All I wanna do is make you happy

di mikasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente venerdì ***
Capitolo 2: *** Do you remember that day? ***
Capitolo 3: *** Una foto è per sempre ***
Capitolo 4: *** A big mistake ***
Capitolo 5: *** I have to forget him ***
Capitolo 6: *** Perdonami ***



Capitolo 1
*** Finalmente venerdì ***


CAPITOLO UNO

Finalmente venerdì

 

Ancora pochi minuti e potrò uscire da questa prigione, dalla mia scuola.
Sono seduta su una sedia mezza rotta e mi sto annoiando.
Non ascolto neanche più la professoressa, che si fotta.
Non vedo l’ora che arrivi Michael e che mi porti in salvo da questo inferno.

Chiamo Sarah, la mia migliore amica. Lei è seduta vicino alla finestra.
«Lo vedi?» le sussurro.
«Aspetta.»
Si alza dalla sedia e si mette a scrutare il parcheggio davanti alla scuola.
La professoressa ferma subito la sua perlustrazione.
 
 
 
«Signorina, ha qualche problema con la finestra?»
Tutta la classe scoppia a ridere.
«No … Non c’è nessun problema.»
«Come pensavo … E ora si sieda, stia attenta e segua la lezione.»
Sarah si gira verso di me e mi fa l’occhiolino.
«Ti sta aspettando impaziente.»

Ah, per fortuna è arrivato.
Lo conosco solo da un mese ma è già diventato una persona importantissima per me, come se già non lo fosse prima.
Da quando e come lo conosco?
Da quando mia zia piombò in casa dicendomi di essere diventata la manager del mio idolo, di Mika.
Era stata davvero la notizia più bella che avessi mai ricevuto.
Iniziavo già a fantasticare su noi due ma non avrei mai pensato che sarei arrivata fino a questo punto.
Fino al punto che saremmo diventati quasi inseparabili.

DRRRRRRINNNNN.
La campanella.
Esco dalla mia classe e corro verso l’uscita della scuola.
Sarah mi ferma e mi dà un bacio sulla guancia.
«Buon week-end con Michael ma mi raccomando niente sesso!»
«Sarah? Ma che …»
«Scherzavo testolina, ci vediamo lunedì. Ora vado da Tom, mi sta aspettando.»
Sparisce in un batter d’occhio.
Tom è il suo fidanzato.
Odio quel ragazzo.
Da quando è entrato nella sua vita è cambiata parecchio e questa non è una buona cosa.
Spero veramente di non cambiare anche io per colpa di Mika o per colpa di un mio futuro fidanzato.

Scendo dalle scale e mi ritrovo di fianco Jenny, una delle più antipatiche della scuola.
«E così oggi è il gran giorno, eh?» mi chiede.
«Cosa vuoi insinuare?»
«Oggi è venerdì, venerdì per te è sinonimo di sesso.»
«Di sesso? Ma ti senti? Di cosa stai parlando?»
«Di Mika, Michael o di come lo chiami tu.»
«Michael comunque … E poi sesso? Con lui?»
Scoppio a ridere.

«Con chi se no? E' ovvio!»
«Ma... Non riesco a capire...»
«Dai vai, è arrivato il tuo ragazzo.»
«Non è il mio ragazzo.»
«Non si direbbe da come ti guarda.»

«Ci vogliamo solo un gran bene e basta, tutto qui.»
«Come dici tu, ma non sono l’unica che lo pensa.»

Jenny e altre persone pensano che io sia la ragazza di Mika? Davvero pensano questo? Io e Mika?
Anche prima Sarah mi aveva parlato di questo, stava scherzando ma forse è quello che veramente pensa?
Non può funzionare, io sono stata sempre innamorata di lui ma vedendolo dagli occhi di una fan.
Ora che lo conosco è cambiato tutto.
Poi lui ha Mark, il suo ragazzo.
Stanno insieme da sette lunghi anni, figuriamoci se ora lo lascia per una stupida ragazzina come me.
Ma la cosa più importante, Michael è gay.
Si sa, tutti lo sanno.

Ritorno in me e scompaiono i mille pensieri che fino ad un attimo fa mi frullavano per la testa.
Venerdì, la solita storia.
Una cinquantina di ragazze della mia scuola si accaniscono contro Mika.
Lui cerca di accontentarle tutte con foto, autografi e sorrisi.
E’ davvero una persona straordinaria e io ho la fortuna di essere sua amica.
O comunque quello che sono per lui.

Alza lo sguardo da un quaderno dove stava scarabocchiando un autografo e mi vede.
Mi sorride.
Ah, il suo sorriso.
Sono abituata a questa stupenda visione ma l’emozione non mi è mai scomparsa.
Sento che sto diventando tutta rossa.
Ricambio il sorriso.
Mika inizia a salutare tutte quelle ragazze odiose che prima di un mese fa non mi avevano mai calcolato ed ora, come per magia, mi chiedono di uscire o di passare l’intervallo con loro.

«Ritornerò molto presto ma ora io e Silvia dobbiamo andare» dice sorridente alle ragazze.
Tutte lo salutano e si incamminano verso casa contente ed emozionate.
Finalmente è rimasto da solo vicino alla sua macchina.
Apre le braccia, corro verso di lui e ci sprofondo dentro.
Sento le farfalline che mi si agitano nello stomaco.
Amo questa sensazione.
Io, lui e nessun’altro.
«Mi sei mancata, piccola» mi sussurra.

