recklessness

di rosestewartlondon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo- ruthless smile ***
Capitolo 2: *** Understimated ***
Capitolo 3: *** Feelings and hockey ***
Capitolo 4: *** That sensation she didn't want to feel ***



Capitolo 1
*** prologo- ruthless smile ***


Prologue- Ruthless smile


Appena dieci metri distante dalla porta della palestra, gremita di gente, si ritrovò all’ imbocco del bosco . Faceva freddo e vigevano all’incirca dieci gradi, era una serata di Marzo ventilata ma anche tranquilla. Era quello che aveva pensato quando Helen, sua zia, l’aveva scortata al ballo di Primavera della Fincol. 
Un boato si sollevò tutto d’improvviso facendola sobbalzare. Allungò lo sguardo verso il portico dove alcune coppiette, probabilmente dell’ultimo anno, erano intente a pomiciare. Riusciva a scorgere il campo da baseball non molto distante da lì  e il campo da hockey sul ghiaccio. Si riconcentrò nuovamente sull’ obiettivo avvistato poco prima. Rabbrividì sia per il freddo e sia al pensiero di dover  inoltrarsi nel bosco buio che portava al centro del piccolo paese di Lors. 
Vide due ombre proseguire per il sentiero, sì era lui. Lo aveva visto parlare con Sharon, una sua compagna di classe, ed era più che sicura che quelli che gli erano comparsi erano canini affilati e non soltanto denti.
A passo lento e cauto seguì i due. Vedeva il ragazzo cingere la vita della ragazza in modo romantico e lei ogni tanto, voltarsi verso di lui. C’era un fastidioso odore di pino selvatico e il terreno era umido per la pioggia della mattina. Urtò vicino un ramo abbastanza sporgente da un cespuglio e gemette per il dolore, affogando però il grido che in altre circostanze avrebbe emanato senza alcun problema. 
Di colpo il  ragazzo si bloccò facendola restare di soppiatto. E se aveva notato che qualcuno lo stava seguendo? Stentava  a crederci perché non aveva mai adoperato tanta cura e accortezza in qualcosa. Fortunatamente per lei non era in torto. Dedusse ben presto che il ragazzo si era fermato perché era quella la fine del tragitto, evidentemente da lui pianificato.  Hope si accostò vicino un cespuglio ed esitò un po’ prima di nascondersi dietro di esso. C’erano alcune spine che sporgevano e che la graffiarono ma la curiosità di sapere chi fosse quell’individuo e quali fossero le sue intenzioni la ammaliava talmente da farle dimenticare di tutto il resto, ovvero del vestito di tulle che toccava il terreno infangato e che s’impigliava in qualche ramo, o del suo braccio pieno di graffi superficiali, causati da quella sua stessa posizione alquanto scomoda. O persino dal rischio che avrebbe potuto correre stando lì.
Era comunque sollevata , in un certo senso, fiera di se stessa per aver svolto l’operazione con tanta maestria da non farsi sgamare. Sentì un sospettoso mormorio provenire dalle sue spalle mentre il suo cervello pianificava  un qualche cosa in caso il ragazzo fosse  stato davvero pericoloso sia per lei che per Sharon. Il rumore, che si stava facendo più vicino e netto, la  colse di sorpresa tanto da farla spaventare, ma questa volta non riuscì a trattenersi. I due si voltarono verso quella direzione, dopo quell’ acuto ma breve urlo, e il ragazzo dai capelli corvini avanzò verso il cespuglio. Nel frattempo Hope era troppo occupata a sentirsi stupida e perché era solo uno scoiattolo quel rumore che l’aveva sconvolta. Maledisse la specie di animale, che le era sempre stata antipatica, e poi imprecò sottovoce.
Si alzò di colpo cercando di non dare troppo nell’ occhio, come se potesse riuscirci,  e rimase attonita alla vista di Sharon. Era immobile nella posizione in cui il ragazzo l’aveva lasciata, non parlava e non sbatteva le palpebre e inoltre i suoi occhi erano rosso fuoco. Il suo vestito cobalto era molto aderente e si stupì ancor più per non vedere il suo petto alzarsi per respirare. I suoi occhi si videro costretti a sopperire all’ordine che le aveva imposto la sua testa: cercare spiegazioni negli occhi del ragazzo.  Al momento sembrava l’unica cosa da fare, l’unica cosa possibile almeno.
Per la cronaca  erano due occhi terribilmente ipnotici. Erano grandi e neri, le lunghe  e scure ciglia conferivano loro una profondezza insolita. Non riuscì a scorgere nessun altro particolare del suo viso, fattasi eccezione per la pelle ambrata,  era troppo concentrata e sopraffatta da quelle iridi nere. Sentì il cuore battere, quasi salirle alla gola. Le sue mani si contorcevano in continuazione per il nervosismo e le sue gambe traballavano.
Vide solo il braccio del ragazzo protendersi verso di lei come se la stesse incitando ad avanzare;  udì i sicuri passi di lui farsi avanti. Un macabre e spietato sorriso apparve improvvisamente, un sorriso malefico. Le sue carnose labbra si inclinarono leggermente ai lati poi ebbe la certezza. Ritenne di non essere abbagliata o quant’ altro, ma sobria abbastanza per riuscire a notare cosa stesse succedendo ed era vero. Due canini affilati e bianchi come la luna sovrastante , erano spuntati al ragazzo. Gli occhi di lui la attiravano e la pietrificavano. Non disse una parola neanche quando lui le si avvicinò ancor più di quanto già fosse. Sentiva il  suo respiro e il suo corpo imporsi contro il proprio. Il ragazzo odorava di una fragranza prettamente maschile di cui lei non riuscì a ricordare il nome. Il naso del ragazzo sfiorò il suo collo e quando percepì la freddezza  della sua pelle, le venne la pelle d’oca.  Si scostò di colpo da quel rude contatto. Colpita da un attacco di tachicardia, e spaventata in quella maniera iniziò ad indietreggiare . Lui però la tenne stretta per il braccio. 
Poi nulla fu più un problema a parte il buio in cui si ritrovò. Il nulla assoluto seguì l’impatto del suo corpo inerme sul terreno.


#Spazio autrice
Hey salve bellissime! Grazie di aver letto!
Allora dal prologo non si capisce molto ma sappiate che è una storia fantasy. Parla di una ragazza sedicenne, Hope Rose Howaerd, che dopo la sera citata nel prologo andrà in coma per una settimana. Da quella sera qualcosa cambia in lei. Un mutamento ch enon durerà in eterno. Quattro anni dopo si ritrova ancora con sua zia Helen Parker e il suo migliore amico Zayn Malik. Non ricorda nullal del suo passato  per l'ignoto  incidente che ha sempre lasciato in lei molto mistero. Scoprirà di essere innamorata del suo migliore amico e  anche se lui corrisponde la rifiuterà. Il motivo di ciò sarà svelato in seguito. Una leggenda, un incantesimo... Hope  una sera incontrerà un ragazzo che le farà perdere la testa ma anche lui non è chi dice di essere con un'unica differenza : lui sa di essere diverso. Lei no. Ma lo scoprirà e scoprirà qualcosa anche su Zayn, sui suoi genitori, morti quando lei aveva pochi mesi( almeno è ciò che sa), sul suo passato e sulla sua discndenza.Non è umana, questo è sicuro! Ma allora cos'è ? I suoi poteri risorgeranno e le stravolgeranno la vita...
Spero di avervi incuriosito e spero altrettanto che mi seguirete. I prossimi capitoli saranno più lunghi, molto più lunghi, e più completi. Capirete di più. Se vi va, vi supplico è importante, lasciate qualche recensione. Sono curiosa di sentire le vostre opinioni. Non siate troppo dure è la mia prima FF che pubblico... Aspettatevi di tutto ahah.

 

 

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Capitolo 2
*** Understimated ***


