scenes from a (crazy) wedding - des scènes d'un (fou) mariage

di IMmatura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** L'attesissimo 4 CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

scenes from a (crazy) wedding - des scènes d'un (fou) mariage

 


"PROLOGO"

ovvero LA PROPOSTA “INDECENTE” DA CUI TUTTO EBBE INIZIO

Londra, anno 1956. Nel salotto di Inghilterra, decisamente sulle spine, sedeva con aria accigliata un ospite impensabile: Francia. Aveva un aspetto decisamente malconcio, ed un’espressione cupa e sofferente. Arthur si aspettava che il francese, da un momento all’altro, incolpasse di ciò il mezzo biscotto che si era degnato di assaggiare. D’altro canto già il fatto che Francis avesse accettato quell’offerta di cortesia (fatto per pura formalità) era di per se preoccupante.

-Veniamo al punto: che vuoi?- sbottò Inghilterra, stanco di quel silenzio imbarazzante, che lo costringeva a fissare l’altro, di fronte a lui, ed il suo stato. Col risultato di scatenargli strani pensieri apprensivi e decisamente immotivati. Che ragione aveva di interessarsi alle questioni francesi, lui? Nessuna, infatti si ripeteva mentalmente da almeno dieci minuti che non gli interessava affatto.

-Inghilterra, c’è una cosa che devo chiederti...- esordì infine Francis, abbassando leggermente lo sguardo -...vuoi sposarmi?-

Solo decenni dopo sarebbe stata inventata un’abbreviazione di tre lettere in grado di sintetizzare la prima reazione dell’inglese a quella proposta: WTF.

Passato il primo shock, subentrò l’aspetto del puro imbarazzo. Inghilterra si rese conto di non avere la più pallida idea di come reagire. Non si era mai trovato in una situazione del genere (“per fortuna” aggiunse tra se e se). Per qualche singolare motivo il suo carattere non invogliava molto chicchessia a fargli proposte matrimoniali...

“Ma che diavolo vado a pensare, non è questo il punto.” si disse poi Arthur, ricordandosi di CHI gli stesse facendo una simile proposta.

Francia la rana pervertita. Sicuramente era un bieco tentativo di portarselo a letto. Quest’ultima ipotesi scatenò strane reazioni fisiologiche nell’inglese. Ebbe una specie di sussulto al lato sinistro del petto, mentre i nervi della sua faccia gli fornivano informazioni erronee sulla sua attuale temperatura. Stando alla sensazione del momento, avrebbe dovuto trovarsi con il viso spiaccicato contro una borsa dell’acqua calda. Dannato pervertito, l’avrebbe sistemato per bene. E dire che si era quasi (ma solo QUASI) preoccupato, visto il suo tracollo finanziario degli ultimi tempi.

-Francia...guarda che non è il primo di Aprile.- ribattè incerto, per poi prendere coraggio e cominciare a punzecchiarlo. -Che c’è, non puoi comprarti più neanche un calendario?-

-Oh, ma io ce l’ho un calendario...- mormorò cupamente l’altro senza raccogliere, anzi allungando quello che, Arthur lo vide subito, in realtà era tutt’altro. Trattavasi di un contratto matrimoniale in piena regola.

Un contratto che Francia sembrava deciso a fargli firmare a tutti i costi, incastrando l’inglese tra se e il tavolo, e forzandogli la mano, in cui gli aveva messo la penna. Il tutto con un contatto alquanto ambiguo di corpi che, dopo pochi istanti, spinse Arthur a rifilare all’altro una gomitata tra le costole.

Venne dunque il momento delle spiegazioni. A quanto pare il capo di Francis gli aveva messo in testa che il loro matrimonio era l’unica soluzione ai problemi del Paese, e che Francia sarebbe morto se l’”affare” non si concludeva, ed in fretta. “Alla faccia della Nazione più romantica del mondo” pensò Arthur, di fronte al maldestro (ed anche un po’ violento) tentativo di matrimonio messo in atto dal francese. Per qualche inspiegabile mistero, sapere che il suo obiettivo era effettivamente il matrimonio, non lo faceva sentire meno usato in quel frangente. Ed era un qualcosa che il suo orgoglio non poteva accettare.

-Non ho intenzione di sposarti per questa ragione!- sbottò, mandandolo a morire il più lontano possibile da lui.

Francia non voleva arrivare a questo: aveva provato a fare una proposta onorevole, come suggerito dal suo capo. Ma a questo punto era evidente che necessitavano le maniere forti...

-Dove diavolo mi stai trascinando, fermati damned frog!-

Non era certo che questo potesse definirsi matrimonio, e che avrebbe salvato la sua vita. Ma se era destinato a morire per l’insensibilità di quel teppistello, doveva aver pure diritto ad un ultimo desiderio, no? Mentre un sorriso perverso si disegnava sul viso di Francis, Arthur continuava a dimenarsi finchè un calcio più energico degli altri gli permise di divincolarsi.

-You damn pervert, get out from my home...NOW!- strillò con tono non molto virile.

-Noooo.- si lagnò una voce, apparentemente proveniente da dietro una tenda.

Scoprendola Inghilterra rivelò la presenza della sorella Irlanda. La ragazza cercò di assumere il sorriso più innocente e dispiaciuto della terra, mentre si grattava la testa tra i ricci ramati.

-Che diavolo ci facevi li? E da quanto stai ascoltando?-

-Abbastanza da capire che stai mandando a monte tutti i miei più sogni più rosei. Andiamo, sareste una così bella coppia!- protestò l’irlandese, mentre Arthur la spingeva fuori dalla stanza, per poi sbatterle la porta in faccia.

-Francis non mollare, ti voglio come genero!-

-Votre sœur?-

-Yes.- sospirò l’inglese -Aspetta...sei ancora qui?-

Sotto gli inconfondibili bruchi pelosi che insisteva a definire sopracciglia, aggrottati più del solito, gli occhi dell’inglese iniziarono a gettare lampi poco rassicuranti.

-Non c’è nessuna possibilità che tu cambi idea?-

-No...ma se vuoi c’è un posto libero nel mio Commonwelth.-

-Tu...sei...senza...cuore.- sibilò Francis. -Meno male che non ti ho sposato.-

Inghilterra sobbalzo, avvampando e diventando (se possibile) ancor più furioso.

-Ah, la metti così adesso? Guarda che sono IO che ho rifiutato TE, non il contrario. Sei tu che smaniavi tanto per questa “unione”.-

Sotto quella protesta apparentemente inutile Francis intravide qualcosa in cui decisamente non sperava: un’occasione. Poteva fingere tutta la noncuranza del mondo, Inghilterra, ma il lieve tremolio della sua voce gridava “sentimenti feriti” lontano un chilometro. Dunque, se davvero c’erano dei sentimenti, nessuno meglio di lui sarebbe stato in grado di risvegliarli.

