Eerycamp- un campo sovrannaturale

di NarumiKiryuu
(/viewuser.php?uid=92401)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** What's up? ***
Capitolo 3: *** Stay Strong ***
Capitolo 4: *** How to explain it... ***
Capitolo 5: *** Crossed Eyes ***
Capitolo 6: *** New Friends ***
Capitolo 7: *** Den for Gwen! ***
Capitolo 8: *** see you soon ***
Capitolo 9: *** Pleasant Nightmare ***
Capitolo 10: *** C'mon ***
Capitolo 11: *** Bad Attraction ***
Capitolo 12: *** Think twice ***
Capitolo 13: *** First of all ***
Capitolo 14: *** Last Request ***
Capitolo 15: *** Burns ***
Capitolo 16: *** You're so fuckin' special ***
Capitolo 17: *** Crazy ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti! Questa è la mia primissima storia in assoluto!
AVVISO: il primo capitolo è un po' noioso, ma migliorerà durante il corso della storia (almeno spero :D)
BUONA LETTURA!

Eerycamp- un campo sovrannaturale



Il sole iniziava ad entrare dalla poca fessura lasciata per la notte, battendo su un groviglio di coperte informe.
Gwen infastidita si rigiró nel letto, nascondendo la faccia ancora più sotto le coperte. 
Odiava il sole, odiava il mattino, odiava svegliarsi! 
Ormai il suo motto era diventato: IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO...MEGLIO SVEGLIARSI DI POMERIGGIO!
Ma quel giorno di inizio estate toccava svegliarsi presto!
"Che palla" borbottò prendendo il telefono in mano per guardare l'ora.
Le 11.45.
Aveva ancora 3 ore per finire di prepararsi e partire per un'inutile campeggio.
Sua madre aveva insistito in tutti i modi possibili e immaginabili affinché quell'estate se ne andasse di casa. Ovviamente aveva le sue "ragioni". Voleva passare l'estate con il suo "ragazzo" o "ragazza" senza una figlia rompiballe che gironzola intorno. ancora sua madre non aveva chiaro cosa volesse dalla vita, nonostante i suoi 35 anni, ripetuti ormai da 6 anni, guai se la offendevi dandogli anche solo un'anno in più, sarebbe stato come fare scoppiare la terza e la quarta guerra mondiale insieme! 
Decise di alzarsi dal letto, infilandosi subito in bagno. Davanti allo specchio notó subito il groviglio che aveva in testa, le ciocche nere si erano mischiate insieme a quelle verdi, ormai sbiadite dai lavaggi.
Non ci perse nemmeno tempo, si infilo sotto la doccia senza nemmeno pensarci. Aperta l'acqua le venne spontaneo tirare un urletto. L'acqua era ghiacciata, ma se non voleva essere uno zombie per il resto della giornata toccava un risveglio traumatico.
Una volta pronta si avvió verso la cucina, dove la madre chiacchierava allegramente al telefono con chissà chi. 
"Ciao" disse aprendo il frigo per tirare fuori uno dei tanti tramezzini prefatti che sua madre amava tanto comprare, sempre meglio che mangiare qualcosa cucinato da lei...
La madre la chiamava cucina fantasiosa, ma Gwen preferiva definirla schifezza sul piatto!
Ma non poteva lamentarsi più di tanto, d'altronde nemmeno lei sapeva cucinare, infondo, anche se non li piaceva come definizione, da un melo non nasce un pero!
"Allora G, sei pronta per l'estate più magica di tutta la tua vita?"
Chiese la madre, notando solo in quel momento la presenza della figlia.
"Magica" bofonchiò la ragazza aprendo il suo tramezzino con tonno e uova.
"Ricordo che in campeggio c'erano dei ragazzi strafighi..."calienti"" disse la madre facendosi aria con una mano "ricordo che una volta rimasi chiusa in una capanna con uno, che notte! Ancora mi vengono i bollori a pensarci!"
"Mamma ti prego...evita!"
Disse uscendo in giardino per mangiare.
"Eddai G! Era per fare un po' di conversazione!"
Sua madre le faceva venire i nervi a fior di pelle! Perché non riusciva a comportarsi come una donna normale! Voleva fare a tutti i costi la "ragazzina" sembrando ridicola l'80% delle volte.
Forse era per questo che Gwen era considerata una darkettona, non che la cosa le dispiacesse, anzi, era il suo stile, adorava il nero e vestirsi di scuro.
Si mise a sedere sotto l'ombra di un'albero e si assaporò il suo tramezzino di qualità abbastanza scadente, facendo profondi respiri per calmare la rabbia.
Quando torno in casa prese le ultime cose che li mancavano e le mise in valigia.
Decise di partire un po' prima del previsto. Avrebbe fatto un lungo viaggio in macchina di 12 e si sarebbe fermata a dormire dai suoi nonni che distavano a 4 ore di macchina da dove si trovava lei. 
La cosa non le pesava, anzi pensava fosse la parte più bella di tutta l'estate. Adorava guidare, e adorava la sua macchina.
Una vecchia Jeep Willys del 40 ereditata da suo nonno, il quale non la poteva più guidare vista l'età, ma che l'aveva ceduta alla nipote più che volentieri, anzi, prima di dargliela l'aveva fatta modificare in modo che potesse raggiungere senza problemi i 130 km/h e l'aveva fatta tingere di nero, visto che il verde iniziava a schiarirsi troppo visto l'età.
"Parto" urlò alla madre quando si trovava davanti alla porta.
"Come?! Non partivi più tardi?"
"Preferisco partire prima, così arrivo dai nonni prima di sera"
Disse, issandosi il borsone su una spalla e prendendo le chiavi della macchina dalla ciotola delle chiavi.
"Ok, salutameli" rispose la madre aprendogli la porta
"Ti ho messo dei preservativi dentro il cruscotto della macchina, nel caso ti servissero"
"Mamma..." Disse leggermente infastidita.
"La prevenzione non é mai troppa! Cavoli sono troppo bella e giovane per diventare nonna!"
"Ok ciao!" Si chiuse nell'abitacolo, e uscì dal vialetto prima che la madre potesse aggiungere altro.
Per l'occasione si era preparata dei cd. Per le prime 4 ore avrebbe ascoltato tutta la discografia dei fleetwood mac, mentre per il giorno dopo si era preparata i cure e anche qualcosa dei sex pistols, giusto per alleggerire.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** What's up? ***


OooK, chiamatemi matta ma io aggiorno :D



-What's up?


"Tesoro!" sua nonna si trovava sotto il portico di casa, sbracciandosi a più non posso per farsi raggiungere dalla nipote.
"Ciao nonna! Come stai?" Disse abbracciandola.
"Non mi lamento" rispose, stringendola forte a se'. "Forza entra, sarai stanca"
"Affatto" 
Adorava la casa dei nonni, era piccolina, ma sempre ordinata e molto pulita.
Sua nonna aveva sui 75 anni, e ancora un fisico da quarantenne, nonostante non facesse nulla in particolare per tenersi in forma. Portava i capelli in una lunga treccia grigia che adorava contornare di fiori.
"Hai fame?" Le urló dalla cucina
"Leggermente" rispose Gwen imbarazzata.
 
"Vedo il caro Willys qui fuori, ma non riesco a trovare la mia dolce Gwendolyn" 
"NONNO" gridó dalla gioia la ragazza vedendolo apparire sulla porta.
"Mamma mia come sei cresciuta!" L'uomo abbraccio la ragazza più forte che poteva.
Suo nonno era un'uomo alto quasi due metri, con forti braccia da meccanico, e portava ancora un ciuffo, un tempo corvino, alla Jhon Travolta ai tempi di greese.
Ancora non si capacitava come una hippy che aveva partecipato a Woodstock come sua nonna avesse spostato un meccanico di periferia che sognava la carriera militare quale suo nonno.
Mangiò fino a riempirsi del tutto, e andò a dormire ancora dolorante da tutto quel cibo. 
Le avevano preparato la vecchia camera di sua madre, con ancora tutta la sua collezione di barbie e tutti gli specchi e robe varie che usava la mattina per truccarsi.
Si addormentò abbastanza presto, nonostante i suoi soliti standard.
La mattina sarebbe dovuta partire per le 8.00, in modo da riuscire ad arrivare al campo per le 17.00 massimo.
Sua nonna le aveva preparato panini e bibite in un cesto, mentre suo nonno aveva portato la sua macchina a fare il pieno, in modo che così non si sarebbe dovuta fermare a fare benzina per strada troppe volte.
Dopo baci e abbracci che durarono quasi ore riuscì a partire.
Più andava a nord e più sentiva freddo, così dovette fermarsi per tirare fuori un maglione dalla valigia, e anche per comprarsi una stecca di sigarette.
Un'altro aspetto positivo di quel viaggio era che sua madre non la poteva controllare se fumava, e che il posto lo aveva potuto scegliere lei.
Aveva visto milioni e milioni di dépliant su campi estivi pieni di ragazzini sorridenti e attività obbligatorie, poi un giorno, come un segno del destino, arrivò via posta un'opuscolo di un certo eerycamp, già con modulo d'iscrizione da compilare. Il bello di questo campo era che non si avevano molte attività obbligatorie e di gruppo da frequentare, solo due a piacimento, e Gwen aveva scelto arte, e una cosa chiamata Mystic history, di cui non aveva capito bene il senso.
Inviò il tutto compreso di foto tessera.
Poco dopo le arrivarono la conferma e una lettera di presentazione in cui si scusavano del fatto che non ci fossero pulmini che passavano nella sua zona e che appena arrivata al campo avrebbe dovuto chiedere di un certo Chris McLean, il quale risultava anche come direttore e organizzatore del campo.
Parcheggiò la macchina. 
Era stato difficile trovare il posto, visto che si trovava imboscato in una valle.
Scese dalla macchina, e si accese una sigaretta. 
Non capiva perché si sentisse così agitata, forse perché non si trovava molto a suo agio con le persone. A casa aveva solo un' amica, che a mala pena sopportava.
Decise di lasciare le valigie lì, le sarebbe andate a prendere appena avrebbe saputo quale fosse la sua casetta. 
Non l'allettava molto l'idea di dormire con altre persone nella stessa stanza, ma se proprio non si sentiva a suo agio avrebbe passato la notte in macchina.
Arrivó in un ufficio dove dietro ad una piccola scrivania si trovava una ragazza dai capelli lunghi e biondi, la pelle leggermente abbronzata con occhi azzurri, di sicuro non molto gentili. Era strizzata dentro un vestito rosso, fin troppo elegante per un luogo del genere.
Sopra la scrivania si trovava una targhetta in plastica ingiallita con scritto Blaineley in nero.
"Mi scusi" disse, avvicinandosi al banco.
La ragazza alzò gli occhi dal computer.
"Dimmi" il suo tono di voce era quasi acido, come se l'avessero esasperata per tutto il giorno.
"Sto cercando Chris McLean"
"Lei è?"
"Gwen Parker" rispose, mostrando la lettera di conferma che le era stata inviata.
"Gwendolyn" disse la ragazza leggendo il foglio e alzando un sopracciglio. Poi iniziò a digitare chissà cosa al computer.
"Seguimi" la accompagnò davanti ad una porta con scritto "direzione" inciso sul legno. Bussò.
"Gwendolyn Parker è qui" disse la ragazza poco prima di andare via.
"Grazie Blaineley" dentro l'ufficio si trovava un uomo sui 30 anni, un po' basso. "Scusala, da quando é stata declassata è un po' acida, anche se non è mai stata molto gentile"
L'ufficio era molto diverso da quello della sua segretaria. 
La prima cosa che si notava era un'enorme scrivania antica, finemente decorata, e una miriade di ritratti di lui per tutta la stanza. L'unico che stonava nel contesto era una specie di targa con un bel carattere e decorata con qualche piuma, con scritto:
"Eccitante significa doloroso; interessante significa sempre quasi mortale." -Chris McLean
Evidentemente quel tizio soffriva di narcisismo.
"Piacere Chris McLean" disse porgendoli la mano
"Piacere Gwen" afferrò la mano dell'altro, cercando di risultare il più gentile possibile.
L'uomo si ritrasse quasi subito dalla presa, guardando la ragazza preoccupato.
"Ma...ma tu sei...UMANA!"
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Stay Strong ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo :D
Spero sia di vostro gradimento, buona lettura.


-stay strong


Gwen era paralizzata...cosa voleva dire quell'affermazione?
Certo che era umana...da quello che sapeva non era atterrata sulla terra con una navicella spaziale o roba del genere...
"C-certo" riuscì a dire dopo poco
"Come sei riuscita a..." Chris era sconvolto quasi, se non più di lei. 
L'uomo fece un lungo sospiro, per poi buttarsi sulla poltrona.
Sospirò nuovamente
"Siediti" parlò, dopo interminabili attimi di silenzio, indicando una poltrona davanti alla scrivania.
"Come sei arrivata qui?"
"In macchina" che domande le stava facendo?
"Nel senso, hai avuto difficoltà a trovare la strada?"
"S-si, il posto è un po' imboscato"
"C'era qualcuno in macchina con te?"
"N-no, perché?"
"Come ti è arrivata la lettera?"
"Mi spieghi il perché di queste domande?" Si spazientì Gwen. 
"Cosa sai di questo posto? E come ti è arrivata la lettera?" Continuó a chiedere, fregandosene della risposta della ragazza.
"Dimmi cosa sta succedendo!" Sbottò Gwen, battendo i pugni sul tavolo.
L'uomo si sistemó meglio sulla sedia, e fece dei lunghi respiri, tenendo gli occhi chiusi.
"Cosa sai su questo campo?"
"Prima dimmi che succede" rispose pacata Gwen.
"Per favore rispondi alle mie domande" disse l'uomo, cercando di essere il più calmo possibile.
"Solo quello che c'era scritto sull'opuscolo"
"Quindi niente" si alzò per dirigersi ad un tavolino con sopra dei liquori e qualche  bicchiere. "Ne vuoi un po'?" Chiese, riferendosi al liquido ambrato che si era appena versato. "Ti conviene, se non vuoi impazzire"
"Ok" prese il bicchiere in mano e fece un lungo sorso, che le mandò a fuoco la gola, per poi scendere giù.
"Allora, hai mai sentito parlare di creature sovrannaturali?"
"Tipo streghe o cose del genere?" Non riusciva a capire il filo del discorso.
"Non streghe, quelle si sono estinte da secoli, intendo vampiri, fate, eccetera"
"Qualche favola ogni tanto" 
"Bene, quelle che te definisci "favole" non sono pura immaginazione, quel mondo esiste, ed è questo l'eerycamp, un campo per creature magiche!"
Gwen non capiva, di che diavolo stava parlando? 
"Sei forse ubriaco?" Le sfuggì di bocca. Non c'era una logica in quello che stava dicendo.
Chris scoppiò a ridere.
"Se non mi credi, te ne renderai conto nelle prossime settimane di quello che succede qui" sogghignò, digitando dei tasti sul computer. "Vedo che come corso hai scelto Mystic history, perfetto, almeno ti renderai conto di cosa succede".
La ragazza era senza parole, iniziando a pensare che era finita in un vero e proprio manicomio.
"La lettera come ti è stata recapitata?"
"Via posta" rispose, incrociando le braccia al petto.
"Ed era destinata a te?"
"Si, sulla busta c'era il mio nome"
"Hai fratelli o sorelle?"
"No"
"Tua madre è normale?" 
Gwen iniziò a rifletterci, sicuramente non era messa molto bene di testa
"Svitata" gli scappò di dire sovra pensiero.
"Ma umana..." Intervenne Chris.
Gwen fece segno di si con la testa.
"I suoi genitori?" 
"Perfettamente...umani" rispose, forse sua nonna era un po' rimasta dai tempi di Woodstock, ma ovviamente umana.
"Che mi dici di tuo padre?" 
"Mai conosciuto" disse come se nulla fosse. Non si era quasi mai chiesta come era, o che aspetto avesse, infondo per sua madre era stata solo un'avventura di una notte avuta con uno sconosciuto.
"Avrò qualcosa su cui indagare" sospirò amareggiato. "Blaineley puoi chiamarmi Trent?" Disse parlando al telefono.
"Ti nasconderemo tra le fate, loro maschereranno il tuo odore, e ufficialmente se qualcuno te lo chiede sei stata temporaneamente declassata"
Si alzo' dalla sedia, e ripose i bicchieri ormai vuoti sul tavolino.
"Un elfo di mia fiducia ti farà da guardia, evitando spiacevoli incidenti. Se hai bisogno di stare sola mi raccomando non vagare per il campo, ti lascerò tenere le chiavi della macchina, così portai rinchiuderti lì, ma mi raccomando, non scendere mai, e non inoltrarti nei boschi" tornò a sedersi "mi raccomando mantieni un profilo basso, meno ti fai notare meglio è" 
Qualcuno bussò, e senza nemmeno aspettare una risposta aprì la porta.
"Mi ha fatto chiamare?"
"Si!" Disse Chris, andandogli incontro. "Ti presento Gwen, è stata momentaneamente declassata, perciò per il momento è completamente umana, mi rivolgo a te perché sei un ragazzo di cui mi posso fidare. Ha bisogno di protezione nel caso qualcuno le volesse fare del male"
"Non si preoccupi, mi occuperò io di lei" rispose il ragazzo, rivolgendo un sorriso a Gwen. 
"Starà in casetta insieme a Bridgette e Dawn"
"Perfetto, andiamo?" Disse il ragazzo, aprendo la porta. 
Lo seguì fino all'esterno. 
Questo Trent era alto, anche se per lei tutti erano alti. I capelli erano neri, un po' spettinati, la carnagione era normale, ne troppo abbronzato, ma neanche un cadavere da obitorio come lei, e aveva dei splendidi occhi verde smeraldo.
"Dove hai lasciato le valigie?"
"Oh...em...le ho lasciate in macchina" biascicò, tornando alla vita reale, senza accorgersene aveva iniziato a pensare a quanto fosse bello quel ragazzo.
Si avviarono verso il parcheggio, camminando fianco a fianco. Gwen era consapevole di essere un peperone.
"Allora" esordì alla fine Trent  "cosa fai di bello?"
"Niente, il solito" finalmente arrivarono alla macchina.
"Non sei molto loquace" commentó il ragazzo, prendendo un grosso borsone dalla macchina. "Lascia, prendo io" così dicendo si issò sulle spalle anche l'ultima valigia che la ragazza si era portata.
"Credevo che la cavalleria non esistesse più"
"Oh sai com'è, in tempo di crisi si fa' quel che si può" 
Arrivarono ad una piccola casetta in legno, con un piccolo portico.
"Ti lascio il mio numero, nel caso ne avessi bisogno, per qualsiasi cosa chiamami, e mi raccomando non uscire mai da sola!" Prese il telefono della ragazza, e inizio a digitare sui tasti.
"Di cosa dovrei aver paura esattamente, sai, per me tutto questo è nuovo" disse ancora scettica, iniziava a pensare che fosse tutto uno scherzo architettato per la novellina.
"Devi essere stata molto potente" il ragazzo iniziò a ridere. "Comunque qui ci sono vampiri, e spiritelli malvagi che non sempre hanno buone intenzioni" bussò tre volte, e dopo qualche secondo di attesa aprì una ragazza bionda con occhi verdi.
"Ciao Bridgette" salutó il ragazzo "lei è Gwen, Chris mi ha detto che avrebbe diviso la camera con voi"
"Oh piacere!" Disse la ragazza con una voce suadente, quasi troppo, sarebbe stata capace di incantare chiunque, persino lei.
"C-ciao" rispose imbarazzata.
Entrò nella capanna, e Trent lasciò le sue valigie a terra vicino ad un semplice letto in legno (probabilmente ikea) con sopra un'oscena coperta verde.
"Sai, Gwen è stata declassata, perciò ha bisogno del vostro aiuto"
"Non ti preoccupare elfo protettore" rispose una voce proveniente apparentemente dal nulla. 
Poi notò una ragazza con dei lunghi capelli biondi, quasi argentei, con occhi chiusi, seduta a gambe incrociate, come se stesse meditando, sopra un letto davanti al suo. 
Gwen avrebbe giurato che un'attimo prima non ci fosse nessuno. D'un tratto la ragazza aprì gli occhi, azzurri, ma di una tonalità talmente strana che non sarebbe mai riuscita a definire o a replicare su tela. Aveva delle leggere occhiaie più scure del resto della sua pelle. 
"Non riesco a capire la tua aura" il suo volto si incupì.
"Forse perché sono una declassata" rispose sarcastica Gwen. Aspettava da un momento all'altro che qualcuno aprisse la porta di soppiatto, e iniziasse ad urlare: TE L'ABBIAMO FATTA! 
Ma questo surreale scherzo sembrava non avesse fine.
"Lei è Dawn, una fata dei boschi" intervenne Trent "sai come sono fatte loro, con tutti quei funghetti e piante strane..." Le sussurrò l'ultima parte all'orecchio, in modo che le altre non lo potessero sentire per poi scoppiare in una leggera risatina che cercò subito di mascherare con un colpo di tosse. 
Poi se ne andò, ripetendo nuovamente di chiamarlo per ogni minima cosa che avesse bisogno, e che la mattina seguente sarebbe andato a prenderla.
Per il resto della serata Gwen ignorò completamente le sue compagne, sistemando le sue cose nell'armadio e in bagno.
Decise di non mangiare a cena insieme al resto dei campeggiatori in mensa, finendosi un pacchetto di patatine che si era comprata per il viaggio, per poi buttarsi a letto prima del ritorno delle altre due.
 
