Il Cristallo Di Cryhya

di DenaPervinca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dodici anni dopo a Gerk ***
Capitolo 3: *** Le fiamme dell'inferno ***
Capitolo 4: *** Verso Fanres ***
Capitolo 5: *** Il segreto è svelato ***
Capitolo 6: *** La città dei fauni ***
Capitolo 7: *** Falco nel deserto ***
Capitolo 8: *** La Tribù del Deserto Infuocato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa è una storia di tempi antichi che per molti anni è stata narrata oralmente e solo dopo tanto tempo, anzi tantissimo si può dire, è giunta a noi. È la favolosa leggenda di Cryhya, un mondo magico ai confini dell’universo, abitato da creature fantastiche che nemmeno voi, che state leggendo, potete immaginare.
Come i fiori hanno bisogno dell’acqua e della luce, Cryhya aveva bisogno del “Cristallo Blu”, una pietra non molto grande, che racchiudeva poteri immensi. Era tenuta nascosta agli occhi di tutti in un tempio, a sua volta protetto dai “custodi”, i quattro maghi più potenti di quel mondo: Aldous il Custode Superiore, riconoscibile grazie alla sua lunga barba bianca e ai suoi stupendi occhi celesti, Blythe il Saggio che veniva anche detto il lupo senza cuore a causa del suo carattere introverso e poco socievole, Evette la Dolce soprannominata così per la sua straordinaria gentilezza e generosità, l’ultima era Kimera. Questa, credendo di non essere abbastanza potente essendo anche la più giovane tra i custodi, in altre parole un’apprendista, rubò il cristallo e si appropriò di tutti i suoi poteri diventando l’unica “Grande Imperatrice” del mondo di Cryhya. I custodi non sapevano come fermarla, i loro incantesimi e le loro magie erano niente paragonati a quelli di Kimera, il Cristallo le dava tutto il potere da lei desiderato.
E così, in breve tempo, il buio avvolse quelle terre un tempo splendenti e ricche, dove a lungo tempo aveva regnato la pace e la giustizia. Ed è proprio nei momenti oscuri che nascono gli eroi, infatti, quattro giovani si fecero avanti per distruggere Kimera. Dovettero affrontare molte prove e riscoprire il vero valore del coraggio. Erano: Euclide, Dorian, Byron e Diggory. Il primo grazie all’aiuto dei suoi compagni riuscì a sottrarre il cristallo dalle mani della donna e i custodi la rinchiusero nelle viscere della terra, condannandola così a un crudele destino. Restare sola, nel buio più oscuro, dove avrebbe avuto il tempo di riflettere sui suoi errori. I tre saggi decisero che quei quattro giovani meritavano un premio per il compimento di quell’importantissima missione. Diventarono re e crearono i Quattro Grandi Regni: Quello di Elrien, governato da Re Dorian e dalla Regina Chalice. Il secondo regno era quello di Gerk, dove regnavano Re Diggory e la Regina Elnora. Ories era il terzo, i cui sovrani erano Re Byron e la Regina Phoebe, i più giovani tra gli altri regnanti di Cryhya. L’ultimo Regno era quello di Rowen, governato da Re Euclide e dalla Regina Laura. Ciascuna coppia ebbe dei figli: per il Regno di Elrien nacquero Amos e due gemelle, Anneka e Celeste, ognuna l’opposto dell’altra caratterialmente; a Gerk videro la luce Ace e Prosper, due fratelli di sangue diverso, poiché quest’ultimo era un fratello ereditario. Phoebe ebbe un solo figlio, Arden; infine il castello di Euclide accolse Eli, Caris, Dena e Alix.
I custodi divisero il cristallo in quattro frammenti e scelsero per ogni re un figlio destinato a divenire protettore del frammento del cristallo. I prescelti furono Celeste, Ace, Arden e Dena. Dopo questa suddivisione i custodi scomparvero e nessuno li vide più, molto probabilmente si ritirarono nelle isole vicino alla costa di Benhias, lontano dalla penisola dove si trovavano i Grandi Regni.
I Re pensarono che Cryhya fosse al sicuro con quello stratagemma di dividere il cristallo e nasconderlo affidandolo a dei bambini, insospettabili. Ma si sbagliavano di grosso; poiché era stato Euclide a sconfiggere definitivamente Kimera e a privarla dei suoi poteri, consegnandola ai saggi, che l’avevano infine ripudiata e imprigionata, lei cercava vendetta proprio su di lui, così rapì la sua terzogenita, colei cui era stato dato il frammento più potente del cristallo, il cuore.
Le guardie del Re partirono all’inseguimento e la raggiunsero alla Foresta Ombrosa, un luogo oscuro e infido. Lì uno dei soldati tentò di colpirla ma lei riuscì a fuggire e con lei scomparve anche Dena. Disperati, i genitori della piccola innocente credettero che in un modo o nell’altro la strega oscura l’avesse uccisa e per molto tempo la tristezza tornò nel mondo di Cryhya. Dopo pochi anni di pace, il male era tornato, per vendicarsi, portando via l’anima di un'innocente bambina di quattro anni. I custodi si sentirono alquanto in colpa per quell’avvenimento, ciò nonostante lasciarono ai bambini i frammenti. Il vero timore di tutti era che Kimera avrebbe tentato di portare via anche gli altri bambini prescelti ma scomparve, un po’ come per magia.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Dodici anni dopo a Gerk ***


Erano passati dodici anni dalla scomparsa di Dena ma ancora nel Regno di Rowen si soffriva la sua perdita. Nemmeno il tempo era riuscito a rimarginare le ferite dei cuori della sua famiglia. Era scomparsa a soli quattro anni, incredibile che una bambina potesse diventare vittima della personale vendetta di qualcuno. La cosa che più lasciava perplessi era che con lei era anche svanito il cuore del cristallo, la parte che conteneva la vera energia del Cristallo Blu, che avrebbe potuto assicurare la vittoria di Kimera con l’inizio di una tirannia infernale. Ma non successe nulla, dopo un breve periodo di preoccupazioni la tranquillità si ristabilì quasi del tutto. Intanto nel Regno di Gerk un “piacevole” avvenimento stava per compiersi… Anneka si guardava allo specchio da almeno due ore, non perché fosse vanitosa, lei non lo era per nulla; ma perché tutto quello che stava per succedere, la metteva a disagio. Sposarsi non era il suo volere. Lei non amava il principe Ace e forse nemmeno lui la amava. Ma era un matrimonio combinato, non poteva farci nulla. Come se non bastasse, il suo futuro sposo era innamorato di sua sorella Celeste. Non aveva mai fatto quello che voleva in vita sua, sempre agli ordini dei suoi genitori, senza mai potersi ribellare. Ma sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe seguito il suo cuore. In quel momento entrò in camera sua madre, la Regina Chalice. :-Anneka! Sei splendida!- si complimentò con la figlia che timida si limitò ad accennare un sorriso, ma si capiva lontano un miglio che era falso. :-Madre…io non voglio sposarmi con Ace- mormorò la ragazza scendendo dal piedistallo dove era rimasta per tutto quel tempo mentre le ancelle la preparavano all’evento. :-Ma figlia mia, io so che tu lo desideri tanto dentro di te! Tu e Ace siete una coppia meravigliosa e diventerete grandi sovrani. Come tu hai sempre sognato-. Anneka non riuscì più a contenere agitazione e rabbia ed esplose :-NO! Ti sbagli! È quello che voi e mio padre volevate! Ed io non vi ho mai chiesto di farmi sposare con una persona che non amo! Se la smetteste di mettere di mezzo i figli nelle vostre faccende personali sarebbe meglio! Noi siamo solo un compromesso per non fare scoppiare la guerra tra i due regni!- era la prima volta che reagiva così violentemente di fronte a sua madre. Lei era una ragazza timida e riservata e anche una principessa, che doveva sempre mantenere un comportamento più che decoroso. Non si sarebbe mai permessa di rispondere in quel modo a sua madre, non avrebbe neppure osato aprire bocca. La regina rimase perplessa dall'improvvisa risposta della figlia e s'infuriò. :-Ora falla finita! Smettila di fare la bambina viziata! Hai diciassette anni! Devi sposarti e lo farai oggi stesso!- gridò a denti stretti dandole un ceffone violento sul viso roseo. Poi con le mani che le tremavano, uscì dalla camera sbattendo la porta. Probabilmente la sbatté così forte che il colpo fu udito da tutte le persone che si trovavano nel grande palazzo. La ragazza s’inginocchiò e dai suoi stupendi occhi azzurri iniziarono a scendere lacrime come se sgorgassero da una sorgente di una fonte di montagna. Nell’altra ala del castello le cose non erano troppo diverse. Anche Ace si guardava non troppo allegramente allo specchio. :-Toc! Toc!- disse il fratello minore Prosper entrando in camera. :-Ti hanno proprio conciato per le feste!- disse ridendo tanto per prenderlo in giro. :-Taci! Guardami! Sembro un…un…lasciamo stare…-. :-Ti capisco fratello. E Celeste? Come l’ha presa?- gli domandò Prosper. :-E ti devo anche rispondere?! Non riesci a immaginarlo? Fratellino non pensavo che te lo avrei mai chiesto ma aiutami! Anzi facciamo così: Trafiggimi con questa!- disse lo sfortunato brandendo la spada e mettendola in mano al minore che si rifiutò categoricamente di eseguire la sua richiesta. Celeste, ovvero la sorella gemella di Anneka era innamorata del promesso sposo di quest’ultima e quindi del povero Ace, che si trovava in una situazione alquanto imbarazzante e confusionale. :-Io non posso farci nulla! Se avessi un’idea, lo farei ma non so come aiutarti-si giustificò l’altro. :-Io amo Celeste e non voglio sposarmi con quell’altra! Con tutto il rispetto possibile-. :-Ma smettila! Io non posso farci nulla! Credi che non abbia cercato di fermare i nostri genitori? Non possiamo andare contro il loro volere. L’alleanza tra i due Regni è necessaria se non vogliamo far scoppiare una guerra-. Ace rispose furioso:-Grazie mille fratello! Sei proprio utile!- Prosper replicò:-I custodi ti hanno dato uno dei frammenti del cristallo e hai avuto in più tre maghi a farti da insegnante! Tra cui l’elfo Daryl! L’unico parente che mi è rimasto!-. Ace odiava sentire il fratello adottivo parlare del suo passato:-Tutte le volte tiri in ballo la storia dei tuoi genitori e di Daryl! Con me non attacca più da un sacco di tempo! Non posso di certo usare la magia contro Celeste o Anneka per fare…uno scambio di anime!-, ma l’altro si offese:-Tu hai dei poteri straordinari e ti lamenti sempre di tutto! Non sei mai contento! Io cosa dovrei dire? Ho perso i miei genitori per colpa di una perfida strega e ringrazio sempre tuo padre per avermi accolto nel vostro palazzo e per avermi fatto diventare un principe! Non ero certamente un reale io! E quel maledetto drago, Deminos, dovesse farsi di nuovo vivo, io giuro, sulla testa di Opis, la mia cavalla, che lo ucciderò e userò il suo stesso sangue per lavarmi dove nemmeno osi immaginare!- e detto questo se ne andò anch’esso sbattendo la porta. La tensione iniziava a farsi sentire e metteva un po’ tutti a disagio. Non si poteva di certo considerare un luogo felice e pacifico quel castello. O almeno non in quel momento. Invece al villaggio erano tutti impegnati nei preparativi per la festa che si sarebbe tenuta in paese quella sera in onore degli sposi reali. Avrebbe significato tante cose da mangiare offerte dal re in persona per i suoi popolani e tanta musica per ballare. Bè…non proprio tutti erano “impegnati”… a dare una mano… :-Norah! Norah! Dove sei? Adam! Tesoro…dimmi che nostra figlia non è andata a caccia…senza avvisarci…- disse Henrietta al marito che si stava occupando di fissare gli ultimi nastri colorati al tetto della locanda della moglie. Prima di risponderle si passò una mano tra i biondi capelli e poi la guardò con occhi languidi, scese dalla scala di legno e le disse:-No-. La donna tirò un sospiro di sollievo pensando che appena dopo le avrebbe anche detto dove si trovava la ragazza, ma lui replicò:-Ha avvisato me-. Norah era l’unica figlia del fabbro Adam e della locandiera Henrietta. I due gestivano una locanda piccola e accogliente. Aveva da poco compiuto sedici anni e si sentiva quasi adulta. Tra l’altro aveva un carattere un po’ strano, non voleva essere comandata o trattata da bambina. Le importava poco dei reali e di quello che facevano, le piaceva essere libera, incontrollata e desiderava volare…ma per ora si era limitata a farlo con la fantasia, nella sua mente. Il bosco era un ottimo luogo dove andare a caccia di cervi, conigli ed altra selvaggina, utile ai suoi genitori. Lei adorava andarci con il suo amato destriero, il forte e più fedele di un cane, Royce. Era nero come la pece, la sua criniera era morbidissima e lattea come la striscia che gli attraversava la fronte. Dal pastorale allo zoccolo il manto era bianco, con il basamento ricoperto da una candida peluria. Era il suo migliore amico e sapeva che mai e poi mai l’avrebbe abbandonata. Il giovane stallone galoppava come il vento. Davanti a loro ma non troppo distante, un cervo in fuga. :-Questa volta ti prenderò e appenderò la tua testa al muro della locanda di mia madre!- gridò la ragazzina:-Forza Royce! Tu sei un fulmine!- lo incitò dando un colpetto sul dorso per farlo accelerare così che lei potesse prendere la mira per colpire la preda. Una goccia di sudore le scese lungo la fronte…nella sua mente c’era solo quel dannato animale che inseguiva da almeno un’ora. Tese l’arco e quando si sentì pronta scoccò la freccia che sibilò nell’aria come un refolo di vento. :-Si! L’ho preso!- esultò quando vide il cervo cadere e rotolare a terra rovinosamente. Scese da cavallo con un abile salto e si diresse verso la povera creatura che esalava i suoi ultimi respiri, osservando le fronde degli alberi che lasciavano trapassare alcuni raggi del sole. :-Caspita! Che grosso! Mi chiedo come farò ora a portarti a casa! Comunque scommetto che la tua testa sul muro di casa mia sarà fantastica!- e si mise a ridere. A volte Norah poteva essere un po’ aggressiva ed egoista nei confronti degli altri e soprattutto quando andava a caccia. Trattava gli animali con cattiveria e disprezzo. In un certo senso le piaceva uccidere, ma non se ne rendeva conto. Stava per trafiggere il povero animale per ucciderlo definitivamente quando incrociò il suo sguardo e avvertì dentro di sé qualcosa che aveva già visto e forse anche provato in prima persona; la sua mente era offuscata e non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo. Il cervo tremava e nei suoi occhi la ragazza riusciva a scorgere la paura e la morte che si avvicinavano sempre di più. Norah s’inginocchiò e tolse la freccia dal corpo dell’animale. Si era improvvisamente pentita di quello che aveva fatto, come se fosse stata lei a essere colpita. Era strano. Molto strano. :-Scusami…i-i-io…sono davvero dispiaciuta…non so come farmi perdonare…-. Non era la prima volta che prendeva un cervo o un altro animale ma in quel momento sentì una voce nella sua testa dirle “Norah, perché fai questo?”. Forse, era la sua coscienza che le parlava. Presa dalla disperazione e dalla compassione iniziò a piangere. Era come se fosse riuscita a sentire il dolore dell’animale che aveva ucciso. :-Non mi sono mai accorta di quanto voi animali soffriate quando…quando….scusa- mormorò sfregandosi gli occhi per scacciare le lacrime che le appannavano la vista. Poggiò la sua mano sulla ferita dalla quale uscivano molto sangue e continuò a invocare il perdono:-…non lo farò mai più…solo per necessità e non per puro divertimento….Dei del cielo perdonatemi per ciò che ho fatto!- . Una lacrima le cadde sulla mano e successe qualcosa d’incredibile. Da essa uscì una luce potentissima e se non si fosse coperta gli occhi sarebbe stata accecata. Il suo corpo fu attraversato da una grande forza, come quando i lampi tagliano il cielo durante i temporali. Quando la luce scomparve, la ragazza vide il cervo in piedi, quasi più possente e forte di prima. Il taglio era magicamente scomparso. Lo stupore di Norah era indescrivibile. Il volto ancora rigato dalle lacrime, le mani tremanti e ancora sporche dal sangue del cervo. Royce guardava la scena nascosto dietro a dei cespugli. Si era spaventato anche lui dopo il lampo di luce. Il cervo fece un cenno con il capo e Norah sentì ancora nella sua testa la voce di prima “Grazie Dena, ti sono debitore per quello che mi hai fatto, spero di rivederti presto e magari in circostanze alquanto diverse”. Ma allora…non era stata la sua coscienza a parlare…ma il cervo! E perché l’aveva chiamata Dena? Cosa stava succedendo? Si guardò intorno pensando che ci fosse qualcun altro ma non vide nessuno. A quel punto si diede un pizzicotto sul braccio, ma non era un sogno quello. Il cervo scomparve nel bosco galoppando libero come il vento. La ragazza si sentì quasi svenire. Royce andò subito ad aiutarla a salire in sella. Tirò le redini e lo spronò a raggiungere il villaggio e il prima possibile.

