As everything has changed

di Frozen pal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ascoltami ***
Capitolo 2: *** Mi annoio a morte ***
Capitolo 3: *** Hai paura? ***
Capitolo 4: *** Un giorno speciale ***
Capitolo 5: *** La fine di due settimane stupende ***
Capitolo 6: *** Deve uscire subito! ***
Capitolo 7: *** Nessie ***
Capitolo 8: *** Il nostro appello ***
Capitolo 9: *** L'attesa, prima della battaglia ***
Capitolo 10: *** Si arriva alle mani... ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ascoltami ***


As everything has changed
 
Avevo diciassette anni, questa è una delle poche cose che ricordo meglio.
Tornavo da un pomeriggio passato ad aiutare con gli studi una mia cara amica, rimasta con me anche dopo che l’epidemia, che qualche anno prima si era portata via la mia famiglia. Una delle poche, poiché le altre erano tutte partite in cerca di fortuna all’estero, e senza avere nemmeno la cortesia di salutare. Poco importava, dato che non ero una persona aperta e socievole. Forse perché la mia famiglia mi proteggeva troppo, vivevo in tempi dove il matrimonio combinato valeva anche per me, purtroppo, i miei genitori lo sapevano e volevano impedirmi di essere infelice.
Da quando l’epidemia aveva colpito la mia famiglia volevo partire anche io.
Soprattutto per scappare da qualcuno, che mi perseguitava in silenzio.
E’ proprio in quel pomeriggio, dove tornai nel motel dove abitavo, che nella mia stanza trovai quel qualcuno, dal quale tentai di difendermi, di scappare.
Corsi per molto tempo, forse me lo concesse solo per il gusto di coprire il ruolo del cacciatore, e nel farlo provava una gioia immensa, lo intuivo.
Poi mi prese.
Dopo ricordo solo dolore e infelicità, freddo e vuoto.

 
Ascoltami
 
Ho sempre voluto camminare per i boschi, da sola, li trovo misteriosi e interessanti, mi danno un senso di libertà che non ho mai provato davvero.
Quella che per cento anni mi è stata tolta, facendomi vivere in una sottospecie di castello con gente dalle abitudini antiche e davvero crudeli.
Mi ero ribellata, ero scappata da quel luogo per cercare e trovare una persona, a quanto pare l’unica sopravvissuta all’epidemia. Avevo scoperto della sua esistenza origliando una conversazione tra i tre superiori che si erano per così dire presi cura di me.
Era la mia occasione e dovevo coglierla al volo.
Quindi mi ritrovavo a farmi strada, creando il ghiaccio su cui pattinavo e andavo più veloce, a Forks, dall’altra parte del mondo, rispetto a dove avevo abitato in quei cento anni. Non sapevo nemmeno come avrei spiegato la mia presenza lì, come ero sopravvissuta all’epidemia o dove avevo vissuto in quel momento, avevo solo una gran voglia di rivedere questa persona, che contava sempre tanto per me. Da sempre.
Forse non ero la benvenuta.
Qualcuno tentò di saltarmi addosso e io frenai di colpo, smettendo di usare il mio potere e osservando meglio il tizio che era andato a sbattere contro l’albero accanto a me.
< Come diamine hai fatto?! >
Aveva i capelli biondi ed era incredibilmente giovane, non più di me, e aveva gli occhi dorati sgranati a causa della sorpresa che gli avevo fatto, schivandolo.
< Mi sono fermata? > Risposi in modo sarcastico. < Senti, vengo in pace, sto cercando mio fratello, so che è qui da voi. Siete i Cullen, giusto? > Il biondo mi guardava preoccupato.
< Chi sei? > Un altro di loro arrivò senza che me ne accorgessi: aveva i capelli biondi anche lui, tirati all’indietro, anche lui possedeva gli occhi dorati ed era un uomo bellissimo.
< Mi chiamo Juliet… Sono… La sorella di Edward > Risposi, intuendo che voleva collaborare.
< Giusto. Non mi ero dimenticato di te, Juliet > Lo guardai confusa, in qualche modo la sua voce mi era familiare. < Mi chiamo Carlisle, probabilmente non ricordi nulla di me, mi hai visto di sfuggita e poche volte, ma sono lieto di averti tra noi. Entra pure >
Rimasi ferma, aspettando una conferma anche dall’altro giovane biondo, il quale seguì Carlisle dentro una grande e moderna casa dopo avermi sorriso in modo rassicurante.
 
Erano in sette ad abitare lì, Carlisle aveva una moglie, Esme, che mi dava l’impressione fosse una donna amorevole e con le caratteristiche adatte ad una madre, c’era Jasper, il biondo che aveva tentato di aggredirmi, che stava con una certa Alice, questa ragazza esile aveva i capelli corti e un aspetto a dir poco paradisiaco, infine c’erano un grosso armadio di nome Emmett e la sua ragazza Rosalie, una bionda alta e dallo sguardo freddo quanto il mio.
Infine c’era mio fratello Edward, il primo ad essere stato trasformato dal medico Carlisle, sotto richiesta di mia madre, quello me lo ricordai meglio dopo essermi seduta sul divano. Mio fratello era impegnato con una ragazza, un’umana, e sembrava una cosa seria da come ne parlava il medico e capo famiglia. Bene, avrei conosciuto mia cognata, in poche parole.
< Se non vi dispiace… Il grosso vorrei spiegarvelo quando ci sarà anche mio fratello… >
< Cominciamo dal fatto che non hai degli occhi normali per un vampiro, Juliet > Già, i vampiri li avevano rossi, se si nutrivano di sangue umano, oppure dorati, come loro, se seguivano una dieta per evitare di diventare dei selvaggi senza controllo.
Io invece li avevo marroni, non avevo sete di sangue e avevo da cento anni circa l’aspetto di una diciassettenne.
< Non so cosa sono. Credo di essere un vampiro venuto male, in qualche modo la mia trasformazione non ha seguito tutti gli stadi. Io non ho sete di sangue, ma se ne bevo un po’ di certo non mi fa del male, anzi mi fortifica. Ho gli occhi marroni e non cambiano colore da quando sono stata trasformata. Inoltre posso perdere sangue… Anche se sembra non avere odore o consistenza per voi >
< Hai un cuore che batte, respiri >
< Si, ma per tre ore posso trattenere il fiato sotto l’acqua senza problemi >
< Chi ti ha trasformato? > Ed ecco la domanda cruciale.
Presi un gran respiro, guardai in basso e strinsi le mani sulle ginocchia.
Stavo per rispondere, quando la porta di casa venne aperta e sbattuta violentemente, una persona alta, seguita da una più bassa, entrarono nel salotto e mi guardarono con gli occhi spalancati, non so se per stupore o preoccupazione.
Riconobbi però mio fratello, anche se non aveva più gli occhi castani di una volta, riconoscevo benissimo il suo viso spigoloso e rigido. Era teso e forse non credeva ai suoi occhi.
< Senti- >
< Juliet? > Sospirai. Mi aveva riconosciuta, grazie al cielo.
< Ciao Ed, ciao > Dissi sorridendogli.
Mi corse incontro, stritolandomi a sé e lasciandomi poco spazio per respirare. Quando se ne accorse si staccò da me e mi guardò il petto preoccupato.
< Ma hai un cuore! >
< Posso spiegare, se mi dai tempo. Giuro che ti spiego ogni cosa >
Intanto la figura minuta si fece avanti, osservandomi incuriosita e forse spaventata a causa del mio sguardo gelido, che assumevo per autodifesa con gli sconosciuti.
< Oh giusto, scusa. Bella, ti presento mia sorella Juliet. E Juliet, lei è Isabella Swan > Sorrisi.
< Salve. Immagino che Ed non abbia parlato di me a nessuno perché mi credeva morta. Anche io credevo lo stesso di lui, quindi nessun problema. Sei la sua ragazza, vero? >
< Si… I-io… Piacere di conoscerti > Mi porse la mano, io gliela strinsi. < Ma hai le mani tiepide… >
< Come ho detto, ora spiego tutto >
 
< A diciassette anni Aro ti ha morsa e qualcosa è andato storto?! Solo qualcosa?! Non ti nutri di sangue, hai l’aspetto di un essere umano, solo che sei sempre giovane! Chiamalo qualcosa! Non sei immortale diamine… > E rieccolo con il suo atteggiamento iperprotettivo.
< Senti, sono sopravvissuta alle loro torture, quindi credo- >
< Cosa?! TORTURE? > Sbuffai.
< EDWARD ASCOLTAMI > Alzai il tono di voce, fulminandolo con lo sguardo. < Si, in questi cento anni sono stata morsa da Aro e mi ha tenuto con sé in Italia, torturandomi perché non bevevo il sangue umano. Quando capì che non ero un vampiro, ma qualcos’altro già esistito nell’antichità, cercò di allevarmi come una figlia. E io facevo la finta tonta, guadagnandomi informazioni che non immaginereste mai. Un giorno, di ritorno da un mese passato ad addestrare il mio potere, ho sentito della vostra scenetta di amore e di lotta contro Felix e lì ho saputo che eri vivo. Così sono scappata e ti ho cominciato a cercare >
< E mi hai trovato > Disse sorridendo.
< Già e non puoi immaginare quanto ne sono felice. Anche se non posso dimostrarlo >
< Che potere hai? Tento di leggerti nella mente ma è… >
< Annebbiata? Si, lo so… Io acquisisco i poteri altrui quando vedo che qualcuno li utilizza, e non so come mai nessuno, nemmeno Aro, riesce a leggermi nella testa. Immagino quanto sia frustrante per te eh? > Domandai divertita.
< E così fanno due ci lecca whohoo! > Esclamò divertito Emmett.
< Come? > Domandai confusa. < Non leggi nella mente di tutti? >
< No… > Guardò Bella, che sembrava davvero fragile con la sua altezza uguale alla mia e la pelle troppo pallida per un essere umano. < A quanto pare siete in due >
< Bhè meglio no?> Dissi incrociando le braccia. < Sai… Io non posso provare più di tante emozioni, il mio potere si basa su questo, perciò sono fredda. E mi dispiace >
< Non fa nulla > Mi abbracciò di nuovo, accarezzandomi la schiena. < Ti voglio bene >
< Anche io, tanto tanto > Ricambiai la stretta e quando ci staccammo gli sorrisi. < E non provare a mandarmi a scuola eh! Non ho intenzione di avere a che fare con… Umani… >
< Ma anche tu sei stata umana> Intervenne Bella.
< I ragazzi ora pensano solo al sesso, non ti corteggiano più e gli piacciono solo le modelle bionde… Senza offesa Rosalie, e poi non sentirti chiamata in causa, tu sei una modella del Novecento > Per la prima volta la vidi sorridere. < E le ragazze o sono civette o… Sono normali, ma… Non vengono mai notate perché non sono facili. Si, in cento anni ho visto di tutto, credetemi >
Non ci credevo, forse gli stavo davvero simpatica, mi sentivo accettata, per la prima volta.
< Non ti sorprenderesti se ti chiedessi di far parte della famiglia, vero? > La domanda la fece Esme, non suo marito, il capo della famiglia Cullen. Ne rimasi sorpresa.
< I-io… Non lo so. Mi vorreste davvero con voi? >
< Perché no? > Commentò Emmett. < Sembri una sorella minore per tutti, l’ideale per questi vecchi >
< Attento a come parli > Lo avvertì Carlisle.
< Senza offesa, ma una piccola Edward non ci farebbe male > Lo uccisi con lo sguardo. < Mini Ed. Da oggi in poi sarai Mini Ed, bene > Emmett era decisamente un burlone, coi fiocchi.
< Sarebbe magnifico averti tra noi > Disse in modo tenero Alice.
< Sei la benvenuta. E scusa per prima >
< Nulla Jasper e… Grazie > Carlisle mi mise una mano sulla spalla e lo guardai.
< Sono contento di dichiararti come una di noi da ora in avanti > Lo abbracciai, in fondo mi aveva permesso di rivedere mio fratello, lo aveva fatto sopravvivere e adesso avremmo vissuto di certo meglio di come vivevamo prima, ne ero certa.
Tranne per una cosa: i Volturi. Loro e le stupide leggi di Aro.
 
Mi era stata data una stanza, inoltre avevo il compito di andare a prendere Bella per poi portarla a scuola. Il tutto con un pick-up verdone, cosa che desideravo da quando lo avevo visto in Italia qualche mese fa; ne avevo parlato con mio fratello e la settimana dopo me lo ero trovata all’entrata di casa. Alla mattina Esme era contenta di alzarmi e di prepararmi la colazione, di solito mi faceva i pancake con dentro la crema di nocciola, in Italia la chiamavano Nutella, e del succo all’arancia rossa, che per me era come bere sangue umano per i vampiri, era una delizia.
La prima volta che ero andata a prendere la ragazza di mi fratello ero un blocco di ghiaccio e quando Charlie, il padre di Bella, si era presentato, avevo paura di essere sembrata inquietante. Fortunatamente qualche giorno dopo cercavo di falsificare dei sorrisi, oppure mi comportavo in maniera sciolta, controllando il mio potere come meglio riuscivo.
< Sai… Volevo presentarti un mio amico > Bella attirò la mia attenzione una volta salita in auto.
< Ah si? Volentieri > Dissi con tono normale. < Di che vampiro si tratta? >
< Oh no… Diciamo che non è del genere dei vampiri. Non ti hanno mai parlato dei Quileute?... Licantropi? > Sbarrai gli occhi e impugnai il manubrio con più forza, lasciando che del ghiaccio lo ricoprisse. < Juliet… >
< Lo so lo so… Succede quando perdo il controllo delle emozioni… Calma… Celarlo, domarlo, non mostrarlo… Celarlo… > Il ghiaccio tornò nelle mie mani. < Okay. Dunque… Ci sono lupi? Grossi? >
< Hai paura? > Sospirai, non era facile per me ammettere i miei sentimenti in pubblico.
Ma Bella era un pubblico di cui potevo fidarmi.
< Si… Da quello che ho sentito i Licantropi sono lupi enormi e selvaggi, nemici naturali dei vampiri e capaci di ucciderli. Un Licantropo può uccidere due vampiri… O il contrario… Non ricordo >
< Ma il mio amico e i suoi sono buoni, non ti faranno nulla. Ecco, ora gira per la foresta, poi frena e scendiamo > Annuì e feci come mi aveva detto.
Le stavo appiccicata come una cozza, ma non mi importava granchè di sembrare meno coraggiosa di un essere umano, in fondo avevo ancora la mentalità di una ragazza impaurita dall’ignoto e da sé stessa, non avevo avuto la possibilità di maturare molto insieme a quegli animali dei Volturi.
Attraversammo il boschetto e poi in una radura vidi una casa grande, fatta in legno, bella e semplice, di quelle che sembrano tranquille e fatte apposta per persone solitarie.
Peccato che là dentro di fossero più di una persona, e che vennero fuori correndo.
< Bella! > Un ragazzo alto e con una maglietta stretta, che faceva risaltare il suo fisico palestrato, corse verso di noi e salutò la ragazza di mio fratello. Alla faccia dell’amico dico io.
< Ciao Jake. Volevo presentarvi Juliet, lei è la sorella di Edward > Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi.
< Piacere mio. Sai già sono a disagio perché sei un lupo, se poi eviti di squadrarmi mi fai un favore >
< Oh scusa. Non sei un ghiacciolo… Non hai gli occhi come loro > Sorrisi.
< Non bevo sangue e non ammazzo nessun animale per vivere, tranne mucche per la carne ai ferri, quelle sono buone, le adoro… insieme alla pizza > Sbarrò gli occhi.
< Mangi come gli umani? > Era stupito, lo sapevo.
< Si, ma ho diciassette anni da quasi cento anni, coso >
< Coso a me? >
< Non te la prendere, chiamo tutti coso o cosa quando non mi viene il nome > Sorrise.
< Simpatica. Molto più del fratello > Scoppiai a ridere. < No dico davvero >
< Immagino. Sai… Gli voglio molto bene… Ma finchè tu… > Lo indicai con il dito. < Con i tuoi muscoli, sarai amico di Bella, fidati, sarà insopportabile > La buttai sul ridere, ma era vero.
Mio fratello era iperprotettivo, sempre, verso le persone che amava.
Ad un certo punto ebbi un brutto presentimento e toccai Bella sulla spalla per attirare la sua attenzione. Lei si voltò verso di me e mi guardò preoccupata.
< Bella adesso noi andiamo a casa >
< Che succede? Stai male? >
< Starai male tu se non ce ne andiamo > le risposi. < Jacob la rossa non è lontana. Proteggete il vostro territorio, perché non è nemmeno sola >
< Grazie >
Annuì e afferrai il polso dell’umana per trascinarla via con me.
Non volevo che Edward la perdesse, era inoltre una dei pochi, se non l’unica, umana a non avere paura di me e del mio potere, a volermi stare vicino anche se ero un mostro.





Angolo Autrice
Ciaooo :)
Non sono scomparsa (e se qualcuno l'avesse voluto, mi dispiace non è ancora la mia ora u.u), piuttosto non avevo in mente nulla di decente da scrivere, nessuna idea e quindi non ho scritto.
Ma dopo aver fatto una maratona di tuuutta la saga di Twilight in questi due ultimi giorni delle vacanze di Pasqua mi è venuta l'ispirazione per... Questa cosa che spero qualcuno abbia letto volentieri.
Proverò ad aggiornare almeno una volta alla settimana e vi prego di essere clementi u.u
Grazie a chi seguirà e commenterà questa ff e al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Mi annoio a morte ***


Mi annoio a morte
 
< Mi state dicendo che Victoria ha un esercito di neonati e che vuole uccidere Bella per vendetta? >
< Io ho ucciso il suo compagno, James, in passato, salvando Bella. Vuole vendicarsi >
< Grazie Edward. Ma i neonati da dove sbucano? > Carlisle si alzò di scatto dal divano e si avvicinò a me preoccupato.
< Se hai qualcosa da dirci, fallo Juliet > Disse, più che altro ordinò.
< Ascoltando conversazioni tra Aro e quella vipera di Jane si scoprono tante cose: la vipera bionda, il fratello emo e l’armadio Felix hanno aiutato a nascondere dei neonati di recente >
< Mi stai dicendo che i Volturi si sono alleati contro di noi con Victoria? >
< Carlisle, ti prego calmati > Gli mise una mano sulla spalla Esme. < Puoi dirci altro? >
< No e mi dispiace > Dichiarai. < Come faremo? >
< Combatteremo > Mio fratello si alzò e io lo fulminai con lo sguardo.
< Non credo proprio > Dissi io. < Carlisle sa chi è Aro e chi sono i suoi scagnozzi, ma non sa di che sono capaci > Sapevo che li stavo mettendo tutti in allarme, ma non c’era altro modo per avvertirli. < Io si Ed. E se coprono Victoria c’è un motivo, legato alla trasformazione di Bella e ai poteri di Alice, forse anche ai tuoi, Aro è un collezionista, della peggior specie >
< Conta anche che vorrà riaverti, Juliet >
< Non ricordarmelo Alice, ti prego > Lo dissi quasi ringhiando. Non volevo ricordare. No.
< Comunque sono le undici e Juliet dovrebbe essere a letto da almeno due ore > S’intromise Esme. < Andiamo dai > Mi invitò con un braccio alzato e un sorriso.
< Notte > Mi rassegnai, andando in stanza con quella che era diventata una seconda madre per me.
Mi cambiai e dopo essermi lavata i denti mi buttai sul letto, stanca e preoccupata.
< Fatti forza, domani qua ci sarà la festa del diploma! > Era sicuramente più entusiasta di me.
< Okay. Vedrò di dormire. A domani, alle nove e mezzo, Esme > Mi baciò sulla fronte.
< A domani Juliet. Buona notte >
Quando uscì dalla stanza sprofondai tra le coperte e chiusi gli occhi, riposando.
 
< Ancora >
Un’altra frustata alla schiena, altro urlo di dolore da parte mia, altre imprecazioni.
< Vuoi capirlo che non lo so?! Io non lo so! > Arrivò un’altra frustata, più forte delle precedenti.
Ero certa di sanguinare, di sicuro, allora perché non capivano? Io non ero come loro, non sentivo la necessità di bere sangue. Ma non sapevo cosa ero, e forse non lo avrei mai saputo se l’armadio avesse continuato a frustarmi con quella forza.
< Ma secoli fa la tua era una stirpe! Estinta tempo dopo a causa della caccia alle streghe, una delle tante. Ce ne sono altri come te, e tu ce lo dirai, ragazzina > Stava parlando quello biondo, che mi odiava per certo, più degli altri forse.
Aro invece mi ammirava, anche se permetteva che mi frustassero fino a farmi sanguinare.
< Basta >
Finalmente, lo avevano capito.
< Cosa fai fratello? > Domandò il biondo confuso e irritato.
< Come può saperne qualcosa? Parliamo di secoli fa Caius, lei appartiene al Novecento, un’epoca moderna, che di streghe non sa davvero nulla >
Mi lasciarono in ginocchio, a terra, con la maglia sporca del mi sangue e mi slegarono rapidamente. Aro si abbassò al mio livello e mi guardò intenerito, come se fosse pentito di ciò che aveva appena fatto, per circa tre mesi.
< Juliet, da ora in poi mi prenderò io cura di te. Anzi noi. Perché sei con noi, no? >
< A quanto pare non ho altra scelta >
E invece ce l’avevo. Solo che non lo sapevo ancora, per mia sfortuna.

 
La consegna dei diplomi fu davvero noiosa, mantenni il mio atteggiamento freddo finchè Bella e Edward non mi presentarono alcuni loro, dedussi solo dell’umana, “amici”. I ragazzi all’inizio sembravano entusiasti di adocchiare una così bella ragazza apparentemente innocente, cosa che ero diventata solo dopo la trasformazione. Aro, allora a qualcosa sei utile, cacchio. Le ragazze non furono tanto entusiaste di conoscermi, dato che le sminuivo con il mio aspetto e il mio carattere misterioso, uguale, se non più innocente, a quello di mio fratello.
Quando tornai a casa mi beccai Alice per un’ora, la quale mi truccò e mi preparò per la festa che si doveva svolgere precisamente alle nove.
Ed erano le due del pomeriggio.
< Vedo che di vestiti tu non ne hai >
< Sinceramente, non mi sarebbero serviti, erano un peso in più > Fece una smorfia.
< Il problema sono quelle! > Indicò il mio seno. Abbondante, per lei. Ma era una terza, nella norma per me. < Ti presterei volentieri qualcosa, ma soffocheresti >
< Ma posso benissimo mettermi dei jeans, dei tacchi e una maglia che considero elegante, nulla di che, è solo una festa > Mi guardò come se avessi appena ucciso qualcuno. < Non lo è? >
< Ogni occasione è importante per una donna, e per i vestiti! E tu ora sei una donna, quindi poche storie, andiamo a vedere se Rosalie ne ha uno così- >
< Ah nononono non ho intenzione di disturbarla per una cavolata simile > Ma lo sguardo omicida di Alice mi fece indugiare. < E sia… Ma non deve essere rosa, tanto meno giallo >
 
< Stai davvero bene sorellina! > Sorrisi, per non tirargli un ceffone.
< Fratellino! Anche tu… Con quella comoda camicia e quei jeans decenti, cacchio… >
< Sapevo che Alice ti avrebbe costretta ad indossare cose del genere >
< Ma il copri spalle è mio coso, e meno male. Da quando ho guardato nel suo armadio sono terrorizzata dalle feste… Davvero >
Avevo dei tacchi bassi, e quello andava più che bene, ma il vestitino rosso svolazzante e scollato di Rosalie mi faceva sentire troppo scoperta.
E io più delle braccia di solito non facevo vedere nulla.
< C’è troppa gente che ti fissa. Non so se esserne contento oppure no >
< No. Decisamente > Mio fratello scoppiò a ridere, poi adocchiò la sua umana e addio mondo.
Rimasi lì, da sola, a guardarmi intorno, in cerca di qualche essere per lo meno galante o simile. Nulla.
< Eccoti, sorella del ghiacciolo > Mi voltai volentieri e davanti a me trovai Jacob con altri due suoi amici, carini, che mi presentò, prima di farci lasciare soli.
< Mi annoio a morte >
< Non fare queste battute ti prego > Gli diedi un pugno sulla spalla. < Okay scherzavo. Comunque stai bene sai? > Annuì, non sapendo come reagire. < Non dai i brividi come gli altri >
< Oh ma grazie! Davvero Jake sei così carino e galante verso la mia famiglia sai? > Scoppiò a ridere.
< Mi piace il tuo sarcasmo. Sei una okay. Ce l’hai qualcuno allora? > Sospirai. < Argomento no? >
< Argomento no > Dichiarai. < Non so cosa vuol dire quando ti piace qualcuno più che… Come amico, perciò non ho mai avuto nessuno. Anche perché ero circondata da vampiri orrendi >
< Da quando i vampiri sono orrendi o belli? Devi rinnovarti Juls > Lo guardai male. < Oh ehm scusa… Non volevo, se vuoi ti chiamo Juliet > Sorrisi.
< Non mordo Jacob. E comunque chiamami Juls, mi piace >
< Bene Juls> Mi voltai di scatto, trovando mio fratello con uno sguardo preoccupato. < Venite con me >
 
< Avevi ragione Juliet, stanno arrivando e sono molto numerosi > Disse Alice, che molto probabilmente aveva avuto una delle sue visioni poco prima che Ed chiamasse me e Jacob.
< Non possiamo combatterli, sarebbe un atto imprudente e- >
< Non combatteresti nemmeno con noi al tuo fianco? > Jacob interruppe mio fratello. < In fondo non ci fa male uccidere un po’ dei nostri nemici naturali >
< No Jake tu scherzi vero? >
< No Bella, non scherzo. Vero ragazzi? > Gli altri due annuirono, con un sorriso maligno in volto. < Allora siamo d’accordo, siamo con voi, ammazziamo i neonati e siamo a posto >
Volevo dire la mia, volevo dire che non avremmo mai avuto pace a causa mia, di Alice e di Edward.
Ma non lo feci. L’entusiasmo di Jacob faceva andare su di giri anche me e non ero tanto crudele da spegnere sia lui che me.
Ritornammo tutti a festeggiare, come se non avessimo parlato per qualche minuto del fatto che un numeroso gruppo di neonati sarebbero venuti ad ucciderci.
< Domani preparati come sempre, anzi meglio in tuta >
< Che facciamo domani Ed? >
< Lo scoprirai >
Quando sorrideva, di solito la cosa non era a mio vantaggio.
 