Durante la notte si svegliò per andare in bagno, e tornando in camera notò le sue compagne.
Per un secondo la sua mente si bloccò, forse per metabolizzare quello che i suoi occhi stavano vedendo.
Bridgette era come intrappolata all'interno di una bolla d'acqua, ma lei dormiva beata, come se nulla fosse. Girò lentamente la testa verso il letto di Dawn. Sembrava una specie di culla in legno con foglie ovunque che la coprivano.
Rimase bloccata per una decina di minuti. 
Strinse i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne. Era sveglia
"N-n-non" le parole non riuscivano a uscire dalla sua bocca. 
Era vero! Tutto quello che le era stato detto era vero! 
Lentamente si avvicinò alla finestra. Fuori sembrava tutto normale, se non fosse stato per un'enorme creatura, mezza cane e mezza umana, che se ne stava accampata davanti al fuoco a cuocere marshmellow.
Si allontanò terrorizzata, per poi correre in bagno e chiudersi dentro.
Stava impazzendo! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** How to explain it... ***


- How to explain it...
 
Quella notte Gwen si fece dalle quattro fino ad arrivare ad un numero indescrivibile di volte la doccia, ma ogni volta che pensava di essere sveglia o di essere tornata in se', decidendosi finalmente ad aprire la porta, la scena non cambiava.
Bolla e Culla.
Acqua e Alberi
Non riuscì a chiudere occhio. Rimaneva chiusa nel bagno, forse l'unico posto normale in quel campo di matti.
Forse era lei la matta...
Voleva scappare, ma sapeva che uscire fuori era pericoloso.
Non si accorse nemmeno che il sole aveva iniziato ad alzarsi, illuminando la stanza in cui si era rinchiusa.
Sentì qualcuno tentare di aprire la porta.
"Scusa" 
"Ho fatto" urlò uscendo.
Tutto sembrava tornato normale nella stanza.
Niente bolla, niente culla.
Si vestì senza nemmeno guardare cosa avesse preso. 
Recuperò il telefono e chiamò Trent.
"Devo andare dal direttore" disse, senza nemmeno aspettare che il ragazzo le dicesse qualcosa.
"Arrivo" rispose una voce ancora impastata dal sonno.
Aspettò per una decina di minuti sotto il portico della casetta, fumandosi una sigaretta ormai arrivata al filtro.
"Eccomi!" Trent spuntò davanti a lei sorridendo.
"Andiamo" il suo tono di voce era burbero, forse troppo, ma in quel momento non gliene fregava nulla.
Si incamminò verso gli uffici, senza nemmeno controllare se lui la stesse seguendo o meno.
Blaineley era lì, che sorseggiava un caffè, mentre guardava lo schermo del computer.
"Voglio parlare con Chris" disse, risultando fin troppo scorbutica.
"Calmati ragazzina" la riprese acida la donna, per poi alzarsi e avviarsi verso l'ufficio adiacente al suo.
"C'è la rompi balle" l'annunciò.
"Ti aspetto qui" l'avvisò Trent, mettendosi a sedere su una sedia.
"Fa' come ti pare!" Poi si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle, sbattendola con più forza che poteva.
"Siamo nervosi stamattina" commentò Chris.
"Voglio andarmene" sbottò, senza salutare o altro, in quel momento non le interessava niente dell'educazione,
"Non puoi!" 
"Cosa vuol dire non posso! Fino a prova contraria io posso!"
"C'è un motivo se sei qui, e dobbiamo scoprire il perché" l'uomo si mise a sedere dietro la sua grande scrivania. "La posta fatata non sbaglia mai, come ho detto se sei qui c'è un motivo, e noi dobbiamo scoprire il perché" fece una pausa, per scrocchiarsi le mani e il collo "e poi se tu te ne andassi saremmo costretti ad ucciderti" uno strano ghigno li spuntò sul volto. "Questo campo è una meraviglia, se potessero nessuno vorrebbe mai lasciarlo".
"Oh certo un'umana come me ha sempre sognato di passare la notte insieme ad un mezzo lupo per magiare marshmellow davanti al fuoco" rispose sarcastica, alzando gli occhi al celo.
"Oh! Chef non si smentisce mai, sempre il solito burlone" iniziò a ridere. "Ti devo chiedere un favore" improvvisamente tornò serio "puoi chiamare tua madre e chiederli qualcosa in più riguardo a tuo padre?"
"Certo" sbuffò, per poi uscire senza neanche salutare.
"Non mi seguire per favore" disse appena vide il suo baby sitter alzarsi dalla sedia. 
Arrivò in macchina, si accese una sigaretta per poi chiudersi all'interno dell'abitacolo.
"Pronto?" Sua madre rispose dopo due squilli.
"Ciao, ho bisogno di parlarti" disse, prendendo un lungo tiro dalla sigaretta.
"G! Stai fumando? Quante volte te lo devo dire che t'invecchia la pelle e ingiallisce i denti!"
"Ascoltami, ti devo chiedere una cosa" fece una piccola pausa, espirando una nuvola di fumo. "Riguarda mio padre"
"Cosa vuoi sapere?" La voce della donna si fece seria. Si aspettava da tempo questo discorso, e aveva provato a inventarsi scuse diverse ogni volta.
"Sai...sai il suo nome"
"All'epoca mi disse di chiamarsi Jhon, ma non so' altro"
"Lo hai mai visto dopo...dopo quella volta?"
"Si, é venuto in ospedale, il giorno che sei nata"
Gwen sentì un enorme peso sollevarsi dal suo cuore, un peso che fino ad un secondo prima non sapeva nemmeno di avere. Una speranza, una piccola luce. Forse a quello sconosciuto senza volto interessava qualcosa di lei. "E poi quattro anni fa'"
"C-cosa?!" Non riusciva a credere a quello che la madre aveva appena detto. La donna non rispose. "T-Tu hai visto mio padre quattro anni fa' e non mi hai detto niente?" Gwen iniziò ad urlare in un modo quasi isterico.
"Cosa avrei dovuto dirti?! Guarda tesoro! Lo vedi quell'uomo infondo alla strada? Quello é tuo padre!"
Rispose a tono la madre. "Quando sei nata lui mi disse due cose: chiamala Gwendolyn, e quando sarò pronto verrò io da lei!" Iniziò a piangere "ho fatto solo quello che mi ha chiesto"
"E a me non ci hai pensato? Non ti é mai passata per l'anticamera del cervello che io avrei voluto conoscerlo? Che volevo sapere il suo nome o vedere il suo volto?" Rimasero in silenzio tutte e due, singhiozzando.
"A volte avrei preferito che mi dessi in adozione" sussurrò infine Gwen tra un singhiozzo suo e uno della madre.
"La vuoi sapere una cosa? Te li avevo trovati dei genitori, degli avvocati per giunta! Ma nell'istante in cui ho visto uscire la tua testa da in mezzo alle mie gambe ti ho amata! Ti ho amata più di ogni altra cosa al mondo!" Strillò la donna, per poi chiudere il telefono. 
Era la cosa più dolce che li avesse mai detto sua madre... Nonostante il modo in cui lo aveva detto, era sempre la cosa più dolce che le avesse mai detto in vita sua.
Sapeva che per colpa di quella notte sua madre aveva rinunciato a milioni e milioni di opportunità, ma fino a quel momento pensava fosse solo una ripicca verso i suoi genitori, ma ora era tutto diverso, forse una piccolissima parte di lei iniziava a capirla. 
Si sentiva un vero e proprio verme. 
Aveva bisogno d'aria.
Uscì dall'auto, per poi accasciarsi al suolo dopo nemmeno un passo.
Poggiò la testa sulle ginocchia, continuando a piangere.
Dopo un paio di minuti sentì qualcuno poggiarli una mano sulla spalla.
"Tutto bene?" Trent eri lì, davanti a lei, che la guardava con i suoi occhi smeraldini, rassicuranti e protettivi.
Senza dire un parola lei lo abbracciò.
Aveva bisogno di un abbraccio, il più umano possibile, nonostante lui non fosse umano.
"Tranquilla, passerà tutto" gli sussurrò accarezzandogli i capelli, mentre lei gli inzuppava la maglia con le sue lacrime.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Crossed Eyes ***


Capitolo un pò corto...scusate, spero vi piaccia :D


-Crossed Eyes
 
"Ti ho inzuppato tutta la maglia" riuscì a dire, dopo essersi tranquillizzata. 
Decise di sciogliere definitivamente l'abbraccio, ormai il peggio era passato. 
"S-scusami, scusami per il mio comportamento, per tutto". 
"Tranquilla!" Rispose l'elfo sorridendo.
Le porse un fazzoletto di carta profumato, che la ragazza accettò.
Iniziò ad asciugarsi il viso, poi aprì lo sportello del passeggero e prese uno dei tramezzini che sua nonna le aveva preparato il giorno prima. "Ne vuoi?" Chiese a Trent.
"Si, grazie!" Il ragazzo controllò l'interno del cesto "uh! Prosciutto!" Ne prese uno, per poi addentarlo.
"Wow! Lo hai preparato te? É buonissimo!" 
La ragazza scoppiò a ridere. "No, lo ha preparato mia nonna, se fosse stato uno dei miei lo avresti lanciato a metri e metri di distanza, e poi saresti scappato urlando!"
Continuarono a parlare di cibo per tutto il tragitto verso le casette.
A quanto pare nella comunità elfica non a tutti era permesso di mangiare carne. Ma Gwen non indagò più di tanto, in fin dei conti doveva fingersi una creatura magica anche lei. 
"Gwen! Bevi questo!" L'assalì Dawn appena mise piede in camera.
"Cos'è?" Chiese, guardando la boccetta contenente uno strano liquido verdastro.
"Un concentrato di erbe" rispose, per poi scomparire chissà dove.
"Serve a mascherare l'odore del tuo sangue umano a vampiri e licantropi" continuò Bridgette "questo ha un saporaccio perché è concentrato, nel senso che ha un'effetto immediato, nei prossimi giorni invece ti daremo una pozione più lenta e più duratura, con un sapere migliore, che dovrai bere due volte al giorno".
Gwen mandò giù l'intruglio in un sorso. Aveva un sapore più che schifoso. Fece fatica a non vomitarlo tutto a terra. 
"Acqua?" 
"Si grazie!"
Bridgette le porse un bicchiere pieno fino all'orlo, che afferrò subito.
"Molto meglio!" Disse sollevata, svuotandolo in un sorso, e lasciando il bicchiere e la boccetta sul comodino.
Trent arrivò poco dopo, e insieme andarono al corso di Magic history.
A quanto pareva era l'unico corso mattutino, e anche l'unico corso a cui partecipavano tutti i campeggiatori.
Entrarono in una grande sala, piena di sedie con supporto a banco.
"Ehi bambolina!" Disse una ragazzo dalla voce roca, rivolgendosi a Gwen, la quale alzò la testa per fargli un gestaccio, ma poi ci ripensò: profilo basso!
Si sedette vicino a Trent e Bridgette, e insieme aspettarono l'inizio della lezione. 
Dopo una decina di minuti Chris entrò nella sala.
"Bentornati, e benvenuti ragazzi!" Annunciò avvicinandosi ad una grande lavagna, dove un uomo alto e dal volto burbero vestito da cuoco lo stava aspettando. "Direi di iniziare subito la lezione, che ne dici Chef?" 
"SILENZIO!" Urlò il gigante, fermando definitivamente tutti i brusii degli studenti.
"Per favore, Tyler e Harold distribuite i libri"
"Seduto Sfigharold!" Intervenne la voce roca di prima. 
Si alzò un punkettone pieno di piercing in faccia, capelli neri e una cresta verde acido. Iniziò a passare tra i banchi, dando nomignoli a tutti. 
Mangia erba, finocchietta, poppante...
Arrivò così fino alla fila di Gwen. 
"Ehi bambolina!" Disse, porgendogli il libro. La ragazza lo guardò male, notando in quel momento i suoi occhi azzurro ghiaccio, quasi in tinta con i piercing. 
Ne rimase incantata.
"Orecchie a punta" continuò, il ragazzo, lanciando il libro addosso al povero Trent, ma tenendo gli occhi fissi su Gwen.
"Idiota!" Scappò di bocca all'elfo, appena il punk era abbastanza lontano da non sentire.
"C-come?" Chiese, risvegliandosi da una specie di stato di trans.
"I vampiri sono tutti idioti!" Continuò il ragazzo "prendi quello ad esempio" indicò il ragazzo con la cresta. "Si crede superiore a tutti solo perché i vampiri sono le creature più antiche qui" 
"Come si chiama?"
"Duncan" rispose con disprezzo Trent. "Se vuoi stare tranquilla qui dentro ti conviene evitare Duncan, Heather" indicò una ragazza poco lontana, con lineamenti asiatici. " e Scott" continuò, parlando di un ragazzo dall'altra parte della sala, che per quel poco che riusciva a vedere aveva i capelli rossi. 
"Sono tutti e tre vampiri?" 
"No, Scott è un mezzo goblin, per questo si trova qui, e non nelle grotte sotterranee insieme al resto della sua specie, ma non ti fidare, di umano ha solo l'aspetto!"
"SILENZIO!" Un'altro urlo fece vibrare la stanza.
"Grazie Chef, e ora iniziamo la lezione" esordì McLean.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** New Friends ***


Scusatemi, altro capitolo un pò noioso!


-new friends

La lezione era finita da poco,e Gwen non aveva fatto altro che scarabocchiare sul libro tutto il tempo.
Chris aveva parlato dei modi in cui si poteva essere declassati. 
Sembrava di essere a lezione di guida: non passare con il rosso o ti fanno una multa, non fare infrazioni o ti ritirano la patente. Il concetto era più o meno quello.
Tutto procedeva con una lentezza quasi incredibile, finché il caro Chris McLean non aveva deciso di richiamare l'attenzione su di lei.
"Gwen! Com'è essere umani?" Chiese a metà spiegazione, in modo che tutti la potessero notare. 
Sentì la rabbia crescergli dentro. 
Non era forse lui che li aveva detto di tenere un profilo basso?
E come intendeva fare il caro McLean, dandola in pasto direttamente agli squali? 
"Da umani" rispose acida. In quel momento aveva una gran voglia di raggiungerlo e prenderlo a schiaffoni. 
Aspettò seduta finché la stanza non fosse quasi vuota, mentre tutti la fissavano ridendo o sparlando.
Basso profilo. 
Continuava a ripeterselo nella testa. 
"Come va'?" Chiese Bridgette alzandosi dalla sedia.
"In questo momento vorrei solo far diventare il profilo di mr. Narciso talmente basso da sembrare una sogliola".
La bionda scoppiò a ridere
"Di certo il suo intervento non è stato d'aiuto" convenne, mentre si guardava in giro a cercare chissà chi.
"Geoff" gridò, mentre Gwen cercava di continuare il discorso.
Un ragazzo biondo con un'osceno cappello da cowboy si avvicinò a loro. Era un molto facile da notare, soprattutto per il suo abbigliamento. Indossava una camicia rosa aperta sul petto che metteva in evidenza i muscoli, e portava un paio di bermuda. Sembrava quasi che avesse sbagliato campo, visto che di sicuro quelle non erano le Hawaii, nonostante fosse estate.
"Ti presento Gwen, la mia nuova compagna di stanza" continuò Bridgette appena il ragazzo fu abbastanza vicino a loro.
"Credo che Chris abbia già provveduto a presentarla" scherzò, porgendoli la mano "Piacere".
"Piacere" rispose, per poi iniziare anche lei a prepararsi per uscire.
"Vieni con me a fare un giro?" Chiese al ragazzo Bridgette, usando la sua voce suadente, e prendendo le mani dell'altro tra le sue.
"Scusami...ma ho promesso a Duncan di andare in un posto con lui" Geoff sembrava molto imbarazzato per quello che stava dicendo. "Ci vediamo dopo al lago per il corso?"
"Che palla!" Sbuffò Bridgette  "passi più tempo con lui che con me...spero solo di non ritrovarmelo al lago..."
"Ci sono cose che con Duncan non faccio" poi prese la ragazza, e si scambiarono un lungo e appassionato bacio. "Ci vediamo!" E così dicendo si dileguò.
Bridgette si riunì al misero gruppo, e insieme andarono alla mensa del campo, la quale era una grande sala con tre lunghe file di tavoli, e a lato un bancone dove dei tipi vestiti con camice a scacchi rosse e jeans servivano da mangiare, controllati dal gigante vestito da cuoco.
Ai tavoli c'erano ragazzi che si divertivano a trasformare parti del loro corpi in animale, o ragazze che volteggiavano sopra tutti. 
Gwen era come incantata. Non riusciva più a capire se sognava o era sveglia. 
Come la volta precedente si conficcò le unghie nei palmi delle mani...era sveglia...
Stranamente questa volta non si sentiva spaventata, ma stregata.
Avrebbe voluto anche lei fare parte di quel mondo...volare sulle teste di tutti o trasformare parti del suo corpo...
Ma lei non ne faceva parte...
Uno strano senso di angoscia e ansia la invase. 
Lei voleva essere lì, ma allo stesso tempo voleva essere a casa, e non venire mai a conoscenza di quel mondo.
Sentì qualcuno afferrarla da sotto le braccia, per poi tirarla su.
Come era finita a terra?
Alzò lo sguardo, e notò davanti a lei la ragazza mezza asiatica da cui Trent li aveva detto di tenersi a distanza.
"Non dovresti essere dietro al bancone? Declassata?" Disse, sottolineando l'ultima parola.
Trent prontamente si infilò tra le due, poco prima che l'asiatica, di cui Gwen in quel momento non riusciva a ricordare il nome, tirasse fuori i canini.
"Ci vediamo sfigati!" Li canzonò, per poi andarsene seguita da una bionda dall'aria scema.
Il ragazzo poggiò le sue mani sulle spalle della ragazza "tutto bene?"
Solo in quel momento Gwen si rese conto di quello che era appena successo, risvegliandosi da uno stato di incoscienza.
"Come?"
"Stai bene?"
"Oh! Si si, non mi sono nemmeno accorta di lei" riuscì a dire, andando verso il bancone. 
A scuola era abituata a sopportare scherzi di poco gusto dai bulli, perciò quello strano incidente di percorso non li fece ne caldo ne freddo, nonostante l'asiatica avesse le zanne.
Mangiò, o almeno ci provò, una stana poltiglia insapore di un colore sicuramente non esistente in natura. 
Iniziava a rimpiangere la cucina di sua madre.
Dopo mangiato fu' scortata alla sua capanna dal suo bodyguard personale, dove dovette bere un'altra di quelle schifose boccette. Riposò per qualche ora, cercando inutilmente di recuperare qualche ora di sonno, ma la sua testa non smetteva mai di pensare. Come era finita lì? 
Se questa "posta fatata" non sbagliava mai, com'era possibile che lei era lì? 
Forse al mondo esisteva un'altra Gwendolyn Parker, magari una vampira, o una fata. 
Era confusa, voleva fare domande e ricevere risposte, ma ormai aveva capito che non aveva nessuno con cui parlare. Forse Trent o Bridgette avrebbero potuto aiutarla.
Ma a fare cosa? 
Nessuno sarebbe stato capace a dargli delle risposte.
Qualcuno bussò alla porta, e svogliatamente si alzò dal letto.
"Chi è?" Chiese, più per abitudine che per curiosità, ma sapeva già la risposta, anche perché Dawn di solito appariva dal nulla, mentre Bridgette aveva le chiavi.
"Trent"
Aprì, recuperò le sue scarpe da dove le aveva lanciate, poi si avviò insieme a lui verso il cottage dove si teneva lezione di arte.
"Allora ci vediamo a cena" esordì il ragazzo appena arrivarono alla porta.
"Non vieni con me?"
"No, io faccio il corso di musica, e poi vado ad un corso obbligatorio per noi elfi"
Gwen non sapeva se sentirsi spaventata o sollevata da quella notizia.
Da una parte lui era il suo scudo, il suo "elfo protettore", sapeva che se fosse stata con lui non li sarebbe mai successo nulla, dall'altra non era abituata a stare con le persone, perciò era sempre e costantemente in imbarazzo.
"Dopo passerà a prenderti Chris"
"Preferirei essere la cena di "vampsiatica" piuttosto che stare con lui" giocò con le parole vamp, vampira e asiatica per definire la sua nuova amica.
"Non essere così melodrammatica" tentò di scherzare Trent.
"Drammatica?" Chiese, alzando un sopracciglio. "Ci vediamo dopo" concluse, sperando di rimanere in vita per l'ora di cena.
"A dopo! Mi raccomando fatti forza!" Cercò di incoraggiarla il ragazzo, per poi allontanarsi verso la strada da cui erano arrivati.
Non fece in tempo a mettere piede dentro che già si sentiva come un gatto che viene rinchiuso in una gabbia piena di cani.
Si accomodò all'ultimo banco infondo alla classe, sperando che nessuno si sedesse vicino a lei. Buttò la testa sul tavolo, era troppo stanca anche solo per esaminare la classe.
Dopo una decina di minuti sentì addosso la stana sensazione di essere osservata.
"Al diavolo il basso profilo" pensò "ora alzo la testa e mando tutti a fanculo!"
"Ehi bambolina!" Quei occhi azzurrissimi la stavano fissando.
Duncan il vampiro era seduto vicino a lei.
"Fantastico" borbottò, ributtando la testa sul banco.
Ora mancava solo il rosso e poteva ufficialmente ritenersi spacciata!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Den for Gwen! ***


-Den for Gwen!
 

