My Hunger Games

di horjzons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


POV CHRIS
Chris  Anderson. Distretto 1. Anni: 16.
Ero pronto. Mi ero addestrato per anni per quel giorno. Il giorno della Mietitura. Mio padre aveva vinto gli Hunger Games a 15 anni ed era diventato il mentore del Distretto 1. Io sognavo di diventare come lui. “Nessuna pietà, nessun timore, solo vittoria”. Me lo ripeteva sempre. E io quell’anno mi sentivo pronto per vincere.                                                                                                                                                                                                                                                                                      
-Bene, signori, signore che piacere per me oggi essere qui!!! Ogni anno mi commuovo nel vedere quanti bei fanciulli e fanciulle ci sono in questo distretto. Tutti così forti: voi siete la gloria degli Hunger Games!!! E adesso vediamo il filmato introduttivo per questi 126esimi Hunger Games e che possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!!- la donna tutto trucco, Giselle Lambose, che ogni anno presentava il giorno della Mietitura al nostro distretto si allontanò dallo schermo per mostrarci il filmato. Ormai lo sapevo a memoria, ma ogni volta mi emozionava la storia del nostro paese, Panem. Tutti eravamo fieri di questi giochi. Erano giusti. E permettevano a tutti noi di mostrare le nostre capacità. I nostri genitori ci avevano sempre insegnato ad amarli e ad onorarli. “Saranno la fortuna di chi se la merita” mio padre me lo diceva sempre. Ti permettevano di diventare famoso e forte. Però dovevi meritartela la fama e dovevi farlo dimostrando di essere il migliore in quella arena. E allora ecco che serviva quel motto sacro “Nessuna pietà, nessun timore, solo vittoria”. Mio padre mi aveva raccontato che là dentro è facile essere deboli e lasciarsi andare. Lui aveva rischiato parecchie volte di morire solo per cercare di salvare un ragazzino di 12 anni che gli era particolarmente legato. Poi, però, si era svegliato e aveva capito che il vincitore poteva essere solo uno e sapete cosa fece?? Uccise quel bambino nella notte e poi vinse. Divenne una star, si sposò e nacqui io. Lui era il mio eroe.
-Bene ed ora … riprendiamoci da questo magnifico video ed iniziamo, naturalmente, dalle ragazze- la donna estrasse un bigliettino –Sue Patt- un urlo di boati riempì la piazza. La ragazza era più o meno una mia coetanea forse un annetto in meno. Era alta e robusta e il suo volto puntava in una sola direzione: la vittoria.  Sorrise felice e a testa alta si avvicinò al palco. Tutti applaudirono.
-Grazie, grazie tornerò vittoriosa per voi!!!!-
-Ne siamo convinti, ma ora … i maschietti … - Giselle estrasse un bigliettino. Lo lesse, ma io non feci neanche attenzione al nome perché gridai alzando la mano:
-Mi offro volontario come tributo!!!!- un altro boato si alzò nel sentire quella frase. Mio padre che era lì presente insieme al sindaco del Distretto 1 era in estasi nel vedere il suo figliolo farsi valere!!  Arrivai al palco e mi sentii carico. Tutti applaudivano per me e io non gli avrei delusi. Avrei vinto quegli Hunger Games a tutti costi. Avrei fatto fiero mio padre e il mio distretto. Se la faccia di Sue, prima, era puntata verso la vittoria, io c’ero già proiettato dentro.  Serrai la mascella e guardando verso l’alto urlai:
-Distretto 1 sei pronto per un nuovo vincitore???- tutti esclamarono e gridarono:
-Sììììì-
La donna alzò le mani mie e di Sue e urlò:
-Ecco i tributi del Distretto 1: Sue Patt e Chris Anderson!!-
POV GINGER
Ginger Cadlecott . Distretto 12. Anni 16
Era arrivato quel giorno. La Mietitura. Noi tutti del Distretto 12 lo odiavamo, ma io in particolare. Avevo visto morire mio fratello, la mia migliore amica e anche il mio fidanzato in questi stupidi giochi. Li detestavo, ma soprattutto detestavo il presidente Snow e tutte quelle persone che ci trovavano gusto a veder morire dei ragazzi. Tempo fa una ragazza, Katniss Everdeen, aveva creato una rivoluzione. Gli Hunger Games erano morti e con loro un periodo buio della nostra storia. Ma poi alla sua morte, tutto era ritornato identico. Gli Hunger Games erano tornati e a governarli c’era il fratello del vecchio presidente, un uomo altrettanto crudele. Avevano di nuovo distrutto il Distretto 13 e avevano ricreato il nostro distretto, il 12. Era questo che odiavo. Uomini, donne, bambini erano morti per ribellarsi e poi quando la scintilla della rivoluzione era morta tutto era ritornato come prima. Katniss Everdeen era  morta e il suo nome era scomparso nella maggior parte dei distretti. Sicuramente se avessi chiesto a un ragazzo del distretto 6 chi fosse  Katniss Everdeen lui mi avrebbe risposto che non ne aveva mai sentito parlare. Gli Hunger Games avevano eliminato nella mente della popolazione i nome degli eroi che avevano cercato di ribellarsi. Avevano fatto uccidere tutti i rivoltosi, avevano costretto i vecchi che avevano vissuto la rivoluzione a non raccontare niente alle generazioni future. E così i giovani si ritrovavano del tutto ignari su chi fossero Katniss Everdeen, Peeta Mellark e Gale Hawthorne. Ma il Distretto 12 era diverso. Noi sapevamo  tutto sulla loro storia, il suolo su cui camminavamo ogni giorno era lo stesso che calpestavano loro, le idee che ci frullavano nel cervello erano le stesse che riempivano la loro testa . Pensavamo di ribellarci, di dire BASTA agli Hunger Games, alla cattiveria umana. Ma da soli non ce l’avremmo mai fatta. Dovevamo trovare una scintilla che facesse esplodere anche gli altri distretti. La scintilla di tanto tempo fa era stata Katniss Everdeen. Ora ne serviva un’altra …
-Ohhhhh … che bellezza essere qui ogni anno a onorare gli Hunger Games proclamando i due tributi che combatteranno fino alla morte per il proprio distretto!!!-disse la presentatrice della Mietitura, “l’adorabile” Lilly Viron - Siete felici ragazzi??- silenzio di tomba. Come potevamo essere felici di morire e di farlo per uno spettacolo televisivo??? Io non avevo paura della morte, avevo paura di morire per una causa che non mi piacesse. E morire negli Hunger Games era la morte meno dignitosa che esistesse a questo crudele mondo. Se dovevo morire l’avrei fatto ribellandomi, non stando ai loro giochi.
-Bene siete tutti felicissimi!!! E ora guardiamo tutti insieme il video che onora il nostro paese!!- la stessa storia ogni anno. Il sindaco che parlava della storia di Panem, leggeva il Trattato del Tradimento, mentre ci facevano sorbire quel video schifoso. Se quello era il nostro paese avrei voluto andarmene su Marte. A volte pensavo di scappare, ma poi pensandoci meglio rimanevo lì, nel mio distretto. Non avevo paura di essere catturata dai Pacificatori. Ero agile a scappare e ad arrampicarmi, non mi avrebbero mai presa. Ma rimanevo lì ogni anno, a sorbirmi quel video, a vedere due ragazzi del mio distretto morire solo perché chi scappava non raggiungeva niente. Forse fuggendo avrei vissuto di più, ma Katniss Everdeen non era scappata alla prima difficoltà. Lei era un simbolo perché non si era mai arresa e se io aspiravo a diventare come lei non avrei dovuto scappare. Scappare era da fifoni. Stare al loro gioco era da codardi. Rimanere e combattere era da ribelli. E io mi sentivo decisamente ribelle.
-Che emozione ragazzi non trovate???- silenzio di tomba. –Chi tace acconsente!!! Bene prima le ragazze … allora allora ecco qui il bigliettino … Minerva Fire - mi guardai intorno cercando la ragazza che era stata chiamata. Era una bambina di appena dodici anni ed era terrorizzata. Non sapeva combattere. Glielo leggevo negli occhi. Sarebbe morta dopo un giorno in quell’arena e non sarebbe cambiato niente: gli Hunger Games avrebbero continuato a esistere. Io, invece, avevo qualche possibilità in più di farcela anche il secondo giorno. Ero agile nelle foreste e l’arco era il mio amico più  caro. Già, proprio come Katniss Everdeen. Mia madre aveva insistito che fortificassi queste discipline : nel caso fossi stata pescata lei era pienamente convinta che avrei potuto farcela come Katniss. Io pensavo un’altra cosa. Io pensavo di poter diventare un  simbolo. Se Katniss era la “ragazza di fuoco” io sarei potuta diventare qualcos’ altro. Forse ero troppo ambiziosa. Mamma me lo diceva sempre “l’ambizione sarà la tua fine, prima di fare ragiona”. Ma il popolo non voleva un burattino riflessivo che pensasse troppo prima di agire. Il popolo voleva un simbolo puro, impulsivo. Voleva una nuova Katniss Everdeen. E Katniss Everdeen non si fermava troppo a pensare prima di agire. E così feci anch’io, in quel nanosecondo prima che Minerva salisse sul palco.
-Io, Ginger Cadlecott, mi offro volontaria come tributo!!- tutti si girarono verso di me. Erano sconvolti. Mentre salivo sul palco tutti mi scrutarono con le bocche aperte e sussurravano “questa è un’eroina!!” “si è offerta come Katniss Everdeen!”. Salii gli scalini nel silenzio più totale. Lilly, la donna che estraeva i  bigliettini, si mise ad applaudire e saltellare tutta eccitata:
-Che emozione!!! Che emozione!! Era da Kat … - poi si zittì. Stava per dire che era dall’epoca di Katniss Everdeen che il Distretto 12  non aveva una volontaria, ma poi si corresse –è da molto tempo che non abbiamo volontari in questo distretto!!! Hai qualcosa da dire??- io stetti zitta, ma alzai il mio braccio destro e con la mano feci il gesto di Katniss Everdeen. Le tre dita. Per noi del Distretto 12 voleva dire grazie, ammirazione, voleva dire addio a una persona a cui vuoi bene, ma dopo Katniss Everdeen aveva preso per noi anche un altro significato: ribellione. Tutto il pubblico e gli altri ragazzi che erano lì presenti mi imitarono. E per la prima volta sentii che la rivolta era più vicina di quello che potevo immaginare. I Pacificatori iniziarono ad agitarsi e la presentatrice, non sapendo come comportarsi, mi tirò giù il braccio. Poteva anche interrompere il gesto, ma era troppo difficile interrompere una rivolta. Ormai il pubblico gridava il mio nome. Stavo diventando un simbolo.
-Ok ok, sei già amata piccola mia- disse Lilly cercando di far mantenere la calma.- Ora i maschietti … - prima ancora che si avvicinasse all’urna le mani di dieci ragazzi si alzarono per offrirsi volontari. Alla presentatrice si spense il sorriso e i Pacificatori erano in attesa di ricevere ordini. Probabilmente avrebbero potuto anche combattere contro la gente, ma il solo gesto di attaccare era simbolo che qualcosa non andava, voleva dire che la rivolta era ormai diventata realtà. Se avessero attaccato avrebbero ammesso davanti a tutti gli altri distretti e a Capitol City, che qualcosa non andava nel Distretto 12. E qualcosa di grosso.
-Wow … quanti volontari … in realtà le regole dicono che prima devo estrarre il bigliettino e poi dovrei chiedere se ci sono volontari … - rispose la presentatrice in pieno panico. Non sapeva come comportarsi, ma poi indicò uno di quei dieci ragazzi. Era Patrick. Cavolo, tutti, ma non lui!!! Era il mio migliore amico e adesso che avremmo partecipato agli Hunger Games soltanto uno dei due si sarebbe salvato. Poi lo guardai attentamente. Con un solo sguardo riuscì a rassicurarmi. Leggevo nei suoi occhi che era fiero di combattere al mio fianco e che insieme avremmo potuto fare la differenza.
-Allora … ecco qui il tributo maschile del Distretto 12: Patrick Roum!!!- la presentatrice non chiese al mio amico se avesse qualcosa da dire, non voleva creare altro scompiglio. Ma io e Patrick lo facemmo lo stesso : prendendoci per mano rifacemmo il simbolo di Katniss Everdeen. Il pubblico esplose e i Pacificatori non resistettero più. Si scagliarono contro la popolazione, mentre io e Patrick venimmo spinti dentro a un edificio e portati di fretta e furia lontani da quel posto. Forse i Pacificatori stavano massacrando la gente in piazza, ma ormai non importava più : la rivolta era nata e la miccia che aveva fatto scoppiare tutto ero io, Ginger Cadlecott.
SPAZIO AUTRICE
Prima fanfiction su Hunger Games e spero vi piaccia ... boh, non so mai che dire negli "spazio autrice"!!! bene, recensite, recensite, recensite e ditemi quale personaggio preferite!! secondo capitolo già pronto per essere pubblicato, ma aspetto qualche recensione ... 
a presto
1D_we_love_4ever

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


POV CHRIS
-Bravo Chris sono fiero di te, li distruggerai tutti!!!!-
-Sì padre, lo farò-
-Nessuna pietà, nessun timore, solo vittoria!!!-
Mio padre era fiero di me ed era questa la cosa davvero importante. Mi aveva promesso che se avessi vinto mi avrebbe regalato tutto quello che desideravo. Non avevamo problemi di soldi, dopo la vittoria di mio padre arrivò la fama che, naturalmente, porta tanto altro denaro e, se anch’io avessi vinto, saremmo diventati i più ricchi di tutto il distretto. E papà ci teneva molto a questo aspetto. Per lui i soldi non erano la felicità, ma quello che potevi comprare con i soldi sì. Senza poi contare che il presidente Snow aveva promesso che, in caso di vittoria, avrei guadagnato la mano della sua dolce figlia: Perrie. Era una ragazza molto alta e abbastanza robusta. I capelli biondi le scendevano per gran parte della schiena. Era sempre molto truccata e si vestiva solo con abiti alla moda. Aveva un look molto ricercato, ma a mio parere era davvero terribile “acqua e sapone”. Non  che l’avessi mai vista appena sveglia, ma, dai suoi lineamenti grezzi, supponevo che fosse molto, ma molto brutta. Avevo già esposto i miei problemi a mio padre. Insomma chi mai avrebbe voluto vivere il resto dei suoi giorni con una non solo brutta, ma anche antipatica??!!?! Papà però mi aveva risposto che dovevo avere pazienza … e che, se veramente avessi voluto avere successo nella vita, avrei dovuto sopportare la mia “adorata” mogliettina!!! E io mi fidavo di papà …
Il treno si fermò e noi scendemmo a Capitol City. L’avevo già vista tante volte in televisione, ma dal vivo era uno spettacolo senza fiato. Il mio cuore batteva a mille fiero del paese in cui vivevo. Ero felice di trovarmi lì acclamato dal pubblico. La folla era in estasi e chiamava il nome di Sue e il mio.  Quella era la vita che sognavo. Io, la fama, i fans, Capitol City e donne. Tutto si stava per avverare , bastava uccidere 23 ragazzi, bastava vincere gli Hunger Games.                                                                                                     Entrammo nel Centro Immagine dove ci avrebbero sistemato per bene per la parata. Era l’occasione per farsi degli sponsor. Senza di loro non vai da nessuna parte, motivo per il quale dovevi apparire sempre perfetto alle telecamere. Dovevi diventare un eroe agli occhi di tutti e gli sponsor ti avrebbero aiutato.
-Ecco qui Guiro March, il vostro stilista, vi preparerà per la Parata che ci sarà tra qualche oretta … bene, vi lascio alle mani accurate di Guiro … a dopo Sue, a dopo Chris … - disse mio padre lasciandoci da soli con Guiro.
-Suppongo che il viaggio vi abbia stancato molto … forza fatevi una doccia che stasera dovrete essere impeccabili per gli sponsor e tu signorino Chris devi convincere anche un altro osso duro, vero?? Sbaglio o il presidente Snow sta valutando di consegnarvi la mano di sua figlia Perrie??-
-Sì Guiro, ma ora ho altri problemi da risolvere, primo fra tutti : voglio degli sponsor!!! Dove è la doccia?-
“Ci mancava lo stilista pettegolo!!!” pensavo mentre mi lavavo. Non avevo tempo per pensare a Guiro. Ora avevo in mente la vittoria, il presidente Snow che mi acclamava insieme al pubblico, Perrie che mi baciava (scena non troppo felice) e mio padre che batteva le mani orgoglioso di me. Uscii dalla doccia cercando disperatamente un asciugamano. Quando lo trovai me lo cinsi a vita lasciando il petto scoperto.  Aprii la porta del bagno per cercare Guiro, ma, proprio davanti a me, spuntò una ragazza. Era alta poco meno di me, ma aveva un corpo perfetto. Aveva gli occhi di un verde intenso in cui era  molto facile perdersi. I capelli castani raccolti una treccia incorniciavano un volto molto dolce e delicato. Dio quanto speravo che non fosse un tributo. Avrei fatto di tutto per non ucciderla, ma se fosse stata in quell’arena con me sarei stato costretto a …
-Tu sei Chris Anderson del Distretto 1???-
-Ssss … ehm … sì sì sono io!!- balbettai riprendendomi da quella vista.
-Ginger Cadlecott Distretto 12, piacere-
-Partecipi agli Hunger Games??-
-Sì, non hai sentito parlare di me e di quello che è successo nel Distretto 12 il giorno della Mietitura??- il cuore mi si gelò a sentire la prima parola. Aveva detto “sì”. Avrei dovuto ucciderla.
-No, non so niente che è successo???-
-Dovevo immaginarmelo- rispose lei –Snow continua a non diffondere la notizia, lui ha paura di me o forse del simbolo che posso diventare … -
-Cosa?!? Cosa? non ti seguo.-
-CHRIS ANDERSON, che stai facendo?!?! Vatti immediatamente a preparare se vuoi avere un minimo di sponsor!!!!-
-Sì, padre- dissi io sconsolato di lasciare quella ragazza. Ma forse era meglio così. Dovevo evitarla. Mi creava una strana sensazione allo stomaco. Non mi rendeva lucido. E io avevo bisogno di lucidità nell’arena. Lei sarebbe stata una distrazione. Come il ragazzo di 12 anni per mio padre. Avrei rischiato la vita per lei. Ma poi avrei dovuto ucciderla. Era meglio se non legavamo, se non parlavamo, se non ci guardavamo. Perché ogni volta che pensavo a Ginger Cadlecott andavo letteralmente in tilt. “Nessuna pietà, nessun timore, solo la vittoria”.
POV GINGER
Non mi stupii affatto quando Chris mi disse di non sapere niente su quello che era successo nel Distretto 12. Snow però lo sapeva, ma teneva tutto in segreto. Non poteva permettere di diffondere la notizia dell’imminente ribellione. Avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Ci doveva essere un tramite. Un collegamento che permettesse alla popolazione di rendersi conto in che situazione viveva. Ci voleva un simbolo, una neo Katniss Everdeen, che aprisse gli occhi al popolo.
-Signorina Ginger Cadlecott- mi chiamò il padre di Chris interrompendo i miei pensieri –Vede io so, o meglio intuisco, quali possano essere i suoi obiettivi, ma posso dirle che fallirà miseramente. Non si può mettere contro migliaia e migliaia di persone che adorano questi giochi. Lei da sola non ce la può fare a distruggere un sistema!!!-
-Ma io non sono sola … vede il “buonissimo e supremo” presidente Snow non vuole diffondere la voce, ma la ribellione è imminente!!-
-AHAHAH- mi  schernì lui –Vede, serve un simbolo che faccia scoppiare la ribellione, un  simbolo che permetta a milioni di persone di combattere per la stessa causa. Ma se questo simbolo muore tra una settimana, in un’arena … la ribellione non ci sarà…-
-Ma se questo simbolo si stesse trovando già degli alleati per scamparsela nell’arena? E  se uno di questi fosse proprio suo figlio Chris?? Che dice il simbolo ce la farà a sopravvivere???- l’uomo serrò la mascella. Cercò di mantenere la calma e poi rispose:
-Questo è tutto da vedere, ma dica al suo amico simbolo di non avvicinarsi a Chris o se la vedrà con me. E comunque il simbolo non riuscirà mai a distrarre mio figlio, addestrato da anni, dal suo obiettivo : vincere gli Hunger Games!!-
-Io invece dico che il simbolo ha buone probabilità di farcela!!!- e in effetti questo lo pensavo davvero. Da come Chris mi aveva guardata squadrandomi con la bocca aperta avevo intuito che ci fosse un qualche interesse. E devo dire che anche lui non era affatto male con quei muscoli scolpiti, quegli occhi azzurri color del mare e  quei capelli biondi come l’oro.
-Signorina Ginger lei sta giocando col fuoco!!-
-Oh no, signore, Katniss Everdeen giocava col fuoco, io preferisco di gran lunga l’acqua. Se Katniss Everdeen non è riuscita a bruciare gli Hunger Games, io li affogherò!!!- e detto questo me ne andai a passo spedito.
Cercai Joula, la mia stilista, mi aveva promesso un abito da sogno, ma io più che un bell’abito speravo in un’eroica entrata. Era quello che voleva la gente: una persona che spiccasse sulle altre. Nel Distretto 12 ero già famosa, ma negli altri distretti no. Snow nascondeva tutto. Sapeva benissimo cosa era successo il giorno della Mietitura al mio distretto, ma non aveva fatto diffondere la notizia. Meno si sapeva, più la popolazione sarebbe stata calma. E allora ecco come avrei dovuto svegliare il popolo: dovevo colpirli. Nonostante questo, il mentore del Distretto 1, Troy Anderson, aveva ragione. Se fossi morta nell’arena, la rivoluzione non avrebbe mai avuto inizio. “Ginger, trovati degli alleati. Patrick non ti basterà mai … Alleati con loro e sopravvivi. Rimani da sola e muori. Punta al Distretto 9, al 10 e all’11. Conquistali e forse  ce la farai”. Yurick, il mio mentore, era stato chiaro. Dovevo trovarmi degli amici. E Chris era solo il primo di una lunga lista. Ma se veramente avessi legato con loro, come avrei mai potuto ucciderli??!!? Yurick me l’aveva fatto capire : la mia vita prima di tutto. Mi aveva detto che se fossi rimasta da sola con Patrick non avrei dovuto esitare a … scamparmi la pelle, ma se dovevo diventare un simbolo, che razza di esempio era una ragazza che per salvarsi uccide il proprio migliore amico?? No, lo decisi in quel momento, mentre aspettavo che Joula arrivasse col mio vestito, no, io non avrei mai ucciso Patrick. Saremmo vissuti entrambi a qualunque costo. Come Peeta e Katniss. Mi sarei inventata qualcosa. La Ragazza di Fuoco era riuscita ad ingannare gli Hunger Games, dovevo farcela anch’io …
-Ecco qui ragazza mia. Il tuo abito come garantito … MERAVIGLIOSO- disse Joula porgendomi un vestito. Era davvero … davvero … TREMENDO. Era il classico abito da miniatori che riservavano ogni edizione degli Hunger Games a noi ragazzi del Distretto 12. Come avrei potuto colpire le persone con una roba del genere??? A me serviva un abito alla Cinna. Qualcosa che rimanesse impresso per l’eternità.
-No, no Joula non ci siamo!!! Io e Patrick non indossiamo questa roba!!-
-Signorina Ginger fina a prova contraria sono io che dico a lei come vestirsi!!!-
-Piuttosto vado nuda!!- in effetti non era una cattiva idea … avrei sicuramente colpito molti uomini … poi un’idea precipitò nella mia mente. “Affogherò gli Hunger Games”. Lo avevo detto io. Ecco cosa mi serviva …
-Ascoltami Joula, adesso devi fare per me e per Patrick gli abiti che ti sto per dire … -
POV PATRICK
Ero già pronto a indossare il mio bell’abitino da miniatore quando una Joula tutta agitata si precipitò nel mio camerino. Ecco una novità degli Hunger Games: gli stilisti non erano più personali per ogni tributo, ma per ogni distretto. Probabilmente era una questione di soldi, insomma 24 stilisti costavano caro …  Capitol City non si poteva permettere 24 stilisti mentre nel nostro distretto la maggior parte delle persone non poteva permettersi un abito.
-Ah … - sospirava –quella ragazza mi farà impazzire!!!! Non le va mai bene niente!! Lei e le sue idee del cavolo!!! “Sarò un simbolo per la popolazione, non posso indossare questo !!!” Ma zitta e mosca che tra qualche giorno muori in un’arena!!-
-Con chi ce l’hai? Con Ginger??-
-Certo!!! Ha trovato da ridire sull’abito che avevo progettato per voi!!! Ma al diavolo!!! Chi si crede di essere!!- scoppiai a ridere. Era tipico di Ginger lamentarsi. Era la ragazza più coraggiosa che esisteva, ma anche la più esigente. E la più ambiziosa. E la più bella. Quando sorrideva il mio cuore si scioglieva e ogni volta che mi parlava il mio stomaco brontolava. Io mi giurai in quel momento che se fossi dovuto morire l’avrei fatto per lei. E prima, un istante prima di spegnermi lei avrei detto tutto. Ero troppo timido per confessarle cosa provavo, anche se dovevo trovare il coraggio di farlo prima che fosse troppo tardi. Avevo una cotta per lei dalla prima elementare, ma come potevo farmi avanti se era sempre circondata da bellissimi spasimanti??? Il suo ultimo fidanzato era morto negli Hunger Games e, anche se cercava di nasconderlo a tutti costi, pensava a lui continuamente. Quel giorno, addirittura, avevo visto per la prima volta nei suoi occhi un’emozione che non aveva mai provato : la paura. La paura di finire come lui. E non era paura di morire. Era paura di lasciare sole delle persone a cui voleva bene.
-Ok Joula calmati!! Hai ragione, Ginger è molto esigente, ma non te la devi prendere … posso vedere l’abito??-
Lei sospirò esasperata. E poi me lo porse. Ok, forse era un pochino meglio della tuta da miniatori, ma non è che fosse un capolavoro. Era una semplice tuta subacquea nera. Cosa aveva di particolare?? E soprattutto che c’entrava col nostro distretto?? Decisi di non farmi troppe domande, mi fidavo di Ginger e avevo il netto presentimento che non mi avrebbe deluso …
3 ORE DOPO
Eravamo tutti pronti. 22 ragazzi tutti vestiti perfettamente erano pronti ad entrare in scena per la parata. E poi c’eravamo io e Ginger con una semplice tuta subacquea.                                                                                                            Potevo sentire da fuori il pubblico che acclamava, i telecronisti che parlavano e parlavano ininterrottamente e poi il “bellissimo” discorso del presidente Snow. Mentre parlava i tributi dei distretti 1,2,4, i Favoriti, si misero una mano sul cuore emozionati per la parole che quell’uomo pronunciava. Non so come facessero ad essere fieri di un paese del genere. Panem, ormai, non esisteva più. Esistevano solo più gli Hunger Games che poi era un po’ come dire che esistevano solo 23 morti all’anno in un’arena. Ecco cosa erano gli Hunger Games. Ecco per cosa il pubblico era in estasi. Ecco per cosa quei tributi si misero le mani sul cuore. Per 23 morti.
3 … 2 … 1 …
La porta si aprì. La luce invase i miei occhi mentre le mie orecchie erano infastidite per i rumori assordanti. Le bighe partirono e il mio cuore si gelò al solo pensiero di quello che stavo facendo. Ero lì per farmi acclamare da un pubblico che esaltava nel vedere dei ragazzi uccidersi a vicenda. E il brutto della situazione era che dovevo anche piacere loro perché altrimenti non avrei avuto sponsor. E no sponsor no vita. Naturalmente la nostra biga chiudeva la fila. Tutte le altre erano state accolte con entusiasmo mentre la nostra veniva guardata con sdegno. Insomma eravamo gli unici ad avere un vestito pessimo. Perfino quelli del distretto 11 ci superavano come bellezza. E superare Ginger era difficile. Poi di colpo mi sentii bagnato. L’azzurro riempì i miei occhi. Per una frazione di secondo non vidi più niente poi la vista mi tornò. I nostri abiti emanavano acqua in tutte le direzioni e creavano nell’aria strane forme. Comparvero scritte per qualche secondo. Erano così veloci che non feci neanche in tempo a leggerle tutte. Più che frasi erano messaggi veloci. Parole lampo. “Katniss Everdeen” “Ribellione” “Pace” “Tranquillità” “Peeta …”  “insieme”. Poi Ginger mi prese la mano e il mio cuore si bloccò.
-Cosa è questa storia?? Che è sto abito?!?-
-Ssh- mi zittì lei mettendomi un dito sulle labbra (lo ammetto sarei voluto rimanere in quella posizione per tanto altro tempo, ma poi continuò) –fidati di me-
-Come sempre-
Lei mi diede un’ultima occhiata fugace e poi mi prese la mano. Alzammo le braccia e facemmo il simbolo con tre dita. Il simbolo della ribellione. Il simbolo di Katniss Everdeen. Il pubblico era letteralmente impazzito, anche se molti di loro (non conoscendo la storia di Katniss), non riconobbero nemmeno il gesto. Ma non importava più perché ormai quel simbolo li sarebbe rimasto nella memoria per molto altro tempo e non sarebbe più stato il “simbolo di Katniss Everdeen”, ma il “simbolo di Ginger Cadlecott”. 
SPAZIO AUTRICE
ECCO IL SECONDO CAPITOLO!! arrivato perchè siete stati bravi e avete recensito e non smettete di farlo: RECENSITE, RECENSITE , RECENSITE (vi prego ...)
Ci tengo a ringraziare chi ha recensito: SIETE FANTASTICI, ma continuate a farlo ... 
con un po' di recensioni arriverà anche il terzo capitolo...
alla prossima
1D_we_love_4ever

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


POV PATRICK
La parata era finita, ma, da dietro le quinte, potevo ancora sentire il pubblico che scalpitava. I commentatori continuavano a parlare di noi due. Del Distretto 12. Nessuno prestava attenzione al discorso di Snow. Erano tutti troppo occupati a parlare di noi. E, anche se non lo vedevo, sapevo benissimo che Snow avesse una faccia irritata. Era sempre stato un eroe per Capitol City. Era sempre stato sulle bocche di tutti. Era sempre stato in prima pagina su tutti i giornali. Ma qualcosa mi diceva che dal giorno dopo ci sarebbe stato un altro nome al suo posto. Il nome della ragazza che amavo.
-Wow!!! Ragazzi ve lo dico con tutto il cuore: avete spaccato!!!- disse Lilly congratulandosi.
-Sì, l’abito non era poi così male … - concesse Joula. Ginger sorrise felice e poi si abbracciò con le due donne. Mi aggiunsi anch’io all’abbraccio. Anche se forse ero un po’ fuori luogo come unico maschio che abbracciava tre femmine, lo feci lo stesso perché non avrei avuto molte altre occasioni di farlo. Soprattutto perché gli Hunger Games iniziavano tra soli 5 giorni. Soprattutto perché sarei morto tra cinque giorni.
-Ehi, ehi … calma!!! – disse Yurick interrompendo l’aria di gioia (sempre che si possa essere gioiosi come tributi) –è vero non è stato male … la popolazione parlerà di voi per molto, molto tempo il che vuole dire sponsor … ma vuole anche dire GUAI. Snow farà di tutto per rendervi la vita impossibile ... –
-Ci ucciderà??- chiesi io preoccupato.
-Ora no, parteciperete agli Hunger Games perché altrimenti il popolo gli si rivolterebbe contro, ma occhio nell’arena … non ci sono solo gli altri tributi come pericolo, ma anche gli strateghi … incendi, frane, gas, animali carnivori … ci metteranno di tutto in quell’arena per farvi morire … - è vero … non ci avevo pensato. Se non eri nelle grazie degli strateghi eri letteralmente fregato e, considerando che gli strateghi erano burattini comandati da  Snow, se non eri nelle grazie di Snow eri letteralmente fregato. E sia io che Ginger eravamo letteralmente fregati.
-Ma non è questo che la popolazione vuole!!! Capitol City vuole che i tributi si scontrino tra loro … si annoiano a vederci morire per mano degli strateghi!!!- protestò Ginger.
-Se tu e Patrick morirete per colpa degli strateghi pace e bene. La popolazione si annoierà per quei cinque minuti in cui vi vedrà morire, ma poi ci saranno altri 22 tributi che si scontreranno tra loro fino alla morte. –
-Diavolo … quindi è tutta colpa dell’abito?!!? Ginger è colpa tua!!! Io avevo proposto l’abito da miniatore!!!-
-Non è colpa dell’abito, ma del vostro modo di comportarvi e mi riferisco soprattutto a te signorina … - la minacciò Yurick. -Stai rischiando serio … da ora in poi non voglio più vedere segni con le tre dita o cavolate del genere … -
-Ma è questo che la popolazione vuole: la ribellione!!!-
-Forse hai ragione tu, ma non ci arrivi così alla ribellione!!!-
-Ci deve essere una miccia che faccia esplodere il popolo!!-
-Non riesci proprio a capire?!?- Yurick non ci vedeva più dalla rabbia. Prese Ginger per le spalle e la sbattè contro il muro.-Sì, serve una miccia come Katniss Everdeen, ma sai qual è la differenza tra te e lei?? Lei non ha cercato la ribellione, l’ha provocata inconsciamente!!! E dovresti imparare da lei che chi corre troppo, chi vuole troppo e lo vuole subito viene segato ancora prima di iniziare!! Da ora in poi tu starai ai nostri ordini, tu non proverai mai più a contestare l’abito della tua stilista, tu non farai più niente che possa infastidire Snow, perché prima di ribellarti devi sopravvivere!!!!- detto questo Yurick le lasciò le spalle facendola crollare a terra e sotto gli occhi di tutti, altri tributi compresi, se ne andò all’attico riservato al Distretto 12.                                                                                                                                                       Ginger piangeva rumorosamente coprendosi il volto con le mani. Ancora stesa a terra aveva gli occhi di tutti addosso. Occhi di persone che non solo avevano visto la scena, ma che avevano anche sentito il nostro mentore minacciarla. Yurick aveva urlato così forte che era impossibile non averlo sentito. Tutti la guardavano senza  osare dire una parola. Io ero lì, in piedi, con Lilly e Joula. Tutti e tre pietrificati. L’unica cosa decente della serata era che anche gli altri tributi coi loro mentori avevano sentito che una ribellione era in atto. Il che poteva essere un fatto molto positivo così come altrettanto negativo. Almeno però la voce iniziava a spargersi. Era incredibile come in  quel momento in cui Ginger soffriva, e tanto, io me ne stavo lì a fissarla e a pensare alla ribellione. Erano tante le cose che avrei voluto fare. Ma ancora più grande era la paura che mi faceva restare lì immobile. Avrei voluto consolarla. Metterle anche solo un braccio intorno alle spalle. Avrei voluto esserci per lei. Poi avrei voluto picchiare Yurick perché chiunque diventava nemico di Ginger diventava anche mio nemico. Ma il timore mi fece perdere troppo tempo. Rimasi lì fermo per troppo tempo. E così il Favorito più favorito di tutti, Chris Anderson del Distretto 1, ebbe tutto il tempo per avvicinarsi a Ginger. La prese in braccio sollevandola da terra e la portò in ascensore.
POV CHRIS
Quando la sollevai fui sopraffatto dal suo profumo. Era rosa rossa di montagna, il fiore che cresceva solo nel Distretto 12. Mia madre veniva da lì e questa era il suo odore. Già, mamma … era da un po’ che non ci pensavo … e me ne vergognavo. Avevo pensato solo agli Hunger Games ultimamente, solo a vincere, solo a uccidere 23 ragazzi. Poi avevo visto Ginger e la mia mente era andata completamente in tilt. Mi ero promesso di lasciarla stare, di ignorarla, ma come potevo non fare niente mentre soffriva???? Possibile che in quella stanza non ci fosse nessuno che le volesse un minimo di bene e che corresse il rischio di proteggerla davanti al resto dei tributi???? Possibile che io ero la persona in quella camera che la amassi di più??? Sì, possibile perché ne ero tremendamente cotto.                                                                     La portai all’attico del Distretto 12. Era leggermente meno lussuoso del nostro appartamento, ma la vista era 1000000 volte meglio. Si scorgeva tutta Capitol City e poi piccola piccola la torre del Palazzo di Giustizia del Distretto 1, il mio distretto. Lì mi aspettavano i miei amici, i miei nonni, ma non mia madre. Mia madre era morta nel parto. Aveva lottato fino alla morte per farmi uscire vivo dalla sua pancia e c’era riuscita un secondo prima che il suo cuore smettesse di battere. Io nacqui nel Distretto 12. Ecco la verità. Una verità che mio padre ha sempre tenuto nascosta perché se si fosse diffusa sarebbe stato disonore. A lui non importava che io venissi disonorato, lui si preoccupava per se stesso. Un figlio del Distretto 12 nel Distretto 1 era sinonimo di vergogna per mio padre. Del resto lui non aveva mai amato mia madre. Ci aveva passato una notte per divertirsi e via. Era durante il suo Tour della Vittoria. Quando arrivò nel Distretto 12 incontrò mia madre. Stettero insieme una notte e poi lui se ne andò. Probabilmente si dimenticò di quella notte finchè alla sua porta non arrivò un pacco. Lì, nel cartone, c’ero io. Mia madre aveva sprecato il suo ultimo respiro per ordinare a sua sorella di spedirmi da mio padre. Voleva farmi fare una vita migliore, con più ricchezza, ma non so veramente quanto la mia vita fosse stata davvero migliore. Quel giorno fui registrato all’anagrafe del Distretto 1 come se fossi nato in quel momento. Era nato Chris Anderson.                                                                   Appoggiai Ginger sul divano che c’era nel salotto. Sembrava non esserci nessuno e così mi sedetti vicino a lei. Aveva il volto ancora rigato dalle lacrime, ma riuscì a singhiozzare:
-Non … non … mi devi aiutare … o tuo padre te … te la farà pagare … -
-Al diavolo mio padre!!!!- lei accennò un piccolo sorriso. Dio quanto era bella. Quando sorrideva il mio cuore si scioglieva.
-Mi uccideranno nell’arena … -
-Non permetterò che succeda!!-
-Grazie Chris, ma non si tratta solo dei tributi. Gli strateghi vorranno farmi fuori. –
-Stai vicino a me, mio zio è il capo stratega e non penso che gli faccia troppo piacere colpire una zona in cui ci sono anch’io!!-
-Wow!! Tuo padre è il tuo mentore, tuo zio è il capo stratega!! Poco poco raccomandato!!- scoppiammo a ridere. Poi le mi prese la mano. Era calda e ancora un po’ bagnata per le lacrime. I nostri occhi si incrociarono e i nostri nasi arrivarono a toccarsi. Muovevo il viso sempre più vicino alle sue labbra. Lo volevo. La volevo. Volevo il suo bacio. Volevo lei. Poi la porta si aprì di scatto ed entrarono la sua stilista, Lilly e Patrick. Avevano interrotto quel momento magico e le nostre labbra non erano neanche riuscite a sfiorarsi. Lei staccò velocemente la sua mano dalla mia vedendo Patrick entrare. Dato che la situazione si faceva sempre più pesante, mi alzai e me ne tornai al mio appartamento sotto le occhiatacce di tutti, in particolare quelle del tributo. Non sapevo che rapporto ci fosse tra lui e Ginger, ma sicuramente se era interessato a lei non gli avrei lasciato campo libero. Scesi con l’ascensore pronto a prendermi le sgridate di mio padre. Sapevo già cosa mi avrebbe detto. Ero stato debole dimostrando davanti a tutti gli altri tributi il mio punto debole: Ginger. Ora sapevano che se volevano colpirmi potevano colpire la ragazza. “Stai lontano da lei” ecco cosa mi avrebbe ordinato mio padre. Un ordine che, anche volendo, non sarei mai riuscito a rispettare.
POV GINGER
IL GIORNO DOPO
Mi svegliai ancora con gli incubi. Sognavo la rivolta nel Distretto 12, sempre che ci fosse stata veramente. Dopo la Mietitura non avevo ricevuto altre notizie di ribellione nel Distretto 12, ma questo non voleva dire niente. Snow teneva sempre tutto nascosto, in particolare a Capitol City. Qui la popolazione viveva come sotto una campana di vetro: del tutto ignara su come fosse la vita nei distretti. E, perciò, erano del tutto convinti che la doccia multi pulsanti si trovasse anche nella più misera casa del Distretto 12. Ci misi un po’ a capire come funzionassero quegli aggeggi, ma, alla fine, riuscii a scegliermi il profumo che mi mancava quasi quanto mi mancava mia madre: la rosa di montagna. Dopo che mi asciugai sotto un altro strumento super tecnologico (per farvi capire il genere ero completamente asciutta e con i capelli perfetti in due secondi) scesi di sotto per la colazione. Avevo una fame tremenda, ma non avevo nessuna voglia di incontrare Yurick. Lo odiavo con tutto il mio cuore per quello che mi aveva fatto ieri. Non solo mi aveva trattato da schifo, ma lo aveva fatto davanti agli altri tributi. Mi avevano visto debole, probabilmente avevano riso di me e, senza ombra di dubbio, sarei stata la loro prima preda nell’arena.
-Oh, eccoti qua … forza siediti che ti devo parlare. – mi disse quel cretino del mio mentore invitandomi a sedere vicino a Patrick. Io senza dire una parola obbedii.
-Allora ieri non mi è piaciuto per niente il tuo comportamento … ti ho vista debole!!-
-Cosa avrei dovuto fare?!?! Avrei dovuto continuare a ribattere?!?! Avrei dovuto farti arrabbiare ancora di più?!?!-
-Sì era meglio, perché adesso sanno che sei debole motivo per il quale oggi al Centro di Addestramento dimostrerai tutta la tua bravura. In cosa sei brava??-
-Arco- risposi io a denti stretti.
-E poi???-
-E poi basta. –
-Ascoltami- disse lui –è inutile che fai l’arrabbiata con me perché se c’è qualcuno che può veramente salvarti in quell’arena sono io!! Dimentichiamo ieri, ora ti devi preoccupare di guadagnarti due cose: gli sponsor e gli alleati. I primi te li procuri dimostrandoti forte e ottenendo un buon punteggio, i secondi te li devi guadagnare te … il tuo primo alleato è lui, Patrick. Ragazzi, dovete essere uniti, e io vi procurerò gli sponsor-.
-Ok, perfetto hai detto uniti, no?? Ma alla fine quando uno dei due dovrà morire che succederà??-
-Vi metterete d’accordo, per me non ha importanza … -
-Esiste una parola Ginger- disse Patrick che prima era sempre stato in silenzio –SACRIFICIO. –
-Tu moriresti per sacrificio?? È assurdo … -
-Io morirei per te, e questo non è assurdo. – disse lui alzandosi di scatto. Si era arrabbiato?? Boh, chi poteva dirlo … però aveva ragione, anch’io sarei morta per lui. Lui aveva dei fratelli a cui badare, io solo mia madre che, tra l’altro, poteva benissimo farcela da sola … mi sarei sacrificata io per lui.
-Allora, oggi fai vedere agli altri tributi quanto sei forte con l’arco, ma da domani dimenticati l’arco e segui la strategia che ho indicato a Patrick: impara tante cose nuove. Se non sei capace a costruire trappole impara a farle, se non sei brava con l’ascia impara a usarla, chiaro??- feci cenno di sì con la testa e me ne andai. Alla fine l’incontro con Yurick andò meglio del previsto, non era poi così arrabbiato. Ora mi aspettava una grande giornata: il primo giorno di addestramento.                                   Il Centro di Addestramento era un grosso capannone dove ti potevi esercitare con qualsiasi arma. Non era detto che poi trovassi le stesse armi nell’arena, ma, valeva la pena esercitarsi un po’ con tutto. Quando raggiunsi gli altri tributi potei constatare che, purtroppo, le alleanze si stavano già formando: i Favoriti e i non Favoriti. Io e Patrick, in quanto provenienti dal Distretto 12, eravamo nel secondo gruppo. Dall’altra parte stavano decisamente i più temibili, quelli che spesso si offrivano volontari dopo anni e anni di addestramento. Erano il Distretto 1,3,4 e con mio grande stupore anche il 2. E anche le armi erano suddivise tra i due gruppi. I Favoriti si allenavano con  asce, spade, archi lasciando agli altri poveretti tutte quelle attività che possono sembrare più sfigate come la mimetizzazione. Attività che, secondo me, erano molto utili. Tributi e tributi avevano vinto nascondendosi per tutta la durata degli Hunger Games finchè gli altri non si ammazzavano tra loro, perciò decisi che dal giorno dopo mi sarei esercitata anche sulla mimetizzazione. Per oggi però, dovevo immischiarmi tra i Favoriti, perché l’arco era una di quelle attività che avevano deciso essere loro. Mentre mi mettevo in coda per prendere archi e frecce sentii gli altri tributi intorno a me ridere clamorosamente per prendermi in giro. La ragazza del Distretto 1, Sue Patt, si girò verso di me e mi disse:
-Mi raccomando, attenzione!!! Non vorrei mai che ti facessi male e che ti mettessi a piangere … AHAHAH-
-AHAHAHAH-
-AHAHAHAHAHAH-
-Oh, ti ringrazio molto per la tua preoccupazione, sei molto gentile e carina!!- dissi io in tono decisamente sarcastico. Lei non ebbe il tempo di ribattere perché toccò a lei fare la prova con l’arco. Consisteva nel prendere 10 obiettivi digitali che ti comparivano da un momento all’altro. Lei se la cavò decisamente bene, ne centrò 8. Quando finì fece l’occhiolino a Chris che, nel frattempo, si era avvicinato alla nostra postazione. Lui le sorrise accogliendola con un abbraccio. Quel gesto mi fece decisamente arrabbiare. A quanto pare Chris era un Casanova, ci provava con tutte. All’improvviso sentii un caldo salirmi per tutto il corpo, mi fece sudare le mani. Ora toccava a me. Preparai l’arco puntando la freccia nella direzione di Sue. L’avrei volentieri scoccata, ma era vietato colpirci prima di arrivare nell’arena. Poi arrivò il mio primo obiettivo. Aveva sembianze umane e correva velocemente verso di me. TAC. Andato. TAC. Andato un altro. E un altro. E un altro ancora. Poi il quinto mi si precipitò addosso, ma prima che mi colpisse lo distrussi. E così il sesto, il settimo, l’ottavo e il nono. Il decimo mi attaccò di dietro, ma, prima che mi buttasse un coltello addosso, mi abbassai e gli feci lo sgambetto; quello cadde e si spaccò in mille pezzi. Sospiravo ancora per la fatica. Era stato tosto, ma li avevo battuti tutti e 10. E, soprattutto, ero stata meglio di Sue. I Favoriti mi guardavano sbalordita e potevo vedere nelle loro facce l’innata voglia di allearsi con me. Quando vidi Chris mi avvicinai a lui nonostante avesse ancora Sue alle calcagne. Gli diedi un bacio sulla guancia e poi raggiunsi Patrick al corso di mimetizzazione sotto gli occhi increduli di tutti.
SPAZIO AUTRICE
ECCO IL TERZO CAPITOLO!!! Spero non troppo in ritardo!!! Anyway, continuate a recensire se no non dormo la notte (ahahaha scherzo, ma fatelo!!). Grazie a chi ha recensito e a chi segue la storia (vi lovvo tanto tanto!!). Quarto capitolo pronto per essere pubblicato, aspetta solo qualche vostra recensione!!
A presto … (spero)
1D_we_love_4ever

