What I Like About You

di _Camelia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Australia ***
Capitolo 2: *** Tweet ***
Capitolo 3: *** Programma estivo Australiano ***
Capitolo 4: *** Skye ***
Capitolo 5: *** Ciò che si fa da brilli non conta ***
Capitolo 6: *** La ragazza del caffè al limone ***
Capitolo 7: *** Come si chiama l'arpia bionda? ***
Capitolo 8: *** Non sono gelosa. ***
Capitolo 9: *** Buon compleanno ***
Capitolo 10: *** Volevo baciarti ***
Capitolo 11: *** Ash ***
Capitolo 12: *** What I Like About You ***
Capitolo 13: *** Io gioco sporco ***



Capitolo 1
*** Australia ***



Flashback.

-PIENA DI DEBITI!-
Sentii urlare dal piano terra. Mi stropicciai gli occhi, rigirandomi fra le coperte, per poi aprirli definitivamente. La luce chiara di inizio Aprile filtrava dalla finestra; certo, le veneziane erano ancora chiuse e ne passava poca, giusto quel tanto per far vedere che fosse mattino inoltrato. Dovevo essermi addormentata, ignorando palesemente la sveglia, mi capitava spesso.
Allungai la mano verso il comodino e presi il cellulare; una volta sbloccato lo schermo, guardai l’orario, sbuffando: erano le 11.19 e io, ancora, non avevo concluso nulla. Mi alzai svogliatamente, infilai un paio di pantaloni della tuta, una maglia sformata di mio fratello e una felpa ormai troppo piccola per me.
Con i capelli ancora spettinati, legati in una scomposta coda alta, scesi al piano di sotto, per sentire come mai mia madre stesse urlando tanto forte. Lei se ne stava a telefono, si muoveva per casa torturandosi i capelli, parlando con le sue sorelle di mia nonna.
Sbuffai, alzai gli occhi al cielo sapendo già il problema e quindi, senza dir nulla, presi stracci e detersivi, pronta a pulire, come tutti i sabato mattina, sala, salotto e cucina.
Spostando oggetti a destra e manca, pulendo mobili in legno e piccoli soprammobili inutili, mia madre finì di parlare per poi osservarmi arrabbiata.
-Io l’avevo detto! Lasciamo tutto e andiamocene in Australia! Ma tu no, non volevi! E voglio andare in università, e voglio stare in questa casa! Basta…mi sono rotta di queste solite cose, di tua nonna piena di debiti e tuo zio alcolizzato! Preparati psicologicamente, perché appena risolviamo quest’ultima genialata di mia mamma, partiamo!-
Lasciai cadere lo straccio, sgranando gli occhi e spalancando la bocca.
-Ma proprio no!-
Di tutti i poti belli esistenti al mondo, lei era fissata a volersi trasferire in un luogo che avrebbe richiesto più di venti ore di viaggio. Come se già non fossi stata male per raggiungere le isole Canarie, l’estate prima, con sole quattro ore di viaggio.
Scossi la testa, decisa ad ignorare assolutamente tutto, com’era mio solito fare.

 
Sbuffai, guardando mia madre in cagnesco. In tre mesi era riuscita a saldare il debito di mia nonna e prenotare un viaggio per l’Australia. Mi aveva fatto finire la sessione estiva degli esami in anticipo, costringendomi quasi a darli tutti a Giugno; era riuscita tramite agganci a farsi dare un visto per tre mesi mentre io, grazie all’università, ero riuscita per lo meno a iniziare un trasferimento pratiche dalla mia facoltà ad un college Australiano. Favoloso, davvero. Scoppiavo di gioia proprio.
Non le parlavo più del necessario da circa da due mesi, invece, più o meno da quando mi aveva avvertita dei due permessi di soggiorno.
Non riuscivo a capire perché mi costringesse ad andare, avevo vent’anni, non ritenevo giusto che mi costringesse a seguirla, proprio no!
L’altoparlante chiamò il mio volo, mi alzai prendendo la valigia con me.
-Tieni d’occhio tuo fratello! Sai che ha quel brutto vizio di non guardare mai dove va! Non vorrei perderlo ora che è arrivato il nostro volo.-
Mia madre prese le sue cose, i biglietti aerei e tutto il resto, lasciandomi in mano il blister per le pastiglie contro il mal d’aria. Le infilai nelle tasche della felpa che mi ero messa quel giorno: era il 21 Giugno e pioveva. Favoloso.
Con la valigia ancora in mano, trascinandola a fatica verso il nastro per imbarcarla, mi avvicinai al numero del nostro volo, per poi seguire Claudio che, questa volta, aveva preso la strada giusta. Mi osservò dall’alto del suo metro e ottanta, nonostante i due anni in meno rispetto a me.
-Che vuoi?!-
Alzai un sopracciglio osservandolo.
-Hai delle occhiaie spaventose Iris!-
Con una smorfia alzai la mano, mandandolo in modo carino a quel paese. Ingorandolo palesemente, mi misi seduta per terra, aspettando che aprissero i nastri per controllare i nostri biglietti e lasciarci finalmente salire su quella macchina infernale che per me era l’aereo.
Una volta controllato tutto, biglietto e santi vari, con una calma notevolmente poco incoraggiante procedemmo verso i nostri posti; senza che Claude mi potesse precedere, riuscii ad infilarmi al posto vicino all’oblò
-Mamma!-
Si lamentò lui puntandomi con un dito, guardandomi con fare cattivo; scrollai le spalle, alzando il piccolo blister di pastiglie, che lasciai cadere assieme a telefono, ipod e ipad nella tasca del sedile davanti a me
-Io sto male se non guardo fuori. Non rompere e siediti esterno che non ti voglio vicino per ventuno ore!-
mamma alzò gli occhi al cielo, pregandoci di non litigare, aprendo così una discussione sul “ non avremmo litigato se non mi avessi costretta a venire con te”, che fu interrotta da una delle hostess.
Il viaggio iniziò e così il mio malessere, sedato subito da quelle miracolose pastiglie e bracciali contro la nausea. Riuscii persino a dormire qualche ora, ma una volta arrivati all’aeroporto di Sidney, finalmente, avevo sia ipod sia ipad completamente fuori gioco. Guardai il telefono prima di scendere dall’aereo, ringraziando che mi fossi portata una batteria di riserva e pregando che questa resistesse prima dell’arrivo alla casa presa in affitto.
-Bella no?!-
Disse mamma tutta orgogliosa, una volta usciti dall’aeroporto e ritirata la macchina presa in noleggio, che rimase a osservare parecchio sconcertata
-Bene…come si guida?-
Mi osservò aspettando che mi offrissi di prendere le chiavi e guidare al posto suo. Alzai un sopracciglio, osservandola scioccata
-Cazzo mamma! Te ne potevi prendere una non con guida inglese. Io non posso guidare, comunque, perché serve un minimo di tre anni e l’ho presa nemmeno sei mesi fa. Al massimo ti traduco i cartelli.-
Aprii il baule, caricando la mia valigia e quella di Claudio che, fregandosene di tutto e tutti, era già montato in macchina lasciando tutto li, alla rinfusa. Lo feci scendere dal posto del passeggero, per cacciarlo dietro, e mi sedetti aspettando che mia madre, il genio dei geni, salisse e accendesse, maneggiando a fatica il cambio della marcia.
Ebbene…dire di averci messo meno di tre ore per raggiungere una casa in una delle vie più trovabili del mondo, sarebbe potuto diventare una bella e divertentissima barzelletta, perché il tempo impiegato fu esattamente quattro ore e venti minuti.
Cronometrati tutti da mio fratello che, oltre a lamentarsi della guida di mia madre, non fu in grado di essere d’aiuto. Proprio per nulla.
-Cazzo Claudio taci!-
Sbottammo all’unisono io e mamma, voltandoci verso lui all’ennesimo semaforo rosso. Per lo meno ora avevam ritrovato la strada: ero riuscita a far vivere il telefono, agganciandolo alla presa usb dell’auto e, quindi, a prendere una miracolosa rete wi-fi libera, giusto per segnarmi i nomi delle vie nelle quali svoltare. Alla fine, parcheggiammo nel vialetto della piccola casa, e scendemmo dalle auto.
In quel momento mi passò solo per la testa di baciare il pavimento sul quale poggiai i piedi, perché ne avevo davvero piene le tasche di tutti quei viaggi.
- Claudio scarica la macchina che io apro la porta!-
Dissi, prendendo le chiavi e desiderosa di vedere se l’interno fosse stato davvero come in foto. Mi fermai a venti centimetri dalla porta, strabuzzai gli occhi e tornai indietro
-Ok mamma…MAMMA!-
Urlai, vedendo che proprio non aveva voglia di raggiungermi. Stava parlando, o almeno tentava dato il suo inglese basilare, con quella che pensai fosse la vicina di casa. Lei mi guardò straniata mia mamma alzò gli occhi al cielo. Probabilmente stavo per scoppiare a piangere. Claudio si mise a ridere, scimmiottandomi, per poi arrivare li vicino a me e alzare le spalle
-ah…ti arrangi quel coso è enorme-
Puntò il grosso ragno proprio sul pomello della porta di casa che, con quelle zampe pelose, non faceva altro che terrorizzarmi
-Senti Iris…se è ancora un ragnetto piccolino mi incazzo!-
Essere aracnofobici era un problema, soprattutto li in Australia, dove le creature erano tipo il doppio che in Italia. Mamma si sfregò le mani divertita, guardando il bestione del ragno, per poi prendere un fazzoletto e schiacciarlo con soddisfazione, avvicinandosi poi a me con il corpo morto dell’aracnide in mano
-Guarda che grande!-
Stronza. Lo faceva apposta.
indietreggiai con gli occhi lucidi, serpe seguita da lei, per dirigermi verso gli spazi vuoti individuati dai miei occhi, in altre parole verso lo staccionata dei vicini.
-No! Mamma dai….-
senza fermarsi, con un sorriso stronzo sulle labbra, questa continuò ad avvicinarsi finché on mi trovai “spalle al muro”
-Dai, non spaventare tua figlia!-
Annuii alle parole della vicina, convintissima
-Ecco, dai su!-
Mamma alzò gli occhi al cielo, ridendo, per poi buttare l’animaletto nella pattumiera poco distante. Tornò li a conversare con la vicina, presentandomi
-Lei è mia figlia Iris. Iris, Liz!-
Allungai una mano verso la donna e sorrisi, stringendogliela
-Piacere! Che bella figlia, quanti anni hai?!-
Sorrisi imbarazzate, stringendomi nelle spalle
-A fine Luglio ne faccio venti. Sono vecchia ormai!-
Liz rise alzando le spalle, aggiungendo qualcosa che mi suonò come un “ah, i figli”, per poi mettersi a parlare del fatto che avesse un figlio dell’età di Claude e che, probabilmente, si sarebbero visti a scuola, anche se frequentava ormai poco o niente. Sorrisi, salutai la vicina e presi la mia valigia gentilmente lasciata sulla porta di casa da Claudio.
Una volta dentro, rimasi a osservare la stanza: dall’entrata partiva una scala di legno, verso il piano superiore dove scorreva anche una piccola ringhiera, sempre in legno; si poteva intravedere la porta del bagno e l’inizio del corridoio, le stanze stavano la probabilmente.
Salii a fatica per poi percorrere il corridoio, la prima stanza a destra era ormai occupata da Claude
-Quella accanto è di mamma. Ha un matrimoniale! Quella in fondo ha un letto simile al tuo a casa!-
Mi informò, alzando la testa dalla valigia che, stranamente, stava già sistemando negli armadi. Annuii e poi sparii dalla sua vista, filando verso la “mia stanza”. Era carina, tutto sommato; il tetto basso in legno scuro scendeva verso una grossa finestra su quello che doveva essere il lato destro della casa; le pareti erano bianche panna, decorate con motivi barocchi qua e la, soprattutto attorno al lampadario centrale alla stanza e attorno agli infissi di porta e finestra.
Aprii la valigia sul letto e iniziai a sistemare tutto, per poi esser chiamata da mia madre che avvisava che, per quella sera, saremmo usciti a cena accompagnati dalla vicina tanto gentile e carina e bla bla.
Fantastico. Io volevo solo dormire e sconfiggere il Jat lag…povera illusa.
Scrollai le spalle, decisi di vedere come funzionava la doccia fregando il posto, velocemente, a mio fratello; una volta uscita restai ferma davanti all’armadio, in mutande e reggiseno, osservando i vestiti appena sistemati e ancora ben ordinati.
Mi voltai verso la finestra, per caso, trovandomi a fissare una testa bionda intenta a fare chissà cosa. Era un ragazzo, forse il figlio di Liz.
Scrollai le spalle e chiusi le tende chiare, tanto per non far vedere al mondo intero com’ero sotto i vestiti, certo.
Presi una fascia, una semplice canotta nera con le maniche profonde e un paio di calzoncini che infilai velocemente. Legai i capelli in una coda alta, mi truccai giusto quel poco necessario a far sparire le occhiaie e scesi, borsa in spalla e scarpe ai piedi.
-Ah sei pronta! Cavolo alla buon ora!-
Squadrai mamma da capo a piedi, era vestita come sempre, ovvero non come piaceva a me
-Ci metto tutto il tempo che mi serve! Andiamo-
Uscimmo di casa, salii in macchina aspettando che mamma mi seguisse; lei, a sua volta, stava aspettando che uscissero Liz e la famiglia intera, o almeno pensavo, certo due macchine erano eccessive per una famiglia intera, ma pazienza.
Presi l’ipod, infilai le cuffie e mi addormentai, probabilmente nel mentre partimmo anche, perché mi risvegliai proprio davanti ad un ristorante.
Mi stropicciai gli occhi e poi controllai nello specchietto, ricordandomi di essermi truccata prima di uscire, accidenti a me.
-Dai scendi! -
Claude spinse il sedile, facendomi quasi sbattere contro il cruscotto. Benedette cinture di sicurezza.
Borbottando scesi dalla macchina, prenendomi la borsa e ficcandoci dentro l’ipod; passai le mani sulle braccia, sfregandole, la stanchezza mi aveva messo freddo.
-Ragazzi! Venite, venite! Loro sono Iris e Claudio.-
Sentii dire mia da mia mamma, rivolta a chissà chi. Mi voltai in sua direzione, dove quattro ragazzi si spintonavano scendendo da un’auto, per andare a salutare mio fratello, probabilmente coglione quanto loro.
Alzai gli occhi al cielo, nessuna ragazza, favoloso, già ero una che non legava per nulla.
-Iris!-
Mia madre mi rimproverò, fissandomi, aspettando che andassi a presentarmi come si deve. Lo stress per il viaggio, il sonno, e il profondo imbarazzo non riuscirono a farmi serbare per nulla simpatica; per tanto, dopo una frettolosa occhiata a lume di lampione, dato il cielo scuro, alzai una mano con tanta voglia di vivere e accennai una specie di saluto, prima di controllare sul telefono che vi fossero messaggi da parte di qualche mia amica.
Inizio della bella serata numero uno. Dove il mio morale era a terra, la mia forza vitale assolutamente sotto i talloni e la voglia di conversare stava al bar a farsi un goccino.
Entrai nel ristorante seguendo Liz, stringendomi nelle spalle come a volermi nascondere; volevo solo tornare “a casa” e andarmene a letto.

Spazio autore.
Oook! Parto con il dire che non dovrei scrivere, davvero, dovrei studiare! In ogni caso è stato più forte di me, mi piacciono troppo i 5sos.
So....eccomi qua , a scrivere la mia prima FF su di loro!
Presto farò un bannerino introduttivo, tanto per rendere il tutto più carino.
Spero che questa "parte introduttiva" vi sia piaciuta! Lasciatemi una recensione, mi farebbe davvero piacere! Continuerò arrivata a due recensioni, voglio sapere se ne vale la pena o meno (lo so è il primo capitolo, ma da questo si capisce se può essere interessante o meno, no?!)
Scusate lo sprooquio!
Seguitemi qua sopra, su tumblr....se volete contattarmi in fanmail o sul blog in generale :)

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Capitolo 2
*** Tweet ***



Stare in Australia in estate, e sapere di dover dar degli esami esattamente due mesi dopo, di certo non era una delle cose che più mi rallegrava in quella vita. In ogni caso, nonostante non amassi per nulla studiare e il caldo mi opprimesse, sfogliavo svogliatamente le pagine del libro fotocopiato prima della mia partenza. Avevo smesso di prendere libri nuovi, trovando assolutamente inutile spendere un sacco di soldi, per un libro che avrei usato solo una volta nella vita. Seriamente, che senso aveva comprare un libro che poi non avrei più sfogliato?! Molto meglio far stampare il formato multimediale, anche molto meno costoso a parer mio.
La storia dell’antica Roma divenne tanto noiosa che, in poco tempo, mi addormentai con il libro stampato in faccia e i piedi penzoloni al letto. Il mio sonno durò relativamente poco, perché dei suoni al piano di sotto mi fecero risvegliare. Erano passate due settimane dal mio trasferimento a Sidney e, per la maggior parte del tempo, me n’ero rimasta chiusa in camera a studiare com’ero solita fare sotto esame.
Claude, in ogni caso, si era trovato da fare nel frattempo, legandosi al figlio dei vicini, che nemmeno ricordavo che faccia potesse avere. Contando sul fatto che mio fratello li avesse degli amici, mi fu facile fare due più due, nonostante fossi schifosamente negata in matematica, e capire che i suoni provenienti dalla cucina non erano canguri imbizzarriti che saltellavano qua e la, ma mio fratello, il figlio dei vicini e i loro amici.
Mi massaggiai le tempie, sospirando, sperando che da sotto si calmassero senza il necessario bisogno del mio intervento. Speranze vane, perché dopo cinque minuti, i casinisti continuarono a farsi i beatissimi fatti propri, fregandosene del fatto che qualcuno volesse studiare. Scesi dal letto, gettando con poca grazia il libro sul cuscino, per poi aprire la porta con fare seccato
-Claudio! Se non la smetti di fare casino, tu con i tuoi amici, giuro sulle orecchie di Topolino che ti strappo i capelli uno per uno dalla testa!-
Appoggiai la testa allo stipite della porta, sbattendola appena quando sentii il rumore aumentare invece che diminuire. Mi morsi il labbro, cercando di mantenere la calma, prima di scendere e vedere cosa diavolo stessero combinando. Mia madre era, come al solito, a cercar lavoro per potersi stabilire li come voleva fare da tempo; a controllare la casa come Cerbero controllava le porte dell’Ade, quindi, stavo io, con solo un libro di storia dalla mia parte e, se mi fosse andata bene, un mestolo in legno.
Scesi le scale sbuffando, raccogliendo i capelli spettinati in una coda alta: li faceva davvero troppo caldo per i miei gusti e, nonostante indossassi una canottiera e un paio di calzoncini, non riuscivo a sentire il fresco che avrei voluto sentire in quel momento.
Una volta al piano di sotto, passai dall’ingresso al salotto, per restare a fissare i ragazzi, con la spalla appoggiata allo stipite della porta. Stavano giocando, chi alla Ps4, chi rotolandosi per terra schiacciando l’altro. Sospirai alzando gli occhi al cielo, chiedendomi perché dovevano capitare proprio tutte a me: non conoscevo quei ragazzi, li avevo visto la prima sera, dopo il viaggio, poi avevo deciso di evitare scrupolosamente ogni sorta di contatto, qua in Australia. Claudio diceva che fossero simpatici, io pensavo, invece, che aver passato l’intero anno sola con me stessa e i libri, legando il meno possibile per tornare finalmente a casa senza la paura di perder qualcuno per la strada.
Notando che nessuno di loro sembrava intenzionato a calcolar la mia presenza, mi schiarii la voce rumorosamente, facendo finalmente voltare tutti.
-Ah grazie per l’attenzione! Siete adorabili, davvero-
il mio tono sarcastico la diceva lunga sul quanto li credessi adorabili. Mi costrinsi a sorridere, osservando uno per uno negli occhi, cercando di  capire se mi stessero sul serio ascoltando, o se stessero semplicemente guardandomi per riflesso incondizionato
-Eddai iris non rompere! Stai studiando da due settimane e passi in camera dieci ore della giornata! Sta qua, gioca e non rovinarci la giornata!-
Claudio alzò la testa per guardarmi, prima di girarsi nuovamente e far ripartire la partita allo schermo, schiacciando tasti a caso. Sospirai sconfitta, sapevo per certo che non sarei riuscita a convincere nessuno dei cinque a mollar la presa su questa casa e andarsene a fare un giro. Uscii dalla stanza e mi diressi in cucina, dove presi la bottiglia da due litri di coca-cola, due pacchetti di patatine e una pila di bicchieri in plastica; tornai in salotto con le mani cariche di cose, che lasciai cadere sul tavolino davanti al televisore, dopo aver fatto spostare i piedi a mio fratello e a quello che, a memoria, doveva chiamarsi Calum.
Sorrisi ai due, che esultarono e misero ancora in pausa il gioco
-Aspettavate me per mangiare, scusa?! Cavolo, non potevi offrirgli qualcosa, testa di cavolo?!-
Mio fratello alzò la testa, osservandoli colpevole
-Non ci ho pensato a dire il vero. Iris non rompere!-
Mi spintonò allungando un braccio e io, che mi ritrovavo un equilibrio precario quanto i picchi in borsa negli ultimi due anni, indietreggiai verso il televisore per esser salvata da uno degli altri tre.
-Grazie!-
Mi voltai alzando lo sguardo, per trovarmi un Michael sorridente; sicuramente lui non l’avrei confuso con gli altri, insomma era impossibile considerando che i suoi capelli contenevano più colori dell’arcobaleno.
-Bei capelli, il viola ti dona-
Gli picchiettai appena la mano sulla spalla, prima di spostare mio fratello dal divano e lasciarmi cadere su questo, allungando una mano verso uno dei pacchetti di patatine presi, per aprirlo. Lo alzai, portandolo dietro la schiena, per offrirne ai due che stavano dietro, Luke e Ashton dato che mancavano loro all’appello
-Prego-
Dissi appena, lasciandogli il tempo di prendere le cose, per poi riprendermi il pacchetto di patatine. Improvvisamente si eran fatti tutti silenziosi, il che mi fece quasi innervosire perché, a quel punto, avrei potuto tornare in camera per studiare
-Beh?! Non vi stavate divertendo?  Guardate che non mangio nessuno-
Beh, forse non avevo fatto una buona impressione la prima sera, al ristorante, ma non era di certo stata colpa mia se Ashton aveva fatto cadere l’intera bottiglia d’acqua sulla mia maglia, facendomi innervosire più del necessario. Sospirai affranta, allungando una mano verso il controller della Play per poi iniziare una partita nuova
-Prova a battermi, nanerottolo!-
Dissi a Calum, il quale alzò un sopracciglio convinto che mai nella vita avrei potuto batterlo a PES; Claudio scoppiò a ridere, picchiettando sulla spalla dell’amico come a volerlo consolare. Avevo sempre avuto propensione a giocare a quel tipo di cose, ero più maschiaccio di mio fratello e per i primi anni, era stato lui a prenderle da me e a esser difeso dalla sorella più grande.
-Buona fortuna Calum!-
Esordì Claudio, interrotto dagli altri tre che, invece, dicevano al ragazzo di andarci piano con me, dato che ero una ragazza e probabilmente me la sarei presa. Sorrisi divertita, iniziando a giocare, facendo goal dopo i primi dieci secondi
-Hai intenzione di andarci davvero piano?! Perché ci gioco da una vita a sto gioco!-
Mi voltai a guardarlo sorridendo, per poi tornare a giocare e ricevere poco dopo un goal. Per i restanti dieci minuti entrambi restammo pari, pensava mi avrebbe sconfitta probabilmente, perché già esultava. All’ultimo riuscii a passare la sua difesa e infilare la palla in porta. Mi alzai dal divano, lasciai cadere sulle gambe di mio fratello il controller ed esultai
-E ora stabiliamo la punizione! Perché io non vinco per nulla!-
Calum sospirò sconfitto, aspettando che proponessi qualcosa di adeguato per una punizione. Allungai una mano verso il ragazzo e la scossi decisa
-Passami il tuo telefono. Ora ti scrivo un tweet!-
Aprì gli occhi guardandomi allucinato, per poi passarmi il telefono selezionando l’icona di Twitter
-Non scrivere cose stupide, dai ti prego!-
Fece gli occhioni dolci, pensando che potesse servire a qualcosa. Purtroppo per lui, un semplice sguardo da un ragazzo che consideravo giusto simpatico non avrebbe cambiato nulla. Presi il telefono, guardai per qualche secondo i suoi ultimi tweet e poi presi a scrivere. Una volta finito, sorridendo, gli rimisi il telefono in mano
-Mi spiace!-
con questo confermai le sue ipotesi sullo scrivere le cazzate: avevo particolarmente ignorato la sua richiesta, scrivendo quel cavolo che avevo in mente.
Ashton, dietro di me, scoppiò a ridere passando il telefono a Luke per fargli leggere il tweet
-I tuoi piedi puzzano di anguilla e ti piace leccarli! Calum che schifo!-
Il ragazzo mise il broncio, lasciando il telefono sul tavolo
-Ecco, adesso ci assaliranno di domande! Uffa! Tu….rivincita!-
Alzai gli occhi al cielo, annuendo, per poi riprendere in mano in controller.
Questa volta, però, toccò a me perdere; presi il telefono e lo allungai al ragazzo, che alzò le spalle e lo prese
-Io non volevo fare la tua stessa cosa! Quindi per ora ti segno il mio numero-
Scrisse il numero, si chiamò sul suo e poi mi ripassò il telefono
-La tua punizione sarà uscire con noi stasera! Andiamo a suonare bella mia!-
Aggrottai le sopracciglia, mi avevan fatto già perdere una giornata intera, ora avrei perso anche la serata a uscire con loro, ma una punizione era una punizione, quindi avrei fatto la brava.
-Certo! Avrete sulla coscienza un esame di storia romana andato male! Accidentaccio!-
Mi alzai dal divano, guadando l’orologio sul polso erano le cinque del pomeriggio e le mie mani puzzavano di patatine; uscii dalla sala tornando in cucina per sciacquarmi le mani, sentii poi dei passi dietro di me e mi girai per guardare chi fosse. Ashton se ne stava fermo sulla porta, guardandosi attorno incuriosito
-Si?-
Chiesi, attirando la sua attenzione. Sorrise, facendo formare sulle guance due tenere fossette
-Mi puoi passare dell’acqua? Non mi va la coca-cola, ho troppa sete per quella!-
Annuii, abbassanomi per prendere dal carrello l’acqua
-Naturale o minerale?-
Alzai lo sguardo, fissandolo, aspettando una risposta che non tardò ad arrivare. Presi l’acqua naturale, quella aperta dato che mi aveva dato carta bianca, e la passai a lui sorridendo
-Ecco! E scusami per averti quasi mangiato, al ristorante. Non era certamente serata!-
Alzò le spalle, mantenendo il sorriso di poco prima, per poi seguirmi di nuovo in salotto assieme agli altri
-Capitano le giornate no!-
Detto questo, si stese sopra Calum, seguito a ruota da Michael; restai a osservarli, mentre Luke e Claudio giocavano ancora e ancora. Mi venne in mente una cosa, improvvisamente
-Ma scusate…chi è che suona?!-
I quattro si girarono, mio fratello scoppiò a ridere come un cretino, io mi sentii talmente in imbarazzo da dovermi schiarire più volte la voce per non arrossire. Distolsi lo sguardo, sentii ridere ancora, Ashton, ormai avevo capito che tipo di risata avesse, era l’unico che continuava a cambiarla chissà perché. Non mi risposero, in ogni caso, dicendo che quella sera avrei visto tutto e che, essendo una ragazza ed essendo ormai le sei di sera, avrei fatto meglio a salire per prepararmi
-Guardate che quello lento è Claudio! E devo vestimi in modi particolare?-
Calum alzò le spalle, per poi far spuntare la faccia tra le spalle di Ashton e Michael
-Sexy, grazie! Ci piace essere accompagnati da belle ragazze!-
Aggrottai le sopracciglia, scossi la testa e alzai il dito medio sorridendo, quel ragazzo era in vena di battute o era serio?! Luke allungò una mano per mollargli un ceffone dietro la nuca, facendolo sbilanciare in avanti
-Smettila, idiota! Puoi venire vestita come vuoi, non è nulla di che a dire il vero!-
Annuii sorridendo al biondo, che ricambiò il mio sorriso in pochi secondi; li salutai con la mano, prima di tornare al piano di sopra per potermi fare una doccia veloce.
Mi persi più del dovuto sotto l’acqua e uscii solo quando sentii mio fratello lamentarsi da fuori la porta. Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’asciugamano
-Cavolo aspetta e che diamine! Vai, il bagno è tutto tuo!-
Mi chinai in un inchino poco aggraziato, prima di tornare in camera mia a infilarmi qualcosa di decente per poter uscire.
Il lato positivo del non essere uscita per due settimane, era che avevo ancora tutti i vestiti belli e puliti nell’armadio, la maggior parte dei quali profumava ancora di ammorbidente.
Ne presi alcuni, osservandoli distrattamente, per poi optare per un paio di calzoncini neri, una maglia grigia di Batman e una camicia a scacchi rossa. Raccolsi i capelli, per poi lasciarli cadere nuovamente sulle spalle, lisci come sempre; davanti allo specchio mi truccai quel tanto che bastava per non farmi apparire troppo pallida per Sidney, poi, una volta finito di truccarmi, mi spruzzai del profumo e scesi al piano di sotto, borsa in spalla e chiavi di casa in mano, pronta a uscire…. se solo non mi fosse mancato un fratello
-Claude, ti aspetto fuori e lascio le chiavi nella serratura, chiudi che intanto avverto mamma che non ceniamo!-
Premetti il tasto di chiamata e attesi; mamma era ancora a zonzo per Sidney a fare un po’ di spese, giusto per non lasciare la casa vuota; disse che andava bene, di non entrare tardi e solite raccomandazioni da mamma. Ora restava solo da aspettare che uscisse Luke, con lui saremmo andati nel luogo d’incontro con gli altri.


