Family Troubles

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indovina chi viene a cena ***
Capitolo 2: *** Api e Fiori ***



Capitolo 1
*** Indovina chi viene a cena ***


Storiellina in stile “Ti presento i miei”, anche se un po’ meno comica

Storiellina in stile “Ti presento i miei”, anche se un po’ meno comica. Spero possiate apprezzarla comunque!!!!!

Per le prossime volte, se avete richieste su cosa far succedere ai miei due poveri tesserini (leggi Ryan e Kelsi con famiglie annesse) suggeritelo pure!!! Io ho un paio di ideuzze, ma più me ne suggerite, più materiale ho!

Temperance

 

Indovina chi viene a cena

 

“Cosa vuol dire che ti sposi?!” Esclamò Mrs.Nielsen, semisconvolta dall’annuncio della figlia. Mr.Nielsen lasciò ricadere nel piatto il cucchiaio, facendo alzare dal piatto una considerevole quantità di zuppa e attirando l’attenzione di tutti e tre gli esemplari di sesso femminile appartenenti alla sua famiglia.

“Non vi pare di esagerare un pochino?” Domandò, conciliante, Doris, la figlia maggiore. “Insomma, non vi ha detto che sta per andare in Iraq o roba simile…”

“Grazie, Doris.”

“Grazie Doris un corno!” Intervenne il padre, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale. “Tua sorella ha solo ventitré anni! E poi tu ti rendi conto, signorinella, di quanto costi una cerimonia nuziale? Non se ne parla nemmeno.

 

 

 

 

Invece non solo se ne era parlato ma, tre settimane dopo, la data era stata fissata, la chiesa scelta e il ristorante prenotato. In quanto ai costi, Mr.Nielsen si stava ancora chiedendo da dove la figlia avesse tirato fuori tutti quei soldi senza chiedere a loro nemmeno un misero dollaro di contributo. In effetti, per quanto fosse lieto del risparmio così ottenuto, gli dava alquanto sui nervi il fatto di non aver aiutato nemmeno un po’ a costruire la rampa di lancio per il futuro della sua bambina, ma così era stato e tornare indietro non si poteva.

Più che dei soldi, invece, Mrs.Nielsen era preoccupata dall’ormai prossimo incontro con il futuro genero che non aveva mai visto e che avrebbe preferito non vedere mai. Kelsi aveva conosciuto Ryan –così si chiamava lui- al liceo, durante il periodo trascorso a casa della zia paterna. Aveva parlato con la suddetta zia più e più volte e questa l’aveva sempre rassicurata, dicendole che si trattava di un bravissimo ragazzo, forse soltanto un po’ stravagante nel vestire. Ed era bastata questa frase a metterla in crisi: se lui vestiva in modo originale lei, con i suoi lisci vestitini dalle fantasie scontate, non gli sarebbe apparsa come una donna trascurata e sciatta, la classica suocera vecchia e rompiscatole?

I timori di Mrs.Nielsen, comunque, non ebbero il potere né di fermare né di rallentare il tempo e, una sera di fine agosto, il momento del tanto atteso incontro arrivò.

I due ragazzi avevano pianificato tutto nei minimi particolari: gli Evans sarebbero arrivati a casa Nielsen verso le sette e poi i quattro consuoceri avrebbero avuto tutto il tempo per fare conoscenza. Della cena si sarebbe gentilmente occupata Doris, mentre Sharpay, che aveva fiutato la possibile tempesta e che, comunque, era allergica alle riunioni famigliari si era abilmente defilata, inventando sul momento un impegno con il suo proprio fidanzato.

Tutto sarebbe andato bene, com’era nei piani, si ripeteva Kelsi da più di tre ore, oramai, rubando a Tim Burton la celebre frase. Tutto sarebbe stato perfetto, gli Evans già la conoscevano e avrebbero adorato i suoi, proprio come i suoi sarebbero rimasti affascinati dalla classe dei loro futuri parenti.

Forse…

Il campanello suonò proprio mentre quel forse iniziava violentemente a prendere possesso dei suoi pensieri, allontanando in maniera inesorabile quelli più positivi.

Fu lei stessa ad aprire la porta, trovandosi davanti un Ryan più sorridente che mai, fedora in testa, mazzo di fiori in una mano e bottiglia di vino nell’altra. Barbara ed Andrew Evans erano in piedi alle sue spalle e una scintillante limousine color panna sonnecchiava nel cortiletto davanti a casa. Dopo aver salutato fidanzato e famiglia, la ragazza si tuffò sull’autista, intimandogli di spostare la macchina sul retro; ci mancava solo che sua madre avesse un mancamento al vedere un mostro del genere vicino alla sua utilitaria rosso sbiadito.

