Cercami nelle parole

di Luna Spenta
(/viewuser.php?uid=635266)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Perché quando hai dato troppo, devi andare e fare posto ***
Capitolo 2: *** 2-Io che ti ho dentro ***
Capitolo 3: *** 3-Hai ancora me ***
Capitolo 4: *** 4-Ti sono vicino da lontano ***
Capitolo 5: *** 5-Sogni d'oro ***
Capitolo 6: *** 6-Hai deciso? ***
Capitolo 7: *** 7-Sette anni prima in Egitto (parte 1) ***
Capitolo 8: *** 8-Sette anni prima in Egitto (parte 2) ***
Capitolo 9: *** 9-Non dimenticarmi ***
Capitolo 10: *** 10-Allora, piaciuto questo San Valentino? ***
Capitolo 11: *** 11-Posso irrompere nella tua vita, amore mio? ***
Capitolo 12: *** 12-Che cos'è la felicità? ***
Capitolo 13: *** 13-...e si preparò a rivelare il segreto. ***
Capitolo 14: *** 14-A volte la verità, è quasi peggio delle bugie ***
Capitolo 15: *** 15-Occhi azzurrissimi, come quelli di Jamie ***
Capitolo 16: *** 16-Quando ami davvero qualcuno, non puoi non riconoscere i suoi occhi ***
Capitolo 17: *** 17-Ancora ***
Capitolo 18: *** 18-Jamie era sicuro come non mai della decisione che aveva preso. ***
Capitolo 19: *** 19-Marzo era stato un casino, ma era finito. ***
Capitolo 20: *** 20-Nessuno è perfetto ***
Capitolo 21: *** 21-Innocenti bugie di una madre preoccupata ***
Capitolo 22: *** 22-Io ci sono davvero ***
Capitolo 23: *** 23-Tutto d'un fiato ***
Capitolo 24: *** 24-Stava per aprire l'ultimo cassetto ***
Capitolo 25: *** 25-L'esplosione di una bomba ***
Capitolo 26: *** 26-Perché l'amore non è mai peccato, né reato ***
Capitolo 27: *** 27-C'era un ragazzo ***
Capitolo 28: *** 28-Qualcosa riuscì a scoprirla ***
Capitolo 29: *** 29-Non basta una vita per conoscere davvero qualcuno ***
Capitolo 30: *** 30-In lei scattò qualcosa che tramutò istantaneamente la tristezza in rabbia ***
Capitolo 31: *** 31-Proprio non capisci, Laila? ***
Capitolo 32: *** 32-Un fiume che straripa ***
Capitolo 33: *** 33-Cercò in quelle parole qualcosa che non fosse una triste bugia ***
Capitolo 34: *** 34-Tutto per noi ***



Capitolo 1
*** 1-Perché quando hai dato troppo, devi andare e fare posto ***


Perché quando hai dato troppo, devi andare e fare posto.
Ligabue alla radio cantava "Una vita da mediano" e Laila in quel momento pensò di aver capito, per la prima volta, cosa realmente volesse dire quella canzone.
Si sentì un mediano; si immaginò con le gambe piene di lividi, a corto di fiato, con tanta voglia di correre ancora, ma con poca forza.
Laila aveva tanta voglia di amare invece, ma, appunto, poca forza.
Jamie era sempre più distante, sempre meno affettuoso, sempre più lontano da quell'amore che lei desiderava e non aveva mai neppure immaginato di poter chiedere a qualcuno che non fosse lui, ma erano ormai mesi che cercava da sola di tenere in piedi la loro storia, ottenendo, come unico risultato, che tutto le si sgretolasse addosso mentre i cocci di quel rapporto un tempo meraviglioso, si conficcavano nella sua pelle bianca, graffiandole il corpo e il cuore.
La ragazza spense la radio e andò a sedersi sul divano mentre il cuore le batteva a mille.
Per quanto fosse stanca di avere accanto una persona che sembrava non amarla, non aveva mai pensato realmente di mettere un punto a quella storia. Qualcosa, non sapeva neanche bene cosa, continuava a farle sperare che prima o poi tutto sarebbe tornato come i primi tempi.
Si immaginava sul suo letto stretta nelle braccia calde di Jamie, mentre lui con le dita le sfiorava delicatamente la nuca in attesa che si addormentasse.
Era quella dolcezza che aveva fatto innamorare Laila.
La prima volta che si erano incontrati, lui le aveva regalato un ovetto kinder. Aveva fatto il più infantile dei gesti, ma lei l'aveva trovato irresistibile.
Alla prima uscita, Jamie si era presentato con un fiore e un bigliettino: "Dammi l'occasione per regalartene altri mille."
Mille fiori, probabilmete nei primi sei mesi della loro storia, Laila li aveva ricevuti davvero, poi però, come in tutte le storie d'amore, l'entusiasmo dei primi tempi inizia a scemare, e la passione diventa piano piano affetto ed abitudine.
Ormai Laila e Jamie stavano insieme da sei anni e, un po' perché lei non era più la quindicenne che si emoziona per poco, un po' perché lui aveva iniziato a lavorare e a dedicarle sempre meno tempo, i giorni dei fiori e della cioccalata cominciavano a sembrare sempre più lontani.  
Da lì a poco, poi, sarebbe stato San Valentino, la festa degli innamorati.
Laila si chiedeva se due come loro avrebbero dovuto festeggiare, perché lei da un po' non era più convinta che jamie l'amasse, e cominciava a dubitare anche dei suoi stessi sentimenti.
In lei, infatti, qualcosa era cambiato il giorno in cui aveva ricevuto una lettera.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2-Io che ti ho dentro ***


Una settimana prima Laila aveva trovato una busta nella cassetta della posta, e da allora non c'era giorno in cui non dedicasse almeno un'ora alla rilettura di quelle parole.
Da un lato cercava di studiare le espressioni e i termini più usati, per capire chi fosse il mittente, dall'altro non riusciva a staccarsi da quel foglio bianco perché dopo tanto tempo, qualcuno la faceva sentire speciale.
Anche quella sera Laila si avvicinò all'ultimo cassetto della sua scrivania, chiuso accuratamente a chiave perché Jamie non scoprisse di quel nuovo misterioso ammiratore, prese la lettera e la lesse ancora una volta.

"Ho visto nei tuoi occhi tutto quello che volevo vedere: ho visto la dolcezza, la determinazione, la forza, la personalità, l'umiltà e l'altruismo. Ho visto poi, guardando più a fondo, qualcosa che invece avrei preferito non ci fosse: ho visto che sei triste. Ho capito che la vita non ti sta dando quello che meriti, e mi sono sentito impotente perché io non posso rallegrarti, né sostenerti. Avrei voluto dirti tante volte quello che provavo, ma non c'è mai occasione, e col tempo mi sono sempre più convinto di quanto fosse inutile. Forse certe vite sono destinate solo ad incrociarsi, e mai a fondersi. Noi non ci siamo fusi, eppure io ti sento dentro come se mi scorressi nelle vene. Penserai che sono un folle, un maniaco o qualcuno che vuole farti uno scherzo, e in fondo ne hai tutto il diritto. Dubita di quello che provo, se vuoi, ma non dubitare di te, mai. Meriti le mie parole, meriti che qualcuno ti ami, ti ami davvero, che te lo dica decine di volte, e che ti renda felice, perché le belle persone sono ancora più belle quando sorridono, e tu, Laila, quanto tempo è che non sorridi più?  Non negarti la possibilità di andare a conquistare la vita che vuoi. Se non posso essere io a stravolgere il tuo mondo, almeno fallo tu. Non passare troppo tempo a chiederti chi sono. Se anche te lo dicessi, non cambierebbe nulla. Forse ti scriverò ancora."

Il mittente si firmava come "Io che ti ho dentro" e aveva utilizzato un computer, quindi nessun indizio, nessuna grafia a cui fare riferimento, solo tante parole, tante belle parole.
Era una settimana che Laila cercava di capire chi poteva conoscerla così bene da aver notato, per quanto lei cercasse di nasconderlo, che le cose con Jamie non andavano, e che questo la faceva stare male.
La ragazza non aveva molti amici. Quelli della scuola, li aveva persi praticamente tutti di vista dopo il diploma. Da allora aveva lavorato come barista e questo le aveva permesso di conoscere parecchia gente, ma non aveva stretto con nessuno un rapporto che andasse oltre il "buongiorno, come va?"
Jamie era geloso, e l'unica libertà che concedeva a Laila era quella di frequentare un corso di fotografia una volta a settimana da circa tre mesi.
Anche lì gli amici si contavano sulle dita di una mano.
Quindi  chi poteva averle scritto quella lettera? Probabilmente non una persona seria, pensò Laila. Qualcuno si era invaghito di lei e per sorprenderla aveva messo in fila frasi a caso, e la fortuna aveva voluto che c'avesse preso.
In fondo, a suo modo, Laila era bella: ricci scuri sempre in disordine le contornavano il viso, la pella ambrata, il corpo sinuoso; non era troppo alta né troppo magra, e aveva due grandi occhi verdi che avrebbero incantato chiunque. Era possibile, quindi, che il suo ammiratore non fosse stato altro che un ragazzino con una cotta, oppure un pazzo, uno stalker, qualcuno di cui avere paura.
Laila prese in considerazione anche quella possibilità, ma quelle parole le erano piaciute così tanto che si rifiutava di credere che fossero frutto di un malato di mente.
"Forse ti scriverò ancora", quindi non c'era che da aspettare, e da sperare nella scomparsa di quel "forse". Però, intanto, c'era da decidere cosa fare con Jamie.
Proprio mentre si tormentava pensandoci, sentì il citofano. Probabilmente era lui.
                                                                                                                             
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3-Hai ancora me ***


Jamie irruppe agitato nell'appartamento. Era sudato e scuro in volto.
-Ho perso tutto- disse con le lacrime agli occhi. Si sedette sul divano portandosi le mani al viso e trattenendo a stento i singhiozzi.
Aveva sempre detestato mostrarsi fragile, e infatti quella era la prima volta che lasciava che Laila lo vedesse in quelle condizioni.
Lei era rimasta accanto all'uscio di casa e lo guardava senza sapere bene che dire o che fare. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, avvicinarsi, abbracciarlo, ma Jamie in quel momento somigliava ad una statua di cristallo che rischiava di frantumarsi al primo tocco.
La ragazza prese coraggio.
-Che è successo?-
-C'è stato un incendio in officina- Jamie non alzava lo sguardo. Fissava le sue mani mentre cercava di parlare senza farsi tradire dall'emozione, ma la voce gli tremava.
-Dereck mi ha buttato fuori. Vuole anche un sacco di soldi per i danni... Quella cazzo di sigaretta!-  
Il ragazzo lasciò andare la testa all'indietro e si appoggiò allo schienale del divano.
-Probabilmente dovrò vendere tutto: macchina, orologi... ho parlato con mio padre. ho fatto l'ennesima cazzata e stavolta lui non mi aiuterà. Non ho più niente, niente di niente.-
-Hai ancora me- provò a dire piano Laila accarezzandogli i capelli da dietro al divano.
Jamie non gli era mai apparso così piccolo, e lei a lui non era mai apparsa così bella. Aveva ancora lei, ed era tutto quello che gli restava.
La guardava per la millesima volta e gli sembrò che fosse la prima. Avrebbe voluto dirle miliardi di cose, quanto era bella, quanto era dolce, quanto amava la fossetta che le si formava sulla guancia quando sorrideva; avrebbe voluto dirle che l'amava come il primo giorno, più del primo giorno e che lei era la sua forza, la sua speranza, il motivo per cui ancora credeva nel futuro, un futuro che riusciva a immaginare solo con lei al suo fianco.
Non disse nulla, solo -Grazie Laila- e si sfilò le scarpe per poi accendere la televisione mentre tirava su col naso come un bambino.
Laila andò a sedersi accanto i lui. Jamie avrebbe voluto cingerle le spalle, ma restò fermo, non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi.
Lei se ne accorse. -Che hai Jamie?-
-Te l'ho appena detto, mi pare-
-Non parlo del lavoro, parlo di noi.-
-Laila ti prego, se vuoi litigare non stasera. Non è giornata- e con quella frase la discussione finì. Lui aveva alzato il volume della televisione per non ascoltarla  e lei, offesa, se ne era andata in camera da letto. Odiava Jamie quando si comportava in quel modo. Era lui ed essere venuto in casa sua, ad essersi seduto sul suo divano, ad aver acceso la sua televisione e per cosa? Per stare da solo? Per non guardarla? Per non parlarle?
Laila era furiosa. Amava Jemie e detestava vederlo stare male, soprattutto perché così male non l'aveva mai visto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirarlo sù e lui non lo capiva, se ne stava lì dietro la sua corazza da uomo duro e non si faceva aiutare, né consolare.
Laila se ne stava sul suo letto a fissare la porta chiusa della sua camera e immaginava di vederlo entrare: lui le avrebbe chiesto scusa e si sarebbe sdraiato accanto a lei; l'avrebbe accarezzata, baciata, e spogliata.
Avrebbero fatto la pace, e avrebbero fatto l'amore, che poi, in certi casi, è un po' la stessa cosa.
Da un po' invece quei due si facevano sempre e solo la guerra.
Laila restò a fissare la porta della sua stanza. Jamie non arrivò.
Lui intanto pensava a lei.
Non avrebbe dovuto trattarla così e lo sapeva bene. Si odiava quando le faceva del male, eppure si sentiva incapace di farle del bene. Avrebbe voluto andare da lei, scusarsi, baciarla e fare l'amore... ma restò fermo immobile su quel divano, a chiedersi quanto ancora poteva andare avanti in quel modo.
La sua vita stava crollando a pezzi. A che serviva tentare di rimettersi in piedi? A che serviva fare la pace con Laila? Ormai il suo destino era scritto, e lui non poteva cambiare nulla.
Laila restò in camera. Ne uscì solo quando sentì delle voci in corridoio. Erano tornati i suoi, e Jamie sembrava essere già andato via.
-Laila, giù c'era questa per te-
Sua madre, le porse un'altra lettera.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4-Ti sono vicino da lontano ***


Spesso quando le cose non vanno, si cerca di appigliarsi ai ricordi più belli. Jamie tornò a casa e si infilò sotto la doccia, evitando attentamente di incrociare suo padre nel tragitto verso il bagno. Non aveva voglia di affrontare un'altra discussione. Mentre l'acqua gli accarezzava la pelle, lui ricordava la prima volta che Laila era stata in quella casa. Erano passati anni ma gli sembrava ieri: l'aveva portata lì, approfittando dell'assenza dei suoi, e le aveva organizzato una romantica serata: cena a lume di candela, film preferito, un bagno caldo... Laila aveva sorriso per tutto il tempo, con l'aria felice di chi ama e si sente amata. Era tanto tempo che non vedeva più sul suo volto quell'espressione. Lui non si sentiva più capace di farla felice, e del resto, come avrebbe potuto? Lui stesso ormai non sapeva più cosa fosse la felicità.
Non era solo la storia del lavoro ad angosciarlo...
Sette mesi prima di quel maledetto incendio in officina, Jamie aveva ricevuto una visita che gli aveva sconvolto la vita, e nascondere tutto a Laila cominciava a pesargli.
Prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
Si chiedeva come l'avrebbe presa.
Immaginava i suo occhi verdi arrossarsi, e le sue labbra pronunciare la frase che Laila diceva ogni volta che non voleva dare soddisfazione a qualcuno che le stava facendo del male: "Non preoccuparti per me."
Jamie invece per Laila si preoccupava ogni giorno, ogni ora, ogni istante. Ed era il motivo, forse, per cui le cose avevano smesso di andare bene tra loro. Inconsciamente lui stava cercando di farsi odiare... Se fosse stato lei a lasciare lui, probabilmete avrebbe sofferto di meno.
Jamie, invece, soffriva già, prima ancora che l'inevitabile accadesse.
Mentre lui si infilava l'accappatoio, a poco più di un chilometro, Laila stringeva tra le mani la seconda lettera del suo ammiratore segreto.
L'aprì con inconsueta fretta, pregando di scoprire l'identità del misterioso mittente.
Ancora una volta, però, la lettera era stata scritta al computer, e l'autore continuava a firmarsi come "Io che ti ho dentro."

"Caro amore mio, mi fa sorridere chiamarti così. Mi prendo oggi tutte le libertà che nella vita reale non potrò prendermi mai. Sognare non è un peccato, no?
Ti scrivo ancora perché ti penso ancora, e il pensiero è come se si mettesse da solo su carta. Non decido io di mandarti questa lettera, ma lo fa un cuore stanco che ti aspetta da una vita, che ti ama da una vita e cerca solo un modo per dimostrarlo, senza pretendere nulla in cambio, se non il tuo dolce, meraviglioso sorriso.
Ho immaginato a lungo la tua espressione mentre leggevi le mie parole. Mi sono chiesto cosa avrai pensato. Spero di non averti sconvolta al punto da farti stracciare questo mio secondo tentativo ancor prima di scoprirne il contenuto.
In fondo però, per quanto ti conosco, so che sei curiosa da morire, e che se anche non avessi voluto leggere questa lettera, probabilmente non avresti resistito.
La tua curiosità è una delle cose che di te mi piace un sacco: tu vuoi scoprire il mondo, e non ti fermeresti davanti a nulla. Hai gli occhi vispi di una bambina che muove i primi passi e, pur non sapendo bene dove sta andando, continua a camminare, perché per lei tutto è nuovo. So che in questo momento la tua novità sono io, e che tu hai voglia di scoprirmi... Sapessi quanta voglia ho io di te, mia dolce Laila! Non sono un pazzo, e spero che tu un po' alla volta lo stia capendo. Ti amo davvero, come non ho mai amato nessuna, e ti amo perché ti conosco, forse più di quanto tu conosca te stessa.
Ti sono vicino da lontano, forse più di quelli che ti hanno accanto per davvero.
"

In effetti quello sconosciuto era riuscito con poche righe a farla sentire un po' meno sola, mentre Jamie era riuscito, invece, a farla sentire sola come non mai, pur restandole seduto di fianco sul divano del soggiorno.
Era anche vero, però, che Jamie stava attraversando un momento difficile e che probabilmente aveva bisogno di lei. Una lettera, per quanto romantica, non poteva sostituirsi a tutto quello che lui le aveva dato in sei anni. Non poteva lasciarlo, non in quel momento, e non di certo per un ammiratore segreto, uno senza il coraggio di farsi avanti, uno che si nascondeva dietro belle parole stampate su fogli bianchi, da riporre e dimenticare in un cassetto.
Ripose, infatti, anche quella lettera Laila.
Dimenticarla, però, le risultò un po' più difficile.


                         

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5-Sogni d'oro ***


AMORE COME STAI?
Erano quasi le 2:00 del mattino quando Laila inviò a Jamie questo sms. Non pensava di trovarlo sveglio in realtà, ma, con sua sorpresa, il bip del suo cellulare annunciò la risposta del ragazzo dopo un  paio di minuti.


COME PRIMA... DERECK DICE CHE NON MI DENUNCIA. ALMENO QUESTO!