Spazio autrice

Ok ecco il secodno capitolo. Ho visto parecchie visualizzazioni il che mi ha incoraggiata a continuare....vorrei in ogni caso che qualcuno lasciasse una recensione!
Mi farebbe davvero,davvero piacere!
Prima o poi farò il bannerino di intestazione, quando ne avrò il tempo! Grazie per l'attenzione, seee ya! <3 

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Capitolo 3
*** Programma estivo Australiano ***



Mi osservai ancora; prima le gambe non troppo lunghe, fasciate dai calzoncini, poi i piedi e la punta delle scarpe scure. Alzai lo sguardo solo quando sentii qualcuno schiarirsi la voce, era Luke.
-Ciao-
Dissi senza mostrare troppo entusiasmo. Una volta ero sempre esageratamente espansiva, con il passare degli anni avevo imparato a dosare le mie emozioni; una volta immersami a capofitto nello studio, avevo compreso che non servisse a nulla sorridere, tanto avrei speso intere giornate chiusa in camera, farsi venire paralisi facciali non sarebbe servito in quel caso.
-Hei! Tuo fratello?-
Chiese, guardando dietro di me, per ottenere come risposta una scrollata di spalle. Lui era lento. Molto, terribilmente lento.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando: ancora non era uscito di casa ed io, tendenzialmente riservata e per nulla propense a parlare con persone da poco conosciute, mi sentivo decisamente in imbarazzo li, ferma, davanti al biondo dai penetranti occhi azzurri.
Pensai di andare a chiamare mio fratello, per togliermi finalmente da quel fastidioso imbarazzante momento di silenzio; pensai poi che, insomma, io li ero la più vecchia, forse. Sti cavoli, era stupido fare l’imbarazzata davanti a un ragazzino della stessa età di quel moccioso di mio fratello.
Alzai lo sguardo verso il ragazzo, infilai le mani in tasca e alzai le spalle, come a volermi scusare
- Claude è lento come pochi! - Mi spiace, arriveremo in ritardo mi sa….-
Il biondo si passò una mano fra i capelli, ravvivandosi il ciuffo tenuto ben pettinato; probabilmente sembrava stato piantato li casualmente, di sicuro era quello l’effetto sperato da lui, ma sapevo per certo che c’era rimasto ore in bagno, per farselo stare così. L’avevo beccato, una volta, ed ero rimasta a cronometrarlo seduta sulla finestra di camera mia; Dopo esattamente venti minuti di spazzola, gel e phon, si era detto pronto. Strano ragazzo, pensare che era abbastanza carino da non doversi preoccupare per la pettinatura.
-Che hai da fissare?-
Chiese, schiarendosi la voce, per poi passarsi ancora una volta la mano fra i capelli. Sbattei gli occhi, alzando un sopracciglio
-Gli occhi me li han fatti per guardare, sai. Stavo solo pensando che sei un bel ragazzo, ma ti preoccupi eccessivamente per quel ciuffo.-
lo vidi arrossire, per poi alzare le spalle come se la cosa non lo toccasse minimamente. Probabilmente ci sarei anche cascata, se non fosse per il fatto che si mise a brontolare parlottando fra se e se, forse del fatto che avrebbe fatto meglio a mettere delle tende in camera. Sorrisi vittoriosa, sapendo di aver appena vinto la sfida Luke - Iris. Passando la borsa da una spalla all’altra, tornai a guardarmi attorno, silenziosa, ma stavolta con la consapevolezza di non esser più in imbarazzo e tutto perché avevo appena messo soggezione al biondo dagli occhi penetranti.
Finalmente Claude si decise a uscire, tutto bello e profumato, scusandosi con Luke per averlo fatto aspettare
-Nulla bro! Tua sorella ha detto che sono carino!-
Mio fratello si voltò velocemente verso di me, fissandomi a bocca aperta. Dannatissimo Luke, lo sapevo che aspettava solo spuntasse mio fratello, per spifferare tutto ai quattro venti. Lo fulminai con sguardo truce, per poi sospirare affranta
-Che c’è Claude?!-
Mosse le mani come per dire “come che c’è! Lo sai benissimo!”; il biondo lo guardò confuso e, li, si vide costretto a usare le parole. Come tutti i comuni mortali.
-Dicevo. Smettila di provarci con quelli più piccoli. Pedofilia!-
Aprii la bocca guardandolo scioccata. Che stronzo del cavolo, aveva appena rivelato ad un ragazzo, al quale tra le altre cose avevo appena detto fosse carino, di quel mio pallino per i ragazzi più giovani.
Sospirai portandomi una mano in fronte
-Smettila non è affatto vero… Ok, forse lo è, ma perché farlo diventare pettegolezzo di dominio pubblico!-
Chiesi sgranando gli occhi, facendo scoppiare a ridere entrambi i ragazzi.
Rassegnata all’idea d’esser presa per i fondelli vita naturaldurante, seguii i due verso la macchina di Luke, che sembrava più piena di quello che normalmente era, per raggiungere i tre ragazzi mancanti.
Non impiegammo molto tempo a raggiungere il locale designato per la serata; io, personalmente, non l’avevo mai sentito nominare, ma non potevo far testo, considerando che in due settimane l’unica amicizia stretta saldamente era quella fra me e il libro di Storia Romana.
A detta dei ragazzi però, soprattutto a detta di Calum, quello era il posto più figo di sempre, soprattutto perché li ci andavano sempre loro. Non riuscii a trattenermi dal commentare con una delle mie solite battutine ciniche che, in ogni caso, venne presa bene dal moro. Lui si che capiva il mio lato comico, a differenza di mio fratello che pensava fossi seria, o di Luke che si chiedeva invece se lo fossi o meno. Ovvio, non ero seria.
-Cavolo non capite mezza battuta voi Australiani!-
Scossi la testa. Elif e Gab avrebbero di certo apprezzato, pensai, ricordando quanto mi mancassero i miei due migliori amici. Presi il telefono, erano le otto di sera qua in Australia, probabilmente li avrei trovati svegli e pronti a rispondere a un mio stupido messaggio; scrissi, pertanto, le prime cose che mi passarono in mente, stando sul gruppo che cambiava nome ogni giorno a seconda della massima cavolata detta. Nel giro di pochi secondi, l’icona divenne la mia foto, ripresa in una delle mie solite smorfie, mentre il nome cambiò da: le suore e le banane mi inquietano, a: the next wi’ll be your son.
Gab, ironizzando sul fatto che mi piacessero i ragazzini, infatti, aveva appena detto alla propria ragazza di stare attenta, perché presto sarei passata a pensare al loro futuro figlio come possibile pretendente. Che stronzi, Elif nemmeno era incinta.
Risi, sbuffando dal naso, attirando l’attenzione di tutti
-Ah finalmente ci calcoli eh! Abbiamo gia smontato tutto, cioè...venti minuti e nemmeno ti sei accorta del fatto che non ci fossimo.-
Calum parlò gesticolando, per poi prendermi il telefono dalle mani. Non me ne preoccupai molto, infondo non avevam parlato in inglese, a parte qualche cosa detta qua e la. Certo, peccato che il titolo della conversazione fosse capibilissimo anche da un moccioso di due anni. Spalancò la bocca, guardandomi incredulo, per poi scoppiare a ridere
-Ma allora ti interessano sul serio i più piccoli! Cioè…insomma, di noi si salva solo Ash! Amico, non provarci nemmeno con lei, sei troppo vecchio!-
Scoppiarono tutti a ridere, Ash scrollò le spalle come a dire “pazienza, me ne farò una ragione” e io, invece, ripresi il telefono alzando le mani al cielo
-Cavolo che ti ho fatto di male, eh, Dio?!-
Per tutta risposta, questo sparse delle favolose nuvole nere per tutto il cielo di Sidney, come a volermi rimproverare qualcosa fatto in passato. Osservai torva il cielo, per poi stringermi nella camicia leggera
-Che ne dite, facciam conoscere questo locale a Iris?! E’ l’unica che ancora non c’è entrata!-
mi fissarono tutti come se fossi stata la peggior asociale dei tempi moderni. Alzai le spalle sorridendo, non potevo certo permettermi il lusso di svagare ogni sera! Così non avrei portato a termine un solo esame che fosse uno.
Entrai dalla porta, seguendo i ragazzi e scendendo delle scale basse, giusto tre scalini o quattro, per attraversare poi un piccolo corridoietto
-Ecco, quella è la stanza che lasciano al personale per cambiarsi!-
Mi indicò Luke, allungando un braccio oltre il mio naso
-Mentre quello è, beh, il locale direi.-
Ash scosse le spalle, varcando la soglia di una stanza più grande; lo guardai alzando un sopracciglio, come a voler sottolineare la sua lampante arguzia. Mi trattenni, però, dal far battute, soprattutto per via dello sguardo truce lanciatomi da mio fratello.
Annuendo entrai nel locale: la musica, per ora bassa, accoglieva i nuovi arrivati, invitandoli quasi a sedersi per fare due chiacchiere; sulla sinistra stava un lungo bancone, dietro al quale chiacchieravano alcuni baristi e la cassiera, una ragazza dai lunghi capelli rossi che si affrettò a salutar Michael con un grosso sorrisone. Sulla destra, invece, stavano sparpagliati diversi tavoli in legno scuro; sul fondo della sala, opposta alla porta dalla quale eravamo appena entrati, stava invece un piccolo palco pieno di strumenti musicali.
Senza aspettare presi le mie cose e andai a sedermi ad uno dei tavoli più appartati: non mi era mai piaciuto troppo stare con gli occhi delle persone puntati addosso e tutti, li dentro, sembravano guardare nella mia direzione con sin troppa facilità quindi, a mio parere, sarebbe stato meglio starsene in quell’angolino scarsamente illuminato.
Una volta lasciatami cadere sulla panca, fui sollevata da Ash che, sorridente, scosse la testa e mi indicò un tavolo fra i più vicini al palco
-Scherzi? Io sto bene qua, grazie.-
Gli altri, che gia si erano seduti al tavolo scelto, mi guardavano incitandomi ad andare con loro. Sospirai affranta, lasciando che Ashton prendesse la mia borsa e mi spingesse allegramente verso gli altri quattro
-Lo sappiamo benissimo che, appena ne avresti avuta l’occasione, saresti scappata eh!-
Calum si portò due dita agli occhi, per poi puntarle contro di me, come a volermi avvertire del fatto che mi avrebbe tenuta d’occhio; in fondo, quella era la mia punizione, che della punizione non aveva nulla. Sospirando mi sedetti sul divanetto, fra Luke e Ashton e di fronte a Michael che, con insistenza, osservava un punto oltre la mia testa. Mi girai per trovarmi la figura della cassiera poco distante
-Ah…capisco molte cose ora!-
Strizzai l’occhio al ragazzo che, improvvisamente, divenne rosso e distolse lo sguardo dalla rossa. Scoppiammo tutti a ridere, probabilmente erano abituati ad avere ragazze nel gruppo, perché si comportarono normalmente con me, senza isolarmi, tagliandomi fuori dai discorsi, o fare battute idiote e sessiste.
Alle dieci sparirono tutti, restammo solo io e mio fratello: lui rideva e si sfregava le mani, pregustandosi qualche strano momento vittorioso. Alcune ragazze vennero a sedersi con noi, presero a parlare con mio fratello come se fossero grandi amici e, poi, si voltarono a studiare me
-Quindi chi ti piace eh? Parlavi con loro poco prima no?-
Alzai un sopracciglio, fissandole confusa. Parlavo con chi? No, perché fino a poco prima stavo assieme a mio fratello e i suoi quattro amici.
Alzai le spalle
-Non mi piace nessuno e stavo solo parlando con Ashton, Luke, Calum e Michael…-
Fui interrotta bruscamente dalla risata isterica di una di queste, gia mi stavano sulle palle, fico.
Si mise a blaterare qualcosa riguardo il fatto che fossero famosi, sul fatto che Ash fosse fichissimo e che Luke avesse due occhi strepitosi! Per non parlare di Calum e del suo fisico, o di Michael dagli occhi ghiaccio.
Scossi la testa
-Avete detto 5 second of summer? Che cos’è, un programma estivo Australiano?-
Mio fratello scoppiò a ridere evidentemente divertito dalla cosa. Sapeva quanto poco fossi interessata al mondo esterno, pertanto si stava divertendo parecchio del fatto che stessi facendo una delle più colossali figuracce di merda possibili. La bionda scosse il capo, esasperata, per poi indicare il tavolo, il palco e poi aizzarsi contro di me
-Cavolo sei scema?! Ci hai parlato tutta sera! Ora stattene zitta e ascolta!-
Alzai gli occhi al cielo, mi alzai dal tavolo e tornai a sedermi in quello isolato scelto all’inizio. Quello si, che era il tavolo perfetto!
Presi dalla borsa un libro. Si, avevo intenzione di studiare anche li perché, si sapeva, per uno studente universitario ogni momento era buono per studiare e, soprattutto, nessuno sarebbe andato a disturbare una ragazza con un libro, in Italiano, sottomano. No?
Vidi comparire la testa di Luke, seguito da Calum che mi cercava fra la folla quasi interdetto dalla mia assenza. Mi spiaceva che credesse me la fossi data a gambe, in verità ero li, ma mi sarebbe servita una prova. Presi il telefono e iniziai a registrare video, tenendo la telecamera abbastanza alta da prendere tutti e quattro.
Nonostante fossi intenzionata a studiare, e lo ero davvero, mi trovai dopo poco a battere il piede a ritmo di musica e canticchiare frasi sparpagliate dei testi,come una vera nuova fan.
Mi alzai non appena finirono, scappando in bagno e lasciando le mie cose al tavolo, certa che nessuno se le sarebbe prese. Quando tornai, come previsto, la gente era tutta attorno ai ragazzi e, come a volermi rispondere ai perché di poco prima, mio fratello se ne stava attorno a loro, approfittando del fatto che vi fossero tante, troppe ragazze.
Per l’ennesima volta, quella sera, alzai gli occhi al cielo e poi, come se si fosse separato dal resto del rumore, sentii chiaramente qualcuno chiedere a Calum che significato avesse il tweet di quel pomeriggio. Scoppiai a ridere, senza trattenermi troppo, seduta la mio tavolino appartato
-Ero sicuro di trovarti qua, Calum ti cercava, è convinto del fatto che tu voglia un autografo-
Ash si lasciò cadere nel divanetto, accanto a me, alzandosi l’orlo della maglia per farsi aria e asciugarsi la fronte. Mi ritrovai a fissare il suo fisico, per quel breve lasso di tempo, per poi darmi mentalmente della scema.
-Si? Visto che ne è tanto convinto, non chiederò autografi!-
Sorrisi divertita, ricevendo in cambio un suo spontaneo sorriso. Aveva un sorriso davvero bello, strano non l’avessi notato prima, era una delle caratteristiche che più mi colpivano, nei ragazzi. Come la grandezza delle mani, quelle di Ash erano enormi, come piacevano a me insomma.
-Come mai non sei stata con tuo fratello?-
Allungò entrambe le braccia sullo schienale del divanetto, sfiorandomi appena i capelli con il braccio destro. Alzai le spalle e puntai lo sguardo sul tavolo, ormai affollato
-Troppa gente. La gente mi mette ansia, mi sento obbligata a sorridere sempre e dopo un po’ mi fanno male le guance!-
Lo vidi alzare un sopracciglio, per poi scoppiare a ridere divertito dalla cosa. Una ragazza si avvicinò a noi, una bella ragazza dai capelli corti, biondi, e gli occhi blu scuro, la tipica Australiana
-Ash! Non lasciarmi sola dai, sono venuta per te!-
Mi guardò attentamente, con uno sguardo affilato e pungente, facendomi sentire decisamente di troppo. Feci per alzarmi, non mi piaceva proprio esser fissata così, da nessuno
-Hem si … Aspetta Iris!-
Allungò una mano, prendendo la mia, per poi lasciarla andare schiarendosi la voce
-Lei è Iris, la sorella di Claude. Iris, lei è Melanie, la mia ragazza.-
Sbattei le ciglia, sospirando quasi. Mi faceva uno strano effetto sapere che Ash fosse fidanzato, ma non vi diedi molto peso. In fondo stava solo cercando di essere mio amico, e a me piaceva avere amici maschi, no?!
Allungai una mano e strinsi quella di Melanie che, insistentemente, continuava a squadrarmi da capo a piede. Sospirai rumorosamente, questa volta mi sentirono tutti e due, presi le mie cose e salutai con una mano Ash, dirigendomi verso gli altri.
Calum mi prese cingendomi le spalle con un braccio e presentandomi a tutti come colei che aveva infangato la sua reputazione su Twitter. Molti si misero a ridere congratulandosi con me, altre commentarono il gesto con un “ma che cretinata” al quale non diedi peso.
-Sentite…io vado eh! Ho seguito il vostro concerto e siete bravi, vi mostrerò le prove, un giorno, ma ora voglio andarmene.-
Rimasero a fissarmi poi Claude scrollò le spalle, per lui andava bene ma voleva restare, cosa che non gli avrei impedito di fare.
Borsa in spalla uscii dal locale, seguita da Ash, sentivo la cadenza dei suoi passi dietro di me e la sua voce chiamarmi; ero troppo immersa nei miei pensieri per notarlo però, quindi mi fermai solo quando mi fermò lui, prendendomi per un polso
-Si?-
Sbattei gli occhi, aspettando che rispondesse. Si continuava a passare la mano fra i capelli, con fare quasi agitato, per poi sorridermi
-Vuoi un passaggio a casa?-
Scossi la testa. Per quella sera ne avevo avuto abbastanza di gente che mi gironzolava attorno e persone che mi fissavano male, sul serio.
-No, prenderò un taxi grazie e ciao.-
Mi incamminai lasciandolo li davanti al locale con la mano ancora fra i capelli ricci; lo sentii rientrare e affrettai il passo per poi salire sul primo taxi e finire gli ultimi soldi dati da mia madre quella settimana. Favoloso, avrei avuto una scusa per non uscire con nessuno, oltre al fatto che non conoscevo nessuno in generale.
Fico. 

Spazio autore

Yuhu eccomi con un terzo capitolo! Sperando possa piacere, certo!
Andando avanti andremmo a vedere con chi legherà di più Iris, anche se per ora quello che più le sta attaccato e l'attacca è Calum! 
Oggi è uscito il nuovo video, è tanto caruccio e la canzone gia mi è entrata in testa!
 
 
 

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Capitolo 4
*** Skye ***



Beh.
Ormai tutta Sidney sapeva quanto poco propense fossi ai nuovi incontri, certo. Per quello, quella mattina, mi ero svegliata con un umore più nero del mare di notte.
Scesi dal letto, con la consapevolezza che quel giorno sarei dovuta andare in università, fare la conoscenza del professore, o dell’assistente, di storia romana e poi aspettare ore interminabili che venisse il imo turno. Speravo solo di non passare alla giornata successiva, non avrei sopportato di dover parlare con gente per due giorni di fila.
-Levati, testa di cedro!-
Spintonai malamente mio fratello, ricevendo solo un grugnito come risposta. Lui, ancora addormentato e con gli occhi chiusi, continuò imperterrite a camminare dal bagno alla sua stanza, dove si rinchiuse poco prima.
La sera precedente era uscito con Luke, il vicino di casa, e con i suoi tre amichetti. Avevano cercato di farmi uscire in tutti i modi, Michael sosteneva che fossi persino più taciturna di lui quando stava nei giorni no; in ogni caso, ero stata brava e mi ero rinchiusa in camera per finire di studiare quelle poche cose che ritenevo utili.
Certo, non sarei uscita con loro nemmeno sotto obbligo di chichessia. Non che mi avessero fatto qualcosa di male, anzi erano stati parecchio carini, ma io ero fatta così e tutte quelle ragazze mi avevano dato ai nervi. Soprattutto la ragazza di Ashton…che voleva?! Sempre a squadrarmi quella, davvero insopportabile.
Finii di pettinarmi e truccarmi in bagno, che tenevo occupato da un po’ di tempo, per poi uscire e infilarmi in camera. Presi dall’armadio le prime cose sobrie capitatemi a tiro: un paio di legghins blu scuro e una camicia lunga panna; le infilai, infilai un paio di ballerine dello stesso colore della maglia, presi tutte le mie cose con me e uscii di casa salutando mio fratello dal piano terra.
Non rispose. Probabilmente si era riaddormentato, chissà che avevano fatto al sera prima.
Mandai un messaggio a mia madre, avvisandola che non sapevo esattamente a che ora sarei tornata; non rispose, probabilmente avrebbe retto durante la pausa pranzo. Aveva finalmente trovato lavoro, il che voleva dire che, almeno fino alle cinque del pomeriggio, io e Claude avremmo potuto ritenerci assolutamente liberi e indipendenti.
Gettai uno sguardo all’orologio e, decidendo di essere in ritardo, affrettai il passo tirando dritto per la mia strada, finché non sentii qualcuno chiamarmi con più insistenza. Alzai il capo dall’asfalto grigio per incontrare il sorriso buffo di Calum; automaticamente sorrisi, spostando la borsa da una spalla all’altra
-Dove vai?-
Chiese affiancandosi a me. Stava andando da Luke, probabilmente, ma ora mi seguiva docile, sperando in una conversazione. Sospirai e lo osservai qualche secondo
-Vado a dare un esame. Sai, quello che mi ha tenuta chiusa in casa…-
Scrollai le spalle, come a voler terminare li le spiegazioni. Il che era vero.
Il ragazzo esultò vivacemente, saltando e facendosi più alto di quello che gia fosse per me
-Bene! Allora stasera si festeggia, vero? Ti aspettiamo da Ashton!-
Si abbassò, mi lasciò un bacio veloce sulla guancia e scappò nella direzione opposta alla mia, verso casa di Luke.
Mi toccai la guancia, stupita dal suo gesto… insomma non avrei potuto considerarmi sua amica, contando il fatto che ero uscita con loro un’unica volta. Eppure, come se nulla fosse, lui mi aveva dato un dolce bacio sulla guancia, decisamente affettivo come gesto. Che tipo strano.
Camminai ancora e, dopo trenta minuti buoni e un passo più che veloce, giunsi alle porte dell’università, che varcai con una certa dose di nervosismo in corpo.
Cercai l’aula e mi sedetti fra i banchi più lontani, dove gia si stava affollando gente, pronta a aspettare il mio turno. Solitamente si attendeva fino alle quattro del pomeriggio; a quel punto, i professori o gli assistenti, valutavano se mandare a casa qualcuno o meno. Speravo di restare li, anche a costo di essere l’ultima della giornata: avrei fatto di tutto per non dover portarmi l’esame alla successiva settimana, contando che era gia venerdì, e che nessuno sano di mente avrebbe tenuto degli esami di sabato mattina.
Tutto sommato, valutai, non stava andando malissimo, contando che alle 10.30 gia aveva finito tre persone; prima di me, quindi, ora ne avevo altre quattro che sarebbero state fatte di certo prima di mezzogiorno. Contando una breve pausa per il pranzo, dalle 12 alle 14, sarei perfettamente rientrata tra coloro che avevano sostenuto l’esame e ottenuto un punteggio. Perfetto.
-oh hei ciao! Esame?-
Una ragazza dai capelli castano chiaro e gli occhi blu mare si sedette accanto a me, sorridendomi come se quello fosse stato il giorno più bello della sua vita. Annuii, chiudendo il libro che, ormai, avevo consumato a forza di rileggere e ripetere.
-Già! Ne ho dato uno tre settimane fa! Un malloppo di due manuali, due piccoli trattati e una serie infinita di dispense.-
Scossi il capo. Alcuni professori sapevano proprio come poterti rendere la vita un inferno. Davvero. Esseri pericolosi e senza scrupoli, soprattutto quelli universitari.
La ragazza si mise a ridere, con fare comprensivo, accennando al fatto che ne avesse appena dato uno e che, nel pomeriggio, avrebbe dato il secondo esame. Quello si  che poteva essere chiamato autolesionismo
-Divido casa con mio cugino! Per la disperazione si è trasferito da un suo amico questa settimana. Diceva fossi insopportabile, quell’idiota.-
Scosse la testa. Questa volta fui io a ridere divertita dalla cosa. La capivo sin troppo bene, era successo anche a me con mio fratello, tanto che, una sera, aveva deciso di fermarsi da Michael, quel santone, per non dover incontrare quello che definiva “sguardo omicida da pazza seriale”
-Non sai quanto ti capisco, sul serio! Sono arrivata a Sidney il 22 Giugno, convinta di aver più tempo per studiare e invece… controllando gli appelli prenotati mi sono resa conto di aver poco meno di due settimane!-
Alzai gli occhi al cielo, sconfitta dall’evidenza dei fatti. Entrambe spostammo lo sguardo sull’ultima ragazza fermatasi davanti al professore, era l’ora di pranzo quasi, anzi erano gia 12.15. Probabilmente per la troppa fame, la poca pazienza o il caldo sovrumano dell’aula, il professore la liquidò dicendole di presentarsi la prossima sessione e, questa volta, studiare sul serio. Mi dispiaceva per lei, certo, ma così sarei stata sicura di iniziare alle due. Mi alzai e presi la pesante borsa con me
-Vado a pranzo. Hai gia dei programmi?-

Mi azzardai a chiederle. Non ero socievole, vero, ma non ero nemmeno un lupo solitario: se mi si presentava l’occasione non mi tiravo indietro e, strano ma vero, sapevo essere anche piuttosto amichevole. Inoltre, la ragazza della quale ancora non sapevo il nome, mi stava simpatica.
-A dire il vero no, sono la seconda di questo pomeriggio, quindi sarebbe inutile tornare a casa e ritornare qua!-
Si alzò dalla sedia. Allora lei stava dopo di me, avrei potuto pensare anche di aspettarla una volta finito il mio esame. Sorrisi e mi incamminai verso l’uscita, per andare in uno dei più vicini bar e prendere qualcosa da mangiare, anche di veloce. Mi girai poi sorridendo
-Ah, mi chiamo Iris, comunque-
Le porsi la mano che, prontamente e sorridendo, strinse per presentarsi a sua volta. Come avevo gia intuito, lei era Skye Irwin e, non sapevo esattamente dire il perché data la mia memoria a colabrodo, ma mi sembrava dannatamente familiare come cognome.
Iniziammo a parlare del più e del meno, fermandoci giusto per pranzare, spaziando differenti discorsi dall’esame imminente a episodi di esami passati, divertenti o meno.
-Sai cosa?! Mio cugino compie gli anni, tipo settimana prossima. Stasera fa una festa, ti va di venire?-
Mi grattai il mento con fare pensierosa. Calum mi aveva accennato ad una festa a casa di Ashton, davvero, quelle coincidenze si stavano facendo troppe
-Scusa…si chiama Ashton tuo cugino? Ma per caso, eh…-
Lei annuì, ravvivandosi i capelli ricci
-Già! L’hai conosciuto? Oh aspetta, tu sei la sorella di Claude?-
Mi fissò con la bocca aperta, per poi scoppiare a ridere quasi imbarazzata. Annuii, dicendo che non faceva nulla se entrambe non avevam riconosciuto i cognomi in comune, in fondo quante persone potevano esistere con lo stesso nome, nel mondo?! Milioni, ok non milioni forse, ma svariate decine si.
Buttai l’occhio all’orologio, mancavano dieci minuti alle due il che voleva dire solo una cosa: avremmo dovuto pagare tutto e uscire da quel bar, per andare, tristemente, a sostenere quel dannatissimo esame.
Il mio andò alla grande, nonostante la difficoltà del dover sostenere un esame interamente in inglese certo, riuscii ad accaparrarmi un bel 26 che, di certo, non esitai ad accettare.
Aspettai che finisse anche Skye prima di prendere le mie cose e uscire: mi sembrava cordiale farlo, inoltre, come gia detto, mi stava parecchio simpatica. Alle tante mi convinse ad andare alla festa del cugino, non fece in tempo a dirmi dove abitasse, dicendo che, prima dell’ora della festa, sarebbe passata a casa mia per portarmi a fare shopping li a Sidney perché, a sua detta, “non era possibile che fossi li da due settimane e, ancora, non avessi avuto l’occasione di spendere nei negozi di Sidney!”.
Accettai di uscire con lei, decisamente più sollevata per vai del superato esame e, salutata la ragazza, presi la via di casa, a passo spedito, pregustandomi una benedettissima doccia e qualche secondo di riposo.

Alle tante, a pensarci bene, non ci mise molto a farsi l’ora dell’appuntamento. A malapena ero riuscita a farmi la doccia, contando il fatto che Claude avesse tenuta occupata la doccia per qualcosa come 45 minuti buoni. Odiavo quando faceva così, davvero, e sapevo quanto lo facesse apposta, per irritarmi.
Optai per un paio di calzoncini, una canotta e un paio di Vans lilla, per uscire quel pomeriggio ed esser comoda per saltellare da un negozio all’altro come sapevo avremmo fatto. Speravo solo che Skye si portasse dietro la macchina, Claude confermò la mia idea che ne avesse una; certo, io quel pomeriggio l’avevo vista a piedi, chi mi poteva confermare che non le fosse saltato in mente di girare Sidney a piedi?!
Quando arrivò e sentii suonare il clacson, tirai un sospiro di sollievo
-Iris!! Esci dai! Claude e Luke hanno detto ci accompagneranno, così poi li porto direttamente a casa nostra!-
Sentii urlarmi da Skye da sopra la macchina. Luke stava gia salendo sui sedili posteriori, salutandomi sbiecamente con la mano. Era strano il ragazzo, davvero.
Claude lo raggiunse, salutandolo con un batti pugno, lasciando a me il posto accanto a Skye. Perfetto, io odiavo stare nei sedili posteriori, davvero.
Salii e sorrisi alla ragazza, la quale mi salutò con un bacio schioccante sulla guancia
-Allora! Ora ti porto in un negozio favoloso! Davvero! E pensavo…stasera che metti?? Perché potremmo prendere qualcosa e prepararci direttamente a casa mia, così sprechi meno tempo e stiamo a far spese di più!-
Si mise a parlare, guardando di tanto in tanto verso di me, girando il volante per far manovra e immettersi nel traffico. Annuii distrattamente, a me andava bene qualsiasi cosa in effetti, l’importante era poter festeggiare quell’esame dato, in maniera decente.
L’idea di shopping di Skye era davvero parallela alla mia: io entravo, provavo, compravo e uscivo per tornare a casa. Lei no. Lei entrava, si provava mezzo negozio e non comprava nulla!
Tanto da scoraggiare persino me che, dopo esser entrata in tre differenti negozi, ero convinta di non aver trovato ancora nulla che valesse la pena provare. Luke e Claude si erano arresi gia al secondo negozio, ci avevano malamente abbandonati per mangiarsi un gelato e starsene seduti a parlare, all’ombra di un fortuito albero. Li guardai da dentro il negozio,invidiandoli pesantemente, mentre aspettavo che la ragazza uscisse dal camerino con l’ennesimo paio di calzoncini a vita alta. Diceva che le facessero i fianchi grossi, anche se io pensavo avesse un fisico da urlo e che, sinceramente, non avesse mai visto un paio di fianchi realmente larghi. Tipo i miei.
Vagai con lo sguardo sui vestiti, trovandone uno che, da lontano, poteva parer carino. Ero una particolarmente fissata con il vintage quindi, non appena vidi dei fiori in rosa antico sulla gonna, decisi di prenderlo e provarlo. Magari mi stava bene.
Entrai nel camerino avvisando Skye che, nonostante fossero passati dieci minuti, non si voleva proprio convincere ad uscire da li.
Osservai il vestito, tolsi i miei indumenti e indossai questo, osservando il risultato allo specchio. Mi piaceva, a dire il vero, e quel rosa non faceva troppo a pugni con la mai pelle ancora chiara. La canottiera bianca scendeva morbida sul seno, stringendosi alla vita dove, coperta da una cintura, stava la cucitura con la gonna a fiori; questa, mi arrivava giusto a metà coscia, la lunghezza che prediligevo per le gonne a vita alta. Quelle che arrivavano al ginocchio erano troppo professionali o da ragazzina, io volevo mostrare la mia età e, si sa, i vent’anni volevan dire solo freschezza.
Uscii dal camerino, gesticolando fino a che Claude, intento a guardar la vetrina, non mi vide sbracciarmi e entrò con Luke
-Allora??-
Chiesi, girando su me stessa per farmi vedere. Claude annuì approvando, Luke rimase in silenzio e lo guardai
-Dai, dimmi come sto. Di Claude non mi fido molto!-
Mio fratello mi fulminò con lo sguardo, Luke arrossì leggermente  per poi alzare i pollici in segno affermativo, sorridendo
-Ti sta bene davvero! Skye che fine ha fatto scusa??-
Chiese fissando il camerino chiuso. Lo indicai a mia volta, dicendo che se ne stava li da minuti dicendo che quei calzoncini le facessero i fianchi grossi
-Convincila che non è vero! Nel mentre, mi cambio e pago, prima che qualcuno possa farmi cambiare idea!-
Tornai nel camerino, mi cambiai velocemente e uscii per pagare. Una volta fatto fui seguita da Skye che, finalmente e grazia al biondo, si era decisa a comprare quei dannatissimi calzoncini, da abbinare ad una camicetta celeste che aveva a casa.
Uscimmo, e, all’alba delle 20.30, Skye decise che si fosse fatta ora di tornare. Avevam, ad occhio e croce, giusto il tempo di infilarci i vestiti e sistemare il trucco. Odiavo quando mi mettevano fretta ma, in fondo, pensai che non dovessi far colpo su nessuno li e che, giustamente, avrei potuto truccarmi frettolosamente e infilarmi nel vestito per il quale, nell’ultimo negozio, avevo preso un paio di scarpe a tacco alto color terra.

Casa di Skye era grande, mi aveva avvertita in effetti che agli Australiani piacesse parecchio esagerare con le case: cose come piscina e un grosso giardino. Non mi aveva detto di portare un costume, però, quindi di sicuro io sarei stata lontano da quello specchio d’acqua che, attualmente, mi fissava malissimo e io ne ero consapevole.
-Saliamo! Ash è in giardino a sistemare tutto, probabilmente è gia arrivato qualcuno, anzi sicuro.-
Vidi passare, velocemente, Calum che salutò con un movimento veloce della mano. Luke e mio fratello scomparvero mentre io seguii Skye su per le scale, in quella che mi disse fosse camera sua.
Era bella, dai soffitti alti e le pareti chiare, azzurro cielo; al centro stava un grosso letto matrimoniale, sul lato sinistro, invece, la cabina armadio. Quella si che era una cosa che avevo sempre sognato.
Lasciai cadere a terra la borsa, per poi abbassarmi e estrarne scarpe e vestito; restai ad ammirare quest’ultimo, chiedendomi se fosse davvero il caso di indossarlo, oppure se invece avrei fatto meglio a restare così, più comoda e via dicendo.
-So a cosa stai pensando! E si, lo devi mettere, perché io mi tirerò un sacco e non voglio sfigurare con quelle ochette amiche di mio cugino e degli altri tre squilibrati!-
Scoppiai a ridere, divertita, per poi levarmi senza troppi preamboli maglia e calzoncini, lasciarli cadere a terra e infilarmi il vestito; lo sistemai per bene, tolsi le calze e le infilai nelle Vans per poi metter i tacchi. Gettando un’occhiata frettolosa allo specchio decisi di essere in ordine, quindi, seguendo le indicazioni di Skye che era ancora intenta a cambiarsi nella cabina, entrai in bagno e presi il necessario per truccarmi.
Non ero una fanatica del trucco, ma mi ripulii dal mio vecchio, che ormai stava colando a picco, per stendere una nuova linea di eye-liner, allungare le ciglia con una buona dose di mascara e colorare leggermente le gote con del blush.
Presi il rossetto rosa antico di Skye, che sembrava aver svuotato l’intero negozio della MAC, e ne passai un po’ sulle labbra, dandogli una forma definita. Una volta sistemati anche i capelli, tornai in camera della ragazza, lasciandole usare il bagno. Ci mise talmente tanto che scendemmo a festeggiare che gia tutti gli invitati erano presenti, la musica alta e gli alcolici gia per la gran parte aperti.
Beh, restava solo da dire “che la serata abbia inizio”.

Note autore.