Chapter one-  Understimated 

La luce dello sfarzoso lampadario governava la sala, la dolce musica accompagnava i pensieri confusi della ragazza e l'inconfondibile e forte profumo della cannella  vagabondava da una stanza all'altra, era sul punto di darle la nausea. Da quand'era che non andava dalla signora Cooper? Due? Tre mesi? In compenso nulla era cambiato, i mobili erano nella stessa identica posizione di alcuni mesi prima, di alcuni anni prima. 
Ricordava perfettamente la posizione del quadro di Van Gogh, "la notte stellata", posto sopra il caminetto acceso , la cui mensola era ricolma di oggetti di ceramica lavorata, tra cui vasi e bomboniere, in stile barocco. Hope aveva sempre pensato che quel quadro stesse meglio sulla parete accanto la porta d'ingresso, sopra il tavolo enorme per pranzi e cene. Avrebbe dato,un tocco di classe in più.
La signora Cooper era una signora statica, che non amava molto il moderno. Lo si poteva ben vedere nello stile vittoriano, raffinato ed elegante, con il quale l'intero salone era arredato e dalle sue solite parole. Commentava spesso di quanto per lei fosse terribile vivere in una società altamente tecnologica. Si lamentava in continuazione quando Hope si fermava a cena da Zayn. Di solito le discussioni erano ammonite da quest'ultimo che confutava ogni parola della signora. Hope era sempre divertita dalla situazione e molto spesso parlava a riguardo facendo percepire agli interlocutori il suo stato esilarato. Era questa la tipica cena di casa Malik. Il padre di Zayn era un uomo poco presente in casa. Hope lo aveva visto pochissime volte tanto da temere di non riconoscerlo per strada, semmai lo avesse potuto incontrare. Zayn parlava poco di lui e Hope aveva facilmente compreso i loro freddi rapporti. Lavorava a Boston ed era parecchio lontano da Lors, un paesino vicino Londra, molto remoto e poco conosciuto. Si chiedeva spesso il motivo di quella distacco e quell'inesistente bisogno della famiglia ma non aveva mai avuto il coraggio di porre la domanda. Perché non aveva chiesto in trasferimento? O perché li andava a trovare a stento una volta all'anno? Zayn le aveva detto che era uno scienziato  biologico che lavorava molto. Inizialmente la cosa le era risultata strana perché il lavoro del signor Malik prevedeva l'uso di tecnologie e la signora Cooper non sarebbe stata d'accordo. Era fin troppo scettica all'idea come se avesse avuto centinaia e centinaia d'anni, come se fosse una donna dell' Ottocento e si fosse dovuta abituare di malavoglia a quella società in cui si trovava. La pettinatura e l' intero outfit della sera stessa l'avevano fatta dubitare ancor più a riguardo. Indossava un vestito con la gonna estremamente larga, blu e grigio con del tulle. Il corpetto era stretto ma avvolgeva divinamente il suo prosperoso  e proporzionato petto. Aveva messo un rossetto rosso e dell'ombretto azzurro che risaltava sui suoi occhi neri. I capelli, anch'essi neri, erano raccolti in uno chignon alto e intrecciato. Era molto elegante. Aveva detto di dover andare ad una festa di gala con dei suoi colleghi di ufficio. Lavorava in un tribunale poco distante da Lors. Zayn aveva invitato Hope a casa sua  e lei aveva accettato senza indugio.Quando era con Zayn si sentiva bene, si sentiva lei. Si dimenticava di tutto il mondo e soprattutto del suo insolito passato. Essendo orfana di entrambi i genitori spesso si sentiva sola, pur vivendo con la sua adorata zia nonché gemella della madre che l'aveva lasciata dopo pochi mesi di vita, per via di un catastrofico incidente d'auto. Zayn la completava, la proteggeva e le era sempre stato vicino. Sin dal momento in cui si era risvegliata su quel letto d'ospedale circondata da molte persone dal viso indistinto, lui le era spiccato agli occhi. Dopo essere andata in coma per una settimana non ricordava tutto e nemmeno come fosse divenuta amica di Zayn. Era sempre stata incerta a riguardo ma poi aveva scoperto la sua unicità. Aveva rimosso completamente l'accaduto della sera, vagamente ricordava del suo passato. Poco quanto niente ma la zia l'aveva aiutata a ricordare dei suoi genitori. Col tempo aveva persino realizzato di non essere particolarmente affranta dalla dimenticanza.  Sapeva solo di essere cambiata in qualche modo, di essere più spigliata e temeraria di quanto probabilmente fosse stata essere prima.
I passi di Zayn risuonarono nella stanza e Hope si voltò verso di lui. Era seduta su un comodo divano di pelle bianca. Zayn aveva in mano un vassoio con due bicchieri di vetro e una bottiglia Heineken  doppio malto. Posò il vassoio sul tavolino in vetro che era in mezzo tra il divano e il camino. Infine si accomodò sul divano vicino ad Hope. La ragazza emozionata arrossì. Non era da molto che aveva scoperto di provare qualcosa di più che solo amicizia nei suoi confronti. Non gli aveva detto nulla, non aveva il coraggio anche se sospettava e sperava che lui potesse contraccambiarla. Certo, sarebbe stato strano, erano troppo amici e non avrebbe mai funzionato, ma lei voleva provare comunque. Quella sera infatti era decisa a testare davvero quel sentimento. A farlo lo aveva incoraggiato il ricordo di qualche settimana prima di quel  quasi -bacio che l'aveva fatta avvampare comunque. Erano su una panchina del parco, era sera e l' atmosfera era già romantica di suo. 
Lui aveva fatto il primo passo ma poi ci aveva come ripensato. Non aveva mai visto Zayn spaventato ma quella volta lo era. Il motivo  le era ignoto. Lei lo voleva e il desiderio di averlo le si materializzava davanti ogni volta che erano insieme. Non c'erano impedimenti, non c'era nulla che poteva ostacolarla. Lo voleva e questo bastava a motivarla. Quella sera era vestita in modo inusuale, almeno per lei. Aveva un pantalone nero lucido e dei tacchi Ralph Lauren che la slanciavano. Indossava un top corto rosso fuoco e una giacca di pelle nera con delle borchie sulle tasche. Aveva un rossetto rosso come il top e i capelli  biondo miele raccolti in una coda alta. Dalle orecchie pendevano due orecchini d'argento lunghi e sottili, molto basilari. Stava assumendo modi provocanti, ai quali Zayn non aveva reagito ma non gli sarebbe dispiaciuto. Si avvicinava a lui in modo urgente e continuo. Lui trovava un pretesto ogni volta per allontanarsi e ci riusciva con classe. Alla fine aveva deciso di abbandonare i programmi almeno per il momento. Forse il motivo per cui Zayn non reagiva era l'età? Forse la considerava troppo piccola per via dei cinque, quasi sei anni, di differenza? Forse in fondo era timido? Mah, non sapeva che rispondersi a quel punto.
Era confusa. Forse aveva davvero bisogno di lui. Ma era anche vero che voleva qualcuno al suo fianco, qualcuno che fosse più di un semplice amico con il quale andare al cinema o a mangiare la pizza il sabato sera. Aveva bisogno di qualcuno ma non sapeva di chi. Aveva bisogno di sentirsi amata e di averne la consapevolezza. L'idea che Zayn la potesse ritenere troppo piccola  ( aveva ventun'anni) la infastidiva. Non era da lui, no affatto. Zayn era profondo e non si fermava alle apparenze e francamente, in questo, era esattamente identico a lei. Inoltre questo sentimento aveva anche un aspetto misterioso, in esso c'era qualcosa che non quadrava. Perché Zayn aveva provato a baciarla? Alla fine del ragionamento si convinse della seconda teoria: Era timido e aveva paura di rovinare tutto. Un classico.Ciò la portò ad una secondaria conclusione , non doveva avere paura perché lei lo amava. Forse.Probabile. Peccato non ne fosse sicura al cento per cento, perché Zayn era davvero il ragazzo perfetto: sfacciato, attraente, stronzo, deciso e dolce. Di come piacevano a lei. Sapeva che non era da Hope Rose Howard non percepire un sentimento forte come l'amore, ma ignorò comunque quella consapevolezza.
Zayn si era  offerto di prendere da bere poco prima.
Versò della birra nei bicchiere, non riempendolo fino all'orlo.Era una bottiglia da un litro e mezzo. Fece lo stesso per l'altro bicchiere. Quando agli inizi della loro amicizia Hope gli aveva chiesto una birra lui si era rifiutato. Si preoccupava moltissimo più di quanto  facesse al momento.
In effetti era molto giovane ma lei voleva ciò che voleva. E in quel momento voleva lui. Bramava a quel dolce desiderio delle sue labbra. Non sapette resistere quando lui la guardò con i suoi occhi espressivi. Erano neri come l'ebano e grandi, inoltre incorniciati da lunghe e affascinanti ciglia a cerbiatto. Le sue sopracciglia erano arcuate al punto giusto e nere come i suoi occhi e capelli. Portava i capelli sempre pettinati, rasati, ma non eccessivamente, ai lati e in testa alzati con il gel. Erano sempre lucidi e fluenti e il suo ciuffo gli conferiva un'aria ancora più   glamour.
