Luce tra le ombre

di Serendipity__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Introdurrei questo prologo con un gioco di parole: oso osare.
Come già annunciato nella mia breve flash-fic "Rimpianti" di Capitan Harlock ho visto soltanto il film, quindi la mia storia terrà conto solo dei fatti e personaggi lì rappresentati.
Non appena è comparsa la parola fine, nella mia testa la storia è andata avanti nella maniera che proverò a raccontarvi, con che risultati questo è tutto un grande punto di domanda anche per me.
Ripeto, io oso, poi si vedrà!
Una cosa importante da dire è questa: mi cimento con elementi "fantascientifici" di cui ho poca dimestichezza, dovessi scrivere qualche castroneria vi prego quindi di farmelo notare e cercherò di rimediare.
Mi verrebbe da dirvi molto altro ancora (sarà l'ansia...), ma rischio che la mia introduzione diventi più lunga del prologo stesso.
Quindi mi interrompo e lascio a voi la parola, ovviamente per chi vorrà farmi conoscere le sue prime impressioni.
A presto.
Sere






Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock




Yuki ha gli occhi spalancati e le lacrime scivolano calde lungo le sue tempie come un fiume inarrestabile.

Questa volta era così reale il sogno... così vera quella mano che la tratteneva...
Ad interromperlo è stato il suono insistente della sveglia, riportandola in quella dimensione fatta di giornate tutte uguali, dove più che vivere lei si limita a sopravvivere.
All'inizio ha pensato che non ce l'avrebbe fatta, poi invece i giorni sono diventati settimane, le settimane mesi e i mesi anni.
Otto anni.
Tanti ne sono passati da quando ha smesso di essere Yuki Kei per diventare Mizuko Miura.
Il biondo dei suoi capelli è diventato un nero corvino, l'azzurro degli occhi uno spento marrone, il suo sorriso una smorfia dura, il suo fisico snello ed armonioso quasi uno scheletro rivestito di pelle.
La giovane donna distesa su quella branda non è che un pallido fantasma della ragazza che era un tempo. Lo vede riflesso ogni mattina nello specchio opaco di quel buco di stanza che occupa e pensa che, prima o poi, qualcosa cambierà... dovrà per forza accadere... quel dolore se ne andrà e lei tornerà ad essere ancora viva.
Solo così trova la forza di sciacquarsi il viso, di lavare via l'ennesima notte tormentata e di iniziare una giornata che sarà l'esatta fotocopia della precedente.
Ma stamattina Yuki non riesce ad arrestare le emozioni che quel sogno ha fatto affiorare in superficie e che le scorrono sulla pelle proprio come se le avesse vissute realmente.
Piange quelle lacrime che non si permette quasi mai di versare e si domanda se non finiranno di portarle via anche quel poco di sè che le è rimasto.
Forse, dopotutto, potrebbe finalmente morire davvero.
E' un pensiero che si è affacciato spesso nella sua mente, quello di porre fine ad un'esistenza diventata misera, ma che non ha mai trovato terreno fertile nel suo cuore, lì dove alberga un sentimento che non conosce alcuna debolezza.
E' lì, infatti, che continua a bruciare inestinguibile la fiamma di un amore che si è accesa nello stesso istante in cui ha posato lo sguardo su di lui, il suo capitano.
Colui che doveva donarle la libertà tanto agognata, l'ha resa schiava per sempre, invece.
Yuki cerca di liberarsi da questi pensieri, asciugandosi finalmente le lacrime. Si stupisce di non ritrovarsi le mani macchiate di sangue, perchè sono così piene di dolore da non credere che possano essere fatte di semplice acqua...
Ehi, scusa, ma da quando sei diventata così poetica?
La voce che le viene in soccorso le strappa un dolore che può sopportare già di più, anzi la fa quasi sorridere tra le ultime lacrime che ancora le sfuggono.
Yattaran, amico mio, non andartene mai.
Le sembra di vedere i suoi occhi sorridenti annuirle da dietro gli occhialetti tondi, la pancia che sobbalza mentre ridono insieme.
Ricordati che io ci sarò sempre. Un fischio e non farai in tempo a pensarmi che sarò già con te.
Queste sono state le ultime parole di quell'amico speciale, poi lo stesso portellone che si era aperto per farli incontrare, si è richiuso recidendo anche quell'ultimo filo che la teneva legata all'Arcadia dove c'era la sua casa, la sua famiglia... il suo unico amore.
Eppure è ancora viva e sa bene il perchè.
Come tuo capitano ho soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino alla fine dei tuoi giorni.
Ecco cosa la tiene in vita veramente, una promessa che le è stata strappata senza potersi opporre.
Perchè prima di voltarle le spalle, relegandola in un passato da dimenticare, lui le ha lasciato intravedere nello spazio di un battere di ciglia il futuro totalmente diverso che avrebbe voluto per loro due.
E quello sguardo è sempre stato lì davanti ai suoi occhi in tutti questi anni, proprio come se ci fosse stato ancora lui a rivolgerglielo.




XXXXXXXXXXXXXX




Yuki Kei, alias Mizuko Miura, prende servizio alle quattro di ogni mattina nel suo androide da carico presso il più grande interporto spaziale del sistema stellare di Tauri.
E' anche uno dei pochi a poter vantare di essere ancora totalmente indipendente dal controllo della Gaia Sanction e le compagnie che lo tengono in vita continuano a battersi perchè quel suolo rimanga un vero e proprio porto franco nonostante le pressioni si facciano sempre più minacciose.
Così, nonostante la quasi totalità dei commerci risulti legale, c'è ancora una piccola parte di affari gestita da personaggi che non hanno problemi a rifornire capitani che non sono propriamente a loro volta "puliti".
La compagnia che l'ha assunta le ha fatto solo poche domande e nessuna a cui lei non abbia dato la risposta giusta. Le sono bastati, poi, alcuni giorni di prova per dimostrare che le sue attitudini personali ben si sposavano con ciò che comportava vivere e lavorare in un posto del genere.
Così in quegli otto anni si è isolata dal resto dell'universo, lasciando filtrare solo le poche persone che potevano darle l'unica cosa che le interessava veramente: notizie certe sulle rotte dell'Arcadia e  sul suo equipaggio.
Ma quella mattina, più che mai, Yuki non riesce a scrollarsi di dosso il suo passato e il lavoro ne risente. Ha già combinato un mezzo disastro caricando della merce sulla nave cargo sbagliata, ora stava per ripetere l'errore. Fortunatamente se ne è accorta quasi subito, perciò non ha dovuto come prima rifare tutto daccapo.
Si è già beccata una ramanzina coi fiocchi dal suo superiore, ora lo vede tornare verso di lei con la faccia ancora più scura.
Per un attimo pensa che se lo afferasse con il grosso braccio meccanico che comanda, potrebbe ridurlo in poltiglia, ma dopo avrebbe sicuramente un problema più grande da gestire, ossia un'accusa di omicidio.
Così si rassegna a subire l'ulteriore sfuriata. Onestamente la cosa non la scalfisce più di tanto, tutto le scivola addosso come se fosse davvero la vita di un'altra persona di cui lei è solo una spettatrice.
- Ehi, Miura, si può sapere che ti prende? Se ti gira storto, puoi anche prenderti la giornata libera!
- Ha ragione, capo.
Si è uniformata al linguaggio universale di coloro che non vogliono altro che essere confusi con ciò che li circonda. Così ha imparato a non essere più la indomita Yuki Kei  ma la remissiva Mizuko Miura.
- Mi hai dato ragione anche prima! Mi stai prendendo per il culo, forse?
- No, capo. Assolutamente.
Osserva con un certo distacco l'uomo che le sta parlando, senza vedere in lui il minimo accenno di attitudine al comando. Sa che cosa sta facendo, lo sa benissimo, però non può farne a meno.
Ogni uomo che ha incontrato in quegli otto anni ha subito il paragone con lui, uscendone sempre sconfitto.
Poi si rende conto che se anche ne incontrasse uno come lui, non sarebbe comunque lui.
- Io credo proprio di sì, invece. Perciò per oggi hai chiuso.
La sta praticamente cacciando. E' la prima volta che le succede.
- Ho bisogno di gente che c'è con il cervello mentre lavora!
Vorrebbe dirgli che in otto anni forse è la seconda, terza volta che succede, ma poi pensa che sarebbe solo fiato sprecato. Così dpo aver disattivato e messo in sicurezza il proprio androide, si appresta a lasciare le banchine di carico, vero e proprio cuore pulsante di tutto l'interporto.
Mentre si sposta tra spazi che ormai conosce a memoria, osserva il solito animato fermento alla ricerca di qualche astronave che attiri la sua attenzione.
E' un pò che non riesce a trovare il giusto aggancio per avere notizie certe, sembra che ultimamente l'Arcadia sia diventata davvero una nave fantasma.
Con la tuta arancione della compagnia e il cappellino calato sul viso, Yuki appare come uno dei tanti lavoratori che si aggirano indaffarati.
Così in un primo momento pensa di essere stata scambiata per qualcun'altro quando una mano sbuca da dietro una pila di enormi casse stagne e ce la trascina dietro.
Non ha di certo paura, sa bene come difendersi anche da un avversario fisicamente superiore a lei, come potrebbe essere l'alta figura che le incombe addosso.
E starebbe anche per dirglielo, se non fosse che la visione fugace del viso che si nasconde nell'ombra del cappuccio scivolato leggermente indietro, la paralizza.
- Ciao, Yuki.
Il suo primo istinto è quello di guardarsi intorno, non alla ricerca di un aiuto o di una via di fuga, ma per accertarsi al contrario che nessuno li possa scorgere lì dietro.
Le sembra che tutto sia normale come lo era sino a qualche secondo prima che, invece, tutto il suo universo si fermasse.
Insieme al suo cuore.
- Sei così diversa.
Da un momento all'altro potrebbe scatenarsi l'inferno intorno a loro, eppure lei non riesce a pensare ad altro se non al motivo per cui quella persona sia lì con lei, in carne ed ossa.
- Anche tu.
Sul viso seminascosto che sta fissando intensamente compare una smorfia molto più dura di quanto lei ricordasse.
- Hai ragione. La vita non è stata affatto generosa con noi.
Sì, la vita è stata ingiusta con loro, li ha lasciati entrambi orfani di troppe cose.
- Perchè sei qui, Yama?
Deve dire ad alta voce il suo nome, perchè c'è stato un momento, seppure breve, in cui ha creduto di avere davanti lui.
Se lei è diventata una donna, Yama ora è un uomo fatto e finito. Lo osserva nei tratti diventati spigolosi, nella mascella che ha preso una linea dura e decisa, nello sguardo divenuto profondo e maturo.
Qualsiasi altra persona potrebbe davvero confonderlo con lui, ma lei no. Se i suoi occhi l'hanno momentaneamente ingannata, il suo cuore non ha mai avuto dubbi su chi avesse davanti.
- Perchè volevo essere io a dirti che da qualche settimana sono diventato il nuovo capitano dell'Arcadia.
Yuki fatica a mantenere l'equilibrio e per un attimo una mano salda l'aiuta a reggersi in piedi.
- Io... io...
Non ce la fa, davvero le manca il respiro. Non solo quello, perchè le sembra di essere in caduta libera dentro ad un precipizio senza fine.
- Lui sta molto male, Yuki. Lo ha tenuto nascosto a tutti sino a che ha potuto, ma ora...
Lei continua a scrutare in quello sguardo dove c'è una realtà che lei ha visto solo sbocciare sotto i suoi occhi.
Perchè qualsiasi cosa sia successa in quegli otto anni, quel ragazzo è diventato ciò che il Capitano si aspettava da lui e forse ora ha smesso di lottare anche per quello.
- Non mi ha mandato lui, però.
Lo sa, Yuki lo ha intuito ancor prima che glielo confermasse e non si aspettava nulla di diverso. Eppure fa male lo stesso, proprio come se le stesse di nuovo voltando le spalle come ha fatto il giorno che l'ha lasciata andare via.
- Venire da te è stata una mia decisione. Perchè se c'è una cosa di cui sono maledettamente sicuro, Yuki, è che se avessi saputo che Nami mi sarebbe stata strappata via così come è successo, avrei fatto di tutto per poter avere anche solo pochi attimi felici con lei da ricordare per il resto della mia vita.
All'improvviso le mani di Yama l'afferrano per le spalle con forza e mentre si china su di lei, il cappuccio scivola via, mostrandole il viso di un uomo che sa bene quale sarà il suo futuro.
Sì, Yama saprà essere un buon Capitano per l'Arcadia e il suo equipaggio.
Anche se non ne è pienamente cosciente, Yuki si sente sgravata di un peso. Ora sa che i suoi compagni, quelli che non ha mai dimenticato e mai farà, avranno di nuovo una guida sicura.
- Sono stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho rispettato ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella che mi ha costretto ad assistere alla sua lenta agonia.
La scuote ancora, Yama, trasmettendole parte di quella sofferenza di cui le sta parlando.
- L'ho visto spegnersi sotto i miei occhi giorno dopo giorno, divorato vivo dall'unico vero rimpianto che abbia mai provato: rinnegare i suoi sentimenti per te.
Yuki non percepisce più nulla che non sia lo sguardo di Yama, colmo di un dolore che ha radici profonde in lui, nel suo passato.
- Ora devo fare i conti solo con l'uomo, Yuki, ed è per lui che sono qui.
Solo un uomo.
Quante volte lei avrebbe voluto che lui fosse stato solo quello? Non il Pirata deciso a salvare l'intera umanità, ma solo un uomo libero di amare e di essere ricambiato.
- Sono qui a chiederti di non gettare via ciò che io sarei disposto ad ottenere in cambio della mia stessa vita: un'ultima possibilità di essere felice.
La presa salda delle mani sulle sue spalle è la cosa più vicina ad un contatto umano che abbia avuto in quegli ultimi otto anni. Yuki si scopre fragile sotto la corazza che si è costruita intorno, ma poi pensa che non sarebbe potuto essere diversamente.
Sono di Yama quelle mani, non di uno sconosciuto qualsiasi.
- Se lo ami davvero, perdonagli il male che può averti causato e va da lui per restargli accanto in questo suo ultimo viaggio.
Il Capitano, il suo Capitano, sta morendo.
- Ci sarà una  navetta ad aspettarti al molo 7a, questa sera alle undici. Rimarrà lì per un'ora, poi partirà con o senza di te per raggiungere la sua destinazione.
Ora l'ha lasciata andare e il suo viso è tornato a celarsi nelle ombre del largo cappuccio che si è rimesso.
- Non ci sarà un'altra occasione, Yuki, non gettarla via.
Dita leggere le sfiorano una guancia, prima che la figura di Yama scivoli via silenziosa come è comparsa, lasciandola in balia delle emozioni che le sono scoppiate dentro.
Può essere davvero questa la strada che aveva in serbo per loro il destino?
Non lo sa Yuki, ma le basta qualche secondo per capire che questa volta dovrà trovare il coraggio di scoprirlo veramente.







Note:

Penso di aggiornare la storia ogni 7-10 giorni al massimo.  O almeno ci proverò. XD

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ciao!
Prima di tutto lasciatevi dire ancora grazie per l'accoglienza calorosa che avete riservato non solo alla mia storia, ma anche a me!
Mi ha fatto davvero un immenso piacere chiacchierare con voi, condividendo la passione comune per il Capitano e la sua ciurma.
Detto questo... vi lascio alla lettura del capitolo e aspetto di conoscere le vostre impressioni (per chi avrà ovviamente voglia di farmele conoscere).
A presto
Sere 






Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock






Yuki ha una discreta esperienza in fatto di astronavi e quella che vede attraccata al molo 7a ha tutta l'aria di essere in procinto di cadere a pezzi.
Dovrebbe esserne preoccupata, ma a fare da garanzia a quel ferro vecchio, e a chiunque lo piloti, è stato Yama in persona. Tanto le basta per avvicinarsi al portellone abbassato, affacciarsi all'interno ed annunciare la sua presenza con il rimbombare cupo dei suoi passi.
- Mizuko Miura, giusto?
L'uomo è sbucato da dietro un pannello aperto, probabilmente quello della centralina di comando dei propulsori DAS, un tipo di alimentazione ormai superata da diversi anni.
- Sì.
- Io sono Takao Fukuda. Proprietario e pilota di questa bagnarola... e non smentire la cosa, ce l'hai scritto in faccia che lo pensi.
Scorge un lampo ironico negli occhi dell'uomo e si appunta di non sottovalutarlo, l'aspetto può farlo sembrare un innocuo personaggio un pò in là con gli anni, ma potrebbe non essere affatto così.