Helloooo sono tornata con un nuovo capitolo. Non so, a dire il vero davvero non so se continuare. Per ora mi sprona il fatto che mi facciano impazzire sti ragazzi! Al contrario, mi scoraggia il fatto che non sembra attirare molti lerrori (forse anche perchè ci metto anni ad aggiornare?? Bah)
Lasciatemi una piccola recensione, a me farebbe davvero piacere!
Love, Bee <3

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Capitolo 5
*** Ciò che si fa da brilli non conta ***


Ora penserete : “se ne uscirà dicendo che non ha mai amato le feste di quel tipo”.
Sapere che vi dico?! Io amavo le feste in grande stile! Amavo ballare, divertirmi parlando con altre persone, ridere fino a farmi scendere i lacrimoni e colare il trucco. Amavo bere fino a non sentire più il dolore dei tacchi alti, e parlare con i ragazzi senza preoccuparmi della mia timidezza.
Certo, alcune volte l’alcool non faceva altro che farmi fare brutte figure, come quella volta, due anni addietro, quando mi trovai a provarci insistentemente con un ragazzo gay. Immaginatevi come poteva esser stato, per me, risvegliarmi il giorno dopo e cercare il contatto di questo su Facebook. Ve lo dico io. Era stato davvero, davvero imbarazzante vedere lui che, in una foto, si baciava allegramente con quello che doveva essere il suo ragazzo. Pessima situazione.
Non che avessi smesso di bere alle feste, anzi. Non per dire che ero alcolizzata, perché non lo ero, ma se mi offrivano un goccetto non rifiutavo. Come più o meno la maggior parte dei ragazzi della mia età, d’altronde.
Portai una mano fra i capelli, passandovi le dita per tutta la loro lunghezza
-Certo che c’è un sacco di gente!-
mi voltai a fissare Skye che, con lo sguardo, cercava qualcuno fra la folla. Abbassò lo sguardo verso di me che, nonostante portassi tacchi ero comunque più bassa di lei, sorridendo allegra per annuire
-Certo. Suona, lo sai? Conosce un sacco di gente per quello. A dire il vero qua sono piuttosto conosciuti!-
Continuò a cercare fra la folla, fino a che non trovò chi stava tanto cercando. Mi prese per mano e mi trascinò con se da quella parte dove, finalmente, riuscii a capire chi volesse trovare.
Mio fratello, sui cugino e i loro amici, se ne stavano a bordo piscina, complottando fra di loro su chissà quale missione segreta. Appena ci videro arrivare, smisero di parlotto lare e si voltarono verso di noi, sorridendo. Calum si inginocchiò rivolto a me, alzando le braccia verso il cielo come a voler rendere grazie alla Madonna in persona
-Oh qual visione! Iris è uscita dal proprio antro per venire ad una festa, scesa fra i comuni mortali per una sera!-
La battuta provocò una risata generale che coinvolse tutti, tranne me ovviamente, che mi trovai ad alzare gli occhi verso il cielo, così come le mani, per imitare il ragazzo
-Oh Signore.  No sul serio Signore….fulminalo. So che ne sei in grado.-
Calum si alzò da terra, venendo ad abbracciarmi calorosamente. Che problemi avevano questi ragazzi? Erano tutti abbracci, baci e sorrisoni da grandi amici mentre io, a loro contrario, ci avevo messo una vita a dire persino alla mia migliore amica che le volessi bene. Ricambiai goffamente l’abbraccio del ragazzo, per poi picchiettargli sulla spalla e farmi lasciare. Pensando di aver finito con le coccole e le carezze, mi rilassai, solo per poi vedermi venire assalita da Michael che, come l’amico, mi salutò con un bacio sulla guancia e un grosso abbraccione. Non riuscii a non ricambiare il suo, mi stava simpatico e mi infondeva tanta di quella tenerezza da far invidia a un grasso grosso panda.
Risi divertita, ascoltando le proteste da parte di Calum che non credeva possibile il fatto che non volessi abbracciare lui, ma Michael si
-Scusa. Tu non hai dei capelli fighi quanto quelli di Michael! Insomma…non avresti nemmeno il coraggio di tingerteli di biondo, lui invece li ha blu ora! Capisci! Blu!-
Sottolineai la cosa puntando il dito sul ciuffo colorato del ragazzo che, orgoglioso, prese a gongolarsi gonfiando il petto, facendomi ridere ancora.
mi girai, in fine, a salutare Luke e Ashton; il primo si limitò a stringermi in un frettoloso abbraccio, il secondo a sventolare la mano sorridendo allegro. Nulla a che vedere con gli altri due affettuosi e cari pinguini di Madagascar.
-Allora Ashton…quando compi gli anni?-
Gli chiesi. In fondo quella era la sua pseudo festa di compleanno, no? Si presupponeva, quindi, compisse gli anni presto, più presto di quanto potessi immaginare, sicuramente prima del sabato che sarebbe venuto.
Sorrise alzando le spalle
-Il 7 Luglio, fra pochi giorni!-
Annuii sorridendo. Qualche giorno prima di me, o qualche settimana, il che lo rendeva a tutti gli effetti più vecchio di me. Mi trovai a ridere a quel pensiero, trovandomi gli occhi di tutti puntati  addosso
-Oh… Nulla, pensavo solo al fatto che fosse più vecchio di me!-
Portai le mani dietro la schiena, imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Calum scoppiò a ridere divertito, i suoi occhi si fecero piccolini e gli zigomi si tirarono; trovai quell’espressione tanto divertente da trovarmi a sorridere per riflesso incondizionato
-Quanto vecchio Iris?-
Riuscì a chiedere con voce strozzata dalle risate. Contai i giorni velocemente, alzando le dita ancora nascoste dalla schiena, per poi sospirare
-Qualcosa come diciotto giorni più vecchio di me-
Stavolta fu Luke a scoppiare a ridere. Scosse la testa e mi picchiettò amichevolmente sulle spalle
-Eh questa si è vecchiaia! Vecchietto Ash, vecchio, vecchio vecchio!-
Ash mise il broncio, per qualche secondo, per poi ridere e dire a tutti che sarebbe andato a farsi un giro fra gli altri invitati, invitando noialtri a divertirci come meglio credevamo. Mi trovai a seguire Calum e Michael lontano dalla piscina e vicino al tavolo con gli alcolici, per approfondire le nostre conoscenze sull’alcool. I due iniziarono con una birra, io riuscii a versarmi l’ultimo goccio di spumante, che non si sa il motivo avevan gia aperto, per buttare giù in pochi sorsi il misero bicchiere.
-Sai gira un gioco sul web ultimamente. Si nominano le persone e le si sfida a bersi d’un fiato la bottiglia di birra!-
Disse Calum a Michael, per poi fissare me e sorridere. Quei due me la raccontavano davvero poco bella e io, lo sapevo, non mi sarei mai messa  bere birra così a cavolo. Dovevo essere alticcia per farlo, perché in quel caso non avrei sentito il sapore a me sgradevole. Mi misero in mano una bottiglia di birra, appena aperta e bella fresca, poi uno dei due prese il telefono pronto a riprendere
-Facci vedere che donna sei Iris!-
Sospirai. Davvero non volevo saperne di bermi mezzo litro di birra da sola, d’un fiato, senza nemmeno aver nulla di decente gia in circolo.
-Ma anche no?-
Calum inarcò un sopracciglio, ficcandomi in mano la bottiglia e facendomi sedere su di una sedia
-Sorridi e bevi, piccolo pettirosso!-
Azlai gli occhi al cielo, osservai al bottiglia e valutai la riuscita del progetto. Sarei di certo riuscita a cacciar giu tutto, la bella domanda era: sarei riuscita a tenere dentro tutto? Hum, forse.
Presi un bel respiro e appoggiai la bottiglia alle labbra
-Vi odio!-
Dissi, prima di buttar giu la birra intera. Odiavo il saporaccio di quell’alcolico, sul serio, ma una sfida era una sfida e io non mi tiravo indietro facilmente. Una volta finito di bere, cercai di tener giu tutto prendendo bei respiri profondi. Michael, che teneva il telefono, si mise a ridere cercando di non farmi uscire dall’inquadratura
-Ora nomina!-
Alzai un sopracciglio, conoscevo quel gioco e non ci ero cascata quando andava di voga in Italia, di certo non lo avrei fatto ora
-Non nomino nessuno! Ora mettete via quel coso e andiamo a ballare!-
Mi alzai e indicai la folla di gente in giardino, davanti la console del dj improvvisata.
Presi i due per mano, orami diventati miei grandi amici di bevute li portai con me anche a ballare; quella era la regola, la mia e dei miei amici Italiani: se si beve in compagnia, si va anche a ballare. E io ero una che rispettava certe regole, davvero.
Con la musica alta e la gran folla attorno a noi, non ebbi tempo di deridere i due ragazzi per via del loro strambo modo di ballare; fui infatti presa poco dopo, o forse dopo interi lunghissimi minuti, da due enormi mani che mi fecero fare una piroletta su me stessa. Scoppiai a ridere divertita, lasciando svolazzare liberamente la gonna del vestito, la quale lasciò scoperte le gambe chiare.
Sorrisi appoggiandomi appena al petto del ragazzo con le mani
-Che fai Ash?-
Chiesi divertita, ricevendo come risposta un suo sorriso. Dio, quelle fossette.
-Non bevi qualcosa con me? Sono il festeggiato, sei obbligata a farlo!-
Annuii divertita. Non si rifiutava mai un invito a bere, soprattutto se ti veniva fatto da un bel ragazzo come lui. Certo, dovevo costantemente ricordare a me stessa che fosse fidanzato e…a proposito, dov’era la sua ragazza?
-Ashton! Dov’è la tua ragazza?-
Chiesi, osservandomi attorno mentre lo seguivo verso il tavolo ancora affollato. Ma quanta gente aveva invitato?! Certo con una casa così poteva permetterselo, poi non tutti erano come me, che invitavo solo la gente che davvero contava.
Alzò le spalle, passandosi una mano fra i capelli ricci
-E’ ad Adelaide. Non vive qua, quella sera era venuta giusto per sentirmi esibire, oggi non ha potuto-
Sospirò, chiudendo il discorso in modo palese. Il suo tono di voce era piatto e non ammetteva replice, la cosa non mi interessava troppo e quindi decisi di finirla li.
Prese due bicchieri, una bottiglia di non so che e versò tutto in uno dei due, per poi aggiungere altro, unire i bicchieri e shakerare a mo di shaker da barman. Rimasi a osservarlo, le sue mani erano tanto grandi da poter contenere entrambi i bicchieri senza troppi problemi. Che invidia.
Presi il bicchiere che mi stava passando, mimando un “grazie” con le labbra, per poi bere. Era forte, che diamine ci aveva messo dentro insomma. Vodka, di sicuro, gin, ne avrei riconosciuto il sapore secco ovunque, forse un filino di qualcosa all’anice…sambuca?? Bah
Tossii appena, facendolo ridere
-Buono? Ho improvvisato sai!-
Alzai gli occhi al cielo, accostai il mio bicchiere al suo e li feci scontrare, brindando
-Se lo butti giù tutto, giuro che mi lascio buttare in piscina senza protestare!-
I suoi occhi brillarono sentendo della sfida, sorrise amabilmente portandosi alle labbra il bicchiere, per poi sospirare
-Fossi in te mi preparerei psicologicamente! Bevi, l’acqua sarà fredda, noi la teniamo sempre un po’ più fredda degli altri!-
Con questo, si mise a bere d’un fiato il liquido alcolico. Quando lo finì, si schiarì la gola che, con molta probabilità, bruciava di maledetto; portò poi una mano alla bocca cercando di non vomitare tutto quello che si era gia passato. Allargò le braccia, sempre sorridendo, e venne verso di me
-Ecco la tua carrozza bella!-
Nonostante le mie proteste riuscì a prendermi in braccio e a portarmi verso la piscina; continuava a dire che avrei potuto anche risparmiare aria, perché una sfida era una sfida e la si rispettava. Dannato il mio orgoglio e la mia voglia di lanciare stupide sfide. Tutti si misero a seguire il festeggiato, chi con lo sguardo chi fisicamente, come Calum, per esempio, che lo incitava di gettarmi senza ritegno in piscina.
Tenendomi saldamente prese a farmi dondolare sopra lo specchio calmo dell’acqua, illuminata da faretti sul fondo e ai lati. Lo guardai sperando di comprarmi la sua clemenza con un faccino dolce, ottenni come risultato solo un suo sorriso e poi il vuoto sotto di me per pochi, interminabili, secondo.
L’impatto con l’acqua fu fulmineo e mi fece trattenere il fiato. Era davvero fredda, quel dannato aveva ragione.
Chiusi gli occhi lasciandomi cadere sul fondo, per poi darmi una spinta e risalire nuotando; gettai i capelli all’indietro, tolsi le scarpe e le lasciai sul bordo. Ash si abbassò verso di me, inginocchiandosi, sorridendo come mai l’avevo visto fare, era divertitissimo dalla cosa
-Allora. Com’è?-
Sorrisi, portando le mani fuori dall’acqua per prenderlo dalle spalle e tirarlo dentro l’acqua. Non so se grazie al suo equilibrio precario, data la posa, o per la sua benevolezza, riuscii a tirarlo con me un acqua. Mi trovai a guardare i suoi occhi, aperti come i miei, sott’acqua prima di risalire e cercare ossigeno. A quel punto tutti, notandoci dentro, decisero che fosse giunto il momento di farsi un bagno e io, decisamente più brilla di prima e poco propense a restare con dei vestiti bagnati, decisi che era giunto il momento di andarmi a riprendere i vestiti del pomeriggio.
Mi issai sul bordo, uscii dall’acqua e filai in casa a piedi nudi, togliendomi il vestito bagnato quando fui certa di non esser vista da nessuno. Lo lasciai all’entrata, non volevo gocciolare per casa come una disperata.
Salii in camera di Skye, levai il reggiseno fradicio e mi infilai la canotta del pomeriggio e i calzoncini, poi le calze e le comodissime Vans.
-Ah ecco dov’eri! Ti cambi? Quel vestito ti stava molto bene!-
Mi girai preoccupata, sospirando sollevata quando mi trovai Ashton, sorridente, appoggiato allo stipite della porta. I ricci cadevano lungo il viso, gocciolando appena, i vestiti bagnati gli si appiccicavano al corpo tonico; le guance erano rosse, invece, mostrando quanto fosse brillo, così come lo si poteva notare guardando gli occhi leggermente appannati. Mi avvicinai a lui, sorridendo, per spostargli un riccio ribelle, fermo proprio in mezzo alla fronte
-Non mi piace tenere vestiti bagnati!-
Giustificai il mio cambiamento di outfit. Mi prese la mano, portandosela ancora sul petto, come poco prima mentre ballavo
-Mi piace quando mi tocchi, sai. Oddio, sembra una cosa perversa e stupida. Non pensar male, ti prego.-
Sbattei le ciglia, confusa, per poi sorridere. Che stava dicendo. Era decisamente ubriaco.
Non che fossi da meno, sentivo i piedi leggeri, così come il resto del corpo, e vedevo i colori affievoliti, come i suoni ovattati. La musica mi rimbombava ancora nella testa come un lontano ricordo, mentre la voce di Ash mi toccava morbida.
Portai l’altra mano sul suo petto, circondandogli il collo per poter giocherellare con i capelli sulla nuca, con quella che invece gia ci stava.
-Non dire stupidaggini Ash-
Lo ammonii. Sapevo che aveva una ragazza, ma davvero mi risultava impossibile non flirtare un po’ con lui. Impossibilissimo.
Mi mise una mano sul fianco, attirandomi a se sorridendo quasi imbarazzato
-Sai è tutta sera che mi chiedo una cosa.-
Chinai il capo, curiosa di sapere cosa si stesse chiedendo dall’inizio della serata. Probabilmente che taglia di reggiseno portassi, o cose simili, che mi avrebbero fatto vedere quanto coglione fosse quel ragazzo.
Sorrise, passando a fatica una mano fra i capelli bagnati
-Chissà com’è baciarla? Davvero, hai baciato Calum, Michael, persino Luke che è sempre schivo. Me no. Mi è dispiaciuto…-
Scrollò le spalle attorcigliandosi una ciocca di capelli sul dito, osservandolo interessato.
Sul serio voleva un bacio? Che tipo.
Mi alzai sulle punte, essendo decisamente bassa, e glie ne schioccai uno sulla guancia, restando ferma qualche secondo. Non ebbi tempo di allontanarmi che si girò fulmineo, facendo combaciare le sue labbra alle mie.
Sgranai gli occhi, decisamente troppo stupita dal gesto, e rimasi ferma immobile. Non cercò di farmi aprire a forza la bocca per infilarci la lingua, fu un bacio castissimo che sapeva di anice e Ash.
Semplicemente premette più volte le sue labbra contro le mie, sorridendo ogni volta di più, per poi staccarsi appena
-Scusami. Mi è venuto istintivo…-
Si scusò, tenendo la fronte appoggiata alla mia. Come se fosse la cosa più cattiva di questo mondo, a me non era per nulla dispiaciuto. Certo lui era fidanzato, probabilmente si era preso una sbandata credendomi quella sua biondina strana. Davvero bella come cosa.
Mi staccai da lui sospirando, per poi sorridere affranta
-Non pensarci Ashton. Non diremmo nulla a nessuno e cancelleremo l’episodio. Ciò che accade quando si è brilli non vale, no?-
Risi poco convinta della mia battuta. Non andava bene come cosa, davvero. Dandogli un leggero pugno sulla spalla, uscii dalla stanza per tornare a divertirmi con gli altri; sarei stata con Calum e Michael, avrei mandato qualche messaggio delirante a Gab e Elif, mi sarei dimenticata di quello stupidissimo e insensato bacio.
Davvero, avrei scordato quella parte di serata come il resto, sapevo anche come avrei potuto fare. Dovevo solo prepararmi per un dopo sbornia da urlo.

Note dell'autore.

Ringrazio per la recensione ricevuta. So che una non è molto, ma mi sono brillati gli occhietti, che hanno anche preso la forma di cuoricino!
Ho finalmente fatto il banner rivelatore....volevo aspettare perchè non mi piace affollarli, quidni solitamente metto solo i protagonisti, ma non volevo nemmeno rivelare nulla di che.
In ogni caso, sappiate che c'è Ashton perchè io lo amo incondizionatamente! Primo perchè ha la mia età, secondo perchè è nato diciotto giorni prima di me (si ok, motivo idiota) terzo perché ha quelle adorabili fossette, quarto...mani enormi. Potrei andare avanti secoli! Ma NON lo farò, vi risparmio questa lagna assurda.
Spero abbiate voglia di lasciarmi un commentino, o aggiungere fra preferiti, ricordati, mia nonna, mia mamma e il mio gatto.
La ragazza che uso per fare Iris, è una modella e si chiama Iga Wysocka. Boh è tenerissima.
Vi amo tutti, in ogni caso, anche chi legge solo e non si fa sentire.

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Capitolo 6
*** La ragazza del caffè al limone ***


Svegliarsi con un dopo sbornia era orrendo. Dovevo davvero ammetterlo, era questo a piacermi poco delle feste: alla fine, mi trovavo sempre a dover patire un mal di testa tremendo.
Scesi in cucina, ero a casa mia. Avevo bevuto talmente tanto da non ricordarmi nemmeno come diavolo avessi fatto a tornare a casa, figurarsi se, poi, ricordavo chi mi ci avesse portata o chi mi avesse fatto entrare nel letto.
Indossavo ancora i vestiti del giorno prima, cosa positiva e negativa. Positiva, perché almeno potevo star sicura sul fatto che nessuno mi avesse vista nuda; negativa, perché puzzavano terribilmente di vodka. Ricordavo il perché, alcune scene restavano confuse nella mia testa, come quella di Calum che, più che alticcio, mi versava in bocca della vodka, direttamente dalla bottiglia. Quello stupidissimo Kiwi, avrei dovuto picchiarlo…come spiegare a mamma del perché i miei vestiti puzzassero tanto?! Come!
Una volta assicuratami che non vi fosse nessuno in casa, aprii il frigorifero e presi un bel bicchierone d’acqua fresca. Lo bevvi avidamente: avevo la gola talmente secca, che mi sembrava di aver passato tre anni interi nel deserto.
Sapevo quale rimedio avrebbe funzionato con me! Un bel caffè…ma mi pesava doverlo fare quindi, salita nuovamente in camera mia e indossato qualcosa di decente, e anche un reggiseno che mi era magicamente scomparso, uscii di casa con la borsa in spalla, pronta a fermarmi nel primo bar incontrato.
Dopo nemmeno cento metri mi andai a scontrare contro Luke, solo lui poteva essere tanto alto e biondo e maldestro
-Hei Iris! Pensavo mi avessi visto…-
Si scusò, grattandosi la testa. Come me, indossava la maglia e i pantaloni della sera prima. Doveva esser rimasto a casa di Ashton a dormire, come minimo; probabilmente Liz l’avrebbe ammazzato se fosse tornato a casa ubriaco.
-No scusami tu. Sono su un altro pianeta attualmente, se non addirittura in un’altra galassia-
Feci una smorfia, passando la mano fra i capelli scompigliati e pieni di nodi. Mi andava di culo che erano lisci e quindi non si notava troppo. Certo, la mia faccia sconvolta e decisamente assonnata, non aiutava a farmi sembrare una appena uscita da un riposino ben fatto.
Vidi il biondo sorridere, per poi avvicinarsi a casa sua
-Mi aspetti?! Mi cambio e vengo con te, non mi va di stare a casa.-
I ragazzi erano sempre tutti senza un porto fisso, davvero buffa come cosa. Insomma, io non vedevo l’ora di stare a casa per potermi riposare, questi invece volevano solo uscire. Dovevo proprio esser vecchia per pensarla così, sul serio.
Aspettai Luke, sedendomi su un muretto basso, per poi scendere quando lo vidi venirmi incontro. Indossava una canottiera nera dei Nirvana, un paio di skinny jeans strappati sulle ginocchia, un paio di bellissime Vans blu scuro, che facevano a pugno con il giallo della maglia e il nero del resto. Sbuffai, fissandolo per poi indicare le scarpe
-Non li sai abbinare i colori. Sei proprio un ragazzo! -
Rise divertito, passandosi la mano fra i capelli. Aveva l’aria stanca, come la mia probabilmente, avevo deciso di ritenere devastanti le feste di Ashton.
Ci incamminammo verso un qualche bar a caso, chiesi a lui di decidere dove andare, contando che viveva li da una vita intera presumevo conoscesse bene i posti. A mia difesa, oltre al fatto di non voler decidere una precisa meta, dissi che non avevo ancora avuto tempo di trovare un bar da considerare carino.
- Beh. C’è sempre Starbucks .-
Annuì convinto. In Italia non avevamo Starbucks, quindi non impazzivo per quel tipo di posti. Mi piaceva il caffè forte, quello Italiano, il vero caffè espresso. Sapevo benissimo, invece, che li lo facessero tutto fuor che espresso e a me serviva quello per farmi passare il mal di testa. Certo, non avrei trovato da nessuna parte un caffè del genere, se non a casa mia, per tanto annuii accettando di andare dove propostomi da Luke.
Durante il tragitto nessuno dei due parlò, tutti e due troppo stanchi e sulle nostre per conversare. Il silenzio, però, si interruppe non appena entrammo dalla porta della caffetteria; guardai i tavoli e riuscii a prenderne uno con i divanetti, lasciandomi cadere scomposta su questo.
Portavo dei jeans lunghi, quindi non mi preoccupai di esser poco aggraziata, insomma ero stanca poteva starci no?! Luke mi imitò, per poi appoggiarsi al tavolo con i gomiti e massaggiarsi le tempie sospirando
-Il mal di testa mi sta distruggendo!-
Aprii gli occhi, sospirando pesantemente, concordando con lui. Non era davvero una mattina da urlo, per nulla.
La ragazza della caffetteria, con un completo color mocaccino, arrivò da noi per prendere l’ordine. Presi un semplice caffè con del limone a parte e del ghiaccio dentro, consigliando anche a Luke di fare lo stesso; a parte, presi un bel cappuccio esageratamente grande e una ciambella al cioccolato. Dovevo pur fare colazione e sconfiggere gli acidi nello stomaco, no!?
-Limone nel caffè? Che gusti pessimi Iris!-
Feci una smorfia, non era per nulla buono il limone nel caffè, ma aiutava davvero a far passare il mal di testa da “ venerdì o sabato sera”. Mi accasciai con la faccia sul tavolo, sospirando pesantemente
-Ti ricordi qualcosa di ieri sera Luke?-
Mi decisi in fine a chiedergli. Lui alzò le spalle, annuendo
-Più o meno. Intendevi chiedere se hai fatto qualcosa di stupido? Perché la risposta è si!-
Mi guardò con sguardo critico. Arrossi involontariamente, cosa potevo aver fatto di tanto stupido da potermi guadagnare un’occhiataccia simile?! Andiamo, Luke, non prendermi in giro con quel faccino serio.
-Se vuoi ti racconto quello che ricordo. Tagliando le mie parti certo, nessuno deve sapere che ho fatto!-
Alzò le sopracciglia, lasciandomi intendere cosa non volesse raccontare. Mi schiarii la voce, facendogli segno di iniziare a raccontare quello che, probabilmente, sarebbe stata la storia più imbarazzante per me.
iniziò dicendo che mi ero fatta buttare in piscina da Ashton, di avercelo poi tirato dentro facendo così tuffare tutti. Dopo essere scomparsa ero ritornata per rubare Calum e Michael a delle ragazze a caso, per divertirsi con loro. Allora avevo iniziato a far ridere parecchie persone, basicamente ballando sul tavolo  e scherzando con i due ragazzi. A un certo punto mi ero alzata la maglia e l’avevo tolta, imitando Cal e Mickey che sentivano caldo. Questo mi fece arrossire pesantemente; non potevo credere seriamente di averlo fatto, insomma io avevo vergogna persino a mettermi in costume, figurarsi a spogliarsi davanti a un sacco di persone!
-E a questo punto è arrivato Ash!-
Aprii gli occhi. Che c’entrava lui con tutta sta storia?! Odiavo ubriacarmi e poi finire con l’entrata in scena di qualche ragazzo che consideravo decisamente apprezzabile. Davvero, davvero pessima coma cosa. Portai una mano sul viso, coprendomi gli occhi, per spiare appena dalle dita aperte
-E?-
Chiesi esitante. Lui alzò le spalle, divertito. Disse che Ashton si era tolto la maglia e mi aveva infilato la sua, che la cosa non mi era proprio andata giù e dopo averlo insultato per avermi tarpato le ali, mi ero sfilata la sua maglia, l’avevo gettata in piscina a qualche ragazza che la voleva proprio e mi ero infilata nuovamente la mia. A quel punto Cal e Mickey mi avevano fatta bere dalla bottiglia, versandomene metà addosso.
A riportarmi a casa, a quanto pareva, era stato Ash. Il più responsabile forse, o solo il più sobrio dato che poi avrebbe dovuto sistemare tutto.
Fantastico. Mi aveva pure riportata a casa.
-Che palle!-
Imprecai, facendo ridere ancora di più Luke che, nel mentre, aveva aiutato la cameriera a dar gli ordini al nostro tavolo, ringraziandola e pagandola. Allungai la mia parte di denaro, solo per vedermelo restituito dal biondo
-Tranquilla pago io. Nessun problema!-
Annuii, dicendo di essere in debito poi, versato il limone nel mio caffè con ghiaccio, buttai giu tutto sperando in un effetto estremamente miracoloso. Non ci mise molto a passare, il mal di testa. Era un rimedio infallibile quello, sapevo di dover sempre dare ascolto a nonna, davvero.
-Davvero Luke. Prendi quel caffè e butta giu, poi vedrai che deciderai di dedicarmi una canzone. So gia come la intitolerai!-
Allungai le mani, tracciando un arco immaginario
-La ragazza del caffè al limone-
Nome pessimo, che lo fece però ridere e decidere di provare il favoloso caffè con limone e ghiaccio. Fece una smorfia nel deglutire, ma dopo poco aprì gli occhi e si allungò sul tavolo per darmi un bacio a schiocco sulla guancia. Sorrisi divertita, l’avevo detto, io, che era un metodo infallibile.
-Io non l’accetto Iris! Mi sento terribilmente sminuito. Insomma sono l’unico a doverti sottrarre baci, mentre a questi altri li dai a gratis.-
Mi voltai alzando un sopracciglio. Calum stava proprio dietro di me, appoggiato alla superficie lignea del mio divanetto, spingendomi appena per farsi fare spazio
-Che ci fate qua ragazzi?-
Chiesi, salutando il Kiwi con un bacio sulla guancia, facendolo sorridere amabilmente. Mickey si mise di fronte a me, accanto a Luke, Ashton comparve poco dopo, con una cuffietta recante la scritta “bad air day “ calata sulla fronte e gli occhi ancora impastati dal sonno. Non riuscii a non sorridere, vedendolo sedersi accanto a Michael, che oggi aveva i capelli verdi, e appoggiargli con poca grazia la testa sulla spalla.
-Caffè! Caffè caffè caffè-
Rispose Calum, battendo come un forsennato le mani sul tavolo, con mio grande disappunto. Gli fermai le mani, alzando gli occhi al cielo e chiedendomi, per l’ennesima volta, come mai nessuno l’avesse ancora picchiato.
-Hood. Se hai intenzione di morire fa pure casino, ma a me e al biondo è appena passato un mal di testa con i controfiocchi.-
Puntualizzai, ottenendo come risposta un segno d’assenso da parte di Luke. Michael e Calum scoppiarono a ridere, raccontando altri aneddoti della sera prima come, per esempio, la gara di barzellette pessime, la gara di scioglilingua a prova di ubriachi, gli scherzi telefonici. Manco fossi stata una mocciosa di sedici anni, insomma. Proposi anche agli altri tre il rimedio di nonna, Michael non rifiutò, a quanto pareva non gli dispiaceva provare cose, con la certezza che queste non fossero assolutamente schifose certo. Con gli altri due dovetti insistere un po’, ma poi accettarono. Ashton mi sembrava davvero troppo strano, continuava a ignorarmi, con al cuffietta calata sul viso a coprirgli gli occhi chiari. Non ci badai molto, ero fatta così e se qualcuno non voleva parlarmi me ne facevo semplicemente una ragione.
Ci alzammo, una volta finito tutto, ma nell’uscire dalla caffetteria fui bloccata dal riccio. Qual buon vento, aveva deciso di calcolarmi.
-Si?-
Dissi sorridendo. Uno di quei sorrisi da “non rompere le palle, pessima giornata”, uno di quelli che meglio mi usciva da che io ne avessi memoria. Sbattè le ciglia, probabilmente confuso da quella mia reazione da scocciata.
-Volevo parlare di ieri sera.-
Ora, ad esser confusa, ero io. Insomma gli avevo gettato la maglia in piscina, ma non poteva avercela sul serio con me per quello. Alzai un sopracciglio, solitamente quando bevevo così tanto non mi importava di ricordare, insomma avevo bevuto per scordare a quanto pareva
-Ieri sera è successo qualcosa? Ti prego dimmi che non ho, che ne so, picchiato il tuo cagnolino o che altro. Perché davvero, ricordo ben poco da dopo che mi hai offerto quel drink fatto a caso.-
Sospirò passandosi la mano fra i capelli, sorridendo rilassato. Avevo sul serio fatto qualcosa che non voleva ricordassi, cazzo che bello, ora per principio mi sentivo in dovere di indagare
-Non hai intenzione di dirmi che ho fatto, vero?!-
Scosse la testa
-In verità si. Tu hai detto che quello che si fa da ubriachi non conta e eravamo entrambi brilli. Penso sia scappato un bacio, ma nulla di che, davvero.-
Mi sentii arrossire. Possibile che fosse così stupidamente diretto nel dire le cose. Non teneva da conto il fatto che fossi, che ne so, tremendamente timida. Sospirai, cercando di limitare quel mio rossore e non farmi diventare un peperone appena maturato.
-Ok si. Scusami non era mia intenzione ma mi capita quando sono brilla e single. -
Cercai di scusarmi. Un bacio non aveva mia ucciso nessuno, no, poi lui sembrava rilassato dalla cosa quindi meglio.
-Hem…si, accetto le scuse se accetti le mie e andiamo avanti. -
Allungò una mano, per fare pace tipo; la presi e poi, velocemente, mi strinse in un caloroso abbraccio che sapeva di menta e borotalco. Di fresco. Quello era il suo profumo, davvero buono.
Mi schiarii la voce allontanandomi appena
-E ti prego. Ti prego! Non dire nulla alla mia ragazza. Ucciderebbe entrambi.-
Alzai gli occhi al cielo. La sua ragazza non la reggevo proprio e l’avevo vista una volta sola. Mi allontanai definitivamente da lui, sorridendo forzatamente come prima
-Ashton non lo farei mai, non sono così stronza da voler rovinare una coppietta felice.-
Decisi di tornare a casa, avviandomi seguita da lui. Se ne stava in silenzio, con le mani in tasca, camminando accanto a me e guardandomi di tanto in tanto.
-Sai, non siamo una coppietta felice, ma ci sto provando. Credo!-
Scrollò le spalle, ottenendo in fine la mia attenzione. Quindi non erano rose e fiori quei due, mh…forse meglio per me. Non che mi ci volessi legare, sul serio, ero ancora dell’idea di lasciare Sidney di li a un anno. Ero seriamente convinta di non volerne sapere. Per questo, gli presi la mano sorridendo affettuosamente
-Vedrai che andrà bene. Io devo girare qua. Ci vediamo in giro Ash!-
Gli lasciai un bacio sulla guancia, salutandolo con la mano e avviandomi a casa, sperando di aver dato l’idea di volergli  essere amica. Almeno a lui. Perché io, di sicuro, non mi ero convinta a pieno.

