Mission Impossible

di DiamanteLightMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** sogni ***
Capitolo 3: *** ma perchè a me? ***
Capitolo 4: *** sorpresa! ***
Capitolo 5: *** Faccio il bagno tra le profezie ***
Capitolo 6: *** 6. Tra semidei impazziti e informazioni pericolose ***
Capitolo 7: *** In viaggio verso Seattle ***
Capitolo 8: *** Inconvenienti e Nuove Scoperte a Seattle ***
Capitolo 9: *** ALtre sorprese... come se non bastassero quelle che abbiamo già avuto ***
Capitolo 10: *** Secondo indizio ***
Capitolo 11: *** Localizzazione ***
Capitolo 12: *** Prima Pietra: Calcedonio. Frank. ***
Capitolo 13: *** Morirò prima che finiate di leggere, lo so ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
Pov. Annabeth

 

Mi sveglio nel mio letto nella casa numero sei, la luce del sole negli occhi. La casa è vuota. Sorrido, convinta che Percy li abbia fatti sloggiare per stare un po' con me. Poi la realtà mi piomba addosso come un macigno: Percy non può aver detto ai miei fratelli di andarsene, neanche volendo. È scomparso. Mi alzo controvoglia, vestendomi piano. Mi lego i capelli in una coda bassa, è da quando non c'è più che lo faccio. Esco dalla capanna di mia madre, a testa bassa. Mi dirigo verso il padiglione della mensa per colazione, salgo i gradini con le mani in tasca e distrattamente mi siedo al tavolo di Atena. I miei fratelli mi guardano, ma non ci faccio caso. Non mi importa più di nulla o quasi da ben nove mesi. Malcolm mi mette una mano sulla spalla come fa tutte le mattine, cerca di confortarmi, lo so. Bevo solo una tazza di latte e caffè e sbocconcello una brioche. Una volta la colazione era un dei momenti della giornata che preferivo in assoluto, non incominciavo bene la giornata senza aver messo qualcosa di sostanzioso sotto i denti. Prima, adesso non più. Mi alzo da tavola, Chirone e Mr. D non dicono niente. All'inizio non lo facevano per principio poi mi hanno obbligata a stare fino alla fine dei pasti. Ma in questo periodo posso di nuovo: oggi è il 18 agosto, fino all'anno scorso era il mio giorno preferito, dopo Natale e il mio compleanno. Ora non è altro che un giorno nel quale tutte le mie speranze si sono spezzate, nel quale domina il dolore. Perchè il 18 agosto in me lottano amore e dolore, è il giorno in cui è (mi rifiuto di usare il passato) nato Percy, ma è anche quello in cui è morto.
La vista mi si appanna, sento un corno in lontananza e qualcuno che grida il mio nome. Mi metto a correre. Non mi fermo neanche quando riconosco la voce. Senza rendermene conto mi ritrovo in riva al lago, sto piangendo. Questo è il posto di Percy, il posto in cui abbiamo deciso di mettere la sua statua. E ora sono lì davanti a quel volto di marmo bianco, bellissimo come nella realtà. È un ritratto fedele, Connor e Travis lo hanno trovato sulla spiaggia con un bilglietto. “Mettete questa statua nel Suo posto preferito. Poseidone.”

Mi stringo le braccia intorno al corpo come per attutire il dolore. Sento qualcuno abbracciarmi da dietro e un'onda di profumo alla cannella mi investe: Piper. Mi volta verso di lei e vedo che piange. Appoggio la testa sulla sua spalla lasciandomi sfuggire un singhiozzo. Le sue mani mi accarezzano la schiena e i capelli, proprio come faceva lui. Comincio a tremare, Piper mi stringe più forte poi scioglie l'abbraccio, guardo la statua di Percy, il mio Testa d'Alghe. Nico mi affianca e con lui ci sono anche Piper, Leo, Hazel, Frank, Tyson, perfino Talia è venuta. So che dietro di me sta l'intero Campo Mezzosangue, so che sono presenti anche alcuni romani del Campo Giove, tra cui Rayna. La signora O'Learly è proprio di fianco alla statua e ulula, ha perso anche il suo secondo padrone, prima Dedalo poi Beckenedorf e adesso Percy. Uno scalpiccio di zoccoli annuncia l'arrivo di Chirone che mi posa una mano sulla spalla destra. Perdere Percy è stato un duro colpo per lui nonostante sia abituato a veder morire i suoi allievi. Anche Sally è presente, gli dei hanno fatto un'eccezione. Sono qui anche loro, compreso Ade. Riesco a vedere il dolore sul volto di Poseidone perfino da qui. Faccio un passo avanti e allungo una mano. Sfioro quella guancia di fredda pietra.
-Ti amo Percy, ovunque tu sia sappi che ti amo- è poco più di un sussuro, ma ho la sensazione che lui lo abbia sentito.

 

 

Angolo autrice

allora eccomi qui con questa schifosissima ehm bellissima storiella. Ogni tanto ci saranno dei flashback. Ovviamente l'avete capito, la storia è narrata in prima persona da Annabeth. Ma non solo.....leggere per credere

vostra Diamante

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Capitolo 2
*** sogni ***


SOGNI
POV. Annabeth
Mi stendo sul letto di Percy nella casa numero tre, quella di Poseidone. In teoria non potrei stare qui ma il dio mi ha dato un permesso speciale. Sto a pancia in giù e affondo nelle lenzuola che nonostante il tempo passato hanno conservato il suo profumo di salsedine. Stringo forte gli occhi, ancora una volta mi si sono riempiti di lacrime. Mi volto sulla schiena e guardo il tetto puntellato di piccoli cavallucci marini. Metto le mani sotto la testa e chiudo gli occhi respirando l’odore del mare.
Sono in una grotta, una grotta fredda, gelida. Sento il vento rimbombare nei cunicoli, producendo un rumore simile ad u lungo ululato. Sulla parete in fondo vedo una grande macchia azzurro ghiaccio. Non so il perché ma sono attratta da essa. Mi avvicino, dapprima piano poi sempre più veloce fino a correre. Mi fermo a circa tre metri da quella cosa. Solo adesso noto che la macchia gira in senso orario formando una spirale. Faccio un passo avanti, decisa a capire che cavolo ho davanti. Un’ombra spunta all’improvviso da lì e io faccio un salto indietro con un urlo strozzato. Mi porto una mano al petto respirando con affanno. Di solito non mi comporto così, stile ragazzina terrorizzata, tuttavia quella cosa mi ha fatto prendere un tale spavento.
-Scusa, non volevo spaventarti- dice l’ombra. La sua voce mi è familiare, così come il suo profilo. Con un attimo di ritardo mi rendo conto di chi ho davanti.
-Percy- grido con tutto il fiato che ho in corpo. Mi slancio in avanti per abbracciarlo ma le mia braccia lo attraversano. Provo ad accarezzare la sua guancia e di nuovo la mia mano gli passa attraverso. Lui mi guarda triste.
-Non puoi toccarmi Annie- dice con voce carica di amore e malinconia-è la cosa che mi manca di più, non poterti toccare, non sentire la tua pelle sotto le dita. Fidati quando ti dico che abbandonerei l’Elisio per sempre solo per poter stare con te con un corpo solido almeno un’ora anche per una misera ora- quando Percy finisce il discorso le mie guance sono rigate di lacrime.
-Mi fido di te e ti credo, sappi che darei anch’io tutto ciò che ho per riaverti indietro- gli confido asciugandomi gli occhi con la maglietta del Campo. Lo vedo scuotere la testa e passarsi una mano sulla fronte.
-Ade non mi ha concesso questa “scappatina” dall’Elisio solo per  salutarti- nei suoi occhi leggo infinite emozioni, tra le quali rabbia soppressa e paura.
-Allora per cosa?- chiedo, ciò che ho visto mi spaventa
-Mi ha mandato per avvertirti, per avvisarti e per dirti che presto dovrai partire-
-Che…che vuoi dire?- sono confusa, molto più di prima
-Questo- mi risponde e fa un gesto con la mano come per invitarmi ad entrate nel vortice bianco. Faccio un passo verso di lui, ma Percy scuote la testa e mi blocco. Davanti a me compaiono delle figure, sospese nell’aria. Le immagini si susseguono troppo in fretta e così anche i rumori ad esse legati. Guardo Percy, gli occhi colmi di dubbi, ai quali lui risponde con:-Quando ti sveglierai ti ricorderai quello che hai visto-.
tende le mani verso di me  sospira. È un sospiro lungo e triste, poi strizza forte le palpebre e il suo corpo inizia a cambiare sotto il mio guardo. D’istinto allungo una mano e sfioro la sua. Strabuzzo gli occhi: l’ho toccato, sono riuscita a toccarlo. Percy mi accarezza il viso. Si abbassa e posa le sue labbra sulle mie. Sono fredde, ma non mi importa. Quando si stacca dal bacio mi sorride e sussurra:-Ciao, mia adorata Annie-.
Fa un passo indietro e il vortice lo porta via con se.


Mi sveglio di soprassalto, il suo nome sulle labbra. La mia capanna è stranamente silenziosa. Mi guardo intorno e capisco il perché: non è la mia capanna. Con uno scatto felino mi alzo dal letto e mi precipito fuori. Dopo neanche dieci metri mi sono già scontrata con due figli di Apollo, tre figlie di Demetra e Clarisse. Grido scuse al vento, ma non mi fermo. Venti metri, altri semidei con le chiappe sul prato. Nico, Leo e Jason mi guardano come se fosse non so quale pazzoide. Cinquanta metri, Piper, Hazel e Talia invece mi fissano come se avessi serpenti al posto dei capelli e il corpo di Peppa Pig (per favore capire il paragone, io odio Peppa Pig).
-Chirone!- urlo a squarciagola senza smettere di correre-Chirone!-
Il centauro è comodamente “seduto” a giocare a pinnacolo con Mr. D alias Dioniso alias quello del vino (ma vi conviene non chiamarlo così se ci tenete alla vostra vita).
-Che c’è bambina?- mi chiede quando arrivo trafelata sul vialetto.
-Devo dirlo una cosa-
 
Angolo autrice
Allora, semidei piaciuto il capitolo? Il sogno della nostra cara Annabeth? Scommetto che vi state chiedendo che immagini abbia visto…..lo scoprirete nel prossimo capitolo. Che probabilmente pubblicherò tra due settimane dato che domani parto per l’Inghilterra e per scrivere ci vuole ispirazione. Adios amigos.....
Diamante

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Capitolo 3
*** ma perchè a me? ***


ma perchè a me?

POV’S  ANNABETH

-Che c’è bambina?- mi chiede Chirone quando arrivo trafelata sul vialetto.
-Devo dirle una cosa-


Per una volta nella sua misera vita, o morte, Percy Jackson ha ragione. Le immagini che avevo visto in rapida successione nel sogno di quella mattina. Chirone continua a fissarmi come se si sforzasse di assimilare le mie parole. Cosa che non è tanto difficile dato quello che ho detto. Ci rifletto anch’io e in effetti suona surreale. Perché ho visto una pergamena ingiallita dal tempo con scritto qualcosa in una strana scrittura, una ragazza dai capelli color carota leggere la stessa pergamena, una strana nebbia rossa e nera avvolgere la spettrale figura di un ragazzo dai corti capelli castani, entrambi morire e accasciarsi a terra. Non proprio il massimo. All’improvviso Chirone trasale e mi fa cenno di seguirlo. Si alza piantando in asso Mr. D che sembra molto incazzato. Mi mette una mano sulla spalla e mi invita ad entrare nella Casa Grande. Mi butto sul divanetto con la grazia di un elefante e guardo Chirone in cerca d una spiegazione. Lui intuisce la mia confusione e mi dice:
-Ciò che hai detto è estremamente interessante-
-Ma tu sai che cos’è quello che ho visto, io so che lo sai, vero chirone?- il centauro tentenna un po’  poi annuisce.
-Sì, lo so, ma è molto pericoloso, Annabeth, così pericoloso che lo avevo perfino dimenticato. È un incantesimo, un incantesimo potente. Solo delle persone prescelte possono compierlo senza essere distrutte- ripenso alla ragazza del mio sogno e mi viene in mente un’altra cosa.
-Aspetta, c’era anche un ragazzo simile agli spiriti che ci sono nell’ Ade- faccio notare. Chirone sospira e muove la coda a scatti come fa quando è inquieto.  
Ciò che ho scoperto mi mette i brividi, ma ovviamente la sfiga di noi mezzosangue non ha limiti. Esco scioccata della Casa Grande e lentamente mi dirigo verso l’armeria. Ho bisogno di sfogarmi, di usare qualcosa di diverso del mio solito pugnale. Qualcosa che mi faccia sentire almeno un po’ vicino a quel Testa d’Alghe del mio ragazzo, che per la cronaca è morto. Che bella prospettiva. Comunque non è solo per questo,ma anche per dimenticare, almeno temporaneamente, le cosa che mi spaventano di più. Entro in armeria e appena nyra mi vede mi passò una spada con l’impugnatura a forma di foglia. Una copia di Anaklusmos, la spada di Percy. Afferro l’elsa ed esco in fretta.
Mi posiziono davanti al manichino e con tre rapidi colpi a successione si ritrova senza entrambe le braccia e la testa. Con un affondo trapasso il suo  cuore di paglia. Mi rendo conto che non è questo il tipo di lotta che cerco. Mi serve un corpo a corpo. Sento un rumore sordo alle mie spalle e so con assoluta certezza che Chirone è dietro di me. Lo sento dire di riunirsi tutti in cerchio e se qualcuno ha il fegato per sfidarmi.
-Io- ringhia una voce.
-Non hai avute abbastanza ieri, Clarisse?- domando con sarcasmo voltandomi. Lei avanza lo stesso.
ci posizioniamo una davanti all’altra. È lei la prima ad attaccare, come sempre direi. Schivo l’attacco e con uno scatto del polso la ferisco al braccio che tiene la spada. Non emette nessun rumore, ma io so di averle fatto male. Tenta di nuovo un affondo, schivo anche quello e faccio un passo avanti accompagnato da una giravolta. La colpisco alla nuca con il pomolo dalla spada. Si sbilancia in avanti e perde l’equilibrio. Le passo il filo della lama sulle gambe, all’altezza delle ginocchia, tagliandola e impedendole di rialzarsi.
-Io sono viva e tu sei morta- mormoro all’orecchio di Clarisse. Mi volto verso chirone che mi sorride, poi guardo gli altri che mi fissano sbigottiti. Nessuno aveva mai sconfitto la figlia di Ares così velocemente. Me ne vado passando in mezzo alla folla che si apre per lasciarmi passare. Credo di averli spaventati.
La casa di Atena è pensata apposta per i suoi figli e piena di passaggi segreti che in confronto la Casa Nove è nulla. C’è un posto in particolare che preferisco: l’ho scoperto due settimane dopo la Seconda Guerra dio Titani. È una grotta fatta di Cristalli grande abbastanza per ospitare un suv. L’unico oltre a me che sa dell’esistenza è Percy. Ma posso fidarmi di lui. Di solito è un posto tranquillo, non oggi. Oggi una nuvola di farfalle color cannella e turchese mi vengono incontro. Scivolo però gli animali mi attutiscono la caduta. Mi trovo davanti un pezzo di carta. Mi alzo sulle mani e sulle ginocchia. Lo raccolgo e lo srotolo. Su di esso sono scritte delle cose, ma apparentemente sembrano lettere messe a caso una dietro l’altra. Le farfalle sono scomparse. Vado verso l’arco di pietra e per poco non batto una testata degna del suo nome. Intorno a me solo  la roccia colorata della caverna. Mi siedo con la testa tra le mani e strizzo forte gli occhi, sicura che sia una specie di illusione dovuto alla mia stanchezza. Eppure quando li riapro l’arco non è magicamente riapparso. Lascio cadere la pergamena a terra e grido. Perché a me?
 