Anzi, se lei sta per imbarcarsi su quella nave con lui, è quasi certo che abbia avuto la sua parte di guai in passato.
- Mi hanno detto che sei una tipa in gamba. Forse, allora, puoi darmi una mano con questi circuiti elettrici. Venendo qui sono incappato in una tempesta magnetica e hanno dovuto fare gli straordinari per tenere in funzione i propulsori. Ora fanno un pò di capricci e vanno rimappati. Però devo anche finire di stivare il carico, quindi se ci dividiamo i compiti, partiremo sicuramente prima.
La sta decisamente sottoponendo a un qualche tipo di esame. Non sa bene perchè se è donna o perchè semplicemente vuole testare le sue reali capacità.
In ogni caso ha fretta anche lei di partire, quindi lascia cadere la sacca dove sono contenute le poche cose che possiede  e si avvicina al quadro comandi.
Lo studia un attimo e poi torna a fissare l'uomo che si è spostato per farle spazio.
- Sono le centraline ad essere rimappate non i circuiti elettrici. Quelli si possono solo controllare con un tester che qui non vedo.
Dopo quella risposta spunta un sorriso più spontaneo sulla faccia di quel Fukuda e glielo rende decisamente meno sospetto.
- Esame superato. Il tizio che mi ha parlato di te, mi ha detto che hai bisogno di cambiare aria per un pò e che potresti avere anche bisogno di un lavoro e di un posto in cui stare. Si da il caso che io stia proprio cercando un aiuto per mandare avanti l'officina in cui aggiusto bagnarole come questa. Posso anche offrirti una stanza decente in cambio di un modesto affitto che tratterrò direttamente dalla tua paga.
Yuki è decisamente presa in contropiede da queste affermazioni, ma se c'è una cosa che ha imparato bene in questi anni è proprio quella di mascherare le sue emozioni davanti a degli sconosciuti. Così anche se non ha la minima idea di cosa Yama abbia detto di lei a quel tale, fingerà che ne sia a conoscenza.
- Può darsi che sia vero quello che ti hanno detto. Però anch'io ho bisogno di capire una cosa da te.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, si sente pronta a scattare come quando era in procinto di gettarsi a capofitto nel pieno dell'azione se la sua risposta non la convincerà.
- Eri già un simpatizzante della causa per conto tuo o lo sei diventato dopo essere stato "ospite" a bordo dell'Arcadia?
La reazione dell'uomo è quella di scoppiare in una sonora risata e le ricorda qualcun'altro di cui lei si è subito fidata.
Yattaran, speriamo che il mio sesto senso non si stia sbagliando su questo tale come non lo ha fatto con te!
- Sinceramente? Lo sono diventato dopo aver scoperto che il soggiorno offerto era decisamente più piacevole rispetto a quello che mi è stato riservato nelle galere della Gaia Sanction.  
- E come ci sei finito a bordo dell'Arcadia?
- Qualche anno fa la sua rotta ha incrociato quella dell'astronave che mi stava trasferendo in un'altra colonia carceraria insieme ad altri detenuti ed è scoppiata una battaglia. Siamo sopravvissuti in pochi, pensavamo che ci avrebbero abbandonati al nostro destino, invece ci hanno scaricati dopo un paio di giorni su un pianeta sicuro, facendo di noi degli uomini di nuovo liberi.
- Che cosa avevi fatto?
- Trasportavo merci proibite... terra, sementi e piante trafugate dalle serre installate sulla Terra Madre. Il guadagno era buono e l'idea che nello stesso tempo infrangevo le leggi della Gaia Sanction era un incentivo.
Yuki non ha bisogno di sapere altro. Anzi, un'ultima cosa c'è.
- E hai avuto la fortuna di conoscere il leggendario Capitano che la governa?
Fukuda si fa improvvisamente serio.
- No. Ma la sua presenza su quella nave l'ho avvertita in ogni singolo componente del suo equipaggio. La fede incrollabile che nutrivano in lui è qualcosa che se anche campassi mille anni non potrei dimenticare.
Yuki sente lo stomaco annodarsi, perchè quello è sempre stato l'effetto che il suo Capitano ha suscitato negli altri.
- Sì, hai ragione, il Capitano dell'Arcadia è qualcuno che davvero non si può proprio dimenticare.
Yuki lo afferma mentre pensa che non ha la minima idea di come lo troverà, o come reagirà o cosa le dirà, è certa però di volerlo scoprire a qualsiasi costo, anche quello di vedersi un'altra volta respinta.
Solo che non si arrenderà, ma anzi, proprio come le ha insegnato lui, questa volta combatterà sino in fondo la sua battaglia.



XXXXXXXXXXXXXXX



- Ehi, presto, svegliati!
E' uno scossone rude quello che la strappa da un sonno profondo, tanto che per un attimo non riesce a capire bene dove si trovi.
- Forza, dai! Abbiamo un problema e bello grosso.
Le viene gettato addosso qualcosa di pesante e Yuki lo afferra al volo, in un riflesso condizionato retaggio di quel passato che la vedeva pronta a scattare in qualsiasi momento.
- Di che si tratta?
Le ci è voluto il tempo di capire che stringe tra le mani un kit di sopravvivenza per renderla del tutto lucida e attenta.
- Un incrociatore della Gaia Sanction di pattuglia. Non avrebbe dovuto battere questa rotta, ma evidentemente qualcosa è cambiato rispetto alle informazioni che mi avevano dato.
L'uomo sta cercando qualcosa in una cassa portaoggetti lì vicino, ma lei ha bisogno di guardarlo in faccia, così lo afferra per un braccio e lo strattona con forza per farlo voltare verso di sè.
- Perchè non stiamo scappando?
Perchè sta succedendo? Perchè Yama si è fidato di quel tipo? E lei, perchè si è fidata a sua volta?
Le domande si accavallano nella sua mente e i pensieri corrono veloci, esaminano ogni possibilità, senza trovare nemmeno una risposta soddisfacente.
L'uomo però non abbassa lo sguardo, ma anzi la fissa a sua volta.
- Perchè le probabilità di sfuggirgli con questa astronave sono praticamente nulle e lo sai meglio di me.
Con un gesto rabbioso si libera della sua presa e torna a frugare nella grande cassa.
- Mi hai tradita?
Il disprezzo che mette in quelle parole le brucia quasi la gola, perchè per il suo codice morale quello è il delitto peggiore che qualcuno potrebbe commettere.
Proprio in quel momento Fukuda la costringe ad afferrare una busta sigillata scaraventandogliela addosso con forza.
- Non so chi sia tu, bellezza, però so bene chi sono io: uno che è pronto a pagare il suo debito verso chi gli ha salvato la vita. Mi è stato chiesto di portarti a destinazione ad ogni costo ed è quello che ho intenzione di fare.
Tra di loro irrompe il suono del computer di bordo che li avvisa che c'è una comunicazione prioritaria in entrata che chiede la loro identificazione immediata.
- Perciò sbrigati ad indossare la tuta termica perchè nel giro di un minuto devi essere su quella capsula di salvataggio.
Con la testa accenna al portellone dipinto di un rosso vivo che si trova poco distante da loro.
- E' l'unica parte di nuova generazione che c'è su questa bagnarola e ti porterà a destinazione con un'autonomia di aria e carburante più che sufficiente.
Yuki è in uno di quei momenti dove sa che lo spazio per prendere le decisione deve viaggiare sul filo dei secondi.
- Allora possiamo salirci entrambi.
Ma il suo interlocutore non la sta più guardando è già intento ad aprire il portellone di sicurezza che immette nello spazio antistante la capsula.
- Così hai deciso che non sono un traditore, eh?
Lei non risponde perchè si è chinata sulla cassa per vedere di trovare un'altra tuta, dopo aver indossato velocemente la sua ed è per quello che l'uomo riesce a prenderla di sorpresa.
- Bene, sappi che mi fa piacere.
L'ha afferrata da dietro, imprigionandole le braccia lungo i fianchi. Prova a liberarsi, ma lui la sta già trascinando verso la capsula.
- Allora, il piano è questo: getterò fuori tutto il carico per tentare di confondere nel mezzo la capsula e poi mi darò immediatamente alla fuga per attirare la loro attenzione. Quindi tu aspetta ad accendere i motori finchè non ci saremo allontanati. Ho già inserito le coordinate corrette nel computer di bordo, quindi seguile alla lettera.
Sono dentro lo spazio angusto della piccola navicella, ora, ma lui ancora non l'ha lasciata andare.
- Un pò mi dispiace che sia andata così, sono sicuro che avremmo lavorato bene insieme. Chissà, magari ci rincontreremo e avremo comunque modo di scoprirlo.
Yuki sta pensando che la sua prima impressione era corretta: non era un uomo da sottovalutare. Infatti con una velocità che non gli avrebbe mai attribuito, è riuscito a sgusciare fuori all'ultimo mentre il portellone di sicurezza si stava già riabbassando.
- Nel frattempo, Mizuko, ti auguro buona fortuna.
Tutto è successo molto rapidamente, senza lasciarle alcun margine per poter agire diversamente. Non concepisce l'idea di lasciare qualcuno nei guai al posto suo, non è questo che le è stato insegnato a bordo dell'Arcadia.
Poi la capsula si stacca all'improvviso dall'astronave, dandole la sensazione di andare alla deriva e allora i pensieri tornano inevitabilmente a tanti anni prima, quando ha vissuto una situazione simile con la differenza che lo sconosciuto che lei e Yattaran avevano dovuto abbandonare era stato Yama.
A salvarlo, però, era arrivato il loro Capitano.
E mentre i ricordi passati si accavallano alle immagini del presente, Yuki non può fare altro se non rendere omaggio al coraggio di quello sconosciuto sfruttando al meglio la possibilità di salvezza che le ha regalato con il suo sacrificio.
Così è con un misto di rabbia e dispiacere che aspetta di vedere l'incrociatore lanciarsi all'inseguimento della piccola astronave prima di accendere i motori .   


XXXXXXXXXXXXXXX


- Tu pensi che il Capitano ce l'abbia con me, Yattaran?
- Che cosa te lo fa credere, scusa?
- Non mi rivolge quasi mai la parola.
- Il Capitano è uno di poche parole con tutti, Yuki. Con il tempo ci farai l'abitudine.

Yuki sente queste voci ma fatica ad afferrarle, le sfuggono come se fossero sabbia tra le dita.

- Yuki, c'è una cosa che devo dirti prima che tu te ne vada.
- Che cosa, Yama?
- Grazie. Perchè hai creduto in me. Non so cosa ti abbia spinto a farlo quel primo giorno e poi anche dopo, quando nemmeno io sapevo più chi fossi davvero... però te ne sarò per sempre grato. 

Un peso le schiaccia il petto, ora, sente il bisogno di piangere.

- Esiste un modo per farti cambiare idea?
- No.
- Perchè sapevo già che sarebbe stata questa la tua risposta?
- Perchè mi conosci meglio di chiunque altro.
- No, non di chiunque altro.
- Yattaran, ti prego.
- Lo sai che è vero.
- Maledizione, sei proprio un testone! Vuoi che la nostra ultima conversazione sia una litigata?
- No. Vorrei solo che non fosse la nostra ultima conversazione, tutto qui, Yuki.

Forse sta piangendo, non ha piena coscienza di sè. Quelle voci sono sussurri e grida al tempo stesso, ma non sa se appartengono al passato o al futuro, perchè le sembra di fluttuare in un luogo dove il tempo non esiste.

- Oggi si spegne una luce anche dentro di me, Yuki Kei.
- Non penso di brillare così forte, Meeme.
- Lo dici perchè non sarai qui a vedere le ombre richiudersi dietro di te.

Forse le ombre sono venute a reclamare lei, invece, perchè non c'è luce dove si trova adesso. Vorrebbe gridare, ribellarsi, ma le voci non glielo permettono, continuano impietose a condurla in quel viaggio fatto di dolore che brucia come se un fuoco le stesse divorando la carne.

- Capitano, io lascio l'Arcadia.
L'uomo che le siede di fronte non si scompone.
- Prendo atto della tua volontà, Yuki Kei.
Le parole sono lame taglienti che le incidono la carne, laddove non lo ha già fatto il suo sguardo rimasto impassibile.
- L'Arcadia ti porterà ovunque tu abbia deciso di ricominciare.
Lei stringe forte i pugni, adesso, perchè il punto di non ritorno lo ha appena superato.
- La ringrazio per questo e... per tutto il resto.
In realtà c'è un fiume di altre parole che vorrebbe rompere l'argine delle sue labbra serrate, ma quando lui si alza in piedi pronto a congedarla, lei sa che accoglierà con il silenzio qualsiasi altra cosa potrà dirle perchè non sarà ciò che in realtà desidera.
- Come tuo Capitano ho soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino alla fine dei tuoi giorni.
C'è tutto un futuro diverso per loro nello sguardo che è affiorato sul viso di quell'uomo che lei ama più della sua stessa vita, ma è durato il tempo di un battere di ciglia prima che lui le voltasse le spalle per lasciarla andare incontro al suo destino.

Si ribella, Yuki, geme, lotta contro quella visione che tenta di riportarla in una dimensione dove ha già sofferto troppo.
- Signore, la febbre è ancora alta. Credo non sia il caso di lasciarla da sola.
Quella nuova voce le giunge più nitida. Vorrebbe dirle di andarsene, di portarsi via anche tutte le altre, vuole solo essere lasciata in pace.
Ma non ha la forza, così ripiomba nel tormento di quelle voci incessanti.

-  E' ancora incosciente?
-  Sì. Ma la febbre è diminuita, Capitano, e la ferita non sanguina più.
Lei sente una mano sfiorarle la fronte, un tocco fresco sulla sua pelle che brucia.
- Voglio essere informato non appena si sveglia.
Lei vorrebbe dirgli che lo sente, che sta bene, ma il suo corpo non reagisce agli ordini della mente.
- Certo, Capitano. Sarà fatto.

Fresco.
Qualcosa la sfiora e risveglia una nuova sofferenza, più reale questa volta.
- Resto io con lei. Torni pure domani, alla solita ora.
Tutto il suo essere fluisce in quella voce, richiamato prepotentemente alla vita, dentro un corpo di cui torna a sentirne il peso per qualche momento.
- Bene, allora a domani.
Lotta, ma è ancora il buio a vincere, inghiottendola.

- Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, Yuki.
- Però neanche un etto, vedo.
Ride Yattaran, lei anche, ma poi lo maledice perchè la ferita che si è procurata nell'ultimo abbordaggio tira e brucia.
- Ragazza, il cibo è la mia più grande consolazione, lo sai.
- Allora non oso pensare cosa diventeresti se dovessi morire!
- Probabilmente mangerei fino a scoppiare... un bel modo per raggiungerti, no?
Sono altre risate, altre maledizioni perchè se va avanti così le fa saltare i punti davvero.
- Invece di dire cretinate, raccontami piuttosto che cosa mi sono persa in questi giorni che ero fuori uso.
- Uhm... a parte che il Capitano era più taciturno e intrattabile del solito, niente.
- Come mai?
- Era molto preoccupato per il suo secondo ufficiale.
La guarda più serio adesso.
- Mi sa che stavolta hai fatto perdere dieci anni di vita anche a lui.

Tutto è confuso, la sua mente non riesce a separare ciò che è reale da ciò che non lo è. Il dolore fisico avanza, questo allora vuol dire che è ancora intrappolata nel suo corpo?
Spinge la sua coscienza ad indagare, ma c'è solo buio fuori e dentro di lei.

Qualcosa la strappa dal sonno agitato e quando apre gli occhi capisce che cos'è: il Capitano, in piedi poco distante dal suo letto.
La sua figura è un'ombra appena più definita tra quelle che si creano per via della tenue illuminazione che rischiara l'infermeria.
- Come stai, Yuki?
- Bene, Capitano.
Non vuole farlo preoccupare e ignorando il dolore, si tira su a sedere.
- Penso che tra un paio di giorni potrò tornare al mio posto.
Le batte forte il cuore mentre lo osserva incombere su di lei. La fissa come è successo solo poche volte, dandole l'impressione di poterle leggere dentro.
- Ti voglio sul ponte di comando solo quando ti sarai veramente ristabilita.
Forse arrossisce leggermente davanti all'uso delle parole"ti voglio", perchè lo vede fare un passo indietro, pronto ad andarsene.
Non vuole che succeda così presto e allora...