TRANQUILLO ALLORA. COI SOLDI TI AIUTO IO

Laila aveva un normale stipendio da barista, ma svolgeva il suo lavoro più per hobby che per necessità. Fondamentalmente la sua famiglia non le faceva mancare nulla, al contrario l'avevano sempre viziata un po'.
Questo le aveva permesso di mettere da parte una cifra piuttosto alta per i suoi ventiquattro anni.


NO.
La secca risposta di Jemie non si fece attendere più di una decina di secondi.


DAI NON TI STO DICENDO DI ACCETTARE SOLDI DA UNO SCONOSCIUTO. SONO LA TUA RAGAZZA, LASCIA CHE TI AIUTI ALMENO IO.
Jamie lesse il messaggio e sbuffò.
Non aveva mai permesso a Laila neanche di pagare un gelato in sei anni, e ora avrebbe dovuto prendere da lei un assegno?


NON SE NE PARLA. BUONANOTTE, TI CHIAMO DOMATTINA.
Laila non si sarebbe arresa, Jamie lo sapeva benissimo, come lei sapeva, invece, che convincere lui a cedere avrebbe richiesto molto più di un paio di messaggini. Provò comunque ad inviarne un ultimo. Fu, volutamente, più dolce del solito.


SPERO CAMBIERAI IDEA. TI AMO AMORE MIO E NON VOGLIO VEDERTI IN QUESTO STATO. VORREI ESSERE CON TE ORA A RENDERE QUESTA NOTTE MIGLIORE. SOGNI D'ORO.
Jamie lesse e sorrise.
Stava per spegnare il cellulare, quando gli arriverò un altro sms, e stavolta non era Laila a scrivergli.


CHIAMAMI APPENA SVEGLIO.


Il ragazzo cercò frettolosamente il numero di Amirah in rubrica, e posò il pollice sul tasto "chiamata".
Dall'altra parte la voce della bella egiziana rispose all'istante.
-Jamie, siamo al pronto soccorso!-
-Pronto soccorso? che succede? Maddie sta bene?-
-Un attacco di appendicite. Non è grave, ma va operata, serve la firma del padre.-
-In che ospedale siete? Arrivo subito-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6-Hai deciso? ***


"Ti chiamo domattina" aveva detto, e domattina era arrivata.
Non era nemmeno una mattina qualunque: era la mattina di San Valentino.
I fidanzati, almeno il giorno di San Valentino, mantengono la parola data?
Jamie no. Non chiamò. E Laila era furiosa.
Gli aveva comprato un peluche, niente di troppo costoso per non mettere lui in difficoltà, data la situazione economica in cui si trovava, ma ci aveva comunque tenuto a fare un gesto carino, sperando di strappargli un sorriso nonostante il momento di difficoltà.
Quella mattina, però, l'unica cosa che voleva strappare era la confezione regalo che aveva preparato per lui. Non se la meritava proprio.
Era stanca di quei modi da strafottente.
Aspettò fino alle tre del pomeriggio, poi si decise a chiamarlo lei, e stavolta non per essere dolce e comprensiva, ma per fargli notare che se anche aveva i suoi problemi non poteva di certo far pesare tutto su di lei. Laila non lo trovava giusto. Meritava e pretendeva un po' di attenzioni e un po' di rispetto.
Il cellulare di Jamie squillava a vuoto.
Laila smise di provare e spense il suo. Era giusto che se lui l'avesse chiamata patisse quello che stava patendo lei.
Certo, Laila non poteva sapere che Jamie stava ancora dormendo, e soprattutto, non poteva conoscerne il motivo.
Il ragazzo aveva raggiunto il St. James Hospital intorno alle quattro del mattino.
Amirah gli aveva chiesto solo di mettere una firma, ma lui aveva preferito restare con lei per tutto il tempo dell'intervento.
-Hai deciso?- gli aveva chiesto la donna servendosi un caffè al distributore.
Jamie era restato in silenzio guardandola.
Con la mente era tornato indietro a sette anni prima. Amirah era bella come allora, ma niente e nessuno avrebbe, per lui, retto il paragone con Laila.
-Ho bisogno ancora di un po' di tempo. Capirai, spero-
-Probabilmente sei tu a non capire Jamie... Non resterò qui a lungo-
-Quanto?-
-Parto a giugno-
Jamie a quel punto si era avvicinato al distributore e aveva preso anche lui un caffè. Non era la scelta adatta probabilmente: era già nervoso al punto da sudare.
-Mi sono affezionato a Maddie- aveva detto sedendosi -ma amo davvero Laila-
Amirah gli aveva lanciato il suo penetrante sguardo cinico, tant'è che il ragazzo non aveva potuto fare a meno di sbottare.
-Non fare quella faccia! Tu non puoi capire, a te non è mai importato niente di nessuno!-
-M'importa di mia figlia Jamie, solo di mia figlia! E a te? A te importa di tua figlia? Ti sei "affezionato" dici... beh, guarda che fare il padre è un'altra cosa. Ti affezioni ad un'amica, ad un cane... una figlia è un impegno, e tu devi decidere se vuoi assumertelo o meno-
Le parole di Amirah avevano colpito nel segno. Jamie non sapeva che risponderle.
Dentro di sé aveva preso la sua decisione già sette mesi prima, quando la donna aveva bussato alla sua porta dicendogli che Maddie era sua figlia.
Jamie aveva voluto conoscere la bambina e aveva voluto frequentarla, sapendo benissimo che la madre l'avrebbe presto riportata in Egitto.
Sarebbe partito con loro e avrebbe accettato le sue responsabilità... ma Laila?
Non poteva chiederle di lasciare tutto e partire con lui. Era per questo che ormai da mesi si comportava malissimo con lei. Non riusciva a lasciarla e pregava ogni giorno che fosse lei a decidere per entrambi.
A quel punto sarebbe potuto sparire, scappare in Egitto, fare il padre, e portare quell'amore nel cuore, perché forse era l'unico posto in cui era destinato a continuare ad esistere.
L'operazione era andata bene, ma aveva tenuto Jamie in ospedale fino a giorno inoltrato.
Era tornato a casa intorno alle 10:00 ed era subito corso a dormire.
Si era giustificato coi suoi lasciando intendere di aver passato una romantica notte d'amore con Laila... del resto era San Valentino.
Quando si svegliò  erano passate le cinque del pomeriggio.
Gli girava la testa, era a digiuno da ore e aveva dormito malissimo.
Vide sul telefono le chiamate di Laila.
Ebbe quasi paura a richiamarla, probabilmente era arrabbiatissima.
Si fece coraggio, ma gli rispose la segreteria.
Decise di lasciare un messaggio:
-Hey Laila, scusa se ti chiamo solo ora ma ho avuto casini con Dereck, sai, la storia dell'officina. Pensavo che magari potremmo fare qualcosa insieme stasera. E' San Valentino... che dici? Ti porto a cena? Fatti sentire appena puoi.-
Nell'istante stesso in cui mise giù, Jamie si pentì del messaggio che aveva lasciato.
La proposta della cena gli era venuta pensando che se quello doveva essere il loro ultimo San Valentino insieme, allora andava reso indimenticabile.
Da un lato, però, si chiedeva se questo non avrebbe solo complicato le cose, quando si sarebbe finalmente deciso a dire a Laila che lui sarebbe andato via dalla sua vita, per sempre.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7-Sette anni prima in Egitto (parte 1) ***


A vent'anni si è convinti di avere il mondo in tasca; tanto meglio se si è in vacanza, da soli, lontani da casa, in un paese straniero, senza regole, senza paure, senza inibizioni.
"Quello che succede in Egitto, resta in Egitto" si dissero Jamie, Liam e Peter appena arrivati in albergo.
Amici da sempre, erano mesi che programmavano quella vacanza e, ora che erano finalmente giunti a destinazione, avevano tutta l'intenzione di godersela fino all'inverosimile.
-"Sesso, droga e Rock & Roll" sarà il nostro motto per le prossime due settimane!- esclamò Jamie ridendo e dando il cinque a Liam.
Le cose, però, difficilmente vanno come si prevede.
Jamie non prevedeva di innamorarsi in vacanza, eppure dal momento in cui incrociò il sorriso di Amirah, non ebbe più voglia di dedicarsi a nulla che non riguardasse lei.
La vide la prima volta nella piscina dell'albergo mentre metteva a posto alcune sdraio.
Erano solo le 7:00 e, a parte un anziano uomo che beveva un caffè ad un tavolino ancora distante, non c'era ancora nessuno.
Jamie era sceso a fumare una sigaretta. Lui e gli altri avevano passato la notte in discoteca e l'adrenalina ancora in corpo impediva al sonno di arrivare.
La sua attenzione fu immediatamente attirata dalla ragazza: lunghissimi capelli neri raccolti in una coda ondeggiavano ad ogni suo movimento, mentre gocce di sudore le scendevano discrete sulla fronte e sul collo, insinuandosi nella generosa scollatura della t-shirt.
Amirah aveva un corpo perfetto, formoso e tonico, e il suo viso era altrettanto bello, con gli zigomi alti, gli occhi scuri e grandi, e labbra leggermente pronunciate, quasi a formare un cuore.
Jamie la stava fissando, quando lei alzò lo sguardo e gli sorrise.
Era il suo lavoro essere gentile con gli ospiti, ma lui preferì vedere in quel gesto un segnale, e per quanto non fosse molto orgoglioso dell'aspetto che aveva dopo aver passato la notte in bianco, decise di farsi avanti.
-Vuoi una mano?-
-Ho quasi finito, grazie- rispose lei sorridendo ancora.
Il giovane, un po' deluso dal fiasco del suo tentativo, cercò in fretta un altro argomento di conversazione.
-Sei di qui?-
-Si. Tu?-
-Lontano- cercò di rendersi simpatico facendo un po' il misterioso. -Vengo da un posto meraviglioso-
-Ah si? E come si chiama?-
-Non è importante il nome, sono importanti le cose che lo rendono meraviglioso-
Amirah sistemò l'ultima sdraio e si sedette indicando a lui quella vicina.
-Cosa lo rende meraviglioso allora?-
-Beh, ad esempio io-
Riuscì a farla ridere, e questo gli diede coraggio.
-Anche qui è meraviglioso... tu lo rendi meraviglioso...-
La ragazza guardò lo sconosciuto con sguardo indagatore.
-Siete tutti così intraprendenti nel luogo meraviglioso da cui vieni?-
-Si, siamo intraprendenti, simpatici, brillanti, carismatici, dolci, romantici, intelligenti, affascinanti, e si dice che piacciamo molto alle egiziane-
Lei continuava a ridere, un po' perché realmente divertita, e un po' perché evidentemete in imbarazzo. Jamie, capendolo, provò a tornare serio.
-Probabilmente non sto facendo colpo così, eh?-
-Al contrario, ti trovo molto... intraprendente, simpatico, brillante, carismatico...-
Gli stava facendo il verso e per lui era uno spettacolo anche vederla prenderlo spudoratamente in giro.
-Hey hai dimenticato dolce, romantico e affascinante-
-Non ho ancora notato queste qualità-
-Forse dovresti cercarle meglio, magari stasera-
-Non pensi che prima di chiedermi un appuntamento dovresti dirmi il tuo nome, straniero?-
-Jamie- disse lui sentendosi un perfetto idiota e allungando una mano verso di lei, che gliela strinse con un sorriso.
-Amirah. Ci vediamo qui stasera?-
-Ma la piscina chiude alle sei.-
La ragazza gli fece tintinnare davanti agli occhi un mazzo di piccole chiavi argentate.
-Ci vediamo alle nove- disse ridendo per poi andare via.
Quella fu la prima notte che Jamie e Amirah passarono insieme, e quella in discoteca fu l'ultima notte che Jamie passò con Liam e Peter.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8-Sette anni prima in Egitto (parte 2) ***


Una sera che Liam e Peter erano tornati in discoteca, Jamie ne approfittò per invitare Amirah nella sua camera d'albergo.
-Alla sua destra può ammirare l'angolo cucina- le disse indicandole il minifrigo e fingendosi un esperto cicerone.
-Ecco invece il megaschermo da 72 pollici- aggiunse accendendo il piccolo televisore appoggiato alla mensola. -Cosa desidera guardare?-
-Lì troverai solo roba egiziana- lo avvertì la ragazza sempre più divertita, poi si sedette sul lettino centrale, accavallando le gambe.
La gonna salì di un paio di centimetri e questo bastò perché a Jamie passasse la voglia di scherzare.
-Beh, allora, visto che mi tocca guardare qualcosa di egiziano... -disse sedendosi accanto a lei e spostandole i lunghi capelli dal viso -tanto vale guardare la più bella cosa egiziana possibile-
Per la prima volta da quando i due si erano conosciuti, lui aveva finalmente avuto l'impressione di aver scelto la frase giusta, e gli emozionati occhi di Amirah sembravano confermarglielo.
I loro due visi si avvicinarono fino a congiungere le labbra, prima dolcemente, e poi facendo diventare quel bacio una lotta, quasi a volersi succhiare l'anima.
La lotta la vinse Jamie, che quella notte da lei ebbe tutto, tutto quello che aveva sognato dal momento in cui l'aveva vista, tutto quello che non aveva mai nemmeno pensato esistesse, ebbe la sensazione del cuore che scoppia nel petto quando senti che il tuo corpo si è incastrato al corpo giusto, come due pezzi perfettamente combacianti dello stesso puzzle.
Amirah si era rivestita e stava per uscire dalla stanza in cui credeva di aver lasciato il cuore, quando il dolce ladro che gliel'aveva rubato, si svegliò.
-Perché vai via?-
-I tuoi amici potrebbero tornare, sono le quattro... -
-Non tornano- rispose lui alzandosi in ginocchio sul letto e allungandosi verso di lei abbastanza da ritrascinarla su quello scomodo letto ad una piazza, che aveva sempre trovato troppo piccolo per la sua stazza, ma che adesso senza lei gli sembrava enorme e vuoto.
-Che vuol dire non tornano?- chiese lei cercando di non cedere a Jamie che cercava di abbracciarla.
-Non tornano perché gli ho detto di non tornare. A dirla tutta, gli ho addirittura pagato un'altra stanza dove dormire stanotte-
Amirah lo guardò cercando di capire se scherzasse, e notando la sua faccia perfettamente seria rise.
-Sei matto- sussurrò appoggiandosi al suo petto e lasciandosi stringere forte.
Lui le baciò teneramente la fronte -Dormiamo un altro po', dai-
E invece non dormirono. Quella notte venne concepita Maddie, una meravigliosa bambina dai neri capelli della madre e i chiari occhi del padre, dagli zigomi alti di Amirah e dalle labbra strette di Jamie, dal carattere allegro dell'egiziana e dall'immensa dolcezza dello straniero che arrivando da un luogo misterioso, aveva fatto innamorare l'addetta alla piscina di un albergo di El Cairo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9-Non dimenticarmi ***


Quando si è felici il tempo vola.
Jamie e Amirah in quelle due settimane furono felicissimi, e, infatti, arrivò presto, troppo presto, la fine della loro meravigliosa avventura.
-Non dimenticarmi-
-Non credo  ci riuscirei neanche volendo Amirah. Ti scriverò, e ti prometto che ci rivedremo.-
I due si salutarono con un abbraccio e tanta angoscia.
Si promisero di restare in contatto e in effetti lo fecero per alcune settimane, poi, all'improvviso, Amirah sparì.
Si limitò a un "Dobbiamo farla finita" inviato tramite sms, e, da allora, nonostante le insistenti richieste di spiegazioni, non inviò più e-mail, né lettere, né cartoline; non rispose più alle telefonate, né agli imploranti messaggi di Jamie, e lui per questo iniziò ad odiarla.
Stette malissimo Jamie, e stette malissimo Amirah, ma lui questo non lo sapeva.
Solo una donna sa cosa si prova a scoprire di portare in grembo un figlio, il cui padre è dall'altra parte del mondo.
Per alcuni mesi lui non fece che pensare a lei, e lei non fece che pensare a lui.
Poi, come è giusto che accada, la vita va avanti e il mondo ti sorprende.
Il bello, poi, è che lo fa nei posti e nei modi più strani.
Ad esempio può capitare che la vita ti sorprenda in un supermercato, può capitare che tu, andato lì a comprare una birra, perché sei stanco di pensare, e vuoi bere e basta, possa incrociare un paio di intensissimi occhi verdi, e può capitare che come quasi un anno prima, ti venga voglia di rischiare ancora, di provare a fare colpo con qualche battuta stupida, di buttarti anche in una figuraccia, se questo poteva significare avere quegli occhi nei tuoi, anche fosse stato per un unico istante.
Anche Amirah si innamorò ancora.
Accadde quando, dopo gli atroci dolori del parto, le misero tra le braccia una paffuta bambina dagli occhi azzurri.
In quel momento la donna si disse che tutto il dolore provato per darla alla luce era stato ricompensato, mentre tutto quello che aveva sofferto per Jamie non aveva dato in cambio che lacrime.
Da allora decise che avrebbe vissuto la sua vita solo ed esclusivamente per sua figlia.
Crescere una bambina da sola, però, se non sei altro che l'addetta alla piscina di un albergo, non è facile.
Amirah fece i salti mortali per sette anni, poi si rese conto che non avrebbe mai potuto davvero rendere Maddie felice e serena, non senza darle un padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10-Allora, piaciuto questo San Valentino? ***


Le donne sono da sempre più brave degli uomini a sopportare, a fare i salti mortali, a difendere l'indifendibile, e perdonare l'imperdonabile.
Hanno, poi, una predilezione per le cause perse.
Laila questo l'aveva sempre pensato, e lei stessa si sentiva una stupida, mentre cercava di farsi bella per Jamie.
Era ancora arrabbiata, ma si era sciolta ascoltando il suo messaggio in segreteria.
Quella, forse, era l'occasione per rimettere a posto le cose, per far tornare il loro rapporto sereno, per ricordare a lui quanto poteva essere bello lasciarsi andare insieme, ancora una volta.
Due colpi di clackson e Jamie vide Laila uscire dal grosso portone del condominio, bella come il sole, come due soli insieme, come tre soli, con un intero sistema solare.
Indossava un tubino nero che le fasciava il corpo, dei sandali in argento, e teneva in mano una pochette dello stesso colore. Sopra portava un cappottino nero, lasciato aperto.
Aveva raccolto i capelli, truccando il viso più del solito: gli occhi erano perfettamente contornati di nero, le ciglia allungate e flesse, le labbra colorate di un rosso tenue, sensuale senza scadere nel volgare.
Quando Laila salì in macchina, Jamie non poté trattenersi dal dirle: "Quanto sei bella.."
Lei lo guardava con occhi altrettanto sognanti. Erano secoli che non le faceva un complimento.
-Anche tu- gli rispose allungandosi per dargli un bacio.
In effetti anche il ragazzo aveva curato il look più del solito: indossava una morbida camicia nera che metteva in risalto l'azzurro del suo sguardo limpido, e un pantalone elegante aveva sostituito il classico jeans.
Per quella sera voleva che tutto fosse perfetto, e per fortuna, almeno in questo, suo padre si era reso disponibile ad aiutarlo.
Gli aveva prestato i soldi per la benzina e per il ristorante, mentre coi suoi risparmi era da solo riuscito a comprare un peluche a Laila.
Si sorrisero quando seppero di aver scelto l'uno per l'altra lo stesso regalo.
Alla fine della cena, Jamie accostò l'auto al margine di una stradina un po' più isolata rispetto al caos della città.
-Allora? Piaciuto questo San Valentino?-
La ragazza era quasi commossa dall'impegno che gli aveva visto mettere nella scelta di ogni dettaglio, dalla camicia al menù, dal regalo al vino.
-Sono felicissima. Da quant'è che non stavamo così?-
Laila si appoggiò al petto di lui, che di riflesso le cinse la vita col braccio, sorprendendo anche se stesso per aver trovato il coraggio di fare di nuovo quel semplicissimo gesto, che negli ultimi mesi sembrava costargli una fatica enorme ogni volta.
Lei chiuse gli occhi, abbandonandosi in quell'abbraccio. Avrebbe voluto fermare il tempo.
Jamie intanto le baciava i capelli, anche lui desideroso di far durare quella serenità il più a lungo possibile.
-Ti amo Laila, questo ricordatelo sempre, qualunque cosa io faccia o dica, tu non te lo dimenticare mai-
Lei per tutta risposta si strinse a lui più forte.
Dopo tanto tempo, quella sera la ragazza tornò a casa felice.
Le sembrò di essere in un film, e, come in tutti film, era d'obbligo il colpo di scena: nella cassetta della posta, c'era una lettera per lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11-Posso irrompere nella tua vita, amore mio? ***