Angolo autrice (morta)
scusate, sono un po’ parecchio in ritardo. Ma ho avuto un sacco di cose da fare. Sono andata in Inghilterra e Olanda. Sono tornata in Italia per solo un giorno e mezzo e sono stata a Firenze ho dormito… allora parlando del capitolo. È corto, molto corto però ci sono un sacco di informazioni, spero vi piaccia.
Voglio ringraziare Annabeth28 che mi segue nonostante tutto e non solo in questa storia… e che ha sempre la voglia e il tempo di recensire. Grazie!!!!
Diamante 

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Capitolo 4
*** sorpresa! ***


span style="font-size:16px">Pov's Annabeth

Gridai frustrata al soffitto colorato della grotta. Avevo perso il conto di quanto tempo fosse passato da quando ero caduta li sotto. Per me erano passate alcune ore, non avevo idea quante ore erano trascorse in superficie. Avevo la sensazione che lì il tempo passasse come nel Labirinto di Dedalo, ma ero sicura di non esserci finita dentro: era crollato da quasi quattro anni. All'inizio, per far passare la noia, mi ero a sedere a gambe incrociate al centro della stanza a contare i minuti che a mano a mano passavano.... poi dopo aver perso il conto come minimo una decina di volte mi ero accorta che i stavo annoiando ancora di più così avevo smesso. E ora stavo fissando la pareti quasi completamente ricoperte di cristalli viola, rossi, verdi, blu e bianchi della grotta nella quale ero intrappolata. Ormai sapevo che nessuno poteva sentirmi dato che mi ero sgolata fino a perdere temporaneamente la voce. Quindo o miei amici del Campo Mezzosangue mi stavano giocando un brutto scherzo oppure nessuno di loro mi aveva sentito. La seconda opzione era la più plausibile. Nessuno, nemmeno Clarisse, era così crudele da farmi questo tipo di scherzi in questo periodo. Perciò provare per credere, io l'avevo fatto. Improvvisamente il mio sguardo fu catturato dal piccolo foglio di pergamena che in uno scatto di rabbia avevo lanciato in un angolo. Mi alai e lo raccolsi delicatamente, per quanta delicatezza potessi avere in quel momento. Lo srotolai mentre tornavo a sedermi. Apparentemente sembrava un foglio vuoto, ma quando lo avvicinai alla luce di uno dei cristalli più grandi su di esso comparvero segni fatti di inchiostro rosso. Lo tolsi dal fascio di luce e le scritte scomparvero; in quel momento capii. Mi sistemai comoda e feci di nuovo riapparire le lettere rosse. Provai a leggerlo, ma non era ne inglese ne greco antico. Ci rinunciai immediatamente. Il silenzio assordante della grotta fu interrotto da un rumore, non da un rumore qualsiasi, dal suon di una voce che pronunciava un nome. Il mio nome.

Pov's Percy
Osservai la mia Annabeth gridare contro il soffitto a volta della grotta che adesso era la sua prigione. Avrei voluto essere li con lei a consolarla, ma non potevo, non ancora almeno. Ade mi aveva espressamente vietato di intervenire prima del tempo. Certo potevo sempre disubbidire (non rispettare le regole era il mio forte), ma avevo già infranto una legge che mi aveva imposto il dio degli Inferi e le conseguenze delle mie azioni erano state pessime, credo che se rivedrò mai un'arancia darò di matto.
-Percy- i chiamò qualcuno. Riconobbi la voce: Beckendorf.
-Ehi Beck- risposi senza girarmi.
-Ancora qui?-mi domandò una voce femminile, Silena.
-Sì- feci seccato, questa volta girandomi a guardarla. Lei e Beckendof si tenevano per mano, come sempre. Dietro di loro si stendevano le colline verdi e lussureggianti dell'Elisio. Le Isole dei Beati scintillavano in lontananza; morivo dalla voglia di uscire da quel posto per andare da Annabeth, anche se era tutto dire, ero già morto da una pezzo. Però sarei morto di nuovo per lei. Tornai a guardare l'immagine e la vidi inginocchiarsi a terra con in mano un foglio che stava srotolando. “Evvai” esultai dentro di me. La osservai capire il meccanismo e provare a leggere ciò che era scritto nella pergamena. Era giunto il mio momento. Fischiai e la Signora O'Learly mi raggiunse a balzi. Provò ad inzupparmi con uno dei suoi viscidi, bagnati e schifosi (senza offesa) baci, fortunatamente non possedevo un corpo solido, per cui la sua lingua mi attraversò. Sembrò restarci male così mi resi solido e la accarezzai. Scodinzolò contenta.
-Ehi bella- esclamai- ti va di fare un viaggetto nell'ombra?- Uggiolò e si accucciò, lo presi come un sì. Le balzai in groppa, come ai vecchi tempi e le sussurrai ad un orecchio – Long Island, Campo Mezzosangue- ero tentato di aggiungete “Casa di Atena”, ma probabilmente avrei fatto prendere un infarto ai figli della dea e distrutto la sua casa. Lasciai perdere.

Risparmiai la Casa della dea della saggezza  alias la madre di Annabeth però feci venire in colpo alla maggior parte dei ragazzi del Campo compreso Chirone. Piombai al centro dell'Arena da tre metri d'altezza, solo grazie alla Signora O'Learly non finii di nuovo nei Campi Elisi.
-Qualcuno può togliere questo fottuttissimo cane da sopra il mio amatissimo e stimatissimo corpo- strillò una voce parecchio isterica da qualche parte sotto l'enorme mole del mio segugio infernale personale.
-Scusa Connor- risposi smontando. Ad un mio cenno la Sig O'Learly si spostò scodinzolando allegra e leccò la faccia del figlio di Ermes. Si alzò sbigottito, capii che stentava a credere che io fossi lì realmente. Poi gridò facendomi sobbalzare1:- Percy!- mi corse incontro e si lanciò su di me. Ebbi la prontezza di spirito di rendermi solido per evitare che Connor facesse un volo per terra. Mi strinse a sé, anzi mi stritolò. E mi urlò nelle orecchie a voce piuttosto alta, sette o otto decibel in più del solito. Nonostante avessi la visuale quasi completamente oscurata dai voluminosi riccioli castani di Connor vidi un ragazzo staccarsi dal cerchio che ci circondava e raggiungerci.
-Ehi Percy credevo fossi morto-disse il ragazzo.
-Sono morto idiota- sbottai esasperato- vedo che il tuo tatto non è migliorato di molto, Travis- aggiunsi e lui mi fece il suo solito sorriso scaltro, quello che ti avvisa di mettere la mano sul portafogli o di filare via. Cosa che avrei fatto volentieri se Connor mi avesse lasciato. Ma non lo aveva fatto quindi quando la maggior parte dei semidei presenti si fiondò su di me io rimasi lì nella mia forma “solida”. Fino a quando un lampo di genio illuminò la mia mente e purtroppo non solo quella: il cielo del Campo Mezzosangue fu rischiarato proprio mentre cambiavo di stato. Mi librai sopra i miei amici e vidi che tutti i semidei mi stavano fissando. Ok devo ammetterlo, forse ero un po' inquietante. Guardai in basso, sotto di me c'era un casino pazzesco, guardo in alto, sopra non era messo meglio: nubi temporalesche sorvolavano i nostri cieli (s' Zeus, i NOSTRI cieli!). Davanti a me stava Chirone, anche lui con gli occhi a palla e lo sguardo fisso su di me. Ops, forse avevo esagerato.
-Basta!- esclamai con enfasi- sì, sono morto, ma sono nel mondo dei vivi e per evitare qualsiasi domanda sappiate che sono qui per parlare con Chirone, per vedere Annabeth e per salutarvi, chiaro?- il mio sguardo si soffermò su Connor. Travis e la casa di Ermes, tutti annuirono.
-Bene se avete capito il concetto tornate puro ai vostri allenamenti- schioccai le dita e la tempesta scomparve. Chirone sgranò gli occhi per quanto fosse ancora possibile e così fecero gli altri veterano che mi conoscevano (cioè tutti alla fin fine)
-Ehm, Percy, come cavolo hai fatto?- mi domandò Clarisse, la voce titubante nonostante l'espressione feroce. Accanto a lei due o tre figli di Ares sembravano terrorizzati.
-Ehi amico, sei ancora più potente di prima- fece Leo- vuoi vedere un piccolo trucchetto?- non mi lasciò rispondere, anche perchè la mia risposta sarebbe stato categoricamente no. Aprì la mano destra e quella si infuocò, dopodichè il suo corpo venne completamente avvolto della fiamme. Piano piano Leo cominciò ad alzarsi fino ad arrivare alla mia altezza, circa sei metri da terra.
-Bel trucco Leo, ma se non smetti subito di ardere finirai tutto l'ossigeno accanto a te e soffocherai- gli dissi fluttuando verso di lui.
-Il morto ha ragione, Torcia Umana- mi spalleggiò una voce, una voce che conoscevo fin troppo bene.
-Oh, ma sta zitto Nico- esclamai davanti a me Leo annaspò, come se fosse in cerca d'aria. Scattai verso di lui e incurante del fuoco che ancora lo avvolgeva lo afferrai per un braccio. Il fuoco si spense del tutto, il calore l'unico ricordo di ciò che era stato.
-Bel trucco davvero, la prossima volta cerca di non morire- fece Nico camminando verso di noi. Nom era cambiato dall'ultima volta che l'avevo visto, ossia il giorno prima. Indossava jeans scuri, una maglietta nera con uno scheletro stampato sopra e il suo cappotto di pelle da aviatore. La spada di Ferro dello Stige gli pendeva al fianco e l'anello con il teschio scintillava sul dito.
-Che barba però, ogni volta che ci provo c'è qualcuno che mi distrae- brontolò guardando prima Nico poi me.
-Guarda che ti ho salvato la vita, Testa Vuota- gli feci notare e per dargli una dimostrazione lo lasciai. Lanciai uno sguardo a Jason che grazie a Zeus capì. Mentre Leo precipitava urlando comemtre sirene dei pompieri messe insieme, il figlio di Giove controllò l'aria e lo fece atterrare dolcemente sul terreno dell'Arena. Leo fu li li a baciare il terreno, ma si limitò a girarsi di schiena e a fulminarmi con un occhiataccia.
-Mai più, Jackson, mai più- ringhiò. Risi mentre scendevo e toccavo terra tra Nico e Hazel che mi salutò allegra. Frank e Piper si stavano sbellicando dalle risate. Jason mi diede una pacca sulla spalla mentre tornavo solido. Sentii un acciottolio di zoccoli e mi voltai. Chirone stava venendo verso si noi e sorideva. Di slancio lo abbracciai e lui ricambiò stringendomi come aveva fatto Connor.
-Eccolo qua il mio allievo migliore- mi sussurrò all'orecchio, io arrossii nei limiti de gli spiriti. Mi staccai da lui e guardai Nico che annuì.
-E' l'ora- disse soltanto, gli feci cenno di essere pronto. Mi prese per mano e scomparimmo sotto  gli occhi di tutti.

Pov's  Annabeth
Sentii il mio nome di nuovo, pronunciato da una voce che sapevo avrei sentito solo nei miei sogni ormai. Vidi due figure apparire nell'angolo opposto al mio. Qualcuno di stranamente familiare si avvicinò. Non riconobbi subito la figura, un po' per la stanchezza, un po' per la scarsa illuminazione della stanza.
-Annabeth- mormorò Percy entrando nel cono di luce del cristallo. Mi alzai di scatto gridando il suo soprannome a squarciagola. Mi gettai su di lui con l'intenzione di abbracciarlo, troppo tardi mi ricordai che non potevo farlo. “Oh cavolo” pensai mentre chiudevo gli occhi. Mi aspettavo di cadere invece l'urto con il freddo pavimento non venne mai. Braccia forti mi strinsero, aprii gli occhi sorpresa e ciò che vidi mi lasciò interdetta. Percy, stavo toccando Percy! Lui rise deliziato e mi fece bene al cuore. Alzò una ano e mi accarezzò una guancia, sentii l'altra appoggiarsi sul mio fianco, sorrisi. Percy avvicinò il suo viso al mio, si bloccò a pochi millimetri dalle mie labbra. Annullai la distanza tra noi e lo baciai. Ricambiò il baio con trasporto. Infilai la dita nei suoi capelli gettandogli le braccia al collo. Fu una sensazione indescrivibile, il mio cuore scoppiava di gioia. Avevo sempre desiderato poterlo toccare di nuovo e ora che potevo farlo mi sarei goduta ogni istante. Interruppe il bacio, troppo presto per il miei gusti. Solo allora diedi importanza alla persona che era giunta con il mio Testa d'Alghe, ero quasi completamente sicura che si trattasse di Nico. L'ombra fece un passo avanti: non mi sbagliavo era davvero Nico. Spostai lo sguardo da lui a Percy che rispose alla mia domanda muta.
-Sapevo che eri qui. Disse soltanto alzando le spalle. Aggrottai le sopracciglia in una delle sue classiche espressioni.
-Come facevi a sapere che ero qui?- la mia voce suonava stranamente sospettosa, sapevo che non mi stava dicendo tutto. Continuai a fissare Percy, ma lui di limitò a lanciare uno sguardo a Nico, annuirono entrambi. I due ragazzi mi presero per mano, una sensazione di nausea mi assalì, prima ancora che potessi dire una sola parola. Il mio stomaco fnì da qualche parte nella mia gola. Non sentivo più il pavimento sotto i piedi. Attorno era buio, così buio da impedirmi di vedere il profilo del figlio di Poseidone e quello del figlio di Ade. L'unica certezza erano le mani gelide dei miei compagni di viaggio strette nelle mie.

Angolo Autrice
bene bene.... allora com'è il capitolo? Vi è piaciuto? Quest'angolo autrice è molto corto ma ho fretta e poca voglia di scrivere al computer per cui ciaoo alla prossima. Diamante

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Capitolo 5
*** Faccio il bagno tra le profezie ***


Faccio il bagno nelle profezie
Pov's Annabeth
una luce accecante mi colpì, automaticamente chiusi gli occhi. Sentii la voce di Percy che gridava qualcosa, ma non afferrai le parole. Quando non vidi più le macchie colorate mi arrischiai ad aprire le palpebre.
-Ma porco Zeus, Nico. Un po' più a sinistra no?- imprecò di nuovo Percy.
-Ho calcolato male le distanza, scusa, che te ne frega a te, tanto non ti bagni-fece Nico, il mio ragazzo aprì la bocca come per rispondere, ma il figlio di Ade fu più veloce.
-Nemmeno quando eri vivo ti bagnavi, Percy- aggiunse. Il diretto interessato sbuffò. Mi venne da ridere, possibile che quei due dovessero sempre litigare per qualcosa. Abbassai lo sguardo e vidi che in effetti avevamo l'acqua alla cintola.
Uscimmo dal laghetto delle canoe e andammo verso l'Arena. Nel tragitto Percy mi prese per mano, mi asciugai all'istante.
-Grazie- gli sussurrai riconoscente, lui mi sorrise. Quando arrivammo all'Arena vidi i miei fratelli guardarmi e non solo loro. Avevamo gli sguardi di tutti i mezzosangue puntati addosso.
Accanto a me Percy si schiarì la voce.
-Chirone- disse serio- ho bisogno che i capicasa vengano con me. Immediatamente- non aggiunse altro. Mi prese per mano e si voltò. Lo seguivo in silenzio curiosa di sapere il motivo di questa convocazione.