-Potrei farti cambiare idea quando voglio...-

-Non credo proprio!-

-Ti costringerò a rimangiarti ogni cosa, Angleterre. Aspetta e vedrai.-

-Tu aspetta e spera...possibilmente fuori da casa mia!-

La missione di conquista di Francis cominciava decisamente male, se Inghilterra era riuscito a spingerlo fuori da quelle mura, con la stessa velocità con cui aveva congedato Irlanda. Tuttavia non c’era nulla che potesse stimolare il desiderio di conquista (sentimentale, s’intende) di Francia più di una simile sfida impossibile. Ci girava attorno da secoli e, dopo quell’ennesima evidente prova che, in fondo, c’era qualche possibilità di essere ricambiato, il francese era deciso a buttarsi. A qualsiasi costo, quelle nozze si sarebbero fatte, e sarebbero state le più belle e felici del mondo...beh, isteria inglese permettendo.

 

 


Angolo epico

Benvenuti nell’ennesima follia della mia mente perversa. Finalmente anch’io mi avventuro nel fantastico mondo dei pairings, con una bella FrUK. *urla di fangirls sotto casa di IMma*

Esattamente la reazione che volevo. u.u

In ogni caso ciò di cui mi accingo a scrivere è un “what if?”, ovvero “e se Inghilterra avesse accettato la proposta matrimoniale di Francia?”. Tuttavia anche solo arrivarci a questa ipotesi richiederà una lunga e demenziale narrazione, in cui spero mi accompagnerete.

Ringrazio di cuore Lady White Witch per il sostegno e i suggerimenti che hanno permesso a questa storia di nascere e, sicuramente, le permetteranno di crescere nel migliore dei modi.

Abbandonate il buonsenso, armatevi di confetti e, se questo prologo vi stuzzica, lasciate una recensione.

Saluti epici

IMmatura

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

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"CAPITOLO 1"

ovvero UNA SERENATA NON PROPRIO TRADIZIONALE

Francis era impegnato a sorseggiare un bicchiere di vino con aria meditabonda. Doveva stupire in qualche modo il suo petit lapin per farlo cadere nelle sue braccia.

Teoricamente non avrebbe dovuto avere problemi, era la Nazione più esperta del mondo in questo campo ma...Inghilterra aveva quel carattere “particolare” che, in qualche modo, gli impediva di capire come prenderlo. Avere a che fare con lui era una terribile, affascinante sorpresa continua.

Proprio in quel mentre, due chiassosi amici fecero irruzione facendolo sobbalzare.

-Hola!- salute Antonio, ridendo.

-Guten tag, Frankreich!- rincarò, con tono fin troppo vivace, Prussia -Cos’è quella faccia depressa? Non apprezzi la mia magnifica presenza, per caso?-

Vedendo che il padrone di casa non rispondeva, si accigliò non poco.

-Ti ha mandato al diavolo, verdad?- chiese lo spagnolo, perfettamente a conoscenza delle intenzioni francesi con Arthur.

-Si e no...è un po’ complicato...-

-E quando mai con quello li...ma chi te lo fa fare, Francis?- commentò sarcastico l’albino, gettandosi scompostamente sul divano. -Sul serio, al tuo posto preferirei tirare le cuoia che accollarmi un frigido isterico come quello!-

Ignorando il modo in cui il prussiano si era accomodato senza troppi complimenti, Francis scosse leggermente il capo, invitando anche Antonio a sedersi.

-Credo che tu non abbia afferrato, amigo, il nostro Francis, qui...- rispose per lui Spagna, gesticolando vivacemente. -Per qualche ragione inspiegabile vuole Inglaterra a prescindere...-

-Ah, ma dai! Sul serio?-

Appena pronunciate quelle parole Gilbert si rese conto, dal silenzio che lo circondò, di aver fatto un’uscita non proprio magnifica. Persino Gilbird volò via dalla sua testa, per appollaiarsi sulla spalliera del divanetto e guardarlo male.

-Cosa?- chiese stizzito.

-Mon amie, potresti almeno smetterla di parlare con quel pulcino, anziché con noi...-

-Ja, ja. Allora, fammi capire...tu hai VERAMENTE intenzione di provare a sedurre Inghilterra?-

-Oui-

-Hai già qualche idea in mente?- si informò intanto lo spagnolo, senza troppo entusiasmo.

-In realtà non molte...la verità è che Arthùr è...insomma...-

-Insopportabile? Isterico?- suggeriva Prussia.

-...preferirei dire distaccato. Mi servirebbe una trovata ad effetto per far breccia nel suo cuore.-

-Io un’idea l’avrei.-

-Por favor, Gilbert, basta infierire.- lo rimbeccò Spagna.

-Dico sul serio! Una magnifica idea! Teoricamente state per sposarvi, no?-

-Mooolto teoricamente...e quindi?-

-Fagli una serenata.-

-Avevi detto che avresti smesso di scherzare.- sospirò Francis.

-Guarda che anche a me sembra una buona idea.- Si intromise allora Antonio -Insomma...è una cosa molto “tradizionale”, quindi per un noioso come Arthur dovrebbe andar bene.-

Proprio non ce la faceva a fingere ancora simpatia per l’inglese e dato che Gilbert aveva finalmente abbandonato il sarcasmo, si sentiva in diritto di iniziare a farne lui.

-Quindi, dite di provare?- chiese Francia, improvvisamente più fiducioso. La proposta tutto sommato era sensata e, doveva ammetterlo, anche piuttosto romantica.

-Certo.-

-Mi presti la chitarra?-

-Claro que si...e se hai bisogno di una mano conta su di me.-

-Addirittura?- chiese il francese, piacevolmente sorpreso. Conoscendo gli antichi dissapori tra Spagna e Inghilterra, aveva quasi temuto di venire sconsigliato. Invece lo spagnolo si stava dimostrando un vero amico, disposto ad aiutarlo. Anche Gilbert si era rivelato sorprendentemente prezioso con in suoi consigl...

-Ok, allora adesso il magnifico Me ti mostrerà alcune pose fighe da fare con la chitarra. Credimi, l’impatto dipenderà molto da questo.-

Beh, con quasi tutti i suoi consigli!

Pescata una ramazza da chissà dove, Gilbert simulò un assolo più adatto ad un concerto rock, che ad una serenata. Mentre Antonio sorrideva e annuiva.

-Sul serio credi che sia una buona idea?- sussurrò appena Francis, mentre l’ignaro prussiano sfoggiava la sua magnificenza, scuotendo la chioma albina ad un ritmo immaginario.

