Angel

di Rain e Ren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 2. Incubo. ***
Capitolo 3: *** 1. Confusione. ***
Capitolo 4: *** 3. Sotto la pioggia... ***
Capitolo 5: *** 4. Sensi. ***
Capitolo 6: *** 5. Quando cala la notte. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prima ff su Twilight., perciò siate clementi.
In questa storia ho immaginato una Bella diversa, strana, e forse più pericolosa di Vampiri e Licantropi messi insieme.
Segreti che tornano alla luce…
Perché la verità vene sempre a galla…!




Prologo.


Gli Angeli sono quelle creature che, a detta della gente, vegliano su tutti noi.
Creature dall’infinità bontà.
Esseri di luce e pace.
Ma quanto di vero c’è in queste parole!?
Poco o niente.
Nessuno sa per certo chi siano e cosa rappresentino i cosiddetti Angeli che poi, diciamocela tutta, sono totalmente diversi da quelli rappresentati nelle fiabe per bambini.
Quelli sono solo essere immaginari.
Creature che i genitori dipingono per i loro figli, per farli sentire sicuri nel buio della notte.
Ma cosa sono davvero gli Angeli?
E perché nessuno sa per certo la loro esistenza?
Alcuni li considerano reali, altri solo frutto di fantasia e immaginazione.
Ma anche se le teorie sono diverse, tutti sono convinti di una cosa, che ci credano o meno: sono le persone morte che, dopo di essa, vegliano su chi amano dal Paradiso.
Quante sciocchezze!
Volete sapere quel’è la verità???
Bhè, per prima cosa…gli Angeli non sono persone defunte!
Toglietevelo dalla testa!!!
In secondo piano…non esiste alcun Paradiso!
Toglietevi anche questo dalla testa!
Per terzo…bhè, qui la storia si fa complicata.
Spiegare cosa sono davvero gli Angeli è come essere sicuri di uscire da un Buco Nero!
Non si sa con sicurezza.
Gli unici che sarebbero in grado di dare una definizione propria non si fanno mai vedere dagli umani…
O meglio, non si fanno proprio vedere.
Eppure è così strano!
Perché?
Bhè…perché loro sono in mezzo a noi.
Sembrano umani ma sono Angeli.
Persone che sembrano comuni, custodi di segreti millenari.
Imprigionati nel corpo di umani, stretti nella morsa fredda e crudele della vita.
No, a loro non è concessa la morte…
Come non è concessa hai Vampiri…
Così simili eppure così diversi…
Eppure, per molti secoli, loro si sono odiati.
E poi, improvvisamente…
No, questa è un’altra storia; la storia vera di una leggenda; la leggenda che divenne realtà.
Ed è proprio a causa di questa che io, adesso, vi parlerò.
Ma state attenti!
Non sempre conoscere i segreti è bene…
Non tutti i misteri devono essere svelati…
A volte le tenebre del mistero devono avvolgere la vita di qualcuno.
O qualcosa si spezzerebbe per sempre…





Ecco il prologo.
Forse non si capiva molto, ma andando avanti la storia diventerà sempre più chiara, ve lo assicuro.
Recensite?!

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Capitolo 2
*** 2. Incubo. ***


Arriva il secondo capitolo!
Ringrazio ka chan e emily ff per aver commentato.
Affettivamente la storia non è molto chiara nei prima cap, ma ho dovuto stare attenta alla lunghezza dei capitoli, altrimenti sarebbero state 20 pagine di word, ed era meglio evitare.
Per emily ff: Jacob apparirà, ma tra un po’ e…poveretto, mi fa un po’ pena per come lo farò trattare da Bella ma…bhè, non appena arriverà il capitolo capirai il perché!




2. Incubo.


Quando aprì gli occhi era buio.
- Che strano.- si disse Bella guardandosi attorno. - Ho davvero dormito tanto?-
Ma guardandosi intorno non notò niente di famigliare, nulla che le facesse capire dove si trovava anche perché, naturalmente, si rese conto che non era nella sua stanza nella casa di Forks.
Spostò gli occhi da una parte all’altra nella vana speranza di trovare qualcosa, un appiglio che l’aiutasse ad uscire da quel buio quasi soffocante.
Poi, improvvisamente, da buio emerse una luce, e lei si ritrovò in una casa che ben conosceva.
“ Ma questa è la casa dei Volturi!” urlò vedendo dove si trovava; benché avesse urlato, però, sembrò che la sua voce non fosse stata sentita se non da lei stessa.
Aguzzò la vista prima di notare che l’abitazione non era vuota: da una parte i Volturi a comandare una legione di vampiri, dall’altra…
Bella spalancò occhi e bocca: erano licantropi!
Ma allora…quella…era l’antica guerra tra le due razze che tanti problemi aveva portato.
La ragazza, ancora con gli occhi sgranati, vide la battaglia più feroce combattersi davanti hai suoi occhi, vide dolore e odio di entrambe le fazioni mischiarsi fino a sfociare in sangue sparso con crudeltà sul pavimento.
Il liquido scarlatto usciva a fiotti dai corpi dei combattenti, macchiando i nemici e gli amici, sporcando il muro con schizzi che sembravano lacrime amare, le stesse lacrime che non potevano piangere.
Avrebbe voluto gridargli di fermarsi, ma sembrava che la voce le si fosse spenta in gola.
Poi, improvvisamente, qualcosa accadde.
La battaglia si fermò di colpo.
Un silenzio tetro e spaventoso cadde nella casa facendola cadere nel terrore e nell’orrore.
Una donna si era posta a protezione di entrambe le razze.
In mezzo a quella guerra di cui, forse, non faceva nemmeno parte.
Nel suo collo candido erano affondati i denti di un vampiro; nella sua schiena erano affondate le zanne di un licantropo.
Il sangue usciva rapido dal suo delicato corpo, -delicato per la bellezza che possedeva- macchiando la terra ai suoi piedi, creando una pozza scarlatta in cui la scena si rifletteva limpida.
“ Questa guerra…deve…finire oggi.” Sussurrò a fatica con la bocca impastata dal sangue.
Il vampiro e il licantropo si allontanarono velocemente da lei; la donna rimase in piedi, il volto nascosto dai capelli, la schiena ricurva per il dolore, ma pur sempre in piedi.
“ Perché l’hai fatto?” chiese Caius facendosi avanti con invisibile esitazione. “ Questa guerra non ti avrebbe mai toccata; tu sei un Angelo della Morte.”
E lei scoppiò a ridere, una terribile risata priva di allegria o alcunché.
“ Hai ragione…ma solo in parte.” Tossì, e un rivolo di sangue le uscì dalla bocca. “ Avrebbe toccato mia figlia. Voi la volete; entrambe le fazioni la vogliono.”
Il suo sguardo divenne di fuoco mentre pronunciava quelle parole.
Bella sussultò impercettibilmente e sentì le lacrime affacciarsi agli occhi, pronte per sgorgare senza pietà.
Eppure lei non conosceva quella donna. Allora perché sentiva così tanto dolore davanti a quella scena.
Vampiri e licantropi rimasero in silenzio, impauriti da quella donna, ma nei loro occhi Bella lesse anche ammirazione per un gesto così avventato. E solo per amore.
“ Voglio che questa guerra si concluda con la mia morte.” Disse secca mentre le forze l’abbandonavano.
“ Cosa???” esclamarono le due fazioni sorprese.
“ Non abbiamo mai avuto rapporti idilliaci, questo è vero, ma se la mia morte porterà alla fine di quest’assurda guerra allora va bene; le nostre razze, -vampiri, licantropi e angeli- si sono odiate anche troppo, non credete? Non abbiamo fatto altro che combatterci e massacrarci a vicenda, senza renderci conto che presto o tardi ci saremmo distrutti a vicenda.”
“ Che intendi dire?” chiese Marcus uscendo dall’oscurità in cui Bella non riusciva a vederlo.
“ Non riuscite proprio a capirlo?” chiese lei con una nota d’impazienza nella voce. “ Se non ci fermiamo subito le conseguenze saranno terribili; non solo per noi, ma per tutte per creature della Terra. Se non la smetteremo ci estingueremo per le troppe morti.”
E nessuno potè più contrastare.
Era vero, se non si fossero fermati subito nessuno sarebbe sopravvissuto, e le loro specie sarebbero scomparse per sempre; dovevano dire basta in quel momento, e mettere da parte quelle incomprensioni e quei rancori nati chissà quando e chissà perché.
Bella abbassò lo sguardo e le lacrime scesero senza più barriere e contenerle.
“ Chi ci assicura che gli altri angeli non ci attaccheranno dopo la tua morte?” chiese un licantropo per niente convinto da quella situazione fin troppo strana e assurda.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
“ Non lo faranno.” Assicurò a mezza voce. “ Ma la guerra deve terminare con la mia morte.”
Ci furono alcuni istanti di silenzio in cui nessuno osò fiatare.
Infine, Aro si fece avanti con passo sicuro.
“ E va bene.” accettò con calma. “ La tua morte segnerà la fine di questa guerra.”
La donna sorrise e cadde a terra stremata, ma ancora viva. “ Grazie…” sussurrò prima di toccare il pavimento.
Poi, com’era apparso, tutto scomparve.
Bella alzò di scatto la testa e le lacrime le si arrestarono lasciando che la loro scia infuocata le bruciasse le guance; quando l’ultima goccia cadde a terra lei si avvicinò alla donna.
“ Chi sei?” le chiese inginocchiandosi a fianco.
“ Solo un’anima dannata…” rispose lei con un mezzo sorriso. “ …che forse, grazie all’amore, ha ricevuto il perdono tanto agognato.”
“ Stai morendo…” una semplice constatazione.
“ Si.”
“ Ma hai una figlia…” altra constatazione.
“ Si.”
“ E non t’importa.” Bella si chiese cosa le desse la forza di muovere un rimprovero contro di lei, cosa le desse in coraggio di rimproverarle quella scelta che probabilmente lei non sarebbe mai stata in grado di fare.
“ M’importa.” La contraddisse la donna, ma non sembrava arrabbiata. “ Ma è proprio per lei che ho fatto questa scelta; se la guerra si ferma, allora lei avrà una possibilità in più di essere normale…anche se ha il mio stesso sangue…”
“ Che significa?” ma la donna scosse la testa e una lacrima le rigò il viso.
“ Questa è la mia prima ed ultima lacrima…” sussurrò prima di chiudere gli occhi per sempre.
Bella rimase ferma, immobile davanti a quel cadavere.
Una morsa dolorosa le strinse il cuore e le parve di soffocare; un dolore lancinante causato da un sentimento che non poteva essere rivolto a quella sconosciuta.
Come se una parte di lei si fosse distrutta con quella morte.
Si strinse in se stessa cercando di placare il dolore, ma sembrava tutto inutile.
Troppo dolore…
Troppo dolore sconosciuto.