Note autore

Ringrazio le persone che hanno aggiunto la mia storia fra le preferite, le ricordate o le seguite. E ringrazio anche per la recensione ricevuta. Non smetterò mai di ripetere quanto possano significare per me, davvero.
Questo capitolo è più corto rispetto ai soliti e, sinceramente, non mi piace molto. non so, forse per la scarsa ironia o che ne so...sul serio! Spero almeno a voi possa piacere!
Ci vediamo con il prossimo capitolo.
Love, Bee <3

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Capitolo 7
*** Come si chiama l'arpia bionda? ***


Ok. Dovevo ammetterlo, dire di non voler fare amicizia li a Sidney, per il semplice fatto di non voler legare con nessuno prima di tornare in Italia, era stata una grossa e grassa bugia.
Insomma, chi avrebbe voluto passare un intero anno in solitudine?! Beh di certo non io, nonostante tutti i miei buoni propositi di studiare per l’università, fare la brava ragazza, bla bla bla.
Inoltre, dovevo ammetterlo, avere sempre gente per casa non aiutava affatto: con la scusa che mamma se ne stava a lavoro fino a tardo pomeriggio, Claude non perdeva tempo e organizzava continue partite di gameplay a casa nostra. Quello stupidissimo fratello fissato con i videogiochi come i suoi stupidissimi amici. Cavolo, quel nanerottolo aveva preso tutto da me, nerdaggine compresa.
Passai la mano fra i capelli, cercando inutilmente di far ripartire la rete internet che, quel giorno, sembrava non voler assolutamente funzionare. Non mi sarei arresa, però, e non avrei assolutamente mai chiamato uno di quei graziosissimi, quanto stupidi e inutili, tecnici della rete. Con loro, la realtà diventava un loop temporale, durante la quale si sarebbe ripetuta una sola scena: ho un problema a internet/no da noi è tutto a posto/ no non è vero/ si è vero/ no non è vero e via verso l’infinito e oltre.
Osservai il pc portatile, la lucetta del wi-fi era spenta e maledissi me stessa per non essermene accorta una ventina di minuti prima. Quindi quello era un problema del computer stesso, eh, e sinceramente non mi andava di perdere altro tempo, quando sapevo benissimo che in camera sua Claude aveva un favoloso computer fisso.
Uscii dalla mia camera, mi affacciai alle scale per sentire i soliti schiamazzi dei ragazzi al piano di sotto, alzai le spalle con indifferenza e mi fiondai nella stanza di mio fratello per accendere poi il favoloso pc che a me era stato negato. Solo un fisso in quella casa, a me era toccato uno schifoso portatile, per l’università, certo…
Una volta connessa, senza pensarci troppo, spedii un messaggio a Gab e Elif e nel giro di pochi secondi vidi i loro account illuminarsi di verde: era giunta l’ora sacra, l’ora del gioco. Giocare in co-op era sempre stato divertente, soprattutto perché Gab ed Elife si davano addosso ogni qualvolta uno morisse; io, invece, venivo per lo più lasciata libera di fare, non per nulla muovevo un favolosissimo elfo ranger.
In quel caso, però, stavo decisamente morendo io, una volta tanto ci voleva certo, e quindi i due mi stavano addosso come calamite ad un frigorifero, facendomi pentire ogni secondo di più di aver fatto una scelta troppo azzardata. Che colpa ne avevo io se, per la prima volta, arrivavo ad un boss a me sconosciuto e decidevo scioccamente di attaccarlo, pur avendo la possibilità di evitarlo! Insomma, loro lo sapevano, eppure non mi avevano avvisata.
Morente e senza più pozioni per curarmi, lasciai che il personaggio perisse sotto l’ultimo letale colpo del grande boss, accasciandomi contro la sedia dallo schienale alto, stanca. Sentivo le risate dei due in call su skype, che stronzi patentati.
-Siete perfidi! Insomma voi lo sapevate e non mi avete avvertita! Per ben tre volte di seguito mi avete fatto affrontare quel boss, senza dirmi nulla! Dovreste essere i miei migliori amici!-
La porta alle mie spalle si aprì scricchiolando, facendomi distrarre dalle risate degli altri due; mi voltai di scatto, con la faccia colpevole, pronta a spiegare a Claude il perché stessi usando il suo computer invece che il mio.
Tirai un sospiro di sollievo quando vidi un ciuffo decisamente troppo verde per appartenere a mio fratello.
Michael, quel mese, aveva deciso di darsi al green, abbandonando l’adorabile ciuffetto viola che, secondo me, tanto gli donava. Sfregai le mani sulle cosce, togliendomi le grosse cuffie, e lo osservai sorridere, contraccambiando a mia volta il sorriso
-Tuo fratello diceva ci stessi rubando la connessione internet giocando a qualche gioco in co-op. Non ci volevo credere, sinceramente! Non mi sembravi una troppo nerd, ma a quando vedo mi sbagliavo!-
Indicò, tutto contento, lo schermo del pc. Si sedette accanto a me, sullo sgabello che io solitamente usavo come poggia piedi, e osservò le ore di gioco, le abilità e le caratteristiche del personaggio, annuendo contento
-Non male per una ragazza! Che altri giochi hai?-
Chiese. Sorrisi divertita, vedendo la luce brillare nei suoi occhi. Mi avevano accennato al fatto che fosse un giocatore accanito, ma non vi avevo prestato troppo ascolto. Spensi la chiamata con Gab ed Elife, dicendoli che ci saremmo sentiti verso sera, quando per loro era finalmente pomeriggio. Pensai che andassero a dormire, contando il fatto che in Italia doveva essere notte inoltrata. Michael, aspettando ancora la mia risposta, si mise a tamburellare le dita sulle ginocchia. Le sue mani non mi piacevano troppo, erano piccole per i miei standard, ma stavano tremendamente bene con il resto del corpo quindi…
Sospirai, mi schiarii la voce e aprii la lista di giochi, alcuni non avevo ancora avuto il coraggio di giocarli, come per esempio Outlast e il suo dlc. Maledetti coloro che me l’avevano fatto conoscere.
-Posso giocare? Dai, ti prego! Mi sono stufato di fifa-
Fece quelli che, in teoria, dovevano essere degli enormi occhioni dolci, ai quali non riuscii a resistere. Mi alzai dalla sedia ridendo, gli infilai le cuffie e cedetti la mia sedia a lui
-Prego! Ma creati personaggi tuoi, ci tengo ai miei bambini!-
Osservai lo schermo come una mamma apprensiva avrebbe osservato il suo bimbo prima di lasciarlo a casa di qualche amichetto poi, lasciando un bacio sulla fronte di Michael, uscii dalla stanza lasciando la porta aperta
-Chiamami se ti serve qualcosa!-
Salutandolo con la mano scesi in cucina per prendermi qualcosa da bere; era stranamente piombato il silenzio in salotto, il che mi fece leggermente insospettire. Uscii dalla cucina con una bottiglietta di thè verde in mano e entrai in salotto: Calum stava giocando da solo alla play, con il volume al minimo, mentre Luke e Claude parlotto lavano sotto voce fra di loro. Ashton mancava all’appello, il che mi sembrò strano, insomma, non uscivano mai se non tutti assieme quei quattro, a differenza di mio fratello che se ne stava a spasso anche per i cavoli suoi.
Mi lasciai cadere accanto a Calum, che si voltò sorridendo per salutarmi, mettendo in pausa il gioco
-Ciao Kiwi!-
Mi baciai la mano per poi soffiare su questa, facendogli volare il bacio sulla guancia. Mise il broncio, era l’unico che non baciavo spontaneamente e lo facevo solo per un motivo: a lui dava tremendamente fastidio e io ero un esserino irritante.
Scoppiai a ridere e lui, per protesta, s’impossessò della mia bottiglietta di thè, lasciandomi a mani vuote e bocca aperta per lo stupore. Misi il broncio, chiedendogli di restituirmela; mi rispose toccandosi la guancia con un dito, picchiettando su questa in attesa del meritato bacio che non vi mise molto ad arrivare. Una volta pagato il mio rapitore, potei avere indietro la mia bellissima bottiglietta, dalla quale bevvi un sorso per poi offrirne all’amico fruttoso.
-Come mai tutto questo silenzio, a proposito?-
Alzò le spalle, sospirando
-La ragazza di Ash ha appena chiamato. Era incazzata nera e urlava, la sentivamo persino noi, lui ora è fuori in giardino credo.-
Alzò ancora le spalle. Mi dispiaceva per lui, così come dispiaceva ai ragazzi. Chissà perché era arrabbiata quella best….quella gioia della sua ragazza. L’avevo vista tre volte nel giro di un mese e nessuno dei tre incontri era stato piacevole.
Durante il primo, mi aveva “accidentalmente” versato del caffè addosso, macchiando una delle mie maglie panna preferite. Durante il secondo mi aveva spinta in una fontana, costringendomi a tornare a casa. Ovviamente sempre accidentalmente, certo.
L’ultimo incontro me l’aveva fatta odiare, questo perché era accaduto in presenza di Ashton e basta. Insomma, stavamo uscendo io e lui, da soli e in amicizia perché avevo dormito dalla cugina e, quindi, mi aveva trovata la mattina a casa sua, da sola. Durante il pomeriggio si era offerto di riaccompagnarmi ma, essendo presto, avevamo deciso di fare una deviazione e andare per negozi perché, sinceramente, a me andava di fare shopping. Inutile dire che quando ci trovò fuori dal camerino, sembrò volesse squartarmi con lo sguardo; si prese Ash e se ne andò.
Questo più o meno  dopo le due settimane susseguitesi dopo la sua festa di compleanno. Certo, quella stronza se ne stava a casa sua per il compleanno del ragazzo, ma per le altre settimane no. La coerenza di certa gente urtava il mio sistema nervoso.
-Credo mi odi, in ogni caso-
Dissi, attirando nuovamente l’attenzione di Calum. Si grattò la testa e alzò un sopraccilio, con una muta domanda dipinta in volto
-La ragazza. Come si chiama poi? La mia mente si rifiuta di ricordarsi il suo nome….che resti fra noi due, ma per me è “l’arpia bionda”-
Calum scoppiò a ridere, facendo interessare al discorso anche Luke e Claude che, nel frattempo, si erano avvicinati a noi. Vedendolo con i lacrimoni agli occhi gli chiesero che fosse successo; la spiegazione non tardò ad arrivare, facendomi arrossire e sbuffare infastidita. Non mi piaceva essere al centro dell’attenzione, anzi ero una che se ne stava sulle sue nonostante tutto.
-Si chiama Melanie!-
Riuscì finalmente a dire, tossendo il nome proprio mentre Ashton faceva il suo trionfale ingresso, sbuffando pesantemente e passando le mani fra i capelli ricci. Si tolse la bandana lanciandola sul divano, seguendola poi spalmandosi si questo, accanto a me, con le mani sul viso
-Che dicevate a proposito di Mel? -
Chiese, schiacciandosi i palmi delle mani sugli occhi, come a voler farsi passare un mal di testa improponibile. Sgranai gli occhi osservando Calum con fare minaccioso; mi passai l’indice sulle labbra, intimandogli di stare zitto. Mi voltai appena, tirandomi dritta con la schiena, per poggiare poi le mani sulle ginocchia e mantenere quella posizione rigida. Non ero più stata troppo vicino ad Ash dall’ultimo incontro con l’Arpia, quella vicinanza attualmente mi metteva a disagio.
-Nulla di importante, mi dicevano che urlava al telefono, per questo se ne stavano zitti.-
Questa volta fu Calum a guardarmi male. In quel momento invidiai pesantemente Michael, che se ne stava in camera di mio fratello a giocare come avrei voluto fare io. Distolsi lo sguardo dalla figura di Ash, cercano di interrompere la mia lista mentale di cose perfette. Aveva delle mani da urlo, come piacevano a me, delle braccia forti, spalle e schiena larghe, un viso d’angioletto, un sorriso favoloso….dovevo davvero smetterla e ripetermi che, anche se non fosse stato fidanzato, non vi sarebbe mai stato nulla oltre che amicizia.
Fissai uno dei quadri di casa mia, sentendo la sua posizione cambiare; si tirò su, come me, per poi allungare le braccia verso l’alto e sgranchirle
-Già. E’ a Sidney e torna in settimana a casa. Voleva andassi con lei a una festa e non le va bene il mio attuale guardaroba. Passerà fra poco, anzi a momenti.-
Scrollò le spalle prendendo la bandana fra le mani, per poi osservarla attentamente, pensieroso. Il citofono di casa suonò e lui, invece, lasciò cadere la bandana sul divano. Si alzò e andò a fare gli onori di casa come se fosse il proprietario.
Osservai gli altri, scrollarono le spalle e tornarono a farsi i cavoli propri come se nulla fosse, perché era questo che era successo: nulla.
Scossi la testa sospirando, poi presi la bandana e mi alzai andando verso la porta
-Senti Ash hai lasciato questa-
La ragazza, più bassa di lui, sbucò fuori dalla sua figura, facendolo scansare per potermi fissare con quel suo fare da superiore indiscusso. Le avrei volentieri strappato i capelli, ma io ero una persona civile, assolutamente poco propense alla violenza, anche se aperta al culto del “vaffanculo”. Sorrisi, cercando di essere convincente, ma decisi di rinunciare quando vidi voltarsi Ash in mia direzione. Non sembrava felice di vedermi li, che strano, eppure pensavo di essere io a casa mia e non il contrario. Dovetti fare appello a tutta la mia forza interiore per non mandar via quella strega a suon di parolacce e rivolgermi ancora al ragazzo
-Allora? La bandana!-
Sventolai il pezzo di stoffa rosso davanti a lui, senza salutare miss Arpia Sidney edition. Lui alzò le spalle, scosse la testa e sorrise
-Non è mia! Non ne porto da un po’, forse è di Luke sai!-
La ragazza si mise a ridere divertita, coprendosi la bocca con la mano come solo una dama dell’ottocento avrebbe fatto. Stupida oca viziata.
Alzai un sopracciglio, osservandola scettica
-Scusa, Ash non mette certe cose sai, ha gusto nel vestire, classe.-
Che avesse gusto non lo mettevo in dubbio, certo, ma non definivo classico il suo stile, sul serio. Scossi la testa alzando gli occhi al cielo, sul serio si faceva comandare da quella?!
-Wow…che schifo!-
Lui spalancò la bocca come a voler dire qualcosa ma, prima che lo facesse, lo salutai mantenendo un tono di voce piatto, lo spinsi leggermente per farlo scendere sul primo gradino davanti la porta, e chiusi questa in faccia ai due. Risalii le scale con la fascia in mano, decisa a sbatter via Michael dal pc per potermici sfogare, giocando a qualche picchia duro.
Lo trovai che parlava allegramente con i miei due amici
-Cazzo traditori!-
Gli sbottai contro, ridendo di gusto assieme agli altri tre. Lanterna Verde mi fece sedere sulle sue gambe, in modo da essere inquadrata assieme a lui dalla telecamera, facendo capire a tutti che non aveva assolutamente intenzione di staccarsi da quel pc. Erano simpatici, diceva Michael, e non potevo dargli torto. Insomma erano i miei migliori amici.
Mi venne in mente di chiamare anche gli altri due, a Elif sarebbe piaciuto Calum, l’avrebbe preso subito in simpatia, insomma lui era Kiwi! Come si poteva evitare di farselo venir simpatico!
Quando salirono scoppiò il putiferio: mio fratello che mi urlava di smetterla di usare il mio pc, i suoi amici che facevano i deficienti con i miei amici stando davanti alla web, Elife che dava del Kiwi al kiwi e lui, invece, che le dava della cinese mancata. Sospirai e li cacciai tutti dopo una ventina di minuti, salutando anche Elif e Gab per potermene stare da sola.
Entrai in camera e mi sdraiai sul divano, convinta di farmi un bel sonnellino pomeridiano e risvegliarmi verso cena, che avrei saltato sicuramente dato l’umore nero che mi aveva fatto venire una certa.
Mi addormentai, lo dedussi dal fatto che qualcuno stesse cercando di svegliarmi da non so quanto. Due mani mi presero per i fianchi, stringendo appena; mi girai a pancia in giu, infastidita, solo per poi digrignare i denti sentendo un peso eccessivo sulla mia schiena. Qualcuno si era buttato addosso a me.
-Cazzo Claudio, sei morto santo cielo! Sai che odio, odio, essere svegliata così!-
Sentii ridere. Una risata inconfondibile che mi fece arrossire improvvisamente e muovere in fretta; mi ritrovai bloccata sotto ad Ash che, ancora, rideva preso bene dalla mia reazione poco fine. Sospirai affranta, non poteva essere così, sul serio, mi faceva tornare il buon’umore nonostante fossi incazzata con lui.
Non con lui, con lei.
Mi corressi mentalmente, dicendomi che lui non aveva colpe, no?!
Cercai di fissarlo male, per poi scoppiare a ridere con lui. Decisa però a non dargliela vita, mi misi seduta e incrociai le braccia al petto
-Che vuoi!? Ho ucciso per molto meno!-
Il mio tono, duro e deciso, non ammetteva repliche ma solo scusanti valide.
Si fece serio improvvisamente, passandosi le mani fra i capelli con fare decisamente imbarazzato. Che carino.
-Ecco…mi spiace per oggi. Sai Mel non è sempre così, ma quando ci sei tu non so che le prende-
Scrollò le spalle. Oh sapeva bene che le prendeva, non sapeva darsi una spiegazione ma lui sapeva bene che succedeva alla sua carissima ragazza.
Mi alzai dal letto, gli gettai la bandana che mi ero legata al polso, senza rendermi realmente conto della cosa, e poi indicai la porta
-Non mi interessa. Grazie per esser passato a riprenderti le “cose che non indossi mai”- dissi facendo il segno delle virgolette –ma ora sono stanca e affamata, quindi o mi offri una cena decente, cosa che dubito vorrai fare perché sai…., oppure te ne vai.-
Ancora mi guardò, rigirandosi fra le mani la bandana, per poi alzarsi e prendermi per mano
-Prendi scarpe e borsa che usciamo.-
Fu chiaro e conciso e, in tutta sincerità, non riuscii a dirgli di no e mi lasciai trascinare da lui a zonzo per Sidney. Ero così volubile, diamine.
La cena fu piacevole, nonostante mantenessi un costante muso e cercassi di evitare il suo sguardo. Decise di riaccompagnarmi anche a casa, a piedi, e di fermarsi in un parchetto a caso prima, per smaltire lo schifo ingerito.
Si andò a sedere sull’unica altalena intatta, guadagnandosi una mia occhiataccia
-Che cavaliere!-
Si mise a ridere, mi prese una mano e mi trascinò in braccio a lui. Arrossii, schiarendomi la voce, cercando di non imbarazzarmi troppo. Cavolo.
-Sei ancora arrabbiata con me?-
Prese una ciocca di capelli, alzandola e lasciandola cadere sulle spalle, per poi prenderla ancora e ripetere l’azione. Alza, lascia cadere, riprendi. Era un movimento distratto e spontaneo, per nulla meccanico, che non metteva a disagio.
Sospirai, prima di rispondere
-No,non ci riesco a restare arrabbiata, non per queste cavolate. Ma sinceramente…ti sembra normale farti  imporre da una ragazza il modo di vestire!? Che cavolo!-
Alzai gli occhi al cielo, facendolo ridere, tranquillo e pacato. Appoggiò la testa alla mia spalla, cingendomi al vita con le braccia
-Già, ma sto cercando di salvare il salvabile-
Sospirò, l’alito caldo mi arrivò alle narici, sapeva di menta e cioccolato, come il frappè che si era appena preso su mio consiglio. Mi trovai a fissargli le labbra, pensando se baciarlo o meno. Dandomi della cretina mi risposi che no, non avrei mai fatto una cosa tanto stupida…era  un amico di mio fratello, e poi era fidanzato.
Sbattei le palpebre, riprendendomi dai miei pensieri
-Non voglio perdere una potenziale amica sai. Poi sei l’unica qua ad avere la mia età, è bello avere qualcuno vecchio come te per amico fisso.-
Scossi la testa ridendo, quanto poteva essere stupido, sapevo benissimo che non avesse solo tre amici, che diamine. Mi alzai sorridendo, prendendo la borsa da terra dove poco prima l’avevo lasciata
-Non dire stronzate Ash. Io sono più giovane di te, di diciotto giorni, ma più giovane!-
Scoppiò a ridere alzandosi a sua volta, mi tese la mano aspettando che la prendessi, poi mi riaccompagnò a casa senza dire troppo di più, aggiungere parole sarebbe stato da idioti, ora che le cose si erano  più o meno sistemate.
Arrivati davanti a casa, mi legò di nuovo la bandana al polso, sorridendo soddisfatto
-Ti sta bene, ho deciso che te la regalo, perché tutti vorrebbero un pezzo di Ashton Irwin! Un giorno la potresti vendere, perché io e i ragazzi saremmo famosi!-
Ammiccò facendomi ridere. Annuii osservando il polso, mi stava bene sul serio, modestamente.
Mi allungai, gli appoggiai le mani sulle spalle e, in punta di piedi, gli lasciai un bacio sulla guancia, sorridendo
-Buona notte Ash-
Sorrise a sua volta, staccandosi lentamente da me
-Notte Iris-


Spazio autrice
Ho aggiornato. Oh mio Dio si, non ci posso credere nemmeno io!
Scusate sono stata un po' presa dalla scuola eccetera eccetera! In ogni caso, l'importante è che sia riuscita ad aggiorare no?!
E si!
A
llora da che cominciare?! Il rapporto fra i personaggi inizia a svilupparsi, Iris è di certo parecchio legata a Calum, nonostante sia scettica a mostrare affetto a tutti in generale. E' inoltre decisamente confusa da Ash perchè, dai, come si fa a non essere confusi da lui!!
Parlando d'altro...mi sono iscritta al concorso per il Meet&greet! Sinceramente spero di aver vinto qualcosa, qualsiasi cosa, e auguro a tutti buona fortuna! (non per essere egoista, ma spero che uno dei 15 pass sia mio <3 )
Alloraaa....alla prossima! Mi lasciate una recensione? A me farebbe davvero, davvero piacere sapere cosa pensate della storia! Vorrei essere motivata a continuarla perchè a qualcuno interessa, davvero!

Alla prossima, baci, Bee <3
 

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Capitolo 8
*** Non sono gelosa. ***


La domanda frequenta della settimana, era una e semplice: che farai al compleanno?
La risposta, era sempre la stessa: che ne so, mi inventerò qualcosa.
La verità?! Non sapevo sul serio che fare, e non era una novità contando che non sapevo mai che fare, ma, in ogni caso, ora le cose erano decisamente differenti dagli altri anni. Qua conoscevo, si e no, sei persone e nemmeno abbastanza da poterle considerare potenziali invitati ad un compleanno che nemmeno avrebbero saputo si sarebbe tenuto.
Insomma si, avevo passato la settimana a giocare con Michael, tartassare Calum con soprannomi differenti e prendere per i fondelli Luke e la sua smisurata serietà, certo, ma non sapevano nemmeno compissi gli anni quel mese. Anzi, io l’avevo detto ma probabilmente l’avevano rimosso.
Con Ashton? Non lo sentivo da qualcosa come due giorni, probabilmente aveva fatto una chiusa terribile con la terribile ragazza. Non gli avevo nemmeno accennato ad una potenziale festa cosa che, forse errando, avevo fatto con la cugina.
Ora Skye, infatti, si aggirava nella mia stanza passando la mano sul mento, pensando a cosa organizzare di bello, mettendomi anche una certa ansia addosso
-Allora…potremmo affittare una stanza. O vuoi farlo a casa tua?-
Alzai un sopracciglio fissandola male. Quella non era casa mia, primo, secondo no, non avrei mai e poi mai voluto fare qualche festa li, con la stragrande probabilità di vedermi crollare casa sotto gli occhi. Con me dentro, magari.
-Senti Skye…davvero non voglio fare nessuna festa.-
Mi opponevo sempre a feste in grande stile, se si trattava di feste che avrei dovuto dare io ovviamente. Ai miei diciotto anni, mi ero limitata a invitare gli amici più cari a mangiare qualcosa per poi andare a ballare, avevo pagato io tutto, certo, ma non era stato nulla di colossale e imperdibile. Tanto che, io per prima, l’avevo considerato come una normalissima serata estiva fra amici. La storia del diciannovesimo compleanno era differente: Ci eravam trovati in spagna, su una delle isole Canarie, a goderci il sole e gli sguardi dei passanti. Quella si era stata una festa coi fiocchi, calma e pacifica come piaceva a me e al resto della mia compagnia.
Mi mancavano, per giustizia sapevo che non avrei potuto festeggiare bene senza loro, sul serio.
-Perché no?-
La voce della ragazza mi riportò sul pianeta Terra nel giro di pochi attimi. Sbattei le ciglia, cercando di capire, poi alzai le spalle come se nulla fosse e mi sistemai una ciocca di capelli
-Perché qua solo tu sai che compirò gli anni domani. Perché abbiamo solo un giorno per organizzare tutto. Perché trovo che i vent’anni non siano così speciali da essere festeggiati. Perché mancherebbero i miei amici Italiani…se vuoi continuo.-
Sventolai la mano in aria, enfatizzando le parole come sempre facevo, perché abituata a farlo e vederlo fare da ormai vent’anni. La ragazza mise il broncio, si portò le braccia al petto e si lasciò cadere sul letto morbido. Era contrariata dalla cosa, voleva fare una festa e sfruttare il mio compleanno come scusa; in quelle settimane, avevo imparato a conoscerla abbastanza da capire cosa la rendesse felice lei, come me, era abbastanza semplice come ragazza.
Sospirai e continuai a guardarla, aspettando che tornasse a sorridere ma, testarda, restò imbronciata e trattenne il fiato più o meno come avrebbe fatto una mocciosa di due anni. Alzai gli occhi al cielo, lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, sconfitta
-Andiamo Skye…non riusciremo mai a fare tutto in meno di ventiquattro ore!-
Sorrise, vittoriosa, e prese poi il telefono dalla grossa borsa ai piedi del letto. Digitò un numero, aspettò silente, poi si mise a parlare troppo velocemente e in dialetto troppo ristretto per farmi capire anche solo la metà delle cose. Aveva chiamato suo cugino, questo lo sapevo per certo contando che lo aveva chiamato per nome qualcosa come tre volte.
Fui io a mettere il broncio, allora, certa di volere tutti alla festa tranne che Ashton e la sua dannatissima ragazza. Non che fossi gelosa, diamine no, ma la presenza di lei mi rendeva poco sopportabile anche lui. Che paradosso incredibilmente fastidioso.
-Oh non fare quella faccia!-
Disse lei, lasciando il telefono sul letto e guardandosi le unghie perfettamente laccate. Picchiettò sulle coperte leggere le unghie, per poi alzarsi e prendermi per mano, facendomi alzare a mia volta
-I ragazzi penseranno ad allestire la festa. Mio cugino è ottimo in certe cose, ti sorprenderesti vedendo com’è organizzato in realtà quel buffone!-
Passò la mano fra i folti capelli, legandoseli in una coda, poi mi guardò sorridendo e mi spinse verso l’armadio
-Andremo a prendere un vestito per la sera. Poi andremo dall’estetista e dal parrucchiere. Ti godrai la giornata e io andrò a prendere alcune cosette!-
Scossi la testa decisamente in disaccordo con lei. Non volevo estetiste, parrucchiere, truccatrici, mia nonna o sua nonna. Volevo solo godermi un po’ di santissima pace lontano dai libri e da luoghi affollati come il centro di Sidney. Certo, ora che c’era in ballo una festa lo trovavo davvero, davvero poco probabile come programma, per lo meno mi sarei voluta dar da fare e aiutare gli altri nei preparativi, invece che fare da zavorra per un giorno intero.
-Senti Skye davvero…-
Mi zittì picchiettandomi l’indice sulle labbra. Si avvicinò all’armadio, prese un paio di calzoncini a vita alta, una maglia a righe bianca e rossa, e me li lanciò per farmeli indossare. Li infilai lamentandomi, costretta da lei, per poi mettere le scarpe, prendere la borsa e uscire di casa spintonata da lei.
n vi fu verso di farle cambiare idea, mi prese le chiavi dell’auto, che mia madre mi aveva lasciato nonostante non la potessi guidare, poi prese la direzione del centro dove parcheggiò, fregandosene del fatto che fosse un parcheggio a pagamento.
Una volta scese, fu un preludio di negozi, camerini e vestiti a fiori, a rombi,a quadri, a righe…insomma chi più ne ha più ne metta. Alla fine, uscii esasperata dai camerini, con le mani fra i capelli e una ventina di vestiti ancora appesi dentro
-Skye per favore scelgo io! Sul serio, no queste cose sono troppo…troppo! Troppo per me! Insomma capisci no?!-
La ragazza scoppiù a ridere, evidentemente divertita dal mio disagio. Alzò gli occhi al cielo e si mise seduta su un delle poltroncine davanti ai camerini, lasciandomi finalmente via libera. Non ci misi molto a trovare quello che avrei voluto indossare: una gonna, una maglia, sarei stata benissimo non mi andava nemmeno di provarle. Portai tutto alla cassa e osservai Skye che, con disappunto, continuava a dirmi di provare i vestiti per vedere se stessi o meno bene. Ne avevo le tasche piene di camerini, sinceramente
-No dai, ti assicuro che starò benissimo! Promesso! -
Alle tante si convinse e si alzò, pronta ad uscite contando che nel mentre avevo comunque pagato i miei acquisti. Uscite, fui costretta a entrare in uno dei tanti centri estetici sparpagliati per la città, la mora mi ci spinse dentro e disse a una delle ragazze di farmi un servizio completo. Il che suonava anche davvero male, davvero davvero male.
Fissai male la ragazza rossa, tre volte più grande di me, la quale mi sollevò quasi di peso per farmi sedere su una delle sedie
-Non uscirai di qui se non in ordine, bella!-
Disse con quel bellissimo accento Australiano. Sbuffai forte, mi lasciai abbandonare contro lo schienale soffice e prendere dal destino stesso. Voleva torturarmi strappando anche l’ultimo pelo fuori posto?! Che facesse pure, io non la temevo.
Iniziò dalle gambe, non che ne avessi davvero bisogno ma disse di volermi far provare una buonissima cera egizia agli estratti di che ne so. Restai tutti e venti i minuti in silenzio, annoiandomi terribilmente e pregando perché entrasse qualcuno a farmi compagnia: Avevo sempre e solo avuto un’unica estetista e, si da il caso, questa era anche diventata amica mia nonostante l’evidente distacco d’età. Insomma dopo più di dieci anni, puoi dire di conoscere abbastanza una tua cliente da sapere come parlare, di che parlare e quando. Questa, invece, cianciava riguardo cose che nemmeno mi interessavano, facendomi pian piano assopire manco mi stesse facendo un rilassantissimo massaggio.
-Ecco! Vedi, con questa cera i pori della pelle si richiudono subito. Nessuna macchia rossa!-
Soddisfatta continuò nel suo lavoro, non ottenendo risposta. Si alzò solo quando sentì suonare il campanellino appeso alla porta d’entrata e, sorridente, se ne andò ad accogliere la nuova cliente arrivata. Cliente che non si rivelò affatto donna, ma piuttosto un ragazzo ben piazzato, dagli occhi chiari e i capelli ricci. Sospirai, osservando Ash, per poi salutarlo debolmente e con poca voglia
-Hei! Skye mi ha chiamato e mi ha detto di venirti a tener compagnia.-
Alzò le spalle. Seriamente sua cugina gli aveva chiesto questo!? Che problemi aveva, perché non era venuta lei da me? Insomma avrei apprezzato una presenza femminile, contando che me ne stavo, in mutande, sdraiata su un lettino pieghevole davanti alla mia estetista carnefice. Alzai gli occhi al cielo, scossi la testa e indicai al ragazzo la sedia accanto a me
-Beh, meglio di nulla. Che fine avevi fatto? L’arp….la ragazza ti aveva catturato?-
Mi corressi abbastanza velocemente, non avevo per nulla intenzione di chiamare la sua ragazza come l’avrei chiamata davanti agli altri. Il fatto che la bionda mi stesse antipatica, infatti, era una cosa risaputa a livello generale. Peccato che ad Ashton non avessi detto nulla. Anzi, per fortuna avrei osato dire.
Sorrise debolmente, non comparve nessuna fossetta adorabile questa volta; scrollò le spalle e si lasciò cadere accanto a me, dopo avermi passato velocemente con lo sguardo. Si schiarì a voce e poi appoggiò il mento alla mano
-No, a dire i vero se n’è andata un giorno prima del previsto. Un suo…amico, stava male.-
Scosse la testa. Mi dispiaceva per lui, sembrava  non esser molto convinto del fatto che, la sua ragazza, fosse andata a trovare un semplice amico. Certo, lui non poteva lamentarsi, insomma nonostante avessimo chiarito tutto riguardo il bacio, quello c’era comunque stato.
Perché dovevo pensarci ora? Non aveva senso, ciò che si fa da ubriachi resta in quell’ambito e non conta, comunque la cosa mi infastidiva. Non ero gelosa!
Mi schiarii la voce e passai la mano fra i capelli, quasi a disagio
-Scusa, non volevo.-
Sorrise, questa volta sincero, e mi fece sciogliere dentro proprio. Non poteva essere così carino, davvero non poteva, era una cosa terribile per gli occhi e un colpo al cuore ogni volta. Stupidissimo tenerissimo ragazzo.
-E di che! Non ti stà molo simpatica lei, vero?!-
Arrossii, lo sentii chiaramente, il viso mi stava andando a fuoco e non sapevo esattamente come poter rimediare alla cosa. Dannata carnagione chiara, sapevo che lui stava vedendo chiaramente la mia reazione, il suo sorriso si allargò e si fece più tenero. Gli stavo facendo tenerezza? Sul serio?
-No, che dici…ok forse un po’ ma non troppo. E’ perché non la conosco-
Alzai le spalle, distolsi lo sguardo cercando di attenuare il rossore e mi concentrai sull’estetista che, nel mentre, si era messa a farmi le unghie dei piedi come se glie l’avessi effettivamente chiesto.
Fu lei, però, a far uscire entrambi dall’imbarazzo, in un primo momento. Chiese a lui se suonasse, perché le sue mani sembravano proprio quelle di un musicista, poi lo chiese a me e così iniziò un’interessante con i due su quale musica si potesse considerare buona, e quale invece no. Ash aveva gusti simili ai miei, tante delle band che seguiva erano le stesse che piacevano a me; per quanto riguardava l’estetista, ci trovammo a discordare su alcuni punti e su altri no. Fu l’ultima domanda, quella fatta proprio mente finiva di fare anche le unghie delle mani, a lasciare entrambi perplessi
-Quindi ragazzi, da quanto state assieme voi due?-
Sgranai gli occhi, sentendomi di nuovo la faccia andare a fuoco. Lui, invece, fece cadere una boccettina di plastica, contenente chissà quale olio, che teneva in mano. Fortunatamente non ne andò sparso il contenuto
-No noi, non stiamo assieme, insomma si, siamo amici!-
Balbettò scompostamente, riuscendo a parlare con mia somma sorpresa. Io non spiccicai parola, me ne restai li, zitta e buona con le labbra appena aperte, fissando l’estetista come se fosse un grande e grosso folletto Irlandese, con una pentola piena d’oro. Ma che le saltava in mente?!
Si mise a ridere, divertita dalla cosa e, alzandosi lasciando le mie mani finite, andò picchiettare la mano sulla spalla di  Ash
-Certo, certo. -
Ci lasciò soli, allontanandosi per andare alla cassa. Voltai a piano il capo, fissando Ash, ma distolse velocemente lo sguardo schiarendosi la voce; si alzò dalla sedia, mi prese per mano aiutandomi ad alzarmi e poi mi condusse alla cassa. Pagò lui per me, come se avesse davvero dovuto farlo, insomma non sarebbe servito. Protestai debolmente, ancora scossa dalla domanda, per poi lasciare che facesse lui, ad una sua ennesima occhiataccia. Era terribile.
Che situazione imbarazzante, davvero.
-Skye dice di accompagnarti anche da parrucchiere-
Lo fermai, con la mano, una volta fuori dalla porta e sorrisi poco convinta
-Non fa nulla. Anzi è gia troppo quello che state facendo. Ora chiamo gli altri per sapere se gli serve qualcosa.-
Annuì sorridendo, per poi prendere le borse dalle mie mani e lasciarmi spazio di manovra: dovevo cercare il telefono nella borsa, cercare il numero di uno dei ragazzi, Calum forse, chiamare e poi aspettare e sentire che avrebbero detto. Forse avrei fatto prima a chiamare mio fratello, certo lui era poco affidabile, no, meglio Calum.
Una volta in chiamata, ripresi le borse sorridendo a Ash, per ringraziarlo, e mi misi a parlare con Kiwi; non c’erano problemi, disse, perché avevano gia pensato a tutto considerando che sapevano epr certo non avrei volto dare una festa. Ma che gente.
Una vota chiusa la chiamata, osservai il riccio sorridendo
-Quindi avevate gia in mente di fare festa?-
Alzò le spalle cercando di fingersi innocente ma, poco dopo, scoppiò a ridere in una delle sue solite fragorose e inconfondibili risate. Era davvero bello quando rideva, a dire il vero era bello sempre.
-Si! Claude dice che sei una ventenne pallosa e quindi, prevenuto, ha organizzato in anticipo con noi la cosa. Siamo dei geni del male!-
Quindi volevano distrarmi. Misi il broncio e lo fissai male; la sua espressione cambiò nel giro di pochi secondi, facendosi immediatamente preoccupata per qualcosa che, sapevo io, era solo finzione. Ridacchiai divertita, mi alzai sulle punte per raggiungerlo, data la mia bassezza infinita, e gli schioccai un bacio sulla guancia
-Grazie, siete stati malvagiamente carini!-
Mi passò le mani sui fianchi, mi strinse appena a se e lo sentii sorridere, con le labbra contro la pelle del collo. Dovevo staccarmi, prima che fosse troppo tardi, oppure sarei diventata davvero gelosa della sua ragazza.
Non che lo fossi. Insomma lui la toccava, la accarezzava e la baciava come se fosse una ragazza e non un’amica. Non ero gelosa.
-Mi piace come reazione. Dovrei essere malvagio più spesso, sembra quasi addolcirti, senza tutta quell’ironia che usi come copertina calda!-
Sbattei le palpebre, era un ragazzo davvero profondo, non l’avrei mai detto. Appoggiai il mento sulla sua spalla, i piedi ai suoi e mi lasciai cullare appena. Sorrideva ancora, lo sentivo e vedevo le bellissime fossette sulle guance.
-Quindi trovi che io sia carina?-
Strinse la presa sui fianchi, muovendosi e portandosi dietro pure me, fino a che non si fermò davanti a un muretto di mattoni, non davanti a qualche strana vetrina dove avremmo solo intralciato qualche cliente interessato.
-Beh, lo sei-
Non specificò in che senso, così come non lo feci io. Non disse nient’altro, rimase li a coccolarmi qualche minuto, passandomi le lunghe dita fra i capelli e attorcigliandosi qualche ciocca. Si stava bene fra le se braccia, erano forti e sembravano adatte a proteggere qualcuno.
Peccato che non proteggessero me. Non in quel senso.
Sospirai appena, cosciente del fatto che mi sarei dovuta allontanare; certo, io ero sua amica e le amiche si abbracciano no?
-Ah eccovi! Ash ti avevo detto di portarla da un parrucchiere. Che carini, vi coccolate!-
Arrossii per l’ennesima volta, sciolsi l’abbraccio e guardai colei che aveva interrotto quel silenzioso benessere mentale e fisico. Dannata Skye.
La trafissi con lo sguardo e lei, bella come il sole, rimase li ferma con le braccia conserte, intenta a ridere come una matta, divertita dalla cosa.
-Non voleva andare!-
Ash alzò le spalle, chiaramente a disagio. Fu il suo telefono a salvarlo, squillando benevolmente. Sorrise, rispose al messaggio che, disse, era da parte di Luke. Baciò sia me che la cugina sulla guancia poi, sorridendo, andò via lasciandoci sole.
-Quindi…ti piace eh? Lo pensavo prima, ma credo di esserne certa ora!-
Mi schiarii la voce, passando una mano fra i capelli, nervosa
-No che dici! Poi lui ha la ragazza!-
Skye sbuffò pesantemente, come se avessi detto la stronzata del secolo, e forse era vero.
Mi piaceva Ash? Non sapevo molto di lui, a dire il vero non sapevo nulla come lui non sapeva nulla di me. Non poteva sul serio piacermi. Giusto?
-Senti la sua ragazza è una stronza patentata e a momenti non la sopporta più nemmeno lui. Sinceramente trovo siate carini assieme e lui non ti è indifferente. Come tu non sei indifferente a lui.-
Mi prese per mano, mi fece voltare e, sapendo quanto fossi presa dai miei pensieri riguardanti quelle parole, mi trascinò dal parrucchiere.