Saliamo insieme in macchina e Mika dice al conducente di partire.
Prende il cellulare ed inizia a scrivere messaggi a qualcuno.
Leggo il nome in alto alla conversazione.
MARK.
Mark è un ragazzo fantastico ma il problema è che sono gelosa perché, diciamocelo, vorrei avere Michael tutto per me.
Ma ripeto, non come ragazzo.
«Cos’hai fatto oggi a scuola?» mi chiede.
«Niente … Anzi, una cosa l’ho fatta, pensavo a te.»
Stacca subito gli occhi dal suo cellulare ed inizia a fissarmi.
Quelli erano occhi lucidi?

Ripone il suo cellulare in tasca e mi abbraccia.
Due abbracci nel giro di due minuti.
Non mi sarei mai aspettata quell’abbraccio, non qui e non ora.
«Sai, mi chiedo come ho fatto a sopravvivere tutto questo tempo senza di te» mi dice.
«Io invece è da parecchio tempo che ti conosco, grazie alle tue canzoni.»
«E’ proprio vero che la musica unisce e ora che ti ho trovato non ti voglio più perdere.»

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Capitolo 2
*** Do you remember that day? ***


CAPITOLO DUE

Do you remember that day?


«Michael, davvero. Non so che dirti, sei stupendo» gli rispondo.
«No, ed è qui che ti sbagli. Quella stupenda qui sei tu.»
Arrossisco e mi compare un sorriso imbarazzato sul viso.
«Non far finta di essere imbarazzata, con me non dovresti esserlo più» mi dice ridendo.
«Lo so Mik.. Michael ma è strano. Non riesco ancora ad essere troppo spontanea con te. E poi non capisco cosa ci trovi in me.»
«Ci sarà un motivo per cui ti ho choosato.»
Scoppio a ridere.
«Scelto Michael, scelto» lo correggo trattenendo a stento la mia risata.
«Ah, con ‘sta storia … »
Si gira verso il finestrino con il broncio facendo finta di essere interessato al paesaggio.
Quanto è carino anche da arrabbiato.

«Eddai ciccio, non ti arrabbierai per questo!»
Michael è un ragazzo un po’ suscettibile.
Odia fare errori e pretende molto da sé stesso.
«Ora mi dai anche del grassone?» mi chiede.
Alzo gli occhi al cielo e cerco una soluzione per mettere fine a questo piccolo litigio.
Mi metto in ginocchio sul sedile e mi avvicino verso la sua guancia.
Inizio a lasciargli piccoli bacini delicati.
Un accenno di sorriso inizia a comparire dolcemente sul suo viso.
Mi avvicino al suo orecchio.
«Ma se per caso ti decidessi di perdonare questa povera ragazza che è tanto triste per questa discussione?» gli sussurro sorridendo.
Un accenno di risata.
Mi incanto a sentire quel piccolo versetto perché per me è la fine del mondo.
Perché io vivo del suo sorriso, è la mia aria, è tutto.

Si gira e mi guarda.
«Tu sì che sai come farti perdonare e poi ti dico la verità, non riesco ad essere arrabbiato con te» mi confessa.
«Ma poi non ti prenderei mai in giro.»
«Lo so e mi fido ciecamente di te. Ma … Tante persone hanno fatto lo stesso. Mi sono fidato troppo e poi mi hanno lasciato da solo.»
Il suo viso diventa subito triste.

«No Michael tu di me ti devi fidare.»
Vedo che non mi sta ascoltando, il suo sguardo è fisso su un punto a caso.
Probabilmente sta pensando a momenti terribili della sua vita.
«Michael? Michael? Stai bene?» gli chiedo.
«Tranquilla Silvia, sto bene» mi risponde con gli occhi pieni di lacrime.
«Sai che a me puoi dire tutto … »
«Ma no niente, sto ripensando ad amici e parenti che mi volevano bene prima che confessassi a loro della mia sessualità» mi dice a bassa voce.
«Michael, guardami un attimo.»
La sua faccia non si schioda di un centimetro.
Afferro il suo mento, con forza lo tiro e lo giro verso di me.
«Sei gay? It doesn’t matter to me» gli dico convinta.
Accarezza la mia mano come per prendere tutto il mio amore.

«Grazie» riesce a biascicare. «Dai cambiamo discorso … Per esempio, ti ricordi il giorno del nostro primo incontro?»
«E’ stato il giorno più bello della mia vita, come potrei dimenticarmelo?»
Riesco a fargli ritornare il sorriso sulle labbra.
Quanto amo essere d’aiuto per lui.
Già, perché quel giorno è stato veramente il più significativo.