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Capitolo 3
*** Le fiamme dell'inferno ***


:-Norah! Era ora! Hai idea di quanto io e tuo padre ti abbiamo aspettato? Tra poco inizierà la festa e non possiamo fare tardi. In più ho bisogno di una mano per portare alcune cose da mangiare alla piazza! Il Re non ha badato a spese e mi ha ordinato una quantità enorme di cose!- la rimproverò Henrietta seguendo la figlia che andava a portare il suo destriero nel recinto. Ma lei non aprì bocca. Si limitò a dare da mangiare a Royce per poi portarlo nel retro. :-Insomma! Guardami in faccia quando ti parlo e rispondimi!- disse quasi infuriata a quel punto sua madre afferrandola per un braccio. Quando la guardò negli occhi notò immediatamente che erano lucidi e il suo sguardo tanto assente quanto inespressivo. Le tastò la fronte e si spaventò:-Sei bollente! Ma che cos’hai? Tu stai male!- disse quando la ragazza le svenne tra le braccia, dopo aver barcollato per pochi secondi. La donna si affrettò a chiamare il marito che accorse veloce, la prese in braccio e la portò nella sua camera. Quando aprì gli occhi Norah si trovava sotto le calde e candide coperte del suo letto. Le ci volle un po’ prima di riuscire a vedere nitidamente, era un po’ stordita in effetti. E quando si alzò cadde come un sacco di patate. Immediatamente sentì qualcuno salire le scale di corsa:-Insomma! Ragazzina!- le gridò il padre alzandola e rimettendola a letto. Doveva essere prudente. Era molto debole e aveva bisogno di riposare. :-Non fare sforzi! E questa sera scordati di prendere parte alla festa!- si affrettò ad avvisarla lui. :-Ma padre! Io sto bene! Davvero…- cercò di convincerlo con una buona dose di sguardi fatti di occhi dolci e mugugni da cucciolo. In effetti stava bene. Forse era stato solo un mancamento dovuto alla stanchezza. :-Non ci pensare nemmeno! Altrimenti t’incateno al letto!-. Purtroppo dovette rassegnarsi. Finita quella breve discussione suo padre le rifilò una brodaglia schifosa ordinandole di sorseggiarla con calma e di finirla tutta. Quando riuscì a mandare giù tutta quella schifezza Norah ripensò a quello che era successo nel bosco; doveva assolutamente parlarne con qualcuno. E con chi se non con suo padre? Era l’unico che la ascoltava, sua madre le diceva sempre che vivere nelle leggende era da bambini. :-Papà, oggi mi è successa una cosa stranissima nel bosco- lui si sedette su una sedia e le domandò poco incuriosito, solo per distrarla dai suoi pensieri di fuga:-Ah si? Cosa?- e si mise svogliatamente in ascolto. :-Grazie alla mia fantastica mira ho colpito un cervo e lui stava per morire ma quando l’ho guardato negli occhi ho capito che uccidere solo per divertirmi non era giusto e che gli animali soffrono come noi, a un certo punto c’è stata una luce fortissima e tre secondi dopo il cervo se ne stava in piedi davanti a me e poi mi ha parlato! L’ho sentito! Ne sono più che sicura, lui ha parlato con me!-. Tutto questo detto in circa cinque secondi. Non si era capito molto di tutto quello che aveva detto ma bastò ad Adam per tirare le somme. Sua figlia era completamente impazzita. La porta della camera era chiusa a chiave e Norah sentiva la musica che arrivava dalla piazza del villaggio dove sicuramente c’era qualcuno a divertirsi. I suoi genitori molto probabilmente. E invece lei che si sentiva già bene doveva starsene segregata in camera? Non era giusto! Si era forse dimenticata che c’era una finestra? La aprì e si accorse che se avesse saltato da quell’altezza molto probabilmente si sarebbe spezzata le gambe e non avrebbe più avuto l’occasione di camminare o andare a cavallo per il resto della sua vita. Ciò non le avrebbe tagliato la fuga. Rifletté qualche minuto sul da farsi, guardandosi intorno nella speranza di trovare qualcosa di utile al suo piano per scappare. Improvvisamente ebbe un’idea. Prese tutte le coperte che aveva e la federa del suo cuscino per legarle assieme. Poi assicurò il tutto al letto e si calò all’esterno. Doveva sbrigarsi, sapeva che la sua fune improvvisata non avrebbe retto a lungo. Era arrivata solo a metà della sua scalata e già sentiva i teli lacerarsi. Iniziò a scendere più velocemente e improvvisamente le coperte si strapparono e Norah cadde. Sentì il vuoto sotto di lei e si spaventò. Quando atterrò di schiena si accorse di aver fatto una caduta di appena un metro si mise a ridere. Si era presa un colpo per niente. Meno male. C’era una festa che la aspettava e magari qualche bel garzone con qui divertirsi. Quando arrivò in piazza dovette fare una vera e propria prova a ostacoli per giungere vicino ai musicisti. Si avvicinò a uno di loro, il percussionista, e gli diede tre monete d’oro dicendogli che brano suonare. Era arrivato il momento di dare un po’ di energia alla festa. :-Allora? Volete suonare per me?- domandò lei. Il tamburellista consultò i suoi colleghi con uno sguardo, poi intascò i soldi che gli erano stati offerti e cedette:-Certo, per un po’ di denaro si fa sempre tutto-. I musicisti si corrompevano sempre facilmente. Era una cosa che aveva imparato con il tempo. Guardandosi attorno Norah aveva visto che il villaggio aveva un aspetto completamente diverso con tutti gli addobbi e i petali di fiori sparsi per le strade. E lei si era rifiutata di aiutare scappando per andare a caccia, che cosa assurda. La musica si fece più ritmata e la ragazza si portò al centro per iniziare a ballare. I genitori appena la videro sentirono la rabbia fare ribollire il sangue nelle vene. Cercarono di andare a prenderla per riportarla a casa, ma il loro tentativo fallì. Norah non riusciva a capire il loro comportamento. Sembravano dei bambini. Erano così appiccicosi e non la lasciavano mai uscire di casa, per questo se ne andava sempre di nascosto senza avvisarli. Era uno spirito libero e nessuno doveva dirle quello che doveva dire o fare. La ragazza veniva accerchiata da alcuni ragazzi, suoi coetanei o poco più grandi di lei che uno alla volta la facevano piroettare e saltare in braccio a loro. I due genitori cercavano di raggiungerla venendo continuamente allontanati dalla folla. Henrietta sapeva già che un ceffone sarebbe stato il minimo per punizione. Una bella sberla davanti a tutti per metterla un po’ in imbarazzo. Norah era molto bella e non mancava di attirare l’attenzione dei ragazzi del villaggio. A loro piaceva poterle stare vicino e magari approfittare del breve momento d’intimità durante i balli per sfiorare la sua candida pelle. Ma lei era furba e non li lasciava mai parlare o agire. Lei sapeva quello che voleva. Aveva in mente il suo ragazzo ideale. E non lo aveva mai trovato. O almeno non ancora. Forse le sarebbe bastato attendere con pazienza. Aveva lunghi capelli castani con qualche riflesso più chiaro, i suoi occhi marroni riflettevano sempre di una luce splendida e il suo viso pallido veniva ravvivato dalle gote perennemente arrossate. Era abbastanza alta per la sua età, anche se non sarebbe cresciuta un centimetro di più per sua fortuna, e meno male perché le donne alte non erano molto apprezzate. Era anche molto simpatica a solare. Riusciva sempre a rallegrare le persone che la circondavano. Era una ragazza davvero speciale. Inaspettatamente un tuono violento e cupo fece alzare a tutti lo sguardo e dal cielo iniziarono a cadere grosse gocce di pioggia. Ma di nuvole in cielo non ce n’era nemmeno una. Era davvero strano. Norah alzò lo sguardo e notò che la luna non era bianca come al solito, ma rossa. Stupenda ma inquietante. Che cosa stava succedendo? Non fu l’unica che se ne accorse. Henrietta e Adam, che avevano approfittato di quel momento di distrazione della figlia, la presero e la portarono nella cantina della locanda, facendole abbandonare la festa che a lei piaceva tanto. Sembravano preoccupati, arrabbiati e visibilmente agitati. :-Dobbiamo parlare- annunciò sua madre, lei cercò di giustificarsi:-Io in realtà non volevo scappare è solo che…- Adam la fermò subito per dirle che non volevano rimproverarla per il suo comportamento immaturo, irresponsabile e soprattutto irrispettoso nei loro confronti, d’altronde non era un caso che lei si trovasse alla festa, era scappata da casa apposta per parteciparci. Prima di iniziare a parlare seriamente i due coniugi si guardarono negli occhi e presero un bel respiro. :-Tu sei Dena- disse Henrietta con voce soffocata. Cadde il silenzio. La ragazza inarcò un sopracciglio:-Di che parlate?-, la madre le domandò se sapesse il significato della luna rossa che quella notte illuminava il cielo, ma la sua risposta fu negativa. :-Allora devi sapere-. La cosa si faceva interessante e allo stesso tempo inquietante solo al pensiero. Le avevano appena detto che lei era Dena. Ma non aveva idea del perché. O avevano bevuto troppo o era semplicemente uno scherzo per farla pentire della sua fuga. Ma non sembrava una burla. Anche perché s’immaginava che non avrebbero mai potuto scherzare sulla storia della principessa del regno di Rowen. C’era da dire che sua madre non amava le leggende ma mai si era permessa di scherzare su Dena. Ripensandoci la sedicenne ebbe un dubbio. Forse non ci aveva mai scherzato perché quello che aveva appena detto era vero. :-Circa dodici anni fa, venne da noi un uomo che portava con sé una bambina di pochi anni. Eri tu. Ci disse che eri Dena, la figlia perduta di Re Euclide e che solo con noi tu saresti stata al sicuro, pensava che Kimera non ti avrebbe più cercata. Così il tuo nome da quel giorno fu Norah. Lo facemmo per nascondere la tua vera identità. L’uomo che ti portò qui era Aldous, il Custode Superiore. Ci disse di proteggerti e tenerti sempre al sicuro, non dovevi farti notare e quello che ti è successo oggi nel bosco non è di certo una cosa poco rilevante... ciò conferma che i tuoi poteri non possono restare nascosti ancora a lungo. D’altronde il cristallo ha scelto te come protettrice del suo cuore. Quella stramaledetta strega ha sentito la potenza del tuo incantesimo e sta arrivando qua. Devi fuggire. Se ti trovasse, ti ucciderebbe senza pensarci due volte-. Norah per poco non svenne e fu costretta a sedersi dopo aver sentito quel racconto così turbante; si fermò un momento a riflettere per cercare di schiarirsi le idee. Quindi la luce emanata dalla sua mano e quella scarica di energia che aveva avvertito erano stati provocati da lei e non dal cervo che pensava fosse un animale magico, giacché le aveva pure parlato. Non riusciva e a credere a quello che le era stato detto e non voleva crederci, era tutto troppo assurdo. Infatti pretese ancora spiegazioni. :-Ma cosa state farneticando? Avete bevuto troppo rum alla festa?- strillò sconvolta. :-È vero! Credici!- cercò di convincerla la madre. Norah aveva bisogno di prove concrete e non di racconti assurdi. Adam prese un baule nascosto sotto a delle coperte e con una chiave che teneva appesa al collo lo aprì. Tirò fuori una spada riposta nella sua guaina e la mise in mano alla figlia:-Questa è una delle più belle spade che io abbia mai forgiato in tutta la mia vita, l’ho fatta quando lavoravo nel regno dei nani con uno di loro, si chiamava Craig e ci fece un sortilegio che la rese magica, portala con te e vedrai che ti proteggerà. È sempre stata tua ma puoi immaginare perché l’abbiamo tenuta nascosta-. Era una spada meravigliosa. Aveva decori sul manico e il pomolo era argentato. Sull’impugnatura, sul pomolo più precisamente era incastonato un diamante bellissimo, che doveva valere molto. La scanalatura era azzurra e sembrava aver attirato l’attenzione della prescelta, Adam notò l’interesse verso di essa e le chiese:-Sai in cosa è fatta ?-, lei scosse la testa e lui si affrettò a risponderle:-È acqua della fonte del cristallo. È indistruttibile e funziona con il cristallo. Quando sarà necessario esso ti si rivelerà e ne rimarrai soddisfatta-. Henrietta prese invece una boccetta molto piccola contenente uno strano liquido purpureo e un libro abbastanza vecchio :-Questa è una pozione che guarisce le ferite velocemente, spero tanto che non sarai mai costretta a usarla. Invece questo è un libro di incantesimi e con questo sotto mano dovrai fare pratica e imparare a controllare i tuoi poteri- le disse strizzandole l’occhio per rassicurarla. :-Ma che dite?- farneticò la ragazza con le mani che tremavano per l’agitazione e la paura:-Devi andartene da qui! Fuggi nel bosco! Vai da Re Elwin e digli chi sei. È l’unico che può aiutarti in questo momento-. Poi le fu data una collana molto bella. :-Questo è il frammento di cristallo, il cuore. La parte più potente e anche pericolosa di esso. Portala con onore ma non mostrarla a nessuno- e gentilmente l’uomo gliela porse. Era un semplice ciondolo azzurro e luminoso a forma di cuore. Norah lo indossò e fu circondata da un’aura scintillante, che appena dopo scomparve. Il suo cuore aveva rallentato improvvisamente il battito e il polso aveva iniziato a bruciare molto , come se qualcuno le stesse incidendo qualcosa sul braccio. Ma nonostante tutto non era una male insopportabile. Appena scomparso il dolore una scarica le attraverso tutto il corpo. Era forse la forza del cristallo che si univa al corpo della giovane prescelta? Si guardò il braccio e vide un simbolo che non riusciva a ricordare dove lo avesse già visto. Era un tatuaggio meraviglioso e probabilmente quei simboli che lo componevano avevano il loro significato. Erano mille ghirigori e ricci sinuosi che circondavano un cuore delle stesse dimensioni del ciondolo. Norah capì che nessuno la stava prendendo in giro e che lei era davvero Dena e non la ragazza che credeva di essere davvero. I genitori di Norah presero tutto quello che le sarebbe servito durante il viaggio verso la città del re degli elfi e lo caricarono su Royce. :-Vattene! Fuggi!- le venne ordinato con un tono quasi disperato dai due adulti. Dapprima un boato fortissimo li fece sussultare e velocemente si diffusero grida strazianti. Norah rivolse lo sguardo a nord e vide il castello in fiamme e una creatura gigantesca e mostruosa: Deminos, il drago nero di Kimera. Era esattamente come veniva descritto come sui libri di leggende: grandi ali nere, occhi rossi e penetranti come quelli della sua sovrana, denti affilati che trafiggono carne che trapassano il ferro e ti riducono a brandelli. I segnali erano stati interpretati correttamente. Royce cavalcava veloce come il vento e la ragazza in groppa piangeva, non sapeva dove stava andando nonostante avesse ricevuto precise istruzioni sulla meta da raggiungere. A un certo punto si fermò e guardò indietro. Non se ne sarebbe di certo stata con le mani in mano senza far nulla. I suoi genitori erano rimasti e per cosa? Solo per proteggerla e per assicurarsi che la sua fuga fosse veloce ed efficace? Non li avrebbe abbandonati. Non così. Se era davvero Dena allora doveva proteggere le persone a lei care e tutte le altre. :-Royce! Su bello! Torniamo indietro!- ordinò al destriero con tono serio. Aveva preso la sua decisione. Prima gli altri e poi se stessa. Era o non era una principessa? Se quello che le avevano detto era vero doveva proteggere il suo popolo. Il villaggio era sotto l’assedio degli orchi e dai troll. Tutti scagnozzi di Kimera ovviamente. Norah vide la sua casa che andava in fiamme e che cadeva velocemente a pezzi. La locanda era ormai perduta, di essa rimaneva solo cenere. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Ebbe un terribile presentimento. Era troppo tardi. Se ne erano andati con il fuoco, ne era quasi certa. Adam ed Henrietta erano morti. In meno di un’ora la sua vita era stata buttata per aria e non si sarebbe tirata indietro a nulla. Il cuore le batteva forte, come se volesse uscire dal petto e voleva fare il possibile per salvare il villaggio. Sguainò la spada che Adam le aveva donato poco prima e iniziò ad aggredire gli orchi. Era davvero comoda come spada, all’apparenza poteva sembrare pesante ma in realtà non lo era e le facilitava le mosse. Come se sapesse da sé quali fare. Si fermò un momento per vedere se in giro c’erano i suoi genitori, sperando che non fossero morti come pensava, così uno degli orchi ne approfittò per spaventare Royce che la disarcionò. La botta fu davvero violenta, aveva picchiato per bene la schiena. La bestia ripugnante stava per colpirla, approfittando del fatto che lei fosse disarmata. Lei chiuse gli occhi per la paura ma la fortuna volle che non fosse quello il momento della sua fine. Il rumore delle lame di due spade contrapposte le fece alzare lo sguardo fino a vedere un ragazzo che si era intromesso proprio tra lei e l’orco per salvarla! Il ragazzo alzò la spada e con un velocità spaventosa decapitò l’avversario. Il salvatore di Norah si voltò di scatto e le domandò se stesse bene, annuì e la fece salire sul suo cavallo:-Tieniti forte! Andrò molto veloce!-. Un bellissimo e misterioso giovane le aveva appena salvato la vita e la stava portando al sicuro? Era un sogno. Ma non ci stava pensando. Vedeva ancora le fiamme e il fumo che bruciavano il castello e il villaggio. Provocavano in lei un tale senso di disperazione che per poco non le venne in mente di uccidersi. Ma non poteva mollare. Se era davvero Dena, non poteva. L’inferno era lì a Garlian. Paura. Orrore. Sangue. Lacrime. Buio.