Il suo naso non aveva nessuna irregolarità, era perfetto. La sua pelle ambrata era pulita e lucida, aveva sul viso una leggera barba nera che lo faceva più grande. La sua bocca era carnosa ed indiscutibilmente invitante.
 Aveva l'aspetto di un cattivo ragazzo, il modo di camminare, la sua voce profonda, il nero che lo caratterizzava e quei Rayban  che portava sempre. Per non parlare della sigaretta che aveva sempre a portata di mano. Anche il suo modo di vestire era attinente all'atteggiamento, in parte smentito dal suo particolare carattere. Zayn era anche dolce e premuroso oltre che un po' vanitoso ed egocentrico. Indossava quasi sempre degli skinny jeans o neri o grigi o in denim. Portava spesso dei maglioncini, li aveva di vari colori. Le sue scarpe predilette erano  le Nike Blazer. Hope ricordava di quando uscirono insieme ed indossò  una T-shirt bianca che lasciava intravedere il suo petto decorato con vari tatuaggi colorati. Fu la prima volta che li vide. Zayn aveva molti tatuaggi, soprattutto sul braccio destro o almeno quello che ne rimaneva. Era pieno. Il  preferito di Hope era la scritta "ZAP" sull'avambraccio. Le ricordava una di quelle scritte che appaiono sui fumetti quando esplode qualcosa ed esce la scritta "BOOM". I colori tipici di essa sono il giallo, il rosso e i contorni neri. E' di solito circondata da una nuvola dalle linee spezzate. Il tatuaggio aveva lo stesso stile. Forse l'unico difetto di Zayn era la corporatura magra. Le sue gambe erano simili a stuzzicadenti e le sue braccia erano sottili ma lui ci aveva lavorato e aveva messo su dei muscoli che non erano molto grandi, ma proporzionati. Zayn era perfetto.
Loro due parlavano di tutto. Zayn scherzava con lei, ed era fantastico perché una cosa del genere non si direbbe di un tipo come lui.
Sarebbe stato un peccato stravolgere un'amicizia del genere ma in quel momento era invasa dall'obiettivo di lui. Avrebbe continuato con le sue tattiche.
<< Grazie >> sussurrò quasi, una volta che Zayn le passò il bicchiere.
Sorseggiò in silenzio e la sua bocca venne invasa dall'acre sapore della birra. Pensava a cosa dire e affogava nel dubbio ogni volta che ci provava. Alla fine l'impulso agì per lei. Zayn aveva poggiato la sua mano sul divano. Portava sempre un'anello d'oro grande. Le sue mani erano di medie dimensioni e affusolate. Hope posò la sua mano sulla sua. Zayn si sorprese e la fissò dritto nelle iridi verdi. Bevve un sorso di birra e deglutì. Hope lo sentì teso.
Strinse la sua mano e si accostò al suo petto poggiandoci, con delicatezza,  la testa. Zayn la strinse vicino. Sebbene quella non fosse stata l'unica volta in cui  si erano abbracciati, era diverso. Non era un abbraccio da amici. Con le sue sottili dita Hope si divertì a tracciare la forma dei suoi addominali mentre sorrideva.
<< Zayn >> si fece coraggio perchè era arrivato il momento di dire qualcosa. Prima di continuare si staccò da lui e poggiò la sua schiena al divano. Sospirò per l'ultima volta prima di parlare. Aveva sottovalutato quel sentimento che la stava rendendo nervosa e confusa. Lo aveva sottovalutato troppo. << Ti devo parlare >> esalò finalmente con tono  affranto, lei.
Posò il bicchiere accuratamente sul tavolo e Zayn fece lo stesso.
Il ragazzo si raddrizzò e assunse un'aria preoccupata, come se non sapesse cosa Hope stesse per dire. Lui si avvicinò. Entrambi si  ripiegarono su se stessi. Hope teneva le sue gambe leggermente divaricate e la sua schiena curva. Aveva le mani tra le gambe, le contorceva e non gli dava un attimo di tregua. Aveva lo sguardo fisso alla legna che ardeva nel camino. Zayn era seduto nel suo stesso modo ma era più tranquillo. Cercò il suo sguardo e fissò, anche lui, la legna. Poi la guardò e annuii. Hope a quel punto andò nel pallone. Venne sopraffatta dalla voglia di baciarlo e lo fece. Si precipitò sulle sue labbra. Non riusciva a controllarsi. Era come lo immaginava: surreale. La bocca di Zayn sapeva di birra. Le sue labbra approvavano ogni movimento. Erano morbide e ben presto presero il sopravvento. Zayn cinse la vita di Hope alla quale venne la pelle d'oca. Mentre assaporarono ogni secondo del bacio Zayn la portò su di se, tenendola stretta. Si stese e si sistemò. Hope era felice e sorpresa, ma soprattutto eccitata. Era su di lui. Sotto di lei sentiva i suoi muscoli e le sue ossa. I due si guardarono e in quel momento Hope realizzò. Mancava quella scintilla che avrebbe dovuto accenderli. Lo sguardo poteva sembrare profondo, ma non lo era. A quel punto capì di volergli troppo bene per amarlo, ma lo voleva e sarebbe stato divertente.  Zayn sospirava profondamente. Hope era certa che sapeva che aveva intuito cosa voleva dire prima di iniziare  a baciarsi. Era pensieroso. D'un tratto si sollevò e assunse una posizione diversa dalla precedente. Era seduto con Hope sulle gambe. Le gambe di ella cingevano la sua vita. Hope attorcigliava i suoi capelli e avvicinava il suo petto a lui. Il silenzio condiviso non durò a lungo.
<< Hope no >> la richiamò Zayn.
Forse era arrabbiato,, ma con chi? Con lui o con lei?  Era un mistero ed era sicuro sarebbe rimasto tale. << Perché? >> si azzardò a chiedere lei, smettendo di attorcigliare la sua ciocca di capelli e allontanandosi per guardarlo meglio. Lui la staccò da se , pur tenendola ancora sulle gambe. Zayn assunse un'espressione triste. Scosse il capo.
Hope era sicura che fosse spaventato per qualche motivo,ma quale?
<< E' sbagliato! >> le fece notare lui, sostenendo il suo divieto.
Hope infastidita si alzò da lui prestando accortezza in ogni movimento. Lui l'aiutò e di conseguenza si alzò e le si posizionò  davanti. Era più alto di lei per circa un decimetro e qualche centimetro.
<< No non dire così. Potrebbe non esserlo >> esordì lei trattenendo le lacrime per la delusione. 
<< Potrebbe ma non lo è, quindi scusa. Penso che...che dovresti andare >> la liquidò lui, incitandola a lasciarlo. Lei si considerò cacciata di casa. Era evidente che Zayn non voleva parlarne. Era convinta che avesse paura, anzi che fosse proprio terrorizzato. I suoi occhi parlavano chiaro. Una lacrima scese sul volto di Hope, una lacrima amara. Non avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto aspettarselo. Non era sicura di amarlo nel vero senso della parola, solo di volerlo. Perché? Non era una cosa da lei. Si sentiva una stronza e poi aveva paura che tutto sarebbe potuto cambiare e non in meglio, ma in peggio.
<< Okay, hai ragione >> commentò meccanicamente lei. Lui le accarezzò dolcemente il braccio e lei lo spostò immediatamente. Ecco le cose stavano cambiando e lei non poteva farci nulla, o meglio poteva, ma non aveva le forze per farlo. Zayn abbassò lo sguardo verso terra e poi lo risollevò verso lei. << Ti accompagno >> annunciò.
Hope voleva solo allontanarsi dal problema e non con il problema, quindi no. Non era una buona idea. << Preferirei di no >> rispose lei ricomponendosi e facendosi forza. Prese la borsa che era sul divano, poco lontano dalla posizione in cui erano prima. Era una Pinko  bag nera. << Come vuoi >> mormorò lui. Lei sospirò e in silenzio si avviò verso la porta. Sentiva i passi di Zayn ripercorrere i suoi. Hope aprì la porta con molta irruenza. << Ciao >> lo salutò fredda, uscendo fuori e non concedendogli il tempo di rispondere. Immaginò la sua voce che ricambiava il saluto  in modo meccanico. Si avviò verso casa e sembrò come se  ogni passo le facesse scorrere una lacrima. Si sentiva stupida. Non era riuscita a controllarsi e ora tutto sarebbe cambiato. Altrettanto attonita la lasciava il fatto che non sapesse cosa fosse il sentimento provato mentre le sue labbra incontravano quelle di Zayn. Le era piaciuto ma non era stato un bacio epico, come sarebbe dovuto essere. Zayn aveva ragione, era sbagliato. Anche se lui era stato il primo ad oltrepassare il limite. L'aveva portata su di se  e l'aveva baciata con più foga. Forse lui la voleva ma qualcosa lo fermava. Era comunque troppo stanca per soffermarsi a riflettere.
Una cosa però era certa, anzi due : Zayn quella sera al parco non l ' aveva baciata non perché la riteneva troppo piccola, non avrebbe avuto problemi a farlo. Ma non l' aveva fatto, restava solo da chiedersi il motivo. La seconda era che aveva agito d'impulso  senza riflettere e sottovalutando il sentimento. Non si era controllata e for
se aveva rovinato un'amicizia che avrebbe potuto fare storia.Non aveva voglia di pagare le conseguenze di quella assurda azione: lei a Zayn ci teneva e ci avrebbe tenuto sempre.