- Capitano...
E' suo quel sussurro disperato?
- Capitano... non...
Si sforza di gridarlo più forte, ma le parole si spengono in un gemito sofferente.


- Capitano, non se ne vada!
Lui è rimasto, così lei raccoglie il coraggio a due mani e va avanti.
- E' che ci tenevo a... a ringraziarla. Ecco, mi hanno detto che era abbastanza preoccupato per me... cioè... per la mia salute... così...
Non capisce cosa le stia succedendo. O forse lo sa fin troppo bene e inizia a doverci fare i conti. L'ammirazione e la fiducia che sente per lui sono sfociati in altri sentimenti più intensi e complessi.

Si agita, in affanno, cercando le parole migliori per uscire da quel momento che sta diventando insopportabile.
- Insomma... la volevo ringraziare. Mi fa sentire... meno sola di quanto sia veramente... ecco, tutto qui.
Non è quello che avrebbe voluto dire, è una bugia bella grossa e lo sanno entrambi. Avverte ancora di più il peso di quello sguardo che la costringe ad abbassare il suo, timorosa di aver osato troppo.
- Sono io che ti devo ringraziare, Yuki.
La voce del Capitano non risuona decisa come è abituata a sentirla. E' più bassa e leggermente... roca.
Sì, roca. Non le viene in mente un termine migliore per definirla.
- Per essere abbastanza in gamba da non farti uccidere là fuori. Se succedesse, credimi, non potrei mai perdonarmelo.
Yuki sa che in quelle parole c'è molto più di quanto lui abbia mai concesso a nessun'altro, però sente già che non le potrà bastare.
Mentre si stende nuovamente per dare tregua al dolore sul fianco, è cosciente che quel breve incontro con lui sarà uno di quelli che l'aiuteranno a restare a galla nei momenti bui che arriveranno inevitabilmente.

- Capitano... non... non morirò... glielo... pro... prometto.
Deve dirlo, mentre sente che sta scivolando di nuovo via, in un buio che adesso vede minaccioso.
In uno sprazzo di vera coscienza, forse l'ultimo, Yuki si rende conto che sta lottando tra la vita e la morte.
Ecco cos'è quell'agonia che la vuole strappare via da quei ricordi che ora le sembrano meno dolorosi rispetto a quanto potrebbe accaderle.
Morire e tradire così la promessa fatta al suo Capitano.



XXXXXXXXXXXXXXX



Un lungo respiro è la prima sensazione che percepisce.
L'aria ha forzato le sue labbra, è scesa lungo la gola e le ha dilatato i polmoni, riportandola in superficie proprio come se stesse emergendo da una lunga apnea.
Yuki spalanca gli occhi di colpo e si trova nel buio più impenetrabile.
Il panico, quello vero che ghermisce senza pietà, arriva subito dopo quella scoperta.
Il cuore prende a martellarle nel petto, che ora si alza e si abbassa affannoso, mandandola in iperventilazione.
Sta morendo.
Cerca di portare le mani là dove sente quel peso impedire ai suoi polmoni di funzionare correttamente, ma una presa salda glielo impedisce.
- Sei al sicuro, Yuki Kei, respira.
Il sangue le romba nelle orecchie, ma quel frastuono non è nulla in confronto alla forza con cui irrompe quella voce nella sua mente.
- Capitano!
Le sembra di impazzire, prigioniera di quel buio dove forse sta immaginando ciò che vorrebbe.
- Sì, sono io.
C'è qualcosa che sta bruciando dentro di lei, come un fuoco che vuole consumarla e non può fare a meno di credere che morire sia proprio così.
- Sto morendo, Capitano, mi dispiace.
Il panico è diventato una disperata rassegnazione a cui si sta arrendendo.
- Sei ferita gravemente, ma non morirai.
Quella voce... è come balsamo che si riversa su ferite aperte.
- Mi dispiace... mi dispiace...
- Yuki!
La voce è imperiosa, ma riempie lo stesso quel buio di colori vividi e lei può anche chiudere gli occhi ora, perchè non ha più paura.
- Non arrabbiarti con me...
Non vuole lasciare questo mondo con la sofferenza nel cuore.
- Ho provato a lottare... non ho tradito... la promessa...
E' la sua unica occasione per dirglielo, forse quel pensiero gli giungerà davvero, ovunque si trovi.
- Non parlare. Respira.
Si sforza di farlo, ma c'è un peso che le schiaccia il petto. E' troppo faticoso.
- Non... non ci riesco.
- Sì, invece. Lo devi fare.
Le sembra impossibile, eppure da qualche parte dentro di lei è fiorito un sorriso.
- E'... è un ordine... Capitano?
- Sì, Yuki Kei! E' un ordine!
Non le importa che quella voce sia così aspra, perchè è comunque lì per lei.
La porterà sempre nel cuore, anche quando avrà smesso di battere.




XXXXXXXXXXXXXXX



Il profumo è intenso, ma nello stesso tempo... familiare.
Yuki sta lottando contro quel torpore che vorrebbe di nuovo trascinarla nel buio da cui è emersa così faticosamente. Si sente come se stesse camminando sull'orlo di un precipizio e dovesse fare molta attenzione.
Così sta cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa la tenga lontana da quella minaccia, ed è il profumo ciò che la sta salvando.
Lo conosce davvero, ma non riesce ancora a ricordare...
C'è un colpo secco che la fa sobbalzare e sente una voce estranea chiedere il permesso di entrare.
Dove? Chi è?
Sono pensieri appena accennati.
- Avanti.
Ora scoppia il caos nella sua mente, perchè invece questa voce la conosce sin troppo bene.
- Signore, se vuole le posso dare il cambio per un pò.
- No, non ne ho bisogno.
Il cuore le batte forte.
Il cuore le batte forte.
Sente il suo cuore battere, allora è viva.
E quel profumo... allora quel profumo è... reale.
Come la voce.
- Va bene. Se ha bisogno sono di là.
Yuki cerca di capire, ma i pensieri corrono come impazziti e fermarli non è facile.
Si sforza di ricordare...
Un viaggio.
O un sogno? Forse è solo quello, così reale da sembrare vero.
C'è solo un modo per scoprirlo e Yuki spalanca gli occhi.
Buio.
Assoluto, impenetrabile e vuoto.
- Yuki...
Le lacrime spuntano a tradimento, perchè scopre che allora quella voce è di nuovo soltanto nella sua testa.
- Perchè non riesco a svegliarmi...
Avverte solo un lieve spostamento d'aria, prima che accada qualcosa che le toglie il respiro.
Qualcosa le sfiora una mano.
- Sei sveglia. Solo che i tuoi occhi sono feriti e ancora non sono tornati a vedere.
Volta il capo nella direzione da cui ha sentito provenire la voce e pensa... no, non pensa.
- Come... io... non ricordo...
E poi succede, lei cerca di alzarsi e una mano si appoggia delicata sulla sua spalla, invitandola a rimanere sdraiata.
- Sei ancora molto debole.
La sua mano è volata sulla spalla, per essere certa di ciò che ha sentito, ma non ha trovato altro che il tessuto ruvido di una benda.
- Hai riportato ferite gravi sia alla testa che al busto. Sei molto fortunata ad essere ancora viva, Yuki.
Quelle parole le provocano lunghi brividi freddi lungo la schiena. Non per quello che significano, ma per come sono state pronunciate.
C'è una rabbia trattenuta a stento.
- Mi dispiace. 
Un breve flash si affaccia nella sua mente, ha la sensazione di averle già dette quelle parole e proprio a lui.
- Ora devi tornare a riposare.
Niente le fa più male di quella voce che ha ripreso un tono distaccato. Nemmeno il dolore che le opprime il petto e di cui sta diventando cosciente ogni minuto di più.
Cosa le è successo? Non ricorda, tutto è così confuso.
Però ha ragione, è stanca.
- Mi... mi prometti che ci sarai ancora quando mi sveglierò?
All'improvviso sta lottando per rimanere lucida quel tanto che le basta per cogliere la sua risposta.
- Sì, ci sarò.
E' arrivata come sempre senza alcuna dolcezza, però a lei sembra lo stesso rassicurante.
E' di nuovo con lui, al momento solo questo conta.



XXXXXXXXXXXXXXXX




Quando si risveglia, Yuki ha due certezze: i ricordi sono tornati e non è sola, lui è lì come le ha promesso.
Apre gli occhi, ma il buio rimane.
- Cosa mi è successo agli occhi?
La domanda esce spontanea, non perchè sia la più importante, ma forse perchè le darà dell'altro tempo per pensare a come affrontarne di più difficili.
- C'è un coagulo di sangue che preme sul nervo ottico, non appena si scioglierà la pressione si allenterà e riacquisterai la vista poco alla volta. Hai anche riportato lo schiacciamento del torace, con la conseguente rottura di alcune costole.
Vorrebbe chiedergli chi l'ha medicata, chi l'ha curata per tutto il tempo che è rimasta incosciente, ma è un'altra la domanda che preme per uscire.
- Chi mi ha trovato?
- Io.
Il cuore perde un battito, non può essere diversamente.
- Come... come hai fatto?
Non vederlo la sta solo rendendo più consapevole della sua presenza e della sua vicinanza. Tanto che fatica a rimanere lucida.
C'è tutta una ridda di emozioni che deve tenere sotto controllo e non è affatto facile nelle condizioni in cui si trova.
- La capsula su cui viaggiavi è precipitata a solo qualche chilometro di distanza da questo posto.
- E che posto è questo?
- Mi stai dicendo che non conoscevi nemmeno la tua destinazione?
Lei ha avvertito la tensione crescere ad ogni domanda, ma non può fermarsi.
- Sapevo solo che ci saresti stato tu e tanto mi bastava per raggiungerlo.
Coraggio, Yuki.
- Non saresti mai dovuta venire.
Non pensava che sarebbe giunto così presto quel momento, ma lo deve comunque affrontare.
- Non potevo più restare lontana, Capitano.
In quelle parole Yuki ritrova finalmente se stessa. Le sembra di aver percorso una strada che non l'ha mai portata veramente in nessun'altra direzione, se non lì, a quel momento.
- E non hai pensato nemmeno una volta che non fosse quello che volevo io?
Il respiro le si blocca nel petto, perchè quelle parole sono come macigni che lui vi posa sopra.
Ma questa volta non si arrenderà.
- Non riuscirai a farlo di nuovo, Harlock.
Osa pronunciare quel nome che ha custodito sempre e solo dentro di sè, perchè ora vede chiaramente l'uomo dietro il Capitano invincibile che è riuscita ad allontanarla tanti anni prima.
- Perchè ora sono abbastanza forte da poter lottare non contro di te, ma anche per te. Sono sempre stata convinta che a fuggire fossi stata io... mentre invece, otto anni fa, sei tu che lo hai fatto.
Il silenzio che accoglie le sue parole non la spaventa più, perchè adesso vi legge dentro con una chiarezza accecante.
- Perciò raccimola ogni briciola di coraggio che ti è rimasta, Capitan Harlock, perchè questa volta non ti permetterò di lasciarmi un'altra volta.



                                       
 
Note

Spero che le scene iniziali siano state almeno in parte plausibili da un punto di vista logistico, d'altronde non ho molta esperienza di astronavi e viaggi spaziali!
So che forse vi aspettavate maggiori dettagli circa l'incidente di Yuki, ma siccome non amo molto le lunghe parti descrittive (anche come lettrice), preferisco che siano i protagonisti stessi a darne conto all'interno della narrazione (quindi ci sarà modo di saperne ancora).
Vi saluto ancora e adesso tengo le dita incrociate.
Sere

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ciao!
Intanto mi scuso per il giorno di ritardo, ma ho avuto problemi con il collegamento internet.
Sul capitolo avrei molto da dire, ma preferisco fare come il Capitano e chiudermi in un silenzio criptico in attesa degli eventi.
Anzi, magari mi riservo uno spazietto in fondo, giusto per dirvi due cose che se avrete voglia leggerete.
Buona lettura e a presto.
Sere




Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock







Il Capitano è seduto sul suo scranno, il corpo rigido e l'espressione così cupa da sembrare la personificazione di un incubo vero e proprio.
- Non c'è futuro per noi, Yuki Kei.
Lei è impotente davanti a lui, schiacciata dalla sua ferrea volontà, piegata da quelle parole dure, spietate.
- No! Sei un bugiardo!
Rabbia.
Deve aggrapparsi alla rabbia che le ribolle nelle vene come un fuoco liquido, non si lascerà ingannare ancora.
- Non ti ho mai mentito.
Lei avanza, riducendo quella distanza che non ha mai osato colmare nel timore di affrontare ciò che davvero potrebbe succedere.
Vederlo, senza più maschere o barriere tra di loro.
- Sì, invece. Perchè anche tu mi ami. Io lo so, lo sento.
Lui ruota appena la testa verso destra, un movimento che le appare regale nella sua compostezza, sufficiente a far sì che dall'ombra emerga una figura scura.
- Vieni con me, Yuki.
Una mano guantata si è tesa verso di lei, un gesto che mille volte, e poi mille volte ancora, ha desiderato di poter vedere.
Ma non si aspettava l'orrore che invece la invade, la paura che la fa arretrare, mentre scuote la testa in un disperato diniego.
- No! No!
Arretra ancora, Yuki, ma l'alta figura alla destra del Capitano incombe su di lei proprio come se non si fosse mossa.
- Sarai felice con me. Lo dimenticherai...
Non può volere questo, non può volere questo, non può volere questo...
Le parole si ripetono nella sua mente in un crescendo di angoscia e disperazione, mentre i suoi occhi si fissano sull'espressione impassibile dell'uomo che ama con tutta se stessa.
- Non puoi volere questo, Harlock!
Le ha lasciate irrompere tra di loro ed esplodono con la forza di una bomba, tanto che le sembra di vedere una vera e propria onda d'urto gonfiare il lungo mantello in cui è avvolto Yama.
- Lui saprà renderti felice, Yuki Kei.
Lo vede alzarsi, implacabile nella sua convinzione che la figura speculare al suo fianco, possa esserlo non solo fisicamente, ma anche moralmente.
Potrà anche essere così per l'Arcadia e il suo equipaggio, ma non per lei!
- Io non potrò mai amarlo!
Yama avanza verso di lei, c'è un sorriso così dolce ad ammorbidirgli i lineamenti, qualcosa che lei non riesce nemmeno a concepire sul volto di Harlock.
Ma non ha nessuna importanza, perchè i lineamenti sempre cupi e tirati, fanno parte di lui tanto quanto il suo modo distorto di amarla.
- Va da lui, Yuki Kei.
C'è una forza in quelle parole... la tenacia delle sue convinzioni... di essere un uomo dall'animo irrimediabilmente corrotto e mostruoso.
- No! No! No!
Grida la sua ribellione, Yuki, perchè Harlock la sta attirando verso Yama, proprio come se gli bastasse vederla accanto a lui per poter scomparire definitivamente dalla sua vita.

- Yuki, svegliati...

- Io non potrò mai dimenticarti! Ti prego, Harlock, non lasciarmi!
Ma è Yama ad essere seduto sullo scranno, ora, mentre la figura del suo Capitano sta lentamente scomparendo tra le ombre.
- Vieni da me, Yuki.
Qualcosa la attira tra quelle braccia che sembrano attendere davvero solo di poterla accogliere, per amarla e proteggerla ogni giorno della sua vita.
Sta lottando contro i suoi stessi passi, mentre la forza aumenta, proporzionale allo sguardo deciso di Harlock che le sta dicendo addio.
- No! No! Non voglio!

- Svegliati...

Le mani di Yama sono sulle sue spalle, la tengono stretta e la forzano a rimanere accanto a lui.
- Harlock, ti prego, non mi lasciare!
Cerca di liberarsi dalla presa che la costringe a rimanere immobile, obbligandola ad assistere alla scomparsa di Harlock, un ombra sempre meno definita tra le altre sul ponte di comando.

- Yuki... calmati, ti farai male...

Sta lottando con Yama, contro la sua presa salda che vuole impedirle di andarsene.
- Lasciami!

- Lasciami!
- Sono io, stai calma.

- Mi conosci, Yuki. Non ti farò del male.
Yama sta cercando di rassicurarla, ma lei non vuole restare con lui!

