Flame and rain's course

di Black Firework
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1°: Help ***
Capitolo 2: *** 2°: Hope ***
Capitolo 3: *** 3°: Fight ***



Capitolo 1
*** 1°: Help ***


Help

In quel momento rimpianse del tutto l'idea di essere entrata nella locanda. Se doveva rischiare la vita poteva almeno non essere per una sciocchezza come una stanza dove passare l'ultima notte; voleva morire, non ne poteva più, ma voleva finirla con le sue mani. Però ora si ritrova alzata per aria, tenuta solo per il collo da una grossa e ruvida mano: la mano di un pirata.

Più che un pirata, un bandito di mare, e quel termine era solo di superficie perché i pirati erano si fuorilegge, ma liberi da tutto e tutti; quelli che la minacciavano erano legati ai soldi e toglievano ad altri la libertà, il che non era un comportamento da pirata, ma da fuorilegge e basta.

Ma in quel momento la ragazza poteva anche essere in mano a un ammiraglio della Marina o a un dinosauro stitico, però rimaneva il fatto che la sua vita era sul filo del rasoio, anche se fino a qualche minuto prima, di questa non gliene fregasse più di tanto, ma ora la situazione era ben diversa. Non sapeva se sarebbe morta, ma di certo non avrebbe passato nulla di buono.

Quando quei manigoldi l'avevano adocchiata a ritirare le chiavi della stanza, non avevano esitato a chiederle compagnia, ma la giovane donna, un po' per l'apatia data dalle sue intenzioni personali, un po' per il fastidio della richiesta, aveva declinato l'offerta. E ora eccola lì a boccheggiare tra una parte e l'altra.

E quando l'uomo se la riportò all'altezza del viso la fissò con occhi che esprimevano ben più che rabbia, ma vera furia:-Brutta puttana... Ti pentirai di quello che hai detto, anzi vorrai rimangiartelo!- le urlò il capo del gruppo scaraventandola a terra con forza. La ragazza gemette dal dolore e tentò di rimettersi in piedi, facendo leva sulle braccia, ma un piede pesante la inchiodò di nuovo a terra:- Ora sai che ti faremo, troietta? Non che tu abbia chissà quale fisico o viso, ma venderai bene come schiava. Chissà... Magari verranno alla luce le tue qualità nascoste!- il bandito scoppiò a ridere e di seguito, anche tutto il suo gruppo mentre la giovane donna era lì per piangere l'ennesimo destino ingiusto e crudele che le sarebbe toccato.

 Ma il silenzio piombò di nuovo quando il capo si accorse che una persona si era alzata e ora camminava nella direzione della giovane donna. Quando fu abbastanza vicina si chinò all'altezza della giovane:-Scusami? Potresti toglierle il piede da lì? Le stai schiacciando la cassa toracica...- pronunciò calma una voce chiaramente femminile, anche se il sesso non si era definito bene dato che il viso era coperto dal cappuccio della felpa.

I banditi si guardarono tra loro come a chiedersi se quella era seria o ironica. Ma il piccolo bagliore, sicuramente gli occhi, erano perfettamente seri, decisi, inamovibili; per un attimo il capo si inquietò davanti a quella luce singolare, ma cosa che passo in fretta:- Ecco la famiglia di puttanelle al completo!- riprese l'uomo allargando le braccia come a mostrare al mondo una meraviglia universale:- Non avevo capito che anche tu eri una donna come questa qua, e senti come parli colto!- continuava a deriderla lui e, per dispetto e ripicca, premette di più il piede e la ragazza si sentì schiacciare e il respiro le si fece affannoso:- Sentite che bei suoni che fa la nostra troia! Oh scusa ragazzina avevi detto di toglierlo? Che sbadato oggi capisco tutto al contrario...- continuò e stava per riprendere a ridere quando un poderoso calcio alla mascella non lo fece volare sulla parete, crepandola.

Nessuno dei suoi compari aveva visto la ragazza incappucciata caricare il colpo e sferrarlo, e ora questa stava aiutando la giovane donna a rialzarsi da terra. Si assicurò che questa riuscisse a reggersi in piedi per farla risedere a una sedia del bancone:- Io vado a sistemare queste femminucce, tu resta qua, ordina da bere, fa quel che vuoi, ma vedi di non farti salvare di nuovo!- puntualizzò la ragazza tirando fuori da un pacchetto una sigaretta e accendendosela, venendo subito ripresa dal proprietario del locale.

Tra sbuffi e sospiri di disapprovazione, al terzo tiro di paglia, la gettò a terra, e si rimise in posizione di guardia davanti alla banda di uomini, i quali avevano già abbandonato l'incredulità per il loro capo sconfitto, per far posto a catene, tirapugni e coltelli per cercare vendetta. In risposta, lei ghignò e la luce nei suoi occhi si accese ancora di più, e continuò a spendere come fari nell'oscurità che le celava il viso, quando iniziò a deviare i colpi indirizzati a lei.

I pugni con un tocco deciso venivano spinti a colpire l'aria, i tirapugni sferzavano colpi a destra e a manca, evitando del tutto però il loro bersaglio, e i coltelli venivano fermati nella loro corsa con un colpo deciso al polso di chi li teneva. Eppure in quella piccola rissa, che tanto rissa non sembrava dato che nessuno colpiva nessuno, la combattente sembrava pure divertirsi, testimone le leggere risate ogni volta che uno dei "pirati" imprecava per il suo colpo a vuoto. Poi la giovane donna al balcone volle guardare il tavolo a cui prima sedeva la sua salvatrice e si rese conto che non era vuoto: qualcuno era rimasto seduto e sembrava neanche accorgersi del combattimento in corso, dato che continuava a scrivere appunti su un quadernetto con meticoloso metodo; ma anche di questo non si vedeva bene il viso, non perché era incappucciato ma per via della voluminosa montagna di libri che sembrava costruire una fortezza intorno a sé.