"Se oggi è la festa degli innamorati, non mi spiego perché noi non siamo insieme, perché tu sei lontana, ed io qui da solo ad impazzire. Ti immagino con lui ed è una sensazione che se anche volessi non ti saprei spiegare, ma è brutta, credimi.
Oggi non riesco a smettere di pensarti, né di scriverti. Lettere su lettere che ho accartocciato e che ora sono nel cestino, a custodire gelosamente i segreti del profondo amore che provo per te e che non potrò mai provare per nessun'altra.
Vorrei essere con te stasera, a mettercela tutta perché tu sia felice. Vorrei ricoprirti di fiori, di cioccolatini, e soprattutto di attenzioni, perché lo so bene che il sentimento non si misura in base a quanto spendi, ma a quanto dai, ed io a te, Laila, sarei disposto a dare tutto.
La mia vita è in stand-by da un secolo, ferma al momento in cui ho capito che eri tu quella che volevo davvero, e che era tardi per fare qualunque cosa.
Posso irrompere nella tua vita, amore mio? Posso rapirti dalla tua realtà per portarti con me in un mondo nuovo, nostro, da inventare insieme?
Spero che tu abbia passato un bel San Valentino; io forse sarò un folle, ma sono sicuro che con me sarebbe stato ancora migliore. Ti amo Laila, e se tu sei felice lo sono per te, ma la tua felicità mi sta costando infinitamente.
                                                                                                                                                                                                   Io che ti ho dentro
"

L'ultima frase provocò alla ragazza una stretta allo stomaco. Neanche sapeva bene perché, ma se a quello sconosciuto stava così a cuore a lei, allora forse anche a lei avrebbe dovuto stare a cuore il dolore di lui, di cui era responsabile.
Si sentì in colpa, quasi come se avesse tradito qualcuno.
Scacciò però presto questo pensiero, del resto lei aveva passato il San Valentino col suo fidanzato, come era giusto che fosse, e non doveva nulla a questa persona misteriosa.
Certo, quelle lettere erano riuscite a farla sorridere nei momenti di difficoltà tra lei e Jamie, ma quella era stata una parentesi, ora le cose tra i due stavano tornando a posto e non poteva di certo rischiare di rovinare tutto.
Ripiegò il foglio bianco, e lo infilò nel solito cassetto, che poi chiuse a chiave.
Si spogliò, cambiò, e mise a letto.
Scrisse, in fine, la buonanotte a Jamie con un dolce sms: GRAZIE PER STASERA. HAI RESO TUTTO FANTASTICO. TI AMO
E lui subito dopo: GRAZIE A TE. SEI TU CHE SEI FANTASTICA, TI AMO ANCH'IO
Laila sorrise rannicchiandosi sotto le coperte pronta a dormire.
Intanto Jamie non era tornato a casa.
Se ne stava fuori dalla villetta che Amirah aveva preso in affitto in quei mesi, appoggiato alla sua macchina, fumando la terza sigaretta di fila, indeciso se citofonare o meno.
Le luci in casa erano tutte spente eccetto una, da cui si intravendeva ogni tanto passare l'ombra di una donna dai lunghi capelli lisci.
Era quasi l'una, probabilmente Amirah si stava preparando per mettersi a letto.
Improvvisamente anche quella luce si spense.
Il ragazzo si avventò quasi famelico sul citofono buttando a terra la sigaretta, ed istantaneamente la stessa luce di prima si riaccese, e la testa di Amirah fece capolino dalla finestra.
Lanciò un'occhiata verso Jamie e tornò dentro, poco dopo il cancello si aprì.
Lui percorse il vialetto e si trovò di fronte ad una piccola porta rossa.
Stava per poggiare l'indice sul campanello, ma la porta si aprì prima che potesse farlo ed Amirah uscì chiudendosela alle spalle.
-Chi ci fai qui?-
-Tu piuttosto, perché non sei in ospedale da Maddie? Sono stato lì e mi hanno detto che non potevo salire, ho chiesto di te e mi hanno detto che non c'eri. Ma dico, sei impazzita? Ha solo 6 anni, non puoi lasciarla da sola!-
Amirah lo guardò come se stesse dicendo delle assurdità. Cercò di contenersi e di spiegarsi con calma per quanto in quel momento avrebbe voluto cacciarlo via: la stava mettendo in dubbio come madre, lui che non aveva ancora neanche deciso se voler fare o meno il padre.
-Quando sei stato in ospedale?-
-Poco fa-
-Se fossi arrivato cinque minuti prima mi avresti trovata lì, e anche se fossi arrivato cinque minuti dopo. Ho fatto addormentare Maddie, e ho chiesto a un'infermiera di controllarla mentre io tornava a casa a prendere qualcosa per quando si sarebbe svegliata-
La donna teneva in mano un borsone, lo aprì e Jamie intravide dei fumetti e qualche peluche.
Si sentì un idiota. Lei aggiunse: -Non avevo nessuno a cui chiedere di portarle queste cose-
Ora era un idiota che si sentiva in colpa.
-Amirah io...- provò a balbettare, ma lei lo interruppe -Jamie io non ti obbligo a fare nulla, però se devo cavarmela da sola, non è giusto che tu venga a giudicare come lo faccio. Non puoi presentarti di notte a casa mia per rimproverarmi di non essere con mia figlia. Io sono con mia figlia da anni, tu stasera dov'eri?-
Stava parlando piano, non era arrabbiata, sembrava solo stanca e ferita. Aveva gli occhi lucidi, esattamente come quando sette anni prima in Egitto si erano salutati.
-Scusa- disse piano il ragazzo, mentre con un dito le asciugò una lacrima poco prima che si posasse sulle sue labbra carnose.
Amirah sospirò per trattenere le altre, che sentiva pronte a distruggere la diga di durezza che aveva costruito con tanta fatica per non piangere mai, per convincere Maddie che aveva una mamma forte, una che non aveva paura di crescerla da sola, per quanto fosse difficile.
-Devo tornare in ospedale- disse chiudendosi il paltò.
-Vengo con te-
La donna avrebbe voluto obbiettare, ma proprio mentre stava per rispondere lui le prese la mano e istintivamente lei lasciò che le loro dita si intrecciassero mentre Jamie la conduceva alla sua macchina.
Passò la notte con lei, su due scomode sedie di fronte al letto della loro bambina.
Per la prima volta Amirah non si sentì sola in quella sua lotta con la vita.
Sembravano una famiglia, e quel pensiero la rassicurò al punto che riuscì ad addormentarsi, con la testa poggiata sulla spalla forte di Jamie.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12-Che cos'è la felicità? ***


Che cos'è la felicità?
Per Amirah, in quei giorni, la felicità era sapere di poter contare sul padre di sua figlia.  Aveva potuto finalmente riportare Maddie a casa, una casa in cui le sembrava di vedere sempre più spesso un dolce quadretto familiare in cui cominciava ad immaginarsi bene. Ora c'erano altre due spalle, più forti delle sue, a prendersi qualcuno dei pesi che l'avevano afflitta fino a quel momento. Poteva smettere di fingersi così forte e magari qualche volta poteva anche concedersi un sano pianto liberatorio guardando un film smielato.
Felicità per Laila, invece, era la sensazione che il ragazzo che amava si stesse riavvicinando a lei: Jamie aveva ripreso a coccolarla e a farla sentire importante. In quegli ultimi giorni erano tornati bambini che si divertono sulla ruota panoramica e adolescenti che fanno l'amore in macchina, e si erano anche trasformati in adulti, in una coppia matura che parla dei costi della vita e che cerca di affrontarli insieme.
Per Jamie, in fine, felicità era anche tormento, perché a renderlo felice erano tutte cose labili, che sembravano dover sparire dalla sua vita da un momento all'altro: felicità era l'allegria di Maddie quando lui le faceva da cavalluccio, Maddie che da lì a qualche mese sarebbe tornata in Egitto; felicità erano i capelli lunghi di Amirah, che emanavano ancora il celestiale profumo che lo riportava all'estate più bella della sua vita, un'estate che però era lontana, finita; felicità era Laila, con la sua capacità di stargli vicino, la sua dolcezza nell'accarezzarlo, la sua voglia di mantenere bello e saldo quell'amore, a cui lui invece si stava preparando a rinunciare.
Amirah era felice e speranzosa.
Jamie era felice e preoccupato.
Laila era felice e curiosa.
Curiosa perché ogni tanto, quasi inconsciamente, si ritrovava ad aprire il cassetto chiuso a chiave, e a tirarne fuori le famose lettere.
Ancora indagava su chi potesse essere il mittente.
Una sera si ritrovò addirittura a stipulare una lista dei possibili sospetti:
Il sospetto numero 1 era Andrew, un ragazzo del suo corso di fotografia. Andrew era una delle poche persone con cui si era confidata e a cui aveva raccontato i problemi tra lei e Jamie. Contro questa ipotesi, però, c'era il fatto che Andrew le aveva a sua volta parlato di un'altra ragazza... anche se in effetti sarebbe potuta essere una copertura.
Il sospetto numero 2 era il migliore amico di Andrew, Christian. Il ragazzo era piuttosto timido e lui e Laila si erano rivolti solo poche parole, ma più di una volta lei lo aveva sorpreso a guardarla e tutte le informazioni su lei e Jamie avrebbe potuto tranquillamente averle da Andrew.
Il sospetto numero 3 era un suo vecchio compagno di scuola, l'unico con cui era rimasta in contatto, anche se solo via mail. Si chiamava Brian, e Laila aveva avuto per molto tempo una cotta per lui. Avrebbe trovato paradossale se lui avesse iniziato a provare qualcosa per lei proprio quando a lei era passata, però, in fondo, mai dire mai.
Il quarto sospetto era il ciclista del paese. Laila e Jamie lo chiamavano così quando lo vedevano passare, perché non ne conoscevano il nome. Si trattava di un ragazzo che percorreva quasi tutti i giorni in bicicletta la stessa strada, passando più volte davanti casa della ragazza. Jamie scherzando aveva spesso ipotizzato che fosse uno stalker, e che un giorno Laila se lo sarebbe trovato in camera.
Lei ovviamente l'aveva sempre presa ridendo, ma quella ipotesi, sommata alle misteriose lettere, cominciava ad inquietarla.
Nella sua lista comparivano altri tre o quattro possibili ammiratori, tutta gente che incrociava quotidianamente ma con cui non aveva alcun rapporto.
Tutti quei nomi finirono su un foglio bianco, anch'esso segretamente custodito nel cassetto delle lettere.
Dopo aver terminato l'elenco, Laila decise di spostare l'indagine dalla teoria alla pratica.
Quel giorno ci sarebbe stata l'ennesima lezione di fotografia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13-...e si preparò a rivelare il segreto. ***


Andrew e Christian erano seduti come al solito in fondo all'aula, e Laila, che di solito preferiva i posti nelle prime file, andò dritta ad occupare il terzo banco accanto a loro.
-Hey Laila!- Andrew la salutò raggiante come al solito baciandole la guancia, mentre Christian si limitò a fare un cenno con la mano. I due avevano già espresso in quei pochi secondi tutta la differenza che c'era tra i loro caratteri.
Avevano entrambi qualcosa che ricordava Jamie: uno era il lato affettuoso di lui, l'altro la sua parte più introversa, quella venuta fuori solo negli ultimi mesi e che ora, finalmente, stava scomparendo svelando di nuovo la solarità dei suoi occhi chiari.
-Ragazzi, come state?-
-Benissimo,tu?-
-Bene anch'io. E tu Chri?-
Laila cercava di proposito di rivolgere qualche parola ad entrambi,dato che aveva capito fin dall'inizio che se avesse continuato a parlare senza rivolgersi a nessuno dei due in particolare, Andrew avrebbe col suo carisma impedito all'amico di aprire bocca.
-Sto bene, grazie Laila-
Christian sembrava essere arrossito, e la ragazza vide in quella sua timidezza un chiaro segnale di interesse. In cuor suo, però, le sarebbe dispiaciuto se fosse stato lui il misterioso ammiratore.
Fin dalla prima lettera si era fatta una sua idea del mittente, e l'aveva sempre immaginato come un ragazzo bello e pieno di personalità.
A questa descrizione Andrew si avvicinava moltissimo, ma anche una rivelazione di questo tipo un po' avrebbe deluso Laila.
Il punto è che ormai lo vedeva con un amico e le sarebbe dispiaciuto se il loro rapporto si fosse incrinato per i sentimenti che lui provava per lei.
Quel giorno i due ragazzi non furono gli unici ad essere esaminati.
Appena tornato a casa dalla palestra, infatti, Brian trovò una strana mail.
MI DISPIACE SE NELL'ULTIMO PERIODO SONO STATA UN PO' DISTANTE E MI SONO FATTA SENTIRE POCO, MA HO AVUTO QUALCHE PROBLEMA COL MIO RAGAZZO (Laila non aggiunse, ovviamente, che le cose si stavano sistemando. Se l'avesse fatto, pensava, il pesce rischiava di non abboccare all'amo!) A TE COME VA? QUALCHE NOVITA' INTERESSANTE? SPERO DI SENTIRTI PRESTO. MI MANCHI. LAILA
La risposta fu deludente:
NESSUNA NOVITA' RILEVANTE. SPERO CHE COL BOY VADA TUTTO BENE. UN BACIO
Non sembrava di certo il genere di messaggio che manda un ragazzo segretamente innamorato.
Oltre al fatto che le sue indagini non funzionavano, Jamie si trovò erroneamente a leggere la mail inviata a Brian.
Geloso com'era, non poteva che fare una scenata. Quel "MI MANCHI" lo innervosiva terribilmente. Il sangue gli ribolliva nelle vene, mentre continuava a rileggere le frasi sul monitor con tono sempre più sprezzante.
Laila ci mise un bel po' a calmarlo, anche perché era talmente mortificata all'inizio, che non riusciva neanche a tentare di giustificarsi.
Si lasciò urlare in faccia le peggio cose, del tipo che non la si poteva lasciare un attimo, che era sempre in cerca di un nuovo giocattolo con cui passare il tempo, che era stata falsa pei sei anni e tanto altro.
Lei non si arrabbiò, pur sentendosi ovviamente ferita, perché conosceva Jamie ed era abbastanza abituata al suo straparlare quando veniva colto da attacchi di gelosia.
-Senti, Jamie- iniziò lei avvicinandosi piano al computer che lui ancora fissava con un esterrefatto sguardo carico di rabbia. -c'è un motivo se ho mandato a Brian quella mail-
Ecco, era il momento: gli avrebbe confessato delle lettere, dell'ammiratore, della sua curiosità, della lista dei sospetti, e avrebbe visto lui infuriarsi e andare via sbattendo la porta. "Trovatelo e tieniti lui!" le avrebbe urlato, e a Laila non sarebbe restato da fare altro che implorare perdono.
Prese fiato e si preparò a rivelare il segreto.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14-A volte la verità, è quasi peggio delle bugie ***


A volte la verità, è quasi peggio delle bugie.
Laila se ne stava davanti a Jamie pronta a confessargli tutto e si chiedeva quale effetto disastroso quella verità avrebbe avuto sulla loro storia d'amore, proprio ora che le cose cominciavano ad andare per il verso giusto.
Dire tutto in quel momento significava davvero fare la cosa giusta? Quando ammettiamo i nostri errori lo facciamo davvero per un principio d'onestà e rispetto verso l'altra persona, o stiamo solo cercando di liberarci dal peso dei sensi di colpa? Ed è giusto togliersi un peso facendo del male a qualcun'altro?
Laila non aveva tradito Jamie, ma quello che aveva provato e pensato leggendo quelle lettere, le sembrava comunque scorretto nei confronti del suo ragazzo.
Si era più volte domandata come si sarebbe comportata se il suo ammiratore si fosse rivelato. Se qualcuno le avesse detto tutte quelle belle parole guardandola negli occhi, chiedendole l'occasione per dimostrarle quel grande amore di cui parlava nei suoi scritti, lei si sarebbe tirata indietro o avrebbe lasciato fare?
Già solo avere questo dubbio, era in un certo senso un tradimento.
Non poteva confessare a Jamie una cosa del genere. Non era giusto dargli un dolore così grande.
Il "mi manchi" inviato a Brian andava, però, giustificato. Questo significava mentire e a Laila l'idea non piaceva, ma a volte la verità, è quasi peggio delle bugie, e quella era una di quelle volte.
-L'ho fatto di proposito...- disse tutto d'un fiato. Aggiunse: -Anche l'aver lasciato il computer acceso sapendo che saresti arrivato era organizzato già da prima. Lo so che è una cosa infantile, ma abbiamo avuto tanti di quei problemi negli ultimi tempi che io volevo rivedere la gelosia di un tempo per capire se mi ami ancora... Scusami Jamie-
Laila aveva gli occhi lucidi. Stava realmente per piangere, anche se il motivo non era ovviamente quello che stava confessando. Questo, tuttavia, bastò a convincere Jamie.
Il ragazzo le si avvicinò sorridendole dolcemente e accarezzandole le mani tremanti.
-Non avevi bisogno di fare tutto questo. Mi sembra che stiamo bene ultimamente, no? Io ti amo ancora da morire Laila, credimi-
-Lo so- rispose lei appoggiando la testa al suo petto e tirando su con il naso.
Jamie in quel momento era pieno di sensi di colpa. Laila era arrivata ad organizzare tutto questo perché lui l'aveva fatta soffrire, e di lì a poche settimane le avrebbe dato il colpo letale.
Anche la ragazza sentiva di non avere la coscienza a posto. Appoggiata al petto del suo amore, fissava l'ultimo cassetto della scrivania come se contenesse una bomba pronta ad esplodere.
I due si strinsero più forte, ognuno coi suoi segreti, con le sue paure, con i suoi personali tormenti. Prima o poi avrebbero dovuto dirsi la verità e lo sapevano entrambi bene, ma non era ancora tempo, la verità poteva aspettare.
Chi invece ad aspettare non ci riusciva più, era Amirah.
Coi lunghi capelli raccolti in una treccia, guardava Maddie dormire nel suo lettino, un lettino che presto avrebbero abbandonato.
In quegli ultimi giorni Amirah era stata felice, aveva creduto realmente che Jamie si fosse affezionato a lei e alla piccola al punto da mollare tutto e prendere un aereo con loro.
Più passava il tempo, però, più era terrorizzata.
Lui non le aveva ancora comunicato la sua decisione, e il fatto che continuasse a stare con la sua storica fidanzata, non lasciava presagire nulla di positivo.
Quello che la preoccupava più di ogni altra cosa era l'idea di dover dare un altro dispiacere a Maddie: l'aveva portata via dal suo mondo ormai da molti mesi, non l'aveva ancora iscritta in una scuola, e la stava lasciando legare molto a Jamie.
Se avesse perso lui, probabilmente, la sua crescita sarebbe stata segnata per sempre.
Amirah sapeva bene che voleva dire crescere senza un padre.
Il suo se ne era andato a causa di un brutto male quando lei non era ancora un'adolescente.  Sua madre aveva cercato, come stava cercando di fare lei per sua figlia in quel momento, di non farle mancare nulla, e c'era riuscita fin quando non si era ammalata anche lei.
L'aveva persa a soli diciassette anni.
Amirah aveva dovuto crescere presto e iniziare a lavorare togliendo molto spazio ai sogni e agli amori. Jamie era stato, ed era, l'unica eccezione che si era concessa.
Mentre rifletteva su questo, Maddie si svegliò e la chiamò ancora stordita.
-Mamma-
-Dimmi, amore-
-Ho sognato che andavamo a casa-
La piccola si stava affezionando a quella nuova vita, ma era già da un po' che manifestava la volontà di tornare alla sua, a El Cairo.
-Ci andiamo presto, te lo prometto-
-E papà viene?- Ogni volta che Maddie chiamava Jamie in quel modo, ad Amirah si stringeva il cuore.
-Si, certo che viene...- forse non era la verità, ma a volte la verità, è quasi peggio delle bugie.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15-Occhi azzurrissimi, come quelli di Jamie ***