Nel frattempo, nel mondo reale, era scoppiato il finimondo, almeno per quanto riguardava casa Swan.
Distesa sul pavimento, Bella si contorceva e tremava, come se il corpo fosse sottoposto ad un forte dolore; la gola le bruciava per le troppe grida trattenute.
Charlie Swan, appena rientrato, non potè fare a meno di sentire le urla della figlia; corse nella sua stanza e, vedendola in quelle condizioni, il suo cuore rischiò il collasso.
“ Bella…” la chiamò piano, troppo sconvolto.
“ BELLA!” adesso stava urlando. “ BELLA TI PREGO APRI GLI OCCHI!”
Ma era tutto inutile, lei continuava a contorcersi.
Preso dal panico, Charlie la depose sul letto, -con molte difficoltà- prima scendere a prendere il telefono e chiamare il dottor Cullen, l’unico che in quel momento poteva aiutarlo in qualche modo.

Casa Cullen era silenziosa…più o meno.
O meglio, lo sarebbe stata se Emmett e Jaspert non avessero organizzato una sfida di lotta, ma per il resto era tutto tranquillo; Carlisle era seduto su una poltrona intento a leggere un libro, Edward era al pianoforte, Rosalie nella sua stanza e Alice era appollaiata sul bracciolo del divano a guardare il due ragazzi che combattevano.
Improvvisamente trasalì e smise all’istante di ridere. Tutti si voltarono verso di lei.
“ Cos’hai visto?” le chiese Emmett rimettendosi in piedi.
“ Io…io non…” balbettò la mora con gli occhi ancora sgranati.
“ Alice, che cosa hai visto?” le chiese tranquillamente Carlisle.
“ Ho visto Bella.”
Il sangue gelò nelle vene di Edward che, in meno di un secondo, le fu affianco.
Aveva il viso tirato dalla preoccupazione, la mascella contratta e la mani erano strette in un pugno.
“ Cos’è successo?” le chiese cercando di rimanere calmo.
“ Non lo so.” ammise Alice in un sussurro. “ Non riesco ha definire nulla. C’è troppa confusione.”
In quello Esme apparve nel salotto con il telefono in mano.
“ Carlisle, è l’ispettore Swan.” Annunciò notevolmente preoccupata. “ Ha detto che vuole parlarti subito. Bella sta male.”
Tutti si guardarono per un secondo prima che il dottor Cullen prendesse il telefono.
La conversazione durò pochi minuti, ma per tutti erano anni; alla fine Carlisle chiuse la telefonata e guardò gli altri.
“ Immagino abbiate sentito tutto.” Disse con voce pacata mentre annuivano. “ Edward, Alice, volete venire?”
Nel giro di pochi secondi erano gia tutti sulla Volvo e si dirigevano a gran velocità verso casa Swan.

Charlie non si era mosso dal capezzale di Bella nemmeno per un momento.
Quando suonarono alla porta, lui corse come un fulmine ad aprire e, una volta visto che era il dottor Cullen, riuscì a tranquillizzarsi almeno un po’.
“ Grazie per essere venuto…” disse a Carlisle. “ Ah, ci siete anche voi?!” aggiunse notando Edward e Alice.
“ Si, gli ho detto io di venire. Se Bella è agitata come mi hai detto allora ho pensato che loro avrebbero potuto provare a calmarla.” Spiegò il biondo con un mezzo sorriso.
“ Certo…” ammise forzatamente Charlie. “ Sono sicuro che aiuteranno Bella…”
Ma nella sua voce c’era una note d’incertezza che non era sfuggita a nessuno dei tre vampiri; e non era un’incertezza data dalla presenza dei due fratelli Cullen, ma piuttosto dalla mancanza di sicurezza che Bella si svegliasse.
Quando entrarono nella camera della ragazza, scortati da Charlie, persino loro dovettero ammettere che non era affatto tranquillizzante vedere Bella in quelle condizioni.
Scossa da convulsioni potenti, tremante per il troppo dolore, con le grida strozzate da quest’ultimo…
A Edward si strinse il cuore, anche se ormai si era fermato.
Improvvisamente Bella inarcò la schiena come se questa fosse stata percorsa da una scarica elettrica.
Carlisle le fu accanto in un secondo e le iniettò un calmante, ma questo non parve servire, anzi, la situazione stava via via peggiorando.
“ Ma che succede?” chiese Charlie urlando. “ Cosa succede?” ma Carlisle non gli rispose, si limitò a fare un cenno ad Alice che trascinò l’uomo fuori dalla stanza; quando fu uscito, Edward si rivolse a suo padre.
“ Cos’ha?” chiese con voce flebile.
Carlisle scosse la testa. “ Non lo so, ma la morfina non entra in circolo.” Ammise iniziando a preoccuparsi. “ Ma com’è possibile?”
“ Non è possibile, infatti. L’unica cosa chiara è che il suo corpo sta rigettando la medicina, e sicuramente rigetterà qualunque cosa proviamo a darle!”

Bella era ancora inginocchiata davanti al cadavere della donna quando un refolo di vento mosse piano la sua collana: un campanellino!
Questo tintinnò debolmente prima che il corpo della sconosciuta scomparisse.
Un altro refolo e il campanellino si mosse nuovamente, ma questa volta era al collo di Bella.
- Ma che sta succedendo?- si chiese confusa
Avrebbe dovuto essere terrorizzata, ma dentro di se non sentiva altro che confusione.
Si guardò intorno: era sola in mezzo al buio!
E quell’incubo sembrava non dover finire mai!
Si sentiva in gabbia, prigioniera di un’oscurità che non conosceva ma che, per quanto terribile e pericolosa fosse, non riusciva a metterle in corpo la paura che avrebbe dovuto provare.
Non aveva paura di quel strano buio che l’avvolgeva, lo sentiva vicino, una parte di lei; lo sentiva come un fratello, per quanto strano fosse.
Si mise in piedi e osservò ancora una volta il nulla che la circondava.
Non riusciva a vedere, ma era sicura di poter sentire le voci di qualcuno rimbombare nell’oscurità.
“ Bella…”
Una voce melodiosa la chiamava cercando di strapparla al buio.
“ Bella…”
“ Bella…”
Altre due voci, anch’esse melodiose, cercavano di fare la medesima cosa.
Le conosceva, n’era sicura, ma la sua mente si rifiutava di collegarle ad un’immagine precisa.
“ Bella…” ancora la chiamava…la voce del suo angelo. “ Bella…”
E Bella, finalmente, lo sentì.
Le penetrò forte nella testa, così forte da essere quasi doloroso.
Si prese la testa tra le mani e cadde nuovamente a terra rannicchiandosi su se stessa, chiudendosi come un riccio in cerca di protezione.
Ma chi era il nemico? E dove si nascondeva?
Fuori o dentro di lei?
E poi tutto scomparve, persino il buio se ne andò, e qualcosa la prese di forza per scaraventarla nella realtà.
Era tornata…
Forse…



Finito!
Forse non era come lo aspettavate, ma come gia detto devo andare con calma quando scrivo.
Comunque questo è il vero inizio, quello da cui prenderà vita la storia…
Baci e grazie a chi continua a seguirmi!