Ero in macchina con mia zia, la nuova manager di Mika.
Eravamo dirette verso Milano.
Io non stavo più nella pelle invece lei era tranquilla.
E’ abituata ad essere manager di persone famose.
Ad un certo punto squillò il suo cellulare.
«Ah, è Mika» mi disse.
Rispose alla chiamata e disse che saremmo arrivate in meno di dieci minuti.
Dopo poco parcheggiò la macchina e si girò verso di me.
«Cara, siamo sotto a casa sua. Mi raccomando, tranquilla e comportati bene» mi disse.
Suonò il citofono e subito il portone si aprì.
«E’ al terzo piano, saliamo.»
Ad ogni gradino che facevo il mio cuore iniziava a battere più forte.
Ero in preda al panico. Come avrei reagito?
Arrivammo davanti alla sua porta.
Mia zia suonò il campanello.
Arrivò ad aprirci una signora, Joanie.
La mamma di Mika.
Non respiravo già più.
«Benvenute» ci disse accogliendoci con calore.
Dopo poco arrivò anche Mika.
«Ciao» disse con il suo solito sorriso e con il suo accento inglese.
Lì non riuscii più a trattenermi e corsi incontro a lui.
Lo abbracciai come se non avessi mai abbracciato nessuno.
Mika intanto rideva.
Io invece stavo perdendo tutta l’acqua che contenevano i miei occhi.
«Don’t cry» continuava a ripetermi.
Dopo esserci seduti al tavolo per qualche chiacchiera e alcuni sorsi di the, io e Mika andammo a fare un giro per Milano.
Da lì iniziammo a conoscerci meglio.
Io piacevo a Mika e Mika piaceva a me, ovviamente.
I giorni seguenti sui giornali di gossip comparivano foto di noi due con titoli come “Il nuovo amore di Mika”, “Mika non era gay?”, “Mika e la sua nuova ragazza” e“Clamoroso, Mika innamorato di una ragazzina”, ridicolo.
Ritornati a casa ci scambiammo i numeri e iniziammo a sentirci ogni giorno.
E ora mi ritrovo ad andare tutti i week-end a casa sua.
 
«Ma ti ricordi come piangevi la prima volta che mi hai visto?»
Scoppia a ridere.
«Michael, è stata colpa dell’emozione» dico in preda all’imbarazzo.
Intanto che gli dico ciò la macchina si ferma.
«Siamo arrivati signor Penniman» annuncia il conducente.
Michael apre la portiera e mi tende la mano per aiutarmi ad uscire.
Gliela stringo ed esco dalla macchina.
Sono davanti a casa sua.
Ancora.

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Capitolo 3
*** Una foto è per sempre ***


CAPITOLO TRE

Una foto è per sempre

 

Apre il portone con le sue chiavi.
«Prima le donne» mi dice facendomi un inchino.
Entro e aspetto che chiude l’uscio da cui siamo entrati.
«Sei contenta di essere qui con me?» mi chiede.
«Non potrei essere più felice. Davvero, grazie Michael.»
«Non devi dirlo neanche per scherzo, grazie a te.»
Mi avvicino a lui e finiamo con il nostro solito abbraccio.
Questa volta lo stringo ancora più forte.
Ho un rapporto di amicizia così forte con il mio idolo.
Chi è più fortunato di me?

Piega le ginocchia e si abbassa fino a che i nostri occhi non si trovano sullo stesso piano.
Ci stiamo guardando intensamente negli occhi.
Mi sto sciogliendo.
E’ momento fottutamente magico.
«Amo i tuoi occhi. Nella mia vita di occhi belli ne ho visti ma mai come i tuoi. Hanno lo stesso colore del cioccolato che mi mangerei senza pensarci due volte» mi dice.
Arrossisco, mai nessuno mi aveva detto una cosa del genere.
E ora? Che cazzo gli dico?” penso.
Ma lui non si aspetta una risposta, gli va bene così.
Gli basta il mio sorriso imbarazzato e le mie guancie rosse come due ciliegie.
Mi accarezza il viso, mi abbassa la testa e mi stampa un lungo e romantico bacio in mezzo alla fronte.
«Ok, quello che volevo dirti l’ho detto. Saliamo ora» mi dice facendomi l’occhiolino.

Ad ogni gradino che faccio mi sembra di essere ritornata a quel giorno speciale.
Rabbrividisco all’idea, mi giro alla mia destra e lo vedo.
Mi sorride, io faccio lo stesso.
E’ tutto vero, è realtà.
Non sto sognando, sono con lui a casa sua.

Arriviamo davanti alla sua porta di casa.
«MAMMAAAAA, SIAMO A CASAAAA» urla appena oltrepassa la soglia della porta.
Joanie arriva di corsa verso di noi e mi abbraccia.
«Ciao Silvia, come stai?» mi chiede.
«Bene e lei signora Penniman?» le rispondo.
«Sai che puoi darmi del tu, ormai siamo una famiglia.»
Famiglia.
Ora non sono solo l’amica di Michael ma sono entrata a far parte della sua famiglia.
Sono al settimo cielo, la famiglia Penniman mi ha accettato come suo nuovo membro.

«A tavola ora, si raffredderà tutto se non iniziamo a mangiare» dice Joanie.
Ci dirigiamo in cucina e trovo tre piatti fumanti sopra al tavolo.
Ci sediamo e penso di non sapere cosa sto per mangiare.
«E’ ‘kafta’, un tipico piatto libanese. Assaggiala, vedrai come ti piacerà» mi dice Joanie.
Aveva ragione, è un piatto delizioso.
Finiamo tutto il cibo in un battibaleno.

