disagio, continuava a sistemarsi i capelli dietro l’orecchio e sorrideva imbarazzata, quasi a mo’ di scusa.” Sorrise al ricordo, imitando i gesti che la ragazza aveva fatto al Ballo del Ceppo. “Non so come è successo, ma pian piano mi sono ritrovato a guardarla sempre più spesso durante i pranzi e le cene, mi chiedevo a cosa pensasse, avevo istinti omicidi nei confronti di chiunque le si avvicinasse con occhi famelici.” Sorrise perfidamente. “Devo dire che è stato molto soddisfacente confondere qualche Durmstrang.”

“Che bastardo!”

“Si avvicinavano a lei tutti tronfi…e pam!” Battè il pugno sul materasso. “Due secondi dopo non sapevano perché l’avevano fatto.”

“Questo è l’Alistair che riconosco.” Disse orgoglioso, fingendo di asciugarsi gli occhi, emozionato.

Alistair scoppiò a ridere divertito.

“Cosa mi sta succedendo, Eric?” Domandò.

“Penso proprio d’averlo capito, amico.” Rispose sbuffando. “E lo sai bene anche tu.”

“Tu dici?”

Eric annuì, serio.

“Non ti ho mai visto così, nemmeno quando stavi insieme a Claire Moscato. E siete stati insieme tutto il quinto anno eh.” Si portò l’indice al naso, picchiettando col polpastrello sulla narice. “Ho naso per queste cose.” Fece una pausa. “Tu sei cotto.” Concluse solennemente.

Alistair si sdraiò supino, le mani dietro la nuca, le dita intrecciate, un sorriso stampato in viso, gli occhi chiusi.

“Lo penso anche io.” Sussurrò.

Calò il silenzio. Alistair continuava a pensare alla sua bella, Eric si domandava cosa fosse l’amore, cosa si provasse e soprattutto perché ci si innamorava.

“Ah, Al.” Lo chiamò all’improvviso.

“Sì?” Mugugnò sognante.

“Ti ricordi che devi pattugliare i corridoi?”

Alistair spalancò gli occhi, completamente dimentico di ciò che doveva fare. Si alzò di scatto, rischiando di cadere, indossò le scarpe saltellando un piede, afferrò il suo mantello, lo indossò ed uscì, accompagnato dalle risate del suo migliore amico. Uscì dalla Sala Comune di Serpeverde e percorse in tutta fretta la strada che lo separava dal bagno dei prefetti al secondo piano.

“Dove diavolo eri finito?!” Ringhiò stizzita il prefetto Corvonero.

“Scusa, scusa!” Si scusò, profondamente in imbarazzo. “Non mi ero reso conto dell’orario.” Sorrise colpevole.

La ragazza lo guardò con le braccia incrociate al petto, poi roteò gli occhi e gli sorrise, incapace di resistergli.

“Piton, sei fortunato ad avere quel sorriso angelico!” Gli posò una mano sul braccio.

Come per confermare ciò che aveva appena detto sfoderò la sua espressione più angelica, provocando le risate nella compagna di scuola.

“Allora, Murray, come stai?” Le domandò incrociando le braccia al petto. “E il tuo ragazzo babbano?”

“Tutto bene, tutto bene.” Si legò i capelli in una coda di cavallo alta. “E tu?”

“Una meraviglia.”

La ragazza lo squadrò da capo a piedi: effettivamente non era mai sembrato così felice. Le scocciava ammetterlo, ma tutta quella felicità lo rendeva ancora più bello, se possibile. Sospirò.

“A che pensi?” Le chiese.

“A quanto sei maledettamente bello.” Rispose fissandolo in quegli occhi verde smeraldo.

Sorrise malizioso.

“Grazie. Anche tu non sei male.” Aggiunse.

“E se io e te andassimo, che so, in questo fantastico bagno alle mie spalle, ci strappassimo i vestiti e ci buttassimo in acqua?” Sussurrò con voce piena di desiderio, avvicinandosi a lui. “Che ne dici?” Gli circondò il collo con le braccia.

“Sono onorato, davvero.” Le afferrò le mani e si liberò. “Ma proprio non posso.” Si finse desolato.

La ragazza inarcò un sopracciglio.

“L’anno scorso non ti dispiaceva.” Mise le mani sui fianchi, infastidita.

“Bhè, sono cambiato. Sono cresciuto.”

“Oddio, ti sei innamorato?” Storse la bocca in una smorfia incredula. “Alistair Piton, innamorato?”

“No! Stai scherzando?!” Negò mostrando i palmi delle mani.

“E allora perché rifiuti?”

“Perché sono stanco, vorrei pattugliare i corridoi, finire la ronda e andarmene a letto.” Spiegò.

La ragazza sbuffò.

“Peccato.” Gli diede le spalle. “Avremmo potuto divertirci. Ciao ciao.” Lo salutò con la mano, poi si allontanò.

La guardò andarsene, lo sguardo fisso sul suo fondoschiena. Sospirò e si portò una mano alla tempia.

“Alistair, stai impazzendo.” Scosse il capo, sbadigliò ed iniziò a pattugliare il corridoio.

Controllò il secondo, il terzo e il quarto piano, la biblioteca, fece le stesso percorso al contrario e passò per ben due volte davanti all’entrata dell’ufficio di Silente. Pensò a ciò che era stato, uno sciupafemmine di prima categoria. Non gli importava se era fidanzato o se la ragazza era fidanzata. Se le interessava riusciva ad averla, ad ogni costo. Anzi se era fidanzata era anche meglio! C’era il brivido della caccia, la soddisfazione di aver conquistato qualcosa di irraggiungibile. Quante volte l’aveva fatto, quante volte aveva detto di aver incontrato la ragazza più bella che avesse mai visto! Mentiva, qualsiasi cosa pur d’infilarsi tra le loro gambe. Era un mago nell’illuderle. Bastava poco: un sorriso, una parola, semplici gesti e doveva ammettere che avere un viso angelico aiutava molto. Qualcuna, prima di concedersi, lasciava il proprio ragazzo, altre si lasciavano trascinare dal momento. Tutte però, chiedevano qualcosa di più del semplice e soddisfacente sesso, così quando arrivava quel momento le scaricava senza troppi complimenti. Non gli interessava, una volta che aveva ottenuto ciò di cui aveva bisogno se ne andava, le lasciava lì a distruggersi. A quante ragazze aveva spezzato il cuore? Non lo sapeva e nemmeno gli interessava. Non era mai stato fedele a nessuna ragazza, nessuna era mai stata in grado di avere l’esclusiva. Certo, forse qualcuna aveva creduto di essere l’unica, ma non era così. E le ragazze con cui tradiva, bhè, erano le prime a vergognarsi di ciò che avevano fatto, di conseguenza erano mute come tombe. Nessuna l’aveva mai scoperto. Per i suoi amici era un eroe, per le ragazze una maledetto diavolo tentatore che tutte odiavano, ma in segreto bramavano di avere.

Sorrise orgoglioso. Era bravo a nascondere le cose e a mentire. Forse era per quello che riusciva bene in Occlumanzia.

Scosse il capo, ancora incredulo di aver rifiutato la Corvonero. Era una bella ragazza, capelli neri, a caschetto, sparati dappertutto, gli occhi azzurri, due labbra carnose e un fisico niente male. Lo faceva impazzire, specialmente quando gli mordicchiava il lobo dell’orecchio ansimando e stringendosi a lui. Soprattutto, non gli aveva mai chiesto niente di più che del semplice sesso. Era fidanzata con un babbano che amava, l’unico problema era che aveva delle esigenze. Deglutì e scacciò il pensiero di andarla a chiamare.

Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Non poteva andare a letto con una ragazza quando pensava ad un’altra.

Si fermò in mezzo al corridoio, basito. Davvero pensava una cosa del genere? Era seriamente lui? Alistair Piton? No, c’era qualcosa che non andava assolutamente. Non poteva stare così, non era assolutamente concepibile! No, doveva assolutamente rimediare. Pensò ad una possibile preda, ma solo una persona gli veniva in mente: Hermione. I suoi occhi, i suoi capelli, la sua voce, le sue labbra che desiderava, la sua risata.

“Alistair, sei proprio cotto. Ustionato, direi.” Disse tra sé e sé sospirando.

“Signor Piton.”

Il ragazzo si voltò di scatto, il cuore in gola, e vide Silente che gli sorrideva amichevolmente.

“Professor Silente, non l’avevo sentito.”

“Ho visto.” Il suo sorriso si allargò. “A che cosa pensavi di bello?”

“Niente.” Mentì, sentendosi arrossire. Perché diavolo da un mese continuava ad arrossire?

Silente lo guardò e scosse il capo divertito.

“Che bella la tua età, ragazzo!” Esclamò dandogli una pacca sulla schiena. “Nessuna preoccupazione, solo le ragazze.” Gli fece l’occhiolino.

“Già.” Sorrise timido.

“Come sta andando l’anno?”

“Bene.” Si strinse nelle spalle.

Annuì soddisfatto.

“Come sempre. Hai già deciso per l’anno prossimo?” Domando, sapendo già la risposta.

“Voglio diventare medimago.” Rispose orgoglioso.

“Ottimo. Abbiamo bisogno di buoni medimaghi. E sono sicuro che sarai un fantastico medimago!”

“Grazie, signore.” Balbettò imbarazzato.

“Sii forte. Ti aspettano tempi bui.” Disse tristemente.

Gli diede un’altra pacca sulla spalla e si allontanò, dandogli le spalle. Lo guardò allontanarsi, si morse il labbro e finalmente si decise. Voleva delle risposte.

“Preside!” Lo chiamò, correndogli vicino.

L’anziano mago si fermò, si voltò e lo guardò interrogativamente.

“E’…tornato?” Inspirò profondamente. “L’Oscuro Signore è davvero tornato?” Lo fissò negli occhi.

Silente sorrise tristemente ed annuì.

Alistair sentì un groppo in gola. Era veramente tornato. Il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi era tornato, Harry Potter l’aveva affrontato da solo, era sopravvissuto e il Ministero della Magia non gli credeva. Nessuno gli credeva, solo Silente. Silente e i Mangiamorte, ovviamente.

“Cosa posso fare?” Si ritrovò a domandare senza pensarci.

Silente lo guardò pieno d’orgoglio e gli posò entrambe le mani sulle spalle.

“Impara bene l’Occlumanzia.”

“Perché?”

“Alistair, non posso ancora rispondere alle tue domande.” Sospirò desolato.

“Ma io devo sapere!” Esclamò spalancando gli occhi. “Devo sapere perché devo imparare l’Occlumanzia!”

Il Preside scosse il capo.

“No, Alistair. Non cercare risposta alle tue domande, arriveranno prima di quanto tu possa pensare. E quando le avrai, sono sicuro che vorrai non averle mai ottenute.”

“N-non capisco.” Balbettò confuso.

“Capirai.” L’anziano sospirò. “Abbi fiducia in tuo padre, sempre, anche quando non vorrai farlo. Promettimelo.”

“C-cosa?” Sbattè le palpebre incredulo.

“Promettimelo.”

“V-va bene.” Si schiarì la voce. “Lo prometto.” Sussurrò senza guardarlo, preoccupato.

“Bravo ragazzo.” Sorrise e lo lasciò andare. “Mi raccomando, goditi il tuo ultimo anno.” Sorrise radioso.

“Lo farò.” Annuì abbozzando un sorriso, senza riuscire a scacciare la preoccupazione.

“Presto arriverà il momento in cui ci sarà bisogno di te.” Fece un cenno col capo. “Ora non mi resta che augurarti la buona notte.” Gli fece l’occhiolino.

“Buona notte, signore.” Sussurrò il ragazzo, perso nei propri pensieri.

Lo salutò con un cenno del capo e si diresse verso il proprio ufficio.

Alistair rimase immobile mentre lo guardava allontanarsi, rabbuiato e preoccupato.

 

 

 

 

Piaciuto il capitolo? Spero proprio di si ^^

Ed ora ringrazio:

-          Alida: effettivamente sì, Alistair è proprio curioso! Ma anche se non ci fossero così tante cose da nascondere lo sarebbe :D Quando una persona è curiosa è curiosa :D Per quanto riguarda Severus…sarà proprio bello quando li scoprirà :D

-          Symbolique: Eh, quando una è affetta da Potterite non può farci nulla u.u L’unica cosa a cui penso è Harry Potter u.u E alla mia ff u.u xD Non so quando leggerai questo capitolo, magari sei già partita, ma ti auguro buone vacanze lo stesso *-* Io più che tenera direi imbarazzante xD Perché quel ragazzo è così solo con Hermione, come puoi vedere da questo capitolo…bhè è tutt’altro che timido xD Io mi sono fissata anche con un’altra canzone dei Within: “All I need” *_*

-          Ginny13: eh sì, finalmente Alistair ha chiesto a Hermione di uscire *-* Per quanto riguarda la tua curiosità nel vedere Alistair e Harry che scoprono di essere fratelli….mi spiace, ma dovrai aspettare ancora moooooolti capitoli xD Tanti tanti xD E per gli occhi…c’è tanta gente con gli occhi verdi ;) E parliamoci chiaro…quando è con Alistair, Harry è l’ultimo dei suoi pensieri u.u E come darle torto? *w *

-          Piperina: non c’è di che, io sono qui (anche se è da poco che ci conosciamo) <3 Fai bene a rivalutare Eric, sisi! Le battute tra i due amici le adoro anche io *_* Soprattutto in questo capitolo che hai appena letto! LoL E non hai idea di come mi sono divertita io a scrivere quella scena! Giuro, continuavo a ridere come un’idiota. E mentre scrivevo dicevo “Che cavolo non c’entra nulla con il resto della ff…ma chissene, mi piace troppo sta scena LoL”. Come sempre, grazie mille per aver lasciato la recensione, soprattutto questa volta che non eri in formissima. Grazie <3<3<3<3<3<3

-          Morghi: No, a Harry e Ron questa cosa non va giù, per niente! Per vedere che succederà quando i due scopriranno di essere fratelli….manca ancora tanto, molto molto tempo xD Questo capitolo è stato abbastanza romantico? *-* Comunque ce ne sono molti altri romanticosi in arrivo <3

-          Piccola Vero: grazie mille *-* Mi rendi tanto tanto contenta dicendomi che ti piace tanto tanto *-* mamma mia, sembro una bambina di 2 anni quando faccio così, ma non riesco proprio a trattenermi *-* xD Purtroppo Severus non può comportarsi che in altro modo, non sarebbe lui se fosse tutto un amore dolce teneroso patatoso! E il Severus di cui sono innamorata non è un amore dolce teneroso e patatoso, è un’anima dal cuore distrutto *.* Povero il mio amore! =( Ok, finito momento “lovvoso” (babba bia, termine da bimbaminkia O.O ….senza offesa per le bimbeminchia nè) per il mio Sev u.u Per Alistair e Hermione…si sono tutti e due un po’ impacciati, come si può notare :D Il capitolo è arrivato abbastanza presto? :P

 

Oggi ringrazio anche coloro che hanno messo “Father Be With Me Tonight” tra i preferiti:

-          cosmica

-          diogene

-          Elyzaza

-          Ginny13 (che mi ha anche commentata <3)

-          Ilianotte

-          Mandy Romance

-          Mick_angel

-          Rosario

-          Shizue Asahi

-          Symbolique (che anche lei mi ha commentata <3 )

 

Ringrazio anche chi ricorda questa mia prima fan fiction:

-          Ann1x9x9x4_

-          Daicchan

-          Fedecaccy

-          Gwendolen

-          Memols

-          Mia85

-          OctoberRain

-          Owly

-          Piperina

-          _Rory_

 

E voi fantastici che l’avete messa tra le seguite (scusate il copia e incolla ma siete davvero tanti xD ):

3_smarties, alida, amelia91, ArwenBlack, Blah, dodo, emonemo, Emrys, erol89, FanFic_89, GacktLove. Ginny13, gwendolen,  harmon8y9, JuliaSnape, Ladyhawke25, Lakme , La_Ari, Lily261, Malia, Mandy Romance, Markorules, Miky91, Milla Insomniac,  Morghi,  nihal93, Piccola Vero, piperina, severin, SiL1694, sophie_85, stop_the_time, symbolique, Vekra, Vodia, _cic_, _Hanna_

 

Direi che è veramente tutto :D

Al prossimo capitolo :D

elyl

 

 

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Capitolo 10
*** I Believe You ***


E dopo due capitoli “frivoli”, ecco che si torna alla “serietà”

E dopo due capitoli “frivoli”, ecco che si torna alla “serietà”. E’ un capitolo molto importante e “particolare”: in un pezzo ho ripreso il capitolo 17 del libro [il dialogo con Sirius]], copiandolo per rendere la mia ff il più “simile” possibile alla versione di mamma Row, aggiungendoci ovviamente le parti riguardanti Alistair.

 

Vi lascio alla lettura! E come sempre, se vi piace il capitolo…fatemelo sapere con un commentino =)

 

Buona lettura <3

 

 

 

 

Chapter IX:

I Believe You

 

Faranno fatica a crederci...

Coloro che hanno preso l'autorità per la verità,

piuttosto che la verità per autorità.

-          Gerald Massey –

 

L’ufficio della professoressa Umbridge aveva le pareti dipinte di rosa e tutte tappezzate di piatti in ceramica raffiguranti diverse razze di gatti. La donna dalla faccia da rospo era seduta alla sua scrivania intenta a scrivere una lettera, un sorriso maligno e soddisfatto sul viso. Harry sedeva poco distante e come sempre continuava a scrivere “Non devo dire bugie”. Il dorso della sua mano destra raffigurava le stesse parole, rosse e dolorose. Deglutì ed iniziò a scrivere un’altra volta la frase, mentre sotto la scrivania stringeva la mano sinistra a pugno per evitare di lasciarsi sfuggire anche solo un gemito: non voleva darle alcuna soddisfazione.

La donna si alzò, lisciò la gonna e si avvicinò a Harry con un sorriso falsamente dolce.

“Vediamo, caro.” Disse con finta gentilezza, prendendogli la mano tra le sue. “Sì, perfetto.” Lo guardò e posò la sua mano. “Per oggi può bastare. Ha capito la lezione?”

Il ragazzo fece per ribattere ma si morse la lingua, ricordandosi le parole di Angelina. Doveva essere tranquillo, non ribattere, darle ragione. Solo in quel modo c’era qualche possibilità che la Umbridge permettesse ai Grifondoro di ricostituire la squadra di Quidditch.

“Sì, professoressa.” Disse sospirando.

“Bene. Inizia finalmente a capire a chi deve essere leale.” Sorrise soddisfatta e tornò a sedersi. “Può pure andare.” Lo congedò.

Harry si alzò e prese la sua borsa, ma rimase immobile.

“Sì?” Chiese la donna dopo qualche istante.

“Professoressa, vede, faccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro…” Iniziò titubante.

“Sì?”

“Ecco, mi chiedevo se poteva concederci il permesso di ricostituire la squadra.” Concluse stringendo il manico della borsa.

La donna lo guardò come se fosse un giudice che deve ancora decidere la condanna.

“Caro, non ho ancora preso una decisione.” Sbattè le palpebre lentamente. “Vede, lei è un soggetto…particolare, sì.” Annuì, sottolineando la parola particolare. “Non so quanto sia positivo che giochi a Quidditch. Potrebbe, ahimè, diventare un esempio per poveri ragazzi disagiati.” Si portò una mano al petto, dispiaciuta. “Lei capisce la mia posizione, vero?”

“Sì, professoressa.” Ringhiò, la rabbia che gli scorreva nelle vene insieme a tutto il suo sangue. “Capisco.”

“Bene. Ci penserò e farò sapere al capitano della sua squadra la mia decisione il più presto possibile. Può andare.” Aprì la porta con un gesto della bacchetta.

“Buona notte, professoressa.” Fece un cenno col capo, le diede le spalle ed uscì.

Non appena fu fuori la porta sbattè. Harry la fissò e strinse i pugni, pieno di rabbia. Avrebbe voluto buttarla giù a calci, entrare nell’ufficio e schiantare quella maledetta donna che le stava facendo odiare Hogwarts. Sembrava volesse togliergli tutte le cose a cui teneva.

Sospirò, poi si incamminò. Girò l’angolo e si fermò subito, vedendo Alistair Piton procedere tranquillamente. Harry strinse gli occhi, scosse il capo ed iniziò a camminare. Gli passò accanto senza dir nulla.

Alistair chiuse gli occhi e si fermò. Si voltò e lo vide continuare a camminare, poi si morse il labbro inferiore, indeciso se chiamarlo o no. Era il migliore amico di Hermione, colui che aveva affrontato il Signore Oscuro ed era sopravvissuto. La sua parte Serpeverde si ribellava all’idea di parlargli, ma non poteva ignorare il fatto che era solo e nessuno gli credesse, a parte Silente.

“Potter!” Lo chiamò.

Harry si fermò, senza voltarsi.

“Ehy, Potter!” Lo chiamò di nuovo, facendo qualche passo nella sua direzione.

“Che vuoi, Piton?” Sibilò senza neanche voltarsi.

“Come è andata Sabato, ad Hogsmeade?” Chiese amichevolmente, a pochi passi da lui.

Harry si voltò di scatto e lo fulminò con lo sguardo.

“Tutto bene.” Ringhiò. “Peccato che qualcuno abbia spifferato tutto ciò che ci siamo detti, vero?”

Alistair corrugò la fronte.

“Non capisco di cosa tu stia parlando.”

“Non fare il finto tonto, so benissimo che eri lì. Non so dove, ma eri lì.” Lo accusò. “Hai detto tutto alla Umbridge.” Gli puntò il dito contro il petto.

Alistair fece per ribattere, ma qualcosa di sottile e rosso attirò la sua attenzione. Lo guardò negli occhi, poi spostò lo sguardo alla sua mano. Senza che riuscisse ad impedirglielo gliel’afferrò e la osservò.

“Che diavolo è successo?!” chiese incredulo.

“Ehy, lasciami!” Si liberò il Grifondoro, cercando di liberarsi.

“Sta’ fermo!” Gli ordinò. “< Non devo dire bugie >” Lesse in un sussurro. “Non devo dire bugie?” Ripetè. Strinse gli occhi incredulo.

Harry riuscì a liberarsi e nascose la mano, mentre Alistair continuava a sussurrare tra sé e sé le quattro parole.

“Che cos’è successo?”

“Niente.”  Sibilò arrabbiato il giovane.

“Potter, dimmi immediatamente cos’è successo.” Ordinò il Serpeverde.

“Non sei nessuno, non puoi obbligarmi a dirti niente.”

“Sbagliato, Potter.” Picchiettò sulla spilla da Caposcuola. “Dimmi immediatamente che cos’è successo, come mai ha le parole < Non devo dire bugie > incise nella pelle.”

I due si guardarono in cagnesco per qualche minuto, poi Harry sospirò, la rabbia e l’odio che continuavano ad aumentare.

“Questa è la punizione per dire la verità. Voldemort…”

Alistair rabbrividì a sentire pronunciare il nome dell’Oscuro Signore.

“…è tornato e il Ministero non vuole credermi. Di conseguenza la mia punizione per dire la verità è scrivere con una penna che come inchiostro usa il mio stesso sangue e incide le parole nella mia carne. Soddisfatto ora?” Concluse quasi urlando.

Alistair lo guardava incredulo e scioccato, scuotendo il capo.

“N-non è…non è possibile.” Balbettò, scuotendo il capo con forza.

Harry lo guardò quasi con disgusto, fece per dire qualcosa ma cambiò idea. Gli diede le spalle ed iniziò ad allontanarsi.

“Io ti credo!” Urlò Alistair, facendo un passo verso di lui, gli occhi spalancati, incredulo per quello che aveva appena detto. “Io ti credo!” Ribadì serio. “E dovresti mettere la pozione che ho dato a Hermione, ti farà bene!”

Harry si bloccò, gli occhi spalancati, i polmoni che improvvisamente si erano svuotati d’aria. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e riprese a camminare, allontanandosi dal Serpeverde.

Arrivò in Sala Comune, deserta, se non fosse stato per Ron e Hermione che lo aspettavano, seduti sul divano. Hermione stava leggendo un libro mentre giocherellava con una ciocca di capelli, i piedi sulle ginocchia di Ron che guardava il fuoco perso nei suoi pensieri.

“Harry!” Esclamò Hermione appena si lasciò cadere sulla poltrona più vicina al camino.

“Ciao.” Disse in tono lugubre.

Hermione il libro, si piegò e passò la pozione di Alistair all’amico. Harry l’afferrò subito, l’aprì e subito se ne spalmò un po’ sul dorso, traendone immediato sollievo.

“Grazie Herm.” Sussurrò chiudendo gli occhi e abbandonandosi sulla poltrona.

Ron emise un grugnito soffocato, si rizzò a sedere ed indicò il camino.

“Sirius!”

Harry si alzò ed andò a sedersi accanto al fuoco.

“Ciao.” Disse l’uomo con un sorriso.

“Ciao.” Risposero in coro i tre mentre Grattastinchi si avvicinava al camino facendo le fusa per annusare il volto di Sirius.

“Come vanno le cose?” domandò Sirius.

“Non molto bene.” Rispose Hermione alzandosi dal divanetto. Prese in braccio il gatto e si rimise comoda sul divano, iniziando a coccolarlo.

“Il Ministero ha imposto un altro decreto, per cui non è più permesso avere squadre di Quidditch…”

“O gruppi segreti di Difesa Contro le Arti Oscure?” Completò Sirius.

Ci fu una pausa in cui i tre si guardarono colpevoli.

“Come lo sai?” Domandò Harry.

“Dovreste scegliere i vostri luoghi di riunione con più cura.” Rispose Sirius con un sorriso ancora più largo. “La Testa di Porco, ma andiamo!”

“Bhè, sempre meglio dei Tre Manici di Scopa!” Ribattè Hermione sulla difensiva. “E’ sempre pieno di gente…”

“E quindi sarebbe stato più difficile sentire cosa dicevate.” Disse Sirius. “Hai molto da imparare, Hermione.”

“Chi ci spiava?” Domandò Harry.

“Mundungus, ovviamente.”Disse Sirius, e rise alle loro facce perplesse. “Era la strega sotto il velo.”

“Quello era Mundungus?” Harry era sbalordito.  “E che cosa ci faceva alla Testa di Porco?”

“Secondo te?” Sbuffò Sirius. “Ti teneva d’occhio, è evidente.”

“Sono ancora pedinato?” Harry si arrabbiò.

“Certo.” Rispose Sirius. “E infatti, la prima cosa che fai nel tuo finesettimana libero è organizzare un gruppo di Difesa clandestino.”

Ma non sembrava né arrabbiato né preoccupato. Al contrario, guardava Harry con visibile orgoglio.

“Perché Dung si è nascosto?” Chiese Ron con un certo disappunto. “Ci avrebbe fatto piacere vederlo.”

“E’ stato bandito dalla Testa di Porco vent’anni fa.” Spiegò Sirius. “E quel barista ha la memoria lunga. Abbiamo perso il mantello dell’Invisibilità di scorta che aveva Moody quando Sturgis è stato arrestato, così ultimamente Dung si veste spesso da strega…Comunque, prima di tutto, Ron…ho promesso a tua madre di riferirti un messaggio.”

“Ah si?” Disse Ron, apprensivo.

“Dice che per nessuna ragione al mondo devi partecipare a gruppi segreti di Difesa Contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia…” Gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri due. “…a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché stanotte è di turno.”

“Di turno per cosa?” domandò in fretta Ron.

“Faccende dell’Ordine, non ci pensare.” Rispose Sirius. “Così è toccato a me fare da messaggero; per favore, ditele che l’ho fatto, perché secondo me non si fida.”

“A proposito dell’Ordine…” Iniziò Harry.

“Dimmi.”

“Devo chiederti una cosa molto importante.”

“Sono tutto orecchi.” Sirius annuì, in ascolto.

“Il figlio di Piton, Alistair…”

Hermione si voltò verso l’amico, incredula che volesse parlare di lui.

“Cosa?” Lo incitò l’uomo.

“Sa qualcosa dell’Ordine?” Domandò velocemente il ragazzo.

Sirius ci pensò un attimo, arricciando la bocca e grattandosi il naso.

“Non l’ho mai visto qui al quartier generale e come sapete Silente non vuole maghi minorenni.”

“Quindi non è un membro.” Sussurrò Harry tra sé e sé, pensieroso. “Ma credi che Piton gli abbia detto qualcosa?” Aggiunse a voce più alta.

“Non ne ho idea.” Assottigliò le labbra. “Come ben sai non andiamo molto d’accordo.”

Harry sorrise.

“Lo so.” Annuì. “Neanche lui ed io, se è per questo.”

“Bravo ragazzo.” Annuì con un sorriso orgoglioso. “Ma perché questa domanda?”

“Sì, esatto. Perché chiedi di Alistair?” Domandò Hermione, curiosa.

“Ecco, stavo tornando dall’ufficio della Umbridge…”

“Aspetta.” Lo interruppe Sirius, guardandosi attorno sospettoso.

“Che c’è?” Chiese nervosamente Ron.

Il volto dell’uomo si fece all’improvviso teso e allarmato. Si voltò e guardò, almeno così sembrava, il robusto muro di mattoni del caminetto.

“Sirius…” Disse Harry ansioso.

Ma era svanito. Harry fisso le fiamme per qualche attimo, a bocca aperta, poi si voltò verso Ron e Hermione.

“Perché è…?”

Hermione trattenne il respiro atterrita e balzò in piedi, sempre fissando il fuoco.

Tra le fiamme era apparsa una mano che si agitava come per afferrare qualcosa: una mano tozza, dalle dita corte coperte di brutti anelli antiquati.

I tre si alzarono contemporaneamente: Hermione e Ron si nascosero dietro il divanetto su cui erano seduti, Harry si mise accanto al camino, in un punto in cui poteva vederlo senza essere visto.

Hermione sentiva il cuore battere furioso, mentre Ron le prendeva la mano e con le labbra le diceva di stare tranquilla, Harry tratteneva il respiro osservando la mano della donna che più odiava muoversi nelle fiamme. Attesero quella che parve un’eternità, poi finalmente la mano scomparve.

Ron spuntò dal lato del divanetto, ma Harry lo bloccò.

“Non ancora.” Sussurrò facendogli un cenno con la mano. “Meglio non correre rischi, potrebbe tornare.”

Il rosso annuì e tornò al suo nascondiglio. Harry chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, inutilmente. Sentiva il cuore battergli veloce nel petto, lacrime di rabbia pizzicavano gli angoli dei suoi occhi. Inspirò profondamente, si sporse e vide che non c’era alcun segno della donna.

“Via libera.” Disse ai due amici tornando a sedersi sulla sua poltrona.

Ron si mise in piedi, spazzolò via la polvere dai pantaloni ed aiutò Hermione a rialzarsi.

“Grazie.” Balbettò la ragazza incredula.

“Di niente.” Sorrise imbarazzato e si sedette.

Ci fu una pausa durante la quale arrivò Grattastinchi e si acciambellò tra Ron e Hermione, iniziando a far fusa non appena la ragazza iniziò a fargli i grattini dietro le orecchie.

“Allora, perché hai chiesto di Alistair?” Hermione ruppe il silenzio.

Harry si passò una mano tra i capelli ed inspirò profondamente.

“Ero appena uscito dall’ufficio della Umbridge e l’ho incontrato. L’ho ignorato, ma lui mi ha chiamato e non ho potuto far altro che fermarmi e sentire che voleva da me. Mi ha chiesto come era andata sabato e l’ho accusato di aver detto tutto alla Umbridge.”

“Harry!” Lo interruppe scandalizzata Hermione. “Non è stato lui!”

“Lo so…”

“Allora perché l’hai accusato?” Roteò gli occhi al cielo.

“Hermione, lo so ora. Prima credevo realmente fosse stato lui a dire tutto a quel vecchio rospo.” Fece spallucce come per giustificarsi.

“E perché hai cambiato idea?”

“Se tu lo lasciassi parlare forse ci risponderebbe, no?” Intervenne Ron, esasperato.

“Grazie Ron.” Harry gli sorrise grato.

“Di niente, amico.”

“Allora?” Lo incitò la ragazza, incrociando le braccia al petto.

Il gatto sollevò il muso e guardò male la padrona, miagolando in segno di protesta.

“Allora, dopo che l’ho accusato lui non ha detto nulla perché ha visto la mia mano. A quel punto mi ha chiesto cosa mi era successo e praticamente mi ha obbligato a rispondergli.” Fece schioccare la lingua, ancora infastidito dal comportamento di Alistair. “Gli ho detto quello che è successo, poi me ne sono andato. Ero quasi alla fine del corridoio quando mi ha chiamato.” Fece una lunga pausa.

“E…?” Ron lo esortò a proseguire.

“Mi crede.” Sussurrò il moro.

“Cos’hai detto?” Chiese Hermione, non avendo sentito le parole dell’amico.

“Mi crede.” Harry li guardò entrambi. “Mi crede. Ha detto che crede che Voldemort sia tornato.” Concluse.

“Suo padre fa parte dell’Ordine, è normale che lo sappia!” Ron allargò le braccia e la lasciò ricadere.

“Ma se non sapesse niente dell’Ordine?” Domandò Harry. “Non ha accennato a nulla dell’Ordine, non un ipotesi. Hai sentito cos’ha detto Sirius, non l’ha mai visto al quartiere generale.”

Ron fece per ribattere, ma, poiché non trovò nulla di sensato da dire, la richiuse.

“Hermione, tu ci hai parlato con lui.” Si ricordò improvvisamente Ron.

“Come sei sagace, Ronald.” La ragazza inarcò un sopracciglio.

“Ti ha chiesto di uscirci insieme, giusto?” Domandò, nonostante pronunciare quelle parole gli facesse male al cuore e gli facesse venire voglia di Schiantare Piton Junior.

“Dove vuoi arrivare?” Intervenne Harry.

“Ti ha mai fatto capire da che parte sta? Voglio dire, se vedi con chi esce diresti che è per la razza pura eccetera.”

Hermione ci pensò un attimo.

“Non abbiamo mai parlato di Voi-Sapete-Chi, ma si è scusato per il comportamento che hanno avuto i suoi compagni.” Annuì e guardò Ronald. “Non è dalla parte di Voi-Sapete-Chi, mi ha chiesto di scusare i suoi amici che mi hanno chiamata Mezzosangue.” Sorrise al ricordo del comportamento di Alistair.

“Hermione?” Harry la riportò sulla terra ferma.

“Sì?”

“Credi che sappia dell’Ordine?” Si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi.

“Non lo so.” Si morse il labbro inferiore. “Però come ha detto Sirius non l’abbiamo mai visto al Quartiere Generale ed è minorenne. Da queste cose presumo che non lo sappia.”

“Già.” Harry si sedette sul bordo della poltrona ed osservò il fuoco.

“Credete che sia affidabile?” Domandò dopo un po’ il rosso, guardando i due.

Hermione roteò gli occhi al cielo, esasperata.

“Ronald, è quello che sto cercando di dirvi da quando è iniziata la scuola!”

Ron arrossì e Harry scoppiò a ridere, sopprimendo uno sbadiglio.

“Miseriaccia, sono le 2!” Esclamò Ron basito.

“Forse è meglio andare a letto.” Propose Hermione.

Harry annuì e contemporaneamente i tre si alzarono. Presero le loro cose, si diressero verso i dormitori e alla base delle scale si salutarono. Harry e Ron entrarono nella loro stanza, si cambiarono e si misero a letto. Ron si addormentò subito.

Harry rimase sdraiato supino a fissare i riflessi della luna sul soffitto, le dita intrecciate dietro la nuca, mille pensieri che affollavano la sua mente e come unica compagnia il russare di Neville. Chi era Alistair? Perché non sapeva nulla dell’Ordine della Fenice? Perché non disprezzava i Mezzosangue come tutti i suoi compagni di Casa? Sapeva che suo padre era un ex-Mangiamorte? Chiuse gli occhi e per un istante rivide l’espressione del Serpeverde mentre notava la sua mano: sembrava preoccupato. Perché si comportava in quel modo?

Sospirò, non riuscendo a trovare risposte ai suoi quesiti.

 

 

 

 

 

E anche questo capitolo è andato! Spero di non aver deluso le vostre aspettative!

Ora i ringraziamenti per le recensioni a:

-          Alida: non era proprio uno stinco di santo! Diciamocelo, era un grandissimo bastardo xD E’ molto più Serpeverde di quanto si possa pensare, sì…si vedrà anche più avanti. Silente non ha aggiunto altro, però gli ha confermato che Voldie è tornato…scatenando in Alistair la reazione che hai potuto vedere in questo capitolo. Grazie per i complimenti sulla mia scrittura <3

-          Symbolique: son contenta ti sia piaciuto il “regalo” *-* Hermione non ha nulla di speciale…forse è proprio per questo che piace ad Alistair (e puoi dirlo forte, era un grandissimo puttaniere u.u ) Anche se leggerai questi ringraziamenti quando sarai tornata…divertiti *-*

-          Gwendolen: perché è così mascalzone? Perché è alla ricerca di qualcosa che lo soddisfi e non è ancora riuscito a trovare chi o cosa lo “completi”. E’ un po’ allergico alle cose serie, in fatto di rapporti amorosi xD Il fatto è che con il suo comportamento si tende a dimenticare che è un Serpeverde ;) Per quanto riguarda i suoi occhi…nessuno se n’è mai accorto, le persone più importanti con cui ha avuto a che fare sono Eric e i suoi compagni di Casa e certo loro non lo guardano negli occhi! Hermione ha imparato a conoscerlo da poco, ma non le sfiora minimamente l’idea che i due siano fratelli. Ci sono un sacco di persone con gli occhi verdi ;) E grazie per dirmi che sono bravissima <3 Spero di non averti delusa con questo capitolo <3

-          Morghi: eh…l’apparenza inganna XD Se è stato smistato in Serpeverde c’è un motivo u.u Qualche difettuccio ce l’ha anche lui u.u E sono contenta ti piaccia Eric *_* E’ un gran bastardo, ma anche io lo adoro <3 Silente non ha fatto altro che aumentare le sue domande, effettivamente. Sono contenta che ti faccia piacere che la storia sia moooooolto lunga *-*

-          Piperina: Darling, come sai, sono vicina alle ff Harry Potteriane da poco…quindi non so come sia il Draco generico nelle solite Dramione XD Il fatto è che, per come lo sto creando (unico difensore dei nati babbani etc etc) non potevo far altro che renderlo giusto un poco puttaniere nel passato xD Sarebbe stato “strano” che un personaggio bastardo che schianta tutti, che si diverte a fare scherzi, che sfotte e chi più ne ha più ne metta sia cambiato così all’improvviso. L’unica cosa era questa :) Per quanto riguarda la Crovonero…si è un po’ zoccola xD Ma dai, capiamola, quando è a scuola non vede il suo ragazzo, dovrà pure consolarsi in qualche modo, poverina! XD Sì, è zoccola u.u Effettivamente Alistair si è un po’ innervosito per questa chiacchierata al chiaro di luna…e non riesce a capire perché mai gli abbia detto di avere fiducia nel padre! Ah, Silente non fa altro che confondergli le idee! Anche io sarei già scappata xD Sono contenta tanto tanto tanto che ti sia piaciuto il capitolo <3<3<3<3<3 Spero ti sia piaciuto anche questo *-* xoxo

-          La_Ari: infatti, il fatto che sia un Serpeverde bastardo, stronzo e senza scupoli è trascurabilissimo! Non importa a nessuno u.u xD Detto ciò…anche io lo amo *-* Alistair era proprio il bello e maledetto <3 Per i capitoli precedenti…per il loro primo appuntamento devi aspettare ancora qualche capitolo :P e sì, scrivendo il capitolo in cui Alistair si immagina Harry e Ron come due cupidi mi sono divertita un casino *_* Per quanto riguarda il rapporto con il padre…sì, ci tiene davvero molto a lui, lo rispetta e lo ammira. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto :D

 

Ringrazio anche i 13 che hanno preferito questa FF, gli 11 che la ricordano e i 43 che la seguono <3 Grazie di cuore <3

 

A presto, con il prossimo capitolo <3

 

elyl

 

 

 

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Capitolo 11
*** Tell Me Everything! ***


Chapter X:

Capitolo numero 10! E’ un capitolo transitorio, di preparazione per gli altri. La situazione è questa: Alistair è visibilmente cotto di Hermione, Hermione si sta cocendo a puntino del ragazzo. Come si metteranno le cose?

 

Se avete voglia di lasciarmi un commentino…mi fareste tanto tanto felice <3

 

Buona lettura ;)

 

 

 

 

Chapter X:

Tell me everything!

 

“Tell me more, tell me more!

Was it love at first sight?”

-          Summer Nights, John Travolta&Olivia Newton John –

 

L’aria era pesante, dal calderone di Neville si sollevava un’inquietante fumo verde acido. La fronte del ragazzo era imperlata di sudore, gli occhi spalancati e impauriti, il viso contratto in una smorfia di concentrazione mentre mescolava come un forsennato la sua pozione. Si voltò verso Hermione e la supplicò di aiutarla: aveva ricevuto l’ennesima minaccia da parte di Piton.

La ragazza sospirò, si tirò su le maniche della divisa e si avvicinò al compagno di Casa, cercando di fargli capire come rimediare al disastro. Ron la guardò e non riuscì a non provare gelosia nei confronti di Neville. Quanto avrebbe voluto averla così vicina.

Nel frattempo, Harry era intento a tagliare le sue radici di mandragora, tagliandole in pezzi un po’ troppo grossi. Non riusciva a concentrarsi sulla pozione, ci aveva provato ma proprio non riusciva, riusciva solo a pensare a ciò che aveva detto Piton Junior.

Gli credeva, glielo aveva detto chiaro e tondo senza giri di parole. Credeva che Voldemort fosse tornato. Che glielo avesse detto il padre? Lanciò un’occhiata all’insegnante che si aggirava come un avvoltoio tra i calderoni dei Grifondoro, pronto a criticarli. Più che possibile, d’altronde era un membro dell’Ordine. O che glielo avesse detto Malfoy o qualche altro suo amico Serpeverde? Nel cimitero non erano certo venuti tutti i Mangiamorte. Magari il padre del suo migliore amico era un Mangiamorte e l’aveva detto al figlio, che di conseguenza l’aveva detto a Piton. Era sconcertato, non sapeva che pensare del Serpeverde. Si stava dimostrando affidabile, non lo insultava e mostrava interesse per Hermione. Se fosse stato un difensore della razza pura o un Mangiamorte non si sarebbe certo interessato a lei. Come poteva essere un Serpeverde? Da quanto aveva sentito era molto intelligente, non insultava mai nessuno e da quanto diceva Hermione difendeva i Mezzosangue.

“Potter.” Sibilò Piton Senior nel suo orecchio.

Harry spalancò gli occhi, sobbalzò e fece cadere una quantità esagerata di radici di mandragora nel suo calderone.

Subito la pozione da un colore verde malsano passò ad un rosso fuoco, poi a viola ed infine al giallo.

“Siamo nel mondo dei sogni Potter?” Si tirò su con un sorriso perfido.

“N-no.” Balbettò imbarazzato il ragazzo.

“Davvero?” Inarcò un sopracciglio. “Si direbbe che stessi ripensando ai tuoi momenti di gloria dello scorso anno.”

Harry serrò la mascella e strinse i pugni, mordendosi la lingua per non ribattere.

“Poco conta ciò a cui pensavi, comunque.” Gli diede le spalle, agitò la bacchetta e il liquido nel calderone scomparve. “Cinque punti in meno a Grifondoro.” I Serpeverde ridacchiarono soddisfatti. “Ricomincia.”

Harry sbuffò tetro e riprese a preparare la pozione. Non fece in tempo a versare il sangue di lucertola che la lezione finì. Si asciugò il sudore dal viso, contento che la lezione fosse giunta al termine. Sistemò le proprie cose e si avviò verso l’uscita con Ron e Hermione.

“Potter.” Lo chiamò il professore, seduto alla sua scrivania.

Tutti guardarono Piton, poi Harry: i Grifondoro trattenevano il respiro, i Serpeverde si pregustavano lo scontro.

“Sì?” Domandò con aria di sfida.

Piton sorrise malignamente.

“Per la prossima volta voglio un saggio sulla corretta composizione della pozione che abbiamo trattato oggi: due pergamene, voglio che esamini attentamente dove hai sbagliato e perché.”

I due si guardarono con odio.

“Qualcosa in contrario?”

Harry trattenne il respiro, gli diede le spalle e raggiunse i due amici che lo attendevano sulla soglia.

“Hermione, se ha preso dal padre è meglio farlo fuori subito, così evitiamo che peggiori col tempo.” Borbottò Harry.

“Cosa?” Domandò Hermione, senza capire mentre Ron iniziò a tossire dopo aver rischiato di strozzarsi con la sua stessa saliva.

“Se ci esci, stacci attenta.”

Hermione lo guardò interrogativamente, arrossendo imbarazzata.

“Potrebbe diventare come il padre.” Concluse serio e scuro in volto.

Hermione scoppiò a ridere e scosse il capo, Ron non disse una parola, rabbuiato. Non voleva pensare a lei come una ragazza felice e sposata con Alistair Piton. A dire il vero, non voleva pensare a lei come una ragazza felice e sposata con nessuno se non con lui.

“Comunque, Harry, penso tu sappia dove hai sbagliato, no?” Gli chiese la ragazza mentre attraversavano il corridoio

“Certo che lo so! Mi ha fatto venire un colpo e ho sbagliato dosi!” Rispose irritato.

“Bhè, ma stavi anche sbagliando, non stava diventando di quel bel rosa antico come dovrebbe.”

Harry roteò gli occhi al cielo, esasperato.

“Hermione, non siamo due manuali di pozioni ambulanti.” Intervenne Ron.

“Neanche io!” Esclamò stupita. “Non sono un libro ambulante!”

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata eloquente.

“Hermione, sai più cose tu di tutto il primo, secondo, terzo, quarto e quinto anno di Hogwarts.” Disse Harry con un sorrisino divertito.

La ragazza fece per dire qualcosa, ma subito Ron la interruppe.

“Non osare dire che non è vero!” La minacciò.

Hermione sospirò, scosse il capo e tutti e tre entrarono nella Sala Grande, andando ad occupare i loro soliti posti. Si servirono da mangiare ed iniziarono a chiacchierare con i compagni di Casa, ridendo e scherzando.

“Harry! Ron!” Li chiamò Angelina correndo da loro.

“Ao!” La salutò Ron con la bocca piena.

“Ciao.” La ragazza lo guardò schifata.

“Successo qualcosa?” Chiese immediatamente Harry.

Angelina, ancora intenta a guardare un pezzo di rognone che penzolava dal lato della bocca del rosso, scosse il capo.

“Angelina?”

“Sì, scusa.” Sorrise a trentadue denti e guardò i due. “Leggete.”

Harry prese il foglietto che teneva tra le mani ed iniziò a leggere a voce alta.

Io, Dolores Jane Umbridge, concedo il permesso alla squadra di Grifondoro di ESERCITARSI E PARTECIPARE AL TORNEO DI QUIDDITCH INDETTO DALLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS.” Man mano che parlava, il suo tono andava aumentando, fino ad urlare pieno di gioia le ultime parole. “Ma è fantastico!” Quasi piangeva dalla felicità.

“Assolutamente!” Esclamò Angelina, anche lei al settimo cielo.

“Fenomenale!” Ron aveva gli occhi lucidi per l’emozione.

“Non so cos’hai fatto, ma sei stato bravo.” Il Capitano della squadra guardava Harry con orgoglio.

“Non ho fatto niente, ma grazie lo stesso.”

Hermione li guardò incredula: Angelina stringeva al cuore quel pezzetto di pergamena come se fosse la cosa più rara al mondo, Harry era sull’orlo delle lacrime e Ron aveva gli occhi lucidi. Scosse il capo incredula e tornò ad occuparsi del suo pasto, mentre i tre iniziarono a parlare di tattiche di Quidditch.

“Hermione cara!” Esclamò Ginny, lasciandosi cadere accanto a lei.

La ragazza si portò una mano al petto mentre l’amica scoppiava a ridere.

“Ginevra Weasley, fallo ancora una volta e giuro che ti schianto.” La minacciò.

“Suvvia, che vuoi che sia? Ti ho solo salutata.” Fece spallucce e si servì una dose abbondante di sformato di patate. “Allora, che succede?”

“Che succede cosa?” Chiese distrattamente.

Ginny roteò gli occhi al cielo, esasperata.

“Hermione, non dirmi che non te ne sei accorta?” Spalancò gli occhi e la guardò come se fosse matta.

“Accorgermi di cosa?” Continuava a non capire.

“Sei un caso senza speranza.” Si prese il viso con una mano e scosse il capo disperata, poi la guardò.

“Ginny, inizi a preoccuparmi.”

“Hermione, mi chiedo seriamente dove vivi.” Sospirò.

“Ginny, che cosa diavolo stai dicendo?” Si girò e guardò l’amica.

“Non so se te ne fossi resa conto, ma Piton continua a guardarti.” Disse con tono serio.

Hermione lanciò un’occhiata al tavolo degli insegnanti e vide l’uomo parlare con la professoressa Vector.

“No, ti sbagli, sta parlando con la professoressa Vector.” Scosse il capo.

“Per Morgana, Herm! Non mi riferisco a lui, mi riferisco a LUI.” Sottolineò l’ultima parola ed indicò con un cenno del capo il tavolo dei Serpeverde.

Ancora prima di voltarsi arrossì. Sollevò leggermente lo sguardo e lo vide, bello come non mai. Non aveva niente di particolare, ma quel giorno lo trovò più bello. La guardava, non c’erano dubbi, e le sorrideva dolcemente. Sorrise a sua volta e si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, poi vide Eric dargli una gomitata nelle costole. Subito si lamentò, mentre l’amico lo scimmiottava. Hermione soffocò una risatina, Alistair scosse il capo e riprese a mangiare.

La ragazza sospirò sognante e riprese a mangiare distrattamente. Ginny la osservò per qualche minuto, il naso arricciato, pensierosa, poi l’afferrò per il polso, si alzò e la fece alzare a sua volta.

“Vieni.” Le ordinò.

“Cosa? Ma sto mangiando!” Esclamò con gli occhi spalancati.

“Non rompere. Alza i tuoi bei glutei saccenti e vieni.” Ribadì, tirandola.

Harry e Ron guardarono le due, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.

“Ginny, che succede?” Chiese Ron con la forchetta a metà strada tra la sua bocca ed il piatto.

“Taci Ronald.” Fece un gesto con la mano per zittire il fratello. “E anche tu, non sono cose vi riguardano.” Aggiunse bloccando sul nascere anche le domande di Harry.

Hermione finalmente si arrese, si alzò e prese la borsa. Non fece in tempo a salutare i due amici che la rossa la trascinò fuori dalla Sala Grande sotto gli sguardi divertiti di tutti i Grifondoro, quelli incuriositi di alcuni Corvonero e Tassorosso e altri semi schifati dei Serpeverde.

“Dove mi stai portando?” Le chiese.

“Zitta.”

“Ma..”

“Zitta!” Esclamò esasperata.

Arrivarono al primo piano, Ginny si guardò attorno, poi aprì una porta ed entrò in una classe completamente vuota dove lasciò il polso dell’amica ed andò a sedersi su un banco incrociando le gambe.

“Dimmi tutto.” Posò i gomiti sulle ginocchia e prese il viso tra le mani.

“Dirti cosa?” Domandò massaggiandosi il polso. “Mi hai fatto male!”

“Bah, non è nulla!” Fece un gesto con la mano per sminuire le parole dell’amica. “Allora?”

“Allora cosa?” Chiese.

“Piton.” Annuì solennemente. “E non osare dire niente!” La ammonì.

“Ma…”

“Cos’ho detto?” Le disse in un modo che le ricordò incredibilmente la signora Weasley.

“Non c’è niente.” Borbottò arrossendo.

“Hermione, amica mia. Carissima ed intima amica.” Iniziò intrecciando le dita. “Non sai dire bugie. Quindi sputa il rospo, su!” La incitò.

“Non…non c’è niente…” Hermione non aveva il coraggio di guardarla in faccia, continuava a torturare il manico della sua borsa.

“Guarda che non ti mollo finchè non dici la verità.” Iniziò ad osservarsi le unghie delle mani. “Oh, devo limarmi quest’unghia.”

La Prefetto la guardò, senza dire nulla.

“Sto aspettando, eh.”

Hermione roteò gli occhi al cielo e si arrese.

“Ok, va bene, va bene!” Esclamò.

“Era ora!” Batté le mani e le strofinò l’una contro l’altra soddisfatta.

Sospirò e si sedette accanto all’amica.

“Mi ha chiesto di uscire.” Sussurrò con un sorriso incantato, ricordando quando gliel’aveva chiesto.

“COSA?!” Spalancò gli occhi come se non credesse a ciò che aveva appena sentito.

“Mi ha chiesto di uscire.” Disse Hermione a voce più alta, sognante. Dirlo alla sua migliore amica lo rendeva ancora più vero, le faceva capire che non era stato un sogno.

“Alistair Piton?” Era sempre più sorpresa.

Hermione annuì giocando con l’orlo della gonna della divisa.

“Per le mutande di Merlino!” Esclamò portandosi le mani alla bocca. “E tu che hai detto?”

“Ho detto sì!” La guardò eccitata.

Ginny si lasciò scappare un urlo e l’abbracciò stretta, poi la lasciò e la guardò.

“Allora, siete già usciti?”

“No.” Sospirò dispiaciuta. “Non ancora.”

“E perché? Cavolo, uno come quello non me lo lascerei mai scappare! Ha un sedere che è la fine del mondo.” Commentò sognante. “E quel viso! Ecco, ha un unico difetto: è un Serpeverde.” Fece spallucce. “Ma su quello ci si può pure passare sopra. Anzi, ci potrei stare sopra.”

“Ginny! Sei fidanzata!” Scoppiò a ridere, divertita dalla battuta.

“Tesoro, dico solo la verità! E poi non vedo perché non potrei fare commenti su un gran bel tocco di ragazzo come lui!”  

Hermione scosse il capo, asciugandosi le lacrime dovute al troppo ridere.

“Allora, quando uscite?” Chiese curiosa quando smise di ridere.

“Non lo so.” Sbuffò triste fissando la punta delle sue scarpe.

“Come non lo sai?” Domandò sbalordita.

“Mi ha chiesto di uscire il week end appena passato ed io non potevo.”

“Perché?”

“Forse perché c’era la prima riunione dell’ES?” Le ricordò.

“E allora?” Inarcò un sopracciglio.

“E’ stata una mia idea, non potevo mancare.” Si giustificò.

“L’avremmo capito.”

“Harry e tuo fratello avrebbero capito?” La guardò scettica.

“No, loro due forse no…”

“Ecco!”

“…ma io si!” Concluse esaltata la più piccola di casa Weasley.

Hermione la guardò intenerita e divertita.

“Allora, mi vuoi raccontare tutto o no?” Incrociò le braccia al petto.

Hermione si illuminò, sorrise a trentadue denti ed iniziò a raccontare tutto quello che era successo con Alistair dall’inizio della scuola.

 

 

 

 

Lo so, lo so, capitolo frivolo e allegro in cui non succede molto xD Ma godetevi le frivolezze quando ci sono, fidatevi :D

 

Ok, passiamo subito ai ringraziamenti per le recensioni:

-          Dreamer Inside: anche io amo Harry Potter, in particolar modo Severus, non so se si nota *_* Diciamo che lo adoro semplicemente u.u Grazie per tutti i complimenti <3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto <3

-          Morghi: Alistair si preoccupa un po’ per tutti, non riesce a farne a meno, anche con chi non lo tratta molto bene (e Harry è uno di quelli xD ). La Umbridge mi sa che la odiano un po’ tutti u.u Anche a me è piaciuta molto la parte finale *-*

-          La_Ari: effettivamente sì, Harry è giusto un poco incazzoso in questo periodo xD Come puoi vedere anche da questo capitolo Ron è moooooooolto geloso :D

-          Piperina: My darling, con I tuoi complimenti mi rendi sempre tanto tanto felice <3 Te l’ho già detto quanto sia importante il tuo giudizio per me <3 La vecchia rospa la odiamo un po’ tutte, soprattutto per quella sua cavolo di voce dolce e finta come non so cosa! Cosa non fa Harry per poter giocare a Quidditch! Alistair ha agito d’istinto, come un vero medimago: non appena nota che qualcosa non va subito si preoccupa e cerca di porvi rimedio, anche se la persona non è tanto favorevole xD A tutte queste domande (di cui NON conosci la risposta XD) riceverai risposta tra moooolti capitoli, sisi! Grazie mille per tutti i complimenti che mi fai <3<3<3 A tra poco :D :-* xoxo

-          Dragoon: sono onorata che pensi sia stata una fortuna leggere la mia storia <3 Mi hai resa tanto felice quando hai detto questa cosa <3 Ma passiamo alle cose serie: Severuccio bello *_* Quanto la amo? Ma quanto? Tanto, molto! Sono quasi ossessionata *-* Forse non c’è da andarne fieri, ma vabbè u.u Lo amo e non posso farci nulla u.u Dopo questa premessa….puoi capire in che condizioni ero dopo aver letto QUEL capitolo T.T Quello nella Stramberga Strillante T.T E ti puoi immaginare la mia disperazione dopo The Prince’s Tale *_* T.T  Bene, chiusa (purtroppo) parentesi sul mio amore <3 Voldie…ecco Voldie sta proprio agendo all’oscuro di tutti, non rivela a nessuno i suoi piani, almeno quelli più importanti. Spero che questo capitolo non ti abbia delusa :D

-          Ginny13: ma come sono contenta che questa ff ti piace *_* Sto facendo del mio meglio per far combaciare i vari libri, anche se sto cambiando qualcosina (per esempio il Ron stracotto xD ). Spero di averti accontentata con questo capitolo “frivolo” :D

-          JuliaSnape: l’uscita tra Alistair e Hermione si avvicina sempre di più ;) Per quanto riguarda Alistair e Harry…bhè per loro è un lavoro un po’ più complesso :D

-          Mia85: ma grazie mille per i complimenti <3<3<3 Come si può non amare Severus? <3 Per quanto riguarda Alistair…appena ho pensato a questo personaggio ho pensato a Ben Barnes, non chiedermi perché xD So solo che mi piace tanto questo mio personaggio <3 Ancora grazie per i complimenti <3

 

Come sempre ringrazio anche chi mi legge ma non recensisce, i 17 che hanno preferito questa storia, i 15 che la ricordano e i 46 che la seguono <3 grazie di tutto <3

 

Al prossimo capitolo!

elyl

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Capitolo 12
*** Busy Girl ***


Già l’undicesimo capitolo *_* Non ci credo *_* Questa ff mi sta prendendo veramente tanto tanto <3 Ed è anche grazie a tutti v

Già l’undicesimo capitolo *_* Non ci credo *_* Questa ff mi sta prendendo veramente tanto tanto <3 Ed è anche grazie a tutti voi che commentate, mi leggete, seguite, ricordate e preferite <3 Senza il vostro supporto forse non procederei così spedita <3 Non sapete come mi incoraggiate a scrivere! E come sono contenta che vi piacciano anche i capitoli frivoli come il precedente <3

 

E dopo questa piccola intro da glicemia, passiamo alle cose serie xD Sono molto soddisfatta di questo capitolo, mi piace veramente molto! Si, si! Mi piace tanto! Abbiamo tre momenti diversi, il primo tranquillo, il secondo è più “pesante” mentre il terzo…bhè lo vedrete :D

 

Vi lascio alla lettura :D

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chapter XI:

Busy Girl

 

“Quanto più si studia, più si vorrebbe studiare”

-          Proverbio italiano –

 

Alistair era seduto al tavolo Serpeverde, gli occhi rossi e grosse occhiaie dovute alla ronda per i corridoi e al fatto che, una volta rientrato, aveva letto fino alle 4 del mattino un interessantissimo libro che spiegava il significato di alcune Rune antiche.

Eric si sedette accanto a lui.

“Ciao.” Gli diede una forte pacca sulla schiena, facendogli andare di traverso il cibo che stava deglutendo.

Il Caposcuola iniziò a tossire, gli occhi fuori dalle orbite, paonazzo. Eric scoppiò a ridere divertito, seguito dai compagni di Casa, ricevendo un’occhiata di fuoco dall’amico.

“Suvvia, Alistair! Era una semplice pacca sulla schiena!” Si strinse nelle spalle servendosi uova e bacon.

“Dì piuttosto che hai tentato di uccidermi.” Borbottò sopprimendo a fatica uno sbadiglio.

“Qualcuno si è svegliato col piede sbagliato?” Domandò scocciato.

Alistair scosse il capo.

“No, sono solo stanco.”

“Ma se ti sei appena svegliato!”

“Ma a differenza tua ho dormito poco!” Ribattè.

“Così impari a leggere fino a tardi.” Mangiò un po’ di uova. “E poi chi è causa del proprio male pianga se stesso.” Aggiunse saggio, agitando la forchetta.

Alistair lo fulminò con lo sguardo, sbadigliò e tornò al suo toast, iniziando a mangiarlo distrattamente.

“Dai, Al, sii allegro!” Esclamò felice. “Tra una settimana è Halloween!” Gli si illuminarono gli occhi. “Tante ragazze mezze nude, alcool a fiumi, ragazze ubriache pronte a concedersi a noi!” Aggiunse sognante.

“Già. Fantastico.” Si rabbuiò e prese a torturare il suo toast.

Eric, lo osservò torturare per qualche minuto il povero ed innocente toast.

“Tu.”

“Chi?”

“Salazar Serpeverde!” Il purosangue roteò gli occhi al cielo disperato. “Tu, stupido!”

“Ma…” Iniziò Alistair, ma subito fu bloccato.

“Muoviti.” Fece un cenno col capo che non ammetteva repliche e si alzò.

“No. Finchè non mi dici che vuoi dalla mia vita non ti seguo.”

Eric sbuffò senza più un briciolo di pazienza che gli scorreva nelle vene, lo afferrò e lo fece alzare. Alistair fu costretto ad abbandonare il toast mangiucchiato a metà, alzarsi e seguire l’amico che lo trascinava fuori dal castello.

“Per tutto il Wizengamot, che freddo.” Si lamentò il giovane Piton, rabbrividendo.

“Non fa così freddo.” Ribattè il biondo accendendosi una sigaretta. “Allora, che hai?” Aggiunse mettendo l’accendino in tasca, senza guardarlo.

“Niente.” Rispose immediatamente il moro, incrociando le braccia al petto.

Eric gli lanciò un’occhiata, gli diede le spalle ed andò a sedersi sul muretto in pietra poco distante.

“Hai risposto troppo velocemente, quindi qualcosa c’è.” Si sistemò i pantaloni.

“Eric, ti dico che non c’è niente.” Ribattè irritato.

I due si guardarono per un po’, poi Alistair sospirò ed andò a sedersi accanto all’amico.

“Fratello, qualcosa hai.” Gli diede una spallata con un sorriso amichevole. “Sennò non staresti così.”

Il giovane Piton si passò una mano tra i capelli, prese il viso con una mano e guardò l’amico.

“Mi conosci proprio, eh.” Sorrise.

 “Sono tuo fratello.” Lo guardò divertito. “Allora, che cosa ti preoccupa?”

“Non puoi capire.” Sbuffò tristemente.

Eric roteò gli occhi al cielo e gli passò la sigaretta.

“Ho smesso.” Rifiutò.

“Ah, già, dimenticavo che sei diventato un bravo bambino.” Scherzò, dando una lunga boccata.

“Dovresti farlo anche tu.”

Il biondo si alzò, lanciò lontano la sigaretta e si voltò verso l’amico con un sorriso che si estendeva anche agli occhi.

“Forse.” Mise le mani in tasca. “Ma per ora mi piace troppo fare la parte del cattivo bambino.” Mise le mani in tasca e tornò a sedersi accanto ad Alistair. “Allora, mi dici cosa ti preoccupa o no?” Chiese, guardando il lago in lontananza.

Il moro lasciò cadere la testa sul petto, poi sospirò ed iniziò a guardare anche lui il lago.

“Non sono più riuscito a parlare con lei.”

“Con la Mezz…” Si bloccò e si morse il labbro. “…la Granger?”

“Già.”

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, Alistair si beccò una sberla sul coppino.

“Ahio!” Spalancò gli occhi e la bocca in una grossa O, portandosi le mani al collo. “Mi hai fatto male!”

“Te lo meriti!” Esclamò divertito.

“Ma perché?” Continuò a massaggiarsi il collo.

“Perché…” Roteò gli occhi esasperato. “…sembri un maledettissimo pivello alla sua prima cotta!”

“Non è vero.” Borbottò Alistair facendosi piccolo piccolo, sapendo che aveva perfettamente ragione.

“Si, e io sono un babbano!” Fece schioccare la lingua. “Al, Al, Al! Ma non hai imparato niente? Essì che fino all’anno scorso eri un bravo puttaniere come me!” Sospirò.

Piton Junior fece per ribattere, ma subito l’amico coprì la sua voce.

“Senti, amico, sei nei guai. Hai PURTROPPO…” sottolineò la parola < purtroppo >. “…perso la testa per quella schifosa Mezzosangue. Devi parlarle. Assolutamente. Non importa quando, come, dove e perché. L’importante è che lo fai. Non ti sopporto più!” Prese un’altra sigaretta. “Cercala in biblioteca, in corridoio, pedinala, bloccala, stuprala, schiantala, fa’ quello che vuoi!” L’accese. “Ma per amor di Grindelwald, ti prego, ti supplico! PARLALE!” Lo guardò supplichevole. “Poni fine alle mie sofferenze!”

Alistair scoppiò a ridere divertito e ben presto anche Eric si unì. Scosse il capo e diede una pacca sulla spalla a quello che reputava suo fratello.

“Grazie.”

“E di che?” Sorrise aspirando del fumo.

“Di tutto.” Si strinse nelle spalle.

“Di nulla.” Gli fece l’occhiolino. “E’ quello che fanno i fratelli.”

Il moro sospirò e guardò l’orologio che portava al polso, appartenuto al suo bisnonno paterno. Si passò entrambe le mani sul viso, strofinandosi gli occhi, poi si alzò.

“Amico, vado!” Esclamò sistemandosi i jeans.

“Ecco! Bravo!” I suoi occhi si illuminarono. “Così ti voglio! Va’ e colpisci!”

Alistair si avviò e lo salutò con un cenno della mano, poi le mise entrambi nei pantaloni, fischiettando distrattamente mentre entrava nel castello. Sbadigliò sonoramente, scese la scalinata e percorse il lungo corridoio che portava ai sotterranei poco illuminati. Arrivò davanti all’ufficio del padre, si massaggiò il collo, fece un respiro profondo e dopo qualche minuto si decise a bussare. Gli piaceva molto Occlumanzia, ma quel giorno non era proprio in forma, era sicuro che non sarebbe riuscito a respingere nemmeno un attacco del padre, cosa che lo avrebbe mandato su tutte le furie. Aspettò l’invito ad entrare, ma non arrivò. Corrugò la fronte e bussò di nuovo, senza ottenere alcuna risposta.

“Papà?” Chiamò aprendo la porta e sbirciando all’interno.

L’ufficio era vuoto, non c’era alcuna traccia dell’uomo. Alistair aprì completamente la porta, entrò e si guardò attorno. Era tutto come al solito: i soliti vasi di oggetti che galleggiavano in vari liquidi per essere conservati al meglio, la libreria con tutti i libri al suo posto, la poltrona dietro la scrivania spoglia, la porta del piccolo magazzino chiusa. Fece spallucce, chiuse la porta e si mise a camminare per la stanza, le mani in tasca. Si avvicinò ad un vaso ed osservò curioso l’avvicino morto che vi galleggiava. Picchiettò un po’ sul vetro, poi passò alla creatura successiva. Guardò tutti i vasi e controllò l’ora: erano passati venti minuti da quando era arrivato e di suo padre nemmeno l’ombra. Prese la bacchetta e subito evocò un divanetto su cui subito si lasciò cadere. Sistemò i cuscini, tolse le scarpe e si sdraiò, un braccio piegato sotto la nuca. Iniziò a fissare il soffitto mentre le sue palpebre si facevano sempre più pesanti, fino a quando scivolò nel sonno.

Era a casa sua, vedeva se stesso a pochi mesi in un lettino mentre stringeva il suo orsacchiotto preferito. La porta si aprì, una donna dai capelli rosso scuro si avvicinò alla culla, gli accarezzò il viso e disse qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. Arrivò suo padre, abbracciò quella che sicuramente era sua madre e rimasero in quella posizione per qualche istante, poi lei si liberò dalla sua presa ed uscì dalla stanza.

Si svegliò di soprassalto, gli occhi spalancati, il cuore che batteva forte nel petto. Impiegò qualche istante per capire che era nell’ufficio del padre, chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa sul petto. Aveva visto sua madre, non c’erano dubbi, era proprio lei. Era un semplice sogno o un ricordo di quando era piccolo? Scosse il capo, si massaggiò il collo e si mise seduto, senza riuscire a scacciare l’immagine dei suoi genitori abbracciati. Cos’era successo? Perché sembravano così tristi? Soprattutto, era un episodio successo realmente?

Sospirò, passò una mano tra i capelli e guardò l’ora: aveva dormito un paio di ore e suo padre non era ancora arrivato. Iniziò ad innervosirsi, chiedendosi che fine avesse fatto: non era sua abitudine arrivare in ritardo.

Si sedette sul bordo del divano, indossò le scarpe, si alzò e si avvicinò alla libreria, iniziando a cercare qualche volume che potesse interessargli. Fece scorrere il dito lungo le copertine di parecchi libri, poi finalmente si fermò su uno che sembrava molto antico. Picchiettò sulla rilegatura, indeciso sul da farsi, infine lo afferrò. Leggendo il titolo tornò a sedersi sul divanetto.

Stava contemplando la copertina come faceva sempre con un libro che ancora non aveva letto, quando la porta si aprì ed entrò suo padre.

Severus fece sbattere la porta, tolse il mantello, lo appese ed andò a sedersi, senza accorgersi del figlio.

“Ciao papà.” Lo salutò il ragazzo, stringendo tra le mani il libro, preoccupato per lo strano comportamento del padre.

L’uomo sollevò di scatto il collo e si accorse solo in quel momento del figlio.

“Alistair.” Lo salutò, riacquistando il suo solito contegno, senza riuscirci completamente.

Il ragazzo lo guardò, preoccupandosi sempre più: aveva il viso tirato, grosse occhiaie, gli occhi stanchi e preoccupati. Chiuse gli occhi e si prese il viso con una mano. Un’unica parola poteva descriverlo: disperazione.

Cercò di deglutire, ma un groppo gli ostruiva la gola, impedendoglielo.

Severus spalancò gli occhi, lasciò cadere il braccio sulla scrivania e si voltò verso il figlio.

“Dimmi.”

“Sei…” Iniziò, ma fu costretto a schiarirsi la voce. “E’ successo qualcosa?”

L’uomo accennò un sorriso, intenerito dalla preoccupazione che vedeva nel figlio.

“No.” Scosse il capo. “Sono solo stanco.” Aggiunse passando una mano sul viso. “A questo proposito, ti spiacerebbe rimandare la nostra lezione ad un altro giorno?”

“No.” Sorrise fingendosi tranquillo. “Certo che no. Non ti preoccupare, almeno studio un po’.”

Il giovane si alzò, fece sparire il divanetto e si avvicinò alla libreria dietro al padre. Rimise a posto il libro, strofinò le mani l’una contro l’altra e gli lanciò un’occhiata preoccupata. Gli posò una mano sulla spalla, cercando di fargli capire quanto tenesse a lui. Subito Severus gliela strinse.

“Alistair, non cambiare mai, ti prego. Resta sempre come sei, non permettere mai a nessuno di uccidere la tua anima.”

Alistair lo guardò perplesso, sbattè un paio di volte le palpebre ed annuì rabbuiato, stringendo ancora di più la sua spalla, poi l’uomo lasciò la presa e fu libero. Rimase fermo qualche istante e come se non fosse del tutto cosciente lasciò la stanza, sentendo il cuore pesante.

Non si rese nemmeno conto di essere in Sala Grande fino a quando Eric lo chiamò. All’improvviso i suoni tornarono, la paura fu scacciata, la preoccupazione sparì, l’immagine di suo padre svanì e tornò ad essere un ragazzo qualsiasi di Hogwarts. O almeno, questo era quello che desiderava succedesse.

Nonostante tutto, la paura, la preoccupazione e l’immagine disperata di suo padre rimasero nel suo cuore, pesanti come macigni.

Si guardò attorno sperando che nessuno avesse notato il suo comportamento, si schiarì la voce e si servì una porzione di patate arrosto e pollo alle erbe. Iniziò a mangiare, ma subito gli passò la fame.

“Ehy, tutto a posto?” Chiese Eric.

“Sì, perché?” Rispose senza troppa convinzione.

“Da quando ti sei seduto non hai ancora lanciato un’occhiata alla Mezzosangue.” Gli fece notare indicando con un cenno del capo il tavolo dei Grifondoro.

Alistair sbattè le palpebre un paio di volte, poi d’istinto cercò la ragazza, trovandola immediatamente. Ebbe un tuffo al cuore e tutte le sue preoccupazioni svanirono. Sorrise e sospirò sognante, appoggiando il gomito sul tavolo, puciandolo nel piatto.

“Come non detto.” Si portò una mano alla fronte e scosse il capo. “I tuoi avi purosangue si stanno rivoltando nella tomba.” Aggiunse sconsolato.

“Affari loro.” Vide Hermione alzarsi, salutare e allontanarsi. “Devo andare.”

Si alzò in tutta fretta ed iniziò a seguirla fuori dalla Sala Grande, ma a metà tavolo venne bloccato.

“Ehy, Al!” Lo chiamò Draco.

“Ciao Draco.” Lo salutò velocemente senza staccare gli occhi dalla castana.

“Senti, non è che mi daresti una mano?”

“Possiamo pensarci dopo?” Si spostò di lato per vederla meglio.

“Cosa stai guardando?” Draco si voltò due secondi dopo che Hermione ebbe superato la soglia.

“Niente.” Mentì mordendosi il labbro inferiore.

“Tu sei strano.” Il biondo lo guardò con un sopracciglio inarcato.

Alistair sospirò, rendendosi conto che si stava comportando in modo veramente strano.

“Dimmi tutto, Draco.”

Gli occhi del prefetto si illuminarono, prese la borsa e tirò fuori un tema.

“Senti, non è che mi controlleresti il tema di storia della magia?” Gli domandò porgendoglielo.

Alistair afferrò la pergamena e lo lesse rapidamente. Draco era intelligente, non aveva mai chiesto aiuto se non per storia della magia. Come tutti l’odiava e non riusciva a seguire le lezioni, quindi gli risultava difficile svolgere i compiti, anche se alla fine otteneva sempre buoni risultati grazie alla sua buona volontà. Se solo si fosse impegnato un po’ di più, sarebbe stato lo studente migliore del suo anno, dopo Hermione ovviamente

“Visto così non sembra male.” Gli disse con un sorriso. “Solo qualche piccola imprecisazione per come sono andate le guerre contro i nativi americani.”

“Dove?” Gli domandò con la fronte corrugata.

“Qui.” Gli indicò un punto.

“Ma scusa, non erano mica capeggiati da quello?”

“Quello aveva un nome, Testa Rossa.” Gli ricordò pazientemente.

“Facile da ricordare, basta pensare a Pel di Carota.” Ghignò perfidamente.

“Draco, vuoi che ti dia una mano o no?” Lo richiamò.

“Sì, scusa.” Mise le mani in tasca.

“Comunque, erano capeggiati da Testa Rossa, è vero, ma il loro miglior mago era Mano Rapida, che sfidò George Kertal a duello. Si sfidarono poco lontano dal loro villaggio che corrisponde all’odierna Jacksonville.”

“A cosa?!” Strinse gli occhi, perplesso.

Alistair lo fulminò con lo sguardo, poi si inumidì le labbra con la lingua.

“I nativi americani arrivarono con i visi dipinti, le loro bacchette erano dei semplici bastoni nodosi, gli inglesi invece avevano già bacchette come quelle che conosciamo. Gli indigeni celebrarono un rito propiziatorio, chiedendo ai loro antichi antenati di aiutarli a sconfiggere gli invasori mentre gli inglesi, in netta superiorità numerica, li osservavano. Finalmente iniziò il duello. I due maghi erano di pari livello, anche se usavano incantesimi diversi: quelli di Mano Rapida erano poco complessi e diretti, quelli di Kertal potenti, ma più complessi. L’inglese venne colpito da un incantesimo e cadde a terra. Sembrava che fosse morto, così l’indigeno gli diede le spalle e tornò vittorioso dal proprio gruppo, ma non appena questi abbracciò la propria moglie l’inglese gli lanciò un incantesimo alle spalle. La donna se ne accorse e si mise davanti al marito, venendo uccisa. Gli indiani erano ammutoliti, nessuna donna era mai stata uccisa in quel modo. Mano Rapida abbracciava la moglie in lacrime, maledicendo gli inglesi mentre tutta la tribù gli si stringeva accanto. Kertal tornò dai compagni esultante, dicendo < Basta uccidere una donna e subito si piegano al nostro volere. Si vede che solo una li accoglie tra le sue gambe >. Da qui in poi ci sono diverse versioni. Secondo alcuni studiosi Mano Rapida era un animagus e si trasformò in un feroce orso che attaccò subito l’inglese, ferendolo. Secondo altri dal corpo della giovane sposa si sprigionò della magia antica che andò a colpire il suo assassino. Altri ancora, invece, dicono che tutta la tribù insorse, si unì e all’unisono scagliò un incantesimo contro gli avversari. Fatto sta che gli inglesi furono costretti a ritirarsi e aspettare i rinforzi. La battaglia era stata vinta dagli indiani, ma pochi giorni dopo i nostri compatrioti tornarono all’attacco, il doppio dei maghi, e distrussero l’intero villaggio, uccidendo tutti gli uomini. Solo le donne si salvarono, vennero catturate e violentate. Le più belle sarebbero state mandate in patria come regalo per le antiche casate, ma lasciarle tutte insieme fu un grande errore poiché la notte prima di partire si riunirono e lanciarono un incantesimo per uccidersi. Nessuna sopravvisse.” Concluse.

Draco lo guardava stranito, come se avesse parlato arabo.

“Ho capito, quando torno in Sala Comune ti do una mano a farlo.” Sospirò esasperato.

“Grazie.” Sorrise soddisfatto. “Quindi ci vediamo in sala comune?”

Alistair annuì.

“Sì, ci si vede là.” Gli diede una pacca sulla spalla.

Draco tornò a sedersi e riprese subito a parlare con i compagni mentre Alistair varcò la soglia della Sala Grande. Conosceva Draco da quando era nato, l’aveva visto crescere ed erano molto amici. Suo padre era il suo padrino e non nascondeva la sua predilezione assegnandogli punti bonus durante le lezioni o accordandogli tutti i permessi che voleva, cosa che nemmeno faceva con lui. Suo padre sicuramente viziava più Draco che lui. D’altronde si poteva quasi dire la stessa cosa di Lucius e Narcissa: viziavano più lui che Draco. Li considerava come degli zii, spesso si vedevano e cenavano tutti insieme nella loro grande casa. Li adorava, ma non sopportava la loro avversità per i nati babbani e il loro amore per il Signore Oscuro. Sicuramente ora che era tornato erano felici. Sospirò e si passò una mano tra i capelli.

Si fermò davanti alla porta della biblioteca. Senza che se ne fosse reso conto, i suoi piedi l’avevano condotto lì. Sorrise, abbassò la maniglia ed entrò. Salutò con un sorriso Madama Pince ed iniziò a vagare per i grandi scaffali, sapendo benissimo dove l’avrebbe trovata. Quando la vide seduta a terra, le gambe incrociate ed un grosso libro di Aritmanzia tra le mani, il suo cuore iniziò a battere velocemente.

“Ciao.” La salutò appoggiandosi ad uno scaffale.

Hermione sollevò il viso di scatto, spaventata.

“Tu devi smetterla, lo sai? Prima o poi mi farai venire un infarto!” Si lamentò la ragazza, cercando di nascondere la felicità che provava nel vederlo lì.

“E tu dovresti smetterla di essere così irreperibile.” Ribattè con un ghigno lui, sedendosi accanto a lei.

“Non ero irreperibile! Sei tu che non mi cercavi!” Non appena si rese conto di ciò che aveva detto arrossì.

“Stai dicendo che speravi venissi a parlarti mentre eri con i tuoi due body guard?” Inarcò un sopracciglio divertito.

“Bhè, non avresti fatto nulla di male.” Borbottò lei.

“Se non te ne fossi resa conto, dopo la partita di Quidditich, non appena gli si avvicina un Serpeverde, quei due sfoderano la bacchetta.” Incrociò le braccia al petto. “Sai, sembrano due mastini da guardia. Sbavano anche come due mastini da guardia.”

Hermione scoppiò a ridere, buttando la testa all’indietro e coprendosi la bocca con la mano. Alistair la guardò, sentendo uno strano calore nel petto al suono della sua risata. Non poté fare a meno di unirsi a lei.

“Come stai?” Le chiese dolcemente quando ebbero finito di ridere. Provava la terribile tentazione di accarezzarle una guancia e toccarle i capelli. Cosa gli stava succedendo? Com’era mai possibile che solo starle accanto faceva sembrare tutto migliore?

“Bene, dai.” Fece una pausa e le regalò uno dei suoi bellissimi e fantastici sorrisi. “A parte il fatto che Harry mi sta ossessionando per essere stato squalificato dalla squadra a tempo indeterminato.”

“Bhè, poteva evitare di saltare addosso a Draco.” Si strinse nelle spalle, difendendo l’amico.

Hermione trattenne il respiro e lo fulminò con lo sguardo. “Ma ovviamente anche Draco poteva evitare di dire quelle cose sui suoi genitori e quelli dei Weasley. Anzi, sai, a pensarci bene ha proprio torto.” Si corresse.

La ragazza annuì, soddisfatta.

“A parte Potter, tutto bene il resto?” Involontariamente le sfiorò il braccio.

Hermione fu distratta da quel minimo contatto e le ci volle tutta la concentrazione possibile per parlare.

“Sono preoccupata per Hagrid.” Sbuffò. “Penso sia andato in…” Si bloccò e si morse la lingua per aver detto più del necessario. “…vacanza.” Concluse arrossendo.

Alistair la osservò per qualche secondo, poi si piegò verso di lei.

“Sai, di me ti puoi fidare.” Le sussurrò in un orecchio.

Hermione sbattè le palpebre, incapace di formulare qualsiasi parola a causa dei brividi che il suo fiato caldo sulla sua pelle le aveva provocato.

“E’…” Si schiarì la voce. “E’ tutto ok.” Sorrise, ancora scombussolata.

“Sicura?”

“Assolutamente.” Gli coprì la mano con la sua per rassicurarlo.

Alistair abbassò lo sguardo sulla sua mano, trattenendo il respiro. Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Che diavolo stava succedendo? Perché bastava un suo leggero tocco per farlo sognare?

Aprì gli occhi e voltò il capo verso di lei, guardandola negli occhi.

“Ti va di stare un po’ insieme oggi pomeriggio?” Le domandò sussurrando.

Hermione aprì e chiuse la bocca. Fece per dire sì, ma si ricordò dei due rotoli di pergamena di Antiche Rune, uno di Pozioni e uno di Difesa Contro le Arti Oscure che doveva consegnare, per non parlare della montagna di cose che doveva studiare per le due settimane successive!

“Non posso.” Sospirò.

“Dai, ma è sabato!” Esclamò cercando di convincerla con un sorriso.

“Non posso proprio, mi spiace.” Fissò il libro.

“E domani?” Propose stringendole la mano.

“Neanche.”

“Ma è domenica.” Ribattè.

“E i compiti non si fanno da soli.” Gli ricordò.

“Potresti usare una di quelle penne che scrivono da sole, no?” Scherzò.

“No, mi spiace. Devo studiare.” Disse irremovibile.

“E lunedì?” Provò.

“Non se ne parla, ho lezione fino a tardi e devo rivedere gli appunti di Storia della magia che martedì ho un compito in classe.” Scosse il capo.

“Martedì?” Sorrise timidamente mentre la sicurezza vacillava.

Fece cenno di no col capo.

“Mercoledì?” Chiese con un filo di voce, iniziando a sentire una stretta allo stomaco, temendo di sentire due nomi.

“Niente. Devo fare alcune cose con Harry e Ron.” Iniziò a guardare il libro. Se solo l’avesse guardato nei suoi stupendi occhi verdi avrebbe mandato tutto a quel paese e avrebbe accettato.

“Giovedì?” La supplicò, quasi, disperato.

“Alistair…”

“Capito.” Mandò giù il groppo che gli ostruiva la gola. “Ho capito, tranquilla.” Abbozzò un sorriso che sembrava più una smorfia di dolore.

Non voleva uscire con lui. Forse si era pentita di aver detto di si quel giorno. Oppure il Poveraccio ci aveva provato con lei, le aveva messo la lingua in bocca e…No, non ci voleva pensare. Non poteva e non doveva assolutamente pensarci. Ma ormai era troppo tardi. La sua testa era affollata di immagini di Ron e Hermione che si intrattenevano.

Passò una mano tra i capelli e riuscì a scacciare quelle brutte immagini. Forse doveva veramente studiare, d’altronde era al quinto anno, aveva i G.U.F.O. e voleva eccellere in ogni materia. Sì, sicuramente era per quello. Non c’entrava niente lo Sfregiato che lo ossessionava per il quidditch, che l’abbracciava stretta sfruttando ogni occasione, affondando il suo viso nel suo petto, sbavando come un animale, toccando tutto ciò che poteva.

No, no, no. Lo Sfregiato avrebbe fatto meglio a tenere mani e bocca al suo posto se voleva arrivare a sedici anni con ogni suo organo. Da cosa avrebbe potuto iniziare? Un dito? No, troppo poco. L’intera mano? Sì, poteva andare bene, avrebbe stroncato anche la sua carriera di giocatore di Quidditch. Un piede? No, la sua vita non ne avrebbe risentito. L’intera gamba? Non era male come idea. Ma quale gamba avrebbe potuto tagliare? Con una gamba sola poteva camminare, ma Hermione si sarebbe impietosita e gli sarebbe stata ancora più vicina. Se invece gli avesse reciso la terza gamba non avrebbe più potuto fare danni. Si illuminò al solo pensiero: avrebbe continuato a camminare senza impietosire nessuno e non avrebbe più potuto approfittare della sua Hermione.

Stava solo farneticando, Hermione non si sarebbe mai intrattenuta né con Pel di Carota né con lo Sfregiato, erano solo amici e la sua fantasia gli stava solo giocando un brutto scherzo. Erano amici. Buoni amici. Troppo amici. Sempre così vicini, chiacchieravano sempre, si abbracciavano spesso…troppo spesso.

Alistair emise un gemito, sprofondando in un baratro nero. Solo un prigioniero di Azkaban che aveva a che fare con i Dissennatori avrebbe capito come si sentiva.

“Tutto a posto?” Gli chiese preoccupata Hermione.

“S-sì.” Balbettò tetro. “Va tutto che è una meraviglia.”

“Sei sicuro?”

Il ragazzo cercò di annuire, pallido.

“Ora scusami ma…” Si schiarì la voce. “…devo andare. Ciao.”

Si alzò in fretta, rischiando di cadere e picchiando la testa contro una delle tante librerie.

“Alistair!” Fece per alzarsi ma il ragazzo fece un passo, dandole le spalle.

“Sto bene.” Mostrò la mano, mentre con l’altra si teneva la testa. “Ciao.”

Alistair iniziò a camminare, quasi strisciando. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non vedeva nessuno davanti a sé.

Hermione lo guardò e si morse il labbro. Durante l’estate guardava sempre film babbani. Ecco, Alistair avrebbe impersonato perfettamente un condannato a morte.

Sospirò e si appuntò mentalmente di accettare il suo prossimo invito.

Se non si fosse suicidato prima.

 

 

 

 

 

E qui finisce l’undicesimo capitolo! Vi è piaciuto? Spero di si :D

 

Passiamo ai ringraziamenti :D

-          JuliaSnape: sicuramente Ginny ne sa più di Hermione! Per Ron dispiace anche a me, ma ormai non posso più pensare a Hermione senza unirla ad Alistair…almeno nella mia ff :D

-          Piperina: darling, come fare a dare torto alla piccola Weasley? * o * Alistair ha proprio un gran bel culo! E’ veramente perfetto <3 E come hai detto tu, basta essere razzisti! Non possiamo discriminarlo solo perché Serpe u.u Il primo appuntamento che NON sai quando avverrà…bhè mancano pochi capitoli *.* Sai bene quanto sono eccitata all’idea di scrivere quel capitolo *,* E i tuoi complimenti mi fanno sempre tanto tanto piacere <3<3<3 E sono tanto tanto tanto contenta che ti incuriosisca la storia (di cui NON sai niente :P ) <3 A tra poco, darling <3<3<3 xoxo

-          Ginny13: grazie *.* Son tanto contenta che ti sia piaciuto! E concordo sull’ultima parte del commento, anche io l’adoro *.* Per quanto riguarda l’appuntamento…porta pazienza! Manca poco :D Fidati, le reazioni di Ron si vedranno :D però nulla, come hai ben detto tu e la nostra cara Ginevra, potrà eguagliare il sedere di Alistair Piton <3

-          Morghi: sai, penso che nessun GrifondoroTassorossoCorvonero vorrebbe Sevy come prof xD I Serpeverde si invece xD Chissà perché LoL Bhè, c’è da dire che Ginny è la prima ad accettare incondizionatamente Alistair, fregandosene del fatto che sia una Serpe :D

-          Neptunia: grazie per i complimenti <3 Ginny ha capito tutto perché conosce la cara Hermione <3 Grazie mille ancora per tutti i complimenti <3<3<3 Spero che anche questo capitolo ti piaccia <3

-          Alida: hai ragione, ogni tanto è necessaria la “leggerezza” =) Grazie mille ancora per i complimenti <3

-          Dreamer Inside: awwwww! Sono tanto contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo <3 Per la fatidica uscita…abbi pazienza :D

 

 

As usual, ringrazio anche le 20 persone che hanno preferito questa fiction, le 16 che la ricordano e le 47 che la seguono. Un GRAZIE dal più profondo del mio cuore <3

 

Volevo dirvi anche un’altra cosa. Il capitolo che posterò sabato sera (al più tardi domenica pomeriggio) sarà l’ultima per due settimane perché (finalmente) vado anche io in vacanza *.* E speriamo quest’anno di non ammalarmi dopo 3 giorni come è successo l’anno scorso xD Dopo che sarò tornata inizierò a postare più lentamente, un capitolo a settimana: purtroppo devo iniziare a studiare che gli esami si avvicinano =(

 

Bhè, detto questo…vi saluto! Al prossimo capitolo <3

 

elyl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Severus's Sorrow ***


Il 26 giugno stavo guardando una pagina su FB e dopo aver visto per l’ennesima volta la sigla “EFP” mi sono chiesta cos’era

Il 26 giugno stavo guardando una pagina su FB e dopo aver visto per l’ennesima volta la sigla “EFP” mi sono chiesta cos’era. Così ho digitato su google queste tre letterine e ho trovato questo sito. Ho subito visto la sezione Harry Potter, l’ho aperta e ho scoperto il fantastico mondo delle ff su HP. Iniziai subito a leggere, dicendomi “No, non potrei mai scrivere una ff su Harry! La saga è già perfetta così, cosa potrei scrivere?”. Lessi la fan fiction di Piperina (darling <3<3<3) ed ebbi il colpo di genio. Il 4 luglio ho iniziato a postare questa storia, Father Be With Me Tonight ed oggi, domenica 1 agosto, sto pubblicando il capitolo 12. Mai avrei immaginato che potesse piacere così tanto, sono stata piacevolmente colpita dalle vostre risposte. Se sto continuando a scrivere così tanto è solo perché VOI che mi leggete mi fate venire voglia di scrivere. Grazie mille <3

 

Scusate, ma questa intro era d’obbligo, dovevo proprio dirvelo =)

 

Ora, però ho una “brutta” notizia: il prossimo capitolo, il tredicesimo, lo leggerete solo per il 15 di agosto. Motivo? Lunedì parto *______________* E sarò senza computer né internet T.T Indi per cui, niente aggiornamenti per 15 giorni xD Vi prometto che scriverò tanto tanto tanto, così quando torno mi basterà copiare i capitoli e basta :P Altra novità è che una volta tornata dalle vacanze inizierò a postare con più calma, causa sessione di esami a settembre T.T Invece che avere un capitolo ogni 2, massimo 3 giorni avrete un capitolo, massimo due a settimana.

 

E dopo tutte queste notizie….vi lascio al capitolo!

 

Buona lettura :D

 

 

 

 

 

 

Chapter XII:

Severus’s Sorrow

 

“Lost in the darkness, try to find your way home
I want to embrace you and never let you go
Almost hope you're in heaven so no one can hurt your soul”

-          Somewhere, Within Temptation –

 

Severus Piton era seduto alla scrivania, il viso sorretto da una mano, lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione stanca e sofferente. Da quando suo figlio Alistair se ne era andato tre ore prima non si era ancora mosso. Lentamente chiuse gli occhi e venne assalito dai ricordi.

Aveva 17 anni, era con Lily nello stesso parco in cui le aveva rivolto la parola per la prima volta. Stavano chiacchierando tranquillamente dondolandosi sull’altalena, parlando del futuro, desiderando di essere già adulti e cominciare la loro vita. Si fermò e la guardò, i capelli che svolazzavano liberi nel vento, gli occhi semichiusi, un sorriso radioso. Si alzò di scatto e la fece fermare afferrando le catene dell’altalena. Lily spalancò gli occhi, Severus le mise le mani sulle guance e la baciò dolcemente, mentre entrambi chiudevano gli occhi.

“Avevo una gran voglia di baciarti.” Sussurrò il ragazzo.

Lily gli sfiorò nuovamente le labbra, poi lo abbracciò stretto, annusando il suo profumo, poi sollevò il viso e lo guardò negli occhi.

“Sevy?” Lo chiamò.

“Dimmi, amore.” Le sorrise dolcemente, scostandole i capelli dal viso per poterla guardare meglio negli occhi.

“A-andiamo…andiamo a casa?” Balbettò imbarazzata ed impacciata, arrossendo.

Severus la guardò con la bocca aperta, incapace di formulare qualsiasi parola mentre il cuore gli esplodeva nel petto.

“Ti prego, non farmelo dire un’altra volta.” Lo supplicò.

La baciò d’istinto, senza ragionare.

“Sì.” Sussurrò sulle sue labbra. “Andiamo.”

Fece un passo indietro, le tese la mano e lei l’afferrò, alzandosi. Tenendosi per mano s’incamminarono, senza dire niente: non ce n’era bisogno, entrambi sapevano che quel giorno se lo sarebbero ricordato per tutta la loro vita.

Lily estrasse le chiavi dalla tasca dei jeans ed inserì la chiave con mano tremante nella toppa. Entrarono in casa e subito godettero della frescura che vi regnava.

“Vuoi qualcosa da bere?” Gli chiese posando il mazzo nella ciotola adibita a porta oggetti.

“Sì, grazie.” Le sorrise, sapendo che stava solo prendendo tempo.

“Thè freddo?”

Severus annuì e la seguì in cucina, dove la ragazza prese due bicchieri dalla credenza, il thè dal frigo e lo servì. Prese il bicchiere, se lo portò alle labbra e bevve un lungo sorso, poi la guardò. Era nervosa, le tremavano le mani, si mordeva il labbro inferiore e continuava a torturare la sua maglietta.

“Petunia…Petunia dov’è?” Chiese per interrompere il silenzio.

“Oh, Petunia.” Si guardò attorno, come se si aspettasse di vederla sbucare fuori dal frigo o da un mobiletto da un momento all’altro. “Ah, sì, Petunia è al mare da una sua amica, Jenna Joplin, non so se la conosci, abita in fondo alla via.”

“Non ho molti contatti con babbani.” Disse freddamente, svuotando il bicchiere.

Lily gli lanciò un’occhiata di fuoco.

“Scusa, non lo faccio apposta.” Si scusò e andò a mettere il bicchiere nel lavello. “Veramente.” Le prese il viso tra le mani e strofinò il naso contro il suo.

“Dovresti sforzarti.” Lo abbracciò. “Sai, non tutti i babbani sono come tuo padre.”

“Lo so.” Serrò involontariamente la mascella.

“I miei genitori sono a posto.”

“Infatti i tuoi genitori mi piacciono.” Le ricordò. Avevano un unico difetto, disse tra sé e sé: non erano purosangue.”

“Molti altri non sono male.” Si strinse nelle spalle.

“Amore.” Le fece sollevare il viso e la guardò negli occhi. “L’unica babbana di cui mi importa sei tu. Mi correggo, nata babbana.” Sorrise e le premette il naso con la punta dell’indice.

Lily sorrise, si alzò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra ad occhi chiusi, poi lo prese per mano, lo portò fuori dalla cucina e lo condusse al piano di sopra, in camera sua.

Severus aveva il cuore che batteva forte, si chiedeva come facesse Lily a non sentirlo. Era emozionato, terrorizzato, eccitato e scoppiava d’affetto per lei. Non voleva nessun’altra, voleva solo lei. L’amava e l’avrebbe amata per sempre.

Lily si chiuse la porta alle spalle, gli si avvicinò ed iniziò a baciarlo, accarezzandogli il petto, baciandogli dolcemente il collo, facendogli venire i brividi. Chiuse gli occhi e la strinse forte a sé.

“Non devi farlo se non vuoi.” Sussurrò nel suo orecchio.

Lily si interruppe e lo guardò decisa.

“Non lo sto facendo perché devo, Severus.” Gli passò una mano tra i capelli. “Lo sto facendo perché lo voglio.” Fece un respiro profondo. “Lo faccio perché voglio che sia tu. Voglio che sia tu per sempre.” Aggiunse emozionata.

“Lily Evans.” Iniziò, ma gli mancavano le parole. Non esistevano parole per riuscire ad esprimere quanto l’amasse. “Io…oh, al diavolo, non sono bravo con le parole, lo sai!”

“Lo so, Severus.” Sorrise maliziosa. “Sei più bravo nei fatti.”

Il ragazzo sorrise e la baciò.

“Ti amo, Lily Evans.”

“Ti amo, Severus Piton.”

Iniziò a baciarle la spalla, facendole scivolare le mani lungo il corpo. Afferrò la maglietta e gliela sfilò dalla testa, lasciandola cadere a terra mentre lei gli sbottonava la camicia, facendola scivolare lungo le sue braccia. La fece adagiare sul letto, sentendo che non avrebbe potuto farle un regalo più grande. Non riusciva a staccare gli occhi dai suoi, sentire la sua pelle nuda sotto le sue dita lo mandava in estati, credeva stesse sognando ad occhi aperti.

“Hai…hai paura?” Le domandò nervosamente, sdraiandosi accanto a lei.

“S-sì.” Rispose balbettando. “E tu?”

“Da morire.” Abbozzò un sorriso. “Ho paura che sia tutto un sogno, un’illusione creata dal mio cervello. Ho paura di svegliarmi e ritrovarmi nel mio letto e capire che sei stata un sogno.”

La rossa passò entrambe le mani tra i capelli del suo fidanzato.

“Non sono un sogno, Sevy.” Sussurrò poco prima di baciarlo.

Ci fu un momento di silenzio in cui entrambi esplorarono i corpi dell’altro con dolci carezze.

“Sei sicura?” Gli domandò sdraiandosi su di lei.

“Sì.” Sorrise intenerita.

“Sei sicura che vuoi sia io?” Chiese ancora.

“Si, Severus. Voglio che sia tu.” Gli diede un lieve bacio. “E tu sei sicuro? Sicuro che vuoi sia io?”

“Lily, dal primo momento in cui ti ho vista ho desiderato fossi tu. Non ho mai pensato a nessun’altra ragazza, sei l’unica che abbia mai voluto, che voglio e che vorrò sempre. Ti amo.”

“Ti amo anche io.” Sussurrò lei attirandolo a sé.

Non poteva descrivere come si era sentito nel momento in cui l’aveva fatta sua per la prima volta, non esistevano parole che potevano descriverlo. Si era sentito completo, sentiva di avere una ragione per vivere, di essere amato, di non aver bisogno di nessun altro. Non gli sarebbe neanche importato morire perché sapeva che lei lo amava.

L’immagine svanì, sostituita da quella del giorno in cui decisero di non sposarsi, di aspettare, poi lei gli prese la mano, se la portò al ventre e sentì qualcosa. La guardò stupito e la sentì sussurrare le parole più belle che un uomo potesse sentire: < Aspetto il tuo bambino >.

Si rivide accanto a lei mentre facevano le prime analisi, quando le massaggiava i piedi perché dolorante, quando correva fuori casa alle quattro del mattino per le sue voglie, come quella volta che pretese di mangiare fiori di zucca fritti ripieni di prosciutto e formaggio alle tre di notte.

Ricordava la notte in cui Alistair era nato, il 31 ottobre. Avrebbe dovuto nascere due mesi più tardi, ma c’erano state delle complicanze. Chiamò il loro medimago che arrivò subito e lo sbattè fuori dalla stanza poiché non faceva altro che chiedere perché urlava, perché sudava, perché respirava in quel modo, perché sembrava stare così male. Aveva solo 18 anni, non sapeva nulla di gravidanza e delle reazioni del corpo di una donna. Era terrorizzato all’idea che la sua Lily potesse morire. Dopo neanche venti minuti, il medimago uscì, gli sorrise e gli disse che era diventato padre. Lo abbracciò subito, d’istinto, e questi non potè far altro che dargli qualche pacca sulla spalla, poi se ne andò. Fece un respiro profondo, emozionato, socchiuse la porta e sbirciò all’interno della stanza, intravedendo la ragazza ancora sdraiata a letto. Aprì completamente la porta e li vide. Lily era pallida e stravolta, ma non era mai stata così bella e felice mentre stringeva tra le sue braccia il piccolo dai capelli neri come la pece. Si avvicinò a loro, si sedette e rimase a guardarli per un po’, sentendo il cuore scoppiare dalla gioia.

“Severus, ti presento tuo figlio.” Sussurrò lei, mettendoglielo tra le braccia. “Ti presento Alistair Piton. Tuo figlio.”

Aprì lentamente gli occhi, portò la mano chiusa a pugno alla bocca e si ritrovò nel suo ufficio. Niente Lily, niente Alistair neonato, nessuna culla, nessun letto matrimoniale, nessuna foto. Niente lasciava capire che fosse mai stato innamorato. Chiuse per un solo istante gli occhi e fu scaraventato di nuovo nel passato, un passato che questa volta era doloroso. Rivide le loro litigate causate dal suo voler diventare Mangiamorte e il fatto che disprezzasse i babbani. Subito la scena mutò e la vide andarsene per sempre dalla sua vita lo stesso giorno in cui era diventato un seguace del Signore Oscuro.

Anche quel ricordo svanì, sostituito da un altro, vivido e doloroso.

Lily se n’era andata da un anno e non l’aveva più sentita, troppo orgoglioso per parlarle. Era stato l’anno più brutto della sua vita. La notte si svegliava sentendo Alistair, correva da lui, lo calmava e quando tornava a letto si rendeva conto di essere a pezzi, di non riuscire più a sopravvivere. Senza di lei sarebbe morto. Fu così che decise di mandarle un gufo e le chiese di vedersi. Arrivò con venti minuti di anticipo, Alistair sgambettava allegro cercando di tirarselo dietro, ma subito lo riprendeva in braccio e lo riportava al punto di partenza. Iniziò a lamentarsi, così lo prese in braccio, gli sistemò il cappellino e cominciò a fare facce buffe.

“Ciao.”

Severus si voltò e la vide, bella come sempre, i capelli più lunghi dell’ultima volta.

“C-ciao.” Balbettò emozionato.

Il bimbo si voltò verso la nuova arrivata, piegò di lato la testa e la indicò.

“I è?” Sbattè le palpebre curioso.

Lily guardò il piccolo, si portò le mani alla bocca e grossi lacrimoni scivolarono lungo le sue guance.

“P-posso?” Domandò incerta.

“Certo. Pensavo ti avrebbe fatto piacere vederlo.” Rispose. “Alistair, questa è Lily, la tua mamma.” Aggiunse rivolto al figlio.

“Amma?” Si portò un ditino alla bocca.

Severus annuì e lo mise tra le braccia della ragazza, che subito lo strinse al petto, gli occhi chiusi, mentre gli accarezzava i capelli e lo riempiva di baci.

“Sei bellissimo, Ali, sei bellissimo.” Sussurrò emozionata.

Il ragazzo li guardò entrambi, sentendosi tranquillo e rilassato per la prima volta da un anno.

“Torna a casa, Lily.” Disse all’improvviso.

Lily si immobilizzò, si morse il labbro inferiore e chiuse gli occhi.

“Torna da noi, ti prego.” La supplicò mettendole una mano sul braccio.

“Sei…sei ancora un Mangiamorte?” Chiese con voce rotta.

Abbassò lo sguardo e non rispose.

“Severus, rispondimi.” Gli ordinò severamente, cercando il suo sguardo.

Chiuse gli occhi e passò una mano tra i capelli, poi finalmente trovò il coraggio di guardarla.

“Sì, lo sono ancora.” Sospirò.

Lily lo guardò con occhi di fuoco, pieni di disprezzo, rabbia e quasi odio.

“Ti prego, non guardarmi così.” La supplicò.

“Non guardarmi così?!” Spalancò gli occhi incredula. “Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Sei ancora un assassino!”

“Non ho mai ucciso nessuno!” Esclamò.

“Si, Severus. Sei un Mangiamorte, aiuti Voldemort…”

“Non dire il suo nome!” Sibilò infastidito.

“Aiuti Voldemort! E così facendo non fai nulla per salvare babbani e mezzosangue come me, la donna che dicevi di amare.”

“Io ti amo.”

Lily scosse il capo, delusa.

“Ti credevo diverso, Sevy.” Sussurrò.

“Posso cambiare!” Allargò le braccia disperato. “Lascerò i Mangiamorte, farò qualsiasi cosa! Ma ti prego, torna da me.” Fece una piccola pausa. “Torna da Alistair.”

Lily inspirò profondamente e scosse il capo, sistemò il cappellino al figlio e gli sorrise tristemente, poi guardò Severus.

“Non posso.”

“Sì che puoi!”

“No!” Urlò mentre grosse lacrime di rabbia le rigavano il viso. “Sono incinta, Sev!” Si asciugò le lacrime. “Sono incinta.”

Fu come se qualcuno avesse trafitto il suo cuore con una lama avvelenata.

“Sei…sei…cosa?!” La guardò incredulo, senza riuscire a capire.

“Sono incinta, aspetto un bambino!”

Non voleva crederci, non poteva crederci. Era convinto che sarebbero tornati insieme, era l’amore della sua vita! Non poteva essere vero!

“N-non è vero.” Balbettò scuotendo con forza il capo.

“Sì, Severus è vero!” Inspirò profondamente e diede un bacio ad Alistair. “E’ meglio che vada.” Mise il bambino per terra, accanto al padre, si inginocchiò e sistemò il suo cappottino. “Fa’ il bravo, Ali. Non permettere mai a nessuno di dirti chi sei. Non dimenticare mai chi sei.” Gli diede un bacio sulla fronte, si alzò e diede le spalle ai due.

Severus prese per mano suo figlio, il viso rigato tra le lacrime.

“Chi è il padre?” Urlò senza riuscire a trattenersi.

Lily si fermò, rimase in silenzio per qualche istante poi voltò lievemente il capo.

“James.” Fece una pausa. “James Potter. Ci siamo sposati a settembre.”

Non appena sentì quelle parole la vista gli si offuscò, non la vide neanche andarsene per sempre. Solo quando Alistair scoppiò a piangere si riscosse da quel senso di apatia che l’aveva invaso.

Scosse il capo, scacciando i ricordi, poi si morse la lingua, maledicendosi per essere diventato Mangiamorte e averla persa. Se non si fosse unito al Signore Oscuro non l’avrebbe mai lasciato, non si sarebbe mai messa con Potter, il ragazzo non sarebbe mai nato. E lei non sarebbe mai morta, sarebbe ancora con lui, tra le sue braccia, ogni notte. Avrebbe conosciuto realmente Alistair. Perché l’aveva lasciata andare? Perché quella notte non le aveva detto che non gli importava essere un Mangiamorte? Voleva solo lei, ma era stato troppo stupido per dirglielo.

Scattò in piedi, afferrò il portapiume e lo scagliò lontano, contro la parete. Lanciò ogni cosa che trovò sulla scrivania, aprì i cassetti, li svuotò completamente e poi lanciò anche questi, mandandoli in frantumi. Ribaltò la scrivania, buttò giù i libri dalle varie librerie e anche gli scaffali in legno vennero distrutti. Voleva distruggere ogni cosa, liberarsi dalla rabbia e dall’odio, ma nulla riusciva a calmarlo, così continuò e continuò, finchè non si fermò in mezzo alla stanza, il respiro affannoso, le spalle che si muovevano su e giù, le mani sanguinanti a causa dei tagli provocati dalle schegge di legno, i capelli che gli coprivano il viso.

Scosse il capo sconsolato, si guardò attorno e si rese conto dei danni che aveva causato. Sospirò, estrasse la bacchetta, un semplice gesto e in pochi attimi tutto tornò al suo posto. Infilò l’ultimo libro nella libreria ed uscì dall’ufficio: se fosse rimasto da solo avrebbe ripensato a Lily e avrebbe distrutto nuovamente tutto.

Entrò in sala professori dove Vitious, la McGranitt e la Sprite stavano chiacchierando animatamente, la Caporal invece stava fumando la pipa mentre sfogliava l’ultimo numero de < Il bravo allevatore >. Salutò con un cenno, andò a sedersi lontano dai colleghi, agitò la bacchetta, evocò una tazza e vi versò del thè. Ne bevve un sorso, ustionandosi labbra e lingua. Imprecò mentalmente, appoggiò la tazza sul tavolo e decise di aspettare che si raffreddasse. Voltò il viso verso la finestra e guardò lontano, perdendosi nel paesaggio.

“Severus?”

L’uomo si riscosse dai suo pensieri, si girò e vide davanti a sé Minerva McGranitt.

“Minerva.” La salutò.

“Tutto bene?” Chiese con una nota di preoccupazione.

Fece una smorfia.

“Tutto bene, sì.”

Lo guardò per pochi istanti, scosse il capo e mise una mano su quella dell’uomo che stringeva la tazza.

“Severus, ti conosco. Sono stata la tua insegnante, sono una tua collega e combattiamo entrambi per l’Ordine da anni.” Gli regalò uno dei suoi rari sorrisi. “Non mi inganni. Che cosa succede?”

Severus guardò la collega negli occhi, sospirò e si arrese.

“Sono un po’ in pensiero.”

“Per cosa?”

Si rabbuiò, cercando le parole adatte e quando finalmente le trovò venne interrotto da una fenice di color argento che entrò dalla finestra, senza spaccare alcun vetro.

“Severus, vieni subito nel mio ufficio. Grazie.” Disse il patronus con la voce di Silente, per poi scomparire subito.

Il professore di Pozioni serrò le labbra, riducendole a due sottili linee bianche, continuando a fissare il punto in cui il patronus era scomparso. Fece un profondo respiro, dilatando le narici, posò entrambe le mani sul tavolo e fece forza per alzarsi. Senza dire una parola, sotto lo sguardo curioso dei colleghi, uscì dalla Sala Professori e a grandi passi si diresse verso l’ufficio del Preside.

“Mi ha chiamato, Preside?” Era una domanda retorica.

“Accomodati, Severus, accomodati!” Lo esortò indicando la poltrona davanti alla sua scrivania.

“Preferisco rimanere in piedi.” Sibilò irritato, le braccia incrociate al petto.

Silente sorrise benevolo.

“Allora, hai qualche notizia per me?”

“Nessuna.” Ringhiò tra i denti.

Non voleva rimanere in quell’ufficio, era l’ultimo posto in cui avrebbe voluto essere e l’anziano mago era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere quel giorno.

“Bene.” Sorrise allegro. “Direi che sono ottime notizie.”

Severus non disse niente.

“Come stai?” Gli chiese improvvisamente.

“Bene.” Rispose freddamente, fulminandolo con lo sguardo.

“Sei sicuro? Sai, non sembri molto allegro.” Lo fissò con quei suoi occhi penetranti.

L’uomo fece per dire qualcosa, ma l’anziano lo fermò con un gesto della mano.

“Te l’ho già detto, non mi permetterei mai di leggere i tuoi pensieri.” Sorrise come un nonno sorride ai propri nipotini. “Ti conosco e basta.”

Severus si morse la lingua e inspirò profondamente. Si stupiva sempre di come Silente capisse il suo stato d’animo.

“Come fai a saperlo?” Domandò guardandolo storto.

“Severus…” Il suo sorriso si allargò. “…è da quattordici anni che il sabato prima di Halloween le porgi il tuo saluto. E’ un bel gesto, da parte tua.”

“Non sono affari tuoi, Silente.” Ringhiò, facendo un passo verso di lui.

“Non odiarti così tanto, ragazzo.” Si alzò e gli si mise davanti. “Leggo nei tuoi occhi la voglia di colpirmi, ma so benissimo che sarei solo una valvola di sfogo. Ogni anno è così.” Scosse il capo triste. “Mi addolora vederti in queste condizioni.”

“E’ la donna che amo.” Serrò la mascella.

“Sai, è interessante.” Picchiettò l’indice contro il mento.

“Che cosa?”

“Il fatto che tu dica < amo > invece di < amavo >. Questo dice tante cose di te.” Gli mise entrambe le mani sulle spalle. “Non odiarti tanto.”

Il pozionista chiuse gli occhi e cercò di mantenere il controllo.

“Come è andata?”

“Come tutti gli anni.” Sussurrò. “Le ho portato i fiori, ho sistemato le loro tombe e sono rimasto a parlarle. Le ho parlato di come vanno le cose qui a Hogwarts, che suo figlio è al sicuro.”

Silente annuì.

“Le ho parlato anche di Alistair.”

“Le hai detto ciò che lo attende?”

Severus spalancò gli occhi, subito all’erta.

“Cosa vuoi dire?” Abbaiò.

“E’ un bravo ragazzo, molto in gamba.” Sistemò gli occhiali. “Ed è ora che scopra dell’esistenza dell’Ordine della Fenice.”

Subito Severus sentì la rabbia impossessarsi di lui. Voleva colpire l’anziano mago, urlargli che era solo un vecchio pazzo e che non doveva osare avvicinarsi a suo figlio.

“No. Non deve sapere nulla.” Inspirò profondamente. “NULLA!” Aggiunse urlando. “E’ solo un ragazzo, per la miseria! Non voglio che sappia nulla! Non sarà un’altra delle tue pedine!”

“Calmati.” Ordinò Silente senza ammettere repliche.

I due si guardarono negli occhi e fu Severus il primo a distogliere lo sguardo, accettando l’ordine.

“Eravamo d’accordo fin dal giorno del suo ritorno.”

“E se avessi cambiato idea? Se non volessi esporlo a nessun rischio?”

Silente scosse il capo.

“Non è possibile cambiare idea. Ormai è troppo tardi.” Diede una pacca sulla spalla all’uomo ed andò a servirsi del whiskey incendiario.

Severus passò una mano tra i capelli e lasciò cadere le braccia lungo il corpo, esausto nel corpo e nell’anima.

“Sia maledetto il giorno in cui decisi di diventare Mangiamorte.” Si lasciò cadere sulla poltrona e prese il viso tra le mani.

Silente gli porse un bicchiere pieno di whiskey ed andò a sedersi, evocando subito due sottobicchieri per evitare di macchiare la scrivania antica.

“Non farlo, non ti maledire per ciò che hai fatto in gioventù. Commettiamo tutti degli sbagli.” Sorrise tristemente, come se stesse ricordando qualcosa. “Se ora ragioni così, se agisci in questo modo, è solo grazie agli errori del passato.”

Severus lo guardò, fece un profondo respiro, svuotò in un solo sorso il contenuto del suo bicchiere e fissandolo annuì.

“Bene!” Esclamò allegro. “E ora che ne dici di dedicarci a qualcosa di più leggero, frivolo e divertente?”

“Silente, che stai dicendo?” Chiese strabuzzando gli occhi, guardandolo come se fosse matto.

“Che ne diresti di una partita a Sparaschiocco?” Propose con un sorriso radioso, degno di un bambino di quattro anni.

 

 

 

 

 

 

Ed ora, come al solito, i ringraziamenti per i commenti:

-          Piccola Vero: non ti preoccupare, tanto i capitoli non scappano, sono sempre qui :D Awwww, grazie per i complimenti <3 E mi fa proprio piacere che ti sia affezionata ad Alistair <3 Per quanto riguarda Sevy…bhè con questo capitolo hai capito perché è così distrutto xD

-          JuliaSnape: eh si, Sevy ha proprio una vita complicata! Manca poco all’appuntamento, porta pazienza :D

-          Ginny13: Hermione è semplicemente molto ligia al dovere XD E come hai visto ha fatto moooolta fatica a declinare gli inviti, se solo l’avesse guardato avrebbe ceduto xD E se n’è accorta anche lei di quanto il ragazzo stia male, infatti spera non si suicidi xD Con questo capitolo spero di aver chiarito la parte su Severus :D Eh dovrai pazientare! Purtroppo dovrò studiare per gli esami =(

-          Lauletta: grazie grazie grazie :D

-          Morghi: anche tu non riesci a resistere al fascino di Eric? *.* sinceramente è una bella lotta, Alistair ed Eric sono due opposti ma entrambi molto affascinanti (anche se il secondo è un grandissimo figlio di prostituta XD ). Perché Seeverus sta così male l’hai scoperto in questo capitolo :D Ebbene si, la storia sui nativi americani l’ho inventata io :D Non chiedermi da dove mi sia uscita perché proprio non ne ho idea xD Non è che Hermione è esagerata…è una ragazza impegnata che mette al primo posto il dovere, come d’altronde fa anche Al! Abbi pazienza la loro uscita si avvicina sempre di più :D

-          MooNRiSinG: waaaaa sono riuscita nell’impossibile *.* Grazie eli! E ti prego, non mi uccidere, al mio ritorno avrai tanti bei capitoli, promesso *.* xD

-          Alida: bhè, quello che ti dovevo dire te l’ho già detto in privato ;) Sono contenta di aver chiarito =)

-          Dreamer inside: grazie <3 Sevy è molto provato, molto stanco. E non sei l’unica che avrebbe accettato subito un invito da parte di quel gran bel pezzo di figliuolo che è Alistair xD

-          Dragoon: eh ma sappiamo come è fatta Herm xD Pensa che questo è solo l’inizio per il povero Alistair! Però stai tranquilla che ben presto (già dal prossimo capitolo) si riprenderà…e anche molto ma molto bene :D Sevy è molto preoccupato, sì, sa benissimo che qualcosa succederà. Voldie ha dei piani ben precisi…che però non ti rivelo :D Per le tue tante domande dovrai aspettare ancora tanto xD

-          MelCullen: awwwww *.* Grazie mille nuova fan *.* Hermione ha visto bene Alistair…per questo non lo guarda in faccia xD Sennò cederebbe alle tentazioni e per lei prima il dovere e poi il piacere xD Per quanto riguarda la reazione di Harry……muahahahahahahahaha! Dovrai aspettare ancora tanto ma tanto ma tanto ma tanto ma tanto muahahahahaha u.u

-          Piperina: anche se ti ho già risposto in privato, ti ringrazio anche qua u.u uhahahahaha! Non hai idea di come mi sono divertita a fare a pezzi l’ego di Alistair xD Povero ciccio!!! Ma si riprenderà, tranquilla u.u Cos’ha Sevy l’hai appena scoperto T.T Povero il mio amore! E’ distrutto T.T Per quanto riguarda Eric…anche io l’ho adorato in quel pezzo LoL e’ troppo pirla xD E bastardo xD Per Draco…si, è tanto tanto caruccio <3 a presto darling xoxo

 

Ed ora come al solito ringrazio infinitamente chi legge senza commentare, le 20 persone che hanno “favorito” questa storia, le 16 che la ricordano e i 53 che la seguono! Mamma mia, siete tantissimi <3 Grazie grazie grazie! <3

 

Bene, è giunta l’ora dei saluti =) Ci si legge intorno al 13 di agosto! Cercherò di scrivere il più possibile mentre sono al mare <3

 

Elyl <3<3<3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** You Have To Do Something ***


Well, guess who’s back

Well, guess who’s back? Esatto!!! Sono tornata *-* E sapete qual’è stata la prima cosa che ho fatto? Bhè, mi sono messa a copiare e finire questo capitolo che è venuto parecchio lungo! Le mie vacanze sono andate molto bene e ho avuto anche tante tante idee per la ff! Solo che ora che sono tornata devo mettermi a studiare T.T E di conseguenza gli aggiornamenti saranno più rari T.T

 

Bon, passiamo al capitolo. E’ diviso in tre parti: nella prima si vede come è conciato Alistair a causa dei rifiuti di Hermione, la seconda invece è incentrata sui Serpeverde e su Eric, mentre la terza vede come protagonisti Alistair e Hermione :D

 

Come sempre, se avete voglia di lasciarmi un commentino mi fareste tanto tanto tanto felice xD

Bon, ho detto tutto (o almeno penso u.u )

 

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Chapter XIII:

You Have To Do Something

 

“If it makes you happy,

it can’t be that bad”

-          If it makes you happy, Sheryl Crow –

 

Mancava una settimana a Halloween, l’aria era ormai fredda, gli alberi della Foresta Proibita erano scossi da una gelida brezza, all’interno del castello erano state accese torce supplementari a forma di zucche e fantasmi. Studenti e fantasmi rimasero a bocca aperta per le varie decorazioni ed iniziavano a sentire la tipica eccitazione per l’imminente festa del venerdì sera. Voci di corridoio dicevano che Silente aveva ingaggiato un famoso dj americano, altri dicevano che l’ospite d’onore sarebbe stato l’attore Mark Hallo, protagonista del telefilm più visto nel mondo magico, altri ancora dicevano che anche quest’anno le Sorelle Stravagarie avrebbero dato spettacolo.

L’unico a non sentire tutta questa frenesia era Harry. Sedeva al tavolo dei Grifondoro, scuro in  volto, mentre giocherellava con le uova che aveva nel piatto.

“Ciao Harry.” Lo salutò Ginny contenta sedendosi accanto a lui.

Il ragazzo grugnì qualcosa che avrebbe dovuto essere un saluto.

“Come siamo espansivi e felici oggi. Sei commovente.” Commentò inarcando un sopracciglio con aria divertita.

Sollevò lo sguardo dal piatto e la fulminò.

“Mamma mia, Harry, su col morale!” Esclamò esasperata roteando gli occhi al cielo.

Il moro fece per dire qualcosa, ma Ron lo precedette.

“Ginny, lascialo in pace, per l’amor di Merlino!”

Hermione, dietro la sua copia de “La Gazzetta del Profeta”, non riuscì a trattenere un sorriso divertito.

“Che palle che siete!” Sbuffò incrociando le braccia al petto. “Comunque l’incontro dell’ES di stasera è confermato?” Aggiunse portandosi una fetta di pane imburrato alla bocca.

“Ma non puoi tener chiusa quella tua maledetta boccaccia schifosa per una buona volta?!” Sbottò il fratello.

“Ronald, sei una palla, te l’hanno mai detto?” Si guardò le unghie come se niente fosse.

“Ginny…” Intervenne Hermione. “…ti ricordi quella moneta? L’abbiamo fatta apposta per dire quando si sarebbero svolti gli incontri, ricordi?”

“Sì, ricordo bene, ma non avevo voglia di controllare.” Sorrise a trentadue denti, facendo gli occhini dolci.

Ron espirò e contò fino a dieci, poi annuì.

“Perfetto!” Sorrise radiosa e diede una pacca sulla schiena a Harry. “Corro a dirlo a Michael!” Diede un morso al pane, si alzò e corse leggiadra al tavolo dei Corvonero.

“Sapete, ogni tanto spero che si strozzi.” Sibilò Ron mentre Harry e Hermione scoppiarono a ridere, divertiti.

Hermione scosse il capo, si asciugò le lacrime dovute alle troppe risate, ripiegò il giornale, lo mise in borsa e finì il suo succo di zucca, poi guardò l’orologio.

“Ragazzi, mi spiace interrompervi ma è meglio che andiamo se non vogliamo arrivare in ritardo.” Disse corrugando la fronte.

I due annuirono. Il moro allontanò il piatto; il rosso, sotto lo sguardo schifato dell’amica, finì tutto ciò che aveva nel piatto e tutti insieme si alzarono. Uscirono dalla Sala Grande chiacchierando quando Hermione si bloccò ed arrossì improvvisamente.

“Herm? Tutto bene?” Le domandò Ron.

La ragazza annuì, abbassò lo sguardo e li raggiunse imbarazzata, mentre Ron guardava nella direzione in cui la riccia guardava. Si fermò e si morse il labbro inferiore, vedendo Alistair ed Eric arrivare dai sotterranei.

Hermione aveva le guance in fiamme, ma non le importava. Non appena lo vide, il suo viso si illuminò, sentì un brivido correrle lungo la schiena e il cuore accelerare.

Il Caposcuola la vide, sospirò e le sorrise timidamente, emozionato.

“Ciao.” Li salutò senza mai smettere di guardare la ragazza.

Eric lanciò loro un’occhiata schifata e li superò, ma si fermò quando vide che l’amico non l’aveva seguito mentre Ron e Harry borbottarono qualcosa.

“Ciao.” Lo salutò lei con un sorriso sognante sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.

“Al, muoviti che ho fame!” Lo spronò il purosangue impaziente.

Contemporaneamente, Alistair e Hermione si spostarono a destra, ritrovandosi sempre l’uno davanti all’altra. Si spostarono a sinistra, ma la situazione rimase immutata. Sembrava quasi fossero due calamite.

Le orecchie di Ron erano rosse di rabbia, stringeva i pugni e avrebbe volentieri cruciato il Caposcuola mentre Eric era sempre più disgustato e sul punto di vomitare. Harry, invece, era troppo impegnato a disperarsi per la sua Firebolt imprigionata nell’ufficio della Umbridge per provare rabbia e fastidio.

Alistair mise le mani sulle spalle di Hermione ed insieme girarono, senza mai smettere di guardarsi negli occhi, persi completamente in un mondo tutto loro.

Eric afferrò l’amico per le spalle ed iniziò a trascinarlo verso la Sala Grande, allontanandosi il più in fretta possibile dal trio. I tre Grifondoro si allontanarono e prima di salire le scale, Hermione si voltò e vide il Serpeverde camminare all’indietro, continuando a guardarla con un sorriso adorante. Gli fece un cenno con la mano e lui la salutò, poi Eric lo afferrò per un braccio ed insieme sparirono all’interno della Sala Grande.

Per tutto il resto della giornata, Hermione fu di buon umore, nulla la fece arrabbiare, sembrava quasi che si librasse invece di camminare. Era così felice che nemmeno si accorse che Ron non le aveva rivolto la parola per tutta la giornata e Harry sembrava sempre più sull’orlo del suicidio. Finalmente, all’ora di cena, si accorse della tristezza dell’amico, così si sedette accanto a lui, iniziando a ridere e scherzare per fargli dimenticare la Firebolt.

Alistair, seduto al tavolo dei Serpeverde, guardava il moro con odio, insultandolo mentalmente in ogni lingua e con ogni epiteto esistente, possibile ed immaginabile. I suoi compagni di Casa ridevano e scherzavano, si scambiavano consigli su come copiare durante i compiti in classe e si aggiornavano sulle ultime conquiste.

La ragazza fece una battuta, Harry scoppiò a ridere e l’abbracciò. Il giovane Piton spalancò gli occhi per poi ridurli a due fessure, lasciò cadere la forchetta sul piatto e sentì una morsa allo stomaco. Come osava?! Perché la stava abbracciando? San Potter non ne aveva alcun diritto.

Hermione strinse la mano all’amico e lo baciò su una guancia, poi lui fece lo stesso.

Alistair si fermò pochi istanti prima di stringere la bacchetta tra le dita e pronunciare la parola “crucio” con tutta la rabbia che provava.

Gemette, consapevole dell’irrazionalità dei suoi pensieri, tutti dettati dalla gelosia. Infilzò una carota e se la portò alla bocca, ma subito la lasciò cadere. Come se qualcuno avesse schiacciato il tasto del rallentatore, vide il moro bloccare con entrambe le mani la testa della riccia, avvicinarsi a lei e leccarle una guancia.

Si alzò di scatto, pallido e tremante per la rabbia e la gelosia.

“Al, che succede?” Gli chiese Eric, notando la sua espressione omicida.

Strinse i pugni, ignorò la domanda dell’amico ed uscì di corsa dalla Sala Grande, davanti agli occhi l’immagine dei due Grifondoro in atteggiamenti intimi.

Percorse velocemente i sotterranei, giunse all’entrata della Sala Comune, urlò la parola d’ordine ed entrò, per poi correre e rinchiudersi nella stanza che condivideva con i compagni. Fece sbattere la porta come a dire < non osate disturbarmi >, passò una mano tra i capelli e rimase in piedi in mezzo alla camera. Che cosa gli stava succedendo? Cos’era tutta quella gelosia? Perché odiava Sfregiato e Pel Di Carota solo perché erano sempre con Hermione? Scosse il capo ed iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. Non era arrabbiato o gli stavano semplicemente antipatici: li odiava proprio, come chiunque le si avvicinasse. Voleva distruggere la loro faccia, fargli sparire quel maledetto sorriso, tagliargli le mani che sempre toccavano la sua Hermione. Non riusciva più a sopportare l’idea che qualcuno che non fosse lui la toccasse.

Si lasciò cadere sul letto ed abbracciò il cuscino, frustrato. Non riusciva proprio a capire quello che stava succedendo, quello che gli stava succedendo. Era confuso, non aveva mai provato nulla di simile.

Si lasciò sfuggire un gemito disperato e lanciò il cuscino verso la porta. In quell’istante si aprì ed il cuscino finì dritto in faccia ad Eric, per poi cadere ai suoi piedi.

“Grazie.” Ringhiò ad occhi chiusi il biondo, il segno della cerniera della federa stampata in faccia.

“Scusa!” Esclamò dispiaciuto spalancando gli occhi.

“Se se, non ci credo!” Scherzò con un sorriso.

Raccolse il cuscino e sedendosi accanto ad Alistair, glielo diede in faccia.

Il ragazzo afferrò il cuscino, lo strinse forte e sospirò. Eric si appoggiò sui gomiti e lo guardò per qualche istante.

“Allora?”

“Che?” Borbottò Piton Junior.

“Come che?!” Inarcò un sopracciglio.

“Che vuoi da me?”

“Perché sei scappato?” Si guardò le unghie.

“Niente.” Si affrettò a rispondere.

“Ah, mio caro amico! Sei totalmente incapace di mentire!” Esclamò roteando gli occhi al cielo.

“Non sto mentendo!” Ribattè. “Non è successo niente!”

“Sì, certo ed io sono un babbanofilo.” Mise un braccio attorno al collo dell’amico. “Allora, la Mezzosangue non ha ancora accettato il tuo invito ad uscire?” Aggiunse accendendosi una sigaretta.

Alistair scattò in piedi ed iniziò a camminare avanti e indietro.

“Non capisco, seriamente!” Esclamò iniziando a sgolarsi. “Prima mi dice < potremmo uscire un’altra volta >, poi le chiedo di uscire di nuovo e rifiuta tutti, dal primo all’ultimo, i miei inviti!”

“Forse aveva da fare?” Fece un tiro.

“Per un’intera settimana?!” Si bloccò e spalancò le braccia esasperato, poi riprese a muoversi, strappandosi quasi i capelli. “No, assolutamente no. Qua c’è lo zampino dell’occhialuto! E del Poveraccio!”

“Quanto adoro sentirti parlare così.”

“Lei vorrebbe uscire con me, ma scommetto che quei due glielo impediscono.” Continuò come se l’amico non avesse aperto bocca. “Sì, è così. E’ assolutamente così.”

Eric fece per portarsi la sigaretta alle labbra, ma Alistair gliela rubò ed aspirò del fumo.

“Almeno una cosa buona la sta facendo. Ti sta riportando sulla cattiva strada.” Commentò con un sorriso soddisfatto.

“No, Eric, la questione è seria!” Lo guardò seriamente. “Scommetto che le stanno impedendo di fare qualsiasi cosa!” Spalancò gli occhi e si portò una mano alla fronte, come se avesse appena ricevuto un’illuminazione. “E’ sotto l’Imperius!”

Eric lo guardò e scoppiò a ridere.

“Per tutti i Gargoyle, tu sei fuori! Ti sei fumato un po’ dell’erba allucinogena di Claudius?” Riuscì a dire tra una risata e l’altra.

“Perché? Che ho detto di strano?” Chiese innocentemente.

“Al, stiamo parlando di San Potter.” Gli ricordò.

“Magari non è quello che tutti pensano.”

Eric sbuffò esasperato.

“Al?”

“Sì?”

“Fammi un favore, ok?”

“Cioè?”

“Vai a cercare la tua…come la chiamano i Babbani?” Ci pensò un attimo, grattandosi il mento. “Ah, sì! Raperonzolo!”

“E tu come fai a saperlo?” Lo guardò con un sopracciglio inarcato, sbalordito.

“Conosci il tuo nemico e bla bla bla.” Aggiunse enfasi alle parole accompagnandole con dei gesti della mano. “Comunque tu devi guarire da questa brutta malattia.” Annuì solennemente. “E l’unica cura è uscirci.”

“Tua madre ti ha per caso fatto sordo o lo sei diventato con gli anni?”

“Brutto cretino, sbaglio o miss-so-tutto passa più tempo in biblioteca che in camera sua?”
”Sì, ma…”

“Niente ma!” Bloccò le proteste sul nascere. “Ti vedo quando la guardi. Anche se a me personalmente fa schifo e non riesco proprio a capire come diavolo hai fatto a ridurti così per una Sangue Sporco come lei, a te fa bene. La guardi e stai bene. Di conseguenza non può essere così male se ti fa bene.”

Alistair lo guardò incredulo sbattendo le palpebre.

“Sì, neanche io ho capito, ma fa niente.” Si strinse nelle spalle. “Seguila quando va’ a lezione, inventati una scusa, dille che passavi di lì per caso, che il castello è piccolo, che è una coincidenza, che sono state le stelle a decidere il vostro incontro, inventati qualcosa! E poi falle compagnia quando è in biblioteca.” Fece una piccola pausa. “Dubito che Sfregiato e Pel Di Carota mettano anche solo un’unghia lì dentro, sono troppo stupidi. Potrebbero andare in autocombustione.” Sorrise perfido e divertito, immaginandosi un piccolo Harry e un piccolo Ron correre da tutte le parti, urlanti, con i capelli in fiamme. “E comunque venerdì sera c’è la festa di Halloween e da quanto ho capito il vecchio pazzo ha organizzato qualcosa di spettacolare. Casualmente ci andrai anche tu e sempre casualmente ti imbatterai in lei e potresti invitarla a ballare.” Concluse facendo sparire con un colpo di bacchetta i mozziconi di sigaretta.

Alistair lo guardò per un po’, basito, sbattendo lentamente le palpebre, poi il suo volto si illuminò con un sorriso radioso. Corse da Eric, gli afferrò la testa con entrambe le mani e gli stampò un bacio su ogni guancia.

“Grazie!” Lo lasciò andare e gli diede le spalle.

“Ehy, dove vai?” Gli domandò ancora scioccato per i due baci.

“In biblioteca!” Rispose felice. “E quelle cose che fumi fanno vomitare!” Urlò uscendo di corsa dalla stanza.

Il biondo rimase immobile e vide Kain entrare.

“Dove sta scappando?” Gli chiese buttandosi sul proprio letto.

Scosse il capo con un sorriso divertito, chiuse la porta con un calcio e si accese un’altra sigaretta.

“Lo sai che è strano.”

“Sì, ma non mi hai risposto.” Anche lui si accese una sigaretta.

“Boh, starà andando dal padre.” Fece spallucce e si sedette.

Kain scosse il capo, scettico.

“No, non sarebbe così felice. Quando va dal padre lo vedi, è più serio del solito. Il che è tutto dire.”

“Vero.” Annuì il biondo.

“Che dici, sta andando a scopare?” Sorrise maliziosamente.

“Chi scopa con chi?” Intervenne bramoso di sapere Claudius entrando nella stanza.

“Che pervertito che sei!” Lo scimmiottò Adrian seguendolo.

“Sono solo curioso!” Esclamò fingendosi scandalizzato, andando a sedersi accanto a Kain.

“Ma porca miseria, hai il tuo letto!” Si lamentò. “Perché cavolo non ci vai?!”

“Perché è un rompicoglioni pervertito.” Gli ricordò annoiato Adrian togliendosi il golfino della divisa.

“Mmmmm, si, spogliati dai, bel maschione!” Claudius si alzò di scatto e si avvicinò all’amico.

“Brutto pervertito, allontanati!” Esclamò ritraendosi con l’amico che cercava di spogliarlo.

“Mai!” Sorrise divertito. “Sei troppo eccitante!” Gli saltò addosso ed iniziò a sbottonargli la camicia.

I due iniziarono a lottare, incitati dagli amici, e quando rimasero solo in pantaloni smisero e si lasciarono cadere senza fiato sui rispettivi letti.

“Allora, Eric, chi scopa con chi?” Domandò Claudius accendendo una sigaretta.

“Non so, ma qualcuno con cui scoperei io c’è.” Sorrise malizioso, pensando ad una ragazza dai capelli rossi.

“A parte il fatto che ti scopi chiunque, chi è questa?” Domandò curioso Kain, accendendo con un colpo di bacchetta lo stereo.

“Quando me la sarò portata a letto te lo dirò.”

“Infame.” Claudius fece scoccare la lingua.

“Scusate ma Al?” Chiese Adrian, guardandosi attorno e accorgendosi dell’assenza dell’amico.

“A scopare?” Intervenne emozionato Claudius.

“Sarebbe anche ora!” Esclamò Kain sdraiandosi su un fianco e sorreggendosi su un gomito.

“Chi ti dice che non scopa?” Lo difese prontamente Eric.

“Eric, parliamoci chiaro.” Kain lo guardò negli occhi. “Da quando siamo tornati non si è portato a letto nessuna. Ce l’avrebbe detto, l’avremmo visto, ci avrebbe sbattuti fuori dalla camera, avrebbe molti più succhiotti, sarebbe meno nervoso e meno strano.” Elencò.

“Difficile che sia meno strano. Lui è strano.” Sottolineò Claudius prendendo dal cassetto del comodino accanto al letto un piccolo astuccio contenente erba allucinogena.

“Ehy, Al non è strano.” Ribadì Eric, puntando un dito contro gli amici, scattando a sedere.

“Sappiamo che siete come fratelli e bla bla bla, è anche nostro amico, lo sai.” Precisò Kain. “Ma non puoi negare che sia strano.”

“Già che segue storia! E la adora!” Esclamò inorridito Claudius.

“Che male c’è?” S’intromise Adrian. “Io adoro Erbologia.”

“Infatti anche tu sei strano, ma almeno ti piacce il Quidditch ed insulti i Mezzosangue.” Claudius si portò alla bocca la sigaretta artigianale.

“E tu sei un pervertito.”

“Touchè.” Si portò una mano al petto. “Comunque a volte mi chiedo veramente che ha in testa.”

“Sembra che sia terrorizzato dal ritorno del Signore Oscuro.” Notò Kain.

“Assolutamente.” Annuì Claudius. “Io non vedo l’ora di finire la scuola per unirmi a lui.”

“Vuol diventare medimago, vuole far sparire la sofferenza e stronzate simili.” Eric gesticolò.

“Ho capito, ma non gli piace nemmeno quando si insulta lo Sfregiato e i babbani!” Ricordò Claudius roteando gli occhi al cielo.

“La trova una cosa inutile ed infantile.”

“Mi chiedo seriamente che ci fa’ a Serpeverde! Non c’entra nulla con noi.” Claudius fece una smorfia accendendosi la sigaretta allucinogena.

“Stai calmo, Eric.” Sussurrò Adrian bloccando l’amico che subito era scattato in piedi.

Il biondo aveva le narici dilatate, stringeva i pugni e lanciava fulmini con gli occhi.

“Stai calmo.” Ripetè mettendosi tra i due.

“E più Serpeverde di te, stanne certo.” Ringhiò Eric, puntando un dito contro Claudius, per poi tornare a sedersi, senza mai smettere di guardare con rabbia il compagno.

Claudius scoppiò in una risata che sembrava più un latrato.

“Sì, certo, come no!” Continuò a ridere. “Solo perché ha giocato a fare lo scopatore seriale non vuol dire che sia un perfetto Serpeverde!”

“Lascialo perdere.” S’intromise Kain sfogliando una rivista che mostrava le streghe più sexy d’Inghilterra. “E’ completamente fatto.”

“Non per questo può insultare Al!” S’infervorò lanciando un’occhiataccia al compagno che continuava a ridere fissando un punto imprecisato del soffitto, vedendo chissà cosa, perso nel suo mondo di allucinazioni.

“Sai com’è fatto.” Adrian prese una maglietta dal suo armadio e la indossò. “Comunque sai dov’è?” Tornò a sedersi.

Eric fece per rispondere, ma la porta si spalancò ed entrò Alistair. Subito storse il naso, schifato dall’odore che vi regnava.

“Idiota.” Scosse il capo, estrasse la bacchetta e con un solo gesto fece sparire tutto il fumo.

Il biondo guardò il moro, poi Claudius e sorrise soddisfatto, sapendo benissimo quello che sarebbe successo: il Serpeverde che era in lui si sarebbe mostrato.

“Claudius?” Lo chiamò Alistair dopo essersi tolto il maglioncino.

“S…s….sì?” Riuscì solo a dire tra una risata e l’altra.

“Quante volte ti ho detto che non devi fumare questo schifo in camera?” Domandò inginocchiandosi accanto a lui.

“T…t…tante?” Scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.

Il giovane Piton annuì.

“Esattamente. E sai cosa succede ora, vero?”

“Tu sei un grosso avvicinino.” Claudius lo guardò, piegò la testa di lato e aprì la bocca in una grossa O.

“Perfetto.”

Il Caposcuola si alzò, sistemò i pantaloni e lo guardò con un sorriso vendicativo.

“Inizia lo spettacolo!” Esclamò divertito Eric battendo le mani.

“Avevo proprio voglia di farmi due risate!” Esclamò Kain chiudendo la rivista, pronto a godersi lo spettacolo.

Il moro piegò la testa di lato e quando finalmente prese una decisione, annuì. Fece un rapido gesto con la bacchetta e Claudius iniziò a librarsi per aria, a testa in giù.

“Perfetto.” Fece scrocchiare il collo e sorrise divertito.

“Tutto qui?” Adrian storse il naso, deluso.

“Assolutamente no.” Sorrise perfidamente. “Deve capire che nella mia camera quello schifo non si fuma.”

Compì un gesto circolare e Claudius iniziò a girare su se stesso, sempre più veloce, poi iniziò ad andare su e giù, a destra e a sinistra, mentre i compagni scoppiavano a ridere. Lo lasciò cadere a terra, poi lo fece librare di nuovo, facendolo sbattere contro il soffitto ed infine lo lasciò a terra. S’inginocchiò accanto a lui, picchiettò la bacchetta contro il meno e sorrise, poi scrisse con grandi lettere verdi < non devo fumare in camera > sul petto.

“Solo una scritta e due giretti per aria?” Si lamentò Eric. “Mi deludi, amico.”

“Caro amico mio, non è una semplice scritta.” Sorrise malignamente e cercò di toccare le lettere, ma queste scapparono, andandosi a nascondere in altre parti del corpo. “Per i prossimi venti giorni si ricorderà che non deve fumare.”

“Si laverà.” Protestò Kain tornando alla rivista.

“Certo.” Annuì. “E le lettere si metteranno a cantare.”

“Sei un genio!” Esclamò scoppiando a ridere Adrian.

“Lo so, lo so.” Disse modestamente, sedendosi accanto ad Eric.

Claudius rimase a terra, pallido, quasi tendente al verde, stordito e in stato di semi incoscienza; Kain era concentrato sulla rivista ed Adrian era caduto in un sonno profondo, sfinito dall’allenamento di Quidditch.

“Allora?” Chiese Eric in un sussurro, accendendo una sigaretta.

“Non c’era.” Rispose grattandosi la fronte.

“Povero piccino! Sarai disperato!” Lo prese in giro. “E per tirarti su di morale hai fatto questo scherzetto al fattone.” Sorrise soddisfatto. “Sai, dovresti tirarti su di morale un po’ più spesso, magari sfogandoti con Sfregiato.”

“Ah-ah.” Fece schioccare la lingua. “Che simpatico.”

“Ovvio. Comunque che fai adesso? Non torni a deprimerti in un angolino, vero?” Aggiunse circospetto.

Alistair sorrise soddisfatto.

“Certo che no.”

“Eric lo guardò interrogativamente e gli restituì lo sguardo.

“Ho un piano.”

 

Hermione era in biblioteca, china su un grosso volume di Rune Antiche. I suoi occhi si muovevano rapidi, teneva la testa tra le mani e le sua labbra erano serrate.

Da lontano, Alistair lo osservava estasiato, stringendo nervosamente la borsa, chiedendosi cosa le avrebbe detto. Sospirò e finalmente si andò a sedere davanti a lei. La ragazza sollevò leggermente lo sguardo dal li libro, per poi riabbassarlo immediatamente, arrossendo. Il Serpeverde sorrise intenerito, estrasse il volume di Difesa Contro Le Arti Oscure, lo aprì e posò la borsa a terra, poi incrociò le braccia al petto ed iniziò a leggere, muovendo la gamba destra come se stesse tenendo il tempo di una canzone che solo lui sentiva.

La riccia si morse il labbro inferiore, incapace a continuare a studiare, distratta dalla presenza del ragazzo dagli occhi verdi e dai capelli neri. Scosse il capo e cercò di tornare al libro.

< Oltre alla prima serie runica, che possiamo definire comune a tutte le popolazioni germaniche almeno nella fase pre-migratoria, esistono altre serie runiche, di cui una breve - di soli 16 segni - detta anche serie vichinga, che presenta la semplificazione di alcuni segni ma priva di molti dei segni corrispondenti alle vocali. >

Inspirò profondamente, si appoggiò alla sedia e fissando il libro cercò di ripetere ciò che aveva appena letto, ma l’unica cosa che riusciva a ricordare era il suo bellissimo sorriso, i suoi occhi, il modo in cui camminava.

Scosse il capo rabbiosa e riprese a leggere con foga.

< Un'altra serie è quella anglosassone, che presenta la variazione grafica del segno *Ansuz, che diventa Os ( foneticamente nell'anglossassone si ha uno spostamento della "a" germanica in "o"), e l'introduzione di altri tre segni, Ac ("quercia"), Yr ("arco") e Ear ("terra"). Queste poi si ampliarono ulteriormente raggiungendo trentatré segni. >

Chiuse gli occhi e subito ebbe un flash di Alistair che le si avvicinava, le spostava i capelli dal viso e la faceva appoggiare ad una quercia con la schiena, poi scrisse con un arco i loro nomi nella terra umida ed infine la baciò.

“Si può sapere che diavolo ci fai qua?!” Sbottò scortesemente spalancando gli occhi e posando le mani sul tavolo.

Alistair si guardò attorno.

“Parli con me?” Le chiese innocentemente, indicandosi.

“No, con i Gorgosprizzi!” Rispose sarcastica incrociando le braccia al petto.

“Con che?!” Spalancò gli occhi confuso.

Hermione sorrise e si rabbonì nel vedere la sua espressione spaesata.

“Niente, lascia perdere.” Sospirò e gli rivolse un sorriso colpevole. “Che cosa ci fai qui?” Chiese di nuovo, massaggiandosi le tempie.

“Studio.” Fece spallucce e mostrò il libro.

“Perché?”

“Perché studi…” Si allungò sul tavolo, prese il libro, lo voltò per leggere il titolo, lo rimise a posto e tornò a sedersi con un sorriso. “…Antiche Rune?”

“Perché ho un compito?”

“Ecco la risposta al tuo quesito.” Sorrise ed iniziò a tamburellare con gli indici contro il legno della scrivania.

“Sì, ma perché proprio qui!” Esclamò scattando a sedersi. “Non riesco a studiare quando mi sei così vicino! Non riesco a fare nulla!” Spalancò gli occhi, abbassò lo sguardo ed arrossì, maledicendosi per quello che aveva appena detto.

Alistair si sentì l’uomo più felice sulla terra. Era una confessione, no? Aveva detto che non riusciva a studiare quando gli era vicino, che non riusciva a fare nulla. La distraeva, non riusciva a concentrarsi. Sorrise ed ebbe la tentazione di mettersi a correre per la biblioteca saltellando e cantando.

“Bhè, ecco, ti ho vista qua tutta sola e ho pensato di farti compagnia.” Fece spallucce, fingendo di non aver sentito ciò che aveva detto. “Se vuoi me ne vado.”

“Forse è meglio.” Si affrettò a dire lei.

“Come vuoi.”

Si strinse nelle spalle, prese il libro e fece per metterlo via, ma Hermione si allungò, lo afferrò per un polso e lo bloccò.

“No, non andare. Rimani qui.” Deglutì e lo guardò negli occhi. “Resta qui.”

“Non vado da nessuna parte.” Le sorrise e le accarezzò la mano.

Hermione sentì brividi corrergli lungo la schiena, si liberò dalla presa del ragazzo e tornò a fissare il suo libro.

“Bhè, torno a studiare.” Borbottò, riprendendo a leggere velocemente.

Alistair annuì e tornò a studiare. Sorrise soddisfatto, tra sé e sé: il suo piano stava riuscendo.