Gwen non pensava che queste "creature" potessero avere un aspetto non umano.
Trent era un elfo, avrebbe dovuto avere le orecchie a punta, ma non le aveva, aveva controllato. 
Eppure la donna che era appena entrata in classe, richiamando l'attenzione di tutti su di lei era verde. 
Letteralmente verde, non di rabbia o invidia, ma di carnagione! 
Non riusciva a capacitarsene, ma doveva abituarcisi, visto che non si trovava in un posto che rispecchiava le convenzioni umane.
"Oggi inizieremo con un disegno a piacere" disse la donna, senza nemmeno presentarsi o un buongiorno. 
Appoggiò dei colori sul banco. "Prendete tutto il materiale che vi serve, ma solo quello che serve, dovete condividere con gli altri!"
Duncan si fiondò subito a raccogliere più cose possibili, senza nemmeno guardare, poi appoggiò il tutto sul loro tavolo.
"Se vuoi bambolina puoi prendere tutto quello che ti serve" si mise ad aspettare una risposta che non arrivò.
Gwen guardava il foglio. Non aveva idee, e la cosa per lei era molto strana. Sapeva sempre cosa disegnare, sempre!
Forse in quel momento aveva talmente tanta confusione in testa da non riuscire a pensare.
In più era terrorizzata dal suo compagno di banco.
Solitamente era affascinata dai vampiri. 
Le riteneva creature meravigliose.
Ma fino pochissimo tempo fa' pensava fossero solo frutto dell'immaginazione di qualche matto, una leggenda mai esistita veramente.
Controllava il telefono di continuo, indecisa se chiamare Trent per una sua stupida paura o fare finta di nulla.
"Stai pensando di chiamare il tuo ragazzo?"
"Come?" Chiese, mentre riponeva il telefono per l'ennesima volta in tasca.
"Hai paura di non riuscire a resistermi?" Duncan era completamente girato verso di lei, ignorando completamente il suo foglio. 
"Ma non farmi ridere!" riprese la matita in mano e iniziò a disegnare qualche linea, che cancellò subito.
Che razza di problema aveva? Voleva solo disegnare qualcosa di decente.
"Qualche problema?" Il vampiro parlò nuovamente, con quel suo tono quasi superiore che lo caratterizzava, ignorando completamente l'istruttrice che chiedeva dove fossero finiti tutti i colori a matita e i pantoni.
"Penso che tu ne avrai" rispose, indicando la donna che si era appena materializzata vicino a lui.
"Avete qualche problema con la parola "condividere"?" Domandò la donna, riprendendosi tutto il materiale.
"Allenatevi sul bianco e nero!" poi se ne andò, nello stesso modo in cui era arrivata. 
Fantastico! Già non sapeva cosa disegnare, in più ora li avevano tolto pure i colori.
Guardò il foglio di Duncan, per semplice curiosità.
Avena disegnato un teschio molto stilizzato con un pantone nero, e colorato con uno bianco sporco. Sembrava quasi un disegno di un bambino.
"Ti piace?" Il ragazzo continuava a fissarla.
"Minimale" commentò, per poi tornare al suo foglio. Doveva assolutamente muoversi a disegnare qualcosa.
"Mai quanto il tuo!" Prese il foglio della ragazza e iniziò a fare finta di guardare qualcosa di interessante.
"Si nota il dolore e la frustrazione dell'autore, soprattuto nei punti in cui é passata la gomma" la prese in giro, fingendosi un critico d'arte.
"Ah ah, simpatico!"
"Beh, tra i due qui l'artista sono io!"
Non poteva accettare un simile affronto!
Iniziò a disegnare una rosa, tentando una via sicura ed efficace. Avrebbe potuto disegnare rose anche ad occhi chiusi per quante volte lo aveva fatto.
"Ma come siamo romantici!" Iniziava a non sopportarlo e in più non la smetteva di fissarla. Non li avevano insegnato che è maleducazione? "Lo regalerai al tuo ragazzo?"
"No, lo darò all'istruttrice" continuava a disegnare, come se lui fosse solo una mosca fastidiosa che le ronzava intorno.
"E orecchie a punta lo sa' che lo tradisci con una donna? Per giunta molto più grande di te?" 
Abbandonò la matita
"Trent non è il mio ragazzo!" Si girò verso di lui una volta per tutte, fregandosene delle sue paure, e guardando il vampiro negli occhi.
Rischiando di perdersi in quei meravigliosi occhi...
"E anche se lo fosse non sono affari tuoi!"
"Ma come siamo scorbutici" commentò, fingendosi offeso "vengo in pace bambolina" mise una mano davanti a lei, facendoli vedere il simbolo della pace.
"Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito" 
Gwen abbandonò l'aula in tutta velocità, sperando vivamente che Chris fosse già lì.
Ma ovviamente le star si devono fare attendere. 
Delusa si sedette su uno dei gradini e si accese una sigaretta.
"Ehi bambolina il tuo baby sitter è in ritardo?" Ci mancava solo questa, era uscito anche lui, subito dopo di lei. "Ti farei compagnia, ma purtroppo ho meglio da fare! Ci vediamo domani!"
"A domani" rispose un po' scocciata. 
Ma dove diavolo era finito Chris?
Passarono dieci minuti, e di lui nessuna traccia.
Stanca di aspettare decise di incamminarsi verso il suo ufficio senza una scorta. Che diavolo poteva mai succedergli? Ormai aveva già affrontato i peggiori, gliene mancava solo uno!
Camminò per il campo senza timore, sicura di se, ammirando il paesaggio e gli strani campeggiatori che la circondavano. 
Intravide Dawn, insieme ad altre fate dall'aspetto simile al suo, che curavano le piante.
Venne affiancata da una golf car, con sopra l'inquietate Chef e Chris al suo fianco.
"Gwen!" Disse il secondo, facendo rallentare il veicolo in modo da avere un andatura pari al passo della ragazza "allora, ti sei ambientata bene?"
"Non grazie a te" rispose, ricordando l'intervento che aveva fatto rivolto a lei poche ore prima. 
"Se lo vuoi sapere mia madre non sa' nulla su mio padre" decise di chiudere in fretta il discorso, non aveva voglia di parlare con quel narcisista.
Senza accorgersene erano arrivati vicino agli uffici. 
Decise di rinchiudersi in macchina, avrebbe aspettato Trent lì, preferiva non rischiare troppo per quel giorno.
Entrata nell'abitacolo recuperò il suo diario da sotto il sedile del passeggero, e iniziò a scrivere tutto quello che le era successo, le sue riflessioni e tutte le stranezze.
In nemmeno tre pagine non sembrava più un semplice diario di una sedicenne come tutti, ma una ragazza uscita di senno. 
Forse era così, ancora pensava che tutto quello fosse un sogno, una cosa che non stava succedendo a lei. 
Voleva avere una prova che tutto fosse vero e reale, e il suo diario lo era. 
Sentì qualcuno bussare al vetro, facendola sobbalzare.
Trent era arrivato prima, penso', riponendo il diario nel suo nascondiglio. 
Si preparò ad uscire.
Ma non era Trent.
Duncan la guardava sorridendo dall'altra parte del vetro.
In mano aveva un cartellina beige, con una scritta rossa al centro "Gwendolyn Parker".
Quella non era una cartellina qualsiasi, ma un fascicolo...il suo!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** see you soon ***


AVVISO: Da questo capitolo in poi ci saranno liguaggi scurrili :D


-see you soon
 
Un vetro...
Un semplice vetro di una macchina divideva Gwen da Duncan.
Se quello che si diceva dei vampiri era vero, avrebbe potuto spaccare quel vetro come se fosse una pellicola, oppure avrebbe potuto sradicare la portiera, lanciandola come un piccolo sassolino.
Tutto si era come fermato intorno a Gwen. Tutto sembrava più lento.
Si sentiva paralizzata. 
Voleva urlare, scappare dalla parte opposta, qualsiasi cosa, ma non aveva più nessun controllo del suo corpo. 
I muscoli non rispondevano, il cervello non rispondeva, niente rispondeva. 
Come se avessero spento un'interruttore. Così si sentiva. 
Spenta.
Fissava quel ragazzo. 
Quel magnifico e inquietante ragazzo. 
Sorrideva, continuando a mostrargli quello che aveva in mano.
Sapeva che prima o poi qualcuno l'avrebbe scoperta, ma non pensava così presto.
Sperava almeno di riuscire a durare una settimana minimo.
Ma dopo nemmeno un giorno...doveva ammetterlo, faceva veramente schifo come infiltrata.
 Se mai avesse avuto un futuro non avrebbe mai e poi mai fatto la spia.
Il ragazzo mosse un braccio verso il verto. 
Questo semplice gesto la spaventò a morte. 
Non si sentiva pronta per finire così la sua miserabile vita.
Duncan appoggiò una mano sul vetro. Il segno della pace.
Che diavolo voleva dire?
"Vengo in pace" esordì divertito dell'espressione della ragazza. "Posso entrare?" Continuò indicando il blocco della portiera.
Gwen era ancora paralizzata. 
Il vampiro iniziò a ridere, fece il giro della macchina, per poi entrare dalla parte del passeggero.
"Allora" iniziò aprendo il fascicolo e assumendo una voce professionale "Gwendolyn Parker" lesse, poi guardò Gwen che non si era mossa di un pelo. Le passò una mano davanti alla faccia per cercare di risvegliarla. "Sei viva?" 
La guardò un'attimo confuso, poi iniziò a ridere. 
"Tranquilla, non voglio mangiarti, almeno non per il momento" cercò di scherzare, ma invece di farla ridere Gwen si spaventò ancora di più.
Passarono interminabili minuti di silenzio.
Gwen iniziò pian piano a metabolizzare il tutto, mentre Duncan si era messo comodo e canticchiava una canzoncina a bocca chiusa.
Lentamente iniziò a calmarsi. Forse il vampiro non voleva farle del male. Forse era veramente in pace.
Forse non voleva il suo sangue.
Forse voleva solo divertirsi un po' prima di cenare con lei.
Infondo Trent l'aveva avvertita, non era un tipo di cui ci si poteva fidare, ma in quel momento lei era lì da sola, cos'altro avrebbe potuto fare?
"Lost in the supermarket" riuscì a dire con un filo di voce.
"Come?" Domandò il ragazzo, quasi sorpreso dalle parole della ragazza.
"La canzone...Lost in the supermarket, dei clash"
"Wow! Allora voi dark non ascoltate solo canzoni tristi!"
"Sai, ogni tanti anche noi dark siamo felici" ribatté, cercando di difendersi.
Il ragazzo rincominciò a ridere, Gwen non capiva cosa ci trovasse di tanto divertente in quella situazione.
"Sei simpatica, potremmo anche andare d'accordo"
"Mmm...potremmo, ma non ne sono pienamente convinta..." Iniziava pian piano a sbloccarsi. "Parlando di cose serie, come hai fatto a..." Si bloccò, non sapeva che parole usare: rubare? Curiosare? Prendere in prestito? 
"A prendere il tuo fascicolo?" Prendere, ecco la parola giusta. 
"Vedi..."iniziò il ragazzo, incrociando le mani dietro la testa "Blaineley vorrebbe scoparsi Justin, perciò basta farglielo vedere che lei non capisce più niente, quindi mentre lui la distraeva io mi sono infilato nell'archivio e ho preso questo!" Sventolò nuovamente la cartellina davanti la faccia della ragazza.
"Io non capisco, chi sarebbe questo Justin?"
"Strano che tu non lo abbia visto, è difficile non notarlo" iniziò a ridere il ragazzo "sarebbe un licantropo, ma non si trasforma per paura di rovinarsi il viso, per questo molti di noi pensano sia gay, ma a quanto pare alle pollastre piace!" 
"Forse dovrei usarlo anche io, magari smetterà di essere così scorbutica" pensò ad alta voce.
"Cosa c'è scritto sul mio fascicolo?" Domandò, cercando di cambiare discorso.
"Che sei completamente umana, e che non si sa' come tu sia arrivata qui" tornò serio il ragazzo "ecco perché sono qui. Essendo stato anche io declassato temporaneamente qualche anno fa' ero curioso di sapere cosa aveva fatto una bambolina dolce come te, ma appena trovato il tuo fascicolo ho capito che sei solo una santarellina finita nel posto sbagliato" concluse, guardando di sottecchi la ragazza. 
"Allora, come mai sei qui?" Domandò, girando completamente la testa verso di lei.
"Mi piacerebbe poterti aiutare, ma purtroppo ne so' meno di te"
"Un vero peccato!" Disse, iniziando ad armeggiare con la radio. "Dovresti cambiarla! Non si capisce nulla!" Si arrese ancora prima di capire da quale dei tanti pulsante si accendeva.
"Questo è un pezzo d'epoca" intervenne lei "se cambiassi radio dopo stonerebbe" rimasero in silenzio per qualche secondo.
"Pensavo fossi meno noiosa" disse di punto in bianco il ragazzo, rompendo definitivamente il silenzio. 
Prese una sigaretta da un pacchetto nuovo che la ragazza aveva in macchina, abbassò il finestrino dal suo lato e iniziò a fumare, come un normale umano.
"Voi vampiri fumate?" Domandò leggermente divertita dalla situazione.
"Solitamente no, ma questo è un vizio che ho preso nel mio periodo da umano" espirò lentamente, facendo dei cerchi con il fumo. "Adesso è come fumare aria, per questo ogni tanto vado da qualche fatina della terra e mi faccio dare un po' delle loro piantine" 
"Posso chiederti una cosa?" Domandò titubante Gwen "come sei stato declassato?" Duncan iniziò a ridere, poi prese un'altro tiro dalla sigaretta. "Fino all'anno scorso avevo una ragazza, una sexy Echidna, diciamo che lei non era felice del fatto che io ero più forte e potente di lei, perciò mi segnalò alle autorità magiche, in modo da farmi togliere il mio stato da vampiro, ma fortunatamente i reati per cui mi processarono erano lievi, perciò dopo tre mesi sono tornato un vampiro!"
"Che cos'è un Echidna?" 
"Sono creature metà donne e metà serpenti"
"Com'è finita poi la storia? Ha accettato il fatto che tu eri più forte?"
"No, ma diciamo che qualcuno ha avvisto papà serpente che la sua figliolina si divertiva con gente non della sua specie, perciò mi ha lasciato" spiegò, cercando di fingersi dispiaciuto.
"Poverino, sarai distrutto" lo canzonò, prendendo anche lei una sigaretta, e iniziando ad aprire il finestrino dalla sua parte.
"Ferma!" Urlò Duncan spaventato.
"Come?" 
"Tira sù il finestrino!" Continuò, senza cambiare espressione sul volto.
Gwen eseguì i suoi ordini, iniziando a girare la manovella in senso antiorario.
"Come mai?" Domandò confusa. Dal lato dove si trovava il ragazzo il finestrino era aperto.
Duncan tornò calmo "Perché sono un vampiro" 
Gwen non capiva cosa significasse il finestrino aperto con lui che era un vampiro. "Se tu aprissi quel finestrino basterebbe solo una minima ventata che il tuo odore arriva più forte e intenso a me, e a quel punto non credo di riuscire a controllarmi come sto facendo adesso"
Solo in quel momento notò la posizione del ragazzo.
All'apparenza sembrava rilassato, ma si teneva a distanza, stando il più attaccato possibile alla portiera. 
Ora che ci pensava anche in aula teneva le distanze, era vicino a lei, ma sul bordo del tavolo.
"Scusa..." Biascicò, anche se non aveva nulla di cui scusarsi. 
In quel momento iniziò a suonarle il telefono. Era Trent.
"Pronto" Rispose, ma continuando a fissare il vampiro.
"Ehi Gwen! Dove sei? Sono passato alla tua casetta ma non c'eri!"
"Sono in macchina" rispose poco convinta.
"Tutto bene?"
"Si si...sono con..." Il punk richiamò la sua attenzione, facendole segno di stare zitta. 
Perché non voleva che Trent sapesse che lui era lì?
"Sono con...contenta di sentirti" balbettò dopo attimi di silenzio.
"Anche io!" Rispose sincero il ragazzo. "Sarò lì da te tra cinque minuti!"
"Okay, a tra poco" riattaccò. 
"Perché non vuoi che Trent sappia che tu sei qui?" L'aggredì subito.
"Perché tra me e lo strimpellatore da due soldi non scorre buon sangue" ricompose la cartellina, poi se la infilò sotto la maglia.
"Perché?"
"Oh! Vecchie storie tra elfi e vampiri" rispose, uscendo dalla macchina e chiudendo la portiera, per poi affacciarsi al finestrino aperto. "Allora a domani bambolina"
"Non chiamarmi bambolina!"
"Allora a domani bambolina"
"Sei una causa persa!" Sbuffò, salutandolo con la mano mentre si allontanava.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Pleasant Nightmare ***


scusate se ci ho messo più del solito ad aggiornare :C 

- Pleasant Nightmare

Duncan era sparito ad una velocità quasi impressionante, un secondo prima era davanti a lei che camminava, e nel tempo di un battito di ciglia era già scomparso.
Gwen orami si stava abituando a non sbalordirsi per ogni minima cosa, e forse grazie alla chiacchierata con Duncan tutto le sembrava più reale.
Le aveva fatto bene parlare con una "persona" che sapeva come stavano realmente le cose. 
Forse, ma molto forse, le stava quasi simpatico, nonostante lo ritenesse un'arrogante ed un maleducato.
Trent arrivò poco dopo, con un muffin al cioccolato per lei.
"Ho visto che non hai mangiato molto a pranzo, perciò ti ho preso questo dalla cucina" disse, porgendole il dolce.
"Grazie, che pensiero carino!" Addentò il dessert. Non era proprio il massimo in quanto a sapore, ma era pur sempre meglio di quella roba che le avevano dato per pranzo.
"Allora? Com'è andata la tua giornata?"
"Oh! Al solito!" Rispose staccando una scaglia di cioccolato per assaporarla meglio.
"Hai fatto nuove amicizie?"
In effetti si, ma come aveva detto Duncan era meglio tenere il segreto.
"Non sono il tipo che fa' amicizia"
"Forse da una parte è meglio..." Rifletté a voce alta l'elfo. "Hai voglia di andare subito in camera?"
"Perché?"
"Pensavo che magari...si ecco magari potevamo fare un giro, così ti mostro un po' il posto" Trent arrossì leggermente, e di conseguenza involontariamente fece la stessa cosa anche Gwen, cercando di mascherare un sorriso.
"Perché no! Tanto non ho nulla da fare!"
"Ok!" Disse il ragazzo, passandosi una mano sui capelli e guardandosi in giro, forse scegliendo la strada da prendere.
Si incamminarono verso la stradina che portava ai parchi e che finiva al molo, evitando così le baracche dove solitamente si trovavano tutti a quell'ora.
"Allora fai un corso di musica...che strumento suoni?" Indagò la ragazza. 
"Solitamente la chitarra acustica, ma anche il passaggio all'elettrica non mi dispiace, ogni tanto però provo anche il basso" rispose, guardando la ragazza, che invece continuava a guardarsi i piedi. "Te invece suoni?"
"Oh no! Una volta ho provato a prendere lezioni di chitarra, ma sono piuttosto negata" 
"Se vuoi posso provare a insegnarti qualche nota" propose l'elfo, dandogli una leggera spallata scherzosa, in modo che lei alzasse gli occhi verso di lui.
"Meglio di no, Sono più il tipo che ascolta" rispose, ricambiando la spallata.
Arrivarono al molo e si sedettero su una panchina rimediata con qualche asse avanzata.
"Invece a te come è andata ad Arte?"
"Oh! Niente di che, abbiamo disegnato" 
Trent si era seduto normalmente, con un braccio dietro lo schienale, mentre lei era completamente girata verso di lui, con le gambe incorniciate.
Le piaceva tutto sommato stare con lui.
La faceva sentire normale, non la solita darkettona associale, ma una normalissima adolescente. 
"Ehi guarda!" Disse Trent, interrompendo il discorso.
Gwen si girò verso dove indicava il ragazzo. 
Il tramonto. 
Lo aveva visto un milione di volte, ma da lì sembrava tutto molto diverso. 
Era più intenso, e colorava di arancione e blu anche l'acqua.
"Wow!"
Gwen prese il suo telefono per scattare una foto. Voleva immortalare quel momento, ma poi ci ripensò. Come aveva detto un personaggio di un film "se mi piace il momento, piace a me, a me soltanto, non amo avere la distrazione dell'obbiettivo,voglio solo restarci dentro". 
Se avesse fotografato quel tramonto, dopo il suo ricordo si sarebbe basato su quella foto, ma non fotografandolo, tutto le sarebbe sembrato diverso, più intenso magari, e forse tutto più poetico.
"Sai...quando ero piccolo pensavo che il tramonto facesse parte del mondo magico" parlò Trent, richiamando l'attenzione della ragazza "ma invece no, è solo una cosa che succede in natura. La terra gira e il sole ci abbandona. Pensavo fosse triste, ma alla fine ho solo capito che il sole va' via per poi tornare all'alba, più bello che mai" poi guardò la ragazza "penso sia una delle cose prive di magia più belle al mondo"
"Non ho mai visto l'alba" la sua voce divenne triste
"Perché?" Domandò il ragazzo, quasi deluso dalla sua affermazione.
"Solitamente mi piace dormire fino a tardi, e anche se mi capitava di tornare a casa il mattino presto, non mi sono mai soffermata a guardarlo. Gli ho sempre rivolto le spalle". 
Per una come lei che si riteneva quasi un'artista realizzare di essersi persa un fenomeno naturale così semplice la fece sentire persa. 
"Sono superficiale" constatò, stravaccandosi sulla panca.
"Non credo" cercò di consolarla Trent, poggiandoli una mano sulla spalla. "Se tu fossi superficiale come dici non saresti Gwen. Per quel poco che ti ho conosciuta in questi due giorni mi sei sembrata tante cose diverse, ma assolutamente non superficiale".
"Grazie!" Disse abbracciandolo.
"Di niente" rispose, accarezzandogli i capelli. 
Forse ci stava prendendo l'abitudine ad abbracciare Trent. 
In tutta la sua vita non era mai stata una coccolona, anzi, evitava situazioni come baci, abbracci, e a volte anche strette di mano, ma chissà perché con l'elfo era diverso. 
Magari era un potere del ragazzo, far sentire al sicuro le persone.
"Grazie" bisbigliò nuovamente Gwen. "Di starmi vicino" 
Rimasero così per una decina di minuti, illuminati dall'arancione del tramonto. 
 