Indossò quindi il proprio migliore sorriso e rientrò, guidando gli Evans verso il soggiorno.

 

 

 

 

Il primo impatto non fu né euforico né particolarmente triste, almeno per quello che i due promessi sposi riuscirono a percepire.

Per i genitori, invece, la cosa fu decisamente più drammatica.

Barbara Evans e i suoi tacchi dodici si incamminarono decisi verso la microscopica donna di nome Samantha Nielsen che, in piedi davanti al divano, era stata già colta da un mezzo infarto vedendo l’abbigliamento ultra griffato dei suoi ospiti e aveva rischiato di cadere rovinosamente tra le braccia di Ryan quando questi l’aveva salutata con un leggero baciamano. La donna alta e sottile che le si stava avvicinando avrebbe fatto tranquillamente invidia ad un albero di Natale tra i meglio ornati di Albuquerque, vista la massiccia dose di gioielli che portava in ogni dove…e Samantha dubitava seriamente che si trattasse di bigiotteria, per non parlare, poi, del vestito che la fasciava alla perfezione, senza segnare nemmeno quel minimo di pancia che ogni donna, per essere considerata tale, deve avere.

Barbara, stringendo la mano della sua futura consuocera, si era chiesta come potesse esistere ancora gente in possesso del coraggio necessario per comprare quegli smorti pezzi di stoffa che stilisti senza nome e senza idee cercavano di far passare per abiti. Come potesse suo figlio aver scelto una ragazza di quella classe sociale le sfuggiva, ma, se quella era la decisione di Ryan, lei non poteva far altro che sforzarsi di accettarla…e magari di migliorare un po’ il gusto delle donne Nielsen.

Joseph Nielsen ed Andrew Evans, invece, si erano subito immersi in una conversazione su golf e affini. O, meglio, Andrew vi si era immerso, mentre Joseph rischiava di affogarvi da un momento all’altro, data la sua totale ignoranza in materia. Musica, Kelsi gli aveva detto che Ryan era appassionato di musica almeno quanto lei… perché il discorso non poteva valere anche per suo padre, accidenti?

Andrew si era reso conto che il suo interlocutore lo guardava smarrito, ma, accidenti, il golf era la sua ancora di salvezza in ogni occasione e non capiva come potesse non risultare interessante.

Quando Doris arrivò ad avvisare che l’aperitivo era in tavola, la stanza era divisa in due fazioni: le due coppie di consuoceri, sconvolte dall’incontro con gli altri, e gli sposi, felici e contenti che quel primo incontro non fosse stato la tragedia che entrambi in segreto si aspettavano.

 

 

 

 

La cena fu un disastro, persino i poveri innamorati dovettero ammetterlo, se non con gli altri, per lo meno con loro stessi.

Barbara e Samantha, che avevano messo tutta la loro buona volontà nel tentare di fare conoscenza, già al secondo si odiavano cordialmente oltre il punto di non ritorno. Andrew e Joseph, che non erano assolutamente da meno delle mogli, si erano messi a pianificare la cerimonia e il ricevimento nuziale e minacciose scintille rosso fuoco fuggivano dalle orecchie di entrambi, miste a fumo, sempre più spesso.

“Andiamo, Jo, la mia famiglia non può permettersi lo smacco di un matrimonio insignificante come quello che proponi tu! Voglio tra i tre e i quattrocento invitati, non di meno, assolutamente.

“Beh, Andy, la mia famiglia invece non può permettersi delle nozze da megalomani come quelle che tu proponi! E quando dico permettersi, parlo economicamente. Sono sicuro che il vostro onore possa sopportare un po’ più stress del mio portafogli.

“Non vedo dove sia il problema: paghiamo noi.

“Io voglio contribuire alle spese per il matrimonio di mia figlia.

“L’orgoglio di voi agricoltori è davvero irritante.

“Faccio il tassista.”

“È uguale.”

A quel punto visibilissime saette partivano dagli occhi di uno per arrivare a quelli degli altri e tornare, poi, al mittente con sconcertante regolarità, ma le due donne parevano non accorgersene, immerse com’erano in discorsi che diremo poi.