Ero circondata da lupi, tutti trasformati, che per giunta non mi avevano mai vista e quindi non mi vedevano di buon occhio, tranne Jacob, Quil ed Embry, che ormai sapevano cos’ero e non avevano intenzione di uccidermi o torturarmi come aveva fatto Aro.
< Fanno così tanta paura? >
< Vedi tu: sono alti come cavalli e hanno denti grossi come il mio indice > Risposi a Jasper, che si era fatto avanti per spiegare ai Licantropi perché eravamo lì.
Dovevamo dimostrare come combattevano i vampiri, per evitare perdite dolorose nella battaglia imminente. Il problema era che io non ero un vampiro, almeno non completamente, Carlisle aveva trovato delle documentazioni su una specie vissuta secoli fa con le mie stesse capacità, che era vampiro solo per un quarto; quindi non mi sentivo abbastanza utile in quel momento.
< Dato che abbiamo con noi la sorella di Edward, Juliet, e dato che è vampiro solo per un quarto, le chiederemo di aiutarci quando verrà il momento > Mi guardò negli occhi, cercando una conferma. Io annuì e Jasper continuò a parlare.
Per un attimo pensai di usare il potere di mio fratello, volevo leggere nella mente di Sam, l’alfa del branco di Jacob, volevo sapere perché mi fissava e decifrare la sua espressione in base ai suoi pensieri. Ma non lo feci, dato che non volevo superare il mio limite.
Cosa che mi era già successa.
Il mio potere è quello di apprenderne altri quando li sento, li percepisco, oppure quando li vedo in azione. In quel mese avevo saputo della telepatia di Ed, delle visioni del futuro di Alice e del controllo delle emozioni di Jasper; ma dato che avevo già una volta fatto un sovraccarico di poteri, e non era andato proprio tutto bene, avevo scartato dalla mia mente la possibilità di utilizzarli.
Mio fratello e Bella si avvicinarono a me, svegliandomi momentaneamente dall’abbiocco che stava per prendermi alla sprovvista.
< Juliet, rimani a guardare con Bella, finchè non abbiamo bisogno di te >
< Okay >
< Osservate bene. In futuro queste cose vi saranno utili > Sorrisi.
< Si certo, come se non avessi mai decapitato un neonato > Risposi io, ottenendo uno sguardo terrorizzato dall’umana. Mi ricordai dopo qualche secondo che lei non sapeva ancora del mio istinto omicida, e che Ed ne conoscesse solo una parte.
Quella meno pericolosa.
Carlisle e Edward cominciarono a combattere, mio fratello ovviamente barò con il suo potere di lettura nella mente altrui e dubitavo che senza quello fosse sopravvissuto ai colpi del dottore. Seguirono Rosalie contro Esme e Alice contro Jasper, il quale alla fine di ogni duello spiegava quale presa era meglio utilizzare contro l’istinto primordiale e selvaggio dei neonati per ucciderli.
< Mini Ed tocca a te! > Riconobbi la voce di Emmett.
E quindi non era per nulla un buon segno.
< Oddio > Mi feci avanti, togliendomi la felpa e rimanendo in canotta e tuta lunga. Mi misi le mani in tasca e ascoltai Jasper che ci diceva cosa dovevamo fare.
< In questa lotta che ci aspetta, probabilmente sanno di te i neonati, perciò Juliet non utilizzerai i tuoi poteri contro Emmett. Vogliamo vedere se sai proteggerti anche senza quelli >
Io sapevo proteggermi solo con quelli. I poteri erano accessori che usavo ogni tanto, giusto per sfogo, quando non riuscivo a controllarmi. Ma di solito ero una persona a sangue freddo, che non provava pietà verso coloro che uccideva.
Volevo cambiare, odiavo essere un’omicida, ma sapevo che ci sarebbe voluto del tempo.
E io avevo pazienza.
< Okay >
Rimasi immobile, con le mani in tasca, anche quando Emmett partì all’attacco contro di me come un cinghiale in carica, imbufalito, incazzato nero perché avevo invaso il suo territorio.
Lo presi per la faccia con la mano destra, lui si lamentò perché gli avevo fatto scrocchiare il collo, poi gli mollai un calcio al petto e lo mandai contro un albero dietro di lui. Rimisi la mano in tasca e guardai le reazioni di tutti: stupiti, impauriti, non le decifravo tutte, ma la maggior parte mi erano familiari, purtroppo. Perfino da Edward.
Jasper applaudì e mi diede una pacca sulla spalla, sorridendomi in modo rassicurante.
< Questo i neonati non se lo aspettano di certo. Juliet è un avversario che non lascia trasparire emozioni, per questo sono sicuro che ne abbatterà la maggior parte. Nessuna emozione, nessuna pietà, mirare alla testa, spaccandogliela contro un albero o staccandogliela a morsi o con le mani, è questa la strategia adatta contro i neonati > Sospirai e tornai a mettermi la felpa, sedendomi a terra, isolandomi come facevo di solito, quando sapevo che emozioni come l’ansia e la paura tentavano di farmi cedere al mio potere.
Sentivo il ghiaccio diffondersi nel mio sangue, poi osservai le mie mani diventare blu e ricordai quello che dicevo sempre per sopprimere quella voglia di congelare persone.
< Niente emozioni. Niente. Emozioni. Nessuna emozione… > Le mie mani tornarono pallide e sospirai di sollievo.
Il muso peloso di un lupo si strusciò contro di me, era quello di uno che non conoscevo ancora, ma che ero certa di aver visto da qualche parte la prima volta, alla casetta nella foresta.
< Ciao lupo, tu sei… Leah? > Il lupo scosse il muso. < Mhh… Allora sei suo fratello, no? > Mi si strusciò ancora addosso. < Okay capito… Seth > Si sedette a fianco a me, osservando tutti i miei nuovi familiari che si ricomponevano, pronti per tornare a casa. < Sorpreso per le mie mani blu eh? Mi succede spesso, quando provo emozioni troppo forti, per questo sono fredda. Credimi, vorrei tanto essere un normale vampiro… Senza questo maledetto potere… >
L’affetto che emanava quel cucciolo peloso era molto e mi scaldava un po’ il cuore sapere che non aveva paura di me, nemmeno dopo aver visto con che facilità avevo steso Emmett.
Poi un ringhio ci riportò alla realtà, dato che Seth doveva seguire il suo capo Sam. Mi alzai e li salutai con un cenno e la faccia più innocente che potessi fare, per poi raggiungere l’auto dove stava per entrare mio fratello.
< Non mi avevi detto del poco autocontrollo del tuo potere > Spalancai gli occhi. < Se non me lo avesse detto Bella poco fa, avrei pensato che rimuginavi nel passato osceno che hai vissuto dai Volturi. Invece avevi le mani blu e stavi per congelare qualcuno >
< Non è facile apparire per quello che sono Ed, cioè un’assassina a sangue freddo, senza sentimenti, senza paura di aprire la testa a qualcuno. A volte perdo il controllo perché mi sento un mostro >
< Ma non lo sei > Mi prese per le spalle e mi baciò la fronte. < Sai combattere e sei una ragazza sensibile, non fredda. Hai un lato oscuro che controllerai quando capirai, o qualcuno lo farà per te, che tu in realtà sei solo mia sorella, la mia dolce e silenziosa sorella > Feci un sorriso forzato.
E fu così che in quel momento così speciale tra fratelli, che il mio stomaco brontolò, ad alta voce.
< Ops > Mi coprì la pancia di scatto, mentre Edward scoppiò a ridere divertito.
< Mi dispiace solo che non abbiamo molto in casa. E’ finito anche il succo d’arancia >
Ero diventata un palo, ferma immobile e con il viso che esprimeva rabbia.
< Forza su datemi un’auto! Forza forza forzaa! Come voi mangiate animali, li mangio anche io, e ora voglio una benedetta bistecca ai ferri, o magari due, con tante di quelle patatine fritte che nessuno riuscirebbe a mangiare! Emmett! Emmett dammi l’auto. ORA >
Mentre io scleravo, in tono scherzoso, a causa del mio attacco di fame improvviso, ero certa che Bella si fosse tranquillizzata vedendomi nella mia forma normale.
In fondo lo speravo, perché se per mio fratello lei era importante, lo era anche per me allora.
 
La battaglia era imminente e dentro di me mi chiedevo se non fosse stato tutto calcolato.
Il discorso che ho origliato, la mia fuga e poi in seguito questo attacco anticipato.
Certo che era tutto calcolato, di sicuro la vipera bionda, fratellino emo e l’armadio si sarebbero fatti vivi, per così dire, alla fine della battaglia. Per darci il colpo di grazia. Oppure per “controllare” che diamine era successo sotto i loro nasi pallidi senza che se ne “accorgessero”, per così dire.
< Come siamo pensierosi > Esme mi appoggiò le mani sulle spalle e sentì come ero contratta. < Santo cielo Juliet sei un blocco di ghiaccio… Va tutto bene? >
Cosa le rispondevo?
No, non andava tutto bene, per nulla, dato che i Volturi l’avrebbero fatta franca per l’ennesima volta.
Si, andava bene, la battaglia stava per arrivare, ma io non ci facevo molto caso, pensavo piuttosto al passato e alla famiglia che possiedo ora, che non ho mai avuto. Si, sono felice e va tutto bene.
< Di solito nemmeno Edward ci mette così tanto a rispondermi quando è indeciso, sai? > Le sorrisi.
< Quando era piccolo non sapeva mentire, e non credo che le cose siano cambiate poi così tanto >
< No infatti. Ma nemmeno tu sai mentire >
< Ma io lo ammetto, lui no > Mi sorrise e decisi di dirle la verità. < I Volturi la passeranno liscia ancora, lo sappiamo, non lasceranno che la mia testimonianza faccia dei buoni frutti, taglieranno la pianta prima che espanda le sue radici > Mi accarezzò la schiena, sapeva che dovevo ancora dirle qualcosa. < E poi… Volevo ringraziarvi. Mi sembra strano essere entrata in questa famiglia subito… Nessuno mi vuole stare vicino, Caius e l’altro mi evitavano, avevano paura di me. Aro era solo interessato alle mie origini e al modo di creare altri esseri come me. Ma qui io sono parte di una famiglia vera… E’ fantastico Esme, davvero, grazie > Mi sembrò commossa, forse se non fosse stato per il fatto che non poteva piangere, credo che delle lacrime sarebbero scese sul suo bel viso.
< Grazie a te, sei stata coraggiosa a scappare dai Volturi. E non temere, ti difenderemo con le unghie e con i denti > Annuì e lei volle abbracciarmi, contraccambiai il gesto affettuoso.
Carlisle era stato uno dei più fortunati a trovare una persona come Esme con cui stare per tutta l’eternità, con cui formare una bella famiglia, in cui aveva deciso di ospitare anche mio fratello, sotto richiesta disperata di mia madre.
Ed io ero stata fortunata ad essere accolta tra loro.







Angolo Autrice
Molto bene! Comincio col salutare tutti e col dire che sono colpita, in nemmeno mezz'ora ho ricevuto due recensioni (e ringrazio chi le ha lasciate ^_^) e le visualizzazioni sono state tante. E per questa cosa? Okay comincerò a lavorarci meglio u.u
Ecco un altro capitolo, Juliet comincia un po' ad integrarsi come vediamo, e sì... Nel caso qualcuno se lo fosse chiesto, ho preso spunto dalla personalità e il personaggio di Elsa, di Frozen. Anche perchè io adoro il cartone e il personaggio in sè u.u
Okay ho finito di rompere :) al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Hai paura? ***


Hai paura?
 
Stavo ancora dormendo profondamente, ricordo ancora che stringevo le coperte e che ero immobile in una strana posizione da molto tempo.
Poi qualcosa di estremamente pesante e alto mi era saltato addosso, svegliandomi di colpo, facendomi liberare del ghiaccio addosso a quella cosa.
Quindi era per quello che Edward era seduto sul divano di casa, con il petto ghiacciato, mentre io ero corsa via dalla casa, isolandomi nel bosco, sapendo che il blu delle mani si espandeva anche sulle mie braccia, lo sentivo ampliarsi perfino al petto, al cuore.
Ero ancora in pigiama e avevo un po’ freddo, sì io posso patire freddo e caldo, e ammalarmi di una febbre causata dagli sbalzi del mio potere, che mi viene una volta ogni anno; camminavo ripetendomi le solite cose, come se dovessi nasconderlo da qualche umano che stava per avvicinarsi a me. Ma non serviva a nulla, era del tutto inutile continuare in quel modo.
Improvvisamente mi ricordai che il ghiaccio sul petto di mio fratello sarebbe rimasto lì finchè non lo avessi tolto io con il mio potere opposto, il fuoco, che utilizzavo poche volte.
Mi voltai per tornare a casa e mi trovai davanti Seth.
< Ehi >
< Ciao Juls! > Sembrava contento di vedermi. < Che succede?... Che hai alla spalla?... E’ blu >
< Un inconveniente con il mio potere… Non riesco a controllarlo Seth > Ero entrata nel panico più totale, maledizione. E meno male che dovevo sembrare fredda e senza emozioni eh.
< Calmati, primo perché è un potere ed è sotto il tuo controllo > Non ci avevo mai pensato onestamente, anche perché era difficile distinguerlo da tutto il resto del mio corpo. Era una parte di me, ma sapere che doveva essere controllata mi fece sentire meglio. < E poi pensaci, usi solo quello, sembra che hai così paura di questo potere da esserne ossessionata. Ne hai altri, usali! >
Avevo il fuoco, il teletrasporto e il ghiaccio. Nulla di inutile in fondo.
< Hai ragione> Dissi contenta. < Mi sono sempre fatta condizionare, perché credevo fosse troppo per me il ghiaccio… Invece no, è come gli altri! >
< E guarda un po’… Pelle pallida > Disse toccandomi la spalla, divertito dalla mia reazione.
< Grazie Seth, davvero. Adesso mi sento più libera >
< Di nulla, è stato un piacere, credimi > Lo abbracciai, cogliendolo di sorpresa, molto probabilmente. < Ah senti… > Mi staccai, guardandolo con un serenità che non avrei mai creduto di provare. < Il piano lo sai vero? > Annuì. < Perfetto. Allora devi sapere anche questa cosa: se mai Edward e Bella si trovassero in difficoltà, non esitare a chiamare il mio aiuto. Andrò io da loro in montagna >
< Ricevuto, okay. Ora se non ti dispiace… Vado a liberare mio fratello dal ghiaccio >
< Prego prego, ci serve per domani > Rispose scoppiando a ridere, io feci lo stesso.
Cominciai a correre, scomparendo per un attimo, e ricomparendo a metri sempre più vicini a casa: finalmente riutilizzavo il teletrasporto con entusiasmo e in maniera impeccabile cacchio!
Arrivai davanti a casa e mi teletrasportai poi direttamente dentro, facendo prendere un colpo a Jasper e Rosalie, che mi guardarono stupiti.
< Eccoti Mini Ed! > Esclamò allegro Emmett. < Allora, ti sei sfogata? >
< Meglio >
Puntai la mano davanti al petto blu di mio fratello e poi il ghiaccio si trasformò in neve, che si staccò da lui quando abbassai la mano verso terra. Non era mai successo che togliessi il ghiaccio in quel modo, eppure era così semplice e poco rischioso!
Che stupida che ero, condizionata dai Volturi per un secolo… Che umiliazione.
< Fantastico! > Disse contento Carlisle. < Cominciavo a preoccuparmi >
< Tutto bene Juliet? Ascolta, non volevo- >
< Seth mi ha fatto pensare che ho un potere, ed è sotto il mio controllo, sottomesso alla mia mente, quindi non si ribella, lo faccio uscire io, gli ho sempre dato troppo spazio. Ora lo controllo alla perfezione! Sono felice Ed! E non ho ancora congelato la casa! > Emmett e Jasper scoppiarono a ridere, mentre Rosalie mi sorrise e si avvicinò a me.
< Quindi ora i lupi ti stanno simpatici? Non hai paura? > Domandò.
< Per nulla > Risposi, decisa e sicura di me. < A proposito… Dobbiamo infestare gli alberi dove combatteremo di sangue di Bella > Mio fratello si alzò e mi sorrise.
< Ed è per questo che la vado a prendere. Voi raggiungeteci poi, manca poco >
< Evvai, oggi mi divertirò un sacco! > Dissi a bassa voce, alzando le braccia in aria.
 
La neve aveva smesso di cadere al suolo da quando eravamo arrivati noi, che coincidenza. Tutti si tenevano per mano tra di loro, mentre io avanzavo per poi arrivare a metà dello spazio in mezzo al bosco dove avremmo staccato teste a tutto andare. Fissai gli alberi inespressiva, questa volta non per il mio potere, ma perché proprio non sapevo cosa provavo.
Paura, insicurezza, mista all’istinto omicida e alla voglia di uccidere quei neonati.
Eppure mi capitò di pensare anche che Edward aveva trovato la sua anima gemella, la sua vita, colei che da quel momento sarebbe diventata sua moglie, dato che l’altra sera le aveva fatto la proposta.
E in mezzo alle loro coppie, a quella famiglia che mi trattava come una ragazzina…
Mi sentivo sola.
Avevo paura di rimanere sola, per l’eternità.
< A che pensi Juliet? > Era Carlisle. < Non credo tu abbia paura di questa battaglia >
< Ho ucciso vampiri neonati per molto tempo, questi saranno anche selvaggi, quindi deboli nella difesa, li sconfiggeremo facilmente >
< Allora cosa ti turba? > Cosa facevo? Dovevo mentirgli?
< Non so dire bugie, e per questo alcune volte ho rischiato molto, ma ora non ce n’è motivo > Mi voltai e lo guardai negli occhi, lui assunse un’espressione compassionevole, forse perché io esprimevo la mia preoccupazione con gli occhi. < Ho paura di rimanere sola >
< Non succederà e lo sai meglio di me, Juliet > Mi appoggiò le mani sulle spalle. < Non sei un mostro, smettila di pensarlo. Ti è stata data un’opportunità, e tu la sfrutterai al meglio >
< Cominciando da oggi, Juliet > S’intromise Jasper. < Voglio sfidarti, vediamo quanti ne abbatti >
< Lo prendi come un gioco? > Commentò Emmett. < Ci sto > Scossi la testa.
< Okay, vediamo se riuscite a battermi > Accettai volentieri la sfida lanciata dal biondo.
Quando Alice si avvicinò a lui, e Rosalie fece lo stesso con Emmett, io guardai gli alberi dai quali sarebbero spuntati i neonati, anche se non vidi molto, se non ombre che si muovevano, avanzavano.
“Allora?” Spalancai gli occhi e mi toccai le tempie.
“Ed esci dalla mia testa! Ora!”
“Non sono nella tua testa! Sto comunicando con te e basta, sai che non riesco a leggere i tuoi pensieri”
“Già. Comunque stanno arrivando Ed”
“Hai paura?” Sorrisi.
“Fremo dalla voglia di abbatterli tutti”
La risposta mi sembrò esaustiva, almeno a me.
Nessuno parlò quando i neonati avanzarono velocemente verso di noi, non lo fecero nemmeno quando partì per prima, lasciandomi la mia nuova madre, i miei fratelli, le mie sorelle e mio padre alle spalle, cominciando a mutilare vampiri con gli occhi rossi come se non ci fosse un domani.
In seguito partirono anche il resto della mia famiglia, aiutandomi ad uccidere di nuovo i nemici. Io gli tagliavo le teste con le mani che erano diventate delle lame ghiacciate, uccidendoli, come Jasper ed Emmett, mentre Alice e Rosalie poi gli strappavano gli arti per impedirgli di rigenerarsi.
Uno grosso poi tentò di strapparmi la gamba, mentre colpivo un suo compare, ma un ringhio gli fece perdere il momento opportuno per mutilarmi, un ringhio a me familiare. Dopo aver staccato la testa all’omone e al suo compare più magro mi voltai e sorrisi al lupo dal pelo rossiccio che mi aveva aiutata. Si trattava di Jacob, che mi spinse con il muso vicino a Seth, il quale si inchinò.
Voleva che io salissi sopra di lui… Come se fosse un cavallo?
< N-no ma- > Non c’era tempo, forse era questo il concetto che voleva esprimermi Seth, quando mi ringhiò in faccia. < Okay, mi arrendo > Con un balzo fui sulla sua schiena, mi aggrappai leggermente al suo pelo e insieme abbattemmo la maggior parte dei neonati: lui li mordeva e io li colpivo tutti con delle fiamme che uscivano dalle mie mani, e che li carbonizzavano.
Credo che Jasper fosse impegnato e anche Emmett, mentre Carlisle sfruttò le mie fiamme anche contro altri di loro che tentavano la fuga.
“Aiutaci Juliet!”
Feci frenare Seth di colpo, buttandomi a terra goffamente.
< Ahi > Mi rialzai tutta dolorante, guardandomi intorno: noi ormai avevamo finito. < Seth, corri ad aiutare mio fratello, corri! > Cercai di farmi capire con il movimento delle mani, indicando la montagna dove mio fratello e la sua ragazza si stavano difendendo da Victoria, la rossa che voleva vendetta, e dal suo nuovo “oggettino”, un neonato alquanto ingenuo e stupido da farsi persuadere da una donna.
Mi resi conto poi che stavo leggendo nella mente di mio fratello involontariamente, forse perché ero preoccupata per lui. Ma il potere dell’ottenerne altri dai vampiri non doveva sopraffarmi.
< Non andiamo ad aiutarli?! > Domandai a Carlisle.
< Hanno chiesto solo Seth, noi rimaniamo contro gli ultimi >
Mi voltai e vidi tre cappucci neri avvicinarsi a noi velocemente. Li riconobbi tutti, maledetti.
< Cosa è accaduto? > Domandò Jane, la vipera bionda, con un tono assente.
< Un branco di neonati voleva causarci problemi, uccidere Bella, ma li abbiamo abbattuti, ci siamo difesi > Rispose Carlisle con diplomazia. < E voi che fate qui? >
< Abbiamo seguito questi neonati che camminavano a pochi metri di distanza da qui dopo che Aro ci ha avvisati del problema> Rispose ancora la vipera, che poi mi guardò stupita. < Noto con piacere che avete trovato la nostra fuggitiva > Le puntai il dito contro.
< Ehi tu! Io non sono di nessuno, è chiaro? > Risposi a tono. < E poi la mia testimonianza dice fin troppo sulla menzogna che hai appena detto, vipera: avete permesso che i neonati formassero un gruppo numeroso, non li avete puniti, né loro, né chi li ha creati >
Esme mi mise una mano sulla spalla, cercando di zittirmi, perché così avrei solo peggiorato le cose.
< Senti te che accuse ci vengono date, Felix > Guardai l’armadio terrificante e poi fulminai con lo sguardo Jane. < Dunque se qui è tutto risolto, noi torniamo a casa >
“E restateci” Pensai.
< Sono tenuto ad informarti che Aro non è lieto del tuo comportamento, Juliet > Parlò il fratellino emo.
< Non è una cosa che potrebbe interessargli, dato che ora è parte della nostra famiglia > Intervenne Esme. < Riferite ad Aro che lei è con noi, con suo fratello >
< E con la mia famiglia > Continuai.
< Sarà fatto > Rispose l’armadio, mettendosi il cappuccio, come tutti gli altri.
Non appena se ne andarono sospirai di sollievo.
Ma non era ancora finita.
Spuntarono altri neonati da dei cespugli, e purtroppo fecero ululare di dolore Jacob.
Scattai contro quei cinque, aprendone uno con le mie mani, e carbonizzando gli altri sul posto. Li guardai lamentarsi per il dolore e sorrisi. Quanto adoravo vedere quegli stupidi soffrire.
Si erano degli stupidi, perché non si erano mai chiesti per quale motivo li avessero trasformati, né volevano saperlo: avrebbero avuto una vita eterna, no?
No, finchè c’ero io.
< Jacob! > Esclamai, correndo da lui, che era ritornato umano ed era già sotto gli occhi attenti da medico di Carlisle. < Che gli hanno fatto? >
< Ha delle costole fratturate, alcune rotte, dobbiamo agire prima che si autorigeneri, Sam > Anche Sam era tornato umano, ed era un uomo grande e grosso che incuteva paura con il suo sguardo serio.
Tutti i lupi tornarono normali, vestendosi con pantaloncini e maglie che si erano legati intorno ad una caviglia, dato che dopo la trasformazione i vestiti si stracciavano.
Lo portarono via e Carlisle andò con loro. In qualche modo sapere che mio padre era con Same e Jake mi faceva stare meno in ansia, quindi raggiunsi Esme e l’abbracciai, poi Alice e Rosalie mi accolsero tra le loro, sorridenti e amorevoli come sempre.
< Allora? Quanti ne hai uccisi? Io venti > Arrivò Emmett spavaldo.
< Diamine io solo quindici > Si lamentò Jasper.
< Amico no così non va bene eh> Lo prese in giro l’orso Emmett. < Allora? >
< Io venticinque > Entrambi mi guardarono malissimo. < E avrei vinto lo stesso anche senza uccidere gli ultimi due, credo… In ogni caso ho vinto io! > Esultai con le braccia all’aria.
< Dannazione… >
< Andiamo, è la fortuna del principiante! >
< Lamentatevi quanto volete, ma io ho vinto, caso chiuso >
Le donne della famiglia scoppiarono a ridere e anche io.
Ci raggiunsero poi Edward e Bella con anche Seth umano e gli spiegammo cosa era successo a Jacob. L’umana si precipitò a casa dell’amico lupo, mentre Edward tornò a casa con noi.
< Non volevo salirti in groppa… Sai potevi prendertela e- >
< Ma figurati! E’ stato fantastico! E tu sei leggera come una piuma > Sorrisi al sedicenne Seth.
< Sei davvero un ragazzo d’oro > Gli dissi, abbracciandolo. < Ora vai a vedere come sta quel cretino, ci vediamo domani, vengo a trovarvi io > Annuì e cominciò a correre tra gli alberi.
< A domani Juls! >
La minaccia dei neonati era stata mandata letteralmente in fumo dalle mie fiamme.
Ma quella dei Volturi no. No loro avrebbero trovato qualsiasi espediente per scontrarsi contro di noi, contro i Cullen, contro la mia nuova famiglia. A partire da me, perché ero certa che Aro non mi avrebbe mai lasciato vivere felice, con loro.
O ero dei Volturi, oppure morivo.
Ma per ora c’era solo una cosa per cui mi sarei dovuta preparare psicologicamente.
Ovvero il matrimonio di mio fratello.








