Armònia, la finzione della realtà

di Mido san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Il bombardamento parte 1 ***
Capitolo 3: *** Il bombardamento parte 2 ***
Capitolo 4: *** Il bombardamento parte 3 ***
Capitolo 5: *** Loading... Please Wait ***
Capitolo 6: *** Downloading... ***
Capitolo 7: *** Tutorial parte 1 ***
Capitolo 8: *** Tutorial parte 2 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


 

Prologo

 

 

Nel 2467, cento anni fa, si scoprì l'ultima riserva petrolifera al mondo nella FR (First Republic): una grande isola pianeggiante situata nel bel mezzo dell'oceano; un altro stato il AOC (Array Of Crowns), dopo aver prosciugato tutte le risorse del proprio territorio, dichiarò guerra e attaccò la FR per impossessarsi dell'oro nero contenuto nel suo sottosuolo.

La Firs Republic, dopo appena un mese di resistenza, capitombolò sotto il peso dei pesanti bombardamenti da parte del potente avversario.

Quest'ultimo aveva recentemente scoperto la M.O.A.B (Mother Of All Bomb) una bomba non radioattiva che creava un'onda d'urto estremamente potente che travolgeva tutto ciò che si trovava nel suo raggio di azione (circa 10 kilometri) radendo al suolo abitazioni, stabilimenti e uccidendo migliaia di persone.

Nel 2560, quasi cento anni dopo la caduta della FR, l'AOC aveva trasformato l'isola in una colonia dell'impero da prosciugare schiavizzandone gli abitanti (i Primi) e costringendoli a lavorare negli impianti di estrazione del petrolio in cambio delle necessità quotidiane; nonostante ciò una piccola parte dei Primi continua incessantemente a ribellarsi e ad attaccare gli impianti di estrazione del petrolio situati in tutta l'isola, il contemporaneo presidente dell'AOC decise di riutilizzare la MOAB per sopprimere i tentativi di ribellione che stavano esplodendo in tutto la colonia.

 

Questi massacri continuano a perpetuarsi tuttora nel tentativo di spezzare il forte patriottismo dei Primi.

Oggi è il 28 agosto 2567.

Oggi è il centesimo anniversario della caduta della Firs Republic.

Oggi è il settimo anniversario dall'inizio dei bombardamenti.

Morte alla corona!” è l'inno che risuona nelle strade.

L'allarme anti-MOAB copre le urla patriottiche.

Le bombe stanno massacrando i Primi.

Prego Dio di arrivare a domani.

Morte alla corona!

 

La ragazza chiuse il diario su cui stava scrivendo fino a quel momento, si alzò guardinga studiando tutte le persone costrette a restare in quel minuscolo rifugio anti-MOAB per controllare che nessuno la stesse spiando e si avviò verso l'uscita.

La guardia Coroniana (abitanti dell' AOC) appostata all'ingresso la osservò incuriosito

“Ho l'ordine di non fare uscire nessuno, l'impero non vuole che qualcuno di voi venga ferito. Queste bombe sono solo per i ribelli.”

“La prego, non riesco più a trovare la mia sorellina!” le lacrime di coccodrillo iniziarono a scendere copiose dagli occhi della ragazza rigandole le guance “La prego!”

La guardia inizialmente sembrò cedere alla fasulla disperazione della ragazza ma l'altra guardia, che stava controllando i vari rifugiati per accertarsi che non ci fossero ribelli nascosti tra loro, accorse per imporre la loro autorità

“Mi dispiace signorina ma abbiamo ordini precisi, nessuno può uscire durante i bombardamenti e...”

L'uomo si bloccò ad osservare la ragazza in lacrime accorgendosi solo in quel momento che stava sorridendo.

“Morte alla corona!” gridò la ragazza superando le due guardie a spintoni e uscendo dal rifugio sotto la pioggia perenne di detriti.

 

 

Ore 10.45, luogo sconosciuto.

 

 

“Dove diavolo è finita? Sarebbe già dovuta tornare dalla sua missione di spionaggio.”

Un uomo stava sbraitando al nulla chiuso in una stanza separata dal resto del rifugio segreto dei ribelli; al centro della stanza si trovava un tavolo su cui erano state frettolosamente stese delle cartine su cui sbatté le manone callose

“Quell'idiota sarebbe dovuta tornare prima dell'inizio del bombardamento,”

Ad interrompere l'uomo fu una scossa causata da una bomba caduta lì vicino, troppo vicino.

“Cazzo se era vicina, spero che non abbia colpito la base esterna. ”

Continuò a rimanere in ascolto nella speranza di sentire la porta del rifugio aprirsi annunciando l'entrata della tanto attesa spia; lei dovrebbe avere preziosissime informazioni su un misterioso stabilimento che stavano costruendo poco all'esterno della cittadina.

Era molto raro che l'impero della corona costruisse stabilimenti diversi da pozzi di estrazione petroliferi o caserme per soldati Coroniani, tutti i soldi che possedevano li spendevano per migliorare le proprie città nell'AOS, solo una piccola parte di essi venivano utilizzati per dare un salario misero ai Primi che lavorano nei pozzi.

Si ridestò dai suoi pensieri quando finalmente sentì il tanto atteso rumore, si precipitò subito verso l'entrata principale del rifugio per poi farsi largo fra i tanti compagni ribelli che si accalcavano verso la porta.

Ma ciò che vide non era certo quello che sperava.

 

 

Ore 12.10, infermeria del rifugio.

 

 

“La ragazza riporta numerose lacerazioni al basso ventre e su entrambi gli avambracci dovute alla collisione con una lamiera dovuta a sua volta da un'onda d'urto alzata da una MOAB, ora del decesso: 11.57, causa: dissanguamento. L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.” recitò il prete, nonché medico del campo, prima di chiudere la cartella; in seguito si allontanò lanciando un'occhiata piena di compassione verso l'uomo che si stava avvicinando al cadavere di colei che considerava come una figlia.

“Cos' aveva scoperto?” chiese al suo uomo il quale aveva trovato la ragazza che tentava in tutti i modi di raggiungere il rifugio anche dopo essere stata così duramente ferita.

“Capo...”

“COSA CAZZO AVEVA SCOPERTO?!” tuonò il capo che, in quel momento, voleva solo piangere come un bambino ma che era costretto a mostrarsi come l'uomo glaciale e ferreo che i suoi uomini si aspettavano di vedere in qualsiasi situazione.

“L-l-le Corone stanno costruendo una specie di laboratorio all'esterno della città, il suo uso è sconosciuto, le loro finalità sconosciute; sappiamo solamente che è stato appena terminato e gli uomini adibiti alla sua costruzione stanno sgomberando l'area da tutti gli utensili.”

“Vuol dire che sta per arrivare altra mano d'opera o altre truppe.”

“No, almeno, su tutte le frequenze che intercettiamo non ci sono stati accenni all'arrivo di nuove truppe e dalle foto che lei ha scattato lo stabilimento non ha per niente l'aria di una caserma, assomiglia più a un bunker a cielo aperto.”

“Allora lo stanno semplicemente sgomberando?”

“Esattamente, sembra che lo stiano... abbandonando.”

“Ne siamo sicuri?”

“è tutto quello che aveva scoperto”

Il capo sospirò girandosi a osservare il cadavere della ragazzina, le si potevano vedere tutte le costole attraverso la malandata e insanguinata felpa che indossava.

“Aveva 14 anni e pesava quanto un marmocchietto Coroniano di appena 7 anni. Adesso dimmi perché cazzo loro ingrassano come dei maiali e si fanno risucchiare via la ciccia con delle siringhe mentre qua noi fatichiamo a trovare qualcosa da mangiare e raggiungiamo a malapena il giorno dopo. CAZZO!” l'uomo cedette al peso delle emozioni e crollò in ginocchio davanti alla branda della malcapitata.

“Scoprite a cosa diavolo serve quella cosa.” lo disse così a bassa voce che l'altro uomo si immaginò di averlo sentito ma eseguì comunque gli ordini scattando sull'attenti e correndo fuori dalla piccola infermeria, non senza lanciare un ultimo sguardo a quella che un tempo era come la sorellina minore di tutti.

La salma della ragazzina venne sotterrata non appena cessarono i bombardamenti, un mese dopo la sua tomba verrà distrutta da una MOAB.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

 

Benvenuti nella mia prima storia su Fairy Tail e long in generale.

Ebbene sì, finalmente quella psicopatica di Midori No Yume si è decisa a scrivere una fanfiction e per complicarsi la vita ha deciso di scrivere una storia ad OC.

 

Come potete notare non ci sono collegamenti alcuni con Fairy Tail (almeno per il momento), per i primi capitoli la storia si svolgerà in questo scenario post apocalittico in cui verranno presentati i vostri OC.

 

Più avanti nella storia si inizierà a capire un qualcosa della trama, diciamo che questo capitolo è un prologo per farvi capire meglio l'insieme.

 

Ecco la scheda da compilare, accetterò solo i primi 11 OC, magari più avanti potrei riaprire le iscrizioni, ma per il momento voglio vedere come me la cavo con un numero minimo di personaggi (a causa della mia memoria in stile bradipolpo).

Inizialmente nessuno possiederà capacità strane, saranno semplici umani nel bel mezzo di una guerra; vi chiedo di fidarmi di me e di seguire alla lettera le istruzioni nella scheda di presentazione dell'oc.

Solamente alla fine dell'introduzione degli OC nel mondo umano entreranno nel videogioco e solo in quel momento otterranno i vari poteri-armi-abilità e i vestiti...

Nel caso in cui ci siano più femmine che maschi con tutti che vogliono storie d'amore potrei far cambiare sponda a qualcuno, vi consiglio di controllare il sesso degli oc precedenti al vostro.

 

Nella recensione mettete solo il sesso e se volete o no una storia d'amore, il resto inviatemelo via MP.

 

 

 

 

Ecco a voi la scheda da compilare, sentitevi liberi di aggiungere qualsiasi cosa.

 

Nome:

Cognome:

Soprannome (non obbligatorio):

Età:

Carattere (sbizzarritevi ^_^ vi voglio pazzi, strani e improbabili):

Razza (essendo un videogioco potrete essere qualsiasi cosa: umani, robot, demoni, animali, creature leggendarie....):

Aspetto fisico:

Abbigliamento (il videogioco non ha un'ambientazione specifica):

Segni particolari:

Stato sulla terra (potete essere semplici abitanti, manovali, ribelli o qualsiasi cosa voi vogliate):

Stato nel videogioco (vi spiego. Potrete essere:

  • guerrieri che combattono con armi magiche e non ma che non possiedono la magia.

  • maghi come i classici di Fairy Tail che non usano le armi. solo UNA di queste due categorie):

Abilità (armi per i guerrieri e poteri per i maghi):

Cosa odia:

Cosa gli/le piace:

Paure e debolezze (OBBLIGATORIE. Non voglio Mary Sue palestrate a livelli improbabili, nel caso ci siano degli oc troppo potenti e invincibili chiederò ai rispettivi creatori di apportare dei cambiamenti):

Punti di forza:

Passato (essendo nati in un paese in guerra passati strappalacrime a non finire e ovviamente non potranno esserci draghi e gatti parlanti essendo un mondo senza magia):

Storia d'amore (accetto qualsiasi tipo di relazione ^_^ ):

Immagine personaggio (non obbligatoria ma ben accetta):

Altro (avrò dimenticato qualcosa di sicuro):

 

Partecipate a vostro rischio e pericolo... BWAHAHAHAHAHAHAH

Ringrazio Whiteney-chan per avermi minacciat... spinto a pubblicare questa FF (lo sai che ti voglio tanto bene? Adesso loro ti odieranno... BWAHAHAHA).
Ringrazio anche Nazori-chan per rallegrarmi i pomeriggi ^_^

 

 

Midori No Yume

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il bombardamento parte 1 ***


Il bombardamento parte 1

 

 

 

Ore 23.10, locanda Teutates.

 

Il locandiere stava lucidando i molti bicchieri lasciati sul bancone da parte dei tanti ospiti e clienti di quella giornata; uno dei pochi lavori che fruttava un poco in qualsiasi situazione era quello del moonshiner: nonostante distillasse in cantina solo uno scadente Whisky affettuosamente chiamato White Dog, a causa dell'odore di cane bagnato che emetteva e del suo colorito cereo, i clienti non si facevano certo fermare dal trangugiare litri e litri del suddetto liquore fatto in casa, pagando profumatamente ogni singola goccia che colava nelle loro aride gole.

Circa due terzi della popolazione erano consumatori abituali di qualsiasi bevanda contenesse anche solo una minima parte di alcool; probabilmente, se fossero riusciti a mettere le mani sul rarissimo nonché ricercatissimo alcool puro, si sarebbero bevuti pure quello finendo per bruciarsi fegato e organi annessi.

I distillatori abusivi , i sopracitati moonshiner, non davano il benché minimo fastidio alle autorità essendo l'alcool uno dei tanti modi per tenere la popolazione sotto controllo. Un famoso pensatore, anni e anni or sono, disse “duas tantum res anxius optat panem et circenses; il popolo due sole cose ansiosamente desidera pane e i giochi circensi” in parole povere: date al popolo qualcosa con cui intrattenersi e con cui sopravvivere e non vi causerà troppi problemi; anche perché buona parte dei Primi o era troppo stanca per ribellarsi o troppo ubriaca.

La storia parte proprio da una di queste locande/distillerie abusive situata nel centro di Alesia, uno dei tanti insieme di catapecchie sviluppatesi attorno ai più grandi centri d'estrazione del petrolio, la “Teutates” che di celestiale aveva solo il nome. Il locale (se così si poteva definire) si sviluppava su due piani, cosa molto rara in una cittadina minore come Alesia, le pareti del primo piano erano di mattoni a vista mancanti in più punti mentre quelle del piano superiore erano fatte di lastre ondulate di metallo tenute insieme da quello che sembrava fango rappreso; la porta era una zanzariera rigida coperta con pezzi di cartone e le finestre erano feritoie aperte nel muro a suon di martellate e coperte con pezzi di stoffa che simulavano delle sudice tendine. Entrando si poteva percepire l'odore di cane bagnato, sangue e noccioline (nonostante non ci fossero noccioline, questo è abbastanza strano); l'occhio del disgraziato cliente faticava ad abituarsi alla semioscurità presente nel locale la cui illuminazione si limitava a delle candele messe romanticamente sui tavoli e le feritoie nelle pareti; i pochi particolari che si coglievano erano il bancone fracassato in più punti con un omone appostato dietro tra le amate bottiglie di White Dog e gli ubriaconi che si accasciavano uno dopo l'altro sul banco, per essere poi lanciati di peso fuori in strada, non dopo avergli spillato ogni centesimo presente delle loro già vuote tasche; un paio di tavoli affiancavano la porta d'ingresso, sopra di loro sedevano i suddetti “ospiti meritevoli” che per la maggior parte comprendevano guardie Coroniane ubriache o forestieri con abbastanza soldi da permettersi l'attenzione dell'oste.

Uno di questi forestieri sedeva nel tavolo a destra dell'entrata mentre tentava di mangiare quella cosa “commestibile” che avrebbe dovuto assomigliare vagamente ad una zuppa ma che, invece, ricordava acqua sporca con una zampa di gallina che galleggia. Appena dopo due cucchiai abbandonò l'impresa e si diresse verso l'oste per chiedere le chiavi di una stanza, non senza prima osservare un paio di avvoltoi che si lanciavano sugli avanzi della sua zuppa, che tanto zupposa non era, per poi tornare alla loro occupazione preferita: accasciarsi sul bancone sotto il sorriso ebete dell'oste.

-Una stanza singola.- chiese all'omone che non aveva certo l'aria rassicurante.

-Abbiamo solo stanze singole. Sali le scale ultima porta a destra, pagamento anticipato.- prima fece dondolare le chiavi davanti la faccia dello sconosciuto, poi le ritirò dietro la schiena e tese la mano in attesa dei tanto agognati soldi; molto maturo come comportamento.

Il ragazzo si impose di non sbattergli i soldi in faccia, si limitò a sorridere con scherno e tendergli le monete contate, l'oste balzò per strappargli di mano i soldi per poi infilarli in quello che sembrava l'elastico delle mutande; infine gli lasciò le chiavi sul bancone, tornò a lucidare i bicchieri ed a osservarlo mentre saliva gli scalini. Un secondo dopo che il biondo ragazzo scomparve alla sua vista lasciò stare la sua maniacale pulizia dei boccali e si avvicinò ad un uomo seduto su un tavolo nella penombra del locale

-Gli ho dato la stanza sulla strada, come da te richiesto.- sussurrò per poi intascare la mazzetta abbondante di soldi che l'altro gli tendeva sotto il tavolo.

Il ragazzo si alzò non prima di aver rivolto un ghigno sicuro alle scale.

-Ancora un poco, ancora un poco.-


 

Nel frattempo il ragazzo biondo, ignaro di tutto quello che stava accadendo al piano sottostante, si tolse la felpa bianca senza maniche per poi lanciarla su una sedia posta di fianco al letto; in seguito si mise a fissarsi nell'opaco specchio situato sopra un secchio pieno d'acqua che, presumibilmente, doveva consistere da lavandino e da tazza del water. Gli occhi azzurri erano cerchiati da un paio di occhiaie dovute alle lunghe notti insonni che ultimamente si vedeva costretto a passare a causa degli uomini del governo si facevano sempre più vicini nonostante lui prestasse un'attenzione quasi maniacale nel non lasciare tracce. Perché era cambiato tutto all'improvviso? Magari era per la rissa che aveva scatenato nella bettola precedente a questa, ma non era stata colpa sua! In fondo a tutti potrebbe capitare di far cadere “accidentalmente” una sedia in testa a uno di quegli ubriaconi, più comunemente chiamati guardie Coroniane, mentre infastidiva la giovane e prosperosa cameriera. Sospirò per poi dare una sistemata agli occhialoni neri che portava tra i capelli e sorridere seducente allo specchio. Si allontanò da quello che doveva essere il bagno e si avvicinò alla sacca che portava con sé, prendendo dal suo interno un libro, quindi si lanciò sul materasso sollevando una gran nuvola di polvere che prese a vagare nell'aria della stanza facendolo tossire più e più volte.

-E che diavolo! Li avranno mai sbattuti in vita loro?- si lamentò scuotendo le mani e il libro nel tentativo di scacciare quel fastidioso odore di mandorle amare... mandorle amare? Avrebbe potuto esserci quell'odore se si fosse trovato in un hotel dell'Array Of Crowns, ma in una squallida bettole della First Republic era abbastanza improbabile.

-MERDA! Devo uscire subito.- ordinò a se stesso prendendo la sua amata felpa per premersela sopra la bocca a mo di maschera e lanciando via il libro che teneva in mano, in seguito si lanciò a terra e strisciò fino alla parente di lamiere per poi lanciarsi contro di essa e sfondarla senza molti problemi; atterrò in strada disperdendo la forza dell'impatto con una capriola in avanti ma non fece in tempo ad alzarsi che venne scosso da forti colpi di tosse prendendo corti e affaticati respiri tra uno colpo e l'altro.

-Vedo che la dispnea è già iniziata. Devo farti i miei complimenti però, non esistono molte persone in grado di riconoscere l'odore dell'acido cianidrico e tu sicuramente non sembravi tra queste.- dal nulla apparve un ragazzo sulla ventina, slanciato e dai lunghi capelli blu con striature viola raccolti in una treccia, gli occhi rossi fissavano il malcapitato con indifferenza mentre la bocca era distesa in un ghigno vittorioso che lasciava intravedere l'arcata dentale superiore.

-Sai...coff...non credo che in questo grand hotel ci fossero dei profumatori...coff...per ambienti, potevi inventarti qualcosa di meglio per uccidermi.- rispose sorridendo con strafottenza l'altro passandosi una mano sopra la cicatrice sull'occhio e sospirando.

-Taci, non sopporto la gente come te! Adesso seguimi senza fare storie o dovrò portarti dal mio cliente pezzo per pezzo.- sputò l'altro.

-Nessuno può dare ordini a Shoichi Inuzuki! E sentiamo, chi vorrebbe spezzettarmi con tanto ardore?- chiese mostrando un altro sorriso di scherno nel tentativo di sopprimere i conati di vomito che gli salivano e posizionandosi in una posa di attacco.

-Shi Kurai, il cacciatore di taglie. E sarò l'ultima cosa che vedrai prima di venire trivellato dai miei proiettili.-

-Vieni avanti Raperonzolo!- gridò l'altro lanciandosi per primo verso il proprio nemico caricando il pugno sinistro.

Il cacciatore non si fece cogliere di sorpresa così facilmente: si spostò di poco a destra e rispose con un calcio nel fianco del biondo, il quale, non riuscì a evitarlo a causa dei suoi riflessi debilitati dal poco ossigeno che arrivava al cervello causato a sua volta dalla respirazione del gas nocivo.

-Inuzuki, non lo vedi? Non sei in grado di combattere, l'acido cianidrico ha intaccato il tuo sistema respiratorio: dovresti iniziare ad avere fame d'aria, tra poco smetterai di respirare e avrai le convulsioni. Nelle migliori delle ipotesi collasserai solamente, oppure morirai soffocando nel tuo stesso vomito.- stavolta l'espressione che si apriva sulla faccia di Shi sembrava quasi dispiaciuta, quasi. Mentre stava estraendo e caricando la sua amata Heckler & Koch MP7 per puntarla alla testa di Shoichi, oramai rantolante al suolo, un potente boato esplose in lontananza nel quartiere occidentale della cittadina.

-MERDA, non può essere! Non hanno suonato l'allarme!- imprecò al nulla il cacciatore di taglie distogliendo lo sguardo dalla sua preda, che ne approfittò per colpirgli la mano con un calcio facendo così volare via la sua mitraglietta.

Il biondo prese a correre verso il quartiere orientale della città nel tentativo di mettere più distanza possibile tra lui, il cacciatore e la MOAB che era appena caduta, in quel momento non era certamente in grado di affrontare un uomo, figurati sopravvivere ad un'onda d'urto di quella bastarda.

Nel frattempo Shi aveva rinunciato sin da subito a cercare la MP7 e prese a correre dietro l'altro ragazzo nella speranza di trovare un qualsiasi rifugio anti-MOAB e magari anche fargliela pagare in qualche modo. Tutti e due correvano, chi più facilmente chi arrancando un poco, spintonando le persone che cercavano di mettersi in salvo nei rifugi anti-MOAB.

-Se entro in uno di quei rifugi verrò riconosciuto subito dalle guardie, devo trovare quelli dei ribelli.- rifletté Shoichi; perciò si diresse oltre la zona dei rifugi, affollata come mai in passato, e prese a correre verso quello che aveva tutta l'aria di essere un capannone nuovo e mai utilizzato.

-Se me la cavo oggi giuro solennemente che mi darò una calmata e non scatenerò mai più risse, nei bar.- promise a se stesso per poi girarsi per controllare il suo inseguitore, gli si raggelò il sangue nelle vene quando lo vide.

Poco più indietro Shi stava guadagnando facilmente terreno e vide che il biondo si stava dirigendo nella zona disabitata della città, se non fosse per quell'edificio formato da pannelli bianchi che riflettevano la luce del sole accecandoti, che sembrava ultimato recentemente. Il caos che quella gente faceva era insopportabile, tra poco avrebbe iniziato a sparare pur di mettere a tacere quella confusione. Mancavano poco più di 100 metri allo stabilimento quando osò girarsi per vedere la distanza che li separava dall'onda d'urto, gli si raggelò il sangue nelle vene.

Tutti e due spinti da una scarica di adrenalina e da una rinomata voglia di vivere fecero una sprint finale.

90 metri

70 metri

50 metri

Sentirono le urla delle persone appena dietro di loro che venivano travolte e uccise sul colpo dal possente tsunami implacabile.

30 metri

20 metri

Shi riuscì a sentire distintamente il rumore di ossa frantumate appena dietro di lui a causa delle persone che venivano tranciate dalle lamiere alzate dall'onda d'urto.

Shoichi non ebbe il coraggio di girarsi quando sentì le grida che gridavano aiuto per poi essere interrotte dai detriti provenienti dal cielo.

10 metri

I due nemici si videro affiancati in una corsa per la vita mentre si lanciavano verso la maniglia della porta d'ingresso di quell'edificio così assurdamente perfetto in quel sudiciume generale.

Aprirono la porta.

E l'onda li raggiunse.


 

 

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Ore 23.00, quartieri occidentali.


 

-Wohoho, guardate un po' qui lo stronzetto che si atteggia da fighetta.-

-Senti caro il mio fighetto, dacci tutto quello che hai oppure ti trivello di proiettili!-. Un gruppo di ragazzi si stava accanendo su quello che sembrava un uomo sulla quarantina cicciottello e con un grembiule a fasciargli la vita.

-Vi prego non fatemi del male! Ecco, tenete, ho solo questo prosciutto, è tutto quello che mi è arrivato sottobanco dal locandiere in fondo alla strada.- donato il sacro prosciutto ai delinquenti sparì rischiando più volte di andare a sbattere sulle persone che camminavano tranquillamente, come se quella scena fosse normale amministrazione, magari lo era.

-Ehi capo, posso mangiarmelo io? Posso? Posso?- un ragazzetto evidentemente iperattivo saltellava attorno ad un altro ragazzo con una testa rapata a zero.

-Fa quel cazzo che ti pare, io devo andare da Janet.- il capo alzò le mani stiracchiandosi per poi iniziare a fare del riscaldamento davanti allo sguardo basito dei componenti della sua banda.

-Capo, cosa stai facendo?-

-Sì,sì, capo cosa stai facendo?-

-Capoooooo?-

Le varie domande vennero prontamente ignorate dal suddetto capo che, soltanto dopo aver finito il riscaldamento, si decise a rispondere.

-Vi ricordate Janet, quella che lavorava per quel gruppo di artisti per strada?- chiese alla sua “truppa”.

Davanti agli sguardi alquanto persi nel vuoto degli altri, precisò.

-Quella che fa la contorsionista.-

Ancora sguardi intontiti.

-Capelli rossi? Non vi dice niente?-

Una palla di deserto passò in mezzo a loro.

-Poppe grandi.- aggiunse chiedendosi come mai fossero così idioti.

-Ahhhhh, sì. Vai capo, mi raccomando stendila.-

-Comunque, perché stavi riscaldando i muscoli?-

-è una contorsionista, immaginate cosa non farò stanotte. Se domani non mi trovate a casa andate a farvi un giro e non rompete i coglioni.-

-Owwwwwwwwh, capo sei un grande!- seguirono altre frasi d'incoraggiamento non adatte ad un pubblico minore (e ad una storia con un raiting arancione).

Dopo aver lasciato i suoi a scorrazzare per le vie si diresse verso una catapecchia infondo alla strada già pregustando la dolce compagnia notturna; si passò una mano sul volto accarezzandosi il pizzetto con orgoglio, si era anche fatto la barba per l'occasione! Cercò di dare una spolverata alla canottiera e ai jeans strappati che indossava e sistemò la pistola scarica nel retro dei pantaloni.