Dopo circa mezz’ora, suonò la campana che segnava la fine della pausa pranzo. Misero via le loro cose, poi insieme, camminando l’uno di fianco all’altra, uscirono dalla biblioteca, sfiorandosi.

“Io…io vado.” Balbettò Hermione imbarazzata.

“Aspetta!” La fermò, afferrandola dolcemente per un polso.

La ragazza fissò la sua mano, poi il suo viso, faticando a trovare le parole.

“S-sì?”

“Ecco…sì…io…” Balbettò lui a sua volta, dimenticando ciò che voleva dire. “Ecco, io mi chiedevo…”

“Che cosa?” Senza rendersene conto si avvicinò a lui.

“Mi chiedevo…” Sentiva il calore che il suo corpo emanava.

“Ehy, volete levarvi!” Sbottò una ragazza.

La magia venne infranta e subito i due si allontanarono per fare passare la Prefetto di Corvonero.

“Ciao Murray.” La salutò con un sorriso Alistair, ancora stordito dalla vicinanza con Hermione.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo, guardò Hermione e inspirò profondamente, odiando la Grifondoro che a quanto sembrava era il motivo per cui lui non aveva voluto andare a letto con lei. Fece schioccare la lingua e si allontanò di corsa.

“E’ per caso la tua ex?” Domandò Hermione provando una fitta di gelosia inspiegabile.

“No.” Corrugò la fronte. “E’ fidanzata con un babbano. Perché?”

“Ho come l’impressione che tu gli piaccia.” Rispose con un certo fastidio che non sfuggì ad Alistair.

“No, non penso.” Le sorrise come per farle capire che la Corvonero non le interessava. “Comunque, adesso che materia hai?”

“Erb…”

“Ti accompagno.” La interruppe con un sorriso a trentadue denti, senza lasciarle il tempo di rispondere.

Hermione sbattè le palpebre incredula.

“Ma scusa, e tu? Poi tu arrivi in ritardo.” Gli fece notare.

“Non arrivo in ritardo, non preoccuparti.” Strinse la borsa per evitare che la sua mano stringesse quella della ragazza.

“Ma…”

“Niente ma!” La bloccò. “E’ mio dovere di Caposcuola mostrare la scuola agli studenti più piccoli, no?” Le fece l’occhiolino.

Hermione sorrise, incapace di resistergli ancora, desiderosa di passare sempre più tempo con lui.

“Va bene. Ma solo fino alla Sala d’Ingresso!” Precisò.

“Ma…”

“Fino alla Sala d’Ingresso!”

Alistair sbuffò.

“Ok.” Incrociò le braccia al petto come un bambino.

La ragazza scoppiò a ridere per la sua espressione e ben presto il Serpeverde si unì a lei.

“E’ meglio che andiamo.” Disse infine, mettendole una mano tra le scapole, sentendo il cuore fermarsi per l’emozione.

“S-sì.” Balbettò la ragazza, stordita. Cosa le stava succedendo? Perché bastava la sua sola presenza a farle scordare tutti e tutto? Perché non riusciva a concentrarsi se era nei paraggi?

“Andiamo allora.”

Il ragazzo annuì, si affiancò a lei ed insieme si incamminarono verso la Sala d’Ingresso. Inizialmente rimasero in silenzio, imbarazzanti, ma poi si misero a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando. Quando arrivarono alla Sala d’Ingresso fecero fatica a congedarsi, entrambi desiderosi di passare ancora del tempo insieme.

Hermione uscì all’aperto ed Alistair la osservò allontanarsi, sospirando. Quando non riuscì più a vederla guardò l’orologio, spalancò gli occhi e corse a lezione, tremendamente in ritardo.

Per tutto il resto della settimana Alistair, ogni volta che vedeva Hermione da sola, le si avvicinava e iniziava a parlarle. La accompagnava a lezione quando i suoi amici non c’erano, le faceva compagnia in biblioteca, l’aspettava fuori dalla classe di Rune Antiche o Aritmanzia. Le impose la sua presenza, cosa che a lei non diede fastidio. Anzi, le fece piacere. Non riusciva più ad immaginare le sue capatine in biblioteca senza di lui, ormai aveva anche imparato a studiare nonostante la sua presenza, anche se era difficile, soprattutto quando il ragazzo si stiracchiava e si sollevavano il maglioncino e la camicia, lasciando intravedere gli addominali.

“Hermione?” La chiamò agitando la mano davanti ai suoi occhi.

Hermione scosse il capo, spalancò gli occhi e tornò a fissare il libro.

“Hermione, tutto a posto?” Le chiese, andandosi a sedere accanto a lui.

La ragazza annuì, imbarazzata: si era incantata a guardarlo.

“Per caso un Gorgo-coso ti ha mangiato la lingua?” Scherzò, appoggiando il braccio sullo schienale della sedia della ragazza.

“No, ce l’ho ancora.” Si lasciò sfuggire un sorriso.

“Iniziavo a preoccuparmi.” Passò una mano tra i capelli. “La lingua è molto utile, non se ne può fare a meno.” Le fece l’occhiolino.

“Alistair!” Esclamò scoppiando a ridere.

“Che ho detto di male? E’ vero!” Mostrò i palmi delle mani. “Senza lingua non puoi parlare, non sentiresti i sapori dei cibi.”

Hermione scosse il capo divertita mentre la campanella suonò. Contemporaneamente si alzarono in piedi ed iniziarono a sistemare le loro cose

“Senti, mi chiedevo una cosa…” Iniziò Alistair.

“Che cosa?” Chiese ripiegando la sua pergamena.

“Sai, stasera c’è la festa di Halloween, giusto?”

“Sì.” Rispose lei, subito all’erta, il cuore che accelerò improvvisamente.

“Mi chiedevo  se per caso tu stasera ci vai.” Fece spallucce e mise la borsa in spalle.

“Sì, certo. Perché?”

“Così, per curiosità.”

Hermione lo guardò, curiosa, poi riprese a mettere via le sue cose.

Il ragazzo sorrise entusiasta, pronto a passare alla fase finale del suo piano.

 

 

 

 

E anche questo capitolo è andato! Le frasi in corsivo sulle Antiche Rune le ho prese da Wikipedia =)

 

Ed ora i ringraziamenti:

-          Neptunia: awww, grazie mille! Sono contenta che ti piaccia il mio Severus <3 E ormai manca veramente pochissimo all’appuntamento di Alistair e Hermione :D MOLTO poco :D

-          Lauletta: grazie infinite <3<3<3 veramente grazie per tutti i complimenti <3

-          Piperina: certo che ti cito nell’intro *_* Mi sembra il minimo, Darling <3 Grazie infinitissime per i complimenti e per dirmi che è stato perfetto come capitolo *-* Penso tu l’abbia capito quanto per me sia importante il tuo giudizio <3 Effettivamente al mio povero Sevy ho fatto ricordare una cosa brutta dopo l’altra xD Della serie: “Se non ti suicidi dopo tutto questo non lo fai più .-. “ xD Quello è un mio “difetto”, mi piace immaginarescrivere scene che potrebbero essere rese cinematograficamente xD La frase “E’ la donna che AMO” l’adoro, esprime tutto Severus, secondo me. Amava Lily, la ama e l’amerà per sempre, non c’è altro da fare. Grazie mille ancora per i complimenti <3<3<3 A presto su FB xoxo <3 Ah, buone vacanze (anche se quando leggerai il mio “buone vacanze” sarai già tornata xD )<3

-          Ginny13: eh purtroppo non sta simpatico a tutti xD Io, se non si fosse notato, lo adoro semplicemente xD Effettivamente la mia fantasia spaventa anche a me xD e me tanto contanta che ti piaccia tanto tanto il mio modo di scrivere. Spero che in questo capitolo la “pecca” sia stata rimediata :D Direi che Al si vede abbastanza qua :D Silente lo vedo come un maledettissimo genio…ma come tutti i geni è un po’ fuori di testa xD Quindi la partita a Sparaschiocco mi sembrava la cosa più ovvia che potesse proporre :D Da quando la McGranitt è così comprensiva e gentile con Sev? Bhè nella mia testa da sempre xD L’ha visto crescere, è stata la sua insegnante di trasfigurazione, ha assistito al suo cambiamento da Mangiamorte a membro dell’Ordine…in privato ogni tanto seppelliscono l’ascia di guerra :D

-          Mia85: ma grazie *_* Le due settimane sono passate (purtroppo) troppo in fretta T.T Per quanto riguarda il recensire capitolo per capitolo…bhè ora avrai tutto il tempo di farlo dato che ne posterò uno o due massimo a settimana T.T Io Sev l’ho sempre visto così, un uomo che ha sofferto molto e continua a soffrire e questo è l’unico motivo per cui si comporta come si comporta. =)

-          Melty: grassie <3 Non ho usato il termine guaritore per fare una distinzione tra il dottore magico e i dottori babbani, anche se sono due sinonimi =) Sono contenta che ti piaccia come si sta evolvendo la mia storia <3

-          JuliaSnape: grazie mille, faccio il possibile per continuare così :D

 

 

Infine, ringrazio le 23 persone che hanno favorito Father Be With Me Tonight, le 17 che la ricordano e le 54 che la seguono! Grazie mille per continuare a leggermi <3

 

Bene, ora scappo che stasera si esce! Al prossimo capitolo…un capitolo che tutti aspettano :D

 

elyl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Halloween ***


Ebbene sì, ci siamo

Ebbene sì, ci siamo! Il tanto atteso capitolo! Ma prima di dirvi due paroline su di lui, vi comunico che ho deciso che posterò un capitolo alla settimana: ogni venerdì avrete l’aggiornamento. E’ stata una decisione sofferta, ma purtroppo non posso farne a meno. Adesso devo seriamente studiare (sennò chi lo passa l’esame di tirocinio? T.T ) e da ottobre riprenderanno i corsi che mi occuperanno gran parte della giornata. Ma non preoccupatevi, la vostra impavida scrittrice (ahah, ma dove? XD ) approfitterà di ogni momento morto per scrivere * faccina eroica *

 

La parte mielosa da fare entrare in coma glicemico per questa volta la evito dai :P Vi dico solo grazie per continuare a leggermi, farmi capire che apprezzate ciò che scrivo. Non sapete quanto significhi per me <3

 

Bon, ora parliamo del capitolo :D

 

Finalmente il tanto (spero xD ) capitolo è arrivato: la festa di Halloween. Vi avviso, in word questo capitolo mi è venuto lungo 14 pagine, il font era Trebuchet MS grandezza 11. Questo per dirvi che penso vi ruberà un po’ di tempo leggere XD Oltre a questo…quando vedrete gli asterischi accanto a dei nomi è perché ho fatto delle precisazioni che troverete alla fine del capitolo. Cos’altro dirvi? Bhè, sono parecchio soddisfatta di questo capitolo, ci ho messo veramente tanto a scriverlo (5 giorni). Spero di non deludere le vostre aspettative, è un punto cruciale per la relazione Alistair&Hermione.

 

Bhè, a questo punto penso di avervi detto tutto .-.

 

Spero commentiate in tanti…altrimenti vi crucio tutti u.u xD Ok, serietà u.u LoL xD Vi dirò, sono molto insicura di ciò che scrivo e sapere che ciò che scrivo vi piace…bhè, mi rendete felice (:

 

Ora vi lascio veramente al capitolo!

 

Ah, no! Un’altra cosa prima XD Vorrei chiedervi una cosa: se c’è qualcuno che ama disegnare e a voglia, farebbe dei disegni su questa fan fiction? Vi ringrazio anticipatamente (anche se nessuno dovesse proporsi :D ) (:

 

Buona lettura!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Chapter XIV:

Halloween

 

“The smile on your face lets me know that you need me,

there's a truth in your eyes saying you'll never leave me,

 the touch of your hand says you'll catch me wherever I fall.

 You say it best when you say nothing at all”

-          When you say nothing at all, Ronan Keating –

 

Finalmente, il giorno tanto atteso: Halloween era arrivato. Tutto il castello era eccitato, persino Mastro Gazza era curioso di scoprire cos’aveva architettato Silente.

Tutti i ragazzi, a partire dal quarto anno, avrebbero partecipato alla festa, mentre quelli di primo, secondo e terzo anno avrebbero semplicemente partecipato al banchetto, per poi tornare nelle rispettive Sale Comuni, dove avrebbero festeggiato tra loro. In ogni parte del castello si potevano vedere ragazze che si consultavano sul vestito, che chiedevano consigli, si scambiavano matite, mascara o eye-liner resistenti a tutto.

Seduto sul proprio letto, Eric si piegò per allacciarsi le scarpe mentre dal bagno giungeva la voce di Alistair. Lanciò un acuto che avrebbe spaccato persino dei vetri infrangibili da tanto era stonato e il biondo rabbrividì.

“Al, muoviti! O almeno piantala di cantare, mi stai uccidendo le orecchie!” Urlò ed in risposta ricevette un altro terribile acuto.

Scosse il capo, sbuffò, si sdraiò sul letto puntellandosi con un gomito ed iniziò a sfogliare distrattamente una rivista sul Quidditch, soffermandosi sulle foto delle Holyhead Harpies.

“Ehy, guarda che se devi giocare con il piccolo Stan ti conviene farlo stanotte! Tra poco inizia la festa!” Urlò ancora, sempre più interessato all’articolo sulla squadra interamente femminile.

“Perché urli?” Chiese Alistair uscendo dal bagno.

Eric sollevò lo sguardo dalla rivista e lo guardò: aveva i capelli bagnati, le goccioline d’acqua disegnavano lunghi percorsi lungo il suo petto, una sottile striscia di peluria scura partiva dall’ombelico fino a nascondersi sotto l’asciugamano che aveva stretto in vita, in mano lo spazzolino da denti. Scosse il capo e fece schioccare la lingua.

“Che c’è?” Domandò Alistair, iniziando a spazzolarsi i denti.

“Mi fai schifo. Non fai sport e non hai un filo di grasso.” Tornò ad osservare le ragazze mezze nude.

“Guarda che sei tu quello fisicato!” Esclamò tornando in bagno.

“Sì, ma io faccio sport! Corro, faccio flessioni, gli addominali e faccio Pluffanuoto!*” Gli ricordò.

“Eh, madre natura è stata generosa con me!”

“Si, vabbè! Però ti vuoi muovere! Voglio arrivare presto alla festa che devo riempire di Whisckey Incendiario il punch!” Chiuse la rivista e la lanciò sul letto di Kain.

“Vuoi fare ubriacare tutti?”

“No, mi importa fare ubriacare solo una ragazza. Ma se tutto va bene non ce n’è neanche bisogno” Sorrise malizioso, sperando che il suo piano funzionasse.

Alistair sbucò sulla soglia del bagno, l’asciugamano ancora stretto in vita, l’aria severa.

“Che diavolo hai intenzione di fare?”

“Niente.” Rispose innocentemente il biondo.

“Ti conosco. Chi ti vuoi portare a letto?” Mise le mani sui fianchi.

“Perché pensi subito male?” Si finse addolorato e fece tremare il labbro inferiore. “Io sono un angioletto.” Si disegnò un’aureola sopra la testa compiendo gesti circolari con una mano.

“E io sono una donna.” Borbottò il moro tornando in bagno.

“Eddai, Al, non fare il moralista!” Allargò le braccia e le fece ricadere lungo il corpo. “L’abbiamo fatto tutti! Anche tu! Per caso ti sei dimenticato che l’anno scorso hai continuato ad offrire Burrobirre corrette a quella ragazza del terzo anno di Tassorosso? Com’è che si chiamava?” Sorrise al ricordo.

“Non mi ricordo.” Urlò il ragazzo, sovrastando il rumore dell’acqua che scorreva nel rubinetto.

“Alice Kingston! Sbaglio o l’hai rivoltata come un calzino?” Domandò ridendo.

“Più che altro è stata lei a rivoltarmi! Mi ha praticamente violentato!” Si giustificò uscendo dal bagno con indosso solo i boxer attillati.

“Buona la scusa!” Si accese una sigaretta. “Comunque, ci sarà anche lei?”

“Uh-uh.” Annuì e si avvicinò al proprio armadio.

“Che farai se sarà con Sfigato e Pel Di Carota?”

“Non chiamarli così. Hanno un nome: Potter e Weasley.” Alistair prese un paio di jeans chiari e tutti strappati. “E non preoccuparti.” Aggiunse indossandoli.

“Io non mi preoccupo, avrò da fare. Lo dico solo per te.” Si strinse nelle spalle.

“Eric, si può sapere che diavolo hai intenzione di fare?” Gli domandò voltandosi verso di lui, un sopracciglio inarcato.

“Tu non preoccuparti.” Gli sorrise.

“Sì che mi preoccupo. Quando fai così sei preoccupante. Va sempre a finire che le prendi dal ragazzo di quella con cui vai a letto.”

“Quando mai?” Roteò gli occhi al cielo.

“Mah, devo per caso ricordarti di Gerald Knife? Il Corvonero che ti ha schiantato facendoti picchiare la testa? O per caso Fred Weasley che t’ha rotto il braccio?”

“Lui è stato scorretto! Ha usato un bolide mentre guardavo gli allenamenti!” Si lamentò.

“Forse non dovevi farti vedere mentre ti intrattenevi con la sua ragazza. Potevi evitare di fartela sul campo da Quidditch.”

“Dettagli insignificanti.” Si strinse nelle spalle.

“Mica tanto.” Prese una camicia a mezze maniche bianca, la indossò ed iniziò ad abbottonarla. “Di chi stiamo parlando?”

“Non te lo dico!” Sbuffò incrociando le braccia al petto come un bambino che era stato sgridato per avere mangiato la cioccolata.

“Eric, per l’amor di Merlino, per una buona volta vuoi fare l’adulto?” Prese il gilet.

“Non vedo perché dovrei farlo.” Sorrise divertito.

“Idiota!” Sussurrò Alistair, tornando in bagno.

“Che vuoi che sia, dai! Ho 17 anni, mi voglio solo divertire! Ho bisogno di divertirmi!”

“Ho capito, ma non puoi sceglierti una ragazza single?” Urlò.

“Senti da che pulpito viene la predica!” Spalancò gli occhi increduli. “Prima che prendessi questa brutta malattia per la Sangue Sporco eri esattamente come me! Anzi, se non ricordo male, preferivi se le ragazze erano fidanzate. Dicevi che era una sfida più divertente, che il brivido della caccia aumentava il piacere!”

“Questo succedeva l’anno scorso. Le cose sono cambiate.” Gli fece notare uscendo dal bagno.

“Come cavolo di sei conciato?” Gli chiese scioccato indicandolo.

Alistair si osservò allo specchio: attorno ai suoi occhi aveva disegnato due grossi cerchi neri e quello sinistro era attraversato da tre strisce verticali equidistanti, indossava un gilet nero, una camicia bianca a mezze maniche e dei jeans chiari strappati.

“Perché, che cos’ho di sbagliato?”

“Sembri il cantante delle Sorelle Stravagarie!”

“Allora sono riuscito nel mio intento.” Fece un sorriso a trentadue denti ed afferrò la giacca nera che aveva abbandonato sul letto. “Tu invece? Da che ti sei vestito?”

“Da uno che è stato accoltellato.” Mostrò la camicia bianca strappata, sporca di quello che somigliava a sangue.

“Parecchio d’effetto, devo dire.” Approvò il moro, indossando la giacca.

“Lo so, lo so.” Sorrise orgoglioso, sistemandosi la camicia.

“Ok, io sono pronto.” Disse Alistair.

“Era ora!” Esclamò Eric.

“Dai, andiamo.” Sorrise e mise un braccio attorno alle spalle dell’amico. “Ci aspetta una grande notte!”

“Assolutamente.” Sorrise malizioso.

Pochi attimi dopo, i due Serpeverde lasciarono la Sala Comune e si incamminarono verso la Sala Grande. Già prima di salire la scala che conduceva alla Sala d’Ingresso iniziarono a sentire della musica a tutto volume. Si guardarono, sentendo l’eccitazione scorrere nelle loro vene, e si unirono alla piccola folla che si stava accalcando per entrare.

“Ci siamo.” Sussurrò eccitato Eric.

 “Sì, ci siamo.” Alistair sorrise, mise un braccio attorno alle spalle dell’amico ed insieme entrarono nella Sala Grande.

Entrambi si fermarono, si guardarono attorno e rimasero a bocca aperta. I tavoli delle quattro Case e quello degli insegnanti erano spariti, a metà della Sala, sia a destra che a sinistra, erano stati allestiti due bar che distribuivano le bevande, accanto a loro erano stati posizionati dei tavoli su cui albergavano piatti pieni di stuzzichini. Le pareti erano state ricoperte con pannelli neri alternati a pannelli in vetro dietro cui ballavano alcune ragazze e ragazzi, dal soffitto giungevano luci di tutti i colori che danzavano per tutta la stanza, muovendosi velocemente, continuando a cambiare colore. Sparsi qua e là lungo le pareti c’erano alcuni tavolini con dei divanetti dei colori delle quattro Case, già quasi tutti occupati da coppiette che si sbaciucchiavano. Al centro della Sala era stato allestito un palco che ruotava su se stesso, cosicché le Sorelle Stravagarie sarebbero state ammirate da tutti i ragazzi.

“Questo è il Paradiso!” Esclamò sempre più eccitato Eric, vedendo il mare di coetanei che si dimenavano a tempo di musica. “Il vecchio pazzo ha fatto le cose in grande!”

“Wow.” Riuscì semplicemente a dire Alistair, incantato dallo spettacolo.

Era la festa più bella che fosse mai stata organizzata a Hogwarts, forse solo il Ballo del Ceppo la superava.

“Dai, andiamo a prendere da bere.” Propose Eric dandogli una gomitata.

Alistair annuì e seguì l’amico fino ad uno dei due bar.

“Trevor!” Esclamò Eric salutando il barista.

“Per tutti i Gargoyle! Eric Heartmann!” Sorrise, si avvicinò al biondo e gli strinse la mano in segno di saluto. “Che diavolo ci fai qui?”

“Ci studio! Sono all’ultimo anno.”

“Scommetto che sei un Serpeverde, come quel bastardo di tuo fratello!” Scoppiò a ridere mentre iniziava a preparare un drink analcolico per una ragazzina del quarto anno.

“Ovvio! Un Purosangue come me dove vuoi che stia?” Disse orgoglioso.

“Grifondoro?” Sorrise divertito.

“Che insulto!” Fece una smorfia schifata.

Alistair si appoggiò al bancone ed iniziò a guardarsi in giro, alla ricerca di Hermione.

“Comunque, ti voglio presentare un mio amico.” Eric indicò con un cenno del capo Alistair. “Trevor, ti presento Alistair Piton. Alistair, ti presento Trevor Michaelson, un amico di mio fratello.”

Il moro si voltò leggermente e strinse la mano del barista.

“Piton?” Inarcò un sopracciglio, senza lasciare la mano del ragazzo.

“Sì.” Il ragazzo annuì.

“Parente di Severus Piton?” Lasciò la mano del ragazzo.

“E’ mio padre.”

“Wow!”

“Ehy, scusa mi prepareresti due analcolici?” Chiese dolcemente Ginny.

“Arrivano.” Annuì ed iniziò ad armeggiare.

“Ciao Weasley.” La salutò Eric, appoggiandosi al bancone e voltandosi verso di lei.

La rossa lo fulminò con lo sguardo.

“Che maleducazione! Il saluto non si toglie a nessuno, lo sai?” Piegò la testa di lato.

“A qualcuno lo si può togliere. E tu sei uno di quelli a cui lo tolgo volentieri.” Roteò gli occhi al cielo, esasperata.

“Dai, cosa ti ho fatto di male?” Domandò fingendosi addolorato.

“Semplicemente esisti.” Rispose tamburellando sul bancone.

Alistair scoppiò a ridere.

“Oh, ciao, Alistair.” Lo salutò la ragazza con un sorriso.

“Ciao, Ginevra.” Ricambiò il saluto, incredulo. Una Grifondoro che gli rivolgeva la parola? Chiamandolo con il suo nome, per giunta?

“Perché lui lo saluti?!” Chiese offeso il biondo.

“Perché lui non è un bastardo come te.” Rispose prontamente.

“Mi spezzi il cuore.” Si portò una mano al cuore e fece finta di piangere.

“Eccoti i tuoi analcolici.” S’intromise il barista.

“Grazie.” Lo ringraziò con un sorriso, li prese e si allontanò.

Eric la guardò allontanarsi, lo sguardo famelico fisso sul suo fondoschiena. Alistair si morse il labbro, poi corse da lei.

“Ehy, Ginevra!” La chiamò.

La ragazza si fermò e lo guardò con espressione interrogativa.

“Senti, per caso Hermione è già arrivata?” Le domandò.

La rossa lo guardò, cercando di capire se davvero era interessato a Hermione o volesse semplicemente il suo corpo.

“Non la vedo da nessuna parte.” Aggiunse, quasi preoccupato. “Mi aveva detto che sarebbe venuta, ma non l’ho ancora vista.”

Ginny sorrise: era davvero interessato a lei.

“Si stava preparando. Tra poco dovrebbe arrivare.” Piegò la testa di lato.

“Grazie!” La ringraziò calorosamente sorridendo sollevato.

“Di niente. Trattala bene, mi raccomando.” Gli fece l’occhiolino e si allontanò.

Alistair la guardò allontanarsi, poi si voltò e tornò felice al bar.

“Allora?” Chiese Eric.

“Allora che?”

“Che vi siete detti?”

“Niente.” Si strinse nelle spalle. “Hai ordinato da bere o no?”

“Ho fatto di meglio.” Sorrise malizioso.

“Oddio, che hai combinato?” Lasciò cadere la testa sul petto.

“Drink speciali per me e per te. E per pochi < intimi >.” Gli passò un bicchiere.

Il giovane Piton si tirò su di scatto e lo guardò intensamente.

“Eric, che diavolo hai in mente?” Gli domandò sospettoso.

“Niente di speciale.” Rispose con tono innocente.

“No, tu hai sempre in mente qualcosa!” Esclamò scuotendo il capo.

“Senti, voglio solo divertirmi un po’, che c’è di male?” Gli chiese.

“Niente, credo.” Sospirò, strinse il bicchiere e ne bevve il contenuto in un solo sorso.

Spalancò gli occhi, strinse il bicchiere e deglutì a fatica, sentendo la gola incendiarsi mentre accanto a lui Eric scoppiava a ridere.

“Che cavolo c’è qui dentro?!” Domandò, sovrastando a fatica il suono della musica.

“Roba buona! Che ci hai messo, Trevor?”

“E’ un segreto. Non per altro si chiama Trevor’s Secret**.” Sorrise e pulì i due bicchieri.

“Bhè, me ne faresti un altro?”

“Certo.” Annuì e pochi attimi dopo Eric stringeva tra le mani il suo secondo bicchiere.

“A me invece fai un analcolico?” Domandò Alistair, sentendo improvvisamente caldo.

“Sicuro?”

“Assolutamente.” Annuì convinto, poi si voltò e riprese a scrutare la Sala Grande mentre Eric iniziò a confabulare con Trevor, facendo dei cenni all’angolo dei Corvonero.

Scosse il capo e fece schioccare la lingua, chiedendosi cosa mai avesse in mente l’amico: sicuramente voleva portarsi a letto la più piccola di casa Weasley. Cosa doveva fare? Dirlo a Hermione? Da quanto aveva capito erano parecchio amiche.

“Perfetto.” Eric battè le mani soddisfatto.

“Hai pianificato tutto?” Gli domandò infastidito.

“Assolutamente.” Sorrise maliziosamente. “Che dici, ce ne andiamo da un’altra parte?”

Alistair si guardò attorno, non la vide ed annuì.

“Sì, andiamo.”

Afferrarono i due bicchieri che Trevor gli offriva e si allontanarono, andandosi a posizionare in un angolo da cui potevano osservare indisturbati tutta la Sala Grande.

“Ehy…” Eric gli diede una gomitata nel costato.

“Ahia!” Esclamò massaggiandosi.

“Non posso averti fatto male!” Sbuffò. “E comunque la tua bella è arrivata.”

Il giovane Piton spalancò gli occhi e subito si voltò verso l’ingresso, rimanendo a bocca aperta e senza parole, mentre attorno a lui tutta la Sala Grande spariva. Hermione indossava un abito color rosso fuoco, un rosso che si intonava perfettamente ai suoi occhi e ai suoi capelli ricci lasciati liberi. Aveva uno scollo a V ricamato che arrivava fino al seno, mettendolo in risalto, per poi stringersi alla vita; le maniche erano strette fino al gomito, poi si aprivano, lasciando vedere gli avambracci; la gonna, lunga tanto da coprire anche le scarpe, era composta da due strati: quello superiore ricadeva largo, piegato in tante piccole onde, mentre la parte inferiore era semplice e poco elaborata [per farvi capire: è vestita così: http://www.pastandpresentcreations.com/minaredactual.jpg ]. I suoi occhi erano sottolineati dal sottile strato di matita che vi aveva applicato e le labbra erano colorate con un timido rosso. Era semplicemente magnifica, non esistevano parole abbastanza belle per descriverla.

“Sta fermo!” Eric lo afferrò per un polso e lo riportò al suo posto.

“Cosa?” Chiese spaesato, ritrovandosi con una mano tesa verso la ragazza.

“Non ti conviene andare ora. Mister-ho-la-cicatrice-più-importante-d’Inghilterra e Non-ho-soldi-per-un-vestito-decente le stanno facendo da guardia del corpo.” Bevve un sorso del suo drink. “Ma devo insegnarti proprio tutto?”

“Ma…”

“Alistairuccio, stai buonoccio, okayuccio?” Lo scimmiottò. “Se vai subito poi ti prende per maniaco.” Gli lanciò una rapida occhiata divertito. “Oddio, a ben vedere adesso sembri un maniaco.”

“Cosa? Perché?” Gli chiese incapace di staccare gli occhi dalla ragazza che si era diretta al bar con i due amici.

“Perché non sbatti nemmeno le palpebre e la guardi come un cane randagio affamato guarda una salsiccia.”

Sospirò e si costrinse a distogliere lo sguardo, nonostante il suo cuore gli ordinasse di guardarla.

“Sono proprio cotto.” Ammise sussurrando, passandosi una mano sul viso.

“No, davvero? Non l’avrei mai detto.” Disse sarcastico il biondo. “Comunque, guarda quella!” Scoppiò in una risatina cattiva. “Sembra un gargoyle vestito a festa.”

Il giovane Piton guardò la ragazza che Eric indicava e non potè fare a meno di concordare con lui.

“Un gargoyle, dici? Mah, io direi che somiglia più ad un troll.” Fece spallucce. “Dai, se sei grassa non metterti quei diavolo di vestiti attillati! Grigi per di più!” Rabbrividì disgustato. “Fa’ vedere troppa roba brutta quel vestito, assolutamente.”

“Ma scusa, mica è Halloween?”

“Sì.”

“Ecco! Lo fa per noi, per spaventarci.” Annuì seriamente.

“Speriamo non venga a chiederci < dolcetto o scherzetto >.”

“Se lo fa la schiantiamo.” Fece spallucce. “Faremmo un favore al mondo magico.”

Si guardarono e sorrisero divertiti.

“E quello l’hai visto?” Il Caposcuola fece fatica a non scoppiare a ridere indicando un ragazzo che indossava dei pantaloncini corti, una canottiera bianca, delle infradito e gli occhiali da sole.

“Ma che è, hanno aperto le gabbie?” Scosse il capo schifato. “Che schifo!” Aggiunse sconsolato.

“Allora, Eric, che hai in mente?” Gli chiese improvvisamente il moro guardandosi attorno.

“Con chi?” Bevve un altro sorso.

“Sai di chi sto parlando.”

“Quello che faccio sempre.” Sorrise malizioso e guardò verso la zona Corvonero. “Sai, penso che il mio piano si stia attuando!” Aggiunse. “E adoro questa canzone!” Con una mano fece finta di suonare una chitarra immaginaria.

“Eric, non fare l’idiota!” Lo rimproverò.

“Fino pochi mesi fa facevi esattamente come me!” Sorrise sempre più soddisfatto.

“Ma che diav…” Si bloccò, guardando nella direzione in cui guardava l’amico.

Chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso. Michael Corner, il ragazzo della piccola Weasley, era seduto su un divanetto e si stava baciando con una ragazza. Una ragazza che ovviamente non era Ginevra Weasley.

You’re so Hot! I don’t wanna be your friend, I wanna fuck you like I never gonna see you again***!Cantò a squarciagola sempre più felice.

“Che cavolo hai combinato?”

“Niente.” Sorrise innocentemente. “Semplicemente ho chiesto a Trevor di dargli da bere qualcosa di forte e…” Allungò il collo ed indicò la ragazza. “…quella è Amy Coltrane.”

“E allora?”

“E allora ho fatto una scommessa con lei.”

“Che scommessa?” Si prese il viso con una mano, quasi disperato.

“Ho scommesso che non aveva il coraggio di infilare la lingua in bocca a Corner davanti alla sua ragazza.” Sorrise orgoglioso della sua malvagità.

“E che avete scommesso?” Chiese, anche se non voleva saperlo.

“Che ci sarei andato a letto insieme.” Rispose come se fosse la cosa più ovvia.

“Spero solo che non li veda.” Sospirò preoccupato il giovane Piton.

“Troppo tardi, amico!” Esclamò eccitato il biondo.

Alistair sollevò lo sguardo e subito vide Ginny, immobile a pochi passi dal Corvonero, la bocca aperta, incredula. Scosse il capo, si avvicinò ai due e gli versò addosso il contenuto dei bicchieri, poi si voltò e si allontanò di corsa. Corner si guardò attorno, spaesato, chiedendosi cosa fosse successo ma non fece in tempo a trovare una risposta che la Tassorosso aveva ripreso a baciarlo.

“Bene, amico mio!” Eric diede il suo bicchiere all’amico. “Vado in missione! Vado a consolare quella povera ragazza che è stata beffata da quel terribile ragazzo!” Si finse addolorato.

“Sei uno stronzo.” Nonostante tutto, non riuscì a trattenere le risate.

“Ehy, io le offrirò solo la mia spalla su cui piangere!” Mostrò i palmi delle mani. “E qualche buon drink. Aiuta a parlare. E soprattutto a togliere le mutande ad una ragazza.” Sorrise e si portò due dita alla fronte in segno di saluto. “Mi raccomando, esci vittorioso anche tu da questa serata! Voglio un racconto pieno di dettagli scabrosi e piccanti sulla tua serata con la Sangue Sporco!” Aggiunse, poi si allontanò di corsa ed uscì dalla Sala Grande, partendo alla ricerca di Ginny.

Alistair scosse il capo divertito con un sorriso, si portò il bicchiere alle labbra e ne bevve un piccolo sorso mentre la sua attenzione venne attirata da Ron, Harry e Hermione. Sedevano in uno dei tavoli destinati ai Grifondoro, Ron aveva già sbottonato i primi bottoni della camicia e arrotolato le maniche e in quel momento infilò l’indice nel naso, lo estrasse e osservò compiaciuto ciò che vi aveva trovato. Alistair fece una smorfia schifata. Harry, invece, aveva lo sguardo perso nel vuoto, i capelli più in disordine del solito, era pallido e sembrava sempre più intenzionato a suicidarsi. Osservò velocemente il suo travestimento e capì che aveva preso i primi stracci che aveva trovato: banale. Scosse il capo e finalmente lasciò che il suo sguardo si posasse su Hermione. La ragazza aveva le gambe accavallate, le braccia incrociate al petto e si torturava nervosamente i capelli, come se stesse aspettando qualcuno.

Vide Ron chiamare l’amica, sorridere come un ebete e lanciarle addosso uno dei prodotti estratti dal suo naso. Hermione lo guardò disgustata, scosse il capo, si alzò e si diresse al bar dove lavorava Trevor.

Finì il suo drink al volo, abbandonò il bicchiere su uno dei tanti tavoli e corse al bar, senza mai staccare gli occhi dalla riccia che aspettava impaziente il suo turno. Si avvicinò a lei, chiuse gli occhi e cercò di sentire il suo profumo, sfiorandola leggermente. Subito sobbalzò, spaventata.

“Ciao!” La salutò rapidamente affiancandosi a lei.

“C-ciao.” Balbettò guardandolo estasiata.

“Trevor, mi fai un Save Sex On The Lake****?” Chiese sorridendo al barista. “Tu cosa vuoi?”

“Un Alleypolitan*****.”

“Ci trattiamo bene, eh?” Scherzò passandosi una mano tra i capelli.

“S-sì.” Non riusciva a non guardare la sua mano che passava tra i capelli, pettinandoli all’indietro: quanto desiderava farlo anche a lei.

“Ti stai divertendo?” Le chiese, appoggiandosi al bancone.

Hermione non riuscì a non lanciare un’occhiata a Ron e Harry: ora entrambi sembravano volersi suicidare.

“Sì.” Mentì.

“Ecco i vostri drink.” Disse Trevor, posandoglieli davanti.

“Grazie mille.”

Gli sorrise riconoscente, fece per prendere i bicchieri, ma il battitore dei Tassorosso arrivò di corsa, diede una spinta a Hermione e la ragazza finì tra le sue braccia.

“Tutto bene?” Le chiese preoccupato, posandole entrambe le mani sulle spalle, avvicinandola a sé per evitare che qualcun altro la spingesse.

“Sì.” Sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, guardandolo dal basso: era più alto di lei di almeno dieci centimetri.

“Sei sicura?” Le scostò una ciocca di capelli dagli occhi, incantato, trattenendo quasi il respiro.

“Assolutamente.” Posò involontariamente una mano sul suo petto e sentì il suo cuore battere freneticamente.

“Forse è meglio che ci andiamo a sedere da qualche parte.” Le sussurrò in un orecchio piegandosi per farsi sentire, approfittandone per annusare il suo profumo.

“Sì, forse è meglio.” Annuì e a fatica si staccò da lui.

“Tieni.” Prese i due drink e le passò il suo.

“Grazie.” Sorrise.

Alistair sorrise a sua volta e, senza rendersene conto, la prese per mano, come se fosse la cosa più naturale da fare. Hermione sentì il contatto con la sua pelle e rabbrividì, ma, quando il ragazzo iniziò a muoversi verso alcuni posti vuoti, strinse la presa e si fece più vicina a lui. Sentiva il suo corpo emanare calore, il suo profumo le invadeva le narici mandandola in estasi, La sua stretta le provocava brividi in tutto il corpo. Era stordita da ciò che provava.

“Va bene qui?” La voce del Caposcuola la riportò alla realtà.

“Oh, si, perfetto.” Annuì.

“Prima le signore.” Indicò il divanetto e si inchinò tendendole la mano.

“Grazie, messere.” Abbozzò un inchino, afferrò la sua mano e si sedette.

Il giovane Piton tirò un po’ su i pantaloni, si lasciò cadere accanto alla riccia, mise un braccio sullo schienale dietro di lei e bevve un sorso del suo drink. La ragazza sentì le sue dita sfiorarle la spalla nuda. Trattenne il respiro e veloce si portò alle labbra il bicchiere.

“Com’è il tuo drink?” Le chiese la prima cosa che gli passò per la testa.

“Buono.” Ne bevve un altro sorso. “Non troppo alcolico: proprio buono! E il tuo?” Aggiunse.

“Trevor ci ha aggiunto l’alcool anche se l’avevo chiesto analcolico.” Sorrise. “Ma è buono.” Strofinò il naso con l’indice. “Vuoi assaggiare?” Aggiunse nervosamente.

Hermione sembrò pensarci un po’, poi sorrise ed annuì. Mise la mano su quella di Alistair che stringeva il bicchiere, si piegò ed assaggiò il drink sfruttando la cannuccia. Si allontanò pensierosa, passandosi la lingua sulle labbra.

“Buono anche questo!” Esclamò. “Vuoi assaggiare il mio?”

“Mi sembra il minimo, dopo che tu hai assaggiato il mio.” Rispose divertito.

La Grifondoro sorrise, gli passò il bicchiere e le loro dita si sfiorarono. Il Serpeverde si portò il drink alle labbra e ne bevve un sorso, senza mai staccare gli occhi dai suoi, poi le restituì il bicchiere.

“Allora, che dici? Ti piace?” Le chiese, bevendone un sorso.

“No.”

“Come no!” Spalancò gli occhi incredula. “E’ il mio preferito!”

“E’ troppo dolce! Fammi bere un po’ del mio per levarmi quel gustaccio!” Le fece l’occhiolino e si portò il bicchiere alle labbra.

“Si vede che sei un uomo! Non capisci niente!” Lo schernì.

“Eh, non posso essere perfetto. Dopotutto sono un essere umano.” Si strinse nelle spalle con aria di sufficienza.

< Non sarai perfetto, ma alla perfezione ti ci avvicini > pensò la ragazza e subito sentì le guance avvampare.

 Il giovane Piton la guardò, poi distolse lo sguardo e percorse velocemente la Sala Grande per trovare una distrazione.

“Hermione, guarda là!” Esclamò divertito.

“Che cosa?” Si avvicinò a lui, cercando di capire in che direzione doveva guardare.

“Là.” Le indicò un punto della sala. “Guarda la Bulstrode.” Fece fatica a sopprimere una risata divertita.

Inspirò profondamente e le sue narici si dilatarono, memore della pozione polisucco.

“La vedi?” Le domandò.

“Ora sì.” Si fece più vicina a lui. “Che cos’ha di strano?”

“E’ completamente ubriaca.” Le sussurrò in un orecchio dopo quella che gli parve un’eternità. Era così vicina che le sarebbe bastato sporgersi un po’ per baciarla, per assaporare le sue labbra. Stava perdendo il controllo, le stava facendo perdere il controllo. Non poteva cedere, doveva resistere.

“A me sembra normalissima.” Sollevò un sopracciglio scettica.

“Guardala bene.” Chiuse gli occhi e fece ricorso a tutto il suo autocontrollo per non afferrarla ed iniziare a baciarla. “Si sta…” Si schiarì la voce. “Si sta strusciando contro tutti quelli che le capitano a tiro.” Aprì gli occhi e sorrise.

“E’ vero!” Hermione scoppiò a ridere e si coprì la bocca con una mano. “Guarda ora!”

Smettere di guardarla costò ad Alistair un’enorme fatica. Passò una mano tra i capelli e vide che la Serpeverde aveva afferrato una compagna di Casa del quarto anno, le aveva messo le braccia attorno al collo ed aveva iniziato a baciarla.

“Non ci credo!” Spalancò gli occhi incredula e scoppiò a ridere, divertita.

Vedendola ridere così, non riuscì a non unirsi a lei. Era quella la felicità che si provava nel stare con qualcuno a cui si teneva? Si sentiva felice, il suo cuore scoppiava di gioia. Solo sentirla ridere lo faceva star bene. Fu in quel momento che realizzò quanto forte fosse il suo desiderio di averla al suo fianco.

La riccia posò delicatamente una mano sul suo ginocchio, inconsapevole delle mille sensazioni che gli stava provocando. Alistair rimase incantato a guardarla, rapito dalla sua risata cristallina e da come i suoi occhi brillavano.

“Oh mamma, credo che non ridevo così dai tempi delle elementari, quando ad un mio compagno di classe andò di traverso della coca cola e gli uscì anche dal naso!” Disse quando smise di ridere.

Calò il silenzio, si voltò e lo guardò. Era più bello del solito: i suoi occhi sembravano animati da un qualcosa che non era in grado di spiegare, sembravano più vivi, più allegri; le sue labbra erano incurvate in un sorriso e tutto della sua espressione esprimeva tranquillità. L’aggettivo perfetto per descriverlo era felice.

“Sei bellissima.” Disse Alistair all’improvviso.

Hermione sbattè le palpebre un paio di volte, deglutì e distolse lo sguardo.

“Grazie.” Sussurrò arrossendo, mordendosi il labbro inferiore, sperando con tutta se stessa non notasse quanto l’aveva resa felice con due semplici parole.

Il Serpeverde sorrise a mo’ di scusa, sentendosi leggermente in imbarazzo.

“Adoro questa canzone!” Esclamò improvvisamente la Grifondoro, iniziando a muoversi a tempo di musica.

Il ragazzo sorrise e prese il bicchiere dalle sue mani.

“Che fai?” Gli chiese stupita.

Posò il proprio bicchiere e quello della ragazza sul tavolino, si alzò, sistemò i jeans, le porse la mano e le sorrise entusiasta.

“Ti va di ballare?”

“Assolutamente.” Il suo viso si illuminò, afferrò la sua mano e si alzò.

Alistair le strinse la mano, la condusse in mezzo alla pista da ballo, la fece girare su se stessa e poi l’attirò a sé, facendola ridere.

“Where lived a country boy name of Johnny B. Goode! He never ever learned to read or write so well…******” Iniziò a cantare a squarciagola.

La ragazza scoppiò a ridere divertita, ballando a tempo di musica, dimenandosi sempre di più.

“But he could play the guitar just like he’s ringing a bell.” Proseguì portando le braccia in cielo.

“Go, go! Go Johnny Go! Go, go! Johnny b good!” Urlarono insieme, agitandosi.

Finì la canzone e subito si trasformò in un’altra ed un’altra ancora.

“Ora si che ragioniamo!” Esclamò spalancando gli occhi estasiato sentendo le prime note della nuova canzone.

“I gotta feeling*******!” Iniziò la ragazza, guardandolo intensamente negli occhi.

“That tonight’s gonna be a good night.” Proseguì lui, un sorriso che si estendeva anche agli occhi.

“That tonight’s gonna be a good night.” Portò le braccia al cielo, poi le abbassò lentamente e le mise attorno al collo del ragazzo.

“That tonight’s gonna be a good good night! That tonight’s gonna be a good good night!” Cantarono insieme, sempre più vicini, ignorando completamente il mondo attorno a loro.

Erano soli in tutta la Sala Grande, non vedevano e non sentivano nessun altro all’infuori di loro stessi.

Iniziarono a saltare cantando a squarcia gola, i cuori che scoppiavano di felicità. Quando la canzone giunse verso la fine, l’attirò a se, le mise una mano tra le scapole e l’altra su un fianco, il cuore che batteva forte e rapido.

“I got a feeling, that tonight’s gonna be a good night, that tonight’s gonna be a good night, that tonight’s gonna be a good good night.” Sussurrò nel suo orecchio, tremando per l’emozione.

Lo sentiva davvero, sentiva che quella sarebbe stata una buona notte, una fantastica notte.

Sorrise, le fece fare un casquet, la strinse di nuovo a sé e le diede un bacio sulla guancia seguendo il suo istinto.

“Hermione…” Pronunciò il suo nome con infinita dolcezza.

“Sì?” Domandò perdendosi nei suoi occhi, la bocca semiaperta.

“Io…io…” Iniziò a dire, poi scosse il capo con forza e sorrise. “Senti, inizio ad avere sete. Ti va di bere qualcosa?”

“Oh, si, certo.” Annuì la riccia.

“Perfetto.”

I due si presero per mano, andarono al bar ed ordinarono due freschi e dissetanti analcolici.

“Ora va meglio!” Esclamò soddisfatto e rinfrescato.

“Decisamente!” Aggiunse lei con un gran sorriso.

“Hermione?” Si sentì chiamare da una voce tetra alle sue spalle.

La Grifondoro si voltò di scatto e vide un Harry scuro in volto che sorreggeva un Ron dall’espressione ebete.

“Harry! Ron!” Spalancò gli occhi, preoccupata. “Che è successo?”

“Ron ha esagerato un po’ con gli Adios Mother Wizard********.” Spiegò Harry, senza staccare gli occhi da Alistair, chiedendosi se fosse sicuro lasciare la sua migliore amica in compagnia di una Serpe velenosa.

“Io…io….non shono ubbbbbriaco!” Biascicò facendo un passo verso la ragazza, rischiando di caderle addosso.

“Ehi, attento!” Intervenne prontamente Alistair sorreggendolo.

“Lasciaaaaaamiiiiii.” Si liberò dalla presa del Serpeverde. “Non ho bisogno di una shporca Sherpe!” Gli puntò un dito contro.

Alistair inarcò un sopracciglio, incapace di nascondere la soddisfazione nel vedere il rosso umiliarsi davanti a Hermione.

“Perché devi sempre rovinare tutto?” Borbottò sconsolata la riccia portandosi una mano alla fronte. “Harry, ti do una mano a portarlo a letto.” Sospirò. “Mi dispiace.” Aggiunse tristemente rivolgendosi al giovane Piton.

“No.” Improvvisamente la sua soddisfazione sparì. Abbozzò un sorriso che sembrò più una smorfia di dolore. “Non ti preoccupare. Ti capisco.”

“Alistair…”

“E’ tutto a posto.” Mostrò i palmi delle mani, per farle capire che non ce l’aveva con lei. Perché il suo nome pronunciato da lei sembrava musica?

“Non ti preoccupare, Hermione.” Intervenne Harry.

“Cosa?!” Domandarono all’unisono Alistair e Hermione.

“Ho detto di non preoccuparti.” Li guardò entrambi, chiedendosi cosa mai avesse detto di strano.

“Preoccuparmi per cosa?” La riccia non riusciva a capire.

Alistair trattenne il fiato. Che lo stesse aiutando? Che il famoso Harry Potter anti Serpeverde gli stesse concedendo il permesso di stare in compagnia della sua migliore amica?

“Me la cavo da solo.” Si strinse nelle spalle. “Sfrutterò Dean e Neville, al massimo.”

“Sei…sei sicuro?” Chiese titubante lei, domandandosi se quello era davvero il suo migliore amico. Che qualcuno l’avesse confuso? Si rendeva conto che lasciandola sola con Alistair era come approvarlo?

Harry guardò il Serpeverde, poi sospirò ed annuì.

“Sì, sono sicuro.”

La Prefetto sorrise raggiante, corse dall’amico e l’abbracciò stretto.

“Grazie Harry!” Gli diede un bacio sulla guancia.

“Mioooooneeee.” Biascicò Ron. “E a me non lo dai? Voglio un baaacioooo!” S’intromise Ron, cercando di placcare l’amica.

“Tu puzzi troppo di alcool!” Lo rimproverò mettendo le mani sui fianchi, assumendo la sua tipica espressione autoritaria.

Alistair si morse il labbro inferiore, provando gelosia per quei due.

“Potter.” Si schiarì la voce e si avvicinò al moro.

“Sì?” Mostrò il petto come se lo stesse sfidando.

“Prima di farlo addormentare sciacquagli il viso con dell’acqua fredda e dagli qualcosa per la nausea e il mal di testa. Dovrebbe attenuare i postumi della sbronza.”

“Te ne intendi.” Notò Harry. 

“Abbastanza.” Sorrise, ricordando le varie sbronze che si erano presi lui ed Eric, e vide che Hermione era stata distratta da Lavanda Brown. “E grazie.” Aggiunse velocemente.

“Per cosa?” Inarcò un sopracciglio. Lo stava veramente ringraziando?

“Per la fiducia.” Indicò con un cenno del capo Hermione. “Non le succederà niente, tranquillo.”

“Sarà meglio per te.” Lo avvertì minacciosamente ringhiando.

“Di cosa state parlando?” Chiese la diretta interessata, tornando da loro.

“Niente.” Si affrettò a rispondere Alistair.

“Stavo giusto dicendo che è meglio che lo porti a letto.”

“Heeeeeeermiooooooooone!” La chiamò quasi urlando Ron, come se fosse stato interpellato.

“Sì, Ron, ora andiamo a letto, tranquillo.” Harry roteò gli occhi al cielo e tenne stretto a sé l’amico. “A domani.” Salutò l’amica con un sorriso e lanciò un’occhiata minacciosa al Serpeverde, poi diede loro le spalle e si allontanò portandosi dietro il rosso.

“Ti va di andare a prendere una boccata d’aria?” Propose il moro mettendo le mani in tasca.

“Sì, buona idea.” La ragazza sorrise entusiasta.

“Perfetto!” Esclamò felice.

Alistair subito la prese per mano, tenendola stretta, e la condusse fuori dall’affollata Sala Grande. Percorsero velocemente la Sala D’ingresso, poi uscirono all’esterno.

Come tutta la scuola, anche il cortile interno e il parco erano stati addobbati in modo impeccabile: erano illuminati con luci soffuse che donavano al tutto un’atmosfera romantica, pieni di decorazioni arancioni e nere.

Hermione fece per dirigersi verso l’immenso parco, ma subito Alistair le strinse la mano.

“Io non andrei da quella parte.” L’avvisò.

“Perché?” Chiese innocentemente.

“Perché a sinistra, verso le serre e gli orti, ci si va ad appartare per una botta e via. A destra, invece, più verso il parco, si appartano le coppie di lunga data.” Spiegò, ricordando quante volte si era appartato tra le serre.

“Cosa?! Seriamente?” Sgranò gli occhi, incredula.

“Sì, davvero. Non lo sapevi?” Aggrottò la fronte.

“No!” Scosse il capo. “Tu come fai a saperlo?” Chiese curiosa.

Il ragazzo avvampò, imbarazzato.

“Bhè, ecco, sì, sai com’è…” Balbettò arrossendo.

La ragazza buttò la testa all’indietro e scoppiò a ridere divertita, coprendosi la bocca con una mano.

“Sono un ragazzo, mica un santo!” Borbottò incrociando le braccia al petto.

Scosse il capo con un sorriso tenero.

“Alistair, non sei un ragazzo o un santo.” Posò delicatamente una mano sul suo braccio. “Semplicemente sei una Serpe.”

“Vero.” Sorrise orgoglioso, coprendo la mano con la sua.

Si guardarono, poi scoppiarono a ridere nello stesso momento.

“Se…se non possiamo andare nel cortile esterno, dove andiamo?” Chiese asciugandosi le lacrime la riccia.

Il moro arricciò il naso pensieroso, poi annuì meditabondo, prese per mano la ragazza e la condusse poco lontano.

“Qua direi che è perfetto, no?” Domandò sedendosi sul muretto di uno degli archi decorativi del cortile interno. “E’ di suo gradimento, signorina Granger?” Le tese la mano.

“Assolutamente.” Prese la sua mano e si sedette accanto a lui, senza mai lasciare la presa.

Il ragazzo appoggiò la schiena alla parete, chiuse gli occhi e sembrò volare lontano. Serrò la mascella e strinse il pugno.

Hermione lo guardò, rapita, chiedendosi dove fosse, a cosa stesse pensando.

“E’ tutto a posto?” Gli domandò dolcemente.

Spalancò gli occhi, la guardò per qualche secondo poi sorrise.

“Sì, tutto a posto.” Annuì e con il pollice disegnò piccoli cerchi sulla sua mano. “Mi ero perso un attimo nei miei pensieri.”

Avrebbe voluto tanto chiedergli cosa lo preoccupava, ma pensò non fosse il caso. D’altronde era la prima volta che passavano così tanto tempo insieme, da soli, senza libri. Lentamente, nella sua testa, avanzò l’idea che quello era un appuntamento. Il loro primo appuntamento. Ma era da considerarsi tale anche se non era stato formulato un invito ufficiale?

“Questo è un appuntamento?” Chiese all’improvviso.

Il Serpeverde piegò la testa di lato e la guardò con un sorriso.

“Dato che hai rifiutato tutti i miei inviti dovevo trovare un metodo per stare con te.” Incrociò le braccia al petto con un ghigno.

“Sai, sei diverso dagli altri.” Disse dopo qualche minuto di silenzio la riccia.

“Diverso da chi?” Chiese il moro.

“Dagli altri Serpeverde.” Rispose fissando la punta delle sue scarpe.

Alistair si strinse nelle spalle, non sapendo cosa rispondere.

“Posso farti una domanda?” Domandò titubante.

“Certo.”

“Ecco, non so come chiedertelo…”

“Non pensarci e chiedi, allora.” La interruppe con un sorriso divertito.

“Tua mamma dov’è?” Arrossì violentemente. “Se non vuoi dirmelo ti capisco benissimo. E’ che ho sentito tante cose e non so cosa pensare.” Aggiunse nervosamente.

“Hermione, tranquilla.” La tranquillizzò con un sorriso dolce. “Prima di risponderti, posso chiederti cos’hai sentito dire?”

“Che è scappata a gambe levate con un altro mago, che si è suicidata, che è stata uccisa, che è stata rapita. Immagina una cosa e stai pur certo che l’avrò sentita dire.”

“E dove le hai sentite tutte queste belle cose?” Inarcò un sopracciglio, leggermente infastidito da quelle voci di corridoio che sentiva per la prima volta.

“Nella Sala Comune. E da alcuni Corvonero e Tassorosso.” Rispose timidamente.

“Bhè, sono tutte cose inventate.” Appoggiò la testa al muro, piegò il ginocchio fissandolo contro il muretto e lo usò come appoggio per il braccio, lo sguardo che vagava lontano. “Non so molto di lei. Anzi, a dire il vero non so proprio niente.” Fece una pausa e fu grato a Hermione che non lo incitò a proseguire. “E’ morta quando avevo 3 mesi.” Sospirò passandosi una mano tra i capelli.

Hermione lo guardò, commossa, capendo quanto soffrisse per non avere mai conosciuto sua madre. Vide lo stesso dolore che vedeva negli occhi di Harry.

“Mi spiace.” Sussurrò appoggiandosi a lui, mettendo la sua testa sulla sua spalla. “Mi spiace davvero.”

Alistair rimase interdetto per qualche istante, poi le lasciò la mano e le cinse le spalle con il braccio.

“Non ti preoccupare, è tutto a posto.” La strinse a sé. “Non puoi farci niente, né io né tu. L’unico che potrebbe far qualcosa è mio padre, ma non ne parla mai.”

“Sai, a volte dimentico che sei il figlio di Severus Piton.” Sussurrò chiudendo gli occhi, godendo del calore che emanava il suo corpo. Era tardi, l’aria era gelida e lei non aveva nulla per coprirsi.

“Sai, non siamo tanto diversi, lui ed io.” Disse sorridendo con affetto. “E tu invece, che mi dici dei tuoi genitori?”

La ragazza si irrigidì, si allontanò da lui e mostrò il petto orgogliosa.

“Sono dei dentisti e sono fiera di loro.” Rispose orgogliosamente, difendendoli.

“Hermione…”

“E se c’è qualcosa che non ti va bene…” Continuò, ignorandolo.

“Hermione!” Le strinse la mano.

“Cosa?”

“Non ho nulla contro i nati babbani.” Sorrise dolcemente e mostrò i palmi delle mani.

“Scusa.” Sorrise colpevole. “E’ che s-sei u-un S-Serpeverde.” Continuò balbettando per il freddo.

Il giovane Piton la guardò preoccupato e notò che stava tremando.

“Hey, ma tu tremi!” Esclamò.

“N-no, o-ora mi passa.” Abbozzò un sorriso. “T-tranquillo.”

Alistair scosse il capo, dandosi dell’imbecille per non averlo notato prima. Si alzò, tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.

“Così va meglio?” Le chiese tornando a sedersi accanto a lei.

“Sì, molto meglio.” Rispose stringendo la giacca, chiudendo gli occhi e facendosi un’overdose del suo profumo.

Riaprì gli occhi, sospirò e lo guardò con un sorriso.

“Sai, secondo me hai sangue babbano.” Scherzò dandogli una piccola spallata.

“Non penso.” Sorrise tristemente.

“Perché?”

“Mio padre dice che mamma era una Purosangue.” Si strinse nelle spalle. “E mio padre…mio padre…” Si fermò, rendendosi conto che non sapeva nulla delle sue origini. L’orologio che aveva al polso apparteneva al suo bisnonno e quindi aveva intuito che sua nonna fosse una Purosangue. Ma suo nonno? Non ne aveva la minima idea.

“Tuo padre è Purosangue.” Concluse per lui Hermione.

“Come fai a saperlo?” Domandò curioso.

“Bhè, amico di lunga data dei Malfoy…” Si bloccò, chiedendosi se sapeva qualcosa del passato di suo padre.

“Non sono male. Sono simpatici!” Protestò.

“Certo, sono simpatici se hanno a che fare con dei Purosangue.” Gli ricordò facendo schioccare la lingua.

“Oh, già.” Corrugò la fronte, rabbuiato, ed abbassò lo sguardo.

“Va tutto bene?” Gli domandò la riccia, posandogli una mano sulla spalla.

Il moro le sorrise.

“Ora va tutto bene.” Annuì e passò una mano tra i capelli. “Ora che sono qui va tutto bene.” Sussurrò.

La riccia volse il capo verso di lui, desiderando che la baciasse. Si avvicinò a lei, fissando le sue labbra, la bocca socchiusa.

“Forse è meglio che rientriamo.” Propose, formulando a fatica le parole, sempre più vicino a lei.

“Forse hai ragione.” Concordò lei, incapace di muoversi.

“Già, forse ho ragione.” Erano sempre più vicini, sentiva il suo respiro caldo sulla sua pelle.

“Sì.” Sussurrò lei, chiudendo gli occhi.

Alistair fece per chiudere gli occhi, sollevò una mano per accarezzarle una guancia. E se si fosse scostata? Se si fosse arrabbiata per quel gesto? Se non volesse che la toccasse? Se avesse rifiutato il suo bacio? Avrebbe rovinato tutto. E non voleva rovinare tutto. Voleva stare con lei più di ogni altra cosa al mondo. Un bacio poteva aspettare.

Lasciò cadere la mano, sorrise e si allontanò da lei, lasciandola stordita, facendole sentire subito la sua mancanza.

Hermione chiuse gli occhi e strinse le labbra, maledicendolo per essersi allontanato.

“Stai ancora tremando.” Le disse aiutandola a mettersi in piedi.

“Non preoccuparti, adesso passa.” Sussurrò di fronte a lui. Non poteva certo dirgli che era lui la causa dei suoi tremori.

“Sei sicura?”

“Assolutamente.” Sorrise e lo prese per mano, avvicinandosi a lui.

Il Serpeverde rimase immobile, stupito, si rilassò e sorrise, felice, poi, tenendosi per mano, i due rientrarono nel castello.

“Ci vediamo domani?” Chiese la Grifondoro, fermandosi in mezzo alla Sala d’Ingresso deserta.

“Cosa?”

“Ci vediamo domani, giusto?” Chiese nuovamente, nervosa.

“Ovvio, ma perché me lo chiedi ora?” Si grattò la fronte.

“Bhè, ci salutiamo qui, no?” Spostò il peso da un piede all’altro.

“No!” Esclamò scandalizzato.

“Come no?” Lo guardò stupita. “Io vado alla Torre, tu nei Sotterranei!”

“Tu non vai da sola alla Torre!” Protestò. “Te lo puoi scordare!” Scosse con forza il capo.

“E perché mai?” Inarcò un sopracciglio.

“Perché no! Non ti lascio girare da sola per il castello, soprattutto…” Guardò l’orologio che aveva al polso. “…alle due di notte!”

“E’ così tardi?” Sgranò gli occhi, incredula.

Il moro annuì vigorosamente.

“Sì.”

“Non me ne ero resa conto.” Si ravvivò i capelli con una mano. “E comunque non c’è bisogno che mi accompagni. Non sai quante volte sono andata in giro di notte!”

Alistair spalancò gli occhi, pensando a tutti i pericoli che aveva corso aggirandosi di notte per i corridoi deserti.

“Hai idea dei pericoli che hai corso? Te ne rendi conto?” La rimproverò.

Hermione inspirò profondamente dilatando le narici e mise entrambe le mani sui fianchi.

“Potevano aggredirti!” Borbottò in risposta alla sua occhiata.

La ragazza scoppiò a ridere.

“E chi? Qualche quadro?” Scosse il capo.

“Non lo so.” Si strinse nelle spalle. Non era il caso che le dicesse cosa facevano i suoi amici alle nate babbane che trovavano in giro di notte.

“Tranquillo, non è mai successo niente.” Gli posò una mano sul braccio. “Ma se la cosa ti fa stare tranquillo mi farò scortare da te, baldo, giovane ed impavido Serpeverde.”

“Mi stai prendendo in giro?” Le chiese seriamente dopo qualche istante di silenzio.

“Sì.” Rispose annuendo.

“Ok.”

La riccia sorrise, gli prese la mano ed insieme si diressero verso la Torre di Grifondoro. Rimasero in silenzio, senza dir nulla, camminando lentamente per i corridoi deserti e silenziosi, le loro figure illuminate solo dalla pallida luce lunare.

“E così, la Grifondoro indifesa, grazie all’aiuto del baldo, giovane ed impavido Serpeverde, giunse a destinazione.” Esordì Alistair, facendola girare su se stessa quando giunsero davanti al ritratto della Signora Grassa.

“Oh, grazie, mio prode Serpeverde!” Si portò una mano alla fronte con fare teatrale.

I due si guardarono e sorrisero, divertiti.

“Bhè, è ora che ti restituisca la tua giacca.” Disse, togliendo l’indumento che le aveva prestato, sentendo una folata di aria fresca sul collo. “Grazie.”

“Di niente.” Afferrò la giacca e sfiorò le sue dita, senza mai smettere di guardarla negli occhi.

“Allora buona notte.” Abbozzò un sorriso.

“Sì, buona notte.” Piegò la testa di lato.

“A domani.” Fece un cenno con la mano e gli diede le spalle.

“A domani.” La salutò, facendo un passo verso di lei. “A domani.” Ripetè tra sé e sé.

Cosa doveva fare? Doveva fermarla? Baciarla? Dirle quanto era bella? Quanto l’aveva reso felice in quelle poche ore? Non poteva lasciarla andare via così.

“Hermione!” La chiamò, correndo da lei mentre stava per varcare la soglia della Sala Comune dei Grifondoro.

Subito si fermò e si girò, il cuore che batteva forte, emozionata, la bocca socchiusa e le guance rosse, in attesa di una sua mossa.

Le si avvicinò, le prese il viso con entrambe le mani e la guardò negli occhi.

“Grazie di tutto.” Sussurrò con voce tremante dall’emozione. “E’ stato il compleanno più bello della mia vita.”

“E’…è il tuo compleanno?” Chiese stordita, distratta dalla sua vicinanza.

“Bhè, era. Il 31 Ottobre è passato.” Rispose sorridendo, gli occhi che brillavano.

“Sei nato il 31 Ottobre.”

“Sono nato il 31 Ottobre.” Ripetè in un soffio. “E tu sei stata il regalo più grande che mi si potesse fare.” Le accarezzò dolcemente la guancia, combattendo con se stesso per non baciarla. “Grazie di tutto, Hermione Granger.”

Hermione mise le mani sui suoi fianchi, chiuse gli occhi e socchiuse la bocca. Alistair le scostò i capelli dal viso, lentamente, si piegò e le diede un bacio leggero sulla fronte, poi su entrambe le guance.

“Grazie.” Sussurrò stordito, lasciandola andare.

“D-di niente.” Balbettò riaprendo gli occhi, un sorriso ebete stampato sul viso.

“A domani, allora.” Il ragazzo mise le mani in tasca, impacciato.

“Sì, a domani.” Gli diede le spalle e stordita, confusa, euforica e piena di felicità entrò nella Sala Comune.

Alistair aspettò che il ritratto della Signora Grassa si chiuse, poi un enorme sorriso comparve sul suo viso.

“Sìììììììììììììììììììì!” Esclamò allargando le braccia, roteando su se stesso, iniziando a correre per il corridoio.

“Sta zitto!” Lo rimproverarono vari quadri.

“Ops!” Sorrise imbarazzato e si grattò la nuca. “Scusate.”

Gli abitanti dei quadri lo fulminarono con lo sguardo, borbottarono qualcosa, si voltarono e ripresero a dormire.

Alistair sospirò e con un grande sorriso iniziò a camminare. Senza che se ne rese conto, rivivendo ogni singolo istante della serata passato con Hermione, arrivò all’entrata della Sala Comune Serpeverde. Disse la parola d’ordine, entrò ed iniziò a canticchiare, felice.

“Alistair.”

Spalancò gli occhi e si fermò all’improvviso, si voltò e vide suo padre seduto su uno dei divanetti.

“Dove sei stato?” Gli chiese.

“In giro.” Rispose, assumendo un’espressione seria, cercando di liberare immediatamente la mente, temendo che suo padre potesse cercare di penetrare nei suoi pensieri per scoprire la verità.

“Lo sai che dovevi rientrare almeno un’ora fa’.” Lo rimproverò, poi scosse il capo e si alzò.

“Lo so.” Disse freddamente, infastidito dal suo comportamento.

Severus lo guardò, colpito dalla sua risposta.

“Hai passato bene il tuo compleanno?”

“Sì.” Non riuscì a trattenere un sorriso, volando a quei momenti passati con la Grifondoro.

L’uomo inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa mai fosse successo di tanto speciale per farlo sorridere così. Scosse il capo, dicendosi che non era il momento di preoccuparsene.

“Come mai sei qui?” Gli chiese il figlio, sopprimendo uno sbadiglio.

Severus chiuse gli occhi, passò una mano tra i capelli, li riaprì e lo guardò intensamente.

“Dobbiamo parlare.”

 

 

 

 

 

*Pluffanuoto: la nostra pallanuoto :D Mi sembra uno sport perfetto per uno come Eric.

**Trevor’s Secret: potrebbe essere il nostro Adios Mother Fucker, però ancora più alcolico e forte xD

***La canzone che Eric sta cantando si intitola “Hot” ed è di Kid Rock

****Save Sex On The Lake: il nostro caro e babbano Sex On The Beach analcolico (anche se preferisco quello alcolico io u.u ). Ho pensato di adattare i nomi e dato che c’è il lago a Hogwarts….tadààààà! Ecco il Sex On The Lake xD

*****Alleypolitan: il Cosmopolitan :D

******Il titolo della canzone è “Johnny B. Goode” e fa parte della colonna sonora di Ritorno al futuro :D

*******Inutile dirlo, il titolo è “I gotta feeling” e la cantano i BEP *_*

********Adios Mother Wizard: il nostro Adios Mother Fucker

 

 

 

 

 

Ok, odiatemi pure per non averli fatti baciare :D E per il finale bastardo u.u  Come avrete capito, mi piace fare le cose con calma (almeno con sti due) e fare finali che lascino col fiato sospeso u.u 

 

A questo punto passo ai ringraziamenti. Per prima cosa vorrei ringraziare la mia migliore amica (che legge sempre in ritardo ma la perdono :D Ti voglio tanto tanto bene sorellina <3 ), mia moglie (che legge sempre per prima tutto ciò che scrivo e mi fa dei commenti stupendi in msn: grazie moglie mia *.* Ti voglio bene! ) e anche la mia Clairuccia ( che poveretta sta leggendo tutto ciò che scrivo mentre io non ho ancora letto niente di suo xD Perdoname XD Giuro solennemente che leggerò u.u ).

 

E adesso rispondo ai commenti che mi avete lasciato sullo scorso capitolo :D

-          MooNRiSinG: eli *.* sono tornata! E l’ho fatto con un capitolo succulento :D E ora finalmente hai scoperto cosa succede a Halloween :D Eric è giusto un pelo stron…ma Al lo considera suo fratello e farebbe di tutto per lui! E per quanto riguarda Ginny…muahahaha! XD Per maggiori delucidazioni su quanto è successo dovrai aspettare ancora un po’ u.u

-          Symbolique: siamo tornate *.* I Serpeverde sono giusto un poco pervertiti, si XD E Halloween l’hai avuto <3

-          JuliaSnape: eh lo so che adori Alistair…ma mi spiace è solo di Hermione u.u grazie ancora per i complimenti :D

-          Malandrina94: awwwwwwwwwwww *.* Grazie mille!!! Spero che con questo capitolo la tua curiosità sia aumentata ancora *.* Sono contenta che ti piaccia Alistair! Mi fa veramente piacere che un personaggio inventato da me abbia così tanto successo <3 E sono ancora più contenta che ti piaccia il mio Severus! Ancora grazie mille <3

-          Nami_San: waaaaaa, grazie mille *.* Sono davvero contenta che ti piacciano Eric e Al *.* Effettivamente Al è bello da togliere il fiato XD Per quanto riguarda il suo passato da sciupa femmine…Hermione non sa molto di lui e non sa del suo passato da dongiovanni. Il fatto è che per quanto si sia divertito, la maggior parte delle sue “vittime” non ha mai detto niente perché erano fidanzate, si vergognavano di essere usate e ingannate. Diciamo che non era proprio uno stinco di santo xD Ma come puoi vedere con Hermione è completamente diverso (:

-          Lauletta: ma grassieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee <3<3<3

-          Dragoon: eh si, Alistair si è finalmente deciso! Anche se come vedi da questo capitolo ogni tanto ha ancora qualche indecisione dettata dalla paura di perderla :D

-          Mia85: awww, grazie :D Il mio principale obiettivo è lasciarvi curiose :D Ed ecco il capitolo che tanto attendevi :D Spero di non averti delusa (:

-          Neptunia: eh si, Al si sta proprio rivelando per la Serpe che è :D awwwww, sono contentissima ti sia piaciuto tanto! Spero proprio che anche questo ti piaccia altrettanto! :D ah, grazie mille anche per aver recensito la mia ultima one shot, “l’uomo di Silente” <3<3<3

-          Piperina: Te l’avevo detto che Eric guadagnava punti *.* E il fattone idiota l’hai detto, è un fattone idiota u.u Claudius u.u E la sua punizione non è stata eccessiva, praticamente sono 4 anni che Alistair gli dice di non farsi canne in camera XD ad un certo punto tutti perdono la pazienza u.u Ma povera Ginny xD Il piano di Alistair ovviamente non è quello di diventare uno stalker, anche se gli riuscirebbe bene: riesce bene in tutto u.u Awww, in biblioteca sono troppo teneri *-* Ed ero sicurissima che ci avresti goduto per quella baldracca di una Corvonero u.u A me succede sempre in metropolitana xD LoL non appena mi sposto da una parte anche l’altro si sposta nella mia stessa direzione XD Visto? Alla fine sono stati un po’ da soli *.* E per l’attività fisica…mi spiace xD Niente attività fisica per loro u.u E ancora per molto molto molto tempo xD E penso che con questo capitolo tu abbia capito chi vuole portarsi a letto Ginny u.u Se leggerai questo commento vuol dire che la tua mamma non ha servito la tua testa per cena *.* a tra poco su fb, darling <3<3<3 xoxo <3

 

 

 

Vorrei anche ringraziare le 31 persone che hanno favorito questa storia, le 19 che la ricordano e le 58 (sottolineo, 58!!! ) che la ricordano. Siete tantissimi! E’ solo grazie a voi che questa storia sta continuando! Grazie infinite per il supporto che mi date <3

 

Inoltre, vorrei anche ringraziare le 24 persone che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti: non sapete quanto significhi per me!

 

Bhè, direi che questo è veramente tutto!!!! Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo :D

 

A venerdì prossimo (:

 

elyl

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Capitolo 16
*** The Order Of The Phoenix ***


Incredibile come passa veloce il tempo

Incredibile come passa veloce il tempo! Mi sembra ieri che ho iniziato a postare Father Be With Me Tonight…ed invece sono già quasi due mesi! Due mesi in cui voi tutti che mi state leggendo (sì, anche tu nuovo lettore [ti piacerebbe eh!] appena giunto) avete avuto un ruolo fondamentale: senza di voi non so se sarei arrivata fino a questo punto! Grazie per le fantastiche recensioni, per avermi preferita etc etc!

 

Uhm, ok, basta con le frasi da coma glicemico u.u

 

Torniamo a noi! Sono ancora viva, quindi nessunao di voi ha scoperto dove vivo e non è venutao ad uccidermi per non aver fatto baciare Alistair e Hermione o per il finale dello scorso capitolo :D

 

Oggi non ho idee per l’introduzione, quindi mi spiace ma vi beccate queste due misere parole XD

 

Ah, un’ultima cosa poi vi lascio alla lettura.

 

Andate ASSOLUTAMENTE a leggere tutto già che scrivere piperina *.* E’ semplicemente divina <3 Grazie di tutto, darling <3<3<3

 

Ok, dovrei avervi detto tutto!

Buona lettura a tutti!

 

 

P.S.: ultima cosa. Se non vi piacciono le ff lunghe…beh, mi sa che questa non vi piacerà xD Ho fatto una schema generale e sono previsti circa…ehm…56 capitoli xD   E fu così che i lettori smisero di leggere xD

Spero di non avervi spaventati :D

Bhè…ora vi lascio veramente!

Ri-buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Chapter XV:

The Order Of The Phoenix

 

“L'unica  cosa che realmente si sa

della natura umana è che cambia,

e il cambiamento è la sua unica qualità

su cui possiamo contare”

-          L’anima dell’uomo sotto il socialismo, Oscar Wilde –

 

La Sala Comune Serpeverde era illuminata fiocamente e sarebbe stata deserta se non fosse stato per le due figure in piedi l’una di fronte all’altra.

Alistair guardò il padre, incredulo, sbattendo le palpebre, chiedendosi come gli fosse venuto in mente di fare un’allegra chiacchierata padre e figlio a quell’ora.

“Papà, non vorrei dire, ma sono le 3 del mattino.” Gli fece notare. “Non ti sembra un po’ tardi per parlare?”

Severus inarcò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto.

“Sei appena tornato da non so dove con non so chi e soprattutto non voglio saperlo, mi sono già bastati i tuoi pochi ricordi che ho visto.” Davanti ai suoi occhi rivide il figlio con la babbana. Scosse il capo per scacciare il ricordo. “Se tu fossi tornato prima avremmo parlato prima.”

Il giovane arrossì e strofinò i capelli con una mano, imbarazzato, ma smise immediatamente quando suo padre lo fulminò con lo sguardo.

“E va bene.” Sbuffò e si lasciò cadere su un divanetto, occupandolo interamente. Prese un cuscino ed iniziò a giocarci. “Allora, di che dobbiamo parlare?” Soppresse un grosso sbadiglio, improvvisamente esausto. “Se vuoi fare la chiacchierata padre e figlio per evitare che metti incinta qualche ragazza sappi che non ce n’è bisogno.” Aggiunse con un ghigno divertito, sapendo quanto il padre fosse rimasto scioccato nello scoprire il suo passato.

“Alzati.” Gli ordinò lanciandogli un’occhiataccia, dandogli le spalle.

“Cosa?!” Esclamò incredulo. “Non vorrai mica farmi alzare?” Chiese quasi disperato.

Quando vide che suo padre non gli rispondeva ed ormai vicino all’uscita della Sala Comune, si alzò di corsa e lo raggiunse.

Severus camminava velocemente, il passo svelto e nervoso che risuonava nei sotterranei mentre alle sue spalle Alistair gli stava dietro a fatica. Aveva gli occhi che gli si chiudevano da soli, la testa annebbiata dal sonno e braccia e gambe pesanti.

“Papà, dove stiamo andando?” Chiese biascicando per la stanchezza.

Severus gli lanciò una rapida occhiata, poi tornò a guardare dritto davanti a sé. Se l’avesse guardato per più di qualche secondo con il viso addormentato e gli occhi piccoli mentre trascinava i piedi gli avrebbe urlato di andarsene, lasciare l’Inghilterra, scappare lontano e sparire. Mettere in pericolo la propria vita era un conto. Ma ora si trattava di mettere in pericolo quella di suo figlio.

“Papà?” Lo chiamò di nuovo.

“Da Silente.” Si schiarì la voce corrugando la fronte. “Stiamo andando da Silente.” Ripeté a voce più alta.

Il ragazzo si fermò di colpo e spalancò gli occhi, improvvisamente sveglio.

“Dal Preside?” Sbatté le palpebre incredulo.

“Esatto.” Annuì l’uomo. “Ed è meglio che ci sbrighiamo, inizierà a chiedersi dove siamo finiti.”

Rimase immobile, guardando il padre camminare rapido. Cosa stava succedendo? Perché suo padre e il preside volevano parlargli nel cuore della notte? Di cosa dovevano parlargli? Nella sua testa iniziarono ad affollarsi pensieri di ogni tipo.

“Alistair!” Lo richiamò il padre.

Scosse il capo e lo raggiunse di corsa. Percorsero tutto il castello e finalmente giunsero all’entrata dell’ufficio di Silente.

“Ape Frizzola.”

Non appena Piton pronunciò le due parole, i Gargoyle si aprirono, rivelando dei gradini. Subito salì sul primo.

“Ape Frizzola?” Domandò Alistair, un sopracciglio inarcato, imitando il padre.

Non appena entrambi furono sul primo gradino, questi iniziò a muoversi.

“Il preside ama i dolci.” Disse seriamente, poi si voltò verso il figlio, lo guardò e sul suo viso comparve un ghigno divertito.

Entrambi scoppiarono a ridere di cuore ed Alistair si dimenticò dov’era, per poi ricordarsene non appena le scale si fermarono e suo padre gli mise un braccio attorno alle spalle, attirandolo a sé, come se volesse fargli forza.

Severus si avvicinò alla porta, fece per bussare ma si accorse che suo figlio era rimasto fermo. Gli lanciò un’occhiata e vide che il ragazzo fissava la porta mordendosi il labbro inferiore. Sospirò, tornò da lui e gli mise una mano su una guancia e l’altra sulle spalle.

“Alistair, guardami.” Gli ordinò cercando il suo sguardo.

Il ragazzo era spaventato, tremava, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Qualcosa non andava, lo sentiva, ma non avrebbe saputo dire cosa.

“Guardami, Alistair.” Lo supplicò con una nota disperata nella voce.

Chiuse gli occhi. La felicità che provava fino a pochi attimi prima era sparita, sostituita dalla paura. Sospirò, aprì gli occhi e si decise a guardare suo padre.

“Ho…ho paura.” Ammise sussurrando.

Severus inspirò profondamente, cercando di mantenere il controllo. Doveva scacciare dalla testa l’idea di mandarlo dall’altra parte del mondo per sfuggire al suo destino.

“Alistair, andrà tutto bene.” Gli strinse la spalla. “Andrà tutto bene.” Ripeté.

In quell’istante, il suo cuore ricevette l’ennesima accoltellata. Era un bugiardo, ma non poteva dirgli la verità. Si stupiva di come cercasse di tranquillizzarlo quando era lui ad aver bisogno di rassicurazioni.

Alistair abbozzò un timido sorriso ed annuì.

Senza che se ne rendesse conto, suo padre lo attirò a sé e lo abbracciò stretto. Spalancò gli occhi, incredulo, poi li strizzò e ricambiò l’abbraccio.

Severus si liberò dalla stretta, continuando a tenere una mano sulla spalla del figlio, lo sguardo rivolto da un’altra parte per non fare vedere gli occhi lucidi al figlio. Si schiarì la voce, si allontanò dal figlio e si avvicinò alla porta.

“Sei pronto?” Domandò.

Alistair fece un profondo respiro, chiedendosi se lo era.

“Sì.” Rispose con coraggio.

L’uomo annuì, bussò e pochi istanti dopo si sentì la voce di Silente che li incitava ad entrare.

Entrarono nell’ufficio e trovarono l’anziano mago in piedi dietro la scrivania, le braccia allargate come se volesse abbracciarli entrambi e un sorriso caloroso in viso.

“Alistair! Severus!” Li salutò.

“Preside.” Lo salutò compostamente il giovane.

Severus lanciò un’occhiata gelida all’anziano, poi andò alla finestra.

“Siediti, Alistair, siediti.” Silente evocò una poltrona e la indicò al ragazzo. “Allora, innanzitutto buon compleanno! Sono 17, giusto?” Aggiunse una volta che si fu seduto.

Alistair sbattè le palpebre incredulo: voleva parlare con lui, nel cuore della notte, solo per fargli gli auguri di compleanno? O era pazzo o era un maledetto genio. Si voltò verso il padre, che gli annuì, poi tornò a guardare il preside.

“Sì, signore.” Rispose esitante.

“E che cosa ti hanno regalato?” Intrecciò le dita delle mani e lo guardò con i suoi penetranti occhi azzurri.

Severus si coprì gli occhi con una mano e scosse il capo, esasperato. A che gioco stava giocando? Perché non gli diceva quello che doveva? Si divertiva a prolungare quell’agonia?

“Papà mi ha regalato un libro sulla quarta rivoluzione delle streghe di Vignate, Eric…ehm…ecco…” Iniziò a balbettare. Come poteva dire al preside che il suo migliore amico gli aveva regalato una scatola di preservativi magici che cambiavano colore a seconda dell’umore e aumentavano il piacere?

Silente scoppiò a ridere.

“Scommetto che è qualcosa che non si può dire!” Esclamò divertito.

“Non proprio.” Sorrise imbarazzato e si grattò la nuca. “Mi ha anche regalato due polsiere che desideravo da tempo, però.” Aggiunse, ricordandosi dei due bracciali in pelle che gli aveva lanciato subito dopo che aveva scartato la confezione di preservativi.

“E’ stato un buon compleanno?”

Il ragazzo non poté fare a meno di sorridere, le paure del momento sostituite dai ricordi della serata passata con Hermione.

“Il più bel compleanno della mia vita.” Si lasciò sfuggire un sospiro emozionato.

Severus lo guardò interrogativamente, Silente guardò il ragazzo e spostò lo sguardo sul padre, poi tornò dal suo interlocutore.

“Sono contento di sentirtelo dire!” Sistemò gli occhiali sul naso lungo e ricurvo. “E la scuola come va?”

“Bene, signore.” Rispose educatamente. “Scusi, ma cosa mi deve dire?” Aggiunse in fretta, prima che gli venisse in mente qualche altra domanda strampalata.

Silente sorrise, orgoglioso. Alistair somigliava a Severus più di quanto loro stessi pensassero.

“Ottima domanda, ragazzo, ottima domanda.” Picchiettò la punta dell’indice contro il mento.

“Silente…” Intervenne Severus, come ad incitarlo a sbrigarsi.

“Con calma, Severus, con calma.”

L’uomo roteò gli occhi al cielo e sbuffò.

“Come sai, Voldemort è tornato.”

Sia Alistair che Severus serrarono la mascella al sentir pronunciare il nome.

“Il Ministero della Magia sta facendo di tutto per nascondere questa cosa.”

“L’ho notato.” Commentò Alistair, ricordando come la Gazzetta del Profeta aveva iniziato ad insultare Potter e il preside.

“Ciò che il Ministero non sa, o meglio, ignora e continua ad ignorare, è che esiste un’organizzazione che sta lottando contro Voldemort.”

“Un’organizzazione che sta lottando contro il Signore Oscuro?” Ripeté Alistair, interessato.

“Esatto.” Annuì. “Quest’organizzazione si chiama < L’Ordine della Fenice >. Voldemort e i suoi Mangiamorte sanno della sua esistenza, poiché l’ho creata quando salì al potere per la prima volta.”

“Lei è a capo di un’organizzazione segreta?” Si sporse in avanti, eccitato. Come aveva fatto a non pensarci? Se il Signore Oscuro aveva i Mangiamorte come poteva Silente non avere un manipolo di persone pronte a combattere al suo fianco? Che stupido!

“Si.”

“Lascia parlare il preside!” Intervenne Severus, bloccando l’ennesima domanda di Alistair.

“Ma…” Protestò voltandosi verso il padre, la bocca aperta a formare una grande O.

“Niente ma. Lascialo parlare.”

Silente sorrise divertito da quello scambio di battute.

“Il compito dell’Ordine è di impedire a Voldemort di reclutare altri Mangiamorte e, in questo caso, diffondere la notizia del suo ritorno.” Continuò.

“Cosa che il Ministero sta rendendo sempre più difficile.” Borbottò Alistair.

“Esattamente. Inoltre facciamo di tutto per impedire che i piani di Voldemort si compiano.” Concluse. “Hai qualche domanda?”

“Ti prego, non dirmi che gli hai fatto quella domanda.” Sussurrò Severus portandosi una mano alla fronte quasi disperato: era la fine, suo figlio li avrebbe tenuti in quell’ufficio tutta la notte.

“Perché?” Chiese l’anziano mago sollevando un sopracciglio, curioso.

“Perché dice che quando inizio a fare domande poi non mi fermo più.” Rispose Alistair al posto del padre, fingendosi quasi offeso.

“Bhè, ragazzo, fai pure tutte le domande che vuoi: la curiosità è un’ottima cosa, se questa ti spinge ad apprendere sempre cose nuove.” Sorrise calorosamente. “Sono qui apposta! Desideri qualcosa da bere, prima di sommergermi con tutte le tue domande?”

“Sì, grazie.” Fece un largo sorriso: in effetti non beveva da parecchie ore.

Silente si alzò portandosi una mano alla schiena, emettendo un lamento.

“Ah, non ho più 50 anni!” Scherzò.

Severus gli lanciò un’occhiataccia mentre Alistair sorrideva divertito.

“Cosa desideri?” Domandò l’anziano dandogli le spalle mentre prendeva tre bicchieri da un piccolo armadietto.

“Dagli della semplice acqua. O del thè ghiacciato.” Rispose rapido Severus, anticipando le parole del figlio.

“Severus!” Esclamò indignato il preside. “Lascia parlare questo povero ragazzo!”

Severus inspirò profondamente, le narici dilatate.

“Del thè ghiacciato è perfetto, signore.”

“Ragazzo, sei maggiorenne.” Versò del Wishkey Incendiario in tre bicchieri. “Direi che bisogna festeggiare.” Gli fece l’occhiolino e con un colpo di bacchetta gli passò il bicchiere.

“Non berlo tutto.” Lo ammonì suo padre.

“Come se non ne avessi mai bevuto.” Borbottò il giovane, portandosi il bicchiere alle labbra.

“Cosa?”

“Lascialo un po’ in pace, Severus!” Passò il bicchiere al pozionista e si scambiarono un’occhiata eloquente. “Lasciagli godere questi momenti.” Aggiunse in un sussurro, facendosi sentire solo dall’uomo. “Non gliene restano molti.”

Severus si voltò leggermente e con la coda dell’occhio vide il figlio bere il liquore tutto in un sorso. Gli fu impossibile trattenere un sorriso.

“Stai tranquillo.” Gli strizzò l’occhio, poi si allontanò velocemente e tornò a sedersi. “Per favore, il bicchiere sul sottobicchiere.” Diede un colpo di bacchetta ed apparirono due sottobicchieri. “Sai, è una scrivania antica del 600, non vorrei si rovinasse.”

Gli occhi di Alistair si illuminarono.

“Davvero è del 1600?” Domandò incantato, ammirando la scrivania.

“No! E’ del 600!” Rispose, accarezzandola come se fosse un cucciolo.

Severus si portò alle labbra il bicchiere e sorseggiò il liquido ambrato, osservando intensamente suo figlio. Era così felice per le notizie che stava ricevendo, così eccitato! E nonostante tutto bastava una scrivania antica per distrarlo. La somiglianza con Lily era impressionante. Entrambi erano gentili, dolci, tranquilli, con un carattere forte, decisi. Si stupiva tutte le volte che qualcuno gli diceva che Alistair era uguale a lui. Fisicamente, forse, anche se aveva da ridire anche a questo proposito. Non si poteva certo dire che lui, Severus Piton, fosse un adone! Alistair era stata la perfetta unione sua e di Lily: aveva la bellezza, l’eleganza e la dolcezza dei lineamenti di sua madre, ma aveva i suoi stessi tratti. Ogni volta Albus gli ricordava quanto fossero simili e, nonostante sperasse per suo figlio che fosse una bugia, il suo cuore si riempiva d’orgoglio.

Alistair si voltò verso di lui e lo guardò con un sorriso radioso.

“Papà, è una scrivania del 600!” Esclamò emozionato.

“Lo so.” Annuì.

Bevve un altro piccolo sorso, si avvicinò alla scrivania e posò appositamente il bicchiere sul legno con fare di sfida, guardando negli occhi Silente che annuì impercettibilmente.

Il giovane subito afferrò il bicchiere, lo appoggiò su un sottobicchiere ed iniziò a pulire con la manica della giacca un’invisibile e minuscola goccia.

“Papà, è una scrivania del 600!” Lo rimproverò.

“Alistair.” Lo chiamò Silente.

“No, scusi signor preside, ma non posso lasciare che si macchi!” Continuava a sfregare.

“Alistair.” Lo chiamò di nuovo con tono serio.

Lentamente smise di pulire, continuando a guardarsi la manica.

“E’ ora che tu mi faccia quelle domande.”

Il ragazzo sospirò, si sedette compostamente sulla poltrona, le mani sulle ginocchia e corrugò la fronte mentre suo padre tornava alla finestra.

“Sta già controllando il Ministero?”

“Domanda interessante. Posso chiederti come mai l’hai posta per prima?” Intrecciò le dita delle mani.

“Per quale altro motivo il Ministero dovrebbe nascondere il suo ritorno, altrimenti?”

“Vigliaccheria. Paura. Non vogliono rivivere l’incubo di quegli anni.” Rispose. “Cornelius non vuole ammettere che Voldemort è tornato perché ha paura. Hanno tutti paura.”

“Ma così non fanno altro che avvantaggiarlo!” Esclamò guardando il preside.

“Ed è su questo che punta Voldemort!”

“Fa parte dei suoi piani, quindi?”

L’anziano mago annuì.

“Ha altri piani?”

Severus iniziò a trattenere il respiro, pregando Silente di chiudere quella sua maledetta bocca e non dire altro.

“Esatto.” Fece una lunga pausa. “Piani che riguardano Harry Potter.” Fece un’altra lunga pausa. “Harry Potter e una Profezia che fu pronunciata anni addietro.”

“NO!” Urlò Severus, voltandosi verso i due.

L’uomo respirava velocemente, a fatica, aveva il viso pallido, gli occhi pieni di terrore, ma soprattutto di rabbia e odio per se stesso. Non voleva più sentire quella storia, non voleva più sentire la parola Profezia. Non voleva rivivere quei momenti. Li riviveva abbastanza nei suoi incubi.

“No.” Ripetè, allungando una mano verso Silente. “No.”

“Severus, ha tutti i diritti di sapere.” Gli ricordò il grande mago.

L’uomo chiuse gli occhi, tornando alla Testa di Porco quindici anni prima; li riaprì, lucidi, ed annuì.

“Quindici anni fa è stata pronunciata una Profezia che riguardava Lord Voldemort e un bambino nato all’estinguersi del settimo mese, nato da chi lo aveva sconfitto già tre volte. Lord Voldemort designò Harry come suo pari quando cercò di ucciderlo.”

“Quindi…” Aggrottò la fronte. “Il Signore Oscuro…ha…ha ucciso i Potter… per una Profezia?!” Chiese incredulo, come se non potesse credere ad un fatto del genere.

“Esatto.” Annuì. “La Profezia diceva anche che questo bambino avrebbe avuto un potere a lui sconosciuto, l’avrebbe designato come suo eguale e…”

“Non dire altro.” Lo interruppe rabbioso Severus. “Non…non finire. Non ancora. Non è ancora il momento.” Aggiunse facendo profondi respiri. “Non l’ultima parte.”

Silente guardò interrogativamente l’uomo.

“Lasciagli…lasciagli ancora del tempo.”

Alistair si voltò lentamente verso il padre, stupito. Aveva detto quell’ultima frase come una preghiera, come se stesse supplicando Silente.

“Ti prego, Albus.” Lo supplicò disperato.

Silente annuì impercettibilmente ed Alistair vide suo padre sillabare la parola < grazie >.

“Tuo padre ha ragione, Alistair. Questa Profezia non riguarda te, hai già abbastanza informazioni su questo argomento, informazioni che il diretto interessato ignora.” Disse Silente, facendogli capire che il discorso era chiuso.

Alistair abbassò lo sguardo. Potter aveva perso i genitori a causa di una stupida Profezia. Il suo destino era stato segnato da una persona che molto probabilmente neanche lo conosceva. Aveva perso suo padre e sua madre.

“Non è giusto.” Sussurrò, stringendo i pugni, odiando sempre di più il Signore Oscuro.

“Che cosa, Alistair?” Chiese interessato il preside.

“Che Potter abbia perso i genitori! Per una stupida profezia! E poi come ha fatto a scoprirla? E’ stata detta a lui?”

“No.” Rispose secco, lanciando una rapida occhiata a Severus senza farsi vedere da Alistair. “Ascoltai io la Profezia, ma non fui l’unico. Quando venne individuato l’ascoltatore indesiderato venne subito allontanato.”

“E non potevate fermarlo prima che arrivasse da Lui?” Strinse i braccioli della poltrona.

Severus si era fatto la stessa domanda centinaia di volte. Perché non l’avevano ucciso? Perché non l’avevano imprigionato? Perché non gli avevano impedito di scappare? Perché Silente credeva nella bontà delle persone e aveva voluto credere in lui.

“No.”

“E ucciderlo?” Ormai Alistair era seduto sul bordo della sedia.

Severus si avvicinò all’armadietto, prese la bottiglia di Whiskey Incendiario e se ne versò un bicchiere.

“Ed abbassarmi così allo stesso livello di Lord Voldermot?” Sollevò un sopracciglio.

“Ma sapeva che qualcuno sarebbe morto!” Ribattè.

“Sì, lo ammetto. Pensavo che sarei riuscito a mettere in salvo la famiglia Potter, ma fallii. Fallimmo tutti quanti perché ci fidammo della persona sbagliata.”

Il pozionista si bagnò le labbra con il Whiskey.

“Chi rivelò queste informazioni?” Domandò con serietà il giovane.

“La Profezia o il nascondiglio dei Potter?”

“Entrambe.” Guardò il Preside, provando odio per colui che aveva rovinato la vita a Potter.

Severus bevve un sorso, stringendo il bicchiere.

“Non sono informazioni che ti riguardano, non per il momento.” Disse Silente dopo una lunga pausa.

Finalmente Severus poté riprendere a respirare.

“Quindi…” Alistair spalancò gli occhi. “Aspetti, ha detto che non ha sentito tutta la Profezia, giusto?”

“Esattamente.” Annuì.

“Quindi adesso vuole sapere precisamente cosa fu detto.” Concluse il giovane.

“Hai un’ottima logica, ragazzo.” Sorrise orgoglioso ed entusiasta.

“Come avete fatto a scoprirlo? Voglio dire, qualcuno dovrà pure essere una spia! Qualcuno che abbia contatti con i Mangiamorte e con il Signore Oscuro! Qualcuno che passi molto tempo con loro! Qualcuno che non desterebbe alcun sosp…”

Alistair smise di parlare, la bocca semiaperta. Doveva esserci una spia, qualcuno che fosse in buoni rapporti con le famiglie di Purosangue, di cui nessuno avrebbe mai dubitato lealtà. Abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e strinse i braccioli della poltrona, mentre una strana idea iniziava a farsi strada tra i suoi pensieri.

Severus guardò il figlio, chiedendosi se avesse capito.

Com’era possibile? Come aveva potuto nasconderlo? Lanciò di sottecchi un’occhiata a suo padre. Aveva sentito spesso Draco parlare di come i loro padri fossero amici di vecchia data, come Lucius era stato un fedele servitore del Signore Oscuro. Tutti i Natali insieme ai Malfoy e agli Heartmann, le volte che i loro padri si chiudevano in una stanza a discutere.

“Alistair?” Lo chiamò suo padre, iniziando a preoccuparsi.

Il ragazzo non rispose, così lanciò un’occhiata a Silente, che con un gesto del capo gli fece capire di lasciarlo fare.

Alistair lentamente si alzò e gli si avvicinò.

“Alistair?” Trattenne il respiro.

Non aveva mai indossato abiti che lasciassero le braccia scoperte. Come se fosse in uno stato di trance, prese la mano del padre tra le proprie.

Severus ebbe la conferma che suo figlio aveva capito. L’aveva scoperto. Sapeva che era un Mangiamorte.

“Alistair…” Sussurrò, lottando contro se stesso per non ritirare il braccio.

Gli fece voltare la mano con il palmo rivolto verso l’altro e, dopo un profondo respiro, con una lentezza esasperante, iniziò ad arrotolare la manica dell’abito.

< Fa’ che non ci sia niente, fa’ che non sia niente > continuava a ripetere tra sé e sé, ad occhi chiusi. Quando non riuscì più ad arrotolare la manica si decise ad aprire gli occhi e guardare l’avambraccio sinistro del padre.

Là, sull’avambraccio sinistro, inciso nella pelle, ben evidente, c’era il Marchio Nero. Guardò subito il padre.

“Sei un Mangiamorte.” Non era una domanda, era un’affermazione.

Severus annuì.

“Tu sei la spia. Stai facendo il doppio gioco.” Sussurrò accarezzando il braccio del padre.

“Esatto, Alistair.” S’intromise Silente.

Il ragazzo si voltò verso il preside.

“Tuo padre è una spia al mio servizio, mi riferisce i piani di Voldemort e dei suoi Mangiamorte…”

“Sei diventato Mangiamorte per lui?” Chiese di getto, interrompendo Silente.

“No.” Rispose Severus.

Alistair lo guardò incredulo. Sbatté le palpebre, lasciò andare il braccio del padre e si allontanò da lui.

“Sei…sei diventato Mangiamorte per tua volontà?” Domandò schifato.

“Sì.” Rispose con ira l’uomo, nascondendo il tatuaggio che ogni giorno gli ricordava ciò che era stato e ciò che aveva perso.

“Perché?” Sussurrò, spaventato. “Perché?” Urlò con rabbia.

“Tutti commettiamo degli sbagli, Alistair.” Rispose Silente per l’uomo.

“No! Voglio sentirlo dire da lui!” Scosse il capo e guardò il padre. “Perché sei diventato un Mangiamorte?”

“Perché sono stato uno stupido! Ho seguito un folle, accecato dalla stupidità e dall’odio. Mi interessava la Magia Oscura, volevo il potere. Ho seguito l’esempio di quelle che all’epoca erano le persone più importanti per me, i miei compagni di Casa.” Finì di sistemare la manica. “Sono stato uno stupido.”

“Alistair, il ruolo di tuo padre è fondamentale per l’Ordine. E’ grazie a lui se abbiamo così tante informazioni.” Disse Silente.

“Come fa’ a sapere che non stia lavorando per il Signore Oscuro?” Domandò senza rendersene conto Alistair. Come aveva potuto fare una domanda del genere? Da dove gli erano uscite quelle parole?

“Alistair…” Severus guardò addolorato il figlio.

“Tuo padre…” Iniziò Silente.

“No! Non mi interessa, non voglio saperlo!” Gridò, allontanandosi, la vista offuscata dalle lacrime.

“Guardami, Alistair!” Esclamò Severus, correndo da lui. Gli mise entrambe le mani sul volto e lo costrinse a guardarlo negli occhi. “Guardami!” Suo figlio chiuse gli occhi, per non guardarlo. “Tu sei tutto per me. Sei la mia vita, la dimostrazione che posso ancora salvare la mia anima, perché è solo grazie a te e a tua madre se ho abbandonato i Mangiamorte e mi sono unito all’Ordine. Tu sei tutto per me.” Fece una pausa e vide le lacrime negli occhi di suo figlio, stesse lacrime che era sicuro si trovassero nei suoi. “Il giorno in cui sei nato mi sono ripromesso che nessuno ti avrebbe fatto del male, a costo di morire.” Fece una pausa. “Per questo motivo adesso devo continuare questa recita. Lo capisci?”

Alistair tirò su col naso.

“Devo farlo per l’Ordine, per redimere la mia anima. Ma soprattutto l’ho fatto per te, per darti un mondo migliore in cui vivere.” Deglutì a fatica. “Mi spiace non averti detto che ero un Mangiamorte, ma non potevo, davvero.” Abbozzò un triste sorriso a mo’ di scusa. “Sei tutto ciò che ho.”

Finalmente, Alistair guardò il padre, il labbro inferiore che tremava. Era tornato bambino. Aveva di nuovo quattro anni, si era svegliato nel cuore della notte a causa di un incubo e piangeva disperato.

Severus lo attirò a sé e lo abbracciò stretto, nascondendo il viso.

“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.” Continuò a sussurrare.

Lentamente, i singhiozzi del ragazzo cessarono.

“Va meglio?” Gli chiese con un sorriso triste, guardandolo in viso.

Il ragazzo tirò su col naso ed annuì.

“S-scusi.” Borbottò imbarazzato al preside.

“Non preoccuparti, ragazzo.” Sorrise con affetto. “Non è successo niente.”

Sorrise riconoscente all’anziano, poi si voltò verso il padre, rendendosi conto di essere stato crudele nei suoi confronti.

“Mi dispiace papà. Non volevo dire quelle cose.” Sussurrò.

“E’ tutto a posto.” Gli diede una pacca sulla spalla.

“Quindi…quindi tu sei una spia?”

“Esatto.” Rispose annuendo, riassumendo il suo solito contegno.

“Il lavoro che svolge tuo padre è molto importante, Alistair, forse il più importante.” Disse Silente, dando un colpo di bacchetta. La bottiglia di Whiskey si mosse, versò del liquido nel bicchiere e tornò al suo posto. “Per questo motivo devo chiederti di non dire niente ai tuoi compagni di Casa. Gli altri Mangiamorte credono che ci stia spiando, ma non è comunque saggio parlarne. Non parlare con nessuno: dell’Ordine, del ruolo di tuo padre, della Profezia. Con nessuno. Nemmeno con Harry Potter o Hermione Granger.”

“E perché mai dovrebbe parlarne con loro?” Domandò Severus con un sopracciglio inarcato.

“Sono i primi due nomi che mi sono venuti in mente.” Fece un gesto per minimizzare le sue parole.

Guardò stranito Silente: cosa c’entrava la Granger? Scosse il capo, chiedendosi se per caso la vecchiaia lo stesse facendo impazzire.

“Sì, signore. Non ne parlerò con nessuno.” Annuì Alistair, riportando suo padre alla realtà.

“Nemmeno con Eric Heartmann.” Ribadì. “Soprattutto con lui.”

“Nemmeno. Ha la mia parola.” Promise con serietà.

“Bene.” L’anziano sorrise calorosamente. “Hai qualche altra domanda?”

“Si.” Annuì.

“Torna pure a sederti.” Gli indicò la poltrona. “Inutile stare scomodi.”

“Chi altro fa parte dell’Ordine?” Domandò, sedendosi.

“Alastor Moody, Rubeus Hagrid, Minerva McGranitt, Remus Lupin, Madame Maxime, Arthur, Molly, Bill e Charlie Weasley, Sirius Black. Questi sono solo alcuni. Ho dimenticato qualcuno che il ragazzo conosce, Severus?”

“No.” Rispose secco. Un sorriso gli si dipinse sulle labbra: sapere che Black era chiuso in un posto che odiava era una soddisfazione.

“Scusi, ha detto Sirius Black?” Chiese incredulo.

“Si.”

“Ma…”

“Fu incastrato.” Lo interruppe immediatamente Silente. “Sirius Black è sempre stato fedele all’Ordine. Quel ragazzo ha un ribrezzo per tutto ciò che è Oscuro.”

Severus fece una smorfia.

“Quindi fanno tutti parte dell’Ordine da prima che il Signore Oscuro fosse sconfitto da Potter?” Corrugò la fronte.

“Si.”

Calò il silenzio. Severus osservava intensamente il figlio, chiedendosi a cosa stesse pensando, mentre Silente si arrotolava la punta della lunga barba attorno ad un dito.

“Mamma faceva parte dell’Ordine?” Domandò improvvisamente il giovane Piton fissando la scrivania.

Il preside guardò Severus con un sorriso e questi gli restituì un’occhiata della serie < non osare dirglielo >. Sorrise e guardò il ragazzo.

“Sì. Tua madre faceva parte dell’Ordine.” Annuì. “Ed è grazie a lei se tuo padre ora è qui con noi.” Fece l’occhiolino al pozionista.

Severus inspirò profondamente, le narici dilatate, lanciando fulmini con lo sguardo.

Alistair guardò il preside con un sorriso emozionato.

“Mamma faceva parte dell’Ordine.” Ripeté felice. “Mamma faceva parte dell’Ordine.” Sollevò il viso e guardò emozionato suo padre. “Papà, mamma faceva…faceva…” Non riuscì a finire la frase a causa di un grosso sbadiglio. Improvvisamente sentì tutta la stanchezza addosso.

Silente lanciò un’occhiata fuori dalla finestra e vide che il cielo iniziava a schiarirsi.

“Per tutti i Gargoyle, ma che ore sono?” Esclamò corrugando la fronte. Estrasse un orologio a cipolla dal taschino della sua veste, lo aprì e controllò l’ora. “Già le sei e mezza del mattino? Però! Ecco perché iniziavo a sentirmi un po’ stanco.”

Alistair sbadigliò sonoramente e Severus si lasciò sfuggire un sorriso.

“Bene, direi che è ora di congedarci!” Posò entrambe le mani sulla scrivania, fece forza e si alzò.

Il giovane lo guardò stordito, poi si accorse che era in piedi e lo imitò.

“Allora, Alistair, alla prossima.” Sorrise. “E mi raccomando, non una parola di quello che hai scoperto stasera. E’ molto importante che l’Ordine della Fenice rimanga nell’ombra.” Gli tese la mano.

“Non ne parlerò con nessuno, glielo prometto.” Afferrò la mano del preside e gliela strinse.

“Perfetto! Allora al prossimo incontro!” Gli lasciò andare la mano.

Severus si avvicinò al figlio, gli mise una mano sulla spalla ed insieme si avvicinarono alla porta.

“Ah, Severus.” Lo chiamò.

L’uomo si voltò e vide il Preside estrarre i suoi pensieri con la bacchetta, indirizzandoli nel suo Pensatoio.

“Sì?”

“Qualsiasi cosa dovesse succedere…”

“Gliela riferirò immediatamente.” Concluse per lui.

Annuì, fece un cenno all’anziano ed insieme al figlio lasciò l’ufficio del preside. Camminarono in silenzio per tutto il tempo, immersi nei propri pensieri, fino a quando raggiunsero l’entrata della Sala Comune di Serpeverde.

“Papà?” Lo chiamò Alistair.

“Dimmi.” Lo guardò interrogativo.

“Non mi parlerai mai di lei, vero? Di mamma, voglio dire.” Si mordicchiava il labbro inferiore, guardandolo negli occhi.

“Non ora, Alistair, non ora.” Sospirò, rabbuiandosi. “Ti dirò tutto, ma non è ancora arrivato il momento.” < Per fortuna > aggiunse tra sé e sé.

“E quando arriverà?” Chiese facendo un passo verso di lui.

“Presto, temo.” Rispose sempre più enigmatico. Sorrise per alleggerire l’atmosfera e gli diede una pacca sulla spalla. “Buona notte, Alistair.”

“Notte, pa’” Lo salutò, mentre si allontanava di corsa verso la propria stanza.

Alistair sospirò, sbadigliò, entrò nella Sala Comune ed entrò nella propria camera. Nei loro letti, i suoi compagni dormivano beati, ignari della sua assenza. Scostò le lenzuola, si sedette sul bordo del letto, tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte, troppo assonnato persino per togliersi i vestiti ed indossare il pigiama.

“Presto saprò tutto di te, mamma. Presto.” Sussurrò, abbracciando il cuscino.

Con questo pensiero, si addormentò.

 

 

 

 

Un altro capitolo è giunto alla fine! Questa volta ho fatto la brava dai, non vi lascio col fiato sospeso :P Ma non fateci l’abitudine * muahahahah *

 

Innanzitutto voglio ringraziare le 36 persone, le 20 e le 62 che hanno inserito Father Be With Me Tonight tra le storie preferite, ricordate e seguite: grazie!!! Siete tantissimi! <3<3<3

Inoltre, ci tengo a ringraziare anche le 30 (non ci credo ancora, siete tantissimi!) persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti!

 

Eeeeeeeeeeeeeeeeeeed ora passo a rispondere ai vostri commenti allo scorso capitolo u.u

-          Ginny13: aaaaaaaah! Il travestimento di Alistair *.* Adoro come si è vestito! Hermione invece indossava il vestito di Mina, protagonista del film “Dracula” con Gary Oldman :P Awwwwww, grazie per i complimenti! Per il maledetto bacio….muahahahahah! Porta pazienza xD Tanta! Per quanto riguarda Eric…mi spiace, ma ha un cuore di ghiaccio xD Se si sposerà lo farà solo per convenienza. Con una Purosangue, solo per poter portare avanti la purezza del sangue u.u

-          Nami_san: sì, sono molto cattiva u.u Non per altro sono una Serpeverde u.u La suspance per il discorso di Severus direi che ormai, con questo capitolo, è svanito :D Per Eric e Ginny…eh devi aspettare il prossimo per scoprire cos’è successo quella notte! Oh, tranquilla, di idee, come hai detto, ne ho già tante :D forse anche troppe xD Per quanto riguarda la tua ultima domanda…lo scoprirai u.u fra tanto. Ma tanto tanto XD Ah, giusto! Eric non somiglia all’attore che hai detto tu! E’ una versione di Leonardo DiCaprio molto giovane, della serie Titanic…però con un’espressione più bastarda e maliziosa xD

-          JuliaSnape: son contenta che ti sia piaciuto il loro appuntamento :D grazie mille per tutti i complimenti <3

-          Lauletta: eh, come ti capisco *.* Come si fa a non innamorarsi di Eric? E’ praticamente impossibile! Cioè, è impossibile per tutte quelle che adorano il genere “bello, bastardo dentro fuori e tutt’intorno” xD E ha anche una gran bella testa, se vuole una cosa la ottiene, no matter what (non mi viene in italiano xD ) Fatto apposta il finale u.u Mi sembra il minimo per la fine di un capitolo u.u Oh beh, io già sui divanetti gli sarei saltata addosso xD

-          Symbolique: ho aggiornato si * o * Fai conto che Alistair e Hermione sono i primi personaggi su cui scrivo che non sono ancora fidanzati xD In tutte le mie altre storie i protagonisti stavano già insieme, oppure si mettevano insieme in modo molto rapido xD Per i nomi dei drink….mi sembrava giusto adattarli u.u :P Ah e per i disegni…non smetterò mai di ringraziarti *_* Sono bellissimi <3 Grazie mille per tutto <3

-          Piperina: ah questa cosa dura, prestante e lunga che mi ha dato tanto piacere e mi ha soddisfatta *.* Prima cosa: GRAZIE *.* Per tutto, di tutto <3 Se sto migliorando è grazie alle tue “critiche” e ai tuoi consigli! Ho adottato anche io il tuo metodo di aggiornare una volta a settimana e portarmi avanti, così sono sempre organizzata e pronta <3 Effettivamente Hermione è molto impacciata, solo che in questa mia ff lei è proprio alle prime armi xD Vero, è stata con Viktor…ma a parte qualche casto bacio non è mai successo niente! E ciò che provava per lui non si avvicina neanche lontanamente a ciò che prova per Alistair <3 Tutta un’altra cosa <3 E sì, i due stanno facendo passi da gigante *_*   Alistair ha tante qualità, è bravo e tutto…ma non sa proprio cantare LoL E non hai idea di come lo invidio io T.T Però devi ammettere che Alistair vestito da donna sarebbe da vedere LoL Sarebbe bello quanto il padre! Rido ogni volta che penso a Severus vestito da donna LoL ok, basta xD uahahah! La battuta del calzino LoL La adoro anche io *.* Anche io l’adoro *.* Non so neanche come ha fatto a venirmi in mente xD E pensare che quel film l’ho visto una volta sola quando ero piccina .-. Ah, Eric *.* Adoro lui e il suo cervello bastardo! Adora inventarsi nuovi epiteti per insultare, soprattutto se servono per insultare Harry e Ron u.u Ah, il titolo l’avevo sbagliato, si chiamata “So Hot” ma la frase è giusta u.u L’adoro anche io *.* E mi sembrava perfetta per Eric u.u Che gran bastardo sto ragazzo! Ha una testa spaventosa, riesce ad ideare un piano per conquistare chiunque! Harry è solo un po’ triste dai, però almeno affida l’amica a Piton Jr *.* ahahaha! Per Ron ubriaco ho preso spunto da mie esperienze personali LoL e infine…la coppietta: finalmente si è deciso, si *.* Non la vuole perdere, quindi ha deciso di aspettare. Perché quelle voci sulla sua mamma? Perché nessuno sa chi sia. NESSUNO. Indi per cui la gente parla. Ed essendo Serpeverde e figlio di Piton Grifondoro, Tassorosso e Corvonero si sono sbizzarriti T.T Cattivi T.T Bene, spero che questa risposta lunga, dura e prestante ti dia molto piacere e ti soddisfi *-* muahahahah <3 Grazie ancora, Darling. Di tutto <3 xoxo <3

-          Neptunia: awwww, me tanto felice!!! Per il bacio … mi spiace u.u No, non è vero l’ho fatto apposta muahahaha E un bacetto l’hanno avuto, dai! Anche più di uno u.u spero che questo capitolo non ti abbia delusa :D

-          Alida: grazie *.* Finalmente il confronto Alistair-Severus l’hai avuto! O almeno…parte del confronto. Perché non tutto ciò che doveva essere rivelato è stato rivelato :P sono tanto tanto tanto contenta che ti sia piaciuto il capitolo e che tu sia soddisfatta di ciò che è successo <3 spero ti abbia soddisfatta anche questo ^^

-          Emrys: oddio tu mi lusinghi *.* Perfetto *.* Grazie mille, veramente! Capolavoro *.* Praticamente sono morta dalla felicità quando l’ho letto <3 Grazie mille! Sì, lo so, l’ho detto mille volte il “grazie mille” xD

-          Melty: grazie infinite <3 effettivamente Ron ha fatto un po’ una figuraccia, si xD Per quanto riguarda i disegni…vanno benissimo fatti a mano! *.*

-          Mia85: geniale? Io? Davvero? O.O *.* Grazie *_* Veramente, grazie mille! Sono proprio felice che ti sia piaciuto il capitolo e come hanno agito i vari personaggi! Per quanto riguarda il piano di Eric…presto lo scoprirai u.u Adoro i finali che ti lasciano col fiato sospeso…almeno, adoro scrivere cose che lasciano col fiato sospeso, leggerle un po’ meno u.u xD Buono studio anche a te <3

 

 

Bene, direi che è tutto per questo aggiornamento!!! Alla prossima settimana <3 Ancora grazie mille a te, lettore, che sei arrivato fino qua in fondo <3

 

elyl

 

 





 
 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Where The Hell Are You? ***


Un’altra settimana è passa, un altro capitolo è arrivato

Un’altra settimana è passa, un altro capitolo è arrivato. Sapete, ormai sono a corto di idee per le introduzioni xD

Ho paura di essere monotona .-. Ma vabbè, sono le mie fisse u.u

 

Dato che non sono in vena di dolcezze causa pc e web messenger che mi stanno avvelenando, vi risparmio la parte da mandarvi in coma glicemico u.u

 

Bon, non ho altro da dire, a parte….

 

Buona lettura ;)

 

 

 

Chapter XVI:

Where The Hell Are You?

 

“Bye, Bye, Baby

Don't Be Long
I Worry About You
While You're Gone
I think of you in my dreams
You never know, just what you mean, to me”

- Worry About You, Ivy -

 

Nella stanza regnava ancora il buio. Vigeva una regola implicita: il giorno dopo una festa, l’ultimo ad alzarsi apriva le tende, guai a chi osava farlo prima. Quel giorno, gli unici rimasti a dormire erano Alistair ed Eric.

Alistair sentì delle voci soffocate, come se qualcuno si sforzasse di parlare a voce bassa, senza riuscirci. Sentì un grugnito, poi il suo volto fu colpito da un raggio di luce, che subito sparì. Si sdraiò supino e coprì gli occhi con un braccio. Li aprì e vide che indossava ancora la giacca. Sbattè le palpebre e si guardò assonnato e confuso.

“Ma che cavolo…?” Spalancò gli occhi e rivide in pochi istanti ciò che era successo la notte prima: il tempo passato con Hermione, suo padre che gli diceva che dovevano parlare, Silente che gli rivelava l’esistenza dell’Ordine della Fenice…

“ERIC!” Urlò scattando a sedere.

“Rabarbaro blu!” Sbottò Eric, svegliandosi di soprassalto.

“Eric! Non sai cos’ho…” Iniziò, ma il suo entusiasmò sparì subito, ricordando ciò che aveva promesso. Non poteva parlarne con nessuno, specialmente con i suoi compagni di Casa, molti dei quali figli di Mangiamorte.

“Che vuoi?” Gli domandò scontrosamente, riportandolo alla realtà.

“Niente.” Rispose in un soffio, lasciandosi cadere sul letto e coprendosi gli occhi con le mani.

Eric imprecò, lo insultò, si sdraiò, si coprì nuovamente e dopo pochi attimi il suo respiro fu di nuovo profondo e regolare, segno che si era già riaddormentato.

Il giovane Piton guardò il soffitto. Esisteva un’organizzazione segreta per contrastare il Signore Oscuro e i suoi seguaci e Silente ne era a capo. Suo padre, la McGranitt, quel sempliciotto di Hagrid, i genitori e i fratelli più grandi dei Weasley e, a quanto pareva, un innocente Sirius Black ne facevano parte. Combattevano tutti per sconfiggere il Signore Oscuro, per impedirgli che uccidesse degli innocenti e Potter. Potter. Chissà come si sentiva: aveva solo quindici anni ed enormi responsabilità gravavano sulle sue spalle. Come se non bastasse era solo, aveva solo i suoi migliori amici, Weasley e Hermione. Subito sorrise, tornando con la mente ai momenti trascorsi insieme la sera prima.

Sospirò, si alzò e si diresse in bagno mentre, durante il tragitto, si tolse la giacca e la camicia buttandole sul proprio letto, rimanendo a torso nudo.

Nello stesso istante, molti piani più in alto, Hermione usciva dal bagno canticchiando. Piegò il pigiama, lo ripose sotto il proprio cuscino, prese una piccola collanina in argento che le avevano regalato i genitori per il compleanno, la indossò e si guardò allo specchio, soddisfatta. Sorrise, annuì e scese in Sala Comune. Ad attenderla c’erano Harry, Ron e Ginny. Il moro era appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, soprappensiero; il rosso era accasciato su una poltrona, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani; la ragazza invece era seduta sullo schienale di uno dei divanetti, le gambe intrecciate, si mordicchiava nervosamente un’unghia e sembrava preoccupata.

“Buon giorno!” Esclamò felice, saltando con leggiadria l’ultimo gradino. Posò una mano sulla spalla di Harry, si mise in punta di piedi e lo baciò su una guancia, poi scompigliò i capelli a Ron ed abbracciò stretta l’amica.

“Giorno.” Harry la guardò con un sorriso, contagiato dalla sua felicità. A quanto sembrava, aveva fatto bene a lasciarla con Piton.

“Miseriaccia, piantala di volteggiare per la Sala come uno di quei maledettissimi folletti irlandesi che c’erano alla coppa del mondo l’anno scorso.” Sibilò Ron, massaggiandosi le tempie.

“Mal di testa post sbronza?” Sorrise compiaciuta. Provava una certa soddisfazione nel vederlo in quelle condizioni.

Serrò le labbra, annuì e continuò a massaggiarsi le tempie.

“A dire il vero sembra più uno di quei Cupidi che Allock aveva ingaggiato.” Notò Ginny.

“Andiamo?” Propose Harry per evitare di ricordare quei maledettissimi cupidi che l’avevano umiliato davanti a tutti.

Hermione annuì entusiasta, prese a braccetto l’amica e le lanciò un’occhiata rapida.

“Tutto a posto, Ginny?” Le domandò.

La rossa impallidì, si guardò attorno poi abbozzò un sorriso e fece un cenno col capo.

“Sicura?” Inarcò un sopracciglio mentre uscivano in corridoio.

“Sicura.” La tranquillizzò.

“Psst, Harry!” Lo chiamò Ron, seguendo a distanza le due.

Harry camminava a testa bassa, chiedendosi come mai Cho non si fosse presentata alla festa della sera prima.

“Pssst!” Lo chiamò ancora, ma questi sembrava perso. Sospirò e gli diede un pizzicotto.

“Ahi!” Esclamò Harry, attirando l’attenzione delle due ragazze.

“E’ tutto a posto, tranquille.” Sorrise Ron. “Tornate pure a confabulare.” Fece un gesto con la mano.

Le due lo guardarono stupite, poi fecero spallucce e tornarono a parlare tra loro.

“Harry! Che diamine è successo ieri sera?” Sussurrò, afferrando per il gomito l’amico.

“Ti sei ubriacato, te l’ho già detto.” Ripeté esasperato.

“Si, quello me lo ricordo. O meglio, il mal di testa me lo ricorda.” Scosse il capo e si fece ancora più vicino all’amico. “Dico…Hermione.” La indicò col capo.

“Cosa?” Lo guardò senza capire.

“Lo sai.”

“No, Ron. Ho altre cose per la testa.” Roteò gli occhi al cielo.

“Lei e il figlio dell’unto. Cos’è successo?” Abbassò ancora di più la voce, tant’è che Harry dovette piegarsi per sentire le sue parole.

“Figlio dell’unto? Alistair?”

“STTTT!” Si portò un dito alle labbra e controllò che l’amica non li avesse sentiti, poi annuì.

“Non ne ho idea.” Rispose con una scrollata di spalle.

Si fermò e spalancò gli occhi.

“Come non ne hai idea?” Gli domandò incredulo, poi scosse il capo e lo raggiunse.

“Non ne ho idea. Sai, ho dovuto portarti a forza in camera.” Rispose varcando la soglia della Sala Grande. “Perché non glielo chiedi?”

“Sì, certo, come no!” Esclamò facendo schioccare la lingua. “< Scusa Hermione, sei andata a letto con Piton? >” Scosse il capo, rabbrividendo e sentendosi male all’idea.

“Allora rimarrai col dubbio. Non ho intenzione di chiederglielo.”

“Harry! Ti credevo mio amico!” Lo guardò esterrefatto.

“E lo sono.” Si sedette al suo posto, seguito dal rosso che gli si posizionò accanto.

Ron sospirò, si versò del succo di zucca e subito lo bevve mentre Hermione e Ginny si sedevano davanti a loro. Fissò la riccia, estasiato: quando era felice era ancora più bella.

“Sei andata a letto con lui?” Prima che potesse fermarsi, le parole uscirono dalla sua bocca.

Hermione si bloccò con la caraffa piena di spremuta d’arancia sospesa a mezz’aria.

“Scusa?” Sbatté le palpebre.

“Sei…sei…a-andata a-a le-let-letto co-con l-lui?” Balbettò, le orecchie rosse come un peperone.

Harry si diede una pacca sulla fronte disperato.

“E il primo premio per il tatto lo vince mio fratello Ronald.” Commentò divertita Ginny con un sorriso.

“Ronald. Weasley!” Inspirò profondamente e posò la caraffa sul tavolo, attirando su di sé gli sguardi di tutti i Grifondoro. “Come osi anche solo chiederlo!”

Il rosso si fece piccolo piccolo e balbettò qualche scusa. La riccia gli lanciò un’occhiataccia e si servì del pollo arrosto.

Harry guardò Ron: sembrava avesse appena affrontato un esercito composto da un Dorsorugoso di Norvegia e parecchi Dissennatori.

“Mione?” La chiamò infilzando le sue crocchette di patate.

“Sì, Harry?” Sollevò lo sguardo dal proprio piatto e lo guardò interrogativamente.

“Ti sei divertita ieri sera?” Chiese diplomaticamente.

Subito sul suo viso comparve un sorriso radioso.

“Molto. Ti ringrazio.” Si allungò e coprì la sua mano con la propria, per poi ritrarsi immediatamente. “E’ stata la festa di Halloween più bella della mia vita.”

Ron, che aveva lo sguardo fisso sul piatto, spalancò gli occhi e sentì il cuore perdere dei battiti.

“E’ successo qualcosa?” Si azzardò a chiederle, facendosi più attento. Se quella Serpe l’aveva sfiorata anche solo con un dito…

“No, niente di particolare.” Una ciocca di capelli le cadde davanti agli occhi e con un dito la riportò al suo posto, sorridendo mentre rievocava i momenti passati con Alistair.

“Allora perché sorridi così?” Incalzò il rosso, che sembrava aver ritrovato il coraggio.

“Dev’esserci per forza un motivo?” Si strinse nelle spalle, spezzettò il pane e se ne portò un pezzo alla bocca.

“Se continui a sorridere così dopo essere stata con una Serpe sì! DEVE esserci un motivo.” Storse il naso.

“Bhè, non c’è!” Ribattè, iniziando ad irritarsi. Possibile che non potesse accettare il fatto che era felice? “Vuoi mettertelo in quella testaccia dura? E’ diverso dagli altri!”

“Sì, certo! Come no! Sai quello che dicono, vero?” Incrociò le braccia al petto.

“No, sentiamo! Che ha ucciso un elfo domestico? Che ha stuprato delle babbane? Che truffa le vecchiette?” Anche lei incrociò le braccia al petto.

I loro compagni di Casa, inizialmente attirati dagli schiamazzi, tornarono ai loro piatti: era solo l’ennesima disputa tra Ron e Hermione.

Harry e Ginny sospirarono contemporaneamente, si guardarono, sorrisero e abbassarono lo sguardo sui rispettivi piatti, stufi di sentire i loro battibecchi.

“Bhè, quasi!” Borbottò. “Si dice che sia uno che va con tutte!”

“Lui!” Scoppiò in una risata. “Certo, come no!” Scosse il capo.

“Ma vuoi aprire quei tuoi maledetti occhi?” Posò le mani sul tavolo, stringendolo e scattò in piedi. “Ti. Sta. Usando!”

“Signor Weasley.” Disse la voce profonda di Piton alle sue spalle.

Ron impallidì, Hermione scosse il capo scocciata e tornò a mangiare mentre l’amico si voltava lentamente.

“P-professore?”

“Ti sembra di essere a Diagon Alley?” Aveva le braccia incrociate al petto e lo guardava dall’alto.

“N-no.” Rispose titubante.

“Esatto.” Scandì ogni singola lettera con la sua parlata lenta. “5 punti in meno a Grifondoro.”

“Ma…”

“E se provi a ribattere mi ritroverò costretto a toglierne altri 5.” Lo interruppe.

Il rosso aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono e si lasciò cadere umiliato sulla panca.

“Perfetto.” Si voltò rapidamente e si diresse al tavolo degli insegnanti, lanciando una rapida occhiata al tavolo dei Serpeverde.

“Sei un genio, Ronald.”

“Sta’ zitta, Hermione!” Sibilò arrabbiato, infilzando con rabbia le zucchine che aveva nel piatto.

Hermione fece per dire qualcosa, ma la sua attenzione venne attirata da un ragazzo biondo che, entrato in Sala Grande, si diresse al tavolo dei Serpeverde, stranamente solo. Osservò Eric sedersi accanto ai suoi coetanei, dire qualcosa, scoppiare a ridere e servirsi un’abbondante dose di pasticcio di carne.

Dov’era Alistair? Perché non era a pranzo? Perché non era insieme ad Eric? Sentì una strana inquietudine impossessarsi di lei. Che fosse successo qualcosa?

Al suo fianco, Ginny si morse il labbro inferiore, allontanò il piatto ed incrociò le braccia al petto.

Per il resto del pasto, nessuno dei quattro proferì parola: Ron era arrabbiato con l’amica e con se stesso, Harry pensava a Cho Chang e al motivo per il quale non aveva partecipato alla festa di Halloween, Hermione continuava a lanciare rapide occhiate all’ingresso della Sala e al tavolo dei Serpeverde e Ginny ripensava alla notte precedente.

“Dato che abbiamo finito tutti, che dite di tornare in Sala Comune?” Chiese Harry dopo un po’.

Ron grugnì qualcosa che doveva essere un < sì > e Ginny annuì.

“Hermione?”

La ragazza guardò nuovamente il tavolo dei Serpeverde, notando incredibilmente quando stonasse l’assenza di Alistair.

“Sì.” Annuì sospirando. “Andiamo.”

Si alzarono, uscirono dalla Sala Grande e per tutto il tragitto rimasero in silenzio. Quando oltrepassarono il varco della Signora Grassa Hermione sparì in camera per fare ritorno qualche secondo dopo con un grosso tomo sulle Antiche Rune mentre Ron e Harry si sistemarono comodamente sulle loro poltrone preferite e ben presto il loro malumore venne sostituito da discorsi eccitati sul campionato di Quidditch. Ginny si sedette con loro, ma non si unì ai loro discorsi. Rimase in un angolo del divanetto, le gambe piegate, a torturarsi i capelli.

Ogni tanto Hermione smetteva di leggere il libro per lanciare occhiate nervose all’orologio, maledicendo il tempo che scorreva così lentamente.

Il pomeriggio passò lento, senza che succedesse niente di particolare: persino Fred e George non fecero alcuno scherzo. Erano tutti stravolti per la festa della sera precedente: chi era rientrato tardi, chi era rientrato ubriaco, chi era rientrato tardi e aveva proseguito la festa all’interno della Sala Comune e chi non era rientrato affatto.

“Andiamo a cena?”

Hermione staccò gli occhi dal libro e guardò Harry interrogativamente.

“E’ ora di cena.” Le fece notare, indicando l’orologio appeso alla parete.

“Oh, non me ne ero accorta.” In men che non si dica aveva abbandonato il libro ed era scattata in piedi. “Allora, vi muovete?” Li incitò davanti al ritratto, le braccia incrociate al petto, un piede che tamburellava nervosamente il pavimento.

I tre amici si scambiarono un’occhiata, poi si alzarono e la seguirono.

La ragazza camminava velocemente e nervosamente. Sentiva che c’era qualcosa che non andava, sentiva che non avrebbe trovato Alistair in Sala Grande. Si fermò di colpo e scosse il capo, poi riprese a camminare più lentamente. Cosa le stava succedendo? Stava diventando pazza, ecco cosa stava succedendo! Non era da lei essere così ansiosa e nervosa, soprattutto per un ragazzo. E poi neanche stavano insieme. Per ora. Purtroppo.

“Taci!” Disse tra sé e sé.

“Hai detto qualcosa, Hermione?” Le chiese titubante Harry, guardandola preoccupato.

“No.” Rispose secca.

Ci mancava solo quello! Ora parlava anche da sola! Stava proprio impazzendo! Come aveva potuto ridursi in quelle condizioni? Per un ragazzo! Per una Serpe, poi! In più non era una Serpe qualsiasi! Si stava innamorando del figlio di Severus Piton, capo della casa di Serpeverde, ex mangiamorte, amico intimo di Lucius Malfoy!

Si fermò e sbattè le palpebre incredula. Cos’aveva detto il suo cervello? No, non si stava innamorando. Assolutamente. Non poteva succedere. Non così presto. Neanche lo conosceva!

“Stupida, stupida, stupida!” Iniziò a darsi dei colpi sulla testa.

Harry la guardò seriamente preoccupato: le ricordava incredibilmente Dobby quando, ancora al servizio dei Malfoy, era andato a Private Drive ad avvisarlo che la Camera dei Segreti sarebbe stata riaperta.

“Hermione, perché ti stai picchiando come fanno gli elfi domestici?” Le chiese con poco tatto Ron.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo per la battuta infelice.

“Ah, già, come ho potuto dimenticarlo. Il C.R.E.P.A. Scusa.” Si strinse nelle spalle.

Lo ignorò e con il cuore che batteva rapido varcò la soglia della Sala Grande. Subito, speranzosa, passò in rassegna il tavolo dei Serpeverde: di Alistair nemmeno l’ombra.

“Arriverà, tranquilla.” Le sussurrò rassicurante Harry, poggiandole una mano sulla spalla.

Sobbalzò e lo guardò.

“Credi davvero?” Chiese con gli occhi lucidi e il labbro tremante.

“Certo.” Le fece l’occhiolino. “Ci andiamo a sedere?”

“Sì.” Abbozzò un sorriso ed abbassò lo sguardo.

“Su con la vita, dai!” Esclamò cingendole le spalle con un braccio, iniziando a trascinarla al tavolo.

Abbracciò la vita dell’amico ed insieme andarono a sedersi. Se fino a poche sere prima era Hermione a cercare di rallegrare Harry, quella sera i ruoli si invertirono. Cercò di farla ridere raccontandole barzellette, facendole il solletico e facendo imitazioni.

Una volta che ebbero finito di cenare si alzarono e cercò ancora una volta Alistair, senza trovarlo. Improvvisamente aveva voglia di piangere. Si morse il labbro inferiore e si incamminò verso la torre.

Arrivata in Sala Comune si lasciò cadere sul divanetto davanti al camino, incrociò le gambe, afferrò un cuscino e lo strinse al petto.

Voleva piangere. Voleva urlare, cercarlo, trovarlo, stare con lui, prenderlo per mano, provare le stesse sensazioni che aveva provato la sera prima. Possibile che solo lei si preoccupasse della sua assenza? Possibile che nessuno si insospettisse? Era un Caposcuola, figlio di Severus Piton, uno dei Serpeverde più conosciuti, il più insolito delle Serpi. Sbuffò ed affondò il viso nel cuscino.

“Hermione?” La chiamò titubante Ginny, avvicinandosi.

“Che vuoi?” Le chiese scorbuticamente, stringendo sempre più il cuscino, fissando il fuoco che ardeva nel camino.

Ginny stava torturando la manica del suo maglione, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

“Che vuoi?!” Ripeté, furiosa.

“N-niente.” Balbettò. “S-scusa.”

La riccia si voltò di scatto e la vide salire di corsa le scale per il dormitorio femminile. Inarcò un sopracciglio, poi sbuffò e tornò ad osservare il camino. C’era qualcosa che non andava con Ginny, ma la cosa avrebbe aspettato: l’unica cosa che gli importava era sapere dove fosse Alistair. Perché aveva la bruttissima sensazione che fosse successo qualcosa? Non aveva nessun motivo per sospettare una cosa simile, ma se lo sentiva, lo avvertiva nel proprio cuore.

Sospirò ed attirò l’attenzione di Harry.

La guardò attentamente, sapendo perfettamente cosa stava provando. Passò una mano tra i capelli: doveva assolutamente parlarle, ma come poteva farlo con Ron accanto a loro? Non poteva. Ron stava già abbastanza male, era inutile farlo star peggio facendogli ascoltare i discorsi di Hermione.

Ron sbadigliò rumorosamente, chiuse l’ultimo numero de “Il portiere perfetto”, lo lanciò su una poltrona vicino e si stiracchiò.

“Andiamo a letto, Harry?” Domandò stropicciandosi gli occhi.

Lanciò un’occhiata a Hermione, poi tornò a guardare l’amico.

“Tu vai pure.” Gli sorrise.

Ron lo guardò sospettoso, poi spostò lo sguardo sull’amica e tornò a guardarlo.

“No.” Si lasciò cadere nuovamente sulla poltrona.

“Ron, vai a letto.” Lo incitò, quasi minacciandolo.

“Ma…”

“Vai.” Gli indicò col capo la scala che portava alla loro stanza. “Buona notte.”

Il rosso sospirò, si alzò, sistemò i pantaloni e si avvicinò a Hermione.

“Notte.” Disse, strofinandole un po’ i capelli.

“Mmmm.” Rispose semplicemente, senza scomporsi minimamente.

La guardò basito: solitamente lo minacciava di morte. Mise le mani in tasca, si strinse nelle spalle, fece un cenno a Harry e sparì su per le scale.

“Allora, Mione, che cosa succede?” Le domandò dolcemente.

“Niente.” Rispose subito, secca.

Il moro scosse il capo, si alzò ed andò a sedersi accanto a lei, allungando il braccio sullo schienale.

“Hermione, siamo solo io e te. Non c’è Ron, non c’è Ginny, non c’è nessuno. Lo sai che puoi dirmi tutto quello che vuoi.” Fece una pausa e la vide mordersi il labbro inferiore, chiedendosi sicuramente se poteva parlargli senza problemi di Alistair. “Anche di Alistair Piton.”

“Io non capisco! Seriamente!” Esplose, spalancando le braccia e facendole ricadere pesantemente sul cuscino che aveva in grembo. “Stiamo bene, ci divertiamo, mi sembra di vivere un sogno e lui cosa fa’? SPARISCE!” Urlò l’ultima parola. “E’ sparito, te ne rendi conto?” Scosse il capo. “E’ stato tutto perfetto. Ogni parola che diceva era perfetta, ogni suo gesto, persino come ogni tanto scuote il capo per scostarsi i capelli dagli occhi.” Sorrise, sognante, tornando a quei momenti. Sospirò. “Che cos’ho fatto di sbagliato?” Si voltò verso l’amico. “E’ stato tutto perfetto. Anche tu lo sei stato, hai portato via Ron e mi hai lasciata sola con lui.” Gli sorrise, riconoscente.

Harry le afferrò la mano e gliela strinse, coprendola con l’altra.

“Dai, Mione, sono sicuro che non si è pentito di nulla.” Iniziò.

“Cosa? Credi che si sia pentito?!”

“No, te lo stavo appunto dicendo. Sono sicurissimo che non è successo niente e che non vede l’ora di vederti anche lui.” Concluse, stupendosi di aver detto quelle parole. Era davvero lui? Aveva veramente detto quelle parole?

Hermione gli strinse la mano e gli sorrise.

“Grazie.”

“Sono sempre qui.” Le fece l’occhiolino, ma vide che le sue parole non erano servite a molto. “Dai vieni qui. Abbraccio consolatorio!” Esclamò, allargando le braccia.

La riccia sospirò, ravvivò i capelli con una mano e si lasciò abbracciare, appoggiando il viso sulla sua spalla.

“Va meglio?” Gli domandò dopo qualche secondo.

“N-no.” Balbettò con voce rotta.

“Mione?” La guardò negli occhi. “Ma tu stai piangendo!” Esclamò incredulo. “Che cosa ti ha fatto?”

“Niente!” Si strofinò gli occhi con il dorso della mano. “E’ che ho una brutta sensazione.”

“Brutta sensazione?” Inarcò un sopracciglio.

“Sì.” Annuì. “Ho come la sensazione che gli sia successo qualcosa.” Tiro su col naso. “Ok, lo so, ora mi prenderai per pazza, ma non posso farci nulla! Ho come questa …questa…cosa!” Fece un gesto circolare all’altezza dello stomaco. “Proprio sullo stomaco. Da quando mi sono svegliata.”

Harry sorrise.

“Mione, stai tranquilla, ok? Sei solo stanca.” Le diede un buffetto su una guancia.

“Forse, ma…”

“Niente ma.” La interruppe. “Ora vai a letto, fai una bella dormita e vedrai che domani sarà passato tutto e vedrai la tua bella Serpe.” Scherzò.

Hermione non paté fare a meno di sorridere.

“Grazie.” Lo ringraziò, abbracciandolo stretto.

“Di niente.” Le diede una pacca sulla spalla.

Si alzarono contemporaneamente e giunti alle scale si salutarono con un ultimo abbraccio, per poi dirigersi ognuno verso la propria stanza. Harry la osservò salire le scale, poi entrò nella sua stanza. Se quella Serpe aveva anche solo osato illuderla o ferirla in qualsiasi modo, era una Serpe morta.

L’indomani Hermione fu la prima a svegliarsi. Rimase sdraiata nel letto, rigirandosi continuamente, guardando le lancette dell’orologio muoversi lentamente. Sbuffò, scostò le lenzuola, prese dei vestiti puliti e si chiuse in bagno, dove rimase a lungo sotto il getto dell’acqua calda. Quando uscì dal bagno con i capelli ancora bagnati, trovò le sue due compagne sveglie che parlavano eccitate a bassa voce. Non appena si accorsero della sua presenza si azzittirono.

“Buon giorno.” Le salutò, sentendo i loro sguardi addosso.

Calì e Lavanda si guardarono.

“Glielo chiediamo?” Domandò Lavanda.

“Non so…” Risposte titubante Calì.

“Cosa dovreste chiedermi?” Ravvivò i capelli e si guardò velocemente allo specchio.

“Tu e Piton.” Sbottò Lavanda, stupendosi per averlo detto.

Hermione guardò la compagna di stanza riflessa nel vetro.

“Che cosa?” Prese tempo.

“Dai, non fare la finta tonta!” Esclamò Calì, facendo un gesto con la mano. “Vi abbiamo visti tutti ieri sera!”

Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. Odiava i pettegolezzi. Come aveva fatto a non pensarci? Era ovvio che vedendoli ballare insieme avrebbero iniziato a fare domande. Una Grifondoro e un Serpeverde. Granger e Piton. Quale pettegolezzo era più succulento di questo?

“Scusate, devo andare.” Borbottò uscendo di corsa dalla stanza, sentendo le lacrime pruderle gli angoli degli occhi.

Cosa doveva rispondere? Cosa doveva dire alle due compagne? Erano domande che si era posta anche lei, domande a cui Lui non aveva ancora dato risposta. Sbuffò e senza aspettare l’arrivo dei suoi amici andò immediatamente in Sala Grande, sperando di vederlo, ma ancora una volta l’unica cosa che notò fu la sua assenza. Fu tra le prime ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Per il resto della mattinata fu intrattabile, appena qualcuno le rivolgeva la parola subito a rispondeva male e il suo umore non fece che peggiorare quando, anche a pranzo, Alistair non si presentò.

Tornò in Sala Comune, afferrò un libro, si lasciò cadere sul divanetto ed iniziò a leggere. Harry e Ron provarono a coinvolgerla in varie attività, a chiederle consigli sui compiti, ma ogni volta le sue risposte erano sempre più acide, così decisero di lasciarla perdere.

“Hermione.” La chiamò Ginny.

“Che c’è?” Domandò bruscamente senza neanche abbassare il libro.

“So che non è il momento…” Iniziò, ma subito la riccia la interruppe.

“Esatto, non è il momento! Ma volete lasciarmi in pace!?” Abbassò il libro furiosamente e lanciò un’occhiata di fuoco alla più piccola di casa Weasley.

“Hai…hai ragione, scusami.” Si scusò con voce tremante.

Hermione la guardò: continuava a mordersi nervosamente il labbro inferiore, aveva gli occhi lucidi, giocherellava con la manica del maglioncino blu e continuava a spostare il peso da una gamba all’altra. Inspirò profondamente, chiuse gli occhi, cercò di calmarsi e la guardò.

“Che cosa c’è?”

“Ti devo parlare.”

Sbuffò, spostò il cuscino e le fece segno di sedersi.

“Non qui.” Il suo sguardo volò involontariamente a Harry e Ron seduti poco distante, subito pronti a captare ogni loro parola come fossero due antenne.

“Ok.”

Si alzò dal divanetto, prese il libro e si diresse verso la propria stanza, seguita dalla rossa. Entrò nella camera e vide che era deserta.

“Allora, di cosa devi parlarmi?” Le chiese incrociando le braccia al petto una volta che Ginny ebbe chiuso la porta.

“Siediti.” Le consigliò.

“Ginny, per favore, non è il caso. Non ho bisogno delle tue lezioni. Sono già nervosa di mio.” Scattò.

“Sono andata a letto con Eric Heartmann.” Disse velocemente Ginny.

Hermione sbattè le palpebre incredula e si lasciò cadere sul letto.

“Te l’avevo detto che era meglio se ti sedevi.” Borbottò.

“Tu…” Fece una pausa. “Tu cosa?!” Chiese spalancando le braccia quando riacquistò la facoltà di parlare. “Non ci credo, Ginny!” Si alzò di scatto. “Ho capito che è un gran figo e tutto, ma è un bastardo!” Si portò una mano alla fronte e l’altra la posò su un fianco, iniziando a camminare avanti e indietro, scordandosi immediatamente di Alistair. “Un bastardo Serpeverde estimatore della razza pura che si porta a letto qualunque cosa respiri, il primo a fare scherzi ai nati babbani! Cosa diavolo ti è passato per la testa?”

Ginny l’afferrò per le mani e la costrinse a sedersi.

“Hermione, ascoltami.” La pregò, sedendosi accanto a lei, continuando a tenerle le mani.

La ragazza la guardò, il petto che si muoveva veloce. Non riusciva a crederci, Ginny era andata a letto con Heartmann!

“Parla. E fallo in fretta!” Le concesse.

Le sorrise riconoscente ed annuì.

“Venerdì sera ero insieme a Michael e andava tutto bene. Eravamo sui divanetti che ridevamo, scherzavamo, ci baciavamo e stavamo bevendo i nostri cocktail. Ci alternavamo per andare a prendere i drink, poi è arrivato il mio turno e ho trovato un po’ di gente al bar, così ho aspettato che mi servissero.” Chiuse gli occhi e attese qualche secondo prima di continuare. “Torno da lui e…e…e…” Si interruppe, guardando l’amica.

“E cosa?” La incitò a continuare, stringendole un po’ le mani.

“L’ho visto che si stava baciando con una.” Concluse, quasi in lacrime.

Hermione spalancò gli occhi, scioccata, e si coprì la bocca.

“Che gran bastardo!”

“Già.” Annuì. “Gli ho versato addosso i drink, a lui e a quella schifosa, poi me ne sono andata.” Passò una mano tra i capelli.

“Hai fatto bene. Assolutamente.” Asserì la riccia. “Allora sei andata a letto con quello per ripicca?”

La rossa scosse il capo.

“No. Ho lasciato di corsa la Sala Grande piangendo. Sono arrivata fino alle scale della Sala d’Ingresso quando mi sono sentita chiamare. Mi sono girata e ho visto che era Eric, allora ho continuato a correre su per le scale cercando di ignorarlo, ma ad un certo punto mi ha raggiunta e mi ha presa per un polso, costringendomi a fermarsi.”

“Giuro che lo crucio. Come ha osato?” Si scaldò .

“Aspetta! Ascolta invece di saltare alle conclusioni!” La rimproverò.

“Ok, sei sotto l’imperius.” La guardò attentamente, preoccupata.

Ginny scosse il capo.

“No, Hermione, no! Non sono sotto l’imperius” Sbuffò. “Vuoi ascoltarmi?”

La prefetto arricciò il naso, poi annuì.

“Ecco. Mi ha chiesto se andava tutto bene, io l’ho insultato e ho cercato di non fargli vedere che piangevo, ma mi ha messo due dita sotto il mento e mi ha costretta dolcemente a guardarlo.” Fece una pausa, ricordando quei pochi attimi. “Mi ha asciugato una lacrima con un dito, guardandomi incredula, poi ha chiesto se piangevo per Michael e quando gli ho detto di sì voleva correre a menarlo. Non so come ho fatto a fargli cambiare idea.” Si strinse nelle spalle. “Ha iniziato a dire che era un’idiota, che una bella ragazza come me non può stare con un deficiente del genere, che è stato un cretino a non capire con quale diamante fosse fidanzato. Mi ha lasciata senza parole.”

“No, aspetta.” La guardò sbalordita. “Ha detto veramente queste cose?” Sbattè le palpebre incredula.