Angolo autrice:
Ciao a tuuuutti :)
Sono riuscita a mettere il terzo capitolo in orario (fiu u.u) e avverto che visto che la scuola mi sta stressando e facendo salire il crimine con una facilità impressionante, credo che ritarderò questo mese u.u
Comunque... Juliet ha affrontato la vipera Jane (l'ho sempre odiata, odio tutti i Volturi a prescindere, sappiatelo) e gli altri due, che non sono proprio stati un esempio di grande onestà... Come nel film dopotutto u.u
Spero che sia piaciuto e ci si "sente" al prossimo capitolo ^_^

PS: ringrazio l'anima buona che ha lasciato la recensione!

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Capitolo 4
*** Un giorno speciale ***


Un giorno speciale
 
Bella era tormentata da Alice, che ogni santo giorno le chiedeva come volesse sistemare l’una, piuttosto che l’altra cosa riguardante la cerimonia o la serata dopo la cerimonia. Io ogni tanto sentivo che l’umana stava per esplodere e mi trattenevo dal ridere, soprattutto quando Alice le faceva fare mille prove per scarpe e per il vestito da indossare dopo il matrimonio.
Stavo la maggior parte del tempo con mio fratello, a ricordare i tempi andati, da quando eravamo ancora dei bambini e giocavamo insieme, fino a quando, dopo un periodo in cui era diventato un giustiziere per nutrirsi di sangue umano, era stato per un po’ in isolamento con un clan delle vicinanze.
< Clan Denali?... L’ho già sentito sai? >
< Ne hanno parlato i Volturi? >
< No, il mio gatto > Risposi in modo sarcastico, facendolo ridere. < Ma secondo te, coso! >
< Chiedo scusa! Mi sono dimenticato, o meglio ho voluto dimenticare dove sei stata in tutti questi anni > Annuì. < Sai… Credo che ti farebbe bene conoscere quel clan di persona >
< Tu dici? >
< Sono dei nostri cari amici, come noi sono vegetariani, e credo debbano sapere della tua esistenza >
< Okay, allora andiamoci >
 
< Sveglia sveglia svegliaaa! >
Mi alzai di scatto, cadendo dal letto a pancia in giù e sentendo qualcuno ridere.
< Infame che non sei altro >
< Dai, andiamo dal clan di Denali > Spalancai gli occhi.
< Alle otto del mattino?! Che indecenza è?! >
< Loro mica dormono >
< Ma- > Mi bloccai, ringhiai mentre mi alzavo e chiusi la porta in faccia a Edward, come facevo tempo fa, quando dovevamo andare a messa, e mi svegliava bruscamente saltandomi addosso o urlando come aveva fatto poco prima. < Infame era e infame è rimasto >
Aprì l’armadio e decisi di mettermi dei jeans scuri, una canotta, una camicia a quadri, abbigliamento che adoro da quando sono state inventate, ai piedi misi degli stivali, sapendo che stavamo per andare in montagna, e poi misi il gilet.
Quando scesi e vidi una ciambella con il mio solito succo all’arancia rossa mangiai e poi cercai Esme per darle un bacio sulla guancia. Un grazie muto che ero sempre solita dare anche a mio fratello quando mi aiutava in qualcosa oppure per consolarlo nei suoi momenti difficili.
Ed era già in macchina e io lo raggiunsi velocemente.
< Pronta? > Annuì, ancora un po’ assonnata. < E allora si parte > Disse sorridendo.
La Volvo partì e per tutto il viaggio non feci che guardare fuori dal finestrino, ammirando i paesaggi dell’America, più incontaminati che in Italia, dove sorgevano costruzioni ovunque, soprattutto al nord, dove la tecnologia regnava sovrana e non c’erano più le belle abitudini di una volta, come giocare all’aria aperta o fare passeggiate dopo pranzo.
 
Una volta finita la lezione di storia con Marcus mi catapultai a mangiare in sala da pranzo. Anche se ero consapevole del fatto che Aro mi osservava attentamente e in ogni momento non volevo rinunciare al cibo, cosa che ritenevo fondamentale.
< Avevi proprio fame eh? > Mi alzai e guardai verso la porta d’ingresso, dove trovai Jane, una vampira ferma alla probabile età di vent’anni, o forse come me. Non mi era mai stata simpatica a prima vista, ed ora che la sentivo parlare ne ero ogni volta più convinta.
< Già, anche voi siete incontrollabili quando sentite l’odore del sangue umano. Si chiama istinto >
< Non odiarmi, cosa ti ho fatto di male in fondo? > Sorrisi.
< Credi che non ricordo quando mi hai inflitto dolore mentre Felix mi frustava? > Sembrò stupita, perché pensava che non me ne fossi accorta. Invece si. < E poi a prima vista sei fredda, orgogliosa e forse anche crudele… Non sei per nulla una brava persona, nessuno qua dentro lo è >
< Non osare dire ciò a noi e ringrazia che Aro ti lasci vivere anche se non riveli delle tue origini >
< Non so nemmeno cosa sono, come faccio a sapere le mie origini, eh? > Avevo ragione, dicevo la verità e l’avevo spenta. Per questo si infuriò e mi inflisse un male atroce alla testa.
Non sapendo che di certo non ero rimasta a farmi dare frustate per nulla.
Non mi inginocchiai, restai seduta, a fissarla, con il sorriso sulle labbra. Sopportavo quel dolore e lei ne rimase sconvolta, perché quello che mi stava infliggendo era un dolore mortale.
< Adesso basta Jane > Intervenne Aro, che forse aveva sentito parte della chiacchierata. Il dolore svanì e Jane uscì dalla sala sbattendo la porta. < Vai a riposare Juliet > Annuì e mi allontanai.
Mentre percorrevo il corridoio sentivo delle voci provenienti dalla sala del trono dove sedeva Aro spesso, insieme a Caius e Marcus, quindi mi avvicinai e ascoltai la loro conversazione.
< L’ultima volta che ricordo un crimine così grave è stato quando la famiglia di Tanya ha… >
< Esatto Caius, già, la vicenda dei bambini immortali > Rispose Aro. < Era così bello quel piccolo bambino, biondo e con quegli occhi rossi che bramavano sangue umano… Tuttavia sarebbe stato un pericolo per la nostra stirpe. In fondo la madre di quelle tre donne ha fatto uno sbaglio enorme, pagato con la vita >
< Chissà se mai accadrà un evento del genere, se mai i Cullen verranno sterminati, se mai prenderemo i loro membri importanti… >
Mi bloccai, restai ancora ad ascoltarli, per poi tornare nella mia stanza ad elaborare nella mia mente le informazioni che inconsapevolmente mi avevano dato sul passato dei Volturi, che agivano da giustizieri nel modo più cruento possibile.

 
< Eccoci. Ti avverto, dopo che Irina, una delle sorelle del clan, ha subito la perdita di Laurent, un nomade di cui si era innamorata, a causa dei lupi… Diciamo che le sue sorelle non ci accettano molto bene > Lo guardai spaventata e confusa.
< E tu mi porti da loro lo stesso? Sei scemo forse? > Sorrise.
< Eddai non avere paura, ci sono io, li conosco, e anche se sono in pena per Irina… Si mostreranno disponibili, ne sono sicuro > Sospirai.
“Speriamo” Pensai, mentre chiudevo la portiera dell’auto e osservavo le quattro figure da lontano, di cui due erano bionde e le altre due con i capelli scuri.
Mano a mano che ci avvicinavamo mi sentivo in soggezione, poiché l’immortalità aveva aumentato la grande bellezza che possedevano le sorelle bionde, una dai lunghi capelli lisci e l’altra con i boccoli dorati. L’unico vampiro maschio era attraente, anche se sembrava avere dell’olio nei capelli, e la sua compagna sembrava una donna straniera.
< Edward, è un piacere rivederti > Disse boccoli d’oro, avvicinandosi. Poi mi guardò confusa. < E lei chi è?... Non sento odore di sangue umano, ma i suoi occhi sono castani… >
< Tanya, lei è mia sorella Juliet, e Carlisle ha scoperto che è un ibrido > Il vampiro si fece avanti.
< Hai detto un ibrido?... Riesco a sentire il suo potere… E’ molto forte >
< Esatto, Eleazar, riesce ad apprendere tutti i poteri che vede in azione o che percepisce, come te, a differenza del fatto che lei riesce a memorizzarli e utilizzarli > Descrizione completa, ma grazie Ed.
< Salve > Salutai, alzando la mano.
< Non esistevano ibridi da tempo Edward, come mai- >
< Se ci darete la possibilità, ve lo spiegheremo >
< Volentieri> Disse la bionda liscia. < Io sono Kate >
< Io Carmen > Si presentò la mora.
< Eleazar >
< Ed io sono Tanya, è un piacere conoscerti, Juliet > Sorrisi.
< Anche per me conoscere voi >
 
La casa era un’enorme villa di montagna, una sottospecie di baita, di quelle che vorrebbe avere chiunque, diciamo. Non appena fui dentro, Eleazar mi chiese di accendere il fuoco nel camino e io lo feci, solo con la fiamma verde, che voleva significare che ero contenta della situazione.
Fecero accomodare me e mio fratello sul divano e loro si sedettero di fronte a noi, rimanendo in ascolto, attenti ad ogni parola che diceva Ed.
< Tu non conosci le tue origini dunque? > Scossi la testa a Eleazar. < Se non mi sbaglio i primi ibridi apparvero ad Aro poco tempo prima dalla tua trasformazione, e li reputò come una minaccia. Lasciò che venissero tutti messi al rogo per stregoneria. Vennero così sterminati… O almeno così pensò Aro >
< Ma in poche parole gli ibridi sono vampiri che non hanno completato la trasformazione, che sono così solo per un quarto, possiedono solo l’immortalità, la forza, la resistenza e i poteri >
< Già, non hai i sensi sviluppati come i nostri, o la nostra velocità. Ma sembra che te la cavi bene anche senza > Sorrisi.
< Grazie… Già mi hanno… Addestrata a difendermi per molto tempo >
< Una così giovane e innocua ragazza, trasformata in un’eccellente guerriera, fredda… Immagino che abbiano usato le maniere forti > Disse Tanya, accarezzandomi la schiena.
< Non è stato facile. E io non ci torno da loro> Risposi fredda. < Sono creature orrende, che non capiscono quanto sia importante la compassione e il perdono, piuttosto che il potere e la crudeltà per dettare ordini ai nostri simili. Hanno tutti contro e nemmeno se ne accorgono >
Ero sicura di avere tutti i loro occhi addosso, e mi domandai perché mio fratello mi avesse portato proprio lì da loro. Poi ricordai la conversazione origliata, una delle tante, e capì: per domandargli del loro passato, per stringere i loro legami tra clan in vista del matrimonio con Bella. Non mi facevo problemi, anche perché mi sentivo meno sola ora, conoscendo altre persone meravigliose come la mia famiglia.
< Tu vuoi domandarci del nostro passato, vero? > Domandò Tanya.
< Io so abbastanza del vostro passato, e mi dispiace >
< Non devi, però ti ringraziamo > Disse Kate, sorridendomi.
 
Bella camminava per raggiungere all’altare inesistente mio fratello, che la aspettava ansioso e col sorriso che non riusciva a trattenere. Charlie la sosteneva e camminava a testa alta, guardandosi intorno come se si fosse sentito in imbarazzo o a disagio.
Finalmente, dopo tanto tempo, quei due si sposavano. Ero davvero felice, e lo dimostravo sorridendo, senza mai smettere di farlo. Bella mi aveva inoltre scelta come damigella, però Edward mi aveva voluta come testimone, quindi alla fine svolgevo un doppio ruolo.
Ed ero circondata da persone, che, anche se avevano gli occhi puntati sulla coppietta felice, di certo mi avevano notata. Sentivo lo sguardo delle amiche umane di Bella addosso, ma non era una sensazione molto gradevole. Cercai di non pensarci e mi concentrai su mio fratello e su quanto fosse felice in quel momento.
La cerimonia pareva svolgersi solo per loro due, sembrava che non prestassero attenzione alle altre trenta persone, se non di più, che li guardavano commossi e felici. E lo ero anche io, perché mio fratello aveva sempre meritato il meglio, soprattutto in quei tempi in cui credeva di essere un mostro.
Ed era emigrata dall’Arizona Bella, con la sua innocenza e la sua normalità, pronta, o anche no, a cambiare radicalmente in meglio la vita di Edward.
Una volta terminato il tutto, Bella non mancò di certo il lancio del bouquet.
E non mancò nemmeno il bersaglio, perché me lo lanciò precisamente tra le mani, senza che me lo aspettassi, senza che lo volessi.
Edward aveva gli occhi che erano un misto tra il divertito e il preoccupato, ma nascosi il mio disagio con un sorriso e qualche battutina simpatica alla mia nuova cognata.
Dolce e dalla formidabile, benedetta mira.
Durante il corso della serata si mangiò e mi decisi a fare il mio discorso.
< Scusate?... Posso dire qualcosa? > Domandai discretamente, alzandomi in piedi, sistemandomi il vestito verde e lungo che Alice mi aveva costretta ad indossare. Tutti scoppiarono a ridere, perché era la verità. < Bhè io sono la sorella minore di Edward. Con lui ho passato sette anni stupendi, tra giochi e scherzi. Quando poi ci siamo separati per la scomparsa dei nostri genitori naturali io sono stata… Affidata ad una… Ad una famiglia che non mi trattava come un essere umano… Quando ho scoperto poi dove si trovava Edward, circa qualche mese fa, non ho perso tempo e l’ho trovato. Mi hanno accolta e li ringrazio. Ma il succo di questo discorso è che sono felice per lui, di averlo trovato. Ed ora che è felice, lo sono anche io, immensamente. Anche perché si è sposato Bella, una ragazza che… Adoro, davvero. Cin cin, agli sposi >
Esme, se solo ne avesse avuto la possibilità, avrebbe pianto; non so perché ma ne ero fortemente convinta, lo stesso Tanya e Carmen, che avevo scoperto quanto fossero due donne amorevoli tanto da sembrarmi come delle sorelle maggiori. Bella si alzò in piedi, stupendomi, e penso fece lo stesso effetto a tutti, e mi abbracciò forte, cercando di non rovinarmi lo chignon complicato che mi aveva fatto Rosalie con tutta sé stessa.
< Grazie, davvero. Sei una persona fantastica Juliet > Ci guardammo, entrambe sorridenti.
< Anche tu, solo che ci è voluto mio fratello per fartelo capire > Rise insieme a me per la battutina e poi aprì le danze con suo padre.
Io rimasi in disparte, ad osservare com’era cambiata la ragazza insicura che avevo conosciuto, impaurita da me e dal mio potere, mentre indossava un vestito color crema che la rendeva più allegra e contenta, dato che quello era il suo giorno.
< Sei bellissima > Mi voltai di scatto e incontrai gli occhi di Tanya, dolci e sorridenti.
< Anche tu Tanya > Risposi. < Per non parlare di tutta la tua famiglia eh, belli anche loro, ovviamente >
< Non credere che non ti capisca > Aveva il tono un po’ più serio e io la guardai confusa. < So come ti senti. Tuo fratello e Bella ora si sono uniti per sempre, si sono trovati, mentre tu, come me e Kate, per ora non hai nessuno accanto a te che ti guardi in quel modo > Sospirai.
< Mi capita spesso di pensarci, ma dato che è il loro giorno non voglio che nessuno lo sappia >
< Dammi retta, qui non c’è nulla per te, niente è al tuo livello >
< Come nessuno compete con la vostra bellezza > Ricambiai il complimento. < Comunque sono solo pensieri, non fissazioni. Sto bene in fondo, con la mia famiglia > Guardai verso Emmett e Rosalie, la quale mi sorrise e mi alzò il bicchiere per chiedermi se avevo sete. < Scusa, ho la gola secca >
Mi sorrise, come feci anche io, e presi in mano il bicchiere che mi porse Rosalie, cominciando a parlare con lei riguardo all’organizzarci per uscire ogni tanto o magari passare il tempo insieme in casa. Emmett s’intromise sfidandomi ad un combattimento, che accettai volentieri.
Ma avevo una settimana, se non di più, da sfruttare, senza mio fratello.
Pensai che un po’ mi sarei annoiata, poiché loro non avevano i miei stessi interessi. Ma scacciai via quel ragionamento quando vidi da lontano arrivare Jacob in camicia e pantaloni eleganti con Seth, vestito uguale.
< Ragazzi!>
< Ciao Juls, sai dov’è Bella? > Indicai a Jacob la strada per raggiungere la ragazza e poi mi salutò con due baci sulla guancia. < A dopo >
< Allora? Come si svolge la festa? >
< Piuttosto bene, penso. Come mai questa sorpresa? >
< Jacob mi ha ricattato > Lo disse divertito e mi fece ridere. Seth era davvero un ragazzo simpatico, sembrava troppo in sintonia con tutti per essere nemico naturale dei vampiri. < Se non lo accompagnavo mi aspettava un addestramento allucinante! >

Quando Seth mi invitò a ballare accettai e dissi che non ricordavo bene come si faceva, ma non ci furono problemi. Mi parlò di come si era ripreso bene il suo amico grazie all’aiuto di Carlisle, ma anche di come aveva reagito male quando aveva ricevuto l’invito del matrimonio. Restai ad ascoltarlo attenta, anche se di solito sono gli uomini che devono lasciar parlare le donne.
Ma tutti quelli che ho conosciuto fino a quel momento non erano persone che seguivano i consigli dettati da generazione in generazione. E andava bene così.
Mentre ballavamo, sentivo il cuore diventare caldo, una cosa mai successa, nemmeno quando, di tanto in tanto, qualche umano attirava la mia attenzione. Era qualcosa di strano, che però non potevo definire come un sentimento di amore… Perché io per Seth provavo una buona amicizia, niente di più, lo sapevo benissimo. Che si trattasse dell’effetto che aveva quest’amicizia su di me? E cioè benefico?
Non era una cosa da escludere completamente.
Era venuto il momento di andare per mio fratello e sua moglie, quindi mi avvicinai per salutarli con un cenno. Invece di fare lo stesso, mio fratello mi venne incontro e mi abbracciò forte.
< Lo senti questo rumore? Sono le mie costole che implorano pietà Ed! > Si staccò da me sorridendo.
< Ci vediamo quando torniamo Juliet. E bada alla famiglia >
< Okay Edward. Buona luna di miele > Mi diede un bacio sulla fronte e corse in auto.
Quando mise in moto tutti applaudirono, perfino gli umani della stessa età di Bella, evidentemente gelosi della sua fortuna, i quali secondo me non si erano nemmeno goduti appieno la gioia di quel giorno. Ma erano solo degli adolescenti, cosa potevano capirne loro?
< Sei stanca Juliet, vai a riposarti, ci pensiamo noi qua >

Un paio di braccia mi presero le spalle e mi trascinarono in casa.
< Niente ma Mini Ed, forza vai a riposarti > Scossi la testa e salutai con un cenno Jasper, prima di andare in stanza e per prima cosa sciogliermi i lungi capelli neri sulle spalle.
Lì mi accorsi davvero di essere assonnata, perciò mi sfilai il vestito e indossai il pigiama senza nemmeno struccarmi il poco ombretto che mi aveva messo con cura Alice, mi infilai sotto le coperte e dormì profondamente, senza ricordare per un attimo il mio passato.