-Oh Janet, dolce e leggiadra Janet!- aprì la porta immaginando di affondare nella scollatura della tanto agognata fanciulla mentre lo abbracciava sussurrando sensualmente.

-NAHIM ISK A'RIOT, SEI UN LURIDISSIMO CENSORED CENSORED E CENSORED VORREI PRENDERTI E CENSORED NEL CENSORED CON UN CONSORED E IL TUO CENSORED NEL CENSORED CENSORED PER FINIRE CENSORED TI CENSORED CON TANTO DI CENSORED!-

Ci mancò poco che al poveretto venisse un colpo quando si ritrovò davanti la strabordante Janet e una decina di ex degli anni passati, era ufficialmente fottuto! Questa è la volta buona che lo impalano.

Nel tentativo di calmare le acque si avvicinò alla ragazza alla sua destra: un'affascinante ragazza dai tratti vagamente orientali.

-Clarisse, ma cherie, ti prego! Ci amavamo così tanto!-

-KUSOYAROUNDA! Sono Natsumi brutto idiota.-

In un disperato tentativo di salvarsi dal prossimo linciaggio si avvicinò ad una prosperosa e slanciata rossa poco in fondo nell'affollata stanzetta.

-Zaychik moy, dolce Natasha, leggiadra Natasha, mi sei mancata così tanto.-

-Ya ub'yu tebya mudak.- la rossa non si scompose minimamente nel dirlo, anzi parve di una compostezza glaciale da mettere i brividi; cosa che fece al malcapitato.

-Cosa ha detto? Scusate qualcuno sa parlare russo?- non si aspettava certo risposte ma sicuramente non un manrovescio così potente da fargli sputare del sangue, un pezzo di dente e farlo volare di un metro buono.

-Io ti spiezzo.- la glaciale Natasha si avvicinò con quella che sembrava la gamba di un tavolo, seguita da altre donne meno possenti ma ben più agguerrite. Allo sventurato non rimase che la fuga dalla finestra per evitare il suo incubo peggiore.

-Vieni qua che ti impaliamo CENSORED!- Janet capitanava la squadra di valchirie che avanzava facendosi largo tra la folla con spintoni simili a dei giocatori di rugby che puntano la meta con palla in mano, solo che in questo caso la palla erano dei bastoni e la meta era il povero Nahim che correva a perdifiato verso la più tranquilla zona orientale.

Riuscì a seminarle solo dopo essersi infilato in una fessura di quello che sembrava un bunker abbandonato.

-Devo assolutamente cambiare nome e faccia o quelle arpie mi troveranno.-

Non fece in tempo a finire la sentenza che sentì qualcuno o qualcosa attaccarsi alla gamba come una piovra, dei brividi freddi iniziarono a salirgli dalle punte dei piedi fino ad arrivare alla punta del naso. Nell'oscurità più totale non riusciva a vedere cosa fosse quella sottospecie di sanguisuga che si era accalappiata la sua gamba ma non esitò certo nel tirare fuori la pistola e puntarla verso l'informe figura.

-Staccati lurido essere o giuro che ti faccio saltare le budella fino a ricoprirne le pareti.- gridò all'ombra che non rispose in alcun modo.

Trascinandosi dietro la gamba, con passeggero annesso, si avvicinò alla feritoia per cercare un po' di luce per illuminare quell'insulso umanoide attaccato al suo arto. E quello che vide certamente non fu un mostro gelatinoso; vide una ragazzina minuta dai corti biondi capelli che lo fissava con degli smeraldi che aveva come occhi, con dei lacrimoni ai bordi che minacciavano di scendere ad ogni minima vibrazione. Il labbro inferiore tremava incontrollabilmente e il naso era ricoperto da una buffa chiazza rossastra, probabilmente dovuta ad una caduta di qualche genere. Le orecchie da felino scivolarono fino a coprirle gli occhi...

-ORECCHIE DA GATTO? Perché cazzo giri con un cerchietto con sopra delle orecchie da gatto? E quella è una CODA?? Dove diavolo sono finito.- sconsolato abbassò l'arma e si sedette per terra alzando delle spirali di polvere e tirandosi dietro anche la micetta ancora appiccicata alla sua gamba.

-Non trovo il mio Neko-niichan, NYA.- sospirò la ragazza lasciandosi cadere di fianco allo sconosciuto, mantenendo comunque un minimo di distanza tra i due, era pur sempre armato.

-Neko-che? Poco mi importa, vattelo a cercare.-

-Sono troppo bassa, non arrivo alla feritoia e non riesco ad uscire. NYA.- nel simulare il verso del gatto alzò le mani chiuse a pugno vicino alla testa, in una posa molto simile a quella di un gatto vero e proprio.

-Forse non hai capito, NON.MI.INTERESSA.MINIMAMENTE. Vai a fare le fusa da qualche altra parte micetta.-

-NON CHIAMARMI MICETTA! Mi chiamo Safaia screanzato. NYA.- nel dirlo si rimise nella posizione gatto-style.

-Si può sapere cosa diavolo significa questo NYA?- nel dirlo anche lui si mise automaticamente nella posizione del gatto, risultando abbastanza inquietante.

-Ma che cazz..-

-Non si dicono le parolacce maleducato!- nel dirlo Safaia tirò un sonoro coppino al pelato che si girò rapidamente con l'intenzione di strozzarla, ma si ritrovò davanti due occhioni lucidi, spalancati e un espressione da cucciolo bastonato che avrebbe potuto sciogliere anche la più malvagia guardia dell'AOC, figurati un Gangsta' locale.

-AHHWWWW.- Nahim emise un suono molto poco virile e unì le mani in un gesto degno solo del peggiore manga Shoujo.

-Ehm,ehm. Non rompere, ti aiuto a salire fino a quella sporgenza e tu mi dici se in zona avvisti una mandria di manze armate di gambe del tavolo e molto agguerrite, va bene?-

-Sì, NYA.- stavolta si limitò solamente a sorridere felice senza effettuare nessuna mossa gatto-style.

Il ragazzo si posizionò sotto l'apertura stretta e unì le mani a mo di scalino per facilitarle la salita, non calcolando la bassezza della ragazzina in questione; ella prima mise un piede sulle mani di lui, poi gli piantò la scarpa in faccia e si lanciò verso l'esterno attraverso la feritoia. Massaggiandosi la faccia e imprecando sottovoce le chiese.

-Vedi le valchirie?-

-Nessuna balenottera in vista capitano.... NEKO-NIICHAN!-

Mentre usciva dal pertugio Nahim vide due tornado forza 5 schiantarsi l'uno contro l'altro travolgendo con l'impatto i poveri passanti.

-Neko-neechan! Mi sei mancata così tanto!-

-Neko-niichan ero rimasta bloccata i quel bunker e non riuscivo più ad uscire, poi il pelatone mi ha aiutato ad uscire. NYA.-

-CHI AVRESTI CHIAMATO PELATONE?- sentendosi tirato in causa si frappose fra i due con un pugno alzato in direzione della ragazza, accorgendosi solo in quel momento di avere a che fare con due gemelli praticamente identici.

-Hai ragione neechan, ha proprio una testa lucida. Sembra una palla da bowling con il pizzetto.-

-TU, SOTTOSPECIE DI STR....- venne interrotto da due sonori coppini contemporanei.

-NON SI DICONO LE PAROLACCE!- tuonarono in simbiosi i due gemellini.

-Va bene, va bene, ma non urlate che stiamo attirando troppo l'attenzione.- il ragazzo si ritrovò a riflettere sulla possibilità che le valchirie assetate di sangue stessero travolgendo persone nei paraggi e che potessero essere attirate dal trambusto dei due gemellini.

-Dirigiamoci nel quartiere orientale, lì dovremmo essere al sicuro.-

-Al sicuro da chi pelatone?-

Ingoiando i vari insulti che gli stavano salendo non rispose al biondo ma iniziò a dirigersi verso i quartieri orientali.

-Dalla mandria di manze che sta inseguendo il capitano.- rispose al suo posto la biondina.

-Non chiamarmi capitano, mi chiamo Nahim, Nahim Isk a'rioth.-

-Che nome strano.- disse il biondo appoggiando un dito sul mento e assumendo un'espressione pensierosa.

-Colpa dei miei.-

Seguirono degli attimi di silenzio in cui i gemellini saltellavano attorno al ragazzo mentre lui camminava tenendo le mani in tasca.

-Io sono Safaia!-

-E io sono Rubi!-

-E siamo i famosi Gemelli Siamesi, NYA!- nel dirlo contemporaneamente si misero in una posizione che ricordava vagamente quella di due gatti che cercavano di acchiappare le mosche spalla contro spalla.

-Mai sentiti.- sospirò Nahim accelerando il passo.

I gemellini accelerarono a loro volta.

Una vena iniziò a pulsare sulla fronte del poveretto che riprovò accelerando ancora di più il passo.

I ragazzini iniziarono a muvere le corte gambette più velocemente nel tentativo di stare al passo con il “pelatone”.

Nahim si mise a correre.

I gemelli iniziarono a muovere così velocemente le gambe che si faticava a distinguerle.

Il ragazzo si fermò di colpo.

I due biondini si schiantarono sulla sua schiena.

-Perché mi state seguendo?- chiese tentando di assumere un'aria minacciosa.

-Perché hai salvano Safa-neechan e perché mi sei simpatico.- rispose semplicemente il maschietto.

-Ma io non voglio che voi mi seguiate.- adesso poteva anche rilassarsi un poco essendo arrivato nella parte meno abitata dei quartieri orientali ed essendo scampato al linciaggio da parte delle assatanate.
La risposta dei gemelli venne sovrastata da un tuono lontano.

-Noooo, non può venire a piovere, non deve piovere. Io odio l'acqua. PFFFT.- il ragazzino iniziò a soffiare verso il luogo da cui era provenuto il boato come fanno i veri gatti quando in pericolo. La sorellina invece si mise a ridere e a saltellare da una parte all'altra canticchiando una filastrocca.

-Nella Donna-Sorgente ancora una volta,
cade una goccia dell'Uomo-Acqua,
dà vita, all'incontro, alla Pioggia-Bambino.-

Non riuscì a cantare la seconda strofa perché Nahim se la caricò di peso in spalla catturando l'altro biondo sotto il suo braccio.

-Brutti idioti, quella non è pioggia. Quella è una MOAB!- gridò terrorizzato il ragazzo prendendo a correre nella parte opposta a quella dell'onda d'urto.

I gemellini venivano sballottati a destra e a sinistra ma fortunatamente, o sfortunatamente, avevano ora una piena visuale di quella che accadeva alle spalle del pelato: velocemente si avvicinava quello che a prima vista pareva un muro di sabbia ma che per loro, oramai avvezzi ai bombardamenti, significava solo morte.

-Nahim, vai più veloce! Si sta avvicinando!- gridò terrorizzato Rubi.

Lui si limitò ad accelerare un poco la corsa spingendo fino al limite delle sue possibilità i suoi muscoli da ragazzaccio di strada.

Si fermò in un piazzale accorgendosi solo in quel momento di non avere la minima idea di dove si trovasse.

-Non ho mai visto questa parte della città! Avete idea dove si trovino i rifugi?-

-Vai verso quella cupola bianca!- ordinò Safaia puntando il dito verso un edificio fin troppo bianco per il lerciume generale che regnava in quella città.

-Non sosterrà la potenza dell'onda!-

-Fidati Pelatone, ho indagato un po' su quell'edificio ed ha resistito ad altri tsunami prima di questo.-

-Safa-nee, ne sei sicura?- chiese preoccupato il biondino.

-No, ma non ci sono altre possibilità.- disse, per la prima volta seriamente, la gatta.

-Tanto vale fidarci di te micetta.- ignorando le risposte colorite dell'interessata si diresse verso la porta che dava sul lato orientale dell'edificio e la sfondò con un calcio.

L'onda d'urto si abbatté in tutta la sua potenza.


 


 

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Le persone fuggivano terrorizzate cozzando l'una contro l'altra mentre in lontananza si potevano già vedere la polvere e i detriti che si alzavano con l'onda d'urto in avvicinamento; masse informe di corpi, tutti con lo stesso desiderio, si lanciavano contro le porte dei rifugi trovandole fatalmente sbarrate dall'interno, nel tentativo di demolire delle porte che resistevano a delle bombe.

Sciocchi.

Chi aveva rinunciato ormai da tempo alla vita si preparava al peggio inginocchiandosi in mezzo a la strada ed iniziando a pregare un Dio in cui non credono oppure cercando di morire felici leccando le ultime gocce di uno schifoso bicchiere di White Dog.

Falliti.

I peggiori si accalcavano sui più deboli nel tentativo di rubargli monete che non potranno mai usare nella loro vita, oramai giunta al termine nel peggiore dei modi.

Miserabili.


 

-Che si alzi il sipario.-


 


 


 


 


 

Angoletto dell'autrice.


 

Ebbene sì, finalmente ho aggiornato! Poveri voi.

Questo primo capitolo non voleva farsi scrivere fino all'una di questa notte, in un momento di ispirazione assoluta, con le musiche da truzzo di mio fratello in sottofondo, ho scritto 8 pagine di word tutte di getto; ho terminato alle 4 di notte con una madre isterica che tentava di strapparmi il computer di mano.

Sono sfinita ma abbastanza orgogliosa della lunghezza di questo capitolo, spero sia anche venuto decentemente.

Fatemi sapere come vi pare, essendo questo il mio primo vero e proprio capitolo di una long.

I vari personaggi citati in questo capitolo appartengono a:


 

Shoichi Inuzuki – Jeo 95

Shi Kurai – pit12

Nahim Isk a'Rioth – BeeGoblinwizard

Rubi e Safaia – Whiteney Black

 

I miei tentativi di fare una storia seria senza cadere nell'idiozia sono ufficialmente sfumati.

Cercherò di aggiornare settimanalmente, ma non posso assicurarvi puntualità in questi ultimi giorni di vacanza a causa dei compiti.

Qualcuno ha voglia di fare un diario in francese?

Esercizi di matematica?

Libri di inglese?

Vi imploro ç^ç


 

Informazioni utili e inutili.


- La filastrocca che recita Safaia è un canto navajo dedicato alla pioggia.
- "Teutates" nella mitologia celtica era il dio della guerra, della fertilità e della ricchezza.
- L'acido cianidrico esiste, ha un odore di mandorle amare e i sintomi sono: dispnea, fame d'aria, cianosi, convulsioni, collasso e/o morte (dipende dalla quantità d'acido respirata o ingerita).
- I moonshiner esistono tuttora e distillano alcolici abusivamente, il White Dog è uno di questi.
- Alesia fu una città gallica nella quale si combattè la battaglia decisiva per la libertà della Gallia, viene citata nel "De bello gallico" di Cesare.
- Il famoso pensatore che disse la frase de "Panem et circences" è il poeta latino Giovenale.
- La zuppa poco "zupposa" che il povero Shoichi si vide costretto a mangiare esiste anche quella: in Sud America il brodo di zampe e ali di gallina è un piatto molto comune.
- I vari insulti che Nahim riceve sono in giapponese e in russo, mi astengo dal tradurli.
 


 


 

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Capitolo 3
*** Il bombardamento parte 2 ***


capitolo 3 storia 2 oc

Il bombardamento parte 2







Alesia era una città, molto simile ad un insieme di favelas, formata da quattro quartieri principali: quello settentrionale, casa della stragrande maggioranza dei manovali e con gravi problemi di sovrappopolazione a causa della sua vicinanza con le pompe di estrazione del petrolio; quello orientale in cui si trovavano buona parte dei rifugi anti-MOAB della città e, nella fascia più esterna e più disabitata del quartiere, la Cupola; quello meridionale, in cui si trovavano buona parte dei rifugi segreti e delle armerie dei ribelli; quello occidentale era il quartiere più malfamato e casa del mercato nero di Alesia; esattamente del punto in cui i quattro quartieri si incontrano, il centro della città, si trova la caserma principale delle guardie Coroniane nonché la casa del reggente della città, uno dei tanti baroni che amministrava il volere dell'AOC, il barone Turpin detto Ken a causa delle continue plastiche facciali a cui vuole ripetutamente sottoporsi per nascondere la malevolenza che il tempo ha per la vita.



Ore 22.40, Casa dell'Ape Regina.



La Casa dell'Ape Regina era il bordello più stimato di tutta Alesia grazie alla vasta scelta di concubine, chiamate Api dai clienti abituali; ma era famoso soprattutto per essere la base principale del mercato nero, potevi trovarci di tutto: dalle armi bianche più esotiche, ai ricchi cibi dell'AOC oppure ancora, se avevi abbastanza soldi da permettertele, delle schiave personali che potevano variare di razza, età e “soddisfazioni”.

I frequentatori della Casa era gente molto affabile: si variava dai gangster locali, agli ubriaconi che volevano compagnia per la notte, a misteriosi personaggi in ricerca di armi, a guardie Coroniane che venivano qua a rallegrarsi la giornata, ma sicuramente non delle tenere ragazzine. Quindi, perché ce n'era una che vagava sperduta in mezzo ai vari tavoli occupati dai simpatici figuri sopracitati mentre si facevano coccolare dalle Api? Mentre scendeva le scale che conducevano al sotterraneo (tutti coloro che potevano permetterselo costruivano le proprie case sottoterra per sopravvivere ai bombardamenti) i suoi capelli bianchi ondeggiavano a ritmo con i suoi passi riflettendo le numerose luci stroboscopiche.

-Ehi cucciolina ti sei persa? Vuoi che ti aiuti?- un invitante figuro, con un alito che avrebbe potuto prendere fuoco da un momento all'altro tanto era alcolico, si avvicinò ondeggiando sulle tozze gambe alla magra ragazzina che, con un cipiglio sicuro, rispose.

-Sto cercando quella che si fa chiamare “l'Ape Regina”, hai idea di dove possa trovarla? Devo assolutamente chiederle una cosa perché ho finito la mia scorta che tengo sempre a casa. Lo sai? Lo sa? Sai dov'è? Devo assolutamente parlarle o parlarci, anche se facendosi chiamare “l'Ape Regina” deve essere per forza una femmina perché se fosse stata o stato un maschio avrebbe dovuto chiamarsi “l'Ape Re”; aspetta, ma esistono le api regine maschio? Io non ne sono sicura, ma la mia sorellina diceva sempre che le cape devono essere sempre le femmine quindi non credo che questa signora sia un uomo. Eheheheh, devo assolutamente ricomprarla perché l'astinenza mi sta uccidendo. Sento delle voci che mi sussurrano cose molto brutte, però in questo momento non mi ricordo cosa dicessero. A volte penso e non mi accorgo di andare a sbattere contro i pali, lo sai? Mi sei molto simpatico, però dovresti mangiarti una mentina! Hai un alito che sa di cammello ammuffito! Io non ho mai visto un cammello, secondo te che odore ha un cammello morto? Magari puzza come le cipolle che riesco a mangiare a volte... Sono molto rare le cipolle, lo sai? Di solito mangio solo un po' di zuppa oppure del pane un po' secco puciato nel latte. Tu cosa mangi di solito? OMMIODDIO, QUEI DUE STANNO COPULANDO!- il pover'uomo che si stava sorbendo tutta la parlantina di quella che sembrava una drogata in astinenza, venne salvato da due in evidenti atteggiamenti amorosi che deviarono l'attenzione della ragazza verso di loro, permettendogli di salvarsi.

-Che maleducato, non mi ha neanche aiu...- non riuscì a terminare la frase che scivolò su una chiazza di una sostanza bianca e viscida non ben identificata andando a schiantarsi tra le braccia di uno dei gorilla appostati davanti ad una porta chiusa.

-Voi potreste aiutarmi, dove posso trovare l'Ape Regina?- disse rialzandosi con naturalezza, come se lanciarsi tra le braccia delle persone fosse normale.

Ripresosi dalla sorpresa iniziale uno dei due buttafuori rispose.

-Chi la cerca? Nome e cognome e mostraci che puoi permetterti il suo tempo.-

La ragazzina tirò fuori dal nulla una mazzetta di banconote, probabilmente tutti i suoi risparmi degli ultimi tre anni, per sventolarli incautamente davanti al naso del gorilla.

-Yelle Minya, ho urgente bisogno di parlarle. Mi serve assolutamente una nuova dose.- rispose la ragazza mostrando un tic nervoso all'occhio sinistro che le dava un'aria estremamente inquietante e nevrotica.

-Deve essere una di quelle droghe là, morfina, diacetylmorfina, ciclozina, codeina, temazepam, nitrazepam, fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene, metadone, nalbufina, petedina, pentazocina, buprenorfina, destromoramide, chlormetiazolo.- sussurrò il buttafuori di sinistra all'altro, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a osservare curiosamente la ragazza.

I due si spostarono per lasciar passare la ragazzina controllando che nessuno si stesse interessando troppo alla scena, lei ringraziò allegra e aprì la piccola porta.

La stanza in cui entrò era estremamente diversa dal resto del bordello: le pareti ricoperte da uno spesso strato di moquette rosso scuro, al centro una pesante scrivania di mogano su cui erano disposti ordinatamente dei fogli, il pavimento di legno era rigato in più punti e i numerosi scaffali stracolmi di libri dall'aria vissuta erano disposti per tutto il perimetro della stanza. Ma l'arredo più importante era Lei. Pareva che stesse immobile, poggiata con leggerezza sulla poltrona color panna dietro la scrivania, mostrando il profilo destro all'ospite; tra le purpuree labbra teneva, aiutata con la mano sinistra, un lungo bocchino d'argento con una sigaretta fumante appena iniziata all'apertura, ed erano la prima cosa che ti catturava di lei: le labbra. Neanche in un quadro avresti mai potuto vedere una tale perfezione di forma e colore, sulla cerea pelle risaltavano come fossero una farfalla porporina posata su una rosa bianca. Le palpebre dalle lunghe ciglia nere non lasciavano vedere gli occhi ai fortunati ospiti, quello era un privilegio riservato ai pochi; il piccolo naso, graziosamente a punta, dava un'apparenza quasi infantile al viso, smentita subito dai lunghi e serpeggianti capelli neri lasciati liberi, senza un capello che uscisse dalla pettinatura. Non un gioiello adornava la sua figura, se non fosse per un piccolo anello fatto con un'aquilegia azzurra sul sottile anulare sinistro, il dito degli sposi. Il capo, leggermente reclinato all'indietro, era sorretto dal lungo collo da ballerina. Il petto, piuttosto acerbo per l'età indefinibile della donna, era fasciato da un poco coprente corpetto a cuore di una leggera seta nera. Il resto del corpo non era visibile da nessuna angolazione.

Fuori dalla porta si sentì partire una canzone dalle sensuali tonalità femminili

Roxanne
You don't have to wear that dress tonight
Walk the streets for money
You don't care if it's wrong or if it's right

E fu allora che l'immobilità divenne mobile.

Prese una lunga boccata di fumo dal bocchino, sempre tenendo gli occhi chiusi, e la soffiò fuori attraverso un piccolo spiraglio tra le perfette labbra.

-Per cosa dovrei sprecare il mio tempo?- la voce suadente, che al sol suono avrebbe fatto impazzire un uomo, venne accompagnata dal piccolo movimento della purpurea farfalla.

-Sto cercando una cosa, una cosa marrone, che fa impazzire le persone al solo sguardo, al solo tocco, al solo gusto e...- venne interrotta dalla mano destra dell'Ape Regina alzata.

-Se è droga quella che cerchi non fare molte storie e dimmi il nome.- sbuffò togliendo il bocchino dalla sua bocca e tenendolo, ancora fumante, in equilibrio tra l'indice e il medio della mano sinistra.

Yelle sbatté un paio di volte le palpebre, credendo di aver capito male, poi si ricordò delle parole sottovoce che i due buttafuori si erano scambiati, e comprese gli sguardi sospettosi che le avevano rivolto prima di lasciarla entrare.

-No, no, non sto cercando della droga. Quella cosa fa male! Un paio di giorni fa ho visto un tipo che si bolliva della colla per poi mettersi ad annusarla con avidità, ci è mancato poco che si mettesse pure a bersela! È stata una scena abbastanza demoralizzante, proprio non riesco a capire cosa li spinga a farsi del male in modi simili. Potrebbero semplicemente affrontare i problemi che li affliggono e...- la ragazza parve partire per la tangente di nuovo e rivenne interrotta di nuovo dalla mano alzata dell'altra.

-Allora dimmi cosa stai cercando. Non ho tempo da perdere, Io.- sbuffò di nuovo.

-Cioccolata.- rispose semplicemente.

L'altra parve essere smossa un attimo da quell'affermazione e voltò la testa verso la sua interlocutrice, finalmente un'emozione apparve sul suo viso, le sottili sopracciglia si alzarono un poco e le palpebre si aprirono mostrando quello che erano i suoi occhi. Quale perfezione si presentò alla vista dell'ospite! Pareva che l'iride risplendesse di tutte le sfumature di azzurro e di blu che esistessero al mondo, all'interno un celeste racchiuso da un anello esterno blu mare frastagliato da pagliuzze blu notte e ancora, delicati aloni pervinca si incastravano ad altre pagliuzze blu pavone.

-Cioccolata? Stai cercando della... cioccolata?- domandò la Regina sbattendo lentamente le lunghe ciglia.

-Esattamente, se possibile cioccolata amara, ma anche al latte è perfetta.-

La donna rifletté un attimo e annunciò.

-Ho quello che cerchi. Quanto puoi offrirmi?-

La ragazza mostrò tutto il suo denaro in suo possesso, che sfiorava i mille dollari, alla donna che, senza dire una parola, poggiò il bocchino sul tavolo e si chinò per aprire uno dei cassetti della mastodontica scrivania. Da uno dei cassetti più bassi estrasse un pacchettino avvolto da un pesante velluto nero e, dopo averlo poggiato sul piano della scrivania, iniziò a scartarlo con misurata lentezza e delicatezza.

-Cioccolato amaro fatto arrivare direttamente dall'AOC, creato utilizzando i semi di cacao coltivati nelle pianure più interne nel continente, mescolato finemente da...- questa volta fu la Regina ad essere interrotta.

-è cioccolato?- chiese.

-Sì.- rispose stranita l'altra.

-Importa solo questo, non mi interessa da dove provenga o come sia stato fatto. È cioccolato, questo è l'essenziale.-

La donna rimase senza parole guardando Yelle, che in quel momento stava facendo vagare lo sguardo senza una meta precisa e con un'espressione felice in volto. La sua spensieratezza, la sua naturale gioiosità, la sua incauta sbadataggine e la sua infantile estroversione le fecero stringere il cuore, a cosa era costretta a rinunciare una ragazzina per avere una semplice tavoletta di cioccolata? Come si era finiti così? Cosa era successo per farla diventare così?

-900 dollari.- disse semplicemente la Regina, mantenendo sempre il suo tono suadente e freddo allo stesso tempo, non lasciando uscire le emozioni che combattevano dentro di lei.