Michael si alza dal tavolo.
«Vieni Silvia, ti devo far vedere una cosa nella tua camera. Ti ho fatto una sorpresa» mi riferisce.
Mi alzo e mi incammino con lui in camera.
Già, perché ha fatto pure realizzare la mia camera in casa sua.
Apro la porta e rimango stupita.
Appoggio la mano sulla mia bocca per tenere a freno la mia emozione.
Aveva riempito la stanza con le nostre foto.
Faccio il giro della stanza e mi fermo ad osservare ogni foto, una per una.
Mi soffermo su una che per me è speciale: la nostra prima foto.
La accarezzo e non riesco a trattenere una lacrima.
Mi ricordo benissimo il giorno in cui l’abbiamo scattata: al parco, durante la nostra prima passeggiata.
Una foto speciale per un giorno speciale.

Mi giro verso il letto e noto un’altra foto.
Una foto molto più grande.
Raffigura noi due con le fronti una contro l’altra e con i nostri sorrisi.
Una delle foto più tenere che io abbia mai fatto.
Mi giro verso Michael.
«Ti piace?» mi chiede.
«Sarei una stupida se ti dicessi di no. Sei una persona d’oro, grazie a Dio sono riuscita a trovarti.»
Gli corro incontro e mi aggrappo al suo collo.
Mi prende in braccio, mi stampa un bacio sulla guancia e io faccio lo stesso.
Mi appoggia a terra.

«Dormire qui ora sarà ancora più bello» confesso.
«Sai, le notti più belle per me sono quando tu dormi da me, mi sveglio a notte fonda e vengo nella tua stanza. Ti guardo mentre dormi e penso che tra te e un angelo non ci sia molta differenza. Quando sei qui posso controllarti e posso finalmente essere io a proteggerti.»
Michael … Quelle dolci parole.
Sapevo che la gente lo adorava per quel suo essere dolce e premuroso ma davvero, non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato fino a questo punto.

Sono contenta di quanto io sia importante per lui ma non mi fido ancora abbastanza.
«Non so più cosa fare per ringraziarti dell’affetto che ogni giorno mi dimostri ma non so se me lo merito fino in fondo» gli dico un po’ confusa.
«Per me basta questo, basta che stai con me. Il resto non conta. Tu sei una ragazza speciale, certo che te lo meriti. Non devi mai dubitare di ciò, te lo meriti. Forse sono io che non mi merito il tuo.»
«No Michael è impossibile non amarti. Guardati, sei fantastico. E guarda il mondo là fuori, tutti impazziscono per te. Io ho la fortuna di essere la tua ‘prescelta’, non immagini neanche quante persone vorrebbero essere al mio posto, cazzo sono davvero fortunata.»
Michael capisce che è uno dei ragazzi più desiderati ed apprezzati anche se non fa nulla per essere al centro delle attenzioni, non è per niente eccentrico. Anzi, fa di tutto per rendere le altre persone felici: la sua famiglia, i suoi amici, Mark, i suoi fans … E poi ci sono io, che non ho ancora capito cosa potrei essere per lui.
Resta ancora un punto di domanda per me.

Mi sorride e io non riesco a fare altro che fissarlo.
Il suo sorriso mi manda sempre in tilt!
Penso che quando Dio distribuiva il sorriso Michael era certamente in prima fila.
«Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata?» mi propone.
«Buona idea» gli rispondo.
Non vedevo l’ora di uscire un’altra volta con lui e farmi un po’ invidiare dalla gente perché ho un valido motivo per farlo.
Mika, il famosissimo cantante internazionale amato da tutti, vuole me e ha scelto su 7 miliardi di persone.
 

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Capitolo 4
*** A big mistake ***


CAPITOLO QUATTRO

A big mistake


Ci dirigiamo verso l’attaccapanni dove si trovano le nostre giacche e Michael si mette il suo elegantissimo cappotto.
Adoro quel cappotto, forse perché lo indossava il giorno della nostra prima uscita.
Allungo la mano per prendere la mia giacca ed indossarla ma Michael mi prende la mano e me la sposta.
«No, questo lavoro appartiene a me» mi dice.
Prende la mia giacca e me la infila.
Michael sta facendo il gentiluomo con me, mi sento tremendamente come una principessa.
«G-Grazie» balbetto imbarazzata.
«Non devi ringraziarmi, se no che gentleman sarei?»

Usciamo dall’appartamento, scendiamo le scale e poi lasciamo l’edificio.
«Dove vuoi andare, tesoro?» mi chiede.
Tesoro.
Mi ha appena chiamata tesoro.
Sento che dentro il mio stomaco iniziano a prendere vita le mie farfalline.
«Per me è uguale, scegli tu» gli rispondo.
«Allora potremmo, per prima cosa, andare in un bar. Ti va?» mi chiede.
«Si, certo.»