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV CHRIS
Era il giorno della prova. La prova che poteva garantirti sponsor o poteva garantirti morte. Dopo giorni di allenamento dovevi dimostrare agli strateghi cosa sapevi fare e loro ti assegnavano un punteggio da 0 a 12. Più era alto più facevi colpo e più facevi colpo e più avevi sponsor e più avevi sponsor più vivevi nell’arena. Di solito tutti i tributi erano paralizzati da questa prova, ma io non la temevo poi così tanto. Uno perché ad osservarmi c’era il mio caro zietto in vesti di capo stratega e due perché io ero un Favorito. I gruppi non li avevamo  formati noi, esistevano dalle prime edizioni degli Hunger Games: quelli più forti insieme contro la squadra dei più scarsi. Ecco allora che il primo gruppo si chiamava Favorito e io ne facevo parte. Non perché fossi più bravo di Ginger (per quel poco che avevo visto mi sembrava una bomba con l’arco), ma perché ero del Distretto 1. Era anche questo che mi preoccupava: gli altri ragazzi con cui facevo squadra avrebbero cercato di uccidere subito i più deboli e anche se Ginger realmente non lo era, veniva dal Distretto 12 il che era sinonimo di facile preda. Avrei dovuto difenderla da tutti loro senza, però, farmi scoprire perché, se anche solo avessero sospettato che facevo il doppio gioco, mi avrebbero trucidato all’istante. Senza poi contare che Sue odiava Ginger. Non ne avevo ancora capito il motivo, ma tra le due non scorreva un buon sangue.
-Allora, ora voglio che entrambi mi uscite con un bel 12, chiaro?? Bene, tu Sue vai con l’arco che vai sicura, mentre tu Chris punta o sulla lancia o sui coltelli e spade o sulla lotta corpo a corpo. Buona fortuna- disse mio padre per poi lasciarci nella sala d’attesa dove tutti i tributi aspettavano che il proprio nome venisse chiamato per la prova. Io non sarei rimasto lì per molto visto che ero il primo, ma comunque mi sedetti vicino a Sue che mi ripeteva per l’ennesima volta di voler uccidere Ginger.
-Guarda, guarda!!! Fa tanto la smorfiosa con quel Patrick!! Si vede che le piace … - Mi salii un groppo in gola. Ci mancava che Ginger fosse innamorata di un altro …
-Ma sono solo amici … e poi lei è dolce e gentile con tutti non solo con lui … cioè anche con il ragazzino di tredici anni del Distretto 8, ma questo non vuol dire che ne sia innamorata!!!-
-Mah, l’importante è esserne convinti … - rispose Sue quasi prendendomi in giro. Sue era una grande pettegola. Era una di quelle smorfiose che ti si appiccicano addosso. Probabilmente non l’avrei mai considerata se non fosse diventata la mia alleata numero 1. Mio padre aveva detto di tenermela buona perché aveva del potenziale, ma aveva anche detto che non avrei dovuto esitare se fossimo rimasti solo io e lei. Avrei anche potuto velocizzare le cose uccidendola prima che rimanessimo solo noi, ma, uno mio padre non sarebbe stato d’accordo, e due, non avrei fatto una buona impressione sul pubblico e sugli sponsor.                                                                                                                                                                                                                                    Poi un dolce sorriso di Ginger mi fece andare letteralmente in TILT. Lei mi guardò e poi si avvicinò …
-Ansioso per la prova??-
-Non particolarmente, tu??-
-Ehm, io sto morendo di paura … - scoppiammo entrambi a ridere sotto le truci occhiate di Sue.
-Se volete vi lascio soli … -
-Oh grazie Sue, ci faresti un grosso piacere. – Sue mi guardò come per cercare sostegno contro Ginger, ma io non potei fare a meno di ridere stupidamente alla battuta della “Ragazza d’acqua”. Sue delusa dalla mia reazione si andò a sedere vicino agli altri Favoriti, mentre vicino a me si sedette Ginger.
-Allora, mi ucciderai subito il primo giorno o aspetterai un po’??-
-Non ti ucciderò … - era la verità, io non l’avrei uccisa mai. Desideravo con tutto il mio cuore difenderla, ma la mia testa mi suggeriva di lasciarla stare, di esserne indifferente. Di non soffrire se fosse stata uccisa per mano di un altro. Ma il mio cuore non voleva sentire ragioni. Non poteva fare a meno di battere impazzito alla sua vista. E il brutto era che non sapevo nemmeno se le interessavo. Per quello che ne sapevo di lei poteva essere una meschina doppiogiochista che faceva tanto la carina solo per manipolarmi a suo piacimento.
-Andiamo dai, papino ti rivuole a casa vittorioso!!-
-Non voglio vincere se vincere vuol dire ucciderti.-
-CHRIS ANDERSON DISTRETTO 1- venni chiamato per iniziare la mia prova. I miei alleati mi augurarono buona fortuna, mentre Ginger era ancora troppo occupata a riflettere sulle mie ultime parole : “Non voglio vincere se vincere vuol dire ucciderti”.
POV GINGER
Stregata dalle dolcezze di Chris non mi accorsi che lui, “l’adorabile” Sue, il Distretto 2, il Distretto 3, il 4 e il 5 erano già passati alla prova. Forse dovevo smetterla di provarci con quel ragazzo perché non era solo lui a rimanere imbambolato parlandomi, ma anche io e soprattutto il mio cuore che si bloccava alla vista dei suoi due occhioni azzurri. In poche parole piaceva a tutte. Senza esclusione di Sue. Ma, del resto, era difficile non trovare carino un biondo con occhi azzurri come il cielo, alto e muscoloso. Perfino la dodicenne del 7 e la tredicenne del 9 erano pazze di lui. Strano. Era davvero strano essere innamorati di un ragazzo che poi le avrebbe uccise senza pietà. E che, probabilmente, non avrebbe scontato neanche me. Lo sapevo che era sincero quando diceva che non voleva uccidermi, ma era facile cedere al volere della paura nell’arena. Era facile lasciarsi andare e uccidere tutti senza pietà. Così come era facile lasciarsi andare e morire.                                                     Mancava pochissimo al giorno in cui ci avrebbero messo in quella dannata arena. Probabilmente mentre noi ci allenavamo, gli strateghi stavano formando l’interno dell’arena mettendoci tanti bei pericoli. Magari, mentre io ero a esercitarmi sulla mimetizzazione, loro stavano decidendo se mettere caldo o freddo. Io, sinceramente, preferisco il freddo. Nel nostro distretto siamo abituati a soffrirlo. Non perché faccia più freddo che nel Distretto 1, ma perché, mentre loro possono permettersi coperte e abiti pesanti, noi giriamo con l’unico vestito che abbiamo. Ora che ero a Capitol City potevo davvero cogliere la differenza. C’era un armadio nella mia stanza. E non un armadio come quello di casa (cioè praticamente vuoto), ma colmo, fino all’ultimo piano, di bellissimi vestiti. Era così pieno da farmi quasi schifo. Era così ricco da farmi pensare alla mamma. Lei credeva in me e fin da piccola mi aveva addestrato ad essere forte. Non fu un addestramento come quello di Chris. Le non mi allenò mai ad uccidere altre persone, ma a sopravvivere.
-PATRICK ROUM DISTRETTO 12-
-Buona fortuna- lui sospirò e fece cenno con la testa come se volesse ringraziarmi, senza parlare. Probabilmente aveva la gola serrata dalla paura come ogni volta che scoccavo una freccia per uccidere un animale. Non andavamo spesso a caccia insieme perché lui aveva un animo troppo delicato per uccidere anche solo un piccolo agnellino. Le poche volte in cui mi accompagnò nel bosco dovette starmi lontano poiché non sopportava il vedere una freccia che bloccava una vita. Chissà come avrebbe fatto a resistere nell’arena dove la maggior parte dei tributi provava gioia nell’interrompere una vita. E non una vita di un animale, ma quella di un uomo. Prima che Patrick andasse lo rincorsi e lo abbracciai. Sapevo che mi sarebbe mancato. Così come sapevo, o meglio intuivo, che nell’arena non ce l’avrebbe fatta. Fu nelle sue calde braccia, mentre una piccola lacrima gli scendeva dal volto che decisi che non lo avrei lasciato morire. Mi sarei occupata io di lui. E se fossimo morti, lo avremmo fatto insieme. Poi ci staccammo e lui entrò per fare la prova. Io mi risedetti e chiusi gli occhi finchè una voce metallica non interruppe il mio dolce riposino.
-GINGER CADLECOTT DISTRETTO 12- mi feci forza cercando di non pensare che ormai gli strateghi dovevano essere più che stanchi di vedere tributi e tributi. Cercai di non pensare che quel fottuto punteggio avrebbe cambiato le cose. O sponsor o morte.                                                                                                                    Una volta arrivata dinnanzi agli strateghi dissi il mio nome anche se probabilmente già lo conoscevano. Con mio grande stupore erano tutti in piedi di fronte al vetro. Tutti rivolti verso di me con grande attenzione. Tutti curiosi di conoscere quella ragazza che aveva fatto tanto scalpore. Tutti ansiosi di vedere se la Ragazza d’acqua era davvero forte o se era solo fortunata.                                                                                                                                                                                                                            Io mi avvicinai al contenitore in cui c’era l’arco. Lo impugnai e presi le frecce. La prova era sullo stile di quella che avevo provato battendomi contro Sue, ma qualcosa mi diceva che sarebbe stata peggio. La mia mano sudata tese l’arco impaziente di colpire. Poi fui sopraffatta da un calore fortissimo e da una puzza tremenda. Del fumo rosso mi circondò annebbiandomi la vista. L’odore lo riconobbi: era sangue. Mi stavano spruzzando del sangue spray che infastidiva tutti i miei sensi. Ma la cosa più preoccupante era la vista. Gli occhi non riuscivano a vedere niente altro che rosso. Poi sentii un impulso di girarmi e di scoccare una freccia. Lo feci e sentii il rumore di tanti pezzi che si rompevano. Ora avevo capito. La prova era la stessa. Dieci uomini digitali si sarebbero scagliati su di me e, se li avessi colpiti, si sarebbero rotti. Peccato che nell’allenamento non c’era anche il vapore-sangue!! Poi mi girai a destra e ne feci fuori un altro. Ma gli occhi mi bruciavano troppo. Decisi di fare una cosa assurda. Li chiusi. Aperti non servivano. In una prova del genere serviva l’istinto. E io in quanto cacciatrice avevo un buon istinto.                                                                             Il terzo l’avevo distrutto. Poi il quarto, il quinto, il sesto e il settimo. L’ottavo mi stava per assalire ma riuscì a colpirlo prima che mi toccasse. Per il nono capitò una disgrazia. Le frecce erano finite. Come potevo essere stata così stupida da non controllare che ce ne fossero abbastanza?!!? Diavolo!!! Buttai per terra l’arco e cercai di localizzare il mio obiettivo. Ero completamente in preda all’ansia. Ma dovevo muovermi o quello mi avrebbe colpito. Feci tre passi e allungai la gamba. Sentii qualcosa di duro e poco dopo anche il nono si era disintegrato. Il decimo mi arrivò alle spalle. Io mi abbassai appena in tempo. Anche se non lo potevo vedere sapevo che era davanti a me. Serrai la mia mano destra e gli spiaccicai un bel pugno sulla guancia. Poi lo colpii nel petto e quello fece la stessa fine dei primi nove.                                        Piano piano la puzza svanì e io riaprii gli occhi. Erano ancora in fiamme. Li sentivo letteralmente bruciare. Soltanto quando le lacrime mi solcarono il volto la sensazione di bruciore scomparve. L’acqua delle lacrime aveva spento il fuoco degli occhi.                                                                                                                          Quando la mia vista tornò potei vedere gli strateghi osservarmi. Alcuni sorridevano come soddisfatti del mio lavoro, altri invece mi guardavano storti indecisi se giudicarmi un problema. Probabilmente per Snow ero un grosso problema, ma mi aveva dato per spacciata nell’arena. A mio parere il presidente non pensava che io potessi avere delle possibilità di vincere. E anche gli strateghi (che poi per la maggior parte non erano altro che burattini di Snow) la pensavano come lui. Peccato che adesso avessi dimostrato a tutti di potercela fare. Con questa prova ero diventata un problema pericoloso. Yurick mi aveva avvertito che dimostrando la mia bravura si sarebbero preoccupati. E quando gli strateghi si preoccupavano te la facevano  pagare nell’arena. Frane, animali carnivori, valanghe, sabbie mobili. Tutto quello che trovavi in quell’arena, tutto quello che ti poteva uccidere (al di fuori dei tributi) era opera loro. Ma il mio mentore mi aveva anche detto che avrei dovuto prendere un buon punteggio perché dei buoni sponsor compensavano l’inimicizia con gli strateghi. Anzi, gli sponsor erano più importanti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Poi  misi a posto l’arco e le frecce e, salutando gli strateghi con il segno delle tre dita, me ne andai.
POV PATRICK
Tutti avevano finito la prova. Dopo esserci riposati, sia io che Ginger, ci unimmo a Yurick, Lilly e Joula per vedere in tv i punteggi della nostra prova. Sinceramente pensavo di aver ottenuto almeno un 6. Non me l’ero cavata male con la mimetizzazione e neanche con le spade. Prima infatti avevo tentato con le armi, ma avendo colpito solo 6 obiettivi su 10, avevo fatto vedere loro come riuscivo a scomparire in un albero. Mi era riuscita bene la mimetizzazione, ma per pochi strateghi era importante una disciplina del genere. Per la maggior parte di loro contavano solo le armi. Quanto a Ginger non sapevo come fosse andata, ma ero quasi certo che avesse fatto colpo. Come sempre del resto.
-Allora ragazzi come è andata??-
-Non  male, Yurick. Ma poteva decisamente andare meglio … - ammisi io.
-Ma no dai. Sono sicuro che sei stato bravissimo!! E tu, Ginger, come sei andata??- la ragazza non rispose, si limitò ad alzare le spalle e a fare una piccola smorfia sul volto. Anche in quella posa assurda era stramaledettamente bella.
-Beh, siamo molto loquaci … oh, oh, oh inizia … Lilly alza il volume!!-
-Eccoci qui ad annunciare i voti di ogni tributo, bene, iniziamo- annunciò Charles Killy, uno dei conduttori degli Hunger Games.
-Chris Anderson Distretto 1, voto: 10-
-Cristo Santo, questo sì che è una vera minaccia!!- si lamentò Yurick
-Sue Patt Distretto 1, voto: 9-
-Ragazzi mi raccomando lontani da questi due … sono pericolosi!!!-
-Lei sì, ma Chris no. Ha detto che mi aiuterà- annunciò Ginger proteggendo il ragazzo.
-Ginger sta mentendo si vede lontano un miglio!!!- mi lamentai io decisamente geloso di “Chris Anderson il belloccio”. Odiavo come la guardava, ma soprattutto odiavo come Ginger guardava lui.
-Basta ragazzi, manteniamo la calma … - disse Yurick cercando di sedare la possibile rissa tra me e Ginger –in linea di massima io non mi fiderei mai di un Favorito perché è possibile che prima ti aiuti e poi alla buona occasione ti faccia fuori quando non gli servi più … -
-Ma Chris è diverso … -
-Ma mi informerò su quali siano le intenzioni del signorino Anderson, in ogni caso fino a quando non vi dirò che si può trattare coi Favoriti voi li starete lontani … -
-Ma … -
-Niente ma Ginger stai lontana da quel Chris, soprattutto se ti crea così dipendenza. Ricordati che vanno bene gli alleati, ma non gli amici. Perché avere degli amici vuol dire essere deboli. L’unica amicizia che ti devi preoccupare di mantenere è quella con Patrick … ci sono mentori che non puntano sulla squadra, ma sui singoli individui. Pensano che non serva a niente essere amici perché alla fine almeno uno dei due dovrà morire. Ma ora vi rivelo una cosa : se morirete in questo fottutissimo gioco non dimenticatevi che morire nelle mani di un amico è sempre meglio che morire nelle mani di un nemico, chiaro?? Se doveste morire non lo fareste abbracciati insieme??- io e Ginger facemmo cenno di sì. Sì, sarei morto, ma lo avrei fatto guardando negli occhi la persona che amavo.
-Bene- continuò Yurick –allora non litigate per un insulso Favorito e tu Ginger ricordati che Patrick verrà prima di tutto, anche del piccolo Anderson-
-Ehi ragazzi è il vostro turno- annunciò Lilly prima che Ginger potesse ribattere. In fondo fu meglio che Ginger non parlasse perché ogni volta che proteggeva il suo bel Chris il mio cuore sprofondava. Yurick aveva ragione la nostra squadra prima di qualsiasi altra alleanza.
-Patrick Roum Distretto 12, voto: 7-
-Bravo!!-
-Sono fiera di te!!-
-Continua così-
Ginger non disse niente per congratularsi, ma mi diede un bacio sulla guancia. E quella fu decisamente la migliore congratulazione di tutte.
-Ginger Cadlecott Distretto 12, voto: 12-
SPAZIO AUTRICE
Ciaooooo!!! Ho deciso di postare il quarto capitolo anche se non ho ricevuto nessuna recensione … sono molto triste L L spero che questo capitolo vi piaccia e STOP … tanto ho capito che non ci sono molti appassionati a questa storia … ditemi voi se continuare o no …
1D_we_love_4ever

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


POV GINGER
Avevo preso miracolosamente 12. Il come avevo fatto restava un mistero ancora per me. Ero felice. Ma allo stesso tempo sapevo che mi stavo firmando la mia condanna a morte. Ero un problema che stava facendo troppo scalpore nel pubblico. Snow non poteva permettersi che la sua più grande nemica riempisse le bocche di tutti. Eppure, ormai, ero diventata famosa. Non avevo idea di cosa stesse succedendo nel Distretto 12, ma, secondo me, qualche ribellione in mio onore era già avvenuta. Per quanto riguarda gli altri distretti, non ero certa che la popolazione sarebbe stata pronta a combattere per me, però, di certo, mi stavo facendo conoscere. Perfino a Capitol City andavano in giro indicando tutto con il gesto delle tre dita. Peccato che per loro non era un segno di ribellione, ma solo un segno che andava di moda perché io l’avevo fatto, perché Ginger Cadlecott, l’arrogante tributo femmina del Distretto 12 che si era presentata alla parata con uno strano abito d’acqua con tante scritte, l’aveva fatto. Perché la ragazza d’acqua l’aveva fatto.
-Ehi, vieni qui … dobbiamo parlare- mi disse Yurick tirandomi per un braccio. Mi portò fuori dalla camera in modo che Patrick, Lilly e Joula non sentissero.
-Questo è un grosso problema-
-Ma me l’hai detto tu di fare del mio meglio!!- mi difesi io.
-Sì, ma … - continuò lui decisamente preoccupato –non ti ho detto di essere perfetta!! Come te lo faccio capire, Ginger, che io sto cercando di salvarti le chiappe?!!? Tu sei troppo famosa. Tu sei troppo … troppo per Snow: ti farà fuori. Dirà agli strateghi di ammazzarti. –
-Ma perché?? Che ho fatto?!?!?-
-Che tu lo voglia o no stai scatenando non una semplice ribellione, ma una rivoluzione. Quel gesto, quell’abito, quel tuo essere così ribelle e così sicura, manda dei messaggi alla popolazione. Nel Distretto 12 e nell’11 sono già avvenute ribellioni. Ribellioni in tuo onore. Urlano il tuo nome, accettano di morire per te!!!-
-E questo non va bene a Snow, giusto?? Perché porterebbe scompiglio nella sua società “perfetta”, vero??- Yurick annuì facendomi gelare il sangue nelle vene. Per la prima volta avevo capito quanto le mie azioni, che un tempo consideravo geniali, fossero state stupide. Mi ero condannata da sola. E io da stupida avevo ripetuto quel dannato gesto di fronte agli strateghi. Pensavo di essere invincibile, ma ora mi scoprivo terribilmente debole.
-Non sei ancora perduta … ora fai il loro gioco, rimedia alle tue azioni, sii impeccabile negli Hunger Games … -
-In che senso impeccabile??-
-Impeccabile nel senso che quando uccidi, perché lo farai anche se non è tuo desiderio, guarda la telecamera fiera di cosa hai appena fatto!!- mi sentii salire la rabbia:
-Yurick, come posso essere fiera di ammazzare dei ragazzi innocenti??!!??-
-Non sono innocenti, sono assassini esperti … saranno lì pronti ad ucciderti quando meno te lo aspetti!! E poi tu devi vivere, perché dopo gli Hunger Games allora organizzeremo la vera rivoluzione, ma prima devi sopravvivere … e sai cosa vuol dire sopravvivere??- feci cenno di no con la testa.
-Vuol dire uccidere tutti, compreso Patrick, compreso Chris-                                                          
Come potevo ucciderli?? Come potevo piantare un coltello nella schiena del mio migliore amico, mentre sua madre, i suoi fratelli mi avrebbero guardato??? Kelly Roum, la madre di Patrick era da sempre la migliore amica di mio padre. Quando lui era morto, aveva proposto a mia madre di trasferirsi con me nella sua casa, ma noi non avevamo accettato. Non perché non le volessimo bene, ma perché mia madre voleva farcela da sola. Da allora, però, ogni venerdì e ogni sabato sera cenavamo a casa loro con i miei botteghini di caccia, che a volte corrispondevano a un pasto decente, ma che, per la maggior parte delle volte, non bastavano a sfamare una minuscola parte del mio stomaco. Ma stavamo insieme, ridevamo, eravamo felici, nonostante tutti i problemi che avevamo. Solo quelle sere vedevo la mamma sorridere e solo quelle sere io mi scordavo di vivere in questo paese vergognoso. Sognavo di andare lontano e di scappare. Sognavo di farlo con Patrick e con le nostre madri. E adesso come potevo uccidere Patrick mentre sua madre mi guardava??                                                                                                                                                                                                                                                            
DUE GIORNI DOPO
Ecco. Ultimo giorno. Forse ultimo giorno di vita. Quella sera ci sarebbero state le interviste e il giorno dopo saremmo stati tutti nell’arena. L’intervista era un momento cruciale, essendo l’ultima possibilità di fare colpo. Nel mio caso, però, non dovevo fare più scalpore di quanto non ne avessi già provocato, anzi, Yurick mi aveva consigliato di volare basso e di non peggiorare la situazione. Anche se ero davvero brava a fare la ribelle, in quell’intervista avrei dovuto cucirmi la bocca e riflettere prima di agire (azione che non compivo quasi mai).
-Ecco il tuo abito!! Dopo la parata così emozionante, io avrei fatto qualcosa di un po’ più stupefacente di questo vestito, sai giusto per colpire il pubblico ancora una volta, ma Yurick mi ha detto di non fare niente di azzardato, anzi, mi ha consigliato di fare una cosa normalissima, perciò … ho fatto questo … -              
Joula mi porse il vestito. Era davvero … davvero … MAGNIFICO. Era di un azzurro celeste che quasi ti abbagliava ed era ricoperto da tante piccole pietre preziose di un blu più intenso. Osservandolo meglio notavi che l’abito non era mai fermo: c’era sempre qualche piccola onda che si muoveva. Quando lo indossai mi accorsi che era su misura per me. Riempiva quelle curve leggermente mancanti alla perfezione. Avevo le lacrime agli occhi. E non perché il vestito era bellissimo, ma perché di colpo mi accorsi che poteva essere l’ultima volta in cui sarei stata da sola con Joula. Mi girai verso di lei e guardandola quasi piangendo l’abbracciai di impulso.
-Grazie … grazie. Questo abito è magnifico!! E tu sei magnifica!!- singhiozzai io.
-Ehi, non esagerare l’abito è bello, ma sta così bene solo a te-
3 …
-Ehi, si va in scena adesso … io devo andare. Domani accompagnerò Patrick all’arena, per te ci sarà Lilly, mentre Yurick sarà già pronto per contattare sponsor-
2 …
-Non mi lasciare ti prego- dissi io stringendomi di più a lei.
1 …
-Non posso, devo andare … ora fatti valere Ragazza d’acqua perché io scommetterò su di te e non ho nessuna intenzione di perdere soldi-
0 …
IN ONDA
POV CHRIS
Allo zero, 24 tributi tirati a lucido per l’occasione furono accolti con grande entusiasmo sul palco. Lì, ad aspettarci, c’era il commentatore più famoso degli Hunger Games, colui che si occupava di annunciare gli avvisi nell’arena, l’uomo dai “mille volti”, Charles Killy. A lui erano affidati tutti i servizi sui Giochi, ed era perciò lui che ci intervistava. Il suo soprannome gli era stato dato per la bravura che aveva di passare da un’espressione all’altra. Era quasi sempre nervoso e agitato e diciamo che non era proprio il tipo che ti metteva a tuo agio con le sue domandine “intime”.
-PUBBLICO, GENTE DI CAPITOL CITY, CITTADINI, FRATELLI … ACCOGLIETE I 24 TRIBUTI DEI 124esimi HUNGER GAMES!!- urlò quello tutto agitato spostandosi da un lato all’altro del palco.
-Vogliamo fissarli ancora un po’ o iniziamo subito???- il pubblico gli rispose all’unisono.
-SUBITO, SUBITO!!-
-E allora signori e signori … accogliamo sul palco la splendente ragazza del Distretto 1, la rubacuori di quest’edizione: SUE PATT!!- Sue mi strinse la mano per poi accomodarsi sulla sedia. Non era per niente tesa, anzi, quando si sedette sulla poltroncina, sembrava essere completamente rilassata.
-Allora, allora … parliamo del tuo voto alla prova … 9, signori e signore questa dolce ragazza ha gli artigli sotto le unghie!!-
-Oh caro, ti ringrazio, ma io preferisco di gran lunga le unghie … a proposito guarda qui … - disse lei sporgendogli la mano –Non è forse il tuo smalto preferito??-
-Oddio sì, tu sì che sai come farmi felice!!- rispose l’altro toccando e ritoccando quel semplice smalto rosso sangue, mentre il pubblico rideva per quelle stupide battute. Continuarono per ancora qualche minuto, ma io mi distrassi completamente cercando di controllare l’ansia da prestazione che piano piano aumentava dentro di me. Poi di colpo sentii dei passi arrivarmi vicino. Era Sue che aveva finito, il che voleva dire che toccava a me …
-And now … mi rivolgo a tutte le signorine in sala perché arriva il SEX SIMBOL, il sogno segreto di ognuna di voi, scommetto. E allora … ecco … CHRIS ANDERSON!!-   Mentre camminavo verso Charles nel modo più disinvolto possibile, mi sforzai di sorridere per ammagliare un po’ di sponsor. Mio padre mi aveva detto che potevo benissimo giocarmi la carta del bello, perché spesso gli sponsor ti donavano oggetti per il puro fatto di essere un figo pazzesco!! Io mi sentivo in colpa però, per tutte quelle ragazze che sarebbero diventate pazze per me e per tutte quelle che lo erano già. Il mio cuore non sarebbe mai potuto appartenere a loro, perché se l’era già rubato la Ragazza d’acqua. Senza poi contare il fatto che ero praticamente costretto a sposarmi con Perrie, sempre che fossi sopravvissuto.    
-Chris, Chris, Chris … tutte sono pazze di te, persino mia moglie!!-
-Ahahahah ti ringrazio, è un grande onore, ma tua moglie ama solo te!!-
-Oh no ti sbagli!! Sai cosa mi ha detto l’altra sera?? “Mica male quello del Distretto 1”!!-
-Wow!! Che onore!! Si chiama Monica, vero??-
-Chi mia moglie?? Ah già sì, Monica-
-Allora ti mando un bacio Monica così come lo mando a tutte voi, siete davvero magnifiche, non potrei vivere senza di voi!!- urlai mandando baci tra il pubblico. Vedevo ragazze che sbracciavano per me cartelloni col mio nome e le mie foto. Urlavano impazzite per un ragazzo che non le avrebbe mai considerate. Lo ammetto: ero bravo a fingere, ma ero ancora più bravo a corteggiare le ragazze. Anche se con Ginger risultava molto difficile. Forse perché di lei ero davvero innamorato. Una sensazione che non avevo mai provato prima.
-Guardale!! Cercano di raggiungerti!!! Ma, sbaglio o i tuoi occhi sono concentrati solo su una ragazza?- di colpo mi sentii accaldare. Come faceva Charles a sapere che ero pazzo di Ginger?!?!
-Ehm, non ti sbagli-
-Ahahahah lo sapevo, lo sapevo!! Io in queste cose ho un sesto senso migliore di quello femminile!! È così la piccola Perrie Snow ha fatto breccia nel tuo cuore … -           Cosa?!!? Avevo sentito bene?!? Ora capivo … si riferiva al mio futuro matrimonio. Se da un lato ero più tranquillo dal momento che non sospettavano niente di me e la Ragazza d’acqua, dall’altro ero in preda al panico. Ginger era lì e stava ascoltando. Se smentivo di amare Perrie il pubblico l’avrebbe presa malissimo. Tutti, infatti, già sognavano quel matrimonio … per non parlare, poi, di mio padre e del presidente Snow che mi avrebbero fucilato direttamente!! Non c’era alternativa per uscirne … dovevo continuare la farsa sperando che Ginger capisse che stavo solo recitando.
-Sì, Perrie è … è … - come potevo descriverla, se non la conoscevo nemmeno?? Mi concentrai … pensai a Ginger e le parole mi uscirono di bocca … 
-è semplicemente perfetta. Il suo sorriso, i suoi occhi mi danno la forza per vivere ogni giorno. Giuro che quando mi parla io non posso fare a meno di stare lì, a contemplarla. Lei riesce con uno sguardo a rendere la mia vita perfetta. E Dio … quanto è bella … non c’è donna che desidero di più … la voglio proteggere, la voglio sempre con me, la voglio mia-              
Il pubblico era letteralmente impazzito. C’era chi piangeva, chi gridava il mio nome con quello di Perrie e chi applaudiva soddisfatto che io un giorno potessi diventare il nuovo presidente degli Hunger Games. Non ci avevo mai pensato, ma era così. Perrie era l’unica figlia di Snow, ma il presidente doveva essere per forza un maschio e, perciò, io, in quanto marito di Perrie, avrei dovuto prenderne la carica. Un tempo sarei stato felicissimo. Era il mio sogno. Ma ogni ora, ogni minuto, ogni secondo passato con Ginger mi ricordava quanto ingiusti fossero quei giochi. Perché il giorno dopo avrebbero potuto già strappare la vita alla donna che amavo.
-Wow … questo sì che amore, lo vedo … le tue parole sono sincere- sì, sincere erano sincere, ma non erano rivolte a Perrie …
-Eh spero proprio per te che questo grande sogno si possa avverare … signori e signore CHRIS ANDERSON-                                                                                                                                                                                 
Grazie a Dio quella tortura era finita. Ora potevo tranquillizzarmi e stare bello comodo ad aspettare e ad ascoltare le interviste degli altri. Ma, mentre tornavo a posto contento di aver fatto una bella figura, un elemento mi fece bloccare il cuore. Era lo sguardo gelido di Ginger che mi faceva intuire che non aveva capito che stavo fingendo su Perrie. Alla Ragazza d’acqua era sfuggito un particolare: IO AMAVO LEI.
POV PATRICK
Alla fine dell’intervista di Chris, Ginger era lì lì per scoppiare. Nel suo volto comparivano espressioni diverse che passavano dall’arrabbiatura alla tristezza. Non sapevo se sarebbe andata a picchiare Chris o se avrebbe pianto di fronte a 2.000.000 e più di spettatori. Poi si limitò a sospirare e a ripetersi a bassa voce:
-Va tutto bene Ginger … ora calmati-                                                                                              
La situazione poteva anche essere divertente se non ci fossimo trovati con 90 telecamere puntate addosso. Se non fossimo stati agli Hunger Games. Se io non fossi stato innamorato di lei. Mentre riflettevo e mentre Ginger tentava di calmarsi, tributi e tributi passarono sotto le grinfie di Charles. Piano piano mi accorsi che mancavano solo due ragazzi prima del mio turno e, una di questi, era Ginger. La mia amica, anche se ancora scombussolata, si era accorta di essere molto vicina al momento dell’intervista e aveva iniziato a stringermi la mano. O meglio, a stritolarmela. Io, invece, ero abbastanza tranquillo (nei limiti del possibile). Del resto Yurick ci aveva detto che non dovevamo fare granchè, anzi, era meglio se non ci distinguevamo dagli altri tributi. Ma, per Ginger, non essere al centro dell’attenzione era davvero difficile. Al Distretto 12 la conoscevano tutti, dai più anziani ai bambini. Per molti era una bella ragazza da conquistare, per altri era la dolcezza fatta in persona che si occupava di sfamare i più piccoli con quel poco che cacciava, per tutti era un’eroina che sacrificava il suo cibo per darlo agli altri, ma, per me, era la mia migliore amica.
-Signori … accogliamo la Ragazza d’acqua!! Ginger Cadlecott … DISTRETTO 12!!- Ginger era stata chiamata senza che io mi accorgessi minimamente che il ragazzo del Distretto 11 avesse finito l’intervista. La mia amica sorrise nel sentire il suo nome. Ma sapevo che quel sorriso a 32 denti tutti perfettamente brillanti, era solo finzione. In un attimo il pubblico fu catturato da quella vista e ogni singolo uomo, ogni singola donna, ogni singolo bambino del pubblico si alzò in piedi e, tra un  urlo e un altro, fecero tutti il simbolo delle tre dita. Vidi Ginger sbiancare in volto. L’aveva causato lei. Sì, aveva sbagliato ad essere così arrogante, ma, ormai, era un  pericolo per Snow. L’intera Capitol City rispondeva al suo gesto e, presto, avrebbe risposto a lei. Per gli abitanti di Capitol City quel segno non era nient’altro che un gesto di moda, il che era davvero preoccupante. Ok, forse loro non immaginavano la ribellione, ma, se iniziavano a considerare Ginger come esempio, l’avrebbero seguita e sostenuta ovunque. E questo Ginger lo sapeva. Faceva di tutto per non fare scalpore, ma non era colpa sua se Charles la chiamava la “Ragazza d’acqua” e se il pubblico impazziva così tanto per lei. Non era colpa sua, ma a Snow non importava. Gli strateghi la avrebbero eliminata, ci avrebbero eliminati e, se Chris Anderson si sarebbe trovato con noi, allora avrebbero eliminato anche lui.
-Allora … tu vieni dal Distretto 12 e hai preso 12 nella prova degli strateghi, è solo una coincidenza??-
-Oh no baby, io, venendo dal Distretto 12 ho sempre e solo puntato alla perfezione: al 12, il numero della perfezione!!-
-Quindi tu sei perfetta??-
-Ehm … vediamo … se escludi i miei eventuali attacchi isterici e i miei pianti improvvisi perché sono nervosa e … ah sì!! Se escludi il mio essere saccente, beh sì, SONO PERFETTA!!- tutte le persone del pubblico ridevano come dei pazzi assatanati per le battutine che i due si scambiavano. Ginger era stramaledettamente brava a fingere. Se consideriamo che prima stava per piangere per quell’ameba di Chris, ora sembrava la persona più felice del mondo. Anche se sapevo che non lo era. Essere agli Hunger Games, rischiare di morire e non per mano di altri tributi, ma degli strateghi comandati da Snow, amare il bel Chris Anderson senza essere contraccambiati, avere la quasi consapevolezza di non rivedere i propri cari, avere la quasi sicurezza di dover uccidere degli innocenti, di dover bloccare le loro vite, tra le quali la mia, non le permetteva di essere felice. Non ero stupido e avevo capito perfettamente che Yurick diceva di fare squadra insieme come alleati, ma che poi aveva vivacemente consigliato a Ginger di farmi fuori al momento opportuno. Era giusto così. La rivoluzione ci doveva essere e soltanto la Ragazza d’acqua era in grado di scatenarla. E poi io sarei comunque morto, ma preferivo di gran lunga sacrificarmi per lei piuttosto di essere trapassato da una lancia o che so io.
-Ginger, Ginger, Ginger tutti sappiamo che sei perfetta … insomma guardati … guarda questo vestito … sei magnifica, la tua stilista ha fatto un ottimo lavoro!!-
-Beh sì, Joula è bravissima, ma, ammettiamolo, era decisamente avvantaggiata avendo da lavorare su un  soggetto PERFETTO!!- le risate grasse del pubblico mi perforarono di nuovo l’orecchio, mentre potevo immaginare Joula che dalla platea alzava gli occhi al cielo come per chiedere pietà dalle sarcastiche battutine di Ginger.
-AHAHAHA, hai ragione … e sarai perfetta anche nell’arena??-
-Of course!! Vi ho mai deluso pubblico??-
-NO-
-MAI-
-TI AMO-
-SPOSAMI-
-NOOOO-
Le risposte del pubblico erano chiare, la amavano.
-E allora non vi deluderò nemmeno nell’arena!!!- tutti si alzarono in piedi. Tra applausi e urla di gioia caddero sul palco dei fiori, delle mutande e vari foglietti scritti buttati dalla platea. Charles chiuse l’intervista e, mentre Ginger riprendeva il suo posto di fianco a me, gli applausi e le urla erano così immensi tanto quanto i guai in cui si era ficcata Ginger.
-E ora accogliamo l’ultimo tributo di questa sera!! L’innocente amico della Ragazza d’acqua … PATRICK ROUM DISTRETTO 12- oh bene, di colpo ero diventato per tutta Capitol City “l’innocente amico della Ragazza d’acqua” che, confronto al soprannome di Chris (“Sex Simbol”) era piuttosto deludente. Ma feci buon viso a cattivo gioco e salutando il pubblico mi sedetti nella poltrona vicino a Charles.
-Sai, Patrick,- mi disse lui –ci sono tante cose che vorrei chiederti, ma tralasciando gli argomenti che ormai ho chiesto a tutti i tributi, parliamo di una cosa MOLTO, MOLTO INTERESSANTE … tu e la Ragazza d’acqua … solo amici o … qualcosa di più??-
Sentii il calore salirmi per tutto il corpo. Immaginavo la faccia di Ginger spaventata e quella di Chris perplessa. Ma poi guardai il pubblico … era in estasi. Già ci amava e già sognava una bella favola da film. Forse l’unica cosa che ci poteva salvare dagli strateghi era il pubblico che voleva vederci in azione. Se fossimo subito morti per colpa loro, la popolazione si sarebbe annoiata a vedere il resto degli Hunger Games e, se il pubblico non approvava, gli Hunger Games non funzionavano. Una vocina mi penetrò dentro il cervello “Forza, dillo. Di’ a tutti quello che vogliono sentirsi dire”.
-Ok, ok Charles lo ammetto … ci hai beccato … ehm, sì noi stiamo insieme-.
SPAZIO AUTRICE
Ok .. ho deciso di andare avanti solo grazie a Howrse2013, grazie veramente tanto tanto tanto!!! Cercherò di aggiornare più spesso così non la perdi di vista J J
Spero che questo capitolo vi piaccia … anche se vorrei sentirvi più numerosi … vi prego almeno qualche recensione!!!!
A PRESTO
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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