ANGOLO DI LUNA SPENTA:
Si scrive per gioco e per necessità. Più che talento, è un dono e una condanna. Su Efp sto capendo più di quanto già sapessi, che è bello regalare ad altri un po' della propria fantasia, ed è ancora più bello avere la consapevolezza che questa venga colta, capita, e apprezzata.
Non sto ricevendo molte recensioni per questa storia, ma guardo le visualizzazioni e mi sento onorata. Ringrazio tutti quelli che la stanno silenziosamente seguendo, che si stanno affezionando ai personaggi di cui parlo, e lasciando incuriosire dalle loro complicate vite.
Vi lascio un affettuoso saluto, e mi auguro apprezzerete anche questo quindicesimo capitolo.
Luna spenta

-Maddie chiede di te sempre più spesso-
Amirah e Jamie stavano facendo colazione insieme a casa di lei, in attesa che la bambina si svegliasse. Il papà le aveva promesso di portarla alle giostre.
La scusa con Laila era stata che avrebbe fatto colloqui di lavoro tutto il giorno.
-Anch'io penso a lei sempre più spesso-
"E a me?" avrebbe voluto chiedere Amirah, ma non ne ebbe il coraggio. Sorrise versando a Jamie ancora un po' di caffè, poi guardò l'orologio.
-Vuoi che vada a svegliarla?-
-No tranquilla, lasciala dormire-
Amirah era in evidente imbarazzo. Non sapeva bene che dire o che fare. Erano giorni che riprovava per Jamie l'attrazione fatale che quella sera in albergo aveva portato al concepimento della loro bambina, e ogni volta che si trovavano da soli lottava con se stessa per mostrarsi fredda, lucida e razionale.
Quella mattina sperava che Maddie si svegliasse presto, perché il silenzio che si era creato nella stanza le sembrava sempre più pesante. Camminava nervosamente fingendo di sistemare un inesistente disordine, e intanto sentiva un paio di occhi azzurri fissarla, proprio come la mattina in cui si erano conosciuti, mentre lei rimetteva a posto le sdraio a bordo piscina.
Quel bel ragazzo era rimasto praticamente identico. Aveva l'aria più matura, ma lo stesso fascino disarmante che l'aveva fatta innamorare in Egitto.
Lei, invece, pur essendo cresciuta si sentiva molto più impacciata di allora.
Indubbiamente era anche la situazione a condizionarla: nella vita di lui c'era un'altra, ormai da sei anni, e assumere atteggiamenti provocanti o sfacciati non avrebbe portato a nulla, se non a farla sentire una pessima madre.
Aveva cercato il padre di sua figlia solo ed esclusivamente per il bene di Maddie, e non doveva lasciarsi prendere dalla nostalgia per quel vecchio amore estivo.
Vero era che, però, Amirah qualche volta si domandava come sarebbero andate le cose se gli avesse immediatamente confessato di essere incinta, senza sparire.
All'epoca Jamie si era dimostrato innamoratissimo di lei e, per quanto fosse molto giovane, forse quel sentimento sarebbe bastato a fargli affrontare i suoi doveri di padre: magari si sarebbero sposati, e la loro sarebbe stato una famiglia normale che vive una vita felice; non ci sarebbe stato niente di strano ad avvicinarsi a lui in quel momento mentre sorseggiava con calma il caffè, sedersi sulle sue gambe, accarezzargli i corti capelli sulla nuca e baciargli il collo e poi le labbra calde, come avrebbe volentieri fatto in quel momento, se un'azione del genere non avesse rischiato di farla sentire "l'amante del padre di sua figlia"...la situazione era già abbastanza complicata.
-Perché sorridi?- la voce di Jamie riportò la ragazza alla realtà. Si scoprì ad arrossire per quella improvvisa domanda.
-Io? niente-
-Dai, dimmi a che pensi-
-All'Egitto...-
-Ti manca molto?- Jamie evidentemente non aveva afferrato. Amirah pensava all'Egitto, nel senso che pensava a loro due in Egitto, a loro due sette anni prima, quando stare insieme era facile e una stanza d'albergo bastava a proteggerli da tutto il resto del mondo.
-Alcune cose mi mancano molto-
-Tipo?-
"Tu" l'istinto stava per farle dire, ma ancora una volta restò vaga.
-I turisti-
Lui alzò un sopracciglio. Era chiaro che non aveva colto il riferimento al particolare turista di cui parlava lei, che, arresasi, cercò di deviare il discorso.
-Dai, vado a svegliare Maddie-
Mentre una giovane egiziana si allontanava frettolosa da Jamie per nascondere l'imbarazzo, un'altra ragazza, dall'altro lato della città, apriva gli occhi pronta a dare il buongiorno al mondo.
Il suo ragazzo avrebbe sostenuto tanti colloqui di lavoro quel giorno, e Laila aveva deciso di essere ottimista: se Jamie avesse trovato un impiego, magari, dopo sei anni di fidanzamento, si sarebbe potuto anche iniziare a parlare di abito bianco.
Sorridente e spensierata, Laila si preparò per il lavoro. Come tutte le mattine domenicali, il bar era particolarmente affollato.
Sfortuna volle che Megan, sua collega, si fosse data malata.
Sfortuna non solo perché questo voleva dire avere molto più lavoro da fare, ma anche perché avere in tasca una lettera che si è curiosissimi di aprire, e non trovare neache un minuto per farlo, rischia di essere davvero snervante.
L'ammiratore, a quanto pareva, non demordeva.
-Posso avere un caffè?-
-Subito- Laila cercava di essere efficiente, disponibile e sorridente come le era stato insegnato, ma quel giorno era così distratta che neanche si accorse che il ragazzo di cui aveva appena preso l'odinazione era una sua conoscenza.
-Laila!-
La ragazza ebbe un sussulto.
-Oddio! Andrew, che ci fai qui?- gli chiese sporgendosi sul bancone per dargli due baci sulle guance.
-Mi andava di vederti-
-Hai scelto un giorno critico- rispose lei indicando la folla che si accalcava tra il bancone e la cassa. Intanto gli mise davanti la tazzina di caffé fumante.
-Offre la casa-
-Grazie. Non pensavo fosse così frequentato qui-
-Non è sempre così in realtà- cercò di spiegare lei mentre serviva cornetti, cappuccini e succhi di frutta vari.
-La domenica mattina è il ritrovo preferito di tutti quelli che vanno in bici o a fare jogging, e quello che vedi è il risultato.-
-Se è così, magari inizio a fare jogging anch'io, così ti vedo più spesso-
Andrew le strizzò l'occhio e Laila si convinse per un attimo che quello fosse il volto del suo ammiratore segreto.
-Ti piace scrivere, Andrew?- chiese a bruciapelo.
Lui sembrò non capire. -Scrivere? Beh, si, insomma, preferisco fotografare in realtà. Perché?-
-Curiosità-
Già, curiosità, la stessa che la stava attanagliando. Avrebbe voluto cacciare via tutti, compreso Andrew, e leggere quella nuova lettera.
Un po' alla volta il bar si svuotò, e quando, verso le 17:00 rimase sola, Laila poté finalmente sfilare il foglio bianca dalla tasca dei suo jeans.
Mentre stava per iniziare la lettura, però, una donna si appoggiò al bancone.
Aveva lunghissimi capelli neri, un corpo formoso e tonico, gli zigomi alti, gli occhi scuri e grandi, e labbra leggermente pronunciate, quasi a formare un cuore.
Teneva per mano un'incantevole bambina dagli occhi azzurrissimi, come quelli di Jamie.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16-Quando ami davvero qualcuno, non puoi non riconoscere i suoi occhi ***


Jamie aveva riportato la bambina a casa in tempo per pranzo. Avevano passato una mattinata allegra e spensierata, tant'è che convincere Maddie che si era fatta ora di rientrare era stata una vera impresa. C'era riuscito solo promettendole che avrebbero pranzato tutti e tre insieme.
Per Amirah fu strano cucinare per il padre di sua figlia. Quel ruolo di moglie e madre le piaceva un sacco, ma ancora non era sicura che le appartenesse del tutto; inoltre non voleva abituarcisi, considerando che avrebbero potuto condurre quella vita solo fino a giugno, e che il dopo era ancora un'incognita.
Subito dopo pranzo, Maddie si appisolò sul divano, guardando i cartoni animati.
Amirah e Jamie rimasero di nuovo soli. Si sedettero sotto la veranda. Lui fumava una sigaretta e lei si mordicchiava le unghie... ognuno a modo suo, entrambi cercavano di stemperare la tensione, nonostante la situazione fosse innegabilmente strana.
-Se devi andare via non farti problemi-
-Laila lavora tutto il giorno. Posso restare-
-Già, puoi... ma tu vuoi restare o no?-
La ragazza aveva pronunciato quelle parole con un filo di voce, fissandosi i piedi che ticchettavano nervosamente per terra.
-Mi piace stare vicino a Maddie-
Jamie proprio non capiva. Amirah sapeva quanto lui amasse Maddie, ma quello che chiedeva di capire era se a Jamie facesse piacere anche la sua vicinanza oltre a quella della bambina.
Avrebbe voluto insistere con altre domande, ma era in difficoltà e non sapeva più che dire.  Fu lui ad aggiungere una frase che ebbe su di lei l'effetto di uno spillo piantato nella carne.
-Ma mi piace anche stare vicino a Laila-
Già, c'era Laila. C'era da sei anni.
Come si cancellano sei anni? Questa domanda rimbombava nella testa di entrambi.
Jamie voleva davvero trovare la forza di rompere con Laila, ma ogni volta che chiudeva gli occhi gli sembrava di vedere lei, lei che sorride, lei che si arrabbia, lei nuda che si copre imbarazzata, lei che fa la gelosa, lei che lo consola, lei che sopporta, lei che lo ama, ancora, nonostante tutto.
Amirah intanto si chiedeva come fosse questa donna che aveva preso il suo posto. Voleva sapere se ci fosse qualcosa di simile in loro due, o se Jamie, dopo la vacanza in Egitto, avesse deciso di cambiare genere, e di non puntare più su donne così complicate.
Ecco perché, quando restò di nuovo sola con Maddie, decise di andarlo a scoprire.
Neanche per un secondo pensò di presentarsi a Laila per raccontarle tutto e mettere fine alla sua storia con Jamie, ma scegliendo di portare con sé la bambina, Amirah sperava in cuor suo di far suonare in lei un qualche campanello d'allarme.
Se l'altra avesse capito, non sarebbe stata colpa sua.
Se non avesse capito, forse allora non amava Jamie quanto meritava di essere amato. Maddie aveva gli occhi del padre, e quando ami davvero qualcuno, non puoi non riconoscere i suoi occhi.
In effetti Laila rimase a guardare quella incantevole bambina per molti secondi.
L'azzurro di quegli occhi la ipnotizzava. Solo un'altra volta nella vita le era capitato di soffermarsi così tanto sullo sguardo di un estraneo; era capitato sei anni prima, in un supermercato.
Rimise in tasca la lettera dell'ammiratore segreto, e si sforzò di non dare a vedere la strana sensazione che aveva allo stomaco.
Guardò ancora la bambina, e poi la donna. Erano entrambe bellissime.
-Prego. Volete ordinare?-
Amirah, intanto, stava squadrando Laila, esattamente come Laila squadrava lei. Fisicamente non si somigliavano affatto, ma avevano entrambe una bellezza diversa, personale, unica.
-Prendo solo un caffè-
Maddie indicò alla mamma un pacchetto di caramelle colorate.
-Anche queste- aggiunse la donna, continuando a fissare gli occhi verdi di Laila.
Le due erano quasi coetanee, eppure nel viso di quella barista c'era qualcosa di molto giovane, una spensieratezza che avrebbe fatto innamorare chiunque, e che invece Amirah aveva perso da tempo.
Forse era questo che voleva Jamie, qualcuno che non fosse un peso, un impegno, una faccenda da sbrigare; qualcuno con cui voler stare, e non con cui dover stare.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17-Ancora ***


Dopo che Amirah si fu allontanata, Laila riprese la lettera, nonostante la strana sensazione allo stomaco sembrasse non volerla abbandonare.
Si sedette ad uno dei tavolini del bar vuoto, e lesse quelle nuove parole tutte d'un fiato, quasi a volerle divorare per saziare la curiosità che l'aveva accompagnata tutto il giorno.

"Ancora ciao, sono ancora io, e tu sei ancora lontana, e lui è ancora con te. Ancora. Ripeto questa parola all'infinito pensando alle cose che non ti ho ancora detto, a quelle che ancora sogno, ai desideri in cui ancora spero, al tuo viso che ancora ammiro e a noi due che siamo ancora esseri distinti, che non siamo ancora diventati una cosa sola. Ancora. Sono ancora qui a dirtelo, perché sono ancora qui a provarlo, perché ancora non ti dimentico, ancora non ci riesco, ancora ti voglio. Penso ancora a te giorno e notte. E ora che ti scrivo è tardissimo, o forse prestissimo (dipende tutto da che lato guardi l'orologio). Tu starai già o ancora dormendo, ed io invece ancora non ho sonno, perché ancora sto fantasticando. Credo ancora che tu abbia il diritto di non avere ancora fiducia in me. Sono ancora un possibile stalker... e tu sei ancora bellissima. Oggi ti scrivo per dirti solo questo. Sei bellissima Laila, e te lo ripeterei ancora, ancora, ancora, ancora, ancora, ancora...
                                                                                                                         Io che ti ho dentro"
Strano quante poche parole bastino a volte a cambiare una giornata.
Era stata una domenica pesante per Laila. L'assenza di Megan aveva reso il lavoro quasi insostenibile, e l'incontro con Amirah e Maddie l'aveva sconvolta, per quanto neanche lei sapesse esattamente il perché.
Quella breve lettera quella sera bastò a farla sorridere.
Nel bar entrò un uomo anziano, col basco e un mal ridotto pastore da passeggio. Laila non lo sapeva, ma quello era un uomo solo, uno che aveva perso la moglie tanti anni prima, che non si era mai risposato, non aveva figli, né cani. Aspettava la morte passando giornate vuote. La visione di quella ragazza tanto allegra, per un attimo lo fece sentire quasi felice, quasi giovane.
L'ammiratore segreto, con poche righe, aveva fatto già il bene di due persone.
Intanto Jamie seduto da solo in macchina, con la radio sintonizzata sulle previsioni del tempo, stava tremando di agitazione.
Avrebbe voluto fare una sorpresa a Laila, e invece la sorpresa era stato lui a riceverla: proprio mentre accostava a qualche metro dal bar, aveva visto uscirne Amirah e Maddie.
Questo era bastato a farlo sbiancare. Era convinto che la verità in quel bar fosse venuta a galla: era arrivato giusto in tempo per raccogliere i cocci della sua vita distrutta e portarseli via, in una casa dove probabilmente da quel momento ci sarebbe stato fin troppo spazio, perché Laila di sicuro non si sarebbe più offerta di riempirlo.
Jamie deglutì cercando di riordinare i pensieri. Aveva voglia di andare ad urlare ad Amirah quanto fosse stata cattiva, e allo stesso tempo aveva voglia di entrare in quel bar e abbracciare Laila per chiederle un perdono che sapeva non sarebbe mai arrivato.
"Non preoccuparti per me" avrebbe detto lei, e l'avrebbe cacciato via.
Immobile, con le braccia tese, le dita strette al volante, la fronte sudata, e gli occhi lucidi di lacrime che a stento tratteneva, Jamie non trovò il coraggio di fare nulla di quello che avrebbe voluto fare: non andò a prendersela con Amirah, né a chiedere perdono a Laila.
Restò in quella posizione finché non vide quest'ultima uscire e prendere la direzione opposta, con aria stranamente tranquilla. Jamie si fece coraggio e scese dalla macchina correndo verso di lei.
Avvertendo i passi veloci alle sue spalle, la ragazza si voltò spaventata.
Tirò un sospiro di sollievo quando lo vide, e contemporaneamente tornò la stretta allo stomaco al pensiero degli occhi di quella bambina.
Guardò quelli di lui: rossi, come iniettati di sangue.
-Amore, stai bene?-
Il ragazzo era pallido e aveva il fiatone. La prese tra le braccia e la strinse cominciando a piangere.
Le bagnò i ricci con le sue calde lacrime, singhiozzando senza fermarsi. Non riusciva a parlare, né a respirare regolarmente. Non si mosse neanche quando cominciò a piovere.
Laila era sempre più spaventata. Continuava a chiedergli cosa fosse successo, cercando di mantenere un rassicurante tono di voce, accarezzandogli la schiena, abbracciandolo a sua volta, baciandogli spalle e petto con fare materno, ma lui restava in silenzio.
Aveva capito che in quel bar non era successo nulla, che Laila non sapeva di Maddie e che non l'aveva persa come aveva temuto; la sua vita non era distrutta.
A farlo stare tanto male, però, era l'aver provato per poco la sensazione che prima o poi sarebbe diventata eterna: per poche ore Laila non era stata sua, e lui non l'aveva sopportato. Come avrebbe potuto reggere senza di lei una vita intera? Jamie continuava a singhiozzare stringendo il suo amore tra le braccia. Era felice che tra di loro non fosse finita, almeno non ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18-Jamie era sicuro come non mai della decisione che aveva preso. ***