“Sì.” Annuì vigorosamente.

“Sei sicura fosse lui?”

“Assolutamente.”

“Ok, continua.” Fece un gesto con la mano per invitarla a proseguire.

“Niente. Mi ha ascoltata mentre mi sfogavo, poi mi ha chiesto se desideravo qualcosa da bere o se volevo prendere una boccata d’aria. Gli ho detto che era molto gentile, ma ero stanca. Mi ha sorriso, mi ha presa per mano e mi ha aiutata ad alzarmi. Non hai idea di come ci sono rimasta quando l’ha fatto.”

“Posso immaginarlo.”

“Già. Vabbè, poi mi ha accompagnata al ritratto della Signora Grassa e mi ha salutata dandomi un bacio sulla guancia.” Si accarezzò la guancia su cui l’aveva baciata.

“Sì, ma continua!” Hermione la riportò alla realtà.

“Scusa, hai ragione.” Sorrise colpevole. “Un attimo ci stavamo guardando, quello dopo mi stava baciando in un modo semplicemente divino.” Sospirò.

“E ti sei lasciata baciare da quello?!” Esclamò sconvolta. “Perché?”

“Cerca di capirmi! Avevo appena visto Michael baciarsi con un’altra, ero sconvolta, tu eri da qualche parte con Alistair, Ron era ubriaco, Harry…beh, è Harry!” Si giustificò.

“Sì ma…cavolo! E’ Eric Heartmann!” Le ricordò quasi schifata.

“Era diverso! Non sembrava neanche lui.” Si morse il labbro inferiore.

Hermione scosse il capo, ravvivandosi i capelli.

“Un bacio poteva starci, ma andarci a letto…”

“Lo so.” Sbuffò, gli occhi lucidi. “E’ che…boh, non so neanche come è successo! Ci siamo ritrovati in un’aula, ha chiuso a chiave ed ha iniziato a baciarmi in una maniera che mi ha fatto perdere completamente la testa.” Guardò imbarazzata l’amica. “Non riuscivo più a capire nulla, non so se ti è mai capitato.”

Sospirò. Le era capitato eccome. E non l’aveva neanche baciata: la sola presenza di Alistair le faceva quell’effetto.

“E poi?” Scosse il capo per scacciare il pensiero di Alistair, prima di piombare nuovamente in uno stato di depressione.

“Ha evocato un letto e…ecco…” Arrossì violentemente.

“Domanda stupida.” Alzò le mani in segno di resa.

“Oh, Hermione, è stato bellissimo!” Sospirò, stringendo le mani all’amica. “Non sono mai stata così bene, è stato qualcosa di speciale.”

“Ginny, non vorrei smontarti, ma lo sai che razza di < cosa > è?” Inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

“E se fosse stato diverso? Se fosse qualcosa di più?” Chiese speranzosa.

“Ginny, tesoro…” La guardò con un sorriso triste. “Heartmann è un Serpeverde.”

“Anche Alistair!” Ribattè.

Hermione si morse il labbro.

“Lo so, ma è diverso.”

“Come fai a saperlo?” Domandò scetticamente. “Non ci hai mai parlato!”

“No, non ci ho mai parlato. E sai perché non l’ho mai fatto?” La guardò negli occhi. “Perché sono una Mezzosangue e lui con le Mezzosangue non ci parla.” Fece una pausa significativa. “Con quelle come me non ci parla.”

“Lo so! Ma sembrava diverso.” Si fermò e aggrottò la fronte, cercando le parole giuste per descriverlo. “Dolce.”

Sospirò e guardò l’amica. Era andata a letto con Eric Heartmann, non riusciva ancora a crederci.

“Non ti è venuto in mente che si sia comportato in quel modo solo per portarti a letto?”

Lentamente annuì.

“Ci hai più parlato da venerdì?” Le chiese.

“No.” Rispose dopo qualche istante la rossa.

“Ginny…” Iniziò.

“Lo so, lo so!” La interruppe immediatamente. “Perché credi che stia così? Il sesso migliore che abbia mai fatto è stato con Eric Heartmann, orgoglioso Purosangue, aspirante Mangiamorte. E non succederà mai più.”

“Cucciola, hai solo 14 anni.” Le ricordò.

“Lo so.” Fece spallucce. “Ma ciò non toglie che sia stato il sesso migliore della mia vita.”

“Con quanti ragazzi sei andata a letto?” Inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, divertita dalla piega che stava prendendo il discorso.

“Michael. E lui.”

“Ecco.” Annuì. “Da quanto hai una vita sessuale?”

Arricciò il naso, pensierosa.

“Due mesi.” Rispose torturando una ciocca di capelli.

“E anche Michael era alle sue prime esperienze.” Le fece un gran sorriso. “E’ normale che con…con…” Non riusciva a chiamarlo con il suo cognome, ancora meno col suo nome. “…con quel coso tu sia stata bene. Ha avuto molte esperienze, lo sai benissimo anche tu. Sono sicura che se tu chiedessi ad una ragazza a caso a partire dal quarto anno, questa ti risponderebbe che è stata con lui o che almeno una sua amica ci è stata.”

“Lo so.”

“E ora cosa farai con Michael?” Le chiese titubante.

“Non lo so.” Si lasciò cadere sul letto e coprì gli occhi con le mani. “Non ne ho la benché minima idea. Tecnicamente stiamo ancora insieme, quindi è come se lo avessi tradito.” Aggiunse, con la voce rotta.

“Tecnicamente, è stato lui a tradirti.” Puntualizzò Hermione.

“Lo so! Ma si sono solo baciati! Io sono andata a letto con un altro.” Strofinò il naso con il dorso della mano.

“Purtroppo non so cosa suggerirti.” Abbozzò un timido sorriso. “Non ci sono libri che trattano in modo specifico questo argomento.” Scherzò.

Ginny si voltò di lato, si puntellò su un gomito e guardò l’amica.

“Lo so.” Le sorrise calorosamente. “Avevo solo bisogno di sfogarmi. Sto già molto meglio per averne parlato.” Le fece l’occhiolino. “Piuttosto, con Alistair? Come è andata venerdì sera?”

La riccia chiuse gli occhi per evitare alle lacrime di scivolare lungo le guance, si sdraiò sul letto e spalancò le braccia.

“E’ andato tutto bene. Perfetto, oserei dire.” Rispose a bassa voce.

“Allora perché sembri reduce dall’appuntamento peggiore della tua vita se è andato tutto bene?” Le domandò dopo qualche secondo di indecisione.

“Perché è scomparso. Non lo vedo da venerdì!” Tirò su col naso. “E ho una strana sensazione, ho lo stomaco chiuso e non riesco a mangiare.” Si voltò verso l’amica, gli occhi lucidi. “Ho paura che sia successo qualcosa.”

“Come fai a dire che gli è successo qualcosa?” Sorrise teneramente. “Ah, mia cara Prefetto!” Scosse il capo divertita. “Di libri ne sai più di chiunque altro, ma sui ragazzi ne hai di cose da imparare!”

“Cosa vuoi dire?” Si voltò, prese un fazzoletto dal comodino, tornò a guardarla e si soffiò il naso.

“Stai tranquilla. Sarà chiuso in camera sua a smaltire i postumi della sbronza di venerdì sera.”

“Non era ubriaco.” Disse fermamente.

“Allora la sbronza di ieri sera.” Fece spallucce. “Che cavolo, è un ragazzo. Serpeverde per giunta! Mica è un santo!”

Hermione scoppiò a ridere, divertita, mentre Ginny iniziava a fare battute, facendo aumentare le sue risate. Pochi istanti dopo, la rossa iniziò a farle il solletico.

Con quella semplice battuta, Alistair era sparito, così come Eric. Iniziarono a ridere a scherzare, si aggiornarono sugli ultimi pettegolezzi e il pomeriggio trascorse velocemente. Arrivò l’ora di cena, si prepararono, andarono in Sala Comune ed insieme a Ron e Harry si diressero in Sala Grande. La prima cosa che Hermione fece appena entrata, fu cercare Alistair, ma non lo vide.

Si lasciò cadere accanto a Ginny, sconsolata, che subito notò il suo stato d’animo.

“Dai, arriverà!” La consolò, servendole un’abbondante dose di purè.

Sospirò, prese in mano la forchetta ed iniziò a mangiare, senza staccare gli occhi dal posto vuoto accanto a Heartmann.

“Dove diavolo sei, Alistair Piton?”

 

 

 

 

 

Piaciuto il capitolo? Sì? Bene, sono contenta! E lo sono ancora di più se mi lasciate un commentino *.* Sapete, sono un po’ ansiosa per questa cosa xD Ovviamente se volete insultarmi siete liberissimie di farlo u.u Vi capisco benissimo u.u

 

Bon, passiamo ai consueti ringraziamenti: 42 persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti, 20 che la ricordano e 67 che la seguono. Vi adoro, lo sapete?

 

Ed ora le risposte ai commenti [scusate le risposte ripetitive ma ho poca fantasia, almeno nei commenti xD]:

-          Malandrina94: awwwww, grazie <3 Se non si fosse capito anche io adoro Sev <3

-          Neptunia: davvero? *.* Vuol dire che sono riuscita nel mio intento u.u xD Grazie mille per tutti i complimenti, veramente <3

-          Morghi: speravo di no *.* Effettivamente mi chiedevo dove fossi u.u Ma ho immaginato fossi in vacanza :P Spero tu ti sia divertita <3 Grazie mille per i complimenti <3 Sono contenta che ti piaccia il rapporto tra Sev e Al <3

-          Lauletta: awwwwwwwww, ma grassie infinite *.*

-          Emrys: oddio, così mi commuovo *.* Perfetto, addirittura? *.* Silente è Silente, sappiamo tutti come è fatto xD E concordo con te, quei due pezzi sono abbastanza struggenti…ma ti dirò, l’ho fatto apposta :P

-          Nami_san: eh si, finalmente Alistair sa parte della verità! E per l’altra parte della verità…lo scoprirà fra moooooolto moooooolto tempo u.u Oh beh, puoi solo immaginare la reazione di Sev quando scoprirà con chi esce suo figlio. E soprattutto… COME lo scoprirà muahahahaha. E come puoi vedere anche da questo capitolo…Eric non sarà mai un santo innamorato u.u Bastardo è, bastardo rimarrà fino alla fine dei suoi giorni u.u

-          Dragoon: ovviamente che la parte più interessante non è stata detta. Mica si poteva dire tutto insieme al ragazzo? Sarebbe morto per il colpo u.u Io sto cercando di mantenere i personaggi il più possibile fedeli a quelli di mamma Row, compreso Sev. Solo che secondo me Sev è così, se è freddo e distaccato è solo per proteggersi. Povero il mio amore *.* Ok, basta la smetto u.u

-          JuliaSnape: non si può certo dire che sappia TUTTA la verità :P Sa parte della verità, la parte più scioccante ancora la deve scoprire ;) Grazie ancora per i complimenti <3

-          Piperina: prima cosa: adoro i commenti lunghi, duraturi e prestanti come i tuoi *.* E la gente non può stancarsi di te, scrivi in modo troppo divino <3 Passiamo al resto comunque u.u Tranquilla, Piton non sarà MAI dolce u.u Prometto u.u Silente fa sempre così, gli piace andare con calma. E si prende tempo, facendo le domande sul compleanno etc etc. Eh sai che ho fantasia :P L’idea l’ho presa dai comuni preservativi babbani colorati e quelli stimolanti…io li ho messi insieme u.u xD (ok, ora mi prenderanno per una pervertita: so queste cose perché quando avevo 12 anni avevo comprato il top girl e c’era un articolo sui vari tipi di preservativi xD ). No, beh, prima che Alistair sia un Grifondoro ce ne vuole u.u Uuuuh, me tanto contenta che ti sia piaciuta quella scena *.* Ho cercato di renderla anche il più “cinematografica” possibile. Come dici tu non ha scoperto nulla di fondamentale su se stesso, Silente sta semplicemente preparando il terreno. Uh meno male *.* Avevo paura che non fosse “logico” come arriva a chiedere le varie cose *.* Alistair ha sofferto e soffre tutt’ora per la mancanza di informazioni su sua madre, piccolo *.* Infatti ogni tanto torna bambino, quando si tratta di lei *.* Per il fatto ripetizioni: hai assolutamente ragione, fai bene a farmelo notare *.* In questo capitolo ho cercato il più possibile di evitarle (ovviamente, se dovessi trovarne fammele notare tutte. Solo così riuscirò a migliorare e a smettere a fare ste cavolo di ripetizioni u.u ) Per quanto riguarda il secondo punto: sto cercando di esplorare tutti i lati del carattere di Sev, carattere che mamma Row ha mostrato solo in parte. In più penso che, avendo un figlio, è normale che ogni tanto sia più “impulsivo” e reagisca in questo modo. E’ il figlio di Lily, lo vuole proteggere. Era disperato quando ha scoperto che lo zio Voldie avrebbe ucciso la donna che amava ed ora è disperato all’idea che possa succedere qualcosa al figlio, qualcosa per cui si sente in colpa. Oddio, non so se mi sono spiegata .-. Se non è abbastanza chiaro tanto sai dove trovarmi <3 Non ha chiesto perché gli stanno rivelando queste cose per il semplice fatto che è troppo eccitato ed esaltato per le notizie che gli hanno appena dato, non gli importa sapere perché gliel’hanno detto. L’importante è che sappia <3 Eh lo so, vedere Sev così “umano” è strano…ma chi lo ama sa che è sempre stato così e che è tutta una facciata la sua * faccina eroica * ok, basta con le boiate xD A presto su f <3 Ah, e ovviamente spacca il sedere anche ai passeri con i cosplay questo week end *.* <3 xoxo *_______*

-          Alida: eh si, finalmente sta ottenendo delle risposte dopo anni e anni! Fosse stato per papà Sev avrebbe cresciuto Alistair dicendogli immediatamente chi era sua madre, ma Silente non pensava fosse il caso: ah, quest’uomo! Sempre in mezzo! A dire il vero non sarà il fatto che sua madre fosse una babbana a sconvolgerlo…sarà il CHI è sua madre xD Ma manca ancora parecchio, e ti ho già dato delle anticipazioni ;) <3

-          Flavi90: sono onorata *.* La tua prima recensione? Per me? *.* Wow! Grazie *.* E grazie per tutti i complimenti *.* Tranquilla, non mi annoi, anzi, tutt’altro <3 Mi fa molto molto tanto piacere <3 Sono contenta che ti piaccia il mio Severus <3 E il 13 è forse il mio capitolo preferito <3

-          Niki_Black: uh l’hai finita (come se non lo sapessi dato che ti sto assillando su fb xD ). Adori? Davvero? *.* E cos’hai contro i Serpeverde? Io sono una Serpeverde, fiera di esserlo u.u Tranquilla, anche io sono per le cose senza senso da delirio causato da fame u.u e awwwwww *.* Grazie mille per tutti i complimenti  <3<3<3 a pletto pletto <3

-          Roxar: ciao nuova fan *.* Sono contenta che la trama ti piaccia! Ti dirò, quando mi è venuta in mente l’idea di dare un figlio al caro Sev mi sono data della pazza, però poi questa storia è nata da sola…e chi sono io per impedire ad una storia di prendere vita? <3 Ok, chiuso con le pazzie mistiche u.u Mi rassicuri molto, perché sinceramente avevo paura di star facendo procedere (che italiano pessimo ma fa niente xD ) le cose troppo lentamente (: Parliamo di Alistair: sì, somiglia molto alla madre, ma ha anche molte cose in comune con il padre, ha tutte le case di Hogwarts…ma è un Serpeverde (come si è potuto vedere dalla piccola rivincita che si è preso con Claudius). Per la mia Hermione…grazie mille *.* Parliamo di Eric: come dici tu è il perfetto Serpeverde (sarebbe un perfetto erede del vecchio Salazar). Più che malandrino…direi bastardo. Sì, bastardo è la parola perfetta per lui :P Per il resto…non ti anticipo niente u.u Vedrai tu stessa ;) Per quanto riguarda Severus…sinceramente le volte in cui abbraccia il figlio e gli dice che gli vuole bene sono rare, quasi si possono contare sulle dita di una mano, ma ovviamente, più il pericolo si avvicina più si preoccupa. D’altronde è un padre…e tutti i padri si preoccupano (: E’ ancora devastato dal dolore e si sente in colpa per aver ucciso Lily e non aver mai dato la possibilità ad Alistair di conoscerla. Ma non preoccuparti, le volte che si vede un Severus “emotivo” sono solo per sottolineare quanto ci tenga a lui ;) Tant’è che con tutti gli altri studenti che non siano Serpeverde si comporta come al solito :P Grazie per i complimenti sullo stile <3 Ovviamente ho ancora tanto da fare, ma sono contenta che ti piaccia (: Gli errori purtroppo sono dovuti alla mia distrazione e al fatto che, spesso, avendo la storia in testa, leggo anche le parole che mancano. Ho cercato in questo capitolo di evitare questi errori, se dovessi trovarne dimmelo pure che la prossima volta mi sforzerò ancor di più ;)

 

 

Bene, anche le risposte ai commenti sono finiti! Non mi resta che salutarvi e augurarvi buon week end!

 

A venerdì prossimo :P

Elyl <3

 

 

 

 


 


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Capitolo 18
*** Appendicitis ***


Miei cari lettori e lettrici

Miei cari lettori e lettrici! E’ già venerdì! E io sto iniziando a sentire l’ansia pre esame. E non è una cosa buona perché quando sono in ansia non riesco a studiare xD Ma dettagli, riuscirò a studiare u.u Più che altro DEVO: se non passo l’esame di tirocinio rimango al primo anno anche se sono in pari con gli esami T.T Ragion per cui devo darvi una notizia che probabilmente non apprezzerete: probabilmente venerdì prossimo non aggiornerò T.T Devo mettermi sotto con lo studio e devo impararmi praticamente a memoria i passaggi di 30 manovre (ok, lavarsi le mani, lavare il paziente, cambiare i vestiti son facili….il difficile arriva quando devo imparare a posizionare catetere, sondino nasogastrico e come mobilizzare un paziente tetraplegico T.T ). Di conseguenza…non so quanto tempo mi  resterà per scrivere.

 

E dopo questo piccolo excursus sulla mia vita, passiamo alle cose serie.

 

Alistair è scomparso. Chi l’ha visto non l’ha rintracciato. Allora dove diavolo è finito? Beh, leggete e scoprirete cos’è successo :P

 

Una cosa…questo capitolo è abbastanza lungo. Dal riassunto che avevo scritto gran parte non doveva esserci, ma dato che mi sto innamorando dei miei Slytherin ho deciso di lasciargli più spazio.

 

A questo proposito, è giunto il momento di mostrarvi come sono:

 

-          Alistair Snape (Piton): http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs156.ash2/41155_112434802148052_111995692191963_100551_5553193_n.jpg  http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs318.snc4/41223_112434875481378_111995692191963_100557_1205402_n.jpg  http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs203.ash2/46621_112434958814703_111995692191963_100564_5875869_n.jpg  http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs423.snc4/46621_112434962148036_111995692191963_100565_3151199_n.jpg

-          Eric (scoprirete-secondo-nome-in-questo-capitolo) Heartmann: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs426.snc4/46872_112022358855963_111995692191963_98593_1396032_n.jpg   http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs406.snc4/46872_112022352189297_111995692191963_98592_6849144_n.jpg

-          Kain Montague: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs614.snc4/59472_112015028856696_111995692191963_98472_3714099_n.jpg  http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs214.ash2/47718_112015132190019_111995692191963_98482_2946495_n.jpg

-          Claudius Warrington : http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs624.snc4/58444_112229005501965_111995692191963_99793_60089_n.jpg

-          Adrian Pucey (presente nei film, di conseguenza tengo lui, anche perché me gusta proprio u.u): http://www.filmdope.com/Gallery/ActorsF/43176-25474.gif http://images1.wikia.nocookie.net/__cb20100327164615/harrypotter/images/thumb/1/1a/Adrianpucey.jpg/250px-Adrianpucey.jpg

 

 

Ecco fatto, ve li ho messi tutti u.u Sbavate pure u.u xD

Mi sto veramente innamorando di tutti loro *.* E ho già in mente le varie storyline per tutti u.u

I destini di Eric, Kain, Adrian e Claudius son già tracciati!

 

Ed ora…vi lascio al capitolo!

 

A venerdì prossimo…o a quello dopo ancora (:

Se non dovessi più aggiornare è perché sono in depressione attaccata ad una bottiglia a disperarmi per non aver passato l’esame u.u xD

 

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Chapter XVII:

Appendicitis

 

“Anche nel ricordo di una gioia c’è dell’amarezza,

così come nella memoria del piacere c’è del dolore.”

-          Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde –

 

Nel dormitorio dei ragazzi di Serpeverde del settimo anno, un unico letto era rimasto occupato. Eric abbracciava stretto il cuscino, un sorriso soddisfatto e appagato sul volto. Mugugnò, aprì un occhio e sospirò, poi si voltò supino, si sdraiò e si stiracchiò. Lanciò una rapida occhiata all’orologio e vide che era ora di pranzo. In quel momento Alistair uscì dal bagno. Indossava solo i jeans strappati della sera prima e tenendosi una mano sullo stomaco andò a sedersi sul proprio letto, trattenendo quasi il respiro.

“’Giorno.” Lo salutò con uno sbadiglio.

“Giorno.” Borbottò, massaggiandosi.

Lo guardò attentamente: aveva la fronte corrugata, la bocca arricciata in una smorfia e il viso pallido.

“Tutto bene?”

“Una meraviglia.” Rispose tra i denti, cercando di alzarsi, ma ricadendo subito sul letto.

“Sicuro? Sembri un cadavere.” Si strinse nelle spalle.

Il Caposcuola lo fulminò con lo sguardo e gemette, stringendosi lo stomaco.

“No, non direi che stai bene.” Inarcò un sopracciglio, scostò le lenzuola, si alzò ed andò dall’amico. “Bevuto troppo ieri sera?”

“No.” Si appoggiò a lui e riuscì a mettersi in piedi.

“Allora avrai preso freddo.” Gli diede una pacca sulla spalla, si allontanò un attimo per prendere un paio di pantaloni del pigiama ed una maglietta. “Dai, ti do una mano a cambiarti.”

Gli sorrise calorosamente, lo fece sedere sul letto e lo aiutò a svestirsi per poi indossare il pigiama.

Il giovane Piton si sdraiò, portò le ginocchia al petto raggomitolandosi e si strinse lo stomaco con le braccia.

“Amico, ti sei preso proprio un bel colpo.” Borbottò il biondo, coprendolo.

“Già, lo penso anche io.” Digrignò i denti e strizzò gli occhi.

“Posso lasciarti solo o vuoi che resti qui?” Gli domandò passando una mano tra i capelli.

“Tranquillo, vai.” Abbozzò un sorriso che si trasformò subito in una smorfia di dolore. “Io sto bene.” Mentì in modo poco convincente.

“Sì, come no.” Scosse il capo e gli arruffò i capelli. “Tu stai da cani.”

“E se mi metti in disordine i capelli non mi aiuti certo.” Affondò il viso nel cuscino e si morse la lingua per evitare di lasciarsi fuggire un lamento.

“Rifiuti i miei gesti d’affetto! Tsk, che antipatico!” Si finse offeso, gli fece l’occhiolino e sparì in bagno.

Quando uscì, lavato e profumato, vide che si era addormentato, nonostante la sua mascella continuasse ad essere serrata e gli occhi strizzati. Buttò il proprio pigiama sul letto, tirò le tende in modo tale che non entrasse neanche uno spiraglio di luce ed uscì dalla stanza, richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Andò in Sala Grande, pranzò, scherzò con gli amici e tornò subito da Alistair per controllare le sue condizioni. Posò una mano sulla sua fronte calda ed imperlata di sudore, chiedendosi se fosse il caso di avvisare Madama Chips.

“Ehy, Eric!” Lo chiamò Kain spalancando la porta.

“Zitto!” Lo rimproverò, voltandosi di scatto. “Al sta dormendo.”

Il nuovo arrivato guardò attentamente e vide il compagno addormentato. Si avvicinò al biondo che aveva le braccia incrociate al petto, lanciò una rapida occhiata ad Alistair ed incrociò le braccia a sua volta.

“Che ha?” Domandò.

Eric scrollò le spalle.

“Non lo so, probabilmente un virus intestinale. O ha preso freddo.”

“Ha preso qualcosa ieri sera?” Inarcò un sopracciglio.

“No, lo sai che non prende niente.” Scosse con forza il capo.

Calò il silenzio ed entrambi guardarono il dormiente Piton Junior.

“Che dici, lo diciamo a Madama Chips?” Eric arricciò il naso.

“Naaaaaaah.” Diede una pacca sulla spalla all’amico. “Vieni a fare una partita a Quidditch?” Gli propose. “Ci manca un cacciatore.”

Eric lanciò un’ultima occhiata ad Alistair, annuì e con l’amico uscì dalla stanza.

Quando tornò in camera dopo la cena, il giovane Piton dormiva tranquillo, così passò la serata in Sala Comune a ridere e scherzare con Draco, Theodore, Blaise, Kain e Adrian. Tornò in camera con i due compagni, si buttò sul letto e si addormentò immediatamente.

Il mattino dopo fu svegliato da alcuni gemiti. Si alzò di scattò, preoccupato e si avvicinò all’amico.

“Al, che c’è?” Gli domandò, posandogli una mano sulla fronte, sempre più calda.

“C-cosa?” Balbettò intontito.

“Stai ancora male?” Si morse il labbro, rendendosi conto immediatamente di quanto fosse stupida quella domanda.

“Un pochino.” Abbozzò un sorriso e scostò una ciocca di capelli dagli occhi chiusi. “Passerà.”

“Vuoi che chiami Madama Chips?” Propose.

“N-no.” Serrò la mascella e deglutì. “Non ce n’è bisogno.”

“E tuo padre?”

“Neanche.” Aprì un occhio e guardò l’amico. “Eric, sto bene.”

“Non si direbbe, sai. Sembri più un cadavere che un giovane e aitante Caposcuola.” Scherzò.

“Succede anche ai migliori.” Sussurrò il moro abbracciando il cuscino.

“Cerca di dormire, ok?” Gli mostrò il pugno.

“Ok.” A fatica sollevò il pugno e lo fece cozzare contro quello dell’amico.

Eric rimase ad osservarlo qualche secondo, valutando seriamente l’ipotesi di chiamare Madama Chips, poi sbuffò, afferrò dei vestiti puliti e si diresse in bagno. Quando tornò in camera, Alistair era raggomitolato su se stesso, abbracciava il cuscino e sembrava si fosse addormentato. Buttò il pigiama sul letto e raggiunse i compagni in Sala Grande.

“Si può sapere dove eri finito?” Domandò Claudius.

“Ero in camera.” Rispose sbrigativo, servendosi immediatamente un’abbondante razione di bacon e uova.

“Sì, ora si dice così. Come no.” Ghignò maleficamente.

“Scusa, dove dovevo essere?” Inarcò un sopracciglio, imburrando una fetta di pane.

“Oh beh, tu e Alistair da soli…”

“Sta male.” Ringhiò.

“Gli hai dato il tuo sciroppo speciale? Con la cannuccia?”

“Claudius, piantala di fare il cretino.” S’intromise Adrian, infastidito dal  suo comportamento.

“Tranquillo, Ad, so come controllarlo.” Eric ghignò perfidamente, posò forchetta e coltello sul tavolo e mise una mano sulla spalla del compagno.

“Che fai?” Gli chiese irrigidendosi Claudius.

“Prova a dire ancora una cosa del genere, ad insultare Alistair o qualsiasi altra cosa e giuro su quella santa donna di mia madre che ti crucierò fino a spappolarti il cervello.” Gli sussurrò con all’orecchio. “E ora sorridi, annuisci e fa’ finta che ti ho raccontato una barzelletta.” Gli diede una pacca sulla spalla, buttò la testa all’indietro e scoppiò a ridere.

Claudius, pallido, abbozzò un sorriso, annuì e subito riprese a mangiare, terrorizzato: se Eric Heartmann diceva che avrebbe fatto una cosa, l’avrebbe fatta.

Finirono di fare colazione e si diressero nuovamente in Sala Comune. Eric andò a controllare Alistair, poi tornò con il libro di pozioni e si lasciò cadere su un divanetto.

“Come sta?” Gli domandò Kain, lanciando la pluffa ad Adrian, che la prese al volo mentre si avvicinava ai due.

“Sta dormendo.” Aprì il libro ed iniziò a sfogliarlo finché non trovo la pagina giusta.

“E’ da ieri che dorme.” Adrian inarcò un sopracciglio e passò la palla al compagno di squadra.

“Già.” Il capitano della squadra Serpeverde l’afferrò al volo per rilanciarla subito.

“Non so cosa dirvi.” Scrollò le spalle, tolse le scarpe e si sdraiò interamente sul divano nero.

“E sulla Granger che sai dirci?” Azzardò.

“Perché hai nominato il nome di quella Sangue Sporco?” Domandò schifato Claudius picchiettando sulle gambe di Adrian per avere spazio.

“Che è una schifosa Mezzo Sangue?” Rispose sarcasticamente, maledicendo Alistair per non essere lì. Toccava a lui rispondere a tutte quelle domande scomode.

“Allora perché Al ha passato tutto il tempo a ballare con lei a Halloween?” Domandò Kain.

Eric fissò la pagina del libro, prendendo tempo.

“Eric.” Lo spronò il compagno.

Inspirò profondamente, chiuse gli occhi e contò fino a 10, poi li guardò.

“Chiedetelo a lui.” Si mise seduto, indossò le scarpe, afferrò il libro, si alzò e si diresse verso l’uscita della Sala Comune.

“Ehi, dove vai?” Gli chiese stupito Adrian.

“Al contrario di voi caproni, faccio ancora pozioni!” Mostrò il libro, continuando a dargli le spalle. “Ragion per cui vado a cercarmi un posto dove studiare in santa pace senza nessuno che mi assilli.” Varcò la soglia e si ritrovò nei sotterranei.

Sbuffò, passò una mano tra i capelli ed uscì dal castello, ritrovandosi nell’enorme parco. Si soffermò sui gradini, chiuse gli occhi e lasciò che il freddo sole gli accarezzasse il viso, mentre una gelida brezza sferzava il suo corpo.  Estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, evocò il suo giubbotto in pelle, lo indossò e lo sistemò, togliendo della polvere immaginaria dalle spalle. Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca interna, ne estrasse una, l’accese e lo ripose. Aspirò una boccata di fumo, si guardò attorno, espirò e si diresse verso il limitare della Foresta Proibita. Raggiunse un ciliegio, si voltò verso il lago e vide la piovra gigante immergersi, poi si sedette appoggiando la schiena al tronco, prese il libro ed iniziò a studiare, ma subito lo appoggiò sul petto.

Essere Eric Heartmann aveva indubbiamente i suoi vantaggi: era popolare, otteneva sempre ciò  e chi voleva, era amato e temuto allo stesso tempo. Apparteneva ad una delle famiglie più antiche insieme ai Black e ai Malfoy e ne era fiero. Adorava il suo essere purosangue, la sua superiorità.

“Eric Gellert Heartmann, figlio di Crono Atreo Heartmann e Priscilla Leda Rosier.” Disse pieno d’orgoglio.

Suo padre era una Mangiamorte, come suo zio Evan. Erano tra i seguaci più fidati del Signore Oscuro, fin da quando aveva iniziato ad acquistare potere. L’avevano appoggiato, l’avevano seguito e suo zio era morto per lui, ucciso da Moody. Quanto odiava quel pazzo deforme! Per tutto l’anno precedente aveva lottato costantemente contro la tentazione di sfoderare la bacchetta e scagliarcisi contro. Quando era piccolo, sua madre lo portava sulla sua tomba e gli raccontava le sue imprese: di quanto fosse importante per il Signore Oscuro, di come era morto con onore per ciò in cui credeva. Ascoltava per ore i racconti di suo padre, rapito, incantato ed estasiato. Suo zio era un eroe, il suo idolo, il suo esempio. Voleva diventare Mangiamorte e seguire le sue orme, molto più eroiche di quelle di suo padre. Dopo la caduta del Signore Oscuro, iniziò a fare cospicue donazioni al Ministero, cosicché non indagò e non scoprì mai quanto fosse vicino all’attività di suo zio.

Odiava i babbani, odiava quegli schifosi Maghinò e soprattutto i Traditori del Sangue, come quegli schifosi Weasley, indegni di essere chiamati maghi.

Scosse il capo per scacciare l’odio e sbuffò. Nonostante il suo nome e il fatto che Piton fosse un amico di famiglia, doveva studiare pozioni: il professore non gli avrebbe certo fatto i complimenti se si fosse presentato impreparato. Accese un’altra sigaretta ed iniziò a studiare.

Dopo tre ore di intenso studio e parecchie sigarette, chiuse il libro soddisfatto per ciò che aveva appreso, si alzò, si sistemò e tornò al castello.

“Heartmann.” Si sentì chiamare mentre attraversava la Sala d’Ingresso.

Si voltò e vide Severus Piton arrivare dalle scale che conducevano ai sotterranei.

“Professor Piton.” Lo salutò con rispetto.

“Dov’è Alistair?” Chiese senza troppi indugi.

“Non…non è in Sala Grande?” Domandò, fingendosi stupito.

Piton lo guardò attentamente e sfoderò il suo sorriso più angelico ed innocente.

“No.” Rispose secco.

“Oh, allora dev’essere ancora chiuso in camera a studiare.” Fece spallucce.

“Chiuso in camera a studiare?” Inarcò un sopracciglio, scettico.

“Non sarebbe la prima volta, signore.” Accompagnò le sue parole con un gesto del capo. “Lo sa, quando si tratta di studio non c’è verso di farlo uscire dal suo antro buio.”

Il pozionista annuì impercettibilmente, strinse un’estremità del suo mantello e si incamminò a passo svelto verso la Sala Grande.

Quando fu scomparso, Eric tirò un sospiro di sollievo e riprese a respirare. Odiava mentire a Severus Piton, aveva sempre l’impressione che riuscisse a capire ciò che pensava, che capisse immediatamente quando non diceva la verità. Scosse il capo e andò a pranzo.

Non appena ebbe finito, si alzò, salutò i compagni e tornò in Sala Comune.

“Eric!”

Si voltò ed osservò Daphne Grengrass corrergli incontro, il seno prosperoso fasciato nella maglietta aderente.

“Ciao Daphne.” La salutò, fissando un punto ben al di sotto degli occhi. “Ti vedo in forma.”

“Eh già, lo sono proprio.” Sorrise maliziosa, avvicinandosi al ragazzo.

“Già.” Fece una pausa, incantato da quella meravigliosa visione, gli ormoni già impazziti. “Vedo.”

“Sai, mi stavo chiedendo una cosa…” Iniziò civettuola, attorcigliando i capelli attorno all’indice.

“Ah si?” Deglutì a fatica. Il seno di quella ragazza era una manna del cielo. Adorava baciarlo, toccarlo, sfiorarlo. Con un enorme sforzo la guardò in viso. “Che cosa?”

“Sai, non ho ben capito una cosa di…” Fece una pausa, posandogli una mano sull’avambraccio. “…Divinazione.” Concluse, la bocca semichiusa.

“Divinazione?” Inarcò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto, poi scosse il capo, divertito.

“Che c’è?” Domandò nervosamente.

Sorrise, le mise una mano su un fianco e si piegò su di lei.

“Se hai voglia di fare sesso basta che lo dici.” Le sussurrò in un orecchio.

“M-ma…i-io…” Balbettò arrossendo.

“Tranquilla, è normale.” Sfiorò con le sue labbra la sua pelle. “L’abbiamo già fatto, no?” Le baciò il collo. “E non è stato per nulla male, piccola.” Le sfiorò il seno con la mano sinistra e la sentì sussultare, poi si allontanò immediatamente da lei, lasciandola spiazzata. “Allora?”

Daphne lo guardò, si morse il labbro inferiore e ravvivò i capelli con una mano, poi lo afferrò per il maglioncino e lo trascinò nella propria stanza.

 

“Grazie.” Sussurrò Daphne, soddisfatta, un lenzuolo che la copriva, le braccia allargate.

“Per cosa?” Le domandò.

“Per il miglior sesso della mia vita.”

Eric sorrise malizioso, le lanciò un’occhiata e si sedette sul bordo del letto. Afferrò le mutande che erano volate sull’abat jour, le indossò e si alzò stiracchiandosi.

“Ti spiace se fumo?” Raccolse i pantaloni abbandonati sul pavimento.

“Fa’ quello che vuoi.” Rispose sdraiandosi prona, godendosi la visione di un eric ancora mezzo nudo.

Il ragazzo prese una sigaretta, l’accese, abbandonò il pacchetto sul comodino ed indossò i jeans.

Ogni suo gesto, anche il più piccolo ed involontario, era sensuale. Come faceva ad essere così bello? Come poteva urlare sesso da ogni poro? Quel ragazzo era sicuramente un Dio del sesso.

“Devi proprio andartene?” Gli chiese.

“Sai, dopo una scopata il mio organismo richiede cibo.” Si voltò verso di lei, un sorriso malizioso, le braccia allargate e la zip ancora aperta. “O hai qualche buon motivo che mi convinca a restare?”

Daphne si alzò di scatto, il lenzuolo cadde lungo il suo corpo e gli si avvicinò.

“Che fai?”

“Ti do un motivo per restare.” Sussurrò.

Posò le mani sui suoi fianchi, spingendo il bacino contro il suo, guardandolo negli occhi.

“Che cattiva bambina.” La scimmiottò fissando le sue labbra, prendendo la sigaretta tra indice e medio.

Mise una mano dietro la sua nuca, l’attirò a sé ed iniziò a baciarla, mentre le dita agili e veloci della ragazza scostarono l’elastico delle sue mutande, andando a toccarlo nel suo punto più debole e suscettibile.

“Sei proprio una cattiva bambina.” Aspirò dell’altro fumo e glielo sbuffò in faccia, chiudendo gli occhi godurioso.

“Daphne, hai per caso…” Iniziò Pansy, spalancando la porta della camera.

Contemporaneamente, Eric e Daphne si voltarono, vedendo una Pansy scioccata bloccata sulla soglia, una mano sulla maniglia, la bocca aperta e gli occhi spalancati in un’espressione stupita e scandalizzata.

“Ops.” Disse il biondo, con un sorriso colpevole stampato in viso. Fece un passo indietro allontanandosi dalla ragazza, liberandosi dalla sua presa e mostrando il corpo nudo di Daphne, mentre chiuse la zip dei pantaloni.

Daphne arrossì, prese il lenzuolo e subito si coprì, imbarazzata.

Prese la camicia, la indossò, afferrò il maglioncino e lo appoggiò sulla spalla, poi si sedette sul bordo del letto, mise le scarpe e si alzò.

“Daphne, grazie della splendida scopata.” Le fece l’occhiolino, buttò a terra la sigaretta, la spense con la punta del piede e si avviò verso la porta. “Ciao Pansy.” La salutò fermandosi davanti a lei. “Sai, anche tu non sei stata male, però avresti potuto fare molto meglio se non fossi stata così frigida: si vedeva che eri una verginella impaurita. Non come la cara e vecchia Daphne che adora farselo mettere in ogni buco.” Le diede un buffetto sulla guancia e la superò. “Ci si vede!” Urlò alle due, sapendo perfettamente quello che sarebbe successo.

Quando arrivò a metà scala, le sue previsioni si avverarono: Pansy iniziò ad urlare come un’ossessa. Sorrise soddisfatto, iniziò a fischiettare ed abbottonò la camicia.

“Qualcosa mi dice che Pansy ti ha trovato mentre ti intrattenevi con Daphne.” Lo accolse irritato Kain, sdraiato sul divanetto mentre leggeva “La Gazzetta del Quidditch”. “O mi sbaglio?” Abbassò la rivista e gli lanciò un’occhiata di rimprovero.

“Esatto.” Sorrise orgoglioso e fiero delle sue azioni. “Andiamo a mangiare che ho una fame bestiale?” Scosse il capo. “Per di più Pansy è arrivata mentre Daphne mi stava scaldando per il terzo round, non poteva scegliere un momento peggiore.”

“Sei un grandissimo bastardo, lo sai?” Gli domandò guardandolo negli occhi.

“Certo.” Rispose seriamente.

Kain scosse il capo, abbandonò “La Gazzetta del Quidditch”, si alzò ed insieme andarono a cena.

“Ehi.” Li salutò Adrian, sedendosi accanto ad Eric.

“Ciao.” Aggiunse Claudius, mettendosi vicino a Kain.

Fecero un cenno ai nuovi arrivati, impossibilitati a parlare a causa delle bocche piene.

“Che avete fatto oggi pomeriggio?” Domandò Adrian, servendosi del pasticcio di carne.

Kain si irrigidì mentre Eric sorrideva maliziosamente, guardando involontariamente in direzione di Daphne, appena arrivata.

“Penso di aver capito.” Seguì lo sguardo del biondo, poi tornò a guardarlo. “Ancora Daphne?”

Annuì e si portò alla bocca del cibo.

“A questo punto potreste anche mettervi insieme, no?”

Il biondo iniziò a tossire, strinse il tavolo con una mano mentre con l’altra si dava dei colpi al petto, poi guardò offeso l’amico.

“Ma stai scherzando? Io che mi metto con quella? Una che va con tutti?” Rabbrividì. “Che brutti pensieri.”

“A parte che anche tu vai con tutte, ma scusa, continuate ad andare a letto insieme.” Si strinse nelle spalle.

“E allora?” Corrugò la fronte. “Andare a letto con qualcuno non significa mica esserne innamorati.” Scosse il capo. “Innamorati: che brutta parola.”

“Succederà anche a te.” Kain gli puntò la forchetta contro il petto. “Puoi starne certo.”

“A me?” Scoppiò a ridere e buttò la testa all’indietro. “Che bella battuta!”

“Quindi non ti sposerai mai? Lascerai che il ramo Heartmann si estingua?” Claudius lo guardò scettico.

“Non penso tua madre sia molto d’accordo.” Rincarò la dose Adrian.

“Non ho detto questo. Purtroppo mi dovrò sposare.” Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

“Ti fa così schifo l’idea di passare la tua vita con la donna che ami?” Kain incrociò le braccia al petto, irritato, mentre il suo sguardo si soffermava su Pansy Parkinson.

“L’amore è una cosa sopravvalutata. A cosa serve ? Ti rende debole e stupido, ti spinge a fare cose che normalmente non faresti.”

“E’ questa la parte bella! Esce fuori la tua parte migliore.” Ribattè.

“Kain, se ti piace fare la parte dell’idiota, prego! Accomodati! La tua bella Pansy ti aspetta.” Afferrò una mela e le diede un morso. “Però sappi che non è un granché a letto.”

Kain inspirò profondamente, facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo.

“Non sa come muoversi, non sa come ti deve toccare.” Mangiò un pezzo di pane. “Insomma, ho dovuto fare tutto io!”

“Eric, grandissimo bastardo, ma devi proprio portarti a letto qualunque ragazza?!” Esclamò, sentendo la rabbia montare.

“Spetta che ci penso.” Si grattò il mento con aria pensierosa, poi lo guardò con un sorriso. “Sì.”

“Idiota.” Dissero contemporaneamente Kain ed Adrian.

“Fammi capire, quando ti sposerai che farai?” Domandò Claudius.

“Quello che faccio ora: mi porterò a letto chi voglio, perchè dovrei cambiare ?” Fece spallucce. “Solo perché sarò sposato non smetterò di andare con chi mi pare.”

“Viva la fedeltà.” Borbottò Adrian.

“Perché dovrei smetterla, scusate?” Allargò le braccia. “Lo sappiamo tutti come funziona. Noi purosangue dobbiamo sposarci con altri purosangue per evitare che il nostro sangue venga inquinato da quegli schifosi!” Fece un cenno al tavolo dei Grifondoro, indicando i Canon, due stupidi ragazzini di origini babbane. “Sposerò una purosangue, avrò dei figli, ma continuerò a condurre la mia vita.” Diede un pugno al tavolo per dare enfasi alle sue parole. “L’amore è una cosa stupida, inutile e senza senso. Come le donne.” Sembrò pensarci un attimo. “No, dai, le donne sono più utili dell’amore. L’importante è che non parlino, l’unico motivo per cui devono usare la bocca è per soddisfarmi.”

Kain scosse il capo ed Adrian e Claudius si scambiarono un’occhiata, seguita da un sorriso timido.

“Quindi…” Adrian si schiarì la voce. “Quindi tu…” Indicò Eric. “…hai passato il pomeriggio a divertirti con Daphne, mentre tu…” Questa volta indicò Kain. “…hai passato tutto il pomeriggio a roderti il fegato perché lui è stato anche con Pansy?” Riassunse.

“Non sono stato tutto il tempo a rodermi il fegato perché è stato anche con Pansy!”

Claudius sollevò un sopracciglio e lo guardò scettico.

“Ok, forse un pochino, ma non è questo il punto! Sa benissimo che mi piace!” Mostrò i palmi delle mani in segno di resa e scosse il capo. “Ma lasciamo perdere. Voi invece che avete combinato? Non vi si è visti per tutto il pomeriggio.” Domandò prontamente, per cambiare argomento.

“Studiato.” Rispose rapidamente Adrian, abbassando il viso sul piatto.

“Quello che faccio sempre.” Si strinse nelle spalle Claudius.

“Fumare erba allucinogena tutto il tempo e se capita scopare?” Chiese Eric alzandosi.

“Esatto.” Annuì semplicemente.

Il biondo scosse il capo divertito, aspettò i compagni ed insieme tornarono nella Sala Comune.

“Ti va una partita a scacchi?” Gli propose Kain abbandonandosi sul divanetto.

“No.” Scosse il capo. “Vado a vedere come sta Al.”

Kain annuì, così superò gli amici, salì le scale fino alla propria stanza ed entrò.

“Al! Sei sveglio!” Esclamò sollevato fermandosi sulla soglia, vedendolo seduto di spalle.

Alistair si voltò leggermente, abbozzò un sorriso ed annuì, per poi tornare a guardare davanti a sé.

“Ti sei perso un po’ di cose a stare qua rintanato, lo sai?” Chiuse la porta, tolse il maglioncino e lo lanciò sul letto. “Un bel po’ di cose.”

“C-che…” Si interruppe, chiuse gli occhi e deglutì. “Che hai combinato?”

“Il solito.” Sorrise malizioso. “Mi sono scopato Daphne, Pansy ci ha colti sul fatto e si è messa ad urlare come una Banshee.”

“Ecco cos’era.” Sussurrò.

“Già. Proprio lei.” Si lasciò cadere sul letto, mise un braccio dietro la nuca e guardò in viso l’amico. Era pallido, sudava, aveva la mascella serrata, gli occhi chiusi e una mano davanti alla bocca. “Sei sicuro di star bene?” Gli chiese inarcando un sopracciglio.

Alistair si alzò in fretta, fece per correre in bagno ma inciampò nel tappeto e cadde a terra.

“Al!” Scattò in piedi, raggiunse l’amico e gli mise una mano sulla spalla. “Al, che succede?” Lo guardò impaurito.

Il giovane Piton si raggomitolò su se stesso, tenendosi lo stomaco, grosse lacrime che scivolavano lungo le sue guance.

Eric lo guardò preoccupato, estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni, l’agitò e la porta si spalancò.

“KAIN!” Urlò. “Tranquillo, Al, adesso chiamo tuo padre.” Aggiunse rassicurante accarezzandogli la schiena.

“Eric…” Si raggomitolò ancora più su se stesso, dolorante.

“Tranquillo, Al. Tranquillo.” Lanciò un’altra occhiata alla porta. “KAIN!” Urlò di nuovo, ma nessuno sembrava averlo sentito. Scosse il capo, si morse il labbro inferiore, si alzò e corse in Sala Comune.

“Eric.” Lo accolse Kain continuando a leggere.

“Alza quel tuo maledettissimo culo sodo da cacciatore e vai a chiamare Piton!” Gridò, una nota di panico nella voce, attirando l’attenzione di tutti i presenti.

“Piantala di fare casino, devo decidere quale cavolo di coso spostare!” S’intromise Claudius, le mani sulle tempie mentre osservava la scacchiera.

“Cla, si chiamano scacchi.” Gli fece notare Adrian annoiato.

“Fanculo agli scacchi!” Prese la scacchiera e la lanciò lontana. “Kain alza quel tuo maledettissimo culo e vai a chiamare Piton.” Ripetè. “Tu…” Indicò Adrian. “…vieni a darmi una mano.”

“Ehi, non puoi venire qua, urlare e scappare!” Si lamentò Kain.

Eric si bloccò, le mani sullo stipite dell’arco delle scale, voltato verso gli amici, in tensione, la bocca aperta e gli occhi pieni di paura.

“Eric, che cos’è successo?” Chiese Adrian, capendo che qualcosa non andava.

“Alistair.” Rispose. “Sta male. Chiamate Piton.” Deglutì e sparì su per le scale.

Kain ed Adrian si guardarono per qualche istante, poi, contemporaneamente, si alzarono in pochi attimi: il primo corse fuori dalla Sala Comune, il secondo invece nella propria stanza, seguito a ruota da altri compagni.

“Dai, Adrian, muoviti.” Lo incitò Eric, inginocchiato accanto al suo migliore amico.

“Che cos’ha?” Domandò, avvicinandosi.

“Non ne ho idea.” Rispose sinceramente. “Al mio tre lo spostiamo, ok?”

Adrian annuì, prendendo Alistair in modo da poterlo alzare con facilità.

“Uno, due e…tre!”

Senza fatica lo alzarono e lo portarono a letto. Subito Alistair si portò le gambe al petto, digrignando i denti.

“Tuo padre sta arrivando.” Gli sussurrò rassicurante Eric, sedendosi accanto a lui e posandogli una mano sulla spalla. “Stai tranquillo.”

“Spostatevi!” Ordinò Kain alla piccola folla che si era radunata sulla soglia. “Lasciate passare il professor Piton!”

Si aprì un varco, Piton entrò e subito andò dal figlio: gli bastò una rapida occhiata per capire che le sue condizioni erano pessime.

“Alistair.” Lo chiamò dando un colpo sul braccio ad Eric, che prontamente si spostò sotto il suo sguardo assassino.

“Papà?” Il ragazzo aprì gli occhi e vide il padre.

“Che cos’è successo?” Gli chiese, posandogli una mano sulla fronte calda.

Il giovane strizzò gli occhi, strinse le mani a pugno e si lasciò sfuggire un lamento.

“Heartmann.”

“Professore?” Subito si mise sull’attenti.

“Dimmi. IMMEDIATAMENTE. Cosa. E’. Successo.” Ordinò, la rabbia che trapelava da ogni singola parola. “ORA.”

“N-niente. Ecco, si è svegliato ieri e non stava bene.” Farfugliò fissando il pavimento sentendosi terribilmente in colpa per non aver avvisato nessuno. “Non voleva che la chiamassi per non farla preoccupare, credevamo entrambi fosse solo un virus intestinale, nulla di grave.” Aggiunse a mo’ di scusa.

“Idiota.” Sibilò furibondo il professore, tornando a guardare il figlio. “Che cosa ti senti?”

Alistair gemette, si raggomitolò, poi spalancò gli occhi, agitandosi. Scattò a sedere, si aggrappò al bordo del letto e vomitò, mancando di poco i piedi del padre.

L’uomo lo guardò, lo aiutò a rimettersi sdraiato, dolorante, poi con un colpo di bacchetta fece evanescere il vomito.

“Chiamate subito Madama Chips.” Disse con tono perentorio, evocando un asciugamano con cui gli pulì la bocca senza mai smettere di guardarlo.

Adrian annuì e rapido uscì dalla stanza, correndo a perdi fiato. Eric aggirò il letto, si sedette e guardò l’amico, che socchiuse gli occhi e ricambiò lo sguardo.

“Ciao Al.” Lo salutò accennando un sorriso.

“C-ciao.” Balbettò il moro.

“Come stai?” Gli chiese.

Il pozionista lo fulminò con lo sguardo, incredulo per la domanda formulata.

“Non tanto bene, a dire il vero.” Rispose cercando di fargli l’occhiolino.

“Sai, lo immaginavo. Non hai una bella cera.” Scherzò.

Alistair scoppiò a ridere, ma ebbe un’altra fitta che trasformò la sua risata in una smorfia di dolore.

“Hai preso qualcosa? Hai bevuto?” Domandò con fare autoritario l’uomo, posando una mano sullo stomaco del ragazzo.

“No, pa’.” Fece schioccare la lingua, infastidito. “Lo sai che non prendo quella roba.” Strizzò gli occhi e digrignò i denti.

“Se hai preso qualcosa…” Iniziò, ma subito fu interrotto.

“Permesso, lasciatemi passare!” Disse una voce femminile dalla tromba delle scale. “Ho detto: LASCIATEMI PASSARE!” Ripetè.

Severus si voltò e in quell’istante entrò Madama Chips, impeccabile nella sua divisa, le gote arrossate e il respiro appena affannoso dovuto alla corsa.

“Per Morgana!” Scosse il capo, sistemò la gonna e guardò il collega. “Allora, che cosa succede?”

“Non lo vedi?” Piton si alzò di scatto dal letto, irritato. “Mio figlio sta male.” Indicò Alistair.

“Fammi spazio.” Fece un gesto con la mano ad Eric, che immediatamente si alzò. “Che cos’è tutta questa folla? Via, sciò! Tutti fuori!”

“Chips, non me ne frega nulla se vedono. Muoviti.” Sbottò digrignando i denti.

“Sto facendo il mio lavoro, ragazzo.” Sibilò l’infermiera.

Eric, nel suo angolo, si dovette mordere la lingua per non scoppiare a ridere, come tutti gli altri Serpeverde che stavano assistendo alla scena.

“Non. Osare. Chiamarmi. Ragazzo.” Ringhiò.

Madama Chips roteò gli occhi al cielo, evocò dei guanti in lattice, li indossò ed iniziò la visita, poi si alzò e guardò l’uomo.

“Piton, ai miei occhi sei un ragazzo. Mi ricordo quando eri tu loro posto.” Indicò gli studenti alle sue spalle. “Quante volte sei finito in infermeria!”

La fulminò con lo sguardo, pallido di rabbia, una mano che stringeva il mantello.

“Comunque lasciamo perdere!” Tolse i guanti, li fece sparire e lo guardò. “Deve essere immediatamente trasferito in infermeria.”

Severus annuì, fece per prendere la bacchetta ma la donna fu più veloce. Evocò una barella, diede un colpo di bacchetta e il ragazzo si librò a mezz’aria per poi adagiarsi dolcemente sulla superficie morbida.

“Perfetto.” Annuì soddisfatta. “Hop, hop!” Battè le mani. “Fate spazio.” Iniziò a camminare, seguita da Alistair, mentre la folla si apriva per lasciarli passare.

“Non c’è più nulla da guardare. Tutti a letto.” Il capo della Casa di Serpeverde indicò i letti con il pollice, si girò di scatto e si incamminò.

“Professor Piton!” Esclamò Eric, inseguendoli giù per le scale.

“Heartmann.” Disse gelidamente, soffermandosi sulla soglia della Sala Comune.

“Posso…posso venire?” Chiese mordendosi il labbro inferiore. “Per favore.”

Lo guardò attentamente, poi gli diede le spalle.

“No. Vai a letto, è tardi. Vi terrò informati.”

Non attese una sua risposta, uscì dalla Sala Comune e si avviò velocemente verso l’infermeria, lo sguardo fisso davanti a sé, un groppo in gola che gli impediva di deglutire, la paura che gli impediva di pensare in modo razionale. Doveva mettere da parte l’ansia, doveva stare tranquillo. Dov’erano finite le sue abilità di abile occlumante? Quelle sue fantastiche abilità che gli permettevano di sgombrare la mente ed impedire a chiunque, persino al Signore Oscuro, di percepire i suoi pensieri?

Scosse il capo, spinse la porta ed entrò in infermeria dove trovò suo figlio sdraiato su un letto, Madama Chips che lo stava visitando attentamente.

“Che cos’ha?” Le domandò affiancandosi al letto, mettendo una mano sui capelli del figlio come a dirgli di stare tranquillo.

“Non lo so.” Rispose, sollevando le palpebre del ragazzo e puntandogli contro la bacchetta illuminata per vedere i riflessi delle pupille.

“Non è una risposta accetabile.”

“Beh, fattela valere. E’ tutto quello che posso dirti per il momento.” Guardò negli occhi l’uomo, le mani sui fianchi. “E se sei venuto a disturbarmi mentre svolgo il mio lavoro, quella è la porta!” Indicò l’uscita.

Si guardarono per qualche secondo in cagnesco, poi Severus abbassò lo sguardo sul figlio che continuava a soffrire.

“Ecco.” La donna si sistemò la divisa ed iniziò a palpare l’addome del giovane. “Dimmi se ti faccio male quando premo.”

Posò delicatamente le dita della mano sulla parete addominale e le affondò gradualmente, poi le sollevò di colpo. Alistair strizzò gli occhi, si lasciò sfuggire un urlo, inarcò la schiena e buttò la testa all’indietro, il viso contorto dal dolore.

“Maledizione, non puoi dargli qualcosa?!” Ringhiò.

Sapeva di sembrare un pazzo, aveva gli occhi fuori dalle orbite, i capelli sicuramente in disordine, la mascella serrata, il viso tirato dall’angoscia, ma non poteva fare altrimenti. Era suo figlio. Sentirlo star male gli faceva più male che subire la maledizione Cruciatus.

Un’altra ferita da aggiungere alla sua anima già mutilata.

“Papà…” Sussurrò col fiato mozzo, cercando la sua mano.

“Dimmi, Alistair.” Subito l’afferrò, stringendogliela

“Papà, lascia lavorare Madama Chips.” Lo guardò con un sorriso. “E’ un’ottima medimaga, sa quello che sta facendo. Lasciale fare il suo lavoro.”

Severus annuì, accarezzandogli i capelli.

“Va bene, Ali. Va bene.” Annuì, guardandolo negli occhi, chiamandolo come solo Lily lo chiamava.

“Hai vomitato?” Domandò bruscamente la donna.

“Sì.”

“Ok.” Mise una mano sotto il suo ginocchio. “Tieni il ginocchio bene rigido.”

Aspettò che eseguisse l’ordine e con entrambe le mani sollevò l’arto, fermandosi quando vide il ragazzo stringere il lenzuolo sotto di sé.

Battè le mani, le pulì nel grembiule e sorrise rassicurante al giovane Piton.

“Allora, che cos’ha?”

“La sua appendice è infiammata.” Spiegò. “Nulla di grave, ma bisogna rimuoverla prima che degeneri, trasformandosi in peritonite.”

“Cosa?!” Spalancò gli occhi incredulo.

“Ha l’appendice infiammata, dobbiamo rimuoverla prima che diventi peritonite, ma non posso farlo da sola.”

“Sì, ho capito che cos’è!” Fece schioccare la lingua. “Ma…”

“Non è solo una malattia babbana, molti maghi ne soffrono, sai?” Lo interruppe subito e lo guardò negli occhi. “Chiedo subito al San Mungo di mandarmi qualcuno.”

“Potete farlo qua?” Domandò eccitato Alistair, scattando a sedere, dimenticandosi per qualche istante il dolore, ricordandosene quando una tremenda fitta lo costrinse a sdraiarsi nuovamente.

“Sì. Ho solo bisogno che qualcuno mi affianchi nell’operazione.”

“Voglio che venga trasferito al San Mungo.” Disse fermamente Severus.

“Pa’, se possono farlo qua che senso ha andare al San Mungo?” Gli fece notare Alistair.

“Tuo figlio usa il cervello meglio di te, Piton.” Gli lanciò un’occhiataccia, si allontanò e tornò dopo pochi istanti con una pozione.

“Che cosa gli stai dando?” Subito domandò con fare inquisitorio.

“Una pozione per alleviare il suo dolore.” Ne versò un po’ in un bicchiere. “L’hai preparata tu, ricordi?” Mise un braccio attorno alle spalle di Alistair e lo aiutò a sedersi. “Bevi.”

Il ragazzo prese il bicchiere, lo portò alla bocca e bevve il contenuto in pochi istanti.

“Che schifo.” Borbottò schifato, lasciandosi cadere sul letto.

Madama Chips roteò gli occhi al cielo, esasperata.

“Dovete spiegarmi perché pensate tutti che le pozioni siano dolci, buone e saporite come succo di zucca!” Fece schioccare la lingua e chiuse l’ampolla. “E ora mettiti questo.” Diede un colpo di bacchetta, fece apparire un camice e lo posò ai piedi del letto. “Ed ora vado ad avvisare il San Mungo che abbiamo bisogno di un chirurmago.” Afferrò la bottiglia e velocemente sparì nel suo ufficio.

Severus osservò suo figlio, continuando ad accarezzargli i capelli, la mano nella sua, notando che man mano che passavano i rifiuti il suo viso si rilassava.

“Va meglio?” Gli chiese.

“Sì, grazie.” Rispose con voce impastata, aprendo gli occhi. “Sono solo un po’…un po’…”

“Stordito?” Gli angoli della sua bocca si incurvarono. “E’ normale. Sono gli effetti della pozione.”

“Già.” Passò una mano sulla bocca, poi si guardò attentamente il proprio palmo, come se lo vedesse per la prima volta. “Wow.” Sussurrò, facendo rotare il polso estasiato. “E’ fantastico.” Iniziò a far coincidere il polpastrello del pollice con l’indice, poi con il medio, l’anulare e il mignolo, tornando indietro. “Wow.” Ribadì.

Alistair era estasiato. Non si era mai sentito in quel modo: un momento prima il dolore lo stava uccidendo e lacerando, il momento dopo gli sembrava di galleggiare, aveva i sensi acuiti e tutto gli sembrava nuovo. Strofinava i polpastrelli l’uno contro l’altro, la bocca semi aperta, rendendosi conto di quale meraviglia fosse il corpo umano. Così perfetto, così fantastico, una vera macchina piena di ingranaggi dipendenti l’uno dall’altro.

“Wow.” Ripeté per l’ennesima volta, toccandosi la punta del naso, incrociando gli occhi.

“Alistair?” Lo chiamò suo padre, conoscendo benissimo gli effetti collaterali della pozione.

“Papà.” Sbattè incredulo le palpebre. “Paaaaaaapàààààà.”

“Sì, sono io.” Prese in mano il camice. “Riesci a sederti?”

“Pa-pà.” Sillabò sedendosi lentamente, facendo penzolare i piedi giù dal letto. “Come si dice papà nelle altre lingue?” Chiese mentre suo padre iniziava a spogliarlo.

“Perché me lo chiedi?” Gli fece sfilare le braccia dalle maniche della maglietta, poi gliela tolse, lasciandolo a torso nudo.

“Non lo so.” Sorrise in modo ebete, la testa piegata di lato.

“Dai, infila le mani nelle maniche.” Gli ordinò dolcemente.

“Signorsì, signore.” Borbottò, mostrando il petto, mancando le maniche del camice.

Severus scosse il capo, afferrò con delicatezza la sua mano e lo aiutò ad infilare il braccio destro nella manica, ripetendo l’operazione anche con il sinistro.

“Pensi di riuscire a stare in piedi?” Lo osservò attentamente, chiedendosi se ce l’avrebbe fatta.

“Oh sì, so fare tante cose in piedi.” Annuì vigorosamente.

 Afferrò il bordo del lettino, fece dondolare i piedi ed iniziò a muoversi avanti e indietro, pronto a spiccare un salto.

“No. Assolutamente.” Gli mise una mano sul petto, facendolo fermare. “E’ meglio che ti sdrai.”

“Ma voglio stare in piedi!”

“Ali, sdraiati.”

“No.” Incrociò le braccia al petto, accavallò le gambe e fece il sostenuto.

Severus scosse il capo, lo prese per le spalle e senza incontrare resistenza lo fece sdraiare.

“Su il bacino.” Ordinò gentilmente.

Il ragazzo obbedì, puntò i piedi e sollevò il bacino, permettendo a suo padre di spogliarlo.

“Evviva! Ho il batacchio al vento!” Esclamò iniziando a muoversi, sollevando il camice, mettendo in bella mostra i gioielli di famiglia.

“Alistair!” Spalancò gli occhi scioccato, afferrò l’indumento e glielo abbassò.

“Che c’è?” Chiese sbattendo innocentemente le palpebre.

“Odio le pozioni antidolorifiche.” Borbottò.

Scosse il capo, si voltò, piegò i vestiti e li sistemò nel comodino. Quando si girò verso il figlio, lo trovò che teneva i piedi con le mani, la testa tra le gambe, dondolando appena.

“La proboscide dell’elefante si immerge e poi spruzzaaaaaaa.” Canticchiò, muovendosi a tempo, rischiando di cadere dal lettino.

Severus chiuse gli occhi, si diede una pacca sulla fronte e scosse il capo.

“Paaaaapàààààààà.” Iniziò a muovere la testa da un lato all’altro.

“Perché non ti metti giù tranquillo, che dici?” Cercò di convincerlo, facendogli abbassare le gambe, facendo ricorso ad una pazienza che credeva di aver perso nel momento stesso in cui Alistair aveva compiuto 8 anni. “Fai il bravo.”

“Uuuuuuffiiiiiiiiiiiiiiiiii!” Si lamentò sbuffando sonoramente. “Se faccio il bravo me la dai la caramella?”

L’uomo prese le coperte, coprì il figlio e le rimboccò sotto il materasso, in modo tale che non potesse muoversi.

“Me la dai la caramella?” Chiese nuovamente, piegando il capo, cercando di guardare il padre al contrario.

“Quando torna Madama Chips le chiediamo se ne ha una.” Rispose evocando una sedia su cui si sedette, le braccia incrociate al petto, appuntandosi mentalmente di cercare una pozione antidolorifica che non provocasse momentaneo ritardo mentale in chi la beveva.

“Madama Chips?” Aprì e chiuse gli occhi. “Sono in ospedale?”

“Sì, Ali.”

“Sto morendo?” Il suo labbro inferiore iniziò a tremare, il viso una maschera di paura.

“No, Ali, che dici?” Si allungò e prese la sua mano tra le sue. “Non stai morendo, assolutamente.”

“E allora perché sono qui?” Sussurrò spaventato. “Non voglio morire.” I suoi occhi si riempirono di lacrime. “Non voglio morire come la mamma.”

“Ali, non morirai, mi hai capito?” Si alzò e si sedette sul bordo del letto. “Non ti succederà niente. E’ solo una semplice e banale appendicite. Capito?” Lo guardò negli occhi verdi.

Alistair annuì, poi strinse la mano del padre, si voltò su un fianco, si raggomitolò e si addormentò in pochi istanti, senza mai lasciare Severus.

Rimase immobile ad osservarlo, respirando piano, senza mai cambiare posizione per non svegliarlo nonostante avesse le gambe addormentate e non sentisse più le dita.

Sentì la porta aprirsi, ma non si mosse, sentendo il cuore scoppiargli nel petto: il momento era arrivato. Stavano per operare suo figlio. Il suo unico figlio.

“Severus.” Lo chiamò Silente.

Nessuno disse niente, il pozionista continuava imperterrito a rimanere vicino al figlio.

“Severus, questo è Herbert Troophy, chirurmago del San Mungo.”

L’uomo chiuse gli occhi, lentamente si liberò dalla presa di Alistair e si alzò, dando le spalle a Madama Chips, al chirurmago e a Silente. Fece un respiro profondo, si voltò ed osservò l’uomo che avrebbe operato suo figlio. Era sulla cinquantina, capelli rossi, corti, la carnagione olivastra, gli occhi scuri che osservavano attentamente Alistair.

Infilò le mani sotto al mantello, afferrando la bacchetta con le dita, pronto a sentire i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi pensieri, ma Silente si frappose tra lui e la sua vittima con un sorriso intenerito.

“Spostati.” Sibilò.

“Non è corretto, lo sai?” Gli fece notare a bassa voce, mentre Madama Chips e il chirurmago parlottavano tra loro.

“Non mi importa, voglio capire se posso fidarmi a lasciare mio figlio nelle sue mani.” Fece un passo in avanti.

Il preside gli mise entrambe le mani sulle spalle e cercò quei due tunnel neri con i suoi occhi azzurri.

“Severus, Alistair è in ottime mani.”

Inspirò profondamente e lanciò un’altra occhiataccia al mago che si era piegato su suo figlio.

“Preside, è meglio che usciate.” S’intromise Madama Chips.

“Metti via la bacchetta.” Gli ordinò gentilmente.

L’uomo guardò lo sconosciuto che si sarebbe preso cura di suo figlio, poi Madama Chips e Alistair che dormiva beato, infine abbassò lo sguardo ed annuì. Mise nuovamente la bacchetta nella tasca interna, si avvicinò ad Alistair e gli mise una mano sulla fronte.

Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma non sapeva da dove cominciare, non poteva cominciare: per volontà di Silente, per sua volontà. Non era ancora pronto a scoprire la verità. Ma lo sarebbe mai stato? Si chiese tra sé e sé. Ne dubitava, ma prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.

Si voltò di scatto, afferrò il mantello con una mano e percorse in tutta fretta l’infermeria, seguito da Silente. Non appena l’anziano mago fu uscito, Madama Chips appese un cartello con la scritta “Non entrare, operazione magica in corso” e rientrando chiuse la porta.

Severus fissò il cartello, strinse i pugni ed iniziò a camminare avanti e indietro nervosamente, lanciando spesso occhiate alla porta, tutti i sensi all’erta, pronto a irrompere nella stanza a bacchetta sguainata se solo avesse sentito un gemito.

“Severus, hai per caso intenzione di scavare un fossato?” Gli domandò Silente, in piedi davanti a lui, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.

L’uomo non lo ascoltò, continuando a camminare, fino a quando non si ritrovò con una mano dell’anziano su una propria spalla e fu costretto a fermarsi. Lentamente sollevò lo sguardo, fissandolo in quegli occhi azzurri che lo guardavano pieno d’affetto.

“Adesso basta, Severus.” Disse fermamente. “Adesso basta.”

Chiuse gli occhi ed un sorriso dolce comparve sul suo volto, strano a vedersi in un viso sempre così severo ed impassibile

“Quando aveva quattro anni l’avevo portato al ruscello dove giocavamo sempre Lily ed io da bambini. Era accanto a me che guardava i pesci, mi sono distratto un attimo e non era più lì. Iniziai a chiamarlo, preoccupato, poi sentii una risatina. Senza sapere come fare, si era smateriallizato sul ramo di un albero. Si è messo ad applaudire e a dirmi che ero stato bravo a trovarlo subito, ha allungato le braccia, l’ho preso in braccio e mi ha abbracciato stretto dicendomi che ero il papà migliore.” Aprì gli occhi e guardò il preside. “Lo sapevi che la sua bacchetta è lunga dieci pollici e un quarto, sibilante? Come quella di Lily.” Fece una pausa. “L’unica differenza è che è di tiglio e non di salice.” Si coprì gli occhi con una mano. “Il giorno in cui andammo a prenderla e sentii la bacchetta che aveva scelto Alistair mi venne quasi un colpo. Come quella di Lily. Lo abbracciai e lui ricambiò emozionato, dicendomi che mi voleva bene.”

“Non lo sapevo.”

Calò il silenzio tra i due, poi Severus sollevò il viso e guardò negli occhi Silente.

“Tra poco non vivremo più momenti del genere, momenti felici che valgono la pena di essere ricordati.” Fece una pausa. “Dopo la morte di Lily mi sono ripromesso che non gli sarebbe successo niente, che nessuno gli avrebbe torto anche solo un capello. Eppure, ora, sono io a metterlo in pericolo.” Ringhiò. “Su tuo ordine.” Strinse i pugni. “Se gli succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, non me lo perdonerei mai. Non te lo perdonerei mai.”

L’anziano mago lo guardò negli occhi, fece un passo in avanti e gli mise entrambe le mani sulle spalle.

“Andrà tutto bene, Severus. Andrà tutto bene.” Strinse la presa.

Il professore chiuse gli occhi, per riaprirli immediatamente quando sentì la porta dell’infermeria aprirsi. Superò Silente e guardò interrogativamente il chirurmago che si stava asciugando le mani in un asciugamano.

“Allora?” Domandò ansioso.

“L’operazione è riuscita perfettamente, non ci sono state complicazioni. Unica cosa, rimarrà una piccola cicatrice, purtroppo non si può far niente.” Sorrise soddisfatto. “Ora sta riposando, ma se vuole può pure entrare.”

Non appena sentì l’ultima parola si fiondò dentro la stanza. Percorse rapidamente la strada che lo separava dal letto di Alistair e quando lo vide dormire beatamente si tranquillizzò, tirando un sospiro di sollievo.

“L’operazione è andata fantasticamente bene, ragazzo.” Gli fece sapere Madama Chips con un sorriso.

“Lo so.” Annuì, senza mai staccare gli occhi dal figlio, fregandosene del fatto di essere stato chiamato ancora una volta < ragazzo >.

Madama Chips fece un cenno col capo, si voltò e sparì nel proprio ufficio.

Severus estrasse la bacchetta, evocò una sedia e si sedette, mentre alle sue spalle Silente si informava sull’andamento dell’operazione e sui tempi di recupero.

“Grazie mille, dottor Troophy.” Strinse la mano all’uomo.

Il chirurmago ricambiò la stretta, fece un cenno col capo, prese la valigetta che aveva abbandonato ai suoi piedi e si incamminò, stanco, verso l’uscita. Lo guardò voltare l’angolo, poi entrò in infermeria e subito si fermò. Severus era seduto vicino ad Alistair, stringeva la sua mano e si era addormentato, sfinito, le braccia poggiate sul letto a far da cuscino alla testa.

Sorrise e sentì una stretta allo stomaco, sentendosi in colpa per quello a cui li stava condannando, soprattutto per Alistair che non aveva mai avuto scelta e mai l’avrebbe avuta.

Scosse il capo, ripetendosi che era necessario e non poteva essere altrimenti.

Diede un’ultima occhiata ai due, chiuse la porta dell’infermeria e si allontanò, le mani dietro la schiena.

 

 

 

Visto? Alistair non è scomparso, non c’è stato bisogno di chiamare Chi l’ha visto! Zio Voldie non l’ha rapito, nessuna passaporta, nessun water carnivoro! Era una semplice e banale appendicite u.u E sì, potete pure insultarmi u.u Sono parecchio bastarda u.u

Non per altro adoro fare quei bellissimi finali che mia moglie ha chiamato “finali bastardi alla elly” u.u

 

Una cosa, le due mosse che Madama Chips attua sono la Manovra di Blumberg (la prima) e la manovra dello psoas. Grazie Wikipedia u.u

 

Per il resto non mi sembra che ci sia altro da precisare, quindi direi di passare ai ringraziamenti.

 

Grazie alle 46 persone che hanno messo Father Be With Me Tonight tra i preferiti, alle 20 che la ricordano e alle 72 che la seguono. Non so veramente come ringraziarvi…a parte continuando a scrivere (:

 

Ed ora le risposte ai commenti (anche a quelli lasciati nei capitoli precedenti):

-          Mrs_weasley: grazie mille *.* Sono proprio contenta che ti piaccia! Soprattutto per Alistair! La prima volta che ho pensato all’idea di dare un figlio a Sevy e Lily sono scoppiata a ridere, pensando fosse una cavolata xD Ed invece la mia mente malata ha partorito questa storia (: Sono ancora più contenta che ti piaccia Severus <3 E non per essere ripetitiva, ma grazie mille dei tantissimi complimenti <3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto <3

-          Malandrina94: eh beh, era normale che si sentisse la mancanza di Alistair :P Fatto apposta per mettervi in ansia u.u  Dopo questo capitolo penso che tu abbia capito che Eric non farà MAI sul serio con nessuna ragazza xD  Puoi ben dirlo, sono molto bastarda u.u Slytherin nel cuore u.u Grazie ancora per tutti i complimenti <3

-          MooNRiSinG: eli, mia cara, dovresti saperlo che sono una donna crudele u.u Se mi uccidi…poi non scoprirai come va a finire fra questi due u.u  Poi scusa, mica è colpa mia se Alistair aveva l’appendicite u.u  Prossima volta chiamiamo George (pace all’anima sua) per farlo operare :P

-          Nami_san: non posso tenerti sulle spine in questo modo? Oh sì, posso farlo eccome u.u E lo faccio anche u.u *muaahahaha * Eric si è comportato normalmente, come vedi ha avuto un week end bello pieno xD    Va bene un Severus più preoccupato per il figlio…ma farlo diventare “buono” con quel branco di idioti di Gryffindor? GIAMMAI!   Tranquilla, non ti dico niente u.u So quanto sono odiosi gli spoiler muahahahahaha! Sì, puoi dirlo, sono stronza. E tanto u.u     Ebbene sì, Eric ce l’ha fatta! Si è portato a letto Ginny! Per quanto riguarda il “triangolo” Ron-Hermione-Alistair…vedrai vedrai :P Non mancheranno certo gli scontri u.u  Harry sì, è un grande amico <3 Grazie ancora per i complimenti <3

-          MissRoseHale: awwww, ma grassie cucciola <3 Effettivamente al povero Ron sto facendo fare la parte del pirla xD Però l’ho sempre visto così :P E dato che è molto geloso…non poteva non chiederlo :P Oh, sì, quanto ho adorato la scena del “sei a Diagon Alley?” *.* Mamma Row fa solo intuire questo rapporto, io invece ho deciso di sottolinearlo <3 Eric&Ginny….muahahaha! Lo so che era la cosa che aspettavi di più u.u Ginny non è stata allocca…semplicemente ha 14 anni e si è lasciata abbindolare da quel gran tocco di figo di Eric u.u Gran tocco di figo che sa giocare bene le sue carte xD Tra l’altro sembrava diverso dal solito Eric…sembrava quasi come Alistair! Per la versione di Eric…non mi sbilancio u.u Direi che ho bilanciato per bene l’assenza dei nostri due Slytherin preferiti con questo capitolo <3 Puoi giurarci che continuo così, cucciola <3

-          Niki_Black: Piccola Miss, ci tengo a farle notare che sei stata tu ad attaccare bottone u.u E adoro tormentarti u.u CRUCIO *.* Tranquilla, piano piano riuscirò a portarti dalla mia parte e a farti scordare la tua parte buona u.u Awwww, me tanto felice che adori questa storia partorita dalla mia mente bacata <3 Tranquilla, adoro i tuoi sfasi u.u Ma parliamo del capitolo : Alistair non era scomparso, era semplicemente in camera sua distrutto dal dolore u.u Alle altre 20 ipotesi che hai formulato (come hai potuto dimenticarti della Signora in Giallo? T_T ) ho già risposto in fb sulla mia paginetta (pubblicità occulta). Sai, adoro i tuoi sfasi, soprattutto Silente con i capelli arancioni *_* E come vedi ho anche rimediato all’assenza di personaggi con i capelli rossi u.u Ah, tra l’altro anche io avrei ceduto subito ad Eric u.u Promuovo  il tuo nuovo motto u.u Grazie mille per i complimenti <3 a stasera su fb <3

-          JuliaSnape: Grifondoro rinnegata, come vedi Alistair non ha sedotto e abbandonato la povera Hermione, semplicemente è stecchito a letto :P grazie mille ancora per i complimenti <3<3<3

-          Neptunia: Lea cara, mi riempi di emozione dicendomi così *______* E grazie per avermi rassicuranta l’altra sera in fb <3 Mamma, a ben vedere quasi tutte le mie lettrici mi seguono perché mi sto facendo una pubblicità paurosa sulla pagina xD Ma vabbè, sono i vantaggi di essere admin di una pagina con 20'400 fan u.u Ok, la smetto di gasarmi per la mia bellissima, stupenda e favol…ok, basta seriamente u.u Come hai potuto notare, lo sciacquone del bagno è innocente u.u Oh, sei sempre troppo gentile <3 Geniale, addirittura *.* <3 Sono proprio contenta che ti piaccia come stanno venendo fuori i vari personaggi! Per quanto riguarda Ginny…è semplice credere ad un figo pauroso che ti guarda in quel modo, che ti parla in quel modo, che vuole picchiare il tuo ragazzo per aver baciato un’altra quando hai 14 anni. Hermione è proprio alla sua prima cotta, eh già già <3 Carissima, tu mi fai troppi complimenti, seriamente! Inizierò veramente a credere di scrivere bene! Tranquilla, non mi annoi mai <3 baci baci <3

-          Lauletta: perfetto, esagerata *.* E puoi giurarci che continuo così u.u Sono sadica u.u Per quanto riguarda la tua idea con Eric…mettiti in fila, prima ci sono io u.u Grazie mille per i complimenti <3

-          Alida: ebbene sì, Ginny con Eric! Un maledettissimo, detestabile, bellissimo, ingannatore, approfittatore Serpeverde razzista! Per quanto riguarda la domanda…i titoli dei capitoli li scrivo in inglese perché (non prendermi per pazza) spesso mi viene spontaneo pensarli in inglese XD Mi piace molto come lingua e dato che la storia è ambientata in Scozia mi sembra “giusto” mettere i titoli in inglese (: Come vedi vi ho restituito Alistair…anche se senza appendice :P baci <3

-          Morghi: oh, yes! Hermione è proprio in fase “paranoie mentali”. E qual è il modo migliore per non pensarci? Stare con la migliore amica <3 Guarda, penso che siamo in tante a voler fare quello che Ginny ha fatto con Eric u.u  Ed ora hai saputo che fine ha fatto il caro Alistair :D Grazie mille per i complimenti <3 Le mie sono andate bene dai! Mi sono divertita parecchio, specialmente la prima settimana ^^ <3

-          MelCullen: come si fa a non amare Alistair? *.* Effettivamente Eric è un grandissimo bastardo hijo de puta ma non riesco a non amarlo <3 Per quanto riguarda Hermione…beh lei si vorrebbe buttare subito tra le braccia di Al, ma è Al che ci sta andando piano per non rovinare niente xD Oh, il dialogo Alistair e Severus avverrà tra tanti tanti tanti capitoli. E il confronto tra fratellastri …fammici pensare….mumble mumble…l’avrai….prima o poi muahahahahah :P grazie mille per i tantissimi complimenti <3 baci <3

-          Smemo92: wow, grazie! Addirittura folgorata *_* Sono proprio contenta che ti piaccia come sto giostrando i vari personaggi, ancora di più che ti piacciano i miei amati Slytherin <3 Per quanto riguarda Alistair a Serpeverde…beh le caratteristiche che Salazar apprezzava erano la furbizia, l’astuzia, l’intelligenza, l’ambizione, determinazione e un certo senso di conservazione che li spinge ad aspettare di agire, guardare la situazione e poi decidere. Sono tutti tratti che si possono trovare in Alistair, soprattutto l’ambizione: è uno di quelli che fa tutto il possibile per raggiungere il proprio scopo. E diciamocelo, sa essere un grandissimo bastardo xD Come hai scoperto in questo capitolo…non è scomparso per rimuginare su quello che ha scoperto, fosse stato per lui sarebbe corso immediatamente da Hermione <3 Sono davvero felice che il pezzo del “io ti credo” ti abbia emozionata <3 Eric…oh, Eric! Il mio amato Eric! E’ un maledetto bastardo, incapace di amare chiunque all’infuori di se stesso, la sua famiglia e il suo migliore amico! Penso che da questo capitolo tu abbia capito com’è Eric, che nessuna donna avrà mai il suo cuore… Lo so, sono ripetitiva, ma grazie mille per i complimenti *.* Sev lo amo davvero (noooo, non si nota xD ) e sto cercando di renderlo il meglio possibile <3 Per quanto riguarda il destino di Alistair non posso anticiparti nulla, sorry :P e ancora una volta, grazie infinite per tutti i complimenti <3<3<3

-          Neviens: io venero Mamma Row <3 ho iniziato a seguirla dal 99, leggendo prima il Prigioniero di Azkaban, poi i primi due libri (tutt’ora il Prigioniero rimane tra i miei libri preferiti <3<3<3 ). Ti posso capire benissimo per la pubblicazione del settimo libro. Non è che a momenti piangevo…PIANGEVO xD Fai conto che l’altro giorno ero alla Feltrinelli, ho trovato gli HP in inglese, ho preso il 7 e mi sono riletta un pezzo del Racconto del Principe (capitolo più bello di tutta la saga *____* ) e dopo il fatidico “Dopo tutto questo tempo?” “Sempre” ho dovuto chiuderlo e allontanarmi di corsa perché stavo per scoppiare a piangere (della serie che la gente mi prendeva per pazza, complice il fatto che accarezzavo le pagine del libro come fossero un cuccioletto *.* ). Grazie per reputare la mia una bellissima idea *.* Inizialmente era una battuta, poi mi è venuta in mente la trama generale…et voila! Per quanto riguarda Sev, io l’ho sempre amato *.*  Sono molto molto contenta che ti piaccia la coppia Alistair&Hermione <3 Io adoro Ron%Hermione, ma lo devo ammettere, mi sono innamorata anch’io di questi due <3 Per quanto riguarda la storia…l’unica cosa che Alistair sa di sua madre è che si chiama Lily, che ha i suoi stessi occhi e che è una Purosangue (bugia che gli ha detto il padre). Sev non parla mai mai mai di lei, a parte in qualche rara occasione (per esempio quando racconta ad Alistair come è stato scelto il suo nome): è una ferita ancora aperta, una ferita che non si rimarginerà mai. Per quanto riguarda Lord V (fantastico, non ci avevo mai pensato a chiamarlo così *.* ) chiede solo ora di Alistair per il semplice fatto che prima non era in forze. Ora, dopo tutto quello che ha passato, scopre che il ragazzo vuole diventare un Medimago, cosa che potrebbe tornargli alquanto utile. E mi sono sbilanciata già troppo (:  ti ringrazio ancora per tutti i complimenti <3  virtual hug <3

 

 

Inoltre vorrei ringraziare infinitamente tutti coloro che leggono la mia ff, specialmente chi mi segue sulla mia pagina e mi dicono cosa ne pensano lì <3 Grazie mille <3

 

Come sempre ringrazio anche la mia mentore <3 Grazie mille, darling <3

 

Colgo l’occasione per ricordarvi che aggiorno ogni venerdì (:

Ci si legge settimana prossima (spero).

 

Elyl <3

 

 

 








 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** The Owl-Man ***


Come vi avevo anticipato, settimana scorsa non sono riuscita ad aggiornare causa esame di tirocinio (fate conto che ho passato i due giorni prima dell'esame a studiare e BASTA xD e in tre giorni avrò dormito sì e no 15 ore xD) che ho superato egregiamente con un bellissimo 25 di cui sono stra orgogliosa :D E finalmente posso dire: SONO AL SECONDO ANNO!!!! Quindi...penso di essere perdonata per non aver aggiornato :D

Per farmi “perdonare” ho anche scritto una piccola one shot sul nostro caro Eric: alla fine del capitolo troverete il link :) Vi consiglio di leggerla solo dopo che avrete finito la lettura di questo capitolo :) Ma non è questo il posto per parlarne :D

Durante queste due settimane, però, non sono rimasta con le mani in mano u.u La mia mente (malata, perversa e sadica) ha elaborato un contest alquanto sfizioso ed intrigante che subito le mie due cari compari, Piperina e remvsg (grazie, ragazze, da sola non avrei mai avuto il coraggio di imbarcarmi in una cosa del genre), hanno appoggiato. Si chiama “Number 17 Contest” e trovate tutti i dettagli qui: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9427787 Se vi piace il numero 17...beh, siete i benvenuti :D

Bene, dopo questa bellissima pubblicità al nostro fantastico, meraviglioso e superbo contest, vi lascio alla lettura del capitolo :)

Buona lettura!!!



Chapter XVIII:

The owl-man



A friend is someone who is there for you

when he'd rather be anywhere else.
- Len Wein


Severus Piton camminava rapido per i corridoi del castello, il suono dei suoi passi che annunciava il suo arrivo. Quella mattina si era rivelata più dura del previsto. Alla stanchezza per la notte praticamente insonne e al pensiero di Alistair in infermeria, si erano aggiunte le continue e pressanti domande sulle sue condizioni da parte di ogni singolo Serpeverde che incrociava. Fortunatamente, nessun altro studente delle altre Case aveva chiesto di lui. Se solo un Grifondoro avesse osato fare qualche domanda, sarebbe esploso. E non avrebbe garantito che lo studente in questione sarebbe sopravvissuto. A ben pensarci, però, quasi sperava che Potter o Paciock, per motivi a lui sconosciuti, gli chiedessero di suo figlio: non gli sarebbe dispiaciuto sfogare la tensione su di loro.“Ehm ehm.”

Si bloccò ed involontariamente serrò la mascella. Odiava quel suono.

Ehm ehm.” Ripetè Dolores Umbridge alle sue spalle.

Si voltò impassibile e la guardò gelidamente.

Professor Piton.” Lo salutò con un sorriso finto, attendendo invano che l’uomo ricambiasse. “Suo figlio stamattina non è venuto alla mia lezione.” Aggiunse sistemandosi la giacca rosa.

Lo so.” Incrociò le braccia al petto.

Che cosa strana.” Sbattè lentamente le ciglia . “E' sempre presente, pronto a fare domande. Forse è l’unico studente in tutta Hogwarts che pone domande intelligenti e sembra capire l’importanza del tipo di educazione che sto impartendo loro.”

Non è stato molto bene, si trova in infermeria.” Rispose secco, senza sbilanciarsi, desideroso di concludere al più presto la conversazione.

Sono molto dispiaciuta.” Si portò una mano al petto. “Dovrà restarci ancora a lungo?”

Il necessario.”

Capisco. Capisco.” Annuì. “Gli porga i miei saluti. Arrivederci.” Sistemò un’ultima volta la giacca e si allontanò trotterellando.

Aspettò che sparisse dalla sua vista, poi riprese a camminare e, senza altri contrattempi, raggiunse l’infermeria. Varcò la soglia e subito vide Alistair seduto appoggiato alla testiera del letto, le braccia incrociate al petto, la bocca arricciata e un’espressione imbronciata. Era la fotocopia di Lily.

Non appena fu più vicino, subito Alistair spalancò gli occhi, scostò le coperte, intrecciò le dita delle mani e lo guardò supplichevole.

Ti prego papà, fammi uscire da qui!” Lo guardò implorante. “Ti supplico!”

Buon giorno anche a te, Alistair.” Inarcò un sopracciglio.

Papà, Fammi uscire!” Sussurrò disperato.

Sei stato operato stanotte.” Gli ricordò.

Ma devo recuperare.”

Che cosa?”

Tutto quello che è stato fatto stamattina!” Esclamò allargando le braccia, guardando il padre esasperato.

Severus lo guardò e senza preavviso scoppiò a ridere, divertito. Alistair era esterrefatto: da quando suo padre scoppiava a ridere così di cuore? Forse l’aveva visto ridere una volta sola, quando aveva 7 anni, si era avvicinato ad una mucca e questa gli aveva fatto la cacca sui piedi.

Papà?” Sbattè incredulo le palpebre, sedendosi a gambe incrociate, tenendo i piedi con le mani.

Sì?” Scosse il capo e cercò di riacquistare il suo solito contegno, ma ogni tanto veniva ancora assalito da qualche risatina. Aveva dimenticato quanto fosse bello ridere, quanto lo facesse star bene.

Hai per caso fumato erba ridanciana?” Gli domandò, la bocca aperta in una grossa o.

No, Alistair, no.” Rispose, poi si schiarì la voce. “Assolutamente no.”

Sei sicuro?” Inarcò un sopracciglio, scettico.

Alistair Piton, secondo te uso quelle cose?” Le sue labbra si incurvarono in un sorriso perfido. “Credi che sia come Warrington?”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

E tu come lo sai? Cosa…? Cioè, no, pa’, ti stai sbagliando.” Farfugliò, cercando di difendere il compagno di Casa.

Rimettiti a letto. Non hai idea di quante volte gli ho requisito quella roba.”

Ma…”

Obbedisci.” Gli ordinò, sollevando il lenzuolo.

Il giovane sbuffò e, riluttante, si mise sdraiato, portandosi una mano all’altezza della ferita, mordendosi il labbro inferiore.

Ti fa male?” Gli chiese, evocando una sedia su cui si sedette.

Solo ogni tanto.” Rispose, stringendosi nelle spalle. “Sopportabile.”

Per il resto come stai?”

Sto B-E-N-I-S-S-I-M-O!” Sillabò imbronciato mentre Madama Chips si avvicinava al suo letto con un’ampolla piena di liquido rosa.

Figliolo, sarai anche uno degli studenti più brillanti di questa scuola, ma in questo momento non stai usando il cervello, vero?” La donna roteò gli occhi al cielo, stappando la bottiglietta e posandola momentaneamente sul comodino.

Il mio cervello funziona benissimo! Si sta solo annoiando!” Si voltò verso il padre. “Pa’, dille qualcosa!”

Tuo padre non deve neanche osare aprire bocca o lo rispedisco da dove è arrivato. Questa è la mia infermeria, qui vige la mia legge.”

Chips, per una volta mi trovi d’accordo con te.” Ammise, infastidito. Odiava dare ragione a chiunque non fosse se stesso.

Ma papà! Io sto BENISSIMO!” Ripetè per l’ennesima volta.

Forse stai < benissimo > perché ti sto dando una pozione antidolorifica?” Inarcò un sopracciglio, versando del liquido sul cucchiaino.

Alistair le scoccò un’occhiataccia.

Apri la bocca.” Ordinò.

Riluttante, il ragazzo aprì la bocca e la donna gli diede la pozione antidolorifica, poi sorrise soddisfatta e si allontanò.

Ti fai anche imboccare adesso?” Sentenziò Eric, comparendo improvvisamente ai piedi del letto.

Sta’ zitto, Eric.” Ringhiò, sprofondando tra le coperte.

Professor Piton.” Lo salutò con rispettoso timore.

Heartmann.” Disse gelido, muovendo appena le labbra.

Calò il silenzio. Severus era seduto, le braccia incrociate, la sua solita maschera impassibile sul volto; Alistair era sdraiato, le braccia al petto come il padre, continuava a borbottare ricordando il suono di una pozione in ebollizione, mentre Eric era in piedi, continuava a spostare il peso da una gamba all’altra, fissando la punta delle proprie scarpe: Severus Piton era l'unico in grado di farlo sentire in colpa. Come se avesse cinque anni e fosse appena stato beccato da sua madre a rubare le caramelle dalla credenza.

Il pozionista guardò Alistair, poi spostò lo sguardo sul suo migliore amico, evidentemente in imbarazzo. Trattenne a stento un sorriso, beandosi dei sensi di colpa che lo assillavano. Sapeva di essere ingiusto, che era solo un ragazzo e molto probabilmente se avesse avuto la sua età avrebbe agito in quel modo, ma non poteva farne a meno. Se si fosse deciso a chiamarlo prima Alistair non sarebbe stato operato. O forse sì. In ogni caso non avrebbe sofferto così a lungo, avrebbero potuto farlo prima, dargli qualcosa per alleviare il dolore.

Senza preavviso si alzò in piedi, diede un colpo di bacchetta e la sedia sparì.

Devo andare.”

Devi proprio?” Borbottò dispiaciuto il figlio, guardandolo.

Sì.” Annuì. Si stupiva sempre di come, a volte, tornasse improvvisamente bambino.

Aveva la stessa espressione di quando rimaneva a Spinner’s End con una baby sitter ogni giorno mentre si recava a Hogwarts per tenere le sue lezioni. Era il più giovane, nonché unico padre scapolo di tutto il corpo insegnanti. Non aveva nessuno a cui lasciare il piccolo Alistair: i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto poco dopo la fine del suo settimo anno. Questo fu uno dei motivi per cui Silente gli concesse di lasciare la scuola ogni giorno dopo le lezioni e farvi ritorno al mattino: per poter passare del tempo con suo figlio.

Alistair sbuffò, riportandolo alla realtà.

Ti lascio in …” Lanciò un’occhiata severa ad Eric. “…buona compagnia.”

Sì, signore!” Il biondo mostrò il petto. “Può contarci. Non gli permetterò di alzarsi.”

Severus annuì lentamente, posò una mano sulla spalla di suo figlio, la strinse leggermente e con un cenno del capo lo salutò, per poi allontanarsi di corsa.

Una volta che fu uscito dall’infermeria, Eric tirò un sospiro di sollievo, allentò il nodo della cravatta e si scompigliò i capelli con una mano.

Amico, certe volte tuo padre fa veramente paura.” Si avvicinò al comodino e subito notò l’ampolla piena di liquido rosa dimenticata da Madama Chips.

Vero.” Sorrise, tirandosi su, appoggiandosi con la schiena alla testiera del letto.

Se avesse potuto, ieri sera mi avrebbe ucciso.” Prese la pozione, osservandola attentamente, interessato.

Non l’avrebbe mai fatto, sei il mio migliore amico.” Iniziò a lisciare il lenzuolo.

E con questo?” Afferrò il cucchiaino e stappò la bottiglietta, annusandola.

Sei anche il terzogenito di Priscilla e Crono Heartmann.” Gli lanciò una rapida occhiata e notò che era distratto, così scostò il lenzuolo.

E allora?” Versò un po’ del liquido e si portò subito il cucchiaino alla bocca, estasiato dal gusto di fragola.

E allora non lo farebbe mai.” Si sedette sbuffando.

Si certo, come no! Non l’hai visto ieri sera!” Versò dell’altro liquido e subito lo ingerì. “Aveva lo sguardo assassino.”

Mio padre ha sempre lo sguardo assassino.” Gli ricordò, facendo penzolare le gambe, un'espressione di pura esaltazione sul viso.

Solo con quell’idiota di Paciock. O con Potter.” Sentì un rumore, mise in bocca il cucchiaino stracolmo di pozione e richiuse la bottiglietta, voltandosi verso l’amico. “Ehy, ehy!”

Sì?” Domandò Alistair innocentemente, pronto ad alzarsi.

Dove credi di andare?” Rimise l’ampolla al suo posto, pulì perfettamente il cucchiaino e lo abbandonò accanto alla bottiglietta.

A fare un giro. Con la tua collaborazione.”

Alistair Si strinse nelle spalle e fece per alzarsi, ma subito Eric glielo impedì.

Ah ah. Non hai capito male.” Fece una breve pausa. “Hai capito peggio.” Gli posò una mano sulla spalla, iniziando a sentirsi un po’ stordito per l’effetto del liquido antidolorifico. Era fenomenale.

Eddai, non fare il guastafeste.” Si lamentò.

Vuoi avere ancora un migliore amico?” Inarcò un sopracciglio.

Mi stai minacciando?” Lo guardò con aria di sfida.

No.”

Allora aiutami a fuggire di qui.”

Tentò ancora di alzarsi, ma il biondo glielo impedì.

Eric!” Spalancò gli occhi, esasperato.

Aliiiistaaaair!” Esclamò scuotendo il capo, intontito.

Il moro lo guardò attentamente, rendendosi conto che era sotto l’effetto dell’antidolorifico.

Sei proprio scemo, lo sai?”

E tu lo sai che se ti lascio andare prima Madama Chips mi incatena ad un letto ed inizia ad utilizzarmi per fare vari esperimenti e mi usa come cavia per allenarsi nelle le autopsie mentre sono ancora vivo?” Iniziò, avvicinandoglisi sempre di più, fissandolo negli occhi. “E dopo tuo padre mi finisce.” Continuò, abbassando il tono di voce. “Sai, non so quale dei due sia il più terrificante: infermiera incazzata Chips o pozionista padre Piton. La prima sa esattamente cosa fare per provocarmi un dolore inimmaginabile, il secondo invece sa quale veleno somministrarmi per farmi morire lentamente. Tra atroci sofferenze.” Concluse in un sussurro, a pochi centimetri dal suo viso.

Eric?”

Sì?” Si allontanò di getto.

Sei completamente fuori, lo sai?” Gli domandò, guardandolo seriamente.

Assolutamente.” Annuì serio.

Almeno lo sai.” Borbottò il moro, tornando a sdraiarsi.

Bravo bambino piccino che si rimette nel lettino.”

Alistair si voltò di scatto, guardandolo con gli occhi sbarrati, scioccato.

Questa pozione non deve MAI finire tra le mani di Claudius.”

Perché?” Chiese incuriosito il biondo, lasciandosi cadere su una poltrona appena evocata.

Se riduce così te che sei sano di mente, non oso immaginare come possa ridurre quel fattone.” Sentenziò.

Magari non gli fa niente proprio perché è un fattone ed è abituato a queste cose.” Si strinse nelle spalle.

Beh, non voglio saperlo.” Passò una mano tra i capelli.

Come mai tu non sei fuori di testa?” Iniziò a far ciondolare la testa, guardando il soffitto.

Quanta pozione hai preso?” Inarcò un sopracciglio con un sorriso divertito.

Non lo so. Due. Tre. Quattro, cinque cucchiaini.” Si strofinò il naso. “Forse sei.”

Io ne ho preso uno solo.”

Ecco la risposta.” Picchiettò il mento con l’indice. “E comunque…” Lo indicò. “…non riesco a capire perché vuoi scappare. Non fai nulla tutto il giorno, Madama Chips ti coccola e soprattutto hai questa fantastica pozione.”

Idiota.” Sussurrò, massaggiandosi le tempie, chiudendo gli occhi. “Perché diavolo l’hai presa?”

Aveva un bel colore è una risposta valida?” Sfoderò il suo tipico sorriso sghembo, poggiando i gomiti sulle ginocchia e battendo le mani.

Idiota.” Ripetè Alistair scuotendo il capo. “Comunque, l’hai vista?” Aggiunse rapido, abbassando la voce.

Vista chi?”

Secondo te?” Inspirò profondamente, facendo ricorso a tutta la sua pazienza.

Pansy? Daphne? La Bulstrode?”

Hermione!” Allargò le braccia, roteando gli occhi al cielo disperato.

Ah, la mezzosangue!” Esclamò Eric, appoggiandosi comodamente allo schienale. “No. Non l’ho vista, mi spiace.” Scosse il capo. “E non voglio vederla.” Aggiunse velocemente, puntandogli un dito contro.

Risposta sbagliata.”

Il giovane Piton si voltò verso il comodino portandosi una mano dove aveva la ferita, una smorfia di dolore sul viso. Aprì il cassetto del comodino, frugò per qualche istante, prese una busta, richiuse il cassetto e tornò a guardare l’amico, respirando lentamente.

Ti fa male?” Domandò subito Eric, preoccupato.

Solo se mi muovo troppo.” Rispose massaggiandosi.

E tu che volevi andartene in giro.” Borbottò.

Non è nulla.” Abbozzò un sorriso.

Si massaggiò il collo per qualche istante, poi si sedette sul bordo del letto. Abbassò lo sguardo ed iniziò a rigirarsi la busta tra le mani, osservandola intensamente. Stava sbagliando? Doveva aspettare? Forse non si era neanche accorta della sua assenza, forse non le importava nemmeno.

< Che diavolo stai combinando, Alistair? Da quando sei così fifone ed insicuro? > disse una voce all’interno della sua testa. Dov’era finito l’Alistair sicuro di sé, strafottente, che otteneva sempre chi voleva, che se ne fregava dei sentimenti degli altri? Non riusciva ancora a crederci, era in infermeria, senza più appendice e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era Hermione. Come era potuto accadere? Come aveva potuto quella ragazza dai capelli ricci, disordinati ed indomabili entrare nei suoi pensieri? Aveva avuto molte ragazze, molto più carine, sicure, spigliate e maliziose, ma nessuna l’aveva incantato quanto lei.

Sospirò, alzò gli occhi e sorrise ad Eric che lo guardava interrogativamente.

Devi consegnare una cosa.” Sussurrò, senza mai distogliere lo sguardo dalla lettera.

Cosa?” Domandò sapendo benissimo la risposta.

Questa.” Mostrò la busta. “Devi darla a Hermione.”

Eric sbattè lentamente le palpebre, poi scoppiò in una fragorosa risata, battendo la mano contro il ginocchio.

Alistair, fai sempre della battute fantastiche.” Disse asciugandosi le lacrime dopo qualche minuto.

Non è una battuta.” Sibilò infastidito.

Il biondo lo guardò e capì che non scherzava. Davvero credeva che avrebbe consegnato una lettera a quella stupida Sanguesporco?

Sicuro che ti abbiano rimosso l’appendice e non il cervello?” Domandò inarcando un sopracciglio, le braccia intrecciate al petto.

Perché?” Piegò la testa di lato.

Che cosa ti fa pensare che io, Eric Gellert Heartmann, nipote del grande Evan Rosier, mi possa avvicinare e…” Fece una faccia disgustata. “…parlare con una schifosa mezzosangue come lei?”

Non. Chiamarla. Così.” Ringhiò.

Sbuffò e lo guardò di sbieco.

Alistair sorrise malignamente, sapendo esattamente quali pulsanti premere per convincere l’amico.

Ok.” Disse semplicemente, mettendosi sdraiato, iniziando ad osservarsi le unghie. “Però la prossima volta che tuo padre mi chiede come mai il suo caro e adorato figliolo non ha ancora trovato una brava ragazza purosangue, potrebbe scapparmi che sei andato a letto con Julie Frowney. Tuo padre ha lavorato con sua madre, giusto?”

Eric impallidì.

Non oseresti.”

Sai, sareste proprio una bella coppia. Lei figlia di una nata babbana e un babbano.” Arricciò il naso, pensieroso, picchiettandosi il mento con un dito. “Sai, penso che tuo padre potrebbe diseredarti. O più probabilmente prima ti castrerebbe, poi ti ucciderebbe.”

N-non lo faresti mai.” Balbettò, allontanandosi dall’amico.

Oh, certo che lo farei.” Sorrise perfidamente e lo guardò. “Potrei anche lasciarmi sfuggire il fatto che quando siamo andati a festeggiare il tuo diciassettesimo compleanno ti sei fatto fare il lavoro completo da una prostituta.” Il suo sorriso si allargò. “Una prostituta B-A-B-B-A-N-A.” Scandì per bene ogni singola lettera. “E non hai nessuna attenuante, non eri neanche ubriaco.”

Eric scattò in piedi, mostrando i palmi delle mani in segno di resa.

Ok, va bene, va bene, va bene!” Si arrese, sentendo suonare la campanella che segnava l’inizio delle lezioni.

Grazie!” Esclamò entusiasta, mettendosi a sedere con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio.

Il biondo lo fulminò con lo sguardo, afferrò la busta e scosse il capo.

Potresti benissimo usare un gufo.”

Che divertimento ci sarebbe, scusa?” Si strinse nelle spalle con fare innocente.

Amico, sei proprio un gran bastardo quando ti ci metti.” Sospirò, prendendo la sua borsa. “E’ in questi momenti che mi chiedo chi è il più Serpeverde tra noi due.”

Il Caposcuola si strinse nelle spalle soddisfatto, scostò le coperte e si coprì.

Va’, prode cavaliere, e compi la tua missione.” Lo invitò divertito, gesticolando.

Il biondo nascose la lettera in tasca, mostrò il medio della mano sinistra, mise la borsa in spalla e si avviò verso l’uscita.

Anche io ti voglio bene!” Lo Sentì urlare mentre lasciava l’infermeria.

Percorse velocemente il corridoio fino alla Sala d’Ingresso, salì le scale facendo i gradini due a due e lanciò un’occhiata all’orologio: era in mostruoso ritardo. La McGranitt lo avrebbe ucciso. Sbuffò, passò una mano tra i capelli ed aumentò il passo.

Arrivò davanti alla porta con la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta allentata, il maglione stropicciato e il respiro mozzo. Riprese fiato, si sistemò, sfoderò il suo sorriso migliore ed entrò in classe.

Signor Heartmann, è in ritardo.” Lo accolse freddamente la professoressa, dando un colpo di bacchetta ad un grosso pavone che si trasformò subito in un cane.

Mi spiace, professoressa.” Si scusò, andando a sedersi accanto a Kain.

5 punti in meno a Serpeverde.” Un altro colpo di bacchetta e il cane tornò ad essere un pavone.

Vecchia Banshee raggrinzita.” Ringhiò, senza smettere di sorridere.

Ed ora, aprite i vostri libri a pagina 145.” Si avvicinò alla lavagna, su cui iniziarono ad apparire le spiegazioni della lezione.

La donna iniziò a parlare, Eric aprì il libro ed estrasse un foglio di pergamena dalla borsa, iniziando a fingere di prendere appunti, ancora stordito per l’effetto della pozione. Aveva la testa leggera, le palpebre che si chiudevano da sole e provava un incredibile senso di pace.

Come sta Alistair?” Gli domandò sussurrando Kain.

Cosa?” Chiese spaesato, strizzando gli occhi, prendendosi tra pollice ed indice la base del naso.

Alistair. Come sta?” Ripetè, seguendo con lo sguardo la McGranitt.

Bene.” Rispose, scarabocchiando. “Si, bene. Solo un po’ dolorante ogni tanto, ma bene. Sì, assolutamente.”

Kain lo guardò velocemente, fingendo di stiracchiarsi, poi riprese in mano la piuma.

Stai bene?”

Sì, Al sta bene, te l’ho già detto!” Sibilò, strofinandosi il naso.

Eric, sto chiedendo a te come stai. Non ti sto chiedendo di Al.” Fece schioccare la lingua.

Signor Montague, vuol dire qualcosa?” Domandò la professoressa, sollevando severa un sopracciglio.

No, professoressa.” Rispose rispettoso afferrando la piuma.

Allora presti attenzione alla lezione.” Lo richiamò scocciata.

Kain annuì e la donna riprese a parlare. Dopo qualche istante diede un colpetto ad Eric.

Allora, che hai?”

Sono solo un po’ stordito.” Sussurrò il biondo.

Che hai combinato? Sembri Claudius dopo che si fuma l’erba tranquillizzante.” Notò guardandolo attentamente. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi rossi che continuavano a chiudersi, la bocca semi aperta e i capelli disordinati.

Sono un po’…” Abbassò lo sguardo sulla pergamena, cercando le parole giuste, e quando le trovò guardò l’amico con un sorriso. “…fatto di antidolorifico.”

Calò il silenzio tra i due.

Stai scherzando.”

No.” Scosse il capo.

Sei scemo?”

Non è colpa mia.” Il ragazzo si strinse nelle spalle.

Allora perché cavolo hai preso quella roba?” Sibilò, la voce piena di rimprovero, facendoglisi il più vicino possibile.

Semplicemente mi andava.” Strizzò gli occhi, passò una mano sul viso ed appuntò velocemente un passaggio fondamentale dell’incantesimo che la professoressa stava spiegando.

Idiota.” Scosse il capo con rabbia, si morse il labbro inferiore e si appoggiò allo schienale della sedia, passando una mano tra i capelli. “Idiota!”

Non rompere, K.” Disse irritato il biondo, perdendo la pazienza.

Montague! Heartmann!” Li richiamò furibonda la professoressa. “5 punti in meno a Serpeverde! A testa! Non tollero chi disturba le mie lezioni!”

Kain chiuse gli occhi, sbuffò ed iniziò a contare fino a dieci, ricorrendo a tutta la sua pazienza per non lanciare una fattura ad Eric, che aveva semplicemente scrollato le spalle e appoggiato il viso ad una mano, un sorriso ebete stampato sulle labbra.

Scusi, professoressa.” Si scusò pigramente il biondo. “Non succederà più.”

La donna inspirò profondamente, le narici dilatate, gli occhi che lanciavano fulmini. Si girò e riprese la spiegazione.

Kain sospirò, afferrò la piuma ed iniziò a seguire con attenzione, mentre al suo fianco Eric lasciava vagare la mente. Un momento era in aula, il momento dopo era in camera con Daphne, quello dopo ancora nel parco a fumare sotto il suo albero, quello seguente con Alistair a ridere e scherzare dopo essere stati con due ragazze differenti, infine si soffermò sulla Sanguesporco, la Granger. Chi era questa ragazza per stregare in quel modo Alistair? Non era neanche tanto bella. Non aveva molte forme, i suoi capelli erano di un anonimo, banale e comunissimo castano, ricci, disordinati, gonfi, indomabili. Non era neanche tanto alta ed aveva sempre l'aria da so-tutto-io. Quanto desiderava schiantarla e levarle da quel faccino il suo sorriso. Doveva ammetterlo però, non gli sarebbe dispiaciuto portarsela a letto: sarebbe stata un ottimo trofeo da sfoggiare con gli amici.

Con la mano allentò il nodo della cravatta, scrivendo qualcosa sulla pergamena giusto per far finta di star seguendo.

Alistair doveva aver preso una botta in testa, era l’unica possibilità. Come aveva potuto trasformarsi dal bastardo puttaniere che era nel tipico bravo ragazzo da presentare ai genitori? Era il suo compagno di abbordaggio, quello con cui si scambiava consigli su quale ragazza facesse il miglior lavoro di bocca, chi di mano, chi prediligeva certe posizioni e chi altre.

Ed ora, invece, da quando era iniziata la scuola non si era avvicinato a nessuna, solo a lei, alla sporca Mezzosangue. Come se non bastasse, sembrava davvero perso per lei. Avrebbe potuto capire l’attrazione fisica, ma era qualcosa di più, lo sentiva. Si comportava come se non avesse mai avuto una storia, come un bamboccio alla sua prima cotta che mandava l’amico a consegnare un biglietto alla fidanzatina. Già, un biglietto.

Mise la mano in tasca, estrasse la busta e la fissò attentamente. Doveva consegnargliela.

Sentì una gomitata nel costato, alzò il viso e finse di prestare attenzione mentre la McGranitt gli lanciava un’occhiata gelida.

La ripose in tasca, estrasse la bacchetta ed attese istruzioni su quello che doveva trasfigurare. Una volta che le ebbe ricevute, iniziò a dare colpetti al coniglio che aveva davanti, senza troppi risultati.

E se avesse mentito? Se gli avesse detto che Hermione non aveva voluto la lettera? Non gli avrebbe creduto, poco ma sicuro. Sapeva il suo odio per quelli come lei e che era disposto a tutto pur di non permetterle di avvicinarsi a quello che reputava suo fratello, ma sapeva anche che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

A quanto pare non hai scelta, amico.” Sussurrò tra sé e sé.

Hai detto qualcosa?” Gli chiese Kain, voltandosi verso di lui.

No, parlavo da solo.” Rispose scuotendo con forza il capo.

Per la restante ora, continuò a pensare ad uno stratagemma per contattare la ragazza senza parlarle, ma il suo cervello sembrava in sciopero: non riusciva a pensare a niente di sensato e, nemmeno con tutta la buona volontà, ad eseguire l'incantesimo che la McGranitt richiedeva.

Per questo motivo, alla fine della lezione, si vide assegnare dei compiti aggiuntivi che sapeva benissimo di meritare.

Sistemò le proprie cose, afferrò la borsa ed insieme ai compagni uscì dall'aula, silenzioso, affiancato da Kain che giocherellava con la cinghia della sua borsa mentre alle loro spalle Adrian e Claudius continuavano a ridere e scherzare dandosi spallate.

Percorsero i corridoi del castello, giunsero alla sala d'ingresso ed uscirono all'aria aperta, dove subito tutti e quattro si accesero una sigaretta. Camminando il più velocemente possibile per scaldarsi, raggiunsero le serre.

Appena entrarono, la professoressa Sprite li accolse calorosamente, si divisero a coppie ed iniziarono a lavorare. Ben presto, invece di seguire le istruzioni del libro, Kain ed Eric intrapresero la lotta del fertilizzante con Adrian e Claudius che erano dall'altra parte del tavolo. Si lanciavano terra mista a fertilizzante, cercando di colpire l'avversario, aiutandosi con la magia.

La camminata per il parco sembrava aver liberato Eric dagli ultimi effetti collaterali della pozione antidolorifica. Finalmente la sua mente era lucida e riusciva perfettamente a ridere e scherzare con i suoi amici e al tempo stesso seguire la Sprite.

Quando la campanella risuonò nella serra, fu il primo ad afferrare la borsa e scappare di corsa, sapendo benissimo che la professoressa li avrebbe costretti a ripulire il casino che avano combinato. In pochi minuti raggiunse il portone d'ingresso, lo varcò, arrivò in Sala Comune, entrò nel dormitorio e buttò la borsa sul letto. Si privò della giacca, del maglioncino, della cravatta e della camicia, li abbandonò sul copriletto, tolse i pantaloni e li lasciò sul pavimento. Entrò in bagno, si guardò attentamente allo specchio, controllando se fosse spuntato qualche nuovo brufolo o qualche ruga immaginaria, poi fece una smorfia, notando il segno che Daphne gli aveva lasciato il giorno prima poco sopra l'ombelico: le labbra di quella ragazza erano peggio di una ventosa.

Aprì il rubinetto dell'acqua calda, si sciacquò mani e viso, tornò in camera ed aprì il suo armadio, da cui estrasse la sua borsa con il necessario per gli allenamenti di Pluffanuoto. Guardò l'orologio, si morse il labbro, si vestì velocemente, afferrò il borsone ed uscì di corsa dalla Sala Comune, salutando con un sorriso soddisfatto Kain, Adrian e Claudius che rientravano in quel momento, sporchi di fertilizzante fino ai capelli.

Corse rapido per tutti i sotterranei fino ad arrivare alla piscina. Entrò negli spogliatoi, si cambiò, prese l'asciugamano e si diresse dai compagni di squadra.

Eric, sei in ritardo!” Abbaiò Lucian Bole, capitano della squadra di Pluffanuoto, più giovane di lui di un anno.

Scusa Lucian, ho avuto un contrattempo.” Si strinse nelle spalle, salutando con un cenno del capo i compagni che erano già in acqua.

Lucian gli lanciò un'occhiata, soffermandosi sul piccolo segno sopra l'ombelico. Scosse il capo, inspirò profondamente ed espirò.

Muoviti, fatti venti giri di corsa, 3 serie da 8 di addominali, 30 flessioni e poi ti voglio in acqua.” Ordinò.

Sì capo.” Borbottò sbuffando, iniziando a correre.

Ah, Eric!” Lo richiamò immediatamente.

Il biondo si fermò e lo guardò interrogativamente.

Non devi mai mollare la Pluffa.” Gli disse, lanciandogliene una.

Come faccio a fare gli addominali senza farla cadere?” Domandò arricciando il naso incredulo.

Non ne ho idea.” Sorrise perfidamente, poi batté le mani e si tuffò in acqua per raggiungere gli altri giocatori.

Bastardo. Solo perché a me Daphne la dà e a te no.” Ringhiò tra le labbra.

Passò la Pluffa da una mano all'altra ed iniziò a correre. Fece i venti giri di corsa, si fermò a bordo vasca per riprendere fiato, bevve un un po' d'acqua e si portò sugli spalti dove un piccolo gruppetto di ragazze, tra cui Daphne, assisteva agli allenamenti.

Ciao ragazze.” Le salutò, facendo l'occhiolino.

Un paio di loro arrossirono, un altro paio bofonchiò qualcosa, qualcun'altra invece rimase in silenzio, fissando i suoi addominali, la bocca spalancata, incapaci di formulare qualsiasi pensiero razionale.

Ciao Eric.” Sussurrò Daphne, ricordando la sensazione di sentire il suo corpo che la schiacciava contro il letto.

Come stai, baby?” Mise un piede su un gradino, appoggiò entrambe le braccia al ginocchio e guardò la ragazza.

B-bene.” Balbettò, trattenendo il respiro.

ERIC!” Lo richiamò Lucian irritato dall'acqua.

Si voltò leggermente e vide il capitano osservarlo livido di rabbia, geloso per Daphne. Sorrise perfidamente, tornò a guardare la ragazza ed ammiccò, poi si mise in piedi e stappò la bottiglietta. Chiuse gli occhi, buttò indietro la testa e si versò l'acqua sui capelli, la bocca socchiusa. Scosse il capo, i capelli bagnati, le labbra lucide, mentre piccole gocce d'acqua scivolavano dal suo collo lungo tutto il petto, percorrendolo lentamente, inumidendo il suo corpo scultoreo, accarezzando i suoi addominali scolpiti e ben sviluppati, provocandogli i brividi, concludendo il loro viaggio andando ad infrangersi contro il costume attillato che le assorbiva.

Daphne seguì con lo sguardo una di quelle goccioline, la bocca aperta, desiderando intensamente di essere lei. Deglutì a fatica, riprese a respirare normalmente, cercò inutilmente di scacciare dalla testa i pensieri impuri e sconci che la visione le aveva provocato e sollevò lo sguardo verso il suo viso, notando che sorrideva divertito.

ERIC!” Urlò furibondo Lucian.

Sì?” Il biondo lo guardò, le braccia incrociate al petto, un sopracciglio inarcato.

Buttati subito in acqua, abbiamo bisogno di te!”

Arrivo.” Sorrise pieno di maligna soddisfazione. “Ci si vede ragazze!”

Sollevò una mano in segno di saluto, buttò alle sue spalle la Pluffa e sentì i loro occhi sulle sue spalle mentre correva verso il bordo della piscina, si dava lo slancio e si tuffava di testa.

Riemerse dall'acqua, si guardò velocemente attorno e nuotò verso i compagni, buttandosi subito in mezzo al gioco, impossessandosi della Pluffa per poi segnare pochi istanti dopo.

L'allenamento si concluse rapidamente: la squadra era in gran forma, soprattutto Eric, l'elemento più forte.

Allora, vi voglio in forma per la partita di questo venerdì, ok?” Li incitò Lucian. “Ed ora tutti in Sala Grande, muoversi!”

Eric annuì, nuotò fino alla scaletta ed uscì dall'acqua. Prese l'asciugamano dalla panca su cui l'aveva lasciato, si asciugò il collo massaggiandoselo lentamente, gli occhi chiusi, poi lo passò su tutto il corpo: mani, braccia, clavicole, petto, addominali, le gambe. Posò l'asciugamano sulla spalla, sistemò l'elastico del costume e legò più stretta la cordicella, poi sollevò il viso e vide le ragazze immobili ad osservalo. Sorrise, fece un cenno con la mano e sparì negli spogliatoi.

Si fece una doccia, si asciugò perfettamente ed indossò la divisa della squadra di Pluffanuoto, rendendosi conto di essere rimasto solo. Si strinse nelle spalle, allacciò le scarpe, afferrò il borsone e si avviò per i sotterranei fischiettando. Giunse alla sala comune, andò in camera e mise a posto la borsa, poi si avvicinò a quella abbandonata sul letto, l'aprì e subito vide la busta di Alistair. La fissò intensamente, indeciso sul da farsi, ma alla fine si arrese. La prese, la mise subito in tasca e corse fuori.

La fortuna sembrava essere dalla sua parte. Non appena mise piede nella Sala d'Ingresso, Hermione uscì dalla Sala Grande, completamente da sola: niente Lenticchia, niente Sfregiato.

Ehy, Mezzosangue!” Urlò con un sorriso perfido.

Subito la ragazza sollevò il capo e, non appena lo vide, sul suo viso apparve una un'espressione di disgusto. Come faceva Alistair ad essere amico di una persona così schifosa?

Che brutta cera, sei stata investa dall'Espresso per Hogwarts?” Il biondo le si avvicinò, le mani in tasca, un ghigno sadico che incurvava le sue labbra.

Va' a quel paese, Heartmann.” Sibilò, cercando di superarlo.

Ehy, ehy, dove credi di andare?” Le domandò, afferrandola per un polso.

Lasciami immediatamente, razza di...di...” Tutta la rabbia e la frustrazione per non avere notizie di Alistair sembravano essere esplose. “...pervertito!”

Passiamo agli insulti?” Sussurrò, avvicinandoglisi, sollevandole una ciocca di capelli.

E' l'unica cosa che meriti.”

Mi spezzi il cuore.” Avvicinò il proprio viso al suo.

Tu non hai neanche un cuore.” Ringhiò. “Se lo avessi non ti comporteresti così.”

Così mi offendi.” Portò una mano al petto, fingendosi addolorato, mantenendo costantemente il suo tipico sorriso bastardo.

Sei un bastardo!” Si avvicinò a lui, tremante.

Non capisco perché mi tratti così male, sob sob.”

Sai benissimo a cosa mi riferisco.” Inspirò profondamente, dilatando le narici, fissandolo negli occhi.

Per caso ti riferisci alla Weasley?” Iniziò a giocherellare con la ciocca di capelli di Hermione.

E lasciami i capelli!” Esclamò, liberandosi. “Si, mi riferisco proprio a lei. Che razza di infido, bastardo, puttaniere, stronzo sei? E' fidanzata.”

E allora?” Inarcò un sopracciglio. “Non mi sembra di averla obbligata a scopare con me.”

Scommetto che tu c'entri qualcosa col fatto di Michael.”

Il ragazzo ghignò e si piegò su di lei.

Ti dirò un segreto.” Le mise una mano sulla spalla e sfiorò il suo orecchio con le labbra. “Avevo fatto una scommessa con la ragazza che si è baciata quello.” Fece una pausa durante la quale Hermione strabuzzò gli occhi, incredula. “Se fosse riuscita a baciare quello sfigato davanti agli occhi della Weasley sarei andato a letto con lei.”

Senza neanche pensarci, Hermione sollevò il braccio, la mano bene aperta, e fece per dargli una sberla, ma Eric fu più veloce e riuscì a scansarsi facendo un passo indietro, scoppiando a ridere divertito, ma non tenne conto del secondo schiaffo che lo prese sulla guancia sinistra.

Tu! Brutto schifoso!” Diede un altro colpo. “Animale! Essere! Indegno di essere catalogato persino come Creatura Magica!”

Ehy, ehy, Amata*! Sta' buona!” Esclamò infastidito, afferrandole entrambi i polsi.

Lasciami brutto...brutto...” Era così furiosa che non riusciva a trovare neanche le parole.

Eric scosse il capo e, in un impeto di rabbia, la spinse all'indietro, buttandola a terra.

Mi fai solo schifo.” La sua faccia era una maschera di disgusto. “Mi chiedo come faccia Alistair anche solo a starti vicino.” Estrasse dalla tasca la busta, la osservò per qualche seconda e gliela fece cadere in grembo, poi si inginocchiò accanto a lei. “Sai, Sanguesporco, quelli come te presto spariranno: il Signore Oscuro è tornato.” Fece una pausa e si passò la lingua sulle labbra. “Se stai prendendo in giro Alistair, se solo lo fai soffrire o gli spezzi il cuore, sappi che non aspetterò che il Signore Oscuro ti uccida: sarò io stesso a mettere la parola fine alla tua vita.”

Hermione spalancò gli occhi, incredula, una mano sulla lettera, mentre Eric si alzava e sistemava i pantaloni.

Ci si vede.”

Mise le mani in tasca e sotto lo sguardo attonito di Hermione entrò in Sala Grande fischiettando, come se nulla fosse successo. Si sedette insieme ai suoi compagni, cenò, rise e scherzò, infine tornò in Sala Comune, andò nel proprio dormitorio e senza neanche cambiarsi si buttò a letto, addormentandosi subito, stremato dall'allenamento e risentendo ancora degli effetti collaterali dell'antidolorifico.

Molti piani più in alto, nella Torre di Grifondoro, per l'esattezza nel dormitorio delle ragazze del quinto anno, Hermione era sdraiata supina, un sorriso sulle labbra, gli occhi chiusi, l'espressione serena e felice, un braccio appoggiato alla fronte, l'altro abbandonato sul letto. Sospirò e portò davanti agli occhi la pergamena che stringeva nella mano, rileggendola per l'ennesima volta.



Cara Hermione,

ti starai chiedendo dove diavolo sono finito (almeno, questo è quello che mi chiederei io se tu sparissi): beh, sono in infermeria. Nulla di grave, una semplice appendicite che Madama Chips e un chirurmago del San Mungo sono riusciti a sistemare senza problemi questa notte. Sono stato uno stupido, per tutto il week end sono rimasto chiuso in camera a soffrire senza chiamare nessuno credendo fosse un semplice virus intestinale o un colpo di freddo! Ma sai quello che si dice, i pazienti peggiori sono proprio i medimaghi! E chi sono io per non con confermare questa teoria?

A parte tutto ciò, volevo solo farti sapere quanto sono stato bene venerdì sera. E' stato l'Halloween più bello della mia vita. Non sono mai stato così bene, davvero. Ci tenevo a dirtelo di persona, ma per cause di forza maggiore mi è impossibile.

Grazie di tutto, Hermione.

Venerdì è stata una notte fantastica.

Tu sei fantastica.

Alistair



Sospirò, un sorriso radioso sul volto, continuando a ripetersi nella sua testa le ultime due frasi < venerdì è stata una notte fantastica. Tu sei fantastica >. Stentava ancora a crederci. Faceva fatica a credere che proprio Alistair Piton la reputasse fantastica. Non che la cosa la offendesse, anzi tutt'altro: non poteva essere più felice.

Strinse la lettera al petto, gli occhi chiusi, poi si alzò, andò a sedersi, impugnò una piuma ed iniziò a scrivere, lasciando che le parole nascessero da sole.

Una volta che ebbe finito, rilesse il tutto, per controllare di non aver scritto cose senza senso o sembrare troppo cotta.



Caro Alistair,

ricevere tue notizie mi tranquillizza. Ebbene sì, lo ammetto: per tutto il fine settimana mi sono chiesta dove fossi sparito, domandandomi se avessi fatto qualcosa di sbagliato venerdì sera, se avessi detto qualcosa di offensivo, se mi fossi comportata male. Sciocche supposizioni, lo so, ma non riuscivo proprio a capire dove fossi sparito. Mai avrei immaginato che stessi male! Figuriamoci poi pensare ad un'appendicite, una malattia così babbana!

Ma adesso come stai? Hai detto che ti hanno operato, ma come hanno fatto? Quali magie hanno utilizzato?

Conosco la medicina babbana, ma di quella magica non so molto, devo aggiornarmi al più presto!

Per quanto riguarda Halloween...beh, non so seriamente cosa dire.

Semplicemente grazie.

Sono stata veramente bene, sembrava che ci conoscessimo da sempre.

A presto.

Hermione



Arricciò il naso, scosse il capo e tirò una riga su < sembrava ci conoscessimo da sempre >: non voleva sembrare esagerata. Voleva che sapesse la verità, ma non sapeva cosa provava lui, se era ricambiata o no. Insomma, non poteva mica dirgli chiaramente che aveva perso la testa e che non riusciva a pensare a nient'altro che alla loro uscita, a come la teneva per mano!

Prese il volto tra le mani, tornando con la memoria alla notte di venerdì. Non riusciva a togliersi dalla testa il suo tocco, il suo profumo, il suo sorriso, il suo sguardo perso mentre ripensava a sua madre, alla sua sofferenza per non sapere nulla di lei, all'incredulità sostituita subito dall'orgoglio quando gli aveva detto che somigliava a suo padre, come scuoteva il capo per sistemarsi i capelli, il suono della sua voce, le sue labbra che avevano sfiorato la sua guancia, facendole perdere la testa, mandandola in confusione.

Alistair, cosa mi hai fatto?” Sussurrò sognante. “Mia cara vecchia Hermione, sei cotta.”

Prese la pergamena, la piegò e la inserì in una busta, poi si alzò e la mise al sicuro nel cassetto del comodino. Rimase qualche istante a guardarla, poi lo chiuse, si stiracchiò, sbadigliò e si infilò sotto le coperte. Spense la luce, si raggomitolò su se stessa, nascose un braccio sotto il cuscino e guardò fuori dalla finestra, la luce della luna che le illuminava il volto, chiedendosi cosa stesse facendo Alistair, se anche lui stesse guardando il cielo notturno.

Il mattino dopo fu la prima a svegliarsi in tutta la Torre di Grifondoro. Scattò subito in piedi, si preparò silenziosamente per non svegliare le compagne, afferrò la borsa e la busta dal comodino, poi scese a due a due le scale. Uscì dalla Sala Comune e percorse velocemente la strada che la separava dalla Sala Grande. Buttò un'occhiata all'interno e vide soltanto la professoressa Vector e qualche studente addormentato che ripassava. Si diresse al proprio tavolo, si sedette, estrasse un grosso libro di Aritmanzia, lo aprì ed iniziò a leggere mentre si serviva la colazione. Man mano che proseguiva nella lettura, la Sala iniziò ad affollarsi di professori e studenti.

Hermione!”

Sollevò lo sguardo dal libro e vide Harry correre trafelato verso di lei.

Ciao Harry.” Lo salutò, accorgendosi della presenza di Heartmann al tavolo dei Serpeverde.

Si può sapere dove eri finita?” S'intromise istericamente Ron. “Per gli slip sporchi di Merlino, credevo ti fosse successo qualcosa!”

Della serie?” Inarcò un sopracciglio, stupita, mentre i due si sedevano.

Che ne so!” Il rosso si strinse nelle spalle. “Magari qualche Serpe ti aveva rapita.” Afferrò un pezzo di pane e gli diede un morso. “Picchiata. Affatturata. Violentata. Uccisa.” Rabbrividì all'ultimo pensiero.

Hermione sbatté le palpebre incredula, Harry spalancò la bocca e gli occhi, sorpreso.

Che c'è?” Domandò Ron, iniziando ad essere nervoso.

Scusa, di grazia, chi mai avrebbe potuto rapirmi, affatturarmi, violentarmi o addirittura uccidermi?” Chiese la ragazza, intrecciando le dita delle mani sul libro.

Il ragazzo arrossì, abbassò il capo ed iniziò a mangiare velocemente, mentre Harry scoppiava a ridere.

Ronnie, è carino che ti preoccupi così tanto per me, ma davvero, non ce n'è bisogno.” Lo tranquillizzò, mentre con la coda dell'occhio vide il Serpeverde alzarsi. “Ed ora scusatemi ma devo scappare.”

Chiuse il libro con un pesante tonfo, lo infilò in borsa, si alzò e corse fuori dalla Sala, ignorando i richiami dei due amici. Si guardò attorno e vide il suo obiettivo prendere il corridoio che portava all'infermeria.

Ehy!” Lo chiamò, ma questi la ignorò, continuando a camminare. “Heartmann!”

Eric si fermò all'improvviso, serrò la mascella e strinse i pugni, infastidito dal sentire il suo cognome pronunciato da una Mezzosangue come lei.

Heartmann.” Lo chiamò di nuovo, avvicinandoglisi. “E' la terza volta che ti chiamo, hai per caso bisogno di un apparecchio acustico? Una visitina da Amplifon, no?” Fece schioccare la lingua.

Il ragazzo si voltò di scatto.

Una visita da Ampli-che?” Chiese inorridito, ogni singolo poro della sua pelle che esprimeva ribrezzo.

Cose babbane.” Rispose con un gesto della mano, come a chiudere l'argomento.

Ma secondo te conoscono quello schifo che fanno i tuoi pari?” Incrociò le braccia al petto. “Ti credevo più intelligente, Sanguesporco.”

Stai dicendo che quello intelligente saresti tu?” Hermione lo guardò scettica. “Ne dubito fortemente.” Scosse il capo, aprì la borsa, estrasse la busta e gliela porse.

Oh, che gentile, mi hai scritto una lettera? Non dovevi sforzarti, finirà direttamente nel camino oppure, se è pergamena di buona qualità, la userò per pulirmi dopo che sarò stato in bagno.”

Non mi serve scriverti per insultarti.” Lo fulminò con lo sguardo. “Dalla ad Alistair.” Gli prese la mano e gliela diede, poi si voltò ed iniziò a camminare.

Cosa diavolo ti fa credere che gliela darò?” Urlò, infervorandosi. Ok, le aveva consegnato la lettera su ordine di Alistair, ma era una faccenda diversa! Alistair era il suo migliore amico e soprattutto aveva il coltello dalla parte del manico. Ma accettare ordini da una schifosa Mezzosangue come lei? MAI! “Scordatelo!”

Hermione si fermò.

Sei il suo migliore amico, anche se mi chiedo come faccia a volerti bene.” Fece una pausa. “E tu gli vuoi bene, sennò non ti saresti comportato come hai fatto ieri sera.” Si voltò leggermente verso di lui. “Sai benissimo che ti ha dato il biglietto perchè era sicuro che me l'avresti consegnato. Così come sa benissimo che se ti consegno una lettera per lui, tu gliela porterai.” Concluse con un sorriso soddisfatto. “Ci si vede.”

Sistemò la divisa e si allontanò.

Eric aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza riuscire ad emettere alcun suono.

Sappi che è l'ultima volta!” Urlò.

Hermione fece un gesto con la mano, come per dire che non ci credeva, svoltò l'angolo e raggiunse la Sala d'Ingresso nel momento esatto in cui Ron e Harry uscivano dalla Sala Grande.

Dove sei stata?” Subito l'aggredì Ron.

Ho dovuto occuparmi di una faccenda. Nulla che ti riguardi.” Aggiunse prontamente, bloccando sul nascere la domanda dell'amico. “Ed ora è meglio che ci muoviamo. Non voglio arrivare tardi.”

Harry e Ron si scambiarono un'occhiata, poi guardarono entrambi la ragazza, fecero spallucce e la seguirono mentre iniziava a canticchiare allegra

Come mai è così felice?” Sussurrò il rosso all'amico, muovendo impercettibilmente le labbra. “Ieri sembrava pronta a cruciare chiunque le passasse davanti.”

Non ne ho idea.” Rispose semplicemente il moro.

Dici che c'entra il figlio dell'unto?”

In effetti, c'era un unico motivo per cui poteva essere così felice: aveva visto o parlato con Piton Junior, non c'erano possibili alternative.

Non lo so.” Mentì.

Gli diede una pacca di incoraggiamento sulla spalla, gli regalò un sorriso caloroso ed insieme raggiunsero la ragazza che li precedeva di qualche passo.

Se una persona avesse incontrato per la prima volta Hermione quel week end e le avesse parlato nuovamente quel giorno, non avrebbe mai creduto che fosse la stessa persona. La ragazza rabbiosa, depressa, sconfortata, irascibile e malmostosa era scomparsa per lasciare il posto ad un'altra radiosa, esuberante, allegra, felice, scherzosa ed instancabile.

La giornata trascorse tranquilla, senza alcun problema. L'umore di Hermione era alle stelle, tant'è che ben presto sia Ron che Harry ne furono contagiati, nonostante quest'ultimo ogni tanto si rabbuiasse, chiedendosi a cos'era dovuta tutta quella felicità.

Mezzosangue!”

A Harry e Ron si raggelò il sangue nelle vene. Subito sfoderarono le bacchette, puntandole contro chi aveva pronunciato quella parola.

Le tue due guardie del corpo non apprezzano il tuo soprannome?” Eric piegò la testa, un ghigno sulle labbra, le braccia incrociate al petto.

Non. Chiamarla. Mai. Più. Così.” Ringhiò Harry, respirando a fatica.

Sennò mi fai la bua?” Si asciugò delle lacrime immaginarie. “Sigh, che paura! Mamma! Potteruccio mi vuol fare la bua.” Tornò improvvisamente serio. “Che paura.”

Brutto...” Iniziò Ron, agitando la bacchetta.

Fallo poveraccio, fallo.” Fece un passo verso di lui, sfoderando a sua volta la bacchetta.

Piantatela!” Intervenne Hermione.

I tre ragazzi si guardarono, lanciando fuoco e fiamme con gli occhi.

Che cosa vuoi, Heartmann?” Chiese, mettendosi tra loro.

Eric fece una smorfia, stringendo sempre la bacchetta.

Che Sfregiato, Pel di Carota e quelli come te spariscano, ma temo di chiedere troppo, vero?” Scosse il capo divertito dalla reazione dei due Grifondoro. Erano come animali: sempre pronti a difendere la femmina. “Comunque devo parlarti.” Passò la lingua sulle labbra, fissandola negli occhi. “In privato.” Aggiunse.

Ok.” Disse prontamente la riccia. “Ci vediamo a cena.” Intimò agli altri due, bloccando sul nascere le loro proteste.

Ma...” Iniziò Harry.

Harry, fa' come dico. A dopo.” Gli ordinò, guardandolo negli occhi.

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi il moro abbassò la bacchetta.

Bene.” Annuì. “A dopo.”

COSA?!” Esclamò Ron. “Vuoi lasciarla da sola con LUI?” Strabuzzò gli occhi.

Sta zitto e vieni.”

Lo afferrò per un braccio e tra le sue proteste riuscì a trascinarlo in Sala Grande, in sottofondo le risate di scherno del Serpeverde.

Allora...” La Grifondoro intrecciò le braccia al petto, un sorriso di pura soddisfazione sul volto, un sopracciglio inarcato. “...mica avevi detto che era l'ultima volta?”

'Sta zitta!” Ringhiò afferrandole la mano rabbioso e dandole la lettera che Alistair gli aveva affidato.

Il sorriso della ragazza si allargò, mentre osservava Heartmann allontanarsi.

A domattina, con la prossima lettera.” Gli disse trattenendo a stento le risate, incapace di formulare il pensiero < Hermione 1 – Heartmann 0 >.

Sospirò, osservò la pergamena e la mise in borsa, poi fischiettando si diresse a cena, pregustandosi già la lettura nella solitudine della sua stanza.

Il mattino dopo, la scena si ripeté, così come a pranzo e a cena: ogni volta Eric riceveva una nuova lettera da consegnare. Le cose andarono avanti anche per i due giorni successivi, le lettere che si intensificavano sempre più: non bastava quella del buon giorno, del pranzo e della cena, ora si erano aggiunte anche quelle di metà lezione!

Tieni.” Disse semplicemente Hermione tendendogli l'ennesima busta, avvicinandoglisi.

Eric dilatò le narici, strabuzzò gli occhi e scosse il capo.

Heartmann?” Sbattè le palpebre, iniziando a preoccuparsi: sembrava un pazzo.

Adesso. Basta.” Afferrò la ragazza per un polso. “Mi sono rotto.”

Lasciami immediatamente.” Ordinò gelidamente, fissando la sua mano.

Oh no, mia cara Mezzosangue. Te lo scordi.” Ringhiò, iniziando a camminare, trascinandosela dietro.

Ti ho detto di lasciarmi!” Afferrò la borsa ed iniziò a colpirlo.

Ma porca!” Si bloccò, rubò la borsa di mano alla ragazza e la tenne lontana dalla sua portata, riprendendo a camminare.

Ma questa è...” Iniziò Hermione, dopo molti lamenti e proteste, mentre Eric apriva una porta.

Ciao Eric, allora le hai dato la...” Cominciò Alistair, posando il libro sul petto, ma subito si bloccò, vedendo Hermione.

Il biondo la lasciò, fece qualche respiro profondo e guardò l'amico.

Non. Sono. Un. GUFO!” Urlò l'ultima parola, gesticolando, il respiro affannoso. “Tanto meno il vostro.”

Ma né Hermione né Alistair diedero segno di aver sentito le sue parole. Subito la riccia si era avvicinata al letto e ci si era seduta, stringendo la mano del moro, che le aveva fatto spazio.

Ma mi avete sentito?” Domandò irritato e infastidito.

Ma anche questa volta non diedero alcuna risposta: i due si guardavano intensamente, persi l'uno negli occhi dell'altra. Sembrava non avessero nulla da dirsi, che gli bastasse quel piccolo contatto per essere soddisfatti.

Eric imprecò, scosse il capo ed uscì dall'infermeria. Prima di richiudersi la porta alle spalle, lanciò un'ultima occhiata ai due, fermandosi a guardarli, soprattutto Alistair. Cos'era quell'espressione? Era felice. Per la prima volta da quando lo conosceva, era felice. Veramente felice. Non una felicità passeggera, era una di quelle contagiose, che duravano anche giorni.

Passò una mano tra i capelli, sospirò e chiuse la porta. Infilò le mani in tasca e si avviò verso pozioni con un sorriso amaro.

La Sanguesporco lo rendeva felice. E dal momento che Alistair non sembrava intenzionato ad ignorarla, avrebbe dovuto abituarsi alla sua presenza.







*Amata, una delle tre donne protagoniste de “La Fonte della Buona Fortuna”, una delle fiabe narrate da Beda il Bardo. Ecco qua la fiaba (presa da internet, scusate ma sono le 3 del mattino, sto correggendo il capitolo e non ho proprio voglia di copiarla xD):

Una volta all'anno, ad una persona molto sfortunata era permesso di trovare la strada per un giardino appartato, protetto da magie potenti, dove bagnandosi nelle acque della Fonte della Buona Sorte, poteva aspirare a un più equo trattamento dalla vita...
Consapevoli che questa poteva essere l'unica occasione per rovesciare la propria sorte, molte persone (sia maghi che babbani) viaggiavano fino ai più remoti confini del regno per ottenere la possibilità di entrare nel giardino incantato.
Fu proprio durante uno di questi viaggi che tre streghe si incontrarono e condivisero le loro storie di sventura.
La prima, Asha, colpita da una malattia che nessun guaritore riusciva a curare, sperava che la Fontana potesse restituirle la salute; la seconda, Altheda, era stata derubata e umiliata da uno stregone, ella desiderava che la Fontana rimediasse alla sua povertà; la terza, Amata, era stata abbandonata dal suo amore e sperava che la Fontana potesse aiutarla a guarire dal dolore.
Le streghe decisero che tre cervelli erano meglio di uno e unirono i loro sforzi per trovare la Fontana.
Alla prima luce, apparve una crepa nel muro e aclune piante rampicanti del giardino si protesero oltre essa per avvolgersi intorno ad Asha, ella afferrò Atheda che fece lo stesso con Amata.
Amata però rimase impigliata nell'armatura di un cavaliere e quando le rampicanti tirarono dentro Asha tutte e tre le streghe insieme al cavaliere passarono attraverso la crepa nel muro per finire dentro al giardino.
Poichè solo uno di loro avrebbe avuto il permesso di bagnarsi nella Fontana, le prime due streghe si arrabbiarono con Amata che inavvertitamente aveva invitato un altro concorrente.
Il cavaliere, che rispondeva al nome di Ser Senzafortuna, riconobbe le tre donne come streghe e annunciò di volersi ritirare dalla competizione.
Amata lo rimproverò per il suo desiderio di rinunciare e lo invitò a unirsi al gruppo.
Durante il percorso verso la Fontana, la banda dovette affrontare tre sfide:
Nella prima, incontrarono un mostruoso verme gigante che chiese loro una "prova del loro dolore". Dopo diversi tentativi falliti di attaccarlo con la magia e altri metodi, le lacrime di frustrazione di Asha accontentarono finalmente il verme che li fece passare oltre.
In seguito affrontarono un pendio scosceso e venne chiesto loro di pagare con "i frutti delle loro fatiche".
Provarono a scalare il pendio e a raggiungere la sommità della collina, ma dopo ore e ore non riuscirono a raggiungerla, infine il duro e costante sforzo di Atheda nell'incitare i compagni permisero loro di proseguire il loro cammino.
Come ultimo ostacolo incontrarono un ruscello e venne loro chiesto di "pagare con i tesori del loro passato". A niente servì provare a saltarlo o a rimanere a galla, fino a che Amata pensò di usare la sua bacchetta per prelevare i ricordi del suo amante che l'aveva abbandonata e depositarli nell'acqua.
Un ponte apparve sul ruscello e i quattro avventurieri furono in grado di raggiungere l'altra sponda.
Ora toccava a loro decidere chi si doveva bagnare nella Fontana.
Asha ebbe un collasso per l'enorme stanchezza e si ritrovò in punto di morte, soffriva così tanto che non ce la fece a raggiungere la Fontana, pregò i tre amici di non muoverla.
Atheda preparò rapidamente una potente pozione nel tentativo di farla riprendere, ma la pozione in realtà curò la malattia di Asha che non ebbe più bisogno dell'acqua della Fontana.
Guarendo Asha, Atheda realizzò di avere il potere di curare gli altri e un modo per guadagnarsi da vivere, nemmeno lei aveva più bisogno dell'acqua per lenire la sua sofferenza.
Amata, realizzò che una volta lavato via il rimpianto per il suo amante, era finalmente in grado di vederlo per quello che era, un uomo crudele e senza cuore, così anche lei non aveva più bisogno della fontana.
Si voltarono così verso Ser SenzaFortuna e offrirono a lui la possibilità di bagnarsi nella Fontana come premio per il suo coraggio, il cavaliere sorpreso della sua fortuna si tuffò nella Fontana con indosso la sua armatura arrugginita chiedendo di poter avere la mano di Amata.
Ognuna delle streghe realizzò il suo desiderio di ottenere una cura, un cavaliere sfortunato ottenne il riconoscimento del suo coraggio e Amata, la strega che si fidò di lui, capì di avere trovato un uomo degno del suo amore.
I quattro amici si allontanarono a braccetto, vissero a lungo felici e contenti, senza realizzare mai che la Fonte della Buona Sorte non possedeva in realtà nessuna proprietà magica.







E anche questo capitolo è finito! Capitolo alquanto ostico, ci ho messo praticamente due settimane a scriverlo! Ma devo dire di essere abbastanza soddisfatta del risultato! Spero lo siate anche voi :)



Bene! Come promesso...ecco il link per la one shot su Eric :P http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=573803



Ed ora la parte dei ringraziamenti.

Per prima cosa, lasciate che vi dica quanto sono rimasta (fantasticamente) sconvolta dalla quantità di commenti che ha ricevuto “Appendicitis”: 21!!!

Per seconda cosa, ringrazio come sempre le 37 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti (un'enorme soddisfazione per me *_* ), le 54 che hanno messo Father tra le storie preferite, le 20 che la ricordano e le 75 che la seguono!