- Lasciami, Yama! Non verrò con te!
Si dibatte, Yuki, nonostante il dolore al torace le stia spezzando il respiro, ma non riesce a liberarsi da quelle mani che la inchiodano. 
- Sono Harlock, Yuki Kei, svegliati!

- Harlock non può amarti, devi rimanere con me...
- No!

- No! No!
- Maledizione...
E' quell'imprecazione a strapparla dall'incubo e a catapultarla in una realtà dove la voce del Capitano è pervasa da una rabbiosa preoccupazione.
- Harlock...
Mentre combatte gli ultimi stralci di quell'incubo che ancora le annebbiano la mente, Yuki ha la sensazione che qualcosa di rovente le stia marchiando la pelle delle braccia.
Mani!
Allora sono le mani di Harlock che la stanno tenendo inchiodata al letto e a lei sfugge un basso singhiozzo.
- Scusami, non volevo farti male, ma non riuscivo a svegliarti e ti stavi agitando troppo.
La sensazione di calore scompare all'improvviso, lasciandola priva di ciò che solo una volta in passato ne ha potuto godere: il tocco delle sue mani.
- No, ti prego, non mi lasciare.
La preghiera le sfugge senza quasi che se ne accorga, perchè è più forte il bisogno che quella sensazione ritorni.
- Ho bisogno di sentirti...
In quel buio che i suoi occhi non riescono ancora a scacciare, la paura che quell'incubo le ha lasciato è difficile da combattere.
Paura di perderlo.
- Yuki, non...
Non le importa di mostrargli le sue lacrime, perchè non sono di debolezza, ma di sofferenza.
- Nel sogno c'eri tu e c'era anche Yama. Eravamo a bordo dell'Arcadia.
Deve dirglielo, le parole stanno sgorgando da quella ferita che lui le ha procurato e che solo lui può rimarginare.
- Volevi che scegliessi lui... continuavi a dirmi che non c'era un futuro per noi e che con lui, invece, sarei stata felice.
Lo sente vicino, ma solo fisicamente, perchè quelle parole lo hanno indotto ad un silenzio ritornato impenetrabile.
- Stavo sognando questo, quando mi hai svegliato.
Lo sa che raccontarglielo non è servito a nulla, però l'ha dovuto fare per se stessa.
- Yama... è una scelta che prenderesti in considerazione se fosse possibile?
No! Mai!
- No.
Non deve aggiungere altro, in quelle due sillabe c'è l'intensità dei suoi sentimenti e sa che lui lo avvertirà.
- Forse, invece, dovresti.
Anche lui non deve aggiungere altro, perchè ancora una volta la congeda con parole lapidarie, che le strappano ogni possibilità di speranza.




XXXXXXXXXXXXXX




E' sveglia quando sente la porta aprirsi e qualcuno entrare.
La sua prima reazione è di massima allerta, poi subentra la certezza che Harlock non la lascerebbe mai in balia di qualcuno che non fosse fidato, quindi resta in attesa di sapere che reazione avrà questa persona nel trovarla sveglia.
- Oh, bambina, finalmente ti vedo sveglia!
Yuki riconosce quella voce, l'ha sentita in quei momenti dove lottava per ritornare cosciente, rivolgersi al Capitano con un formale "Signore".
- Chi sei?
Forse è disabituata alla cortesia, forse è delusa che non sia lui, però quelle sono le uniche parole che è riuscita a formulare per accogliere quella presenza.
- Mi chiamo Asami Sasuki. Pensavo che Harlock-san ti avesse parlato di me.
- No, non lo ha fatto. Se lo conosci, saprai che è un uomo di poche parole.
Le sembra possa avere una certa età dalla voce e si ritrova a volerne sapere di più di lei, perchè questo l'aiuterà anche a capire qualcosa di più su dove sia finito il Capitano.
E' certa che lui non sarebbe così propenso a parlargliene, limitando allo stretto necessario le informazioni da fornirle.
- Sì, in effetti è un uomo di poche parole e dai modi bruschi. Questo, però, non gli ha impedito di essere sempre rispettoso nei miei confronti. Unito al fatto che mio marito nutre in lui una profonda fiducia, basta per renderlo anche a me un ospite gradito.
Ora Yuki ha qualcosa su cui concentrarsi, distogliendola dai pensieri cupi in cui era immersa sino a poco prima.
- Quindi ci troviamo a casa vostra?
- Sì, in un certo senso.
La donna si è avvicinata, la sente trafficare con qualcosa che deve essere accanto al letto su cui si trova.
- Intanto che parliamo, controllerò le medicazioni. Ero venuta per questo.
- Sei tu, quindi, che mi hai curato?
Sono tante le risposte di cui ha bisogno, così le domande si accavallano tra di loro.
- No, è stato mio marito. E' un medico...
C'è una certa reticenza in quella rivelazione, le viene spontaneo insistere.
- Come fa a conoscere il Capitano?
Delle mani piuttosto piccole hanno preso a tastarle la fronte, risalendo delicatamente sul cranio rasato.
- Ti fa male qui?
Sta toccando un punto vicino alla garza che deve ricoprire una ferita piuttosto profonda, perchè la sente pulsare costantemente quando è cosciente.
Il dolore fisico è forte, ma ancora più lacerante è quello che patisce la sua anima.
- Abbastanza.
- Makoto, mio marito, ti ha dovuto dare più di dieci punti. Purtroppo è stato anche necessario rasarti i capelli.
- Ricresceranno.
E biondi, come lo sono sempre stati prima di diventare Mizuko Miura.
- E' a causa di questa ferita che non ci vedo?
- No, quello è dovuto al trauma cranico che hai riportato.
Sono risposte asciutte, formulate nel tono di chi ha sempre avuto a che fare con questo tipo di conversazione.
- Sei un infermiera, per caso?
Non lo può vedere, ma lo intuisce comunque il sorriso che deve essere comparso sul volto della donna.
- Mi avevano avvisato che sei una ragazza molto sveglia, e che fa anche un sacco di domande.
- E' stato il Capitano a dirvelo, giusto?
La donna sta scoprendo delicatamente la ferita, ha un tocco da vera esperta. Yuki ha avuto la sua buona dose di tagli e ferite in passato, da poterlo affermare con una certa sicurezza.
- Sì, è stato lui.
Poi si rende conto che Asami sta riuscendo nell'intento di eludere tutte le sue domande, così riformula quella che le preme di più.
- Come fa tuo marito a conoscere il Capitano?
"Lui sta molto male, Yuki".
Le parole di Yama risuonano minacciose nella sua testa e il suo cuore improvvisamente accelera i battiti.
- E' una storia un pò lunga, Yuki Kei.
Sentire il suo vero nome la fa sobbalzare. A parte Harlock, era da tanto tempo che nessuno lo pronunciava.
- Mi basta anche un riassunto.
Sente di nuovo il sorriso della donna, questa volta seguito anche da una breve risata.
- Credo che il tuo processo di guarigione abbia appena avuto inizio. Ti trovo molto... lucida.
Sì, forse per la prima volta da quando è lì, e non sa quanto tempo sia, lo è davvero.
- Non vuoi rispondermi, quindi?
- Sto valutando se non sia più giusto che a questa domanda risponda direttamente chi di dovere.
- Vuoi chiamare tuo marito?
Ride ancora la donna e Yuki ora vorrebbe poterla vedere in viso, perchè se lo immagina cordiale nell'espressione.
- Non era a lui che stavo pensando.
Nemmeno lei, ovviamente, ma prima che possa aggiungere qualcosa sente un sospiro, come quello di chi sta prendendo una decisione importante.
- Anche Makoto ha fatto parte dell' equipaggio dell'Arcadia. Era il medico di bordo. E' stato però molti anni fa, prima che io e lui ci conoscessimo.
Il tono di voce della donna si è colorato di una tensione che lei sa ben interpretare.
- Allora è escluso che io possa averlo conosciuto.
- Sì, lo escludo anch'io... forse all'epoca tu non eri ancora nata...
Le leggende vogliono il Capitano immortale.
Ma quella di cui stanno parlando è una realtà oggettiva, perciò difficile da affrontare, almeno per Asami.
- Se posso chiedere... come mai ha lasciato l'Arcadia?
In quel buio tutti i suoi sensi risultano amplificati, tanto da riuscire a cogliere comunque i cambiamenti nell'umore della persona che le è accanto.
La tensione si è sciolta, lasciando spazio di nuovo ad un sorriso.
- Per me.
E una risposta così semplice, che però contiene una grandezza di sentimenti che la rendono muta.
- Poi ci siamo sposati e ci siamo rifugiati qui, dove sapevamo che saremmo potuti vivere relativamente tranquilli.
Sta seguendo solo con una parte di cervello l'ulteriore racconto, l'altra metà è ancora ferma a quel "per me".
Ci sono infiniti "per te" che vorrebbe sentirsi dire anche lei, ma teme che rimarranno dove sono sempre stati, ossia nei sogni che quasi ogni notte l'hanno tormentata in tutti quegli anni lontana da Harlock.
- Yuki? Che succede? E' la ferita?
La voce della donna la sorprende in lacrime.
- Credevo di essere stata più delicata...
Lei vorrebbe rassicurarla sulle sue capacità effettive, ma ora le fa più comodo lasciarle credere che sia il dolore fisico ad aver provocato quella sofferenza.
- Riesci a resistere ancora qualche minuto? Ho quasi finito.
Annuisce ancora, mentre lascia che quel pianto trovi libero sfogo nel silenzio confortante che Asami riesce ad offrirle con la sua presenza divenuta discreta.




XXXXXXXXXXXXXX



- Maledizione!
L'imprecazione le sfugge nel momento in cui la frustrazione raggiunge il suo apice. E' la terza volta che prova a scendere da quel dannato letto e tutte le volte il dolore alle costole le ha tolto fiato.
Ma non ha intenzione di arrendersi, non è nella sua natura rinunciare, specie quando si tratta di limiti fisici. Così decide di sdraiarsi di nuovo, attendendo che la fitta si acquieti e studiando un modo diverso per alzarsi.
E' concentrata sulla respirazione, quando sente la porta aprirsi. Istintivamente chiude gli occhi, perchè vuole capire chi sia prima di mostrarsi sveglia.
Solo che le bastano pochi attimi per riconoscere che è Harlock ad aver varcato la soglia della stanza, quindi si trova a dover fare i conti con il giuramento che ha fatto a se stessa dopo la loro ultima conversazione: non gli permetterà più di trincerarsi dietro a quei silenzi con cui ha sempre tenuto tutti a distanza, lei per prima.
Lo sente avvicinare la porta, senza però chiuderla dietro di sè.
Probabilmente è solo venuto ad accertarsi sul suo stato di salute.
Ha saputo da Asami che le è stato vicino giorno e notte, sino a quando non è riemersa da quello stato di incoscienza durato quasi due settimane.
Come può mostrarsi così duro nei suoi confronti, allora?
- Non hai bisogno di fingerti addormentata. Se la mia presenza ti infastidisce, devi soltanto dirlo.
In bocca a chiunque altro potrebbe apparire come una domanda retorica, ma fatta da lui potrebbe essere invece il riflesso di ciò che lui stesso sta pensando.
- Penso che sia più fastidioso per te, il dover varcare questa soglia, quindi puoi anche evitare di farlo.
- E' mio dovere accertarmi che tu stia bene.
- Smettila!
Improvvisamente si scopre arrabbiata, anzi peggio, furiosa. Per la prima volta in vita sua, sente di essere sul punto di esplodere.
- Non potresti per una volta soltanto essere sincero con me?
Darebbe anche il sangue per poterlo vedere in viso, invece di essere costretta in quel buio dove la sua rabbia ha un sapore ancora più amaro.
- La verità esige un prezzo che non sono disposto a pagare, Yuki.
E' un frazione di secondo, l'attimo in cui lui ha deciso che sarà l'ennesima frase di congedo e lei lo ha intuito, quello che si dilata fino a tendersi come un elastico e il cui punto di rottura coincide con il balzo che le permette di gettarsi su di lui, pur senza vederlo, per afferrarlo e trattenerlo.
- Non osare andartene da questa stanza, Harlock!
Sotto le dita avverte la solidità di quei muscoli che solo un'altra volta ha potuto sentire ed è sufficiente per azzittire le urla di protesta che le sta trasmettando il suo corpo sofferente.
- Non lo capisci che io continuo ad essere la stessa persona che ti ha solo amato di più quando ha scoperto gli errori che avevi fatto in passato?
Deve aggrapparsi a lui, adesso, perchè le gambe non sono più abituate a sostenere il suo peso e stanno per cedere, ma poi è lui stesso a passarle un braccio intorno alla vita, sostenendola senza sforzo.
- Come fai a non capire che non desidero altro, se non aiutarti a portare il peso delle colpe che non riesci a perdonarti?
E dovrebbe dirgli molto altro ancora, ma tutto si fa confuso nella sua mente... la rabbia, l'amore, il dolore, l'angoscia, la speranza... tutto impallidisce al confronto dell'emozione che l'ha appena travolta.
Harlock la sta abbracciando.
Non sta più solo impedendole di cadere, ora è prigioniera di un abbraccio che troppe volte ha cercato di immaginare, scoprendo ora che non si è mai nemmeno avvicinata a come potesse essere veramente.
- Non sai quello che mi stai chiedendo.
La voce le giunge in un sussurro che le sfiora l'orecchio, perchè il viso di Harlock è sprofondato nella piega del suo collo, come se vi avesse trovato finalmente quel riparo per troppo tempo agognato.
- Io non ho paura, Harlock.
La stringe più forte, come se temesse di vederla scomparire, e se le sue costole protestano, il suo cuore non ne ha ancora abbastanza.
- Se ti lascerò entrare nella mia oscurità, Yuki Kei, non ti permetterò più di uscirne. Ti condannerò a soffrire insieme a me, qualsiasi cosa il futuro mi riserverà.
Yuki sa che quella minaccia potrà avverarsi nella maniera più dolorosa, ma qualsiasi ombra sia destinata ad invadere il futuro di quell'uomo, lei è disposta ad affrontarla pur di poterlo amare.
- Avrò abbastanza forza per entrambi, te lo prometto.
Le sembra di aver costruito tutta la sua vita in funzione di quella promessa.
Ogni prova, ogni caduta, ogni volta che si è rialzata, le è servito a questo: poter arrivare lì, tra le braccia del suo Capitano, pronta a donargli tutta se stessa.
Le sue mani si tuffano tra quei capelli che molte volte ha immaginato di accarezzare, per stringerlo a sua volta con più forza, nel timore di svegliarsi e scoprire di aver solamente sognato.
- Ho desiderato di poterlo fare così tante volte...
Il cuore sembra volerle uscire dal petto, perchè la voce di Harlock trema come se anche lui stesse vivendo un'emozione troppo forte da sopportare.
Ha rialzato il capo, ma solo per un attimo, perchè Yuki fa appena in tempo a cogliere un respiro caldo sulla propria bocca, prima che venga catturata da un bacio che non ha nulla di incerto.
Quello di Harlock, è infatti il bacio famelico di un uomo che ha troppo a lungo aspettato di viverlo. Istintivamente gli si è appoggiata contro in cerca di sostegno, sopraffatta dalla potenza di quello che sta avvenendo tra di loro.
E' come navigare tra le stelle, ma con la certezza di non potersi più perdere nello spazio profondo.
Perchè finalmente è approdata nel suo porto sicuro, quello dove qualsiasi cosa succederà, potrà sempre trovare pace.