L'altra le lasciò i soldi contati sulla scrivania e prese il prezioso involucro di velluto coccolandolo come fosse un bambino, poi ringraziò e uscì dalla porta della stanza.

-Questo mondo è un luogo insensibile e spietato.- sussurrò tristemente la donna fra sé e sé.

Roxanne
You don't have to put on the red light
Those days are over
You don't have to sell your body to the night.




Appena fuori dal locale Yelle si infilò in una tasca interna della malandata felpa il prezioso involucro iniziando ad avviarsi verso la meno pericolosa zona settentrionale, dove si trovava quella che sarebbe dovuta essere la sua casa, mentre in realtà era solo una tenda ricavata da una decina di pannelli ondulati di ferro, per potersi gustare in millesimali parti la sua manna.

Venne ridestata dai suoi dolci pensieri da un suono proveniente da uno dei vicoli bui che collegavano le varie strade principali della città; ovviamente una persona con un po' di sale in zucca avrebbe evitato di entrare in un vicolo buio da cui provenivano rumori sospetti, alle undici di notte, nel quartiere più pericoloso di Alesia, soprattutto se eri una ragazzina da sola, dopo aver sventolato per uno dei locali più malfamati una mazzetta di soldi, ovviamente.

Yelle, invece, ci si fiondò subito.



Venti minuti prima, vicolo sconosciuto nel quartiere occidentale.


-Venghino signori, venghino! I vostri occhi non crederanno a quel che vedranno! Venghino signore e signori!- una ragazzina minuta dai corti boccoli ramati stava richiamando la folla a gran foce attorno ad un banchetto da lei costruito al momento.

-Darò 20 dollari a chiunque di voi riuscisse a trovare l'asso tra queste tre carte capovolte, ogni tentativo costa 2 dollari, venghino signori, venghino!- indicando con movimenti ampi delle braccia le tre carte disposte sul tavolo. Le persone iniziarono sin da subito ad accalcarsi per tentare la fortuna con quel semplice gioco.

Dieci minuti dopo la ragazza aveva le tasche piene di soldi e stava correndo tra i bugigattoli canticchiando allegramente.

-Dollari talleri e zecchini siete tutti miei bambini.-

Quando, dopo essere entrata in un vicolo buio, si ritrovò davanti tre uomini armati di mazze da baseball consunte.

-Lurida puttanella, prima ci hai imbrogliato e adesso vogliamo indietro i nostri soldi.-

-Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.-

-Senti un po' stronzetta, hai truccato le carte con un riproduttore di immagini in due dimensioni e non provare a contraddirci.- disse il più grosso dei tre sghignazzando.

-Togliti immediatamente quel sorriso dalla faccia, altrimenti ti cavo gli occhi e ti fotto il cervello, va bene? Ho passato gli ultimi quattro giorni a ramazzare nella spazzatura per rimediare i pezzi per creare quel riproduttore di immagini, ma tirate la catena e sciacquatevi il cervello, i vostri genitori hanno anche figli normali? Toglietevi dalla mia strada e io non vi riempirò di botte fino a farvi assomigliare ad una brutta copia di un lebbroso.- sbraitò la dolce e leggiadra ragazzina dai luminosi occhi ambrati.

-Oh oh oh, la ragazzina ha los cojones! Non rompere e dacci tutto quello che hai preso.- minacciò l'ultimo dei tre, che non aveva ancora parlato, avvicinandosi picchiando intimidatoriamente la mazza su una mano.

-Veniteveli a prendere....Miao.- disse mostrando un sorrisino felino e leccandosi sensualmente le labbra.

I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo e caricarono contemporaneamente a mazze alzate, pronti ad uccidere pur di ottenere 30 dollari o poco più, per colpire la minuta ragazzina che se ne stava tranquillamente in piedi fissando scaltramente i tre in veloce avvicinamento, pronta a prendere l'arma che teneva nascosta sotto la giacca.

SBONK

Sicuramente un cranio fracassato non farebbe questo rumore, ma una ragazzina che si spalma sulla strada dopo essere inciampata sì. I quattro si fermarono improvvisamente per mettersi ad osservare la scena che gli si presentava davanti: una ragazza sui diciassette anni, magra e dai lunghi e fluenti capelli bianchi era appena caduta rovinosamente di faccia con le braccia tese in avanti, subito si rialzò massaggiandosi il naso con un occhi chiuso a causa del dolore.

-Ahi, ahi, ahi. Che male, non è possibile che io sia così distratta! È la seconda volta che cado in venti minuti di distanza, se posso consolarmi stavolta non ho travolto nessun buttafuori nerboruto.- si accorse solo in quel momento di essere scrutata con sorpresa da quattro paia di occhi.

-Oh, ho interrotto qualcosa? Perché avete delle mazze da baseball in mano? State facendo una partita? Posso giocare? Non sono mai stata molto brava a baseball, anche se la mia sorellina diceva sempre che avevo un ottimo lancio, potreste insegnarmi voi? Comunque, non dovrebbe esserci solo un battitore mentre gli altri dovrebbero essere dei lanciatori o i tizi che stanno alle basi per prendere la palla. Chissà come si chiamano quelli lì, io li ho sempre chiamati basisti ma credo sia abbastanza sbagliato come termine. Che bei capelli che hai! Sono così rossi e boccolosi! Sembrano molto morbidi, potrei toccarli?- senza aggiungere altro si lanciò sui capelli della ragazza, ancora immobile a causa dello stordimento causato da tutte quelle chiacchiere, per poi cominciare ad accarezzarli facendo commenti sulla loro morbistenza.

Il primo a riprendersi fu uno dei tre assalitori che, lanciandosi verso la nuova arrivata con intenzioni facilmente immaginabili, tirò di nuovo fuori la mazza.

Tutti si rianimarono ma la rossa non fece in tempo ad intervenire che il ragazzo si era già messo alle spalle della ragazza e teneva premuta la sua mazza sulla giugulare della malcapitata, che si doveva ancora rendere conto della situazione.

-Dacci i soldi oppure soffoco questa rompiballe e dovrai andartene con un cadavere sulla coscienza.-

La ragazza corrugò le sopracciglia e portò una mano dietro la schiena.

-Cosa stai facendo?- chiese uno degli altri due, che nel frattempo si erano spostati vicino a quello con l'ostaggio per dare manforte.

-Sto prendendo i soldi, ce li ho in una tasca interna sulla schiena, non fatele del male.-

Yelle (ebbene sì, era la ragazzina del cioccolato) comprese subito le intenzioni dell'altra ragazza, essendo molto più sveglia dei tre imbecilli che aveva alle spalle, perciò si spostò il più possibile lontano dalla testa del suo assalitore e rimase immobile.

Accadde tutto in pochi istanti.

L'altra ragazza estrasse da dietro la schiena una Beretta M9 e sparò tre spari in sequenza che centrarono perfettamente i suoi tre obbiettivi.

Pochi secondi dopo tre cadaveri caddero a terra.

-Stai bene ragazzina?- chiese la rossa all'altra.

-Devi assolutamente dirmi cosa usi per lavare i tuoi capelli, sono favolosi!- ignorando completamente la domanda riprese ad accarezzarle i capelli.

-Ma che cazzo? Ma da dove spunti poi? Quale parte di “non devo entrare da sola nei vicoli bui e oscuri la notte” non hai capito?- iniziò a sbraitare.

-Comunque piacere, Yelle Minya!- disse sorridente la bianca.

-Ma che diav...Ahhhhh.- sospirò -Koneko Harikeen.-

Per un attimo si fissarono negli occhi, ambra nell'ametista.

-Dove vai di bello?- domandò con innocenza Yelle.

-Fatti miei.-

-Posso accompagnarti?-

-No. Non mi stanno molto simpatiche le persone troppo spensierate, e tu mi sembri proprio una di queste. Posso consolarmi, almeno non porti la gonna.-

-Cos'hai contro le gonne? A me piacciono quelle lunghe e colorate. Uh già! Mi ero dimenticata del mio tesoruccio.-

Koneko la guardò un attimo stranita per poi sbattersi una mano in fronte, emettendo un sonoro CIAK. Yelle aveva estratto la sua tavoletta di cioccolata, ne aveva staccato un pezzettino minuscolo, se lo era lanciato in bocca e aveva iniziato ad emettere versetti deliziati massaggiandosi le guance.

-Mhhh che delizia.-

-Da dove diavolo viene quella cioccolata?- chiese sospettosamente la rossa iniziando a pensare: solo persone molto ricche potevano permettersi il cioccolato, e anche se l'altra non dimostrava certo di appartenere ad un ragno sociale elevato, ne aveva con sé una tavoletta.

-Facciamo così, io ti accompagno fino a casa tua e tu in cambio mi fai entrare un po', va bene?- disse pregustando già la possibilità di mettere le mani su qualcosa di prezioso.

-Sì! Okotte-chan viene a casa mia, Okotte-chan viene a casa mia, lalalalalala.- iniziò a canticchiare dirigendosi verso il centro città.

-Okotte....chan? Ma sì dai, perché no.- sussurrò a se stessa Koneko seguendo Yelle e distendendo la bocca in un vero sorriso.


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Ore 22.00, base segreta dei ribelli.



Un omone estremamente massiccio, di colore e completamente pelato, stava sbraitando contro dei suoi sottoposti davanti ad un tavolo completamente ricoperto di cartine, mappe e piante di edifici.

-Cosa vuol dire che nessuno è ancora riuscito ad entrare in quella maledetta cupola bianca? Una delle nostre migliori spie è morta per poterci permettere di capire qualcosa su quell'edificio quando era ancora completamente sigillato e adesso che l'hanno sgomberato e abbandonato non riuscite neanche a forzare una serratura?- gli occhi neri mandavano sinistri bagliori omicidi, l'aver perso una delle sue migliori spie, nonché una di “famiglia”, l'aveva cambiato radicalmente. In una riunione con i suoi tenenti avevano deciso di abbandonare momentaneamente i piani di sabotaggio verso le caserme dei soldati dell'AOC e di concentrarsi su quella misteriosa cupola bianca apparsa recentemente nella parte esterna del quartiere orientale.

-Organizzerò subito una piccola task force capitanata dal sergente Blaze Van-Hauter.-

Un ragazzo, biondo e dai profondi occhi viola, in divisa si avvicinò al tavolo portandosi un pugno destro sul cuore, saluto dei ribelli.

-Morte alla corona colonnello, posso sapere chi saranno i miei uomini?- chiese in tono sicuro.

-Ho qui i loro fascicoli, ci sono due ottimi elementi e una ragazza con ottime potenzialità ma con poca esperienza.- disse il colonnello a capo di quel distaccamento dei ribelli.

Il ragazzo prese in mano i tre fascicoli iniziando a sfogliarli concentrato, quando arrivò al terza mancò poco che gli uscissero gli occhi dalle orbita.

-Una pivella? Mi sta affidando una pivella di appena sedici anni? Non posso permettermi novellini facilmente impressionabili nella mia squadra, gli altri due hanno delle eccellenti capacità ma non posso accettare l'ultima.-

-Anch'io sono piuttosto restio a farti carico della responsabilità di una recluta con poca esperienza, ma in questi giorni la maggior parte delle nostre truppe sono impegnate altrove e a causa dei bombardamenti sempre più numerosi e imprevedibili. Perciò mi vedo costretto ad affidarti una recluta, devo dirti però, che è la migliore della propria squadriglia e ha grandi capacità.-

-Ma non poss...- cercò di replicare il sergente.

-Non ammetto obiezioni sergente Double Gun.-

-Sissignore.- ringhiò l'altro.

-La missione è da attuare subito, entro un'ora e mezza dovete essere dentro quella cupola.-

-Sissignore.-

Il colonnello si girò verso uno dei suoi uomini nella stanza e gli consegnò una copia dei fascicoli.

-Falli venire qui subito.-

-Sissignore.- scattò sull'attenti il sottoposto per poi correre fuori dalla stanza per cercare i tre ribelli.

Dopo cinque minuti rientrò affannato seguito da altre tre figure che si misero subito sull'attenti, chi un po' controvoglia chi efficientemente.

-Sergente Double Gun le presento i suoi uomini.- indicò con un ampio movimento del braccio le tre persone.

Blaze avanzò di un poco per poi posizionarsi davanti ai tre ribelli scrutandoli uno per uno negli occhi.

Si avvicinò alla prima, una ragazza bassa dai lunghissimi capelli bianchi e gli occhi rosa, che ricambiava lo sguardo con un cipiglio sicuro.

-Shail Aghea, detta White Rock Shooter, anni 18 esperta in numerosi metodi di uccisione e ottima stratega. Benvenuta nella squadra.-

Lei mostrò un sorriso sicuro e si preparò a parlare, ma il sergente passò oltre senza lasciarle il tempo di farlo.

La seconda figura era un ragazzo dallo sguardo ambrato, che pareva scrutarti l'anima, e dagli spettinati capelli biondo platino.

-Cage Aki, 19 anni, spia esperta e con un'agilità quasi anormale. Benvenuto.-

Il ribelle scrutò il suo superiore con i suoi due fari dorati con uno sguardo carico di freddezza senza neanche emettere un suono.

Il sergente si avvicinò all'ultima figura, la più giovane.

-Devo dirti la verità, non mi piacciono i pivelli, rischiano sempre di far andare in malora le missioni. Ma il colonnello mi ha obbligato perciò benvenuta nella squadra recluta Ryoko Hoshika.-

L'ultima figura, una ragazzina minuta dai lunghi capelli castani e dai profondi occhi verdi, sentendosi tutti gli sguardi dei presenti addosso, cercò di ribattere in qualche modo.

-Farò del mio meglio signore.-

-Lo spero. Preparatevi, si parte subito.-

I tre scattarono a prendere le proprie armi e si avviarono verso l'uscita, seguiti a ruota dal proprio sergente.

-Mi raccomando sergente, non fallite. E per l'amor di Dio, tornate tutti sani e salvi.- disse l'omone di colore poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

-Non si preoccupi colonnello, sono in buone mani.- rispose Blaze sorridendo, per poi scappare all'esterno del rifugio dove i suoi uomini lo stavano aspettando.




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Ore 23.30, fuori dalla Cupola.



-Yelle, sei sicura che non ci siamo perse? È da mezzora che vaghiamo in tondo.- chiese una ragazza piuttosto bassa e dai boccolosi capelli ramati.

-Okotte-chaaaaaan, mi sono dimenticata dove abito.- riflettè l'altra pensierosa.

-Arrghh, come diavolo mi sono cacciata in questa situazione? Senti bacarospa, entriamo un po' in questa cupolona a riposarci un po'. Ho appena sentito un boato e temo che stia per venire a piovere.- si sbatté di nuovo la mano in fronte lasciandosi l'impronta delle cinque dita.

-Vaaaaa bene.- disse Yelle mettendosi sull'attenti.

Koneko aprì la porta con un colpo di pistola ed entrarono senza aver notato l'onda di detriti in rapido avvicinamento.




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Ore 23.20, lato opposto della Cupola.



La squadra del sergente Blaze era appena arrivata davanti alla porta della cupola e stavano mettendo in sicurezza il perimetro per assicurarsi che nessuna guardia Coroniana si avvicinasse troppo a curiosare.

-Ryoko e Cage assicuratevi che non si avvicini nessuno, Shail ed io ci metteremo a lavorare sulla serratura.-

-Non darmi ordini Blaze, solo perché sei il più grande...-

-E con il grado più alto.- la interruppe il sergente.

-...E con il grado più alto, non puoi...-

-E il più alto tra tutti.-

-...Ma se sei solo un centimetro più alto di Cage, non fare tanto lo spaccone.-

-Parla quella alta un metro e un ornitorinco.-

-Ma io e Shail-san saremmo alte uguali.- li interruppe Ryoko con delle lacrimuccie agli angoli degli occhioni verdi.

-Visto? Sei anche malvagio! Hai fatto piangere Ryo-chan.- disse la bianca accarezzando la testa alla bruna in lacrime, anche se era evidente un miglio che quelle due fossero in combutta per fare sentire in colpa il proprio caposquadra.

Ad interrompere la scenetta piuttosto pietosa, in cui c'era un Blaze che cercava di tirare su il morale alla minore del gruppo facendo delle espressioni a dir poco imbarazzanti, fu Cage che si avvicinò ad un sasso poco lontano da loro per poi sollevarlo e rimanere ad osservarlo.

-Oh guarda, un serpente.-

Shail e Blaze interruppero quello che stavano facendo, lasciando cadere di peso la povera Ryoko, per lanciarsi addosso a Cage gridando.

-Dov'è? Dov'è? Oddio, guarda che belle striature nere! Sembra un serpente corallo.-

-Hai ragione, e guarda che denti! Non è bellissimo?-

Ryoko, nel frattempo, si era completamente disinteressata degli altri e si era seduta poco lontano ad osservare rapita la città di notte, un insieme di luci che pareva una costellazione, seguita poi da Cage che commentò con un bel.

-Che schifo.-

Ryoko prese a prenderlo a sprangate con una sbarra di ferro trovata lì al momento.

Blaze, dopo milioni di considerazioni su quanto fosse bello quell'esemplare di serpente corallo, riprese la sua aria di pigro ufficiale, fermò la carneficina che stava per mettere in atto la pivella e riprese a dare ordini.

Poco dopo Shail stava armeggiando con la serratura sotto lo sguardo vigile del suo caposquadra quando sentirono un boato in lontananza.

-Capo questo era il boato di una MOAB o sbaglio?- chiese la ragazza smettendo un attimo di lavorare per scassinare la serratura.

-è molto probabile, riconoscerei quel suono ovunque. Apri velocemente quella serratura, questo edificio dovrebbe reggere facilmente un'onda d'urto.-

Cage intanto si stava stufando di avere intorno quella pivellina che continuava a saltellare in giro facendogli domande con uno sguardo carico di curiosità.

-Cage, secondo te perché hanno costruito questa cupola?-

-Cage perché il cielo è blu?-

-Cage, Cage, come mai hai i canini appuntiti? Sei una specie di vampiro?-

-Biondone, perché non mi rispondi?-

Ormai erano una decina le vene che pulsavano sulla fronte del poveretto finché non esplose definitivamente.

-BASTA! Non sopporto gli umani. Toglietevi da lì!- ringhiò verso i suoi due compagni occupati ad armeggiare con la serratura, appena l'ebbero fatto tirò fuori la sua pistola e sparò dei colpi alla serratura fracassandola, infine, con un calcio.

I quattro entrarono poco prima di sentire un boato impressionante tutt'attorno a loro.




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Chi era ricco ed era riuscito a permettersi delle case interrate aveva sbarrato l'entrate ai malcapitati che cercavano solo un po' di aiuto; l'Ape Regina, circondata da tutte le sue Api, aveva sbarrato l'entrata per evitare che le persone entrassero e che si scatenasse il caos in un locale così piccolo.

Puttane.

Quelli che possedevano delle armi, ovviamente comprate al mercato nero, andavano in giro sparando ai malcapitati che gli capitavano a tiro. Era una carneficina: vicini che si uccidevano tra di loro, padri che ammazzano i figli pur di avere una persona in meno a cui badare. Tutti costoro si stavano guadagnando un posto all'inferno negli ultimi attimi della loro inutile e precaria vita.

Abietti.

La maggior parte dei ribelli e delle persone a loro care era riuscita a ripararsi nei rifugi segreti, ma anche loro avevano dovuto chiudere le porte ai loro stessi fratelli a causa della sovrappopolazione in quei locali. Quelli all'esterno invocavano i nomi degli amici all'interno che, in lacrime, si tappavano le orecchie per cercare di non sentire le richieste di aiuto strazianti dei propri famigliare. In molti si suicidarono.

Idioti.



Ci fu un boato.

E poi.

Tutto tacque.



-Il silenzio prima dello spettacolo.-











Angoletto dell'autrice.



Quale parte di “devi fare i compiti e non distrarti con il computer” non ho capito?

Ho passato gli ultimi due giorni a scrivere questo capitolo e non ho pensato minimamente ai miei doveri estivi da studente.

Sono fregata, li ho a malapena iniziati.

Se non scriverò più è perché mi sono suicidata per evitare l'inizio dell'apocalisse altrimenti chiamata “scuola”.

Scleri pre scolastici a parte.

Come vi pare questo capitolo? Li sto facendo sempre più lunghi *me felice*.

Tutte le scene descritte in questi capitoli iniziali si svolgono più o meno contemporaneamente (per questo ho messo gli orari) e la prima MOAB cade alle 23.30.

Mi sono accorta solo rileggendo il capitolo che spesso uso un linguaggio scurrile, mi dispiace nel caso vi dia fastidio, ma dovete abituarvici perché lo userò spesso in questa storia U_U

Ho introdotto sei (e dico SEI) oc in questo capitolo, spero di averli caratterizzati come volevano i rispettivi creatori.



Yelle Minya – Wilwarind98

Koneko Harikeen – Comefareisenzanimemanga

Blaze Van-Hauter – Nazori chan

Shail Aghea – Thedarkgirl96

Ryoko Hoshika – Giuly-san

Cage Aki – AngelWings_DwarfGigi4



Spero che l'aver aggiunto troppi personaggi in un solo capitolo non abbia inciso troppo sulla sua scorrevolezza e comprensibilità.

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo.

Io vi AMO.

Non sapete quanto sia bello avere un appoggio così appoggioso (?) da voi lettori.

Entro il prossimo capitolo dovrei aver finito le varie introduzioni.

E come sempre:



Informazioni utili e inutili.



-Il cognome del barone Turpin, a capo della città, è lo stesso del giudice e antagonista principale nel musical, nonché film horror, “Sweeney Todd il diabolico barbiere di Fleet Street”.

-A detta della mia “adorata” cuginetta, ape regina è anche un sinonimo di “donna di facili costumi”. A volte mi chiedo cosa le facciano fare a scuola.

-Non ho idea di cosa odori un cammello ammuffito.

-Tutte le droghe citate dal buttafuori sono state prese dal film “Trainspotting”.

-Il bocchino era un lungo filtro molto in voga durante gli anni 20 e 30. Qui vi metto una foto. Lo si può vedere in “Colazione da Tiffany” e ne “La carica dei 101” (lo usa sempre Crudelia).

http://s0.wdstatic.com/images/it/ll/8/8b/Bocchino.JPG

-Non è un caso che io abbia usato quei due fiori per rappresentare la Regina:

la rosa bianca, secondo il dizionario dei fiori, significa “un cuore che non conosce l'amore”; mentre l'aquilegia (sotto vi metto una sua immagine) significa “abbandono”. Faccio notare che ho messo l'aquilegia sull'anulare (il dito degli sposi).

Aquilegia: http://2.bp.blogspot.com/-sstCN7L2_kc/UCT8J1-7VGI/AAAAAAAAIvQ/nTS4-Q7RXKQ/s320/EPI_7458-001.JPG

-I pezzi della canzone citati provengono da “Roxanne” dei The Police. Io preferisco la versione che appare in una scena de “Moulin Rouge”.

http://www.youtube.com/watch?v=uxsfB-bQozg

-La filastrocca “dollari talleri e zecchini, siete tutti miei bambini” l'ho trovata su un Topolino del 1972.

-Il riproduttore di immagini in due dimensioni me lo sono inventato di sana pianta.

-I vari insulti che sbraita Koneko provengono, in parte, dal film “Full Metal Jacket”.

-La Beretta M9 è la pistola in utilizzo nell'esercito americano.

-Okotte vuol dire incavolata (fonte: Comefareisenzanimemanga).

-Il serpente che quei due tizi strani trovano sotto il sasso è questo:

http://mexico-herps.com/Sonora/Lampropeltis-pyromelana-knoblochi.jpg

-La parola morbistenza l'hanno inventata i tizi della pubblicità della carta igienica.

-No, non sono pazza.

-Vi voglio tantotanto bene ^_^







Midori No Yume



p.s.

Mi scuso per essere stata assente dalla vita di EFP in questi ultimi giorni ma sto avendo problemucci con l'amata quanto odiata connessione.









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Capitolo 4
*** Il bombardamento parte 3 ***


Bombardamento parte 3













Ore 23.10, Quartiere Centrale di Alesia.




La caserma delle guardie Coroniane, nonché casa del barone Turpin, era un palazzo di media grandezza che riproduceva uno stile rinascimentale oramai dimenticato; si sviluppava su quattro livelli con grandi vetrate sul lato sinistro di tutti i piani mentre, sul lato destro, una pesante decorazione marmorea a medaglioni circolari. Per quanto sembrasse impossibile e improbabile, quell'edificio poteva contenere centinaia di persone, mai fermarsi all'apparenza! Sotto di esso si sviluppavano chilometri di gallerie con sbocchi fin fuori città. L'intero edificio era sovrastato da una grande cupola, invisibile ma palpabile, per tenerlo al sicuro da improvvisi attacchi da parte dei ribelli e, soprattutto, dai sempre più frequenti attacchi con le MOAB.

Un uomo dall'aspetto artificioso, con la faccia completamente inespressiva a causa dei numerosi interventi di chirurgia estetica, camminava tranquillamente per i meravigliosi giardini che circondavano la villa; teneva in mano una bibbia di cuoio rilegata in oro recitando ad alta voce alcune parabole mentre camminava sfiorando di tanto in tanto, con la mano che non reggeva il libro, le grandi aiuole di narcisi dai vellutati petali bianchi.

-BARONE!- una delle tante guardie si avvicinò a gran passo.

-Barone, abbiamo notizie direttamente dalla Suprema Corona. Il piano Sigma-Tau sta per iniziare!- detto questo appoggiò le mani sulle ginocchia e tentò di riprendere fiato.

-Ah, il fatto che abbiano scelto la Mia città come inizio vuol dire solamente una cosa, la mia scalata al trono sta lentamente avendo inizio mio caro insulso essere inferiore.- chiuse con uno scatto secco la dorata bibbia e se la mise sottobraccio.

-Date l'ordine a tutti i soldati di chiudere i rifugi.-

-Ma Barone, così tutti gli abitanti verranno ucc...- non fece in tempo a finire che venne preso per la fronte e scaraventato a terra facendogli sbattere energicamente la testa sullo spigolo del cordolo che circondava le aiuole.

-TU, ESSERE INFERIORE CHE NON DOVREBBE NEANCHE GUARDARMI IN FACCIA SENZA CAVARSI GLI OCCHI CHIEDENDO UMILMENTE PERDONO, COME OSI CONTRASTARE UN MIO SUPREMO ORDINE?- gridò infuriato il Barone Turpin al pover'uomo continuando a tenergli premuta la testa sullo spigolo, non notando il rigagnolo di sangue che iniziava a colare dal punto in cui il cranio era a contatto con la dura roccia.

-L-l-la prego, mi perdoni.- chiese umilmente l'uomo iniziando a vedere macchie scure che gli ballavano davanti agli occhi.