Siete un'infinità ed io vi adoro! Grazie <3



Ed ora, last but not least, le risposte ai commenti:

  • Malandrina94: Innanzitutto, grazie per il SUPERBO <3 Passiamo alla tua prima domanda. Perchè sono tutti fighi? Semplice, perchè noi serpi spacchiamo u.u Adoro la tua definizione di Eric! “ bastardo-supersexy-maschio-in-calore-approfittatore-di-giovani-e-indifese-donzelle” <3 Eh si, Al aveva una “semplice” appendicite :D Sono assolutamente sicura, pozione antidolorifica: la morfina può provocare questi effetti (è un derivato dell'oppio e l'oppio può anche provocare allucinazioni, se non sbaglio xD Scusa, sono le 3,36 e non ho voglia di cercare info dettagliate xD ). Per il fatto dell'aver paura...beh, fai bene: ho una mente alquanto perversa, sadica e malata u.u muahahaha! :P grazie infinite per i ringraziamenti <3

  • neptunia: carissima, ti avevo avvisata di preparare le bacinelle per la bava <3 Ti ringrazio tantissimo per tutte le cose che NON mi hai detto. La scena di Sev che manda al diavolo la sua maschera di impassibilità è piaciuta molto anche a me, ti ringrazio veramente tanto per tutti i complimenti <3 Eric tiene davvero ad Alistair, assolutamente <3 E ci avevi azzeccato, visto? Addirittura gliela porta :P Per quanto riguarda le tue paure...non ti dico nulla u.u <3

  • lauletta: 1) tranquilla, per quello c'è ancora tempo :D 2) come si fa a non amare Eric? <3 Beh, se fosse reale io lo insulterei da mane a sera, ma questo è un dettaglio u.u 3) Piaciuta la sua reazione? :D 4) anche io adoro quel pezzo <3 5)eh a volte succede :D Come sempre, grazie mille <3

  • hill95: wow, grazie per aver commentato, ma soprattutto per quel fan-tas-ti-ca! Per quanto riguarda Eric, non posso che darti ragione, è proprio figo <3 Ma mi spiace, non si innamorerà xD Per quanto riguarda Al sotto medicinali...a chi credi mi sia ispirata? :D E' una delle mie puntate preferite in assoluto di tutte le stagioni <3

  • Nami_san: tranquilla, normale fissarsi su quei bonazzi *.* Anche io ho il debole biondo-occhi-azzurri! Sai, sei la prima che mi dice che Eric sarà un pessimo marito *.* Ti ringrazio tantissimo! Come vedi, alla fine Hermione è andata <3 Per il bacio...porta pazienza :D

  • StarlessNight: se non si fosse capito...io Severus lo venero *_* E grazie mille per tutti i tuoi complimenti, davvero <3<3<3 Spero ti sia piaciuto anche questo <3

  • Phoebe76: oddio, grazie infinite per le tue tre parole <3 Sono un po' cattiva (tipico di noi serpi <3) quindi no, non ci sarà mai un attimo di pace per padre e figlio <3 Grazie ancora per i complimenti <3

  • JuliaSnape: grifona! Mi spiace per la tua influenza dell'anno scorso :s Grazie ancora per i mille complimenti <3 e il lupo l'ho avada kedavrizzato :D

  • neviens: eh si, solo un'appendice infiammata! Ovviamente l'ha fatta nel punto di McBurney u.u Madama Chips è un'ottima medimaga, mica pizza e fichi :D Guarda, ti invidio! Io anatomia la darò a febbraio, assolutamente sennò mi ritrovo con metà esami del secondo anno bloccati :S Oh, me tanto felice che tu apprezzi il mio Sev <3 Ah, la canzone dell'elefante è tutta un'invenzione della mia mente bacata e malata :D Buona partenza per Barcellona <3 Virtual hug <3

  • Niki_Black: Piccola Miss <3 inutile dire che sapevo che ti piaceva u.u :P Scherzo <3 Comunque grazie mille per i complimenti <3 Sev è fantastico, sì <3 poi ci sentiamo meglio su fb <3

  • Elyzaza: grazie infinite per i complimenti <3 Son contenta ti piacciano le mie serpi <3

  • Herms: eh si, Eric è un bastardo, c'era da aspettarselo che dicesse cose del genere :/ grazie mille per tutti i complimenti <3

  • Smemo92: awww, ma grazie <3 Piano piano le serpi emergono, come vedi <3 Per quanto riguarda i loro destini, però, non posso dirti nulla :) Guarda...io stessa sono come Alistair, tendo sempre a rimandare xD Siamo i peggiori pazienti, non ce n'è :D Sev è parecchio protettivo, sì <3 L'ha persino chiamato Ali, cosa che solo Lily faceva <3 grazie mille per tutti i complimenti <3 veramente, grazie <3

  • MelCullen: eh si, caro e drogato Alistair <3 Sono una mente sadica :D Adoro far soffrire le mie lettrici :D Guarda, a Eric basta che sia donna e respiri xD grazie infinite per tutti questi complimenti <3<3<3

  • Mia85: eh si, nessuno avrebbe pensato all'appendicite :D Non potevo, non pubblicare le foto dei miei strabonazzi <3 grazie mille per tutte le belle parole <3

  • alida: eh si, ridotto ad uno straccio per una malattia “babbana” :) grazie mille ancora, per tutto <3

  • Ell_95: oddio, ma grazie mille * o * per tutto, veramente <3

  • piperina: darling, mia cara <3 innanzitutto grazie per tutto, soprattutto per avermi ispirata e avermi sopportata per la one shot :D Eh si, il povero Eric dal povero di ghiaccio! Ovviamente si innamorerà e farà tutto quello che hai detto! Come hai fatto a scoprirlo? * o * xD Scusa, tu non desideri un futuro da mangiamorte? *.* Morte e distruzione, cose allegre xD Il pezzo Eric-centrico è molto duro, ma l'ho scritto appositamente così, per fare capire che tipo è (che razza di stronzo e bastardo è u.u ). Ecco, l'unica persona a cui tiene veramente è Altai...ehm, Alistair :P Povera la mia mentore, in peritonite? :( Mi spiace tanto...anche se l'operazione dev'essere una figata (ok, taci parte della mia personalità malata per la medicina. Sono le 4.15, permettimi gli sfasi xD ). Grazie per i 10 punti <3 Lo sai che dicendomi che sono sfacciatamente geniale mi mandi sulla luna per la felicità? Eh si, sicura al 1'000% che fosse una pozione antidolorifica xD Eh si, Sev è un poco apprensivo, ma Alistair è l'unico che gli è rimasto e non vuole perderlo <3 Altri complimenti! Grazie darling, tu mi vizi! E il “ senza ripetizioni” l'ho stampato e appeso in camera :P grazie grazie grazie <3<3<3 Eric...quando si innamora? Eh...leggi la one shot e lo scoprirai :P <3<3<3 grazie di tutto darling <3

  • Mrs_Weasley: grazie mille <3 per tutti i complimenti, davvero <3 Non mi dà assolutamente fastidio, mi fa più che piacere <3 Grazie a te per aver commentato! <3

  • dragoon: eh si, ecco spiegato l'arcano :D oddio, grazie per tutti i complimenti, seriamente! <3<3<3 Spero di non averti delusa <3

  • Ally_90: awwwww, ma grazie mille <3<3<3 Sono contenta che ti piaccia tanto la mia ff <3 spero di non averti delusa <3



Mi scuso per le risposte stringate e poco esaustive, ma ci tengo a pubblicare il prima possibile per farmi “perdonare” il ritardo :D



Grazie mille per essere arrivati fino a qui <3



elyl <3



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Capitolo 20
*** Santa Is Coming To Town ***


Ok, la cosa più importante: GRAZIE!!!! Father Be With Me Tonight ha raggiunto i 200 commenti per un prologo e 18 capitoli (19 con questo che vi accingete a leggere). Non me lo sarei mai immaginata, seriamente! Sapete, ormai sono completamente drogata di commenti <3 E anche di questa fan fiction, non faccio altro che pensarci xD Non c'è da andarne fieri, è sinonimo da pazzia etc etc. Ma che volete farci? Sono malata di Harry Potter. Ed è una malattia da cui non voglio curare u.u

Bene, dopo questa cosa che non c'entra nulla passiamo alle cose serie. Al capitolo. Pensavo che non sarei mai riuscita a finirlo, seriamente! E' stata una settimana alquanto dura, ma sono sopravvissuta u.u

Due cose:

  1. Per merito di quella grandissima donna di nome rem, altre autrici ed io, abbiamo iniziato a scrivere “articoli” che potrebbero essere perfetti per Il Cavillo. Se vi interessa, qua c'è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=575553

  2. Il mio carissimo ed amatissimo photoshop è tornato insieme al mio pc *_* Di conseguenza, eccovi qua un lavoretto che ho fatto su Alistair&Hermione *.* Eccovi il link per vederlo: http://img691.imageshack.us/img691/883/father1.jpg

Bon, detto questo direi che è tutto u.u

Vi lascio alla lettura u.u

Solo un'ultima cosa. Dedico questo capitolo a tutti voi che state leggendo. Grazie. Per tutto.

P.S.: Vi ricordo che avete tempo fino al 3 ottobre per iscrivervi al Number 17 Contest, indetto da me, piperina e remvsg <3 Qua il link per maggiori info :D http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9427787





Chapter XIX:

Santa Is Coming To Town


La prudenza e l'amore non sono fatti l'una per l'altro:

man mano che cresce l'amore la prudenza diminuisce.”

  • François de la Rochefoucauld -


Senza che nessuno se ne fosse veramente reso conto, novembre era arrivato e passato. Fuori e dentro le mura di Hogwarts faceva sempre più freddo, nonostante Silente avesse dato ordine di accendere più fuochi possibili per riscaldare i corridoi. I prati erano ricoperti da un soffice manto di neve, violato soltanto da pochi avventurosi. I rami degli alberi spogli erano ghiacciati e vicino alle rive del Lago Nero si potevano vedere arenate piccole lastre di ghiaccio mentre la Piovra Gigante emergeva raramente, giusto per controllare la situazione, come per accertarsi che nulla fosse mutato.

Al castello, la situazione non era mai stata così grigia: Dolores Umbridge sembrava intenzionata a rendere infernale la vita agli studenti e al corpo insegnanti. In particolare, pareva traesse un'enorme soddisfazione nel punire Harry Potter e screditarlo davanti a tutti i compagni.

Nonostante molti allievi lo reputassero un bugiardo, i continui litigi con Draco Malfoy, le perenni umiliazioni subite durante le lezioni di pozioni, l'assenza del guardiacaccia Hagrid e l'insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure che lo assillava, Harry era molto più tranquillo rispetto all'inizio dell'anno scolastico, grazie soprattutto agli incontri dell'Esercito di Silente e ai maggiori contatti con Cho Chang. Se con Severus Piton i rapporti erano sempre più conflittuali, non si poteva dire lo stesso di quelli con Alistair: avevano iniziato a salutarsi civilmente, persino a scambiarsi opinioni riguardanti gli articoli assurdi pubblicati su “La Gazzetta del Profeta”. Si sentì persino dispiaciuto per la recente appendicectomia che il Serpeverde aveva subito. Per la prima volta in cinque lunghi anni, apprezzava un Serpeverde.

Al contrario, Ron lo vedeva con occhio sempre più diffidente, preoccupato per Hermione. Immancabilmente, ogni volta che il Caposcuola le si avvicinava anche solo per salutarla, iniziava a ringhiare borbottando insulti, tant'è che Harry era spesso costretto a tascinarlo di peso lontano dai due. Molte volte, durante le lezioni, si ritrovava a guardare l'amica, chiedendosi come mai sorridesse in quel modo, perchè si torturasse sempre i capelli, se Alistair l'avesse già baciata. Ancora più frequentemente, però, si immaginava a baciarla, ad essere lui a farla sorridere in quella maniera così speciale, a renderla felice con un semplice gesto o parola.

Erano pensieri che lo torturavano. Non voleva sapere nulla della sua storia con il figlio dell'odiato professore, ma al tempo stesso era bramoso di conoscere ogni singolo dettaglio, così le poneva domande invadenti, ottenendo come unico risultato quello di litigare quasi ogni giorno. La sera, poi, andava sempre a scusarsi, facevano pace e si ritrovavano a ridere e scherzare come se nulla fosse. Quando lei si addormentava con il capo sulla sua spalla rimaneva incantato a guardarla, incapace di svegliarla, alimentando l'affetto che provava per lei. Tutti i giorni, prima di dormire, Harry cercava di convincerlo ad agire, ma scuoteva il capo, gli dava le spalle e chiudeva gli occhi, sentendo gelosia e senso di impotenza aumentare.

Al contrario dell'amico, Hermione non era mai stata così felice. Come al solito era l'unica in grado di seguire ogni singola lezione senza distrarsi, persino quelle noiose di Storia della Magia; inoltre, svolgeva impeccabilmente il suo lavoro di Prefetto, dando il buon esempio agli allievi dei primi anni. Ma la cosa, o meglio, la persona che le faceva sembrare Hogwarts il posto più bello sul pianeta era Alistair Piton. Dopo che aveva lasciato l'infermeria, avevano iniziato a vedersi sempre più spesso, fino ad arrivare ad incontrarsi tutti i giorni anche solo per chiedersi come stavano. Per tutta la scuola, ad ogni angolo, si potevano udire i pettegolezzi che li avevano come protagonisti: stavano insieme? Una Grifondoro e un Serpeverde? Granger, mezzosangue, migliore amica di Potter, con Piton? La Granger era sotto effetto della maledizione Imperius? Piton aveva bevuto una filtro d'amore? Le voci erano molte, ma nessuna di queste si avvicinava alla verità. Nemmeno quelle che dicevano che erano fidanzati.

Alistair Piton e Hermione Granger si incontravano tutti i giorni in biblioteca, sedevano allo stesso tavolo e studiavano materie diverse, anche se mantenere la concentrazione sulle pagine era un'ardua impresa. Quando arrivava il momento di andarsene, subito il ragazzo la prendeva per mano e, infischiandosene delle sue proteste, l'accompagnava alla Torre di Grifondoro. Presto non bastarono più gli incontri in biblioteca, così iniziarono a fermarsi a chiacchierare per i corridoi, sotto li sguardi straniti dei compagni che li additavano ed iniziavano a bisbigliare tra loro. Non appena Alistair si accorgeva di tutte le attenzioni, ringhiava ai poveri malcapitati che avrebbe prontamente tolto loro 20 punti ed affidato una punizione che si sarebbero ricordati fino alla fine dei loro giorni. Una volta che erano sufficientemente lontani, tornava a guardare soddisfatto Hermione e questa scuoteva divertita il capo, accusandolo di essere una Serpe. Sistemava il colletto orgoglioso, le lanciava un'occhiata di finta superiorità ed entrambi scoppiavano a ridere.

Nei momenti in cui nessuno sembrava prestare loro attenzione o quando erano soli, le loro mani si cercavano, si incontravano e si stringevano come se non volessero più lasciarsi andare.

Il problema di essere la “coppia” più chiacchierata di Hogwarts, era che non avevano mai un momento di pace. Non un singolo, maledetto, minuto in cui qualcuno non sbucasse da qualche angolo o da qualche porta.

Ogni qual volta erano sul punto di baciarsi, ecco subito spuntare qualcuno che rovinava l'atmosfera. La prima volta ci risero sopra, imbarazzati; la seconda volta anche; la terza un po' meno. Alla decima volta non ridevano più. Alistair era a dir poco frustrato, Hermione rideva istericamente. L'unica cosa che entrambi desideravano era baciarsi, ma sembrava che Hogwarts si ribellasse loro. Mastro Gazza, Miss Purr, Pix, qualche quadro, Ron, allievi dei primi anni, Ginny, Harry, Eric, gli altri Serpeverde. Non potendo sfogarsi su Miss Purr e Gazza (gli impiccioni per eccellenza), Alistair minacciava di morte chiunque gli si presentasse davanti, togliendo punti a volontà, rabbioso, sfruttando la sua posizione di Caposcuola.

Quando tornava nel proprio dormitorio di pessimo umore, Eric neanche sollevava gli occhi dalla rivista che stava leggendo e sorrideva divertito, iniziando a prenderlo in giro per la situazione assurda (e a suo avviso malata) in cui si era cacciato. Subito il moro gli sibilava di stare zitto, si buttava sul letto ed abbracciava disperato ed esasperato il cuscino.

A questa vista, Eric, scoppiava a ridere, gli dava una pacca sulla spalla e gli diceva di fare come lui. Ovviamente, era rimasto sempre lo stesso. L'incubo che aveva fatto dopo aver assunto la pozione antidolorifica lo aveva spinto a darsi ancora più da fare, se mai possibile. Ginny Weasley era sparita dai suoi pensieri, quasi aveva scordato di essere andato a letto con lei, anche se le occhiate di fuoco che la rossa gli lanciava glielo ricordavano. Aveva sentito dire che aveva chiarito con quel moccioso di Corvonero ed ora erano di nuovo “felicemente” fidanzati.

Il giovane Piton si stupiva sempre del comportamento dell'amico, ma subito una vocina dentro la sua testa gli ricordava che, fino a neanche un anno prima, era esattamente come lui.

La sua vita sarebbe stata perfetta, se solo fosse riuscito a baciare Hermione anche solo una volta. Era il migliore del suo anno, aveva voti eccellenti, dopo l'operazione non aveva avuto nessun problema (persino madama Chips si era stupita per la sua ripresa) e, cosa più importante, le lezioni di Occlumanzia erano un successo.

Severus Piton era orgoglioso di suo figlio: era un perfetto occlumante, la sua mente era impenetrabile, ormai aveva anche imparato a manipolare i propri pensieri, mostrando solo quelli che voleva. Se fosse stato al cospetto del Signore Oscuro, era sicuro che sarebbe stato in grado di resistergli. Per fortuna, da quando il Signore Oscuro aveva chiesto informazioni, non aveva più nominato Alistair. Se da una parte la cosa lo tranquillizzava, dall'altra lo inquietava poiché non riusciva a capire cosa stesse architettando. L'unica cosa che poteva fare era continuare ad essere la fedele spia di Silente.


Addobbi natalizi coloravano ogni corridoio di Hogwarts: le armature erano state tirate a lucido , ognuna indossava una corona di agrifoglio; qua e là erano stati appesi arazzi che raffiguravano scambi di regali, paesaggi innevati o famiglie felici che si scambiavano regali davanti ad un grande albero di Natale e dal soffitto della Sala Grande cadeva della neve finta che spariva pochi attimi prima di toccare persone od oggetti.

Con grande sollievo di tutti i Grifondoro del quinto anno, l'ultima lezione del trimestre di pozioni era finalmente arrivata. Harry, Ron e Hermione lavoravano allo stesso tavolo, poco distante Seamus, Dean e Neville seguivano le istruzioni scritte alla lavagna mentre dall'altra parte dell'aula i Serpeverde ridacchiavano tra loro, in particolar modo Draco Malfoy che aveva appena chiesto al professore se anche quell'anno avrebbero festeggiato insieme il Natale.

Come sempre, Hermione aveva le labbra sottili, la fronte corrugata per la concentrazione e i capelli gonfi dovuti al vapore proveniente dalla pozione. Eseguiva gesti rapidi e precisi, seguendo alla lettera i passaggi. Ron, al contrario, era appoggiato al banco, il viso tra le mani, lo sguardo fisso sul fuoco mentre il liquido all'interno del calderone era di color fertilizzante e minacciava di strabordare da un momento all'altro.

Harry triturava distrattamente code di lucertole, pensando a ciò che avrebbe spiegato alla lezione dell'Esercito di Silente quella sera, orgoglioso dei progressi fatti da ognuno dei suoi compagni. Quello che era migliorato più di tutti era indubbiamente Neville: dal non riuscire a scagliare neanche un expelliarmus, era arrivato persino a lanciare uno schiantesimo, anche se molto debole.

Potter.”

Spalancò gli occhi, sobbalzò e lasciò cadere una quantità eccessiva di ingrediente, così la sua pozione da giallo canarino passò a rosso sangue.

Che peccato.” Piton si portò davanti a lui e le sue labbra si incurvarono in un sorriso malefico.

Serrò la mascella, fissandolo negli occhi, cercando di trasmettergli tutto l'odio che provava nei suoi confronti.

L'uomo si voltò di scatto, estrasse la bacchetta e con un piccolo movimento fece sparire il liquido, lasciando senza parole il Grifondoro, che ancora sperava di riuscire a recuperarlo con qualche stratagemma e l'aiuto di Hermione.

Oltre ai compiti che ho già assegnato, dovrai portarmi due saggi sugli effetti negativi o positivi che un eccesso di ingredienti può apportare ad una pozione.”

Harry strinse i pugni, digrignò i denti e avrebbe sicuramente detto qualcosa, se non fosse stato per il calcio che l'amica gli tirò.

Ahio!” Esclamò, piegandosi per massaggiarsi la caviglia.

Piton si voltò, un sopracciglio inarcato.

Hai detto qualcosa, Potter?” Sperava dicesse qualcosa, che gli desse la scusa per togliergli punti, assegnargli altri compiti e affibbiargli una punizione.

No.” Ringhiò, lanciando fulmini con lo sguardo.

Allora sei pregato di non disturbare la lezione.” Concluse, dirigendosi da un Draco Malfoy sghignazzante.

Perché l'hai fatto?” Sibilò rabbioso rivoltò alla riccia, massaggiandosi.

Stavi per dire qualcosa.” Rispose facendo schioccare la lingua. “E ti avrebbe tolto sicuramente punti, dato altri compiti e assegnato una punizione.” Concluse, iniziando a mescolare girando prima in senso orario, poi in senso antiorario.

Il moro sbuffò, sapendo che aveva perfettamente ragione. Prese gli ingredienti ed iniziò nuovamente a preparare la pozione, ma dopo pochi minuti suonò la campana.

Altro insufficiente per te, Potter.” Disse con maligna soddisfazione il professore. “Tu e Paciock siete i pozionisti più incapaci che abbia mai visto.” Fece una pausa durante la quale guardò prima Neville e poi Harry, soffermandosi sul secondo. “Di due cervelli non ne fate uno.”

Neville arrossì, prese le sue cose e scappò fuori dall'aula.

Piton sorrise, ancora più soddisfatto.

Esattamente come tuo padre e quell'idiota del tuo padrino.” Concluse, superando i tre, gli ultimi rimasti nell'aula.

Harry lasciò cadere a terra le sue cose, pronto a scagliarsi contro l'uomo, infischiandosene delle conseguenze, ma Ron, molto più forte di lui, lo placcò, impedendogli di muoversi.

5 punti in meno a Grifondoro per comportamento inadeguato.” I suoi occhi luccicavano di gioia perversa.

Strinse il mantello, diede loro le spalle e se ne andò.

Harry, calmati.” Disse immediatamente Hermione, raccogliendo le sue cose.

CALMARMI?” Urlò, sputacchiando, liberandosi dalla presa dell'amico. “COME DIAVOLO FACCIO A CALMARMI?”

Inspiri, espiri, conti fino a dieci.” Si strinse nelle spalle ed afferrò la borsa. “Ci sono miriadi di tecniche di rilassamento.”

Già, ha ragione. Calmati.” Intervenne Ron.

Subito gli lanciò un'occhiataccia, sapendo perfettamente perchè le dava retta.

Dai, lo sappiamo che quel pipistrello cresciuto lo fa apposta.” Gli diede una pacca sulla spalla.

Ron ha ragione.” Confermò la riccia. “Se gli dai corda è peggio.”

Il moro sbuffò, fece cadere la testa sul petto e si massaggiò il collo, cercando di tranquillizzarsi.

Ok, ci sono.” Disse dopo qualche istante.

Perfetto.” Hermione annuì e gli tese la sua borsa che aveva sistemato.

Grazie.” Le sorrise riconoscente, afferrandola.

Allora, andiamo?” Ron infilò le mani in tasca. “Ho fame.”

Ronald, spiegami come fai a pensare sempre e solo al cibo!” Scosse il capo e si incamminò fuori dall'aula.

Ehy, non è colpa mia!” Si difese il rosso. “E' il mio corpo a reclamare cibo. Lo sai benissimo anche tu che senza nutrimento non si riesce a combinare nulla.”

E' vero, ma tu pensi solo a quello!” Esclamò scandalizzata.

Fece per dire qualcosa, ma subito si bloccò e si morse il labbro inferiore. Non poteva certo di dirle che il cibo era secondo in classifica: al primo posto c'era lei.

Non penso solo a quello.” Borbottò infine.

E sentiamo a cos'altro pensi?” Si fermò in mezzo al corridoio, lo guardò, mise le mani sui fianchi ed inarcò un sopracciglio, divertita.

Ecco...”

Quidditch.” Intervenne Harry, correndo in aiuto dell'amico.

Esatto!” Gli sorrise grato.

La ragazza roteò gli occhi al cielo, sussurrando < uomini > mentre i due si battevano il cinque.

Scusa, sei tu che me l'hai chiesto.” Incrociò le braccia al petto, soddisfatto.

Ha ragione.” Il moro annuì. “E poi ci sono tante altre cose.” Subito il suo pensiero volò a Cho Chang.

Esistono altre cose oltre al Quidditch!” Dilatò le narici e riprese a camminare svelta.

Tipo?”

Tipo il ritorno di Voi-Sapete-Chi, Harry!” Allargò le braccia esasperata, fermandosi di colpo. Come potevano pensare a cibo e Quidditch in un momento del genere?

Subito il ragazzo serrò la mascella.

Vi comportate come se non fosse mai tornato! Come se là fuori non ci fosse alcuna minaccia!”

Se non te lo ricordassi, sono io quello che ha visto Cedric morire. Io l'ho visto tornare. Io sono quello etichettato come bugiardo.” Ringhiò.

Lo so.” Si morse il labbro, pentendosi delle sue parole. “E' solo che...”

Non ti sembra il comportamento adatto.” Concluse scocciato. “Scusa se ogni tanto cerco di dimenticare che Voldemort tenta d'ammazzarmi da quando ho un anno.” Incrociò le braccia al petto. “Scusa tanto se ogni tanto mi comporto come un normale adolescente di quindici anni.”

Calò il silenzio. Ron continuava a spostare il peso da un piede all'altro, fissando il pavimento, Harry aveva lo sguardo che vagava per il sotterraneo e Hermione si torturava il maglioncino della divisa, guardando il moro.

Scusa.” Si scusò dopo qualche attimo, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “E' che mi sento così inutile.” Sospirò.

Subito sul viso di Harry comparve un sorriso, dimenticando la piccola discussione che avevano appena avuto.

Mione, non sei inutile.” Le accarezzò il braccio. “Abbiamo solo quindici anni.”

Sedici*.” Lo corresse prontamente.

Sedici.” Annuì con accondiscendenza. “Abbiamo solo quindici anni Ron ed io, sedici tu. Come possiamo fare qualcosa? Stiamo già facendo molto.”

La ragazza corrugò la fronte, poco convinta.

L'ES.” Le rammentò Ron. “Una tua idea.”

Già.” Annuì Harry. “Una tua idea.”

Ma...”

Stiamo facendo tutto quello che possiamo. E lo stiamo facendo egregiamente!”

Assolutamente.” Il rosso sorrise orgoglioso. “Sono persino riuscito a disarmarti una volta.”

Te l'ho lasciato fare.” Sorrise intenerita.

Non vuoi ammetterlo, lo so.” Le diede un colpetto al braccio. “Dai, per una volta puoi anche dirlo: < Ron, sei stato più bravo di me. Congratulazioni. >” Afferrò il maglioncino e mostrò il petto.

Certo, Ronnie...” Harry chiuse le mani a pugno e alzò entrambi i pollici. “Credici.”

Tutti e tre si scambiarono un'occhiata e scoppiarono a ridere.

Basta, vi prego!” Supplicò il moro tra una risata e l'altra, asciugandosi le lacrime. “Mi fanno male gli addominali.”

Mamma mia!” Hermione si portò una mano al petto, cercando di riprendersi.

Sistemò la divisa e lanciò distrattamente un'occhiata alla fine del corridoio. Subito tornò a guardare verso le scale con un sorriso radioso sul viso.

Hermione?” Il rosso sbattè le palpebre aggrottando la fronte.

Invece di chiedere cosa stesse succedendo, Harry seguì il suo sguardo: Alistair Piton stava percorrendo il corridoio in fretta. I suoi capelli erano ordinati come sempre, tant'è che iniziava a chiedersi se scagliasse qualche incantesimo per averli così, le sue labbra erano incurvate in un sorriso, in spalla aveva la pesante borsa piena di libri e la camicia era fuori dai pantaloni, tutta stropicciata. Subito si voltò verso Ron e gli mise una mano sulla spalla.

Sta' calmo.” Gli disse.

Che? Cosa?” Si guardò attorno confuso, irrigidendosi non appena vide il Serpeverde fermarsi accanto a loro.

Incrociò le braccia al petto, digrignò i denti e lo guardò in cagnesco, senza ottenere alcuna reazione da parte del Caposcuola poiché questi non aveva occhi che per Hermione.

C-ciao.” Li salutò, cercando di respirare normalmente. Aveva corso per tutto il castello per cercare di raggiungerla il più in fretta possibile, ostacolato da un Eric che non voleva lasciarlo andare.

Ciao.” Hermione strinse la cinghia della sua borsa, sognante.

Ciao.” Harry non riuscì a trattenere un sorriso: ogni volta che vedeva Alistair, l'amica sembrava volare su un altro pianeta.

Ron borbottò qualcosa di indefinibile.

Come stai?” Chiese Piton Junior alla riccia, stringendo a sua volta la borsa per trattenersi dal prenderle la mano.

Bene. Benissimo.” Sistemò una ciocca dietro l'orecchio. “Tu, invece?”

Non potrei stare meglio.” Rispose, avvicinandoglisi involontariamente. Era come se il suo corpo si muovesse da solo, sfuggendo al suo controllo.

Harry si schiarì la voce, riportando i due sulla terra ferma, mentre le orecchie di Ron diventavano rosse per la gelosia.

Oh, si.” Alistair si voltò di scatto verso i due ragazzi grattandosi la nuca e ridacchiando nervosamente, facendo un passo verso Hermione. “Come stai, Potter? E tu, Weasley?” Nonostante avessero iniziato ad avere dei rapporti umani e civili, non riusciva ancora a chiamarli < Harry > e < Ron >.

Bene.” Il moro fece spallucce. “A parte il fatto che oggi avrei ammazzato volentieri tuo padre.” Aggiunse, ricordando ciò che Piton Senior aveva fatto.

Alistair scoppiò a ridere.

Non era una battuta!” Esclamò.

Potter, so benissimo che non era una battuta.” Gli angoli della sua bocca si incurvarono in un sorriso perfido. Esattamente come quelle del padre prima di togliergli dei punti. “Mio padre non è molto, diciamo, tollerante nei confronti degli studenti.”

Di chi non è una Serpe, vorrai dire.” Ringhiò Ron.

Sì, mettiamola così.” Annuì orgoglioso, le braccia incrociate al petto, sfoggiando la sua migliore espressione da Serpeverde. Weasley l'aveva sfidato e non si sarebbe certo tirato indietro.

Si guardarono negli occhi, ridotti a due fessure, lanciando fulmini.

Weasley provava sentimenti per la sua ragazza. Si morse il labbro, maledicendosi. Non era la sua ragazza, non aveva nessun diritto di chiamarla così. Fece una smorfia e distolse lo sguardo. < Per ora non lo è, per ora. Ma presto lo sarà. > disse una vocina all'interno della sua testa.

Come è andata la tua giornata?” Hermione ruppe il silenzio che era calato tra loro.

Tutto bene.” Sorrise alla ragazza. “Come al solito. La vostra?”

Anche la nostra.” Guardò in maniera eloquente Harry. “Vero, Harry?”

Certo.” Fece cenno di sì col capo.

A parte tuo padre.” Aggiunse Ron.

Hai qualcosa contro mio padre, Weasley?” Serrò involontariamente la mascella.

Come tutti, d'altronde.” Fece un passo verso il Serpeverde.

E che farai di bello in queste vacanze?” S'intromise la riccia, mettendosi tra i due.

Che domande fai?” Fece un altro passo.

Ron, calmati.” Gli consigliò Harry, notando che Piton si stava innervosendo.

Hai sentito Malfoy, no?” Fece una smorfia di disgusto. “Se ne vanno tutti insieme dagli Heartmann. Un bell'incontro di Mangiamorte.”

Ron!” La ragazza spalancò gli occhi, incredula.

Lo sai benissimo, Hermione. Di cosa parleranno durante la cena?” Si fece pensieroso, grattandosi il mento. “Come uccidere Harry? Come impossessarsi dell'arma?”

Alistair lo guardò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, quindi li riaprì, sfoggiò un sorriso radioso e si voltò verso Hermione, posandole una mano sul braccio e piegandosi su di lei.

Posso parlarti un attimo?” Con la coda dell'occhio vide il rosso strabuzzare gli occhi e aprire la bocca. “In privato.” Aggiunse, compiendo piccoli gesti circolari con il pollice.

La ragazza dovette far ricorso a tutte le sue forze per concentrarsi e riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Il suo semplice toccarla in quel modo le faceva perdere ogni contatto con il mondo che la circondava.

Ok.” Annuì. “Cioè, si, ovviamente.” Sentì le guance calde e seppe che erano diventate rosse.

Ma...”

Noi andiamo a cena.” Harry subito bloccò le proteste dell'amico.

Te lo puoi...”

Vero Ron?” Gli pestò il piede con il proprio.

Ahi!” Esclamò, iniziando a saltellare, tenendosi il piede colpito.

Alistair sorrise soddisfatto, adorando Harry per quel gesto.

Andiamo.”

Il moro afferrò il rosso per un braccio ed iniziò a trascinarlo, tra una protesta e l'altra.

Allora...” Si voltò verso la Grifondoro non appena l'ultimo lamento fu sparito insieme ai due. “...dicevamo?”

Hermione aprì e chiuse la bocca senza riuscire a dire una parola, maledicendosi per essere così imbranata ed emotiva. Era una ragazza forte, coraggiosa ed orgogliosa, che non si piegava davanti a nessuno. Era una Grifondoro, per la barba di Merlino! Com'era possibile che tutte le sue certezze sparissero non appena lo vedeva? Credeva di aver superato la fase del < non-so-cosa-dire >, ma ogni volta la storia si ripeteva.

Non importa.” Sorrise teneramente e la sua mano volò ad accarezzarle la guancia. “Come stai?” Aggiunse sussurrando.

Fantasticamente bene.” Rispose in un soffio, chiudendo gli occhi per godersi quel contatto. Se stava così solo perchè la sfiorava, non osava immaginarsi cosa sarebbe successo il momento in cui l'avrebbe baciata. Perchè era sicura, o meglio sperava, che l'avrebbe fatto.

Bene.” Ritrasse la mano.

Non appena lo fece, subito tornò in sé.

E tu invece? Come stai?” Gli chiese.

Meravigliosamente bene.” Passò la lingua sulla labbra.

Hermione non potè fare a meno di fissarla, socchiudendo la bocca, chiedendosi come sarebbe stato baciarlo. Spalancò gli occhi, si portò una mano alla fronte e scosse il capo, incredula dai pensieri che il suo cervello aveva elaborato.

Allora, che cosa farai durante queste vacanze?” Arricciò il naso, sistemando meglio la borsa.

Niente di particolare.” Arrossì violentemente.

Sicura?” Inarcò un sopracciglio. “Dalla tua espressione non si direbbe.”

Ecco, starò un po' con i miei e poi...beh, ecco farò delle cose.” Si morse il labbro. “Ti prego, non chiedermelo.” Lo supplicò.

Alistair corrugò la fronte, l'espressione concentrata.

Farai delle cose.” Si grattò il mento e la guardò pensieroso. “Cose che hanno a che fare con l'Ordine della Fenice?”

Spalancò gli occhi e la sua bocca diventò una grande O.

E tu come fai a saperlo?” Mise una mano sul fianco e l'altra la portò alla fronte, incredula. “Come fai a sapere dell'Ordine?”

Mio padre.” Rispose semplicemente, ricordando di non potersi sbilanciare di più a causa della promessa. Silente gli aveva detto di non far parola del loro incontro e della Profezia, nemmeno con Hermione. Era un vecchio pazzo, con seri problemi di disturbo di personalità, ma era anche un maledetto genio, l'unico di cui il Signore Oscuro avesse mai avuto paura. Chi era lui per non eseguire i suoi ordini?

Credevo non lo sapessi.” La riccia si coprì la bocca con una mano, guardandolo intensamente.

Le sorrise dolcemente, sentendo il suo cuore battere più velocemente. Sembrava emozionata e sollevata, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco.

Sembri sollevata. Più tranquilla.” Fece un passo verso di lei.

Lo sono!” Esclamò con un sorriso. “E' una cosa fantastica!”

Perchè?” Aprì e chiuse gli occhi, stupito per tutta questa gioia improvvisa.

Vuol dire che sei dei nostri, che combatti con noi.” Fece una pausa in cui chiuse gli occhi e si portò una mano al petto. “Sai dell'Ordine, sai dell'Ordine, sai dell'Ordine.” Iniziò a ripetere sussurrando.

Istintivamente le prese la mano e gliela strinse. Aprì immediatamente gli occhi e lo guardò.

So dell'Ordine.” Lasciò scivolare la borsa a terra. “Sono dei vostri.” Disse in un soffio, prendendole il viso tra le mani. “Combatterò con voi.”

I loro sguardi sembravano incatenati l'uno all'altro. Non erano a Hogwarts, nei sotterranei, vicini all'aula di pozioni, poco distanti dalla Sala Comune Serpeverde. Erano in un posto imprecisato in cui c'erano solo loro due, i loro sentimenti, le loro emozioni, i loro cuori battere freneticamente, quasi all'unisono.

Io...” Iniziò, ma la voce gli morì in gola a causa dell'emozione. Non si era mai sentito così, era qualcosa che lo lasciava senza parole. “Io...”

Hermione gli si avvicinò e posò le mani sui suoi fianchi, come per fargli forza, socchiudendo le labbra.

Io combatterò per te.” Sussurrò, emozionato. “Voglio combattere per te. Difenderti. Non voglio che ti succeda nulla. Mai.” Appoggiò la fronte alla sua, chiuse gli occhi e cercò di mantenere il controllo, di restare lucido. “Per nulla al mondo.” Concluse, riaprendoli per perdersi nei suoi.

Hermione non potè fare a meno di sorridere. Aveva gli occhi lucidi per tutto ciò che aveva detto e credeva che il suo cuore sarebbe scoppiato da un momento all'altro.

Alistair.” Disse semplicemente, spostando una mano dal suo fianco alla sua guancia. “Grazie.”

Non devi ringraziarmi. E' solo quello che voglio fare.” Le sussurrò in un orecchio, sfiorandole la pelle con le sue labbra, provocandole i brividi.

Subito lei strinse la presa sul suo fianco, come se gli stesse ordinando di farlo.

Tornò a guardarla, tenendole il viso ben stretto tra le sua mani, senza farle male.

Hemione...”

Alistair...” Chiuse gli occhi e si alzò in punta di piedi.

La ammirò per qualche secondo, senza fiato e tremante, poi fece un respiro profondo, passò la lingua sulle labbra e si preparò, serrando le palpebre.

Ehy, Alistair!”

Alistair si fermò a pochi centimetri dalle labbra di Hermione, spalancarono contemporaneamente gli occhi e si voltarono verso la voce che li aveva interrotti.

Davanti a loro, Draco Malfoy li guardava con un misto di curiosità e disgusto.

Il giovane Piton lasciò il viso della ragazza, inspirò profondamente e fece un passo indietro, strizzando gli occhi.

Uno.”

Hermione sbattè le palpebre, scioccata. Erano appena stati interrotti da Malfoy e lui cosa faceva?

Due.”

CONTAVA! Fece un passo indietro, per guardarlo meglio.

Tre.”

Alistair?” Lo chiamò, preoccupata. Che fosse impazzito?

Quattro.” Con la mano gli fece cenno di aspettare.

Alistair?” Intervenne Draco, guardandolo stupito.

Cinque.”

Al?” Ripetè il biondo.

Sei.”

Per tutti gli elfi domestici nascosti in questo castello, che stai facendo?” Gli chiese scandalizzato.

Sette.”

Ok, inizi a preoccuparmi.” Intervenne la ragazza.

Otto.”

Che cavolo gli hai fatto?”

NOVE.” Inspirò profondamente.

Io niente!” Mise le mani sui fianchi. Non solo il furetto aveva interrotto il bacio, l'accusava anche di aver fatto qualcosa ad Alistair.

Nove e mezzo.” Fece un altro respiro.

Al!”

Dieci.” Annuì. “Va meglio.”

Che cavolo stavi facendo?” Domandò irritato l'erede della famiglia Malfoy.

Ho contato fino a dieci per impedirmi di toglierti 50 punti e cruciarti ALL'ISTANTE!” Man mano che parlava il suo tono di voce si alzava, furioso, mentre una vena sul collo iniziava a pulsare pericolosamente.

Ma...ma cosa?” Guardò spaesato l'amico, poi si rivolse a Hermione. “Tu, schifosa Sanguesporco!” Le puntò un dito contro. “Che gli hai fatto?”

Non osare chiamarla così.” Ringhiò, la mano che corse rapida alla bacchetta nella tasca della divisa.

Il compagno seguì la sua mano, terrorizzato. Sapeva benissimo quello di cui era capace Alistair Piton. Gli aveva raccontato di quando un ragazzo più grande aveva insultato sua madre e l'aveva ridotto ad uno straccio. Voci di corridoio dicevano che gli aveva fatto un incantesimo così spaventoso che non si era più ripreso. Eric si divertiva a rievocare l'episodio, raccontando che l'amico aveva pietrificato l'avversario, gli aveva aperto la bocca ed era sparito in bagno. Quando era tornato aveva tra le mani un vaso da notte pieno fino al bordo di escrementi umani. Si era piegato accanto a lui e ne aveva versato l'intero contenuto nella sua bocca. Da quel giorno nessuno aveva più osato insultare la madre di Alistair Piton.

Alistair, amico, che cosa...che cosa vuoi fare?” Balbettò, arretrando.

Sparisci. Dalla. Mia. Vista.” Ordinò scandendo ogni singola parola, puntandogli contro la bacchetta.

Draco non se lo fece ripetere due volte. In meno di due secondi aveva iniziato a correre ed era sparito.

Il Serpeverde ripose la bacchetta, si rabbuiò e si morse il labbro inferiore, maledicendo l'amico. Possibile che con tutti i momenti possibili, dovesse arrivare proprio quando stavano per baciarsi? Scosse il capo.

Alistair?” Lo chiamò dolcemente Hermione.

Dimmi.” Sollevò il viso e la guardò.

Aveva un sorriso timido e desolato sulle labbra, come se si sentisse in colpa per l'accaduto.

Forse è meglio che vada.”

No.” Scosse con forza il capo. “Assolutamente.”

Come, scusa?” Inarcò un sopracciglio, stupita.

E' l'ultimo giorno di scuola.” Distolse lo sguardo, imbarazzato. “Poi non ci vediamo per quindici giorni.” Borbottò, arrossendo per la prima volta in diciassette anni. “Voglio passare un po' di tempo con te.” Aggiunse, tornando a guardarla. < E riuscire a darti un dannatissimo bacio > pensò.

La ragazza si rilasso, gli si avvicinò e gli prese la mano.

Anche io vorrei passare ancora un po' di tempo con te.” Piegò la testa di lato. “Allora dove andiamo?”

Direi che il cortile è troppo freddo.” Arricciò il naso.

Che dici della biblioteca?” Propose lei.

No. Troppa gente.”

Cos'hai intenzione di fare, Alistair Piton?” Gli angoli della sua bocca si curvarono in un sorriso malizioso.

Niente.” Si affrettò a rispondere, mentre il suo cervello gli dava del bugiardo, sapendo benissimo quello che le avrebbe fatto se solo ne avesse avuto l'opportunità.

Bugiardo.” Sussurrò Hermione, stringendo la presa sulla sua mano, sorridendo divertita. “Allora dove si va?”

Il Caposcuola si guardò attorno, poi spalancò gli occhi.

Vieni.” Afferrò la borsa ed iniziò ad incamminarsi per il corridoio.

Alistair, dove mi stai portando?” Spalancò gli occhi, terrorizzata all'idea che la portasse nella sua Sala Comune.

Qui.” Si fermò all'improvviso davanti alla porta dell'aula di pozioni.

Qui?” Chiese incredula.

Esatto.” Annuì, aprendo la porta, tenendogliela aperta. “Dopo di lei.” Aggiunse quando vide che non entrava.

Ma è l'aula di pozioni.” Protestò.

E allora?” Aggrottò la fronte.

E allora tuo padre potrebbe arrivare da un momento all'altro!”

Nah.” Fece un gesto con la mano, per sminuire. “Non tornerà. E' chiuso nel suo ufficio, te l'assicuro.”

Sei sicuro?” Lo guardò scettica.

Assolutamente.” Sorrise rassicurante.

Alistair Piton, se tuo padre arriva...” Iniziò, arrendendosi.

Tranquilla, non arriverà.”

La prese per mano, la condusse all'interno dell'aula e chiuse la porta alle loro spalle.

Il giovane allentò il nodo della cravatta, abbandonò la propria borsa sul tavolo e si stiracchiò mentre la ragazza si guardava attorno. Vuota e senza la presenza del professore, l'aula le sembrava ancora più inquietante, soprattutto a causa dei vasi in cui galleggiavano svariate teste di animali morti.

E' molto...” Arricciò il naso, cercando le parole giuste. “...rassicurante.”

Alistair inarcò un sopracciglio divertito, appoggiandosi ad un banco, intrecciando le gambe.

Ok, è alquanto inquietante.” Si corresse, lasciando la borsa sul tavolo che occupava sempre con Ron e Harry.

Non è così male, dai.” Si strinse nella spalle, guardandosi intorno. “Ecco, vedi?” Si avvicinò ad un barattolo in cui galleggiava un piccolo essere dalle sembianze umane ricoperto da folto pelo nero, due paia di braccia e gambe e delle ali spesse, ricurve e brillanti simili a quelle di un coleottero.

Purtroppo sì.”

La guardò e le sorrise, poi la prese per mano e la fece avvicinare.

Sai che cos'è?”

Un Doxy.” Rispose prontamente.

Esattamente.” Annuì e la fece posizionare proprio davanti, mettendole le mani sulle spalle. “Hanno due file di denti affilati e velenosi.” Indicò la piccola bocca con il dito. “Questo esemplare ha solo la seconda, papà gli ha tolto la prima per ricavarne veleno.”

L'ha catturato tuo padre?”

Sì. L'aveva anche morso.” Si lasciò sfuggire una risatina, ricordando come subito il dito si era gonfiato. Non che ci fosse da ridere: erano molto velenosi e ben presto aveva iniziato a respirare a fatica. Fortunatamente era tornato immediatamente a casa e bevuto l'antidoto.

Immagino abbia preso l'antidoto.”

Annuì.

Questo invece...” La fece spostare lungo la credenza ed indicò un secondo barattolo pieno di un liquido color dell'oro, denso. “...è melassa di Glumbumble e...”

E' usata come rimedio per l'isteria provocata dall'ingestione di foglie di Alioto.” Concluse per lui.

Proprio così.” Il suo sorriso si allargò. “E questo invece sai che cos'è?” Le chiese, mostrandole un terzo barattolo pieno di un liquido nero come la pece.

Potrebbe essere tante cose.” Arricciò il naso. “Dammi qualche indizio.” Si avvicinò, osservandolo attentamente.

Alistair chiuse gli occhi e fece un passo verso di lei posandole le mani sulle spalle.

E' originario dell'Africa, ma è stato allevato anche in Europa, Asia e nelle Americhe. Può essere tenuto come animale domestico dato che cambia colore ogni ora.” Sussurrò, drogandosi del suo profumo.

E' bava di Streeler?” Azzardò.

Bava di Streeler, esattamente.” Confermò.

E' davvero così velenosa?” Si voltò, ritrovandosi a pochi centimetri da lui.

Prova a chiederlo alla madre di Eric.” Passò la lingua sulle labbra, divertito.

E secondo te posso presentarmi ad una purosangue come lei e dirle < salve, sono Hermione Granger, Mezzosangue. La bava di Streeler è così velenosa? >” Lo superò e si diresse ai banchi, prima di saltargli addosso. Se solo l'avesse visto passarsi la lingua su quelle fantastiche labbra ancora una volta, lo avrebbe violentato. Volente o nolente.

Potresti provare.” La seguì.

Certo, come no!” Scoppiò a ridere. “E venir rinchiusa nei loro sotterranei solo per essermi avvicinata alla loro casa.”

Esagerata.”

Lo guardò di sbieco, un sopracciglio inarcato.

Nel senso che non arriveresti neanche alla porta.” Si affrettò a precisare.

Comunque, che le avete combinato?” Si sedette su un tavolo.

Perchè usi il plurale?” Corrugò la fronte.

Perchè dove c'è lui ci sei anche tu.” Sorrise teneramente.

Vero.” Annuì, passando una mano tra i capelli. “Comunque, ci chiedevamo se la bava di Streeler fosse veramente velenosa come dicevano, così ne abbiamo sparsa un po' sulle sue rose. In meno di due minuti sono avvizzite.”

Ha fatto terra bruciata.”

Terra bruciata?” La guardò interrogativamente.

Detto babbano.” Tolse un pelo di Grattastinchi dalla divisa. “Si dice quando si fa tabula rasa.”

Tabula rasa?” Sbattè le palpebre, corrugando la fronte.

Lascia stare, altro detto babbano.” Sorrise ed una ciocca di capelli le ricadde sul viso. “Mi spieghi una cosa?”

Che cosa?” Si sedette accanto a lei.

Come fai ad andare d'accordo con uno come Heartmann?”

Alistair fece scrocchiare le dita delle mani, poi le posò sulle ginocchia.

E' mio fratello.” Rispose semplicemente, sollevò lo sguardo e le sorrise. “Papà e i suoi genitori si conoscono da anni, come con i Malfoy. Eric ed io siamo cresciuti insieme, praticamente. Ricordo che quando ero piccolo, papà mi lasciava con loro quando non poteva stare con me o tornare a casa. Eric mi è sempre stato vicino, in ogni momento della mia vita. Anche nei più brutti.” La sua mente volò a due estati prima, quando suo padre si era sentito male improvvisamente ed era stato ricoverato al San Mungo per un mese. Nessun medimago era stato in grado di dire cosa fosse successo a Severus Piton. C'erano state diverse ipotesi: avvelenamento, una malattia degenerativa, un virus, una maledizione. Rimaneva accanto a lui tutto il giorno, tenendogli la mano, parlandogli, raccontandogli sciocchezze con l'unica speranza che si svegliasse e gli dicesse di smetterla. Così come era arrivata, la malattia era sparita. Nessuno, a parte i Malfoy, gli Heartmann e, presumibilmente Silente, sapevano dell'accaduto. “E' sempre stato al mio fianco. In tutto. Gli Heartmann sono la mia seconda famiglia.”

Hermione fu intenerita dall'espressione di Alistair, così lo prese per mano ed appoggiò la testa alla sua spalla.

E' una cosa bellissima, Ali.” Sussurrò, guardandolo negli occhi con un sorriso, permettendosi di abbreviare il suo nome.

No.” Passò una mano tra i capelli. “Tu sei bellissima.”

Sentì il viso avvampare, si allontanò e fissò la punta delle sue scarpe, il cuore che sbatteva con violenza contro la gabbia toracica.

G-grazie.” Balbettò.

Alistair sorrise e le diede un rapido bacio sulla guancia, poi si alzò, andò alla borsa e l'aprì mentre la ragazza lo guardava sognante, coprendo la pelle che era venuta a contatto con le sue labbra.

Il ragazzo estrasse un pacchetto e se lo rigirò pensieroso tra le mani, chiedendosi se fosse la cosa giusta da fare. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e tornò da lei.

Ti ho...ecco, ti ho preso una cosa.” Balbettò imbarazzato, tendendole il pensiero.

Cos'è?” Lo fissò incredula.

Un regalo.” Si strinse nelle spalle.

Un regalo?” Sbattè le palpebre, come se non credesse alle sue parole.

Per te.”

Per me.”

Continuerai a ripetere tutto ciò che dico o lo aprirai?” Le chiese nervoso.

S-scusa.” Lo afferrò con mani tremanti. “E' che non me l'aspettavo.” Aggiunse a bassa voce, imbarazzata. “Io non ti ho preso niente.”

Non è niente, tranquilla.” Si strinse nelle spalle, come per sminuire il suo gesto. “Non mi importa se non mi hai presto niente. Dai, aprilo.”

Sembrò pensarci qualche secondo, poi iniziò a scartarlo, distruggendo la carta. Si ritrovò tra le mani una scatoletta rettangolare di fodera blu. Guardò Alistair emozionata e sentì gli occhi riempirsi di lacrime di felicità.

E'...è magnifica.” Accarezzò la catenina in argento a cui era appeso un piccolo ciondolo raffigurante un leone.

Appena l'ho vista ho subito pensato a te.” Le sorrise a mo' di scusa, mettendo le mani in tasca. “Ti piace?” Chiese titubante.

E' assolutamente stupenda.” La prese in mano e lo guardò, alzandosi in piedi. “Mi aiuti ad indossarla?” Aggiunse, dandogli le spalle.

Certo.”

Prese la collanina dalle sue mani, soffermandovisi più a lungo del dovuto, e le scostò i capelli, mostrando il suo collo. Dovette far ricordo a tutto il suo autocontrollo per non piegarsi ed iniziare a baciarle la pelle nuda, farla girare ed impossessarsi una volta per tutte della sua bocca.

Scosse il capo ed allacciò la catenina.

Come mi sta?” Chiese Hermione mordicchiandosi il labbro inferiore, giocherellando con il ciondolo.

Per tutta risposta Alistair mise una mano sulla sua, fissandola negli occhi.

E' perfetta per te.” Sussurrò.

Grazie.”

Hermione lo guardò. Fece un passo verso di lui, mise una mano sul suo petto, si sollevò in punta di piedi e lo baciò su una guancia.

Grazie.” Ripetè, guardandolo intensamente.

Alistair sapeva che era arrivato il momento. L'avrebbe baciata, a qualunque costo. Doveva farlo.

Le prese il viso tra le mani, i brividi dovuti all'emozione.

Ho intenzione di baciarti.” Sussurrò. “E non sulla guancia.”

Lo so.” Gli cinse il collo con le braccia, avvicinandoglisi ancora di più.

Sappi che se inizio a farlo non mi fermo più.” La avvisò.

La ragazza sorrise e chiuse gli occhi.

Speravo lo dicessi.” Bisbigliò, chiedendosi dove avesse trovato il coraggio per dire una cosa del genere.

Strinse la presa sul suo volto, senza farle male. Osservò attentamente il suo viso dalle guance rosse per l'emozione.

Sei bellissima.” Sussurrò.

Fece un respiro profondo, deglutì e chiuse gli occhi, sentendo un'emozione che non aveva mai provato prima. Non desiderava solo il suo corpo, desiderava lei: le sue emozioni, le sue parole, i suoi sentimenti, le sue risate. Non gli importava una parte, gli importava l'intero.

Sfiorò con il pollice le sue labbra, pronto ad assaporarle. Socchiuse gli occhi, inumidì le labbra con la lingua, a pochi centimetri dalle sue. Era arrivato il momento che attendeva da mesi, finalmente l'avrebbe baciata.

Hermione...” Sussurrò sulle sue labbra.

La attirò a sé, sentendo il suo respiro caldo, ma alle sue spalle sentì la porta aprirsi e la luce proveniente dal corridoio oscurarsi. Hermione aprì gli occhi, per poi spalancarli immediatamente, impallidendo terrorizzata, ancora a pochi centimetri dal suo viso.

Che c'è?” Le chiese preoccupato.

La ragazza aprì e chiuse la bocca, senza emettere alcun suono, riuscendo solo ad indicare qualcuno alle sue spalle.

Alistair fece un respiro profondo, determinato a cruciare chiunque li avesse interrotti. Ne aveva avuto abbastanza.

Possibile che non si possa avere un attimo di pace, tranquillità ed INTIMITA'?” Man mano che parlava, la sua voce si alzò di volume, fino ad urlare l'ultima parola.

Si voltò e strabuzzò gli occhi, trattenendo il respiro. Cercò di dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.

Stagliato sulla soglia, la mascella contrattata, la mano che stringeva con forza il suo mantello nero, Severus Piton respirava affannosamente, il viso deformato dalla rabbia e l'incredulità.




*Hermione è nata il 1 settembre del 1979. Ha quindi un anno più dei due amici. Non è una mia modifica, lo riporta wikipedia :)




Bene, è stato un piacere condividere con voi questa ff, ma ora è giunto il momento di levare le tende prima che qualcuna di voi si decida a cercarmi ed uccidermi in modo violento per questo finale, degno di essere chiamato FINALE BASTARDO ALLA ELLY u.u :P

Ebbene sì, il capitolo termina così, con Piton Senior che scopre (alla buon ora eh) della tresca tra suo figlio e Hermione. E per sapere cosa succederà dovete aspettare una settimana.

MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Ecco che esce la Slytherin che è in me :D


Ma bando alle ciance! Passiamo ai ringraziamenti. Sono tra gli autori preferiti di 41 di voi. Non ci credo ancora, a dire il vero xD

Father è “favorita” 58 volte, seguita 22 e ricordata 77. Sti cavoli. Mi sa che è un sogno :D Oh beh, non voglio svegliarmi :D


Ed ora rispondo ai commenti, sia del capitolo precedente che della one shot su Eric :D

  • Nami_san: ebbene sì, Eric per Alistair parla con una Sanguesporco! Incredibile, vero? :D Diciamo che l'aver portato Hermione da Alistair non lo vede come un favore, piuttosto come il liberarsi di una scocciatura. Che cavolo, LUI, Eric Gellert Heartmann che fa il gufo umano? Ma anche no u.u Harry non è più tollerante con tutte le serpi, solo con Al :) Ron invece è geloso marcio, come hai notato da questo capitolo :) Per quanto riguarda i bastoni tra le ruote...mi spiace, non posso sbilanciarmi u.u Per quanto riguarda il termine Mezzosangue e Sanguesporco la traduzione italiana ha fatto proprio un bello schifo, solo che (purtroppo) avendo iniziato a leggere i libri in lingua originale dal 6 non ci faccio troppo caso e li uso come sinonimi u.u Fortunatamente ora me li sto rileggendo, sono al quarto e dal quarto in poi li ho in inglese <3 Per il fatto di come Sev scopre di Al e Herm...beh, ti ho dato un intero capitolo! E come puoi ben vedere non sembra molto felice della scoperta. Il bacio...eh, c'eravamo quasi :D Grazie mille <3 Per la one shot su Eric....sì, sono stata crudele LoL Lo ammettò u.u

  • Malandrina94: eh, nessuno sopporta quel rospo cresciuto u.u nemmeno io u.u Mi spiace per averti provocato il vomito sulla pasta T_T Sai come si dice, i pazienti peggiori sono medimaghi :D E Al non può certo non confermare la regola u.u Strano ma vero, Severus Piton ha riso! Incredibile! Uhm, diciamo che quella è l'espressione che ha fatto subito dopo l'incubo :D Hermione non voleva fargli vedere quanto sia cotta <3 E non è andata in infermeria perchè aveva paura di incontrare Mister Piton xD E sarebbe stata una cosa sospetta, giusto un poco :D Guarda, conosco molti uomini il cui cervello coincide con il pene. E' l'unica cosa che gli importa u.u Ah, la scena in piscina. Stavo sbavando da sola mentre la scrivevo u.u Stai tranquilla, non sei l'unica a cui ispira parecchio u.u Però no, non c'è del buono in lui, mi spiace u.u Cos'ho in mente? Beh, tante cose u.u Sezione complimenti: grazie, grazie, grazie *___* One shot su Eric: ma grazie *___* Io direi che è quasi da voltastomaco u.u E, ancora una volta, mi spiace deluderti, ma Eric NON è un bravo ragazzo, nemmeno nel profondo u.u e grazie ancora per tutti i complimenti <3<3<3

  • lauletta: eh già già, farà morire anche me :D grazie mille per i complimenti, anche per la one shot <3

  • Ally_90: sono tanto felice che ti stia piacendo il mio amore (ma giù le zampe, lui è mio u.u ) e i Serpeverde <3 Per Hermione...grazie <3 Per l'attesa...chiedo scusa, ma è stato per cause di forza maggiore :D Grazie mille ancora <3<3<3

  • Panty96: ciao nuova arrivata *_________________* Alistair è un gran bellissimo ragazzo etc etc...ma neanche lui è perfetto xD Guarda...gli unici ragazzi che conosco non te li consiglio, purtroppo non ho ancora trovato nessuno come il giovane Piton T_T Eric sarà un bastardo, ma Alistair è suo “fratello”, quindi farebbe di tutto per lui. E la scena di pluffanuoto.... * sospirone* Grazie mille per i complimenti <3 Risposta alle domande: 1) Alistair è semplicemente cresciuto. Hermione, anche se non lo sa, lo ha aiutato in questa crescita <3 2) Beh...la risposta l'hai già avuta :D <3

  • La_Ari: grande Ari *_* Lo so, lo so, per te esistono solo Ron e Hermione...come d'altronde per me. Prima di iniziare a scrivere Father xD Eh tanta roba quel pezzo di Eric <3 Non posso fare che ringraziarti infinitamente <3 One shot: sai cosa mi sono detta quando l'ho scritta? “Dev'essere perfetta per una pubblicità del Mulino Bianco!” ...e a quanto pare ci sono riuscita :D grassie ancora, cara <3

  • Neptunia: tesoro <3 Esagerata, addirittura uno spettacolo <3 Eric: 1) Beh, il mio obiettivo era farmi perdonare il ritardo con una scena super ultra mega sbavosa :D 2) Ha parlato con LA Sanguesporco (con altre ci è anche andato a letto, lei è quella che odia di più perchè Grifondoro e migliore amica di Harry) ma solo perchè era costretto eh. Per il resto...non la accetterà MAI. XD Alistair: 1) la lettera è semplice, ma d'effetto <3 Ha usato Eric perchè era sicuro che le avrebbe consegnato la lettera. Se avesse dovuto prendere un gufo sarebbe stato più complicato e suo padre si sarebbe insospettito :D 2) Eh si, ogni tanto è proprio un tenerone <3 Per Severus..ebbene sì, ha riso :D Ma subito è tornato il solito u.u Fa vedere il suo lato umano solo a suo figlio u.u Anche se spesso cerca di nasconderlo anche a lui u.u Hermione: 1) direi che è più che cotta :D 2) Sappiamo com'è Hermione, non si vuole sbilanciare :D Parte finale: eh si, Eric non se lo son proprio calcolati xD Beh, insomma, quello non è un finale bastardo. QUESTO di questo capitolo lo è u.u One Shot: l'incubo peggiore di Eric, proprio! Non sarà MAI così, preferirebbe morire! Grazie mille per i complimenti, davvero <3<3<3

  • P e a c h: aww, ma grazie per essere fan di TF dipendente <3 Sono contenta che tu abbia scoperto EFP grazie a me <3 Io l'ho scoperto grazie ad una pagina di fb <3 Grazie mille per reputare Father una delle più belle fiction che tu abbia mai letto *_* Grazie per definirmi mente eccelsa *_* Grazie mille per tutti i complimenti, seriamente <3

  • Niki_Black: ma buon crucio <3 Nah, è stato divertente u.u Guarda, ti posso assicurare che stare in un letto d'ospedale non è per nulla carino u.u Ci sono stata per un giorno e non mi è piaciuto per nulla u.u certo, antidolorifico quando volevo e continuavo a dormire...ma il gioco non ne vale la candela u.u Non è che si sente...è sottomesso xD Al ed Eric li adoro <3 Sev è raro vederlo ridere, ma è stupendo, hai ragione <3 Al e Herm son proprio bellini, sisi <3 Ovvio che quella scena è stata scritta per farti morire u.u Chiedo venia per le ipotesi u.u Sai che adoro le tue cose senza senso <3 One Shot: tralasciando il tuo sogno (ne ho fatti di peggiori io, tranquilla u.u). Esattamente. “I pesci sono amici, non cibo!” è stata trasformata in “I Babbani sono amici, non nemici!” . Fatto apposta u.u Eh no, è un uomo forte e coraggioso lui u.u Non si lascia sfuggire un lamento u.u Grazie mille, cara <3 Ti crucio <3

  • MooNRiSinG: muahahah, Eric come Leotordo LoL ce lo vedo u.u Per la one shot...no, non lo faccio neanche dormire in pace. Perchè? Perchè sono bastarda muahahaha

  • Alida: eh si, un Purosangue del suo calibro ridotto ad un gufo :D Guarda, io le cose smielate non le tollero, sono in fase “acida” u.u Cerco di rendere le cose il meno sdolcinate possibile u.u eh, per l'arrivo di Voldie...ci stiamo avvicinando, già già u.u Grazie per esserti iscritta al Number 17 contest <3

  • Piperina: Darling <3<3<3<3<3<3<3 Eh già, è da tanto che non ci parliamo *.* TROPPO (LoL). Son tanto tanto felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo <3 Ma tanto tanto <3 Il bello di Eric è questo: posso fargli fare tutto quello che vuole senza che debba rendere conto a nessuno. L'ho creato apposta <3 Ma dai, povero, è solo un ragazzo (e già con questo si capiscono tante cose)! Lui voleva farlo visitare, ma poi è stato distratto da qualcuna...Però Sev si vendica, oh yeah u.u (Ah, don't worry per Altair: nel capitolo che hai appena letto (e di cui non sapevi NULLA) credevo di aver scritto Altair invece di Alistair xD ). Severus E' un bastardo. Solo perchè ogni tanto si vede il suo lato umano non bisogna dimenticare chi è u.u Son tanto felice che ti sia piaciuto lo scambio di battute tra quei due <3 Mi stai dando troppi punti <3 Poi mi gaso <3 Quella parte non l'avevi mai vista, ovvio, la leggevi per la prima volta u.u Non hai MAI ricevuto anticipazioni u.u Non so veramente da dove mi sia uscita “figlio dell'unto” xD Gli effetti della pozione sono comunque durati due ore abbondanti, per durare di più doveva prenderne molta di più :D <3 Eh mi sono sfuggite T_T Spero di non averne messe in questo capitolo xD Il sob sob l'ho messo apposta, per sottolineare come si diverta a sfottere Hermione xD La cosa del Lucian irritato dall'acqua hai perfettamente ragione, fa irritare la mia pelle O.O Mi chiedo come ho fatto a non accorgermene -.- Ma vabbè, succede ogni tanto u.u Eh lo so, magari la scena Eric&Hermione la scriverò solo per te :D :D :D muahahahah! Alla fine si sottomette al potere femminile: yo! E anche io ho adorato quel pezzo LoL Esprime tutta la disperazione e nervosismo di quel povero, indifeso, angelico ed innocente ragazzo! Non volevo pontificare sulla tua operazione, è che sono cose che mi esaltano <3 Uh, ma lo sai che per Halloween mi travesto proprio da infermiera sexy e pazza con la divisa rossa? *______* Spero solo di trovare un negozio in cui le vendano a buon mercato, poi la coloro io (leggasi: MAMMA u.u ) <3<3<3<3<3 Grazie di tutto quello che fai, darling <3 <3 <3

  • neviens: per fortuna anatomia a me non pesa 18 crediti!!! Già abbiamo una prof che è all'altezza di Hitler per non so neanche quanti crediti (ma non superano i 5, forse sono anche meno xD ). Eh si, finalmente Hermione si tranquillizza! Beh, se è per questo neanche a me piace dare ragione a chi non è me xD Ah, brutta roba l'orgoglio! Ma quando sei un ariete ascendente capricorno non puoi farci molto u.u Sì, povero Al ricoperto da pupù! Guarda, è la stessa risposta che a volte do anche io xD Solo perchè avevo voglia u.u Oppure non c'è proprio motivo :D One shot: oh, non sono l'unica ad odiare l'allegra famigliola della mulino bianco! Ma dove si è vista una famglia che alle 7 del mattino è tutta allegra perchè va al lavoro o a scuola?! Ma dove?! Eh, facciamo forza al povero Eric! Fidati, per lui è stato peggio aver sposato una babbana :D La Weasley è sempre una strega, anche se è una traditrice del sangue xD

  • StarlessNight: anche io lo adoro *__________* Per essere sexy non deve fare alcuno sforzo. Respira ed è sexy *_* Harry sì, sempre pronto ad aiutare chiunque xD Come avrai capito in questa fiction Ron ha un ruolo marginale xD Molto geloso xD Severus è stato poco presente, lo so T_T Però non può esserci sempre (PURTROPPO) Io approvo la colletta per le bacinelle *_* <3 grazie ancora per i complimenti :D

  • JuliaSnape: ciao Grifona u.u grazie mille per tutti i complimenti, davvero <3 One Shot: eh mi spiace u.u la famiglia Mulino Bianco Style non fa per Eric u.u E quella frase è presa proprio da Nemo :D

  • Mrs_weasley: genio? *.* Io? Ma grazie, seriamente <3<3<3 Non riesco neanche a dirti come mi rendi felice. E come mi hai resa felice con il tuo commento che è stato il numero 200: ti ho veramente amata u.u Parlando del capitolo: grazie per lo stupendo <3 Rispondo subito alle tue domande: 1) ovviamente scopriranno la verità, entrambi. Chi prima, chi dopo, ma lo scopriranno. Non posso dirti tra quanto però :) 2) La storia non finirà con il quinto libro, ma proseguirà fino alla fine. Ripercorro tutti gli ultimi tre libri (spero che questa notizia non ti spaventi xD ) per un totale di circa 56 capitoli, capitolo più, capitolo meno u.u 3) Eh, se ti rispondo a questa domanda che gusto c'è? :D Non mi annoio mai a leggere commenti, più lunghi sono meglio è <3 Eh mi spiace ma il mio Alistair non ha gemelli u.u


Bene, ho risposto anche ai commenti!

Prendo le valigie e scappo :D

Al prossimo capitolo :D

elyl <3



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Capitolo 21
*** The Lovers Are Found ***


Via il dente, via il dolore: vi comunico che molto probabilmente settimana prossima non aggiornerò. Mi spiace veramente molto, ma il prossimo capitolo non era previsto nel piano originale, quando ho scritto i riassunti non esisteva: praticamente è un capitolo incentrato su Eric e sulla sua famiglia. Quindi devo scrivere il riassunto e anche il capitolo. Mi spiace tantissimo :( Però sappiate che non vi lascio con un finale bastardo u.u Il finale sarà tranquillo e non lascia niente in sospeso u.u Sono stata brava u.u

Per prima cosa: non avete idea di come mi abbiate resa felice. Ho raggiunto i 222 commenti totali. Vi giuro, ogni volta che vedo tutti questi commenti mi sento male! Mi gira la testa e mi chiedo se sia vero o solo un sogno <3 Grazie mille <3 Vi adoro semplicemente <3

Cos'altro dire? Beh, come sempre vi CONSIGLIO VIVAMENTE di leggere “Mistake – L'Errore più Grande” di Piperina. Io odio le Dramione, non le sopporto più: lei mi fa amare questa coppia <3 Inoltre vorrei ringraziarla ancora per tutto. Grazie darling <3

Vorrei ringraziare anche mia moglie. Lei sa chi è <3 Grazie amore mio, grazie per sopportarmi tutto il tempo con le mie mille paturnie.

Bon, ora vorrei farvi vedere tre lavoretti di grafica che ho fatto:



Ok, direi che vi ho detto tutto :D Vi lascio al capitolo :D

Buona lettura!





Chapter XX:

The Lovers Are Found


Anything that´s worth having
Is sure enough worth fighting for
Quit is out of the question
when it gets tough gotta fight some more”

  • Fight for this love, Cheryl Cole-


Non era vero. Era tutto un sogno. Avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe ritrovata nella sua stanza con il leggero russare di Padma e i soliti sospironi di Lavanda. Non poteva essere vero. Doveva essere un sogno. O meglio, un incubo. Il peggiore degli incubi. Era tutto frutto della sua mente perversa. Non era nell'aula di pozioni, non era abbracciata ad Alistair Piton, i loro visi a poca distanza l'uno dall'altro e la porta non si era aperta. Soprattutto, quello fermo sulla soglia non era Severus Piton. Il padre di Alistair. Il professore di pozioni che la odiava tanto, che coglieva ogni opportunità per toglierle punti e per prenderla in giro davanti a tutti i Serpeverde.

Hermione aveva cercato più volte di muoversi, ma i suoi muscoli sembravano non volersi contrarre. Alistair la stava ancora abbracciando, il capo rivolto verso suo l'uomo, la bocca spalancata. Sembrava che qualcuno stesse scattando una foto, per quanto erano statici.

P-pa-papà?” Balbettò Alistair.

Severus inspirò profondamente e serrò le palpebre. Strinse con ancora più forza il mantello, serrò la mascella ed iniziò a contare mentalmente fino a dieci, mentre una vena sulla sua tempia pulsava pericolosamente. La sua immaginazione gli stava giocando un brutto scherzo. Suo figlio non era nella sua aula con la migliore amica di Potter, non poteva. Non con Miss So-tutto-io. Pregò silenziosamente che la Granger si rivelasse essere un'altra ragazza: avrebbe accettato anche la Bulstrode, ma non lei.

Si fece coraggio e si costrinse ad aprire gli occhi. Suo figlio stava ancora abbracciando Hermione Granger. Suo figlio e Hermione Granger. Sentì la rabbia ribollire nelle vene ed un istinto omicida farsi largo mentre il suo viso era deformato dall'ira.

Cinquanta punti in meno a Grifondoro!” Ruggì, sputacchiando saliva.

Hermione arrossì, subito si staccò da Alistair e prese a fissare il pavimento, terrorizzata ed imbarazzata. Allungò la mano verso il tavolo alle sue spalle, afferrò la borsa e fece per muoversi, ma il ragazzo le afferrò subito la mano e cercò i suoi occhi per tranquillizzarla, come a dirle di non preoccuparsi e che ci avrebbe pensato lui.

Non puoi farlo.” Disse Alistair.

Che cos'hai detto?” Sibilò, gli occhi ridotti a due fessure.

N-non p-puoi.” Deglutì, pallido. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

Alistair, lascia perdere.” Bisbigliò Hermione, facendosi piccola piccola, nascondendosi dietro al ragazzo.

Non...” S'interruppe, gli occhi che uscivano dalle orbite. Quel ragazzino che era suo figlio gli stava veramente dicendo che non poteva togliere punti a suo piacimento? “Non posso togliere punti a Grifondoro?”

No.” Rispose, sollevando il mento in segno di sfida.

Le narici dell'uomo si dilatarono.

Mi stai dicendo cosa posso fare e cosa no, Piton?” Gli chiese, incrociando le braccia al petto.

Alistair ebbe i brividi. Non aveva mai visto suo padre in quelle condizioni, mai. Nemmeno quando aveva scoperto della sua prima volta.

S-sì, signore.” Rispose, cercando di non vacillare.

Cinquanta punti in meno anche a Serpeverde.”

Il ragazzo sbattè le palpebre incredulo. Mai, mai Severus Piton aveva tolto punti alla sua Casa.

Credi di potermi ancora dire quello che posso fare e non fare, Piton?”

N-no, signore.” Abbassò il capo e fissò la punta delle sue scarpe.

Aveva tolto loro dei punti solo perchè stavano per baciarsi. Quante volte aveva colto Eric sul fatto e si era girato dall'altra parte senza dir nulla? Ed ora erano stati sottratti cinquanta punti solo perchè lui, suo figlio, stava baciando Hermione, la migliore amica di Potter. Proprio non riusciva a capire perchè li odiasse tanto.

Sì, invece.” Si lasciò sfuggire, senza volerlo.

Alistair, lascia perdere.” Bisbigliò la ragazza, facendoglisi più vicina.

No, Hermione.” Aumentò la stretta sulla sua mano, per farle capire che non era disposto a subire l'ira del padre. Sollevò il viso e lo guardò: poco ci mancava che gli uscisse il fumo dalle orecchie.

Fuori. Da. Qui.” Ordinò gelidamente l'uomo, prima di perdere completamente la pazienza e rischiare di Cruciarli all'istante.

I due non se lo fecero ripetere due volte. Veloce, Hermione afferrò la sua borsa lasciando andare la mano del ragazzo che la imitò, seguendola verso la porta.

Non osare muoverti.” Intimò al figlio, muovendo appena le labbra.

Alistair si bloccò e gli lanciò una rapida occhiata per poi tornare a guardare Hermione, che ricambiava il suo sguardo impaurita. Sorrise ed annuì impercettibilmente. Le si avvicinò, la prese per mano e la baciò su una guancia. Hermione si sentì avvampare.

Ti mando un gufo appena riesco.” Sussurrò, fissandola negli occhi. “Non preoccuparti.”

Ma...”

Non preoccuparti.” La interruppe immediatamente, fingendo una tranquillità che non provava. “Non mi ucciderà, sono suo figlio.” Aggiunse facendole l'occhiolino.

La ragazza si morse il labbro inferiore. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma non era il momento più opportuno, non con Severus Piton che sembrava pronto a staccarle la testa a morsi, estirparle il cuore a mani nude, triturarlo, farlo seccare ed utilizzarlo come ingrediente per qualche pozione.

O-ok.” Balbettò annuendo, distogliendo lo sguardo. Possibile che anche in quella situazione provasse l'irresistibile tentazione di baciarlo? Strizzò gli occhi, si alzò in punta di piedi e lo baciò rapidamente sulla guancia, poi gli diede le spalle e scappò fuori dall'aula.

Chiuse gli occhi, inspirò profondamente e strinse i pugni. Lo avrebbe affrontato da uomo. Non poteva dirgli chi amare e chi odiare. Aprì gli occhi e si voltò verso di lui, le braccia intrecciate al petto, un'espressione di sfida sul volto.

Levati dalla faccia quell'espressione.” Ringhiò Severus. “E non osare ribattere.” Aggiunse, quando vide che stava per dire qualcosa. “Seguimi.”

Si incamminò e quando gli passò accanto non lo degnò neanche di uno sguardo. Alistair spalancò gli occhi, addolorato. Abbassò il capo e strinse i pugni, mordendosi la lingua. Non si era mai comportato in quel modo, mai. Nemmeno quando l'aveva trovato che preparava una pozione allucinogena.

Si portò le mani alle tempie, massaggiandosele, poi si arrese e si decise a seguirlo, trascinando i piedi come se fosse un condannato che percorre il braccio della morte, diretto all'esecuzione.

Severus camminava rapido. Cosa diavolo aveva in mente quell'idiota di suo figlio? Niente! Come aveva potuto? Con la Granger. Non riusciva a crederci, era sconvolto. Con la migliore amica di quello stupido di Potter. Con la più odiosa So-tutto-io di tutta Hogwarts.

Entra.” Ordinò gelidamente, tenendo aperta la porta del suo ufficio.

Sì, signore.” Bisbigliò il ragazzo, eseguendo l'ordine.

Entrò, chiuse la porta e fece scattare la serratura mentre Alistair si irrigidì, cercando una possibile via di fuga che sapeva benissimo non esistere. Scostò il mantello, con un gesto rapido estrasse la bacchetta e scagliò un incantesimo insonorizzante. Una volta che ebbe finito, andò a sedersi sulla sua poltrona. Suo figlio non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo: per un istante aveva temuto che l'avrebbe Cruciato o affatturato in modo grave.

Il pozionista appoggiò il gomito al bracciolo, prese il viso con una mano e chiuse gli occhi, cercando di far chiarezza tra i suoi pensieri. Doveva stare calmo, respirare e soprattutto resistere alla tentazione di rompergli l'osso del collo, non dopo tutta la fatica che Lily aveva fatto per partorirlo. Si era appena abituato all'idea che fosse un dongiovanni che si intratteneva con una ragazza diversa ogni giorno, fregandosene se queste fossero fidanzate ed ora lo trovava a baciarsi con la Grifondoro più odiosa che avesse mai conosciuto. Magari era solo la sua fantasia che stava correndo, anche lei era un pezzo in più da aggiungere alla collezione, il più pregiato: quasi ci sperava. Scosse il capo, stupendosi dei suoi pensieri. Cos'avrebbe detto Lily, cos'avrebbe fatto? Sarebbe stata felicissima, il suo bambino che finalmente metteva la testa a posto e si frequentava con una brava ragazza, nata babbana come lei.

E' solo un'avventura?” Domandò schietto.

C-cosa?”

Tu e la...” Fece un respiro profondo. “Tu e quella.”

Quella si chiama Hermione.” Ringhiò infastidito.

Rispondi.”

No.” Rispose dopo qualche minuto di silenzio. “Non è un'avventura. E' tutto fuorché un'avventura.” Aggiunse coraggiosamente. “Ho intenzioni serie con Hermione.”

L'uomo scattò in piedi come se avesse avuto una molla ed iniziò a camminare avanti e indietro scuotendo il capo, gesticolando, senza emettere alcuna parola. Sembrava che dentro di sé due forze contrastanti stessero lottando animatamente. Si fermò improvvisamente, appoggiò le mani sulla scrivania in mogano e lasciò cadere il viso sul petto. Scosse nuovamente il capo e lo sollevò lentamente, fissando negli occhi il figlio.

Alistair deglutì, pronto a subire l'ira del padre.

SI PUO' SAPERE CHE DIAVOLO HAI IN QUEL TUO CERVELLO BACATO?” Urlò furioso Severus, gli occhi fuori dalle orbite, pallido, la giugulare che pulsava in modo inquietante. Si allontanò dalla scrivania, riprendendo a camminare, strappandosi quasi i capelli dalla rabbia. “Non ci credo, non è possibile! Non con lei, non con una come lei. ASSOLUTAMENTE!”

Lei ha un nome.” Disse irritato, improvvisamente furioso a sua volta.

Non ci provare, non osare farlo, mi hai capito?” Lo ammonì.

Papà, per prima cosa calmati prima che ti venga un infarto.” Incrociò le braccia al petto, facendo scrocchiare il collo, cercando di rimanere lucido e non perdere la pazienza. “Secondo ci provo e lo faccio.” Fece una pausa. “Lei. Si. Chiama. HERMIONE.” Ringhiò.

Non mi importa un accidenti di quale sia il suo maledetto nome.” Gridò. “Lo so perfettamente, ma non lo voglio pronunciare.”

Ma si può sapere che cavolo hai?” Domandò, iniziando a muoversi a sua volta.

Signore. E non osare parlarmi mai più così.” Respirava a fatica. Non era mai stato tanto arrabbiato con suo figlio.

Signore, si può sapere che cos'ha?” Riformulò la domanda, stando alle sue regole.

Che cos'ho?” Si portò una mano alla fronte, incredulo. “Hai il coraggio di chiedermelo? SERIAMENTE?” Diede un colpo al legno, facendo sobbalzare il ragazzo che era stato preso alla sprovvista. “Credevo che tua madre ed io ti avessimo fatto nascere con un cervello, ero convinto che lo sapessi anche usare. Ma a quanto pare no!” Diede un altro colpo. “O forse, più semplicemente, ragioni con il tuo stupido arnese che non sai tenere nei pantaloni.”

Papà...”

Signore. O professor Piton.” Lo interruppe bruscamente.

Professor Piton, le ho già detto che ho intenzioni serie...”

Non mi interessa un calderone bucato!” Esclamò.

Professor Piton, le ho già detto e le RIPETO CHE HO INTENZIONI SERIE.” Continuò Alistair, infischiandosene di ciò che aveva detto, aumentando sempre il tono di voce, arrivando ad urlare. Aveva perso la pazienza, non ero riuscito a mantenere il controllo. Le sue mani tremavano e, esattamente come Piton senior, la sua giugulare pulsava in modo inquietante.

Ed io ti ho già detto che non mi interessa!” Battè entrambe le mani sulla scrivania, sporgendosi in avanti, i capelli che gli ricadevano sul viso, coprendoglielo in parte. “Non voglio vederti mai più con QUELLA.”

Il ragazzo buttò la testa all'indietro e scoppiò in una finta risata.

Sono serio, Alistair.” Sibilò.

Vuol sapere una cosa, signore?” Posò anche lui le mani sul bordo della scrivania, la stessa espressione del padre sul volto. “Anche io.”

Severus si allontanò, passando una mano sul volto.

Tu proprio non capisci.” Lo guardò. “E come potresti, sei solo uno stupido ragazzino.” Aggiunse. “Tu. Non. Devi. Neanche. Minimamente. Pensare. Di. Passare. Del. Tempo. Con. Lei.” Scandì ogni singola parola.

E sentiamo, sua signoria, per quali motivi non potrei passare del tempo con l'unica persona che mi fa star bene?” Domandò sarcasticamente.

Non puoi.” Rispose gelidamente.

Non è una risposta esaustiva.” Fece una smorfia.

L'uomo inspirò profondamente, colpito nel vivo. Sapeva benissimo che non era una risposta soddisfacente. Come se non bastasse, il ragazzo stava tirando fuori il carattere forte e deciso di Lily. Ricordava ancora la litigata a cui aveva assistito quando riferì ai suoi genitori che se ne sarebbe andata di casa con lui. Alistair somigliava in maniera incredibile a sua madre. Viveva in lui. Gli faceva quasi male.

Non puoi e basta.” Ringhiò scacciando dalla mente i ricordi.

Non è una ragione valida!” Allargò le braccia esasperato. “Vuoi che non la veda più? Dammi dei validi motivi per farlo.”

Inspirò profondamente.

Non voglio che mio figlio stia con una mezzosangue come lei.” Disse la parola < mezzosangue > con tutto il disprezzo di cui era capace, pregando Lily di perdonarlo. Non poteva lasciare che Alistair soffrisse. Quella storia non avrebbe avuto futuro, non con il Signore Oscuro che sembrava essere interessato a lui. Se avesse avuto come fidanzata la migliore amica di Potter sarebbe stato in pericolo. Più di quanto già fosse. “Non puoi assolutamente stare con una sporca mezzosangue.” Serrò la mascella e continuò a parlare, prima che suo figlio potesse dire qualsiasi cosa. “Non ora, non nella situazione in cui ci troviamo.”

Alistair strinse i pugni, digrignò i denti e lo guardò con odio.

E' una mezzosangue, migliore amica di Potter, tra l'altro.”

Prima che se ne rendesse conto, si ritrovò con la bacchetta del figlio puntata alla gola.

Non. Osare. Chiamarla. MEZZOSANGUE.” Ringhiò furioso, chiedendosi che cosa lo trattenesse dall'affatturarlo.

Abbassa la bacchetta.” Ordinò freddamente dopo qualche minuto.

Passò qualche altro istante, poi l'abbassò e la ripose.

Tu non sai niente, ragazzino, niente.” Sollevò la manica e gli mostrò l'avambraccio sinistro. “Lo vedi questo? Questo è il Marchio Nero. Il simbolo del Signore Oscuro.”

L-lo so.”

Sono una spia. Come potrei spiegare che mio figlio sta con una schifosa Mezzosangue? La migliore amica di quell'idiota di Potter?” Domandò indicando il segno indelebile, ricordo delle sue colpe.

Non mi importa niente del Signore Oscuro.”

Dovrebbe importarti quello che ti dico io.” Srotolò la manica. “Quello che ti ordino.”

Alistair scosse il capo con un sorriso amaro.

Mi hai sempre cresciuto dicendomi che i Nati Babbani sono maghi come tutti gli altri, hanno la magia che scorre nel loro sangue esattamente come ogni singolo Purosangue, nonostante i genitori di Eric e quelli di Draco dicevano sempre il contrario. Mi dicevano che erano esseri inferiori da sterminare, la vergogna del mondo magico. Disprezzavano tutto ciò che tu mi insegnavi.” Fece una pausa e finalmente guardò suo padre negli occhi, cercando di scacciare le lacrime di rabbia che gli appannavano la vista. “Tu mi hai insegnato ad essere giusto con le altre persone, a capire che non importa se mezzosangue, purosangue, babbani o magonò, le persone sono tutte uguali!” Strinse i pugni con forza, conficcandosi le unghie nella pelle.

La situazione è diversa.” Chiuse gli occhi, le parole del figlio che continuavano a rieccheggiare nella sua testa, orgoglioso dell'uomo che stava diventando, ma al tempo stesso preoccupato. Se avesse mostrato questo suo lato davanti ad altri Mangiamorte, questi si sarebbero insospettiti. Avrebbero potuto punirlo. Avrebbero potuto ucciderlo.

Non mi importa se è diversa!” Il ragazzo spalancò le braccia, esasperato. “Non mi importa se il Signore Oscuro è tornato, se tu sei una spia per conto di Silente o che altro! Io voglio solo stare con la ragazza...” Si morse il labbro. “Voglio solo stare con Hermione. Provarci e vedere quello che succederà. Voglio vivere la mia storia.” Fece una pausa. “Voglio vivere la nostra storia. Di Hermione e mia.”

Calò il silenzio tra i due.

Non la devi frequentare.” Ribadì Severus Piton, il cuore pesante come pietra. < Lo sto facendo per proteggerti, Alistair, lo sto facendo per proteggerti > iniziò a ripetere nella propria testa.

Perchè?” Spostò il petto in avanti, avvicinandosi al padre.

Perchè te lo dico io.” Rispose l'uomo, avvicinandosi a sua volta.

Chi sei, tu, per dirmi quello che devo fare e non fare?”

Si dia il caso che sono tuo padre.”

Alistair fece una smorfia.

Allora piantala di fare il Mangiamorte ed inizia a comportarti come tale.” Sibilò.

Il tempo sembrò fermarsi. Si sentì trafiggere il cuore da mille pugnali avvelenati e gelati. Era peggio che subire la maledizione Cruciatus.

Senza neanche rendersene conto, alzò il braccio, la mano bene aperta, e colpì suo figlio, proprio sulla guancia. Il ragazzo si allontanò, stordito, coprendosi la zona colpita, guardando incredulo suo padre.

Severus Piton respirava a fatica e tremava, scosso da brividi. Stentava ancora a credere a ciò che aveva fatto: aveva picchiato suo figlio. Gli aveva dato una sberla. L'aveva fatto apposta, ci aveva messo rabbia e forza.

Alistair spostò la mano e la fissò, scioccato. Non era mai successo, suo padre non aveva mai alzato le mani, non l'aveva mai sfiorato con un dito. Fino a quel giorno.

Non mi importa quello che pensi.” Iniziò, spostando lo sguardo dalla mano all'uomo. “Picchiami quanto vuoi, minacciami. Non mi importa.” Inspirò profondamente. “Non smetterò di vederla solo perchè me lo dici tu, padre. Non sprecherò questa occasione. Non lo voglio fare.”

I due si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Severus abbassò il capo e si lasciò cadere sulla sua sedia. L'aveva visto, aveva riconosciuto il sentimento: Non li avrebbe mai divisi.

Vattene.” Ordinò flebilmente, tenendo il viso con una mano.

Alistair lo osservò, afferrò la sua borsa ed estrasse la bacchetta, facendo scattare la serratura della porta. La aprì e si fermò sulla soglia, voltando leggermente il viso in direzione del pozionista.

Dovresti smetterla di trattarla in quel modo.” Fece una pausa. “E' una ragazza fenomenale.” Aggiunse, poi sparì, chiudendosi la porta alle spalle.

Severus, rimasto solo nell'aula, cercò di regolarizzare il suo respiro. Doveva essersi sbagliato, doveva. Non poteva, nella maniera più assoluta. Negli occhi di Alistair aveva visto la stessa fiamma che ancora bruciava nei suoi.

Sbuffò sonoramente, scosse il capo e si alzò lentamente. Uscì dall'ufficio e mentre camminava aumentava sempre più la velocità, la rabbia che tornava ad assillarlo. Rivedeva la Granger, come Alistair la guardava, come erano vicini. Come erano felici.

Sbucò in Sala Grande e vide diversi alunni guardare interrogativamente le clessidre che racchiudevano i punti di ogni Casa. Quelle di Grifondoro e Serpeverde si erano spaventosamente svuotate grazie a lui: magra consolazione.

Mise il piede sul primo scalino della scala in marmo, quando venne urtato da una ragazzina di Tassorosso al primo anno, che subito cadde a terra.

Dieci punti in meno a Tassorosso, Zellar.” Disse gelidamente, guardandola schifato.

Le diede le spalle e si allontanò su per la scalinata.

Era di pessimo umore e neanche togliere punti ad una stupida primina era stato in grado di farlo sentire meglio. Non era giusto, lo sapeva perfettamente, ma non gli importava. Non era un santo, era un uomo, il capo della Casa di Serpeverde.

Attraversò in tutta fretta il castello e quando arrivò al gargoyle urlò la parola d'ordine. Mise il piede sul primo scalino e, senza neanche aspettare che iniziasse a muoversi, salì. Spalancò la porta dell'ufficio del preside, senza nemmeno bussare e ci si precipitò dentro, facendola sbattere.

Severus.” Lo salutò Silente, continuando a scrivere.

Il pozionista si diresse al mobiletto su cui era appoggiata la bottiglia di Whiskey Incendiario, riempì un bicchiere e lo bevve in un solo sorso. Lo posò sul ripiano, stringendolo, strizzando gli occhi, sentendo la gola in fiamme. Ne versò dell'altro ed ancora una volta il liquido sparì in un sol sorso.

Serviti pure.” Lo incitò divertito Silente.

E' quello che sto già facendo.” Ringhiò brusco, riempiendolo per la terza volta.

Potresti rallentare il ritmo, però? Non vorrei che cadessi riverso a terra per il troppo alcool nel tuo organismo.” Piegò la pergamena, la mise da parte e ne prese un'altra.

Severus fece una smorfia, divertito. Afferrò bicchiere e bottiglia, li posò sulla scrivania antica ed estrasse la bacchetta con cui evocò una poltrona, quindi si sedette.

L'anziano mago gli lanciò un'occhiataccia.

Severus.”

Dammi il tempo di sedermi, almeno.” Fece schioccare la lingua e riprese in mano bicchiere e bottiglia.

Osservò il liquido ambrato per qualche istante, chiuse gli occhi, appoggiò le labbra al bordo freddo e lo ingurgitò velocemente, buttando il capo all'indietro.

Rallenta.” Ordinò.

No.” Sibilò, servendosi ancora, nonostante sentisse gli effetti dell'alcool iniziare a fare effetto.

Silente scosse il capo, prese la sua bacchetta e fece apparire un piatto pieno di patatine.

Mangia, almeno. Sei anche a stomaco vuoto, non ti ho visto giù a cena.” Riprese in mano la piuma e riprese a scrivere.

Non sono mai stato male per l'alcool, lo sai.” Sulle sue labbra si dipinse un ghigno divertito.

Non sarai mai stato male, ma ubriaco si.” Gli ricordò.

Direi che il risultato non è stato male.” Si strinse nelle spalle e bevve un piccolo sorso.

Devi essere fiero di tuo figlio, Severus.”

L'uomo serrò la mascella e si ricordò perchè era andato lì. Abbandonò il bicchiere sulla scrivania, scattò in piedi ed iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro.

Silente inarcò un sopracciglio e sorrise, divertito. Qualcosa gli diceva che aveva scoperto dell'interesse reciproco nato tra suo figlio e la signorina Granger.

Non è possibile, seriamente.” Iniziò istericamente. “Che cos'ha in quel suo cervello?”

Ti riferisci ad Alistair?”

E di chi potrei parlare?” Confermò accompagnando le sue parole con un cenno del capo. “Tra tutte le studentesse di Hogwarts doveva proprio innamorarsi della Granger? Della migliore amica di quell'idiota? Come se la situazione non fosse già complicata!” Scosse il capo, allargando le braccia, poi passò una mano sul viso e si lasciò cadere sulla poltrona. “Che cosa devo fare con lui, Albus?”

Niente, Severus. Niente.” L'anziano mago sollevo il viso dalla pergamena e gli sorrise bonariamente, poi tornò a scrivere. “Sai, era ora che te ne accorgessi.”

Non me ne sono accorto, li ho sorpresi sul fatto.” Passò una mano tra i capelli, scacciando l'immagine dei due, avvinghiati. “Nel mio ufficio tra l'al...” Si rizzò a sedere. “Lo sapevi?” Strizzò gli occhi, guardandolo intensamente.

Sei un uomo intelligente, Severus, ma quando si tratta di tuo figlio non capisci più niente.” Rispose l'anziano. “Dovresti fidarti più degli altri, capire che non tutti vogliono fargli del male. Devi lasciare che viva la sua vita.”

Lo sapevi?” Ringhiò rabbioso.

Sbuffò, posò la piuma ed intrecciò le dita delle mani, quindi guardò l'uomo che riteneva quasi un figlio.

Sì, Severus, lo sapevo.” Sorrise. “La cosa era abbastanza evidente.”

Da quanto lo sai?” Afferrò il bicchiere e lo strinse con forza, cercando di mantenere un tono di voce controllato.

Ne ho avuto la conferma a Halloween.”

HALLOWEEN?” Spalancò gli occhi, trattenendo il respiro, stringendo con forza il bracciolo della poltrona.

Sì.” Annuì. “Avevo qualche sospetto, ma ne ho avuto la conferma solo allora.”

Il pozionista si prese il viso con una mano, sconvolto.

Hanno ballato insieme tutta la sera, poi se ne sono andati in cortile...”

Zitto, non dire altro.” Lo interruppe bruscamente, sollevando una mano. “Mi è già bastato vederlo mentre perdeva la verginità, non me lo voglio immaginare mentre...beh, mentre si intrattiene carnalmente con la Granger.” Chiuse gli occhi e fece di tutto per scacciare quella brutta immagina, ma ormai era troppo tardi: i due erano avvinghiati, nudi, tra i cespugli. Rabbrividì. “Quella sera sarei dovuto andare a controllare il cortile, lo sapevo.”

Meno male che non l'hai fatto, allora.” Lo guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna. “Avresti interrotto la loro fantastica serata.”

Albus, per favore!” Prese il capo con entrambe le mani. Alistair e Hermione si baciavano con passione. “Smettila. Non voglio sentire altro, il mio cervello mi sta già regalando brutte immagini di quello che è successo.”

Non è successo nulla di quello che immagini, te lo posso garantire.” Lo tranquillizzò.

Sai benissimo anche tu quello che succede in cortile.”

E proprio per questo ti assicuro che hanno semplicemente parlato.” Roteò gli occhi al cielo: la sua testardaggine lo stupiva sempre.

Come fai a saperlo?” Nella sua voce c'era curiosità e desiderio di conoscenza, ma al tempo stesso diffidenza.

Li ho visti mentre facevo la mia tipica passeggiata notturna. Non appena mi sono accorto della loro presenza mi sono allontanato.” Spiegò.

Avranno fatto sicuramente qualcosa quando te ne sei andato.” Sbuffò. “Tu non sai com'è Alistair.”

Credi che non conosca i miei alluni, Severus?” Inarcò un sopracciglio.

I due si guardarono a lungo.

No, li conosci.” Si arrese il professore. “Fin troppo bene.” Bevve un piccolo sorso di Whiskey. “Mi chiedo come fai.”

Questo è un segreto che non posso rivelarti.” Gli fece l'occhiolino. “I segreti del mestiere.”

Calò il silenzio. Severus guardava pensieroso il bicchiere, rabbuiato, mentre Silente aveva ripreso a scrivere. Sapeva di Alistair e della Granger. E non gli aveva detto niente, lo aveva tenuto all'oscuro di tutto. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare segni che avrebbero potuto dargli qualche indizio. Lentamente, piccoli frammenti di immagini e discorsi sentiti qua e là andarono a comporre un puzzle. Un puzzle che aveva come risultato finale Alistair e Hermione nella sua aula.

Avresti potuto dirmelo.” Sussurrò, stanco.

Perchè?” Silente sbattè le palpebre, confuso.

E' mio figlio.” Serrò involontariamente la mascella, infastidito. “Avresti dovuto dirmelo.”

E rovinarmi tutto il divertimento?” Chiese scandalizzato. “Mai.”

Inspirò profondamente, chiedendosi com'era possibile che quell'anziano mago con gli atteggiamenti da adolescente fosse il mago più potente di tutti i tempi.

Mi chiedo se c'è qualcosa che posso fare.” Domandò a voce alta, più a se stesso che al preside.

Silente lo scrutò attentamente: aveva la fronte corrugata e teneva il viso con una mano mentre nell'altra stringeva il bicchiere. Era stanco, aveva grosse occhiaie ed era dimagrito.

Non c'è niente che tu possa fare, amico mio.”

Credi che si amino davvero?” Chiese dopo qualche istante, cercando il suo sguardo.

Tu cosa pensi?”

Sospirò, giocherellando con il bicchiere. Aveva visto come la guardava, come le aveva stretto la mano, come l'aveva protetta, come l'aveva difesa, come aveva cercato di trasmetterle coraggio. Mentre erano nel suo ufficio aveva visto nei suoi occhi la cosa che più lo preoccupava, la cosa che più lo avrebbe ferito, anche se lui non poteva saperlo.

Sì, temo di sì.” Rispose in un soffio.

Perchè < temo > ?” Diede un colpo di bacchetta e fece apparire un bicchiere in cui versò del Whiskey.

Se il Signore Oscuro lo scoprisse potrebbe desiderare la sua presenza. Gli chiederebbe informazioni su Potter, qualsiasi cosa per distruggerlo: i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, i suoi piani.”

Ti stai preoccupando per il ragazzo.” Disse intenerito Silente.

No.” Negò bruscamente. “Mi preoccupo per mio figlio.”

Sorrise, sapendo che non era ancora giunto il momento per affrontare il discorso: l'odio per James Potter era ancora troppo forte. Sperava che prima o poi smettesse di detestare il ragazzo, di vederci il suo nemico ed iniziare a vedere quanto questi somigliasse a Lily. Ci sarebbe voluto ancora molto tempo, ma ce l'avrebbe fatta. Era indispensabile che lo facesse.

E' solo per questo che hai paura che tuo figlio sia felice?” Chiese, sviando il discorso da Harry.

Se il Signore Oscuro dovesse richiedere la sua presenza al suo fianco o qualsiasi altra cosa abbia in mente, non dovrebbe mai rivelare di questa sua < storia >.”

E' un abile Occlumante.” Gli ricordò. “Esattamente come te.” Fece una pausa. “Sono sicuro che riuscirebbe a nascondere il necessario.”

Ma la Granger no.”

Lei non verrà mai in contatto con Voldemort.” Sistemò gli occhiali sul naso.

Non possiamo saperlo. Potrebbe essere catturata.” Sbuffò. “Non possiamo sapere quello che succederà.”

Finché sono a scuola non succederà niente. Sono al sicuro.” Gli ricordò. “L'unico in pericolo è Harry.”

Stiamo parlando di mio figlio!” Sbottò. “Perchè continui a nominare Potter?”

Perchè i vostri destini sono intrecciati.”

Silente lo guardava con un sorriso triste, le mani intrecciate appoggiate alla scrivania.

Ho promesso che l'avrei protetto. Solo questo.”

Solo questo? Severus, è la cosa più grande che tu possa fare. Proteggere Harry da Voldemort, fare tutto il possibile per impedirgli di ucciderlo. Se abbiamo così tante informazioni sui suoi piani, è solo grazie a te.”

Sto facendo solo ciò che mi è ordinato.” Ringhiò.

Lo stai facendo egregiamente.”

Fece una smorfia ed incrociò le braccia al petto.

Sto proteggendo il figlio di Potter, ma non il mio.” Disse dopo qualche istante di silenzio.

Li stai proteggendo entrambi.” Ribattè l'anziano.

No!” Si alzò e riprese a camminare nervosamente. “Sto facendo di tutto per tenere quel moccioso lontano dal Signore Oscuro ed ogni giorno che passa mio figlio, MIO FIGLIO...” Indicò se stesso, abbandonando la sua maschera di indifferenza. “...corre sempre più pericoli.” Scosse il capo. “Tu non capisci, Albus. Non puoi capire.” Mostrò le mani in segno di resa e gli diede le spalle, avvicinandosi alla finestra. “Alistair è tutto ciò che ho. Non posso lasciare che gli accada qualcosa.”

Lo so, Severus. Lo so.” Concordò. “Stiamo facendo il possibile per impedirlo. Lo stiamo preparando per ogni evenienza.” Bevve un sorso di Whiskey. “Se siamo fortunati, Alistair non incontrerà mai Voldemort.”

Lo sai meglio di me.” Fece una pausa e chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro la fredda superficie del vetro. “Sono un Mangiamorte e lui mio figlio. E' solo questione di tempo, Albus.” Fece un respiro profondo. “Tutti si aspettano che una volta finita la scuola lo diventi anche lui.” Cercò di combattere, ma perse la battaglia: una singola e solitaria lacrima scivolò lungo le sue guance.

Severus...” Iniziò l'anziano mago, ignorando i sensi di colpa. Era necessario, la cosa più importante era sconfiggere Voldemort. A qualsiasi prezzo.

No, non dire niente.” Lo interruppe bruscamente. Scacciò definitivamente le lacrime, si ricompose e tornò a sedersi sulla poltrona. “Come ho fatto a non accorgermene?”

Di cosa?” Domandò curioso.

Di loro due.” Rispose lanciandogli un'occhiata.

Semplicemente eri troppo impegnato a preoccuparti e proteggerlo per renderti conto che tuo figlio è cresciuto.” Fece una pausa. “E' diventato un uomo.”

Il pozionista afferrò il suo bicchiere e sorseggiò il Whiskey.

Che cosa devo fare, con quel ragazzo?”

Lasciare che viva la sua vita.” Risposte semplicemente Silente.

No, nella maniera più assoluta.” Scosse il capo, deciso. “Qualcosa dev'esserci. Non può amare la Granger.”

Severus?” Lo chiamò dolcemente.

L'uomo sollevò gli occhi li fissò in quelli del preside.

Di chi eri innamorato?”

E' diverso.” Digrignò i denti. “Ciò che provo per Lily è completamente diverso da quello che Alistair crede di provare.”

Apri gli occhi, Severus.” Sorrise calorosamente.

E' ancora un ragazzo, come può essere così sicuro di essere innamorato di lei?”

Alla sua età sapevi benissimo quello che provavi per Lily.” Gli fece notare.

E' diverso.” Ripetè, esausto.

Sei davvero così sicuro che sia diverso?” Domandò con un sorriso.

Si guardarono negli occhi, poi Severus distolse lo sguardo e sbuffò, sapendo che Silente non aveva poi tanto torto. Portò il bicchiere alle labbra ed in un solo sorso finì il suo Whiskey.

A quanto pare non mi resta che accettare il fatto che quei due si amino.”

Vedo che hai colto il punto.”




Visto? Sono stata brava! Nessun finale bastardo alla Elly :D E' stato un finale buono :D


Ora, come già vi ho detto non penso di aggiornare settimana prossima e mi scuso ancora. A questo punto ringrazio tutti coloro che mi hanno messa tra gli autori preferiti, chi ha aggiunto questa storia tra le preferite, seguite e ricordate. GRAZIE! Come vi ripeto ogni volta, non avrei mai creduto di raggiungere un tale seguito. Mi fate sognare, grazie di tutto, seriamente <3


Ed ora non mi resta che rispondere ai vostri magnifici commenti del capitolo precedente:

  • mick_angel: come vedi Al non finisce a Durmstrang :) Si becca solo una bella sfuriata :D Grazie per i complimenti :)

  • Panty96: eh no, proprio non riescono a darsi un bacio XD Hogwarts è una scuola molto affollata u.u Sev ha avuto un ottimo tempismo u.u xD Quel pezzo l'ho adorato anche io, lo ammetto <3 Tranquilla, PRIMA O POI si baceranno :D I compiti che doveva correggere li ha dimenticati in aula, per questo era tornato XD ancora grazie per i complimenti <3

  • Tatydanza: ma grazie <3 dai, qualche giorno felice lo avranno :D

  • nami_san: grazie cara compagna, sono felice di ricevere i tuoi crucio u.u Dai, come si fa ad odiare Sev? T_T Meno male che ti è passata subito u.u Beh...cosa dice l'hai scoperto :D Guarda, quell'idiota se lo meritava quello scherzo u.u Mai insultare la mamma di Alistair. Finisce sempre male u.u Io invece sono per le coppie canon, invece XD Mi piacciono molto sia Ron&Hermione che Ginny&Harry u.u Come sei magnanima, niente avada <3 :D grazie mille per i complimenti <3

  • cussolettapink: eh no, neanche un attimo di pace :D l'aggiornamento lo faccio ogni venerdì :D

  • neptunia: no, non ho ancora comprato il biglietto per Bogotà xD E non avresti la forza di farlo, sei una Grifondoro e voi non fate queste cose. Soprattutto se ti guardo con gli occhioni dolci u.u Molto felice che il finale abbia superato il limite della bastardaggine <3 Ma sappi che farò di peggio xD E tu hai osato insultare Sev, il MIO amore?! Crucio e sectusempra non te li toglie nessuno! Sai, ogni tanto anche Harry deve farsi vedere :D Non è che vadano d'accordo a pelle....è che Alistair si sta dimostrando diverso dagli altri Serpeverde, è diverso da Malfoy, Eric&co. Ron: eh si, sa benissimo che sta perdendo Hermione, ma non riesce a far nulla, vede che è cotta per Alistair e ha ancora più paura di perderla anche come amica. Preferisce starci male e vederla con un altro, ma sempre sua amica. Non mi insultare il nome “Ali”! Solo Lily lo chiamava così! E adesso anche Hermione. Le uniche due persone che lo chiamano in questo modo u.u Oh, il pezzo de: < ho intenzione di baciarti > e < sappi che se inizio non mi fermo più > l'ho semplicemente adorato <3 Poi ovvio, arriva Sev u.u E no, non ce la faranno mai. Buahahaha! Tesoro, quante volte devo dirtelo? Non sono diabolica, sono SLYTHERIN! Genio, io? Beh, grazie <3 Se continui a dirmelo inizierà a crederci veramente <3 Grazie mille per tutte le tue fantastiche parole <3 E non riusciranno i nostri eroi....

  • StarlessNight: ma graccie *_* Beh, il presto è relativo...ormai si “frequentato” dagli inizi di ottobre almeno xD E dal 31 ottobre si vedono tutti i giorni xD Quindi non sarebbe neanche presto :D Eh si, il caro Sev è un po' fuori di sé dalla rabbia :D son tanto contenta che ti sia piaciuto il mio lavoro <3 Spero ti siano piaciuti anche questi :D <3<3<3

  • lauletta: effettivamente hai ragione, sono stata un po' bastarda u.u Non li ha fatti fuori, ma ci è andato molto vicino :D Son contenta che ti sia piaciuto tanto <3

  • JuliaSnape: non sei malefica, impossibile che una grifona lo sia u.u grazie mille per tutti i complimenti, cara <3 E giù le mani dai miei Piton u.u prima o poi riuscirò a leggere il capitolo che hai postato xD <3

  • MelCullen: Oh My Alistair è stupenda *_* Effettivamente è stata un po' una figura di cacca XD Hermione purtroppo è un po' imbranata in queste cose xD Come si incavola Sev lo hai visto...per Ron aspetterai xD Come si fa a non sciogliersi quando un tocco di ragazzo ti dice una cosa del genere? <3 Ah, e su fb l'ho fatto il link “Team Alistair” o “Team Eric” XD Grazie, grazie, grazie <3<3<3

  • Niki_Black: eh si, all'epoca non avevano i cellulari xD Però esistevano i gufi u.u Al era vicino a cruciare Draco, già già u.u Al e Harry si parlano civilmente, si *_* Ron è un'altra storia xD Sev dà dell'idiota quanto gli pare e piace al mio Sirius u.u Agli insulti rispondo: sono stronza e Slytherin quanto non immagini nemmeno u.u Mi spiace per la tua giornata travagliata u.u Crucio, Piccola Miss <3

  • dragoon: si, direi che sono proprio crudele u.u No, nessuno ha spifferato xD Sev aveva dimenticato dei compiti in classe e stava andando a prenderli xD Che poi è la sua aula eh. Ha tutto il diritto di starci u.u grazie per tutti i complimenti <3

  • neviens: fiera d'essere una serpe u.u cos'ha fatto Sev l'hai scoperto in questo capitolo :D Io invece le Dramione non le sopporto più, troppo inflazionate xD E Draco è stato semplicemente Draco u.u Il coro effettivamente ci starebbe tutto XD Dove saranno tutti durante le vacanze...beh, nel prossimo capitolo lo scoprirai :) virtual hug <3

  • Mia85: Non so come mai ma è la cosa che mi è stata detta da tutti: sei molto serpe. Beh, lo so u.u Non per altro sono una Slytherin u.u Ebbene sì, per un intero mese e mezzo non sono riusciti ad avere un po' di pace xD E nessuno ha fatto la spia, semplicemente sono nell'aula di pozioni: Sev ha tutto il diritto di starci quanto gli pare e piace xD Scemo Alistair che l'ha portata lì u.u Tranquilla, ce ne vuole prima che salti fuori il vecchio Voldie :P <3

  • Malandrina94: Grazie, grazie. Sono molto orgogliosa del mio finale super-mega-iper-bastardo u.u Non preoccuparti per il ritardo <3 Anche io adoro l'atmosfera natalizia <3 Quando scopriranno di essere fratellastri? Mah, non lo so sinceramente u.u * muahahahahahaha * Effettivamente sono solo vittime dell'ammmore, sì xD E no non riescono a baciarsi. Sembrerebbe quasi una maledizione :D Oh, il calcio rotante *_* Guarda, anche lei è sull'orlo dell'implosione XD Tra poco muore anche lei, non ce la fa più :D Quel bastardo-supersexy-affascinante-serpe-in-seno di Eric è semplicemente un bastardo-supersexy-affascinante-serpe-in-seno, non può fare a meno di prendere in giro Al xD Eh nessuno sa cos'ha in mente Voldie u.u si possono solo fare ipotesi u.u Oh invece può, eccome se può u.u Bello il mio Sev <3 Awww, son contenta ti piaccia il mio Ronnie XD Alistair era molto vicino al cruciare Malfoy, si XD Beh, teoricamente Sev doveva essere nel suo ufficio XD Eh si, è stato morso da un Doxy. Ci sono tante cose che non sapete u.u Rimedio per l'isteria provocata dall'ingestione di foglie di Alioto": definizione fornita da “Gli animali fantastici: dove trovarli” u.u povero Sev, come me lo maltrattate in questo capitolo T_T Per i complimenti...veramente, non so come ringraziarti, sul serio <3<3<3

  • La_Ari: ma no, perchè non mi rivolgi più la parola? =( Dai, ti ho fatto vedere anche un po' di gelosia di Ronald u.u Sono stata brava! Brava, assolvimi! Tutta colpa di Alistair u.u Grazie per il crucio, cara <3<3<3

  • Moko: awwwwww, grazie <3<3<3 Davvero? *_* Ti “piace” la mia Hermione? *_* Sono tanto contenta <3 Beh, è facile amare Alistair <3 Eh, quello lo scoprirai tra taaaaanto tanto tempo xD In totale sono 56 capitoli, direi che ce ne vuole :D eh lo so, sono molto cattiva u.u Ma mi piace farli soffrire. Così poi si godono meglio il momento in cui (finalmente) si baceranno :D <3

  • MissRoseHale: cucciola <3 eh lo so, l'inizio è stato un po' pesante, ma dovevo per forza metterlo xD Non potevo iniziare il capitolo facendo arrivare subito Natale così senza spiegazioni :D Eh Ron è un po' geloso e non ha il coraggio di farsi avanti xD Ma sa benissimo che in questo momento non avrebbe speranze u.u Come ben sai neanche io amo le scene smielate da coma glicemico...ma loro due ogni tanto si perdono in queste cose -.- Al si è trattenuto perchè comunque Draco è suo amico...se fosse stato Ron o chiunque altro avrebbe fatto una brutta fine, sisi u.u Grazie mille, cucciola <3<3<3 Non vedo l'ora di sabato <3

  • Hanon: ah, guarda, non saresti la prima ad imprecarmi dietro u.u L'hanno fatto in tante u.u A dire il vero tutte xD Tranquilla, Sev non è morto u.u Al è un figo sì! Ma son rare le volte che dalla mia mente malata nascano personaggi maschili non fighi xD Il fatto degli occhi: no, nessuno si è mai accorto di Potty e Al e della loro somiglianza. Potty è uguale a James, Al somiglia più a suo padre che a sua madre. E dato che non frequentano le stette persone (a parte Hermione) nessuno si è mai accorto dei loro occhi XD Beh, come reagirà Harry...non te lo dico xD Scoprirai u.u Anche se sarà tutto rose e fiori lo scoprirai u.u Eh si, il mio obiettivo è cercare di uniformare il tutto con i libri u.u Ed ora che sto per iniziare per l'ennesima volta (ma questa volta in inglese) “The Order Of The Phoenix” dovrei riuscirci ancora meglio u.u <3

  • Phoebe76: non preoccuparti <3 tanto i capitoli non scappano <3 Beh, grazie, non sapevo di essere una nuova droga :P <3 Sono tanto contenta che ti sia piaciuto Sev in quel capitolo <3 Eric...beh è Eric, con questo ti dico tutto xD La parte della piscina è ancora impressa nella mia memoria *_* :Q__ Per quanto riguarda il capitolo precedente....tranquilla, non sei la prima che me lo dice XD Però dai, venerdì è arrivato in fretta :D Grazie mille ancora per i complimenti <3 Sfortunati? Io direi proprio sfigati xD Sembra che tutto il mondo magico sia contro di loro XD Beh, era il posto più vicino e non avrebbe dovuto venire nessuno xD Invece non sapeva proprio niente XD Era un po' cieco u.u E non ha mai ascoltato i pettegolezzi u.u beh, non mi resta che dirti ancora una volta grazie <3

  • lilyblack: carissima <3 Grazie per il bastarda, ne sono molto fiera <3 Silente già lo sapeva...l'unico che sembrava non saperlo era proprio il mio Sev <3 Io non è che amo le Lily&Sev...però Harry doveva avere un fratello e Sev essere protagonista. L'unico modo per conciliare le due cose era che i due fossero stati insieme XD Ma sono contenta di avere fatto il miracolo *_* Non mi importa di chi sia il merito, sono tanto contenta che ti piaccia <3 Grazie mille per tutti i complimenti <3 p.s.: leggerò sicuramente u.u appena riesco xD

  • piperina: darling *_______________________________* Appena sei uscita da msn ho letto il commento. Inizio col dirti una cosa. Se mamma si fosse svegliata per andare in bagno mi avrebbe sentita ridere nonostante la porta chiusa LoL Non riuscivo più a smettereeeeeeeeeeeeeeeee xD Ok, serietà u.u Ebbene sì, sei stata puntualissima u.u Awww, son tanto contenta che ti piaccia l'introduzione <3 avevo paura che fosse troppo pesante e noiosa xD “Mandare tutto a signorine allegre”: rientra nelle mie esclamazioni preferite *_* <3 Beh...per noi è divertente, per loro un po' meno xD Avrebbero volentieri ucciso&cruciato chi li interrompeva u.u Bella, andiamo di Al: almeno il tuo Al rimane un infante e non si ritrova a baciare la propria madre xD Dicevo...sono taaaaanto taaaaaanto sfigati: non hai idea di come mi stia divertendo *_* Adoro essere sadica u.u Più ci stanno male e più mi diverto u.u Severus (amore mio <3): no, il pezzo tra lui e Harry è nato dalla mia mente malata XD Ma sai, i momenti in cui si scannano sono tanti, quindi è normale confondersi :D Ron: beh, come sai io per Ron&Hermione, ma è proprio pirla XD e poco sensibile xD E scusa...come fai a notare Ron quando hai ALISTAIR davanti agli occhi? O quando stai litigando con l'altro tuo migliore amico? u.u Beh, dai, Harry qualche diritto di piangersi addosso ce l'ha XD Sono carinissimi tutti insieme, in effetti <3 No, tranquilla non si capisce che hai avuto una splendida e trovi tutto “dolce, carino, tenero e romantico” (e un bel coccoloso non ce lo mettiamo? :P ) xD Waaaa, ma grazie <3 Beh, se ci trovavi qualcosa di carino e romantico anche nella disputa...beh, darling, era preoccupante xD Però hai ragione, Al è mooooolto fascinoso (da stupro, diciamocelo). E vogliamo parlare della lingua di Alistair? Molto difficile mantenere la concentrazione a quella vista <3 E le fantasie che tira fuori Hermione le puoi benissimo immaginare u.u xD Oddio, l'arrivo di Draco *_* Non hai idea di come mi sono divertita a fare Al incazzoso che conta LoL e Draco che scappa terrorizzato (beh, lo posso capire, c'è d'aver paura quando Al è incazzato) u.u Ma glassie del bacino per il Draco IC *_* <3<3<3 Beh, la vendetta...si che schifo xD Darling, con il lavoro che vado a fare DEVO avere coraggio e stomaco di ferro XD Non hai idea di quello che ho visto in reparto xD Di cosa mi è successo xD Ma è meglio che tu non lo sappia mi sa XD Ma che carine tu e la tua migliore amica <3<3<3 Effettivamente sì, hanno perso un po' di tempo, ma Al doveva calmarsi e voleva ricreare la giusta atmosfera u.u Mica poteva prenderla e sbatterla al muro ed infilarle la lingua in bocca e farle una gastroscopia u.u (anche se a lei non sarebbe dispiaciuto, a dire il vero u.u ) Stessa cosa per il regalo u.u No beh, beh, non me lo insultare così T_T Non Hufflepuff! Ne parlavo ieri con mamma, tutto ma non Hufflepuff T_T Come disse Draco, se ci fossi finita sarei tornata direttamente a casa u.u xD Epico, addirittura? *_________________* Beh, grazie non me lo sarei MAI immaginata, non avrei mai detto che l'avresti detto <3 Grazie per reputarla una genialata <3 LoL quando si vede suo padre impallidisce, povero cucciolo xD Ma pax alle cs serie: cèèè, no grz, seriamente, spero d nn avrt ftt asp tr! Scs se c ho mex cs tnt, xdonam! Cèèèè, grz, sn tr cnt k t piac, cè, no ma serio, cè, nn so se mi spiego <3 Porsto prst!!!!!!! <3<3<3<3 LOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL Non hai idea di quanto ho riso LoL Ti adoro, lo sai? <3<3<3<3<3<3<3 Grazie per tutto <3 ps: non mi hai detto che ci sono ripetizioni *_________________________*


Beh, direi che questo è tutto <3 Siete fenomenali e bla bla bla, non vorrei annoiarvi xD Quindi vi ringrazio un'ultima volta e vi saluto <3 Al prossimo capitolo!


elyl

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Capitolo 22
*** Christmas At Heartmann Manor ***


Chi mi ha tra le amicizie in facebook, sa che impresa è stata scrivere questo capitolo: è stato un parto lungo e doloroso. Le idee c'erano, ma non appena iniziavo a scriverle non mi sembravano adatte, mi sembravano tutte sbagliate. Diciamo che ho avuto una mezza crisi: persino ora che l'ho finito, non sono per nulla convinta. A tratti trovo che sia un capitolo importantissimo, riuscito benissimo, per poi cambiare subito idea e reputarlo inutile, superfluo e riuscito malissimo. Sono veramente impazzita (tant'è che qualcuno [sapete bene chi siete] ha dovuto sopportarmi con tutte le mie pare mentali). In più l'aver ricominciato l'università non aiuta. E come se non bastasse mi sono beccata anche l'influenza.


Bon, detto tutto ciò vi avviso: il capitolo, in word, è venuto lungo 23 pagine, carattere Trebuchet MS grandezza 11. Di conseguenza, prendetevi tempo per leggerlo u.u


Che altro vi posso dire? Ah, sì! Le foto dei “nuovi” personaggi:


Beh, direi che ora posso anche lasciarvi alla lettura di questo capitolo che posto anche in ritardo xD Spero di non avervi deluso u.u


Buona lettura :D



P.S.: George Weaponhands= Giorno Armani. Play Wizard: Play Boy. Capirete durante la lettura :D





Chapter XXI:

Christmas At Heartmann Manor


Stand my ground,

I won't give in,

no more denying,

gotta face it,

won't close my eyes and hide the truth inside”

-Stand my ground, Within Temptation-


Era una giornata fredda, le strade erano bianche e la neve continuava a cadere senza sosta da ormai quarantotto ore. Ci fu una folata di vento e Severus Piton rabbrividì, stringendosi nel mantello. Si voltò e vide che il figlio era rimasto indietro.

Alistair, muoviti.” Lo incitò con un cenno del capo, aumentando il passo.

So arrivarci anche io. Tu va' avanti, non mi perderò.” Ribatté.

Inspirò profondamente e si morse la lingua per evitare di dire qualcosa che avrebbe sicuramente peggiorato la situazione. Erano passati due giorni da quando avevano litigato per la Granger ed erano sempre sull'orlo di scoppiare.

Almeno per oggi potresti evitare di fare l'adolescente rabbioso?” Gli chiese irritato.

E tu, almeno per oggi, potresti lasciarmi vivere la mia vita?” Fece una smorfia, dando un calcio ad un mucchietto di neve.

Severus contò fino a dieci e riprese a camminare.

Sì, bravo vattene.” Sibilò Alistair. “L'unica cosa che sai fare è dare ordini e scappare.”

Fece schioccare la lingua e, fermo in mezzo alla strada, iniziò a guardarsi attorno come faceva quando era piccolo: era circondato da grandi case con enormi giardini e recinzioni elaborate ricoperte da addobbi natalizi. Quando aveva cinque anni rimaneva incantato alla loro vista. Stringeva la mano al suo papà e gli chiedeva se un giorno anche loro avrebbero abitato in una casa così. Sorrideva, gli scompigliava i capelli, lo prendeva in braccio e gli diceva che da grande avrebbe vissuto dove voleva, che avrebbe ottenuto qualsiasi cosa desiderasse; doveva semplicemente dare sempre il massimo e non permettere mai a nessuno di dirgli chi fosse e cosa dovesse fare. Ed ora era il primo a dirgli cosa doveva fare, chi doveva frequentare e chi doveva essere.

Sbuffò sonoramente, diede un calcio ad un altro mucchietto di neve e mise le mani in tasca, poi si affrettò. Improvvisamente Severus si fermò e sul suo volto comparve un sorriso.

Che c'è?” Gli domandò Alistair, guardandolo diffidente.

Niente.” Rispose riprendendo a camminare. “Solo un ricordo.”

Quale?”

Avevi quindici anni, stavamo venendo qui e ad un certo punto ti sei impuntato che non volevi più camminare. Ti sei fermato proprio qui...” Indicò una grande quercia poco distante. “...hai incrociato le braccia al petto e mi hai messo il muso. Proprio in quell'istante ti è caduta addosso della neve.” Sorrise. “Ti sei messo ad urlare e mi hai raggiunto correndo.”

Non è stato divertente.” Borbottò, sentendo freddo solo al ricordo. “Mi si era infilata tutta la neve nel coppino.”

Io te l'avevo detto di non fermarti lì.” Si strinse nelle spalle e corrugò la fronte: erano arrivati.

Davanti a loro si ergeva la grande e maestosa villa della famiglia Heartmann.

Casa...” Sussurrò il ragazzo sollevato, stringendo il ferro del cancello.

Questa non è casa tua.” L'uomo digrignò i denti, infastidito.

Beh, si dia il caso che qua ci sono cresciuto. Sai, quando tu non c'eri e la baby sitter non poteva tenermi ero qua.” Si fece pensieroso. “A ben pensarci, ho passato più tempo con Priscilla e Crono che con te.”

Dovevo lavorare.” Ringhiò, iniziando a perdere la pazienza.

Già. Dovevi lavorare.” Azzardò un ghigno sarcastico.

Sapeva di essere ingiusto con lui, ma non poteva farne a meno. Da quando gli aveva detto che non voleva che frequentasse Hermione coglieva ogni occasione per ferirlo. Aveva sempre accettato ciò che gli veniva imposto, ma questa volta non avrebbe ceduto per nulla al mondo.

Alistair, lo sai perfettamente.”

Si, va bene, va bene!” Sollevò le mani in segno di resa.

I due restarono in silenzio ad osservare la villa che si ergeva alla fine di un lungo viale alberato.

Allora, andiamo?” Propose il ragazzo.

Prima dobbiamo parlare.” L'uomo si rabbuiò.

E di cosa?” Inarcò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata.

Lucius è un Mangiamorte, Crono un simpatizzante per il Signore Oscuro e Priscilla è la sorella...”

Di Evan Rosier, lo so.” Concluse annoiato Alistair.

E' di fondamentale importanza che tu capisca la situazione.” Sistemò meglio il mantello.

Il Signore Oscuro è tornato, Lucius è al suo servizio, gli Heartmann lo sostengono e tutti credono che tu sia un Mangiamorte che spia Silente, quando in realtà sei tu che fai la spia per lui.” Spiegò gesticolando. “Non devo lasciarmi sfuggire una parola sull'Ordine. Lo so.” Concluse esasperato.

Soprattutto, non devono sapere che sei a conoscenza dell'Ordine.” Puntualizzò.

Ho capito.” Roteò gli occhi al cielo.

Severus passò una mano sul viso, poi lo guardò.

Alistair, lo sto dicendo per te.”

Perchè, cosa potrebbero farmi?” Corrugò la fronte.

Lascia perdere.” Scosse il capo e fece un cenno. “Fa' solo come dico. Intesi?”

Alistair non rispose e si voltò.

Intesi?” Chiese nuovamente l'uomo, senza ottenere risposta. “Questa è una cosa seria.”

Sì, ho capito!” Sbottò, portandosi le mani alle tempie. “L'ho capito, per la miseria. Vuoi lasciarmi un po' in pace?”

L'uomo fece per dire qualcosa, ma rinunciò. Estrasse la bacchetta, picchiettò contro il cancello e questo si aprì. Subito il ragazzo lo varcò ed iniziò ad incamminarsi verso l'edificio.

Che stai facendo?” Gli domandò.

Secondo te? Faccio una passeggiata.” Rispose secco, incamminandosi.

Torna immediatamente qui.” Ordinò, iniziando a perdere seriamente la pazienza. “Non puoi farti tutta quella strada a piedi, la carrozza sta arrivando.”

Prendila tu la carrozza. Con te non ci salgo.” Urlò voltandosi verso di lui, rabbioso, con le braccia spalancate, senza mai smettere di camminare.

ALISTAIR!” Lo richiamò.

Alistair gli diede le spalle, infilò le mani in tasca e si allontanò, senza dargli ascolto.

Inspirò profondamente, le narici dilatate, poi ripose la bacchetta nel mantello ed incrociò le braccia al petto in attesa della carrozza che arrivò dopo qualche istante.

Salve signor Piton.” Lo salutò il cocchiere.

Grugnì, aprì la portiera e salì, mettendosi comodo. Si appoggiò allo schienale, chiuse gli occhi e si godette il tepore che regnava mentre gli unicorni iniziavano a muovere il convoglio. Non era mai stato famoso per essere un uomo paziente: la sua pazienza era ormai esaurita.

Suo figlio?” L'uomo lo riportò alla realtà.

Ha deciso di andare a piedi.” Rispose gelidamente.

Ma...”

Sono affari suoi.” Lo interruppe bruscamente: non aveva bisogno di uno sconosciuto che gli dicesse cosa fare. “Muoviamoci.”

Si strinse nel mantello e chiuse gli occhi per riaprirli subito e guardare fuori dal finestrino. Alistair camminava arrancando sul bordo della strada, affondando nella neve, le mani sotto le ascelle, i denti che battevano per il freddo.

Fermo.” Ordinò e senza aspettare che si fermasse, aprì la portiera.

Il ragazzo continuò imperterrito per la sua strada, come se non si fosse accorto che una carrozza trainata da due unicorni si era fermata accanto a lui.

Sali.” Gli disse. “Alistair, sali.”

No.”

Sali immediatamente.” Ripetè l'uomo chiudendo gli occhi.

Ho detto di no.”

Non è una domanda, è un ordine.” Puntualizzò.

Il mio è un rifiuto, e allora?” Gli lanciò un'occhiata di sfida.

Severus inspirò profondamente, scese con un balzo e gli si affiancò.

Non mi importa, non puoi fartela a piedi.”

Sì che posso, invece. E te lo dimostro anche.” Aumentò il passo.

Fra tutte le qualità che aveva, dovevi proprio ereditare la testardaggine di tua madre?” Sibilò più a se stesso che al figlio, scuotendo il capo. “Senti, sali immediatamente.” Aggiunse a voce più alta.

H-O-D-E-T-T-O-D-I-N-O.” Scandì ogni singola lettera, pieno di rabbia.

In pochi attimi gli si piazzò davanti, mise le sue mani sulle sue spalle e lo fece fermare.

Guardami negli occhi.”

Lasciami in pace.” Abbassò il viso per non guardarlo. Non voleva parlargli, voleva stargli il più lontano possibile: ogni volta che lo guardava anche solo di sfuggita tornava a pensare al discorso che gli aveva fatto su Hermione e sul fatto che non la potesse frequentare perchè nata babbana.

Si morse la lingua e strizzò gli occhi, quando suo padre lo obbligò a sollevare il viso facendo forza sotto il suo mento con due dita.

Apri gli occhi e guardami.” Disse, più calmo.

Lentamente, si arrese ed obbedì.

Non rimangerò quello che ho detto, né oggi né mai. Quella non è la ragazza giusta per te, dovresti starle il più lontano possibile, ma so benissimo che per quanto te lo ripeta, non posso certo impedirtelo, anche se mi piacerebbe.” Fece una pausa. “Vorrei ma non posso.” < E se lo facessi sarei un ipocrita, in più tua madre mi ucciderebbe > aggiunse tra sé e sé.

Continua.” Lo incitò titubante Alistair, un sopracciglio inarcato.

Non accetterò la tua relazione con lei, sappilo.”

Quando la smetterai di essere così cieco?” Ringhiò.

Quando so che non correrai più pericoli.” Ribatté, stringendo la presa sulla sua spalla.

E che pericoli correrei stando con lei, sentiamo!” Esclamò, allargando le braccia.

Sono cose di cui non posso parlare, non ora.” Maledì Silente e la promessa che gli aveva fatto quattordici anni prima. “Adesso sali su quella carrozza, non farmi arrabbiare ed obbedisci.”

Le labbra del giovane si incurvarono in un ghigno e si liberò dalla sua presa.

No.” Si strinse nelle spalle e si avviò nuovamente verso la grande villa.

Se non fosse stato suo figlio, lo avrebbe già ucciso. Come poteva essere così stupido? Avrebbe camminato nella neve per almeno un altro quarto d'ora prima di arrivare, si sarebbe bagnato e si sarebbe ammalato sicuramente.

Alistair!” Lo chiamò, cercando di non far trasparire la sua rabbia.

Il ragazzo sollevò un braccio, fece un cenno e continuò per la sua via.

Andiamo.” Ordinò furente al cocchiere.

Severus tornò sulla carrozza, si sedette e sentì gli unicorni muoversi. Quando passarono accanto ad Alistair non lo guardò nemmeno. Aveva preso la sua decisione da solo ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Siamo arrivati.”

Il pozionista scese, fece un cenno col capo all'uomo e cercò con lo sguardo il figlio, ancora a metà strada. Si voltò, salì in fretta gli scalini e si ritrovò davanti ad un portone.

Severus.” Lo salutò gentilmente Priscilla Heartmann con un sorriso, aprendo la porta prima che suonasse il campanello.

Priscilla.” Accennò un inchino all'alta donna dai capelli corti argentei e gli occhi come il ghiaccio.

Entra prima che lo faccia il freddo.” Si fece di lato e chiuse la porta non appena l'uomo febbe varcato la soglia.

E' un piacere vederti.” Le strinse la mano e la baciò sulle guance.

Hai le guance gelide.” Si allontanò, poi battè le mani e comparve un elfo domestico.

Ha chiamato, signora?” Domandò reverente, inchinandosi.

Prendi il mantello di Severus.” Rispose la donna guardandosi in uno specchio antico.

L'uomo si tolse il mantello e lo porse alla creatura che si allontanò silenziosa. Si avvicinò ad una finestra, scostò le tende e cercò suo figlio in mezzo alla neve: era ancora lontano.

Non dovrebbe esserci anche un certo giovanotto insieme a te?” Domandò Priscilla, sistemandosi i capelli.

Già, dovrebbe.” Ringhiò.

Qualcosa mi dice che avete discusso.” Inarcò un sopracciglio e picchiettò la punta dell'indice contro il mento.

E' uno stupido, ecco cos'è.” Scosse il capo e con uno scatto si allontanò dal vetro. “Quando si mette in testa una cosa nessuno riesce a togliergliela, nemmeno se è per il suo bene.”

Mi ricorda qualcuno.” Le sue labbra si incresparono in un sorriso.

Che cosa vuoi dire?” Si voltò di scatto verso la donna che lo guardava divertito. “Io non sono così.”

Oh, sì che lo sei.” Annuì. “Lo sei eccome: sei tra le persone più testarde che conosca.”

Fece per ribattere, ma si bloccò, sapendo che Priscilla aveva ragione.

La signora Heartmann gli si avvicinò e gli posò delicatamente una mano sul braccio.

Severus, ha diciassette anni. E' normale che discutiate.”

Non so cosa fare con lui, Priscilla.” Si rabbuiò. “Sono preoccupato.” Ammise sottovoce.

Cosa c'è da preoccuparsi?”

Si frequenta con una ragazza che non fa per lui.” Rispose dopo qualche attimo di esitazione. < Bugiardo > si disse. La Granger era l'ultima delle sue preoccupazioni, ma non poteva certo dire alla sorella di Evan Rosier che aveva paura che suo figlio fosse costretto a diventare un Mangiamorte.

Tutto qui?” Scoppiò a ridere, divertita.

Continuiamo a discutere per questo, non vuole capire che non deve vederla. Lo dico per il suo bene.”

Severus...” Iniziò con tono dolce. “...Alistair ha diciassette anni: vuole divertirsi. Lascia che lo faccia! Sai quante ragazze cambierà?”

Temo che questa sia una cosa seria.” Le sue labbra si assottigliarono.

Cosa te lo fa credere?” Si ravvivò i capelli.

Dice che è una cosa seria.” Senza volerlo digrignò i denti.

Ah, Severus, Severus!” Scosse il capo. “Sai quante volte Nathaniel ha detto che era una cosa seria?”

E' diverso.” Si ostinò il professore, iniziando a camminare avanti e indietro. “So per certo che Alistair ha avuto svariate, tante ragazze. Non ha mai, mai fatto sul serio.”

Perchè sei convinto che sia una cosa importante?” Domandò la donna.

L'ho visto nei suoi occhi.” Rispose sussurrando.

Ne sei sicuro?” Chiese improvvisamente seria.

Assolutamente.” Annuì.

La padrona di casa si passò una mano tra i capelli.

Accidenti.” Si morsicò il labbro inferiore. “Non si può fare nulla?”

Appena provo a farlo ragionare si chiude a riccio.” Sistemò le maniche del suo completo. “Non voglio che soffra.”

Magari è la ragazza giusta.”

L'uomo scosse il capo e strinse i pugni.

Per quanto noi genitori vorremmo impedirlo, è impossibile che i nostri figli non soffrano.” Lo guardò negli occhi. “Fa parte della vita: si nasce, si cresce, si combatte, si litiga, si soffre. Si diventa adulti.” Gli strinse dolcemente la mano. “Come genitori, possiamo semplicemente stargli accanto e dargli tutto il nostro appoggio. Fargli sapere che ci saremo sempre.”

Quindi dovrei guardarlo soffrire?” Domandò voltandosi. < Anche se ne sono la causa? > aggiunse tra sé e sé.

Purtroppo sì.” Gli diede una pacca sulla spalla. “Non possiamo farci niente.”

Severus fece per parlare, ma fu interrotto dal suono del campanello che rimbombò per l'atrio immenso.

Si sentì un forte rumore che indicò l'arrivo dell'elfo domestico e la porta si aprì.

Cia', Crab.” Alistair salutò, guardando il padre con un sorriso vittorioso.

Signorino Piton, signore, salve.” L'elfo si inchinò mentre il ragazzo gli dava delle piccole pacche sulla testa liscia e spelacchiata.

Da quando si saluta prima l'elfo domestico?” Lo ammonì Priscilla, le braccia incrociate al petto.

Priscilla.” Il sorriso del ragazzo si allargò: era la cosa più vicina ad una madre che avesse mai avuto.

Dai, vieni qui, giovanotto!” Scosse la testa divertita ed allargò le braccia, emozionata.

Non se lo fece ripetere due volte. In pochi attimi percorse la distanza che li separava e l'abbracciò, sentendo la donna accarezzanrgli dolcemente la schiena.

Fatti vedere un po'.” Posò le mani sulle sue spalle e lo fece allontanare. “Aspetta che metto gli occhiali.”

Dai, non c'è bisogno degli occhiali.” Scoppiò a ridere come un bambino piccolo.

Alistair, per quanto tu possa lusingarmi, sappi che non sfuggirai alla mia ispezione.” Prese gli occhiali che teneva al collo grazie ad una catenina e li indossò. “Sì...” Mise due dita sotto il mento del ragazzo e gli fece voltare il viso prima da una parte, poi dall'altra. “Devi fare più attenzione quando ti radi, hai dimenticato un pezzo qui...” Glielo indicò. “...e qui.”

Ero di fretta.” Si giustificò.

Se ti fossi svegliato prima non avresti dovuto fare tutto di corsa.” Gli ricordò Severus assistendo alla scena. Spesso si era chiesto se avesse dovuto trovare un'altra donna, dare la possibilità a suo figlio di avere una < mamma >, ma per quante donne avesse incontrato, con quante si fosse frequentato e soddisfatto i suoi bisogni carnali, nessuna era mai stata all'altezza di Lily. Nessuna era Lily. Alla fine si era arreso e avevo smesso di fingere di cercare qualcuna che la potesse sostituire: non avrebbe mai smesso di amarla. Non voleva smettere.

Alistair fece per ribattere, ma Priscilla lo precedette.

Ti devi tagliare i capelli, ragazzo mio.” Afferrò una ciocca, bloccando sul nascere la discussione che sicuramente sarebbe nata tra i due Piton. “Sono troppo lunghi.

Ma a me piacciono.” Roteò gli occhi al cielo: ogni anno era la stessa storia.

Non mi importa.” Estrasse la bacchetta dalla tasca interna del magnifico e pregiato vestito rosso che indossava.

Non li voglio tagliare!” Si lamentò, cercando di allontanarsi, ma la presa della donna era ben salda.

Non fare il bambino e stai fermo.” Ordinò arricciando il naso.

Alistair le lanciò un'occhiataccia ed incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio.

Dai che sarai più bello.” Scherzò. “E poi nessuna ragazza ti resisterà.”

Non mi importa piacere alle ragazze.” Borbottò.

Male, dovrebbe essere l'unica cosa che dovrebbe interessarti alla tua età.” Si voltò verso Piton Senior e gli fece l'occhiolino. “Ora stai fermo, mi raccomando.”

No, dai, non voglio tagliarli: mi piacciono così!” Protestò.

Alistair Piton, non obbligarmi ad usare le maniere forti.” Lo minacciò divertita.

Devi proprio?” Chiese quasi sull'orlo delle lacrime.

Sì, sono troppo lunghi per un giovanotto come te. Ti arrivano addirittura alle scapole!” Esclamò.

Ma sono belli.” Biascicò.

Lascia fare a me.”

E va bene. Ma non corti corti, ok?” Si assicurò.

Era ora che ti arrendessi.” Annuì.

Priscilla lo obbligò a voltarsi, arricciò il naso, diede un colpo di bacchetta e i capelli di Alistair iniziarono a cadere. Il ragazzo strizzò gli occhi, salutando ogni singolo capello, terrorizzato da quello che la donna gli stava facendo.

Ecco, ora va molto meglio!” Esclamò soddisfatta.

Puoi pure aprire gli occhi.” Aggiunse Severus. “Hai fatto un ottimo lavoro, Priscilla.”

Grazie, Severus.” Lo ringraziò con un sorriso. “Guardati allo specchio.” Ordinò invece al giovane Piton.

Alistair sbuffò, aprì gli occhi e, dopo quella che parve un'eternità, trovò il coraggio di specchiarsi, rimanendo sbalordito. Priscilla aveva davvero fatto un ottimo lavoro: i capelli arrivavano tre dita sopra le spalle, ordinati e sfoltiti.

Wow.” Disse semplicemente, ammirandosi.

E tu che eri scettico.” Fece schioccare la lingua, poi batté le mani e subito si materializzò l'elfo. “Crab, pulisci.”

Sì, padrona.” Si piegò ed iniziò a pulire.

E prendi anche il mantello di Alistair.” Aggiunse, avvicinandosi al ragazzo.

Me ne ero scordato.” Scosse il capo e se lo tolse velocemente. “Dove lo metto?”

Dallo a Crab.” Osservò attentamente il giovane.

A cosa stai pensando?” Le domandò, piegando di lato la testa.

Per tutta risposta, la donna iniziò a toccargli le braccia. Con un balzo si allontanò.

Priscilla?”

I tre si voltarono verso la nuova voce.

Crono.” Il voltò di Alistair si illuminò alla vista del padre del suo migliore amico. Indossava un elegante completo color verde scuro e guardava allibito la moglie.

Stavo semplicemente constatando che i vestiti di questo mascalzone sono bagnati fradici.” Si voltò verso l'uomo ed afferrò la mano che gli tendeva mentre veniva baciata su una guancia.

Non l'avrei mai detto.” Ringhiò Severus.

Non. Sono. Bagnati.” Sibilò Alistair, lanciando un'occhiataccia al padre.

Sono bagnati e sporchi.” S'intromise la donna. “Niente storie, togliti le scarpe.” Ordinò, facendo apparire delle pantofole. “Indossa queste, poi vai a farti una doccia calda: non voglio che ti ammali.”

Ma...”

Niente ma. Obbedisci.” Lo interruppe prontamente.

Non ho alternative, vero?” Si privò delle scarpe ed indossò le ciabatte.

Assolutamente.” Sorrise dolcemente. “Dai, prima di salire abbracciami ancora una volta.” Lo incitò gesticolando.

Ed io non vengo salutato?” Crono inarcò un sopracciglio, fingendosi offeso.

Certo.” Si avvicinò all'uomo, tendendo rispettosamente la mano.

Ciao, Alistair.” Gli afferrò la mano e la strinse con forza, scosse il capo e lo attirò a sé per abbracciarlo velocemente, liberandolo subito.

Sveglia anche quel mascalzone di mio figlio e digli di far sparire la puzza di alcool dalla sua stanza.” Gli sussurrò la donna, approfittando del fatto che il marito e Severus si stavano salutando.

Cosa?” Spalancò gli occhi, incredulo.

Non sono nata ieri.” Sorrise, fingendo di parlare del più del meno. “Non dirgli che te l'ho detto io. Dovrà sembrare una tua idea, capito?”

Signorsì, signora.” Si liberò dall'abbraccio.

Bene, fila a fare una doccia!” Gli diede una pacca sulla spalla.

Ci vediamo dopo.” Annuì vigorosamente, avviandosi verso la grande ed elegante scala in marmo.

Mi sembrava di aver sentito una voce familiare.”

Alistair alzò di scatto il capo e, appoggiata alla balaustra del pianerottolo del secondo piano, vide il bellissimo viso di Selene Antares Heartmann. I capelli castani con riflessi biondi le incorniciavano il volto, gli occhi color miele lo guardavano attentamente e le sue labbra erano incurvate in un sorriso.

Selene Antares Heartmann.” Si fermò sull'ultimo gradino, appoggiandosi al corrimano.

Alistair Piton.” Gli mise una mano sulla spalla e lo baciò dolcemente sulla guancia. “Ti sei tagliato i capelli, vedo.” Aggiunse, incrociando le braccia al petto.

Non è che me li sono tagliati.” Si grattò la nuca. “Tua madre mi ha costretto.”

Ti stanno bene.” Gli fece l'occhiolino.

Grazie mille.” Le lanciò una rapida occhiata: il vestito color terra aderiva al suo corpo in modo perfetto, la scollatura a v evidenziava le sue forme e la gonna le fasciava le cosce. “Anche tu stai...” Fece una pausa. “Beh, dire che stai bene è dir poco.”

Sei sempre troppo gentile, Al.” Si lasciò sfuggire una risata, coprendosi la bocca con una mano.

Allora, che cosa mi racconti, Lene?” Le chiese gentilmente.

Niente di speciale.” Si strinse nelle spalle, ravvivandosi i capelli.

Sempre alla ricerca di un marito?” Inarcò un sopracciglio.

Cos'altro vuoi che faccia?”

Lavorare?” Azzardò.

Ma stai scherzando?” Domandò scandalizzata. “Io che lavoro? Rovinerei le mie bellissime manine! Guarda che manicure perfetta.” Gli mostro le unghie, dipinte di rosso fuoco.

Molto belle, ma non fanno per me.” Mostrò le sue, mangiucchiate. “E poi non mi dona il rosso, lo sai.”

Dovresti smetterla di mangiarti le unghie.” Lo ammonì, ricordandogli Priscilla: tale madre, tale figlia.

E' più forte di me, mi spiace.” Si difese.

Ti farai male, lo sai.”

Esagerata.” Minimizzò le parole della ragazza con un gesto della mano.

Sono seria.” Lo guardò negli occhi.

E hai trovato qualche pretendente?” Sorrise a trentadue denti, cambiando discorso.

Diciamo che non è nulla di definitivo.”

Ma c'è qualcuno.”

Diciamo.” Annuì. “Ma questo non mi impedisce di...” Scese lo scalino, trovandosi al suo stesso livello, e gli posò entrambe le mani sulle spalle, fissando le sue labbra.

Lene, che stai facendo?” Sbattè le palpebre, incredulo.

Questo.” Sussurrò.

Prima che se ne rendesse conto e potesse impedirlo, Selene lo baciò. Passò una mano tra i suoi capelli, ad occhi chiusi, assaporando le labbra del migliore amico di suo fratello.

Alistair spalancò gli occhi, scioccato. L'afferrò per i fianchi e cercò di respingerla dolcemente.

Sel...” Iniziò, ma non appena aprì la bocca la ragazza ne approfittò.

Lo strinse a sé, giocando con la sua lingua, facendo aderire i loro corpi, scendendo con una mano sul petto, verso i suoi pantaloni.

Ripresosi dallo shock, le bloccò la mano, allontanandola da sé.

Non ti piace?” Sussurrò sensualmente, guardandolo negli occhi. “A Pasqua non ti sei certo lamentato. Anzi, direi che ti è piaciuto abbastanza.”

A Pasqua, appunto.” Si liberò dal suo abbracciò e si allontanò infastidito.

E cos'è cambiato da allora?” Sistemò le maniche del proprio vestito. “Non ti sei mai lamentato dei baci o delle nostre altre attività.”

Quello era l'anno scorso.” Protestò, lanciandole un'occhiataccia.

Non era l'anno scorso, erano solo 8 mesi fa.” Gli ricordò.