Ryan e Kelsi, seduti uno accanto all’altra, tentavano e ritentavano, senza troppo successo, di riportare la conversazione su qualcosa di innocuo come il tempo. Un argomento, insomma, che coinvolgesse tutti senza controproducenti spargimenti di sangue.

Doris, dalla cucina, si godeva la scena, divertita e sollevata al pensiero che lei non si sarebbe mai sposata, dato che i rapporti duraturi non erano proprio la sua specialità. Quando la frutta fu portata a tavola, Andrew e Joseph si guardavano in cagnesco senza proferir parola, mentre Samantha e Barbara conversavano animatamente sulle bomboniere. Mrs.Evans aveva tirato fuori apparentemente dal nulla un catalogo stracolmo di esemplari degli articoli sopraccitati e stava indicando freneticamente i suoi preferiti.

“Che ne pensi di questo?” Domandò, indicando quello che a Samantha sembrò un informe ammasso di pizzo e fiori finti dal prezzo di cento dollari.

“Non so… è un po’…pesantoccio. E poi costa troppo. Starei su qualcosa di più semplice.”

“Sì, hai ragione, non convinceva neanche me…e questo?”

“Questo per te sarebbe più semplice? Non so quali siano le intenzioni di tuo figlio, ma la mia non vuole uccidere gli ospiti con le bomboniere, vorrebbe solo regalargliele.”

“D’accordo.” Il sorriso forzato sulle labbra di Barbara era più che evidente. “E tu cosa proponi?”

“Questo.” Replicò Samantha convinta, indicando un semplice mazzolino di fiori laccato in bianco. Costo: venti dollari.

“Ma Samantha, ci si sposa una volta sola!”

“Esattamente, ed è per questo che, se non vi dispiace, ad organizzare il nostro solo e unico matrimonio vorremmo pensarci noi. Intervenne Ryan, alzandosi in piedi insieme alla sua fidanzata, che annuiva convinta.

“Voi?” Il tono di Andrew Evans non poteva essere definito che di scherno. “E sentiamo, a cosa avreste pensato.”

“Noi non abbiamo pensato, abbiamo deciso. Niente cerimonia in grande stile.” Lieve esultanza di Joseph, subito mitigata dall’affermazione successiva. “E niente mini-ricevimento. Faremo una cosa media, con tutti i nostri amici e parenti, ma senza invitare quelle persone che sono certo mamma e papà avrebbero messo in lista e io nemmeno conosco.”

“Per quanto riguarda le bomboniere, invece” Proseguì Kelsi, il catalogo sostenuto a mezz’aria dalla mano destra di Samantha e dalla sinistra di Barbara. “Martha, la mia migliore amica, è particolarmente tagliata per questo genere di lavoretti e ha già iniziato a prepararle.

“E vi saremmo grati se voi smetteste di litigare, perché, che vi piaccia o no, tra tre mesi sarete parenti a tutti gli effetti e noi non abbiamo intenzione di assistere a questa sceneggiata ogni volta che la famiglia, perché è una famiglia che saremo, si riunirà.”Fu la fiera conclusione di Ryan. “E ora… Kelsi, perché non mi accompagni a prendere il dessert?”

 

 

 

 

Lo stupore generale durò solo finché Doris non si materializzò in sala da pranzo, sedendosi tranquillamente a tavola con una fetta di torta nel piatto.

Pian piano il chiacchiericcio generale riprese, anche se su toni un po’ più smorzati ed innocui. Non appena si notava che un argomento stava per sfociare in litigio, questo veniva prontamente sostituito con uno ancora più “liscio”. Quando Barbara e Joseph, però, arrivarono a far nascere un battibecco persino sulle condizioni climatiche del Guatemala negli ultimi dieci anni, a Samantha venne la brillante idea di proporre qualcosa di interesse comune.

“È da venti minuti che quei due stanno preparando il dolce… dite che faremmo meglio ad andare a vedere?”

Per una volta tutti e quattro si trovarono d’accordo e si avviarono simultaneamente verso la cucina, mentre Doris mormorava qualcosa circa l’arte di farsi gli affari propri.

Ora, se c’è qualcosa che fa imbestialire un padre più di una coppia di consuoceri snob e affetti da manie di grandezza, quella cosa è vedere la propria figlia tra le braccia del figlio dei suddetti individui che, stando alla genetica, dovrebbe raccogliere in sé tutte le caratteristiche salienti dei propri genitori.

E così fu.

Quando l’allegra combriccola raggiunse la porta della cucina fu prontamente stoppata dal braccio teso di Samantha Nielsen e il perché fu subito chiaro a tutti.