La giovane donna voleva vedere di più di quel misterioso personaggio, che ancora sembrava non prestare attenzione a nulla di quello che lo circondasse, a parte il libro che leggeva, ma non riuscì a distrarsi un secondo di più che un calcio ben caricato le passò sulla testa e andò a schiantarsi sul cranio di un uomo, che andò letteralmente a divorare le assi del pavimento di legno:- Tutto qua? Mi sarei aspettata molto di più da dei pirati...- rise la misteriosa combattente di loro mettendo anche le virgolette con le dita alla parola pirati. Ma uno di loro, ripresosi prima del tempo, caricò il colpo con un coltello da caccia e lei non riuscì a far altro che indietreggiare, ma rimettendoci il cappuccio.

Questo si squarciò di netto e calò sulla sua schiena penzolante, liberando una moltitudine di morbidi ricci cioccolato, e mettendo in luce le linee morbide che percorrevano tutto il viso, occhi inclusi, a tinta unita con la chioma. La ragazza deformò il viso in una completa smorfia di sufficienza alla vista del suo cappuccio che ora si poteva tranquillamente scambiare per una coda, cosi si tolse del tutto la felpa e la gettò in direzione del suo tavolo. Con solo una leggera canotta aderente, metteva meglio in mostra il corpo e le braccia torniti da qualche allenamento di arti marziali, e queste ora si flettevano antagonisticamente mentre le riscaldava per continuare lo scontro.

Per un momento gli uomini si fermarono a rimirare chi avevano davanti: quella che fino a un momento prima era colei che gli stava facendo il culo, ora era il loro più recondo istinto sessuale personificato. Floride curve si erano sistemate nel corpo di quella ragazza, ora in bella mostra, la quale dimostrava al massimo diciott'anni. Ma si ripresero subito quando lei si mise a battere il piede nervosa e puntando le nocche nei fianchi:-Allora? Finito di guardare la merce, sporchi e luridi porci di bassa lega? Mi sono letteralmente rotta il cazzo di sta storia, uno mi dice che non si fuma, un'altro mi da della troia, l'ennesimo mi distrugge la mia felpa buona... Perfetto! La cosa mi manda in estasi come una capra morta!- si sfogò questa, rimettendosi in posizione, anche se in una posa leggermente diversa:- E infatti questa storia sta durando anche troppo.... Ora la finiamo!- e con uno scatto degno di un velocista si piazzò in mezzo al gruppo e iniziò a colpire veloce e precisa i suoi avversari. Erano colpi forti, ma anche ben calibrati, costole fluttuanti, plesso solare, vertebre, mirava nel punto giusto e colpiva nel modo giusto; un esperta.

Poi a polvere diradata, solo lei era rimasta in piedi, ghignante e soddisfatta. Respirò a fondo e andò a tirare su da terra la felpa, scrollandola dalla sporcizia del terreno, e se la legò in vita in totale calma, sotto lo sguardo attonito della ragazza al bancone, del titolare del locale e dei pochi clienti che erano rimasti. La riccia si riavvicinò alla giovane donna sorridente, ma nel momento in cui stava per parlare, un rumoroso sbadiglio ruppe il silenzio, e la provenienza era dal fondo della locanda, seduta a un tavolo, assediato da libri e appunti e, tra poco, anche da sguardi infastiditi pronti a incenerire, da parte della mora.

 

 

Post scriptum

 

Ok... Che dire... La mia mente malata partorisce aborti sopratutto in stato di inattività -.-

Ho deciso di scrivere questa nuova storia, che è una specie di collaborazione con la mia migliore amica, che per la precisione è una delle protagoniste, e da tanto volevo scrivere questa cosa tutta nostra ed ecco!

Sinceramente spero che vi piaccia, ma ho dei dubbi, però anche solo per dare un opinione lasciate una recensionina, anche negativa così mi sveglio e mi metto a scrive decentemente o mi do all'ippica! 

Spero di essere in orario anche con l'altra fan fiction ma con l'Odissea di verifiche di Maggio sarà una cosa difficile però mi impegnerò, credo...

                         un bacione Black Firework <3

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Capitolo 2
*** 2°: Hope ***


Hope

Dopo che lo sbadiglio, chiaro segno di noia, terminò, tutto ciò che rimase erano le occhiate della mora che lanciava verso la catena montuosa formata dai libri che sovrastava il tavolo; ma si vedeva benissimo che il suo bersaglio era oltre essa e questo ora, si era rimesso a tracciare appunti e leggere.

Tra i vari volumi si riconoscevano titoli legati a navigazione, cartografia, qualche enciclopedia di folklore, un paio di test scientifici e uno di biologia; l'unico che non si riusciva a capire era quello da cui,appunto, la persona seduta stava trascrivendo appunti.

Una smorfia stizzita comparì sul viso bella riccia:- Ma porca di quella... E io che ci presto attenzione! Oh scusami tanto...- riprese rivolta alla giovane che ora la fissava con occhi curiosi, non celando un leggero stupore; voleva ringraziarla ma non sapeva come. La sua salvatrice sorrise amichevole e si presentò:- Io mi chiamo Bea, e non c'è bisogno che mi dica nulla l'ho fatto con piacere, quei tizi mi stavano letteralmente facendo girare le palle- disse radiosa provocando l'ennesima occhiata stupita della ragazza.

Una risatina leggera di completa derisione si alzò da dove, qualche secondo prima, qualcuno sbadigliava:- Se, ora non esagerare! Se tu mi salvassi la prima cosa che farei non è certo ringraziarti...- si fece beffe la pila di libri. Da come aveva parlato, si sentiva chiaramente il timbro vocale femminile, svogliato ma leggermente troppo acuto, con un accenno strafottente, e non ci volle molto perchè questa ragazza, prima chinata sui libri si alzasse con fare goffo, quasi impacciato, come se lo stare troppo seduta le avesse prosciugato di energia le gambe, infatti quasi inciampò in uno dei due zaini che erano poggiati ai piedi del tavolo, si avvicinò ai briganti svenuti e iniziò a frugare in tasche e cinture, racimolando tutte le cose di valore che trovava.