-No, ma fai finta di apprezzare.- rispose lo spagnolo, proseguendo nell’assecondare Gilbert.

-Fai spesso di queste cose? Ehi, aspetta...allora fingevi anche quella volta a proposito dei miei vestiti!-

-Eh...che ne dici di farlo smettere prima che ti demolisca il salotto?- cambiò discorso, approfittando di come Prussia avesse preso, nell’enfasi, a saltellare.

-Avevi detto che la mia tunica ti piaceva!-

-Andiamo, è stato secoli fa!-

-Ti pare un comportamento da amico questo?-

-Sul serio, ne discutiamo dopo. Adesso fermiamo Gilbert o finirà per rompere qualcos...-

Crash.

Alle spalle di Francis un prussiano esagitato aveva prodotto un suono preoccupante, tentando di spaccare la ramazza-chitarra contro qualcosa.

-Ti prego, dimmi che non è la vetrina con i cristalli di Boemia...- mormorò Francis, senza il coraggio di girarsi e sentendosi improvvisamente svenire.

-S-se vuoi non te lo dico...però poi non rinfacciarmelo tra 700 anni.-

 

§§§

 

Antonio si era offerto di accompagnarlo a Londra, dove avrebbe dovuto incontrarsi con un altro “esperto” nel settore. In fondo la serenata era una tradizione del tardo Medioevo e, soprattutto, rinascimentale, quindi se qualcuno poteva aiutarlo, quel qualcuno era...

-Ve, scusate il ritardo!-

-Non preoccupart...Mon Dieu!-

Di fronte a loro non solo c’era Feliciano, con la consueta espressione serena e tranquilla, ma anche parecchia altra gente. Un’intera orchestra con strumenti e spartiti al seguito.

-Che c’è?-

-Italia, capisco la buona volontà, ma forse hai un po’ esagerato...-

-Ma tu mi avevi detto che era importantissimo, così ho pensato che più eravamo a darti una mano meglio era.-

-Se gli porto tutta questa gente sotto casa Inghilterra penserà che gli voglio dichiarare guerra!- tentò di protestare.

-Non se tieni questa.- esclamò l’italiano, porgendogli una bandiera bianca appena costruita.

-Già, ottima idea, grazie...-

-Quindi il mio aiuto non serve più, suppongo...- tentò Antonio, con un sorriso insolitamente furbo, tentando di riagguantare la sua chitarra. Se si poteva evitare che la sua “piccola” suonasse per quel maldido Ingles era molto meglio.

-Non puoi abbandonarmi proprio adesso.- sibilò Francis, ghermendo ancora di più lo strumento, come una sorta di ostaggio. -Finchè non abbiamo finito questa la tengo io.-

Non cogliendo neppure per sbaglio la tensione, Italia si era allegramente avviato, seguito dai suoi musicisti.

“Questa cosa finirà male, lo sento...” si disse Francis, facendo un respiro profondo e pregando in qualche miracolo. Sfortunatamente nessun santo sembrava in vena di intervenire dall’alto dei cieli per spostare miracolosamente la casa di Arthur. In meno di un’ora (perché lo spostamento di un’orchestra non è esattamente rapido e scattante...) si ritrovarono sotto una finestra che gli era ben nota...

Inghilterra, dentro, era impegnatissimo a ricamare, cercando di dimenticare completamente l’imbarazzante episodio del giorno prima. Tra i punti però si insinuavano strani pensieri.

-Damn it!- esclamò, un po’ sorpreso, ritraendo la mano. Si era punto il dito. Tutta colpa di quello stupido francese, che lo rendeva distratto...la prossima volta che gli fosse capitato davanti...

Queste meditazioni di vendetta vennero interrotte da una potente melodia.

 

Amor ti vieta di non amar...*

 

-What the hell was that?-

Arthur si precipitò al balcone, per vedere Francis intento a cantare (o sarebbe meglio dire stonare) quella canzone, sotto lo sguardo divertito dei passanti. Si sentì morire di vergogna per lui, e soprattutto per se stesso. E Irlanda, affacciatasi in quel mentre, non era di grande aiuto.

 

La man tua lieve, che mi respinge,

cerca la stretta della mia man

La tua pupilla esprime: "t'amo"

se il labbro dice: "Non tamerò"

 

-Bravo!- applaudiva la ragazza, sporgendosi dalla finestra accanto.

-Che diavolo stai dicendo, rientra in casa!-

-Ma uffa...-

-Ora!-

-Però ammettilo che sei lusingato!-

-Che cosa? Ma se mi sta facendo fare una figura ignobile con tutto il vicinato. C’è gente rispettabile che mi conosce, qui...-

-Allora perché stai arrossendo?-

-What? Non sto...e comunque...- balbettò l’inglese, prima di ringhiare frustrato. -Francia piantala immediatamente o ti faccio arrestare per disturbo della quiete pubblica!-

-Ma, mon petit¸come può una musica così bella e romantica disturbare?-

-Ma come puoi essere così idiota, you bloody idiot!-

-Nessuno mi arresterà perché sto dimostrando il mio amour...-

-Dillo ai poliziotti dell’ultima volta.- rispose a tono il britannico.

-Non conta! Quella volta l’accusa era “atti osceni”...ingiusta tra l’altro, perché non ero completamente nudo.-

Mentre Irlanda prendeva appunti su questa singolare schermaglia (atti osceni? Francis quasi nudo? E Arthur c’era???), un po’ in disparte Italia e Spagna assistevano alla scena, cercando inutilmente di allontanare i curiosi.

-Andiamo, e digli di si!-

-Taci, tu, degenerate sister!-

Mentre anche la folla, ormai piuttosto fitta, di passanti e musicisti, si esprimeva liberamente a favore di Francis (o contro), dal piano di sopra, una voce arrivò distintamente anche alle orecchie delle Nazioni sul marciapiede.

-Cos’è questo bordello?- tuonò la voce.

-Oh, oh...- mormorò Irlanda, ritirandosi di colpo e serrando le imposte.

-ce qui se passe?-

-Io te l’avevo detto di andartene...a-adesso sono affari tuoi.- disse, preoccupato e quasi dispiaciuto Arthur, prima che dal balcone sovrastante si affacciasse Scozia, decisamente incazzato...

 

* La canzone è Amor ti vieta tratta da Fedora (Umberto Giordano)

 

 

Angolino epico MAGNIFICO

Perché Prussia che rockeggia con la ramazza powa! xD

Ma anche Irlanda è adorabile, con la sua capacità di fraintendere tutto in base all’unico (e giusto) criterio dello yaoi ;D

Ok, questa fic è la cosa più folle che la mia mente abbia mai partorito, ma giuro che mi sto divertendo da morire a scriverla...quindi spero anche voi a leggerla.