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Capitolo 4
*** Verso Fanres ***


Il fumo che si vedeva in lontananza voleva dire che forse l’assedio era finito. :-Se posso chiedere…tu chi sei?- domandò Norah al suo “salvatore”. Il ragazzo le sorrise:-Mi chiamo Prosper, e sono il principe di Gerk-. Cercò di sistemarsi in modo da sembrare un po’ più presentabile e rimosse il sangue di troll che aveva sul viso con un po’ d’acqua della sua borraccia. Si scostò i capelli dal viso e mostrò involontariamente due strane orecchie da elfo. :-Tu non sei il principe!- affermò la ragazza sguainando la sua spada e preparandosi a colpirlo:-Ferma! Ti posso spiegare!-. Norah si fermò e ripose la spada. Prosper aveva quasi diciotto anni. Era alto e di una bellezza straordinaria. Aveva i capelli biondo cenere tutti scompigliati che sparavano in mille direzioni, gli occhi marroni e splendenti. Aveva una stupenda forma del viso con lineamenti sensuali e il mento aveva una piccola fossetta che lo faceva apparire un po’ più adulto. Le sue labbra circondavano un sorriso che doveva far sognare molte ancelle a palazzo, anche se Norah pareva immune a quel potere. Il giovane raccontò di essere nato a Fanres, la città degli elfi, nascosta tra le fitte chiome di una foresta magica e misteriosa. I suoi genitori erano morti a causa di Deminos, il drago controllato da Kimera e aveva giurato vendetta, anche a costo di rimetterci con la vita. :-Li ho visti morire sotto i miei occhi…eravamo nei pressi del Lago Omis, lui è sbucato dalla foresta e se li è…- Norah lo fermò perché aveva capito che avrebbe solo sofferto nel proseguire il suo racconto :-E Re Diggory ti ha trovato e ti ha preso con sé, immagino sia così…o sbaglio?-, lui annuì :-Si, era in viaggio come me e i miei genitori, ha fatto fuggire Deminos e poi mi ha portato al palazzo, dove sono divenuto principe. Come puoi notare non sono per nulla un impostore. Mio padre faceva parte dell’Ordine Dei Cavalieri Di Re Elwin, che proteggeva la città dal Drago Nero. Gli unici sopravvissuti dei figli dei cavalieri dell’Ordine siamo io e mio cugino Daryl- spiegò lui. :-E al castello cosa è successo? Io ho visto il drago e il fuoco distruggere tutto! Tu sei l’unico sopravvissuto?- :-No. Kimera ha rapito Celeste, Ace e Arden, sono loro che hanno i frammenti del cristallo, gli altri sono fuggiti attraverso un portale, si trovano tutti alle Isole Mistiche a quest’ora, lì gli antichi custodi li proteggeranno. A me è stato ordinato di andare a chiedere aiuto a Re Elwin, lui sa cosa fare-. A Norah per poco non venne un colpo al cuore, anche lui era diretto proprio lì? Che fortuna! :-Anche io devo andare a Fanres! Sai io…- ma si arrestò improvvisamente, non poteva dirgli che era Dena, era meglio tenerlo nascosto per un po’, di sicuro lui non le avrebbe creduto e l’avrebbe abbandonata pensando che fosse pazza o vittima di un incantesimo:-Io sono scappata e ho pensato che il posto più sicuro fosse quello-, lui le sorrise:-A proposito: Tu chi sei?- la ragazza fece un inchino e disse:-Vostra altezza, io sono Norah, abitante di Gerk da sedici anni. Vivevo lì con la mia famiglia ma ora…direi che sono decisamente sola-. Si vedeva lontano un miglio che “Vostra altezza” era sarcastico e lui ci rise su per alcuni secondi:-Ahahah! Bene! Se posso darti del tu, perché non facciamo il viaggio assieme? …adesso è un po’ pericoloso…poi una ragazza da sola…-. La sedicenne era sul punto di sputargli in un occhio ma un nitrito assai familiare attirò la sua attenzione:-Royce!- gridò mettendosi a correre seguendo la voce animale. Il ragazzo le gridò qualcosa per fermarla ma lei non la sentì, così dovette inseguirla. La giovane si fermò dopo pochi metri e si mise a ridere. Il suo destriero era rimasto impigliato con le briglie nel ramo di un albero e lei lo aiutò con grande piacere a liberarsi. Prosper la raggiunse e affannato cercò di palesare una frase comprensibile:-Ehi! Mi hai fatto prendere uno spavento! E questo non è il cavallo che ti ha disarcionata?-, lei rise tutta allegra come se niente fosse:-Si, un orco l’ha spaventato ma adesso si è calmato: Prosper ti presento Royce e Royce lui è Prosper…il principe di Gerk, il figlio di Re Diggory, per cui sii educato!-. Il cavallo nitrì felice e si alzò sugli zoccoli posteriori. :-Questo si che è uno stallone!- disse Prosper:-Potente, veloce, forte e bello! Sembra in ottima salute!-, :-Si! Mangia sempre regolarmente e lo faccio muovere parecchio! Io e lui andiamo a caccia molto spesso!- ammise Norah, il ragazzo sogghignò:-Allora sei tu che elimini le nostre scorte di cibo! Quando vado io a caccia non riesco a trovare molto!-. :-Ahah! Possiamo andare?- domandò Norah rendendosi conto che non potevano fermarsi. :-Eccome! Gambe in spalla!- rispose il principe con aria seria e allegra allo stesso tempo. Iniziarono così il viaggio verso Fanres. Prosper aveva una bella purosangue, chiamata Opis e sembrava molto legata a lui, che si prendeva cura di lei da quando era nata. :-Mio padre me la regalò qualche giorno dopo il mio arrivo al castello e mi affezionai subito a lei- disse accarezzandola dolcemente. Norah lo capiva benissimo. Era più o a meno la stessa cosa che era successa a lei. Anche lei conosceva Royce da quando era una bambina, era un regalo da parte dei suoi genitori. La giumenta aveva il manto giallo sabbia e delle chiazze bianche su tutto il corpo e alla fine delle zampe. La criniera era color vaniglia ed era molto lunga. I suoi occhi erano neri ma luminosi come quelli del ragazzo che portava in groppa. Norah si sentiva assai fortunata ad aver incontrato quel giovane, anche se ancora mal digeriva la frase “È pericoloso…e poi una ragazza da sola…”. Era come se volesse insinuare che non sarebbe stata in grado di badare a se stessa. :-Sai che anche senza di te riuscirei a raggiungere Fanres?- disse a un certo punto per cercare di farsi notare e per smentire le sue credenze:-Ah si?- mormorò l’elfo:-Una ragazza da sola in giro dopo quello che è successo a Garlian?-, lei seccatissima ribatté:-Io so lottare benissimo con la spada e sono una bravissima arciera!-, il ragazzo rise:-Siiii…ceeertooo…Una campagnola come te non sopravvivrebbe un minuto da sola in un luogo simile. Basta vedere quello che ti è successo a Gerk. Nemmeno a cavallo sai andare!-, ma come osava? La ragazza non ci pensò due volte e controbatté -E tu che ne sai? Io ti potrei anche sconfiggere in un duello!-. Prosper scrutò Norah da capo a piedi come se la stesse invitando a duellare, poggiò la mano sull’impugnatura della sua spada ma prima che potesse estrarla, dal nulla sbucarono tre orchi che acciuffarono i due, senza dargli il tempo di difendersi. I loro tentativi di difesa e di fuga furono completamente vani. Erano appena caduti in un’imboscata. Probabilmente quelle bestie orribili avevano udito la loro discussione e avevano pensato di fare un spuntino. Se non avessero iniziato a litigare, sicuramente, non si sarebbero fatti catturare e si sarebbero saputi difendere nel modo giusto. Tra l’altro le creature che li avevano catturati erano orchi più grossi del normale, alti come un albero e quasi grandi il doppio di uno comune, se una bestia simile si potesse definire comune o addirittura normale. I loro volti erano orripilanti, rovinati e pieni di cicatrici. Gli occhi erano sfere lucide e tutti e due andavano in direzioni diverse. La ragazza si dibatteva tra le grinfie di uno di quegli orribili esseri:-Non sta ferma! È agitata!- si lamentò il mostro, :-Aiuto! Prosper! Ti prego aiutami!- gridò lei disperata, :-Se potessi farei qualcosa! Ma non posso…ehi! Metti giù le mani coso schifoso!- rispose lui di tutto punto. Improvvisamente la sedicenne sentì qualcosa colpirla dritta in testa brutalmente e tutto attorno si fece buio, i suoni ovattati e la testa pesante. Norah venne svegliata dai colpetti di Prosper sulla gamba:-Ehi! Ma sei viva?-. Aprì gli occhi di colpo e si ritrovò legata a un albero accanto a quello che aveva deciso di soprannominare “idiota maschilista”. Le ci vollero cinque buoni minuti prima di riuscire a capire la sua situazione. E capì che erano stati catturati da tre orribili e ripugnanti orchi che puzzavano di letame di drago e che stavano per diventare la loro cena. :-Dobbiamo andarcene! Quelli ci fanno arrosto! Però non riesco a slegarmi…la corda è troppo stretta- recriminò lui. La ragazza però aveva abili mani e si mise subito all’opera cercando di slegare la fune che le imprigionava le mani mentre lui prendeva a parlare a vanvera della sua vita che vedeva passargli davanti agli occhi. Ancor prima della fine di quel soliloquio la ragazza era riuscita a liberarsi:-Una è fatta- esultò lei, lui la guardò sconvolto e sull’orlo di una crisi di nervi. Come aveva fatto a metterci così poco? Norah gli fece l’occhiolino promettendogli che glielo avrebbe spiegato tutto quando ne avrebbe avuto il tempo. Era convintissima di riuscire a fuggire, e Prosper si chiedeva se fosse un bene lasciarle sperare di farcela. Lui purtroppo non si sentiva in vena di esultare e non credeva che lei ce l’avrebbe fatta. Non sapeva perché ma pensava di non riuscire a scamparla. In più lasciare tutto nelle mani di una ragazzina era assurdo. Uno degli orchi si girò avendo udito la voce troppo alta della fuggitiva, che cercò di nascondere le mani. Se avesse visto che si era liberata, l’avrebbe uccisa seduta stante. :-La cena inizia ad essere nervosa!- protestò l’orco, l’altro simile rispose:-Tra poco ce li mangiamo, nessuno li sentirà rognare nei nostro stomaci-. I due prigionieri dovevano escogitare un piano per andarsene alla svelta. Improvvisamente a Norah venne un idea per fuggire. Avrebbe dovuto aspettare il momento giusto per attaccare e darsela a gambe. Senza scordarsi del ragazzo che stava seduto vicino a lei. Era fondamentale anche il suo aiuto. Anche se non avrebbe dovuto dirle quelle cose. E forse sarebbero riusciti a fuggire proprio grazie a lei nonostante lui non lo credesse possibile. Uno degli orchi si alzò e con un coltello poco affilato e sporco tagliò la corda che legava la ragazza:-No! Lasciami andare!- gridò lei in preda alla paura e alla rabbia :-Questa qui è piuttosto agitata, cuociamola in fretta-. Norah non avrebbe mai voluto farlo ma alla fine capì che era l’unica chance di salvarsi e morsicò l’orco sulla mano, sentendo in bocca un gusto disgusto e nauseabondo, ma fu così che riuscì a liberarsi dalla presa per correre vicino a un albero dove i loro cavalli erano stati ben legati e prendere la sua spada. Prese fiato due secondi. Quando si sentì pronta lanciò un grido di battaglia per darsi forza e si mise a lottare contro quegli orchi:-Non mi avrete mai! Potete anche scordarvelo!-. Prosper la fissava a occhi sgranati con un misto di invidia e di stupore: mai aveva visto in vita sua, una ragazza fronteggiarsi così bene, anzi non aveva mai visto una ragazza lottare! Il modo in cui impugnava la spada era degno di un soldato, i salti e le capriole in aria erano precise e calcolate. L’aveva proprio giudicata male. Sapeva già che avrebbe dovuto chiederle scusa. La suddetta “campagnola” riuscì a guadagnarsi la vittoria così da poter liberare il compagno incredulo che appena poté si complimentò, dovendosi rimangiare le parole dette poche ore prima. :-Allora, credi ancora che una ragazza non sia in grado di…- Prosper la interruppe mentre veniva liberato dalle corde:-No, anzi, credo che tu potresti viverci in un luogo simile! È meglio se ce ne andiamo comunque, ne potrebbero arrivare degli altri di quei cosi…e non vorrei essere qui in quel momento-.

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Capitolo 5
*** Il segreto è svelato ***