Attorno al tavolino da ping-pong sono radunati tutti i capocabina del Campo Mezzosangue, solo Chirone ,anca all'appello. Quando ho chiesto a Percy il motivo della sua assenza lui si è limitato a dirmi che doveva sbrigare una faccenda. Mi guardai intorno. Alla mi destra Percy fluttuava a mezz'aria, alla stessa altezza della rete lanciando una pallina da ping-pong in aria con una mano. Accanto a lui Jason si divertiva a creare mulinelli d'aria e ogni tanto attirava la pallina nelle sue spire. Piper stava tentano di far muovere un rubino scintillante con la lingua ammaliatrice, mentre Hazel (lei e Frank erano in visita la Campo Mezzosangue) lavorava un pezzo d'oro con la forza del pensiero. Leo stava verificando quanto calore potesse sopportare una pallina di golf incendianola sulla sua stessa mano. Frank e Clarisse stavano discutendo qualcosa riguardante le armi e roba simile. I fratelli Stoll dovevano aver tentato, invano, di rubare non so che da Katie Gardiner, figlia di Demetra, e adesso erano completamente avvolti da rovi di more. Will Solace, Casa di Apollo, stabiliva se le frecce nella sua faretra fossero ben bilanciate, aiutato da Talia (anche le Cacciatrice c'erano). Polluce mescolava una vasta gamma di succhi di frutta dentro un calice, Butch, Iride, lo osservava come se si aspettasse che il figlio di Dioniso potesse esplodere da un momento all'altro. Lou Ellen della Casa di Ecate e Charles Devis della Casa di Nemesi giocavano a scacchi, o meglio litigavano sulle regole. Gli altri mezzosangue degli dei minori parlavano del più e del meno. Infine alla mia sinistra Nico conversava con lo scheletro di un topo di campagna con un grave problema di erre moscia. In quel momento arrivò Chirone e nonostante il rumore degli zoccoli solo pochi di noi se ne accorsero. Il casino infernale continuò per qualche secondo, fino a quando Percy non rovesciò sulla sala un secchio gigante di acqua ghiacciata.
-Era proprio necessario?- domandai sarcastica.
-Sì- rispose semplicemente il figlio di Poseidone guadagnandosi le occhiate omicide di una dozzina di persone. Percy schioccò le dita e tutti si ritrovarono asciutti, le occhiate omicide si trasformarono in sguardi riconoscenti. “Leccapiedi” pensai, ovviamente mi guardai bene dal dirlo. Chirone non si fermò sulla soglia come faceva quando la sua parte equina era “scoperta”, ma entrò nella stanza. Tutti diventammo subito irrequieti, il centauro non entrava mai in un salone che non avesse il soffitto più alto di tre metri e l'unica stanza che avesse quella caratteristica era il salotto dove dimorava Seymour, il ghepardo.
-Vi starete chiedendo il perchè io e Percy vi abbiamo convocato così in fretta e senza preavviso, scommetto- iniziò Chirone. La cosa stava cominciando ad incuriosirmi troppo, o forse non era curiosità ma inquietudine.
-Beh, su questo non ci sono dubbi- esclamò una voce. Clarisse, l'unica persona capace di tanta arroganza. Percy scosse la testa consolato e io feci lo stesso, non sarebbe mai cambiata. Chirone continuò senza degnare di particolare attenzione Clarisse.
-Allora, nel Tartaro qualcosa di estremamente potente e pericoloso si sta risvegliando, qualcosa anzi qualcuno peggiore di Crono e Gea. Bisogna fermarlo prima che sia troppo tardi- fece un respiro profondo.
-Chi è che si sta risvegliando?- Connor Stoll diede voce alla domanda che aleggiava nell'aria e che nessuno di noi aveva il coraggio di fare.
Percy guardò Chirone e lui ricambiò il suo sguardo. Stranamente lessi con fin troppa facilità le loro espressioni. Sembrava dicessero:
Percy “Posso dirlo? Sono già spaventati, se scopriranno anche questo...”
Chirone “Lo so Percy, lo so, ma non abbiamo altra scelta, devono sapere che cosa stanno per affrontare. Diamo loro fiducia”
Percy “Va bene, lo dirò”
-Qualcuno peggiore di Gea?- fece Piper pensierosa
-Già, non riesco ad immaginare qualcuno peggio di lei- aggiunse Jason.
-Allora preparati perchè il nostro nemico è persino più potente e crudele di lei. Per migliaia di anni ha covato vendetta leccandosi al buio le ferite del passato ed ora è pronto a risorgere. Ciò che voglio dirvi è che dovrete, dobbiamo affrontare qualcuno....- iniziò Chirone, capii quello che voleva fare. Un discorso lungo per alleggerire la pillola.
-Urano, ragazzi, noi dobbiamo combattere contro Urano, contro il cielo stesso- disse Percy. Un silenzio di tomba seguì le sue parole, poi scoppiò il caos. Grida, parole sconnesse che andavano a comporre frasi prive di significato. Nella confusione generale sentii Chirone che strillava a quel fantasma del mio ragazzo:
-Perseue Jackson, era proprio necessario?- sorrisi di fronte alla sua espressione, la stessa che avevo io quando gli avevo fatto la stessa domanda.
-Sì, era proprio necessario- rispose lui come se fosse ovvio. Approfittai del fatto che fosse ancora solido e gli tirai un schiaffo in testa. Lui strillò di dolore. Si girò verso di me chiedendo:
-Annabeth, perchè l'hai fatto?-
-Perchè?- feci incredula- mi domandi anche perchè, hai appena scatenato il panico e hai il coraggio di replicare- lo fissai finchè lui non sbuffò borbottando delle scuse. Schioccò le dita di nuovo, prima che avessi il tempo di fermarlo. Altra acqua, che sembrava provenire dall'oceano artico, ci cadde addosso. Ci ritrovammo tutti fradici, ma almeno era tornato il silenzio.
-Testa d'Alghe, potevi almeno essere meno diretto quando ci hai detto il nome del nostro nemico, non credi?- esclamai.
-Ehi, mica potevo dire:“Signori e Signore, o meglio Semidei e Semidee, adesso vi annuncerò il nome del nemico più potente e feroce mai esistito che adesso ce l'ha con noi, anche se non ne so il morivo; dobbiamo anche affrontarlo senza aspettarci l'aiuto di nessuno e che molto probabilmente ci sguinzaglierà dietro i nostri peggiori incubi! Un bell'applauso per Urano!”-mi rispose lui sarcastico. Non tutti colsero il sarcasmo delle sue parole. Di male in peggio non c'è che dire...
-E io che speravo che la morte ti avesse donato un po' di tatto- disse Chirone sconsolato.
-Sono profondamente offeso dalle tue parole- fece Percy portandosi teatralmente una mano sul cuore.
-Idiota!- gli dissi.
-Grazie Annabeth, ti amo anch'io- mi rispose- ok, senza scherzare, gli dei non possono aiutarci più di tanto- aggiunse.
-Uffa e io che pensavo stessi scherzando- sbottò Connor
-Per te tutto è uno scherzo Connor come per Travis e per tutti i tuoi fratelli- gli rispose Katie Gardiner
-Eddai, ormai quello è acqua passata!- Travis aveva detto una parola di troppo. In meno di mezzo secondo i figli di Ermes si ritrovarono avvolti di rovi di more di nuovo! Clarisse e Will Solace si stavano servendo more dolci e mature incitati da Katie.
Qualcuno si schiarì la voce e tutti ci voltammo verso quel suono. Chirone era di fronte alla porta a braccia conserte con Percy sulla groppa con entrambe le mani sulla bocca cercando in ogni modo di non ridere. Con un movimento circolatorio la figlia di Demetra sciolse i rovi attorno ai corpi di Connor e Travis.
-Bene ragazzi, ora che nessuno di noi è una gigantesca pianta di more, possiamo continuare. Ah Katie, la prossima volta usa l'ortica, fa più male- Percy le fece l'occhiolino, io lo guardai divertita.
-Percy, le cose serie- lo riprese Chirone
-Oh giusto le cose serie. Allora, c'è un modo per fermare Urano. Come Gea si sta risvegliando piano piano, ma come Crono è diviso un tanti pezzi. I pezzi dono tornati ad essere uno solo tranne per un piccolo particolare: per essere completamente in forze ha bisogno di una cosa. E questa cosa si è frantumata in sette parti uguali. Vi starete chiedendo che cosa sia questo misterioso qualcosa ebbene è una pietra- fece una pausa ad effetto- è un'enorme pietra preziosa, grande come la circonferenza di una pizza e di tutti colori del cielo. È lì che è rinchiusa la maggior parte della sua energia. Noi, con un'impresa, dobbiamo recuperare quei frammenti, sparsi nei vari continenti. In più Urano sta cercando un prezioso incantesimo nascosto negli abissi marini. Noi siamo stati incaricati di recuperare la pietra e l'incantesimo- quando Percy finì di parlare Chirone aggiunse:-Quindi bisogna partire subito-
-Sì, ma chi deve farlo?- domandò Luo Ellen. Percy e il centauro si guardarono di nuovo
-Odio quando fate così- esclamò Talia facendo scoppiare tutti a ridere.
-C'è un'antica profezia che lo indica- rispose Chirone
-Quale?- questa volta fu il turno di Piper
-In sette dovranno partire
Accompagnati da colui che è dovuto morire
A Ovest andranno
Ma ad Est ritorneranno
Il Nord li guiderà
Il Sud li proteggerà
Al Nero Cancello arriveranno
E con un sacrificio lo varcheranno
Mentre la Prescelta l'incanto reciterà
Il loro destino si compirà-
declamò con voce soave Percy.
-Il morto del secondo verso sono io, i sette prima di me invece....

Angolo autrice
Sono una persona spregevole, la scuola è finita e invece di scrivere 24 ore su 24 non ho fatto altro che stare a vedere film e mangiare ghiaccioli. Ma oggi ho scritto! Allora mi scuso per eventuali errori grammaticali/incomprensioni e se questo capitolo vi abbia fatto venire la nausea/diarrea/latte alle ginocchia. Spero comunque che vi sia piaciuto, mi raccomando recensite ci tengo.
Diamante

 

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Capitolo 6
*** 6. Tra semidei impazziti e informazioni pericolose ***


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TRA SEMIDEI IMPAZZITI  E INFORMAZIONI PERICOLOSE


Pov's Percy
-In sette dovranno partire

Accompagnati da colui che è dovuto morire

A Ovest andranno

Ma ad Est ritorneranno

Il Nord li guiderà

Il Sud li proteggerà

Al Nero Cancello arriveranno

E con un sacrificio lo varcheranno

Mentre la Prescelta l'incanto reciterà

Il loro destino si compirà
-
declamai con voce soave .

-Il morto del secondo verso sono io, i sette prima di me invece....- feci una pausa ad effetto, per creare suspance anche se ebbi l'impressione che non ce ne fosse bisogno.

-Insomma, Percy sii chiaro- fece Nico spazientito.

-Un momento, ci stavo arrivando. Dovranno partire semidei forti, valorosi e potenti. In grado di affrontare il difficilissimo viaggio che li attenderà. Immagino che avete già un'idea- conclusi. Tutti i semidei della stanza annuirono, Annabeth compresa. Fu Lou Ellen a parlare:

-Bhe, mi sembra ovvio chi deve partire. Annabeth, Jason, Piper, Leo, Frank, Hazel e Nico, con te come accompagnatore- ogni volta che diceva un nome guardava la persona al quale apparteneva. Annuii.

-Bene, ora che sappiamo chi deve partire, possiamo salutarci. Domani terremo una riunione solo noi otto e Chirone.- conclusi il discorso. Scesi dalla groppa del centauro e mi avvicinai alla porta. Improvvisamente mi ricordai di un dettaglio.-Ah, c'è un'altra cosa che dovete sapere. L'incantesimo che dobbiamo cercare serve a resuscitare i morti- detto questo uscii.



Pov's Annabeth

riflettei sulle parole che Percy aveva detto quella mattina. Fissavo il soffitto sopra il mio letto, ma senza vedere nulla come se i miei occhi fossero stati ciechi. Sul soffitto della Casa di Atena era disegnata un'enorme mappa del Campo Mezzosangue, che si specchiava nelle pupille di chi la guardava. La utilizzavamo molto spesso per la Caccia alla Bandiera. O per scopi personali, io e Percy per esempio ci divertivamo a prendere un freccia e a lanciarla senza guardare. Poi andavamo dove colpiva la freccia. Mi persi un attimo in quei ricordi di momenti felici, quando Crono era sconfitto e Gea nemmeno una minuscola idea nella nostra mente. Quando Percy era ancora vivo... un rumore alla porta mi risvegliò. Mi alzai confusa, chi cavolo poteva essere? Aprii la porta e la mia mascella sfiorò il pavimento decorato con una grande civetta argentata. Mi aspettavo fosse Percy, anche se poi mi venne in mente che probabilmente lui si sarebbe limitato ad attraversala. Malcolm e il resto dei miei fratelli mi fissava, gli occhi grigi spalancati.

-Ma che tartaro ci fate fuori a quest'ora?- domandai sbalordita. Ero rientrata tardi quella sera. Ai limiti del coprifuoco, dato che il figlio di Poseidone mi aveva portato in spiaggia.

-Sei sola?- mi chiese Sofia, una delle poche figlie di Atena che mi superava di età.

-Sì, sono sola- risposi. In quel momento mi venne un dubbio. Afferrai la maniglia e con uno strattone chiusi la porta. Mi voltai e vidi lo spettro di Percy che riluceva seduto a gambe incrociate sul mio letto.

-Oh, miei Dei, da quanto tempo sei lì?- gli chiesi a bassa voce.

-Da pochi secondi- sussurrò- anche a te hanno fatto lo stesso scherzetto vedo- aggiunse indicando il muro con il mento. Mi sedetti di fianco a lui e intrecciai le dita nelle sue.

-Che sta succedendo e che vogliono da noi?- mormorai. Scosse la testa. Guardai fuori dalla finestra, la luna brillava nel cielo illuminando il Campo a giorno.

-Ho un'idea- esclamò in silenzio Percy- vieni fuori con me, andiamo nella mia cabina, lì non ci cercheranno.- lo fissai, era bravo a studiare piani d'attacco o di salvataggio e anche a fuggire da un gruppo di semidei impazziti. Seguendo le sue istruzioni uscii dalla finestra. A quanto pare sembrava che gli altri non avessero preso in considerazione che potevamo scappare evitando di usare la porta d'ingresso. Corremmo dietro alle capanne sfruttandole per nasconderci. Arrivammo in fratta sul retro di quella di Poseidone. Fortunatamente Percy si era dimenticato la finestra del  bagno aperta. Il mio ragazzo mi aiutò ad entrare e attraversò il muro. Ma per quale motivo eravamo costretti a fare una cosa del genere? Glielo chiesi e lui mi rispose con una scrollata di spalle. Solo in quel momento mi resi conto di essere in piedi nella vasca da bagno, mi sbrigai ad uscire e ad andare nella camera da letto di Percy. Lo trovai sdraiato sul suo letto con le mani incrociate dietro la testa a guardare il soffitto da cui pendevano infiniti ippocampi di bronza celeste, opera di Tyson molti anni prima. Mi invitò a sdraiarmi accanto a lui e io non me lo feci ripetere due volte. Mi stesi e chiusi gli occhi. In meno di mezzo secondo Morfeo mi prese tra le sue braccia. Fu una notte senza sogni come quando Percy vegliava su di me nella nostre missioni.



Pov's Percy

convocai i Sette, più Nico e Chirone nella sala ricreativa la mattina seguente subito dopo colazione. Ci riunimmo tutti intorno al tavolo da ping pong, anche questa volta Chirone entrò nella sala, ma sulla sedia a rotelle.

-Possiamo sapere qualcos'altro su chi dobbiamo affrontare e su cosa andiamo a cercare?- chiese Jason.

-Dovete sapere- rispose Chirone

-Perchè questo non mi tranquillizza affatto?- fece Leo dondolandosi su due gambe della sedia.

-Perchè, dovrebbe tranquillizzarti?- gli disse Hazel

-Ragazzi, smettetela, altrimenti mi costringete a darvi notizie a sangue freddo come ho fatto ieri- li ammonii. Chirone non poté trattenere un sorriso.

-Va bene, siamo pronti- esclamò Jason guardando Piper.

-Ne sei sicuro?- questa volta fu Nico a parlare- ciò che vi dirà non è da prendere alla leggera, se falliamo questa missione allora Urano si impadronirà del mondo intero, l'umanità verrà ridotta in schiavitù, i semidei verranno sterminati e gli dei finiranno nel Tartaro. Se Urano dovesse trovare i pezzi e ricostruire la Pietra, se dovesse mettere le mani sulla pergamena con l'incantesimo, diventerà così potente che Gea e Crono in confronto sono una passeggiata- quando il figlio di Ade finì il discorso tutti i mezzosangue presenti, meno me e lui, erano impalliditi.

-Nico, forse potevi evitare l'ultima uscita- lo rimproverai.

-Forse potevo- concordò lui.

-Comunque siamo pronti, tanto peggio di così non può andare- disse Annabeth.

-Va bene l'avete voluto voi! Allora come ho già detto ieri dobbiamo ritrovare i sette pezzi della Pietra del Cielo e l'Incantesimo per risvegliare i morti prima che lo faccia Urano, altrimenti- mi passai un dito sulla gola- i frammenti si trovano uno in ogni continente. Per farla breve: sono nascosti in sette città. Seattle, Nord America, Lima, Sud America, Milano, Europa, Gladstone, Oceania, Madurai, Asia, Antisiranana, Africa e per l'Antartide una cavità sperduta nel ghiaccio.