Ringrazio Lady White Witch per il supporto tecnico e musicale (le scelte delle canzoni sono tutte farina del suo sacco...), oltre che per la pazienza con cui ascolta e seleziona i miei scleri.

Ringrazio inoltre anche Alice in the box per la recensione.

Come sempre vi invito a lasciare un commento per supportare le folli imprese di Francis perché...questo matrimonio “s’ha da fare”, punto u.u

Saluti

IMmatura

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

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"CAPITOLO 2"

ovvero UNA SECONDA CHANCE PER FRANCIS

I corridoi dell’ospedale erano impregnati dell’odore di disinfettante, mentre il colore delle pareti sembrava di un pallore mortale. Prussia, cercando di conservare l’altero e drammatico contegno che imponeva la circostanza, percorreva uno di questi con passo svelto. La chiamata di Spagna (di cui ricordava solo: Scozia, ospedale ed emergenza) l’avevano sinceramente preoccupato.

-Gilbert!-

L’albino deglutì, vedendo Antonio, dato che aveva un’espressione inquietante: era maledettamente serio. Sentì sopra la sua testa un pigolio terrorizzato di Gilbird e, mentalmente, sperò che la sua magnificenza celasse bene lo stato di shock in cui si trovava.

-Ho bisogno del tuo aiuto.- annunciò lo spagnolo, saltando i convenevoli, ed afferrandolo per un braccio. Parlava col tono cupo e allo stesso tempo sussurrato del cospiratore.

-Fammi capire, Francis è appena stato ricoverato in ospedale e tu mi hai chiamato per questo?-

-Si, lo so che avevo promesso...però...- prese a difendersi- devi aiutarmi ad impedire quest'eresia! La mia “bambina” non può suonare per quell'inglese! Quindi adesso approfittiamo del fatto che Francis è sotto sedativi e ci riprendiamo Consuelo...-

Le aveva anche dato un nome? Gilbert si passò una mano sul volto, cercando di riportare il discorso su dei binari sensati...

-Ma esattamente che gli ha fatto Scozia?-

-Alla chitarra?-

-Ma no, a Francia!- sbraitò.

- Ah, beh...Hai presente la tradizione del lancio del tronco...-

-Mein Gott...non dirmi che l’ha centrato?-

In effetti, nella stanza d’ospedale, riverso su un lettino in stato di dormiveglia c’era Francis con una vistosa tumefazione al lato del viso e un bernoccolo poco più dietro della tempia. Da qui Gilbert dedusse la risposta alla sua domanda. Antonio invece gli mormorò all’orecchio di distrarlo, dato che dovevano agire in fretta, prima del finire dell’effetto del sonnifero.

-Ma la finisci con questa storia?!-

Quel battibecco voleva essere sussurrato, ma risvegliò definitivamente il francese, che puntandosi sui gomiti si tirò su.

 - A-allora, Frankreich, come ti senti?-

-Non molto bene...-

-Ci hai fatto prendere un brutto spavento, lo sai? Credevo di dover assistere al tuo funerale...ho anche annullato i miei magnifici impegni per te...-

Francia era indeciso se ringraziare della preoccupazione o scusarsi di non essere morto, ma optò per la prima opzione. Era certo che innervosirsi in quel momento gli avrebbe procurato un’emicrania atroce. Inoltre Gilbert era fatto così.

-Dove ti ha colpito?-

-Qui.- spiegò Francis, indicando l’occhio nero -E ricadendo il tronco mi ha schiacciato la gamba...ma niente di grave, per me. Per fortuna non è rimasto coinvolto nessun musicista.-

-Già, su un essere umano normale un tronco in testa non ha un bell’effetto.-

-Oui.-

Durante questa ripetitiva ed inutile conversazione, che gridava “DIVERSIVO!” a metri di distanza, quatto quatto Antonio aggirò senza farsi vedere il letto del malato, avvicinandosi al comodino a cui era appoggiata la sua dolce compagna. Pochi altri passi, in punta di piedi e...

-Non pensarci nemmeno, Spagna!- saltò su Francis, voltandosi di scatto e artigliandogli il braccio con una mano. Entrambi sfoggiavano espressioni decisamente agguerrite, il gelo era calato e niente sembrava poter impedire lo scoppio di una nuova guerra. Tanto più che Gilbert aveva deciso di non rischiare ulteriormente la propria magnificenza e, appoggiato al muro, godersi lo spettacolo dall’altro della sua superiorità.

Provvidenzialmente entrò un’infermiera e segnalò che c’era una telefonata per il signor Bonnefoy. Il paziente si ricompose e, regalando un affascinante (si fa per dire, nello stato in cui era...) sorriso alla giovane donna, scattò in piedi e afferrò la cornetta.

-Oui?-

-Sei Francia?-

-Si, chi parla?-

-Abigail Kirkland, Irlanda se preferisci. Credo di avere notizie interessanti per te. Sei ancora dell’idea di diventare mio genero?-

-Assolutamente si.-

-Anche dopo Scozia? Sul serio?- cinguettò nella cornetta la ragazza, interpretando già questo come un evidente e romanticissimo segno d’amore nei confronti del suo cocciuto fratello.

-Si, credo...-

-Beh, in ogni caso sappi che Ian, cioè Scozia, è uscito: credo che abbia discusso di nuovo con Arthur o non so...il punto è che quando capita così di solito non si fa vedere per un paio di giorni, quindi...-

-Considerami già sotto le vostre finestre, mademoiselle!- annunciò Francis, mentre gli amici sgranavano tanto d’occhi. Aveva davvero intenzione di riprovarci?

 

§§§

 

Il the delle cinque era un rito sacro che doveva consumarsi in pace ed armonia, soprattutto dopo tutto lo stress che Arthur aveva accumulato recentemente. Il vassoio d’argento, che ospitava la tazzina e un paio di scones, riposava sul tavolino. Un coniglietto verde con le ali, il suo famiglio, si accostò svolazzando al piattino dei biscotti, annusandoli appena e storcendo il muso. Sorprendentemente Arthur non reagì. Sembrava troppo assorto in altri pensieri per prestare attenzione a quello che, da bambino, aveva ribattezzato come “mint bunny”. In realtà non aveva neppure ancora preso un sorso di the, ragion per cui l’animaletto aveva iniziato a svolazzare attorno al padrone con aria preoccupata. Finalmente, con un sospiro stizzito, si accinse a portare la tazzina alle labbra e...

