Scars

di Nana_Hale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Between Scissors and Hats ***
Capitolo 2: *** What You Want ***
Capitolo 3: *** A Useful Gift ***
Capitolo 4: *** That's Why You Like Me ***
Capitolo 5: *** Something To Remember ***



Capitolo 1
*** Between Scissors and Hats ***


Between Scissors and Hats
 
"Portatelo via."
Con un gesto rapido della mano, Cora fece cenno alle guardie di portare Capitan Hook verso il palazzo; loro prontamente lo afferrarono per le spalle tenendolo fermo e trascinandolo via con loro.
"Dove lo lasciamo, vostra maestà? Nelle prigioni?"
"Oh, no, no! Io e il capitano abbiamo raggiunto un... accordo. Deve essere trattato bene..."
Cora si fermò a riflettere per qualche secondo fino a quando i suoi occhi non caddero sul suo ciambellano, in piedi a capo chino accanto al suo trono; reggeva fra le mani il suo cappello rosso e ogni tanto ci giocherellava stropicciandolo leggermente.
"Portatelo dal Cappellaio. E ditegli che se ne occupi lui. Per ordine della regina."
I soldati salutarono rispettosamente col capo e continuarono a trascinare via Hook noncuranti delle sue lamentele.
"Hey! Un momento! Cosa diavolo...? Laciatemi! Maledetti, lasciatemi!"
Sbraitò contro le guardie per tutta la durata del tragitto, passando da insulti casuali a battutine sconce per tentare di smuoverli e distrarli abbastanza da riuscire almeno a tentare di fuggire. Ma ogni tentativo finiva per essere completamente vano; erano guardie addestrate e per nulla stupide.
Dopo pochi minuti arrivarono davanti ad una porta così stretta da sembrare una bara, ma molto più alta dei normali usci che Hook era abituato a vedere. Sembrava quasi che qualcuno avesse schiacciato la porta dai lati e questa si fosse allungata, deformandosi verso il soffitto.
La stanza all'interno doveva essere un buco così stretto da non poterci nemmeno respirare in 2, pensò il pirata sbuffando sonoramente ma, quando la guardia aprì la porta, immediatamente si dovette ricredere.
Un gigantesco salone comparve davanti ai suoi occhi, illuminato da un lampadario pieno di cristalli bianchi e rossi a forma di cuori che creavano una luce eclettica e inquietante.
Tutt'intorno, su ogni scaffale, tavolo o sedia vi erano una quantità spopositata di stoffe, tessuti e cappelli già fatti e finiti; cappelli di ogni tipo, forma e colore. Bellissimi in ogni minimo dettaglio.
"Che cosa volete?"
Una voce irritata e già spazientita si fece sentire da dietro una montagna di stoffe alta almeno 2 metri.
"Ci manda la regi-"
"Lo so che vi manda lei. Non sapete nemmeno andare in bagno se non ve lo dice lei."
Il modo in cui quella voce pronunciava la parola 'lei' era così pieno di disgusto e rabbia che anche senza vedere il viso di chi stava parlando, Hook capì che, come lui, quell'uomo non era per nulla felice di trovarsi in quel luogo.
"Dovete occuparvi di questo forestiero."
Una strana risatina, vagamente isterica precedette la risposta della voce misteriosa.
"Non eseguirò gli ordini di quel demonio in rosso un'altra volta. Non obbedirò come un cagnolino."
"E invece lo farai, Jefferson."
Alle spalle dei soldati, come materializzatasi dal nulla, Cora comparve all'interno della sala; doveva essere per forza entrata con la magia, o il suo vestito non sarebbe mai passato da quella minuscola porta, notò Hook.
"Datemi un motivo."
L'uomo nascosto dietro alle stoffe non mostrò il suo viso nemmeno alla presenza della regina.
"Lo farai, per la tua Grace."
Cora pronunciò quel nome gustandoselo come fosse una dolce caramella; conosceva il potere che quell'affermazione le dava, e se lo stava godendo fino all'ultimo.
Dopo un lungo silenzio, finalmente, da dietro la piramide di tessuti fece capolino una sagoma che pian piano prese forma sotto la luce bicolore del lampadario.
Un uomo che doveva essere molto più bello di quanto non sembrasse in quel momento, si palesò davanti a tutti i presenti; portava dei vecchi stivali scuri e dei pantaloni di pelle sgualciti, anch'essi scuri. Una camicia rossa con piccoli ricami arancioni, tutta stopicciata, gli copriva il busto; sopra, un gilet che un tempo doveva essere stato marrone, ma ora era solo sbiadito e tendente al beige, e un foulard tutto sfilacciato legato abilmente al collo.
I suoi capelli lunghi e spettinati lasciavano intravedere, da sotto i ciuffi che ricadevano sul viso, un paio di occhi azzurri e taglienti come il ghiaccio, pieni di una tristezza che a Hook parve di riconoscere. La tristezza legata alla perdita di qualcosa, qualcuno di prezioso.
"Avete vinto, maestà."
Vomitò l'appellativo con ripugnanza, poi fece uno sgaziato e ridicolo inchino e voltò di nuovo le spalle ai presenti.
"Ancora un attimo, Jefferson."
Nessuno vide Cora agitare con grazia la mano, ma tutti capirono subito, vedendo il Cappellaio bloccarsi in modo insolito sul posto, che ella aveva appena usato la magia per fermarlo.
Con degli scatti innaturali dettati dal controllo che la regina aveva sul suo corpo, Jefferson si voltò tornando a rivolgere il viso verso di lei.
"Non sta bene accogliere un visitatore in questo modo. Vediamo di darti una ripulita prima."
Una nube di fumo viola avvolse completamente il corpo del Cappellaio su ordine di un movimento della mano di Cora e quando, dopo pochi secondi, si diradò, Hook non riuscì a credere ai suoi occhi.
Quel poveretto vestito con vecchi abiti malconci, e per niente curato, era svanito insieme alla nuvola e al suo posto era comparso un uomo che avrebbe mozzato il fiato a qualsiasi creatuta, di qualsiasi universo conosciuto.
Gli stivali e i pantaloni di pelle nera erano ora lucidi e nuovi; un gilet di cuoio marrone finemente lavorato copriva una camicia rosso porpora in tinta con l'elegante foulard ricamato che gli faciava il collo e, a completare il tutto, un lungo cappotto di pelle nera gli copriva le spalle fino a toccare terra, raffinato e di un gusto impeccabile, che fece quasi vergognare Hook del sua vecchia giacca rovinata dal sale marino.
L'uomo si guardò i nuovi abiti per un istante poi si toccò i capelli, adesso molto più corti sul retro, con la mano decorata da un signorile anello d'argento; poi sollevò il viso e puntò il suo sguardo glaciale contro quello della regina; una linea di eyeliner nero era comparsa intorno ai suoi occhi, che ora parevano molto meno meno sofferenti e decisamente più infuriati.
"Ora va molto meglio."
Disse Cora in tono soddisfatto, poi si voltò facendo cenno alle guardie di seguirla.
"Occupati di lui, Jefferson. E trattalo bene."
Di nuovo, una nube viola avvolse tutti i presenti, tranne Hook, e li fece scomparire mentre la porta della stanza si chiudeva con un torfo sordo che rimbombò per un momento nella sala.
Il pirata fece un sonoro fischio e sollevò le sopracciglia pensando al bel casino in cui era capitato, poi si voltò per rivolgersi al suo ospite, ma tutto ciò che vide fu un lembo del cappotto nero che spariva di nuovo dietro la montagna di stoffe.
"Bell'ambientino."
Bisbigliò fra sè e sè incamminandosi dietro al Cappellaio.
Non appena voltò l'angolo, si accorse che c'era un altro ampio pezzo di stanza oltre quel mare di tessuti, una specie di corridoio lungo almeno 5 metri; c'era un tavolo da lavoro lungo un paio di metri, e completamente ricoperto di attrezzi di sartoria, al quale Jefferson stava seduto, dandogli le spalle.
Hook non aveva nessuna voglia di starsene buono buono e non parlare, tanto più che quello strano uomo lo incuriosiva molto e voleva riuscire a scoprire qualcosa su di lui.
"Beh... simpatica la padrona di casa."
Silenzio.
Nessuna risposta.
Il pirata fece un paio di passi verso il tavolo, guardandosi intorno e toccacciando qualche oggetto qua e là tra tessuti e cappelli poggiati un po' ovunque.
"Sembra che dovremo essere coinquilini per un po'"
Niente.
Silenzio.
Continuò a sfiorare qualche stoffa finchè i suoi occhi si posarono su un peluches a forma di coniglio, tutto bianco, appoggiato su un tavolino di legno decorato, contro il muro della stanza.
Si avvicinò e lo prese per un orecchio sollevandolo; era di pregevole fattura, cucito perfettamente e fatto di materiali visibilmente ottimi. Lo fissò per qualche istante, poi spostò lo sguardo sulla schiena del Cappellaio.
"Chi è Grace?"
"Ahi..."