-Mi fai schifo, ora vai a fare quello che ti ho detto.- rispose gelido l'altro lasciando andare la sua testa e rimanendo sempre inespressivo.

La guardia faticò ad alzarsi per poi camminare traballante fin dentro l'abitazione per trasmettere il messaggio.

Il Barone distolse subito lo sguardo percependo una sensazione sgradevole alla mano con cui aveva trattenuto l'uomo, vide piccole goccioline di sangue rincorrersi tra le dita.

-Tsk, sangue plebeo.- schifato scosse la mano per far volare via le gocce poi si pulì con un candido fazzoletto preso da una tasca; fatto ciò riaprì la sua bibbia e riprese a leggere ad alta voce.

Delle goccioline scarlatte macchiarono i candidi narcisi.



Ore 22.50, quartiere orientale.



Un'oscura figura atterrò delicatamente per terra appena dopo che la guardia fosse passata per la ronda notturna, si mise a correre con passo felpato cercando di mantenersi sempre nell'ombra, si mimetizzò nella penombra rimanendo all'erta e attendendo il passaggio della seconda guardia; ultimamente era sempre più difficile uscire dai rifugi senza farsi scoprire, il Governo aveva deciso di rinforzare le ronde notturne nel quartiere orientale sospettando la presenza di numerosi ribelli nella zona. Attese il passaggio della terza guardia per poi mettersi a correre decisa verso il centro della città; si fermò a metà strada per riprendere un attimo il fiato e alzò lo sguardo verso la costruzione situata nel centro esatto della città: la base delle guardie Coroniane.

-Atalante a base, mi ricevete?-

-Forte e chiaro Atalante, ricordati in cosa consiste la tua missione e non devi per nessun motivo prendere iniziative, hai capito?-

-Se, se. Entrare in contatto con il Barone per fare ciò non sono autorizzata a usare armi bla bla bla.-

-Mi raccomando è di vitale importanza prevedere il prossimo attacco MOAB, avrai appoggio dall'esterno da un analista.-

-I soliti sfigati, se prova anche solo ad intralciarmi lo freddo all'istante.-

-Nel caso ti catturassero la prassi è la stessa: tu non sai chi siamo ne dove ci rifugiamo. Se stai per cedere hai una capsula di cianuro nascosta nel molare sinistro. Questa è la nostra ultima chiamata, adesso sei da sola. Passo e chiudo.-

-Peccato, sono così piacevoli le nostre conversazioni.- disse beffardamente, poi riprese a dirigersi verso il centro.



Ore 22.55, poco lontano dal quartier generale delle guardie.



Un ragazzo dai corti capelli bruni stava armeggiando attorno a quello che assomigliava ad un computer fregiato con strisce di neon azzurre sul retro, scriveva ad una velocità impressionante senza emettere il minimo rumore e i grandi occhi nocciola scorrevano velocemente da una parte all'altra dello schermo.

-Ancora poco e riuscirò a penetrare nel loro sistema di sicurezza.-

-Perfetto, tra poco dovrebbe arrivare l'agente. Per favore Tony non fare cazzate, e sai perfettamente cosa intendo.- rispose una gracchiante voce proveniente dall'auricolare.

-Allora, spiegami bene, cosa intendi? Potrei benissimo farla da solo questa missione ma il capo noooo, devo per forza farlo con una donna perché bisogna prendere contatto con il Barone senza farsi notare troppo. Lo sai perfettamente che ci so fare con le donne, chi lo sa, magari Turpin ha preferenze maschili, potrei anche solo guardarlo e lui cadrebbe ai miei piedi pregandomi in ginocchio di portarlo a casa mia per fare cose che non posso dire in una conversazione abbastanza pubblica.-

-Esattamente Storm, segui il piano e non far cazzate.-

-Mi scusi...fzzz... non riesco a...fzzzz...la fzutfzutfzut.- simulando delle interferenze con un pezzo di carta chiuse la conversazione con il quartier generale e riprese a lavorare con il suo computer.

Passarono pochi minuti che uno scricchiolio all'esterno finestra gli fece estrarre rapidamente la pistola e con voce forte e decisa gridò

-Chi è là?- tolse la sicura.

-Atalante.-

-Perché dovresti entrare dalla finestra? Lì c'è una porta!- si lamentò indicando con la pistola la porta alle sue spalle.

La ragazza atterrò con leggerezza sul pavimento e iniziò a spogliarsi della tuta aderente che indossava in quel momento.

-Salti i preliminari? Perfetto, il pavimento sarà un po' scomodo.-

La ragazza si girò a osservarlo con un sopracciglio alzato e continuò a cambiarsi tranquillamente davanti all'altro, rimanendo presto in intimo.

-Non ci pensare neanche idiota. Sei riuscito a bypassare il sistema di sicurezza primario?-

Tony ingoiò gli insulti che gli salivano e si girò di nuovo verso il computer.

-Sono entrato nel loro sistema di sorveglianza, dovrei riuscire a farti passare tranquillamente i rilevatori di movimento ed a inserire un video fittizio sulle telecamere. Il problema sarà la cupola, per quello devi usare quelle due belle protuberanze che ti ritrovi sul petto.-

La ragazza, che si faceva chiamare Atalante, finì di cambiarsi con un tubino nero che copriva solo lo stretto indispensabile, si lisciò un attimo i lunghi capelli grigi e si fermò ad osservare l'altro con i suoi due affascinanti occhi dorati.

-Passerò facilmente, ci vediamo all'uscita. Non riuscirò in alcun modo a contattarti.-

-Ma io potrò vederti attraverso le telecamere, non vedo l'ora cara... Messalina? Potevano scegliere un nome migliore per la copertura.-

-Sincronizziamo gli orologi, fine della missione prevista per l'una.-

-Buona fortuna Messalina cara.-

La ragazza represse un ringhio e uscì (stavolta dalla porta) da quella casupola poco distante dall'invisibile cupola che circondava l'edificio. Mentre si avvicinava, camminando sensualmente, imprecava mentalmente

-Perché la gonna? Perché i tacchi? Non potevo entrare e torturarlo finché non sputava tutta la verità?-

-Guarda qui che bella signorina, si è persa per caso?-

-Peggiore metodo d'iniziare una conversazione mai sentito, ma sparati.-

-In effetti starei cercando qualcuno, sai, mi sento così sola ultimamente. Ho sentito che qui dentro ci sono dei così valorosi soldati sempre volenterosi di aiutare una povera fanciulla in difficoltà.- dicendolo si avvicinò suadente a l'uomo fino ad appoggiargli le mani sul petto e sussurrargli nell'orecchio.

-Magari lei è disponibile ad aiutarmi?-

Un brivido di piacere scosse l'uomo dal capo ai piedi.

Nel frattempo Tony stava controllando l'interno dell'edificio quando notò un certo trambusto nella sala principale delle comunicazioni: una guardia con un rivolo di sangue che le colava da una ferita sul retro della testa gesticolava febbrilmente ai suoi colleghi. Tony accese l'audio della telecamera e rimase in ascolto.

-Piano Sigma-Tau? Cos'è?- una frase in particolare interruppe le riflessioni del bruno.

-Come tra quindici minuti inizio del bombardamento? Chiusura forzata di tutti i rifugi?-

Senza pensarci un attimo abbandonò la sua postazione di lavoro e scattò fuori dall'abitazione per dirigersi ad un piccolo veicolo, molto somigliante ad una moto se non fosse per la completa mancanza di ruote, nascosto sotto un telo marrone.

Nel frattempo la ragazza stava ancora flirtando con la guardia per ottenere l'ingresso all'edificio quando vide un veicolo non ben identificato avvicinarsi velocemente a lei.

-Dobbiamo andarcene, subito!- gridò Tony allungando una mano verso la donna per trascinarla sulla moto sotto lo sguardo sconvolto della guardia.

-Cosa diavolo ti passa per la testa? Stava andando tutt...- cercò di lamentarsi lei.

-Sta per cominciare un bombardamento, non hanno intenzione di lanciare l'allarme e stanno sigillando tutti i rifugi. Vogliono sterminarci!-

Sconvolta non tentò di replicare mentre Tony accelerava e zigzagava tra i vari passanti, sconvolti per la vista di un veicolo (i possessori, tra la popolazione dei Primi, di un veicolo si possono tranquillamente contare sulle dita di una mano) in direzione del quartier generale dei ribelli.

Mancava poco all'arrivo quando vennero bloccati da un gruppo di gente che stava tranquillamente bloccando completamente la via a causa di una lite tra vicini di casa.

-Facciamo prima ad andare a piedi.- sentenziò Atalanta dopo aver visto che le persone continuavano a litigare fingendo di non averli visti.

Abbandonarono il veicolo (che venne subito preso d'assalto da vari mendicanti) e presero a correre verso la loro base balistica, una semplice casetta diroccata; ma appena si avvicinarono all'ingresso un boato esplose in lontananza scatenando subito il panico tra la popolazione.

La ragazza si tappò le orecchie appena sentì il boato ma non servì a nulla: i rumori sembravano attutiti, le urla le giungevano soffocate, la testa prese a girarle tanto che dovette appoggiarsi a qualcuno per mantenere l'equilibrio. Tony le urlava qualcosa mentre era ancora girato di spalle, ma lei non lo sentì e venne catturata nella folla tumultuante che la trascinò lontano dal compagno. Il suo orecchio sinistro prese a sanguinarle, la sua semi sordità spesso le causava questi problemi.

-To...ny.- tentò di gridare lei, ma tutto quello che le uscì dalla bocca fu solamente un flebile sussurro.

-Dobbiamo assolutamente avvisare il Colonnello del piano Sigma-Tau, anche se non so esattamente cosa significhi...- solo in quel momento si accorse che la ragazza non era dietro di lui, preoccupato iniziò a cercarla tra le persone attorno e riuscì a scorgerla in lontananza in un evidente stato confusionale per poi essere travolta da un omone in fuga verso la morte.

-VICTORIA.- urlò Tony prendendo a correre dove aveva visto per l'ultima volta la ragazza.

Nel frattempo l'onda d'urto si stava avvicinando rapidamente.

Il ragazzo prese a correre verso Victoria, che aveva scorto in lontananza, urtando tutte le persone che si accalcavano le une sulle altre. Riuscì a raggiungerla proprio quando scorse l'onda d'urto in rapido avvicinamento.

-VICTORIA! RIESCI A SENTIRMI?- tentò di farle riprendere il controllo di sé dandole degli schiaffetti sulle guance, notando che non migliorava, la prese di peso sulle spalle e iniziò a correre in direzione opposta al potente tsunami con una sola direzione in mente: la Cupola.

La sua corsa veniva rallentata dal peso morto che teneva sulle spalle quando venne superato da un ragazzo pelato con in spalle, esattamente come lui, due sacchi di patate dai biondi capelli corti e dalle buffe orecchiette da gatto.

-Ma che diavolo?- imprecò senza fiato, ma dopo aver visto che il ragazzo che si stava rapidamente avvicinando alla Cupola, decise di tenere la bocca chiusa e mettere in salvo quel sacco di patate con i capelli grigi.

Un vento caldo gli investì il retro della testa facendogli muovere i corti capelli quando diede un colpo al pelatone che era riuscito a sfondare la porta bianca della salvezza.

Si scatenò il caos.




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Ore 22.00, quartiere settentrionale.


Bisogno fisico e mentale, acquisto, consumo, soddisfazione, beatitudine, ritorno alla normalità, depressione, bisogno fisico e mentale.

Così si chiude il circolo vizioso della droga in cui intrappola coloro che la utilizzano. Quelle più diffuse in un paese povero e distrutto come la First Republic sono quelle più facili da trovare: colle, solventi, lacca, smalto, vernici, carburante e gas; invece per chi è riuscito a tenere da parte un piccolo gruzzolo (probabilmente rinunciando al cibo) esiste la possibilità di investirlo, se così si può dire, in droghe sintetiche più “raffinate” e, chiaramente, più costose: mescalina, LSD, cocaina, anfetamine, ecstasy, Popper, morfina, diacetylmorfina, ciclozina, codeina, temazepam, nitrazepam, fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene, metadone, nalbufina, petedina, pentazocina, buprenorfina, destromoramide e chlormetiazolo. Ma i più ricercati erano l'etere, in grado di debilitare completamente le tue capacità motorie rendendoti ginnico quanto un ubriaco sciancato, offuscandoti la vista e rendendoti in grado di parlare solo come un vecchio con la dentiera staccata; e l'adrenocromo, la più potente droga al mondo capace di farti fare viaggi nell'iperspazio e ritorno.

Almeno gli ubriachi avevano i bar in cui ubriacarsi, ma dove si drogavano i drogati?

Solitamente li vedevi, mentre camminavi per la strada, sulle soglie delle case o nei vicoli oscuri a sniffare, iniettare, fumare, ingoiare e respirare le droghe sintetiche più improbabili mai inventate da quel genio che è l'essere umano. Relitti ricoperti di sporcizia che elemosinavano per continuare a vivere in un mondo di sogni artificiali generati da sostanze chimiche; li potevi osservare da vicino mentre loro scrutavano il loro lasciapassare per un mondo allucinogeno, con i loro occhietti cerchiati da profonde occhiaie rossicce, non facevano caso a nessuno, neanche all'allarme anti-MOAB (per questo la stragrande maggioranza non moriva di overdose bensì per non essersi accorta dell'imminente attacco balistico), perciò potevi osservarli tranquillamente senza che loro rimanessero infastiditi della tua presenza. Il problema veniva dopo.

I più grandi centri di raffinazione e smistamento di droga, aiutati dal mercato nero, si trovavano nel quartiere occidentale ma spacciavano soprattutto nel quartiere settentrionale dove la richiesta di droga da parte dei manovali, praticamente gli unici che usufruivano di questo “servizio”, era sempre impellente essendo uno dei pochi modi per dimenticare lo schifo che ti circonda.

In questo momento uno spacciatore si trovava, come tutte le sere, al suo angolo prestabilito per soddisfare le richieste degli abituali clienti; il cappuccio della felpa grigia troppo grande celava il volto ai passanti, una piccola precauzione abbastanza inutile, continuava a toccarsi ripetutamente il naso arrossato attendendo impazientemente che qualcuno si facesse vivo.

Dalle tenebre che lo circondavano emerse una piccola figura zoppicante e tremante vestito solo da quello che sembrava un sacco di iuta.

-Cosa vuoi?- nel profondo del suo essere li odiava, li odiava tutti quei lerci personaggi con cui era obbligato a contrattare; ma il lavoro dello spacciatore è questo, ed essendo uno dei metodi per guadagnare di più incappando solo in qualche rischio, devi fare finta di niente e tenerti buoni i “clienti”.

-E-e-e-eroina Brown.- rispose balbettando l'altro.

-Quanto?-

-Due grammi.-

-200, prendi?-

-Oddio, è-è-è un po' tantino... eh eh eh.- la risatina isterica finale venne accompagnata dal tentativo fallito dell'uomo di prendere i soldi dalla scarpa, che gli caddero per terra.

-Raccoglili cretino.- ribatté gelido l'altro squadrandolo da capo a piedi con ribrezzo.

-S-s-sì, adesso li raccolgo.- con lentezza esasperante si separò dai suoi soldi e catturò subito la dose di eroina che l'altro gli tendeva dopo aver accuratamente contato i soldi.

Si fermò un attimo a guardare l'uomo mentre si legava un laccio di scarpe attorno al braccio destro, scioglieva in un cucchiaio la polvere marrone, prendeva una siringa già usata più e più volte, aspirava il liquido marroncino venutosi a creare per poi inserirsela nel braccio destro e spingere lo stantuffo fino in fondo. Un procedimento già visto troppe volte.

Ma stavolta non andò per il verso giusto.

L'uomo sembrava stare bene un attimo prima e il secondo dopo era accasciato a terra che tentava di respirare.

Lo spacciatore lo vide sdraiato al suolo mentre il cervello si era momentaneamente dimenticato di respirare, rantoli sommessi provenivano dalla sua bocca, che oramai tendeva al bluastro, e la pupilla si restrinse fino a diventare grande quanto una capocchia di spillo. L'uomo era andato in overdose.

Lo osservò mentre il colorito “roseo” (se era rosa il colore sotto quel lerciume) della pelle si tramutava in un colorino pallido bluastro, il petto non si alzava né si abbassava, l'ossigeno non giungeva agli organi e la morte sopraggiunse.

L'altro rimase un attimo ad osservare il cadavere per poi avvicinarsi ed iniziare a fregare nelle tasche alla ricerca di altri soldi, si accorse subito che era completamente al verde.

-Non sei utile neanche da morto.- disse sprezzante mentre si alzava, poi gli sputò addosso e si allontanò facendo finta di niente.

Era normale in quelle vie vedere un cadavere di un morto di overdose e dopo un paio di giorni, quando la puzza diventava insopportabile, veniva recuperato da un uomo che trascinava un carretto carico di altri cadaveri per condurli nella fossa comune all'esterno della città; come i Monatti portavano via i corpi degli appestati.

Lo spacciatore si allontanò velocemente dal suo solito angolo, aveva già avuto problemi con la legge in passato ed essere trovato vicino ad un cadavere non poteva certo giovargli, per dirigersi verso la base centrale nel quartiere occidentale.

Ma non si accorse di tre figure che lo stavano pedinando.

E due di loro non si erano ancora rese conto che ce ne fosse una terza.



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Ore 22.30, Los Zetas, quartiere orientale.



Un ammasso di lamiere.

Chi avrebbe mai controllato in un ammasso di lamiere?

Eppure lì sotto si trovava il più grande cartello della droga di tutta la Fist Republic: Los Zetas.

Alcuni uomini fingevano di leggere tranquillamente il giornale ma in realtà scrutavano attentamente tutti i passanti, solo un occhio attento avrebbe potuto notare le pistole nascoste nel retro dei pantaloni.

Quando videro lo spacciatore avvicinarsi si fecero un cenno a vicenda e lo lasciarono passare senza fermarlo, subito dopo entrò nel bel mezzo delle lamiere, aprì una botola nascosta e scomparve.

Le tre figure si fermarono nell'ombra con un piano già programmato in testa.

I primi due speravano nei rinforzi.

Il terzo aveva solo un piano in mente.

Uccidere tutti.

Ma la dea della fortuna rovesciò su di loro proprio in quell'istante la sua cornucopia.

Degli spari in lontananza attirarono l'attenzione di quattro energumeni che si allontanarono velocemente mettendo mano alla pistola.

Ne rimanevano due.

Ringraziando tutte le divinità conosciute le prime due figure si avvicinarono alle spalle dei due energumeni rimasti e li tramortirono con il calcio della pistola.

La terza figura li osservò tranquillamente fare il lavoro che avrebbe dovuto fare lui.

Aprirono la botola ed entrarono.

La terza ombra li seguì silenziosamente subito dopo, si guardò un attimo attorno e richiuse la botola.

Un infinito corridoio illuminato da lampade al neon si apriva davanti agli sconosciuti, su tutte e due i lati numerose porte chiuse spezzavano il monotono grigio scuro dello scrostato muro. Le prime due figure si diressero decise verso il fondo del corridoio correndo senza fare rumore mentre la terza cercava di stare il più lontano possibile ma senza perderle di vista.

Tutti e tre giunsero davanti ad una porta bianca senza incontrare alcun intoppo.

-Adesso ascolta Tsuki, non centri niente con questa storia, è una mia vendetta personale. Ti prego, non entrare qualsiasi cosa succeda. Se non torno entro dieci minuti vattene.- disse la prima, un uomo avvolto da un lungo mantello nero che prese saldamente per le spalle la seconda.

-Ma se non per combattere al tuo fianco, per cosa mi avresti portato?- ribatté una figura più minuta dai corti capelli neri ed i profondi occhi viola, anch'essa coperta da una pesante cappa nera.

-Non potevo lasciarti da sola al quartier generale, non piaccio a molte persone e tu saresti il modo perfetto per vendicarsi di me. Ti prego perdonami.-

-Dankliss, aspetta.- tentò invano di fermarlo ma lui si lanciò oltre la porta e la richiuse velocemente alle sue spalle.

-Non puoi lasciarmi qui! Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme e...- venne interrotta da delle grida provenienti dall'interno.

-Dankliss... DANKLISS!- si ritrovò ad urlare appena dalla stanza iniziarono a risuonare colpi d'arma da fuoco. Con tutta la sua forza si lanciò più e più volte contro la porta senza riuscire a sfondarla, allora prese la propria pistola e sparò quattro colpi contro la serratura riuscendo finalmente ad aprirla con un calcio.

-DANKLISS!- si mise ad urlare cercandolo con lo sguardo in tutta la stanza, ai suoi occhi si presentò una carneficina. Come aveva fatto un solo uomo ad uccidere così tante persone?

Un totale di sei corpi ammassati gli uni sugli altri: il primo accasciato su una sedia con un singolo foro all'altezza del cuore, il secondo stava lentamente scivolando sulla parete lasciando una scia di sangue proveniente da tre fori sulla schiena, il terzo aveva una gamba completamente spappolata e stava strisciando nel tentativo di arrivare ad una pistola abbandonata poco lontano, del quarto era a malapena visibile la gamba perché era nascosto dietro l'enorme scrivania situata al centro della stanza e il quinto era ancora seduto dietro la scrivania con un singolo foro ancora fumante in testa che gli aveva fatto letteralmente saltare le cervella ovunque sporcando le numerose strisce di coca presenti sulla scrivania.

Ma il sesto era l'unico che interessava alla ragazza: era ancora in ginocchio e stava lentamente cadendo, sette fori di pistola gli attraversavano il basso ventre e il sangue colava copioso dalle ferite e dalle labbra. Prima di cadere al suolo sussurrò solo una parola.

-Tsu...ki.-

-DANKLISS!- urlò in lacrime la ragazza lanciandosi sopra il corpo di colui che ormai considerava come un padre.

-No, no, no. Non morire. Mi avevi promesso che mi avresti fatto visitare l'AOC. Che mi avresti fatto assaggiare tutti i tipi di torta esistenti. Che...che.... Oh... Papà.- in lacrime gli prese il volto tra le mani e gli pulì il sangue che gli usciva tra le labbra.

Non si accorse, però, che uno degli uomini rimasti in vita era riuscito a raggiungere la pistola e si stava preparando a sparare.

Prese in mano la pistola.

Tese il braccio.

Tolse la sicura.

Aggiustò la mira per centrarla in piena fronte.

Uno sparo risuonò nell'aria.

Il volto della ragazza si macchiò di sangue.

-Se c'è una cosa che odio sono i vigliacchi.-

La misteriosa terza figura emerse dall'ombra brandendo una pistola ancora fumante raccolta poco prima.

Ma lo sparo partì comunque dalla pistola dello spacciatore.

La ragazza non si mosse di un millimetro quando lo sparo le aprì un lungo taglio nella fronte.

-Tsu..ki.- ripeté preoccupato il moribondo tra le braccia della ragazza.

Non ricevendo risposta da quest'ultima si girò ad osservare il salvatore. Un ragazzo dal fisico asciutto si trovava sulla porta e scrutava a sua volta con i suoi occhi verdi il moribondo.

-Ti pre..go. Non ti conos..co e non merito di chie...derti un favor...- dovette interrompere la frase a causa di forti colpi di tosse che gli fecero sputare molto sangue.

-Così gra...nde. Ma ti prego... prenditi cura di le..i.- con gli ultimi istanti di vita che gli rimasero accarezzò il volto insanguinato della ragazza e la fissò negli occhi colmi di lacrime.

-Sii forte.- furono le sue ultime parole.

La mano gli cadde e Tsuki si ritrovò a sorreggere il corpo di un cadavere.

-DANKLISS!- le lacrime colavano copiose finendo sulla fronte del morto appoggiato sulle sue ginocchia.

La ragazza tentò più volte di risvegliarlo: gli diede colpetti sulla fronte, gli aprì gli occhi, gli prese la mano e si asciugò le lacrime che ripresero comunque a scendere.

Sulla tavola del sangue imbrattava le candide strisce di polvere.

Il ragazzo osservò la scena e si ritrovò a ricordare a se stesso accasciato sui corpi della propria famiglia, in particolare su quello della sorellina.

-Amamya...- sussurrò osservando la minuta ragazzina.

Lo scudo di ghiaccio attorno al suo cuore si crepò per la prima volta.

-Vieni.- disse semplicemente alla ragazza.

Ricevendo per risposta solo altre lacrime decise in un approccio più diretto.

-Dai, coraggio. Devi essere forte, giusto?- tentò di allontanarla di peso dal corpo ma lei si ribellava continuando a ripetere sottovoce il nome del defunto.

In lontananza risuonò un boato.

Al ragazzo si gelò il sangue nelle vene.

Una MOAB senza essere preceduta da un allarme.

Strappò di peso la ragazza dal corpo del defunto mentre ancora lei gridava il suo nome in lacrime e tentava di scappare dalla sua presa.

Dall'esterno iniziarono a provenire urla sommesse.

Il ragazzo si caricò in spalla il piccolo corpo della ragazza e prese a percorrere il lungo corridoio alla ricerca della botola e della salvezza; era un rifugio piuttosto malridotto e non sapevano se sarebbe riuscito a reggere un'altra onda d'urto.

Ignorando le proteste della ragazza, appena uscito, prese a correre verso l'unico edificio che emanava un po' di sicurezza in tutto quel putiferio generale: la Cupola.

Una cupola, appunto, costruita utilizzando pannelli bianchi che riflettevano il sole accecandoti, era un faro che vedevi anche dall'altra parte della città. Sicuramente in quel momento pareva che fosse l'unica presenza rassicurante, e inquietante allo stesso tempo, di quella maledetta città.

Trattenendo a stento i singhiozzi Tsuki si decise a rivolgere la parola al suo sgradito salvatore che in questo momento le stava salvando la vita.

-Chi sei?-

Il ragazzo si sorprese di sentirla parlare, anche se con la voce ancora un po' roca a causa delle troppe urla.

-Edward, Edward Yoshina.-

-Io sono Tsuki Nakamura e scusa per prima. Sai ero un po'...-

-Non preoccuparti, adesso dobbiamo solo pensare a metterci in salvo e fare qualcosa per quel taglio che hai in faccia. Ti rimarrà una bella cicatrice.-

Nessuno dei due tentò di iniziare una nuova conversazione, chi per timidezza chi per assimilare quello che era appena accaduto.

Ma l'onda fece il suo ingresso con prepotenza.

-Ed, corri più veloce. Si sta avvicinando.-

-Non potresti scendere e camminare?-

Ignorando completamente la sua domanda Tsuki rimase a fissare quel muro di sabbia, detriti e persone in rapido avvicinamento, mancava così poco alla cupola.

Edward vide altre persone avvicinarsi ed entrare nella Cupola, chi più magistralmente chi meno.

Mancava così poco, c'era già una porta spalancata, pronta ad accoglierli e metterli in salvo da quella certezza di morte, e una volta entrati? Con le porte aperte dovrebbe semplicemente sbalzarli in avanti... o li ucciderebbe comunque.