Sto uscendo con una ragazza, va bene?” Sbottò, passando una mano sul viso.

Tu?” Corrugò la fronte, scettica. “Che esci con una ragazza?”

Sì.”

Alistair Piton, tu non puoi uscire con una ragazza!” Esclamò scandalizzata. “Tu sei quello che insieme a mio fratello esce con più ragazze possibili. Non sei uno che si fidanza o cose del genere.”

Sono cambiato.” Alistair mise le mani in tasca.

Vuoi dire che l'era delle cose a tre è finita?” Domandò Selene dispiaciuta.

Esatto.” Rispose semplicemente, facendo spallucce.

Niente più Mary, tu ed io?”

Chiuse gli occhi e gli tornò in mente una sera delle vacanze di Pasqua quando, tornato nella camera gli Heartmann gli riservavano durante i suoi soggiorni, aveva trovato sdraiate sul suo letto Selene e la sua amica Mary, mezze ubriache. Ci aveva messo qualche secondo a capire se fosse un'illusione o la realtà: Selene era sempre stata un suo sogno, come lo era trovare due bellissime ragazze nella sua stanza. < La chiudi o no, quella porta? > aveva chiesto la padrona di casa, facendogli un cenno col capo: non se lo fece ripetere. Chiuse a chiave, si avvicinò alle due e ben presto si ritrovò con le loro mani che percorrevano il suo corpo, sentendo le loro bocche baciare ogni centimetro di pelle priva di vestiti.

No.” Scosse il capo, per scacciare i ricordi di quella notte di fuoco. “Niente più Mary, tu ed io.”

Neanche una scappatella?” Propose, facendo gli occhioni dolci.

Ma mica avevi un pretendente?” Le ricordò, facendo un altro passo indietro.

Non abbiamo l'esclusiva.” Si strinse nelle spalle.

Non fa niente, io sono fuori mercato.” Mostrò i palmi delle mani. “Mi spiace.”

Alistair Piton, sei davvero cotto.” Sussurrò la ragazza.

Ho intenzione serie.” Disse semplicemente il giovane Piton.

Beh, è una ragazza fortunata.” Passò la lingua sulla labbra. “Molto.”

Il fortunato sono io.” La corresse, con un sorriso sognante, ricordando il volto di Hermione.

Ti preferivo in versione puttaniere.” La voce di Selene lo riportò alla realtà.

Cosa?”

Eri più trasgressivo.” Sorrise maliziosa. “Sappi che sono sempre qui.” Gli fece l'occhiolino.

Selene, non cambierai mai, vero?” Sbuffò.

Assolutamente no.” Rispose orgogliosa, sistemando il vestito, mostrando la scollatura.

Alistair fece per dire qualcosa, ma un forte starnuto glielo impedì.

Cavolo.” Strofinò il dorso della mano contro il naso.

Ti sei preso il raffreddore?”

Ho fatto tutto il viale a piedi e sono bagnato fradicio.” Starnutì di nuovo.

Forse è meglio che ti vada a cambiare.” Gli consigliò la ragazza, allontanandosi: l'ultima cosa che voleva era ammalarsi. Per Capodanno aveva comprato un fantastico completino intimo che doveva assolutamente sfoggiare con Jean Luc Roullier, ricco rampollo di una delle famiglie più antiche di Francia.

Era quello che volevo fare prima che tu mi placcassi.”

Adesso sarebbe colpa mia?” Roteò gli occhi al cielo.

Non ribatto solo perchè i miei piedi si stanno congelando.” Borbottò.

Bravo, bravo, scappa.” Gli fece l'occhiolino. “Dai, vai.” Gli diede le spalle e scese i primi gradini. “Ah, Alistair.” Lo chiamò.

Dimmi.” Si fermò, il piede su un gradino, pronto ad avviarsi verso la soffitta in cui si trovava la camera di Eric.

Se avessi bisogno di qualcuno che ti tiri su...” Fece un gesto allusivo, continuando a percorrere le scale.

Non ce ne sarà bisogno.” Scosse il capo divertito.

Immaginavo l'avresti detto. Ci si vede a pranzo.” Lo salutò, sparendo alla sua vista.

Sorrise incredulo e si incamminò, stentando a credere di aver davvero rifiutato Selene Antares Heartmann, la sorella del suo migliore amico, ragazza per cui aveva una cotta da quando aveva dieci anni, protagonista dei suoi sogni erotici più osceni.

Alistair, sei proprio cotto, eh.” Si disse, realizzando completamente solo in quel momento quanto fossero veritiere quelle parole.

Se un anno prima gli avessero detto che non avrebbe avuto nessuna reazione ad un bacio del genere, sarebbe scoppiato a ridere. Era davvero cambiato, ancora non riusciva a credere che pensasse solo a Hermione, desiderasse solo lei, volesse baciare lei soltanto. La cosa che più lo lasciava stupito, era il fatto che non sentisse il bisogno di sfogarsi con nessuna, cosa impensabile per lui fino pochi mesi prima: se non si intratteneva con almeno una ragazza a settimana stava male. Erano passati quattro mesi dall'ultima volta che aveva fatto sesso e non ne sentiva il bisogno, nemmeno gli era passato per la testa di farlo con qualcuna che non fosse la Grifondoro. Ovviamente aveva fatto certi pensieri su loro due, aveva diciassette anni e provava una forte attrazione per lei, ma per la prima volta, oltre che ad essere semplicemente fisica, era anche e, soprattutto, mentale.

Giunse all'ultimo pianerottolo che si allargava in uno più grande e subito si diresse alla porta sulla sua sinistra. La varcò ed iniziò a salire la scala in legno che portava alla mansarda.

Eric?” Chiamò, entrando nella stanza, strizzando gli occhi per cercare di scorgere l'amico nel buio.

Chiuse silenziosamente la porta, facendo sprofondare la camera nell'oscurità.

Lumos.” Borbottò dopo aver estratto la bacchetta.

Subito dall'estremità si sprigionò un fascio di luce. Era una stanza enorme il cui soffitto seguiva la conformazione del tetto nel quale erano stati ricavati due abbaini e al centro era presente una grossa trave di legno a cui era appeso un elegante lampadario. Il pavimento era ricoperto da parquet in legno scuro e le pareti da pannelli in quercia. Appena entrati, sulla sinistra, si trovava una porta che conduceva al gigantesco e lussuoso bagno personale. Sul fondo della stanza erano presenti un divano ed una poltrona in pelle nera, una grossa scrivania in legno di mogano ed una libreria dove Eric nascondeva le riviste porno, proprio dietro a grandi classici magici risalenti al Medioevo. Poco distante si trovava un grosso armadio che, non appena si aprivano le ante, si rivelava essere un'altra stanza ricavata magicamente. La parte sinistra della camera era stata adibita a palestra per potersi sempre allenare in ogni momento mentre quella destra era quasi interamente occupata dal colossale letto ricoperto da stoffa verde scuro. Le pareti erano tappezzate da poster delle Sorelle Stravagarie, di diverse ragazze in pose sensuali, i simboli di Serpeverde e una gigantografia, proprio sopra il letto, di Evan Rosier.

Abbassò la bacchetta e, abbandonate ai piedi del letto, vide svariate bottiglie di Vodka Magica, coperte in parte da vestiti.

Eric.” Disse semplicemente, tenendo bassa la luce.

Non ottenne risposta, così si avvicinò e, da sotto il pesante piumone nero, vide sbucare la testa bionda di Eric.

Ehi, Eric.” Lo chiamò di nuovo, invano.

Sbuffò, disse < Nox > nella propria testa e la luce si estinse, poi si voltò e, con un rapido movimento sollevò le tapparelle, permettendo ai raggi del sole di illuminare la stanza, ma neanche questo bastò a svegliare il suo migliore amico.

A mali estremi...” Sussurrò, infilando la bacchetta nella tasca interna della giacca.

SVEGLIA!” Urlò, scostando le coperte, scoprendolo. “Oh merda.” Spalancò gli occhi incredulo e fece un salto all'indietro.

Eric era completamente nudo, prono, un braccio abbandonato sul corpo di una ragazza, anch'ella nuda, dai lunghi capelli castani, le cui gambe erano intrecciate a quelle del ragazzo.

Ma che cavolo...?” Borbottò il biondo, sollevando leggermente il capo. “E tu chi diavolo sei?” Aggiunse, notando la sua compagna di “dormita”.

Eric!” Sibilò Alistair avicinandoglisi.

Girò il viso in direzione del moro, aprì un occhio e dopo qualche istante sembrò aver capito chi avesse di fronte.

Ciao Al.” Sorrise in modo ebete. “Vuoi unirti a noi?”

Chi cavolo è questa?”

Chi?” Sbadigliò rumorosamente.

Mia nonna!” Roteò gli occhi al cielo, esasperato. “La tizia che è nel tuo letto, chi sennò?”

Ah.” Si puntò coi gomiti e con uno scossone la svegliò.

La castana si svegliò all'improvviso, guardò assonnata Eric e sorrise soddisfatta.

Ciao stupendo.”

Chi sei?” Chiese senza troppi giri di parole.

Che simpatico.” Le si raggomitolò contro.

No, tesoro, hai capito male.” L'allontanò bruscamente, con una risata. “Sono serio. Chi diavolo sei?”

La ragazza fu improvvisamente sveglia.

Ma...” Lo guardò confusa. “Ieri sera...”

Ieri sera ero ubriaco fradicio.” La interruppe. “Ricordo solo che ti sei inginocchiata, siamo venuti qui e ci abbiamo dato dentro per tutta la notte.”

Ma...”

Non rompere, alza quel tuo culo sodo e vestiti.” Le ordinò, sedendosi sul bordo del letto. “Ti vuoi muovere?” La incitò dopo pochi attimi.

Eric, non fare il bastardo.” Intervenne Alistair, infastidito dal comportamento dell'amico.

E...e...t-tu chi s-sei?” La castana spalancò gli occhi e cercò di coprirsi con le mani, arrossendo violentemente, accorgendosi solo in quel momento della presenza del moro.

Piccola, non fare la santarellina che non lo sei proprio, eh.” Il biondo fece schioccare la lingua e si alzò, stiracchiandosi emettendo dei gemiti.

Non potresti smetterla di fare il deficiente?” Alistair incrociò le braccia al petto, irritato.

Sto dicendo solo la verità!” Si piegò, afferrò i vestiti della ragazza e glieli lanciò. “Non hai idea di quello che mi ha fatto.”

Scusalo, ragiona solo con il suo organo riproduttivo.” Le disse.

M-ma t-tu c-chi s-sei?” Lo guardò preoccupata, sull'orlo delle lacrime.

No, tranquilla, non è successo niente tra noi.” La rassicurò.

Ma tra me e te si.” Le ricordò il biondo, girandosi verso di lei, passando una mano sugli addominali.

Il moro portò una mano alla fronte e scosse il capo disperato, non sapendo se piangere o ridere: Eric non sarebbe mai cambiato.

Ma che ore sono?” Lanciò un'occhiata all'orologio sul suo comodino. “Per i perizomi di Morgana! E' già l'una!” Si grattò la fronte pensieroso, poi si voltò. “Aspetta un secondo.”

Cosa, Eric, cosa?” Sbuffò sonoramente.

Se tu sei qui...vuol dire che anche tuo padre....e che i Malfoy....e i miei...” Iniziò, gesticolando.

Esattamente, ce ne hai messo di tempo.” Roteò gli occhi al cielo.

O merda.” Guardò la ragazza. “Tu.”

C-cosa?” Chiese facendosi piccola piccola, chiudendo la camicetta che aveva indossato mentre i due ragazzi parlavano.

Uno: chi sei. Due: la tua discendenza. Tre: muoviti.” Le puntò un dito contro.

Non...non ricordi davvero niente?” Strinse gli occhi, alzandosi dal letto.

Prontamente Alistair si girò, per non guardare le sue nudità.

Ovvio che no, sennò non te lo chiederei.” Le fece notare lanciandole le sue scarpe.

Che razza di...” Le sue narici si dilatarono. “...idiota, deficiente e con un pene al posto del cervello!” Concluse, finendo di vestirsi.

Baby, se vuoi un cavaliere dall'armatura splendente che venga a salvarti in sella ad un unicorno non puoi aspettarti di trovarlo in un ragazzo ubriaco che ti propone di spassartela.” Alzò un sopracciglio, ironico.

Non cerco certo il cavaliere dall'armatura splendente come dici tu. Non dico tanto, ricordarti almeno come mi chiamo!” Esclamò.

Per quanto possa concordare con te...” S'intromise Alistair, mettendosi in mezzo ai due. “...è meglio che tu vada. E tu che ti vesta.” Indicò l'amico

Già, è meglio che te ne vada.” Gli fece eco Eric.

Sei uno schifo, te l'hanno mai detto?” Disse lei con disprezzo, indossando le scarpe.

Non potevi farmi un complimento migliore.” Sghignazzò.

Eric, piantala.” Intervenne il moro.

Spero di non rivederti mai più.” Sibilò rabbiosa avviandosi verso la porta.

Ehy, no aspetta!” La bloccò spalancando gli occhi, afferrandola per un polso.

Che cosa vuoi?”

Le sorrise e piegò la testa di lato.

Crab.” Chiamò, senza mai smettere di guardarla mentre con un sonoro pop appariva l'elfo domestico.

Ha chiamato, padroncino Eric?” Si inchinò, andando a sfiorare il parquet con la punta del lungo naso.

Sì. Accompagna la signorina fuori casa.” Ordinò.

La signorina è stata ospite del padroncino?” Le si avvicinò e l'afferrò per la camicetta.

Esatto. Come al solito non devi farti vedere da nessuno.” La guidò verso l'entrata della stanza. “E appena puoi sistema anche questo porcile.” Aggiunse

Sarà fatto.” S'inchinò ancora ed iniziò a scendere le scale, trascinandola.

Ciao ciao.” La salutò con la mano e sbattè la porta. “Che c'è?”

Idiota.” Sibilò rabbioso Alistair, afferrando le bottiglie e buttandole sul piumone, rovesciandoci sopra le poche gocce rimaste all'interno di esse.

Spalancò gli occhi, corse al letto e lo liberò in fretta e furia, controllando che non ci fossero macchie sulle lenzuola.

Che cavolo hai in testa?” Gli domandò offeso, guardandolo di sbieco.

Una cosa che tu non hai: materia grigia.” Scosse il capo, disperato. “E mettiti almeno un paio di mutande, sono stufo di vedere il tuo piccolo amico svolazzare.”

Il grande E.! Non insultarlo!” Gli puntò un dito contro.

A dire il vero mi sembra un po' piccolino.” Sorrise perfidamente aprendo l'anta dell'armadio.

No, grande E., non ascoltare Alistair.” Lo sentì borbottare. “Alistair è brutto e cattivo. Ed invidioso perchè lui ha un piccolo A. Tranquillo, su.”

E' inutile, tanto rimane piccolo.” Lo prese in giro, osservando la sua immagine riflessa in uno dei grandi specchi: Priscilla aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

No, Grande E., è cattivo, non lo ascoltare. Tu sei bravo, bello, forte, prestante e duraturo.”

Il giovane Piton si passò una mano tra i capelli, poi strinse gli occhi e starnutì.

Accidenti.” Sussurrò, strofinando il naso con il dorso della mano.

Tutto a posto?” Domandò il biondo infilando la testa nella stanza magica.

No.” Rispose con il naso tappato, notando con sollievo che l'amico aveva indossato dei pantaloni della tuta.

Raffreddore?”

Spero di noo. Se ho il raffreddore mio papà mi uccide.”

Perchè?” Gli si avvicinò. “Ma sei bagnato!” Esclamò, notando i suoi pantaloni. “Che hai combinato?”

Sono venuto a piedi.” Si strinse nelle spalle.

Ora chi è quello che ha materia grigia?” Fece schioccare la lingua, prendendo un elegante completo.

Sempre io, mi spiace per te.” Si passò nuovamente una mano tra i capelli, osservandosi ancora una volta. “Non mi sono mai bruciato i neuroni con erba allucinogena e affini.”

L'ho fatto solo un paio di volte.” Si giustificò il biondo stringendosi nelle spalle.

Te li sei bruciati lo stesso.”

Si vabbè. Piuttosto fatti una doccia e mettiti questo.” Gli lanciò i vestiti, che finirono sul suo viso, coprendolo.

Il completo di George Weaponhands?” Spalancò gli occhi, incredulo. “Stai scherzando?”

No. Mettitelo.” Disse semplicemente, continuando a cercare qualcosa che lo soddisfacesse.

Ma...”

Niente ma, Al.” Lo interruppe, sparendo all'interno di un armadio.

Sei sicuro?” Domandò sottovoce, abbassando lo sguardo su giacca e pantaloni in seta color cenere, accompagnati da una pregiata camicia bianca.

Assolutamente, a me fa schifo.”

Grazie.” Sussurrò, sorridendogli per ringraziarlo.

Che vuoi che sia?” Fece un gesto con la mano per sminuire le sue parole. “Ed ora vai a farti una doccia.”

Alistair annuì ed uscì dalla stanza magica, dirigendosi nell'enorme bagno in cui dominava il verde acqua. Appoggiò delicatamente il completo su uno dei vari banconi e rimase ad osservarlo ancora qualche istante, stupendosi del fatto che Eric non lo amasse, ma si ricordò che per lui era un vestito come tanti che marciva nel suo armadio dopo essere stato indossato una volta.

Si guardò attorno e per l'ennesima volta si rese conto di quanto le loro vite fossero diverse. Eric era cresciuto in un maniero, servito e riverito, ed aveva sempre ottenuto ciò che desiderava, a prescindere da quanto costasse. Voleva un giocattolo? Sua madre lo faceva comprare e recapitare. Voleva l'ultimo manico di scopa uscito? Suo padre gliene ordinava almeno due. Aveva sempre ottenuto il meglio che i soldi potessero comprare. Essendo il più piccolo era sempre stato accontentato, viziato e coccolato da tutti.

Sbuffò provando un leggero senso di invidia per l'amico e passò una mano tra i capelli, scompigliandoli. Sfilò la giacca e la lasciò cadere sul pavimento dopo aver estratto la bacchetta dalla tasca interna ed averla posata sul marmo bianco del mobile, quindi allentò la cravatta e la mise accanto al lavello. Sbottonò la camicia e la lanciò dietro di sé. Sfilò pantaloni e calze, abbandonandoli a terra. Strinse i bordi dell'elegante mobile in mogano dove era incassonato il lavandino, abbassò il capo e chiuse gli occhi: non riusciva a non invidiare Eric. Al contrario, lui era cresciuto a Spinner's End in una casa con un salotto minuscolo, una cucina, un bagno, la camera di suo padre ed una minuscola soffitta che era diventata la sua stanza. La adorava, ma crescendo si era spesso chiesto perchè vivessero in una via abitata esclusivamente da Babbani, lontani dal mondo magico, ma non aveva mai ottenuto una risposta da suo padre e non era riuscito a darsene una.

Fece una smorfia, irritato, ed andò ad aprire il rubinetto dell'acqua calda.

Suo padre. Il suo professore di pozioni. Un Mangiamorte. La spia di Silente. Non gli aveva mai detto nulla e continuava a mantenere il suo silenzio. Non sapeva niente di sua madre, della sua famiglia, delle sue origini e del suo passato: era una cosa che lo innervosiva. Voleva sapere, era un suo diritto, ma sembrava che non concordasse. Era un uomo taciturno che non mostrava mai le sue emozioni e suoi sentimenti, ma sperava sempre che si aprisse, almeno con lui: era suo figlio, se non lo faceva con lui con chi avrebbe dovuto farlo? Non gli aveva mai fatto mancare nulla, sapeva benissimo che era la persona più importante nella sua vita, ma gli sarebbe piaciuto avere qualche dimostrazione d'affetto in più. Gli aveva dato tutte le attenzioni che poteva dargli, ma sentiva che mancava qualcosa, ad entrambi. E quel qualcosa era sua mamma.

Suo padre l'amava molto, lo sapeva e lo vedeva. Non si era mai ripreso dalla sua morte ed era sicuro che non l'avrebbe mai fatto. Non si sarebbe mai innamorato di nessun'altra donna e così facendo gli aveva precluso l'opportunità di avere una mamma. Non avrebbe dovuto incolparlo, ma aveva sempre sentito la mancanza dell'amore materno. Per quanto Priscilla lo trattasse come tale, non era suo figlio. Di sua mamma non sapeva veramente niente a parte il suo nome e qualche ricordo rubato al padre durante le lezioni di Occlumanzia. Ancora adesso, prima di addormentarsi, si domandava come sarebbe stata la sua vita se fosse stata ancora viva. Sarebbe stato uguale? Si sarebbe comportato allo stesso modo? Il suo approccio alle ragazze sarebbe stato diverso? Ed ora che aveva messo la testa a posto, che cos'avrebbe pensato di Hermione? Sarebbe stata felice? L'avrebbe accettata? Gli avrebbe fatto storie per il suo essere di origini Babbane?

Un forte suono lo riportò alla realtà.

Al?” Si sentì chiamare.

Si voltò e sulla soglia vide Eric.

E' tutto a posto?” Gli chiese preoccupato. “E' uscito un Avvicino dal lavandino e ti ha affogato nel gabinetto? Sei qui dentro da un'eternità.”

No, nessuna creatura.” Alistair si schiarì la voce. “E' tutto a posto.”

Sicuro?”

Sì.” Sorrise rassicurante.

Il biondo lo guardò attentamente, come se non si fidasse.

Ok.” Disse dopo un'attenta valutazione. “Allora torno di là.” Si strinse nelle spalle e tornò in camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Si specchiò un'ultima volta, si privò dei boxer e s'infilò sotto la doccia, godendo quando il getto bollente colpì il suo corpo. Quando ebbe finito usò un incantesimo per asciugarsi e si vestì: il completo che gli aveva prestato Eric gli calzava a pennello. Fece il nodo alla cravatta, sistemò velocemente i capelli, raccolse i suoi vestiti ed uscì dal bagno.

Finito?” Domandò Eric, sdraiato sul suo letto.

Sì.” Rispose. “Che leggi?” Aggiunse curioso, notando la rivista che stringeva tra le mani.

Niente di speciale.” L'abbandonò sul copriletto, si alzò, gli si avvicinò e gli strappò i suoi vestiti bagnati dalle mani.

Che fai?”

Li metto a lavare.” Si strinse nelle spalle. “Mi faccio una doccia e arrivo.”

Mi raccomando, lavanti bene che l'odore di alcool si sente a miglia e miglia di distanza.” Scherzò.

Tranquillo, mammo.” Annuì e sparì all'interno del bagno. “E scegli un paio di scarpe ed una cravatta.” Aggiunse urlando per farsi sentire.

Ok.”

Alistair?”

Il giovane Piton si voltò e vide che Eric lo guardava con un sorriso fraterno, riservato esclusivamente a lui.

Sì?” Mise le mani in tasca.

Fa' come se fossi a casa tua.”

Sarà fatto, fratello.” Gli sorrise in risposta.

Il biondo si portò due dita alla fronte, annuì e tornò in bagno, facendo sbattere la porta.

Rimasto solo, Alistair si avvicinò allo stereo e lo accese. Subito la stanza venne invasa dalle note di una canzone delle Sorelle Stravagarie e la sua mente tornò a Halloween, quando aveva ballato con Hermione. Da quando suo padre li aveva scoperti nella sua aula, non si erano più visti. L'aveva cercata in Sala Grande, ma essendo arrivato tardi non l'aveva trovata e il giorno dopo non l'aveva vista sull'Espresso per Hogwarts. Appena fu a casa le aveva mandato un gufo e quella mattina, poco prima che partissero per il Maniero, era arrivata la sua risposta in cui diceva che stava bene, si era scusata per essere sparita ma aveva dovuto andarsene prima con Harry e i Weasley e che gli augurava un buon Natale, accennando al fatto che aveva voglia di vederlo. Nonostante si fosse tranquillizzato, l'idea che fosse insieme al rosso lo inquietava: sapeva benissimo che provava qualcosa per lei, persino un cieco se ne sarebbe accorto, ma se l'avesse sfiorata anche solo con un dito lo avrebbe ucciso a suon di Crucio. Cruciare Weasley che ci provava con Hermione valeva una condanna a vita ad Azkaban. Sorrise, divertito all'idea. Non era uno che amava la violenza, ma per lui avrebbe fatto volentieri un'eccezione: guai a chi toccava la sua ragazza.

Alistair si morse la lingua, ricordando che non aveva nessun diritto di considerarla < sua > dal momento che non era neanche riuscito a sfiorare le sue labbra.

Al, Al, Al: sei messo proprio male, vecchio mio!”

Si passò una mano tra i capelli e s'infilò nell'armadio magicamente ampliato. Scelse una cravatta dello stesso colore della giacca ed optò per un paio di scarpe nere. Tornò in camera, batté le mani e si guardò attorno, rendendosi conto solo in quell'istante che le bottiglie erano sparite e il letto era stato rifatto: ancora una volta, Crab aveva svolto il suo lavoro in modo impeccabile.

Alistair posò lo sguardo sulla rivista e, incuriosito, la prese in mano: era l'ultimo numero di < Play Wizard >. Scosse il capo, rassegnato, andò alla libreria e la nascose insieme alle altre quando la sua attenzione fu catturata da un grosso libro. Piegò la testa di lato, posò l'indice sulla rilegatura e lesse il titolo: < Storia riveduta e corretta dell'importanza della supremazia del sangue >. Arricciò il naso, indeciso, poi lo afferrò, si lasciò cadere sulla poltrona nera ed iniziò a leggere, allentando la cravatta.

Pianeta Terra chiama Alistair, pianeta Terra chiama Alistair.”

Alistair sobbalzò, sollevò il viso e davanti a sé vide Eric. Indossava un completo bianco d'alta sartoria e la camicia nera aveva i primi bottoni slacciati, lasciando intravedere il petto.

Ti stavo chiamando da mezz'ora.” Gli passò davanti e si accomodò sul divano.

Ma quanto cavolo di profumo hai messo?” Storse il naso, disgustato. “Sembra che tu sia appena uscito da un bordello.”

Non ho bisogno di pagare per del sesso, ne faccio già abbastanza, anche se non è mai troppo.” Sorrise maliziosamente, indossando delle scarpe nere. “Tu invece ne avresti bisogno.”

Cosa stai dicendo?” Chiuse il libro, irrigidendosi.

Da quant'è che non hai incontri ravvicinati con il genere femminile?”

Fine agosto. E no, non ne sento il bisogno.” Lo anticipò.

La Sangue Sporco deve averti lanciato qualche strana maledizione, allora. L'Alistair che conosco io non può stare senza una ragazza per più di tre giorni.”

Non la chiamare così.” Ringhiò il moro, scattando in piedi.

Non ci sono altri modi per definirla.” Si strinse nelle spalle con aria di sufficienza. “Piuttosto che stavi leggendo?” Si alzò e con le mani in tasca lesse il titolo del libro. “Ah, sì. Me l'ha regalato la prozia Katrina per il mio compleanno: sono arrivato alla seconda riga.”

E' pura propaganda. Ogni singola parola inneggia all'odio per i nati Babbani.” Amareggiato, rimise a posto il tomo e si sistemò.

Come è giusto che sia.” Il biondo si stiracchiò rumorosamente ed andò a specchiarsi. “Stavo pensando di farmi crescere i capelli.”

Non so quanto tua madre possa essere d'accordo.” Sorrise, immaginando Priscilla che piangeva disperata alla visione di un Eric con i capelli lunghi fino alle spalle.

Lo penso anch'io.” Passò la lingua sui denti, poi si voltò. “Andiamo?”

Alistair annuì ed insieme si avviarono, chiacchierando del più e del meno quando, sulle scale, incontrarono Draco Malfoy, anche lui ospite degli Heartmann insieme ai genitori.

Tua mamma mi ha detto di venirvi a chiamare.” Disse, lanciando un'occhiata preoccupata ad Alistair.

Ah, cara donna.” Esclamò Eric, mettendo un braccio attorno alle spalle del giovane Malfoy, continuando a camminare. “Tutto a posto, Dra?”

Sì, tutto bene.” Rispose, guardando di soppiatto Piton Junior.

Il moro sorrise, sapendo perfettamente che il piccolo Malfoy aveva paura di una ritorsione per averlo interrotto con Hermione.

Tranquillo, amico.” Eric gli sorrise, stringendolo a sé. “Non ti ucciderà. Al limite ti torturerà e basta.” Sussurrò nel suo orecchio, entrando nell'enorme ed illuminato salone.

Draco si irrigidì, sbiancando, mentre Alistair ed Eric scoppiarono a ridere, raggiungendo le loro famiglie.

Iniziavamo a chiederci dove foste.” Esordì Priscilla, porgendo la guancia al figlio.

Ciao mamma. Al ci ha messo un'eternità a farsi la doccia.” Spiegò baciandola.

La colpa è sempre mia, vero?” Il moro scosse il capo, avvicinandosi. “Ciao Lucius.” Tese la mano al capofamiglia Malfoy.

Ciao Alistair.” Gliela strinse con forza, per lasciargliela quasi subito.

Salutarono anche Narcissa, chiacchierarono un po' con Selene, Nathaniel e la moglie Aislinn, poi tutti insieme cambiarono stanza e si riunirono attorno al gigantesco albero di Natale dove si scambiarono i regali. Subito dopo andarono in sala da pranzo e si accomodarono attorno ad un lungo tavolo apparecchiato. Alistair si sedette alla destra di Priscilla, capotavola, alla sua destra Eric e davanti a sé aveva Selene affiancata dalla moglie del fratello, Aislinn, mentre Severus si era seduto accanto a Crono, seduto all'altra estremità. Aveva scelto appositamente quel posto, voleva stargli il più lontano possibile per evitare di litigare.

Quando tutti si furono accomodati, Crono si alzò in piedi, stringendo in mano un calice di vino, brindando agli amici, alla famiglia, al futuro dei loro figli e soprattutto al suo primo nipote, il cui arrivo era previsto per i primi di marzo. Una volta che si fu seduto, la tavolata si riempì improvvisamente di piatti pieni di leccornie preparate da Crab.

Allora, Draco...” Iniziò Crono, rivolgendosi all'erede di casa Malfoy. “...ti sei trovato una brava ragazza Purosangue?”

Er...” Il biondo giocherellò con una polpettina che aveva nel piatto, prendendo tempo.

Allora?” L'uomo si versò del vino.

Più o meno.” Borbottò.

Come più o meno?” Si lasciò sfuggire una risata divertita.

Quello che sta cercando di dire...” Lucius lo fulminò con lo sguardo. “...è che nutre un forte interesse per la giovane Greengrass.”

Daphne?” Inarcò un sopracciglio.

Astoria.” Corresse velocemente il ragazzo.

L'uomo lisciò la barba, meditabondo, poi gli sorrise entusiasta.

Ottima scelta, ragazzo!” Esclamò con un gran sorriso. “E come procedono le cose?”

Siamo amici.”

Amici...”

Crono!” Lo richiamò Priscilla. “Draco ha quindici anni ed Astoria solo tredici.” Gli ricordò, roteando gli occhi al cielo.

Me l'ero scordato. Mica posso ricordarmi l'età di tutti.” Borbottò portandosi il calice alla bocca, suscitando le risate negli altri commensali.

Perchè non fai la stessa domanda a tuo figlio?” Gli chiese Priscilla, un sorriso divertito sulle labbra.

Madre, la risposta è semplice.” Eric si strinse nelle spalle, quasi annoiato. “Nessuna ragazza Purosangue ha catturato la mia attenzione.”

Nessuna ragazza Purosangue?” Ripetè Lucius, appoggiandosi allo schienale, allungando il braccio su quello della sedia della moglie. “Intendi dire che c'è una Sangue Sporco che ti interessa?”

Alistair mise i gomiti sul tavolo ed intrecciò le dita delle mani, poggiandovi le labbra quasi come se stesse pregando. Doveva contare, fare respiri profondi e mantenere la pazienza.

No, mai.” Il ragazzo allontanò schifato il piatto. “Preferirei morire.”

Tuo figlio ha capito tutto dalla vita.” Si congratulò Malfoy con Crono.

Ha preso dai genitori.” Disse orgoglioso, brindando al figlio.

Però andare a letto con le babbane non ti fa così schifo.” Sibilò rabbioso Alistair, portando alla bocca il bicchiere pieno d'acqua.

Non fare stronzate.” Sussurrò il biondo avvicinandoglisi. “Non dire niente della tua sbandata, sai con chi stiamo parlando.” Aggiunse serio.

E tu sai benissimo come la penso.”

Si guardarono negli occhi a lungo, poi Eric scosse il capo, prese un pezzo di pane ed iniziò a giocherellarci.

Non fare stupidate, Alistair.”

All'altro capo del tavolo, Severus fingeva una tranquillità che non provava. Per tutto il pranzo, senza darlo a vedere, aveva lanciato occhiate al figlio, sperando non facesse mosse false o dicesse qualcosa di azzardato. Fino a quel momento le cose erano andate bene, ma non aveva intenzione di abbassare la guardia. Sentiva che presto la tempesta si sarebbe scatenata: temeva quel momento. Per quanto si fidasse di lui e fosse maturo, Alistair rimaneva un adolescente sul piano di guerra, pronto a scattare ed aggredire senza pensare alle conseguenze.

Tu invece, Al?” Domandò Nathaniel accendendosi una sigaretta.

Nate, tua moglie è incinta e le fumi accanto?” Priscilla estrasse la bacchetta e fece apparire accanto al figlio un posacenere. “Non ti permetto di fare del male al mio primo nipotino.”

Ti preoccupi più per Ares che per me?” Domandò quasi offeso, aspirando del fumo.

Se mio figlio vuole distruggersi i polmoni in modo stupido che lo faccia, ma mio nipote non deve subirne le conseguenza.” Rispose.

Nathaniel sbuffò, diede un ultimo tiro e spense la sigaretta.

Ora va meglio.” Disse soddisfatta la donna.

Quindi chiamerete il bambino Ares?” Chiese Severus, sperando di lasciare in sospeso la questione < Alistair e ragazza >.

Esatto.” Aislinn sorrise e posò la mano su quella del marito. “Ares Crono, in onore dei nonni.”

Sì, sì, fa niente.” Crono si versò dell'altro vino. “Lasciamo queste questioni alle donne, torniamo alle cose serie.”

Severus serrò la mascella, maledicendo Crono e la sua curiosità dettata dall'alcool.

Allora, Alistair, la ragazza?” Sorrise malizioso, le guance rosse.

Il ragazzo cambiò posizione sulla sedia e guardò suo padre che scosse impercettibilmente il capo, come ad ordinargli di non dire niente o, per lo meno, mentire. Non avrebbe dovuto farlo, l'aveva sfidato. Non gli importava se era tra sostenitori della Purezza del Sangue che molto probabilmente erano al servizio dell'Oscuro Signore, avrebbe espresso le sue idee e non avrebbe mai cambiato il suo modo di pensare, né tanto meno i suoi sentimenti. Non avrebbe finto. E suo padre doveva capirlo, in un modo o nell'altro.

La ragazza?” Ripetè pensieroso Alistair, poi fissò lo sguardo su suo padre e sorrise. “Ne sto frequentando una, sì.”

Che bella notizia!” Crono batté le mani.

Severus tirò un sospiro di sollievo, ringraziando il cielo che non avesse aggiunto altro.

Una ragazza i cui genitori sono due dentisti Babbani.” Si affrettò ad aggiungere.

Nella stanza calò il silenzio. Priscilla si morse il labbro inferiore e lanciò un'occhiata preoccupata al marito che si era bloccato con il bicchiere a mezz'aria, la bocca spalancata. Nathaniel scosse il capo, stringendo la mano della moglie, e Selene inarcò un sopracciglio con un sorriso divertito sul viso, ammirando il coraggio del ragazzo. Narcissa e Lucius si voltarono di scatto, increduli, Draco si fece piccolo piccolo nella sua sedia ed Eric prese il viso tra le mani, insultando l'amico. Severus era pallido, livido di rabbia, le narici dilatate, e respirava lentamente, fulminando il figlio con lo sguardo.

Alistair sorrise, soddisfatto: aveva rovesciato la pozione, ora non doveva far altro che aspettare le reazioni.

Una...una Sanguesporco?” Domandò Crono quando finalmente ritrovò la facoltà di proferir parola.

Nata Babbana.” Lo corresse.

Non importa come la chiami, rimane sempre una Sanguesporco.”

Tu non esci con una Mezzosangue.” Intervenne Severus, sperando di chiudere in fretta la faccenda.

Alistair sorrise amaramente ed incrociò le braccia al petto.

E chi lo dice?”

Io.” Rispose.

Non sei nessuno per dirmi chi frequentare.”

Sono tuo padre.” Gli ricordò, digrignando i denti.

Avere i tuoi stessi geni non fa di me tuo figlio.” Disse gelidamente, sapendo quanto fossero crudeli le sue parole, ma non gli importava. Non era disposto a rinunciare a Hermione, all'unica ragazza che gli avesse mai fatto desiderare una relazione fissa e stabile.

Severus sentì il fiato mancargli. Cos'era successo? Come era potuto succedere? Da quando Alistair lo odiava? Erano sempre andati d'accordo, non avevano mai avuto grosse discussioni, avevano sempre risolto tutto, arrivando a dei compromessi. Com'era possibile che non lo reputasse suo papà? Improvvisamente venne assalito dalla rabbia. Come osava parlargli in quel modo? Non aveva alcun diritto di odiarlo, non ancora almeno: finché non avesse scoperto la verità non ne aveva alcun diritto.

Tu non uscirai con quella ragazza.” Ribadì glaciale.

Mi sa che non hai capito. Io. Uscirò. Con. Lei.” Ringhiò.

No, non lo farai. Te lo puoi scordare.” Picchiò con forza una mano contro il tavolo, facendo sobbalzare tutti.

Sei tu che lo puoi scordare!” Esclamò il ragazzo, scattando in piedi, stringendo il tovagliolo.

Siediti immediatamente.” Ordinò Severus, cercando di non perdere completamente il controllo e rimanere lucido.

Ho smesso di prendere ordini da un uomo che si reputa mio padre quando non lo è mai stato.” Sibilò, tremando per la rabbia.

Alistair, calmati.” Cercò di tranquillizzarlo Priscilla.

No, mi sono stufato.” Guardò Severus. “Dov'eri quando avevo bisogno di te? Dov'eri quando mi facevo male? Dov'eri quando ti chiedevo aiuto?” Si fermò un attimo, il respiro affannoso. “Dov'eri mentre crescevo? Ho passato più tempo in questa casa con Crono e Priscilla che con te.”

Alistair!” Esclamò Crono, scioccato.

C'eri solo per sgridarmi e darmi ordini...” Continuò, ignorando l'uomo. “...ma se si trattava di starmi accanto sparivi.” Scosse il capo, sentendo tutte le cose che non aveva mai detto premere per uscire. “Mi ricordo di aver festeggiato i miei compleanni insieme a te solo da quando sono arrivato a Hogwarts.”

Severus lo guardò, spaesato per la prima volta: non aveva mai sospettato quanto la loro lontananza durante la sua infanzia lo avesse ferito.

Sorpreso, papà?” Fece una smorfia sarcastica. “Non mi stupisco. Sei senza parole? Non è una novità: non ne hai mai.” Sibilò.

Comportati da adulto.” Riuscì semplicemente a dire.

Dovresti farlo anche tu. Tira fuori il coraggio, smettila di piangerti addosso ed inizia a rispondere alle mie domande.”

Si guardarono negli occhi, poi Severus distolse lo sguardo.

Dici di essere mio padre, ma l'unica cosa che vedo è un uomo ancora al passato ed incapace di andare avanti.” Lo accusò.

Alistair!” Priscilla si coprì la bocca con entrambe le mani, sconvolta dalle parole del giovane.

Sei mio padre quanto un qualsiasi professore di Hogwarts.” Concluse.

Severus chiuse gli occhi e fece appello a tutto il suo autocontrollo per non scattare in piedi ed urlargli contro come stavano le cose.

Non riesco neanche odiarti perchè, purtroppo, sei mio padre.” Sussurrò guardando il suo piatto, sentendo le lacrime prudergli gli occhi. Scosse il capo ed abbandonò il tovagliolo accanto al bicchiere. “Scusatemi.” Spostò la sedia ed abbandonò la stanza alla velocità della luce.

Eric lo seguì con lo sguardo e fece per alzarsi.

Non muoverti.” Lo bloccò Priscilla.

Ma..”

Ti ho detto di star fermo.” Ripetè.

Ma...”

Obbedisci a tua madre, Eric.” Intervenne nervoso Crono: la discussione a cui avevano assistito lo aveva turbato.

Il ragazzo sbuffò, lanciò un'occhiata preoccupata alla porta e si passò una mano tra i capelli.

Tu, invece, Selene? Ti stai frequentando con qualcuno?” Domandò Narcissa dopo qualche minuto, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Selene iniziò a parlare con allegria, come se non fosse successo nulla, ma Severus non sentì una parola di ciò che disse, troppo impegnato ad azzittire l'urlo di dolore che andava via via crescendo nel suo petto. Non aveva mai sospettato nulla, era l'ultima cosa che si aspettava. Certo, non avrebbe mai vinto il premio < papà dell'anno > ma pensava di essere stato un buon papà: si era sempre preoccupato che fosse al sicuro, che qualcuno si prendesse cura di lui quando era a Hogwarts, che indossasse la canottiera sotto la maglietta per evitare di prendere freddo, che i calzini fossero coordinati e non spiati, quando era piccolo continuava a controllare che stesse dormendo nel suo lettino e man mano che cresceva gli aveva lasciato i suoi spazi, guardandolo crescere, pronto ad intervenire alla prima difficoltà. Non riusciva a capire perchè Alistair lo avesse aggredito in quel modo.

Scusatemi.” Priscilla si pulì la bocca con il tovagliolo, lo posò accanto al piatto e con infinita eleganza si alzò.

Dove vai?” Le domandò il marito.

A cercare Alistair.” Rispose tranquilla.

Lascialo stare.” Intervenne Severus. “Gli passerà.” Sussurrò a fatica.

Non ti preoccupare, Severus.” Posò una mano sulla sua spalla in modo rassicurante. “Ci penso io.” Gli fece l'occhiolino ed uscì dalla sala da pranzo.

Priscilla si fermò qualche istante nell'ingresso, si specchiò velocemente sistemandosi una ciocca di capelli, prese un mantello e si incamminò verso il retro della casa, sapendo benissimo dove si era rifugiato Alistair.


Il giardino d'inverno era stato costruito su desiderio di Priscilla come dono di nozze. Crono non aveva esitato un attimo, affidando alla giovane moglie l'incarico di supervisionare i lavori. Il risultato era stato eccellente. Era situato poco distante dalla villa, su un isolotto del piccolo laghetto dell'enorme parco. Per raggiungerlo era sufficiente percorrere il vialetto ed attraversare un ponticello in legno. All'interno della costruzione in vetro, l'aria era scaldata magicamente, rendendo piacevole qualsiasi soggiorno anche nel pieno di dicembre. Al centro era presente una piscina, circondata da qualche comoda sdraio, dei tavolini e delle sedie. Inoltre si trovava anche una vera e propria serra, piena di piante esotiche.

Alistair adorava quel posto, fin da quando era piccolo. Non gli importava la piscina, quella era la parte preferita di Eric: lui preferiva in assoluto la serra, molto più tranquilla e nascosta, perfetta per rimanere in silenzio e godersi il tepore. Non conosceva posto migliore per isolarsi dal mondo.

Così, dopo aver litigato con suo padre, era corso lì. Si era seduto su una panchina in marmo davanti ad una grossa vetrata che dava sul laghetto e il bosco innevato.

Alistair.”

Sobbalzò, terrorizzato, sentendo una mano posarglisi sulla spalla. Si voltò e vide Priscilla Heartmann.

P-Priscilla.” Balbettò con voce rotta.

La donna sospirò, scosse il capo e si sedette accanto a lui, rimanendo in silenzio, aspettando che fosse lui a parlare per primo.

Imbarazzato, si asciugò le guance col dorso della mano, cercando di fermare le lacrime che continuavano a sfuggire al suo controllo: non piangeva in quel modo da quando aveva sei anni.

S-scusa.” Si scusò, tirando su col naso, guardandosi le punte dei piedi.

Per cosa?” Domandò Priscilla.

Per come mi sono comportato prima.”

Tesoro, non devi scusarti con me.” Gli disse dolcemente. “Non sei stato molto carino con lui.” Aggiunse dopo qualche istante di silenzio.

Lo so.” Sussurrò, sentendo il suo stomaco contrarsi dal senso di colpa. “Sono stato un vero e proprio stronzo.”

Le parole.” Lo richiamò.

Scusa, ma non avrei saputo in quale altro modo definirmi.” Abbozzò un sorriso.

< Sono stato crudele, ingiusto, cattivo, malvagio >: tutte parole che descrivono perfettamente il tuo comportamento.”

Alistair sbuffò, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese il viso tra le mani.

Perchè l'hai fatto?” Chiese con una punta di accusa nella voce.

Non lo so neanche io.” La guardò. “Ho parlato senza pensare. Tutto quello che ho detto neanche lo penso!” Si alzò in piedi ed iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro, proprio come faceva suo padre: quei due si somigliavano più di quanto credessero. “Per me era sempre lì, anche se non poteva, mi ha sempre aiutato. Se mi facevo male era il primo ad arrivare. Mi ricordo che quando avevo sei anni Eric ed io stavamo giocando qui in giardino, ci arrampicavamo sugli alberi. Ad un certo punto sono caduto e mi sono rotto il braccio. Mi avete portato in camera, fatto cambiare e ancora prima che arrivasse il medimago papà era lì. Aveva lasciato Hogwarts appena ricevuto il messaggio, fregandosene del fatto che dovesse fare ancora lezione. E vogliamo parlare dei miei compleanni?”

Calmati.” Priscilla lisciò la gonna del vestito.

Gli ho detto che non ricordo un compleanno che sia uno passato insieme prima di Hogwarts. Come cavolo ho fatto? Ricordo ogni singolo compleanno!” Si diede una piccola pacca sulla fronte. “Non andava a scuola, rimaneva a casa insieme a me. Mi veniva a svegliare, facevamo colazione, aprivo i regali e facevamo tutto quello che volevo io, persino mangiare il Pudding di Natale anche se non era Natale.” Si passò una mano tra i capelli. “Come ho fatto a dire tutte quelle cose? Gli ho detto che non mi sento suo figlio.” La guardò incredula. “L'ho detto davvero?”

Sì, Alistair, l'hai detto.” Confermò.

Non ci credo ancora.” Si lasciò cadere accanto a lei e si prese il viso tra le mani, disperato. “Lui è mio papà.” Fece una piccola pausa, cercando le parole giuste. “E' colui che mi ha insegnato a vivere, a distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, a ragionare con la mia testa. Mi ha fatto capire che tipo di uomo voglio essere.”

Che tipo d'uomo vuoi essere?” Chiese Priscilla, guardandolo intensamente.

Voglio essere come lui.” Rispose senza esitazione.

La donna sorrise emozionata e lo attirò a sé, stringendolo in un abbraccio.

Hai detto una cosa stupenda, Alistair.”

Il ragazzo chiuse gli occhi, si appoggiò alla donna e sospirò, godendo del contatto: Priscilla era la cosa più vicina che avesse ad una madre.

Perchè ho detto quelle cose?” Si strofinò il naso con il dorso della mano.

Un'idea l'avrei.” Mise una mano sulla sua spalla e l'altra sulla sua guancia. “In quel momento il tuo cervello era andato in bagno. Possibile?” Gli fece l'occhiolino e riuscì a strappare un sorriso al giovane. “Seriamente parlando, le cose che hai detto sono state cattive. Non esiste cosa più brutta che sentirti dire quelle cose dalla persona più importante della tua vita. E tu sei la persona più importante per tuo padre, lo sai?”

Sì, lo so.” Annuì, prestando la massima attenzione.

Non sei giustificato, non avevi nessun motivo di parlargli in quel modo. Sei stato crudele ed ingiusto. Senza ragione.” Lo rimproverò.

Lo so.” Ripetè, vergognandosi.

Nessuna motivazione, per quanto fondata possa essere, giustifica parole del genere.” Priscilla sistemò le maniche della sua veste. “Ed ora passiamo alla vera ragione per cui ti sei comportato come uno stupido Troll.”

Ovvero?” Alistair sbattè le palpebre, senza capire cosa intendesse.

La Sanguesporco.”

Ah.” Involontariamente serrò la mascella, infastidito.

Non fare così, figliolo. Vengo da una delle più importanti famiglie Purosangue del nostro mondo, i miei figli sono Purosangue, nessunissimo schifoso Babbano ha infangato il nome della mia famiglia e mai lo farà. Mio fratello è morto per il Signore Oscuro, lo sai benissimo. E' morto per quello in cui credeva, per quello in cui credo anche io.” Gli ricordò.

Lo so, ma non mi piace. E' una strega esattamente come me e te.” Ribatté. “E' una delle studentesse migliori di tutta Hogwarts.”

Non mi importa quanto brava possa essere: non cambia la sua natura.” Fece un gesto con la mano. “Ma non è il caso di parlare di queste cose, sei ancora un ragazzino: hai tutto il tempo di questo mondo per cambiare idea. Parlami di lei.”

Alistair sbuffò, sapendo benissimo che non era il caso di mettersi a discutere.

Si chiama Hermione ed è al quinto anno.” Sorrise, mentre la vedeva radiosa davanti ai suoi occhi. “Mi piace, e parecchio. A dire il vero penso proprio di essermi preso una cotta di quelle pesanti.”

Alistair Piton con una cotta: wow. E' da segnare sul calendario.” Inarcò un sopracciglio, sorridendo. “Fra te e mio figlio non so chi è peggio.”

Beh, io ho messo la testa a posto.” Si strinse nelle spalle.

Questo è vero.” Concordò. “Ma non posso scordarmi di tutte le ragazze con cui sei stato.”

Giusto.” Annuì.

Comunque, continua.” Lo incitò.

Siamo usciti insieme per la prima volta a Halloween, poi abbiamo continuato a vederci ed ogni volta che cercavo di baciarla arrivava qualcuno ad interromperci.” Ricordò infastidito.

Severus come l'ha scoperto?” Domandò pensierosa.

Ci ha trovati nell'aula di pozioni mentre stavamo per baciarci.” Rispose colpevole.

Per tutti gli Ippogrifi, Alistair! Anche tu! Andare nella sua aula!” Roteò gli occhi al cielo. “Molto furbo.”

Cosa ci posso fare, papà non torna mai dopo che ha finito una lezione.” Spalancò le braccia e le lasciò ricadere lungo il corpo.

C'è sempre una prima volta, ricordatelo.” Accavallò le gambe. “Poi cos'è successo?”

Abbiamo discusso e mi ha detto che non posso uscire con lei.”

Capisco.” Priscilla annuì, pensierosa. “Tutto torna, adesso.”

Che cosa?” Alistair le lanciò un'occhiata interrogativa.

Non solo è una Sanguesporco, ti ha trovato mentre la stavi per baciare nel suo regno e non gli avevi detto niente. Penso che se trovassi Eric insieme ad una così lo ucciderei all'istante.”

Il giovane iniziò a tossire per mascherare la risata che stava nascendo contro la sua volontà: Priscilla avrebbe dovuto uccidere suo figlio già da tempo.

Scusa.”

Niente. Penso che avresti dovuto dirglielo.” Picchiettò l'indice della mano destra contro il mento.

Così mi avrebbe rinchiuso nei sotterranei e legato con le catene di Mastro Gazza?” Incrociò le braccia al petto, scettico. “No, grazie.”

Gli avresti dato tempo per metabolizzare la cosa.”

Tu come avresti reagito?” Le domandò. “Come avresti reagito se Eric ti avesse detto una cosa del genere?”

Alistair, non può succedere, lo sai benissimo anche tu.” Gli sorrise con affetto. “Per quanto tu ed Eric abbiate frequentato gli stessi ambienti e siate praticamente cresciuti insieme, siete completamente diversi.” Sospirò. “Per quanto non mi piaccia questa tua relazione, non posso fare niente per impedirla: né io né tuo padre.”

Cosa?” Spalancò gli occhi, incredulo. Non era Priscilla Heartmann: da dove le erano uscite quelle parole?

Hai sentito bene.” Corrugò la fronte.

Vuoi...vuoi dire che lo accetti?” Sbattè le palpebre.

Non ho alternative. Posso solo sperare che tu apra gli occhi.” Gli diede un buffetto sulla guancia.

Perchè tu la accetti e papà no?” Borbottò il giovane Piton.

Semplice: con me ti sei aperto.” Gli posò una mano sulla spalla. “Mi hai detto come stanno le cose. Con lui non lo hai fatto.”

E cosa avrei dovuto dirgli?”

Dimmi, come ti senti quando sei con lei?” Chiese la donna.

Alistair si alzò e si avvicinò ad una bouganville.

Quando la vedo smetto di pensare, mi lascio andare completamente. Sono rilassato, sto bene. Sembrerà banale, ma mi batte forte il cuore anche solo vederla di sfuggita.” Allungò la mano e sfiorò i bellissimi petali viola. “Mi basta sentire la sua voce per scordarmi del resto del mondo. E' strano, non riesco neanche a descriverlo. Non mi è mai venuta voglia di conoscere a fondo le ragazze con cui passavo poche ore ma con lei è diverso: adoro parlarle, discutere, scambiarci opinioni. La voglio conoscere, voglio sapere ogni particolare della sua vita, quali siano i suoi piatti preferiti, se le piace il profumo dei libri nuovi o se preferisce quello dei libri antichi. Voglio sapere ogni cosa.” Accarezzò dolcemente la pianta, perdendosi nei suoi pensieri. “Non mi importa nessun'altra, voglio solo lei.” Fece una pausa. “Mi rende felice.” Si voltò a guardare la donna. “Da quando l'ho conosciuta sento di essere completo. E' come se fossi stato un puzzle a cui mancava un pezzo e lei è quel pezzo. Perchè mi guardi così?” Aggiunse nervosamente, notando che Priscilla continuava a sorridergli emozionata.

E' questo che devi dire a tuo padre.” Si alzò e gli posò le mani sulle spalle. “Ti fa davvero sentire così?”

Sì.” Sorrise.

Sono contenta.” Lo abbracciò stretto.

No, aspetta.” Spalancò gli occhi e la guardò. “Priscilla, stai bene?”

Sì, Alistair, sto bene.” Gli scompigliò i capelli. “Avrei preferito che fosse una Purosangue, ma posso sempre sperare che sia la tua prima cotta, che la lascerai e ti troverai una brava ragazza.”

Mi sembrava strano.” L'abbracciò ancora una volta, poi spalancò gli occhi e portò una mano alla bocca. “Crono! E Lucius! E Narcissa!”

Cosa?”

Non dovevo dirlo davanti a tutti loro.” Mise le mani tra i capelli e si sedette di nuovo.

Ah, non devi preoccuparti per quello.” Fece un gesto per minimizzare le cose. “A questo ci penserò io.”

Cioè?” Sollevò il viso, speranzoso.

Oh beh, ricorderò loro che sei un adolescente e che tutti commettono degli sbagli.” Sul suo viso apparve un ghigno. “Comunque, direi che è ora di tornare, se ci sbrighiamo riusciamo a mangiare il dolce.”

Giusto.” Annuì, rabbuiandosi.

Tranquillo, andrà tutto bene.”

Priscilla mise un braccio attorno alle spalle di Alistair ed insieme uscirono dal giardino d'inverno. Percorsero velocemente la strada che li separava dalla casa, poi, una volta che furono rientrati, la donna estrasse la sua bacchetta e con un rapido gesto asciugò i loro vestiti.

Eccoci qua!” Esclamò radiosa, varcando la soglia della sala da pranzo.

I presenti si voltarono ed osservarono i due andarsi a sedere. Alistair sentiva lo sguardo di tutti su di sé. Narcissa e Lucius lo guardavano scettici, chiedendosi come potesse aver detto quelle cose. Crono era incuriosito, ma aveva un sorriso bonario sulle sue labbra. Nathaniel e la moglie erano completamente indifferenti mentre Selene, al contrario, lo guardava orgogliosa.

Non appena si fu seduto, Eric gli diede una pacca sulle spalle e gli si avvicinò.

Amico, sei stato fortunato. Mi chiedo come fai ad essere ancora vivo.” Sussurrò scherzoso.

Già.” Abbozzò un sorriso, tenendo lo sguardo basso.

Dopo pochi attimi, nei piatti degli astanti comparve una fetta di torta al cioccolato bianco, ricoperta di scaglie di cioccolato al latte, ornata con mandorle e noci. La stanza si riempì subito di un allegro chiacchiericcio in cui tutte le voci si fondevano, faticando a riconoscerle. Fra tutte, però era sicuro che mancasse quella di suo padre. Da quando era arrivato non aveva ancora trovato il coraggio di guardarlo. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e si decise. Con un enorme sforzo sollevò lo sguardo dal piatto, percorse tutto il tavolo e si soffermò sull'uomo. Severus giocherellava con un tappo in sughero, lo sguardo fisso, la fronte corrugata e continuava a contrarre la mascella.

Alistair deglutì, abbassò il viso ed iniziò a torturare con la forchetta la propria fetta di torta, sentendosi tremendamente in colpa per come l'aveva trattato: non se lo meritava. Sollevò di scatto il viso, pronto a parlare, ma in quel momento Crono si alzò.

Signori, che ne dite se ci ritiriamo a fumarci un buon sigaro e discutere di affari?” Domandò abbottonando il gilet.

Solo se mi offri un bicchiere di Whiskey Incendiario invecchiato di cinquant'anni.” Scherzò Lucius, alzandosi.

Nathaniel, caro, tu rimani un po' a chiacchierare con la tua vecchia madre?” Chiese gentilmente Priscilla.

Certo, madre.” Rispose, accarezzando la mano di Aislinn.

Possiamo venire anche noi?” Intervenne esaltato Eric, sperando di poter finalmente partecipare ad una delle tanto famose chiacchierate degli adulti che si svolgevano dopo ogni cena.

No.” Disse fermamente Crono. “Severus, ti unisci a noi?”

L'uomo guardò il capofamiglia Heartmann spaesato, poi fece cenno di sì, allontanò la sedia dal tavolo e si alzò. Crono gli mise una mano sulla spalla ed insieme a Lucius si allontanarono.

Tranquillo, arriverà il momento giusto per parlargli.” Sussurrò Priscilla ad Alistair che guardava triste suo padre allontanarsi.

Già.” Appoggiò il gomito sul tavolo e continuò a giocherellare con il dessert.

Allora, Alistair...” Iniziò Selene, sorridendo maliziosamente. “...perchè...”

Perchè tu, Eric e Draco non andate a discutere di cose di ragazzi mentre parlo con mio figlio, la sua fantastica moglie e la mia unica figlia?” La interruppe prontamente la donna, fulminandola con lo sguardo.

Recepito il messaggio, madre: vuoi che noi ragazzi ci leviamo dalle scatole.” Eric alzò entrambi i pollici, poi fece un cenno col capo agli altri due. “Andiamo?”

Alistair lanciò un'occhiata alla porta dietro cui erano spariti i tre uomini, annuì e si alzò. Aspettarono Draco, poi lasciarono la sala da pranzo e si diressero in camera di Eric.

Passarono il resto del pomeriggio a chiacchierare, ridere, scherzare e giocare a sparaschiocco. Inizialmente Draco rimase un po' in disparte, terrorizzato da Alistair, ma alla fine questi sorrise e gli disse di stare tranquillo, che non lo avrebbe ucciso e di rilassarsi. Verso le sei del pomeriggio, quando si abbandonarono stravolti su poltrone, divano e letto, apparì Crab con una cioccolata calda mentre dallo stereo si diffondevano le note delle canzoni di Alice Cooper.

Allora, Draco, come va con la piccola Astoria?” Domandò Eric, accendendosi una sigaretta, stravaccato sul suo letto.

Siamo amici.” Draco tolse la cravatta e sbottonò il primo bottone della camicia.

Male, molto male.”

Perchè?” Chiese.

Secondo Eric non devi essere amico di una ragazza, devi solo portartela a letto.” Intervenne Alistair, mezzo sdraiato sulla poltrona, accarezzandosi lo stomaco.

Sagge parole, amico, sagge parole.” Confermò annuendo solennemente. “Se vuoi portartela a letto, inizia a trattarla male. Trattale male e ti adoreranno. Guarda me: ho tutta Hogwarts ai miei piedi.”

Alistair roteò gli occhi al cielo, afferrando un libro a caso dalla libreria.

Ma io non voglio solo portarmela a letto.”

Eric spalancò gli occhi ed iniziò a tossire, dandosi dei colpi al petto.

Tu...tu cosa?”

A me piace parlarci.” Si strinse nelle spalle.

Al, che diavolo gli hai fatto?” Puntò un dito contro l'amico.

Ehy, io sono innocente.” Il moro mostrò i palmi delle mani.

Draco, mio piccolo amico, com'è mai possibile che un giovane prestante come te con così tante potenzialità pensi a parlare?” Chiese scandalizzato Eric, spegnendo la sigaretta.

Mi piace.” Rispose semplicemente.

Per la miseria, il mondo sta finendo.” Scosse il capo, disperato. “Prima il mio migliore amico se la fa con una Sanguesporco, poi il giovane rampollo Malfoy pensa solo a parlare con una ragazza. Non ci sono più i maghi di una volta.”

Il mondo non sta finendo, sta solo evolvendo.” Ribatté annoiato Piton Junior.

Ma allora hai davvero intenzioni serie con la Sanguesporco?” Chiese Draco, come se non ci volesse credere.

Chiamala ancora una volta così e puoi dire addio al tuo bellissimo visino liscio.” Rispose senza scomporsi, girando pagina.

Draco impallidì; si sentì un forte crack, scattò in piedi e si nascose dietro il divano.

Crab lanciò un'occhiataccia al giovane Malfoy, poi si inchinò.

Signorino Piton.”

Sì?”

Suo padre lo attende per andare a casa, signorino.”

Alistair chiuse gli occhi, inspirò profondamente e li riaprì. Appoggiò il libro sul divano, indossò le scarpe e si alzò.

Digli che sto arrivando.” Ordinò.

Signorsì, signore.” S'inchinò e con un altro crack sparì.

Te ne vai?” Chiese Eric.

Sì.” Annuì iniziando ad abbottonarsi la camicia.

Sei sicuro? Non vuoi rimanere qua stanotte?” Propose.

No.”

Sicuro?”

Sì.”

Sicuro, sicuro, sicuro?” Insistette il biondo.

Sì.” Prese la giacca e la indossò.

Sai rispondere solo a monosillabi?” Inarcò un sopracciglio, infastidito.

Forse.”

Alistair.”

Che vuoi, Eric?” Domandò esasperato, guardandolo negli occhi.

Eric aprì e chiuse la bocca, incapace di dire qualsiasi cosa, rendendosi conto di quanto stesse male.

Niente.” Scosse il capo. “Ti accompagno giù.”

No.”

Sei sicuro?” Chiese, mordendosi il labbro.

Sì.” Si voltò verso Draco che era tornato a sedersi. “Ci si vede, Dra.”

Eric si alzò, sistemò i pantaloni e guardò l'amico.

Ci si sente via gufo, allora.”

Già.” Confermò il moro, passandosi una mano tra i capelli.

Stai tranquillo, Al.” Sussurrò.

E' facile dirlo.” Sbuffò. “Tu non hai insultato tuo padre senza motivo.”

Andrà tutto bene.” Gli mise una mano sulla spalla e gliela strinse incoraggiante.

Grazie, Eric.” Abbozzò un sorriso, ma non riuscì a scacciare l'ansia che gli attanagliava lo stomaco.

Ci si sente.”

Sì.” Alistair annuì e, senza sapere perchè, abbracciò l'amico.

Eric rimase interdetto per qualche istante, poi ricambiò, dando una pacca sulla schiena a suo < fratello >.

Alistair fece un passo indietro, allontanandosi.

Ci...” Si schiarì la voce. “Ci sentiamo.”

Ovviamente.” Annuì e mise le mani in tasca.

Alistair fece un cenno al biondo, aprì la porta e lasciò la stanza, scendendo le scale sempre più lentamente, sentendo il cuore accelerare i battiti. Cosa avrebbe detto a suo padre? Gli avrebbe parlato? Sarebbero rimasti in silenzio per tutto il viaggio di ritorno?

Saltò l'ultimo gradino e vide Priscilla e suo padre che si stavano salutando con un abbraccio.

Eccomi.” Disse, avvicinandosi ai due, stando bene attento a non guardare l'uomo.

Crab.” Disse Priscilla e con un secco crack l'elfo apparve. “Il mantello di Alistair. Subito.”

Si padrona.” Si inchinò e sparì, per poi riapparire dopo pochi istanti. “Signorino Piton, Signore.” Il ragazzo afferrò il mantello che Crab gli porgeva, lo indossò e lo legò sotto il mento.

Grazie per aver festeggiato il Natale con noi anche quest'anno.” Sorrise radiosa. “Vi faccio arrivare a casa i regali.”

Sempre gentile, Priscilla.” La ringraziò Severus.

Figurati.” Gli sfiorò il braccio con una mano. “Ed ora, ometto, dammi un bacio per salutarmi.” Allargò le braccia, in attesa che Alistair eseguisse l'ordine.

Odio quando mi chiami ometto.” Borbottò, abbracciandola.

Andrà tutto bene, piccolo mio. Digli quello che hai detto a me e andrà tutto bene.” Sussurrò, stringendolo a sé.

Grazie.” Si allontanò, sorridendole insicuro.

Priscilla piegò la testa di lato e gli diede un buffetto sulla guancia, gli occhi pieni d'affetto.

Mi raccomando, fate buon viaggio e mandatemi un gufo non appena arrivate.” Si raccomandò.

Sarà fatto.” Disse Severus, aprendo la porta. “A presto, Priscilla.” Fece un cenno ed uscì rapidamente.

Alistair lo guardò e gemette: non lo aveva neanche aspettato.

Stai tranquillo.” La donna gli mise una mano tra le scapole e gli diede una piccola spinta. “Andrà tutto bene.”

Già, l'ha detto anche Eric.” Sospirò e le regalò un sorriso. “Grazie di tutto.”

Sono qui apposta.” Gli fece l'occhiolino.

Il ragazzo annuì, la salutò con la mano e seguì il padre, fermo all'inizio della scalinata, in attesa della carrozza. Non appena lo raggiunse, questa arrivò. Subito Severus salì a bordo, lasciando aperta la portiera che Alistair si chiuse alle spalle. Il cocchiere diede ordine agli unicorni di iniziare a muoversi.

Severus non riusciva a guardare suo figlio, nonostante fosse l'unica cosa che desiderasse fare. Incrociò le braccia al petto ed iniziò a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che lento scorreva. Cosa avrebbe fatto una volta arrivati a casa? Gli avrebbe parlato? No, non poteva. Soprattutto, non se la sentiva. Per tutto il pomeriggio, invece che ascoltare i discorsi razzisti e conservatori di Crono e Lucius, era rimasto seduto in poltrona a pensare alle parole di suo figlio, sorseggiando Whiskey Incendiario. Aveva ripensato ad ogni compleanno di Alistair, a quando aveva avuto bisogno e lui non c'era, senza capire a quale episodio si riferisse. Che avesse una memoria così scarsa? Per la prima volta nella sua vita, non sapeva che cosa dire. Aveva sempre saputo quali parole usare, anche se non poteva rivelargliele, ma quella volta non ne trovava. Era disposto a tutto pur di sopperire al male che, seppur involontariamente, gli aveva fatto con la sua lontananza. Persino accettare la sua relazione con la Granger, anche se significava esporlo a maggiori pericoli e vederlo soffrire se... Scosse il capo, incapace di concludere il pensiero.

Papà?” Lo chiamò titubante Alistair.

Severus chiuse gli occhi, poi li riaprì dopo qualche istante ed annuì impercettibilmente, facendogli capire che lo ascoltava.

M-mi dispiace.” Balbettò.

L'uomo si voltò di scatto e lo guardò. Stava tremando, si stava torturando le mani, aveva gli occhi spalancati e lucidi.

Mi dispiace, non dovevo dire quelle cose.” Iniziò. “Non stavo pensando, ero arrabbiato per Hermione e ho detto cose a caso. Ricordo ogni singolo compleanno, quando venivi a svegliarmi e mi preparavi le uova col bacon e il pane fritto bello croccante come piace a me. Mi ricordo quando ti assicuravi che mettessi i calzini dello stesso colore ed avessi la canottiera per non prendere freddo. Ero arrabbiato, ho detto cose che non pensavo.” Fece una piccola pausa, per riprendere fiato. “Non volevo dire quelle cose. Sono più che orgoglioso di essere tuo figlio, voglio essere come te.”

Ok.”

Cosa?” Alistair lo guardò spaesato.

Ho detto ok.” Ripetè.

Ma non ho finito di chiederti scusa!” Protestò. “Mi sento uno schifo per come ti ho trattato. Il fatto è che a Hermione io ci tengo davvero. Sento il bisogno di conoscerla. Quando non la vedo, mi sento male, fisicamente. Non so cosa voglia dire ed è' una cosa che mi terrorizza, ma ormai non posso più tirarmi indietro. So che non ti piace, anche se non riesco a capire perchè, ma io devo conoscerla. Voglio stare con lei.” Deglutì. “Posso farlo anche senza la tua approvazione, ma sarebbe tutto più difficile. Papà, io ho bisogno di te perchè non ho idea di quello che devo fare.”

Ok.” Lo interruppe Severus, emozionato.

Ed io non voglio litigare con te.” Continuò imperterrito.

Alistair.” Lo bloccò.

Cosa?”

Ok.”

Si guardarono negli occhi.

Va bene.” Disse Severus.

Davvero?”

Sì.” Annuì.

Alistair, sollevato, non riuscì a trattenere un sorriso radioso, mentre suo padre tornava a guardare fuori dal finestrino.

Quello che Alistair non sapeva, era che dicendo < sono più che orgoglioso di essere tuo figlio, voglio essere come te > aveva reso Severus Piton, suo papà, l'uomo più felice sulla terra, facendogli dimenticare tutto: il Signore Oscuro, Silente, Potter. Tutto era sparito.

Alistair?” Si voltò verso di lui.

Dimmi, papà.” Lo guardò incuriosito.

Che ne dici se stasera mangiamo solo Pudding di Natale?”

Alistair sorrise a trentadue denti, felice come non mai: quando era piccolo chiedeva sempre se per cena poteva avere solo quello.

E c'è da chiederlo?”

Severus annuì e sorrise, poi tornò al paesaggio che scorreva rapido.

Per un giorno, la guerra magica avrebbe aspettato.





Adesso potete anche vedere come sono i capelli di Alistair adesso: http://img716.imageshack.us/img716/9205/benbarnesbiggathanben08.jpg


Bene, siete giunti alla fine di questo capitolo che ancora devo capire se mi piace o no u.u


Vorrei fare un ringraziamento particolare a due persone che per me sono molto speciali: mia moglie (<3<3<3) e la mia “mentore” (l'unica che riesce a farmi adorare le Dramione). Ringrazio inoltre chi mi ha favorita come autrice, chi ha Father tra le preferite, seguite e ricordate: GRAZIE MILLE!


Bene, ora i commenti :D

  • moko: già, Sev l'aveva preso proprio bene, vero? XD Alistair ha puntato i piedi, tirando fuori il coraggio che ha ereditato da sua madre :D

  • Panty96: la risposta alle tue domande l'hai avuta nel capitolo :) Tranquilla, prima o poi si baceranno questi due! Il momento si avvicina :D

  • lauletta: allora, ti ha soddisfatta il capitolo con Eric? La sua visione di nudo integrale? :D Grazie mille per i complimenti :D :D :D

  • Nami_san: eh sì, ha tolto addirittura punti alla sua Casa. Diciamo però che lo schiaffo se l'è meritato, dai xD Grazie mille *_* Sono contenta che ti piaccia come descrivo le cose <3 Scusa...chi ti dice che faranno...? BUAHAHAHAHA. Però come hai visto da questo capitolo Alistair resiste! In effetti hanno proprio gli stessi gusti, entrambi innamorati di due nate babbane, Grifondoro per di più! Alistair non sa se è innamorato o cosa, non sa descrivere quello che prova: sa solo che non riesce a fare a meno di lei. Guarda...la fic sarà bella lunga, già già :D Siamo sui 55 capitoli u.u Spero che ti soddisfi :D Rispostina: tutto a tempo debito, tutto a tempo debito :D Eric ha i capelli corti, ma trovo solo foto in cui ha i capelli lunghi xD Ma vabbè, apprezzo lo stesso u.u

  • neptunia: non potresti farmi mai del male, poi non avresti la fine della fiction u.u E dovresti vederla con le altre lettrici :D Eh mi spiace, ma non ti perdono, Sev non si può insultare u.u A dire il vero la scena del “togliamo i punti agli Slytherin” non dovrebbe far ridere ma far capire quanto sia critica la situazione XD Sono tanto contenta che la scena della loro litigata ti sia piaciuta <3 Lui vuole ostacolare la storia con Hermione per proteggere suo figlio da Voldie, non perchè Hermione è Nata Babbana. Meno male che pensi che Sev sia IC! Inizio ad aver paura di incappare nell'OoC xD E non devi neanche sognarti di provare a rubarmelo: Lui. E'. Mio u.u Alistair: eh si, Al è stato proprio un amore *_* Anche se un po' testa di quiz u.u E non osare dire che sia un Grifondoro mancato! MAI! Al è una Serpe dentro, fuori e tutt'intorno! Silente: beh, è un vecchio pazzo geniale u.u Sappi che adoro i tuoi papiri, quindi continua pure <3

  • lilyblack: lily cara, sono la prima ad aver rischiato di morire u.u Me tanto felice che ti sia piaciuto quello precedente <3 Tranquilla, non ci saranno le solite peripezie, riusciranno a parlarsi *_* Non succederà nulla di ciò che temi u.u E direi che in questo capitolo le persone parlano e senza contrattempi :D

  • neviens: waaaa, grazie *_* Non è che è più umano perchè è riuscito ad amare e farsi amare da Lily, lui è sempre stato così, anche nei libri. O almeno, io amo pensarla così. Sev è un uomo distrutto, con una grande capacità di amare, ucciso per un errore che ha commesso da giovane. E' anche un grandissimo bastardo, ma lo amo anche per questo. Come vedi in questo capitolo che hai appena letto ho messo in evidenza la sua parte da “papà” :) Il motivo per cui non approva la relazione con Hermione è per Voldie, esatto :) Per quanto riguarda quella frase...non posso dirti niente, mi spiace u.u Lo si scoprirà tra qualche capitolo :)

  • JuliaSnape: grazie, pecora nera della famiglia Cavendish :P

  • Niki_Black: crucio <3 Dato che ti piacciono i litigi anche il capitolo che hai appena letto ti piace u.u Mi spiace, il copione era proprio quello giusto u.u C'era scritto “Severus Snape” u.u Eh Silente è un genio u.u E Al somiglia a sua mamma, già già <3 Ovvio, è innamorato di una Nata Babbana, ma Hermione mette in pericolo Alistair: è la migliore amica di Potty! Beh, sarebbe stupido a non ammettere che quei sono in love u.u

  • Hanon: esatto, tutto ciò che fa lo fa per il figlio u.u Silente non è un guardone, semplicemente sa sempre tutto di tutti u.u Spero che i gorgosprizzi ti lascino in pace, sono terribili in questo periodo dell'anno u.u

  • La_Ari: grande Ari *_* Quando gli scende la lacrimuccia *_* Che bello il mio amore <3 Al è stra tenero u.u Ed in effetti avrebbero bisogno entrambi di un buon psicologo u.u Terapia di famiglia u.u

  • piperina: darling <3<3<3<3<3<3<3<3 La scena al ralenty LoL Sarebbe bellissima *_* Ovviamente sarebbe tutto in sequenza u.u La povera piccola Hermione che è tanto terrorizzata *_* In effetti hai ragione, sembrano una banda di bambocciosi babbuini balbuzienti u.u Spero di aver rimediato con questo capitolo (Anche se sono sicura che a questo giro ci sarà qualche ripetizione o si stringeranno troppo nelle spalle o metteranno troppo spesso le mani in tasca o se le passeranno tra i capelli :D <3 ). La risata a crepapelle l'ho risolta *_* La litigata...sai, mi sto specializzando nelle litigate, mi diverto a far dire cose cattive e senza cuore u.u Me tanto soddisfatta che ti sia piaciuta la litigata *_* E' stata davvero dura u.u Per i punti esclamativi, in questo capitolo mi sono limitata u.u O almeno, ci ho provato u.u Alistair (strano ma vero non mi è ancora venuto da scrivere Altair *_* ) tira fuori gli attributi. Si impunta. Fa l'adolescente incazzoso u.u Non sa proprio nulla del vero motivo per cui suo papà vuole ostacolare questa relazione, come te d'altronde che non sai maaaaaaaaaaaaai nulla di nulla u.u Beh, insultare Silente è un'ottima valvola di sfogo u.u Già mi sono prostata ai due piedi per quell'errore madornale T_T Mi sono punita inginocchiandomi sui ceci, frustandomi T_T In più infierisci con quell'errore che feci in gioventù, quello su Moccia T_T PERDONO! Sai, l'altro giorno stavo andando a prendere la macchina all'Esselunga e continuavo a ripensare a quella ripetizione: ma quanto sono stata cretina? -__- Ma proprio bacata eh! Eh si, povero Sev! Sta facendo di tutto per proteggere Alistair ma gli sembra di proteggere solo Potty: poraccio, legato a lui T_T Non lo invidio u.u Ma sei crudele! Come puoi dire che è divertente vederlo disperarsi per la storia di Alistair e Hermione? T_T Sei crudele, già già u.u E no, non si suiciderà mai u.u Ovviamente, non sai quanto mi renda felice, contenta ed orgogliosa di me il fatto che ti piaccia il capitolo *_* E sai quanto siano più che importanti i tuoi complimenti e le tue critiche <3<3<3 Grazie per tutto, darling <3 Però ti prego, dimmi cosa devo fare per farmi perdonare di aver letto Moccia T_T Me ne vergogno dal più profondo T_T Non smetterò mai di ringraziarti xoxo <3<3<3<3<3<3<3<3<3

  • eveine: ti capisco, che gran brutta roba lo studio T_T Grazie mille per i complimenti <3 Sono felice che ti piacciano i miei personaggi, in particolare per Eric ed Alistair! Ci tengo molto a questi due (anzi, diciamo che li adoro <3 ). Per il bacio...ti tocca aspettare ancora un po' :D

  • MelCullen: eh si, il professor Piton l'ha presa proprio male XD Hermione ha rischiato un infarto, sì u.u Silente è un po' fuori di testa però xD Anche se in effetti è un mito u.u grazie mille per i complimenti <3<3<3

  • StarlessNight: essì, perdoniamogli la sua incoerenza <3 Povero lui <3 Vuole solo che Al non soffra u.u E come dargli torto? Il rapporto Severus-Silente lo sto facendo parecchio paterno, lo ammetto, ma è solo perchè mamma Row aveva gettato le basi per un rapporto del genere <3 Awww, ma grazie per i complimenti per i miei lavoretti di grafica *_* grazie mille per tutti i complimenti <3

  • alida: eh sì, l'ha presa tanto male xD Beh, non poteva essere sincero, avrebbe infranto la promessa fatta a Silente anni prima. Non è ancora il momento della verità ;) Grazie per i complimenti ;)

  • Phoebe76: waaaaa, ma grazie *_* Addirittura fenomenale *_* La scena...da oscar? Davvero? *_* beh, grazie, grazie, grazie! Diciamo che quelle di Sev non erano “fantasie”...piuttosto veri e propri incubi xD Hai perfettamente ragione, purtroppo mi sono fatta sfuggire un po' troppa balbuzie :D E spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento :D


A questo punto non mi resta che salutarvi :D

A settimana prossima!

elyl

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Capitolo 23
*** I Have A Job For You ***


Questa settimana è letteralmente volata, veramente! E come sempre non so che scrivere nell'introduzione u.u Quindi accontentatevi di queste poche parole stringate u.u

Vorrei dire una cosa: sono allibita. Sì, avete capito bene: ALLIBITA. Perchè? Perchè 50 di voi mi hanno messa tra gli autori preferiti. Perchè 70 di voi hanno messo Father tra le storie preferite. Non riesco ancora a crederci. Vi dico ancora grazie, perchè, a parte questo, altro non posso fare.

Vorrei anche segnalarvi la comunità di Live Journal su cui posto i miei lavoretti di grafica insieme ad una mia amica: http://community.livejournal.com/tiplyl/ Se avete voglia, fateci un salto ;)

Per quanto riguarda il capitolo...dopo le 23 pagine del ventunesimo vi avviso che questo è molto ma molto breve. E' un capitolo di passaggio, preparatorio al prossimo. Che si preannuncia essere un altro parto, ma è un dettaglio xD

Bon, buona lettura :D







Chapter XXII:

I Have A Job For You


You can pay workers to work,

but you can’t pay them to love it.”

-Rick Bayan-


Era una fredda e grigia giornata, il cielo era carico di nubi che preannunciavano l'ennesima nevicata. Le strade erano deserte, neanche i bambini avevano il coraggio di uscire per giocare e fare pupazzi di neve. All'improvviso si alzò una folata di vento che andò a scontrarsi contro il vetro dell'abbaino di una delle tante case di Spinner's End.

Alistair Piton spalancò gli occhi e scattò a sedere, spaventato dal rumore mentre il libro che era appoggiato al suo petto cadde a terra con un forte tonfo. Si massaggiò il collo, passò una mano sul viso e sbuffò, lanciando un'occhiata fuori dalla finestra: adorava la neve, ma dopo una settimana iniziava a non poterne più.

Si alzò, raccolse il libro e lo spolverò, posandolo delicatamente sul comodino, quasi a chiedere scusa per il volo che gli aveva fatto fare. Senza rendersene conto, si era addormentato mentre leggeva “Lezioni pratiche di difesa contro le Arti Oscure”, lettura che suo padre gli aveva consigliato per integrare le lezioni della Umbridge. Tra tutti i professori che aveva avuto, lei era sicuramente la peggiore: persino Allock gli aveva insegnato più cose, il che era tutto dire. Con Faccia da Rospo non faceva altro che leggere e rileggere quello stupido libro in cui trovava errori su errori e contraddizioni. Per fortuna suo padre era un esperto e conosceva moltissimi libri e, soprattutto, era disposto a dargli delle lezioni. A Hogwarts sapevano tutti che Severus Piton desiderava insegnare quella materia, ma Silente non gliel'aveva mai permesso. Se quell'anno il preside avesse ceduto, tutti gli studenti del settimo anno non sarebbero arrivati a gennaio senza sapere niente e i M.A.G.O. da dare a fine giugno.

Un'altra folata di vento colpì il vetro. Alistair si avvicinò alla finestra ed osservò il paesaggio grigio e monotono. Sentì un brivido di freddo corrergli lungo la schiena, così indossò un maglione più pesante, abbandonando sulla sedia quello che si era appena tolto mentre il suo sguardo si posò sulla lettera di Hermione che aveva ricevuto il giorno di Natale: gli sembrava che fosse passata un'eternità.

I giorni erano trascorsi lenti, senza ottenere sue notizie. Certo, la colpa era semplicemente sua che non le aveva scritto.

Stupido.” Si disse.

Com'era possibile che non riuscisse a trovare il coraggio di scriverle una lettera? Era un Caposcuola, aveva affrontato cose ben peggiori! Ma la verità era che temeva di sembrare troppo apprensivo e appiccicoso, o più semplicemente stupido.

Idiota, idiota, idiota!” Esclamò dandosi delle pacche sulla fronte, maledicendosi.

Le mancava. Non aveva mai desiderato così tanto tornare a Hogwarts: aveva voglia di vederla, ne avvertiva il bisogno. Voleva sentire la sua voce e la sua risata, tenerla per mano, ma più di ogni altra cosa desiderava baciarla: sarebbe impazzito se non l'avesse fatto al più presto. Si massaggiò le tempie, poi spalancò gli occhi, strinse i pugni e decise che la prima cosa che avrebbe fatto non appena l'avesse vista, sarebbe stata baciarla, anche a costo di farlo sotto gli occhi di tutta Hogwarts.

I suoi pensieri vennero interrotti da uno sbadiglio rumoroso, così decise di bere una Burrobirra per scaldarsi e svegliarsi. Uscì dalla stanza e scese al piano terra lanciando una rapida occhiata in salotto dove suo padre, seduto sulla comoda poltrona in stoffa verde scuro, stava leggendo < La Gazzetta del Profeta >.

Pa', vuoi qualcosa da bere?” Urlò aprendo la porta della cucina.

Non urlare da una stanza all'altra e non usare stupide abbreviazioni.” Lo richiamò senza mai smettere di leggere.

Il ragazzo sbuffò rumorosamente roteando gli occhi al cielo.

Allora, vuoi qualcosa?” Urlò nuovamente aprendo l'anta di un armadietto. “Papà?”

Quando non ricevette risposta per l'ennesima volta andò in salotto, si appoggiò allo stipite della porta e guardò suo padre.

Papà?” Lo chiamò.

Dimmi Alistair.” Severus sollevò lo sguardo dal giornale e lo posò sul figlio.

Vuoi qualcosa da bere?” Domandò.

Sì, grazie.” Rispose dopo qualche istante.

Thè, Burrobirra, cioccolata...” Elencò il giovane, tenendo il conto con le dita.

Tu cosa prendi?”

Burrobirra.” Si strinse nelle spalle con sufficienza.

Va bene quella.”

Alistair annuì e tornò in cucina dove Severus lo sentì preparare le due bevande. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso soddisfatto. Dopo Natale, il loro rapporto era tornato quello di prima, anzi era anche migliorato. Sentirsi dire da suo figlio che voleva essere come lui lo aveva riempito d'orgoglio, nonostante sperasse non lo diventasse: non era facile essere Severus Piton. Mangiamorte, membro dell'Ordine della Fenice, spia, doppiogiochista, padre, professore di pozioni, esperto nelle Arti Oscure, Mezzosangue tra i Purosangue, bugiardo, uomo innamorato dal cuore infranto, anima maledetta.

Decisamente, essere Severus Piton non era facile.

Tieni, papà.”

La voce di Alistair lo riportò alla realtà. Piegò il giornale, lo posò sul tavolino accanto alla poltrona e prese il boccale che suo figlio gli porgeva.

Grazie.”

Niente.” Disse sedendosi comodamente sul divano.

Nella stanza calò il silenzio. Severus sorseggiava beato la bevanda, ad occhi chiusi, godendosi la tranquillità del salotto della casa in cui era cresciuto e aveva vissuto i momenti più brutti della sua vita, ma anche quelli più belli, insieme a Lily.

Alistair stringeva il boccale, scaldandosi le mani gelate, soffiando sul liquido bollente, la fronte corrugata: gli risultava impossibile non pensare a Hermione.

Che cos'hai?” Domandò improvvisamente l'uomo.

Ehy, non barare.” Rispose scocciato.

Scusa?” Lo guardò con la fronte aggrottata, senza capire.

Lo sai.” Fece schioccare la lingua. “Non barare, non usare l'Occlumanzia.” Aggiunse stizzito.

Sono meravigliato, Alistair.”

Il ragazzo gli lanciò un'occhiata confusa.

Evidentemente le nostre lezioni non sono servite a nulla.” Bevve un lungo sorso.

Non...non capisco.”

Ormai dovresti saper riconoscere quando una persona cerca di penetrare le tua mente ed io, in questo momento, non lo sto facendo.” Spiegò, assumendo il suo tipico atteggiamento da professore. “Sono contrariato.”

Alistair aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza riuscire ad emettere alcun suono.

Il tuo malumore è tangibile.” Gli fece notare Severus con la sua parlata lenta.

Scusa, hai ragione.” Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

Che cos'hai?” Chiese nuovamente.

Non lo vuoi sapere.” Rispose con un ghigno nascosto dal bicchiere che si portò alla bocca.

Se te lo chiedo è perchè voglio saperlo.”

Fidati pa', non vuoi.” Ribadì

Alistair, lo sai che non mi piace girare attorno alle cose.” Lo ammonì severamente.

Non ho notizie di Hermione da Natale, quando ho ricevuto una sua lettera in cui diceva che era con Potter e Weasley.” Sbottò, sottolineando infastidito il secondo cognome.

In effetti, non volevo saperlo.” Disse l'uomo dopo una lunga pausa, serrando involontariamente la mascella: aver accettato la sua infatuazione per la Granger non significava farsela piacere.

Te l'avevo detto.” Gli ricordò lanciandogli un'occhiata tra il divertito, il colpevole e il preoccupato.

Severus posò il bicchiere sul tavolino e si sistemò nella poltrona. Fece un profondo respiro, cercando le parole giuste, stentando a credere a quello che stava per fare.

Fece per chiedere al figlio se fosse successo qualcosa ma, prima che potesse dire anche solo una parola, il silenzio fu squarciato dal campanello.

Aspetti qualcuno?” Gli domandò curioso Alistair, alzandosi e posando il bicchiere sul tavolino.

No.” Rispose.

Qualche idea su chi potrebbe essere?”

No.” Ripetè.

Il campanello suonò di nuovo.

Vado ad aprire?”

Non lo so, Alistair, vuoi che chiunque sia continui a suonare?” Commentò sarcastico.

Giusto.” Annuì, si voltò ed uscì dalla stanza.

Arrivo, arrivo!” Borbottò percorrendo rapidamente il piccolo corridoio. “Un attimo di pazienza, per la miseria!” Esclamò scocciato, aprendo la porta.

Strabuzzò gli occhi, spalancò la bocca e trattenne il respiro, incredulo: davanti a sé, in un mantello azzurro cielo, c'era Albus Silente.

Ragazzo, chiudi la bocca prima che qualche strano insetto ci voli dentro. Anche se, con questa temperatura, dubito fortemente che ce ne siano.” Scherzò con un sorriso radioso che si estendeva agli occhi.

Alistair seguì il consiglio ed arrossì, abbassando lo sguardo imbarazzato.

Posso entrare?” Domandò, rabbrividendo. “Inizia a far freddo qua fuori. E vorrei evitare che entri del gelo in casa: tuo padre non ne sarebbe contento.”

S-sì, certo.” Balbettò facendosi di lato, lasciando entrare il preside.

Ora va molto meglio.” Esclamò l'anziano, scrollandosi la neve di dosso, per poi farla evaporare con un rapido gesto della bacchetta.

Alistair scosse il capo per scacciare lo stupore provocato dalla visita, ricordandosi le buone maniere.

Vuole darmi il mantello, preside?” Chiese.

Grazie, molto gentile.” Lo ringraziò.

Prese il mantello che l'anziano mago gli passava e lo appese all'appendino dietro la porta.

Allora, come sono andate queste vacanze?” Domandò Silente.

Bene.” Rispose educatamente, ricordando il giorno di Natale. “Le sue?”

Sono sta molto impegnato...”

Cose dell'Ordine?” Lo interruppe bruscamente, curioso.

Sì, cose dell'Ordine.” Annuì seriamente. “E a questo proposito, desidererei parlare con tuo padre.”

Oh, certo. Venga.”

Deluso per non aver ottenuto ulteriori informazioni sulla situazione e sul Signore Oscuro, Alistair condusse il preside in salotto, dove suo padre aveva ripreso a leggere il giornale.

Papà? C'è il professor Silente.” Annunciò lasciandosi cadere sul divano, allungandosi per prendere il bicchiere che aveva abbandonato sul tavolino prima di andare ad aprire la porta.

Severus inarcò un sopracciglio, unico segno visibile della sua sorpresa. Sapeva che c'erano stati svariati problemi, tra cui l'attacco di Nagini a Weasley, ma sperava di riuscire a passare il Natale e le vacanze in tutta tranquillità insieme a suo figlio.

Preside.” Lo salutò gelidamente.

Severus.”

I due si guardarono negli occhi e il pozionista capì immediatamente che la visita dell'anziano non era di cortesia, ma sicuramente gli avrebbe chiesto qualcosa. Un lavoro che sospettava gli avrebbe affidato. Un lavoro che non gli sarebbe mai piaciuto.

Mi vedo costretto ad affidarti un compito di fondamentale importanza, Severus.” Iniziò Silente.

Alistair, chiedi al preside se vuole qualcosa da bere.” Lo bloccò l'uomo, senza mai smettere di guardarlo negli occhi.

Ma...”

Alistair, chiedi al preside se desidera qualcosa.” Ripetè.

Il ragazzo sbuffò e si voltò verso l'anziano.

Vuole qualcosa da bere? Da mangiare?” Domandò gentilmente.

Che cosa mi offrite?” Sorrise, sapendo benissimo che era una scusa: Severus voleva allontanare il figlio per non fargli sentire i loro discorsi.

Allora, posso prepararle del thè, una Burrobirra, cioccolata...” Si guardò attorno, soffermandosi sulle bottiglie di liquori nella vetrinetta. “...Whiskey Incendiario...”
“Del thè, grazie.” Lo fermò, sollevando una mano. Severus sarebbe stato contento: aveva scelto la cosa più lunga da preparare. “Con del latte. E due cucchiaini di zucchero.” Aggiunse.

Glielo preparo immediatamente.” Annuì, si alzò e, sulla soglia, si voltò verso il padre. “Pa', vuoi qualcos'altro?”

Non. Chiamarmi. Così.” Inspirò profondamente, chiedendosi se avrebbe mai eliminato quella sua fastidiosa abitudine di abbreviare i nomi. “Comunque sono a posto così.”

Va bene. Le porto subito il thè, preside.”

Non appena uscì dal salotto, la porta si chiuse. Alistair la osservò qualche istante, basito. Quello che Silente doveva dire a suo padre era così importante che non poteva ascoltare? Con uno sforzo enorme si diresse in cucina, dove afferrò il bollitore, lo riempì d'acqua e lo mise sul fuoco.

Spostò una sedia e si sedette, incrociando le braccia al petto, allungando le gambe.

Silente non aveva potuto aspettare che tornassero a Hogwarts per parlare con suo padre, era venuto a casa: doveva essere una cosa di estrema importanza. Avrebbe dato qualsiasi cosa per saperlo, per sapere cosa stesse succedendo. Da quando aveva scoperto dell'esistenza dell'Ordine la notte di Halloween, non gli era stato detto più nulla. Era bramoso di sapere cosa avesse in mente il Signore Oscuro, cosa stesse facendo l'Ordine per contrastarlo.

Chiuse gli occhi e si vide al fianco di Hermione, mano nella mano, bacchette sguainate, pronti a combattere per l'Ordine, a sconfiggere il Signore Oscuro. Nella sua visione fece un rapido movimento con la bacchetta ed un Mangiamorte si accasciò a terra, privo di sensi, poi si voltò verso Hermione, la scostò e sconfisse un altro avversario. La ragazza lo guardò riconoscente, buttò le braccia attorno al suo collo e si baciarono con passione, mentre la sollevava e, stringendola a sé, giravano su loro stessi.

Il fischio del bollitore riportò Alistair alla cruda e dura realtà. Una realtà in cui non faceva parte dell'Ordine e non aveva mai baciato Hermione. Sbuffò rumorosamente e spense il fuoco, poi servì il thè. La verità era che non avrebbe mai potuto combattere per l'Ordine, gli risultava impossibile ferire qualcuno fisicamente, anche se era abile nel distruggere la salute psichica di chi gli dava fastidio. Sarebbe diventato un guaritore, uno dei migliori: lo desiderava dal giorno in cui suo papà gli aveva detto che sua mamma era morta di una malattia che nessuno era riuscito a curare. Voleva fare tutto il possibile per salvare le persone o almeno alleviare la loro sofferenza. Magari non avrebbe combattuto, ma sarebbe stato il guaritore dell'Ordine della Fenice. Era una buona idea: dopotutto, i guaritori non erano mai abbastanza.

Sorrise orgoglioso di sé, afferrò la tazza ed uscì dalla cucina.

NO!” Sentì suo padre urlare.

Alistair si fermò in mezzo al corridoio e sbattè un paio di volte le palpebre, guardando la porta chiusa davanti a sé. Suo padre stava urlando contro Silente. Arricciò il naso, si strinse nelle spalle e si appoggiò alla parete, chiudendo gli occhi, concentrandosi per ascoltare ciò che i due uomini si stavano dicendo.

Severus...”

No.” Suo padre lo interruppe. “Ho detto no!”

Severus è di fondamentale importanza, lo sai.” Disse con fermezza l'anziano.

Non mi importa, non lo farò. Ho già un compito difficile da svolgere, non voglio accollarmi anche Potter.” Pronunciò il cognome del ragazzo con così tanto disprezzo che Alistair ne fu scioccato.

Se Voldemort...”
“Non. Dire. Quel. Nome.” Sibilò Severus.

Il ragazzo rabbrividì. Si immaginava benissimo suo padre, era livido di rabbia, lo capiva dal suo tono di voce.

Devi insegnare l'Occlumanzia a Harry, Severus.”

Spalancò gli occhi: Silente voleva che anche Potter imparasse l'Occlumanzia? Per quale motivo?

Ti ho già detto di no.” Ribadì furioso suo padre.

Se Voldemort dovesse rendersi conto della connessione tra le loro menti potrebbe indurre Harry a fare qualche gesto avventato.” Spiegò il preside. “E' necessario, lo sai benissimo anche tu.”

Non ho intenzione di spendere più ore del dovuto con lui.”

Nella stanza nessuno parlava e Alistair si fece più vicino per paura di perdersi qualche parola.

Fallo per lei.” Disse semplicemente Silente. “Glielo devi. L'hai promesso.”

Strizzò gli occhi, concentrandosi, ma il salotto sembrava essere sprofondato nel silenzio.

Lasciò passare qualche minuto, poi si decise ad entrare.

Le ho portato il suo thè, preside.” Disse cordialmente, come se non avesse sentito niente.

Grazie Alistair.” Lo ringraziò con un sorriso, andandosi a sedere nella poltrona che solitamente suo padre occupava.

Il ragazzo mise le mani in tasca e lanciò un'occhiata al pozionista. Aveva una mano appoggiata allo scaffale della libreria mentre con l'altra si teneva il volto, la schiena ricurva.

Allora, Severus, andrai al quartier generale?” Domandò l'anziano, approfittando della presenza di Alistair: sicuramente non si sarebbe messo a litigare davanti al figlio.

Quartier generale?” Piton Junior spalancò gli occhi, eccitato. “Dell'Ordine della Fenice?”

Esatto.” Lo squadrò con i suoi penetranti occhi azzurri, sorridendo.

Il volto di Alistair si illuminò. Sapeva che Hermione era al quartier generale. Se suo padre ci andava, voleva andarci anche lui. Doveva vederla.

Posso venire anche io?” Chiese.

No.” Rifiutò Severus, voltandosi, serrando la mascella, pallido.

Hai avuto un'ottima idea, Alistair.” Annuì Silente, pensieroso. “Sì, è proprio un'ottima idea.”

L'uomo lanciò un'occhiataccia al preside, ma questi lo ignorò, fischiettando e guardandosi attorno.

A quanto pare non ho scelta, come sempre. Vero, Silente?” Sibilò.

Suvvia, Severus, una passeggiata farà bene al ragazzo!” Esclamò, facendo l'occhiolino al giovane.

Estrasse la bacchetta, evocò pergamena, piuma ed inchiostro e si mise a scrivere.

Alistair non riusciva a crederci. Avrebbe visto Hermione, sarebbe andato al quartiere generale dell'Ordine della Fenice. Era dall'inizio delle vacanze che aspettava di rivederla ed ora il suo desiderio stava per esaudirsi.

Ecco fatto.” Silente fece sparire tutto tranne il pezzetto di pergamena che porgeva al ragazzo. “Impara a memoria ciò che c'è scritto qui sopra.” Ordinò.

Lo guardò interrogativamente ed afferrò il biglietto.

Il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice si può trovare al numero 12 di Grimmauld Place, Londra.” Lesse a voce alta.

Devi impararlo a memoria, non fare esercizi di bella lettura.” Commentò sarcasticamente suo padre.

Alistair lo ignorò e rilesse la frase altre dieci volte, ripetendola tra sé e sé.

Fatto.” Esclamò.

Perfetto.” L'anziano si alzò, prese il biglietto e lo buttò tra le fiamme del camino. “Tuo padre ti dirà cosa fare.” Si voltò verso l'uomo. “Prima andate, meglio è.”

Andiamo subito.” Annuì impercettibilmente, gelido come solo lui poteva essere.

Fantastico.” Silente sorrise e si avvicinò ad Alistair, a cui sorrise. “Mi raccomando, divertiti.” Aggiunse, facendogli l'occhiolino.

Alistair ricambiò il sorriso, raggiante.

Non si preoccupi, sarà fatto.”




Eeeeeeeeeeeeeed ora i soliti ringraziamenti per chi ha inserito Father tra preferiti, seguiti e ricordati :D

Ma ora passo a rispondere ai commenti u.u

  • MissRoseHale: my loveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeer! Anche se non hai ancora commentato il 21 ti rispondo qua al commento del 20 u.u Beh, mi sembra il minimo che ti minacci u.u Se con “eroe delle teenager” intendi Edward Cullen...NO! u.u Ovviamente Sev non lo aiuta, ha i suoi buoni motivi per impedire al figlio di vedersi con Hermione u.u Tesssoro, ha usato il fatto di essere Mezzosangue come una scusa: non può certo dirgli il vero motivo per cui NON possono stare insieme,no? Non può dirgli: “Al, figliolo, è la migliore amica di Potter e se il Signore Oscuro lo scoprisse saresti ancora più nei guai u.u” . E assolutamente, Al non vuole rinunciare a Hermione *_* E' un adolescente, per la miseria! Vuole vivere la sua vita u.u Vai, parliamo della fine del capitolo *_* Eh si, Silente è la cosa più vicina ad un “padre” che Sev ha. O almeno, a me piace pensarla così. Come dici tu, è l'unico a sapere tutto. E non poteva dirlo ad Alistair: prima era troppo piccolo, ora è cresciuto, ma non è ancora giunto il momento. Non gli ha mai detto nulla proprio su consiglio dell'anziano mago. Beh dai, si sa che il preside è sadico u.u E adora gli scherzi u.u Ed è un po' pazzo u.u Però sa benissimo che sono due ragazzi e a due ragazzi non puoi impedire di avere una storia. E' impossibile: se vogliono, l'avranno. Eh ma a te manca il capitolo 21 (spero che quando leggerai questi ringraziamenti tu l'abbia letto, sennò ti corco u.u ). E vedrai come Sev l'ha “accettato”. Beh, dai, ogni tanto i capitoli caramellosi ci stanno u.u

  • lauletta: waaaaaaaaaaaaaaaaaa, ma grazie, come sempre :D

  • Panty96: oddio, spero di no xD Non voglio finire in carcere xD Mi spiace per il tuo 4, ma ti posso assicurare che prenderne qualcuno non è la fine del mondo :D E ti parla una che una volta ha preso un 2 in latino, forse la mia materia preferita. Basta un po' d'impegno e lo recuperi ;) Sono contenta che ti piaccia Priscilla...un po' meno perchè non ti piace Selene T_T Io la adoro semplicemente u.u No, tranquilla, non rallenterò i ritmi di pubblicazione (almeno spero). Per fortuna l'università mi porta ispirazione (ok, lo ammetto, quando non riesco più a seguire scrivo xD ). Guarda, lo spero proprio anche io :) Ancora 2 anni, poi lo sarò <3 Grazie mille per i complimenti <3

  • JuliaSnape: grazie, rinnegata <3 grazie mille per tutti i complimenti <3 Ma sappi che a Hogsmeade tu non ci vai lo stesso :P

  • Niki_Black: non preoccuparti, l'importante è che tu abbia letto u.u Lascia che ti dica una cosa: seriamente non so ancora se il capitolo mi soddisfa xD Sono contenta che ti sia piaciuta la litigata e il rapporto Alistair e Heartmann u.u In effetti tutte quelle cose che Sev e Alistair si sono dette sono le parti che più mi son piaciute u.u E no, mai mandare a quel paese l'IC. Sev non balla. Povera Piccola Miss! Il sabato a scuola. Come mi spiace u.u Io invece ho dormito fino a tardi u.u E per farti rosicare, anche oggi ho dormito fino alle 12. Ma avrei preferito essere in uni, vorrebbe dire non essere malata u.u Beh, Nathaniel è molto figo. E l'ho trovato proprio spulciando l'album “Senza di loro non saremmo così dipendenti” sulla pagina u.u E non è che penso che faccia schifo è che non mi convince xD Ma per fortuna le personcine come te me lo fanno apprezzare <3 CRUCIO.

  • Neptunia: Parto doloroso, puoi dirlo forte! Beh, ormai dovresti saperlo che sono completamente matta u.u Ecco, la litigata. Ero alquanto disperata, sì. Ci sono stata proprio male male. Soprattutto quando Al dice quella frase, “non avere i tuoi stessi geni non fa di me tuo figlio”. Come puoi ben immaginare, il cuore di Sev si è distrutto, ma essendo lui Severus Piton non piange. Non si permette di mostrare il dolore...e in quell'occasione neanche poteva a dire il vero. E Priscilla...santa donna! La adoro u.u E' proprio una mamma u.u Diciamo che è la Weasley dal lato oscuro u.u Ah, il pezzo in cui Al ricorda quello che faceva con suo padre <3 Beh, per i fazzoletti ti avevo avvisata da tempo: quando leggi Father (mmmm...forse quando leggi qualcosa di mio) è meglio avere fazzoletti a portata di mano u.u La cara Priscilla sa benissimo che non può farci nulla. Certo, se gliela presentasse però non sarebbe la “suocera” perfetta, sarebbe alquanto acida u.u La riappacificazione in carrozza...Severus non ha voglia di litigare. Al è l'unica cosa che gli fa amare la vita. Senza Al la sua vita non avrebbe senso. E anche lui si è sciolto definitivamente in quel pezzo. Ed ora parliamo dell'appendice fallica di Eric: il Grande E. LoL! Questo pezzo l'ho adorato, lo ammetto <3 Draco...beh Draco io lo descrivo come quello della Rowling, un fifone :D Beh, sai che amo i tuoi papiri <3 Ah, stai tranquilla che recupereremo a breve u.u

  • Sonia1977: beh, grazie :) Ero parecchio insicura, è più forte di me :) Raramente son soddisfatta delle mie produzioni xD Tranquilla, se io avessi anche solo alzato la voce mio padre mi avrebbe ribaltata xD Severus però sa che non può neanche dargli torto: non gli sta dicendo nulla, dovrebbe solo obbedire e basta. E per quanto vorrebbe lo facesse, sa benissimo che non lo farà mai perchè è figlio suo e di Lily. Ed entrambi sono belli testardi u.u Beh, quando è con Alistair non è che guardandolo negli occhi pensa “toh, ha gli occhi verdi. Ehy, aspetta sono verdi come quelli di Harry!” :P E per la scoperta bisogna attendere moooooooolto ma mooooooolto tempo :D

  • Lady_Uki: oddio, ma grazie *_* Grazie mille per tutti i complimenti *_* Sono tanto contenta che ti siano piaciuti i “miei” personaggi <3

  • nami_san: ma povera Selene! Non poteva mica saperlo che Al pensa ad un'altra! L'ultima volta che l'ha visto si sono divertiti parecchio! E lui ha apprezzato parecchio quell'incontro! Sì, amo Selene u.u Priscilla è una mamma, non c'è altro da dire <3 Coraggio...io direi incoscienza XD Severus non meritava quelle parole, ma un adolescente arrabbiato è incontrollabile. Però alla fine fanno pace <3 Eric è IL bastardo u.u E Draco è un fifone :D Eh lo so, lo so. Ma diciamo che la loro non sarà MAI una storia facile. E quando dico MAI...intendo dire proprio MAI MAI MAI xD

  • neviens: wow, grazie! Sono contenta che trovi che sia stato un capitolo “giusto” *_* Ovviamente tutti speravano che Al perdesse la pazienza in un altro posto (anche io) ma non è riuscito a controllarsi. Il rapporto Alistair e Priscilla mi piace molto, si vogliono molto bene. Beh, accettare è una parolona. Sa che non può farci niente. Spera solo che gli passi. Sa benissimo che impedendogli di vedere Hermione lui si impunterebbe ancor di più. E no, nessun secondo fine XD Beh, Eric è una testa di pene u.u L'unico modo per definirlo u.u E da Eric aspettati QUALSIASI cosa. Eh, Draco è ancora “piccolo” xD Guarda...i troppi dubbi è impossibile non farmeli venire XD sono contenta che ti sia piaciuta la scena con Priscilla *_* Alistair adora suo padre, se non si fosse capito <3 …e anche io lo adoro u.u

  • eveine: patologia *_* Studi medicina o infermieristica? *-* Sì, sono curiosa u.u Io quando non riesco più a seguire mi metto a scrivere *_* Eh si, Priscilla è una donna comprensiva <3 Sì, Alistair e Harry lo scopriranno, ma tra tanto tempo u.u Tantissimo. Beh, grazie <3 Sono contenta che ti piacciano i miei personaggi <3

  • StarlessNight: ma grassie *_* Lunghissimo sì, è stato un parto xD Waaaa, ma grazie *_* Eh, ogni tanto anche il cervello di Alistair smette di funzionare XD L'ha fatto apposta, voleva vedere la reazione del padre. Tranquilla, Priscilla non cambierà idea :) Sono tanto contenta che ti sia piaciuto il capitolo <3 Ed Eric lo adoro, anche se è un grandissimo bastardo XD <3

  • Phoebe76: magistrale *_* Addirittura? *_* Grazie per il bravissima *_* Sono stra contenta che ti siano piaciuti i personaggi <3 Nathaniel e Aislinn...se davo loro lo spazio che volevo...altro che 23 pagine! Arrivavo anche a 30, poiché ho tralasciato anche una scena in cui Selene e Alistair parlavano xD Tranquilla, questa fiction non è Beautiful: nessun intrigo :D Priscilla è semplicemente una mamma <3 Ed essendo la sorella di Evan Rosier...non può non odiare i babbani! E sì, è sicura di sé, vanitosa e narcisista! Sev parla con lei, si fida. Ha praticamente fatto da mamma a suo figlio, è normale. La litigata è stata alquanto dura, sì. Soprattutto da scrivere T_T Sì, Sev era parecchio scioccato <3 Bello lui *_* Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto tanto <3 E non preoccuparti, non mi annoi <3 Adoro i commenti lunghi <3

  • Hanon: non preoccuparti, so benissimo cosa vuol dire riprendere l'uni T_T Sono proprio contenta che il capitolo ti piaccia *_* Priscilla è una donna fantastica...se non fosse per la sua avversione per i babbani xD Me tanto felice che sia piaciuta la riappacificazione <3 E neanche io ho mai mangiato pudding di Natale u.u Eric è un mito u.u Ma povera Selene! Perchè tutti la odiano T_T Io la adoro u.u e soprattutto lei non sapeva di Hermione u.u e per il menage a trois... beh era un po' tanta ubriaca u.u Non preoccuparti, anche a me le idee sfuggono velocemente u.u <3

  • La_Ari: no te preocupes u.u Brava l'ary che legge durante informatica *-* Beh, grazie per il tuo “assolutamente” perfetto <3 Eh no, neanche Sev è riuscito a resistere <3 Beh, grazie cara <3<3<3



Beh, direi che questo è tutto :D A settimana prossima, con il prossimo capitolo :D

elyl

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Capitolo 24
*** I Didn't Say Bye In The Right Way ***


Vi dirò....sarà perchè sono stanca, ma questa settimana non ho niente da dirvi u.u

.vi piacerebbe eh? MUAHAHAHAHA xD Ok, perdonatemi ma sto dormendo 5 ore a notte ed inizio a risentirne u.u

Ehi, ma aspettate, oggi è giovedì? E allora perchè posto? Perchè sono buona? No! Buahahahahaha xD Ok, il capitolo era finito da martedì...e dato che domani non ci sarò tutto il giorno ho pensato bene (spero) di farvi la sorpresa e postare oggi :D Però vi avviso che non sposterò il giorno in cui posto, continuerò a postare una volta a settimana, ogni venerdì u.u

Aaaaallora, vi comunico che me è tanto felice. Ho partecipato al contest “Il Club dei Duellanti” e, udite udite, ho superato il primo turno! E dato che la mia povera storiella che si sente tanto tanto sola ha ricevuto poche visite, mi faccio pubblicità u.u I protagonisti sono Dora e Remus <3

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=593154&i=1

Come sempre (lo so, sono ripetitiva u.u) faccio un particolare ringraziamento alla mia carissima darling <3 Che anche questa volta mi ha aiutata tantissimo <3

Poi...beh, direi che è inutile tediarvi ancora. Vi lascio ad uno dei capitoli più importanti di Father Be With Me Tonight ;)

Buona lettura

P.S.: il Prologo di questa storia ha raggiunto le 3600 visite. Non ci credo ancora *.*





Chapter XXIII:

I Didn't Say Bye In The Right Way


For a kiss to be really good,

you want it to mean something.

You want it to be with someone you can't get out of your head,

so that when your lips finally touch,

you feel it everywhere.

A kiss so hot and so deep,

you never want to come up for air”

-Episode 2x07 “Something to talk about”, Grey's Anatomy-


La piccola piazzetta circondata da grige case, alcune delle quali con vetri rotti, era tranquilla. Un gatto si aggirava furtivamente ed andò ad infilarsi in uno dei cassonetti mezzi aperti alla ricerca di qualcosa di commestibile da mangiare. Il silenzio fu squarciato da un forte crack. Il gatto emise un miagolio straziante, gli si rizzò il pelo e scappò via.

Io odio Smaterializzarmi.” Disse Alistair Piton ad occhi chiusi, pallido in volto, coprendosi la bocca con il dorso di una mano.

Suo padre Severus fece un cenno col capo ed uscì dal vicoletto buio. Riaprì gli occhi e si ritrovò solo. Sbattè le palpebre un paio di volte, poi si affrettò e, seguendo le orme lasciate dalle sue scarpe nella neve, lo raggiunse. Si fermò in mezzo alla piazzetta e si guardò attorno. Le facciate delle case erano rovinate, piene di scritte, poco accoglienti e a parecchie finestre mancavano i vetri mentre accanto ad ogni porta erano ammucchiati sacchi di immondizia.

Ma che bel posto accogliente.” Commentò affiancandosi al padre, inarcando un sopracciglio.

Sta zitto, Alistair.” Ringhiò gelidamente Severus, fulminandolo con lo sguardo. “Ripensa a ciò che c'era scritto sulla pergamena.” Aggiunse, fermandosi tra i numeri 11 e 13.

Cosa, la frase del Quartiere Generale?”

Ho detto pensa. Possibile che tu debba esprimere a voce alta ogni tuo singolo pensiero?” Sibilò rabbioso.

Fece per dire qualcosa, ma si fermò. Suo padre era nervoso, l'aveva capito da come continuava a contrarre la mascella e stringeva il mantello. Serrò le palpebre, si portò le mani alle tempie e ripensò a ciò che Silente gli aveva scritto.

< Il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice si può trovare al numero 12 di Grimmauld Place, Londra >

Dai, muoviti.” Lo incitò suo padre, avviandosi.

Alistair aprì gli occhi e lo vide salire dei gradini che prima non c'erano. Tra i numeri 11 e 13 era apparsa una porta, dei muri sudici e delle finestre incrostate. Sorrise e lo seguì, fermo davanti all'ingresso.

Pa', per caso amano i serpenti?” Domandò, indicando il batacchio d'argento che raffigurava due serpenti intrecciati.

'Sta zitto, Alistair.” Ordinò irritato.

Gli lanciò un'altra occhiata, sospirò e tornò a guardare davanti a sé: dire che era nervoso era poco. Se avesse continuato a contrarre la mascella, si sarebbe fatto male.

Severus inspirò profondamente, afferrò il batacchio e lo fece scontrare con forza contro il legno della porta, che dopo qualche istante si spalancò.

Svelti, svelti.” Sussurrò una donna dai folti capelli rossi.

I due eseguirono l'ordine e si ritrovarono in un lungo corridoio.

Devo parlare con Potter.” Disse in un soffio.

La donna annuì e si incamminò, seguita a ruota dall'uomo. Alistair rimase fermo, guardandosi attorno curioso. Il corridoio era lungo e dal soffitto alto e a metà si trovavano delle tende rosse.

Alistair!” Lo richiamò con un sibilo suo padre.

Arrivo.” Disse, annuendo.

Si avviò osservando le pareti adornate con antichi quadri quando, senza che se ne rendesse conto, si ritrovò a terra.

SOZZURA! FECCIA! SOTTOPRODOTTI DI SUDICIUME E ABIEZIONE! IBRIDI, MUTANTI, MOSTRI, VIA DA QUESTO LUOGO! COME OSATE INSUDICIARE LA CASA DEI MIEI PADRI...”

Si coprì le orecchie con entrambe le mani, assordato dalla voce stridula che aveva iniziato ad urlare.

Maledetto portaombrelli!” Sentì la donna dai capelli rossi. “Ti sei fatto male?” Gli domandò gentilmente, aiutandolo a rimettersi in piedi.

No, no, sto bene.” Rispose alzando la voce per cercare di sovrastare le grida.

STA ZITTA!” Urlò estraendo la bacchetta. “Sta zitta, per l'amor del cielo!” La puntò contro le tende, fece un piccolo movimento e queste si richiusero, facendo sprofondare nuovamente la casa nel più totale silenzio. “Ora va meglio.” Sussurrò sollevata, riponendo la bacchetta. “Vieni, caro, vieni!”

Alistair la guardò stupito, poi la seguì ed insieme raggiunsero il padre, fermo davanti ad una porta.

Severus, è tuo figlio?” Chiese, guardando attentamente il giovane.

L'uomo annuì impercettibilmente.

Immaginavo.” Sorrise calorosamente. “Tu e il tuo papà vi somigliate, lo sai?”

Il ragazzo si voltò verso l'uomo, poi tornò a guardala ed annuì.

Ti chiami Alistair, giusto?”

Devo. Vedere. Potter.” La interruppe bruscamente il pozionista.

Oh, sì, certo. Seguitemi.” Aprì la porta e sparì.

Padre e figlio la seguirono, ritrovandosi in cucina.

Molly, chi era?” Domandò una voce annoiata.

Severus strinse i pugni e serrò, se possibile, ancor di più la mascella.

E' Severus con suo figlio.” Rispose, avvicinandosi ai fornelli.

Sirius abbassò rapido il giornale e davanti a sé vide l'uomo che più odiava, secondo solo a Voldemort e Codaliscia.

Mocciosus.” Disse gelido.

Black.” Ringhiò il pozionista

Alistair guardò prima suo padre, poi l'uomo dai lunghi capelli castani ed ondulati, senza capire ciò che stava succedendo.

Sedetevi, sedetevi.” Si intromise Molly.

Senza mai distogliere lo sguardo dal cane, Severus andò a sedersi all'altra estremità, ben lontano, mentre il ragazzo prendeva posto accanto a lui.

Tu sei Sirius Black.” Disse semplicemente Alistair, guardando l'erede di casa Black.

E tu chi saresti?” Inarcò un sopracciglio, guardandolo.

Alistair Piton.” Si presentò con una scrollata di spalle.

L'uomo sorrise, poi guardò il pozionista.

Mocciosus. Con un figlio.” Incrociò le braccia al petto.

Volete un caffè? Un thè? Qualcosa da bere?” Chiese la signora Weasley.

Nessuno rispose. Severus e Sirius continuavano a guardarsi con odio, quasi che volessero uccidersi l'un l'altro con il semplice sguardo, mentre Alistair li osservava curioso.

Alistair, tu vuoi qualcosa?”

Sì, grazie. Del thè.” Rispose, voltandosi verso la donna, sorridendole gentilmente.

Ecco qua.”

Grazie.” La ringraziò, afferrando la tazza fumante.

Allora, Alistair, sei al settimo anno?” Domandò sedendosi.

Esatto.” Annuì, portandosi la tazza alla bocca e bevendo un sorso, ustionandosi lingua e palato.

Quindi conoscerai sicuramente Fred e George.” Affermò.

Come stanno i tuoi amici Mangiamorte, Mocciosus?” Chiese Sirius, anticipando la risposta del ragazzo.

Bene.” Ringhiò Severus, mentre le sue labbra si incurvarono in un sorriso malevolo. “Come procede la lucidatura dell'argenteria?”

Fantasticamente.” Sibilò. “Hai visto il tuo caro amico Voldemort....” Ignorò il brivido che percorse tutto il tavolo. “...di recente?”

Severus aprì la bocca per parlare, ma prima che potesse dire anche solo una parola la signora Weasley si alzò in piedi, scocciata.

Basta! Adesso basta! Non davanti al ragazzo. Vergognati, Sirius.” Li interruppe la donna.

Sirius lanciò un'occhiata di puro odio a Mocciosus, poi guardò Molly ed abbassò il capo borbottando, continuando a lanciare occhiatacce all'uomo.

Alistair, che aveva assistito a tutta la scena, guardava allibito Black e suo padre. Si odiavano. Anzi, detestavano. Fin da quando avevano messo piede in cucina, non avevano mai smesso di stuzzicarsi. Per di più, non riusciva a capire perchè Black chiamasse suo padre < Mocciosus >.

Basta, tutti e due.” Molly fulminò i due uomini con lo sguardo. “Cos'hai detto che sei venuto a fare, Severus?”

Devo parlare con Potter.” Ripetè per la terza volta da quando era arrivato.

Perchè?” Domandò subito Sirius

Non sono affari tuoi, Black.”

E' il mio figlioccio. Sono affari miei.”

Si guardarono in cagnesco e Molly sbuffò, richiamando la loro attenzione.

E' di sopra, insieme a Ron, Ginny, Fred e George e Hermione.” Disse, asciugandosi le mani nel grembiule.

Alistair si alzò di scatto, facendo cadere la sedia, rovesciando la tazza di thè, iniziando a tossire dandosi dei colpi al petto.

Tutto bene?” Domandò gentilmente la signora Weasley, posandogli una mano sulla schiena, preoccupata.

S-sì.” Rispose tra un colpo di tosse e l'altro, continuando a colpirsi il petto con le lacrime agli occhi. “Mi è solo andato di traverso il thè.”

Sei sicuro?”

Certo.” Annuì.

Devo parlare con Potter, non ho tempo da perdere.” Intervenne glaciale il pozionista.

Tuo figlio stava morendo soffocato e tu gli dici che non hai tempo da perdere?” Sirius inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. “Che padre esemplare.”

Se...” Si schiarì la voce. “Se mi dite dove posso trovarlo, lo vado a chiamare io.” Concluse con tono innocente, bene attento a non incrociare lo sguardo del padre.

Tu?” Sirius lo guardò scettico. “Sei una schifosa Serpe?”

Orgoglioso d'esserlo, signor Black.” Rispose gelido: non gli stava molto simpatico.

Orgoglioso d'esserlo?” Si lasciò sfuggire una risata che sembrava più un latrato. “Sei orgoglioso di far parte della Casa che ha sfornato più Maghi Oscuri in assoluto?” Scosse il capo. “Sei messo male, figliolo.”

Signora Weasley, se mi dice dove posso trovare Potter lo andrei a chiamare.” Ribadì, rivolgendosi alla donna.

Sì certo.” Sbattè le palpebre incredula, chiedendosi cosa sarebbe successo quando Harry, Ron, Hermione, Fred e George e Ginny avessero visto entrare un Serpeverde in salotto. “Esci dalla cucina, prendi le scale e ti fermi al primo piano. E' l'unica porta che c'è, non ti puoi sbagliare.”

Grazie.” Lanciò un'occhiata a Black, poi guardò il padre. “Gli dico di venire giù.”

Severus annuì impercettibilmente ed Alistair uscì dalla cucina.

Efficiente il ragazzo. Sicuro che sia tuo?” Sentì la voce di Black.

Si morse la lingua, inspirò profondamente e continuò a camminare, ritrovandosi nel corridoio d'ingresso. Subito vide le scale. Rimase fermo qualche istante, ad occhi chiusi, poi le salì, arrivando in pochi attimi al primo piano.

Il momento che aspettava dall'inizio delle vacanze era arrivato: c'era solo una porta a dividerlo da Hermione. Una semplice, stupidissima porta. Un battito di ciglia e si ritrovò nella stanza. Hermione lo guardava stupita ed incredula. Le si avvicinò, le mise le mani sulle guance e la baciò, mentre attorno a loro Harry era a bocca aperta, Ginny applaudiva ed ululava insieme ai gemelli e Weasley scappava con il cuore infranto.

Altra stupida feccia che infesta la casa della mia padrona.”

Alistair tornò duramente alla realtà, abbassò lo sguardo e vide che un elfo domestico dalla pelle raggrinzita ed il grembiule lurido lo guardava in cagnesco.

Feccia. Ibridi. Sanguesporco.” Borbottò, allontanandosi.

La questione era seria: stava ufficialmente impazzendo. Non era possibile che immaginasse di baciarla ogni volta che chiudeva gli occhi. Era diventato pazzo, non c'erano dubbi. Se solo un anno prima gli avessero detto che dopo due mesi non aveva ancora baciato la ragazza con cui usciva, sarebbe scoppiato a ridere o molto più probabilmente avrebbe dato una pacca consolatoria sulla spalla al suo interlocutore, compatendolo.

Ok, Alistair, rimboccati le maniche, entra in questo cavolo di salotto, sbatti fuori tutti e baciala.” Battè le mani per farsi coraggio, strofinandole l'una contro l'altra. “E manda Potter da tuo padre.” Abbandonò le braccia lungo i fianchi, saltellò sul posto e fece scrocchiare il collo. “Ce la puoi fare, Al. Ce la devi fare.” Si disse, autoconvincedosi. “Ok. Vai!”

Afferrò la maniglia che, abbassandosi, gli scivolò di mano. La porta si spalancò, perse l'equilibrio e si ritrovò nella stanza, instabile sulle sue gambe: non si poteva certo dire che la sua non fosse un'entrata ad effetto.

In men che non si dica, tutti gli sguardi erano puntati su di lui. Potter era scattato in piedi, la bacchetta puntata contro la fonte del rumore, facendosi male ad una gamba per il movimento rapido ed improvviso, iniziando a saltellare massaggiandosela. Weasley era rimasto seduto, il braccio sollevato a mezz'aria, la bocca spalancata e lo sguardo assassino. I gemelli, seduti in disparte, si strinsero nelle spalle e continuarono a parlottare tra loro, segnando qualcosa su una pergamena. Ginny, l'unica Weasley che si sentiva autorizzato a chiamare per nome, gli sorrise calorosamente, un sopracciglio sollevato in segno di sorpresa. Hermione era seduta sul bordo di uno dei divanetti, la bocca semi aperta, i capelli in disordine. Indossava una semplice felpa rosa, quella che le vedeva spesso addosso, sicuramente una delle sue preferite, e dei jeans sbiaditi: era semplicemente bellissima.

L'unico che non si era minimamente scomposto alla sua entrata, era Grattastinchi. Subito aveva approfittato della distrazione di Potter e Weasley per saltare sulla scacchiera e dare la caccia agli scacchi.

Alistair sentì le guance in fiamme, si insultò mentalmente e si schiarì la voce, ricomponendosi, lisciando il maglione. Chiuse la porta accompagnandola dolcemente e tornò a guardare gli altri.

Piton.” Disse Harry, lasciandosi cadere accanto a Ginny, la gamba tesa, continuando a massaggiarsela.

Potter.” Lo salutò. “Ti conviene afferrare il piede con la mano e tirarlo verso di te.” Aggiunse, strofinandosi il naso con un dito.

E chi saresti per dirlo, un Medimago?” Borbottò scontrosamente Ron.

Ron, lascialo in pace.” Intervenne Ginny, colpendolo con la rivista.

Ahio!” Esclamò, massaggiandosi il braccio, guardando male la sorella.

Non ancora, ma presto lo sarò.”

Perfetto!” Esclamò Fred o George, battendo le mani.

Tutti si voltarono a guardarli.

Che c'è?” Chiese George o Fred.

Mah, non lo so, ti sei messo ad urlare.” Weasley fece schioccare la lingua, infastidito.

Siamo scontrosi, eh.” Entrambi scoppiarono a ridere.

Ci si vede a scuola, Piton.” Dissero contemporaneamente, alzandosi.

Si portarono due dita alla fronte a mo' di saluto e con un sonoo crack sparirono.

Idioti.” Sibilò. “Che cosa gli costava prendere le scale per andare in camera loro?”

Ronald, sei peggio di un Troll.” Gli fece notare Ginny, aiutando Harry a tendere la gamba.

Il rosso lanciò un'occhiataccia ad Alistair, borbottò qualcosa e si mise a cercare gli scacchi.

Dal canto suo, Piton Junior era troppo impegnato a guardare Hermione per curarsi del comportamento del ragazzo. Sapeva di essere patetico, ma non gli importava: non poteva fare a meno di perdersi nei suoi occhi ed isolarsi dal resto del mondo. Avrebbe potuto entrare anche il Signore Oscuro ed uccidere tutti, ma non gli sarebbe importato finché lasciava in vita loro due.

Alistair?”

Sbattè le palpebre e si costrinse a distogliere lo sguardo da Hermione, posandolo su Ginny.

Sì?” Chiese.

Che cavolo ci fai qui?” Sbottò il fratello.

Piantala, Ron.” Intervenne Hermione, infastidita.

Il moro le sorrise, ringraziandola per averlo difeso, anche se non ce n'era stato il bisogno.

Come mai sei qui?” Domandò Potter per evitare che il suo migliore amico dicesse altro.

Ah, sì. Mio padre ti vuole vedere.” Ricordò, grattandosi la fronte.

COSA?” Strabuzzò gli occhi, incredulo.

Mio padre vuole vederti.” Si strinse nelle spalle e mise le mani in tasca.

Perchè?” Chiese Weasley.

Uno, sono affari tra Potter, mio padre e Silente. Secondo, non ne ho idea.” Rispose infastidito.

Silente?” Il moro sbattè le palpebre, incredulo. “Sicuro?”

Sì, più che sicuro. Me lo sono ritrovato in casa. E ti conviene scendere, prima che mio padre e Black, che da quanto ho capito è il tuo padrino, si mettano a duellare giù in cucina.”

Sono da soli?” Scattò in piedi, ricordandosi troppo tardi che gli faceva male la gamba. “Ahi.”

Ginny incrociò le braccia al petto, si appoggiò allo schienale e sussurrò < uomini > a fior di labbra.

No, c'è anche la signora Weasley.” Lo rassicurò.

Meno male.” Tirò un sospiro di sollievo. “Non oso immaginare...”

Cosa potrebbero combinare se fossero soli, già.” Concluse per lui Alistair.

Probabilmente farebbero esplodere la cucina.” Ghignò Harry. Doveva ammetterlo: l'idea di Sirius che scaraventava Piton contro la parete non gli dispiaceva.

O più probabilmente distruggerebbero tutto.” Le sue labbra si incurvarono in un sorriso perfido. Ci aveva parlato per pochi istanti, ma Black non gli stava simpatico. Se suo padre lo avesse ferito, stordito, affatturato o qualsiasi altra cosa, non gli sarebbe dispiaciuto. Di certo non sarebbe scoppiato in lacrime. “E' meglio che ti sbrighi.” Aggiunse, tornando alla realtà.

Sì, giusto.” Si alzò e si avviò, poi si fermò sulla soglia e si voltò verso il Serpeverde. “Alistair?” Lo chiamò, utilizzando per la prima volta il suo nome.

Il ragazzo sbattè un paio di volte le palpebre e lo guardò, incredulo.

Sì?”

Grazie.”

Se non fossero stati presenti testimoni per raccontarlo, nessuno ci avrebbe mai creduto. Forse per la prima volta in tutta la storia di Hogwarts, un Serpeverde e un Grifondoro si erano parlati amichevolmente e avevano scherzato. Ma, soprattutto, si stavano sorridendo.

Di niente, Harry.” Disse Alistair, restituendogli il sorriso.

Gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli di Alistair, entrambi annuirono nello stesso momento e distolsero lo sguardo imbarazzati.

Beh, io vado.”

Sollevò un braccio e lo fece cadere subito lungo il corpo, mise le mani in tasca ed uscì dal salotto, chiudendosi la porta alle spalle.

Ginny passò la lingua sulle labbra, sorridendo soddisfatta. Guardò l'amica e poi il Serpeverde.

Com'è tardi.” Esclamò con fare teatrale, portandosi una mano alla fronte. “Mi sono improvvisamente ricordata che dobbiamo fare una cosa per mamma.” Chiuse la rivista di moda e scattò in piedi.

Che cosa stai dicendo?” Le domandò il fratello.

Sì, dai, lo sai che dobbiamo fare.” Rispose facendo cenni con la testa, lanciandogli un'occhiata della serie < alzati-e-cammina >.

Io non mi schiodo da qui.” Incrociò le braccia al petto e guardò in cagnesco Alistair.

Tu hai capito male, Ronald.” Lo avvisò minacciosamente, mettendo le mani sui fianchi.

Che cosa dovete fare?” Intervenne Hermione.

Non preoccuparti.” Le sorrise a trentadue denti, si avvicinò al fratello e lo afferrò per un orecchio.

Ahio!”

Tu ed io dobbiamo fare alcune le cose.” Strinse la presa e lo costrinse ad alzarsi, poi iniziò ad incamminarsi.

Ginny?” Hermione la guardava incredula.

Mi fai male, mi fai male!” Si lamentò Ron, cercando invano di liberarsi.

La prossima volta impari.” Si strinse nelle spalle e lo sbattè fuori dalla stanza. “Mi ha fatto piacere vederti, Al. E divertitevi.” Fece l'occhiolino e sparì, chiudendo la porta.

Alistair e Hermione sbatterono entrambi le palpebre, stupiti, poi si guardarono e scoppiarono a ridere, divertiti dal comportamento della ragazza.

Calò il silenzio ed Alistair le sorrise.

Ciao.” La salutò semplicemente, passandosi una mano tra i capelli.

Ciao.”

Hermione abbassò il viso, per evitare che vedesse le sue guance imporporarsi, nascondendo il sorriso timido. Che cosa ci faceva al Quartier Generale? Suo padre aveva ragione d'essere lì, ma lui? Era Piton a dover parlare con Harry, non lui. A meno che...

Scosse il capo, decisa. No, non poteva essere. Non poteva essere venuto al Quartier Generale solo per lei, anche se ci sperava.

Tutto bene?” Le domandò, trovando il coraggio di parlare.

Sì, tutto a posto.” Rispose. “Tu?”

Ora sì.” Abbozzò un sorriso ed indicò lo spazio vuoto accanto a lei. “Posso sedermi?”

Certo.” Annuì e gli fece posto.

Alistair si lasciò cadere accanto a lei e senza neanche pensarci posò delicatamente una mano sul suo ginocchio. Quando se ne rese conto rimase a fissarla per qualche istante, poi afferrò il cuscino e lo strinse al petto, prima di fare qualche gesto avventato. Possibile che tutta la sua determinazione fosse andata a farsi friggere? Dov'era finito l'Alistair che si era ripromesso di baciarla a qualunque costo, davanti a tutta Hogwarts? Ed ora che erano finalmente soli l'unica cosa che riusciva a fare era abbracciare uno stupido cuscino.

Hai...” Si schiarì la voce. “Hai passato delle belle vacanze?”

Diciamo di sì.”

Perchè < diciamo >?” Chiese.

Il papà di Ron è stato attaccato dal serpente di Tu-Sai-Chi mentre faceva la ronda.” Si morse il labbro inferiore, rivivendo il terrore di quei momenti in cui avevano temuto tutti per la vita del signor Weasley.

Come sta adesso?” Si preoccupò posando nuovamente la mano sul suo ginocchio.

Bene.” Gli sorrise timidamente e, senza neanche pensarci, coprì la mano con la sua. “Siamo andati a trovarlo al San Mungo.” Sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “E le tue?”

Tutto tranquillo.” Si strinse nelle spalle. “Natale con Eric, la sua famiglia e i Malfoy.”

Che bella compagnia.” Commentò sarcastica.

Non sono per nulla male, sai.” Le strinse la mano, disegnando sovrappensiero dei piccoli cerchi con il pollice.

Immagino.” Inarcò un sopracciglio scettica.

Non li conosci.” Appoggiò la testa allo schienale e le sorrise, i capelli che gli ricadevano sul viso.

Chissà perchè.” Fece schioccare la lingua.

Lo so, lo so. Sono un po' fissati con la purezza del sangue.” Davanti ai suoi occhi rivide il libro che aveva trovato in camera di Eric.

Un po' tanto.” Sbuffò, mettendosi più comoda, avvicinandosi a lui cosicché le loro gambe si toccavano.

Stai tranquilla.” La rassicurò, lasciando la presa dalla sua mano ed allungando il braccio sullo schienale dietro di lei, sfiorandole la spalla.

Hermione arricciò il naso e gli prese la mano, intrecciando le loro dita, come se fosse un gesto che facevano tutti i giorni.

Andrà tutto bene.” Le disse.

Ne sei davvero così sicuro?” Gli domandò.

Beh, per iniziare sono ancora vivo.” Sorrise, divertito.

Mi sembra il minimo.”

Come ti sembra il minimo?” Esclamò scandalizzato, scuotendo il capo.

Niente.” Arrossì violentemente.

Sicura, sicura?” Le sussurrò in un orecchio, facendole venire i brividi.

Sì.” Sospirò chiudendo gli occhi, lottando contro la tentazione di baciarlo.

Mi fido allora.” Le diede un piccolo bacio sulla guancia e si allontanò, chiedendosi come avesse fatto a resistere.

Aspetta, perchè hai detto quella cosa del < sono ancora vivo >?” Chiese spalancando gli occhi.

Papà.” Rispose semplicemente, scostandole una ciocca di capelli dagli occhi.

Non mi distrarre.” Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, contando fino a dieci. “Che cosa ti ha detto Piton?” Aggiunse, riaprendoli.

Mi fa sempre uno strano effetto sentirlo chiamare Piton.” Sorrise.

Alistair!” Lo richiamò divertita, dandogli un pizzicotto.

Ok, ok!” Si lasciò sfuggire una risatina. “Voleva uccidermi, ma alla fine ha cambiato idea.”

Ha cambiato idea su cosa?” Incalzò.

Niente.” Borbottò Alistair.

Sicuro sicuro?” Gli domandò.

Sicurissimo.” Rispose con un gran sorriso.

Sarà.” Si strinse nelle spalle. “Ma hai tagliato i capelli?” Aggiunse.

Priscilla mi ha costretto.” Rispose.

Stai bene. Non che prima ti stessero male, tutt'altro.” Spalancò gli occhi e sentì le guance infiammarsi. L'aveva veramente detto?

Beh, grazie.” Le strinse un po' la mano per ringraziarla del complimento.

Hermione lo guardò per qualche istante, poi sbuffò.

Mi sei mancato, Alistair.” Disse Hermione, incapace di trattenersi.

Il Serpeverde piegò il capo di lato e le sorrise emozionato.

Che cosa ci fai qui?” Gli chiese, insicura.

Alistair chiuse gli occhi per qualche secondo e li riaprì, sicuro di sé come non lo era da tempo: era arrivato il momento.

Le lasciò la mano e le accarezzò dolcemente la guancia, guardandola intensamente, avvicinando il volto al suo.

Questo.” Sussurrò.

Chiuse gli occhi, trattenne il respiro e la baciò. Un bacio timido, leggero. Le loro labbra si erano semplicemente sfiorate, ma era bastato quel veloce contatto per far mancare loro il respiro.

L'ultima volta non ti ho salutata nel modo giusto. Non ho fatto altro che pensarti, Hermione.” Le disse, appoggiando la fronte alla sua. “Da quando sono iniziate le vacanze ho contato i giorni che mancavano al ritorno a scuola. E sono stato uno stupido a non rispondere alla tua lett...”

'Sta zitto.” Gli disse scuotendo il capo esasperata, attirandolo a sè. Non aveva potuto resistere. Aveva assaporato le sue labbra e già non poteva farne a meno. Aveva il cuore che le stava esplodendo nel petto e la testa che le girava.

Entrambi avevano aspettato tanto quel bacio, lo avevano desiderato, e finalmente era arrivato. La realtà non si avvicinava neanche lontanamente ai loro sogni. Nessuna fantasia li aveva preparati a ciò che stavano provando.

Hermione dischiuse leggermente le labbra lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo mentre Alistair le scostava i capelli dal viso.

Hermione...” Sospirò estasiato.

Vuoi smetterla di parlare? Baciami!” Lo pregò.

Volentieri.”

Alistair le mise una mano sulla guancia e riprese a baciarla con calma, poi sempre con più desiderio, fin quando non ottenne il completo accesso e le loro lingue poterono incontrarsi. Le mise le mani sui fianchi, allargò le gambe e si sdraiò sul divano, portandola con sé.

Hermione spalancò gli occhi, mise le mani sul suo petto e lo guardò incredula.

Che c'è?” Gli chiese stordito.

Che cosa fai?” Sbattè le palpebre, incredula.

Quello che mi hai detto di fare, baciarti.” Rispose, coprendole una mano con la sua.

In questa posizione?” Inarcò un sopracciglio, scettica.

Il ragazzo scosse il capo divertito e sorrise maliziosamente.

Fidati di me.” Disse semplicemente, mettendole una mano dietro la nuca.

La riccia chiuse gli occhi ed annuì.

Gentilmente l'attirò a sé baciandola con dolcezza, passandole le mani tra i capelli, scivolando lungo la schiena, fermandosi all'altezza dei reni. La strinse a sé e con un rapido movimento si mise su un fianco, facendola sdraiare comodamente, senza mai smettere di baciarla.

Hermione sospirò, posò una mano sul suo petto e l'altra sul suo collo, sentendosi felice come non lo era mai stata. Tremava da quanto era felice. Nonostante indossasse la sua calda felpa rosa, sentiva la pelle bruciare sotto le mani di Alistair.

Sai, credevo che non sarei mai riuscito a baciarti.” Le sussurrò nell'orecchio, sfiorandola con le labbra.

Lo credevo anche io.” Sospirò, abbracciandolo stretto, raggomitolandosi contro di lui, intrecciando le loro gambe.

Già.” Ridacchiò, spostandole i capelli dal viso. “Sembrava che tutta Hogwarts si fosse coalizzata contro di noi.”

Veramente.” Gli sorrise e gli sfiorò la guancia. “Ed invece ce l'abbiamo fatta.”

Ce l'abbiamo fatta.” Ripetè ad occhi chiusi, dandole un altro bacio. “Vuoi sapere una cosa?” Aggiunse.

Che cosa?”

L'attesa ne è valsa la pena.” Le premette dolcemente il naso con un dito, arricciando il proprio.

Devo ammettere che è vero.” Scoppiò a ridere, poi sospirò, stringendosi ancora di più a lui. “Sono così contenta.”

Lo sono anche io, Hermione.”

Si sorrisero e contemporaneamente si avvicinarono, baciandosi, desiderando che quel bacio continuasse all'infinito.

HERMIONE! HERMIONE!”

I due ragazzi spalancarono gli occhi terrorizzati, fecero per alzarsi ma si scontrarono, picchiando la testa.

Stai bene?” Si domandarono rispettivamente nello stesso istante, preoccupati.

Io si e tu?” Risposero.

Si sorrisero, poi Hermione, ricordandosi della voce, si voltò e, fermo sulla soglia, vide Ron.

Strabuzzò gli occhi, si rizzò a sedere e sentì le guance in fiamme.

Alistair sollevò il capo e vide Weasley. Sbuffò rumorosamente e fece schioccare la lingua, infastidito.

R-ron.” Balbettò imbarazzata la ragazza, alzandosi prima che Alistair potesse prenderla per mano.

Il rosso aveva la bocca spalancata e lo sguardo che continuava ad andare dall'amica al Serpeverde. Quel maledetto Serpeverde che gliel'aveva portata via. Strinse i pugni e deglutì, sentendo un peso nello stomaco.

Volevo...” Abbassò il viso e si schiarì la voce. “Volevo solo dirti che papà è tornato a casa.” Concluse, tornando a guardarla con un sorriso triste.

Hermione spalancò gli occhi, si coprì la bocca con entrambe le mani e si lasciò sfuggire un gridolino eccitato, poi corse da lui e lo abbracciò stretto.

E' già qua?” Domandò, facendo un passo indietro.

Il ragazzo annuì.

Oh, Ron, è una notizia fantastica. Vado subito a salutarlo!” Lo abbracciò di nuovo e fece per uscire dalla stanza ma si fermò, si voltò e guardò Alistair con un sorriso radioso. “Vieni anche tu?” Aggiunse.

Certo.” Le rispose alzandosi.

Perfetto.” Gli fece un cenno e sparì in corridoio.

Alistair sospirò, felice, poi si alzò.

Gran bella giornata, vero Weasley?” Gli disse con un sorriso strafottente quando gli passò accanto.

In pochi attimi il rosso lo afferrò per il maglione e lo spinse contro la parete, guardandolo con odio.

Se solo osi farla soffrire...”

Come credi che possa farlo?” Lo bloccò, guardandolo male.

Credi che non sappia che razza di puttaniere sei?” Domandò furioso.

Ero, Weasley: ero.” Ringhiò. “Ti sei svegliato tardi, non hai mai combattuto per lei. Ed ora lei ha fatto la sua scelta. Ha scelto me.”

Ron lo schiacciò ancor di più contro la parete desiderando colpirlo con forza, ma sapeva che aveva ragione. Era stato lui lo stupido.

Se solo osi farla soffrire o la tradisci o qualsiasi altra cosa, sappi che sei morto.” Fece una pausa, le narici dilatate. “Non mi importa se sei il figlio di un Mangiamorte, sei morto.” Concluse, lasciandolo andare.

'Sta tranquillo, non ho intenzione di farlo.” Disse, sistemandosi il maglione. “Tu stalle alla larga.” Lo avvisò.

I due si scambiarono un'occhiata di puro odio, poi il rosso abbandonò la stanza.

Alistair sorrise soddisfatto, finì di sistemarsi e lo seguì, raggiungendo tutti i componenti della famiglia Weasley ai piedi delle scale.

Come se Hermione avesse avvertito la sua presenza, si voltò verso il Serpeverde e gli sorrise. Salutò con un rapido bacio sulla guancia il signor Weasley ed andò dal ragazzo, prendendolo per mano.

Il giovane Piton si rilassò immediatamente, le strinse la mano e l'attirò a sé, abbracciandola stretta.

Che dici, riusciremo mai a baciarci in santa pace?” Scherzò.

La ragazza scosse il capo divertita e gli diede un piccolo pizzicotto, facendogli il solletico.

E questo giovanotto chi è?” Domandò in un soffio il signor Weasley.

Tutte le teste si voltarono verso i due.

Ecco lui è...” Iniziò titubante Hermione, ma non seppe continuare. Cosa doveva dire? Che era il suo ragazzo? Che era il ragazzo che stava baciando fino pochi attimi prima che Ron li interrompesse?

Piacere signor Weasley, sono Alistair Piton.” Si presentò.

Piton?” Lo guardò con la fronte corrugata, stringendogli la mano.

Esatto.” Annuì. “Sono suo figlio.” Sorrise.

Arthur, tesoro, andiamo in cucina che è meglio.” Intervenne la signora Weasley, preoccupata.

Alistair sbattè le palpebre e guardò la donna.

Che c'è, ragazzo?” Gli chiese, inarcando un sopracciglio, mettendo le mani sui fianchi.

Se lei è qui, non può essere in cucina.” Rispose.

Che osservazione acuta.” Commentò acidamente Ron.

Se lei non è in cucina...” Guardò Hermione.

...Sirius e Piton sono da soli.” Concluse lei, trattenendo quasi il respiro.

Calò il silenzio poi, come un fulmine, Alistair scese le scale, spalancò la porta e si ritrovò in cucina, seguito da Hermione e tutti i Weasley al completo.

In piedi, uno di fronte all'altro, Severus e Sirius avevano le bacchette puntate contro i rispettivi petti, in mezzo a loro Harry che cercava invano di allontanarli.

Sei solo una nullità.” Ringhiò il pozionista.

'Sta zitto, Mocciosus.” Sirius respirava a fatica, aveva le narici dilatate ed era teso, pronto ad attaccare.

Sul volto del professore apparve un ghigno perfido.

Sei un essere inutile, Black.” Fece una pausa. “L'unica cosa che sai fare è lucidare l'argenteria.”

Accecato dalla rabbia, Sirius fece rapido un passo in avanti e lanciò uno schiantesimo che colpì in pieno petto il suo avversario, scagliandolo contro la parete.

Papà!” Esclamò Alistair.

Severus non diede segno di averlo sentito, scattò in piedi e fece per scagliare un incantesimo, ma suo figlio gli si parò davanti.

Sposati.” Gli ordinò rabbioso, sputacchiando saliva, cercando di spostarlo.

No.” Disse fermamente allargando le braccia, mentre alle sue spalle Harry faceva lo stesso con Black.

Ti ho detto di spostarti.”

Ti ho detto che non mi sposto, papà.” Sottolineò l'ultima parola, guardandolo negli occhi.

L'uomo rigirò la bacchetta tra le dita per qualche istante, poi l'abbassò e si sistemò il mantello, lanciando occhiate di fuoco al padrone di casa.

E' meglio se andiamo.” Alistair abbassò le braccia e guardò Harry, annuendo impercettibilmente.

Lunedì alle sei, Potter.” Gli ricordò, mettendo via la bacchetta.

Fece un cenno al figlio e senza salutare nessuno dei presenti sparì su per le scale che portavano al corridoio.

Alistair sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

Ci vediamo a scuola, Alistair.” Gli disse Harry, come per fargli capire che non aveva nessuna colpa.

Sì, ci vediamo a scuola.” Abbozzò un sorriso.

Buon rientro a casa.” Gli augurò la signora Weasley.

Grazie.” La ringraziò. “Arrivederci, signor Black.” Aggiunse, salutando gelidamente l'uomo che aveva aggredito suo padre.