Jefferson lasciò cadere di scatto il mezzo cappello che stava cucendo; si era punto con l'ago e una piccola goccia di sangue stava uscendo dal suo dito indice. Non era un problema, gli faceva molto più male sentir pronunciare quel nome che non un segnetto che si sarebbe cicatrizzato subito. 
Mise il polpastrello contro le labbra e lo pulì rapidamente con la lingua poi, riprese il cappello da terra e continuò il suo lavoro.
"Non sono affari tuoi."
"Oh, e dai! Non è che io sono felice di stare chiuso qui dentro! Mi ci ha messo lei! Non puoi almeno aiutarmi a rendere questa costrizione un pochino meno noiosa?"
Nulla.
Non aveva funzionato nemmeno questa, ma Hook non aveva intenzione di mollare la presa.
"Ok, va bene. Non vuoi parlare, ho capito. Ma almeno fai qualcosa! Che ne so... tirami addosso delle forbici e io le schivo!"
Ancora silenzio.
Ma questa volta un lievissimo accenno di sorriso era apparso sull'angolo della bocca del Cappellaio senza che nemmeno lui se ne accorgesse. Sospirò e poggiò il suo lavoro sul tavolo, alzandosi dalla sedia con calma. Grace non avrebbe voluto vederlo così scontroso e antipatico verso qualcuno che non se lo meritava.
Si voltò e con passo lento si diresse verso il pirata tendendogli la mano.
Camminava come un felino, con quel lungo cappotto che svolazzava ai lati delle sue gambe con una leggiadria innaturale per la sua evidente pesantezza.
Quando Hook se lo ritrovò davanti, a meno di un metro, si accorse per la prima volta di quanto fosse alto; da lontano sembrava molto più minuto e piccolo, invece era ben piazzato ma comunque longilineo e agile.
"Jefferson."
Disse offrendogli la mano, ed egli la prese immediatamente con gentilezza.
"L'avevo intuito. Killian."
Rispose concedendosi un sorriso per essere riuscito a ottenere il risultato che voleva.
Il Cappellaio rimase vagamente sconcertato da quel sorrisetto così affascinante e smaliziato e notò, solo in quel momento, che sotto l'eyelier sbavato si nascondevano due profondi occhi chiari, che sembravano nascondere molto più di ciò che l'apparenza dava a vedere. E allora, anche Jefferson si ritrovò improvvisamente incuriosito da quel pirata apparso nella sua prigione.
"Dietro quella porta ti puoi ripulire e sistemare. Ci porteanno la cena tra poco e poi ti dirò dove puoi dormire."
Con dei rapidi cenni del capo, il Cappellaio indicò a Killian l'ingresso a cui accennava e il tavolo su cui avrebbero cenato ed egli annuì lasciando senza accorgersene la mano dell'altro come in una carezza.
Jefferson rispose educatamente al cenno e poi si girò, tornando nuovamente al suo tavolo. Hook fece lo stesso; si voltò e arrivò alla porta, dalle normali dimensioni questa volta, che gli era stata indicata.
Un secondo prima che la sua mano si posasse sulla maniglia, una voce lo fece voltare.
"Killian?"
"...Si?"