La riccia arricciò le labbra e riprese a battere il piede sul pavimento stizzita dal totale menefreghismo riguardo alla situazione, mentre la giovane al bancone si mise a guardare meglio quella ragazza che, tranquillamente, setacciava con metodo giacche e pantaloni dei fuorilegge: non aveva avuto la possibilità per la scarsa luminosità quando era seduta al suo tavolo e ora si distinguevano chiaramente i lunghi e lisci capelli biondo scuro, vagamente castani, e il corpo formoso, ma non esagerato, che si voglia dire le curve giuste al posto giusto; anche se dimostrava meno anni della mora, e fosse chiaramente di fisionomia più debole, anche questa ragazza sembrava molto carina.

Poi l'ennesima serie di tichettii causati dal piede nervoso di Bea, come una bomba a orologeria, che a ogni minuto scavava ancora più una piccola fossetta nel legno, costrinse la bionda a voltarsi, e con i lineamenti esprimeva totale innocenza in qualunque cosa stesse facendo: un po' come un bambino che viene ripreso anche se non ha ancora commesso qualche crimine.

-Si da il caso che io non mi metterei di certo a salvarti, quindi evita l'idea che io accorra alle tue grida d'aiuto sono stata chiara?- sbuffò alla fine, innervosita per l'indifferenza e per l'offesa subite, incrociando le braccia al petto - E comunque, Arsenio Lupin, la vuoi finire di rapinare come un ladro di basso rango, che già siamo ricercate?!- la bacchettò indispettita, scostando un lungo riccio cioccolato che le oscurava la visuale.

Per tutta risposta ricevette un sonoro sospiro:- Bea, non è con le risse che ci compriamo da mangiare, e poi sai che me ne può importare a me se siamo ricercate? Tanto sull'avviso di taglia la foto è la tua...- ribattè con totale naturalezza, trattenendo un leggero ghigno divertito per la faccia incavolata che mostrava la sua compagnia, e si portò di fianco alla ragazza appena salvata. Questa ebbe modo di avere un primo piano più chiaro di quegli occhi che la stavano fissando, come a leggere tutto di lei, anche l'anima: iridi azzurro-grigiastre, di quel color del cielo prima di una grandinata, nuvoloso ma sempre azzurro; e ora quella coppia di cieli era puntata su di lei.

Nessun sorriso, completamente impassabile, la bionda interruppe con voce leggermente strafottente quell'attimo di trance:-Quindi sei tu la ragazza che Bea ha salvato dal viaggio di sola andata per l'asta umana... Ok io sono Luna, tanto piacere, e se non si nota, sono compagna di avventura e sventure di questa testa calda- si presentò, dunque, indicando col pollice la diretta interessata.

La riccia cercò in tutti i modi possibili di calmarsi, respirando a fondo e riducendo in schegge la parte di bancone che aveva sotto mano, e la giovane donna non poteva che domandarsi di che razza di soggetti aveva davanti; di certo erano due ragazze fuori dal comune!

D'un tratto però, Luna si scoprì il polso per rivelare un piccolo orologio e leggerne l'ora:- Bea, vedi di muoverti qui che siamo in ritardo sulla tabella di marcia, sempre che tu non voglia venire volando... - riferì poi con il savoir faire, che sembrava non mutare, e si avvicinò al suo tavolo per recuperare gli appunti e i libri. Di rimando la sua compagna sospirò dispiaciuta per l'imminente partenza e si andò a riprendere il suo zaino, poggiato su una gamba della sedia, che dal rumore metallico che emise sembrava nascondere qualche arnese di chissà quale fine.

-Ma... Ma io...- una vocina sottile irruppe nell'atmosfera senza voce che si era creata, che finora era occupata dall'armeggiare di carta e cinghie che si tiravano: ma non era di nessuna delle due ragazze, le quali si guardarono interrogative e poi fissarono il bancone, o piu precisamente, la giovane donna che non si era mossa da li:- Io... Voglio ringraziarvi... Mi avete salvato e nessuno l'aveva mai fatto quindi lasciate che mi sdebiti...- proseguì la ragazza, incerta delle sue stesse parole, sotto lo sguardo sempre piu confuso delle due:-Per favore... Ditemi come posso fare, farò qualunque cosa, io...

Si interruppe di colpo quando una mano dolce le accarezzò sulla testa. Lei sollevò lo sguardo per scontrarsi con due pezzi di ghiaccio scuro:- Primo, se vuoi ringraziare qualcuno ringrazia solo Bea, dopotutto è lei quella che ti ha salvato e secondo, se proprio devi fare qualcosa per sdebitarti, rialzati e continua, il mondo va avanti anche senza l'ennesima suicida, sai?- la giovane sobbalzò a quella affermazione: come poteva lei che non le aveva praticamente mai parlato, sapere le sue intenzioni?. Ma non ebbe tempo di chiedere che la voce della bionda riprese:- Hai sofferto, è vero, ma non sei l'unica, tutti soffrono e certa gente anche più di te! La mia compagna ti ha dato la possibilità di essere ancora libera e viva, non sprecare questa possibilità con inutili idee senza motivo- finì Luna con tono quasi materno e si avviò verso l'uscita a seguire la riccia che l'attendeva sorridente all'uscita: non solo le aveva dato un nuovo motivo per vivere, una cosa che da tempo aveva perso, o solamente rifiutato, ma aveva anche capito in qualche modo le sue prime volontà; e non ne aveva mai accennato! In poche parole, occhiate e sicuramente con qualche mezzo, l'aveva ribaltata nelle idee e ridato una speranza.