Angolo autrice:
Innanzitutto buonsalve a voi e spero che nessuno mi ammazzi per l'enorme ritardo, dovuto anche al malfunzionamento del mio caro catorcio (computer u.u).
Bhè finalmente è arrivato sto cacchio di matrimonio! :) Secondo me nel film l'hanno rappresentato anche bene, come molte altre cose ovviamente.
Ringrazio di cuore l'anima buona che ha ancora detto la sua su questa ff uscita da non so dove e vi saluto!
Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 5
*** La fine di due settimane stupende ***


La fine di due settimane stupende
 
< Ma non è possibile! Andiamo! > Scoppiai a ridere.
< Senti coso, è naturale che se mi attacchi senza ragionare io ti blocchi >
< Ma è la terza volta! Come fai? Mi leggi nella mente? >
< Emmett, io non voglio quel potere, chiaro? E non osare dire che sono fortunata >
< Va bene, hai vinto, vado a caccia con Rose, magari mi dà più soddisfazione > Scoppiai a ridere e l’orso mi fece una smorfia. Avevo appena vinto un’altra sfida, lanciata da lui.
Feci per rientrare, ma Jasper mi bloccò e mi prese da parte.
< Come va Mini Ed? >
< Bene e tu? Non devi andare a caccia? >
< Tranquilla, stasera io ed Alice porteremo a casa un bel bottino >
< Buon per voi. Io credo che dopo essermi fatta una doccia dormirò per tutto il pomeriggio >
< Immaginavo lo dicessi. Senti… Puoi farmi un favore? > Lo guardai negli occhi dorati, confusa.
< Dipende di che favore si tratta > Risposi incrociando le braccia.
< Puoi dirmi come sei diventata così forte, pur non avendo le nostre capacità? >
No che non potevo farlo, altrimenti ti avrei rivelato il passato che ogni notte mi tormentava da quando ero scappata dai Volturi.
< Non lo so Jasper, non è facile parlarne > Risposi a testa bassa, stringendomi nelle spalle.
< Perché ti hanno torturata o per cosa hai fatto? > Mi chiusi nel mio guscio, alzando lo sguardo. Ero certa di avere un aspetto freddo, perché non era un argomento leggero per me, e preferivo sinceramente evitarlo, ad ogni costo. < Prima o poi dobbiamo sapere cosa ti è successo >
< Entrambi, nell’ordine che hai dettato >
Jasper mi mise una mano sulla spalla e con quel gesto sentì che mi voleva trasmettere delle emozioni diverse da quelle che provavo qualche secondo prima, infatti non mi sentivo più così tanto chiusa da non parlare dell’argomento, ed ero convinta che fosse meglio confessarmi.
< Mi faccio la doccia e una volta sul divano parlerò >
 
< All’inizio Aro mi ha curata e mi ha lasciata riposare quando mi ha rapita e trasformata. Ricordo che al mio risveglio ero su un letto morbido e comodo, in una stanza che però era molto umida e molto fredda, il che mi fece ricordare che era inverno. Appena sveglia Aro, Caius e Marcus erano di fronte a me, che mi fissavano con i loro occhi rossi inquietanti. Mi chiesero cosa ricordavo, e io risposi quasi nulla, solo che avevo sofferto tanto. Poi mi hanno cominciato a fare domande come “Sai cosa sei?” o anche “Dove sono i tuoi simili?”… E io rimasi a guardarli male e risposi “Io sono un essere umano, o meglio lo ero fino a qualche ora fa. Ma ora non so cosa sono, se non lo sapete voi”… Da quel momento Caius volle torturarmi a frustate, lo fece per un po’, sotto l’appoggio di Aro, che si divertiva nel vedermi così resistente, anche se avevo solo un quarto della vostra forza > Sospirai, riordinai i pensieri e le parole giuste da dire a Jasper e continuai. < Poi Aro capì che ero un potenziale da sfruttare. E così mi fece addestrare dalla vipera bionda e Felix l’armadio inquietante >
< Ed è questa la parte peggiore, vero? > Domandò, guardandomi intensamente, cercando di capire cosa provavo nel dire quelle cose, forse… Molto probabilmente.
< No. Il peggio è venuto dopo, Jasper, quando ero addestrata, quando mi fecero diventare un’assassina che non si faceva sentire nemmeno da un neonato quando gli mozzava la testa > Risposi con voce tremante. < Aro non aveva più bisogno di muoversi, né di mandare Jane, perché aveva me. Uccidevo chiunque fosse nella sua lista nera, risparmiando alcuni di loro all’inizio, ma alla fine arrivai ad uccidere chiunque, senza pietà > Mi prese le mani, che intanto erano colorate di un blu leggero.
< Ci sono passato anche io, so come ti senti > Annuì e deglutì.
< Quando ho capito che il mio potere poteva essere utilizzato anche per il bene mi sentii una stupida, perché avevo fatto una strage di morti e solo dopo essermi accorta di ciò l’ho pensato… >
< E quando hai sentito che Edward era ancora vivo, diciamo, non hai perso tempo >
< Volevo rivedere l’unica persona che non mi avrebbe considerato un mostro >
< E volevi cambiare. Così facendo sei cambiata davvero. Adesso sei una Cullen, sei anche mia sorella e penso che non ti sei mai meritata la vita che hai fatto finora > Lo abbracciai, sapendo che anche Esme e Carlisle, che erano rimasti in casa con noi, mi avevano ascoltata, in qualche modo mi nascosi per l’imbarazzo quando mia madre e mio padre entrarono in salotto.
< Voglio anche io così tanto affetto dalla mia bambina > Richiamò la mia attenzione Carlisle, facendomi sorridere e correre tra le sue braccia. < Da ora in poi andrà tutto bene Juliet >
< Lo so papà, lo so >
< Ho sentito bene forse?! > Annuì. < La mia bambina… >
I miei veri genitori non si erano mai comportati così, ma di certo non mi volevano male, poteva anche essere che in quel momento avevo bisogno di molto affetto, ma Carlisle ed Esme erano degni di essere considerati i miei genitori così come Jasper, Rosalie, Emmett, Alice e Bella erano allo stesso livello di mio fratello.
< Scusate, ma adesso ho un po’ sonno… >
< Mi sembra ovvio, dopo aver bloccato, anzi, placcato Emmett per tre volte > Scoppiarono tutti a ridere.
< E ho vinto Jasper, non dimenticarlo eh! >
Mi sdraiai sul divano di pelle, il che mi diede sollievo per qualche secondo dal caldo che c’era fuori e in casa, essendo il clima ancora simile a quello estivo. Chiusi gli occhi e pensai a cosa stava facendo in quel momento mio fratello, togliendomi la prima cosa che avevo pensato dalla testa.
Ma non fu per nulla una buona idea.
 
Era come se fossi lì, vicino a Edward, mentre stava accanto a Bella, che si era appena sentita male.
< Bella che ti prende? > Le sosteneva i capelli ed era ansioso di sapere la risposta alla sua domanda.
< Maledetto pollo avariato > Commentò lei, facendomi ricordare che anche io una o due volte avevo mangiato roba andata a male, e che l’avevo vomitata come stava facendo lei.
< Ti senti bene? > La voce di mi fratello era carica di tensione.
Ma ti sembra che stia bene? E’ sul water a rigettare la cena/colazione e credi che ti risponderà che vada tutto bene? A volte davvero non capivo la stupidità di certe domande.
< Ora si, non è un bello spettacolo vedermi in queste condizioni Edward > Si alzò e gli diede leggeri spintoni per allontanarlo, ma la testa di marmo di mio fratello era dell’idea che dovesse starle appiccicato come una cozza.
Osservai come, dopo essersi ripresa e dopo aver bevuto e mangiato ancora, Bella vomitò di nuovo, questa volta in modo più violento di prima, e mio fratello pensò che avrebbe voluto che ci fossi lì io ad aiutarlo e consolarlo. Ma io ero lì! Come mai non se ne accorgeva?
Ad un certo punto mi accorsi del viso di mia cognata e del fatto che era diventato un misto tra preoccupazione e incredulità, mentre tirava fuori un sacchettino blu con dentro dei pacchettini colorati. Cominciò a contare sulle dita e sgranai gli occhi quando capì che stava facendo.
Quelli erano assorbenti. E Bella si era accorta che il suo ciclo non era regolare.
E ciò voleva dire solo una cosa.
Non ebbi il tempo di ragionare che una fitta alla fronte mi fece cadere in ginocchio, facendomi mettere le mani in testa. Ebbi delle visioni.
C’era veramente qualcosa di strano e fortunatamente Bella ne era consapevole.
 
Mi alzai di scatto, urlando come un’idiota mentre cadevo con la faccia a terra dal divano.
< Che succede Juliet?! > Mi corse incontro Esme, che mi aiutò a rimettermi sul divano.
Mi tremavano le gambe e le mani, ma non cambiavano colore, in qualche modo però era tutto dovuto alla reazione che avrebbe sicuramente avuto mio fratello alla notizia di Bella.
Se solo avesse potuto reagire in quel modo, ma non poteva, perché era un vampiro, le emozioni non lo colpivano talmente tanto come succedeva a me.
< Juliet guardami, guardami! > Carlisle mi puntò una pila sull’occhio e io lo chiusi di scatto.
< No no no! Non ho una crisi papà! > Mi alzai di scatto, scostando Esme.
< Hai fatto un incubo? > Domandò Rosalie, che era appena tornata con Emmett dalla caccia.
< N-no… Era troppo reale… Troppo, TROPPO REALE MALEDIZIONE > Alzai il tono di voce, presa dal panico. < C’è qualcosa… Qualcosa… Dentro di lei… >
< Juliet di cosa parli? > Domandò Carlisle, avvicinandosi a me.
< Io l’ho vista… Quella cosa piccola… Dentro di lei > Sembravo una pazza, ne ero certa.
Poi il telefono di casa squillò e io lo guardai con gli occhi spalancati, avvicinandomi, rispondendo.
Mi sorpresi del fatto che tutti mi lasciarono rispondere, senza bloccarmi, ma forse avevano capito qualcosa che io ancora non sapevo e me ne avrebbero parlato dopo.
< Pronto? > Domandai, pur sapendo per intuizione che era mio fratello.
Juliet?... Ascoltami, passami Carlisle, ti prego è urgente >
< Bella? > Silenzio, tutti mi guardavano preoccupati. < E’ per ciò che… Che porti dentro te? >
Ma… Come hai fatto? >
< Io dormivo… E ho visto… E sentito… Io l’ho vista >
Passami Carlisle, ti prego Juliet… Non so che fare… E’ possibile che un vampiro cada in stato di shock? > Mi svegliai al sentire quella notizia: mio fratello era forse immobile per la sorpresa appena saputa. Ripresi il controllo di me stessa e impugnai meglio il telefono. I miei muscoli si sciolsero ed espirai l’aria che era rimasta intrappolata in tutto quel tempo nei miei polmoni.
< Digli di stare calmo, ora parlate e risolvete la cosa > Guardai mio padre e gli diedi il telefono in mano, per poi sedermi sul divano e guardare un punto fisso sul pavimento. < Alice hai delle visioni? >
< I-io… No. Juliet non vedo nulla. Tu si? Cosa vedi? > Scossi la testa.
< Ho visto e sentito abbastanza per i miei gusti > Dichiarai. < E ora- > Guardai Esme, implorandola con i miei grandi occhi marroni, era la volta buona che si rendessero utili. < Ditemi perché mentre dormivo ero nella stessa stanza, in Brasile, dove mio fratello e Bella dovrebbero trascorrere la luna di miele >
Dal silenzio che calò improvvisamente dedussi che dovevo aspettare che mio padre e mia madre me ne parlassero insieme, forse con l’appoggio anche di tutti gli altri.
< Edward ora chiama l’aeroporto, tornano a casa > Disse Carlisle, mettendo a posto il telefono. < E non ti devi preoccupare per quello che ti è successo, a quanto pare la telepatia che non vuoi sviluppare si è estesa solo con Edward, non è una cosa pericolosa > Sospirai.
< Però io vorrei anche dormire ogni tanto >
< E lo farai, adesso hai sentito che era tutto troppo reale per essere un sogno, quindi lo scaccerai via ogni volta che ti addormenterai. Non dovrai pensare a tuo fratello, Juliet > Annuì. < E ora dimmi: che cosa hai visto in Bella che Alice non riesce a vedere nel suo futuro? >
Tornai a guardare a terra, poi le immagini del viso di Aro, Caius e Marcus tornarono a tormentarmi, inoltre vidi Jane sorridermi come faceva quando mi vedeva in difficoltà.
< Quella creaturina non è normale… Ho sentito un cuore battere, l’ho vista in grembo a Bella… >
< E’ incinta di sicuro… Ma non è mai capitata una cosa simile >
< E’ questo il problema >
 
Le sedici ore di volo passarono, Carlisle, Emmett e Rosalie andarono a prendere mio fratello e mia cognata in aeroporto, mentre io camminavo avanti e indietro per la casa, sotto gli occhi preoccupati di mia madre, di Alice e Jasper. Gli ultimi due cercavano di distrarsi parlando tra loro, ma Esme non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso. Mi sentivo un’idiota in quelle condizioni, ma almeno sfogavo la tensione sulle mie gambe, soprattutto sui polpacci, che sentivo bruciare da cinque dei trenta minuti in cui ero entrata in quello stato preoccupante.
< Juliet SMETTILA >
Mi fermai e alzai lo sguardo verso Esme stupita: era la prima volta che alzava la voce con me e la cosa non mi piaceva molto. Voleva dire che ero preoccupante in un modo inimmaginabile.
< Ti prego smettila di camminare così, di non parlare > Disse con parole più dolci. < E’ un problema che colpisce tutti, non prenderla troppo personalmente >
< Troppo personalmente? Quella cosa mi ha trasmesso delle sensazioni, tra cui la paura e l’ansia… Ha scelto di trasmettermele, e io non gliel’ho impedito, non potevo mamma >
< Forse lo ha fatto per informarti… Magari vuole che tu stia accanto a Bella e Edward più di noi >
< Ma se nemmeno mi conosce? >
La porta di casa si aprì e mia cognata entrò appoggiata a mio fratello. Lasciai che li portarono in salotto, fecero sdraiare Bella e Ed si mise accanto a lei. Fu allora che li vidi.
Ed era perfetto, come sempre, ma era incredibilmente teso e non sapeva come comportarsi, se nascondere le sue emozioni o lasciarle andare.
Bella era dimagrita e impallidita notevolmente, aveva delle occhiaie spaventose e a malapena riusciva a tenere le palpebre alzate da quanto era debole. La sua pancia era allo stesso livello di una gravidanza di tre mesi e non era una cosa positiva, nemmeno normale.
Rimasi dietro il muro bianco, a guardare Carlisle mentre metteva flebo all’umana e le iniettava non so quale diavoleria che la faceva tenere in vita, erano tutti attorno al divano, preoccupati e tristi nel vedere Bella in quell’aspetto così spaventoso e debole.
< Juliet? > Alzai lo sguardo verso Edward. Mi aveva chiamata lui. < Ti prego > Chiusi gli occhi e mi avvicinai al divano anche io. Presi la mano che mi tese mio fratello e intrecciai le dita alle sue, sforzandomi di sorridergli.
Quando guardai Bella, le sue labbra si incurvarono verso l’alto, sforzandosi, anche lei mi tese la mano e io la presi, tremando di paura per lei, perché essendo legata a Ed avevo il suo stesso desiderio che lei rimanesse viva, con lui, per sempre.
< Lui ti ha mostrato, vero?... Tu… Hai paura per questo? > Parlò con fatica, ma io annuì decisa.
< Si… Mi ha colta di sorpresa. Ma sto bene e starai bene anche tu, insieme alla piccola cosa > Lo dissi in modo scherzoso, non più in modo dispregiativo come prima.
< Grazie >
Sospirò e si addormentò, io mi voltai verso Ed e gli accarezzai i capelli.
< Quella piccola cosa merita di vivere, perché è tuo figlio, o tua figlia, Ed >
Anche perché se fosse stato di qualcun altro non ci avrei messo molto ad ucciderli entrambi.









Angolo autrice
Eccomi ancora u.u
Bhè sono arrivata a scrivere questo imprevisto avvenuto nella storia originale, che tra l'altro mi ha colsa di sorpresa: insomma i vampiri femmina non possono avere figli, perchè il loro corpo non cambia più, okay, ma i vampiri di per sè è come se fossero morti... Quindi che ci fanno con gli spermatozooi? Bha.
Non ho nulla da dire... QUindi mi dissolvo dopo aver detto questa cretinata u.u
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 6
*** Deve uscire subito! ***


Deve uscire subito!
 
Jacob era venuto a sapere della cosa, e non aveva reagito bene, per nulla.
Era toccato a me perciò provare a farlo ragionare.
Ed era ciò che facevo ogni giorno, da quando aveva visto le condizioni di Bella per la prima volta.
< Oggi come va? > Mi avvicinai a lui, che era seduto sulle scale dell’ingresso di casa nostra.
< Ho un problema in più di cui preoccuparmi, oltre che dell’aspetto osceno di Bella > Lo guardai confusa e lui ricambiò il mio sguardo. < Sam… Ha paura per quella cosa che cresce dentro Bella, in poche parole vuole ucciderla > Spalancai gli occhi.
< Tu non glielo permetterai mai, vero? >
< No, né io e nemmeno loro >
Guardai dove lo faceva lui e vidi spuntare Seth e Leah in forma umana da dietro un albero. Sorrisi, mi sentivo sollevata, almeno avevano capito che per ora non c’era pericolo per loro.
< Jacob… Lei vivrà, non continuare ad essere così in pena per- >
< Io voglio bene a Bella, da molto più tempo di tuo fratello. E lui è stato così idiota da farla rimanere incinta di qualcosa che assomiglia a… A un mostro! >
< Ma lui non lo sapeva! Nessuno aveva mai intuito una cosa simile! Che ne sapevamo riguardo alla fecondità illimitata anche per i maschi di vampiro, eh?! Nulla! > Si calmò, e anche io. < Senti, ora se continuerà così arriverà viva al parto e- >
< E dopo? >
Per fortuna fummo interrotti da Esme, che mi chiamò d’urgenza da dentro casa.
Bella aveva rischiato un collasso o un infarto, non avevo capito bene, ma comunque era peggiorata in quei tre minuti che l’avevo lasciata con Rosalie e Edward.
< Come sei pallida… > Dissi per me, scuotendo la testa e guardandola con una smorfia.
Poi mi illuminai d’immenso.
Sotto gli occhi di tutti corsi in cucina, presi una busta trasparente che conteneva un liquido rosso e il brico del mio succo all’arancia rossa. Versai le due cose dentro ad un bicchiere con il coperchio e ci infilai la cannuccia, poi corsi in sala e attirai l’attenzione di Bella.
< Hei! Senti che ne dici di bere un po’ di questo? > Mi abbassai per porgergli il bicchiere, che tenne in mano debolmente, guardandomi confusa. < Non è veleno, te lo garantisco. Fidati di me, è buono >
< Cosa c’è lì Juliet? > Domandò mio fratello.
< Lo dirò solo dopo aver sentito che ne pensa Bella > Risposi, incrociando le braccia.
Mia cognata sorseggiò piano piano la bevanda, poi spalancò gli occhi e cominciò a bere con più foga, come se le piacesse, come se la dissetasse. Intanto i valori sugli strumenti medici di papà si stabilizzavano e la pelle dell’umana riprendeva un poco di colore.
< E’ davvero buono! Che cos’è? > Sorrisi e presi il bicchiere, vuoto, in mano.
< E’ sangue AB stagionato da non so quanto, mischiato a succo all’arancia rossa > Dissi allegra.
< Cosa?! > Bella sembrò avere la nausea, ma dalla pancia da donna di otto mesi riuscì a sentire un suono, un rumore… Dei calci improvvisi. Mi domandai come, dato che non avevo l’udito dei vampiri, ma poi ricordai del legame che si era formato con quella cosina nella sua pancia e capì che voleva comunicargli quanto le piacesse il mio intruglio. < Gli piace… Mi… Mi piace >
< Juliet sei un genio! > Esclamò Carlisle abbracciandomi. < E’ un sistema momentaneo per nutrire il feto e per mantenerti in vita, finchè non partorirai > Bella annuì ed io mi sentì realizzata.
Da quel momento, in quella settimana, che sarebbe poi stata l’ultima prima del parto, cercai di convincere Sam ad ascoltarmi, perché io potevo assicurargli che la cosina nella pancia di Bella non era pericolosa, e che se lo fosse stata, allora sarebbe stato mio compito ucciderla. Edward mi aveva dato il compito, dato che lui non ne avrebbe avuto il coraggio.
< Sam non ti ascolta? > Per la prima volta Leah mi parlò. Me la ritrovai davanti a me in piedi, che mi guardava seria e con le braccia ai fianchi. Io ero seduta all’entrata di casa, a guardare il nulla.
< Già. In fondo è naturale, vuole proteggere tutti qui a Forks e anche il suo branco. E’ un capo e come tale deve farsi rispettare > La ragazza lupo mi guardò torva.
< Non puoi dargli ragione! Potrebbe causare la morte di quella… Cosa e di Bella insieme e tu lo appoggi? >
< E’ un alfa, un capo branco, quindi ha il dovere di proteggere i suoi componenti, così come sta facendo Jacob con voi, dato che ormai siete un branco separato dal loro > A quelle parole Leah sospirò, consapevole che molto probabilmente non si sarebbe mai più riconciliata con Sam.
Mi alzai e gli diedi una pacca sulla spalla, lei in cambio mi sorrise in modo sforzato.
Mentre io entravo in casa, Esme usciva con Carlisle a cacciare. Mia madre diede dei vestiti puliti a Leah, per lei e per Seth, e la lupa ringraziò senza dare cenno di felicità.
Quello lo fece dopo, quando mi guardò e mi sorrise davvero.
Era una sorella e una madre per Seth, lo proteggeva, a lui come a Jacob, sembrava la loro balia e la cosa mi inteneriva più del dovuto. Ero contenta di averli conosciuti, contenta che fossi in parte mortale e che quindi potevo essergli più simpatica di tutti i miei familiari.
Entrai in casa allegra, con l’intento di raggiungere mio fratello e Jacob nel salotto dove Bella era sdraiata. Il lupo e la ragazza stavano parlando di non so cosa, forse del fatto che ormai mancava poco al parto, ma ci scherzavano ed erano contenti. Anche se Jacob doveva essere distrutto, per me.
< Ehilà > Salutai, entrando tutta allegra. < Papà e mamma sono a caccia >
< Lo so, mi hanno avvertito > Disse mio fratello, sorridendomi.
< Rose… > La bionda le si avvicinò, in ascolto. < Credo di aver bevuto sette litri in un’ora > Spiegò mia cognata. Ci spostammo tutti e lasciammo che Rosalie la portasse in bagno. < Posso camminare?... Mi sento tutta indolenzita… > Mi faceva tenerezza, con quella sua pancia grande quanto un continente e gli arti senza muscoli, senza carne, pallidi.
Il sangue aveva dato la possibilità alla cosina di crescere bene, ma Bella intanto non assumeva nulla e rimaneva con quell’aspetto cadaverico.
Nell’alzarsi, l’umana rovesciò a terra l’ultimo bicchiere che le avevo preparato, ancora pieno, e il tessuto del divano si macchiò del tutto di rosso. Bella fece per prenderlo, ma io la precedetti.
< Ah! > Sussultò, io tornai in posizione eretta e la guardai impaurita.
Mezzo secondo dopo urlò di dolore e il sangue che avevo nelle vene si congelò completamente. Il so corpo era ancora inarcato tra le braccia di Rosalie quando cominciò a vomitare sangue per terra.
 
