HATING LOVE

di Amie Jay Fox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


UNA SETTIMANA PRIMA:

“Ma quanto pesano queste cazzo di valigie!?” Sussurrai piano con l’animo stanco e due valigie che pesavano più di una mucca.
“Modera i termini, Amanda!” Mi guardò male la nonna Margaret mentre cacciava fuori dal suo borsone un paio di chiavi argentate. Evitai di incontrare il suo sguardo per non scoppiare a ridere e osservai il posto in cui mi trovavo attualmente. Le strade erano deserte e silenziose con qualche faro acceso, uno di questi si era fulminato, la notte avvolgeva l’atmosfera cupa in penombra. Era ben visibile che a quell’orario tutti stavano dormendo, si sentiva perfino il soffio leggero del vento.
“Nonna ma l’hai trovata questa chiave o no?” Mi rivolsi all’anziana davanti a me.
“Si, abbi un po’ di pazienza cara!” Mi rispose alla ricerca della chiave giusta e quando la trovò poggio questa sulla serratura della porta. Quella era la mia nuova casa e sinceramente non ero molto volenterosa di curiosare in quello che sarebbe stato il mio nuovo appartamento quotidiano. Ma ero soprattutto entusiasta del fatto di vivere a Londra, i palazzi, le strade affollate, il Big Ben e tutti quegli splendidi monumenti, per non parlare dei negozi, uno più bello dell’altro.
“Avanti gira la chiave. Le chiavi servono per aprire le porte no?”
Sentii qualcuno sbuffare molto pesantemente. Mi girai e vidi mio fratello che roteava gli occhi. “Lo so che sei stanco a te Sam”.
Alla fine entrammo e finalmente gettai quelle valige da una parte. Poco dopo andai a dormire nella mia nuova camera, chiusi gli occhi e tutto si oscurò.
 
 