Sdraiato sul letto con Laila accanto, Jamie continuava ad evadere le domande della ragazza su cosa l'avesse sconvolto così tanto.
Le aveva detto che era stato un crollo nervoso, per il lavoro, per l'officina, per i soldi, insomma un cumulo di cose tenute dentro che erano esplose tutte insieme.
-Vedrai che sistemeremo tutto... Troverai un lavoro, e nel frattempo ti aiuto io coi soldi- gli aveva detto lei, e il fatto che Jamie non si fosse indignato come al solito a quella proposta, preoccupò Laila ancora di più.
-Sicuro che non è successo nulla?-
-Sicuro. Stai tranquilla-
-Come faccio a stare tranquilla vedendoti stare così?- chiese lei accarezzandogli i capelli.
-Scusami, non volevo farti preoccupare-
-Lo so e non c'è bisogno che ti scusi. Quando hai bisogno io sono qui, lo sai-
-Grazie-
Jamie guardava Laila con dolcezza, tenendole le mani. Le baciò i capelli e le labbra e cercò di tranquillizzarla sorridendole.
Ovviamente stava fingendo. Aveva voglia di tutto, tranne che di sorridere.
Doveva aspettare che lei tornasse a casa, in modo da essere libero di andare a fare l'unica cosa che in quel momento poteva farlo sentire meglio.
Ci volle ancora un'ora prima che Laila si convincesse di poter lasciare Jamie da solo.
Appena andò via, lui si fiondò in macchina e raggiunse, viaggiando ben oltre il limite di velocità, casa di Amirah.
Bussò al citofono nervosamente cinque, sei, sette volte. Sapeva che era tardi e che tutto quel baccano avrebbe svegliato Maddie, ma non gli importava più assolutamente di nulla.
Il cancello si aprì  e lui percorse quel breve tratto che ormai gli era familiare, fino alla porta rossa.
Amirah era già fuori, con aria preoccupata.
-Jamie ma che ti è preso? Maddie dorme-
-Non m'importa. Che diamine sei andata a fare da Laila?-
La donna indietreggiò sbiancando. -Io... Lei... ha capito?-
-Rispondimi! Che sei andata a fare da Laila?- urlò lui, furioso, con gli occhi rossi, quasi fosse posseduto. Lei non sapeva come calmarlo, non aveva mai visto Jamie in quello stato, così cercò di prendere tempo, di farlo sedere, di dirgli di abbassare il tono di voce, ma lui continuava a ripetere la stessa domanda, con sempre più rabbia.
-Volevo solo vederla-
-Perché? Con che diritto?
-Volevo sapere che faccia aveva quella che ti aveva portato via da me- sbottò di colpo Amirah.
Jamie prese fiato solo per un attimo e poi ricominciò ad urlarle in faccia tutto il suo odio.
-Ma che cazzo dici? Sei andata via tu! Mi hai tagliato tu fuori dalla tua vita e da quella di mia figlia! Io sono stato come un cane, e Laila mi ha salvato quando credevo che non ti avrei mai dimenticata! Io ce l'ho fatta e tu che fai? Torni dopo sette anni con mille pretese, trattandomi come se ti avessi abbandonata sola e incinta in mezzo a una strada. Sei tu che hai lasciato me, tu che hai deciso per tutti e due! Non avevi nessun diritto di farlo all'epoca e non ne hai nessun diritto adesso!-
Amirah avrebbe voluto dire qualcosa mentre le lacrime le rigavano le guance, ma lui non glielo permise, continuando a parlare, questa volta con un tono più basso, ma con negli occhi ancora più rabbia.
-Ti amavo davvero io... ma ho visto in te così tanta cattiveria in questi anni, così tanto egoismo... che a questo punto penso di non voler avere più nulla a che fare con te-
-Maddie...- non era una domanda, semplicemente quel nome le venne fuori come un respiro.
-Vi manderò dei soldi appena ne avrò la possibilità. Fammi sapere il vostro indirizzo una volta tornate in Egitto-
Jamie si voltò e Amirah lo guardò allontanarsi deciso.
Entrambi stavano piangendo.
Lei, per tutte le cose brutte che si era sentita dire, per la consapevolezza di essersi giocata qualcosa che non era suo, ma di sua figlia, per il dolore che le avrebbe dato nel dirle che il suo papà non sarebbe più tornato.
Lui, perché amava davvero Maddie, e aveva amato davvero Amirah. Ma più di tutti, più di tutto, amava Laila.
Jamie era sicuro come non mai della decisione che aveva preso.
Ma, si sa, non bisognerebbe mai prendere decisioni importanti quando si è arrabbiati. Quando la rabbia passa, quello che resta è solo il vuoto delle persone che abbiamo mandato via.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19-Marzo era stato un casino, ma era finito. ***


Un mese senza lettere da nascondere per Laila e senza scuse da inventare per Jamie; un mese senza segreti per lei e senza bugie per lui; un mese senza misteri per la ragazza e senza paure per il ragazzo; un mese che era volato e che era stato all'apparenza perfetto... questo era stato marzo, fuori, per Jamie e Laila.
E marzo dentro?
Marzo dentro era stato un casino per tutti.
Non c'era giorno in cui Jamie non pensasse a Maddie, e in cui Laila non tornasse a leggere le misteriose lettere.
Non c'era giorno in cui Jamie non si sentisse sopraffatto dai sensi di colpa per aver costretto una bambina a pagare le colpe di una donna, e non c'era giorno in cui Laila non fosse presa da preoccupazioni stupide, ma incontrollabili, della serie "perché non mi ha più scritto? Forse non gli piaccio più? Avrà un'altra? E se invece gli fosse capitato qualcosa?"
Marzo era stato un casino anche per Amirah, un casino fuori e dentro.
Aveva dovuto inventare una bugia con Maddie, dirle che Jamie era dovuto partire ma che sarebbe tornato presto, e nonostante fosse meno dolorosa della verità, aveva comunque dovuto asciugare le lacrime della bambina ogni sera. Amirah si sentiva in colpa, e, con l'orgoglio sotto le scarpe, aveva cercato Jamie decine e decine di volte, non ottenendo alcuna risposta.
Ecco come doveva essersi sentito lui sette anni prima, quando lei era sparita nel nulla: tremendamente impotente.
Marzo era stato un casino, ma era finito.
Il 4 aprile sarebbe stato il compleanno di Maddie, e questo rese Jamie, nei giorni precedenti, particolarmente malinconico.
Si chiedeva se avrebbe dovuto farle un regalo o almeno chiamarla per gli auguri, ma ogni volta che nella sua testa si convinceva che sì, avrebbe dovuto farlo, tornava con la testa a un mese prima, alla paura di perdere Laila, e al rischio che per colpa di Amirah questo capitasse davvero, così decideva di lasciar perdere, pur sentendosi un padre terribile.
Amirah, dal canto suo, aspettava il 4 aprile con ansia, convinta che in quella data si sarebbe sistemato tutto. Non prendeva neanche in considerazione l'idea che Jamie ignorasse il compleanno di sua figlia, anzi era sicura che avrebbe fatto qualcosa di eclatante per renderlo speciale e memorabile. Gli occhi di Maddie sarebbero così tornati finalmente a sorridere.
A quegli occhi, spesso, ripensava anche Laila.
Non aveva mai parlato a Jamie della sensazione provata quando aveva visto quella donna meravigliosa entrare al Kevin's Café tenendo per mano quella bambina dagli incantevoli occhi azzurri. Il fatto che lui quella sera fosse arrivato da lei stravolto e in lacrime aveva cancellato tutto il resto, e raccontargli di quell'episodio, col tempo che era passato, non aveva più senso.
Maddie, così, stava a modo suo cambiando la vita di tutti.
La sera prima che la piccola compisse gli anni, Jamie, deciso a distrarsi il più possibile, portò Laila al cinema.
-Che vuoi guardare, amore?-
-Te, ovviamente.-
-Stupido, dai, davvero, che guardiamo?-
-Ma io dico davvero. Voglio guardare te, tu scegli il film.-
E in effetti fu così: Laila guardò il film, e, per quasi tutto il tempo, Jamie guardò Laila.
-Ma si può sapere che pensi? Mi fissi in modo strano oggi- bisbigliò lei nel silenzio della sala.
-Penso che sei ancora più bella di quando ci siamo conosciuti-
Laila non poté fare a meno di sorridergli. Si appoggiò al suo petto lasciandosi accarezzare i morbidi ricci. Cercò di concentrarsi di nuovo sul film, ma aveva perso la scena principale e riprendere il filo della trama le risultava difficile.
Quasi a volersi vendicare di averla distratta, la ragazza si voltò a dare un leggero morso sul mento di Jamie, che col suo "Aia!" fece voltare stizzita mezza sala.
-Amore, stai buona!-
-Mi hai fatta deconcentrare!-
-Ma noi così facciamo deconcentrare tutti!- rispose lui, per poi ricambiare il morso, e ridere, innervosendo ancora la platea del cinema.
Non capirono bene la trama del film, ma si divertirono, risero, e Jamie riuscì a non pensare a tutto quello che lo angosciava.
Quando tornò a casa era da poco passata mezzanotte.
Era il 4 aprile.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20-Nessuno è perfetto ***


Angolo di Luna Spenta:
Vedo salire il numero delle visualizzazioni, ed è tanto gratificante che vorrei abbracciare ciascuno di voi e ringraziarlo. La vostra silenziosa presenza è una dolcissima compagnia.
Luna Spenta


Si dice che nessuno è perfetto, e che bisognerebbe imparare a perdonare chi ci fa del male, perché prima o poi, volenti o nolenti, ci troveremo dall'altra parte, artefici di un errore che non avremmo voluto commettere, implorando un perdono che sappiamo di non meritare.
Il 4 aprile fu il momento in cui Jamie smise di sentirsi vittima e cominciò a sentirsi colpevole.
Per quanto Amirah avesse sbagliato, far scontare quell'errore ad una bambina era molto più grave, e lui se ne rendeva conto perfettamente.
Nonostante questa consapevolezza, non riusciva a comporre quel maledetto numero di telefono. Un po' il suo era orgoglio, ma fondamentalmente anche una profonda vigliaccheria: non si era allontanato da Amirah e Maddie solo per rabbia; aveva trovato la scusa perfetta per uscire dal casino in cui si era cacciato,  ed ora sapeva che tornare nella loro vita significava doverci restare, rinunciando alle scappatoie e smettendola di prendere tempo e cercare scuse.
Ricordava bene le parole della donna nella sala d'attesa del St. James Hospital: una figlia è un impegno, e tu devi decidere se vuoi assumertelo o meno.
Amirah aveva ragione.
Jamie posò il telefono, rassegnato e deluso da se stesso. Avrebbe voluto fare l'uomo, ma all'improvviso sentiva di non averne il coraggio.
Intanto Laila era al bar con Megan.
-Allora? Trovato niente nella buca delle lettere?-
-No, ma forse è meglio così-
-Io credo che il tuo ammiratore ti manchi-
-Ma che dici?!- Laila rise e riprese a pulire il bancone per sfuggire allo sguardo indagatore dell'amica.
-Non ci sarebbe nulla di male comunque-
-Se non fosse che ho un ragazzo e che non ho la più pallida idea di chi sia questo ammiratore. Non può mancarmi qualcuno che non conosco-
-Beh il fatto che tu abbia un ragazzo non vuol dire nulla. Avrà di certo anche lui i suoi scheletri nell'armadio... nessuno è perfetto, Laila!-
-Jamie non ha nessuno scheletro nell'armadio. E comunque resta il punto numero due-
-Che non può mancarti qualcuno che non conosci?-
-Si!-
-Sai di lui tutto quello che c'è da sapere secondo me- Megan sorrise e continuò:
-Sai che è un tipo romantico, molto dolce e bravo con le parole. Sai che ti osserva, e che anche da lontano ha capito cose di te che altri ignorano e sai che ti vuole bene al punto di non interferire con la tua storia d'amore. Una persona così ti può mancare anche se non ne conosci il nome. Ti dirò di più: manca anche a me... io la vorrei una persona così, uno che mi faccia sentire speciale, importante...-
Laila scosse la testa.
-Sei sempre la solita sognatrice!-
-Io credo di essere molto più realista di te invece. Tu ormai ti sei convinta che il mondo finisca dove finisce Jamie. -
-Il mondo no, ma la mia vita si!-
-E sono io la sognatrice?-
Le due rimasero in silenzio per un po', continuando a sistemare il bar. La pausa pranzo stava per finire e a breve avrebbero dovuto aprire di nuovo ai clienti.
Laila non vedeva l'ora: voleva scappare da Megan. Detestava che sapesse cogliere sempre nel segno. Qualunque cosa lei avesse detto, avrebbe perso il confronto. Con lei non c'era storia.
Quando riaprirono il bar, fuori c'era un ragazzo con un mazzo di rose rosse.
-Cerco Laila Callingam-
-Sono io-
-Questi sono per lei- disse lui pergendoglieli.
Il biglietto era in bianco, ma lei colse la palla al balzo: finse di leggere qualcosa e guardò Megan, che si avvicinava incuriosita.
-Vedi? Non ho bisogno di ammiratori segreti, quando ho un fidanzato meraviglioso!-
Nascose il bigliettino bianco nella tasca dei jeans come a voler nascondere un messaggio personalissimo e posò i fiori in un vaso. In realtà sapeva che al 90% il mittente non era Jamie: conoscendolo non avrebbe optato per l'anonimato, al contrario avrebbe scritto una lunga e romantica lettera. E poi fare quel tipo di sorprese non era da lui in effetti, almeno non più.
Lei lo amava comunque, perché Laila che nessuno è perfetto l'aveva capito bene, e questo le aveva permesso di maturare un'infinita pazienza... probabilmente se così non fosse stato, avrebbe lasciato Jamie molto tempo prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21-Innocenti bugie di una madre preoccupata ***


-Mamma, ma papà non viene?-
La piccola Maddie giocava con la nuova bambola che aveva ricevuto per il suo compleanno, e intanto continuava chiedere di Jamie.
Erano passate diverse settimane dal loro ultimo incontro, ma con l'innocenza della sua età, non riusciva ad arrabbiarsi con lui per essere mancato tutto quel tempo; voleva solo che tornasse, e questo spesso la faceva piangere tanto da far avere ad Amirah l'impressione di poter annegare nelle sue lacrime.
La donna si sentiva sempre più in colpa per aver rovinato tutto, ma cominciava anche a pensare che Jamie stesse esagerando.
Andava bene tutto, ma ignorare anche il compleanno di sua figlia le sembrava veramente troppo.
Tuttavia, davanti alla bambina, sentiva di non poter mostrare tutto quel resintimento.

-Papà avrà avuto un impegno, amore. Comunque mi ha detto di farti tanti auguri-
Innocenti bugie di una madre preoccupata, pt 1.

-Si?- Maddie si illuminò di gioia -E poi che ha detto?-
-Ha detto che gli manchi un sacco-
Innocenti bugie di una madre preoccupata, pt 2.

-Ti ha detto se mi vuole sempre bene?-
-Schezi, tesoro? Non smetteva di ripetermelo!-
Innocenti bugie di una madre preoccupata, pt 3.

-Perché non ha parlato con me?-
Amirah deglutì, cercando velocemente una risposta convincente.
-Ha chiamato mentre dormivi-
Innocenti bugie di una madre preoccupata, parte ultima.

Anzi no, quest'ultima bugia tanto innocente non fu: Maddie iniziò a piangere e ad urlare che era tutta colpa di Amirah, che avrebbe dovuto svegliarla, e da quella sera farla andare a dormire fu una vera impresa.
"E se chiama papà?" ripeteva.
I "ti sveglio io se chiama" della mamma non servivano a niente.
Maddie rispondeva con altra rabbia, con altre lacrime, con altre urla.
"Non è vero, non mi svegli" gridava continuamente.
Era ogni sera una lotta che si concludeva solo quando la piccola crollava esausta, a volte tra le braccia della mamma, altre sul divano, alcune addirittura sul pavimento.
Amirah era sempre più esasperata da quella situazione, oltre che preoccupatissima per gli scatti di ira che stavano prendendo il posto della dolcezza della sua bambina.
Cominciò anche a valutare l'idea di farla visitare da uno psicologo, ma piano piano si convinse dell'idea che l'unica cosa da fare era tornare a darle una vita normale, con o senza Jamie.
Così, una mattina presto, si decise a fare i bagagli.
Forse se avesse saputo che il padre di sua figlia, proprio quel giorno, stava correndo alla loro villetta per supplicare perdono, la donna avrebbe preso una decisione diversa.
Il destino, però, gode a giocare scherzi perfidi a volte: Jamie arrivò a casa di Amirah, quando Amirah arrivò all'aereoporto.
Mentre lui bussava nervosamente al citofono, lei sgridava con fermezza Maddie, che non voleva andarsene senza il papà; mentre lui passeggiava avanti e indietro davanti al cancelletto aspettando che Amirah si svegliasse e si decidesse ad aprirgli, lei si appisolava al suo posto, stringendo la sua piccola; mentre lui guardava quella casa buia, lei aspettava che quell'aereo la riportasse nella sua di casa, dove accendere luci rimaste spente per troppo tempo, e magari anche sorrisi dimenticati con l'addio di Jamie.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22-Io ci sono davvero ***


Amirah era in viaggio con Maddie verso il lontano Egitto, e Jamie era seduto in macchina fuori da una villetta da cui mancava ormai da più di un mese.
Laila intanto era in casa, stranita, ma emozionata, con le mani tremanti a stringere una busta che quasi non riusciva ad aprire.
Finalmente un'altra lettera. Da più di un mese non ne riceveva.