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Capitolo 3
*** 1. Confusione. ***


Inizio ringraziando emily ff per aver recensito, e ti assicura che più in là la ff diventerà chiara.
In secondo luogo mi scuso per non aver dato alcune spiegazioni fin dall’inizio.
La ff si svolge dopo la fine di Eclipse, il matrimonio è stato deciso ma né Jacob né gli altri licantropi se ne sono andati. (infatti appariranno più avanti)
E ora buona lettura.




1. Confusione.


Quella mattina sembrava che tutto dovesse andar storto.
Tanto per cominciare non era riuscita a chiudere occhio a causa della pioggia che, incessante, aveva battuto sul tetto durante la notte; in secondo luogo, fuori, tutto era ricoperto da uno strato di nebbia e continuava a piovere; per finire avrebbe dovuto sorbirsi prima Charlie e poi Jessica.
No, decisamente non era una buona giornata.
Se non altro avrebbe visto Edward.
Eppure…per quanto fosse felice del suo ritorno, c’era qualcosa che ancora non andava, e non in lei, lui o nella loro relazione che, bene o male, procedeva. No, era proprio qualcosa nell’aria che la faceva sentire così arrabbiata, o insofferente se mi passate il termine; anche se forse infastidita era il termine esatto per descrivere il suo stato d’animo negli ultimi tempi.
Forse era perché Edward prima se n’era andato, e poi aveva quasi rischiato di morire; forse perché il suo migliore amico era diventato un licantropo, nemici giurati dei vampiri; forse perché suo padre la teneva chiusa in casa come se fosse prigioniera; forse perché Jessica non faceva che tormentarla e tutta la scuola non parlava che di lei ed Edward; o forse perché aveva rischiato la vita, e la rischiava tutt’ora.
Ripensando a tutto questo non capiva proprio perché doveva sentirsi infastidita.
E per di più quell’ultimatum…
O sarebbe stata trasformata in vampiro, oppure i Volturi l’avrebbero uccisa…l’avevano fatto giurare ad Alice prima di lasciarli andare.
Eppure si sentiva infastidita.
Non terrorizzata o in procinto di collassare. No, infastidita.
Cominciava davvero a credere che Edward avesse ragione a dire che era totalmente assurda e priva di un istinto di sopravvivenza; sembrava immune alla paure che, di solito, hanno i comuni mortali. E invece di sentirsi impaurita e di cercare rassicurazione in qualcuno o qualcosa lei cosa faceva?
Andava avanti per la sua strada!
Era stato così fin dall’inizio, fin da quando non conosceva ancora Edward e tutti i Cullen.
Sua madre glielo aveva detto spesso che era un po’ strana, ma forse controcorrente era il termine esatto.
Le reazioni più comuni o banali non la riguardavano affatto; quando si parlava di dolore, morte e trasformazioni lei non batteva ciglio, restava ad ascoltare e, per quanto crudeli fossero le cose, riusciva a trovarvi il lato buono dietro quello malvagio, o sbagliato.
Eppure, per quanto fosse una cosa normale per lei, certe volte si domandava perché, quale fosse la ragione del suo essere così. Non le sembrava normale, benché fosse solo se stessa; e alcune volte arrivava ad avere paura delle sue stesse reazioni, che a causa di queste, prima o poi, avrebbe perso qualcuno.
E aveva quasi perso Edward, per colpa di se stessa e della sua debolezza umana.
Non poteva e non voleva perdonarselo, per nessuna ragione; si sentiva inoltre responsabile di tutto il resto, di tutto ciò che era successo dopo quella stupida festa che avevano organizzato per lei. Anzi, di tutto quello che era successo da quando conosceva il bel vampiro.
Il disprezzo di Rosalie, la battaglia contro James, le preoccupazioni dei suoi genitori, la partenza del Cullen, l’esercito creato da Victoria, la trasformazione di Jacob in un licantropo, il quasi suicidio di Edward quando lui l’aveva creduta morta, la promessa fatta fare ad Alice da i Volturi.
Ce n’erano cose di cui incolparsi, più di quante credesse.
Ma non riusciva ad essere triste per questo, a provare dolore per tutto ciò che era successo.
Amava Edward, e perderlo sarebbe stato come morire, di questo era certa al cento per cento, e non aveva rimpianti per quanto lo riguardasse, anzi.
Eppure…quella guerra…
A causa sua, del suo amore, stava per scoppiare nuovamente la guerra che vedeva i vampiri schierati contro i licantropi, una guerra che si pensava conclusa secoli or sono; e ora tutto tornava a galla a causa sua, del suo amore e del suo cuore debole e volubile.
Ma volubile fin dove?
Sapeva, ormai, di amare sia Edward che Jacob, ma in maniera diversa.
L’amore per Edward era qualcosa di difficile da spiegare, un sentimento nato chissà quando e chissà perché, un sentimento che era l’opposto di quello che avrebbe dovuto essere, e che per molti versi era stata la sua maledizione, e lo era tutt’ora.
Ma nonostante tutto era un amore a cui sapeva di non poter rinunciare, aveva bisogno di lui per continuare a vivere, anche se questo bisogno finiva per spaventarla avvolte.
E l’amore per Jacob…
Bhè, questo era un sentimento…sbagliato, si, ecco il termino giusto.
Sbagliato perché era nato in modo sbagliato, era venuto al mondo quando la disperazione aveva avuto il sopravvento su di lei, quando la mancanza di Edward si era fatta sentire troppo, quando il dolore per il fatto che lui non fosse li aveva raggiunto il limite, e aveva rischiato di farla cadere in un baratro troppo profondo per poter sperare di risalire…aveva rischiato di farla morire.
Gia una volta, in ospedale, quel dolore minacciava di diventare il suo carnefice, ma allora era stato diverso. Diverso perché Edward era con lei.
E allora si era appoggiata a Jacob, completamente, sperando che lui fosse in grado di lenire un pò il dolore di quelle ferite che non facevano che sanguinare. Si era appoggiato a lui perché era una persona estranea alla vicenda, qualcuno che non avrebbe potuto ricordarglielo.
Si era innamorata di Jacob, e così facendo aveva alimentato il fuoco di una guerra che mai si era spento.
Era stato difficile ammettere a se stessa di amare due persone contemporaneamente, ma quando l’aveva fatto si era sentita libera, e aveva creduto che le cose potessero migliorare.
Sciocca!
Sciocca ragazzina che credeva di poter andare contro la realtà di un mondo troppo crudele per lasciare spazio hai sogni e alle speranze.
E di questo, se ne rendeva conto solo in quel momento.
Lanciò un’ultima occhiata fuori dalla finestra alla quale si era precedentemente avvicinata e l’aprì facendo in modo che la pioggia le sferzasse la faccia.
Ah, ora andava meglio.
E pensare che, se solo poco tempo prima, qualcuno le avesse detto che avrebbe amato così tanto Forks e il suo clima, lei gli avrebbe dato del pazzo; invece, in quel momento, non c’era niente di meglio della pioggia gelata per schiarirle le idee.
Doveva sbrogliare i suo pensieri, e capire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.
C’era talmente tanta confusione nella sua testa che sarebbe stato un miracolo anche solo riuscire a concentrasi sulla scuola, sempre ammesso che ci sarebbe andata.
In quello qualcuno bussò alla porta.
“ Bella?” chiese la voce di suo padre. “ Posso entrare?”
“ Si, certo.” Disse lei senza premurarsi di chiudere la finestra, e lasciando che la pioggia formasse una piccola pozzanghera proprio hai suoi piedi.
Quando Charlie entrò non potè fare a meno di pensare che qualcosa non andava.
“ Bell…tutto bene?” le chiese preoccupato guardandola negli occhi.
La ragazza valutò la situazione per un momento, ma capì ben presto che non sarebbe riuscita a mentirgli.
“ Più o meno…” ammise alzando le spalle. “ Papà…ecco…ti dispiacerebbe se oggi non andassi a scuola?” chiese preparandosi a chissà quale reazione, che non vi fu mai.
Charlie sospirò a poi entrò completamente nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
“ Hai di nuovo litigato con Edward?” chiese un po’ spazientito.
Lei sgranò gli occhi prima di scoppiare a ridere incontrollatamente.
“ No, no va tutto bene.” lo rassicurò un po’ sconcertata dalla domanda. “ No…è solo che non mi sento tanto bene.” spiegò chiedendosi fin dove fosse falsa quell’affermazione.
Sperò che quello sarebbe bastato a rassicurare suo padre, ma l’uomo restò a guardarla come se non avesse parlato, o come se non l’avesse sentita.
“ Cosa c’è?” chiese improvvisamente dolce; Bella sospirò e poi abbassò lo sguardo.
“ È che…” tentò di dire senza sapere da dove iniziare. “ Sono così confusa.” Ammise infine abbattuta.
“ Perché?” chiese semplicemente Charlie con un sorriso.
Bella lo guardò per un momento prima di lasciarsi cadere sul davanzale della finestra.
“ Papà.” Lo chiamò come se lui non fosse li. “ Ti sei mai trovato in una situazione difficile, una situazione in cui dovevi fare una scelta, ma non sapevi quale?” chiese lasciandolo di stucco.
“ Si…una volta si…” disse alla fine sinceramente.
“ E cosa hai fatto?”
L’uomo sospirò chiedendosi cosa ci fosse dietro tutte quelle domande, ma decise di non indagare.
“ Bella, non so cosa ti stia succedendo, e non voglio saperlo.” Lei lo guardò perplessa. “ È una cosa tua, una scelta che devi fare tu e solo tu, senza influenze esterne. Non so quale sia questa scelta che tanto ti mette paura, ma credo che tu debba fare ciò che ritieni giusto.”
“ Fosse facile!” esclamò lei ridendo di una risata senza allegria. “ Sai, è proprio questo il problema. Io tento di capire quello ch’è giusto, ma mentre la ragione mi dice di fare una cosa, l’istinto mi dice di fare l’esatto opposto.” Spiegò rabbuiata. “ Cosa posso fare?”
Ragione o istinto?
Charlie dovette ammettere che la situazione non era per niente semplice, e che la scelta di Bella aveva un ruolo fondamentale in chissà cosa.
“ È difficile scegliere…” sussurrò lei pianissimo.
“ Non è mai una cosa semplice, ma è una cosa necessaria.” Ammise l’uomo freddamente. “ Bella, devi fare semplicemente quello che Renèe ha fatto per una vita: fai quello che vuoi come lo vuoi.”
“ Mamma…”
“ Tua madre ha sempre fatto di testa sua, anche se la situazione era disperata, anche se non c’era via d’uscita; credo che prendere esempio da lei sia la cosa migliore per te.”
Bella sorrise a quelle parole, ma prima che avesse il tempo di fermarla, una domanda uscì dalle sue labbra.
“ E se la scelta giusta portasse dritta all’inferno?” sibilò gelida.
Charlie ebbe un fremito sentendo quelle parole e quel tono; si chiese improvvisamente cosa stesse succedendo, ma quando alzò gli occhi sulla ragazza per farsi dare una risposta seppe subito che non era il caso. Non sapeva spiegarselo, ma aveva la sensazione che Bella non gli avrebbe mai risposto, o meglio, che non sapesse nemmeno lei cosa stava succedendo.
La vide sgranare leggermente gli occhi per poi abbassarli e voltare la testa dall’altra parte.
Rimasero in silenzio per un paio di secondi, finché Charlie non scosse la testa e aprì la porta.
“ Ci vediamo stasera.” Disse prima di uscire lasciando la ragazza da sola.
Non aveva riposto, suo padre non le aveva risposto…
Ma come avrebbe potuto farlo?
Lei stessa non sapeva perché le fosse uscita quella domanda e, ora che ci pensava, si rendeva anche conto di quanto vera fosse, per quanto spaventosa.
Si allontanò un po’ dalla finestra e si lasciò cadere sul pavimento a peso morto.
Cosa le stava succedendo?
Prima le brutte sensazioni, e ora questo.
Si perse ad osservare il soffitto, mentre la sua mente vagava su chissà quali pensieri, rapita dai mille dubbi che l’attanagliavano in una morsa dolorosa e soffocante: aveva sentito meno male quanto James l’aveva morsa!
Alla fine, anche grazie al ticchettio della pioggia che fungeva da ninna nanna, si addormentò cadendo in un sonno profondo dal quale, forse, non si sarebbe più risvegliata.