Erano in viaggio da circa quattro giorni e Prosper sentiva che Fanres era vicina, d’altronde era il suo luogo di origine, conosceva quella foresta come le proprie tasche e il cuore lo guidava meglio di una mappa; ciò gli infondeva un po’ di coraggio e finalmente, dopo qualche giorno riusciva a sorridere. Norah invece non voleva credere che tutto quello per cui aveva vissuto fino a quel momento se ne fosse andato così, distrutto da Kimera, perché sapeva che la colpa era sua. Era più decisa che mai a trovarla e a ucciderla. Mai aveva tolto la vita a qualcuno, ma nessuno aveva mai distrutto la sua, privandola di ciò che le era più caro. Una famiglia che l’amava e che l'aveva protetta per tutti quegli anni da un destino crudele. Il sole iniziava a calare e si fermarono a riposare, così sarebbero arrivati a Fanres il pomeriggio del giorno dopo. Accesero il fuoco e mangiarono qualcosa di quello che gli era rimasto. Un pezzetto di pane con del formaggio e una delle mele raccolte durante il viaggio. :-Le provviste ci basteranno fino a domani ma non oltre, ci è rimasto ben poco- costatò la giovane dopo aver riposto nelle bisacce il cibo rimasto. :-Domani arriveremo da Re Elwin, per cui non c’è problema- replicò il principe distendendosi a guardare le stelle e stiracchiandosi. Giusto per fare qualcosa si misero a parlare del più e del meno, andando poi a toccare argomenti un po’ più delicati che per poco non fecero innescare la miccia di una lite piuttosto accesa. :-Norah…c’è una cosa che ti vorrei chiedere…come mai sei diretta a Fanres? Non so perché ma c’è qualcosa che mi puzza e non sono io…tu mi stai dicendo la verità? Non vorrei fidarmi di qualcuno e poi essere pugnalato alle spalle-; mannaggia a lui! Aveva iniziato a capire qualcosa…meglio fermarlo subito. Lei cercò di coprirsi il tatuaggio tirando la manica della maglia e i guanti da arciera. La sua risposta non fu proprio molto convincente. :-Sicura? Non ho mai visto nessuno lottare in quel modo, una ragazza di campagna come può possedere una spada così bella?- disse lui notando la sua agitazione:-Si. Ne sono più che sicura e ora se permetti, sono piuttosto stanca e ho bisogno di riposare, per cui: Buona. Notte- concluse sillabando bene le ultime due parole. Non voleva che Prosper scoprisse proprio in quel momento che lei era Dena. Anche perché sapeva già cosa le sarebbe successo senza di lui. Forse aveva ragione, sola si sarebbe fatta uccidere da qualche bestia assassina oppure sarebbe finita facilmente nelle grinfie di qualche poco di buono. Il mattino seguente si svegliò per prima e controllò come gli altri giorni di avere tutto: spada, arco e frecce, pugnale e cristallo. Quest’ultimo era un gran peso per lei. Lo portava sempre al collo e controllava spesso di averlo, per sicurezza più che altro. Anche se riusciva a sentire bene di averlo al collo. Esso emanava una forza grandissima che a volte le dava i brividi. Forse non riusciva a prenderlo come segno positivo perché era magico e non c’era abituata. Non si era accorta che il suo compagno di viaggio era sveglio da più tempo di lei e che la stava controllando attentamente. Non si fidava da quando l’aveva vista lottare con quella spada lucente, che credeva di aver già visto da qualche parte. Non la giudicava affatto una cattiva ragazza, ma l’agitazione della sera precedente dopo la sua domanda l’aveva fatto preoccupare. Smise di pensarci e fece finta di svegliarsi con uno sbadiglio sonoro. :-Era ora, dobbiamo ripartire o non arriveremo mai alla città- disse Norah proseguendo nei suoi lavori di controllo, il ragazzo rispose seccato:-Ho capito, mi alzo subito. Non ti agitare…-. Ripresero il cammino molto presto, senza nemmeno fare colazione. Volevano arrivare a Fanres il prima possibile. Norah era parecchio strana. Non era mai stata al cospetto di un uomo di potere, si sentiva un po’ agitata e sapeva che avrebbe dovuto rivelare la sua vera identità, glielo aveva detto suo padre. Solo che non riusciva a trovare un modo per dirlo al sovrano degli elfi. Fanres era poco distante e Prosper ne era sicuro. :-Non capisco, dovrebbe essere qui la città! Ne sono più che sicuro. Dovrebbero esserci delle scale molto ampie che conducono alla città- disse scendendo da cavallo e guardandosi intorno. :-Forse dobbiamo andare più avanti…ti sarai sbagliato, non ti preoccupare, dobbiamo solo cercare-. Improvvisamente dieci, venti, trenta elfi saltarono giù dagli alberi e li circondarono puntandogli contro le armi. Di nuovo i trappola. Il capo della piccola legione si affrettò a chiedere la loro identità. :-Siamo…due viaggiatori, diretti a Fanres per conferire con il re- l’elfo capo disse:-Strano…tu sei un elfo, non ti ho mai visto però da queste parti e sicuramente la tua amica non è una di noi…- l’altro proseguì:-Sono il principe Prosper e lei è con me, siamo in cerca di aiuto, Garlian è stata…- il capo legionario lanciò le armi in aria ed esultò:-Cugino! Sono io! Daryl!-. L’altro lo guardò meglio e lo prese in giro dicendo:-Sei invecchiato! Potresti usare un filtro magico per ringiovanire!-. I due si abbracciarono e il principe iniziò a dire:-Garlian…-ma venne nuovamente interrotto:-È stata distrutta. Lo sappiamo bene, venite. Il Re vi aspetta con ansia, ma prima di farvi ricevere forse è il caso che…vi facciate un bagno…- tutti gli elfi presenti si misero a ridere, poi su ordine di Daryl abbassarono le armi:-Siamo stati catturati da alcuni orchi quattro giorni fa, e diciamo che non è stato piacevole…- mormorò annusandosi un po’ le ascelle. :-Ah! Perché sei stato tu a mordere una schifosa mano di orco e poi a uccidere sia lui sia i suoi amici!- disse su tutte le furie la ragazza. Daryl, Prosper e gli altri elfi le risero dietro. :-Ridete, ridete…ma sapete chi sono io? Aspettate ancora un attimo e poi vedrete!- mormorò guardando male quella sottospecie di orda di canagliume vario. Fanres era piena di vita. Norah era senza parole e si chiedeva come potesse essere un castello tra gli alberi, perché Prosper le aveva detto che lasciava senza parole. La risposta alla sua domanda arrivò quando si ritrovò davanti un’ enorme quercia, con tanto di finestre e balconi, torri e torrette di vedetta che si nascondevano tra le foglie lucenti. Era tutto fantastico e la ragazza riusciva solo a dire “Bello, bellissimo, fantastico”. Sotto i loro piedi c’era uno spesso pavimento di legno, ricoperto da un tappeto di foglie morbidissimo. Le case erano sospese tra gli alberi e le loro fronde, collegate attraverso ponti in legno abbastanza solidi. Il principe di Gerk venne scortato assieme a Norah nel castello. Alcune ragazze li raggiunsero su ordine di Daryl e vennero date loro precise istruzioni come se fossero dei soldati:-Prima che possano incontrare il re è necessario che vengano abbigliati in modo giusto, per cui fate ciò che dovete-. Li portarono in due stanze diverse dove fecero fare a entrambi un bel bagno freddo, poi li vestirono con eleganti abiti elfici, a cui non erano abituati. Nessuno dei due si sentiva molto a suo agio in quei vestiti, persino Prosper che era solito indossare abiti eleganti. Norah non si era mai messa nulla di così bello in tutta la sua vita e non avrebbe nemmeno mai pensato di poterselo permettere. Il tessuto era morbido e vellutato. Caldo e fresco allo stesso tempo. Cucito da candide mani elfiche era probabilmente un capo pregiatissimo. Ma d’altronde era risaputo che gli elfi fossero abili nella tessitura di splendidi abiti e che producevano i tessuti più belli del mondo di Cryhya. Inoltre erano famosi per le loro grandi abilità di arcieri, conoscitori della medicina e della magia. Re Elwin attendeva impaziente camminando avanti e indietro nella sala del trono e sua figlia Arane continuava a ripetergli di calmarsi:-Padre! Ancora mi chiedo qual è il motivo della vostra agitazione! C’è forse qualcosa che mi nascondete?-. Lui la guardò come se la avesse colpito nel segno. E infatti. Era così. A lei non sfuggiva mai nulla, era una perspicace. Anche se non ci voleva un mago per capire che qualcosa in lui non andava. Non era uno che si agitava per nulla. Norah era agitata e le mani erano tutte sudate. Si era persa già due volte in quei corridoi infiniti e pensava di aver fatto tardi all’incontro con il re. Raggiunse Prosper davanti alla porta della sala del trono e fu lì che lui pensò di essere il ragazzo più fortunato del mondo. Quando la vide il suo cuore cominciò a battere forte, anzi all’impazzata. Indossava un lungo e candido abito bianco, i capelli erano sciolti lungo le spalle e il loro profumo era molto buono, riusciva a sentirlo anche da lontano. Per un momento il principe elfo credette di aver visto un angelo. :-S-sei...stupenda!- balbettò appena se la ritrovò davanti, Norah arrossì:-Ehm…grazie, anche tu…- non fece in tempo a finire la frase che le grandi porte in legno della enorme sala si schiusero e dovettero entrare dove erano attesi con così tanta impazienza. Su un grande trono in pietra adornato con rampicanti in fiore, stava seduto un elfo molto giovane, con i capelli biondi e lunghi appena sopra le spalle; lo sguardo severo e all’apparenza cattivo, che si addolciva guardando gli occhi verde smeraldo che brillavano. Norah si asciugò le mani tutte sudate nel vestito, poi si mise a camminare al fianco dell’amico. Le porte dietro di loro si richiusero. Era arrivato il momento. Non aveva preparato nulla da dire al re e pensava di fare una brutta figura, presentandosi male e di conseguenza apparendo non come una principessa ma come una bugiarda e il suo attuale soprannome “la campagnola” sarebbe diventato ufficiale in tutti i regni. :-Re Elwin, i miei omaggi- disse Prosper inchinandosi, poi si rivolse alla figlia del Re e s’inchinò anche di fronte a lei, quando era entrato aveva messo subito gli occhi su quella stupenda creatura dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo che sovrastava la foresta, dimenticandosi completamente di Norah. Quella ragazza era Aranel, la meravigliosa figlia di Re Elwin e della sua defunta moglie. Era una ragazza sicura di sé. Non aveva paura di dire le cose, non aveva peli sulla lingua e se una cosa era così, era così. :-Principessa…i miei omaggi-. Lo sguardo magnetico del ragazzo fece arrossire lievemente l’elfa e il re notando subito questo fatto si affrettò a dire :-Benvenuto a Fanres principe di Garlian, spero siate stato accolto come si deve e vedo che non sei solo…-. Gli sguardi dei presenti si posò sulla ragazza umana che divenne ancora più nervosa. Era giunto il momento di togliersi la maschera. Doveva dire tutto subito. Re Elwin si alzò dal trono e si diresse proprio verso di lei. :-Devi sentirti responsabile per quello che è successo alla città del mio amico, Re Diggory…- era vero, in un certo senso si sentiva un po’ in colpa. La sua città era stata distrutta perché Kimera era venuta a cercare lei. :-…Non c’è bisogno che vostra altezza rigiri il dito nella piaga, non le pare?- sibilò lei con fermezza. Prosper si chiese che cosa stesse succedendo ma non ebbe risposta subito. :-Tu e mia figlia siete gli unici reali ancora all’oscuro di tutto…-. L’elfa e il principe si guardarono con occhi che facevano trasparire la loro perplessità. :-Allora vogliamo sapere- protestarono in coro. Re Elwin guardò la diretta interessata che in quel momento aveva assunto il colore di un pomodoro e disse:-Dena, non devi dirci qualcosa?-. Il ragazzo e la figlia del re sgranarono gli occhi e rimasero di sasso davanti a quella frase. Norah alzò lo sguardo verso gli altri e accennò a un sorriso come a dire “Scusa se non te l’ho detto prima”. Prosper furioso le gridò contro per non averle detto sin da subito la verità e lei si limitò ad abbassare lo sguardo imbarazzata. Il sovrano gentilmente le chiese di mostrare il tatuaggio sul braccio. Lei obbedì e cadde un silenzio tombale quando alzò lievemente la manica dell’abito. Raccontò quindi quello che le era stato detto dai suoi genitori adottivi poco prima di fuggire dalla città . Erano successe un sacco di cose in quei giorni e sapere che Dena era ancora viva aveva riportato un po’ di speranza nei cuori di tutti i reali. Il popolo invece non era a conoscenza di nulla, anche se prima o poi avrebbero dovuto saperlo. Prosper espresse la sua personale preoccupazione e il re non negò di essere d’accordo con lui:-Tutti noi siamo preoccupati per il nostro futuro, comunque c’è un’unica soluzione per salvare Cryhya. Trovare i frammenti e i giovani reali che li custodiscono per riunirli di nuovo. Solo così potremmo farcela-. Norah aveva già capito:-Mi faccia indovinare vostra altezza…dobbiamo andare noi a cercarli, immagino sia così- disse con uno sguardo poco sereno e all’apparenza preoccupato e forse non era solo apparenza. :-Si Dena, tu hai dei grandi poteri e per te recuperare i frammenti non sarà molto difficile, o almeno, sarà difficile se non imparerai a usarli-. :-La prego, non mi chiami Dena, io sono cresciuta sentendomi chiamare Norah e vorrei che fosse così anche ora, mi dispiace, ma proprio non ci sono abituata- la sua voce si faceva sempre più tremante. :-Si, capisco. Comunque, avrete un lungo viaggio da fare per cui è meglio che inizi a spiegarvi dove si trovano le pietre…il percorso sarà lungo e faticoso, dovrete andare nei posti più pericolosi di Cryhya: Le spiagge di Costen sono piene di grotte ed è in una di esse che si trova appunto il primo pezzo. Il secondo è invece a Borin, la città dei fauni…per raggiungerla dovrete seguire il passo del condor, dove ci sono continue intemperie e infine dovreste arrivare a Geminis, se volete recuperare anche l’ultimo frammento. I custodi sono giunti sino qui proprio l’altro giorno e abbiamo discusso a lungo sulla situazione in cui ci troviamo ora. Loro credono in te-. Prosper voleva parlare ma esitò per un momento:-Caspita sono davvero i posti più pericolosi, ma riusciremo lo stesso a salvare il nostro mondo dalla distruzione!-. Che parole eroiche. Peccato che qualcuno le avesse interpretate come un presagio. Norah abbassò lo sguardo, e si lasciò scappare una lacrima, che cadde sul pavimento. Lui la guardò e le domandò se stesse bene, ma non rispose, e ciò fece preoccupare anche Re Elwin e la principessa. La prescelta si lasciava scappare grandi singhiozzi e calde lacrime cadevano sul pavimento. :-Io non voglio venire- mormorò proseguendo a piangere. :-Ma che dici? Cosa significa che non vuoi venire?-. :-Non posso! Ti rendi conto di quello che dovrei fare?!-. :-Cosa diamine stai dicendo? Perché non vuoi venire?-. :-Ma proprio non capisci…? Io non sono mai uscita dal regno di Rowen, sono sempre rimasta nei pressi del villaggio e del bosco vicino a Garlian non credo di essere pronta per tutto questo! È un compito troppo arduo per me…troppo rischioso, non sono coraggiosa come qualcun altro in questa sala. Non conosco nulla del mondo di Cryhya-. Il silenzio avvolse il salone. Ci fu uno scambio di sguardi tra i presenti e infine Re Elwin li congedò. Avevano tutti bisogno di riposare la mente e schiarirsi le idee, di certo non lì.

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Capitolo 6
*** La città dei fauni ***