Camminiamo per circa dieci minuti finché Michael si ferma davanti ad un bar.
Dal fuori sembra un locale di lusso: i camerieri sono vestiti elegantemente e la sala è molto formale.
Entriamo e un cameriere ci viene subito incontro.
«Buon pomeriggio signor Penniman.»
Bene, a quanto pare, Michael viene spesso qui.
«E’ solo oggi? Non c’è il suo compagno?» chiede il cameriere con un po’ troppa confidenza a Michael.
«Non penso che deva interessarsi di questa cosa … E poi oggi sono con lei» dice facendomi avvicinare a lui.
«Ah, con questa bella ragazza. Interessante» dice fissandomi.
Mi sta guardando da troppo tempo, squadrandomi e fermandosi in continuazione sul mio seno.
Non mi piace quell’uomo ed inizio ad avere paura.
Michael si mette davanti a me in modo da nascondermi.
«La smetta subtio o sarò obbligato a passare alle maniere forti» dice Michael arrabbiato.
Non ho mai visto Michael così furibondo.
Mi sta proteggendo ed è la miglior protezione che potessi desiderare.
«No, si calmi signor Penniman» dice mezzo impaurito. «Ecco il vostro tavolo.»
Ci indica il tavolo e finalmente ci sediamo.

Michael prende il menù ed inizia a scrutare le varie bevande che si posso ordinare.
Non parla, è ancora troppo adirato.
«Michael? Grazie per avermi difeso prima … » dico rompendo il silenzio.
«Sicuramente non mi rivedranno più in questo locale … Scusi, non pensavo che la gente di questo posto fosse così malata … » dice iniziando ad agitarsi.
Il suo solito errore “scusi” mi rallegra il viso.
Gli tocco la mano per riuscire a tranquillizzarlo.
«Tranquillo, non è successo nulla. Non devi scusarti.»
Prende la mia mano tra le sue e ci stampa sopra un bacio.
«Mi sento come una merda, sono sconvolto» mi confessa.
«No Michael, davvero, è tutto a posto» gli dico sorridendo.
Mi sorride anche lui.

In quel preciso istante arriva un cameriere per le ordinazioni.
Per fortuna non è il tipo di prima.
«Cosa vi posso portare, signori?» ci chiede.
«Per me un the inglese, tu Silvia?» dice Michael.
«Per me una cioccolata, grazie» rispondo.
Sto per chiudere il menù quando mi soffermo sul prezzo di una cioccolata.
Sessantasette fottuti euro.
Direi che Michael sa sceglierli bene i posti di lusso.

I nostri ordini arrivano subito e piano piano finiamo il contenuto liquido presente nelle due tazzine.
Michael si alza e va a pagare.
Ritorna al tavolo dopo aver pagato novantasette euro.
«Ma tu sei pazzo a spendere così tanto per una cioccolata e un the» gli dico.
Lui alza le spalle.
«Fa niente, non è un problema» mi risponde.
In effetti a lui non cambia molto spendere così tanto per quelle due bevande.

Usciamo dal locale e andiamo verso le vie piene di negozi.
Sono le cinque e mezza di sera, la notte inizia a calare e le prime luci iniziano ad accendersi.
«C’è tantissima gente, qua finiremo per perderci. Dammi la mano» mi dice.
Prende la mia mano e me la ritrovo nella sua, calda e confortevole.
Mi sento ancora protetta, vorrei poterla non lasciare più.
Ci incamminiamo tra la folla guardando le vetrine, ridendo, parlando e scherzando.
E’ davvero bellissimo per me stare in sua compagnia, mi fa sentire unica e speciale.
Di tanto in tanto qualcuno lo riconosce e lui, da brava persona che è, saluta e firma qualche autografo.

Finché un gruppo di ragazze, più o meno della mia età, si piazzano davanti a lui saltandogli quasi addosso.
Lui fa foto e autografi, mentre quello ochette iniziano ad urlare dalla felicità.
Però mi guardano tutte male.
«Scusa, ma cosa ci fai tu con il nostro idolo?» mi chiede la più alta del gruppo.
«Sono un’amica di Mika» rispondo.
«Non si direbbe da come vi tenevate le mani» ribatte.
«Noi non siamo fidanzati ok? Dovreste sapere bene anche il perché … » dico un po’ infastidita.

Iniziano ad arrivare paparazzi da tutte le parti. 
Probabilmente si è sparsa velocemente la notizia che Mika è in giro per Milano.
Michael odia quando iniziano ad infastidirlo, soprattutto quando lo disturbano durante il suo tempo libero.
Mi sento confusa, non cosa fare.

«SPOSTATI RAGAZZINA» mi urla un paparazzo.
Questo mi dà uno spintone talmente forte che cado a terra.
Vedo Michael che inizia ad infuriarsi e a scaraventarsi contro il paparazzo.
Mi alzo prontamente in piedi e mi metto fra i due, bloccando la rissa sul nascere.
Michael sta per sferrare un pugno al paparazzo ma riesco ad impedirglielo.
«MICHAEL, MICHAEL CALMATI. NON HA FATTO APPOSTA, CALMATI» gli urlo contro.
Lo prendo per il cappotto e lo porto via con forza.

Entriamo in una piccola via deserta.
Aspetto che si calma un attimo e poi inizio a parlargli.
«Michael, non mi piace quando sei così violento. Mi fai paura.»
«Lo so, mi faccio schifo da solo» dice abbassando la testa.
Una lacrima solca il suo viso perfetto.
Prendo la sua faccia tra le mie mani e la porto sullo stesso piano della mia.
«Oh no Michael, tu non fai schifo. Tu sei il mio sorriso» gli dico.
I nostri visi sono così vicini e non riesco a trattenermi.
Le mie labbra si appoggiano sulle sue, sfiorandole.
Le nostre bocche combaciano perfettamente.
Sento battere il suo cuore insieme al mio, è la cosa più bella che abbia mai provato.