-Driiiin –
Come al solito il suono di quel dannato aggeggio che teneva sempre sopra il suo comodino le rimbombò nelle orecchie tanto da farla saltare sul letto, a volte. Quella mattina, però, era davvero presa da quel suo piacevole e profondo sonno. Si mosse dalle lenzuola leggermente poi aprì di poco gli occhi e diede colpi secchi alla sveglia a costo di non farla suonare più. Per lei non era un’esperienza nuova rompere un orologio di quello, l’anno scorso ne aveva distrutto persino due guadagnandosi dei rimproveri da parte dei suoi genitori: “Non possiamo sempre comprarti una sveglia!” Purtroppo però era una tipa davvero testarda al contrario di suo fratello maggiore.
“Amy.. Amy! Amy!!! Svegliati dormigliona!” Riconobbe subito la voce che le stava parlando ma non aprì gli occhi per vedere il suo viso. Er
a certa che fosse lui così affondò la testa nel cuscino e diede una risposta secca con voce impastata dal sonno: “Vattene. Lasciami dormire.. Sam”.
“Avanti, svegliati!...” Si bloccò incominciando a muoverle il materasso del letto e a farle i dispetti (come del resto facevano 24 ore su 24). Poi ricominciò: “E’ il primo giorno di scuola! Non sei felice di ritornare in quella bellissima atmosfera scolastica, compagni, libri, amici, nuovi amori e professori che ti rompono sempre”. Il ragazzo, nonché fratello della sottoscritta, emise una piccola risatina.
Poi l’altra scoprì il viso e aprì gli occhi. “No. Voglio dormire”
“Non farmi usare le cattive maniere, Amy” La minacciò il moro recandosi alla finestra e aprendola del tutto facendo passare i raggi del sole mattutino nella stanza per far cambiare l’aria. Londra era bellissima, come sempre, il Big Ben si intravedeva, il London Eye le strade affannate piene di auto, i palazzi con le finestre luccicanti, i negozi e le piccole persone che da li sembravano formiche.
“Fuori dalle palle, Sam” Mugugnò come al suo solito educata.
“Okay… come vuoi!” Il fratello uscì dalla stanza con il sorriso stampato in viso. La sorella sospirò e disse qualcosa di quasi incomprensibile: “Finalmente!” Poi ritornò al suo sonnellino mattutino abbracciando le coperte come se fossero delle persone che non vedeva da tanto tanto tempo. Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi nella sua camera, probabilmente erano i passi della nonna che voleva pregarla ad alzarsi come aveva fatto precedentemente Sam. Purtroppo però si sbagliava… era qualcosa peggio dei passi della nonna infuriati.
-Splashhh..!-
“Cosa Caz-!?” Improvvisamente la ragazza si sentì bagnata come se si stesse facendo una doccia fredda in pieno letto. Aprì gli occhi di scatto e si alzò rimanendo seduta sul materasso. Poi imprecò verso suo fratello che aveva usato un secchio per gettarle dell’acqua gelida in faccia. “Sam sei un Bastardooo!”
L’altro scoppiò a ridere uscendo dalla stanza prima che la sorella le potesse tirare i capelli, come aveva imparato da quando era piccola. “Ti voglio bene anch’io, sorellina” Sdrammatizzò un po’ la situazione il moro in modo ironico.
Amy sbuffò terribilmente poi rassegnata si alzò strizzando le punte dei suoi boccoli castani e sussurrò un’ultima cosa: “Giuro, che te la faccio pagare..”. Infine si recò in bagno, fortunatamente libero e si preparò per andare a scuola visto che oggi era il suo primo giorno come lo era per tutti, del resto. Ne aveva tanto parlato il giorno precedente… da una parte ne era poco entusiasta e da una parte era felice che perchè lei quello era un nuovo posto da scoprire visto che prima dell'estate viveva in Texas e a causa di motivi familiari si era dovuta trasferire nella bellissima Londra. Di solito le scuole erano tutte le stesse, stessi programmi, professori con gli stessi atteggiamenti, stessa atmosfera ma.. quel poco che cambiava erano i compagni. Simpatici e antipatici. Di solito lei non aveva molti amici ma in Texas era fortunata ad avere un migliore amico anche se da un bel pezzo non si sentivano più, lui diceva di essere troppo impegnato per perdere tempo con lei, troppo impegnato a stare con i suoi amici della band e a suonare la sua amata chitarra elettrica e naturalmente lei era rimasta molto dispiaciuta del fatto. Lacrime e giornate intere chiuse nella sua stanza a bagnare il cuscino del suo letto poi però si era convinta che non erano più adatti ad essere la sua migliore amica, avevano vite così diverse, lui aveva pesino i genitori anche se sempre a lavoro mentre lei no.. e già da un bel po'. Voleva voltare pagina e infatti lo fece anche se non potè mai dimenticare quel suo vecchio migliore amico.