Eravamo schizzati tutti e tre, con Bella in braccio a Rose, sul piano di sopra, io ero uscita per qualche secondo fuori in balcone per avvisare Carlisle nel caso Alice non fosse arrivata in tempo: schioccai le dita verso il cielo notturno e una fiammata blu uscì dalle mie dita, altissima, durò per cinque secondi, poi ne produssi altre due, sempre blu, per far capire quanto fosse pericolosa la situazione, come quello non fosse un parto normale.
Non lo era per niente.
Tornai nella stanza e osservai spaventata Bella mentre si dimenava come un pesce fuori dall’acqua, in preda a delle convulsioni causate dalla cosina nella sua pancia, che voleva uscire ed era impaziente.
Rose le strappò i vestiti di dosso ed ebbi un crampo improvviso allo stomaco quando osservai il corpo scheletrico di mia cognata. Impressionante.
Poi cominciò a mancarmi sempre meno l’aria e mi avvicinai a mio fratello, in ansia e con il viso che esprimeva paura, se non terrore.
< Ed! Il feto sta soffocando! >
< Deve essersi staccata la placenta! > Urlò Rosalie.
Poi Bella si rianimò, spalancando gli occhi in maniera impressionante e afferrandomi il polso.
< Fatelo uscire! > Urlò contro di me. < NON RESPIRA! Deve uscire SUBITO! >
< La morfina- >
< NO ADESSO! >
Alice era entrata nella stanza di corsa e con gli occhi dorati ardenti, mentre Rosalie senza farsi vedere da mio fratello aveva tirato fuori un bisturi ed era sulla pancia di Bella, concentrata.
< Aspetta che entri in circolo la morfina! > Gridò mio fratello.
< Non c’è tempo! > Sibilò la bionda. < Il piccolo sta morendo! >
Le perforò la pelle della pancia con la piccola lama e sia io che Jacob notammo come aveva perso la concentrazione in quell’istante, come guardava ipnotizzata il sangue di Bella, con i denti scoperti.
< Jake! > Lui si fiondò sulla bionda, che però lo ferì al braccio con il bisturi. Ma si lasciò picchiare con qualche pugno dal lupo, sicuramente voleva solo che il feto nascesse.
Le ghiacciai la bocca, immobilizzai mani e piedi, poi arrivò Alice che la trascinò giù. Non mi preoccupai del ghiaccio che le avevo lasciato attaccato, poiché non sarebbe morta per quello.
< Jacob, Juliet, ho bisogno di voi! >
 Ci avvicinammo insieme al tavolo operatorio, in attesa di ordini.
Ma capì immediatamente cosa andava fatto.
< Respirazione artificiale Jacob > Gli ordinò, mentre io continuai il lavoro che aveva interrotto Rosalie.
Non mi attirava per nulla il sangue, ero inoltre concentrata a non far del male alla creaturina, che mi trasmetteva una voglia di lottare per lei che era disumana. Continuai ad aprire la carne viola pallido di Bella e quando ebbi finito non ebbi il tempo di appoggiare il piccolo strumento tagliente, che udimmo tutti un rumore che ci fece spalancare gli occhi. Era terrificante.
La schiena di Bella si era appena spezzata.
< La spina dorsale > Ansimò Ed, in preda al terrore.
< Tiralo fuori! Ormai non sente niente! > Ringhiò Jacob.
Mio fratello mi implorò con lo sguardo e non potei fare a meno di annuire, di avvicinarmi al corpo martoriato di Bella, che mi faceva pena, tenerezza, compassione.
Jacob continuò la respirazione artificiale, intanto io allungai le mani e con qualche manovra veloce e indolore per Bella, sperai, impugnai nella mia mano destra qualcosa di tondo e duro, e nella sinistra qualcos’altro di tondo, ma era più morbido e dedussi che si trattava del suo piccolo sederino.
< E’ una bambina! Una piccola femminuccia! > Esclamai contenta.
Edward la prese con sé, la avvolse in un asciugamano e la guardò meravigliato, togliendole del sangue dagli occhi. Sembrava che in quel momento si fosse dimenticato di quei minuti precedenti al parto, dove era terrorizzato e non sapeva che fare.
< Renesmee > Sussurrò.
< Fammi… Dammela > Gracidò Bella.
Bloccai il tentativo di Jacob di fermarlo e osservai come Bella sorridesse, felice, nel vedere quella cosina, anche se l’aveva torturata. Era pur sempre sua figlia, no?
< Renes…mee. Sei… Davvero bellissima >
Ma le cose non migliorarono da lì in poi.
Mia cognata improvvisamente perse vita, i suoi occhi rotearono all’indietro e mi decisi ad impugnare la siringa preparata qualche giorno prima da mio fratello. Lui mi bloccò e mi diede la piccola in braccio.
< Juliet, prenditene cura, non lasciarla a Rose per ora, chiaro? > Annuì.
Avrei voluto stargli accanto, invece avrei badato alla creaturina.
< Bene > Gli parlai, mentre andavo in bagno di volata, anche se con le mia braccia, che avevo reso calde e rosse apposta, la tenevo al caldo e le permettevo di sopravvivere.
Non ne sapevo molto sui bambini e sui parti, ma di solito per sopravvivere non dovevano ammalarsi o prendere freddo. Bhè allora stavo facendo la cosa giusta.
Arrivai in bagno e feci a scaldare un po’ l’acqua del lavandino, poi le tolsi l’asciugamano di dosso e la immersi un po’ dentro.
< Ti presento l’acqua, acqua questa è Renesmee, ed ora ci puliamo e ci rendiamo presentabili eh? >
Mi prese la mano, l’afferrò diciamo, ed entrai in una specie di trance, dove ascoltai la mia voce, cose che avevo detto mentre Bella era ancora incinta, la voce di Edward e Jacob, quest’ultimo che parlava con mia cognata e infine vidi ciò che aveva visto lei, ciò che aveva provato lei per quelle poche settimane. Fu stupendo, perché mi fece capire che non dovevo essere spaventata.
Non doveva essere uccisa da Sam.
Non era pericolosa.
< Oh bene, diciamo che vedrai di meglio quando crescerai. Non che la pancia della tua mammina non sia interessante eh, però sai credo che il mare, i prati, i boschi… Saranno cose più belle da vedere >
L’avevo lavata, le avevo tolto di dosso il sangue di Bella e avevo instaurato un legame con lei.
La riavvolsi nell’asciugamano e finalmente aprì gli occhi: erano marroni, più chiari dei miei ma grandi quanto quelli della sua mamma; cominciarono a spuntarle dei ciuffi di capelli ramati come quelli di mio fratello mentre scendevo in sala con lei in braccio. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, era troppo tenera e bella, ed era diversa da ognuno di noi.
Era qualcosa di speciale quella piccola cosina.
Rosalie mi scoccò un’occhiataccia, come se la presenza della Mini Edna l’avesse svegliata dalla sua trance. Poi vidi il ghiaccio su di lei e dissi un “Ops” divertita, prima di sciogliere il tutto.
< Fammela vedere > Scattò verso di me, una volta libera dal mi potere.
< Edward mi ha detto di tenerla e per ora tu non la devi nemmeno vedere > Risposi fredda.
< Juliet fidati >
< No Rose, stavi per… > Ricordai il suo sguardo impossessato di fronte alla fontana di sangue che usciva dalla pancia di Bella poco prima e rabbrividì. < NO >
In quel momento scese anche Jacob, ma ebbi un brutto presentimento. Mi voltai velocemente e mi affondò uno sguardo omicida negli occhi, prima di guardare Renesmee.
Lì sembro imbambolato, per qualche secondo.
< Jacob? Come sta Bella? Jacob? > Domandai, ma non mi rispose, fissava con la faccia da pesce lesso la bambina, e finchè lei non fece un risolino lui rimase così. < Allora? Che cacchio ti prende? >
< Oh ehm…  Cosa? > alzai un sopracciglio. < Ah! Si Edward ha… Ha cercato di trasformare- >
< Cosa vuol dire “ha cercato”?! > Alzai il tono, continuando a tenere Renesmee, che si era aggrappata a me come un piccolo koala, forse per addormentarsi. < Non ci è riuscito? >
< Non lo so! > Esclamò. < Scusami… > Lo guardai con tenerezza.
< Tranquillo, capisco in qualche modo > Mi voltai verso Rosalie e mi avvicinai a lei. < Ora puoi tenerla, mi fido e scusami… Ma Edward mi ha- >
< Si, lo so, e sei stata molto brava Juliet >
Appena le diedi la piccola, Rosalie sorrise. Avrebbe voluto diventare mamma, ma il tempo e la sfortuna non le avevano dato tregua. Ora aveva solo Renesmee con cui far pratica.
Intanto scese da noi anche mio fratello, che anche se non poteva esserlo, aveva il viso stanco.









Angolo autrice
Salve a tutti, che tra l'altro vi siete nascosti dietro a delle semplici visualizzazioni (io vi osservo u.u).
Okay nel film il parto sembra una cosa abbastanza scorrevole, se non fosse per Sam e compagnia bella che stanno per far fuori mezza famiglia Cullen mentre Bella fa nascere Renesmee u.u ma io ho voluto farlo simile a come è scritto nel libro, cioè con sangue ovunque.
Spero di sentire il parere di qualcuno su come potrebbe sentirsi adesso Juliet, dopo aver assistito in diretta a un parto così particolare, ma anche su cosa accadrà dopo secondo voi.
Eee vi saluto! Alla prossima :)

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Capitolo 7
*** Nessie ***


Nessie
 
Ovviamente niente era ancora finito, e forse dovevo smettere di pensare che nulla avrebbe rotto quella gioia che inondava la nostra casa. Si dovevo decisamente smetterla.
Mi catapultai fuori, proteggendo la casa dai lupi di Sam con il ghiaccio, ero da sola, con Emmett certo, ma non sarebbe intervenuto, perché gli avrei parlato io.
< Sam non è pericolosa! Posso garantirtelo! > Il lupo nero, più grande degli altri, mi ringhiò contro.
< Non credo che così ragionerà >
< Meglio, devo sfogare il mio istinto omicida >
Avanzai diretta verso Sam e lo immobilizzai a terra con dell’altro ghiaccio, lasciando che mi guardasse negli occhi, che credesse alle mie parole.
< Lei mi ha fatto vedere ogni cosa, lei, quella cosina… E’ magnifica! E per ora non ha sete di sangue Sam! Non ha occhi rossi come i vampiri neonati, li ha marroni! > l’ultima cosa sembrò consolarlo di più, dato che sapeva meglio di me quanto fossero pericolosi i neonati, con i loro occhi rossi e la sete incontrollabile di sangue umano.
Mi implorò con lo sguardo di lasciarlo andare, quindi sciolsi il ghiaccio che circondava la casa e lui.
Si alzò in piedi e mi ringhiò ancora contro, per poi ululare, chiamare a sé Embry, Paul e Quil, e tornare nella foresta di corsa, senza guardare indietro.
A quel punto Seth e Leah mi si avvicinarono, si erano trasformati nel caso ci fosse statobisogno di aiuto, come avevo pensato io. Invece era andato tutto bene.
< Okay, credo di… > Le gambe mi crollarono improvvisamente, non ressero più il mio peso, ma lo fecero i musi dei due lupi accanto a me. < Devo dormire… >
Chiusi gli occhi, sentendo che qualcuno mi trasportava sul suo dorso verso la porta di casa, poi le braccia forti di Emmett mi sollevarono e il calore di casa mi avvolse.
< Che le succede?! > Carlisle era tornato, ed era anche preoccupato.
< E’ crollata dal sonno > Rispose divertito l’orso. < Liberate il divano, così Mini Ed riposa >
Dopo aver sentito una coperta avvolgermi e l’appoggio morbido di uno dei tanti divani di casa, crollai davvero dal sonno, senza sognare nulla, riposandomi e basta.
 
Mi svegliai sentendo tutti parlare, mi stiracchiai e sentì la risata della cosina.
Mi alzai ancora un po’ addormentata e guardai il circolo di persone che erano attorno a Ed… E a Bella.
< Bella? > Si voltarono tutti, sorrisero, forse perché avevo gli occhi spalancati e al tempo stesso la faccia assonnata.
E la vidi.
Era di certo nata per essere un vampiro, nessun dubbio, anche perché era sopravvissuta al parto e in secondo luogo perché era bellissima oltre ogni limite. Gli occhi rossi le stavano davvero bene e non mi impressionai, dato che di occhi da brivido ne avevo visti fin troppi in passato mi sarei aspettata un’azione di rigetto da parte mia. Invece ero leggermente invidiosa di lei, dovetti ammetterlo.
< Juliet, finalmente… Dormi da due giorni anche tu? > La sua voce era rimasta uguale.
< A quanto pare si… Troppo stress in una volta > Risposi grattandomi la testa.
Mi guardò stranita.
< Cosina?>
< Posso chiamarla così? > Domandai innocentemente. < E’ effettivamente una cosina, quindi… >
< Certo, va bene > Era più fredda, come i vampiri, ovvio. In fondo ero io l’eccezione, ero io quella che aveva i sovraccarichi di emozioni ogni tanto. < Edward mi ha detto che l’hai aiutato molto >
< Ho fatto come meglio potevo… Anche se ero terrorizzata > Renesmee allungò le braccia verso di me.
< Grazie, davvero… Andiamo dalla zia Juliet? >
Zia Juliet.
Sorrisi, contenta del fatto che ero zia, speciale, e che come tale avevo una nipote speciale.
Presi in braccio la piccola e lei mi strinse le guance tra le sue manine, forse un po’ troppo.
< Ha già i denti? > Domandai con la voce un po’ strana, dato che le mie guance sembravano la nuova attrazione della cosina. < Oddio i capelli! Quanti ne ha? >
< Cresce in fretta > Dichiarò Carlisle preoccupato.
< Ora però basta così > Jacob venne vicino a me, col tentativo di prendere Renesmee. < Basta esperimenti, prego > Lo fulminai con lo sguardo e mi allontanai.
< Che ti prende? >
< Jacob cosa fai? > Bella sembrava infuriata. Il lupo la guardò negli occhi, spaventato.
< Bella… E’ roba da lupi, lo sai i-io… Noi non lo controlliamo >
< Cosa è roba da lupi? > Si avvicinò ringhiando all’amico. E io non capivo ancora nulla.
L’espressione che si era dipinta sul volto etereo di Bella, da calma e rilassata, era diventata un misto di paura e di belva feroce pronta ad azzannare chiunque toccasse Renesmee senza averle chiesto il permesso. Allo stesso tempo sentì sghignazzare con eleganza Rosalie e vidi la sfacciataggine di Emmett rivelarsi a tutti noi tramite un sorriso che tratteneva, o ci provava almeno, una grossa risata.
< Andiamo Jacob, diglielo > Disse Rosalie divertita.
< Mi sono persa qualcosa mentre dormivo? > Domandai a tutti.
Poi mia cognata afferrò con la mano il dietro del collo di Jake e lo trascinò con sé fuori in giardino, sbattendolo a terra con violenza.
< Mi sono decisamente persa qualcosa… > Dissi per me, mentre raggiungevo tutti fuori.
< Hai avuto l’imprinting con mia figlia?! > Domandò lei, incavolata nera. < E’ una bambina! >
< Bella lo sai che non- >
< Nemmeno riesce a parlare e tu ti immagini chissà quali pretese da lupo su di lei?! Lei è mia! > E bum, Bella uno e Jacob zero. Il lupo finì a terra per una gomitata della neonata.
< E’ fantastica non è vero? > Mi domandò Edward, soddisfatto che Bella stesse ammazzando di botte il povero Jacob. < Magnifica, senza dubbi >
< Si ma tu sei davvero un infame Ed cacchio > Risposi, poi guardai Renesmee. < Vedi? Quando crescerai promettimi che stenderai tuo padre a suon di sarcasmo, perché è davvero cattivo >
< Smettila, così la confondi >
< Ha scelto la zia per trasmettere i suoi ricordi alla prima persona, quindi shh > Ribattei a testa alta.
< Pensaci, nulla prima aveva un senso, la nostra storia… Niente! Ed ora capisco il perché… Lo voleva lei Bella, in qualche modo mi ha condizionato da tempo, è stata Nessie… > Bella lo fulminò con lo sguardo. < Renesmee, è lei, era lei > Non aveva tutti i torti.
< Hai dato a mia figlia il nome del mostro di Lochness?! > Pugno alla spalla destra e successiva caduta del povero Jacob contro il tronco dell’albero. Seth lo sorresse e sua sorella ringhiò a Bella per farle capire che stava assolutamente oltrepassando il limite.
< Per me ha ragione Jake > Dissi alzando la mano. < Bene, ora se permettete io ho fame, quindi la cosina la devo mollare alla sua mamma, vero cosina? Eh? Vero che vuoi andare da Bella? Mammina? > Parlavo come una rimbambita, ma ero contentissima di farlo.
I giorni passarono, e per qualche notte Edward e Bella rimasero nella loro nuova casa, nostro regalo di compleanno per Bella, a fare i cavoli loro, mentre noi tenevamo Renesmee e la accudivamo un po’.
Ogni tanto Emmett se ne usciva con qualche battuta tipo “Rotto tanta roba?”, ma Bella rispondeva con un no secco, imbarazzata.
< Lasciali stare Emmett, non sei simpatico così, metti a disagio > Cercai di difenderli.
< Quando lo farai anche tu, fidati lo vorrai urlare al mondo intero >
< Emmett non ricadiamo sull’argomento, chiaro? > S’intromise gelido mio fratello, facendomi preoccupare per qualche secondo.
< In che senso Ed? > Domandai.
< Nel senso che non sei ancora pronta > Lo guardai male.
< Il corpo è mio, so io quando sono pronta, chiaro? >
< Non credo Juliet > Commentò Bella. < Ti garantisco che noi due poi faremo una bella chiacchierata, quando verrà il momento. Perché verrà, Edward > Nella sua voce c’era rimprovero.
Mio fratello sbuffò, sconfitto.
A quel punto suonò il telefono di casa, e nessuno dovette cercare di capire chi chiamava a quell’ora.
Papà mi guardò, poi guardò Bella in modo triste.
< E’ Charlie? > Domandò lei.
< Chiama ogni giorno per sapere come stai > Rispose Carlisle.
< Dovremmo dirgli che sei deceduta > Disse Edward.
< Non sono d’accordo > Protestai. < No… Sarebbe troppo per lui. Pensateci: sua figlia a diciotto anni si è appena sposata… E ha preso una malattia in Brasile, per poi morire? > Ricordai la balla che aveva messo su mio padre per non far insospettire troppo Charlie, e per farlo stare lontano.
< Juliet ha ragione, ed è l’unica che, insieme a me, è stata da Charlie, a consolarlo, perciò sa come si sente > Commentò Jacob, avvicinandosi a me. < Lo sappiamo entrambi… >
< Allora dovremo partire, dopo averglielo detto > Continuò Ed, come se non ci avesse ascoltato.
Mi fece salire una rabbia incontenibile, sia perché non mi aveva ascoltato, sia perché continuava a pensare di testa sua sulla cosa sbagliata da dire.
Jacob se ne andò da casa nostra, sembrava avere fretta, mentre io rimasi lì, a guardare mio fratello delusa, scuotendo la testa e facendo il muso.
< E’ inutile che fai così, non si tratta degli inconvenienti che avevamo da bambini Juliet: se Charlie venisse a scoprire tutto i Volturi lo ucciderebbero > Non aveva tutti i torti.
< Ma devi pensare a un modo migliore per… Per risolvere la cosa, andiamo! >
< Non c’è un modo migliore, Juliet. Non c’è > Sospirai.
< Papà… >
< Juliet, vieni con me > Jasper mi tese la mano, ma io corsi in camera mia.
Restai in piedi, a guardare il paesaggio fuori.
E ricordai l’ultima volta in cui avevo sentito quelle parole.
 
Dovevo uccidere una famiglia, composta da cinque persone: madre, padre, figli.
Avevo ucciso i genitori, membri di un clan importante rumeno, e toccava ai figli, che si nascondevano nella soffitta della loro grande baita.
Li trovai tutti e tre uniti in un angolo buio, vidi occhi rossi scintillare al riflesso della luce della luna, tuttavia mi avvicinai per saperne di più.
< Non fateci del male, vi prego… Vi preghiamo… > Una voce femminile, matura.
Poi una risata più infantile attirò la mia attenzione.
La ragazza, ferma all’età di quindici anni, teneva tra le sue braccia un piccolo bambino con gli occhi rossi, e accanto a quello ce n’era un altro, erano entrambi biondi e gli occhi rossi in quel caso mi facevano impressione.
< Dolore > Da quella parola ne dedussi che fosse arrivata Jane.
< Aspetta! > Urlai. < Ci deve essere un modo migliore per risolvere la cosa, andiamo! >
< Non c’è un modo migliore, Juliet. Non c’è > Lo aveva detto Aro, salito in soffitta insieme agli altri due anziani e a Felix, che tenne ferma la quindicenne, mentre io osservavo loro che gli staccavano la testa.
Poi dalle mie dita produssi le fiamme e bruciai i loro corpi, tutti e cinque, in giardino.
Io non volevo più fare una cosa del genere.
 
Scesi giù poiché qualcuno stava urlando contro Jacob, forse mio fratello.
< Sei un’idiota! E adesso?! Bella potrebbe uccidere Charlie! >
Si, era decisamente lui.
< Che succede? > Domandai, Edward e Jacob si voltarono verso di me.
< Jacob si è trasformato di fronte a Charlie, ed ora lui sta venendo a trovare Bella qua >
< Oddio… Non è una cosa positiva, vero? >
< Per fortuna ci sarai tu a rassicurarlo, quando arriverà > Mi disse Jacob. < Gli ho solo detto che Bella è dovuta cambiare per vivere e mi sono trasformato… VOI VOLEVATE ANDARVENE! >
< Okay, allora immagino che lo accoglieremo > Disse Bella, che aveva gli occhi marroni.
< Hai le lenti? >
< Me le ha messe Alice poco fa… > Sorrisi.
< Bene, dovresti sederti, mostrarti… Tranquilla, serena, accavalla le gambe magari >
Bella si lanciò velocemente contro una poltrona del salotto e accavallò le gambe, peccato sembrasse una statua inespressiva. Bellissima, ma inespressiva.
< Dovresti sbattere le palpebre > Le consigliò Alice.
< E far finta di respirare, trattenendo il fiato > Disse Carlisle.
< E non stare così dritta. Gli umani non siedono così > Disse infine Rosalie.
< D’accordo > Disse alzandosi di scatto Bella. < Mi siedo sbatto gli occhi e non respiro > Disse tutto d’un fiato, facendomi ridere.
Andai al piano di sotto per accogliere Charlie con Carlisle, il padre di Bella sembrava turbato, ma allo stesso tempo mentre camminava verso l’entrata era impaziente di vederla e felice della notizia.
< Ciao Charlie > Lo salutò mio padre.
< Ciao Carlisle > Mi guardò. < Come va Juliet? > Sorrisi.
< Tutto a posto. Dai saliamo forza > Lo dissi in tono rassicurante e felice, il modo più efficace per convincere qualcuno a scacciare via i brutti pensieri.
Salimmo le scale e quando si trovò davanti Bella, seduta sul divano in tutta la sua bellezza, si girò impaurito verso Jacob, per poi riguardare sua figlia.
< Tu… Non ti trasformi in un grosso animale peloso vero? > Domandò preoccupato.
< No, ma se lo sogna di certo > Disse scherzoso Jacob alle sue spalle.
< Lasciamoli un attimo > Disse papà.
 
Charlie non aveva fatto domande in più, gli era bastato vedere che Bella effettivamente stava bene e che non era morta. Non sembrava convinto della finta adozione inscenata da Edward, anche perché avrei dovuto convincerlo anche io, dato che mio fratello si era inventato una zia da cui proveniva Renesmee. Ma alla fine se ne era tornato a casa soddisfatto e felice.
Eravamo una famiglia unita, ancora di più grazie a Renesmee.
Peccato che la piccola cosina crescesse ad un ritmo anormale, troppo veloce per un bambino umano normale. Non avevo dubbi, ma in poche settimane sembrava avesse già sette, se non nove anni.
< Non ti posso più chiamare cosina… Sei così cresciuta cavolo > Gli dissi, quando si sedette accanto a me sul divano di uno dei tanti salotti della casa.
< Ma zia Juliet, a me va bene lo stesso > Mi consolò, abbracciandomi.
< Sei così tenera… Sei da strapazzare di coccole sai?... O di solletico! >
Presi a rincorrerla per la stanza, la presi e le feci il solletico, facendola divertire e ridere sotto gli occhi di mio fratello e di Bella, i quali me la lasciavano volentieri tutto il giorno per giocarci.
Sembravano aver capito che ci legava qualcosa di più che un legame familiare tra zia e nipote, in qualche modo avevamo quasi gli stessi pensieri e gli stessi gusti, e ci nutrivamo dello stesso cibo.
L’allegria del momento venne interrotta dal rumore di un vaso che si ruppe a terra.
Alice aveva avuto una visione.
< Cosa c’è Alice? > Domandò Jasper, fiondandosi da lei.
< I Volturi… Vengono a prenderci > Disse stupita.
Io presi in braccio Renesmee e guardai Edward, che capì le mie intenzioni.
< Che dici, andiamo ad arrampicarci sugli alberi? Devo tornare in allenamento io eh >
< Andiamo zia Juls andiamo! > Disse entusiasta.
Sapevo che dovevano spiegarsi tra loro, mi avrebbero poi aggiornato in un altro momento, lo sapevo.
Intanto io insegnai per bene a mia nipote come arrampicarsi sugli alberi, ridendo e scherzando, raccontandogli di quando io e suo padre ci nascondevamo dai pranzi a base di minestrone sull’albero che c’era nel nostro giardino. Stavamo lì per ore, senza fare nulla, oppure a parlare.








