Storiellina in stile “Ti presento i miei”, anche se un po’
meno comica. Spero possiate apprezzarla comunque!!!!!
Per le prossime volte, se avete richieste su cosa far
succedere ai miei due poveri tesserini (leggi Ryan e Kelsi con famiglie
annesse) suggeritelo pure!!! Io ho un paio di ideuzze,
ma più me ne suggerite, più materiale ho!
Temperance
Indovina chi
viene a cena
“Cosa vuol dire che ti sposi?!”
Esclamò Mrs.Nielsen, semisconvolta dall’annuncio della figlia. Mr.Nielsen
lasciò ricadere nel piatto il cucchiaio, facendo alzare dal piatto una
considerevole quantità di zuppa e attirando l’attenzione di tutti e tre gli
esemplari di sesso femminile appartenenti alla sua famiglia.
“Non vi pare di esagerare un pochino?” Domandò, conciliante,
Doris, la figlia maggiore. “Insomma, non vi ha detto che sta per andare in Iraq
o roba simile…”
“Grazie, Doris.”
“Grazie Doris un corno!” Intervenne il padre, dopo essersi
ripreso dallo shock iniziale. “Tua sorella ha solo ventitré anni! E poi tu ti
rendi conto, signorinella, di quanto costi una cerimonia nuziale? Non se ne
parla nemmeno.
Invece non solo se ne era parlato ma,
tre settimane dopo, la data era stata fissata, la chiesa scelta e il ristorante
prenotato. In quanto ai costi, Mr.Nielsen si stava ancora chiedendo da dove la
figlia avesse tirato fuori tutti quei soldi senza
chiedere a loro nemmeno un misero dollaro di contributo. In effetti, per quanto
fosse lieto del risparmio così ottenuto, gli dava alquanto sui nervi il fatto
di non aver aiutato nemmeno un po’ a costruire la rampa di lancio per il futuro
della sua bambina, ma così era stato e tornare indietro non si poteva.
Più che dei soldi, invece, Mrs.Nielsen era preoccupata
dall’ormai prossimo incontro con il futuro genero che
non aveva mai visto e che avrebbe preferito non vedere mai. Kelsi aveva
conosciuto Ryan –così si chiamava lui-
al liceo, durante il periodo trascorso a casa della zia paterna. Aveva parlato
con la suddetta zia più e più volte e questa l’aveva sempre rassicurata,
dicendole che si trattava di un bravissimo ragazzo, forse soltanto un po’
stravagante nel vestire. Ed era bastata questa frase a metterla in crisi: se
lui vestiva in modo originale lei, con i suoi lisci vestitini dalle fantasie
scontate, non gli sarebbe apparsa come una donna trascurata e sciatta, la
classica suocera vecchia e rompiscatole?
I timori di Mrs.Nielsen, comunque, non ebbero il potere né
di fermare né di rallentare il tempo e, una sera di fine agosto, il momento del
tanto atteso incontro arrivò.
I due ragazzi avevano pianificato tutto nei minimi
particolari: gli Evans sarebbero arrivati a casa Nielsen verso le sette e poi i
quattro consuoceri avrebbero avuto tutto il tempo per fare conoscenza. Della
cena si sarebbe gentilmente occupata Doris, mentre Sharpay, che aveva fiutato
la possibile tempesta e che, comunque, era allergica alle riunioni famigliari
si era abilmente defilata, inventando sul momento un impegno con il suo proprio fidanzato.
Tutto sarebbe andato bene, com’era nei piani, si ripeteva
Kelsi da più di tre ore, oramai, rubando a Tim Burton la celebre frase. Tutto
sarebbe stato perfetto, gli Evans già la conoscevano e avrebbero adorato i
suoi, proprio come i suoi sarebbero rimasti affascinati dalla classe dei loro
futuri parenti.
Forse…
Il campanello suonò proprio mentre
quel forse iniziava violentemente a prendere possesso dei suoi pensieri,
allontanando in maniera inesorabile quelli più positivi.