-Ma voi chi siete?- le fermò la giovane con voce tremante, ancora prima che si allontanassero troppo. La bionda guardò divertita Bea, che stavolta fu lei a prendere parola:- E' difficile sai? Possiamo definirci così: siamo pirati, ma libere, senza ciurma e a pari livello. Inseguiamo i nostri sogni e non lasciamo che nessuno ce li derida o impedisca che si realizzino; anche se questo...- la riccia incrociò le braccia beffarda e indicando con un cenno del capo l'interno della locanda, riferendosi ai briganti svenuti lì dentro, segno del suo carattere combattente:- .... Implica che noi alziamo le mani, o almeno che io alzi le mani e qualcuno osservi!- concluse poi guardando con rimprovero la sua compagna di fianco a lei che annuiva a suo sostegno, come se la cosa le andasse più che bene.

La giovane donna rimase a bocca aperta da quella dichiarazione: non solo aveva davanti una guerriera che aveva fatto letteralmante fatto mangiare i muri a un gruppo di malviventi, e una strana studiosa che leggeva dentro le persone, ma erano ricercate e si erano definite pirati.

Eppure la cosa non gliene importò più di tanto, perché, mentre quelle due ragazze se ne andavano via, come determinate conquistatrici dei loro sogni, lei si rallegrò, e una lacrima le scivolò dal volto. Sapeva che quelle due, se erano così sicure come aveva visto, ne avrebbe sentito parlare presto, perchè di certo nessun pirata, eroe o chi altri era come loro; e in quella sicurezza che le avevano restituito, e credeva da tempo dimenticata, finalmente riprese a sorridere.

Infatti un paio di giorni dopo...

-Porca trota! Bea! Lo sai che gli uomini che hai steso a terra lavoravano come rapitori per Disco, il tizio della casa d'aste di Sabaody?- urlò la bionda mentre mostrava la pagina di giornale alla sua compagna, mentre questa si cambiava la maglietta nascosta dalla vela del guscio di noce su cui navigavano da un paio di ore.

La mora uscì dal separè improvvisato e guardò curiosa il giornale che l'amica le porgeva:-Fa vedere... Ma davvero?! Cazzo cucciola! Ora vedrai! Sarò una ricercata da 100 milioni ed entrerò nelle supernove!- ghignò poi scoppiando a ridere, come una conquistatrice di mondi. Luna la guardò un po' delusa: -E dai... Puoi calcolarmi per un buon quaranta per cento... Non c'è la mia faccia ma il nome si...- precisò con tono basso, quasi retorico.

Bea sospirò e poi le andò a scompigliare ai capelli, come un padrone che loda il suo cane:-Va bene, dopotutto anche tu fai la tua parte, a volte.... Ma mi hanno, cioè scusa, ci hanno alzato la taglia?- chiese poi, calcando sulla pluralità della frase. Luna si risistemò i capelli, riportando la riga da un lato e sistemando il ciuffo che copriva un lato di un occhio e sbuffò:- Oh si l'hanno alzata... Ma guarda tu stessa- e le lascio in mano il giornale per poi andare a frugare nel suo zaino e tirare fuori un libro, ma più che libro, un mattone per costruire bunker, e un paio di cuffie che indossò subito.

Il rumore di pagine era l'unico suono emesso, finche la sua faccia, corrugata in una smorfia quasi sadica, mentre puntava quello che sembrava uno spadone, retto con facilità da una sola mano della ragazza, contro un Marine, e gli occhi cioccolato fondente che emettevano lapilli di fiamma, apparì in un foglio del quotidiano, e una serie di zeri incorniciava il fondo del manifesto da ricercata "Le due valchirie, Bea "Fiamma Nera", Luna "Pioggia Lucente"; ma le cifre segnate non erano abbastanza come si aspettava la riccia. E pochi secondi dopo il giornale si ridusse a un cumulo di carta straccia:- Ma porco il cane ladro! Stronzi della Marine, con tutto quello che vi ho fatto osate prendermi per il culo!? Che me ne faccio di una taglia di merda da 99 milioni!?- sbraitò iraconda, mentre la sua compagna trattenne l'ennesima risata, cercando di affondare l'attesa del lungo viaggio che le attendeva, e la sanità dei suoi timpani, tra i fiumi di parole del libro.

 

Post scriptum


Ed eccoci qua! Altro giro altro regalo!

Spero che non abbia scritto delle cavolate o abbia fatto degli errori, e spero di non aver esagerato, ma direi che qualcosa è uscito fuori dalla mia mente ormai deteriorata dalle scemenze che sparo...

Poi che dire spero vi piaccia questo capitolo e, se ci riuscite, lasciate una recensionina anche solo per far sentire il vostro parere...

Lascio con un anticipazione che spero vi piaccia (si pelato che so che mi conosci, perchè anche se sei "solo" rasato sei ormai identificato così, e parlo sopratutto per te che assilli la povera coprotagonista di questa storia...) nel prossimo capitolo *Rullo di tamburi e assolo di trombe di gloria* ci sarà Kidd!!! 

Ok e con questo me la svigno!!

                                  un bacione Black Firework <3


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Capitolo 3
*** 3°: Fight ***


Fight

-È uno scandalo!- urló con chiaro disprezzo Bea mentre fissava le carte da poker spalmate sul piccolo ponte della barchetta; due fronti che differivano chiaramente, una vinceva spudoratamente, anche se ormai si era stancata anche di quello, e l'altro che sbuffava tra le sue carte che a stento mettevano su qualcosa.
Guardò indignata l'ennesima pessima mano della sua compagna di viaggio:- Dimmi che lo fai apposta... Insomma è la millesima volta che perdi!- Luna si massaggiò stanca la palpebra, guardando con un leggero stupore l'opera della sua personale dea bendata, che sicuramente aveva dato le dimissioni. Scosse la testa e raccolse le carte:- Non lo so... A volte veramente mi meraviglio persino io... Non ci faccio nulla!- si alzò poi in piedi e prese una piccola borsa e infilò in una delle tasche il mazzo, andando a far compagnia ad altri suoi parenti.

Bea si stiracchiò piano:-Ora che si fa? Altro giro di scala quaranta? Oppure hai qualcosa di più carino?- chiese allegra, come se il star ferma a maneggiare carte non l'avesse intorpidita per nulla, ma la sua compagna la pensava in tutt'altro modo.