Allungò una mano per toccare la porta in cerca della salvezza.

Un'altra mano l'afferrò dall'altra parte della porta e lo trascinò verso l'interno.

Tutto si illuminò.

Tutto si spense.



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Chi con un sorriso sadico sulle labbra chi con un espressione colpevole e completamente distrutta, le guardie Coroniane ascoltavano le urla delle donne, degli uomini, dei vecchi e dei bambini mentre questi venivano spazzati via dall'onda come fossero semi di un soffione sollevati dal vento in una tiepida giornata di primavera.


Musica.


Persi nei loro rifugi mentali indotti da sostanze chimiche i drogati osservavano la catastrofe con un sorriso sulle labbra e con l'impressione di essere i padroni del mondo nell'esatto momento in cui questo veniva raso al suolo.


Fantasia.


Una bambina abbandonata al proprio destino osservava, abbracciando un piccolo sacchetto di tela vagamente somigliante ad un orsacchiotto, la marea distruttiva che si ergeva davanti a lei.  
Non urlò. Non pianse. Non si disperò.
Semplicemente strinse il suo peluche e ci affondò il viso poco prima di diventare materia impalpabile e invisibile che volteggia delicatamente nell'aria compiendo una danza decisa nella notte dei tempi.


Morte.





-Gli attori sono sul palco.-

-Che lo spettacolo abbia inizio.-







Note dell'autrice.



E io sono ancora qua, ehhhh già. Se inizio una cosa devo finirla e state pur certi che non vi abbandonerò tanto presto.

Finalmente sono finite tutte le introduzioni, d'ora in poi inizia la trama vera e propria. è-é

In questo capitolo, almeno, nella seconda parte di questo capitolo, si ritorna seri e si affronta la drammaticità della situazione di colpo. Ho cercato di dare uno sfondo più doloroso alla storia, spero di esserci riuscita.

Ho anche accennato un po' i passati degli ultimi due OC, ma non preoccupatevi, darò a tutti lo stesso spazio nella storia.

La lunghezza dei capitoli aumenta di volta in volta, 11 PAGINE! Non sono mai stata così felice in tutta la mia vita *^*

Spero di non avere indotto al suicidio qualcuno dei miei amati recensori ^^”

Spero anche che vi sia piaciuto come capitolo ^^

Gli oc apparsi in questo capitolo sono di:


Victoria (Atlante) Willow – Osiris

Anthony (Tony) Storm – Chaotic_Green

Tsuki Nakamura – FairyLucy94

Edward Yoshina – Edward_Yoshina

Sono così felice di avere finito tutti gli OC (fu così che scoprì di essersene dimenticata uno... oddio... mi viene un dubbio).

E come sempre:



Informazioni utili e inutili.



- L'edificio caserma-casa del Barone l'ho descritto ispirandomi a Ca' Dario di Venezia, non adoro molto l'architettura usata quanto la leggenda che aleggia su quella casa. Vi consiglio di andare a leggerla se ne avete voglia.

- Sigma-Tau sono lettere greche e stanno per S e T.

- I fiori che riempiono le aiuole del meraviglioso giardino per cui passeggia il Barone Turpin sono narcisi che rappresentano egoismo e vanità.

- Messalina era stata un'imperatrice romana “di facili costumi”.

- Se hai perforato un timpano c'è la possibilità di avere delle vertigini e di perdere del sangue dall'orecchio, spero di non avere sbagliato tutto ç_ç non sono un medico.

- Tuuuuutte le droghe citate sono prese da “Paura e delirio a Las Vegas” e da “Trainspotting”.

- I sintomi dell'etere gli ho presi dal libro “Paura e disgusto a Las Vegas”.

- L'androcromo è veramente una delle droghe più potenti al mondo.

- L'eroina Brown è quella più scadente tra tutto i vari tipi di eroina.

- L'overdose descritta è abbastanza veritiera, ho cercato i sintomi sul mio vecchio libro di scienze.

- Tutti i vari passaggi che effettua il drogato sono sempre presi da “Trainspotting”.

- Los Zetas è un famoso cartello della droga messicano.

- La cornucopia è un corno simbolo mitologico dell'abbondanza, in molte raffigurazioni la dea della fortuna regge una cornucopia con cui dona fortuna al prossimo.

- Ho sonno.



Per il prossimo aggiornamento ci sarà da attendere un po', il 26 parto e torno l'8 ottobre.

Buonanotte miei cari ^_^



Midori No Yume








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Capitolo 5
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Gli uomini scappavano dalla ovvia morte come un'onda di cadaveri senz'anima senza preoccuparsi di coloro che si frapponevano tra loro e l'irraggiungibile salvezza, si lanciavano gli uni contro gli altri, calpestavano uccidendo coloro che cadevano sfiniti, i più forti si facevano strada a pugni mentre tutti urlavano con facce stravolte dal terrore: gli occhi incavati, la bocca spalancata, le lacrime, il sangue.

Una massa di manichini animati dal solo desiderio di sopravvivenza, tutti con un unico obbiettivo.

La salvezza.

Che non raggiungeranno mai.



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Ore 23.30, interno della Cupola.




Quindici figure si lanciarono all'interno dalla Cupola pochi attimi prima che l'onda d'urto investisse in pieno l'edificio che si illuminò di una potente luce violacea rivelando uno scudo percorso da un moto perpetuo di onde che lo attraversavano per tutta la sua superficie, come quando un sasso increspa ripetutamente la perfetta immobilità di un stagno.

Dall'interno si poteva tranquillamente guardare l'esterno dalle porte aperte, che sembravano finestre che davano sull'inferno venuto in terra.

Le persone si lanciavano contro lo scudo nel tentativo di penetrare in quella rassicurante fortezza ma nessuno riuscì a passare, i ragazzi dall'interno osservavano quel posto che consideravano la loro città venire rasa al suolo per l'ennesima volta, con l'eccezione che questa volta loro erano gli unici sopravvissuti al bombardamento. Le persone che si ammassavano sullo scudo esplosero in contemporanea schizzando le proprie membra sul vetro non permettendo momentaneamente a coloro che erano all'interno di guardare all'esterno.

Poi tutto cessò.

Il sangue colò lentamente lasciando mano a mano vedere il risultato della distruzione.

E la disperazione attanagliò gli animi dei sopravvissuti.

La luce del sole non arrivava ad accarezzare la terra a causa della sabbia sospesa immobile in aria, tutte le baracche di fortuna costruite erano state rase al suolo e da terra si alzavano piccoli mulinelli di cenere che apparivano e si dissolvevano volteggiando.

Appare.

Volteggia.

Si dissolve.

Cosa differenziava quest'attacco dagli altri?

Solitamente, appena terminato il bombardamento, gli abitanti uscivano dai rifugi per recuperare i pochi pezzi della vita precedente.

Ma questa volta erano tutti morti.

I cadaveri giacevano riversi al suolo.

C'erano tre categorie di salme: coloro che erano morti a causa della caduta dei detriti, li si poteva riconoscere dalla mancanza di buona parte del corpo, quelli che erano stati sollevati dallo spostamento d'aria, solitamente avevano numerose parti del corpo dislocate e rotte, infine quelli che aveano la sfortuna di ritrovarsi tra due onde d'urto contemporanee, venivano semplicemente schiacciati e i rimasugli si potevano a malapena ricondurre al corpo di un essere umano.

All'interno della copula nessuno osava fiatare.

Avevano appena assistito a un massacro, chi per la seconda volta in un'ora, senza che potessero fare niente.

Tutti i loro amici.

I loro famigliari.

I loro conoscenti.

I loro vicini.

Erano morti.

Tutti.

La terra non era mai sembrata così inospitale e crudele.

I primi a rompere il silenzio furono due gemellini.

-N-n-n-eechan.-

-N-niichan.-

Senza dire nient'altro si lanciarono addosso ad un ragazzo pelato che rimaneva rigido ad osservare l'esterno, quella città le cui strade erano diventate la sua casa da tempi immemori, e i due biondini scoppiarono in un pianto disperato asciugandosi le lacrime sulla sua canottiera.

La ragazza del cioccolato alzò lo sguardo verso l'alto nella speranza che le lacrime non iniziassero a scenderle copiose mentre colei che le aveva salvato la vita si avvicinò alla cupola toccandola delicatamente scendendo fino al punto in cui il sangue colava verso il basso, un rene era ancora spiaccicato sull'invisibile parete, si ritrasse raggelando.

Il ragazzo dai corti capelli bruni appoggiò delicatamente al suolo la sua compagna ancora svenuta cercando di non guardare verso l'esterno e pregando che tutti i suoi compagni fossero in salvo. Sarà stato un caso che proprio l'oggetto di molte loro indagini, quello che aveva segnato la scomparsa di molti suoi fratelli, li avesse salvati e protetti?

La più giovane dei ribelli tentò i tutti i modi di trattenere le lacrime, scosse più volte la bruna chioma e strinse gli occhi verdi, ma presto iniziarono a calare lentamente e si andò a rifugiare tra le braccia di un caposquadra, più sconvolto interiormente che esteriormente, che l'accolse senza distogliere lo sguardo dall'esterno mentre gli altri suoi due sottoposti lo imitavano lanciando sguardi indagatori alle altre persone nella sala.

Il cacciatore di taglie aveva un cipiglio estremamente serio, era abituato a vedere e, a volte, a procurare la morte ma il suo animo non rimase indifferente alla strage che gli si apriva davanti agli occhi; la sua preda invece era percorsa da fremiti di rabbia e faticava a controllare il tremito dei propri pugni stringendoli fino a infilarsi le unghie nei palmi facendoli sanguinare, represse tutti i colpi di tosse che gli salivano in quel momento e si concentrò totalmente sulla sua rabbia colpendo con un pugno la vicina cupola per poi essere sbalzato indietro di un metro.

La ragazza che aveva appena visto morire colui che considerava come un padre scese dalle spalle del suo salvatore rimanendo in uno stato vegetativo bloccandosi a fissare il sangue che colava ancora sulla cupola trasparente, delle immagini ritornarono con prepotenza alla memoria: sangue, Dankliss e il suo salvatore. Si palpò la fronte sobbalzando quando la sua mano gelida toccò la ferita ancora sanguinante che le attraversava parte della fronte; il suo salvatore le bloccò la mano ed estrasse da una sacca una pomata dall'odore frizzante e delle garze iniziando a medicarla con movimenti che sembravano non appartenergli.

La candidezza surreale della Cupola era stata inquinata da colate di sangue.

Molti di loro sentirono i gelidi sospiri delle anime degli incalcolabili defunti sfiorargli le orecchie.

-Perché tu sei sopravvissuto e io no?-


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Ore 23.45, interno della Cupola.



-E adesso?-

La domanda rimase sospesa nell'aria mentre tutti si girarono a fissare colui che aveva parlato, il ribelle dai corti capelli bruni che stava ancora controllando la compagna dai grigi capelli svenuta a terra.

-Prima capiamo dove diavolo siamo.- rispose la sua collega dai lunghi capelli bianchi.

Tutti, per la prima volta, guardarono veramente attorno quel luogo che li aveva salvati da morte certa ma che continuava a trasmettergli una certa inquietudine a causa della sua sbagliata perfezione. L'interno della Cupola sapeva vagamente di disinfettante e di bruciato, le pareti e il pavimento circolare erano fatti di candidi pannelli lisci al tatto, ma non fu questo che catturò subito l'attenzione dei presenti. Dal centro del soffitto ricurvo scendevano centinaia di cavi di varie misure nei quali passava a intermittenza un fascio di luce violetta, essi si dividevano poi in quindici parti che andavano a collegarsi ad altrettante bare di vetro posizionate in verticale per tutto il perimetro della struttura con numerosi apparecchi collegati tra di loro che formavano in intricato intreccio di cavi; sembravano i tentacoli di un polipo e trasmettevano una certa inquietudine. Un ronzio continuo proveniva dall'alto della Cupola, da dove partivano i numerosi cavi, mentre un insistente bip-bip risuonava nell'intero stabile.

-Cosa diavolo è questa roba?- domandò più a se stesso che agli altri il caposquadra del gruppetto di ribelli.

-Non ne ho idea.- rispose uno dei suoi sottoposti.

Seguì un interminabile silenzio interrotto solo da alcuni singhiozzi occasionali e da colpi di tosse.

-Aspettate! Guardate! C'è qualcosa che si muove là dietro.- i due gemellini gridarono insieme e si affrettarono ad andare a vedere, sempre in contemporanea.

-Non toccatelo potrebbe essere pericoloso, ci tengo alle mie chiappe.- gridò in risposta il pelatone.

Ignorandolo beatamente i due si avvicinarono, seguiti presto da tutto il resto del gruppo, fissando, all'interno di quella che sembrava una bara trasparente, un piccolo... tentacolo meccanico che si muoveva lentamente ondeggiando dal fondo della cassa.

-E se lo toccassi? Potrebbe succedere qualcosa? Ma preferisco correre il rischio che rimanere bloccata in questo posto orribile, anche perché quella specie di barriera non se ne vuole andare.- la ragazza ,detto ciò, estrasse dal nulla un pezzettino di cioccolata e se lo lanciò in bocca per tranquillizzarsi.

-A questo punto proviamo, non potrebbe andare peggio di così.- disse con una tristezza malcelata mentre tentava di mostrarsi sorridente ai presenti colei che aveva avuto la giornata peggiore di tutti, un brivido le percorse la schiena scacciando velocemente il ricordo del suo padre acquisito morto.

Tutti si guardarono l'un l'altro per decidere chi sarebbe stato il fortunato a rischiare.

-Ho capito, lo faccio io.- disse alzando le mani il ribelle bruno e abbandonando per la prima volta il lato della compagna. Camminò fino a raggiungere il semicerchio che si era formato attorno a quella bara contenente quello strano affare ondeggiante.

Con lentezza avvicinò la mano al tentacolo, sentendo il sudore per l'agitazione che gli colava sulla tempia, e lo tirò fortemente verso di se sotto lo sguardo indagatore di tutti gli altri. Continuò a tirare finché quella specie di protuberanza non si allungò di un metro buono e iniziò a emettere sinistri bagliori violacei e striduli bip-bip.

-Visto non è successo quasi niente.- disse con nonchalance lasciando cadere il tentacolo, ora immobile, e continuando a dargli dei colpetti con il piede.

A volte è meglio starsene zitti.

Un tentacolo violaceo spuntò da ogni singola bara con una rapidità impressionante e si aggrappò agli arti di ogni figura presente nella sala. Le facce dei presenti si mascherarono di un puro terrore. Da alcune gole fuoriuscì un gorgoglio soffocato. Molti tentarono di arrampicarsi sulle perfettamente lisce piastrelle cercando di rallentare la propria cattura. Parecchi si ruppero le unghie e sottili strisce di sangue si formarono sul candido pavimento. I tentacoli non cedettero e vennero presto raggiunsi da altri loro simili per completare l'impresa. I primi a cedere vennero presto obbligati ad entrare in quelle bare già predisposte per la loro fine.

-Oh Cristo.- mormorò il caposquadra dei ribelli prima di venire rinchiuso in una delle bare.

Ognuno combatté con qualsiasi arma riuscisse a prendere, i più forti riuscirono a scacciare parte dei tentacoli che gli si avvolgevano sempre più stretti, alcuni vennero tramortiti con un colpo in testa o in seguito a un soffocamento dovuto ad un tentacolo avvolto attorno al collo; alla fine tutti vennero comunque sopraffatti dal numero.

Gli ultimi a cedere furono di due gemellini.

-Neechan.- gemette il maschio prima di essere trascinato all'interno di una bara.

Un suono risuonò all'interno dell'edificio, non sembrava neanche lontanamente umano a causa della sua acutezza dilaniante.

-NIICHAN.-

Quindici figure, chi più cosciente chi meno, vennero rinchiuse contro la propria volontà dentro quindici bare trasparenti che si chiusero appena gli umani e i loro amichetti tentacolosi non fossero rinchiusi completamente nel sarcofago.

Contemporaneamente tutti i tentacoli che li avevano catturati poco prima si appuntirono fino a farne diventare invisibile la punta e si infilarono in ogni singolo punto della pelle scoperta, come una dolorosa agopuntura completa.

Il dolore sfrecciò per ogni singolo nervo del loro corpo facendoli urlare fino allo spasmo, i loro occhi si spalancarono completamente e le loro pupille si rimpicciolirono fino a diventare grandi quanto una capocchia di spillo.

-Il processo di digitalizzazione sta per iniziare, preghiamo tutti i presenti in sala di allontanarsi delle bare di contenimento e attendere la fine del processo. Ora indossate gli occhiali protettivi. Grazie per aver scelto il gruppo Sigma-Tau. -

I cavi si illuminarono completamente e l'intero edificio venne illuminato a giorno da una potente luce violacea, la barriera venne percorsa per tutto il perimetro da un'onda, che partiva dal punto più alto della Cupola, che fece saltare via tutto il sangue verso l'alto per poi ricadere a terra come una leggera pioggerellina primaverile, se non contiamo i vari organi occasionali che precipitavano al suolo spiaccicandosi.

Un ultimo tentacolo con un diametro di quattro centimetri trasformò la sua punta in una spina di corrente con otto punte e penetrò in profondità nel coppino, dove è situato il cervelletto, segnando l'ultimo spasmo di dolore dei malcapitati.

Il mondo scomparve.



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Ore 23.55, casa del Barone Turpin.



Il Barone si avvicinò lentamente alla finestra spostando leggermente la pesante tenda di velluto verde scuro rimanendo impassibile alla distruzione che gli si apriva davanti agli occhi oltre alla cupola verdognola che copriva totalmente l'edificio in cui si trovava. Prese la sua preziosa bibbia e riprese la lettura dal punto in cui prima l'aveva interrotta, ma venne presto fermato dall'entrata precipitosa di una guardia Coroniana.

-La prima parte del piano Sigma-Tau è stato completata.-

Finalmente il suo viso siliconato si aprì nella sua prima espressione: sorrise leggermente mantenendo il resto del viso inespressivo e si passò con lentezza la lingua prima sulle labbra superiori e poi su quelle inferiori.

-Perfetto, inviate un messaggio alla Suprema Corona. Che lo spettacolo abbia inizio.-

Con un piccolo movimento voltò pagina e riprese a leggere la parola del signore.



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Ore 00.00, Luogo sconosciuto.



Era in un luogo buio, il silenzio soffocava tutto come una pesante cappa di velluto, come diavolo ci era arrivata lì? L'ultima cosa che si ricordava era Tony che le stava parlando di qualcosa mentre c'era tutta quella confusione poi probabilmente era svenuta...

-TONY! Dove cazzo sei!- si agitò alla ricerca del suo collega e solo allora si accorse di non essere appoggiata a niente, volteggiava nel vuoto come se fosse sott'acqua ma poteva respirare; si girò a a destra a sinistra lasciando volteggiare i grigi capelli delicatamente. L'oscurità era opprimente (poteva tranquillamente restare ad occhi chiusi che non sarebbe cambiato niente), i minuti passarono lentamente (o erano ore?), tentò di nuotare ma le sembrava di rimanere sempre nella stessa posizione (dov'era?) e non riusciva a ricordarsi come ci fosse finita in quella situazione.

-Sono morta?-

Il silenzio le rispose.

Continuò ad agitarsi in quel mare di oscurità per quella che parve un'eternità.

-KYA.- le scappò un urletto quando di colpo si ritrovò davanti ad una schermata azzurra, verticale e immensa della quale non si vedeva né l'inizio né la fine; su di essa apparvero, su sfondo nero, una sequenza infinita di codici binari azzurrini.

Una voce maschile sintetizzata iniziò a risuonare in quello spazio infinito e indefinibile.

-Questo videogioco non contiene tutorial o spiegazioni, parte del gioco devi scoprirlo da sola, la Compagnia non si prende carico di possibili e probabili incidenti, il contenuto potrebbe essere altamente violento, consigliato a un solo pubblico adulto, le auguriamo una buona giornata.-

-Dove cazzo sono finita?-

-Scoprilo.- la voce computerizzata si spense e lo smisurato schermo davanti alla ragazza si rimpicciolì fino a diventare grande quanto un comune tavolo da pranzo, i codici scomparvero e apparve una lineetta che compariva e scompariva a intermittenza.

-Ma che cazz... Mi susciti un odio profondo te.- la ragazza imprecò più volte verso la voce sintetizzata poi si avvicinò allo schermo.

Sospirò e sfiorò delicatamente il centro della schermata con l'indice della mano destra.

_Victoria Willow_

_Sei pronta a iniziare?_

Apparve un solo pulsante con la scritta SI nel centro della schermata.

-Non mi lasciate molta scelta stronzi.-

Con calma appoggiò la mano sul pulsante al centro dello schermo che sparì abbandonandola nella completa oscurità.

Un'altra scritta apparve sopra una corta linea di caricamento.

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Dopo pochi minuti una luce azzurra l'avvolse completamente accecandola e facendola sentire come se potesse cambiare il mondo alzando semplicemente il sopracciglio. La sensazione di invulnerabilità durò pochi secondi, dopo percepì un dolore tampinante sul cervelletto talmente acuto che la fece urlare di dolore.

-Le auguriamo una buona partita. Torni a trovarci.-

Tutto prese a volrticarle attorno, enormi pezzi neri di muro iniziarono a precipitare nell'abbisso senza spazio né tempo che la circondava creando un effetto ottico a scacchiera che si ripeteva all'infinito. La luce azzurra si fece sempre più potente e le sue urla vennero coperte da un sibilo sottile eppure incredibilmente fastidioso, sembrava che volesse farti sanguinare le orecchie. Poi iniziarono le voci, non si rese conto di aver iniziato a ridere istericamente. Stava forse impazzendo? Era veramente morta?  Con un sorriso esausto le si chiusero gli occhi e iniziò a precipitare nel vuoto.  

Cado.

Sto cadendo?

Volo.

Sto volando?

Nuoto.

Sto nuotando?

La mente le si oscurò definitivamente e , in un limbo tra pazzia e consapevolezza, cadde nel nulla.

Riaprì gli occhi, qualcosa le stava solleticando il naso, e questo rumore cosa sarebbe... Grilli? E questa sensazione di soffice contro la mano... Erba?

Con delicatezza portò una mano a testa, ancora pulsante, e si alzò sostenendosi con l'altro braccio.

Si guardò attorno, colline verdeggianti la circondavano fino a che il suo occhi poteva scorgerle, un cielo azzurro attraversato di tanto in tanto da qualche soffice nuvola bianca.

-Dove cazzo sono finita adesso?-











Angoletto dell'autrice.

Sparisco per due o più settimane e ritorno con un capitoletto così corto?

Vi autorizzo ad un linciaggio estremamente doloroso.

.

.

.

Lo sapete che sto scherzando... vero?... METTETE GIU QUELLE PIETRE MARRANI.

Avrete notato che sono scomparse le “rassicuranti” parti finali?

Ahimè, questa volta non sapevo proprio cosa mettere e temo che non le inserirò più, siete dispiaciuto vero... VERO?

Questo è un capitolo un po' l'introduzione al prossimo per questo motivo è più corto degli altri, più che altro volevo dedicare un po' di spazio alla disperazione di ogni singolo oc, spero di esseri riuscita.

E come al solito...


Informazioni utili e inutili.

-nella seconda parte ho preferito scrivere solo di Victoria perché mi sono accorta di averla lasciata svenuta da qualche parte per tutto il tempo.

-Il paesaggio in cui si risveglia la nostra malcapitata è il classico sfondo di Windows XD

-Mmmmh ho inserito poche informazioni utili e inutili in questo capitolo ç_ç

-Midori non è più la stessa ç_ç


Andate in pace miei cari.

Midori No Yume



Tutti i personaggi citati appartengono ai propri creatori.

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Capitolo 6
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Ore Sconosciute, Luogo Sconosciuto.



Un venticello leggero si alzò dal nulla facendo danzare i sottili fili d'erba in piccole spirali, le collinette ricoperte da morbidi prati luccicavano del loro verde brillante, il cielo di un celeste risplendente era costellato da nuvole di soffici grumi di fil di seta bianca che indugiavano in cielo immobili e placide.

La pace regnava sovrana.

In mezzo a tutta quell'ammagliante impeccabilità si distingueva perfettamente un'imperfezione di piccole dimensioni e dai contorni distorti e tremolanti: un corpo dall'incarnato grigiognolo raggomitolato in posizione fetale.

I grilli frinivano ininterrottamente dando a quel luogo un poco di vitalità.

La figura mosse lentamente le dita.

_Attenzione, il campione numero 211 sta dando segni di risposta agli stimoli. Inizio regolazione dei parametri generali. Analisi in corso... _

Distese una mano e poi l'altra chiudendole a pugno e aprendole ripetutamente.

_Nessun danno collaterale registrato _

La figura, con una leggera difficoltà, riuscì a mettersi seduta con fare incerto.

_Possibili deficienze motorie causate dalla lentezza di ricezione _

Si alzò traballante e fece qualche passo.

_Capacità motorie ristabilite completamente _

Si stiracchiò nel tentativo di eliminare quella sgradevole sensazione di intorpidimento.

_Inizio dell'inserimento dei codici _

Con fare fiacco si guardò attorno senza vedere chiaramente quello che la circondasse.

_Inizio della creazione del Character Design _

Alzò la mano destra per accarezzarsi i capelli, ma venne in contatto con la sola nuda pelle del suo cranio. Spaventata si guardò la mano notato solo in quel momento lo strano colorito grigio della sua pelle. Tentò di gridare ma nessun suono fuoriuscì dalla sua bocca, inesistente. Abbassò lo sguardo e vide di non indossare niente e di non avere niente da coprire. Il suo corpo si era trasformato in quello di una bambola senza una forma definita.

La sola cosa che distingueva quella figura da uno di quei manichini senza volto erano i suoi occhi.

L'unica cosa di umano che aveva il suo corpo.

Tremante si portò una mano al viso, ma quando venne in contatto con la sua liscia pelle, non sentì niente. La sua bocca, il suo naso, le sue orecchie. Niente.

Solo i suoi occhi.

Nei quali si vedeva l'ombra di un tacito urlo.

Era un manichino con degli occhi di chissà quale colore.

Le pupille le si rimpicciolirono incredibilmente e si lasciò cadere a terra passandosi ripetutamente le mani sul volto percependo col tatto la sua (ma era veramente sua?) pelle liscia, senza alcuna imperfezione.

Cosa stava accadendo?

Era veramente suo quel corpo?

Erano veramente suoi quei pensieri?

Erano veramente suoi quegli occhi?

Dov'era?

Chi era?

_221 sta dando segni di panico. Possibili danni psicologici. Arresto delle funzioni cerebrali immediato _

Un tacito terrore imprigionato negli occhi, le pupille rimpicciolite e puntate verso l'infinito.

La figura svenne e cadde a peso morto nel bel mezzo di un brillante prato sollevando piccole spirali di fili d'erba.

Le nuvole immobili nello stesso punto di prima.