Note autore

Alloooora. Ho aggiornato yehi! E ho deciso che, se tutto va bene, manterrò questo ritmo aggiungendo un capitolo a settimana (o due, dipende da quanto devo studiare scusate)
Niente...ieri ero tipo tristisima e sovreccitata, i ragazzi erano a Milano, io sto a tipo 40 minuti da Milano e non sono potuta andare. Ho seguito comunque le interviste, quanto sono carini?! Quanto è adorabile Ashton? Boh amo quel ragazzo!
Non si vede eh?!
Ringrazio chi recensisce, mette fra i preferiti, i seguiti e i ricordati. Siete teneri tutti :)
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Lasciatemi qualche recensione, daaai, io le apprezzo tanto tanto tanto!!
 

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Capitolo 9
*** Buon compleanno ***


“Non pensarci”
Ripetei fra me e me
“Non ci pensare. Insomma, non sarà nemmeno vero quello che ha detto Skye. Figurati se suo cugino, fidanzato, va a pensare certe cose su me”
Mi torturai i capelli, stringendoli nel ferro per arricciarli quel tanto da dargli una forma non monotona e liscia come mio solito. La parrucchiera me li aveva ritati appena con la spazzola, dopo averli spuntati giusto un poco e averli lavati per bene. Non avevo bisogno di un taglio nuovo, non avevo nemmeno capito perché Skye avesse insistito tanto per portarmi li. Forse per farmi conoscere la chiacchierona Meg. Era una delle tirocinanti, una bella ragazza dalla parlantina sciolta, dalla pelle estremamente chiara per essere Australiana e dagli occhi incredibilmente scuri. Era simpatica, non aveva fatto altro che parlare e parlare; le due erano compagne alle scuole superiori, si conoscevano da più di cinque anni e si vedeva, parlavano di tutto, avevo persino faticato a seguirle e il mio livello d’ Inglese era parecchio alto.
Distratta dai miei stessi pensieri, non mi resi conto di esser particolarmente vicina alla parte calda del ferro, con la mano e, causa conseguente, mi scottai le dita che reggevano il pezzo caldo. Strinsi i denti, per non cacciare un urlo e far accorrere mio fratello o l’intero vicinato, lasciando cadere il ferro per terra, sul pavimento in legno. Mi abbassai a riprenderlo, prima che fosse troppo tardi e incendiassi così la casa; lo sistemai sul lavandino in marmo del bagno e poi, sospirando, scesi in cucina per prendere dell’uovo: il tuorlo faceva bene alle scottature, l’aveva sempre detto nonna e io, mio malgrado, l’avevo spesso sperimentato sulla mia stessa pelle. Si, ero molto maldestra, più che altro avevo le mani fatte di pane, mi cadeva di tutto, sul serio, una volta avevo perso la grata per i ferri e mi ero ustionata il piede. Il tuorlo aveva evitato si formasse una cicatrice.
Aprii l’uovo sotto lo sguardo di mia madre. Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò ridendo divertita
-Vent’anni di ragazza e ancora ti scotti facendo i boccoli?!-
Misi il broncio lasciando cadere l’uovo sul dito. Era cattivo da dire alla propria bambina, poi era obbligatorio ricordarmi avessi ormai vent’anni?
Erano le 15.40 del 25 di Luglio, ero ormai ventenne da qualcosa come quindici ore e quaranta minuti eppure, si, riuscivo ancora a farmi male come una poppante. Beh, non era di certo colpa mia se mi avevan creata così maldestra! E come diceva Jessica Rubbit, “io non sono maldestra, mi disegnano così!”.
ok, lei non era maldestra, ma insomma il significato è quello, ci siam capiti no!?
-Mamma dai non rigirare il dito nella piaga!-
Alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente. Mi dispiaceva lasciarla a casa la sera del mio compleanno, ma non avevo scelto io di organizzare una festa in riva al mare. No, non ero stata io, erano stati quegli idioti degli amici di mio fratello, a volerla dire tutta, assieme a quella gran stronzetta della mia nuova amica. Dannato il giorno in cui la incontrai all’esame.
Sorrise, passando una fetta di torta nel piatto che poi lasciò sul tavolo
-La mangi? E’ la tua preferita!-
Sorrisi. Era rituale che mamma facesse una torta al mio compleanno. Crescendo avevo imparato a farle io, ma il tiramisù usciva bene solo a lei, quindi quello sarebbe stato il mio regalo, o parte di esso, da parte sua. Non volevo altro, a dire il vero, e non avevo chiesto nulla di particolare; anzi, per non disturbarla non avevo nemmeno pensato di chiederle di pagarmi la festa, anche se dubitavo l’avesse fatto Claudio al posto mio.
Mi misi seduta, tirando poi a sedia sotto al tavolo, per mangiare di fretta la mia fetta di torta, mentre mamma puliva distratta la cucina. Mi alzai, sorrisi e buttai giu un bicchiere d’acqua
-Ottima come sempre. Devi dirmi il segreto sai, a me non esce così!-
Scossi la testa, mentre mamma rideva divertita dalla cosa. Non mi avrebbe mai e poi mai rivelato il segreto della sua torta perfetta; avrei dovuto sempre chiedere a lei, così si assicurava di certo che non me ne andassi quanto prima possibile. Furba.
Alzai gli occhi al cielo e, ripulitomi il dito ustionato, salii in bagno per finire di farmi i capelli. Li intrecciai sul capo a mo di cerchietto, lasciandoli sciolti sulla schiena, liberi di andarsene dove più gli pareva. Presi dalla trousse il necessario per truccarmi, un ombretto marrone chiaro e una matita, sempre marrone, più scura per poter fare uno smokey eye leggero e naturale. Finito quello, passai il rossetto rosa sulle labbra, guardai il risultato finale e annuii soddisfatta dell’opera. Mancava solo il vestiario ora.
Ero tentata di cambiare vestiti e prendere qualcosa di solito dal mio armadio, ma Skye mi mandava messaggi minatori qualcosa come una volta ogni venti minuti, dicendomi di attenermi al piano per la serata e basta.
Il piano era semplice.
Mi sarei dovuta preparare, truccare per bene e vestire come se avessi dovuto competere con qualcuno poi, una volta pronta, avrei dovuto chiamare Ash e chiedere di venirmi a prendere. Non capivo perché dovessi chiamare lui contando che, accanto a me, Luke se ne stava spalmato sul divano, da come sentivo urlare dalla madre.
Una volta ripescata da Ash, saremmo andati a prendere la torta e le candele, pronti a dare gli ultimi ritocchi alla spiaggia scelta. Non avevan voluto dirmi dove saremmo andati, come se effettivamente le cose potessero cambiare insomma…non sapevo un singolo nome li a Sidney, che non fosse Sidney stesso. Avevo l’orientamento di una talpina, dovevo ammetterlo.
Entrai in camera, presi i vestiti scelti e li infilai; mi osservai allo specchio decidendo se mettere o meno una cintura in vita. Vinse la prima ipotesi, avevo una vita stretta e la cintura sarebbe stata decisamente bene li.
Guardai l’orologio e sussultai, si era fatto più tardi di quello che pensavo. Insomma, dovevo chiamare Ash quando ero pronta, si, ma non dovevo metterci anni a prepararmi!
Presi il telefono, composi il numero e aspettai che rispondesse; sentendo la sua voce sorrisi lisciandomi una ciocca di capelli fra le dita. Mi schiarii la voce, ritenendo non fosse il caso di fare la stupida al telefono
-Hem ciao… Sono pronta se vuoi passare…-
lo sentii ridacchiare, con quella sua solita risata che avrebbe fatto impazzire chiunque, compresa me
-Arrivo piccola…hem…Iris.-
Arrossii, mi schiarii ancora la voce, poi decisi di lasciar perdere il fatto che mi avesse chiamata così.
Certo, la botta di adrenalina e confusione arrivò una volta riagganciato al telefono. Mi sentii arrossire, il cuore battere e le mani sudare. Era una cosa stupida, insomma lui era fidanzato!
Maledissi me stessa, buttai il telefono in borsa, cercai di calmare il rossore e poi, borsa in spalla e scarpe in mano, scesi in cucina. Mia mamma teneva in mano una scatola di scarpe, tutta soddisfatta; su questa, in oro su nero, stava un marchio che pensavo non avrei mai visto in vita mia: una Y intersecata a una S e a una L.
Mia madre mi aveva comprato delle decolletè di Yves Saint Laurent, quelle che le chiedevo da due anni all’incirca. Aprii la bocca, presi le scarpe dalla scatola e le guardai: sarebbero state da dio con quello che avevo scelto di mettere, certo forse era un po’ troppo per una serata in spiaggia, ma perché non sfruttarle almeno fino all’arrivo alla spiaggia.
-Tu sei pazza mamma! Completamente fuori!-
le lasciai a  terra, infilandoci poi un piede per volta, guardando se mi stessero giuste e se mi facessero una bella gamba. Annuii soddisfatta, chiedendo a mamma un parere. Mi guardò con fare critico, poi annuì
-Queste sono in comune!-
Mi stavano bene e le piacevano. Ero sicura che me le avrebbe chieste in prestito, odiavo il fatto che avesse il mio stesso numero, ma sapevo e speravo che non le saltasse in mente di infilare un tacco 15. Io ero bassa, potevo, lei non troppo.
Uscii sentendo il clacson suonare dal vialetto, salutai mia mamma lasciandole un frettoloso bacio sulla guancia, mi spruzzai il mio profumo preferito e poi mi chiusi la porta alle spalle. Controllai di avere tutto nella borsa e andai a salutare Ash che, non vedendomi arrivare, era sceso dall’auto ancora accesa.
Sorrise, passò lo sguardo su tutto il corpo e poi, in imbarazzo, si passò la mano fra i capelli
-Wow, Sei bellissima!-
Non mi aspettavo commentasse così, ad esser sincera. Era un ragazzo davvero strano, un tenerello che metteva in imbarazzo, in senso buono, sia me che lui stesso. Alzai le spalle, mi sistemai una ciocca di capelli e sorrisi timidamente
-Grazie!-
Si avvicinò a me, allungando le braccia per avvolgermi in un abbraccio, proprio nello stesso momento in cui uscì mia madre di casa, con in mano un mazzo di chiavi, urlante. Si interruppe subito, sorridendo sorniona, probabilmente pensava mi fossi finalmente trovata un altro ragazzo e avessi dimenticato definitivamente Edoardo.
Alzai gli occhi al cielo e feci un passo indietro, voltando le spalle al ragazzo che, nel mentre, salì nuovamente in auto. Guardai con fare critico mia mamma e la salutai ancora, infilando in borsa le chiavi
-Scusa. Possiamo andare ora!-
Cercai di sorridere con fare più convinto, stare da sola con lui mi scombussolava sempre.
La macchina sapeva di fresco, un profumo che riuscivo ad associare al ragazzo accanto a me con tanta facilità, da rimanerne quasi sorpresa.
Mi sistemai sul sedile, coprendo le gambe con la borsa grande
-Puoi lasciarla sul sedile se vuoi-
Si voltò appena, prendendo una sua felpa per spostarla sul sedile dietro al suo e fare spazio su quello dietro al mio. Annuii, sempre sorridendo, e mi voltai a mia volta per lasciar cadere la borsa sul sedile, scontrando la mia mano con la sua, in maniera assolutamente casuale.
Lo vidi spostare lo sguardo, per pochi secondi, verso di me, per poi tornare velocemente a concentrarsi sulla strada. Guardai anche io quest’ultima, chiedendomi dove diavolo stessimo andando: dovevo davvero avere un pessimo orientamento, contando il fatto che poco dopo uscimmo in centro. Come avevo fatto a non riconoscere la strada?!
Ash parcheggiò, scese dall’auto e aspettò che facessi lo stesso. Tenendomi la grossa mano sul polso, per non perdermi in mezzo alla folla, si incamminò verso la pasticceria alla quale avevamo dato l’ordine di fare una grossa torta. Non avevano voluto dirmi com’era fatta, ma Claude mi aveva accennato al fatto che mi sarebbe piaciuta e che, forse, avrei apprezzato il regalo degli altri. Per altri, ero sicura, intendeva Elife  e Gab. Mio fratello, da solo, non sarebbe mai riuscito a trovare la mia torta da pasticceria preferita, no; per quello sarebbero serviti i miei migliori amici.
Feci per entrare in pasticceria, ma il ragazzo mi bloccò sorridendo, fermandosi improvvisamente e facendomi sbattere la testa quasi contro la sua nuca. Nonostante fossi di parecchio più bassa di lui, con quei tacchi, quella sera gli arrivavo appena sotto al mento. Ero davvero piccolina.
Arretrai di un passo, distogliendo gli occhi dai suoi per non arrossire
-Aspetta qua, la prendo io non voglio tu la veda prima del tempo.-
Allungò una mano per sistemarmi una ciocca dietro l’orecchio, poi entrò dalle porte scorrevoli per uscirne qualche minuto dopo, con un grosso scatolone color carta da zucchero in mano. Sorrisi e scossi la testa, era grande o pareva solo am e
-E chi si mangerà una torta tanto grande scusa?-
Lo sentii ridere da dietro il grosso scatolone poi, dicendomi di non preoccuparmi per quello, si incamminò verso la macchina voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi lo stessi seguendo.
Il tragitto dalla pasticceria alla spiaggia fu silenzioso: mi limitai ad ascoltare i cd di Ashton, la musica che ascoltava mi piaceva parecchio, mentre lui guidava tamburellando le dita a ritmo sul volante. Una volta arrivati, scese per aprirmi la portiera, senza che me ne accorgessi contando il fatto che stavo ripescando la borsa dal retro dell’auto.
Una volta con i piedi a terra, mi trovai a pochi centimetri dal ragazzo; gli arrivavo con la fronte al mento, ma potevo vederlo chiaramente sorridere. Sentii le sue mani avvolgermi i fianchi, mi spinse leggermente contro la portiera dell’auto per potermi guardare in viso
-Sei proprio piccolina-
Disse ridendo, per poi appoggiare la fronte alla mia, abbassandosi di poco per potermi guardare negli occhi. Il tutto mi lasciò decisamente, e piacevolmente direi, confusa. Non sapevo che ribattere se non qualche frase sconnessa e balbettata. Rise ancora, attirandomi a se e facendomi appoggiare il volto al petto.
Sentivo il suo cuore battere più veloce, o forse era solo il mio ad essere impazzito  e a fare tanto rumore
-Non ti avevo ancora fatto gli auguri-
Si giustificò, appoggiando il mento sulla mia testa; si abbassò ancora, allontanandosi di poco, poi mi lasciò un bacio sulla guancia, spostandosi impercettibilmente sempre più vicino all’angolo della bocca. Trattenni il fiato, tenendo chiusi gli occhi, per poi sobbalzare sentendo qualcuno, dietro di noi, schiarirsi la voce.
Lui si staccò guardandomi per qualche secondo, sembrava confuso e in contempo risoluto. Si allontanò e andò ad aprire il baule, mentre la cugina zampettava verso di noi, muovendosi sicura sui tacchi a spillo. Per fortuna non ero stata l’unica a optare per quelle trappole infernali.
Sorrisi, decisamente imbarazzata e lei, invece, mi sorrise come a volermi dire “vedi!? Io ho ragione carissima!”
Sospirai e mi avvicinai a lei
-Hum…ciao Skye-
Mi abbracciò, per poi allontanarsi e squadrarmi da capo a piede. Alzò i pollici in segno di approvazione, poi aprì a bocca guardando le scarpe
-Hoho! Che bel regalino indossi! Su, adiamo. Ash se la caverà da solo!-
Annuii e la guardai allontanarsi, pronta a seguirla. A fermarmi fu una mano, tanto grande da essere inconfondibile. Trattenni ancora il fiato, voltandomi verso di lui sorridente
-Si?-
Mi porse la sua felpa dicendomi di tenerla in caso fosse venuto freddo a qualcuno. Mi chiese di tenerla in borsa, contando che era enorme non rifiutai. Una volta sistemata la felpa in borsa, gli voltai le spalle
-Comunque ha ragione Skye. Quelle scarpe ti stanno proprio bene e ti sono utili. Mi arrivi al mento con quelle-
Era una constatazione, forse, ma mi fece ripensare a pochi minuti prima e, ovviamente, arrossire come una stupida. Balbettai un grazie e, cercando di non cadere come una pera lessa, raggiunsi Skye. I tavoli e tutto il resto, ovvero una console da dj, alcolici e tutto quello che sarebbe servito a una festa, stavano su una piattaforma in legno, al centro della spiaggia. Poco distante stava un ammasso di legna, avremmo fatto un falò per caso? Quanto pensavano di stare li.
non appena arrivai, mi furono consegnate sei torce da impilare ai lati della piattaforma per tenere lontane gli insettacci che li, di certo, abbondavano. Sistemai le cose e poi feci spazio su un tavolo alla torta; Ashton stava arrivando, i muscoli contratti nello sforzo di tenere quella torta in mano e un sorriso stampato in faccia, seguito da altri ragazzi.
Vennero tutti a farmi gli auguri, nonostante non li conoscessi, e poco dopo si fiondarono chi sul banchetto degli alcolici, chi invece su quello pieno di cibi tipicamente Italiani. C’era anche lo zampino di mamma qua.
-Iris! Vieni a ballare con noi dai!-
Michael e Calum, in pista, si scatenavano creando una cerchia vuota attorno a loro: erano scoordinati e potenzialmente pericolosi, ma sapevo mi sarei divertita da morire con quei due mocciosi.
Li raggiunsi quasi correndo, per poi trovarmi schiacciata fra i due che si divertivano a farmi fare la figura del sandwich. Mi presero entrambi per mano, per poi farmi girare seguendo una loro strana logica, finchè non mi trovai a implorarmi di non farmi più fare la trottola.
-Andiamo a bere allora!-
Michael mi sollevò di peso, caricandomi in spalle manco fossi un piccolo Hobbit portato a Isengard. Se avessi detto quella battuta, solo lui avrebbe capito e io ne ero più che certa!
Mi scaricò accanto al bancone degli alcolici, facendomi perdere l’equilibrio e atterrare addosso ad Ashton. Ne riconoscevo il profumo e, in contempo, mi sentivo una stupida maniaca. Insomma come potevo riconoscere il suo profumo?!
Mi schiarii la voce, sorridendo, per poi voltarmi verso di lui e scusarmi
 - Michael mi ha fatta cadere, scusa-
Sorrise e alzò le spalle, prendendomi per mano per farmi voltare; mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento alla mia spalla
-Che bevete?-
Chiese; mi voltai appena, trovandomi le sue labbra tanto vicino da pensare di volerlo baciare. Sbattè le palpebre aspettando una risposta; schiarii la voce e scossi la testa, indicando Lanterna Verde
-Michael che beviamo?-
Lui si voltò con tre bicchieri in mano, stupito quasi dalla domanda. Alzo le spalle e ci lasciò due bicchieri, preparandone altri per Calum, Claude, Luke e Skye.
-Non lo so ho messo di tutto!-
Alzai gli occhi al cielo, ma non lo sapeva che fare miscugli poi ti faceva star male?! Consegnò i bicchieri agli altri quattro poi, una volta tutti con i bicchieri in mano, li alzò proponendo un brindisi in onore del mio compleanno.
Sbattemmo i bicchieri assieme e poi portai alle labbra il mio; ne assaggiai un sorso e, non trovandolo male e essendo parecchio assetata, lo buttai giù d’un fiato.
Skye mi prese per mano e mi portò davanti alla torta, aprendola finalmente per farmi vedere come fosse: era bianca, decorata da nastrini e roselline color rosa Chanel e azzurro Tiffany, i colori che preferivo. Al centro, sul secondo piano del fondente bianco, stava una mia foto con Elife, Gab e Claude. Sotto questa, invece, una foto con Skye e i ragazzi. Erano stati tenerissimi, tanto da farmi quasi piangere e l’avrei fatto, se ne fossi stata capace. Mi girai a ringraziare uno per uno i ragazzi, baciandoli sulle guance, ma quando arrivai a Calumsp, l’ultimo, lui mi portò la mano dietro il collo e mi spiaccicò la faccia nella torta, mandando a quel paese tutto il primo strato, quello più piccolo.
Restai ferma per assimilare l’accaduto, fra le risate e gli applausi generali. Mi rialzai togliendomi la torta dal viso, per poi guardare il Kiwi con fare minaccioso.
-Sei spacciato!-
Barcollando sui tacchi lo rincorsi e, una volta preso, gli spalmai la torta che tenevo in mano in faccia, ridendo divertita dalla cosa.
Era stato tutto un complotto,mi disse, quindi non dovevo prendermela solo con lui. Ma il fatto era che solo lui aveva avuto il coraggio di accettare il compito e guadagnarsi una mia vendetta fresca fresca!
Mi ripulii il viso togliendo la panna bianca, poi presi una fetta di torta, come gli altri invitati, per assaggiarla.
Il caldo, la torta e la corsa stavano iniziando a far metabolizzare al mio organismo l’alcool, tanto che sentii la testa leggera e un sorrisetto stupido dipingersi in volto. Barcollai leggermente e delle mani mi tolsero il piattino dalle mie, per poi sorreggermi stingendo appena il gomito.
-Forse dovresti togliere i tacchi, non vorrei ti facessi male-
Ashton si preoccupava sempre troppo; scossi la testa sorridendo, per poi andare a ballare con alcuni invitati.
Passai la serata così, ballando con questo e quello, bevendo di tanto in tanto e divertendomi con i ragazzi e persino con mio fratello. Una vota calato il sole, alcuni se ne andarono e altri si aggiunsero per ballare ancora e ancora.
Verso le quattro, finita l’energia per alimentare luci e musica, la gente se ne andò storta e stanca: restammo solo noi ragazzi, con poca voglia di sistemare il casino creato sulla spiaggia.
-Stiamo qua a dormire. Accendiamo il falò ora!-
Annuii alle parole di Calum che, ripreso dalla sbornia in poche ore, si alzò con gli altri per accendere il fuoco. Tolsi i tacchi e affondai i piedi nella sabbia, incamminandomi verso non so bene dove, camminando sulla sabbia fresca.
Mi voltai solo quando sentii Ash chiamarmi da lontano; gli sorrisi e feci cenno di raggiungermi, li si stava bene: l’acqua rientrava in una piccola grotta che lasciava metà sabbia asciutta. Giungeva giusto per bagnare i piedi a chi vi si fosse seduto dentro.
Io, mi ci lasciai cadere appoggiando la schiena alla parete fredda di roccia, così come fece poco dopo il ragazzo. Sospirò, facendomi abbassare le gambe per appoggiare la testa su di esse
-Ho bevuto troppo-
Sentenziò. Eppure lo trovavo incredibilmente lucido, forse gli brucava lo stomaco come bruciava a me?!
Sorrisi, giocherellando con le ciocche umide dei suoi capelli; erano morbidi nonostante tutto, mi piaceva infilarci le dita, davvero.
-Forse anche io!-
Concordai con lui, distratta dalla sua mano che, coraggiosamente, mi solleticava la pelle delle gambe. Non mi sentii in imbarazzo, l’alcool mi lasciava sempre più inibita del solito, più audace e coraggiosa.
-Sai…l’altro giorno ti parlavo del fatto che fra me e la mia ragazza non andasse bene. Ora trovo stupido chiamarla ragazza-
Scrollò le spalle. Io aggrottai le sopracciglia confusa, non capivo che volesse dire e perché lo stesse dicendo a me. Si alzò, prendendomi in braccio per farmi coccolare a lui, contro il suo petto
-Le relazioni a distanza sono stupide. Non le interessavo sul serio, forse nemmeno lei-
Scosse ancora la testa. Alzai lo sguardo verso di lui, poggiandogli le dita sulla pelle scoperta, appena sotto al collo; abbassò lo sguardo verso di me, guardandomi intensamente, lasciandomi senza fiato.
Sbattei le ciglia, cercando di trovare aria nei polmoni per parlare
-E chi ti interessa?-
Chiesi a voce strozzata. L’avevo detto, io,che l’alcool mi lasciava più inibita.
Sorrise, passandomi la mano sul viso, fermandosi sul mento per alzarlo abbastanza da far sfiorare le sue labbra con le mie. Trattenni ancora il fiato, chiudendo gli occhi
-Vuoi davvero parlare?-
Chiese sussurrando, come a voler rendere più intima la cosa. Scossi la testa senza pensarci troppo e, ochi secondi dopo, le sue labbra premettero contro le mie.
Seppi solo allora di essere perfettamente lucida e padrona del mio corpo.
Sentivo tutto: il formicolio nei punti in cui passavano le sue mani, il bruciore sulle labbra gonfie per i baci, il suo sapore di menta e panna, il profumo dolce e forte che lo caratterizzava tanto. Tutti i miei sensi erano attivi alla grande, potevo persino sentire il ritmo accelerato del respiro e dei battiti.
Mi staccai per riprendere il fiato, restando con le labbra vicine alle sue per poi stampargli altri piccoli baci, e così continuammo fino a che non sentimmo le voci dei ragazzi chiamarci da fuori la piccola grotticella. Ci staccammo quasi controvoglia, fissandoci sempre intensamente negli occhi
-Dovremmo uscire-
Annuii alzandomi appena, ero piccola e li dentro ci stavo pire in piedi. Uscii dalla piccola rientranza nella roccia, sistemandomi i capelli, per poi aspettare Ash e raggiungere gli altri.
Erano tutti troppo stanchi per chiederci che avessimo fatto, eravamo stanchi anche noi, ma prima di addormentarmi sentii le sue braccia avvolgermi, stringendomi contro lui per augurarmi la buona notte.
La stanchezza mi piombò addosso, facendomi chiudere gli occhi velocemente, sbiascicando qualche parola che voleva sembrare un “buona notte” al ragazzo dietro di me. 