 Luna sbadigliò e mosse l'indice a destra e sinistra:- No mi spiace, ma io con i giochi legati alla sorte ho chiuso... Bea non ho fortuna!- ammise sconsolata e si sedette di fianco al suo zaino da cui estrasse un quaderno e una penna. Bea sbuffò contraria:- Ma non è possibile che in tutti i giochi tu perda!- -Non sono io! Sei tu che vinci sempre!- ribattè la bionda prima di iniziare a tracciare dei segni sul quaderno.
Bea sospirò e si andò a sedere di fianco a lei:-Ma senti, dovevi proprio conoscere il passato di quella ragazza nel locale?- chiese inquisitoria, calcando sulla parola "conoscere". La sua compagnia non staccò gli occhi dal quaderno:- Bea era nei guai e sapevo di base che sarebbe successo poi... Del resto anche tu potevi risparmiarti dal liberarla- le rispose, accentuando particolarmente il "liberarla". Si guardarono, complici l'uno dell'altra, scoppiarono a ridere, finché l'ennesima ondata di noia coinvolse la riccia:- Che due palle però! Sta terra non arriva manco a pagarla!- 


Gli occhi di grandine di Luna si alzarono dal quaderno:-Bea? Datti una calmata... Manca poco alla terra ferma. E poi se sei tanto ansiosa, vai là volando!- ribattè :- No, se anche ci riuscissi poi che direbbe la gente a vedermi? Poi vorrebbe sapere che mi porto dietro e toccherebbero la mia roba, ma la mia roba non si sfiora! Quindi no resto qua... Ma devo trovare qualcosa da fare...- 


Bea si appoggiò col gomito a un bordo della barca, giochicchiando con una delle ciocche color mogano, sperando in un illuminazione; la quale non tardò ad arrivare. Si alzò di scatto in piedi e si sporse a prua, fissando il mare aperto:- E ora che ti è preso?- chiese confusa Luna, che aveva riposto il quaderno per assecondare la sua compagna di viaggio:-Luna! Guarda là! Nave scarlatta, arredamento esterno Punk Rock, jolly roger a teschio rotondo... che ti dice?- chiese quasi retorica la mora in preda a un attacco di eccitazione, come una bimba a Natale. 


Luna ci pensò su poi inarcò l'angolo della bocca e strinse la spalla a Bea: non ci voleva un genio per riconoscere quella nave, la nave di uno dei pirati che la mora più stimava e ammirava, colui su cui aveva fantasticato per molto; Eustass "Capitano" Kidd.

-Perfetto… Ci mancava giusto qualche divertimento! Ma che…!?- il guscio di noce aveva preso una spinta esagerata, aumentando di molto la velocità: Luna si vide costretta a reggersi alle sponde di legno umido per non sbilanciarsi:-Bea! Devi proprio?- chiese alla sua compagna, che aveva montato dei remi e ora pagaiava energica per raggiungere la nave.

-Si devo! Problemi? Voglio conoscere quel figo di Eustass Kidd!!- rispose energica e spinse così tanto sui remi che questi stridettero appena. Luna di risposta scosse la testa e aspettò di raggiungere la costa, dove a un porto modesto, la nave dei pirati di Kidd aveva calato l’ancora.

Mentre si avvicinavano, i contorni di una media cittadina si facevano sempre più nitidi a ogni metro che la barchetta compieva, carina si poteva definire, forse dall’aspetto troppo tranquillo, se non per le case circondate da strani paletti bianchi.

Poi c’era la nave di Kidd, maestosa, fiera e tetra, che nascondeva con la sua stazza una parte del luogo alle due ragazze. Le fiancate color borgogna, in alcuni tratti graffiate da chissà quale avventura, erano attraversate da delle finestrelle quadrate da cui sbucavano dei cannoni grotteschi, pesanti, gli alberi laccati scuri si stendevano verso l’alto, a cercare il cielo, che sia tempestoso o limpido, grigio di neve o di uragano. Sull’albero maestro, solleticata dal vento, sventolava la bandiera nera con il jolly roger dei pirati di Kidd.

Bea sorrise alla visione di quella nave, in stile heavy metal, e vicino al molo arrestò la corsa del guscio di noce, per poi scendere a terra velocemente a stiracchiarsi come si deve.

-Finalmente! Era ora!- disse tra uno scrocchio di ossa e l’altro. Luna, intanto, si stava massaggiando gli occhi per riprendere un po’ di energia per restare sveglia, e si accinse a scendere pure lei con una piccolo, che poi tanto piccolo non era ma per i suoi standard si, zaino a monospalla, lasciano il resto sulla nave, nascosto da un telo color del legno.

Bea non aspettò i comodi della sua compagna che già era partita alla carica verso l’imponente veliero, scannerizzando ogni centimetro della nave:-Bea! Non fare la guarda vetrine e sta indietro- le disse Luna ma, in qualche modo, per quanto le parlasse non veniva ascoltata e di conseguenza, fu obbligata a seguirla.

Le due si aggirarono vicino alla banchisa dov’era ormeggiata, osservate attentamente dalla macabra prua a teschio, la nave. Poi Luna si sentì strattonata da un forte braccio smanicato e venne portata di forza in un vicolo li vicino dove si poteva osservare senza dar nell’occhio l’imbarcazione: Bea, si piazzò al limite della viuzza a guardare.

La bionda mugugnò una richiesta di spiegazioni mentre si spolverava i jeans e risistemava le maniche della giacca:- Luna… Guarda là… Non è la cosa più bella che tu abbia mai visto?- disse Bea con un tono sognante; la sua compagna guardò in direzione del molo e sospirò.

Eustass Kidd e la sua ciurma stavano scendendo da una passerella posta su una fiancata del veliero: lui, la sua pelliccia scarlatta, gli occhiali da aviatore che fungevano da fascia per gli improponibili quanto caratteristici capelli rossi, il fisico massiccio e statuario, messo in mostra dall’assenza di magliette o che altro; insomma un bel vedere per chi sa apprezzare. Bea adorava quell’uomo fin da quanto ne aveva sentito parlare per la prima volta, e da quel momento lo stimava.