Nell'azzurro cielo non c'era un sole.

Solo quel colore troppo splendente per un mondo reale.

Ma abbastanza normale in un mondo fittizio.

I grilli ripresero a frinire.

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Ore 12.00, Luogo Sconosciuto.



Un uomo dai ricci e spettinati capelli neri si aggirava con fare frettoloso tra mastodontiche querce dall'aspetto secolare, di tanto in tanto si avvicinava a delle figure riversate a terra nelle più disparate posizioni.

- Uh oh, sveglia. Ehi! Sveglia, sveglia idioti. Uh oh, ma sei scemo? E muoviti. Come si fa ad essere così storditi? Non volevo arrivare fino a questo, ma non mi avete lasciato altra scelta.-

Iniziò a massaggiarsi con movimenti circolari la nuca.

- Chi avrà un brutto risveglio stamattina? Tu, tu oppure tu?-

Con una spensieratezza insolita per un adulto si ritrovò a saltellare tra le figure addormentate sparse un po' ovunque.

- La scelta cadrà su chi i capelli più strani avrà... Tu hai i capelli da vecchietta, tu non ce li hai, se sveglio questo qui come minimo mi da fuoco. Oh, insomma, andiamo da quella con l'aspetto più innocuo così vado sul sicuro... Uh oh la mia scelta cade proprio su di te.-

Dopo aver finito la sua danza abbastanza infantile si precipitò verso su una piccola ragazza dai riccioluti capelli ramati, per poi iniziare a soffiarle sul naso con fare fastidioso, quale errore commise l'infantile figuro.

Ella aprì i grandi occhi ocra con una tranquillità quasi sovrannaturale e con altrettanta calma si alzò fissando negli occhi l'altro.

- Oh, finalmente! Ti sei svegliata! Tra questi qui sei quella che mi sembrava più...-

Le continue chiacchiere dell'uomo vennero interrotte da uno sguardo omicida dell'altra e dalle seguenti urla.

- VUOI STARE ZITTO BRUTTO CRETINO? MA COSA DIAVOLO C'HAI NEL CERVELLO, SCARTO DI STERCO BOVINO? SE NON TACI SUBITO GIURO CHE PRENDO QUEL SIMPATICO VISINO CHE TI RITROVI E LO SPIACCICO AL SUOLO FINO A FARLO ASSOMIGLIARE AD UNA FRITTELLA AMMUFFITA. NON OSARE MAI PIÙ SVEGLIARMI IN QUESTO MODO E A QUEST'ORA: -

Per sottolineare la veridicità delle sue parole accompagnò il tutto da gesti facilmente comprensibili.

Senza perdere il sorrisetto che lo aveva caratterizzato fino a quel momento l'uomo annuì a tutte le minacce dell'altra.

- Koneko Harikeen, giusto? È un piacere conoscerti, è vero che ti definiscono come la pistolera più brava al mondo? Beh, avremo presto modo di confermarlo. Per il momento aiutami a svegliare i tuoi compagni... Oh... Già fatto, le tue urla sono state di grande aiuto. Avrei dovuto svegliarti prima così...-

- Non saresti più in vita se l'avessi fatto.- Lo interruppe lei con glaciale convinzione.

Nel frattempo gli altri, svegliati dalle urla della ragazza, si stavano alzando con una lentezza esasperante.

- Statevene zitti tutti brutti scemi.- Con esasperazione una ragazza dai capelli grigi e dal provocante body di pelle nero si alzò massaggiandosi la testa.

- Devo aver fatto un sogno orribile, ero davanti a uno schermo azzurro e c'era una voce elettronica che rompeva.- Aggiunse.

- Allora siamo in due, subito dopo sono caduto in una specie di pozzo e mi sono risvegliato in una specie di prato.- ribattette un ragazzo dai biondi capelli ed i profondi occhi azzurri.

- TU! Devo ancora ucciderti brutto bastardo.-

Solo in quel momento un ragazzo dai lunghi capelli blu raccolti in una treccia si accorse della presenza della sua preda.

- Mi devi la rivincita, fatti sotto Raperonzolo.- Ribattette il diretto interessato.

I due, senza indugiare oltre, si lanciarono l'uno contro l'altro ad una velocità oltre il normale, il biondo caricò un pugno diretto al volto dell'altro ma questo lo precedette abbassandosi di colpo, ruotando e tentando di colpirgli le gambe con un calcio rasoterra.

- Sei facilmente prevedibile, dovresti ragionare prima di attaccare Shoichi Inuzuki.-

- E tu dovresti tagliarti i capelli Raperonzolo.-

Detto ciò si rialzò appoggiandosi sulle spalle, inarcando la schiena e saltando in piedi per poi prendere l'avversario per la treccia tirandolo verso di lui e colpendolo con un pugno in pieno volto facendolo arretrare di un metro abbondante.

- Uh oh, suvvia miei cari. Non dovreste picchiarvi appena arrivati. Non vorrete mica rovinarvi la partita?- Tutti si girarono verso colui che aveva parlato: un uomo sulla trentina, dai ricci e spettinati capelli neri e i sottili occhi dorati circondati da pesante occhiaie, aveva un incarnato molto pallido ma un fisico slanciato. Indossava un camice da laboratorio bianco con sotto una camicia mal abbottonata, anch'essa bianca, e una cravatta mal annodata.

Nell'insieme sembrava uno scienziato pazzo uscito da un film horror, mancavano solo le macchie di sangue e un coltello da macellaio in mano.

- Ora che sono riuscito ad ottenere tutta la vostra attenzione vorrei presentarmi e fornirvi un quadro generale della situazione. Sono conosciuto come Leary, lascio a voi la scelta se è un nome o un cognome, e questa è l'unica informazione che mi va di fornirvi. Adesso passiamo alle vostre domande più pressanti... qualche volontario per spezzare il ghiaccio?-

- Alla faccia della presentazione, fai abbastanza schifo nelle relazioni sociali, o sbaglio?-

- Mio caro sergente Bloodshed Lad, uh oh, posso chiamarti semplicemente Blaze? Sono più o meno otto anni, oppure dieci... Uh oh credo di aver perso il conto... Poco importa. Sono dieci anni che sono bloccato in questo luogo senza aver mai spiaccicato parola con un essere vivente con capacità celebrali abbastanza elevate da instaurare una conversazione che superi le due parole di senso compiuto, adesso vi consiglierei vivamente di fare domande intelligenti se volete ottenere delle risposte convincenti e veritiere. A voi la scelta.- Sempre mantenendo un sorrisino altamente irritante si lasciò cadere fiaccamente su un tronco lì vicino rimanendo ad fissare negli occhi il Sergente.

- Blaze, taci e lascialo continuare.- Lo mise in silenzio la sua sottoposta dai candidi capelli con uno sguardo serio. Il Sergente non le rispose limitandosi a borbottare frasi sconnesse, che comprendevano “vecchio asociale” e “non c'è più rispetto per i superiori”, e lasciandosi cadere a terra.

- Grazie mia cara Shail, come stavo dicendo. Chi vuole iniziare facendo una domanda di senso compiuto?- Chiese lanciando sguardi canzonatori a Blaze il quale si girò sbuffando e continuando a borbottare.

- Dove siamo finiti?- Chiese la giovane ribelle dai bruni capelli.

- Ottima domanda per iniziare mia giovane Ryoko, in questo momento vi trovate nella mia creazione più grande, il fiore all'occhiello di tutti i miei lunghi e faticosi anni di studi, tutto questo è ARMÒNIA. E...-

- Volevi dire Armonìa, giusto?-

- No Pelatone...-

- CHIAMAMI ANCORA PELATONE E TI GONFIO DI BOTTE LURIDISSIMO S...-

- NON SI DICONO LE PAROLACCE.- In contemporanea i due gemellini lo colpirono sulla nuca con due potenti coppini facendolo tacere all'istante.

- Vi divertite ad interrompermi? Uh oh, i ragazzi d'oggi... Comunque, stavo dicendo, in quest'istante ci troviamo in Armònia un ambiente interamente virtuale in cui la vostra coscienza vi è immersa completamente, diciamo che il vostro corpo e le vostre sensazioni vengono controllate attraverso gli stimoli che il vostro cervello vi sta ancora trasmettendo che a loro volta passano sotto forma di... Uh oh, perché vi sto spiegando tutta questa roba? Tanto la maggior parte di voi non ne sta capendo un gran che...- Disse fissando i vari volti straniti dei presenti, in quel momento si alzò in piedi il ribelle dai bruni capelli che aveva salvato la propria compagna.

- Io, invece, lo trovo molto interessante. Sta dicendo che il corpo in cui ci troviamo in questo momento non è il nostro corpo originale bensì una rappresentazione virtuale di noi stessi che agisce in simbiosi con la nostra coscienza, reindirizza i segnali del cervello ad un hardware situato non si sa dove...-

- ...che li trasforma in azioni, e ne invia dei nuovi in risposta, simulando le varie sensazioni tramite lo stimolo dei cinque sensi. È geniale, non mi sarei aspettato che qualcuno comprendesse da subito il funzionamento della, come la chiamate voi, Cupola. Sono piacevolmente colpito caro Anthony Storm.-

- Ma questo non implicherebbe anche un'incalcolabile quantità di dati in continuo mutamento?-

Chiese Koneko, colei che era stata svegliata amorevolmente dallo scienziato.

- Riguardo a questo sono riuscito ad incanalar...-

- Safa-nee, non ci sto capendo niente.- Con piccole lacrime, dovute al sonno, il biondino si strofinò gli occhi sbadigliando teatralmente.

- Uh oh, scusa Rubi. Non mi ero accorto di essermi fatto trasportare dalla discussione. Comunque, riassumendo, siete stati trasportati in una specie di videogioco, non preoccupatevi secondo i miei calcoli i vostri corpi dovrebbero essere al sicuro nella Cupola.-

Ci fu un istante di pausa in cui tutti si chiusero un attimo nei propri pensieri.

- Chi sei e come fai a conoscerci? - Chiese con sospettosità l'assassino lanciando sguardi curiosi alla ferita già completamente rimarginata della ragazzina che aveva salvato, come aveva fatto a formarsi al cicatrice così in fretta?.

- Sempre diretto, eh Edward? Per rispondere alla tua domanda, il mio nome lo conoscete già, sono il creatore di questo suddetto gioco e per sbaglio ci sono rimasto chiuso dentro.- Si mise a ridacchiare portandosi una mano alla nuca mentre un gocciolone scendeva dalla tempia di tutti.

- In che senso ci sei rimasto chiuso dentro?! E perché ci siamo finiti anche noi?- Chiese il distaccato ribelle che era stato malmenato dalla sua compagna con una spranga di ferro poco prima.

- Calma Cage, calma. Diciamo che alcuni dei miei esperimenti non andavano molto a genio all'AOC perciò hanno fatto in modo di farmi tacere senza eliminarmi definitivamente, più o meno. In quanto al motivo per cui voi siate finiti qua... Non ne ho la minima idea.- Si mise a ridere di nuovo.

- Non sei di molto aiuto...- Ribatté il cacciatore di taglie sbuffando.

- Ma voi potreste esserlo a me, ve lo chiedo in ginocchio se volete. Sono ormai dieci anni che non torno nel mondo reale, magari completando il gioco potreste aiutarmi.-

- E se morissimo?- Domandò Shoichi, che a quanto pare non sentiva più i sintomi del cianuro.

- C'è la possibilità che torniate nel mondo reale, ma non ne sono sicuro. Ma vi chiedo di non farlo, vi prego, se ve ne andaste non potreste più aiutarmi.- Li supplicò mettendosi in ginocchio lo scienziato.

- Non potresti provare a morire tu stesso?- Chiese con innocenza Safaia dando un pugnetto affettuoso al gemello che si era addormentato pacificamente su di lei.

- E come farei scusa?-

- In che senso?- Chiese di nuovo la biondina.

Senza rispondere raccolse un legnetto di piccole dimensioni e se lo infilò nel ventre senza tante spiegazioni.

- ODDIO, COSA STAI FACENDO? SEI AMMATTITO DEFINITIVAMENTE?- Si ritrovò ad urlare Koneko.

- Uh oh, non vedete? Sono intangibile...-

Solo in quel momento tutti si accorsero che il legnetto era caduto a terra passando attraverso la figura dell'uomo.

- UWAAH, che figata, posso provare? Posso, posso?- Chiese saltellando Yelle, la ragazza del cioccolato.

Senza aspettare il suo consenso si mise a far passare il suo braccio dentro e fuori il braccie dell'uomo, venne presto raggiunta dai due gemellini che si infilarono con tutto il corpo dentro la sua schiena facendo uscire solo la testa dalla sua pancia e iniziando a fare smorfie.

Le loro risate divennero presto contagiose e tutti esplosero in una grande risata liberatoria, come non succedeva da tempo ormai.

- Scusate, ma le mie orecchie hanno qualcosa di strano?- Chiese Tsuki, la ragazzina che aveva appena perso il padre.

Le risate s'interruppero di colpo quando tutti si girarono a guardarla e notando che le sue orecchie erano lunghe e a punta, come un elfo.

Per la prima volta tutti diedero uno sguardo a coloro che li circondavano.

- ODDIO, QUESTA QUI È CADAVERICA.- Si mise a urlare Yelle.

- In realtà sarebbe il mio colorito naturale...- Ribatté Victoria con fare incerto e indispettito.

- Effettivamente però ha ragione lei, sei più pallida del solito caro il mio cadaverino.- Si mise a ridacchiare Tony.

- ODDIO, QUESTO QUI INVECE È CORNUTO.- Urlò di nuovo.

- Ehi, in realtà sarei io quello che fa le corna e non il cornuto quindi...- Ribatté Nahim, mentre i gemellini piovevano dal cielo mollandogli due bei coppini gridando la solita frase.

- NON SI DICONO LE PAROLACCE.-

- NON È UNA PAROLACCIA B...-

- Toccati la testa idiota.-

- Perché non picchiate anche lui?- Chiese indicando Shoichi.

- Non dovrest...- S'interruppe sentendo due lunghe e rugose protuberanze proprio sopra la fronte.

- Cosa diavolo son queste robe qui?-

- Due corna belle lunghe direi, il tuo soprannome adesso diventerà Caprone.- Ridacchiò Koneko.

- Oh, cerchi rissa nanerottola?-

- Vuoi morire, vero?- Ribatté Tsuki con la frangia che le oscurava completamente la vista.

- Perché, cose centri tu?- Chiese percependo due auree maligne che crescevano a dismisura.

- SIAMO ALTE UGUALI IDIOTA.- Urlarono in contemporanea le due ragazze lanciandosi addosso al ragazzo e scatenando una rissa in cui vennero presto catturati buona parte dei componenti della squadra.

Gli unici che non si erano lanciati nella mischia (o erano stati abbastanza veloci per scostarsi dal cataclisma) si fissarono negli occhi per minuti interminabili.

- Piacere, Shi Kurai.-

- Victoria Willow.-

- Cage Aki.-

- Quanto siamo allegri qua, su con il morale! Sembrate degli zombie.-

Il povero Tony venne preso di peso dai tre e lanciato nella mischia senza che gli fosse concessa la possibilità di difendersi.

- Uh oh. I ragazzi d'oggi. Sempre così iperattivi.- Ghignò Leary massaggiandosi la testa con tranquillità.



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Ore 12.30, Casa del Barone Turpin.



Il Barone sedeva composto su un'antica poltrona di pelle prendendo, di tanto in tanto, lunghe boccate da un sigaro con l'etichetta punteggiata d'oro su cui c'era scritto, in minuscoli caratteri, Cohiba Behike.

Dallo schermo televisivo semi trasparente appoggiato davanti a lui proveniva una canzone antica di millenni.

Why do you look at me when you hate me?
Why should I look at you when you make me hate you too?
I sense a smell of retribution in the air
I don't even understand why the fuck you even care.


-
Si può sapere chi è il deficiente che mette queste canzoni?- Sbraitò ai servitori, che in quel momento gli stavano portando un calice colmo di un vermiglio liquido, probabilmente vino rosso; con un movimento rapido urtò una cameriera li accanto, che gli stava passando il bicchiere, e glielo fece cadere al suolo mandandolo in frantumi.

- Brutta stupida, cosa diavolo ti passa per la testa? Pulisci e vattene o giuro che ti sparo all'istante.-

Disse accarezzando quasi amorevolmente la canna della propria pistola.

- M-m-m-mi scusi, me ne vado subito Signore.- Si lanciò al suolo raccogliendo i pezzi di vetro rapidamente, tagliandosi più volte le mani da quanto tremavano.

Una goccia di sangue cadde sul bianco grembiulino che indossava in quel momento.

Il Barone cambiò canale e si mise a guardare lo schermo con poco interesse.

Prese un'altra boccata di fumo dal sigaro.

- Tsk, feccia.-



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Ore 13.00, Armònia.




Per ristabilire la pace da poco interrotta era bastato un singhiozzo da parte di Rubi e una perfetta espressione da cucciolo bastonato.

I grandi occhi verdi tremolanti, con piccole goccioline ai bordi precariamente in equilibrio, il nasino arrossato, le sopracciglia sollevate, i pugnetti chiusi che si portavano lentamente agli occhi.

- Che carino!- Urlò Koneko lanciandosi in un abbraccio stritolatore, rischiando involontariamente di uccidere il poveretto.

- Guardate, sembra un gattino vero... Oh, merda.- Shoichi mandò la finezza in quel posto quando si accorse che le code di Safaia e Rubi si stavano muovendo.

- Non dirmi che questi due alla fine sono diventati veramente una specie di gatto?- Disse, sbattendosi sonoramente la mano in faccia, Nahim.

- Esiste la possibilità che tutti i vostri corpi siano cambiati totalmente o in parte.- Pensò ad alta voce Leary.

- VORRESI DIRE CHE QUESTA QUI POTREBBE ESSERE UNA SPECIE DI CADAVERE?- Urlò terrorizzata Ryoko.

- Oh, cadavere a chi?- Ribatté minacciosamente Victoria.

- Se non puzza di putrefazione no.- Affermò con fare intellettuale lo scienziato.

- Io sarei presente, teoricamente.- Delle vene iniziarono a ingrossarsi sulle tempie della suddetta.

- E poi guardate qui, i miei vestiti sono cambiati da quando ero nel mondo reale.- Aggiunse Safaia guardando curiosamente il vestitino a balze viola, arancione e nero.

- E le nostre ferite si sono rimarginate.- Informò Tsuki passandosi delicatamente una mano sulla lunga cicatrice che le attraversava la fronte.

- E potreste possedere dei poteri particolari.- Concluse lo scienziato ridacchiando visibilmente.

- Effettivamente esis...- Tentò di parlare Shail prima di accorgersi effettivamente di quello che gli era stato appena detto.

- CHE COSA?- Urlarono tutti.

- Uh oh.-




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Ore 02.00, Quartier Generale dei Ribelli.



- A quanto ammontano i danni?-

- Sono incalcolabili Signore, quasi la totalità delle strutture esterne è andata distrutta, il novantacinque percento della popolazione è disperso...-

- Quindi morto.-

- Fortunatamente solo tre squadre erano in città per delle missioni, una di esse è riuscita a contattarci, si trovano nel bunker sotterraneo dell'Ape Regina, sono riusciti ad entrare poco prima che chiudessero le porte definitivamente; delle altre due non abbiamo notizia.-

- Una di quelle era di Atalante e Storm, giusto? C'è la possibilità che si siano riusciti a rifugiare all'interno di quel centrifugato di merda che è quel posto là.- Disse indicando il centro della città con fare schifato.

- Non morite...- Sussurrò a se stesso il Colonnello scostando la mano dalla cartina.

- Signore, una donna sulla frequenza otto. Dice che la conosce personalmente. Per lei hanno assicurato i componenti dello squadrone K11...-

- Quello rifugiato nei sotterranei dell'Ape Regina.-

- Gliela passo Signore?- Chiese incerto l'assistente del Colonnello.

- Faccio io, ora esci. Grazie.-

Dopo aver atteso che il suo Vice uscisse alzò la cornetta con lentezza e, dopo aver sospirato profondamente, disse.

- È da un po' che non ci sentiamo, Cecile.-

- Una vita, Morgan, una vita.-














Angoletto {deprimente} dell'autrice.


Cosa ci faccio ancora qui? Non merito il vostro perdono, perciò fate di me ciò che volete.

UN MESE DI RITARDO, UN MESE CRIBBIOBBOLO.

Mi faccio schifo, sinceramente.

Ma per riscattarmi sono tornata con QUESTO capitolo ^W^

*silenzio di tomba*

Va, me ne vado che è meglio.

Comunque ringrazio tutti voi recensori, siete così fantasticosamente fantastici che mi viene voglia di abbracciarvi uno per uno.

Esatto, tu che stai leggendo in questo esatto momento, vieni qua che t'abbraccio.

*soffoca il povero lettore*

Vi adoro miei amati.

Ringrazio anche chi legge silenziosamente (oppure sono sempre gli stessi che cliccano per vedere se ho aggiornato ç_ç). VENITE QUA CHE VI ABBRACCIO, NON FATEVI PREGARE °W°



Informazioni utili e inutili.


- Nella prima parte non c'è nessun protagonista in particolare, lascio a voi la scelta.

- Il meccanismo per la virtualizzazione l'ho inventato di sana pianta. Chissà se l'ho anche descritto giusto... boh...

- I Cohiba Behike sono i sigari più costosi al mondo, un solo sigaro costa 420 euro, con una scatola di questi potrei comprarmi una moto, anche due. Facciamo una macchina.

- La canzone trasmessa dalla televisione del simpatico Barone Turpin è un pezzo tratto da Get In The Ring - Guns n Roses. Ascoltatela oppure leggete semplicemente il testo (tradotto o no), è veramente bella.

- Come, solo quattro? Liquidatemi ç_ç



Midori No Yume


VI AMO *^*





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Capitolo 7
*** Tutorial parte 1 ***


Tutorial parte 1

















Ore: 21.30

Luogo: Giardini pensili di Babilonia.



Una luna piena dai riflessi anomalamente azzurri brillava alta nel cielo, ma dov'erano Cassiopea? Andromeda? Il Cigno? L'Orsa Maggiore? Venere, la luminosa stella del mattino e della sera? Tutte quelle costellazioni leggendarie erano state sostituite da banali agglomerati di puntini luminosi senza un ordine preciso.

Quel luogo aspro e selvaggio, senza la contaminazione del genere umano, risplendeva nel suo verde rigoglioso.

Solo una cosa rovinava quel paradiso naturale.

Come un sol uomo due figure saltavano di albero in albero in perfetta sincronia, mantenendo sempre un ritmo elevato e costante, si lanciavano in perfette acrobazie aeree atterrando sui rami in punta di piedi, con grazia e senza emettere il minimo rumore.

Con movenze feline le due figure percorsero in lunghezza una lunga frasca fino alla sua estremità per poi lasciarsi cadere al suolo, atterrare silenziosamente a quattro zampe.

Avanzarono ancora un poco nel sottobosco fino a che non arrivarono al limite della boscaglia poi rimasero fermi, in allerta, scrutando l'infinito manto erboso illuminato dal chiarore lunare che si estendeva davanti a loro.

Si scambiarono un'occhiata fuggevole, procedettero nell'erba alta fino all'unica roccia presente in quella vasta radura di sottili filamenti e rimasero nascosti, in attesa.

Fiutarono la preda ancora prima che fosse visibile ad occhio umano e subito emisero un'acuta risatina animale, molto simile ai ghigni derisori di una iena, per poi iniziare a mordicchiarsi il labbro inferiore con fare irrequieto.

La preda si stava avvicinando ad una velocità elevata, al suo passaggio l'erba alta veniva scossa da onde di vento e piccoli sassolini venivano alzati dalle sue lunghe falcate.

L'essere spiccò un salto fuoriuscendo completamente dall'erba alta, atterrando in cima alla roccia e mostrandosi in tutta la sua bellezza: al chiarore lunare il suo manto macchiato pareva dotato di un leggero sfarfallio azzurro, i lunghi artigli graffiarono la roccia permettere al felino di raggiungere la cima, la lunga coda falciava lentamente l'aria e lo sguardo penetrante dalle chiari colorazioni ambrate pareva illuminato da una scintilla di delizia.

Poi, una volta in cima alla roccia, si poté vedere un meraviglioso, e insolitamente piccolo, leopardo che si ergeva in tutta la sua potenza. Infine si fermò e il suo sguardo perse ogni scintilla di gioia, si fece annoiato e, ad uno spettatore esterno, sarebbe potuto sembrare che l'animale stesse sbuffando.

Le altre due figure, nel frattempo, erano rimaste nascoste, in attesa del momento propizio per scagliarsi all'attacco.

Faceva loro da testimone una luna leggermente azzurrina circondata da miliardi di costellazioni mai viste prima.

Si prepararono all'attacco.

Inspira.

Espira.

Inspira.

Espira.

Un venticello leggero fece danzare i lunghi fili d'erba nel grande prato.

E la prima figura partì all'attacco.

L'ombra proiettata dalla luna cambiò chiaramente forma, dalla parvenza umana si trasformò mano a mano in un essere dall'aspetto sempre più felino.

Con un balzo saltò addosso al leopardo in cima alla roccia.

Caddero in un groviglio di zampe e code, miagolii e piccoli soffi si potevano udire chiaramente in quella, precedentemente, silenziosa notte; la lotta continuò per alcuni interminabili secondi finché la preda riuscì facilmente a scagliare lontano l'altro felino, ora identificabile come un grande gatto dal manto corvino e i profondi occhi verdi.

Con un suolo gruttuale la figura del leopardo iniziò a tremolare trasformandosi lentamente in una figura più... umana.

- Sei ancora troppo lento nella trasformazione, devi accelerare il processo.- disse la figura con fare annoiato.

- E poi vi avevo già percepito un centinaio di metri fa.- Aggiunse.

- Uffa Cage, con te non si riesce neanche a scherzare un po', sei troooooooooppo serio. Sei d'accordo Safa-nee?-

- Perfettamente d'accordo Rubi, nya!- Si ritrovò ad annuire l'altra.

- Comunque potremmo provare anche...- Riprese a parlare il biondino con gli occhi che gli brillavano di gioia al sol pensiero di poter giocare ancora un po' a fare la lotta con il suo nuovo compagno di giochi, solo per poi accorgersi che Cage si era già ritrasformato in leopardo e stava scappando il più velocemente possibile da quelle due mini pesti.

I due gemellini si scambiarono uno sguardo d'intesa.

- Quindi giochiamo a rincorrerci? BANZAIIII.- Rubi si trasformò subito per iniziare l'inseguimento dello sventurato compagno.

- Rubi-niichan, aspettami. NYA.- Safaia prese a trotterellare allegramente dietro al fratello per poi saltargli in groppa.

- HIAH, ALL'ATTACCO MIEI PRODI. NYAAAAAAA.- Si mise a fischiare simulando il suono di un corno utilizzato nella caccia alla volpe.