Entrarono in mensa che ormai iniziava già a svuotarsi. 
Si sedettero vicino a Geoff e Bridgette, i quali continuavano a succhiarsi la faccia a vicenda.  Davanti a loro si trovava un ragazzo biondo, abbondantemente sovrappeso, che mangiava anche la parte di cibo della coppietta.
In un angolo della sala vide la cresta verde di Duncan, ma preferì non curiosare troppo su quello che stava facendo, in fin dei conti loro ufficialmente non si conoscevano. 
"Owen così ti verrà il colesterolo" disse Trent, guardando il ragazzo prendere il budino al cioccolato dal vassoio di Bridgette.
"Non ti preoccupare! Sono di ferro!" E così dicendo il biondo svuotò il contenuto del piattino nella sua bocca.
Gwen decise di mangiare solo il dolce, l'unica cosa che le sembrava commestibile.
"Quello non lo mangi?" Le chiese il ragazone.
"Prendi pure!" Rispose, più che felice di cedere quella cosa orrenda grigia e verde che spacciavano per cibo.
"Owen!" Lo sgridò Trent, ma dopo nemmeno mezza cucchiaiata di quella sbobba, e una faccia più che schifata, cedette anche lui il suo pasto al biondo, mangiandosi come Gwen solo il budino.
Dopo poco finalmente i due sbaciucchiosi si congedarono, lasciandoli finalmente in pace da ogni imbarazzo. 
Rimasero qualche minuto a chiacchierare del più e del meno, finché non arrivò una ragazza di carnagione scura e di corporatura abbastanza grossa, con dei lughi capelli neri, come gli occhi, e chiusi in una coda di cavallo. Si presentò con un nome stranissimo che Gwen non aveva mai sentito prima: Leshawna.
Estrasse un pacco di carte da uno, e insieme a Owen iniziarono a giocare.
La dark, come in tutti i giochi di carte, non era molto brava, o meglio fortunata, mentre Leshawna aveva sempre delle buone mani, arrivando all'inevitabile vittoria, seguita dai lamenti di Owen e Trent. Dopo due turni, in cui si aveva sempre lo stesso vincitore, Gwen decise di ritirarsi, e poco dopo scortata da Trent ritornò alla sua capanna.
Una volta in camera trovò Dawn meditare sollevata da terra di minimo un metro, mentre di Bridgette nessuna traccia. 
Stanca si mise il suo pigiama e si buttò a letto, felice che quella faticosa giornata fosse finita, e sperando di riuscire a chiudere occhio. 
 
____________
 
 
Si trovava in un parco, avrà avuto dodici anni.
Aspettava che sua madre la venisse a prendere dopo una noiosissima festa di compleanno a cui era stata obbligata ad andare solo per far felice la sua amica Alex, la quale aspirava alla sua scalata sociale.
Sapeva che andare via prima del tempo era maleducazione, ma non gliene importava nulla. Era stufa di sentire quelle ochette starnazzare come galline per ogni minima sciocchezza. 
"Guarda bello il mio smalto!"
"Gniiiiiiiii"
"Quella maglia è stupenda!"
"Gniiiiiiii" 
PATETICHE!
Aveva finto di sentirsi poco bene, e si era congedata, salutando solo la sua amica che insisteva a rimanere lì.
Continuava a fare avanti e indietro, chiedendosi che fine aveva fatto l'oca che al contrario delle altre doveva sopportare tutti i giorni. 
Un'inquietante sensazione la invase, come se qualcuno la stesse fissando. Si guardò intorno, ma niente, la gente camminava come se nulla fosse, nessuno che la osservasse.
Improvvisamente sentì una strana fitta ai polsi. Alzò le maniche della maglia, ma nulla, tutto era normale.
Sentì come qualcosa bruciargli nelle vene, e pian piano le invase tutto il corpo.
Si sentiva bruciare.
Era spaventata!
Che diavolo le stava succedendo? Avrebbe voluto urlare dal dolore. 
Le sembrava di essere su un rogo. 
Stava prendendo fuoco dall'interno.
Sentiva il suo respiro affannoso, nonostante avesse chiaramente le orecchie tappate. 
Si buttò a terra, cercando di spegnersi, graffiandosi la pelle dal dolore, e urlando come una matta.
"Gwen" sentì urlare, poi un clacson. "Muoviti! Non ho tutto il giorno" 
Il dolore sparì, mille volte più veloce di come era arrivato.
Si era immaginata tutto. 
Era ferma e immobile, in piedi davanti alla macchina di sua madre che si trovava dall'altro lato della strada. 
Si guardò le mani. Niente, tutto era normale.
Sapeva di non essersi addormentata. Quel dolore lancinante era reale, lo sapeva. Lo sentiva!
Che diavolo le era successo?


______________________
oook, scusatemi per l'ennesimo capitolo di transito, 
ma presto inizieremo ad entrare nel vivo della storia! 
yeeeeeehhh!!
A presto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** C'mon ***


A tutti quelli che pensavano fossi morta! MHUHAHAHAHAH!! SONO VIVAAAAA!!
scusate se non ho più aggiornato, ma tra debiti a scuola e lavoro estivo non ho quasi avuto tempo per scrivere!


 
- C'mon
 
Gwen si svegliò sudata fradicia. 
Era sconvolta dal sogno che aveva fatto. O forse era un ricordo?
Che diavolo aveva visto?
Veramente era successo? 
Ricordava quel giorno, ricordava quel parco, quelle ragazzine odiose, l'attesa di sua madre, ma veramente si era sentita bruciare? 
No, quello non lo ricordava.
Sentì la porta aprirsi, insieme a dei passi che avevano intenzione di essere felpati.
"Bridgette" disse, con la voce ancora impastata dal sonno. Guardò l'orologio. Segnava le sette di mattina.
"Scusa non volevo svegliarti!" La bionda le si avvicinò. Aveva i capelli bagnati, e la faccia di una che non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
"Non ti preoccupare" rispose mettendosi a sedere. "Dove sei stata?"
"Oh...emm...non avevo più sonno, perciò sono andata a fare un bagno al lago..." Rispose poco sicura.
-un bagno al lago...certo certo...- pensò Gwen, buttando un'occhiata veloce sul letto della sua compagna, ancora intatto come prima che andasse a dormire.
 "Ora meglio che torni a nanna..." Continuò la fata imbarazzata.
La vide buttarsi nel letto a peso morto, senza cambiarsi o asciugarsi, e si addormentò in un secondo.
La gotica decise di seguire l'esempio dell'amica, usando l'unico modo che conosceva per rilassarsi. Si mise le cuffie esterne che aveva prontamente preparato sul comodino in casi disperati, e sulle note di "the Killing Moon" degli Echo & the Bunnyman tornò a dormire.
 
Si risvegliò di soprassalto, sentendo il suo iPod caderle dal letto.
Dalla piccola finestra che si trovava vicino alla porta entrava un fastidiosissimo fascio di luce, il quale illuminava tutta la stanza. 
Provò a sfuggire a quei raggi, nascondendosi meglio sotto le coperte, ma invano, il sole aveva preso il pieno controllo della stanza. 
Dopo svariati minuti a poltrire nel letto, avvicinandosi lentamente al bordo fece uno scatto, alzandosi una volta per tutte.
Stiracchiò per bene tutti i muscoli e si diresse in bagno per la sua routine mattutina.
Tornata in stanza noto' l'assenza di Dawn, e Bridgette ancora a letto.
Andò verso il suo armadio, tirò fuori una semplice camicetta nera a maniche corte e un paio di jeans rotti nelle ginocchia e li poggiò sul letto ancora disfatto.
Qualcuno bussò alla porta, e svogliatamente andò ad aprire, fregandosene di essere ancora in pigiama.
"Buongiorno!" Esordì Trent, sfoggiando un mega sorriso.
-Come diavolo fa' ad essere così felice di prima mattina- pensò la ragazza, rispondendo con un monotono, piatto e insignificante "buongiorno"
"Dormito bene?"
"Non mi lamento" con passo da bradipo la ragazza raccolse i vestiti, e andò a cambiarsi in bagno. Rimuginò per svariati motivi su che scarpe mettere. Adorava i suoi stupendi anfibi neri, ma forse era un po' esagerato andare in giro con gli stivali pesanti, visto il sole che di certo non allietava la sua giornata. Alla fine optò per le converse nere che si era portata dietro per giornate come quelle.
Una volta pronta raggiunse Trent e insieme andarono a fare colazione.
Fuori il sole brillava anche troppo. 
Quasi accecava.
Maledì di aver lasciato gli occhiali in macchina. 
-di sicuro oggi Duncan sarà rifugiato in qualche posto buio- pensò, facendo la fila per prendere da mangiare, non notando da nessuna parte la vistosa cresta verde.
Si mise a sedere nello stesso tavolo della sera precedente, e mentre tutti parlavano o scherzavano, lei se ne stava in disparte, sognando cibo più commestibile e un letto in cui tornare a dormire. Nemmeno il caffè riusciva a svegliarla. 
Iniziò a pensare allo strano sogno della notte precedente. Non le era mai capitato di sognare cose che erano successe, più o meno. Anche mentre dormiva si sentiva bruciare. 
Non capiva che diavolo aveva visto!
"Sei pensierosa" la interruppe Trent, poggiandoli una mano sulla spalla e risvegliandola dal flusso dei suoi pensieri.
"Oh! Sono solo stanca!" Cercò di sorridergli.
"Mi sembri più preoccupata che stanca!" Trent le si avvicinò abbassando la voce in modo che solo lei lo potesse sentire "ne vuoi parlare?"
"Non è niente"
"Sicura?" I suoi splendidi occhi smeraldini erano incredibilmente vicini ai suoi, intrappolandola nel suo sguardo. Cavoli! Suonava banale solo al pensiero, ma era impossibile non perdercisi dentro.
"S-sicura" rispose ammaliata, decidendo,dopo attimi di rapimento, di abbassare lo sguardo.
"Forse è meglio andare" disse il ragazzo, allontanandosi leggermente da Gwen.
"Si, andiamo" concordò la ragazza, prendendo un'ultimo sorso di caffè, per poi dirigersi al bidone per buttare quello che non aveva mangiato, nonostante sentisse leggermente fame.
Arrivarono davanti alla capanna dove si sarebbe tenuta la lezione. Ancora le porte erano chiuse, perciò tutti i campeggiatori si trovavano sparpagliati davanti alla casetta. 
La dark si guardò intorno, in cerca della testa bionda di Bridgette, quando la sua attenzione venne catturata da una macchia verde in mezzo alla folla. 
Cercò di avvicinarsi, con la scusa di aver visto l'amica, per constatare se veramente era Duncan o meno.
Lo vide intento a giocare al telefono, con le cuffie alle orecchie, e un paio di occhiali da sole nerissimi. 
Il ragazzo alzò la testa verso la sua direzione e le sorrise, con il suo solito sorriso strafottente e spavaldo.
Era completamente al sole. 
Non aveva la pelle luccicante come i vampiri di twilight, e non stava nemmeno bruciando come quelli di true blood. 
Avrebbe voluto sapere subito come era possibile, ma decise che era meglio aspettare il corso di arte.
 
Si posizionò nei banchi infondo, sperando che Chris non le rompesse le palle come la mattina precedente. 
Trent si sedette vicino a lei, mentre Duncan si trovava nell'angolo del lato opposto a quello dell'elfo nella medesima fila. 
Dopo minuti in cui non capiva dove il vampiro stesse guardando si tolse gli occhiali, e fece l'occhiolino alla gotica, vedendo che Trent non lo stava guardando.
Come il giorno prima la lezione procedette estremamente lenta, e come il giorno prima Gwen si dedicò a decorare un'altra pagina del suo libro, lanciando ogni tanto una veloce occhiata a Trent o a Duncan.
A pranzo cedette il suo pasto ad Owen, poi andò a fare una passeggiata con Trent. La portò nuovamente al lago, dove vide Geoff e Bridgette nuotare. 
Il ragazzo era munito di coda da sirena, la cosa la trovò piuttosto buffa. 
Geoff era un tritone quindi...chissà come mai quando lo aveva conosciuto non aveva la coda.
Decise che avrebbe chiesto tutto a Duncan.
 
 
"Bene ragazzi, oggi natura morta!" 
Forse a quell'essere verde non avevano mai insegnato l'educazione. Era entrata senza dire una parola, aveva sistemato degli oggetti e della frutta in un tavolo, e aveva fatto spostare i banchi in modo che tutti potessero vedere il soggetto da disegnare.
"Oggi natura morta!" Le fece il verso Gwen.
"Hai mangiato acido?" Duncan scoppiò a ridere, prendendo una matita dall'astuccio della gotica.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
"Ma se non ci danno nemmeno del cibo commestibile!"
"Sei sempre polemica!"
"Io polemica? Ho fame! Perché te riesci a mangiarla quella schifezza?" 
"Io posso mangiarla, tanto a me non cambia. E poi oggi mi sono nutrito con una bella bottiglia di 0 positivo!"
"Gustoso!" Commentò la ragazza leggermente inorridita, ma d'altronde era nella natura dei vampiri, e lui non poteva farci nulla.
"Devo chiederti una cosa" 
"Una cosa su cosa?" il ragazzo si girò verso di lei, abbandonando il suo disegno.
"Come fai a stare al sole?" 
"Forse é meglio parlane dopo" il ragazzo iniziò a guardarsi intorno "quando saremmo soli" 
"Andiamo in macchina da me?" Domandò sorpresa.
"Si, sempre che tu non voglia fare altre coccole al tuo ragazzo" 
"Coccole?"
"Si, ti ho vista ieri al lago con il tenero Trent" 
"Ci stavamo solo abbracciando" 
"Beh eravate così carini! Quando ufficializzerete la cosa?"
"Mi sembra di averti già detto che tra me e Trent non c'è niente" 
E poi a lui che gliene importava? Non aveva altro da fare che spiarli?
Iniziava a spazientirsi con quelle stupide battute su di lei.
"Chi avrai come baby sitter per uscire da qui?" Il ragazzo capendo il suo fastidio decise di cambiare argomento, tutto sommato la cosa migliore.
"Non ne ho idea, lo vedrò appena esco" 
"Fatti portare subito in macchina, così riusciremo a tornare in tempo al campo"
"Perché dove andiamo?"
"Lo vedrai!"
"Non é che hai sete!"
"Mmm...forse" scherzò il ragazzo.
Per il resto della lezione rimasero in silenzio, ogni tanto Duncan faceva qualche battuta su qualche sfigato della classe, ma per il resto non parlarono quasi di nulla.
 
Finita la lezione Duncan sparì velocemente, lanciandoli solo uno di quei suoi strani sorrisi, seguito da un'occhiolino.
"Ehi!" Uno strano ragazzino tutto pelle e ossa le si era avvicinato mentre era intenta a sistemare le sue cose.
"Ehi" rispose senza entusiasmo, continuando a fare quello che stava facendo.
"Io sono Cody, tu devi essere Gwen!"
"Esatto!" 
"Trent mi ha chiesto di scortarti per il campo"
"Wow!" Come diavolo era venuto in mente a Trent di chiedere ad un bambino pelle e ossa di scarrozzarla ingiro? Aveva più possibilità di riuscire a difendersi da sola.
Si diresse verso la porta, senza controllare se la stesse seguendo o meno. 
Durante la lezione era capitato che Duncan lo prendesse in giro, e ovviamente lei non aveva esitato a fare dei commenti a sua volta.
"Allora! Come ti trovi qui?" Quel bambino le si era avvicinato, e aveva tutta l'intenzione di parlare con lei.
"Bene" 
"Hai voglia di fare una passeggiata? Magari potremmo vedere cosa succede qui intorno"
"No, voglio andare in macchina" lo guardò per un'attimo "da sola" aggiunse, per essere sicura che lui capisse che non lo voleva tra i piedi.
Arrivarono davanti alla macchina e Cody le aprì la portiera come un vero gentiluomo.
"É stato un piacere conoscerti!" Disse la ragazza, assumendo il sorriso più falso di tutto il suo repertorio. 
Si infilò in macchina e accese la radio a tutto volume, senza aspettare  una risposta. 
Non era stronza, solo che se fosse stata gentile e carina con tutti non sarebbe riuscita a staccarsi dalle gambe gente petulante e appiccicosa.
Duncan arrivò dopo una decina di minuti, e come il giorno prima le bussò sul vetro.
Gwen li fece segno di salire, ma lui se ne stava fermo lì continuando a bussare.
Spazientita decise di tirare giù il finestrino.
"Forza scendi che guido io!"

*----* <--non è una faccina!
ok, adoro i capitoli di transito xD 
sò di aver promesso al più presto azione, ma ancora devo chiarire un po' di cose con la mia testa -.-"

Commentate!! buoni o cattivi che siate, e non badate troppo agli orrori di ortografia, ho cercato di correggerlo il più possibile nel poco tempo che avevo 
By By 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Bad Attraction ***


signori e signore ecco a voi un nuovo capitolo, spero sia di vostro gradimento
(forse il titolo non è molto adatto, ma mi è venuto in mente da una canzone che ascoltavo mentre scrivevo :D)