POV PATRICK
Era il giorno degli Hunger Games. Il giorno della morte. Sia io che Ginger dovemmo inghiottire a malincuore la nostra colazione anche se il nostro stomaco era decisamente troppo chiuso per accettare l’arrivo del cibo. Un po’ perché iniziavano gli Hunger Games e un po’ per quello che avevo detto all’intervista l’altra sera. Yurick mi aveva definito GENIALE. “Pensa quanti sponsor vi procurerò, adesso!!” mi aveva detto. Quanto a Ginger … diciamo che non era al settimo cielo. Capiva l’utilità della menzogna, ma non le piaceva fingere. E adesso che saremmo stati 24 ore su 24 filmati, doveva fingere di stare con me per tutta la giornata.                                                                                                                                    
-Ragazzi, venite qui … - ci disse Yurick distaccando i nostri volti dai piatti ancora mezzi pieni della colazione.
-Ora dovete andare … vi aspettano … io in queste occasioni non so mai cosa dire … di solito cerco di essere il più ottimista possibile, ma … ma con voi preferisco essere sincero. Gli strateghi vi daranno del filo da torcere, perciò cercate di stare sempre vicino ad Anderson … non so quanto possa servire, ma speriamo che suo zio abbia un po’ di pietà per lui … -
-Vuoi dire che dobbiamo allearci con lui??- chiese speranzosa Ginger.
-No, assolutamente no!! Niente alleanze coi Favoriti!!! Volevo dire di stargli vicino nascondendovi da qualche parte nella zona … sarà rischioso, ma non così tanto come consegnarvi alle mani crudeli degli strateghi!!-
-Ok-
Io e Ginger fummo invasi da un odore fortissimo di cannella. Era Yurick che con le sue calde braccia ci abbracciava.
-No fuoco, no urla, siate silenziosi, siate le loro ombre, cercate di resistere per almeno due giorni e poi partiranno gli sponsor. Quando volete qualcosa da me, sussurratelo alla telecamera e io ve lo farò avere. Non avvicinatevi alla Cornucopia MAI. Né all’inizio né alla fine … -
-E come faccio con l’arco??-
-Te lo costruisci insieme alle frecce. Se poi hai difficoltà te lo mando, ma, di certo, non ti voglio vedere coinvolta nel bagno di sangue iniziale.-
-Come vuoi … -
Poi Lilly e Joula entrarono nella stanza e ci invitarono a seguirle. Prima che me ne andassi Yurick mi prese per il braccio e mi sussurrò all’orecchio:
-Lei deve vivere- feci cenno di sì e lasciai l’attico del Distretto 12 a Capitol City forse per l’ultima volta.                                                                                                                                                                        
Fummo trasportati su un hovercraft fino all’arena. I finestrini si oscurarono dopo cinque minuti e dentro calò il buio. Poi ci misero il localizzatore nel braccio. Serviva agli strateghi per controllare la nostra posizione. A volte le telecamere non bastavano e allora ecco che c’era il localizzatore per avvertire gli strateghi che eravamo ancora vivi. Infatti conteneva una specie di sistema che permetteva di mandare un messaggio agli strateghi nel caso che il tributo morisse, ma le telecamere non lo vedessero. Era quindi impossibile scappare agli strateghi. Ti avevano in pugno. O meglio nel braccio.                                                                                                            
Quando scendemmo ci separammo. Io andai con Joula verso la stanza che portava il mio nome. Avevamo mezz’ora prima che fossi scaraventato di sopra. Ma, calcolando che ci mettemmo ben dieci minuti a raggiungere la camera giusta ( poiché era molto in profondità), il tempo che avremmo trascorso insieme si ridusse a venti minuti.               
Mi vestii. L’abito che avevano stabilito quest’anno per gli Hunger Games era una tuta grigia-nera aderente e abbastanza calda. Di solito gli strateghi ti davano dei vestiti sempre troppo pesanti o troppo leggeri per il clima che sceglievano per l’arena. Il che voleva dire che sarebbe stato caldo o sarebbe stato freddissimo. Dei due preferivo il caldo, perché di freddo ne avevo già sofferto troppo nel Distretto 12. Poi c’erano delle scarpe da ginnastica di tela. Erano tutte nere con una piccola scritta bianca: Hunger Games. Un look davvero strambo che, purtroppo, significava un’arena davvero stramba.
-Joula, secondo te quanto durano quest’anno gli Hunger Games??-
-Mah, non so … ci sono molti bravi perciò non penso più di tanto … -
-Meglio … preferisco una morte veloce-
Lei mi guardò con compassione e una lacrima rigò il suo volto.
-Ehi, tu non morirai e anche se succederà vedi bene di morire per una causa in cui credi perché non esiste morte migliore di sacrificarsi per la persona che si ama … -
-Ma io non amo Ginger!! Noi non stiamo insieme veramente!!-                               
Lei sorrise e, poi, sistemandomi una ciocca di capelli mi rispose:
-Ho visto come la guardi!! Guarda che non devi vergognarti, è normalissimo!! Del resto Ginger piace a metà dei tributi … -
-Già … non ho molte possibilità … -
-Ehi, bello non ti sottovalutare!! Lei prova qualcosa di serio per te solo che non ha ancora capito cosa è … fidati del mio sesto senso femminile!!-
Di solito dicevano che il sesto senso femminile fosse imbattibile, ma, in questo caso, Joula si sbagliava di brutto. A Ginger piaceva Chris, io ero solo il suo inseparabile amico.
-10-
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-8-
-Devi metterti sulla piattaforma-
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Mi misi sopra.
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-Torna vittorioso ragazzo innamorato!-
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La piattaforma mi precipitò di sopra. Gli Hunger Games stavano per iniziare.
POV GINGER
La piattaforma mi precipitò di sopra.  Gli Hunger Games stavano per iniziare.                                                                         
Mi guardai in giro. Eravamo sistemati su due file. Davanti i Favoriti e dietro tutti i rimanenti. Molto astuto per gli strateghi. I Favoriti avrebbero raggiunto prima la Cornucopia e di conseguenza sarebbero stati armati prima di noi. Ci avrebbero potuto ammazzare tutti subito. Patrick era due posti dopo di me, mentre Chris era davanti a me. L’ansia prese parte nel mio corpo. Scappa, scappa, corri più lontano possibile, mi ripetevo. Poi mi guardai intorno. Non c’erano alberi nelle vicinanze. Ma solo stagni, laghetti e paludi. Le foreste si trovavano a molti km di distanza. Non potevo raggiungerle in meno di un giorno. Il che voleva dire che per un giorno sarei stata vulnerabile. E in più, senza arco, ero letteralmente fritta. Un pensiero mi precipitò nella testa. “Vai alla Cornucopia”. Mi girai verso Patrick e con un piccolo cenno della testa indicai la Cornucopia. Lui capì al volo, ma fece cenno di no con la testa. Lo sapevo che aveva ragione lui. Yurick ce lo aveva proibito, ma tutte quelle armi in bella vista mi tentavano molto. Poi vidi Chris girare lievemente la testa verso di me. Con le labbra mimò: “Vai alla Cornucopia … ti  proteggo io”. Dopo questa frase ero seriamente tentata di andarmene con Patrick. Insomma, il giorno prima se ne era uscito che era pazzo d’amore per quella Perrie e ora pretendeva che mi fidassi di lui! Chris era solo un gran bugiardo. Ma l’arco era troppo bello per declinare il suo invito.
-Che i 124 esimi Hunger Games abbiano inizio-                                  
Un GONG segnalò l’inizio degli Hunger Games.   Patrick e il resto dei “NON-FAVORITI” rinunciò alla Cornucopia scappando miseramente verso le foreste. Io invece mi buttai nella mischia. Sapevo che, in quel momento, Yurick mi stava maledicendo. Non solo avevo abbandonato Patrick, ma avevo anche disubbidito ai suoi ordini. E, forse, l’avrei pagata cara. La mia corsa era non solo contro i tributi, ma anche contro il tempo. Dovevo arrivare prima che qualcun altro mi fregasse l’arco. Nella corsa, però, non ero proprio un asso e, purtroppo, non riuscii a raggiungere la mia meta che fui già attaccata da un Favorito. Era il ragazzo del Distretto 3 che mi lanciò una lancia addosso. Io la schivai appena in tempo abbassandomi, ma, non riuscii ad accaparrarmi l’arma appena lanciata, perchè un’altra ragazza se la prese. Cercò di infilzarmi mentre ero ancora sdraiata per terra e io riuscii a salvarmi rotolando. Poi mi alzai di scatto e continuai la mia corsa. Mi scontrai con un altro tributo. Era di colore e allora lo riconobbi subito: Distretto 2. Non aveva armi, ma i suoi pugni bastavano. Mi tirò un bel colpo sulla pancia e io caddi in indietro. Lui si mise a cavalcioni su di me e, con un piccolo sorriso beffardo, iniziò a torturarmi il viso con schiaffi e schiaffi. Mi avrebbe ucciso così. Brutalmente. No, io non sarei morta. Alzai leggermente il ginocchio e la mia coscia andò a colpire le parti basse del ragazzo. Lui fece una smorfia e io approfittai della sua distrazione. Presi un pezzo di stoffa che c’era per terra e glielo strinsi intorno al collo. Lui impazzì e mi picchiò con ancora più violenza, ma io non mollavo perché sapevo che mancava poco. Era un po’ come uccidere un coniglio. Non resisteva più di un minuto. A un certo punto vidi i suoi occhi spegnersi e il suo corpo senza vita mi cadde addosso. La mia prima vittima, assomigliava a un coniglio. Mi alzai in piedi giusto in tempo per vedere Sue che si prendeva il MIO arco. Decisi di lasciarla stare perché fui di nuovo attaccata. Mi salì addosso dalla schiena aggrappandosi alle mie spalle. Con le braccia mi stringeva il collo. Mi stava strangolando. Poi un coltello si conficcò sulla fronte della ragazza e lei cadde senza peso per terra. Era stato Chris, ma non avevo tempo per riflettere su quel gesto. Le strappai il coltello dalla fronte ancora insanguinato e me ne andai via correndo verso le foreste.
POV CHRIS
Dopo che Ginger se ne andò e dopo che altri tre  ragazzi furono uccisi, nella Cornucopia tornò la pace. Noi Favoriti dovevamo essere un gruppo unito, ma, in realtà, ci eravamo massacrati a vicenda. Entrambi i ragazzi del 2 erano morti, uno ucciso da Ginger e una uccisa da me, poi anche il ragazzo del Distretto 3 e entrambi quelli del Distretto 4 non ce l’avevano fatta. Quindi il FORTISSIMO gruppo dei Favoriti, era formato solo più da me, Sue e Cat, la ragazza del 3. La buona notizia era che avevamo tutte le armi e le provviste della Cornucopia (tranne un coltello che si era presa Ginger), la cattiva era che avevamo troppe persone da uccidere. Per adesso io ne avevo uccisa solo una. E l’avevo fatto per salvare Ginger.
-Ora che si fa, Chirs ?? Siamo solo in tre … -
Cercai di pensare come procedere, ma non avevo molte idee …
-Allora … dobbiamo andare alla ricerca degli altri, ma non possiamo abbandonare le provviste e le armi. Cat, tu rimarrai qui a controllare per stanotte … mi raccomando: armata. Io e Sue andremo verso la foresta con qualche arma e qualche provvista. Se non saremo di ritorno per domani sera sei libera di prendere quello che vuoi dalla Cornucopia e di andartene-.
-Va bene, vi aspetto … - disse quel “vi aspetto” quasi come se volesse dire “vi aspetto, ma per uccidervi”. Decisi di  tralasciare. Io e Sue accaparrammo un po’ di armi. Io presi una spada, un lancia e dei coltelli, mentre la mia compagna non abbandonò il suo fedele arco. Poi prendemmo del cibo per cinque giorni e tre bottiglie d’acqua, due occhiali per la notte e un  po’ di medicine. Non dimenticammo i sacchi a pelo e le coperte anche se sembrava un  clima piuttosto caldo. Bene equipaggiati partimmo salutando Cat, forse per l’ultima volta, e ci dirigemmo verso le foreste.                                                                                                                                         Raggiungemmo gli alberi solo a sera inoltrata. Stranamente non avevo sonno, probabilmente ero troppo teso per chiudere gli occhi, ma Sue non sembrava della stessa opinione. Si sdraiò per terra sopra una coperta. Non si coprì con niente perché faceva troppo caldo. Eravamo sudatissimi. Io ero quasi tentato di togliermi la maglietta, ma decisi di trattenermi almeno fino a quando Sue non si sarebbe addormentata.
-Faccio io il primo turno di guardia, dormi pure.- dissi io quasi a nessuno visto che Sue non si era praticamente preoccupata del turno di guardia e si era già addormentata. Mi sedetti su un tronco bagnato rilassandomi appena. Poi, però, sentii un urlo fortissimo. Era acutissimo. Sembrava di una bambina. Per un attimo mi venne paura che potesse essere mia sorella e così scattai in piedi. Accorgendomi della situazione mi risedetti impugnando saldamente il coltello, mentre Sue dormiva beata. Le urla continuarono. E, ogni urlo, mi scombussolava. Avevo quasi le lacrime agli occhi perché sapevo cosa le stavano facendo. Non la stavano uccidendo e basta. La stavano facendo soffrire. Non resistetti più e corsi nella direzione dalla quale provenivano i rumori.                                                                                    
Mi nascosi dietro a un cespuglio e osservai la situazione. Era la dodicenne del 7 ad urlare. Urlava perché i tributi maschi del 9 e del 10 le stavano tagliando le dita. Tre erano già cadute. Questa era un’ingiustizia. Perché farla soffrire?? Perché?!?!Non ci vidi più dalla rabbia e mi scaraventai contro i due. Uno lo pugnalai direttamente alla gola e l’altro, dopo qualche pugno, lo infilzai nella pancia. La ragazzina mi guardava preoccupata. Voleva andarsene, ma il dolore non glielo permetteva. Aveva un’aria così innocente … poggiai il coltello lontano e la rassicurai:
-Ehi calma, calma … ora ti aiuto io … - la presi in braccio sollevandola. Era leggerissima. Lei prima oppose resistenza, ma poi si lasciò andare e chiuse gli occhi.            Quando raggiunsi Sue, la vidi in piedi agitatissima. Fece per prendere l’arco, ma la stoppai.
-Ehi ferma!! La ragazzina è con noi!!-
-Cosa?!?! Ma sei impazzito?!?! Non ci serve un altro incomodo!!!! E poi perché te ne sei andato?!?! Io stavo morendo di paura!!!! E poi … O CAVOLO CHRIS!!LE MANCANO TRE DITA!!-
-Lo so ora la medico e ti prego sta calma … -
Sue voleva ribattere, ma decise di non peggiorare la situazione. Probabilmente in quel momento Capitol City e tutti i distretti stavano ridendo per quella scenata isterica e Sue non poteva permettersi di diventare lo zimbello di tutto il paese!!!                                                                                                                          
Presi della garza nel mio zaino. Poi con un po’ di acqua le pulii le ferite e le ricopersi di garza. Fissai la garza con un po’ di scotch e, soddisfatto del mio lavoro,  preparai un sacco a pelo per la ragazzina. Le donai il mio dal momento che i miei occhi non avevano nessuna intenzione di chiudersi. Lei si sistemò dentro e, prima di addormentarsi, mi fece un sorriso sdentato e mi disse un semplice, ma sincero:
-Grazie-                                    
Io non risposi, ma ricambiai con un sorriso, sotto gli occhi increduli di Sue. Poi la mia compagna mi prese per un braccio e mi fece allontanare dalla ragazzina.
-Perché  lo fai??? Stai facendo l’umile per colpire gli sponsor??-
-No Sue. Sto facendo l’umile perché voglio farlo-
Poi la nostra conversazione fu interrotta da 7 colpi di cannone. L’inno di Capitol City risuonò nelle mie orecchie e nel cielo vennero proiettate le immagini dei 7 uccisi: i tributi del 2, il ragazzo del 3, quelli del 4, il ragazzo del 9 e il tributo del 10. Tre di questi li avevo uccisi io. Le famiglie ora avrebbero pianto delle morti che avevo provocato io. Ma io avevo ucciso per proteggere le persone che amavo.
 
SPAZIO AUTRICE
ECCO ECCO L’INIZIO DEGLI HUNGER GAMES!!!!! Spero sia stato all’altezza!!! Adesso arriva la parte più bella perciò tenetevi pronti!!! Ma non posterò niente senza recensioni …. Vi voglio più attivi se no la smetto … insomma se non vi piace non ha senso continuare …
A presto (spero)
1D_we_love_4ever
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV PATRICK
Dopo una notte piuttosto movimentata, mi alzai con crampi ovunque. Ero da solo sotto un albero di castagne. Sette . Sette cuori avevano smesso si battere, mentre il mio continuava a resistere seppur avessi fame, ma soprattutto sete. Purtroppo senza i bottini della Cornucopia era difficile farcela i primi giorni quando gli altri erano pieni di armi e cibo e tu non avevi niente, ma, alla Cornucopia, noi NON-FAVORITI, non potevamo resistere. Solo Ginger ne era uscita miracolosamente illesa. Oh Ginger, Ginger … chissà se l’avrei più rivista o se sarei morto prima di poterla salutare adeguatamente. Mi venne un pensiero orribile: l’ultima immagine che avevo di Ginger era lei che si scagliava sulla Cornucopia. Non era una bella immagine. Feci di tutto per eliminarla. Pensai al suo sorriso, ai suoi occhi che si illuminavano, a lei che si divertiva, ma non ci riuscivo. Il ricordo di lei che sfidava tutti e tutto per accaparrarsi un minuscolo arco, di lei che sceglieva di rischiare per procurarsi un’arma e non di farlo per me, ritornava nella mia mente continuamente.Poi un rumore interruppe i miei pensieri. “È fatta”, mi dissi. Ora Chris sarebbe arrivato e mi avrebbe tagliato la gola a metà. Mi alzai di scatto allontanandomi il più possibile, ma poi una voce famigliare mi bloccò:
-Dove credi di andare Patrick Roum??-
-GINGER!! Sei viva!!- 
Corsi ad abbracciarla e lei rispose sorridendo. Era un momento perfetto quando mi accorsi che non eravamo soli.
-Oh già- disse lei –loro sono i miei alleati … li ho incontrati mentre ti cercavo e ho pensato che avere degli amici non sarebbe stato male … lui è Finnick, il ragazzo di tredici anni del Distretto 8 e lei è Pinny, la tredicenne del 9-
-Ciao- dissi io cercando di essere il più disinvolto possibile. Tuttavia non ottenni risposta.
-Sono molto timidi- li giustificò Ginger –comunque sono simpatici!!-
-Ok menomale … comunque io sono Patrick … beh adesso che si fa??-
-Si cerca da bere e da mangiare-
-Sì, sì, ti prego beviamo!!- supplicò Pinny.                        
Girammo per ore e ore alla ricerca di acqua, ma, al di fuori di alberi, c’erano solo paludi e stagni putridi. Per carità, avremmo anche potuto bere da lì, ma non eravamo ancora così disperati.
-Ok … acqua non ce ne. Allora o andiamo alla Cornucopia e cerchiamo di prendercela, sempre ammesso che i Favoriti abbiano lasciato le loro provviste lì, o la chiediamo a Yurick … -
-Chiediamola a Yurick-
-No, secondo me è meglio tentare con la Cornucopia- ribattè Ginger. Come al solito voleva fare la cosa più pericolosa, ma, da un lato, era la nostra unica possibilità perché Yurick ci aveva detto che non ci avrebbe mandato sponsor fino al secondo giorno e, anche se quello era il secondo giorno, dubitavo che avesse già gli sponsor la mattina.
-Ok, ma sbrighiamoci perché ci stiamo disidratando-                                                                                                                          
Camminammo per ore e ore senza interromperci, anche se i due piccoli erano stremati. In particolare Pinny sembrava non resistere più. La sua bocca era più secca delle nostre ed era completamente viola. La sua pelle si faceva sempre più gialla. Non ero un esperto, ma avrei giurato che non avrebbe resistito molto e anche Ginger se ne accorse.
-Siamo quasi arrivati- la rassicurò –manca un’ora di cammino, resisti … -
-Io … io … non ce la … facci … o- balbettò lei con la gola completamente secca. Poi cadde a terra stremata. Finnick le andò vicino e la prese per mano e, mentre io ero immobilizzato, Ginger fece di tutto per farle assumere qualche liquido. Prima di tutto le fece succhiare il proprio sudore e un po’ di resina da un albero. Poi disse a Finnick di fare un pochino di pipì. Ne uscì pochissima perché anche lui era quasi disidratato.
-Ascoltami- disse Ginger guardando il ragazzino negli occhi –ora con la tua pipì le bagni leggermente le labbra ogni cinque minuti … mi raccomando, lo so che fa schifo, ma DEVI farlo. Io e Patrick andremo alla Cornucopia, prenderemo l’acqua e torneremo da voi. Non vi muovete … resistete, vi prego-
-E se ci attaccano??-
-Tieni questo- disse Ginger porgendo a Finnick l’unica arma che avevamo a disposizione: il suo coltello.
-Ho paura- ammise il ragazzino.
-Andrà tutto bene- lo rassicurò Ginger stringendolo a sé.
Poi ce ne andammo a passo spedito sperando di essere abbastanza veloci e, soprattutto, di trovare quella dannata acqua.

POV CHRIS
-Siamo quasi arrivati??- mi chiese per l’ennesima volta Holly, la ragazzina senza tre dita che avevo salvato l’altro giorno.
-Sì, quasi … sei comoda sopra di me??-
-Molto … non peso molto, vero??-
-No tranquilla … sono abituato-
-Ecco siamo arrivati- annunciò Sue. Eccola lì. La Cornucopia. Avevamo deciso di tornare perché non avevamo trovato traccia di nessuno da uccidere e, così, avevamo concordato di ritornare da Cat. La ragazza del Distretto 3 ci sorrise beffardamente e poi disse:
-E quella chi è???? Una vittima??-
-No, lei è Holly, un’alleata!!-
-Come vuoi … non avete trovato gli altri da uccidere??-
-No, purtroppo no … Chris ne ha uccisi solo due-
-Beh, prima o poi arriveranno loro ... -                                                                                                                                                                                
Posai Holly a terra e la pregai di non allontanarsi da me, visto la gelosia che sia Sue che  Cat provavano nei suoi confronti. Non sapevo veramente come potessero odiare un tale angelo.                                                                                                                                  
Ci sedemmo tutti insieme a chiacchierare e, in quella assurda situazione, potevamo addirittura sembrare quattro amici che parlavano del più e del meno. Poi, però, sentimmo degli strani rumori. Sue prese l’arco, Cat i coltelli, io la lancia, mentre Holly andò a ripararsi dentro la Cornucopia.
Sembravano dei passi, dei passi sempre più vicini. Di colpo quattro ragazzi sbucarono dal nulla. Avevano bastoni e varie armi costruite con del legno degli alberi. Probabilmente se le erano costruite loro. Non li riconobbi subito, ma poi capii chi fossero. I tributi del Distretto 5 e del 6. Iniziarono ad attaccarci. Io mi scontrai contro uno dei due ragazzi. Era piuttosto forte, ma riuscii lo stesso a conficcargli la lancia su un fianco. Poi lui si allontanò portandosi via la mia arma. Stavo per rincorrerlo quando una ragazza mi bloccò. Con il suo bastone iniziò a picchiarmi, ma io glielo levai dalla mano buttandolo lontano e lo scontro si trasformò in una lotta corpo a corpo. La feci cadere un po’ di volte. Mano a mano che le davo pugni, sanguinava sempre di più. Il suo naso era partito e la sua bocca emetteva sgorgate di sangue.
TUM.
Un cannone irruppe nelle mie orecchie distraendomi. Un ragazzo era morto e, probabilmente, era quello che avevo colpito al fianco. Purtroppo i troppi pensieri mi fecero perdere tempo e qualcuno mi ferì alla spalla con un materiale appuntito. Era una pietra grezza che mi si conficcò facendomi cadere all’indietro. Ero per terra vicino alla ragazza semi morta per colpa dei miei pugni. Lei respirava a fatica, ma sembrava morire felice vedendo il suo assassino punito adeguatamente con la sofferenza.
TUM.
Il cannone sparò e, per un nanosecondo ebbi paura che fosse per me. Poi mi accorsi di essere ancora vivo e la voglia di vendicarmi con chi mi aveva ferito mi fece rialzare in piedi. Staccai il pezzo di pietra dalla mia spalla e serrai gli occhi per vedere meglio. Sue e Cat stavano combattendo con il ragazzo e la ragazza sopravvissuti, mentre gli altri due erano morti per colpa mia. Ma chi mi aveva colpito non era nessuno di loro. Era Patrick Roum, che era arrivato insieme a Ginger.

POV GINGER
Durante la camminata, o meglio la corsa, per arrivare alla Cornucopia io e Patrick avevamo utilizzato la nostra poca saliva per elaborare un piano. In poche parole consisteva nello sgattaiolare fino alle bottiglie, rubarle e andarsene, ma una volta arrivati lì davanti, la situazione si dimostrò essere decisamente più critica. Non perché non c’erano bottiglie, no di quelle ce ne erano tante, ma perché non eravamo soli. C’erano naturalmente i Favoriti, cioè Chris, Sue e Cat e poi c’erano tre ragazzi. Due stavano combattendo con Cat e Sue e un’altra era stesa a terra sotto di Chris. Lui la picchiava a sangue. L’idea mi fece venire il voltastomaco. Inoltre c’era un ragazzo morto per il quale era suonato quel famigerato cannone che avevo paura poter essere stato per Pinny o Finnick che, probabilmente, era stato ucciso dallo stesso Chris. Evidentemente non ero l’unica schifata, dato che anche  Patrick sembrava piuttosto sconvolto. L’unico fattore positivo della situazione era che non ci avevano ancora visto. Almeno, questo fino a quando il mio migliore amico non scagliò una pietra tagliente colpendo alla perfezione la spalla di Chris.
-NOOOO!!- urlai io –perché lo hai colpito?!?!-
-Perché è un assassino!!! Senti?? Hai sentito il cannone?? Quello per la ragazza che il tuo caro Chris a ucciso a mani nude!! E ora non perdiamo tempo … Chris sta arrivando … mi vorrà affrontare … tu vai dentro la Cornucopia, prendi la bottiglia e corri da Pinny e Finnick!-
-E tu??-
-Io se sarò ancora vivo tornerò da voi … se non vedete la mia foto in cielo questa notte aspettatemi nel luogo in cui mi avete trovato, altrimenti … vincete!!-
-Patrick … -
Chris si avvicinava sempre di più e io avrei voluto dire tante cose a Patrick. Gli avrei voluto dire chi era per me, quanto era importante … ma non mi uscii niente se non un gridolino strozzato. Se veramente doveva morire lo avrebbe fatto ricordandosi di me … agii di impulso, ma lo baciai. Lui sembrava sbigottito, ma allo stesso tempo molto più forte. D’altro canto Chris stava per scoppiare. Decisi di allontanarmi dalla zona pericolosa, non per abbandonare Patrick, ma per salvare Pinny. Corsi via lasciando i due combattere. Mi si stringeva il cuore a vedere le persone che amavo di più distruggersi a vicenda, ma non avevo scelta.
TUM.
Il cannone scoppiò. “”Noooo”, pensai. Ti prego, non Patrick, né tanto meno Chris. Poi per fortuna potei notare che era stata la freccia di Sue ad interrompere la vita di una ragazza. Per quanto si ci possa sentire sollevati dalla morte di una persona, io lo ero. Purtroppo sorgeva anche un altro problema perché, mentre Cat era ancora impegnata a combattere con l’ultimo superstite di quei quattro che li avevano attaccati, Sue puntava dritto dritto verso di me. Schivai la prima freccia. Anche la seconda, ma la terza mi colpì alla caviglia. Caddi dimenandomi dal dolore. Decisi di farmi forza. Non potevo aspettare che Sue si avvicinasse troppo a me perché se no mi avrebbe finita. Così corsi zoppicando. Ogni volta che poggiavo il piede, la mia testa scoppiava. Avevo voglia di buttarmi per terra e morire. Ma il volto di Pinny, di Finnick, di mia madre, di Chris, di Patrick. A tutti loro dovevo qualcosa e, se morivo, non potevo restituire loro il debito.
-Dove corri, Ragazza d’acqua?!?! Tanto lo sai che ti prendo!!- mi urlò Sue. Era sempre più vicina. L’unica cosa che però potevo fare era muovermi perché se lo facevo non sarei stata una preda facile per il suo arco.  Poi arrivai dentro alla Cornucopia.
TUM.
Altro cannone. Speravo che non fosse Chirs, Patrick, ma neanche il ragazzo che stava combattendo contro Cat perché se no voleva dire che, ora, anche la ragazza del Distretto 3 avrebbe aiutato Sue ad uccidermi. Cercai di non pensarci e mi misi a frugare tra le provviste. Scovai le bottiglie d’acqua abbastanza in fretta. Ne trovai quattro. Ne bevvi un sorso e subito il mio corpo si rinvigorì di potere. Le misi in uno  zainetto che mi legai accuratamente alle spalle. Sentii Sue avvicinarsi ed entrare. Io ero ancora di schiena, ma potei udire la freccia che veniva scoccata. Il mio istinto mi fece abbassare di colpo salvandomi dall’arma che andò a conficcarsi sul muro. Afferrai un coltello sul tavolo e mi avvicinai a Sue. Non fece in tempo a posizionare una freccia sull’arco che io le ero letteralmente addosso. Cademmo insieme all’indietro uscendo dalla Cornucopia. Rotolammo sul prato l’una sull’altra lottando per ottenere il coltello. Poi ci fermammo e lei si trovò, sfortunatamente per me, nella posizione superiore. Essendo sopra riuscì a strapparmi il coltello senza difficoltà, ma non aveva calcolato una cosa: indossava ancora il contenitore per le frecce sulla schiena. Non mi sembrò vero potergliene sfilare una senza difficoltà e puntargliela  sul ventre. Lei si scansò all’indietro e, mentre si contorceva, urlò:
-CHRIS!!! CAT!!!-
I due smisero di combattere contro Patrick e si avvicinarono a noi. Arrivò anche il mio migliore amico mezzo distrutto, ma ancora vivo. Prima che qualcuno mi attaccasse rubai l’arco e le frecce a Sue che era inerme sul terreno.  Ne posizionai una sull’arco teso per colpire e lo indirizzai contro Chris. Sapevo che Cat non avrebbe osato combattere contro di me senza Chris e, d’altro canto, Chris non avrebbe cercato di ribellarsi a me.
-Ora ci lasciate andare o giuro che scocco la freccia!!-
Chris mi guardava deluso. Il solo pensiero che gli potessi fare del male lo feriva, ma feriva anche me, che lo amavo. Ma quella, purtroppo, era l’unica via per uscirne.
-NOOOOOOOOOOOO-
Di colpo non capii più niente. Una bambina, che riconobbi solo in seguito, si scaraventò contro di me. Chris urlò:
-Ferma Holly!!-
Ma era troppo tardi … per difendermi avevo scoccato una freccia che aveva colpito l’innocente Holly del Distretto 7 dritta nel cuore. Chris la prese in braccio prima che cadesse per terra. Tutti urlavano impazziti. Chris sembrava volermi uccidere. Ma non riuscii a sentire le loro parole perché Patrick mi tirò via per un braccio. Ci mettemmo a correre per scappare dall’ira funesta di Chris e per raggiungere Pinny e Finnick in tempo. Il loro TUM non era ancora suonato, ma quello di Holly sì. E fu con quel rumore che scappai dal ragazzo che amavo. Un semplice TUM.
 
SPAZIO AUTRICE
HEYYY!! Ecco il settimo capitolo, spero di vostro gradimento … vi prego recensite perché ne ho davvero bisogno!!!! Ho già scritto l’ottavo capitolo, ma aspetto almeno una recensione per pubblicarlo … vi prego … I NEED RECENSIONI!!! Comunque voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito fin ora e in particolare Uzzaah, che ha scritto un bellissimo commento!!!!
Ringrazio anche chi segue la mia storia e chi l’ha messa tra preferite …
A presto (spero)
1D_we_love_4ever

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


POV GINGER
La corsa stordiva tutti i miei sensi. Non sentivo più nessun odore, per non parlare poi dei rumori. Il mio unico obiettivo era seguire Patrick senza perderlo di vista, ma la gamba ferita per mano di Sue non mi permetteva di correre velocemente. Chris, invece, era sempre più vicino. Non lo sentivo, ma qualcosa mi diceva che ci avrebbe raggiunto presto. Voleva uccidermi. Il che era assurdo. Non era colpa mia se quella ragazzina mi era piombata addosso!!! Io avevo solo risposto con il mio istinto di cacciatrice!! Se una preda mi attaccava, io la uccidevo.              
A peggiorare la situazione aggravavano quattro litri di acqua sulle mie spalle a causa delle bottiglie che ero costretta a portarmi dietro se volevo cercare di salvare Pinny. Mentre pensavo a tutte queste cose contemporaneamente, dovetti anche occuparmi della mia caviglia. Non solo mi bruciava, ma sanguinava troppo. Quattro, forse cinque ore e sarei morta dissanguata … magnifico, davvero.
-Patrick, mi devo fermare … guarda la mia caviglia!!-
Lui non fermò le proprie gambe, si limitò a dare uno sguardo fugace alla ferita.
-Puoi resistere- mi disse –devi farlo-
-Ma mi fa male!!-
-Non fare la bambina!! Devi resistere … e devi farlo non per tua madre, non per Pinny, non per Finnick, ma per me-
Dopo queste parole decisamente commoventi, mi sentii piombare chili e chili addosso. Caddi in avanti vedendo Chris sopra di me. Ecco, ci aveva raggiunto. Patrick si fermò e tornò indietro per aiutarmi.
-Non toccarla!!!!!-
Patrick diede un pugno a Chris che rispose alzandosi da me e ferendolo con un coltello. Era letteralmente impazzito. I suoi occhi mi facevano paura … sembravano assetati di sangue.                                                                                                                                                         
Mi sfilai lo zaino con le bottiglie dalle spalle e lo porsi a Patrick.
-Vai!! Corri da Pinny … io ti raggiungo lì!!!-
-No!! Ginger non ti lascio!!-
-VAIIIIII!!- urlai io. Patrick mi guardò negli occhi intensamente prima di ricevere l’ultimo pugno di Chris e di andarsene velocemente per raggiungere Pinny e Finnick. Perfetto, mi dissi. Brava scema!! Avevo scelto di restare da sola con Chris. Chris voleva uccidermi. E io sarei morta entro qualche minuto.                                                                                                                                     
Mi alzai da terra sostenendomi a un albero, ma Chris mi ributtò per terra. La mia gamba sbattè bruscamente sul terreno e io urlai dal dolore. Chris mi si sedette sopra e, tirandomi i capelli, mi disse:
-PERCHÈ L’HAI FATTO?!?!?!-
Avrei voluto dirgli tante cose, ma il dolore mi serrava la bocca. Sentivo la vita scivolarmi via, così come il sangue se ne stava andando dalla mia gamba. Chris mi diede ancora qualche pugno, ma ormai il mio corpo non sentiva più niente. La vista mi si stava annebbiando e, anche se continuava a parlare, non riuscivo a sentire niente di quello che diceva. I suoi occhi erano ancora troppo assetati di uccidermi, per accorgersi che stava uccidendo la ragazza che amava, o almeno, credevo che mi amasse.                                                                                                                                                                                              
Tenevo gli occhi aperti a fatica perché avevo paura di chiuderli, di non risvegliarmi più. Le palpebre si facevano pesanti e i mille pensieri che avevo prima nella testa si spensero immediatamente come tante piccole lampadine che cessano di illuminare. Mi rimase una piccola parte della mia mente ancora attiva, una piccola parte che mi faceva ricordare che stavo per morire. Poi i miei occhi si chiusero e il mio cuore cessò di battere.

POV CHRIS
-Ginger, Ginger, Ginger … -
La scrollai per le spalle, ma niente. Solo quando i suoi occhi si spensero, mi accorsi di cosa avevo fatto. Avevo ucciso la ragazza che amavo. Fu in quel momento che tutta la rabbia che avevo dentro per la morte di Holly, si tramutò immediatamente in paura. Non solo paura di aver perso LEI, paura di averla uccisa. In questa paura si instaurò, però, un piccolo lume lontano: la speranza. Anzi, la convinzione, che non fosse morta.                                                                                                                                                                                        
Smisi così di piangere di fronte a milioni di persone (ero quasi certo che le telecamere fossero state tutte puntate su di noi in quel momento) e mi diedi da fare. Le spinsi sul cuore cercando di farlo ribattere, ma non ebbe successo. Feci qualche altra manovra di rianimazione senza ottenere miglioramenti. Ero in preda al panico. Io non potevo perderla. Ginger era diventata tutto per me. L’unica cosa che in quei giorni mi aveva dato la forza di vivere erano stati i suoi occhi, il suo sorriso. Eppure adesso ero tutto finito, e per colpa mia.                                                                                                                                     
Cercai di calmarmi. Misi la mia fronte contro la sua. Quel gesto mi calmò, ma, subito, dopo mi agitai nuovamente per colpa di un colpo di cannone. Un TUM. No, non poteva essere per Ginger!!! Poi ragionai. Per cosa era “morta” Ginger. Non per i pugni, non erano poi così forti. Non per i capelli. Diavolo. La gamba. La caviglia si era infettata. O forse si era semplicemente dissanguata. Comunque, in questi casi, esisteva una medicina che faceva miracoli. Si chiamava semplicemente BLOOD. L’avevo vista una volta a casa di mia nonna. Ne aveva solo una confezione perché un medicinale del genere costava troppo persino per noi. Papà risparmiava da anni per comprarsene una piccola pastiglia. Essa era davvero miracolosa. Bastava posizionarla sulla ferita e quella inglobava tutto il sangue del corpo, ma ne emetteva dell’altro che bastava per rianimare una persona morta. La cosa grandiosa era che riconosceva il gruppo sanguigno al quale il sangue da curare apparteneva e emetteva nel corpo il sangue dello stesso gruppo. In poche parole se Ginger avesse avuto una di queste pastiglie si sarebbe potuta salvare. Ma costavano troppo e, probabilmente, non bastava uno sponsor. Ce ne volevano almeno sette. E, sette sponsor, erano quasi impossibili da trovare.                                                                 
-NOOOOO- 
Non ce l’avrebbe fatta. Avrei perso l’unica persona che amavo veramente. Non potevo sopportare di non vedere più i suoi occhi, di non toccare più la sua pelle viva. Poi successe l’impossibile. Un piccolo pacchetto cadde dal cielo con un paracadute. Mi alzai e corsi a prenderlo. Era una piccola pastiglia di BLOOD. Non mi feci troppe domande su come Yurick avesse fatto a procurarsela. Se c’era una cosa che era certa era che molti tenevano alla Ragazza d’acqua.                                                                                                                    
Posai la pastiglia sulla ferita. Ginger sbiancò all’improvviso, ma poi riprese colore. La ferita si rimarginò e il mio cuore tornò a battere.
-Dai … dai!!! Svegliati!!!-
Poi respirò all’improvviso tossendo qua e là per recuperare l’aria che non aveva respirato. Mi avvicinai a lei. Stranamente non scappò lontana da me, nonostante avessi tentato di ucciderla. Anzi, fece la cosa più bella del mondo. Mise una mano sulla mia guancia e mi baciò. Le sue labbra erano calde e soffici. Era come un sogno che diventava realtà. Sapevo che in quel momento mio padre, Snow, Perrie, mi stavano tutti guardando, ma a me non importava niente perché Ginger Cadlecott mi stava baciando e perché quel cannone non era il suo.