Norah se ne stava seduta in riva al fiume e ascoltava il dolce scroscio dell’acqua…forse allontanarsi per qualche ora da Fanres le avrebbe fatto bene. ”Cosa devo fare…?” pensò a occhi chiusi per udire meglio i suoni che la circondavano e che la aiutavano a riflettere. Si chiedeva se fosse giusto lasciare così Prosper e abbandonare tutto, permettendo a Kimera di distruggere Cryhya una volta per tutte. Si lasciò cadere su quel morbido tappeto erboso e si passò le mani nei capelli. Aveva paura. Qualche settimana prima si credeva la persona più coraggiosa di Cryhya, ma in quel momento si sentiva nessuno. Doveva decidere in fretta. Ma si sa, non sempre la fretta fa fare le scelte giuste. Andare con il ragazzo che le aveva salvato la vita, seguirlo, trovare Kimera e ucciderla salvando tutti. Oppure, lasciare il mondo nelle sue mani e permetterle di regnare ingiustamente. :-Ehi…va tutto bene?-udì. Aprì gli occhi e vide Daryl, il cugino di Prosper. :-Ehm…si…più o a meno- rispose lei mettendosi seduta. Lui si mise accanto a lei:-Forse non mi sono presentato nel modo giusto prima, io sono Daryl…- e le tese la mano:-Piacere di fare la tua conoscenza, io sono…- ma lui la interruppe :-Dena, lo so. Lo sanno tutti ormai-, lei sorrise e arrossì:-Fantastico…mi piaceva quando nessuno sapeva della mia esistenza- borbottò guardando il cielo. :-Hai diciassette anni e sei la persona più conosciuta del nostro mondo in effetti…- aggiunse l’elfo, :-Veramente ne avrei sedici…compiuti da poco- lo corresse Norah, :-Davvero? ne dimostri di più!-, :-Mi stai dando della vecchia?- chiese la ragazza sarcastica, :-No! E poi sono più vecchio di te io!- si affrettò a dire lui, :-Quanti anni hai?-, :-Quasi venti- rispose il ragazzo, :-Sei un capo legionario eppure sei così giovane! È perché tuo padre apparteneva all’Ordine Dei Cavalieri Del Re?- disse la sedicenne, :-Si. Ma chi te lo ha detto?- chiese lui, :-Prosper. Mi ha raccontato tutto- rispose lei. Lui aveva gli occhi nocciola, i capelli castano scuri come quelli di Prosper e la pelle scura. Era alto e abbastanza muscoloso. Rimasero a parlare per qualche ora e dopo un po’ lui disse:-So che non vuoi fare quel viaggio per recuperare i frammenti, ma ti dico solo una cosa. Pensa alle persone che stanno soffrendo. Kimera non risparmierà gli altri regni, distruggerà tutto e tu sei l’unica che può affrontarla, devi usare i tuoi poteri e sconfiggerla-, Norah si sentì come svenire e sbuffò:-Lo so che dovrei ma ho paura. È la prima volta che lo dico. Fino a una settimana fa non credevo che la storia della “Principessa Perduta” fosse vera e adesso mi ritrovo a essere io quella principessa. Non so se ce la posso fare da sola-, :-Tu non sei sola! Sai, è strano dirlo visto che ti conosco da poco ma, sappi che non sei sola, puoi contare su di me, per qualsiasi cosa- la tranquillizzò il giovane condottiero. Cadde un silenzio molto imbarazzante che fu rotto dalla ragazza:-Al diavolo tutti! Quando mi pentirò di quello che sto per fare sarà troppo tardi- e si alzò correndo via. :-Verrò- disse entrando nella sala del trono:-Cosa?- domandò il Re:-Ho deciso. Voglio partire-. Il sovrano era alquanto sconvolto ma cercò di non darlo a vedere. Si schiarì la voce e quindi parlò:-Bene, partirete domattina all’alba-, non era riuscito a tirare fuori altre parole per lo stupore. Prosper aveva appena saputo che Norah aveva preso una decisione e da ore la cercava a perdifiato per la città. Prima si era messo a cercarla perché non la trovava da nessuna parte, si era preoccupato per lei in una maniera assurda, pensando che fosse fuggita o peggio che si fosse messa nei guai, aveva poi incontrato Daryl che gli aveva detto:-Norah verrà! Prepara le tue cose!-. :-Allora, il tuo cavallo è stato spazzolato e nutrito, è più sano che mai. Se posso qual è il suo nome?- domandò l’elfo con un’insolita parlantina :-Si chiama Royce, è il mio migliore amico, io e lui non ci separiamo mai- Daryl le sorrise e poi accarezzò lo stallone sul muso. Prosper entrò nella scuderia con il fiatone:-Norah! Allora vieni?!- gridò quasi svenendo, la ragazza gli fece un sorriso lucente e quella fu la risposta più bella che lui avesse mai ricevuto. Il mattino seguente, mentre l’alba tingeva il cielo di colori stupendi, tutta Fanres salutava Daryl, Prosper, Norah e con grande sorpresa Aranel che aveva talmente annoiato suo padre che alla fine l’aveva lasciata partire con loro. Si era incollata a Prosper e non si era più staccata da lui. Una volta lasciata la città Daryl chiese ai loro compagni un po’ di ascolto e tutti si misero attenti:-Al momento ci troviamo ancora nella foresta e sappiamo dove si trovano i cristalli, per risparmiare tempo e fatica dovremmo cercare di evitare di fare avanti e indietro da un posto all’altro cercando quindi, di collegare tra di loro i luoghi in cui dobbiamo andare, per cui io passerei prima a Borin, a recuperare il primo frammento, poi alle grotte di Costen e infine a Geminis, siete d’accordo?-. Ci fu un breve scambio di sguardi e alla fine concordarono tutti con lui. Era un’ottima idea. Veloci e sicuri di quello che facevano. Erano stati prese le persone più fidate e che non si sarebbero dovute far notare da nessuno. Qualsiasi pericolo era in agguato. Orchi, animali maligni e troll erano ovunque, era poco ma sicuro. Non dovevano farsi vedere da nessuno e viaggiare nei boschi sarebbe stato utile. Proseguirono fino a quando il sole non calò, si fermarono ai margini della foresta e lì Daryl mostrò a tutti le sua grandi capacità di cuoco, preparando una gustosissima zuppa di funghi che piacque anche a Prosper, che odiava quel particolare tipo di cibo. Poi si coricarono, e fu durante quella notte che Norah fece uno dei peggiori incubi della sua vita…uno che non sarebbe riuscita a scordare facilmente. Due bambini di tenera età dai capelli castani e dagli occhi nocciola sedevano davanti al fuoco del camino, mentre quella che sembrava essere la madre, una donna giovane e bella che in testa portava un diadema stupendo, cantava una canzone in una lingua antica e teneva in braccio una bambina ancora più piccola, di pochi anni. Norah capiva quello che diceva la donna e si ricordava di aver già sentito quella lingua.ma quando? La donna vide che la bambina più piccola dormiva, mandò gli latri due bambini a dormire, mise la sua piccola nella culla e infine con un soffio leggero spense le candele che illuminavano appena la stanza. Improvvisamente una finestra si spalancò e sul balcone comparve una donna ancora più bella dell’altra. Aveva stupendi capelli corvini mossi, gli occhi rossi come il sangue e la pelle bianca come la neve che candida ricopriva i campi e le montagne. La donna dalla pelle lattea prese la bambina che stava nel lettino e pronunciò parole familiari a Norah:-Dena…sai mi dispiace doverlo fare…ma tuo padre ha fatto il cattivo e adesso deve pagare. Si chiama vendetta- dopo quella frase scoppiò in una risata perfida e agghiacciante. I due nel grande letto si svegliarono e videro la loro bimba scomparire nelle mani di una perfida strega. Norah aprì gli occhi gridando:-No!- tutti dormivano ancora ma non si svegliarono nonostante l’urlo fu molto forte. Il cielo iniziava a tingersi dei colori dell’alba. Era il momento di svegliare anche gli altri e magari non gridando. Quindi andò a cercare della frutta per i compagni. Mentre passeggiava si chiedeva se quel sogno fosse un ricordo della notte in cui lei era stata rapita. La sua storia. L’inizio di tutto. Si pentiva già di essere partita e solo per un sogno. Fu il profumo delle fragole, dei mirtilli e dei lamponi appena raccolti a far si che il risveglio degli altri della compagnia fosse dolce. Si rimpinzarono fino a esplodere, lasciando po’ che niente per Norah, che quel giorno pareva un po’ strana. Era molto silenziosa ed Aranel era stata la prima ad accorgersene. I due “uomini” invece no, erano troppo impegnati a ingozzarsi. In lontananza si potevano scorgere le montagne con la cima innevata, erano quasi arrivati alle montagne di Borin. :-Ci conviene vestirci pesante, indossate i vostri mantelli se non volete diventare statue di ghiaccio- disse Prosper guardando in alto cercando di scorgere la cima della montagna che era coperta da una spessa coltre di nebbia. Infatti non poche ore dopo si ritrovarono bloccati sul passo del condor dalla neve. Il vento gli sputava in faccia la neve e gelava le candide mani dei viaggiatori. Daryl per un momento pensò che avrebbe potuto perdere le orecchie, e se le toccò per verificare se fossero ancora attaccate alla sua testa. I cavalli avanzavano lentamente, il passo era stretto e c’era anche il rischio di scivolare e farsi male o peggio morire. Opis nitrì e Prosper si voltò per dire qualcosa ma nessuno udì ciò che aveva detto e così indicò quello cui si riferiva per cercare di fare capire cosa voleva dire. :-UNA GROTTA! DOBBIAMO SBRIGARCI!- gridò ancora più forte, questa volta facendosi comprendere. Raggiunsero la grotta abbastanza in fretta e fu lì che trovarono finalmente riparo dalla bufera che li aveva investiti e che aveva rallentato di molto il loro passo. :-Brrr! Che freddo!- disse tremando Norah accoccolandosi vicino a Royce per scaldarsi. Il cavallo di Daryl, Beran aveva molto freddo e si mise vicino a Mireldis per scaldarsi:-Credo che tra quei due quagli qualcosa…- mormorò la prescelta, :-Già- confermò ridacchiando in modo molto strano Aranel. Daryl non ci fece caso, era impegnato ad accendere il fuoco mentre Prosper ad affilare la lama della sua spada. Il freddo era davvero insopportabile ma quando si accese il fuoco le lamentele finirono. La legna non sarebbe sicuramente bastata per tutta la notte. Ma sopravvissero lo stesso. D’altronde Daryl era un elfo alchimista e tenere il fuoco acceso per lui non era difficile. Gli alchimisti erano come maghi e avevano poteri sin dalla nascita. Erano pochi e ne nasceva uno per ogni generazione di elfi. Erano prediletti dai re come medici e consiglieri a corte. Il giorno seguente il sole splendeva più che mai, come se non ci fosse mai stata nessuna tempesta. :-Questo è molto bizzarro, non trovate? Ieri sembrava la fine del mondo e oggi fa quasi caldo!- costatò Norah, :-Già, ho notato…fa niente! Finché il tempo ce lo permette proseguiamo! Non ho intenzione di diventare un pupazzo di neve!