Mentre Bea era occupata a rifarsi gli occhi, Luna si era appoggiata al muro, rimanendo all’ombra e a massaggiarsi le tempie. Una fitta alla testa la stava colpendo in quel momento e strinse gli occhi per sopportare, tentò di chiamare la sua amica ma la voce le suonò come un rantolo.

La riccia, però sentì lo stesso e si girò verso l’amica:-Luna che hai?- chiese leggermente preoccupata. Luna, d’altro canto, lottò contro quello che era diventato un dolore forte, come un allarme che le squassava la testa, ma riuscì lo stesso a collegare qualche parola:-Bea… Spero che tu sia pronta a combattere…- il dolore le si attenuò e si rimise dritta:-Che intendi? Io sono anche pronta ma che sta succedendo?- chiese la riccia:- Una parola: Marina- tagliò corto la compagna.

 

 

Per un pirata appena sbarcato le cose importanti sono due: uno, soddisfare i bisogni assopiti dal viaggio per mare, due, non ficcarsi nei guai. Bene, Eustass Kidd si era ficcato nei guai cercando di rispondere al primo punto. Era lì, sul pontile a sgranchirsi le gambe senza che un’ onda troppo violenta lo sballonzasse o una virata troppo brusca lo spingesse verso una balaustra, che la prima notizia della giornata era che la Marina li aveva scoperti ed erano diretti nella loro posizione.

Subito il capitano si era alterato quando la notizia venne elaborata dalla sua mente violenta e sadica, poi decise subito di fare dietro-front e cercare un altro attracco.

-Leviamoci dalle palle e subito!- urlò a tutta la ciurma perché lo sentissero e in risposta l’ordine venne eseguito il prima possibile; e si sarebbe anche compiuto se i soldati non si fossero d’un tratto concentrati sul porto, fucili imbracciati e mortai al seguito.

Kidd imprecò tra i denti e chiamò a terra i suoi uomini per sgomberare il campo; una cosa che a loro riusciva abbastanza bene.

Era un normale squadrone della Marina, troppo normale forse, e strano. Il rosso non aveva nemmeno messo in dubbio l’idea che quelli fossero lì per una soffiata di chissà quale povero dannato che sarebbe finito nella sua lista nera, ma d’altro canto non immaginava ci fosse qualcosa di diverso in quegli uomini.

Se ne rese conto alla prima pallottola che lo sfiorò: un colpo di striscio, nulla di grave, se non per il leggero mancamento che percepì quando la carne del polpaccio subì l’ abrasione.

-Fottuta agalmatolite… Merdosi marine che possiate morire bruciati!- li maledì Kidd sapendo del suo rischio in battaglia.

I suoi uomini si fecero avanti al posto suo, Killer, il suo vice, in prima linea, mentre lui cercava di riprendere controllo dei suoi poteri almeno in parte, con scarso risultato.

Poi, tra gli scocchi tra lame e pelle, oltre la mischia sul pontile, alla fine della schiera dei mortai pronti al fuoco, una nuova melodia di ferro risuonò; un altro combattente si era unito alla mischia.

Sia i pirati che i soldati si erano fermati cercando di dare una spiegazione al misto di urla che si espandevano, cercando chi curioso, chi spaventato, la causa; che non tardò ad arrivare.

Una chioma bruna e riccia saettava in mezzo ai berretti dei marine, e dove passava, gli uomini cadevano come castelli di carte. Si muoveva veloce, vorticando appena tra un soldato e l’altro, e dopo ogni giro almeno uno crollava a terra. Il comandante fece puntare un mortaio verso il nuovo avversario, venuto in soccorso dei pirati di Kidd, chissà, e diede l’ordine di far fuoco. La palla percorse i metri in frazioni di secondo e atterrò. Ma poco prima dell’impatto la chioma bruna aveva letteralmente spiccato il volo e ora vorticava in aria, con una grazia e un’eleganza incredibili.

In quegli istanti, gli occhi di Kidd, ormai ristabilito, videro quel combattente e non poté che stupirsi: una ragazza, una bellissima giovane donna dai voluminosi capelli color del cioccolato era atterrata dopo quel salto di diversi metri, tenendo in una mano sola un’enorme spadone rosso dalla lama nera, dalla forma quasi grottesca e spaventosa ma affascinante.

La ragazza roteò esperta lo spadone per rimettersi in posizione e attese il nuovo colpo in arrivo. Per un attimo al rosso venne l’ansia quando lei non sembrava intenzionata a spostarsi dalla linea di tiro: poi lei portò la lama in guardia alta e con un forte fendente tagliò in due il grande proiettile, facendolo finire contro due muri distanti e, per quanto possibile, li fondette.

Si, a nessuna delle persone sembrava vero, la palla di cannone si era fusa a contatto con lo spadone, come se fosse arroventato il piatto, e già prima, nell’istante in cui fendeva i Marine, la lama scottava le pelli intorno a essa.

Infine, come se nulla fosse successo, la ragazza riprese la corsa, dirigendosi ai mortai decisa con la spada pronta per un altro attacco.

Guardia bassa questa volta, assaltò i mortai, uno alla volta riducendoli in anonimi pezzi di ferro e polvere nera inesplosa. Era veramente brava, non poté dal trattenersi di pensare Kidd, osservando affascinato quel combattimento, quel corpo tornito che si fletteva e rilassava nei movimenti, le braccia che vorticavano con la spada al seguito come una vera estensione di lei.

Il comandante, per prevedere un’ ulteriore avanzata della ragazza, fece appostare dei tiratori in più punti del porto, i fucili puntati su di lei, che sembrava del tutto ignorare quel cambio di manovra e continuava invece a concentrarsi sui cannoni. L’ufficiale marine tese il braccio verso l’alto e i cani dei moschetti scattarono all’indietro, pronti a colpire; poi l’abbassò di colpo.