Fu lei stessa ad aprire la porta, trovandosi davanti un Ryan
più sorridente che mai, fedora in testa, mazzo di fiori in una mano e bottiglia
di vino nell’altra. Barbara ed Andrew Evans erano in piedi alle sue spalle e
una scintillante limousine color panna sonnecchiava nel cortiletto davanti a
casa. Dopo aver salutato fidanzato e famiglia, la ragazza si tuffò sull’autista,
intimandogli di spostare la macchina sul retro; ci mancava solo che sua madre
avesse un mancamento al vedere un mostro del genere vicino alla sua utilitaria
rosso sbiadito.
Indossò quindi il proprio migliore sorriso e rientrò,
guidando gli Evans verso il soggiorno.
Il primo impatto non fu né euforico né particolarmente
triste, almeno per quello che i due promessi sposi riuscirono a percepire.
Per i genitori, invece, la cosa fu decisamente più
drammatica.
Barbara Evans e i suoi tacchi dodici si incamminarono decisi
verso la microscopica donna di nome Samantha Nielsen che, in piedi davanti al
divano, era stata già colta da un mezzo infarto vedendo l’abbigliamento ultra
griffato dei suoi ospiti e aveva rischiato di cadere rovinosamente tra le
braccia di Ryan quando questi l’aveva salutata con un
leggero baciamano. La donna alta e sottile che le si stava
avvicinando avrebbe fatto tranquillamente invidia ad un albero di Natale tra i
meglio ornati di Albuquerque, vista la massiccia dose di gioielli che portava
in ogni dove…e Samantha dubitava seriamente che si trattasse di bigiotteria,
per non parlare, poi, del vestito che la fasciava alla perfezione, senza
segnare nemmeno quel minimo di pancia che ogni donna, per essere considerata
tale, deve avere.
Barbara, stringendo la mano della sua futura consuocera, si
era chiesta come potesse esistere ancora gente in possesso del coraggio
necessario per comprare quegli smorti pezzi di stoffa che stilisti senza nome e
senza idee cercavano di far passare per abiti. Come potesse
suo figlio aver scelto una ragazza di quella classe sociale le sfuggiva, ma, se
quella era la decisione di Ryan, lei non poteva far altro che sforzarsi di
accettarla…e magari di migliorare un po’ il gusto delle donne Nielsen.
Joseph Nielsen ed Andrew Evans, invece, si erano subito
immersi in una conversazione su golf e affini. O, meglio, Andrew vi si era
immerso, mentre Joseph rischiava di affogarvi da un momento all’altro, data la
sua totale ignoranza in materia. Musica, Kelsi gli aveva detto che Ryan era
appassionato di musica almeno quanto lei… perché il
discorso non poteva valere anche per suo padre, accidenti?
Andrew si era reso conto che il suo interlocutore lo
guardava smarrito, ma, accidenti, il golf era la sua ancora di salvezza in ogni
occasione e non capiva come potesse non risultare interessante.
Quando Doris arrivò ad avvisare che l’aperitivo era in
tavola, la stanza era divisa in due fazioni: le due coppie di consuoceri,
sconvolte dall’incontro con gli altri, e gli sposi, felici e contenti che quel
primo incontro non fosse stato la tragedia che entrambi in segreto si
aspettavano.
La cena fu un disastro, persino i poveri innamorati
dovettero ammetterlo, se non con gli altri, per lo meno con loro stessi.
Barbara e Samantha, che avevano messo tutta la loro buona
volontà nel tentare di fare conoscenza, già al secondo
si odiavano cordialmente oltre il punto di non ritorno. Andrew e Joseph, che
non erano assolutamente da meno delle mogli, si erano messi a pianificare la
cerimonia e il ricevimento nuziale e minacciose scintille rosso fuoco fuggivano
dalle orecchie di entrambi, miste a fumo, sempre più spesso.
“Andiamo, Jo, la mia famiglia non può permettersi lo smacco
di un matrimonio insignificante come quello che proponi tu! Voglio tra i tre e
i quattrocento invitati, non di meno, assolutamente.”