Kelsi era seduta sull’isolotto in centro alla stanza e le sue braccia erano morbidamente appoggiate dietro al collo di Ryan che, stretto tra le gambe semiaperte di lei, la baciava con una delicatezza e una timidezza talmente inusuali per due giovani prossimi alle nozze da colpire immediatamente sia Barbara sia Samantha. Non Andrew e Joseph, però, i cui moti di protesta furono prontamente bloccati e messi a tacere dalle rispettive mogli per mezzo di semplici sguardi che rasentavano l’odio.

Un momento come quello non doveva essere interrotto perché, forse, sarebbe stato proprio grazie a quello e ai sentimenti che evocava in ognuno di loro che Mrs. Samantha Nielsen, cassiera di supermercato e Mrs. Barbara Evans, ereditiera viziata sarebbero riuscite a sopportarsi almeno un po’.

Ammirando la dolcezza e l’amore negli occhi socchiusi della figlia, Samantha fu come riportata a quando lei e Joseph, poco più che adolescenti, si erano conosciuti al ballo del diploma di lui, dove lei aveva accompagnato un amico, e a quel loro timido primo bacio. Chi lo avrebbe immaginato, allora, che sarebbe stato il gesto che avrebbe dato inizio a quella che ora era la famiglia Nielsen?

Barbara potè rivedere nell’abbraccio privo di ogni forma di ossessività quelli del tutto diversi del giovane Andrew, quelle strette fortissime che parevano non finire mai e che dicevano al mondo che lei era sua, sua e basta.

 

 

 

Forse gli Evans e i Nielsen non erano due famiglie tra le più compatibili, ma con il tempo, dopo che Joseph ebbe debitamente minacciato Ryan di un’atroce e dolorosa dipartita se solo avesse provato a torcere un capello alla sua bimba e dopo che Andrew ebbe istruito Kelsi sul tenore di vita che una vera signora Evans doveva sostenere, le cose non andarono poi così male e persino Doris e Sharpay finirono per risultarsi reciprocamente simpatiche. Furono loro, in effetti, a preparare, con un formidabile gioco di squadra, gli scherzi per la prima notte di nozze.

Certo, battibecchi ce n’erano sempre in quantità più che invidiabile ma, ehi, se in una famiglia non si discute un po’, me lo spiegate che accidenti di famiglia è?

 

 

 

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Capitolo 2
*** Api e Fiori ***


Api e Fiori

Api e Fiori

 

“Ahi!”

“Che c’è?”

“Mi hai dato una gomitata!”

“Scusa… ma sei tu che mi hai detto di spegnere la luce!”

“Beh, potevi stare più attento.”

Ryan alzò gli occhi al cielo, sbuffando, tra il divertito e il seccato.

“Non ti farò mai più un favore, finché vivrò, lo giuro!”

“Quindi non mi darai un bacio?”

“Ho detto che non farò piaceri a te,non che non concederò più piacere a me.” Replicò il ragazzo con un sorriso beffardo, chinandosi a baciare Kelsi, che gli gettò le braccia al collo in un accesso d’entusiasmo, rischiando che il giovane le cadesse rovinosamente addosso.

“Fti pttnt!”

“Cosa?” Domandò la ragazza, separandosi per un istante da lui.

“Stai attenta! Non sono Ercole, le mie braccia cedono!”

“Stai dicendo che peso troppo?”

“Sto dicendo che se ti cado sopra ti faccio male.”

“Tu ti rendi conto che siamo l’unica coppia al mondo che riesce a sprecare ore chiacchierando anche a letto?”

“A che ora torna tua zia?”

“Alle undici, ma….”

“Ecco, sono le otto, quindi abbiamo tutto il tempo.”

“Erano le otto due ore fa.”

“Beh, allora sarà meglio darsi da fare…” Ribatté Ryan, lasciando scivolare come per caso una mano sotto alla camicia da notte di lei.

“Kelsi, tesoro, sono a casa!”

La voce, proveniente dal piano di sotto, fece letteralmente gelare il sangue nelle vene di Kelsi. Che ci faceva sua zia a casa a quell’ora?!

“Ma non doveva rientrare tra un’ora?”

“Ne so quanto te… Ma tu non dovresti essere qui, accidenti…

“E che faccio, non posso mica uscire dalla finestra?” Si lamentò Ryan, alzandosi in piedi e recuperando camicia e pantaloni.