Quindi...
Dopodichè ritornò nella sua stanza e aprì la cabina armadio. Prendendo un paio di vestiti per decidere quale mettere il primo giorno. “Troppo corta” gettò una maglietta verde sul letto. “Troppo larghi” Dei pantaloni a cavallo basso. “Troppo scollata” Un’altra maglietta. “Troppo… da bambina. Devo buttarla” Riferendosi a l’ennesima T-Shirt che trovava in quell’armadio. “Perfetto!” Finalmente trovò qualcosa di azzeccato. Una maglietta bianca con gli strass che arrivava fino al sedere e un paio di leggins neri lucidi, infine mise delle Air Max della Nike bianche e fucsia e si precipitò in cucina.
“Buongiorno nonna” Salutò la signora scoccando un bacio sulla sua guancia. “Malgiorno Sam” Guardò con sguardo assassino il fratello che si tratteneva dal scoppiare dalle risate per quello che era successo precedentemente. “Malgiorno anche a te Amy!”
Si sedette al tavolo per fare colazione e si trovò davanti un piatto con dei croissant al cioccolato che la nonna Margaret aveva appena sfornato. Intanto Amy e Sam si stavano scambiando occhiatacce da leoni affamati in cerca di un nuovo discorso per battibeccarsi ma per fortuna la Margaret intervenì tra la loro ‘guerra’. “Ehm… Bene, Amy ti sei decisa stamattina ad alzarti o tuo fratello ha dovuto usare le tenaglie?” Domandò sorridente alla nipote che aveva lo sguardo rivolto alle ultime molliche del croissant sul piatto divorato pochi secondi fa. “Pensa un po’… che c’è voluto un secchio d’acqua” Rivolse lo sguardo al fratello che si tratteneva per non scoppiare in una fragorosa risata mentre la sorella guardava più che male. Poi però egli non resistette più che incominciò ad affannarsi per le risate. “Cazzo ridi, tu!?”
“Non è un problema mio se la notte sta con il cellulare a messaggiare o a collegarsi su Facebook di nascosto … fino alle sei del mattino!” Disse tutt’un fiato il moro. La ragazza sgranò gli occhi ricordandosi del patto che lei e lui avevano fatto qualche mese prima. Quello era il loro segreto!
“Cosa!!?” Strillò la vecchia smettendo di continuare i suoi lavori domestici.
“Cosa?” Ripetè a coro la ragazza fingendo di non aver capito nulla.
“Tu non…” Cercava di parlare Margaret puntando il dito sulla figlia e rivolgendo qualche occhiata sull’altro figlio.
“Io non… Ok, è successo! Ma non sai cosa fa Louis con i suoi amati amichetti nella sua stanza” Guardò il fratello che sgranò maggiormente gli occhi. Forse aveva capito cosa stava per dire la sua adorata sorellina. Lo stava smerdando davanti a sua nonna.
“Sam guarda video ‘PI O ERRE ENNE O’ con i suoi amici. L’ho sorpreso una volta! E' successo giovedì scorso”
“Coooosa!!?” Gridò nuovamente la nonna mezza infuriata con la bocca semi aperta per quello che le sue orecchie stavano sentendo.
“Cheee?” Ripetè Sam per poi accorgersi di non avere scelta. Ormai lo sapeva da anni che sua sorella era una emerita e completa Stronza. “Okey, ma… ho 18 anni!” “E io ne ho quasi 17!”
Margaret rimase sconvolta poi rivolse uno sguardo distratto all’orologio a parete che era in cucina e notò che era tardissimo. Si erano fatte le 7.45 e la campanella suonava alle 8.00 in punto.
“E’ tardissimo!” Strillò la signora. “Ne parleremo presto di questo fatto ma adesso sbrigatevi che la campanella suonerà alle 8.00 e siete in ritardo già il primo giorno di scuola!”
“Incominciamo bene…” sussurrò piano il moro.
“Andiamo, vah!” Disse Amanda alzandosi dal tavolo e prendo lo zaino per poi essere seguita dal ragazzo. Salutarono con un gesto rapido la madre e uscirono da casa incamminandosi a passo veloce verso la scuola tra lamenti e isterie.