Con lo stesso suono di un proiettile, qualcosa di molto più grosso e affilato si piantò nel legno a meno di 5 centimetri dalla sua faccia. Ci mise qualche secondo sprendersi dallo shock e a focalizzare l'attenzione sull'oggetto e a capire cosa fosse.
Una forbice.
Saettò con lo sguardo alla ricerda del Cappellaio e lo vide, dalla parte opposta del corridoio; un sorrisetto maligno e divertito gli segnava le labbra e, nella sua mano, un'altra forbice presa per la punta, pronta al lancio.
Hook sorrise schioccandosi la lingua sul palato.
"Oh, si... tu mi piaci, Jefferson..."
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Ciao a tutti!!!
Eccomi di nuovo con questa fanfiction dedicata ad una coppia molto particolare. Avrei tanto voluto vedere questi due personaggi interagire nello show e per questo ho deciso di farli incontrare io! Ovviamente in perfetto stile fangirl ;) 
Spero vi piaccia!
Al prossimo capitolo!
Bacio
-Nana

 

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Capitolo 2
*** What You Want ***


What You Want
 
Trascorsero alcuni giorni e nella stanza dei cappelli le cose sembravano essere migliorate fra i due improbabili coniquilini. Jefferson aveva perfino rifoderato e tirato a nuovo il cappotto di Hook. Si parlavano di banalità e, ogni tanto, riuscivano anche a strapparsi delle risate, dimenticandosi perfino di essere tenuti prigionieri.
Uno di questi momenti fu proprio la cena che stavano facendo la sera in cui accadde l'imprevedibile.
"...e mi ha letteralmente tagliato via la testa dal corpo."
"...cosa?"
Jeffeson afferrò il foulard che aveva al collo e lo tirò verso il basso, scoprendo la lunga cicatrice orizzontale che gli segnava tutto il collo.
"WO! E come... cioè come sei... te la sei ricucita?!"
Chiese Hook sconvolto mentre si sporgeva dal tavolo verso il Cappellaio per vedere meglio la ferita
"Beh... più o meno."
"Incredibile..."

Si riappoggiò allo schienale della sua sedia continuando a guardare il collo scoperto del suo interlocutore.
"Questo è il Paese delle Meraviglie. Qui può succedere qualsiasi cosa."
Jefferson si ricoprì la cicatrice e solo in quel momento Killian spostò lo sguardo sui suoi occhi.
"Qualsiasi cosa?"
Senza renersene conto, sollevò un sopracciglio per una frazione di secondo e il Cappellaio lo notò immediatamente.
"Qualsiasi cosa."
Rispose senza pensarci, solo seguendo l'istinto e per un lungo momento di silenzio, i due uomini si guardarono sentendo qualcosa di molto simile ad un incendio crescere in mezzo a loro.
"AAAAAAH!"
Un urlo straziante, fortissimo e violento li fece sobbalzare; proveniva dall'altra parte del castello ma era stato abbastanza brutale da essere sentitò fin lì.
Jefferson scattò in piedi, subito seguito da Hook che lo fissò in attesa di una qualche spiegazione, che però non arrivò.
Il Cappellaio si allontanò dal tavolo, non prendendo nemmeno il cappotto appeso alla sedia, e si diresse verso il suo tavolo di lavoro; si sedette e senza dir nulla afferrò un altro cappello fatto per metà e si mise a tagliare.
Killian, rimasto per un attimo attonito, lo inseguì abbandonando anch'egli il suo giaccone a tavola, e si piazzò alle sue spalle.
"Cos'erano quelle grida."
Il respiro di Jefferson era visibilmente appesantito e il nervoso glielo si leggeva perfino nelle mani, sempre così attente e caute quando lavorava.
"Jefferson. Rispondimi."
"Era qualcuno che non le serviva più."

Subito Hook capì; Cora non aveva pietà con coloro che disobbedivano o non adempivano agli ordini che lei impartiva, ed era ovvio che qualcuno l'aveva delusa e che lei aveva fatto in modo che la cosa non accadesse più. Mai più.
"Io non posso morire qui."
Fu solo un sussurro che uscì dalle labbra di Jefferson, ma Killian riuscì comunque ad udirlo. Lo vide continuare a tagliare stoffa e pezzi di tessuti senza una ragione mentre le mani gli tremavano sempre di più.
"Devo tornare a casa."
"Jefferson, basta..."

Ma egli non si fermò.
"Le ho promesso che sarei tornato a casa."
"Basta..."

"Che avremmo preso il tea."
"Jefferson..."

"Gliel'ho promesso..."
"Jefferson! Non morirai qui! Rivedrai Grace!"
"Ah!"

Un tintinnio di forbici contro il pavimento riempì il rapido silenzio che calò nel corridoio.
"Dannazione..."
Hook afferrò il Cappellaio per le spalle e lo sollevò dalla sedia girandolo verso di sè; con un rapido movimento si alzò con l'uncino la manica della camicia e afferrò la mano ferita dell'uomo con la sua.
"No, non è niente..."
Gli aprì le dita tenendo il palmo verso l'alto ma, come fece per controllarlo, vide il taglio richiudersi davanti ai suoi occhi lasciando solo una piccola cicatrice.
"Ma... che diavolo..."
"E' stata lei a farmi questo... regalo..."
Killian alzò lo sguardo, cercando quello di Jefferson.
"...quando mi costrinse a restare qui..."
Ma egli teneva gli occhi bassi, persi nel vuoto.
"...così che io... non potessi togliermi la vita."
Il pirata sgranò gli occhi mentre un impercettibile sussulto sfuggiva al suo controllo. 
Il Cappellaio chiuse la mano e fece per voltarsi e tornare al suo tavolo, ma Hook lo trattenne per il polso e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
"Tu rivedrai tua figlia."
Jefferson rimase immobile, sorpreso e quasi irritato dalla sicurezza di quell'affermazione.
"Non metterti a farmi un discorso sulla speranza e sul destino o ti piazzo una forbice in mezzo agli occhi."
I loro visi si avvicinarono più del dovuto ma nessuno dei due parve dare importanza alla cosa.
"Non ci penso nemmeno. Tu vuoi rivederla?"
"Non fare domande idiote. Certo che voglio rivederla."