Spazio autore

Yee sono riuscita a aggiornare dopo una settimana, più o meno.
Ringrazio immensamente per le recensioni. So che non sono molte, ma a me fa sempre piacere ricevenre e sapere che pensate di quello che scrivo. Per me è davvero importante, davvero davvero!
Lasciatemi un commentino, ne sarei felice!
Ringrazio anche le lettrici silenziose, siete tutte carucce <3
Se volete seguitemi su Twitter, io ricambio ;)
Alla prossima, Bee <3

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Capitolo 10
*** Volevo baciarti ***



Sospirai stiracchiandomi; mossi la lingua contro il palato, alzando la mano in segno di sconforto: dei granelli di sabbia mi erano entrati in bocca e, ora, mi davano un fastidio atroce.
Aprii gli occhi sperando di vedere sparsa per la spiaggia qualche bottiglia d’acqua, ma vidi solo cinque ragazzi dormire beatamente, attorno a un falò ormai spento, stretti fra le loro spalle per combattere il freddo della notte. Skye era coperta da una coperta che, probabilmente, s’era portata da casa sapendo che ci saremmo fermati per la notte; Calum e Luke dormivano rannicchiati su loro stessi, il secondo con le gambe talmente lunghe da sembrare una palla gigante, il primo più scomposto di questo. Michael stava a pancia a terra, le braccia e le gambe divaricate, la sagoma impressa sulla sabbia che lo circondava da capo a piedi e, quasi, lo copriva pure. Mio fratello, invece, si era arrotolato nella felpona che aveva preso prima di uscire da casa.
A proposito, io avrei dovuto avere freddo, invece stavo più che bene; mi osservai, a coprirmi stava una felpa, le maniche tirate dietro la schiena e il retro di questa a fasciarmi il petto. Aveva un profumo familiare, quello di Ashton, che mi sentivo addosso quasi a tutto il corpo, come se mi stesse abbracciando. Effettivamente, mi stava abbracciando.
Sorrisi fra me e me, tornando a poggiarmi contro il suo busto con la schiena; la sua presa si strinse attorno ai miei fianchi, si mosse appena mugugnando qualcosa, stringendomi a se
-Che ore sono?-
Sbiascicò, strofinando la testa contro i miei capelli, nascondendo il viso fra di essi. Sbattei gli occhi, girando il polso per leggere l’orario sull’orologio che non mi abbandonava mai
-Sono le sei del mattino. Guarda, sorge il sole-
Lo sentii sorridere, con le labbra premute contro la mia spalla scoperta; le sue mani salirono dai fianchi fino a sotto al seno, stringendomi ancora di più a lui
-Ho un po’ freddo-
Sussurrò, cercando di non svegliare gli altri. Mi piaceva parlare con lui, ma non volevo farlo dandogli le spalle; per me, il contatto visivo era una cosa davvero importante. Non potevo parlare con qualcuno liberamente, se prima non lo guardavo bene negli occhi. Era mio dovere morale farlo.
Mi girai, schiacciandomi contro la sabbia sotto di noi, che sentii entrarmi nella maglia con fare fastidioso; premetti le mani contro il suo petto, allontanandomi quel tanto che mi permettesse di vederlo negli occhi: erano bellissimi, anche adesso che s’era appena svegliato. Le ciglia lunghe solleticavano appena la palpebra, le pupille dilatate, per colpa del sole che lo colpiva in pieno viso, erano circondate da iridi verdi, brillanti. Mi ricordavano tanto gli occhi di mio padre, i suoi si che erano belli.
-Buon giorno-
Sussurrai sorridendo, tracciando cerchietti immaginari sull’orlo della sua maglia, prendendo di tanto in tanto la pelle del collo nel tracciare le mie piccole creazioni. Mi scrutò a lungo, prima di rispondere a sua volta; prese una ciocca di capelli fra le mani, arrotolandosela sull’indice lungo, per poi lasciarla andare, osservandola posarsi sulla sabbia fra di noi. Lo osservai confusa: avevo forse fatto qualcosa di sbagliato? Perché mi sembrava tanto più freddo della sera precedente, la cosa mi lasciava perplessa. Mi allontanai da lui, schiarendomi la gola e tenendo lo sguardo basso, quasi con la paura di dover incontrare il suo
-Hei…che c’è?-
Chiese stupito dal gesto, forse. Alzai le spalle, sollevando un mucchietto di sabbia per poi lasciarlo ricadere a terra
-Nulla.-
Non era vero, che non avevo nulla, ma da brava donna quale ero in questo caso potevo solo che mentire, no?! Sbuffò prendendomi la mano, per tirarmi a lui e tornare ad abbracciarmi
-Senti so che ieri sera…so che non è ben chiaro quello che c’è fra di noi. Me ne rendo conto. Ma pensavo ci fosse comunque qualcosa, sbaglio?-
Alzai lo sguardo, lui teneva il suo basso, verso le nostre dita intrecciate, sembrava in imbarazzo a dire il vero. Sorrisi debolmente, anche io piuttosto imbarazzata, per poi annuire
-Qualunque sia stato il motivo del nostro primo bacio, posso dirti per certo che questo era diverso. Volevo baciarti terribilmente tanto ieri sera-
Alzò di nuovo lo sguardo, sorridendo sincero e compiaciuto, arrossendo anche. Era davvero carino, così in imbarazzo, non credevo che un ragazzo come lui potesse sentirsi in imbarazzo, ma mi sbagliavo. In fondo anche lui era un essere umano, giustamente, e come tutti arrossiva. Passai la mano sulle gote rosse, solleticandogli appena la pelle, per poi abbassarle e sfiorare velocemente sulle labbra; lasciai ricadere la mano, schiarendomi la voce come se non fosse accaduto nulla di che.
-Solo ieri?-
Mi chiese improvvisamente, facendomi conseguentemente chiedere a cosa si stesse riferendo
-Il bacio. Intendo dire…volevi baciarmi solo ieri?-
Sentii il volto andarmi in fiamme; mi strinsi a lui, appoggiano la testa sotto il suo mento, a contatto con la pelle scoperta del suo collo, in modo da non fargli vedere quanto fossi arrossita. Inspirai il suo profumo, sorridendo fra me e me, prima di rispondere
-No, in verità no.-
Passò le mani sulla schiena,  sollevando appena la maglia per poter toccare la pelle calda; rabbrividii a contatto con la sua, leggermente più fresca: le sue mani, erano delicate e risalivano verso le scapole, solleticandomi appena.
-Quindi vorresti farlo anche adesso?-
Mi chiese. Avrei potuto giurare sui miei capelli che stesse sorridendo, lo sapevo per certo, non solo perché lui sorridesse sempre, ma anche perché sapevo che la domanda e la conseguente risposta lo divertiva.
Mi schiarii la voce, appoggiando appena le labbra sulla sua pelle, all’altezza del pomo d’Adamo; strinse appena la presa, con le mani, come a voler dire che quel gesto non gli era per nulla dispiaciuto
-Si…-
Risposi, sussurrando più che imbarazzata dalla cosa. La sua risata cristallina mi fece quasi imbarazzare di più: cosa significava? Che non voleva lo baciassi, oppure che trovava divertente la cosa? Oppure non so, lui rideva un po’ per tutto; non che la cosa mi infastidisse, anzi io amavo la sua risata, ma mi lasciava davvero confusa vista la situazione.
Mi fece allontanare un poco, in modo da potermi guardare in faccia; restò in silenzio, fissandomi negli occhi, per poi decidersi a parlare, serio
-Allora? Non mi baci?-
Stava aspettando che fossi io a fare la prima mossa.
Non che non avessi mai baciato un ragazzo, anzi ero stata un anno assieme al mio attuale ex…ma nessuno dei due aveva mai detto esplicitamente chi dovesse prendere l’iniziativa, cosa che invece ora, con Ashton, era capitata.
Mi guardava sorridendo, aspettando che facessi qualcosa; passai le mani sul suo viso, fermandomi per infilare la punta dell’indice in una delle due tenerissime fossette
-Chiudi gli occhi.-
Sussurrai appena. Sorridendo, abbassò le palpebre: le ciglia sfiorarono gli zigomi, solleticandoli appena, le labbra abbandonarono il sorriso, rilassandosi e io, invece, restai ferma come un pesce lesso a fissarlo incantata. Probabilmente se ne accorse, perché tamburellò con le dita sulla mia schiena, spronandomi a continuare quello che, silenziosamente, avevo promesso di fare.
Morivo dalla voglia di baciarlo, di vedere se le labbra fossero effettivamente state morbide come ricordavo fossero, e il suo sapore dolce come la sera precedente. Sarebbe stato un bacio più intimo, quello, meno frettoloso, un bacio che non avrebbe colto di sorpresa nessuno dei due.
Chiusi gli occhi, appoggiai le dita contro il suo busto, stringendo appena la maglia per attirarlo a me poi, quasi esitante, appoggiai le labbra alle sue, che si dischiusero appena.
Le spinsi con più decisione, schiudendole a mia volta per poter far incontrare le lingue; la mia, scivolò timidamente nella sua bocca e lui, senza nemmeno pensarci troppo, aprì la mano sulla mia schiena per potermi stringere a lui e approfondire il bacio, sospirando piacevolmente.
-Buon giorno eh!-
La voce squillante di Calum ci fece staccare di soprassalto, facendomi anche allontanare da lui quasi con un balzo. Mi voltai, per trovarmi la faccia abbronzata del ragazzo Kiwi a pochi centimetri dalla mia: stava ridendo come un dannato, non aveva nemmeno tentato di trattenersi.
Misi il broncio, guardandolo male, per poi alzarmi e farlo alzare a sua volta; Ash, nel mentre, si mise seduto a gambe incrociate, grattandosi la testa decisamente poco a proprio agio. Non avrei mai potuto dirlo con certezza ma, probabilmente, mi sembrava non volesse farsi vedere troppo in atteggiamenti intimi con le ragazze. Anche con la sua ragazza non l’avevo mai visto…
AH, diamine, la sua ragazza.
Dovetti rabbuiarmi molto, perché Calum smise di ridere e mi osservò preoccupato
-Che c’è? Mi spiace, non volevo interrompervi così…-
Scossi la testa, abbracciandolo stretto per qualche secondo; confuso, ricambiò il mio abbraccio scompigliandomi i capelli. Mi staccai, sorridendo, per poi andare a svegliare gli altri: la spiaggia era ancora un casino unico e, purtroppo, toccava a noi risistemare tutto: meglio farlo prima che il sole divenisse troppo forte per noi.
Non restai troppo tempo assieme al batterista, forse perché entrambi in imbarazzo per l’accaduto della sera prima e di quel mattino, forse perché avevo deciso di evitarlo quasi automaticamente. La consapevolezza che non fosse mio, nonostante tutto, mi faceva male; riuscii comunque a tenere la testa occupata, raccogliendo spazzatura qua e la e, il più delle volte, finendo col culo per terra per colpa di Luke, deciso a divertirsi a mie spese per colpa del dopo sbornia che ancora lo attanagliava.
Come se fosse stata effettivamente colpa mia! Non avevo costretto nessuno a bere e, comunque, era stato Michael a mescolare un sacco di cose in un unico bicchiere.
Una volta raccolte tutte le cose da terra, il che ci prese all’incirca tre ore buone, decidemmo di tornare a casa per riposare nel vero senso della parola. Insomma, avevam dormito tutti, si e no, quattro ore e questo non sarebbe bastato a farci sentire meno male di quello che gia ci sentivamo. Il sonno avrebbe solo aiutato a smaltire.
Salutai i ragazzi, con la mano, baciai Skye sulla guancia e, arrivata a Ashton, mi trovai decisamente in imbarazzo non sapendo che fare. Più o meno come lui.
Si guardò attorno, mi mise prima le mani sui fianchi, poi le spostò sui gomiti, sulla vita, al che mi prese le spalle e mi lasciò due baci sulle guance, avvicinandosi in fine all’orecchio per potermi sussurrare un “più tardi dobbiamo parlare”.
Ecco! Io lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, me lo sentivo. Chiamatelo intuito infallibile femminile.
Annuii lasciandogli un bacio sulla guancia, per poi rientrare in casa decisamente sotto sconforto. Raccontai brevemente a mamma la serata, prima di rinchiudermi in camera e sdraiarmi sul letto per “dormire come si deve”. Peccato che, con l’ansia che mi aveva fatto salire Ashton, dormii ben poco.
All’incirca due ore dopo, il telefono prese a suonare. Gettai uno sguardo allo schermo, pensando fosse semplicemente un messaggio, ma mi morsi il labbro quando vidi che si trattava di una chiamata, da parte di Ash per giunta.
Risposi, trascinando il dito sullo schermo, per poi mordicchiarmi il dito
-Hei-
La sua voce era calda anche al di la di un aggeggio tecnologico come il telefono. Mi trovai a sorridere come una cretina.
-Ciao! Come mai mi chiami?-
Lo sentii ridacchiare, probabilmente rigirandosi nel letto
-Non riuscivo a riposare, volevo sentire la tua voce a dire il vero.-
Mi sentii arrossire e ringraziai che non fosse li con me. Non mi piaceva arrossire davanti ai ragazzi, mi faceva sentire quasi vulnerabile, non so, mi metteva alle strette come cosa.
-Lo so, lo so, la mia voce è terribilmente bella!-
Scherzai ridacchiando. Non mi piaceva il suono della mia voce, lo trovavo fastidioso io in primis, figurarsi gli altri come dovevano sentirsi sentendomi parlare. Per nulla bene, probabilmente.
Lui si schiarì a voce e, sorprendentemente, mi diede ragione; pensavo lo facesse per gentilezza, comunque: chi mai sarebbe andato a dire a una ragazza “tu hai una voce da cani?!”
-Mi piace davvero la tua voce, non lo dico tanto per…-
Fece una piccola pausetta, probabilmente soppesando le parole che avrebbe voluto dire
-Hum allora…visto che non stai dormendo, e nemmeno io, ti va di uscire? Solo io e te per…chiarire, insomma.-
Sapevo che l’avrebbe chiesto, era stato questo a tenermi sveglia. Probabilmente aveva tormentato anche lui, considerando il fatto che, solitamente, si sarebbe addormentato di gran voglia. Gli risposi che andava bene, di darmi un po’ di tempo per cambiarmi e rendermi un po’ più presentabile. L’appuntamento sarebbe avvenuto a venti minuti dalla chiamata.
Mi alza velocemente, correndo sotto la doccia gusto per rinfrescarmi; mi truccai se si può ancor più velocemente, infilai una fascia, una canotta larga e un paio di pantaloni leggeri della tuta: ero in ritardo,come previsto.
Uscii di casa lasciando un biglietto a mamma, stava a lavoro ormai e Claude non si sarebbe svegliato molto facilmente. Una volta fuori casa, corsi al luogo dell’appuntamento, dove trovai Ash, seduto su di un muretto, ad aspettarmi.
Alzò la testa sorridendo, picchiettando l’indice sullo schermo del telefono: ero in ritardo di dieci minuti. Giusi le mani davanti al viso, piegandomi appena con il fiatone per la corsa appena fatta
-Scusami, davvero! Ho provato a metterci meno di venti minuti, ma non ce l’ho fatta. Sono una ragazza!-
Alzai le spalle, eppure avrebbe dovuto saperlo: le ragazze sono sempre in ritardo se non hanno almeno venti minuti di vantaggio rispetto ai ragazzi. Noi dobbiamo farci belle, probabilmente solo Luke avrebbe potuto metterci più di me in bagno. O Claude. Lui ci metteva ere geologiche.
Strizzò l’occhio, agitando la mano, come a volermi far capire che prima stesse scherzando. Sorrisi, meno agitata di prima: non sembrava volermi dare brutte notizie, insomma, sorrideva tranquillo e tutto e ora, pacatamente, aveva allungato una mano per intrecciare le dita alle mie.
-Andiamo da qualche parte?  Non troppo lontano da qua c’è un bel parco, è grande abbastanza da lasciarci i nostri spazi.-
Annuii aiutandolo ad alzarsi dal muretto con un flebile strattone; una volta in piedi, lo seguii silente verso il parchetto citato. Non era troppo lontano, a dire il vero impiegammo meno di cinque minuti, con un passo lento e tranquillo. Non parlammo molto, probabilmente entrambi pensando a cosa dire in seguito.
Una volta arrivati, ci guardammo attorno cercando un posto più appartato; optammo per l’andare a sederci sotto un grande albero dalle fronde verdi, fresche, che proiettava una lunga ombra sul prato attorno ad esso. Sempre tenendomi la mano, aspettò che mi sedessi con la schiena contro il tronco, per poi seguirmi a sua volta e appoggiarsi con la testa contro la mia spalla, coccolandosi appena con una ciocca di capelli catturata fra pollice e indice.
Sembrava stanco, lo ero anche io, avevamo entrambi dormito pochissimo e stavamo affrontando un dopo sbornia.
Sfregai la guancia contro i capelli ricci, la bandana si spostò appena lasciando sfuggire alcuni ciuffi; mi venne da sorridere, ne avevo una identica a casa, avevo pensato di metterla ma poi ero di fretta e l’avevo lasciata cadere, chissà se era entrata in borsa, l’avevo proprio sotto di me in quel momento.
Allungai una mano, spostai appena la zip della borsa per vederci dentro la stoffa rossa della bandana; sorrisi divertita, ricordando in che circostanze me l’avesse regalata.
Quella sera, forse era stato allora che mi ero resa conto del fatto che mi piacesse. Non avrei potuto dirlo per certezza.
-Allora…-
Cercai di iniziare il discorso, non trovando comunque nulla di buono da dire. Per me le cose erano chiare: lui mi piaceva, l’avevo baciato per quel motivo e pensavo che anche lui provasse lo stesso.
Mi spostò i capelli, lasciandoli cadere dietro la schiena, per osservarmi. Sorrise, lasciandomi un flebile bacio sulla pelle sotto l’orecchio. Un brivido mi percosse, piacevolmente, facendomi venire la pelle d’oca e sorridere.
-Di che vuoi parlare?-
Riuscii a finire il discorso. Lui Si scostò da me, lasciò la mano che teneva stretta fino a poco prima, e si mise seduto davanti a me, passandosi la mano fra i capelli.
-Senti quello che è successo ieri e stamattina. Non dico che sia sbagliato! Dio non lo è, volevo baciarti e lo rifarei adesso. Mi piace stare con te, davvero, ma il problema è che io e Melanie stiamo ancora assieme…cioè…non la sento da un sacco, abbiamo litigato tantissimo e non mi interessa di lei come ragazza!-
Sbattei le ciglia, confusa. Mi era parso di capire che non la considerasse più la sua ragazza, la sera prima. Forse mi sbagliavo.
Abbassai lo sguardo e giocherellai con le dita, intrecciandole fra di loro per poi passarle sull’erba fresca
-E?-
Chiesi, incoraggiandolo a continuare. Mi prese il volto fra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi
-Tu mi piaci Iris! Davvero. Ma prima di intraprendere qualcosa di serio vorrei conoscerti meglio. Soprattutto, voglio parlare prima con Melanie e chiudere definitivamente con lei. Stasera andrò da lei e le parlerò!-
Annuii alle sue parole, concordando: dovevamo conoscerci sul serio, oppure non si sarebbe costruito un sano rapporto solido. Insomma avevamo entrambi vent’anni, non potevamo di certo comportarci come due bambini alle prime armi con le esperienze amorose! La mia ultima relazione era durata più di un anno, poco a mio parere, mentre quella più lunga era durata due anni e mezzo. Non ero la tipica ragazza alla quale piaceva saltare da un ragazzo all’altro: ne avevo avuti solo due in vita mia, nonostante non fossi mai stata troppo tempo senza essere in relazione con qualcuno.
Forse prendevo la vita con troppa serietà, ma alcune cose, del mio passato, mi avevano costretta a crescere in fretta e pensare come un’adulta.
Mi sbilanciai in avanti, appoggiandogli le mani sulle ginocchia, per potermi avvicinare a lui stando comunque seduta comoda.
-Capisco, Ash. Smettila di torturarti così, io saprò aspettare. E, per inciso, anche tu mi piaci davvero tanto. Sai, all’inizio, quella sera di un mese fa, ho penato che scioglierti nell’acido non sarebbe stata una cosa cattiva!-
Ridacchiai divertita dalla sua espressione. Non si aspettava una simile confessione, forse, ma io ero fatta così: sempre sulle mie quando mi giravano i dieci minuti, sempre pronta a tirare coltelli a chi mi infastidiva. Lui mi aveva versato addosso una bottiglia d’acqua, pensava me lo fossi dimenticata?!
-Ma poi ho capito che forse stavo esagerando. Ho pensato di darti una seconda opportunità, ho pensato avessi una bella risata, un bellissimo sorriso e…insomma…mi sono ritrovata a pensare a come sarebbe stato stare assieme a te.-
Ad ogni parola sentii le guancie andarmi a fuoco, così come le orecchie; il suo sorriso, invece, si fece sempre più grande e, in fine, abbassò il volto per potermi baciare e interrompere quel mio sproloquio.
Chiusi gli occhi sporgendomi di più verso di lui, sospirando contro le sue labbra. Quando mi lasciò andare, ci osservammo confusi
-Scusa…non ho resistito.-
Sorrisi timidamente, passando le mani fra i capelli ricci; poco dopo presi a giocare con le ciocche di capelli, infilando le dita fra i ricci scomposti, cercando di definirli meglio.
Alla fine, mi trovai con la schiena contro l’albero, la sua testa poggiata in grembo, coccolandolo mentre si appisolava, o per lo meno si godeva il venticello ad occhi chiusi.
Gli picchiettai l’indice sul naso, mordendolo poco dopo e facendogli riaprire di scatto gli occhi
-Hei!-
Mi rimproverò, tirandomi una ciocca di capelli. Lo osservai imbronciata, per poi sorridere e mostrargli l’ora sul telefono
-E’ tardi! Non arriverai mai dalla tua…hum…da Melanie se non parti subito-
Mi rabbuiai un po’, pensando al fatto che fosse lei la sua ragazza, non io. Ancora una volta.
Lui si alzò, tirandomi su di peso per farmi scontrare contro il suo petto
-Perché quella faccia?-
Chiese. Come aveva fatto a vedere il cambiamento d’espressione?! Sul serio, che arguto.
Scossi la testa sorridendo, lasciandogli un baco sul mento prendendogli la mano.
-Nulla! Mi accompagni a casa?-
Rispose affermativamente, stringendomi la mano e accompagnandomi a casa. Una volta giunti alla porta d’entrata, mi lasciò un bacio leggero, a stampo, sulle labbra, sorridendo appena.
-Ti chiamo quando torno. Non ho intenzione di stare la da lei!-
Annuii, sfregando leggermente il naso contro il suo
-Ci sentiamo dopo allora.-
Mi fissò per qualche secondo gli occhi, per poi lasciarmi un altro bacio prima di salutarmi e avviarsi verso casa sua.
Rientrai in casa, stavolta più serena e stanca, pronta a andarmi a riprendere quelle ore di sonno che non avevo ancora recuperato.

Spazio autore

Eeee eccoci giunti al decimo capitolo. Non so se considerare questa come la metà della FF o meno. Pensavo di farla di 20 capitoli, massimo 25, per non tirarla troppo per le lunghe insomma! 
Spero possa piacere a tutti come capitolo! Qua, si vede finalmente cosa vuol diventare l'amicizia fra Ashton e Iris! E anche che vuol fare Ash con la sua ragazza! Dandadadannn! Calum, invece, si diverte tanto a interrompere le persone che piccionano in santa pace! Accidenti a te ragazzo dagli occhi a mandolra!
Ringrazio enormemente Liviuz, che lascia recensioni terribilmente carine e divertenti! Mi piace un sacco leggerle! Passate a leggere le sue FF, è molto brava, sisi! Ringrazio anche Hawks_of_the_Rocks_ per le recensioni lasciate! Ash e Iris sono carucci assieme vero?! Trovo che Ash sia troppo dolce come persona, non riesco a non farlo agire in certi modi. Grazie tantisssimissimo anche a _iimliz, dolcezza che sei!
E poi, ovviamente, ringrazio chi ha inserito fra preferite, seguite, o ricordate la mia FF!
Lascaite un commento, fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe davvero piacere!
Love, _Melia <3
P.S: si, il mio nick è cambiato in _Camelia!
P.P.S: Seguitemi su twitter e tumblr (seguo sempre chi mi segue, su tumblr mandatemi un mp dicendomi che venite da questo collegamento su EFP, li seguo solo Americani quidni meglio rinfrescarmi la memoria xD)

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Capitolo 11
*** Ash ***



Ashton’s pov.