Bad Attraction
 
"Forza scendi che guido io!"
"Non ci pensare proprio!" Rispose acida
"Dai muoviti! Non abbiamo molto tempo!"
"No, guido io!"
"Non fare l'ignorante" la sgridò "io so' la strada, e tu no"
"Io ho la macchina, e tu no!"
"Pensi che non sappia guidare?" Il ragazzo la guardò con aria di sfida.
"Non dico questo, anche se ho i miei dubbi, solo che se hai brutte intenzioni almeno ho una via di fuga" 
"Posso andare più veloce della tua macchina se volessi"
"Allora fammi strada" mise in moto il motore, per fagli capire che tra i due era lei che aveva ragione.
"Cos'è non ti fidi?"
"Io non mi fido di nessuno"
"Fai bene" concordò, decidendosi a salire sul posto del passeggero.
"Dove andiamo?" Chiese, una volta uscita dal parcheggio.
"Lo vedrai, gira a destra"
"Non è che mi vuoi portare in qualche strana setta di vampiri" il ragazzo scoppiò a ridere.
"Forse...il tuo sangue ha un così buon odore..."
Solo in quel momento la ragazza ricordò di non aver preso quel maledetto intruglio che le dava Dawn.
Stava pensando di tornare indietro a bersi quello schifoso concentrato, ma non avevano tempo, poi chissà per cosa.
"Ti faccio paura?" Sogghignò Duncan "sinistra" 
"Un chiuaua farebbe più paura!" Cercò di scherzare, anche se doveva ammettere che un po' di paura l'aveva.
"Speravo di arrivare almeno al rottweiler! Adesso continua dritto" 
Stavano completamente abbandonando il bosco da cui era circondato il campo, infatti si iniziavano a vedere alcune case di un villaggio lì vicino.
"Ora mi puoi dire dove mi stai portando?"
"Non ti stò portando io, sei tu che guidi!"
"Allora dove stiamo andando?"
"Lo vedrai tra poco, ma dobbiamo fare presto che sennò il tuo principe s'insospettirà"
Gwen decise di non rispondere all'ennesima provocazione.
"E poi se avessi fatto guidare me saremmo già arrivati!"
"Stai forse criticando come guido?"
"Si, e anche la tua scenetta iniziale! Guidi come una femmina!"
"Se non lo hai notato io sono una femmina!"
"Pensavo fossi una bambolina" il ragazzo le rivolse uno strano sorriso, simile ai soliti, ma con un pizzico forse troppo eccessivo di malizia.
Gwen sentì le sue guance andare a fuoco.
Cercò di nascondere il volto meglio che poteva con i capelli, sperando di non averli tagliati troppo corti.
"Inizia a cercare parcheggio, siamo arrivati" 
Si trovavano all'interno di un piccolo paesino rustico, case in legno dipinte di rosso e giardini con lo steccato bianco e ben curati.
"Ora mi puoi dire dove stiamo andando?"
"Lì" indicò un locale in legno marrone, con un'insegna con scritto "il taglialegna" in nero e rosso.
"Un pub?" Domandò sbalordita.
"Non un semplice pub, qui fanno i migliori bacon Burger del mondo, e dovresti sentire la loro birra nera!"
"Hai forse dimenticato di dirmi che era un'appuntamento?" Scherzò, iniziando a ridere.
"Oh! Non t'illudere troppo bambolina!"
"Te non t'illudere!"
Iniziarono a scendere dalla macchina.
"Mi passi gli occhiali nel cruscotto?"
Il ragazzo fece come chiesto.
"E questi?" Domandò, estraendo un pacchetto di preservativi.
Gwen divenne rossa dall'imbarazzo.
"Gwendolyn Parker vuoi forse approfittare di me?" 
"N-no!" Riuscì a rispondere imbarazzata. "Quelli sono di mia madre!" 
"Wow! Tua madre si da' da fare! Dovresti presentarmela!" 
"Non credo proprio!"
Stava iniziando a maledire quell'oca in tutte le lingue del mondo. Sperava scherzasse sui preservativi, ma invece li aveva messi davvero in macchina! Cavoli! Che vergogna!
"Andiamo che abbiamo poco tempo!" Cambiò discorso la ragazza.
Entrarono nel locale, il quale era arredato in tinta al resto della città.
Le pareri erano rosse bordeaux, con qualche mattone a vista, e su tutto il lato sinistro si estendeva un lungo bancone marrone scuro laccato.
"Ehi!" Salutó Duncan. 
Un uomo dai capelli bianchi con degli enormi baffoni si avvicinò ai due ragazzi.
"Ehi! Duncan come stai?" disse, con un leggero accento tedesco. 
"Bene, ci fai due dei soliti?" Rispose meno cordiale il ragazzo.
"Jhon! Due porchi e due Guinness!" Urlò il tedesco.
Si accomodarono in un tavolo che si trovava in un angolo, lontano dalle finestre.
"Vieni qui spesso?"
"Quando capita..." Rispose indifferente.
"E quando capita?" Indagò la dark.
"Quando non ho sonno, quando voglio stare solo e quando voglio sentire buona musica e odore di alcolici"
"Cioè sempre!" Scherzò la ragazza.
"Sono venuto qui la prima volta quando ero umano" disse, tirando fuori un pacchetto di sigarette.
"Ehi! Ma quello è mio!" Urlò la ragazza.
"Ora è mio!" Rispose come se nulla fosse, accendendosene una, per poi porgere il pacchetto alla ragazza. "vuoi?"
"Certo!" Prese tutta la confezione, ne estrasse una e infilò il pacchetto in una tasca dei jeans.
Una ragazza tutta curve e con dei lunghi capelli biondi portò due enormi pinte di birra.
"Grazie" disse Duncan, sfoggiando uno dei suoi sorrisi da "io sono super figo".
Gwen involontariamente sbuffò, riportando l'attenzione di Duncan dalla cameriera a lei.
"Allora? Cosa volevi chiedermi?" Domandò, iniziando a sorseggiare la sua birra.
"Possiamo parlare qui?" Il locale era pieno di gente, perciò non riteneva fosse il luogo adatto per discutere di cose del genere.
"Tranquilla qui non ci sentirà nessuno! Domanda al tuo sexy prof!"
Gwen lo guardò scettica per qualche secondo.
"Tu sei un vampiro giusto?"
"Così mi hanno detto" scherzò il ragazzo.
"Allora come fai a stare alla luce del sole? Di solito non dovreste ustionarvi o cose del genere?"
Duncan iniziò a ridere.
"Wow ci credi veramente?"
"É quello che mi hanno fatto credere per tutta la vita!"
"Comunque no, il sole non ci uccide, ci da' solo un po' fastidio, e i nostri occhi sono più sensibili del solito alla luce" 
"E i crocifissi, acqua santa e cose varie?"
"Cos'è stai forse progettando di uccidermi?"
"Sai com'è, devo sapermi difendere"
Duncan prese un lungo sorso di birra.
"Quelle sono solo cose inventate dalla chiesa" rispose infine, guardandola dritta negli occhi.
"Non bevi?"
"Devo guidare" 
"Eddai! Ti ho portata qui apposta per divertirti un po'!"
Gwen prese un lungo sorso. Non era una grande amante delle birre scure, anzi, più erano chiare più le piacevano, ma doveva ammettere che era veramente buona.
"Ecco i vostri Burger" disse la cameriera, continuando a fissare Duncan. "Buon appetito"
"Adesso sentirai che buono!"
Cavoli! Aveva veramente fame! Iniziò a divorarlo senza ritegno. Dio! Era delizioso, anzi più che delizioso! Odiava dover dare ragione al punk.
"Fame?" Domandò il ragazzo.
Guardò il panino di Duncan, aveva appena dato un morso.
Decise di ricomporsi, si ripulì dalla salsa barbecue intorno alla bocca e bevve un lungo sorso di birra.
"Diciamo che mi mancava mangiare qualcosa di decente"
"Ho notato" sogghignò "per come hai divorato quel panino potresti essere un licantropo"
"Approposito, chef è un licantropo giusto?"
"Giusto"
"Quindi anche Chris lo è, giusto?"
"Sbagliato!" Duncan addentò il suo panino "in realtà Chris è quello che noi vampiri definiamo "Gray""
"Gray?" Domandò confusa.
"Esatto, hai mai sentito parlare di Dorian Gray?"
"Emm...si, giovane e bello, con un ritratto che invecchiava al posto suo" sintetizzò ancora confusa.
"Esatto. Devi sapere che Dorian é veramente esistito, e non é stato ne il primo n'è l'ultimo immortale. L'unica differenza è che lui è diventato famoso grazie a Wilde"
"Ma come funziona, nascono già così con il loro ritratto?"
"No, è un dono che viene fatto ad alcuni umani da streghe o stregoni. Viene fatto loro un ritratto e da quel momento smettono di invecchiare, e il quadro, come hai detto te, invecchia al posto loro"
"Come mai fanno questo dono?"
"Non ho mai indagato"
"Ma quindi il ritratto è un po' come il morso per voi vampiri..." sentenziò.
"Non è del tutto vero, noi nasciamo già vampiri, può capitare in pochi casi di umani morsi, ma diciamo che hanno vita breve, per questo non siamo così sadici da morderne uno, a meno che non vogliamo ucciderlo"
"Come mai?" 
"Non tutti gli umani sono abbastanza forti da poter diventare come noi"
"E invece come funziona per chi nasce già così?"
"Diciamo solo che cresciamo quasi come una persona normale fino ai venticinque anni, poi smettiamo di crescere"
"Quasi come una persona normale?"
"Si, siamo solo più forti, più veloci e più fighi!" Il ragazzo iniziò a sogghignare, finendo definitivamente la sua birra.
"Quindi tu non sei del tutto un vampiro" lo provocò, ripagandolo di tutte le volte che lui aveva fatto allusioni su lei e Trent.
"Certo che lo sono! Vampiro al cento percento!" Rispose fiero.
"Ma se hai appena detto di non esserlo!" Gwen iniziò a ridere sotto i baffi, forse anche grazie alla birra che si era appena scolata. 
Non reggeva per niente l'alcol.
"Se vuoi posso darti un assaggio" il ragazzo si avvicinò piano a lei.
"Ti sto' così sul cazzo?" Rispose la ragazza guardandolo dritto negli occhi a pochi centimetri dal suo volto. Si guardarono intensamente per alcuni secondi rapiti l'uno dall'altro. La gotica sentì uno strano brivido percorrergli la schiena, provocato da quei occhi azzurrissimi. 
Sentì una strana sensazione che non aveva mai provato prima. Voleva, anzi, doveva diventare tutt'uno con quegli occhi. Non era un bisogno fisico. Era uno di quei bisogni che non si possono definire.
 
"Vuoi fare a metà con un'altra birra?" Cambiò discorso Duncan, allontanandosi da Gwen. 
"Devo guidare!" Gli ricordò.
"Penso che dopo una birra del genere sia fuori discussione!"
"Dì la verità! Lo hai fatto apposta! Vuoi forse approfittare di me Duncan?" Disse, aggiungendo un leggero tono malizioso all'ultima frase.
"Forse, ma non sono io quello che tiene i preservativi in macchina" poi chiamò la cameriera e ordinò.
"Come faremo dopo, abbiamo bevuto tutti e due?" Gwen continuava a ridacchiare, spiluccando ogni tanto qualche patatina dal suo piatto.
"Ma io non sono ubriaco! A me questa roba non fa' niente".
"Niente di niente?" Domandò incredula.
"Niente di niente!" Rispose.
In quel momento la cameriera portò il boccale che avevano chiesto, e senza nemmeno guardare Gwen come le volte prima allungò il conto a Duncan. Non si sarebbe sconvolta se avesse lasciato al ragazzo il suo numero di cellulare o il suo contatto Facebook.
"Quant'e?" Domandò, allungandosi per vedere. 
Improvvisamente sentì il telefono vibrargli nella tasca dei jeans. Guardò un'attimo Duncan, poi lo schermo del telefono.
Trent.
Decise di uscire dalla confusione del locale e una volta fuori rispose.
"Pronto" disse titubante. Avrebbe dovuto inventarsi una scusa. 
"Stai bene? Tutto ok?" Domandò preoccupato.
"Si perché?"
"Sono qui al parcheggio, ma non ci sei, mi sono preoccupato, dove sei? Tutto bene?"
"Si si sto bene" doveva inventarsi una scusa al più presto. "Vedi..." Notò dall'altro lato della strada un piccolo supermarket. "Sono andata a comprare delle cose che mi servivano in un paesino vicino, mezz'ora e arrivo" odiava mentire, soprattutto ad un ragazzo come Trent.
"Potevo accompagnarti" disse deluso l'elfo.
"Non volevo disturbare" 
"Dovresti sapere che non disturbi mai!" Era una frase quasi da film d'amore, sdolcinata e stupida, ma allo stesso tempo era terribilmente dolce! Stava per dire la verità tutta d'un fiato!
"Ci vediamo appena torni" continuò
"Ok, a dopo" chiuse il telefono e lo ripose nella tasca posteriore dei jeans.
"Oh Trent" disse Duncan uscendo dal locale "sei così dolce" 
"Che fai ascolti le mie chiamate?"
"Super udito!" Spiegò il ragazzo, battendosi un dito vicino all'orecchio.
"Presto mi confonderò tra Dracula e Superman" ironizzò la ragazza.
Gli lanciò le chiavi, e il ragazzo le afferrò con un più che fulmineo movimento del braccio, poi si posizionò nel posto del passeggero.
Dopo qualche attimi d'attesa in cui Duncan sistemava il sedile alla sua altezza, finalmente partirono. 
Gwen sentiva la testa leggera, e faceva fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. Gli sembrava di sognare, ma allo stesso tempo era consapevole di essere sveglia.
La guida di Duncan per di più non aiutava, andava troppo veloce per i suoi gusti.
"Piano" biascicò, cercando di rilassarsi sul sedile del passeggero. Non era abituata a stare da quella parte della sua macchina.
Soffermò il suo sguardo sul guidatore, metà concentrato a guidare e metà a cambiare stazione radio. 
Si, lo trovava stranamente attraente.
Non c'era da stupirsi che la cameriera non l'avesse considerata per tutto il tempo.
"Hai rimediato qualche numero?" Domandò, infrangendo le sue regole mettendo i piedi sul cruscotto.
"La cameriera intendi?" Disse, assumendo un tono pacato e altezzoso.
"No, del baffone!" Sbuffò "certo che intendo la cameriera!" 
"Ho già approfondito la conoscenza con lei?"
"Te la sei fatta?" Gridò.
"Ero umano! E lei, senza offesa, ma è una bomba! Un po' insignificante, ma pur sempre molto sexy!" Rivolse lo sguardo verso Gwen, che continuava a guardare la strada.
"Gelosa?" La stuzzicò
"Gelosa io! Ma per favore!"
Rimasero qualche secondo in silenzio.
"Siamo quasi arrivati al campo" iniziò il ragazzo "riesci a guidare?"
"Credo di si"
"Okey! Io mi nascondo dietro" accostò la macchina a lato della strada, vicino ad un'enorme albero.
"Perché ti devi nascondere?" 
"Perché Trent sicuramente ti aspetta al parcheggio"
"Scusa, ma non possiamo dire semplicemente che ti ho incontrato per strada?"
"Meglio di no!" Rispose scendendo dalla macchina per sgranchirsi le ossa, prima di doversi nascondere.
"Perché?"
"Perché perché perché" sbuffò "ancora non è il momento!"
Notando la faccia della ragazza continuò: "lo capirai più avanti il perché" poi si rinchiuse nel bagagliaio.


ooook!!! qualcuno sarà contento, altri meno XD
spero vi sia piaciuto!
arrivederci a presto con un nuovo capitolo!! 
commentate sia che vi sia piaciuto o che vi abbia fatto schifo!


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Think twice ***


 Salve gente! prima di tutto voglio già scusarmi per tutti gli orrori che troverete in questo capitolo. 
 seconda cosa, spero che questo capitolo vi piaccia (sò che è un pò corto, sorry)
 BUONA LETTURA!

-Think twice 
 
Gwen iniziò a guidare pianissimo, non molto sicura delle sue possibilità. Sperava che non ci fosse nessuno in quei piccoli dieci metri di strada da fare che poteva ritirargli la patente. 
-Il parcheggio!- pensò. Una leggera ondata di panico la invase. Come poteva fare? Sicuramente avrebbe rigato tutta la fiancata o cose simili!
"Riusciamo ad andare più veloci là davanti?" 
"Riusciamo a stare zitti là dietro?" Ribatté acida, per poi tornare a concentrarsi.
Nemmeno all'esame della patente aveva sudato tanto! 
Appena entrò nel parcheggio del campo si sentì ancora più tesa. Già odiava fare manovra normalmente, in più ora sentiva la stanchezza crescergli addosso. 
Fortunatamente trovò un parcheggio molto semplice, libero sia sulla destra che sulla sinistra, e se mai la macchina fosse stata un po' storta nessuno se ne sarebbe lamentato.
Come sospettavano Trent la stava aspettando in una panchina con la custodia della chitarra affianco a lui. 
Appena la vide gli si illuminò il viso. 
Andò verso la ragazza, e l'aiutò a scendere.
"Grazie" disse, sorridendo e arrossendo allo stesso tempo.
"Hai fatto un bel giro?" L'elfo cercava in tutti i modi di non dimostrare quanto si fosse preoccupato non vedendola da nessuna parte.
"Si, sono andata a mangiare qualcosa che morivo di fame" optò per una mezza verità "la prossima volta potresti venire con me" abbozzò, sapendo bene che Duncan da dentro la macchina li sentiva. 
Trovava un leggero gusto a provocarlo. Chiunque si sarebbe reso conto che tra quei due di certo non scorreva buonissimo sangue.
"perché no!" Rispose, diventando rosso come un peperone.
"Che ne dici se andiamo a fare un giro?"
"Si, non chiudi la macchina?"
"Oh! Emm...mi si è rotta la sicura" 
"Se vuoi posso darci un'occhiata, non m'intendo molto, però posso provare..."
La ragazza iniziò a ridere, vedendo l'imbarazzo dell'elfo "non ti preoccupare, ci penserò domani" rispose, per poi fargli strada verso le casette.
 
_________________
 
"Hai fatto un bel giro?" 
-se la smette sto strimpellatore da due soldi di rompere i coglioni?- pensò Duncan, mentre aspettava di uscire dal bagagliaio.
"Si, sono andata a mangiare qualcosa che morivo di fame" 
-almeno sa' mentire!-
"la prossima volta potresti venire con me" la gotica aveva una strana vocina, come quelle ragazzine stupide. 
Non pensava che una ragazza che reputava così intelligente e interessante potesse risultare così frivola. Soprattutto con uno smidollato come Trent.
-non la porto più da nessuna parte se poi ci deve portare l'invertebrato!-
"Si perché no!" 
"Che ne dici se andiamo a fare un giro?"
"Si, non chiudi la macchina?"
"Oh! Emm...mi si è rotta la sicura" 
"Se vuoi posso darci un'occhiata, non m'intendo molto, però posso provare..." -sfigato! Non riusciresti a cambiare la batteria al telecomando, figuriamoci a sistemare una macchina!- 
Il vampiro sentiva una strana rabbia ribollirgli dentro. Odiava anche solo il pensiero di sapere che quei due erano insieme. 
"non ti preoccupare, ci penserò domani" 
Attese qualche minuto prima di uscire dalla macchina. Fiutò l'aria.
Prima all'interno del mezzo, in cui risiedeva un forte odore di fumo e muschio bianco. Poi iniziò a sentire i rumori. 
Sentiva il vecchio motore raffreddarsi, il vento sbattere sugli alberi, e uccellini di diverse speci cinguettare allegramente. 
Ovviamente essendo ancora un giovane vampiro non riusciva a captare tutti i rumori o tutti gli odori. 
Lentamente apri il portellone, che teneva mezzo chiuso con una mano. 
-via libera!- pensò, uscendo super velocemente dalla macchina. 
Andò verso la sua capanna. Non aveva molta voglia di stare all'aperto. 
Si sarebbe buttato nel letto, avrebbe acceso l'iPod e si sarebbe rincitrullito al massimo del volume. In più odiava le giornate di sole come quella. Gli occhi bruciavano, e la sensazione di calore sulla pelle era fastidiosissima. 
"Duncan!" Lo chiamò una voce femminile che ormai conosceva benissimo.
"Vostra altezza" non prese nemmeno la briga di girarsi. 
"Come mai sei venuto al campo quest'anno? Mi sembrava di essere stata chiara quando ho detto che non ti volevo tra i piedi!"
"Avevo delle faccende da sbrigare"
"Faccende da sbrigare?" Sbuffò l'echidna. Finalmente Duncan si girò verso la ragazza. 
Sembrava quasi più bella. 
A volte si pentiva di aver fatto di tutto per lasciarla, ma poi ripensava sempre a quello che aveva passato.
Si erano conosciuti tre anni prima, e fin da subito era scattato uno strano rapporto amore-odio. Erano stati insieme per un'anno e mezzo, tra i loro alti e bassi, finché Courtney non esagerò, ritenendo che lei doveva essere la creatura più forte tra i due. 
Non poteva accettare che lui fosse un giovane vampiro, il quale diventava sempre più forte, mentre lei il massimo che poteva fare era trasformare le sue gambe in una coda da serpente e avere la lingua biforcuta. 
"Se sono forse io la tua faccenda potevi anche non scomodarti" continuò la ragazza.
"Non ci contare troppo!"
"Avevamo un'accordo io e te!" Puntualizzò
"Non ricordo!"
"Tu non ti saresti più fatto vedere, ne al campo ne nei posti che sai che frequento! Non è così che ci si comporta!"
"Sei tu quella che è venuta a cercarmi!"
"Per chiarire le cose! Pretendo che tu stia lontano da me!"
"Questo è poco ma sicuro!"
"Bene! Perciò inizia a fare le valige"
"Te lo puoi scordare!" Così dicendo andò verso la sua stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
"Duncan! Non ho finito di parlare! Torna qui brutto punk da strapazzo se hai il coraggio!" Urlò la ragazza, lanciando chissà cosa contro l'ingresso.
"Solo qualche settimana" sbuffò buttandosi nel letto. "Così ha detto Izzy".