Il Cappellaio stava davvero iniziando a indignarsi oltre il limite, ma Hook non dava nessun cenno di voler smettere di parlare.
"E allora pensa a questo. In ogni momento, ogni volta che quella bastarda ti da un ordine, ogni volta che ogni fibra del tuo essere sta per cedere e tu sei convinto di non avere più niente per cui vivere, tu pensa solo a questo. A lei, a Grace. A quello che tu vuoi. E vada a farsi fottere tutto il resto."
Finì di parlare quasi ansimando, il corpo teso e ogni muscolo irrigidito dalla determinazione che per un attimo era uscita da sotto quella facciata spaccona e divertente, mostrando un lado del pirata che Jefferson non aveva ancora avuto occasione di vedere.
Le parole di Killian avevano attraversato la sua mente come una violenta cascata. Erano tutte vere. Doveva resistere per la sua bambina.
Si rilassò lasciando scivolare via il nervosismo e la rabbia che aveva provato per un attimo nei confronti di Hook, ma sentì che lui invece non accennava a volersi calmare. Stringeva ancora il suo polso e respirava affannosamente tenendo gli occhi incollati ai suoi.
"E tu, Killian..."
Un rapido movimento degli occhi gli fece capire che il pirata lo stava ascoltano, ma nessun'altra parte del suo corpo si era mossa.
Non si erano ancora allontanati da quando i loro volti erano arrivati a quella distanza che solo agli amanti è concessa. Forse non se ne erano neppure accorti. O forse non volevano accorgersene.
"...tu che cosa vuoi?"
La sua voce uscì in bisbiglio caldo.
Hook non potè farne a meno, non riuscì a controllarsi quando i suoi occhi si spostarono da quelli di Jefferson, giù fino alla sua bocca.
"Adesso... voglio solo fare questo."
Non aveva nemmeno finito di parlare che già le sue labbra si erano gettate sopra quelle del Cappellaio che rispose senza indugio a quel violento bacio.
Spinsero le loro bocche l'una contro l'altra con tanta forza da farsi male mentre il ritmo dei loro ansimi si intensificava insieme al calore dei loro corpi.
Le loro labbra assecondarono quel disperato bisogno di affetto, di contatto fisico, con ogni fibra del loro essere, accarezzandosi, assaporandosi, stuzzicandosi con la lingua senza nessuna vergogna.
Quando si staccarono, costringendo le loro bocche ad allontanarsi, nessuno dei due ebbe il coraggio, o la voglia, di riaprire gli occhi, e rimasero fronte a fronte ad ascortare i reciproci respiri per diversi minuti.
Jefferson fu il primo a imporsi di tornare a vedere e, appena dischiuse le palpebre, si ritrovò a guardare uno strano tatuaggio sull'avambraccio del pirata.
"Chi è Milah?"
Hook aprì subito gli occhi cercando quelli del Cappellaio. E li trovò.
"Non sono affari tuoi."
Disse sorridendo e facendogli il verso delle parole che qualche giorno prima erano state rivolte a lui.
Jefferson non riuscì in nessun modo a trattenere un lieve sorriso.
"E' una lunga storia."
Aggiunse il pirata sussurrando.
Il Cappellaio, con un rapido movimento del braccio, girò la mano invertendo le loro posizioni e afferrando saldamente il polso di Killian.
"Me la racconterai di là..."
Senza aspettare risposte o reclami da parte di Hook, lo trascinò con sè nel salone dove oramai il lampadario si era spento e le uniche luci rimaste erano delle piccole candele qua e là per la stanza.
Arrivato davanti ad una montagna di stoffe e tessuti, della forma vagamente simile a quella di un giaciglio per dormire, si bloccò e si voltò di scatto afferrando il viso di Killian fra le mani e baciandolo di nuovo. Le loro labbra si incastravano perfettamente le une con le altre ad ogni nuovo bacio, giocando fra loro con molta più calma e piacere rispetto a prima.
"Direi che... anche tu mi piaci... Killian..." 

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Capitolo 3
*** A Useful Gift ***