XXXXXXXXXXXXX



E' stato il tuo istinto a guidarti lungo i corridoi di quell'astronave sconosciuta, sino a raggiungere quella battaglia che ancora vede impegnati alcuni membri del tuo equipaggio.
Nessuna paura ti sfiora mentre ti getti tra le file nemiche, la spada sguainata, l'adrenalina che pompa il sangue più forte nelle tue vene.
I tuoi uomini ti vedono piombare sui nemici senza pietà, i movimenti veloci e precisi che non lasciano scampo, mentre sul tuo viso c'è solo quella determinazione che fa di te una leggenda.
Colpisci e affondi, in una danza macabra che però affascina chi ha la possibilità di assistervi.
La tua vista, seppure menomata, coglie ogni minimo dettaglio intorno a te, ed è per questo che all'improvviso ti blocchi, incurante del tiro incrociato a cui sei sottoposto.
Il tuo cuore perde solo un battito, prima che le tue gambe stiano già scattando verso quella figura snella ora circondata da alcuni nemici che sono riusciti a disarmarla.
Il primo che colpisci è quello dietro di lei, senza nemmeno dargli modo di capire che sta morendo, tranciandogli la testa di netto. Il secondo si trova alla sua destra, è forse quello che le è più vicino, quindi affondi semplicemente la spada nel suo cuore, per essere certo che i tuoi colpi non si avvicinino troppo a quel corpo che stai già esaminando alla ricerca di eventuali ferite.
Il soldato a sinistra pensa di avere il tempo necessario per agire, perchè ancora la tua spada è affondata nella carne del suo compagno, così punta la sua pistola verso di te.
Cogli l'attimo esatto in cui lei ha deciso che ti farà scudo con il suo corpo e dentro di te una voce ti sprona a scattare come non hai mai fatto.
Così è con una velocità disumana che ti getti su di lei, afferrandola per la vita e costringendola ad aderire completamente al tuo corpo, che usi per creare una solida barriera tra lei e il proiettile che le eviti per un soffio.
Poi con una mano afferri la tua pistola, mentre l'altra è ancora saldamente ancorata alla vita di Yuki Kei.
La tua mira è precisa sino all'inverosimile e il colpo centra il soldato in mezzo agli occhi, facendolo precipitare violentemente all'indietro.
Il pericolo è passato, ma non la paura che hai provato.
Questo è il motivo per cui non riesci a lasciarla andare, ma anzi la stringi un pò di più, la sua schiena che aderisce perfettamente al tuo torace.
Ti permetti di assaporare la sensazione del suo corpo morbido contro il tuo, del tuo braccio che sfiora appena la curva del seno, del suo profumo che nemmeno la battaglia è riuscito a infettare.
Non resisti, non dopo che hai rischiato di vederla morire e devi chinarti su di lei con una scusa, per avvicinare le labbra al suo viso.
- Sei ferita?
Conosci già la risposta, ma fingi di attenderla perchè ti sta regalando dell'altro tempo accanto a lei.
- No, Capitano.
La voce le trema e sai bene il perchè.
Per una volta, però, non maledici te stesso per averle concesso qualcosa di più, ma anzi sei tu che decidi di prenderti tutto.
- Torniamo sull'Arcadia.
La sollevi senza sforzo, incurante degli sguardi dei tuoi uomini che seguono l'incedere della tua figura imponente, mentre stringi tra le braccia quella più minuta di Yuki Kei.
- Grazie, Capitano.
Senti quegli occhi sondare il tuo viso, ne senti il calore, ma non abbassi il tuo, che invece tieni puntato dritto davanti a te.
- Ho fatto quello che avrei fatto per chiunque.
Sei un bugiardo, lei lo sa, ma non osa smentire le tue parole. C'è ancora una parte di lei che ti teme, e sai che questa è la tua salvezza.
Perchè il giorno che non sarà più così, sarai tu a tremare sotto il suo sguardo.
Troppo presto raggiungete il passaggio che vi ha permesso di salire a bordo di quell'astronave nemica, così sei costretto a depositarla a terra.
L'Arcadia non dovrà mai conservare alcun ricordo di voi due, se non quelli che ti vedono essere rispettivamente il Capitano e il suo secondo ufficiale.
Arriverà il tempo in cui lei non ci sarà più e tu non potrai permetterti di rivederla in ogni luogo più di quanto già avverrà.
- Dì a Yattaran di fare rotta verso il sistema stellare di Andromeda.
E' con un ordine secco che prendi congedo da lei. Hai bisogno di sfogare il tumulto dentro di te con Meeme, l'unica a sapere la verità, e poi di rinchiuderti nella tua cabina.
Solo lì ti permetterai di rivivere questi momenti, fissandoli per sempre nella tua memoria, perchè ormai sai di amare Yuki Kei più della tua stessa vita.



 



Note autrice (o presunta tale...)

Avevo una voglia pazzesca di farmi un altro giretto nella testa del Capitano, ecco il  motivo di questo ultimo flashback, che tra l'altro racconta quell'unica volta accennata da Yuki in cui ha potuto "toccare con mano" la solidità dei suoi muscoli (niente rating rosso, non intendevo "quel" muscolo, quindi via quelle espressioni maliziose, vi vedo! XD).
Tornando serie, e parlando sempre del Capitano, ecco svelato il mio pensiero su di lui e l'amore: se chiedi di entrare nel suo cuore, e lui te lo permette, devi anche essere disposta a non uscirne più, qualsiasi sarà il suo modo di amarti (sono ancora costretta a chiedervi di limitare i vostri pensieri... non esploreremo il Kamasutra insieme ad Harlock e Yuki, non intendevo questo con "qualsiasi sarà il suo modo di amarti". XD).
Scusate, ma se non scherzo almeno qui, il timore è che venga scambiata per una che nell'angst ci sguazza anche nella vita reale, mentre invece è solo quello letterario che amo!
Ritornando serie, il Capitano non può che baciare bene... no dai, questo era ancora uno scherzo.
Concludo questo angolo semi-serio con un ringraziamento a tutte voi che mi date la possibilità di chiacchierare di questa passione comune e non solo, facendomi sentire sempre più parte della ciurma che anima questo bellissimo fandom!
Ora vi saluto davvero e ci sentiamo presto.
Baci
Sere


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buongiorno!
Come sempre, prima di tutto ringrazio voi splendide lettrici che ancora non vi siete stancate di seguire i miei deliri e me lo fate sapere attraverso i vostri preziosi commenti!
Ringrazio anche chi segue silenziosamente, sperando che continuino a piacervi.
Detto questo, vi rimando allo spazio che ormai mi ritaglio in fondo, per condividere con voi qualche mio pensiero.
Buona lettura.
Sere
  

Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock







- Ecco, bambina, abbiamo quasi finito.
La voce di Asami la riporta ancora una volta al presente, alle sue mani che delicatamente la stanno rinfrescando con un panno bagnato.
Le è grata per quelle cure così gentili e premurose, ma non riesce proprio a concentrarsi su nient'altro che non sia il ricordo di quello che è successo tra lei ed Harlock.
L'ha baciata.
E deve trattenersi dal portare le dita alle labbra, in cerca di un segno che possa confermarle di non averlo sognato, ma realmente vissuto.
- Makoto dice che puoi iniziare a mangiare qualcosa. Pensavo di farti una zuppa con delle patate. Che cosa ne dici, ti attira l'idea?
- Ah... ah...
Riesce a rispondere solo con qualche monosillabo, perchè sta rivivendo per l'ennesima volta la gamma di emozioni che l'hanno investita durante quei momenti.
E' stato così intenso ciò che ha provato, da risultare quasi doloroso.
- Hai davvero bisogno di rimetterti in forze, sei così magra che ho quasi paura di poterti rompere.
Le parole di Asami ne richiamano delle altre dal suo passato, e se allora le erano sembrate solo un concetto astratto, ora sa che contenevano una verità a venire.

Lei e Meeme sono sole sul ponte di comando.
Entrambe intente a contemplare lo spazio freddo e vuoto, ognuna cercandovi delle risposte che forse non arriveranno mai.
E' un rapporto strano, il loro.
Yuki sente che l'aliena le è vicina, ma nello stesso tempo le rimane sconosciuta.
E' un enigma che ogni volta la incanta con i suoi sguardi profondi, la voce cristallina, i movimenti leggiadri.
Dovrebbe invidiarla per la posizione che occupa nell'animo del Capitano, ma le riesce impossibile.
Lo ama troppo per non volere la sua salvezza, e se Meeme lo fosse, allora lei può solo esserle grata di rimanere sempre al suo fianco.
- Perchè hai deciso di salvarlo, Yuki Kei?
La domanda giunge improvvisa, ma non inaspettata.
Meeme adesso la sta guardando, pacata e riflessiva, come lo è sempre del resto.
- Mi è sembrato che il suo sguardo fosse sincero.
"Libertà".
Mentre Yama lo diceva, è proprio quella la sensazione che ha provato, che quel ragazzo avesse messo tutto sè stesso in quella parola.
E poi...
- E' quello che mi ha risposto anche il Capitano.
Dovrebbe essere sorpresa da quella rivelazione, invece non lo è, perchè ha avvertito distintamente anche quello nell'attimo in cui ha afferrato la mano di Yama, che il Capitano sapesse il perchè della sua decisione e l'approvasse.
- E tu, Meeme, cosa ne pensi di lui?
L'immobilità assoluta dell'aliena è ingannevole, potrebbe far pensare ad una sorta di disinteresse, mentre invece è proprio il frutto della grande connessione verso tutto ciò che la circonda lì a bordo dell'Arcadia.
- Penso che quel ragazzo sia il vento che noi tutti aspettavamo. Ci piegheremo sotto il suo impeto, ma non ci spezzeremo.
Molti dell'equipaggio ritengono Meeme "strana" per via della sua natura diversa, ne sono quasi intimoriti e non osano avvicinarla. Lei, invece, ha imparato ad ascoltarla con attenzione sin dalla prima volta che ne ha avuto occasione.
-  C'era, il vento, sul tuo pianeta?
Sa che non ama parlare del suo passato, ma la domanda le è sorta talmente spontanea da non riuscire a trattenerla.
- Scusa, Meeme. Fingi che non ti abbia chiesto nulla.
Ma lei sorride dolcemente, lo sguardo perso in ricordi che nessuno di loro conoscerà mai veramente.
- Sì, c'era il vento e io lo cavalcavo.
E' talmente bella in quel momento, che Yuki non può fare a meno di rimanere in silenzio a contemplarla.

Meeme aveva ragione, Yama ha portato davvero il vento impetuoso della tempesta e loro si sono piegati, ma non spezzati.
Ognuno, a modo suo, si è anzi rialzato più forte di prima, spingendosi oltre quei limiti che pensavano invalicabili.
Anche quello dell'amore, perchè Harlock le ha concesso una speranza.
Sì, ora si sente davvero più forte che mai. 
- Non preoccuparti, Asami, niente potrà spezzarmi.
La risposta fa sospirare la donna, ma non di fastidio, le sembra più rassegnazione.
- Oh, lo vedo che sei una guerriera, bambina.
Yuki sorride, perchè le sembra buffo che la donna le dia della "guerriera" e "bambina" nello stesso tempo.
- Ecco, però quando sorridi sei ancora più bella.
Ancora non la vede, ma sente che sta sorridendo anche lei.
- Mi sforzerò di farlo più spesso, allora.
- Brava, bambina. Sei davvero troppo giovane per essere già così dura.
Si astiene dal dirle che ha dovuto imparare ad esserlo per sopravvivere al vuoto di quegli anni spesi ad essere un'altra persona.
- Non sono poi così giovane.
- Oh, in confronto a me lo sei di sicuro!
Dai rumori che sente, capisce che sta riordinando l'occorrente con cui è arrivata per lavarla.
- Grazie, davvero. Per tutto quello che stai facendo per me. Quando starò meglio... troverò il modo di sdebitarmi con voi.
- A noi basta che tu stia meglio. Quello che facciamo, lo facciamo con il cuore e non per interesse.
Quella donna ha il linguaggio dei semplici, quello che ha sempre parlato anche lei e che l'ha guidata nelle sue scelte.
"Libertà".
Anche lei è salita a bordo dell'Arcadia in cerca di quello, però non sapeva che ad aspettarla ci sarebbe stata una forma di schiavitù da cui affrancarsi le sarebbe stato impossibile... l'amore per il suo Capitano.
- Ora vado a preparare la zuppa.
Come ultima premura, le sta sistemando il lenzuolo e la coperta.
- Dirò ad Harlock-san che abbiamo finito. Mi aveva chiesto di avvisarlo.
Il cuore le balza immediatamente in gola all'idea di rincontrarlo. Dopo quel bacio, c'è stato solo il tempo di capire che era successo veramente, prima che Makoto decidesse di venire a farle visita proprio in quel momento, dando ad Harlock la possibilità di lasciare la stanza.
Lei può solo immaginare la battaglia che deve essersi scatenata dentro di lui all'idea di essersi lasciato andare all'ennesimo, imperdonabile, errore.
- E'... è stato sempre qui?
Asami si deve essere fermata per guardarla, forse colta di sorpresa da quella domanda.
- Cosa intendi per "qui", bambina? Fuori dalla tua stanza?
Non lo sa nemmeno lei, forse aveva solo paura di sentirsi dire che poteva aver contemplato l'idea di lasciare non solo quel posto, ma addirittura il pianeta stesso.
- Sì... più o meno.
Yuki sente che lo sguardo della donna si è fatto più attento, lo percepisce dal formicolare della pelle, proprio come quando qualcuno ti sta fissando intensamente.
- Non si è mosso dalla sua stanza, che si trova alla fine del corridoio.
C'è un attimo di silenzio molto significativo, o almeno a lei sembra così.
- Quindi, la risposta alla tua domanda potrebbe essere un sì, effettivamente Harlock-san è sempre rimasto fuori dalla tua stanza.


XXXXXXXXXXXXXX


Non è arrivato subito.
Yuki lo sa con certezza perchè ha contato millecinquecentoquarantacinque secondi da quando se ne è andata Asami, cioè poco più di venticinque minuti, prima di sentire un colpo secco alla porta.
Tra il suo "entra pure" e il cigolio della porta, c'è l'abisso del suo cuore che si spalanca per l'emozione e lei lotta per non caderci dentro.
Niente sarà più come prima.
- Come ti senti?
 Quella domanda è riferita in apparenza alla sua salute, ma è chiaro ad entrambi che la preoccupazione di Harlock va ben oltre.
- Bene... ma potrebbe andare ancora meglio se tu facessi una cosa per me.
Lo immagina in piedi, le braccia conserte, il volto serio e contrito.
- Dimmi.
Forse ha esitato solo un attimo, ma poi la voce ha il tono deciso di sempre.
- Vorrei vederti... nell'unica maniera che al momento mi è possibile.
Mentre lo dice alza le mani, a indicare che quello è l'unico strumento a sua disposizione in mancanza della vista.
Deve aspettare, con il cuore che ha preso a battere già un pò più forte, di conoscere quale sarà la sua risposta a quella richiesta così... intima.
Forse ha osato troppo, forse doveva aspettare che fosse lui a fare un primo passo, forse...
E' il materasso che si inclina improvvisamente a dirle che Harlock si è appena seduto accanto a lei, abbastanza vicino da poter avvertire il calore del suo corpo, ancora prima di sfiorarlo.
Ora le tremano un pò le mani, ma questo non le impedisce di tenderne una nella direzione in cui pensa di incontrare il suo viso.
Nel buio tutto le sembra ancora più amplificato, anche il battito del cuore, tanto che teme lo possa sentire anche lui, mentre lo cerca senza però trovarlo così facilmente come aveva creduto.
E' la mano di Harlock, infatti, a chiudersi sulla sua, guidandola laddove voleva arrivare. Sono le sue dita a sfiorarle il dorso in una carezza leggera prima di ritrarsi, lasciandola posata sulla sua guancia.
A quel punto le è facile trovare la strada anche per l'altra, così ora tiene il suo viso tra le mani.
Percorre la linea della mascella, sale verso gli zigomi, per poi scendere di nuovo, sentendo sotto i polpastrelli quei lineamenti spigolosi che ha sempre ammirato nella loro cupa determinazione.
Le dita si muovono ancora più leggere e scivolano su quelle labbra che ha già scoperto molto più morbide di quanto avesse immaginato.
Prepotente ritorna anche il ricordo del loro sapore, un gusto di cui è già intossicata, come se fosse una droga di cui non potrà farne più a meno.
Ma non vuole fermarsi, così si impone di accarezzarle appena con il pollice, poi prende un respiro lento e profondo prima di proseguire.
Le sembra che anche lui ne esali uno, prima di trattenerlo.
Sta risalendo ancora, ora la sua meta è quella cicatrice che in passato è stata l'oggetto di svariati racconti su come se la fosse procurata, ma di cui ora conosce l'esatta origine.
Esibita da lui più come una prova delle sue colpe, che non del suo coraggio nell'affrontarne le conseguenze.
Ma per lei, è solo una cicatrice, l'incresparsi della pelle dopo la regolarità sinora incontrata.
Non importa quanto abbia sbagliato, lei non smetterà di amarlo ed è questo che le sue dita sperano di dirgli in quel momento.
Così non si sofferma su di essa più di quanto non faccia sul tessuto della benda che copre l'occhio offeso.
Le dita si immergono in quel ciuffo di capelli che da sempre ricade ribelle sulla sua fronte e provano a scostarlo, per rinunciarvi quasi subito.
Ama quel viso così com'è, unico nella sua imperfezione.
- Mi ricordo tutto di te.
Glielo sussurra appena, mentre gli sfiora una guancia con un'ultima carezza, prima di tornare ad incrociare le mani in grembo.
- Delle volte non riuscivo a scacciare l'immagine del tuo viso nemmeno dopo essermi svegliata...
Sente gli occhi farsi lucidi al ricordo di quei sogni che sapevano lasciarle un dolore così vivido al risveglio.
- Ho sempre ricordato ogni più piccolo dettaglio...
Vorrebbe toccarlo ancora, e ancora, poi ancora, fino ad imprimersi quei lineamenti sui palmi delle mani.
- E sarà così sino alla fine dei miei giorni, qualsiasi cosa succederà.
Non si è accorta di aver preso a tormentarsi le mani, sino a che non sono state quelle più salde di Harlock a fermarle, coprendole con le proprie.
- Io anche dopo, Yuki. 
Le sta stringendo piano tra le sue, ma lei sa quanta forza possano esercitare in realtà.
Le ha viste spesso impugnare il timone dell'Arcadia con grande determinazione, per guidarla nelle battaglie più difficili.
- Ti porterò con me per sempre.
Ora, invece, tengono lei in pugno e la guidano verso un bacio che la proietta in una dimensione senza passato, presente o futuro.