ECCOCI QUA!
allora...premetto che Courtney non era un personaggio in programma, ma alla fine ho deciso di infilarla dentro all'ulimo, e subito infuriata con Duncan.
Mi scuso con chi sperava in una courtney strega, ma in realtà è un Echidna, che sarebbe una creatura mitologica metà umana e metà serpente.
Come ho detto sopra questo capitolo è un pò cortino, ma volevo lasciarvi con la frase ad effetto "Così ha detto Izzy". Cosa avrà mai detto Izzy? E soprattutto chi è Izzy, quale creatura sarà mai? 

ora ho una brutta notizia...
tra una settimana parto e stò via per due mesi all'estero (svezia <3) non vedo l'ora!!! 
l'unico problema è che non ho idea di quando riuscrò ad aggiornare nuovamente.
sorry :c
Ci risentiremo spero presto :D 
mi raccomando commentate!
Baci Narumi 


Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** First of all ***


ok....SONO VIVA!! XD 
scusate se ritorno con un capitolo così corto, ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere, e ancora meno per aggiornare :C
comunque, eccomi qua, spero che questo capitolo vi piaccia (anche se breve) e di riuscire ad aggiornare presto con un'altro capitolo 


-First of all

Il viaggio si era rivelato molto più solitario di quello che pensava.
Aveva preso una decisione improvvisa.
Un'attimo prima era nella sua disordinatissima camera da letto a guardare il soffitto, e un secondo dopo si trovava in macchina diretto da nessuna parte, ma con l'intenzione di stare via parecchio. 
Non aveva salutato nessuno, e nessuno voleva salutare. 
Voleva allontanarsi dal suo mondo con quel poco che era riuscito a prendere prima di cambiare idea.
Per questo ora si trovava lì, in un logoro bar di strada pieno di puzza di sudore e muffa. 
Aveva rimediato qualche soldo, rubacchiando qua e la, in modo da poter fare il pieno alla macchina. 
Invece il sangue...il sangue era la cosa più difficile da rimediare. Si intrufolava di notte negli ospedali, e fregava quello che trovava. Sceglieva solo gruppi sanguigni più comuni, in modo da non recare gravi danni.
Poeticamente aveva lanciato il suo telefono nell'oceano. Non voleva essere rintracciato. Era stanco di vivere una vita a servizio della comunità, voleva vivere una vita a servizio di se stesso d'ora in avanti.
La logora porta in vetro e legno si aprì, e uno strano ometto basso fece il suo ingresso, sembrando quasi indifferente allo squallido luogo, puntando gli occhi su Duncan.
Il punk lo squadrò per un secondo.
L'inconfondibile camminata a papera e il solito cinismo. Folletto.
"Ti sei nascosto bene in questi quattro mesi" disse il ragazzo, sedendosi davanti al vampiro.
"Il desiderio aumenta la passione" rispose, prendendo una lunga boccata dalla sigaretta che teneva in mano. "Come hai fatto a trovarmi?"
"Non è difficile non trovarti. Buchi in faccia, testa verde, di certo non passi inosservato. Per non parlare del sangue magicamente sparito dagli ospedali"
"E perché mai mio caro Noah, un topo da biblioteca come te, che non muove il culo dalla sua scrivania nemmeno a morire, si è scomodato tanto da venire fino a qui per me?" Domandò.
"Izzy vuole parlarti"
Il vampiro sgranò gli occhi per un secondo.
"Perché lei non è qui, oppure perché non ha mandato Owen"
"Non lo so', non mi ha detto il motivo, so' solo che se ha mandato me è una cosa importante"
Il vampiro rifletté qualche secondo, prese un sorso di birra, poi puntò gli occhi verso il folletto.
"Scordatelo!"
"Fai come vuoi, ma ti ripeto, se ha mandato me e non Owen c'è un motivo"
"E qual'è il motivo? Lei non ha più i suoi poteri, cosa mi dice che non é solo uno dei suoi comportamenti egoistici?"
"Izzy non ha perso tutti i suoi poteri" il folletto appoggiò le mani sul tavolo e iniziò a stringerlo il più possibile. "Lei rimarrà sempre l'ultima strega ancora in vita"
"E che potere gli è rimasto? L'egoismo? La follia?"
"La preveggenza"
Si guardarono intensamente per qualche secondo finché non venne interrotto da Noah.
"Ascolta, io per primo odio essere qui con te in questo momento, ma lei ha visto qualcosa che ti riguarda"
"Dove si trova?"
"Hai deciso di venire?" Bofonchiò.
"Se è qualcosa che mi riguarda lo devo sapere dopotutto!" Rispose, spegnendo la sigaretta che aveva in mano.
________________
se vi ha fatto schifo,
 o se vi è piaciuto,
 commentateeeeeeee!!! 
mi scuso se ci sono orrori grammaticali, e sicuramente anche di sintassi....
A PRESTOOOOOO!! (SPERO)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Last Request ***


Saaaalveee....ok, non uccidetemi! ritardo colossale, blocco dello scrittore.
non ho scuse questa volta!
Perdonooooooooo!!
Però la storia continuerà, non l'abbandono a metà! 
lo prometto!!!
(Mi scuso in anticipo per gli orrori ortografici ma non ho avuto tempo di rileggermela bene!
direte: in 2 mesi di attesa potevi fare meglio :S) scusateeeeee!!
ci rivediamo? risentiamo? rileggiamo a fine capitolo XD

 

-Last Request

 

Era passata una settimana da quando Gwen era arrivata al campo, e ancora si domandava come mai si trovava lì. 

Continuava a pensare e a ripensare a quali fossero le opzioni del suo arrivo, ma niente. 

Non c'era una spiegazione logica del perché l'opuscolo dell'eerycamp era finito tra la sua posta con il suo nome stampato sopra.

Ormai aveva acquistato una certa routine all'interno del campo.

 Trascorreva i pomeriggi con Duncan, esclusi quelli in cui Trent era libero.

Il vampiro le spiegava tutto sulle creature che abitavano la terra. 

Aveva imparato cose su licantropi, elfi, fate e tante altri esseri, che a volte le confondeva tra loro. 

Passavano la maggior parte del loro tempo in macchina, qualche volta facevano una piccola passeggiata tra i boschi, ma non si erano più allontanati dal campo. 

Iniziava a fidarsi ciecamente del vampiro, forse anche più di Trent. Sapeva che per ogni cosa poteva contare su di lui. 

D'altro canto però le dispiaceva lasciare da parte Trent. Perciò quando era libero cercava di passare più tempo possibile con lui. 

Non poteva negare di sentire una certa attrazione verso l'elfo. In fin dei conti era un Figo da paura per i suoi normali standard.

Però non sapeva perché ancora non le aveva confessato che lei era umana, non una creatura magica che aveva fatto qualche malefatta e doveva scontare una punizione. Ovviamente Trent non aveva neanche chiesto cosa aveva fatto, e la cosa per un certo verso era un bene.

Come tutte le mattine ormai Gwen si svegliava sempre più tardi rispetto alla tabella di marcia dei campeggiatori. 

Quella mattina non aveva proprio voglia di alzarsi. Adorava stare nel letto, sotto calde coperte. In più aveva fatto un'altro di quesi strani sogni. 

 

Questa volta si trovata a casa dei suoi nonni, avrà avuto quattro o cinque anni. Stava disegnando nel soggiorno della casa, il sole entrava dalla grande finestra ad angolo, e in più aveva fatto un lungo riposino pomeridiano, perciò si sentiva più allegra del solito. La madre era andata a fare compere con una vecchia amica di scuola, mentre la nonna si trovava in cucina a preparare uno spuntino per la nipote e il marito. 

"Ti piace?" Chiese la piccola, mostrando il disegno alla nonna.

"Molto bello tesoro. Da grande diventerai una famosissima artista!"

Poi la piccola tornò al suo disegno.

Iniziò a sentire come un leggero formicolio alla punta delle dita. Scosse un po' la piccola manina, forse indolenzita dalla costante posizione che aveva assunto per tenere la matita. Niente, il fastidio persisteva, propagandosi per il resto del braccio, per poi invadere tutto il corpo. Voleva piangere, gridare, agitarsi, ma niente, era bloccata. Era come il dolore che aveva provato quando si era scottata con una candela, ma molto più forte, e su tutto il corpo. 

Poi, nella stessa velocità con cui il dolore era iniziato, sparì.

"Salve stavo cercando la casa dei Thompson"

"Mi spiace, ha sbagliato portone, si trovano nella casa qui accanto"

La nonna si trovava sulla porta, a parlare con un forestiero. Si avvicinò a lei, piangulando un po'.

"E questa bella bambina chi è?"

"Oh, lei è la mia nipotina, Gwen" disse la donna, prendendo in braccio la piccola.

"Che bel nome? È forse il diminutivo di qualcosa?"

"Il nome intero sarebbe Gwendolyn"

"Piacere Gwendolyn il mio nome è Jhon" l'uomo allungò una mano verso la bambina, ma lei decise di nascondersi tra i lunghi capelli bianchi della nonna.

 

 Sentì la voce di Bridgette provenire dal portico, mentre sghignazzava con Geoff. 

Pian piano si mise a sedere sul letto, per poi riaddormentarsi per una decina di minuti praticamente seduta. 

Alla fine raccolse tutte le sue forze e si fiondò sotto la doccia per darsi una svegliata.

Si vestì con le prime cose che trovò, senza badarci minimamente, e senza guardarsi allo specchio. Tanto sapeva che si trattava di un paio di jeans strappati e una maglietta nera qualunque, forse anche quella del pigiama.

Aspettò nel portico l'arrivo di Trent, lontana da Geoff e Bridgette che si aspiravano la faccia a vicenda.

Dopo una decina di minuti l'elfo arrivò con i capelli più scompigliati del solito e la faccia stranamente stanca.

"Buongiorno" sbadigliò il ragazzo

"Qualcuno ha fatto le ore piccole" disse Gwen andandogli incontro.

"Non parliamone per favore"

"Hai fatto le ore piccole con qualcuno?" Scherzò, anche se probabilmente, anzi senza probabilmente, le avrebbe dato fastidio sapere Trent con una ragazza. Forse si, si era presa una leggera cotta per l'elfo.

"N-no!" Rispose subito. Era diventato rosso come un peperone "non pensare che io sia quel tipo di persona".

"Tranquillo, stavo solo scherzando! Allora che hai fatto?"

"Niente di che, cose da elfi"

Duncan le aveva spiegato che gli elfi erano dei guardiani del sovrannaturale, facevano in modo che nessun essere umano venisse a sapere cosa veramente succedeva nel mondo. E nei rari casi in cui succedeva il contrario, gli elfi erano incaricati di uccidere l'umano in questione. 

Un brivido le percorse la spina dorsale. Per un'attimo immaginò Trent intento a strangolarla, ma subito fu' confortata dal pensiero che l'elfo che conosceva non lo avrebbe mai fatto. Forse, se fosse venuta a conoscenza di questo particolare al suo arrivo, ora non terrebbe così tanto a quel ragazzo.

"Oggi è domenica, perciò niente lezioni, che vuoi fare?" 

"Se lo avessi saputo prima sarei rimasta a letto!" Rispose leggermente acida "perché non controllo mai il calendario!"

"Intanto direi di fare colazione, poi ci penseremo" sorrise il ragazzo, facendo strada verso la mensa.

Arrivarono nella grande sala, come sempre affollatissima, e come sempre piena di strane magie per divertire i commensali.

Gwen consigliò a Trent di mettersi a sedere vista la stanchezza, mentre lei avrebbe preso la colazione per tutti e due.

Si mise in fila, sperando che tutto il cibo commestibile non fosse già finito.

Appena riuscì ad arrivare al bancone prese subito le ultime 2 ciotole di cereali al cioccolato, poi aspettò per riuscire ad arrivare ai bricchi del latte. 

"Grazie!" Qualcuno prese un piatto dal suo vassoio.

"Ehi!" Gridò per poi vedere chi era stato.

"Sei gentile a pensare per me" disse Duncan, con il suo solito ghigno strafottente stampato in volto. 

"Non sono per te!"

"Spostati!" Disse il vampiro, spingendo indietro un ragazzino che si trovava in fila. "Oggi starai tutto il giorno appiccicata a orecchie a punta?"

"Non chiamarlo orecchie a punta! Ho controllato, non le ha!"

"Per ora, gli cresceranno più avanti"

"Beh! Legolas l'ho sempre trovato molto sexy!" Lo stuzzicò.

"Comunque parla piano, noi non ci conosciamo" bisbigliò il ragazzo.

"Che palle! Mi sono stufata, mi puoi spiegare il perché di tutti questi sotterfugi? Non facciamo nulla di male!" 

"Te lo spiegherò, ma non ora, oggi pomeriggio che fai?"

"Oggi vorrei passare la giornata con Trent"

"Ho bisogno di parlarti di alcune cose" continuò serio. "Nella strada che porta al molo, verso la fine, troverai una grossa pietra con sopra inciso un teschio, immergiti nella boscaglia dietro al masso, io sarò a qualche albero di distanza"

"Vedrò di esserci" finalmente riuscì ad arrivare al latte "a dopo" uscì dalla fila, per poi dirigersi verso il tavolo dove si trovava l'elfo, li allungò il vassoio con ancora i cereali e si mise a sorseggiare il suo latte.

"Ma i tuoi cereali?" Domandò Trent, vedendo il suo vassoio vuoto.

"Erano finiti"

"Facciamo a metà!" Disse, allungando la ciotola già pronta con il latte "la colazione è il pasto più importante della giornata"

"Giusto!" Urlò Owen che si trovava vicino a loro, abbuffandosi come un dannato. 

"Non sono una grande amante dei cereali, perciò non ti preoccupare"

"Insisto!"

"Prenderò qualcos'altro" 

"Gwen! Insisto! Devi mangiare, ti vedo che stai dimagrendo"

In effetti era vero, ogni giorno sperava che Duncan la portasse ancora fuori a mangiare, ma alla fine si doveva sempre accontentare dei muffin che Trent rubava dalla cucina.

"Se proprio insisti..." Cedette. 

Mangiarono insieme, poi andarono nella grande pineta del campeggio. Trent si stese su di un'amaca, e poco dopo si addormentò, mentre Gwen rimase seduta sotto un'albero, cercando di leggere un libro, anche se continuava a leggere e rileggere la stessa frase.

Voleva sapere cosa voleva dirgli Duncan. Era curiosa, perché tutto quel mistero. Guardò l'orologio. Era solo mattina. Sperava che il tempo passasse più velocemente. 

Se solo avesse avuto il numero di telefono di Duncan, a quest'ora gli avrebbe mandato già un messaggio con scritto di vedersi subito, almeno si toglieva un peso. 

Duncan sapeva qualcosa del perché lei era lì, ne era certa. Ma allora perché non li raccontava niente. 

Nonostante si fidasse di lui sapeva che gli nascondeva qualcosa, lo sentiva. 

"Ehi" Trent si era svegliato.

"Ehi! Dormito bene?"

"Non mi lamento" sbadigliò

Si rilassarono per un'oretta sull'amaca, parlando del più e del meno. 

Per chiunque fosse passato di lì poteva sembrare benissimo una giornata tra innamorati, ma a Gwen per una volta non interessava. Era persino riuscita a dimenticare quello che voleva dirgli Duncan.

Decisero di mangiare qualcosa veloce, tornare alle loro capanne, mettere il costume, e andare al lago a fare un bagno. 

Gwen mise il suo solito costume nero, e per la prima volta controllò allo specchio se gli stava bene come sperava. Passo cinque o dieci minuti a cercare qualcosa da mettere sopra per il tragitto. Alla fine, dopo aver smontato mezzo armadio, opto' per una canotta lunga con sopra la stampa di un drago che si morde la coda.

Quando uscì dalla capanna Trent era già fuori che l'aspettava. 

"Se sapevo che eri arrivato sarei uscita prima" 

"Non ti preoccupare, hai preso tutto?"

"Si, perché hai preso la chitarra?" 

"Se ti da' fastidio la rimetto giù"

"Oh no no, anzi sono curiosa di sentire se sei così bravo come dicono" 

"Chi lo dice esagera di sicuro!" 

"Spetterà a me giudicare" in fine si misero in cammino verso il lago.

Quando vide la pietra con il teschio inciso quasi non ci fece caso, però grazie ad essa tornò a pensare a Duncan.

"Cavoli! Mi scappa la pipì!" Era l'unica scusa che le era venuta in mente.

"Vuoi che torniamo indietro?" Domandò preoccupato il ragazzo

"No, non credo di riuscire a reggerla fino alla capanna" si guardò un'attimo intorno, fingendo di cercare qualcosa. 

"Vado dietro un albero, ci metto pochissimo!" Disse, prendendo i fazzoletti nella borsa. 

"Mi raccomando stai attenta!" 

"Non ti preoccupare" si infilò dietro alla boscaglia, sperando di vedere da qualche parte la testa di Duncan.

Lo individuò a sei alberi di distanza da dove si trovava lei. Fortunatamente la strada che doveva fare era in discesa, e la sua bassezza in questo caso aiutava la causa. Iniziò ad andare verso il vampiro, stando molto attenta a dove metteva i piedi. 

"Duncan" sussurrò, appena si trovò vicino a lui. Senza pensarci la ragazza gli toccò una spalla. 

Il punk la guardò per qualche secondo, poi si rilassò. Aveva paura che un piccolo contatto avrebbe potuto scatenare la sete in lui, invece al contrario sentiva qualcosa di diverso da quello che provava verso il sangue. Sentì una leggera scarica, che partiva dalle dita bianche e affusolate della ragazza, passava dalla sua spalla per poi arrivare al suo cuore. Se solo quel leggerissimo contatto lo faceva sentire così, a questo punto si chiedeva cosa potesse provare nello stringerla, toccarla, baciarla o addirittura andarci a letto.

-A che diavolo sto pensando!- fortunatamente si trovava seduto sull'erba alta, sennò sarebbe stato più difficile per lui nascondere ciò che stava succedendo nel suo corpo.

"Oh! Scusami..." Disse la ragazza, ritraendo la mano. 

"Niente" rispose, accavallando le gambe. Sapeva di essere diventato rosso. Odiava diventare rosso.

"Allora? Cosa volevi dirmi di così urgente?"

Cosa voleva dire? Cavoli si era dimenticato! Ora voleva solo liberarsi di quel problemino che stava sentendo, e di certo averla lì vicino vestita in quel modo non aiutava. 

-cavoli! Ha un corpo perfetto- 

Tossì per qualche secondo, sperando di ritrovare la ragione.

"Forse è meglio vederci stasera" balbettò "non vorrai farti aspettare troppo da Trent!" 

"Ok" disse poco sicura. Era stata stupida, doveva stare più attenta. Senza pensarci lo aveva toccato come se fosse una persona normale. Glielo aveva fatto capire subito che se la loro amicizia avesse continuato avrebbero dovuto mantenere certe distanze.

Eppure aveva sentito qualcosa di strano con quel semplice tocco, è stato come prendere la scossa, ma molto più piacevole. Avrebbe voluto sentire ancora quel contatto, anche se semplice, come sfiorarsi appena la mano o toccargli per sbaglio la spalla. Ma non era possibile. 

"Allora facciamo alle 21 alla mia macchina?"

"Si, perfetto a dopo!" Disse il vampiro, per poi scappare a tutta velocità.

Riemerse dalla boscaglia, stranamente pensierosa, cosa che Trent notò subito. 

"Tutto bene?" Domandò

"Si si, tutto okay" 

Continuarono il percorso, ma si vedeva che Gwen pensava ad altro. Trent cercava di distrarla in qualche modo, ma tutto era inutile. 

Arrivarono al molo, e subito l'elfo si preparò per fare un tuffo, sperando di coinvolgere anche Gwen. Stranamente però la sentiva distante, come se fosse con lui solo fisicamente. 

Prese la chitarra in mano, e diede un veloce giro di corde per richiamare su di lui l'attenzione.

Gwen si girò verso di lui pensierosa, poi, pian piano sorrise.

"Che mi canti di bello?"

"Non penso tu la conosca. "Last request" di Paolo Nutini"

"Sono tutta orecchi" poi sfoggiò uno dei suoi sorrisi smaglianti, che fece sciogliere il cuore del povero elfo una volta per tutte.

Strinse la chitarra a se', poi alleggerì la presa per la prima serie di accordi.

 

Slow down,

 

Guardò Gwen

 

Lie down,

Remember it's just you and me.

 

Gwen chiuse gli occhi. Voleva assaporarsi al meglio la melodia.

 

Don't sell out, bow out,

Remember how this used to be.

 

Fece una pausa. Aveva paura a continuare. Forse era troppo presto per esporsi tanto.

 

I just want you closer,

Is that alright?

Baby let's get closer tonight

 

Per lei però sentiva che valeva la pena rischiare. Anche se era presto non gl'importava.

Chiuse gli occhi.

 

Grant my last request,

And just let me hold you.

Don't shrug your shoulders,

Lay down beside me.

Sure I can accept that we're going nowhere,

But one last time let's go there,

Lay down beside me

 

Oh, I've found, that I'm bound

To wander down that one way road.

And I realise all about your lies

But I'm no wiser than the fool I was before.

 

I just want you closer,

Is that alright?

Baby let's get closer tonight

 

Grant my last request,

And just let me hold you.

Don't shrug your shoulders,

Lay down beside me.

Sure I can accept that we're going nowhere,

But one last time let's go there,

Lay down beside me

 

Oh, baby, baby, baby,

Tell me how can, how can this be wrong?

 

Grant my last request,

And just let me hold you.

Don't shrug your shoulders,

Lay down beside me.

Sure I can accept that we're going nowhere,

But one last time let's go there,

Lay down beside me

 

Grant my last request,

And just let me hold you.

Don't shrug your shoulders,

Lay down beside me.

Sure I can accept that we're going nowhere,

But one last time let's go there,

Lay down beside me

Yeah, lay down beside me.

 

One last time let's go there,

Lay down beside me

 

Le parole della canzone erano uscite dalla sua bocca, senza controllo. E sempre senza rendersene conto le sue dita si erano spostate sulle corde.

Quella canzone che aveva imparato per una stupida lezione ora era diventata sua. L'aveva finalmente capita. 

Nonostante il loro non fosse un'amore finito come quello descritto nel testo, voleva che lei rimanesse con lui.

Gwen era senza parole. Non solo era bravo come dicevano, di più. 

Però sentiva come l'esigenza di dire o fare qualcosa. Si girò verso Trent, ancora chino sulla chitarra, gli prese il volto tra le sue mani, e unì le sue labbra a quelle del ragazzo. 

Fù un bacio leggero, a fior di labbra.

Il ragazzo la guardò per un'attimo confuso. Gwen aveva uno sguardo strano. Non sapeva nemmeno lui come descriverlo. Non era deciso come al solito, o disorientato come li era capitato di vederla a volte. Semmai dolce, rilassato. Di sicuro non si sarebbe mai aspettato di vederlo nel volto della ragazza.

Spostò la chitarra di lato, accarezzò la guancia di Gwen, poi riunì la distanza fra le loro bocche. Prima dolcemente allacciarono le loro lingue in una danza dolce e rilassante, poi, per sua grande sorpresa lei lo rese più appassionante e deciso. 

Di sicuro non era la prima volta che baciavano qualcuno, ma era la prima volta che sentivano qualcosa di più forte di un semplice contatto fisico. C'era complicità, felicità, e un miscuglio di sorrisi compiaciuti e divertiti.