“Perché no?” Domandò Kelsi, colta dal panico all’udire i passi della zia sulle scale.

“Perché stai al quinto piano!”

“Kelsi, posso entrare?”

I due ragazzi si guardarono per un momento negli occhi, poi Kelsi spinse in fretta e furia Ryan dentro l’armadio e richiuse le ante, affrettandosi a nascondere scarpe e cappello sotto al letto.

Quando fu sicura che niente fosse in vista, si decise a lasciar entrare la zia.

“Vieni pure! Stavo…ehm… mettendo in ordine.” Ok, pessima bugia. Ma che ci poteva fare? Sotto pressione il suo cervello non funzionava mai come avrebbe dovuto…

“Wow…sono colpita. Non ti disturba, vero, che io sia tornata un po’ prima? È che volevo parlarti…”

“No, certo che non mi dai fastidio. Che volevi dirmi?” Chiese la ragazza, facendo cenno alla zia di sedersi sul letto accanto a lei e spingendo con un calcio una delle scarpe di Ryan ancora più sotto al mobile.

“Vedi… è un discorso un po’ imbarazzante…” Cominciò Megan Nielsen, torturandosi le mani e Kelsi pensò con sollievo che in quella stanza c’era qualcuno più nervoso di lei. Il perché di questa agitazione la spaventava un po’, doveva ammetterlo, ma almeno Meg non era serafica e divertita come era sicura fosse Ryan, che, probabilmente, in quel momento se la stava ridendo, spiandole dalla fessura tra le ante dell’armadio.

“Da quanto tempo tu e Ryan state insieme? Tre mesi?” Fu l’inaspettata domanda della zia.

“Sette, zia. Sette mesi e mezzo, perché?”

“Vedi…io sono sicura che voi vi amate…e ormai hai diciassette anni…credo sia ora di parlarti di una cosa…”

“Cosa?” Domandò Kelsi, il terrore negli occhi, immaginando dove Meg volesse andare a parare.

Anche Ryan lo intuì e dovette usare tutto il suo self control per non scoppiare a ridere, rivelando la propria presenza.

“Ecco, io volevo dirti che…ad un certo punto di una relazione è normale…ecco…fare…

“…sesso?” Suggerì Kelsi, tentando di abbreviare l’agonia della zia.

“Sì, esattamente. So che dovrebbe essere tua madre a farti questo discorso, ma dato che lei non c’è ho pensato di essere la persona più indicata…”

“Guarda, non credo sia necessario che tu mi spieghi niente.” Esclamò Kelsi, forse un po’ troppo in fretta, mentre Ryan veniva colto da un quasi incontenibile attacco d’ilarità. Riuscì comunque a controllarsi, pensando che la situazione fosse già abbastanza imbarazzante per la sua ragazza anche senza che sua zia si rendesse conto che lui era nascosto in mutande nell’armadio.

“Lo so, tesoro, che voi giovani credete di sapere tutto grazie a quella specie di educazione sessuale che fate a scuola, ma posso assicurarti che non è così.”

“Zia, io non…”

“No, no,no. Capisco che non sia un argomento proprio semplice da affrontare, ma è necessario.

°Già, peccato che sia arrivata un po’ in ritardo.° Pensò Ryan, mentre il viso di Kelsi assumeva un’adorabile tinta ciclamino che la zia interpretò come giovanile imbarazzo dovuto al trattare di un tema ritenuto taboo.

“A scuola vi avranno spiegato gli aspetti più tecnici, no? Di certo non vi hanno parlato di cose come i preliminari o del piacere sia fisico che psicologico che si prova…

Ma perché sua zia doveva essere psicologa anche fuori dal lavoro?

“Sì, zia, ma io…”

“Ecco e secondo me sbagliano, dato che questi sono alcuni degli aspetti più importanti del sesso e i ragazzi arrivano alla loro prima volta impreparati e hanno paura quando non dovrebbero assolutamente.” Non le sembrava che la sua mancanza di educazione sessuale fosse stato un handicap particolarmente ingombrante…avevano imparato insieme, lei e Ryan, no? Senza che nessuno facesse loro discorsi imbarazzanti. “Quindi, immagina che tu e il tuo ragazzo siate pronti per farlo per la prima volta. Che cosa fareste per rompere l’imbarazzo?