Noi dovremo viaggiare in giro per il mondo a cercare queste piccole pietre. Una volta che tutti i pezzi saranno in mano nostra essi ci guideranno verso il posto preciso in cui è nascosto l'incantesimo che dovrebbe trovarsi nell'Oceano Pacifico. Domande?- chiesi quando finii di spiegare. Sei mani si alzarono. Sospirai, la prima a parlare fu Hazel.

-Come possiamo andare da una parte all'altra del mondo?-

-Domanda legittima, è strano che sia tu a farla. La terra ha un sacco di ricchezze, sfrutteremo quelle. -la vidi impallidire più di quanto non fosse già- tranquilla abbiamo le nostre scorte di gemme. E poi la maledizione è svanita- aggiunsi.

-Con che mezzo?-

-Jet privato, Frank. E una volta sulla terraferma vedremo di arrangiarci-

-Come facciamo a sapere il luogo preciso nel quale sono state nascoste le pietre?-

-Beh, cara la mia Sapientona, abbiamo degli indizi e se li seguiremo sono sicuro che avremo ciò che cerchiamo-

-Come impediamo a Urano di impadronirsi dei pezzi che abbiamo preso?-

-Grazie alla magia, Jason. Gli dei hanno creato apposta otto zaini magici, nei quali metteremo sì le nostre cose e le provviste, ma anche un pezzo della Pietra del Cielo. Ognuno di voi avrà alla fine i frammenti sulle spalle. Nel mio invece ci sarà l'incantesimo. Gli zaini annullano i pesi e possono contenere moltissima roba.-

-Chi o che cosa avremo alle calcagna?-

-Non lo so Leo, ma puoi star certo che sarà molto difficile completare la missione.-

-Quanto tempo abbiamo?-

-Oggi è il 20 Agosto. Abbiamo tempo fino al 23 Novembre, l'Equinozio di Autunno.-

-Bene ragazzi, non mi resta che augurarvi buona fortuna- ci disse Chirone, poi uscì.

-Quando partiamo?- domandò Nico

-Domani all'alba- e con quest'ultima risposta la riunione si chiuse





Angolo Autrice

ok, vi ho fatto aspettare, ma la voglia di scrivere era sotto i piedi. Non sto cercando una giustificazione, ma vi prego non uccidetemi. Non so se il capitolo può essere considerato corto o lungo,a voi la scelta. Non ho molto da dire a paste che mi dispiace e che spero che il capitolo vi sia piaciuto quindi ciao alla prossima

Diamant
e

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Capitolo 7
*** In viaggio verso Seattle ***


In viaggio verso Seattle



Pov's Annabeth
quando salimmo sull'aereo era così presto che il sole aveva appena cominciato a tingere il cielo di luce. Sono più che sicura che Percy ci abbia taciuto qualcosa riguardo a questa missione, ma non ho la minima idea di che cosa.
-Non sapevo che il Campo Mezzosangue avesse un aereo privato- fece Jason.
-Infatti non ce l'ha- disse Percy voltandosi a guardarlo. Ade gli aveva fatto non so quale incantesimo ed ora sembrava di nuovo vivo. Ed era bellissimo con i vestiti e i capelli scuri spazzati dal vento.
-E allora come....- iniziò Frank
-Niente domande, salite adesso!- gridò Testa d'Alghe. Salimmo a bordo e ci cadde la mascella. Letteralmente. L'interno era degno di un hotel a cinque stelle e ebbe la sensazione che ci fosse lo zampino di un dio perchè il dentro del jet era molto più spazioso e grande del fuori*. Leo fischiò ammirato e Piper si lasciò sfuggire un “uao” di apprezzamento.
-Sapevo che vi sarebbe piaciuto- Percy era comodamente stravaccato su una poltrona delle stesso colore dei suoi occhi.
-Un'altra cosa, spero che non vi dispiaccia- cominciò alzandosi, così facendo rivelò il tridente ricamato sullo schienale- di aver i posti già assegnati- finì indicando le poltrone accanto alla sua. Erano disposte a cerchio in modo tale che tutti vedessero tutti. Ognuna aveva un colore diverso e un diverso simbolo. Percy si risedette e battè la mano sul posto alla sua sinistra. Lo guardai, il tessuto era grigio argento, un civetta svettava più scura e ti scrutava con il suo gelido sguardo indagatore. Studiai le altre sedie. Ogni poltrona rappresentava colui o colei che vi sedeva. Per Nico il nero più assoluto e un teschio bianco con le tibie incrociate, in stile bandiera dei pirati. Per Hazel invece un blu scuro come le notti prive di luce e lo stesso teschio del fratello, con l'aggiunta di due gemme multicolori negli incavi degli occhi in rappresentanza del suo dominio delle pietre preziose. Per Frank il rosso, lo stesso colore del sangue appena versato e la testa di un cinghiale infilzata da una lancia, non il più bel simbolo, ma non era colpa del ragazzo se era il figlio di Marte. Per Jason azzurro come il cielo, dominio di suo padre e una folgore bianca. Per Piper rosa antico, l'unica tonalità di rosa che posso sopportare, e una candida colomba. Infine per Leo grigio fumo con in nero il simbolo di un'incudine e un martello.
-Uao, si sono dati da fare, gli dei- esclamò Piper.
-Già ma tutti questi agi mi portano alla mente che probabilmente gli dei vogliano farci godere un po' di lusso prima della nostra morte- replicò Nico.
-Pessimismo alle stelle- borbottò Frank
-Io non sono pessimista, sono realista. È diverso- ribattè il figlio di Ade.
-Ragazzi basta- li riprese Percy palesemente divertito- sedetevi su forza-
-Allora, dove si sta andando?- chiese Leo buttandosi sulla sua poltrona con la grazia di un rinoceronte che ha appena ingoiato un elefante.
-A Seattle- fu la risposta
- Quindi dall'altra parte del paese- dissi
-Sì, il primo pezzo della Pietra di Urano è lì- fece Nico
-Com'è che tu sai tutte queste cose e noi no?- indagò Hazel
-Sorellina, in quest'ultimo anno più della metà del mio tempo l'ho sprecata con quell'idiota figlio di Poseidone- le rispose.
-Ehi- protestò Percy fintamente offeso- guarda che potevi anche evitare di stare con me, figlio di Ade- aggiunse. Nico sbuffò alzando gli occhi al cielo quel gesto mi ricordò una cosa.
-Stiamo volando e siamo ancora vivi nonostante ti sia in questo aereo, perchè Zeus non ci ha ancora fulminato?- domandai a Percy.
-Credo che preferisca che io entri nel suo dominio per salvare le sue divine chiappe e il mondo intero da Urano e compagnia bella, anche perchè l'altra alternativa è una perenne vacanza nelle profondità più scure del Tartaro- giusto, preferirei anche io vivere e essere salvata piuttosto che andare ad abitare il Tartaro, che per altro era un luogo ad alto contenuto di veleno e tossine.
-Credo anche io- diedi voce ai miei pensieri.
-Come facciamo a trovare il primo pezzo della Pietra di Urano?- chiese Jason- a proposito on è che questa Pietra ha un nome?- aggiunse
-Ehm, no non ha un nome specifico, o almeno non quando è tutta unita. Ogni frammento è una diversa gemma del colore del cielo. Quindi ne esistono sette: Calcedonio, Lapislazzuli, Agata Blu, Acquamarina, Zaffiro, Topazio Celeste, Diamante Azzurro. Ognuna di queste pietre rappresenta una fase di Urano, in base al suo colore e alla sua purezza. Per unirle in un'unica gemma bisogna formare una forma geometrica disponendole in una determinata sequenza. Si trovano una in un continente diverso. Noi stiamo andando a Seattle dove è nascosta la prima pietra, il Calcedonio. Per trovarla dobbiamo seguire un percorso tracciato da degli indizi, uno dei quali è qui, su questo jet. Per conquistale dovrete affrontare le vostre più segrete paure e sconfiggerle.-
-Dovrete?- Percy venne interrotto da Piper che aveva una buffa espressione sul bel viso
-Sì, dovrete. Ade mi ha anticipato che io dovrò affrontare il guardiano dell'incantesimo- chiarì il mio Testa d'Alghe.
-Ragazzi, c'è una cosa che dovete sapere, una cosa che può sembrare banale e scontata ma che non lo è affatto. I mostri che affronteremo assumeranno le sembianze di persone a noi care, per indebolirci e per confonderci. Dovremo ucciderli lo stesso, perchè adesso tutte le regole che conoscete non avranno più importanza, dovremo lasciarcele alle spalle, in questa missione vale solo una: uccidere o essere uccisi- disse Percy. Ok, molto macabra la cosa...
-Sembra l'inizio di una barzelletta senza il minimo senso dell'umorismo- fece Leo
-No, sembra di stare negli Hunger Games**- concluse Nico.
Non avevo idea di cosa fossero questi Hunger Games, ma dal nome che avevano non credevo fossero solo innocenti giochi matematici.
-Che cosa sono gli Hunger Games?- Hazel da voce ai miei pensieri.
-Non sono veri e propri giochi, in realtà è un reality show. 24 ragazzi da 12 ai 18 anni vengono estratti e devono andare in un posto chiamato Arena. Lì dovranno difendersi e nascondersi dagli altri Tributi, si chiamano così, a seconda del luogo in cui si trovano. Devono uccidere per sopravvivere. Anche li vale la “regola”: uccidi o muori.- spiegò Nico.
-Hai una visione davvero cinica della vita, bello mio. Non credo di aver incontrato persone più pessimiste di te- disse Jason
-Io non sono pessimista, sono realista e credo di avertelo già detto- borbottò il figlio di Ade.
All'improvviso Percy si alzò e si diresse verso un armadio color crema. Aprì le ante rivelando una decina di cassetti. Aprì quello davanti ai suoi occhi e vi prese qualcosa. Si girò verso di noi rivelando l'oggetto che stringeva in mano. Era uno scrigno d'argento finemente decorato e con dei piccoli rubini ad impreziosirlo. Percy si risedette di nuovo e poso lo scrigno sul tavolino al centro del cerchio. Nella mano destra stringeva una piccola chiave dorata abbellita da due gemme color sangue. Fece scattare la serratura e aprì il coperchio. Una nota musicale risuonò nell'aria.
-Do- disse Leo sorprendendo tutti.
-Che?- gli chiese Frank
-La nota musicale che abbiamo appena sentito- spiegò lui
-Ti intendi di musica?- il tono di Piper era un misto fra incredulità e sorpresa.
-Mio fratello Harvey e mia sorella Sky sono fissati con la musica classica- esclamò alzando e mani in un gesto di resa.
-Perchè abbiamo sentito la nota “Do”?- domandai
-Ogni pezzo ha la sua nota. Do Calcedonio, Re Lapislazzuli, Mi Agata Blu, Fa Acquamarina, Sol Zaffiro, La Topazio Celeste, Si Diamante Azzurro.- disse Testa d'Alghe.
-E dentro questo coso c'è il primo indizio vero?- chiese titubante Hazel sporgendosi in avanti. Sia Percy che Nico annuirono.
Guardai dentro lo scrigno e lì adagiato sul velluto rosso stava un microscopico pezzo di pegamena. Percy lo prese con delicatezza e nelle sue mani si ingrandì fino a diventare delle dimensionidel suo palmo.
-In un luogo sacro per gli umani
ove presente e passato si fondono
all'interno di un oggetto di potere
sta ciò che cercate- lesse Percy
-E questo sarebbe un indizio? Ma per favore- disse sconsolato Leo.
-Zitto Leo, pensa prima di parlare non sempre hai una risposta immediatamente- lo rimproverai anche se non duramente.
-Beh, su una cosa siamo d'accordo tutti: la persona che ha scritto quest'affare poteva essere più chiara- concluse Jason

*un po' come la tenda dei Waesley in Harry Potter.
**non è un crossover, in questa storia non si parlerà più di Hunger Games, l'ho messo solo per rendere il concetto dell'uccidi o vieni ucciso.



Angolo autrice
no, non sono morta, anche se avete tutto il diritto di pensarlo. È quasi un mese che non aggiorno. Non cercherò scuse. Comunque parlando del capitolo. È piuttosto di passaggio, ma si scoprono un sacco di cose riguardo alla ricerca dei nostri amati protagonisti.
Vostra Diamante

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Capitolo 8
*** Inconvenienti e Nuove Scoperte a Seattle ***