Senza accorgersene si ritrovarono stesi sulla banchina. La mano destra di Trent si trovava sul fianco della ragazza, e aveva spostato un po' la maglia per sentire accarezzare la pelle liscissima, mentre Gwen aveva allacciato le sue mani tra i capelli dell'elfo.

Come risvegliata da un sogno la dark si scostò da lui bruscamente, prese la sua borsa, disse un semplice "scusami" a Trent e scappò via.

Corse verso la macchina il più veloce possibile e ci si rintanò dentro. Fece un lungo respiro, poi sbatté la testa sul volante, facendo suonare il clacson più volte.

Guardò l'ora. 19.43

Troppo presto per potersi distrarre con le stupidaggini di Duncan.

Prese il suo diario da sotto il sedile del passeggero. Era in pelle nera semplice. Lo aveva amato dal primo momento, ma purtroppo presto sarebbe finito.

Li apri, seguendo il segnalibro rosso sangue, e prese una bic smangiucchiata dal cruscotto dell'auto.

 

Caro diario...

Diario

Non so' come iniziare

Trent mi ha baciato

Sono felice? Non lo so', dovrei esserlo, ma allora perché non lo sono?

Ero lì, con lui, sul molo, il tramonto, e poi quella canzone... 

Perché sono scappata? 

Ah...già, Duncan.

Perché? 

Mi piace Trent, l'ho anche sognato molte volte dopo il nostro primo incontro, eppure perché mentre cercavo di prolungare il bacio ho iniziato a pensare a Duncan? 

La mia fantasia è andata per i cavoli suoi mentre avevo gli occhi chiusi. 

Con me c'era Trent, ed è stato con me per un po', ma poi si è trasformato in Duncan... Perché?

Voglio Trent, desidero Trent! Ne sono sicura!

Allora perché Duncan.

Sono scappata senza dare spiegazioni! Mi sono rinchiusa in macchina, e manca ancora un'ora e mezza all'appuntamento con Duncan.

Vedrò di riposare un po'. Molto probabilmente piangerò.

 

A fine pagina scarabocchiò come suo solito qualche disegnino a caso giusto per svuotare la mente.

 

——————

 

Duncan e Geoff avevano progettato uno scherzo con i fiocchi allo sfigatissimo Harold. Si erano messi d'accordo con quell'inquietante chef grande come una casa. Ora dovevano solo definire tutti i dettagli. 

Arrivo al molo, dove si dovevano incontrare. Il tritone era in acqua, insieme alla sua ragazza che nuotavano. 

"Ehi pesciolino!" Urlò. 

Geoff gli fece segno di aspettare. 

Duncan si sedette, e tiro fuori un pacchetto di sigarette che aveva fregato a Gwen dalla tasca posteriore dei pantaloni. Sorrise ripensando alla ragazza. S'immaginò la faccia che avrebbe fatto se lo avesse scoperto. Ne accese una, solo per gusto poetico che per vizio. Era sempre più rilassato dopo essersi fatto un "lavoretto", anche se per la prima volta pensava a una persona conosciuta, non Amy Lee o Megan Fox.

Si guardò intorno.

A quell'ora tutto era calmo lì, verso le sei tutti tornavano ai bungalow, perciò le sette era l'orario perfetto. Notò in lontananza una coppietta che si montava senza ritegno in mezzo alla spiaggia. -prendetevi una camera- pensò leggermente disgustato.

Però stranamente continuò a guardali. 

Ovviamente gli sembravano famigliari, dato che conosceva quasi tutti lì. Il ragazzo copriva quasi completamente la figura esile della ragazza, ma non c'erano dubbi su chi fosse lui. Trent. Per un'attimo spero fosse una ragazza che non conosceva, forse non avrebbe sopportato di vederla con un'altro. Purtroppo però non tardò ad arrivare la risposta. Capelli corvini con meches verde acqua. 

Corse via a tutta velocità, la strada che un normale campeggiatore faceva in dieci minuti lui la fece in uno. 

Prese la chiave della sua stanza dalla tasca dei bermuda, ma poi la rimise apposto. Aveva un'altro piano.

Bussò prepotentemente alla porta di una casetta un po' più piccola del normale, ovviamente una casetta singola, solo una persona l'aveva.

Una ragazza apri la porta infastidita.

"Ti sembra questo il modo?" Gridò "stavo stud..." Non le fece finire la frase, l'afferrò a se e la baciò con furia. 

"Questo non significa niente!" Disse. Poi spinse la ragazza verso il letto e chiuse la porta con un colpo secco. 

Sapeva che a Courtney piaceva quando faceva così, la mandava in bestia.

Si fiondò sopra di lei, e iniziò a compiacerla come mai prima.


_________________________________

TUTTI I POMODORI A MEEEEE!!
Scerzavo XD (però se volete lanciarli lanciateli pure!)
spero che abbiate capito tutti i passaggi, se non è tutto chiaro sono qui per voi!!
ho bisogno dei vostri pareri su questo capitolo!
mi raccomando commentate
BACI NARUMI :D

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Burns ***


Salve a tutti...*sbuca una testolina in lontananza* scusate il terribile ritardo...

"No! Non sei scusata!" Direte.

Imperdonabile ritardo, avete ragione, soprattutto se torno con questo piccolissimo capitolo!

Io non mi perdonerei!

Intanto vi auguro buona lettura!

 

 

-Burns
 

Il collo gli pesava sulle spalle, e le gambe erano tutte indolenzite.

Forse sarebbe stato meglio se ad una certa ora si spostava a dormire nei sedili posteriori dell'auto. Si era coperta con un maglione che teneva sempre di scorta nel bagagliaio e aveva continuato a scarabocchiare il suo diario, riempendo quattro pagine di inutili schizzi, finché la stanchezza non aveva preso il sopravvento.

Duncan non si era presentato. Si sentiva...triste, abbandonata, aveva aspettato tanto l'arrivo del vampiro. Forse anche troppo. Stupidamente aveva pensato che vedendolo avrebbe fatto chiarezza nella sua testa. Si aspettava delle risposte da lui. 

-forse non dovevo fidarmi tanto- sbuffò. Scese lentamente dalla macchina, e si diresse verso il suo bungalow. Non gli importava se era lunedì. Avrebbe trascorso tutta la giornata a letto, e se voleva, anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. Non gli importava di niente, anche se fosse crollato il mondo, lei non si sarebbe spostata da quel letto!

Finalmente infilò la chiave nella toppa, le sue compagne stavano ancora dormendo. Lanciò la borsa sul letto, si sfilò il reggiseno del costume e si distese nel letto. In un'attimo crollò in un sonno profondo.

 

"Gwen" Duncan la stava chiamando. Lo vedeva lontanissimo da lei, ma la voce sembrava vicina. L'inconfondibile cresta verde spiccava dalle ombre.

"Gwen" 

"Trent" bisbigliò, girando le spalle al punk

Anche lui era molto lontano, nonostante la voce sembrasse così vicina. 

"Gwen" qualcosa la scosse. Ma non nel sogno, ma nella realtà. 

Aprì lentamente gli occhi, Bridgette era seduta sul suo letto e la guardava preoccupata.

"Che ore sono?" Disse, allungando la mano verso il comodino dove solitamente teneva il telefono. Ma si arrese subito, era troppo stanca.

"Sono le otto, è ora di svegliarsi" rispose la bionda preoccupata. 

"Non ci riesco! Sono troppo stanca!" Cercò di coprirsi la faccia con la coperta, ma la fata la bloccò subito.

"Ho visto cosa è successo con Trent. Ne vuoi parlare?"

"Tranquilla, non è per quello" si schiarì la voce "non mi sento molto bene, ho solo voglia di dormire" la fata le poggiò la mano sulla fronte.

"Ok" Bridgette si alzò dal letto, forse un po' delusa "se hai bisogno di qualsiasi cosa sappi che ci sono" poi andò verso la porta e la richiuse piano dietro di sé.

Gwen chiuse gli occhi, e in un lampo dormiva già profondamente. 

Si risvegliò verso le quattro, grazie a Down e i suoi strani rituali di meditazione. -prima o poi arriverà al nirvana- penso, iniziando a stiracchiarsi tutta. Ora stava molto meglio.

"Buon pomeriggio"  disse la fata, aprendo un'occhio.

"Giorno" bisbigliò Gwen, infilandosi in bagno.

Si buttò nella doccia con ancora i vestiti addosso. Gli serviva una gettata di acqua gelida sulla testa.

 

------------

 

Duncan si svegliò di soprassalto. Qualcuno gli aveva tirato un calcio nella schiena, facendolo cadere dal letto.

"Muoviti! È tardi!" Urlo l'ispanica tirandosi tutte le coperte a se e lasciando il ragazzo nudo come un verme sul pavimento.

"Buongiorno anche a te! Vedo che anche oggi sei di buon umore come sempre!" 

"Non ho tempo per te!" Disse la ragazza iniziando a vestirsi a tutta velocità. "Ho delle cose da fare! Corsi da seguire! Mi hai fatto perdere un sacco di tempo sulla mia tabella di marcia!"

"Stanotte non sembrava la pensassi così!" Scherzò maliziosamente. Ma in un'attimo torno alla realtà. 

Era nuovamente finito a letto con la sua ex...che cosa patetica.

Raccolse a tutta velocità la sua roba, e si rivestì prima che Courtney avesse tempo di ribattere. Uscì in fretta, sperando che nessuno lo notasse e soprattutto per la prima volta non voleva che delle voci arrivassero a Gwen. 

Gwen.

Si fermò di scatto. Era quasi arrivato alla sua capanna. 

Probabilmente anche lei si stava risvegliando  dopo aver passato la notte con Trent.

Il suo pugno colpì un'albero affianco sradicandolo leggermente dalla sua sede.

Doveva calmarsi. Gwen non era di sua proprietà.

Continuò il percorso con molta calma, pensando a tutto tranne che a Gwen.

Arrivò al portico della sua baracca, si sedette sui gradini e accese una sigaretta. 

Presto avrebbe dovuto dire la verità alla ragazza. Questo é quello che aveva detto Noah, o meglio Izzy.

Spense la sigaretta sui gradini, bruciando leggermente il legno. Guardò per qualche secondo la piccola chiazza nera che aveva provocato, come incantato. Si sentiva stupido ad essersi illuso che Gwen potesse essere qualcosa di più che un'amica.

Ripenso al suo incontro con la ragazza. Lei che lo guardava con quei occhioni spaventati, talmente scuri che potevano quasi sembrare tutt'uno con le pupille, e poi il contrasto con la sua pelle bianchissima. Una bambola di porcellana... A questo pensò subito. Sentiva il bisogno di proteggerla, e di stargli accanto. Ma ovviamente lui aveva i suoi limiti. Desiderava poterla toccare senza aver paura di se' stesso. Erano mesi che non beveva sangue umano, e doveva ammettere che ne sentiva la mancanza.

Scosse la testa, come per emergere dai suoi pensieri ed entrò nella sua stanza. 

I suoi compagni di stanza erano già usciti per la colazione lasciando la camera nella confusione più totale come al solito. Non che fosse uno precisino che rifà il letto tutte le mattine, ma di certo preferiva non vedere le mutande lerce degli altri.

Decise di farsi una doccia veloce, correre a lezione, trovare Gwen e parlargli. 

Avrebbe detto ciò che doveva dire e poi se ne sarebbe andato. Sarebbe scappato come suo solito.

Arrivò a storia in ritardo, e subito quell'imbecille di Chris lo fece notare con una delle sue stupide battutine.

Un ragazzetto mingherlino alto quanto un cacio si era seduto al suo posto, ma a lui bastò solo piazzarsi davanti e guardarlo per farlo spostare.

Oggi gli schiavetti del "boss" avevano preparato la lezione sul perché le streghe si erano estinte. 

Si guardò in giro per vedere se c'era Gwen, ma non notò da nessuna parte la sua chioma corvina striata di blu, ma notò Bridgette tre file più avanti che scambiava bigliettini con Trent. Appena uscito avrebbe chiesto spiegazioni a Geoff.

Alla fine decise che la cosa meno noiosa da fare era giocare a "Snake" col telefono, ormai lui si era abituato ad una certa routine, grazie a Gwen. Bastava un cenno tra i due, e iniziavano a prendere in giro qualcuno, solitamente era Heather, la preferita della ragazza, e poi ad arte commentavano a parole. 

Alzò la testa per qualche secondo per controllare meglio l'aula, poi torno subito al suo gioco.

Finita la lezione si stiracchiò per qualche secondo sul banco, attese Geoff e insieme uscirono dal l'aula. 

"Cos'è adesso la tua ragazza se la fa' con l'elfo?"

"Non dire cazzate amico!" 

"E allora perché si sono scambiati tutti quei messaggini?"

"Oh niente! Erano preoccupati per Gwen, la compagna di stanza di Bridgette"

"E cosa c'entra Trent?" 

"Ehi amico! Non sapevo di dovermi sottoporre ad un terzo grado" scherzò il biondo "comunque penso che sia per quello che è  successo ieri...boh, valle a capire le donne!"

"Cosa è successo ieri?" Stava iniziando a diventare insistente, e perdendo quel leggero fascino da menefreghista che tanto vantava.

"Non ne sono molto sicuro, ma da quello che ho capito il tuo amichetto era arrivato quasi in terza base con la ragazza"

Si bloccò qualche secondo come allarmato. 

1,2,3. Ripenso alle famosi basi. 1,2,3. 

Doveva calmarsi. Gwen si era fermata, poi come si era ripetuto un milione di volte lei non era sua!

"Ehi amico, non è che ti sei preso una cotta per quella ragazza?" Geoff si mise a ridere, come se gli avessero raccontato una barzelletta divertentissima.

"Non dire cazzate!"

"Da tutte le domande che mi stai facendo potrebbe quasi sembrare...a meno che..." Fece una pausa per pensare "oh mio dio! Ti piace Trent!"

"Non urlare! Non voglio che lo sappiano tutti" per una volta stette al gioco. 

"Lo sapevo! Ultimamente sei sempre strano!" Continuò l'amico "sparisci tutto il pomeriggio, puzzi sempre di fumo...DILLO CHE STAI REPRIMENDO LA TUA OMOSESSUALITÀ!!!" Urlò, additandolo come in qualche film comico.

"Hai ragione...adoro guardarti dormire la notte..."

"Sei una troia! Cambi ragazzi più delle mutande!" 

Finalmente riuscirono ad arrivare alla mensa, continuando a ridere come dei matti. 

Diede un'attenta occhiata a tutti i tavoli, ma anche lì nessuna traccia di Gwen. 

"Stai forse cercando la tua prossima vittima?" Domandò ironicamente il biondo, ma decise di non dargli corda. 

Per la prima volta dall'inizio del campeggio si sedette nel tavolo insieme a Geoff e a tutta la combriccola. Per sua sfortuna si ritrovò vicino a quella montagna di Owen, che si era già spazzolato tutto il suo cibo e ora cercava tra i vassoi degli altri. Ma almeno riusciva a sentire cosa avevano da dirsi Trent e Bridgette.

"È strana, è tornata in camera questa mattina presto, poi stamattina quando l'ho provata a svegliare diceva di stare poco bene"

"Ma ti ha detto cosa aveva?" Domandò l'elfo.

"No, ha detto solo così, poi è tornata a dormire" Bridgette fece una pausa per scambiarsi un leggero bacio con Geoff. "Prima sono tornata in camera a vedere se si era svegliata, ma ancora dormiva, pensa che non mi ha neanche sentito, eppure non ho fatto piano"

"Ma ha mangiato qualcosa?" 

"Che io sappia no, ieri non è neanche venuta a cena"

"Down invece ci ha parlato?"

"Non credo, si parlano poco tra loro, massimo che fanno è dirsi buongiorno"

"Ehi! Lo mangi quello?" S'intromise Owen, fregando dal vassoio del ragazzo ancora prima di domandare.

"Prendilo tutto!" Rispose scocciato Trent, per poi tornare subito al suo discorso il quale aveva iniziato ad essere ripetitivo, quindi abbandonò quello che rimaneva del suo cibo ad Owen e uscì dalla mensa.

Si accese una sigaretta, e iniziò a camminare verso il lago. 

Odiava la sua stupidità. Si sentiva come un'idiota! 

Si mise a sonnecchiare sul molo, con le cuffie a tutto volume. Si risvegliò che ormai era troppo tardi per la lezione di arte, così decise di andare per la prima volta in vita sua in camera di Gwen.

 

-----------

 

Si guardò allo specchio. Aveva tutto il trucco del giorno prima che gli colava dagli occhi, per non parlare delle occhiaie. Sembrava uno di quei vampiri di Anne Rice, solo che non era minimamente bella come loro. 

Si avvolse nell'asciugamano che aveva usato il giorno prima, e raccolse i vestiti bagnati dalla doccia per andare una volta per tutte a vestirsi e forse uscire. 

Cosa avrebbe detto a Trent? E a Duncan? 

Voleva solo avere la forza di potergli staccare la testa a quello stupido vampiro! 

Stava per aprire la porta del bagno, ma poi si arrese. 

Scivolò lentamente a terra, e iniziò a guardare le macchie del soffitto tinte di bianco. Ne contò sei solo nella prima trave.

Non sapeva, o forse era troppo stupida per capirlo, se i due ragazzi si aspettassero delle risposte da lei. A Trent qualche spiegazione di certo la doveva, anche se minima, mentre con Duncan voleva chiarire la situazione. Scoprire cosa gli nascondeva, e soprattutto perché? Ormai erano amici, a lui aveva raccontato cose di lei a cui non aveva mai rivelato a nessuno. In più ora era infuriata perché il giorno prima aveva una gran fretta di parlargli, mentre la sera che si dovevano vedere non si era neanche presentato.

Ne era rimasta profondamente delusa. Anche se doveva aspettarselo. Secondo gli altri campeggiatori Duncan non era uno di cui fidarsi, addirittura per spiegarsi meglio avevano detto che a lui non affiderebbero neanche un laccio delle scarpe rotto. Ma lei stranamente con lui si sentiva, strano a dire o a pensare, al sicuro. Come se accanto a lui  il mondo non fosse così pauroso. 

"Che stupida!" Sbuffò 

Decise finalmente di uscire dal bagno.

"Era ora!" Sobbalzò, facendo cadere l'asciugamano.

"D-Duncan" balbettò. Il ragazzo la guardò per un'attimo come rapito, non notando che il volto di Gwen si era trasformato da sorpreso a infuriato.

"Che cavolo ci fai qui! Anzi no, non voglio saperlo! Sei solo un'idiota"

"Gwen ti dispiacerebbe..." Iniziò il vampiro, riferendosi al corpo nudo della gotica.

Gwen guardò per un'attimo se Down era ancora lì, ma come si aspettava trovò il letto libero.

"Si mi dispiace!" Continuò "e ora vattene da camera mia!" 

"Ho bisogno di parlarti, è urgente!" 

Senti come una forte scossa nel braccio destro, poi un forte bruciore. "FUORI!" Urlò, e istintivamente puntò la mano verso il ragazzo. Come per lanciare una palla.

Duncan fece appena in tempo per schivare il globo arancione.

Si creò una macchia nera sul muro, grande come la testa del ragazzo.