Son las cinco en la mañana

y yo no he dormido nada

Pensando en tu belleza

en loco voy a parar

que mi insomnio es mi castigo tu amor será mi alivio

y hasta que no seas mía no viviré en paz

Quasi rischiò di strozzarsi, quando sentì nuovamente la voce di Francis venire dalla strada. Non poteva essere vero! Eppure dal balcone vide proprio quella malconcia rana pervertita, gracidare una canzone che non capiva accompagnandosi con una chitarra. Mentre alle sue spalle...Gilbert tratteneva Antonio? Decise che non voleva indagare su quest’ultimo dettaglio.

-Va al diavolo, Francis!- si limitò ad inveire.

-Potresti essere un po’ più gentile con me, Angelterre, dopo quello che ho subito per te.-

-N-nessuno ti ha chiesto niente!- ribatté imbarazzato Arthur. Aveva di nuovo quella sgradevole sensazione al viso. Damn! Stava...arrossendo?

-Ma se hai anche litigato con Ian perch...- tentò di dire Irlanda, sbucata da chissà dove, ritrovandosi la bocca tappata. Inghilterra la ritrascinò dentro, sbattendo le imposte.

-Why?- protestò vivacemente la ragazza, divincolandosi -Perché non vuoi ammettere che ti piace?-

-P-perché dovrei ammettere una cosa che non è vera?-

-Guardati in faccia e prova a dire che non è vero!- esclamò, sbattendogli di fronte uno specchio, su cui era riflesso il suo viso ormai paonazzo. Intanto Francis aveva ripreso a suonare. Dall’interno, sentirono qualcun altro intervenire. Irlanda si precipitò al balcone.

-Tu, razza di pervertito, questa è una casa di persone rispettabili, vattene e lascia in pace mio fratello!-

-Arthie, è sceso giù Galles!- annunciò preoccupata -E se gli fa qualcosa di brutto?-

-Non stiamo parlando di Scozia...- rispose Arthur, che non aveva la minima intenzione di riaffacciarsi e dare al francese segnali fraintendibili.

-Si, ma lo sai come diventa in certi cas...-

-Ragazzi, pensateci voi!-

Gli stava liberando contro i GOBLIN?! Inghilterra non aspettò neppure il resoconto della sorella per precipitarsi giù a rotta di collo.

Quello che vide fu Francis, buttato a terra e pizzicato in ogni dove da creature verdognole, che agitavano la testa schiacciata, facendo scuotere le orecchie penzolanti e ridacchiando stridulamente. La vittima cercava di difendersi...colpendo l’aria attorno a se con la chitarra (mancando ovviamente i bersagli che non poteva vedere!). Arthur protestò immediatamente, ma il fratello sembrava non sentire ragioni. A quel punto l'altro esplose. Ne aveva abbastanza di intromissioni...lo sapeva lui se Francis gli piaceva o no, giusto? O meglio, OVVIAMENTE non gli piaceva, ma il punto era che non spettava a loro dirlo! Era una questione di principio...

-It’s my problem! L’ho già detto a Scozia! Damn it! Al massimo sono io, SOLO IO, che posso picchiarlo, chiaro!- urlò istericamente, senza nemmeno voler sapere che colore avesse ormai la faccia.

Non era esattamente la dichiarazione d’amore che Francis aspettava da tutti quei secoli, ma era già qualcosa.

-Molto gentile da parte tua, mon Angleterre!-

-Zitto tu, con te faccio i conti dopo, bloody idiot!- lo rimproverò, per poi tornare a suo fratello. -Richiama subito quelle dannate bestiacce o giuro che te trasformo in gattini "taaanto cariiiiini"...lo sai che lo faccio!-

Di fronte a tale minaccia, Galles fu costretto a rientrare in casa, richiamandoli con un fischio. Chi avrebbe sentito, poi, le prese in giro di Ian per il resto dell’eternità?

Il problema, adesso, era evitare che Antonio si avventasse sull’amico per finirlo e vendicare la tragica fine della sua “bambina”, ridotta in schegge dall’impeto di attacco delle creature. La magnificenza di Prussia era stata sconfitta da una singola occhiata inceneritrice, mentre il volto dell’altro aveva assunto i tratti inquietanti dei tempi dell’Inquisizione.

-Fraaanciiis...- ringhiò, afferrandolo per il colletto.

-O-oui?- mormorò l’altro, vedendosi passare praticamente tutta l’esistenza davanti (e realizzando che non aveva fatto in tempo non dico a sposarsi, ma neppure a limonare almeno un po’ con Inghilterra...) -A-ascolta...cerchiamo di parlarne da p-persone civili...-

L’espressione dell’iberico si rasserenò un pochino, poi reclinò la testa e cadde improvvisamente come colpito da uno svenimento. Arthur si fregò le mani soddisfatto, a quanto pare quell’incantesimo del sonno gli riusciva ancora bene.

-A-angleterre? Cosa...-

-Si sveglierà tra un’oretta al massimo...lo fregavo così tutte le volte, ai bei tempi.- sibilò compiaciuto l’inglese. Adesso sicuramente sarebbe stato più chiaro a chi spettava battersi con Francia. Era una questione di principio, ovviamente...solo una questione di principio...

 


Angolino epico

Spagna con la faccia seria fa paura...tanta paura! O.o

(Un po’ come Feliciano con gli occhi aperti, per capirci...)

In ogni caso Francis, oltre che a rimediare nuove legnate è riuscito a far esporre Inghilterra (più o meno...), quindi direi che possiamo andare a festeggiare tutti insieme ad Irlanda come neanche a San Patrizio! Invitata speciale: Lady White Witch che ha letteralmente SALVATO questo capitolo alla deriva...Grazie di esistere! (Perdonami per non aver usato i leprecauni, ma facendo un po’ di ricerche non mi sembravano creature abbastanza “minacciose” da far precipitare giù Inghilterra...)

Ed ora un minuto di silenzio per la tragica fine di Consuelo :(

Saluti

IMmatura

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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"CAPITOLO 3"

ovvero UNA PICCOLA TRAPPOLA...E GRANDI GUAI IN ARRIVO

 

-Ouch!-

-E sta fermo, damn it!- sbuffò Inghilterra, costretto all’imbarazzante ruolo della crocerossina. Impensabile l’idea di rimandare di nuovo il francese all’ospedale: innanzi tutto non ci sarebbe stato modo di spiegare quell’abbondante serie di morsi e graffi, inoltre le ferite inferte dai goblin richiedevano un medicamento particolare per non rivelarsi pericolose (anche per una Nazione.) Certo, la crema in questione era leggermente urticante, ma non era certo colpa sua.

-Angleterre potresti almeno spiegarmi cosa mi ha morso, esattamente?-

-No.- si limitò a rispondere, continuando a testa bassa la sua opera. Doveva solo stringere l’ultima fasciatura e poi avrebbe potuto cacciarlo con la coscienza a posto da casa sua. Coraggio, ancora un po’...