“Beh…” Iniziò Kelsi, pensando di cambiare tattica. “chiacchieriamo, di base…di scemenze, non di cose importanti. Credo che parlare sia qualcosa di indispensabile per noi, come per altri lo sono baci e coccole. Non che noi non ci baciamo, però credo che le parole contino di più, non so se mi spiego.

“Perfettamente, piccola.” Replicò la donna, felice che la nipote avesse deciso di collaborare. “Però non mi darebbe fastidio se tu usassi qualche condizionale, sai? So che voi giovani tendete a trasformare tutto in indicativo, ma a volte mi sembra che esageriate anche un po’…

“Zia, io ho usato il modo verbale giusto.” Rispose Kelsi, dopo aver preso un profondo respiro. Non era certo nei suoi piani parlare della propria intimità con sua zia, ma se questo poteva salvarla da un saggio completo su sesso e simili, beh, lo avrebbe fatto con sommo piacere.

“Prego?”

“Quello che ti ho detto non andava espresso al condizionale, ma all’indicativo, perché non è quello che io e Ryan faremmo… è quello che effettivamente facciamo.”

Meg rimase per un momento in silenzio, elaborando l’informazione ricevuta.

“Che…fate?”

“Sì, zia.”

“Quindi vuoi dire che voi…che tu…?”

“Che io non sono vergine, esattamente.” Accorse di nuovo Kelsi in aiuto alla zia.

“Oh.” Fu la semplice risposta e Ryan ebbe per un attimo la tentazione di uscire dall’armadio, visto che oramai le cose si erano evolute in quel modo. Tuttavia, ancora non credeva che sarebbe stato veramente opportuno.

“E…da quando?”

“Due mesi.”

“Due mesi…”

“Già.”

Attimo di riflessione in cui Ryan temette che fosse possibile udire il suo respiro, tale era il silenzio calato improvvisamente.

“Beh…e come è stato?” Domandò Meg, più per non piantare una conversazione a metà che per altro.

Questo sì che gli interessava…che cosa pensava Kelsi della loro prima volta? Non avrebbe mentito a sua zia dicendo che le era piaciuto se in realtà era stata tremenda, vero?

“È stato….” Come era stato? Non ci aveva mai pensato… “…strano. Sì, credo che strano sia la definizione giusta.

“Strano?”

Kelsi annuì lentamente, lanciando un’occhiata fugace all’armadio.

“Sì…strano, però di una stranezza positiva. Le altre volte è stato sempre meglio, sai, con meno dolore e più esperienza, però la prima è stata…speciale. Un po’ come essere per la prima volta una cosa sola.

“Ne sono felice…” Commentò la zia, accarezzando con fare materno i capelli di Kelsi, mentre lo sguardo di Ryan, all’interno dell’armadio, passava dal divertito al dolce barra innamorato.

“Tutto sommato, sono sollevata di non averti dovuto spiegare tutto…credo che Ryan l’abbia fatto molto meglio.”

Sorridendo, Kelsi abbracciò forte la zia che, un attimo dopo, si alzò con uno sbadiglio di dimensioni notevoli.

“Beh, ti ho già dato anche troppa noia questa sera…e poi ho sonno, vado a nanna. Buona notte, piccola donna.”

“’notte, zia.”

 

Non appena la porta si chiuse, Kelsi si lasciò cadere sul letto, concedendosi un sospiro di sollievo. Dopotutto, non era andata poi così male.

“Puoi uscire, ora.” Sussurrò e, un secondo dopo, le ante dell’armadio si aprirono e Ryan la raggiunse sul letto, i vestiti ancora in mano.

“Conversazione…interessante, quantomeno.” Commentò, cominciando ad infilarsi i pantaloni.

“Un po’troppo imbarazzante per i miei gusti.”

“Se fossi stata una brava ragazza, avresti detto tutto a tua zia la sera stessa.”

“Certo, perché i tuoi lo sanno no? L’ultima volta che ne abbiamo parlato, mi sembrava di aver capito che tua madre nemmeno fosse cosciente del fatto che esci con qualcuno…

“In effetti… Speciale, eh?” Domandò Ryan, sviando il discorso.

“Speciale cosa?”

“La nostra prima volta.”

“Non ti montare la testa; l’ho detto solo per non far preoccupare mia zia. Ti immagini la sua reazione se le avessi detto che è stato un totale fiasco?

“Scema.” Commentò Ryan con un buffetto, chinandosi poi a darle un bacio.

“Sarà meglio che tu vada, prima che a mia zia venga in mente di mettermi in guardia sui metodi anticoncezionali.”

 

Fine

 

 

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