# spazio autrice
Salve! Allora questo é il primo capitolo della mia storia. Ci tengo a precisare che da esso si evince ben poco. Solo il rapporto che si è venuto a creare tra la nostra  Hope e Zayn. Spero le descrizioni non vi abbiano annoiato, ma dovevo presentare un po' i personaggi, in questo capitolo si parla maggiormente di Zayn. Sono stati citati alcuni ricordi di Hope riguardo il suo passato e la sua amicizia con Zayn. Che ne pensate? Secondo voi dovrebbe provarci o no? Una cosa è certa: lei non lo sa. 
Il prossimo capitolo sarà diverso, parlerà dell'avvenimento che darà inizio alla storia. Non sottovalutate però il sentimento che ha spinto Hope a provarci con Zayn, e che la spingerà a fare qualcos'altro. Se volete scoprire cosa succederà, seguitemi. Grazie mille di aver letto! Fatemi sapere cosa ne pensate, con un breve parere. Grazie ancora!

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Capitolo 3
*** Feelings and hockey ***


Chapter 2 – Feelings and hockey

Gli alberi secolari costeggiavano il marciapiede , invaso dalla fitta nebbia del pomeriggio. L’aria era satura e deprimente. L’intero pomeriggio lo era stato, non che la mattina fosse stata migliore, ma quel tiepido e rassicurante sole l’aveva rallegrata, in parte. Quel clima aveva sicuramente influenzato i programmi del giorno di molte persone, era imprimente e l’unica cosa che imprimeva era pura agonia. Ma ad Hope questo poco importava. Aveva la testa concentrata su altro, altro inteso come Zayn. Non poteva dimenticare quanto successo la sera prima, era terrorizzata all’idea di perderlo. Non poteva perdonarsi un tale comportamento, era stata così rude con lui. Si era vestita in modo riprovevole e insolito, aveva agito come una prostituta intenta ad ottenere la cavia, e in cambio di cosa? Non lo sapeva questo, come non sapeva definire il sentimento che provava per Zayn, passione o amore? Non sapeva cosa avesse scaturito quel sentimento che l’aveva invasa, tuttavia sapeva che lo voleva, quella sera sentiva l’asfissiante e eccitante bisogno di lui, o forse di qualcuno, un qualcuno qualsiasi. Aveva messo Zayn in imbarazzo, si era messa lei stessa in imbarazzo e il rimedio a ciò le sembrava distante anni luce. Sentiva il persistente e implorante bisogno di distrarsi perciò aveva chiamato la sua compagna, Kat per fare un giro. Erano sedute su una panchina di un cavalcavia di Lors, lontano pochi isolati dal parco. Kat era una sua compagna di classe. Tra loro c’era  del filing, ma era momentaneo.  Non erano sempre in armonia, avendo caratteri differenti, per certi aspetti. Innanzitutto Kat era un nucleo di energia, era radiosa, possedeva la luminosità di un raggio solare e la bellezza del sangue rosso che cade sulla candida e soffice neve.  Aveva un effetto anti repellente per i ragazzi, non ce ne era uno che non le cadesse ai piedi. Hope le invidiava il fatto di riuscire ad essere se stessa nella sua popolarità estrema. Tutta Lors la conosceva. Era una tipa spigliata quanto stronza. Era figlia unica e i genitori , i signori Johnson, erano importanti avvocati e questo la rendeva ancora più viziata e la  faceva sentire molto altolocata. D’altronde aveva anche aspetti umani, era intelligente e furba, ma anche comprensiva, solo se il problema in questione non avrebbe potuto interferire con la sua assurda vita privata. Aveva due, tre fidanzati alla volta e non ne traeva alcun dramma, era un onore di cui vantarsi, assieme allo strepitoso fisico. Sì Kat aveva proprio un fisico perfetto. Non era magrissima ma aveva le forme giuste ai punti giusti, un seno prosperoso ma proporzionato, un fondoschiena sporgente ma non troppo, gambe toniche.  Hope di lei adorava la schiettezza e  la prontezza che adoperava per rispondere.
Quel pomeriggio era particolarmente bella, probabilmente per la partita di hockey sul ghiaccio della sera stessa dei Tigers , la squadra della Fincol, alla quale non sarebbe mancata: aveva stirato i suoi fluenti ed elastici capelli ricci rossi che le arrivavano ben oltre le spalle. Aveva un taglio scalato e una frangia molto cool. Aveva steso in modo sublime sulle palpebre l’eyeliner allungandolo non eccessivamente ai lati delle sue iridi cerulee che erano un’ altra sua caratteristica. La sua pelle brillava comunque, non utilizzava mai fard o quant’altro, non ne aveva bisogno, avendo a disposizione una pelle vellutata. Le sue labbra carnose erano dipinte di rosso, usava sempre questo cosmetico, il suo Maybelline era onnipresente, ne aveva uno in ogni sua adorata borsa firmata. Dischiuse le labbra e cacciò l’ultimo carico di fumo, prima di buttare il mozzicone della sigaretta  sul suolo umido e bagnato. L’impatto fu nullo quindi non risuonò alcun rumore nell’aria, fattasi eccezione per il pick up nero che passò davanti loro in quel momento.  Kat aveva parlato della sua relazione con Sean Evans, ma Hope non aveva prestata molta attenzione. Ciò che aveva afferrato che in quel periodo Kat era molto stressata dalla gelosia di lui, che poi era anche sensata. Chiunque vedesse Kat la invidiava, ma come biasimare ciò. Lei era perfetta nei suoi tratti delicati ed attraenti e nella sua voglia di vivere che si manifestava sempre. Questa era Katherine Avalon Jhonson.  Ricordava come pochi mesi prima parlava di lui come un ambiguo premio, una battaglia da vincere, lo voleva come fidanzato e lo aveva ottenuto con qualche stratagemma , sconosciuto ad Hope. Sean Evans era un ragazzo conosciuto in tutta Lors, era un po’ come lei, perciò finivano spesso per litigare. Gli opposti si attraggono e loro non erano opposti. Anche lui era un po’ stronzo e giravano voci fosse un drogato  con varie accuse alle spalle. Era stato bocciato per ben tre volte di seguito, aveva diciannove anni. Era spesso paragonato ad un modello Burberry ma Hope non ci aveva mai visto nulla di così bello in lui. Sì la sua bellezza era discreta, e discreta non è sinonimo di eccezionale. Sean era un ragazzo alto all’incirca un metro e ottantacinque  e molto muscoloso.  L’unica cosa che ad Hope piaceva di lui erano quei due occhi cobalto che creavano un magnifico contrasto con la sua pelle olivastra. Per il resto era normale e per di giunta i tratti del suoi viso erano duri e non così perfetti. Il suo naso era aquilino e la sua bocca leggermente storta ma carnosa. Pur se Sean fosse fornito di una suprema bellezza, Hope lo avrebbe comunque considerato un idiota. Il suo passatempo preferito era umiliare e schernire i ragazzi meno popolari di lui, a volte lo faceva persino con i suoi compagni di squadra che finivano per odiarlo. Aveva sempre  quell’ aria da presuntuoso menefreghista che magnetizzava Kat, ma lei aveva detto di volerlo lasciare. Hope si chiese se Kat sapeva cosa fosse l’amore e se avesse mai provato un vero sentimento nei confronti di qualcuno che non fosse se stessa. Lo aveva mai fatto? La ragazza ne dubitava seriamente.
<< Vieni alla partita? >> domandò speranzosa, voltandosi verso Hope. Stringeva tra le sue agili mani il suo I phone nero . Hope non sapeva se andarci o meno. Se voleva dimenticare quanto accaduto, se fosse stato possibile, avrebbe dovuto accettare, tanto per distrarsi, peccato la partita dei Tigers era uno degli eventi preferiti di Zayn. Aveva una grande passione per l’hockey e poi i Tigers avrebbero giocato contro le Eagles, la squadra di Rowland, un paese vicino Lors, loro acerrimi nemici. Ci sarebbe   stato di certo. Sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento di affrontare tutto perciò si convince. Meglio non aspettare a chiarire, si sarebbe sentita meglio. Forse l’ansia che trafilava nei suoi polmoni si sarebbe dissolta, se non tutta almeno in parte, perché sapeva che comunque pur parlandogli non avrebbe trovato risposte ai sentimenti provati la era precedente. Zayn, inoltre, le mancava. Sembravano mesi che li separavano. Sicuramente ciò era legato al fatto che sapeva di rischiare di perderlo e ciò le incuteva timore, un implacabile timore.
<< Si >> rispose Hope. La posta in gioco era quella che era e un po’ di adrenalina non l’avrebbe di certo uccisa. Con un celere gesto Kat controllò il suo prezioso telefono, ricoperto da una cover tempestata di brillantini rossi.  Aveva probabilmente controllato l’orario o se per caso le fosse arrivato qualche messaggio o entrambi. Sospirò. << Meglio muoverci allora, inizia tra cinque minuti >> l’avvisò. Non sarebbero mai arrivate in tempo andando a piedi e visto che avevano sedici anni e non guidavano, quella era l’unica possibilità. Né Kat né Hope amavano l’hockey. Zayn aveva spiegato a quest’ultima varie volte il regolamento, persino le cose superflue , ma tutto ciò che Hope aveva assimilato era l’essenziale. Il disco che tutti inseguivano con passione e violenza doveva  finire in una delle due porte e in campo c’erano sei giocatori, portiere compreso, per ogni squadra. Ricordava l’ultima partita a cui era andata con lui, sugli spalti c’era un clima teso tra i tifosi che si scambiavano in continuazione sguardi ostili. I Tigers avevano giocato contro il Northon  High e avevano vinto per ben quattro punti in più. Kat e Hope passeggiavano a passo svelto, spedito e lungo verso la palestra della Fincol. Hope immaginava già di trovarsi davanti la struttura rossa a mattoni, avrebbe visto il campo da hockey affollato e tante facce che conosceva. Sperava ci fosse anche Zayn, lo sperava davvero. Forse era quello il motivo per l cui aveva deciso di andare con Kat.
La Fincol High School era una scuola media e superiore un po’ particolare, le materie che si studiavano erano un po’ differenti dalle altre scuole di Londra. Lì si studiava latino, cultura latina, oltre che le basilari materie. Hope era all’inizio del terzo anno, lì si facevano quattro anni di scuola superiore come in America e non come il resto delle scuole inglesi, dove l’ istruzione superiore arriva fino ai sedici anni. Invano, Hope, provava a concentrarsi su altro mentre seguiva l’amica che stringeva tra e le mani il suo I phone. Il tragitto sarebbe durato circa venti minuti e Kat pensò presto di interrompere l’estenuante silenzio che aveva aspetti macabri. <<  Hope spero davvero che vincano sai, così sarà meno dispiaciuto quando lo lascerò dopo la partita >> ammise fingendosi distrutta anche se era cosciente di quanto fosse cattivo quel gesto, persino pe uno come Sean. Hope sapeva che quest’ ultimo era davvero innamorato, non ci provava con nessuna da mesi, ed era indiscutibilmente raro e sorprendente.  << Già >> l’assecondò Hope, immaginando nella sua mente la faccia che avrebbe assunto Sean nell’udire quelle parole. Si sarebbe sicuramente arrabbiato, ma la sua rabbia sarebbe potuta nascere solo dalla delusione che Kat aveva intenzione di procurargli. Kat non esitò a cambiare argomento. Hope ebbe la conferma, non ci stava affatto male, ma doveva ammettere che ci aveva creduto e che l’amica era un’ ottima attrice. Informava Hope con i programmi per i il weekend, non vedeva l’ora di andare a fare shopping con sua cugina. Elencava tutto ciò che le serviva, alludendo di essere ascoltata da Hope che non ne voleva sapere un bel niente.
Kat si voltava verso lei varie volte e la coglieva sempre concentrata su qualcosa  altro, o su un albero o sulle sue Vans rosse.  << Mi stai ascoltando? >> si accertò ad un certo punto, fulminandola con l’atrocità della sua voce. Certo, sarebbe sembrato palese rispondere con un “no” secco, non era quella l’idea che voleva mostrare di lei stessa Hope, non affatto sorpresa dalla domanda scontata che si aspettava da un momento all’altro. Ciò però significava che avrebbe mostrato onestà nei confronti di Kat, ma quest’ultima non sapeva cosa fosse, dedusse Hope prima di rispondere. << C-certo >> la rassicurò con l’incertezza pura nella voce.
Kat alzò un sopracciglio e la guardò storta. Non era scema e non se l’era bevuta. Se c’era una cosa che Kt odiava e che Hope conosceva era l’essere ignorata, forse perché non le capitava mai.
<< Hope, Hope, Hope >> scosse la testa la rossa quasi divertita e fiera di aver colto la menzogna che si nascondeva dietro quell’affermativa risposta. << Guarda che ti conosco. Non sai mentire. Avanti, che succede? Lo so che c’è qualcosa che non va >> la incitò a parlare Kat. Non era da lei. Affatto. Da quanto in qua Katherine Avalon Johnson era interessata ai problemi altrui? Hope confutò in mente l’opinione di Kat, lei sapeva mentire, ma non ci era riuscita bene quella volta. Non era neanche vero che la conosceva. Kat non sapeva nulla di lei, a parte il fatto che vivesse con sua zia Helen e che i genitori fossero morti in un incidente stradale, sapeva di Zayn e della loro splendida amicizia, che era sul punto di giungere al capolinea, e poi nient’altro. Hope conosceva di più Kat perché lei era più estroversa e loquace, mentre lei era riservata. Forse però Kat era davvero riservata o forse voleva accettarsi che la tristezza e l’indifferenza dell’amica non centrasse con lei. Hope decise di prendere in considerazione la prima ipotesi, in tal modo sarebbe sembrata un’amica, più di quanto non fosse o non  potesse essere.
<< Niente, è tutto a posto >> sottolineò infine , anticipando la risposta all’inevitabile domanda “ Come stai?”.
Non poteva di certo lasciare che le sue emozioni trafilassero dalla sua mente e non avrebbe potuto dirgli ciò che era successo la sera precedente e c’erano vari motivi. Il primo era perché sapeva che Kat ne avrebbe approfittato e questo l’avrebbe portato a sentirsi stupida ad essere sua amica, non voleva sentirsi in tal modo.  Secondo, perché non poteva permetterle di fare ciò, non se non era sicura dei suoi instabili sentimenti. Sapeva che Kat avrebbe ottenuto Zayn,otteneva sempre quello che voleva e non c’erano mai state eccezioni e non erano in programma.