Come vi sembra?
Non ci sono ancora state delle vere e proprie spiegazioni, ma con calma la storia inizia a delinearsi.
Spero che continuerete a leggere.
Baci.

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Capitolo 4
*** 3. Sotto la pioggia... ***


È arrivato anche il terzo capitolo.
In questo cap misteri e domande tormenteranno Bella.
Ma quale sarà la risposta che cerca?
E i Volturi sanno forse qualcosa?




3. Sotto la pioggia…

Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere senza rendersi conto di ciò che la circondava; si strinse in se stessa per un paio di secondi prima di rendersi conto di non essere sola.
Era seduta sul suo letto, con gli stessi abiti con cui si era addormentata, e vicino a lei c’erano Edward e il dottor Cullen che, con un filo d’ansia, continuavano ad osservarla.
“ Ed-Edward…Carlisle…” pronunciò piano i loro nomi, quasi insicura. “ Voi…voi cosa ci fate qua?”
I due si guardarono straniti prima di tornare ad osservarla.
“ Bella come ti senti?” le chiese il dottore toccandole la fronte con le dita gelide.
“ Bene…all’incirca.”
“ Che significa all’incirca?” domandò Edward con lo sguardo colmo di preoccupazione.
“ A parte che non ho la più pallida idea di cosa ci facciate voi due qui…tutto apposto.” Disse cercando di sottrarsi alle attenzioni del dottore che, imperterrito, continuava ad accertarsi delle sue condizioni.
Quando ebbe finito sorrise. “ Non hai nulla. E la stanchezza è data da quello che è successo…anche se non me lo spiego tutt’ora. Tu lo puoi fare?” le chiese tranquillamente mentre Edward si sedeva al suo fianco.
Bella lo fissò per un paio di secondi indecisa.
“ Mio padre?” chiese senza rispondere alla domanda.
“ Di sotto con Alice.” Le disse Edward; lei annuì.
“ Allora non è il caso si parlarne, non con la minaccia di mio padre che potrebbe piombare nella stanza da un momento all’altro e sorprenderci a parlare di cose assurde.” Disse velocemente e con convinzione.
“ È importante?” chiese Carlisle senza staccare gli occhi da lei.
“ Diciamo che potrebbe rivoluzionare la mia vita, per quanto vi riguarda lascio a voi decidere quando vi dirò cos’è successo.”
In quello, prima che uno dei due potesse chiederle qualcosa, Charlie e Alice entrarono come degli uragani nella camera; il primo ad abbracciarla fu suo padre, poi toccò al piccolo folletto che quasi non la stritolò nella sua presa, o nel suo abbraccio spacca costole.
“ Ehi, Ehi…” si lamentò la ragazza con un sorriso. “ Vuoi per caso uccidermi?” le chiese in tono scherzoso.
Alice la liberò e lei sorrise prima di farle l’occhiolino.
“ Sono per caso stata in punto di morte che siete tutti qui?” chiese notando l’assemblamento di persone.
“ Quasi…” sussurrò Carlisle osservandola intensamente.
Bella strabuzzò gli occhi a quella parola, ma suo padre non parve notare nulla: come diavolo aveva fatto a sentire la voce del dottore? Anche se era a pochi centimetri da lei aveva appena sussurrato, mica urlato.
“ Bella…” la chiamò Charlie preoccupato. “ Come ti senti?”
“ Bene.” quante volte doveva ancora ripeterlo?
“ Sicura?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo e Carlisle si affrettò a salvare la situazione. “ Non preoccuparti, Charlie. Bella sta bene, è solo un po’ spossata a causa dell’incubo; a volte capita di non riuscire a svegliarsi.” Gli spiegò; Charlie non poteva non credergli: quelle parole erano intrise di verità!
“ Bene…allora ti lasciamo riposare.” Disse Alice spingendo tutti fuori dalla stanza, nonostante le proteste di Edward e di Charlie.
Bella si lasciò cadere sul letto e tuffò la testa nel cuscino chiudendo gli occhi.
Si sentiva stanca, spossata, ma contemporaneamente piena di energia.
Si massaggiò piano le tempie, ma questo non sortì l’effetto desiderato; invece di migliorare, il tremendo mal di testa che aveva nascosto a Carlisle peggiorava.
E tutto quello non era dovuto solo a quello che era successo: era un riflesso degli ultimi avvenimenti, quelli che l’avevano vista sfiorare la morte più volte. Ma se fosse diventata un vampiro…
Si rizzò a sedere chiedendosi se qualcosa sarebbe davvero cambiato; prima non aveva dubbi, ma ora qualcosa stava lentamente prendendo forma dentro di lei. Come una preghiera, o un avvertimento, a non tentare la trasformazione che le avrebbe donato l’immortalità.
“ A cosa ti serve cercare di ottenere ciò che gia possiedi?”
Bella trasalì a quelle parole appena sussurrate da qualcuno che non c’era.
Era stato come un alito di vento, debole ed insicuro, ma c’era stato.
Cercare di ottenere ciò che gia possedeva?
Eppure lei non aveva l’immortalità, lei non aveva davanti una vita lunga ed infinita come Edward e gli altri.
“ Ne sei sicura?”
Ancora quella voce, stavolta più vicina e forte, come se la persona che parlasse si stesse avvicinando a lei, sempre di più…
Sempre di più…
Scattò in piedi e scese le scale di corsa senza preoccuparsi di Charlie: non era in casa!
Uscì fuori ed s’immerse nella foresta; sapeva che era sbagliato, che non doveva farlo. Edward le aveva fatto promettere, tempo prima, di non avventurarsi mai da sola nel bosco. E lei aveva promesso, solo che…che in quel momento sentiva che venir meno a quelle parole era la scelta giusta, quella più sensata, benché non ci fosse nulla di ragionato o studiato nel suo comportamento.
Camminò a lungo, senza fare caso a dove andava e inciampando più volte.
Non seppe nemmeno lei per quanto tempo continuò a camminare, ma si fermò solo quando arrivò ad uno spiazzo nel cui centro c’era un salice; vi si sedette sotto e rimase li, sola, ad ascoltare il suono del vento e a guardare la pioggia che fitta aveva iniziato a scendere.