Avevo lasciato Iris a casa sua e, dopo essermi concesso un ultimo suo bacio, mi ero diretto verso la stazione. Non avrei guidato tutta notte per raggiungere la mia ormai ex ragazza.
Non sapevo esattamente che fosse cambiato, fra me e lei. Forse la distanza, forse erano cambiati i nostri interessi. Avevamo passato assieme due anni, uno da semplici amici, uno da coppia; all’inizio andava tutto alla grande, la amavo e mi amava, ma poi eran cambiate un sacco di cose. I suoi gusti, per esempio: da ragazza alla quale non importava del suo aspetto, di farsi bella per farsi notare, si era mutata in una di quelle che io reggevo davvero poco: era bella, l’avevo sempre detto, ma ora lo faceva per stare al centro dell’attenzione. Non usciva mai struccata o vestita in tuta, aveva sempre i capelli pettinati alla perfezione, portava solo vestiti più che belli e esageratamente elegante.
Aveva iniziato a cambiare quando, assieme ai ragazzi, tutta Sidney aveva preso a parlare di noi e della band; non voleva sfigurare con altre ragazze, questa era la sua scusa, ma io sapevo bene che a lei piacesse essere desiderata. Da tutti, ma non da me, perché sapeva che con me sarebbe bastato un paio di pantaloni della tuta, un sorriso stampato in faccia e una vaschetta di gelato con due cucchiai in mano.
Poi, un giorno, si era trasferita da Adelaide, ponendo chilometri fra di noi. Non che vi fosse un oceano a dividerci, però a me piaceva sentire che lei ci fosse, così come io c’ero per lei. Cosa che non era accaduta affatto.
Era diventata assillante, voleva farmi cambiare come più pareva a lei; persino mi aveva proposto di smetterla con la musica, come se per me fosse stato possibile. Cose da matti.
Pensando a come affrontare la cosa, presi il biglietto e salii sul treno pronto a partire. Quando si dice botta di culo, stava per partire senza di me quell’ammasso di ferraglia tutto colorato da qualche artista di strada.
Trovai una carrozza libera, a quell’ora non avrei comunque trovato molta gente con a quale parlare, erano pur sempre le sei di sera, quindi immagina di trovare solo gente che rincasava da lavoro.
Mi annoiava fare viaggi da solo: ero abituato ad avere sempre i ragazzi attorno, o comunque qualcuno con cui parlare. Non mi piaceva starmene zitto, con le mani in mano, pertanto decisi di ascoltare almeno un po’ di musica, sperando che così facendo il viaggio sarebbe sembrato più corto.
Una volta premuto sull’album dei Coldplay, lasciai che il mio sguardo si perdesse al di la del finestrino, vagando svogliatamente sul paesaggio circostante cercando di inquadrarlo nella sua composizione generale; niente da fare, il treno andava troppo veloce e io ero troppo svogliato e stanco. Forse avrei fatto bene ad addormentarmi e riposare un po’; in fondo avevo dormito si e no tre ore.
Nella spiaggia, con Iris fra le braccia, avevo avuto tanto da che pensare, che non ero nemmeno riuscito ad addormentarmi decentemente. Ogni suo piccolo movimento mi faceva pensare, o sperare, si fosse svegliata: volevo parlare con lei, sentire la sua voce e vederla sorridere mentre si stropicciava gli occhi ancora assonnati. Le sue labbra, poi, così belle, carine, che ti facevano voglia di assaggiarle ancora. Erano una fissa, ci pensavo dalla sera della mia festa; avevo cercato di fare il bravo e smetterla di pensare a lei, non ci ero evidentemente riuscito. Mi piaceva, era una ragazza semplice e piuttosto alla mano, con la quale stavi bene non solo come amico. Insomma, non ti faceva pesare il fatto che ci stessi costantemente provando con lei, non credevo nemmeno ci avesse fatto caso, non fino alla sera prima almeno.
Passai il dito sullo schermo del telefono, attivandolo, per poi mandare un messaggio a Mel per dirle che sarei andato a trovarla. Non aggiunsi nulla di inutilmente smieloso: litigavamo ormai da qualche giorno con lei, sospettavo fosse gelosa e forse per buone ragioni. Insomma, lei avevo comunque qualche tresca, lo sapevo, le voci giravano purtroppo.
Una volta inviato il messaggio a Mel, scrissi anche a Iris, chiedendole cosa facesse di bello. Dovevo ammettere che mi mancava un po’, sembrava assurda come cosa, la conoscevo da così poco e sapevo poco di lei.
Mi rispose che stava studiando ma che, non avendone voglia, sarebbe uscita con mia cugina a fare un giro per Sidney. Scrissi, scherzando, di fare la brava che ero geloso; beh, forse un poco lo ero davvero, ma non lo facevo apposta. Con l’ultimo messaggio le augurai una buona serata e, deciso a riposare, mi addormentai mettendo la sveglia a dieci minuti dalla fine del viaggio.
Mi addormentai sul serio, tanto che sobbalzai una volta che la sveglia si mise a suonare; mi sollevai dal divanetto, scomodo, del mio posto a sedere e, stropicciandomi gli occhi, guardai fuori dal finestrino. Stavo a dieci minuti da Adelaide e a una manciata di minuti in più da casa di Mel. Non distava troppo dalla stazione, per fortuna, o comunque non ci mettevi troppo con un taxi a portata di mano.
Guardai il telefono, una risposta affermativa da parte di Mel e un messaggio da parte di Iris, che mi diceva di star tranquillo perché, attualmente, era interessata a un certo ragazzo. Sorrisi sapendo parlasse di me, non mi sembrava il tipo di ragazza che se la spassava con tizi a caso.
Arrivato in stazione, scesi dal treno e mi infilai nel primo taxi, pagando in anticipo conoscendo ormai il costo, per poi dirgli la tratta da seguire. Non ci mise molto, con il poco traffico del giorno, arrivammo giusto dopo una ventina di minuti davanti a casa di Mel. Ringraziai il tassista e scesi dalla macchina, per andare poi a suonare al citofono della ragazza.
Lei, splendida come sempre, aprì la porta sorridendo, per poi guardarmi con disappunto. Forse non le piacevano i jeans strappati, o la canotta sbracciata che lasciava intravedere parte del busto, o forse la indispettiva la bandana che tenevo in testa.
-Lo sai! Non voglio tu venga da me vestito così, amore.-
Sottolineò l’ultima parola come faceva sempre da incazzata. Alzai le spalle, mi allungai verso di lei e, senza pensarci troppo, le lasciai un bacio sulla guancia deludendola. Voleva fossi anche più carino, con lei, ma davvero mi faceva diventare acido. Portò le braccia al petto, pestò i piedi e mi guardo aspettandosi il bacio, secondo lei, meritato.
-Dobbiamo parlare. E sinceramente, mi vesto come mi pare Melanie!-
Trattenne il fiato, come facevano i bambini piccoli viziati, pronta a scoppiare a piangere; ci rinunciò quando vide la mia espressione mortalmente seria, allora mi disse di accomodarmi in salotto, che eravamo soli e quindi avremmo potuto parlare li.
Annuii e a mi spostai in salotto, lasciandomi cadere sul divano con fare scomposto; non ci tenevo più di tanto a farle piacere, ora, non più. Anche lei si sedette, la schiena dritta, le mani sulle ginocchia e il mento bel alzato, come una gran signora pronta a ignorare qualcuno per “fargli pentire di aver detto tali cose”.
Passai una mano fra i capelli, la guardai sospirando, poi mi decisi a parlare
-Credo che la nostra storia debba finire qua. Io non…ti vedo più come un tempo. Anzi. Sei cambiata tantissimo, non te lo rimprovero certo, ma io non voglio cambiare per far piacere a te, stai diventando esagerata e questa cosa mi allontana. Mi ha allontanato già a dire il vero.-
Aprì la bocca, sbalordita, per poi scoppiare a ridere come se la stessi prendendo per il naso. Credeva fosse uno scherzo sul serio?!
-Oh, Ash. Stavolta si che mi hai fatta spaventare! Ascolta, non tirare in ballo certe cose per farti perdonare. Lo so che hai baciato quella puttanella, ma so che non ne hai colpa!-
Questa volta, la guardai io con la bocca aperta. Ero confuso, di chi stava parlando? Non avevo baciato nessuna “puttanella”, a meno che non si stesse riferendo ad Iris con quel termine, a dire il vero, non avevo baciato nessuno.
-Sai di che parlo! L’altra sera, alla festa di compleanno di quella sgualdrina, una mia amica vi ha beccati in atteggiamenti intimi. Poi mi ha detto che vi ha seguiti, quando vi ha trovati vi stavate baciando allegramente. Tanto che non l’avete nemmeno vista. Non preoccuparti, mi ha detto che è stata lei a costringerti!-
Ancora confuso, mi alzai passando una mano fra i capelli, mentre lei continuava a parlare divertita, spiegandomi come l’avrebbe fatta pagare a Iris per aver osato toccare il suo “piccolo Ash”.
Primo, non ero un cane. Seconod…cosa non le risultava chiaro?
- Melanie io ti sto lasciando sul serio. Non riesco a capire cosa ci sia di difficile in questa frase!-
Le bloccai le mani che continuavano a gesticolare, mimava di schiaffeggiar qualcuno; le presi il volto fra le mani e la costrinsi a guardarmi negli occhi, come sempre avevo fatto quando ero più che serio. Allora, forse, comprese che stessi dicendo il vero e la vidi incerta
-Sei serio?! E’ per lei, per quella stronza che mi stai lasciando! La conosci da un mese o meno, mi conosci da una vita e lasci me per stare con lei?!-
Sbottò arrabbiata, liberandosi dalla mia presa e alzandosi in piedi. Scossi la testa. Certo anche Iris centrava, ma non così tanto. Il problema principale, eravamo io e Melanie, o solo lei dal mio punto di vista.
La presi per mano, fermandola ancora e costringendola a guardarmi
-Non è per Iris. E smettila di chiamarla stronza o troia. Non è nulla di tutto ciò. Io e te non stiamo più bene assieme e non solo ad Adelaide girano le voci. So che quel tuo amico non è solo tuo amico.-
Luke mi aveva avvisato che se la stesse sbattendo allegramente, questo suo amico, ma non avevo voluto crederci finchè lei non se n’era andata un giorno prima, per poter andare da lui.
Melanie sbiancò, messa allo scoperto, per poi sorridere e carezzarmi il viso delicatamente
-Sei geloso Ash! Amore…-
Si avvicinò e mi si incollò alle labbra; preso di sprovvista rimasi fermo qualche secondo, per poi allontanarmi da lei e spingerla sul divano. Forse fraintendendomi, si levò la maglia e la gettò a terra
-Facciamo l’amore per dimenticare il litigio?-
Propose ammiccando. Scossi la testa, le recuperai la maglia e glie la infilai in testa, lasciandole le braccia a penzoloni e aspettando che finisse di rivestirsi
-No. E’ finita qua Melanie. Mi dispiace; e forse si, hai ragione, a me Iris piace da morire perché è così come appare. Non fa la finta barbie, non si veste come una topmodel, non parla in modo sofisticato, non esce sempre truccata. Mi piace così, nella sua semplicità. Non voglio un rapporto nel quale mi sento costretto a comportarmi in certe maniere, voglio anche essere amico della mia ragazza, ma tu non sei disposta a scendere a patti su questo. Smettila di provarci, non ti interesso nemmeno più, sii sincera.-
La vidi guardarsi le unghie smaltate, per poi sistemarsi la maglia e alzarsi in piedi
-Fa come vuoi. Ma non tornare da me quando lei andrà da altri, perché è questo che è, una puttanella. Ah sappi che ho fatto il sesso migliore della mia vita con quel mio amico. Con te fingevo solo.-
Scossi al testa deluso e uscii da casa sua, senza salutarla ne nulla. Era tutto finito ed ero stato io a volerlo, ma sentirsi dire certe cose da una persona con la quale uscivo da due anni, faceva comunque male.
Salii nuovamente sul treno, questa volta osservando fuori dal finestrino il paesaggio ormai nero poi, una volta a Sidney, chiamai Iris.
Mi rispose quasi subito, con la voce impastata dal sonno contando che era ormai l’una di notte
-Ash? Che succede?-
Chese. L a sentii rigirarsi nel letto, e schiarirsi la voce. Non potei fare a meno di sorridere allora
-Nulla. Sono tornato ora, ero un po’ giu di morale e volevo sentire la tua voce.-
Scesi dal treno, passando fra quelle poche persone di dubbio gusto morale: probabilmente erano li a spacciare o comprare droga, non erano ben messi. Alcuni ragazzi, in un angolino, si passavano una bustina bianca e delle siringhe; nell’angolo della stazione, invece, un bel ragazzotto tutto muscoli, si lavorava una ragazza dalla gonna tanto corta da intravederle il perizzoma sottostante. Solo allora mi resi conto di essere andato li a piedi. Che genio.
-Sei in stazione? Se vuoi vengo a prenderti…-
La sentii esitare, forse era arrossita per l’imbarazzo. Annuii, per poi darmi dell’idiota e pensare che non mi avrebbe potuto vedere
-Va bene. Ti aspetto fuori.-
Era egoista da parte mia dirle di prendere la macchina e raggiungermi li, a quell’ora, ma avevo così tanta voglia di vederla che non avevo potuto dirle di no.
Uscii dalla stazione, sedendomi su uno di quei panettoni per il traffico, quelli messi per non far entrare macchine, osservandomi attorno e gettando, di tanto in tanto, occhiate sul telefono per controllare l’ora.
Cinque minuti dopo, all’incirca, vidi spuntare l’auto di mia cugina, con Iris alla guida. Scese, mi lasciò le chiavi e mi stampò un bacio sorridendo
-Ero a casa vostra a dormire, io e Skye abbiamo fatto un po’ tardi…-
Abbassò lo sguardo, fissandosi le punte dei piedi. Era così bella da appena sveglia, sembrava così indifesa  che mi veniva voglia di stringerla a me e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Le presi la mano, la avvicinai a me e l’abbracciai; da seduto, la mia testa le arrivava appena sotto al seno. La strinsi appena, sentendo poi le sue dita scivolare fra i miei capelli, accarezzandoli piacevolmente; alzai lo sguardo e la vidi sorridere allegra, allora mi alzai e le stampai un bacio in fronte
-Allora torniamo a casa. Vuoi che guidi io?-
Senza nemmeno darmi il tempo di finire la frase, annuì salendo al posto del passeggero e sistemandosi per bene, con la cintura allacciata e lo schienale appena inclinato per riposarsi. Una volta salito in macchina, come lei, sentii afferrarmi la mano; sorridente, Iris, stringeva le sue dita alle mie tutta soddisfatta.
Non potei fare a meno di abbassarmi in sua direzione e lasciarle un bacio a fior di labbra, facendola sorridere ancora di più.
-Che era quello?-
Mi rimproverò aprendo un occhio. Alzai un sopracciglio e le pizzicai la guancia, mettendo in moto l’auto
-Non mi piace dare spettacolo, qua ci stan guardando tutti!-
E in effetti era vero, il gruppo di ragazzi che si stava drogando poco prima, era uscito dalla stazione e fischiava incitandomi a scoparmi la ragazza. Che rozzi!
Partii dirigendomi a casa mia, stando in silenzio concentrato sia a guidare che a coccolare Iris passandole il pollice sul dorso della mano. Si addormentò, tra le altre cose e, arrivati a casa, dovetti svegliarla.
Mugugnò qualcosa e poi alzò le braccia verso di me, aprendo gli occhi stanca
-Mi porti in braccio?-
Mi chiese sorridendo. Scherzava, con molta probabilità, contando che si stava gia arrangiando da sola; in ogni caso, essendo più veloce di lei, la sollevai prendendola in braccio sorridendo.
-Ti porto io!-
Ero frustrato, arrabbiato per come si erano risolte le cose a casa di Mel, averla fra le braccia mi risollevava il morale . Le lasciai un bacio sulla fronte e poi entrai in casa; la porta era aperta, l’aveva lasciata così Iris pensando saremmo tornati subito.
Una volta entrato, chiusi a chiave e la osservai sgranchirsi le braccia. Si stropicciò gli occhi e poi mi guardò sorridente, come una bambina innocente
-Com’è andata?-
Mi chiese in fine. Probabilmente non era riuscita a trattenersi più di tanto dal chiedermelo, come darle torto in fondo. L’avrei fatto anche io.
Scrollai le spalle avviandomi verso le scale. Salii qualche scalino, per poi girarmi verso di lei e allungare la mano, aspettando che la prendesse
-Vieni con me? Ti racconto su in camera-
Annuì prendendo la mano, per poi salire assieme a me, giocherellando con le dita con fare pensieroso. Forse non era davvero convinta di volerlo sapere, insomma perché avrebbe dovuto?!
Mi passai la mano libera fra i capelli, agitato, e sospirai attirando la sua attenzione
-E’ davvero tanto grave?-
Mi chiese alzando un sopracciglio. Sorrisi e scossi la testa, aprendo la porta di camera mia e invitandola a entrare. Restò ferma sulla soglia per qualche minuto, per poi entrare e osservarsi attorno, stretta nelle proprie spalle, quasi intimidita. Mi intenerì tanto da volerla stringere fra le braccia e volerla coccolare, cosa che feci, asciandole un bacio sui capelli.
-Sono stato da Melanie. Le ho parlato e ha dato tutta la colpa a te, dice che mi hai addescato, in parole povere.-
Ridacchiai divertito per poi continuare con il racconto, senza tralasciare nulla come se stessi parlando ad un mio amico. La vidi allontanarsi con il broncio e la osservai confuso
-Che c’è?-
Arrossì violentemente e si schiarì la voce distogliendo lo sguardo, per poi sedersi sul mio letto e lisciare le coperte chiare; la seguii, chiedendole ancora che avesse e, senza guardarmi, si decise a rispondermi
-So che è stupido, ma sono un po’ gelosa…-
Scrollò le spalle, fissando insistentemente una piega fra le coperte del letto. Risi intenerito dalla cosa, mi piaceva terribilmente come cosa, a dire il vero.
La presi, facendola stendere sul letto, per poi guardarla negli occhi e assumere un’espressione seria
-Lo ero anche io, quando mi hai detto saresti andata a fare festa. Ero molto geloso!-
Mi guardò sorridendo, per poi nascondere il viso sotto al cuscino; lo levai prontamente, abbassandomi per baciarla. Appoggiai le labbra alle sue, lasciandole due casti baci, prima di premere con più forza e schiudere le labbra.
Lei schiuse le sue labbra, permettendomi di far scivolare la lingua a contatto con la sua, intrecciandola a essa. Passai le mani fra i suoi capelli, approfondendo il bacio; alzò le gambe intrecciandomele in vita, mentre la spingevo contro il materasso, facendo aderire la sua schiena a questo; la sentii sospirare contro le mie labbra, passando le mani sul mio busto, fermandosi all’orlo della maglia col quale giocherellò. Infilò le mani sotto la maglia, sollevandola appena per poi farmela levare, alzando le braccia per aiutarla.
Sorrisi guardandola arrossire, per poi abbassarmi verso di lei, sollevarle la maglia e lasciarle una scia di baci dall’ombelico al collo; lasciai cadere la sua maglia a terra, continuando a baciarle il collo mentre con le mani le accarezzavo i fianchi.
Seriamente, non capivo più nulla, sentivo solo la mia pelle bruciare a contatto con la sua, il suo respiro più affannoso, i battiti del cuore accelerati.
Presi a succhiarle il collo, lasciandole piccoli marchi
-Ash…-
Sospirò, passandomi la mano sul petto e spingendo leggermente per farmi allontanare. Probabilmente era il momento sbagliato, per fare certe cose, ma stavo bruciando dentro
-Ash aspetta, non credo sia il momento…-
Mi allontanai leggermente, per guardarla negli occhi; il suo sguardo, come il mio probabilmente, era appannato e confuso
-Si?-
Mi schiarii la voce, più roca del solito
-Non fare quella faccia, o mi farai venir voglia di fare sesso con te. Non che non ne abbia, ma penso sia meglio aspettare sai…hai appena lasciato la tua ragazza…-
Sorrisi annuendo, comprendendo a pieno il perché non volesse farlo ora. La presi, stringendola a me e mi misi steso di fianco a lei, con la testa sul cuscino
-Allora che ne dici di dormire un po’? Prima o poi succederà-
Aggiunsi sovrappensiero. La sentii ridacchiare, intrecciando la mano alla mia per poi lasciarmi un bacio sul collo
-Ah, si. Tu mi fai incendiare!-
Sorrisi, doveva sentire lei che effetto mi faceva. Stavo andando a fuoco anche adesso e la stavo solo abbracciando. Le lasciai un bacio sulla fronte, per poi stringermi a lei e chiudere gli occhi.

Spazio autore

Heeello a tutti!
Da come mi sembra di aver capito Melanie non ha riscosso molto successo! Come mai poveretta?! LOL
Ringrazio tutte le recensioni e tutti coloro che han messo la storia fra le preferite o ricordate!
Purtroppo non ho vinto il concorso del M&G, ma sono comunque felice per chi ha vinto, insomma che culetto!
Mi ero ripromessa di aggiornare domenica, ma non ne ho avuto tempo davvero! Spero di riuscire questa volta nei miei piani, vorrei aggiornare due volte a settimana!
Comunqueee, non so che altro aggiungere! Grazie epr essere arrivati fino qua a leggere.
Ah, per chiunque se lo stia chiedendo...in questa FF tratterò basicamente solo di Ash e Iris, ma cercherò di fare altre "mini serie" sui ragazzi per trattarli singolarmente!
Seguitemi su twitter se vi va e volete farmi domande (???) o su tumblr.
Love, _Camelia <3

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Capitolo 12
*** What I Like About You ***



N.B Leggete le note dell'autore, per favore :)

Ashton's pov.

Era passato quasi un mese, da quando avevo rotto con Melanie. Continuava a chiamarmi, insistentemente, tanto che mi ero trovato costretto a bloccarla ovunque: sul telefono, su ogni social possibile e immaginabile, ovunque.
Assillante, davvero, eppure io pensavo di esser stato abbastanza chiaro con lei, insomma non ne volevo più sapere nulla, sapevo che un’amicizia non sarebbe stata possibile, conoscevo abbastanza sia lei che me per dirlo con certezza. Purtroppo avevo avuto modo di vedere come, in passato, la nostra amicizia non fosse antro che un fondamento per una flirtata spassionata. Insomma, nulla che volesse sul serio essere amicizia, che cosa triste.
Per quanto riguardasse Iris, io e lei non stavamo assieme. Beh, non ufficialmente per lo meno.
Insomma, uscivamo praticamente tutte le sere, ogni qual volta avessimo attimi liberi più o meno; mi piaceva tenerla per mano: aveva delle manine piccoline, sempre ben curate e costantemente fredde, mi piaceva scaldarle anche quando non faceva più di tanto freddo, o fresco insomma.
Lei studiava, per la maggior parte del tempo, ma dovevo ammettere che era, di certo, meno stressata da quando si era trasferita qua a Sidney; forse perché ora aveva fatto conoscenza con altra gente, o perché si svagava. No, sapevo bene il perché, io ero un ragazzo d’oro, davvero. Beh, forse un po’ troppo modesto, ma dai chi mai avrebbe potuto dire il contrario!?
Presi il telefono dal comodino, leggendo il messaggio da parte di Luke. Quel pomeriggio avremmo registrato un video da postare su Youtube, cosa che accadeva da un bel po’ a dire il vero: erano stati quelli a farci conoscere un po’ di più, li a Sidney. Beh, assieme a tutte le serate organizzate in locali, nei quali suonavamo dal vivo. Per ora, comunque, erano per lo più cover quelle che suonavamo, erano pochi i nostri testi. Pochi ma buoni.
Presi una canotta nera dal cassetto e la infilai, senza preoccuparmi troppo se cambiarmi o meno i pantaloni, contando che sarei stato seduto a suonare la batteria in ogni caso.
Il telefono prese a suonare, una chiamata in arrivo, lo presi e risposi sorridendo, leggendo il nome sul display.
-Hei piccola!-
Sapevo che le piaceva essere chiamata così, nonostante non fossimo ufficialmente assieme e arrossisse ogni qualvolta; mi piaceva chiamarla così, di rimando, perché era effettivamente piccolina nonostante avessimo la stessa età. Questa cosa mi faceva impazzire, la sua altezza mi procurava sempre una scusa valida per prenderla in braccio e coccolarmela un po’, era dannatamente tenera.
-Ciao Ash! Claude si sente talmente male che mi ha detto di chiamarti, per avvisarti che non verrà a Michael oggi per le riprese. Mi spiace dovrete ricorrere alla solita telecamera scadente!-
Si mise a ridere divertita. In quell’ultimo mese, aveva ripetuto a Luke fino allo sfinimento quanto pessima fosse la sua videocamera. Che poteva pretendere?! Non avevamo così tanti soldi da spendere in certe attrezzature…non che non ne avessimo, ma preferivamo comprarci nuovi strumenti musicali. Inoltre mamma Liz aveva iniziato a non sganciar più nemmeno una sterlina a Luke, credendo che facendo così avrebbe ripreso la scuola invece che “perder tempo inutilmente con la musica”. Ah, menomale che io avevo gia concluso i miei studi, o mi sarei trovato nella medesima situazione.
-Sei la solita simpaticona!-
Le risposi, in tono ironico, e farla ridere dall’altro lato del telefono; sorrisi a mia volta. Non avevo mai invitato una ragazza alle prove della band, ne tantomeno a una registrazione…eppure, mi andava di chiederglielo. Luke aveva spesso invitato ragazze, così come Calum e talvolta Michael; farci vedere mentre suonavamo, aiutava a rimorchiare in certe situazioni. Insomma, non che volessi rimorchiarla, pensavo di aver gia fatto centro con lei, di piacerle piuttosto tanto, più o meno come lei piaceva a me insomma.
-Senti ti va…hum…di venire anche tu? Puoi portare la tua telecamera e sostituire Claude. Non che ti stia chiedendo di venire come sostituta, voglio che tu venga a vederci suonare, ecco…-
Si schiarì la gola, me la immaginai ad attorcigliarsi i capelli attorno all’indice, sfogliare le pagine del libro che stava studiando e guardare l’orario. Poi, probabilmente, avrebbe sorriso, si sarebbe morsa il labbro come faceva sempre quando voleva una cosa, alla fine avrebbe deciso se accettare o meno.
Speravo accettasse, in ogni caso, sul serio.
Passai la mano sul braccio, tirando impercettibilmente il muscolo come a voler controllare che fosse ancora li. Ero stato in palestra, quella mattina, anche se suonando la batteria non ne avevo davvero bisogno: battere in continuazione con le bacchette, mi aveva fatto sviluppare piuttosto bene le braccia. Dovevo comunque mantenere il fisico che m’ero fatto, o sarei diventato un ciccione, contando quello che mangiavo assieme ai ragazzi.
-Hem, se non disturbo vengo volentieri. Mi piace vedervi suonare, poi Calum dice che sono la sua fan numero uno, devo pur farlo felice e andarlo a spiare durante le prove, no?!-
Risi divertito dalla cosa, Calum era sul serio convinto che Iris fosse sua grande fan, forse lo era davvero ma sapevamo tutti che fossi io il suo preferito. Insomma, lei baciava me, non gli altri tre.
-Non disturbi mai, non pensarlo nemmeno sciocchina! Passo a prenderti fra dieci minuti!-
La sentii prender fiato pronta a protestare ma, più velocemente di lei, le dissi che non ammettevo repliche e sarei arrivato a casa sua per quell’ora.
Mi guardai ancora allo specchio, annuendo convinto, per poi uscire di casa e salire in macchina, guidando con calma verso casa di Iris e Claude.
Scesi dall’auto, una volta parcheggiato, per poi suonare al citofono; sentii Claude urlare di entrare, che la porta era aperta e quindi, entrai senza farmi troppe domande. Salii le scale e, ormai senza chiedermi dove andare conoscendo la strada, mi fermai davanti alla camera di Iris. Bussai leggermente, trovando la porta aperta decidendo quindi di entrare e salutare la ragazza.
La trovai girata di schiena, intenta ad allacciarsi una camicetta trasparente, a fantasia floreale; praticamente era ancora in biancheria intima, il che mi dava da pensare che non si era affatto preparata una volta riattaccato al telefono. Si girò di scatto, lasciando il bottone che stava tenendo in mano, pensando fossi il fratello; arrossì di colpo vedendo che, invece, ero entrato io in camera.
-Ashton!-
Si chiuse la camicetta, tenendola stretta fra le mani, e mi guardò male cercando di non far vedere quanto fosse arrossita. Mi schiarii la voce, sentendo la mia gola secca come il deserto Australiano in piena estate: poteva esser tanto bella, anche con in dosso solo una camicetta e un completo intimo bianco!?
Dio, era così sexy che mi sarebbe venuta voglia di saltarle addosso li, adesso, senza aspettare nulla o pensare a nulla.
Passai  la mano fra i capelli, sorridendo, per poi avvicinarmi a lei, metterle una mano sui fianchi e attirarla a me per posarle le labbra sulle sue.
Le morsi il labbro, facendola sussultare appena e, senza aspettare troppo, feci incontrare la mia lingua con la sua, attirandola ancora più a me stringendo la presa dietro la nuca.
Le sue mani si posarono sulle mie spalle, la sentii alzarsi sulle punte dei piedi per baciarmi con più facilità; il suo respiro accelerò appena, mentre la sua posa si andò a rilassare, si strinse a me aderendo perfettamente al mio corpo.
Le sue curve morbide si schiacciarono contro il mio petto duro, facendo galoppare la mia fantasia più del necessario. Le posai le mani sui glutei, scendendo poi sulla coscia scoperta per farla sollevare e farle allacciare le gambe attorno ai miei fianchi. Senza interrompere il bacio la lasciai cadere sul letto, stendendomi accanto a lei.
Se qualcuno non mi avesse fermato ora, sapevo per certo sarei arrivato in assoluto ritardo alle prove con i ragazzi; certo, forse Luke si sarebbe arrabbiato, ma sia io che Iris avremmo tolto parecchia tensione sessuale dal nostro rapporto. Era chiaro quanto fosse forte la voglia, sia per me che per lei, quindi perché non fare quello che entrambi volevamo fare? Semplice, era presto e, comunque, ancora non c’era stata l’occasione giusta.
Le passai la mano sul busto, seguendo la linea dei suoi fianchi e risalendo fino al seno; spinsi appena le dita sotto la coppetta del reggiseno, sollevando il tessuto chiaro per infilare la mano e stringere la presa sulla sua pelle calda, sembrava stesse andando a fuoco, così come me.
La sentii gemere appena quando strinsi la presa; le sue labbra si staccarono appena dalle mie, la sentii premere sul mio petto con le mani e poi, senza che me ne rendessi veramente conto, si mise sopra di me, facendomi sfilare la maglia per poi restare li, ferma, a osservarmi sorridente.
Si abbassò, lasciandomi una scia di baci dal petto all’ombelico e viceversa; si fermò poi sul collo, succhiando concentrata non notando nemmeno che le stessi sfiorando ogni parte del corpo scoperta; le strinsi ancora le mani sui glutei, lasciando la testa stesa sul materasso mentre lei continuava a succhiare e mordere il collo, facendomi sospirare. Pensavo quella sarebbe stata la volta buna.
Probabilmente, invece, quella era solo la volta buona per uccidere Claude.
Lo sentimmo entrare in camera, per poi fare versi schifati
-Ragazzi! Cazzo prendetevi una stanza vostra!-
Iris si alzò, decisamente arrabbiata con il fratello e imbarazzata dalla situazione; si allacciò la camicetta con fare frettoloso, rossa in viso
-Questa E’ camera mia! Esci, vattene!-
Il fratello scoppiò a ridere, alzando i pollici verso di me come a volersi congratulare, mi scappò da ridere ma mi trattenni, spaventato all’idea che Iris mi vedesse
-Grande amico! Fate un sacco di sesso, così le togli un po’ di acidità!-
Lo fulminò con lo sguardo, girandosi poi verso di me che, distogliendo lo sguardo, mi schiarii la voce imbarazzato, riprendendo la mia canotta per poi infilarmela ancora.
Cacciò fuori il fratello, prese un bel respiro e si calmò, ancora rossa in viso
-Hum…scusa. Finisco, finisco di vestirmi…-
Si voltò imbarazzata aprendo l’anta dell’armadio, per poi infilarsi un paio di jeans chiari. Mi schiarii la voce, la abbracciai da dietro e le lasciai un bacio sul collo
-E’ una fortuna che sia entrato tuo fratello, perché sennò adesso saresti senza questi- dissi toccandole i jeans –senza questa- le sfiorai la camicetta –ma soprattutto senza questo e queste!-
Con una mano salii sotto la camicetta spostando appena l’orlo del reggiseno, sfiorandole appena un capezzolo; con la mano sinistra strinsi l’orlo delle mutandine, facendolo scontrare appena con la sua pelle tirandolo. La sentii sospirare, chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla mia spalla, schiudendo appena le labbra.
-Dobbiamo andare!-
Ridacchiai appena, sfiorandole le labbra con le mie per poi allontanarmi e aprire la porta chiusa; mi sistemai i pantaloni, che stringevano appena sulla patta, e la osservai sorridendo. Aveva le guance arrossate, il labbro era stretto fra i denti e gli occhi appannati dal desiderio. Dio, la volevo.
Mi schiarii la voce passando la mano fra i capelli, guardandola raggiungermi
-Non andiamo!-
Mi sussurrò appena all’orecchio, passandomi le mani attorno al collo per poi appoggiare di nuovo le labbra dove, pensavo, ora stava un segno rosso e ben evidente. Le passai le mani sui fianchi, tentato di accettare, ma poi scossi il capo e risistemai la sua camicetta
-Ci uccideranno Luke e gli altri. E poi tuo fratello ora è qua fuori ad ascoltare. Dio ti salterei addosso un sacco, ma mi immaginavo una cosa molto più…intima e romantica!-
La sentii sorridere con le labbra ancora contro la mia pelle poi, prendendomi la mano, si staccò da me e scese le scale guidandomi verso la porta d’uscita. Prese la borsa, aprì la porta e poi mi aspettò accanto all’auto, urlando al fratello che  sarebbe tornata in serata.
Il viaggio fu breve e silenzioso, insomma meno di venti minuti per arrivare a casa di Michael, nessuno dei due disse nulla: lei sorrideva, si arricciava una ciocca di capelli attorno al dito e poi, come se nulla fosse, giocherellava distrattamene con le mie dita, ferme sul cambio della marcia.
Arrivati, aprii la portiera e la feci scendere inchinandomi appena; scoppiò a ridere coprendosi la bocca con la mano, arrossendo appena, per poi darmi un pugno sulla spalla e dirmi di smetterla di fare il pagliaccio; andò lei a suonare, io restai a osservarla imbambolato, come un cretino, fermo alla macchina.


Iris’s pov.

Andai a suonare alla porta e, stranamente constatando che fossimo a casa sua, mi venne ad aprire Michael. Aveva ancora i capelli verdi, fatto strano, ma solo perché stava cercando di convincermi a fargli una tinta color blu notte. Mi rifiutavo di dargli una mano a diventare pelato, sul serio.
Alzò lo sguardo da terra, dove si trovava una pallina di colore verde acido, come i suoi capelli; mi sorrise e vidi i suoi occhi brillare, adoravo quel ragazzo era un piccolo panda e, come non mai, adoravo i suoi caldi abbracci. Mi stritolò fra le sue braccia, sollevandomi da terra e lasciandomi li, con i piedi penzoloni e intrappolata fra le sue braccia. Ash, dietro di noi, si schiarì la voce facendo notare la sua presenza ma, in ogni caso, Micky, se ne fregò altamente e mi tenne stretta a se
-Hei Ash! Sei in ritardo! Ma che hai al collo?!-
Chiese, allungando una mano per toccare il punto nel quale, poco prima, avevo lasciato un grosso e evidente succhiotto ad Ash. Arrossii, agitandomi ancora in braccio a Michael che mi lasciò andare a terra
-Eeeh Iris! Piccola furbetta!-
Mi sventolò l’indice sotto al naso allora, infastidita, cinsi le braccia al petto e puntai il piede a terra
-Magari non sono stata io, no!?-
Alzai  un sopracciglio e aspettai una sua risposta. Scosse la testa e scoppiò a ridere, prendendo Ash per le spalle per poi trascinarselo in sala prove. Li aspettai li, sulla porta, poi lo sentii urlare dalla stanza un
-Seguimi piccola vampiretta!-
Alzai gli occhi al cielo, seguii le voci e i rumori e, senza troppi sforzi, trovai la stanza.
Era abbastanza grande, con le pareti insonorizzate e piene di strumenti; al centro stavano quattro sedie, nell’angolo a destra stava la batteria di Ash, sulla sinistra stavano le due chitarre elettriche di Michael e Luke. Era una bella stanza, tutto sommato; di fronte alla batteria stava un piccolo divano, che rimasi ad osservare.
Presi il cavalletto, lo aprii misurando l’altezza giusta per le riprese e decisi di lasciarlo tutto alto, contando che sennò Luke sarebbe stato tagliato fuori dall’inquadratura.
Misi la macchina al suo posto, la aprii e impostai la luce in modo tale da non dare un brutto effetto, troppo plastico o giallastro insomma.
Ero talmente concentrata che nemmeno mi accorsi che i ragazzi stavano fissando e prendendo per il naso Ash; continuavano a puntargli il dito sul succhiotto, a picchiargli le mani sulle spalle e congratularsi per la probabile scopata, dimenticandosi forse che fossi li anche io. Certo, non era detto che fossi stata per forza io, non stavamo assieme, però l’interesse reciproco era piuttosto palese non solo a noi, ma a tutti in generale.
Mi schiarii la voce, attirando su di me la loro attenzione
-Ah, hai fatto sesso?-
Chiesi, innocentemente giocherellando con l’orlo della camicetta che, poco prima, era decisamente troppo aperta e lasciava a Ash una perfetta visuale di quello che, ora, si intravedeva appena. Sorrisi ammiccante, alzando lo sguardo fissandolo negli occhi per poi farlo arrossire; adoravo metterlo in imbarazzo, queste erano le piccole vittorie giornaliere. Alzò le spalle, decidendo di stare al mio gioco forse
-Beh piccola, non abbiamo avuto tempo sai, siamo stati interrotti…io e lei-
Mi morsi il labbro, tentando di trattenere un sorriso e svelare a tutti il nostro piccolo momento di intimità.
Lo vidi ammiccare appena, una volta che tutti furono girati di spalle intenti a prendere i loro strumenti; scossi la testa sorridendo, lasciandomi cadere sul divanetto pronta a registrare.
Dovevo dire che, comunque, più tempo fu perso per fermare il video per gli attacchi sbagliati, per le stupidate dette da Calum, per le facce eccessivamente serie di Luke, per le battute pessime di Ash riguardo i batteristi.
Alla fine, riuscimmo a registrare quel piccolissimo video di tre minuti, nel quale loro cantavano una canzone degli One Direction. Erano ancora tutti eccitati, presi bene perché una loro amica era li a vederli suonare, quindi mi inchiodarono al divano e mi chiesero di ascoltare un loro pezzo.
Ash diede il tempo, poi presero a suonare e cantare; la canzone era bella, mi piaceva davvero, sia il ritmo che le parole. Mi fecero sorridere, nonostante ripetessero solo quella che pensai fosse la prima storfa

That's what I like about you
You hold me tight
Tell me I'm the only one
Wanna come over tonight?