-Hai delle bellissime mani, lo sai, mon petit? Sono molto delicate...quasi femminili. Un vero peccato che tu non te ne prenda cura a sufficienza...-

-M-ma che diavolo dici?!- protestò Arthur ritraendo immediatamente gli arti incriminati e chiedendosi se tra i sintomi dei morsi dei goblin ci fosse anche il farneticare. Poi si ricordò che aveva a che fare con Francis.

-Serve altra pomat...accidenti, ho interrotto qualcosa?- disse Irlanda, entrando e vedendo suo fratello completamente paonazzo

-Cosa accidenti avresti potuto interrompere secondo te?-

-Beh, per esempio...- esordì la ragazza con gli occhi sfavillanti della yaoista che perora la causa della sua OTP.

-E-era una domanda retorica!- la zittì il fratello, spaventato da quell’espressione perversa.

-Comunque dovresti almeno ammettere che Francis è stato molto galante: non ti ha neppure fatto pesare l’aver rischiato la vita due volte...-

-N-nessuno gli ha chiesto di farlo.-

Francia tentò d’intervenire, asserendo che gliel’aveva ordinato il cuore, ma venne zittito da un’occhiata furba di Irlanda. Capì che la sua alleata aveva in mente qualcosa, e la lasciò continuare.

-Penso che dovremmo almeno scusarci in qualche modo. Accetteresti un invito a cena da parte mia e di mio fratello, domani sera?-

-Oui. Con piacere.-

-Cosa?! COSA?! N-non prendere iniziative strane, Abigail...you...-

-Allora siamo d’accordo per domani. Davvero spero che potremo farci perdonare per questa accoglienza un po’ turbolenta, Francis. Ti assicuro che da adesso saremo tutti più gentili, anche il nostro cocciuto Arthie.-

-Col cavolo...- bofonchiò il diretto interessato, impotente, mentre la sorella riaccompagnava il francese alla porta, sussurrandogli nell’orecchio: -Ah, scegli tu il posto e prenota per due...è “probabile” che io possa avere un “improvviso malore” e non venga...-

Francis le fece l’occhiolino uscendo.

Adesso però aveva un altro problema: occuparsi di Antonio che a breve sarebbe rinvenuto, più furioso di prima dato che era stato messo al tappeto (di nuovo) dall’inglese. Si, decisamente sarebbe stata una carneficina. Gilbert sembrava aspettare qualcuno, ed affermò che non c’era da preoccuparsi. Gilbird per sicurezza, avvantaggiato dal suo avere le ali, aveva abbandonato il suo “nido”, meglio conosciuto come la testa di Prussia, per appollaiarsi su un albero. Su un ramo alto...molto alto. Mica scemo, lui.

-Francia...- Spagna era tornato cosciente...e sembrava determinato a battere il record russo di aura minacciosa. -Il tuo futuro marito non mi ha colpito con un miserabile trucchetto per impedirmi di vendicare Consuelo, vero?-

-N-non lo so...perchè non lo chiedi a lui?-

-Tuo il fidanzato...vostro il problema.- sentenziò lo spagnolo, agguantando entrambi i suoi presunti amici e osservandoli con occhi rabbiosi e iniettati di sangue.

-Un momento, io che c’entro?- protestò Prussia, guardandosi velocemente intorno. Aveva avuto da subito la sensazione che Spagna potesse degenerare e aveva fatto un giro di telefonate già prima della seconda sortita a casa di Arthur. Adesso bisognava solo sperare che i rinforzi arrivassero in tempo...

Una testata colpì Antonio in pieno stomaco. Neppure il tempo di rendersi conto della situazione, che un’altra gli centrò il mento. Erano arrivati i soccorsi, sotto forma di italiano scazzato. Il quale, ovviamente, prima avrebbe tirato testate e poi (forse), fatto domande.

-Ma l’hai chiamato tu?-

-Io ho chiamato West, perché sapevo che Italien sarebbe ripassato da casa nostra al ritorno, e gli ho chiesto se ci mandava il suo “gentile fratellino” per gestire Spagna...sul serio, stava diventando inquietante con quella storia della chitarra!-

Francis annuì approvando l’idea del compare, mentre Lovino Vargas era impegnato a ricoprire Antonio di insulti irripetibili, lamentandosi di averlo cercato “per una fottutissima ora in quel postaccio di merda”. Sorprendentemente, cotante dolci esternazioni non sembravano far infuriare oltre lo spagnolo, anzi: sorrideva di nuovo, adesso, divertito e felice per la presenza del suo Romanito.

§§§

E così in un pub, tra un rasserenato Spagna, intento a spiegare un po’ tutta la faccenda a Romano, e Gilbert che tracannava una meritata birra, Francis tirò le somme della sua “missione”. Aveva ottenuto un appuntamento! Oramai era fatta, Arthur era già suo, praticamente...era il momento di occuparsi delle cose serie. Doveva ancora prenotare il vestito, comprare gli anelli, far distribuire gli inviti...

-Scusa, ma se lui nemmeno sa che starete da soli, non starai correndo un po’ tropp...-

Purtroppo il francese si era già precipitato al telefono a gettoni del locale. Doveva assolutamente farsi aiutare da qualcuno di responsabile e, comunque, discreto.

Un telefono squillò dall’altra parte dell’oceano. Matthew rispose, salvo vedersi subito strappare la cornetta di mano da Alfred.

-Hello?-

­-Oh, Amerique...che piacere sentirti.- mentì Francia. -Per cortesia, potrei parlare con tuo fratello, per favore.-

-‘Key...bro, è per te!-

-Ma non mi dire, siamo a casa mia...- mormorò Canada, riprendendo il ricevitore in mano e pentendosene un attimo dopo. Francis sembrava decisamente esagitato e si mise a fargli un elenco di cose per cui aveva bisogno di una mano.

-Scusami, puoi aspettare solo un secondo?- disse, prendendo carta e penna per prendere appunti. Ebbe la malaugurata idea, però, di intitolare la lista “Cose per il matrimonio”.

-What? Marriage? Chi si sposa?- chiese America, sbirciando i fogli.

-Stttt...-

-Eddai, bro! Voglio saperlo!-

-Magari è una conversazione privata, tu che dici?- chiese Matthew, prima di ricordare che la privacy suo fratello non sapeva neppure dove stesse di casa. L’intimidazione verbale, soprattutto fatta a bassa voce, non poteva certo fermarlo, infatti si era riappropriato della cornetta giusto in tempo per sentire Francis fantasticare su come (ri)fare la proposta ad Arthur.

Canada lo vide sbiancare. Qualcosa gli diceva che non aveva preso la notizia nel migliore dei modi...