“ A cosa ti serve cercare di ottenere ciò che gia possiedi?”

Quella domanda le rimbombava nella testa quasi volesse ferirla, e lei non voleva!
C’erano troppe domande, troppi misteri, troppe parole prive di significato in quel momento, soprattutto per lei che gia era confusa di suo.
Tutto troppo veloce, e lei non riusciva più a tenere sotto controllo la sua vita; sentiva che le stava sfuggendo di mano, come se la sua presa fosse diventata troppo debole persino per controllare la sua esistenza.
Indebolita dalla mancanza di qualcosa…ma cosa?
Era proprio come quando Edward se n’era andato: un vuoto, una voragine nel suo petto, una ferita sempre aperta e sanguinante. Ma stavolta era diverso!
Sapeva -anche se non capiva come-, che quel vuoto nel suo petto non si era formato recentemente. Era qualcosa di antico, di pericoloso soprattutto; pericoloso per gli altri, non per se stessa.
Si sentiva invulnerabile, come protetta costantemente da qualcosa che non c’era.
E se davvero era così, la spiegazione non poteva essere che una: era lei il pericolo costante per tutti!
Lo era sempre stata, almeno fin da quando aveva messo piede e Forks…insomma, attirava disgrazie! Ma non lo faceva apposta, e questo le dava un minimo di sollievo, mentre ora sapeva che, qualunque cosa fosse successa, sarebbe stata colpa sua, interamente.
Si alzò e camminò fino a quando la pioggia non si fece sentire sulla sua pelle candida, fino a quando l’acqua non le penetrò fin dentro le ossa.
E rimase lì, sotto la pioggia battente, con gli occhi chiusi, a mormorare quella che sembrava una preghiera.
Una muta richiesta a qualcuno che, lo sapeva, presto le avrebbe risposto.
Aprì le braccia quasi a voler abbracciare quel qualcuno.
Rimase a lungo in quella posizione; l’acqua penetrò dentro i suoi abiti leggeri inzuppandoli, le entrò nel corpo, si fece spazio tra le vene e le ossa…nel suo cuore; e sembrò pulirlo.
Lavarlo dai rimasugli dell’incubo.
Si lasciò cadere a terra stremata, il fango la sporcava oscurando la sua bellezza, ma poco le importava in quel momento: voleva solo l’oblio!
“ Prima me lo avete concesso, perché ora no?” chiese sussurrando.
Chiuse gli occhi e si concentrò sulle immagini che aveva visto poco prima.
Sangue, guerra, morte e dolore!
Avrebbe dovuto sentirsi impaurita da tutto questo, ma ancora una volta non ci riusciva; il terrore, la paura, non prendevano in controllo sul suo corpo.

“ La ragione domina gli istinti!”

Quella frase pronunciata da Edward le rimbombò in testa più forte che mai.
E se fosse stato davvero così?
Se davvero la ragione teneva sotto controllo l’istinto…?
Si chiese quanto di vero ci fosse in quella frase; quando il bel vampiro l’aveva pronunciata le era sembrato che non esistesse frase più vera di questa, ma in quel momento i dubbi non facevano che assillarla.
Sfocavano la realtà, e le impedivano di vedere chiaramente.
- Cosa devo fare?-
Ma nessuno rispose a quella supplica che sapeva di resa.
Ma era giusto che lei si arrendesse così presto?
Che desse al nemico –chiunque esso fosse- una vittoria facile come quella?
- Accidenti, Bella…!- si rimproverò dandosi uno schiaffo. - Ne hai passate di tutti i colori, anche peggiori di questa…vuoi forse arrenderti? Mollare ancor prima di iniziare a lottare?-
Ma nonostante la situazione dovette ammettere di essere fuori di testa se si metteva a parlare con se stessa. “ Ora mancano solo l’angelo e il diavolo sulle mie spalle e sono apposto!” ammise senza però alzarsi.
Non seppe nemmeno lei per quanto tempo rimase li, stesa nel fango e nell’acqua, facendosi domande su domande, ma non trovando mai uno straccio di risposta; l’unica cosa chiara era la stanchezza che, pian piano, prendeva il sopravvento su di lei facendola scivolare nuovamente tra le braccia di Morfeo.
Ma stavolta in un sonno senza sogni!


La stanza era grande, circolare e fatta completamente di pietra antica.
“ Ancora non capisco perché li hai lasciati andare, Aro!” disse una voce rompendo il silenzio. “ La legge reclamava la ragazza.”
“ Può darsi.” Ammise il vampiro tranquillamente, senza fare caso alla rabbia del fratello. “ Ma quella ragazza ha qualcosa di speciale.”
“ E tu vuoi scoprire cosa, giusto?” domandò Marcus inserendosi nel discorso.
Il sorriso sornione di Aro fu la conferma hai suo i sospetti, anche se ancora non capiva cosa avesse visto il fratello in quella fragile umana.
Ma fragile fin quanto?
“ E cosa avrebbe di speciale. Sentiamo.” Sbuffò Caius guardando il fratello con i capelli neri come la pece inclinare la testa di lato con espressione pensierosa.
Rimasero in silenzio per un paio di secondi, fin quando Aro non si decise a parlare.
“ Non saprei.” Caius alzò gli occhi al cielo. “ Ma sono sicuro di averla gia incontrata una volta…tanto tempo fa…” aggiunse flebile.
“ Temo non sia possibile.” Ribatté Marcus pacato. “ È una comunissima umana.”
“ Davvero?” domandò il fratello con l’aria di chi la sapeva lunga. “ E allora perché è immune hai nostri poteri? Nessun altro umano lo è, o sbaglio?”
“ Cosa stai pensando?”
“ Tempo fa incontrai una ragazza che come la nostra cara Bella era immune hai nostri poteri.”
“ E allora?” spronò Caius spazientito.
“ Non vorrei che fossero la stessa persona.”
Caius e Marcus si guardarono velocemente senza capire cosa stesse dicendo il fratello.
“ Non è possibile.” Disse il vampiro dai capelli bianchi. “ Solo i Vampiri sono immortali, e quella ragazza non lo è di certo.”
“ Esiste un’altra razza capace di vivere nei secoli.” Lo corresse Aro pensieroso ma allegro. “ Non si fanno mai vedere, e di sicuro non li puoi riconoscere bravi come sono a mimetizzarsi tra gli Umani, però…”
“ E chi sarebbero?” chiese Caius incuriosito pure lui.
“ Gli Angeli!”