Sirius non disse nulla, si sedette a capotavola e riprese a leggere il giornale che aveva abbandonato precedentemente, le mani che tremavano ancora per la rabbia.

Il ragazzo si avvicinò a Hermione, dispiaciuto che la sua permanenza fosse già finita.

Devo andare.” Le disse semplicemente.

Lo so.” Sospirò lei.

Ci vediamo sull'espresso per Hogwarts, ok?” Le chiese, mettendole una mano dietro la nuca.

Accanto a loro, Ron fissava un punto imprecisato del tavolo mentre le sue orecchie diventavano del colore dei suoi capelli.

Sì, certo.” Rispose Hermione.

La baciò dolcemente sulla fronte, le sorrise e le fece l'occhiolino, poi fece un cenno con la mano al resto del gruppo e fece per salire le scale.

Ehy, Alistair!” Lo chiamò Harry.

Si fermò con il piede sul primo gradino e si voltò, guardando interrogativamente il Grifondoro.

Grazie.”

Sbattè le palpebre, incredulo: il mondo stava impazzendo.

Di niente.” Borbottò.

Harry annuì e, imbarazzato, andò vicino al padrino. Alistair guardò Hermione, poi si strinse nelle spalle, le fece un sorriso e seguì il padre.

Quando fu sicura che se n'era andato, la riccia sospirò, estasiata. Non era mai stata così felice.

Allora?” Sentì la voce di Ginny sussurrarle nell'orecchio, facendola sobbalzare.

Ginny!” Esclamò, portandosi una mano al petto. “Allora cosa?” Aggiunse, quando si fu ripresa.

Com'è stato il bacio?”

Che cosa ti fa credere che ci siamo baciati?” Domandò, arrossendo violentemente.

La tua espressione, amica mia. Si capisce benissimo quando una ragazza bacia per la prima volta il ragazzo che le piace. E direi che tu l'hai fatto.” Fece una pausa, osservandosi le unghie con infinito interesse. “Beh, cara Hermione, era ora. Fossi stata in te gli avrei infilato la lingua in bocca già da tempo."




Contente? :D E' stato un bacio soddisfacente? Non ci crederete ma questo capitolo mi piace u.u già già u.u

Ed ora, come al solito, spazio commenti :D :D :D

  • Panty96: Eh si, Al è andato al quartiere generale u.u E come vedi quell'inconveniente, grazie all'aiuto di Ginny, sono riusciti a superarlo :D Sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta tanto <3 Eh ti dirò, molti professori hanno una voce che porta ispirazione ;)

  • Nami_san: eh sì, non sarei riuscita a scrivere un altro capitolo di 22 pagine xD Non l'ha baciata davanti a tutti...ma l'ha baciata <3 Ma no, povera Selene T_T povera ragazza T_T Vabbè, io la amo u.u E il suo caro fratello...tanta roba *_* Mi fa piacere che ti piaccia Priscilla <3 Tranquilla, compagna di Casa, ricordati che è l'anno della Umbridge u.u Ben presto quegli schifosi di Grifoni non avranno più punti muahhaha e grazie per i complimenti <3

  • StarlessNight: eh il mio cervellino “genioso” (ma dove xD ) sta elaborando taaaaaaaaaaaante cose u.u E strano ma vero, questo non è stato un capitolo parto *_* Miracolo! :P

  • meggap: grazie mille per i complimenti <3 Sono tanto tanto contenta che ti piacciano sia Al che Sev <3 Sai, mi renderebbe davvero felice se il “recensire” i capitoli diventasse una cosa stabile <3

  • Eveine: eh sì, sono una futura infermiera u.u Le materie sono simili, ma tu le fai in modo moooooolto più approfondito xD Beh, i prof spiegano bene, il problema è il mio xD Quando ho l'ispirazione e il mio cervello continua a vomitare idee non posso fare a meno di scrivere. Infatti in questo periodo sto scrivendo tantissimo <3 E finalmente si sono baciati :D Per il momento in cui i due scopriranno la verità...ce ne vuole u.u E per Eric...mi spiace, non ci sarà redenzione per lui xD

  • neptunia: tessssssoro! Eh si, diciamo che il caro Al è proprio perso <3 Ma si sapeva u.u E sto ragazzo dovrebbe smetterla di pensare e agire un po' di più u.u E direi che (finalmente) li ho accontentati in questo capitolo :D Bello lui, cucciolotto che vuol diventare medimago per salvare tante persone <3 C'è da essere orgogliosi di lui u.u Modestamente, io lo sono u.u Diciamo che Silente è stato proprio un bel bastardo eh u.u Eh visto che casotto che ha combinato il rosso? XD Direi che hai letto :D :D :D <3<3<3

  • Niki_Black: Iniziamo con un bel crucio u.u Mi spiace, nel mulino che abbiamo Severus Piton non balla la hula con Timon e Pumba u.u Accontentai u.u E sappi che non sei una personcina inutile u.u Perchè Sev si arrabbia per le abbreviazioni? Beh, lui è Severus Piton. Ci vuole ordine. E odia le abbreviazioni u.u Punto u.u Quello pezzo che hai riportato piace tantissimo anche a me *_* Silente...che pazzo direi u.u E no, Al non può farsi un the senza immaginarsi protagonista de Salvate il Soldato Ryan u.u Diciamo che Sev è costretto a dare lezioni a Harry u.u E soprattutto...i nostri eroi sono riusciti u.u Crucio finale <3

  • JuliaSnape: rinnegata, grazie <3 In effetti, per Al è stata un'ottima giornata :D E scordati Hogsmeade u.u

  • neviens: certo che mi ricordo u.u Come hai visto non era andato a Spinner's End per quel motivo :D E assolutamente...Severus per sempre <3

  • lauletta: dai, sono stata brava. Hermione per puro caso era al quartier generale :D ma giusto per caso eh ;) Grazie mille come sempre <3

  • MooNRiSinG: ovviamente ti interrompo il capitolo sul più bello u.u sennò che divertimento ci sarebbe? u.u

  • LuciaTigre: nuova lettrice *_* Magnifica, grazie <3 Mi riempi di gioia, dicendomi così <3 E sono tanto contenta che ti piacciano Al e Hermione <3

  • Phoebe76: Al non sapeva proprio come comportarsi, già già <3 Bellino lui <3 Come hai detto tu...Sev e Sev. Non gli piacciono le abbreviazioni e quindi è un crimine se suo figlio le usa :D Mi sono divertita tanto a scrivere quella scena del “In effetti non lo volevo sapere” :D Silente è un guastafeste, in effetti xD Soprattutto è un infame che usa sempre quelle parole per far fare a Sev tutto ciò che vuole. E come se non bastasse Lily ora usa anche Alistair. Già già, è proprio un bel guastafeste. Come hai letto...si sono baciati. Anche se alla fine “qualcuno” è arrivato a rovinargli la festa. Ma si reputano soddisfatti :D Hanno fatto già un passo avanti ;)


Direi che è tutto :D Al prossimo capitolo :D

elyl

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Capitolo 25
*** Back To Hogwarts ***


Ok, questa volta non ho molto da dirvi....anche perchè è tardi e sono stanca xD E dato che domani starò in giro tutto il giorno voglio postarvi il capitolo il prima possibile u.u

Quindi....buona lettura :D :D :D







Chapter XXIV:

Back To Hogwarts


How wonderful life is now you're in the world”

-Your song, Ewan McGregor (Moulin Rouge Soundtrack)-


Il binario 9 3 4 era gremito di studenti accompagnati dai genitori, pronti a partire nuovamente alla volta di Hogwarts per la seconda parte dell'anno scolastico. I gufi si lamentavano all'interno delle loro gabbie, i gatti si agitavano nei loro cestini da viaggio e il chiacchiericcio era a dir poco assordante.

Alistair, affacciato al finestrino del suo scompartimento, osservava i suoi compagni salutare le loro famiglie, curioso ed intenerito. Fin dal primo anno aveva preso l'Espresso per Hogwarts da solo, senza nessuno che lo salutasse dato che suo padre era costretto a tornare prima a scuola. C'erano gli Heartmann, ma si sentiva sempre a disagio in quelle situazioni. Per quanto le volesse bene, Priscilla non era sua madre e vederla salutare Eric lo faceva star male perchè non avrebbe mai saputo cosa significasse essere salutati dalla propria mamma, farsi abbracciare, ricevere tutte le raccomandazioni del caso e rispondere esasperati.

Davanti ai suoi occhi un ragazzino del primo anno si ribellò alla madre che gli stava sistemando il cappuccio del giubbotto. Quando la donna ebbe finito, il bambino le lanciò un'occhiataccia, poi abbracciò il padre e salutò la sorellina, facendola ridere, infine sorrise alla sua mamma e la baciò su una guancia.

Alistair sospirò, si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo. Scattò a sedere e sorrise raggiante: Hermione era insieme ai Weasley e a Harry, poco distanti dalla famigliola. Si alzò in piedi e fece per aprire la porta dello scompartimento ma questa si aprì e davanti a lui vide Eric.

Amore, non c'è bisogno che mi apri la porta, so farlo da solo.” Disse il biondo con un sorriso.

Che stai dicendo?” Gli domandò con gli occhi spalancati.

Oh che carino che sei. Volevi salutarmi con bacino?” Sbattè le palpebre e si portò una mano al petto, fingendosi emozionato.

Devi smetterla di drogarti.” Gli mise le mani sulle spalle e lo fece spostare.

Dove stai andando?” Domandò sospettoso.

Alistair fece per rispondere ma fu interrotto da Claudius, Adrian e Kain che irruppero nello scompartimento. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e si arrese al fatto che non l'avrebbe salutata tanto presto.

Ciao ragazzi.” Li salutò Eric che nel frattempo era andato a sedersi accanto al finestrino.

Possibile che devi sempre sederti accanto al finestrino?” Chiese Kain, dirigendosi verso l'altro posto libero.

Non ci provare, Kay.” Lo bloccò Alistair.

A fa cosa?”

A sederti lì, è il mio posto.” Rispose con un sorriso, superandolo per tornare a sedersi.

Kain sbuffò, roteò gli occhi al cielo e si accomodò accanto al biondo mentre Claudius e Adrian si misero dalla parte del moro.

Perchè voi due vi prendete sempre i posti migliori?” Si lamentò il capitano della squadra di Quidditch.

Chi primo arriva meglio alloggia.” Dissero contemporaneamente Alistair ed Eric.

Si guardarono divertiti e si diedero il cinque mentre il loro compagno incrociava le braccia al petto.

Allora, come sono andate vacanze?” Domandò Adrian nel momento in cui il treno iniziò a muoversi.

Fantasticamente bene.” Il biondo si passò la lingua sulle labbra.

Quante in queste due settimane?” S'intromise Claudius, curioso, estraendo dalla tasca della felpa il materiale per le sue sigarette allucinogene.

Cinque, forse sei.” Arricciò il naso. “No, otto.”

Otto?” Kain strabuzzò gli occhi.

Però non so se due contano dato che era una cosa a tre, quindi direi una. E a questo punto sono sei, sì.” Si strinse nelle spalle.

Fai schifo.” Disse Adrian storcendo il naso.

No, mi godo la vita.”

Anche io.” Ribattè.

Davvero?” Eric inarcò un sopracciglio, scettico.

Assolutamente.” Annuì. “A contrario di te non mi servono più corpi per essere soddisfatto. Mi basta una persona. “Fece una pausa e sorrise. “Una persona speciale.”

Che stai farneticando, Ad?”

Non è possibile fare sesso senza amore.”

E' possibile, è possibile.” Lo interruppe.

Quando due corpi si uniscono per diventare uno solo dovrebbero farlo per amore.” Concluse.

Eric lo guardò, senza capire ciò che voleva dire.

Quello che ti voglio dire che è se vuoi fare sesso lo devi fare con una persona importante. Con la persona che ami.”

Tutti i presenti si voltarono a guardarlo.

Io faccio così.” Si strinse nelle spalle. “Lo faccio solo con la persona che amo.”

Davvero?” Domandò incredulo Claudius.

Assolutamente.” Rispose con un sorriso timido.

L'amico gli restituì il sorriso e tornò ad occuparsi delle sue sigarette fischiettando.

Tu sei pazzo!” Esclamò sconvolto il biondo, scuotendo il capo.

Dai, vuoi dire che non ti sei mai affezionato ad una con cui sei andato a letto?” Kain corrugò la fronte.

Mai. Sono colo corpi caldi, accoglienti e sensuali che mi desiderano. Ed io desidero loro. Perchè dovrei volerne uno solo quando posso averne quanti ne voglio?” Inarcò un sopracciglio.

E i sentimenti?”

Kain, i sentimenti sono sopravvalutati.” Disse semplicemente. “Ruota tutto intorno al sesso.”

Vedremo se la penserai ancora così quando ti innamorerai.” Adrian posò una mano sul ginocchio di Claudius e si sistemò comodamente nel sedile.

Concordo.” Annuì Kain.

Dimenticate una cosa, amici miei.”

Che cosa?” Domandarono insieme i due.

Io non mi innamorerò mai.” Il biondo sorrise, sottolineando l'ultima parola.

E tu Al?” Chiese Adrian, voltandosi verso Alistair.

Io cosa?” Il Caposcuola si portò un dito alla bocca ed iniziò a mangiucchiarsi nervosamente un'unghia.

Che ne pensi?” Precisò Claudius, leccando la cartina della sigaretta.

Ecco...”

Sì, Al, che ne pensi?” Eric incrociò le braccia al petto e lo guardò con un sorriso divertito.

Non so cosa voglia dire fare < l'amore >.” Lanciò un'occhiataccia all'amico. “Ho sempre e solo fatto sesso, ma...”

Eccolo qua, il secondo puttaniere di Hogwarts!” Lo interruppe Kain. “Se mettiamo insieme le ragazze che vi siete portati a letto non ne usciamo più.”

...ma ho intenzione di scoprirlo. E soprattutto, ormai sono sono fuori dal giro.” Mostrò i palmi delle mani e non riuscì a non sorridere pensando a Hermione.

Hai conosciuto una?” Kain sbattè le palpebre incredulo. “Una ragazza ti ha conquistato?”

Eh ragazzi, il nostro caro Alistair è cotto della Sangue Sporca più famosa di tutta la scuola.” Sospirò il biondo.

Eric!” Lo richiamò Alistair, incredulo. Era vero, ma che diritto aveva di sbandierarlo ai quattro venti? L'avrebbero scoperto comunque, ma avrebbe preferito che lo scoprissero in un altro modo.

Te la fai con la Granger?” Chiese con poco tatto Claudius, la bocca spalancata, la sigaretta stretta tra le mani, pronta per essere finita.

Sì. No. Cioè...” Balbettò imbarazzato.

Per Morgana.” Kain si portò una mano alla fronte, senza parole.

Deve proprio scopare bene se ti ha ridotto così.” Claudius iniziò a preparare l'ennesima sigaretta.

Dillo ancora una volta e giuro su quella poco santa donna di tua madre che ti crucio all'istante.” Lo minacciò gelidamente Alistair.

Nello scompartimento calò il silenzio.

Vi rompe se mi fumo una di queste?” Domandò dopo qualche minuto Claudius, cambiando discorso.

Se offri no.” Rispose Eric, lanciando un'occhiata al suo migliore amico.

Vado a farmi un giro.” Sbuffò il moro, alzandosi.

Il biondo fece per dire qualcosa ma non lo ascoltò ed uscì in corridoio, chiudendo con violenza la porta.

Si massaggiò le tempie, scosse il capo e sbuffò. Eric era un idiota. Era il suo migliore amico, ma se fosse rimasto con lui ancora qualche istante lo avrebbe ucciso brutalmente con le sue stesse mani, senza ricorrere alla magia. Per una volta non poteva superare le sue idee razziste? Aveva finalmente trovato una ragazza che lo faceva star bene, non poteva essere felice per lui?

Si passò una mano tra i capelli e si incamminò per il corridoio salutando i compagni di Casa, fermandosi a chiacchierare con qualcuno di loro. Cambiò vagone e subito i colori verde e argento delle divise Serpeverde sparirono, sostituiti da quelli Corvonero, Tassorosso e Grifondoro. Era incredibile come la sua Casa rimanesse isolata e compatta mentre le altre si mischiavano. Erano pochi i Serpeverde che parlavano con Tassorosso e Corvonero, ancora meno quelli che non li disprezzavano. Avevano molti appuntamenti, ma erano solo cose fisiche: nessuno di loro si sarebbe mai sognato di fidanzarsi con un qualcuno che non fosse una Serpe. Per non parlare dei rapporti con i Grifondoro. L'odio tra le due Case era antico e nessuno sembrava intenzionato a seppellire l'ascia di guerra nonostante i tempi bui. Era anche vero che molti suoi compagni erano figli di Mangiamorte e desideravano unirsi al Signore Oscuro, mentre i Grifondoro erano decisi a sconfiggerlo, anche se molti continuavano ad illudersi che non fosse tornato e si stessero convincendo che Silente fosse diventato vecchio e Harry fosse solo un pazzo in cerca di attenzioni. Harry: ancora doveva abituarsi a chiamarlo per nome.

Ciao Alistair.” Disse una voce femminile alle sue spalle.

Si voltò e vide Nicole Murray, la Prefetto Corvonero, sorridergli con una luce maliziosa negli occhi.

Ciao Murray.”

Come sono andate le vacanze?” Gli domandò, facendosi troppo vicina.

Molto bene.” Rispose, facendo un passo indietro. “E le tue? Come sta il tuo ragazzo?” Sottolineò l'ultima parola.

Tutto bene. Ci siamo divertiti parecchio, se capisci cosa intendo.” Gli fece l'occhiolino.

Sì, capisco perfettamente.”

Tu? Ti sei < divertito >?” Passò la lingua sulle labbra.

Non quanto te.” Possibile che non avesse ancora capito che non era più interessato?

Povero.” Lo guardò, poi gli sistemò il colletto della camicia bianca che sbucava da sotto il maglione. “Se vuoi possiamo rimediare.” Aggiunse sussurrando.

Mi vedo costretto a rifiutare.” Abbozzò un sorriso che sembrò più una smorfia, la afferrò per i polsi e la allontanò da sé.

Sei sicuro?” Gli fece gli occhioni dolci. “Potresti cambiare idea.”

Il ragazzo inspirò profondamente, sapendo benissimo cosa avesse in mente. E quanto fosse dannatamente brava. Si ricordava troppo bene, l'aveva provata diverse volte.

Più che sicuro.” Ribadì, iniziando ad essere parecchio scocciato.

Peccato.” La ragazza iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli. “Ho anche fatto il piercing alla lingua e Michael dice che è una cosa sublime.”

Sono contento per Michael, il tuo ragazzo.” Le diede una piccola pacca sulla spalla. “Ed ora scusami tanto ma devo proprio andare.”

Senza aspettare che dicesse altro, si voltò e cambiò vagone. Rimase appoggiato alla porta e chiuse gli occhi. Iniziava a non farcela più. Perchè tutti continuavano a stuzzicarlo? Perchè non volevano mettersi in testa che desiderava un'unica ragazza? Era così difficile da accettare? Era così strano?

Sentì la porta del bagno aprirsi, aprì gli occhi e davanti a sé vide Weasley.

Il rosso sbattè le palpebre un paio di volte, poi il suo viso divenne una maschera di puro odio.

Che diavolo ci fai qui?” Ringhiò mettendoglisi davanti, impedendogli di vedere il resto del corridoio.

Sto elaborando un piano malefico per conquistare Hogwarts.” Fece schioccare la lingua. “Sto semplicemente camminando, secondo te che faccio?”

Per quanto mi riguarda potresti star pensando a qualsiasi cosa.” Fece un passo verso di lui.

Senti, Weasley, non ho voglia di litigare, quindi levati.” Cercò di superarlo ma non ci riuscì.

Vattene.” Ordinò il rosso.

Te lo puoi scordare.” Fece un passo, ma Ron gli diede una spinta, facendolo finire contro la porta.

Alistair sbattè le palpebre incredulo, poi scosse il capo e sentì la rabbia montare.

Lasciami passare, Weasley.” Sottolineò il suo cognome e cercò ancora di passare, ma il rosso lo afferrò per un polso. “Lasciami. Immediatamente.” Ringhiò.

No.” Disse fermamente.

Lasciami.” Ripetè.

Te lo puoi scordare.”

Weasley, non ti voglio far male.” Lo avvisò minacciosamente anche se non era vero: avrebbe voluto fargli male ma se lo avesse fatto Hermione ci sarebbe rimasta male e non voleva litigare, non con lei.

Vattene.” Strinse la presa.

Non puoi impedirmi di vederla.” Sorrise perfidamente. “Lei mi vuole vedere.”

Le orecchie di Ron diventarono dello stesso colore dei suoi capelli: si stava arrabbiando.

Ti ci dovrai abituare, sai?” Sibilò. “Non ho intenzione di lasciarmela scappare come hai fatto tu.”

Sta' zitto.” Chiuse gli occhi e cercò di regolarizzare il respiro, invano, sapendo che avrebbe dovuto calmarsi.

Il Caposcuola sorrise soddisfatto: stava raggiungendo il suo obiettivo.

Come ci si sente ad essere sempre l'ultimo, Weasley?” Sussurrò malignamente.

Sta' zitto.” Ribadì.

L'ultimo figlio maschio che eredita ogni cosa dai fratelli, quello che non è nessuno. Il peggior portiere. Lo sfigato del trio, quello che non conta, la mascotte. Ignorato dalla ragazza che ti piace per un Serpeverde. Dev'essere umiliante.” Fece una pausa, gustandosi la vista del Grifondoro furioso, preparandosi ad infliggergli il colpo finale. “Sei solo un perdente, Weasley. Lo sei sempre stato e lo sarai. Mettitelo in testa.”

Prima che potesse aggiungere altro, si ritrovò contro la parete, l'avambraccio del rosso premuto contro il suo collo.

Ti stai arrabbiando?” Gli domandò faticando a respirare mentre sentiva aumentare la pressione esercitata dal ragazzo.

Lei è mia, mettitelo in testa.” Sussurrò con la vista che iniziava ad appannarsi a causa della mancanza d'ossigeno.

Non vali neanche la metà di quello che valgo io.” Ringhiò furioso, poi spostò il braccio e gli diede le spalle. “Ed ora vattene da qui.”

Alistair scivolò a terra ed iniziò a tossire, avido di aria. Chiuse gli occhi, spalancò la bocca e sentì i polmoni riempirsi. Quando si fu ripreso, gli lanciò un'occhiataccia, poi si alzò.

Sei sicuro di ciò che dici?” Lo stuzzicò massaggiandosi il collo.

Assolutamente.”

Il moro fece una smorfia, scosse il capo ed aprì la porta che lo avrebbe riportato al vagone occupato da Tassorosso e Corvonero.

Se davvero valgo la metà di te perchè mi ha scelto? Te lo sei chiesto?” Fece una piccola pausa. “Ci si vede, Weasley.”

Non aspettò la sua replica, chiuse la porta e si incamminò velocemente. Arrivò al suo scompartimento, entrò e storse il naso, assalito e disgustato dal pungente odore delle sigarette allucinogene.

Alistair, amico mio!” Esclamò Kain, alzandosi per abbracciarlo.

Non osare avvicinarti a me con quello schifo.” Lo minacciò.

Il ragazzo lo guardò, si strinse nelle spalle e si lasciò cadere sul sedile.

Il moro lo superò, aprì il suo baule ed afferrò un libro, poi si sedette ed iniziò a leggere, isolandosi dal resto dei suoi compagni, sorridendo soddisfatto. Aveva raggiunto il suo obiettivo, Weasley aveva perso il controllo: lo aveva insultato, lo aveva umiliato, lo aveva ferito e l'aveva fatto di proposito. Se avesse perso il controllo anche davanti a Hermione sarebbe stato fantastico. Avrebbe fatto la figura dell'idiota, lei si sarebbe arrabbiata e lui non avrebbe più dovuto preoccuparsi.

Ehy, Al.”

Alistair sollevò lo sguardo dal libro, lanciò un'occhiata fuori dal finestrino e vide in lontananza la stazione di Hogsmeade, poi si voltò verso Eric.

Siamo arrivati.” Disse il biondo.

Annuì, si alzò e mise via il libro. Indossò la divisa ed appuntò il suo distintivo da Caposcuola al petto mentre il treno si fermava.

Scesero tutti insieme, salutarono i compagni ed Alistair si fermò, vedendo Hermione scendere. Subito sul suo volto comparve un sorriso e dovette lottare contro se stesso per non correre da lei, baciarla ed abbracciarla.

La riccia si girò ed i loro sguardi si incontrarono. Sorrise e gli fece un cenno con la mano. Fece per andare da lei ma Ron l'afferrò per un polso e l'allontanò con chissà quale scusa.

Amico, tu sei cotto.” Constatò Eric alle sue spalle.

Parecchio.” Sospirò, si passò una mano tra i capelli e si avviò verso le carrozze, seguito dall'amico.

Allora, quando me la presenti?” Chiese.

Cosa?” Strizzò gli occhi, incredulo.

Quando me la presenti?” Ribadì scandendo ogni singola parola una volta che furono seduti.

Mai.” Rispose senza alcuna esitazione.

Ma come?” Esclamò scandalizzato. “Sono il tuo migliore amico.”

Ed odi i Nati Babbani.”

Mi sembra il minimo.” Si strinse nelle spalle.

Te lo puoi scordare, Eric. Più le stai lontano, meglio è.” Disse mentre il convoglio iniziava a muoversi.

Sei cattivo.” Borbottò fingendosi offeso.

Non voglio che la insulti, è diverso.” Roteò gli occhi al cielo.

Che ne sai, magari cambio idea.”

Si guardarono, poi Alistair corrugò la fronte.

Tu?” Inarcò un sopracciglio, scettico. “Che cambi idea?”

Non sono molto credibile, vero?”

Scoppiarono entrambi a ridere, poi si misero a chiacchierare. Arrivarono al castello, si diressero in Sala Grande e si sedettero al tavolo Serpeverde. Per tutto il tempo Alistair guardò Hermione, sorridendole, prestando poca attenzione a ciò che dicevano i suoi amici, desiderando soltanto stare con lei. Finì di cenare, salutò i suoi compagni ed abbandonò la Sala Grande. Invece di prendere la scala che lo avrebbe portato ai sotterranei, salì la scala in marmo bianco, s'infilò nel primo corridoio sulla destra e si appoggiò ad un'armatura. Dopo una decina di minuti vide il trio apparire. Subito si sistemò, mise le mani in tasca e sorrise.

Ciao.” Li salutò.

Harry lo guardò e gli fece un cenno col capo, Hermione sorrise radiosa e Weasley strinse i pugni serrando la mascella.

Ciao.” Lo salutò Hermione. Cosa doveva fare? Prenderlo per mano? Baciarlo? Rimanere immobile?

Come se avesse intuito le sue indecisioni, il giovane Piton le si avvicinò, la prese per mano e la baciò su una guancia.

Tutto bene?” Le domandò.

Sì, benissimo.” Rispose sognante. “E tu?”

Tutto a posto.” Si grattò il naso. “Avete fatto buon viaggio?”

Sì, tranquillo.” Intervenne Harry.

E tuo padre come sta?” Si rivolse al rosso ostentando l'espressione più preoccupata che gli riuscisse, faticando a nascondere la sua soddisfazione nel vederlo così invidioso.

Sta benissimo.” Ringhiò.

Tutti lo guardarono basiti per la reazione. Dentro di sé Alistair stava festeggiando: quello stupido si stava scavando la fossa da solo.

Sentite, posso rapirvi Hermione?” Chiese dopo qualche istante di silenzio.

No.” Rispose prontamente Ron.

Certo.” Lo corresse Harry, lanciando un'occhiataccia al suo migliore amico. “Ci si vede.”

Lo afferrò per il polso e lo trascinò via tra una protesta e l'altra.

Non appena i due ebbero svoltato l'angolo, Alistair prese il viso di Hermione tra le mani, chiuse gli occhi e la baciò, stupendosi di quanto fosse stato facile farlo.

Non vedevo l'ora di baciarti di nuovo.” Sussurrò dolcemente, scostandole i capelli dal viso.

Lo prendo come un complimento.” Sorrise timidamente, si alzò in punta di piedi e lo baciò, poi sospirò e lo abbracciò, intrecciando le dita dietro la sua schiena.

Mi sei mancata.” Disse senza pensarci. “Allora, va tutto bene?”

Sì.” Soppresse a fatica uno sbadiglio. “Sono solo un po' stanca.”

Allora è meglio se vai a letto.” La strinse a sé, drogandosi del suo profumo.

La ragazza borbottò qualcosa di incomprensibile e nascose il viso nel suo petto.

Non ho capito.” Le mise due dita sotto il mento e con una leggera pressione la costrinse a guardarlo.

Non voglio. Voglio...ecco, volevo stare un po' con te.” Balbettò, arrossendo violentemente.

Alistair sentì la testa leggera: in lontananza le trombe squillavano, gli uccellini cinguettavano felici, i fiori sbocciavano e le creature che popolavano la Foresta Proibita erano in festa. Iniziò a baciarla con calma per poi spingerla dolcemente contro il muro accarezzandole il collo mentre lei continuava ad attirarlo a sé affondando le mani nei suoi capelli. Non riuscendo a fermarsi passò al suo collo, la sua mano che lenta scivolava lungo il suo corpo, sfiorandole il seno, fermandosi infine sul fianco.

Sospirò e si allontanò, prendendola per mano ed intrecciando le loro dita. Se non si fosse fermato, se avesse continuato anche solo per altri due secondi, non avrebbe più trovato la forza di separarsi da lei. L'avrebbe trascinata in un'aula e non sarebbero più usciti finchè non sarebbero stati entrambi soddisfatti ed esausti. Come faceva ad essere così bella? Com'era possibile che gli facesse perdere il controllo così facilmente? Non gli era mai successo prima.

Perchè hai smesso?” Chiese stordita, cercando di nuovo le sue labbra, stupendosi di quanto le desiderasse.

E' meglio così.” Rispose semplicemente.

No, è peggio.” Sbuffò.

Concordo, ma sei stanca.” Le diede un buffetto sulla guancia e si avviò.

Dove mi stai portando?” Gli domandò, seguendolo.

Ti accompagno alla Torre.” Si strinse nelle spalle.

Ma dopo devi tornare nei sotterranei, fai solo della strada per niente.” Esclamò, fermandosi in mezzo al corridoio.

Non ti preoccupare.” La tranquillizzò.

Ma...”

Senza pensarci due volte Alistair la baciò per azzittirla.

Perchè mi accompagni?” Domandò quando si allontanò.

Sono un gentiluomo, non posso permettere che la mia ragazza si aggiri da sola per i corridoi deserti di Hogwarts. Non di notte, almeno.” Rispose con una tranquillità che non possedeva, sentendo il cuore battere all'impazzata.

Hermione sbattè le palpebre, chiedendosi se avesse capito bene o no.

La tua...la tua...?” Iniziò, incapace di continuare.

Il ragazzo inspirò profondamente, preparandosi a formulare una domanda che non aveva mai fatto.

Hermione Granger, vuoi essere la mia ragazza?”

Per un istante il mondo si fermò: esistevano solo lei ed Alistair. Una Nata Babbana ed un Purosangue. Una Grifondoro ed un Serpeverde. Colui Che Non Deve Essere Nominato era sparito, Harry non esisteva. Una ragazza ed un ragazzo che volevano conoscersi: ecco cos'erano.

Sì.” Sussurrò buttandogli le braccia al collo, felice. “Si, si e ancora si!”

Alistair la strinse a sé, sentendosi il ragazzo più soddisfatto del mondo. Nulla avrebbe potuto disturbare il piccolo angolo di Paradiso in cui si stava rifugiando.

Rimasero abbracciati a lungo, beandosi della reciproca vicinanza, poi, tenendosi per mano, si incamminarono verso la Torre di Grifondoro chiacchierando del più e del meno.

Siamo arrivati.” Disse il Serpeverde quando giunsero davanti al ritratto della Signora Grassa.

Già.” Confermò lei, mettendoglisi davanti.

E sei sana e salva.” Le accarezzò la guancia.

Grazie alla tua presenza nessun vile marrano mi ha aggredita, mio prode cavaliere.” Gli sistemò la divisa, guardandolo negli occhi. “Grazie infinite, messere. Non so cos'avrei fatto senza di lei.”

Mi stai prendendo in giro?” Inarcò un sopracciglio.

Si mise in punta di piedi e sfiorò le sue labbra.

Assolutamente si.”

Il moro scosse il capo, le mise una mano dietro la nuca e l'attirò a sé, iniziando a baciarla. Non era mai stato così facile, naturale ed inebriante baciare una ragazza.

Devo andare, Ali.” Sussurrò, posando la testa al suo petto, sentendo il suo cuore battere.

Lo so, tesoro.”

Ci fu qualche attimo di silenzio in cui Hermione si strinse ancora più a lui.

Mi hai chiamata tesoro.” Gli fece notare.

E tu mi hai chiamato Ali.” Sorrise dolcemente.

Mi piace chiamarti Ali.” Si strinse nelle spalle.

Mi piace sentirmi chiamare così.” Guardò l'ora. “Ed è il caso che tu vada.”

Lo temo anche io.” Si ravvivò i capelli con una mano.

Buona notte, tesoro.” Le disse dandole un bacio.

Buona notte, Ali.”

Hermione sorrise, si allontanò da lui e svegliò la Signora Grassa.

Mimbulus Mimbletonia.”

A te, cara.” La donna sorrise ed il quadro si spostò, rivelando l'entrata della Sala Comune Grifondoro.

Fece per entrare ma cambiò idea, si girò e tornò sui suoi passi, dal suo ragazzo. Gli buttò le braccia al collo, si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio che gli fece mancare il respiro.

Ora che ti ho dato il bacio della buona notte posso veramente andare a dormire.”

Sì, lo penso anch'io.” Balbettò.

La ragazza sospirò, gli fece un cenno con una mano e sparì all'interno della Sala Comune mentre il ritratto si chiudeva nascondendone l'entrata.

Alistair sorrise estasiato e si passò entrambe le mani tra i capelli.

E' sempre una gioia vedere due giovani anime innamorate, soprattutto se appartengono a due Case rivali.” Disse emozionata la Signora Grassa. “Mi ricordate due ragazzi che erano tanto innamorati: lui Serpeverde, lei Grifondoro. Come voi due.”

Alistair non sentì una parola di quella che disse la donna, troppo impegnato a godersi la felicità che lo aveva assalito.

Hogwarts non era mai stata così bella.





E così, Alistair e Hermione sono ufficialmente fidanzati. Era ora, me lo dico anche da sola u.u

Come sempre, voglio ringraziare tutti coloro che mi leggono, preferiscono, seguono e ricordano. Per la prima volta da quando ho iniziato a pubblicare questa storia, però, non risponderò ai vostri commenti. Non me ne vogliate, è che gli occhi mi si chiudono da soli e rischierei di scrivervi solo un sacco di castronate. Quindi mi limito a nominare chi ha commentato: JuliaSnape (Grifondoro....vergogna!) , Niki_Black (crucio u.u), Mel_Cullen (non preoccuparti ;) sappi solo che LUI non si innamorerà u.u ), MooNRiSinG (finalmente ti ho resa una donna felice u.u xD ), franci9892, Panty96 (genio addirittura :D), neviens (io amo Sirius, insieme a Sev è il mio personaggio preferito ;) ), neptunia (tessssssoro <3 più che una qualsiasi divinità devi ringraziare me buahahahah Ah, non ti ci abituare ai finali non bastardi u.u ), Phoebe76 (quando decidi dove costruire la statua a Ginny dimmelo :P ), Nami_san, meggap (eccome se mi fa piacere :D), Eveine, Hanon (non preoccuparti ;) ), lauletta, La_Ari, Iurin (nuova lettrice *_* Me tanto contenta che ti piaccia Father <3), StarlessNight (Meraviglia, addirittura? *_* ), alida (non preoccuparti, cara, ti capisco perfettamente! Maledetta uni xD ), Smemo92 (grazie per aver commentato anche gli scorsi capitoli *________* ).


Bon, ho ringraziato tutti :D Ed ora...alla prossima settimana!

E che giorno sarà *_* Non vedo l'ora *_*

19/11/10 *____________________________* Harry Potter and The Deathly Hallows Part 1 *______________________*


elyl


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Capitolo 26
*** Trust Me, Bella, I'Ve Great Plans For The Two Of Them ***


Ok, vi avviso: sono troppo esaltata per dire qualsiasi cosa. OGGI E' IL D-DAY! Il giorno dei giorni! 19 Novembre 2010! Finalmente Harry Potter and The Deathly Hallows *_* Ed io stasera alle 11 lo vado a vedere *_* Ok, basta, vi lascio al capitolo u.u

E dato che efp ha la tanto figa opzione “rispondi ai commenti” uso quella per rispondere ai vostri commenti u.u


Ah, altra cosa: il secondo contest indetto da me, remvsg e piperina :D :D :D :D :D :D

Il Sound&Music Contest!!! Mi raccomando, partecipate numerosi u.u


http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9513892


p.s.: un grazie gigantesco a tutti voi: ho superato le 300 recensioni *__________* Ancora non ci credo <3<3<3



Chapter XXV:

Trust Me, Bella, I'Ve Great Plans For The Two Of Them


Ognuno vive la propria vita e paga il suo prezzo per viverla.

Peccato solo che per un'unica colpa si debba pagare più volte

Anzi pagare e ripagare continuamente.

Nei suoi rapporti con l'uomo il destino non chiude mai i conti.”

-Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde-


I primi giorni del nuovo trimestre trascorsero tranquilli. Tutti i professori aumentarono la mole di compiti assegnati e richiesero un impegno ancor maggiore agli studenti di quinto e settimo anno.

Per sua fortuna, Alistair non aveva mai avuto alcun problema con lo studio e continuava a non averne. Era avido di sapere ed era uno dei pochi studenti che aveva del tempo libero grazie alla sua incredibile capacità di svolgere rapidamente i suoi compiti ed apprendere rapidamente.

Sdraiato sul suo letto, lanciò un'occhiata all'orologio, sorrise e chiuse il libro di Pozioni, poi si sedette ed indossò le scarpe.

Uscì dalla stanza fischiettando e quando arrivò in Sala Comune trovò tutti i suoi compagni riuniti attorno ad uno dei divanetti. Allungò il collo per cercare di capire cosa stesse succedendo, poi vide Draco e gli si avvicinò.

Che succede, Dra?” Domandò curioso.

Al!” Esclamò il biondo con un sorriso felice. “Guarda.”

Corrugò la fronte, prese la coppia de “La Gazzetta del Profeta” che il giovane Malfoy gli passava ed iniziò a leggere.


EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN

IL MINISTERO TEME CHE BLACK SIA

IL “PUNTO DI RIFERIMENTO”

PER GLI EX MANGIAMORTE


Il Ministero della Magia ha annunciato nella tarda serata di ieri un'evasione di massa da Azkaban.

Parlando con i giornalisti nel suo studio privato, il Ministro della Magia Cornelius Caramell ha confermato che dieci prigionieri dell'ala di massima sicurezza sono evasi nelle prime ore della serata di ieri e che il Primo Ministro Babbano è già stato informato della natura pericolosa di questi individui.

Ci ritroviamo purtroppo nella stessa condizione di due anni e mezzo fa, quando fuggì il pluriomicida Sirius Black” ha dichiarato Caramell. “E riteniamo che le due evasioni siano collegate. Una fuga di questa entità presuppone un aiuto dall'esterno, e occorre ricordare che Black, il primo che sia riuscito a evadere da Azkaban, sarebbe nella posizione ideale per aiutare altri a seguire le sue orme. Riteniamo probabile che questi individui, tra i quali c'è anche la cugina di Black, Bellatrix Lestrange, si siano raccolti attorno a lui facendone il loro leader. Stiamo comunque tentando il possibile per ritrovare i criminali e raccomandiamo a tutta la comunità dei maghi la massima cautela. Per nessun motivo questi individui devono essere avvicinati.”


Non è una notizia fantastica?” Chiese esaltato Draco

N-notizia fantastica?” Balbettò scosso Alistair. Dieci Mangiamorte erano evasi, come poteva essere una notizia fantastica? Poteva significare solo una cosa: guai in vista. Il Signore Oscuro stava riacquistando rapidamente il suo antico potere.

Assolutamente! E mia zia è tra loro.” Annuì. “Sai cosa significa, vero?”

Cosa?” Sussurrò chiudendo gli occhi.

Il Signore Oscuro è tornato, più forte che mai. Presto noi Purosangue saremo trattati come meritiamo.” Rispose con tono solenne.

Già.” Abbozzò un sorriso. “Vero. Che scemo, come ho potuto non pensarci?”

Certo, dovrai stare attento alla tua Sangue Sporco...” Scherzò dandogli una pacca sulla spalla.

Chiamala ancora così davanti a me e non arriverai neanche ai tuoi G.U.F.O.” Lo minacciò gelido.

Draco impallidì e fece un passo indietro, terrorizzato.

Ci vediamo, Dra.” Lo salutò.

Superò il gruppetto ed uscì dalla Sala Comune, ritrovandosi nei sotterranei. Iniziò a camminare lentamente, lo sguardo a terra, stringendo i pugni, poi aumentò il passo finchè non si mise a correre e si ritrovò nella Sala d'Ingresso. Percorse in pochi attimi la scalinata in marmo e si diresse in biblioteca, senza mai rallentare nonostante la milza gli facesse male.

Dieci Mangiamorte erano evasi da Azkaban. Erano tornati in libertà, dal loro Signore. Erano liberi di uccidere di nuovo, erano pericolosi. Non voleva pensare a ciò che sarebbe successo, ne era terrorizzato. Anche se molti non volevano crederci, erano tutti in pericolo: coloro che erano contro il Signore Oscuro, i Nati Babbani, i Babbani ed ogni singolo mago.

Ali?”

Sollevò il capo e davanti a sé vide Hermione che lo aspettava fuori dalla biblioteca. In pochi attimi fu da lei, la strinse e chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo, accertandosi che non fosse un sogno ma realtà.

Ali, è tutto a posto?” Domandò preoccupata prendendogli il viso tra le mani.

Fece un respiro profondo per calmarsi, poi la baciò. Era incredibile come un semplice bacio lo tranquillizzasse. Gli bastava la sua presenza per rilassarsi.

Sono solo un po' agitato.” Sussurrò.

E' successo qualcosa?” Gli accarezzò i capelli con dolcezza, guardandolo negli occhi.

No, niente.” Scosse il capo, separandosi da lei. Si diresse alla finestra più vicina e fece vagare lo sguardo nel buio della sera.

Sei sicuro?” Posò delicatamente una mano tra le sue scapole.

Dieci Mangiamorte sono evasi.” Sussurrò dopo qualche minuto, poi si voltò verso di lei. “Dieci Mangiamorte sono evasi.” Ripetè guardandola, passandosi una mano tra i capelli.

Sì, ho letto.” Lo prese per mano ed iniziarono a camminare.

Sta diventando sempre più potente se riesce a far evadere i suoi seguaci con questa facilità.”

I Dissennatori sono al suo servizio, è da giugno che Silente cerca di mettere in guardia Caramell.”

Che cosa?” Esclamò fermandosi.

Già.” Si strinse nelle spalle ed andò a sedersi su una panchina in marmo. “Stando a quanto dice Silente l'ultima volta era così: i Dissennatori erano suoi alleati.

E Caramell li ha messi a guardia di Azkaban? Dove sono rinchiusi i suoi Mangiamorte?” Si portò una mano alla fronte, scioccato. “Ma è pazzo?”

Ali, calmati.”

Calmarmi?” Scosse il capo, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. “Come faccio a calmarmi sapendo che i Dissennatori potrebbero allearsi con il Signore Oscuro da un momento all'altro? Quel pazzo ci sta condannando tutti.”

Amore, calmati.” Disse Hermione allungando la mano, sfiorandolo.

Nel sentirsi chiamare < amore >, il suo cuore iniziò a battere allegro. Sospirò, si lasciò cadere accanto a lei e la guardò.

Dai, fatti abbracciare. Magari mi tranquillizzo.” Sorrise malizioso.

Solo perché sono buona.” Gli concesse divertita, abbracciandolo.

Sì, sì: dicono tutte così.” Scherzò Alistair.

Tutte?” Hermione inarcò un sopracciglio.

Cioè, ecco…è un modo di dire.” Balbettò imbarazzato, arrossendo.

La riccia sorrise soddisfatta, gli mise una mano sulla coscia e gli diede un piccolo bacio sul collo, sentendolo rilassarsi.

Mi spieghi come fai?” Le domandò accarezzandole una guancia, piegando il capo.

A far cosa?” Lo guardò negli occhi.

Il Serpeverde sospirò, le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la baciò ad occhi chiusi.

A tranquillizzarmi così.”

Non ne ho idea. Ti va bene come risposta?” Sfiorò il suo naso con la punta del suo.

Me la farò andare bene.” Le concesse, iniziando a giocherellare con le sue dita.

Comunque devi stare tranquillo.” Sorrise. “Non ti devi preoccupare e devi avere fiducia. Ci penserà l’Ordine. L’unica cosa di cui ti devi preoccupare sono i tuoi M.A.G.O.”

Lo so.” Sbuffò. “E’ solo che non riesco ancora a credere che il Signore Oscuro sia tornato.”

La ragazza lo guardò attentamente arricciando il naso.

Come mai lo chiami così?”

Così come?” Sbattè le palpebre, senza capire.

Signore Oscuro.”

L’ho sempre chiamato così.” Si strinse nelle spalle. “Papà l’ha sempre chiamato così, fin da quando ho memoria.”

I suoi seguaci lo chiamano così.” Disse la Grifondoro prima di riuscire a fermarsi.

Che cosa vuoi dire?” S’irrigidì.

La ragazza si morse il labbro, titubante.

Hermione che cosa vuoi dire?”

Tuo padre…” Iniziò.

Era un Mangiamorte. Era.” La interruppe bruscamente. “Lavora per l’Ordine.”

Tra loro calò il silenzio.

Che cosa sai di lui?” Le domandò aggressivamente. “Niente! Non lo conosci.” Aggiunse prima che potesse rispondergli. “Lui lavora per Silente.”

Lo so.”

Mette in pericolo la sua vita per passare informazioni a quelli dell’Ordine.” Le ricordò.

Alistair, lo so.” Lo bloccò guardandolo negli occhi. “Lo so.”

Papà fa la spia.” Ripetè sottovoce. “Era un Mangiamorte, non lo è più. Fa solo finta.”

Hermione sorrise dolcemente e gli strinse la mano.

Gli vuoi molto bene.” Era più un’affermazione che una domanda.

E’ l’unica persona che ho nella mia vita.” Rispose fissando il pavimento. “Ho solo lui.” < Ed ora anche te > aggiunse dentro di sé.

Non parlate molto, vero?”

E’ impossibile farlo.” Sospirò. “Ogni volta che gli chiedo qualcosa su mamma o sul suo passato cambia argomento, non dice niente o si arrabbia. E’ per questo che ho smesso di fargli domande.”

La riccia lo guardò dispiaciuta, gli mise le braccio attorno al collo e si appoggiò a lui chiudendo gli occhi. Per tutta risposta, il moro la strinse a sé, accarezzandole la schiena con dolcezza infinità.

Rimasero in silenzio a lungo, senza sentire il bisogno di palare. Non era un silenzio imbarazzante o carico di tensione, era uno di quelli rilassati, tranquilli. Si godevano la compagnia l’uno dell’altro, le loro dita intrecciate, abbracciati stetti. Hermione aveva l’orecchio appoggiato al suo petto e sentiva il suo cuore battere quasi all’unisono del suo, mentre il loro respiro era in sincronia.

Signorina Granger, signor Piton.”

Aprirono gli occhi e davanti a loro videro la professore McGranitt che li guardava basiti.

Subito si allontanarono l’uno dall’altra, imbarazzati.

Professoressa McGranitt.” La salutò la Grifondoro con lo sguardo basso.

Professoressa.” Disse semplicemente Alistair.

Per Merlino, che state facendo in giro a quest’ora?” Domandò mettendo le mani sui fianchi e stringendo gli occhi.

Niente.” Rispose Alistair facendo spallucce.

Lo sguardo della donna si posò sulle loro mani.

Si è fatto tardi.” Gli fece notare.

Ma…” Iniziò il Serpeverde.

Non vorrei che qualcuno vi trovasse in atteggiamenti intimi.” Sottolineò le parole < qualcuno > e < intimi >.

Hermione sentì le sue guance andare a fuoco: colta in flagrante da una professoressa mentre era abbracciata con il suo ragazzo. La cosa era alquanto imbarazzante.

Inutile arrossire, Granger.” La professoressa fece schioccare la lingua. “Vi voglio nelle vostre rispettive Sale Comuni.”

Subito la ragazza scattò in piedi, trascinandosi dietro Alistair.

Buona notte professoressa.” La salutò educatamente.

“’Notte prof.” Borbottò il ragazzo.

Buona notte.”

La donna annuì soddisfatta e si allontanò rapidamente.

E’ stato alquanto imbarazzante.” Disse il Caposcuola dopo qualche istante di silenzio.

Abbastanza.” Concordò lei. “Sarà sempre così?” Aggiunse preoccupata.

Tesoro, sono un Serpeverde e tu una Grifondoro.” Le mise un braccio attorno alle spalle ed iniziarono a camminare. “Sarà anche peggio.”

La Prefetto gemette, sentendosi quasi male: odiava essere al centro dell’attenzione.

E se non lo dicessimo a nessuno?” Propose illuminandosi.

Vuoi davvero vivere una relazione clandestina?” Inarcò un sopracciglio, scettico. “Ti fa così schifo essere la mia ragazza?”

No.” Protestò scandalizzata: adorava essere la sua ragazza. “Semplicemente, non mi piace essere un pettegolezzo.”

Si fermarono uno di fronte all’altra, giunti al ritratto della Signora Grassa. Le sorrise, prese il suo volto tra le mani e la baciò.

Andrà tutto bene.” Le diede un altro bacio. “E poi voglio che tutti sappiano che sei mia, così ti stanno lontani ed io non devo cruciare nessuno.”

Questa tua frase ha un non so che di inquietante, sai?”

Assolutamente.” Annuì solennemente.

Scosse il capo divertita e gli diede un pizzicotto sulla pancia facendogli il solletico, rimanendo piacevolmente stupita nel sentire i suoi addominali.

Tesoro, mi spiace ma non soffro il solletico.” Le disse con un sorriso prendendole i polsi.

Ma non vale allora.” Si lamentò imbronciata.

Devo farmi perdonare?” Le sussurrò in un orecchio.

Assolutamente si.” Chiuse gli occhi. Ancora doveva abituarsi alle reazioni scatenate dalla sua vicinanza.

Va bene.”

Alistair si passò la lingua sulle labbra, le lasciò i polsi e le scostò i capelli.

Che cosa vuoi fare?” Domandò in un soffio, posandogli le mani sulle spalle, trattenendo il respiro.

Ora vedrai.” Rispose enigmatico.

Si piegò, le accarezzò delicatamente il collo e posò le labbra sulla sua pelle nuda. Continuò a darle dei piccoli baci, poi le diede un piccolo morso mentre con le mani la stringeva a sé.

Hermione sentì il suo cuore accelerare, la pelle sotto le sue labbra bruciare e le sue guance infiammarsi mentre il caldo l’assaliva.

Continuò a torturarla dolcemente a lungo, poi le prese il viso tra le mani e le diede un bacio tranquillo. Fece per parlare, ma la ragazza glielo impedì, coprendogli la bocca con la sua, attirandolo a sé. Lo spinse contro il muro senza mai staccarsi da lui, accarezzandogli il collo, passando alla sua clavicola, scivolando lungo il busto, fermandosi ai jeans. Gli sollevò maglione e camicia e ci infilò sotto le mani, iniziando ad accarezzargli gli addominali, sentendo i suoi muscoli contrarsi per poi rilassarsi immediatamente.

Alistair la prese per i fianchi e la strinse a sé, facendo aderire perfettamente i loro corpi. Le mise una mano dietro la nuca, stuzzicandole la lingua con la sua, mentre con l’altra scendeva a sfiorarle il seno. Le scostò il maglione e si azzardò a mettere la mano sotto la camicia, sentendo la sua pelle calda, godendo per quel minimo contatto. Quando sentì il suo reggiseno sotto le dita si lasciò sfuggire un gemito. L’attirò ancora più a sé, pieno di desiderio, torturandola e torturandosi a sua volta. Non aveva mai desiderato tanto una ragazza, non aveva mai provato sensazioni del genere e il rigonfiamento nei suoi pantaloni ne era la prova eclatante. Solitamente, per perdere il controllo e raggiungere quei livelli aveva bisogno di molto tempo: con lei erano bastati neanche dieci minuti.

Hermione lo baciò sul collo, spinse il bacino contro il suo e si allontanò, gli occhi spalancati dalla sorpresa.

Alistair respirava a fatica e quando si era allontanata era stato come fare una doccia gelida.

La ragazza lo guardava incredula.

Che c’è?” Le chiese stordito.

Ho…ecco…tu…c’è…” Balbettò imbarazzata arrossendo.

Che cosa?”

Abbassò lo sguardo e subito capì a cosa si stava riferendo: il soldato che era sull’attenti.

Oh, quello.” Sospirò sollevato. Aveva temuto che gli dicesse che aveva esagerato.

Sì, quello.” Annuì senza guardarlo.

Amore, è normale se mi baci in quel modo.” Le disse con un sorriso, accarezzandole la guancia. “E’ una reazione fisiologica.”

Lo so, però…” Iniziò fermandosi subito, non sapendo come continuare. Come poteva dirgli che era la prima volta che le accadeva una cosa del genere?

Il Serpeverde le mise le mani sulle guance, nascondendo la sua lotta interna. Se avesse seguito il suo istinto avrebbe ripreso a baciarla, l’avrebbe spinta contro il muro e avrebbe dato il via alle danze sotto lo sguardo famelico dei quadri, ma sapeva che non era il caso. Non in corridoio davanti alla Signora Grassa che li guardava con interesse: le mancavano solo pop corn e un bel bicchierone di succo di zucca gelido.

Stai bene?” Le domandò.”

Sì, certo.” Rispose ravvivandosi i capelli.

Sicura?” Aggrottò la fronte.

Assolutamente.” Annuì.

Scusate, avete intenzione di continuare o avete già finito?” Intervenne la Signora Grassa.

Le guance di Hermione si infiammarono, Alistair scoppiò a ridere e le mise un braccio attorno alle spalle.

Abbiamo finito, mi spiace: era solo il bacio della buona notte.” Le spiegò.

Oh, capisco.” Disse con una nota di delusione nella voce.

Ci vediamo domani, amore.” Il moro prese il viso della sua ragazza tra le mani e la baciò con tenerezza.

E’ il minimo.” Sospirò Hermione abbracciandolo stretto. “Ali?” Aggiunse dopo qualche istante di silenzio.

Dimmi.” Alistair inspirò profondamente, ebbro del suo profumo.

E’…non ti è ancora passato.”

No.” Sorrise, intenerito dal suo imbarazzo. “Il piccolo Alistair ci metterà un po’ a calmarsi. Non che sia piccolo, intendiamoci. E’ solo per indicare…”

Il soldato che è sull’attenti.” Concluse per lui, divertita.

Esattamente.” Confermò con serietà.

La riccia si alzò in punta di piedi, lo baciò e si liberò dal suo abbraccio.

Buona notte, Ali.”

Buona notte, tesoro.”

Hermione gli sorrise, sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e pronunciò la parola d’ordine. Il ritratto si aprì, si voltò un’ultima volta e gli fece un cenno con la mano, poi sparì all’interno della Sala Comune.

Sorrise e si portò una mano alle labbra, felice. Non riusciva a trovare le parole giuste per dire come stava, quello che provava. Per la prima volta nella sua vita, aveva sentito la reazione di un uomo ai suoi baci e la cosa non le dispiaceva affatto. Anzi: era soddisfatta e felice.

Si guardò attorno, stupendosi di quanto la Sala Comune fosse più bella rispetto a quel mattino, quando il suo sguardo si posò su un ragazzo seduto nella poltrona vicino al fuoco, gli occhi chiusi, gli occhiali storti sul naso e i capelli neri in disordine. Sorrise intenerita e si avvicinò al suo migliore amico.

Harry?” Lo chiamò mettendogli dolcemente una mano sulla spalla. “Harry, svegliati.”

Il moro mugugnò qualcosa, socchiuse gli occhi e mise a fuoco la ragazza.

Hermione? Che ore sono?”

Ben svegliato, Bell’Addormentato.” Sorrise e guardò l’orologio. “Sono le undici e mezza.”

Grazie.” Sbadigliò e si stiracchiò, notando che erano soli.

Dove sono tutti gli altri?”

Penso a letto, sono tornata solo ora.” Subito le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

La guardò attentamente e si sistemò gli occhiali.

Eri con Alistair?”

Già.” Sospirò sognante.

Immaginavo.” Si alzò e si sistemò i pantaloni, poi posò lo sguardo sul suo collo. “Che cos’hai lì?” Le chiese.

Lì dove?” Sbattè le palpebre.

Qui.” Le posò un dito sulla pelle arrossata nell’esatto punto in cui Alistair l’aveva baciata a lungo.

La riccia arrossì e coprì con la mano il punto incriminato.

Niente.” Si affrettò a rispondere.

Harry spalancò gli occhi e capì cos’era.

Hermione Granger!” Esclamò. “Quello è un succhiotto. E che succhiotto.” Aggiunse sghignazzando.

Le guance della ragazza diventarono bordeaux e desiderò sparire mentre lui rideva divertito.

Non c’è niente da ridere.” Borbottò imbarazzata.

Sì invece, dovresti vedere la tua faccia.” Ridacchiò.

Hermione incrociò le braccia al petto, sbuffando.

Non ti ho mai vista così, lo sai?” Le sorrise, pieno d’affetto.

Così come?” Inarcò un sopracciglio.

Felice.” Disse semplicemente Harry.

La riccia sospirò sognante.

Perché non lo sono mai stata come ora.” Sistemò una ciocca che le era caduta davanti agli occhi.

Sono molto contento.” L’abbracciò stretta, poi fece un passo indietro e mise le mani in tasca. “Sai, credevo che non l’avrei mai detto, ma Alistair è un bravo ragazzo.” Si strinse nelle spalle. “E’ a posto. E se ti rende felice ancora meglio.”

Mi rende molto felice.” Gli sorrise. “E mi rende ancora più felice sentirti dire queste cose.”

E’ la verità, Mione.” Disse sbadigliando.

Direi che è meglio se andiamo a letto.” Propose Hermione.

Già.” Concordò.

Si avviarono e alla base delle scale si salutarono. Harry aspettò di sentire la porta del dormitorio femminile chiudersi, poi salì le scale ed entrò nella sua stanza.

E' tornata?” Gli chiese Ron, sdraiato sul suo letto.

Che ci fai ancora sveglio?” Sbattè le palpebre, sedendosi.

Non riesco a dormire.” Rispose semplicemente. “Allora?”

Sì, è tornata mezz'ora fa.” Tolse le scarpe e le posò accanto al suo comodino.

Sta bene?”

Harry inspirò profondamente e fissò la punta dei suoi piedi. Che cosa doveva dirgli? Era il suo migliore amico e, anche se non gli aveva mai detto nulla, sapeva perfettamente che era innamorato di Hermione, lo aveva capito da tempo. Lo aveva visto ingelosirsi al Ballo del Ceppo, non fidarsi di Krum, starle accanto, sognare ad occhi aperti e guardarla per ore. Senza mai fare niente. Non gli aveva mai detto di farsi avanti perchè era sicuro che anche lei provasse qualcosa e prima o poi si sarebbero messi insieme, ma era apparso Alistair che l'aveva conquistata. Cosa doveva dire a Ron? Doveva mentigli? Dirgli la verità? Se gli avesse detto che Hermione era felice come non mai lo avrebbe ferito, se avesse detto il contrario lo avrebbe illuso.

Sta benissimo.” Si decise a rispondere.

Il rosso chiuse gli occhi ed intrecciò le dita delle mani sotto la nuca.

Non l'ho mai vista così felice, Ron.” Disse Harry, sapendo di ferirlo.

Sentì il suo cuore fermarsi ed il respiro mancargli. Una pugnalata dritta al cuore: una cruciatus protratta gli avrebbe fatto meno male.

L'importante è che sia felice.” Continuò il moro.

Lo so.” Sussurrò.

Passerà.”

Ron fece un respiro profondo.

Lo so.” Disse, sapendo benissimo che non sarebbe mai successo.


Qualche piano più in basso, Severus Piton camminava rapidamente, i suoi passi che riecheggiavano per il corridoio deserto. Giunse al gargoyle, pronunciò la parola d'ordine e salì le scale. Senza neanche bussare entrò nell'ufficio e trovò Silente di spalle, in piedi accanto al suo Pensatoio, un filo d'argento che andava dalla sua tempia alla bacchetta.

Sapevo che saresti venuto.” Disse senza neanche voltarsi.

Prima o poi dovrai spiegarmi come fai a sapere sempre tutto.” Commentò sarcasticamente.

Te l'ho già ripetuto più e più volte, ti conosco.” Lasciò cadere i suoi pensieri nella bacinella, si voltò e lo guardò attraverso i suoi occhiali a mezzaluna. “E così dieci Mangiamorte sono evasi da Azkaban.”

Il pozionista annuì seriamente.

Ero sicuro che sarebbe successo.” Andò a sedersi alla sua scrivania. “I Dissennatori hanno deciso a chi va la loro fedeltà. Si sono schierati apertamente.”

Apertamente?” Inarcò un sopracciglio.

Mi sembra ovvio. Cornelius l'avrà capito, a questo punto.”

Caramell è attaccato al suo posto di Primo Ministro, non lo ammetterà mai.” Ringhiò.

Ci fu qualche attimo di silenzio.

Lo temo anche io.” Scosse il capo. “Non ci voleva questa evasione.”

Era prevedibile.” Incrociò le braccia al petto.

Assolutamente.” Concordò l'anziano. “La cosa che più mi preoccupa è che Belltatrix è di nuovo in circolazione.” Corrugò la fronte.

E' la sua seguace più fidata.” Confermò l'uomo. “Insieme a Rosier, è quella a cui affidava le missioni più importanti.”

Almeno di Rosier non ci dobbiamo più preoccupare.” Ricordò.

Ma dovremmo farlo di suo nipote.” Severus lo guardò intensamente negli occhi.

Eric?”

L'uomo annuì, rabbuiandosi.

Quel ragazzo è stato tempestato con storie sul suo fantastico zio e di quanto fosse fedele al Signore Oscuro: è il suo eroe.” Spiegò.

Lo immaginavo.” Intrecciò le dita delle mani, pensieroso. “Credi che si unirà a lui?”

Sai già la risposta.”

Il preside si alzò, si diresse al Pensatoio e si portò la bacchetta alla tempia. Depositò il pensiero nella bacinella e lo osservò intrecciarsi agli altri in una strana danza.

Voglio che tu vada da Voldemort.” Disse Silente senza troppi preamboli. “Abbiamo bisogno di informazioni.

Severus fece un cenno col capo, si voltò e lasciò l'ufficio del preside senza neanche salutarlo. Percorse veloce il castello, varcò la porta d'ingresso e rabbrividì sentendo l'aria gelida di gennaio sferzargli il viso. Attraversò il cortile, superò i cancelli e subito si smaterializzò, ritrovandosi in un parco giochi babbano. Si guardò attorno, accertandosi che nessuno l'avesse visto, poi si avviò. Camminava rapido, stringendo il mantello con una mano. La situazione stava degenerando rapidamente: in meno di due settimane c'erano state l'aggressione a Weasley e l'evasione. Serrò la mascella ed aumentò il passo. Bellatrix era la Mangiamorte più pericolosa, la più potente, la più fedele, pronta a morire per il suo Signore. Ed indubbiamente la più pazza.

Sollevò il viso e davanti a sé vide il profilo di villa Riddle. Si fermò, chiuse gli occhi e liberò la mente. Attese qualche minuto, fece un respiro profondo e li riaprì, poi si incamminò. Era riuscito a scacciare ogni singolo pensiero e preoccupazione, nessuno sarebbe stato in grado di intuire i suoi più intimi segreti.

Bussò alla porta e dopo pochi istanti questa venne aperta. Codaliscia lo guardava stupito, non aspettandosi di vederlo.

Spostati, Codaliscia.” Gli disse gelidamente e con disprezzo.

Minus emise uno squittio terrorizzato, si spostò e Severus potè entrare. Gli lanciò un'occhiataccia, lo superò e si diresse verso la grande sala. Bussò, poi entrò.

Il Signore Oscuro era seduto a capotavola, il suo fidato compagno serpente accanto ed un calice pieno di liquido ambrato nella mano. Sollevò il capo, lo vide e sulle sue labbra apparve un ghigno.

Severus.”

Mio Signore.” S'inchinò rispettosamente.

A cosa devo la tua visita?” Domandò freddamente.

L'uomo si alzò e guardò il suo padrone.

Sono venuto a conoscenza dell'evasione.” Rispose.

Sì.” Annuì. “I miei fedeli servi si stanno ricongiungendo a me.” Accarezzò Nagini.

Posso fare qualcosa per lei, padrone?” Chiese guardandolo negli occhi.

Ci fu qualche attimo di silenzio, poi Lord Voldemort parlò.

Ah, Severus. Sei l'unico che ha il coraggio di guardarmi negli occhi.” Si portò il calice alle labbra, per poi riporlo sul tavolo. “Non ho nessun compito preciso da affidarti. Devi continuare il tuo lavoro: illudi Silente, ottieni informazioni e comunicamele.”

Sì, Signore.”

Quando avrò bisogno di altro te lo comunicherò.”

Si sentì bussare, la porta si aprì e nella stanza entrò Bellatrix Lestrange. Portava tutti i segni della sua prigionia ad Azkaban: i capelli corvini e ricci erano disordinati, aveva grosse occhiaie e il volto scavato e provato. Erano tutte cose che le conferivano un aspetto di inquietante follia.

Posò lo sguardo sul pozionista, poi lo spostò sul suo maestro ed infine tornò a guardare Severus.

Piton.” Sibilò.

Bellatrix.” La salutò freddamente.

Che cosa ci fai qui?” Domandò aggressivamente.

Eseguo gli ordini.” Rispose compostamente.

Quelli di Silente?” Lo attaccò.

Bella, come sei aggressiva.” Intervenne il Signore Oscuro.

Padrone, non mi fido. Chi ci dice che non stia lavorando per Silente?” Chiese, avvicinandosi a lui.

Mi credi uno stolto?” La fulminò con lo sguardo.

No, mai!” La donna impallidì, il viso che era diventato una maschera di terrore.

Lo spero per te.” Distrattamente posò la mano sul capo del serpente. “Abbi fiducia, Bellatrix, abbi fiducia. Severus è un mio fidato servitore, così come lo sei tu.” Sul suo volto apparve un ghigno perverso e guardò l'uomo. “Ho grandi progetti per lui. Per lui e suo figlio.”

Bellatrix gli si avvicinò adorante e sorrise.

E' meglio se torni a Hogwarts, Severus.” Gli ordinò il Signore Oscuro mentre posava una mano sul capo della donna che nel frattempo gli si era inginocchiata accanto.

Severus annuì, si inchinò e lasciò soli i due. Senza degnare Codaliscia di uno sguardo, uscì dalla casa, tremante.

Se solo Lord Voldemort l'avesse guardato in faccia, avrebbe visto tutta la rabbia e l'odio che provava.




Tadadadadada! Tadadadada! Vi erano mancati i finali bastardi alla elly? :D :D :D


BUAHAHAHAHAHAH!


Ok, è la pazzia pre Harry Potter u.u No, non è vero, sono sempre così u.u


As usual, ringrazio chi mi preferisce come autrice, chi preferisce, segue e ricorda Father u.u


Grazie <3

E al prossimo capitolo :D


elyl

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Capitolo 27
*** I...You See, I Never Did...Well...I... I Don't Have Experience In That Field ***


Lo so che è tardi, solitamente pubblico il capitolo verso l'1 di notte o nel primo pomeriggio, ma oggi è stata una giornata particolare. Ho passato un periodo non tanto bello e finalmente le cose stanno andando a posto. Sembrerà una frase banale, ma dopo la notte c'è sempre una nuova alba.

E dopo questa parentesi filosofica parliamo del capitolo! Breve ma intenso :D :D :D Vediamo se qualcuno riconosce una certa citazione. E' paro paro a quella del film da cui l'ho presa. Non potevo non metterla u.u <3

Bene, buona lettura :D

Ah, mi scuso per il ritardo con cui sto rispondendo ai commenti xD Con calma recupererò :D

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che mi leggono, mi aggiungono tra gli autori preferiti, chi ha preferito Father, chi la segue e chi la ricorda.

Grazie.

Elyl



Chapter XXVI:

I...You See, I Never Did...Well...I...

I Don't Have Experience In That Field


Put your hands on me in my skin tight jeans,

be your teenage dream tonight”

-Teenage Dream, Katy Perry-


Tra lezioni segrete di Occlumanzia, incontri dell'Esercito di Silente e l'infinità di compiti assegnati, gennaio passò in un battibaleno ed arrivò febbraio con il primo week end a Hogsmeade dopo le vacanze di Natale.

La porta dei Tre Manici di Scopa si aprì ed uscirono Rita Skeeter, Luna Lovegood, Hermione e Harry. La giornalista si sistemò la giacca con fare altezzoso e senza nemmeno salutare si allontanò di gran carriera. Luna sorrise sognante, fece un cenno con una mano e se ne andò saltellando per la via principale, lasciando soli i due Grifondoro. La osservarono divertiti, si guardarono e non poterono fare a meno di sorridere.

Allora Mione, dove vi vedete tu ed Alistair?” Domandò il moro prendendola a braccetto.

Davanti alla Stramberga Strillante.” Rispose mentre si avviarono.

Che posticino allegro.” Scherzò ghignando. “Devo dire che è molto romantico.”

Da che pulpito vien la predica.” Esclamò dandogli un pizzicotto.

Non è colpa mia.” Si difese. “Non ho il gene del romanticismo nel DNA, è una malformazione genetica: non puoi farmene una colpa.”

Buona la scusa.” Scosse il capo, divertita. “Comunque, come è andata con Cho?”

Mi ha portato in un posto in cui tutti si sbaciucchiavano e c'erano cuoricini dappertutto. In più mi ha detto che Cedric l'ha portata lì l'anno scorso.” Rabbrividì al ricordo. “Le ho detto che mi vedevo con te e non l'ha presa tanto bene.”

Ci credo.” Roteò gli occhi al cielo. “Anche io mi sarei arrabbiata, se fossi stata in lei.”

Ma se sei fidanzata! Non ha nulla di cui preoccuparsi ed essere gelosa.”

Per la miseria, Harry, potevi dirle che ti avevo costretto con la forza.” Sbuffò.

Ma non è vero.” Corrugò la fronte.

Sei senza speranza, lo sai?” Gli domandò, stringendosi a lui.

Sentiamo, che hai detto ad Alistair?” Inarcò un sopracciglio.

La verità.” Si strinse nelle spalle. “Che mi sarei vista con te, Luna e la Skeeter.”

E lui? Non è geloso?”

Non ha motivo per esserlo, sei il mio migliore amico. E Ha detto che non c'erano problemi, ma che dopo sarei stata sua per il resto della giornata.” La riccia scostò una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.

Immagino che la cosa ti costi molta fatica.” Si portò una mano al petto, fingendosi dispiaciuto.

Tantissima, veramente.” Affermò annuendo seria.

E' un bravo ragazzo.” Disse Harry dopo qualche istante di silenzio. “Mi chiedo se è davvero una Serpe. E soprattutto se è davvero figlio di Piton.”

Sai, vi somigliate.” Hermione gli sorrise dolcemente.

Davvero?” Aggrottò la fronte, grattandosi il naso. Com'era possibile che avesse qualcosa in comune con Piton?

Sì.” Confermò. “Tantissimo, più di quanto tu possa immaginare.”

Non so se prenderlo come complimento o insulto.”

Stupido!” Gli diede un pizzicotto sul fianco.

Si misero a ridere divertiti, poi la ragazza sospirò vedendo il profilo della Stramberga Strillante.

Che cos'hai, Mione?” Le domandò preoccupato.

Sono un po' nervosa.” Si morse il labbro inferiore. “E frustrata.” Aggiunse.

Perchè?” Sbattè le palpebre, senza capire.

La ragazza sbuffò e si massaggiò le tempie.

Non è successo niente.” Rispose.

Allora non hai motivo per essere nervosa, no?” Mise le mani in tasca.

No, Harry, capiscimi.” Lo guardò negli occhi: “Non è successo niente.”

Niente?” Spalancò gli occhi, incredulo.

Esatto, niente!” Esclamò lasciando cadere le braccia lungo il corpo.

E tutte le volte che dici che vai in biblioteca o ti vedi con lui?” Si portò una mano alla fronte.

Appunto, vado in biblioteca. Studiamo: quest'anno ha i M.A.G.O. e deve studiare. E quando rimaniamo da soli o è troppo tardi o non ci sono luoghi adatti.” Spiegò.

Non hai pensato alla Stanza delle Necessità?”

La Stanza delle Necessità!” Si diede una pacca sulla fronte. “Perchè non ci ho pensato?”

Non lo so.” Sorrise intenerito.

Hermione sospirò.

Harry, se non succede niente credo che impazzirò.” Si morse il labbro inferiore.

Hermione!” Spalancò gli occhi, scandalizzato.

Sono un essere umano.” Disse semplicemente la ragazza. “Ho anche io degli istinti. E quel ragazzo mi sta portando alla pazzia, non hai di come bacia.” Si coprì il viso con le mani, cercando di non pensare troppo alle labbra di Alistair.

E non lo voglio neanche sapere.” Harry la guardò schifato, rabbrividendo all'idea di baciare il Serpeverde.

Meno male. Ci sono già troppe ragazze che gli ronzano intorno, soprattutto Murray, la Prefetto di Corvonero.” Fece schioccare la lingua, infastidita. “Non vorrei dovermi preoccupare anche del mio migliore amico.”

Tranquilla, non succederà: ha qualcosa di troppo per i miei gusti.” La rassicurò mostrando i palmi delle mani.

Ecco, bravo.”

Superarono una curva e, appoggiato ad una staccionata in legno, videro Alistair che li stava aspettando leggendo. Sollevò lo sguardo, li vide e sorridendo chiuse il libro. Subito Hermione corse da lui, gli buttò le braccia al collo e lo baciò stringendosi a lui.

Harry si voltò, abbassò lo sguardo ed iniziò ad osservare una pietra ricoperta di neve come se fosse la cosa più interessante del mondo. Era felice per Hermione, ma non poteva fare a meno di invidiarla: il suo rapporto con Cho era tutt'altro che idilliaco. Si vedevano raramente e non si erano più baciati da Natale. Non sapeva come comportarsi e aveva sempre paura di dire qualcosa di strano e sbagliato, cosa che puntualmente succedeva.

Smise di guardare la pietra e, con sua profonda invidia, notò che i piccioncini non avevano ancora smesso di baciarsi. Dal momento che erano già dieci minuti che non si staccavano nemmeno per prendere fiato, si schiarì la voce.

I due si allontanarono l'uno dall'altra, tenendosi per mano. Hermione sorrise imbarazzata ed Alistair si passò una mano tra i capelli.

Ciao Harry.” Lo salutò.

Ciao.” Lo salutò a sua volta Harry, disegnando cerchi nella neve con la punta del piede.

Tutto bene?” Gli chiese. “E le lezioni di Occlumanzia?”

Tutto a posto.” Rispose, sorvolando sul fatto che le lezioni con Piton erano un vero e proprio disastro. “Tu?”

Fantasticamente bene.” Strinse la mano a Hermione e le sorrise.

I due ragazzi si misero a chiacchierare e la riccia li osservò attentamente, intenerita. Quei due si somigliavano incredibilmente. Non nell'aspetto, tranne che per gli occhi verdi che entrambi avevano, ma per il comportamento: inarcavano le sopracciglia allo stesso modo, avevano lo stesso sorriso, le stesse espressioni, gesticolavano per dare enfasi alle loro parole. Se non avesse saputo chi erano, li avrebbe sicuramente scambiati per fratelli.

E' sempre bello parlare con te, ma io adesso farei quello che va.” Disse Harry strofinandosi le mani l'una contro l'altra, riportando Hermione alla realtà. “Devo ancora finire quel saggio per Piton.” Aggiunse con disprezzo.

Qualcosa contro mio padre, Potter?” Lo prese in giro Alistair.

Semplicemente lo odio, ma è una cosa reciproca.” Si strinse nelle spalle. “Ci vediamo dopo.” Salutò Hermione con un bacio sulla guancia. “E mi raccomando, divertitevi.” Aggiunse con un sorriso a trentadue denti.

Prima che potessero ribattere, Harry si allontanò di corsa, lasciandoli soli. Alistair si voltò verso Hermione e la baciò.

Non vedevo l'ora che arrivasse questo weekend.” Sussurrò nel suo orecchio.

Che cos'hai in mente?” Gli domandò guardandolo negli occhi.

Sei mai stata nella Stramberga Strillante?” La distrasse, prendendola per mano ed avviandosi verso il paese.

Dove mi stai portando?”

Non mi rispondi?” Inarcò un sopracciglio, divertito.

Sì, ci sono stata. E' lì che ho conosciuto Sirius.” Roteò gli occhi al cielo, fingendosi esasperata. “Perchè me lo chiedi?”

Per fare conversazione.” Le fece l'occhiolino. “E distrarti.”

Distrarmi da cosa?” Aggrottò la fronte.

Sorrise, le lasciò la mano ed estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni.

Dal fatto che ti sto portando a casa di un mio amico.” Si strinse nelle spalle ed imboccò un vialetto che portava ad una villetta.

Cosa?” Spalancò gli occhi, incredula, fermandosi all'improvviso.

Tranquilla, Godric non è in casa.” Le urlò infilando le chiavi nella toppa. “Certo che chiamarsi Godric ed essere un Serpeverde è un po' una presa in giro.” Ridacchiò aprendo la porta, mascherando il nervosismo. “Allora, non vieni?” Le domandò fermo sulla soglia, le braccia incrociate al petto trattenendo il respiro, pregando che accettasse.

Dopo quella che gli parve un'infinità, Hermione sbuffò, si affrettò e lo raggiunse.

Questa non te la perdono.” Gli disse dandogli un pizzicotto mentre entrava in casa.

Sono sicuro che mi perdonerai.” Ribatté chiudendo la porta.

Ali, posso chiederti una cosa?” Gli domandò piegando di lato il capo.

Che cosa?” La prese per mano e la condusse al piano di sopra.

Che cosa sai di tua mamma?”

Perchè me lo chiedi?” Si voltò e le lanciò un'occhiata interrogativa.

Curiosità.” La ragazza si strinse nelle spalle.

Non molto.” Si passò una mano tra i capelli, arricciando il naso, facendola entrare in una camera. “Semplicemente che si chiamava Lily, che aveva i miei stessi occhi ed era Purosangue.” Concluse chiudendo la porta non appena Hermione fu entrata.

Anche la mamma di Harry si chiamava Lily.” Disse osservando la stanza arredata con mobili in legno e, al centro della parete di fronte a loro, un grande letto. “Solo che lei era Nata Babbana, come me.”

Non appena si girò, Alistair le mise una mano dietro la nuca, l'attirò a sé ed iniziò a baciarla con desiderio.

Vuoi davvero parlare di Harry?” Le chiese accarezzandole il seno da sopra i vestiti, guardandola negli occhi.

No.” Rispose fermamente, desiderando altri baci.

Lo immaginavo.”

Le tolse il cappellino e lo lasciò cadere a terra, poi le slacciò il giubbotto ed abbandonò anche quello sul pavimento. Hermione chiuse gli occhi e lo lasciò fare, sentendo il suo cuore battere come un forsennato. Il momento che tanto desiderava era finalmente arrivato. Non le importava nemmeno il fatto che fosse in casa di una persona che non conosceva: l'importante era che fosse con lui. Erano da soli, in una camera e si stavano baciando. Era tutto ciò che desiderava. C'era solo un problema: non era mai andata al di là di un bacio. Non glielo aveva mai detto ed ora non sapeva come fare. Magari voleva andare fino in fondo, soddisfare tutte le sue voglie, placare la sua sete. E non era sicura di essere del tutto pronta per quel passo. Certo, voleva spingersi oltre, ma non così tanto.

Lo afferrò per i fianchi e lo attirò a sé, cercando di smettere di pensare, ma il suo cervello non sembrava volesse fermarsi.

Alistair la fece adagiare sul letto, sdraiandosi su di lei, sollevandole il maglione e sfiorandole la pelle nuda dei fianchi. Si sentiva bruciare. Nelle sue arterie il sangue scorreva rapido, pompato dal cuore. La desiderava, voleva i suoi baci, sentire le sue mani sul suo corpo, la sua bocca. Voleva sentire il suo respiro accelerato, vedere il suo viso travolto dal piacere. Voleva tutto. Aveva iniziato un gioco pericoloso e non era intenzionato a smettere tanto presto.

Si staccò da lei all'improvviso, lasciandola senza fianco, inginocchiandosi su di lei. Senza smettere di guardarla si privò del giaccone e lo lanciò alle sue spalle, poi, in un'unica mossa, si tolse maglione e maglietta, rimanendo a torso nudo. Respirava velocemente, i suoi addominali erano in tensione e i pantaloni non gli erano mai sembrati così stretti.

Subito riprese a baciarla con passione, spingendo senza rendersene conto con il bacino mentre le accarezzava il fianco. Afferrò il suo maglione e glielo fece togliere, lasciandola in maglietta.

Hermione era a dir poco terrorizzata. Lo voleva come non mai, ma aveva paura. Si sentiva bruciare, ogni suo bacio la faceva impazzire, le sue mani che la sfioravano le mozzavano il respiro, ma non era ancora pronta per il grande passo, non se la sentiva.

L'aiutò a togliersi la maglietta e rimase incantato qualche secondo a bearsi di quella divina visione, per poi impossessarsi nuovamente della sua bocca posando la mano sul suo seno ancora prigioniero del reggiseno.

La ragazza spalancò gli occhi e capì che non poteva, che se avesse fatto quel grande passo se ne sarebbe pentita. E non voleva pentirsene. Gli mise le mani sul petto e lo allontanò leggermente da sé.

Alistair, dobbiamo parlare.” Sussurrò, sentendo la pelle sotto le sue mani andare in fiamme.

Amore, vuoi davvero parlare in questo momento?” Le domandò baciandole il collo, stuzzicandole il seno con il pollice. Com'era possibile che volesse parlare in quel momento? Stava impazzendo, aveva resistito tutti quei mesi senza mai sgarrare, ma ora era arrivato al limite. Rischiava di implodere.

Sì.” Rispose ad occhi chiusi.

Di che cosa?” Le chiese con un sorriso, posando le sue labbra sul suo collo.

Biascicò qualcosa di incomprensibile, nascondendo il viso.

Non ho capito.” Sussurrò, baciandole la clavicola.

Io...ecco...vedi io...” Sbuffò rumorosamente. “Io non sono mai andata al di là del bacio. Sono vergine. Per tutto.” Balbettò.

Non sei mai andata al di là del bacio e sei vergine.” Ripetè distrattamente, riprendendo a baciarla.

Quando il suo cervello elaborò ed assimilò l'informazione, si bloccò. Spalancò gli occhi scioccato, si spostò e si mise in piedi davanti a lei, arretrando fino a metà stanza.

Che...che cosa vuoi dire?” Le domandò terrorizzato.

Hermione si sedette, abbassò lo sguardo ed iniziò a giocherellare con uno dei fili del copriletto.

Non ho mai fatto niente.” Tirò un po' il filo. “Niente di così fisico ed intimo.”

Alistair si portò una mano alla fronte, sempre più scioccato.

Tu mi stai dicendo che sei vergine?” Le domandò con poco tatto.

La ragazza annuì, diventando dello stesso colore dei capelli della famiglia Weasley.

Vuoi dirmi che non hai neanche mai...?” Era sempre più pallido per la paura. “Per Morgana.” Iniziò a camminare avanti e indietro, gesticolando, borbottando tra sé e sé, per poi fermarsi davanti a lei. “E con Krum?”

Ci siamo baciati una volta sola.” Sussurrò portandosi le ginocchia al petto, iniziando a preoccuparsi. E se l'avesse lasciata perchè non aveva esperienza? Il solo pensiero la faceva star male.

Vuoi dice che non avete neanche mai...” La guardò in modo eloquente.

Scosse il capo, sentendo un peso nello stomaco.

Per Morgana.” Si portò una mano alla fronte, incredulo, lasciandosi cadere accanto a lei, lo sguardo perso nel vuoto.

Non poteva crederci. Hermione era vergine. Non aveva avuto alcun tipo di esperienza. Era un incubo. Certo, aveva immaginato che non fosse un'esperta, ma credeva che almeno alle basi ci fosse arrivata. Era sempre stato bene attento a non andare con ragazze inesperte ed ora si ritrovava fidanzato con una di loro.

Al?” Lo chiamò dopo qualche istante. “Alistair?”

Il Serpeverde tornò alla realtà, si voltò e vide la paura negli occhi della Grifondoro.

Ora mi lascerai?” Gli domandò, gli occhi lucidi ed il labbro tremante.

Cosa? NO!” Esclamò scioccato, voltandosi di scatto. “Non mi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello!”

Allora che cos'hai? Sei arrabbiato? Sei deluso?”

Il moro scosse il capo intenerito, le mise una mano sulla guancia e la baciò dolcemente.

No tesoro, non sono arrabbiato.” La guardò negli occhi. “Sono terrorizzato, è diverso.”

Terrorizzato?” Chiese la riccia, tirando un sospiro di sollievo.

Sì.” Annuì solennemente. “Non sono mai stato con una ragazza senza esperienza.”

Davvero?” Aggrottò la fronte sbattendo le palpebre.

Davvero.” Le prese la mano e con il pollice iniziò a disegnare dei piccoli cerchi sulla sua pelle. “Avevano tutte combinato almeno qualcosina.” Si strinse nelle spalle.

E' anche la tua prima volta, allora.” La riccia sorrise, sollevata.

Scusa?” Arricciò il naso.

La prima volta che combini qualcosa con una senza esperienza, no?” Si strinse nelle spalle, timidamente.

Giusto.” Concordò prima di baciarla. “Sai una cosa?” Aggiunse dopo qualche istante.

Cosa?”

Sei ancora più bella. Significa molto per me.” Sussurrò emozionato. “Vuol dire che ti fidi di me, anche se sono un Serpeverde. Che ti piace essere la mia ragazza, che...” S'interruppe.

Che cosa?”

Abbozzò un sorriso timido facendo spallucce, maledicendo la sua boccaccia che si stava lasciando sfuggire quel < che mi ami >. Al solo pensiero che fosse vero, il suo cuore iniziò a battere a mille. L'idea che potesse innamorarsi di lui lo rendeva felice. Non gli era mai importato nulla di nessuno, ma con lei era diverso e non sapeva neanche spiegarsi il perchè. Grazie a lei stava scoprendo un nuovo modo di vedere le cose: non c'era più solo lui, ora c'erano loro due. Non riusciva più a far niente senza ricollegarla a lei: il budino che le piaceva tanto, cosa pensava della politica di Caramell, ogni volta che prendeva un libro si chiedeva se le sarebbe piaciuto...Nella sua testa, ormai, non esisteva più Alistair senza Hermione.

Che un po' ci tieni.” Rispose dandole un buffetto sulla guancia.

Sul volto di Hermione comparve un sorriso radioso.

Certi che ci tengo!” Esclamò abbracciandolo, baciandolo felice, ogni preoccupazione sparita.

In men che non si dica, quel bacio casto ed innocente si trasformò in uno molto poco innocente ed Alistair si ritrovò nuovamente sdraiato su di lei, il respiro affannoso.

Che dici, potremmo iniziare andandoci piano?” Le propose accarezzandole il viso.

E questo lo chiami andarci piano?” Ribattè lei ad occhi chiusi, cercando nuovamente le sue labbra.

Se fossi stata un'altra ti avrei già spogliata e avrei soddisfatto le mie pulsioni, fregandomene di ciò che provavi.” Le scostò una ciocca di capelli dal viso e la baciò prima che potesse dire qualsiasi cosa. “Potremmo iniziare dalle basi.” Aggiunse.

Ali, è un'ottima idea. Fantastica. Divina, oserei dire.” Aprì gli occhi e lo guardò. “Ma si sta facendo tardi ed è meglio se torniamo al castello.”

Il ragazzo si passò la lingua sulle labbra, sapendo come convincerla a restare ancora un po'. Si piegò ed iniziò a baciarle il collo e la clavicola con lentezza esasperante, sentendola sospirare.

Non ne sei convinta neanche tu.” La prese in giro abbassandole la spallina del reggiseno, baciandole la spalla nuda.

Sai... credo che in effetti potremmo rimanere ancora un po'.”

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Capitolo 28
*** Metting Eric Heartmann ***


Ok, è ufficiale: io e i capitoli di passaggio non andiamo d'accordo. E questo è un capitolo di passaggio. Breve, siete avvisate. Vi comunico che il prossimo capitolo lo avrete venerdì 17 Dicembre (evvai, venerdì 17 per un capitolo MOOOOOOOOOOOLTO importante).

Godetevi questi attimi di gioia u.u

Non dico altro.

Buona lettura :D

elyl


Chapter XXVII:

Meeting Eric Heartmann


Gli stronzi sono largamente rappresentati su questo pianeta”

-Pat Conroy-


Dalla villetta uscirono un ragazzo ed una ragazza. Si guardarono a lungo negli occhi, Alistair prese tra le mani il volto di Hermione e la baciò, poi si voltò, chiuse la porta e nascose le chiavi in un vaso sul davanzale di una delle finestre. La prese per mano ed insieme percorsero il vialetto raggiungendo la via principale. Si fermarono uno di fronte all'altra, le sistemò il cappello e la baciò dolcemente.

Questo è uno dei giorni più belli della mia vita.” Disse con un sospiro sognante.

E qual'è il più bello?” Chiese Hermione mettendo le braccia attorno al suo collo, guardandolo negli occhi.

Il giorno in cui sei diventata ufficialmente la mia ragazza.” Rispose tenendola per i fianchi.
“Questa risposta mi piace.” Si strinse a lui.

Meno male.”

L'attirò a sé ed iniziò a baciarla mentre la neve iniziava a cadere leggera e nella strada si accendevano i lampioni.

Ma che bel quadretto romantico.” Disse gelida una voce alle loro spalle.

Alistair sbuffò, si voltò e vide Eric appoggiato ad uno dei lampioni, un ghigno malefico stampato sulle labbra.

Siete da cartolina.” Continuò imitando il gesto di una persona che fa una fotografia.

Ciao Eric.” Lo salutò con un'occhiataccia mettendo un braccio attorno alle spalle di Hermione, attirandola a sé come se volesse proteggerla.

Che bella coppietta.” Commentò sarcastico. “Che fai, non ci presenti?” Si staccò dal palo e si avvicinò ai due. “Suvvia Al, non fare il timido.”

Vi conoscete già.” Strizzò gli occhi, cercando di capire cosa volesse.

Ma non ufficialmente. Allora, fai queste presentazioni o no?” Inarcò un sopracciglio.

Il giovane Piton sbuffò roteando gli occhi al cielo.

Eric, ti presento Hermione, la mia ragazza.” Lo fulminò con lo sguardo, prendendo per mano la Grifondoro. “Hermione, lui è Eric, il mio migliore amico.” Concluse.

La riccia sorrise e fece un passo verso il biondo, la mano tesa. La guardò schifato, storcendo il naso, poi spostò lo sguardo sul suo volto.

Abbassala.” Si passò la lingua sulle labbra. “Non ho intenzione di stringerla: sia mai che mi contagi con qualche strana malattia, Sangue Sporco.” Sbottò disgustato.

Non la chiamare così.” Ringhiò il moro digrignando i denti e serrando i pugni.

Ali, tranquillo, non importa.” Cercò di tranquillizzarlo Hermione, posandogli una mano sulla spalla.

Visto? E' lei che mi chiede di chiamarla così.” Sorrise malignamente. “Una Sangue Sporco che capisce che è feccia, wow: ora capisco perchè ci stai insieme.”

Non. La. Chiamare. Così.” Fece un passo verso di lui, una vena sulla sua tempia che pulsava pericolosamente.

Alistair, per favore.” La ragazza lo prese per mano e lo guardò negli occhi. “Per favore.” Ripeté.

Spostò lo sguardo sul suo migliore amico respirando affannosamente, poi sbuffò, annuì e strinse la sua mano.

Ma che carini.” Commentò sarcasticamente il biondo. “Che dolci. Sapete, se fossi malato di diabete sarei già entrato in coma glicemico.”

Piantala, Eric.” Intimò scocciato il Caposcuola.

Dai, sto solo dicendo la verità.” Si strinse nelle spalle con fare innocente.

Smettila.” Ordinò, iniziando a perdere veramente la pazienza.

Ok, ok.” Mostrò i palmi delle mani in segno di resa. “Sei nervoso, lo vedo, ma non essere così, vi sto solo facendo dei complimenti.”

Il giorno in cui tu farai dei complimenti a me, Voldemort si metterà a distribuire dolci ai babbani.” Intervenne Hermione.

Tu osi pronunciare il suo nome?” La guardò con odio, poi scosse il capo, riacquistando la sua solita espressione strafottente. “Allora, che state facendo?” Domandò incrociando le braccia al petto.

Niente.” Risposero in coro i due.

Ah sì?” Inarcò un sopracciglio. “Dalle vostre facce colpevoli, soddisfatte e felici direi che ci avete dato dentro come due ippogrifi in calore.”

Non sono fatti tuoi.” Sibilò Alistair mentre Hermione arrossì violentemente, desiderando sparire.

Colpiti e affondati.” Sussurrò il biondo. “Finalmente te l'ha data?” Aggiunse a voce più alta.

Chiudi quella fogna che ti ritrovi per bocca, Eric.” Intimò minacciosamente, lanciandogli un'occhiataccia. Sapeva che Hermione era diversa dalle ragazze che era abituato a frequentare. Lei era a conoscenza della sua scarsa attitudine a rapporti seri e duraturi, anche se non ne avevano mai parlato approfonditamente, ma aveva paura che potesse cambiare opinione su di lui. Per questo aveva chiesto ad Eric di evitare frecciatine acide davanti a lei, sicuro che si sarebbe trattenuto. Non era così bastardo. Non con lui, almeno.

Sai, mi hai stupito, mio caro Alistair.” Sulle labbra di Eric apparve un ghigno perfido.

Non osare Eric, non osare.” Strinse la mano di Hermione che stava assistendo in silenzio, pregando che si fermasse.

Come hai fatto a resistere?”

Sta zitto.” Fece un respiro profondo.

Il biondo spostò lo sguardo sulla ragazza, un ghigno inquietante che gli andava da un orecchio all'altro.

Fino a poco tempo fa te ne scopavi una al giorno.” Concluse.

Va' a quel paese, Eric.” Respirava lentamente, le narici dilatate.

Dai, è vero. Non ricordi quando ci siamo scopati quella Tassorosso del quinto anno? E' successo a giugno, non puoi essertelo dimenticato.” Incalzò il biondo guardando l'amico, per poi tornare con lo sguardo su Hermione che era rimasta in silenzio. “Sei senza parole? Non sapevi che il tuo fidanzatino tenerino amorino cucciolino era uno stronzo puttaniere?”

Alistair fece un passo verso di lui, ma Hermione lo afferrò per un polso, trattenendolo.

Ali, torniamo al castello?” Chiese facendo scivolare le mani nella sua.

Il ragazzo respirava affannosamente, gli occhi puntati sul volto dell'amico. Aveva un unico desiderio: fargli sparire quel sorriso strafottente che si ritrovava sulle labbra.

Si, Ali, non tornate al castelluccio tenendovi per manuccia?” La prese in giro ridacchiando.

La riccia lo guardò male, poi mise una mano sulla guancia del suo fidanzato e lo costrinse a guardarla negli occhi.

Torniamo al castello.” Disse con fermezza.

Il moro annuì impercettibilmente, fece un respiro profondo e lanciò un'occhiataccia al suo migliore amico, poi gli diede le spalle.

Ciao Alino” Lo salutò ridendo sguaiatamente.

Si fermò, strinse i pugni e fece un respiro profondo.

Alistair, ti prego.” Lo supplicò la Grifondoro.

Che succede Alistairuccino?” Il biondo piegò la testa di lato, fingendosi preoccupato.

Libera la mente, libera la mente.” Sussurrò tra sé e sé il giovane Piton. Chiuse gli occhi ed immaginò di essere davanti al padre che di lì a pochi attimi avrebbe cercato di penetrare la sua mente.

Ali, è tutto a posto?” Sussurrò preoccupata.

Si.” Annuì, poi riaprì gli occhi e si voltò verso l'amico con un sorriso radioso. “Mio caro Eric.”

Il biondo lo guardò stranito, non sapendo cosa aspettarsi.

Mio carissimo e fidato amico, fin da quando sei arrivato hai iniziato a spargere il seme della discordia, ma non ha attecchito. I tuoi tentativi sono risultati vani.”

Sia Hermione che Eric lo guardarono increduli.

Con ciò, ti vorrei dire che, se mai dovesse esserci un organo che pompa sangue nel tuo petto, comunemente chiamato cuore, è peloso, come quello dello Stregone delle Fiabe di Beda il Bardo. Se non sei soddisfatto della tua stupida ed inutile vita che passi ad infilare il tuo < mastodontico E. > in ogni buco, non devi prendertela con me.” Lo guardò con compassione. “Ed ora ti saluto. Accompagno la mia ragazza al castello e spero vivamente di non avere contrattempi.” Il sorriso sparì dal suo volto, sostituito da un'espressione dura. “Ci vediamo in Sala Comune.” Concluse come se fosse una minaccia.

Eric impallidì e la sua spina dorsale fu percorsa da un brivido: iniziava a pentirsi di aver detto quelle cose. Non aveva mai visto Alistair in quel modo, non aveva mai parlato così. Il suo cervello sembrava riuscisse a pensare ad un'unica cosa: era nei guai. Guai molto grossi.

Alistair lo fulminò con lo sguardo, fece un cenno a Hermione, la prese per mano ed insieme si incamminarono per la via principale. Quando ebbero oltrepassato I Tre Manici di Scopa ed Eric non fu più in vista, le lasciò la mano ed iniziò a camminare rapidamente per sbollire la rabbia.

Per potergli star dietro, Hermione fu costretta a correre. Quando furono nelle vicinanze del castello e lui non aveva ancora detto una parola dopo la sfuriata ad Eric, decise che era il momento di dire qualcosa.

Dai, Ali, guardiamo il lato positivo: con tutte le ragazze che hai avuto non avremo problemi, avremo un'ottima vita sessuale.” Scherzò.

Il ragazzo serrò la mascella, strinse i pugni ed accelerò l'andatura. La riccia roteò gli occhi al cielo, fece una piccola corsa e lo afferrò per un polso, costringendolo a fermarsi.

Alistair, fermati.”

Sono fermo.” Ringhiò.

Sai, se evitassi di guardarmi con l'espressione di una leonessa che sta per sbranare la sua preda te ne sarei grata.” Gli fece notare.

Per tutta risposta ottenne un'occhiataccia.

Ok, mettiamo in chiaro le cose, Alistair.” Fece un respiro profondo e si massaggiò le tempie, poi lo guardò. “Credi che non sapessi che eri un bastardo?”

Il Serpeverde la guardò incredula.

Tu lo sapevi?” Chiese sbattendo le palpebre, la bocca spalancata in una grossa “o”.

Annuì con un sorriso.

Tesoro, lo sanno tutti. Tu ed Eric siete i bastardi Serpeverde che fanno la toccata e fuga. Hai bisogno di sfogare i tuoi istinti primordiali? Vai da Eric Heartmann o Alistair Piton.” Si strinse nelle spalle.

Ma...” Provò a parlare, ma la ragazza posò due dita sulle sue labbra.

Credi davvero che mi importino le parole di uno stolto come Heartmann? Uno che non sa cosa voglia dire amare?” Scosse il capo. “A me non importa com'eri o cosa facevi fino ad ottobre. A me importa ciò che sei ora.” Sorrise teneramente accarezzandogli la guancia. “Io voglio Alistair Piton, ciò che sei. E se sei quello che sei è solo grazie alle tue esperienze e ai tuoi errori.”

Sul volto di Alistair comparve un sorriso radioso. Rapido, come se la sua vita dipendesse da quel gesto, mise le mani sulle sue guance e la baciò con passione.

Hermione Jean Granger io...io...io....” Non sapeva come continuare la frase, così decise di baciarla di nuovo, consapevole che era ad un soffio dal dirle le tre paroline che tanto desideravano essere pronunciate. “Io non...io...”

Sorrise, piegò il capo di lato e mise le braccia attorno al suo collo. Chiuse gli occhi, si alzò in punta di piedi e gli diede un piccolo bacio.

Non mi interessa ciò eri, Ali.” Sussurrò. “Mi interessa ciò che sei.” Gli scostò i capelli dal viso. “Ciò che siamo insieme.”

Ti...” Iniziò, bloccandosi subito, sentendo un peso nello stomaco, stupendosi di se stesso.

Tu cosa?” Chiese divertita.

Ti vorrei baciare. Con la lingua. Posso?”

Aspetta che ci penso un attimo.” Arricciò il naso, fingendo di pensarci. “Permesso concesso.”

Mise una mano dietro la sua nuca ed iniziò a baciarla, continuando imperterrito anche se i suoi polmoni chiedevano aria, stringendola forte a sé. Quando finalmente si separarono, le diede un morso sul naso e le sorrise, poi la prese per mano e ripresero a camminare.

Oltrepassarono i cancelli, varcarono la soglia del Portone d'Ingresso e si ritrovarono all'interno del castello, popolato dai primi studenti che si dirigevano a cena. Subito le guance di Hermione divennero bordeaux per la differenza di calore e sentì le dita bruciare e far male grazie al sangue che riprendeva a circolare.

Amore, ti spiace se non ti accompagno fino al ritratto della Signora Grassa?” Le domandò scortandola fino alla scalinata in marmo bianco. “Ho una cosa da fare.”

Che hai intenzione di fare, Alistair Piton?” Inarcò un sopracciglio, curiosa.

Io?” Sfoggiò l'espressione più angelica che gli riuscì. “Niente.”

Hermione scoppiò a ridere, scosse il capo divertita e lo baciò.

Non ti preoccupare, va' pure a compiere la tua missione vendicativa.”

Io? Che mi vendico?” Si finse offeso. “Quando mai?” Sorrise a trentadue denti.

Vedi di farlo anche per me.” Gli fece l'occhiolino.

Attenta, questo è un comportamento da Serpe.” Le fece notare.

Noi Babbani abbiamo un motto: ad andare con lo zoppo, impari a zoppicare. Forse mi stai contagiando” Si strinse nelle spalle.

No amore, non lo ritengo possibile.” Le accarezzò la mano e la baciò nuovamente. “Ci vediamo in Sala Grande?”

Sì.” Sorrise. “A dopo.”

Lo salutò con un cenno della mano, salì le scale e subito sparì, diretta alla Torre di Grifondoro.

La osservò allontanarsi, poi strofinò le mani una contro l'altra e si avviò verso i sotterranei.

Ehy, Alistair!” Lo chiamò Draco, intercettandolo mentre attraversava la Sala Comune il più in fretta possibile.

Si bloccò, fece un respiro ed andò dal biondo.

Draco.”

Alistair?” Lo guardò avvicinarsi, fino a fermarsi a pochi centimetri dal suo viso.

Tu non mi hai mai visto, ok?” Disse con un sorriso inquietante.

Ma se tu...”

Tu. Non. Mi. Hai. Mai. Visto.” Ripetè guardandolo negli occhi. “Soprattutto se te lo chiede Eric. Chiaro?”

L'erede della famiglia Malfoy annuì terrorizzato. Alistair sorrise, gli scompigliò i capelli e fischiettando si diresse nel proprio dormitorio. Si privò di giacca e sciarpa ed abbandonò il tutto sul letto, poi si tolse gli scarponi e li lasciò in mezzo alla stanza. Arricciò il naso, annuì con un sorriso, spense la luce e si appoggiò al muro cosicché, una volta che la porta sarebbe stata aperta, nessuno l'avrebbe visto. Attese paziente senza muovere neanche un muscolo e, finalmente, la sua ostinazione fu premiata. La porta si aprì, nascondendolo.

Alistair?” Lo chiamò con voce titubante Eric. “Alistair?”

Quando non ottenne alcuna risposta, accese la luce e vide i vestiti abbandonati. Si strinse nelle spalle, chiamò nuovamente l'amico, invano, e si avvicinò al suo letto. Prima ancora che se ne rendesse conto si ritrovò a terra, gambe e mani legate.

Ciao Eric.” Lo salutò gelidamente Alistair chiudendo la porta, la bacchetta in mano.

Sapevo che eri qui!” Esclamò esultante il biondo, cercando di girarsi a pancia in su, senza riuscirci.

No, no, no. Hai capito male.” Scosse il capo picchiettando la bacchetta sul palmo della mano aperta. “Tu rimani così, sai?” Posò un piede sulla sua schiena.

Fai il duro?” Lo sfidò.

Non ti conviene sfidarmi, Eric.” Si inginocchiò accanto a lui. “Fino a prova contraria, quello che è in vantaggio sono io.”

Sì, che coraggio colpire l'avversario alla schiena.” Scoppiò a ridere. “Molto coraggioso.”

Non c'è bisogno di coraggio per sconfiggerti. Basta un po' d'astuzia.” Si strinse nelle spalle. “E se devo giocare sporco per vincere sono pronto a farlo.”

Ora sì che ti riconosco, amico mio.” I suoi occhi si illuminarono. “Non ti sentivo parlare così da mesi!”

Sai, oggi hai fatto un enorme sbaglio.” Continuò come se non avesse parlato, guardandolo attentamente.

Ho solo detto la verità, sto cercando di salvarti.” Roteò gli occhi al cielo, esasperato.

Sì, un enorme sbaglio.” Ghignò. “Ti avevo detto di non dire nulla, ma tu non hai seguito il mio consiglio ed ora ne paghi le conseguenze.”

Ok, dai Al, ora basta giocare.” Lo riprese. “Sono spaventato, tremo di paura: puoi anche smetterla.”

Ma io non ho alcuna intenzione di smetterla.” Sorrise e con un gesto di bacchetta fece sparire tutti i suoi vestiti.

Ehy, fa freddo.” Si lamentò il biondo, rabbrividendo.

Il giovane Piton sorrise e si passò la lingua sulle labbra, poi, posando un piede sul fianco di Eric, lo fece girare a pancia in su.

Vediamo cosa potrei fare.” Si fece pensieroso, percorrendo il suo corpo con la bacchetta, soffermandosi nelle sue parti intime. “In effetti...”

Non ci provare, Alistair. Non lo fare.” Guardò il suo < Grande E. > terrorizzato, il respiro affannoso.

Sarebbe la punizione migliore, sai?” Fissò il suo sguardo nei suoi occhi. “Ma non sono così bastardo. Mi accontento con poco.” Ghignò, agitò leggermente la bacchetta e lo rasò a zero, poi ne diede un altro e si ritrovò senza alcun pelo: era completamente glabro.

ALISTAIR!” Urlò scioccato.

Chiedimi scusa.” Gli ordinò.

Te lo puoi scordare.” Ringhiò guardandolo con rabbia.

Risposta sbagliata.” Si alzò ed andò ad aprire la porta del bagno.

Che cosa vuoi fare?” Domandò cercando di seguirlo con lo sguardo senza riuscirci.

Lo scoprirai presto.” Rispose dandogli una pacca sul petto. “Che schifo, sei liscio come un bambino.”

Eric lo fulminò e all'improvviso si ritrovò sollevato a mezz'aria. Alistair lo condusse in bagno e lo posizionò sotto la doccia.

Alistair Piton, sei un bastardo.” Disse con un sorriso orgoglioso. “Sono fiero di te. Finalmente ti riconosco.”

Non avresti dovuto dimenticarlo, sai?” Lo lasciò cadere in piedi.

Ora mi lasci andare?” Domandò.

Chiedimi scusa.” Ordinò.

Scordatelo, non succederà mai. E' una schifosa Sangue Sporco, l'ho trattata come merita.” Ribattè mostrando fiero il petto.

Non mi lasci altra scelta.” Lo guardò di sbieco. “Ciao ciao, Ericuccio.” Fece un passo indietro.

Non oserai lasciarmi qui tutta notte così?” Lo minacciò, trattenendo il respiro.

Certo che no.” Il suo sorriso si allargò, puntò la bacchetta contro il suo petto e lo pietrifcò, immortalando la sua espressione di stupore e orrore. “Ti lascio sotto l'acqua gelida tutta notte.” Aggiunse aprendo il rubinetto dell'acqua fredda che iniziò a scorrere, scivolando sul suo corpo scultoreo. “A domattina, amico.” Gli diede una pacca sulla spalla, tirò le tende della doccia, gli diede le spalle ed abbandonò il bagno.

Chiuse la porta, strofinò soddisfatto le mani ed uscì dalla stanza fischiettando.

La vendetta era un piatto che andava servito freddo.

< E gelido è anche meglio > disse tra sé e sé.

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Capitolo 29
*** I'd Like To Meet Your Son ***


Ok, lo so, sono in ritardo, ma è stata una settimana alquanto infernale: venerdì scorso sono stata male e sono rimasta alquanto stordita fino a domenica, in più ho iniziato tirocinio, due visite mediche e ho avuto il mio primo turno di notte. Di conseguenza, perdonate questo ritardo T_T

Avendo finito ora il capitolo, non so se per questo venerdì riuscirò a finire quello successivo. Mi impegnerò al massimo, ma non assicuro nulla. Di conseguenza vi faccio già qua gli auguri di Buon Natale u.u

Ma passando al capitolo: è uno dei più importanti di tutta la fan fiction. Ed ovviamente non mi convince xD Una precisazione. Nel libro Harry vede nel Pensatoio il ricordo più brutto di Severus una volta che Silente ha lasciato Hogwarts, ma, per questione di copione, l'ho fatto accadere prima.

Bon, mi sembra di avervi detto tutto.

Buona lettura,

elyl





Chapter XXVIII:

I'd Like To Meet Your Son


Il rumore dipende dal silenzio che lo precede.

Più totale è il silenzio,

più sconvolgente è il tuono”

-V per vendetta-


Alistair Piton era silenzioso. Seduto sul divanetto in pelle nera, fissava la scacchiera gesticolando ogni tanto, la fronte corrugata.

Eddai, ti vuoi muovere?” Sbuffò Eric, le braccia incrociate al petto.

Sta zitto, sto pensando. Tu continua a guardare la Thorton: te la stai scopando con gli occhi.” Ribatté senza sollevare lo sguardo.

Il biondo sorrise e tornò a guardare Emily Thorton, una morettina del sesto anno: in pratica una bomba sexy dalla pelle bronzea, gli occhi color nocciola, i capelli corvini, due fantastiche labbra e, soprattutto, una quinta abbondante. La ragazza accavallò le gambe con fare sensuale e si passò la lingua sulle labbra appoggiandosi al tavolo, la camicetta di seta bianca tirata sul seno.

Socchiuse la bocca e la guardò famelico sbottonandosi i primi bottoni della camicia.

Ehy, smettila. Sembri un pavone che mostra la sua coda.”

Che?” Chiese distratto continuando a guardarla.

Alistair le lanciò un'occhiata e scosse il capo, tornando alla scacchiera.

Non capisco che ci trovi. Fare sesso con lei è come lanciare un salame in un corridoio.” Si grattò il naso.

Devo ricordarti chi è stato tra i primi ad entrare in quel corridoio?” Ghignò.

Io ho contribuito ad aprire la porta.” Precisò corrugando la fronte, pensando alla mossa successiva. “Sono stati gli altri a sfondarla.”

Se ti riferisci a quella volta in cui me la sono scopata quattro volte di seguito finché non ha implorato pietà, non so di cosa tu stia parlando.” Sorrise ad Emily e le fece l'occhiolino.

Il moro lanciò un'occhiata al suo orologio, sospirò e siede istruzioni ai suoi scacchi.

Scacco matto.” Disse alzandosi.

Che? No, non è possibile!” Esclamò spalancando gli occhi incredulo mentre il suo Re veniva letteralmente distrutto.

Così la prossima volta impari a prestare attenzione al gioco anziché progettare porno.” Gli diede una pacca sulla spalla e srotolò le maniche della camicia.

Ti fai bello per la Sangue Sporco?” Domandò tornando a guardare Emily, sorridendole maliziosamente.

Hai già dimenticato quello che è successo l'ultima volta che l'hai chiamata così?” Ghignò divertito.

No.” Il biondo fece schioccare la lingua passandosi una mano tra i capelli lunghi neanche un dito.

Perfetto.” Corrugò la fronte e si morse il labbro inferiore. “E' meglio che vada sennò arrivo in ritardo. E sai che mio padre odia i ritardatari.”

Vai da tuo padre?” Chiese guardandolo.

Il giovane Piton annuì.

A far che?” Sbatte le palpebre un paio di volte, stupito. “Non ti ho mai visto sparire così tanto nel suo ufficio come quest'anno.”

Fece per dire qualcosa, ma non sapeva che dire: non poteva certo dirgli che stava studiando Occlumanzia per un motivo a lui sconosciuto. L'unica cosa che sapeva era che doveva impararla e padroneggiarla ad ogni costo. Si era chiesto svariate volte il perchè, ma non era mai riuscito a rispondersi nonostante avesse formulato svariate ipotesi, la più fondata che era destinato ad essere una spia dell'Oscuro Signore, ma ogni volta si dava dello sciocco: no, suo padre non lo avrebbe mai permesso. Sarebbe morto piuttosto che metterlo in pericolo.

E' mio padre.” Rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle.

Lo so. Però non hai mai passato tanto tempo nel suo ufficio. Che state combinando?” Incrociò le braccia al petto, guardandolo con fare sospettoso.

Alistair scosse il capo e gli diede una piccola sberla sulla nuca.

Passo semplicemente del tempo con mio padre. Cosa che tu non fai mai.” Fece schioccare la lingua. “Ed ora ti lascio alla tua futura scopata.”

Il biondo si voltò, guardò Emily e le fece l'occhiolino, indicando col capo la tromba delle scale che portava ai dormitori. La ragazza annuì, sorrise maliziosamente e con gesti lenti e sensuali si alzò.

Hai detto una cosa sensata, amico.” Sussurrò alzandosi.

Si avvicinò a lei, si guardarono negli occhi qualche istante, poi la prese per mano ed insieme sparirono su per le scale.

Il Caposcuola sorrise, stupendosi della facilità con cui Eric otteneva chi voleva, poi uscì dalla Sala Comune e percorse sovrappensiero i sotterranei, arrivando fino all'ufficio di suo padre.

Si portò una mano alla cravatta per allentarla, mentre con l'altra fece per abbassare la maniglia, senza bussare, ma la porta si spalancò e si ritrovò a terra.

Harry?” Guardò il Grifondoro che era rimasto in piedi per puro miracolo.

Il moro si voltò, tornò a guardarlo e scosse il capo, poi si allontanò di corsa.

Sospirò e si rialzò, sistemandosi i pantaloni: suo padre e Harry non sarebbero mai andati d'accordo e, anche se non sapeva spiegarsi il perchè, la cosa gli dispiaceva.

Ciao pa'” Lo salutò una volta entrato nell'ufficio, chiudendo la porta.

Severus aveva le mani appoggiate alla scrivania e le spalle incurvate, il respiro affannoso.

Papà?” Lo chiamò di nuovo piegando il capo, preoccupato. “Va tutto bene?”

Preparati.” Ringhiò afferrando la bacchetta, poco lontana dalla sua mano destra.

Alistair non riuscì nemmeno ad annuire, prese la bacchetta e suo padre si voltò, scagliando l'incantesimo. Immediatamente fu scagliato nei propri ricordi, vedemdoli scorrere davanti ai suoi occhi come in uno di quei film babbani di cui Hermione parlava tanto. Lo lasciò vagare qualche istante nella sua mente, ma ben presto si ritrovò a perdersi negli occhi neri, freddi e profondi dell'uomo. Sorrise, strinse la bacchetta e contrattaccò.

In pochi attimi abbandonò l'ufficio e fu nel cortile del castello, poco distante da un ragazzo che riconobbe immediatamente come suo padre. Sentì delle voci, si voltò in contemporanea a suo padre e vide un gruppetto di quattro Grifondoro che si avvicinava. Quello che sembrava il leader, con i capelli neri e spettinati, disarmò il Serpeverde, per poi bloccarlo con un altro.

Com'è andato il tuo esame, Mocciosus?” Chiese il moro, che somigliava incredibilmente a Harry

L'ho visto, il suo naso toccava la pergamena.” Intervenne un altro. “Sarà tutto unto, non saranno in grado di leggere una parola.”

La piccola folla che si era radunata attorno a loro scoppiò a ridere. Alistair sentì una mano invisibile stringergli il cuore: suo padre era deriso da tutti. Come se non bastasse, continuava a cercare di alzarsi, ma la fattura glielo impediva: si stava agitando, come se fosse legato da invisibili funi.

Tu...aspetta...” Ansimò, guardando il suo aguzzino con un'espressione di puro odio. “Tu...aspetta!”

Aspettare che cosa?” S'intromise nuovamente il secondo ragazzo con voce gelida. “Che cosa farai, Mocciosus, ti pulirai il naso su di noi?”

Suo padre pronunciò una serie di insulti misti a fatture, ma non avendo la bacchetta non accadde nulla.

Pulisciti la bocca.” Disse gelidamente quello che doveva essere per forza il padre di Harry. “Gratta e netta.”

Bolle rosa di sapone iniziarono ad uscire dalla bocca del Serpeverde, la schiuma copriva le sue labbra, facendolo tossire, soffocandolo.

Lascialo stare!”

I due si girarono. La mano libera di Potter subito salì ad arruffargli i capelli.

Non ebbe bisogno di sentire il suo nome per riconoscerla. Aveva folti capelli rosso scuro che le arrivavano alle spalle e occhi a mandorla di un verde incredibile. I suoi stessi occhi.

Era sua mamma.

Tutto bene, Evans?” chiese James e il tono della sua voce fu improvvisamente piacevole, più profondo e maturo.

Lascialo in pace.” Ripetè lei. Guardava Potter con disprezzo. “Che cosa ti ha fatto?”

Beh...” Iniziò James. “...non è che mi ha fatto qualcosa, è più il fatto che esista, non so se mi spiego.”

Molti degli studenti scoppiarono a ridere, il più piccolo dei quattro e l'altro compresi, mentre il terzo rimasto e sua mamma non lo fecero.

Pensi di essere divertente...” Disse gelidamente. “...ma sei solo un bullo arrogante, Potter. Lascialo in pace.”

Lo farò se uscirai con me, Evans.” Disse rapidamente James.

Alistair sentì un moto d'odio per il padre di Harry.

Andiamo, esci con me e non alzerò più la bacchetta sul vecchio Mocciosus.” Continuò mentre alle sue spalle la fattura di Impedimento svaniva.

Vai papà.” Sussurrò Alistair vedendolo avvicinarsi gattoni alla bacchetta, sputando schiuma.

Non uscirei con te nemmeno se dovessi scegliere tra te e una piovra gigante.”

Brutto colpo, Ramoso.” Disse il secondo, voltandosi verso il Serpeverde. “Ehy!”

Ma era troppo tardi. Suo padre aveva puntato la sua bacchetta contro Potter. Ci fu un getto di luce ed un graffio apparve sul lato della sua faccia, sporcando le sue vesti con del sangue. Alistair non poté fare a meno di provare soddisfazione.

Ci fu un secondo getto di luce e Severus si ritrovò sollevato a mezz'aria, le vesti che ricadevano sulla sua testa rivelando magre e pallide gambe ed un paio di mutande grigie.

La folla scoppiò a ridere e per un breve e terrificante istante il giovane Piton pensò di vedere sua madre unirsi all'ilarità generale.

Mettilo giù.”

Certamente.” Disse James e mosse verso l'alto la bacchetta.

Subito il Serpeverde cadde al suolo. Si rialzò rapidamente, districandosi dall'ammasso dei suoi vestiti, la bacchetta sguainata, ma quello che sembrava essere il migliore amico di Potter lo colpì e cadde a terra, rigido.

BASTA!”

In un battito di ciglia i ricordi svanirono ed Alistair andò a sbattere contro lo scaffale pieno di ingredienti. Chiuse gli occhi, cercando di fermare la testa che gli girava incredibilmente. Dopo qualche istante li riaprì e mise a fuoco suo padre. Respirava affannosamente, aveva le narici dilatate, la mano serrata attorno alla bacchetta ed era incredibilmente pallido, gli occhi sbarrati, pieni d'odio, di rabbia e dolore.

P-papà?” Balbettò stordito strizzando gli occhi.

Severus fece un respiro profondo, odiandosi per ciò che aveva fatto, odiando ancor di più, se mai fosse stato possibile, Potter e Black. Non sopportava il fatto che suo figlio avesse visto quel ricordo, come lo trattavano. Nelle sue vene il sangue era stato sostituito dalla rabbia. Nonostante avesse perso il controllo e non fosse riuscito a proteggere adeguatamente la sua mente, fortunatamente era riuscito ad impedire ad Alistair di vedere il momento peggiore, quello in cui aveva chiamato Lily < schifosa Sangue Sporco >. Avrebbe scoperto la verità, una verità che non era ancora pronto ad affrontare. O forse era lui a non essere pronto. Avrebbe mai trovato il coraggio di dirgli chi era sua madre? Che era il fratello del famigerato Harry Potter? Sospirò e si avvicinò a lui, cercando di non pensare a quello che era appena successo.

Tutto bene?” Domandò tendendogli la mano.

Il ragazzo sbattè un paio di volte le palpebre, annuì ed afferrò la sua mano. Nel momento stesso in cui strinse la presa, sentì il Marchio Nero sul suo avambraccio sinistro bruciare. Serrò la mascella e si lasciò sfuggire un ringhio: lo stava chiamando.

Papà?” Lo guardò interrogativamente.

Per oggi è sufficiente così.” Disse bruscamente, sistemandogli la divisa.

Alistair posò lo sguardo su di lui: i suoi occhi erano ancora pieni di rabbia e, se possibile, il suo viso era ancora più deformato dalla furia.

Va tutto bene?” Gli domandò mentre la vista si annebbiava. Allungò una mano e, se non fosse stato per suo padre, sarebbe caduto.

Alistair?” Lo osservò attentamente, la rabbia che aveva lasciato prontamente il posto alla preoccupazione.

Sto...sto bene.” Si portò una mano dietro la nuca e sentì qualcosa di caldo sulle dita. “Ma che...” Abbassò lo sguardo e le vide sporche di sangue.

Ti porto da Madama Chips.” Disse Severus senza ammettere repliche.

Ma...”

Niente ma. Questo è un ordine.” Ribadì.

Il giovane sbuffò e, con suo padre che lo sorreggeva, si avviò per il corridoio.

Papà?” Lo chiamò Alistair dopo parecchi minuti di silenzio.

L'uomo fece un cenno per fargli capire che era in ascolto.

La ragazza...” Iniziò titubante.

Trattenne il respiro e serrò la mascella.

...era mamma?” Concluse in un soffio.

Sì.” Rispose dopo qualche istante.

Ed era una Grifondoro.” Disse più a sé stesso che al padre.

Esatto.” Strinse la mano a pugno.

Come Hermione.” Ghignò. “Anche tu sei innamorato di una Grifondoro. L'unica differenza tra me e te è che mamma era Purosangue.”

L'uomo non disse nulla, si morse semplicemente il labbro. Non c'erano differenze tra loro, erano uguali: non per altro era suo figlio. Aveva ereditato il suo stesso masochismo: entrambi innamorati di una Grifondoro, Mezzosangue, testarda e dalla mente brillante. Fece una smorfia. Ormai non aveva dubbi, Alistair era veramente innamorato della Granger, doveva solo rendersene conto. Ne era sicuro, così come era sicuro che lui era ancora innamorato di Lily e non l'avrebbe mai dimenticata.

Papà?” Lo chiamò nuovamente.

Sì?”

Quello era il papà di Harry, vero?” Domandò guardandolo.

Il Pozionista annuì impercettibilmente, cercando di tenere sotto controllo la rabbia. Non doveva permettere a quell'idiota di tormentarlo anche da morto.

E' per questo che odi Harry? Perchè suo padre era un deficiente senza cervello?” Inarcò un sopracciglio.

Fece per dire qualcosa, ma si bloccò immediatamente. Non poteva certo dirgli che era per causa di quel ragazzino se Lily era morta. Se non fosse mai nato... Chiuse gli occhi e si impedì di continuare il pensiero. Se non fosse mai diventato Mangiamorte, lei non sarebbe morta. Scosse il capo. Rimuginare sui se e sui ma non avrebbe cambiato il passato, non l'avrebbe riportata in vita.

Lui non è come suo padre.” La voce di suo figlio lo riportò alla realtà.

Siamo arrivati.” Disse bruscamente mentre si portava una mano all'avambraccio sinistro, arrivando davanti all'infermeria.

Il gesto non sfuggì al ragazzo, che posò lo sguardo sulla sua mano.

Ti sta chiamando?” Sussurrò.

No.” Mentì, maledicendo la sua attenzione ai minimi gesti, ereditata da Lily.

Bugiardo. E' lì che c'è il Marchio Nero.” Indicò il punto.

Fece schioccare la lingua, lo afferrò per la spalla e lo condusse all'interno.

Non appena sentì la porta aprirsi, Madama Chips corse loro incontro.

Piton! Sono stufa di vederti qui dentro!” Esclamò, esaminando attentamente Alistair. “Per le bende consunte di Merlino, che cosa ti sei fatto 'sta volta?”

Ecco...” Iniziò.

Ha picchiato la testa e l'ho portato qui a forza.” Lo bloccò suo padre, lanciandogli un'occhiataccia.

La donna guardò il professore, poi il figlio, per tornare infine sul primo.

Fingerò di crederci.” Mise le mani sui fianchi. “Non so cos'è successo e non lo voglio sapere, ma sappi...” Puntò un dito contro il petto dell'uomo. “...che se succede ancora qualcosa di questo genere e sei tu a portarlo qua, lo riferirò al preside.”

Quello che succede tra me e mio figlio non sono fatti tuoi, Chips.” Ringhiò.

Quello che succede tra e te e tuo figlio non sono fatti miei?” Spalancò gli occhi, trattenendo il respiro, pronta ad esplodere.

Esattamente.” Incrociò le braccia al petto.

SE LO PORTI SANGUINANTE IN INFERMERIA SONO FATTI MIEI!” Urlò, afferrando Alistair e trascinandolo fino ad uno dei lettini.

Madama Chips, piano, piano.” Borbottò il giovane.

Lo porti qui sanguinante e ti aspetti che stia zitta? Ah no, caro mio. Non ci sto. Per nulla.” Scandì l'ultima parola.

Madama Chips, seriamente, sto bene. Non è successo nulla.” Intervenne Alistair, alzandosi con un sorriso.

Tu. Siediti.” Ordinò, indicando il lettino e fulminandolo con lo sguardo.

Ok, ok.” Mostrò le mani in segno di resa ed eseguì l'ordine.

Incosciente.” Sibilò. “E tu sei uno stupido, ragazzo.” Aggiunse rivolgendosi al Pozionista.

Non. Chiamarmi. Ragazzo.” Ringhiò.

Sì, sì, l'hai già detto.” Lo scimmiottò. “Ma sappi che ai miei occhi rimarrai sempre un ragazzo. Potrei raccontare certe cose a tuo figlio che ti farebbero impallidire.” Lo minacciò.

Che cosa?” Chiese subito Alistair, curioso.

Sta zitto.” Dissero in coro Madama Chips e l'uomo.

Il ragazzo borbottò ed incrociò le braccia al petto in segno di protesta.

Devi rimanere qui per questa notte.” Lo avvisò la donna dopo averlo visitato.

Ma...”

Ok.” S'intromise Severus.

Ma...”

Non ti lamentare, figliolo.” L'infermiera lo costrinse ad abbassare il capo.

Quando lo dimetterai?” Domandò incrociando le braccia al petto per evitare di afferrare l'avambraccio e stringerselo: il Marchio Nero bruciava sempre più.

Domattina.” Rispose sbrigativamente.

Annuì, diede le spalle al figlio e si allontanò a passo svelto.

Ehy, pa'.” Lo chiamò Alistair. “Dove vai?”

A domani.” Lo salutò ed abbandonò l'infermeria.

Tuo padre è sempre stato scorbutico, tranquillo.” Sentì dire Madama Chips con tono più dolce.

Prima di sentire altro, si affrettò per il corridoio e sbucò nella Sala d'Ingresso. Varcò il grande portone in quercia, percorse il cortile e si ritrovò fuori dai confini di Hogwarts. Si voltò e lanciò un'occhiata al castello, soffermandosi sulle finestre dell'infermeria, poi si smaterializzò.

Si ritrovò in una via isolata, priva di luci, popolata solo da insetti ed un gatto che rovistava in un cassonetto dell'immondizia.

Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Era stata una pessima giornata, soprattutto l'ultima parte. Potter aveva ficcato il naso nel Pensatoio vedendo i suoi ricordi, scoprendo quanto suo padre lo avesse umiliato a scuola, di come aveva chiamato Lily. Al solo pensiero, si sentì di nuovo male. Aveva rischiato di perderla per sempre per causa di quel maiale. Odiava Potter con tutto se stesso, sia padre che figlio: il primo gli aveva reso la vita scolastica un inferno, il secondo era il ricordo vivente dei suoi errori. Come se tutto questo non bastasse, Alistair era riuscito a penetrare la sua mente, a vedere i ricordi che non era riuscito a proteggere. Fortunatamente era riuscito ad impedire che vedesse il momento più critico. Se solo lo avesse visto insultare Lily, avrebbe iniziato a fare domande, a ragionare, a rimuginarci sopra ed era sicuro che avrebbe scoperto la verità. Non era riuscito a controllarsi e lo aveva schiantato, facendolo finire contro la parete occupata dagli scaffali pieni di pozioni, facendogli male.

Bravo Severus, un motivo in più per odiarti.” Disse tra sé e sé, massaggiandosi le tempie.

Sentì un'altra volta il Marchio bruciare, così fece un altro respiro e liberò la mente, pronto ad affrontare il Signore Oscuro.

Uscì dal vicoletto, percorse rapido le strade del paese ed arrivò alla grande villa.

Era ora, Codaliscia.” Disse con disprezzo, guardando schifato l'uomo che gli aprì.

Severus.” Squittì, facendosi di lato.

Senza degnarlo di un'altra occhiata, il pozionista varcò la soglia e si diresse verso la grande sala da pranzo. Bussò e dopo pochi attimi sentì una voce glaciale invitarlo ad entrare. Senza esitazioni, abbassò la maniglia.

Mio Signore.” Lo salutò con rispetto, inchinandosi.

Severus. Iniziavo a chiedermi se ti fossi perso per le vie di questa stupida cittadina babbana.” Lo accolse il Signore Oscuro

Chiedo venia, mio Signore.” Si scusò.

Suvvia, alzati e guardami. Solo gli stolti, i codardi, chi ha paura e chi mi nasconde qualcosa non lo fa.”

L'uomo eseguì l'ordine e fissò i suoi occhi neri in quelli rossi del suo padrone, che indossava una semplice veste nera aperta sul petto.

Allora, hai degli aggiornamenti?” Domandò mentre con un colpo di bacchetta faceva levitare la bottiglia di Whiskey Incendiario che andò a posarsi dolcemente davanti a lui.

Silente è preoccupato per l'evasione.” Iniziò con tono quasi annoiato.

Il mago Oscuro si portò il bicchiere alle labbra, annuendo.

E grazie alla Gazzetta del Profeta ogni giorno sembra sempre più pazzo.” Continuò. “Pazzo e solo. Gli rimane solo l'Ordine della Fenice. Inoltre la Umbridge crea sempre più problemi.”

Quindi Hogwarts è alla mercè del Ministero?” Domandò, accarezzando la superficie liscia del bicchiere in cristallo.

A breve cadrà.” Rispose, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

Ottima notizia, Severus, davvero ottima.” Annuì. “E del ragazzo che cosa mi dici?”

Anche Potter è ogni giorno più solo, sempre grazie alla Gazzetta....” Si bloccò immediatamente, vedendolo scuotere il capo.

No, no, no.” Disse facendo segno di no col dito. “Non parlo di quel ragazzo, Severus.”

Calò il silenzio e vide un sorriso freddo apparire sulle labbra del suo signore. Fece per dire qualcosa, ma venne interrotto dalla porta che si aprì. Si voltò lentamente e vide Bellatrix Lestrange ferma sulla soglia.

Indossava una vestaglia in pizzo nero, trasparente, molto sensuale, aveva i capelli disordinati e un'espressione soddisfatta. Guardò l'uomo interrogativamente, poi fece schioccare la lingua e si avvicinò al Signore Oscuro. Si inchinò e ad un suo cenno si alzò, poi si versò da bere.

Non la fissare.” Lo riprese quasi infastidito.

Chiedo scusa, mio Signore.” Accennò ad un inchino di scuse. “Temo di non aver capito a quale ragazzo si riferiva prima, Signore.”

Ovviamente a tuo figlio.” Sorrise in modo perverso.

Severus sbattè lentamente le palpebre, senza mai distogliere gli occhi dai suoi. Sentì il suo cuore accelerare mentre la rabbia cercava di impossessarsi di lui, ma non avrebbe ceduto, l'avrebbe sconfitta. Avrebbe continuato a recitare e avrebbe risposto a tutte le sue domande.

Cosa vuole sapere?” Domandò con voce strascicata.

Come si chiama?”

Alistair.” Rispose.

Semplicemente Alistair? Nessun altro nome? Magari più banale, più...” Fece una pausa e il suo ghigno si allargo. “...babbano.” Concluse con disprezzo.

No. Semplicemente Alistair.”

Serpeverde?” Si portò il bicchiere alle labbra.

Ovviamente.”

Ed è al settimo anno?” Passò un dito sul freddo cristallo.

Annuì, senza nemmeno cercare di capire dove volesse andare a parare: presto, lo sapeva, lo avrebbe scoperto. E non era neanche tanto sicuro di volerlo sapere.

Bellatrix.” Chiamò la donna senza voltarsi.

Mio Signore?” Si avvicinò ancor di più a lui.

Lo sai che Severus ha un figlio?” Chiese.

La donna annuì.

E sai chi è la madre?”

No, mio Signore.” Rispose, voltandosi a guardare con un ghigno perverso il Pozionista, che rimase impassibile.

Severus, vuoi dire tu chi è la madre di tuo figlio?” Si sporse verso di lui. “No?” Aggiunse, senza dargli neanche il tempo di rispondere. “Bella, lo vuoi sapere?”

Sì, mio Signore.” Rispose, avida.

E' una schifosissima Sangue Sporco. Una Sangue Sporco, però, molto particolare. Sai di chi parlo, Bella?” Parlò velocemente, in modo quasi maniacale.

Severus dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non estrarre la bacchetta e cercare di ucciderli all'istante.

No, mio Signore.”

La schifosa Sangue Sporco che ha dato vita al figlio di Severus è Lily Evans.” Disse, sottolineando il nome della donna. “Ha avuto problemi quando ha partorito, giusto Severus?”

Sì, Signore.” Confermò impassibile. “Mio figlio è nato settimino.”

Tuo figlio è imparentato con Potter?” Bellatrix pronunciò il nome del ragazzo con tutto il disprezzo possibile, guardandolo disgustato.

L'unico parente che mio figlio ha, sono io.” Ringhiò, fingendosi offeso.

Suvvia Bella, lascia in pace Severus, è già umiliante il fatto che sia imparentato con il ragazzo.”

Mio Signore, come fa a fidarsi di lui?” Domandò, guardando male il professore.

Bella, facciamo tutti degli errori.” Rispose gelidamente. “E lei è stata il mio più grande errore.” < Perdonami, Lily, ma devo dirlo. Tu ed Alistair siete le cose migliori della mia vita > aggiunse tra sé e sé.

Nella stanza risuonò la fredda risata senz'anima del Signore Oscuro.

E il tuo errore porterà grandi cose, Severus.” Tornò a fissarlo con un ghigno.

Non capisco cosa vuole dire, mio Signore.”

Versami da bere.” Ordinò sbrigativamente a Bellatrix, che obbedì. Si portò il bicchiere alle labbra e bevve un lungo sorso, poi sollevò lo sguardo e lo fissò negli occhi dell'uomo.

"Mi farebbe molto piacere conoscere tuo figlio, Severus.” Fece una lunga pausa. “Fratello di Harry Potter, figlio di una Schifosa Sangue Sporco e tuo, Mezzosangue che rinnega le sue origini babbane. Sì, mi farebbe molto piacere conoscerlo.” Un ghigno comparve sulle sue labbra. “Ho un compito importante per lui"





p.s.: Buon Finale Bastardo Alla Elly :D :D :D

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Capitolo 30
*** How Could I Let This Happen? ***


Ebbene sì, ce l'ho fatta! Sono riuscita a scrivere questo capitolo stra super mega impegnativo! Anche perchè QUALCUNO mi aveva leggermente minaccia di morte u.u

E' un capitolo molto breve, ma molto, molto, molto intenso. E strano ma vero, mi piace. Sono più che soddisfatta del risultato finale. Spero piaccia anche a voi, perchè ci tengo tanto a questo capitolo, forse uno dei più impegnativi di tutta la Fiction. E dato che sarete impazienti di leggere (spero), vi lascio al capitolo, senza troppi preamboli.

Ma prima....BUON NATALE! (Cliccate sul link qua in basso :P Fatto con tanto amore u.u )

http://img522.imageshack.us/img522/7221/father14.jpg

Beh, buona lettura :)

Ed ovviamente, grazie a chi mi legge, mi lascia commenti, mi ha messa tra gli autori preferiti e preferisce, segue e ricorda questa fiction. Grazie.







Chapter XXIX:

How Could I Let This Happen?


Oh, this night is too long.
Have no strength to go on.
No more pain, I'm floating away.
Through the mist see the face
Of an angel, who calls my name.
I remember you're the reason I have to stay.”

-Pale, Within Temptation-


Stranamente, nell'ufficio di Albus Silente, preside di Hogwarts, regnava il silenzio: nemmeno Fanny, la sua amata fenice, emetteva alcun verso. Tutti i quadri osservavano la scena, senza muoversi, consapevoli della gravità della situazione e dall'orologio a pendolo non arrivava alcun ticchettio. Persino gli oggetti si erano ammutoliti.

Severus Piton era seduto su una poltrona di fronte all'antica scrivania, davanti a sé un bicchiere intatto di Whiskey Incendiario. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, fisso, le guance rigate dalle lacrime, così come era successo quando aveva appreso della morte della sua Lily. Le sue spalle erano incurvate e all'improvviso sembrava molto più vecchio dei suoi trentasei anni. Tutta la tensione, la paura, la stanchezza, l'odio e la rabbia lo avevano sopraffatto.

Il preside si versò dell'altro liquido ambrato, chiuse la bottiglia e l'appoggiò delicatamente sul mobiletto, poi si voltò, sentendo una stretta al cuore. Fece un respiro profondo e ripeté a se stesso che era per il bene superiore. Nonostante ne fosse ben consapevole, la cosa non lo faceva star meglio.

Severus?” Lo chiamò facendo cozzare i cubetti di ghiaccio l'uno contro l'altro all'interno del suo bicchiere.

L'uomo non si mosse, risucchiato da un vortice doloroso che continuava a far riecheggiare nella sua testa la glaciale voce del Signore Oscuro mentre esprimeva il desiderio di incontrare Alistair. No, non sarebbe successo, non poteva succedere. Stava mentendo a se stesso, si illudeva: si era illuso per troppo tempo.

Severus.” Lo chiamò nuovamente l'anziano, dopo aver bevuto un sorso di Whiskey Incendiario.

Il professore chiuse lentamente gli occhi, appoggiò il gomito al bracciolo della poltrona e si prese il viso con una mano.

Quando ho sentito la Profezia mi sono sentito esplodere dalla gioa. Riferii immediatamente al mio Signore...” Fece una smorfia disgustata, sottolineando la parola < mio >. “...ciò che avevo udito. Non lo avevo mai visto così: era nervoso, irascibile. Se solo ne provasse, oserei dire che aveva paura.”

Voldemort ha paura, come tutti.” Lo interruppe.

Non. Dire. Quel. NOME.” Ringhiò.

Un uomo come te dovrebbe pronunciarlo.” Ribatté fissando il liquido ambrato.

Gli lanciò un'occhiataccia e scosse il capo.

Dopo che glielo dissi, ci pensò per giorni, poi mi fece chiamare. Non riuscivo a capire il perchè, credevo mi volesse interrogare per sapere se stessi dicendo la verità o no, ma, sorpresa delle sorprese, non mi punì. Non mi interrogò nemmeno. Voleva premiarmi. E sai come lo fece?”

Silente non disse niente, sapendo benissimo quello che Voldemort gli disse.

Mi premiò dicendomi che aveva capito di chi parlava la Profezia.” Fece una lunga pausa. “Parlava dei Potter. E di loro figlio, Harry.” Inspirò profondamente. “Capisci, parlava di lei. Parlava della mia Lily, della donna che amo. Era convinto fosse lei.” Le lacrime invasero i suoi occhi e, per l'ennesima volta, si sentì morire. No, per l'ennesima volta morì.

L'anziano mago fece per parlare, ma subito Severus lo interruppe.

No, non dire niente.” Sollevò una mano, poi la chiuse a pugno ed iniziò a picchiarla ritmicamente contro il bracciolo della poltrona, come se stesse cercando di riprodurre un motivo musicale solo a lui noto. “Il giorno in cui è...” Si bloccò, incapace di continuare. Era incredibile come, a distanza di tanti anni, ancora non l'avesse accettato, quanto gli facesse male. Come gli impediva di respirare.

Morta” Concluse per lui Silente.

Annuì impercettibilmente, continuando con quella specie di litania suonata con il pugno.

Se sono ancora vivo è solo grazie ad Alistair. A mio figlio. Suo figlio. Nostro figlio.” Si decise ad aprire gli occhi e li fissò in quelli cristallini di Silente. “Ed ora mi porta via anche lui.”

Severus, nessuno ti sta portando via Alistair. Nessuno te lo porterà via.” Lo corresse l'anziano, servendosi dell'altro Whiskey. “Non gli succederà niente.”

Non puoi saperlo!” Sbottò scattando in piedi, guardandolo disperato e furioso. Era colpa sua, solo sua. Era stato lui, anziano e saggio mago, colui che aveva sconfitto Gellert Grindelwarld, a consigliargli di non dire niente, di fingere di essere un Mangiamorte. A mentire a tutti, compreso suo figlio. < Non dirgli di chi è figlio, fagli credere di essere un Purosangue. Prima o poi tornerà. Ed allora avrò bisogno di te e del tuo essere Mangiamorte. E dato che siamo solo io e lui a sapere chi è la vera madre di Alistair, tienilo nascosto. Un Mangiamorte non si unisce con i nati babbani. > Ricordò, come se Silente avesse pronunciato quelle parole solo il giorno prima.

E' una guerra, Albus.” Continuò in un soffio. “E in guerra nessuno viene risparmiato.” Concluse, sedendosi lentamente sulla poltrona, prendendosi il viso tra le mani.

Nell'ufficiò tornò a regnare sovrano il silenzio.

Farò tutto ciò che è in mio potere per impedire che gli succeda qualcosa.” Disse Silente.

Come hai fatto con Lily.” Fece una smorfia amara. “Tu lo stai mandando a morire, Albus.” Mise nel nome del preside tutto l'odio possibile. “Tu stai firmando la sua condanna a morte.”

L'anziano chiuse gli occhi, respirò profondamente ed andò a sedersi sul suo scranno, stanco, il bicchiere abbandonato sull'antica scrivania, senza neanche curarsi di poggiarlo su un sottobicchiere.

Che razza di uomo sei?” Domandò il Pozionista.

Un uomo che ha a cuore il bene superiore.” Rispose, trovando la forza di parlare, ammutolendo le proteste che provenivano dal profondo del suo cuore. Se solo avesse potuto, avrebbe fatto il possibile per evitare ai due fratelli di scendere in battaglia, ma non era possibile. Il destino aveva deciso che non lo era. Un destino infausto e avverso che li voleva protagonisti di un qualcosa più grande di loro, che voleva vederli sacrificarsi e, soprattutto nel caso di Harry, perire nell'impresa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare che succedesse, ma sapeva che per il più piccolo dei figli di Lily Evans non era possibile. Per questo avrebbe fatto di tutto per salvare il più grande. E, in quel caso, metterlo al servizio di Lord Voldemort era la cosa più sicura per salvaguardare la sua incolumità.

E' vero, Severus.” Concordò con lui. “Voglio che sia al servizio di Lord Voldemort, così come lo sei tu. Come hai detto, è una guerra.” Fece una breve pausa durante la quale intercettò il suo sguardo. “E nessuno viene risparmiato.”

Per Morgana, è solo un ragazzo!” Sbottò afferrando i braccioli della poltrona, spalancando gli occhi. Com'era possibile che non capisse?

Il preside sollevò una mano per zittirlo. Capiva perfettamente ciò che voleva dirgli, ma Severus doveva capire anche la sua situazione: doveva assicurarsi che il maggior numero di persone stesse bene.

Ti sei forse dimenticato che anche tu eri solo un ragazzo? Anche Lily e James lo erano.” Gli ricordò.

Ma...” Iniziò.

Harry è solo un ragazzo.” Puntualizzò. “E non ha scelta. Noi possiamo ancora decidere di tirarci indietro, anche se sono sicuro che non lo faremo. Lui no, non può far nulla.”

Abbiamo davvero scelta?” Chiese Severus in un soffio.

Scegliere a chi dare la propria fedeltà è già una scelta e tu lo sai bene, amico mio.” Rispose.

Si lasciò sprofondare nella poltrona e si passò una mano tra i capelli, poi guardò l'anziano, disperato.

Come ho potuto permettertelo?”

Permettermi cosa?” Domandò spostando il bicchiere, rendendosi conto di averlo poggiato sulla sua pregiata scrivania.

Permetterti di usarlo come una pedina qualsiasi nella tua partita a scacchi che coinvolge l'intero mondo magico.” Rispose sarcastico.

Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per sconfiggere Voldemort ed Alistair è un ottimo elemento.” In un solo sorso finì il suo Whiskey Incendiario. “E lui ci aiuterà moltissimo.”

Da quanto lo sai? Quand'è che l'hai deciso, il giorno stesso in cui venni da te per chiederti di salvare Lily? Come fai a sapere che è un ottimo elemento, come dici tu?” Lo accusò.

Per la prima volta da quando Severus era entrato nel suo ufficio, Silente si lasciò sfuggire un sorriso divertito e bonario.

Perchè è figlio tuo e di Lily. E due menti brillanti come le vostre non potevano che dare alla luce un ragazzo fantastico come Alistair.”

Ottima motivazione.” Ringhiò gelidamente. “Fantastica, seriamente. Non dovremmo tenerlo lontano dal Signore Oscuro, allora?”

Se Lord Voldemort lo desidera al suo servizio, non possiamo opporci, sai cosa succederebbe.” Abbassò il viso sul bicchiere vuoto. “La tua copertura salterebbe, Alistair verrebbe torturato sotto ai tuoi occhi. Magari l'incarico verrebbe affidato alla cara Bellatrix che tanto ama giocare col cibo prima di mangiarlo, come il gatto col topo. Non si fermerebbe neanche se tu e lui lo supplicaste. Solo quando Alistair sarà un guscio vuoto lo ucciderà.” Sollevò lo sguardo e lo fissò sul volto dell'uomo, sofferente. “Sotto ai tuoi occhi. Infliggendoti la peggiore delle pene. E' questo ciò che vuoi, Severus?”

Il pozionista rabbrividì e deglutì a fatica, scuotendo il capo, sapendo benissimo che, purtroppo, il preside aveva ragione.

Ottimo, allora.” Annuì. “Il destino di Alistair è stato deciso.” Proseguì come se parlasse di una semplice ed inutile partita di Quidditch.

No, Silente, sei stato tu a decidere il suo destino.” Sibilò furibondo il professore.

Forse. O forse no.”

Che cosa vuoi dire?” Strinse gli occhi, cercando di ignorare la vocina che dal più profondo del cuore gli stava dicendo che, anche quella volta, era colpa sua.

Forse hai ragione, sono io che ho deciso il suo destino.” Riprese, evitando di rispondergli. “Ma, come ti ho già ripetuto più volte questa sera, non possiamo fare a meno di lui: abbiamo bisogno del suo aiuto.”

Severus non disse niente, semplicemente si alzò ed andò a versarsi del Whiskey Incendiario. Lo bevve con calma, cercando di tranquillizzarsi e pensare in modo razionale, cosa che gli risultava stranamente difficile.

E della sua anima che mi dici?” Domandò dandogli le spalle.

La sua anima?”

L'uomo annuì.

Esatto, la sua anima.” Confermò voltandosi. “Non voglio che mio figlio faccia i miei stessi errori. Non deve perdere la sua anima, non la deve distruggere e mandare in frantumi ciò che è. Morire dentro, così come ho fatto io.”

Silente si prese qualche istante prima di rispondere.

La sua anima è un prezzo da pagare.” Disse dopo un'attenta riflessione. “Ma sono sicuro che rimarrà intatta.”

Come puoi dire una cosa del genere? Il Signore Oscuro vuole che diventi un Mangiamorte.” Gli ricordò amaramente, bevendo un po'.

Lui non è te.”

Severus rimase immobile, il bicchiere poggiato alle labbra.

Alistair non è te, Severus. Non farà i tuoi stessi errori.”

Serrò la mascella e finì il suo Whiskey.

E della ragazza che mi dici?”

Quale ragazza?” L''anziano Prese tempo, intrecciando le dita delle mani.