AMIEJ FOX:
Hola belle!
Vi avviso che questa FF è stata scritta nel Maggio del 2012 solo che ho ristrutturato un po' la situazione visto che prima ero un po' inesperta. Spero vi piaccia e magari lasciate anche una recensione. Grazie di tutto.. Ciao!
PS: Non preoccupatevi se questo capitolo è in terza persona perchè in seguito il punto di vista sarà in prima persona.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Arrivati all’ingresso del grande edificio i due fecero un bel respiro e si guardano intorno. Fortunatamente dopo una dannatissima corsa non erano arrivati in ritardo anche perché la scuola non era poi così tanto lontana da casa loro, anzi erano arrivati un po’ in anticipo. Mancavano solo 5 minuti al suono della campanella.

POV. AMY:
“Hey Plant!” Un ragazzo alto con occhi azzurri e capelli biondi salutò attraverso una pacca sulla spalla Sam. Riconoscevo quel ragazzo! Durante l’estate o in qualsiasi altra occasione veniva a trovare mio fratello a casa e.. non mancavano mai i soliti momenti di amici in modalità ‘idioti’… .
“Floyd! Come butta?” I due ragazzi incominciarono a parlare del più e del meno.. "Ciao Amy bella! Come va? Hai passato bene l'estate con questo scemo?" Si rivolse a me il biondo. Era così carino! "Ehm.. si grazie anche vivere con questo individuo non è delle migliori cose.." puntai il dito a mio fratello parlando ironicamente. Ovviamente volevo un bene dell’anima a Sam. "..e tu? Tutto ok?"
"Si, ho passato le vacanze in Florida con i miei. E dopotutto a parte al caldo massacrante è stata una bella vacanza!” Sorrisi e emisi una piccola risatina. Conoscevamo Floyd da quando eravamo partiti per Londra all'inizio di giugno e delle volte veniva a casa nostra, era molto simpatico e soprattutto molto bello anche se da come avevo capito era qualche anno più grande di Sam. Però mio fratello non aveva conosciuto solo lui ma anche qualcun'altro, a quanto pare.. anche se quegli altri non li conoscevo o meglio non li degnavo di una virgola. Dopo Sam salutò l’altro visto che aveva preso d’occhio un gruppetto.
“Ragazzii!!” Gridò agitando la mano verso un gruppetto. Guardai prima mio fratello per poi rivolgere lo sguardo a quei 4 ragazzi che stava salutando. Uno che aveva la fronte coperta da un ciuffo castano liscio e una maglietta a righe, un biondino con occhi oceano, un riccio e uno con i capelli corti biondo cenere. Non li avevo mai conosciuti affondo perché di solito loro e mio fratello si vedevano solo a scuola o uscivano a fare un giro.
Così Sam si allontanò da me e corse verso il suo gruppetto che gli diede come risposta un: “Hey Sammy!” o “Ciao Plant, come va?” “Tutto okay?” mentre l'unica risposta che sentii dire di mio fratello ad un certo biondino fu: "Non chiamarmi Sammy, Horan!"
 