Angolo autrice
Ciao a tutti :)
Bhè ecco qui un altro capitolo: ho adorato la scena in cui Bella mena Jacob perchè lui ha l'imprinting (muahahah) con Renesmee, tra l'altro una delle cose che più mi sono piaciute di tutta la vicenda u.u
Come sempre mi piacerebbe sapere che ne pensate di ciò che scrivo: se sembra che ho solo aggiunto un personaggio in più e non vi piace la cosa, se vi piace e accetto sempre consigli anche se brutali.
E con questo vi saluto e alla prossima :)

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Capitolo 8
*** Il nostro appello ***


Il nostro appello
 
Dovevamo trovare dei testimoni, ovvero gente che provasse ad Aro che noi non avevamo creato una bambina immortale, che eravamo innocenti, che non meritavamo di morire.
Ma Alice se ne era andata con Jasper dopo avermi detto che i Volturi cercavano anche me, perché io ero loro e di nessun altro, mi avrebbero strappato dalla mia famiglia con la forza, se necessario.
La mia famiglia si era sparpagliata, mentre io rimanevo a casa da sola, spesso con Jacob a curare Renesmee.
La prima sera non era ancora arrivato nessuno e il telefono di casa squillò.
< Pronto? >
< Juliet? Sono Charlie >
< Ciao! Come va? >
< Bene bene. Tu? >
< Bene, insomma… Tutta la mia famiglia è in giro e Bella e Edward sono a casa loro con la piccola >
< Sei da sola quindi? Povera no senti qua c’era in piano una pizzata, che ne dici? > Mi illuminai d’immenso e senza pensarci nemmeno accettai. < Allora ordiniamo anche per te, fantastico, a dopo >
 
< Buon appetito! >
C’erano anche Seth e Leah, insieme a Sue Clearwater, loro madre, che era cominciata a diventare parte importante nella vita del padre di Bella.
Era una cosa positiva, dato che molto probabilmente le cose con i Volturi si sarebbero stravolte.
Seth era un irrecuperabile re delle abbuffate e cominciò a mangiare la sua pizza con il salame piccante come se non ci fosse un domani, mentre io ero ancora lì a tagliarla perché stavo parlando con Leah, con la quale avevo instaurato un buon legame, essendo entrambe ragazze che comunque non avrebbero mai avuto la possibilità di avere figli e avendo altre cose in comune.
< Ma respira almeno? > Domandai a Sue, indicando Seth con la forchetta.
< Tranquilla, lui è sempre così > Mi rassicurò Leah.
Scoppiammo a ridere e tra una chiacchierata e l’altra finimmo la cena, per poi metterci ognuno nella propria posizione più comoda. Sue lavò i piatti e in parte l’aiutai, poi si mise sul divano vicino a Charlie, che guardava un canale di sport. Seth invece si addormentò sulla poltrona con la bocca aperta e la mano che gli scopriva la pancia. Io e Leah ridemmo nel vederlo così e poi restammo sedute in cucina.
< Allora le ricerche sono già partite >
< Già… Edward tornerà domani con il clan di Denali e Carlisle ed Esme sono in Egitto… Gli altri non lo so, non ho chiesto onestamente >
< Sei preoccupata? >
< Direi, visto che quegli infami mi costringeranno a tornare in Italia con loro > Mi prese le mani, che avevo lasciato appoggiate sul tavolo.
< Non lascerò che accada, nemmeno Sam lo farà. Noi ci teniamo a te Juliet >
< E' bello sentirselo dire, grazie, farei lo stesso per voi > Sorrisi. < Chissà che diranno gli altri testimoni quando vedranno anche me, un ibrido, l’unico ancora in vita… >
< Secondo me si fideranno ciecamente di te, è impossibile non farlo >
Guardai Seth meravigliata: sia perché si era ridestato dal suo lungo, e apparentemente indisturbato, sonno, sia per il complimento che si era appena permesso di farmi. Gli sorrisi istintivamente, ma non appena ricordai una vecchia conversazione con Bella le mie labbra si incurvarono in un muso serio e la mia mente si riempì di sensi di colpa e disagio che non avevo mai provato in modo così acuto.
 
Mi piaceva passeggiare con Bella, soprattutto se l’ultima meta della camminata era casa di Emily, la donna di Sam, e ancora di più se arrivavamo lì per l’ora della merenda.
Adoravo, oltre ai muffin di Emily, chiacchierare del più e del meno con la mia prossima cognata, che spesso si sfogava con me per quanto riguarda l’iperattività di Alice nei suoi confronti e in quelli dell’organizzazione della cerimonia.
< E quindi l’altro giorno mi ha messo in faccia quello che sembrava un kiwi! Roba da matti! >
< In effetti è una persona particolare. Ma lo fa con amore, per il tuo bene e quello di Ed >
< Certo, almeno non si trova una moglie umana, più grande di lui di un anno, con brufoli enormi in luna di miele > Scoppiai a ridere, divertita dal suo tono e dalla situazione che si sarebbe creata nel caso una cosa del genere fosse accaduta davvero.
Mi ripresi e insieme a Bella salutai da lontano Jacob, appena uscito dalla casa di Emily con un muffin enorme in mano. Guardai qualche istante l’umana e con un sorriso inquietante mi buttai a capofitto in un assalto ai muffin, in casa di Sam.
Sentivo l’aria scompigliarmi i capelli che si muovevano come sinuosi serpenti; continuai a guardare la meta: l’entrata della casa dei lupi alti come cavalli.
< ATTENTI! ARRIVA JUUULIEEEEET! >
Sentii Seth avvertire tutti gli altri proprio mentre entravo e lo vedevo insieme a Embry nascondersi dietro il vassoio dei muffin. Il mio obbiettivo era prenderne almeno uno.
Ma quei due presero il vassoio e insieme tentarono di placcarmi per svignarsela.
Ricevettero entrambi una mano in faccia ed Embry lasciò la presa sui muffin.
< Come siete gentili, mi avete addirittura portato il vassoio! > La mia ironia piacque a Sam, che si staccò da Emily per ridere accanto a me e accogliere Bella, appena arrivata sulla porta, in casa.
Passavo i momenti migliori della giornata quando ero con i lupi, mi sentivo a mio agio con loro perché ero attiva come loro, ero emotiva e adoravo il gioco del frisbee.
Questo Bella lo aveva notato, e in una delle successive passeggiate assunse uno strano atteggiamento: era silenziosa, sembrava mi stesse studiando da lontano.
< Ho qualcosa in faccia che non va? A parte il naso osceno, ovvio > Sorrise.
< No no > Ma guardandola negli occhi la costrinsi a dire tutto. < Senti… Cosa provi per… Per Seth? >
La domanda mi colse alla sprovvista e feci una espressione che evidentemente non dovevo fare.
< Immaginavo >
< Cosa?! > Esclamai. < No hai frainteso… >
< Ho capito benissimo invece Juliet > Incrociai le bracca e la supplicai con lo sguardo di non sgridarmi per qualcosa. < Lo consideri solo come un tuo amico >
< Un buon amico… >
< Ma lascia che ti dia un consiglio > Annuii. < Non illuderlo >

 
< Non illuderlo >
Non riuscivo a comportarmi in altro modo con lui, era naturale per me sentirmi come un’esaltata davanti alla sua cotta: lui mi aveva aiutata ad affrontare il mio potere, mi aveva dato una soluzione, era arrivato a comprendermi come nessuno aveva mai fatto.
Fortunatamente la questione sarebbe stata rimandata ad un altro momento, perché gli occhi del giovane lupo si chiusero e il mio respiro tornò regolare.
Dato che Seth era crollato e non si rialzava più, rimasero tutti a casa di Charlie, mentre io tornai a casa mia con il mio pick-up verdone.
E mentre tornavo a casa le parole di Leah e Seth suonavano nella mia mente come una canzone strappalacrime.
 
Non avevo dormito bene. Ripensandoci meglio… Non avevo dormito affatto.
Odiavo rimanere in casa da sola per molto tempo, figuriamoci dormire da sola!
In fondo, anche se avevo cento anni, avevo la mentalità di una ragazza con mille fisse. Dato che non riconoscevo la natura di tutti i rumori, ero spaventata e se non c’era nessuno con me mi nascondevo sotto le coperte o mi guardavo un film. Sempre avvolta a bozzolo tre piumoni.
Non appena il clan di Denali si fece vivo a casa nostra, insieme a Ed, Bella, Renesmee e Jacob, mi sentì meglio e ogni tanto dormicchiavo sul divano, mentre loro parlavano di dove fossero andati gli altri nostri fratelli a reclutare testimoni, ovvero vecchi amici di Carlisle.
< I tuoi poteri ora come vanno? >
< Bene, Eleazar. Controllo tutto nei minimi dettagli e non ci sono rischi >
< Ne sono lieto, l’ultima volta eri molto preoccupata, quando Edward ti ha presentata a noi >
< Grazie > Annuì.
< Zia Juls zia Juls! > Accolsi tra le braccia Renesmee e la sollevai. < E’ arrivato qualcuno! >
Guardai fuori dai vetri di casa nostra e riconobbi quattro persone di colore, ma non sapevo chi erano.
< Andiamo a conoscerli > La rimisi giù e la portai da Bella, che la prese per mano, mentre ci recavamo fuori per presentarci e conoscere quelle persone.
< Salve, voi siete gli amici di Carlisle dall’Egitto, dico bene? > Domandò mio fratello.
< Esatto. Il mio nome è Amun, lei è la mia compagna Kebi, e loro sono Benjamin e la sua compagna Tia. Siamo qui per aiutarvi nel testimoniare, nulla di più >
< Certo > Rispose sicuro mio fratello.
< Forza amore > Incitò sua figlia ad avvicinarsi a loro, a mostrargli ogni cosa.
Mentre Amun e Kebi vedevano nei ricordi di Renesmee, Benjamin mi osservava troppo e con troppa curiosità, troppo interesse.
< Benjamin > Attirò la sua attenzione mio fratello. < Lei è mia sorella Juliet, ed è un ibrido >
< Ecco perché sento un cuore in più del dovuto che batte. E’ una cosa interessante >
< Già, e non è pericolosa, potete fidarvi, ve lo garantisco >
Tutti loro si tranquillizzarono, Benjamin mostrò cosa poteva fare lui con il suo potere: controllava gli elementi. Quello si che era un potere interessante, anche se poteva farlo se aveva l’elemento intorno a lui, non poteva crearlo come facevo io con il ghiaccio e il fuoco. L’egiziano sollevò della terra e la fece roteare nella mano di Renesmee, che rimase stupita e sorrise allegra.
Poi da un albero saltarono giù altre due vampire, che come gli altri egiziani avevano gli occhi rossi, segno che si nutrivano di sangue umano, tutti loro.
Queste erano incredibilmente alte, con la pelle scura e vestite con il poco che bastava a coprire le loro parti intime. Edward gli stava leggendo nel pensiero, lo sapevo dall’espressione concentrata che assumeva sempre quando usava il suo potere.
< Sono Senna e Zafrina, dall’Amazzonia > Spalancai gli occhi.
< Il nostro appello è arrivato fino in Amazzonia? > Domandai stupita.
< A quanto pare si, Carlisle ha buoni amici in tutto il mondo >
Le due amazzoni erano formidabili, Zafrina riusciva a creare illusioni molto efficaci e praticamente reali nella mente delle altre persone, degli altri vampiri.
Stabilirono un legame forte con la bambina, mentre Edward riceveva chiamate dai nostri fratelli, che riferivano chi stava per arrivare a casa da noi.
Intanto io cercavo Alice nei miei sogni, ma non riuscivo ad ottenere nulla di buono, solo qualche visione di quello che mi sembrava il sud America, ma per il resto non dissi nulla a mio fratello, perché non avevo nulla di preciso da riferire.
 
< Non mi piace molto l’idea di stare in mezzo alle teste di marmo, però- >
< Renesmee > Lo precedetti. < Si lo sappiamo Jake, lo sappiamo >
Camminammo fino a casa, dalla Riserva dove ero andata a prendere il lupo per parlare un po’ ed uscire da quel covo pieno di vampiri, che era casa mia.
Aprii la porta di casa e Renesmee si fiondò subito tra le mie braccia, chiamandomi per nome allegra. Poi Jacob la prese con sé e cominciò a giocare con lei fuori in giardino, facendola correre a destra e a manca per farsi prendere. Ero contenta che fosse con lei, e che sarebbe rimasto con lei sempre.
< Eccoti > Mi tolsi il gilet e lo appesi, per poi raggiungere mio fratello in sala.
Mi bloccai sullo stipite della porta.
Braccia e gambe non rispondevano al comando di avvicinarsi a mio fratello per salutarlo.
< Juliet tutto bene? > Me lo domandò Bella, ma non riuscì a voltarmi verso di lei nemmeno per guardarla o per risponderle. Ero una statua, un fascio di nervi irrigiditi.
E tutto ciò che avevo visto appena entrata era solo un vampiro, uno degli amici di Carlisle.
Il quale tra l’altro mi fissava negli occhi, i suoi rossi erano puntati nei miei marroni. Era incredibilmente alto, forse raggiungeva il metro e novanta senza difficoltà, indossava vestiti di colore nero o marrone e aveva delle collane al collo. La barbetta e i capelli erano scuri e risaltavano i suoi occhi, dai quali non riuscivo a staccare i miei.
< JULIET >
La voce fredda e dura di mio fratello mi svegliò. Vidi che nella stessa stanza c’erano anche Tanya e Kate, che non trattennero un sorriso e non la smettevano di guardare sia il vampiro davanti a me, che me, che dovevo avere un aspetto davvero imbarazzante.
< Credevo di… Avere u-un sovraccarico > Mi strinsi nelle spalle, guardando Edward, che era serio e turbato. Mi faceva quasi paura.
< Così è questo il tuo nome… Juliet? >
Aveva parlato il vampiro che avevo fissato per qualche secondo, il quale si avvicinò a me, guardandomi come se stesse analizzando le mie espressioni. Poi sorrise.
Diamine aveva una dentatura perfetta. Il suo viso era perfetto.
Era TROPPO perfetto.
< S-si > Perché la mia voce tremava? Che mi prendeva? Era un bel vampiro e quindi? Ne avevo visti altri, ma non mi avevano fatto di certo tutto quell’effetto.
< Io sono Garrett, il piacere è mio, Juliet > Chinò la testa, come segno di rispetto immagino.
< Ciao >
Ciao? CIAO?! Era quella l’unica cosa che avevo da dire?!
Miseriaccia miseriaccia miseriaccia.
< Juliet, Edward ci ha detto che suoni il piano divinamente, perché non ce lo dimostri? > Per fortuna Tanya aveva capito l’imbarazzo che provavo in quella situazione, grazie al cielo.
< Volentieri >
Salimmo velocemente nella sala della musica, dove io mi sedetti sullo sgabello e mi accasciai addosso allo strumento musicale, fissando il muro della stanza.
< Sei ancora viva Juliet? > Domandò divertita Tanya, svegliandomi dalla trance momentanea.
< Oddio non so che mi è preso… > Misi la testa tra le mani. < Non lo so Tanya > Lei rise di gusto.
< Capita Juliet, si tratta di- >
< Tanya, Kate ti vuole giù > Era mio fratello.
< Va bene… > Mi sorrise e schizzò giù.
< Juliet hai paura di quel tizio? > Domandò bruscamente Edward, avvicinandosi e passando una mano in modo delicato sulla mia schiena. Ebbi i brividi a quel tocco leggero e al tempo stesso rassicurante.
< N-no… Perché? >
< Eri paralizzata Juliet. Paralizzata e- >
< I-io credo solo che sia interessante > Sussurrai, consapevole del super udito dei vampiri.
Non disse nulla, se ne andò di sotto velocemente.
Per scacciare via dalla mente in momento imbarazzante appena vissuto cominciai a suonare sulle note di una canzone dei tempi recenti, che mi aveva colpito particolarmente per il testo.
 
Il clan irlandese non fu molto contento della mia presenza, anche perché uno della mia specie in passato gli aveva provocato parecchi problemi. Mi avevano accusato di essere un’omicida, poiché gli ibridi sostituiscono alla sete di sangue, la sete di morte, di uccidere.
E non avevano di certo tutti i torti, perché ero stata anche io consapevole di essere un’assassina.
Per il resto tutto andava bene, soprattutto con Renesmee, che mi teneva impegnata dalla principale distrazione che mi faceva andare in pappa per canarini il cervello. Era incredibile come potesse farmi effetto quel tizio, anche se da quando gli avevo parlato l’ultima volta erano passati due giorni.
E ci eravamo solo presentati.
< Zia ci suoni qualcosa? Per favore > Annuì. < Scelgo io? >
< Okay, per me non fa differenza, a patto che ne conosca lo spartito >
< Quella che hai imparato qualche giorno fa, è bellissima zia > Mi guardai intorno: nella stanza c’erano Kate e Tanya sul divano, poi anche mio fratello e Bella, che ogni volta che vedeva sua figlia entusiasta di stare con me era raggiante come non mai. Notai che c’era anche Garrett, che mi guardava con interesse e mi faceva sentire davvero in imbarazzo.
< Okay >
Cominciai a suonare, nel frattempo si cominciò ad ipotizzare che Bella fosse uno scudo. No, mi correggo, sapevamo che Bella era uno scudo, ma lei non proprio.
< Peccato che protegga solo te > Disse mio fratello.
< Sveglione guarda che un potere lo si può addomesticare, col tempo > Lo corressi. < Ne hai un esempio qua, che suona il piano > Mi fulminò con lo sguardo, eppure non lo dicevo per rendermi civetta agli occhi di tutti, solo volevo fargli capire che stava diventando davvero ottuso a causa di tutta la faccendo dei Volturi e dei loro maledetti capricci.
< Quale potere possiedi, donna? > Le mie dita caddero sulla tastiera come morte e produssero note completamente in disordine, stonate, che diedero fastidio alle orecchie raffinate dei vampiri di tutta la casa, mi voltai verso Garrett, che si era avvicinato al piano, e mi osservava come prima.
Dovevo smetterla di farmi suggestionare.
< Utilizzo i poteri degli altri quando li percepisco io oppure quando li vedo in azione > Risposi, sicura di me, senza imbarazzo. Adesso lui sembrava intimidito da me.
< E per ora che poteri hai acquisito? >
< Quanto interesse, Garrett > Commentò Emmett, entrando nella stanza. < Chissà come mai >
< Controllo il ghiaccio, il fuoco, mi teletrasporto e posso camminare sul soffitto senza cadere a terra e ammazzarmi > Risposi, come se Emmett non avesse insinuato quel commento, che però Edward sentì. La sua espressione diventò concentrata e sorrise, per poi sussurrare qualcosa a Bella.
Era entrato nei pensieri di Garret, miseriaccia.
< Ma davvero? > Ne sembrava stupito, incredulo.
< Bhè? > Mi alzai in piedi, dritta, fredda e sicura di me. < Non ti fidi? >
< Non lo so, non mi sembri convincente >
< Vuoi provare? > Domandai, alzando la mano, che diventò blu.
Lui sorrise e si avvicinò a me. Edward disse “Io non l’avrei fatto, Garrett”, qualche secondo prima che potessi metterlo in ginocchio, immobilizzandolo con il ghiaccio.
Lo guardai dall’alto verso il basso con sicurezza, senza nessuna espressione in volto.
< Sei… Una donna meravigliosa >
Quelle parole risuonarono nella mia mente come una melodia meravigliosa per qualche secondo, poi lo scongelai e gli sorrisi mentre si alzava, continuando a guardarmi negli occhi.
Tornai alla mia postazione, seduta accanto a mia nipote e continuando a suonare, mentre Edward si avvicinò al vampiro che mi aveva appena fatto quel complimento che risuonava nella mia testa.
Non mi ero mai sentita così quando qualcuno esaltava le mie capacità, e sì che anche Seth, o anche Felix o Aro me ne avevano dette, di gran lunga superiori, riguardanti alle mie doti straordinarie. Avevo lo stomaco che chiamava aiuto e che aveva bisogno di acqua per spegnere il bruciore che non mi dava tregua da quando avevo sentito quella frase, ma non potevo di certo dare a vedere che mi importava qualcosa di lui. Non davanti a tutti, a mio fratello soprattutto.
Oppure si?
< Se non ti dispiace, devo rubarti la mamma per qualche minuto > Dissi a Renesmee, prima di alzarmi.
Bella mi aveva sentita e mi seguì nella mia stanza, dove se avessimo parlato a bassa voce molto probabilmente non ci avrebbero sentito.
Lo sperai.
< Cosa mi prende? > Domandai preoccupata. < Cosa ho che non va? Perché ho questo strano e debole sovraccarico di emozioni, Bella? > Li scosse la testa.
< Davvero non l’hai ancora capito? > Mi torturai le mani, scrocchiando le dita e continuando a strofinarmele per il nervosismo. < Sii te stessa quando c’è Garrett, Juliet, sii un po’ meno rigida >
< Ma i-io sono debole quando non sono rigida, Bella >
< E va bene così! > No non andava bene. Gli uomini non dovevano sapere i punti deboli delle donne maledizione. Oppure questo valeva solo per abomini come Aro, Caius o Felix? < Edward gli ha letto nel pensiero, e lui ti immagina senza difese rigide, Juliet>
< Bella ho paura… I-io non so come comportarmi>
< Sii te stessa, e non farmelo ripetere un’altra volta, chiaro? > Mi abbracciò. < Edward è incredibilmente geloso, ma tu lascialo stare, Garrett non è pericoloso come pensate > Ricambiai la stretta e aprì la porta della mia stanza, trovando fuori proprio Garrett.
< Oh eccovi. Giù ti aspettano per allenarti con lo scudo > Disse rivolto a Bella.
< Bene. Vieni anche tu? >
< Si, voglio proprio vedere come sopporti le scosse della bionda >
< E tu Juliet? > Guardai Bella, guardai lui.
< O-okay, mi metto la felpa… Ho un po’ freddo > Tornai un attimo in stanza e presi una felpa verde scura da mettere sopra la maglietta a maniche lunghe nera, poi scesi le scale cercando di non inciampare e mi ritrovai in giardino con Ed, Bella, Kate, Emmett e Garrett.
Faceva davvero troppo freddo per i miei gusti, ma finchè riuscivo a non tremare andava tutto bene.
< Cominciamo. Devi vedere la natura dello scudo, di che colore è, e devi pensare a chi proteggere con esso > Spiegò Kate, in modo diretto e davvero completo.
Bella si concentrò, ma evidentemente il colpo non andò a segno, non aveva protetto nessuno.
< Evidentemente serve un incentivo > Commentò la bionda, guardando mio fratello.
Lui si fece avanti e tese la mano verso Kate.
< No aspetta non sono ancora pronta! > Mia cognata lo esclamò quando Ed cadde in ginocchio dopo aver ricevuto una bella scossa alla mano, che gli percosse tutto il corpo.
La sentì anche io, per via del legame, e tremai come una foglia anche per quello, oltre che per il freddo.
< Hai freddo? > Mi domandò Garrett, avvicinandosi a me.
< U-un po’, nulla di che, è… Sopportabile >
< Non voglio che ti prendi un malanno >
“L’unico malanno me lo stai facendo prendere te con il tuo bell’aspetto e il tuo comportamento da cavaliere, diamine.”
< Tranquillo, non mi ammalo io, se non quando ho un sovraccarico di emozioni, quindi di poteri >
Si tolse la giacca che portava sempre e rimase in maglia, poi me la appoggiò sulle spalle ed ebbi un brivido per il cambio di temperatura. Era pesante e calda miseriaccia, come potevo dirgli di no?
< Grazie… > Guardai in basso, intimidita.
< E’ un piacere, Juliet >
Intanto mio fratello si prendeva altre scosse, facendo ridere Emmett e Garrett.
< Vuoi provare? >
< Oh no no, sto bene qua, grazie > Rispose l’orso, alzando le mani e cercando di tornare serio.
< Non ti convinco molto bene, vado a vedere se Renesmee è sveglia? >
A quel punto alzai un muro di ghiaccio e le bloccai il passaggio.
< Non mi sembra il modo di motivarla, Kate, peggiori solo le cose > Dissi.
< Va bene. Questa è molto forte >
Mio fratello spalancò gli occhi verso sua moglie, e lei si concentrò al massimo per evitare che soffrisse. Poi una volta che Kate diede la scossa a mio fratello sentì un alone attorno a lui, come se fosse dentro ad una bolla invisibile, che gli annullava il dolore della scossa.
< Fantastico! > Esclamai. < Ce l’hai fatta Bella! > Lei ci guardò e sorrise.
< Ancora > Disse, con tono sicuro.
< Emmett? > Domandò mio fratello, facendomi ridere.
Restai lì con loro finchè Rosalie non mi invitò a mangiare un piatto giapponese che voleva farmi provare. Ed io adoravo il cibo giapponese, soprattutto il sushi.
Mi sedetti a tavola e mangiai velocemente, come se il mio treno stesse per partire e avevo i minuti contati prima di perderlo e di aspettare un’ora per il prossimo.
< Quanta fretta! >
< Già, non mi voglio perdere l’allenamento di Bella, Jasper > Sparecchiai velocemente e corsi fuori, indossando ancora la giacca di Garrett e mettendomi ancora a fianco a lui.
< Allora? Come procede? >
< Tutto bene, la neonata impara in fretta > Rispose Garrett, guardandomi, ed io feci lo stesso.
< Non avevo dubbi, è fantastica >
< Vogliamo parlare di te? > Lo guardai confusa. < Anche tu lo sei, soprattutto per il tuo aspetto innocuo > Già, aspetto. Solo quello, perché in realtà ero un’assassina più assetata di sangue di te.
< Ti ringrazio… > Abbassai lo sguardo.
< Sei molto brava con la bambina, non hai paura di lei >
< Non posso averne… Non ora almeno, che so quanto è innocente e… Normale, nella sua diversità > E guardai mio fratello, mentre la prendeva in braccio e le parlava sorridendole. < Ma… Dimmi di te piuttosto. Non so nemmeno da dove sbuchi > Cambiai discorso, perché volevo davvero sentire da dove proveniva e chi era, se era pericoloso o no per me.
Ma anche se lo fosse stato mi sarei fatta del male mentalmente, piuttosto che lasciarlo perdere.
< Bhè comincerei da- > Si voltò verso la foresta e si mise davanti a me. < Arriva qualcuno >
< Puoi spostarti? Così magari lo stendo quel qualcuno? > Domandai, togliendomi la sua giacca di dosso e correndo tra gli alberi. Sentii gli ululati di Jacob e di altri lupi che di recente si erano trasformati, a causa dell’aumento di vampiri nella zona.
Due ombre stavano salendo sugli alberi, ridendo dei lupi che non riuscivano a raggiungerli, quindi mi fermai e puntai le mani su quei due, ghiacciandogli le gambe e facendoli così cadere a terra come pere cotte. Mi avvicinai a loro e li osservai con una smorfia.
Erano davvero inquietanti.
< Bene cosa abbiamo qui, infiltrati indesiderati? > Domandai, mentre sentivo altri che mi raggiungevano.
< Come osi rivolgerti con quel tono e con tali parole a noi?! > Domandò innervosito quello moro, che si muoveva come un cobra drogato nel tentativo di liberarsi dal mio ghiaccio.
< Non è che se ti muovi come un anaconda disagiata cambi le cose sai? > Sentì una risata nuova alle mie spalle e mi voltai per capire di chi era. Era di Garrett, e fece sorridere anche me.
< Basta così Juliet, sono qui per il nostro appello > Disse papà.
Sciolsi il ghiaccio ai loro piedi e li osservai bene mentre si alzavano: quello moro era robusto ma alto quanto me, e quindi basso, mentre quello con i capelli bianchi, o color platino, onestamente non sapevo come classificarli, e gli occhi rossi era più elegante.
Ma comunque nessuno dei due mi sembrava un bell’uomo… Vampiro, diciamo.
< Copriti > La giacca di prima mi arrivò sulle spalle e sorrisi, indietreggiando e finendo involontariamente appoggiata al corpo freddo di Garrett, che non mi spostò, nemmeno quando notò che gli avevo pestato il piede a causa della mia goffaggine.
< E’ bello sapere che qualcuno si voglia ribellare a quella feccia di italiani >
< Noi vogliamo solo che ci lascino in pace, non combatteremo >
< Questo si vedrà > Rispose a Carlisle lo stesso, quello biondo.
Si chiamavano Vladimir e Stefan da quello che avevo sentito, ed erano coloro che governavano prima dell’arrivo dei Volturi, circa 1500 anni fa. Lo facevano sempre con crudeltà, ma almeno non davano false speranze come facevano gli italiani. Su quello non avevano tutti i torti.
< Dai, hai bisogno di dormire Juliet, Garrett accompagnala a casa tu, alcuni di noi andranno a caccia di sfuggita, prima di una breve riunione >
Mio padre, che mi abbandonava, con un vampiro davvero attraente.
Forse sospettava di qualcosa da parte mia, ma chi gli diceva di potersi fidare?
Ah no… Garrett era un suo buon e vecchio amico. A posto… Fantastico.
Questo voleva dire figuracce a non finire, cacchio.
< Arriverà sana e salva al letto >
Sospirai, implorando Carlisle di non lasciarmi sola con lui.
< Bene, a domani tesoro >
Sorrisi, per non spalancare gli occhi imbarazzata.