Gwen gli aveva appena lanciato addosso una palla infuocata.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** You're so fuckin' special ***


SALVE A TUTTIIIIII!!! NON ABITUATEVI TROPPO A QUESTO AGGIORNAMENTO "PSEUDO VELOCE" 
ALLORA....SIAMO QUASI A META' DELLA STORIA, DIPENDE DA COSA GENERERA' IN SEGUITO IL MIO CERVELLO MALATO...
BEH, A QUESTO PUNTO NON MI RESTA CHE AUGURARVI BUONA LETTURA.
MI SCUSO PER IL CAPITOLO COSI' CORTO E FORSE ANCHE POCO INCISIVO, MA SPERO VI PIACCIA :D
BUONA LETTURA <3 
CI VEDIAMO O SENTIAMO O LEGGIAMO A FINE CAPITOLO
 

-You're so fuckin' special


Duncan fece appena in tempo per schivare il globo arancione.
Si creò una macchia nera sul muro, grande come la testa del ragazzo.
Gwen gli aveva appena lanciato addosso una palla infuocata.
Si rialzò da terra e vide la ragazza bloccata come prima. Aveva lo sguardo fisso sulla macchia. 
Il vampiro corse verso il portico, e vide ciò che gli era stato detto da Izzy. Il tramonto.
Tornò dentro ad una velocità impressionante, e infilo in una borsa trovata a terra tutto quello che avrebbe potuto essere o servire a Gwen.
La riguardò per un'attimo, ma nulla era cambiato. Se ne stava lì immobile e completamente nuda. Sembrava una splendida statua in marmo. Gli si avvicinò lentamente, come quando ci si avvicina ad un animale. "Gwen" bisbigliò. Ma la ragazza sembrava non lo avesse neanche sentito. Raccolse l'asciugamano da terra, e glielo avvolse delicatamente sulle spalle, sperando di riuscire a coprire il più possibile. "Andiamo" continuò, circondandogli le spalle con il braccio per poterla spingere.
"M..mi..." Balbettò, senza però muoversi "mi devo vestire" 
"Ok, ti aspetto fuori" 
"No!" Lo bloccò prendendolo per un braccio "ho paura di impazzire" 
La guardò negli occhi notando subito le pupille lucide.
"Mi siedo sul letto, ok?" La ragazza fece un debole cenno con la testa, poi si riparò dietro l'anta dell'armadio, tenendo d'occhio il vampiro di tanto in tanto.
Per la prima volta dopo due settimane, giorno più giorno meno, la ragazza gli sembrava più fragile del solito. Come se si stesse per spezzare da un momento all'altro.
"Andiamo" sentì sussurrare.
Teneva la testa bassa e continuava a stritolare l'orlo della gonna. 
"Hai preso tutto?" Domando'.
"Non lo so', devo prendere qualcosa?"
"Potremmo tornare subito o non tornare per niente. Intanto ho raccolto un po' delle tue cose" in realtà aveva raccolto tutto quello che era di colore nero e che rientrava nello stile della ragazza. 
"Sono apposto" rispose tremolante " non voglio far preoccupare Bridgette"
Si misero in cammino verso la macchina e fece accomodare la ragazza nel posto del passeggero.
"Torno subito" disse, richiudendo la portiera "non ti muovere"
Corse a tutta velocità nel suo bungalow e raccolse la sua roba il più in fretta possibile, in modo da poter tornare subito da Gwen.
Quando tornò la vide intenta a scrivere su un diario, come una normale ragazzina qualunque. 
Partì subito verso una strada che conosceva poco ma che sapeva dove portava.
-------------

"Adoro il sole" pensò Bridgette mentre tornava al suo bungalow dopo le lezioni. Trent le aveva lasciato qualche muffin da dare a Gwen nel caso si fosse svegliata. Per strada si fermò due o tre volte a parlare con qualche campeggiatore, soprattutto con Leshawna. Adorava quella ragazza tutta curve, soprattutto era divertente il suo "slang" da tosta. 
Arrivò al bungalow, cercando di non far  cadere nulla dalle sue mani, aprì la porta. Stranamente non era inchiavata come al solito, ma semplicemente chiusa. Probabilmente Down si era dimenticata un'altra volta le chiavi nella foresta. -povera me- 
"Gwen" chiamò, richiudendosi la porta alle spalle. Quando si girò notò il letto vuoto e un'enorme chiazza nera fumante sopra al letto della ragazza. Presa dal panico fece cadere i pasticcini e corse verso il bagno. 
"Gwen!" Urlò. Ma la stanza era vuota.
Uscì fuori dalla casetta, chiedendo a tutti se per caso avessero visto la ragazza.
"Gwen" continuava ad urlare. Sembrava una persona che aveva perso il cane. 
Forse era presto per allarmarsi, ma il suo istinto di fata le diceva che era successo qualcosa. 
In lontananza notò Trent che parlava con Dj e Cody. Corse subito verso di loro. 
"Trent, hai visto Gwen?" 
"No" rispose il moro, leggermente allarmato dalla preoccupazione della ragazza.
"Non la trovo, ho chiesto a tutti, ma nessuno l'ha vista!"
"Anche Duncan è sparito, prima sono passato in camera, e la sua roba non c'era più" intervenne Dj.
"Non penso che siano andati via insieme, non si sono mai parlati quei due. Se Duncan è sparito sarà per una delle cavolate che combina di solito" spiegò pacato Trent.
"Se posso" Cody si intromise nella conversazione, con la sua faccia da saputello "a dire il vero loro si conoscono, e anche bene" gli altri rimasero pietrificati dalla sua affermazione "io frequento arte con loro, e stanno sempre insieme a parlottare"
"Ne sei sicuro?" 
"Certo! Pensavo si conoscessero da tempo. Visto il pallore di Gwen ho dato per scontato che fosse una vampira o una fata notturna"
"Infatti, cos'è Gwen? Me lo sono sempre chiesto" domando Dj.
"Qualsiasi cosa sia Duncan è un'animale! Non mi fido di lui!" Proseguì Bridgette. 
"Hai controllato se è in macchina?" 
"A dire il vero non ci ho pensato..."
"Ok, noi andiamo a cercarla! Ci vediamo ragazzi" Trent e Bridgette si incamminarono verso il parcheggio.
"Fatemi sapere appena sapete qualcosa" urlo Cody, senza però ricevere risposta.

------------------------

Gwen per i primi venti chilometri guardò fuori dal finestrino senza mai muoversi, poi, pian piano iniziò a dare segni di vita. 
"Cosa sono?" Domandò con un sussurro. "Insomma, tu sei un vampiro, Bridgette e Down sono fate, Trent é un' elfo, potrei continuare ad elencarvi tutti uno per uno. Ma io cosa sono? Fino a ieri ero "umana", è da quel che so' lo sono sempre stata, non faccio parte del vostro mondo" sospirò "quindi perché io..." Si guardò le mani, quasi spaventata da se' stessa.
"Non è così facile da spiegare"
"Certo che non è facile! Già faccio fatica a realizzare quello che é intorno a me, e ora non so' neanche più cosa sono"
"Tu sei Gwendolyn Parker, e lo sarai sempre, qualsiasi cosa ti dirò adesso ricorda quello che ti ho detto"
"Ferma la macchina!"
"Cosa?" 
"Ferma la macchina! Ho bisogno di aria!"
Fece come le aveva chiesto, senza obbiettare troppo.
Scese che ancora l'auto non era del tutto ferma.
Andò a passo deciso verso la sua portiera e lo obbligò a scendere.
"Tu adesso mi racconti tutto, senza giri di parole!" Gli puntò il dito contro il petto. Una cosa piuttosto maleducata, ma in quel momento stranamente gli sembrò un piccolo cucciolo di pantera che cerca di farsi grande.
Il ragazzo sospirò. "Tu sei...sei una strega!"
"Ti sembra questo il momento di scherzare? Solo perché ti ho fatto scendere dalla macchina!"
"No, non capisci. Tu sei veramente una strega, con dei poteri e tutto!"
"Sì certo, come no!" Sbuffò, voltandogli le spalle.
"Quella palla di fuoco l'hai generata te. Hai dei poteri, sennò perché ti sarebbe arrivata la lettera?"
La ragazza si sedette a terra e si accese una sigaretta e Duncan decise di unirsi a lei, seguito da un terribile silenzio.
"Tu" iniziò la gotica "tu mi hai ripetuto un miliardo di volte che le streghe sono estinte"
"È quello che pensano tutti, tu sei l'ultima" 
"Ora come ora é un po' affrettato dire che sono l'ultima strega, semmai sono la prima torcia umana!" Tentò invano di scherzare.
"Devi sapere..." Non Aveva idea di come iniziare il discorso, nonostante se lo fosse ripetuto a mente un sacco di volte. "Un tempo nel nostro mondo le streghe erano considerate delle autorità, come i vostri capi di stato. Non sono mai state moltissime, ma bastavano a mantenere l'ordine tra di noi. La magia però ha sempre un prezzo! Le streghe avevano, o meglio hanno" si corresse guardando che aveva affianco "una maledizione. Non tutte riescono a superare i quattordici anni. A volte impazziscono, o nei peggiori e maggiori dei casi muoiono. Per questo molte streghe si rifiutavano di avere figli, per paura di dovergli dire addio..." Rimase in silenzio qualche attimo. "Due anni fa' abbiamo perso la nostra ultima strega. Si chiama Izzy"
"Si chiama? Quindi non é morta?" 
"No, é viva, ma deve rimanere segreto"
"Perché?" 
"Perché...è difficile da spiegare..." Cercò di schiarirsi la voce. "Ovviamente esistono i maghi. come in ogni "specie", se vogliamo chiamarla così, esiste un maschio e una femmina. I maghi sono molto meno potenti delle streghe, ma sono dotati di una indole spietata. Ora come ora sono loro che governano il nostro mondo, ma hanno dei poteri molto ridotti. Non possono creare nuovi incantesimi e non sono dotati di veri e propri poteri magici. Possono solo creare pozioni, ma sono sempre più inefficienti man mano che gli anni passano. Hanno bisogno dell'aiuto di una strega".
"Cosa è successo a Izzy?"
"I poteri delle streghe non si manifestano fin da subito, ma so' che dentro di loro i poteri ci sono già fin dalla nascita, ma purtroppo non posso dirti come" guardò verso la ragazza sperando di non averla turbata troppo. "Poi questo te lo spiegherà meglio una persona nel posto in qui stiamo andando. Non voglio spaventarti"
"No tranquillo" rispose la ragazza "ti ho chiesto io di raccontarmelo" sorrise debolmente. 
Duncan vedendola così aveva voglia di stringerla a se' e abbracciarla il più forte che poteva. Ma loro non erano quel tipo di persone affettuose. Mantenevano sempre una certa distanza di cortesia.
"Per spiegarti quello che é successo a Izzy devo farti una premessa. Probabilmente ti spaventerò, ma devi stare tranquilla, tu ormai sei fuori pericolo. Dentro di voi, così me l'hanno spiegata, avete come una bomba ad orologeria. Se il vostro corpo non é in grado di sopportare il vostro potere voi....non so' bene come spiegarlo...il...vostro corpo riggetta la vostra essenza..." La ragazza la guardava con occhi sgranati, indubbiamente spaventata.
"Forse é meglio andare" continuò alzandosi e porgendo la mano per aiutarla. 
Si toccarono per un nano secondo, ma era bastato per far arrossire Gwen. 
"Possiamo fermarci a magiare qualcosa?"
"Certo!" Acconsentì mettendo in moto la macchina "non so' se ci saranno stazioni di servizio ma vedrò cosa posso fare".


--------------------------

ECOCI QUA! ALLORA.... 
MI SCUSO PER GLI ERRORI  O MEGLIO ORRORI CHE AVRETE SICURAMENTE LETTO
(ORMAI SONO RIPETITIVA, MA NON SONO UN GRANCHE' COME SCRITTRICE O RACCONTA STORIE)
COMUNQUE SPERO VI SIA PIACIUTO, E CHE COMMENTATE SIA CHE VI ABBIA FATTO SCHIFO O MENO XD
ALLA PROSSIMAAAAA (VORREI FARE SPOILER MA NON POSSO)
BY BY 
NARUMI



 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Crazy ***


Ormai sono famosa per i miei micro capitoli...

Cap. 17

Crazy


"Quanto manca?" Domandò impaziente Gwen, ancora non si erano neanche fermati per mangiare qualcosa.
"Non molto!" Duncan stava per perdere la pazienza. 
Era un'ora che guidava, e la strada era sempre uguale.
"Che palle!" Sbottò, tirando un pugno al volante. 
"Ehi! Calmo! Non è la tua!" Urlò Gwen.
Duncan accostò la macchina e prese il telefono. 
"Lo strangolo a quell'idiota!"
"Ci siamo persi?"
"No! È tutto sotto controllo!" Così dicendo attaccò il telefono all'orecchio. "Sono due ore che guido, mi dici dove diavolo devo andare?" 
"Hai superato il lago?" Rispose la voce al telefono.
"Si cazzo!"
"Hai girato a destra?"
"Mi hai detto di andare sempre dritto!" 
"Ti ho detto di girare!"
" VAFFANCULO IDIOTA!" E chiuse la chiamata.
Fece una pericolosa inversione ad U, di quelle che si vedono solo nei film, lasciando gli pneumatici sull'asfalto a momenti.
Gwen, quasi per quieto vivere, fece finta di niente. 
Dopo una decina di chilometri riuscirono a prendere la strada giusta. Questa era piena di buche e invece di avere l'asfalto era fatta di ghiaia. Duncan continuava a imprecare dal nervoso, borbottando in continuazione qualcosa di incomprensibile sui folletti. Chiunque fosse stato all'altro capo del telefono prima, doveva pregare di non essere strangolato al loro arrivo. 
La dark lo trovava stranamente divertente, dimenticando finalmente la strana giornata passata.
Attraversarono un piccolo ponte e si ritrovarono davanti un muro di roccia. Il vampiro invece di frenare iniziò ad accelerare sempre di più.
"FRENA!" Urlo Gwen spaventata, reggendosi alla maniglia della portiera e impuntando i piedi davanti a lei. "Ci schianteremo!"
Ma il vampiro fece uno strano ghigno malefico continuando ad accelerare sempre più. 
La ragazza chiuse gli occhi terrorizzata. Non aveva intenzione di guardare la sua morte. 
-questo stronzo si salverà, mentre io sembrerò un pomodoro schiacciato- pensò.
Sentì Duncan ridere e presa dall'ira apri gli occhi per tirargli un cazzotto in faccia. 
Almeno sarebbe morta tranquilla.
Si preparò per il colpo, ma si fermò. 
Una stradina contornata di alberi incorniciava una piccola villetta in legno e mattoni.
"Ma che diavolo?"
"Magia!" Enfatizzò Duncan. 
"Potevi dirmelo cazzo!" Continuò urlando.
"E perdermi la tua faccia terrorizzata?" Scoppiò nuovamente a ridere. "Frena! Ci schianteremo! Hahahaha! Avrei voluto filmarti!"
"Sei un'idiota cazzo! M'hai fatto prendere un'infarto!" Gli diede un leggero pugno sul braccio. "Comunque, dove siamo?"
"Siamo a casa di Izzy" rispose pacato "però ti devo avvisare, è un po' svalvolata, l'ultima volta che l'ho incontrata si faceva chiamare Caleido. Non chiedermi perché"
"Per quanto tempo staremo qui?"
"Non so', dipende da molte cose" Duncan fermò la macchina davanti al portico della casa e iniziò a prepararsi per la discesa.
Gwen scese, e si stiracchiò intorpidita guardandosi attorno.
Un grosso golden retriver le andò incontro, reclamando coccole.
"Ciao piccolino" disse, chinandosi per stropicciarlo tutto. 
"Ajash vieni qui! Non importunare gli ospiti"
Sul portico si trovava un ragazzo piuttosto bassino dalla pelle scura, probabilmente di origini indiane. 
"Razza di idiota! Non mi hai detto che dovevo girare dopo il ponte!" Urlò Duncan mentre prendeva i bagagli dalla macchina.
"Sì che l'ho detto, sei te che non ascolti" rispose pacato il secondo.
Duncan gli lanciò una valigia addosso, facendolo cadere atterra.
"La prossima volta spiegati meglio!"
Il ragazzo si rialzò, ricomponendosi come se nulla fosse.
Gwen andò verso di lui e gli porse la mano.
"Piacere Gwen" 
"È da un po' che ti aspettiamo" rispose senza ricambiare il gesto di cortesia, poi entrò in casa, seguito dal cane.
"Simpatico vero?" Disse Duncan affiancandosi alla ragazza con le valigie in mano.
"Come la morte" commentò acida.
"Lui è Noah, è un folletto. Una razza tanto simpatica quanto alta". 
Entrarono in casa, e la prima cosa che notarono fù il totale casino. Ma l'ingresso non era niente in confronto al salotto. I divani, tavolino, televisore e resto del mobilio era tutto ammassato in un angolo e al centro si trovava un'enorme buco contornato da pezzi di parquet di diverso colore e dimensione. Questo era largo almeno sei metri e chissà quanto era profondo.
"CIAO!" Urlò una ragazza dai capelli color carota riemergendo dallo scavo, facendo prendere un colpo a tutti i presenti. Saltò con un misto tra eleganza e goffaggine davanti a Gwen e le stritolò la mano in mezzo alle sue.
"Io sono Izzy, l'unica e splendida! É da un po' che ti aspetto! Com'è andato il viaggio? Oh non m'interessa! Sai, una volta sono stata in campeggio in Antartide insieme a Bear Grylss! Oh si era innamorato di me, ma io gli ho detto: senti bello! Io sono troppo per te! E me ne sono andata in groppa ad una foca! Ah, che ricordi, un'esperienza bellissima, quasi quasi la rifarei. Ho detto quasi quasi, prima devo arrivare in Cina!" Poi si fermò per qualche secondo, lasciando finalmente riprendere la circolazione alla mano di Gwen.
"Senti Noah, hai del cibo? Sto morendo di fame" e alla stessa velocità con cui era arrivata spari nella stanza accanto.
"Scusala, é un po' esuberante" disse Noah, seguito da un tremendo rumore di padelle che cadevano.
"Esuberante? Io direi pazza" commentò Duncan.
"Ah! Dimenticavo!" Urlò Izzy dalla cucina "Gwen, tu dividerai la stanza con me, vedrai ci divertiremo! Te Duncan invece dormirai in soffitta, insieme a billy, un mio amico! È un fantasma proprio pazzerello! Lo adoro!"
"Fantastico!" Sospiro Duncan.
"Fantastico?" Gwen lo guardò male "io devo dividere la stanza con lei!" Bisbigliò in modo che solo il vampiro la sentisse. 
Portarono le valige al piano superiore, con Noah che li faceva da cicerone. Gwen dormiva nella stanza subito dopo le scale a destra. 
Era un casino totale. Vestiti, parrucche e altri strani oggetti erano sparsi ovunque, ma almeno le lenzuola erano pulite. Non solo doveva dormire nella stanza con Izzy, ma anche stare nello stesso letto.
Duncan invece dormiva in una vera e propria soffitta, che per entrare doveva servirsi di una botola e una scala a scomparsa. Ovunque erano ammassati vecchi mobili, quadri ed enormi bauli contenenti chissà cosa, tutti contornato da ragnatele e strati di polvere e sotto una piccola finestra circolare aperta e sgangherata si trovava un letto gonfiabile a una piazza e mezzo con delle oscene coperte a fiorellini. "Se sapevano che saremmo arrivati almeno potevano pulire" commentò nella solitudine.
Lanciò il borsone sul letto e scese a vedere come se la cavava Gwen.
La trovò all'incirca nella stessa situazione in cui l'aveva trovata prima.
"Allora? Come va'?"
"Non dormirò stanotte, me lo sento!" Rispose in modo robotico.
"Non fare la melodrammatica" Duncan andò a sedersi sul letto per testare la comodità. "Almeno te hai il letto" poi si stese mettendo le braccia dietro la testa.
"Giù con le scarpe" disse Gwen, lanciandogli la valigia sullo stomaco. "Ancora non so' qual'è il mio lato" si appoggiò sullo stipite della porta sconsolata. Erano successe troppe cose in tre ore. 
Era scappata con Duncan dal campeggio, aveva conosciuto due tipi piuttosto bizzarri e ora si trovava a casa di questi a dover dividere la stanza con una fuori di cervello. In più ancora non aveva metabolizzato il fatto che era una strega, o almeno era quello che gli avevano detto. "Duncan, ho fame, andiamo a mangiare?" 
"Secondo te avranno cucinato qualcosa?"
"Boh! Ma tra poco mi attaccherò anche io al frigo come Izzy". Di mala voglia il ragazzo si alzò dal letto. Era un po' stanco dopo che aveva dormito neanche tre ore. 
"La tua stanza com'è?" Domandò la ragazza mentre scendevano le scale.
"Buia, sporca, piena di polvere e ragnatele" rispose schifato.
"Ti sentirai a casa, manca solo la bara"
Il ragazzo la guardò dubbioso per qualche secondo. Veramente pensa che i vampiri vivano così?
"Scherzavo! Madonna sei permaloso!" Poi trattenne una piccola risata. 
Il vampiro la guardò teneramente, sperando che lei non lo vedesse. Era un bene che dopo la brutta giornata riusciva a scherzare così.
Scesero al piano sottostante e si misero a tavola assieme agli altri. Noah aveva scongelato due pizze e le aveva messe al centro. Una era una semplice margherita, mentre l'altra era con le verdure. Non erano un granché come sapore, ma con la fame che avevano avrebbero mangiato qualsiasi cosa. Dopo cena si radunarono in giardino. Izzy tormentava il cane cercando di imitare qualsiasi cosa faceva, persino quando scappava da lei, mentre Noah leggeva un libro. Dopo neanche un'ora i due si stufarono e decisero di andare a letto.
Quella strana giornata finalmente era giunta al termine. Ma Gwen non dimenticò di aggiornare il suo diario.

Ore 22.35
Finalmente un letto. 
Nonostante mi sia svegliata tardi mi sento come se avessi passato la notte sveglia.
Dall'ultimo aggiornamento mi sono un po' ripresa. Faccio un po' fatica a metabolizzare che io, Gwendolyn Parker, sia una s-
Faccio fatica a scriverlo. 
Quando ero piccola sognavo spesso di avere dei poteri magici, ma ora che li ho veramente (almeno così mi hanno detto) non so' che farne. Non sogno più di avere un' unicorno, o di volare. 
Beh il sogno di volare non l'ho ancora abbandonato. D'altronde chi non sogna di avere delle ali e vedere il mondo dall'alto. Chissà se posso farlo. Forse con una scopa? Spero solo che ora non mi spunti un naso a punta con un bubbone sopra. I vestiti neri già li ho, quindi almeno per quelli sono apposto.
Ho conosciuto due strani tipi, Noah un'indiano bassettino con una voce da saputello (un folletto) e Izzy una matta scatenata e iperattiva (una strega) ma tutto sommato divertente. Forse un po' logorroica, ma è divertente sentire tutto quello che le frulla in testa.
Domani inizierà un nuovo capitolo della mia vita, e probabilmente non riuscirò a chiudere occhio. Ma non perché sono emozionata, ancora non ho realizzato quello che mi sta succedendo, ma per Izzy! Sicuramente farà casino anche mentre dorme. Ancora non è tornata in camera, ma la sento ululare fuori dalla finestra mentre cerca di imitare un lupo.
Ora cercherò di andare a dormire.
Buonanotte.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2576088