Io intanto feci un giro per la mia nuova scuola, c’erano molti ragazzi che prendevano d’occhio il fondoschiena di alcune galline che passeggiavano per i corridoi, un gruppo di darkettoni e non mancava mai neanche quello dei cosichiamati ‘nerd’ o ‘secchioni’. Feci un giro veloce quando controllai l’orario sul display del mio cellulare. Stava per suonare così sfruttai quei pochi minuti per ritirare l’orario scolastico in segreteria. C’era seduta una signora sulla cinquantina con dei capelli rosso fuoco, occhiali sulla punta del naso e un filo di matita nera un po’ troppo esagerato.
“Buongiorno può darmi l’orario scolastico? Sono nuova e.. mi chiamo Amanda Plant. Sono della 2 F”
La signora annuì e poi mi porse un fogliettino. Ringraziai soddisfatta e mi voltai scontrandomi con qualcuno. “Scusa!” Era un ragazzo alto, fisico scolpito (almeno si capiva dalla maglietta un po’ stretta), capelli corvini con un ciuffo all’insù e pelle ambrata. “Sta più attenta la prossima volta! Imbranata…” Mi uccise con gli occhi color cioccolato con venatura dorate. Io che prima avevo un sorriso stampato in faccia rimasi quasi sconvolta. Ma cos’era tutta quell’impertinenza!?
 Proseguii quando la campanella suonò. La prima ora avevo Storia. Una fila immensa di ragazzi si precipitarono correndo verso le loro classi come se ci fosse una gara di velocità a chi arrivasse primo alla meta oppure c’erano le solite stronze, tutte tette e culo che camminavamo tranquillamente per non slogarsi le caviglie con quei tacchi enormi che si ritrovavano.
Ormai la scuola era deserta e io ero lì, come una deficiente, a cercare la mia classe. Quel maledetto edificio era così grande che non riuscivo a trovare neanche la mia classe. Diamine! Dovevo chiedere a quella donna di indicarmi dove fosse ma stranamente quella non c’era più… Ero nella merda!
Girai per tutta la scuola, si era pure fatto tardi ed erano passati almeno 7 minuti dal suono della campanella. Ero presa dal panico quando fortunatamente alla fine trovai la classe giusta. Ero salva, forse… oppure ero più nella merda di prima poiché il professore possa prendermi in giro davanti a tutti con qualche rimprovero patetico.
Aprii lentamente la porta senza fare alcun rumore e senza neanche bussare. La mia dimenticanza era al limite! Ed ecco che un paio di ragazzi si davano leggeri pugni sul corpo, alcuni invece facevano palline di carta e le buttavano ovunque, le ragazze che scrivano delle dediche d'amicizia o d'amore con il pennarello indelebile nero sul banco color panna e il professore che si tappava le orecchie e chiudeva gli occhi scuotendo la testa più che poteva e cercando di dare una fine a quel tremendo baccano sbattendo sulla cattedra. Ma sapete quale fu la sfortunata cosa che mi capitò all'inizio del primo maledetto giorno e fece interrompere quel baccano? Il mio arrivo da bella studentessa. Tutti mi guardano negl'occhi, persino quelli che stavano all'ultimo banco che prima erano immersi nel loro passatempo preferito, scrivere sui fogli e sui banchi, scarabocchiare e buttare palline di carta e soprattutto il professore che con gli occhiali un po' storti mi guardava nelle pupille degl'occhi. "E tu chi sei?" Chiese egli aggiustandosi gli occhiali con un'aria un po' infastidita. "Sono la nuova studentessa!". Per l'imbarazzo dimenticai persino di esser arrivata in ritardo e di chiedere scusa per questo. "Ah... bene! Il primo giorno in ritardo eh?". "Cosa? Ah si! Mi scusi tanto ma la macchina non partiva". Trovai una scusa valida che fece ridere tutti i ragazzi e le ragazze sedute nei banchi. "Comunque...". Completò il professore. "... presentati ai tuoi compagni, perchè ad ogni nuovo arrivo si fa questo e domani non dimenticare di portare la giustificazione per il ritardo". Annuii e feci un passo avanti verso la cattedra abbandonando la porta di legno e incominciai accanto al professore a presentarmi. "B-buongiorno a tutti! Mi chiamo Amy Plant e ho 16 anni. Vivo con mia nonna e mio fratello Sam che si trova anche lui in questa scuola nella classe B del terzo anno e... i miei genitori...". Non volevo affatto svelare a tutti la morte dei miei genitori quindi sempre impaurita dal fatto che tutti erano in ascolto con gli occhi puntati su di me dissi a bassa voce: " i miei genitori... sono partiti per lavoro quindi non sto con loro per questo motivo..." Mentii perché i miei genitori erano morti anni fa a causa di un incidente ammenochè non voglia piangere davanti a tutti e fare un’altra figuraccia. "Bene, adesso vai a sederti al penultimo banco, dove c'è l'ultimo posto libero rimasto e adesso... basta con le grida ed incominciamo a fare sul serio studiando!". Mi andai a sedere al penultimo banco e mentre passavo ai primi un paio di sguardi pieni disturbati e fastidio come se fossi lo zimbello della classe si addossarono su di me senza tregua, come se stessero pensando "Ma... questa da quale pianeta viene? E poi non è nemmeno carina, figuriamoci se sarà simpatica, la solita secchiona che fa copiare i compiti ingenuamente, che scema", ma per fortuna arrivai e mi sedetti con le braccia sul banco, un po' pensierosa.

 

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