NUOVE SCOPERTE E INCONVENIENTI A SEATTLE..... ANCORA!
Pov's Percy
Se Annabeth e company erano rimasti meravigliati dal jet che gli dei ci avevano gentilmente concesso, avrebbero ricevuto un'altra sorpresa. Atterrammo a Seattle all'alba. Non capirò mai la storia dei fusi orari. Comunque appena usciti dall'aeroporto trovammo un taxi ad attenderci.
-Il signor Jackson?- mi domandò l'autista. Da un guizzo del suo sguardo capii che sapeva che cosa eravamo e i pericoli che correva a trasportarci. Annuii, non mi posi nemmeno la domanda di come saremmo entranti dentro un taxi in otto. E credo nemmeno i miei compagni. Salimmo e basta.
La macchina era stregata in modo che da fuori sembrasse una normale vettura, ma dentro si stava comodamente in otto seduti uno accanto all'altro.
-C'è una cosa che dovreste sapere, prima di arrivare- esordii facendoli preoccupare non poco. Mi fissarono a metà tra l'allibito e il terrorizzato, tutti tranne Nico che se la rideva sotto i baffi.
-Che succede ora?- gemette Annabeth
-Nulla tesoro, solo che gli dei hanno voluto viziarci un po'- sogghignai. In quel momento l'autista ci avvisò la corsa era finita. Scesi dall'auto tenendo aperta la portiera per evitare che qualcuno se la prendesse in faccia. Appena furono fuori, il taxi ripartì sgommando, lasciandoci davanti all'ingresso di uno degli hotel più in di Seattle. Fairmont Olympic hotel*, mi pare si chiamasse. Il portiere aprì il portone di vetro permettendoci di entrare.
-Uao- esclamammo. Io sapevo dove avremmo alloggiato, ma avevano omesso questo piccolo significativo particolare. Eravamo finiti in un hotel di lusso.
-Il signor Jackson?- mi chiese l'impiegata da dietro un bancone di marmo bianco. Ma perchè tutti indovinavano chi ero!?
-Sì, sono io- risposi. Mi guardò da dietro un paio di occhiali dalla montatura stile anni Settanta giallo canarino. Intuii la domanda che si celava dentro il suo sguardo.
-Sì, ho già diciotto anni, non si preoccupi- sbuffai. Ero morto a diciassette in realtà, ma tanto lei non lo sapeva. Continuando a guardarmi mi passò un mazzo di chiavi dorate.
-Terzo piano, stanza 188-
Feci un cenno a Annabeth, quella donna non mi convinceva. Lei mi si avvicinò senza fare domande.
-Ha qualcosa di strano- sussurrai nel suo orecchio indicando con il mento la donna della reception.
-L'ho visto anche io- mi rispose sempre sussurrando. Proprio mentre lo diceva sentii Jason e Piper gridare.
-ATTENTI!- un ruggito risuonò nell'aria seguito da uno strillo. Mi voltai e ciò che vidi mi fece inorridire. La donna che prima era seduta dietro l'elegante bancone ora si è trasformata in un'empusa. Gli occhi rossi, fiammeggianti, che cercavano avidamente lo sguardo di una vittima, preferibilmente un ragazzo, da sottomettere al suo potere. Ma non mi avrebbe ingannato così facilmente, ed ero sicuro che sia Nico che Jason, Frank e Leo sapessero la pericolosità dello sguardo delle empuse.
-Che cazzo, però- esclamai con molta poca grazia, Hazel si voltò a guardarmi.
-Percy, un po' di finezza- esclamò Annabeth. Un lieve sorriso si formo sulle labbra di Nico e Jason che ci osservavano palesemente divertiti anche se avevamo un mostro da combattere. Uno strillo di paura mi fece girare di scatto. L'empusa teneva per la gola un ragazza umana. Negli occhi azzurri  spalancati si leggeva un immenso terrore. Premette gli artigli sul suo collo; le unghie affilate graffiarono la pelle, un piccolo rivoletto di sangue scese dalla ferita, macchiandole la maglietta della divisa. Infilo una mano in tasca, Vortice incontra le mie dita. Con un movimento fluido sguainai la spada, cioè tolsi il tappo ad una penna a sfera.
-Avanti, figlio del mare, combatti- ma perchè quando ci troviamo di fronte a qualcuno che dobbiamo combattere parlano sempre con me?
-Perchè sei il più potente- solo quando Jason mi rispose mi resi conto di aver parlato a voce alta. Sbuffai guardandolo di traverso. Ora avevamo tutti le armi in mano e i nostri poteri sottopelle pronti ad esplodere, anche solo per un'empusa solitaria. La guardai di nuovo, la mortale ancora stretta tra le sue grinfie. Osservandola meglio mi resi conto di conoscerla.
-Kelli!- strillò Annabeth con profondo rancore. Dopotutto era un mostro che ce ne aveva fatti passare di guai. Si era alleata con Luke quando era posseduto da Crono, successivamente era passata dalla parte di Gea, non mi sorprese che Urano l'avesse comprata.
-Odiosa empusa, traditrice in una maniera assurda- ringhiai.
-Lascia stare la ragazza- sibilò Leo, un lampo di fuoco negli occhi. Kelli rise diabolica, ma la lasciò andare dicendo:
-Va bene, affrontiamoci tu per tu, dato che siamo otto contro uno sceglierò io il mio avversario- guardai i miei compagni, la stessa risposta si leggeva nei loro sguardi, la stessa che ero sicuro fosse nel mio. Non abbiamo scelta. Annuii e Kelli indicò Annabeth. Capii il perchè della sua scelta, la mia fantastica ragazza l'aveva uccisa una volta e portata in fin di vita un'altra. Mi guardò e le feci l'occhiolino alzando il pollice all'insù. Mi sorrise e fui sicuro che Annabeth avrebbe trionfato una terza volta.  
L'empusa saltò giù dal bancone per avvicinarsi alla figlia di Atena che l'aspettava, la spada sguainata e un'espressione di determinazione pura dipinta sul viso. Kelli l'attaccò con uno scatto, il colpo non andò a segno perchè all'improvviso Annabeth non era più lì. Con una giravolta si tolse dalla traiettoria di tiro, elegantemente si voltò di nuovo verso la sua avversaria che nel frattempo era tornata all'attacco. Anche questa volta la mancò. Abbassandosi si era portatata fuori tiro e con un fendente ferì Kelli all'addome. Eppure il mostro non si disintegrò.
-Urano l'ha resa più forte- imprecò Nico, poi aggiunse rivolto verso Annabeth- devi colpirla più volte, mira alla testa. Meglio se gliela stacchi- Piper fece un piccolo verso disgustato, vidi Jason sorridere. Non riuscivo a togliere gli occhi da ciò che stava accadendo di fronte a me. Annabeth volteggiava in aria sfidando la gravità e atterrava senza emettere suono con grazia come se fosse priva di peso. In confronto a lei Kelli sembrava pesare mille tonnellate. Eppure ogni volta che Annabeth attaccava provando ad ucciderla lei si spostava fuori portata impedendole di ferirla. Mi resi conto che stava scappando, che aveva paura. Compresi la sua strategia: fare stancare Annabeth per poi fare il lavoro sporco quando fosse stata più debole. Sollevai gli angoli della bocca in un sorriso mentre mi facevo strada verso la mente di Annabeth. Portati al suo fianco sinistro, sussurrai piano. Non fece alcun movimento che dicesse che mi aveva sentito, ma qualcosa mi diceva che lo aveva fatto. Misi la mano dietro la schiena e mossi le dita in un movimento circolare. L'acqua nel secchio dietro il banco della reception che avevo avvertito appena messo piede nell'edifico rispose al  mio comando e silenziosa scivolò sul pavimento fino a portarsi alle spalle di Kelli. Annabeth fece un passo avanti e come da copione l'empusa fece un passo indietro. Scivolò e rapida come la luce Annabeth le tagliò la testa . Il mostro si disintegrò, testa compresa. Annabeth si fermò ansimando. Mi avvicinai a lei e le accarezzai una guancia. Mi chinai per baciarla dolcemente sulle labbra. Mi abbracciò.
-Alla faccia Annabeth, ricordiamoci di non farla mai arrabbiare- esclamò Leo. Piper si avvicinò alla giovane che Kelli aveva ferito.
-Stai bene?- le chiese posandole una mano sulla spalla. Lei la guardò tremante.
-Che-che cosa era quella?- domandò indicando il posto in cui pochi secondi prima c'era l'empusa. Ora rimaneva soltanto una poltiglia fatta di acqua e di polvere di mostro. Divisi l'acqua e lasciai che tutti i resti di Kelli arrivassero nel Tartaro. Le augurai di marcirci per sempre.
-Nulla- rispose Piper- solo un sogno- e le soffiò sul viso. La donna cadde addormentata.
-Come hai fatto?- le chiese stupita Hazel. Per tutta risposta Piper sollevò una boccetta.
-Il profumo di Morfeo!- esclamò Annabeth.
-Piper sei un genio- si complimentò Leo facendo arrossire la figlia di Afrodite.
-Ehm, scusate... cos'è questo “Profumo di Morfeo”?- domandò piano Jason parlando anche per Frank e Hazel.
-È un profumo creato da Morfeo , il dio greco dei sogni- gli rispose Nico.
-L'ha creato estraendo tutti i profumi che le persone sognano. Ogni giorno esso cambia poiché è direttamente legato con la mente degli umani- finii di spiegare.
-Accidenti!- disse Hazel. Frank e Jason fecero lunghi fischi di ammirazione.
-Credo che dovremmo salire- Leo sollevo un mazzo di chiavi con sopra il numero 188.

Aprimmo la porta della nostra camera. No, aspetta, camera non rende l'idea. Aprimmo la pota della nostra suite da diecimila di dollari a notte. Gli dei ci vogliono proprio bene! La suite aveva cinque camere da letto, affacciate su un salottino stile anni Settanta, molto elegante.
-Ok, gli dei ci credono già morti- esclamò Nico quando entrammo. Gli scoccai un'occhiataccia, ma probabilmente aveva ragione. Annabeth guardò il letto con vivido desiderio mentre si sedeva sul divanetto.
-Allora che ci facciamo a Seattle?- accavallò le gambe e mi guardò alzando lo sguardo su di me.
-Te l'ho già spiegato... qui c'è la prima pietra. E due indizi per trovarla- tirai fuori il pezzetto di pergamena con scritto il primo indizio e un'altra cosa. Appena la vide Annabeth sgranò gli occhi riconoscendola.
-Ti prego dimmi che non è ciò che penso che sia- giunse le mani sul petto.
-È quello che pensi che sia- mi dispiaceva deluderla, ma doveva sapere a quello che andava incontro.
-Che cos'è quello che lei pensa che sia?- chiese Leo confuso.
-Una pergamena con su scritto quello che dovrete affrontare per sconfiggere il guardiano di ogni pezzo della Pietra del Cielo. È stregata, le parole compaiono solo se vengono illuminate con un particolare cristallo e possono essere lette solo dalla persona che scelgono.- spiegai.
-Come facciamo a sapere chi può leggere? E a vedere il testo- domandò Frank.
-Così- dissi tirando fuori dal mio personale gonnellino di Eta Beta un cristallo viola grande con la mia mano che emetteva una debole luce.
-Ognuno di voi si passerà cristallo e pergamena provando a leggere. Escludendo me e Annabeth. Me perchè sono morto, Annabeth perchè ci ha già provato.-
Cristallo e pergamena passarono di mano in mano fino a giungere ad Hazel. Appena li toccò la luce viola del cristallo divenne più potente e i suoi occhi di solito scuri divennero dello stesso colore della pietra che stingeva fra le dita.
-Ehi, riesco a leggere quello che c'è scritto!- esclamò stupita. Frank la guardò con orgoglio e ammirazione.
-Leggi- dissero Nico e Jason contemporaneamente. La figlia di Plutone strinse leggermente gli occhi.
-Allora- iniziò- qui dice: per trovare ciò che il re del cielo più antico brama sopra ogni cosa dovrai affrontare pericolose prove, le tue paure più profonde, celate in fondo al tuo cuore. Paure di cui magari non sai l'esistenza, in questo viaggio conto il tempo imparerai  a conoscere il tuo io più profondo.- si fermò e impallidì.


*L'hotel esiste davvero, anche se non mi ricordo di preciso in quale parte di Seattle, le descrizioni me le sono inventate.

Angolo Autrice
allora... come va gente, non mi uccidete per avervi abbandonati per quasi tre mesi. sul capitolo devo dire che in realtà non doveva andare così, ma quando l'ho scritto è uscito diversamente e mi è piaciuto quindi non l'ho cambiato. *rullo di tamburi* torna Kelli, l'empusa brutta e cattiva, evviva! si scopre cos'è quel foglio che ha trovato Annabeth un po' di capitoli fa. piccolo spoiler del prossimo capitoli: capiranno come usare l'indizio che hanno già.
un bacio enorme dalla vostra Diamante

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Capitolo 9
*** ALtre sorprese... come se non bastassero quelle che abbiamo già avuto ***


ALTRE SORPRESE... COME SE NON BASTASSERO QUELLE CHE ABBIAMO GIA'
Pov's Annabeth
Non ci fu verso, provammo a convincerla in tutti i modi, Frank le fece persino gli occhi dolci, ma Hazel non ci volle dire che cosa aveva letto nel foglietto. La stessa cosa che l'aveva fatta diventare di un colorito ancora più pallido di Nico Di Angelo. La figlia di Plutone mise pergamena e cristallo nel suo zaino che nascose da qualche parte nella sua stanza, anche se avrebbe potuto lasciarlo anche nel bel mezzo del salotto perchè nessuno  parte lei poteva decifrare o soltanto leggere quello che c'era scritto. Decidemmo di mettere una pietra sopra alla questione, per il momento.
Era passata poco più di un'oretta da quando eravamo atterrati a Seattle e già erano successe molte cosa, non tute belle, anzi direi che nessuna faceva parte di quella categoria. 1) stavo per barullare di sotto quando stavo scendendo le scale dell'aereo, anche se questo non lo ammetterò mai, 2) l'empusa più odiosa, traditrice e chi ne a più ne metta di tutti i tempi ricompare, 3) Kelli mi sfida a duello (e anche se l'ho sconfitta non vuol dire che mi sia divertita a batterla), 4) Hazel sa qualcosa di brutto e non ce lo vuole dire. E come se non bastasse non avevamo idea di cosa parla l'indizio che possedevamo.  In un luogo sacro per gli umani, ove presente e passato si fondono, all'interno di un oggetto di potere, sta ciò che cercate. Le parole dell'indovinello mi giravano in testa rimbalzando da una parte all'altra della mia mente e non mi davano pace. Provai a dividere ogni verso. “In un luogo sacro per gli umani, potrebbe essere un tempio o una chiesa o un luogo religioso, sacro lo è di sicuro. Ove passato e presente si fondono, non può essere un luogo religioso o si? Dopotutto lì il passato e presente si uniscono. All'interno di un oggetto di potere, ok non è un luogo religioso a meno che per potere intenda un immenso tomo con scritte le regole che devono seguire e le storie a cui devono credere i religiosi. Sta ciò che cercate, beh questo è ovvio. Aspetta c'è un'altro posto in cui il passato e il presente si fondono...”
-Evvai!- esclamai nel silenzio più assoluto. Tutti saltarono sul posto fissandomi come se all'improvviso mi fossero spuntate le corna.
-So dove si nasconde il secondo indizio- spiegai. I loro sguardi si rilassarono mentre tiravano un sospiro di sollievo.
-Dov'è?- chiese impaziente Leo.
-In un museo!- risposi, la faccia che fece fu impagabile- pensateci, magari sacro non vuol dire per forza religioso, magari significa prezioso e un museo per gli umani è molto prezioso. Lì il tempo nel senso di passato, presente e futuro non esiste perchè siamo nel presente e guardiamo oggetti del passato. Ci sono un sacco di oggetti di potere, corono, scettri, ma anche frecce, archi, spade o libri e pergamene, esistono tanti tipi di potere. Militare, politico, letterale- parlai tutto d'un fiato gesticolando come una matta.
-Non fa una piega- mi disse Percy con un sorriso- bene, Leo, Frank potreste cercare tutti i musei di Seattle senza ammazzarvi. Vero? Hazel va con loro, ho la sensazione che potrai essere loro d'aiuto e perchè così hanno un controllo. Leo magari evita di fondere il computer e Frank non credo che trasformarsi in opossum possa aiutare- I tre annuirono, nello sguardo di Leo e in quello di Frank c'era una nota di colpevolezza- Jason- aggiunse, voltandosi verso di lui- tu e Piper sorveglierete questo posto. Jason sei autorizzato a fulminare qualsiasi mostro vedi nel raggio di cento metri, cerca solo di non far saltare la corrente a tutta la città. Pip tu puoi farti rivelare i segreti peggiori custoditi nel cuore della gente, fai domande su domande a chiunque ti sembri sospetto appena ti rivelerà che è qualcosa di più di un semplice umano chiama Jason e sarebbe meglio che gli umani non perdessero la sanità mentale. Annabeth, tu vai a riposarti e niente proteste, quando ti svegli va ad aiutare Leo e gli altri- sbuffai- Nico, io e te abbiamo una persona da trovare- il figlio di Ade fece un cenno con la testa.
-Tutti hanno qualcosa da fare?- chiese Percy.
-Sì- rispondemmo in coro.
-Perfetto!- esclamò battendosi le mani sulle gambe. Si alzò cominciando a frugare nel suo zaino, sibilò di frustrazione quando non trovò ciò che cercava. Sollevò un attimo lo sguardo e aprì la bocca per parlare. Non disse nulla però, perchè fece un fischio di trionfo tirando fuori un sacchetto. Mi vidi arrivare addosso un coso nero che afferrai d'istinto. Lo guardai. Era quell'affarino che hanno gli agenti segreto all'orecchio per tenersi a contatto.
-Indossateli, se c'è qualche tipo di emergenza non esitate a chiamare- disse Nico infilandosi l'auricolare/microfono all'orecchio. Mi lo misi e non feci in tempo a fare la domanda che mi premeva sulle labbra che Leo mi rubò la parola.
-Come funziona?- chiese rigirando l'oggetto tra le dita.
-Così- rispose Percy e cliccò un piccolo pulsante e quando parlò di nuovo sentii la sua voce attraverso l'apparecchio- se volete utilizzarlo basta cliccare una volta questo bottone, per scollegarvi  cliccatelo due volte. Se parlate tra di voi noi non sentiremo che vi state dicendo e se volete parlare solo con qualcuno cliccate il bottone tre volte e dite il nome della persona con cui volete parlare.
Scusa ma non avete mai visto un film poliziesco o d'azione?- alzai gli occhi al cielo.
-Percy, di solito i semidei non guardano film in generale- gli fece notare Jason
-Giusto- disse Percy indicandolo con il dito indice- negli Inferi mi diverto a guardarli- a quelle parole mi si strinse il cuore. Era così bello riaverlo accanto, poter sentire le sue labbra sulle mie, i suoi capelli sotto le dita che mi ero quasi dimenticata che in realtà lui non era vivo, ma era morto ucciso da Gea. Quella stronza!
-Sarà meglio andare- avvisò Piper già fuori dalla porta. Jason le fece un rapido ceno del capo, ci saluto con la mano prima di raggiungerla. Li guardammo avviarsi lungo il corridoio mano nella mano, le teste vicine. Poi Hazel prese Frank e Leo per i polsi e li trascinò verso la stanza dove dormiva il figlio di Efesto. Percy mi prese per la vita e mi baciò.
-Sta attento Testa d'Alghe che non sei altro- gli sussurrai all'orecchio. Mi strinse forte.
-Anche tu, Sapientona- mi rispose. Si staccò da me anche se avrei voluto continuare a stringerlo,
-Non ti preoccupare, Annabeth, ci sono io a guardargli le spalle e a tirargli un bel ceffone se fa stupidate- Nico mi fece l'occhiolino e alzò il pollice di entrambe le mani verso l'alto. Sorrisi.
-Fate i bravi, mi raccomando- li salutai. Dopo Nico strinse la spalla a Percy e scomparvero risucchiati nell'ombra. Mi buttai sul letto matrimoniale nella nostra stanza e mi addormentai di botto, meno male che non ero stanca.