XXXXXXXXXXXXXX



Pensava che sarebbe stata Asami a portarle la zuppa di patate, invece è di nuovo Harlock a varcare la soglia della sua stanza.
Il profumo del cibo fa brontalare il suo stomaco e si scopre abbastanza affamata.
- Ha un profumo delizioso.
In realtà rompe il silenzio con quel commento solo per impedirsi di pensare quanto sia incredibile che quell'uomo, tuttora il ricercato più pericoloso e famoso di tutto l'universo, stia compiendo dei gesti così semplici ed umili, come portare il pranzo a lei.
- Sasuki-san è preoccupata per te. Dice che sei davvero troppo magra, così mi ha incaricato di assicurarmi che tu finisca tutto il cibo.
Le è impossibile non provare una certa agitazione all'idea che lui ed Asami abbiano parlato di lei. E' assurdo, lo sa, perchè lo ha baciato non più di una decina minuti prima, e con un'intensità che l'ha lasciata quasi stordita, quindi non dovrebbe provare il benchè minimo imbarazzo davanti a lui.
Nè, tantomeno, sentire il peso di quello sguardo che invece avverte proprio come se fosse ancora la Yuki Kei timorosa di ricevere un suo rimprovero, o peggio, di deluderlo. 
- Effettivamente, non posso darle torto. Ho il timore di poterti fare male solo sfiorandoti...
Ecco, ora non sa se riuscirà più a mangiare, perchè lo stomaco le si è annodato a quelle parole... un misto di preoccupazione e rimprovero, proprio come si aspettava.
- Tu sai che non sono poi così fragile.
- Non avevo dubbi sul mio secondo ufficiale, ma su questa nuova Yuki... non è così che pensavo ti saresti presa cura di te stessa.
Non si aspettava un attacco così diretto, ma poi si maledice da sola, perchè lei non è fragile nè fisicamente, nè moralmente!
- Potrei dire lo stesso di te, Capitano.
- Io l'ho fatto.
- Qualcuno sostiene il contrario.
E' uno scambio secco, che lascia poco margine di scelta ad entrambi, se non quello di proseguire giocando a carte scoperte.
- Yama, giusto?
Lei si limita ad annuire, convinta che lui abbia sempre saputo chi sia stato a rivelarle il luogo del suo esilio volontario.
- Forse mi sono fidato troppo di lui.
L'ironia contenuta nella voce è inequivocabile, ma lei non sa da dove abbia origine.
- Speravo che, dopotutto, non fosse davvero deciso ad attuare la sua vendetta. 
Yuki quasi sobbalza a quelle parole.
Yama? Vendetta?
- Vendetta?
Sente di nuovo su di sè lo sguardo penetrante di Harlock... lo avverte perchè ha la sensazione che la sua pelle prenda fuoco dove vi si posa.
- Oltre a me, era l'unico a sapere dove ti trovassi.
Quella rivelazione la colpisce in pieno petto, togliendole il fiato.
- Tu... tu... quindi lo hai sempre saputo?
Non ha dubbi, a parlarle in quel momento è il Capitano dell'Arcadia, l'uomo capace di rimanere fermo nelle sue decisioni con la determinazione più ferrea.
- Sì. Ho incaricato Yama di scoprirlo e poi gli ho fatto giurare di essermi leale nel rispettare la decisione che avevo preso di allontanarti da me.
Ha quasi un moto di ribellione davanti a quello che potrebbe sembrare un ricatto odioso, ma è anche vero che lei conosce di quanta durezza Harlock sia capace verso se stesso, prima ancora di esserlo con gli altri.
- Così mi ha giurato lealtà, ma nello stesso tempo anche vendetta per quello stesso giuramento, dicendomi che se mai fosse arrivato il giorno in cui mi avrebbe potuto tradire senza rompere quel vincolo, bè... allora lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.
"Sono stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho rispettato ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella che mi ha costretto ad assistere alla sua lenta agonia."
Le parole di Yama ora assumono un significato ancora più profondo. 
"Ma ora devo fare i conti solo con l'uomo, Yuki, ed è per lui che sono qui."
- Yama ti è stato molto più che fedele, Harlock.
Il silenzio che accoglie quell'affermazione contiene una verità che è germogliata in quei primi istanti sul boccaporto dell'Arcadia quando Harlock ha deciso di credere in Yama e che poi ha messo radici sempre più profonde, sino a rendere il loro rapporto qualcosa di unico e speciale.
- Lo so, altrimenti non gli avrei mai lasciato il comando dell'Arcadia... e forse nemmeno la possibilità di attuare la sua vendetta.
La grandezza di quell'ammissione entra in conflitto con ciò che voleva farle credere, o almeno lo spera e ne cerca immediata conferma.
- Quindi speravi che Yama ti tradisse e venisse ad avvisarmi?
Deve ricordarsi di respirare, perchè l'attesa altrimenti potrebbe ucciderla.
- Sì.
Sono quelle due sillabe a concederle di guardare nelle paure più profonde di quell'uomo reso così vulnerabile, e nello stesso tempo forte, dalla lotta contro se stesso.
- E se io non fossi venuta?
- Conosci già la risposta, Yuki.
La conosce è vero... è sempre stata lei ad avere una scelta, mai lui, perchè sarebbe rimasto fedele alla sua convinzione che tenerla lontano le avrebbe risparmiato un dolore più grande.
- Ma io sono qui.
- La zuppa si sta raffreddando.
Lo scudo è tornato al suo posto, Harlock è di nuovo padrone di se stesso e della situazione. Potrebbe insistere, ma poi pensa che non è così che vuole arrivare a convincerlo ad avere fiducia nel suo amore, come se stessero combattendo su fronti opposti.
- Mi sta richiamando all'ordine, Capitano?
Sfodera l'arma dell'ironia, cercando così di alleggerire la tensione tra loro.
- Direi di sì. Anche perchè non ho intenzione di deludere le aspettative di Sasuki-san. Nel caso non l'avessi notato, quella donna nasconde una volontà d'acciaio dietro i suoi modi gentili, pertanto non vorrei inimicarmela.
E' un'immagine che la fa sorridere, quella del leggendario Capitan Harlock che potrebbe finire vittima delle ire di una fragile vecchietta.
- Hai incontrato nemici peggiori, direi.
- E' vero, ma la differenza stava nel fatto che erano uomini e sapevo come affrontarli.
Ironica, ma nel contempo vera, è con quella risposta che il suo Capitano la informa ancora una volta della sua paura più grande: vivere assieme a lei, sino in fondo, quel viaggio iniziato il giorno stesso in cui si sono incontrati.



XXXXXXXXXXXXXX


Meeme ti osserva silenziosa.
Il suo sguardo è sempre stato lo specchio delle tue emozioni, per questo ora lo eviti.
Non vuoi vedere riflessa quella paura che ti accompagna da qualche giorno, cioè da quando Yama ha lasciato l'Arcadia per andare in cerca di quello che tu gli hai chiesto di trovare.
- E poi che farai, Harlock?
Il vino che hai appena versato nel bicchiere è di un rosso cupo, proprio come il sangue sgorgato dalle tue ferite, che ora faticano a rimarginarsi rispetto a prima.
- Non lo so.
Non devi mentire con lei, puoi essere ciò che sei in questo momento, un uomo che ha ceduto davanti alla sua debolezza più grande.
- Yama era davvero furioso con te.
Furioso non è sufficiente a descrivere lo sguardo che ti ha rivolto quando lo hai messo davanti a quella scelta così difficile.
E ti domandi ancora una volta cosa stai facendo, perchè forse non lo sai davvero nemmeno tu.
- Non mi tradirà, Meeme.
- Non ora, almeno.
E' questo, allora, che speri di ottenere? Che siano altri a decidere per te?
Alzi lo sguardo e incontri quello di due occhi che per te sono sempre stati un porto sicuro, le acque calme in cui ritrovare le forze.
- Sono un vigliacco.
Lei ti guarda malinconica, come se già sapesse che la sua risposta non placherà il tuo animo tormentato, non più di quanto abbia già fatto in passato.
- Il coraggio più grande sta nell'ammettere di avere paura, Harlock.
Lasci che quelle parole decantino dentro di te, proprio come sta facendo quel vino nel calice.
- Quando lascerò l'Arcadia, la parte migliore di me rimarrà qui insieme a te.
Ora ti sorride e vorresti saperlo fare anche tu, per regalarle la stessa dolcezza che riesce a trasmetterti in questo momento.
- Ti sbagli. Non sarò mai io a custodirla, perchè ancora non l'hai conosciuta nemmeno tu. Quando lascerai l'Arcadia, forse avrai la possibilità di scoprirla, ma solo se avrai il coraggio di lasciarti condurre in un viaggio da cui non potrai fare più ritorno.
Scende un silenzio assoluto nella tua cabina, dopo quelle parole.
Non è però muto, parla del legame profondo che si è creato tra di voi e che in un futuro ancora non bene identificato, dovrete rescindere.
Ti chiedi come farai senza di lei, senza il suo sostegno... però, poi, ti imponi di non mentire a te stesso, non più di quanto tu abbia già cercato di fare sinora.
Perchè da sempre, sono altri gli occhi in cui sogni di poterti specchiare e rivederti migliore di quello che sei.
Azzurri, come quel cielo e quel mare che la tua follia ha distrutto per sempre.
Coraggio.
Sei convinto che non ne avrai mai abbastanza per viaggiare insieme a lei in quel luogo che è la tua anima oscura, alla ricerca di un pò di luce.
Ma lasci che per un pò, lo spazio di quel silenzio tra te e Meeme, le sue parole ti cullino nella speranza che ne sarai capace, semmai Yuki Kei te ne darà l'occasione.



 

Che dire, lo spazietto nella mente del Capitano ha trovato un posto fisso nei miei capitoli, e sarà proprio la sua parte conclusiva.
Ho avuto anche il coraggio di accostarmi, seppure brevemente, alla figura di Meeme, che io conosco solo per quello che ho visto nel film, mi perdonerete quindi se non do di lei una versione forse più in linea con il suo personaggio originale.
C'è anche Yama, del quale ne ho una visione pienamente positiva, come avrete capito.
L'ho percepito proprio come un ipotetico successore di Harlock, capace di comprendere e fare suoi i grandi ideali del Capitano, arrivando ad essere anche un suo fedele amico.
Per ultimo, mi sento in dovere di commentare un aspetto della mia storia che riguarda stile e trama: sono cosciente che entrambi possano risultare poco scorrevoli e che quindi debbano anche incontrare un gusto personale. Quindi non fatevi problemi nell'esprimere i vostri giudizi o critiche, sono qui anche proprio per un confronto con tutte voi.
.A presto.
Sere




 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Buongiorno!
Per prima cosa mi scuso per questo ritardo, ma un pò di situazioni personali mi hanno rubato tempo e "testa" per dedicarmi alla stesura della storia (sono stata anche poco presente nel fandom, ma ora recupererò leggendo tutti gli aggiornamenti delle belle storie che seguo e di quelle pubblicate nel frattempo!).
Detto questo, ringrazio come sempre chi legge e commenta, e chi legge semplicemente!
Per qualche altra piccola nota sul capitolo, mi prendo il solito spazietto in fondo.
A presto.
Sere



Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock




Quando Yuki si sveglia non è più un buio impenetrabile ad accoglierla, ma un confuso gioco di ombre.