Yeah
Keep on whispering in my ear
Tell me all the things that I wanna hear
'Cause it's true, that's what I like about you


Applaudii, una volta che finirono di suonare, sotto mia richiesta contando che avevan gia ripetuto tre volte le stesse parole
-Non abbiamo finito il testo. A dire il vero non l’ha finito Ash perché la sta dedica….-
La mano di Ash andò a coprire la bocca di Calum, stringendolo contro il suo petto per non farlo sfuggire. Il suo viso era rosso, non mi guardava anzi, cercava di cambiare discorso facendomi solo ridere più forte.
Non che non mi facesse piacere, anzi mi piaceva da impazzire l’idea che mi avesse dedicato una canzone; mi alzai, tolsi la mano di Ash dalla bocca di Cal e lasciai al Kiwi un bacio sulla guancia, facendolo schioccare deciso il riccio mi fissò male, forse geloso forse no, e io gli risposi con una linguaccia.
Calum mi prese in braccio, stringendomi le braccia muscolose attorno alla vita, appoggiando poi il mento sulla mia spalla
-Ah ah! Lei si che mi vuole bene!-
Mi lasciò a sua volta un bacio sulla guancia, facendo alzare ad Ash gli occhi verso il cielo. Allungai una mano e presi la sua, grande il doppio, stringendola appena fra le mia e giocherellando con le sue dita. Sorrise appena, passandosi le mani fra i capelli, prima che Calum mi sollevasse e mi portasse fuori dalla stanza per lasciarmi cadere sul divano della sala di Michael.
Lo osservai confusa, per poi trovarmi in mano un controller della Ps4, mi stava sfidando per l’ennesima volta a un torneo a quattro a Fifa, contando che ad Ash non piaceva per nulla giocare a quel gioco, io ero la loro salvezza in mancanza di Claude.
Ash ci raggiunse poco dopo, ridendo divertito assieme a Luke che stava raccontando chissà quale esperienza con ragazze a caso. Non erano i classici “puttanieri”, certo, però si divertivano contando che erano giovani e conosciuti. Insomma, erano anche parecchio belli, facevano bene a divertirsi, moderatamente certo.
Ash si lasciò cadere accanto a me, per poi prendermi in braccio e fare spazio anche a Luke e Michael; questo, però, rimase dietro di me continuando a tartassarmi per quella dannatissima tinta.
Alle tante, stufa delle sue continue moine, mi alzai regalando la vittoria a Calum; tesi la mano verso il ragazzo dagli occhi trasparenti che, sorridente, mi lasciò la scatola della tinta in mano e corse in cucina, preparandosi seduto in cucina, con una salvietta attorno alle spalle e la testa piegata nel lavandino. Su madre, in caso avessimo sporcato qualcosa, sarebbe venuta a cercarci uno a uno a casa nostra per ucciderci a suon di Viacal.
Lessi le istruzioni più volte, per esser sicura di aver interpretato bene, poi mi preparai per fargli una bella tinta
-Se resti pelato, cazzi tuoi!-
Lo minacciai, prima di iniziare a stendere il colore dalla radice del capello, su tutta la testa; non durò molto e avanzò tanta di quella tinta che mi trovai a dovergliela spalmare a frotte sulla testa, dove la impaccai picchiettando le mani
-Ok ora aspettiamo venti minuti! Nel mentre…avete fatto sesso tu e Ash?!-
Mi andò di traverso l’acqua che stavo bevendo, che sputai direttamente sulla maglia di Michael facendogli alzare un sopracciglio. Mi schiarii la voce, cercando di restare sul vago, ma non si poteva pensar di scappare dalle sue domande, da quegli occhioni grandi che chiedevano la verità e da quel labbretto tremolante che non ammetteva assolutamente repliche.
Alzai lo sguardo, fissando il soffitto bianco, decorato solo attorno al lampadario
-Belle decorazioni…-
Cercai di cambiare discorso, non volevo dire di esser stata rifiutata; certo, mio fratello ascoltava dall’altra stanza e non l’avremmo passata bene ma, insomma, tutti e due eraamo un fuoco unico perché non continuare allora?!
-Daaai Iris!-
Mi si avvicinò, con quel puzzo di tinta e quella salvietta che sembrava un mantello da supereroe; mi puntò il dito sotto al mento, stringendolo fra pollice e indice e costringendomi a guardarlo, per poi scrutare attentamente nei miei occhi
-Hum, vi hanno interrotti eh! Quella è frustrazione sessuale! Oh, piccina!-
Mi scimmiottò facendo il labbruccio triste. Lo misi al suo posto lasciandogli uno spintone sulla maglia ancora bagnata
-No! Smettila idiota, Claude era nella stanza accanto e abbiamo deciso di non dare spettacolo!-
Annuì convinto, sospirando poi
-Tuo fratello è una rottura, doveva scegliere oggi per ammalarsi insomma! Un po’ di sesso ti servirebbe sei una tale acido…-
Non riuscì a finire la frase che io, per vendetta, gli mollai un pugno sul braccio cercando di darlo più forte che potessi
-Stronzo non lo dire! Non siamo più amici, basta!-
Finsi di asciugarmi una lacrima, allontanandomi da lui per uscire dalla cucina e andare a rifugiarmi dagli altri ragazzi; saltai in braccio a Calum che, stupito, non perse tempo e prese a coccolarmi. Michael corse in sala, puntandomi addosso il dito con fare accusatorio
-Sei pessima, traditrice!-
Scoppiai a ridere divertita dalla cosa, stendendomi sul divano schiacciando tutti e tre i ragazzi seduti. Con il viso finii sulle gambe di Ash, mi girai e appoggiai la testa sulle sue ginocchia, osservandolo e chiedendo silenziosamente coccole. Alzò un sopracciglio, incerto, per poi mettere le dita fra i capelli e intrecciarli fra di loro, per poi sollevare ciocche a caso, lisciarle, attorcigliarle attorno al dito e rilasciarle cadere; sorrisi divertita, chiudendo gli occhi, per poi sentire una minacciosa puzza di tinta. Realizzai troppo tardi cosa volesse fare Michael: mi spalmò parte della tinta rosa su una delle ciocche che Ash teneva fra le dita, ridendo come un dannato mentre io cercavo di sollevarmi, inutilmente contando che altri due ragazzi mi tenevano ferma.
Smisi di agitarmi, rassegnata all’idea che avrei avuto una ciocca rosa di li a pochi minuti; li fissai tutti, uno per uno, imbronciata, per poi fermarmi su Ash che sorrideva innocentemente
-Non credere di potertela cavare così!  Brutto!-
Mi lasciarono alzare, per aiutare Michael a togliere la tinta e sistemare tutte le linee di rosa che gli avevo fatto colare in viso; gentilmente, dopo lo scherzo fattomi, mi aiutò a lavarmi a mia volta i capelli a testa in giu nella sua vasca, sotto l’occhio attento di Ash che si offrì, assieme a Luke, di asciugarmi i capelli. Contando che Luke era quello col quale avevo legato in modo più strano, accettai al sua proposta e mi sedetti sulle gambe di Ash che, invece, si mise a coccolarmi e lasciarmi piccoli bacetti sul mento
-Si, ma non piccionate, schifosetti!-
Ci puntò addosso il phon e lo accese, gettando un getto d’aria calda sul viso di Ash che si allotnanò da me; scoppiai a ridere e chinai il capo per far si che Luke potesse asciugare meglio i capelli, senza troppi impicci. Alle tante, dopo avermi quasi scottata con il becco del phono più di due volte; alle tante, Ash si alzò e andò in cucina lasciandoci li da soli.
-Allora Luke! Raccontami qualcosa…come va con le ragazze?-
Si schiarì la voce, passandosi la mano fra i capelli per poi guardarsi attorno
-Sai…mi piace una. A te piacciono i ragazzi più piccoli, avevi detto?-
Alzai un sopracciglio osservandolo confusa, stava cercando di approcciarsi a me, o cosa?!
Annuii, passando le mani sulle braccia
-Si, ma attualmente sono interessata a uno della mia età, i gusti si possono modificare sai!-
Annuì, continuando a muovere i capelli con la mano libera, per aiutarli ad asciugarsi prima
-Lei esce sempre con quelli più grandi forse…potresti…insomma! Potresti elencarle i vantaggi di stare con quelli più piccoli?-
Scoppiai a ridere, mi metteva una dannata tenerezza quel ragazzo, ma non poteva dire sul serio
-Beh potrei! Elencami i pro!-
Gli chiesi. Sapevo cosa ci fosse di positivo a stare con uno più piccolo: lui era più fresco e basta. Probabilmente aveva avuto meno esperienze di uno della mia età, secondo un’astrusa credenza, e i più piccoli erano ancora in un certo senso infantili, quindi forse più innocenti.
Si schiarì la voce a disagio, non sapendo che dire
-Puoi presentarmela se vuoi! Non ti assicuro nulla, contando che ho un pessimo carattere, ma posso provarci sai. Per un amico si fa di tutto!-
Tossì appena, arrossendo visibilmente; lo guardavo dallo specchio, mentre lui cercava di nascondere il viso chissà dove
-Ecco la conosci gia lei…-
Ci pensai su. Che ragazze conoscevo li? A parte Skye nessuna ma non pensavo che….oh, certo! Mi ricordavo gli sguardi tra i due, ma non pensavo ci fosse del tenero
-Tu sei innamorato di Ska-
Mi tappò la bocca facendomi segno di stare zitta, forse non voleva Ash lo sapesse
-Shh! Non dirlo a Ash! Nemmeno a lei, ma cerca di…non so, capire se le posso interessare! Prima che io rovini l’amicizia provandoci come se non ci fosse un domani!-
Passai la mao fra i capelli, ora asciutti, e annuii alzandomi. Sistemai il phon da dove poco prima l’aveva preso Michael, mi girai e lasciai un bacio sulla guancia di Luke
-Tranquillo Luke, acqua in bocca, promesso! E ora andiamo dagli altri, volevo proporvi una pizza a casa mia, per passare del tempo anche con Claude!-
Lo presi per mano e scesi in cucina, per poi andare in braccio a Ash e proporre la pizza. Ovviamente furono tutti d’accordo, anche perché il pc di Michael avrebbe finito di caricare il video solo a tarda sera, non avrebbero resistito aspettando che si caricasse, dovevano svagarsi. Magari, dissero, questa volta avrebbero fatto in modo che io e Ash restassimo fermi nella nostra intimità.
Che stupidi, davvero volevano farci finire a letto assieme, pensavano fossi acida a causa degli esami.
Amici così avrei potuto trovarmeli solo in Australia.

Note autore

Heeello! Eccomi con il 12 capitolo! -8 alla fine, perchè ho deciso di fermarmi a venti capitoli, per questa storia, e passare poi aaaaaa....chissà chi dei tre!
Comunque. Ho comprato il l'album dei ragazzi e aaaa boh lo amo, la mia preferita è la track 6, la amo tipo troppo!
E Amnesia finirà in una delle mie FF, probabilmente in quella centrata su Michael.
Settimana prossima, lunedì mattino, parto per Budapes e torno giovedì sera! Pertanto, mi spiace, non riuscirò in nessun modo a aggiornare entro mercoledì prossimo! Mi spiace, chiedo venia, troverò il modo di farmi perdonare lo giuro giuringiurello! Magari aggiornanro due volte nel giro di una settimana, perchè questa volta mi sforzerò in tutti i modi di postare il capitolo 13 entro domenica.
Fatevi sentire, mi raccomando, lasciate una recensione! Fatemi anche sapere se l'idea delle FF a serie vi piace o meno, perchè in caso, sono ancora in tempo a inserire le vite degli altri tre in questa e chiudere tutto qua!
eguitemi on Twitter, in caso vogliate tartassarmi di domande potete assolutamente! Sissi! Pensavo anche di fare un account Ask, che ne dite si no non so??
Alla prossima, Camelia <3

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Capitolo 13
*** Io gioco sporco ***


 
N.B: leggete le note dell'autore <3

Mi rigirai nel letto, svogliata, mentre sfogliavo le pagine del libro per dare un’ultima lettura, giusto prima dell’esame. Quella volta, avrei dato, e finalmente mi sarei tolta dagli zebedei, l’esame di storia dell’arte medievale.
Il telefono squillò, sul comodino, e mi trovai costretta ad allungarmi il più possibile per non spostarmi da quella posizione comoda, o comunque alzarmi dal letto. Perché mia il mio letto doveva essere così lontano dal comodino?! Perché?!
Afferrai il telefono, esultai leggermente e premetti il tasto verde, cadendo in ogni caso rovinosamente a terra. Non potevo essere meno maldestra, una volta tanto nella vita?!
Ovvio che no.
-Pronto?-
Chiesi, dolorante per via della caduta. Avevo battuto il polso destro, per non trovarmi con il naso spiaccicato a terra e magari il setto nasale rotto.
Si, ero tragica, ma che ci potevo fare.
-Hei piccola…che succede ho sentito un rumoraccio!-
La voce di Ash mi eccheggiò nelle orecchie, spingendomi a sorridere involontariamente. Mi metteva sempre di buon umore, forse perché mi piaceva così tanto.
Santo cielo, mi sentivo una moccio setta alle prime armi, non una ventenne teoricamente gia esperta. Dannatissimo Australiano dall’accento simpatico, dagli occhi dolci, le braccia forti, il sorriso incredibilmente ammaliante e le mani terribilmente perfette.
-Non ridere. Sono caduta dal letto!-
Misi il broncio, anche sapendo che non avrebbe potuto vedermi; lo facevo per prevenire, si sarebbe messo a ridere, gia lo sapevo. Ragazzo prevedibile, più o meno come me.
-Non arrabbiarti…-
Non riuscì a terminare la frase, che si mise a ridere come se non ci fosse stato un domani, e a chiedermi anche come fossi caduta, le modalità, che faccia avessi fatto. Solo alla fine mi chiese se mi fossi fatta male, solo allora mi resi conto di quanto mi facesse male il polso e maledissi me stessa.
Quel dannatissimo esame, era forse uno dei pochi che avrei potuto dare scritto e, considerando il fatto che odiavo aver l’attenzione puntata su di me e basta, io di certo non avrei mai cestinato quell’occasione. Mai, nemmeno fra un penta milione d’anni.
-Mi sono fatta male al polso….Ash che faccio? Ho l’esame fra due ore e qua si sta gonfiando tutto!-
Gli chiesi quasi disperata. Smise di ridere, me lo immaginai passarsi le mani fra i capelli ricci, sospirare preoccupato e fare quella sua tipica faccia pensierosa, quella che faceva quando voleva trovare una soluzione veloce e indolore.
-Vengo da te, metti del ghiaccio nel mentre. Se si sgonfia ti porto a sostenere l’esame, magari riesci a scrivere.-
Lo sentii chiudere la porta, quella di camera sua probabilmente, per poi prendere delle chiavi, che sentii tintinnare, dal posto dove solamente le metteva: una ciotola sul mobiletto appena dopo la porta d’entrata.
Sorrisi appena, immaginandomelo fare tutte quelle cose. Chissà com’era vestito, com’era il suo sorriso in quel momento perché, lo sapevo, stava comunque sorridendo. Dio, volevo così tanto sentire le sue labbra sulle mie, in quel momento.
Annuii, alzandomi da terra, tenendomi il polso stretto al petto
-Ok, cerco del ghiaccio, la porta di casa è aperta, entra senza suonare che nel mentre mi sistemo-
Lo sentii ridacchiare a proposito di quel che avevo appena detto. Ultimamente non si poteva dir nulla che, da parte di entrambi probabilmente, si andava a pensar a riferimenti sessuali.
Le intenzioni di entrambi erano molto chiare, non importava il fatto che, forse, stessimo correndo troppo…entrambi eravamo fisicamente attratti l’uno dall’altra, logicamente prima o poi saremmo finiti a letto assieme. Speravo prima, che poi.
-Ti fai sexy per me? Non risponderò delle mie azioni, in caso dovessi trovarti con solo una maglia in dosso, di quelle lunghe che arrivano a metà coscia, senza sotto nulla-
Mi morsi il labbro scendendo le scale, per poi rimproverarlo e dirgli di smetterla di parlare al telefono mentre guidava. Era pericoloso e non volevo si facesse male quindi, riattaccai la chiamata lasciando il telefono sul mobiletto della frutta in cucina.
Presi un panno in stoffa, la sacca del ghiaccio a gel, lo avvolsi con il panno e lo premetti contro il polso, sussultando appena per il contrasto caldo/freddo.
Mi lasciai cadere su una delle sedie al tavolo, allungando le gambe su quella di fronte a me per star più comoda, giocherellando di tanto in tanto con una delle frange del centro bianco, quando mi permettevo di lasciare la sacca del ghiaccio gel li, ferma in bilico sul polso dolorante e ormai gonfio.
Era una brutta cosa si gonfiasse così? Solitamente se c’era il gonfiore, stava a significare che non s’era rotto alcun osso…o forse era il contrario?
Oh, chi avrei potuto chiamare, Ash non era un dottore e se, in caso, si stesse parlando di polso rotto, lo sapevo, mi sarebbe servita una gessatura.
Via col gesso, addio ultimi spiragli estivi, ultimi bagni con i ragazzi; addio braccialetti estivi e docce comode, benvenute scritte sul gesso e polsini per nascondere l’obrobrio. Speravo davvero non fosse rotto.
Sentii suonare alla porta allora, senza alzarmi, urlai al mio posto che, chiunque fosse stato, se mi conosceva poteva entrare altrimenti avrebbe potuto tranquillamente andarsene a quel paese.
Lo so, non ero propriamente fine, ma il polso mi faceva male e mi stavo agitando per via di quella terribilissima storia dell’esame.
-Certo che sei fine come un camionista che ha appena ricevuto un due di picche dalla prostituta di turno!-
Sentii sbottare all’entrata, dall’inconfondibile voce di Luke.
Sorrisi e scossi la testa, mettendomi più comoda seduta sulla sedia
-Sono in cucina, poeta dei giorni moderni!-
Vidi spuntare la sua testa, prima del corpo che non ci mise molto a raggiungerla. Alzò un sopracciglio e mi indicò il polso coperto, sedendosi poi accanto a me
-Stai cercando di farti andare in cancrena la mano con il freddo, per poi rivenderla al mercato nero Australiano?-
Chiese, troppo serio per esser presa come una battuta scherzosa. Ma questo se le sognava di notte?
-Luke? Sei serio? Non venderei mai una mia parte visibile del corpo! Piuttosto un rene, ma mai una mano e poi a Ash piace quando gli faccio le...-
Sapevo come gli desse fastidio quando io e Ash parlavam d’esperienze sessuali. Non perché lui non ne avesse avute, ma non gli piaceva l’idea di trovarsi, poi, a fantasticare su come due suoi amici si davano al sesso o ai preliminari. Mi portò una mano alla bocca, guardandomi in cagnesco, mentre io scoppiavo a ridere divertita dalla sua espressione dolce. Era proprio un piccoletto, mi sentivo così vecchia con loro, eppure mi trovavo davvero bene.
Ridacchiai divertita, prima di sollevare la sacca del ghiaccio e fargli vedere il polso
-Stavo cercando di prendere il telefono e sono caduta! Questo è il risultato-
Misi il broncio, sentendolo ridere divertito dalla cosa. Come potevano ridere delle disgrazie altrui? Quelli dovevan esser chiamati amici? Puaf.
Incrociai il braccio libero al petto, cercando di fare la sostenuta e non scoppiare a ridere.
Curiosa di sapere cosa ci facesse li, poi, lo osservai alzando un sopracciglio
-Che ci fai a casa mia Luke? Claude è uscito con una ragazza-
Solitamente, i ragazzi venivano li per cercar mio fratello, escludendo Ash s’intende. Alzò le spalle, sventolando la mano come a sottolineare che sapeva meglio di me dove si trovasse mio fratello; non era troppo strana, come cosa, contando il fatto che nessuno, in quella famiglia, chiedeva mai dove andasse qualcuno. Ci facevam tutti i cavoli nostri, in poche parole, e la cosa mi piaceva da impazzire.
-Allora?-
Chiesi curiosa, sottintendendo di voler chiedere perché fosse venuto li, a parlare con me a questo punto.
Lo vidi arrossire di colpo, grattandosi la nuca, come se avesse voluto chiedermi la cosa più imbarazzante del mondo. Davvero, con me non doveva vergognarsi, con tutte le figure del cavolo che avevo fatto io in sua presenza, partendo dalla rivelazione per il mio amore infinito verso i ragazzi più piccoli.
Lo spronai spintonandolo appena, facendolo ridere leggermente e poi parlare
-Beh volevo chiederti di Skye. Sai non posso parlarne con Ash, perché è sua cugina e mi farebbe il culo a strisce. Non posso dirlo a Cal che lo direbbe per sfottermi, probabilmente a Skye stessa! Michael….beh lui non tiene giu nemmeno l’acqua! Quindi, direi che basicamente sono fottuto, perché due miei amici non sanno tenere un segreto, anche se in buona fede, e uno di questi è iperprotettivo nei confronti dell’oggetto del mio desiderio!-
Disse la frase quasi d’un fiato, facendomi intenerire incredibilmente tanto; davvero, quanto poteva essere tenero quel biondino dall’aria troppo seria per la sua età?!
Sorrisi, scompigliandogli i capelli e guadagnandomi un’occhiataccia
-Beh…non le ho ancora parlato di te. Non fraintendermi, non le direi mai che sei interessato, ma potrei metterle la pulce nell’orecchio e capire se c’è una risposta positiva da parte sua! Se ti consola, comunque, non mi parla mai di potenziali ragazzi che le interesserebbe conoscere.-
Lo vidi tirare un sospiro di sollievo e annuire, a quanto pareva, quella, era una notizia più che buona per lui. Beh, anche a me avrebbe fatto piacere sapere se ad Ash interessassero o meno altre ragazze; non che non fossi convinta del fatto che il nostro fosse un’ interesse reciproco, ma non c’era mai stata una vera e propria confessione da parte sua e mia.
Avrei dovuto dirgli come mi faceva rischiare un infarto ogni volta che sorrideva, perché davvero, sapevo che prima o poi il mio cuore si sarebbe fermato.
Mossi il polso, sospirando affranta
-Non si sgonfia…-
Luke sollevò lo straccio, osservò con fare critico il polso e si alzò sfregandosi le mani
-Non sembra rotto! Credimi mi sono rotto un sacco di ossa, sono sbadato!-
Si grattò la testa in imbarazzo, non si rivelava facilmente ad una ragazza la propria sbadataggine
-Non hai una crema per sgonfiare? Aiuterebbe più del ghiaccio sai-
Mi grattai il mento, per poi alzarmi e frugare nel cassetto dei medicinali, un cassetto troppo alto per me
-Ah eccola! Luke dammi una mano, è quella la in fondo-
Cercai di prendere la scatoletta alzandomi sulla punta dei piedi, ma era troppo lontano per me e non avevo voglia di prendere una sedia, contando che accanto a me stava un gigante alto più di un metro e ottanta.
Sentii il suo petto schiacciarsi appena contro la mia schiena, mi voltai sentendomi schiacciata fra lui e i contenitori per la pasta…meglio avere il naso schiacciato contro il suo sterno che contro dei fusilli che sapevano ancora di grano tagliato.
Abbassò le braccia, con il tubetto stretto fra le mani, e mi fissò cercando di trattenere una risata; sapevo che stava pensando, che ero una nana, il maledetto.
-Che state facendo?-
Chiese una voce, piuttosto seccata, alle spalle di Luke, contando che io ero praticamente dentro la dispensa ormai. Lo scansai appena, per trovarmi un Ash decisamente, e infondatamente, alterato davanti gli occhi. Sorrisi allegra, sgusciai dalla mia piccola trappola e andai a salutarlo; intenzionata a baciarlo comunque sulle labbra, nonostante si vedesse che fosse arrabbiato con me, mi trovai invece a baciargli la guancia. Aveva rifiutato il mio bacio, ricevendo in risposta una mia occhiataccia.
Gli voltai le spalle, rivolgendomi a un Luke decisamente in imbarazzo
-Grazie Luke, sei un amore senza di te sarei ancora li a cercare di afferrare questa scatoletta a furia di saltelli!-
Presi la scatoletta dalle sue mani, la aprii e, spruzzata un po’ di crema sul polso, mi misi a massaggiarlo svogliatamente, sotto lo sguardo pungente di Ash.
-Allora? Che stavate combinando voi due?-
indicò prima me, poi l’amico, che si mise a ridere agitato
-Senti amico, non sarai geloso vero? Non stavamo facendo nulla!-
Ash si avvicinò pericolosamente a Luke, facendomi sbuffare irritata. Non ero una alla quale piaceva assistere a duelli di singolar tenzone, davvero mi irritavano e se lui pensava di fare il grosso in tal modo, a casa mia, si sbagliava di grosso.
-Ash!-
Ignorò palesemente la mia voce, fermandosi appena a dieci centimetri da Luke, osservandolo dal basso all’alto contando che il biondino, più piccolo, era comunque più alto di lui
-Che vorresti fare Irwin! Non essere idiota, l’ho solo aiutata a prendere la crema!-
Luke si allontanò, calmo, cercando di non agitarsi troppo rischiando di lasciare un pugno in faccia all’amico
-Si, certo! L’hai detto tu che ultimamente ti piace una mora, più grande di te ma più bassa! So di chi parli!-
Luke arrossì di colpo e io, invece, mi trovai a ridere come una dannata. Quell’idiota di Ash non sapeva proprio nulla, ignorava alla grande pensando che fossi io, l’amore segreto di Luke
-Senti io so chi gli piace, e non sono io! Luke ci sentiamo più tardi, quando avrò fatto tornare il sale in zucca a questo scemo! Direi che farò l’esame orale, a questo punto!-
Scossi la testa, scrivendo su uno dei tanti post-it in cucina un promemoria: “fissare l’esame orale”.
Luke uscì, salutando entrambi con una sventolata di mano, ricevendo solo un’occhiataccia da parte di Ash che, velocemente, si voltò verso di me.
-Stavate flirtando!-
Sgranai gli occhi sorpresa da tutta quella gelosia
-Ashton ma ti senti?! Seriamente, se mi fosse interessato sarei passata da lui molto prima! Invece ho aspettato che qualcuno lasciasse la propria ragazza, prima di rivelargli i miei sentimenti!-
Sbuffò sonoramente, portandosi la mano fra i capelli
-Non mi hai dichiarato nulla! Nulla di nulla!-
Portai le mani ai fianchi, spazientita dalla cosa. Le situazioni dl genere mi facevano solo che perder le staffe
-Beh, se per questo nemmeno tu! Ma se ci tieni, a sapere quello che è sott’inteso, allora eccoti accontentato!-
Prima che potesse reagire, presi il colletto della sua camicia a scacchi rossa, lo tirai a me e gli infilai la lingua in bocca, dandogli uno dei più eloquenti baci possibili. Mi staccai per riprendere fiato, mordendogli con forza il labbro per sentirlo gemere dal dolore; sorrisi fra me e me, in parte dispiaciuta di avergli fatto male
-Se non ti è ancora chiaro, tu mi piaci. Non come un amico, beh anche come un amico, ma più un amico che mi porterei a letto, possibilmente con una relazione a lunga scadenza.-
Sentii le sue mani poggiarsi sul mio fondoschiena, mentre con le mie andavo a giocare con alcune ciocche dei suoi capelli ricci; dopo un suo sguardo serio, scoppiò a ridere più rilassato e imbarazzato dalla cosa
-Scusa, non volevo fare la parte del geloso, ma un po’ lo ero. Luke è bello e a te piacciono più piccoli, hai detto, e poi non mi avevi mai detto che ti interessavo! Interessi anche a me, sai, insomma si.-
Sbattei le ciglia, leggermente confusa da quel fiume di parole. Non aveva nemmeno fatto una piccola pausa per riprendere fiato, no, proprio tutto così come se stesse correndo per prendere un treno e dovesse dirmi comunque quelle cose.
Sorrisi appena, lasciandogli un bacio sulla guancia,tenero, prima di sciogliere l’abbraccio e prendere la sacca di ghiaccio ormai freddo. Beh, era ancora fresco, ma troppo poco per il mio polso.
Presi dal freezer del ghiaccio a cubetti, lo avvolsi in un fazzolettino di stoffa e premetti sul polso, mettendo poi in bocca a mia volta un cubetto. Mi piaceva mangiare il ghiaccio, anche se la maggior parte delle volte risultavo stupida.
Ash si mise accanto a me, passandomi le braccia attorno ai fianchi per abbracciarmi da dietro
-Allora, l’esame?-
Alzai le spalle, con la bocca impegnata a trattar col ghiaccio; sventolai le mani in aria, come a dire che l’avrei rimandato, ottenendo in risposta la sua faccia confusa e basta. Presi fra le dita il ghiaccio, tenendolo per poter parlare
-Lo sposto. Non riesco a scrivere con questa, penso lo farò orale!-
Alzai le spalle, darlo in un modo o nell’altro sarebbe stato indifferente tanto.
Lo vidi sorridere furbetto, prima di avvicinarsi a me; alzai un sopracciglio, arretrando di qualche passo non fidandomi per nulla di quel faccino d’angelo che si trovava. Era dannatamente e impensabilmente bello
-Dove vai piccola?-
Mi chiese, come se nulla fosse, intrappolandomi contro il tavolo; alzai le spalle e mi appoggiai con la mano sana al bordo, sorridendo angelicamente
-Da nessuna parte mi sa!-
Rise divertito prima di scendere a baciarmi il collo, salendo lentamente verso le labbra. Sfiorò leggermente le mie, sorridendo, scostandomi poi i capelli dal viso
-Esatto. Non vai da nessuna parte, perché ti voglio qui-
Premette ancora le sue labbra contro le mie, facendomi sospirare e schiudere le labbra per far incontrare le nostre lingue Mi appoggiai a  lui, lasciando il corpo completamente in balia di se stesso, non lo controllavo più; dopo poco mi trovai seduta sul tavolo, con la mano fasciata contro il petto; la alzai, appoggiandola sulle spalle di Ash che si mise poi a urlare sorpreso da qualcosa
-Dannata….sei ghiacciata che hai addosso?!-
Sbattei le ciglia confusa, di che parlava?! Ah, si, probabilmente del fazzoletto che avevo lasciato inconsciamente aprire: il ghiaccio era fuoriuscito dal fazzoletto, scendendo nella maglia di lui, strisciando poi sulla pelle nuda e calda. Ridacchiai appena, divertita dalla cosa, per poi prendere con l’altra mano un cubetto e passarlo dal braccio al collo
-Non so, che ho addosso?-
Chiesi innocentemente, facendo assolutamente finta di nulla. Continuai a passare il ghiaccio sulla sua pelle, sfuggendo alle sue mani e distraendolo lasciandogli bacetti di tanto in tanto
-Sei facilmente distrai bile, Irwin!-
Sogghignò appena, piegando la testa di lato per lasciare esposto il collo, che subito baciai. Mi portai in bocca un cubetto tracciando una piccola stradina fino alle sue labbra; lui lo prese, mi baciò e poi si staccò per mangiarsi finalmente il cubetto.
-Eccitante!-
Mi guardò negli occhi per qualche secondo, prima di sollevarmi e far scontrare il mio bacino col suo; gemetti appena sentendolo contro di me, facendolo sorridere compiaciuto. Alzai un sopracciglio, passandogli la mano sul cavallo dei jeans, sorridendo appena, per poi abbassarmi a mordergli il lobo
-Lo sento, che sei eccitato. Sai pensavo…non c’è nessuno a casa mia.-
Gli feci notare, come se non c’avesse gia fatto caso o non glie l’avessi gia detto. Si morse il labbro, facendo risalire le mani sulla schiena, sotto la maglia, fino ad arrivare al gancetto del reggiseno che si slacciò nel giro di pochi secondi
-Mmh? Vuoi giocare a carte?-
Risi appena, mordendolo e facendolo gemere ancora
-Si. Ne ho un paio in camera, bellissimo, ma sappi una cosa: gioco sporco-
Ridacchiò, spostandosi dalla cucina in camera mia. Mi lasciò cadere sul letto e, senza mai lasciare il mio sguardo, si fiondò a chiudere la porta di camera mia.
Questa volta a chiave, per evitare qualsiasi interruzione, perché sarebbe stato impossibile fermarsi, entrambi lo sapevamo per certo.
Lo guardai, sdraiata sul letto, mentre si alzava l’orlo della canotta per sfilargliela; il telefono di Ash si mise a suonare, come suoneria, questa settimana, teneva una canzone dei Coldplay che gli avevo fatto ascoltare fino alla nausea. Lasciò la maglia e mi guardò negli occhi, chiedendomi se rispondere o meno.
Prese il telefono e accettò la chiamata, avvicinandosi a me: appoggiò il ginocchio destro sul materasso, spostando la scollatura della maglia e il reggiseno ormai slacciato per sbirciar dentro; sospirai mordendomi il labbro, risalendo con la mano sulla sua coscia ancora coperta dal jeans strappato in svariati punti
-Hei Luke…no, non me la sono presa…senti amico ci sentiamo dopo eh. Davvero hai preso il momento-
Si bloccò abbassando lo sguardo, guardandomi mentre gli slacciavo sorridente i jeans e lo spogliavo lentamente tirando giu la stoffa dei boxer stringendola fra i denti
-…sbagliato. Non chiamare ciao.-
Liquidò l’amico abbastanza frettolosamente, continuando ad osservarmi per gettare poi la testa all’indietro, lasciandosi sfuggire gemiti di piacere. Mi fermai, alzando la testa, per percorrere con le mani il petto tonico e sollevargli la maglia
-Spegni il telefono-
Lo spense, lasciandolo cadere sul letto chissà dove, per poi gettarsi sopra di me e baciarmi con foga, sfilanomi finalmente la maglia e il reggiseno che, gia da tanto, voleva levarmi.
Non ci mise molto tempo a arrivare all’orlo degli slip, facendomi gemere vi ci infilò lentamente le dita lunghe
-Ash…-
Sospirai passandomi le mani fra i capelli. Stavo andando a fuoco, ma dovevo ammettere che mi piaceva tremendamente e, forse, aspettare qualche settimana era valsa la pena.
Non mi sarei mai pentita delle cose fatte quel pomeriggio, gia lo sapevo.

Note dell'autore

Sono riuscita a postare con un giorno di ritardo. Questo perchè, prima di partire, sono stata sveglia a scrivere!
Yeeee!
Le cose si fanno piccanti, non sono scesa nei dettagli, più che altro per la poca voglia di cambiare rating, ma immagino si possa capire cosa stiano facendo sti due zzzzozzzoni!
Il banner di oggi è temporaneo, ma la mia migliore amica, che segue la FF, mi ha genitlmente fatto questo disengo e non potevo non metterlo! Dai, a me piace un sacco, fatele i complimenti! <3
Siamo al capitolo -7  io so gia come andrà a finire! Mi odierete? Mi amerete?? Vi stò mettendo un sacco di pulci nell'orecchio? Hummmm
Ho deciso, inoltre, di spoilerizzare una piccccccolissima parte del prossimo capitolo, non so per farmi perdonare per il ritardo (o forse solo perchè voglio fare come i telefilm, che mettono le scene salienti un po' sparse nella promo, ma non fan vedere nulla in verità hummm)

"Le mie amiche mi ripetevano spesso una frase. Non che non lo sapessi di mio, di relazioni ne avevo avute parecchio, ma ero ferma da un po’, da dopo la rottura con Edoardo, quindi parlavo spesso di sesso con loro.
Mi ripetevano spesso come, la prima volta, fosse terribile, poco piacevole, come la seconda, la terza, la quarta…Non riuscivo a capire perché dicessero così, insomma loro come me avevano avuto solo due ragazzi, la domanda era semplice: perché a loro non era piaciuta?
La risposta, era ancora più semplice: il ragazzo era sbagliato. Nonostante vi fosse stato amore, in apparenza forse, io sapevo che questa cosa, con Ash, era stata tremendamente diversa rispetto quelle con Edo.
Era stata giusta, mi aveva preso al cuore, era stato amore e non semplice sesso.
Mi stringeva a se, mi coccolava nel dormiveglia mentre io disegnavo piccoli cerchi sul suo petto, guardando le sue ciglia lunghe che solleticavano la pelle sottostante.
Ero innamorata. Persa."


Pulce nell'orecchio?? Mmmm!
Parlando di cose seire! Ringrazio con tanto tantissimo amore tutte le ragazze che hanno lascaito una recensione! Vi adoro tutte, anche voi che seguite e mettete fra i preferiti e spero di riuscire a toccarvi dentro!
D'ora in avanti, lascerò sempre un'anticipazione del prossimo capitolo, quindi leggete sempre qua sotto!
seguitemi su Twitter (ricambio assolutamentissimo) e su tumblr (idem )
Tanto amore, Camelia <3

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