Una pietra blu fluttua nell'immenso cielo nel quale perdo gli occhi. È  grande, troppo per una pietra normale. Un'esplosione squarcia la calma e spezza quell'azzurro senza fine. L'enorme pietra si divide in sette pezzi. Sento il dolore che prova, come se fosse viva. Sotto di me appare la Terra, vedo i frammenti irregolari prendere velocità e differenti direzioni, poi... cadono una dopo l'altra. Guardo in basso, vedo la devastazione che l'atterraggio dei pezzi ha causato. Vedo bestie immense agonizzanti, vedo verdi foreste diventare cenere, vedo l'acqua dei mari abbassarsi di colpo, vedo gigantesche nubi innalzarsi a coprire il sole, vedo interi continenti mutare, vedo che ogni cosa sotto il mio sguardo è cambiata. Mi rendo conto di quello che sto guardando, finalmente so la vera fine dei dinosauri. Sento un fresco vento sulla pelle e tutto comincia a vivere, la terra si riempie di nuovo di creature, gli alberi affondano le loro radici nel morbido terreno e l'acqua comincia a tornare. I luoghi dove sono atterrati i frammenti diventano luoghi sacri, templi naturali colmi di magia, i popoli che hanno vissuto nelle loro vicinanze vi hanno costruito attorno leggende e miti.

-AIUTO, NO. STA LONTANO DA ME!- un grido mi risvegliò di scatto. Saltai a sedere sul letto in tempo per vedere Percy che scappava da Nico che teneva un braccio teso verso di lui. In mano stringeva un'arancia. Scoppiai a ridere senza ritegno e solo in quel momento notai che lo stavano facendo anche gli altri.
-Ma che ha?- chiesi a Hazel che si teneva la pancia con le braccia appoggiata a Frank.
-Non ne ho la più pallida idea, quando sono arrivati Nico teneva una mano dietro la schiena e Percy cercava di farlo stare lontano con le braccia-
-Il coraggioso e potente eroe Percy Jackson, il mitico figlio di Poseidone sconfitto da un'arancia- esclamò Jason. Lui lo guardò malissimo prima di muovere la testa e versargli il vaso fiori in testa.
-L'impavido figlio di Giove, Jason Grace, sconfitto da una vaso di fiori- gli rispose a tono- e comunque le arance sono una frotta diabolica- poi fece una cosa che ci stupì. Alzò la mano destra come quando vuoi fermare qualcuno e Nico si bloccò di colpo, con l'altra mano fece un cenno e l'arancia volò dritta sul suo palmo. Stinse il pugno. Tutto ciò che rimase del frutto fu una candida polverina arancione. A quel punto Nico poté muoversi di nuovo.
-Come hai fatto?- domandò sbalordito. Percy si fissò le mani incredulo quanto noi. “Come ci è riuscito?” pensai. Qualcosa fece clic nella mia mente, ringraziai di essere figlia di Atena.
-Io so come ha fatto- dissi prendendo coraggio. Dovevo solo trovare le parole giuste.
-Come?- la voce Leo mi riscosse- è una figata pazzesca, amico, però è un po' inquietante-. Mi voltai verso il mio ragazzo. Gli misi una mano sulla spalla, alzò gli occhi e li piantò nei miei. Quei bellissimi occhi verde mare ora mi fissavano preoccupati. Gli sorrisi.
-Tu controlli l'acqua. Tutta, non solo quella del mare. Qualsiasi tipo risponde al tuo comando. Dentro Nico e dentro l'arancia c'era acqua, hai semplicemente ordinato a quella contenuta nelle cellule di Nico di bloccarsi e a quelle dentro l'arancia di andare verso di te e quando l'hai prosciugata hai tolto l'acqua dal frutto fino a farlo diventare polvere. A proposito com'è che scappavi da un'arancia?- quasi si strozzò con la sua stessa saliva mentre cercava di darsi un contegno.
-Ehm, per molto tempo non ha visto altro che arance, dovevo sbucciarle, spremerle decorarle. E fin qui diresti che è tutto ok, ma ovviamente il padre del nostro amico friz in questione e anche mio zio, purtroppo- indicò Nico che sghignazzava- è un pazzo diabolico assetato di sangue e vendetta che ha stregato quelle maledettissime arance così che parlassero. E non facevano altro che parlare, parlare e parlare. Ad un certo punto non ce la facevo più e ho giurato che avrei fatto a pezzi tutte le arance che mi si presentavano davanti- prese fiato poi si voltò verso Nico- e smettila di ridere, tu, sennò ti iscrivo al corso di Persefone “Come prendersi cura del proprio giardino”- Smise immediatamente di ridere e impallidì. Non potei fare a meno di notare la loro complicità e mi piacque il fatto che fossero così vicini tra di loro.
-Che cosa hai fatto per meritarti la tortura delle arance chiacchierone?- domandò Jason, curioso.
-Ho infranto una legge dell'Elisio- Percy si strinse nelle spalle.
-Ok, adesso basta parlare di arance e poteri che non sapevo di possedere, altrimenti non combiniamo nulla oggi. Allora, Hazel avete trovato dove si nasconde il nostro indizio?-
-Sì, è nel Seattle Art Museum. Non sappiamo in quale oggetto però- Hazel mi passò un foglio pieno di scritte. Lo guardai, strinsi gli occhi sicura che non sarei riuscita a leggerlo dato che era in inglese. Fu in quel momento che successe. Il foglio si illuminò d'argento, quando la luce si spense notai che le frasi erano in greco antico. Con un grido di sorpresa lo lasciai andare, ero stata io? Se si come avevo fatto? Piper lo raccolse da terra e chiese ad Hazel
-In che lingua l'avete scritto?-
-Inglese, perchè?- aggrottò le sopracciglia scure.
-Perchè è completamente scritto in greco antico- rispose la figlia di Afrodite.
-Annabeth, come hai fatto?-
-Non ne ho la più pallida idea- risposi sentendomi strana.
-Aspettate. E se stessimo sviluppando dei nuovi poteri, magari quelli che abbiamo non ci bastano per sconfiggere Urano- disse Leo.
-Ah, fiammifero, sarebbe la prima volta che dici qualcosa di sensato- fece Jason sarcastico.
-Potresti avere ragione però, questo spiega cosa è successo a Percy poco fa- lo spalleggiò Frank.
-Di questa cosa ci occuperemo più tardi, abbiamo un indizio da trovare- e con queste parole Percy ci fece capire che la conversazione era conclusa, per ora

Siamo stati chiusi in quel maledetto bagno per quelle che sembravano ore. Prima avevamo fatto un giretto turistico dentro il museo per cercare di capire dove cavolo fosse l'indizio. Era stato Frank a trovarlo nascosto dentro una corona d'oro tempestata di opali. A quel punto ci nascondemmo nel bagno fino ad un'ora dopo la chiusura dell'edificio, una noia mortale.
-Bene, prendiamoci l'indizio e andiamocene, i musei non mi piacciono quando sono aperti e colmi di gente figuriamoci se sono chiusi, bui e deserti- sussurrò piano Leo. Mi venne da ridere e sentii Piper ridacchiare sottovoce. Frank ci guidò attraverso i corridoi bui e deserti, per la gioia di Leo. Arrivammo davanti alla teca con la corona in meno di dieci minuti e senza avere la minima idea di come tirale fuori.
-Forse?- mormorò il figlio di Marte allungando la mano. Il suo braccio oltrepasso il vetro come se non esistesse. Afferrò il foglietto bianco che si vedeva appena. Fin qui tutto ok, ma ovviamente un po' della classica sfiga dei semidei doveva seguirci sempre e comunque perchè in quel momento un suono limpido e assordante invase tutto.
-Merda l'allarme!-




angolo autrice
abbiate pietà di me per ben due volte, anzi tre. La prima per il ridarlo, la seconda per questa specie di capitolo che ho postato e la terza perchè questo angolo autrice sarà davvero corto.... bene quindi spero vi piaccia e spero che lasciate una recensione così so che ne pensate. Un bacio enorme dalla vostra Diamante

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Capitolo 10
*** Secondo indizio ***


SECONDO INDIZIO
Pov's Percy
-Merda l'allarme- imprecò Leo. Frank lo guardò come se avesse appena detto che la sua ragazza era un mammut assetato di sangue. Il figlio di Efesto alzò le spalle probabilmente si stava chiedendo il morivo del comportamento di Frank.
-Ehi, voi due non state lì impalati a fissarvi come due innamorati, correte!- gridò loro Hazel. I due ragazzi si riscossero e scattarono verso di noi.
-Come facciamo a uscire?- strillò Piper slittando sulle converse. Jason la prese al volo prima che cadesse lunga distesa per terra e scosse la testa.
-Non ne ho la più pallida idea- le rispose infatti.
-Io forse- disse Leo. Annabeth si girò verso di lui.
-Sei sicuro? Sai non vorrei finire arrestata dalla polizia mortale per effrazione e furto!- fece lei.
-Sì, sono sicuro. Mi sa che ho avuto anche io la mia dose di poteri aggiuntivi e se Percy può praticamente controllare ogni cosa e tu sei diventata un super genio, io posso avvertire con chiarezza ogni macchinario all'interno di questo museo.- si fissò le mani- credo di saper rilevare anche le fonti di calore e di poterle sfruttare a mio vantaggio-
-Certo, molto figo- lo interruppe Nico- allora come usciamo di qui? E già che ci sei spegni questo dannato allarme!!-
-Giusto. Ok, c'è una buona notizia e una cattiva. Da quale inizio?-
-Da quella buona- rispose Frank.
-L'uscita più vicina è a due corridoi da noi, sulla destra. Si gira al prossimo incrocio. Questa è quella bella. Quella brutta è che c'è una guardia alla porta e altre quattro che pattugliano i corridoi e sono tutte armate. Quindi, mi dispiace ragazzi, ma non ho idea di come uscire da qui- l'allarme si era spento finalmente o forse era stato Leo a farlo. Senza quel suono infernale nelle orecchie sentimmo tutti il suono di passi pesanti di uomini che correvano.
-Credo di sapere come fare- ci disse Nico. Le guance pallide erano colorate di un lieve rosa per la corsa, gli occhi più scuri dell'ossidiana brillavano per l'idea appena avuta.
-Non mi piacciono le tue idee. Di solito sono completate dalla morte di qualcuno e rischiano di farci uccidere tutti- gli disse Leo. Non potei dargli torto, visto e considerato che era stato Nico a propormi di fare un tuffetto nello Stige. Ovviamente c'era il doppio fine e, quando siamo andati negli Inferi, il mio simpatico amico mi ha fatto “rapire” dalla mia professoressa di matematica, alias furia Alecto, e dalla sue compari per portarmi da suo padre. Specificando, mi ha rinchiuso dentro una gabbia ermetica dopo avermi detto che l'Olimpo sarebbe andato distrutto. Un'altra volta è stata quando avevo perso la memoria e lui aveva finto di non conoscermi, a proposito devo ancora fargliela pagare.
-Neanche a me piacciono, ma non abbiamo altra scelta. Come sempre direi-feci. Nico mi lanciò un'occhiataccia mentre Annabeth sghignazzava.
-L'hai detto tu non abbiamo altra scelta- mi scimmiottò Nico-quindi, direi che bisogna mettere in atto il mio piano-
Non ci lasciò il tempo di dire niente. Mosse entrambe le mani nell'aria e mi sentii catapultare verso l'alto con un senso di vertigine che mi assaliva. Mi ritrovai a brancolare nel buio senza sapere dove fossero gli altri e soprattutto Annabeth, avrei gradito poterle dire addio se la morte fosse tornata a trovarmi. Atterrai pesantemente sul pavimento della suite battendo la testa contro il parquet.
-Accidenti, Nico- imprecò Jason massaggiandosi una spalla. Accanto a me qualcuno gemette, mi voltai e vidi Annabeth distesa sul divano, la testa affondata in un cuscino ricamato. Piper era mezza sdraiata su di lei. La figlia di Afrodite si alzò, o meglio si lasciò cadere dal divano per poi alzarsi. Annabeth sollevò la testa dal cuscino.
-Cavolo, Piper, non sei certo un peso-piuma! Credo che non mi dimenticherò mai la sensazione e il dolore dei tuoi gomiti sulla mia schiena-
-Scusa, non volevo farti male, ne atterrare su di te- si scusò Piper.
-Nico! Che cavolo hai fatto?- domandò Leo spuntando da dietro la poltrona. Nico si spazzolò i jeans scuri mentre il suo volto si adombrava un po'.
- Te, Percy e Annabeth non siete gli unici con nuovi poteri, quando eravamo lì dentro riuscivo a percepire ogni ombra presente, persino quella dei nostri corpi. Quello che ho appena fatto è una specie di viaggio nell'ombra solo molto più potente e più veloce. Credo che sia più teletrasporto- rispose il figlio di Ade.
-Ok, ora quattro di noi hanno scoperto che oltre ai loro poteri, già di per se notevoli ne hanno altri, fantastico, direi- disse Hazel, gattonando verso di noi dalla sua stanza.
-I miei poteri notevoli quali erano?- domandò Annabeth sollevando un sopracciglio. Hazel sbuffò. Fu Frank a rispondere:
-Sei super intelligente, una specie di enciclopedia vivente e una maledetta macchina da guerra- fece serissimo.
-Guarda che tu non hai niente da invidiarmi- esclamò Annabeth.
-Tu dici?- le chiese sarcastica Piper- noi siamo i semidei più potenti di questo secolo, forse persino del millennio. Gli altri mezzosangue se li sognano poteri come i nostri. E ora a quanto pare stanno aumentando ancora di più. È ovvio di chi siano i più forti tra di noi- Piper scrollò la testa e ci guardò uno a uno. Nessuno fece la domanda eppure lei rispose lo stesso come se l'avesse percepita nell'aria. -Se ora vi chiedessi di dirmi chi tra noi è quello più potente cosa rispondereste?-
-Percy- risposero tutti in coro, lei compresa.
-Esatto- si voltò a guardarmi.
-Io?- esclami stupito indicando me stesso. Mi voltai verso Annabeth che mi sorrise.
-Sì, tu- mi disse Jason- quando arrivai per la prima volta al Campo Mezzosangue, il tuo nome era sulla bocca di tutti, tutti erano indaffarati a cercarti e lodavano le tue gesta da quando eri poco più di un ragazzino e hai riportato indietro la folgore di Zeus a quando hai sconfitto Crono. Quando l'ho saputo ho pensato “Ma chi è sto tipo?” poi ho ritrovato la memoria e mi sono ricordato che io non ho fatto altro che attaccare il Monte Otri.-
-Beh, tu hai sconfitto Crio solo soletto. Anche lui era bello grosso e non provare ad ingannarmi lo so come era fatto, l'ho sognato- lo interruppi.
-Non è la stessa cosa. Immagina il mio stupore quando ho saputo che ti eri perfino immerso nello Stige ed eri sopravvissuto. Poi quando siamo arrivati al Campo Giove e mi hai raccontato che cosa avevate fatto tu, Hazel e Frank per salvare Tanatos ho veramente capito chi tra noi era il più forte- Jason si strinse nelle spalle.
-Anche tu sei stato ammirevole nella tua impresa per salvare il Campo Mezzosangue, ciò che hai fatto alla Casa del Lupo è stato coraggioso allo stesso modo mio. In più tu hai affrontato Porfirio, il re dei giganti. Io solo Polibote- dissi e lo pensavo davvero.
-Polibote era l'opposto di Poseidone. Frank e Hazel ci hanno detto come ti eri sentito quando l'hai viso la prima volta. Eppure tu l'hai affrontato da solo con l'unico aiuto di una testa di pietra di una statua di Terminus. Hai bevuto senza pensarci due volte dalla boccetta del sangue di Gorgone senza sapere se Finea aveva scelto quella con il veleno o l'altra, saresti potuto morire e l'hai fatto senza indugi solo per salvare un campo che non era neanche tuo. O quando ti sei lasciato cadere dal ghiacciaio di Hubbart conficcando la spada nel ghiaccio, questa volta per permettere a due Romani di salvarsi e uccidere Alcione. E quando hai preferito cadere nel Tartaro insieme ad Annabeth perchè non volevi lasciarla, quello è vero coraggio. L'hai fatto anche se  sapevi che potevi non riemergere mai. È stato il gesto più nobile e coraggioso che io abbia mai visto fare in vita mia. Dopo che noi apprendemmo ciò che vi era successo, Nico ci disse che pensava che tu fossi il semidio più potente che avesse mai conosciuto e che ce l'avresti fatta, soprattutto con Annabeth a fianco. Ed è ciò che è successo- Jason prese fiato, solo allora mi accorsi che durante il discorso aveva respirato si e no una o due volte. Piper gli mise una mano su un braccio guardandolo poi si voltò verso di me.
-Quello che intende dire è che tu rimarrai sempre il più di tutto rispetto a noi e agli altri semidei. Perfino da morto. Basta pensare a come hai perso la vita- continuò per lui. Feci un mezzo sorriso.
-La lealtà è il mio difetto fatale. Atena mi ha sempre detto che mi avrebbe portato alla morte- dissi.
-Ed è anche il tuo miglior pregio- aggiunse Hazel.
-Come può un pregio essere anche un difetto?- domandò Leo grattandosi la nuca.
-Come può il tuo fuoco non bruciarti?- gli rispose Annabeth- a volte non ci sono risposte logiche. E farai bene ad evitare una delle tue classiche battutine sarcastiche perchè ciò che è appena uscito dalla mia bocca è alquanto strano per una figlia della saggezza-aggiunse.
-Come siamo arrivati a parlare di questo?- chiese Frank.
-Non ne ho la minima idea- Nico sembrava parecchio confuso.
-Ok, da questo fantomatico discorso sui poteri superfighi e sulla forza micidiale che mi ritrovo la mia ultrafantastica intelligenza ha dedotto che vorreste che io fossi una specie di capo. Giusto?- Annabeth mi scompigliò i capelli, già di per sé spettinati all'impossibile.
-Giusto, Testa d'Alghe- mi disse. Sbuffai, fantastico: ero morto e comunque mi volevano come capo. Era molto lusingante.
-Va bene, dato che mi volete come capo, sarò il capo. Allora, Frank che cavolo hai preso dentro quella maledetta corona?- chiesi ricordandomi all'improvviso la causa di tutto il trambusto. Il figlio di Marte aprì il pugno, nel suo palmo era arrotolato un foglietto. Hazel provò a prenderlo, ma lo lasciò andare con un grido. Frank lo afferrò prima che toccasse terra.
-Scotta!- esclamò shoccata Hazel.
-Io non sento caldo- le rispose Frank. Sentii lo sguardo di Nico sulla schiena, capii senza essermi girato.
-Vuol dire che il primo pezzo della Pietra del Cielo ha scelto te, quindi il Calcedonio si fare prendere solo e unicamente da te, solo tu puoi toccare gli indizi che ci porteranno al suo nascondiglio, solo tu puoi superare la prova che il suo guardiano ha piazzato lungo il percorso.- lo informai.
-Come fai a saperlo?- mi domandò Jason.
-Ti ricordo la persona che siamo andati a cercare io e Nico?- il figlio di Giove annuì- Ecco, lei.-
-E come faceva quella persona a saperlo?- fece Annabeth.
-Perchè questa non è la prima volta che Urano tenta di risorgere. Mille anni fa la sua essenza provò a riformarsi e otto semidei partirono per cercare di fermarlo. La spedizione per fu un fallimento, nonostante tutto però Urano non risorse, anche se il mondo dei mortali fu influenzato dagli avvenimenti. Quello che è successo nel decennio 1000-1010 è quasi tutto una conseguenza. La nascita dei comuni, le prime crociate, la creazione dei Templari e di altre sette, il declino di Bisanzio, ma anche l'avvento di cambiamenti dal punto di vista dell'agricoltura. Ecco perchè lo sa quella persona e lo sappiamo io e Nico. Ora quei semidei sono tutti morti. Quando ho chiesto loro di chi erano figli ho capito che cosa avevano sbagliato e il motivo del loro fallimento. I loro genitori erano i nostri, tranne che Giove, Marte e Plutone erano le loro controparti greche. Questo tipo di missioni necessita una collaborazione tra le due entità, Greci e Romani devono collaborare per poter vincere- spiegai, lasciandoli sbigottiti.
-Bene, ora che lo sapete perchè non leggiamo quella maledetta pergamena?- domandò Nico.
-Oh, sì, giusto- fece Frank. Srotolò il foglio e si schiarì la voce.
-Dentro un liquido del mio stesso colore
Immerso in mare di dolore
Mi troverai sepolto
Ma prendermi potrai
Solo se la mia prova supererai-