Chiude ed apre gli occhi più volte, quasi timorosa di sperare che sia il segnale positivo di cui Makoto le ha parlato e che potrebbe costituire l'inizio della guarigione.
Però le ombre rimangono lì, nonostante il tempo stia passando, e lei si ritrova a sorridere, felice che quella giornata inizi sotto un buon auspicio come quello.
Il pensiero subito successivo è quello di voler condividere immediatamente la notizia con Harlock, così decide che è giunto il momento di riprovare ad alzarsi da quel letto su cui inizia a sentirsi sempre più impaziente.
Scosta le lenzuola e lentamente sposta le gambe oltre il bordo, per provare a mettersi seduta. Avverte subito una fitta al costato, ma stringe i denti e continua a rizzare il busto, sino a che è del tutto sollevato.
Le gira un pò la testa, ma del resto ha iniziato soltanto da qualche giorno a consumare dei pasti solidi, invece che nutrirsi attraverso gli integratori che le venivano somministrati per vena.
Ha voglia di ritrovare le forze e la sua indipendenza.
Asami ha avuto davvero mille premure verso di lei, oltretutto dimostrando una sensibilità che l'ha aiutata a superare i momenti di imbarazzo maggiore durante quel periodo di infermità, ma adesso sente il bisogno di tornare a contare solo su sè stessa.
Il capogiro è passato, allora con calma inizia ad alzarsi, facendo leva con le mani sul materasso. Non è sicuramente stabile, però non è nemmeno sul punto di cadere come le è successo qualche giorno prima.
Poi arrossisce, perché il ricordo di quello che è avvenuto dopo ancora le annoda lo stomaco per l'emozione.
Harlock l'ha baciata.
Quella è stata la prima volta, perché poi lo ha rifatto ancora, ancora e ancora... l'ultima volta è stata la sera prima.
Un bacio dolce e famelico allo stesso tempo.
No, non deve andare in quella direzione con i pensieri, se non vuole rendere le sue gambe più deboli di quanto non lo siano già di loro.
Deve concentrarsi su quello che si appresta a fare, ecco la cosa più giusta a cui pensare.
Allora prende un bel respiro e poi muove qualche passo, le mani tese in avanti sia come protezione, che come guida, per evitare eventuali ostacoli.
Le ombre sono davvero confuse, non riesce a scorgervi nulla che le possa dare un'idea di quello che la circonda, così avanza con cautela, fino a che non va a sbattere contro quella che deve essere una sedia.
Le sue mani esplorano l'oggetto, confermandole che si tratta proprio di una seggiola di plastica. L'aggira, ricominciando a camminare e dopo qualche passo ancora finalmente è la superficie liscia di un muro quella che incontra.
Ora non le resta che seguirlo sino a che non incontrerà la porta, che per logica deve trovarsi alla sua sinistra. Percorso qualche metro, le sue deduzioni trovano conferma: è arrivata alla porta.
La apre e per un attimo rimane incerta sulla soglia.
Non è paura la sua, perchè ha affrontato l'ignoto in posti dove il pericolo in agguato poteva essere davvero mortale, forse è più...
In realtà non lo sa cos'è quell'emozione che le stringe lo stomaco, però non la fermerà di certo.
Di nuovo respira profondamente e poi lascia la stanza, spingendosi nel corridoio, la mano destra appoggiata al muro per guidarla e quella sinistra in avanti per evitarle spiacevoli scontri.
Procede a piccoli passi, per non affaticarsi e per ridurre la forza dell'eventuale impatto se dovesse andare a sbattere contro qualcosa.
- C'è una scala poco più avanti.
Ancora prima della voce, a farla sobbalzare è stato il braccio che le è scivolato intorno alla vita e che l'ha stretta al corpo saldo di Harlock.
- Scusami, pensavo mi avessi sentito arrivare, non volevo spaventarti.
Al momento Yuki è impegnata a controllare i battiti impazziti del suo cuore, perché il contatto con lui le fa ancora quell'effetto devastante.
- Yuki?
Sente comparire nella sua voce una sfumatura preoccupata, mentre la stretta su di lei si rafforza leggermente e allora si costringe ad articolare una risposta.
- Ero.. ero concentrata su quello che stavo facendo, credo sia per questo che non ti ho sentito arrivare.
Sono fermi, ora è praticamente appoggiata a lui, che continua a tenerla saldamente per la vita. Lo sente incombere su di lei e le trasmette la sensazione confortante di trovarsi al sicuro.
Potrebbe morire felice tra quelle braccia...
Dovrebbe inorridire di un simile pensiero, invece lo trova sincero: se dovesse lasciare questo mondo, è li che vorrebbe che avvenisse.
- Forse era meglio aspettare che ci fossi stato io o Sasuki-san ad aiutarti. Sei ancora molto debole, rischi di cadere e farti male.
- Non potevo aspettare. Ho una bella notizia da darti: i miei occhi iniziano a vedere delle ombre.
- E' davvero...
Ad interromperlo giungono dei passi che stanno salendo per le scale e lo sente irrigidirsi impercettibilmente.
- Oh, bambina, cosa ci fai in piedi? Harlock-san, avrebbe dovuto impedirle di farlo!
Non è che Asami lo stia proprio rimproverando, perchè il tono con cui gli si è rivolto contiene soggezione e rispetto, però non nasconde lo stesso un certo disappunto.
- Non è colpa sua, Asami. Ero già fuori dalla mia stanza quando mi ha raggiunto.
Le è venuto istintivo difenderlo, come ha sempre fatto anche in passato, non potendo concepire di vederlo ingiustamente accusato, neanche di una cosa della minima importanza come quella.
- E poi volevo comunicare la bella notizia: inizio ad intravedere qualcosa!
- Oh, per tutti gli Dei, è davvero una bellissima notizia!
L'esplosione di gioia della donna la fa sorridere, perchè ne riconosce l'assoluta sincerità.
- Ti sei fatta subito perdonare, bambina. Anzi, bisogna festeggiare! Stavo venendo a controllare se eri sveglia per portarti del tè e qualche biscotto per colazione, ma a questo punto direi che potresti scendere in cucina, così ti faremo compagnia.
In tutto questo, ha notato che Harlock non si è scostato da lei nel tentativo di rendere meno intimo il loro contatto, quindi nemmeno lei si è preoccupata di farlo.
- Per me va bene. Per te, Harlock?
La risposta giunge in maniera del tutto inaspettata, perchè lo sente piegarsi per passarle l'altro braccio sotto le ginocchia e sollevarla da terra.
- La seguiamo, Sasuki-san.
Nel suo tono non c'è imbarazzo o incertezza, così lei si permette di godersi quell'ulteriore intimità, posando la guancia contro il suo petto e passandogli le braccia intorno al collo.
Le pare di sentire lo sguardo di Asami osservarli, ma poi a catturare tutta la sua attenzione è il battere lento e ritmico del cuore di Harlock, un suono da cui vorrebbe farsi cullare all'infinito.
Quante volte lo ha sognato?
I passi della donna stanno già scendendo le scale, ma ancora lui non si è mosso.
- Qualcosa non va?
Un brivido le scende lungo la schiena mentre glielo domanda, timorosa adesso che quell'incantesimo si possa spezzare.
- No, niente. Solo che... il tuo sorriso... credevo non lo avrei più rivisto, Yuki.
Quello che le ha appena detto irrompe dentro di lei con una forza inaudita, perchè contiene una tale complessità di emozioni che la riduce al silenzio.
- Ha sempre avuto il potere di farmi provare delle emozioni che pensavo non mi appartenessero più.


Yattaran si sta esibendo nella sua migliore imitazione di sempre e lei sta ridendo da almeno dieci minuti buoni, tanto che ha persino lo stomaco indolenzito.
- Ti prego, fermati, o starò male sul serio.
L'amico, giusto per completare il quadro, ha indossato un lungo grembiule e non accenna a darle tregua.
- Fratelli, oggi è un giorno per noi lieto.
Si posiziona dietro di lei, che è seduta a gambe incrociate sulla sedia e con un mestolo finge di tenerla sotto tiro.
- Abbiamo finalmente catturato il secondo ufficiale in comando dell'Arcadia.
La pungola con il mestolo sui fianchi e lei ride ancora di più.
- Yuki Kei, potremmo immediatamente giustiziarla per i crimini commessi sinora, ma le lasciamo invece un'ultima possibilità: rinneghi i suoi compagni e quel terrorista di Capitan Harlock.
La pungola ancora , mentre finge di aspettare una sua risposta.
- Ci dica dove sono state piazzate tutte le bombe e noi le promettiamo una cella con bagno privato, vista sulla Terra Madre e la possibilità di gustare dell'ottimo tè preparato da me personalmente.
- Il sommo Plenipotenziario sa anche fare il tè? Ma allora è un uomo da sposare!
Ridacchia anche Yattaran, adesso, godendosi quel momento così ilare tra di loro. Sanno entrambi che i loro giorni vanno vissuti come se il domani non offrisse garanzia certa di esserci ancora.
- Yuki Kei, non renda la sua posizione ancora più difficile offendendo il Gran Consiglio degli Intelligentoni. Certo che so preparare del tè. Non è delizioso quello che sta gustando adesso?
Si volta leggermente verso di lui e gli fa una specie di riverenza.
- Assolutamente.
- E allora, non metta più in dubbio la mia parola. Piuttosto, cosa ha deciso di fare? Rinnega e le prenotiamo un posto nella nostra colonia carceraria extra-lusso?
- Devo pensarci ancora un pò.
Il mestolo la colpisce in testa e le provoca un altro attacco di risa.
E' stata una giornata pesante quella appena trascorsa, hanno piazzato la settantanovesima bomba e non è stata affatto una passeggiata.
- Le diamo mezz'ora di tempo... giusto il tempo che le servirà per una doccia e poi l'aspetto nella mia cabina per la nostra sessione di shogi* quotidiana.
Yuki però è svelta a scendere dalla sedia e ad afferrarlo per il grembiule.
- Eh, no, caro il mio Plenipotenziario. Mi devi dare almeno un'ora abbondante!
- Dai, Yuki! Io in un'ora me ne faccio tre di docce!
Yattaran è tornato ad essere se stesso e sta sbuffando spazientito, mentre si sfila il grembiule.
- Ma devo anche finire questo delizioso tè preparato dalle tue dolci manine.
L'amico le lancia un'occhiata di fuoco.
- Non provare a lusingarmi, sai che odio aspettarti! Tra tutti i tuoi difetti, quello di tirare in lungo è il peggiore in assoluto!
Lei ride, mentre torna a sedersi.
- Al massimo ti concedo quaranta minuti, ma non uno di più.
Lei scuote la testa.
- Ah, ah...un'ora, non un minuto di meno!
I passi pesanti di Yattaran stanno già lasciando la cambusa.
- Strega! Andrò a lamentarmi con il Capitano in persona! Non si può avere un secondo ufficiale così insubordinato!
- Insubordinata ma in gamba! Hai sentito anche tu cosa ha detto al mio rientro, vero?
Le sue parole sono accolte da una serie di minacce improbabili che hanno solo il potere di metterla ancora più di buon umore.
Quei battibecchi con lui sono il segno di quanto ormai la loro confidenza si sia spinta in una direzione che va oltre l'amicizia, per diventare quasi un legame fraterno.
Per lei, che una famiglia non l'aveva più, salire a bordo dell'Arcadia è stata la sua vera fortuna.
Il pensiero subito dopo, però, la fa arrossire anche se è da sola in quel momento.
Se vede Yattaran come un fratello, è ben lontana, invece, dal vedere il Capitano come un padre!
No, decisamente quello che prova per lui sta assumendo delle sfumature che vanno ben oltre la fiducia e l'ammirazione che una figlia potrebbe avere per un padre.
Sta finendo l'ultimo goccio di tè accompagnata da quei pensieri, quando le sembra di sentir tornare l'amico. Lo conosce bene, sa che vuole avere l'ultima parola, così le viene da ridere mentre lo anticipa per stuzzicarlo ancora un pò.
- Allora, Yattaran, che ha detto il Capitano? Sei riuscito a farmi condannare per insubordinazione? Passerò il resto della mia vita confinata in una cella?
- Una punizione davvero esemplare. E cosa avresti fatto per meritartela?
Yuki quasi cade dalla sedia, talmente viene presa in contropiede dalla voce bassa e profonda del Capitano. Si alza e si volta, cercando di dissimulare imbarazzo, sorpresa e...
Perchè deve essere così dannatamente bello nella sua imperfezione?
Non può fare a meno di pensarlo, trovandoselo davanti in tutta la sua cupa bellezza, fatta di lineamenti spigolosi, sguardi impenetrabili e silenzi, di solito, siderali.
- No... niente... cioè, era uno scherzo. Tra me e Yattaran, ovviamente.
Ma che cosa ci fa lì? Continua a domandarselo mentre lo osserva rimanere fermo e tranquillo, come se fosse naturale che si trovino a conversare in un luogo che non sia il ponte di comando.
Dove, tra l'altro, discutono solo di missioni, abbordaggi, strategie da attuare o bombe da piazzare. 
- Ovviamente.
Non riesce a capire il senso di quell' osservazione. E' seccato? O amareggiato? O infastidito? O è lei che non riesce a ragionare in quel momento?
Forse l'ultima ipotesi è la più accreditabile, quindi cerca di riportare il tutto a una dimensione con cui lei ha assoluta dimestichezza.
- Aveva bisogno di qualcosa, Capitano?
E' una di quelle volte in cui lo sguardo di quell'uomo ha il potere di farla sentire completamente nuda. E non è questione di abiti, ma di anima.
Ha l'impressione che lui sappia esattamente che direzione abbiano preso i suoi sentimenti.
Ma invece di prenderne le distanze... sembra volerle accorciare. O forse è solo la sua immaginazione, che in balia di emozioni troppo forti, la sta illudendo che sia così.
- Ti ho sentito ridere.
Infastidito, le suggerisce la ragione, ma lo stomaco annodato le dice un'altra cosa... attratto. E' pronta a giurare che lo sguardo del Capitano sia più volte sceso a fissarle le labbra, prima di tornare a guardarla negli occhi.
- Non è un rimprovero, Yuki Kei.
Il cuore le balza in gola, completamente spiazzata da quello che sta succedendo.
- Grazie, Capitano.
Non ha senso ringraziarlo, ma al momento è l'unica cosa che è riuscita a dire.
- Sono io a doverti ringraziare. Perchè il tuo sorriso mi fa ricordare cosa significhi credere ancora nel futuro e negli altri.
C'è molto altro in quelle parole, o meglio nello sguardo che si stanno scambiando, ma non trova altro spazio se non in quell'attimo che è già passato e perciò da dimenticare perchè sembra portare ad una strada impossibile da percorrere insieme.


- Una volta mi hai detto che il mio sorriso ti faceva ricordare cosa significasse credere ancora nel futuro e negli altri.
Ha ritrovato la voce, mentre lui ha iniziato a scendere le scale.
- Non credevo lo rammentassi.
- Come avrei potuto dimenticarlo?
- Sono successe tante cose, in seguito.
La stringe un pò di più adesso, come se il passato potesse essere una bestia infida sempre in agguato e pronta a dilaniare entrambi.
Le viene spontaneo accarezzargli la guancia, soffermandosi in un gesto che vorrebbe rassicurarlo ancora prima delle parole che sta per pronunciare senza alcuna incertezza.
- Non me ne sono andata perchè ho scoperto le tue colpe.  
Si sente in pace con se stessa nel dirlo, finalmente libera di lasciarsi andare a quel sentimento che l'ha riempita e svuotata al tempo stesso in tutti quegli anni.
- L'ho fatto perchè non mi permettevi di condividerle con te.
Si è fermato di nuovo e forse la sta guardando ora, perchè sente il suo alito caldo sfiorarle il viso.
- E' una scelta che rifarei ancora.
Non ha dubbi che sia così, è una convinzione ancora troppo radicata in lui. Allora lo sorprende, e insieme lo zittisce, scoccandogli un bacio a fior di labbra.
- Adesso ho fame, però.
Nelle ombre che vede, c'è anche quel viso che ancora è molto vicino al suo e rimpiange di non poter vedere quale effetto abbia avuto su di lui quel contatto.
- Mi stai richiamando all'ordine?
Le suona familiare quella domanda e sorride, perchè avverte un cambio di atmosfera tra di loro. Nella voce di Harlock è ricomparsa quell'ironia che ha il sapore di una tregua da sfruttare a suo favore.
- Direi di sì.
- Impari sempre troppo in fretta, Yuki Kei.
- Sei sempre stato un buon maestro, Capitano.
C'è il tempo per quello scambio veloce, poi la voce di Asami li raggiunge.
- Ah, ma siete qui fuori... scusate, non volevo farvi fretta... ma il tè si sta raffreddando.
- Nessun disturbo, Sasuki-san.
Sono entrati in cucina e adesso la sta depositando su di una sedia, che poi spinge delicatamente in avanti, avvertendola di fare attenzione al tavolo.
- Ne vuole anche lei, Harlock-san?
Si scopre curiosa di sapere che cosa le risponderà, si rende conto di non conoscere affatto i suoi gusti personali nonostante il tempo passato insieme a bordo dell'Arcadia. Forse l'unica a conoscerli era Meeme, ma pensare a lei comporta tutta una serie di domande a cui non è ancora pronta a dare voce, così si concentra sul presente.
- Ne prendo una tazza per fare compagnia a Yuki.
Solo il rumore delle stoviglie rompe il silenzio, che non è poi così imbarazzante come forse si aspettava. Sembra esserci una certa familiarità in quello che sta succedendo, forse non è la prima volta che Asami ed Harlock si trovano lì insieme.
- Ecco, questi li ho fatti io.
Le ha messo un piatto vicino alla mano e lei afferra subito un biscotto ancora tiepido, assaggiandolo.
- E' buonissimo. Era un sacco di tempo che non mangiavo qualcosa di cucinato così bene.
- Ci credo, invece, eccome. Non so come hai vissuto sinora, di certo so che non devi aver dato grande importanza al cibo.
Il rimprovero torna a colorare la voce della donna e il silenzio che proviene da Harlock rincara la dose, perchè lo immagina dello stesso parere.
- Bè, una settimana di questa cucina e mi rimetterò in forma.
- Lo spero bene, bambina.
Si domanda cosa pensi Harlock di quel "bambina" rivolto a lei, che a discapito della giovane età, ha già vissuto invece così tanto accanto a lui.
Ribellarsi, combattere... anche uccidere nel nome di una libertà suprema da donare all'umanità intera.
Questo ha fatto quando era agli ordini di quell'uomo che adesso siede in quella cucina accanto a lei, sorseggiando tè e mangiando biscotti.
Ma non ha mai avuto il minimo dubbio che non fosse la cosa giusta da fare e se ne avesse l'occasione, risalirebbe altre mille volte a bordo dell'Arcadia come ha fatto in quel giorno ormai lontano.