POV PATRICK
Lasciai Ginger nelle mani di quel pazzo. Chiamatemi pure codardo, meschino, bastardo, ma io non volevo lasciarla sola … era lei che me lo aveva ordinato. Mentre correvo verso Pinny e Finnick pregai con tutto il mio cuore che Ginger non morisse. Non potevo vivere senza di lei e poi adesso anche a lei piacevo. Insomma mi aveva baciato!!! Lo aveva fatto sotto gli occhi di Chris!!! Non amava quel traditore, lei amava me!!!                                                                                                                                                                                                        
Poi un rumore irruppe nella mia mente. TUM. Qualcuno era morto. Cercai di non pensare a chi potesse essere anche se il timore che potesse essere Ginger era molto. Corsi a più non posso. Dopo una buona mezz’ora arrivai dai due ragazzini. La vista che mi si presentò davanti sconvolse tutti i miei pensieri. Da una parte ero felice: il cannone non era di Ginger, ma dall’altro stavo soffrendo … Pinny era morta disidratata.
-Acqua … acqua ti prego- mormorò Finnick anche lui allo stremo delle forze. Gli diedi una bottiglia, ma gli feci bere solo qualche sorso. Lui sembrava rinvigorito e, anch’io, dopo aver bevuto, sembravo rinato. Tuttavia non eravamo felici. Pinny era morta. Noi ne eravamo responsabili. O meglio non  “noi”, il povero Finnick non c’entrava, ma io e Ginger. Avevamo perso tempo con Chris e compagnia bella e non eravamo arrivati in tempo. Se solo avessimo corso più veloci … se solo non ci fossimo fatti vedere … forse Pinny sarebbe stata ancora con noi.
-Andiamo- dissi a Finnick –dobbiamo allontanarci … ora arriva l’hovercraft-
Lui non parlò. Accennò soltanto un piccolo movimento con la testa. Poi andò a dare un piccolo bacio sulla guancia a Pinny. Quando ritornò vicino a me, fece una cosa improvvisa, una cosa che non mi sarei mai aspettato da lui. Guardò fisso la telecamera e fece il gesto delle tre dita. Nient’altro.                                                                                                                                             
Dopo che l’hovercraft rimosse il corpo di Pinny, io e Finnick ritornammo al posto dove Ginger avrebbe dovuto raggiungerci . Almeno lei era ancora viva.
-Perche lo hai fatto??- chiesi io –perché hai fatto quel gesto?? Ora gli strateghi perseguiteranno anche te … -
-Ma non riesci a capirlo??? Te lo deve spiegare un tredicenne??? Sono stufo di tutto questo … tutto il mio distretto è stufo … mia madre mi ha detto che, mentre eravamo a Capitol City, nel Distretto 8 si sono verificate delle piccole ribellioni, ha detto che acclamano la Ragazza d’acqua!!-
-Shhh- lo zittii io –non dovremmo parlare di queste cose mentre siamo in mondovisione!!-
-E che importa- replicò lui –che mi ascoltino pure … la ribellione si deve spargere e se io posso appoggiarla farò di tutto per farlo. Se gli strateghi mi vorranno uccidere lo faranno, ma io non morirò senza aiutare la mia patria. Mi sono alleato con Ginger solo per questo … perché questo paese fa schifo, perché questi giochi fanno schifo e perché oggi Pinny non doveva morire!!-
Cavolo. Un tredicenne dall’aria innocente e angelica, era 1000000000 volte più coraggioso di me. Aveva ragione su tutto. Panem faceva schifo, gli Hunger Games facevano schifo e quel giorno Pinny non doveva morire. Di colpo sentii un brivido percorrermi la schiena. Yurick mi aveva detto di non sfidare gli strateghi, ma Finnick aveva ragione … BASTA … non si poteva vivere così. Mi alzai anch’io e feci quel gesto. Il mio alleato mi guardò con aria di approvazione e poi il silenzio calò su di noi finché Ginger, mano nella mano con Chris Anderson, non arrivò tutta sorridente.
 
SPAZIO AUTRICE
Ecco l’ottavo capitolo che, come promesso, è arrivato grazie alla recensione nell’ultimo capitolo … spero vi sia piaciuto e spero che continuate a seguire la mia storia. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito, che seguono o che anche semplicemente leggono, la mia storia GRAZIE MILLE!!!! Pubblico il nono capitolo appena mi arriva almeno una recensione … perciò dipende da voi quando leggerete la continuazione (AHAHAHA sono molto cattiva). Scherzo naturalmente, però mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate!!! Perciò, RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!!!
p.s. voglio dire una cosa che non c’entra assolutamente niente con la mia storia, ma voglio comunque scriverla … voglio fare tanti complimenti a Jennifer Lawrence che, anche se non ha vinto l’oscar, per me rimane sempre il TOP!!! Brava Jenny!!!!!
1D_we_love_4ever

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV GINGER
Non so perché lo avevo fatto, ma avevo sentito il bisogno, anzi, l’impulso, di baciarlo. Era assurdo: lui mi aveva quasi ucciso e io l’avevo ringraziato con un bacio. Chiamatemi stupida, traditrice, tutto quello che volete, ma quando i miei occhi si erano spenti avevo proprio pensato a questo. Avevo vissuto la mia insulsa vita da tributo senza riuscire a baciare il ragazzo che amavo e, di colpo, la paura di non fare in tempo a baciarlo prima di morire mi aveva sopraffatto. Non sapevo per quanto tempo sarei resistita in quell’arena, ma, di certo, non sarei morta senza dire a Chris cosa provavo per lui.                                                                                                                                                   
-Ti amo- gli sussurrai dopo quel dolce contatto.
-Anch’io- rispose lui a bassa voce sperando di non essere sentito dalle telecamere.
Già, quel momento così romantico era rovinato dalla televisione. Perché tutti dovevano vedere un nostro momento intimo?!!? Perché tutti dovevano spettegolare su di noi?!?! Mi immaginavo già cosa avrebbero pensato gli abitanti di Panem nel vedermi baciare con due ragazzi diversi … probabilmente ero diventata la ragazza dai “costumi facili” degli Hunger Games, ma non mi importava più di tanto … chi mi conosceva davvero (e praticamente tutti quelli del Distretto 12 mi conoscevano) capiva cosa stavo facendo, cosa provavo …
-Adesso cosa facciamo??- chiese il ragazzo biondo poggiando la fronte contro la mia.
-Io devo andare dagli altri … -
-Ok, ti accompagno, ma poi devo tornare da Sue e da Cat o si insospettiranno … -
-Va bene-
Poggiò ancora qualche volta le sue labbra sulle mie. Era un tocco dolce, sensibile, ma piano piano aumentò la passione. Mise le mani sui miei fianchi e mi baciò il collo. Amavo quella sensazione. Amavo sentirmi toccata da lui. Amavo essere SUA. Ma dovetti interromperlo. Sapevo cosa sarebbe successo se avessimo continuato e non potevamo permettercelo di farlo agli Hunger Games. Gli poggiai un dito sulle labbra e sospirando per la fatica che quel gesto mi provocava, mi alzai in piedi distaccandomi da lui. Chris sembrò capire i miei intenti e senza protestare mi prese per mano.                                                                                                     
Camminammo per qualche ora e poi arrivammo a destinazione. Sorrisi nel vedere Patrick e Finnick stare bene, ma poi di colpo qualcosa mi fece sentire una fitta fortissima allo stomaco. Facevo fatica a respirare perché, anche se il mio cervello non aveva ancora elaborato cosa fosse successo, il mio corpo già lo aveva capito. Pinny era morta. E il suo cannone???? Quando era suonato???? Forse quando ero mezza morta anch’io … lasciai la mano di Chris e mi buttai per terra. Delle lacrime rigarono il mio volto e la voce mi uscii senza volerlo:
-Perché??!!?! Perché Snow ci tieni tanto a vederci morire??!! Perché tutto il pubblico ci gode a vederci massacrare??! Perché mentre voi esultate per la bellezza dello spettacolo ci sono famiglie che piangono per la morte dei propri figli?!?! Perché noi dobbiamo stare ai vostri ordini???!!!? Sai cosa ti dico Snow: IO NON CI STO AI TUOI ORDINI!! Fanculo!! Vuoi uccidermi … FALLO!! Avanti comanda ai tuoi strateghi di mandare una frana, un incendio, avanti fai divertire il tuo pubblico, mentre il mio cuore si blocca!! Perché la RAGAZZA D’ACQUA non ha paura di RIBELLARSI!!- mi alzai in piedi facendo il gesto delle tre dita per poi essere travolta da un’ondata d’acqua. Gli strateghi l’avevano azionata per farmi morire e io capii che avevano abboccato alla mia trappola. Ora se la Ragazza d’acqua fosse stata uccisa dagli strateghi, la popolazione avrebbe saputo perché, avrebbe saputo che lo aveva deciso Snow.
 
POV PATRICK
Mentre Ginger faceva il suo monologo teatrale ero quasi tentato di stopparla. Insomma, la stava facendo grossa. E infatti la risposta arrivò subito. Una bella marea si scagliò contro noi quattro. “Grazie Ginger” pensai mentre l’acqua mi trasportava velocemente. Ok, dovevo mantenere la calma. Come mi potevo salvare??? Allora, prima analizzai come sarei potuto morire: o scagliandomi contro una roccia o annegando. Si stava decisamente avverando la seconda. Non avrei resistito più di qualche minuto. Le cose poi peggiorarono quando Finnick mi si aggrappò ai pantaloni quasi sfilandomeli. Bene, almeno saremmo morti insieme … quanto a Ginger e Chris … non avevo idea di dove fossero. Anche se ero decisamente arrabbiato con la MIA ragazza (e sottolineo MIA perché mi aveva baciato), non potevo non essere preoccupato per lei. Insomma, di Chris non me ne fregava niente anzi, se fosse morto, mi avrebbe fatto un piacere. Non dico che sarei stato felice per una morte, ma, di certo, mi dava fastidio che ci provasse con Ginger. Chi si credeva di essere?!?! La conosceva appena e già la credeva SUA.
TONF. TONF. Io e Finnick andammo a sbattere contro una roccia. Il ragazzino non sembrava essersi fatto troppo male, mentre io mi ero ferito anche abbastanza gravemente. Avevo sbattuto due volte il torace e mi sentivo tre costole a pezzi. Sperai con tutto il cuore di non essermele rotte perché altrimenti mi sarei ritrovato nei guai. Yurick non avrebbe mai cercato uno sponsor così caro per me, anche perché non lo avrebbe trovato. Le medicine che curavano questo tipo di lesioni erano troppo care per i miei standard, o meglio per i standard dei miei sponsor.                                                       
Il dolore mi riempii la testa. Non riuscii a pensare a niente, tutti i miei pensieri erano concentrati su quelle ferite. Poi Finnick che continuava a tirarmi i pantaloni implorandomi con lo sguardo di salvarlo, mi fece ricordare di dover vivere. Mi aggrappai ad una roccia e anche Finnick fece lo stesso. Ci spingemmo un po’ verso l’alto e riuscimmo a respirare un poco per poi tornare sotto acqua. Ci tenemmo saldi allo scoglio. Piano piano mettemmo le gambe sopra lo roccia e ci salimmo sopra. Ci sedemmo tenendoci saldi alle sporgenze dello scoglio. A quell’altezza l’acqua non arrivava. Eravamo in salvo, ma se la tempesta non si placava non lo saremmo stati per molto. La buona notizia era che mi ero portato dietro le bottiglie d’acqua e, quindi, non saremmo morti disidratati, ma, adesso, un altro problema stava sorgendo dentro di noi: la fame. Era da quasi due giorni che non mangiavamo ed eravamo stremati. Cercai di non pensare a che fine avessero fatto Chris e Ginger. Non potevo sopportare di vivere senza di lei. In ogni caso, per adesso, non erano ancora morti perché nessun cannone aveva sparato.                                                                                                                            
Immerso nei miei pensieri non mi accorsi di quello che stava succedendo proprio di fronte a noi. Chris stava cercando in tutti i modi di salire su un albero, ma non riusciva ad aggrapparsi al ramo più vicino. Si dimenava come un pazzo cercandosi di salvare. Poi capii che stava cercando di salvare anche Ginger. Lei era proprio lì vicino a lui. Non la vedevo perché era ancora sotto acqua, ma intravedevo la sua sagoma. A un certo punto la paura prese possesso di me. Pregai con tutto il cuore che Chris riuscisse a salire sull’albero, non per lui, ma per Ginger. Una volta salito, infatti, l’avrebbe potuta afferrare dall’acqua e l’avrebbe potuta tirare su fino ad un’altezza sufficiente per non essere ricoperti d’acqua.
-DAI PAPPAMOLLE MUOVITI!!!!- gli urlai per incitarlo. Lui si voltò un attimo e giurai dal suo sguardo che aveva molta voglia di disintegrarmi, ma, per fortuna, non ne aveva il tempo.                                                                                                                                                                                                                                       A un certo punto finalmente riuscì ad afferrare il ramo. Si sollevò su, respirando appena per la fatica. Poi Ginger sbucò dall’acqua. Era pallida e allo stremo delle forze. Chris le sporse la mano per afferrarla. Lei avvicinò il suo braccio, ma un’onda la fece immergere sotto acqua. Per qualche secondo non successe più niente.
-AVANTI GINGER!!! CE LA PUOI FARE, IO CREDO IN TE!! AVANTI ABBIAMO BISOGNO DI TE!! NON ABBIAMO INTENZIONE DI PERDERTI!!!- gridò Chris.
“Avanti. Avanti. Dai Ginger ce la puoi fare, dai, ti prego”. Lei sembrò ascoltare i miei pensieri e riemerse dall’acqua. Afferrò la mano di Chris e lui la tirò su depositandola sulle proprie gambe. Era salva. Miracolosamente eravamo tutti salvi.

POV CHRIS
Quando la sollevai la feci sedere su di me sperando che il ramo reggesse. Lei mi mise le mani intorno al collo e mi accarezzò il petto. Sospiravamo a malapena. Non saremmo resistiti un secondo di più in acqua. Stemmo lì per un po’ mentre l’acqua continuava a sgorgare abbondante, poi piano piano iniziò a diminuire e rimase solo un piccolo laghetto di acqua salata che divideva il nostro albero dalla roccia di Patrick e Finnick. Scesi dall’albero e poi aiutai Ginger. Era così dannatamente bella da essere perfetta anche tutta bagnata e stremata dall’avventura.
-Ehi ribelle … la prossima volta pensa prima di sparlare di Snow- le sussurrai io nell’orecchio cingendole la vita. Le nostre labbra si stavano per ritoccare e il mio cuore stava pulsando all’impazzata, ma poi lei si ricordò di non essere sola. Lì, su uno scoglio ancora circondato dall’acqua c’era Finnick che ci chiamava a gran voce, mentre Patrick si dimenava dal dolore.
-Cosa gli succede, Finnick??- chiese preoccupata Ginger distaccandosi da me.
-Ha … ha … ha sbattuto contro la roccia e si è fatto male … AIUTO!! Dice che non riesce a sollevarsi … -
-Ok ok calmati … ora arriviamo-
Seguii Ginger fino allo scoglio. Ci salimmo sopra e la scena era piuttosto disgustosa. Patrick aveva la parte destra del torace senza la pelle. Si vedeva direttamente la carne. Il sangue ricopriva tutto il petto e, intorno alla ferita, ristagnava del sangue rappreso.
-Dobbiamo medicarlo o … -
-O??-
-Morirà dissanguato … - risposi io.
-FATE QUALCOSA!!- intervenne Finnick.
-Gi .. Gin … Ginger- sussurrò Patrick allo stremo delle forze prendendola per mano e appoggiando la propria testa sulle gambe della ragazza –amore non mi lasciare ti prego … -
Come l’aveva chiamata?!?! “Amore”?!?!
-No, non ti lascio … ora ci penso io – rispose lei poggiando la sua fronte su quella del ragazzo.
-Chris- mi disse lei –io non sono capace a curargli le ferite … tu lo sai fare??-
Che faccia tosta che aveva!!! Prima mi tradiva e poi mi chiedeva un favore. La scrutai malamente e lei sembrò accorgersene. Con le lacrime agli occhi mi implorò:
-Ti prego … -
-Ok sì … ti aiuto- dissi io cupo. Non morivo dalla voglia di salvare Patrick, ma decisi di non guardarlo come il mio rivale in amore, ma, piuttosto, come un amico da salvare. Mi sfilai la maglietta e ne strappai una parte. Bagnai nell’acqua il pezzo di stoffa e cercai di pulire le ferite a Patrick. Ma, ogni volta che lo sfioravo, lui si metteva a urlare come un bambino.
-Basta!! BASTA!! Ginger … fermalo!! Mi vuole uccidere-
-Calmo Patrick, va tutto bene ci sono io qui con te … Chris sta cercando di salvarti!!!- Lo rassicurò lei accarezzandogli la testa. Insomma era già abbastanza difficile salvare la pelle a un ragazzo che non sopportavo, se poi si faceva Ginger davanti ai miei occhi gli avrei spaccato la faccia.
-No … Ginger … ti prego fallo tu!! Chris ha la delicatezza di un elefante!! Mi fa male!!-
-SAI CHE TI DICO?? FATTELO DA SOLO!!! –
-Ehi Chris calmo … - mi rimproverò Ginger.
-Calmo un cazzo. Sopporto tutto, pure che lo accarezzi, ma non sopporto che mi tratti da schifo!!! Io gli sto salvando la pelle!!-
-Dai … Chris ne parliamo dopo … ora ti prego … CURALO-
-No-
-Fallo per me-
-No, vado a cacciare tanto ci serve del cibo … curalo te il tuo amore!!!!!-
-Posso andare con lui??- chiese Finnick.
-Sì, va bene andate … ma Chris, dopo dobbiamo parlare … -
Non le risposi nemmeno. Ero troppo infuriato per rivolgerle la parola. E poi avevo una fame tremenda. Lasciai lì Ginger con Patrick e me ne andai con Finnick a caccia. Solo dopo realizzai che quelle potevano essere le ultime parole che dicevo alla Ragazza d’acqua.
 
SPAZIO AUTRICE
HEYYYYY!!!! Come promesso è arrivato il nono capitolo perché siete state BRAVISSIME e avete recensito subito!!!! Perciò GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!! Voglio ringraziare tutte voi, ma soprattutto _letty2000_ (non ti preoccupare se non avevi letto la storia prima di oggi, non ti infilzo tranquilla : ) ) e Directioner_2001 ( hai visto che ho aggiornato subito??) che hanno recensito l’ultimo capitolo … come vedete sono di parola e se recensite il capitolo io pubblico subito quello nuovo che è già pronto e che aspetta solo qualche recensione : ) Comunque siete i lettori e le lettrici migliori del mondo, grazie , grazie, grazie!!!!!!!!!!!!
A presto (spero)
1D_we_love_4ever
p.s. domandina generale: preferite Patrick e Ginger o Chris e Ginger??????? HO BISOGNO DI SAPERLO

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


POV CHRIS
Ancora infuriato per la relazione tra Ginger e Patrick, me ne andai nel bosco con Finnick. Purtroppo era quasi sera e, di conseguenza, la visuale non era delle migliori per cacciare. Per tre o quattro ore girovagammo tra gli alberi senza acchiappare niente. Un po’ era colpa mia, non ero poi così bravo nell’arte della caccia, ma, un po’, era dovuto al rumore che Finnick portava dietro di sé. Parlava, parlava, parlava, non la finiva più. Mi piaceva ascoltarlo perché aveva una voce rilassante e calma che, però, purtroppo, faceva scappare tutti gli animali.
-Finnick, hai fame??- gli chiesi io.
-Sì, moltissima!!!!-
-Allora adesso stai un po’ zitto e vedrai che prendiamo qualcosa … -
-Come vuoi, ma non te la prendere con me solo perché sei nervoso che Ginger preferisce Patrick a te!!-
Serrai la mascella cercando in tutti i modi di contenere la rabbia che mi ribolliva. Quel tredicenne era troppo intelligente, aveva già capito tutto sulla mia situazione, ma, forse, era TROPPO intelligente.
-Grazie per avermelo ricordato bambinetto!!! Ora possiamo cacciare????-
Lui fece un piccolo sorrisetto per poi accennare un sì con la testa.                                                                                 Senza Finnick che parlava le cose andarono decisamente meglio. La mia lancia catturò due conigli e tre scoiattoli, mentre il mio compagno di caccia avevo raccolto qualche erba. Ormai era buio e decidemmo di tornare da Ginger e da Patrick. Avevamo una fame tremenda, ma non ci sembrava giusto iniziare a mangiare senza aspettare i nostri alleati. A proposito di alleati … io dovevo tornare da Sue!!! Ormai lei e Cat mi dovevano avere dato per spacciato …
-Ma quando arriviamo??-
-Tra poco, tranquillo Finnick-
-Bene perché sono stanchissimo-
-Avevi solo da rimanere con gli altri due!!- risposi io.
-Seee, mi sarei annoiato a morte vedendoli sbaciucchiarsi, tu sei molto più forte!!-
-Beh, se questo è un complimento … grazie!!-
-Certo che è un complimento!!! Tu sei fortissimo con quella lancia!! Secondo me riusciresti ad ammazzarci tutti in un solo colpo!! Sai, da grande vorrei essere come te!!-
Volevo ribattere dicendogli che essere me non era tutta questa meraviglia. Io mi sentivo addosso le morti che avevo provocato, a volte mi sembrava di sentire le voci dei tributi che avevo ucciso implorandomi di salvarli. Poi ero innamorato di una ragazza troppo confusa e pericolosa. Ero promesso in sposo a una donna TREMENDA. Sarei diventato il presidente degli Hunger Games. No, questa non era una bella vita. Un’esistenza del genere non l’avrei augurata nemmeno al mio peggior nemico.                                                                                                                                                                                                                                            
Ma decisi di non dire niente a Finnick. Se ero il suo eroe dovevo apparirgli positivo, dovevo essere il suo buon esempio e non dovevo preoccuparmi se il tredicenne voleva diventare come me crescendo, perché, molto probabilmente, né io né Finnick saremmo usciti vivi da quell’arena. Lui non ce l’avrebbe mai fatta, era davvero troppo piccolo e io mi ero rovinato da solo aiutando Ginger.                                                                                                                                                                                 
Quando arrivammo dove avevamo lasciato i nostri alleati, dovetti trattenermi da non uccidere Patrick. Se ne stava sdraiato sulle gambe della Ragazza d’acqua accarezzandole le guance. Ridevano e sembravano felici. Una bella coppietta. Finnick poi per fortuna mi trattenne dal saltargli addosso.
-Dai non ci pensare- mi disse.                                                                                                                                    
Cercai di ascoltarlo e ci avvicinammo ai due piccioncini. Quando Ginger mi vide il sorriso le scomparve dalla faccia e si fece improvvisamente preoccupata.
-Come stai, Patrick??-
-Non male- rispose il ragazzo –grazie alle dolci cure di Ginger sto molto meglio. Lei sì che ha le mani delicate!!-
Silenzio di tomba. Nessuno osò più spiccicare parola. Finchè Ginger non ci chiese:
-Avete cacciato tanto??-
-Sì- risposi io –grazie alle mie pesanti mani abbiamo cacciato tanto!!-
-Mangiamo??-
Accendemmo un piccolo fuoco sperando di non essere visti e cuocemmo uno dei conigli. Lo cucinò Ginger grazie alle sue “mani delicate”. Per tutta la sera io e Ginger non fiatammo. Ci fissavamo a vicenda, entrambi sconvolti per il comportamento dell’altro. Finnick e Patrick, invece, non fecero altro che parlare per tutta la sera. Il tredicenne, uno dei più grandi chiacchieroni che avessi mai conosciuto, elogiava le mie doti nella caccia, mentre Patrick continuava a ripetere quanto amasse Ginger e quanto stessero bene insieme. Fu con questi discorsi che dovetti buttare giù un coniglio insipido.
-Domani io torno da Sue- annunciai io interrompendo i discorsi dei due ragazzi.
-Vuoi dire che da domani saremo nemici??- mi chiese preoccupato Finnick. Decisi di non rispondergli perché mi faceva male ferirlo. Insomma, per lui ero come un fratello maggiore se non un supereroe, come potevo dirgli che da domani lo avrei potuto uccidere?!?!? Per fortuna Ginger mi salvò da quella situazione imbarazzante.
-Possiamo parlare??-
 
POV GINGER
Le cose tra me e Chris stavano degenerando. Come era possibile che due persone che si amassero arrivassero ad odiarsi così tanto?!?! Io non l’odiavo, diciamo che ero delusa dal suo comportamento. Mi aveva lasciata sola con Patrick che sarebbe potuto morire da un momento all’altro. Mi aveva lasciata sola in una situazione tremenda, mi aveva abbandonata per una semplice gelosia. E poi perché non capiva??? Io lo amavo. Amavo lui, non Patrick. Ma dovevo fingere di amare il mio migliore amico, un po’ per gli sponsor e un po’ per lo stesso Patrick. In quell’arena non sarebbe ancora resistito molto e io sentivo il dovere di farlo morire felice.             
-Possiamo parlare??- chiesi io infuriata dal fatto che volesse ritornare dalla sua Sue!!! Non rispose nemmeno, si limitò ad alzarsi e ad allontanarsi da Finnick e da Patrick per parlare. Io lo raggiunsi.
-Perché vuoi tornare da Sue??-
-Perché non dovrei farlo?!!? Qui, non c’è niente che mi trattiene … -
-Ma c’è Finnick che ti crede il suo eroe e poi … poi ci sono io!!-
-E proprio per te che me ne vado!!-
Colpo al cuore. Questa non me la doveva dire. Il mio cuore mancò un battito nel sentire quell’affermazione.
-Ma io ti amo!!!-
-Ah sì?!? Mi ami?!?! Non sembrava molto che mi amassi quando facevi la fidanzatina di Patrick!!! Avanti, ammettilo … mi stavi solo usando!! Volevi un alleato in più e hai finto di amarmi!!!-
-No … non è vero!!- singhiozzai io mentre una lacrima mi rigava il volto –io morirei per te!!-
-Dimostramelo-
-Vuoi che muoia??-
-No, voglio che mi dimostri che ami me, non Patrick-
Sperando che Patrick e Finnick non ci vedessero, appoggiai le labbra sulle sue e misi le mani sul suo petto. Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata per quel dolce tocco che si stava trasformando in un bacio appassionato. Era come una droga per me baciare Chris, non riuscivo mai a smettere e, quando le nostre labbra si allontanarono, dovei trattenermi dal non riavvicinarle. Poi gli misi le mani intorno al collo e gli dissi:
-Ora ci credi che ti amo??-
Lui si passò la lingua sulle labbra quasi ancora in trance per il bacio. Poi mi fissò negli occhi esitando nella risposta:
-Sì, ma non capisco perché fingi di stare con Patrick … insomma ormai gli sponsor ci hanno visto, sanno che sei innamorata di me e che stai fingendo con Patrick e allora perché lo fai??-
-Per lui … -
-Ma non capisci che così mi fai star male?!?! Non capisci che ogni volta che ti chiama “amore” io mi sento morire?!?!-
Non sapevo cosa rispondergli. Insomma, anch’io ci stavo male per la situazione, ma ero obbligata a farlo. Qualcosa mi diceva di dover far morire Patrick felice, anche se, non sapevo se fingere fosse la cosa giusta da fare. Sì, sarebbe morto felice, ma felice per una menzogna. Il fatto era che io avrei voluto amare Patrick, era il ragazzo più dolce che conoscevo, era colui che sapeva farmi stare bene sempre, avevo sempre immaginato una vita con lui, ma non ero mai riuscita a concepirlo come un “ragazzo”. Cioè, sì, certo era un ragazzo, ma non lo vedevo bello, brutto, attraente, muscoloso, lo vedevo semplicemente come un amico. Anche se amarlo era la cosa più furba perché da sempre le nostre madri sognavano il nostro matrimonio, il mio cuore proprio non ci riusciva. Insomma, era importante per me, ma quando vedevo Chris il mio cuore batteva in tutt’altra maniera. Chris non era solo una persona importante, non era solo colui con cui avrei voluto passare il resto dei miei giorni, Chris era il ragazzo che volevo anche in senso materiale. Volevo che fosse lui a toccarmi in un certo “senso”; perché un suo abbraccio era diverso da quello di Patrick. Perché quando Patrick mi sfiorava la mano era la stessa sensazione di quando me la toccava mia madre o il fornaio, ma quando lo faceva Chris … beh, la differenza si sentiva.                                                                                                                                                                                                                                                                                     
Poi l’inno di Capitol City risuonò nelle mie orecchie facendomi stringere ancora più forte a Chris.                                                                                                                                                                                   
Nel cielo comparvero le foto dei tributi deceduti in quel secondo giorno di Hunger Games. In tutto erano sei. I ragazzi dei distretti 5 e 6, quelli che avevano attaccato la Cornucopia. Poi il volto di Holly, mia vittima, comparve nel cielo notturno e Chris soffocò un singhiozzo nel mio collo. E, alla fine, arrivò il tasto dolente: Pinny. Quella dolce bambina che io non ero stata in grado di proteggere. Ero un fallimento in tutto e per tutto. Ero un fallimento con Chris, con Patrick e lo ero stata con Pinny. Quando il suo viso scomparve dalle stelle, giurai che l’avrei vendicata. L’avrei fatta pagare a Snow. Lo giurai per Pinny.
 
POV PATRICK
Quando Ginger e Chris tornarono notai un piccolo cambiamento. L’odioso Anderson non se ne sarebbe più andato. Purtroppo non sarebbe tornato da Sue e da Cat, ma sarebbe rimasto con noi deliziandoci con la sua presenza.
-In quanti siamo rimasti??- chiesi io a Ginger che intanto si era seduta vicino a Chris.
-Ieri ne sono morti sette, oggi sei … perciò siamo undici-
Detto questo non ci scambiammo più una parola e, consapevoli che il giorno dopo sarebbe stata una giornata faticosa, andammo a dormire. Anche se io non chiusi occhio. Chris, infatti, si era offerto di fare la guardia, ma io non mi fidavo di lui e, così, rimasi sveglio anch’io.
-Allora- gli dissi io –cosa provi nel vedere me e Ginger??-
Lui non mi rispose, si limitò a sorridere beffardamente.
-LEI AMA ME- continuai io piuttosto intenzionato a farlo scoppiare. Insomma, io non lo sopportavo più. Volevo che se ne andasse e, se mi avesse messo le mani addosso, allora anche Ginger si sarebbe accorta di che razza di ragazzo avevamo come alleato. Era troppo impulsivo, testardo e vendicativo. E poi era troppo forte, troppo bello, troppo muscoloso. Aveva la capacità di attirare l’attenzione di tutti. Escludendo Ginger, anche Finnick ne era rimasto colpito. Lo considerava un eroe, ma non sapeva che Chris Anderson fosse solo un tributo come gli altri. Non era diverso da Sue o da Cat, erano fatti della stessa pasta. Eppure nessuno sembrava capirlo. Insomma era un ASSASSINO, ma né Ginger né Finnick lo consideravano come tale.
-Quanti baci ti ha dato??- mi chiese lui.
-Che ne so, mica li conto … saranno centinaia, ormai ho le labbra screpolate!!!- mi vantai io. Ok, lo ammetto. Stavo esagerando soprattutto perché di baci me ne aveva dato solo uno, ma la soddisfazione di vedere la faccia di Chris per quella affermazione, mi fece continuare:
-E poi quando mi coccola, quando mi toglie la maglietta … WOW, non puoi immaginare!!-
-Va bene ho capito, smettila-
-No, ma poi devi anche sapere quando mi … -
-Ho detto zitto-
-E poi quando … -
-ZITTO- mi urlò lui. Stavo per continuare perché non mi ritenevo ancora soddisfatto dalla sua reazione, volevo che gridasse di più, volevo che si facesse sentire anche da Ginger, ma poi capii che mi aveva zittito per un’altra ragione. Dal bosco provenivano degli strani rumori. Come degli zoccoli che si avvicinavano sempre di più.
TUM. Un cannone sparò la morte di un tributo. Ginger e Finnick si alzarono di soprassalto. In fretta raccolsero i sacchi a pelo e le provviste negli zaini. Iniziammo tutti a correre dalla parte opposta dei rumori perché sette cinghiali assetati di carne umana si dirigevano verso di noi.
 
SPAZIO AUTRICE
Ecco a voi, servito su un vassoio d’argento, il decimo capitolo!!! Sinceramente, non mi piace tanto, insomma non mi soddisfa … L’unica giustificazione che ho a mio favore è che, quando l’ho scritto, avevo la febbre a 38 gradi, quindi magari non è del tutto colpa mia … In ogni caso, non siate troppo duri con me nelle recensioni, sono perfettamente consapevole che non è venuto bene questo capitolo, ma vi prometto che il prossimo sarà SENSAZIONALE!!! Del resto sono un essere umano, posso sbagliare!! Ma voi, da bravi lettori, mi perdonerete per questo schifoso capitolo, vero?? Beh, ora basta parlare di quanto faccia schifo questo capitolo e parliamo invece di come siete stati bravi a recensire l’altro capitolo!!! GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!!!!!! Vi prego continuate a dirmi cosa ne pensate e vi prometto che, con qualche recensione in questo capitolo, pubblico subito l’undicesimo!!!!
Vi prego ho bisogno di sentire i vostri pareri!!!
A presto (spero)
1D_we_love_4ever 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


POV PATRICK
Le mie gambe stavano per cedere. Ancora qualche minuto di quella corsa indemoniata e sarei morto e non a causa dei cinghiali, ma del mio corpo troppo debole. Mentre per Chris sembrava un gioco da ragazzi. Avevamo percorso non so quanti km nell’ombra più oscura della notte, sotto della fitta pioggia (piccolo regalino degli strateghi), inseguiti da dei cinghiali assassini, eppure, Chris sembrava stesse facendo la cosa più semplice del mondo. O meglio, questo, finché non dovette portarsi Finnick sulle spalle. Il tredicenne infatti, in quanto stremato, non riusciva più a correre. Ma anch’io ero stremato, perché allora nessuno mi portava sulle spalle?!?!                                                                                                                                                                                                                                                                                                      
-Aaaaahhh!!!-
Ginger era stata colpita. Un cinghiale l’aveva azzannata da dietro buttandola a terra. Prima che potessi anche solo analizzare la scena, Chris mollò Finnick a terra e si precipitò da Ginger. Colpì i cinghiali che le stavano attorno che, altrimenti, l’avrebbero sbranata di brutto. Poi mi avvicinai anch’io.
-Ginger, ce la fai ad alzarti??- le chiesi io preoccupato.
-No … no … mi fa male la spalla!!!-
Guardai la sua ferita. Era ridotta davvero male. A parte il sangue che sgorgava a gogò, temevo che si fosse rotta qualche osso.
-Finnick, SCAPPA!!!- urlò Chris, mentre prendeva in braccio Ginger.
-Ehi, che stai facendo?!?!- mi lamentai io.
-La salvo, MUOVITI!! Coprimi le spalle con i cinghiali!!-
O certo. Io dovevo scontrarmi contro quelle bestie inferocite, e lui si sarebbe preso tutto il merito di aver salvato Ginger!!! Cercai di non pensarci e mi concentrai sui cinghiali. Uno mi saltò addosso, ma io lo infilzai con un coltello. Inutile dire che mi sentivo un figo pazzesco dopo aver ammazzato una bestiaccia, ma inutile anche dire che con le altre sei mi andò peggio. In poche parole me ne scappai a gambe levate. Ma il problema non era ancora risolto perché continuavano ad inseguirci. Correndo, correndo, correndo, facemmo un grosso errore: arrivammo alla Cornucopia.                                                                                                
Grazie a Dio era deserta. Ma ci accorgemmo subito di non essere soli … infatti il ragazzo del Distretto 7, un omaccione tutto muscoli, stava scappando anche lui dai cinghiali. Probabilmente si trovava nelle nostre vicinanze insieme a un alleato che, però, era morto. Il cannone che aveva sparato doveva essere il suo. In ogni caso non mi feci troppi problemi, insomma, un tipo del genere ci avrebbe potuto seriamente aiutare contro i cinghiali. Probabilmente aveva un fisico migliore di quello di Chris, il che era tutto detto.                                                                                                                                          
Comunque, quando arrivammo alla Cornucopia capimmo che eravamo in trappola perché ormai i cinghiali ci avevano raggiunto. Era come se avessero messo il turbo e, in effetti, l’avevano letteralmente messo. Dalle zampe, infatti, fuoriusciva una specie di fiammella come se contenessero un motore interno. “Bella invenzione” pensai tra me e me, “grazie strateghi”.
 
POV CHRIS
Corsi dentro alla Cornucopia lasciando Patrick, Finnick e il ragazzo del 7 a combattere contro i sei cinghiali. Ma non potevo fare altrimenti perché Ginger perdeva sempre più sangue. La poggiai a terra alla ricerca delle garze per fasciarla, anche se, non trovai di meglio della carta igienica. Vedendola sempre più pallida decisi di non mettermi a cercare altre robe e, così, iniziai la mia operazione di salvataggio. Le sfilai la maglietta e anche il reggiseno. In una situazione del genere sarei stato lì ad osservare un po’ cosa c’era davanti ai miei occhi, ma, non ne ebbi il tempo. Le arrotolai la carta intorno alla ferita bloccandone il flusso. Da un lato mi sentivo più tranquillo, ma dall’altro ero preoccupatissimo. E se la ferita si fosse infettata?!?! Decisi di non pensarci, anche se non ne potevo fare altrimenti. Ora che io e Ginger c’eravamo di nuovo riavvicinati, era successa una disgrazia. TIPICO.                                                                   
Poi lei si bagnò un po’ le labbra e la mia lingua non volle sentire ragioni.  La baciai sperando che quella non fosse l’ultima volta che provavo quella sensazione. Piano piano la mia mano si spostò verso il suo petto. Non potei fare a meno di toccare il suo capezzolo destro, ma mi ripresi subito perché, anche se l’unica cosa che volevo davvero fare fosse stare con lei, dovevo salvare i miei amici là fuori.                                                                                                                                          
Le rimisi la maglietta di controvoglia, la baciai ancora una volta e, con la visione del suo dolce sorriso, me ne andai a uccidere i cinghiali.                                      
La situazione si poteva definire tragica. L’unico aspetto positivo era che, di cinghiali non erano rimasti che dei semplici corpi morti, la cattiva era che Patrick e Finnick stavano per fare la stessa fine per colpa del ragazzo del Distretto 7.
-Ehi tu!!!- gli urlai io –prenditela con me!!!-
Lui buttò Patrick bruscamente a terra e poi si diresse verso di me correndo. Non aveva armi, ma qualcosa mi diceva che i suoi pugni sarebbero bastati. Io, invece, avevo un coltello, ma non feci in tempo a estrarlo che mi si scaraventò addosso. Il suo peso mi fece cadere a terra e lui si sedette sopra di me. Mi diede un bel po’ di pugni, ma poi io lo colpii ribaltando la situazione. Io sopra di lui, mi vendicai dei dolori che mi aveva provocato. Andammo avanti così per qualche minuto, ma poi per fortuna Patrick e Finnick mi aiutarono . Il mio rivale in amore insieme al piccolo tredicenne sollevarono il ragazzo del 7. Quello li buttò a terra nuovamente, ma il suo gesto mi diede il tempo di agire: estrassi il coltello e lo pugnalai. Nonostante due colpi secchi al petto, quello era ancora vivo e intento a vendicarsi. Mi tolse il pugnale dalle mani, mi fece cadere a terra e si sedette sulle mie gambe. Facevo di tutto per ribellarmi, ma era troppo forte anche per me e per tutti i miei anni di insegnamento. Il mio naso e la mia bocca sgrondavano sangue a più non posso, mentre il coltello stava per addentrarsi nel mio cuore. Chiusi gli occhi cercando di non pensare che stessi per morire. Cercai di pensare a tutte le cose belle della mia vita, ma ne ricordai solo una: Ginger. Desiderai fortemente di poterla vedere ancora una volta, poterla toccare ancora una volta. Poi il mio cuore si bloccò alcuni secondi e non successe nulla. “Sono morto” pensai, ma poi sentii il rumore di un cannone.
TUM. Era il mio?? No, non era il mio. Aprii gli occhi giusto in tempo per vedere il ragazzo del 7 dimenarsi come un pazzo per poi morire. Una freccia l’aveva colpito in piena testa. Guardai chi l’avesse scoccata e lì, sulla porta della Cornucopia, con un arco in mano, ansimante per la fatica, c’era la mia ragazza.
 
POV GINGER
Dopo che Chris se ne andò, lasciandomi praticamente imbambolata, le cose andarono meglio anche se la ferita continuava a bruciarmi. Rimasi lì ferma per un po’ di tempo, ma poi, non riuscendo più a stare immobile mentre i miei amici rischiavano di morire, mi alzai. Presi l’arco e le frecce pronta per uccidere una marea di cinghiali, ma, di quelle bestie non c’era più traccia, dovetti accontentarmi di un ragazzo che stava per uccidere il mio amore. Scoccata la freccia mi mancarono qualche battito. Non ce la facevo più a stare in piedi, un po’ per la ferita e un po’ per la corsa. Ma, quando vidi Chris sorridente che mi si avvicinava correndo, decisi che ne fosse valsa la pena. Il viso era pieno di sangue e il sudore gli bagnava tutto il corpo. Eppure, anche così, era il ragazzo più bello del mondo.
-Dobbiamo andarcene … - disse Patrick –ora gli hovercraft porteranno via il corpo del ragazzo del Distretto 7 e, comunque, non possiamo restare alla Cornucopia, non è sicura!!!-
-Hai ragione, andiamo-
-Ginger, dovremmo curarti le ferite- mi disse preoccupato Chris.
-No, non fa niente – risposi io –ora andiamo-.
Così ci incamminammo verso la foresta, ma, per la sera, non eravamo ancora tra gli alberi.
-Fermiamoci vi prego … - implorò Finnick.
-E dove?!?!- rispose acido Patrick –in una palude?!?!-
-Patrick forse va bene anche qui … insomma siamo tutti troppo stanchi … -
-Vicino a questa palude, Ginger?!? No grazie, io qui non ci dormo, ma se volete stare solo tu e il tuo ragazzo, prego, fate pure!!!-
-Calmati Patrick … -
-Perché mi dovrei calmare, Ginger?!! Guarda che l’ho capito che vi fate alla stragrande quando non vi vedo!!! Sai cosa odio di te?!?! La tua falsità … -
Detto questo Patrick si allontanò a grandi passi da noi. L’avrei anche rincorso, ma Chris mi guardava male. Sapevo che prima o poi avrei dovuto scegliere tra i due e, visto che la scelta mi era chiara, decisi di rimanere col ragazzo che amavo, sperando che questo non volesse dire non rivedere più il mio migliore amico.            
-Dai, vieni qui, ti pulisco la ferita … - mi disse Chris prendendomi dolcemente per mano.
-Io vado a raccogliere un po’ di legna per il fuoco, arrivo subito-
-Ok, ma non ti allontanare troppo, Finnick. Ritorna tra dieci minuti, massimo, chiaro??-
Il ragazzino fece cenno di sì e poi si allontanò.                                                                                                                           
Rimasta sola con Chris mi sedetti sulle sue gambe. Piano piano lui mi sfilò la maglietta. Sapevo che lo aveva già fatto alla Cornucopia, ma lì non ero praticamente cosciente. Invece adesso potevo sentire le sue dolci mani entrare a contatto con la mia pelle. Quando poi mi sfilò il reggiseno stavo per morire. Avevo sognato quel momento per un sacco di tempo, ma nei miei sogni non c’era mai la diretta televisiva a Capitol City e a tutti i distretti. Sperai che mia madre non rimanesse troppo delusa dal mio comportamento, insomma agli Hunger Games uno non dovrebbe preoccuparsi di queste cose …                                                                                                                                                                                   
Chris mi lavò la ferita con dell’acqua. Poi mi rifece l’impacco con la carta igienica.
-Grazie- sussurrai io nel suo orecchio. Misi le braccia intorno al suo collo e appoggiai le labbra sulle sue. Quando le distaccai lui iniziò a sbaciucchiarmi il collo. Avrei continuato per ancora tanto tempo, ma mi ricordai che Finnick stava per tornare. Mi rivestii e aspettai che il ragazzino tornasse. Pensavo che la terza giornata degli Hunger Games sarebbe finita così, ma un urlo dal bosco mi fece capire che quel giorno era tutt’altro che concluso. 
 