"Sarei voluto sparire, lasciarti libera di proseguire la tua vita senza le mie interferenze, non scriverti mai più... eppure non ce l'ho fatta. Mi sei mancata, Laila. Anche solo immaginarti sorridere mentre leggi le mie parole mi è mancato. Non riesco a non ripeterti cosa provo, eppure mi convinco ogni giorno che passa che non dovrei. Non voglio metterti in difficoltà, ma ti desidero più di ogni altra cosa al mondo e quando si prova qualcosa di così forte, credo sia impossibile tenerselo dentro. Per tutto questo tempo, sono stato una bomba sul punto di esplodere. Avevo ed ho troppe cose da dirti. Solo che ora che potrei farlo non mi vengono le parole. Ho pensato molto, e sono stanco di essere un'ombra nella tua vita. Soprattutto sono stanco che tu non sia nella mia. Io, così, posso darti solo parole. Tu, invece, meriteresti molto di più. Voglio portarti in giro per il mondo, viaggiare con te, scoprire cose con te, godere dei tuoi occhi sgranati quando provi emozioni nuove. Voglio tenerti per mano se hai paura, e stringerti se hai freddo. Voglio regalarti la cosa più preziosa che esista: tutto il mio tempo. E non perché il mio sia speciale, ma perché credo che tu non ce l'abbia una persona che ti da così tanto. Come so queste cose? Laila io ci sono davvero, e chi c'è queste cose le capisce. Tu hai bisogno di molto di più di quel che hai al momento. Non ti chiedo di ammetterlo a me, ma magari a te stessa. Quando lo avrai fatto, comparirò davvero.
Io che ti ho dentro"
Una strana sensazione si impadronì di Laila.
Per una volta, dopo aver letto la lettera del suo ammiratore segreto, non si sentiva felice e sognante come al solito, ma solo confusa, e a tratti arrabbiata.
Detestava che qualcuno giudicasse la sua storia con Jamie.
Per quanto avessero avuto dei problemi, le cose tra di loro andavano avanti da una vita, e lei in quell'amore aveva investito tanto, perché ci credeva.
Nessuno, tanto meno uno sconosciuto, poteva permettersi di parlare per lei e giocare ad indovinare i suoi sentimenti, i suoi desideri, e i suoi bisogni.
Laila strinse più forte il foglio bianco e, con un movimento netto, lo strappò prima in due e poi in quattro pezzi che appallottolò, e lanciò nel cestino sotto la sua scrivania.
Solo pochi minuti dopo, era seduta a cercare di ricomporre la lettera col nastro adesivo.
Non sapeva bene neanche lei cosa stesse facendo. Da un lato continuava ad avercela con quello sconosciuto tanto invadente per le ultime cose che le aveva scritto, ma c'erano anche delle dolcissime righe, che voleva avere la possibilità di rileggere prima di andare a dormire.
Quando il puzzle fu completo, anche questo fogliò finì null'ultimo cassetto.
Unico problema: Laila dimenticò di chiuderlo a chiave. Poche ore dopo sarebbe arrivato Jamie a pranzare da lei.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23-Tutto d'un fiato ***


Al cellulare di Amirah rispondeva la segreteria, e intanto si era fatto mezzogiorno.
Jamie fissava le finestre della villetta aspettando ansioso di scorgere una qualche luce accendersi, una qualche ombra muoversi dietro le tende, un qualunque segnale, ma l'attesa fu vana.
Era preoccupato, esasperato, perplesso e disorientato.
Si guardò intorno alla ricerca di un appiglio. L'unica cosa che trovò fu una salumeria a pochi metri, e gli venne l'idee di chiedere se qualcuno lì conoscesse Amirah, del resto se una bellissima donna egiziana fosse mai stata a fare la spesa in quel negozio, sicuramente qualcuno se ne sarebbe ricordato.
-Posso aiutarla?- gli chiese l'anziana signora al banco dei salumi.
-Volevo un'informazione in realtà-
-Dica pure-
-Ha presente la villetta qui all'angolo? Ci vivono una donna e una bambina, le conosce?-
La donna si aprì in un sorriso raggiante.
-Certo che le conosco. Maddie è davvero adorabile. Mi dispiace un sacco che siano andate via. Sapevo che sarebbero rimaste ancora un paio di mesi, chissà cosa è successo. Bellissima ragazza Amirah, e anche molto intelligente. Speravo che trovasse un bel marito e si fermasse qui...-
L'anziana signora continuò a farfugliare frasi scollegate su quanto fantastica fosse Amirah e quanto spettacolare fosse Maddie, ma Jamie aveva smesso di ascoltarla dopo aver scoperto che erano andate via. Impallidì. Non trovò neanche il coraggio di chiedere altre notizie. Salutò la donna che stava ancora parlando, e si trascinò a fatica fino alla macchina.
Avrebbe voluto piangere, ma era come se gli si fossero seccati gli occhi.
Avrebbe voluto urlare, ma aveva l'impressione di non avere voce.
Mise in moto, e quasi come se procedesse per inerzia, arrivò a casa di Laila, salì le scale, e si poggiò sul divano del soggiorno.
Lei, esattamente come la salumiera di poco prima, parlava a più non posso, e il ragazzo se ne stava lì a fingere di ascoltare, tradito dal suo sguardo vacuo.
-Amore, tutto ok?-
-Si- disse piano lui, sforzandosi di accennare un sorriso. -Quando mangiamo?- chiese per cambiare argomento.
-Dopo-
Laila sfoderò il suo sorriso malizioso e andò a sedersi sulle gambe di Jamie.
-Dopo cosa?- chiese lui sforzandosi di stare al gioco.
-Dopo- ripeté lei.
Le loro bocche si sfiorarono leggere.
Fare l'amore prima di pranzo quando i genitori della ragazza non erano in casa, era per i due una specie di dolce abitudine, e anche quella mattina, nonostante Jamie avesse la testa altrove, finirono sul letto di Laila.
Era strano quello che accadeva al giovane quando aveva tra le braccia la ragazza che amava: improvvisamente tutti i pensieri, le preoccupazioni, le angosce che si portava dentro, sparivano inghiottite dalle lenzuola bianche di quel piccolo letto.
Non era il sesso il punto. Jamie sentiva che con un'altra non sarebbe stata la stessa cosa. Laila era la sua isola del tesoro, il suo paradiso felice, la bambina che desiderava crescere e la donna con cui voler costruire tutta la sua vita.
Quella mattina aveva scelto di implorare il perdono di Amirah perché Maddie gli mancava. Aveva trovato il coraggio di prendersi le sue responsabilità, ma ora che era lì, perso in quel dolce e familiare profumo, con quei morbidi riccioli scuri sul viso, si scoprì a pensare che l'essere arrivato in ritardo alla famosa villetta fosse stato un segno del destino.
Forse era lì che doveva stare, forse era troppo complicato per lui, Amirah e Maddie diventare una famiglia, ma magari avrebbe potuto crearne una nuova, insieme a quella che da sei anni, aveva scelto come compagna di vita.
La guardò, appisolata sul suo petto, e le accarezzò lievemente una guancia.
Laila aprì gli occhi e sorrise.
-Facciamo un bambino- disse piano Jamie, tutto d'un fiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 24-Stava per aprire l'ultimo cassetto ***


Ci sono parole, che mettono felicità ogni qual volta vengono pronunciate.
"Bambino" è sicuramente una di queste.
Esistono però, modi e momenti per pronunciarle, alcuni più giusti, altri sbagliatissimi.
Laila trovò il modo, e il momento che Jamie aveva scelto per dire quella parola, decisamente sbagliato.
Si era sempre immaginata una brava mamma, ma prima ancora si immaginava una premurosa moglie. Laila era tradizionalista, credeva nel matrimonio, e credeva che i bambini dovessero arrivare solo dopo il fatidico giorno.
La proposta del suo ragazzo, così improvvisa, la turbò non poco.
-Jamie, io non so se è una buona idea-
Lui la guardò accigliato.
-Perché no? Una famiglia non è quello che abbiamo sempre desiderato?-
-Si, ma... non così-
-Così come?-
-Così... inaspettatamente per tutti. Ai miei verrebbe un infarto-
-Succederebbe comunque prima o poi, perché non ora?-
-Manca qualcosa- rispose Laila guardandolo dolcemente, perché non si arrabbiasse -manca una chiesa, un abito vaporoso e bianco, un vestito scuro per te... una cravatta elegante, manca un velo, uno strascico lungo, mancano un paio di fedi dorate... Non arrabbiarti, amore. Tu sai quanto voglio una famiglia con te, ma io voglio anche tutte queste cose con te. E poi avremo uno, due, tre, anche dieci bambini se tu vorrai, e sarai il padre migliore del mondo, ne sono sicura-
Il sorriso che si dipinse sul viso di Jamie, era un sorriso triste.
Capiva il discorso del matrimonio e sapeva che aveva ragione lei, ma l'ultima frase era stata una doccia ghiacciata. Lui non era affatto sicuro che sarebbe stato il padre migliore del mondo, al contrario si sentiva un completo disastro.
Baciò dolcemente Laila rassicurandola che non era arrabbiato, che capiva perfettamente, e che sarebbe arrivato il momento giusto per ogni cosa.
Alla ragazza questo bastò. Di certo non si aspettava che lui si alzasse istantaneamente, e che si inginocchiasse nudo davanti a lei per chiederle di sposarlo!
Sarebbe arrivato il momento, e lei lo avrebbe aspettato.
I due decisero di fare insieme una doccia, e poi si rivestirono.
Lei corse in cucina a preparare il pranzo, e lui si sdraiò di nuovo sul letto.
In quel momento un bip segnalò un nuovo sms sul suo cellulare.

MI AVEVI CHIESTO DI FARTI SAPERE L'INDIRIZZO UNA VOLTA TORNATA IN EGITTO. PURTROPPO NON NE HO UNO FISSO DA COMUNICARTI. CI SONO STATI DEI PROBLEMI CON L'AFFITTO DEL MIO VECCHIO APPARTAMENTO E ORA SONO IN UN ALBERGO. TI ALLEGO TUTTI I RECAPITI, PERCHé I SOLDI CHE HAI PROMESSO DI INVIARCI MI SERVONO PIù DEL PREVISTO. NON TI CHIEDO ALTRO.

Quel messaggio riportò Jamie a tutti i pensieri che lo avevano afflitto quella mattina, prima che Laila con le sue carezze gli regalasse quei brevi momenti di felicità e spensieratezza.
In fondo al testo, comparivano il nome di un albergo, un indirizzo email, e un recapito telefonico.
Prima di cancellare il messaggio, doveva appuntare tutto da qualche parte.
-Amore, mi servono carta e penna!- urlò a Laila, che intanto si dava da fare in cucina.
-Controlla nella scrivania- rispose lei dall'altra stanza.
Jamie si mise alla ricerca di qualcosa per scrivere.
Nei primi due cassetti trovò alcuni fogli bianchi, poi, alla ricerca di una penna, stava per aprire l'ultimo cassetto, quello che la ragazza aveva dimenticato di chiudere a chiave.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 25-L'esplosione di una bomba ***


-Trovato quello che cercavi?-
Laila sbucò dalla porta, proprio mentre le mani di Jamie si posavano sul famoso ultimo cassetto della scrivania, pronte ad aprilo per cercare una penna, ignare del fatto che avrebbero trovato molto di più.
La ragazza neanche si rese conto di essere arrivata giusto in tempo per evitare un disastro.
Quando Jamie sentì la sua voce, interruppe l'azione di ricerca.
-Mi serve una penna- le disse, e lei aprì un piccolo borsello nero che teneva sul comodino accanto al letto, tirandone fuori una biro che poi porse al ragazzo.
Sullo stesso comodino, c'era il cellulare che Jamie aveva lasciato poggiato, con il messaggio di Amirah ancora sul display.
Laila non ci fece caso.
Nel giro di pochi secondi si era rischiato che venissero a galla un sacco di segreti: il ragazzo avrebbe potuto scoprire che da mesi la sua fidanzata conservava le lettere d'amore di chissà chi, e lei sarebbe potuta venire a conoscenza del fatto che esisteva un'altra donna nella vita di Jamie, o meglio altre due, di cui una piccolissima ma che occupava uno spazio immenso nei pensieri di lui.
L'arrivo di Laila al momento perfetto, e il suo essere così distratta di fronte a quel cellulare dal display luminoso, avevano disinnescato una bomba che avrebbe causato irreparibili danni.
Ignara di tutto questo, la giovane tornò in cucina per apparacchiare, mentre Jamie appuntava i recapiti di Amirah su un foglio che ripose accuratamente nel portafogli, prima di cancellare l'sms e raggiungere Laila in cucina.
Il loro fu un pranzo tranquillo, mentre tutt'altro che tranquille erano le cose in Egitto.
Per tutti i mesi passata lontana da casa, Amirah si era premurata di inviare i soldi dell'affitto al proprietaio del suo appartamento, per poi scoprire, una volta rientrata, che quei soldi non erano mai giunti a destinazione.
Non solo, quindi, la casa era stata affittata ad altre persone, ma le era stato intimato di pagare tutti gli arretrati se non avesse voluto discutere della cosa in tribunale.
Inutile precisare che la donna non disponeva di grandi possibilità economiche.
Per andare a cercare Jamie aveva usato i risparmi di una vita. Quei soldi le avevano permesso il viaggio di andata e ritorno, l'affitto della villetta, e anche di mantenere l'appartamento a El Cairo, ma dopo tutte quelle spese, non le restava molto.
Tentò di farsi riassumere al vecchio hotel, ma il direttore le comunicò che a malincuore non poteva aiutarla.
Tuttavia le suggerì un altro albergo, molto più modesto, in cui lui stesso aveva delle conoscenze.
Lì fu assunta subito, anche se per un periodo di prova, ma le fu precisato che tutto quello che potevano offrirle erano vitto e alloggio, nessun altro compenso.
Ad Amirah i soldi servivano, ma si rese conto che più di tutto le serviva un posto dove stare con Maddie. Accettando quel lavoro avrebbe potuto darle un tetto sulla testa e un frigorifero sempre pieno. Inoltre quello, come qualunque altro impiego avesse trovato, l'avrebbe costretta a lasciare la bambina da sola per molte ore, e si sentiva decisamente più tranquilla sapendola in una stanza dell'edificio dove lei stessa lavorava; almeno poteva salire a controllarla più volte al giorno.
Le mansioni che le furono assegnate furono le più svariate: doveva occuparsi della piscina interna, come aveva già fatto in passato, ma anche cambiare le lenzuola, aiutare al bar o al ristorante se ce ne fosse stato bisogno, e tenere pulita la hall.
Abituarsi a quei ritmi fu più difficile del previsto, ma ogni volta che era in difficoltà si ripeteva che doveva farcela per Maddie, almeno fin quando non sarebbero cominciati ad arrivare i soldi di Jamie.
C'era un giovane turista dell'albergo, tra l'altro, che glielo ricordava molto.
Il ragazzo una sera tentò di presentarsi ad Amirah, ma lei si scoprì involontariamente molto brusca.
Quando salì in camera aspettò che Maddie si addormentasse per lasciarsi andare in un silenzioso ma prolungato pianto.
Quel ragazzo somigliava a Jamie, ma non era Jamie.
Jamie non aveva fatto niente per lei. Erano due settimane che era rientrata in Egitto e lui non si era preoccupato di mandare un solo messaggio per sincerarsi di come stesse lei o di come stesse la loro bambina.
Amirah per tutto questo era arrabbiatissima, ma non poteva negare a se stessa che qualche volta ancora le mancava.
Il pianto di quella sera fu l'esplesione di una bomba di malinconia.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 26-Perché l'amore non è mai peccato, né reato ***


Certo che giudicare da fuori è sempre facile.
Siamo tutti bravissimi a distinguere il bene dal male, ad etichettare le persone in base alle loro azioni, senza chiederci cosa hanno nella testa e nel cuore, cosa le spinge ad una scelta piuttosto che a quella opposta.
Una giuria che emette sentenze prima di aver disposto le dovute indagini, ecco cosa siamo.
Jamie teneva per sé tutti i suoi segreti, perché sapeva che se avesse raccontato a qualcuno della sua storia, i giurati in borghese della vita l'avrebbero condannato all'istante, probabilmente senza dargli neanche modo di difendersi.
Qualche volta, quando ripensava ai suoi comportamenti, all'aver fatto attendere una risposta ad Amirah per tanti mesi, all'aver fatto stare male Laila per paura di dirle la verità, all'aver ferito Maddie per colpe non sue e alla tela di bugie che stava tessendo, si diceva che forse anche lui si sarebbe autocondannato, se la sua opinione come imputato avesse contato qualcosa.
Tuttavia, Jamie, qualche attenuante se la sarebbe concessa: la giovane età, in anzitutto. Perché se qualcuno sbuca nella tua vita chiedendoti di fare il padre, quando tu abiti ancora con mamma e papà, hai uno stipendio da fame, e il massimo della responsabilità che ti sei preso fino a quel momento è l'esserti stirato una camicia da solo, beh forse è umano che tu sia spaventato, e che per decidere cosa fare ti serva del tempo, per quanto forse Jamie stesse tirando la corda un po' troppo; quanto a Laila e a Maddie, il ragazzo sapeva di essere ingiustificabile, ma sapeva anche di amarle incondizionatamente... questo era o no un motivo valido per non essere in grado di scegliere?
Jamie si sentiva come quando ci si trova a dover rispondere, da bambini, alla più crudele delle domande: "Vuoi più bene a mamma o a papà?" Solo che a un bambino si concede una non risposta, mentre lui una decisione doveva prenderla.
Sapeva anche di aver detto tante, troppe bugie, ma la tela che stava tessendo, non era altro che una rete di protezione per Laila: se proprio doveva spingerla giù con la verità, voleva che atterrasse su qualcosa di morbido.
Una sera che i due erano stati in giro con amici, al ritorno si fermarono a chiacchierare su una panchina, in una piazzetta poco frequentata.
Era ormai maggio e non faceva più così freddo da doversi riparare in macchina; si poteva passeggiare, lasciandosi accarezzare dalla brezza primaverile, e ci si poteva lasciar coinvolgere dall'atmosfera romantica tipica di quei mesi dell'anno.
-Stai bene coi capelli così-
La ragazza sorrise. Non aveva fatto altro che schiarirli un po', per dare al viso un po' di luce, ed era bello che lui l'avesse notato.
-Grazie- gli diede un bacio sulla guancia e si lasciò cingere la vita per appoggiarsi al petto largo di lui.
Jamie appoggiò il mento sulla testa di lei, respirando il profumo familiare di quei ricci solo un po' più chiari, ma sempre così disordinati, quasi vivi.
Quelli erano i momenti in cui il giovane non si sentiva in colpa.
Se un qualunque giurato l'avesse visto in quell'attimo, stretto a Laila, se avesse visto lei così bella, lui così felice, loro così innamorati, avrebbe sicuramente capito perché lui non riusciva a lasciarla, per quanto sapesse che sarebbe stata la cosa giusta.

-Comincia a fare un po' più freddo-
Piccoli stratagemmi di lei, per essere stretta di più.

-Torniamo alla macchina?-
L'ingenuità di uomini che i nostri trucchi non li afferrano mai.

-No. Solo tienimi più forte-
La rassegnazione di chi sa, che ai ragazzi, le cose alla fine è sempre meglio spiegarle.