<< Uhm, okay. Allora cambiamo argomento forse le mie parole ti stanno annoiando >> propose.
Decisamente, pensò Hope. La sua proposta aveva un doppio aspetto da interpretare. Mostrava l’indifferenza di Kat che non aveva perso, benché fosse furba aveva creduto alle parole di Hope, o meglio aveva voluto crederci forse per pigrizia o per aver realizzato che la possibilità di centrare con Hope era impossibile. Aveva anche mostrato l’intuizione, probabilmente avvertita sin dall’inizio, che Hope si annoiava a quelle parole.  Kat cacciò dalla sua borsa Gucci il pacchetto di Camel,  e estrasse altrettanto l’accendino. Passò una sigaretta a Hope e gliela lasciò accendere prima. Anche Hope fumava, ma non come Kat. Lo faceva di rado, per lei non era un vizio, solo quando era nervosa. Ricordava di quando aveva chiesto una sigaretta a Zayn e lui si era rifiutato. Non aveva potuto però impedirglielo perché lui era il primo a fumare ed Hope era sempre stata affascinata dal suo modo di farlo. Il sapore della sigaretta era acre e l’infastidì all’inizio, ma poi quando aspirò il fumo tutto passò. Le due ragazze contemporaneamente continuarono a camminare verso la Fincol, aspirando fumo quasi contemporaneamente.
                                                                                 …
<< Hope io vado un attimo avanti >> esordì Kat, non stupendo affatto Hope che annoiata non esitò a cacciare dalla sua Pinko gli auricolari. Annuii illudendosi che il suo consenso potesse essere preso in considerazione. Era tipico di Kat lasciarla sola ed inoltrarsi in qualche nuova avventura, in quel caso sarebbe dovuta andare da Sean seduto momentaneamente in panchina a riposare, era la fine del primo tempo e la folla era letteralmente impazzita. Volavano sguardi ostili e schiamazzi ovunque, era tutto molto fastidioso. L’aria era afosa e la puzza insostenibile. Lei e Kat erano sedute sul terzo spalto. Hope sin dall’inizio aveva avvistato Zayn, poco lontano, sulla sua sinistra. Indossava un giubbino di pelle, che giurava di avergli visto. Le si era contorto lo stomaco e aveva un nodo in gola. Fortunatamente Kat era troppo occupata ad essere emozionata per la partita per chiedere il motivo per cui non era con Zayn .“ Ci saranno tanti ragazzi carini” aveva detto. Zayn l’aveva guardata in modo dolce e romantico, come se non ricordasse nulla, Improbabile quanto impossibile. Si voltava varie volte verso di lui mentre era concentrato sul campo, e lui verso di lei mentre era concentrata altrove e occupata a contenere il suo stomaco travagliato.
Il secondo tempo iniziò e Kat era ancora avanti, con le mani poggiate ai vetri che dividevano gli spalti dalla pista, che esultava saltellando. Hope alzò il volume della musica. Pensava a cosa avrebbe detto se Zayn le avesse rivolto la parola o se lei stessa l’avrebbe fatto. Un “ mi dispiace” sarebbe bastato? E come si sarebbe sentita oltre che imbarazzata? E come si sarebbe sentito lui, oltre che in disagio?
Per l’ennesima volta sentì il bisogno di dover distrarsi. Girovagò con lo sguardo quando qualcosa fece  fermare il mondo, qualcuno le risaltò agli occhi così tanto che le venne un giramento di testa. Ebbe la sensazione che tutta la sala stesse ascoltando la sua stessa canzone, Let her go dei Passenger, a tutto volume, una versione mai sentita prima. Le dolci note country si erano magicamente tramutate in frustanti assoli cantati da una voce sconosciuta e mistica. La testa le scoppiava, era un dolore insopportabile. Gli occhi della persona avvistata  la corrodevano mentre rifulgevano un fascio di luce brillante e ardente come la luce del solle in una giornata di Agosto. Una bellezza mai vista, una bellezza che poteva essere sia soggettiva che non, un’ unicità melodica e magnetica. Il ragazzo seduto al lato opposto della vista, si era trovato a guardare in quella direzione proprio mentre lei stringeva il suo capo dolorante con le sue mani che erano livide. Sentì il suo sangue pulsare nelle vene in modo continuo e persistente, la sua vista si annebbiò e  vide tutto rosso e nel rosso più intenso riusciva ancora a scorgere il volto , che le era sembrato di conoscere, del ragazzo. Lui indossava un cappello classico grigio scuro con la visiera circolare, la sua fronte era scoperta e il suo volto corniciato una folta chioma di capelli castani e ricci. L’innocenza del suo sguardo era smentita dal suo busto muscoloso. Indossava una camicia a quadri blu e bianchi, aperta e sotto una maglia bianca trasparente. Sorrise e due fossette mielose gli comparvero ai lati della bocca. Il suo sorriso smagliante fulminava lo sguardo di Hope. La sua vulnerabilità stava venendo fuori. Si sentì scoppiare la testa, il cuore batteva all’impazzita e non era un fatto dovuto a qualche sentimento, era qualcosa di anormale, sovrannaturale. Si sentiva bene nel guardarlo, ma doveva resistere a quel dolore implacabile e non ci riusciva. Si sentì fluttuare, non sentiva nulla. La canzone era finita. Si tolse le cuffie con un meccanico gesto. Respirava  a fatica e si sentiva perforata dallo sguardo di chi le stava attorno. Vaghe voci si facevano avanti “ Stai bene?”, “ Oh mio Dio! Ti senti male?”. Nonostante fosse contorta e aggrovigliata dal dolore annebbiante riusciva a percepire la preoccupazione nelle voci estranee. Il volto del ragazzo le giunse in testa, ancora una volta, ma era diverso. Circondato da gocce di sangue . Cosa stava succedendo?
Era inquietante e attraente. Rosso, rosso sangue, rosso come una rosa. La sua mente era rossa. Gocce di sangue scorrevano tra i suoi pensieri e il flusso cardiaco aumentava e continuava a farlo finché non si sentì mancare. Ma riuscì a scorgere le persone che la circondavano. Si alzò di scatto, non aveva previsto quell’improvviso movimento che aveva lasciato attoniti tutti quelli che le erano accanto. Ancora una volta il buio liquidò ogni cosa, ma nel buio una lugubre voce risuonò << Non appartieni a loro. E’ giunto il momento >> ripeteva . Poi nulla. Sebbene fosse ormai inerme , si sentì cingere la vita per mezzo secondo. Nulla più le fu familiare, fattasi eccezione per il buio a lei non nuovo.
                                                                  …
<< Hey? Ti sei svegliata? >> una voce familiare venne percepita, subito dopo che ebbe aperto gli occhi. Un odore fastidioso le fece arricciare il naso. Si guardo attorno e riconobbe l’ambiente. Non era la prima volta che era lì. Letti bianchi, puzza di disinfettante, finestre grandi e sporche e persone che camminano avanti e dietro preoccupate. L’ospedale. Si trovava nella stanza 301 dell’ ospedale di Lors. Riconobbe gli occhi castani della zia che la fissavano, erano arrossati per le lacrime. Helen aveva i capelli neri raccolti con un fermaglio, alcuni erano scombinati e le incorniciavano il volto, rendendolo sbarazzino e buffo. Le braccia di Helen strinsero con delicatezza il corpo di Hope. Dietro di lei comparve una figura maschile a lei nota. Capelli neri, occhi neri, giacca nera. Zayn. << Come ti senti tesoro? >> domandò Helen, mentre una lacrima le solcava il viso pallido. Hope guardò il suo braccio ed era collegato a dei fili e sotto il naso aveva un tubo di plastica che le iniziava  a dare prurito.  << Dove, dove sono? Che cosa è successo? >> chiese confusa, ignorando la domanda delle zia. Zayn e Helen si guardarono complici, poi lui si accostò al letto.
Strinse la mano di Hope, la quale si sentì invadere da un brivido che le ripercorreva la colonna vertebrale.
<< Non ti ricordi nulla? >> si accerto lui allarmato. Hope lo fissò negli occhi. Provò a trovare in se stessa una risposta , solo il volto del ragazzo visto alla partita che aveva impresso in mente come un tatuaggio lo è sulla pelle. Non poteva dire che cosa era successo, cosa aveva visto, la zia e Zayn si sarebbero preoccupati a morte e lei non voleva. Stava tornando cosciente.
<< Ricordo che ero ad una partita e poi ho avuto un giramento e ho visto tutto buio. Poi mi sono ritrovata qui >> in parte occultò ciò che ricordava. Avrebbero dedotto qualcosa di normale, la diagnosi non sarebbe stata stramba o quant’altro, come lo era stato quel tornado che l’aveva avvolta. Nella sua mente vorticavano le immagini definite del ragazzo, si chiedeva perché il sangue, perché tutto.
<< Hai avuto un giramento di testa, forse un attacco di claustrofobia. Può capitare in luoghi chiusi e affollati, e quello che dicono anche i dottori. Ci hai fatto preoccupare a morte ,sa? Hai dormito per due giorni ed eravamo disperati, ma l’importante è che è tutto a posto >> continuò la zia.
Forse era meglio lasciar perdere tutto e fingere un’ approvazione costante ad ogni parola pronunziata dai dottori. Era decisamente meglio e meno rischioso. Qualcosa nella voce della zia la faceva rimanere perplessa. Non era certa che ella si fidasse dei medici, non in quel caso almeno. Helen e Zayn le erano sembrati piuttosto complici per qualche assurdo motivo, ma forse era stato il fatto che aveva dormito per ben due giorni. Due giorni interi, la cosa era divertente. Sapeva di essere una dormigliona, ma non così esageratamente. Di colpo le tornò alla mente ciò che aveva pensato prima di svenire. Era ansiosa per Zayn, non sapeva come risolvere la situazione, ma in qualche modo tutto sembrava essersi aggiustato, come lei non avrebbe mai immaginato. Zayn era lì e questo era un  segno evidente che non ce la teneva con lei per aver tentato di rovinare la loro amicizia. Zayn c’era sempre stato, c’era e sperava ci sarebbe sempre stato.  I due continuavano a guardarsi cercando risposte nei loro occhi, ma poi un brusco rumore li interruppe. Alcuni camici bianchi erano entrati in stanza. Né Helen né Zayn parlarono, semplicemente si allontanarono lasciando i dottori al loro lavoro.  Codesti le fecero dei controlli e alcune domande, alla fine diagnosticarono quanto detto anche prima: un attacco di claustrofobia improvviso. Un dottore  con i capelli brizzolati, una folta barba bianca e degli occhiali trasparenti le prescrisse un farmaco per prevenire  che ciò potesse accadere di nuovo. Le ricordava Babbo Natale, sembrava simpatico o meglio lo sarebbe stato se non indossasse quel camice deprimente. L’altro dottore, indiscutibilmente più giovane, le annunciò che il giorno a seguire l’avrebbero dimessa e sarebbe potuta tornare alla sua vita. Stettero lì per una buona mezz’ ora prima di uscire. Hope era sollevata. Bramava solo ad una cosa in quel momento, una cosa che avrebbe voluto una volta uscita da quel posto che le incuteva solo paura: cercare quel ragazzo della partita per risalire a ciò che era realmente accaduto. In qualche modo sapeva che centrava, ma voleva sapere quale modo. Poco dopo in stanza entrò Zayn che chiuse la porta alle sue spalle  e si accostò al letto. Poggiò le sue mani sul lenzuolo, quasi temendo di toccare Hope. Lei le sorrise dolcemente e lui fece altrettanto. Non esitò  per avvicinarsi. Poggiò la mano fredda su quella di Hope , la quale rabbrividì. Non dissero nulla nel contempo ma i loro cuori parlavano per loro, e parlavano tanto e veloce e lei lo riusciva a sentire, sia il suo che quello di Zayn. Un momento…lo riusciva a sentire? Come era possibile? Impallidì non per il contatto, ma per la scoperta appena fatta. Perché riusciva a sentire le sue pulsazioni e il suo sangue scorrere nelle vene?
<< Tutto bene? >> si accertò Zayn con la sua voce profonda.
 No, non lo era affatto. Le stava capitando qualcosa e troppo in fretta, non sapeva cosa. Annuii ma ben presto si rese conto che quella risposta muta lasciava sospetti. << Si, tutto bene >> rettificò. Ricordò nuovamente i propositi che si era predisposti per quella sera: parlargli per chiarire. Mise da parte i suoi pensieri . << Scusa >> sussurrò.
Zayn alzò, inizialmente, un sopracciglio ma poi realizzò anche lui. Abbassò il suo prodigioso sguardo e poi la fissò negli occhi ancora una volta. << No, scusa tu. Ho sbagliato, non dovevo provare a baciarti al parco. Ti ho lasciato credere qualcosa che non … non c'é. Non avrei dovuto >> si spiegò lui con riluttanza nelle ultime parole. Quelle furono parole dolenti e infiammate che la ferirono. “ lasciarti credere un qualcosa che non c'è ”, sibilava la frase nella sua testa. Forse sperava troppo in quel qualcosa. Si sentì stupida, come aveva fatto a credere di potergli interessare ? Voleva piangere, urlare ma non poteva, era semplicemente inchiodata in quella posizione statica.
<< Mi sono comportata da stronza >> ammise Hope , confinando in un angolo remoto del suo cuore quei sentimenti che la facevamo ardere.
<< Dimentichiamo tutto, okay? Ricominciamo, cancelliamo quella serata! >> propose lui speranzoso, stringendo forte la sua mano. Non poteva rispondergli di no anche perché non voleva.  Hope annuii.
<< Ero terrorizzato all’idea di perderti, Hope. Mi sei mancata >> esalò con toni che traboccavano l’orlo dell’ amicizia.  Perché le dava l’impressione di soffrire almeno quanto lei? Perché aveva l’impressione che stesse mentendo spudoratamente? Non sapeva che dire o fare, ma agì lo stesso d’impulso.
<< Anche tu Zayn. Anche tu >> continuò con tono rassegnato, prima di essere avvolta da un caloroso abbraccio che al contempo risultava freddo. Zayn le era mancato, questo sì era vero.
Ma cosa stava succedendo? Cos’erano quelle sensazioni? Chi era quel ragazzo? Chi era lei?
Zayn le si allontanò e si diresse verso la porta, simulando un fulminante sorriso.
<< Fatto? >> chiese Helen, una volta che il ragazzo chiuse la porta dietro le sue spalle-
<< Fatto >> rispose piatto e malinconico Zayn allontanandosi nel corridoio.