SPAZIO AUTRICE
DA DA DAN … DA DA DAN … (musica da suspence)
Che sarà successo?!?! Ok, tenetevi forte perché il prossimo capitolo è pazzesco. Lo so, questo non è niente di che, ma il prossimo è … è … SUPER!! Fidatevi!! Questo mi serviva solo come passaggio per il prossimo e in ogni caso siamo molto vicini alla fine … Siccome non ho molto da dire su questo capitolo (a parte commentare la coppia Ginger-Chris) vi svelo un’anticipazione della fine … Pronti????????
Moriranno un bel po’ di personaggi, anche molto importanti.
Ora, non vi voglio lasciare nell’ansia totale … ma, già tra due capitoli (mi sembra) dovremo dire addio a un grande amico e poi, tra un po’, dovremo dire anche addio a … a …
Mi dispiace, non posso dirvelo!!! (Che cattiva che sono!!) Ahahaha scherzo naturalmente, ma non voglio rovinarvi la sorpresa … Secondo voi chi morirà?? Scrivetelo nelle recensioni, appena ce ne sono un po’ pubblico il prossimo capitolo!!!
Infine voglio ringraziare chi segue questa storia, chi l’ha recensita, davvero GRAZIE!!!!
A presto (spero)
1D_we_love_4ever

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


POV CHRIS
Io e Ginger ci mettemmo a correre verso quelle urla. Sembrava la voce di un bambino e io non potei fare a meno di pensare a Finnick. La forza che mi faceva correre verso di lui, nonostante la stanchezza, era la paura di non rivederlo più. Dopo Ginger, era la persona a cui tenevo di più anche se ostentavo a dimostrarlo. La verità era che avevo paura. Rimanevamo sempre di meno e solo uno sarebbe stato il vincitore. Non volevo che rimanessimo solo più io e Finnick nell’arena, ma se fosse successo, l’avrei dovuto uccidere ed era meglio che lui morisse per mano di un nemico, non di un amico. Per non parlare poi di mio padre e di Snow che mi stavano vedendo. Probabilmente già mi stavano maledicendo per la storia con Ginger, se poi mi fossi dimostrato debole anche con Finnick, sarebbe stata la fine. Se fossi tornato a Capitol City mi avrebbero sgridato per la Ragazza d’acqua, non volevo che lo facessero anche per il tredicenne del Distretto 8. Ma cosa volevo e cosa facevo perché il mio corpo me lo ordinava, erano due cose ben distinte.                                                                              Mentre raggiungevamo quelle voci l’inno di Capitol City iniziò a riempire l’aria vuota dell’arena e furono proiettate le immagini dei due morti del terzo giorno. La ragazza del Distretto 8 massacrata dai cinghiali e il tributo tutto muscoli del 7, vittima di Ginger. Rimanevamo in nove: io e Sue, Cat, Finnick, la ragazza del Distretto 10, entrambi dell’11, Ginger e Patrick. La faccenda si faceva più complicata: dopo aver fatto fuori quella del 10 e quelli dell’ 11, chi avrei ucciso?? Cercai di non pensarci e di concentrarmi su quelle urla, ma, col rumore dell’inno, non sentii più niente. E lo stesso Ginger che si fermò con me nel vano tentativo di rintracciare Finnick. L’inno, però, durò troppo e, quando finì, le grida erano troppo lontane per rintracciarle. “Grazie strateghi … tempismo perfetto per l’inno!”
-Che facciamo ora??-
-Tu devi riposare- risposi io abbracciandola.
-E Finnick??-
-Lo cerchiamo domani mattina, ora dormi io faccio la guardia-
Tornammo alla palude dove ci eravamo fermati prima di sentire le urla di Finnick. Ginger si sistemò in un sacco a pelo visto che le temperature stavano decisamente scendendo. Io mi posizionai vicino a lei e, dopo averle dato il bacio della buonanotte, piombò in un sonno profondo.
LA MATTINA DOPO
Avevo chiuso gli occhi intorno alle tre di notte e poi, convinto che fosse passato poco tempo, mi ero addormentato. Mi svegliai con un dolce bacio sulle labbra.
-Buongiorno dormiglione- disse lei in modo dolce –ho già preparato gli zaini e la tua colazione … mangia per strada, ora dobbiamo andare nella foresta … qui non è sicuro e poi dobbiamo trovare Finnick e … -
Probabilmente stava per dire Patrick, ma si fermò prima di darmi un dispiacere. Mi diede ancora un bacio e poi iniziammo a camminare. La colazione che mi aveva preparato Ginger in poche parole consisteva in qualche erba mischiata con una salsina strana. Non dissi alla mia ragazza che non mi piaceva, cercai di buttare giù sapendo che non era colpa sua, ma degli alimenti con cui era costretta a cucinare.                                                                                                                                                                                         
2 ORE DOPO
Eravamo ormai ben addentrati nella foresta, ma non c’era traccia di Finnick. Praticamente era una caccia al nulla, dal momento che non sapevamo chi o che cosa lo avesse rapito. L’unica cosa che sapevamo e che, forse, ci dava la forza di cercarlo, era che era ancora vivo.
-Guarda- disse Ginger indicando dei punti nel terreno –devono essere passati da qui-
-Come fai a saperlo?? Insomma, io vedo solo verde … -
-Ci sono delle foglie leggermente strappate e delle piccole righine che lasciano le suole delle scarpe. Ci sono tre tipi di righe il che vuol dire che da qui sono passate tre persone sta notte o al massimo l’altra notte … -
-Finnick e i suoi rapitori!!!!- dissi io speranzoso.
-O forse … Finnick, il suo rapitore e Patrick … -
-Ti manca??-
-Chi?-
-Patrick … -
Lei mi guardò a denti stretti come un piccolo coniglio in trappola. Poi sospirò e mi abbracciò.
-Sì, mi manca, ma non vuol dire che lo amo … -
-Allora lo troveremo- risposi io.
Poi ci distaccammo e continuammo la nostra ricerca inseguendo queste famigerate trecce che Ginger sosteneva di vedere finché non arrivammo ai piedi di una collina.
-Le tracce salgono sopra-
-Ok, seguiamole-
La salita fu più stancante del previsto, ma la vista in cima era sensazionale. Si vedeva la Cornucopia, le paludi e poi le foreste. Tutte l’arena nel suo splendore.
-Bello-
-è tutto finto, è solo un’arena digitale … - rispose secca Ginger giusto per migliorare il morale. Probabilmente era stremata dalla situazione. Non solo aveva bisticciato con Patrick, ma avevamo perso Finnick ed era solo colpa nostra. Volevamo stare da soli e allora gli avevamo dato il permesso di andarsene. E ora avevamo seguito delle tracce per niente. Avevamo sudato, eravamo stanchi morti e tutto per una semplice vista dell’arena. Ma quando sentii Ginger urlare capii che, le orme che avevamo seguito, erano giuste.
 
POV GINGER
Mi sentii stritolare il collo e le spalle. Mi divincolavo come una pazza sperando che Chris mi notasse. Non riuscivo a chiamarlo perché ogni grido mi si soffocava nella gola. Alla fine mi uscii un singhiozzo strozzato che, però, fece distogliere gli occhi del mio ragazzo dalla vista dell’arena. Quando si girò, si fermò ad osservarmi. “Insomma che aspetti … AIUTAMI!!” pensai, ma poi capii per cosa era così scombussolato. La cosa o la persona che mi stava stritolando era completamente invisibile e, anche se io potevo sentire le sue possenti braccia attorcigliarsi sul mio collo, non potevo vederle. Chris si avvicinò comunque e tastò il nemico invisibile. Accorto dell’inganno mi liberò da quella stretta presa. Caddi a terra cercando  di recuperare il fiato, mentre Chris menava colpi all’aria nella vana speranza di colpire qualcosa. Come si poteva distruggere un nemico invisibile?!?!?                                                                                                                                                             
Poi venni sollevata da terra e portata verso il dirupo della collinetta.
-CHRIS!!!!- lui se ne accorse troppo tardi e i suoi occhi azzurri furono l’ultima visione che ebbi prima di essere scaraventata da 30 metri di altezza.
-NOOOOOOO!!!-
 
 
 
 
Quando mi alzai era notte. E mi faceva male la testa. Ero in una grotta con un caldo fuoco acceso. E un grande mal di testa offuscava tutti i miei sensi. Cosa era successo?? Non ero con Chris?? E chi mi aveva buttato di sotto??? E Patrick dove era??? E Finnick?? Basta. Questo era tutto quello che mi ricordavo. Sapevo di essere agli Hunger Games, sapevo che c’era il mio migliore amico, sapevo che c’era un tredicenne mio alleato, sapevo che mi avevano buttato di sotto da un’altura. Mi ricordavo mia madre e tutto il mio Distretto, il mio nome e … basta. Non sapevo chi fosse il mio mentore né tantomeno chi fosse già morto negli Hunger Games. Ma soprattutto c’era un nome che mi tormentava: Chris. Chi era?? Come era fatto?? Non mi ricordavo nient’altro che dei semplici occhi azzurri che mi guardavano mentre venivo buttata giù dal dirupo.
 
POV PATRICK
Passeggiavo nella foresta cercando di scaldarmi dal freddo che riempiva quel quarto giorno degli Hunger Games. Passai vicino a un fiumiciattolo, straordinariamente di acqua dolce. Ne bevvi a più non posso e rimasi un po’ lì a contemplare il paesaggio. Alberi, foglie, piccoli scoiattoli, aria pura. Ecco cosa vedevo. Ma poi mi misi ad osservare meglio e qualcosa entrò nel mio campo visivo. Ginger era sdraiata, o meglio svenuta, in mezzo al fiume. Un cannone aveva sparato circa venti minuti prima, sperai con tutto il cuore che non fosse il suo. La sollevai e la portai fuori dall’acqua. La misi per terra e iniziai le operazioni di rianimazione. Le regolarizzai il battito cardiaco e le feci il respiro bocca a bocca. Con mia grande fortuna il cannone non era il suo, respirava ancora.
-Grazie- sussurrai io posando la mia fronte su quella della ragazza. Poi la presi in braccio e la portai in quello che era diventato il mio riparo per la notte. L’asciugai meglio che potei e accesi un fuoco per riscaldarla. Respirava, ma molto lentamente quasi con fatica. I suoi occhi non avevano nessuna intenzione di aprirsi anche se, per fortuna, il suo corpo stava riprendendo vita. Le guance si stavano colorendo di quel rosa che caratterizzava il volto della Ragazza d’acqua. Mentre la osservavo non potei fare a meno di pensare a Chris e a Finnick. Cosa era successo?? Dov’erano?? E perché avevano lasciato Ginger nel letto di un fiume?? Le mie domande furono interrotte dai bei occhi verdi di Ginger che si aprivano.
-Ehi, come va???- le chiesi io preoccupato. Lei sembrò analizzare la situazione, quasi come se provasse a ricomporre i pezzi di un puzzle mezzo distrutto.
-Sto … sto bene-
-Che è successo??-
-Io … io … non so … sono caduta, qualcuno mi ha spinto e … e poi … non so, non ricordo … io, io stavo cercando Finnick e … e … poi sono andata su una collina e … qualcuno mi ha attaccata … c’era un ragazzo con degli occhi azzurri … un certo Chris-
-Un certo Chris??-
-Sì, perché??-
Cioè, aveva detto un “certo”?!?! Il ragazzo che amava tanto si era trasformato in un “ certo”?!?! Lo sapevo che non ne era innamorata!!! Non si ricordava di lui, ma di me sì!! Per lei contavo più io del il belloccio della situazione!!
-No, niente, niente … comunque ti faccio un riassunto della situazione così ti è più chiaro tutto: siamo agli Hunger Games, precisamente al quarto giorno e siamo rimasti in otto. Il nostro mentore si chiama Yurick e tu sei famosa per essere la “Ragazza d’acqua”-
-Sì, questo me lo ricordo … -
-Bene … comunque io, te e Finnick eravamo alleati, ma Chris Anderson si è messo in mezzo e l’ha rapito … noi lo abbiamo inseguito, ma poi lui ti ha spinto giù dal dirupo … io sono sceso subito e ti ho salvata, mentre Chris si è tenuto Finnick!!!-
“Ben ti sta, Chris” pensai “ora vediamo se le piacerai ancora!!”.
-Noi … noi dobbiamo trovare questo Chris e ucciderlo-
-Sì, Ginger … è pericoloso … lui e le sue alleate: Sue e Cat-
-Ok … che aspettiamo, andiamo!!!-
Lei si alzò di scatto, ma poi si risedette subito dalla stanchezza.
-Ehi, devi riposare … partiremo domattina per ucciderlo!!-
-Ok-
La giornata passò così. Mangiammo, parlammo e io le raccontai ancora un po’ di Chris. Finalmente mi ero vendicato di quel tizio!!! Provavo un certo gusto ad essere cattivo, ma io non lo facevo per cattiveria, ma per amore …                                                                                                                    
Arrivò la sera e lei si addormentò come un sasso. Le spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio contemplando la sua bellezza. Beh, una cosa dovevo dirla, Chris aveva buon gusto in fatto di ragazze!!                                                                                                                                                                      
L’inno di Capitol City risuonò nella notte del quarto giorno. Di morto ce ne era solo uno: la ragazza del Distretto 10. Il suo cannone era quello che credevo di Ginger. Eravamo rimasti in otto: Chris, Sue, Cat, Finnick, i ragazzi dell’11 e io e Ginger, ma presto Chris Anderson lo avrei distrutto.
 
SPAZIO AUTRICE
BEH?? Che ne pensate di Ginger che pensa che Chris sia cattivo?? Quanto, secondo voi, questo influenzerà nel loro rapporto????
Non mi infilzate, ma dovevo farlo. Era da mesi che progettavo una perdita della memoria di qualche personaggio e non ho potuto fare a meno di scriverla :)
Comunque spero che vi sia piaciuta questa parte!!!! Ah, nel prossimo capitolo, come ho già annunciato la scorsa volta, morirà qualcuno di importante … e ci sarà anche uno scontro Chris-Ginger … Lascio a voi ogni immaginazione …
In ogni caso continuate a recensire perché il prossimo capitolo arriverà con qualche recensione!! In ogni caso, ci tengo a ringraziare coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli … in particolare Directioner_2001 che è sempre molto gentile e che recensisce sempre!!! Grazie, grazie, GRAZIE!!!!
Ora vado, mi dileguo
A presto (se recensite :) )
Baci
1D_we_love_4ever

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


POV CHRIS
Dopo che Ginger venne buttata di sotto io non feci in tempo a salvarla che il mio nemico invisibile mi ributtò indietro. Caddi a terra dolorante e, sopra di me, si sistemò l’altro tributo. Sentivo tutto il suo peso addosso e poi le sue mani iniziarono a stritolarmi il collo. Ma, ormai, non era più un nemico “invisibile”. Sapevo che era sulle mie gambe … dovevo solo prendere il coltello dalla cintura ed uccidere quel mostruoso essere che aveva scaraventato la Ragazza d’acqua di sotto. Passò qualche minuto e la mia mano non riusciva a raggiungere quel dannato pugnale. Intanto mi sentivo scivolarmi via la vita, come della semplice acqua che se ne va su un letto di un fiume. Il mio collo tentava di resistere, ma iniziava a mancarmi l’aria, la saliva, tutto. “È la fine” pensai “ora ritorno da te, Ginger”. Ginger. Ecco cosa mi diede la forza di vivere. Non sarei morto, l’avrei vendicata. Glielo dovevo.                                                                                                                     
Impugnai il coltello e colpii un punto indeterminato nell’aria.
-Ahh- sentii gemere.                                                                                                                            
Poi sferrai colpi e ancora colpi finché il peso che avevo addosso mi si scivolò lentamente dalle gambe.
TUM.
Cercai il corpo del tributo che avevo appena ucciso e, dopo averlo trovato, gli sfilai un mantello che indossava. Era quello a renderlo invisibile. O meglio, a renderLA. Avevo, infatti, appena ucciso la ragazza del Distretto 10.                                             
Recuperai il fiato prima di alzarmi. Dovevo ancora capire pienamente cosa era successo. Ginger era morta. E con lei il mio cuore. Perché lei e non me?? Perché la ragazza più dolce, la più gentile, l’unica ragazza perfetta sulle faccia della Terra, era dovuta morire?? Io lo sapevo. Perché Snow lo voleva, voleva la sua morte e, ora, si poteva definire soddisfatto. Se fossi tornato dagli Hunger Games mio padre avrebbe fatto credere a tutti che, il mio interessamento per Ginger, fosse stato solo una trovata strategica. Mi sarei sposato con Perrie e, ogni anno, avrei visto 23 ragazzi morire, per colpa mia, per colpa del presidente degli Hunger Games. Forse era meglio finirla qui. Un bel coltello piantato nel petto e basta. Ormai Ginger l’avevo vendicata e ormai, senza di lei, la mia vita non aveva più senso. Ma poi pensai che la Ragazza d’acqua non avrebbe voluto questo; lei avrebbe voluto che vivessi e la ricordassi e non che morissi per lei.                                                                                                                 
Accaparrai gli zaini e mi misi in cammino. Dovevo ancora trovare Finnick e non avrei permesso che morisse. Almeno lui lo avrei salvato.
LA SERA
Avevo camminato per tutto il giorno. Non sapendo dove andare, ero ritornato alla Cornucopia. Era un posto pericoloso, tutti prima o poi arrivavano lì, ma, se ti credevi più forte degli altri, era un buon posto per aspettarli per ucciderli. Nel mio caso, però, stavo solo cercando un posto caldo per dormire. Una volta arrivato, però, trovai tutt’altro.
-Dove diavolo ti eri cacciato?!?!?- mi urlò Sue stringendomi in uno dei suoi falsi abbracci.
-Non ho trovato Ginger … l’ho cercata per un po’, ma non l’ho beccata per il bosco. Così, ho deciso di cercarvi, ma non vi trovavo.  Solo adesso ho pensato che sareste potute essere qui- mentii io nella speranza che le mie due ex alleate non si accorgessero della farsa.
-Vedi Cat- disse Sue riferendosi all’amica –te lo avevo detto che non ci aveva tradite!!-
-Già-
La sera passò velocemente vicino al caldo del fuoco. Cercai di sembrare il più normale possibile, cercai di non far notare che ero decisamente distrutto. Fu una serata abbastanza “tranquilla”. A parte i soliti rumori notturni, infatti, dormimmo in pace. O almeno, questo finché non venni scosso bruscamente da una Sue tutta agitata che mi svegliò improvvisamente dal mondo dei sogni.
-Che c’è??-
-Chris, sento dei rumori … dalla foresta … -
-Ok, andiamo a vedere … -
Lasciammo, così, Cat a dormire in pace, mentre io e Sue ci avvicinammo alla zona misteriosa dalla quale provenivano quei presunti rumori che solo la mia alleata riusciva a sentire.
-Non c’è niente … sarà stato solo un animale-                                                                                                                    
Mi incamminai per tornare indietro quando sentii Sue che lanciava un oggetto appuntito verso qualcuno. Mi girai di scatto, giusto in tempo per vedere Finnick che si dimenava dal dolore per terra. Corsi verso di lui e gli sfilai l’arma che lo aveva colpito nel braccio.
-UCCIDILO!!! CHRIS, UCCIDILO!!-
-STA ZITTA, SUE!! Lui è mio alleato!!-
-Chris … - sussurrò Finnick.
-Ssh … ora ti curo io … ssh … SUE CORRI A PRENDERE DELLA GARZA NELLA CORNUCOPIA!! CORRI!-
La ragazza mi guardò scombussolata e poi, con calma, si avviò verso il corno d’oro. Dalla sua camminata capii subito che non me l’avrebbe mai portata. Perciò dovetti arrangiarmi per medicare la ferita di Finnick con delle semplici foglie. Mentre trafficavo nel vano tentativo di fargli perdere meno sangue possibile, lui iniziò a spiegarmi come erano andate le cosa quando lo avevano rapito. Era stata la ragazza del Distretto 10 insieme al tributo dell’ 11. Quando, però, si erano accorti che io e Ginger li stavamo seguendo, il ragazzo si era preso Finnick e erano scappati, mentre, l’unica coraggiosa del gruppo, la “ragazza invisibile”, ci aveva affrontato. Finnick nella fuga era riuscito a scappare e si era messo sulle nostre tracce per ritrovarci. O meglio per ritrovarMI. Ginger, ormai non poteva essere più ritrovata da nessuno.
-Come va??- chiesi io al tredicenne dopo avergli medicato tutte le ferite.
-Non male … ma ora che facciamo??-
-Ora stai con noi, non ti preoccupare … controllerò che non ti facciano niente … -
-Ma dove è Ginger??-
Ok, come glielo dicevo che la sua eroina non ce l’aveva fatta??
-Ehm … beh- balbettai io –lei è andata in cielo … -
-Vuoi dire che è morta??-
Feci un debole cenno di sì con la testa aspettandomi già di essere ricoperto di lacrime di Finnick, ma, con mio grande stupore, lui si comportò molto diversamente.
-Ma non può essere morta!!! È suonato solo un cannone e tu hai ucciso la ragazza del Distretto 10 … quel cannone non era di Ginger!!!-
Una nuova speranza si accese nel mio cervello e un forte fuoco iniziò a rodermi dentro. Come ero potuto essere così stupido da non accorgermi che la persona più importante della mia vita fosse ancora viva?!?!                                                                                                                                                 
Il mio cuore martellava nel petto pulsando alla velocità della luce mentre l’inno di Capitol City risuonò nelle mie orecchie e la foto dell’unico morto della giornata mi comparve davanti agli occhi facendomi sprizzare di felicità.
-Ok, cambio di programma … andiamo a cercare Ginger!!-
Dissi io entusiasta e soprattutto fremente di rivederla.
-Perfetto!! Vai a prendere di nascosto qualche provvista dalla Cornucopia e partiamo senza Sue e Cat-
-Arrivo subito-
Mi allontanai per compiere l’ordine datimi da Finnick e, una volta recuperati due zaini con qualche provvista, io e il tredicenne partimmo nella piena notte alla ricerca di Ginger.
 
POV PATRICK
LA MATTINA
Io e Ginger dormimmo beatamente nella nostra grotta fino all’alba, ma poi la mia amica volle subito partire. Fremeva dalla voglia di trovare Chris e io speravo che fosse solo per ucciderlo. In ogni caso quella fu decisamente una bella mattinata … cacciammo insieme o, meglio lei cacciò, io mi limitai a seguirla. Poi mangiammo qualche bacca e un pezzettino di coniglio per colazione e, infine, ci dirigemmo verso la Cornucopia. Non ero certo che Anderson si trovasse lì, ma, sicuramente, c’erano buone probabilità che se ne fosse tornato dalle sue “amichette”.
-Manca ancora tanto alla Cornucopia, vero??-
-Beh, sì Ginger … almeno una giornata di viaggio, ma non essere impaziente: lo troveremo Chris Anderson!!-
-Già e a quel punto lo massacrerò con le mie stesse mani!!-
Un sorrisino mi comparve sul volto involontariamente. Insomma per il pubblico di Capitol City questa amnesia di memoria che aveva Ginger doveva essere la novità più bella di tutti gli Hunger Games … non era una cosa tanto normale, anzi, mi sembrava essere la prima volta che qualcuno perdesse la memoria … ma per la Ragazza d’acqua tutta questa situazione doveva essere davvero strana. Sperai solo che vedendo Chris non si ricordasse chi fosse realmente. Doveva dimenticarsi di quel belloccio capace solo di uccidere altra gente. Anderson non la amava veramente, era solo attratto dalle sue forme fisiche. E invece io no. Io avrei amato Ginger Cadlecott anche se avesse avuto il corpo ustionato, l’avrei amata anche se fosse stata obesa, con dei denti da cavallo o con un naso da maiale. Io l’avrei amata sempre.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      
Arrivò la sera e ci fermammo ancora immersi nella foresta e ben lontani dalla Cornucopia. Preparai i sacchi a pelo e accesi un piccolo fuoco nella speranza che nessuno ci vedesse. Cossi qualche pezzo di coniglio che mischiai con una manciata di bacche. Poi mi sedetti vicino a Ginger e iniziammo a mangiare.
-Sei un ottimo cuoco, sai??-
-Oh, beh … grazie!! Vorrei dire lo stesso di te, ma … -
-Sì, sì lo so che non sono proprio un asso in cucina, me lo ricordo!!!-
Scoppiammo a ridere entrambi e il suo sorriso riempì i miei occhi di bellezza.
-Lo sai che sei bellissima quando ridi??- osai io accostando il mio volto al suo.
-No, questo non me lo ricordavo e c’è un’altra cosa che non mi ricordo … -
-Quale??-
-Questa- disse lei appoggiando le sue morbidi labbra sulle mie. La sua lingua iniziò a fare dolci piroette con la mia mentre la mia mano entrava nella sua maglietta. Letteralmente, stavo per svenire. Per la prima volta era lei che mi voleva davvero. Non esistevano gli Hunger Games, gli spettatori, nemmeno Chris Anderson. C’eravamo solo noi due e il nostro amore.                                                                                                                                                                                                          
Il bacio iniziò ad aumentare la passione, ma qualcosa ci interruppe. Perché mi ero sbagliato: non eravamo soli.
 
POV GINGER
Mentre mi baciavo con Patrick cercavo di ricordarmi sensazioni simili provate con lui, ma non mi ricordavo niente. Possibile che io e Patrick non ci fossimo mai baciati così amorevolmente?? E perciò continuavo, continuavo, continuavo a tenere intatto quel contatto con le sue labbra non perché mi piacesse da morire, ma perché cercavo di trovare delle risposte nel mio cuore. Era quello che volevo per il resto della mia vita?? Mi sarei voluta svegliare la mattina con uno di quei baci?? “Sì,” mi diceva il mio cervello “Sì lui va bene per te … è quello che hai sempre voluto”. Ma il mio cuore ne era pienamente convinto?? Era come se mi sfuggisse qualcosa, o meglio qualcuno che era la risposta a tutte queste domande … ma chi?? Chi era quel ragazzo che mi avrebbe fatto capire cosa volessi davvero dalla vita?? Di certo non era Patrick.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      
Poi sentii qualcuno chiamarmi e interruppi il bacio.
-Ginger?? Ginger che stai facendo?!?- mi disse un ragazzo biondo con due occhioni azzurri. Ci misi un po’ a collegare tutto, ma poi capii … quello era Chris Anderson e vicino a lui c’era Finnick. Vedendolo, però, tutti i miei piani si scombussolarono. Non capivo più niente. Finnick non era prigioniero di Chris?? Se era così, perché non scappava?? E Chris non voleva uccidermi?? Che cosa stava succedendo?? E perché se ne stava lì immobile a fissarmi incredulo??
-Ginger … devi ucciderlo … vedi: ha catturato Finnick … ora io salvo il ragazzino e tu lo ammazzi, ok??- mi sussurrò Patrick nell’orecchio in modo che sentissi solo io.                                                             
Ci misi un po’ a rispondergli perché  il mio cervello si rifiutava di concentrarsi su altre cose che non fossero Chris, ma poi feci cenno di sì con la testa e, mentre Patrick salvava Finnick portandolo lontano, io afferrai dei coltelli e mi scagliai contro Anderson.
-Ehi!! Ma che fai?!?-  ebbe il tempo di dire lui prima di essere scaraventato, dalla sottoscritta, contro un albero. Lui rimase per terra e io mi sistemai sopra di lui.
-Ginger, RAGIONA … che ti ho fatto??-
Volevo dirgli che era un assassino, che aveva tentato di uccidermi, che era crudele e senza cuore, ma a qualche centimetro dal suo viso non mi uscii niente. Provavo delle strane sensazioni nello stare sopra di lui. In piccola parte eccitazione, ma poi c’era qualcosa che non riuscivo a capire cosa fosse. Qualcosa tipo … amore??                                                                                                                                                           
“No” mi dissi “è molto bello, ma non lo amo … no, è solo attrazione fisica!!” mi ripetei. Così alzai il coltello per  ucciderlo, ma prima che potessi anche solo sfiorarlo lui appoggiò velocemente una mano sulla mia guancia e posò le sue labbra sulle mie. Fu la sensazione più bella della mia vita. Il mio cuore era impazzito e il mio corpo era completamente in tilt. Le farfalle iniziarono a volare felicemente nello stomaco, mentre le mie labbra avrebbero voluto rimanere così per sempre. Non riuscii a stoppare la mia mano che, dopo aver posato il coltello, andò ad accarezzare il suo collo, mentre la sua entrò nella mia maglietta. La stessa cosa che aveva fatto Patrick, ma una sensazione completamente diversa. Con Patrick avevo avuto quasi paura di quel gesto, mentre con Chris mi sentivo al sicuro, mi sentivo SUA. Quella mano non mi dava fastidio, anzi mi eccitava, mi rendeva felice e mi faceva sentire desiderata.                                                                                                                                                                                                                         
Poi le nostre labbra si distaccarono e io non potei fare a meno di soffermarmi su quegli occhi. Erano ipnotici, splendenti e perfetti. Di colpo Chris Anderson non mi sembrava più un assassino addestrato crudelmente, ma il più dolce ragazzo del mondo. Non riuscivo più a ragionare, avrei voluto scappare con lui lontana da tutto, in particolare da Patrick. Avevo il forte presentimento che mi avesse mentito su Chris. C’era poco da fare io lo amavo e anche se non mi ricordavo niente di lui, sapevo che lo amavo già da prima.
-Perché stavi baciando Patrick??-
-Io … io … non so perché sto baciando te … -
-Ginger stai bene?? Noi stiamo insieme … ci siamo separati perché la ragazza del Distretto 10 ti ha scaraventato giù per un pendio … non ti ricordi??-
-Ehm … io non … -
-Stavamo cercando Finnick e questa tizia ci ha attaccato … ti credevo morta, ma poi quando ho ritrovato Finnick mi ha fatto capire che eri viva e ti ho cercato per tutto il giorno-
Cavolo … i ricordi iniziavano a martellare la mia mente. Immagini sfuocate mi confermavano la teoria di Chris. Respiravo a malapena per cosa avevo appena scoperto. Chris era sempre stato buono e noi ci eravamo sempre amati. Ma allora perché Patrick mi aveva mentito così spudoratamente. Cosa gli avevo fatto?? Non ebbi il tempo di rifletterci su, che un cannone rimbombò nelle mie orecchie.
TUM.
 Mi strinsi di più a Chris come per constatare che non fosse lui il morto. No, non era lui. Sentii Patrick gridare impazzito e mi diressi, mano nella mano con il ragazzo che amavo, nel luogo dove si erano diretti Patrick e Finnick. E lì, il mio cuore, mancò qualche battito.                
 
SPAZIO AUTRICE
DA DA DAN … DA DA DA DAN (musichetta da horror)
Che sarà successo?? Di chi era quel cannone???
Beh, voglio lasciarvi nel dubbio, ma ricordate che gli scorsi capitoli avevo detto che sarebbe morto qualcuno di IMPORTANTE?? E … beh, la lista non è ancora finita …
In ogni caso ci tengo a ringraziare coloro che recensiscono sempre perché mi aiutano davvero a capire cosa c’è che non va della mia storia, ma anche gli aspetti positivi … THANK YOU VERY MUCH!!
Continuate a recensire perché, con qualche recensione, pubblico subito il prossimo capitolo!!
Baci <3
1D_we_love_4ever                                                                                                                     

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


POV PATRICK
Successe tutto in un secondo. Un secondo era un tempo tremendamente breve per fare qualsiasi cosa, ma era fin troppo per morire. Cosa avvenne?? L’inferno, e in un secondo. Avevo portato lontano Finnick per non permettergli di parlare a Ginger. Non volevo che la convincesse della bontà di Chris, non potevo correre il rischio che la Ragazza d’acqua si innamorasse di nuovo di quel cretino. La verità era che avevo paura di restare solo. Quando mi ero allontanato dai miei tre alleati perché mi ero arrabbiato con i due “innamoratini”, mi ero sentito da schifo. Solo come un cane, avevo avuto la percezione di essere debole e vulnerabile. Una volta incontrata Ginger, nonostante lei fosse stata lì lì per morire, mi ero sentito protetto. Ora che avevamo rincontrato Chris avevo paura che potesse portarmela via.                                                                                                                                                                                         
Ritornando a noi, portai Finnick lontano da quei due e lui mi si scagliò contro.
-SEI UN TRADITORE!!! Perché vuoi che Ginger uccida Chris?!?!-
-Ehi bambinetto calma! Io non ti voglio fare del male, ma se sarò obbligato non esiterò a … -
-A fare cosa?? Tu sei solo un buono a nulla!!! Neanche Ginger ti sopporta!! ACCETTALO, lei ama Chris!!!-
La rabbia mi ribollì dentro come un fuoco pronto a scoppiare.
-Come osi?!?! Sei solo un tredicenne viziato che non capisce niente dell’amore!!! Guardati allo specchio!! Porti ancora il pannolino!!!!!!-
Lui sembrò tranquillo. Insomma, lo avevo insultato, lo avevo umiliato e per lui sembrava tutto normale.
-è vero- mi rispose lui –forse sono ancora un poppante, ma sai cosa ci differenzia?? Io mi faccio amare, tu invece sei stato capace a farti odiare da tutti, anche da Ginger!!-
Non ci vidi più dalla rabbia e gli tirai un pugno in pieno petto e un altro sul volto. Finnick barcollò in indietro e sbatté la testa su un sasso.
TUM.
Cosa?!?! Io gli avevo solo dato due pugni!! Come era possibile?!?!
-Finnick?? Finnick?!?! FINNICK!!!!-
Non rispondeva. Era morto ed ero stato io. E gli volevo bene. Caddi per terra e senza volerlo mi misi a urlare per disperazione. Dio, dio, dio … quelle mani che adesso erano leggermente sporche di sangue avevano posto fine a una vita. A una vita a cui io tenevo. Mi facevo schifo, mi vergognavo, ma soprattutto volevo uccidermi. Porre fine a quella schifosa vita … forse era l’unico modo per riscattare Finnick. Per vendicarlo bisognava ammazzare il suo assassino e quello ero io. Rimasi immobile sul terreno freddo per qualche secondo che, però, sembrarono ore. Il vento mi sfiorava le guance, mentre la saliva bagnava la mia secca bocca. E lì, davanti a me, adagiato su delle foglie autunnali c’era un ragazzo, anzi un bambino. Era innocente. Era mio amico. Il suo nome era Finnick, ma adesso non era altro che un corpo morto su un terreno verde.
-Che … che hai fatto??- sussurrò Ginger che intanto era arrivata a controllare la situazione. Io alzai lo sguardo cercando di mettere a fuoco la scena. La mia ragazza mi guardava tra il deluso e il preoccupato con la bocca aperta. E lì, vicino a lei, c’era Chris con un volto impassibile. Serrò la mascella, strinse i pugni e iniziò a fissarmi.
-Io … io … non volevo-
Chris corse verso di me e mi sollevò letteralmente da terra per poi ributtarmi per terra. Mi diede qualche pugno, ma per fortuna Ginger lo fermò. Lo abbracciò dalle spalle e gli diede un bacio sulla guancia.
-Calmati … calmati … - gli sussurrò lei dolcemente. A quella vista mi si gelò il sangue nelle vene. Erano tornati insieme e io avevo perso Ginger per sempre.
-NO NON MI CALMO!!!! È un assassino, ha ucciso Finnick!!!-
-Ssh … ssh … calmati-
Mi rialzai pulendomi dal sangue che tutti quei pugni avevano provocato. Come mi sentivo?? Bella domanda … ero triste per la relazione tra i due, ero deluso dal comportamento da traditrice di Ginger, ma ero … ero … indescrivibile per cosa avevo fatto a Finnick.                                                                                                                                                                                                                                                                   
Chris si avvicinò a me puntandomi un dito contro:
-Se oggi non ti ho ucciso e perché non ne valeva la pena, ma prima o poi vendicherò Finnick!!! Guardati le spalle … - detto questo si allontanò e Ginger lo seguì a ruota. Non sapendo dove andare mi avviai nella loro direzione. Chiamatemi pazzo, stupido, cretino per aver seguito il ragazzo che voleva uccidermi, ma, da quando avevo visto gli occhi di Finnick spegnersi davanti a me, avevo perso la voglia di vivere. Fu allora che lo capii: gli Hunger Games mi avevano cambiato. Non ero più l’innocente ragazzo innamorato del Distretto 12, ma il terribile assassino che era stato tradito dalla sua ragazza e che adesso vagava nel bosco cercando di seguire due tributi che lo odiavano. Un tempo ero Patrick Roum, ora ero questo.
 
POV CHRIS
Ci fermammo e accendemmo un fuoco. Era piena notte, dovevamo dormire, ma nessuno di noi tre era dell’idea di farlo. Mi sedetti su un tronco di un albero rovesciato e pensai. Lì, tra una fiammella e l’altra del fuoco, c’era Finnick. E poi lì, nel cielo notturno c’era Finnick e sempre lì, in mezzo alle foglie c’era Finnick. Il suo volto mi perseguitava e una vocina dentro di me continuava a ripetermi che avevo fallito. Non ero riuscito a proteggerlo,a salvarlo, ma mi facevo ancora più schifo in quanto alleato del suo assassino. Guardai Patrick negli occhi. No, io non ero con lui. Amavo Ginger, ma questo non voleva dire voler bene al suo miglior amico. Odiavo tutto di lui. Odiavo il fatto che avesse sempre provato a separare me e Ginger, odiavo che avesse detto alla Ragazza d’acqua che ero cattivo e contro di lei e odiavo che avesse ucciso Finnick.
-Arrivo subito- dissi io allontanandomi dai due per stare un po’ da solo, o meglio per non stare con Patrick. Mi sedetti dietro a un albero in modo che Ginger non mi potesse vedere e scoppiai in un pianto infinito. Anche se non mi potevano guardare ero quasi certo che i miei singhiozzi arrivassero fino a loro. Infatti Ginger si alzò e venne da me. Mi strinse tra le sue braccia e mi disse dolcemente:
-Dai, non piangere ti prego … -
Poi mi asciugò le lacrime e mi diede qualche dolce bacio sulle labbra. Anche se stavo decisamente meglio, il mio cuore non poteva fare a meno di essere spezzato.
-Ehi … fai una cosa … parla a Finnick … parla ad alta voce, lui dal cielo ti ascolterà … digli quello che avresti voluto dirgli, ma che non hai fatto in tempo a esprimere … ti lascio da solo con lui … -
Mi diede un altro piccolo bacio e se ne andò. Le lacrime continuarono a sgorgare, ma poi mi raddrizzai e iniziai a parlare:
-Ehi campione … sono qua. Sono io, Chris, il tuo eroe. Non ti chiederò scusa, perché so che non vorresti le mie scuse … io … io lotto per te. E se vincerò lo farò per te. Augurami buona fortuna piccolo eroe, perché adesso, anche se le nostre strade si dividono, tu sarai sempre una piccola parte dentro di me. Finnick, ti giuro che tu non sarai solo uno dei tanti tributi morti in questo gioco, tu sarai ricordato da tutti come l’eroe che morì lottando per le convinzioni in cui credeva … buonanotte mio eroe-
Mi alzai e feci il gesto delle tre dita, diventato tanto famoso grazie alla Ragazza d’acqua. Poi tornai da Ginger e da Patrick. Ero decisamente diverso rispetto a prima. Ora riuscivo a vedere Patrick con degli occhi diversi, ora riuscivo a vedere tutto con degli occhi diversi. Pensavo diversamente e amavo in modo diverso. Non sapevo cosa fosse successo, ma mi diedi una sola spiegazione: Finnick era entrato nella piccola parte dentro di me che gli era destinata.
 