“Beh, Andy, la mia
famiglia invece non può permettersi delle nozze da megalomani come quelle che tu proponi! E quando dico permettersi,
parlo economicamente. Sono sicuro che il vostro onore possa sopportare un po’
più stress del mio portafogli.”
“Non vedo dove sia il problema: paghiamo noi.”
“Io voglio contribuire alle spese per il matrimonio di mia
figlia.”
“L’orgoglio di voi agricoltori è davvero irritante.”
“Faccio il tassista.”
“È uguale.”
A quel punto visibilissime saette partivano dagli occhi di
uno per arrivare a quelli degli altri e tornare, poi, al mittente con
sconcertante regolarità, ma le due donne parevano non accorgersene, immerse
com’erano in discorsi che diremo poi.
Ryan e Kelsi, seduti uno accanto all’altra, tentavano e
ritentavano, senza troppo successo, di riportare la conversazione su qualcosa
di innocuo come il tempo. Un argomento, insomma, che coinvolgesse tutti senza
controproducenti spargimenti di sangue.
Doris, dalla cucina, si godeva la scena, divertita e
sollevata al pensiero che lei non si sarebbe mai sposata, dato che i rapporti
duraturi non erano proprio la sua specialità. Quando la frutta fu portata a
tavola, Andrew e Joseph si guardavano in cagnesco senza proferir parola, mentre
Samantha e Barbara conversavano animatamente sulle bomboniere. Mrs.Evans aveva
tirato fuori apparentemente dal nulla un catalogo stracolmo di esemplari degli
articoli sopraccitati e stava indicando freneticamente i suoi preferiti.
“Che ne pensi di questo?” Domandò, indicando quello che a
Samantha sembrò un informe ammasso di pizzo e fiori finti dal prezzo di cento
dollari.
“Non so… è un po’…pesantoccio. E poi costa troppo. Starei su
qualcosa di più semplice.”
“Sì, hai ragione, non convinceva neanche me…e
questo?”
“Questo per te sarebbe più semplice? Non so quali siano le intenzioni di tuo figlio, ma la mia non vuole
uccidere gli ospiti con le bomboniere, vorrebbe solo regalargliele.”
“D’accordo.” Il sorriso forzato sulle labbra di Barbara era
più che evidente. “E tu cosa proponi?”
“Questo.” Replicò Samantha convinta, indicando un semplice
mazzolino di fiori laccato in bianco. Costo: venti
dollari.
“Ma Samantha, ci si sposa una volta sola!”
“Esattamente, ed è per questo che, se non vi dispiace, ad
organizzare il nostro solo e unico
matrimonio vorremmo pensarci noi.” Intervenne Ryan,
alzandosi in piedi insieme alla sua fidanzata, che annuiva convinta.
“Voi?” Il tono di Andrew Evans non poteva essere definito
che di scherno. “E sentiamo, a cosa avreste pensato.”
“Noi non abbiamo pensato, abbiamo deciso. Niente cerimonia
in grande stile.” Lieve esultanza di Joseph, subito mitigata dall’affermazione
successiva. “E niente mini-ricevimento. Faremo una cosa media, con tutti i
nostri amici e parenti, ma senza invitare quelle persone che sono certo mamma e
papà avrebbero messo in lista e io nemmeno conosco.”
“Per quanto riguarda le bomboniere, invece” Proseguì Kelsi,
il catalogo sostenuto a mezz’aria dalla mano destra di Samantha e dalla
sinistra di Barbara. “Martha, la mia migliore amica, è particolarmente tagliata
per questo genere di lavoretti e ha già iniziato a prepararle.”
“E vi saremmo grati se voi smetteste di litigare, perché,
che vi piaccia o no, tra tre mesi sarete parenti a tutti gli effetti e noi non
abbiamo intenzione di assistere a questa sceneggiata ogni volta che la
famiglia, perché è una famiglia che saremo, si riunirà.”Fu la fiera conclusione
di Ryan. “E ora… Kelsi, perché non mi accompagni a prendere il dessert?”