Angolo autrice:
Beeene... Sono in ritardissimo e mi scuso u.u però sapete... Non vi sto chiedendo di lasciare per forza delle recensioni, dico solo che se lo fate mi invogliate a continuare questo spunto che sta per concludersi, come sappiamo tutti, immagino.
Non sono una di quelle perfettine che se ricevono critiche se la lagnano, anzi credo mi possa essere utile correggere i miei errori...
Okay la smetto di convincervi a lasciare recensioni u.u
Bhè ecco il capitolo e come si può vedere ho chiarito la questione Seth-Juliet: niente illusioni, Juliet a quanto pare si sta sciogliendo per Garret, niente meno che il caro Lee Pace nel film, che non è da scartare oserei dire, cribbio.
Okay ora mi dileguo, alla prossima! :)

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Capitolo 9
*** L'attesa, prima della battaglia ***


Angolino autrice LoL:
Bhè cominciò da qua perchè volevo dire che... Per tutto luglio non aggiornerò, poichè comunque anche io povera Crista (?) devo andare in vacanza u.u e non potrò portarmi il mio catorcio dietro. Cooomunque non vedo come ciò possa interessare a qualcuno... Visto che non vedo recensioni di nessuno u.u
Amen volevo solo dire questo e... Che ormai mancano un capitolo e l'epilogo! Quindi finisce questa idea lampante avuta tempo fa...
Okay buona lettura e spero di leggere qualcosina da voi :) e buone vacanze!




L’attesa, prima della battaglia
 
< U-un momento, quindi tu sei nato in corrispondenza alla Rivoluzione Francese e alla Guerra d’Indipendenza Americana? E’ una cosa interessante, visto che la storia non mi piace per nulla e che ho sempre preso brutti voti solo in quegli argomenti… >
< Potrei farti conoscere ogni particolare in modo più piacevole di come farebbe un professore >
Mi fermai, guardandolo con gli occhi spalancati, stupita delle sue parole dal doppio senso comprensibile perfino dalla persona più ingenua nei paraggi.
Ovvero me, ad eccezione di Renesmee.
< Non guardarmi così, ti prego. Comprendimi, Juliet >
< I-io… > Sospirai, di fronte al suo sguardo in cerca di comprensione. < Ti ascolterei volentieri… Ma non nelle vicinanze di mio fratello, per ora > Sorrise e si morse il labbro.
Dato che eravamo ormai davanti a casa, gli diedi la giacca, che lui tenne in mano finchè non fu davanti all’appendino di casa, dove la lasciò, prima che ci dirigessimo in sala.
< Dovresti andare a letto Juliet, sei stanca >
< Non è vero, e poi stanno parlando, voglio sentire >
Entrammo nella sala, c’erano proprio tutti. Edward aveva accennato ad una battaglia e Amun con la sua compagna stavano per uscire dalla stanza, finchè non si trovarono davanti me e Garrett.
< Cosa ti dice che Aro si fermerà a noi? Gli basteranno Alice o anche me? Più tardi punterà anche a Benjamin, a Kate o a Zafrina… Lui vuole il potere >
< Stermina clan per uno o due esemplari con i poteri> Precisai. Mi guardarono tutti. < Io l’ho visto: Aro visualizza i talenti, anche senza più l’aiuto di un tempo- > Guardai Eleazar, che sapeva individuare i poteri altrui ed era un tempo con gli italiani. < E dopo qualche giorno o mese si viene a scoprire che quel clan ha commesso un crimine… Ma ne salva sempre alcuni, mentre gli altri vengono sterminati. E quelli sono i vampiri con poteri da lui reputati interessanti. Finchè saremo tutti divisi, ci saranno molte vittime, credetemi, ma se noi restiamo uniti possiamo contare su persone con doti straordinarie. Potete contare perfino su un mostro come me, chiaro? >
Jacob si alzò in piedi.
< Noi combatteremo > Edward annuì a me e a lui.
< Noi siamo con te, Edward > Si alzarono Tanya e il suo clan.
< Non sarebbe la prima volta che mi batto contro un re > Si fece avanti Garrett, cingendomi i fianchi con il suo braccio destro, facendomi perdere nei suoi occhi rossi.
< Siamo con voi >
< Anche noi >
Tutti si alzarono, tutti diedero il loro aiuto a mio fratello.
In qualche modo li avevo convinti e mi sentivo fiera di questo.
< Grazie, a tutti. Grazie Juliet > Annuii verso di lui, poi sbadigliai rumorosamente.
< Ops… Chiedo scusa >
< Mini Ed vai a nanna, altrimenti domani non ti svegli > Fulminai con lo sguardo Emmett e salutai tutti con un gesto della mano, per poi dirigermi alle scale che portavano alla mia camera.
Quando fui sulla porta un respiro sul mio collo mi fece saltare in aria.
< Scusami > Era Garrett. Solo Garrett. Solo? Se quello era “solo”…
< Nulla > Aprii la porta, sospirando e sperando che mi lasciasse il cuore in pace per dormire.
< Ho il permesso di tuo fratello > Mi voltai verso di lui con gli occhi spalancati.
< Che? >
< Non proprio… Ma posso starti vicino se voglio. E io lo voglio >
Rimasi a fissarlo, mentre lui apriva completamente la porta della mia stanza e ci entrava, trascinandomi per le mani, che erano più fredde delle sue. Chiuse la porta alle mie spalle e restammo in piedi, uno di fronte all’altra, a guardarci.
< Però io devo dormire. Tu che fai? >
< Ti guardo dormire, mi sembra ovvio > Scoppiai a ridere.
< Ma non ti annoi? >
< Considerando che ho solo oggi e domani, forse, per starti accanto e per dimostrarti che mi è scoccato qualcosa da quando ti ho vista… Non credo che mi annoierò mentre ti guardo dormire >
Lo feci sedere sul mio letto, fortunatamente grande per due persone, indossai il mio pigiama, ovvero dei pantaloncini sportivi da uomo, regalo di Emmett ben gradito, e una canottiera, per poi sdraiarmi sul materasso morbido e comodo e appoggiare la testa sul cuscino.
< Ti devo dire io di sdraiarti accanto a me… O ce la fai a pensarlo e farlo da solo? > Si mise accanto a me, divertito dal mio tono scherzoso. < Sai… Io non ne so molto di sentimenti. Ho passato cento anni a- > Mi zittì con una mano alla bocca, voltandomi verso di lui. Mi avvolse un braccio attorno e mi girai completamente, in modo da poterlo guardare ininterrottamente.
< Abbiamo tutto domani Juliet, ora riposati >
Cominciò ad accarezzarmi la schiena, con la mano che sembrava più calda della mia pelle e che mi fece addormentare immediatamente, anche se il suo tocco scomparve dopo più tempo.
Era la prima volta che lo dicevo, dopo così poco tempo poi, ma ero certa che se c’era una persona con la quale avrei voluto stare per l’eternità, quella era Garrett.
Forse era per il suo aspetto, ma anche per il su atteggiamento un po’ rude e allo stesso tempo gentile e galante, inoltre era l’unico con gli occhi rossi di cui non avevo avuto tanto timore.
E forse anche lui non aveva paura di me, forse Edward lo aveva già avvertito e nonostante ciò aveva accettato di starmi vicino.
Quell’ultimo pensiero mi fece sorridere nel sonno, prima che potessi non pensare più a nulla per tutta la notte.
 
< Ancora, forza! >
< Ma non ti stanchi mai di perdere? >
< Ah ma questa volta vinco io, di sicuro > Scossi la testa con una smorfia e feci spallucce.
Emmett mi corse ancora incontro, io lo bloccai per le spalle, era molto più forte di me, ma la mia idea era di saltargli dietro e non di fermarlo. Quindi presi la spinta giusta e saltai dietro di lui, atterrando con il piede sinistro, per poi dargli un calcio alla testa con il destro.
Mandandolo a terra, come le precedenti cinque volte.
< Di sicuro eh? > Domandai, mentre si girava e mi guardava con una smorfia di dolore.
< Arriverà il giorno in cui ti batterò > Mi indicò con l’indice.
< Ma oggi non mi sembra quel giorno > Entrambi guardammo Garrett, che si avvicinò a me e mi sorrise, io ricambiai e aiutai il mio fratello orso ad alzarsi.
< Arriverà > Mi diede un buffetto sulla guancia e corse ad abbracciare Rosalie, che lo stava per avvertire per quanto riguardava la serata che avremmo trascorso fuori, in mezzo ai boschi, prima della riunione tra titani.
O dello scontro tra titani.
< Cosa stavi per dire ieri notte, prima che ti addormentassi? >
< Prima che tu mi costringessi ad addormentarmi, vorrai dire > Mi sorrise e il mio cuore si riempì e si svuotò subito dopo, dato che gli stavo per dire quanto fossi incapace in ciò che ci stava accadendo. < Bhè… Io ho cento anni e in tutto questo tempo non… Ho avuto buone esperienze con i maschi. Perciò faccio fatica a farmi vedere da te per come sono davvero > Sospirai. < Aro voleva farmi sposare Felix, dato che questo era interessato a me… Ma io non lo volevo sposare, dato che mi aveva… Si insomma… > Mi torturavo le mani, scrocchiavo le dita, tutto per l’ansia.
< Ti ha fatto del male moralmente? Fisicamente? > Sembrava essersi svegliato dal rimbambimento da pesce lesso del giorno prima, ora era infuriato, preoccupato… Pronto a staccare la testa a qualcuno…
< Aro mi ha fatta torturare da Felix, con la frusta > Risposi, incrociando le braccia. < E non usare quel tono, oramai non ci penso più e ho solo vaghi ricordi di quei- >
< Non dovrei usare questo tono? > Mi afferrò per le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi.
< Esatto > Risposi fredda, anche se non mi ero liberata dalle sue mani. < Ahi >
< Ti hanno torturata, privata della tua libertà. Juliet ora che ti conosco e che tengo a te molto più di me non lascerò che tu viva con ancora quei ricordi. Io ti vendicherò e- >
< No non lo farai invece > Finalmente mi liberai dalla stretta. < Credi che ora non riesca a badare a me stessa, solo perché circa venti Volturi mi hanno catturata una notte, mentre ero ancora debole? Io se sarà necessario utilizzerò il potere di Jane, Garrett > Ora il suo viso esprimeva paura. < L’ho sviluppato molto bene, anzi è con quello che sono riuscita a scappare, ho ucciso le loro guardie Garrett, e posso farlo anche con più di un individuo, mentre la vipera no >
< Io so che sei forte Juliet, ma vorrei avere la possibilità di essere colui che ti proteggerà sempre da ora in poi… Non voglio sentirmi inutile > Chiusi gli occhi e sentì la gola bruciare per il magone che mi stava salendo. Ma che succedeva?! Io non avevo mai pianto!
< Anche io vorrei che qualcuno, cioè tu, mi proteggessi… Garrett io da cento anni me la cavo da sola, senza avere nessuno intorno, non so come ci si comporta quando si vuole molto bene a qualcuno e forse non lo saprò mai perché non ti conviene stare con un essere come me. Ti faresti solo del male >
< Se devi parlare per dire queste idiozie, allora stai zitta > Spalancai gli occhi. Come scusa? < Ti insegnerò io a convivere con me, anche se nemmeno io so come fare, tu mi insegnerai a controllare la mia sete. Ci aiuteremo a vicenda >
< Perché parli come se… Insomma… >
< Ti sto dicendo che se usciremo vivi, per dire, da questa situazione… Io ti seguirò ovunque >
Rimasi a bocca aperta. Sconvolta, stupita, felice, imbarazzata… Non so cosa provavo e non l’ho mai compreso a pieno: sapevo solo che lui voleva ciò che volevo io, ovvero stare con me.
Lo abbracciai, affondai tra le sue spalle, più alte delle mie, e lo strinsi a me, lasciando che mi cullasse e che mi accarezzasse la schiena per tranquillizzarmi. Potevo restare lì per ore, anni. Per l’eternità.
 
Ora capivo perché mio fratello era stato sempre morboso e appicicaticcio con Bella, e perché lei provava lo stesso, pur sapendo che poteva anche fargli del male. In qualche modo i ruoli si erano invertiti per me e Garrett: io ero il mostro mentre lui era una creatura più debole e innocente di me, che non aveva paura di dirmi che mi voleva bene per come ero.
Di solito trovare una persona per cui provare un sentimento forte richiedeva tempo e anche tanto, ma a quanto pare sia io che mio fratello avevamo bruciato le tappe.
Evidentemente a noi bastava un solo sguardo.
O una sniffatina di sangue nel caso di mio fratello.
< Juliet? >
< Jacob? Che fai con la… Ah okay! >
Guardai Benjamin, che capì le mie intenzioni. Quindi del fuoco verde, segno che ero felice, uscì dalla mia mano, poi venne controllato dall’egiziano e diventò rosso come doveva essere.
< Ottimo > Mi disse.
< Ecco quello che intendevo. Tutti seduti davanti ad un falò a raccontarci epiche storie di guerra > Disse entusiasta il lupo. < Oppure a stare fermi come statue > Aveva cambiato espressione dopo aver visto la maggior parte dei vampiri immobili e in piedi.
Come lo ero io.
< Pronuncia il nome di una qualsiasi battaglia, io stavo là > Sorrisi quando Garrett si fiondò velocemente seduto su uno dei tre tronchi disponibili, dicendo quella frase con così tanta sicurezza.
< Vediamo… > Mentre Jake pensava a cosa domandare al vampiro, un brivido mi percosse la schiena.
< Finalmente è arrivato il momento per te, Juliet > Era Edward.
< In che senso? >
< Viglio dire con… Tu ormai stai con Garrett… > Capì immediatamente grazie al nostro legame mentale e gli diedi un pugno sulla spalla.
< Ehi! Guarda che… C’è tempo… Credo… > Il “mio” vampiro raccontava con entusiasmo tutte le battaglie a cui aveva partecipato, e mi lanciava delle occhiate per dirmi che mi voleva vicino a sé. < No, non c’è tempo… Ma non voglio nemmeno… Avere fretta… >
< Io e Bella dopo circa una settimana che ci frequentavamo abbiamo provato ad avere un rapporto >
Lo guardai sconvolta, soprattutto perché sembrava andarne fiero.
< E…? >
< E non è successo nulla. Da lì in poi quando andavo da lei le stavo accanto sul letto mentre dormiva… Adoravo vederla dormire, era una persona che accudivo, di cui mi prendevo cura più di me >
< Credi di esserti innamorato subito di lei? >
< Probabilmente. Prima del suo profumo… Poi del suo modo di essere, del suo aspetto e piano piano anche lei ha cominciato a mostrare interesse. Credo. Ma comunque non stupirti se senti qualcosa di importante per Garrett, in fondo non è una persona di cui nessuno si innamorerebbe >
< Mi stai dando la tua benedizione… Sostituto di Carlisle? > Domandai sarcastica. Facendolo ridere.
< Fate quello che volete. Ma casa mia è qui vicino e stasera fa troppo freddo per te >
Chiusi gli occhi, isolandomi da tutto e tutti e scuotendo la testa con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra, che di sicuro erano vila da quanto realmente faceva freddo.
 
Il letto non era comodo per me, ma che importava se lo avremmo usato solo come appoggio?
Carezze sulla schiena e sulle braccia mi tormentavano, facendomi venire i brividi, mentre la sua forza mi sorprendeva ad ogni spinta. Stringevo la sua pelle marmorea per alleviare il dolore che provavo, il quale era seguito da sospiri e gemiti di piacere.
Poi rimanevo sul letto, tra le sue braccia, che mi coccolavano mentre io riposavo dopo una notte decisamente stancante, forse più di una lotta contro Emmett.

 
< Non è mai stato un buon segno quando ti mordevi il labbro, lo sai? >
Era stato solo un mio pensiero allora.
Oppure no?
< Lo so… Che… Che cos’era? > Domandai a mio fratello, confusa, dato che nella mia mente le immagini erano più nitide quando mi accadeva, di tanto in tanto, di pensare a… Quello.
Il suo sorrisetto, o meglio ghigno, e i suoi occhi, che non puntavano nei miei ma contro qualcun altro, seduto su un tronco davanti al falò, mi fecero capire che era stato un pensiero non mio o di Ed.
< Quando… Cioè quando l’ha… Immaginato? > Domandai sconvolta.
< Appena ti ha vista > Disse sempre col ghigno.
Scoppiammo a ridere per non rimanere in un silenzio imbarazzante e quando tutti ci guardarono io mi coprì la bocca, continuando a ridere silenziosamente.
< Se la cosa è così divertente, ditela anche a noi! > Disse Emmett.
< Non credo proprio che sia il vostro genere di… Umorismo > Risposi, mentre camminavo verso Garrett, e mi sedevo sulle sue gambe, mettendogli un braccio sulle spalle e dandogli un bacio sulla fronte. < No prego continuate. Voglio sentire anche io > Garrett mi cinse il fianco con il suo braccio e prese ad accarezzarmi la schiena. In un modo familiare.
Come la visione di poco prima.
Feci fatica a controllarmi, concentrarmi e ad ascoltare per bene tutto ciò che dicevano. Per un attimo potevo sembrare distratta, sovrappensiero, cosa che effettivamente ero, dato che i miei ormoni inesistenti si erano svegliati all’improvviso dopo la visione.
In quel momento capì come si sentivano gli uomini a fianco alla loro anima gemella, o ad una donna attraente, perché avevo l’istinto che mi diceva qual era il mio posto in quel momento.
Di certo tra le braccia di Garrett, ma non in quella posizione e non su un tronco di legno.
Cominciò a venirmi sonno quando presero la parola Dracula 1 e 2, come li chiamava scherzosamente Jacob, ovvero la coppia arrivata senza invito e per ultima tra l’altro; sbadigliavo senza controllo e si erano accorti tutti di quanto fossi stanca.
< Non c’è un’altra tenda per lei? > Domandò a mio fratello Garrett.
< No ma se volete casa nostra non è lontana, non per te e la tua velocità, Garrett >
Oh santo cielo quello voleva davvero che noi… Che lui mi… Che qualcuno mi salvi!
< Dici che possiamo? Davvero? > Sussurrò.
< Si > Rispose Bella, che aveva appena finito di parlare a Renesmee. < Ma non voglio nulla di rotto >
Oddio no ci si metteva pure lei?!
< Ho capito >
Io avevo chiuso gli occhi da un po’, avevo sentito che ero stata presa in braccio e l’aria congelata della montagna mi aggrediva in maniera disumana, tanto da farmi passare l’abbiocco che avevo. Li riaprì una volta che il mio corpo era disteso su un letto, scomodo, grande, con le coperte blu, e che sentivo il calore di una casa.
Perché eravamo a casa di mio fratello.
< Dormi Juliet, io starò qui con te tutto il tempo > Mi appoggiai sulle braccia e sollevai il busto.
< Credo che mi sia passato il sonno >
< Sei molto stanca, non ti conviene proporre qualcosa che domani non ti farebbe essere in forze >
< Va bene che voglio essere protetta, ma così è troppo >
< Io lo dico per il tuo bene, poi fai come vuoi > Annuì.
E feci come volevo io. O meglio… Come volevano i miei ormoni.
 