Non lo so, forse la Habbott?” Fece schioccare la lingua, irritato. “Della Granger, di chi vuoi che parli?”

Che cosa vuoi dire?” Domandò, sapendo benissimo dove voleva arrivare.

Dovrà lasciarla, rinunciare a lei. Allontanarla.” Rispose sentendo la rabbia salire. Questa era una delle cose che più lo facevano arrabbiare. Sebbene non fosse entusiasta della relazione di Alistair con la Granger, l'aveva accettata, soprattutto perchè suo figlio la amava. Come lui amava Lily. Non voleva che rinunciasse a lei, che soffrisse. Non gli importava della Grifondoro, gli importava semplicemente della felicità di Alistair e lei lo rendeva felice. In effetti, non lo aveva mai visto così felice come da quando si erano fidanzati.

Non sarà costretto a lasciare Hermione.” Mentì.

Severus fece schioccare la lingua.

Certo, perchè uno che è al servizio del Signore Oscuro può avere una ragazza nata Babbana.” Abbandonò il bicchiere sull'antica scrivania, non usando volontariamente il sottobicchiere. “Un Mangiamorte non può essere fidanzato con una nata Babbana, specialmente se questa è la migliore amica di Potter.”

Silente spostò il bicchiere, poi sospirò.

E' necessario. Dobbiamo farlo per il bene superiore.” Ribadì.

Dobbiamo? Dobbiamo?” Diede un pugno alla scrivania. “Non osare usare il plurale. Qui stiamo parlando di mio figlio. Tu non rischi di perdere la persona più importante della tua vita.” Ringhiò, una vena che pulsava pericolosamente sulla sua tempia. Chiuse gli occhi, abbassò il capo e fece un respiro profondo. “Non ho scelta, vero?”

No. Non ne hai. Né tu né Alistair.”

Calò il silenzio, disturbato solo dai profondi respiri del pozionista.

Se solo gli succede qualcosa, se gli torcono anche solo un capello, non rispondo più delle mie azioni.”

L'anziano annuì. Severus sollevò il viso e tra le lacrime lo guardò.

Va bene.”

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Capitolo 31
*** I Love You ***


Buon pomeriggio a tutti! Finalmente è arrivato l’ultimo giorno di questo dannato 2010, anno alquanto maledetto per me: spero che almeno per voi sia stato un anno migliore del mio u.u

Ma passiamo a cose serie. Questo è un capitolo che molte di voi aspettavano da tempo, ma non vi dico altro, leggete e scoprirete di cosa tratta, anche se dal capitolo dovreste già intuirlo :P A parte questo, volevo dirvi che ci ho inserito due citazioni: una è dallo Svarione degli Anelli – La compagnia del Verginello (parodia del Signore degli Anelli, se non l’avete visto vi consiglio di farlo perché fa morire dal ridere u.u) mentre la seconda è una citazione del libro “I Ponti di Madison County” (la troverete in corsivo).

So che non sto più rispondendo ai vostri commenti e mi sento una merdaccia per questo, ma purtroppo non riesco mai a trovare il tempo di farlo e vorrei evitare di rispondervi con un semplice grazie, c’è bisogno di ispirazione anche per i ringraziamenti u.u Oltre a questo, ringrazio tutte le persone che leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono questa storia.

Dai, vi do anche altre due chicche: oltre a Father Be With Me Tonight ho già altre due long in cantiere. Ma le leggerete solo quando Father sarà finito (ovvero tra venticinque capitoli) a meno che una delle due non la finisca prima, ma Father ha la precedenza su tutto u.u

Beh, vi rinnovo i miei auguri per un felice 2011. Passate un bellissimo Capodanno (io personalmente sarò in discoteca u.u ) e tante care cose u.u

Buona lettura e…all’anno prossimo.

elyl

 

Chapter XXX:

I love you

 

“When I see your face, there's not a thing that I would change
Because you're amazing, just the way you are
And when you smile, the whole world stops and stares for a while
Because girl you're amazing, just the way you are”

-Just the way you are, Bruno Mars-

 

Alistair lanciò un’occhiata al suo orologio da polso. Fece un profondo respiro e guardò in direzione del professor Ruf, che continuava a parlare con la sua solita cadenza monotona. Odiava farlo, ma doveva.

“Ehy, Eric.” Chiamò sussurrando il suo migliore amico, che rimase nel mondo dei sogni.

Roteò gli occhi al cielo e gli diede una gomitata.

“Borraccia blu!” Esclamò saltando sulla sedia, guardandosi attorno spaesato.

“Zitto!” Sibilò il moro, accertandosi che Ruf stesse ancora spiegando, cosa che avrebbe potuto evitare di fare dal momento che il professore non si sarebbe accorto nemmeno se un branco di Troll avesse fatto irruzione.

Eric si stiracchiò sbadigliando rumorosamente e guardò l’amico con un sorriso sognante.

“Ciao. E’ già ora di andare?” Chiese iniziando a sistemare le sue cose.

“No.” Gli diede una leggera sberla sul coppino. “Io vado, tu resti.”

“COSA?” Lo guardò scioccato: mai, mai, mai Alistair Piton aveva abbandonato una lezione prima della sua fine. Anzi, solitamente si fermava anche a discutere con i professori.

’Sta zitto, idiota.” Lo richiamò abbassando la voce.

“Ti senti bene?” Lo osservò preoccupato. “E’ l’appendicite?”

Alistair scosse il capo e roteò gli occhi al cielo.

“Primo: è appendice. L’appendicite è l’infiammazione della parte che deve essere asportata prima che si trasformi in peritonite e altre cose che non ti sto a spiegare perché non le capiresti. Secondo, devo andare che mi vedo con Hermione: oggi festeggiamo i due mesi. Concluse con un sorriso pieno d’amore.

“Mi fai schifo.” Disse dopo qualche istante appoggiandosi allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto, un’espressione imbronciata sul viso.

“Suvvia, Ericuccio, ti passerà. Lo so che ti rode: preferisco vedere una ragazza, per di più Nata Babbana, che farti compagnia fino alla fine della lezione di Ruf. Ghignò finendo di sistemare le sue cose mentre Eric borbottava qualcosa d’incomprensibile. “E ora, mio caro e fantastico amico, me ne vado.” Afferrò la sua borsa. “Ci vediamo stasera in Sala Comune.” Gli fece l’occhiolino e scostò il più silenziosamente possibile la sedia.

Si, vabbè. Ci vediamo.” Lo salutò offeso.

Ridacchiò divertito e in pochi attimi sgattaiolò fuori dall’aula. Chiuse la porta e, allentandosi la cravatta, tirò un sospiro di sollievo. Sorrise e s’incamminò per il corridoio fischiettando. Giunto davanti all’aula di trasfigurazione, si appoggiò al muro dirimpetto alla porta, si passò una mano tra i capelli e incrociò le braccia al petto in attesa, tenendo il tempo con il piede. Dopo qualche minuto per tutta la scuola risuonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. La porta della classe si spalancò e, mentre i primi studenti Grifondoro del quinto anno iniziavano a uscire, il suo sorriso si allargò. Qualcuno di loro lo salutò con un cenno del capo, altri ridacchiarono, anche se ormai tutta Hogwarts si era abituata a vedere Alistair Piton che aspettava Hermione Granger. Vide Weasley varcare la soglia e subito il suo sorriso lasciò il posto a uno sguardo d’odio che gli venne restituito completamente. Il rosso fu seguito da Harry, che gli sorrise.

“Ciao Alistair!” Lo salutò avvicinandoglisi.

“Ciao Harry.” Ricambiò, ma la sua attenzione era tutta per la stupenda ragazza che lo affiancava.

Ron fece schioccare la lingua e incrociò le braccia al petto. Harry rise divertito, mise una mano sulla spalla del suo migliore amico e lo trascinò via, salutando con un cenno della mano i due innamorati che sembravano essersi persi l’uno nello sguardo dell’altra, dimentichi d’essere nel mezzo di uno dei corridoi più affollati dell’intera scuola.

“Ciao.” Disse Alistair dopo qualche istante.

“Ciao.” Hermione sorrise e si strinse a lui.

Il moro mise un braccio attorno alle spalle della sua ragazza e insieme si incamminarono, stando bene attenti a non essere separati dalla folla.

“Allora, dove mi porti di bello?” Domandò curiosamente la riccia.

“Segreto.” Le fece l’occhiolino. “Prima però devo andare un attimo nelle cucine. Un mio carissimo amico elfo dovrebbe avermi lasciato pronto un cestino.

“Sei anche uno sfruttatore di Elfi Domestici?” Inarcò un sopracciglio.

“No, semplicemente uno di loro è mio amico.” Si strinse nelle spalle.

“Davvero?”

“Eh si. Che Serpe disgustosa che sono.” Ridacchiò grattandosi il naso.

“Perché mai? Sei la Serpe migliore che abbia mai conosciuto. Corrugò la fronte.

“Questo dovrebbe dirti già qualcosa.” Le diede un buffetto sulle guance. “Non sono un sostenitore dei Purosangue, non maltratto gli Elfi Domestici e, soprattutto…” Le mise una mano sul collo e la guardò negli occhi. “…sto con la più bella delle Grifondoro.” Concluse sussurrando poco prima di baciarla.

“Adulatore.” Borbottò sulle sue labbra.

Alistair scoppiò a ridere, scosse il capo e continuò a camminare, fino a raggiungere il quadro che portava alle cucine.

“Torno subito, amore.” Le disse dandole un rapido bacio, senza neanche darle la possibilità di replicare.

“Signor Piton, signore!” Squittì immediatamente un elfo.

“Ciao Dobby.” Gli si avvicinò, rifiutando le offerte di tutti gli altri domestici, andandosi a sedere sul tavolo posto in corrispondenza di quello Serpeverde al piano di sopra. “Allora, come stai?”

“Dobby sta bene, signore. Dobby lavora tanto.” Esclamò felice.

“Non lo dire alla mia ragazza, sennò fa picchetto qua fuori.” Afferrò una mela e le diede un morso.

“Signor Piton, signore?” Lo guardò interrogativamente.

“No, niente.” Sorrise. “Una cosa mia. Semplicemente mi risulta impossibile non ricollegare qualsiasi cosa a Hermione.”

“Signor Piton, signore, parla di Hermione Granger?” Chiese, poi spalancò gli occhi. “Cattivo Dobby, cattivo! Dobby non deve impicciarsi degli affari del signor Piton. Aggiunse, afferrandosi le orecchie.

“Ehy, ehy!” Lo afferrò per la collottola prima che si scagliasse contro il muro per prenderlo a testate. “Niente punizioni.” Lo sollevò mettendo le mani sotto le sue ascelle, cosicché fu alla sua altezza. “Non puoi punirti per aver detto una cosa giusta, no?”

Lentamente Dobby annuì.

“Perfetto.” Gli sorrise e lo rimise a terra.

“Grazie signor Piton, signore. La sua magnificenza si avvicina solamente a quella di Harry Potter. Gli disse, con gli occhi lucidi.

Alistair scoppiò a ridere e gli diede qualche piccola e leggera pacca sulla spalla.

“E ora ho un piccolo, piccolo, piccolo favore da chiederti.” Si tirò un po’ su i pantaloni e si piegò per guardarlo negli occhi.

“Alistair Piton che chiede un favore a Dobby.” Si prese entrambe le orecchie e le lisciò, scuotendo il capo imbarazzato.

“Sì, ho bisogno di un piccolo favore.” Sfoderò il suo sorriso più angelico.

“Quello che vuole, signor Piton, signore!”

“Ecco, oggi io e Hermione festeggiamo i nostri due mesi insieme e ho pensato di organizzare un picnic in cortile, solo che mi manca del cibo. Quello che mi chiedevo…”

“Non si preoccupi. Ci pensa Dobby.” Lo interruppe iniziando a correre per la cucina.

“Grazie Dobby.” Incrociò le braccia al petto e lo osservò.

Dopo pochi istanti, l’elfo posò un cesto sul tavolo accanto al Serpeverde.

“Dobby ha preso…”

“Qualunque cosa andrà bene.” Gli sorrise e subito afferrò il manico, allontanandolo da lui prima che iniziasse ad elencare ciò che aveva preso. “Grazie Dobby.” Gli fece l’occhiolino.

“Oh, di niente signor Piton, signore.” Si tirò ancora le orecchie, emozionato.

“Beh, ora è meglio che vada, sennò la mia ragazza…” Si fermò e sorrise, sentendo il tipico calore che pronunciare il suo nome gli faceva provare. “…si chiederà dove sono finito.”

“Certo signor Piton, signore.” Annuì. “L’accompagno all’uscita.”

“Non preoccuparti Dobby, ma grazie.” Gli fece l’occhiolino, iniziando ad incamminarsi.

“Mi saluti la signorina Granger, mi raccomando. E anche Harry Potter.”

“Sarà fatto. Ci si vede.” Lo salutò e tornò in corridoio prima che l’elfo potesse dire altro. Sorrise a Hermione e le mise un braccio attorno alle spalle, iniziando a camminare.

“Che cos’hai nel cesto?” Gli domandò Hermione.

“Non ti sfugge proprio niente, eh.” Sulle sue labbra apparve un ghigno. “Secondo te cosa può esserci?”

“Presumo del cibo, visto che l’hai preso dalle cucine.”

Ma che brava la mia ragazza.” La prese in giro dandole un bacio sulla fronte.

Abbandonarono il castello, avventurandosi nel cortile nonostante l’aria di marzo fosse ancora fredda, ridendo e scherzando, salutando chi incontravano, fermandosi ogni tanto a baciarsi. Raggiunsero un salice piangente in riva al lago, Alistair evocò una coperta e ci si adagiarono, poi presero il cibo dal cestino e iniziarono a mangiare.

“Ali?” Lo chiamò Hermione.

Il Serpeverde sorrise e scosse il capo: si era incantato a guardarla.

“Dimmi amore.”

“Va tutto bene?” Domandò preoccupata: prima che rispondesse, l’aveva chiamato tre volte.

Annuì.

“Assolutamente. E’ solo che…” Sussurrò posandole due dita sotto il mento e facendole sollevare il viso.

“Cosa?” Chiese iniziando a innervosirsi.

Fece un respiro profondo e le baciò il mento.

“Avevi un po’ di maionese dove ti ho baciata.” Disse ridacchiando sulle tue labbra.

“Ti odio, Alistair Piton. Mi hai fatto preoccupare.” Borbottò.

Fece per dire qualcosa, ma subito si bloccò. Allargò il suo sorriso e la baciò nuovamente, poi si sdraiò ed intrecciò le dita dietro la nuca.

Hermione sospirò, si ravvivò i capelli e si sdraiò a sua volta, usando il petto del suo ragazzo come cuscino mentre un brivido le percorse il corpo.

“Tutto bene?” Le domandò guardandola, tenendola stretta a .

“Sì, è solo che ho un po’ freddo.” Rispose stringendosi a lui.

“Potevi dirlo prima.” Scosse il capo, prese la bacchetta ed evocò un’altra coperta che stese con premura sui loro corpi. “Va meglio?”

“Assolutamente.” Sorrise e chiuse gli occhi. “Grazie.”

“Niente.”

Calò il silenziò. Alistair iniziò ad accarezzarle distrattamente il braccio, le labbra posate sulla sua fronte, guardando i rami del salice sopra di loro mentre Hermione scivolava nel dormiveglia.

Abbassò lo sguardo e iniziò a guardarla. Respirava profondamente, aveva la bocca semichiusa, i capelli le ricadevano sugli occhi e una mano posata sul suo petto. Come poteva essere così bella in una posa così…naturale? Come aveva fatto a non accorgersi prima di lei? Come aveva potuto sprecare tutto quel tempo facendo sesso con ragazze di cui non gli importava? Per quale assurdo motivo non le aveva parlato fin dal primo giorno in cui l’aveva vista? Se l’avesse fatto, sarebbero stati insieme già da tempo. Sarebbe stato felice già da un anno e mezzo. Sarebbero stati felici.

Le scostò i capelli dagli occhi e le baciò la fronte, sentendo il cuore battere come un forsennato, tant’è che gli venne spontaneo chiedersi come facesse la sua bellissima ragazza a dormire con tutto quel frastuono. Per tutti quegli anni si era chiesto cosa volesse dire provare amore e si era convinto che non l’avrebbe mai scoperto. Era un ragazzo che odiava i legami, che soffriva già troppo per la prematura scomparsa di sua madre e, soprattutto, vedeva quanto suo padre stesse male dopo sedici anni. Inconsciamente, aveva rifuggito amore così come un gatto scappava dall’acqua: per quel motivo sceglieva sempre ragazze fidanzate e, se queste lasciavano il proprio ragazzo, se le portava a letto un paio di volte per poi abbandonarle prima di affezionarsi. Era il suo modo per tenere al sicuro il suo cuore. E ora una Grifondoro, la più bella che avesse mai visto, la più intelligente e brillante strega del suo anno, lo aveva conquistato senza neanche saperlo. Era come se gli avesse strappato il cuore direttamente dal petto senza anestesia e lo avesse incatenato al proprio.

“Hermione?” La chiamò dolcemente.

La ragazza grugnì qualcosa, facendogli capire che era semi cosciente.

“Ti amo.”

Calò il silenzio durante il quale la Grifondoro aprì gli occhi e fece profondi respiri.

“Amore, hai sentito?” Le sfiorò il lobo dell’orecchio con le labbra facendole venire i brividi. “Ho detto che ti amo.”

Finalmente si decise a guardarlo, cercando nei suoi occhi una conferma che trovò.

“Ti amo.” Sorrise e la baciò. “Ti amo.” Ripeté prendendole il viso tra le mani. “Hermione Granger, ti amo.”

La lasciò libera, scattò in piedi e allargò le braccia.

“IO AMO HERMIONE GRANGER.” Urlò allargando le braccia. “Ehy, voi: ragazzi del primo anno. Si, dico proprio a voi.” Si sbracciò per farsi notare da un gruppetto di timidi Tassorosso, che subito affrettarono il passo, intimoriti. “Non scappate, dai! Volevo solo dirvi che io, Alistair Piton, Caposcuola Serpeverde al settimo anno, amo Hermione Granger, Prefetto Grifondoro al quinto anno.

“Alistair, piantala.” Disse Hermione, scattando in piedi imbarazzata, arrossendo violentemente.

“No, amore, no. Non la smetto. Voglio dirlo a tutti, voglio urlarlo al mondo. Farò appendere avvisi nelle bacheche di ogni Sala Comune, lo scriverò sui muri, in cielo se necessario. Tutto il mondo deve saperlo, Hermione.” La guardò negli occhi. “Io ti amo. E nessun…”

Prima che potesse continuare, la riccia gli mise le mani sulle guance e lo baciò, a occhi chiusi.

“Ora, mia cara Serpe, hai due possibilità.” Sussurrò.

“E quali sono, mia cara Leonessa?” Chiese accarezzandole i capelli, la fronte posata alla sua.

“A ben pensarci è una sola.” Si corresse.

“Che aspetti a illuminarmi con il tuo genio?”

“Stai zitto, ascolti ciò che ho da dirti e riprendi a baciarmi.” Lo guardò negli occhi. “Ti amo anch’io, Alistair Piton. Ma non c’è bisogno di urlarlo.” Concluse con un sorriso.

Subito la baciò con foga, sentendo il cuore scoppiare. Com’era possibile che non fosse ancora morto? Il suo cuore batteva così forte che avrebbe dovuto esplodere.

Senza neanche sapere come, si ritrovarono nuovamente sdraiati sul plaid a baciarsi, stretti in un abbraccio, le gambe intrecciate, mano nella mano. Avevano smesso di essere due persone distinte per diventarne una terza creata dal loro amore.

Passarono il resto del pomeriggio a baciarsi, come i due adolescenti innamorati che erano, finché Alistair diede un’occhiata all’orologio, rendendosi conto che a breve in Sala Grande avrebbero iniziato a servire la cena.

“Amore, sai quanto vorrei stare qui con te, ma tra poco…”

“Si cena, lo so.” Concluse Hermione, dandogli un altro leggero bacio.

“Esattamente.” Confermò sorridendole mentre le scostava una ciocca di capelli.

La riccia sospirò e, riluttante, si allontanò da lui. Si legò i capelli, sistemò la propria divisa e si alzò, imitata subito da Alistair. Con un colpo di bacchetta il Serpeverde fece sparire le coperte ed afferrò il cestino, poi prese per mano la sua ragazza ed insieme tornarono al castello.

“Ti amo, Hermione Granger.” Disse baciandola quando arrivarono nella Sala d’Ingresso.

“Se continui a dirlo diventerai noioso, sai?” Lo prese in giro.

“Se vuoi non te lo dico più.” La sfidò inarcando un sopracciglio.

“No, ti prego, non smettere. Mi piace sentirtelo dire.” Si alzò in punta di piedi e gli diede un leggero bacio sulle labbra. “Ci vediamo in Sala Grande.”

“Ci puoi contare.” Le fece l’occhiolino.

La riccia sorrise, lo salutò con un cenno della mano e si avviò su per la scala in marmo bianco.

La guardò fin quando sparì dalla sua vista, poi si voltò e, incapace di smettere di sorridere, si passò una mano tra i capelli, dirigendosi verso la propria Sala Comune. Quando entrò nella propria stanza, trovò Eric sdraiato sul proprio letto intento a leggere un fumetto.

“Ciao Al.” Lo salutò distrattamente, senza sollevare lo sguardo.

Il giovane Piton rimase in silenzio a osservare il suo migliore amico.

“La tua ragazza…” Pronunciò la parola < ragazza > con ribrezzo. “…ti ha staccato la lingua a morsi?” Chiese il biondo, guardandolo.

“Le ho detto che la amo.” Rispose.

Eric sbatté le palpebre un paio di volte.

“Mi stai prendendo per il culo?”

Alistair scosse il capo.

“Stai scherzando.”

“No, Eric. Gliel’ho detto e sono felice di averlo fatto. Posò il cestino sul proprio comodino e abbandonò la borsa sul letto. “Io la amo. Tu non puoi capire, non sai cosa vuol dire. Sospirò.

“E per fortuna, aggiungerei.” Borbottò.

“Smettila di fare il burbero.” Si tolse il maglioncino e glielo buttò addosso. “E’ bello essere innamorati, fidati.”

“Se ti piace essere vulnerabile sono fatti tuoi.” Si strinse nelle spalle, lanciando l’indumento a terra. “Io non ci tengo.”

“Eric, è così…così…” Iniziò, alla ricerca delle giuste parole. Scosse il capo e si tolse la maglietta. “E’ così naturale. E’ come se ci conoscessimo da una vita.” Iniziò a camminare per la stanza, dandogli le spalle. “Sarà banale, ma all’improvviso è tutto più bello. Il sole riscalda di più, Ruf riflette la luce in un modo divino, la Bullstrode ha meno acne, la McGranitt è una figa e Gazza è più simpatico.

Eric spalancò gli occhi, si sporse dal letto e si portò due dita alla bocca, fingendo di vomitare.

“Io non so neanche come spiegartelo.” Sbuffò.

Ma non voglio neanche che tu lo faccia.” Esclamò rabbrividendo il biondo.

Alistair  gli lanciò un’occhiataccia e fece per slacciarsi i pantaloni quando la porta si aprì ed entrò suo padre.

“Papà?” Lo guardò sbattendo le palpebre, incredulo.

Severus lo guardò, poi si spostò su Eric e fece schioccare la lingua, infine tornò sul figlio.

“Ti aspetto fuori. Muoviti.” Disse gelidamente, poi lasciò la stanza.

Il Caposcuola rimase senza parole per quel comportamento.

“Che cavolo hai combinato?” Domandò il biondo, rabbrividendo: Severus Piton era in grado di incutere timore solo respirando.

“Niente.” Corrugò la fronte, cercando di pensare a cosa potesse mai aver fatto, ma non gli venne in mente nulla.

“Oh no, qualcosa l’hai fatta.” Le sue labbra s’incurvarono in un ghigno perfido.

“Sentiamo di grazia, che avrei fatto?” Fece schioccare la lingua mentre si rivestiva.

“Stai con una Sangue Sporco.” Ridacchiò.

“Idiota.” Sibilò lanciandogli un’occhiataccia degna di suo padre. “E vedi di non mangiarti tutto ciò che gli elfi hanno preparato, ok?”

“Non ti assicuro niente, ho una fame bestiale. Potrei mangiarmi un Ippogrifo intero.” Ribatté tornando al suo fumetto.

Alistair scosse il capo e lasciò la stanza. Una volta che ebbe abbandonato la Sala Comune, trovò il padre ad attenderlo.

“Dove…”

Non fece neanche in tempo a finire la frase che l’uomo s’incamminò verso il proprio ufficio. Il ragazzo roteò gli occhi al cielo e lo seguì, osservando attentamente le sue mosse: camminava rapido, aveva le mani strette a pugno e continuava a contrarre la mascella.

“E’ successo qualcosa?” Chiese mentre entravano nell’ufficio.

“Siediti, Alistair.” Ordinò ignorando la sua domanda, indicando la sedia davanti alla sua scrivania.

Il giovane obbedì e lo seguì con lo sguardo.

“Papà?” Lo chiamò.

Il pozionista andò alla libreria e posò le mani su uno degli scaffali, facendo un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.

“Papà, che cosa sta succedendo?” Domandò sentendo un peso nello stomaco.

Severus si voltò, lo sguardo perso nel vuoto.

“E’ ora che tu scopra chi sei, Alistair.”

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Capitolo 32
*** The Truth ***


Ok, questo capitolo non è stato difficile da scrivere: di più. Non perchè non sapessi cosa scrivere, tutt'altro. Le parole le sapevo benissimo, ma facevano troppo male. Ok, ora mi prenderete per pazza, ma mentre scrivevo piangevo. Ero (sono) disperata. E' un capitolo pesante, tra i più importanti di tutta la fiction. Abbiamo superato la metà da pochi capitoli, la discesa sta iniziando. E si sta rivelando un viaggio bellissimo, soprattutto grazie all'affetto che mi aveva mostrato fino ad ora: sono tra gli autori preferiti di 61 di voi, 101 preferiscono Father, 31 la ricordano e 121 la seguono. MA QUANTI SIETE? *______*
Ma soprattutto, vi voglio dire che questa storia ha ricevuto 411 commenti. Non ci credo, seriamente. Ho iniziato a scrivere a 15 anni per sfogarmi ed ora eccomi qua, ho fatto passi da gigante! Ci credete se vi dico che scrivevo in sms? * rabbrividisce* E di passi da gigante ne ho fatti anche da quando ho iniziato questa long. E devo dire grazie ad una persona in particolare: piperina. Grazie. Seriamente, darling, per tutto * si asciuga le lacrime con un fazzoletto, emozionata*.
Ci tengo anche a nominare altre lettrici, anche se non sono iscritte: per prima, mia moglie, la mia adorata mogliettina che oggi fa 19 anni (ti amo da morire, amore <3 ), mia sorella rem e anche l'altra, la mosca JuliaSnape, neptunia, niki_black, Denise (che è sempre in msn con me a farmi forza u.u ), jillien.
Ma soprattutto, grazie a tutti. Non sarei qua se non fosse per voi <3
Ed ora spazio pubblicità u.u
Io e la mia sopracitata sorella, remvsg, abbiamo scritto una raccolta a 4 mani che ha partecipato e vinto ad un contest indetto da V ogue. Eravamo solo in due squadre partecipanti, ma le avversarie spaccavano veramente u.u Indi per cui...leggete :D

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=630681

Ed ora preparate i fazzoletti. Vi ho avvisatie.
Buona lettura :D

elyl





Chapter XXXI:

The Truth



Ciò che tu hai scoperto con orrore,
risulta poi essere la semplice verità”
-La provincia dell’uomo, Elia Canetti-



Silenzio: era tutto quello che Alistair Piton riusciva a sentire. Aveva azzittito i propri pensieri, isolato ogni rumore, in attesa che suo padre iniziasse a parlare. Era ormai passato un quarto d’ora da quando erano entrati nell’ufficio e l’uomo non aveva ancora proferito parola, semplicemente fissava un grosso tomo su uno degli scaffali della sua libreria. Iniziava a essere nervoso, non sopportava più lo stare immobile nella stessa posizione.
Severus chiuse gli occhi e sfiorò col pollice la copertina rigida del libro che conteneva la foto della sua bella Lily. <
Ti prego Lily, dammi la forza di parlare. Ti prego, aiutami a non crollare. > disse nella propria testa. Fece un respiro profondo, strinse il legno dello scaffale e iniziò.
“Tua nonna, Eileen Prince, era una strega Purosangue, la cui famiglia aveva nobili e antiche origini: tutti i componenti di questa casata si vantavano di non avere neanche una goccia di sangue
sporco nelle proprie vene. Eileen, mia madre, tua nonna…” S’interruppe, incapace di continuare. Provò a parlare ma la voce non sembrava voler collaborare, così diede un piccolo colpo di tosse. “Subito dopo Hogwarts incontrò un uomo, Tobias Piton, mio padre.” Pronunciò la parola < padre > con tutto l’odio e il ribrezzo possibili, gli stessi che riservava a Potter e Black. “Un babbano.”
Il ragazzo lo guardò esterrefatto: doveva essere un sogno. O uno scherzo. Sì, era uno scherzo di pessimo gusto: suo padre non poteva avergli mentito per tutta la vita, non poteva averlo cresciuto con la convinzione d’essere un Purosangue se non lo era.
“Che cavolo stai dicendo, pa’?” Domandò storcendo il naso dopo qualche minuto di silenzio, sperando di aver capito male.
Il pozionista inspirò e finalmente si voltò, andandosi a sedere sulla propria poltrona.
< Perdonami, Alistair. Perdonami per tutto il male che sto per farti >.
“Sono un Mezzosangue, Alistair.” Disse semplicemente, fissando il legno della propria scrivania. “Figlio di Eileen Prince, nobile Purosangue, e Tobias Piton, schifoso babbano con la repulsione per tutto ciò che di magico esiste. Ed essendo tua nonna ed io dei maghi, rientravamo in quella categoria tanto odiata.” Fece una smorfia amara. “Mi sono sempre chiesto come abbia potuto innamorarsi di lui, un essere che ci trattava male da mane a sera. Per compensare tutto questo odio, per farmi abbandonare quella schifosa casa di quel maledetto quartiere babbano in cui vivevamo, mia madre mi diede tutto l’amore di cui era capace. Mi raccontava di quanto contasse la nostra famiglia nel
nostro mondo, di quanto fosse bella Hogwarts e delle quattro Case, Serpeverde la più prestigiosa.” Fece una pausa durante la quale intrecciò le dita delle mani. “Poi arrivava lui, ubriaco fradicio. < Sono sciocchezze, quella è una scuola di matti. Tua madre è una fallita, proprio come te e il resto dei vostri parenti. Siete un branco di pazzi ed io lo sono ancor di più. Avrei dovuto obbligarla ad abortire, così non avrebbe mai partorito un abominio come te. Sei solo un povero stupido, se credi a tutte queste balle. >” Si passò una mano tra i capelli e Alistair vide perfettamente la sofferenza e l’odio deformare il suo volto. “Era sempre così, sempre ubriaco. Sì, mio padre era un alcolizzato, un fallito. Un Babbano della peggior specie. Mi vergogno di essere suo figlio.”

Il ragazzo lo osservò, incapace di dire qualsiasi cosa, ancora troppo scioccato. Suo nonno era un babbano: ciò faceva di lui un Mezzosangue, avvicinandolo ancora di più a Hermione.
“Litigavano sempre, per qualsiasi cosa, bastava anche una sciocchezza: come mi vestivo, la cena, i miei capelli, come lei camminava, il suo modo di stirare. Poi lei si ammalò, ma i litigi non diminuirono, anzi: aumentarono. Si amentava che era diventata inutile, non faceva nulla, che era una zavorra.” Ringhiò, rivedendo davanti a sé il viso dell’uomo che purtroppo era suo padre. “Fu in quel periodo che conobbi Lily. Tua madre.” Immediatamente si rilassò, ripensando alla prima volta che l’aveva vista tanti anni prima. Era rimasto nascosto tra i cespugli a osservarla giocare insieme a Petunia, fare le sue prime magie senza neanche saperlo. Rimase incantato: era semplicemente bellissima. Quel giorno si innamorò di lei e non smise mai di amarla: il suo amore cresceva giorno per giorno. Tanto soffriva, tanto l’amava.
“Ehy, no, pa’, aspetta un attimo.” Sollevò le mani, facendogli segno di fermarsi, poi lo guardò strizzando gli occhi. “Che cavolo ci faceva una Purosangue in un quartiere Babbano?”
Severus rimase in silenzio, incapace di proseguire. Gli sembrava di avere sassi nello stomaco, si sentiva un peso all’altezza del diaframma che quasi gli impediva di respirare. Non voleva proseguire, non voleva che lo scoprisse: perché non poteva rimanere nell’ignoranza? Perché non potevano scappare lontano? Da Potter, dal Signore Oscuro che lo voleva al suo servizio, da Silente, da se stesso.
“Papà? Che cosa ci faceva mamma in quel quartiere?” Domandò nuovamente Alistair.
L’uomo lo guardò negli occhi, ma non riuscì a resistere e abbassò il capo, fissando un punto imprecisato della scrivania.
Strizzò gli occhi e lo osservò attentamente.
“Aspetta un momento…” Iniziò. Per qualche assurdo motivo gli venne in mente il giorno in cui chiese a suo padre chi avesse scelto il suo nome. < “
Tua madre voleva un nome importante per suo figlio. Inizialmente pensava a Richard, ma poi disse che era un nome troppo comune. Pensò anche a Robin, eroe di una delle sue favole preferite da bambina, poi lesse Alistair ed andò subito a cercarne il significato. Sai qual è il significato del tuo nome? Ha origini greche e significa “difensore degli uomini”. Diceva che era un nome perfetto, era sicura che avresti fatto qualcosa di grande, che saresti diventato importante.”
“Prima, hai detto una cosa.”
“Ho detto tante cose, Alistair.”
“Hai detto che mamma mi voleva chiamare Robin, come l’eroe di una delle sue favole preferite, giusto? Però quando ero piccolo non mi hai mai raccontato di storie con protagonista un certo Robin e quelle che mi hai raccontato sono le tipiche storie di noi maghi. Quindi, questo Robin è protagonista di racconti Babbani, giusto?” >
Quel giorno suo padre non rispose, aveva glissato l’argomento e detto che non aveva origini Babbane, ma da quanto stava dicendo in quel momento le aveva. Allora cosa ci faceva una ragazzina Purosangue in un quartiere pieno zeppo di Babbani? Si massaggiò le tempie. < Pensò anche a Robin, eroe di una delle sue favole preferite da bambina >. Nel mondo magico, non esisteva alcuna fiaba con protagonista un uomo chiamato Robin, nessuna: se ne sarebbe ricordato, non dimenticava mai nulla.
“Papà?” Lo chiamò nuovamente. “Mamma…” Fece una pausa, un unico pensiero che lo ossessionava. “Mamma era una Nata Babbana, vero?” Concluse in un soffio.
L’uomo si prese il viso con una mano, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo: suo figlio era intelligente,
troppo. Non sapeva se essere felice o turbato dal fatto che ci fosse arrivato da solo. Guardando il lato positivo, gli aveva evitato di pronunciare le fatidiche parole. Il lato negativo era che sarebbe giunto alla giusta conclusione troppo presto. Strinse la mano a pugno e annuì impercettibilmente.
Alistair lo guardò stupito, ma piano piano la consapevolezza prese il sopravvento sullo stupore e il suo viso venne illuminato da un sorriso radioso.
“Lo sapevo!” Esclamò trionfante scattando in piedi. “Lo sapevo, lo sapevo.” Iniziò a camminare avanti e indietro, passandosi la mano tra i capelli, sorridendo felice. “Aspetta che lo dica a Hermione.”
“Alistair, per favore.” Sussurrò.
“Me lo sentivo, non chiedermi perché.” Iniziò a gesticolare.
“Alistair, per favore siediti.” Ripeté un po’ più forte.
“Questo mi rende come lei.” Il suo sorriso divenne ancora più largo, se possibile. “Hermione e Alistair, la Serpe e la Leonessa, Mezzosangue entrambi, innamorati l’uno dell’altra.”
“ALISTAIR!” Lo chiamò spalancando gli occhi, respirando quasi a fatica. “Ti prego, siediti.”
Il ragazzo lo guardò qualche istante, rabbuiandosi, poi si sedette, senza guardarlo. Doveva esserci qualcos’altro, per forza. Per quale motivo avrebbe reagito in quel modo, sennò?
“Che altro devi dirmi, papà?” Domandò con un filo di voce.
Il Pozionista sorrise tristemente.
“Sei intelligente, Ali: molto, forse troppo. Ma è una cosa di cui sono orgoglioso, sai? Perché so che non commetterai i miei errori.” Fece una piccola pausa durante la quale lo guardò. “Soprattutto, ogni tuo successo è anche mio.”
“Che cosa stai dicendo?” Chiese confuso, sentendo un peso nello stomaco. Solo una volta suo padre l’aveva chiamato Ali: quando doveva essere operato.
“Tu non ami le Arti Oscure come le amo io, hai la repulsione per loro: ti piacciono Storia della Magia, Antiche Rune e Aritmanzia. Non farai i miei stessi errori.” Abbassò il viso e fece una lunga pausa. “Il mio amore per la Magia Oscura unito al mio disprezzo per i babbani, ai miei occhi tutti come mio padre, ci portava a discutere. Inizialmente mi trattenevo, ma la situazione mi sfuggì di mano. Nonostante tua madre fosse una Nata Babbana e continuasse a parlarmi della sua famiglia, dei Babbani così diversi da lui, nella mia testa erano tutti uguali a quell’essere che mi aveva generato: arroganti, odiosi, vili, schifosi, immeritevoli di vivere.” Serrò la mascella. Come aveva potuto essere così stupido? Scosse il capo e continuò a parlare. “Ci fidanzammo verso la fine del quinto anno e non appena finimmo Hogwarts andammo a vivere insieme, a Spinner’s End, dove viviamo ora. Mia madre era morta e mio padre se ne andò lasciandoci la casa, fonte di ricordi che lo ossessionavano e gli ricordavano che razza di figlio avesse. Sei nato in quella casa.” Sorrise, ricordando il terrore e il senso d’impotenza provati dal diciottenne che era. “Sei nato settimino, ti aspettavamo più tardi. E invece, quel 31 ottobre 1978, nascesti. Eri così piccolo che quando il medimago ti mise tra le mie mani ebbi paura di romperti. Avevi tantissimi capelli neri, come i miei, ma la prima cosa che subito notai furono i tuoi occhi: verdi come i suoi, Ali.
Verdi.” Una singola lacrima scese lungo la sua guancia. “Capisci, Ali? Le possibilità che ereditassi il suo colore erano bassissime e invece no! Hai i suoi occhi. Ogni volta che ti guardo io la vedo: le somigli più di quanto tu possa anche solo immaginare. E non hai idea di quanto la cosa mi uccida, figlio mio. Non ne hai un’idea.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
“E’…è morta quando sei diventato Mangiamorte?” Domandò sussurrando, temendo il peggio, stringendo i propri pantaloni. Gli era sempre stato detto che era venuta a mancare per una malattia, ma aveva una brutta sensazione. Date le premesse, non si sarebbe stupito se fossero stati quei pazzi al servizio del Signore Oscuro ad ucciderla. Sì, doveva essere così. Solo la morte di sua madre avrebbe potuto far capire a suo padre quanto fosse pazzo ad odiare i Babbani e spingerlo a mettersi al servizio di Silente.
“No.” Rispose il pozionista fissando un punto imprecisato della scrivania.
“Allora è morta per il cancro?” Chiese tirando un sospiro di sollievo.
Severus si prese il viso con una mano e chiuse gli occhi. In un lampo fu di nuovo nello studio di Silente, quattordici anni prima.
<
Era chino in avanti su una sedia e Silente, in piedi accanto a lui, lo guardava cupo.
“Credevo…che lei…l’avrebbe…protetta.”
“Lei e James hanno riposto la loro fiducia nella persona sbagliata > osservò all’epoca Silente < Più o meno come te, Severus. Non speravi che Lord Voldemort la risparmiasse?”.
Respirava appena.
“Suo figlio è sopravvissuto.” Aggiunse Silente. “Suo figlio è vivo. Ha i suoi occhi, esattamente i suoi occhi. Ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, non è vero? Sono gli stessi di tuo figlio, o mi sbaglio?”
“No!” Urlò. “Perduta…morta…”
“E’ rimorso, Severus?”
“Vorrei…vorrei essere morto io…”
“E a che cosa sarebbe servito, e a chi?” Ribatté Silente, gelido. “Se amavi Lily Evans, se davvero l’amavi, allora la tua strada è tracciata.”
>
Fece un gesto brusco col capo per scacciare i ricordi, annaspando, provando con la stessa intensità di allora il desiderio di morire.
“L’ho uccisa io.” Sussurrò.

Stai scherzando.” Disse il ragazzo dopo qualche istante. “Non…no, stai scherzando. Non può essere vero.”
Severus sollevò lo sguardò e lo fissò negli occhi verdi del figlio: <
Ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, non è vero? Sono gli stessi di tuo figlio, o mi sbaglio? >. Sì, la stessa forma, lo stesso identico colore, lo stesso fuoco che vi bruciava. Occhi che ora lo guardavano sbigottito.
“Diventai un Mangiamorte e lei mi lasciò.” Riuscì a dire, vedendo lo stupore impossessarsi di suo figlio. “E voleva portarti via con sé, ma glielo impedii.” Concluse a fatica.
Nell’ufficio calò il silenzio. All’improvviso, i suoni erano spariti, la luce era debole e faceva freddo, un freddo che si era impossessato del corpo di Alistair. Lentamente, la consapevolezza esplose in lui, portando rabbia. Sua madre non era morta quando aveva pochi mesi, aveva lasciato suo padre perché era diventato Mangiamorte. E l’avrebbe portato via con sé, se non glielo avesse impedito.
“E’ viva? E’ VIVA E TU NON MI HAI MAI DETTO NULLA?” Urlò scattando in piedi, mettendo le mani sulla scrivania. “Mi hai mentito per tutti questi anni!” Continuò. “Mi hai negato la possibilità di avere una madre!”
“Alistair, siediti
. Per favore.” Lo pregò Severus, il cuore che batteva dolorosamente.
Il ragazzo strinse la presa sulla scrivania, guardandolo. Ciò che vide, lo lasciò senza parole. All’improvviso, sembrava più vecchio di cent’anni: aveva rughe marcate, il viso era deformato dal dolore e si teneva una mano al petto, come se volesse strapparsi il cuore. Fece un respiro profondo e finalmente obbedì, lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia.
“Adesso starai seduto e calmo finché non smetterò di parlare.” Disse schiarendosi la voce, cercando di ricomporsi, tornando al tono da professore. “Ti chiedo di farmi parlare, poi potrai fare ciò che vuoi, non mi importa. Ma lasciami parlare perché se mi dovessi interrompere non sono sicuro di riuscire a terminare il discorso. Va bene?”
Alistair annuì.
“Ottimo.” Annuì a sua volta e fece un respiro profondo. Non voleva dirglielo, non era pronto: ma lo sarebbe mai stato? <
No > si rispose. “Non ci sentimmo né vedemmo per un anno. Lei se n’era andata ed io, troppo orgoglioso e stupido, non la cercai. Quando compisti un anno, finalmente mi decisi. Le mandai un gufo e ci vedemmo. Ti portai con me con la speranza che rivedendoti mi perdonasse e tornasse da noi. Però era successa una cosa a cui non avevo minimante pensato: si era sposata. Ed era rimasta incinta.”
Alistair fece per dire qualcosa ma prima che potesse farlo, Severus riprese a parlare.
“Si era sposata, si stava costruendo una nuova famiglia: ci aveva dimenticato. Ma non riuscivo a dimenticarla, così mi buttai anima e corpo nella mia attività di fedele Mangiamorte. Fu così che un giorno, alla Testa di Porco, la sentii.” Si passò una mano sul viso. “Sentii la Profezia, anche se non completa, poiché venni individuato immediatamente e Silente mi sbatté fuori senza troppi complimenti. Gongolante, corsi dal
mio Signore…” Fece una faccia disgustata nel pronunciare la parola < mio >. “…e gli riferii ciò che avevo udito, ciò che sapevo.” Strinse i pugni e si costrinse a proseguire. “Quando scoprii a chi si riferiva, mi sentii morire. Desideravo morire, ma non potevo, perché dovevo salvarla. Per questo motivo chiesi aiuto a Silente.”
“Aspetta un…” Iniziò Alistair, strizzando gli occhi.
“Non gli chiesi del semplice aiuto, lo pregai.” Continuò ignorando il figlio, notando il lampo di consapevolezza nei suoi occhi: stava capendo, stava giungendo alla giusta conclusione. “Sapevo benissimo che non era lei l’obiettivo, ma avrebbe fatto di tutto per impedirgli di raggiungerlo, persino sacrificare la propria vita. E non volevo che succedesse.” Deglutì a fatica. “Ma non ci riuscii poiché vennero traditi. Li trovò. Prima uccise
lui, poi…” Non riuscì a terminare la frase. “Infine andò dal bambino.” Fece un respiro profondo e lo guardò negli occhi. “E’ l’unico a essersi salvato.” Il suo cuore sembrò fermarsi. “Per questo lo chiamano il Bambino che è Sopravvissuto.”
Alistair si abbandonò sulla sedia, chiuse gli occhi e si prese il volto con una mano. Sua madre non era morta per un tumore incurabile, era stata uccisa dal Signore Oscuro. Non era una Purosangue, era una Nata Babbana. Aveva lasciato suo padre quando questi era diventato Mangiamorte, si era risposata e aveva avuto un altro figlio. Ed era morta per proteggerlo. <
E’ l’unico a essersi salvato. Per questo lo chiamano il Bambino che è Sopravvissuto. >. L’unico a essersi salvato. E in tutto il mondo magico esisteva un unico Bambino Sopravvissuto.
“Tu…” Iniziò, ma non riuscì a proseguire, così si schiarì la gola. “Tu mi stai…stai cercando di dirmi che mamma è…” Fece un respiro profondo, sperando si trattasse solo di un brutto incubo. “Mi stai dicendo che mia mamma è la madre di Harry Potter?”
Severus fece un respiro profondo e annuì.
“Sì, Alistair. Tua madre è Lily Evans. Moglie di James
Potter.” Non riuscì a non pronunciare quel nome senza provare una fitta d’odio. “Madre di Harry James Potter, il Bambino che è Sopravvissuto.”
Alistair abbassò il capo e chiuse gli occhi. Sua mamma era Lily Evans, madre di Harry Potter: erano fratelli. Era un Nato Babbano, un Sangue Sporco, come diceva Eric. Per tutta la sua vita gli aveva fatto credere di essere Purosangue, di essere l’ultimo erede di una nobile e antica famiglia di maghi. Non gli aveva mai dato tanta importanza come in quel momento in cui si era rivelato essere tutto una bugia. La sua vita lo era.
Lui era una bugia.
Inspirò profondamente ed iniziò a massaggiarsi il collo, cercando di mantenere il controllo. Tutto riconduceva a suo padre, la colpa di tutto era sua: se sua mamma l’aveva lasciato, se non era andato via con lei, se era morta, se non l’aveva conosciuta, se non sapeva niente. Tutto, ogni cosa, era successa a causa sua. Sentì la rabbia scorrergli nelle vene, impossessarsi di lui e renderlo furioso.
“E’ colpa tua! E’ tutta colpa tua!” Urlò scattando in piedi. “Se lei è morta è colpa tua!” Chiuse gli occhi, sentendo le lacrime scivolare lungo le sue guance. “Solo colpa tua!” Afferrò l’abat-jour dalla scrivania e la buttò a terra, mandandola in frantumi, scoprendo che la cosa lo faceva star meglio.
Severus non disse niente: d’altronde suo figlio aveva ragione.
“Sfogati pure Alistair, non te lo impedirò.”
Sfogati pure Alistair? SFOGATI PURE?” Gridò. “E’ tutto quello che hai da dire?” Prese tutto ciò che si trovava sulla scrivania e lo lanciò contro la parete, sperando di colpire anche i barattoli pieni di esseri sulle mensole. “Mi menti per tutta la vita e riesci soltanto a dirmi di sfogarmi?” Strinse i pugni. “Sai che ti dico? Ti odio. T-I-O-D-I-O!” Scandì ogni singola lettera. “Sei tu quello che doveva morire, non lei!”
L’uomo chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, tenendosi il viso con una mano.
“Perché? Perché l’hai fatto?” Domandò singhiozzando disperato. “Perché mi hai mentito? Eri il mio eroe.”
“Ho dovuto, Alistair.” Rispose con tono distaccato. Avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro e dirgli immediatamente la verità, ma non poteva. Cos’era rimasto, ormai di lui? Niente. Il suo cuore ormai era a pezzi, come se fosse stato colpito da mille Cruciatus in un’unica volta. No, non era vero: avrebbero fatto meno male, perché sarebbe stato dolore fisico che sarebbe passato. Quel dolore invece, quello provocato dall’aver deluso suo figlio, non l'avrebbe mai abbandonato, gli avrebbe fatto compagnia fino alla fine dei suoi giorni.
“Ho eseguito gli ordini di Silente” Riprese dopo qualche istante. “Non potevo dirti niente, dovevo mentire.
< Il Signore Oscuro tornerà e Harry Potter sarà in enorme pericolo > disse: ricordo ancora le sue esatte parole.” Fece una smorfia amara. “Non potevo dirti chi eri, Alistair: non potevo per te, per la tua sicurezza, per Potter, per non essere scoperto. Silente aveva bisogno di una spia. Chi meglio di un Mangiamorte, per di più abile in Occlumenzia, poteva farlo? Fu così che divenni i suoi occhi e le sue orecchie. Solo io potevo farlo.” Concluse gelidamente.
Nell’ufficio tornò a regnare sovrano il silenzio.
“Perché mi stai dicendo tutto questo?” Chiese il giovane con gli occhi rossi e la voce rotta, passandosi entrambe le mani tra i capelli. “Non potevi lasciarmi nella beata ignoranza?”
“No, non è più possibile.” Essere freddo gli risultava più facile. Era meno
umano, non sarebbe crollato davanti a lui o almeno, non del tutto: bastava già lui in difficoltà. Era suo padre, era l’adulto: doveva essere forte per entrambi, per lo meno tentarci.
“Ma per…” S’interruppe e chiuse gli occhi, capendo. “No, ti prego, non dirmelo.” Scosse il capo, piangendo. “Dimmi che non è vero.”
“Il Signore Oscuro ha espresso il desiderio di incontrarti.” Disse, celando tutto il suo dolore. Un ottimo Occlumante, ecco cos’era: in grado di nascondere le emozioni, di azzittire la prpria sofferenza e fingersi chi non era.
“No!” Esclamò Alistair tenendosi il capo. “No. Dimmi che stai scherzando, che è tutto un incubo, ti prego.”
“No, purtroppo è realtà.” <
E a volte è anche più brutta dei tuoi peggiori incubi, figlio mio. >
“No, basta, non voglio sentire altro.” Il ragazzo scosse il capo, distrutto, e mostrò i palmi delle mani. “Non mi interessa.”
Iniziò ad arretrare, fino a quando raggiunse la porta. La aprì e uscì di corsa.
Severus sbatté le palpebre molto lentamente. I passi di suo figlio si allontanavano, rimbombando per tutti i sotterranei, o forse era l’unico che li sentisse così perché quella, lo sapeva bene, era la corsa disperata di un ragazzo che stava per perdere ogni cosa. Sbatté nuovamente le palpebre e la porta si chiuse, isolandolo dal resto del castello, lasciandolo solo. Chiuse gli occhi e si prese il viso tra le mani. Come l’ondata di una mareggia, il dolore lo travolse. Il suo corpo fu scosso da tremiti e dalla sua bocca uscì un urlo straziante, come quello di un animale ferito. Come tanti anni prima, desiderava morire. No, lo desiderava più di allora perché ora stava condannando a morte suo figlio.
Loro figlio, frutto del loro amore. Alistair era la cosa migliore che avesse mai fatto, il suo successo più grande. Ed era costretto a rimetterci per i suoi stupidi errori. No, Alistair non se lo meritava. Si meritava la felicità, l’amore, la vita. Si odiava e ancor di più odiava Silente che lo aveva intrappolato così come una mosca restava intrappolata nell’abile ragnatela tessuta da un ragno.
Sentì la porta aprirsi, ma non si azzardò a sollevare il viso. Poteva essere solo una persona: l’unica che non voleva vedere in quel momento.
“Che cosa vuoi?” Domandò con un ringhio, ricomponendosi.
“A giudicare dalle condizioni del tuo ufficio direi che Alistair ha scoperto la verità e hai lasciato che si sfogasse. O forse mi sbaglio?” Ribatté Albus Silente con una nota di dispiacere nella voce.
“Che acume, Albus.” Commentò acidamente.
“Mi dispiace, Severus. Lo sai che mi dispiace.” Sospirò l’anziano. “Ora dov’è?”
“Sarà tornato nel suo dormitorio.” Si passò una mano sugli occhi.
“E che cos’ha detto il nostro ragazzo?”
“Nostro?” Sibilò. “E’ mio figlio, non tuo. Tu non hai nulla a che vedere con lui, stai solo gestendo la sua vita come se fosse una marionetta.”
“Che cos’ha detto?” Chiese nuovamente, ignorandolo.
“Niente, cosa vuoi che dicesse?” Fece schioccare la lingua. “Sa solo che il Signore Oscuro vuole incontrarlo, ma non è stupido e ci metterà poco a capire
perché lo vuole conoscere. O forse già lo sa, cosa molto probabile, ma non vuole ammetterlo.”
“Severus, sai quanto sia fondamentale che capisca l’importanza del suo ruolo. Non possiamo permetterci nessuno sbaglio. Volente o nolente, Alistair
deve accettare questo incarico.”
Il pozionista contrasse la mascella, annuendo.
“Mi dispiace.” Ribadì Silente dopo qualche minuto di silenzio.
Sorrise amaramente.
“Lo so.”


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Capitolo 33
*** I Hate You ***


Credevate fossi morta, eh? Beh, non sono morta u.u Ma ho passato tre mesi alquanto…uhm…infernali xD Ho passato tutto gennaio influenzata, a febbraio esami e…beh, problemi sentimentali che mi hanno buttata giù. E la mia ispirazione ne ha risentito, parecchio. E’ stato un parto questo capitolo, che non so neanche se mi piace o no. Mi è indifferente, il che è anche peggio.

Scusatemi per questo ritardo. Non so quando arriverà il prossimo capitolo, ma vi assicuro che arriverà prima di un mese xD Massimo tre settimane.

Buona lettura.
elyl




Chapter XXXII:

I Hate You


“People protect what they love”
- Jacques Cousteau -

I sotterranei sarebbero stati il luogo più silenzioso di tutto il castello se non fosse stato per il suono dei passi di Alistair Piton. Camminava lentamente, trascinandosi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, gli occhi lucidi e pieni di lacrime.
Ancora stentava a crederci. Aveva un fratello e suo fratello non era un ragazzo qualsiasi, bensì Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto. Avevano la stessa madre, Lily.
Strinse i pugni e accelerò l’andatura. Sapeva che era morta ma a causa di un tumore incurabile, non per mano dell’Oscuro Signore. Suo padre aveva parlato di una Profezia e, anche se non capiva cosa c’entrasse, sapeva che se non l’avesse mai riferita al suo Signore lei sarebbe stata ancora viva. Sarebbe stata al suo fianco, gli avrebbe dato consigli e lo avrebbe consolato. Se era morta, la colpa era esclusivamente di suo padre, il suo eroe: gli aveva mentito. E il Signore Oscuro aveva espresso il desiderio di incontrarlo.
Era una bugia. La sua vita era un’intera illusione basata su delle menzogne.
Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò all’entrata della Sala Comune. Si strofinò gli occhi, fece un respiro profondo e pronunciò la parola d’ordine. Si fece coraggio e varcò la soglia, ma subito si bloccò, guardandosi attorno.
Draco era sdraiato su uno dei divani in pelle nera, gli occhi chiusi, rilassato, la testa posata sulle ginocchia di Michelle Hanson, una ragazza al quarto anno che stava leggendo un libro mentre gli accarezzava distrattamente i capelli. Sul divanetto accanto, Tiger e Goyle erano schiacciati l’uno contro l’altro, le grosse spalle che cozzavano e la loro tipica espressione da ebeti stampata in viso. Poco distante Theodore Nott e Blaise Zabini erano impegnati in una partita a scacchi.
Spostò lo sguardo e vide Kain chiacchierare con Daphne. Le sorrise dolcemente, si guardarono qualche istante e si baciarono. Adrian, invece, era seduto con Claudius. Leggeva molto attentamente il libro di Erbologia, arricciò il naso e segnò qualcosa ai margini. Subito l’amico allungò il collo, interrompendo momentaneamente la fabbricazione di sigarette allucinogene. Lesse ciò che era stato appuntato, sorrise e tornò al suo impiego preferito, inspiegabilmente più felice. Dietro di loro, Eric aveva una mano appoggiata al muro sopra la spalla di Denise Swan, quarto anno, ennesima vittima, mentre con l’altra le accarezzava il volto, baciandola, intrappolandola tra il proprio corpo e la parete.
Improvvisamente, gli mancò l’aria: ogni suo singolo compagno era imparentato con Mangiamorte, aspirava a esserlo o simpatizzava per loro. Lo aveva sempre saputo, ma la consapevolezza di essere così diverso, di essere vittima del loro tanto adorato Signore Oscuro lo aveva colpito all’improvviso, privandolo di ogni forza. Li odiava tutti, dal primo all’ultimo. Si morse la lingua e attraversò di gran carriera la Sala Comune, ignorando i suoi amici che lo chiamavano. Arrivato in camera chiuse la porta e ci sbatté con forza i pugni serrati. Se si fosse fermato sarebbe scoppiato, li avrebbe colpiti per vendicarsi. Non gli importava se non era da lui, ma esattamente che cosa era da lui? Era una menzogna: avrebbe potuto rinascere ed essere ciò che desiderava.
“Fanculo.” Sussurrò, dando un altro colpo, sentendo le lacrime sfuggire al suo controllo. “Fanculo.” Ripeté.
Scosse il capo, poi si buttò sul letto e si raggomitolò su se stesso, piangendo come un bambino, prendendo realmente coscienza di ciò che aveva perso a causa del Signore Oscuro: la possibilità di conoscere sua madre, crescere con un fratello, far parte di una famiglia. Non si era mai sentito così solo in vita sua.
Sentì la porta aprirsi e subito gli diede le spalle, non volendo farsi vedere da nessuno in quelle condizioni.
“Al?” Lo chiamò preoccupato Eric, accendendo la luce.
“Vattene.” Intimò. “Voglio restare da solo.”
“Che cos’è successo?” Domandò avvicinandoglisi.
“Non te lo dirò un’altra volta, vattene.” Ringhiò voltando leggermente il capo in sua direzione, provando un’ondata d’odio nei suoi confronti.
Il biondo lo osservò, senza riuscire a capire. Si grattò la nuca, indeciso: doveva andare o restare? Era successo qualcosa, ne era sicuro. Non voleva la sua compagnia, ma era il suo migliore amico e sarebbe morto piuttosto che abbandonarlo.
“Che cos’è successo?” Chiese per la seconda volta, senza ottenere risposta.
Sbuffò e si sedette accanto a lui.
“So che sono un bastardo senza cuore, ma sono pur sempre il tuo migliore amico.” Disse corrugando la fronte, non sapendo cos’altro dire. Preferiva i fatti alle parole, così posò una mano sulla sua spalla.
Alistair fece per parlare, aveva bisogno di farlo, ma si bloccò appena in tempo. Non poteva e non doveva: lui era uno di loro, faceva parte dei cattivi, di coloro che avevano portato via sua madre. Voleva diventare Mangiamorte, era il suo più grande desiderio e con molte probabilità suo padre era uno di loro.
Scattò a sedere e sentì rabbia e odio scorrergli nelle vene.
“VATTENE!” Urlò. “VATTENE!”
Eric lo guardò preoccupato, poi si strinse nelle spalle e abbassò il viso, ferito.
“Scusa.” Borbottò. “Volevo solo sapere se stavi bene.”
“VATTENE!” Strinse le mani a pugno, piangendo.
“Ok, ok.” Mostrò i palmi delle mani, alzandosi dal letto. “Me ne vado.” Aggiunse arretrando fino alla porta, triste.
Si fermò sulla soglia e guardò l’amico, poi sospirò e abbandonò la stanza, le spalle curve e le mani in tasca.
Il Caposcuola lanciò un urlo disperato, cercando di scacciare il dolore, ma la cosa non fece che aumentarlo. Si lasciò cadere sul letto, portò le ginocchia al petto e le abbracciò, piangendo disperato come un bambino. Si odiava per come aveva trattato il suo migliore amico:  non aveva colpe, era stato cresciuto così. Fin da quando era piccolo, gli avevano detto che morire per il Signore Oscuro era un onore, che i Babbani erano feccia e andavano disprezzati. Mai aveva dato tanta importanza al suo desiderio di diventare Mangiamorte. Odiava il Signore Oscuro, più di suo padre: era stato lui ad uccidere sua mamma ed ora desiderava averlo al suo servizio. Tutto per il semplice fatto che suo padre faceva parte del suo esercito, anche se fingeva soltanto.
Strinse ancor di più le ginocchia al petto. Silente. Sì, Silente era colpevole quanto suo padre. A quanto gli era stato detto, era lui che non aveva voluto che sapesse la verità, che rimanesse nell’oblio fino a quel momento. Era lui che aveva ordinato a suo padre di essere la sua spia, coinvolgendo così anche lui. Era condannato, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe arreso. Avrebbe combattuto, avrebbe fatto di tutto pur di non incontrare il Signore Oscuro. Non voleva averci niente a che fare. Li odiava, tutti.
Alistair sentì la porta aprirsi e subito finse di dormire.
“Dici che sta dormendo?” Bisbigliò Kain.
“Ha gli occhi chiusi e respira piano quindi sì, direi che sta dormendo.” Disse Claudius ridacchiando, sicuramente sotto l’effetto di una sigaretta allucinogena.
“Non fare casino.” Lo riprese Adrian, dandogli uno scappellotto sul coppino.
Ahio!” Si lamentò.
“Oh, piantatela! Tutti e tre, per Salazar.” S’intromise infastidito Eric. “Mettetevi a letto e chiudete quelle fogne che vi ritrovate per bocca.”
“Ma sai che ha? Prima l’ho sentito che urlava.” Kain si sedette sul proprio letto.
“Già, era un urlo straziante.” Claudius scoppiò a ridere.
“O state zitti o giuro sulla tomba di mio zio, Evan Rosier, che vi crucio tutti finché non perdete ogni facoltà mentale e vi ritroverete ad essere gusci vuoti senz’anima che si pisciano e cagano addosso.” Li minacciò.
“Ok.” Dissero in coro gli altri tre dopo qualche istante.
“Perfetto.”
Nella stanza calò il silenzio, disturbato solo dai quattro che s’infilavano sotto le coperte. Alistair rimase immobile, in ascolto, e ben presto sentì i respiri lenti e regolari dei compagni. Com’era possibile? Com’era potuto succedere? Dall’essere il ragazzo più felice dell’intero mondo magico era diventato il più disperato. Dalla vetta della felicità, era stato trascinato nell’oblio della disperazione e delle menzogne. Era così stanco che non riusciva nemmeno a dormire. Avrebbe tanto voluto farlo, sperava di essere rapito da Morfeo così avrebbe anche smesso di pensare, ma non riusciva. Aveva troppi pensieri che lo assillavano. E fu così che, senza nemmeno rendersene conto, scivolò in uno stato di semi incoscienza.
Come tutte le altre mattine, il sole sorse e il dormitorio si animò. Eric si vestì lentamente mentre i compagni schiamazzavano prendendosi in giro, infischiandosene del fatto che Alistair fosse ancora nel proprio letto.
“E state un po’ zitti!” Disse scattando in piedi. “Possibile che dobbiate sempre comportarvi come un gruppo di verginelle che sentono il racconto di una che ha scopato per la prima volta?”
Claudius fece per dire qualcosa, ma prontamente Adrian gli tappò la bocca con la mano.
Scusaci, Eric. E’ tutto a posto?” Chiese.
Il biondo guardò in direzione di Alistair, imitato dai compagni.
Ho mal di testa.” Mentì, sapendo benissimo che non gli avrebbero creduto.
Kain e Adrian si scambiarono un’occhiata, poi annuirono. Finirono di vestirsi silenziosamente e abbandonarono il dormitorio, trascinandosi dietro Claudius che borbottava quanto un calderone lasciato troppo a lungo sul fuoco.
Si passò una mano tra i capelli, prese la maglietta e la indossò, poi si sedette sul bordo del letto e lanciò occhiate preoccupate all’amico, ancora vestito come la sera prima, nella stessa identica posizione. Fece un respiro profondo e si avvicinò a lui. Lo guardò attentamente, indeciso, ma decise di lasciarlo dormire. Aveva ancora un’espressione disperata sul volto e le guance rigate dalle lacrime. Sospirò e corrugò la fronte, preoccupato.
“Che è successo, fratello?” Sussurrò.
Indossò le scarpe e si vestì molto lentamente, sperando che l’amico si svegliasse, ma non successe così decise di lasciarlo dormire. Afferrò la propria borsa e prima di uscire dalla stanza lanciò l’ennesima occhiata ad Alistair.
Abbandonò la Sala Comune, percorse rapido i sotterranei e raggiunse la Sala d’Ingresso. Dalla Sala Grande arrivava il chiacchiericcio allegro di tutti gli studenti dell’intero castello. Storse il naso infastidito da tutta quella felicità quando vide la Sangue Sporco dirigersi a colazione. Sorrideva radiosa, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
La odiava, eccome se la odiava. Quella schifosa aveva sicuramente avvelenato il suo migliore amico, gli aveva lanciato qualche maledizione che lo aveva reso suo schiavo. Serrò la mascella e combatté contro l’impulso di affatturarla. Se era la causa del dolore e della disperazione di Alistair, gliel’avrebbe fatta pagare. Sorrise: sapeva già cosa fare.
Scosse il capo e la campana suonò. Sbuffò e, controvoglia, si diresse a Trasfigurazione. Quando arrivò, l’aula era già mezza piena. Andò a occupare il banco che condivideva sempre con il suo migliore amico, estrasse i libri e li aprì, disgustato. Mancavano pochi mesi agli esami e la sua voglia di studiare era ai minimi storici.
La porta si chiuse e la professoressa McGranitt fece il suo ingresso. Lanciò una rapida occhiata alla classe e inarcò le sopracciglia, fin quasi a unirle.
“Signor Heartmann?” Lo chiamò austera la donna.
“Si?” Rispose svogliato, il capo chino mentre si massaggiava il collo.
“Le manca il vicino di banco?”
Sollevò lo sguardo e guardò la donna, incrociando le braccia al petto.
“Se non lo vede è perché è assente.”
La professoressa fece un profondo respiro e le sue labbra divennero quasi invisibili.
“E per quale motivo è assente?”
“Non si è sentito bene.” Rispose semplicemente.
“Molto bene.” Disse dopo qualche istante la strega. “Gli auguro una pronta guarigione. Bene, sulla cattedra voglio i vostri saggi sulla scorsa lezione. Si avvicinò alla cattedra e si sedette.
Eric chiuse gli occhi, incaricò Kain di portare il suo compito e incrociò le braccia al petto, per poi districarle immediatamente e iniziare a tamburellare nervosamente contro il duro legno del banco.
“Che ti sta succedendo, amico?” Domandò in un sussurro.
“Bene, ai vostri posti.” La McGranitt batté le mani e iniziò a spiegare, richiamando l’attenzione di tutti i presenti.
La lezione sembrò infinita e le lancette dell’orologio sembravano non volersi muovere. Per tutto il tempo si chiese se Alistair si fosse svegliato, se stesse ancora dormendo, se avesse mangiato qualcosa, se almeno si fosse lavato. Non appena suonò la campana, scattò in piedi, afferrò la borsa e senza nemmeno avvisare i compagni, corse nei sotterranei. Attraversò la Sala Comune in un battibaleno, salì le scale e si fermò davanti alla porta della propria stanza. Fece un profondo respiro e l’aprì.
“Al?” Sussurrò titubante.
La camera era buia e l’unica fonte d’illuminazione era la luce proveniente dal corridoio. Sbatté le palpebre e cercò l’amico, trovandolo nella posizione in cui l’aveva lasciato poche ore prima. Sbuffò e si passò una mano tra i capelli. Richiuse la porta il più silenziosamente possibile, mise le mani in tasca e si avviò verso l’uscita della Sala Comune.
La giornata passò lenta e a ogni occasione Eric andò a controllare il suo migliore amico, sempre immobile nella stessa posizione. Pranzò rapidamente, senza rispondere alle domande curiose dei compagni e riuscendo a evitare la Sangue Sporco. Passò il resto della pausa seduto su una sedia davanti a lui, guardandolo dormire. Più volte ebbe la tentazione di svegliarlo, scuoterlo e chiedergli cosa gli fosse successo, ma resistette, temendo che si mettesse nuovamente a urlare.
Sentì in lontananza la campana che segnava l’inizio delle lezioni pomeridiane, così prese la borsa, lanciò un’ultima occhiata all’amico e si diresse a Pozioni.
“Ehy Eric, come sta Al?” Domandò Kain avvicinandoglisi.
Fece per rispondere, ma Piton entrò nell’aula e subito calò il silenzio. Guardò la classe e serrò la mascella stringendo il mantello con una mano. Incrociò le braccia al petto e iniziò a spiegare, fulminando con lo sguardo un Tassorosso che aveva osato sbadigliare. Diede un colpo di bacchetta e le istruzioni apparvero sulla lavagna. Immediatamente Eric si mise all’opera, leggendo quattro volte ogni riga prima di eseguire ogni passaggio: era Alistair quello bravo, lui passava il suo tempo a chiacchierare con Kain o giocare all’impiccato con quell’idiota di Claudius, vincendo sempre. Per la prima volta in tutta la sua carriera scolastica, escludendo i G.U.F.O., aveva preparato una pozione da solo, senza chiedere nemmeno un piccolo aiuto.
“Tempo scaduto.” Disse il professore con la sua tipica voce strascicata. “Mettete le vostre pozioni in una boccetta e portatele qui.”
Dalle fila dei Tassorosso si sollevarono delle proteste, che subito cessarono non appena l’uomo lanciò loro un’occhiataccia più assassina del solito.
“Pessimo lavoro, Humming. Pessimo. Una T.” Disse rigirando una boccetta tra le dita, senza nemmeno stapparla. “L’ennesima T. Dubito persino riuscirai ad accedere agli esami. Se fosse per me torneresti direttamente ai G.U.F.O.”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime mentre sul volto di Eric comparve un ghigno. Soddisfatto e orgoglioso del proprio lavoro, riempì una piccola ampolla e si avvicinò alla cattedra. Durante il tragitto diede una spallata a uno dei Tassorosso, che sobbalzò e fece cadere a terra il proprio lavoro.
“Altra T anche per te, Grosstar.” Intervenne Piton, quasi svogliato.
Il ghigno del ragazzo si allargò, posò la boccetta e andò a sistemare le sue cose mentre l’aula si svuotava rapidamente.
“Eric, ti vuoi muovere?” Lo incitò Kain. “Ho fame.”
Si, arrivo. Tu inizia ad andare.” Lanciò un’occhiata di sottecchi all’uomo. “Io arrivo tra poco.”
Il capitano della squadra di Quidditch lo guardò qualche istante, poi si voltò e lasciò soli i due.
Eric strinse la sua borsa e prese coraggio.
“Professor Piton?” Lo chiamò, titubante.
“Heartmann.” Si voltò verso di lui e lo guardò, inarcando impercettibilmente un sopracciglio.
Il ragazzo deglutì: quell’uomo lo metteva in soggezione.
“Ecco…io…io volevo parlarle di una cosa.” Balbettò senza guardarlo.
“Parla, allora, e vedi di non farmi perdere tempo: ho delle cose importanti da fare.”
Si, giusto.” Annuì e fece un profondo respiro. “Volevo parlarle di Alistair.”
Subito contrasse la mascella e s’irrigidì, senza darlo a vedere.
“Allora?” Lo incitò bruscamente.
“E’ strano. Più del solito, voglio dire. E’ tornato in camera, si è buttato sul letto e non si è neanche cambiato. Praticamente è rimasto lì immobile tutta notte, non so nemmeno se ha dormito. E oggi ha saltato tutte le lezioni e non ha pranzato. Disse parlando rapido, mangiandosi quasi le parole.
“Non ha mangiato?”
Il ragazzo scosse il capo.
“No, non si è mosso dal suo letto.” Si passò la mano tra i capelli.
Il professore annuì e gli diede le spalle, iniziando a sistemare le pergamene sulla cattedra.
Il ragazzo lo osservò in silenzio per qualche minuto, mordendosi il labbro, pensieroso.
“Professor Piton?” Si decise a chiamarlo.
L’uomo chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Doveva fingere che tutto andava bene, che non fosse successo nulla.
“Heartmann.” Disse voltandosi verso di lui, guardandolo negli occhi, quasi annoiato.
“Ecco, mi chiedevo se fosse successo qualcosa.” Si mordicchiò il labbro, vervoso “Non l’ho mai visto così.”
“Non è successo niente.” Mentì: essere un abile occlumante era utile. Mentire su una cosa del genere lo uccideva, ma non poteva farne a meno.
Eric tirò un sospiro di sollievo.
“Meno male.” Sorrise sollevato. “Perfetto.” Annuì. “Ora vado.” Sistemò la borsa sulla spalla. “Arrivederci, professore.”
Gli diede le spalle e abbandonò l’aula canticchiando.
Severus andò a chiudere la porta, poi tornò alla cattedra. Posò le mani sul legno, fece cadere il capo sul petto e fece dei profondi respiri, cercando di mantenere la calma, ma gli risultò impossibile. Scoppiò a piangere, stupendosi del suo comportamento. Com’era possibile che stesse così male? Aveva sempre svolto il suo lavoro in modo impeccabile e ora si ritrovava in lacrime nella sua aula. Già, in modo perfetto, senza mai tirarsi indietro nemmeno quando Silente gli aveva chiesto di andare dal Signore Oscuro e trasformarsi nel suo più fedele seguace. Cosa c’era di più spaventoso e terribile? Ora aveva la risposta.
Si passò una mano sul viso, asciugandoselo. Sistemò le ultime cose sulla cattedra, ripose le provette nell’armadio e abbandonò l’aula, camminando veloce, stringendo i pugni. In pochi minuti percorse tutto il castello e senza nemmeno annunciarsi, fece irruzione nell’ufficio del preside.
“Sei un pazzo!” Urlò sputacchiando. “Mio figlio ha solo diciassette anni, per la miseria! Non puoi davvero pretendere che lo serva su un piatto d’argento al Signore Oscuro. No, non posso farlo.” Scosse il capo. “Non posso permettertelo.” Lo guardò. “Tu non hai nessuno, non sai cosa significhi. Alistair è tutto ciò che mi rimane.” Abbassò il capo “Non posso permettermi di perdere anche lui.” Concluse sussurrando.
Silente sistemò gli occhiali sul naso adunco, prese le mani l’una con l’altra e guardò l’uomo, con i suoi penetranti occhi azzurri.
“Devi convincerlo a collaborare, Severus.” Disse semplicemente, come se il professore non avesse detto nulla.
Il pozionista fece una smorfia.
“Tu i meriti, io il lavoro sporco.” Serrò la mascella.
“Se potessi lo eviterei, ma non è possibile.” Riprese a scrivere sulla sua pergamena.
Strinse i pugni e fece dei respiri profondi.
Va’, Severus. Abbiamo bisogno di Alistair.” Lo congedò.
“Non è tuo figlio quello che stai sacrificando, Silente.” Ringhiò guardandolo negli occhi.
Fece un profondo respiro e gli diede le spalle, per poi abbandonare l’ufficio senza dire una parola.
Camminò rapido per i corridoi della scuola, dispensando punizioni a studenti innocenti che magari si stavano semplicemente soffiando il naso in modo troppo rumoroso. Nemmeno Pix, quando lo vide, si azzardò a parlare.
Arrivò nella Sala Comune Serpeverde e la trovò deserta, fortunatamente. Non avrebbe sopportato dei ragazzini urlanti e felici. Salì le scale e si fermò davanti alla porta del dormitorio dei ragazzi del settimo anno. Fece un profondo respiro ed entrò.
La stanza era immersa nel buio, l’unica fonte di luce era la porta che aveva appena aperto. Sdraiato sul suo letto, Alistair aveva lo sguardo perso nel vuoto. Seduto su quello affianco, Eric si voltò e lo vide.
“Professor Piton.” Lo salutò educatamente, per poi tornare a guardare preoccupato l’amico, torturandosi le mani.
“Hai già mangiato, Heartmann?” Domandò fissando il figlio.
Il ragazzo scosse il capo.
“Vai a mangiare.” Ordinò.
Ma professore…”
“Vai. A. Mangiare.” Ribadì, riducendo gli occhi a due fessure.
Il biondo deglutì, annuì e lanciò un’ultima occhiata al suo migliore amico, poi, con il capo chino, abbandonò la stanza, richiudendosi la porta alle spalle, facendo sprofondare la stanza nel buio.
Il professore fece un respiro profondo e andò a inginocchiarsi accanto al figlio.
“Alistair?” Lo chiamò posando una mano sulla sua spalla.
Il ragazzo rimase immobile, lo sguardo perso, dando come l’impressione che non si fosse reso conto né della presenza del padre, né del fatto che lo avesse toccato.
Fece un respiro profondo e iniziò ad accarezzare piano i suoi capelli, come faceva quando era piccolo.
“Alistair, ti ricordi quando ti ho portato la prima volta al mare?” Sorrise. “Avevi quattro anni. Eravamo andati in treno e per tutto il viaggio non avevi fatto altro che chiedermi quanto mancasse alla meta. Eppure il viaggio non fu lungo, solo un’oretta e mezza. Te lo ricordi?” Fece una pausa, in attesa di una risposta che non arrivò. “Arrivammo in stazione e tu continuavi a correre da tutte le parti, tant’è che dovetti prenderti in braccio perché una macchina stava per investirti. Andammo in spiaggia e passammo lì tutta la giornata. Solo noi due. Questo te lo ricordi, vero Alistair?” Accennò un sorriso triste. “Tornammo a casa e in treno ti addormentasti tra le mie braccia. Ti ricordi cosa mi hai detto prima di sprofondare nel sonno? Mi hai detto che ero il papà migliore del mondo e che mi volevi bene. Gli accarezzò i capelli, piano. “I momenti più belli della mia vita sono quelli, Ali. Quelli in cui tu mi hai detto che sono il papà migliore.” Lo osservò qualche istante, poi fece un respiro profondo. “Mi dispiace, Alistair. Non dovevo dirti una bugia. Volevo dirti la verità ma ero troppo sconvolto all’epoca. Andai da Silente e chiesi a lui di prendere una decisione. Fui costretto, figlio mio. Ho dovuto farlo, non potevo rischiare che la mia copertura saltasse. Se ti avessi rivelato qualcosa, avresti rischiato di dirlo. L’ho fatto per te, per Potter…” Disse l’ultimo nome con disprezzo. “…ma soprattutto per lei, per tua madre: per Lily Evans.”
Alistair sollevò le palpebre e guardò il padre con i suoi occhi color smeraldo, uguali a quelli della donna che tanto amava.
“Ti odio.” Sibilò, pieno di rabbia.
L’uomo deglutì e accennò un sorriso.
“Lo so, Ali. Lo so, mi odio anch’io.” Abbassò il viso: non poteva sopportare l’odio che leggeva nel suo sguardo. “Mi odio anche per ciò che sto per dirti.”
“E cosa stai per dirmi, sentiamo!” Sbottò. “Cos’altro può esserci di tanto terribile?”
“L’Ordine della Fenice ha bisogno di te. Se ti rifiutassi di diventare Mangiamorte, il Signore Oscuro capirebbe, verrei scoperto e non ci sarebbe più una spia. Sei forte, Ali, e sei in gamba, molto più di me. Non puoi mollare. Devi lottare.” Gli scostò ancora una volta i capelli dal viso.
Il ragazzo richiuse gli occhi e rimase in silenzio. L’uomo sorrise tristemente e gli diede un bacio sulla fronte, proprio come faceva quando era solo un bambino ed era tutto ciò che desiderava. Si alzò in piedi, gli diede le spalle e fece per uscire.
“Ti odio.” Ringhiò tremando per la rabbia, singhiozzando quasi. “Ti odio e avresti dovuto morire tu, non lei. Tu dovresti essere quello morto.”
“Lo so.” Disse semplicemente.
Prima che potesse dire altro, uscì dalla stanza e abbandonò la Sala Comune Serpeverde. Si avviò verso il suo ufficio sfoggiando la sua solita e glaciale espressione. Ma quando l’ebbe quasi raggiunto, Severus Piton si fermò. Posò una mano sulla fredda parete e si portò l’altra al petto dove si stava diffondendo un dolore che non aveva mai provato. Fece un profondo respiro e si lasciò andare a un pianto disperato.

 

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Capitolo 34
*** I'll Do It ***


Credevate fossi morta? Beh, non lo sono v.v Sono ancora qua. Certo…un po’ ammaccata, parecchio distrutta…ma ci sono. Vi devo delle scuse: sto passando un brutto momento. Da aprile, le cose sono peggiorate giorno dopo giorno. Sono stata ferita da persone a cui tenevo moltissimo, in più ho problemi con l’università e sono stata fisicamente male. Ho avuto parecchi problemucci e ora sto lottando per tirarmene fuori, anche se è difficile. Ma grazie alle persone che mi sono vicine, sto iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel. Per questo voglio ringraziare ufficialmente alcune persone: Momy, la Fra, Emora, Silvia, Anna. Grazie, perché se sto lottando è solo grazie a voi. Vi adoro semplicemente. Le mie parole non bastano per dirvi quanto vi sia grata per restarmi sempre vicina.
Questo capitolo è stato un parto: tra tirocinio e problemi personali, ogni volta che provavo a scrivere mi bloccavo. E a tutto questo aggiungeteci il fatto che mi sembra che sia una storia senza senso. Ho una mente bacata, che volete farci? O forse è semplicemente la paura di deludere voi lettori.
Perché sto aggiornando ora e non venerdì? Beh…oggi parto per Cagliari e torno il 16. Resterò qualche giorno a Milano e poi il 20 parto nuovamente per la Francia. E una volta che sarò tornata….isolamento per studiare. Per questo motivo mi scuso con voi in anticipo, non ho idea di quando avrete il prossimo capitolo. Probabilmente verso metàfine settembre.

Riguardo al capitolo…so già che molte di voi vorranno uccidermi in una certa scena. E molte altre si faranno viaggi mentali su due possibili nuovi pairing XD Ma no, non preoccupatevi: la coppia è AlistairXHermione. Quindi scordatevi strane coppie.
Beh, direi che è tutto!
Buona lettura e buone vacanze a tutti!
elyl

 

Chapter XXXIII:

I’ll Do It

“Noi siamo responsabili anche per gli altri
- Ignazio Silone -


Nel dormitorio dei ragazzi Serpeverde del settimo anno il tempo sembrava essersi fermato. Alistair Piton era immobile nel suo letto da tre giorni, si alzava solamente per andare in bagno e bere un po’ d’acqua. Nessuno, nemmeno il suo migliore amico, era riuscito a convincerlo ad alzarsi e mangiare qualcosa. In quel momento il ragazzo dormiva stretto al cuscino, raggomitolato su se stesso, gli occhi che si muovevano rapidi sotto le sue palpebre. Eric Heartmann uscì dal bagno e gli lanciò l’ennesima occhiata preoccupata. Si passò la mano sul collo e si avvicinò all’amico, sedendosi sul letto davanti a lui.
“Che cosa ti sta succedendo?” Sussurrò mordicchiandosi il labbro.
Sicuramente la colpa era della Sangue Sporco. Che lo avesse avvelenato? Che fosse rimasta incinta? A quel pensiero rabbrividì: padre di uno schifosissimo Sangue Sporco la cui madre era la Granger. Soppresse un conato di vomito e scosse il capo. No, non poteva essere. Sbuffò ancora, pensando al motivo per cui potesse star così male. Un compito andato male? No, Alistair Piton non andava mai male.
Imprecò silenziosamente e si diede un pugno sulla coscia, sbuffando. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, ma di una cosa era sicuro: c’entrava quella. Però doveva ammetterlo: da quando si erano messi insieme, Alistair era finalmente felice. Giorno dopo giorno, aveva visto la tristezza sparire dai suoi occhi, sostituita dalla felicità, dalla calma e dalla tranquillità. Ma ora quella tristezza sembrava essere tornata, più forte di prima. Perché? Per Salazar, che cos’era successo?
Scosse il capo e lo sguardo si posò sull’orologio. Sbuffò, lanciò l’ennesima occhiata preoccupata ad Alistair e afferrò la propria borsa. Si alzò e abbandonò la stanza, le mani nelle tasche. Percorse velocemente i sotterranei e si diresse in cucina, dove ordinò gelidamente agli Elfi di dargli immediatamente da mangiare. Afferrò un paio di panini al latte, una fetta di torta salata e un pomodoro, poi abbandonò la stanza. Si fermò fuori dal quadro e si annusò, storcendo il naso: il puzzo di quegli esseri abominevoli lo aveva contaminato. Afferrò la bacchetta, evocò il proprio profumo e se ne spruzzò un’abbondante dose, facendo sparire quell’olezzo. Soddisfatto, fece sparire la boccetta e s’incamminò verso l’aula di Incantesimi. Quando arrivò, vide la Sangue Sporco uscire dalla classe insieme a
Mister-ho-la-cicatrice-più-importante-d’Inghilterra e Non-ho-soldi-nemmeno-per-una-piuma-nuova. Passò loro accanto, ignorandoli.
Hermione si voltò e lo guardò, mordendosi il labbro.
“Voi due iniziate ad andare.” Disse, continuando a guardare il biondo.
Harry e Ron la guardarono straniti: Hermione che diceva a loro d’andare? Solitamente era lei che li spronava a velocizzarsi.
“Hermione, stai bene?” Domandò Ron.
Si, si!” Rispose scocciata. “Voi andate, io arrivo subito.” Diede loro le spalle e si avvicinò a Eric.
“Si vuol mettere nei guai.” Borbottò Ron, osservando la scena.
Harry sorrise tristemente, mise una mano sulla spalla dell’amico e lo trascinò via.
La ragazza fece un profondo respiro e afferrò Eric per un polso.
Il biondo si fermò e voltò leggermente il capo, abbassando lo sguardo sulla mano. Si girò completamente e la guardò disgustato.
“Lasciami. Immediatamente.” Ordinò con una gelida rabbia.
La riccia lo ignorò, aumentando la stretta.
“Dov’è Alistair?” Domandò guardandolo negli occhi.
“Sei forse sorda, Granger?” Sibilò. “Mollami o di’ addio a quella schifosa faccia da Sangue Sporco che ti ritrovi.”
“Dov’è. Alistair.” Disse impassibile, continuando a guardarlo negli occhi.
Doveva ammetterlo: aveva coraggio.
“Vuoi per caso morire?”
“Tu rispondi alla mia domanda, Heartmann, ed io ti lascio.”
“E secondo te scendo a patti con una come te?” La guardò schifato.
“Non hai scelta.” Aumentò ancora la presa sul suo polso.
Irritato, il biondo si liberò della sua presa compiendo un movimento rotatorio del polso. L’afferrò per le spalle e le diede una spinta, facendola arretrare di qualche passo.
“Almeno dimmi come sta!” Esclamò esasperata, faticando a mantenere l’equilibrio.
“Sta benissimo.” Si affrettò a rispondere.
Hermione ridusse gli occhi a due fessure e mise le mani sui fianchi.
“Hai risposto troppo in fretta, Heartmann. Dimmi subito come sta il mio ragazzo.”
“Non ti è passato per quel cervellino bacato che forse non vuole più avere niente a che fare con te?” Ringhiò, poi sulle sue labbra apparve un ghigno malefico. Si sistemò la divisa, passò la mano tra i capelli e la guardò con aria di superiorità. “Alistair sta benissimo. Semplicemente s’è rotto d’avere una so tutto io come te tra le palle.
Senza darle il tempo di replicare s’infilò nell’aula. Tirò un sospiro di sollievo e andò a sedersi in ultima fila. Subito estrasse il libro e lo aprì, prendendosi poi il volto con una mano. Nel momento stesso in cui Vitious iniziò a parlare, Kain si sedette accanto a lui.
“Ciao biondo.” Sussurrò mentre il professore iniziava a spiegare come muovere la bacchetta.
“Ehy, K.” Lo salutò Eric con un cenno del capo.
“Come sta Al?” Domandò fingendo di prendere appunti.
“Uguale.” Rispose abbandonandosi sulla sedia, lasciando la piuma sul banco. “Continua a dormire e non mangia. Si alza solo per andare in bagno.”
“Si sa che cos’è successo?”
Scosse il capo.
“No, non si sa. Non ne ho la benché minima idea.”
Andrà tutto bene, amico.” Accennò un sorriso, poi gli diede una pacca sulla spalla. “Ma ora, parliamo di cose serie.”
“Cosa serie?” Inarcò un sopracciglio, scettico.
Il ragazzo annuì.
“Esattamente. C’è una mia conoscente, una Corvonero, che ha detto che sei particolarmente carino.
Esistono ancora Corvonero che non mi sono scopato?” Corrugò la fronte, pensieroso.
“A quanto pare si, Eric.” Ridacchiò.
“Montague! Heartmann!” Li richiamò il professore.
I due rotearono gli occhi al cielo, si scambiarono un’occhiata d’intesa e annuirono, scusandosi all’unisono con l’uomo. Afferrarono la propria piuma e ripresero a prendere appunti, nonostante le loro menti fossero altrove.
Il resto della mattinata proseguì tranquillo, senza altri intoppi. I due amici andarono a pranzo, unendosi ad Adrian e Claudius.
“Kain! Tesoro!” Esclamò una ragazza dai folti capelli biondi una volta che furono usciti dalla Sala Grande, diretti alla loro Sala Comune. Si avvicinò al ragazzo e gli buttò le braccia al collo.
“Ciao Theresa.” Disse il ragazzo sorridendo, facendo un cenno a Eric, come a dire < è lei >.
“Come stai pasticcino?” Domandò arricciando le labbra rosa shocking.
“Bene, bene.” Rispose il capitano della squadra di Quidditch, per poi metterle una mano tra le scapole e sospingerla delicato da Eric. Theresa, lui è Eric. Eric, lei è Theresa.”
Il biondo guardò con un ghigno la Corvonero, poi le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ecco.” Disse in un sussurro, spostando poi lo sguardo ai suoi occhi. “Così sei ancor più bella: ti si vede in tutto il tuo splendore.*
“Adulatore!” Ridacchiò la ragazza sorridendo mentre posava la mano sul suo avambraccio.
“Bene.” Esclamò Kain. “Io vi lascio soli a…conoscervi.” Fece l’occhiolino all’amico e subito scomparve per il corridoio.
Eric sorrise e tornò a guardare la bionda.
“Bene. Siamo soli.”
“Oh si.” Ridacchiò coprendosi la mano con la bocca.
La spinse contro il muro e subito la baciò, senza aspettare troppo. La sua risata e la sua voce erano alquanto fastidiose, ma il suo corpo non era male. Chissà, magari la bocca sapeva impiegarla in modo migliore che per parlare.
Le accarezzò la guancia per poi lasciar scivolare la mano sul suo seno mentre lei, immediatamente, sollevò una gamba e circondò il suo bacino con essa, attirandolo a sé, andando a sbottonare i suoi jeans.
Ghignò soddisfatto: un’oca idiota pronta a soddisfare ogni suo piacere, ogni suo capriccio. Volendo, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa di lei: lo dimostrava il fatto che lo stesse spogliando incurante del fatto che erano in un corridoio.
Strinse il suo seno scostando appena la sua divisa quando qualcuno picchiettò sulla sua spalla.
“Che diamine vuoi?” Ringhiò voltandosi, ritrovandosi davanti niente meno che la Granger che lo guardava con aria di sfida, le mani sui fianchi.
Eric roteò esasperato gli occhi al cielo, allontanò bruscamente la gamba della ragazza e si voltò verso la riccia guardandola strafottente.
“Vuoi essere al suo posto, Granger?” Ghignò.
“O forse TU vorresti ci fossi io?” Ribatté lei.
Il ragazzo la guardò indignato. Come diavolo poteva anche solo passarle per l’anticamera del cervello che la desiderasse?
“Preferirei morire piuttosto che toccarti.” Ringhiò rabbioso.
“La pensiamo allo stesso modo, Heartmann.” Sibilò il suo cognome con tutto l’odio che provava per lui.
La Corvonero si morse il labbro e guardò i due, per poi dare un rapido bacio al biondo e correre via. Mettersi contro la Granger? Meglio di no.
Fece un respiro profondo e chiuse le mani a pugno.
“Maledetta Sangue Sporco.” Sfoderò la bacchetta e la puntò contro di lei.
“Non ti conviene farlo, Heartmann.” Lo ammonì lei, più rapida. Non appena aveva intravisto il suo movimento, aveva estratto la bacchetta. Un sorrisino le incurvò le labbra: le lezioni dell’ES si erano rivelate utili, senza dubbio.
Il Serpeverde sbatté piano le palpebre chiedendosi come avesse fatto a essere più veloce di lui.
“Metti via la tua bacchetta, Heartmann. Non costringermi a usarla contro di te.” Lo avvertì.
Si guardarono in cagnesco a lungo, finché il ragazzo si arrese e ripose la propria in tasca.
“Per Salazar, che vuoi?” Sbottò infastidito, incrociando le braccia al petto.
“Essere gentile non ti rende idiota, lo sai?” Lo stuzzicò riponendo a sua volta la bacchetta.
“Essere gentile con te? E perché mai?” Fece una smorfia.
“Idiota.” Scosse il capo esasperata, poi lo guardò mordendosi il labbro. “Volevo sapere di Alistair.”
“Sta benissimo.” Mentì, rispondendo troppo velocemente.
“Non mentire, Heartmann.” Fece una smorfia: odiava le bugie. “Perché diavolo devi rendere tutto più spiacevole? Tu non piaci a me, io non piaccio a te. Dimmi come sta il mio ragazzo e la finiamo subito.
“Lui sta benissimo.” Ringhiò di nuovo. “E non prendo ordini da una lurida Sangue Sporco sapientona come te. Lui non ti vuole, mettitelo in testa.”
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. La Grifondoro strinse la presa attorno alla bacchetta e gliela puntò contro il petto, premendo appena.
“Sei un maiale, Heartmann. Mi chiedo come diavolo fai ad essere il migliore amico di Alistair.” Strinse gli occhi, riducendoli a due fessure. “Ora portami immediatamente dal mio ragazzo.” Ordinò imperativa.
“Oh…la Sangue Sporco diventa violenta?” Ghignò, poi i suoi occhi tornarono gelidi e il sorriso sparì. “Non hai il coraggio di farlo.”
“Si Heartmann, ne ho il coraggio.” Premette la bacchetta contro il suo sterno. “Schiantarti non mi costa nulla. Lo farei anche con piacere.”
I due si guardarono in cagnesco per parecchi minuti, entrambi decisi a non cedere. Fu però il biondo ad arrendersi per primo, dopo aver sentito la pressione esercitata dalla bacchetta aumentare ancora.
Cosa vuoi che ti dica o faccia?!” Sbuffò esasperato, passandosi la mano tra i capelli. “Non si muove dal suo letto se non per andare in bagno. Non mangia, non beve, non parla! L’unica cosa che fa è dormire o fissare il vuoto.
Hermione ci mise qualche secondo ad assimilare quelle parole. Sbatté piano le palpebre e lasciò cadere lentamente il braccio lungo il corpo.
“Stai…stai scherzando?” Domandò in un sussurro.
“No.”
Fece un respiro profondo, poi fissò lo sguardo su di lui.
“Portami subito da Alistair.” Disse senza ammettere obiezioni.
Il biondo inarcò un sopracciglio.
“Mi avevano detto che eri intelligente.” Ghignò incrociando le braccia al petto.
“Non ti conviene farmi perdere la pazienza ora.” Sottolineò l’ultima parola, puntandogli contro la bacchetta per la terza volta.
“Ma ti sei bevuta il cervello?” Esclamò scioccato. “Ti pare che ti porto nella Sala Comune dei Serpeverde?”
“O lo fai o lo fai.”
Si guardarono ancora una volta negli occhi, poi il biondo li chiuse e fece un respiro profondo, arrendendosi.
“Seguimi.” Bofonchiò avviandosi.
Hermione annuì soddisfatta e ripose la bacchetta seguendolo, sentendo il cuore martellare contro le coste, l’ansia, il nervoso e la preoccupazione che salivano. Che cos’era successo? Perché Alistair non si muoveva dalla propria stanza da tre giorni? Si morse il labbro, cercando di tenere a bada le proprie emozioni.
Eric fece un respiro profondo, poi l’afferrò per il polso. Pronunciò sottovoce la parola d’ordine e, non appena si ritrovarono nella Sala Comune, l’attraversò di corsa, trascinandosela dietro, giungendo fino alle scale. Aprì rapidamente la porta del loro dormitorio e ci spinse all’interno la ragazza, chiudendola subito. Chiuse gli occhi e si appoggiò al legno.
“Se ti scoprono, sei nei guai, Eric.” Sussurrò tra sé e sé.
Dal canto suo, Hermione nemmeno s’era resa conto di ciò che era successo. Strizzò gli occhi, abituandosi pian piano alla penombra dominante nella stanza. Le finestre erano oscurate dalle tende e non era accesa nemmeno una luce. Finalmente, scorse una figura sdraiata su uno dei letti.
“Ali?” Lo chiamò dalla porta, senza ottenere risposta.
Sospirò e si avvicinò a lui andando a sedersi sulla sedia posta accanto al suo letto. Si morse il labbro lottando contro le lacrime. Il volto del ragazzo era illuminato da un timido fascio di luce: i suoi occhi erano spalancati, immobili, fissi su un punto imprecisato, aveva grosse occhiaie e il viso tirato, stanco e pallido. All’improvviso, Alistair Piton sembrava invecchiato di dieci anni.
“Ali?” Lo chiamò dolcemente in un sussurro scostandogli i capelli dagli occhi.
Il moro sbatté le palpebre lentamente senza ritrarsi a quel tocco. Lei era lì, la sua Hermione era da lui. Perché allora non riusciva a parlare? Perché non riusciva a muovere nemmeno un muscolo?
“Amore, che cosa sta succedendo?” Chiese ancora la riccia, senza ottenere risposta. Sospirò e sbatté rapidamente le palpebre, scacciando le lacrime. “Dato che tu non parli, inizio io, ok? Così dopo mi parli tu. E se non parlerai, continuerò a farlo io.
Fece un profondo respiro e iniziò a raccontargli nei minimi dettagli ciò che era successo in quei giorni: Harry che era sempre più irascibile, Ron che aveva aggiunto un ingrediente sbagliato alla pozione rovinando così il tutto, Neville che aveva colorato i capelli di Seamus di viola a causa di un incantesimo eseguito male, Ginny che era alle prese con i problemi di cuore.
Alistair chiuse gli occhi e, cullato dalla sua voce, venne travolto dai ricordi. Rivide Hermione scendere le scale al Ballo del Ceppo, sentire quella strana stretta allo stomaco che non sapeva definire. Riassaporò il loro primo bacio, i primi momenti passati insieme, le prime carezze, l’imbarazzo della riccia, il suo arrossire, il suo stringersi a lui, i suoi sorrisi che erano in grado di donargli il mondo, il primo e unico ti amo. Si strinse a lei e deglutì a fatica, tremando appena. Sembrava passata una vita da quando era riuscito a dirle che l’amava. Tutti quei momenti potevano non aver futuro, potevano restare solo un ricordo. Lei poteva diventare un ricordo. Con il ritorno del Signore Oscuro, tutti i mezzosangue come lei erano in pericolo. Lentamente nella sua testa si fece largo la consapevolezza che rischiava di morire. La sua Hermione rischiava di morire, così come molti altri fantastici ragazzi nati babbani. Mai come prima d’allora aveva compreso quanto fosse grave la situazione. Rischiava di perderla. Rischiava di perdere tutto ciò che amava e che per lui era fondamentale. Era un mezzosangue: molti come lui sarebbero morti o forse lo erano già.
“Hermione?” La chiamò, interrompendo il suo racconto.
“Sono qui, amore.” Disse immediatamente sorridendo dolcemente.
Fece un respiro profondo, poi prese la sua mano e la baciò cercando di lottare contro le lacrime, senza riuscirci.
“Ali, guardami.” Sussurrò lei sentendo la sua pelle bagnarsi con le di lui lacrime.
Il Serpeverde sollevò il viso e fissò gli occhi in quelli della ragazza, piangendo ormai senza controllo.
Hermione subito si sdraiò accanto a lui e, senza indugiare oltre, lo abbracciò forte baciandogli la fronte, stringendolo a sé, cullandolo per calmarlo. Alistair affondò il viso nel suo petto, aggrappandosi disperato a lei.
Non doveva succedere, non poteva assolutamente permetterlo. Non voleva perderla, lei ormai era l’unica ragione per cui sorrideva. Senza di lei, la sua vita sarebbe tornata a essere vuota.
Lei, Harry, sua madre: tutti mezzosangue. Volente o nolente, Harry era suo fratello. Lo sapeva? Sapeva che erano fratelli? No, sicuramente no. Sapeva dell’esistenza della Profezia? Che era destinato a morire o a uccidere? Ne dubitava. Strinse gli occhi e fu travolto da un’ondata d’odio per suo padre: se Lily Potter era morta, la colpa era solo sua.
Hermione si rese conto del suo stato d’animo, così iniziò ad accarezzare piano la sua schiena con amore e dolcezza, sussurrandogli parole di conforto. Chiuse gli occhi e baciò la sua fronte, iniziando a cantare una ninna nanna, la stessa che sua madre le cantava da piccina.
Dopo quella che parve un’eternità, i singhiozzi di Alistair cessarono e smise di tremare, il respiro più regolare mentre prese la mano di Hermione e iniziò ad accarezzarla.
“Come stai?” Gli domandò prendendo il suo volto tra le mani, baciandolo dolcemente.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, eludendo la risposta: d’altronde, nemmeno lui sapeva esattamente come stava. Arrabbiato, ferito, deluso, furioso, terrorizzato: era tutto un mix d’emozioni, come se qualcuno avesse fatto un sorteggio e messo insieme il tutto.
“Tu piuttosto…” Per la prima volta dopo tre giorni un sorriso apparve sul suo viso. “…come hai fatto a entrare?”
“Diciamo che ho convinto con le buone il tuo migliore amico. E lui mi ha portata qui. Non che avesse molta scelta, intendiamoci. Rispose tranquilla.
Alistair sbatté le palpebre incredulo, poi scoppiò a ridere divertito.
Hermione lo guardò qualche istante sorridendo, poi pose la mano sulla sua guancia e lo baciò.
“Mi sei mancato.” Sussurrò sulle sue labbra. “Ero preoccupata.”
Il ragazzo accennò un sorriso e le scostò una ciocca di capelli dal viso.
“Scusami.” Disse semplicemente, non sapendo che altro dire. “Non volevo farti preoccupare.”
Le diede un bacio sulla guancia, poi si morse il labbro mentre vide la stanza iniziare a girare. Strizzò gli occhi e lentamente si distese, coprendosi il viso con entrambe le mani.
“Ali? Che succede?” Chiese subito la riccia.
“Niente. Mi…mi gira solo un po’ la testa.” Bofonchiò.
Ravvivò i capelli con una mano, poi si sdraiò accanto a lui, su un fianco, il capo sorretto dalla mano, l’altra sul petto del ragazzo che subito posò la propria su quella di lei intrecciando le loro dita.
“E’ successo qualcosa?” Chiese lei.
Scosse il capo senza aggiungere altro mentre portò la mano della ragazza alla propria bocca, baciandone il dorso.
“No, non è successo niente.” Mentì. Quanto avrebbe desiderato parlarle, dirle ciò che stava succedendo, ma sapeva benissimo di non poterlo fare. “E’ solo influenza.”
Lo guardò qualche istante, infine annuì non del tutto convinta.
“Mi fido.”
“Devi.” Il ragazzo le sorrise, poi le mise la mano sulla guancia e la baciò, gli occhi chiusi.
L’attirò a sé e approfondì il bacio tenendola stretta, sentendo una mano di lei passare tra i suoi capelli, provocandogli i brividi. La riccia sorrise sulle sue labbra, poi portò le mani alla sua camicia e si sdraiò supina portandolo con sé.
Aprì lentamente gli occhi e li fissò in quelli di lei.
“Hermione…” Sussurrò, deglutendo, sentendo qualcosa risvegliarsi nei suoi boxer. Si morse il labbro sorreggendosi con un braccio per non pesare su di lei.
Sttt…”
Lo baciò dolcemente sfiorando appena le sue labbra, spostandosi poi lungo la sua mascella, fino al collo, le mani che volarono a slacciargli la camicia.
“Io…Hermione…sei…sei…” Balbettò cercando di mantenere la concentrazione, cosa alquanto difficile. Ogni suo neurone sembrava essersi concentrato su quei tocchi così leggeri, timidi e impacciati.
“Ti…ti amo, Alistair.” Gli baciò ancora una volta il collo slacciando l’ennesimo bottone. “E…e…” S’interruppe, incapace di concludere la frase. Era forse sbagliato voler fare l’amore in quel momento? Non era stato bene, lo sapeva e soprattutto lo vedeva, ma lo desiderava. Era ciò che più desiderava. Voleva essere totalmente sua. “Lo so che forse non è il momento adatto ma quando lo sarà mai? Là fuori c’è una guerra, V-Voldemort potrebbe distruggerci da un momento all’altro. E io non voglio sprecare nessuna occasione.” Ammise arrossendo.
Alistair ascoltò quelle parole in silenzio, poi prese il suo volto tra le mani e iniziò a baciarla con passione trattenendo quasi il respiro. Sorrise sulle sue labbra e quando sentì la ragazza privarlo della camicia, la aiutò lasciandola scivolare lungo le braccia, buttandola poi a terra. Con mani esperte iniziò a slacciare i suoi bottoni, veloce, per poi spogliarla rapidamente, lasciandola solo con il reggiseno e la gonna della divisa. Rimase incantato a guardarla: nonostante stessero insieme da mesi, ancora non si era abituato a quella visione.
Subito si piegò su di lei e scostò appena la spallina del suo reggiseno mentre jeans e boxer erano sempre più stretti. La ragazza sorrise, emozionata. Sentiva il cuore esplodere nel petto mentre piano gli sbottonava i jeans.
“Ehy Al, la sang…” Iniziò Eric facendo il suo ingresso nella stanza. Spalancò gli occhi nel veder mezza nuda la Grifondoro e l’amico con i pantaloni a metà coscia.
Alistair voltò subito il capo e vide l’amico.
“Merda!” Esclamò, afferrando subito la camicetta della ragazza coprendola immediatamente.
La riccia arrossì violentemente e subito si strinse al ragazzo, imbarazzata.
Sul volto del biondo apparve un ghigno malefico.
“Ora capisco, Sangue Sporco. Volevi solo scopare.” Il suo ghignò s’allargò. “Ma se volevi solo quello, te l’avrei dato io.”
“ERIC!” Ringhiò Alistair.
Si passò la lingua sulle labbra e guardò l’amico.
“Sei tornato, fratello.” Il suo volto si addolcì, poi guardò la riccia. “Non so che gli hai fatto ma…grazie. L’hai riportato indietro. Sei riuscita in una cosa in cui io ho fallito.” Non poté trattenere una smorfia. “Continuate pure. A dopo, Al.” Fece l’occhiolino all’amico e abbandonò la stanza.
I due rimasero immobili, scioccati.
“Ali?” Lo chiamò Hermione fissando ancora la porta dietro cui Eric era sparito.
“Si?”
“Mi ha davvero ringraziata?”
Si.” Confermò. “Eric Heartmann ti ha ringraziata.” Sorrise e la guardò. “E’ una data da segnare sul calendario.”
Sorrise e annuì, per poi sospirare e stringersi a lui.
Il moro le baciò dolcemente la fronte a occhi chiusi e si sdraiò accanto a lei facendole poggiare il capo al proprio petto stringendola forte a sé.
“Meglio rimandare”
Hermione annuì, poi si morse il labbro iniziando a giocherellare con quel poco di soffice peluria che ricopriva il petto del ragazzo.
“Ti andrebbe di conoscere i miei genitori?” Domandò senza guardarlo quasi impaurita dalla sua reazione.
Si.” Rispose senza esitazioni passando la mano tra i suoi capelli. “Assolutamente.”
La ragazza sorrise e chiuse gli occhi, sentendo all’improvviso la stanchezza assalirla: non se ne era resa conto, ma stargli lontano l’aveva stancata, la preoccupazione l’aveva distrutta.
“Sai…io…io pensavo a un giorno…durante…le vacanze di Pasqua.” Borbottò, mezza addormentata.
“E’ perfetto.” Sussurrò per non disturbarla.
La riccia annuì e scivolò nel sonno sospirando, sul viso un sorriso felice, finalmente rilassata.
Le scostò una ciocca di capelli e rimase a guardarla dormire. Era semplicemente stupenda, non riusciva a trovare altre parole per descriverla. Ed era maledettamente in pericolo a causa delle sue origini. Erano entrambi in pericolo, così come lo era Harry. Deglutì a fatica e la strinse ancor di più a sé mentre una lacrima solitaria solcò la sua guancia.
Rimase ore a guardarla senza rendersi conto del tempo che passava lento e inesorabile, come a ricordargli di non abituarsi troppo ad averla tra le braccia. Sembrava che persino il tempo lo prendesse in giro.
Hermione mugugnò qualcosa e aprì gli occhi sbattendo piano le palpebre. Lo vide davanti a sé e sorrise felice.
“Buon…buon giorno.” Disse sbadigliando.
“A te, amore.” Sorrise sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
La ragazza circondò il collo del proprio fidanzato con le braccia e si strinse forte a lui.
“Che ore sono?” Domandò distrattamente.
Il moro arricciò il naso, poi lanciò un’occhiata all’orologio che portava al polso. Spalancò gli occhi, basito.
“Le cinque!” Esclamò.
“Che cosa?!” Scattò a sedere e subito indossò la camicetta. “Sono in ritardo! Ho saltato tutte le lezioni.” Infilò le scarpe ai piedi e si alzò, voltandosi poi verso di lui mordendosi il labbro inferiore. “Verrai a cena in Sala Grande?”
Accennò un triste sorriso, poi scosse il capo.
“No.” Si passò la mano tra i capelli, poi posò lo sguardo su di lei. “Devo…devo fare una cosa con mio padre.”
“Oh.” Si morse il labbro. “Ok.”
Ma ti prometto che domani mi avrai di nuovo.” Disse convinto alzandosi.
“Se prometti allora va bene.” Sorrise e lo guardò negli occhi.
“Ti amo, Hermione.” Prese il suo volto tra le mani e la baciò.
Anche io.” Sussurrò lei, posando le proprie mani su quelle di lui.
“Ci vediamo domani.”
La ragazza annuì, poi si voltò e uscì rapida dalla stanza. Non appena se ne fu andata, Alistair chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul letto. Fece dei respiri profondi e si prese il capo tra le mani lottando contro la tentazione di urlare e piangere per la rabbia.
La porta si aprì ed Eric fece il suo ingresso.
“Tutto ok?” Domandò guardandolo mentre si accendeva una sigaretta.
Il ragazzo rimase in silenzio, gli occhi chiusi.
“Al?” Lo chiamò ancora aspirando fumo, sempre più nervoso.
Dopo quella che parve un’eternità finalmente Alistair si decise a parlare.
“Perché vuoi unirti al Signore Oscurò?”
Il biondo sbatté le palpebre: si aspettava tutto, ma non quella domanda.
“Allora?” Lo incitò l’amico guardandolo negli occhi.
“Beh…” Si grattò la guancia, la sigaretta tra le dita. “E’ semplice. I nati Babbani…” Sottolineò schifato l’ultima parola. “…sono impuri, ibridi nati dall’unione di una razza pura, noi Purosangue, ed esseri schifosi e inferiori come i babbani, privi di magia. Sono feccia. E lui, l’Oscuro Signore, è l’unico che può liberarci di loro. Solo grazie a lui noi Purosangue riavremo il rispetto che meritiamo.
Alistair annuì molto lentamente, la fronte corrugata.
“Grazie Eric.” Disse semplicemente.
“E di che?”
Si strinse nelle spalle mentre si alzò. Si portò la mano alla fronte e chiuse gli occhi, le gambe che cedettero. Eric lo prese al volo impedendogli di cadere.
“Amico, tu non stai per nulla bene.” Bofonchiò il biondo mentre lo sorreggeva.
“E’…è solo un giramento di testa.” Si giustificò.
E io sono vergine, sposerò una Babbana e avrò tre figli, tutti magonò.” Fece una smorfia, poi scosse il capo. “Che vuoi fare?”
“Direi che ho bisogno d’una doccia.” Arricciò il naso.
Si, in effetti puzzi.” Ghignò.
Alistair roteò gli occhi al cielo e si avviò verso il bagno, aiutato dall’amico.
“Grazie.” Disse il moro appoggiandosi al lavandino.
Sospirò, poi il biondo iniziò a slacciargli la camicia.
“Eric, che diavolo fai?” Domandò inarcando un sopracciglio.
“Non ti reggi in piedi. Ti do una mano a spogliarti.” Rispose semplicemente togliendogli l’indumento.
Rimase in silenzio sapendo che aveva benissimo ragione. Rimase ben appoggiato al lavandino e chiuse gli occhi, lasciando che l’amico lo spogliasse di ogni capo d’abbigliamento, restando nudo.
“Cazzo Al, sei dimagrito. ”Eric si passò la mano tra i capelli, poi aprì il rubinetto dell’acqua calda.
“Sto bene.” Disse semplicemente facendo un passo in avanti rischiando ancora di cadere se non fosse stato per i riflessi pronti dell’amico.
“Non stai bene.” Borbottò, aiutandolo a entrare in doccia.
Rimase zitto e chiuse gli occhi, lasciando che il getto d’acqua bollente lo colpisse. Passò le mani sul viso tirandosi indietro i capelli.
Il biondo lo osservò qualche istante, poi lo lasciò solo e tornò nella stanza.
Alistair rimase a lungo sotto la doccia. L’acqua accarezzava il suo viso, le gocce che si univano alle sue lacrime non sembravano voler cessare. Ma come poteva smettere di piangere quando stava per perdere tutto ciò che più amava?
Afferrò l’asciugamano e chiuse il rubinetto, per poi asciugarsi. Indossò dei vestiti puliti e tornò in camera dove trovò Eric seduto a braccia incrociate sulla sedia.
“Perché mi guardi così?” Domandò inarcando un sopracciglio.
“Ora tu ti siedi e t‘ingozzi di panini. Chiaro?”
Si guardarono a lungo negli occhi e Alistair non poté fare a meno di sorridere. Annuì, poi si sedette e iniziò a mangiare silenzioso.
Una volta che ebbe finito, si pulì le mani e si alzò dirigendosi verso la porta.
“Dove vai?” Chiese Eric.
Alistair accennò un mezzo sorriso, si portò due dita alla fronte e abbandonò la stanza lasciando rapido la Sala Comune, per poi incamminarsi verso l’ufficio del padre. Quel breve tragitto gli sembrò interminabile. Sentiva i propri passi risuonare nel silenzio dei sotterranei, il suo cuore batteva sempre più rapido mentre si avvicinava e il terrore sembrava che potesse avere la meglio da un momento all’altro.
Arrivò davanti all’ufficio del pozionista e, prima che potesse cambiare idea, bussò, per poi entrare senza aspettare risposta. Si chiuse la porta alle spalle e fissò lo sguardo sul padre seduto alla sua scrivania. L’uomo sollevò il capo e vide il figlio. Posò la piuma e lo guardò negli occhi, sentendo la familiare stretta allo stomaco. Ogni volta che lo faceva gli sembrava di avere davanti la sua Lily. Fece un respiro profondo e rimase in attesa.
Alistair chiuse gli occhi e strinse le mani a pugno cercando di non tremare. Aveva paura, aveva maledettamente paura. Avrebbe voluto scappare, ma non poteva. Davanti a sé vide il viso sorridente di Hermione. Fece un respiro profondo e il suo pensiero volò a Harry, alla loro madre, a tutti coloro che erano morti semplicemente per essere nati da genitori Babbani, a coloro che erano morti per difendere lui e tutto il mondo magico. Non poteva tirarsi indietro, se l’avesse fatto suo padre sarebbe stato scoperto e molti ci avrebbero rimesso. Non poteva permetterlo. Doveva farlo per Hermione, ma soprattutto per sua mamma che si era sacrificata per salvare suo fratello: ora era il suo turno di sacrificarsi. Ora era giunto il suo turno di combattere.
Aprì gli occhi, animati da una nuova vita, da rabbia, coraggio e paura al tempo stesso, incontrando quelli del padre.
“Lo farò.”

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Capitolo 35
*** Nice To Meet You, Alistair ***


E finalmente, dopo due mesi e undici giorni…ecco a voi il capitolo 34, il più importante di tutta la fan fiction! O meglio, uno dei più importanti v.v

Come al solito, vi devo delle scuse per il mio ritardo. Ma ora mi impegnerò a postare un capitolo ogni due settimane. E ho pensato di spostare il giorno di pubblicazione dal venerdì al lunedì.

E indovinate un po’? Il capitolo ovviamente non mi convince, ma vabbè xD Io sono un caso a parte, nemmeno la trama mi convince più xD Ma non abbandonerò mai Father, è il mio bambino v.v

Beh…bando alle ciance! Buona lettura :D

Elyl

Chapter XXXIV:

Nice to meet you, Alistair

 

“Un sacrificio protratto nel tempo può rendere il cuore una pietra.”
-William Butler Yeats-

 

L’ufficio di Severus Piton era immerso nel silenzio. Non che solitamente fosse rumoroso, ma quel giorno era carico di tensione, paura e orgoglio. Padre e figlio erano in piedi l’uno di fronte all’altro, separati solo dalla scrivania a cui l’uomo era solito sedere mentre correggeva i compiti degli alunni.
“Farò ciò che mi è stato chiesto.” Ribadì Alistair chiudendo le mani a pugno, tremando, la voce che si ruppe verso la fine della frase, incapace di celare il terrore che provava.
Il pozionista chiuse gli occhi e portò indietro il braccio sfiorando il bracciolo della poltrona su cui si sedette. Fece un profondo respiro e si prese il viso con una mano.
“Perché?” Riuscì infine a sussurrare con grande sforzo, la voce roca.
Il ragazzo fece una smorfia e incrociò le braccia al petto sentendo la rabbia montare.
“Perché è quello che vuoi tu.” Ringhiò.
Sollevò il capo e fissò gli occhi in quelli verdi del figlio che arretrò di un passo, stupito dal fuoco che ardeva in quei due tunnel neri: odio, terrore, furia.
“Credi davvero che sia quello che io…” Sottolineò l’ultima parola. “…voglio? Credi seriamente che sia felice di tutto questo? Di averti messo in pericolo?” Scattò in piedi, furente.
Il giovane si morse il labbro e abbassò lo sguardo fissando la punta delle proprie scarpe.
“Darei qualsiasi cosa, qualsiasi, per permetterti di scappare e lasciarti vivere la tua vita. Darei ogni cosa che mi appartiene e non per poterti lasciare libero. Sono pronto a morire per te, Alistair.” Disse, il tono di voce sempre più alto fin quasi a urlare, gesticolando per dare enfasi alle proprie parole.
“Per Hermione.” Bisbigliò. “Lo faccio per lei.”
Severus sentì una stretta al cuore: l’amore che suo figlio provava per la Granger era lo stesso che lui provava per Lily. Lo vedeva nei suoi occhi, dal suo comportamento.
Il ragazzo sollevò il viso e guardò il padre.
“Lo faccio perché Harry deve uccidere il Signore Oscuro, l’assassino di mia mamma.” Urlò livido di rabbia, le unghie conficcate nei palmi delle mani. “Per impedire che altri babbani e nati babbani muoiano ingiustamente, per vendicarmi.” Fece una pausa respirando profondamente per cercare di calmarsi, invano. “Lo faccio perché con il mio sacrificio riuscirò a impedire che venga fatto del male a Hermione, la ragazza che amo.” Scosse appena il capo. “Per la ragazza a cui devo rinunciare.” Con uno scatto della mano si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scivolare lungo le sue guance senza che nemmeno se ne rendesse conto. “E’…è necessario.” Riprese dopo qualche minuto di silenzio. “In ogni guerra qualcuno deve sacrificarsi per il bene superiore, anche a costo di uccidere la propria anima, di perdere qualunque cosa. E in questo caso, devo farlo io.”
Severus guardò il figlio e sentì il suo dolore come proprio. L’unico motivo per cui non piangeva era che non sapeva più come si facesse. Era orgoglioso di suo figlio, dell’uomo che era diventato e stava diventando. La somiglianza con Lily era incredibile, tant’è che gli venne spontaneo chiedersi come avesse fatto il Cappello Parlante a smistarlo a Serpeverde.
“Mi dispiace.” Disse dopo un lungo silenzio.
“Risparmia il fiato, non mi interessano le tue parole.” Fece una smorfia, amareggiato. “Non voglio le tue scuse. Sono furioso e ti odio perché se devo rinunciare a lei è solo per la tua stupidità. Al momento mi risulta impossibile accettare le tue scuse.”
L’uomo fece per dire qualcosa, ma in quel momento sentì il suo marchio bruciare, la pelle che andava a fuoco. Fece una smorfia e si portò la mano all’avambraccio sinistro.
“Ti fa male?” Domandò Alistair senza riuscire a celare la preoccupazione nella sua voce.
Lentamente Severus annuì, sapendo ciò che li attendeva. Superò la scrivania e aprì la porta dell’ufficio.
“Seguimi.” Ordinò.
Senza dire nulla, il Caposcuola eseguì. Percorsero in silenzio il castello, ignorando chi incontravano. Giunsero all’ufficio del preside e subito l’uomo pronunciò la parola d’ordine. Salirono sulle scale mobili e Alistair deglutì a fatica. Il suo cuore batteva rapido, picchiando contro le coste, le sue mani erano sudate ed era semplicemente terrorizzato.
Severus non bussò nemmeno, entrò direttamente e chiuse la porta facendola sbattere non appena il figlio fu entrato. Subito iniziò a parlare, ma l’attenzione di Silente era concentrata su Alistair. Sul suo volto apparve un sorriso triste: Severus aveva detto la verità al figlio. Intrecciò le proprie dita fissandole, annuendo di tanto in tanto.
“Ha accettato il suo compito.” Concluse ringhiando. “Mio figlio ha accettato di mettere in pericolo la sua vita per il tuo volere.” Severus lanciò uno sguardo d’odio all’anziano. “E…il Signore Oscuro mi ha appena chiamato. Desidera vedermi.”
“Alistair?” Lo chiamò Silente.
“Si?” Sussurrò il ragazzo, facendo un passo in avanti.
“Credi d’essere pronto per incontrare Lord Voldemort?” Domandò senza distogliere lo sguardo dalle proprie mani.
Si, signore.” Rispose con solennità. “Sono pronto.”
Severus scosse il capo, la sua ultima speranza che andava in fumo. Si avvicinò alla finestra e lasciò vagare lo sguardo. Quanto aveva sperato che Alistair dicesse che non lo era, che voleva scappare. “Lily, proteggilo, ti prego.” Si ritrovò a pensare.
Si voltò verso l’anziano e lo trovò ancora nella stessa posizione.
“Allora?” Sbottò avvicinandosi all’antica scrivania.
“Sto pensando, Severus.” Lo ammonì duramente.
Calò nuovamente il silenzio, poi finalmente gli occhi penetranti di Silente si fissarono in quelli verdi di Alistair.
“Credi d’essere un buon Occlumante?” Chiese serio.
Si, signore.” Mostrò il petto come un soldato all’appello.
“Sei capace di nascondere l’essenziale passando solo informazioni ben precise?”
Il ragazzo sbatté gli occhi e in quella frazione di secondo vide davanti a sé Harry, Hermione, la loro storia, ciò che aveva scoperto pochi giorni prima, suo padre che fingeva d’essere fedele al Signore Oscuro quando in realtà era la miglior spia dell’Ordine della Fenice. Deglutì e si voltò verso l’uomo, vedendone tutta la sofferenza e la paura, ma nemmeno questo lo aiutò a placare la sua ira. Tornò a guardare il preside, fissando lo sguardo nel suo. Con che diritto aveva ordinato a suo padre di celargli la sua vera identità? Scosse impercettibilmente il capo. Se Silente l’aveva fatto, aveva i suoi buoni motivi. Chi era lui per indagare? Non era forse Silente l’unico mago di cui il Signore Oscuro avesse paura?
Si, signore. Sono in grado di fare tutto ciò che mi chiede.
“Sei pronto a fingere?” Domandò serio, con fare solenne. “A vivere una vita di menzogne, a essere qualcuno che non sei? A mentire?” Sottolineò l’ultima parola.
Si, signore.” Rispose rapido come se fosse un testimone chiave in un processo.
“Sei disposto a rinunciare completamente alla tua vita?” Chiese l’anziano dopo qualche minuto di silenzio. “A rinunciare all’amore?”
Il ragazzo sbatté le palpebre molto lentamente e il tempo gli sembrò rallentare. Era davvero così sicuro di farcela? No, per niente. Ma doveva farlo.
Si, signore.” Rispose con una sicurezza che non gli apparteneva.
In quel momento, nonostante si sentisse morire per quelle parole, Severus Piton provò un’ondata d’orgoglio per Alistair. Cos’aveva fatto per meritarsi un figlio come lui? Era coraggioso, era forte: era tutto ciò che lui avrebbe voluto essere e che mai sarebbe stato. A soli diciassette anni era pronto a rinunciare a tutto per salvare la ragazza che amava. E lui cos’aveva fatto, invece? Aveva condannato la ragazza che amava, l’aveva fatta morire. Scosse il capo, sentendo quella familiare stretta al cuore: se Lily, la sua dolce Lily, era morta, la colpa non era che sua.
Il preside si alzò di scatto, andò dal giovane e fece un cenno al pozionista, che rapido si avvicinò.
“Figliolo…” Iniziò Silente posando una mano sulla spalla del giovane e una su quella dell’uomo. “…dovrai essere forte.” Fissò i suoi occhi cristallini in quelli verdi del ragazzo. “Da te, dalle tue azioni, dipendono molte vite. Il tuo compito è di fondamentale importanza. Strinse appena la presa sulla sua spalla. “Dovrai comportarti come uno dei più fedeli sostenitori di Voldemort: niente più sostegno ai babbani, non dovrai difenderli, dovrai insultarli. Niente più contatti con Harry e i suoi amici. Soprattutto con la signorina Granger.”
Alistair sentì il suo cuore fermarsi, creparsi e andare in frantumi. Lentamente annuì, scacciando le lacrime e la voglia di urlare.
“Perfetto.” L’anziano guardò Severus. “E tu sei pronto?”
Pronto? Che domanda stupida! Ovvio che non lo era. Come avrebbe potuto esserlo? Stava condannando suo figlio.
Si.” Rispose dopo qualche momento di silenzio.
Sotto lo sguardo attento di Alistair, Silente si allontanò rapido dai due e andò a sedersi alla sua antica scrivania. La stessa che solo pochi mesi prima era stata oggetto d’interesse e che ora gli sembrava così insignificante. Ma a ben vedere, molte cose che prima gli erano sembrate fondamentali ora erano prive di qualsiasi significato.
“Il tuo marchio bruciava?” Domandò Silente al pozionista sistemando delle carte.
Si.” Rispose semplicemente.
Sollevò il capo e guardò l’uomo.
“Portalo con te.” Ordinò perentorio. “Ora.” Si alzò e aprì l’anta di un armadietto, estraendone il suo Pensatoio. “Il più in fretta possibile. A Voldemort non piace aspettare.”
Alistair rimase impietrito nell’udire quelle parole che ora continuavano a rimbombare nella sua testa. Sentiva le braccia pesanti, le gambe sembravano essere diventate di pietra e l’aria era sfuggita dai suoi polmoni. All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, capì il vero significato di quelle parole. Avrebbe incontrato il Signore Oscuro, il più potente mago oscuro di tutti i tempi, l’assassino di sua madre. Il suo cuore prese a battere rapido, i tremori lo assalirono e sbiancò. Sembrava un incubo. Doveva per forza essere così, la realtà non poteva essere così brutta.
Severus annuì rapidamente, poi afferrò il figlio e abbandonò di corsa l’ufficio del preside, trascinandolo letteralmente fuori dal castello. Per tutto il percorso strinse con forza il polso del ragazzo arrivando a lasciargli il segno delle proprie dita sulla pelle mentre combatteva contro se stesso. Tutto ciò che voleva fare era smaterializzarsi a Spinner’s End, fare le valigie e scappare il più lontano possibile con Alistair. La sua copertura sarebbe saltata? Se fosse servito a salvare il suo bambino lo avrebbe fatto più che volentieri. Cos’era il mondo in confronto ad Alistair? Niente.
Strizzò gli occhi, aumentò ancora la stretta e non appena varcarono i cancelli si smaterializzarono, ritrovandosi in un una strada deserta per nulla illuminata e totalmente deserta. Subito liberò il figlio e gli diede le spalle. Chiuse gli occhi e fece dei profondi respiri.
Alistair allungò un braccio e posò il palmo bene aperto alla ruvida parete di mattoni, stentando a tenersi in piedi. Sempre più pallido, si portò una mano allo stomaco, poi strizzò gli occhi e cadde in ginocchio. Portò in avanti le mani e vomitò mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Il pozionista deglutì a fatica, poi si spolverò e riacquistò il suo solito contegno.
“Andiamo.” Disse glaciale facendo un cenno al figlio, incamminandosi verso la via principale.
Ancora inginocchiato a terra, il giovane sollevò di scatto il viso e gli lanciò un’occhiata piena d’odio. Lentamente si rimise in piedi e si pulì la bocca con un fazzoletto che aveva in tasca, poi scosse il capo e raggiunse il padre. No, così non andava. Doveva liberare la mente, altrimenti non sarebbe stato in grado di resistere a possibili attacchi, cosa che era sicuro sarebbe successa. Stava per incontrare il Signore Oscuro, mica un mago qualsiasi. Se avesse potuto avrebbe esplorato ogni suo singolo ricordo, pensiero o desiderio. No, non se avesse potuto: lo avrebbe sicuramente fatto. Scosse il capo e si passò la mano tra i capelli
“Dove stiamo andando?” Chiese affiancandosi a lui, senza ottenere alcuna risposta. “Allora?” Incalzò.
L’uomo continuò a non rispondere e aumentò il passo mentre serrava la mascella e chiudeva la mano a pugno.
“Dove stiamo andando?” Ripeté. “Ho tutti i diritti di saperlo!” Protestò.
All’improvviso l’uomo si fermò e si voltò verso il ragazzo.
“Alistair!” Esclamò con gli occhi spalancati, pieni di terrore.
Deglutì e capì quanta paura avesse suo padre, quanto fosse disperato e angosciato. Tremava, era pallido, la sua fronte imperlata di sudore, la mascella contratta e le mani chiuse a pugno.
“Se continui a parlare, non riesco a liberare la mente.” Iniziò Severus cercando di mantenere il controllo. “Non riuscirò a dimenticare che ti sto mettendo in pericolo. Preferirei morire piuttosto che doverti fare affrontare tutto ciò.
Alistair aprì e chiuse la bocca senza riuscire a proferir parola, poi abbassò il capo e lentamente annuì arrossendo appena. Non aveva pensato a come si sentisse l’uomo, era troppo impegnato a odiarlo. E ora, per la prima volta in tutta la sua vita, sapeva come si sentiva.
Severus riprese a camminare rapido, seguito a ruota dal figlio.
“Libera la mente.” Ordinò dopo parecchi minuti.
Dov’era finito l’uomo che quasi gli aveva urlato contro? Era sparito, sostituito dal solito Severus Piton: freddo, cinico, pungente.
Il ragazzo si fermò un attimo e chiuse gli occhi. Si concesse il lusso di pensare ancora un minuto alla sua bella Hermione, poi fece un respiro profondo e liberò totalmente la mente: niente odio, niente paura, niente amore. Niente di niente, vuoto totale. Si passò la mano tra i capelli e tornò a camminare accanto al padre, assumendo la stessa fredda espressione.
Svoltarono un angolo e davanti a loro apparì una grande villa. Pochi passi e raggiunsero l’entrata. L’uomo estrasse la bacchetta, eseguì un movimento e il cancello in ferro battuto si spalancò. Si incamminarono per il vialetto, raggiungendo così l’ingresso. Ripose la bacchetta all’interno della sua veste e bussò.
Nonostante all’apparenza fosse impassibile, Alistair sentiva il cuore battere rapido e la paura attanagliargli lo stomaco. No, doveva liberarsene. Doveva eliminare ogni pensiero, doveva manipolare i propri ricordi. Un battito di ciglia e, nello stesso momento in cui il portone si aprì, fu libero da ogni sentimento.
“Si?” Domandò una voce che sembrava più uno squittio.
“Codaliscia.” Disse con voce strascicata Severus. “Alla fine hai trovato la tua mansione: l’usciere.”
Fulminò con lo sguardo l’omuncolo, aprì la porta ed entrò in casa, seguito a ruota dal figlio.
“Wow.” Sussurrò Alistair guardando l’ingresso di quella grande casa, affascinato. Fece qualche passo ammirando i quadri, la bocca spalancata in una grande “o”.
“Piton.” Disse una voce glaciale con una nota di pazzia.
Severus chiuse gli occhi, poi li riaprì immediatamente e si voltò verso le scale che Bellatrix Lestrange stava lentamente scendendo, lo sguardo folle puntato sul giovane Piton, un sorriso perverso sulle labbra.
“Bellatrix.” L’accolse freddamente l’uomo, pronunciando il suo nome quasi ringhiando.
“Viso d’angelo è tuo figlio?” Domandò la donna guardando attentamente l’oggetto del suo interesse.
Si.” Rispose semplicemente Severus.
“Come ti chiami, ragazzo?”
“Alistair.” Rispose prontamente guardandola negli occhi.
La Mangiamorte rimase a osservarlo qualche istante, poi ghignò.
“Vi somigliate.” Fece un cenno ai due, li superò e si avviò verso il salone. “Aspetta qua, Viso d’Angelo.” Ordinò, per poi sparire oltre il portone.
Il pozionista annuì lentamente in direzione del figlio, poi la seguì all’interno della stanza.
“Severus.” Lo accolse freddamente Lord Voldemort seduto a capotavola, il suo fidato serpente, Nagini, acciambellato al suo fianco.
“Mio Signore.” Salutò con rispetto inchinandosi, aspettando un cenno per rialzarsi. Una volta che fu arrivato si rialzò e portò le mani dietro la schiena, intrecciando le dita.
“Per quale motivo ci hai impiegato così tanto tempo?” Domandò osservando la propria bacchetta, come se stesse pensando a quale incantesimo utilizzare per punire il suo ritardo.
“Perdono, mio Signore.” Fece una piccola pausa. “Ero a colloquio con Silente.”
“Qualche novità?” Domandò il Mago Oscuro.
Severus annuì impercettibilmente stringendosi le mani l’una con l’altra, unico segno di nervosismo.
L’Oscuro Signore notò il movimento del suo capo e subito si fece più attento. Strinse la bacchetta nella mano e portò tutta la sua attenzione all’uomo, ignorando la donna che gli porgeva da bere un bicchiere pieno di Whiskey Incendiario.
“Che novità porti, Severus?” Strizzò appena gli occhi come se volesse mettere meglio a fuoco il pozionista.
Fece un leggere inchino e, senza mai dare le spalle al Signore Oscuro, andò ad aprire la porta e fece un cenno al figlio. Alistair deglutì, strinse le mani a pugno ed entrò nella stanza con la mente sgombra, i ricordi più preziosi eliminati e messi al sicuro. Subito l’uomo gli mise una mano sulla spalla e lo condusse dal suo Signore, sul cui viso apparve un ghigno.
Rapido il ragazzo s’inchinò aspettando che il padre parlasse.
“Mio Signore, le presento Alistair. Mio figlio.”
L’Oscuro Signore osservò il giovane a lungo e con attenzione, studiandone l’atteggiamento e l’aspetto. Lentamente le sue labbra si incurvarono e sul suo volto apparve un ghigno.
“Alistair…” Iniziò appoggiandosi allo schienale della poltrona stringendo la bacchetta tra le dita. “Alzati pure.”
Il ragazzo si tirò in piedi e mostrò fieramente il petto, fissando lo sguardo in quello dell’Oscuro mago.
“Mi guardi negli occhi. Bene, bene: coraggioso.” Disse con la sua rapida parlantina.
Senza aspettare altro, il Signore Oscuro puntò la bacchetta contro Alistair e subito iniziò a esaminare i suoi pensieri. Uno dopo l’altro, i ricordi si succedettero: Eric e il loro legame; l’amicizia con altri giovani Purosangue come Kain Montague, Claudius Warrington, Adrian Pucey e Draco Malfoy; la scoperta dell’essere figlio di Lily Evans e conseguentemente fratello di Harry Potter; come frequentasse diverse ragazze senza porsi domande, senza preoccuparsi di ferirle; l’incontro e la storia con Hermione Granger; l’odio per Silente.
Così come era iniziato, il fiume di ricordi s’interruppe bruscamente.
“Eccellente. Si, perfetto.” Sussurrò pensieroso Voldemort. “Ho visto che sei a conoscenza delle tue disdicevoli origini.”
Si, Signore.” Annuì Alistair, impassibile.
“E dimmi, che cosa ne pensi?”
“Cosa ne penso, Signore?” Fece una pausa durante la quale lo guardò negli occhi. “Mi vergogno d’essere figlio di Lily Evans, ma ancor di più a essere imparentato con Potter.” Riprese schifato. “Quello non è mio fratello.”
“Ottimo.” Il ghigno sul volto dell’uomo si allargò. “E di quella Sangue Sporco che mi dici?”
“La Granger?” Fece una smorfia disgustato. “E’ solo un divertimento, un passatempo come un altro. La sto prendendo in giro: le uniche ragazze che mi interessano sono quelle Purosangue.”
Lord Voldemort annuì, celando la soddisfazione e il fatto che fosse impressionato dal giovane Piton.
“E’ vero ciò che dice tuo padre? Vuoi diventare medimago?”
Si, Signore.” Rispose annuendo, smarrito per quell’improvviso cambio di discorso.
“Al mio servizio c’è un eccellente medimago francese che potrebbe insegnarti molte cose.” Iniziò guardandolo. “In cambio, però, pretendo che diventi un mio fedele servitore e al termine del tuo praticantato tu lavori per me.”
Il ragazzo lottò con ogni forza per trattenere una smorfia, riuscendoci. Come se avesse scelta. Sentiva l’odio scorrergli nelle vene, la rabbia salire, ma, così come era arrivata, la scacciò.
“Accetto la sua offerta.” S’inchino, poi ricambiò il suo sguardo. “Ne sarei onorato.”

 

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Capitolo 36
*** I Really Need A Friend, Now ***


Ebbene si: Father Be With Me Tonight, nuovo capitolo. No, non ho abbandonato questa long fiction, non potrei MAI farlo. Ci tengo davvero molto e voglio portarla a termine, anche se dovessi impiegarci altri tre anni.
L’ultimo aggiornamento risale al 24 ottobre 2011. Speravo di pubblicare dopo due settimane, ma sapete come si dice? Il destino è infame. Novembre è stato un pessimo, pessimo, pessimo mese. Ne sono successe una dietro l’altra (e chi mi ha tra gli amici su facebook lo sa bene). Dicembre è stato uguale, più o meno, anche se un pelo migliore. E gennaio? Beh, vi dico solo che mamma è stata operata e io ho dovuto fare da badanteinfermieraautistatuttofare a lei (e questo s’è aggiunto al mio dover fare da badante anche a nonna).
Detto questo, piccolo riassunto delle puntate precedenti:
Alistair è stato al cospetto di Voldemort, ha scoperto tutta la verità ed ora deve diventare Mangiamorte. Ma come dirlo a Hermione? Come affrontare tutto questo?
Ecco, questo era un breve riassunto.
Capitolo difficile da scrivere essendo un capitolo di passaggio, ma alcune battute devo dire che mi piacciono davvero.
Il prossimo capitolo arriverà sempre di lunedì, tra tre settimane o un mese (esami all’università permettendo).
Beh, buona lettura.

 

Questo capitolo va a te, Ale, a te che te ne sei andato troppo presto.
A te che hai avuto il mio cuore per tanto tempo.
A te che ci hai lasciati a soli 21 anni.

Questo capitolo va a te, Lisca, mia palla di pelo.
Anche tu sei stato portato via troppo presto.

Questo capitolo va a te, Clara.
A te che mi hai vista nascere e m’hai fatto da seconda nonna.

Mancate tutti.