- E io che volevo solo starmene un po' da solo.- Si ritrovò a pensare Cage, rimpiangendo la sua decisione.

I due felini più una piccola condottiera ,che in questo momento stava cantando allegramente, ritornarono nella foresta.



Oh, Susanna, don’t you cry for me
I come from Alabama, With my banjo on my knee.



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Ore: 22.00

Luogo: La Quercia.



Enormi querce secolari si ergevano nella loro grandiosa magnificenza, i loro lunghi rami e le loro larghe frasche si allungavano le une verso le altre come due amati che tentano disperatamente di raggiungersi, di sfiorarsi le dita. Formando un tetto di fronde verdeggianti che, in quel momento, lasciavano filtrare un po' di quella luce lunare stranamente azzurrina che circondava ogni cosa.

I tre, tornati tutti umani, avanzarono ancora un poco, in silenzio, nella sottobosco della foresta e raggiunsero un luogo che da tre settimane a quella parte consideravano “casa”.

Si fermarono solamente una volta arrivati in una piccola radura che dava su una mastodontica quercia le cui fronde si allungavano per decine e decine di metri, il tronco aveva un diametro di una ventina di metri con una fessura nascosta nel centro e numerose altre fessure più piccole situate alle più svariate altezze per tutta la circonferenza; ma la pianta non era altissima, era molto... tozza.

- Casa dolce casa.- Sospirò drammaticamente Cage.

Seguì una pausa ad effetto con il ragazzo che fissava l'uscio e un venticello tiepido che gli scompigliò i capelli solleticandogli il naso.

- Questo è odore...- Iniziò Safaia.

- DI CIBO!- Terminò Rubi.

I due si scaraventarono dentro quella che doveva essere la porta dimenticandosi completamente del loro compagno.

Cage alzò leggerissimamente gli angoli della bocca, un accenno di sorriso, prima di seguire i suoi due irruenti compagni di viaggio. Con tranquillità entrò in quella fessura alta un metro al massimo e rimase, come sempre, incantato da quello che trovò all'interno.

Davanti ai suoi occhi si presentava una grande caverna fatta interamente di legno al centro della quale si trovava una spessa lastra di pietra su cui scoppiettava allegramente un grande fuoco, nella parte a sinistra c'erano dei giacigli di fortuna formati da mucchi informe di coperte sopra uno strato di paglia o piume mentre la parte destra era per buona parte ricoperta da pannelli di metallo segnati da numerose ammaccature e bruciature mentre, in fondo alla sala, si trovava una scala di corda che portava fino ad una piccola botola sul soffitto.

Ma la cosa più sorprendente di quel curioso antro erano i tantissimi fori che si aprivano verso l'esterno presenti su tutte le pareti: alcuni davano sul cielo stellato, altri sul bosco e altri ancora erano oscurati dalle frasche... ma la cosa migliore era il gioco di luci che si veniva a creare una volta che la caverna cadeva nel buio più totale; la luce lunare, stranamente azzurrina, entrava da molti di quei forellini proiettando un finto cielo stellato al suo interno. Decine di piccoli puntini luminosi ballavano sulle pareti, sui pavimenti e sul soffitto.

- CIBO! Cibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibo.- Safaia e Rubi iniziarono ad annusare l'aria come dei segugi alla ricerca di una traccia, finché non arrivarono davanti ad una creazione così perfetta da parere divina: l'eccezionale colorazione marrone, il fragrante profumo ed era ancora calda poiché appena fatta.

Una torta al cioccolato ricoperta di cioccolato, ripiena di cioccolato, decorata con del cioccolato e servita in un mare di cioccolato.

- CIOCCOLATO!- Come risvegliatasi da un coma Yelle si lanciò all'attacco nella speranza di poter arrivare al prezioso bottino apparso dal nulla in quell'istante.

- TORTA!- Con altrettanto tempismo Tony abbandonò il libro che stava leggendo per lanciarsi a sua volta verso l'ambito premio.

- DOLCI!- Infine si unì all'allegra combriccola anche Shail che con un balzo si lanciò all'inseguimento di Tony.

In cinque si lanciarono verso quel nettare degli dei ma nessuno riuscì a compiere la propria missione a causa di un piccolo inconveniente.

- Chiunque tocchi questa torta dovrà vedersela con me.- Minacciò Tsuki, fissando negli occhi tutti i diretti interessati e reggendo la torta con fare protettivo.

Rubi, desideroso come non mai, decise di giocare la sua carta nella manica.

Chiuse gli occhi.

Giunse le mani.

Li riaprì facendo tremolare leggermente il labbro inferiore, allargando in modo incredibile la pupilla e sbattendo numerose volte le ciglia.

Chi non avrebbe resistito ad una faccia da cucciolo bastonato così convincente?

- Questa la prendo io.- Ecco chi.

Shail si girò indignata.

- Sergente, non saresti tu a dover dare il buon esempio?- Chiese calcando sul grado dell'altro.

- Non se si tratta di dolci, in amore e in guerra tutto è lecito.-

- Blaze, lo sai che quello che hai appena detto non ha un minimo di senso?- Gli fece notare Tony senza distogliere lo sguardo dalla torta che adesso il sergente teneva ben in alto, sopra la sua testa, fuori dalla portata della povera Tsuki e di buona parte dei presenti.

- NON OSARE PRENDERTI GIOCO DI ME BRUTTO MUSO.- Tutti si girarono scandalizzati verso Rubi che stava mano a mano cambiando forma.

- Mai mettersi in mezzo tra Rubi-niichan e la sua delizia al cioccolato. Nyaaaaaa.- Sospirò la sorella.

Rubi, in piena modalità bersek, si trasformò in... un tenero e piccolo gattino nero dagli enormi occhi verdi.

- Continuo a non vedere come questo possa servirti.- Gli fece notare Yelle.

Per un attimo sul viso del micino apparve un ghigno diabolico che venne velocemente sostituito da un musetto al limite della tenerezza legalizzata su questo mondo; in seguito iniziò a miagolare in modo straziante attirando presto l'attenzione di una maniaca dei gatti che stava tranquillamente schiacciando un pisolino sul suo “letto” (che, a dirla tutta, assomigliava ad una cuccia). Le sue orecchie leggermente a punta fremettero un attimo prima che si tirasse su di colpo e iniziasse a correre ad una velocità folle verso il povero malcapitato che stava in quel momento infastidendo il piccolo micetto diabolico.

- Hai risvegliato la Gattara amico, io esco dal gioco. Preferirei sopravvivere.- Tony batté una ritirata strategica, meglio conosciuta come fuga precipitosa, trascinandosi dietro la povera Yelle in lacrime che tendeva le braccia verso tutta quella montagna di cioccolato.

- YAY, si preannuncia una rissa coi fiocchi.- Tsuki non si fece ripetere due volte e si mise in posizione di difesa mentre attendeva che quel piccolo uragano di pura furia si abbattesse.

- Nanerottola, allontanati. Questa rissa è solo per i grandi.- Intervenne Edward pattando la testa dell'altra ed allontanandola di peso dal campo di battaglia.

- NON PROVARE NEANCHE A CHIAMARMI NANEROTTOLA BRUTTO...- Si fermò un attimo facendosi pensierosa tutto d'un tratto.

- Che cosa c'è?- Le chiese Shail, anche lei pronta per menare un po' le mani.

- Non riesco a pensare ad un insulto abbastanza cattivo.- Sbuffò l'altra gonfiando le guance in modo molto infantile.

- LA PALADINA DEI GATTI STA PER PIOMBARE SU DI VOI MISERI ESSERI MORTALI. NYAHAHAHAHAHAHAHA.- Rise malignamente Safaia mentre attendeva con impazienza l'imminente calvario.

Koneko si abbatté su di loro come una valanga travolge una piccola baita in montagna, l'effetto domino che ne seguì poteva essere facilmente prevedibile.

- Sbaglio o qualcuno ha appena iniziato una rissa?- Chiese Shochi alzandosi da vicino al fuoco dove era rimasto seduto fino a quel momento a leggere.

- Ohi biondino, è da un po' che non ce le diamo di santa ragione.- Si aggiunse Shi mostrando il suo tipico ghigno derisorio.

- Raperonzolo, non ti sono bastate l'ultima volta?- Ribatté Shoichi.

I due si lanciarono l'uno contro l'altro per poi venire inglobati nella matassa più grande; quello che ne seguì fu un indistinguibile groviglio di braccia, gambe e corpi che se le davano di santa ragione.

Nel frattempo, quatti, quatti, due figure si allontanavano dalla scenda nascondendo il più possibile la torta.

- Safa-nee, dopo teniamone una fettina per Koneko-chan.-

- Hai ragione Rubi-niichan. In fondo è la nostra paladina.NYA.- Rispose la sorella con un luccichio agli occhi.

- E per il Pelatone?-

Si scambiarono uno sguardo prima di rispondere in sincronia.

- Naaah.-

Silenziosamente si diressero verso la zona dei giacigli e si nascosero sotto un paio di coperte a divorarsi quella Delizia al cioccolato.

Ben al sicuro dalla rissa che si era appena scatenata gli altri guardavano la scena, chi con più interesse chi meno, mentre sedevano attorno al fuoco scoppiettante situatosi al centro della sala.

- Ridendo e scherzando, quei due là sono i più diabolici qua dentro.- La ragazza dai grigi capelli diede voce ai pensieri di tutti i presenti continuando a sorseggiare placidamente una bottiglietta di plastica, che dall'odore che emanava, poteva tranquillamente contenere kerosene.

- Victoria, si può sapere cosa diavolo stai bevendo?- Chiese con curiosità Ryoko mentre giocava con una sua ciocca dei bruni capelli continuando ad arrotolarsela attorno al dito ed osservava il soffitto della caverna.

Victoria la osservò per un momento per poi stappare di nuovo la fiaschetta ed annusarla sospettosamente, in seguito inarcò le sopracciglia, alzò le spalle ed avvicinò di nuovo le labbra viola alla bocca della fiaschetta me le venne prontamente strappata di mano da Nahim.

- Dai qua, donna.- Senza tante cerimonie la annusò profondamente e il suo colorito roseo divenne presto cianotico, poi prese a tossire ed a strofinarsi il naso con una mano mentre con l'altra restituiva il maltolto alla ragazza.

- Oddio, ma è acido! Come cazzo fai ad essere ancora viva? Non dovrebbe corroderti l'intestino o cose del genere.- Chiese mentre continuava a grattarsi il naso ed iniziavano ad arrossarsi anche gli occhi.

Victoria guardò prima la fiaschetta, poi i presenti che la osservavano allibiti e ignorandoli apertamente prese un sorso dalla fiaschetta e lo assaporò attentamente e lentamente.

- In effetti aveva un sapore strano... comunque è molto buono, volete favorire?- Chiese garbatamente allungando la bottiglietta verso i presenti, facendo ciò ne rovesciò una piccola parte sulla lastra di roccia che si corrose all'istante.

Tutti rimasero a fissare allibiti il buco che l'acido stava formando in quel masso spesso venti centimetri.

Tony, senza mai distogliere lo sguardo dal foro che si era venuto a formare, la prese cautamente e la annusò a distanza di sicurezza.

- Victoria, ti rendi conto che questo è acido nitrico? Potrebbe tranquillamente corroderti gli organi interni, se non farti un buco che comincia dalla tua cavità orale e termina... nel tuo orifizio da cui escono gli escrementi.- Le disse restituendole la sua bottiglietta.

Cage, sentendo quello, sputò all'istante quello che stava bevendo, annusandolo e constatando che fosse “solo” Gin.

- Però vi siete dimenticati di una cosa.- Riprese a bere lei, quasi sfidandoli.

-E cioè?- Le chiese Cage con fare annoiato distogliendo lo sguardo dal suo bicchiere.

- OMMIODDIO, HA PARLATO! Credo sia la prima volta che sento la tua voce.- Si entusiasmò Yelle.

Cage la guardò con i suoi due fari ambrati e emise un basso ringhio.

- Buoni, buoni. Si può sapere di che cosa ci saremmo dimenticati?- Le chiese Ryoko osservandola ed inclinando leggermente la testa.

- Io, secondo quello psicopatico di professorone che ha creato questa diavoleria in cui siamo rinchiusi, sarei uno zombie. Perciò è altamente possibile che sia più resistente di voi...- Continuò la ragazza.

- Oppure che tu sia già morta e per questo tu sia completamente vuota o putrefatta. Mi sorprendo che tu non puzzi di morto.- La interruppe Nahim massaggiandosi il pizzetto con fare pensieroso.

- Parla quello con due proboscidi in testa.- Ribatté acida l'altra.

- Uuuuuh, questa brucia.- Ridacchiò Tony osservando con interesse lo scambio di frecciatine in corso.

- Non sono proboscidi, sono due corna da Badass, a me piacciono. Almeno io non sono di un colorito che tende al color vomito-di-scimmia-appena-vomitato.- Ribatté indispettito l'altro.

- Almeno avessi un po' di capelli per coprirle, invece la tua testa sembra un'anguria... Ah, no, scusa, la tua è più dura.- Si scaldò la grigia.

- Al tuo posto me ne starei zitta, i tuoi capelli sono color topo di fogna. Perché non hai mai provato a tingerli?-

- Uh, uh.- Cage si lasciò scappare una risatina al “gentile” scambio di opinioni che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi in quell'istante.

- E te cosa vorresti Micetto?- Gli chiese sempre più incazzata la ragazza.

- Uh, uh Micetto.- Ridacchiò a sua volta Nahim.

- Perlomeno io li so usare i miei poteri.- Li liquidò glaciale.

- Uuuuuuuuuuuuuuh.- Fecero il coro Yelle, Ryoko e Tony, che avevano tirato fuori dal nulla un pacchetto di pop corn e si godevano la scena, poi spostarono gli sguardi verso gli altri due.

- Umphf.- Sbuffò indispettita Victoria per poi alzarsi e girarsi verso Nahim.

- Andiamo ad allenarci SUBITO.- Lo prese di peso e lo trascinò nella zona della caverna completamente ricoperta da pannelli di metallo.

Tony ridacchiò e si scambiò un bro fist con Cage mentre Yelle e Ryoko ripresero a chiacchierare del più e del meno osservando gli altri che continuavano a darsele di santa ragione.





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Ore: 14.30

Luogo: Quartier generale dei ribelli.



Una donna entrò nello studio a passo di carica dirigendosi rapidamente verso la scrivania dietro alla quale si trovava un omone dalla pelle scura, le spalle larghe quanto un armadio quattro stagioni davano l'idea che potesse spezzarti anche solo sfiorandoti, i profondi occhi neri fissi su una cartina fissata con un coltellaccio sul tavolo si soffermavano di tanto in tanto su punti indefiniti della mappa per poi continuare la loro ricerca. Stancamente si passò una mano sopra la testa calva e alzò lo sguardo verso la nuova arrivata.

I lunghi capelli corvini erano raccolti in una coda che lasciava libera qualche ciocca ribelle che incorniciava il volto, l'incarnato pallido metteva in risalto le labbra purpuree e i due occhi azzurri, che in quel momento risplendevano di pura rabbia. Il suo, stranamente, acerbo corpo era fasciato da una tuta nera aderente e legata in vita aveva una cintura dalla quale pendevano i più svariati oggetti

- Perché hai ritardato la preparazione per la prossima missione?- Gli chiese a bruciapelo, senza girarci molto attorno.

- Una sensazione...- Rimase sul vago l'altro.

- Una sensazione... UNA SENSAZIONE? Morgan, ti rendi conto che potresti benissimo star mandando all'aria un'operazione che stiamo organizzando da settimane per una sensazione!- Sbraitò lei gesticolando nervosamente.

Ignorandola si avvicinò alla porta, rimasta aperta fino ad adesso, e la richiuse controllando che nessuno si stesse interessando a quello che stava accadendo in quella stanza.

- Ho prove che possono permetterci di chiarire quello che è successo in quella maledetta Cupola, ma ho paura che possa esserci una talpa tra i miei. Non voglio rischiare, per questo ho dato l'ordine di ritardare l'operazione perché qualcuno, in incognito e senza dare nell'occhio, se ne occuperà prima.-

- E fammi indovinare, me lo hai detto solo perché mi vuoi molto bene, vero? Già tornare a giocare guardia e ladri con l'AOC non mi rende per niente felice, se poi ci aggiungiamo il fatto che stai coinvolgendo anche le mie ragazze ancora meno. Ma non andrò a rischiare la vita in uno dei tuoi assurdi piani di riconquista della Repubblica. Quella l'abbiamo persa da tempo, adesso bisogna solo riuscire a sopravvivere finché non si trova un posto migliore per morire.-

- Cecile, sai perfettamente non ti chiederei niente se tu non fossi la mia ultima risorsa...- La pregò lui.

- Morgan c'è un motivo se ho smesso di essere una ribelle, e tu lo conosci perfettamente. Perciò sai anche che la mia risposta sarà sempre NO.-

- Cé...-

- NON OSARE USARE QUEL SOPRANNOME, non lo uso più da quando... da molto tempo. Non risvegliare ricordi che ho cancellato Morgan.- Lo pregò lei.

- Cecile, in questa missione andremo solo io e te. Ho bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle e l'unica persona di cui mi fidi ciecamente a questo mondo, al momento, sei tu.-

Lei lo guardò scettica, ne aveva visti di uomini nella sua vita ed aveva imparato a riconoscere ogni loro più piccolo inganno, aveva affinato le sue capacità di leggere i movimenti, i comportamenti per definire il carattere di una persona, aveva imparato a non fidarsi di chiunque, aveva imparato a non avere pietà per quegli essere spregevoli che avevano il cervello in mezzo alle gambe, aveva imparato a soggiogarli al suo volere, aveva indurito il suo cuore fino a renderlo di un ghiaccio che aveva colorazioni simili ai suoi occhi glaciali.

Ma in quel momento non aveva la minima idea se fidarsi dell'uomo che aveva di fronte oppure mollare tutto ed andarsene.

Si lasciò cadere su una sedia presente nello studio, chiuse gli occhi e prese una sigaretta da un pacchetto tirato fuori dalla cintura..

Se la mise in bocca e l'avvicinò ad un accendino precedentemente estratto dallo stesso pacchetto.

Tirò una boccata ed inspirò il fumo.

Espirare.

Fumare.

Inspirare.

- Quella è la nona o la decima?- Chiese sospirando pesantemente l'omone.

- Sono al secondo pacchetto.- Rispose l'altra.

- Quindi?- Le chiese.

- Probabilmente la ventiduesima.-

- Ah.-

Nessuno dei due aggiunse altro, semplicemente rimasero a fissare il nulla, ognuno perso nei propri pensieri.

Dopo alcuni minuti solo lo sfrigolio della sigaretta che veniva spenta sul tavolo ruppe il silenzio.

- Facciamolo.- Parlò di colpo lei.

- Cosa?-

- Questa missione, facciamola. Un'ultima missione insieme.- Si fermò un attimo e il suo sguardo si ammorbidì un poco -Per lui.- Aggiunse.

- Va bene, per Alex.- Accettò grato Morgan.

- Che la tua anima riposi in pace, vecchio mio.- Pregò mentalmente il capo dei ribelli.

- Veglia sempre su questa idiota.- Aggiunse guardando di sottecchi la donna, che in questo momento stava uscendo dalla porta da cui era entrata.

- A che ora partiamo?- Chiese senza mai guardarlo in faccia.

- Tra due giorni, alle tre di notte.-

Senza aggiungere altro uscì e richiuse delicatamente la porta d'ingresso, con le spalle abbassate sotto il peso di ricordi troppo dolorosi e ferite non ancora rimarginate.





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Ore: 05.40

Luogo: La Quercia.



La mattina seguente Shi ed Edward si alzarono, come sempre, prima di tutti rimanendo un attimo ad osservali mentre dormivano, qualcuno più rumorosamente degli altri.

Nahim dormiva agitatamente sul pavimento, era stato sbattuto fuori dal letto durante il sonno da Victoria, che adesso abbracciava il braccio di Cage inglobandolo nel suo prosperoso petto e continuando a mormorare frasi incoerenti.

I due gemellini, nonostante avessero un letto a testa, dormivano tutte e due abbracciati nel letto del fratellino, quest'ultimo bellamente stravaccato con la bocca aperto e una bolla al naso mentre la sorellina era tutta accoccolata al suo lato.

Koneko, acciambellata su sé stessa come un gatto, e Shail dormivano beatamente sopra il povero Blaze, che rischiava di morire soffocato, ma era troppo pigro per cacciarle e non voleva rischiare di nuovo la vita come la sera precedente.

Ryoko si era tirata le coperte ben oltre alla testa, per questo motivo aveva i piedi che le uscivano da sotto e che, di tanto in tanto, tiravano un calcetto alla testa Nahim.

Tony russava ed era piazzato perpendicolarmente alla sua cuccetta, il suo piede sopra la faccia di Shoichi e la sua testa orientata in un angolatura altamente anormale poiché schiacciata contro le natiche di Yelle.

- Uhuh, devo assolutamente esserci al loro risveglio.- Ghignò Shi guardando la scena.

Intanto Edward era andato vicino a Tsuki, che dormiva leggermente più lontana dagli altri, e le stava guardando il viso, in quel momento solcato da rughe di sofferenza.

Con delicatezza le toccò leggermente la fronte, solcata da una lunga cicatrice, e la vide rilassarsi all'istante sotto quel tocco così gentile.

- Ancora incubi?- Gli chiese Shi da dietro con fare leggermente disattento.

Senza rispondergli Ed si alzò e si diresse all'esterno aspettando sull'uscio che l'altro lo raggiungesse.

- Comunque oggi ti spacco il culo.- Gli disse mentre uscivano.

- Sogna caro mio, sogna.- Ribatté Shi.

I due si allontanarono un po' per evitare di svegliare i compagni, poi si misero uno di fronte all'altro e si studiarono per qualche istante.

- Mani nude?- Chiese Edward mentre si raccoglieva i capelli bruni in una crocchia.

- Mani nude.- Rispose l'altro mentre spostava la lunga treccia violacea con riflessi blu dietro la schiena, gli occhi rossi dall'iride a forma di croce scandagliarono un attimo la zona per essere sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi.

Senza che nessuno dei due dicesse niente si scagliarono l'uno contro l'altro in perfetta sincronia, Edward iniziò con un pugno all'altezza del viso che venne prontamente schivato dall'altro e che rispose con una ginocchiata a basso ventre, evitata a sua volta con un leggero salto all'indietro. Ed si lanciò in una serie di attacchi mirando solamente con calci e pugni il viso del suo avversario, mentre lui continuava a schivarli inclinandosi verso destra o sinistra, poi un calcio più potente e veloce del solito gli colpì le braccia con cui si era precedentemente riparato la faccia facendolo strisciare di qualche metro.

- Questo era uno buono.- Ridacchiò Shi spostandosi di nuovo la treccia alle spalle.

- E non hai ancora visto niente.- Ribatté l'altro lanciandosi in un'altra serie di attacchi ravvicinanti sempre più serranti.

Presto Shi si ritrovò con le spalle contro un albero e si maledì mentalmente per non essersene accorto prima, schivò il calcio di Ed (che andò a scheggiare l'albero) usando come appoggio l'albero stesso e lanciandosi con una capriola alle spalle dell'altro

Si girò in tempo per vedere un altro pugno in rapido avvicinamento circondato da un'inquietante fumo verdognolo, si inclinò all'indietro in una perfetta mossa in stile Matrix, si appoggiò a terra e rispose con un calcio mirato alla rotula dell'avversario.

- Pensavo avessimo detto mani nude.-

- Ma io non sto facendo niente.- Disse Edward, sinceramente sorpreso di vedere quel fumo verdognolo che gli stava rapidamente circondando tutto il braccio.

- Ma che cazzo è quella roba?- Chiese Shi accorgendosi solo in quel momento che l'albero che aveva precedentemente colpito Ed stava lentamente marcendo.

- Questa, miei cari ragazzi, è un'ottima domanda.- Disse una voce alle loro spalle.

- MA CHE CAZZ... LEARY!- Urlarono in contemporanea alla vista dell'autoproclamato scienziato. - Dove diavolo eri finito? È da quando siamo arrivati che non ti vediamo.-

- Come va la vita.- Li salutò lui inclinando la testa.

- Fino a due secondi fa' bene.- Si lamentò Edward osservando come il fumo verde si stesse diffondendo per tutto il suo busto.

- Calma mio caro Edward, calma. Finalmente hai sbloccato i tuoi, poteri non chiedermi né come né perché affinché non ne ho la minima idea. Uh oh.- Ridacchiò l'altro quando si ritrovò due paia di occhi ben più che incazzati ad osservarlo.

- Come si spengono? E se dici “non ne ho idea” giuro che ti spacco la faccia.- Lo minacciò Shi notando con preoccupazione che la massa si stava propagando per tutto il corpo del compagno e che stava raggiungendo la terra.

- Ed, chiudi gli occhi e respira profondamente.-

Il ragazzo fece quanto gli era stato detto, si rilassò e abbassò leggermente le spalle.

- Lascia vagare liberamente i pensieri- mormorò lo scienziato. - Svuota la mente. Sei nella tua testa...-

Allontanandosi dal fumo verde che si stava espandendo anche a terra, uccidendo qualsiasi pianta con cui venisse in contatto, Shi commentò - Questa frase non ha minimamente senso.-

- Shhh, ci vuole silenzio. Immagina di essere dentro la tua mente, fatto? Bene. Immagina che sia un luogo senza pareti, né soffitto, né pavimento. Tu sei al centro di questo spazio e davanti a te si trova una sfera.- Edward annuì. - Adesso toccala leggermente, non schiacciarla e non darle colpi, cosa succede?-

- È durissima, non riesco a fare niente. Sta uscendo un piccolo filamento dalla parte superiore. Lo tocco?-

- Sì, cerca di rimetterlo all'interno della sfera.-

Edward inarcò un attimo le sopracciglia poi, di colpo, il fumo verde sparì completamente, come risucchiato all'interno del suo corpo.

Leary ridacchiò leggermente. - Congratulazioni Edward. Hai sbloccato i tuoi poteri.-

- Vecchio pazzo, come sapevi queste cose?- Gli chiese sospettoso.

- Libri fantasy, aiutano sempre.- Rispose allegro.

Shi si sbatté incredulo la mano sulla fronte, le lunghe orecchie a punta che fremevano dall'irritazione.

Il bruno osservò incredulo la sua mano e provò a fare qualche incantesimo o robe simili.

- Come li attivo?- Chiese un po' deluso.

- Immagina di essere di nuovo in quel luogo con palline colorate e tutto il resto. Di che colore era la sfera?- Gli domandò Leary.

- Verde.- Gli rispose.

- Pizzicala e plasmala. Inizialmente sarà un po' dura al tatto, ma tra poco dovrebbe assecondarti. Poi dalle la forma che vuoi. Domala. Doma i tuoi poteri.-

Ed si corrugò un secondo prima che riaprisse gli occhi e distese il palmo della mano su cui apparve un piccolo globo verdognolo che si muoveva allegro.