#Spazio autrice
Innanzitutto salve! Grazie di aver letto, spero vivamente vi sia piaciuto anche perché ci ho messo un po’ a scriverlo, non tanto per la lunghezza, piuttosto perché l’avevo scritto ma mi si è cancellato e l’ho dovuto riscrivere. Tuttavia ho colto l’occasione per aggiustato e spero ne sia valsa la pena.
Allora, che cosa ne pensate? Secondo voi cosa è accaduto ad Hope? E perché Zayn ha agito così? Le impressioni della ragazza sono giuste? E quelle sensazioni, quei sentimenti…cosa rappresentano?  Secondo voi Helen e Zayn sanno qualcosa che Hope dovrebbe sapere?
Fatemi sapere e sono curiosa di sentire una vostra opinione riguardo Kat e il suo particolare comportamento che potrebbe risultare anche meschino a questo punto. Mi piacerebbe lasciaste qualche recensione, anche breve. Grazie ancora!
Ah! Continuo a due recensioni e vi prego è importante per me, quindi non esitate e fatemi sapere.

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Capitolo 4
*** That sensation she didn't want to feel ***


Chapter 3 - that sensation she didn't want to feel
Stese semplicemente un filo di lucidalabbra per completare l' opera. Aveva decorato le sue palpebre in modo semplice e per niente eccessivo. Solo un filo di eyeliner nero allungato un po' ai lati, di come Kat lo usava ogni giorno in ogni occasione. Aveva applicato del rimmel del medesimo colore dell'altro cosmetico, sia sulle sopracciglia inferiori che quelle superiori e quel di lucido rosso porpora le conferiva un certo stile. Stava a pennello con l'intero outfit, ideato lo stesso pomeriggio per la festa della vittoria dell'ultimo match, al quale lei non era andata, dei Tigers. Aveva semplicemente indossato dei jeans blu cobalto, una maglia rossa come il rossetto e le sue DrMartens. Quella maglia era tra le sue preferite, per Hope era molto elegante, ma allo stesso tempo semplice. Era abbastanza lunga, ed aveva un corpetto che le cingeva il petto e scendeva larga sotto. Aveva dei merletti sempre rossi, che non erano esageratamente eleganti. Prese la sua giacca nera, il tempo non era dei migliori. Sin alla mattina un leggero ma fresco vento aveva accompagnato ogni ora. << Io vado zia >> annunciò aprendo il portone d'ingresso. Si convinse di aver fatto bene ad aver portato la giacca che decise assolutamente di indossare. Mentre infilava la manica la zia giunse nel salotto a pochi metri da lei. Aveva il volto sporco di farina e il grembiule fradicio d'acqua e con delle macchie di crema al cioccolato, che a giudicare dall'aspetto sembravano fresche. Helen si stava dedicando alla cucina, che per intendersi non era il suo forte. Affatto. << Per che ora sarai di ritorno? >> chiese Helen avvicinandosi alla nipote. Hope non sapeva l'orario preciso. La festa iniziava alle sette e non sapeva quanto si sarebbe prolungata, fino a che ora... << Non lo so, ma non farò tardi. Promesso. >> rispose. Helen le sorrise, e le accarezzò la spalla. Da quando era uscita dall'ospedale era più apprensiva del solito, faceva molte domande e si interessava di argomenti che non dovrebbero interessare agli adulti. Certo forse era preoccupato, ma ad Hope quella serie di atteggiamenti sembrava solo ridicola. << Bene tesoro. Fa attenzione >> si raccomandò dolcemente. Hope sapeva che la zia sarebbe morta se le fosse accaduto qualosa. Qualsiasi cosa, ma nulla c'era da temere. << Okay, sta tranquilla >> la rassicurò infine, varcando la soglia della porta. Sarebbe andata a piedi, voleva fare dei passi a piedi e poi la palestra della Fincol non era lontana. Da quando era uscita dall'ospedale non aveva neanche un po' di spazio per sè. Aveva l'impressione che Zayn e la zia la perseguitassero e con una fastidiosa insistenza. Zayn non era mai stato così... strano. Sì, strano era l'aggettivo perfetto per descrivere il comportamento recente di Zayn. Hope era ancora a disagio con lui per quella sera e il suo nuovo comportamento non l'aiutava minimamente. Zayn anche sarebbe stato presente a quella festa. Come tifoso dei Tigers si sentiva n obbligo. Ovviamente. Si era persino offerto di andarla a prendere, ma Hope aveva esplicitamente detto con convinzione di desiderare andare a piedi. Andava sempre a piedi a scuola, ma ultimamente non ne aveva avuto la possibilità. Zayn sembrava aver capito quel suo desiderio di voler riavere una vita normale. E non sentirsi una disagiata, perché non lo era. Kat sarebbe andata con Sean, non lo aveva ancora lasciato. Ad Hope la cosa faceva ridere. Kat aveva detto di non aver avuto tempo. Aveva avuto ben tre settimane da quella sera! Hope era convinta che alla fine lei ci teneva a lui. Una volta davanti la palestra si guardò in giro, in modo veloce e superficiale, e controllò nello schermo del suo I phone se i capelli fossero in ordine. Fortunatamente lo erano. Li aveva lisciati e lasciati completamente sciolti. Aveva un manto biondo miele che le ricopriva metà schiena. La palestra si era tramutata in una pista da ballo, con tanti luci che illuminavano il pavimento. L'odore che era solita avere era svanito, benché fosse stato sostituito da un odore nauseante di varie acque di colonie. << Hey! >>, si sentì toccare la spalla da dietro, mentre avanzava in cera di qualche viso a lei non estraneo. << Ciao Kat! >> la salutò. Notò che Kat era particolarmente bella quella sera. Aveva raccolti in una coda alta. Le sue labbra erano , non sorprendentemente, rosse. Il suo sguardo era particolarmente intenso ciò era dovuto all'ombretto nero steso sublimemente sulle palpebre. << Sei fantastica Kat >> la contemplò Hope. Dal sorriso a trentadue denti di Kat sembrava non aspettasse altro. << Lo so e grazie >> rispose in modo ironico e felice. Nella sua ironia c'era però la consapevolezza di essere davvero sexy. Con quel suo top corto nero e quella gonna, e le scarpe, i trampoli in realtà... Era da mozzare il fiato. << Anche tu Hope. Dai su! Vieni a ballare >> disse Kat porgendogli la mano e spingendosi verso la pista con movimenti sensuali. La musica era davvero, davvero assordante e decisamente troppo alta. << Si, solo ho bisogno di bere. Ti raggiungo subito >> la fermò Hope, dirigendosi verso il bancone dove cocktail e vari stuzzichini erano abbondanti. Versò della Vodka nel suo bicchiere e la sorseggiò lentamente.Il sapore della Vodka era gradevole e lei lo adorava. << Però >> pronunciò una voce profonda e familiare. Zayn. << Sei bellissima Hope >> esalò costui. Era sicuramente lui. I suoi capelli, i sui occhi, il suo stile. << Grazie >> biascicò Hope sorpresa di non averlo notato da subito. Eppure si era vestito come suo solito: skinny jeans, Blazer e maglia rossa, casual. Non c'era neanche tanta gente, non ancora. Zayn aprì una bottiglia di una Heineken e la sorseggò,finquando non le fece senno di seguirlo. << Ecco, qui si può parlare >> aveva detto Zayn, incrociando le gambe sottili e assumentdo un'aria soddisfatta, probabilmente per esser riuscito a trovare due posti liberi in un angolo più remoto e tranquillo, per modo di dire. Hope stava esaminando lentamente le sue parole. Parlare? Di che dovevano parlare. Hope si era rassicurata, in parte, pensando di aver risolto la faccenda del bacio e del suo assurdo comportamento. Insomma non ne voleva più parlare. Il solo ricordo dell'accaduto la faceva rabbrividire. Era come se si stesse schernendo da sola. Torno alla realtà, quando si rese conto di aver divagato troppo, avendo portato avanti una teoria, sulle sue ignote intenzioni, tutta sua. Ma se non di quello, di cosa doveva parlare? Cos'altro? Hope era davvero nervosa, parlava in mente quando accadeva. Si assillava con mille domande, a volte nemmeno inerenti all'argomento. La maggior parte delle volte. << P-parlare? >> balbettò guardandolo, quasi impaurita. Zayn aveva finito di bere la birra e posò la bottiglia su un davanzale che sporgeva dietro di loro. Prese anche il bicchiere di Hope, ormai vuoto, e lo posò nello stesso posto. Sospirò profondamente e finalmente sembrava essersi deciso ad ammonire i dubbi della ragazza che fremeva al pensiero. Non vedeva l'ora di sapere cosa avesse da dire. << Ho l'impressione che tu sia arrabbiata con me >> ammise lui. Hope era sorpresa dalla sua affermazione. D'altronde il suo recente comportamento avrebbe potuto fare insinuare una tale cosa. S'interrogò per aver a certezza di non essere davvero arrabbiata. Certo, all'ospedale quel " ti ho fatto credere qualcosa che non c'è " l'aveva come ferita, ma non era arrabbiata con lui. Anche lei aveva sbagliato. Rimaneva tanti interrogativi nella sua mente, che non riusciva a schiarire per risolverli una volta per tutte. C'era qualcosa, qualcosa che non quadrava. Non ricordava nulla della partita solo della partita. Era come se più andasse avanti più dimenticasse di quella sera. E lei lo stava notando. Eccome se lo stava notando! Ricordava che si era ritrovata nel buio di colpo e poi nulla. Si era risvegliata su un letto d'ospedale. Ricordava la discussione noiosa di Kat su Sean, e poi? E poi niente. Zayn centrava qualcosa, le teneva nascosto qualcosa. Lo sentiva. Poteva essere il motivo per cui avrebbe potuto essere arrabbiata. No, arrabbiata non era la parola giusta. Forse delusa. Si erano sempre detti tutto. Avrebbe voluto solo delle risposte a delle domande che lei non riusciva a ricavare. Era una cosa altamente, assolutamente impossibile. Non si sentiva più attratta da Zayn come la sera prima della partita, la sera in cui aveva quasi rovinato un'amicizia fantastica. Zayn era tornato ad essere quello di prima. L'amico perfetto...o quasi. Era più protettivo e misterioso. Non freddo nei suoi confronti. assolutamente no. << Non sono arrabbiata con te >> borbottò Hope. Avrebbe voluto dire " solo delusa e confusa. Allo stesso tempo. " Si domandò, a quel punto, a cosa Zayn si stesse