- disse Aranel guardando la ragazza e il resto dei compagni. Dovevano partire e trovare l’entrata della città di Borin. Prima di finire incappati in un’altra tempesta. Ci volle solo qualche ora prima di trovare la grotta che portava alla città dei fauni, esitarono qualche minuto prima di entrare ma poi si convinsero che era il caso di sbrigarsi, perché sembrava in arrivo un'altra bufera… Avevano capito che quella era l’entrata dopo aver visto una scritta in una lingua antica che la giovane erede al trono di Rowen era riuscita a tradurre; diceva chiaramente “Borin, città dei fauni e del Re Agnus”. Ma quella era solo la grotta che portava all’entrata. Le porte vere e proprie erano ancora più avanti, sotto la montagna. Prima di arrivare all’entrata di Borin passarono su un ponte alquanto instabile. Norah evitò di guardare di sotto per non svenire. Purtroppo dovettero lasciare lì i cavalli, per non rischiare di cadere. Camminarono ancora qualche ora e poi si trovarono davanti un grande portone in pietra, sul quale a grandi lettere stava scritto qualcosa di alquanto bizzarro. :-Solo il cuore colei che porta la pace riuscirà a liberare le anime del popolo intrappolato nelle mura della propria città-. Norah era riuscita a leggere senza problemi, facendo sussultare i suoi compagni; anche quella era una scritta in una lingua antica, svanita probabilmente ormai da anni, identica a quella all’entrata della grotta. :-Sembra quasi una profezia...- mormorò Daryl. Prosper non era proprio sicuro di voler entrare e infatti chiese ai suoi compagni cosa ne pensassero. Forse avevano paura di aprire quelle grandi porte. Ma si fecero coraggio. Proprio quando stavano per toccare le maniglie in argento la porta si spalancò da sola, come se qualcuno volesse invitarli a entrare. Uno di quei momenti in cui vorresti essere in un tutt’altro posto meno quello in cui ti trovi. La paura era una sensazione comune tra tutti e quattro i giovani della compagnia. Da lì in poi avrebbero dovuto precedere cautamente. Sui muri si potevano notare chiazze rosse, la cui origine era comprensibile, per non parlare delle incisioni dovute alle armi. Kimera era sicuramente passata da quelle parti. Ne erano tutti più che certi. :-Mi chiedo dove possa trovarsi il primo pezzo. Sono due ore che giriamo in questa specie di cimitero, ma non c’è traccia di quel coso…- si lamentò spazientita Aranel. Daryl dovette darle ragione, anche se la cosa lo seccava parecchio, in effetti loro due non erano mai andati d’accordo. :-Anche se mi costa caro dirlo, hai proprio ragione, immaginavo che non ce l’avrebbero servito su un piatto d’argento questo frammento, ma che sia così impossibile trovarlo mi sembra quasi assurdo!-. Norah non si perdeva d’animo :-Io invece scommetto che ce la faremo! Forse dobbiamo solo concentrarci di più e…- ma prima che potesse aggiungere altro la terra iniziò a tremare e alcune rocce ammassate tra di loro si alzarono come per magia e andarono a unirsi tra di loro come un puzzle, dando vita a un gigantesco mostro di pietra. Norah prese il suo arco ed estrasse dalla faretra tre frecce. La principessa di Fanres era completamente disarmata così Norah le lanciò il suo pugnale che lei restituì appena dopo:-Io non ne ho bisogno, grazie lo stesso- disse la principessa dalle orecchie a punta. Schioccò le dita e sulle mani comparvero sfere di energia smeraldo:-Noi elfi abbiamo tanti segreti! Sai com’è-. L’unico che non rimase sconvolto fu Daryl, che sapeva da un pezzo che la compaesana era come lui, un’Elfa alchimista. Era bella e pure alchimista e principessa. La perfezione in persona. Mentre gli altri due ne erano completamente all’oscuro. Dirlo prima sarebbe costata troppa fatica? O era una sorpresa apposta per loro da sfoderare nel momento giusto? Il gigante pietroso tentò di colpire Norah che lo evitò con un abile balzo all’indietro. :-Non so dove colpirlo! È fatto di sasso! Non si fa nulla!- urlò furioso Prosper continuando a colpire il grande uomo di roccia sulla gamba destra. Nemmeno gli incantesimi di Aranel riuscivano a indebolirlo. Ma c’era qualcosa nella testa della prescelta che però la metteva in dubbio. Infatti si ritrovò a ragionare a lungo chiedendo ai compagni di tenerle il mostro occupato. Come dal nulla nella sua mente balenò qualcosa. La profezia! Ma certo! Era quella la chiave di tutto! Norah ripeté la ripeté a voce alta ma non le venne in mente niente. :-Il cuore ! Ci sono!-. Ricordò di aver letto sul libro di magia di sua madre la ricetta di un incantesimo “Il Cuore di una spada”. Lo sapeva a memoria. Per sconfiggere un avversario il segreto era colpirlo al cuore con una spada molto potente e impregnata di sangue. Per cui l’unico modo di uccidere il mostro era usare il suo sangue e la spada che gli aveva dato suo padre. La profezia si riferiva a lei. Era come se il destino l’avesse condotta lì. Era confusa. Molto confusa. Non era il momento di distrarsi e di fantasticare. Doveva aiutare i suoi compagni. Estrasse la spada dalla guaina e con essa si tagliò in mezzo alla mano, facendo scorrere bene la lama su di essa, in modo che il sangue la ricoprisse completamente. Si mise davanti al gigante gridando :-Ehi tu! Perché non te la prendi con me?-. Quando gli altri la videro sopra le loro teste con la spada insanguinata rimasero senza parole. Norah colpì l’uomo di pietra al centro del petto. Un grido cupo e profondo si diffuse nell’aria, dopodiché il gigante esplose emanando una forte luce. Aranel, Prosper e Daryl andarono a mettersi al riparo per evitare che i pezzi di roccia li colpissero. L’azione di Norah era stata alquanto inaspettata e molto probabilmente li aveva salvati. Prosper aveva visto in lei qualcosa di insolito. Un riflesso celeste aveva sostituito le iridi brune facendo risplendere i suoi occhi di magia. Forse era davvero Dena. All’inizio non ci credeva molto ma grazie a quel gesto eroico si era convinto che i suoi dubbi erano solo paure senza senso. Quando il trambusto finì tutti buttarono gli occhi su una ragazzo che giaceva a terra svenuto impugnando uno dei frammenti del cristallo. Prosper lasciò cadere a terra la spada e si gettò ai piedi del giovane:-Ace! Svegliati!- disse con gli occhi che si riempivano di lacrime. :-Ma lui è il principe Ace? Tuo fratello?- domandò Aranel sgranando gli occhi. Ma quello non rispose e poggiò la testa al suo petto :-Gli batte ancora il cuore! Meno male!-, prese il frammento di cristallo e lo porse a Norah così che lo custodisse:-Tienilo tu. A lui non serve- disse mentre glielo dava. Stavano riprendendo il fiato dopo lo scontro estenuante quando iniziarono a comparire fauni un po’ da lì un po’ da là che si misero a saltare di gioia dopo essersi fermati per qualche istante a fissare gli stranieri. Tra di loro si fece strada un fauno in abiti eleganti, con grandi corna, i capelli biondo scuri e gli occhi marroni. Si presentò dicendo:-Io sono Agnus, Re delle montagne dei fauni e dei satiri. Vi ringrazio per aver liberato la nostra città dal guardiano di pietra. Quando Kimera è giunta qua con quel ragazzo, l’ha trasformato in un mostro e l’ha lasciato qui, noi ci siamo rifugiati sotto la montagna. Fortunatamente siete giunti voi e ci avete liberato!- Il principe di Gerk s’inchinò:-Io sono il principe Prosper, si ricorda di me? È passato molto tempo dall’ultima volta che mi avete visto Re Agnus-. Il fauno rispose dicendo:-Si, e sono felice di non aver visto te e la tua famiglia per tanto tempo! Tuo padre deve essere proprio egoista! Sai perché non ho accettato l’invito al matrimonio di tuo fratello? Perché non volevo vedere soffrire due persone innocenti!-. Prosper pensò che fosse meglio cambiare argomento :-E invece loro sono i miei compagni di viaggio, Daryl coraggioso comandante dell’esercito di Fanres e alchimista, nonché mio cugino, Aranel, figlia di Re Elwin e Dena…-. Il popolo di Borin si lasciò scappare un “oh…” di stupore quando vide la ragazza farsi avanti:- io veramente preferirei Norah…non mi sono ancora abituata a sentirmi chiamare Dena…io…- fu interrotta bruscamente dalle parole del sovrano :-Sentite un po’, che ne dite di parlare un po’, magari privatamente…– poi si voltò e proseguì:-…venite a palazzo, potreste fermarvi per qualche giorno-. Evidentemente voleva conoscere la storia di Norah più a fondo e ricevere qualche informazione sugli ultimi avvenimenti più recenti. Norah riposava nella stanza che Re Agnus aveva fatto preparare per lei e Aranel. Stava seduta sul letto a leggere il libro che gli era stato donato da sua madre e lo studiava attentamente. Ci teneva moltissimo, probabilmente era l’unica cosa che le rimaneva di lei. Le aveva sempre voluto bene e sarebbe rimasta nel suo cuore fino alla fine. Aveva perso tutto. Sapeva che a Rowen c’era la sua vera famiglia, una madre e un padre e dei fratelli. E lei era una principessa. E non una qualunque. La figlia di Re Euclide, la terzogenita dell’uomo che aveva salvato Cryhya da Kimera. E alquanto pareva era giunto il suo momento. Re Agnus ospitò i giovani per due giorni, giusto il tempo di riorganizzarsi per poi ripartire. Aveva ascoltato attentamente il racconto di Norah e aveva anche consigliato un nome per il loro gruppo:-Che ne dite di “ I cavalieri di Cryhya”?-. Era un’idea geniale. Piacque a tutti e da quel giorno il loro nome fu quello. Quel fauno era un uomo davvero simpatico e intelligente. Norah sorrise e Aranel le diede una pacca sulla spalla:-Tu sarai la nostra guida!-, Prosper si avvicinò a lei e consegnò la mappa:-Si. È giunto il momento-. Daryl e Ace (che si era ripreso dopo lo scontro) la guardarono con occhi pieni di gioia e poi s’inchinarono. Così fecero anche gli altri due. :-Loro ti seguiranno ovunque. Non tradirli e guidali in quest’avventura-. La prescelta si commosse:-Grazie mille ragazzi! Siete fantastici! Vi prometto solennemente che salverò il mondo con voi! Ce la faremo!-. Nella sala del trono si respirava aria limpida e pura. Era successo qualcosa di magico che aveva fatto scoppiare una scintilla nei cuori di tutti. Prosper vide nuovamente quel riflesso turchino nei suoi occhi. Non c’era dubbio. Lei era la prescelta. Il cuore del cristallo l’aveva scelta.