A Useful Gift
 
Quando la sete di baci si placò, i due uomini finalmente si staccarono, restano immobili, con i nasi ancora a sfiorarsi. Jefferson fu il primo a reagire lasciandosi scappare una piccola risata senza nessun motivo alla quale Hook subito rispose.
Guardarsi negli occhi era diventato molto più facile passato quel momento e Killian subito si accorse che il Cappellaio stava aspettando di ricevere la spiegazione che aveva richiesto poco prima riguardo al suo tatuaggio.
Capii subito di non poter sfuggire a quel momento e con un lungo sospiro decise di iniziare a parlare.
Per tutto il tempo del racconto tenne gli occhi puntati ovunque tranne che nella traiettoria dello sguardo di Jefferson; sapeva che quella memoria faceva crescere ancora in lui una rabbia e una tristezza nitide, e non voleva che questo potesse essere letto nei suoi occhi. Non era ancora pronto.
Il Cappellaio dal canto suo non replicò, non si lamentò e rimase semplicemente ad ascoltare la storia in religioso silenzio.
Senza accorgersene i due iniziarono a camminare uno accanto all'altro, molto vicini, e raggiunsero la finestra situata lungo il corridoio che portava al tavolo da lavoro.
In lontananza le luci del castello erano tutte ancora accese: non doveva essere tanto tardi, ma loro non si preoccuparono nemmeno per un secondo di controllare un orologio.
"...e mi è stata portata via..."
Hook guardava fuori dal vetro, sù nel cielo nero, verso la bianchissima luna di quel mondo che, in quel momento sembrava più un luogo tetro e opprimente che non un Paese delle Meraviglie.
Jefferson non aveva mai smesso di osservare il viso del pirata durante tutta la spiegazione; poteva giurare di conoscere a memoria ogni segno, ogni piccola ruga presente sulla sua pelle. Avrebbe potuto ridisegnarlo perfettamente identico a com'era in quel momento.
"...senza che io potessi fare nulla."
Il racconto era terminato, il silenzio e la riflessione avevano preso il posto dei tristi ricordi e i due uomini tornarono a guardarsi finalmente negli occhi cercando, l'uno nell'altro, una comprensione e un conforto che non avevano mai pensato di desiderare così tanto.
"Beh..."
Disse Jefferson afferrando delicatamente il polso di Killian che si lasciò guidare nel movimento.
"...a quanto pare io ho le mie orribili cicatrici... e tu hai le tue. Anche se un po' più... artistiche."
Sorrise e passò un dito sul tatuaggio disegnandone il contorno e studiandone tutti i dettagli.
"La tua cicatrice non è orribile..."
La voce bassa e avvolgente di Hook stupì il Cappellaio che sollevò la testa aggrottando le sopracciglia, non capendo fino in fondo le parole appena udite.
La mano del pirata si liberò dalla sua presa e, molto lentamente, salì fino ad arrivare accanto al collo di Jefferson e ad afferrare un lembo del suo foulard.
"Anzi..."
Vi passò sopra le dita e, arrivato al nodo, lo sciolse senza fatica e lo sfilò via dal suo collo, lasciandolo scoperto, con la lunga e sottile cicatrice orizzontale in piena vista.
"...io la trovo... eccitante..."
Jefferson sussultò impercettibilmente, allarmato ma elettrizzato da quel complimento spudorato; fece per rispondere ma il viso del pirata si abbassò di colpo verso di lui, infilandosi sotto al mento.
Sentì la bocca di Hook contro la pelle e si rese conto, solo dopo qualche istante, che le sua lingua stava seguendo la linea della ferita; le sue labbra erano calde, morbide e attente nel toccare il segno sul suo collo. Anche fin troppo attente.
Il Cappellaio avverì crescere dentro di sè un desiderio aggressivo, prepotente che non tardò a manifestersi.
Sollevò le braccia, avvolgendo Killian, e con le mani gli afferrò i capelli tirandogli indietro la testa con forza; un lamento di dolore uscì dalle labbra del pirata, che non fece neppure in tempo a ribellarsi, dato che Jefferson aveva già schiacciato la propria bocca contro la sua, impedendogli di parlare.
Questa volta il bacio fu molto diverso dai precedenti;  più affamato, più impetuoso, più bestiale.
Si tirarono e si spinsero a vicenda, mordendosi le labbra di tanto in tanto, tentando di rubarsi il controllo della situazione, ma nessuno dei due aveva intenzione di cedere.
Improvvisamente, con un rapido movimento della spalla, Hook sollevò il braccio sinistro portando la punta del suo uncino a toccare la tempia del Cappellaio, che si bloccò all'istante staccandosi da lui, ma tenendolo sempre stretto per i capelli.
Killian ghignò soddisfatto di essere riuscito a prevalere sull'altro uomo e con un mellifluo gesto fece pian piano scende l'uncino facendolo sfregare delicatamente lungo tutta la guancia del Cappellaio, arrivando alla sua bocca, divertendosi a deriderlo con lo sguardo.
Ma non aveva fatto bene i conti con la forza di Jefferson; infatti, quest'ultimo, con una rapidità impressionante, afferrò il poslo dell'uncino con entrambe le mani e con uno strattone violento, lanciò letteralmente Hook due metri dietro di lui, facendolo finire contro il piano di lavoro.
Prima ancora che il pirata potesse recuperare l'equilibrio, il Cappellaio gli si era già fiondato addosso, spingendolo proprio sopra al tavolo, e piazzandosi subito sopra di lui per impedirgli di muoversi.
Stoffe, aghi, strumenti di sartoria caddero a terra in una cofusione di suoni sconnessi, ma Killian era ancora troppo intontito per badarvi e Jefferson era preso da ben altre cose in quel momento e sembrava fregarsene altamente.
Ansiamavano, più per il desiderio che per la fatica, fissandosi negli occhi così pieni di ardore da sembrare in fiamme.
Jefferson praticamente strappò di dosso a Killian il suo gilet nero, rompendo diversi bottoni e scucendone alcuni punti, poi passò alla camicia.
"Ehi! Era il mio preferito!"
"Faceva schifo. Molto meglio quello rosso."
La voce del Cappellaio non sembrava più la stessa; si era completamente lasciato andare, staccando la sua testa da qualsiasi altro pensiero al di fuori di quel momento di passione.
Hook lo afferrò per una spalla cercando di tenerlo fermo con la sua mano buona; ma era molto difficile considerando la sua posizione svantaggiata e il fatto che Jefferson si ostinasse a non stare fermo per un secondo con la vita, facendo sfregare il suo inguine contro il proprio.
Sollevò l'uncino pronto a riservare lo stesso trattamento subito da lui al gilet del Cappellaio, ma egli fermò la sua mano all'istante.
"Non ci provare. Questo è troppo bello per essere rovinato." 
Spinse via il braccio del pirata e, molto rapidamente, slacciò i bottoni del suo panciotto e se lo sfilò gettandolo sulla sedia accanto al tavolo, per poi fare lo stesso con la camicia.
Un fisico ammirevole, definito e robusto si palesò davanti agli occhi del pirata. Un fisico che Hook non si aspettava di trovare nascosto sotto quell'abbigliamento raffinato ed elegante.
Passò la mano sugli addominali appena illuminati dalla luce bianca che veniva dalla finestra e sentì la pelle di Jefferson rabbrividire al contatto.
"Non male... davvero niente male..."
"E sta zitto."