Sorridendo di questo, Laila si lasciò abbracciare un po' di più, mentre il viso di Jamie si posava nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo, e una mano le scivolava sotto la maglietta, a sfiorarle con discrezione la pancia.
Un brivido e una risata.
-Hai le mani fredde. Brrr-
E giocare a farsi il solletico. E divertire i passanti sembrando due ragazzini. E decidersi a tornare alla macchina perché a una certa ora, anche se è maggio, fa freddo davvero, eppure il freddo l'amore non lo ferma mai. Togliersi i vestiti e riscaldare la pelle con la pelle, le mani con le mani. Condividere respiri. Lasciarsi prendere dal momento ed esagerare senza pudore, senza vergogna, perché l'amore non è mai peccato, né reato, e nessuna giuria può davvero condannarti per questo.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 27-C'era un ragazzo ***


C'era un ragazzo seduto ad una scrivania, con di fronte a sé un computer.
Le mani, poggiate sui tasti della tastiera grigia, gli tremavano.
Stava per scrivere a lei l'ennesima lettera.
Lei era una ragazza riccia, dagli occhi verdi, intensi e calamitanti, e lui l'amava profondamente.
Non era la prima volta che si trovava di fronte a quello stesso portatile, per lo stesso motivo di quello sera: scrivere a Laila.
Un tempo era già stato tipo da lettere d'amore, ma gli anni e le esperienze lo avevano cambiato, e ora che si ritrovava nuovamente in quel ruolo, si chiedeva spesso perché non c'avesse pensato prima.
Era il metodo perfetto: farsi cercare nelle parole.
Perché per noi che scriviamo, essere letti è l'unico modo per farci conoscere davvero.
Scrivere ancora una lettera a Laila voleva dire spogliarsi di tutto il contorno, e dirle solo ciò che di essenziale c'era da dire: ti amo, io che ti ho dentro.
Tutto questo aveva comportato dover mentire un po', ma la causa era nobile, dal momento che tutto quello che desiderava era davvero farla felice.
C'era, quindi, questo ragazzo alla sua scrivania, questo computer rumoroso, e questa tastiera grigia, e c'erano le sue dita a battere veloci, senza preoccuparsi troppo di tornare indietro a correggere eventuali errori, del resto dopo tutto quello che aveva sbagliato nella vita, un errore di ortografia poteva tranquillamente essere perdonato, soprattutto perché a scrivere era qualcuno che lo stava facendo col cuore, lasciandosi andare ad una tenerezza che gli era estranea da anni, e questo viene prima della grammatica.
Una lacrima rigò il viso di lui, mentre scriveva l'ultima frase: "Spero mi perdonerai e capirai perché l'ho fatto."
Finalmente si era deciso a confessare tutto e a dichiararle la sua identità.
In cuor suo però già sapeva che non avrebbe mai fatto ricevere quella lettera a Laila, c'erano dentro troppe verità che preferiva lei non scoprisse mai.
Voleva proteggerla, così cancellò il file senza salvarlo e si preparò ad uscire di casa per il lavoro.
Prima di uscire si guardò allo specchio e notò i suoi occhi azzurri più arrossati del solito.
"Gli uomini non dovrebbero piangere" pensò, ma poi sorrise a se stesso e di se stesso, consapevole che l'amore rende fragili, ma non per questo meno uomini, forse solo un po' più veri.
Intanto c'era una ragazza, o meglio una donna, una col corpo giovane e la mente matura, col viso da ragazzina, ma gli occhi da persona vissuta e saggia, diventata cattiva dopo l'ennesimo tiro mancino del destino.
Era bella, lei. Il sole dell'Egitto le baciava la pelle, mentre si concedeva una meritata ora di riposo, sul terrazzino della sua camera d'albergo.
Jamie le aveva mandato del denaro, non abbastanza per risolvere i suoi guai, ma sufficiente a farla respirare un attimo, mettendo a tacere almeno per un po' il burbero proprietario del suo vecchio appartamento.
C'era, tra le sue braccia, una bambina.
Maddie ogni tanto chiedeva ancora del padre, ma era tornata tranquilla e buona come un tempo, abbandonando le crisi di rabbia che avevano iniziato a coglierla quando Jamie aveva smesso di andarla a trovare.
Lei e Amirah cominciavano a stare meglio.
Ancora qualche mese e la piccola sarebbe anche stata iscritta in una scuola.
Maddie aveva già imparato a leggere e a scrivere, quindi la madre confidava che avrebbe recuperato presto il tempo perso.
Era una bambina estremamente intelligente, e sempre più autonoma.
Forse la vita complicata che era stata costretta a condurre le aveva fatto anche dei doni, oltre a lasciarle delle cicatrici.
Questo pensiero confortava molto Amirah, che aveva smesso di sentirsi in colpa; solo una brava mamma poteva aver messo al mondo un angelo come Maddie, e lei ne era estremamente orgogliosa.
C'era la felicità in Egitto, che si affacciava nella vita di una mamma e una figlia, preceduta da una tranquillità che stava convincendo entrambe di poter essere una famiglia, anche da sole.
In realtà capita spesso, spessissimo, che la vita ci dia delle convinzioni solo per poi togliercele bruscamente.
Proprio quando Amirah aveva iniziato a credere di non aver bisogno di un uomo, finì con incontrarne uno ed innamorarsene follemente.
Così in Egitto c'era anche l'amore, come c'era in certe lettere chiuse in un cassetto, come c'era in certe paure che si leggevano negli occhi di un ragazzo appena arrivato sul luogo di lavoro.
A quel ragazzo, quel giorno, mentre tirava fuori alcune banconote dal portafogli, cadde per terra un biglietto.

Angolo di Luna Spenta:
Ci avviciniamo all'epilogo. Nei prossimi capitoli verranno, a poco a poco, svelati tutti i misteri. Spero che la storia continui ad appassionarvi, io vi ringrazio ancora del fatto che continuate a seguirmi.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 28-Qualcosa riuscì a scoprirla ***


Quando Laila andò a trovare Jamie a lavoro, la prima cosa che vide fu un uomo maturo, perché era quello che lui sembrava essere improvvisamente diventato.
Jamie si muoveva con fare professionale, parlava con i clienti, spiegava loro dettagli tecnici con una tale pazienza e sicurezza che a guardarlo era facile restare incantati.
La ragazza lo osservava, ferma sulla porta del negozio.
Aspettò che lui si liberasse, e poi corse a baciarlo con trasporto.
-Quanto sei bello, amore! Sembri un uomo d'affari!-
Jamie rise.
-Come no?! Vendo pistoni e marmitte, sai che affari che faccio!-
-Beh, nessuno li vende come fai tu-
-Sei di parte- rispose lui stampandole un bacio sulle labbra, per poi tornare alla cassa.
Laila lo seguì e si appoggiò al bancone.
-Allora? Fai tutto tu qui in pratica?-
-Si, ma non è un problema. Non viene molta gente-
La ragazza si guardò intorno volteggiando su se stessa, mentre lui la guardava divertito, cercando di capire cosa stesse facendo e pensando.
-Visto che sei tutto solo, dovresti decorarlo un po' il posto! Renderlo più accogliente, più personale!-
-Sono tutto solo, ma non è mica mio il negozio?! Non posso fare modifiche-
-Ma almeno un po' di colore... Dietro questa porta che c'è?- chiese la giovane entrando in un piccolo stanzino, mentre Jamie la seguiva.
-Questo è il mio polveroso magazzino, ma tu non potresti entrare. Accesso vietato ai non autorizzati- avvertì lui indicando un cartello di divieto affisso al muro.
-Ma io sono la fidanzata di un autorizzato! Devo pur avere qualche diritto in più!-
-Hai diritto a un gelato se esci da qui velocemente-
-Non ho voglia di gelato. Lasciami guardare un po' in giro, dai-
Jamie uscì dal magazzino ridendo e scuotendo la testa, lasciando Laila tra strani oggetti di cui non riusciva a immaginare il nome né l'utilità ma che, a guardarli, la affascinavano molto.
Tra tutti quegli attrezzi, la giovane notò per terra un biglietto.
Si chinò a raccoglierlo, e riconobbe la scrittura di Jamie.
Erano segnati a penna, velocemente, il nome di un albergo, un indirizzo email e un numero telefonico.
Per un attimo pensò di chiedere immediatamente spiegazioni, ma poi qualcosa la fermò. Decise di conservare il biglietto in tasca e di indagare da sola su cosa nascondessero quei recapiti.
In realtà Laila non sospettava niente di particolare, o comunque niente che potesse anche solo avvicinarsi alla verità.
Si disse che probabilmente era roba di lavoro, ma una controllatina su internet valeva sempre la pena farla.
Uscì dal magazzino e salutò Jamie con affetto e tranquillità, poi tornò a casa dove iniziò a indagare su quel piccolo foglio bianco come aveva sempre fatto con le famose lettere.
In questo caso, però, qualcosa riuscì a scoprirla...

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** 29-Non basta una vita per conoscere davvero qualcuno ***


In genere quando indaghiamo su qualcuno, non stiamo mai realmente cercando qualcosa.
Quello che vogliamo scoprire, la maggior parte delle volte, è che abbiamo sospetti infondati, che siamo i soliti paranoici, che l'altra persona non ha nulla da nascondere e che le nostre preoccupazioni erano inutili.
Qualche volta, addirittura, indaghiamo solo per curiosità, ma partiamo convinti al cento per cento che non verrà a galla nulla di compromettente. Laila si trovava in questa seconda situazione, ma le sue aspettative non corrisposero alla realtà.
Era al computer e ripensava ad una conversazione avuta tempo prima con Megan.
Nessuno è perfetto... anche Jamie avrà i suoi scheletri nell'armadio!
Così le era stato detto, o comunque qualcosa di simile.
Lì per lì quella frase l'aveva fatta quasi sorridere, convinta com'era di conoscere il suo ragazzo come le sue tasche.
Sei anni sono tanti in effetti, ma forse ha ragione chi sostiene che non basta una vita per conoscere davvero qualcuno. Laila davanti a quel computer, quel pomeriggio, se ne stava rendendo conto.
Dopo aver dato un'occhiata al sito dell'albergo il cui nome era riportato sul biglietto di carta, scoprendo che si trovava in Egitto, e dopo aver provato, senza ricevere risposta, a contattare telefonicamente il numero scritto a penna, la ragazza si era soffermata sull'indirizzo email: Amirah.Dhullah@gmail.com
Le bastò poco per capire che si trattasse di un nome e di un cognome, e così fece la cosa più semplice, ma anche la più efficace: cercò quella persona su Facebook.
L'immagine che le si presentò quando trovò il profilo giusto, la sconvolse.
Si trattava di una  donna  dai lunghissimi capelli neri, il corpo formoso e tonico,  gli zigomi alti, gli occhi scuri e grandi, e le labbra leggermente pronunciate, quasi a formare un cuore.
Nella foto, teneva per mano un'incantevole bambina dagli occhi azzurrissimi, come quelli di Jamie.
Laila riprovò di nuovo quella brutta sensazione di vuoto allo stomaco quando riconobbe in quelle due figure, le stesse che erano state al bar alcuni mesi prima.
All'improvviso nella sua testa sorsero mille dubbi, ma comparve una certezza inossidabile: quella bambina era figlia di Jamie.
Si chiedeva quanti anni avesse, se fosse stata concepita prima o dopo il suo arrivo nella vita del ragazzo, se quella donna fosse una vecchia fiamma di lui o un'amante con cui la tradiva segretamente. Le venne in mente addirittura che l'amante potesse essere lei stessa e che Jamie fosse in realtà sposato, avesse una doppia vita, e le avesse in tutto quel tempo raccontato un mucchio di bugie.
Sei anni le sembrarono così tanti in quel momento, e contemporaneamente così pochi; pochi per capire davvero, ma tanti, troppi, perché a lui aveva dato tutto, ed ora, proprio per questo, le si stava sgretolando il mondo addosso
Davanti a quel computer,  col viso tra le mani, le ginocchia strette al petto, i respiri soffocati da singhiozzi silenziosi, Laila pianse tutte le sue lacrime.
Ad un certo punto ebbe anche una gran voglia di urlare, e forse lo fece, o forse no. Non se ne rese conto. Non controllava la sua voce. Non controllava nulla di sé.
Quando i suoi tornarono a casa, la ragazza si era già messa a letto.
Aveva spento il cellulare, la televisione e le luci. Quella notte, per quanto ci provasse, però, non riuscì a spegnere i pensieri.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** 30-In lei scattò qualcosa che tramutò istantaneamente la tristezza in rabbia ***


Vi è mai capitato di scoprire che qualcuno vi aveva mentito, tradito, nascosto qualcosa di veramente importante, non lasciandovi davvero mai intendere nulla?
Se almeno una volta nella vita vi è successo, dovreste aver attraversato queste tre fasi:
  • Incredulità
  • Tristezza
  • Rabbia
A dover affrontare il susseguirsi di queste sensazioni, si trovò anche Laila, dopo aver scoperto il profilo facebook di Amirah, e aver capito quello che mai avrebbe voluto capire.
In un primo momento cercò di convincersi che non era possibile, e nonostante l'evidente somiglianza tra la bambina della foto e il suo Jamie, cercò nella sua testa altre verosimili spiegazioni.
Una volta resasi conto che quella bambina altri non poteva essere se non la figlia di Jamie, arrivò la tristezza.
Laila pianse tutta la notte, e quando vide entrare dalla finestra i primi raggi dell'alba, si chiese se non avesse per caso finito le lacrime.
Non aveva più neanche la forza di piangere.
Per due giorni rimase in quello stato, senza confidarsi con nessuno, ignorando la preoccupazione dei suoi e le telefonate di Jamie.
Sparì per tutti, finché le fu possibile, ma ovviamente non le fu possibile per molto.
Era inevitabile che lui la cercasse, e questo non fu del tutto un male, perché nel momento esatto in cui il ragazzo si presentò preoccupato a casa di Laila, in lei scattò qualcosa che tramutò istantaneamente la tristezza in rabbia.
Lo vide sulla porta e lo gelò con uno sguardo.
Fu felice del fatto che non ci fosse nessuno in casa, perché aveva tutte le intenzioni di mandare a benedire la sua finezza e di urlargli tutta la rabbia che aveva in corpo.
-Non ti azzardare ad entrare- gli disse mentre lui era ancora sul pianerottolo.
-Non ti azzardare mai più a mettere piede in casa mia-
-Laila, ma che hai? che dici?-
-Che sei soltanto un grandissimo falso-
-Non so di che parli...- in realtà Jamie cominciava ad intuire, e per questo ad impallidire.
Laila doveva necessariamente aver scoperto qualcosa per essere tanto arrabbiata, ma a lui non conveniva ammettere nulla fin quando non si fosse trovato con le spalle al muro.
Del resto non sapeva ancora quale delle sue bugie fosse stata smascherata, e poteva per questo ancora sperare che la situazione fosse recuperabile.
-Sai Jamie qual è la cosa più triste? Che neanche io so esattamente di cosa parlo, e non lo so perché hai nascosto tutto benissimo... O tu sei veramente bravo, o io sono veramente stupida!-
Il ragazzo provò a fare un passo verso di lei, ma fu subito redarguito.
-Non ci provare neanche! Stai fuori da quella porta, e fuori dalla mia vita!-
-Perché, Laila?-provò a chiederle piano, e alla domanda lei rise, acida come non era mai stata, fredda e delusa.
-Un nome basterà... Amirah Dullah... ti dice niente?-
Il giovane abbassò la testa, e deglutì.
-Allora, Jamie? Vuoi parlare tu? Vuoi essere sincero una volta per tutte?-
Le lacrime non si erano esaurite. Laila se ne rese conto in quel momento, mentre ne ingoiava alcune, salate ed amare, e guardava quello che era stato il grande amore della sua vita per tanto tempo, mentre se ne stava lì immobile senza dirle una parola.
Le sembrò infinitamente piccolo, piccolo e codardo.
Jamie si sentì infinitamente piccolo, piccolo e codardo.
-Non ce la fai proprio, eh?- chiese lei ameraggiata -Dai, ti aiuto io... Hai una figlia, Jamie? Non te lo chiederò una seconda volta, quindi ti prego... sii sincero adesso-
-Si, ho una bambina- rispose finalmente lui mentre Laila si appoggiava ad una parete, per le forze che sembravano abbandonarla.
Che Jamie avesse una bambina lei lo sapeva già, ma sentirlo dalla sua bocca faceva ugualmente male.
La sensazione era quella di essere legata sui binari di un treno: sai già che morirai, sei preparata, ma questo non ti salva dall'impatto fatale.
Laila sapeva che quella risposta l'avrebbe devastata, ma questo non servì a farla soffrire di meno quando quel vagone di brusca verità la investì di colpo.
-Quanti anni ha?-
-Otto-
La giovane fece un sospiro di sollievo, almeno la bambina era nata prima che lei e lui si conoscessero.
-Quella donna è... tua moglie?-
-Oddio no, Laila sei impazzita?-
-Ho il diritto di farti queste domande e di pensare queste cose. Mi hai riempita di bugie-
-No aspetta, hai ragione, sono stato un bugiardo e un vigliacco, ma non ti ho mai tradita... io ti amo Laila-
E a queste parole lei rise ancora, con più cattiveria di prima.
Per un momento a Jamie sembrò di avere davanti Amirah, e allora capì che era il suo comportamento a far diventare le persone che lo amavano così piene d'odio nei suoi confronti.
Gli occhi verdi che lo avevano tante volte guardato con dolcezza, erano improvvisamente scuri e carichi di rabbia.
-Ti amo- le ripetè, provando ancora una volta ad avvicinarsi.
Lei, però, allungò un braccio, facendogli segno di restare dov'era, e lui affranto si fermò di colpo.
-Vattene-
-Lasciami spiegare, almeno-
-Ora è tardi per spiegare-
-Ci sono delle cose che devi sapere-
-Non mi interessa nulla-
-Laila, devi ascoltarmi-
-Vattene-
-No, ti prego-
Laila piangeva di rabbia, Jamie piangeva di paura.
-Non ti posso perdere così, ti prego- le disse.
-Hai fatto tutto da solo-
-Io non volevo-
-Avresti dovuto pensarci prima-
La ragazza si avvicinò alla porta e fece per chiuderla, ma lui con decisione la fermò.
-Okok me ne vado, solo una cosa: tieni questa-
E così dicendo, Jamie porse a Laila una lettera.

Angolo di Luna Spenta:
Ancora pochi, pochissimi capitoli. Anche quando questa storia sarà finita, però, non vi lascio soli. Per ringraziarvi della vostra silenziosa compagnia, continuo a farvi compagnia anch'io. Ho iniziato oggi a scrivere un'altra storia: "In amore non conto il dopo" ...spero abbiate piacere di leggere anche quella. Con affetto.
Luna Spenta

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** 31-Proprio non capisci, Laila? ***


Una lettera tra le mani per l'ennesima volta.
-Che significa?- chiese Laila senza aprirla.
Jamie aspettò qualche secondo prima di risponderle, in cerca di parole giuste che non riuscì a trovare. Alla fine si limitò ad un "leggila" che la ragazza non si fece ripetere.
Immediatamente, ancor prima di preoccuparsi del contenuto, i suoi occhi balzarono alla firma, sempre la stessa: "Io che ti ho dentro".
-Che significa?- ripeté Laila senza capire.
Perché Jamie le stava consegnando una lettera del suo ammiratore segreto? Possibile che sapesse tutto? Era forse un modo per giustificare le sue verità omesse, metterle davanti quelle di cui era lei stessa colpevole? La ragazza non riusciva a spiegarsi cosa stesse accadendo.
-Leggila- ripeté lui, stavolta con più convinzione, consapevole di essere ormai giunto alla resa dei conti e determinato a dire tutta la verità, senza più tirarsi indietro.
Gli occhi verdi di Laila scivolarono confusi tra quelle nuove righe, cercando risposte a domande sempre più contorte.