Un silenzio innaturale scese dopo che Frank ebbe parlato accompagnato da un gelido abbraccio che avvolse ogni cosa.



Angoletto Autrice che vuole suicidarsi
Si, lo so sono stra ritardo, ma col fatto che sto in convitto tutta la settimana ho davvero poco tempo per scrivere e aggiornare. Il weekend scorso poi volevo farlo, però internet era saltato quindi non ce l'ho fatta. Quello precedente avevo scout e quando sono tornata a casa ero morta di sonno. Comunque scuse infinite. Mi è dispiaciuto molto che nessuno abbia recensito lo scorso capitolo, forse perchè era tutto attaccato, ma il mio computer non prende l'html. Almeno qui potetelasciare un pensierino piccolo piccolo???
Diamante


 

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Capitolo 11
*** Localizzazione ***


LOCALIZZAZIONE

Pov's Annabeth
-Dentro un liquido del mio stesso colore
Immerso in mare di dolore
Mi troverai sepolto
Ma prendermi potrai
Solo se la mia prova supererai-
Un silenzio innaturale scese dopo che Frank ebbe parlato accompagnato da un gelido abbraccio che avvolse ogni cosa.
-Fantastico! Questo indizio è ancora più inquietante di quello prima- fece Jason sarcastico.
-Jason, così non alleggerisci la situazione- lo rimproverò Piper.
-Potrebbe entrare in gioco il fantastico Leo ad...- iniziò il figlio di Efesto, alzando le braccia con fare teatrale.
-Zitto Leo!- gli intimammo io, Hazel, Piper e Nico in coro. Il povero semidio si fece piccolo piccolo sentendo il nostro tono minaccioso.
-La volete piantare?!- ci intimò Percy.
-Sì, capo- dicemmo all'unisono. Frank era l'unico che non aveva ancora aperto bocca. Mi voltai verso di lui, fissava con occhi sgranati il foglio che stringeva tra le dita.
-Frank! Frank!- lo chiamò Hazel schioccandogli le dita di fronte alla faccia. Lui si riscosse di colpo trasalendo.
-Si? Che c'è?- domandò confuso. Sette volti lo guardarono indecisi se dirgli la verità (ovvero che era rimasto incantato a fissare un pezzo di carta con un ebete) oppure mentire spudoratamente. Probabilmente ognuno di noi decise di mentire spudoratamente perchè Nico esclamò:
-Oh niente, volevamo sapere che cosa ne pensi- Frank fece un'espressione molto scettica sentendo le parole del figlio di Ade. Nico sbuffò sonoramente.
-Ma perchè non mi crede mai nessuno- brontolò.
-Forse perchè le volte che quel qualcuno ti ascolta finisce per cacciarsi nei guai fino al collo o rischia di morire?- la risposta di Percy suonò come una domanda sarcastica. Nico gli lanciò un'occhiata degna di suo padre mentre il figlio di Poseidone fischiettava guardandosi le unghie ed evitando il suo sguardo.
-Grazie per questa sintesi illuminante- ringhiò. Poi si guardarono e scoppiarono a ridere. Piper e io ci fissammo sconcertate: i maschi.
-Potreste condividere il motivo di tanta ilarità con noi poveri semidei che non hanno passato il loro ultimo anno a confabulare e organizzare complotti e colpi di stato nell'unico antro buoi dell'Elisio?- chiesi con una punta di sarcasmo mista a serietà. Percy e Nico smisero immediatamente di ridere.
-Ok, ora che i due pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico sono di nuovo tra noi è l'ora di risolvere quel dannato indovinello per capire cosa diavolo bisogna fare- dissi alzando entrambe le sopracciglia.
-Ehi, noi non siamo pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico- protestarono in coro Percy e Nico.
-Qualcosa mi dice che sì, siete dei pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico- ribattei con le mani sui fianchi pronta per la battaglia più stupida in cui abbia mai combattuto in vita mia.
-Invece no, noi non siamo pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico! Siamo dei potentissimi e fighissimi semidei super potenti e fighi- esclamarono sempre in coro.
-Ah-ah! Questa frase dimostra che siete pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico, dato e considerato che non ha senso compiuto- ok, lo ammetto, molto maturo da parte mia prendere parte a una conversazione del genere, ma che ci posso fare se il mio fidanzato e il suo migliore amico hanno il quoziente intellettivo di una nocciolina mezza mangiucchiata da uno scoiattolo con la sclerosi multipla e una grave difetto genetico, senza offesa per le noccioline mezze mangiucchiate da uno scoiattolo con la sclerosi multipla e una grave difetto genetico, ovviamente.
-Oh, ce l'ha eccome senso logico- dire che sembravano due componenti del coro delle voci bianche di uno di quegli stupidi programmi che guardano gli umani era un complimento.
-No, non ce l'aveva, questo vuol dire che siete dei pazzoidi/malati mentali/semidei creatori di frasi senza il minimo senso logico- se loro sembravano dei bambini del coro, io somigliavo ad una vecchia zitella che non ha niente di meglio da fare dalla vita che contraddire gli altri.
-Invece no- ribatterono
-Invece si- mi impuntai
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-NO!-
-SI!-
-RAGAZZI!- strillò Jason- dovremmo essere intelligenti come siamo potenti, no?-
-Ci sono alcuni semidei che possono essere moooolto potenti e pooooco intelligenti, molto poco- feci- l'ho capito tanto tempo fa quando questo individuo di fronte a me- indicai Percy- ha affrontato il minotauro, da solo e senza un'arma a dodici anni, ne ho avuto la conferma molte volte negli anni successivi e la teoria è diventata certezza...- controllai l'orario: le 00:12-... ieri quando mi sono svegliata e ho visto Nico che inseguiva Percy con un'arancia- entrambi mi fecero la linguaccia e misero il muso, che cosa adorabile!! “no, no, no, non devo assolutamente pensare a quanto sia carino e cuccioloso (I pinguini non centrano assolutamente nulla, ma dato che sono uccelli marini e il mio ragazzo è il figlio del mare potrebbero in qualche messo averci messo lo zampino) Percy Jackson quando mette il broncio, altrimenti impazzisco” intimai a me stessa. Feci un respiro profondo, ne feci due di respiri profondi, tre respiri profondi, quattro, cinque... e alla fine l'immagine degli enormi occhi verdi da cucciolo di foca in pericolo di Percy abbandonarono la mia povera mente confusamente confusa.
-Va bene, adorabili semidei, è ora di capire che cosa vuol dire quell'indovinello maledetto. E magari facciamolo in fretta dato che non abbiamo tutto il tempo del mondo e non vorrei che a Frank venisse un attacco isterico perchè non sa che cosa deve affrontare per recuperare il Calcedonio- disse Percy. Annuimmo tutti, era l'ora di guardare oltre righe di semplici parole. Ci sedemmo tutti da qualche parte all'interno della suite e ci mettemmo a riflettere.
“Pensa, pensa, Annabeth, pensa! Dentro un liquido del mio stesso colore, di che colore è il Calcedonio di preciso?” con uno scatto avvicinai la sedia al tavolo del computer. Aprii la pagina di internet digitando in fretta 'calcedonio' all'interno dello spazio. Immediatamente mi apparvero milioni di fotografie della pietra, il suo colore variava dal blu all'azzurro chiarissimo. “Quale può essere il liquido che è sia blu che azzurro? Ma certo! L'acqua, a seconda della profondità ha un colore diverso proprio come il Calcedonio. Immerso in mare di dolore, mi troverai sepolto, ma prendermi potrai, solo se la mia prova supererai, immerso, qualcosa che sta nell'acqua su dice che è immerso!” esultai dentro di me e mi voltai verso gli altri.
-Credo di sapere la risposta- dissi
-Anche io- recitarono in coro tutti. Fantastico...
-Bene, ora non ci resta che capire in quale acqua si trova- fece Jason. Si voltò verso Nico e Percy- voi lo sapete per caso?-
-No, mi dispiace, l'ultima volta che qualcuno l'ha cercata era nello Steve Lake, ma lui ci ha detto che ogni volta che viene trovato poi la sua posizione si sposta per sicurezza, l'unica cosa che sapeva è che non può essere troppo lontano, perchè c'è un raggio d'azione in cui può trovarsi- rispose Percy.
-Quindi non può uscire per più di tre miglia dal perimetro di Seattle- aggiunse Nico- l'unico problema è che dentro quest'area ci sono tantissimi laghi- si grattò la nuca, imbarazzato.
-Questo non sarà un problema- gli disse Piper. Nico aggrottò la fronte.
-Perchè?- chiese confuso.
-Perchè Percy potrebbe controllare i bacini idrici e dirci se avverte la presenza di qualcosa di sovrannaturale- Piper si strinse nelle spalle. Mi voltai verso il mio ragazzo.
-Puoi farlo?-
-Non lo so posso provarci, ma mi servirà del tempo-
-Prenditi tutto il tempo che ti serve, capo- esclamò Frank.
-Non sei tento entusiasta di questa cosa vero?- gli fece notare Hazel.
-Certo che no! Sono io quello che deve affrontare una sorta di mostro...- iniziò Frank.
-Guardiano- lo interruppe Nico guadagnandosi un'occhiataccia dal figlio di Marte.
-...guardiano, chiamalo come ti pare, tanto è la stessa cosa, comunque, sono io quello che deve superare la prova per conquistare il Calcedonio- finì con uno sbuffò.
-Se la finite di discutere, forse riesco a concentrarmi e posso finalmente capire dove si trova il pezzo- ci disse seccato Percy.
-Va bene- brontolò Frank. Percy si sedette per terra al centro della stanza con le gambe incrociate. Chiuse gli occhi con un grande respiro poi unì i palmi delle mani.
Mezzora dopo il ragazzo aprì gli occhi di scatto, le iridi più verdi del normale.
-È nell'Harrison Lake-


Angolo dell'Autrice più pentita e in colpa del mondo
scusate, scusate, scusate!!! come avevo già detto nell'avviso, il mio computer era andato in tilt e l'antivirus aveva bloccato ogni cosa, ma adesso funziona! Quindi ho deciso di pubblicare prima della fine dell'anno. Lo so che il capitolo è corto, ma vi prego non giudicatemi per questo...gradirei comunque che recensiste per farmi sapere le vostre opinioni. Il prossimo sarà un capitolo speciale...
Vostra Diamante 

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Capitolo 12
*** Prima Pietra: Calcedonio. Frank. ***


Quello che leggerete, ovvero il frutto della mia fervida e contorta immaginazione, è un capitolo speciale. Cioè un capitolo che presenta alcune differenze con gli altri:
1. La narrazione non sarà dal punto di vista ne di Annabeth ne Percy, ma sarà in terza persona incentrato sull'unico protagonista.
2. Ci saranno dei flashback, per riconoscerli li metterò in corsivo
3. la maggior parte di quello che ci sarà scritto è puramente inventato, anche se ci saranno alcuni riferimenti a “Il Figlio di Nettuno”, “Il Marchio di Atena” e “La Casa di Ade”.
Di questi capitoli ce ne saranno sette/otto. Uno per ogni pietra e per la pergamena. Buona lettura!