Il Cappellaio scivolò giù con il busto, disegnando volutamente un arco con la schiena, in modo che il suo bacino si spingesse con più intensità contro quello del pirata che mugugnò un'imprecazione a bocca chiusa, poi iniziò a mordergli il collo, poi il mento fino a salire ad afferrare fra i denti ill lobo dell'orecchio.
A quel semplice ma efficace gesto, Killian sollevò le braccia di scatto, dimenticandosi perfino dell'uncino e afferrò Jefferson per i bicipiti, graffiandogli brutalmente la spalla.
"AH!"
Il Cappellaio gettò indietro la testa mentre un lamento di dolore gli uscì dalla gola.
"Maledizione!"
Con un sussulto, Killian allontanò le braccia, preoccupato e agitato, tenendole in altro come se avesse appena commesso un crimine ma fosse stato scoperto.
"Non è niente... sto bene..."
Solo quando spostò i suoi occhi sul graffio lasciato dal suo uncino e lo vide richiudersi sotto il suo sguardo, Hook si ricordò del 'regalino' che Cora aveva fatto a Jefferson e si tranquillizzò.
"Accidenti... sembra che il tuo 'dono speciale' si sia rivelato utile alla fine."
Cercò di scherzare il pirata recuperando il contatto con i luminosi occhi del Cappellaio.
"Già...è vero..."
E in quell'istate, qualcosa balenò dentro a quegli occhi glaciali, come una scintilla di curiosità e perversione che si manifestò immediatamente a parole.
"Fallo di nuovo."
Hook rimase per un attimo pietrificato da quella richiesta che più che una domanda erano un ordine,  ma non ci mise troppo a decidere di obbedire all'uomo che stava a cavalcioni sopra di lui.
Avvicinò di nuovo l'uncino alla pelle di Jefferson e, questa volta, lo poggiò delicatamente contro il suo pettorale; cercò un'ultima conferma nello sguardo del Cappellaio, poi con uno strattone portò indietro la mano e graffiò.
Le mani di Jefferson scattarono involontariamente e si piazzarono con violenza sul petto del pirata mentre i loro inguini sfregarono con più forza l'uno contro l'altro, per colpa del riflesso nervoso dei loro corpi al dolore, facendoli gemere.
La ferita si richiuse all'istante ma il Cappellaio rimase per qualche secondo ad assaporare la sensazione di doloroso piacere che lo costrinse a mordersi le labbra.
Finito quel momento tutt'altro che usuale, Hook cercò, rimanendo ad occhi chiusi, di rallentare il suo cuore e l'afflusso di sangue in specifici punti del suo corpo, uno in particolare. 
Sentì uno strano tintinnio accanto al suo volto e immediatamente aprì gli occhi: Jefferson si era chinato sopra di lui arrivandogli molto vicino con il viso, ma c'era qualcosa fra i loro due volti che gli impediva di vederlo completamente. Un paio di forbici.
"Sta attento con quelle. Io non ho il tuo stesso vantag-"
Il Cappelaio non lo fece finire e gli piazzò le lame della forbice, leggermente dichiuse, contro le labbra.
"Ssssh..."
Il metallo freddo era piacevole contro la bocca arrossata per i numerosi baci e i morsi che aveva sopportato durante la serata, ma non durò molto, poichè le forbici, e il viso di Jefferson, scomparirono dalla sua visuale scivolando verso il basso e disegnando una linea lungo tutto il suo busto, fino a raggiungere il bordo dei pantaloni.
Hook sollevò il capo tentando di vedere e si accorse che il Cappellaio era sceso verso il basso con tutto il corpo, e ora teneva le forbici all'altezza del bordo dei suo pantaloni di pelle e le muoveva lentamente a destra e sinistra, come se le stesse facendo ballare.
Prese un profondo respiro e deglutì rumorosamente quando vide le forbici abbassarsi, ma tutta la sua preoccupazione si trasformò all'istante in eccitazione quando Jefferson prese a sciogliere i nodi dei suoi pantaloni un po' con la punta delle lame, un po' con i denti. Ributtò indietro la testa e cercò di fissare un punto del soffitto per distrarsi in qualunque modo da tutto ciò che sentiva avvenire verso le sue parti basse.
Sentì le mani del Cappellaio aprire i lembi dei suoi pantaloni, poi delle dita e infine quella che era più che sicuro essere una bocca, sfiorare la sua carne.
Ma fu tutto stranamente molto rapido, poichè dopo solo quanche secondo si ritrovò di nuovo Jefferson sdraiato addosso con il viso all'altezza del suo, e i loro nasi di nuovo a sfiorarsi.
Non capì cosa il Cappellaio volesse fare fino a quando non avvertì qualcosa sfregare contro la sua virilità facendogli morire il respiro sulle labbra.
Jefferson prese a muoversi molto molto lentamente con il bacino in sù e in giù, tenendo attaccati i loro bacini quanto più poteva, mentre Hook chiudeva gli occhi e lasciava cadere completamente la sua testa all'indietro scopredo il collo davanti a lui. Sentì la sua mano posarsi contro la sua schiena e il metallo dell'uncino poggiarsi sulla sua anca.
Una piacevole sensazione iniziò e crescere in mezzo ai loro corpi, implacabile e incontrollabile.
Allora, il Cappellaio, senza smettere mai di muoversi, chiuse anch'egli le palpebre, allungò le braccia sopra la testa e infilò le dita tra capelli di Killian stringendoli ardentemente. 
Un gemito sfuggì dalle loro labbra quando Jefferson tirò la testa del pirata verso di sè, appena prima che una dolce sensazione di godimento li travolgesse entrambi facendoli bloccare, occhi negli occhi, in un lungo spasmo di piacere.

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Capitolo 4
*** That's Why You Like Me ***