Francia intanto si era reso conto che qualcosa non andava. Più che altro perché qualcuno gli aveva riattaccato il telefono in faccia, e quel qualcuno non poteva essere la sua educatissima ex-colonia. Certo, America avrebbe dovuto comunque saperlo, prima o poi, ma chissà perché una vocina stranamente razionale nella sua testa gli diceva che sarebbe stato MOLTO meglio poi. Aveva, improvvisamente, un bruttissimo presentimento...

 


 

Angolino epico

Irlanda sei il male...lo hai incastrato per bene Iggy! xD

Comunque buon per me che così ho molto di più da scrivere nella mia fic.

Ovviamente non potevo resistere ancora senza aggregare alla bizzarra compagnia il mio amato Romano (anche se credo che lo lascerò ad Antonio, per stavolta...), che sicuramente aggiungerà un po’ di pepe alla storia, così come America...

Qualcuno ha appena scoperto il karma, o sbaglio? :D

Chiedo perdono per l’aggiornamento così tardivo, ma sono stata presa da un sacco di cose, tra cui un fastidiossissimo blocco della fanwriter. Per fortuna adesso sembra andare meglio...anche se ammetto di non essere soddisfatta al 100% di questo capitolo.

Saluti

IMmatura

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Capitolo 5
*** L'attesissimo 4 CAPITOLO ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

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"CAPITOLO 4"

ovvero IN AMORE E IN GUERRA...

 

America, di fronte a quel portone, e sotto lo sguardo a dir poco diffidente di due guardie, si trovava ad affrontare il più profondo travaglio interiore della propria vita. Voleva bene ad Inghilterra, era il suo ex-fratellone, che proprio non poteva abbandonare tra le mani di quel pervertito francese perché...perchè...perchè no! Era suo dovere di eroe “salvarlo”, giusto?

Sforzandosi di aggirare il vero motivo dei suoi propositi, ovvero un ingombrante sentimento chiamato gelosia, il cervello dell’americano si era invischiato in molti più pensieri del solito, andando incontro ad un altro problema: lui era, appunto, l’eroe, quindi non poteva fare il ruolo dello sfascia famiglie, non poteva mettersi contro un innamorato e ostacolarlo. Quello era lavoro per i cattivi!

L’unico modo per sfuggire a quella situazione di empasse era rivolgersi a...LUI.

Finalmente le porte si aprirono e, fermo nelle sue dubbie convinzioni, Alfred si avvio lungo il corridoio. Provava comunque del profondo disagio a dover ricorrere ad un individuo del genere. Ed anche un po’ di timore, visto che per la fretta aveva dimenticato di presentarsi armato, come avrebbe suggerito il “buonsenso” americano. Stava entrando del covo del nemico, nell’inquietante mondo del Joker, insomma stava andando da...

-Buongiorno Amerika...a cosa devo il “piacere” di questa visita?- chiese Russia, avvisato per tempo dai servizi segreti di quella bizzarra improvvisata suicida. Il suo sorriso era quasi sincero, al pensiero di quanto avrebbe fatto soffrire l’americano di li a poco. L’espressione che aveva già adesso, un po’ stizzita e sofferente, era già così piacevole da guardare...

-Allora?-

-Mi...mi serve...-

America si bloccò. No, non ci riusciva. Era troppo umiliante. Non ci sarebbe riuscito neanche per Arthur, lo sapeva. Aveva fatto un viaggio a vuoto. Considerò l’ipotesi di andarsene in fretta e spacciare tutto ciò per una manovra di pressione psicologica. Il rumore della serratura che scattava dall’esterno dell’ufficio di Ivan lo dissuase.

-Mi serve il tuo aiuto.- sputò alla fine, distogliendo lo sguardo -Per una questione della massima importanza.-

-Se devi chiedermi altri preservativi, sappi che la XS l’ho finita.- precisò Ivan, divertito dalla piega inaspettata della situazione. Alfred si stava volontariamente mettendo nella posizione ideale per essere umiliato. Ne avrebbe approfittato un po’ prima di arrivare al suo scopo...

-A-a parte che non è stata una mia idea, e comunque dipende dai punti di vista!- protestò Alfred, ferito nella sua virilità. Quello stupido tentativo di demoralizzare Russia gli si sarebbe ritorto contro a vita o cosa?

-In ogni caso...mi serve qualcuno che si diverta a minacciare la gente.-

-Oh, ma allora potevi dirlo subito!- disse quasi con dolcezza Ivan, avvicinandosi ad un mobiletto di legno scuro, su cui era posata una bottiglia. -Vodka?-

-N-no grazie. Ma non vuoi neanche sapere chi, esattamente?-

-Adesso iniziamo a parlare di affari...- sibilò il russo, rinnovando la sua offerta con aria più minacciosa. Ivan non trattava nessuna questione prima di un bicchierino di vodka, e non aveva voglia di mandare in fumo un’occasione così ghiotta per colpa dei capricci dell’americano. Avvicinando ancora di più il suo volto a quello dell’altro ed iniziando ad emettere il suo tipico verso di disappunto e minaccia, riuscì a far capire a quella testa dura di Alfred che a casa sua si dovevano rispettare le sue regole.

-Bevilo.-

-Stai cercando di farmi ubriacare per estorcermi informazioni!- esclamò Alfred, scattando all’indietro e sotto shock per la geniale intuizione appena avuta.

-Esattamente. O ti sbrigherai a spiegarmi che ti serve, ed entrambi risparmieremo tempo, o ti ubriacherai prima ed io ti avrò alla mia completa mercè...ci stai?-

La sfida venne, inutile dirlo, accettata più o meno spontaneamente, ed al quarto bicchierino America e Russia, per la prima volta nella storia, trovarono un accordo. Al sesto, Ivan aveva iniziato ad elaborare un piano, ed Alfred si era abbioccato sulla poltroncina da ufficio, borbottando di tanto in tanto nel sonno qualcosa a proposito di Inghilterra.

-Interessante...- mormorò a se stesso il russo, sforzandosi di contenere il suo istinto omicida. Aveva come l’impressione che perdendo quell’occasione ne avrebbe guadagnate moooolte di più per rendergli la vita difficile. In fondo che gusto ci sarebbe stato a sbarazzarsene così in fretta...la sua proposta era strana, ma sembrava insolitamente divertente.

§§§

-Potresti almeno cercare di sorridere, mon petit lapin.- disse Francis versando un po’ di vino nel bicchiere dell’altro. Inghilterra lo guardò storto. Era intenzionato a non toccare una goccia d’alcool in presenza di quel pervertito che ne avrebbe approfittato alla prima occasione. Non importava che Irlanda lo avesse letteralmente incastrato in quella situazione, con la sua altalenante e poco credibile emicrania. Lui non avrebbe corso nessun rischio, anche perché Galles gli aveva fatto una bella ramanzina prima di uscire. Gli aveva ricordato soprattutto l’importanza della propria purezza, ed Arthur non era disposto a perderla per quell’idiota, vinofilo, farfallone...perchè quest’ultima cosa la pensava con una punta di astio in più?