Un fruscio rapido e quasi inudibile le fece aprire gli occhi di scatto.
Si mise a sedere tentando di non far caso a quell’ennesima stranezza; di nuovo, ancora una volta aveva sentito cose che, normalmente, gli esseri umani non possono sentire.
Decise di non pensarci, non in quel momento almeno.
Fece saettare gli occhi e cercò di percepire tutti i suoni che poteva prima che, dal folto della foresta, una figura ben conosciuta uscisse.
Sgranò gli occhi ma non si mosse davanti a quel ragazzo dalla pelle scura e gli occhi neri come il carbone.
Jacob Black!



Eccolo qua!
Allora? Com’era?
Vi avviso fin da adesso che il quarto cap arriverà a tempo di record, stasera o al massimo domattina.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito fino ad ora.
X emily ff: nel prossimo cap vedremo finalmente Jacob, ma il suo incontro con Bella non sarà dei migliori.

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Capitolo 5
*** 4. Sensi. ***


Sono ancora molti i misteri su quello che sta succedendo a Bella, e l’arrivo di Jacob non migliora la situazione.
Ma perché quando se ne va il ragazzo è così impaurito?
Leggete per sapere!



4. Sensi.

Jacob Black!

Bella non si mosse di un millimetro mentre gli occhi neri del licantropo la studiavano cercando di nascondere la sorpresa di trovarla li, seduta sotto la pioggia.
Si squadrarono per quelle che parvero ore, consapevoli entrambi che quello era il momento della verità.
Alla fine fu Bella a spezzare il silenzio.
“ Ciao, Jacob.” Disse sorridendo tranquilla, come se tra loro non fosse successo nulla.
Lui sgranò gli occhi sorpreso da quella reazione così assurda vista la situazione. La osservò cercando di capire cosa le passasse per la testa, ma quegli occhi avevano imparato a celare troppo bene le emozioni.
“ Ciao Jacob?” ripeté lui con una punta di sarcasmo nella voce. “ È questo tutto quello che riesci a dire?”
Lei lo guardò impassibile. “ E cosa dovrei dire?” chiese pacata, quasi annoiata.
“ COSA…” il corpo del ragazzo prese a tremare convulsamente; strinse e rilassò le mani un paio di volte nel vano tentativo di calmarsi, ma questo sortì solo l’effetto contrario. “ Sei davvero assurda, Bella. È sei anche un’ipocrita e un’egoista.” L’accusò lui con voce tagliente.
Ma cosa diavolo stava facendo?
Voleva forse ferirla, farle del male?
Si o no?
La osservò in attesa dello scoppiò di rabbia, ma lei rimase calma, quasi indifferente a quelle parole.
“ Mi hai sentito?” chiese Jacob incerto.
“ Si, ti ho sentito benissimo.” Annuì lei tranquillamente. “ Ma non vedo perché dovrei ribattere visto che questa è la verità. Sarebbe alquanto assurdo, in effetti!”
“ Mi stai prendendo in giro?”
“ Affatto!”
Tornarono a squadrarsi silenziosamente. Jacob era sorpreso dal suo comportamento, dalla sua mancanza di reazioni; sembrava diversa, sembrava qualcuno che non era, qualcuno che il ragazzo non conosceva. Eppure la figura che aveva davanti era proprio quella di Bella Swan… o almeno così sembrava.
Bella era ancora impassibile e la sua espressione illeggibile, ma anche lei era sorpresa da come si stava comportando: fredda e distante, ma al contempo interessata ed appassionata. Si trovava diversa, si sentiva diversa: era diversa! Da quando aveva avuto quell’incubo tutto era cambiato, e quello non era che l’inizio, di questo era sicura al cento per cento.
Sapeva che Jacob aveva mille domande per lei, ma anche mille accuse che, senza dubbio, aveva ogni diritto di rivolgerle; ma anche lei aveva risposte e motivazioni più che valide, magari solo per lei stessa, ma in quel momento bastavano e avanzavano. In quel momento aveva problemi peggiori delle accuse che Jacob le avrebbe mosso di li a poco, e uno di questi problemi era lei stessa.
“ Bella…” sospirò Jacob passandosi una mano sul viso. “ Sei davvero Bella?”
“ Domanda da un milione di dollari.” Rise lei per nulla turbata. “ Hai quella di riserva? Forse so la rispost…”
“ Adesso piantala!” urlò il ragazzo stufo di quelle risposte che non significavano nulla. “ Piantala di prendermi in giro!”
Bella lo squadrò per un istante prima di scuotere la testa e chiudere gli occhi. E poi lo sentì, forte e chiaro come se fosse stata lei a provarlo: quel sentimento che Jacob stava mostrando attraverso il viso deformato.
“ Sei frustrato dalle mie risposte.” Disse lei con tutta calma, talmente tanta che si sorprese.
Lui sbarrò gli occhi e la fissò stranito.
Ma chi era la ragazza che aveva davanti?
Era davvero la sua Bella?
No, non lo era; quella che gli stava davanti era un’estranea, non era la ragazza che conosceva.
“ Cosa ti è successo?” chiese con voce flebile.
Lei alzò un sopracciglio sorpresa: che strano, si stava facendo la stessa domanda!?
Ma questo non era il caso di farglielo sapere a Jacob, gia stava rischiando di essere sbranata per via delle sue risposte, figuriamoci se avrebbe usato ancora del sarcasmo.
Eppure non riusciva a sentirsi impaurita da tutto quello.
Non era una sensazione nuova, estranea al suo essere.
Era come se fosse gia accaduto, in passato.
Come un ricordo sopito nel tempo, qualcosa che ha conosciuto l’oblio anche se non avrebbe dovuto.
“ Sono tornata!” sussurrò in risposta alla domanda di Jacob; lui la guardò senza capire e scosse la testa esasperato, convinto che lo stesse prendendo in giro. “ Non so come spiegarlo, ma è questa la sensazione che provo in questo momento; è come essersi risvegliati da un lungo sonno, come se tutto quello ch’è successo non fosse stato che un sogno.”
“ Un incubo vorrai dire!” la corresse il ragazzo.
“ Chiamalo come ti pare.” Disse con un’alzata di spalle. “ So solo ch’è questo ciò che provo ora!”
“ Lo sai che non ha senso?” chiese curioso di sapere di cosa stesse parlando.
“ Ad essere sincera un senso c’è l’ha, solo che la risposta non la conosco nemmeno io.” Ammise con un sorriso. “ Non per il momento comunque.”
Jacob continuò ad osservarla a lungo, e lei gli restituì lo sguardo a muso duro.
Non aveva paura di lui, questo glielo leggeva in faccia; benché sapesse che, se avesse perso il controllo avrebbe potuto sbranarla, lei rimaneva ferma e tranquilla, sicura che non le avrebbe fatto del male.
Sospirò e decise di metterla in guardia.
“ Bella… lo sai che se perdo il controllo divento pericoloso.”
“ Si.”
“ E allora perché continui a tirare la corda?”
“ Perché so che non mi farai del male.”
“ Chi te lo dice?”
“ I tuoi occhi.” E un sorriso comparve sulle sue labbra. “ Te lo leggo dentro.”
E Jacob ebbe paura.
In quel momento si chiese chi fosse davvero Bella Swan.
Era la ragazza che aveva conosciuto alla spiaggia?
Oppure quella che, in quel preciso momento, lo osservava e si prendeva gioco di lui ben conscia del pericolo a pochi metri dal suo fragile corpo?
“ Vorrei capire cosa ti hanno fatto.” Ammise dopo un attimo di riflessione.
“ Se ti riferisci hai Cullen,” e pronunciò il cognome marcandolo. “ la risposta è nulla. Non è colpa loro ciò che mi sta succedendo.”
“ Allora ammetti che ti è successo qualcosa?!”
“ Ho mai detto il contrario?” chiese fredda mentre lo vedeva indietreggiare sui talloni.
Aveva paura di lei, lo sapeva, e se ne dispiaceva.
Non voleva fargli del male, non ne aveva alcuna intenzione; eppure sembrava che Jacob la pensasse diversamente.
Aveva paura di lei!
Non voleva che fosse così, ma non riusciva proprio ha rispondergli diversamente; era come se dentro di lei avvertisse un pericolo costante, qualcosa che la vicinanza di Jacob le suggeriva continuamente. Soprattutto da quando i Cullen erano tornati.
“ Jacob…non devi avere paura di me.” Sussurrò flebile, come se non avesse più voce.
E quello fu il colpo di grazia per il ragazzo.
S’irrigidì improvvisamente e prese a tremare: come faceva a leggergli dentro?
Come faceva a conoscere i suoi sentimenti più nascosti e profondi?
“ Io…non…ho paura di te.” Ribatté sperando che lei non cogliesse l’insicurezza nella sua voce.
“ Si che ce l’hai!”
“ No.”
“ Fa come credi, ma ti assicuro che è meglio ammettere le cose invece che nasconderle.” Gli spiegò mentre i suoi occhi s’intristivano. “ Ti sentirai meglio tu e farai star meglio chi ti è accanto.”
- Ma che accidenti sto dicendo?- si chiese senza far trapelare alcunché dal suo viso. - O sono completamente partita a causa dell’incubo, oppure mi ci trovo ancora dentro.-
Eppure, per quanto provasse a convincersi della seconda ipotesi, era la terza che prendeva il sopravvento.
Era tutto reale.
Tutto.
Si chiedeva se quella potesse davvero essere la realtà, e si sforzava di autoconvincersi che non fosse così, ma una parte di lei, profonda e nascosta, le diceva il contrario. Le diceva che quella che le sembrava una fantasia o un sogno era in verità il mondo reale.
Il suo mondo reale!
“ Quando torni ad essere Bella e decidi di parlare con me puoi venire a La Push.” Le disse Jacob con una nota di rabbia nella voce.
“ Io sono Bella!” ribatté lei con tanta forza che il ragazzo fu costretto a guardarla negli occhi.
E vi trovò un baratro immenso.
Un buco nero senza fine.
I suoi occhi castano scuro erano neri!
Neri come l’onice!
Indietreggiò spaventato più di prima, e lei lo lesse apertamente nel suo viso.
“ Perché hai paura di me?” gli chiese curiosa.
“ Sei un vampiro?” la domanda la spiazzò, ma prese subito a ridere incontrollatamente.
“ Stai forse cercando un pretesto per dichiarare guerra ai Cullen?” chiese quando si fu ripresa.
“ Non essere sciocca!” disse arrabbiato per lei sue allusioni. “ Ma i tuoi occhi…”
Non continuò la frase e voltò la testa in modo da non mostrarle il suo sguardo.
“ Ci vediamo…” si voltò per andarsene, ma all’ultimo ci ripensò. “ Bella…”
E sparì nel folto della foresta.
Bella non si era mossa di un millimetro, non aveva provato a fermarlo ne cose simili; il suo istinto le aveva detto di non farlo. Era rimasta invece sorpresa dal tono di voce che Jacob aveva usato quando aveva pronunciato il suo nome.
Sembrava che non la conoscesse, che non fosse sicuro che fosse lei.
E poi, quelle frasi…