That's Why You Like Me
 
Non capirono nemmeno come fecero a finire entrambi sul pavimento, sdraiati sopra a pezzi di stracci caduti per terra, completamente nudi.
Hook aveva agguantato Jefferson per la vita dopo che il loro momento di intensi preliminari era giunto al culmine e con uno strattone lo aveva spinto di lato, dimenticando che si trovavano stesi sopra ad un tavolo.
Era caduti entrambi sulle piastrelle di marmo producendo un tonfo sordo che aveva rimbombato qualche secondo per la sala poi, tra imprecazioni di dolore, risate stupide e insulti scherzosamente gratuiti, si erano ricomposti, trovando di nuovo la concentrazione.
Ma il fatto di essere caduti nuovamente uno sull'altro, non aveva aiutato per nulla a calmare le cose fra di loro.
Killian, questa volta, si era ritrovato sopra, in posizione dominante, con le gambe in mezzo a quelle del Cappellaio e aveva deciso che non gli avrebbe lasciato il tempo di fregarlo e ribaltare la situazione di nuovo.
Lo aveva agguantato per i pantaloni e glieli aveva sfilati di dosso aiutandosi con l'uncino; la pelle faceva parecchia fatica a scivolare fuori dalle sue gambe sudate ma, con qualche strattone, alla fine era riuscito a farcela.
Da quel momento in poi, tutto era stato incredibilmente rapido, confuso e appagante, almeno per Jefferson, il cui corpo venne preso di mira dalle innumerevoli attenzioni del pirata.
Dalle sue dita, sorprendentemente abili, che arrivarono a scatenare vampate di godimento in punti del corpo che il Cappellaio non aveva mai esplorato; e dalla sua bocca, avida e impertinente, che era arrivata ad assaporare praticamente ogni singolo centimetro della sua pelle facendolo rabbrividire e tremare di piacere ad ogni tocco delle sue labbra.
Aveva continuato per diversi minuti, divertendosi a scatenare i mugolii di Jefferson, ogni volta sempre più forti, ogni minuto sempre più bisognosi di andare oltre, e alla fine, avendolo spinto all'estremo della sopportazione, improvvisamente si era fermato, lasciandolo ad ansimare violentemente sotto al suo corpo.
Una imprecazione brutale uscì dalla bocca del Cappellaio con voce roca, spezzata dal suo respiro ansante, ed egli si portò una mano sulla fronte, lasciando cadere la testa contro il pavimento, e cercando di rallentare la respirazione.
"Se non finisci... immediatamente il tuo lavoro... ti ci costringo io..."
Hook rise, infinitamente soddisfatto del risultato ottenuto, e rimase qualche istante ad osservare Jefferson; le dita coprivano i suoi meravigliosi occhi azzurri, ma non era un male, dato che in questo modo Killian poteva concentrasi meglio su tutto il resto del viso e del corpo.
Le sue labbra, in particolare, erano un dettaglio che il pirata trovava estremamente sexy; e quella cicatrice che gli segnava il collo gli scatenava senza apparente motivo delle pulsioni sopite da tempo.
Appena si accorse che Jefferson si era calmato, fece scivolare la mano lungo il suo busto e gli afferrò una gamba, sollevandola delicatamente verso l'alto; il Cappellaio non protestò, gli lasciò condurre ogni movimento gustandosi il tocco delle sue dita.
Solo quando finalmente Hook si spinse dentro di lui, un soffocato singhiozzo gli uscì dalle labbra ed egli si artigliò alle spalle del pirata.
Rimasero immobili per qualche istante, occhi negli occhi, dando il tempo ai loro corpi di abituarsi a quella sensazione insolita, ma sorprendentemente piacevole; dopo poco, Killian prese a muoversi, prima lentamente, adattandosi all'interno del corpo del Cappellaio e studiando le reazioni sul suo viso per capire quale fosse il punto migliore su cui far vertere le sue spinte, poi sempre con maggior intensità, sentendo dei piccoli lamenti uscire dalla bocca di Jefferson.
Più premeva il suo inguine contro il corpo di Jefferson, più sentiva le sue dita conficcarsi nei suoi bicipiti e capiva che la strada percorsa era quella giusta.
Quando i gemiti cominciarono ad arrivare, affamati e bisognosi, il viso del Cappellaio si contrasse in un'espressione estatica, ed entrambe le sue gambe si chiusero attorno alla vita del pirata, che sorrise maliziosamente.
"Cappellaio..."
La voce di una guardia proveniente da dietro la piramide di stoffe li fece pietrificare nell'esatta posizione in cui si trovavano. Chiusero la bocca tentando di coprire il suono dei loro respiri violenti e si guardarono stupiti, increduli, e anche decisamente irritati.
"Cosa vuoi?"
Riuscì a dire Jefferson mascherando più che poteva il tremore della sua voce.
"La regina mi ha mandato a controllare come sta il pirata."
Hook fece uno spasmodico sforzo per contenere la risata che stava per esplodergli fuori dalla bocca nel vedere la faccia del Cappellaio trasformarsi in una maschera di rabbia, disappunto e sbalordimento. Chissà cosa avrebbe pensato la regina se li avesse visti in quel momento, aggrovigliati come due koala a dissacrare una delle preziose stanze del suo castello, sopra i suoi tessuti pregiati.
"Dille che il pirata è più che soddisfatto."
Continuò il Cappellaio oramai spazientito, e Killian colse immediatamente al volo l'occasione per divertirsi; si chinò con il volto accanto al suo, arrivando a sfiorargli l'orecchio con le labbra.
"Non sono ancora del tutto soddisfatto..."
Sussurrò con la voce più bassa che potè, poi diede una profonda spinta delle anche contro Jefferson che, colto di sorpresa, mugolò a voce alta. Troppo alta.
"Cappellaio? Tutto a posto?"
"Si!"
Tentò di riacquistare il controllo di sè, ma Hook non accennò minimamente a fermare il movimento del suo bacino anzi, lo velocizzò.
"Vattene! Sto... mh..."
Jefferson gli piazzò le mani sul petto, cercando di allontanarlo, ma egli aveva iniziato anche a leccargli il collo, e così quel confuso insieme di piaceri che stava provando gli impedì di spingerlo via.
"...la... lavorando..."
La guardia uscì senza dire altro, ma le cose dietro alla montagna di stoffa avevano già ripreso ad accendersi, e ora stavano bruciando molto più velocemente.
"Sei un... idiota..."
Disse il Cappellaio inarcando la schiena verso l'alto per spingere il suo bacino ancora più contro quello del pirata, che gemette improvvisamente contro la sua guancia, colto impreparato da quella eccitante presa d'iniziativa.
"Lo so che ti piaccio anche per questo..."
Bisbigliò Hook infilando la mano sotto al suo corpo e afferrandogli il sedere; Jefferson cacciò un lamento simile ad un miagolio e ficcò le dita tra le ciocche nere di Killian stringendole con forza.
Era la terza volta che il Cappellaio si attaccava ai suoi capelli quella sera e li usava come antistress: era arrivato il momento di sistemare le cose.
Senza mai smettere di muoversi dentro di lui e provocandogli spasmodici gemiti, molto delicatamente Hook sollevò un braccio e infilò l'uncino tra la sua nuca e la mano di Jefferson , facendola finire nella conca poi, con un colpo secco lo spinse indietro, allungandogli il braccio dietro la testa, e piantò la punta di metallo saldamente a terra, incastrandovi sotto il suo polso.
"Adesso sta fermo..."
Il Cappellaio non rispose, non ne era più in grado, oramai solo versi e ansimi uscivano dalle sue labbra e, guardandolo negli occhi, Killian sentì che nemmeno lui poteva più aspettare oltre.
"Voglio che tu sia mio..."
Risollevò l'uncino e Jefferson gli afferrò subito il viso fra le mani; si baciarono per un rapido istante confermando il desiderio, il bisogno doloroso di entrambi di volere di più, di andare avanti. E così fecero, stringendosi in un abbraccio tanto forte da farsi male. 
Nascosero il viso l'uno nel collo dell'altro sentendo sulle labbra il piacevole sapore salato della loro pelle poi, tutto svanì, tutto si perse.
I loro corpi, uniti al punto da essere indistinguibili, caldi, frementi, avvinghiati in quel breve istante di puro bisogno fisico che si erano concessi quella notte abbandonando le loro vite, le loro identità, le loro paure.
Quando il Cappellaio raggiunse l'apice, Hook sentì le sue unghie piantarsi nella propria schiena, ma non fece un fiato; baciò la cicatrice sulla sua gola e rallentò il ritmo delle sue spinte, gustandosi quegli ultimi attimi di intenso ardore, fino a quando anche il suo corpo non si contrasse in una dolorosa fitta per poi lasciarsi andare ad un lungo e appagante momento di piacere, mentre il profumo della pelle di Jefferson si insinuava dentro di lui.