Sembra tutto meraviglioso finché non prendo coscienza di cosa sto facendo.
Mi stacco dalla sua bocca e mi copro la mia con le mani.
Indietreggio di qualche passo piangendo.
Questo non doveva succedere.
Cosa cazzo avevo fatto.
 
 

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Capitolo 5
*** I have to forget him ***


CAPITOLO CINQUE

I have to forget him

 
 
Scappare il più lontano possibile.
Ecco cosa mi frulla solamente in testa.
Mi metto a correre, non so dove sto andando ma so soltanto che non devo rimanere nei paraggi di Michael.
Qualche volta mi giro per vedere se Mika mi stia per caso rincorrendo ma, come pensavo, non è così.
Questa volta l’ho fatta grossa e avrei dato di tutto pur che questa situazione non si presentasse mai ma purtroppo era successo.
Avevo deluso Michael, quell’unica persona di cui mi interessava veramente.
Ho il cuore a pezzi e probabilmente ora Michael mi sta tirando addosso i peggiori insulti.
Ma, ahimè, questa volta ha tutti i motivi di questo mondo per farlo.

Decido che adesso posso smettere di correre, prendo il cellulare e digito il numero di mia zia.
Il cellulare squilla ma non c’è nessuno pronto a rispondere alla mia chiamata.
Fino a che:«Pronto?»
«Zia? Sono io, Silvia» rispondo.
«Tesoro, ciao! Ti serve qualcosa?» mi chiede.
«Sì, insomma, mi servirebbe un passaggio fino a casa. Sei a Milano, vero?»
«Sì, sono qui per alcuni affari. Ma questo week-end, come tutti oramai, non eri da Mika?»
PANICO. Cosa mi invento ora?

«Esattamente… Ma sai come sono le persone famose, prima sono liberi e poi sono pieni di impegni. Mika deve andare subito a Londra per questioni di lavoro» riesco ad inventare.
«Ma io sono la sua manager, dovrei sapere queste cose.»
Forse tirare fuori i suoi impegni alla sua manager non è stata l’idea migliore.

«E’ stata una cosa improvvisa, ritornerà qui a Milano stasera.»
Speriamo che questa volta se la sia bevuta.
«Ah, come dici tu. Dove sei che ti passo a prendere?»
Un sospiro di sollievo, almeno a questa bugia aveva abboccato.
«Sto andando in piazza Duomo, vieni a prendermi lì.»
«Va bene cara, arrivo subito.»

Mentre mi incammino verso la piazza noto che, senza Michael, Milano fa paura.
Mi sento in soggezione, tutti mi guardano.
Quanto vorrei ora che fosse vicino a me.
Dopo pochi minuti riconosco la macchina che accosta vicino a me.
Mia zia, finalmente un volto famigliare!

Salgo sull’automobile e subito inizia a chiedere il motivo di questo cambio di programma di Mika.
«Poteva avvisarmi il tuo ragazzo ricciolino, eh?»
«Non è il mio ragazzo, cazzo» dico seccata.
“Soprattutto ora, poi” penso.
Per calmarmi decido di ascoltare della musica ma forse farei meglio evitare perchè il mio Ipod conosce solo canzoni di Mika.
Scorro alcune canzoni ma nessuna potrebbe essermi d’aiuto.
MY INTERPRETATION-MIKA.
CELEBRATE-MIKA.
BLUE EYES-MIKA.
STARDUST-MIKA.
LOVE TODAY-MIKA.
TOUCHES YOU-MIKA.


Sono tutte del ragazzo perfetto che fin dal primo sguardo mi ha fatto innamorare ma ora devo riuscire a pensare a tutti tranne che a lui.
Probabilmente lui sta già cominciando a dimenticarmi e io dovrò fare lo stesso.
Mi soffermo su una canzone ed inizio a riflettere.
MAKE YOU HAPPY-MIKA.
Questa canzone non era dedicata a nessuno in particolare finché non ti ho incontrata, ora so a chi appartiene” mi aveva detto la settimana prima.
Già, mi aveva dedicato una delle sue poesie.
Quella era la mia canzone, sì era perché probabilmente non lo sarà più.

Dopo un’ora rimasta ad annoiarmi in macchina finalmente sono sotto a casa mia.
Saluto e ringrazio mia zia e vado ad annunciare il mio arrivo anticipato ai miei genitori.
Mi chiedono il perché di ciò e io rispondo con la mia solita bugia già usata prima.
Non controbattono alla mia versione, meno male che si fidano ciecamente di me.
Vado in camera mia e mi ci rinchiudo dentro, non vorrei più uscire di qui per la vergogna.
Alla sera non riesco neanche a mangiare e mi addormento molto presto.

Passo il sabato e la domenica nel mio letto a pensare a quel fottuto bacio che potevo evitare e che sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma purtroppo non ce l’avevo fatta.
Era stata un’azione più forte di me, incontrollabile.
Ora so cosa provo per Mika: attrazione.
Guardo e riguardo il cellulare sperando in un suo messaggio o in una sua chiamata ma niente.
Mi aveva già dimenticato così facilmente?
Tutti i nostri momenti ora sono diventati merda?
Probabilmente non mi voleva bene come pensavo.
Forse ero una delle tante che aveva preso in giro.