-Sorridere dopo che sono stato biecamente ingannato e messo in trappola, bloody hell!-

-Se fossi più gentile nei miei confronti non sarei costretto ad usare metodi poco ortodossi mon chere.- rispose calmo e mellifluo Francis, senza smettere di fissarlo. Trovava adorabile il modo in cui Inghilterra arrossiva, nel tentativo di non perdere quello scontro di sguardi. Non avesse aggrottato così tanto quelle mostruose sopracciglia sarebbe stato perfetto. Ma era un dettaglio trascurabile. Francia rivolse un sorriso all’altro, sistemandosi i capelli con un gesto che doveva risultare affascinante.

-E piantala di pavoneggiarti, git!-

-Non è un reato mostrare la propria bellezza...a proposito, Angleterre, a cosa devo questa tenuta insolitamente decente.-

-D-decente?! Stai dicendo che di solito mi vesto male?-

-Non. - si affrettò a rimediare il francese -Dico solo che questa mise ti dona particolarmente...-

Inghilterra sbuffò, rifiutandosi di rispondere. Non avrebbe mai ammesso che i vestiti erano stati scelti non da lui, ma dalla sorella Abigail. Francis rimase leggermente deluso, constatando che l’inglese non si era reso conto di quanto quell’abbigliamento, elegante ma non antiquato come al solito, lo valorizzasse. Un vero peccato...avrebbe dovuto insegnargli ad apprezzarsi di più, quando sarebbero stati sposati.

-A proposito della mia proposta...-

-Ti ho già risposto, e non cambierò idea solo perché mi hai trascinato in questo postaccio...- in quel momento dal soffitto del ristorante caddero dei calcinacci. -...che a quanto pare cade anche a pezzi.-

Nessuno dei due poteva sapere che la cagione di siffatti fenomeni era una presenza inquieta nei condotti di areazione.

-Smettila di agitarti.-

-Lo sapevo che passare da qui era una pessima idea.- piagnucolava America. -Mi viene l’ansia, è troppo stretto!-

-Ti ricordo che tecnicamente è stata una TUA idea, quella del condotto. Io avevo suggerito la porta sul retro...- sospirò Ivan, ringraziando mentalmente se stesso per non aver lasciato che il “coraggiosissimo” americano (a quanto pareva, anche claustrofobico) andasse avanti per primo, fermandosi ogni due secondi.

-E...e poi avere te che mi fissi non è di aiuto. Sei inquietante.-

-Grazie del complimento, ma non mi pare il momento opportuno.- rispose, continuando ad indietreggiare vino ad avere sotto le sue mani il bocchettone che dava sulla sala. -Ci siamo. Adesso dobbiamo solo svitarlo delicatament...-

America, che ovviamente non stava ascoltandolo, decise di accelerare i tempi con un pugno. La grata cadde a pochi millimetri da Francis, che per fortuna non alzò la testa.

-Sacreblue...-

-Molto furtivo, complimenti...- sibilò a denti stretti Ivan, infastidito anche dal fatto di sover sbirciare con la testa prossima a quella di Alfred. La voglia di strozzarlo aumentava di secondo in secondo.

Sotto di loro Arthur si era leggermente allarmato e, in un istante di debolezza, aveva addirittura chiesto a Francia se stesse bene. Per poi rimangiarsi tutto con un “peccato, speravo fosse la volta buona...”. Il colore del suo volto, e il tremolio nervoso della sua voce, lo rendevano però poco credibile.

-Ecco, lo sapevo! Adesso quel ruffiano ne approfitterà: “ho rischiato la vita, baciami.”- borbottò Alfred, imitando molto male la voce del rivale.

-Potete fare silenzio, sto cercando di registrare.-

Entrambe le superpotenze, spiazzate, notarono allora due presenze saldamente ancorate al soffitto con delle ventose.

-Ungheria?-

-Japan?-

-Sssst! Ci fate scoprire!- sibilò Elizaveta, con in mani quella che sembrava essere una videocamera. -E poi sto cercando di registrare anche il sonoro...-

Imbarazzatissimo, Kiku, cercò di dire che “poteva spiegare...”, ma venne zittito di nuovo dalla ragazza ungherese. La quale però non si astenne dal commentare a mezza bocca: -Il condotto dell’aria...dilettanti.-

-Ehi! Smettetela di approvare questa...roba!- protestò Alfred, vedendo gli altri sussultare di fronte al gesto affettuoso di Francis, di inclinare la testa osservando l’inglese.

-Non mi abbasso ad una shipping war con un novellino...- si limitò a rispondere Ungheria.

-Tra l’altro, come diamine avete fatto a sapere dove sarebbero andati, voi? Io ho dovuto scomodare l’FBI...-

-Ci ha gentilmente avvisati Irlanda-sama.- spiegò Giappone, per poi ricominciare a scattare, zoomando il più possibile sui visi pericolosamente vicini di Francia e Inghilterra.

Mentre i due shipper più accaniti si preparavano ad immortalare l’evento, ripromettendosi l’una di richiedere, l’altro di realizzare, un opportuno doujinshi a riguardo, Ivan si chiese se non fosse stato anche lui ubriaco, quando aveva accettato di farsi coinvolgere in questa faccenda da pazzi.

 

 

 

 

Angolo del disimpegno (presso il Mind Palace di IMma)

Alla fine ce l’ho fatta ad aggiornare questa fic. Fiu! *si asciuga la fronte* che fatica. In ogni caso sono davvero soddisfatta (miracolo!!!) di questo capitolo, e voi?

La storia del più unico che raro accordo con Russia è storicamente vera, ma è stata PARECCHIO romanzato dalla sottoscritta.

America: AVEVI PROMESSO DI NON DIRLO!

Inghilterra: E tu veramente le hai creduto? -.-“

America: Non può averlo raccontato davvero! T.T

Inghilterra: Di che diavolo ti lamenti...tu almeno non hai rischiato di baciare una rana!

La serata non è ancora finita, Inghilterra...*sguardo malizioso*e comunque...fuori dalla mia stanza privata, voi due! *sospira* primedonne...

Tornando a noi: la scena al ristorante è frutto di un totale delirio in compagnia della collega Lady White Witch che ringrazio per il costante e paziente sostegno (oltre che per gli scleri xD). Non so come farei senza di te.

Ringrazio tutti coloro che hanno preferito, seguito, ricordato questa fic, oltre che tutti i lettori.

Saluti

IMmatura

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