 

Chapter XXXV:

I Really Need A Friend, Now


Gli amici sono coloro coi quali parli schietto e osceno,
ti vesti come tutti i giorni,
e che non ti impongono dei seccatori supplementari

-Arrigo Cajumi

 

La stanza era immersa nel più totale silenzio. Alistair Piton era seduto sul suo letto, il capo tra le mani, gli occhi chiusi, perso nel ricordo di quella notte appena trascorsa. Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo. Aveva appena firmato la sua condanna, aveva accettato di diventare un Mangiamorte e mettersi al servizio del Signore Oscuro, l’uomo che più odiava. Era destinato ad avere quel maledetto marchio impresso nella pelle, avrebbe frequentato Bellatrix Lestrange e maghi oscuri. No, questo non era il futuro che desiderava per se stesso. Scosse il capo e si passò la mano tra i capelli, frustrato: non poteva fare niente.
In quel momento la porta si aprì ed Eric fece il suo ingresso. Si fermò in mezzo alla stanza e guardò l’amico, stupito.
Ma dove diavolo sei stato?” Domandò. “No, guarda, non dirmelo nemmeno.” Proseguì prima che potesse dire qualcosa. “Non voglio sapere che hai fatto con la Sangue Sporco.”
“Ero con mio padre.” Rispose il moro con voce piatta.
Il biondo sbatté le palpebre incredulo.
“Stai bene? Non mi hai detto di non chiamarla Sangue Sporco. Inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
Si.” Sussurrò chiudendo gli occhi. Fece un respiro profondo, poi li riaprì e lo guardò. “Sono stato dal Signore Oscuro.”
Eric lo osservò qualche istante, poi scoppiò a ridere.
“Bella battuta, amico!” Esclamò scuotendo il capo. “Pensi davvero che ti creda?” Fece una smorfia. “Non scherzare, dai.”
“Non sto scherzando.”
Si guardarono negli occhi e capì che ciò che Alistair aveva detto era la verità. Deglutì e si avvicinò a lui, andando a sedersi al suo fianco.
“Com’è lui?” Sussurrò con fare adorante, rispettoso, quasi come se parlasse di una divinità. “Cos’hai provato nel vederlo?”
Alistair fece per dire qualcosa, ma subito si bloccò. Doveva fingere d’essere stato onorato, d’essere felice di quell’incontro, ma quanto era difficile mentire.
“E’…è stato fantastico.” Iniziò a bassa voce, senza guardare l’amico. “Lui…è…è…fa venire i brividi. Senti tutto il suo potere, la sua forza. E…vuole che sia un Mangiamorte.”
“Tu?!” Spalancò gli occhi, incredulo.
Si, esatto. Proprio io.” Accennò un sorriso. “E…beh, a Pasqua lo divento.”
“Così presto?”
Alistair annuì.
Si. Così presto.” Si morse il labbro. “Non appena finisce la scuola parto per la Francia. Il Signore Oscuro vuole che studi medimagia con un medimago francese a lui fedele. Non ci sarà tempo per la cerimonia.”
“Per Salazar…” Sussurrò invidioso. “Dici che posso unirmi anch’io?”
Il ragazzo scosse il capo.
“No, non penso.”
“Ma non è giusto! Perché tu si e io no?” Esclamò come un bimbo piccolo a cui viene impedito di stare alzato fino a tardi. “Tu non hai mai dimostrato interesse per diventare Mangiamorte. E stai anche con la Sangue Sporco.” Aggiunse indignato.
“Le cose sono cambiate.” Borbottò abbassando lo sguardo.
“Che vuoi dire?” Domandò Eric corrugando la fronte.
“Mia…mia madre non è morta per una malattia. E’ stata uccisa da degli schifosi babbani. Mentì continuando a torturarsi il labbro inferiore. Doveva mentire, doveva farlo. < Perdonami, mamma. Sono fiero delle mie origini ma devo mentire. > si ritrovò a pensare. “Io…li odio.” Concluse con gli occhi lucidi.
Il biondo accennò un triste sorriso e gli mise una mano sulla spalla.
“Mi dispiace, fratello.”
Alistair accennò un sorriso e nella stanza tornò a regnar sovrano il silenzio. I due ragazzi erano immersi nei propri pensieri: uno era invidioso, desiderava diventare Mangiamorte con tutto se stesso, voleva uccidere, farla pagare a quegli schifosi; l’altro, invece, piangeva silenziosamente il suo destino, il suo dover rinunciare a tutto per qualcosa di molto più grande di lui.
“Che cosa farai?” Chiese Eric. “Con la Sangue Sporco, dico.” Precisò.
“Io…la devo lasciare.” Rispose dopo qualche istante.
“E’ la cosa migliore che tu possa fare.” Concordò. “Te la sei scopata?”
“No.” Subito s’irrigidì e d’istinto chiuse la mano a pugno. Come osava parlare così? Non se la sarebbe mai < scopata >: con lei avrebbe fatto l’amore.
“Per Salazar, Al!” Lo guardò scandalizzato. “Ti sei per caso rammollito? Fino a pochi mesi fa avresti subito infilato l’uccello. Scosse il capo. “Dove andremo a finire?” Sospirò.
Il Caposcuola chiuse gli occhi e fece ricorso a tutto il suo autocontrollo per non prendere a pugni il suo migliore amico, impresa molto più difficile che mentire al Signore Oscuro. Non sopportava che si parlasse così della sua Hermione. Sua? Si, lei era sua e sempre lo sarebbe stata, anche se entro pochi giorno la loro storia sarebbe finita. Non sapeva cosa gli sarebbe successo, magari sarebbe morto eseguendo gli ordini del Signore Oscuro, ma di una cosa era certo: il suo cuore apparteneva a lei e sempre le sarebbe appartenuto. Non aveva intenzione di amare nessun’altra, perché nessuna era lei.
“Te la devi scopare.” Disse Eric.
“Che cosa? Spero tu stia scherzando.” Scosse il capo: non l’avrebbe ferita.
“Alistair, tu devi scopartela.” Lo guardò. “Diremo che abbiamo fatto una scommessa, così non ci perderai la faccia. E potrai dire a tutti i tuoi futuri compagni Mangiamorte che hai rivoltato come un calzino la migliore amica di Mister-ho-la-cicatrice-più-importante-d’Inghilterra.”
Sta’ zitto.” Sussurrò prendendosi il viso tra le mani.
“Devi farlo.” Ribadì. “E avrai il rispetto di tutti.”
“Io la amo. Non posso farlo. Non posso trattarla come…come se fosse una qualsiasi. Chiuse gli occhi. “Io la amo.”
“Al…” Sospirò il biondo posando una mano sulla sua spalla. “So benissimo quel che provi. Ma devi farlo, fratello. Quella è solo una maledetta Sangue Sporco, migliore amica di Potter. Pronunciò con tutto il disgusto possibile quel cognome. “Passerà. E’ una cosa che dicono tutti, ma quel male che provi svanirà e tu nemmeno ti ricorderai di lei. E’ così che deve andare. E se non ti bastano queste due motivazioni, ricorda cos’hanno fatto quegli schifosi bastardi a tua madre. Strinse appena la presa sulla spalla. “E’ così che deve andare.”
Il cuore di Alistair, parola dopo parola, diventava sempre più pesante e quasi sembrava che stesse rallentando, come se volesse smettere completamente di battere. Non poteva ribattere, non poteva picchiare il suo migliore amico. Doveva stare zitto e fingere d’essere d’accordo. Il dolore, gli insulti, le parole: tutto questo non era che l’inizio della sua nuova vita.
Lentamente Alistair annuì, per poi guardarlo disperato con gli occhi lucidi.
“Avrò bisogno di te. Avrò bisogno del mio migliore amico.” Singhiozzò.
Il biondo accennò un sorriso e gli mise la mano dietro la nuca, posando poi la fronte alla sua.
“Io ci sarò sempre per mio fratello. Non ti lascio.”
Tirò su col naso, poi lentamente annuì e accennò un sorriso.
“Grazie.” Sussurrò appena.
“Di niente.” Sorrise, poi gli scompigliò i capelli e s’allontanò da lui. “M’allontano prima che entri qualcuno e ci scambi per due froci.” Concluse ridendo.
“Idiota.” Scosse appena il capo, poi lanciò un’occhiata all’orologio. “E’ meglio se andiamo a lezione.”
Eric guardò l’ora e sbuffò.
“Che palle. Dobbiamo proprio?” Domandò annoiato.
Si, direi.” Rispose Alistair alzandosi.
In quel momento il più giovane di casa Heartmann iniziò a emettere borbottii che persino una pentola di fagioli avrebbe invidiato, riuscendo così a strappare un sorriso all’amico Caposcuola. Insieme, i due, si avviarono fuori dal dormitorio, per poi giungere in Sala Comune e abbandonarla, diretti verso la prima lezione del giorno.
Fortunatamente, la mattina passò in fretta: ogni professore domandò ad Alistair il motivo della sua assenza e, come se niente fosse, mentì dicendo che s’era preso un brutto virus, il quale l’aveva costretto a letto. Ognuno di loro l’aveva ripreso bonariamente, sicuri che si sarebbe rimesso presto in pari.
Finite le lezioni mattutine, i due amici si diressero a pranzo. Per tutta la durata, Alistair cercò con lo sguardo Hermione, trovandola immediatamente. Si sorrisero, per poi salutarsi rapidamente al suono della campana, ognuno diretto alle lezioni pomeridiane con la speranza che passassero rapidamente per poter finalmente stare insieme.
Il moro lanciò una rapida occhiata all’orologio e sorrise quando, pochi attimi dopo, la campana suonò. Salutò Eric, poi si diresse velocemente in biblioteca, dove trovò Hermione ad aspettarlo.
“Ciao.” Sussurrò dandole un rapido bacio e abbracciandola subito.
La ragazza sbatté le palpebre incredula, poi lo strinse forte chiudendo gli occhi, inspirando il suo profumo che ogni volta le dava alla testa.
“Ciao.” Lo salutò a sua volta.
Le diede un altro bacio a occhi chiusi, soffermandosi più a lungo sulle sue labbra. Quanti baci ancora si sarebbero dati? Pasqua era così vicina…
Strizzò gli occhi e scacciò quei maledetti pensieri. Non doveva arrovellarsi più di troppo, doveva godere del tempo che ancora avevano a disposizione. Al futuro ci avrebbe pensato nel momento in cui fosse diventato presente.
Si allontanò bruscamente da lei e le diede le spalle chiudendo subito le mani a pugno, sentendo la rabbia impossessarsi di lui. Non era giusto, non era assolutamente giusto. Tutta la situazione lo faceva sentire così impotente, come se fosse semplicemente un maledetto burattino e il destino, Silente o chi per esso fosse il burattinaio che si divertiva a complicar la storia per renderla più affascinante, intrigante e appassionante.
“Ali?” Lo chiamò Hermione posando la mano sulla sua spalla. “Che succede?”
“Niente.” Ringhiò quasi. “Sto benissimo.”
Sbatté le palpebre stupita per quel comportamento. Inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia sotto al seno.
“Se tu stai bene, io sono Purosangue.” Commentò sarcastica.
Si morse il labbro e scosse il capo passandosi poi la mano tra i capelli e voltandosi verso di lei, sorridendo colpevole.
“Scusami.”
“Che succede?” Chiese facendo un passo verso di lui.
“Niente, davvero.” Rispose avvicinandosi, attirandola a sé e posando subito le labbra sulla sua fronte, gli occhi chiusi.
“Se non fosse niente non ti comporteresti così.” Sussurrò prendendo tra le dita il maglioncino del ragazzo.
“Sono…sono solo nervoso per gli esami che s’avvicinano.” Mentì. Odiava farlo, ma doveva.
“Sicuro che sia solo per quello?” Borbottò.
“Sicurissimo.” Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi. “Non ti mentirei mai, amore.” Disse sorridendo. E fu così che, celato da un sorriso, il suo cuore s’infranse definitivamente.
Accennò un sorriso e fissò lo sguardo nel suo.
“Ho ricevuto la risposta di mamma e papà.”
“E che dicono?” Piegò il capo di lato non sapendo se sperare che i signori Granger avessero accettato o no la proposta della figlia.
“Dicono che puoi stare quanto vuoi.” Disse seria. “E che sono impazienti di conoscerti.”
“Ah.” Deglutì e allentò il nodo della cravatta. “Ecco…io…si cioè…Devo vedere bene.” Accennò un sorriso imbarazzato ridacchiando nervosamente.
“Ali…” Iniziò lei sospirando. “Se hai cambiato idea…”
“No!” La interruppe subito. “E’ che devo fare delle cose con…mio padre.” Concluse sussurrando abbassando lo sguardo. Non poteva certo dirle che sarebbe diventato Mangiamorte: < Sai amore, non posso conoscere i tuoi, divento un Mangiamorte! Sorpresa! >
“Capisco.” Annuì attorcigliando una ciocca di capelli attorno all’indice della mano destra, mordicchiandosi nervosamente il labbro.
Alistair sollevò lo sguardo e chiuse gli occhi, per poi spalancarli.
“Ho un’idea!” Esclamò sorridendo a trentadue denti. “Vieni!”
“Ali, ma che diavolo…?”
Non fece in tempo a ribattere che il giovane l’afferrò per mano e la trascinò per tutti i corridoi di Hogwarts fino all’ufficio del padre. Senza nemmeno bussare entrò nell’ufficio.
Il pozionista era intento a correggere i compiti degli studenti del quinto anno e sul suo viso era presente una sorta di ghigno perverso: dare una T a Potter era sempre un’enorme soddisfazione. Dopo aver dato l’ennesima insufficienza, sollevò il viso e puntò lo sguardo dapprima sul figlio, spostandolo poi sulla Grifondoro, tornando infine su Alistair.
“Spiegati.” Disse senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Il ragazzo fece un profondo respiro e strinse la mano della riccia il cui unico desiderio era sprofondare e sparire.
“I genitori di Hermione desiderano incontrarmi e conoscermi durante queste vacanze di Pasqua.” Spiegò fissando gli occhi smeraldo in quelli onice del padre.
“Non puoi.” Disse soltanto due parole ponendo immediatamente il veto, contraendo appena la mascella senza mostrare alcuna emozione.
“Oh no, papà.” Le sue labbra s’incurvarono in un ghigno amaro. “Me lo devi. Questo tu me lo devi.”
Si guardarono negli occhi a lungo senza proferir parola.
“Solo qualche ora.” Ringhiò l’uomo mentre una vena sul suo collo iniziava a gonfiarsi pericolosamente, segno che era furioso.
“Di questo non ti devi preoccupare.” Ghignò, poi fece un cenno col capo alla propria ragazza che prese per mano e abbandonò la stanza senza nemmeno salutare l’uomo.
“Alistair... che diavolo… hai… fatto?” Chiese sconvolta Hermione una volta che furono lontani dall’ufficio dell’uomo.
Il giovane si voltò verso di lei e le sorrise dolcemente.
“Ho ottenuto il permesso per venire da te.” Rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
“Ma, Ali, se devi fare delle cose con tuo padre non importa. Sarà per quest’estate.” Borbottò.
“No!” Si fermò e le prese il volto tra le mani posando poi la fronte alla sua, sfiorando appena le sue labbra con le proprie. “No. Voglio conoscerli ora. Voglio vedere il tuo mondo. Abbiamo un’unica vita ed io voglio approfittare di ogni attimo. Voglio rubare attimi alla vita.”
Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, poi posò le mani sui suoi polsi e iniziò a disegnare piccoli cerchi sulla sua pelle.
“Ok.” Accettò semplicemente.
Alistair annuì, poi la baciò con tenerezza e le mise un braccio attorno alle spalle. Camminarono lentamente per tutto il castello chiacchierando, scambiandosi ogni tanto qualche bacio, ridendo e scherzando come due normali adolescenti, cosa che in fondo erano. Ma era davvero così? No, Alistair lo sapeva bene: non era un normale adolescente libero di far quel che voleva. Ben presto sarebbe diventato un Mangiamorte al servizio di Lord Voldemort. Avrebbe perso ogni cosa, ogni opportunità. Alla fine, di lui, cosa restava? Niente. I suoi desideri, i suoi sogni, le sue speranze e aspettative erano state cancellate nel giro di pochi giorni. Di lui non restavano che le paure e un cuore che s’avviava a una lenta e dolorosa distruzione. In quel momento, Alistair Piton, si sentiva nient’altro che una vittima sacrificale.
“Siamo arrivati.” Sospirò la riccia accennando poi un sorriso e andando a circondare il suo collo con le proprie braccia. “Che cos’hai in mente, Alistair Piton?” Sussurrò fissando le sue labbra stringendosi a lui.
“Tu non ti devi preoccupare, Hermione.” Rispose con un sorriso, una mano che andò ad accarezzarle i capelli godendo di ogni singolo istante.
“Non vuoi proprio dirmi niente?”
“No.” Disse scuotendo il capo. “Rimarrai all’oscuro di tutto.” Ridacchiò divertito, baciandole poi la guancia.
“Io?” Inarcò un sopracciglio. “Hermione Jean Granger che resta all’oscuro di qualcosa?” Scosse il capo. “No, amore, non s’è mai visto sulla faccia della terra.”
“Jean?” La interruppe cercando di cambiare discorso.
Si.” Borbottò. “E’ il mio secondo nome.”
“Jean, Jean, Jean, Jean, Jean!” Iniziò a ripetere scoppiando a ridere nel notare lo sguardo esterrefatto della ragazza.
“Maschi.” Esclamò lei roteando gli occhi al cielo.
Cosa devo dirti, mi diverto con poco.” Ghignò, per poi premere subito le labbra sulle sue senza aspettare nemmeno un istante, impedendole così di replicare.
La Prefetto sospirò e subito chiuse gli occhi portando le mani ai di lui capelli intrecciandoli attorno alle proprie dita, sollevandosi sulle punte per poter approfondire il suo bacio.
Alistair le mordicchiò appena il labbro, per poi andare a cercare la sua lingua e intrecciarla immediatamente alla sua spingendola contro la parete, premendo il corpo contro il suo, movendo istintivamente il bacino. Ok, era diventato un gentiluomo, ma rimaneva pur sempre un diciassettenne con certi istinti! E in quel momento il suo corpo stava reagendo proprio come doveva.
Hermione gemette e si spinse contro di lui, la mano destra che lenta scivolò e dai suoi capelli si spostò, giungendo fino al suo petto, il palmo posato sul suo cuore che sentiva battere rapido. Giocò con la sua lingua rincorrendola nella sua bocca, cercandola, sospirando piena di piacere e desiderio. Mai l’aveva desiderato tanto. Se solo avesse potuto, se non si fosse vergognata, l’avrebbe portato nella Stanza delle Necessità e non si sarebbe certo trattenuta. Ma in fondo, com’era possibile trattenersi con lui? Ancora si chiedeva come avesse fatto a resistergli tanto tempo. Forse non era pronta, non era sicura. Non ne aveva idea, ma ora… si, ora era davvero pronta per lui.
“Hermione…” Sussurrò sulle sue labbra con voce roca riportandola bruscamente alla realtà.
“S…” Si schiarì la voce e socchiuse appena gli occhi fissandoli sul volto di lui. “S-si?”
“Devo andare.” Sbuffò, posando la fronte alla sua.
“Devi…andare.” Ripeté lei chiudendo gli occhi. Sospirò, poi annuì. < Hermione Granger, ammettilo: lo stai odiando. > disse tra sé e sé, conscia di non essere mai arrivata a quei livelli di desiderio.
Si. Devo.” Accennò un sorriso e le carezzò la guancia staccandosi contro voglia da lei, portando una mano a tirare appena il cavallo dei jeans diventati improvvisamente così stretti e fastidiosi.
“Devi.” Chiuse gli occhi e si lisciò la gonnellina della divisa, per poi riaprirli e sorridere nel notare i gesti del ragazzo. Scosse appena il capo e lo abbracciò piena d’amore e di dolcezza. “Ti amo, Ali.” Disse semplicemente.
Il suo cuore parve esplodere in quell’istante. Com’era possibile che quelle semplici tre paroline potessero farlo star così bene. Con esse ogni problema spariva, svaniva, riusciva a scordare ogni cosa, ogni paura. Persino il futuro sembrava più roseo una volta udite quelle parole.
La strinse forte a , bene attento a non farle sentire il rigonfiamento nei pantaloni, e le baciò dolcemente il collo.
Anche io, Jean.” Sussurrò ridacchiando.
Scosse appena il capo divertita.
“Per quanto andrai avanti, adesso?”
“All’infinito.” Ammise liberandola, per poi baciarla dolcemente. “Ci vediamo domani, amore.”
La Grifondoro annuì, gli diede un rapido baciò e pronunciò la parola d’ordine. Subito la Signora Grassa si spostò e lei sparì all’interno della Sala Comune.
Alistair rimase inebetito qualche istante, poi scosse il capo e abbassò lo sguardo sui propri pantaloni.
“Ehy tu, amico. Vedi d’abbassarti: non posso andare da Silente con te che sei sull’attenti. Disse tra sé e sé.
Sbuffò passandosi la mano tra i capelli, poi s’incamminò. Percorse rapido i corridoi di Hogwarts e finalmente giunse all’ufficio del Preside. Fece un respiro profondo, pronunciò la parola d’ordine e, non appena apparvero i gradini mobili, mise piede sul primo sparendo in pochi attimi, ritrovandosi fuori dall’ufficio dell’anziano. Lo avrebbe accolto? Si sarebbe arrabbiato per quell’improvvisata? Oh Salazar, che gl’importava? Cos’avrebbe dovuto dire lui per tutte le sorprese che gli avevano riservato?
In un impeto di rabbia bussò alla porta, con forza. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli quando sentì la voce pacata al di là del legno dire < Avanti! >.
Abbassò la maniglia e fece il suo ingresso nello studio ovale fissando subito gli occhi smeraldo in quelli azzurri che lo scrutavano attentamente, sul viso dell’anziano un sorriso tra il soddisfatto e il dispiaciuto.
“Alistair.” Con l’indice si sistemò gli occhiali sul naso.
“Signor Preside.” Disse freddamente fermandosi davanti a lui, le mani dietro la schiena, le dita intrecciate, quasi come se fosse sull’attenti.
“Siediti pure, giovanotto.”
“No.” Si oppose il giovane Piton. “Non ci metterò tanto.”
Calò il silenzio nell’ufficio, persino la fenice appollaiata sul suo trespolo sembrava in trepida attesa.
“Di cosa volevi parlarmi, Alistair?” Domandò dopo qualche istante.
“Andrò subito al punto, Preside.” Si passò la lingua sulle labbra, inumidendole appena. “Sono stato invitato a casa della mia ragazza per Pasqua, ma come lei…” Sottolineò l’ultima parola. “…ben sa in quel periodo io diverrò Mangiamorte.” Fece una breve pausa cercando di mantenere un tono di voce pacato, tranquillo e distaccato, sperando di non far trasparire la sua rabbia. “Conseguentemente, vorrei ottenere un permesso speciale per lasciare Hogwarts al termine delle lezioni prima delle vacanze.” Concluse.
Silente lo guardò attentamente accennando un sorriso triste: quel ragazzo era la perfetta copia di Severus, ma gli occhi erano quelli della madre. Alistair era l’unione di Lily e Severus, nato da un amore che, a distanza di anni, ancora non s’era estinto e mai l’avrebbe fatto. Semplicemente, in lui, albergavano i pregi di entrambi.
“Mi odi, Alistair?” Domandò all’improvviso.
Si, signore.” Rispose senza esitazioni il giovane. “Non aveva alcun diritto di costringere mio padre a mentirmi. Non spettava a lei decidere. La verità non può essere negata a nessuno. A causa sua, per diciassette anni della mia vita, ho creduto d’essere qualcuno che in realtà non ero. Il mio passato, le mie origini: ogni cosa è stata messa in discussione. Scosse appena il capo e serrò la mascella. “Quindi si, signore, io la odio.”
L’anziano annuì lentamente: come dargli torto? In fondo anche lui da giovane s’era ritrovato intrappolato in una vita che non aveva mai desiderato, primogenito che doveva prendersi cura della propria madre e dei fratelli minori, ogni prospettiva per il futuro svanita nel giro di poche ore.
“Avrete il permesso. Subito dopo le lezioni verrete qua, nel mio ufficio. Contatterò personalmente i signori Granger e comunicherò loro che arriverete nel loro salotto per le sei di sera grazie a una Passaporta.” Concesse l’uomo intrecciando le dita delle mani.
“Grazie, signor Preside.” Disse il giovane. “La lascio ai suoi doveri.”
“Figurati, Alistair. A presto.” L’anziano sorrise e osservò il ragazzo uscire dall’ufficio tornando poi a occuparsi dei fogli che stava leggendo prima della sua irruzione.
Alistair sorrise trionfante e corse per i corridoi fregandosene per una volta delle regole, giungendo in pochi minuti nella propria stanza nei sotterranei. Subito afferrò una pergamena e vergò poche parole: < Amore, venerdì andiamo nell’ufficio di Silente, ci prepara una Passaporta e andiamo direttamente a casa tua. Pensa a tutto lui. Ti amo. >. Si alzò e con un fischio richiamò l’attenzione del proprio gufo ch’era appollaiato sul suo armadio. Sbatté gli occhi gialli, spiegò le ali e lo raggiunse. In pochi attimi legò la lettera alla zampetta del gufo, aprì la porta e lo osservò spiccare il volo. Tornò in stanza e si massaggiò il collo, sfinito. Sospirò, poi si diresse in bagno. Si spogliò totalmente, aprì il rubinetto dell’acqua calda e s’infilò in doccia, restandoci a lungo. Avvolse un asciugamano attorno alla vita e strofinò i capelli con una mano, per poi aprire tranquillamente la porta e far ritorno in camera.
Sentì dei rumori e corrugò la fronte. Lentamente sollevò il viso e spalancò gli occhi, impallidendo: davanti a lui, proprio sotto ai suoi occhi, Claudius e Adrian erano abbracciati, nudi, stretti l’uno all’altro, avvinghiati. Adrian cingeva il collo dell’altro ragazzo con le proprie gambe, il corpo sudato, mentre Claudius aveva gli occhi chiusi e si muoveva rapido, ansimando, la mano persa tra le gambe dell’altro.
Non appena i due furono illuminati dalla luce del bagno si voltarono e videro Alistair. Entrambi si fermarono, impallidendo.
“Per… Salazar.” Sussurrò il giovane Piton.
Sbatté un paio di volte le palpebre, poi corse fuori dalla stanza e s’appoggiò alla porta, letteralmente traumatizzato. Claudius e Adrian. Adrian e Claudius. Insieme. In atteggiamenti intimi. Intimi?! Quei due stavano facendo del vero e proprio sesso. E sul letto di Eric, per di più!
“Al? Che diavolo ci fai qua fuori solo con l’asciugamano?!” Domandò Eric sbucando dalle scale.
“Niente!” Rispose rapido.
“Niente?” Inarcò un sopracciglio, scettico.
“Fidati, Eric.” Disse serio fissando gli occhi nei suoi.
“Quando dici così è perché hai combinato qualcosa. C’è la Sangue Sporco nuda?” Incrociò le braccia al petto.
“Fidati, Eric, tu non vuoi entrare in quella stanza.” Disse serio.
Inarcò un sopracciglio, sempre più confuso e spaesato.
Alistair scosse il capo e sorrise, un sorriso sincero. Diede una pacca sulla spalla dell’amico.
“Ho davvero bisogno di un amico, ora.”
Ridacchiò e scese le scale diretto in Sala Comune, fregandosene del suo “abbigliamento”.
Era sicuro che Eric l’avrebbe seguito senza fare storie.
Il suo futuro era sì buio, ma su una cosa era sicuro che avrebbe sempre potuto contare: Eric Gellert Heartman, il suo migliore amico.

 

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Capitolo 37
*** I’m here, I love you and I will always love you ***


Quanti sono i libri di Harry Potter? Sette! Quanti mesi son passati dall’ultimo aggiornamento? Sette xD Ok, chiedo scusa, ma purtroppo ho avuto dei mesi davvero difficili. Marzo fu un mese terribile, aprile lo passai in tirocinio, a maggio iniziai a scrivere, giugno e luglio li passai a studiare per l’esame di anatomia che ho passato con un bel 22 :D

Per non parlare di ciò che successe a giugno. Una mia cara amica mi comunicò che Father Be With Me Tonight era stata plagiata. E non in qualche idea, ma totalmente. Sono stati usati i miei personaggi senza il mio consenso ed è stato fatto il copia e incolla di interi pezzi di miei capitoli. Appena l’ho scoperto, l’ho subito comunicato a Erika che ha preso provvedimenti. La cosa positiva di questa storia? M’ha fatto venir voglia di tornare a scrivere di Alistair.

Il prossimo capitolo credo lo avrete per fine settembreinizi di ottobre. Cercherò d’aggiornare più regolarmente, prometto.

Ed ora… ecco a voi questo capitolo, il più atteso, credo.

E’ un capitolo dolceamaro, si può dire.

Lascio giudicare a voi com’è venuto.

E se vi interessa leggere la mia prima ff a rating rosso con dentro anche dello slash sulla NG, ecco a voi il link al primo capitolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1111818

Invece, se volete seguire aggiornamenti su ciò che scrivo, su ciò che faccio, etc etc, ecco il link alla mia pagina di FB: http://www.facebook.com/pages/Lila/109004682455829

Buona lettura a tutti!

 

Chapter XXXVI:

I’m here, I love you and I will always love you

 

“So kiss me and smile for me.
Tell me that you’ll wait for me.
Hold me like you’ll never let me go.”
-Leaving on a jet plane, Chantal Kreviazuk-

 

Alistair afferrò una maglia e la infilò nello zaino già pieno di altri indumenti. Fece un respiro profondo e lo osservò: là dentro c’erano i suoi abiti, quelli che avrebbe messo per l’ultima volta come Alistair Snape. Una volta tornato a Hogwarts non sarebbe più stato lui o forse si, ma non ne era così sicuro. Certo, il Marchio Nero non lo avrebbe trasformato in un'altra persona, ma sapeva benissimo che ogni cosa sarebbe stata diversa.

Sospirò pensieroso, per poi sollevare il capo quando la porta si aprì e vedere il suo migliore amico fare il suo ingresso nella stanza.

“Sei pronto?” Domandò il biondo con un sorriso pieno d’affetto.

Pronto? Come poteva esserlo? No, non lo era, per niente. Come poteva essere pronto a rinunciare a tutta la sua vita?

Si, prontissimo.” Rispose annuendo, per poi sorridergli.

“Salazar, amico…” Sussurrò Eric avvicinandoglisi, posando le mani sulle sue spalle. “Diventi Mangiamorte. Non sei fottutamente eccitato?”

“Un po’.” Borbottò senza sbilanciarsi. No, eccitato non era la parola giusta.

Eddai, cosa potresti desiderare di più dalla vita? Stanotte ti scopi la Sangue Sporco e quando tornerai l’incubo sarà finito.” Ghignò malignamente. “Poi voglio i dettagli, ok?”

“Eric…” Roteò gli occhi al cielo e dovette lottare con se stesso per non prenderlo a pugni e fargli rimangiare tutto quello che aveva detto. Odiava sentirlo parlare così della ragazza che amava.

“Lo so, lo so.”

Alistair sospirò e mise in spalla lo zaino, poi si voltò a guardarlo.

“E così… il tuo viaggio sta per iniziare.” Disse con tono solenne.

“A quanto pare.” Borbottò il moro infilando le mani in tasca.

“Oh, al diavolo! Vieni qua.” Scosse il capo e subito abbracciò l’amico. “Sono fiero di te, Al. Sono orgoglioso come un papà. Non oso immaginare tuo padre, dev’essere felicissimo.

“Sai com’è fatto.” Si strinse appena nelle spalle. “Non si sbilancia molto.”

“Oh no, il tuo vecchio è di ghiaccio.” Scoppiò a ridere e lo liberò dall’abbraccio. “Va’ e falli neri. Va’ e scopati la Sangue Sporco. Va’ e diventa Mangiamorte.”

Il Caposcuola annuì e accennò un sorriso. Gli fece un cenno, poi uscì dalla stanza. Scese le scale, attraversò la Sala Comune e varcò la soglia ritrovandosi nei sotterranei, per poi incamminarsi verso il Salone d’Ingresso.

Sarebbe stato tanto diverso, una volta tornato? Cosa sarebbe cambiato? A parte quel Marchio, sarebbe rimasto uguale, almeno esternamente. Ma il suo cuore, la sua mente? Il suo cuore sarebbe stato spezzato e i suoi sogni infranti. Avrebbe percorso quei corridoi e tutto sarebbe cambiato.

Sospirò e sollevò lo sguardo ammirando i quadri e le pareti, imprimendosi nella mente quelle immagini come se temesse che anche loro potessero cambiare.

Finalmente raggiunse l’aula di Antiche Rune. Si fermò fuori dalla porta e s’appoggiò alla parete, pensieroso, quando udì il suono della campanella.

Pochi attimi dopo, Hermione uscì e subito lo abbracciò andando a posare le labbra sulle sue in un dolce bacio.

“Ciao.” Sussurrò la riccia sulle sue labbra sorridendo felice.

“Ciao.” La salutò lui a occhi chiusi facendo tesoro di quei baci. Quegli ultimi baci, gli ricordò la sua mente. Scosse appena il capo, poi le scostò una ciocca di capelli dal viso. “Sei pronta?”

Si. Prontissima.” Rispose lei separandosi controvoglia. Sistemò la divisa, poi lo prese per mano. “Andiamo?”

Il ragazzo annuì e insieme i due s’incamminarono chiacchierando del più e del meno, raccontandosi la loro giornata, scambiandosi ogni tanto qualche bacio. Una volta raggiunto il gargoyle, Alistair pronunciò la parola d’ordine e raggiunsero l’ufficio del Preside.

“Alistair, Hermione.” Li accolse Silente seduto all’antica scrivania.

“Signor Preside.” Lo salutò con rispetto Hermione.

Alistair, invece, rimase zitto senza guardarlo. Se avesse posato lo sguardo su di lui, probabilmente avrebbe rivelato tutta la sua rabbia e non poteva farlo, non se Hermione era al suo fianco.

“State bene?” Chiese l’anziano.

Si, signore.” Rispose educatamente Hermione lanciando un’occhiata ad Alistair che ancora non aveva risposto a nessun delle domande poste dal preside.

“La cosa mi rende felice.” Guardò l’orologio e sorrise. “Alistair, Hermione: afferrate la teiera.” Continuò indicando l’oggetto davanti a lui. “E’ una passaporta.”

I due annuirono e si avvicinarono, posando poi le mani sulla passaporta. Hermione chiuse gli occhi mentre Alistair li fissò sull’uomo quasi come a volerlo sfidare, a ricordargli che era colpa sua il diventare mangiamorte e perdere ogni cosa. Scosse il capo facendo una smorfia e,  all’improvviso, sentì come un uncino afferrarlo allo stomaco e risucchiarlo, tipica sensazione della smaterializzazione e delle passaporte.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò al centro di un salotto ben arredato con oggetti solamente babbani, alle pareti diverse foto che ritraevano Hermione nelle diverse fasce d’età e alcuni quadri di tipici paesaggi inglesi.

Gemette e passò la mano tra i capelli cercando di scacciare la nausea, per poi tendere la mano a Hermione che era finita a terra. Le sorrise dolcemente e l’aiutò a rialzarsi piegando appena il capo di lato, perdendosi a guardarla. Non poteva farne a meno, voleva imprimere il suo viso nella memoria, voleva vederla anche se teneva gli occhi chiusi. Presto non ne avrebbe più avuto occasione, avrebbe dovuto fingere d’odiarla quando tutto ciò che provava per lei era puro e semplice amore.

“Stai bene?” Le chiese con dolcezza.

Si.” Rispose. “Semplicemente non ci sono molto abituata.”

“Nemmeno io.” Ammise. “Né a queste cose, né a smaterializzarmi. Vomito ogni volta.”

“Fortunatamente non ho ancora provato l’ebbrezza.” Disse con un sorriso.

“Oh, evitala più che puoi.”

Hermione sorrise e posò una mano sul suo petto, per poi alzarsi in punta di piedi e sfiorare appena le sue labbra con le proprie. Fece per allontanarsi, ma Alistair glielo impedì. Portò la mano alla sua nuca e l’attirò a sé tornando a occuparsi di quelle labbra che tanto adorava. La sentì stringersi a lui e ricambiare il suo bacio cercando la sua lingua. Sorrise per quell’iniziativa e subito le diede accesso alla propria bocca.

“Ehm ehm…”

I due si bloccarono in quella posizione con la terribile paura d’essere stati sorpresi dalla Umbridge a baciarsi. Ci volle qualche istante perché si ricordassero che non erano a Hogwarts. Alistair spalancò gli occhi e il terrore s’impossessò di lui. S’allontanò bruscamente da Hermione e si ricompose tenendo lo sguardo basso.

“Scusate l’interruzione, ma vi abbiamo sentiti arrivare e… beh, volevamo salutarvi.” Disse imbarazzata la mamma di Hermione.

“Mamma, papà!” Esclamò la riccia correndo da loro. “Oh, come sono felice di vedervi.” Aggiunse abbracciandoli entrambi.

Il ragazzo si fece da parte e infilò le mani in tasca sentendosi maledettamente fuori luogo. Che ci faceva lì? Oh, era stata una pessima idea. Li stava illudendo tutti. Stava mentendo. No, non ancora. Le menzogne sarebbero arrivate entro pochi giorni. Al momento no, non lo stava facendo: stava semplicemente vivendo i suoi ultimi attimi come se stesso.

“Ali?” Lo chiamò Hermione facendolo tornare alla realtà.

Deglutì a fatica e, dopo aver preso coraggio, si fece avanti.

“Salve.” Disse accennando un sorriso stringendo prima la mano della donna. “Alistair Piton.”

“Megan Granger.” La donna lo guardò attentamente, come se da un’occhiata potesse capire interamente la sua personalità. “Piacere di conoscerti.”

“Piacere mio, signora.” Borbottò nervosamente, per poi lasciare la sua mano e andare a stringere quella dell’uomo.

“Mark Granger.” Si presentò stritolandogli la mano. “Stai bene attento a come ti comporti, ragazzo.” Sibilò nel suo orecchio. “O te la dovrai vedere con me e con i miei attrezzi da dentista.”

Alistair si irrigidì e serrò la mascella per poi fare un passo indietro, guardandolo con aria di sfida.

“Signor Granger, io amo sua figlia e non è mia intenzione ferirla. Le sue minacce sono inutili e solo uno spreco di tempo.” Ribatté.

I due si guardarono qualche istante, poi l’uomo scoppiò a ridere.

“Mi piaci, ragazzo!” Esclamò dandogli una pacca sulla spalla.

Hermione tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò al fidanzato, posando un leggero bacio sulla sua guancia.

“Alistair ti piace l’arrosto con le patate? E le verdure saltate? O preferiresti del pesce?” Chiese Megan.

“Quello che ha preparato va benissimo.” Rispose borbottando.

“Sicuro? Se preferisci altro te lo preparo. Ovviamente cose salutari, mica voglio rovinare la vostra salute.”

“Oh, Megan, lascia in pace il ragazzo. Non lo vedi che è timido?” Mark gli fece l’occhiolino, poi sorrise alla figlia. “Piccola, perché non gli mostri la casa? Così può lasciare le sue cose nella stanza degli ospiti.

“Certo.” Annuì la ragazza. “Andiamo?” Aggiunse rivolgendosi al moro.

Si, ok.” Sorrise e fece un cenno ai genitori di lei.

Hermione lo prese per mano e uscì dal salotto. Salirono le scale e giunsero al piano superiore.

“Allora, la porta là in fondo al corridoio è la stanza dei miei. Quella subito sulla destra è il bagno.” Iniziò a spiegare. “Quella…” Indicò la porta accanto a quella del bagno. “… è la mia stanza.” Sorrise dolcemente e s’incamminò. “Questa sarà la tua, invece.” Aprì la porta ed entrò in una stanzetta.

Alistair la seguì e si ritrovò in una camera piccolina con un semplice letto, una libreria, una scrivania e un armadio. Le pareti erano adornate con quadri di paesaggi inglesi. Appoggiò lo zaino sulla sedia e sorrise, per poi venire trascinato dalla ragazza in un’altra stanza, la sua. Chiuse la porta e accennò un sorriso.

“Questa è la mia.”

La testiera del letto a una piazza e mezzo era poggiata al centro del muro. Su una parete c’era una libreria in legno bianco interamente occupata da libri su libri, sia magici che babbani. L’altra parete ospitava un grande armadio bianco e proprio di fronte al letto si trovava una scrivania. Accanto ad essa si trovava una vetrinetta con un’infinità di peluche.

“E questi?” Domandò sorridendo dolcemente.

“Quelli? Quelli sono i miei peluche.” Rispose arrossendo. “Tutti quelli che mi hanno regalato da quando son piccola.”

“Oh, che dolce.” La schernì con un ghigno. “Quindi non sei sempre stata insieme ai libri?”

“Alistair!” Esclamò portando le mani ai fianchi fingendosi offesa.

Ssssssssssssi?” Domandò con fare angelico avvicinandosi a lei.

“Come osi?” Ribatté lottando con se stessa per non scoppiare a ridere.

“A far cosa?” Sbatté le palpebre facendo gli occhioni dolci.

“Alistair Piton: non vale.”

“Oh, ma io non sto facendo niente.” Passò la lingua sulle labbra, poi, rapido, iniziò a farle il solletico.

“No, Ali, no!” Lo supplicò cercando di fermarlo, ridendo. “Lasciami, Ali, lo sai che non respiro!”

In pochi attimi si ritrovarono sul letto, l’uno stretto all’altra, le labbra unite in un bacio pieno di passione, di desiderio. Alistair chiuse gli occhi e subito andò a cercare la lingua di Hermione mentre posò la mano sul suo fianco. La fece scivolare, per poi risalire e infilare sotto la maglietta andando ad accarezzare la sua pelle nuda. Hermione si lasciò sfuggire un piccolo gemito godurioso mentre la voglia di lui aumentava in continuazione. Lo desiderava, lo amava, voleva che la facesse sua. Mai aveva provato ciò che in quel momento provava.

Interruppe il bacio, afferrò la sua maglia e gliela fece togliere, per poi tornare ad assalire le sue labbra. Le mani accarezzavano lentamente e con dolcezza il suo petto in contrasto con i movimenti delle labbra, pieni di passione, le lingue che continuamente si rincorrevano.

Entrambi avevano gli occhi chiusi per godersi appieno quei momenti.

Alistair portò una mano ai suoi capelli e glieli accarezzò lentamente sospirando nella sua bocca, premendosi poi a lei, sentendo la propria voglia schiacciata contro i jeans, stessa voglia che sembrava urlare < LIBERAMI >. Per quanto lo desiderasse, non era giusto. Non era assolutamente giusto, non poteva farlo. Desiderava con ogni fibra del suo essere fare l’amore con lei, ma gli sembrava di tradirla. Le avrebbe fatto ancora più male, in questo modo. Una volta finita la cerimonia, avrebbe dovuto lasciarla. Al solo pensiero, un brivido attraversò il suo corpo. Posò la mano sulla sua guancia e fece per dire qualcosa per interrompere il tutto, ma senza che se ne fosse accorto, lei aveva slacciato la zip dei suoi jeans e infilato la mano nei suoi boxer.

“He-Hermione…” Sussurrò eccitato, posando poi le labbra sul suo collo.

“Si?” Domandò lei piegando il capo di lato per dargli maggior accesso.

Aprì gli occhi e li posò sul suo viso: Salazar, era così bella… ed era sua. Già, ma per quanto ancora? Per quanto lo riguardava, lui sarebbe sempre stato suo. L’amava e l’avrebbe sempre amata, anche nel momento in cui sarebbero stati divisi. Nessuna donna era lei e mai lo sarebbe stata, ne era sicuro.

“Ti amo.” Sussurrò con voce rotta chiudendo gli occhi.

Anche io.” Ribatté lei, premendosi contro di lui. “E ora perché non la smetti di parlare e torni a baciarmi?”

Sorrise e annuì eseguendo l’ordine impartitogli.

“Ragazzi!”

La porta si spalancò e in quel momento fece irruzione la signora Granger, che si lasciò sfuggire un mezzo urlo. Subito diede le spalle ai due mentre le guance di Hermione diventavano dello stesso colore di un peperone e Alistair desiderava sparire. Si staccò dalla ragazza e subito tirò su la zip dei jeans, rischiando così di farsi anche male a causa della sua voglia che per poco non rimase incastrata.

“Io… io… ecco, volevosolodirvichelacenasaràprontaperlesette,baciadopo.” Disse velocemente la signora Granger.

I due non fecero in tempo a dir niente che la donna sparì chiudendosi la porta alle spalle.

Il moro sospirò, poi si alzò, maledicendosi per aver perso il controllo. Aprì nuovamente la zip dei jeans e li abbassò un poco, andando a sistemare i boxer.

“Ci penso io.” Disse dolcemente Hermione.

Lo raggiunse e fissando gli occhi nei suoi tirò su i suoi boxer, per poi alzargli anche i jeans.

“Amore…” Sospirò chiudendo gli occhi. “Così non lo aiuti certo, sai? Anzi, a dire il vero peggiori le cose.” Borbottò posando la fronte alla sua.

“Ah si?” Chiese sorridendo passando lentamente la mano sul rigonfiamento.

“Hermione, per favore.” Protestò afferrandola per i polsi allontanandole le mani, lottando anche con se stesso per non lasciarla fare. “Se continui così, rischio di perdere il controllo.”

Ma Ali è esattamente ciò che voglio.” Ribatté lei andando a mordicchiargli piano il collo, arrossendo per quel gesto azzardato.

“Non c’è tempo.” Trattenne il respiro mentre mentalmente iniziò a contare fino a dieci.

“Abbiamo due ore…”

“Amore, per quello che ho in mente due ore non ci bastano.” Disse con un ghigno malizioso. “Due ore sono troppo poche. Non bastano.”

Hermione sbuffò e scosse appena il capo, arrendendosi.

“Come vuoi, come vuoi.” Borbottò sollevando le mani in segno di resa, per poi dargli le spalle.

Alistair tirò un sospiro di sollievo, per poi spalancare gli occhi nel momento in cui lei gli diede le spalle e tolse la maglia.

“Cosa mi metto?” Domandò aprendo l’armadio.

“Oh, al diavolo.” Borbottò Alistair.

La raggiunse e in pochi attimi iniziò a baciarla, per poi trascinarla sul letto, attaccando le sue labbra e portando subito la mano al bordo dei suoi pantaloni. Hermione sorrise e subito si strinse a lui esplorando il suo corpo con le proprie mani.

 

Quasi un’ora dopo, i due scesero in cucina. Hermione fischiettava allegramente, felice, mentre Alistair aveva un’espressione soddisfatta sul viso.

“Oh. Eccovi qua.” Li accolse la signora Granger arrossendo.

Il moro subito abbassò il capo imbarazzato per essere stato sorpreso in certi atteggiamenti con la ragazza. Si sarebbe aspettato una scenata ma…

“Ragazzi, non è che andreste a prendere il pane?” Domandò gentilmente la donna.

“Certo, mamma.” Rispose la riccia.

Afferrò i soldi che la madre le porgeva, prese per mano Alistair e in pochi attimi furono fuori, diretti verso il panettiere. Parlarono per tutto il tragitto, scambiandosi qualche rapido bacio come solo gli innamorati sanno fare.

Una volta tornati a casa, subito si misero a tavola per la cena. I genitori di Hermione fecero domande su suo padre e lui ne parlò. Nonostante tutto quello che stava succedendo, gli era impossibile parlar male di lui. Era l’uomo che l’aveva cresciuto, colui che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva, ad affrontare la vita, che se facevi uno sbaglio dovevi fare il possibile per rimediare. Evitò accuratamente di parlare di sua madre. Per anni aveva saputo poco e niente di lei e ora sapeva tutto: com’era realmente morta, che si era risposata, che gli aveva dato un fratello. Parlarono di molte cose, confrontando i loro mondi, quello babbano e quello magico. Per quanto Hermione conoscesse bene entrambi, per i genitori di lei avere qualcuno che era cresciuto solo con la magia era come una manna dal cielo così lo tempestarono di domande a cui rispose con incredibile gentilezza.

Una volta finita la cena, si spostarono in salotto dove continuarono a chiacchierare, ridendo e scherzando. Fu a quel punto che comunicò che l’indomani sarebbe partito molto presto poiché doveva svolgere alcune commissioni col padre. Hermione celò la delusione e si strinse a lui, accarezzandogli delicatamente il dorso della mano.

Finalmente decisero di andare a letto. Alistair salutò con un casto bacio Hermione, per poi infilarsi nella propria stanza. Si appoggiò alla porta con la schiena e chiuse gli occhi, tremando. Stava succedendo davvero? Era reale? Perché non poteva essere solo un maledettissimo incubo? Perché doveva succedere proprio a lui?

Scosse il capo e sbuffò, per poi staccarsi dalla porta. Andò in bagno, si lavò e indossò il pigiama. Spense la luce e si stese portando le mani sotto la nuca, lo sguardo fisso sul soffitto. Poche ore e sarebbe diventato un Mangiamorte. Poche ore e la sua vita, così come la conosceva, sarebbe finita. Come si poteva desiderare un cambiamento così drastico? No, forse solo per lui era un cambiamento totale. Per Eric non lo sarebbe mai stato: non avrebbe rinnegato il suo io, lo avrebbe espresso appieno. Lui invece avrebbe ucciso una parte di sé, la più importante. Sarebbe ancora stato se stesso, una volta effettuata la cerimonia? E se il Signore Oscuro gli avesse ordinato di uccidere qualcuno? No, non lo avrebbe mai fatto, non sarebbe mai arrivato a tanto.

Sospirò e si grattò la guancia, quando sentì uno scricchiolio. Si voltò verso la porta e vide Hermione entrare. Sbatté le palpebre e si appoggiò al materasso coi gomiti. La riccia sorrise nervosamente, una mano sulla semplice camicia da notte che indossava, poi fece scattare la serratura.

“Hermione?” Domandò deglutendo a fatica. “Che… che cosa stai facendo?”

“Ecco, Ali… io… io ti amo. Io ti amo tantissimo e… beh… ecco…” Iniziò balbettando.

Alistair sorrise dolcemente. Scostò le coperte, si alzò e la raggiunse.

“Calmati, amore.” Sussurrò prendendole il viso tra le mani.

“No, non mi calmo.” Esclamò decisa, guardandolo negli occhi. “Io ti amo e…”

Prima che potesse aggiungere altro, posò delicato le labbra sulle sue, gli occhi chiusi. Si soffermò su di esse qualche istante, per poi appoggiare la fronte alla sua.

“Torna in camera, Hermione.” Bisbigliò sentendo una fitta al cuore. Quanto avrebbe desiderato passare la notte con lei, tenerla tra le braccia e addormentarsi insieme, ma sapeva che se fosse successo non sarebbe stato in grado di andarsene. “Sono stanco.” Mentì con gli occhi ancora chiusi. “Non possiamo stare insieme. Ci sono i tuoi genitori e… e sono stanco.

“Ho chiuso a chiave. Non entreranno.” Protestò guardandolo posando le mani sui suoi fianchi. “Alistair, è quello che voglio. Voglio fare l’amore con te.”

“Ti prego…”

“Io ti amo. Voglio fare l’amore con te.” Ripeté.

“Non… non possiamo.” Ribadì lottando contro se stesso.

“Non vuoi fare l’amore con te?” Chiese rompendo il silenzio ch’era calato tra loro.

“No!” Scosse il capo. “Cioè, sì. Io voglio fare l’amore con te.”

“Ali, io sono pronta. Voglio che sia tu il mio primo ragazzo. Voglio tu sia il primo e l’ultimo. Voglio che sia sempre tu.” Sussurrò.

Alistair serrò la mascella e le diede le spalle. Chiuse le mani a pugno e strizzò gli occhi, lottando per non piangere. Maledetto, maledetto, maledetto! Perché anche il pianto doveva assillarlo? Non poteva cedere, doveva lottare anche contro di lui. Non era forse abbastanza dover lottare contro la vita? Contro quel futuro di cui tanto aveva paura, così buio e oscuro? Così lontano da lei?

Hermione, silenziosa, si avvicinò a lui e lo abbracciò, intrecciando le dita, accarezzandogli l’addome da sopra la maglia, posando la fronte tra le sue scapole.

“Io ti amo.” Sussurrò semplicemente.

In quel momento il cuore di Alistair si fermò. Sentì un dolore al petto, il respiro gli venne meno e le lacrime, quelle infami, sfuggirono al suo controllo. Come poteva sopportare tanto dolore? Come lo avrebbe celato? Come… come… come? Quante domande affollavano la sua testa e per nessuna aveva risposta.

Si voltò e prese il suo viso tra le mani, fissando gli occhi lucidi in quelli di lei.

“Hermione… ti amo.” Sussurrò con la voce rotta.

“Perché piangi?” Domandò asciugandogli le guance col pollice, delicata.

“Ti amo più della mia stessa vita, Hermione. Sei tutto.” Rispose portando una mano ai suoi capelli, andando ad accarezzarle lentamente i ricci, pieno d’amore. “Ho bisogno che mi prometti una cosa.”

“Che cosa?”

“Dovrai ricordare in ogni istante che ti amo. Anche nei momenti più brutti, quando tutto sembra faccia schifo e non ci sia speranza che lo ricorderai, ricorderai che ti amo. Me lo prometti?” Chiese.

Lo guardò negli occhi, poi annuì.

Si. Te lo prometto, Alistair.” E con un bacio suggellò la promessa. “Lo ricorderò, ma non ce ne sarà bisogno perché sarai tu a ricordarmelo, stando al mio fianco.”

Il moro accennò un sorriso e la baciò dolcemente, tenendola stretta a sé. Chiuse gli occhi e le accarezzò la schiena, lentamente, come se avessero tutto il tempo del mondo. Hermione sorrise e posò una mano sul suo petto, all’altezza del suo cuore. Passò la lingua sulle labbra, poi gli baciò il collo con infinito amore. Dopo qualche istante si liberò dal suo abbraccio. Fece un passo indietro e lo guardò negli occhi. Si mordicchiò piano il labbro inferiore, afferrò la camicia da notte e la lasciò cadere a terra, mostrando così il proprio corpo nudo.

“Devi… devi aiutarmi, perché io non so cosa fare.” Sussurrò arrossendo.

Alistair non poté fare a meno di abbassare lo sguardo e percorrere tutto il suo corpo. Deglutì a fatica incapace di proferir parola mentre sentiva l’effetto che lei gli faceva. Era semplicemente meravigliosa e resisterle era impossibile.

Chiuse le mani a pugno e si morse la lingua, maledicendosi e insultandosi. Sospirò, poi le prese il viso tra le mani e la baciò a lungo.

“Non preoccuparti, amore.” Sussurrò facendo scivolare le mani lungo il suo collo, disegnando poi il profilo dei suoi seni andando a soffermarsi sui suoi fianchi. “Penserò a tutto io.”

Le mordicchiò il lobo dell’orecchio e l’attirò a sé facendole sentire la reazione che aveva scatenato in lui. Tornò sulle sue labbra e cercò la sua lingua iniziando a rincorrerla, a giocarci, intrecciandola alla propria. La fece stendere e il lungo bacio venne interrotto solo nel momento in cui lei lo privò della maglia che finì a terra. Dopo pochi istanti, anche i boxer finirono sul pavimento.

I loro cuori battevano all’unisono in una danza frenetica dettata dal loro amore mentre le mani esploravano i rispettivi corpi regalandosi piacere, preparandosi per quello che presto li avrebbe sommersi. Hermione tremava per l’emozione, non riusciva a parlare ma a che servivano le parole, in quel momento?

Alistair si prese cura di lei preparandola con dolcezza, preoccupandosi solo di farla star bene.

“Sei… sei sicura?” Chiese guardandola negli occhi, la mano destra che le carezzava delicatamente il fianco mentre con l’altra, posata al materasso, si sorreggeva.

Hermione annuì rabbrividendo per quelle delicate carezze. Circondò il suo collo con le braccia e fissò gli occhi nei suoi, per poi attirarlo a sé e baciarlo.

Alistair inspirò profondamente e la fece sua. Si fermò subito preoccupato d’averle fatto male. Rimase immobile in quella posizione respirando rapidamente, emozionato, le labbra dischiuse. Posò la fronte alla sua e la tenne stretta a sé, per poi iniziare a muoversi piano.

Hermione, per la prima volta in tutta la sua vita, non riusciva nemmeno a descrivere come stava. In quel momento non riusciva nemmeno a ragionare o a pensare, tutta la sua razionalità sembrava essersi dissolta.

Il piacere crebbe rendendoli incapaci di fare qualsiasi cosa se non amarsi. Si guardarono negli occhi per tutto il tempo accarezzandosi, muovendosi all’unisono e quando le guance di Hermione si tinsero di rosso e si strinse a lui, Alistair Piton fu l’uomo più felice dell’intero mondo, sia magico che babbano. Ogni cosa scomparve, ogni pensiero, persino il fatto che di lì a poche ore sarebbe diventato un Mangiamorte. In quel momento, in quella stanza, in quella casa, in tutto il pianeta, in tutto l’universo c’erano solo loro, insieme.

Le sorrise dolcemente e sfiorò appena le sue labbra, per poi stendersi accanto a lei.

“Aspetta un attimo.” Sussurrò.

Si allungò e afferrò i fazzoletti di carta posati sul comodino. Ne prese uno e andò a pulire con delicatezza il ventre della ragazza mentre le rubava un lungo bacio. Hermione posò la mano sulla sua e sorrise.

“Ti amo.” Sussurrò emozionata.

Anche io.” Disse, poi si alzò e andò a buttare il fazzoletto.

Tornò da lei e l’abbracciò forte, chiudendo gli occhi.

“E’ stato meraviglioso.” Sussurrò Hermione.

“Tu lo sei.” Le sfiorò la guancia con la punta delle dita e osservò il suo volto. Aveva i capelli in disordine e le guance erano ancora rosse: era stupenda.

No, non voleva diventare Mangiamorte. Non voleva rinunciare a lei, non voleva ferirla. Per un lungo minuto pensò che avrebbero potuto scappare, che avrebbe potuto mandare tutto all’aria e godersi la sua adolescenza. Alla fine lui non aveva mai desiderato lottare, non aveva mai voluto diventare una pedina essenziale in quella stramaledetta guerra. Era stato il fato a decidere per lui. Già, il fato che poteva anche essere chiamato Albus Silente, colui che aveva deciso per tutti: per lui, per suo padre ed era sicuro che avesse in serbo qualcosa anche per Harry, suo fratello. Salazar, ancora doveva abituarsi a chiamarlo in quel modo. Avevano la stessa madre che aveva dato la vita per difendere il piccolo Harry ed era sicuro che l’avrebbe fatto anche con lui. Si era sacrificata per permettere a Harry di vivere e ora, in un certo senso, la sua vita dipendeva da lui. Se si fosse ritirato, se fosse scappato, il Signore Oscuro si sarebbe rifatto su suo padre, l’Ordine della Fenice avrebbe perso la sua spia più fedele e i piani sarebbero saltati. Non poteva lasciare che accadesse, che il sacrificio di sua madre risultasse vano.

Sospirò e strinse più forte Hermione mentre il suo corpo iniziava a tremare per la paura. Strizzò gli occhi e posò le labbra sulle sue, rendendosi conto che non sarebbe mai scappato. Quella era l’unica volta in cui si sarebbero amati totalmente e senza freni. Una volta tornati a Hogwarts, tutto sarebbe stato diverso.

“Ali…” Lo chiamò Hermione posando la mano sulla sua guancia. “Perché piangi?”

Disegnò il profilo delle sue labbra con la punta dell’indice e lo guardò negli occhi sentendo il cuore mancare un battito mentre la consapevolezza che qualcosa sarebbe cambiato si faceva strada in lei.

“Perché sono felice.” Mentì, almeno in parte. Si, era felice, ma le lacrime erano dovute a quel futuro incerto che l’avrebbe privato di lei. “Non ti preoccupare, amore.”

Alistair l’attirò a sé e le fece appoggiare il capo al proprio petto, all’altezza del cuore. Hermione si raggomitolò contro di lui intrecciando le gambe alle sue. Se qualcuno le avesse domandato come stava, avrebbe faticato a trovare gli aggettivi giusti. Era felice, stanca, piena di gioia e d’amore: no, un’unica parola non poteva descrivere come stava. Nonostante tutta quella felicità, però, una parte di lei tremava impaurita. Alistair non si era mai comportato in quel modo, mai. Che cosa stava succedendo? Le aveva detto di non preoccuparsi, ma non sapeva se credergli o no.

“Ali…” Sussurrò.

“Dimmi.” Le baciò la fronte, senza dire altro.

Attese risposta, ma quando abbassò lo sguardo vide che si era addormentata tra le sue braccia. Sorrise dolcemente e la baciò ancora, per poi lanciare un’occhiata alla sveglia sul comodino: segnava le 2.00 di notte. Chiuse gli occhi e li coprì con l’avambraccio facendo profondi respiri. Il tempo scorreva troppo velocemente, per i suoi gusti. Perché quella notte non poteva essere infinita? Ah, quanto avrebbe desiderato avere una giratempo per poter rivivere all’infinito quei momenti. Così, senza nemmeno rendersene conto, scivolò in un sonno agitato e dominato dalla consapevolezza che tutto era ormai giunto al termine.

Quando i primi raggi del sole filtrarono attraverso la finestra, Alistair aprì gli occhi. Sbadigliò rumorosamente e fece per stiracchiarsi bloccandosi immediatamente quando si rese conto che Hermione gli era ancora addosso. Passò la lingua sulle labbra, poi le scostò i capelli dal visò e la baciò con dolcezza. Sospirò, infine la liberò dall’abbraccio e andò a sedersi sul bordo del letto, ancora nudo. Chiuse gli occhi e iniziò a massaggiarsi il collo cercando di rilassarsi. Gli esercizi di Occlumanzia, in questo, l’avevano aiutato molto ed era perfettamente in grado di liberare la mente, cosa di cui aveva assolutamente bisogno.

“Ali…” Mugugnò addormentata Hermione allungando il braccio, andando a sfiorare la schiena del ragazzo.

Alistair si voltò e piegò il capo di lato.

“Ciao…” Lo salutò.

“Ciao.” Ripeté lui, per poi piegarsi e sfiorare le sue labbra con le proprie.

“Devi proprio andartene?” Domandò sospirando.

Si, amore. Devo.” Rispose accennando un sorriso. “Purtroppo devo. Ti assicuro che preferirei star qua.”

“Lo so.”

Le diede un altro bacio, poi si stiracchiò. Si alzò, prese dei boxer puliti dallo zaino e li indossò.

“Ti godi lo spettacolo?” Chiese guardandola mentre allacciava i jeans.

In effetti si.” Ammise Hermione con una mezza risatina. “Ma dal momento che sei vestito, è meglio che mi vesta anche io.”

Sospirò, per poi abbandonare controvoglia il letto. Infilò la camicia da notte, aprì l’armadio e prese una vestaglia che subito mise.

Alistair raccolse i propri oggetti e li buttò nello zaino.

Hermione sbadigliò, poi lo prese per mano.

“Pronto?” Domandò ancora addormentata.

Il moro annuì, incapace di dire qualsiasi cosa mentre il momento dell’addio s’avvicinava.

Uscirono dalla stanza, poi scesero le scale.

“Vuoi fare colazione?”

“No.” Scosse il capo. “No, grazie. Preferisco andare. Mio padre mi sta aspettando.” Borbottò rabbuiandosi.

“Ok.” Hermione ravvivò i capelli con una mano, per poi accompagnarlo alla porta.

“Non c’è bisogno che io esca.” Disse sorridendo celando la tristezza che lo stava assalendo.

“Oh. Giusto.” Ridacchiò. “L’abitudine babbana, sai.”

“Perdonata.” Scosse il capo, poi l’abbracciò chiudendo gli occhi drogandosi del suo profumo. “Salutami i tuoi genitori.”

“Lo farò.” Accarezzò delicata il suo petto godendosi quell’abbraccio. “E’ stato perfetto, Ali. Meraviglioso e stupendo. E non credo esistano aggettivi che descrivano appropriatamente ciò che è stato. Ti amo.”

Le prese il viso tra le mani e la baciò. Un bacio lungo, uno di quelli desiderati e ambiti, uno di quelli che mai vorresti s’interrompessero.

“E’ meglio che vada, prima che cambi idea.” Mormorò sulle sue labbra.

“Guarda che non sei mica costretto ad andartene, sai?” Sorrise mentre gli circondava il collo con le braccia. “Puoi anche restare. Anzi, ti dirò: se resti mi rendi solamente felice.

“Invece devo. Sono obbligato.” Disse con un sorriso amaro stampato sulle labbra, senza guardarla.

“Lo sapevo che avresti risposto così.”

Hermione lo baciò teneramente, poi si sciolse dall’abbraccio.

“Ti amo, Alistair Snape.”

E io amo te, Hermione Granger.” Le carezzò la guancia e le rubò un ultimo bacio, fugace.

Fece un passo indietro e chiuse gli occhi smaterializzandosi direttamente nel salotto della propria casa, crollando a terra. Se solo l’avesse guardata un istante di più non sarebbe stato in grado di andarsene. Se l’avesse baciata più a lungo non si sarebbe mai allontanato.

Strizzò gli occhi e a fatica si rimise in piedi. Barcollando salì le scale e raggiunse la propria stanza. Si buttò sul letto e si lasciò andare al pianto. Ogni singola lacrima era la testimonianza del suo dolore, del suo amore perduto, della sua vita passata, di un futuro che non voleva, di azioni che mai avrebbe voluto compiere.

Severus Piton vide il figlio smaterializzarsi davanti ai propri occhi, in salotto. Abbassò il giornale e lo osservò uscire. Trasse un profondo respiro, poi si fece forza e salì le scale, il cuore sempre più pesante nel petto. Si fermò sulla soglia della stanza e osservò per qualche secondo il figlio sentendo il suo dolore come proprio.

“Mi dispiace, Alistair.” Sussurrò per poi andarsene, incapace di fare da spettatore a quel triste spettacolo.

Alistair si raggomitolò su se stesso e abbracciò il cuscino.

La sua vita, così come la conosceva, era finita.

 

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Capitolo 38
*** Boulevard Of Broken Dreams ***


A poco meno di un anno di distanza, pubblico il capitolo 37. Ormai molti dei miei “seguaci” mi avranno abbandonata ma purtroppo, se l’anno scorso è stato difficile, quest’anno è stato anche peggio e credevo che non sarei più riuscita a scrivere per tutto ciò che mi è successo. Ho passato davvero dei giorni bui, in cui nulla per me aveva più senso, ma ora eccomi qui, non tanto convinta di questo capitolo e ormai con la “crisi dello scrittore”: piacerà? E se deludo tutti? Ma che senso ha la mia storia?

Eh sì, sono una che si fa mille paranoie.

Comunque vi lascio al capitolo.

 

Questo è dedicato a te, Bobo.

Mi manchi.

Dovresti essere ancora tra noi.

 

 

Chapter XXXVII:

Boulevard Of Broken Dreams

 

Vorrei appartenere alla bella grande anima umana,

quella che sa da che parte stanno i buoni e i cattivi,

gli aggrediti e gli aggressori.

Vorrei essere il fortunato possessore di un’intima convinzione

che mi dicesse che non ho colpa di nulla.
-Ultime notizie dalla famiglia, Daniel Pennac -

 

Casa Heartmann era innaturalmente silenziosa tant’è che sembrava che i suoi membri fossero come svaniti. L’unico suono udibile era quello di una melodia suonata a pianoforte che continuava a essere interrotta sempre nello stesso identico punto.

Alistair Piton era seduto al pianoforte a coda nel grande salone. Gli occhi del ragazzo erano chiusi, i capelli ricadevano davanti ai suoi occhi e le dita si muovevano insicure sui tasti. Indossava un elegante completo nero con camicia bianca, la cravatta poggiata sullo sgabello accanto a lui. Imprecò per l’ennesima volta e scosse il capo, riprendendo a suonare dall’inizio, per poi interrompersi non ricordando come proseguisse quella melodia che aveva imparato a quattro anni durante le vacanze di Natale.

“Alistair?”

La voce di Priscilla Heartmann risuonò per tutta la stanza cogliendo di sorpresa il giovane, che subito sobbalzò. Voltò il capo di lato e guardò la donna ferma sotto l’arco che collegava il salone all’ingresso. La guardò qualche istante, poi abbassò lo sguardo e riprese a “suonare”.

La donna sospirò e s’avvicinò a lui. Prese tra le mani la cravatta e si sedette al suo fianco.

“Come stai, Alistair?” Gli domandò.

Non una parola uscì dalle labbra del ragazzo troppo concentrato su quel maledetto pezzo.

“Alistair, rispondimi.” Disse imperiosamente posando la mano tra le sue scapole in un gesto materno.

“Non mi ricordo come va avanti.” Sussurrò.

“Parla più forte, Alistair. Non sei un bambino: sei un uomo forte.”

“Non mi ricordo come prosegue la canzone.” Ripeté, questa volta a voce più alta. “Me la insegnasti tu quando avevo quattro anni. Era il periodo in cui passavo molto tempo qua e tu mi insegnasti a suonare questa canzone. “ Fece una piccola pausa. “La suonai davanti a tutti, te lo ricordi? Quando finii, Crono mi sorrise, tu mi scompigliasti i capelli e papà mi prese in braccio. Era tutto perfetto.”

Priscilla sospirò e gli diede un bacio sulla guancia, per poi incrociare le braccia sotto il seno volgendo lo sguardo ai tasti del pianoforte.

“Fammi sentire.”

Alistair annuì, chiuse gli occhi e ricominciò a suonare, per poi bloccarsi improvvisamente.

“Non mi ricordo come va avanti.” Sussurrò.

Senza dire niente, la padrona di casa posò le lunghe dita sui tasti e riprese a suonare dal punto in cui il ragazzo s’era interrotto.

Il moro rimase in silenzio ascoltando quella melodia che gli era tanto familiare, per poi sistemarsi sullo sgabello. Fece un respiro profondo e si mise a suonare insieme a quella donna che era la sua unica figura materna.

Completarono la melodia e Priscilla sorrise dolcemente mentre posava le mani sulle proprie gambe.

“Come stai?” Domandò con tenerezza.

“Ho paura.” Rispose sottovoce Alistair.

“Oh, Alistair.” Sussurrò Priscilla stringendolo in un forte abbraccio come quando aveva tre anni e scoppiava a piangere dopo un incubo. “Andrà tutto bene, piccolo mio. Stai tranquillo: andrà tutto bene.” Aggiunse afferrando un fazzoletto dalla tasca e asciugandogli le lacrime.

Il ragazzo annuì lentamente mentre si strofinava gli occhi, somigliando incredibilmente al se stesso di tre anni.

“Sono fiera e orgogliosa di te: non molti avrebbero preso la tua stessa decisione. Sei solo un ragazzo e sei già pronto a seguire il Signore Oscuro.” Continuò. “E sono sicura che pure la tua mamma sarebbe fiera di te.”

Alistair accennò un timido sorriso e chiuse gli occhi, andando a raggomitolarsi contro la donna. Lo sarebbe stata davvero? Lily Evans sarebbe stata orgogliosa di suo figlio Alistair? Avrebbe approvato la sua scelta di rinunciare alla propria vita per permettere a suo fratello di salvarsi e sconfiggere l’Oscuro Signore? O si sarebbe arrabbiata e lo avrebbe odiato? Cos’avrebbe provato nel vederlo mettere in pericolo la propria vita? Non ne aveva idea e mai avrebbe ottenuto risposta a queste sue domande. Avrebbe potuto chiederlo a suo padre, ma non lo avrebbe mai fatto.

“Alistair.”

Si girarono entrambi e, sulla soglia, videro Severus nel suo completo da Mangiamorte, la maschera stretta in una mano.

Il giovane impallidì e si strinse maggiormente a Priscilla sentendosi morire dentro. Il momento si stava avvicinando e non era più tanto sicuro di volerlo fare, di essere in grado di sopportare tutto quello.

“Sei pronto?” Chiese Severus con il suo tipico tono annoiato.

Come poteva? Come poteva essere così normale, così… così se stesso in una situazione del genere? Come poteva essere impassibile mentre lo stava condannando a morte?

Annuì lentamente, incapace di dire qualsiasi cosa.

La signora Heartmann baciò sulla fronte il ragazzo, per poi alzarsi e accompagnarlo dal padre.

“Sono fiera di te.” Ripeté Priscilla stringendolo in un forte abbraccio e baciandogli la guancia, per poi liberarlo.

Gli sistemò la cravatta e gli lisciò l’elegante giacca, per poi voltarsi verso Severus.

“Abbi cura del mio bambino, Severus.” Disse con gli occhi lucidi e un dolce sorriso. “Stai benissimo, sai? Se fossi in te, andrei in giro vestito più spesso così: tutte le donne cadrebbero ai tuoi piedi. Scherzò.

“Grazie, Priscilla.” Posò la mano su quella della donna, poi le baciò la guancia. “Sei sempre molto gentile.” Si guardarono negli occhi qualche istante, poi l’uomo si allontanò di un passo e fece un cenno del capo al figlio. “Andiamo.”

Severus s’incamminò e Alistair guardò Priscilla. Tirò su col naso, si strinse nelle spalle e seguì il padre tenendo lo sguardo basso.

L’uomo serrò la mascella e si fermò al centro del salone d’ingresso, posando lo sguardo su Crono e Lucius che parlavano fermi sulla soglia del portone.

“Sono fiero di te, Alistair.” Sussurrò sistemandosi una manica. “Di te e dell’uomo che sei diventato e sarai. Non è da tutti rinunciare alla propria vita, alla propria felicità…” Fece una piccola pausa. “…all’amore.” Fece un respiro profondo e lisciò il mantello. “Non avrei mai voluto coinvolgerti in tutto questo, mai. Non avrei mai voluto che tu diventassi un Mangiamorte. Avrei desiderato lasciarti fuori.”

Alistair lo ascoltò, stupito da tutte quelle parole. Quanto aveva desiderato udirle? Da quanto bramava sentire tali complimenti?

“Tua madre…” Si interruppe per schiarirsi la gola. “Tua madre sarebbe orgogliosa di te.” Concluse a fatica.

Sollevarono entrambi il capo nello stesso momento e Severus si perse negl’occhi verdi del figlio, che tanto somigliavano a quelli della donna ch’amava. Alistair cercò più volte di parlare, ma non trovò alcuna parola da dire, così si limitò ad annuire.

Ripresero a camminare e con pochi passi raggiunsero Crono e Lucius.

“Severus! Alistair!” Li salutò felice il padrone di casa.

Crono.” Disse Severus. “Lucius.”

“Severus.” Ricambiò il saluto Lucius, per poi posare lo sguardo gelido sul viso del giovane. “Sei pronto, Alistair?”

Si, lo è.” Rispose Severus al posto del figlio.

Crono guardò pieno d’orgoglio il giovane Piton, si avvicinò a lui e lo strinse forte a sé, come solo un padre potrebbe fare. Non disse niente e posò semplicemente le mani sulle sue spalle, annuendo felice. Lo liberò dalla propria stretta e si fece da parte.

“Andiamo, dunque.” Disse Lucius varcando il portone.

Severus posò una mano sulla spalla di Alistair e lo spinse appena. Il giovane tornò alla realtà e riprese a camminare. Salirono in carrozza e si sedette vicino al finestrino. Guardò il paesaggio scorrere e si perse nei propri pensieri, tanto che non si rese nemmeno conto che avevano abbandonato i confini della casa del migliore amico ed erano giunti in aperta campagna.

“Scendiamo.” Ordinò Lucius.

I tre scesero, poi Lucius allungò la mano chiusa a pugno e invitò i due Piton a posare le loro mani su di essa. Non appena lo fecero, un uncino li arpionò dall’ombelico e pochi istanti dopo si ritrovarono in una stanza molto buia, se non per delle candele che la illuminavano fiocamente.

“Mettigli questo.” Malfoy porse a Severus un cappuccio nero. “E fagli togliere scarpe, giacca e camicia.”

“Lo so come funziona.” Ringhiò quasi l’uomo.

I due si guardarono qualche istante, poi Lucius varcò una porta che, da quanto aveva intuito Alistair, era la stanza dove si sarebbe svolta la sua cerimonia per divenire Mangiamorte.

Deglutì a fatica, poi si voltò e posò le mani sulle ginocchia, si piegò in avanti e vomitò, il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore. Si mise di nuovo eretto e si guardò attorno terrorizzato.

“Voglio andare via da qui. Non lo voglio più. Voglio scappare.” Si ritrovò a sussurrare.

“Ali.” Suo padre posò le mani sulle sue spalle. “Ali, calmati. Siamo al punto di non ritorno, non possiamo più tornare indietro. Devi calmarti o altrimenti tutto ciò a cui hai già rinunciato sarà stato vano. Così abbiamo una possibilità mi capisci?” Domandò portando ora la mano alla sua guancia per costringerlo a guardarlo negli occhi e provò la stessa paura che il figlio provava.

“N-non credo di potercela fare.” Balbettò.

“Tu ce la farai. Sei forte, sei l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto e vorrei aver avuto il tuo coraggio tanti anni addietro. Vorrei aver fatto le tue stesse scelte. Tu sei un uomo da ammirare.”

“Ammirare?!” Sbottò. “Sto per diventare un Mangiamorte e probabilmente un assassino!”

“No, non lo permetterò mai.” Disse fermamente Severus. “E ora ascoltami. Respira, figlio mio. Respira e calmati poiché ciò che affronterai non sarà facile né bello. Per i prossimi anni dovrai fingere e occultare i tuoi pensieri e sentimenti all’Oscuro Signore, dovrai essere un’altra persona ma sono sicuro che ce la farai.

“Non voglio più farlo.” Sussurrò con gli occhi lucidi.

“Non abbiamo altra scelta.” Mormorò l’uomo stringendo il figlio in un abbraccio. “Ti voglio bene, Alistair. Te ne voglio così tanto che vorrei scappare, ma lui ci troverebbe e tutto il lavoro svolto finora, la copertura… tutto salterebbe e metteremmo in pericolo… Potter.”

“Mio fratello.” Sussurrò ancora.

“Sì. Lui.” Disse gelidamente. “Ora capisci perché non possiamo più tirarci indietro?”

Alistair annuì lentamente e tirò su col naso come un bimbo.

“C-cosa devo fare?”

Resta solo con indosso i pantaloni.”

Annuì e, una volta liberatosi dall’abbraccio del padre,  iniziò a spogliarsi come ordinato. Si fissò le mani nude e si mordicchiò il labbro inferiore.

“Farà male?” Sussurrò.

Severus indossò la maschera da Mangiamorte e rimase in silenzio qualche istante così da celare le lacrime che a quella domanda avevano iniziato a rigargli le guance.

“Sì.” Rispose soltanto.

Alistair chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e annuì.

“Sono pronto.” Disse con voce incrinata dalla paura.

“Hai liberato la mente?”

“Sì, papà: crederà sarà emozione.”

“Allora andiamo.”

Severus afferrò un cappuccio e lo mise in testa al figlio.

“Tra poco sarà tutto finito. Almeno questa parte.” Sussurrò al suo orecchio.

 

Dal piano di sotto giungeva un gran frastuono: bicchieri che cozzavano l’uno contro l’altro per festeggiare, risate, inneggiamenti al Signore Oscuro, un gran vociare su quanto fosse stato coraggioso il giovane Piton durante l’iniziazione, come non si fosse minimamente scomposto nel momento in cui il Marchio Nero era stato impresso sul suo avambraccio sinistro.

Dal canto suo, Alistair era nascosto nella stanza che da sempre gli era appartenuta quando era ospite a casa Heartmann. Seduto sul bordo del letto, indossava solo un paio di pantaloni del pigiama e i piedi scalzi erano posati sul freddo marmo, come se questo lo aiutasse a capacitarsi di ciò che era successo, di ciò che era diventato: un Mangiamorte a tutti gli effetti.

Sentì bussare e mormorò un semplice “avanti”. La porta si aprì e fece il suo ingresso Selene, la sorella maggiore di Eric, vestita di un abito bianco che lasciava scoperta la schiena e la scollatura metteva in risalto il suo piccolo seno.

“Dovresti essere giù a festeggiare con tutti gli altri.” Gli disse portando alle labbra un bicchiere pieno fino all’orlo di champagne mentre chiudeva la porta.

“Sì, dovrei.” Mormorò continuando a fissare il Marchio Nero illuminato solo dalla luce della luna che entrava dalla finestra.

Ma qualcosa mi dice che non ne hai tanta voglia.”

“Già.”

Rimasero in silenzio qualche istante, poi Selene posò il bicchiere sul comò e andò a sedersi al suo fianco. Prese tra le proprie mani la sua mano sinistra e osservò il “tatuaggio” appena fatto. Senza dire una parola si piegò e baciò il serpente impresso nella pelle del ragazzo che la osservò attentamente.

Senza nemmeno rendersene conto, Alistair posò la mano sulla sua nuca e l’attirò a sé. Premette le labbra sulle sue e la fece stendere sul letto. Immediatamente Selene ricambiò il suo bacio, desiderosa di lui e di tutto ciò che avrebbero potuto fare.

“Sono contenta che hai deciso di lasciare quella schifosa.” Sussurrò baciandogli lentamente il collo.

“Già, anche io.” Mormorò strizzando gli occhi mentre l’odio pareva invaderlo.

Tornò a baciarla e le lacrime cominciarono a rigargli le lacrime: stava tradendo la donna che amava, era diventato un Mangiamorte e stava rischiando di implodere.

“Perché piangi, Ali?” Domandò asciugandogli una lacrima col pollice.

“Non fare domande, Selene.” Rispose cercando nuovamente le sue labbra. “Solo per stanotte.”

Selene lo guardò interrogativamente, per poi annuire.

“Solo per stanotte.” Ribadì Alistair.

Così, Alistair, si maledì da solo.

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Capitolo 39
*** You Broke Her Heart, Now I Break Your Ass ***


E a distanza di tre mesi e qualche giorno, ecco qua che faccio il mio ritorno! Non sono sparita ma… indovinate un po’? Altre grane, altri problemi, altri impedimenti a scrivere. Purtroppo non è stato un bel periodo poiché sono stata di nuovo male, seriamente male. Inoltre ho anche alcuni problemi a casa, quindi non sono riuscita a concentrarmi molto, almeno fino al 31 ottobre. E perché proprio il 31 ottobre! Beh, semplice: il 31 ottobre Alistair ha compiuto gli anni! E quale miglior modo di festeggiarlo se non iniziare a scrivere il nuovo capitolo? Così mi sono messa alla scrivania e ho iniziato a scrivere. Risultato? Ho finito da poco il capitolo e ora lo sto pubblicando.

E’ un capitolo molto intenso, molto forte: è arrivata la resa dei conti, si può dire. E ormai siamo anche quasi alla fine del settimo anno per Alistair. Cosa succederà dopo? Eh chi lo sa! Non dovete far altro che continuare a seguire Father Be With Me Tonight per scoprirlo u.u Ok, ora posso tornare seria. Ormai abbiamo passato la metà della storia da un bel pezzo. In totale Father conterà 53 capitoli. E noi siamo arrivati al 38… Eh sì, ormai direi che non manca molto!

Ma non voglio annoiarvi ulteriormente.

Un’ultima cosa. Se qualcuno volesse seguirmi maggiormente, può farlo iscrivendosi al gruppo “Elyl Fanwriter” su facebook. Questo è il link del gruppo in cui pubblicherò spoiler, anticipazioni e vi terrò aggiornati su tutte le mie storie: https://www.facebook.com/groups/495293153902934/

 

Beh, che altro dire? Buona lettura!

 

Chapter XXXVIII:

You Broke Her Heart, Now I Break Your Ass

 

"You're a great actress Satine. Make him believe you don't love him."
"No."
"Use your talent to save him. Hurt him. Hurt him to save him. There's no other way. The show must go on, Satine. We are creatures of the underworld: we can't afford to love."

-Moulin Rouge-

 

Lo scompartimento dell’Espresso per Hogwats era immerso nella più totale oscurità, eccezion fatta per le fioche luci alle pareti, quelle usate anche negli ospedali per dare un minimo di illuminazione e permettere al personale medico di osservare i pazienti anche quando essi dormivano. Alistair Piton dormiva sì profondamente, ma il suo era un sonno agitato e dominato dagli incubi. Spalancò gli occhi quando sentì l’avambraccio sinistro bruciare e la mano del Signore Oscuro sulla propria pelle. Si svegliò di soprassalto e ci mise qualche secondo a capire dov’era e che ciò che aveva sognato non era frutto della sua immaginazione ma bensì ricordi molto freschi di ciò che aveva dovuto subire. Si grattò con foga là dove albergava il Marchio Nero e appoggiò la fronte al finestrino senza riuscire a scorgere null’altro che buio dato che la sera era già calata. In lontananza, però, vide parecchie luci, segno che Hogsmeade si stava avvicinando e ormai era giunto a destinazione. Sospirò e chiuse gli occhi per un attimo, per poi passare una mano sul viso e in quel preciso istante fece il suo ingresso suo padre, Severus Piton. Lo guardò qualche istante, poi gli diede le spalle.

“Preparati.” Disse freddo, ormai tornato a interpretare il ruolo del glaciale professore. “Siamo praticamente arrivati.”

Il ragazzo non fece in tempo ad annuire che l’uomo era già uscito, lasciandolo solo coi propri pensieri. Sbuffò irritato ed eseguì l’ordine abbandonando gli abiti babbani per indossare la divisa della scuola.

Il treno si fermo e Alistair uscì dallo scompartimento avviandosi infine per il corridoio e raggiungendo l’uscita. Sulla banchina trovò suo padre ad aspettarlo. Insieme lasciarono la stazione e presero una carrozza che li attendeva e che li portò al castello. Per tutto il viaggio Alistair non fece che pensare a Hermione: a quanto l’amasse, a quanto era un verme per averla tradita con Selene, a quanto le avrebbe fatto male lasciandola, a come avrebbe potuto considerarsi ancora un uomo. Pensando a tutto ciò, il giovane si sentiva letteralmente morire: ma come si può morire, quando il cuore e l’anima sono già morti?

Scesero dalla carrozza ed entrarono nel castello ritrovandosi nel Salone d’Ingresso. Alistair si fermò dopo pochi passi e Severus si volto a guardarlo.

“Che cos’hai, Alistair?” Domandò guardandolo attentamente e celando la propria preoccupazione e il proprio dolore pari a quelli del figlio, se non addirittura doppi.

“Non ho fame.” Rispose atono il ragazzo, come improvvisamente svuotato d’ogni emozione.

Si voltò e prese le scale che lo condussero ai sotterranei.

Severus lo osservò sparire e trattenne a lungo il respiro, per poi sospirare e serrare appena la mascella. No, non avrebbe mostrato il dolore che provava, quella morsa allo stomaco che lo attanagliava ormai da mesi. Severus Piton si sarebbe mostrato impeccabile come sempre, freddo e distaccato.

Entrò in Sala Grande e andò a sedersi al suo posto dove alcuni suoi colleghi gli diedero il ben tornato e la Umbridge lo scrutò attentamente, come a voler scoprire quali segreti l’insegnante di pozioni celasse. Cenò velocemente e quando vide Eric Heartmann alzarsi lo raggiunse. Non appena furono nella Sala d’Ingresso, l’uomo si avvicinò a lui.

“Eric.” Lo chiamò.

Il biondo si fermò e lasciò cadere il capo sul petto, per poi rivolgersi agli amici e dir loro di iniziare ad andare in Sala Comune e che presto li avrebbe raggiunti.

“Sì, signore?” Domandò con reverenza.

“Stai vicino ad Alistair.” Disse semplicemente il pozionista e, senza aggiungere altro, sparì anche lui prendendo la scala che conduceva ai sotterranei dove si trovava il suo ufficio.

Eric sbatté le palpebre un paio di volte a quella richiesta, poi si strinse nelle spalle e si incamminò verso la Sala Comune Serpeverde. Non salutò nemmeno i compagni e si diresse nella propria stanza dove sapeva che avrebbe trovato Alistair. Senza bussare, entrò: Alistair era seduto sul suo letto, addosso solo la canottiera e i pantaloni della divisa, mentre si osservava l’avambraccio sinistro su cui spiccava ben evidente il Marchio Nero.

“Per tutti i Sangue Sporco ammazzati da Salazar.” Sussurrò estasiato chiudendo immediatamente la porta e appoggiandoci contro la schiena.

Il Caposcuola sollevò lo sguardo sul proprio migliore amico, poi lo riabbassò su quel tatuaggio che aveva da pochi giorni e che già odiava. Fece una smorfia, poi se lo massaggiò. Si alzò e si tolse la canotta buttandola a terra.

“Com’è il Signore Oscuro?” Domandò Eric con tono reverenziale. “E com’è la cerimonia? Ha fatto male? Salazar, non vedo l’ora di farlo anche io.”

Scosse il capo senza rispondere ad alcuna domanda e lo guardò negli occhi.

“Perché ti comporti così?” Chiese stizzito. “Se fossi in te sarei al settimo cielo, diamine!”

“Sono andato a letto con tua sorella.” Mormorò dopo qualche attimo di silenzio.

“Sei stato anche con quella là?” Domandò chiudendo le mani a pugno.

Ok, Alistair era il suo migliore amico, ma Selene era pur sempre sua sorella e non è che gli facesse poi così tanto piacere che fossero andati a letto insieme. Certo, non immaginava che fosse pura e casta, ma lei era già promessa sposa a un bel rampollo scelto da loro padre. Non che lui avrebbe fatto diversamente, ma la cosa gli dava lo stesso fastidio.

Dopo parecchi istanti, Alistair annuì senza guardarlo. Eric sorrise a trentadue denti, corse da lui e lo abbracciò forte.

“Così sì che ti riconosco, vecchio mio.” Mormorò entusiasta.

Alistair accennò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla come a volerlo ringraziare.

La porta si spalancò improvvisamente e nella stanza fecero il loro ingresso Kain, Claudius e Adrian. Immediatamente Alistair diede loro le spalle, raccolse la canotta e la posò sull’avambraccio per nascondere il Marchio.

“Ciao ragazzi.” Borbottò in saluto.

Afferrò la maglia e i pantaloni del pigiama, poi si fiondò in bagno ove rimase a lungo senza fare niente. Quando fece il suo ritorno trovò solo Eric.

“Gli altri?” Domandò.

“Kain è con Pansy mentre Claudius e Adrian sono andati a scopare da qualche parte.” Rispose.

“Capito.” Mormorò andando a sedersi sul proprio letto.

“E’ tutto a posto? Sei pallido come il Barone Sanguinario.”

“Sì.” Sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto. “Va tutto che è una meraviglia.”

“Se lo dici tu.” Disse il biondo stringendosi nelle spalle. “Comunque devo vedermi con Sarah Huntigton, del quarto anno. Vuoi unirti a noi? E’ sempre aperta alle cose a tre. E credo che farsi scopare da te le piacerebbe parecchio, dato come ti guarda.

“No, va’ pure. Io sono stanco.” Rifiutò.

“Come vuoi tu. Ci si vede.”

Lo salutò e uscì dalla camera fischiettando allegro.

Alistair chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul letto. S’infilo sotto le coperte e si raggomitolò su se stesso com’era solito fare quando era un bambino e aveva gl’incubi.

“Mi dispiace.” Sussurrò. “Mi dispiace tantissimo.”

Strizzò gli occhi per impedire alle lacrime di sfuggire al suo controllo e, finalmente, dopo quelle che gli parvero ore, scivolò in un sonno agitato e pieno di incubi.

Il mattino dopo si svegliò tutto sudato e con il respiro affannoso. Si alzò di scatto, andò in bagno e vomitò persino l’anima. Si alzò a fatica, si sciacquò la bocca e osservò il proprio riflesso nello specchio: era pallido come non lo era mai stato. Quel giorno sarebbe finito tutto, avrebbe messo fine alla storia con Hermione: al solo pensiero gli venne ancora da vomitare. Odiava la piega che la sua vita aveva preso, odiava tutto ciò che il destino gli aveva riservato. Passò la mano sul viso e sentì le lacrime sotto le dita.

“Maledizione.” Borbottò tirando su col naso.

Scosse il capo, poi s’infilò in doccia e rimase a lungo sotto il getto caldo dell’acqua. Quando uscì afferrò subito un asciugamano e si asciugò. Tornò in stanza, prese dei boxer e l’indosso, seguiti immediatamente dalla divisa. Fece il tutto al buio dato che i suoi compagni ancora erano profondamente addormentati ed era presto, forse nemmeno le sei. Sospirò e abbandonò la camera, uscì dalla Sala Comune e si ritrovò nei sotterranei: tutto il castello era ancora nel sonno più profondo e questo rendeva l’atmosfera ancora più surreale come se esistessero solo lui e il suo dolore. Percorse lentamente i corridoi come se li stesse percorrendo per la prima volta, poi uscì in cortile e osservò il sole sorgere, infine rientrò. Quando raggiunse la Sala Grande la trovò ancora deserta. Sollevò il capo e osservò il soffitto incantato per qualche istante, poi accennò un triste sorriso e tornò da dove era arrivato: nonostante avesse digiunato la sera prima, mangiare per lui era impensabile, tanto che al sol pensiero gli venne la nausea e lo stomaco serrato da una morsa. Abbandonò la Sala Grande e andò direttamente in aula prima di poter incontrare chiunque. Voleva ritardare ancora la fine, sebbene sapesse che non c’era scampo, ma così, ancora per qualche ora, avrebbe potuto fingere che tutto era normale, che avrebbe finito le lezioni e si sarebbe visto con lei: peccato che ogni volta le sue fantasticherie venissero interrotte dal prurito che provava perennemente all’avambraccio sinistro.

Sospirò e si sedette al posto che occupava sempre. Afferrò il libro di Trasfigurazione e s’immerse nella lettura, tanto che non s’accorse nemmeno che l’aula, lentamente, s’era riempita ed Eric s’era seduto accanto a lui.

“Ehy, ma mi stai ascoltando?” Domandò in un sussurro il biondo dandogli una gomitata nel costato.

“Eh?”

Alistair sollevò il capo dal libro e si rese conto che la lezione era ormai iniziata. Grugnì, poi estrasse una pergamena dalla propria borsa e iniziò a prendere appunti senza realmente riuscirci: tra tutti i pensieri che aveva in testa ed Eric che continuava a tormentarlo, la cosa risultava parecchio difficile.

Esasperato, si alzò e cambiò posto lasciando di stucco il proprio migliore amico. Una volta finita la lezione, uscirono insieme. Quando raggiunsero la Sala d’Ingresso, Alistair si bloccò all’improvviso: Hermione era appena sbucata dalle scale che portavano ai sotterranei.

Deglutì a fatica e il suo istinto fu quello di scappare, ma i piedi sembravano essere incollati al pavimento.

Eric sorrise e gli diede una gomitata.

E’ arrivato il momento, amico.” Ghignò soddisfatto e divertito.

Hermione sollevò lo sguardo e lo vide. Subito il suo volto s’illuminò e gli corse incontro buttandogli le braccia al collo e fece per baciarlo.

Alistair fu tentato di ricambiare il bacio, ma se lo avesse fatto sarebbe saltato tutto e lui non avrebbe più trovato le forze di far ciò che doveva essere fatto. Fu perciò con grande sforzo che la evitò. Da grande Occlumante quale era, allontanò ogni pensiero e si fece di ghiaccio. Si scostò bruscamente e l’allontanò da sé.

La ragazza corrugò la fronte e provò a baciarlo di nuovo, ma la scena si ripeté esattamente allo stesso modo.

“Ali?” Domandò sbattendo le palpebre. “Che succede?”

“Oh, ma allora sei rincoglionita.” Intervenne Eric dal momento che Alistair non aveva ancora detto una parola. “Levati e lasciaci in pace.”

Hermione, dal canto suo, lo ignorò completamente e posò la mano sulla guancia di Alistair, che subito si ritrasse come se fosse stato scottato. Lo guardò stranita e corrugò la fronte senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.

“Senti, vattene.” Disse atono.

“Scusa?” Domandò incredula. “Si può sapere che succede, Ali?”

“Che succede?” Ringhiò rabbioso. “Succede mi sono rotto e devi lasciarmi in pace.” Continuò mettendo nelle proprie parole tutta la cattiveria di cui era capace mentre dentro di sé piangeva e il suo cuore si frantumava ancor di più. < Perdonami. Perdonami, amore mio, ma devo. Devo farlo. E’ per il tuo bene. Devo farlo per salvarti. E per salvare mio fratello. > disse nella propria testa.

Se qualcuno avesse scattato una foto ai due, avrebbe catturato l’esatto momento in cui il cuore di Hermione Granger si spezzò. Com’era possibile che Alistair parlasse in quel modo? Com’erano potute uscire quelle parole dalla bocca del ragazzo che amava e con cui neanche una settimana prima aveva fatto l’amore?

“L’hai sentito, Sangue Sporco? Non ti vuole più tra le palle. Smamma, sparisci: è finita.” Rincarò la dose Eric. “Devi andartene a quel paese insieme a Sfregiato e Lenticchia.”

Alistair incrociò le braccia al petto e la guardò gelidamente, quasi come se fosse schifato dalla sua presenza.

Dietro di lei, Harry e Ron osservavano increduli la scena. Harry non si sarebbe mai aspettato un tale comportamento e Ron, per quanto lo detestasse, non credeva sarebbe stato in grado d’essere così crudele.

“Allora, vuoi smammare?” Sbottò ancora Eric.

Tutt’attorno a loro s’era ormai radunata una piccola folla che stava assistendo alla rottura tra Alistair Piton e Hermione Granger: ben presto quella notizia si sarebbe diffusa per tutto il castello grazie ai pettegolezzi. Da lontano, attirato dal trambusto, Severus Piton osservava tutta la scena tenendo lo sguardo fisso sul proprio figlio: solo lui sapeva quanto stesse soffrendo, solo lui riusciva a vedere il dolore oltre la maschera.

“Alistair…” Sussurrò Hermione con gli occhi lucidi, allungando la mano per sfiorargli la guancia, ma si fermò prima che egli potesse ritrarsi. “Si può sapere che succede?”

“Non mi toccare, Sangue Sporco.” Sibilò furioso alzando la voce e chiudendo le mani a pugno.

Il suo cuore batteva rapido, forse fin troppo. Com’era possibile che battesse ancora nonostante stesse morendo? Come poteva battere ancora dopo quel che aveva detto? Se avesse potuto, Alistair si sarebbe ucciso seduta stante.

Eric si lasciò sfuggire un urlo di pura goduria e posò lo sguardo quasi famelico su Hermione ghignando soddisfatto. Oh, quanto avrebbe desiderato prendere e farle ancora più male. Quanto desiderava prenderla e sbatterla letteralmente contro un muro, torturarla e infine ucciderla. No, ancora meglio sarebbe stato renderla pazza a suon di Cruciatus, così come avevano fatto Bellatrix e Rodolphus Lestrange con i coniugi Paciock. La odiava, ma al tempo stesso desiderava averla sotto le proprie mani e farla soffrire come mai aveva sofferto. E ora che non stava più con Alistair, ora che la verità era venuta a galla, avrebbe potuto farlo: prima o poi Hermione Granger sarebbe finita sotto le sue grinfie. E a quel punto, la Sangue Sporco avrebbe pianto tutte le sue lacrime e lo avrebbe pregato di porre fine al tormento.

Harry spalancò la bocca incredulo mentre le orecchie di Ron divennero rosse per la rabbia. Hermione, invece, aveva il cuore letteralmente a pezzi e le lacrime avevano iniziato a rigarle le guance.

“E’ inutile che mi guardi con quella faccia da cane bastonato.” Sibilò ancora Alistair.

“T-tu… t-tu…” Iniziò lei balbettando. “N-no… tu… tu m-mi hai… mi hai d-detto c-che mi ami.” Singhiozzò.

Alistair scoppiò a ridere, una risata che pareva quella di un folle.

“Non ci sei ancora arrivata, Granger?” Sibilò. “Ti ho presa in giro. Era tutta una bugia.”

“No. Non ci credo.” Sussurrò coprendosi la bocca con le mani.

“Non vuoi crederci? Fatti tuoi, lurida Sangue Sporco.” S’intromise Eric. “Ma la verità è che lui ed io avevamo fatto una scommessa.”

“Avevamo scommesso…” Iniziò Alistair guardandola dritta negli occhi. “… che sarei stato in grado di illuderti, di farti credere che ti amavo. E che dopo tutta la recita ti avrei portata a letto.” Ghignò malevolo e allargò le braccia facendo un giro su se stesso. “E così è stato, mia cara Hogwarts!” Esclamò rivolgendosi alla folla. “Mi sono portato a letto Miss So Tutto Io. L’ho illusa e me la sono scopata.”

A quel punto, Hermione lo spintonò e scappò via di corsa tenendo il capo chino, le guance rigate dalle lacrime.

“Ti credevo diverso.” Disse schifato Harry. “Ma sei come tutti gli altri: mi fai schifo.” Sibilò, per poi correre dietro all’amica.

Alistair lo guardò con fare di sfida mentre dentro di lui era in corso una battaglia all’ultimo sangue tra il dovere e la voglia di correrle dietro, abbracciarla e dirle tutta la verità.

“E voi che avete da guardare?” Ringhiò alla folla che s’era radunata e che aveva fatto da spettatrice al suo bello spettacolino. “Levate le tende.” Aggiunse furioso, per poi incamminarsi di gran carriera.

Sollevò lo sguardo e vide suo padre. Severus annuì lentamente, poi gli diede le spalle e sparì nel corridoio che conduceva ai sotterranei.

Fece un respiro profondo, poi fece un cenno ai propri compagni e insieme si avviarono verso le serre. Eric gli mise un braccio attorno alle spalle e quasi cantava dalla gioia.

“PITON!” Urlò Weasley quando furono a metà strada tra le serre e il castello.

Alistair e i suoi amici si fermarono. Il Caposcuola si voltò e vide il rosso correre da lui.

“Che vuoi?” Domandò acidamente.

“Questo.” Ringhiò accompagnando le sue parole con un bel pugno che colpì il moro in pieno viso.

Barcollò e sbatté le palpebre un paio di volte, poi portò la mano destra al naso e vide del sangue.

Immediatamente i suoi amici sfoderarono le bacchette, pronti ad attaccare il Grifondoro.

“Fermi.” Ringhiò. “Ho detto di stare fermi. Andate avanti.”

Lo guardarono basiti, senza capire, poi Adrian, Kain e Claudius si avviarono parlottando tra loro.

“Vattene.” Gli ordinò Alistair dopo aver sputato del sangue a terra. “Ti ho detto di andartene, se non vuoi che cambi idea e ti ammazzi.” Lo minacciò.

Ron lo guardò qualche istante, poi gli diede le spalle e si allontanò correndo diretto sicuramente da Harry e Hermione: solo Salazar sapeva quanto avrebbe desiderato essere al suo posto.

“Ma sei rincoglionito?” Domandò Eric.

“Perché?” Chiese atono il moro.

“Perché? E me lo chiedi anche? Ti sei lasciato menare da Lenticchia.” Rispose agitato. “perché diamine non hai reagito? Avresti potuto ammazzarlo.”

Alistair abbassò lo sguardo, poi estrasse un fazzoletto e lo posò sul naso.

“Mi vuoi rispondere?” Lo esortò ancora una volta Eric.

Alistair serrò la mascella e sollevò lo sguardo posandolo sul castello che tanto amava: la sua vita era appena finita.

“Perché me lo meritavo.”

 

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Capitolo 40
*** Goodbye Hogwarts ***


Ma guarda guarda un po’ chi pubblica un altro capitolo? Eh sì, proprio io! Credevate che vi avrei fatto aspettare dei mesi, eh? E invece no! Visto che brava che sono stata? A dire il vero questo capitolo era già pronto tre giorni dopo la pubblicazione del capitolo trentotto, ma ho preferito aspettare un paio di settimane, prima di pubblicare.

Vi comunico che il prossimo, il capitolo quaranta, verrà pubblicato il giorno 9 dicembre!

E ora vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo!

 

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A te, che da un anno ci hai lasciati. Spero tu stia bene, ovunque tu sia.

Ci manchi.

 

Chapter XXXIX:

Goodbye Hogwarts

 

"It’s hard to say it, it’s time to say it: goodbye"

-Photograph, Nickelback-

 

Aprile e maggio erano trascorsi veloci e lenti al tempo stesso. Com’era possibile? Le giornate per Alistair sembravano durare un’infinità, ma al tempo stesso gli pareva che scorressero rapide come se qualcuno avesse premuto il tasto “avanzamento rapido”. Faceva di tutto per evitare di pensare a Hermione sebbene la cosa gli risultasse impossibile. Ogni volta che la vedeva in lontananza per i corridoi, subito si nascondeva oppure la superava di gran carriera e, una volta che era a debita distanza, si fermava, si appoggiava alla parete e chiudeva gli occhi rendendosi conto d’aver trattenuto il respiro. Aveva sempre bisogno di qualche minuto per riprendersi: tremava e il cuore martellava forte nel petto. Quando passava del tempo con i suoi amici era distratto e poco presente. Inoltre più e più volte aveva rischiato di ritrovarsi a duellare con Weasley, ma aveva sempre resistito alla tentazione: sperava per lui che non osasse avvicinarsi a Hermione più di troppo altrimenti non sarebbe stato in grado di trattenersi. Solo una cosa pareva dargli un minimo di conforto: lo studio. Ed era così che era riuscito ad affrontare quei terribili mesi.

Maggio, poi, si era trasformato in giugno e i M.A.G.O. erano arrivati. Aveva dovuto dare ripetizioni a tutti, da Eric a Claudius per far sì che li superassero in modo decente. Dal canto suo, invece, non aveva riscontrato alcun problema e, anzi, li aveva trovati persino facili.

Finalmente era giunto l’ultimo giorno di scuola. Dopo sette anni aveva concluso la sua istruzione magica. Insieme ai suoi amici, Alistair era in riva al lago seduto in disparte all’ombra di un albero. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo al tronco. Aveva una paura bestiale: lo aspettava un anno al servizio di un medimago Mangiamorte che gli avrebbe insegnato tutto sulla Medimagia, ma soprattutto sarebbe stato un anno di menzogne e di lontananza da Hermione. Quanto sarebbe durata ancora questa guerra? Non ne aveva idea, forse sarebbe durata per tutta la sua vita: al solo pensiero rabbrividì terrorizzato.  Sbuffò sonoramente e passò una mano tra i capelli, pensando che forse era giunta l’ora di tagliarli. In fondo la sua vita era cambiata totalmente: perché non cambiare anche qualcosa del proprio aspetto fisico?

“Che hai?” Domandò Eric sedendosi al suo fianco.

“Niente.” Rispose aprendo gli occhi.

“Non è vero.” Insistette.

“Ho detto niente.” Ribadì.

“Senti, Al, ti conosco da quando siamo due mocciosi, quindi non venire a dirmi che non hai niente perché non ci credo, ok?”

“Se ti dico che non ho niente, è perché non ho niente.” Sibilò.

“Stronzate!”

Piantala, per Salazar.” Sbottò Alistair stizzito.

“Stai pensando ancora alla Sangue Sporco, vero?” Domandò il biondo dopo qualche istante di silenzio.

Alistair fece un respiro profondo e annuì lentamente.

“Che cavolo, Al!”

“Senti, non posso farci niente, ok?” Sibilò chiudendo le mani a pugno. “Anche se sono un Mangiamorte, i miei sentimenti per lei restano immutati, anzi: sono ancora più forti e mi fa male anche solo respirare. Mi sento uno schifo per come l’ho trattata e se ripenso a quel giorno, a come l’ho trattata, alle cattiverie che ho detto, vorrei solo suicidarmi nel modo più doloroso possibile. Mi farei cruciare dal Signore Oscuro in persona se servisse ad alleviare un minimo il mio dolore, ma non posso farci niente!” Continuò, ormai sul punto di scoppiare. “Ogni minuto lontano da lei, è un minuto sprecato. Giorno dopo giorno sono morto dentro. E perché? A causa del mio Marchio, che odio con ogni fibra del mio essere. Lo odio. Odio non poter stare con lei, odio essere un Mangiamorte solo perché lo è mio padre.

“Io…” Mormorò Eric dopo un po’. “Io credevo che fosse stata una tua decisione. Una tua scelta.”

Alistair volse lo sguardo alla superficie del lago e sbuffò sonoramente.

“No. Non lo è stata.” Disse amaramente serrando la mascella. “Ma non importa.” Fece una smorfia e posò lo sguardo sul suo migliore amico. “E’ comunque una grande opportunità e di questo sono felice: devo sacrificare una parte di me stesso per un bene superiore, ma è giusto così. Il Signore Oscuro mi affiancherà a un medimago suo fedele servitore che vive in Francia. Passerò il prossimo anno a studiare medimagia e di questo gliene sono grato. Mentì. “Sono felice di poter servire il Signore Oscuro.”

“Anche se lo odi perché ti ha allontanato da lei?”

“Sì.” Rispose senza indugi Alistair: essere un buon Occlumante aveva i suoi vantaggi.

“Ti manca tanto?” Domandò Eric sebbene sapesse già la risposta.

“Ogni secondo che passa, sempre più.” Rispose tornando a osservare la superficie del lago.

“Lo so.” Mormorò il biondo accennando un sorriso, per poi posare una mano sulla sua spalla. “Mi dispiace. Dico davvero.”

“Tu?” Chiese scettico posando nuovamente lo sguardo sul suo migliore amico.

“Ok, è una schifosa Sangue Sporco, ma ti rendeva felice e da quando l’hai lasciata non sei più tu. Ti aveva dato vita.” Rispose borbottando quasi in imbarazzo per ciò che aveva appena detto. “Credi non abbia notato il tuo sguardo quando credi che nessuno ti veda? Mi fa star male questa cosa. Mi uccide perché vorrei fare qualcosa ma mi pare che tutto ciò che faccio peggiori soltanto le cose. Ti faccio arrabbiare e basta.”

Alistair lo guardò qualche secondo, poi accennò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla.

“Grazie, vecchio mio. Ma non preoccuparti. E’ a posto così.” Lo ringraziò.

Eric fece per dire qualcosa, ma s’interruppe quando Claudius li raggiunse.

“Venite a fare il bagno?” Domandò con indosso solo i boxer neri.

“Ci sto!” Esclamò Eric scattando in piedi e iniziando a sbottonarsi la camicia. “Basta che non mi guardi il culo, Warrington: non vorrei ti eccitassi.” Lo sfotté con un ghigno divertito.

“Non succederà.” Lo tranquillizzò Adrian abbracciando da dietro il proprio ragazzo per poi baciargli piano il collo. “Ha già un ragazzo che lo fa eccitare.”

“Lo spero per voi. Vi voglio bene ragazzi, ma sono etero.” Disse lasciando cadere la camicia a terra.

“Vieni anche tu, Al?” Domandò Adrian.

“No, andate pure. Io andrò a fare un giro.” Mormorò il Caposcuola.

Adrian e Claudius annuirono, poi tenendosi per mano si allontanarono e andarono a tuffarsi nel lago, per poi riemergere baciandosi: quei due erano perfetti insieme.

“Sicuro di non voler venire?” Incalzò Eric.

“Sì, sicuro.” Mormorò grattandosi l’avambraccio sinistro.

Il biondo osservò il suo gesto e un lampo di pura invidia attraversò i suoi occhi.

“Si vede?” Chiese bramoso di sapere.

“Sì.” Sussurrò in risposta. “E’ per questo che porto sempre le camicie a manica lunga e non le arrotolo mai.” Continuò accennando un sorriso.

Eric fece per chiedere se poteva vederlo ancora una volta, ma si bloccò e scosse il capo.

“Dai, va’ in acqua. Io andrò a farmi un giro.” Lo incitò con un mezzo sorriso.

“Ci si vede a cena, allora?”

“Sì, ci si vede a cena.” Rispose annuendo.

Hey, coglioni, sto arrivando!” Urlò Eric rivolgendosi agli amici già in acqua.

Iniziò a correre e si tuffò in acqua, andando subito ad attaccare Kain. Lo blocco con un braccio, chiuse la mano destra a pugno e gliela strofinò sui capelli.

Alistair sospirò quasi invidioso per quell’innocenza che ancora avevano i suoi compagni: loro non avevano alcuna responsabilità, erano liberi di fare ciò che volevano. Sospirò, poi si alzò e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Tenendo il capo chino iniziò a camminare per il grande cortile della scuola accennando un sorriso ogni volta che un ricordo gli attraversava la mente: per esempio la prima lezione di Cura delle Creature Magiche, quando era riuscito a farsi assegnare dieci punti per una risposta corretta. Oppure quando, il precedente anno, si era imboscato tra i cespugli insieme a Fleur Delacour e si erano divertiti parecchio. O quella volta in cui lui ed Eric si erano nascosti nelle serre e si era preso la prima e unica sbronza di tutta la sua vita. E poi c’era il Salice Piangente sotto il quale Hermione e lui avevano fatto un pic nic passando il tempo a baciarsi e coccolarsi quel giorno di marzo che le aveva detto che l’amava. Al solo pensiero il cuore di Alistair sembrò andare nuovamente in frantumi: ricordare era ancora più doloroso di vivere poiché sapeva che quei giorni non sarebbero più tornati nemmeno una volta finita la guerra. Come potevano tornare? Non sapeva se sarebbe sopravvissuto, come lo avrebbe fatto e soprattutto che persona sarebbe diventato. Inoltre, come poteva lei fidarsi nuovamente di lui? Anche se fosse venuta a conoscenza della verità, era stato terribile ed era sicuro che non lo avrebbe mai e poi mai perdonato sebbene in cuor suo ci sperasse.

Scacciò i ricordi ed entrò nel castello, ma anche lì essi sembravano tormentarlo e non lasciargli un attimo di pace. Iniziò a percorrere un corridoio quando vide Harry Potter, il suo fratellastro. Si fermò e abbassò lo sguardo: la Profezia, il suo essere in perenne conflitto con il Signore Oscuro, le continue perdite che subiva, per ultima quella del suo padrino, Sirius Black. Avevano entrambi perso la loro mamma, si era sacrificata per salvarlo. Molti lo avrebbero odiato per questo ma non lui: amava ancora di più la sua mamma per ciò che aveva fatto. Si era sacrificata per permettere a suo figlio di sopravvivere e, magari, un giorno, far sì che venisse a conoscenza del fatto che loro due erano fratelli.

Sollevò nuovamente il capo e si schiarì la gola richiamando l’attenzione di Harry che immediatamente sobbalzò. Si voltò di scatto e quando lo riconobbe chiuse le mani a pugno.

“Scusa, non volevo spaventarti.” Si scusò Alistair.

Harry rimase in silenzio incapace di dire qualsiasi cosa mentre lo osservava: era dimagrito, s’era fatto più pallido e sotto gli occhi aveva due grandi occhiaie. Tutto questo lo mandava in confusione: che fosse lo stress per gli esami? No, Alistair non s’era mai preoccupato per lo studio e da quanto sapeva era anche piuttosto bravo in tutte le materie. Che fosse per Hermione? Ma come faceva a soffrire se era stato lui a lasciarla e dire quelle cattiverie? Scosse il capo e tirò su col naso, sull’orlo delle lacrime. La morte di Sirius era come una Spada di Damocle che lo faceva soffrire immensamente. Per non parlare dei sensi di colpa: se solo si fosse impegnato di più in Occlumanzia tutto quello non sarebbe successo.

“Io…” Iniziò Alistair titubante. “Mi dispiace per la morte del tuo padrino.” Mormorò. “So… so come ci si sente.”

Ancora una volta Harry rimase in silenzio. Perché Alistair gli stava rivolgendo la parola? E soprattutto, come poteva sapere cosa si provava a sentirsi responsabile della morte di qualcuno? Sapeva che sua madre era morta: che si riferisse a quello? Che si sentisse in colpa per la di lei prematura dipartita?

“So che mi odi. Non sono stato tanto gentile, ma ho bisogno di chiederti un favore. Mormorò Alistair.

“Che favore?” Domandò con un filo di voce.

“So che ti parrà assurdo, che sono stato una persona schifosa e che non mi merito niente se non odio, ma promettimi che starai vicino a Hermione e ti prenderai cura di lei.” Mormorò in risposta. < Senza ovviamente toccarla altrimenti ti castro anche se sei mio fratello. > aggiunse nella propria mente.

Immediatamente Harry si irrigidì: con che coraggio avanzava una tale pretesa? Non che non lo avrebbe fatto, ma come poteva chiedergli un tale favore dopo il modo in cui l’aveva trattata? Aveva visto la sua migliore amica felice grazie a lui e sempre grazie a lui l’aveva vista ridursi a un fantasma e andare in mille pezzi. No, Alistair non aveva alcun diritto di chiedergli quel favore, non dopo ciò che aveva fatto.

“Non hai alcun diritto di chiedermelo.” Sibilò. “Se sta così è per merito tuo, Piton.”

“Lo so. Lo so benissimo, questo.” Sbottò spazientito. “Ma ti sto supplicando, Harry.” Continuò quasi disperato. “Ti supplico di starle accanto. Fallo e basta, senza fare domande.”

“Non c’è bisogno che tu mi dica come comportarmi con la mia migliore amica. So cosa fare e non fare.”

“Grazie.” Sussurrò Alistair tirando un sospiro di sollievo.

“Non lo faccio per te, sia ben chiaro.” Mormorò per poi fissarsi le mani. “Ti credevo diverso dai tuoi compagni.” Ammise.

Serrò la mascella e chiuse le mani a pugno per evitare di ribattere: non poteva certo tradirsi, doveva mantenere un certo contegno.

“E’ ora che io vada.” Disse Alistair. “Buona estate, Potter.”

“Già. Anche a te.”

Senza aggiungere altro, Harry infilò le mani in tasca e a capo chino s’allontanò sotto lo sguardo di Alistair.

< Mi dispiace, fratellino, ma non posso dirti niente. Ne andrebbe della tua e della sua vita e non è ciò che voglio. > pensò. Harry non si meritava tutto quello che lo aspettava. Aveva da poco scoperto che erano fratelli, ma questo non gl’impediva di provare dell’affetto per lui, di sentirsi responsabile della sua sicurezza. Quella maledetta Profezia aveva distrutto la vita a entrambi, privandoli di una madre che li avrebbe amati allo stesso modo. Non gl’importava se lei se n’era andata e lo aveva lasciato a suo padre, era sicuro che se non fosse morta ogni cosa sarebbe stata diversa.  Lui e Harry avrebbero scoperto la verità molto prima, magari sarebbero persino cresciuti insieme. Non avrebbe dovuto diventare un Mangiamorte, né avrebbe dovuto lasciare Hermione. Se il Signore Oscuro non avesse ucciso sua madre, sarebbe stato felice. Ma, come ormai aveva imparato da tempo, di se e di ma non poteva vivere perciò era inutile continuare a rimuginare su ciò che il destino gli aveva riservato.

Osservò l’angolo dietro cui era sparito suo fratello e accennò un sorriso.

“Vedi di mettercela tutta, fratellino.” Mormorò tra sé e sé. “Io farò tutto il possibile.”

Fece un respiro profondo, poi si voltò e percorse il corridoio a passi lenti dirigendosi verso la propria Sala Comune. Una volta arrivato in camera andò subito in bagno, si spogliò e si fece una doccia. Quando tornò in stanza trovò i suoi amici ad attenderlo e, così, tutti insieme e per l’ultima volta, si incamminarono verso la Sala Grande dove consumarono il loro ultimo pasto a Hogwarts. Tornarono nella Sala Comune Serpeverde e Alistair si sedette su una poltrona davanti al caminetto spento mentre Eric s’intratteneva con una ragazza del quarto anno con cui senza dubbio sarebbe andato a letto. Kain, invece, era abbracciato a Pansy Parkinson, la sua ragazza, a cui sussurrava parole dolci e con cui si scambiava sorrisi e battute. Adrian e Claudius, invece, s’erano imboscati da qualche parte.

Senza nemmeno salutare i compagni, Alistair si alzò e si diresse in camera. Si cambiò e si infilò nel letto che per sette lunghi anni era stato suo: sì, Hogwarts gli sarebbe mancata da morire. Sospirò e chiuse gli occhi scivolando poco dopo nel sonno.

Il mattino dopo si svegliò presto a causa degli incubi a cui ormai si era abituato. Aspettò che anche i suoi compagni furono svegli e finì di preparare il baule, poi accennò un sorriso a Eric e insieme abbandonarono la Sala comune, per poi attraversare tutto il castello e raggiungere l’uscita dove salirono su una carrozza che li portò alla stazione dove l’Espresso di Hogwarts li aspettava per riportarli a casa.

Si aggrappò al corrimano e posò un piede sul treno, per poi voltarsi a guardare Hogwarts in tutta la sua magnificenza.

“Non riesco ancora a credere che è l’ultima volta che la vediamo.” Borbottò Eric dietro di lui.

“Già.” Mormorò Alistair. “Nemmeno io.”

“Dai, saliamo.” Disse il biondo.

E così, i due amici salirono sull’Espresso di Hogwarts per l’ultima volta in vita loro.

 

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Capitolo 41
*** Far From Home, Far From Love ***


Come promesso, ecco a voi il capitolo numero quaranta! Manca relativamente “poco” alla fine (dodici o tredici capitoli, devo ancora decidere). Potrà sembrare che il sesto anno di Harry, Ron e Hermione passi in fretta, troppo, ma ogni cosa ha il suo perché. Questa è infatti la storia dedicata principalmente ad Alistair ed è per questo che si svolge tanto rapidamente, poiché questi mesi che passano tanto in fretta sono praticamente tutti uguali e non succede niente di particolare. Questa che leggerete nel capitolo, è la giornata tipica di Alistair mentre studia per diventare medimago, ma non abituatevi a tanta calma, poiché già dal prossimo capitolo le cose cambieranno :D

Bene, detto questo… vi lascio alla lettura.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato lunedì 6 gennaio quindi… all’anno prossimo :D

Ne approfitto per augurarvi buona Vigilia di Natale, buon Natale, buon Santo Stefano e buon Capodanno :D

 

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Chapter XL:

Far From Home, Far From Love

 

"Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.”
-Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati
-

 

Hyères, dipartimento del Var, Costa Azzurra, Francia.

Alistair Piton uscì dalla stanza d’ospedale con il capo chino. Si avvicinò a una donna e le comunicò che suo figlio di soli undici anni non ce l’aveva fatta ed era appena spirato. La donna scoppiò in lacrime e il giovane non poté far altro che sussurrare un sincero “Mi dispiace”. Rimase a lungo con lei, per poi lasciarla sola coi suoi famigliari che, ne era sicuro, si sarebbero presi cura di lei.

Erano ormai passati sei mesi da quando aveva finito Hogwarts e l’atmosfera natalizia si sentiva anche nel reparto di pediatria di quel piccolo ospedale magico francese. Dal canto suo, però, non sentiva per niente il Natale, forse perché solamente un anno prima, nello stesso periodo, aveva dato il suo primo bacio a Hermione e quest’anno non l’avrebbe nemmeno vista da lontano. Erano ormai mesi e mesi che non la vedeva e il suo pensiero continuava ad andare a lei.

Quel giorno lavorativo stava per concludersi e non poteva esserne più felice. Aveva il viso stanco, grosse occhiaie sotto gli occhi e i capelli molto più corti. Camminava per il corridoio, quando Michele Bolére, il suo assistente in quel tirocinio in pediatria, lo chiamò. Si voltò e attese che l’uomo si avvicinasse.

“Hai fatto un ottimo lavoro, con quel bimbo.” Iniziò. “Ma non potevamo salvarlo, le sue condizioni erano troppo gravi.”

Il ragazzo annuì lentamente senza proferir parola.

“Non siamo degli dei: non abbiamo il potere di salvare tutti.”

Il medimago gli diede una pacca sulla spalla, fece un cenno col capo e si allontanò, molto probabilmente diretto verso le scale antincendio dove avrebbe fumato l’ennesima sigaretta della giornata.

Quell’uomo piaceva ad Alistair e un giorno gli sarebbe piaciuto essere esattamente come lui: trattava ogni paziente con affetto, non li sminuiva, era sempre pronto ad ascoltare quei piccoli esseri umani che erano semplicemente terrorizzati dal fatto di essere in ospedale. Sì, Michele Bolére era il suo punto di riferimento e non quel medimago Mangiamorte a cui era stato affiancato nei mesi precedenti e che presto sarebbe tornato ad essere il suo mentore.

Passò la mano tra i capelli corti, poi s’incamminò verso la cucina, il luogo riservato al personale medico e infermieristico, là dove si preparavano the e camomilla per i piccoli ospiti del reparto.

Aprì la porta e vide che nella stanza, sedute al tavolo, c’erano due delle infermiere più giovani: Amélie e Charlotte.

“Ciao ragazze.” Mormorò atono il giovane medimago.

Subito le due si ammutolirono, cosa che gli fece capire che fino a pochi istanti prima stavano parlando di lui, fatto a cui ormai era abituato.

Le ragazze si scambiarono un’occhiata e poi sorrisero complici: questo confermò la sua ipotesi.

Si strinse nelle spalle, si avvicinò alla caffettiera e si versò un’abbondante dose di caffè. Come quasi tutti i medimaghi e le infermiere, ormai ne era diventato dipendente e non poteva andare avanti senza avere la sua dose di caffeina in corpo. E, dopo ciò che aveva appena vissuto, un bel caffè poteva fargli solo bene. Bevve rapidamente il liquido nero, poi lavò la tazzina nel lavandino, infine prese una tazza bella grande da uno degli stipetti e la riempì con dell’acqua. La scaldò e vi mise dentro una bustina di the, per poi andare a sedersi insieme alle due ragazze che avevano seguito ogni suo gesto.

Ma come fai a bere il the dopo il caffè?” Domandò Charlotte.

“Scusa?” Chiese faticando a capirla a causa del suo francese rapido e stretto.

“Come fai a bere il the dopo il caffè.” Ripeté più lentamente la donna.

Alistair si strinse nelle spalle mentre aggiungeva il latte al the.

“Sono sempre un inglese: al the non potrei mai rinunciare.”

Si sedette su una sedia e appoggiò la schiena al muro mente chiudeva gli occhi, la tazza di the fumante in mano.

“Allora, Alistair, come ti trovi in questo reparto?” Domandò Charlotte.

“Molto bene.” Mormorò in risposta.

“E in che reparto andrai una volta finita la tua esperienza qui in pediatria?” Incalzò.

“Non lo so ancora. Seguirò il dottor Formier.”

“Il dottor Formier, sì.” Annuì. “E’ un ottimo medimago, assolutamente. Come mai hai scelto di venire qua per la tua formazione?

“E’ un vecchio amico di mio padre.” Rispose evasivo: non poteva certo dire che gli era stato ordinato dall’Oscuro Signore e che non aveva avuto scelta.

“Capisco.” Sussurrò la ragazza, per poi accennare un sorriso imbarazzato. “Beh, io devo tornare al lavoro.”

Si alzò e fece l’occhiolino all’amica, poi lavò la propria tazzina.

“Ci vediamo dopo.”

Salutò entrambi e uscì dalla cucina, lasciando soli Amélie e Alistair.

“Come stai, Al?” Domandò Amélie.

“Benissimo.” Rispose atono.

“Bugiardo.” Ribatté. “Si vede lontano un miglio che non stai bene.”

Sorrise amaramente e bevve un lungo sorso di the.

“Non posso farci molto. Nulla di ciò che dico cambia come stanno le cose, quindi una parola vale l’altra.”

“E hai notizie dei tuoi familiari?”

“Mia madre è morta, mio padre è vivo.”

“Non sapevo che fosse morta.” Mormorò imbarazzata. “Scusami.”

“Non potevi saperlo: non l’ho mai detto.” Disse stringendosi nelle spalle. “E comunque non sei obbligata.”

“Non sono obbligata a far cosa?” Domandò sbattendo le palpebre.

“Solo perché siamo stati a letto insieme non significa che io voglia stare con te o conoscerti. O scambiare quattro chiacchiere.” Rispose glacialmente.

Amélie incrociò le braccia al petto e inarcò un sopracciglio.

“Ti ricordo che sono felicemente fidanzata.” Ribatté indispettita.

“Non credo al tuo felicemente: se tu lo fossi, non saremmo finiti a farlo nella stanza del medico di guardia.”

“E’ stato un errore.”

“E lo hai detto al tuo futuro maritino? Non credo.” Disse posando nuovamente la nuca al muro.

“Non ce n’è bisogno.” Sibilò alzandosi. “E per la cronaca, ti stavo facendo quelle domande semplicemente perché credo tu abbia bisogno di qualcuno con cui parlare.”

Alistair scosse il capo, poi finì il suo the in un solo sorso. Si alzò e andò a lavare la tazza al lavandino, per poi avvicinarsi alla porta e aprirla, fermandosi sulla soglia e voltandosi a guardarla negli occhi, freddo come lo era prima di conoscere Hermione.

“Non ho bisogno di parlare. Né con te, né con nessun altro. Ci si vede.”

Uscì dalla stanza e controllò l’ora, notando che era finalmente giunta l’ora di tornare a casa. Tirò un sospiro di sollievo e si diresse agli spogliatoi dove si cambiò.

Quando fu vicino all’uscita dell’ospedale, si sentì chiamare. Si voltò e vide Gabriel Formier, il medimago Mangiamorte, avvicinarsi. Subito si irrigidì, per poi acquistare un atteggiamento reverenziale e di pura stima.

“Dottor Formier.” Lo salutò compostamente.

“Alistair.” Disse il Mangiamorte. “Volevo congratularmi con te.”

“Per cosa, signore?” Domandò.

“Sei un ottimo medimago, ho ricevuto giudizi molto positivi dai medici con cui hai lavorato fino ad adesso. E’ un peccato, però, che molte delle tue cure siano destinate anche a dei Sangue Sporco. Fece una smorfia schifata.

“Purtroppo non possiamo rivelare chi siamo, dico bene dottor Formier?”

“Esattamente. Ma sono sicuro che farai strada.” Disse annuendo l’uomo. “Continua così e sono sicuro che l’Oscuro Signore ti premierà.” Continuò a bassa voce. “Tuo padre dev’essere orgoglioso di avere un figlio così fedele e devoto.”

“Grazie, dottore.” Disse accennando un mezzo inchino.

“Continua così.” Ripeté l’uomo, per poi salutarlo con un cenno del capo e allontanarsi.

Alistair uscì dall’ospedale e serrò la mascella, le mani chiuse a pugno. Lo odiava con tutto se stesso e ancor di più odiava portare la maschera del bravo e fidato servo dell’Oscuro Signore. Se solo avesse potuto, lo avrebbe ucciso lui stesso e, in effetti, s’era chiesto perché non lo avesse ancora fatto. Se solo si fosse presentata l’occasione, era sicuro che avrebbe fatto tutto il possibile per ucciderlo, sebbene sapesse benissimo che avrebbe rischiato lui stesso la vita, ma la cosa non lo toccava più di tanto. L’unico motivo per cui gli sarebbe dispiaciuto morire era il non aver chiarito con Hermione, non averle detto il motivo per cui l’aveva trattata in quel modo, anche se probabilmente, una volta morto per mano dello stesso Oscuro Signore, lei avrebbe capito.

Scosse il capo per scacciare quei pensieri dicendosi che non valeva la pena pensarci, soprattutto per il fatto che non sarebbe mai stato in grado di uccidere Colui Che Non Deve Essere Nominato e che molto probabilmente avrebbe continuato con quella vita per anni. Senza di lei, la sua amata Hermione.

Estrasse le chiavi dalla tasca, aprì il portone d’ingresso e salì le scale raggiungendo il terzo piano. Aprì la porta e la richiuse alle proprie spalle. Si voltò e spalancò gli occhi.

“Per Salazar, Jerome!” Esclamò storcendo il naso e coprendosi gli occhi con una mano.

Merd!” Esclamò Jerome, il suo coinquilino, che subito scattò in piedi e afferrò una coperta con cui coprì il proprio corpo e quello della sua ragazza.

“Oh, Alistàir…” Mormorò imbarazzata Josephine.

“Che cavolo, lo sapevi che sarei tornato a quest’ora dall’ospedale.” Sbottò irritato. “E tu che fai? Ti fai trovare a scopare insieme a Josephine.

Alistàir, calmati, s’il te plait.” Borbottò ancora la ragazza.

“No, non mi calmo. Che diamine.” Scosse il capo e chiuse le mani a pugni.

“Dai, dai Al.” Intervenne Jerome dopo essersi infilato i boxer. “Non è suscesso nionte. Sai, mon amie, dovresti trovarti anche tu un’amica. Josephine potrebbe farti conoscere qualcuna. Cercò di rabbonirlo il francese.

“No. Assolutamente no. Non ho bisogno di nessuna.” Sibilò sempre più arrabbiato. “Fate quel diavolo che volete, scopate quanto vi pare e piace, ma evitate di farvi trovare così da me.”

Detto ciò, Alistair li superò velocemente e s’infilò nella propria stanza facendo sbattere la porta. Chiuse gli occhi e si appoggiò ad essa con la schiena, per poi scivolare lentamente a terra.

Era geloso marcio di Jerome. Non tanto perché aveva una vita sessuale dal momento che anche lui l’aveva. Era geloso del coinquilino perché era libero di amare, di stare con la ragazza che desiderava sposare, con cui voleva costruire un futuro. E lui? Lui non aveva nulla di tutto questo: lui era destinato alla solitudine e non per proprio volere.

Mai come in quel momento Alistair Snape s’era sentito così solo.

 

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Capitolo 42
*** Back To London ***


Ebbene sì! Sono infine tornata! Ce l’ho fatta! Ok, lo so… questo capitolo doveva essere pubblicato a gennaio, ma purtroppo una serie di sfortunati eventi si sono susseguiti: pc rotto, schema generale perso, problemi personali.

Conseguentemente, solo oggi sono riuscita a ultimare il capitolo che vi apprestate a leggere.

E spero che questo vi piaccia più del precedente xD

A che punto siamo della storia? Beh, ormai siamo alla fine, visto che mancano SOLO nove capitoli. E sì, mi sento già male all’idea che presto Father sarà concluso.

Detto tutto questo…

Vi lascio alla lettura.

Il prossimo capitolo lo avrete il 17 aprile!

 

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Chapter XLI:

Back To London

 

“Nobody said it would be easy”
-The Scientist, Coldplay-

 

Il tirocinio di Alistair Snape era finalmente concluso. O almeno, la parte che lo vedeva tirocinante al fianco di uno dei più importanti medimaghi francesi e Mangiamorte era terminata: mancava solo la parte che lo avrebbe visto al servizio del Signore Oscuro. Tempi ancora più bui aspettavano quel diciottenne che aveva rinunciato alla propria vita e al proprio amore per un bene superiore. Non aveva bene idea di che ruolo avessero lui o suo padre e più ci pensava, più non riusciva a capire cosa potesse fare un giovane come lui. Ovvio, era per non far saltare la copertura di suo padre, ma cosa potevano volere il Signore Oscuro e Silente da lui? Non aveva niente da offrire, se non inesperienza e tanta paura.

“Allora, sei prontò, Alistair?” Domandò Jerome appoggiato allo stipite della porta della stanza del moro.

“Sì, sto impacchettando le mie ultime cose.” Rispose glacialmente.

“Sai, potresti essere un po’ più carino visto che siamo stati coinquilini per mesi.” Gli fece notare.

“Mi spiace, Jerome: sono fatto così.” Ribatté ripiegando un maglione e infilandolo nella valigia aperta sul letto.

E, purtroppo, era davvero così: da quando era diventato un Mangiamorte era diventato semplicemente di ghiaccio. Nulla gli suscitava emozioni, se non il suo lavoro. Non s’era nemmeno affezionato a quel mago con cui aveva condiviso la casa negli ultimi mesi, era come se una fitta nebbia avesse avvolto il suo cuore e impedisse a chiunque anche solo di avvicinarsi ad esso. Solo una persona sarebbe stata in grado di allontanare quella nebbia: peccato fosse la stessa a cui non poteva avvicinarsi e che se lo avesse visto, molto probabilmente, lo avrebbe affatturato senza pensarci due volte. Ma come poteva dar torto a Hermione? L’aveva semplicemente distrutta.

“Come mai sei così freddo, Alistair?” Domandò con il suo forte accento francese.

“Perché devo.” Rispose dopo qualche istante di silenzio. “Nessuno è fondamentale.”

“Mi spiace sentirti dire tutto questo.” Mormorò Jerome dopo aver portato alle labbra una cucchiaiata di cereali, spostandosi appena dallo stipite e tenendo saldamente la ciotola piena con la mano.

“E’ la semplice e pura verità.”

“Vuoi dirmi che in Inghilterra non hai nessun amico? Nessuna ragazza che attende impaziente il tuo ritorno?”

“Ho degli amici, sì.” Rispose evasivamente.

“E la ragazza?”

“Jerome, per Salazar!” Sbottò Alistair. “Mi sono scopato l’intero corpo infermieristico dell’ospedale dove ho fatto tirocinio: secondo te ho la ragazza?”

Il francese lo guardò qualche istante, poi sorrise quasi dolcemente.

Mon amie…” Iniziò. “… l’ho visto il tuo sguardo, quando sei solo. Tu pensi a una ragazza che ti ha rubato e conquistato il cuore. Una ragazza che ami. E non significano niente tutte quelle che ti sei portato a letto: tu vorrai sempre lei. E’ la tattica del chiodo schiaccia chiodo, ma non funziona, no? La cerchi dappertutto: lo vedo nei tuoi occhi. Lo vedo quando qualcuno dice una battuta e ti volti, come a cercare una risata che sai che non arriverà.”

Alistair s’immobilizzò a quelle parole: come diavolo l’aveva capito? Non aveva mai parlato di Hermione, né della propria storia, né della propria vita.

“E’ facile da capire, mon amie. E io le persone le capisco.” Disse rispondendo alla sua tacita domanda. “E ora ti lascio finire le valigie. Vieni a salutarmi, quando avrai finito.”

Così dicendo, Jerome si allontanò e lasciò solo Alistair che annuì semplicemente.

Il ragazzo fece un respiro profondo e si sedette sul letto. Si prese il capo tra le mani e cercò di mantenere la calma sebbene il suo corpo tremasse.

Maledizione a Jerome e a quelle sue parole.

 

Dall’altra parte della Manica, esattamente a Spinner’s End, Severus Snape era seduto su una poltrona nel salotto di casa sua a leggere le ultime notizie sulla Gazzetta del Profeta: come sempre, niente di buono. Attacchi a Babbani, nuove evasioni da Azkaban, nuove aggressioni a maghi. E in tutto questo lui non poteva far nulla, se non stare agli ordini del Signore Oscuro. O almeno, questo era ciò che egli credeva.

Sentì bussare alla porta, così ripiegò ordinatamente il giornale e lo ripose sul tavolino accanto alla poltrona. Si alzò e sistemò il proprio abito nero, per poi uscire dalla sala e andare alla porta d’ingresso. Guardò attraverso lo spioncino e vide ch’era Silente. Fece schioccare la lingua contrariato e aprì la porta facendosi di lato mentre l’anziano mago entrava.

“Severus.” Lo salutò il preside della Scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts.

“Cosa ci fai qui?” Domandò senza troppi preamboli chiudendo immediatamente la porta. “Avrebbe potuto esserci chiunque. Non puoi fare queste incursioni senza alcun preavviso.”

“Calma, Severus, calma.” Lo tranquillizzò l’anziano gesticolando con la mano destra, sempre più nera.

“Ti fa male la mano?”

“No, Severus. Non è ciò di cui parleremo oggi.” Rispose andando in sala e accomodandosi sul divanetto, appoggiando la mano al bracciolo e osservandola incuriosito.

“Che cosa vuoi?” Chiese ancora l’uomo.

“Pecchi sempre di gentilezza, Severus. Mi offriresti un the?”

L’uomo lo guardò qualche istante basito per quella richiesta, poi si allontanò e andò in cucina dove preparò del the. Fece il suo ritorno e lo posò sul tavolino che separava il divanetto e la poltrona.

“Prego, Silente.” Disse indicandogli la tazza e accomodandosi sulla poltrona.

“Grazie.”

Silente annuì, poi si allungò e prese la tazza di the nero senza aggiungerci zucchero. La portò alle labbra e bevve un sorso.

I due rimasero in silenzio a lungo: si sarebbe potuto benissimo sentire il suono di una mosca che volava.

“E’ oggi che torna Alistair, giusto?” Domandò con noncuranza.

“Esattamente.” Rispose gelidamente.

“Bene.” Disse annuendo Silente bevendo poi un altro sorso di the. “Perfetto, oserei dire.”

“Che cosa vuoi?”

“Lo sai, Severus: il momento si sta avvicinando.”

“E in tutto questo cosa c’entra mio figlio?” Domandò guardandolo negli occhi.

“Se conosco bene Tom Riddle e –fidati- lo conosco bene, incaricherà anche Alistair di venire a Hogwarts il giorno in cui succederà.”

“No. Non succederà. Mi dispiace, Silente, ma per una volta ti stai sbagliando.”

“Vorrei davvero che fosse…”

L’anziano si interruppe quando si sentì il rumore di qualcuno che si smaterializzava in corridoio. Pochi istanti dopo, qualcuno corse in bagno e vomitò.

“Credo che tuo figlio sia arrivato, Severus.”

Fulminandolo con lo sguardo, il pozionista si alzò e si diresse rapidamente in bagno dove trovò il figlio piegato sul gabinetto. Scosse appena il capo e non poté nascondere un sorriso.

“Non… non mi ci… abituerò… mai.” Mormorò Alistair una volta che si fu pulito la bocca ed ebbe tirato lo sciacquone.

“E’ normale, Alistair.” Disse Severus porgendogli l’asciugamano.

Il giovane Snape si sciacquò il viso, prese l’asciugamano e si asciugò, per poi guardare il padre negli occhi.

In quel momento Severus sentì una stretta al cuore: quegli occhi non erano più quelli del suo ragazzo spensierato, bensì gli occhi di chi stava soffrendo, di chi ormai aveva rinunciato alla felicità e alla vita. < Maledetto. Maledetto Signore Oscuro, maledetto Silente. Maledetto me. > pensò.

“Sei cresciuto.” Disse Severus. “E ti sei tagliato i capelli.”

“Sono già ricresciuti.”

L’uomo annuì, per poi dargli le spalle.

“Vieni in salotto. C’è una persona che ti attende.”

Forse avrebbe dovuto essere più dolce, forse avrebbe dovuto salutare suo figlio in modo più caloroso ma non ne era capace: questo era Severus Snape.

“Sono felice anche io di rivederti, papà.” Sbottò acidamente Alistair, per poi scuotere il capo. Conosceva suo padre, ma un abbraccio non gli sarebbe dispiaciuto.

Severus si fermò, poi si voltò.

“Ragazzo…” Iniziò per poi interrompersi un attimo. Lo guardò nuovamente negli occhi, quegli occhi così uguali a quelli della madre, per poi fare un respiro profondo. “Mi sei mancato.” Riuscì soltanto a dire. “Ora andiamo.”

Avrebbe voluto abbracciarlo, ma non ne era davvero in grado.

Alistair accennò un sorriso, poi annuì. Passò la mano tra i capelli e seguì il padre. Quando giunse in salotto, si immobilizzò e raggelò nel vedere Silente: che cosa voleva ancora quell’uomo da lui? Non gli era bastato privarlo della propria vita?

“Ben tornato, Alistair.” Lo accolse l’anziano sorridendogli ampiamente.

“Signore.” Lo salutò gelidamente.

“Siediti, prego.”

Annuì e andò a sedersi sulla poltrona accanto a quella del padre mentre Severus s’era avvicinato alla finestra.

“Com’è stato il tuo soggiorno in Francia?”

“Signore, con tutto il rispetto, non credo che lei sia venuto qua per chiedermi del mio soggiorno in Francia, perciò, gentilmente, passi subito al dunque.” Rispose serio Alistair.

Severus non poté trattenere un sorriso: il suo ragazzo era rimasto uguale, almeno in quello. La sua era un’intelligenza straordinaria e infatti più volte s’era chiesto come mai non fosse finito in Corvonero.

“Hai ragione, Alistair.” Concordò l’anziano mago. “Sono qui per parlarti di una cosa molto importante.”

“Allora inizi: non attendo altro.” Commentò sarcasticamente.

“Durante la tua assenza sono successe svariate cose…” Iniziò Silente.

“Vuole dunque iniziare dal perché la sua mano è nera? Deduco stia andando in cancrena.” Lo interruppe.

“Sono stato sciocco e questa…” Gli mostrò la mano. “… ne è la conseguenza.” Continuò annuendo. “Sono affetto da una maledizione che mi porterà alla morte entro breve.”

Alistair sbatté le palpebre.

“Sta scherzando, signore?” Domandò incredulo: ai suoi occhi, Silente era immortale sebbene sapesse che anch’egli era semplicemente un uomo.

“No, Alistair: non sto scherzando. Questa maledizione mi porterà alla morte entro pochi mesi, ma non sarà questa ad uccidermi.” Disse tranquillamente riprendendo a sorseggiare il suo the.

“E cosa lo farà, signore?”

“Tuo padre.” Rispose.

Il giovane lo guardò qualche istante, poi spostò lo sguardo sul padre, infine tornò sull’anziano.

“Lei mi sta prendendo in giro.”

“No, Alistair. Tuo padre dovrà uccidermi per impedire che un’altra giovane anima –quella di Draco Malfoy- venga corrotta.”

“Cosa c’entra Draco in tutto questo?” Chiese confuso.

“Voldemort ha incaricato il giovane Draco di porre fine alla mia vita per punire Lucius e sappiamo tutti che non sarà mai in grado di compiere la missione. La sua punizione sarebbe la morte e non voglio che un giovane ragazzo perisca per causa mia. Conseguentemente, tuo padre dovrà uccidermi.”

“Ma… perché?”

“Perché Silente è ciò che si frappone tra lui e il potere.” Intervenne Severus. “Una volta che lui sarà morto, nulla gl’impedirà di impossessarsi del Ministero della Magia e fare ciò che vuole.”

“Esattamente.” Confermò Silente.

“Quindi… quindi mio padre… mio padre la deve uccidere?” Domandò corrugando la fronte Alistair.

“Esattamente.” Ripeté tranquillamente l’anziano, come se stessero parlando di una bella gita in riva a un lago. “E conoscendo bene Voldemort, vorrà includere sicuramente anche te in questo piano.”

“M-me? E… e che dovrei fare?”

“Questo ancora non lo so.” Disse Silente posando la tazza ormai vuota sul tavolino. “Ma credo che presto lo scopriremo.”

 

 

 

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Capitolo 43
*** Severus, please ***


Anche se in ritardo… Buona Pasqua! Scusatemi se vi ho fatto aspettare qualche giorno in più, ma sono stata un po’ presa anche io, inoltre lo studio non aiuta ahimè!

Volevo comunicarvi che ho aggiornato anche la mia fan fiction sulla New Generation (se interessati, le coppie sono JamesDominique, ScorpiusAlbus. Qui il link al primo capitolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1111818&i=1 ).

Siamo ormai a pochi capitoli dalla fine di Father e già sto piangendo. Che cosa farò dopo che tutto sarà finito? Come farò a stare senza il mio Alistair? Beh… chi vivrà vedrà!

Il prossimo capitolo lo avrete per giugno, visto che ho due esami da dare a maggio e non so quanto riuscirò a scrivere.

Lo so, i capitoli si sono accorciati drasticamente, ma sono molto più intensi e difficili da scrivere.

Volevo inoltre avvisarvi che per rendere più reale questo capitolo ho riportato un pezzo tratto da “Il Principe Mezzosangue”.

Beh… non mi resta che augurarvi buona lettura!

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Chapter XLII:

Severus, please

 

“Severus… please”
Avada Kedavra!”
-Harry Potter and the Half-Blood Prince-

 

Alistair era profondamente addormentato: quel giorno aveva smontato dal turno di notte al San Mungo –ospedale in cui stava facendo ancora del tirocinio-. Come negli ultimi mesi, il suo sonno non era per nulla tranquillo, anzi: era agitato e dominato dagli incubi. Continuava a rivivere la cerimonia in cui era diventato Mangiamorte, il momento in cui aveva lasciato Hermione, vedeva la donna amata morire e persino suo fratello perire per mano dell’Oscuro Signore.

Iniziò a sudare e si svegliò di soprassalto, urlando, quando si sentì letteralmente bruciare. Deglutì a fatica e portò la mano a grattarsi l’avambraccio sinistro. Ritrasse immediatamente la mano quando sentì la pelle più calda del normale. Abbassò lo sguardo, sollevò la manica della felpa e vide che il Marchio Nero era lì, ben visibile, che bruciava sulla sua pelle. Tutto quello significava solo una cosa: il Signore Oscuro stava chiamando a rapporto i suoi seguaci e –purtroppo- lui era uno di quelli.

Si alzò dal letto e si tolse felpa e maglietta restando a torso nudo. Mise il tutto nella cesta dei panni sporchi, poi prese una camicia nera e la indossò abbottonando lentamente ogni singolo bottone. Tolse i pantaloni della tuta e indossò un paio di jeans, poi mise le scarpe e infine un cappotto nero in pelle. Afferrò la propria bacchetta e fece un respiro profondo, poi si smaterializzò e si ritrovò al Malfoy Manor. Come suo solito vomitò, poi si ripulì la bocca e fece il suo ingresso nel Manor.

Ad accoglierlo c’era Bellatrix Lestrange.

“Oh il piccolo Snape è arrivato.” Disse avvicinandosi a lui e dandogli un buffetto sulla guancia. “Il figlio del codardo.”

“Signora Lestrange.” La salutò educatamente senza scomporsi minimamente.

“Muoviti.” Sibilò la donna. “Il Signore Oscuro aspetta solo te.”

Così dicendo, Bellatrix s’avviò verso la sala da pranzo. Alistair la seguì e in pochi attimi si ritrovò al cospetto del più grande mago oscuro di tutti i tempi.

“Signore.” Lo salutò inchinandosi.

“Alistair.” Disse Voldemort. “Che piacere rivederti. Ho saputo che il tuo tirocinio è andato splendidamente.”

“Sì, signore. E’ stata una grande opportunità per cui le sarò sempre grato.”

“Ottimo, ottimo.” Annuì rigirandosi la bacchetta tra le dita guardando quasi divertito il ragazzo. “E’ giunta l’ora della tua prima missione. Hai dimostrato grandi abilità nella medimagia e di questo ne abbiamo bisogno.” Fece una lunga pausa durante la quale Alistair non distolse mai gli occhi da quelli dell’uomo. “Ma ora devi dimostrare che sei un mio servo fidato.”

“Sono al suo servizio, mio Signore.”

“Bene. Molto bene, Alistair.” Annuì compiaciuto. “Questa sera ti recherai a Hogwarts insieme a Bellatrix e altri miei seguaci.” Un ghigno apparve sulle sue labbra. “Questa notte Silente morirà.”

 

I loro passi rimbombavano per le scale della torre di Astronomia, quel luogo che Alistair amava tanto e che ora sarebbe stata la scena di un delitto. Il cuore del giovane Snape batteva all’impazzata e temeva di crollare da un momento all’altro. Ciò che però non sapeva, era che dall’esterno sembrava di ghiaccio, come se nulla potesse scalfirlo.

Pochi attimi e sbucarono sui bastioni, tutti e cinque.

“Silente in trappola!” Esclamò Amycus Carrow, uno dei Mangiamorte incaricato per quella missione, rivolgendosi alla sorella Alecto. “Silente disarmato, Silente solo! Ben fatto, Draco, ben fatto!”

“Buona sera, Amycus.” Lo salutò Silente. “E hai portato anche Alecto: incantevole.”

Anche la donna al fianco di Alistair ridacchiò, rabbiosa.

Com’era possibile che Silente fosse così tranquillo? Diamine, era ben consapevole che stava per morire. Da un momento all’altro sarebbe arrivato suo padre e avrebbe posto fine alla sua vita, ma a quanto pareva non gl’importava più di troppo.

“Credi che le tue battutine ti aiuteranno sul  letto di morte?” Lo dileggiò Alecto.

“Battutine? No, no, queste sono buone maniere.” Ribattè Silente.

“Fallo.” Ringhiò Fenrir Greyback, il lupo mannaro.

Alistair era semplicemente disgustato da ognuno di loro, dal primo all’ultimo. Se solo avesse potuto, li avrebbe uccisi tutti. No, non è vero: non era un assassino, non sarebbe stato in grado di farlo. Li avrebbe solo rinchiusi da qualche parte, impedito loro di smaterializzarsi e buttato via la chiave. Non sarebbe nemmeno stato in grado di uccidere il Signore Oscuro.

“Tu, Fenrir?” Chiese Silente.

“Proprio così.” Rispose l’altro con voce stridula. “Contento di vedermi, Silente?”
“No, non posso dire di esserlo.”

Fenrir sorrise scoprendo i denti appuntiti e del sangue gli colo sul mento, poi si leccò le labbra lentamente.

“Però sai quanto mi piacciono i ragazzi, Silente.”

“Devo dedurre che adesso attacchi anche senza la luna piena? Questo è del tutto insolito. Hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può essere soddisfatto una volta al mese?”

“Già.” Affermò. “Ti sconvolge, questo, Silente?”

“Sta’ zitto!” Intervenne con un ringhio Alistair. “Per Salazar, Greyback, sta’ zitto. Sei abominevole.”

“Chi abbiamo qui?” Domandò Silente. “Anche il giovane Snape?”

“Già.” Rispose con una smorfia disgustata Alistair, serrando le dita attorno alla propria bacchetta.

“Che sorpresa, davvero. Uno studente così brillante…”

“Ciò che faccio non è affar suo.” Sibilò.

“Oh ma che importa di che studente era? Ora fa parte del nostro gruppo.” Ghignò Greyback. “Sai, potrei averti come dessert…”

“No.” Intervenne Antonin Dolohov con tono secco. “Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati.”

Draco era meno sicuro che mai e fissava Silente terrorizzato, che era ancora più pallido e molto più basso del solito poiché era scivolato lungo la parete del bastione.

“Non gli resta comunque molto da vivere.” Esclamò Amycus. “Guardatelo… che cosa ti è successo, Silly?”

“Oh, meno resistenza, riflessi più lenti, Amycus.” Rispose Silente. “La vecchiaia, insomma. Un giorno forse succederà anche a te… se sarai fortunato.”

Alistair, tra sé e sé, non poté trattenere un sorriso, che subito mascherò con una smorfia.

“Vogliamo muoverci? Ci stiamo mettendo troppo.” Intervenne il giovane. Ma dove diavolo era suo padre?

In quel momento dal basso salirono degli scalpiccii e una voce gridò < Hanno bloccato le scale! Reducto! REDUCTO! >.

“Ora, Draco, presto!” Ripetè rabbioso Antonin.

Ma la mano di Draco tremava tanto che a fatica riuscì a prendere la mira. Alistair trattenne il respiro e si avvicinò all’amico, andando a posare la mano sulla sua.

“Andrà tutto bene, Draco.” Sussurrò soltanto.

“Levatevi entrambi!” Sbottò Fenrir. “Lo farò io.” Disse avanzando verso Silente con la mano tesa e i denti scoperti.

“Ho detto no!” Gridò Antonin.

Ci fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i bastioni e barcollò, furente.

“Ma che diavolo fate?!” Esclamò Alistair. “Siete per caso ammattiti?”

“Draco, fallo o spostati. Uno di noi…” Strillò Alecto, ma in quel preciso istante la porta si spalancò ancora una volta.

Alistair si voltò e vide il padre comparire con la bacchetta in mano. Chiuse un attimo gli occhi e a stento trattenne le lacrime, poiché sapeva cosa stava per succedere.

“Abbiamo un problema, Snape.” Disse Amycus senza distogliere da Silente lo sguardo e la bacchetta. “Il ragazzo non sembra in grado…”

In quel momento, però, qualcun altro pronunciò il nome di suo padre, con dolcezza.

“Severus…”

Alistair deglutì a fatica, il cuore che martellava nel petto. Perché proprio lì? Perché sulla torre di Astronomia? Perché Silente s’era fatto cogliere così di sorpresa? Perché era successo tutto quello? Perché diavolo non era scappato?

La cosa che più atterriva Alistair era che per la prima volta in vita sua aveva sentito Silente supplicare.

“Papà…” Si ritrovò a sussurrare, ancora vicino a Draco.

Severus non rispose. Avanzò e spinse rudemente i due ragazzi di lato. I tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola: perfino Fenrir era intimorito.

Severus scrutò per un attimo Silente, e incisi nei suoi duri lineamenti c’erano disgusto e odio.

“Severus… ti prego…”

Sollevò la bacchetta e la puntò contro Silente.

Avada Kedavra!”

Uno zampillo di luce verde schizzò dalla sua bacchetta e colpì Silente in pieno petto.

Alistair raggelò e impallidì nel vedere Silente scagliato in aria: per un istante parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza, e scomparve.

Pochi attimi e sia Alistair che Draco vennero afferrati per il colletto e spinti oltre la porta.

“Fuori di qui, sbrigatevi.”

 

Erano passati ormai giorni dalla morte di Silente e Alistair e Severus avevano dovuto lasciare la loro casa a Spinner’s End: molto probabilmente gli auror li avrebbero cercati lì.

Per questo Alistair aveva momentaneamente abbandonato l’Inghilterra ed era tornato in Francia, con grande stupore di Jerome. Il francese non aveva detto niente, lo aveva semplicemente accolto vedendolo pallido, tremante e terrorizzato.

Ovviamente le voci della morte di Silente erano giunte anche in Francia e Jerome credeva fosse per quello che Alistair era tornato: non immaginava minimamente che fosse lui uno degli artefici della morte del grande mago.

Steso sul letto, Alistair era raggomitolato su se stesso a piangere. Da quando era successo tutto, ancora non si era lasciato andare per paura di tradirsi ma adesso che era solo poteva farlo liberamente. E fu così che le lacrime avevano iniziato a rigare il suo viso.

Si sentiva vuoto, si sentiva perso, si sentiva uno schifo, voleva solamente scappare il più lontano possibile. Si sentiva responsabile di tutto.

Che cosa sarebbe successo ora che Silente era morto? Non aveva idea di ciò che avrebbe fatto, Silente non gl’aveva dato indicazioni. Ora doveva solo stare agli ordini di suo padre e del Signore Oscuro. Ma come avrebbe fatto a capire che era giunto il momento di ribellarsi? Quanto sarebbe durata quella maledetta guerra?

Alistair non sapeva rispondere a nessuna di queste domande e tutto ciò non faceva che aumentare la sua angoscia.

Se solo avesse potuto, Alistair Snape sarebbe sparito.

 

 

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