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Capitolo 7
*** Falco nel deserto ***


Norah dentro di sé sapeva che lei e il resto della compagnia erano solo all’inizio di un lungo viaggio, anche se avevano fatto già molta strada. Aveva giurato di vendicare la morte di Henrietta e Adam anche a costo di rimetterci con la sua stessa vita. Anche Prosper e Ace volevano la pace e la libertà, come tutti del resto. Aranel diversamente dagli altri cercava solo riscatto. Non era mai uscita da Fanres o dal bosco elfico, anche se i suoi maestri l’avevano addestrata benissimo nella lotta e nell’arte della magia. Sapeva difendersi meglio di Daryl e Prosper messi assieme molto probabilmente. Poi dentro di sé bruciava ancora il dolore della perdita della sua cara madre Avalyn, scomparsa misteriosamente quando lei era solo una bambina. Non ne parlava mai con nessuno. Era molto simile a lei, anzi quasi uguale. Gli occhi, i capelli, il naso, la bocca. Le uniche cose che la facevano assomigliare a suo padre erano le mani, il modo di camminare, di stare seduta e di atteggiarsi. Ma non voleva pensarci. Era meglio non farlo. O si sarebbe messa a piangere davanti a tutti e non voleva. :-Norah, qual è la prossima meta…?- le domandò Ace, lei rispose:-La Costa Oscura. Lì troveremo sicuramente quello che stiamo cercando: il secondo frammento, più ci avviciniamo, più l’energia del cuore del cristallo aumenta!-, era proprio quando lei parlava così che tutti sentivano di nuovo un po’ di speranza dentro di sé. Il viaggio sarebbe stato un po’ lungo. Dovevano attraversare il Deserto Del Vento Infuocato, che non era proprio un luogo sicuro. Gli alberi erano sempre di meno e anche i corsi d’acqua iniziavano a scarseggiare. Il caldo iniziava a farsi sentire e non a caso dopo pochi giorni giunsero all’inizio di una valle desertica. Norah sgranò gli occhi:-Il Deserto Del Vento Infuocato…è l’unico modo per raggiungere il mare…- mormorò tra sé e sé. Improvvisamente la cavalla di Aranel iniziò ad agitarsi facendola spaventare:-Calmati Mireldis! Che diamine ti prende? Ehi!- gridò prima di essere disarcionata brutalmente:-Stupida cavalla!-. Norah le suggerì di calmarsi ma l’amica non volle sentire ragioni:-Calmarmi? La mia cavalla mi ha quasi uccisa! Dovrei stare calma? Hai idea dello spavento che mi ha fatto prendere?-. Ace la prese per un braccio e disse:-Aranel calmati! Sul serio! Adesso andiamo a cercarla, voi ragazze state qui ad aspettare- ma la figlia di Re Elwin si oppose:-No! Vengo anch’io!- e cominciarono le difficili ricerche. Era scappata via galoppando come un fulmine. :-Possibile che solo voi ragazze riuscite a far imbestialire i cavalli?- domandò Prosper a Norah che rispose:-Credo che sia successo qualcosa. Da quello che so io Mireldis è una cavalla calmissima-. Vagarono per un bel po’ di tempo ma della giumenta non c’era traccia. :-Dobbiamo assolutamente attraversare il deserto o non arriveremo mai a destinazione- disse Prosper fermandosi e rivolgendosi ad Aranel con tono serio, era assolutamente infuriata:-No! Dobbiamo trovarla! Senza di lei non mi muovo da qui!-. Furiosa scatenò un terremoto con un incantesimo e si mise a gridare a un tono fastidiosissimo per le orecchie. Stava davvero mettendo in difficoltà i suoi compagni. :-Aranel!- gridò Norah cercando di raggiungerla pensando di poterla fermare in qualche modo:-Smettila di fare la bambina! Tutti noi sappiamo come ti senti! Credi che anch’io non avrei sofferto se mi fosse successa la stessa cosa? Per cui adesso smettila di farci perdere tempo e muoviti!-. Mai la giovane prescelta aveva alzato la voce in quel modo con l’altra; doveva proprio essersi arrabbiata tanto. Aranel fece riassestare il terreno:-Bene! Fai quello che ti pare! A me non m’importa! Io non ho intenzione di venire con voi! Io andrò a cercare Mireldis, e quando l’avrò trovata me ne tornerò a Fanres!-, Norah neppure le rispose, mentre i ragazzi la guardavano arrabbiati. :-Io me ne vado!- disse la principessa elfa voltandosi dalla parte opposta a quella dell’amica. :-Come puoi farci questo? Che diamine ti prende? Se ti comporti così solo per Mireldis allora falla finita! Mi dispiace dirtelo in questa maniera ma credo che la tua cavalla si sia stufata di questo viaggio! Se lei no vuole venire lasciala perdere!- gridò a quel punto Ace. :-Stufa? Ah si? Bè anch’io ne ho davvero fin sopra ai capelli! E comunque si è spaventata! Mireldis ha vissuto anni nel deserto Del Vento Infuocato con il branco dei cavalli tornado! Non credi che sotto ci sia un motivo? La maggior parte del branco è stato ucciso dagli scorpioni giganti! L’intera valle ne brulica!-. Tutti tacquero. Ci fu un lungo scambio di sguardi tra Ace, Daryl e Prosper. Norah cercò di mantenere la calma, poi parlò, a denti stretti:-Ciò non ti scusa! È inutile che cerchi un rampino, tanto Mireldis non tornerà. Se proprio ci tieni vattene anche tu, infrangi la tua promessa fatta a Borin-. Aranel per poco non scoppiò a piangere. Si riusciva a udire solo il cinguettio di alcuni uccelli e il rumore delle fronde degli alberi scosse dal vento. Nessuno apriva più bocca. Norah era piena di rabbia ed essa le dava talmente tanta forza che sarebbe riuscita a distruggere un albero con un solo colpo di spada. Aranel fischiò e fu circondata da petali di fiori di mille colori:-Addio Norah. Addio ragazzi. Spero che riusciate a farcela…- disse la ragazza con le lacrime agli occhi. La ragazza non riusciva a voltarsi mentre la sua amica se ne andava. Se non l’avesse trattata male lei non se ne sarebbe andata. Ma era meglio così. Si era anche messa nei suoi panni. Se fosse successo a lei di perdere il suo adorato Royce, avrebbe fatto scenate persino peggiori di quella. Ma non c’era tempo di rimuginare sugli errori bisognava andare avanti. Si voltò verso i tre compagni che erano rimasti e disse con tono freddo e distaccato:-Proseguiamo il cammino, preparatevi a ripartire-. Per una volta credeva di avere trovato un’amica e l’aveva solo trattata male, dicendo cose senza senso. Il deserto era un posto alquanto infido per via delle sue pericolose creature. Ace aveva i brividi nonostante il caldo afoso:-Chissà se Aranel diceva sul serio…lei ha parlato di scorpioni giganti…- Prosper lo prese in giro dicendo:-Non ti preoccupare, questo è il deserto Del Vento Infuocato, perché ci sono le palme e le oasi dove poter riposare con belle ragazze che ti servono bibite fresche e che ti massaggiano con oli profumati…- e gli diede una pacca sulla spalla. Norah non era in vena di scherzi e fulminò l’amico con uno sguardo. Anche lui era preoccupato per Aranel, forse perché per lui era qualcosa di più che una semplice amica, o almeno era quello che avrebbe voluto. Sperava che stesse bene e che non si fosse cacciata in qualche guaio, anche se poterla salvare non gli sarebbe dispiaciuto. Da quando l’aveva incontrata a palazzo non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso. Comunque non riusciva a togliersi dalla testa quel litigio tra le due ragazze. Era stata una vera sorpresa in generale. Norah era molto tesa, anche se a prima vista non sembrava affatto. Prosper mise di pensare a quello, bisognava andare avanti. Il caldo e la fatica stava rallentando parecchio il passo. :-R-ra-ragazzi…non mi sento molto bene…mi gira la testa…- si lamentò la prescelta impugnando il suo cristallo poco prima di cadere da cavallo. :-Norah!- gridò Daryl correndo in suo aiuto. :-Tutto bene?- le domandò prendendola tra le braccia. Le toccò la fronte umida e disse:-Questo deserto ci sta davvero mettendo alla prova! Dobbiamo trovare qualcuno che la possa curare, questo caldo è troppo forte per lei e anche per noi! Possibile che non ci sia una città da nessuna parte?-. Prosper si guardò intorno:-Ma dove pensi che possiamo trovare qualcuno che la possa curare in mezzo al deserto! Gli avvoltoi ci mangeranno prima di allora!-. In quel preciso istante tutto il gruppo udì un verso simile a quello di un rapace, Daryl guardò in alto:-Avvoltoio! Sta già riflettendo su come mangiarci!-. Norah aprì gli occhi per un ultimo istante e disse:-Non è un avvoltoio…è un falco!-. L’uccello cambiò direzione e tutti guardarono verso est, su una duna: una carovana si era fermata e li guardava attentamente. Poco dopo si mossero verso di loro. Erano circa sette persone su grandi cammelli. Tutti incappucciati in abiti scuri. Il primo a parlare fu il capo della carovana :-Salve viaggiatori di Cryhya, vedo che il mio fedele Kio vi ha trovati, sono giorni che vi cerchiamo, avete perso qualcuno per strada...-. Da dietro alcuni cammelli comparve Aranel in groppa a Mireldis. A Prosper si riempì il cuore di gioia e i suoi occhi di lacrime. Scese da cavallo contemporaneamente alla fanciulla dai capelli biondi e poi la abbracciò:-Che bello rivederti!-. Ace guardò Daryl e disse:-Fa ancora più caldo di prima qui…avete notato?-. Ci fu una risata generale e poi le presentazioni. Colui che aveva proferito parola per primo era un uomo di mezza età, con la pelle piuttosto scura, gli occhi neri e i capelli del medesimo colore legati e tenuti sotto un turbante blu. :-Mi presento: Io sono Yasir, capo della tribù nomade del deserto Del Vento Infuocato. La principessa Aranel è nostra amica poiché Mireldis è il suo destriero- disse con grande eleganza. :-Yasir, Norah è molto debole e ha bisogno di cure, potete fare qualcosa?- domandò Daryl preoccupato, :-Ovvio! Seguiteci-rispose. Era stata una vera fortuna essere stati trovati dalla carovana