"Caro amore mio,
questa è l'ultima lettera che ti scrivo, e per questo ne approfitto oggi per dirti tutto quello che non sono mai riuscito a confessarti, e per ripeterti tutte le cose che invece già sai.
Tutto in una lettera, per spiegarti ancora una volta cos'è che sei.
Sei, innanzitutto, la persona migliore che io abbia conosciuto al mondo.
Ti invidio la dolcezza che metti nelle cose che fai, e che regali a chi ti circonda senza pretendere in cambio nulla. Ti invidio la spensieratezza che io ho perso, e la determinazione con cui affronti il mondo.
Quelle come te sono in grado di insegnare la vita.
A me hai insegnato tanto.
Mi hai insegnato, ad esempio, che l'amore è pazienza e premura, che l'egoismo rovina tutto e che darsi è l'unico modo per ricevere davvero.
Mi hai insegnato che mentono quelli che sostengono che in amore vince chi fugge... tu sei una di quelle che vince con la presenza, mettendo le radici nelle vite in cui passa.
Mi hai insegnato il valore della verità, un valore che io non ho mai compreso del tutto, per questo non sto qui a dirti chi sono, per questo qualcosa la ometto, ma di vero c'è che ti amo, e questa è l'unica certezza che posso dare a te, perché è l'unica certezza che sento al momento di avere io.
Ti chiederai perché vado via se provo davvero quello di cui ti sto parlando.
Vado via perché non sta a me sconvolgere la tua vita. Vado via perché hai da fare le tue scelte, e inseguire i tuoi sogni, con la persona che desideri avere accanto.
Io continuerò a guardarti da lontano, perché sei il panorama più incredibile del mondo.
Ho visto in te così tanto da essermi perso.
Spero che imparerai un po' alla volta l'arte della sicurezza in se stessi, e te lo auguro perché hai tutte le carte in regola per andarti a prendere qualunque cosa tu voglia.
Conta solo che tu creda in te, come ci credo io.
Sei bella e forte. Sei diversa e unica. Sei la sfida che chiunque vorrebbe affrontare, e il premio che chiunque vorrebbe vincere. Sei nata per esplorare ed essere esplorata come un infinito orizzonte. Ti auguro di sentirti sempre come una vela spiegata sul mare: libera di andare ovunque ti porti la corrente della tua volontà. Meriti il meglio. Ti amo.
Io che ti ho dentro"

Finito di leggere la lettera, Laila tornò a guardare Jamie, ancora confusa.
Non sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto provare in quel momento: si sentiva emozionata dalle belle parole, dispiaciuta per l'addio di qualcuno che neanche conosceva, in colpa perché aveva davanti il suo ragazzo e tra le mani la lettera d'amore di un altro, e ancora arrabbiata per tutte le bugie che aveva scoperto.
-L'ho letta- disse piano -Dove volevi arrivare? So che avrei dovuto dirti di queste lettere, che anche le mie sono bugie... però credo sia molto meno grave di ciò che mi hai nascosto tu-
-Proprio non capisci, Laila?-
-Cosa dovrei capire?-
Jamie fece un respiro profondo. Con un passò riuscì finalmente ad entrare nell'appartamento.
Si chiuse la porta alle spalle e rispose: -Quella l'ho scritta io-

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** 32-Un fiume che straripa ***


Cerchiamo lontano cose che sono ad un palmo dal nostro naso.
Laila aveva indagato a lungo per scoprire chi fosse l'autore misterioso di quelle romantiche lettere ed ora, di fronte a lei aveva Jamie a dirle che quelle parole erano sue.
"Proprio non capisci?" le aveva chiesto lui... e lei no, proprio non capiva.
-Ti sei inventato tutto tu? La storia dell'ammiratore era una tua presa in giro?- chiese in lacrime.
-Non volevo prenderti in giro... però si, è una mia invenzione-
-Ma perché? Non ti bastavano tutte le bugie che mi stavi raccontando?-
Laila continuava a piangere, travolta dalla delusione.
Le sembrava di non conoscere la persona che aveva di fronte: il ragazzo genuino e sincero di cui si era innamorata sembrava aver lasciato il posto ad un freddo calcolatore, che non solo le aveva nascosto la parte più importante della sua vita, ma si era per di più divertito alle sue spalle, facendole credere che se non lui, almeno qualcun altro, da qualche parte, la amasse davvero.
Jamie in realtà si sentiva un mostro per il male che le stava facendo. Sperava di riuscire a farle capire il perché di tutto, ma lei, affranta com'era, sembrava non ascoltarlo neanche.
-Io l'ho fatto per te-
Laila non rispose.
-Volevo proteggerti-
Ancora silenzo.
-Non volevo ferirti-
-E che cosa volevi fare allora? Proteggermi da chi? Da cosa? E come, soprattutto?-
La giovane era evidentemente arrabbiata, ma aveva smesso di piangere e ora aveva l'aria di chi davvero aspettava delle risposte. Stavolta le avrebbe ascoltate, e lui cercò di essere il più schietto possibile nel dargliele.
-Amirah è arrivata qui in un periodo per me molto felice. Io avevo delle certezze, un lavoro, avevo te. Lei ha scombussolato tutto, e non perché io provi ancora qualcosa nei suoi confronti, anzi, Laila io ti giuro che se non ci fosse stata quella bambina, io non avrei avuto il minimo dubbio su cosa fare della mia vita. Avrei scelto sempre te.-
-Quella bambina c'è- disse sottovoce la ragazza, ingoiando un boccone amarissimo nel dover ammettere a se stessa che quella presenza non poteva essere ignorata, né da lei che si vedeva portar via l'amore della sua vita, né da lui che altrimenti avrebbe per sempre vissuto con un enorme peso sulla coscienza.
-Si, quella bambina c'è, ed è una bambina meravigliosa-
-L'hai conosciuta?-
-Molto bene, e me ne sono innamorato. Fare a meno di lei è diventato tanto difficile quanto fare a meno di te. Sapevo che Amirah sarebbe tornata presto in Egitto e che avrebbe portato Maddie con sé e... per quanto io ti amassi, sapevo che quella bambina era una mia responsabilità e che non potevo restare qui-
-Tu... non sapevi di lei prima?-
-No. Io non ne avevo idea... Amirah me l'ha detto solo un anno fa. Avrei dovuto dirtelo subito, lo so. Sono stato un vigliacco, ma tutto quello che volevo evitare era di farti soffrire. Tu non sai quanto male mi facesse l'idea di lasciarti... Ecco perché ho cominciato a comportarmi da stronzo, ed ecco perché mi sono inventato quelle lettere: volevo darti un motivo per mandarmi via-
Lei lo guardava in silenzio, così Jamie continuò a parlare, come fosse un fiume che straripa durante un temporale fatto di rimpianti, rimorsi, sensi di colpa e profondi turbamenti.
La diga artificiale che aveva costruito con tanto impegno, stava crollando miseramente davanti agli occhi di Laila.
-Ho avuto tanti dubbi in questi mesi. Per alcuni periodi ho smesso di scriverti... erano i periodi in cui avevo scelto di restare. Quando però mi convincevo di dover partire con Amirah e Maddie tornavo a farti ricevere lettere. Speravo che tu capissi che qualcuno poteva farti sentire importante, farti felice più di quanto non ci riuscissi io-
-Se io ti avessi lasciato per quel qualcuno, convinta che se fossi stata single lui si sarebbe fatto avanti? Tu saresti andato via, ed io sarei rimasta sola. Le tue lettere non mi avrebbero salvata- disse mentre andava a sedersi sul divano, dando le spalle a Jamie, e raccogliendosi il viso tra le mani.
Lui le si sedette accanto, e le sfiorò una gamba, ma lei si allontanò quanto bastava. Non era stato un gesto di rabbia, più un incontrollabile impulso... di quelle mani Laila non si fidava più.
-Se tu mi avessi lasciato, si sarebbero fatti avanti in mille. Non saresti rimasta sola-
-E tu che ne sai?- sbottò lei tornando ad alzarsi.
-Guarda che sono vere le cose che ti ho scritto, tutte. Sei davvero la persona meravigliosa di cui parlo. Ho inventato il mittente, non la destinataria. Ho inventato la storia, non il sentimento-
-Smettila di parlare come se stessi scrivendo un'altra patetica lettera!-
-Tu lo sai che io sono questo. Se avessi cercato bene nelle parole di quell'ammiratore, avresti trovato me. Se cerchi adesso in quello che ti dico, troverai lui. Il risultato, è comunque una persona che ti ama da morire. Se vuoi vado via ora, ma tu rileggi quelle lettere... cercami nella parole, Laila-

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** 33-Cercò in quelle parole qualcosa che non fosse una triste bugia ***


Angolo di Luna Spenta:
Dopo quello che leggerete ora, non resterà che un ultimo capitolo. Mi farebbe infinito piacere, però, prima di concludere il mio racconto, conoscere qualche vostro pensiero su quello che avete letto fin ora o su come sperate si concluda la storia. Mi rivolgo a voi che l'avete seguita tutta... Spero di non avervi deluso. Buona lettura e un abbraccio.
                                                                                                Luna Spenta
Era quella la fine della loro storia d'amore?
Jamie se lo chiedeva mentre usciva da casa di Laila. Avrebbe avuto ancora occasione di varcare quella stessa soglia? O ai suoi errori non c'era più rimedio? Sapeva di averne commessi a bizzeffe negli ultimi tempi, ma sperava che non fossero bastati a far dimenticare a Laila tutto il buono che c'era in lui e in loro. Sapeva di aver sporcato di menzogne quel così puro sentimento, ma desiderava con tutto se stesso che quelle macchie non fossero indelebili e che si potesse ancora salvare qualcosa.
Scendendo di fretta le scale di quel familiare condominio, sentì dei passi svelti dietro di lui; si voltò e vide Laila col fiatone.
-Ti devo chiedere una cosa- gli disse lei, affaticata più dallo sforzo fatto per superare l'orgoglio, che dalla corsa stessa.
-Perché nella lettera c'è scritto che era l'ultima?-
-Non volevo fartene ricevere altre-
-Si, ma perché?- incalzò lei, mentre riprendeva fiato. -Hai detto che l'hai fatto per farmi andare via. Perché smettere ora? Io ero ancora qui-
-Non so se te l'avrei mai recapitata se non fosse successo tutto questo- rispose timidamente Jamie -però posso dirti perché l'ho scritta-
-Allora? Perché l'hai scritta?-
-Avevo deciso di restare. Mi manca Maddie, ma aveva deciso di restare con te. Le lettere non servivano più, però ti conosco... non volevo che tu pensassi che il tuo ammiratore si fosse semplicemente scordato di te. Mi sembrava giusto che ti scrivesse un addio. Poi ti confesso che mi è piaciuto questo gioco, nascondermi dietro un foglio di carta per dirti tutte le cose belle che sento quando ti guardo e che non riesco a dirti-
Laila annuiva.
-Ok, volevo sapere solo questo- concluse la ragazza, per poi risalire piano le scale, mentre Jamie si allontanava.
La lettera era ancora lì, posata sul divano accanto al telecomando, mentre le altre sembravano lanciare delle urla chiuse nel loro buio cassetto.
Laila le raccolse tutte, e cercò in quelle parole qualcosa che non fosse una triste bugia, qualcosa che gli ricordasse davvero quell'autore non più sconosciuto, ma quasi più misterioso ora che ne conosceva l'identità.
"Forse certe vite sono destinate solo ad incrociarsi, e mai a fondersi."
Questo doveva aver pensato Jamie quando aveva scoperto di essere padre. Doveva aver creduto che la sua storia con Laila altro non poteva essere che non una parentesi, l'incrocio di due strade che avrebbero poi dovuto prendere direzioni diverse.
La seconda lettera terminava con un "ti amo perché ti conosco, forse più di quanto tu conosca te stessa." e questo era vero, Laila lo sapeva bene. Nessuno sapeva cogliere di lei tutte le sfumature che riusciva a cogliere Jamie, lui che sapeva sempre quand'era arrabbiata, triste, lui che dai suoi occhi era in grado di smascherare qualunque bugia.
La cosa devastante è che la ragazza aveva per sei anni pensato che fosse una capacità reciproca. Lui invece le aveva mentito con un'inquietante disinvoltura, e lei ci era cascata con patetica ingenuità.
Prese tra le mani la terza lettera. Le aveva conservate in ordine cronologico.
Quella, più delle altre, le faceva una gran rabbia.
"Se oggi è la festa degli innamorati, non mi spiego perché noi non siamo insieme, perché tu sei lontana, ed io qui da solo ad impazzire. Ti immagino con lui ed è una sensazione che se anche volessi non ti saprei spiegare, ma è brutta, credimi.
Oggi non riesco a smettere di pensarti, né di scriverti. Lettere su lettere che ho accartocciato e che ora sono nel cestino, a custodire gelosamente i segreti del profondo amore che provo per te e che non potrò mai provare per nessun'altra.
Vorrei essere con te stasera, a mettercela tutta perché tu sia felice. Vorrei ricoprirti di fiori, di cioccolatini, e soprattutto di attenzioni, perché lo so bene che il sentimento non si misura in base a quanto spendi, ma a quanto dai, ed io a te, Laila, sarei disposto a dare tutto.
La mia vita è in stand-by da un secolo, ferma al momento in cui ho capito che eri tu quella che volevo davvero, e che era tardi per fare qualunque cosa.
Posso irrompere nella tua vita, amore mio? Posso rapirti dalla tua realtà per portarti con me in un mondo nuovo, nostro, da inventare insieme?
Spero che tu abbia passato un bel San Valentino; io forse sarò un folle, ma sono sicuro che con me sarebbe stato ancora migliore. Ti amo Laila, e se tu sei felice lo sono per te, ma la tua felicità mi sta costando infinitamente.
                                                                                                                                                                                                   Io che ti ho dentro
"
Non c'era niente di reale in quelle parole; era tutta invenzione.
Forse solo nella frase finale si nascondeva qualcosa, forse rendere Laila felice voleva davvero dire per Jamie soffrire infinitamente, del resto rinunciare ad una figlia dev'essere un dolore atroce, e questo lo capiva bene anche la ragazza nonostante non avesse mai provato sulla pelle certe cose.
"Tu hai bisogno di molto di più di quel che hai al momento. Non ti chiedo di ammetterlo a me, ma magari a te stessa. Quando lo avrai fatto, comparirò davvero."
Laila rilesse queste parole e le trovò incredibilmente meschine. Jamie le aveva chiesto di lasciarlo. Non poteva compiere atto più vigliacco. Sarebbe stato più leale se se ne fosse andato, anche con una banale scusa, senza raccontarle di Amirah e Maddie, ma non era stato corretto cercare di persuadere lei ad interrompere sei anni d'amore per le parole di uno sconosciuto.
Quella quarta lettera, però, racchiudeva anche tanti bei pensieri, e a rileggerli Laila ci trovò dentro davvero qualcosa di Jamie.
L'inizio la diceva lunga su quello che lui provava: "Sarei voluto sparire, lasciarti libera di proseguire la tua vita senza le mie interferenze, non scriverti mai più... eppure non ce l'ho fatta" ; ma anche le frasi successive riuscivano ad esprimere a pieno il suo tormento.
"Per tutto questo tempo, sono stato una bomba sul punto di esplodere." Ora che quella bomba era esplosa, era tutto saltato in aria: sicurezze, progetti, fiducia, e c'era per di più da fare i conti con macerie e detriti infuocati.
Non restava che rileggere l'ultima lettera.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** 34-Tutto per noi ***


"Ti ho cercato nelle parole, dopo che per molti mesi ti avevo cercato nei tuoi silenzi, negli abbracci mancati, nei baci che mi negavi, nella tua assenza così ingombrante in una vita che ti avevo costruito attorno convinta che tu fossi il mio passato, presente e futuro.
Ti ho cercato ed ho trovato tante bugie.
Oggi conosco il perché delle cose che hai fatto e voglio dirti, prima di ogni altra cosa, che ti perdono Jamie.
Ti perdono perché ho capito quanto male senti nel cuore, te l'ho letto negli occhi quando ti ho fermato su quelle scale. Io credo nell'amore che provi per me e, soprattutto, credo in quello che io provo per te.
Proprio perché ti amo, Jamie, non posso permettere che tu commetta l'errore più grande della tua vita, rischiando che te ne penta quando sarà ormai troppo tardi.
Finiresti con l'odiarmi se ti trattenessi qui.
Una figlia non è solo un dovere, è anche un richiamo ed io so che tu lo senti gridare dentro di te.
Voglio spegnere io tutto il trambusto che hai nella testa e nel cuore, andandomene e lasciandoti fare quello che è giusto tu faccia, per sentirti finalmente un uomo di cui il mondo possa avere stima, di cui tu stesso possa essere orgoglioso, di cui un giorno io possa parlare come di una persona speciale, di un amore grande, finito solo perché forse non era destino.
Scrivo queste parole e sento un vuoto allo stomaco.
Mi manchi già e so che mi sentirò morire appena ti avrò dato modo di leggere questa lettera.
Hai ragione tu comunque: è molto più facile dirle così le cose.
Quello che voglio dirti è che se ripenso a questi sei anni sono felice di averti incontrato.
Tu dici a me che ti ho insegnato tanto, ma anch'io credo di essere cresciuta un sacco tra le tue braccia. Sei stato un punto di riferimento, amante e amico, a volte un protettivo fratello ed altre giuro di averti odiato.
Oggi penso di poter cancellare tutte le cose brutte e di poterti dire addio ringraziandoti per tutto quello che mi hai dato.
Ricambio dandoti qualcosa io stavolta: l'occasione per fare le cosa giusta. Buon viaggio amore mio. Sarai un padre meraviglioso.
                                                                                                           Io che ti avrò sempre dentro"
Nella stessa busta che conteneva queste parole, Jamie trovò un biglietto di sola andata per l'Egitto. Lo strinse forte bagnandolo di lacrime calde che non riusciva ad ingoiare.
Laila gli aveva dimostrato per l'ennesima volta di essere una gran donna e di meritare un grande uomo, quello che lui non era.
Aveva ragione in tutto, ed era giusto che lui facesse quello che lei lo invitava a fare: la cosa giusta. Jamie preparò i bagagli e parlò con i suoi.
Raccontò tutta la verità, a partire da quella vancaza che gli aveva cambiato la vita.
Suo padre gli strinse la mano con orgoglio quando vide in lui la voglia di prendersi le sue responsabilità; sua madre lo strinse baciandolo e piangendo.
In quel momento Jamie pensò che Maddie avrebbe adorato i suoi nonni, e che era stato uno stupido a non presentarglieli quando avrebbe potuto.
Partì verso l'aeroporto chiedendo a tutti di non accompagnarlo.
Passò anche sotto casa di Laila ma fu forte abbastanza da non fermarsi.
Salì i gradini dell'aereo con l'aria fiera di un soldato che torna a casa con una medaglia.
Per una volta non si vergognava di quello che stava facendo, ed era tanto tempo che non gli capitava.
Fu il viaggio più lungo della sua vita. Ebbe modo di pensare tanto e non riuscì a dormire neanche un secondo. Quando giunse a destinazione e andò a ritirare i bagagli, Jamie pensò per un attimo che la stanchezze gli stesse provocando le allucinazioni.
I suoi occhi incrociarono due intensi occhi verdi incorniciati da riccioli ribelli.
Quella ragazza meravigliosa gli si avvicinò tenendo tra le mani un ovetto kinder.
-Ricominciamo qui?-gli disse stringendosi forte al suo petto.
Jamie non sapeva che dire.
-Che ci fai qui?-
-Ho scritto che dovevi fare la cosa giusta, ma ci ho pensato... non eri obbligato a farla da solo-
-Hai mollato tutto per me?-
-Ho mollato tutto per noi-

Angolo di Luna Spenta:
Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia dall'inizio alla fine. Spero di avervi coinvolti ed emozionati... e soprattutto di non avervi delusi. Ho terminato questo racconto ma continuo a scrivere, e spero abbiate piacere di leggere ancora cosa di mie... e di "cercarmi nelle parole".
Luna Spenta

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2456603