precisamente riferendo Forse avrebbe fatto prima a chiederglielo direttamente, ma non ne aveva la più minima intenzione, almeno fino a quando non fosse stata sicura. << A me sembra di si. Hai rifiutato il passaggio e va bene, ma ogni volta che cerco di starti vicino è come se ti facessi schifo! Forse sarei dovuto aspettarmelo, ma non ero pronto. In questo caso la colpa sarebbe mia. Solo mia. >> proseguì Zayn con un tono serio e confuso. Non sapeva cosa Hope avesse e questo lo preoccupava. Era evidente. Forse Zayn aveva ragione. Hope si era un po' distaccata da lui. Ma era pur vero che sarebbe dovuto passargli di mente come anche solo una lontana possibilità. << Non voglio perderti Hope >> si chiarì meglio lui, con un tono dolce. Hope non sarebbe mai stata arrabbiata con Zayn, lo riconobbe e pensò bene di tenerglielo presente. << Non sono arrabbiata con te, Zayn. E' solo che... è strano! Insomma tutto quello che è successo. Prima e dopo la partita. Io non ricordo niente di quella sera e ho come la sensazione che non sia per il trauma che ho subito, non so cos'è ma è strano e questa cosa mi fa paura. Poi tra noi è successo quello che è successo e questa cosa, mi rendo conto, non potrà mai cambiare. Non so come l'hai presa, non abbiamo più parlato di quella serata. Io non so davvero che fare. Ma voglio che tu sappia solo che mi manchi e non potrò essere , neanche tra un milione di anni, arrabbiata con te >> confessò Hope aprendo il suo cuore e lasciano trafilare i suoi dubbi e le sue incertezze. Zayn abbassò lo sguardo. Si sentiva per caso in colpa? Sì, era quello che faceva quando lo era ed era raro lo fosse. Era troppo orgoglioso. << Zayn, tu non sai niente ? >> domandò Hope alzando un sopracciglio, sospettosa. Il ragazzo si passò una mano tra i suoi capelli corvini, lasciando che la manica della sua giacca si ritirasse e lasciasse intravedere i numerosi tatuaggi. Non l'aveva mai notato. Non l'aveva mai notato quel disegno pentagonale con una croce greca all'interno. << Rispondi >> gli impose con tono convinto, probabilmente per la confusione. << Hope ascolta io... ti voglio bene. Sei una persona fantastica e mi sono preoccupato per te. Non ho parlato di quella serata perchè pensavo non volessi o forse perché io non volevo. C'è stato un malinteso. Anche al parco quella notte. Ho provato a baciarti beh...perché sono un ragazzo! Accidenti è normale! Non so cosa provi per me, ma io voglio continuare ad essere tuo amico. Amico >> sottolineò. Hope era frustata da quella sua risposta. Non l'aveva guardata neanche per un secondo in faccia e non perché era nervoso. Stava mentendo. Lei sapeva che provava qualcosa per lei, ma perché negarlo. Quella sera al parco sentiva il suo cuore battere forte. E quando è il cuore a risentirne beh... Aveva preferito mentire che dire la verità alla sua migliore amica, aveva preferito mostrarsi superficiale, rinunciare all'orgoglio per una menzogna poco credibile agli occhi di Hope. Hope non provava la stessa cosa per Zayn, ma lui stava ribaltando a situazione. << Torniamo ad essere come prima. Hope non chiedo altro. Lascia andar via tutti questi interrogativi >> progredì accarezzandole il volto. La sua mano venne spostata da quella di Hope. Una lacrima le rigò il viso. << Zayn tu sei la miglior cosa di questo mondo. La miglior cosa che sia mai stata mia. Non avrei mai creduto che un'amicizia potesse essere così forte. Io non provo nient'altro che ciò. Ora lo so, ne sono sicura come sono sicura di conoscerti. Zayn perché mi menti? Che cosa è successo quella sera che non so? Io lo so che c'è qualcosa! Ma non vui dirmelo. Va bene, okay. Ora però scusami vado da Kat che si starà chiedendo dove sia >> esalò alzandosi facendosi forza. Avanzò versò la chioma rossa che si scuoteva a ritmo di musica accanto a Sean. Zayn rimase là con le parole in bocca e il cuore in mano. Solo a guardare Hope scomparire. Forse per sempre. Qualcosa governava lui e lei. Qualcosa che Hope non conosceva, ma che aveva bisogno di conoscere. Zayn le nascondeva qualcosa che la riguardava strettamente. Hope finalmente alzò lo sguardo e vide a pochi passi da Kat, qualcuno di molto familiare. Ergeva un ragazzo alto e muscoloso. Iridi fulminanti e illuminate da una luce unica. Qualcuno che lei aveva già visto. Sentì la sua testa scoppiare quando costui la inchiodò con lo sguardo duro e severo. Ecco la musica frustante, ancora vigere nella sua testa. Quella voce chiamare il suo nome. Quell'impetuoso vento aggrovigliarla del tutto. E il rosso affogarla. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Era magnetizzata. Sentì le gambe cedere e poi si accasciò sul pavimento tenendosi la testa. Finalmente poté abbassare lo sguardo. Lacrime salate scorrevano, scavando solchi indelebili sul suo volto pallido. Era ancora quella sensazione che lei non voleva sentire, ma che la inebriava a che la costringeva a sopperire in silenzio. Due stivaletti marroni, consumati alle punte, si fecero avanti. Hope alzò gli occhi rossi di pianto come non mai, e ricordò improvvisamente. Eccolo il pezzo mancante del puzzle. Era stato quello la ragione del suo mancamento alla partita. Era il ragazzo. Come aveva fatto a dimenticarlo? Perché l'aveva dimenticato? La domanda giusta da porsi, in quell'istante infernale, era ben diversa. Perché le faceva quell'effetto? In realtà, notò cautamente Hope, non c'era solo una domanda da porsi, ma ben due, tre... Perché le si era accostato? Perché la stava guardando con quello sguardo agguerrito? E soprattutto: chi era? Il ragazzo era obiettivamente dotato di una suprema bellezza. Quelle due iridi veri erano così definite e bruciavano, bruciavano ardenti. Le sue labbra carnose erano così rosa e la sua pelle, di un colorito perfettamente adeguato. Ora lo vedeva meglio. le era più vicina o meglio lui era più vicino a lei, che immobile lo esaminava. Hope era riuscita a guardarlo, e se ne stava rendendo conto. Ciò l'aiutò a rialzarsi. Si fece forza e si rimise in piedi, perfettamente di fronte a lui. Nessuno sembrava essersene accorto. Hope ne era contenta. Meglio non dare nell'occhio. Il riccio era molto alto, e più "vecchio" di lei. Aveva qualche anno in più sicuramente. Lui inarcò le sopracciglia e mentre i due si fissavano ostilmente, come se si fossero fatti un torto a vicenda, il ragazzo le puntò il dito contro. << Tu! >> esclamò furioso. Hope era solo un tantino spaventata. Ma che stava succedendo? << Chi sei? >> domandò retraendo la mano e posizionandole lungo il suo corpo. La sua voce era profonda e roca. << Stavo per porti la stessa domanda >> fece presente Hope. Non aveva, di sua sorpresa, esitato a rispondere. Si era prostata coraggiosa in un certo senso. Aveva capito che aveva bisogno di domande e di risposte e l'unico modo per averle in quel momento era parlare, affrontando la situazione. << Usciamo di qui >> propose il ragazzo, facendosi spazio tra la folla, aspettandosi di essere seguito da Hope. Costei non ne aveva intenzione. << Non usciamo fin quando non mi spieghi >> ribadì Hope facendolo girare di scatto. Lui le si avvicinò. << Ascolta >> rispose cercando di mantenere la calma << Esci fuori e ti spiego >> proseguì sostenendo quanto detto in precedenza con una certa faccia tosta, che era molto simile a quella che Kat metteva in evidenza qualora si trovasse in disaccordo con qualcuno, specialmente se quel qualcuno fosse di sua conoscenza. << No, io non mi muovo. Per quanto ne so è già difficile cercare di guardarti cercando di non cadere o svenire >> ammise Hope, riferendosi al fatto di star utilizzando tutte le sue forze per resistere a quell'emicrania e quella debolezza che le impediva di guardarlo. Di guardare quei due occhi grandi e profondi che la ammaliavano e al contempo la consumavano. Il ragazzo sospirò e allargò le mani , mostrando la sua ritirata da quella "battaglia". Sospirò e mise le mani sui fianchi e assunse un' espressione presuntuosa. In tutto ciò Hope non poté far a meno di notare quanto quella camicia bianca gli stesse bene. I primi bottoni erano sbottonai e lasciavano una ridotta visuale sul suo petto, a quanto pare tatuato. Erano due uccelli quelli? Hope notò che aveva le maniche piegate e gli avambracci scoperti. Ecco che sul suo polso notò il tatuaggio, che aveva appena visto su Zayn. Anche quest'ultimo lo aveva lì. Ma cos'era quell'esagono con quella croce? << Okay, ma almeno spostiamoci >> boicottò il ragazzo, girandosi in torno per far notare alla ragazza che erano nel bel mezzo di una pista da ballo. Hope annuii e lui si diresse nella stessa direzione, imboccata prima da Zayn. Erano a pochi passi dal luogo in cui Hope e Zayn avevano conversato. << Bene >> introdusse il suo discorso la ragazza. << Iniziamo con le presentazioni >> biascicò poi. Il ragazzo la guardava acidamente e con una certa perseveranza. Era molto bello e questo Hope lo riconosceva. Un giramento di testa la colpì nuovamente, e si tenne vicino il muro con la mano sinistra mentre l'altra era occupata a sorreggersi la testa dolente. Strizzò gli occhi per qualche secondo. Non poteva resistere, non le importava con chi fosse, dove fosse o cosa stesse facendo, soffriva maledettamente. << Stai bene ? >> domandò il ragazzo più spaventato che preoccupato. Cerco di contenersi e si distaccò dal muro. Era riuscita a trattenere le lacrime e il dolore sembrava alleviarsi. << Si >> constatò infine. << Sono Harry, Harry Styles >> si presentò cordialmente l'individuo che ergeva di fronte a lei. Le porse la mano. Nel momento in cui Hope la strinse accadde qualcosa di insolito. Una scossa la pervase e le ricorse lungo l'intera colonna vertebrale. Lui immediatamente ritrasse la mano, era terrorizzato almeno quanto lei. Evidentemente anche lui aveva provato qualcosa di simile. Hope si guardò la