POV GINGER
Chris era appena tornato e finalmente lo rividi in pace con se stesso. Sembrava aver ritrovato la felicità, sembrava una persona diversa, ancora più perfetta. Quanto a Patrick, mi rifiutavo di parlarci. E non perché aveva ucciso Finnick, ma perché era un traditore. Mi aveva ingannato, mi aveva fatto credere che Chris fosse cattivo e spietato e questo non era perdonabile.                                                                                                                                     
Persa in questi pensieri non mi accorsi di cosa stesse succedendo. I tributi del Distretto 11 ci tesero un’imboscata. Erano armati di strani bastoni appuntiti che probabilmente si erano fabbricati loro stessi. Il ragazzo aveva un’aria decisamente spaventosa, gli occhi bruni sembravano mandare scintille di rosso sangue, mentre la ragazza era alta, muscolosa, ma con un viso dolce e delicato rispetto al resto del suo brutale corpo.
Chris partì all’attacco munito di un solo coltellino, contro il tributo maschio. Ero seriamente preoccupata per lui. Insomma come poteva difendersi con un’arma così piccola?!?! Non ebbi il tempo di pensarci che la ragazza attaccò me e Patrick. Prima si scagliò sul mio amico conficcandogli un pezzo di quel bastone appuntito nella spalla e poi iniziò a lottare contro di me. Fu una lotta corpo a corpo, pugno dopo pugno. Il mio vantaggio: ero più agile. Il mio svantaggio: era decisamente più forte. In breve tempo mi buttò per terra, ma, prima che mi potesse dare il colpo di grazia, Patrick la prese dalle spalle e le conficcò l’arma con cui lei l’aveva prima ferito alla spalla.
TUM.
“Wow” pensai “Patrick l’assassino ha ucciso un altro tributo!!” poi notai con molto dispiacere che la ragazza era tutt’altro che morta. A non avercela fatta era il ragazzo, massacrato da Chris.
-AHHHHHHH!!!! IO TI AMMAZZO!!!!!- urlò la ragazza a Chris furiosa per aver perso il suo compagno. Si staccò il pezzo di legno con cui Patrick l’aveva colpita e si scagliò contro di Chris. Non feci in tempo ad alzarmi, né tantomeno ad urlare, che quella pazza del Distretto 11 stava già per ammazzare il mio ragazzo. Chris, però, era decisamente più forte e riuscì a difendersi così bene che la situazione si ribaltò in qualche secondo. Ora, lei era per terra che implorava pietà, mentre lui stava per scagliarle l’arma contro. Poi qualcosa lo stoppò. Come se si fosse distratto improvvisamente. All’inizio non ne capivo il motivo, ma poi compresi il comportamento del mio ragazzo. Era scombussolato perché erano appena arrivate Cat e Sue, anche loro pronte ad ammazzarci tutti. Non realizzai subito che tutti i tributi ancora in vita dei 124esimi Hunger Games erano lì, con armi in mano pronti a divertire il pubblico. Gli strateghi avevano in un qualche modo fatto il loro lavoro: ci avevano fatti incontrare tutti. Per una volta il festino finale non era stato alla Cornucopia, ma lì, in quello spiazzo dove ci eravamo fermati per dormire. Io ero lì immobile, a osservare la scena nei due secondi più lunghi della mia vita. Noi eravamo lì pronti a morire, mentre tutti gli abitanti di Capitol City si erano sistemati comodi sul divano, con un pacchetto di pop-corn e una tazza di cioccolata calda. Tutte le famiglie riunite, tutti eccitati perché adesso arrivava la parte forte degli Hunger Games, ora ne sarebbe rimasto solo uno. Sentivo i bambini felici ridere a squarciagola aspettando ansiosi di vederci combattere, sentivo mia madre pregare, sentivo Yurick che mi ripeteva di non mollare, di lottare per la ribellione futura, sentivo Chris che mi diceva TI AMO, sentivo la sua bocca sulla mia, il suo respiro sul mio collo. E poi sentivo Snow e la sua risatina, perché sapeva che sarei morta … fu in quel momento che mi alzai e iniziai a combattere. Perché la Ragazza d’acqua non si arrendeva mai, anche quando era spacciata.
 
SPAZIO AUTRICE
Heyyy!! Allora, prima di tutto, scusate il mio enorme ritardo!! Vi ho fatto aspettare troppo, lo so, ma mi sto preparando per la gita che devo fare questa settimana e non ho molto tempo per scrivere. Comunque, proprio per la gita scolastica, dovrete aspettare una settimana per il prossimo capitolo … mi dispiace davvero tanto … spero che continuiate a seguire la mia storia anche se per qualche giorno non posterò niente …
Anyway, cosa ne pensate di questo capitolo??????
E del povero piccolo Finnick????? Vi aspettavate che lo uccidesse Patrick??????
Il prossimo capitolo, parola della sottoscritta, sarà MAGNIFICO!! Ultimo capitolo nell’arena e poi … poi … arriva la parte più dura … la RIVOLUZIONE!!!
Vi prego recensite, recensite, recensite!! Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia, la leggono e che, soprattutto, la recensiscono!! Davvero GRAZIE!!
Ci sentiamo tra una settimana!!!!!
Baci
1D_we_love_4ever

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


POV PATRICK
“Magnifico” pensai. Non ero ancora riuscito a ferire la ragazza del Distretto 11, che erano già arrivate Cat e Sue a peggiorare la situazione. “Bene, ora come faccio a salvarmi la pelle?!?!”. Semplice: non potevo. In ogni caso non dovetti  subito preoccuparmi delle due Favorite perché si scagliarono contro Ginger. Purtroppo, però, Chris, appena aveva notato che la sua ragazza era in pericolo, era corso in suo soccorso lasciandomi da solo a combattere con quel gigante, alias la ragazza del Distretto 11. L’unico vantaggio che avevo era che era ferita. Ma di svantaggi ne avevo molti di più, primo fra tutti: avevo la metà dei suoi muscoli. Mentre io ero ancora lì a riflettere sugli svantaggi e i vantaggi che avevo, quella si alzò faticosamente e mi diede un grosso pugno sulla pancia. Caddi a terra, ma, da vero eroe, contraccambiai con ben due pugni. Peccato che non erano molto efficienti su di lei.
Intanto, da terra, scorgevo con la coda dell’occhio, Ginger e Chris che combattevano. Erano decisamente coordinati, schiena contro schiena, sembrava che sapessero quale mossa stesse per fare l’altro e, così, riuscivano a tenere corda a Sue e a Cat. Anzi, stavano decisamente per batterle, quando io, accorto dell’ennesimo pugno ricevuto, non gridai.
-AHHHHHH!!! AIUTO!!!!!-
Ginger si distrasse quella frazione di secondo che bastò per essere buttata miseramente a terra da Sue. Ora mi sentivo duplicemente da schifo. Uno, perché stavo per morire, due, perché stavo per far uccidere anche la ragazza che amavo. Tuttavia la Ragazza d’acqua era decisamente più atletica di me e riuscì in breve tempo a rialzarsi da terra come se nulla fosse. Ora, però, per colpa mia, si era allontanata da Chris (che intanto continuava a combattere contro Cat) e non sapevo se sarebbe riuscita a sconfiggere Sue senza di lui. Anzi, ero sicuro, non poteva farcela. Infatti, la ragazza del Distretto 1, la colpì con un coltello su una spalla e Ginger cadde per terra urlando per il dolore. “Chris, Chris!!! SALVALA!!” pensai. Ma poi vidi che il biondo era appiccicato a un albero, schiacciato tra il tronco e Cat. Era letteralmente in trappola. Che Chris non ce la facesse, non mi importava, ma della salvezza di Ginger sì. Fu allora che, vedendola a terra che gemeva, mentre Sue si divertiva allegramente a torturarla con dei pugni, che decisi di vivere. Fu una scelta veloce, affrettata, impulsiva, forse sbagliata, ma dal cuore. Una scelta che mi fece sentire il Superman della situazione, il Chris Anderson della situazione. Una scelta che mi fece uccidere brutalmente la ragazza del Distretto 11. Così, come se nulla fosse, le tolsi il coltello di mano e glielo ficcai nel cuore.
TUM.
Non avevo tempo per riflettere su questo suono. Ginger era in pericolo. E il suo Superman doveva salvarla.
Sollevai Sue dalle spalle con una forza innata, una forza che credevo di non avere.
-Scappa!!!!- gridai a Ginger.
Lei non sembrò pensarci su due volte. Si alzò gemendo silenziosamente per la ferita e iniziò a correre lontano, lontano, lontano, così lontano che la persi di vista. Fu allora che una paura prese possesso del mio corpo. E se non l’avessi mai più rivista?? E se l’ultima parola che avessi detto  alla ragazza che amavo fosse stata: “scappa”??? Tutta questa confusione, tutti questi pensieri, mi fecero andare fuori di testa. Non riflettevo più lucidamente e feci la cosa più stupida del mondo, ma anche la migliore della mia vita, lasciai Sue e corsi nella direzione di Ginger.
Correvo, correvo, correvo. Alberi, alberi, alberi. Foglie, foglie, foglie. Passi, passi, passi. Sue, Sue, Sue che mi rincorreva. E Ginger, Ginger, Ginger, una macchia lontana, il mio obiettivo, la mia salvezza. “Avanti, Patrick … non mollare … le sei sempre più vicino”. Intanto il fiato iniziava a mancarmi, le gambe a cedermi. Ma poi la vedevo. Lei, i suoi capelli, la sua bellezza sempre più vicina a qualche passo. Tre passi da lei, due passi da lei, un passo da lei. Zero passi da Ginger. La fermai per il braccio. La ragazza si voltò di scatto quasi spaventata, ma poi mi vide e le si aprì un dolce sorriso sul volto. Ecco, questa immagine valse la pena. Di tutto. Della corsa, della fatica, della freccia. Già, la freccia. TAM. Veloce. Ecco fu semplicemente veloce. Una freccia nella schiena e
TUM. Il mio cannone sparò.
I miei occhi si chiusero per l’ultima volta, l’ultima volta della mia vita. E lo fecero con l’immagine di Ginger, l’immagine della mia migliore amica, l’immagine della Ragazza d’acqua. Lei, Ginger Cadlecott, la ragazza che amavo.
 
POV GINGER
-NOOOOOOO!!!!!- urlai io vedendo Sue che scoccava la freccia. Una sola freccia. Una sola punta, era bastata per ucciderlo.
-STRONZA!!!!! IO TI AMMAZZO!!!-
Le salii addosso facendola cadere all’indietro e la colpii, la colpii, la colpii, finché la mia rabbia non si placò leggermente. Non ragionavo, colpivo e basta.
TUM.
Morta. Uccisa da me, brutalmente. A pugni. Una morte che non auguro nemmeno al mio peggior nemico, neanche a Sue. Ecco, fu allora che lo realizzai, vedendo il suo corpo senza vita, insanguinato per colpa mia, fu allora che capii di essermi comportata esattamente come Snow voleva: come un animale. Lei aveva ucciso Patrick, meritava la morte, ma ora che io avevo ucciso lei, chi mi avrebbe ucciso??? Non si risponde alla violenza con altra violenza. Questo era sempre stato un principio fondamentale nella mia vita, ma adesso, mi ero comportata esattamente all’opposto. “Gli Hunger Games ti cambiano”. Questo lo dicevano tutti, ma io mi ero sempre detta che niente mi avrebbe mai potuta cambiare. Adesso, però guardavo le mie mani piene di sangue umano, e capivo che mi sbagliavo. Gli Hunger Games non mi avevano solo cambiata, ma trasformata. In che cosa poi?? In un mostro?? In un animale?? No, niente di tutto questo. Solo in uno dei tanti burattini di Snow. Io, che da stupida avevo pensato di essere diversa dagli altri, di poter essere un esempio, sì, proprio io, la Ragazza d’acqua, non ero diversa dagli altri tributi. Il mio orgoglio non mi aveva mai fatto notare quanto fossi simile a Sue o a Cat. Ma allora cosa vedevano gli altri in me??? Cosa aveva spinto Chris a cambiare le proprie idee sugli Hunger Games e a tradire i Favoriti??? Cosa aveva convinto la popolazione che io ero quella “diversa”?? Cosa aveva spinto Patrick a morire per me?? Queste domande mi martellavano nel cervello, mentre dovevo ancora collegare tutto. Due cannoni avevano sparato. Uno era quello di Sue e, l’altro, l’altro era di … Patrick Roum. Mi sollevai lentamente da terra e mi avvicinai al suo corpo senza vita. Lo guardavo e lo riguardavo come se non accettassi che il suo cuore non battesse più. 
-Patrick … - sussurrai io –Patrick-
Le lacrime divamparono sul mio volto mentre respiravo a malapena. Gli avrei voluto dire tante cose, ma non potevo. Gli avrei voluto dire che sì, amavo Chris, ma lui rimaneva sempre una delle persone più importanti della mia vita. Gli avrei voluto far capire che sarei morta per lui, che anche se facevo l’offesa perché si era comportato male, gli volevo bene.
-Stupida, stupida, stupida … - mi ripetei io insultandomi. Sì, ero stata stupida perché non mi ero accorta di quanto gli volessi bene, fino a quando non avevo visto il suo corpo pallido, immobile, senza vita. Del resto sua madre lo diceva sempre: “Non ti accorgi di quanto tiene a qualcuno, finché non l’hai perso”. E io l’avevo perso.
 
INIZIO FLASHBACK
-Ginger … -
-Sì, Patrick??-
-Facciamo un patto??-
-Sì, quale??-
-Che nulla ci separerà, neanche la maestra che ci ha cambiato di banco a scuola!!!-
-Sì, Patrick lo giuro … niente e nessuno ci separerà, lo giuro … -
FINE FLASHBACK
 
“Lo giuro” “Lo giuro” “Lo giuro”. Queste due parole, dette sette anni prima, mi rimbombavano facendomi impazzire. Sì, l’avevo giurato, ma non l’avevo mantenuto. Cosa ci aveva separato?? Chris?? Sue che lo aveva ucciso?? No, erano stati gli Hunger Games. Questi giochi osceni, questi giochi crudeli, questi giochi che io avrei distrutto. Sì Patrick, gli avrei distrutti per te, per tua mamma che adesso era lì che piangeva. Non sapevo cosa avrei fatto, ma una cosa la sapevo: nessun altro sarebbe dovuto morire per questi giochi.
Mi alzai in piedi e con le lacrime agli occhi, guardando il corpo di Patrick che giaceva inerte ai mie piedi dissi:
-Snow, Capitol City, Hunger Games, brucerete all’inferno!!-
Feci appena in tempo a fare il gesto delle tre dita che delle fiamme iniziarono a vorticarmi intorno. Probabilmente gli strateghi non erano riusciti a censurare questa battuta e, per interrompere la scena, mi avevano circondata di fuoco. Poi, se per caso, nell’incendio fossi morta, tanto meglio per Snow che non vedeva l’ora di gustarsi il suono del mio cannone.
-NOOO- urlai vedendo il corpo di Patrick bruciare. No, gli Hunger Games mi avevano tolto il mio migliore amico, non avrebbero anche eliminato il suo corpo. Lo sollevai da terra e, facendomi coraggio, attraversai le fiamme. Inizia a correre lontano dal fuoco, ma, l’incendio sembrava seguirmi. Il calore si faceva sempre più forte e, mentre il mio corpo si spargeva di sudore, la mia mente viaggiava a mille nel vano tentativo di trovare una via d’uscita. Purtroppo, però, col corpo di Patrick in braccio non potevo scappare granché e, allora, lo posizionai nell’acqua, in uno stagnetto. Lì, l’incendio, non avrebbe potuto bruciarlo e l’hovercraft sarebbe arrivato lo stesso a prelevarlo. Mi fermai giusto qualche secondo a osservare il suo corpo senza vita che ondeggiava nell’acqua. Delle lacrime rigarono il mio volto.
-Addio mio eroe- mi uscirono solo queste parole.
Poi iniziai a correre perché delle fiamme fluttuanti mi stavano rincorrendo.
Passo, dopo passo, correvo sempre più faticosamente, mentre le fiamme sembravano non stancarsi mai di rincorrermi. Non sarei resistita più di qualche minuto, finché non la vidi. Una semplice grotta, scavata nel terreno. Un ottimo nascondiglio. Ci entrai dentro. Lo spazio era piccolissimo, ci stavo giusto, giusto rannicchiata. Eppure, in questo luogo minuscolo e senza luce, avevano trovato spazio per una piccola telecamera, proprio di fronte a me che, sicuramente, in quel momento stava dando a tutti i distretti e a Capitol City il mio primo piano distrutto dal dolore e stanco, stanco di tutto, perfino di vivere. Già,in quel momento Snow stava aprendo una bottiglia di champagne perché io, la Ragazza d’acqua,il simbolo di tutti, per la prima volta, ero apparsa debole. Presa dalla rabbia ruppi la telecamera con un bel pugno. “Finalmente” mi dissi, “Un po’ di pace”. Ora gli strateghi non potevano vedermi perché nessuna telecamera era attiva in quella grotta. Mi sentivo in pace da sola con me stessa, come se potessi vivere in quel buco per tutta la vita. Finché non mi ricordai che gli strateghi mi stavano ancora controllando. Sapevano dove ero, sapevano che ero ancora viva, perché lì, nel mio braccio, c’era una piccola lucina bianca: il localizzatore. “Al diavolo”. Sfilai un coltello dalla cintura e mi feci un piccolo taglio sul braccio.  Trattenni il respiro mentre cercavo in tutti i modi di farmi uscire quel dannato coso dal corpo. Alla fine ci riuscii, ma, per fermare il sangue, dovetti strapparmi un pezzo di maglietta e arrotolarlo attorno. Nonostante il male immenso che mi ero provocata da sola, ero decisamente fiera del tentativo raggiunto. All’inizio non ne compresi il significato. Ero felice e basta. Ma poi un’idea precipitò nella mia mente. Alzai appena appena la testa verso l’alto vedendo che, intorno al mio nascondiglio, continuavano a divampare quelle dannate fiamme. Fu allora che mi venne un colpo di genio. Le fiamme coprivano ogni visuale e le telecamere non potevano vedere se ero io a finirci dentro o solo il localizzatore. Perciò buttai quel coso in mezzo al fuoco. Aspettai qualche secondo sperando che il mio piano avesse successo.
1 …
2 …
Contai
3
TUM.
 
POV CHRIS
Avevo sentito tre colpi di cannone sparare da quando ero rimasto  da solo a combattere con Cat. All’inizio non ci avevo dato conto … Insomma, ero troppo occupato a salvarmi la pelle, ma poi, una paura prese possesso di me. Una paura che poi divenne certezza. Sue, Patrick e Ginger erano morti. I tre cannoni dovevano essere per forza i loro, ma, finché, non mi trovai per terra, con un coltello puntato su di me, con Cat che mi guardava soddisfatta pronta per darmi il colpo finale, ecco fino ad allora, non mi resi conto di aver perso l’unica persona davvero importante. E questa volta, era morta per davvero. Lei, la Ragazza d’acqua, lei, il simbolo, lei Ginger Cadlecott.
-AHHHHHH!!!!- urlai io arrabbiato, anzi furioso con tutto e tutti, col mondo intero.
Strappai il coltello dalle mani di Cat e glielo conficcai brutalmente nel cuore. Le uscì un rivolo di sangue dalla bocca e poi …
TUM.
L’ultimo cannone degli Hunger Games suonò.
-Complimenti!!!! Chris Anderson, hai vinto i 124esimi Hunger Games!!!!-
-No, no, no, no!!!- gridai io.
Poi venni sollevato da terra quasi da una forza invisibile. Era un hovercraft che mi portava a Capitol City. Ora ci dovevano essere tutte quelle cerimonie che, prima degli Hunger Games, prima di conoscere Ginger, amavo tanto, ma che adesso odiavo con  tutto il mio cuore. Sull’hovercraft, mi tolsero il localizzatore e, una volta arrivati a Capitol City, mi avrebbero rimesso in sesto in qualche giorno. Però, avevo paura di una cosa: e se, una volta arrivato a Capitol City, mi avessero fatto dei trattamenti strani?? E se mi avessero fatto dimenticare di Ginger?? E se mi avessero fatto diventare uno di loro???
 
SPAZIO AUTRICE
Hey!!! È da tanto che non aggiorno … lo so, lo so, vi ho fatto aspettare troppo, ma ero in gita e, solo oggi, sono riuscita a scrivere … che ne pensate??? Siete sconvolti?? Felici?? Tristi??? Sinceramente, personalmente, io sono molto confusa. Era da secoli che cercavo un qualche stratagemma per far uscire dall’arena Ginger sana e salva insieme a Chris … Insomma non volevo copiare le bacche di Katniss e Peeta, ma non trovavo nulla di adatto … E poi qualche giorno fa mi è venuta questa pazza idea … è stato come un sogno, o forse un incubo …
In ogni caso voi cosa ne pensate di questo SOGNO-INCUBO??? Chiedo scusa per la scrittura e gli eventuali errori, ma sono davvero STRAVOLTA!! Vi chiedo di sorvolare e di recensire sul contenuto del capitolo e non sulla forma … VI PREGO …
*si mette in ginocchio come supplica*
Beh, ringrazio quelli che hanno recensito gli altri capitoli e poi ringrazio naturalmente il mio angelo personale: Directioner_2001. Andate a leggere le sue storie: SONO FIGHISSIME!!!
Baci a tutti
1D_we_love_4ever

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


POV CHRIS
La pioggia. La pioggia bagna, cade e scompare.
Ginger. Ginger aveva bagnato tutti con le sue idee, poi era caduta e adesso era scomparsa, era morta. Sì, era giusto il suo soprannome, la Ragazza d’acqua.
Era passato qualche giorno dalla fine degli Hunger Games, non mi ricordavo neanche quanti. Mi avevano curato le ferite, mi avevano rimesso a posto come una macchina, ma non avevano toccato la mia testa. Mio padre aveva giustificato a Capitol City e a tutti i distretti la mia relazione con Ginger con una pura scelta strategica già decisa prima di entrare nell’arena. Tutti sembravano crederci, tutti erano così ciechi che non riuscivano a vedere la semplice verità. O forse, nessuno voleva vederla. Magari al Distretto 12, o all’ 11, le cose erano diverse, magari avevano capito tutto, magari si stavano già ribellando, ma qui, a Capitol City, e agli altri distretti, non si sapeva niente. Tutti vivevano nell’oscurità più assoluta e non facevano niente per uscirci. Li andava bene così, anzi, gli Hunger Games li piacevano. Andavano per strada camminando allegramente mentre la mano sinistra indicava tutto con le tre dita. Peccato che per loro non era un simbolo di ribellione, era soltanto una cosa “figa”, una cosa di moda. Perfino la morte di Ginger era stata “figa” e, su youtube, la scena degli Hunger Games in cui moriva, era in testa alle classifiche per le visite ottenute.
-Dobbiamo parlare-
-Sì, dobbiamo farlo-
Mio padre chiuse la porta della mia stanza e si sedette comodamente sulla poltrona rosso sangue.
-Sta sera hai la premiazione … si terrà a Capitol City e sarà Snow a premiarti-
Rimasi in silenzio.
-Ci sarà anche Perrie- continuò lui –cerca di dimostrare al presidente che sei pazzo di lei, perché Snow non se le bevuta la storia che ho raccontato per giustificare le cazzate che hai fatto dentro a quell’arena-
Strinsi i pugni cercando di contenere la rabbia, di non saltargli addosso.
-Non sono cazzate, per me Ginger non è una cazzata!!-
-Non ERA, vorrai dire … - disse lui sorridendo ironicamente.
Trattenni il respiro, cercando di non scoppiare. Non volevo fargli vedere quanto ero debole.
-In ogni caso … ora è morta … le ribellioni che si sono verificate nei distretti 8-9-10-11 e 12, si sono già quasi placate. Ginger Cadlecott non è più un problema e cerca di non esserlo anche tu … -
-Che devo fare??-
Mio padre sorrise appena come soddisfatto che gli chiedessi i piani da seguire.
-Bene, bene, bene … oggi, Snow ti metterà la corona sulla testa, poi ti chiederà di fare un discorso. Tu devi acclamare gli Hunger Games, sottolineare che la tua strategia ha avuto successo e finire il discorso chiedendo in sposa Perrie … -
Nel sentire il programma che mi aspettava per la sera, ebbi quasi il voltastomaco. Era già difficile parlare bene degli Hunger Games, era quasi impossibile negare il mio amore per Ginger, ed era improbabile, inaccettabile, sposare Perrie, la figlia di Snow.
-Poi??-
-Poi niente, la serata andrà avanti con i festeggiamenti e tu devi assolutamente sembrare l’uomo più felice del mondo!! Domani, invece, faremo visita al Distretto 1 e, naturalmente, anche lì, IL MASSIMO DELLA FELICITÀ!!-
-Quando dovrò sposare Perrie??-
-Bella domanda … sinceramente non lo so, ma spero il prima possibile, prima ti dimentichi di quella ragazza, meglio è-
IO NON MI DIMENTICHERÒ MAI DI GINGER!!! Avrei voluto gridargli. Ma stetti zitto e ingoiai il boccone, come se dovessi mandar giù una corazza intera di dinosauro.
-Ah, dimenticavo … oggi è stata aperta l’arena come museo, se ti va di farci un salto uno di questi giorni, faresti bella figura con i visitatori-
-Contaci- dissi io naturalmente beffardamente.  Come poteva sperare che tornassi nel luogo che mi aveva provocato tutta questa sofferenza?!?!? Lui sembrò capire alla perfezione e se ne uscì dalla stanza senza dire una parola.
Rimasi a fissare la parete bianca di fronte al mio letto finché la mia troupe di preparatori non fece irruzione nella camera per prepararmi al “grande evento”. Mi sistemarono i capelli, mi ripulirono  il volto facendomi scomparire tutte quelle imperfezioni che avevo a partire dalla pustole. Mi misero una specie di crema luccicante che doveva servire a far risaltare la mia pelle, a farla luccicare. Mi fecero la barba, anche se in realtà non ce l’avevo quasi, e mi truccarono appena. Tutto questo in ore e ore dove l’unica compagnia che avevo erano quattro squinternati che continuavano a ciacolare del più e del meno mentre mi sistemavano. Poi mi vestii. L’abito che avevano deciso per me, non era niente di spettacolare. La classica camicia bianca, i classici pantaloni neri e una giaccia grigia, leggermente luccicante. L’effetto finale era un giovane belloccio, tutto luccicante e tirato a lucido, che faceva impazzire tutte, ma che, allo stesso tempo, amava una sola persona. Mi sentivo così?? No, decisamente no.
Erano le 20:55. Tra cinque minuti esatti si andava in scena. Tra cinque minuti sarei dovuto entrare da quella porta insieme a mio padre e al mio staff. Avrei dovuto fare un’entrata scenica, sotto gli applausi di tutti. Avrei dovuto acclamare gli Hunger Games, avrei dovuto ridere per tutte le morti che avevo provocato.
10.
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3.
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1.
La porta si spalancò e io, con un sorriso stampato in faccia, entrai salutando tutti i fan che si sporgevano per anche solo sfiorarmi. Mentre raggiungevo il trono sul quale mi sarei seduto, riconobbi Perrie, che sbracciava per salutarmi con la solita aria superficiale e falsa, Snow, che applaudiva senza troppo entusiasmo e, poi verso destra, tutti i mentori di tutti i distretti, tranne naturalmente mio padre che mi stava accompagnando dietro di me. Tra di essi riconobbi subito i capelli di Yurick. Lo guardai. Lo fissai. Cercavo di capire cosa stesse provando. Mi sembrava preoccupato, impaurito, ma allo stesso tempo speranzoso. Come se sapesse qualcosa che io ignoravo del tutto … come se temesse qualcosa di molto grave, ma, allo stesso tempo, la cosa più bella del mondo. Qualcosa che era successa sotto agli occhi di tutti, ma che pochi erano riusciti a cogliere.
Mi sedetti sul trono e gli applausi piano piano si placarono grazie al gesto di Snow che invitava tutti a tacere.
-Abitanti di Capitol City, abitanti di tutti i distretti … cittadini, amici … ecco a voi colui che ha sconfitto tutti, colui che ha sfidato tutti, colui che non ha avuto paure di niente, colui che rappresenta tutto quello che siamo adesso, tutto il nostro dolore, la nostra gioia, il nostro sudore, le nostre fatiche perché con lui abbiamo sofferto, con lui abbiamo gioito, con lui abbiamo faticato e, con lui, oggi festeggiamo … signori e signore ecco a voi CHRIS ANDERSON!!!!!!-
Sorrisi felice, o meglio fingendo di esserlo. Poi Snow continuò il suo discorso.
-Sapete, a volte le persone mi chiedono: ma perché gli Hunger Games sono così importanti per il nostro paese??? Ecco, io negli occhi di ragazzi come questi, ragazzi che hanno dato tutto, che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, che trovo la risposta. Gli Hunger Games non sono solo un divertimento, ma sono il nostro futuro, un futuro in cui vivranno solo dei ragazzi forti, gli unici che se lo sono meritati. Il nostro obiettivo è avere tanti ragazzi come Chris, solo ragazzi come Chris. Se fossero tutti come lui, molti problemi sarebbero risolti. Perciò, l’obiettivo degli Hunger Games è creare dei ragazzi forti che possano sostenere il nostro futuro, che possano migliorarlo. Noi vogliamo il vostro bene e, perciò, vogliamo una generazione futura perfetta e, soltanto chi esce dagli Hunger Games, può aspirare a diventarlo … può aspirare ad essere un vero UOMO!! E oggi, guardando il vincitore, mi accorgo di come gli Hunger Games abbiano fatto il loro dovere. Chris Anderson è entrato in quell’arena come un ragazzino e ne esce come un uomo vittorioso!!!!-
Il pubblicò scoppiò in lacrime di gioia e d’orgoglio per le parole di quell’imbecille.  Chissà se ci credevano veramente, chissà se erano così stupidi da credere che gli Hunger Games fossero giusti. Non ebbi il tempo di ragionarci troppo su perché, da un’occhiatina del presidente, capii che era giunto il momento del mio discorso.
Mi alzai in piedi nonostante le gambe mi tremassero come due foglie abbandonate al vento. Ecco, “abbandonato” era la parola giusta. Mi sentivo abbandonato da tutti, perfino da Dio. Pensavo che mi avesse lasciato solo nella tempesta, in mezzo al diluvio universale, ma presto avrei scoperto che non mi aveva del tutto abbandonato.
-Grazie, grazie per tutto!!! Vi adoro!!! Ora, mio padre mi ha avvertito che avrei dovuto fare un discorso, ma, da bravo figliolo, non mi sono preparato niente … -
Il pubblico scoppiò in una grassa risata per poi zittirsi di colpo e lasciarmi spazio per continuare.
-Perciò, posso solo improvvisare … la prima cosa che mi viene in mente da dire è che gli Hunger Games sono stati una grande esperienza-
“Sì, sicuramente grande, ma in negativo”.
-Mi hanno cambiato, sinceramente non so ancora in cosa, spero in quell’uomo nuovo che ha annunciato prima il presidente … -
Esitai nell’andare avanti anche perché non avevo idea di cosa dire. Girai lievemente la testa verso destra e, in mezzo a tutti i mentori, riconobbi la figura distinta di mio padre. Mi guardava, mi fissava, con un’espressione impassibile. Come se stesse solo aspettando che sistemassi la questione “relazione Ginger”.
-Ehm … - balbettai –voglio … voglio, o meglio sto cercando, di dire … quanto voglio bene all’unica persona davvero importante per me … - avrei voluto continuare parlando di Ginger, dicendo quanto mi mancava, ma dovetti trattenermi e costringermi a nominare tutt’altra persona:
-Perrie Snow, lo so che sono stato lontano tutto questo tempo, ma sappi che ogni cosa che ho fatto nell’arena, ogni menzogna, ogni tattica … l’ho fatta per te, per ritornare da te … per rivederti-
Il pubblico si emozionò scoppiando in uno di quei pianti che caratterizzano gli abitanti falsi di Capitol City. Mio padre mi guardò soddisfatto e fiero, ma, se un tempo tutto questo per me voleva dire felicità, ora voleva dire tristezza infinita. Perché non mi importava più niente di mio padre, degli Hunger Games, di Snow, l’unica cosa che era importante per me era Ginger e ora l’avevo persa per sempre.
-Perrie Snow, vuoi essere la mia ragazza, vuoi sposarmi tra qualche anno, appena saremo maggiorenni??-
-Sì, lo voglio- urlò lei correndomi incontro e abbracciandomi. Per fortuna Snow interruppe presto quella stretta.
-Ehi, ehi con calma … -
Tutti risero dalla battuta di Snow perché per il pubblico quella cerimonia non voleva dire 23 ragazzi morti, ma risate a crepapelle.
-Giovanotto prima dovresti chiedere il mio consenso, non credi??-
-Oh, già, mi scusi – balbettai io provocando le risate di tutti i presenti.
-Allora … presidente Snow, con tutto il rispetto e la gratitudine che provo nei suoi confronti, le chiedo gentilmente e umilmente se posso prendere la mano di sua figlia…-
Snow tacque un secondo aumentando l’ansia del pubblico che non aspettava altro di scoppiare in lacrime e lacrime sentendo la risposta affermativa.
Passarono due, tre secondi di pieno silenzio.
Poi la porta si aprì di scatto e, ancora prima che potessi analizzare la situazione, una freccia colpì in pieno petto il presidente Snow.
 
SPAZIO AUTRICE
DA DA DAN … DA DA DAN …
Chi avrà mai colpito il presidente Snow??? Sarà stata Ginger?? Ma, soprattutto, Ginger, come è davvero riuscita ad uscire dall’arena?? E Snow è davvero morto??
Provate a dirmi la vostra nelle recensioni … ultimamente non ne ricevo molte di recensioni … è vero che, per un certo periodo, non ho aggiornato, ma, adesso che sono tornata, vi chiederei un po’ più di appoggio … Se non vi piace ditemelo subito e io la finisco qui … Quindi vi prego se volete il prossimo capitolo, almeno due recensioni!!
Voglio comunque ringraziare l’unica persona che mi sostiene SEMPRE: Directioner_2001!! Grazie angel!!!
Se ci sarà un prossimo capitolo dipende da voi …
Ciao
1D_we_love_4ever