XXXXXXXXXXXXXXXXXX




- Nessuno di voi mi ha ancora detto che pianeta è questo.
Yuki decide di rompere il silenzio, non perchè inizi a pesarle, ma perchè ha la sensazione che sia il momento giusto per affrontare il discorso.
Dopo aver consumato la sua colazione, durante la quale hanno sostanzialmente chiacchierato solo lei ed Asami, Harlock l'ha sorpresa chiedendole se avesse avuto voglia di seguirlo fuori, per stare un pò all'aria aperta.
Così, adesso, sono seduti su una specie di panca sotto quello che dovrebbe essere un portico, o almeno così glielo ha descritto lui.
Ha indossato gli occhiali a schermatura totale che Makoto ha recuperato per lei, constatando che ne aveva bisogno, perchè le ombre lì fuori hanno assunto una colorazione molto più chiara ed intensa.
- Ci troviamo su Higara.
Si ritrova divisa a metà davanti a quella risposta: una parte di lei è come se avesse ricevuto una doccia gelata, l'altra, forse l'io più profondo, è come se avesse trovato conferma a qualcosa che ha sempre saputo.
- Quindi sono loro il motivo per cui ogni tanto lasciavi l'Arcadia e sparivi qui?
Lo sente cercarle le mani che ha abbandonato in grembo, coprendole con una delle sue.
- Sì.
- Posso sapere perchè?
- Makoto-san è stato uno dei primi ad unirsi a me... dopo. Ho sempre avuto molta fiducia in lui.
Dopo.
In quell'unica parola Harlock concentra gli errori del suo passato, quelli con cui dovrà convivere sino alla fine dei suoi giorni, perchè non saprà mai perdonarsi del tutto.
- Così gli ho chiesto di studiare gli effetti che la materia oscura aveva avuto su di me.
Le stringe appena le mani, come a volerla rassicurare.
- Perchè?
- Volevo delle risposte certe.
- E le hai avute?
Lo sente calmo e pacato, forse come poche volte lo è stato in sua presenza. Gliene è grata, perchè lei non si sente affatto così, visto l'argomento in cui sono scivolati.
"Lui ora sta molto male".
Le parole di Yama sono un mantra difficile da ignorare.
- Sì.
- Me ne parlerai?
- Non adesso.
- Ho qualche possibilità di farti cambiare idea?
- Non credo.
- Ne ero sicura.
Yuki ha intrecciato le dita alle sue e lui l'ha lasciata fare, proprio come se gesti così fossero sempre stati naturali tra di loro.
- Prossima domanda?
Sente dell'ironia in quella voce che è rimasta bassa e profonda proprio come la ricordava. L'ha rievocata molte volte in quegli anni, specie nei momenti in cui sentiva di essere sul punto di cedere, facendole dire quelle parole che le hanno dato la forza di andare avanti.
- Come sta Yattaran?
L'amico è sempre stato l'altro suo pensiero fisso, il fratello che ha abbandonato lasciandogli un pezzo del suo cuore.
- Ancora arrabbiato.
Lo immaginava, purtroppo.
- Speravo che con il tempo arrivasse a perdonarmi.
- Ma l'ha fatto. E' con me che non ha mai smesso di essere arrabbiato.
Quella che gli sfugge adesso è una mezza risata, un suono che ha il potere di paralizzarla tanto le sembra impossibile.
- Credo che Yama abbia definitivamente capito il perchè Yattaran si fosse guadagnato il posto di primo ufficiale sull'Arcadia, più o meno un anno dopo la tua partenza.
- Che cosa ha fatto quel pazzo?
Sorride anche lei, adesso, perchè ha dei ricordi di Yattaran che non potrebbe mai raccontare senza avere il dubbio di non essere creduta data l'apparenza gioviale e buffa di quell'ometto in sovrappeso, che dentro di sè però ha sempre nascosto l'animo di un vero guerriero.
- Mi ha affrontato sul ponte di comando per spiegarmi esattamente cosa pensava di me e del mio comportamento nei tuoi confronti.
- Sul serio?
Fatica ad immaginare un momento del genere, non con loro due come protagonisti.
- Sull'Arcadia ognuno è sempre stato libero di esprimere la propria opinione, se ben ricordi. Anche su di me.
Yuki se lo ricorda molto bene e per un attimo tace, perdendosi nei ricordi.
- Probabilmente cercava solo un capro espiatorio... in realtà sapeva bene che niente mi avrebbe fatto tornare sui miei passi.
- Sono state argomentazioni molto valide le sue, invece. Tanto che non sono stato in grado di controbattere senza peggiorare la mia posizione.
- Di cosa ti ha accusato, esattamente? 
A questo punto la sua curiosità prende il sopravvento, anche in ragione del fatto che non le sembra vero che Harlock sia così loquace.
Non solo sta parlando... ma sta parlando di loro!
- Di aver permesso che i tuoi sentimenti per me andassero oltre la fiducia, l'ammirazione e il rispetto che avresti dovuto nutrire per il tuo Capitano.
C'è un fondo di amarezza che non è riuscito a camuffare del tutto dietro la solita ironia.
- E come avresti potuto impedirlo, secondo lui?
Lo sente tendersi al suo fianco ed intuisce la sua battaglia interiore, quella che anche lei ha combattuto, e perso più di una volta, contro i suoi stessi sentimenti.
-  Scusami, una domanda inutile. E' vero, Yattaran conosceva troppo bene entrambi per non avere delle argomentazioni valide da sostenere.
Per un pò il silenzio torna a regnare tra di loro, non proprio teso, ma nemmeno quieto come lo era prima di quella conversazione.
Le emozioni tra loro sono come le acque di un mare in costante moto ed evoluzione, a volte calme, altre mosse, altre volte ancora tempestose.
- Però, nonostante tutto, penso che gli farebbe piacere sapere che... che ora siamo qui, insieme.
E' una riflessione che si sente di condividere con lui, perchè la crede vera.
- Credo di sì.
Lo capisce dal tono di voce che una parte di lui non è più lì con lei, ma perso in qualche ricordo di cui forse non verrà mai a conoscenza.
E' consapevole che ci sono dentro di lui delle corde che non arriverà mai a toccare veramente, ma è pronta ad accettarlo. Si farà bastare di poter almeno illuminare in parte quell'oscurità che lo ha reso così solo e distante.
Stringe un pò di più quella mano intrecciata ancora alla sua e riceve in risposta un bacio leggero che le sfiora la tempia.
- Sei stanca?
Forse ha riconquistato la sua piena attenzione, in ogni caso a lei piace credere che d'ora in poi sarà comunque sempre nei suoi pensieri, come una sorta di sottofondo che niente sarà in grado più di annullare completamente.
- Un pò.
- Vuoi che ti accompagno nella tua stanza?
Non vuole ancora separarsi da lui, così appoggia la testa sulla sua spalla.
- Magari tra cinque minuti.
Non le risponde, ma da come lo sente sistemarsi meglio per renderle più comoda la posizione, capisce che anche lui non è ancora pronto ad interrompere quel momento tra di loro.






XXXXXXXXXXXXXXXXXX




La rabbia è una cattiva consigliera.
Tu, più di chiunque altro, ne hai la certezza, perchè hai pagato a caro prezzo l'esserti lasciato guidare da lei nelle tue azioni passate.
Per questo sei intenzionato ad ignorare la richiesta del tuo secondo ufficiale, proprio come se non l'avesse nemmeno formulata.
- Yattaran, recluta due volontari e di loro che hanno venti minuti per prepararsi a partire.
Ma una voce torna ad incalzarti, più decisa di prima.
- Capitano! Ci vado io. Ne serve solo un altro di volontario.
L'ostinazione di Yuki Kei fa comparire un'espressione tesa, e insieme sorpresa, sul volto di Yattaran. Forse non si aspettava che proprio lei mettesse in discussione un tuo ordine.
- Yuki Kei...
Lo sguardo che vedi comparire in quegli occhi azzurri ha il potere di zittire sul nascere anche il tuo primo ufficiale come non è mai successo in passato.
I demoni che quella ragazza si porta dentro, si sono risvegliati pronti a trascinarla con loro nell'inferno della vendetta.
- Ho detto che ci vado io, Yattaran.
E' tornata a fissare te, ora, sfidandoti apertamente a compiere una scelta.
Meeme, alle tue spalle, è l'unica a sapere quanto sia difficile per te questo momento, quale battaglia tu sia chiamato a combattere contro te stesso. Senti le sue emozioni fondersi insieme alle tue, sostenendoti nella decisione che prenderai, qualsiasi essa sia.
Lasciare Yuki Kei libera di prendere la sua decisione o imporle la tua volontà come se fosse legge?
- Capitano, mi ascolti.
Sul ponte di comando le sue parole risuonano più come un ordine, che non come una preghiera. Avverti la tensione salire ulteriormente tra i presenti, mentre sono sempre più incerti su quale potrà essere la tua reazione.
- Io, come tanti altri, sono salita su questa nave con la speranza che lei fosse davvero in grado di renderci uomini liberi.
Adesso la stai guardando negli occhi, e ti perdi in quell'azzurro dove ti senti andare alla deriva proprio come se navigassi in acque sconosciute.
- E se adesso, invece, mi impedirà di prendere la mia decisione, non sarà diverso da quegli uomini che disprezza e combatte con tutte le sue forze.
E' un compromesso quello che devi accettare, sacrificando una cosa giusta, con la speranza di ottenerne un'altra, consapevole però che potresti perderle entrambe.
- Fatti trovare pronta tra venti minuti sul ponte di lancio. Verrò io con te.
Fai in tempo a cogliere tutta una gamma di espressioni diverse negli occhi dei presenti: lo stupore di Masaki e Taro, la gratitudine di Yattaran e l'approvazione di Meeme.
Forse perderai in ogni caso la fiducia di Yuki Kei, ma sei pronto a sostenere il peso delle tue scelte, se questo servirà ad impedirle di vivere nel rimpianto di una decisione sbagliata.
Quello che provi per lei è più forte di ogni ragione.
Quando arrivi sul ponte di lancio, lei è già a bordo della navicella che utilizzerete per la vostra missione, intenta ad espletare i controlli di routine prima della partenza.
Non appena la raggiungi, la tensione tra voi diventa quasi una presenza fisica tanto è palpabile.
- Capitano, siamo pronti a partire.
Ha un attimo di esitazione, ma quando ti vede occupare il posto accanto a lei, i suoi gesti tornano decisi nel compiere la sequenza di comandi che le permettono di accendere i motori e lanciare la navicella fuori dall'Arcadia, nello spazio profondo.
- Qui Arcadia, mi riceve, Capitano?
La voce di Yattaran irrompe nell'abitacolo, forte e metallica, ma non priva di un'inflessione vagamente incerta.
Sai che è dovuta al fatto che ci sei tu su quella navicella con lei e non sa bene che conseguenze potrà avere tra voi ciò che è avvenuto sul ponte di comando poco prima.
- Ti ricevo, Yattaran.
- Ah, sei tu, Yuki.
La voce del tuo primo ufficiale è chiaramente sorpresa, questa volta, nello scoprire che le hai lasciato i comandi.
- Bè... okay, comunque, volevo informarvi che ci prepariamo a raggiungere il punto di incontro che rimane fissato sulle coordinate I= 33°, B= 85°.
- Okay, confermo coordinate di incontro a 
I= 33°, B= 85°.
- Perfetto. Allora se non c'è altro... l'Arcadia chiude le comunicazioni e rimane in attesa del vostro rientro.
A questa richiesta di Yattaran, per la prima volta da quando sei salito a bordo, lo sguardo di Yuki incontra e sostiene il tuo. Nel momento in cui risponderà affermativamente, potrete contare solo sulle vostre forze.
Però, non è questo il  motivo per cui c'è del turbamento negli occhi che stai fissando. Non ha paura di affrontare il suo nemico, ma di scoprire cosa farà lei se davvero avrà modo di averlo di fronte.
Quello che ti induce a fare un cenno di assenso, è solo la certezza che in quel momento tu sarai lì con lei, pronto a ricordarle quanto possa essere gravoso il peso di una scelta sbagliata.
- E' tutto, Yattaran. Chiudiamo anche noi la comunicazione... ci si rivede tra un pò.
Quelle ultime parole le pronuncia con un tono più morbido e ti provoca un'emozione che non vorresti provare così intensa nei sui confronti.
Poi torna un silenzio ingombrante tra di voi, non potrà durare a lungo, ne sei consapevole tanto quanto lei. Rimane solo da stabilire chi lo romperà per primo.
- Capitano...
- Yuki...
Parlate insieme e poi tacete entrambi, aspettando che sia l'altro a riprendere.
- La verità è che se ci sarà anche solo una possibilità di incontrare quell'uomo, io la voglio sfruttare.
- Se non avessi con te una pistola, la vorresti lo stesso?
Sei diretto, come sempre, perchè non conosci altra maniera di agire. Forse hai colpito più duro di quanto si aspettasse e le ci vuole un attimo prima di risponderti.
- Sì.
- Perchè?
Subito ti guarda come se non credesse possibile che sia proprio tu a rivolgerle quella domanda, ma vista la tua espressione decisa, la sua muta in una più accesa.
- Perchè è di mio padre che stiamo parlando.
- Capisco.
- Ne è sicuro?
Il suo ribattere è frutto di quella rabbia che non si è mai spenta, perchè è rimasta a covare sotto le ceneri di un'apparente accettazione del suo passato.
- Forse dovrei scusarmi a questo punto per il mio comportamento oltraggioso, ma non credo che cambierebbe ciò che penso in questo momento.
Sei spiazzato davanti ai sentimenti che ti provoca quella ragazza e devi esercitare tutto il tuo autocontrollo per non lasciarti influenzare nelle tue decisioni.
- Non credo nemmeno che tu stia pensando davvero, in questo momento. Ti stai facendo guidare dalle emozioni sbagliate, Yuki Kei.
La vedi irrigidirsi, mentre sposta la sua attenzione sui comandi che deve riprendere, perchè state entrando nell'orbita del pianeta dove siete diretti.
Sai cosa sta pensando... che tu sei l'ultima persona che può parlarle di emozioni, dal momento che dimostri di non averne.
- Mancano meno di due minuti al punto d'arrivo, Capitano. I sistemi di sicurezza segnalano la presenza del campo di forza che circonda il nostro obiettivo.
La sua voce ha assunto il tono dell'ufficiale in seconda, ma non hai intenzione di assecondare il suo tentativo di rifugiarsi in un ruolo che torni a farle prendere le distanze da te.
Non in questo frangente, almeno.
Così sobbalza violentemente quando la tua mano si chiude con fermezza sulla sua, tirando avanti la leva dei comandi e togliendo potenza ai motori.
- Guardami, Yuki.
Questa volta, il tuo è quel tipo di ordine che non accetterà nessuna insubordinazione. Lo ha capito anche lei, perchè lo ha eseguito senza esitare ed ora i vostri occhi sono come incatenati.
- Se credi davvero di aver imparato qualcosa da me, allora pensaci quando sarai laggiù e prendi la decisione più giusta.
Le stai permettendo di guardare oltre le apparenze, oltre gli sguardi di solito freddi e indecifrabili, mostrandole in quale inferno stia bruciando la tua anima dannata.
Poi non hai altro da dirle, così riabbassi la leva bruscamente, dando massima potenza ai motori e costringendola a dedicare davvero la sua totale attenzione alle manovre di atterraggio perchè siete praticamente a destinazione.
Chiuso nel tuo silenzio, sei convinto di aver fatto la scelta migliore, perchè qualsiasi cosa accada, non lascerai che l'azzurro di quegli occhi perda il calore e la trasparenza che sinora li hanno animati.
Proteggerai Yuki Kei anche da se stessa, se ce ne sarà bisogno e a qualsiasi costo, perchè non la lascerai commettere i tuoi stessi errori.
La rabbia è stata una cattiva consigliera per te, ma non lo sarà per lei.




 


* tradizionale gioco da tavolo, molto diffuso in Giappone, simile agli scacchi 


  

 

 
Note

Visto che non ho potuto augurarvi Buona Pasqua, vi auguro un buon 25 Aprile! Un pò originale, ma pur sempre un augurio! XD
Passando a parlare del capitolo, ci tengo a precisare che sul passato di Yuki ho solo letto alcune note trovate sul manga e ne ho tratto liberamente ispirazione.
Il pianeta Higara è di mia invenzione e lo immagino quasi sperduto ai confini di quell'universo che il Capitano ha girato in lungo ed in largo. XD
Però non fate la spia con quelli della Gaia Sanction, mi raccomando! eh eh eh
Riguardo alla storia, mi sento di chiarire un aspetto rilevante: più che uno svolgersi di azioni, la mia narrazione si concentra più sulle emozioni/sentimenti, quindi è il loro evolversi che mi piace raccontare. Lo dico, perchè capisco che alcuni possano pensare che "di fatto" non succede nulla. Rientra sempre in un gusto personale (e ne sono cosciente!) quindi che possa piacere o meno.
Lascio queste ultime righe per ringraziare ancora tutte quelle lettrici che si perdono in chiacchiere con la sottoscritta, regalandole momenti di assoluta allegria, ma anche di riflessione e confronto.
Sperando di non tornare a tardare ancora con il prossimo capitolo (mi metto di impegno, giuro!) vi saluto.
Alla prossima.
Sere





 

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