Il lunedì mattina arriva in fretta e forse Sarah, la mia migliore amica, mi potrebbe far ritornare il sorriso.
Mi incammino verso scuola, entro nell’edificio senza farmi notare troppo ma vedo che tutti mi fissano spettegolando.
Non mi interessa, in quella scuola sono tutti teste di cazzo, sinceramente.

Nessuno in classe, sono arrivata abbastanza presto.
Prendo il libro di storia ed inizio a ripassare l’ultimo argomento che avevamo trattato.
Improvvisamente sento che qualcuno entra nell’aula molto velocemente: Sarah.
Un sorriso prende vita sul mio viso ma sul suo c’è ben altro che un sorriso, sembra quasi arrabbiata e preoccupata.
Noto che sotto al suo braccio c’è un giornalino, strano.
Non era mai stata interessata di gossip!

Si avvicina verso di me e mi sbatte il settimanale sul banco.
«E ADESSO TU MI SPIEGHI COSA SIGNIFICA QUESTA COSA» mi urla in faccia.
Guardo la copertina e per poco non mi sento male.
«Oh porca puttana … » mi lascio andare.
Io, Michael e il nostro bacio sulla copertina di quel fottuto giornalino.
«MA SAI QUAL E’ LA COSA PEGGIORE? CHE E’ LA COPERTINA DI TUTTI I GIORNALI DI GOSSIP!»
Un paparazzo, evidentemente, era ancora nei paraggi e senza che io e Mika ce ne accorgessimo, era riuscito ad immortalare quel momento.
«MA COSA VI E’ VENUTO IN MENTE? SE VOLEVATE ASSOLUTAMENTE DARVELO STO CAZZO DI BACIO PERCHE’ NON LO AVETE FATTO A CASA SUA? TI RENDI CONTO IN CHE CASINO SIETE FINITI? ANZI IN CHE CASINO HAI FATTO ANDARE LUI! FA COMING OUT DICENDO DI ESSERE GAY E POI LO BECCANO CHE BACIA APPASIONATAMENTE UNA RAGAZZA!»
Quelle parole mi feriscono ma so che sono la verità.

«Sarah» inizio «Quel bacio non doveva esserci, è stato un mio momento di debolezza, lui non voleva! Sono stata io la scema che non ha potuto resistere! E’ da venerdì che non ci parliamo, io non ho passato il week-end da lui e dopo questo bacio non ci siamo più visti!»
Ho fatto passare Michael dalla parte del bugiardo e ora, per colpa mia, avrà intervistatori ovunque per una sua dichiarazione su questo fatto.
Scoppio a piangere ma Sarah, prontamente, mi abbraccia.
«Ehi, ehi, ehi, io sono tua amica, la tua migliore amica perciò ti aiuterò. Risolveremo tutto, insieme.»
 
 

 
 

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Capitolo 6
*** Perdonami ***


CAPITOLO SEI

Perdonami


           




















Le cinque ore di lezione sembrano non terminare mai e io non faccio altro che pensare ad una soluzione.
E’ complicato, molto complicato tanto che non mi viene in mente nessuna idea su come uscire da questa situazione che come un imbecille mi sono cacciata dentro.
Potevo benissimo restarne fuori ma sono fatta così e i guai per me sono sempre dietro l’angolo.

Anche l’ultimo secondo di lezione se n’è andato, mi precipito subito da Sarah per sbrigarci ad arrivare a casa.
Inizia a mancarmi tremendamente, non sento la sua presenza, il suo profumo.
Non vedo il suo sorriso, i suoi splendidi occhi, non posso toccare i suoi riccioli.

Arrivate a casa decido di mettermi subito all’opera per escogitare qualcosa.
Sarah intanto mangia un panino, non sa stare un attimo senza il cibo!

«Chiamalo» mi suggerisce subito.
«Non mi risponderebbe mai» dico «Ha il mio numero, genio
«Io almeno tenterei» dice con la bocca intenta a divorare il suo panino.
Compongo il suo numero, sembra che non sia neanche più di mia conoscenza.
Schiaccio la cornetta verde e appoggio il cellulare sul mio orecchio.

Squilla.
Dopo circa venti secondi di attesa una voce familiare risponde.
«Dimmi subito quello che hai da dire e poi sparisci.»
Mika. Sì, dopo tutto quello che gli avevo fatto riesce ancora a parlarmi.
Non posso lasciarmi scappare un amico così, una persona che riesce a volermi così bene.
Devo cercare in tutti i modi di riprendermelo e di fargli tornare la fiducia nei miei confronti.
«Possiamo vederci e parlare? Ti prego, dammi un’ultima possibilità …» dico sottovoce.
Le lacrime iniziano a scendermi e riempiono il mio volto.
«Forse è arrivato il momento di dividerci … E questa volta … PER SEMPRE.»

PER SEMPRE.
Quelle due fottute parole mi rimbombano nella testa come fossero macigni.
Non può finire così, non può.
«Michael, io tengo davvero ancora a te. NON VOGLIO CHE VADA TUTTO A PUTTANE!» dico urlando e non riuscendo neanche a trattenere quelle poche lacrime che mi ero risparmiata.