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


POV GINGER
Ero nella grotta e il mio cannone era già suonato. Sentendo il suo rimbombo nell’aria mi venne da sorridere. “Sì, Snow!!” avrei voluto gridare “Sì, Snow ti ho fregato sotto  i tuoi stessi occhi!!”. Ero pienamente convinta che nessuno si fosse accorto del mio imbroglio. Mi ero nascosta nella grotta e avevo rotto l’unica telecamera che proiettava immagini di quell’aria e poi avevo letteralmente fatto disintegrare il mio localizzatore all’interno del fuoco. Le fiamme avevano circondato il mio nascondiglio e nessuna telecamera era riuscita a riprendermi mentre lanciavo quel coso dentro al fuoco e il mio cannone aveva sparato perché dentro al localizzatore, ormai da anni, gli strateghi inserivano un “controllore di vita”. Esso aveva il compito di segnalare l’effettiva morte del tributo. Nessun cannone sparava prima che questo controllore non avesse mandato un messaggio agli strateghi. Un’ottima invenzione, peccato che chi l’aveva programmata, non aveva pensato all’alternativa possibile “togliersi il localizzatore dal braccio”.
Ero molta fiera della mia trovata. Insomma, solo Katniss era riuscita a imbrogliare gli Hunger Games e, adesso, forse, se non fossi uscita dalla grotta prima del dovuto e se non mi fossi fatta vedere, beh, forse, ce la potevo fare anch’io. Mentre ero lì, che ascoltavo il tempo che passava, il silenzio della foresta, pensavo. Erano tante le paure, ma anche le speranze che occupavano il mio cervello. Eppure, riuscivo a riflettere solo su un preciso pensiero, un pensiero anche stupido, ma l’unico su cui riuscivo a soffermarmi. Le bacche. Quelle famose bacche che avevano fatto stare tutti col fiato sospeso, incollati alle tv nei 74esimi Hunger Games. Immaginai come si fosse sentita la mamma di Katniss allora, vedendo la figlia che si avvicinava alla morte, esattamente come la sua mano con la bacca dentro, si avvicinava alla bocca. E in quella figura, rivedo mia madre. Non conoscevo la signora Everdeen, non sapevo neanche di che colore avesse gli occhi o se fosse alta o grassa, ma sapevo di per certo che, mentre io ero lì, in quella cavità buia, mia madre si stava sentendo come lei all’epoca.  Si stava sentendo morire dentro. Ma sapevo che non avrebbe mollato, sapevo che lei, anche senza di me, avrebbe scelto di vivere e di farlo vendicandomi. Però, non avrebbe avuto l’occasione di vendicarsi, perché io sarei uscita presto da quell’arena. Quando avrebbero aperto lo studio televisivo per renderlo un museo, me ne sarei andata via da lì, sarei andata a Capitol City e avrei iniziato questa benedetta rivoluzione. Poi avrei sposato Chris e, insieme, saremmo vissuti per sempre felici e contenti. Forse ero troppo ottimista …
TUM.
L’ultimo tributo era morto. Pregai, pregai, pregai Dio come non avevo mai fatto perché non fosse morto Chris e, le mie preghiere, furono ascoltate.
-Complimenti!!!! Chris Anderson, hai vinto i 124esimi Hunger Games!!!!-
“Sì, sì, sì” esultai io sottovoce, tutto andava secondo i piani. Ora Chris sarebbe stato portato a Capitol City per i festeggiamenti e, io, sarei uscita.
QUALCHE GIORNO DOPO
Acqua. Mi svegliai con questo pensiero che rimbombava nella mia mente. Gli Hunger Games erano finiti, eppure, ero ancora a rischio di morte. Avevo fame, ma soprattutto sete. Non sapevo se uscire dalla grotta. Erano passati tre giorni. Secondo i piani, oggi avrebbero dovuto aprire l’arena, ma non ero abbastanza coraggiosa per uscire e vedere se avessi ragione. “Avanti Ginger … hai ucciso, hai combattuto contro la fame, la sete, gli strateghi, lo stesso Snow … non puoi aver paura anche di questo!!”. Mi feci coraggio, ma soprattutto mi feci forza. Cercai di non pensare a cosa sarebbe successo se qualcuno mi avesse visto nella fuga e uscii.
La prima cosa che vidi fu la luce. Quella vera, non quella che mettevano gli strateghi nell’arena. Sì, mi bastò vedere quel sole che illuminava il mio volto, che scaldava il mio corpo per capire che l’arena era stata aperta. Non ero più in uno studio televisivo, ma in una zona, leggermente sotto terra, ma aperta. APERTA. Sì, mi trovavo in qualche zona remota di Panem, ma potevo andarmene, ero libera. Sorrisi istericamente quasi come una pazza. Sì, probabilmente ero pazza, ma ero felice. Conoscevo quella zona come le mie tasche. Durante gli Hunger Games avevo imparato a studiare l’arena e, in breve tempo, trovai un piccolo corso d’acqua. Sfamai la mia sete, ne bevvi abbastanza fino a non ritrovarmi la vescica piena. Ora avrei dovuto mangiare, riposarmi, dormire. Ma sapevo che non potevo fare niente di tutto questo. Dovevo andare a Capitol City. E basta, non sapevo cosa avrei dovuto fare, anzi, non sapevo neanche perché mi dovevo dirigere lì. Ma qualcosa mi diceva che fosse la scelta giusta.
3 ORE DOPO
Durante gli Hunger Games, l’arena mi era sembrata un posto estremamente piccolo, come una minuscola gabbia, ma, in realtà scoprii che era ben più grande di ciò che pensavo. Ci misi ben tre ore a raggiungere quello che un tempo era il confine dell’arena. Mi guardai intorno. “Ecco, e adesso come faccio ad arrivare a Capitol City??”.  Non c’era niente. Solo verde e altro verde che si estendeva su collinette e altre collinette. Sì, probabilmente, camminando e camminando prima o poi sarei arrivata a Capitol City o a qualche distretto, ma, di certo, non in tempo per la cerimonia della sera.
Mi buttai a sedere per terra, ormai abbandonata da ogni speranza, ma poi lo udii. Un suono lontano, anzi un fischio stridulo. Era un fischio di un treno. Mi avvicinai a quel rumore assordante fino a notare che una bella stazione ferroviaria si ergeva proprio a qualche centinaia di metri da me. Fu allora che collegai tutto: quel treno portava i turisti a visitare l’arena, una delle mete più costose per un viaggio. A Capitol City, il sogno più grande per due neosposini, era proprio andare in viaggio di nozze nell’arena. Per loro quel posto era una figata assurda, per me era una prigione.
Una volta entrata nella stazione, dovetti aspettare che tutti i passeggeri uscissero dal treno. Erano una cinquantina di capitolini, tutti sorridenti e felici coi loro vestiti sgargianti e con quelle acconciature oscene. Addirittura potei scorgere qualche bambino, assolutamente truccato e vestito come i grandi, tutto allegro e spensierato. Ecco perché poi ai capitolini da grandi piacevano gli Hunger Games!! Venivano fin da piccoli educati ad amarli, così come a noi insegnavano a stare nelle miniere. Ma mentre noi odiavamo il Giacimento, loro sembravano gradire l’arena. Secondo me, molte delle gite scolastiche delle scuole, venivano organizzate proprio qui.
In ogni caso, mentre i turisti seguivano la guida, un altro capitolino che illustrava loro l’arena, io mi incamminai sul treno. O meglio, sgattaiolai cercando di non essere vista. Mi nascosi nell’ultimo vagone, sapendo che non ci sarebbe stato nessuno su quel treno oltre a me e al guidatore. Perché quel treno era diretto a Capitol City per portare un’altra manciata di turisti all’arena. Ma per me quel treno portava da Chris.
1 ORA DOPO
O quel treno viaggiava a 950 000 all’ora o eravamo più vicini di quello che pensavo a Capitol City. In ogni caso dopo un’ora, scesi alla stazione centrale della capitale. Dovetti precipitarmi subito fuori dal treno perché non potevo aspettare che qualcuno ci entrasse dentro e mi vedesse. Il problema era che, una volta fuori, mi trovai una marea di gente che mi guardava a bocca aperta. C’erano tanti motivi per guardarmi male: ero bagnata di sudore, un po’ sporca di sangue, avevo ancora arco, frecce e coltelli con me, ero Ginger Cadlecott, ero la Ragazza d’acqua e sarei dovuta essere morta. Prima che qualcuno potesse chiamare i Pacificatori (che tanto per chiarire, non avevano niente a che fare con la “pace”), iniziai a correre all’impazzata. Correvo, correvo, correvo ancora più forte di quanto avessi mai fatto nell’arena e fu lì che colsi la differenza: in fin dei conti gli Hunger Games erano giochi virtuali, tutto quello che c’era dentro, salvo i tributi, non era vero, ma quella, questa, era vita reale. Non c’era Chris a difendermi o gli sponsor ad aiutarmi. C’ero io e il mondo. Punto.
Naturalmente non passai inosservata. Tutti mi riconobbero e iniziarono a indicarmi nervosamente.
-Mamma, mamma!!! C’è!! È viva!!!- urlò un capitolino.
“Grazie” avrei voluto rispondergli “potevi anche fare a meno di sventolarlo ai quattro venti!!”. Ma poco importava, ormai tutta la stazione era in subbuglio. La gente mi fermava, mi faceva domande, qualcuno ebbe anche il coraggio di chiedermi un autografo. E io andavo avanti, cercando di farmi spazio tra la folla. Mi sembrava di essere una di quelle star attorniate da fan urlanti, sì una star inseguita da Pacificatori, però.
-EHI VOI!!! FERMATELA!!- ordinò uno di quei insopportabili Pacificatori.
Iniziai a correre, ma la gente mi bloccava e non per consegnarmi ai “cattivi”, ma perché mi voleva bene, esultavano di felicità per me. Ma io non sapevo come spiegare a quella mandria di capitolini scemotti, che ero nei guai.
-Ascoltatemi!!!- urlai mentre un Pacificatore si avvicinava sempre di più –devo andare via da qui, SUBITO!!! Qualcuno di voi potrebbe offrirmi un passaggio in macchina?!?!?!?!?!?-
L’uomo bianco (alias il Pacificatore) era a qualche passo da me. Fissavo i capitolini. Quella gente piena di trucco che tanto disprezzavo erano la mia unica possibilità. I secondi che seguirono, furono secondi pesanti, quelli che ti sembrano interminabili. Ma poi, il miracolo successe. Tutti, ma dico tutti, quei capitolini fecero a gara per darmi un passaggio. Ci mettemmo a correre tutti insieme, tutti lontano dai Pacificatori. Non sapevo se la gente capiva la gravità della situazione, ma quello che successe fu una cosa davvero importante. Era la prima volta che si ribellavano, o che comunque aiutavano una povera ragazza del Distretto 12, piuttosto che aiutare i Pacificatori. Era un piccolo passo verso la rivoluzione e, se anche i capitolini, erano così convinti, chissà come dovevano essere in subbuglio i distretti. Era un simbolo, il simbolo che qualcosa stava cambiando o che sarebbe cambiata presto.
Entrai in una macchina nera, spinta da quella massa di gente che voleva salvarmi. Quella gente che sarebbe stata punita gravemente per avermi aiutato. Quella gente che magari sarebbe stata uccisa per colpa mia. Eppure sembravano tutti felici. Forse non capivano la situazione o, forse, non li importava di morire. Magari sapevano di aver fatto la cosa giusta. In ogni caso non feci in tempo neanche a salutarli che la macchina partì. A guidarla era un uomo barbuto, ma non troppo vecchio. Avrà avuto pressoché 40 anni, anche se, ricoperto di trucco, non lo si poteva dire di preciso. Era il classico uomo di Capitol City, quello vestito dalla testa ai piedi con abiti firmati, quello superficiale e odioso. Sì, era un tipo del genere eppure mi aveva salvato la vita. Ero in debito con lui ed odiavo esserlo.
-Ora dove andiamo???-
-A casa mia, naturalmente … vedrai che lusso!! Starai benissimo!! Giuro che quando ho sentito il tuo cannone stavo letteralmente per morire e … -
-Ok- lo interruppi io freddamente. Non ero in vena per chiacchierare, chiusi gli occhi e riflettei sulla situazione. Dietro di noi, c’erano macchine e macchine di capitolini che ci seguivano. Erano quelli che avevo incontrato alla stazione e che adesso morivano dalla voglia di scoprire come avessi fatto a sopravvivere. Erano quelli che mi avevano salvato la pelle. Per quanto riguarda i Pacificatori, invece, li avevamo seminati da un po’. In ogni caso ero comunque nei guai, ora tutti avrebbero saputo che ero viva. O forse no?? Pensai a questa possibilità … del resto il presidente Snow non voleva diffondere più caos di quello che avevo già provocato. Magari mi avrebbe lasciato in pace. O magari mi avrebbe ucciso senza che nessuno lo sapesse.
1 ORA DOPO
In effetti la casa era davvero fighissima. Su tre piani, si estendeva un edificio che sarà stato il doppio, anzi no, il triplo del Palazzo di Giustizia al Distretto 12!! Patt, il capitolino che mi aveva dato un passaggio in macchina, mi presentò la sua famiglia.
-Ecco, vieni, entra … loro sono mia moglie Clady- disse indicandomi una bella donna, molto elegante sulla trentina –e mia figlia, Carly Rose-
-Buongiorno- risposi timidamente io.
Poi la piccolina, Carly Rose, un battufolino biondo, mi corse incontro abbracciandomi.
-Sei viva!!!!!!- mi urlò sbiascicando appena appena la “s”.
-Già … -
La presi in braccio stringendo la dolcezza fatta in persona. Non era truccata, non era vestita nel classico stile di Capitol City, era solo una bambina bionda con un abito rosa. Ma era la bambina più bella del mondo. Quando sentii le sue manine esplorare i miei capelli, non potei fare a meno di pensare a Chris. Chissà se avessimo mai potuto avere una figlia come Carly Rose, tutta nostra. Chissà se saremmo vissuti abbastanza.
Dovetti interrompere le mie riflessione perché quei famosi capitolini della stazione entrarono di fretta e furia nella casa di Patt.
-Tutti in cantina … è il posto più sicuro per parlare!!-
Dati gli ordini di Patt ci spostammo tutti in cantina, compresa Carly Rose che, a quanto pare, non si voleva distaccare da me.
Di solito le cantine sono posti bui, inquietanti, quasi paurosi, e, quella di Patt, non faceva esclusione. Accendemmo una candela, giusto per vederci un po’ in faccia e poi, quella mandria di capitolini (saranno stati una quarantina) iniziarono a parlare tutti insieme.
-SHHHHH- li zittii io –volete sapere cosa è successo??-
Risposero all’unisono di sì e poi il silenzio calò perché erano tutti in attesa delle mie spiegazioni.
-Quando le fiamme hanno iniziato a rincorrermi, per ripararmi, mi sono nascosta in una minuscola grotta. Lì c’era solo una telecamera che dava immagini agli strateghi e l’ho rotta. Tuttavia non  ero ancora libera dagli Hunger Games perché avevo ancora il localizzatore nel braccio e allora me lo sono tolta. All’inizio l’ho fatto solo come gesto simbolico, solo per sentirmi libera, ma sapevo che non sarebbe servito a molto perché, appena fossi uscita dal nascondiglio, le telecamere mi avrebbero ripreso. Ma, il fuoco mi aiutò. Il nascondiglio era circondato dalla fiamme e nessuna telecamera poteva vederci qualcosa attraverso quelle fiamme. Così ho buttato il localizzatore dentro . Non so se lo sapete, ma, è da qualche anno che nel localizzatore mettono il cosiddetto “controllore di vita”. È un piccolo aggeggio che avverte gli strateghi un attimo prima di disintegrarsi. Quando l’ho buttato nel fuoco, si è disintegrato e ha avvertito gli strateghi della mia morte. Ma io non ero morta-
Finito il mio racconto potevo notare le facce sconvolte di tutti. “Ecco, brava furba” pensai “hai raccontato a dei perfetti sconosciuti, per lo più capitolini, il tuo più grande segreto!!!!!!”
-E poi???? – chiese uno titubante in fondo alla cantina.
-E poi … poi ho aspettato finché non hanno aperto l’arena … mi sono imbucata in un treno, sono arrivata alla stazione di Capitol City e beh … il resto lo sapete-
Silenzio totale. Sentivo Carly Rose stringersi sempre più a me. Probabilmente anche lei aveva avvertito la tensione dell’aria. Speravo solo che non mi uccidessero, non adesso, non dopo aver rischiato tutto per vivere.
Poi il miracolo successe. Tutti nella stanza alzarono le tre dita della mano sinistra e si misero ed esultare. In poco tempo quel “silenzio totale”, si trasformò in un “baccano totale” di gente che urlava impazzita per me.
-ZITTIIII!! – urlò Patt –ora che sappiamo che sei viva … che si fa??-
-In che senso??-
-Noi siamo pronti , vero signori???-
-Sììììì!!-
-Siamo nati pronti!!!-
-Puoi contarci!!-
-Ehi, ehi, ehi!! Aspettate … - li interruppi io –pronti per cosa??-
-Per la rivoluzione, naturalmente!! –
-Cosa?? Cosa?? Voi volete aiutarmi????-
-Signorina Cadlecott … noi non aspettiamo altro!!!- iniziò Patt –i distretti sono già in fermento … il 12, l’11, il 10 e il 9 hanno quasi preso il potere!! Gli altri stanno combattendo!! Noi qui a Capitol City stiamo organizzando tutto!! Non siamo solo un piccolo gruppo, davvero!!! Siamo in centinaia!! Aspettavamo un miracolo per iniziare gli scontri armati e oggi sei arrivata tu!! Siamo pronti, ci siamo armati, siamo tanti!! Prenderemo il potere e diremmo FINE a tutto questo!!!!-
Gli altri capitolini esultarono impazziti e poi si misero a cantare una specie di inno in mio onore.
-Davvero molto gratificante!- ringraziai io –ma come si fa una rivoluzione??-
-Credevo lo sapessi!!!-
-Ehm … no-
-Ok, non ti preoccupare- disse una donna abbastanza vecchiotta che si fece largo tra la folla –quelli dei distretti non ci possono aiutare, loro hanno già da fare nel loro. Ma è qui che si giocherà la vera battaglia!! Non basterà occupare le sedi comunali e uccidere Snow per porre fine a questa agonia … no, dobbiamo STERMINARE quelli che non sono d’accordo con noi!!!-
La parola “sterminare” mi incuteva decisamente troppa paura. Ero d’accordo sulla rivoluzione, sull’uccidere Snow e occupare tutti i palazzi più importanti, ma poi basta. Non dovevamo massacrare la popolazione che non era d’accordo con noi, anzi, dovevamo cercare di portarla dalla nostra parte.
-No no no!!- urlai io –NOOO!!! Vi prego!! Ho già visto troppe persone morire!! Questo, uccidere tutti, è quello che farebbero loro, Snow lo farebbe, ma noi no!! Noi dobbiamo essere l’esatto opposto, sì, serve un po’ di forza, ma non la violenza!!! Vi aiuterò io … sono disposta a mettermi in gioco, ma non risponderò mai alla violenza con altra violenza!! Se volete il mio aiuto, lo avrete alle mie condizioni!!!-
-Ma noi credevamo che fossi d’accordo con noi … -
-No Patt no!! Tu sei una bravissima persona, davvero. Ti ringrazio per avermi aiutato, ma devi capire … tutti voi dovete capire … che noi dobbiamo portare la pace. È vero, dobbiamo arrivarci e per farlo servirà anche usare la forza, ma una volta che avremo il potere e saremo in grado di portare la pace, lo faremo. Non uccideremo nessun altro se potremmo non farlo … -
I ribelli si fermarono un po’ a rifletterci su. Nessuno sembrava convinto, o almeno questo, fino a quando non esposi il mio piano:
-Allora … io voglio andare alla cerimonia di sta sera, quella in cui Chris verrà premiato e movimentare un po’ le cose, far vedere che sono viva. Naturalmente poi inizieranno a rincorrermi e mi dovrò dare alla fuga. In ogni caso il mio piano era quello di andare al Distretto 12 e liberarlo, poi dirigermi in tutti gli altri distretti seguendo l’ordine fino ad arrivare a Capitol City e a conquistarla … voi potreste procurarmi un passaggio veloce fino al 12??-
Silenzio di tomba.
-Vi prego … -
-Ok, ti aiuterò io- a parlare fu il solito Patt –Mio padre ha un aereo che viaggia ad alta velocità. Ci metterete qualche ora ad arrivare al Distretto 12, e , attenzione, qualche hovercraft potrebbe sempre intercettarvi … -
-Grazie 1000!!- ok, ora sarei stata duplicemente in debito con Patt.
-C’è qualcuno di voi che vuole stare dalla mia parte???-
All’inizio non si levò neanche una mano di quei ex capitolini tutto trucco, ormai diventati ribelli doc. Poi, però,  qualcuno disse di sì e, in breve tempo, tutti si trovarono d’accordo con me.
-Grazie- bisbigliai io incredula –allora adesso ci muoviamo così … io, Patt, tu e tu- dissi indicando due giovanotti tutto muscoli –venite con me alla cerimonia … naturalmente non ci dobbiamo far vedere prima di entrare … facciamo quello che dobbiamo e poi scappiamo. Tuo padre, Patt, deve essere già fuori ad aspettarci con l’aereo, già pronto per partire … Andremo al 12 e inizieremo la nostra battaglia! Voi altri ci aspetterete qui, tra qualche mese arriveremo e dovrà essere tutto organizzato, anzi diamoci già una scadenza … tra quattro mesi esatti noi saremo qui a Capitol City e ci uniremo a voi per dare l’ultima botta finale!! Se c’è qualcuno che non se la sente, lo dica adesso o … taccia per sempre … -
Le parole mi uscirono di bocca con una sicurezza decisamente strana per me. Non avevo mai pensato di poter essere così decisa. Tutti sembrarono cogliere la mia fermezza e nessuno osò contraddirmi. Potevo vedere nelle loro facce, la felicità per qualcosa che avevano sempre aspettato e la speranza per un futuro migliore. Chi avrebbe mai potuto dire che tra i superficiali capitolini c’erano anche quelli simili a noi?? Anche quelli buoni e giusti???
-E allora andiamo-
4 ORE DOPO
Io, Patt, e i due ragazzi ( che avevo scoperto chiamarsi Kevin e Cole) partimmo dalla casa di Patt su un auto nera. Patt aveva salutato la sua famiglia come se stesse per andarsene per sempre, del resto nessuno di noi poteva avere la certezza di scamparsela. Saremmo anche potuti morire tra qualche ora. Eppure eravamo tutti contenti perché pregustavamo il senso di vittoria, ma non ci eravamo ancora accorti che eravamo molti, ma molto lontani dal vincere.
Io, poi, ero al settimo cielo perché mi ero lavata, cambiata, sistemata, avevo mangiato e, ora, avrei visto Chris. Dio quanto mi mancava. Anche se ero decisamente presa da tutta questa storia della rivoluzione, non potevo non pensare a lui. Forse, adesso, se fossi davvero riuscita a cambiare le cose, ci sarebbe stato un “NOI”.
-Siamo arrivati- bisbigliò Cole.
Scendemmo tutti e quattro dall’auto nera cercando di non farci riconoscere. Ci eravamo tutti vestiti come dei ladri: maglia nera, giubbotto di pelle nero, pantaloni neri (nel mio caso una gonna) e, un po’ di armi nascoste qua e là. Io avevo il mio immancabile arco che oscillava sulla mia spalla.
Entrammo nel Palazzo di Giustizia senza troppi problemi, sembrava che ci fossero pochissimi Pacificatori, probabilmente erano stati tutti mandati in giro a cercarmi. Per entrare nella sala del trono, dove si svolgeva la cerimonia, invece, incontrammo qualche “uomo bianco”, ma grazie ai muscoli di Cole e Kevin, li togliemmo subito di torno. La porta principale era chiusa e, prima di capire come fare ad entrare, potei udire alcune battute che Chris e il presidente Snow si scambiavano. Stavano parlando di un matrimonio … ah già!! Stavano parlando di Perrie. Che spasso, davvero!! La gente si divertiva a sentire questi due che recitavano il proprio copione già bello fatto e costruito tre ore prima dello show!! A me, invece, dava un profondo fastidio. Chiamatela gelosia o come cavolo volete, ma ebbi una voglia immensa di sfracellare la testa al mio ragazzo.
Intanto Cole e Patt stavano cercando di scassinare la porta, ma con scarsi risultati.
-Toglietevi, la sfondo!!- ordinai io in preda a un attacco isterico. Sì, ero gelosa!!!!!! Chris era MIO, non di Perrie.
Feci qualche passo indietro presi la rincorsa e …
La porta si aprì. Tutti gli occhi si spostarono verso di me. Tutti mi fissavano senza dire una parola. Lì, davanti a me stava il mio nemico più grande. IL MIO VERO NEMICO. Non erano i tributi, non erano gli Hunger Games, Capitol City o Perrie … era lui: Snow. Feci l’unica cosa che mi venne in mente. Mi abbandonai agli istinti animali e si sa, se sei un animale, sei vendicativo, impulsivo. Sì, mi comportai così quando scoccai una freccia ed uccisi il presidente Snow.
 
SPAZIO AUTRICE
Ok, ok, spero che questo capitolo non si sia verificato troppo lungo, ma dovevo spiegare un po’ di cose … prima fra tutte come Ginger è riuscita a sopravvivere … cosa ne pensate della sua trovata? E, soprattutto, avete capito come ha fatto?? Perché, purtroppo, ho avuto qualche difficoltà a spiegarla … Spero di sì …
Ditemi la vostra con le recensioni, perché appena ce n’è qualcuna, pubblico il prossimo …
Infine ci tengo a ringraziare chi ha recensito l’altro capitolo ovvero: Directioner_2001 (il mio angelo), Lucinda_Lockwood e Howrse2013. GRAZIE DAVVERO!!
A presto (spero)
1D_we_love_4ever

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


POV GINGER
Vi siete mai sentiti fuori luogo??? Vi siete mai sentiti “non giusti” per quella situazione???
Io no, mai. Questo, almeno, finché quella freccia non colpì Snow. Sapevo di aver fatto la cosa giusta, sapevo che se lo meritava, sapevo tutto , ma in realtà non sapevo niente. Non sapevo che avesse una famiglia. O meglio sì, lo sapevo, però non avevo mai pensato che ora, i suoi cari, avrebbero pianto per lui. Sì, gli Hunger Games ti cambiano perché, da quando esci, hai sempre quell’istinto animale che cerca di uscire. Quell’istinto animale che hai dovuto creare per sopravvivere in quell’arena.
Dopo che scoccai la freccia, non so cosa successe, ma ero per terra in ginocchio. Ero stremata, stanca, stufa. Sarei stata lì tutto il tempo, a marcire, a morire. Vedevo persone che mi si avvicinavano, che mi gridavano cose contro, che mi davano anche qualche pugno, ma io non sentivo niente. Vedevo solo delle macchie muoversi e agitarsi intorno a me. Alcune erano nere, altre di stravaganti colori. Poi ce ne erano un po’ che si stavano avvicinando velocemente. Erano bianche come le margherite, la neve, l’abito da sposa e come … come … come i Pacificatori. Fu con questa immagine che mi risvegliai da quello strano sonnellino che aveva confuso tutti i miei sensi. Ero nel Palazzo di Giustizia, avevo ucciso Snow e ora tutti mi si rivolgevano contro. C’erano Patt, Cole e Kevin che mi stavano trascinando per un braccio cercando di portarmi in salvo. Ma se non collaboravo, non avrebbero mai fatto in tempo a portarmi sull’aereo del padre di Patt, come secondo i piani. Cercai, perciò, di alzarmi, ma le mie gambe non volevano sentir ragioni. Mentre quelle macchioline bianche si avvicinavano sempre più.
Chiusi gli occhi per la rassegnazione quando qualcuno mi sollevò di peso. “Ecco è fatta” pensai “Mi hanno catturata”. Ma poi aprii debolmente gli occhi e vidi la cosa più bella del mondo: Chris. Tra le sue calde braccia mi sentivo protetta, anche se eravamo inseguiti da migliaia e migliaia di persone, anche se saremmo morti, non potevo non essere felice di sentire il suo calore, di vedere i suoi occhi, di ascoltare il suo battito cardiaco che aumentava sempre di più correndo.
-Hey!! Lasciala andare!!!!- gridò Patt a Chris.
-Va tutto bene, Patt!! Lui è con me … - lo rassicurai io.
-Ok, allora seguimi -
Ci precipitammo fuori dall’edificio rincorsi dai Pacificatori.
-Dove cazzo è mio padre??!?!?!- blaterò Patt.
Poi continuammo a correre senza una meta precisa perché il padre del mio carissimo amico, non si era presentato.
-è alla stazione … ha detto che non si è potuto fermare prima … dobbiamo raggiungere mio padre là!!! Forza, non è troppo lontana!!-
“Magnifico” pensai “devo ritornare alla stazione centrale dove, questa mattina, ho provocato il caos totale”.
Ormai eravamo quasi arrivati e si poteva scorgere un piccolo aereo abbastanza vecchiotto sul tetto della stazione. Per raggiungerlo dovevamo scalare il muro dell’edificio, ma, io, per ragioni ancora sconosciute, non ero in grado di stare in piedi.
-Voi salite dal muro … noi vi raggiungiamo!!- gridò Chris.
Lasciammo gli altri tre a salire quel muro e ci avviammo all’interno. A quanto pare il mio ragazzo conosceva un modo decisamente più comodo per arrivarci. Appena entrati, proprio sulla destra , c’era una piccola porticina. La aprimmo e, una volta all’interno, c’erano scale, scale e ancora scale. Chris si mise a correre velocemente, ma era sempre più stanco. Stava sudando e il respiro iniziava a mancargli. Mi sentivo impotente, o meglio, inutile. Mentre il mio ragazzo era lì che soffriva e faticava per me, io non facevo un bel niente. Senza poi contare che eravamo anche seguiti da una marea di Pacificatori che, tra una scala e l’altra, sparavano qualche colpo di fucile, giusto per farci sapere che erano vicini.
Ma perché non riuscivo a stare in piedi??? Cosa mi aveva distrutto così tanto?? Di frecce ne avevo scoccate tante in vita mia, quella di Snow non era di certo la prima e, nessuna, mi aveva fatto così male. No, doveva essere per qualcos’altro … Fu allora che, mentre Chris saliva gli ultimi scalini con me in braccio, mi toccai la gamba. Da una ferita nella coscia sgorgava sangue. Qualcuno mi aveva colpito con una freccia, ma, in base ai sintomi che sentivo, capii che si trattava non di una freccia comune, di quelle che noi poveri abitanti del Distretto 12 facciamo fatica a procurarci, ma una freccia avvelenata.
Arrivammo sul tetto. Da quel poco che vedevo, il padre di Patt ci aspettava dentro un piccolo aereo. Ma non riuscivo a distinguere neanche i colori, non sapevo nemmeno se fosse notte o giorno perché la mia vista era praticamente andata. Vedevo tutto più sfuocato e soprattutto tutto dorato.
Chiusi gli occhi per quelli che mi sembrarono tre secondi e, una volta aperti, mi trovavo dentro una strana scatola grigia. Dentro c’erano Patt, il padre, Kevin, Cole e Chris. Tutti mi guardavano preoccupati. Poi la scatola grigia fece strani rumori e si innalzò nel cielo lasciando sul tetto della stazione solo qualche macchia bianca.
 
SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui!! Lo so, sono in un ritardo clamoroso, ma ho avuto troppe, troppe verifiche o interrogazioni in questi giorni!!
Chiedo anche scusa per questo capitolo minuscolo e insulso, ma mi serviva come collegamento per il prossimo … Spero che comunque vi sia piaciuto :)
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito e che seguono la mia storia: GRAZIE DAVVERO!!!
Al prossimo capitolo …
1D_we_love_4ever
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


POV GINGER
Aprii gli occhi debolmente e li richiusi. La luce era troppo forte per i miei occhi troppo deboli.
-Ginger??- sentii chiamare.
Emisi qualche verso e poi mi costrinsi a mettere a fuoco chi mi avesse chiamato.
-Chris??-
Lui sorrise e poi mi abbracciò dolcemente dandomi dei baci sul collo e sulle guance. Quanto mi era mancato??
-Ma tu sei pazza!!!! Mi hai fatto morire!!! Credevo fossi morta!!-
-Non ti avrei mai lasciato nelle grinfie di quella Perrie!-
Poggiai le mie labbra sulle sue e sentii un brivido percorrermi tutta la schiena, mentre un sapore di fragola entrava nella mia bocca.
Mi tastai la coscia alla ricerca della ferita, ma niente. Chris sembrò accorgersi del mio stupore e sorrise dicendo:
-Non c’è freccia avvelenata di un Pacificatore che non si possa curare con una buona dose d’amore!-
Ma quanto cavolo era dolce???
-Ginger???- sentii una voce chiamarmi da fuori la stanza. All’inizio non la riconobbi, ma poi, mi ricordai a chi appartenesse: mamma. Avevo sentito la sua voce per sedici anni, eppure, dopo qualche mese che non avevo avuto la possibilità di udirla, mi sembrava completamente diversa. C’era paura, terrore, ma anche speranza. E poi c’era felicità perché nel bene e nel male, io ero tornata. Magari sarei morta tra qualche ora, ma adesso c’ero, ero davvero viva, non ero solo un’immagine sullo schermo.
-Sì, mamma??-
-Esci fuori, ti vogliamo parlare-
Cercai di alzarmi, ma non ce la feci senza l’aiuto di Chris. Mi prese per mano e piano piano mi condusse alla porta. Esitai prima di aprirla e mi voltai a osservare la camera, la mia camera. Non era cambiato niente da prima: il solito letto di paglia sfondato, la solita tinta bianca quasi grigia per la sporcizia e poi tutti i segni sui muri delle mie altezze e anche di quelle di Patrick. Sapete, qui al Distretto 12, i bambini non si potevano permettere giochi, neanche un foglio o una matita. Era tutto troppo caro. E allora si ci riduceva a passare interi pomeriggi a segnare con del succo di frutta le proprie altezze su dei muri. La mia camera e quella di Patrick, erano cosparse di segni del genere. Quanti pomeriggi passati assieme a lui, quante risate, quanti scherzi, quanti dolori e quanti pianti. “Patrick, mi manchi” pensai “oggi, mi mancherà non segnare la tua altezza sul muro”.
Poi aprii la porta lasciandomi alle spalle la mia camera. Mano nella mano con Chris, entrammo nell’altra stanza della mia casa. Era una stanza che conteneva tutto: cucina, tavolo e sedie per mangiare, una tv mezza rotta e un divano. Si poteva, perciò, dire che quei quattro metri quadrati, erano una cucina, una sala da pranzo e un soggiorno. E proprio qui, erano tutti riuniti. Mia madre, Yurick, Lilly (la capitolina che estraeva i nomi dei tributi per il nostro distretto), Joula (la mia stilista), tutto il mio staff e poi ancora Patt, suo padre, Cole e Kevin.
Ci fissammo. E poi agii d’istinto. Corsi da mia mamma. Lei mi abbracciò stretta, stritolandomi. Aveva le lacrime agli occhi e il grembiule tutto sporco. Aveva la solita faccia stanca ornata da rughe e rughe sotto gli occhi. Ma aveva anche un nuovo sorriso, il sorriso della persona più felice del mondo. Io ero tutto ciò che le rimanevo: mio padre era morto, Patrick era morto ed entrambi i miei fratelli erano morti. Gale non ce l’aveva fatta agli Hunger Games e Peeta … beh, Peeta. Aveva tre anni meno di me e aveva preso il nome dal grande Mellark. Era morto perché aveva rivelato a un Pacificatore di chiamarsi così in suo onore. Glielo aveva detto la mattina e, la sera, il suo corpo senza vita ci venne portato come un pacco a casa. Da allora mia madre si era chiusa in se stessa, era come se avesse perso la voglia di vivere, era come se in quel pacco, insieme a lui, ci fosse anche lei. Iniziò ad allenarmi ad essere forte, a cacciare, a cavarmela da sola perché aveva paura che facessi la sua fine. Aveva paura che la morte di Peeta fosse colpa sua. Ogni sera si ripeteva che, magari, se avesse agito diversamente, se gli avesse insegnato cosa doveva o cosa non doveva dire, se non lo avesse fatto vivere nel mondo delle fiabe, beh, forse non sarebbe morto. Ma adesso non aveva importanza perché aveva capito di essere una nuova madre, aveva capito che da adesso iniziava una nuova vita.
-Ginger Cadlecott, la Ragazza d’acqua, vieni qui!!!- urlò Yurick , il mio mentore, invitandomi ad abbracciarlo. Io sciolsi il contatto con mia madre e andai da lui.
-Questa ragazzina qua, è un genio!! Solo a lei poteva venire in mente una cosa simile!! Per chi non lo sapesse ha ingannato tutti!! Ha fatto credere di essere morta gettando il localizzatore nel fuoco e poi si è nascosta per tutta la durata degli Hunger Games!! Sei un genio, bellezza!!-
-Grazie Yurick-
Seguirono i saluti con tutti gli altri e, poi, iniziarono i discorsi seri. Mi sedetti sul divano vicino a Chris e a mia madre, le due persone più importanti della mia vita.
-Beh, adesso che si fa??-
-Come che si fa?? Ho appena finito di dire che sei un genio, non mi far ricredere!! Ora si fa la rivoluzione!! Hai ucciso Snow, ma non basta … hai sentito le ultime notizie??-
Chris scosse la testa e si mise a fissare un punto indeterminato nel pavimento.
-No … che è successo?- chiesi preoccupata.
- È successo che siedi vicino al figlio del nuovo presidente di Panem-.
Mi voltai cercando di collegare le parole di Yurick …
-Chris, tuo padre è … -
-Già … -
Intrecciai la mia mano nella sua, cercando di farlo sentire un po’ meglio. Per lui tutto questo doveva essere davvero difficile. Non solo andava contro suo padre, ma andava contro il presidente. Sì, insomma, per me non era un problema, io ne avevo addirittura ucciso uno, ma per Chris, che era sempre vissuto col mito di questa società, doveva essere difficile rinnegare sedici anni della sua vita e ripartire da zero, da adesso, da NOI.
-Sai cosa è preoccupante???-
Scossi la testa.
-Anderson, il padre del tuo amore, - continuò lui –sta formando un esercito per combattere contro di noi. E non sarà solo un esercito di Pacificatori … -
-Che intendi?- chiese mia madre con gli occhi serrati.
-Intendo che Anderson non è come Snow. Snow era, complessivamente, “pacifico”. Non gli importava di fare la guerra, perché una guerra porta scompiglio e lui voleva tutto meno che il caos. Snow voleva governare per tutta la vita, ma voleva che nulla cambiasse, voleva che tutto restasse immutato. Ma Anderson no. Uno, perché non se lo può permettere. Se lascia tutto come è adesso, allora noi abbiamo vinto perché non ci mettiamo niente a impossessarci di una Capitol City inoffensiva. Due, perché non vuole. Lui vuole cambiare le cose e per farlo ha bisogno di quel caos, ma ha anche bisogno di uscirci vittorioso … -
-Quindi, noi, contribuiremo al caos, ma vinceremo, giusto??- chiese Cole alzandosi in piedi eccitato dalle parole di Yurick.
-Esatto, perspicace il ragazzo!!- rispose ironicamente il mio, ormai ex, mentore.
-In fatti concreti, che si fa??- concluse Patt.
-Allora, Ginger sta bene a sentire perché tutto dipende da te … la maggior parte della popolazione, stiamo parlando di Capitol City e dei primi distretti, non sente l’esigenza di fare una rivoluzione, ma, se sarai tu, il loro simbolo, la loro eroina, a guidarla, beh, forse ci aiuteranno-.
-Yurick, scusa se ti interrompo … ma guarda che noi a Capitol City siamo numerosi, noi ribelli intendo-
-Sì, Kevin, numerosi, ma non abbastanza … sarete in 200, 300 e dovete andare contro 300000 persone, anzi no, soldati e forse ibridi e forse anche macchine assassine … non sappiamo cosa stia architettando Anderson, sappiamo solo che siamo pochi … Perciò Ginger tu adesso inizierai una specie di “tour della vittoria” … -
Ci guardammo straniti senza comprendere il significato di quelle parole.
-In che senso??-
-Nel senso che da domani, inizierai la tua corsa a Capitol City … passerai per ogni distretto e ti impossesserai di ognuno di essi … parte del tuo compito è già fatto perché i distretti 12, 11, 10, 9 e 8 sono già in mano a noi ribelli, ma ti devi occupare degli altri … Ora ti spiego-.
Mostrò una carta di Panem, una di quelle che usano i turisti.
-Tu sei qua, Distretto 12. Entro quattro mesi devi raggiungere Capitol City. Passerai per ogni distretto e ti porterai dietro un gruppo di ribelli. Cioè, se qui ci sono 1000 ribelli, te ne prendi metà e, con loro vai al Distretto 11. Ricordati che, almeno metà di essi deve sempre restare nel distretto perché non sappiamo cosa farà Anderson, per quello che ne sappiamo potrebbe anche svegliarsi di attaccare il Distretto 12, mentre noi arriviamo a Capitol City. –
-Cosa intendi per “impossessarsi” di un distretto o di Capitol City??- intervenne Joula.
-Per i distretti, vuole dire occupare il Palazzo di giustizia, istituire un sindaco ribelle e convincere la maggior parte della popolazione a passare dalla nostra parte, per quanto riguarda Capitol City, vuole dire la stessa cosa aggiungendo anche l’uccidere il … il – fissò Chris e poi concluse la frase –presidente-
Il silenzio piombò nella stanza e l’aria si fece improvvisamente pesante.
 
POV CHRIS 
Pronunciata l’ultima frase il mio cuore sprofondò. L’avevo sempre saputo. Da quando mio padre aveva preso la carica di presidente, lo avevo capito. Ma sentirmelo dire in faccia faceva male. Io odiavo mio padre, per tutto. Ma era sempre mio padre, una parte di lui era sempre in me, anche adesso che lo stavo rinnegando, che stavo complottando contro di lui, beh, anche adesso c’era qualcosa di lui in me.
-Yurick, dobbiamo proprio ucciderlo??- chiese Ginger titubante.
-Sì, Ginger, sì, se vuoi che tutto finisca-
-Io non intendo farlo … -
Tutti fissarono Ginger dopo quest’ultima frase. Ma lo sguardo più pericoloso era quello di Yurick: freddo, severo, anche se allo stesso tempo sull’orlo di crollare. La Ragazza d’acqua se ne accorse e mi strinse ancora di più la mano.
-Ginger, qui non si tratta di amore, ok?? Qui si tratta di giustizia, di vita!! Di cotte, di amori, di ragazzi ne avrai tanti, ma le persone che muoiono, non hanno un’altra possibilità … hanno solo una lapide. Non me ne frega un cazzo se tu ami Chris, adesso tu fai questa rivoluzione e se non la vuoi fare ti tolgo il tuo amore dai piedi, chiaro??- intervenne Yurick piuttosto alterato.
-Tu non sei nelle condizioni di ordinare a me cosa fare!!!- urlò Ginger scattando in piedi.
-Sei solo una presuntuosa, convinta di essere la più forte del mondo, ma sei solo una ragazzina viziata … io ti posso rovinare da un momento all’altro!!-
-Avanti, allora!! Yurick, che aspetti!?!? Uccidimi!! Ah già, non lo puoi fare!! La verità è che io ti servo. L’hai detto tu: senza di me non c’è la rivoluzione. Vuoi questa cazzo di rivoluzione, allora accetta le mie condizioni!! Starò al tuo piano, domani inizierò a prelevare quei ribelli da portarmi al Distretto 11, ma non ti voglio fra i piedi. Tu rimarrai qui e proteggerai mia madre, Joula e il mio staff. Se solo a uno di loro succederà qualcosa, io mi fermo e non conquisto un bel niente. Con me verranno Patt, suo padre, che ci darà il passaggio per ogni distretto sul suo aereo, mentre i ribelli si sposteranno in treno. Verranno anche Kevin e Cole e verrà anche Chris, che ti piaccia o no. A Capitol City, sarò io a decidere cosa fare: se uccidere o meno il presidente. È una decisione che prenderò io con Chris e nessun altro. Chiaro??-
Nessuno osò aprire bocca, neanche Yurick. Il mentore si limitò a serrare la mascella e a fare un debole cenno di sì con la testa. Il rapporto tra i due era molto strano. Prima parlavano amichevolmente, prima si scambiavano battute simpatiche e poi di colpo si scannavano letteralmente. Probabilmente era il risultato di un rapporto tra due persone troppo simili di carattere.
-Ok, vedo che l’aria si sta facendo pesante … comunque, per risollevarci un po’ il morale … sta sera c’è una festa in tuo onore, Ginger! È organizzata nella piazza principale del distretto … anche se sei stanca, ti consiglierei di partecipare! La popolazione freme di vederti!! E poi ti puoi rilassare adesso nella tua nuova casa al villaggio dei vincitori!!! - annunciò Lilly che, anche se appoggiava noi ribelli, in fondo in fondo era sempre una capitolina e, come tale, amava le feste.
-Ma io non ho vinto gli Hunger Games … -
-E che importa?? Gli Hunger Games non esisteranno mai più!!- gridò Kevin entusiasta.
Ginger accennò un piccolo sorriso e poi mi prese per mano. Uscimmo fuori e ci dirigemmo al villaggio dei vincitori.
 
SPAZIO AUTRICE
Allora … ECCOMI QUA!! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!! Come al solito, voglio ringraziare tutti coloro che recensiscono e in particolare tre persone (che sono anche delle scrittrici fantastiche!!) che recensiscono ogni capitolo: Directioner_2001, Drachen e Uzzaah! Ma grazie anche a tutti gli altri che recensiscono, che seguono la mia storia o che anche solo la leggono!
Di solito nello spazio autrice vi faccio sempre domande sul prossimo capitolo, ma oggi preferisco anticiparvi qualcosa: nel prossimo capitolo, ci sarà un momento MOLTO MOLTO MOLTO romantico tra Ginger e Chris … prossimamente, invece, dovremo dire addio a personaggi importanti nella storia … perciò, pronti a piangere?? Siamo agli sgoccioli della storia perché, anche se sembra che manchi tanto, in realtà scriverò solo più qualche capitolo … ho intenzione di fare un grosso salto temporale, perciò tenetevi forti perché l’ultimo capitolo è più vicino di quanto possiate immaginare …
Se avete consigli per la conclusione della ff, sarei molto contenta di conoscere le vostre idee perché, anche se questa non è una storia interattiva, ho bisogno di qualche idea geniale per la fine!!
Fatemi sapere
Baci
1D_we_love_4ever

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


POV GINGER
Io e Chris entrammo nella nuova casa, quella al villaggio dei vincitori. Da una prima occhiata, potei subito notare che era grande il triplo, anzi no, il quadruplo della mia. Aveva una cucina, un soggiorno, non una, ma ben due camere da letto con gli annessi bagni e addirittura uno studio. Le luci si accendevano (non so per quale assurdo marchingegno tecnologico) appena rilevavano la tua presenza. Chris diceva che non era una cosa poi tanto strana che, anzi, al Distretto 1 ce n’erano parecchie di lampade del genere. Ma qui eravamo al Distretto 12, tutto carbone e zero lusso. Tutto fame, sete e morte.
-Non dovevi farlo … - mi bisbigliò Chris nell’orecchio prima di darmi un dolce bacio sulle labbra.
-Non dovevo fare cosa?- risposi io in tono di sfida.
-Difendermi-
Si riferiva alla questione del padre. A come mi ero infuriata davanti a tutti perché Yurick aveva annunciato che il nuovo presidente doveva morire. Era vero, forse la mia reazione era un po’ esagerata, ma quando sei innamorata è molto difficile ragionare. Decisi di non rispondere ulteriormente, preferii poggiare le mie labbra sulle sue mentre le mie mani scompigliavano i suoi capelli biondi. Chris mi circondò la vita e piano piano, senza interrompere quel dolce contatto, mi trasportò sul divano, in soggiorno. Lui si mise sopra di me e iniziò a sbaciucchiarmi con foga. Quando io mi ritrassi per mancanza di fiato, Chris  si mise a darmi qualche piccolo bacio sul collo. Sembrava inarrestabile e, sinceramente, io non avevo alcuna voglia di fermarlo. Anche nell’arena c’erano stati dei momenti del genere, in cui eravamo sempre prossimi al farlo, ma ci eravamo sempre stoppati. Bloccati dalle telecamere, da Patrick, ma anche da noi stessi. Avevamo paura di non essere abbastanza pronti per farlo, temevamo di rovinare tutto il nostro rapporto. Ma oggi no. Oggi eravamo stranamente sicuri di noi, o forse non lo eravamo, forse eravamo terribilmente insicuri di quello che stavamo facendo solo che non volevamo interrompere i nostri istinti animali. O forse, quei giorni in cui avevamo paura di non rivederci, ci avevano fatto capire che dovevamo darci una mossa.
-Sei sicura di volerlo fare??- chiese timidamente lui fissandomi con quei suoi due occhioni azzurri. Ma come si fa a dire di no a tale perfezione??
-Sì, sono sicura-
Lui sorrise e poi ritornò a baciarmi. Mi risollevò e mi trasportò al piano di sopra, in una delle camere. Mi depositò sul letto e lui mi si mise di fianco. Ci fissammo un attimo, prima che la passione prendesse possesso dei nostri corpi. Ci guardammo giusto quell’attimo per concepire il tutto, concepire che stavamo abbandonando la nostra verginità e che ci stavamo pienamente dando l’uno con l’altro. Quei tre secondi servirono alle nostre menti per codificare la situazione ed essere sicuri di volerlo fare. “Sì, Chris Anderson, lo voglio, ti voglio” pensai.
Poi Chris riniziò a baciarmi, prima dolcemente, ma poi sempre più con foga. Infiltrai la mia mano nella sua maglietta sentendo tutti i suoi muscoli a contatto con la mia curiosa mano. Il gesto che seguì, fu quasi istintivo, ormai non ragionavo più: gli sfilai la maglietta e mi misi sopra di lui. Il mio ragazzo penetrò nella mia gonna lasciandomi in breve tempo in mutande, mentre io lottavo con la zip dei suoi pantaloni. Intanto che ci spogliavamo a vicenda, i nostri baci non si interrompevano mai. Le sue calde labbra erano perennemente sulle mie.
Mi sfilò la maglietta e mi tolse il reggiseno. Alla vista sembrò impazzire, non poté fare a meno di toccarle e ritoccarle e baciarle. Anch’io, però, stavo impazzendo per due motivi principali: uno perché amavo cosa stava facendo Chris, due perché gli avevo tolto ogni minimo indumento. Ora rimanevano solo le mie mutande che, per fortuna, sparirono subito dopo un tocco del mio ragazzo. Finalmente eravamo solo io e lui. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia, la sua bocca che passava per ogni singolo punto del mio corpo. Il piacere era immenso, ma l’amore era ancora di più.
 
***
 
TRE ORE DOPO
Sentivo la mano del mio ragazzo che mi accarezzava dolcemente mentre le sue labbra si posavano delicatamente sulla mia spalla. Io mi limitavo a farmi coccolare da lui e a respirare quel suo dolce profumo.
-Tra poco dobbiamo prepararci per la festa … -
-Noo … -
-Non hai voglia di andare?-
-Preferirei starmene qui tra le tue braccia- risposi io posando le mie labbra sulle sue. Lui sorrise dolcemente mostrandomi tutta la sua bellezza. Cercai di ricordarmi come mi ero innamorata di lui, il belloccio del Distretto 1. Pensai a come l’odiassi all’inizio per quel suo essere viziato, bello, perfetto, fin troppo per i miei gusti. Eppure, me ne ero innamorata ed era stata anche una cosa complessivamente veloce. Fin dai tempi in cui ci addestravamo per gli imminenti Hunger Games e io bisticciavo con Sue per lui. Sue. Incredibile da dirsi, ma mi mancava. Mi mancava odiarla, essere gelosa di lei, mi mancavano anche solo quegli sguardi minacciosi che ci mandavamo. Perché alla fine, anche se Sue era una delle persone più odiose al mondo, mi mancava. E se mi sentivo così per Sue, non potevate immaginare come mi sentivo per Finnick o Patrick. Eravamo partiti in 24. Eravamo tornati miracolosamente in 2.
 