I grilletti scattarono e le pallottole volarono verso la ragazza, resasi conto troppo tardi della situazione, e la sorpresa le invase gli occhi fondenti, e li socchiuse, come molti su quel campo di battaglia, in attesa dell’impatto; il quale non arrivò mai.

Nemmeno Kidd credeva ai suoi occhi: le pallottole rimbalzarono sulla ragazza, o meglio, rimbalzarono su una strana pellicola blu trasparente che l’aveva circondata:-Grazie!- disse ad alta voce rivolta a chissà chi, e riprese l’assalto ma stavolta concentrandosi sui tiratori.

Ma tra i vari sbigottiti per quella svolta, Killer era quello più tranquillo e cercava una risposta a tutto quello: insomma, avevano davanti una strana spadaccina armata di uno spadone che maneggiava con la facilità di un tagliacarte ma con maestria, la lama rovente e ora sembrava che lei fosse coperta da una barriera che la proteggeva. Poi il massacratore notò che dietro, dove la mora lasciava feriti, un’altra persona stava setacciando i corpi inermi, come uno sciacallo tra le carogne, raggruppando quanto più poteva dalle tasche di pantaloni, giacca e qualunque altra cosa.

Da lì non poteva vedere molto, ma notò i capelli lunghi castano chiaro e le movenze un po’ goffe in mezzo alla mischia. Killer si chiese chi fosse quella nuova arrivata, eppure non poté distrarsi troppo, poiché una singolare fiammata rosso scuro si espanse vicino a loro, ingrandendosi e prendendo la vaga forma di tre fauci di diversa morfologia.

E il bello era che la ragazza riccia controllava quelle fiamme:- Inferno, Wild Beasts!- pronunciò col braccio ben teso davanti a sé, direzionando le “bocche” di fuoco, colpendo i soldati o mettendoli in fuga.

Ora che la situazione si era ritorta sfavore dei marine, Kidd inspirò tranquillizzandosi dai  continui sbalzi che quella mattina di sbarco lo avevano colpito, ma ancora il dubbio di chi fosse quella strana ragazza lo assaliva: quelle fiamme, simili a un potere di un qualche frutto del diavolo erano misteriose come tutto l’insieme di lei. E dopo diversi minuti, la battaglia finì con la ritirata dei marine, la ragazza si sedette a terra a riprendere le forze, e in quel momento la sua amica bionda la imitò, una volta avvicinata a lei:-Killer?- richiamò l’attenzione il rosso, ottenendola:-Io non ci sto capendo nulla, sai chi sono quelle?-.

Killer negò con il capo, anche se non smise di pensare a una possibile identità di quelle ragazze, o almeno della riccia:-Ne so quanto te, o almeno ne sapevo- il capitano lo guardò interrogativo:-Intendo che già prima ho cercato di capire chi fosse almeno quella ragazza combattente, e quando ha usato quello strano potere, come se…- ma non finì la frase che Kidd lo interruppe:-Come se avesse ingerito il frutto di Ace “Pugno di Fuoco”, ma quelle fiamme erano strane- dichiarò Kidd, subito confermato dal massacratore.

-Non erano fiamme comuni, erano come provenienti dagl’inferi… Cazzo!- Killer si battè una mano in fronte, e intanto si avviava verso il centro del porto, dove le ragazze erano sedute:-E adesso che ti prende?- chiese confuso il rosso ricevendo uno sguardo un filo insicuro, per quanto riuscisse a sentire oltre il casco:-Kidd, so chi è la spadaccina!- disse con un tono sorpreso, come se quella scoperta non se l’aspettasse:-Beh parla allora- lo incitò il capitano.

 Killer si frugò in tasca ed estrasse un manifesto da ricercato:-Come pensavo… È arrivato stamattina e non ho dato peso alla foto ma al nome, mi incuriosiva- spiegò passando il foglio aperto al suo capitano, stralunò gli occhi davanti a cifre, parole e immagini; era lei, senza alcun dubbio, stessa spada, stesso aspetto, stessa apparenza che valeva la fama:-Si tratta Bea ”Fiamma Nera”, possiede un’abilità fuori dal comune nel maneggiare una spada arroventata da qualche potere di fuoco, Squarciaincubi, ed è una combattente senza pari, al limite tra fuori legge e supernova- finì il massacratore, quando entrambi si trovarono a qualche metro dalle due.

 

 

-Meno male che ti ho protetta da una sparatoria se no pensa come saresti ora, alla stregua di un colabrodo!- rise Luna guardando la sua amica che si fasciava con candide bende le leggere sfregature che aveva sulle braccia. In risposta Bea le imprecò contro, poi si controllò i leggins scuri strappati in alcuni punti:-Merda… Sono il terzo paio che fa la fine di straccio da buttar via- disse a tono leggermente basso, però fece spallucce e prese una particolare fodera di pelle dove ripose lo spadone e si legò con delle cinghie alla schiena:-Beh tu volevi fare qualcosa e l’hai fatta, i leggins si comprano ogni giorno quindi non preoccuparti- la calmò la bionda controllando un grosso sacchetto tintinnante dei suoi furti.

Bea non potè che darle ragione poi osservò la refurtiva:- Ma si brava! Io combatto e rischio il culo tu ti arricchisci! Sei un pessimo esempio della società…- Luna ridacchiò e la guardò divertita:- Io non combatto lo sai, poi non è che ho fatto dei gran danni, tu sei viva e sfogata, io sana e rifornita che vuoi di più?- se solo avesse saputo che la sua formidabile non fortuna avesse fatto il suo dovere, sarebbe stata zitta.

Lei non aveva notato i due pirati avvicinarsi a loro e nemmeno Bea:-In questo momento ci sono mille cose che vorrei e una di queste è rimasta imbambolata a fissarmi il culo- sbuffò, collaudando che la spada sulla schiena fosse ben posizionata. La sua amica la fissò interrogativa:-Spiegati- allora la riccia si scrocchiò le dita:-Parlo del rosso Luna, Eustass Kidd, quel figo pazzesco! Invece che combattere guardava me come uno stoccafisso- sospirò e si mise a frugare nel suo zaino, che la bionda le aveva passato alla fine della mischia. Luna d’altro canto fece spallucce e fece per bere da una borraccia, ma per poco non si strozzò a vedere dietro le spalle di Bea: Eustass Kidd aveva ascoltato tutto e ora da un espressione neutra, o almeno lo sembrava, era passato a una molto più irritata.