Non ci furono coccole o cose simili il giorno dopo, solo un risveglio normale dopo una nottata passata a fare altro piuttosto che dormire.
E per tutta la notte, intendo tutta la notte.
Mi ero alzata e vestita sentendo dei rumori provenire dalla cucina, mi ero recata lì velocemente, avevo salutato Garrett con qualche effusione che non mi aspettavo di riuscire a dare, mi ero nutrita e infine ci eravamo recati insieme al luogo dove sarebbero arrivati i Volturi.
< La casa è ancora in ordine? > Fu la prima cosa che mi domandò mio fratello appena fui accanto a lui.
< Ti sembra il modo? > Sussurrai, con sguardo omicida.
< La casa si, ma credo che qualcun altro sia in disordine qua… > Ora ci si metteva pure Garrett?
< Io sto benissimo, cammino normalmente e non credo di essere mai stata meglio >
< Chissà perché… >
< Smettila Edward Cullen > Dissi con tono freddo. < E tu non ti vantare troppo di capacità di cui usufruirò io e io soltanto per l’eternità > Mi avvolse con il braccio e mi baciò la fronte, sorridendo sfacciatamente. Come aveva fatto quando mi aveva vista arrivare in cucina per quello che ero davvero: cioè distrutta dalla mia prima nottata con un uomo… Con un vampiro.
Mi irrigidì nel sentire dei passi, numerosi passi, che affondavano i piedi nella neve fresca, che aveva attecchito al suolo dopo due giorni soltanto.
< Arrivano le giubbe rosse arrivano le giubbe rosse > Sorrisi per il comportamento di Garrett.
Ma poi osservai con paura Aro che cercava con lo sguardo qualcuno, forse Alice.
Poi trovò me, e mi sorrise in modo a dir poco agghiacciante.
Mi strinsi al braccio di Garrett, indietreggiando e lasciando che la sua figura alta mi nascondesse un po’, il minimo per non essere subito presa di mira dagli occhi rossi di quegli assassini.
Io e Bella ci scambiammo uno sguardo complice e impaurito, ma lei lo celò meglio di me quel terrore che inondava l’aria che respiravo affannosamente.
< Ci sono io Juliet, ricordalo > Mi consolò il fatto che Garrett parlò, ma non di molto.
< Dunque eccoci, in questo scenario…  A dir poco teatrale, per chiarire una questione di vitale importanza > Parlò Aro, facendosi avanti più degli altri. < E sono lieto di vedere quanto sei incantevole, giovane Bella, come di rivedere la mia… Piccola e preziosa perla, Juliet >
Non dissi nulla, lo guardai con gli occhi pieni di terrore e basta, per fargli capire quanto la sua presenza fosse inutile e indesiderata.
< Credo che per osservare la questione in maniera dettagliata… Devo domandare a Edward di farsi avanti, dato che la bambina stringe lui e la sua compagna in maniera così forte >
Mio fratello guardò Bella, accarezzò la testolina piena di boccoli di Renesmee e cominciò a camminare in mezzo ai cinque centimetri di neve, per avvicinarsi ad Aro.
Osservai ogni movimento che faceva Aro con le mani, ogni espressione visiva che assumeva, ma non sentivo nulla e la cosa mi rendeva debole.
< Aro ha visto nei pensieri di tuo fratello, ed è meravigliato. Ma ora vuole vedere da vicino la bambina >
< Questo è uno dei motivi per cui passerò l’eternità con te > Dissi guardandolo, incantata dal suo aspetto così affascinante e rude allo stesso tempo, grazie alla barba.
Bella si mosse con Renesmee per mano, avanzò con Jacob trasformato, come tutti i lupi lì presenti, ed Emmett. Non appena furono di fronte a lui, questo indicò il cuore della mia nipotina, emettendo un verso acuto che si udì fino a me e che mi fece venire i brividi.
< Ha sentito il suo strano cuore, del tutto diverso dal tuo… Cioè il suo batte naturalmente quando il tuo invece aumenta solo per… Certe cose… Diciamo >
< Smettila di ricordarmi di ieri sera, ti prego > Lo implorai.
< Ma eri così… > Si morse il labbro, mentre credevo ripensasse alla notte prima. < Dio solo sa quanto ieri fossi felice di averti sul- > Gli diedi una gomitata.
< Smettila idiota >
< Ti adoro > Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa.
< Anche io, quando non mi imbarazzi >
< Nah tu mi adori anche quando ti imbarazzo >
< Puoi dirmi che sta succedendo? Grazie > Cambiai velocemente discorso.
< Questa creatura… E’ meravigliosa, tuttavia delle accuse ci sono arrivate, accuse contro di voi > Aveva alzato la voce, di sicuro stava per fare qualcosa di crudele.
< Portate la testimone! > Ordinò Caius.
Una donna dai capelli biondi e lunghi venne portata davanti al Volturo anziano biondo, che la guardò con sdegno. La vampira aveva gli occhi dorati, inoltre mio fratello era profondamente turbato dalla sua presenza. Intanto Bella e gli altri erano tornati indietro, accanto a noi.
< E’ quella la bambina che hai visto? > Domandò l’anziano. < Rispondi! >
Avevo sempre odiato Caius, dal primo sguardo. Giuro che se avesse bruciato e chiesto aiuto a me, l’avrei lasciato lì, a trasformarsi in cenere, senza che me ne importasse granchè.
< Juliet. Quella è Irina, Tanya mi ha parlato di lei > Spalancai gli occhi.
< Ma allora è… Loro sorella? > Le facce tese di Tanya e Kate mi incutevano paura e preoccupazione, perciò mi feci più avanti, liberandomi della presa di Garrett.
< No > Protestò.
< Non sai nemmeno che voglio fare >
< Lo so invece e mi auguro che non stai mirando a Kate >
Sfortunatamente per lui lo stavo facendo.
< N-no… E’ cresciuta. Lei non è una bambina immortale, non è stato commesso alcun crimine > Rispose Irina, con voce tremante, poi si voltò verso Bella e sussurrò qualcosa, che non riuscì a sentire.
Caius accese una torcia e fece un cenno con la testa a Felix, che insieme ad altri due Volturi si avvicinò alla vampira e la fece inginocchiare.
< Togliti Garrett > Lo spinsi via da me e corsi a bloccare Kate, la più pericolosa delle due.
Incrociai le braccia sul suo petto e strinsi i pugni quando mi arrivò la scossa, che mi percorse il cervello e in breve tutto il corpo. Intanto Irina era un corpo senza testa, che stava bruciando davanti agli occhi delle due sorelle.
< Zafrina! Accecale! > Ordinò mio fratello, nel panico.
Così fece, poi si avvicinò a Tanya.
< Ridatemi la vista > Chiedeva, con gli occhi spalancati dal dolore e il terrore.
< Non agire, è questo ciò che vogliono. Possiamo evitare una strage, Tanya >
Le parole di mio fratello convinsero entrambe, quindi lasciai la presa su Kate e caddi in ginocchio, una volta che Zafrina gli diede di nuovo la vista, a entrambe.
< Juliet tutto bene? > Garret. Maledizione quanto era protettivo e tenero.
< Si, aiutami > Mi appoggiai a lui e tornai in piedi. La scossa di Kate era stata maledettamente forte.
< Noto con piacere quanto la tua resistenza sia migliorata, Juliet > La voce di Aro era terrificante. < E quanto tu sia stata furba, a scappare da noi, la tua famiglia >
< Una famiglia non tortura un proprio membro > Dissi quasi ringhiando.
< La mia piccola Juliet… >
< Aro, lei ora vuole far parte della nostra famiglia > Intervenne Carlisle. < Perciò la lascerai stare >
Aro mi aveva perso, ma puntava immediatamente ad Alice, che non c’era, a Edward e Bella. Anche se non sapeva che non li avrebbe mai avuti.
< Se è questo il suo volere… > Spalancai gli occhi.
Ero libera, maledettamente libera.
Tutti si voltarono poi alla mia sinistra, Ed sorrise e anche io, nel vedere arrivare Alice, accompagnata da Jasper. Entrambi guardarono verso di noi, erano seri e preoccupati, soprattutto Alice. Avanzarono verso Aro, dove due Volturi bloccarono Jasper mentre lasciarono avvicinare Alice a lui.
< Ti mostrerò come quella bambina non sarà un pericolo per tutti noi > Disse convinta mia sorella.
Poi gli porse la mano.
E ci fu silenzio.

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Capitolo 10
*** Si arriva alle mani... ***


Si arriva alle mani…
 
< A te non interessa ciò che mostrerò! > La voce acuta e spaventata di Alice arrivò fino a me. < Anche quando ti avrò fatto vedere… Tu farai ciò che vuoi! >
Alice si voltò verso di noi.
E poi vidi Aro prendere il volo, mentre la schiera di Volturi si apriva per fargli posto. L’anziano atterrò perfettamente in piedi, e ordinò di portare via Alice.
< Non osate toccarla! >
Era Carlisle che aveva cominciato a correre per liberare Alice, era lui che aveva atterrato tre Volturi mentre andava veloce come il vento, lui si stava per scontrare contro Aro.
E la testa che mostrò staccata dal corpo del Volturo, anche quella era sua.
Esme urlò di dolore, io spalancai gli occhi e sentì il fuoco bruciarmi nelle vene, al posto dello scorrere del sangue. Mollai la presa da Garret e mi resi conto che avevo le mani rosse e in fiamme.
Questo voleva dire guerra.
Non mi sarei trattenuta di fronte a nessuno. Era la mia occasione per vendicarmi di loro, del modo in cui mi avevano trattato, infine di Carlisle.
Cominciammo tutti a correre incontro ai Volturi, Aro liberò i suoi e finalmente misi le mani in faccia a due di loro, carbonizzandoli senza pietà. Non vedevo niente e nessuno, nemmeno Garrett.
Ero troppo accecata dall’odio e dai sentimenti negativi per dare retta ad ogni cosa.
Un altro mi corse incontro, quindi tentò di stendermi con un pugno, io lo bloccai e lo sbattei a terra con una mossa rapida, poi lo presi per i capelli e continuando a tenere il piede impiantato sul suo corpo gli staccai la testa, buttandola contro un Volturo che stava mettendo in difficoltà Rosalie.
Non li contai tutti, poiché erano vampiri di irrilevante importanza.
Cominciai quando Emmett mi buttò davanti Alec, il fratello della vipera Jane.
Gli sorrisi.
< Eccoti, finalmente > Mi strofinai le mani e non gli diedi neanche il tempo di rispondermi, perché con uno schiocco delle dita lo mandai in cenere. Alzai lo sguardo e vidi Jane paralizzata, che fissava le ceneri del fratello trasportate dal vento. Poi guardò me e cominciò a farmi male.
Mi inginocchiai, ma resistetti, finchè non sentì un alone avvolgermi e qualcosa di peloso spingermi via da lì, facendomi volare a terra poco lontano da dove ero partita.
Era stato Seth. Ora lui provava dolore a causa di Jane. Maledizione.
< SETH! >
Fu inutile, un Volturo arrivò dietro di lui e gli spezzò l’osso del collo con un movimento rapido. Osservai uno dei pochi amici che avevo cadere a terra, udì l’ululato di Leah della sua morte, che avvertì Jacob, ormai lontano con Renesmee.
Non riuscivo più a pensare, ero distrutta dentro, e la sensazione era perfino peggiore del dolore che provocava Jane con la sola forza del pensiero. Ero a terra e non potei non avvicinarmi per accarezzargli il pelo, morbido e lungo, e di sussurrargli qualche parola per accompagnarlo nell'aldilà.
Non ci misi molto ad alzarmi in piedi e aiutare gli altri con lo sterminio: dopo la morte di Seth avvenuta davanti ai miei occhi ero decisa a fare un genocidio dei Volturi. Ad un certo punto vidi Tanya in difficoltà e immobilizzai Caius, che la stava attaccando ferocemente alla gola, gli ghiacciai le gambe e mi avvicinai per assicurarmi che Tanya stesse bene. Lei mi sorrise, e si divertì ad aprire in due la testa dell’anziano, che urlò di dolore.
< Juliet! > Fui scaraventata di nuovo a terra, questa volta da Garrett.
< Sei vivo?! > Gli strinsi la mano.
< A quanto pare si, stammi vicino ora, non ti allontanare, non esplodere >
Mi tremavano le mani, le puntai contro i vampiri e li ricoprì di ghiaccio. Il mio braccio destro era diventato blu, forse anche parte del mio viso, soffrivo troppo a causa della morte di Seth. Troppo.
< No Juliet basta. Basta! >
Mi concentrai per vedere com’era la situazione: Jasper era morto ed Alice aveva preso Jane per darla in pasto a Sam, cosa che avrei fatto anche io, mi sentii davvero felice in quel momento; Caius e Marcus erano morti anche loro, inoltre Aro era appena stato ucciso da Bella e Edward, lei lo stava per incendiare, lo stava per ridurre in cenere, finalmente.
Poi però vidi tutto buio.
 
E aprì gli occhi.
 
Alice era ancora davanti ad Aro, gli tolse la mano davanti di scatto, poi si voltò lentamente verso di noi, forse dopo aver detto qualcosa.
< Juliet… Il tuo viso > Mi toccai la faccia: era blu, ghiacciata. Cominciai a respirare affannosamente.
< Era… U-una visione… Una… Carlisle, dov’è Carlisle? Dov’è mio padre? > Ero in preda al panico.
< Juliet va tutto bene > Mio fratello si era mosso velocemente verso di me e mi stringeva le spalle con le mani. < Era una visione di Alice, l’hai vista perché te l’ho trasmessa io. Stanno tutti bene >
< Okay > Annuì velocemente. < Okay, stanno bene… Tutti stanno bene… > Mi calmai.
Garrett mi strinse a sé e per la prima volta sentì quanto poteva dare calore l’abbraccio di un vampiro, alimentato dal sentimento che ci univa.
“Com’ero diventata così mielosa? Oddio mi viene il diabete, giuro che a momenti vomito arcobaleni.”
Peccato che la morte di Irina non fosse stata un’illusione, erano distrutte, con gli occhi dorati spenti, che seguivano il corso degli eventi solo perché avevano giurato a Edward che potevamo contare sul loro aiuto. Mi dispiaceva per loro, non se lo meritavano.
Alla nostra sinistra arrivarono due persone, di preciso un uomo e una donna dalla pelle un po’ più colorita della nostra, ma più chiara di quella di Zafrina. Erano entrambi vestiti con poco, ne dedussi che erano dei vampiri, anche se l’uomo non aveva gli occhi rossi o dorati.
Ma marroni.
Si fermarono entrambi davanti ad Aro, cominciarono a parlare e come al solito non sentivo un tubo.
< Quello lì è come tua nipote, ha un cuore che… Batte molto velocemente > Sorrisi, allora ecco perché Alice era andata via, e perché in cuor suo Ed non ne era per nulla preoccupato.
Entrambi sapevano che in Brasile c’era il testimone principale per vincere il caso contro i Volturi.
< E’ proprio come lei, mangia cibo per umani o sangue, va bene tutto >
Aro ne rimase stupito, e la voce di Marcus arrivò fino a me quando disse “Ci assomigliano tanto” come se fosse commosso dalla cosa. E poteva esserlo, era un uomo che se ce ne fosse stata l’opportunità avrebbe pianto, di gioia, nel vedere che non era un mostro il miscuglio tra umani e vampiri.
< Ha trasformato sua zia, per ringraziarlo > Annuì, aveva fatto bene, lo aveva accudito, dopotutto.
< Quanti anni hai?! > Domandò Bella, turbata a causa della crescita troppo veloce di Renesmee.
< Ho 150 anni > Mia cognata tirò un sospiro di sollievo e sorrise alla sua bambina, che era rimasta sulla calda pelliccia di Jacob. < Ho raggiunto la maggiore età sette anni dopo la mia nascita >
Anche Edward sorrise, prese in braccio sua figlia e la fece volare, facendola ridere.
A quel punto Aro si fece avanti.
< Miei cari, non abbiamo nulla da temere >
< Ma… L’ibrido?! > Maledetto Caius che tu possa essere folgorato sul posto appena entri in casa.
L’anziano mi guardò, poi vide Garrett, ci osservò e forse notò come il mio carattere forte e freddo era cambiato, ora ero una creatura immortale debole, con il mio guardiano, il mio vampiro.
< Ormai non ci serve. Non la vedi? E’ più innocente di un neonato, è inutile, sarebbe un peso >
< Contenta di esserlo > Dissi a bassa voce, fulminandolo con lo sguardo.
< Non combatteremo. Oggi >
La neve e la nebbia si alzarono quando i Volturi lasciarono il territori con velocità sovrumana, ma Aro rimase ancora a guardarsi intorno.
 
Juliet. Edward. Bella. Alice.
Che meraviglioso bottino.
 
Sparì dopo aver pensato a cosa si stava perdendo, andandosene e continuando il suo regime dittatoriale in Italia. Sospirai e sorrisi quando Garrett avvicinò il mio viso al suo per baciarmi. Se l’altra notte era stato delicato a causa della mia poca esperienza, in quel bacio mi dimostrò come le cose sotto le coperte sarebbero cambiate una volta che avremmo trovato una casa in cui vivere insieme.
< Ti amo Juliet. Ti amo >
< Ti amo Garrett >
Tutti si abbracciavano, baciavano, mentre Dracula 1 e 2 si lamentavano del fatto che non c’era stata una battaglia, non avevano avuto al loro vendetta.
< Ma sentili… >
< Cosa? Io non sento nulla > Scoppiai a ridere.
Mio fratello e Bella potevano finalmente stare tranquilli, non desideravo nulla di più ora.
Andai da Tanya, che mi abbracciò, gli accarezzai i riccioli d’oro e gli sussurrai parole dolci per consolarla, parole che potessero tranquillizzarla, perché lei aveva fatto lo stesso con me, quel primo giorno dove ci eravamo conosciuti a casa loro. Mi aveva fatta sentire accettata da un gruppo che non era la mia famiglia, ed era stato meraviglioso.
Arrivò anche Esme, con l’intento di abbracciare me, ma incluse anche Tanya e Kate.
Il peggio era passato, lo sapevano tutti, insieme ad un’altra cosa.
Ora ognuno poteva contare sulla fiducia dell’altro, senza problemi.






Santi numi salve a tutti!!!
Sono viva e vegeta, anche se il tempo oggi era praticamente contro il mio ritorno a casa dalle vacanze, eccomi qua con l'ultimo capitolo!
Manca solo l'epilogo, che sarebbe un po' una piccola scenetta finale... Una cosa breve, ecco. E credo che domani potrete già leggerlo, dato che per tutto luglio non avete letto un tubo u.u
Bene allora spero sia piaciuto e spero anche di sentire dei pareri al riguardo. Come sempre ^_^

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Epilogo
 
< Alla fine la casa era davvero in ordine, niente di rotto > Sospirai.
< Ed smettila ti prego… Mi metti in imbarazzo >
< Com’è andata? Posso saperlo, a grandi linee? > Annuì e sorrisi.
< Io… Non mi ero resa conto che Garrett ci teneva così tanto a me. Me lo aveva detto forse un paio di volte, quando mi definivo un mostro, ma le parole volano, i fatti no. Quando siamo stati insieme quella notte… Lui sapeva quanto fossi imbarazzata… Ma forse non è per quello: lui mi ha fatta sentire amata quando nell’atto non… Non è stato così avventato… Capisci? > Mio fratello sorrise.
< Capisco, si. Bhè lui aveva un vantaggio: il tuo sangue non ha odore, perciò non aveva la tentazione a diventare un animale >
< Già >
Guardai Renesmee parlare con Zafrina e la sua amica, le disse che si sarebbero riviste, magari in Amazzonia, volentieri, era un pensiero carino. Alla fine quasi tutti gli si erano affezionati.
< Gradirei l’attenzione di entrambi, è possibile? > Garrett indossava una maglia grigia e dei jeans, vestiti che Carlisle gli aveva offerto volentieri, dato che aveva accettato di tenerlo in casa con noi, e di questo gli ero davvero grata.
< A dire il vero sono io che devo parlare > Commentò mio padre.
< Prego allora > Mi prese la mano e la strinse.
< Dunque visto che le dimensioni della casa sono queste, e visto che siamo cresciuti notevolmente di numero… Ecco io ed Esme volevamo darvi questa > Mi porse un paio di chiavi, una più grande e una più piccola. < La più piccola è per il cancelletto > Scoppiai a ridere.
< Volevate liberarvi di noi eh? > Dissi sventolando le chiavi. < Whohoo! Ci siete riusciti alla grande! >
< Carlisle io- >
< Garrett. Hai fatto molto per me, sei un mio buon amico, forse il più caro che ho. Hai scelto mia figlia come tua compagna di vita, ed è giusto che viviate insieme >
Mi bloccai. Fissai le chiavi, guardai mio fratello, Renesmee, Bella, Carlisle, Esme.
Se non avessi deciso di scappare sarei rimasta in quel castello, e molto probabilmente mi sarei ritrovata ad uccidere la famiglia che aveva reso felice mio fratello. Se non avessi avuto il coraggio di andare avanti, di continuare a camminare e correre da un continente all’altro, senza cibo per giorni, io non avrei aiutato Edward e Bella, e quest’ultima forse non sarebbe sopravvissuta. Se non avessi cominciato a credere che ero solo un vampiro un po’ speciale, se avessi ceduto al controllo del mio potere a tal punto di diventare davvero il mostro che credevano tutti fossi, allora non avrei imparato ad amare, non avrei aperto il mio cuore a Garrett, e sarei rimasta sola per sempre.
< Juliet?... Stai… Stai piangendo > Singhiozzai e guardai mio fratello, mordendomi il labbro mentre facevo il broncio. < Non ci credo, un vampiro che riesce a piangere! > Mi abbracciò e scoppiai in un pianto disperato, senza parole, solo con lacrime che mi rigavano il viso abbondantemente.
< I-io sono felice Ed! Sono così felice… > Singhiozzai. < Vi voglio tanto bene, a tutti! >
Sciolsi l’abbracciò quando capì che avevo terminato il momento pieno di lacrime e felicità, tornai normale e osservai con gioia che non avevo perso il controllo del mio potere.
< Zia! Mi prometti che mi verrai a trovare? >
< Ma certo! Però devi farti trovare qui a casa, mi dispiacerebbe toglierti dal gioco con Jacob > Le feci l’occhiolino e lei mi saltò in braccio.
< Avvertici, così ti facciamo una sorpresa! >
< Ora non è più tanto sorpresa, tesoro > Commentò Bella.
< Va bene se porto anche Garrett? > Entrambe lo guardammo.
< Si dai, è pur sempre mio zio >
Scoppiarono tutti a ridere, io e Garrett invece ci guardammo e con un sorriso che parlava da solo.
Avevo trovato finalmente la vita che mi apparteneva, non ero fatta per vivere nel mio secolo, nemmeno mio fratello. No, noi eravamo nati per vivere questa vita immortale, senza la quale l’amore non sarebbe mai arrivato, nemmeno la felicità che non avrei mai provato senza un morso al collo.
Non odiatemi per questo, ma onestamente dopo tutti questi saggi pensieri… Sentivo un’attrazione inspiegabile vero Garrett.
I miei ormoni parlarono ancora, e non per l’ultima volta.
 
Fine




 
Angolino autrice
Ed ecco qua il finale! (che potevo anche non separare dall'ultimo capitolo... Ma non so perchè l'ho fatto u.u)
Bhè spero che questa idea lampante avuta in un momento di delirio durante la visione del film sia valso qualcosa, come una storiella poco pesante o magari anche solo piacevole e scorrevole.
Come sempre sapere cosa ne pensa chi l'ha letta (che non sia io magari) mi farebbe piacere. Chiedo scusa se non ho messo l'epilogo ieri o prima ma ho una madre che non sopporta vedermi far nulla (e quindi stare anche al computer per i cavoli miei u.u).

Bhè vediamo quando mi rifarò viva con un'altra strana idea, ci "vedremo" là...
Grazie a chi l'ha letta, a chi l'ha anche solo vista di sfuggita e a chi ha lasciato una recensione e a presto :)

 

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