POV CHRIS
LA SERA
Dopo una doccia non troppo rilassante (causa: l’acqua gelida), io e Ginger ci incamminammo alla festa. Sinceramente io non avevo troppa voglia di andare. Uno perché avrei felicemente continuato a fare quello che stavamo facendo prima, due perché, anche se ero diverso, ero pur sempre un abitante del Distretto 1 nel 12. Senza considerare chi era mio padre. Per questi due motivi e per altri mille, ero decisamente nervoso. La mia ragazza, che mi conosceva fin troppo bene, se ne accorse subito vedendomi torturare un ciuffo biondo che era sempre la mia vittima quando avevo bisogno di un anti-stress.
-Hey, calmo!!- mi tranquillizzò lei –ci sono io con te!-. Poi mi diede un piccolo bacio a stampo e mi prese la mano.
Ginger era un vero schianto. Aveva indossato un abito di sua madre. Era verde, azzurro, anche un po’ blu intenso. Era un miscuglio di colori perfetto per la Ragazza d’acqua.
Una volta arrivati alla festa c’era una marea di gente che impazzì letteralmente vedendo Ginger. Le correvano incontro, la salutavano, le cantavano canzonette in suo onore. Tutte quelle cose che facevano nel mio distretto i fan scatenati quando accoglievano il vincitore degli Hunger Games. Eppure, questa, era un’atmosfera diversa. Quelle persone non si scannavano per la vincitrice dei giochi (anche perché, effettivamente, non li aveva vinti), ma per un’amica che era tornata. 
La festa si compose principalmente di cibo, musica e pettegolezzi. Il Distretto 12 sembrava come un grande paese, ma pur sempre un  paese. Il mio distretto, invece, era una città a tutti gli effetti. Non era la grandezza e le dimensioni a fare la differenza, ma la gente. Qua tutti si volevano bene, tutti si conoscevano e si scambiavano doni amichevoli con quel poco che avevano. Qua potevi vedere una povera signora di 80 anni con vestiti putridi e senza scarpe, donare una fetta di pane a un bambino magari anche messo meglio di lei. Al Distretto 1, invece, tutti avevano tutto e, quelli che avevano di più, non si sognavano minimamente di dare qualcosa a quelli messi peggio di loro. Un esempio perfetto di tali esseri, era la mia famiglia.
-Chris, ti posso parlare?- mi chiese la madre di Ginger.
Io feci cenno di sì ben contento di parlare con qualcuno. Non che gli altri mi isolassero, ma erano troppo presi da Ginger e beh, uno come me, della mia “insulsa specie” non era proprio ben visto.
-Lo sai, vero, che Ginger è l’ultima persona che mi rimane? Dopo la morte di mio marito e degli altri miei due figli … -
-Sì, lo so, ma lei non si deve preoccupare, non le succederà niente!-
-Bene- sorrise lei –ma, su questo, non avevo dubbi, insomma si vede lontano un miglio che sei pazzo di lei!-
Divenni così rosso che probabilmente la mia faccia era molto simile a quella di un bel pomodoro.
-Sono stata ragazzina anch’io e conosco così bene mia figlia che ho capito benissimo che oggi avete fatto l’amore … -
Ok, mi correggo, ora ero rosso come un pomodoro.
-Ehm … sì, ma … cioè … - balbettai io cercando qualche frase per uscire da quella situazione imbarazzante.
-Sono contenta sinceramente che l’abbiate fatto … -
Inghiottì un groppo enorme di saliva come se stessi buttando giù il più grande peso del mondo.
-Davvero?!?-
-Sì. Tu ami mia figlia e sicuramente sei il meglio che poteva trovare. Devo essere sincera, io l’ho sempre pensata con Patrick, ma, forse, anche se lui non fosse morto, tu saresti stato comunque quello giusto. Ginger e Patrick erano molto simili, voi siete l’opposto … In amicizia la somiglianza può funzionare, ma in amore è diverso … Ma ora, ascoltami, arriverà il giorno, anche non troppo lontano, in cui non ci sarò più … -
-Signora, ma lei ha solo 47 anni, perché dovrebbe morire?-
-Mi è stata diagnosticata una malattia mortale … -
Il mio cuore sprofondò a km sotto terra.
-Ginger lo sa?-
-No, e non voglio che lo sappia … Lei deve fare la rivoluzione, salvarci tutti … Sai, Ginger è molto coraggiosa quando si tratta di se stessa, ma non metterebbe mai a rischio una persona a cui vuole bene … Sì, mia figlia ha ucciso Snow, ha sfidato gli Hunger Games, ma non si muoverebbe di qui se sapesse della malattia … -
-Signora, perché lo dice a me?-
-Perché se io non ci sarò più, lei avrà solo te. Sai, quando diventerai un genitore lo capirai anche tu quanto, per noi, i figli siano importanti … sempre, anche quando vi abbandoniamo, anche quando sembra che non vi vogliamo bene … Noi, beh, ve ne vogliamo. Capito?-
Feci cenno di sì con la testa, ma in realtà non avevo compreso metà delle parole che mi aveva detto. La mamma di Ginger parlava, ancora di più della figlia, misteriosamente. Come se non bastasse, continuava a girarsi e rigirarsi come se avesse paura che qualcuno ci sentisse. Ok, sì, non voleva far sapere a tutto il distretto che era in procinto di morire, ma nascondeva qualcosa, ne ero fermamente convinto. Mi aveva detto “Anche quando vi abbandoniamo, anche quando sembra che non vi vogliamo bene”. Cosa stava provando di dirmi?? Ero sicuro che fosse qualcosa di essenziale, ma cosa c’era dietro a tutto questo??
La festa si concluse alle tre di notte. In realtà alcuni continuarono a festeggiare fino all’alba, ma io ero stanco, confuso, preoccupato e, così, ero tornato a casa, al Villaggio dei Vincitori. Ginger, anche se, se fosse stato per lei, avrebbe continuato ancora per ore, venne con me.
-Ti vedo preoccupato … è successo qualcosa?- mi chiese Ginger una volta nel letto.
Mi girai verso di lei e la guardai. Avrei voluto dirle tutto, ma sapevo che sua madre non voleva. Mi limitai ad accarezzarle la guancia e stringerla forte a me. Dormimmo abbracciati tutta la notte e, la mattina, mi risvegliai con dei dolci baci e, addirittura, la colazione a letto. Ero così felice che quasi mi dimenticai che oggi partiva il nostro Tour della vittoria speciale. Mi dimenticai quasi che mio padre doveva morire. Mi dimenticai quasi le parole della madre di Ginger. Ma non ero felice perché quel “quasi” mi tormentava.
 
SPAZIO AUTRICE
Allora … vi è piaciuto questo capitolo? Trovate coccolosi Ginger e Chris??
Innanzitutto voglio dire che tra uno o due capitoli ci sarà un grosso salto temporale … quindi siamo quasi al “THE END” di questa storia *si commuove*
Posso anticiparvi che nel prossimo capitolo Ginger scoprirà una cosa MOLTO, ma MOLTO importante … e vi anticipo anche che le parole della mamma di Ginger hanno un significato ben speciale … Secondo voi, cosa vogliono significare???????
Spero che rispondiate alle mie domande con qualche recensione! E ci tengo a ringraziare chi ha recensito, chi ha messo tra seguite/preferite/da ricordare la mia storia e anche chi legge soltanto!
Baci
1D_we_love_4ever

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


POV CHRIS
2 SETTIMANE DOPO
Eravamo appena arrivati al Distretto 10. Il nostro Tour della vittoria procedeva velocemente, anzi, fin troppo secondo le tabelle di marcia. L’11 e il 12 erano stati molto facili da conquistare perché tutti erano d’accordo nel seguirci e anche per il 10 non sembrava che avessimo troppi problemi. La gente ci accoglieva felicemente e faceva a gara per invitarci a casa per la notte. I ribelli degli altri due distretti che ci avevano seguito erano ben visti e tutti trovavano ospitalità da qualcuno per mangiare e riposarsi.
Io e Ginger fummo accolti nella casa del futuro sindaco del distretto. Quello vecchio, infatti, era stato ucciso perché sembrava appoggiare il governo di mio padre. Sì, certo, Yurick ci aveva detto che non dovevamo andarcene dai distretti prima di non aver dato la carica di sindaco a un ribelle, ma era davvero questa la cosa giusta? Dovevamo proprio esiliare, uccidere, quelli che non erano d’accordo con noi?
-Prego, questa è la vostra camera … dormite insieme vero?- disse James, il futuro sindaco indicandoci la camera. Ginger rispose di sì e poi, finalmente, dopo una giornata estenuante, ci lasciarono un po’ da soli.
Mi buttai sul letto di peso, mentre Ginger si sdraiò vicino a me.
-Hey!- mi disse dandomi qualche bacietto sulla guancia –Stanco?-
Io borbottai qualcosa di incomprensibile per poi stare zitto a lasciarmi coccolare da lei. Erano pochi i momenti di questo tour in cui io e Ginger potevamo starcene un po’ da soli. Eravamo sempre attorniati da ribelli che volevano sapere le prossime mosse o volevano esporci i loro piani diabolici. Molto spesso non avevamo neanche dormito insieme e non ci eravamo neanche potuti scambiare un piccolo bacio.
-Chris?-
-Mmh?-
-Ti devo dire una cosa … -
Mi raddrizzai a sedere per vederla negli occhi. Del resto, si sa che quando una ragazza dice questa fatidica frase, non si prospetta nulla di buono.
 
-Dimmi … -
-Ehm … io … beh, io … non so se tu sai che le femmine hanno il loro … cioè quelle cose … -
La presi per mano cercando di farla calmare un po’. Ginger non era una che andava nel pallone facilmente (quello ero più io), perciò, per essere lei così agitata, doveva essere qualcosa di MOLTO, MOLTO serio.
-Cioè … tu ti ricordi se … quando l’abbiamo fatto … beh, se tu hai usato il … -
Mi si bloccò la saliva in gola perché iniziavo purtroppo a intuire cosa mi stava dicendo. Dio, non me lo ricordavo. Però non mi sembrava di averlo. Cazzo, cazzo, cazzo.
-Cioè … tu hai fatto il test?-
Lei fece cenno di no con la testa, ma poi balbettò:
-Però ho un ritardo di due settimane … -
-E … e questo è normale?- chiesi io titubante.
-No-
Trattenni il respiro ed inspirai faticosamente. Io volevo avere dei bambini e volevo che Ginger fosse la madre, ma non adesso, non così. Rischiavamo la vita ogni giorno, la madre della mia ragazza stava per morire ( e per giunta lei non ne sapeva niente), mio padre era il presidente di Panem e noi dovevamo ancora passare per nove distretti e conquistare Capitol City. In tutto questo, un bambino, proprio non ci stava.
-Ok, dobbiamo, cioè … devi fare quel test … -
Ginger non aprì neanche la bocca per prendere fiato. Fissava un punto indeterminato nel muro.
-Ora vado in farmacia e te lo prendo … aspettami qui, ok?-
Lei fece cenno di sì. Mi alzai e, prima di uscire, lei mi fermò e mi abbracciò.
-Non mi lasciare, ti prego … -
-Non ti lascerò mai, qualunque cosa accada … -
Poggiò le sue labbra sulle mie e poi si andò a sedere sul letto. Io uscii diretto alla farmacia del Distretto 10.
 
POV GINGER
Quando Chris uscì, mi sentii per la prima volta sola. In tutto il tour ero sempre stata circondata da persone, principalmente ribelli. Tante volte avevo desiderato di stramene un po’ per conto mio, ma adesso che il mio desiderio si era avverato, non mi piaceva per niente. Forse non ero sola. Forse nella mia pancia scorreva della vita. Io non sapevo se esserne felice o meno. Volevo avere dei bambini come tutte le altre ragazze, ma non adesso. Anche solo lasciando stare tutti i problemi che avevo nella vita, rimanevo sempre e comunque una ragazza di sedici anni. Per carità, quasi diciassette. Per carità, ero la Ragazza d’acqua. Per carità, avevo ucciso Snow e creato una rivoluzione. Ma prima di tutto questo, io ero Ginger. Una ragazza lontana da casa, lontana dalla sua normalità e, forse, anche incinta.
-Eccomi- annunciò Chris entrando di soprassalto nella camera.
Mi diede il test e poi io entrai in bagno.
-Io ti aspetto qui! E sta’ tranquilla … ci sono io!- sussurrò il mio ragazzo da dietro la porta. Meno male che c’era lui. Lui era l’unica persona con cui avrei voluto essere in quel momento. Forse avrei accettato anche la presenza di mia madre. Quanto mi mancava mamma! Chissà come l’avrebbe presa quando le avrei detto del bambino?!? Sempre che fossi davvero incinta …
Il pensiero di mia madre che si lamentava per la precocità della mia gravidanza, mi fece sorridere. Era da tanto tempo che i miei muscoli non provavano questo movimento.
E fu allora, con il test in mano pronto per l’uso, con Chris che cercava di calmarmi da fuori il bagno, con il pensiero di mia madre, fu allora che capii di essere fortunata. Ci sono persone che muoiono senza trovare mai nessuno che le ami, io invece, ero circondata da persone del genere. Magari una l’avevo anche in pancia. Perciò, mentre cercavo di capire come funzionasse il test, compresi che qualunque cosa sarebbe risultata, se fossero uscite due linee rosse o solo una, sarei stata comunque felice.
5 MINUTI DOPO   
Aspettavo l’esito del test. Una linea: NON POSITIVO. Due linee: POSITIVO.
-Amore hai fatto?- chiese Chris.
-No, un attimo!-
Poi sentii dei rumori improvvisi. Qualcuno piombò nella camera da letto. Riconobbi la sua voce dal bagno.
-Dove è Ginger?-
Era Yurick.
-È in bagno, perché?- rispose Chris.
-Si tratta di sua madre … -
Il mio cuore mancò qualche battito. Che era successo a mamma?!?!
Poi il test vibrò,  e mi comparve davanti il risultato.
 
SPAZIO AUTRICE
Hey! Scusate l’enorme ritardo, ma è stato piuttosto difficile scrivere questo capitolo … Spero che comunque vi sia piaciuto! Che dite, Ginger è incinta o no? La madre di Ginger è viva? Fatemi sapere cosa ne pensate con delle recensioni :)
Vi anticipo che il prossimo sarà il penultimo capitolo in quanto ci sarà quel GROSSO GROSSO salto temporale! Pronti per la battaglia finale?????
Voglio ringraziare come al solito tutti coloro che recensiscono la mia storia, che la seguono o che anche solo la leggono! Grazie davvero!!!!!!
Baci <3
1D_we_love_4ever

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


POV GINGER
4 MESI DOPO
Capitol City doveva essere, per noi abitanti di Panem, prima di una grande città, la nostra casa. Doveva essere la nostra Roma, la nostra Atene, la nostra Londra. Doveva essere quel luogo in cui rifugiarsi quando tutto sembrava perduto. Doveva essere quella metropoli piena di monumenti e di storia che accoglieva gente da ogni dove. Ma Capitol City non era niente di tutto questo e non l’era mai stata. Prima di adesso Capitol City era terrore puro, ma anche gelosia. Noi al Distretto 12 soffrivamo e lì invece vomitavano per ingozzarsi di più. Ora, invece, era solo un’accozzaglia di luci, gente e disordine. I ribelli insorgevano, i Pacificatori uccidevano, il presidente Anderson si guardava i vecchi filmati degli Hunger Games sul divano con tanto di pop-corn e patatine mentre una bomba scoppiava per colpa sua massacrando i civili. Questo era adesso Capitol City. Potevamo noi, uomini distrutti dalla vita, cambiare le cose? Potevo io, stanca di vivere, combattere per la vita?
-È quasi ora- annunciò Chris entrando nella stanza.
Il mio ragazzo si era preparato bene con tanto di armatura e pistole. Pronto per ammazzare, ammazzare, ammazzare.
La verità era che ero stufa. Eravamo arrivati a Capitol City e i ribelli, ormai tre quarti della popolazione, ci aveva accolto trionfalmente. Come se noi fossimo gli eroi, noi, delle semplici persone che nella vita avevano solo combattuto la propria battaglia. Dall’inizio, da quando mi ero offerta volontaria, avevo iniziato la mia guerra, quella di Ginger Cadlecott. Ma la popolazione fraintendeva sempre, la popolazione non vedeva in me Ginger, ma la Ragazza d’acqua, quella che combatteva la battaglia di tutti. Però io non ero LEI. Io non ero LEI solo perché avevo indossato due abitini azzurri e perché non ero morta negli Hunger Games. Io non ero un’eroina. Eppure nessuna sembrava capirlo. Persino Chris se ne andava per le strade intonando quella canzoncina: “La Ragazza d’Acqua non muore mai, non si arrende mai, e, soprattutto, non brucia mai”.
-Coma va?- chiese Chris accarezzandomi la guancia.
-Come al solito-
-Come al solito o come da quattro mesi?-
Non risposi. Amavo Chris, ma c’erano cose che non poteva capire. Lui aveva perso la mamma, ma non l’aveva mai conosciuta. Per me era diverso. Lei c’era sempre stata per me e quando Yurick era piombato in quella stanza al Distretto 10, il mio cuore si era fermato. Batteva, ma era come se lo facesse inconsciamente.
-Senti, mi dispiace, ok? Lo so che avrei dovuto dirtelo e che meritavi di sapere, ma tua madre mi ha detto di non dirti assolutamente niente e io non me la sono sentita!-
-Basta non ti giustificare!!- scattai io contro di Chris –tu dovevi dirmelo! Ma sei troppo egoista! Ti tieni tutto per te! Io sono un libro aperto per te e tu invece non sei solo chiuso, ma anche serrato da una chiave!! Cazzo Chris! Lo capisci che non me ne faccio niente delle tue scuse!! Io non voglio un padre così per mio figlio!!!-
Scoppiai in lacrime e mi rannicchiai sul letto come quando bisticciavo con Patrick e aspettavo che la mia mamma mi venisse a consolare.
-Ginger … Mi dispiace, ma ormai quello che è fatto è fatto. Lo so che suona malissimo, che è come se mi pulissi le mani davanti alla morte di tua madre, ma adesso noi dobbiamo stare insieme. Non mi importa se non mi vuoi più baciare, ma dobbiamo essere uniti. Non solo per noi, ma anche per nostro figlio. Ginger, non possiamo buttare tutto all’aria perché ho sbagliato. È vero sì, dovevo dirtelo, ma è questo che vuoi? Che tuo figlio non abbia un padre perché ha sbagliato?-
Guardai in basso, la mia pancia. Lì c’era qualcosa che si muoveva, qualcosa per cui ogni giorno mi alzavo con nausea e dolori, ma anche l’unica cosa che mi dava la forza di andare avanti. Senza mamma, senza Patrick, con un insopportabile Chris. Era lui o forse lei. Io l’amavo anche se non l’avevo mai visto, anche se non sapevo neanche se era biondo o bruno, l’amavo e non l’avrei mai privato della cosa più importante della sua vita: un genitore. Io avevo vissuto senza un papà e adesso mi trovavo qua, nella cosiddetta “Casa dei ribelli”, e aspettavo che fosse “l’ora” per l’ultimo attacco. No, mio figlio doveva vivere meglio di me. Mio figlio adesso doveva stare a casa, spaparanzato sul divano a fare zapping col telecomando. E per tutto ciò, un padre gli serviva. E poi, anche se continuavo a negarlo, io avevo bisogno di Chris. Avevo bisogno di sentirlo vicino.
-Baciami-
-Cosa?-
-Baciami adesso- replicai io.
Lui posò le sue dolci labbra sulle mie e finalmente, dopo quattro mesi, mi risentii viva.
-Ti amo-
-Anch’io, anzi VI amo!- disse lui accarezzandomi la pancia. Io sorrisi e poi gli chiesi:
-Ora non mi nascondi più niente, vero?-
Chris guardò un attimo in basso imbarazzato e poi rispose:
-In realtà, una cosa ci sarebbe … Tua madre, mi ha detto delle cose strane sui genitori. Mi ha detto che anche quando sembra che loro, genitori, non ci sono più, in realtà pensano sempre a noi e tutto quello che fanno, lo fanno per noi-
-Beh … queste cose poteva anche dirle direttamente a me!-
-No, Ginger! Lei stava parlando di altro! Lei stava parlando di me!-
Poi bussarono alla porta. Era Kevin. Ci disse che era l’ora.
-Qualunque cosa ti volesse dire mia madre riguardo a tuo padre, ora lo scopriremo!-
Lo presi per mano ed uscimmo, pronti per l’ultima battaglia.
 
POV CHRIS
In questi quattro mesi ne erano successe di cose. La madre di Ginger era morta, aspettavamo un bambino, il nostro Tour della vittoria era finito, tutti i distretti erano dalla nostra parte, una marea di ribelli era pronta ad affrontare e annientare l’esercito di mio padre. Il piano era semplice: quattro gruppi di ribelli armati avrebbero conquistato i quattro angoli della capitale avanzando sempre di più verso il centro: il Palazzo di Giustizia. Ormai mio padre si era rifugiato lì da settimane. Era il posto più sicuro con le sue mura che ne circondavano il perimetro. Era pieno di allarmi e Pacificatori. Eppure, appena quattro mesi fa, Ginger, Kevin, Cole e Patt vi erano entrati senza problemi irrompendo nella sala del trono. In quel giorno fatidico in cui il presidente Snow morì e la Rivoluzione iniziò. Ebbene, mentre i ribelli avrebbero combattuto l’esercito, una squadra speciale composta da me, Kevin, Cole, Patt e altri due ragazzi, si sarebbe recata direttamente al Palazzo di Giustizia per porre fine alla vita del nuovo presidente. In tutto questo Ginger era esclusa a causa del suo stato fisico. Lei non era d’accordo nel rimanere alla base, mentre noi rischiavamo la pelle, ma poi sembrò convincersi che fosse la scelta migliore.
-Torna vittorioso-
-Puoi contarci- le risposi io dandole un dolce bacio.
-Ritornerai, vero?-
-Sì, amore! Ritornerò!-
Mise le braccia intorno al mio collo avvicinando le nostre facce. Ci scambiammo un piccolo, ma focoso bacio come se fosse l’ultimo, come se dovessimo vivere l’attimo a pieno perché non si sapeva se ce ne fosse stato un altro.
Guardai Ginger per l’ultima volta perdendomi nel verde dei suoi occhi, poi mi girai e iniziai a camminare. Cercai di non voltarmi, di seguire la mia squadra, ma non resistetti alla voglia di vederla ancora una volta. Girai appena la testa, ma Ginger se ne era andata. Di lei si vedeva solo più una debole macchia che correva verso qualcosa. Che cosa fosse quel qualcosa non ebbi il tempo di scoprirlo. Kevin mi spinse su un furgone che ci portava dritto dritto da mio padre. Ora iniziava la battaglia finale.
 
30 MINUTI DOPO
Eravamo davanti al Palazzo di Giustizia. Io, Kevin, Cole, Patt e gli altri due, osservavamo la struttura cercando di cogliere tutti i suoi minimi dettagli. La diagnosi definitiva fu quella di un edificio impenetrabile cinto da mura e mura ( molte costruite per l’occasione) e pieno zeppo di Pacificatori. Era un edificio enorme. Eppure serviva a proteggere una sola persona …
-Ok, Kevin e Cole si occuperanno dell’entrata nord, occhio perché è la più sorvegliata. Quella est e quella ovest sono poco controllate. Basterà uno di voi per una porta … - ordinai indicando i due giovani di cui non conoscevo il nome –mentre, io e Patt, ci occuperemo dell’entrata sud. L’obiettivo è conquistare un’entrata, uccidere tutti i Pacificatori man mano che si penetra nell’edificio e raggiungere la sala del trono. Secondo le nostre spie, mio padre si trova lì a pianificare la strategia per ucciderci tutti. Ci ritroveremo tra venti minuti esatti lì e poi proseguiremo con il piano … chiaro?-
Tutti fecero cenno di sì.
-Bene, diamo inizio alle danze-
Io e Patt ci dirigemmo alla nostra entrata. Sembravano esserci solo tre Pacificatori. Sgattaiolammo alle loro spalle cercando di non farci sentire e poi contemporaneamente pugnalammo due Pacificatori. Il terzo, però, iniziò a sparare all’impazzata. Stava per chiamare soccorsi, ma io mi precipitai su di lui. Cademmo a terra, lui sopra di me. Alzò la mano e mi diede un pugno, poi prese un coltello. Lottai cercando di non farlo avvicinare alla mia faccia, poi di colpo, i suoi occhi si spensero. La sua mano perse forza e il suo corpo mi cadde inerte addosso. Patt gli aveva sparato.
-Grazie- mi limitai a dire.
Poi entrammo.
Incontrammo Pacificatori e Pacificatori, ma ce la cavammo abbastanza bene finché non ci si presentò davanti un nemico totalmente nuovo.
-Che è quella roba?-
-È un ibrido- risposi io.
Assomigliava a qualcosa di già visto. Era un cinghiale. Ma sì, certo! Un cinghiale come quelli degli Hunger Games! Un vecchio amico, insomma!
Prima che Patt potesse anche solo armarsi, quello lo azzannò. La sua caviglia era completamente in fiamme. Stavo per disintegrarlo con una spada quando mi sentii un peso crollarmi addosso. Un altro “vecchio amico” era arrivato, colpendomi alle spalle. Sentii i suoi denti penetrare nella mia carne sempre più a fondo, a fondo. Pensavo di morire. Il dolore era troppo perché potessi muovermi. Sì, sarei morto ancora prima di scontrarmi con mio padre. Poi di colpo i suoi denti smisero di penetrare. Sentii mugugnare quella bestiaccia finché non mi cadde a fianco. Poi anche l’altro si contorse dal dolore e strascicò sul sontuoso pavimento prima di morire miseramente. Cercavo di capire cosa fosse successo. Forse mio padre voleva finirmi con le sue mani e aveva disintegrato i due ibridi, ma poi serrai gli occhi costringendoli a vedere. I due corpi senza vita dei cinghiali erano sovrastati da due frecce che conoscevo molto, ma molto bene.
 
SPAZIO AUTRICE
Chi sarà arrivato/a a salvare la situazione? Ma soprattutto che succederà nel prossimo e anche ultimo :( capitolo?
Allora, prima di tutto, questo è l’ultimo SPAZIO AUTRICE :( Il prossimo capitolo si concluderà con la fine del racconto, perciò devo dirvi un sacco di cose:
  1. Pronti al grande finale? Chris ce la farà nella sua grande impresa di uccidere il padre? Io vi posso solo dire che ci saranno un bel po’ di sorprese … Una, purtroppo, molto brutta … ( che vi dico già, riguarderà Ginger … )
  2. GRAZIE. Grazie a tutti coloro che hanno recensito, letto, inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate. Ma grazie anche a tutte coloro a cui la mia storia non è piaciuta e che mi hanno aiutata a crescere come scrittrice.
  3. A PRESTO. Purtroppo, non so quando ritornerò a scrivere su Hunger Games perché adesso ho bisogno di una pausa di riflessione ( in realtà sto solo aspettando un colpo di genio per la prossima storia :) ), ma nel frattempo per gli interessati/e mi dedicherò a una ff sugli One Direction, si chiamerà “The Island”.
 
E adesso vi saluto tutti!
ALLA PROSSIMAAAAAAA
E soprattutto, BUON FINALE DI MY HUNGER GAMES!!!
Baci e abbracci,
La vostra Ragazza d’acqua
1D_we_love_4ever

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


POV CHRIS
Non sentivo più la spalla. Quel cinghiale, ibrido schifoso me l’aveva praticamente disintegrata. Quella che un tempo era la mia spalla, ora non era altro che della carne dalla quale fuoriusciva sangue, sangue e ancora sangue.
-Oh mio Dio, Chris! Ora ci penso io!- sussurrò Ginger.
-Tu non … non … devi essere qua!-
-Sssh- mi zittì lei serrandomi la bocca con un dito.
La mia ragazza poso l’arco e le frecce con le quali aveva ucciso i due cinghiali e poi si mise a trafficare con la mia spalla. Mi tolse la maglietta, me ne strappò un pezzo. Lo bagnò con dell’acqua che si era portata dietro e me lo posizionò sulla spalla. Mi contorsi dal dolore. Non era acqua. Era acqua ossigenata. E bruciava, bruciava, bruciava. Volevo gridare, urlare come un pazzo, ma Ginger mi strinse a sé posizionando la mia testa sulla sua pancia.
-Ora passa, amore! Non gridare, se ci sentono è finita … -
-Pa .. P … Pa … -
-Cosa?-
-Patt-
Lei si alzò di scatto e si avvicinò al corpo del nostro amico. Mise una mano sul suo petto, una sul suo collo, ma niente. Si girò verso di me e fece cenno di no con la testa. Era morto. Il suo cuore aveva smesso di battere. Ed era colpa mia. Era solo colpa mia. Non dovevo immischiarlo in questa storia, solo io dovevo scontrarmi con mio padre, io e nessun altro. Lui aveva una famiglia, una moglie, una bimba che adesso sarebbero state sole per sempre.
-So che cosa pensi … NON È COLPA TUA!- disse Ginger fasciandomi la ferita con una garza.
-Sì … sì, invece! Io … io –
-Tu niente! Ok? Niente! Non è colpa tua … i ribelli stanno vincendo! Hanno quasi annientato l’esercito … ora tocca a te, ok? Fatto questo, saremo liberi … -
-Ok … Però, ora vai! Non voglio che rischi, cioè che rischiate-
Lei sorrise e mi accarezzò la guancia. Mi diede un dolce bacio sulle labbra tutte sporche di sangue. Era questo che mi piaceva di lei: ogni volta che mi baciava era come se fosse la prima volta! Non mi stufavo mai di lei. Mi prese per mano e mi aiutò ad alzarmi.
-Insieme, fino alla fine?-
Sorrisi esasperato. Tanto Ginger le aveva vinte tutte. Non potevi neanche pensare di contrastare la Ragazza d’acqua!
-Sì, insieme fino alla fine!-
Lei raccolse le frecce e l’arco e insieme ci dirigemmo alla sala del trono.
Dopo aver eliminato qualche Pacificatore qua e là, ci appostammo davanti all’entrata della stanza.
-Kevin, Cole e gli altri due dovrebbero arrivare da un momento all’altro … -
-Non c’è più tempo- concluse Ginger –i ribelli stanno arrivando e vogliono che per il loro arrivo sia tutto finito! Non sappiamo neanche se siano ancora vivi … Questa prima di essere la loro battaglia, prima di essere la nostra battaglia, è la tua!-
Sospirai guardando Ginger negli occhi. E mi persi ancora una volta in quel verde incontaminato. E fu lì che lo capii. Il momento in cui sai di non essere una storia triste. E ti alzi in piedi e vai ad uccidere tuo padre.
Spalancai la porta con Ginger che mi seguiva dietro. Pensavo di trovarmi davanti non so più che marchingegno strano. Pensavo di dovermi scontrare con una macchina da guerra super potente o un esercito di migliaia e migliaia di Pacificatori. E invece no, c’era solo mio padre. Seduto sul trono. Vedendoci arrivare si raddrizzò e iniziò ad applaudire con quella sua faccia da schiaffi. Sapeva che stava perdendo! Eppure sembrava assolutamente sicuro di vincere! C’era qualcosa nei suoi occhi di diverso, come se fosse certo di sconfiggerci!
-Benvenuti! Benvenuti nella mia umile residenza! Gradite un drink?-
Odiavo quel suo modo di comportarsi! Come se fosse sempre tre passi davanti a noi! Ma non era possibile! NOI STAVAMO VINCENDO!
-Solo dell’acqua- rispose Ginger.
-Sa, signorina Cadlecott? Sono sempre stato un grande estimatore dei quattro simboli della natura. Aria, terra, acqua e fuoco- pronunciò l’ultimo con un sorrisone stampato in faccia –presi singolarmente hanno i loro pro e i loro contro, ma tutti insieme sono …  una bomba!-
-Una bomba?-
-Sì, mia cara nuora, una bomba!-
Che diavolo voleva dire tutto questo?!?! Era un discorso senza senso!
-Fottuto traditore!!! Brucerai all’inferno!!!!-
-A quanto pare sarò in buona compagnia!-
Ginger esplose.
-Dov’è?!?! Dov’è?!? Tu sei un pazzo! SEI UN PAZZO!!!!- scattò la mia ragazza.
Poi si mise a correre alla ricerca di qualcosa. Perlustrò la stanza, mentre mio padre se la rideva sotto i baffi.
-Acqua, acqua! Totalmente da un’altra parte!-
-Vuoi giocare, papà? Allora giochiamo!-
Presi la mia spada, mentre lui impugnò la sua. Corsi verso di lui e iniziai ad attaccare. Colpo dopo colpo, lui me li parava tutti. A un certo punto mi prese il braccio, me lo storse costringendomi a lasciare la presa dell’arma.
-Non hai speranza con me, Chris! Ti ho addestrato io! Ricordi? Nei giorni di quel futuro passato in cui tu amavi tutto questo! Amavi Capitol City, amavi il lusso, avere  tante donne, amavi me! Ora guarda cosa ami! GUARDA!!!- mi storse la testa verso di Ginger. La mia ragazza correva da una parte all’altra della stanza alla ricerca di qualcosa. Sembrava essere impazzita.
-Stai morendo- continuo lui sibilando queste parole come un serpente –eppure, lei non sembra interessata! Svegliati Chris! Ti ha sempre e solo usato!! Prima le servivi per sopravvivere negli Hunger Games, ora per uccidere me! Vogliamo parlare di quella notte? La ragazza voleva solo divertirsi e poi OPS, è rimasta incinta! Lei non lo voleva e non lo vorrà mai un bambino da te! Ora sta a guardare! GINGER! GINGER- la chiamò –guarda, il tuo ragazzo sta morendo!-
Lei si voltò di scatto con le lacrime agli occhi. Mio padre mi serrava la bocca con le mani. Avrei voluto dirle di scappare, di andare lontano, di dimenticarsi di me, di cercarsi un altro. Avrei voluto dirle quanto la amavo e quanto mi sarebbe mancata! Avrei voluto dirle di non salvarmi, di andarsene!
-Chris … io … io … mi dispiace, ma se non la trovo siamo tutti spacciati … ti amo!-
Poi si girò e continuò la sua pazza ricerca.
-Vedi, vedi! Lei non ti ama! Se ne frega! Sta solo cercando un modo per salvarsi la pelle! Tu, per lei, puoi anche morire!-
Le parole di mio padre mi penetravano nel cervello. Mi sentivo bruciare, appiccare vivo.
-Cadlecott, scommetto che i tuoi amici ribelli ormai siano nei dintorni! Avremo tanta, tanta compagnia all’inferno!-
-FANCULO- rispose secco lei.
-Sai, inizia a piacermi la tua ragazza!-
Preso dalla rabbia, mi liberai da mio padre. Non sopportavo che scherzasse su di lei. Gli diedi un pugno, ma già al secondo, lui fermò la mia mano e mi capovolse per terra.
-Cazzo, cazzo, CAZZO! L’ho trovata!- urlò Ginger.
Mi voltai verso di lei. Quella che aveva in mano era una bomba che segnava: -00.30. Tra 30 secondi l’intera Capitol City, sarebbe stata rasa al suolo.
 
POV GINGER
L’avevo capito subito o forse già l’avevo intuito prima di incontrarlo. Il padre di Chris era la persona più fottutamente crudele del mondo. Non gli importava di morire, gli importava di fare del male.
-Brava! E ora che vuoi fare?!?! Neanche il più genio dei geni sarebbe in grado di disattivarla in trenta secondi! No! Moriremo tutti! Del resto io sono già morto, lo sono fin dall’inizio! Ma potrei ancore farlo! Potrei ancora fare del male! E quella bomba è tutto ciò in cui credo!!! Se vivere vuole dire essere come voi, allora voglio morire cercando di eliminare più persone possibile della vostra razza! Snow era un debole e vi ha permesso di vivere, se fosse stato per me sareste morti subito! Siete la sciagura di questo paese! Se oggi moriamo e colpa vostra! È inutile, nulla può bloccare il fuoco!-
“Nulla può bloccare il fuoco”. Si sbagliava. Una cosa c’era.
Iniziai a correre. La sala del trono si trovava al secondo piano. E aveva una finestra. Sotto di essa c’erano gli hovercraft posteggiati. Erano rimasti 19 secondi. Un tempo tremendamente piccolo per fare qualsiasi cosa, ma più che sufficiente per salvare milioni di persone.
Corsi, corsi, corsi con la bomba in mano. Ogni passo, ogni secondo andato, mi avvicinavo alla morte. Passai davanti a Chris e lo guardai velocemente. Non ebbi neanche il tempo di dirgli addio che andai contro la finestra. Il mio corpo ruppe in mille schegge il vetro e io precipitai su un hovercraft. Vi entrai velocemente dentro e lo misi in moto. La caduta mi aveva provocato numerose ferite, ma non me ne importava. Tanto sarei morta. La mia gamba sanguinava, il mio braccio sanguinava, la mia bocca e il mio naso erano solo più delle sporgenze cosparse da rosso, rosso e ancora rosso.
L’hovercraft andava veloce. Avevo preso tante volte un autoveicolo del genere, ma mi era sempre sembrato lentissimo. Adesso, invece, mi sembrava andare troppo veloce. Avrei desiderato che andasse 100000000 volte più lento! Dio, solo 10 secondi! Ci sono tante cose che una persona vorrebbe fare negli ultimi 10 secondi della sua vita. Vorrebbe fare tutte quelle cose che non è riuscita a fare nella vita. Vorrebbe morire con un sorrisone sulla faccia, ma no. Io non potevo. Io pensavo solo ai miei sedici anni. Al Distretto 12 un anno mi sembrava un tempo troppo lungo. Ogni anno raggiungere il mio compleanno non voleva solo dire una serata passata con mia madre e Patrick, ma anche un anno in meno per scampare agli Hunger Games.  Poi le cose erano cambiate, Chris mi aveva cambiato!
“Amore, ti amo! Ti amo, ti amo, TI AMO!”
3 …
Non avevo rimpianti della mia vita.
2…
L’unico si trovava su quell’hovercraft con me.
1…
Avevo il rimpianto di far morire mio figlio.
0.
E poi fu buio.
 
 
 
Il buio durò un tempo indeterminato.
Ma quando fu luce, fu luce intensa.
Aprii gli occhi e gli richiusi.
Gli aprii.
Ero in un ospedale e davanti a me c’era Chris.
“Sono in Paradiso” pensai “No! Questo vuol dire che Chris è morto!”
-Hey! Ti sei svegliata!!!!- posò le sue dolci labbra sulle mie.
-Sono morta?-
-No! Sei incredibilmente viva!-
-Che è successo?-
-Beh, tu hai preso la bomba, l’hai portata su un hovercraft e l’hai fatta esplodere in mare … -
-Che?-
Lui sorrise e poi continuò:
-Lo so, sembra assurdo, ma è così! La bomba ha fatto comunque danni! Ha distrutto tutta Capitol City e parte di ogni distretto, ma non è morto nessuno! Avevi ragione, l’acqua sconfigge tutto, anche il fuoco!-
-Non è morto nessuno?-
-Beh, uno è morto, sì! Ma … insomma lui non poteva vivere! Tu sei viva per miracolo! Ti hanno trovata nell’acqua … eri completamente bruciata e facevi anche abbastanza senso! Piena di scottature! Poi un medico del Distretto 2 ti ha preso e ti ha portato a casa sua. Aveva dei strani marchingegni come quelli che c’erano a Capitol City. Ti ha rimesso a posto, ti ha tolto ogni scottatura e ogni ferita. Ti ha fatto ritornare perfetta come prima, ma ha detto che non c’era niente da fare per il bambino … -
Rimasi qualche secondo a concepire la notizia. Poi lo presi per mano e gli dissi:
-Ne avremo altri, vero?-
Lui sorrise e continuò a raccontare:
-E poi sai le cose che tua madre mi aveva detto … beh, ecco, mio padre mi ha confessato che si conoscevano! Loro erano migliori amici e stavano anche insieme. Si erano fidanzati durante il Tour della vittoria di mio padre, ma poi lui l’aveva tradita con mia madre-
Io mi limitai a dire un –Oh … - ma poi realizzai meglio:
-Aspetta, se non è morto nessuno tuo padre è … -
-Già, è vivo, ma è stato imprigionato nel carcere del Distretto 11. Non penso che ci darà più problemi!-
-Bene … ora che succederà a Panem?-
-Beh, Panem ormai non esiste più … almeno non come lo conosciamo noi. Niente più distretti o Hunger Games. Al potere è salito una nostra vecchia conoscenza … Yurick. Il nuovo presidente di Panem! Eletto dalla popolazione!-
-Pensavo che volessi essere tu il nuovo presidente!-
-Ehm, beh … - balbettò lui –io … sì, mi sarebbe piaciuto, ma quando i ribelli me l’hanno chiesto … ho detto di no. Insomma, al mondo ce ne sono di politici. Anzi, fin troppi. Tutti vorrebbero salire in politica, fare carriera, comandare, ma quanti di questi sarebbero disposti a sacrificare la propria vita per gli altri?-
-Solo gli eroi-
-E allora penso che il mondo abbia bisogno di eroi-
-Come noi?-
-Come noi-
-Chris?-
-Sì?-
-Adesso che facciamo? Dico, noi due, dove andiamo? Siamo solo due sedicenni quasi diciassettenni che hanno vissuto questi anni della loro vita praticamente lottando per tutto il tempo … non abbiamo una casa, una famiglia, non abbiamo niente. Cosa facciamo noi due eroi in mezzo a questo mondo distrutto?-
-Iniziamo da capo, insieme-
 
 
 
TRAILER DELLA MIA PROSSIMA FANFICTION:
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