-Per non parlare del fatto che in battaglia è una schiappa! Sono bastati una paio di pallottole di agalmatolite per farlo indietreggiare- continuò ignara di tutto, e alle sue spalle una voce baritonale si schiarì rumorosamente costringendola a voltarsi totalmente infastidita:-E chi rompe ora…- si bloccò a vedere il capitano e il massacratore entrare nel suo campo visivo.

Dire che era stupita è poco, eppure non si mise a saltellare come era nei suoi immaginari piani, ma al contrario rimase rigida a fissare il capitano, la cui rabbia lo faceva mutare quasi di colore.

Per un momento la riccia rimase incantata da quei particolari occhi castano rossiccio, con la forma che ricordava vagamente quella di un rapace, e anche se ora esprimevano totale ira, non poté che affermare quanto fossero affascinanti.

La voce bassa del rosso però la riscosse da quel momento di trance:-Così la signorina mi sta dando della schiappa?- il tono suonava ironicamente gentile, ma si vedeva che stava trattenendo quanto più poteva della sua furia omicida. Bea non fece in tempo a rispondere che Kidd riprese:-Quindi ora mi dici… Come si permette una mocciosa di merda di dirmi una cosa del genere?!-

Ecco era scoppiato.

Eppure, davanti a quella rabbia sfogata, contro ogni aspettativa, Bea non si mosse di un millimetro e sembrava che quelle parole le passassero addosso come un fievole zefiro:-Sentiamo allora… Che cosa dovrei dire a un bellimbusto che è rimasto a guardare immobile mentre questa… Mocciosa di merda…- calcò bene la parola per rimbeccare l’uomo:- Combatteva contro decine di Marines, falciava i cannoni puntati alla TUA nave e quindi si faceva la fatica mente il resto dei pirati come te stava imbambolato a fissarmi le chiappe!- lei sputò tutto fuori, incrociando le braccia al petto e fissandolo a fronte aggrottata.

A quelle parole Kidd rimase interdetto, mai nessuna le aveva ribattuto così, e questa ai suoi occhi era una mocciosa, forte come aveva notato, e per di più l’attraeva: le curve generose ben disposte, le gambe lunghe e tornite, messe in evidenza dai leggins strappati, e il viso dai lineamenti maturi, traditi dai grandi occhi da cerbiatto che ringiovanivano il tutto. Si, a Kidd quella ragazza piaceva, ne era attratto, eppure dopo quella risposta uno strano istinto omicida quello che aveva davanti era altalenante tra un perfetto esemplare di donna che avrebbe fatto sua senza pensarci due volte, oppure la sua prossima vittima a cui avrebbe tagliato la gola.

Questi pensieri si annullavano tra loro e allo stesso tempo si rafforzavano. Per la prima volta Eustass Kidd era confuso sul da farsi con una donna.

A quanto sembrò rimase senza parlare per un po’ dato che, di nuovo, la voce di Bea gli invase le orecchie:-Allora? Vuoi una foto o che?- Kidd scosse la testa:-Ma che cazzo spari? E io che ero venuto a ringraziare e mi ritrovo con una mocciosa sclerata!- ribatté.

Bea balbettò un momento colpita dal quelle parole:-Ma mocciosa a chi? Deficiente che non sei altro! A ringraziare sarà tua madre che ho salvato il culo del suo figlio cerebroleso!-

-Vuoi rogna troietta? Perché sei sulla buona strada per farti ammazzare a sangue dal sottoscritto!-

-O che paura, svengo…- il tono ironico non aiutò la poca non violenza di Kidd.

-Fai la spiritosa? Presto ti ritroverai a urlare merdosa bastarda!- si avvicinò pericoloso.

-Si certo a urlare… Non ho paura di un gorilla senza cervello scappato dallo zoo!-

-E continui?! Vuoi la guerra?-

-Si cioè…- si piantò quando notò che erano a un palmo di distanza e indietreggiò a distanza di sicurezza.

-Con uomini come te litigare o far rissa è una perdita di tempo, credevo che fossi meno stupido da come i manifesti mi avevano mostrato e invece mi sbagliavo! Fanculo io me ne vado…- disse Bea e recuperò il suo zaino e si incamminò per una strada della cittadina e poco prima di allontanarsi più di tanto sussurrò:-Lo odio-.

E in quello stesso istante anche Kidd girò sui tacchi:- Le donne così… Tutte odiose e ingestibili quasi mocciose… La odio!- e si allontanò. Rimasero lì il suo vice, ancora confuso su che fare, e Luna che ridacchiava sommessamente per quella scena, per poi rimettersi in spalla il suo zaino e avviarsi con inumana tranquillità a seguire Bea, e cosi fece Killer per il suo capitano.

-Avremo riscontri interessanti…- si disse la bionda prima di mettersi in cerca della sua amica.

 

 

 

Post  Scriptum


Ebbene... E' estate! Come regalo per l'inizio di questa stagione all'insegna dell'afa e del fannullismo (approvo quest'ultima) ecco il nuovo capitolo!

Ora c'è da dire che non ho toccato Efp fino a ora che ho pubblicato quindi perdono la mia inattività su ogni scala possibile immaginabile e con le vacanze e l'assenza di  compiti (spero....)  dovrei essere più presente... 

Tornando alla storia... Ecco Kidd! Avevo già anticipato la sua presenza e ora eccolo! E ha frantumato l'idea che Bea si era fatta di lui... Ottimo lavoro Rosso!

Per il prossimo capitolo non spoilero nulla ma preparatevi perchè ne vedrete delle belle....


                           un bacione Black Firework <3

 

 

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