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Capitolo 8
*** La Tribù del Deserto Infuocato ***


Norah aprì gli occhi e si guardò intorno. Accanto a lei c’era Aranel impegnata nella lettura di una pergamena:-Finalmente ti sei svegliata! Come stai?-, pareva preoccupata. Non era mai stata così felice di rivederla. :-Allora? Come stai?- ripeté a voce alta. :-Insomma…mi gira la testa- rispose l’amica mettendosi una mano sulla fronte. :-Bene! Se riesci parlare allora siamo a posto! Vado a chiamare gli altri! Erano piuttosto in pena per te!-. :-Si è vero! Ci hai fatto venire un colpo!- disse Daryl entrando nella tenda e correndo ad abbracciarla forte:-Ragazzi! State tutti bene!- esultò Norah vedendo i suoi amici:-Sono felice che tu stia meglio!- disse Prosper. A quel punto sopraggiunse anche Yasir, che portava con se un infuso che non emanava proprio un profumo piacevole:-Buongiorno Norah. Sono felice che tu stia bene, dovresti bere questo- e le rifilò una ciotola:-Cos’è? Se posso sapere…- postulò la ragazza dopo aver annusato la strana brodaglia. Yasir mormorò:-Tu bevilo e starai bene…-. La ragazza annusò di nuovo la sciacquatura e poi la bevve tutta d’un sorso, ma come per istinto gettò la scodella a terra e si mise una mano davanti alla bocca. Era davvero disgustosa. :-Ma che diamine mi hai fatto bere?!- si lamentò lei sul punto di vomitare, :-Ti assicuro che non vorresti saperlo- disse il tuareg sorridendo. Tutti lo fissarono leggermente preoccupati, come se dentro a quell’infuso ci fosse davvero qualcosa di così orripilante. In realtà era solo un brodo vegetale cotto con acqua e sale. O no? Restarono qualche giorno con i tuareg e poi ripresero il viaggio accompagnati da Awad e da Tamir, due fedeli compagni di Yasir, che li avrebbero scortati fino alla fine del deserto. Loro lo conoscevano benissimo e non avrebbero permesso ai giovani di perdersi o di farsi uccidere. I due accompagnatori erano quasi simili. Entrambi con la pelle, i capelli, gli occhi e la barba scuri. Però erano sicuramente più giovani di Yasir, di almeno dieci anni, se non venti. :-Da quanto tempo vivete con Yasir?- fu domandato loro da Norah:-Ahah! È strano che tu ce lo chieda, pensavamo che avresti notato di più la somiglianza con nostro padre!-; allora loro erano i figli di Yasir! Dopo qualche minuto di silenzio i due giovani beduini iniziarono a parlare uno dopo l’altro:-I nostri genitori si conobbero quando erano molto giovani, entrambi appartenevano a una stirpe di beduini di questo deserto…-, :-…poco tempo dopo il loro matrimonio arrivammo noi, siamo gemelli, ma non si nota molto a dire il vero, forse perché non tutti i gemelli sono identici…-, :-…comunque nostro padre ha mandato noi a scortarvi perché sa che conosciamo il deserto meglio delle nostre bisacce…-, :-Vi giuriamo per tanto la nostra fedeltà- dissero a quel punto in coro. A Norah si illuminarono gli occhi e Aranel sorrise:-Grazie mille ragazzi!-. Durante la prima parte del viaggio parlarono di molte cose, ad esempio del giorno dell’incoronazione di Norah, che subito aveva detto che fino a quando non fosse finita quella guerra non ci sarebbe stata nessuna incoronazione. Aveva ragione, era meglio evitare feste e celebrazioni varie. :-Non ne voglio nemmeno sentire parlare! E poi forse dovrei prima imparare comportarmi come una principessa…ma…dovrete aspettare ancora un po’ prima di vedermi tutta in tiro!-. Il mare non era distante, non mancava molto, solo pochi giorni di viaggio. Awad indicò davanti a loro:-Guardate! Il mare è oltre quelle dune!-. Una sottile striscia azzurra delineava l’orizzonte. Norah sorrise e disse:-Meno male! Ce l’abbiamo fatta!-. Erano tutti fermi ad ammirare quello spettacolo, in cui il blu del mare incontrava il giallo sabbia, quando si alzò un forte vento. Una tempesta di sabbia li aveva appena sorpresi. Ovunque andassero erano colti da intemperie, o di neve o di sabbia. Dovevano ripararsi in qualche modo o sarebbe finita male. A ogni bufera di sabbia il paesaggio cambiava forma e si creavano nuove dune che facevano perdere l’orientamento a molti dei beduini, anche se Awad e Yasir probabilmente non si sarebbero persi, erano armati di bussola e mappa. Il vero problema in realtà era rischiare di separarsi per via del vento fortissimo che li trascinava via l’uno dall’altro. La sabbia li avvolgeva completamente. Nessuno riusciva a vedere qualcosa. Norah sentiva le urla dei suoi compagni intorno a lei:-No!Prosper! Daryl! Ace! Aranel! Awad! Tamir!- gridò prima di cadere da cavallo e sentire i suoi piedi che affondavano nella sabbia. :-Nooo! Aiuto!-. Prosper aprì gli occhi e si guardò intorno, i suoi compagni erano distesi accanto a lui e si svegliarono appena dopo. Subito chiesero:-Ma cose è successo?-, :-Non ne ho idea!- rispose iniziando a guardarsi intorno. Aranel si alzò aiutata da Daryl e la prima cosa che notò era che Norah non era con loro:-Daryl! Hai visto Norah?- domandò, Tamir iniziò ad agitarsi:-È sparita! Non c’è!-, Ace a quel punto mormorò:-Dove siamo? Sembra un tempio….-. Awad disse:-Diamine! Questo è…il tempio dei morti, qui gli scorpioni giganti sacrificano le anime delle loro prede per donarle a Kimera! Lo ricordo bene, un tempo era il nostro luogo di culto-. Tutti capirono solo in quel momento che la loro amica era seriamente in pericolo. Ognuno tirò fuori le proprie armi e si preparò al peggio. :-Siamo in sei per cui consiglio di dividerci in due gruppi…Awad, Ace e Aranel andate da quella parte! Io, Tamir e Daryl andremo dall’altra! Trovate Norah e tornate qui, ci vediamo tra un’ora massimo!- ordinò Prosper serissimo, senza perdere tempo. Dovevano sbrigarsi. Molto probabilmente tutti pensavano alla stessa cosa. Erano finiti in una trappola. Il tempio era costruito interamente in arenaria e sia sulle colonne sia sulle pareti c’erano incisioni di vario tipo, probabilmente nella antica lingua dei nomadi del deserto, che avevano abbandonato il tempio in seguito a qualche attacco di Kimera e dei suoi scagnozzi. Norah si guardò intorno senza capire bene dove si trovasse e si accorse di essere incatenata a una tavola di pietra. Allarmata si mise a gridare:-Aiuto! Prosper! Aranel! Ac…-. La ragazza fu improvvisamente interrotta:-Aiuto! Oh! Venite a salvarmi! Grida quanto vuoi mia cara! Non verrà nessuno a salvarti! Molto probabilmente sono già tutti morti, i miei scorpioni sono particolarmente affamati oggi…- era una voce femminile e le era terribilmente familiare, ma non riusciva né a capire dove l’avesse già sentita né da dove provenisse. “Forse è solo un mio delirio…forse sono morta…” pensò la prigioniera. Davanti a lei c’erano delle scale e su un gradino comparve lei…Kimera. Era bellissima. Aveva lunghi capelli neri e sciolti sulle spalle, gli occhi rossi come rubini e il viso pallidissimo. :-Kimera…e così ci rincontriamo!- sibilò la ragazza. Continuava a comparire e a scomparire, sempre in punti diversi di quel luogo così misterioso e Norah iniziava a sentirsi nel panico. :-Eh…così pensavi davvero di sfuggirmi? Io sono troppo potente per voi insetti…e vi schiaccerò tutti…uno ad uno…vedrete- e scoppiò a ridere. Era davvero terrificante. :-Ma perché? Potevi essere una custode come Aldous, Blythe ed Evette! Perché sei diventata così?!- le domandò la ragazza, la strega rispose:-Vedo che non sai come sono andate veramente le cose…Tempo fa…il cristallo giunse qua a Cryha. Arrivò cadendo dal cielo come una stella cometa. Era stupendo. Fui io a trovarlo. Ero solo un’apprendista all’epoca e Aldous era il mio maestro. Gli portai il cristallo e così mi nominarono custode. Fu davvero stupendo, ma non mi bastava! Solo una custode? Meritavo di più! Chiesi così ad Aldous di nominarmi Regina di Cryhya ma lui mi disse “Non sei pronta, devi crescere e maturare". "Solo un cuore puro potrà regnare su Cryhya”. Come poteva dirmi una cosa del genere? Io avevo trovato il cristallo e io dovevo essere Regina! E così mi impossessai di esso, ma per colpa di tuo padre e degli altri re sono rimasta ben dieci anni negli inferi e sai una cosa? Devo ringraziarli. Ho avuto il tempo di imparare molte cose…-, Norah allora gridò:-Sei solo una sciocca! Credi di davvero che il potere sia tutto nelle persone? Anche con il cristallo non diventeresti nessuno! Solo una regina odiata da tutti! Senza amici e senza una famiglia!- Kimera furiosa le lanciò un incantesimo che la colpì dritto nello stomaco. Era come un pugno infuocato. Un vortice di dolore che ti indebolisce e che ti annebbia la mente. :-Io ho degli amici... ti va di giocare con loro?-, come se le fosse bastato un pensiero su di loro per chiamarli una decina di scorpioni giganti comparvero e la accerchiarono. Un sacrificio su una tavola pietra. Del sangue di una innocente da versare, come acqua in un bicchiere.

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