Silenzio.
Dall’altra parte della cornetta nessuno risponde più.
«Senti … Tra mezz’ora dietro alle scuole medie, voglio parlarti anche io» mi risponde Michael.
Rimango quasi stupita un’altra volta.
Mi ha dato un’altra possibilità e questa volta, davvero, non la voglio sprecare.
«A dopo allora» gli dico.
«Non pensare che sia tutto a posto, Silvia. Niente è a posto … Comunque a dopo» mi risponde quasi seccato.

Chiudo la chiamata e mi butto fra le braccia di Sarah.
«E ricordati … “Niente è a posto”» dice imitando la voce di Michael.
Scoppiamo tutte e due a ridere quasi contente del risultato ma non ancora del tutto convinte.
«Senti Mika arriverà fra mezz’ora, tu intanto pensa a cosa gli dirai. Mi è venuta un’idea, mettiti addosso qualcosa che ti ha regalato lui. Potrebbe aiutarti!»

Corro verso l’armadio e senza pensarci prendo un maglioncino speciale.
“S+M=♥”  scritto sopra.
Me l’aveva regalato qualche settimana fa e non l’ho mai messo.
Questo è il momento buono per inaugurare il mio nuovo indumento.
Cambio la felpa e me lo infilo.
Mi guardo allo specchio e penso “Wow, è stupendo”
«Direi che è perfetto!» dice Sarah facendomi l’occhiolino.
Un enorme sorriso spunta sul mio viso e la ringrazio.

«Ora andiamo, ormai è quasi ora.»
Usciamo da casa per poi dirigerci verso le scuole medie.
Sono più che agitata, chissà cosa mi dirà.
Chissà come andrà a finire.
«Silvia, ti lascio ora. Fammi sapere dopo come va, ok?»
Annuisco e ci uniamo in uno splendido abbraccio lunghissimo.
Si stacca e si allontana salutandomi con la mano.

Ok, ora devo solo aspettare che Michael arrivi e poi si vedrà.
Dopo circa cinque minuti avvisto una macchina nera in lontananza.
Sono sicura: è lui.
Compare davanti a me e una figura di 1,91 m apre la portiera per poi richiuderla dietro di sé.
Fa segno al conducente di andarsene e di ritornare dopo.
La macchina gira e sparisce nel centro della città.

Il suo occhio cade inevitabilmente sul maglioncino, lo guarda quasi con disprezzo.
«Patetico … » mi dice «Inizia tu.»
«Ok … Senti Michael non si cosa mi sia preso, davvero, non riesco a capacitarmi ma non sono riuscita a fermarmi. Non ero io, giuro. Dire che mi dispiace è poco ma non voglio che tu mi perdoni, accetterò la tua scelta ma sappi che vorrei sparire» dico tutta d’un fiato.
«Bene, io volevo solo dirti che per me è tutto finito, non voglio che tra noi due ci sia ancora qualcosa perciò è stato bello passare tutto questo tempo insieme a te ma non posso più continuare. Da quando ci sei tu la mia vita ha iniziato a girare nel senso opposto. Basta, sono stanco. Ti auguro tutto il bene di questo mondo, ma dimenticati di ME.»

Si gira e si incammina verso la parte opposta della mia.
Mi butto a terra, quelle parole mi stanno mangiando viva.
Non riesco a sopportare tutto questo dolore, preferirei non essere mai nata.
«TI PREGO MICHAEL, TI PREGO! NON POSSO CONTINUARE SENZA DI TE, LA MIA VITA NON HA UN SENSO. TI PREGO, FERMATI!» urlo con tutto il fiato che ho dentro di me.
Le lacrime solcano ancora il mio volto e questa volta penso che non mi sia mai sentita così male come adesso.
All’improvviso si ferma.
Si gira verso di me, mi guarda ma si rigira ancora.
Guarda verso il basso e stringe i pugni.

«No, non posso» dice venendomi incontro.
Mi aiuta a rialzarmi.
«Non riesco a vederti in queste condizioni, davvero» mi dice con le lacrime agli occhi.
«Michael …»
«Silvia … La colpa è anche mia. Me la prendo troppo per ogni minima cazzata e questo mi stava facendo perdere una delle persone più importanti della mia vita. Non sono vere le parole che ti ho detto prima, niente è vero di quello che ti ho detto, in questi quattro giorni che sei mancata la mia vita era una merda. Ti prego, perdonami» dice versando tutte le lacrime che ha.

Con i pollici asciugo le sue lacrime e mi sento leggermente sollevata.
«No Michael, per fortuna che tu mi hai perdonata!» gli dico.
Apre le sue braccia e io mi infilo dentro.
Quanto mi erano mancati quegli abbracci, solo ora capisco quanto sono importanti per me!
«Ti voglio bene piccola» mi sussurra nell’orecchio.
«Ti voglio bene anche io ricciolino.»
 
 


Angolo dell'autrice

Mi scuso veramente tanto se
è da parecchio tempo che non scrivo
quando molte persone
aspettavano il mio capitolo.
Ora eccolo qua, spero vi piaccia :3
Vorrei ringraziare chi continua a
seguire la mia storia, lo
apprezzo molto.


GRAZIE.

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