“ Sei un vampiro?”
“ Ma i tuoi occhi…”

Si chiedeva a cosa si riferisse esattamente.
Cosa c’era di diverso nei suoi occhi?
Che ci fosse qualcosa di diverso in lei, questo era chiaro come il sole, ma i suoi occhi…?
Decise di alzarsi e tornare a casa, sicura che Charlie sarebbe rientrato da un momento all’altro.
Cammino per la foresta immersa nei suoi pensieri.
Da quando si era risvegliata da quell’incubo sembrava che tutto stesse andando a rotoli, che il suo corpo stesse impazzendo. Le sembrava quasi di riuscire a sentire cose che, normalmente, gli essere umani non sarebbero in grado; anche prima, quando Jacob era uscito dalla foresta, lei…lo aveva sentito prima…
Molto prima.
Che l’incubo centrasse qualcosa?


Quando aprì la porta di casa trovò Edward, che si guardava intorno, con gli occhi sbarrati dalla paura.
Non appena la sentì entrare si voltò verso di lei e in meno di un secondo le fu davanti e l’abbracciò stretta.
“ Ma si può sapere dov’eri?” abbaiò arrabbiato.
“ Ero nella foresta.” Ammise sapendo che, bene o male, l’avrebbe smascherata comunque.
“ Nella foresta?” le guardò stupefatto ed irritato prima di prenderla per le spalle. “ Ma sei pazza? Ti ho detto mille volte che non ci devi andare da sola.”
“ Calmati, Edward.” Lo rassicurò accarezzandogli la guancia gelida. “ Sto bene.”
“ Ma avresti potuto…
“ Sto bene.” ribadì lei con un sorriso dolce e rassicurante. “ Piuttosto…” ma si bloccò.
“ Cosa?”
“ Edward…” lo chiamò come se non fosse li. “ Potresti rispondere sinceramente senza fare domande?”
“ Si.”
Bella incatenò i loro sguardi.
“ Di che colore sono i miei occhi?”
Edward la guardò terrorizzato e deglutì a vuoto un paio di volte.
I suoi occhi…
I suoi occhi erano…
“ Neri…!”



Piaciuto?
Spero che non mi ucciderete se la storia procede così a rilento, ma cerco di moderare la lunghezza dei capitoli, e così mi ritrovo a farne di più ma meno lunghi.
Questo cap è stato l’introduzione del prossimo.
Come reagirà Edward vedendo gli occhi di Bella?
Continuate a leggere e lo saprete.

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Capitolo 6
*** 5. Quando cala la notte. ***


Contro ogni aspettativa sono riuscita a postare subito, quindi eccovi qui un altro capitolo.
Ci saranno un po’ di sorpresa per Bella e i Cullen.
Si dice che la notte porta consiglio…ma in questo caso porta cos se soltanto un segreto che aspetta solo di essere svelato.



5. Quando cala la notte.

“ Di che colore sono i miei occhi?”
Edward la guardò terrorizzato e deglutì a vuoto un paio di volte.
I suoi occhi…
I suoi occhi erano…
“ Neri…!”