Lo stupore generale durò solo finché Doris non si
materializzò in sala da pranzo, sedendosi tranquillamente a tavola con una
fetta di torta nel piatto.
Pian piano il chiacchiericcio generale riprese, anche se su
toni un po’ più smorzati ed innocui. Non appena si notava che un argomento
stava per sfociare in litigio, questo veniva
prontamente sostituito con uno ancora più “liscio”. Quando Barbara e Joseph,
però, arrivarono a far nascere un battibecco persino sulle condizioni
climatiche del Guatemala negli ultimi dieci anni, a Samantha venne la brillante
idea di proporre qualcosa di interesse comune.
“È da venti minuti che quei due stanno preparando il dolce…
dite che faremmo meglio ad andare a vedere?”
Per una volta tutti e quattro si trovarono d’accordo e si
avviarono simultaneamente verso la cucina, mentre
Doris mormorava qualcosa circa l’arte di farsi gli affari propri.
Ora, se c’è qualcosa che fa imbestialire un padre più di una
coppia di consuoceri snob e affetti da manie di grandezza, quella cosa è vedere
la propria figlia tra le braccia del figlio dei
suddetti individui che, stando alla genetica, dovrebbe raccogliere in sé tutte
le caratteristiche salienti dei propri genitori.
E così fu.
Quando l’allegra combriccola raggiunse la porta della cucina
fu prontamente stoppata dal braccio teso di Samantha Nielsen e il perché fu
subito chiaro a tutti.
Kelsi era seduta sull’isolotto in centro alla stanza e le
sue braccia erano morbidamente appoggiate dietro al collo di Ryan che, stretto
tra le gambe semiaperte di lei, la baciava con una delicatezza e una timidezza
talmente inusuali per due giovani prossimi alle nozze da colpire immediatamente
sia Barbara sia Samantha. Non Andrew e Joseph, però, i cui moti di protesta
furono prontamente bloccati e messi a tacere dalle rispettive mogli per mezzo
di semplici sguardi che rasentavano l’odio.
Un momento come quello non doveva essere interrotto perché,
forse, sarebbe stato proprio grazie a quello e ai sentimenti che evocava in
ognuno di loro che Mrs. Samantha Nielsen, cassiera di supermercato e Mrs. Barbara
Evans, ereditiera viziata sarebbero riuscite a sopportarsi almeno un po’.
Ammirando la dolcezza e l’amore negli occhi socchiusi della
figlia, Samantha fu come riportata a quando lei e Joseph, poco più che
adolescenti, si erano conosciuti al ballo del diploma di lui, dove lei aveva
accompagnato un amico, e a quel loro timido primo bacio. Chi lo avrebbe
immaginato, allora, che sarebbe stato il gesto che avrebbe dato inizio a quella
che ora era la famiglia Nielsen?
Barbara potè rivedere nell’abbraccio privo di ogni forma di ossessività quelli del tutto diversi del giovane Andrew,
quelle strette fortissime che parevano non finire mai e che dicevano al mondo
che lei era sua, sua e basta.
Forse gli Evans e i Nielsen non erano due famiglie tra le
più compatibili, ma con il tempo, dopo che Joseph ebbe
debitamente minacciato Ryan di un’atroce e dolorosa dipartita se solo
avesse provato a torcere un capello alla sua bimba e dopo che Andrew ebbe
istruito Kelsi sul tenore di vita che una vera signora Evans doveva sostenere,
le cose non andarono poi così male e persino Doris e Sharpay finirono per
risultarsi reciprocamente simpatiche. Furono loro, in effetti, a preparare, con
un formidabile gioco di squadra, gli scherzi per la prima notte di nozze.
Certo, battibecchi ce n’erano sempre in quantità più che
invidiabile ma, ehi, se in una famiglia non si discute un po’, me lo spiegate
che accidenti di famiglia è?