Primo Pezzo: Calcedonio. Frank
“Flames in the Darkeness
La prima cosa che venne in mente a Frank guardando il lago fu: “Devo sul serio entrate lì dentro?” il secondo invece: “Merda”. Molto signorile, ma Percy e Nico gli avevano detto che per recuperare il Calcedonio avrebbe dovuto superare tre prove. La sua paura più profonda. Il guardiano. E quella della pietra, che a secondo i due semidei sarebbe stata la più difficile. Quindi la sua ansia era del tutto giustificata. Anche perchè gli era stato proibito di trasformarsi, infatti per affrontare le prove avrebbe dovuto essere umano. Cosa che lo terrorizzava alquanto.  Frank era da solo sulla riva dell'Harrison Lake, completamente. I suoi amici si erano fermati in hotel, era stato accompagnato da Percy che era successivamente svanito coi suoi fighissimi poteri da fantasma. Niente e nessuno compariva nel campo visivo del figlio di Marte, anche il vento taceva rendendo l'acqua un'immobile superficie simile a uno specchio. Frank strinse la presa sulla goccia che aveva in meno, un'altra delle diavolerie di Percy. Finchè la goccia fosse stata a contatto con la sua pelle sarebbe riuscito a respirare sott'acqua, il ragazzo non riusciva a immaginare cosa sarebbe successo se l'avesse persa, probabilmente una morte orribile. Attaccato alla goccia c'era un cordoncino per permettergli di infilarsela al collo, cosa che Frank fece; infilò la collana sotto la maglietta rossa, sentì la freddezza del ciondolo sul petto e si ripromise di non interrompere mai il contatto. Si girò di scatto, osservando le luci di Seattle accendersi ad una ad una. Avevano deciso che sarebbe stato meglio agire di sera/notte, per impedire che qualche mortale ficcanaso notasse niente di strano. Frank chiuse gli occhi e rivolse di nuovo il volto verso il lago. Senza pensarci troppo si tuffò e se qualcuno fosse passato in quel momento avrebbe visto cerchi concentrici laddove il semidio aveva attraversato l'acqua.
I sensi di Frank erano leggermente annebbiati per l'improvviso cambiamento di ambiente, per poi schiarirsi all'improvviso. Si ricordò di quando lui e Percy erano stati rinchiusi in quella vasca da Forco e lui si era trasformato in una carpa. La sensazione che aveva provato riaffiorò nella mente di Frank che si affidò ai suoi ricordi. Iniziò a nuotare verso il largo e verso il basso, non aveva idea di quanto tempo ci sarebbe voluto per raggiungere il posto che desiderava. Il suo primo istinto era stato quello di trattenere il respiro, ma quando i polmoni protestarono in cerca d'aria Frank fece un enorme respiro. Non annegò e il figlio di Marte fu grato a Percy per avergli dato quella goccia (anche se principalmente era grato che avesse funzionato).
Nuotava da circa cinque minuti quando notò una luce brillare nell'ombra. Più si avvicinava, più diventava grande e insopportabile. Ad un certo punto Frank fu costretto a chiudere gli occhi e continuare alla ceca. Se non avesse avuto le braccia davanti a sé probabilmente avrebbe battuto una testata e anche piuttosto forte. Frank aprì gli occhi per vedere contro cosa diavolo aveva sbattuto e quello che gli si presentò davanti, lo sbalordì talmente tanto che si dimenticò perfino qual'era il suo scopo lì. Perchè quello che vide fu un enorme tempio circolare di marmo bianco-azzurrognolo con colonne strette e aggraziate con definiti capitelli raffiguranti creature estinte da secoli. Il ragazzo camminò, o meglio nuotò all'interno del cerchio di colonne. Notò solo in quel momento che, al centro esatto del tempio, si innalzava un altare, anch'esso circolare. Era di una marmo più cangiante rispetto a quello della struttura, con più toni di bianco, tanto da renderlo quasi impossibile da guardare direttamente, nonostante la penombra del fondale marino. Qualcosa brillava di intensa luce azzurra sull'altare. “Il Calcedonio” esultò Frank. Non fece in tempo a finire di pensarlo che accanto alla pietra apparve il Guardiano. Ricordava vagamente un delfino, uno molto malefico. Aveva la pelle nera come ossidiana con un'inquietante macchia chiara sulla fronte. Aveva le pinne molto più lunghe rispetto d un normale delfino e possedeva le branchie, il che voleva dire che non avrebbe abbandonato il tempio per respirare. La dentatura somigliava al quella di uno squalo, cosa che preoccupò molto Frank.
-Fermo dove sei, figlio del dio della Guerra- gli intimò il Guardiano. La sua voce rimbombò come se fossero all'interno di una sala molto grande, eppure non aveva aperto bocca.
-Io sono Ckise, Guardiano del Calcedonio, la prima Pietra del Gioiello di Urano- riprese. Frank fu molto tentato di rispondere:“Piacere, io sono Frank, mi hanno detto che hai maniere molto egocentriche”, ma dato che alla sua vita ci teneva si trattenne.
-So chi sei, Prescelto, il Calcedonio ti ha riconosciuto come suo portatore. Però prima di poterla prendere dovrai affrontare tre prove. E fidati, non sono disposto a rinunciare alla mia Pietra senza combattere- il tono della strana creatura si era fatto minaccioso. Frank deglutì un paio di volte a vuoto senza sapere che cosa aspettarsi. I suoi sensi da figlio di Marte si risvegliarono e il suo corpo si mise in guardia attendendo l'attacco.
-Bene, piccoletto, è il turno della tua più Grande Paura- il delfino diabolico lo disse come se fosse una cosa molto divertente.
Il buio avvolse Frank che perse l'orientamento. Una luce si accese nell'ombra, una fiamma scintillò nell'oscurità. Vorace il fuoco avvampò attorno a lui. Lo circondò. Ovunque Frank si girasse, eccolo lì ad attenderlo. Il Fuoco, la sua più grande paura, il suo terrore, l'unica cosa che avrebbe potuto ucciderlo, in qualunque forma egli fosse. La sua retina su invasa dalla figura delle fiamme, rosse, arancioni, gialle, blu e verdi. La mente di Frank impazzì e ricordi indefiniti ne presero il possesso.

Era estate, Frank era solo un bambino. Sua madre non era ancora un Capitano dell'esercito Canadese. Lo aveva portato in uno di quei bellissimo boschi vicino alla casa della nonna , molto lontano dal panorama di Toronto al quale era abituato. Si divertiva sempre lì, correva a perdifiato nei prati verdi e giocava a nascondino tra le immense fronde che toccavano terra. Si stavano divertendo, lui e sua madre, mentre la nonna li osservava seduta sulla sedia a dondolo sul porticato di casa al riparo dal sole di mezzogiorno. Poi accadde. Frank non era l'unico bambino che giocava in quel prato meraviglioso, altri ci venivano spesso con le loro famiglie. Fu una di queste famiglie a combinare in disastro. Sua madre era andata un attimo dalla nonna lasciando Frank a giocare con una bambina dai capelli color cannella e gli occhi azzurri. Il padre della bambina stava fumando una sigaretta osservando la figlia e l'amichetto che correvano nel prato. Alcuni minuti dopo, la sigaretta finì e l'uomo la buttò a terra senza nemmeno guardare. I mozzicone, che cadde su un cumulo di erba secca, non era spento e piano piano accese anche la sterpaglia. Il padre della bambina coi capelli color cannella non si accorse di nulla, dato che era troppo impegnato a riprendere la figlia perchè si era sporcata il vestitino che indossava. La madre di Frank invece sì. Padre e figlia se ne andarono, lui incazzato nero, lei piangente. Frank bambino la salutò con la manina e riprese a giocare contento, ignaro del principio di incendio. Sua madre iniziò a correre verso di lui, ma il bambino si era allontanato sempre di più inseguendo una lucertola. Intanto la fiamma aveva attecchito e ora brillava sotto il sole. Frank sentì la mamma gridare il suo nome disperata e si voltò verso il suono della sua voce. Ma vide solo fiamme, fiamme alte, calde che divoravano ogni cosa e si avvicinavano pericolosamente a lui. Scoppiò a piangere  e iniziò a chiamare sua madre. La donna cercava di trovare un modo per salvare il suo bambino, nonostante il muro di fuoco che li divideva. Improvvisamente le urla di Frank svanirono sostituite solo da un silenzio infinito.

Il panico lo avvolse nelle sue spire. Un grido indistinto uscì dalla bocca di Frank mentre cercava di scacciare i ricordi.

Erano passati anni da quel giorno, Frank non si ricordava nulla oltre al terrore che aveva provato. Ora sua madre era morta, glielo avevano detto poche ore prima. Era morta per salvare altre vite, divorata dalle fiamme della guerra. Sua nonna lo aveva trovato sul retro della casa a centrate qualunque oggetto possibile con le frecce del suo arco. Lo aveva preso e lo aveva portato di fronte ad una porta al Caldecott Tunnel. Lo aveva spronato ad attraversarla dandogli un panno con all'interno un pezzo di legno. Lo aveva pregato di tenerlo al sicuro e soprattutto lontano dal fuoco. Poi lo aveva spinto all'interno del tunnel. Così Frank scoprì che suo padre era un dio e che lui era un semidio. La Quinta Coorte lo prese con sé. Da quel momento in poi ebbe inizio la sua vita al Campo Giove, l'unico posto sicuro per quello come lui.

Il dolore per la morte della madre lo colpì di nuovo, rompendo le pareti di vetro della stanza nella quale era stato confinato.

Frank si stava ancora ambientando quando Percy Jackson era piombato nel suo mondo. Bello come un dio e altrettanto potente, gli aveva salvato la vita senza pensarci due volte. Ogni minuto che passava lo stupiva sempre di più, dimostrando lealtà verso persone che conosceva da nemmeno un giorno e sfrontatezza nei confronti del dio della Guerra, suo padre. Di punto in bianco di era trovato centurione e componente di una squadra in partenza per una missione suicida.

L'orrore nello scoprire di essere figlio del dio della Guerra, la stessa guerra che aveva portato via sua madre. L'odio verso quel padre che non aveva fatto niente riaffiorò.

Sembrava andare tutto bene, Frank aveva trovato amici straordinari. Eppure lui aveva la sensazione che era andato tutto troppo liscio. Infatti aveva dovuto lasciare sua nonna a morire. Morire per colpa del fuoco. Sempre lui.

Di nuovo il dolore acuto lo aggredì, questa volta a braccetto con il senso di colpa. Era colpa sua se sua nonna era morta, solo colpa sua.

La missione era riuscita con successo, l'Aquila era tornata a Roma. I romani acclamavano Frank, Hazel e Percy come eroi, dopo che grazie a loro l'esercito dei mostri era stato sconfitto. Adesso Frank e Hazel stavano insieme e Percy era stato nominato pretore. Già, Percy il greco.

La nave greca era ancorata sopra il Foro. Frank ne ammirava la fattura e la spettacolare bellezza. Finalmente c'era pace tra Greci e Romani. Il fuoco però deve rovinare sempre tutto. Leo puntò i cannoni della Argo II su nuova Roma e fece saltare mezza città, mentre fiamme altissime consumavano la felicità e l'accordo.

La rabbia contro Leo che aveva provato in quel momento, l'orrore di vedere la sua città cadere sotto i colpi di una nave da guerra. Il desiderio di vedetta su Leo si fece risentire.

Leo. Era la fonte di tutti i problemi di Frank. Ci provava con Hazel, la sua ragazza. Aveva il controlla sulla nave. Aveva incendiato Nuova Roma. Ma soprattutto possedeva in dono del Fuoco, poteva crearlo, domarlo o perderne il controllo. Allora Frank sarebbe stato perduto.

“BASTA!” Frank scosse violentemente la testa cercando di scacciare quei ricordi dolorosi. La sua mente si schiarì.
-Io non ho paura. La mia vita è nelle mani della persona di cui mi fido di più al mondo, il fuoco non può uccidermi attaccandomi qui. La fiamme e l'ombra scomparvero all'improvviso come se non fossero mai esistite. Frank si ritrovò di nuovo nel tempio ansimante.
-Hai superato la prima prova, semidio. Ora vediamo se riesci a cavartela con la seconda- ringhiò il Guardiano, prima di attaccare. Fu solo grazie ai suoi sensi attivi che non finì affettato in due. Schivò l'attacco del delfino/squalo, consapevole di non poterlo battere con un arco e delle frecce. L'unico modo che gli venne in mente era quello di trasformarsi in qualcosa. Le parole di Percy e Nico gli ritornarono in mente: “Non trasformarti per nessuna ragione, non sappiamo cosa potrebbe succedere, quindi rimani umano”. L'indecisione si impossessò di lui. Per un po' si limitò a schivare i colpi avversari. Si fece inseguire per tutta l'area del tempio.
“Al diavolo le raccomandazioni e il buon senso” pensò. Si trasformò in uno squalo bianco. Dalla difesa passo all'attacco e per il guardiano non ci fu più scampo. Lo azzannò sotto la gola, dove la carne era più morbida. Si dissolse in un lampo di luce. Seconda prova completata! Frank se la aspettava più difficile. Si avvicinò all'altare con il Calcedonio. Tese una mano per prendere la pietra, ma qualcosa glielo impedì. Una barriera si formò tra la sua mano e la superficie della pietra. Una voce ne maschile ne femminile gli inondò la testa.
“Io sono il Calcedonio. E questa è la prova che ti porrò. Risolvi questo enigma e potrai avermi:
Caldo e freddo può essere
Rosso, verde, giallo, blu
Dipende da come lo immagini tu
Dolore immenso può causare
La migliore medicina in grado di curare
Ferite può riaprire
In mille pezzi una persona può andare
Tagli può guarire
Con un gesto tutto si può risanare
Vita o morte può indurre
Storie lunghe o brevi può produrre

Rispondi all'indovinello e io mi consegnerò a te, attento però hai una sola possibilità” e con questa nota felice la voce svanì. Frank ci pensò a lungo, esaminando i versi ad uno ad uno, a coppie o tutti insieme. Pensò e pensò. Perse la cognizione del tempo mentre cercava di risolvere l'enigma della pietra. Alla fine giunse alla soluzione.
-La risposta è...-iniziò.
“Fermo” lo bloccò la voce del Calcedoni “ Io so che hai intuito la risposta, lo avverto, ma non devi dirla ad alta voce, nemmeno con il pensiero, poiché questo tempio assorbe ogni parola detta o pensata per poi rivelarla a tempo debito”
-Ma io non ho sentito niente quando sono entrato- disse Frank.
“Perchè tu sapevi” fu la strana risposta. Il figlio di Marte allungò la mano e questa volta la pietra non oppose resistenza. Le sue dita ne accarezzarono la liscia superficie prima di serrarsi su di essa per afferrarla. Stringendo la pietra al petto Frank nuotò verso la superficie può veloce che poteva. Cerchi concentrici si formarono dove la sua testa era riaffiorata. Nuotò versa la riva e uscì dall'acqua. Il sole stava sorgendo ad est e i raggi facevano brillare l'acqua colorandola di rosa e di arancione. Il vento scompigliò i capelli bagnati di Frank. Rabbrividì nei vestiti completamente fradici e si incamminò verso l'hotel. Stretta al petto del figlio di Marte, il Calcedonio si illuminò debolmente.

In sei diversi angoli della terra sei diverse pietre risposero al richiamo



Angolo Autrice
ok, abbiate pietà di me. Lo so che è più di un mese che non aggiorno quindi siete autorizzati a farmi tanto male. Spero che il capitolo vi piaccia. Mi sono chiesta se sapeste veramente di che colore è il Calcedonio così vi ho lasciato il link.
http://www.villasmunta.it/esami/SEDIMENTOL­OGIA/calcedonio.jpg
Con enorme affetto Diamante
P.S non ho inserito la risposta all'indovinello, che ho inventato sul momento, perchè gradirei che lo risolviate voi e poi magari mi allegate la risposta alla recensione. Io la metterò nel prossimo capitolo perciò tranquilli avete un sacco di tempo

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Capitolo 13
*** Morirò prima che finiate di leggere, lo so ***


Ciao. lo so che il buon gion si vede dal mattino, ma devo darvi una brutta notizia. oggi non ce la faccio ad aggiornare, ho a malapena tempo per scrivere questo piccolo avviso. so che sarete un bel po' ad aizzarvi contro di me, purtroppo non ha altra scelta, non ho pronta la storia, devo scrivere il capitolo e oggi proprio non ci riesco. inoltre vi sarei grati se recensiste il capitolo precendente o questo avviso per permettermi di capie se vi piace cio che scrivo. è importante per me, so di essere anch'io più il tipo "lettore silenzioso", ma a volte recensisco quando un capitolo o una storia mi piace e voglio che chi la scrive vada avanti vi prego di fare lo stesso. Con affetto, Diamante

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