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Capitolo 5
*** Something To Remember ***


Something To Remember
 
Si erano addormentati quasi subito dopo quell'ultima fantastica performance sessuale, ma avevano dormito molto poco, soprattutto per colpa del pavimento scomodo dal quale non avevano nemmeno avuto le forze per rialzarsi; avevano giusto sprecato quel poco di energia che gli restava per infilarsi di nuovo i pantaloni.
Hook aprì gli occhi per primo e, dopo qualche secondo usato per riassestare il cervello, si accorse di essere finito, non sapeva come, con la testa poggiata sul sedere di Jefferson, che ancora dormicchiava steso a pancia in giù.
Prese un profondo respiro, scostando leggermente la testa di lato, girò il braccio all'indietro e con un colpo secco della mano diede una sculacciata alla cieca producendo uno schiocco che gli risuonò nelle orecchie.
"AH!"
Il Cappellaio scattò con il busto verso l'alto in preda alla confusione del risveglio.
"Comode le tue chiappe."
Esordì Killian sfoggiando un sorriso smagliante verso il suo amante, che lo fulminò con uno sguardo di rabbia non troppo convinto e con un colpo di reni gli gettò via la testa dalle sue natiche.
Entrambi si risistemarono mettendosi sdraiati vicini, conl e teste appoggiate alla stoffa sporgente dalla montagna dietro di loro. 
Durante il movimento, gli occhi di Jefferson cadderò sulle spalle del pirata e un sussulto gli sfuggì dalla bocca nel vedere un graffio di almeno 5 centimetri di lungezza inciso sulla sua pelle.
"Diavolo! Credo di aver esagerato..."
Solo in quel momento anche Hook scorse il taglio che l'uomo gli indicava e sorrise fra sè e sè.
"Non importa."
Disse stendendosi accanto a Jefferson che rimase per qualche momento a fissare il graffio per valutarne la gravità.
"Si...non è profondo."
Concluse alla fine.
"Tra qualche giorno sarà solo un'altra cicatrice."
"Almeno avrò un ricordo."
Il Cappellaio alzò le sopracciglia sgranando gli occhi, stupito dalle parole che aveva appena udito; ridacchiò scostandosi qualche ciuffo di capelli dalla fronte.
"Non ti facevo così tanto sentimentale."
Killian osservò per un attimo il suo viso, accorgendosi solo in quel momento dell'eyeliner leggermente sbavato sotto ai suoi occhi, che rendeva il suo sguardo ancora più intenso. Era la prima volta che lo vedeva scomposto e disordinato o, almeno, era la prima volta che lo vedeva scompigliato in un modo che, nonostante tutto, restava irrimediabilmente sexy.
"Non lo sono. Ma mi piace avere dei ricordi tangibili che mi possano riportare alla mente dove sono stato..."
Parlò senza mai staccare gli occhi da Jefferson che ora lo guardava con curioso interesse.
"...e con chi..."
Disse Hook ammiccando maliziosamente.
"Ma... anche senza questa cicatrice..."
Poi, improvvisamente si sporse verso il suo amante, tornando a incombere con le spalle e il busto sopra di lui, mentre con la mano afferrava qualcosa che l'altro uomo non riuscì a vedere.
"...credo mi sarà impossibile dimenticarmi di te, Jefferson."
Il Cappellaio finalmente regalò un sorriso dolcemente rassegnato al pirata, vergognandosi per la facilità con la quale si era lasciato abbagliare da una dichiarazione così sdolcinata.
"O di queste."
Con uno scatto della mano, finalmente Killian mostrò ciò che aveva preso tra le dita qualche momento prima.
Le forbici.
"Di queste non mi dimenticherò per un beeel pezzo."
Concluse mentre le sue parole si dissolvevano in una sguaiata risata che coinvolse in pochi attimi anche Jefferson.
Continuarono ad alzare la voce sempre di più non curanti del fatto che qualcuno potesse sentirli ed entrare nella stanza trovandoli mezzi nudi a baciasi, sdraiati per terra, circondati da un mare di cappelli.
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Eccoci giunti alla fine anche stavolta. Spero vi siate divertiti e vi sia piaciuta questa strana coppia di ragazzoni rivestiti di pelle e eyeliner.
Ho trovato questa bellissima GIF che voglio postare per avvalorare la mia teoria su quanto questi due sarebbero stati adorabilmente scemi insieme. E voglio anche lasciare qui un piccolo disegno che ho fatto ispirandomi a ciò che avevo scritto! QUI
Grazie di essere arrivati fino alla fine!
Bacio
-Nana

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