Edward Cullen ne aveva viste nella sua lunga vita, forse molte più di quante si possa immaginare, ma mai avrebbe immaginato che una cosa come quella fosse possibile. Soprattutto non alla sua Bella.
I suoi occhi…i suoi meravigliosi occhi castano scuro erano neri.
Neri!
Neri come la pece. Come il cielo notturno senza stelle ne luna.
“ B-Bella…” sussurrò il vampiro accarezzandole una guancia… Trasalì!
La sua mano scatto lontano dal viso della ragazza e fece qualche passo indietro.
Com’era possibile?
Come?
“ Hai paura di me, Edward?” chiese Bella a bassa voce. Troppo bassa. “ Anche tu?”
Il ragazzo la guardò nuovamente negli occhi, e li trovò tristi e pieni di dolore, dolore che non riusciva a comprendere. Cos’era quel velo che sembrava coprirli?
“ Non potrei mai avere paura di te.” Le disse avvicinandosi nuovamente a lei, cercando di non far trasparire l’incertezza dalla sua voce. Aveva come l’impressione che lei potesse leggere quella sua incertezza anche se l’avesse nascosta.
“ Eppure sei indietreggiato.” Gli fece notare lei con una calma disarmante. Una calma che non lei apparteneva.
“ Bella.” La chiamò lui cercando nei suoi occhi il castano scuro che tanto amava. “ Che cos’è successo nella foresta? Perché i tuoi occhi…?” ma le parole le morirono in gola; non riusciva a crederci. Non era possibile che stesse succedendo quello che stava succedendo.
“ Non è colpa della foresta.” Disse lei allontanandosi e stringendosi in un abbraccio. “ È colpa di quell’incubo e di tutto quello ch’è successo fino ad ora.” Si voltò a guardarlo e incatenò nuovamente i loro occhi imprigionandolo. “ Credo…credo che succederà qualcosa…di qui a poco.”
“ Cosa?” domandò lui senza capire. “ Di cosa stai parlando?”
Bella scosse la testa. “ Non so dirlo nemmeno io.” Ammise a testa bassa. “ Ma so che succederà qualcosa.”
Edward le mise un dito gelido e le alzò il viso costringendola a guardarlo.
Avvicinò lei sue labbra a quelle della ragazza per baciarla, ma quando le fu ad un centimetro si bloccò allontanandola da se.
“ Hai odore di licantropo.” Sibilò gelido prendendola per le spalle. “ Eri con lui, vero? Sei andata a cercarlo.”
Scosse nuovamente la testa. “ No, non sono andata io da lui. È lui che è venuto da me.”
“ Perché?” chiese il vampiro a denti stretti. “ Che vi siete detti?”
“ Probabilmente ha sentito il mio odore ed è venuto a vedere se era davvero io.” Spiegò lei prima di alzare le spalle in segno di noncuranza. “ Per quanto riguarda la seconda domanda…bhè, forse sono stata un po’ troppo sarcastica. Non credo gli abbiano fatto piacere le mie risposte. Devo aver esagerato un tantino; lui voleva delle risposte, voleva che io gli piegassi il perché del mio comportamento, credo, ma come ho reagito alla sua vista deve avergli dimenticato il vero motivo per il quale mi aveva cercata.”
“ Che diavolo hai fatto?” le chiese mentre il suo sguardo si faceva allarmato.
“ Niente!” rispose lei in tutta sincerità. “ Ma non sono affatto convinta che lui la pensi così. Da quando mi sono svegliata, poche ore fa, ho come l’impressione di essere diversa. Come…come se avessi vissuto in un sogno per tutto il tempo e adesso, per chissà quale motivo, il sonno si è rotto e la realtà è tornata come una bomba.”
Edward la guardò senza capire, e lei gli restituì l’occhiata senza esitare.
Non aveva nulla da temere. Gli aveva detto la verità, la stessa che aveva detto a Jacob poco prima; l’unica cosa non sapeva nemmeno lei il significato reale di quelle parole.
“ Bhè, occhi a parte, non c’è nulla di diverso in te.” Disse Edward cercando di toglierle quell’espressione pensierosa e trista dal viso.
“ Gli occhi sono gia qualcosa.” Lo corresse lei scuotendo la testa. “ Qualcosa che non dovrebbe esserci.”
Rimasero in silenzio per quelle che parvero ora.
Bella alzò lo sguardo sulla finestra e vide i colori della notte sostituirsi alle nuvole grigie.
“ È il crepuscolo…” sussurrò mentre Edward guardava il cielo come lei.
“ Il momento più sicuro per noi vampiri.” Sussurrò il ragazzo come voce triste.
“ La fine di una giorno che preannuncia l’arrivo di un altro.” Finì Bella senza staccare gli occhi dalla finestra.
Poi, in un gesto istintivo, incrociò le dita in grembo, quasi a formulare una muta preghiera.
Staccò le mani e prese a tremare impercettibilmente con gli occhi sgranati.
“ Cosa succede?” le chiese Edward allarmato da quella reazione improvvisa.
“ Le mie mani…” sussurrò lei guardandolo negli occhi. “ Le mie mani…”
Il vampire le prese le mani nelle proprie e trasalì anche lui.
Erano gelide!
Gelide come quelle dei Vampiri.
“ Bella…cosa ti sta succedendo?” le chiese abbracciandola di slanciò a stringendola forte a se, come se avesse paura che lei potesse scomparire da un momento all’altro.
“ Non lo so…” sussurrò la ragazza in risposta stringendosi a lui spasmodicamente; si aggrappò a quelle spalle che erano come una roccia, il suo baluardo per rimanere in piedi.
Rimasero abbracciati a lungo, incuranti che qualcosa stava per succedere appena la notte fosse calata completamente su di loro immergendoli nelle tenebre.
Quando si staccarono Edward la fissò intensamente, quasi volesse leggerle dentro, dentro a quegli occhi neri come la pece che non appartenevano.
Poi, alzando lo sguardo sui suoi capelli, notò che nemmeno quelli erano normali: da castani che erano si stavano trasformando in rossi, mentre strane striature di cui non riusciva a vedere il colore si alternavano di tanto in tanto quando la chioma si muoveva.
“ Bella…i tuoi capelli…” sussurrò sempre più sconvolto.
La ragazza corse davanti alla finestra per specchiarsi nel vetro e vide anche lei quello strano cambiamento.
“ Ma cosa…?” chiese prima di notare il colorito pallido, troppo pallido, e le dita affusolate dalle unghie lunghe e affilate come lame. “ Edward…” lo chiamò insicura.
“ Ti porto da Carlisle.” Affermò lui deciso prendendola in braccio e scaricandola dritta in macchina senza lasciarle il tempo di dire alcunché.
Non aprirono bocca fin quando non furono nei pressi della Villa.
“ Non credo che Carlisle possa fare qualcosa.” Disse Bella all’improvviso. “ Non credo sia qualcosa di fisico.”
“ Qualunque cosa sia dobbiamo cercare di capirlo, no?” le chiese lui fermando la macchina. Stava per continuare il suo discorso, ma non appena si volto verso la ragazza le parole morirono in gola. “ Bella…”
“ Cosa?” chiese lei presa in contropiede.
“ Guardati allo specchio.”
Lei abbassò lo sportellino davanti a lei e guardò il suo riflesso.
Il cuore mancò un battito.
“ Edward…” sussurrò lei.
Il vampiro non le diede nemmeno il tempo di continuare la frase che gia si trovavano dentro casa.
Non appena fecero capolino nel grande salotto, tutti si voltarono verso di loro.
“ Edward.” Disse Esme alzandosi dal divano su cui era precedentemente seduta.
Accanto a lei c’era Carlisle, mentre Emmet e Rosalie erano seduti davanti a loro, Jaspert su una poltrona e Alice era appollaiata sul bracciolo di quest’ultima.
“ Chi è la ragazza vicino a te?” chiese Emmett alzandosi curioso.
Edward e Bella si scambiarono un’occhiata preoccupata prima di tornare a guardare i Cullen.
Non l’avevano nemmeno riconosciuta?!
Davanti a loro, infatti, non c’era la solita Bella, ma una ragazza totalmente diversa.
La corporatura era rimasta quella di Isabella Swan, ma la pelle era pallida, quanto quella dei vampiri; le dita era più affusolate e le unghie erano lunghe e affilate, taglienti come lame.
I capelli prima castano scuro e leggermente mossi erano ora lisci come la seta; scarlatti e con strani riflessi nero-arancioni che apparivano come si muovevano.
E gli occhi un tempo uguali ai capelli erano ora neri; neri come la pece.
Sembrava un vampiro in tutto e per tutto!
“ Allora?” incalzò Carlisle dopo il lungo silenzio.
La ragazza si fece avanti di un passo e guardò tutti i presenti. “ Sono Bella.” Disse cercando di nascondere lo stupore verso se stessa.
Sei paia di occhi la fissarono sgomenti dopo quelle parole.
Bella?
Non era assolutamente possibile che fosse lei!
Quella che avevano davanti era più un vampiro che un umano.
Poi, all’improvviso, Alice si alzò e le andò incontro; si fermò davanti a lei e l’annusò.
“ Bhè…per quanto strano e senza logica, questa è Bella.” Annunciò ai famigliari. “ Non so come sia possibile, ma l’odore è proprio quello di Bella.”
“ Questo perché sono Bella.” Disse la ragazza un tantino spazientita. “ Nemmeno io so cosa sia successo, fatto sta che quando ha cominciato a tramontare il sole ho iniziato a…trasformarmi.”
“ Posso garantirvi che è la verità.” S’intromise Edward avvicinandosi alla ragazza.
“ Ma com’è possibile che tu sia così diversa?” chiese Jaspert ancora incredulo.
“ Non lo sappiamo ma…”
“ È iniziato tutto con quel sogno.” L’interruppe Bella spiegando quello che da un po’ le passava per la testa. “ Da quando mi sono svegliata ho come l’impressione di essere diversa…e…” non riuscì a continuare la frase, troppo confusa per riuscire a capire.
Esme le si avvicinò e l’abbracciò affettuosamente, come una mamma. “ Non preoccuparti, cara, ora ci sediamo e cerchiamo di capire.”
La condusse verso il divano e la fece sedere accanto a Carlisle mentre Edward si posizionava dall’altro lato. “ Ora raccontaci tutto, Bella.” Le disse il biondo mettendole una mano sulla spalla.
“ Non c’è molto da raccontare.” Ammise la ragazza con un sospiro. “ Non capisco cosa sia successo ma…” si bloccò un momento indecisa. “ Ho come l’impressione di aver vissuto in un sogno fio ad ora. È come se qualcuno avesse spezzato il sonno in cui ero caduta e improvvisamente qualcosa stesse cercando di tornare a galla. Anche l’incubo di stamattina…sembra che sia tutto collegato…sembra…”
Non riuscì a continuare e si prese la testa fra le mani mentre Edward l’abbracciava cercando di calmarla.
“ Cos’hai sognato?” le chiese Alice con cautela.
Lei guardò la famiglia Cullen prima di sospirare e alzare la testa.
“ Ho sognato la guerra tra vampiri e licantropi.” Ammise alla fine distrutta.



Fatto.
Ho deciso di concludere così il cap per lasciarvi sulle spine.
Bella ha confessato il suo sogno ai Cullen: come reagiranno loro?
E la sua strana trasformazione?
Resterà così per sempre?
E perché la nostra Bella ha l’impressione che qualcuno si aggiri intorno a casa sua?
Spero che continuerete a seguirmi.
Baci Rain!

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