mano e un segno nero sembrava essere comparso su essa. Un piccolo trattino verticale era al centro del suo palmo. Pensò si fosse macchiata con l'eyeliner, ma quando provo a rimuoverlo sfregandolo, capì che non era quello. Decise di pensarci dopo mettendo giù, lungo il suo fianco la mano. Lui la guardò e lei fece altrettanto. << Sono Hope Howard >> disse semplicemente. << Perché... >> Hope scosse la testa, come per rimuovere quelle presunzioni su di lui, che purtroppo erano negative. << Cosa sei tu? Insomma perché...? >> pose la sua confusa domanda, realizzando, al contempo, che se fosse stato qualcun' altro non avrebbe capito a cosa si stesse riferendo. A quel punto dubitò persino sul fatto che se si fosse sbagliata anche lui poteva non aver afferrato il contorto concetto. La sua espressione persa lasciava dubitare. << Non lo so >> continuò il ragazzo, interrompendola. Aveva chinato il capo. << E ho intenzione di saperlo. Potresti essere una minaccia per noi tutti e se fosse così avrei il compito di fermarti. C'è qualcosa in te che non quadra >> Piuttosto schietto, pensò Hope. Sarebbe stata probabilmente ferita se quelle parole fossero uscite da qualcuno che conosceva. Come Zayn. Era diverso dubitare di aver qualcosa di strano dal sentirselo dire. Era esilarata e spaventata. " Una minaccia", l'aveva paragonata ad una parola tanto misticamente assurda! Parlava come se si stesse preoccupando per l'umanità, o per la sua specie. Eh sì! Hope cominciava a dubitare non fosse tanto normale parlare in quel modo. Non aveva mai creduto alle cose sovrannaturali, ma in fondo non è mai troppo tardi. Poi chi era lui per "fermarla"? << Cosa stai blaterando? >> chiese , usando un tipo di ironia non esattamente appropriata. Bensì fuori luogo. Il ragazzo s'illuminò. << T-tu non sai >> affermò. Apostrofare l'animo di Hope con l'aggettivo << confuso >> era nulla. Harry sembrava essersi bloccato << Cosa? >> lo riprese Hope. << Insomma dì qualcosa! Sto diventando pazza ! >> gridò quasi esasperata, riferendosi anche a Zayn. Lui l'afferrò per il braccio, con una presa violenta e fin troppo forte. Nessuna scossa. Moriva dalla paura e affogava nell'ignoto oceano di irrisolvibili quesiti, in quell'istante. Lui la trascinò versò l'uscita retrostante, senza dir niente. Hope rabbrividì. << Lasciami, mi stai facendo male! >> esclamò invano. Erano fuori, dietro la palestra. Era buio e faceva piuttosto freddo. Motivo in più per rientrare. Hope chiamò nella sua mente Zayn. Aveva bisogno di lui. Harry non ascoltava. La lasciò solo una volta assicuratosi di esser solo. Era un vicolo ceco, stretto e macabro. << Non so tu chi sia, cosa sia. Ma sai qualcosa e tu devi dirmelo. Lavori per lui ? Non è vero? Carl? Ma certo che sì. Quale sia il tuo trucco non lo so, ma non funzionerà più >> disse furioso. Carl, chi era Carl? << Rispondi! >> urlò furioso, restringendole il braccio. Lacrime aspre bagnarono di nuovo il suo volto, due volte nella stessa serata. Un rumore lo fece voltare, Hope si abbassò a terra tenendosi la testa. Qualcuno avanzava nella nebbia. Hope alzò lo sguardo e lo riconobbe. Zayn. << Styles >> parlò non degnandola di uno sguardo. << Malik >> lo copiò Harry. << Lasciala stare, brutto bastardo >> imprecò assalendolo di colpo, facendo sobbalzare il cuore, lo stomaco, l'intestino, ben tutto ciò che fosse all'interno di Hope. Quest'ultima era troppo impegnata a vivere il presente per trasferirsi sul suo pianeta dove ogni domanda era ben accetta. Harry teneva Zayn lontano con le sue grandi mani. Ma Zayn gli scagliò un pugno nello stomaco, facendolo sussultare. Sembrò non aver scaturito nulla, neanche una nonché minima reazione. << Smettila idiota >> parlò Harry beffardo. << Non le sto facendo nulla di male. Non ancora, almeno. Lavora per Carl >> annunciò, forse aspettandosi lo stupore di Zayn che si era ricomposto e forse calmato, in parte. << Come al solito non capisci niente Styles >> rise sotto i baffi Zayn, schernendolo. Ora che le acque si erano placate , Hope si chiese come i due si conoscessero. Un'altra domanda che si univa alle altre. << Non lavora per Carl, ma non la vedi?!? >> indicò Hope ancora a terra. Harry la guardò. Era lei quella sotto i riflettori in quel momento. << Non sa niente, credimi >> concluse avvicinandosi lentamente ad Hope. << Come al solito hai frainteso Malik >> replicò Harry. << Tu non sai di cosa è capace >> proseguì. Hope si sentiva come un fenomeno da baraccone. Si chiese se lo fosse per davvero, o era solo un allusione momentanea. << Lo so, ma non sa niente Harry. Dobbiamo parlare >> concluse Zayn facendosi seguire da Harry. Hope aveva paura si picchiassero ancora. Si alzò da terra e cercò di calmarsi. << Aspettami Hope, ti riaccompagno a casa >> disse Zayn prima di svoltare. Hope annuii. Di lui sapeva di potersi fidare, non aveva comunque le forze di scappare. Si sentiva debole. << L'hai difesa perché è la tua ragazza. Ora ho capto! >> commentò Harry. << Non è la mia ragazza >> lo confutò Zayn. Dopo di che i due si allontanarono. Hope voleva ascoltare, nessuno voleva fare il primo passo. Bene, ci avrebbe pensato lei. Aspetto qualche minuto, prima di avanzare. Fremeva all'idea di aver la possibilità di scoltare per chirire almeno qualcosa. Era nervosa e impaurita. Avrebbe voluto avere quel tipo di temerarietà tanto ambita. A passo cauto e accortò avanzò, appiccicata alla parete, fino alla fine del vicolo, lungo all'incirca due-tre metri. Poco distanti risuonavano sul marciapiede desolato le voci dei ragazzi. << Zayn, sapevo fossi un coglione ma non così... >> Era Harry, per forza. << Devi dirglielo >> continuò. Fu quello che riuscì ad origliare. Doveva avvicinarsi, ma come? L'avrebbero vista. Lo fece ugualmente. La nebbia era dalla sua parte. L'aria non era affatto nitida. Era spalle al muro e vedeva i due ragazzi parlare. << Devi dirglielo >> ripeté Harry. Zayn commentò qualcosa sottovoce. << Ne pagherai le conseguenze, più di quanto tu non abbia già dovuto fare in passato >> rispose Harry, con la sua voce profondamente roca e forte. Hope inciampò su un sasso e imprecò << Merda >>. Si maledisse per essere così sfacciatamente maldestra. I ragazzi si voltarono e avanzarono verso di lei. Insieme. << Che devo sapere ? >> domandò Hope con una voce rotta . Alcune lacrime scorrevano sul suo volto, ancora. Harry e Zayn si guardarono complici. << Hope è arrivato il momento della verità >> annunciò Harry con una certa, sospetta instabilità vocale. << Non è arrivato nessun momento. Vieni Hope, andiamo a casa >> proseguì Zayn. alzando la voce, più di quanto avesse fatto nella conversazione di prima e ignorando "l'amico", cambiando discorso. Parlavano di due cose diverse, a quanto pare Harry voleva raccontarle quello che Zayn non voleva. << Non devi sapere niente >> bofonchiò Zayn per concludere. Le tese la mano per farla avanzare verso di lui. Hope non si mosse. << Invece sì! >> ribadì la ragazza. << Zayn devi dirglielo >> s'intromise Harry. << Dirmi cosa? >> domandò Hope. << Nulla >> rispose Zayn guardando male Harry. Come poteva pensare che se l'avesse anche solo seguito Hope avrebbe dimenticato tutto? Come poteva farlo? La conosceva, avrebbe dovuto saperlo. Zayn prese Hope per il braccio con una stretta piuttosto forte, ma non quanto quella di Harry forse per le sue mani più piccole. Hope non disse nulla, semplicemente acconsentì i suoi movimenti. Harry rimase indietro. Si voltò guardandola e Hope fece altrettanto. Due sguardi in un' oscurità, più complici di quanto pensino o di quanto possano solo minimamente immaginare. Hope sapeva almeno chi avrebbe dovuto cercare per sapere chi lei fosse, cosa fosse e rispondere a tutti quegli interrogativi. Perché quel segno, perché una minaccia, perché quei giramenti di testa. perché il vuoto di memoria, ecc. << Zayn, hai detto di voler essere mio amico. Beh da ora io e te non ci conosciamo più. Sai quanto ho bisogno di sapere ma pensi più a te che a me. Io non l'ho mai fatto con te, mai di proposito. Tu lo stai facendo. Da ora in poi scordati di me >> disse Hope prima di scendere dall'auto di Zayn. Sbatté lo sportello e si appropinquò verso casa. Doveva cercare risposte ed Harry, sebbene di lui avesse paura, sembrava l'unico disposto a farlo. Non poteva fidarsi di nessuno, ma almeno provare. L'auto di Zayn andò via e il rumore delle gomme risuonò nell'aria. Devo solo trovare Harry, pensò Hope, non avendo idea di come. #spazio autrice
Hey! Salve a tutti! Grazie di aver letto, grazie mille davvero. Spero sia stato di vostro gradimento e prima di passare all'analisi del capitolo voglio solo dire che mi dispiace non aver aggiornato per un po', ma avevo perso l'ispirazione. Ahahah. Chi scrive mi capirà. Comunque ora continuerò, è Estate ed avrò più tempo. Quindi pensò che dovrei riuscire a pubblicare almeno un capitolo a settimana. Allora che dire... Povera Hope! E' super confusa è ciò è alquanto deducibile ahah L'amicizia con Zayn sembra essere andata in rotoli. Proprio ora che Hope aveva chiarito i suoi sentimenti per lui. L'incontro con Harry è stato piuttosto sconvolgente per lei ma utile al contempo, non trovate? Almeno ora sa a chi rivolgersi per capirci qualcosa. La confusione era l'obiettivo di questo capitolo, i chiarimenti verranno forniti più in là. Troppi misteri, non trovate? Vorrei sapere cosa è secondo voi quel segno? Harry ha terrorizzato Hope, ho immaginato il suo personaggio così e ho provato a descriverlo. Spero vivamente che il capitolo non vi abbia annoiato. Vorrei tanto sapere cosa ne pensate, è importante. Quindi se vi va lasciate una recensione, anche breve. Che sia una critica o meno sarà ben accetta. Ora vi lascio, mi sono dilungata troppo. Grazie ancora < 3 Alla prossima!
 

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