- Oddio, Shi, guarda!- Esclamò eccitato all'amico che scrutava curioso il piccolo globo.

- Però mi raccomando non devi MAI eccitarti troppo se no la tu...- Leary non riuscì neanche a finire la frase che la piccola sfera partì a razzo e si andò a schiantare contro un uccellino che stava placidamente appollaiato su un ramo uccidendolo all'istante.

I tre rimasero a guardare il piccolo animale a terra che veniva percorso da delle contrazioni molto dolorose finché non cessò di muoversi.

- Per l'appunto.- Sospirò lo scienziato passandosi stancamente una mano tra i ricci capelli.



















Angolo dell'autrice.



Come oso definirmi un'autrice? SONO MESI CHE NON AGGIORNO, MESI.

Faccio schifo *si rintana in un angolo a deprimersi*

Però, notizia notiziona, d'ora in poi cercherò di aggiornare ogni due settimane...

cri cri cri



L'importante è crederci è-é





Informazioni utili e inutili.

- Le costellazioni citate sono tra le più famose... e quelle che mi ricordavo dalle lezioni di astronomia.

- Il suono del corno che si utilizzava durante la caccia alla volpe è questo qui:

http://www.youtube.com/watch?v=0WdaPFXghnM

- La canzone western che canta Safaia mentre cavalca quel gatto troppo cresciuto è la versione originale di Oh Susanna, non piangere perché... Io da piccola cantavo la versione non molto educativa.

- Per chi non lo sapesse, anche se ne dubito, una gattara è una vecchietta che vive circondata da gatti. *viene inseguita da Koneko armata con una mannaia*

- La Delizia al cioccolato è questa qui : http://altaristorazione.myblog.it/media/02/02/144810761.jpg

- L'acido nitrico è altamente corrosivo, irritante e instabile.

- Il gin è un liquore è un distillato forte dal retrogusto e dall'odore del ginepro.

- Non ho idea di quale sia il colore vomito-di-scimmia-appena-vomitato

- Il “bro fist” è quando due persone fanno pugno contro pugno (non avevo la minima idea di come spiegarlo).









Midori augura pace e prosperità a tutti voi, miei amati recensori *si rivolge al nulla*

Spero possiate perdonare il mio orribile ritardo *continua ad essere accolta dal silenzio più totale*

Amen







Gli oc utilizzati non sono di mia proprietà, ma appartengono ai rispettivi creatori.





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Capitolo 8
*** Tutorial parte 2 ***


Tutorial parte 2










Armònia, tre settimane prima.


- Leary, cosa ca...- S'interruppe sentendo gli occhi dei gemelli puntati sulla sua nuca, pronti a scattare in una coppino-smack - ..cavolicchio intendi con poteri?-

- Nahim, molto banalmente, il sistema ha analizzato le vostre capacità fisiche, psichiche e caratteriali basandosi sui vostri ricordi e, utilizzando algoritmi che non potreste neanche sognarvi, ha tracciato centinaia di possibili... Perché vi sto raccontando questo? Tanto non ne state capendo una ciospa.- Lanciò un'occhiata penetrante a Blaze che, nonostante fosse il più grande, in quel momento stata dormicchiando con la testa reclinata all'indietro e la bava che gli colava dall'angolo destro della bocca. Shail, sorridendo diabolicamente, gli si avvicinò lentamente, le sue calde labbra a pochi centimetri dall'orecchio di lui, la mano pallida poggiata delicatamente sulla sua spalla.

-SERGENTEEEE.-

Saltando in piedi come se fosse stato percorso da una scossa improvvisa, si guardò un attimo intorno, individuò il colpevole e si lanciò addosso a lei nel tentativo di vendicarsi. Tutti si stavano preparando a lanciarsi nella mischia se non fosse stato per lo scienziato che li interruppe.

-GUAI A VOI SE INIZIATE UN'ALTRA RISSA!.- Gli urlò contro.

Tutti si fermarono di colpo girandosi a guardare quell'uomo magrolino e palliduccio che in quel momento li osservava ridacchiando. Chi si sarebbe mai aspettato un urlo del genere.

-Così va meglio. Riprendendo il discorso di prima... Col tempo dovreste sviluppare autonomamente dei poteri o come li preferite definire “magia”. Uh oh. Che nome banale.- Ridacchiò di nuovo.

-Ma a cosa dovrebbero servirci?.- Chiese Shoichi passandosi una mano tra i capelli biondi.

-Come vi stavo dicendo, prima che mi interrompeste, questo è un videogioco suddiviso in 7 livelli ognuno presidiato da un nemico. Ne esistono due tipi: Highlander, un singolo umano provvisto di capacità estremamente fuori dal normale o un essere sovrannaturale, oppure un gruppo misto di umani e/o esseri sovrannaturali che a me piace definire “Gilde”. Tutti questi personaggi sono creazioni del sistema centrale che si basa anche sulle vostre esperienze personali o su vostr...-

-In che senso “esperienze personali”? Potremmo trovarci qualcuno che conosciamo davanti?.-Chiese Edward sentendo la bile che gli saliva in gola dalla rabbia.

-È estremamente probabile.- Sospirò lo scienziato.

Molti dei presenti trattennero il fiato perdendosi momentaneamente in ricordi lontani, o recenti, che lasciavano aperte ferite sanguinanti nell'animo.

-Potrebbe andare avanti signor Scienziato?.- Gli chiese con gentilezza Safaia, frustando lentamente l'aria con la coda.

-Grazie. Costoro presiedono ognuno dei sette livelli presenti, bisogna sconfiggerli per poter accedere al livello superiore. In questo momento ci troviamo nel primo livello, dovete trovare il Custode, sconfiggendolo potrete passare al prossimo.-

-E se noi volessimo andarcene senza finire il gioco? Non potremmo semplicemente ucciderci?.- Chiese Koneko molto concretamente.

-Non credo che possa essere una soluzione. Non sono stati ancora effettuati test del genere ed esista la possibilità che uccidendovi non riusciate più a “ritornare” nel vostro corpo. Non posso sapere cosa sia successo nel sistema centrale in questi miei anni di assenza. Ma ho notato alcune modifiche che io non apportai mai. È possibile che il sistema si stia evolvendo da solo.-

-Mi scusi, ma non ho capito.- Alzò la mano Ryoko.

-Neanche io se per questo. Uh oh.- Gli rispose ridacchiando Leary. - Inoltre, come avete potuto notare, anche i vostri fisici sono cambiati. Molti di voi si sono trasformati in esseri demoniaci, sovrannaturali e magici. In realtà nel progetto originale doveva essere solo per far scena, ma noto dalla vostra amica cadaverica...-

-EHI, chiamami ancora cadaverica e ti stacco il braccio e te lo faccio ingoiare.- Lo minacciò Victoria simulando l'azione con entrambe le braccia.

-Tanto non puoi toccarmi. Comunque, si può vedere che la sua trasformazione non è solo puramente superficiale ma anche interiore.-

-Cosa intendi dire?.- Chiese Shail tirando un calcetto a Blaze che si stava per riaddormentare.

Senza risponderle fece apparire dal nulla un piccolo coltello.

Tutti lo osservarono con sorpresa.

-Rimanendo bloccato qui per tanti anni ho imparato qualche trucchetto. Ora però guardate.- Tutti si avvicinarono a Victoria che, sentendosi un po' troppo schiacciata, tirò un pugno al povero Tony per sfogarsi. Leary arpionò un dito della ragazza e prima che qualcuno riuscisse a fare qualcosa lo tagliò sotto lo sguardo terrorizzato di tutti.

-Ma che diav... Si può sapere cosa cazzo ti passa per la testa!.- Gli urlò Tony precipitandosi verso la compagna di squadra per controllare il danno.

Contro qualsiasi aspettativa il dito si stava rigenerando velocemente, prima si ricreò le falangi, poi i muscoli ricoprirono le ossa, filamenti di sangue nero si fecero visibili ed infine la pelle ricoprì il tutto.

-Oooooooh porco schifo.- Esclamò molto finemente Koneko.

-Ed inoltre alcuni di voi potrebbero anche aver acquisito anche i difetti di tali creature, siano essi pericolosi o meno.-

Si abbassò all'altezza dei due gemellini, dal nulla fece apparire un gomitolo azzurro di lana e lo lanciò in aria.

-NYAAAAAAAAAAAAAAAAAA.-

I due si lanciarono in un'amorevole azzuffata fraterna per la conquista della pallina; prima Safaia riuscì ad afferrarla, ma presto Rubi si trasformò in un gattino e, scivolando rapidamente tra le braccia della sorella, riuscì ad appropriarsene mordendola.

-Gatti... GATTI.- Koneko si lanciò su i due gemelli, li abbracciò ed iniziò a coccolarli come se fossero dei gattini veri; di certo i due biondini non si tirarono indietro ed iniziarono a fare anche qualche fusa.

-Questo però non è colpa del videogioco. Quella è mezza andata già di suo.- Disse lo scienziato allontanandosi cautamente dal trio e non distogliendo lo sguardo dalla Gattara.

-Ma c'è qualche trasformazione che potrebbe avere risvolti negativi?.- Chiese Shi spostando la lunga treccia bluastra dietro le spalle.

-Tu dovresti essere un elfo della notte se non sbaglio... Per te non dovrebbero esserci pericoli se non quello di avere le emozioni un po' fuori controllo.-

-Ah sì?.- Gli chiese scettico sollevando un sopracciglio rimanendo calmissimo.

-Per esempio: in questo momento dovresti essere un po' spaventato se non terrorizzato maaaaaaaa... non lo sei, gente normale tra di voi no?.-

-Ha parlato lo scienziato pazzo evanescente, tu sì che sei normale.- Gli disse Nahim strafottente.

Tony prese in mano la situazione calmando tutti. -Riassumendo: ci troviamo in un videogioco creato da te, probabilmente stiamo sviluppando dei poteri “magici”, ci sono dei nemici in altri sette livelli che dobbiamo sconfiggere per poter tornare al mondo reale.-

-E per salvarmi il culo.- Aggiunse Leary.

-Ecco, questa parte mi è sfuggita. Come facciamo a farti uscire da qui?.- Chiese sospettosamente Tsuki passandosi un dito sulla lunga cicatrice che le percorreva la fronte.

-Questo non ve l'ho ancora detto. Una volta terminato il settimo livello avrete accesso al sistema operativo. In poche parole avrete il controllo totale su questo mondo.-

-Controllo totale? Potrei anche fare il bagno nella cioccolata?- Chiese sognante Yelle, al che tutti si fecero attenti.

-Potreste plasmare la realtà come più vi piace.-

-Ooooooooooh, voglio una carota gigante da mangiare. NYA.-

-Safa-nee, a me non piacciono le carote.- Piagnucolò Rubi.

-Lo ritengo molto probabile, anche se non capisco come ad un gatto possano piacere le carote. Continuando su questo sentiero dovreste arrivare alla base di questo livello. Già da subito dovrete mettervi all'opera per trovarne il Custode. Vi consiglio di iniziare subito ad allenarvi per scoprire e sviluppare i vostri poteri.-

Leary si alzò stiracchiandosi rumorosamente poi fece un paio di esercizi di stretching e disse. -Ora devo proprio lasciarvi cari miei.-

-Cosa diavolo vuoi dire con questo?.- Chiese Cage e fece per lanciarsi verso lo scienziato ma lui si trasformò in tanti pixel e scomparve.


-E adesso?.-





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Presente


-Hai fatto esplodere un uccello...-

-Usando uno strano fumo verde che ti usciva dalle mani...-

-A casa mia si chiama scoreggia pestilenziale...-

-Taci Nahim.-

Erano tutti riuniti attorno al fuoco commentando con interesse i nuovi poteri di Edward.

Quella mattina erano stati svegliati da Leary che, entrato a passo di carica, li alzò a suon di secchiate d'acqua. Inutile far notare il malcontento generale, in particolare quello di un'amante dei gatti costantemente incazzata.

-Quindi, in queste mie tre settimane di assenza, tutti voi avete sviluppato i vostri poteri suppongo.-

L'affermazione dello scienziato venne accolta solamente da un silenzio imbarazzante.

Continuando a mantenere il suo sorrisino irritante fissò intensamente tutti in attesa di una risposta.

-Io so trasformarmi in un gattino.- Azzardò Rubi ridacchiando.

-Io in un leopardo.- Aggiunse pacatamente Cage.

Le loro due risposte rimasero sospese nell'aria per qualche minuto nei quali nessuno si mosse, parlò e, diavolo, qualcuno non respirò.

Con una calma e una lentezza terrificante si passò una mano tra i capelli neri arruffati.

-MA COSA CAZZO AVETE FATTO IN QUESTE TRE SETTIMANE? VI SIETE SCHIACCIATI I BRUFOLI? So che è un grosso problema per gli adolescenti ma non pensavo che ci volesse così tanto, brutta bestia l'acne. Almeno spero che sappiate dove si trova il Custode e quanti siano.-

La sua domanda venne di nuovo accolta da un silenzio con tanto di palle di polvere del deserto che rotolano. La sua espressione si contorse in una perfetta imitazione dell'Urlo di Munch, contò con calma fino a ventinove e respirò profondamente.

-Da questo momento vi sottoporrete ad un allenamento ferreo, voglio massimi risultati nel minor tempo possibile, MI SONO SPIEGATO?.-

-SÌ SIGNOR CAPITANO!.- Si ritrovarono ad urlare in coro tutti.

-Posso darvi una mano, esiste un livello speciale situato in una zona non definita del primo livello. In realtà avrei dovuto cancellarlo ma non ne ho mai avuto il tempo. Qui ci sono mostri base e di scarse capacità, se lo trovaste potreste allenarvi lì.-

-Ma come facciamo a trovarlo, non è proprio minuscolo questo posto.- Chiese pensierosa Ryoko.

-Dovrebbe presentarsi come uno squarcio nel bel mezzo del nulla, un'anomalia nell'ambiente.-

-Come un bug?.- Chiese Koneko mettendo un dito sul mento ed assumendo un'espressione pensierosa.

-Più o meno.-

-So dov'è.- Urlò Shoichi picchiando il pugno sul palmo aperto della mano, facendo ciò gli partì un piccolo raggio azzurrognolo che andò a schiantarsi su un'altra torta di Tsuki, ancora in fase di cottura, congelandola completamente.

-LA DELIZIA È STATA ASSASSINATA.- Si disperò Yelle in una perfetta imitazione di Giulietta che scopre il cadavere del suo amato Romeo.

Solo che in questo caso Romeo è una torta al cioccolato.

-Ragazzi, congelo le cose.- Si emozionò Shoichi provando a riprodurre la mossa di prima.

Si mise a gambe divaricate, inspirò profondamente, portò le braccia tese in avanti e provò a picchiare il pugno sul palmo opposto. -Fermati, prima che congeli qualcuno.- Lo fermò Shi sogghignando.

Il biondo ritrasse le mani borbottando qualcosa che centrava con Raperonzolo, la testa e l'organo riproduttivo maschile.

Intanto il resto dei presenti stava cercando di tranquillizzare Tsuki e Yelle che cercavano in tutti i modi di scagliarsi su Shoichi, dovettero intervenire in otto per trattenerle dal commettere un omicidio.

-Uh oh. E pensare che sono la mia unica speranza...- Li osservò sconsolato Leary scuotendo la testa, rimase a fissarli per qualche secondo e scosse di nuovo la testa.

-Sono fottuto...- Poi scomparve nuovamente in una nuvola di pixel.




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Ore 12.00, Casa del Barone.


-L'operazione sta continuando come previsto. Se continua di questo passo non dovrebbero esserci imprevisti. Abbiamo anche ufficialmente stabilito le loro identità. Sono giovani e forti, abbiamo avuto fortuna. Tra di loro ci sono alcune nostre vecchie conoscenze. Come? Certamente. Ne parlerò al consiglio. Ci sentiamo prossimamente, è stato un piacere parlare con lei sua imminenza.-

Si lasciò cadere pesantemente sull'avvolgente poltrona scura situata dietro la grande scrivania che occupava buona parte dell'elegante stanza.

-Per quanto ancora dovrò leccare il culo a pezzi di merda del genere? Che muoiano velocemente.-

Sbuffò pesantemente ed estrasse da una scatola finemente decorata un sigaro, per poi metterselo in bocca ed accenderselo. Prese una lunga boccata e soffiò fuori il fumo. Continuando a tenerlo ben fermo tra le labbra fissò lo schermo su cui si stagliavano quindici foto con annessi dati.

Dal taschino interno della giacca prese un'auricolare e se la mise nell'orecchio sinistro, attese qualche secondo e soffiò altro fumo.

-Cosa stanno facendo quegli idioti dei ribelli? Quando? NON LO SAI? Cosa stai facendo lurido stronzo? Ti stai scaccolando o vai a letto con quelle puttane dell'Ape Regina? COSA? L'Ape Regina in persona è lì e non me l'hai ancora detto? Continua a tenere le orecchie aperte. Mphf. Certo... Ovvio... Ora taci e fai il tuo lavoro.-

Irato si tolse di scatto l'auricolare e se la rimise nel taschino interno del pesante cappotto.

-Se quei due sono di nuovo insieme non bisogna sottovalutarli.- Sospirò e si passò una mano sulla testa pelata. In seguito incrociò le mani sotto il mento e appoggiò i gomiti sulla scrivania. Rimase qualche minuto in quella posizione a riflettere.

Di colpo si animò, essendogli venuta un'intuizione. Quale miglior cacciatore se non lui?

-CHIAMATEMI IL GENERALE HEINRICH.- Urlò alla servitù in attesa fuori dalla porta.

Pochi minuti dopo entrarono accompagnati da un uomo alto e con una muscolatura evidente anche attraverso la tenuta da soldato che indossava. I corti capelli biondi si mossero leggermente quando si esibì in un perfetto saluto militare rimanendo rigido e fissando un punto imprecisato con i gelidi occhi grigi.

-Riposo Generale. Adesso vorrei discutere di una faccenda molto delicata. Si tratta di un piccolo gruppo di insetti che devono essere schiacciati...-

Mano a mano che ascoltava la parlantina rapida del Barone Turpin sul volto del biondo si apriva un sorriso estremamente inquietante. Si passò lentamente la lingua sul labbro superiore con fare da predatore. Gli occhi si assottigliarono fino a diventare due fessure.

-Lasci fare a me.-




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Armònia.


-Shoichi, è da ore che camminiamo. Quanto manca?- Chiese sconsolato Blaze. -Voglio tornare nel mio lettuccio a dormire, sono troppo pigro per queste cose.-

-Pensavo stessi per dire che sei troppo vecchio.- Ridacchiò Shail

-Almeno io raggiungo il metro di altezza.- La stuzzicò lui.

-A CHI HAI DATO DELLA NANEROTTOLA?.- Dal nulla spuntò Tsuki che caricò a testa bassa il poveretto colpendolo in pieno ventre.

-Andiamo Tsuki, il vecchietto ha problemi alla prostata ultimamente.- Detto ciò Shail si allontanò a braccetto con l'altra ragazza, non senza essersi prima girata ed aver fatto una linguaccia al poveretto che al momento era accasciato a terra dolorante.

-Fidati, non dirglielo mai più.- Si avvicinò Ed, gli diede dei colpetti amichevoli sulla spalla per poi allontanarsi ridacchiando.

-Blaze-san, si sente bene? Aspetti che le do' un po' d'acqua.- Preoccupata Ryoko si lanciò a lato del suo superiore per poterlo aiutare ad alzarsi; estrasse dalla tasca di quest'ultimo una fiaschetta, all'insaputa della ragazza piena di Vodka, per potergli dare da bere.

Immaginatevi il poveretto, nel bel mezzo del suo delirio causato dal dolore estremo, si vede apparire di fronte una giovane ragazza dei lunghi capelli bruni e i bellissimi occhi verde scuro che gli sta passando una fiaschetta piena di Vodka, la sua passione.

-Sei una dea? Sposami.- Gli chiese sognante.

Il tempo si fermò, non c'era nessun altro oltre a loro due. La sua figura pareva risplendere di luce propria e come sfondo il perfetto cielo azzurro di quel mondo artificiale. Il ragazzo si attaccò alla fiaschetta come un bambino piccolo fa con il biberon.

-Ma n-n-no, Sergente. Non s... Sergente? Cosa sta facendo?.- Chiese osservandolo mentre questo continuava ad abbracciare la sua amata fiaschetta e chiamandola con nomi terribilmente sdolcinati.

La ragazza sospirò profondamente e si alzò abbandonando il proprio superiore ai suoi sogni d'amore con l'alcool.

Poco più avanti Victoria sospirava per l'ennesima volta.

-Fa un po' caldo qui, non trovate?- Chiese a nessuno in particolare.

-E allora perché non ti spogli.- Gli chiese Shoichi passandosi lentamente la lingua sulle labbra.

Senza dire niente lei iniziò a slacciarsi il corpino nero aderente ed a mostrare sempre di più delle sue “grazie” al numeroso pubblico.

-Così va bene Sho-kun.- Gli chiese sensualmente la ragazza mordicchiandosi il labbro con fare sicuro.

Molti dei ragazzi si avvicinarono improvvisamente attratti dall'interessante conversazione.

-Magari potresti anche abbassarlo un po' di più.- Aggiunse sognante Shoichi.

-Appena esci dalla pubertà piccolino.- Gli disse lei ricoprendosi mentre andava avanti ancheggiando sensualmente.

-Questa era cattiva.- Ridacchiò Tony appoggiandosi ad una spalla del biondo e fissando il bel fondoschiena della ragazza. -Non ci riuscirai mai, rinunciaci.-

L'altro non si era ancora mosso di un centimetro dalla posizione iniziale.

Il bruno alzò le spalle e scosse la testa verso gli altri mimando con le labbra “l'abbiamo perso”.

-Abbiamo solo un anno di differenza.- Ribattette un po' in ritardo il ragazzo. -Comunque, siamo arrivati.- Disse indicando una piccola radura nel mezzo del bosco.

Esattamente nel centro di quel piccolo spiazzo si trovava uno squarcio sospeso nell'aria che dava su un luogo completamente diverso, attraverso si potevano notare lunghe pareti grigie perfettamente lisce che continuavano a perdita d'occhio. Era molto visibile tutto quel grigiume in mezzo a quel verde fin troppo rigoglioso.

-Chi ha voglia di entrare per primo, NYA.- Chiesero in coro i due gemelli.

-Io ho toccato il tentacolo nella Cupola, adesso tocca a voi.- Si tirò indietro Tony, memore dell'esperienza passata.

-Vado io!- Urlò coraggiosamente Yelle, partendo a correre verso il portale e lanciandosi dentro di testa.

- Aspetta Yelle.- La seguì a ruota Tsuki.

Piano a piano passarono tutti attraverso lo squarcio e si ritrovarono in una piccola piazzetta circondata da muri grigi così alti che lo sguardo non ne scorgeva la fine, diversi corridoi partivano da quel punto, uno uguale all'altro.

Con un rumore secco, simile a quello che un coltello quando taglia, il portale si richiuse bloccandoli in quel labirinto.

Tutti si girarono di scatto.

-E adesso?.- Chiese Cage rigirandosi verso i compagni, per poi accorgersi che erano rimasti solo in tre.

Tutti gli altri erano scomparsi nel nulla.

-E adesso Cage, siamo nella merda.- Gli rispose Nahim affiancato da Victoria.

I muri attorno a loro avevano cambiato di posizione rispetto a quando erano entrati ed un pannello azzurro si era venuto a creare di fronte a loro.

_Benvenuti nel tutorial di Armònia, in questo momento vi trovate in un labirinto, il vostro scopo è raggiungerne il centro. Fate attenzione alle trappole. Se non avete il pieno controllo dei vostri poteri leggete i cartelli esplicativi durante il percorso. Buona giornata_

-Aspetta, che cartelli? Aspetta!.- Il riquadro blu sparì e i tre si ritrovarono di nuovo nel silenzio più totale.

-Spero che gli altri stiano bene.- Sospirò Victoria.

-Andiamo.- Li incitò Cage avviandosi verso uno dei tanti corridoi che li circondavano.



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Camminava con un'andatura stanca, lenta. Piegato su se stesso. Gobbo. Le braccia a penzoloni rasenti il suolo. La colonna vertebrale che fuoriusciva dalla pelle. Magro. Scheletrico. Nudo. Le ossa in vista. La cute pallida tirata, incavata. Gracile. La bocca cucita.

E due occhi, due occhi completamente bianchi.

Carestia.



Otto lunghe zampe pelose che si estendevano partendo da un grosso corpo centrale anch'esso ricoperto da una peluria nera. Un unico occhio enorme che non si chiudeva mai, di un verde troppo acceso e dai contorni irritati, rossi. Due artigli come denti e una continua colata di bava che gli pende dall'angolo destro della bocca. Un ragno grosso quanto un pugno umano.

Seguito da altri suoi simili. Decine, centinaia, milioni, miliardi di suoi simili.


Pestilenza.




È stato lui? Oppure è stata lei? Di chi è la colpa? Chi ucciderà chi? Chi vincerà? Chi perderà? Esiste? Non esiste? L'ho veramente sentita? L'ho sognata? Un'ombra che si cela tra le ombre. Una voce che si mischia tra le voci. Ingannevole. Ammaliatrice. Invitante. Illusoria.


Guerra.




Uno scheletrico marcio coperto da una lunga e pesante cappa nera. Il cappuccio calato sul volto. Orbite vuote. Assenza di sangue. Assenza di cuore. Assenza di vita. Dal fondo della mantello spunta un tentacolo che ondeggia mollemente e poi si ritira.

Lo senti che ti fissa. Sta venendo per te. Senti il tentacolo che ti risale la gamba, ma quando guardi non c'è niente, solo una sgradevole sensazione di viscido. Ma lo sai che è lì. Non hai scampo.

Chi è il prossimo?


Morte.












Angoletto autrice.

La depressione mi assale, avevo detto un paio di settimane e pubblico dopo un mese.

Me schifezza ç_ç

Diciamo che è solamente un capitolo di stacco, una pausa, intermedio.

Nel prossimo, che spero di finire presto, dovrebbero arrivare le tanto amate scazzottate.

YAY



Informazioni utili e inutili.



  • Sì signor capitano è la tipica frase iniziale si Spongebob *^*

  • Guerra, Pestilenza, Carestia e Morte sono i quattro cavalieri dell'apocalisse. Ognuno di essi è legato a un male che tormenta l'umanità e dovrebbero arrivare in groppa ai loro cavalli il giorno dell'apocalisse per annunciare la fine del mondo. ALLEGRIA.

  • Secondo siti su esseri sovrannaturali gli elfi della notte dovrebbero avere tutte le emozioni amplificate.

  • Gli zombie hanno il sangue nero.

  • Heinrich era uno dei fondatori delle SS di Hitler.





Andate in pace miei fedeli.

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