Don't let me go

di valentina4immer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro inaspettato ***
Capitolo 2: *** Quella ragazza.. ***
Capitolo 3: *** Passato ***



Capitolo 1
*** Incontro inaspettato ***


Capitolo 1: Incontro inaspettato

Mi sentivo sola, vuota, dispersa in un luogo che mi era familiare ma che non riconoscevo. La testa mi stava scoppiando ed io non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo. Mi ritrovai distesa sul pavimento di casa mia, non sapevo come ci fossi finita, non sapevo cosa fosse accaduto prima, ma sapevo chi mi aveva spinto a finire così. Era stata lei. Lei che mi aveva spezzato il cuore anni prima. Lei che quel fatidico giorno mi lasciò e se ne andò senza portarmi con se. All’improvviso la porta di casa si aprì riportandomi alla realtà e vidi un ragazzo corrermi in soccorso. Quando aprii gli occhi vidi delle pareti bianche che mi circondavano e un’infermiera che mi stava medicando delle ferite e solo allora capii di trovarmi in un letto d’ospedale anche se non compresi immediatamente il motivo.. Il ragazzo che mi aveva soccorso era seduto di fianco a me, credo che si fosse addormentato sulla sedia mentre aspettava che mi risvegliassi. Solo quando l’infermiera mi vide sveglia allora svegliò anche il ragazzo e lui quando mi vide mi abbracciò fortissimo e poi mi diede uno schiaffo.  “Non lo fare mai più sorellina, mi hai spaventato a morte!” disse lui con gli occhi lucidi. “Cosa è successo? Perché mi trovo qui? E perché tu ti trovi qui? Non dovevi essere a Roma?” “Non ti ricordi proprio niente di ieri sera vero Marty?” disse tristemente “Sono tornato ieri da Roma ed ero venuto per farti una sorpresa, ma ti ho trovata mezza morta sul pavimento di casa e ho chiamato subito l’ambulanza per portarti via, eri piena di sangue e non capivo se fosse tuo o di altri.. Poi ho chiamato Fede.. Le ho chiesto cosa fosse successo e lei mi ha detto che sei stata tutta la sera ad ubriacarti e quando non riuscivi a reggerti più in piedi hai voluto fare a botte con uno degli Snakers che te le ha date di santa ragione..” “Oh.. Capisco..” dissi fintamente dispiaciuta. Aspettai che mio fratello firmasse le carte per farmi dimettere e mi riaccompagnasse a casa. Il giorno dopo dovetti andare a scuola.. Non ero una studentessa modello, ero stata bocciata due volte, e pure quest’anno ero convinta che mi avrebbero cannato, eppure facevo di tutto pur di non saltare giorni di scuola perché sapevo che mi sarei distratta mentre a casa sapevo che avrei combinato solo danni. Arrivata a scuola andai nel mio solito posto in fondo e aspettai che suonasse la campana e che iniziasse la lezione. Fu allora che la vidi entrare.. Una ragazzina visibilmente imbarazzata, aveva i capelli lunghi e lisci, di un colore rosso scuro che faceva risaltare il verde chiaro dei suoi occhi. Portava degli occhiali da vista neri, aveva delle labbra rosee e sottili e dei lineamenti perfetti. Fui rimasta stupita da tanta bellezza e da tanta innocenza che sprigionava quella ragazzina.

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Non avevo dormito niente quella notte, ero troppo agitata per il primo giorno nella nuova scuola, ero terrorizzata all’idea di non farmi amici in quanto iniziando dal secondo quadrimestre nessuno mi avrebbe vista di buon occhio. Mi ero appena trasferita qui a Milano da Londra, di conseguenza non parlavo benissimo l’italiano, eppure mia madre mi aveva costretta a frequentare sin da subito la scuola così da non perdere l’anno inutilmente. Non avevo idea di come vestirmi perché da quanto avevo visto il giorno prima la moda di Milano era completamente diversa da quella londinese e quindi non avevo vestiti adeguati o che per lo meno non mi avrebbero fatta notare sin da subito come “ragazza stramba”. Passai l’intera mattinata a scegliere cosa indossare infine optai per una gonnellina scozzese e una camicetta bianca, molto simile all’uniforme che avevo nella vecchia scuola. Scesi le scale e presi la merenda che mia madre mi aveva preparato: panino col burro d’arachidi e un succo di frutta. Poi presi lo zaino e aspettai che mia madre fosse pronta per portarmi a scuola. Arrivate davanti al cancello scesi e ricevetti un “in bocca al lupo” da mia madre prima che partisse e andasse a lavorare. Subito notai le occhiatacce e gli sguardi dei ragazzi divertiti che mi prendevano in giro così decisi di entrare nella mia classe per far finire in fretta quella giornata che era già cominciata male in quanto speravo di passare inosservata. Entrando in classe rimasi colpita da una ragazza apparentemente trasandata che sedeva in un angolo negli ultimi posti in fondo.. Mentre il professore mi stava presentando io mi ero persa negli occhi neri di quella ragazza.. Erano così profondi e così cupi.. Mi facevano quasi paura, eppure mi sentivo attratta da essi.. Ritornai alla realtà solo quando il professore mi toccò una spalla e mi disse “Dai presentati, stiamo aspettando” “Oh sorry, I’m Amy, nice to meet you” solo dopo che la classe mi guardò malissimo capì di aver parlato in inglese così mi corressi “Scusate, piacere di conoscervi, mi chiamo Amy e vengo da Londra”. Il professore mi disse di andare a sedermi indicandomi l’unico posto libero presente, ovvero vicino alla ragazza con gli occhi neri.

ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti, è la mia prima storia che scrivo, spero che vi piaccia, accetto volentieri critiche costruttive per poter migliorare! Accetto anche volentieri consigli su finali o colpi di scena che vorreste che introduca. Cercherò di essere costante negli aggiornamenti così da non farvi attendere molto =)

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Capitolo 2
*** Quella ragazza.. ***


Capitolo 2: Quella ragazza..

Vidi quella ragazzina avvicinarsi sempre di più fino a sedersi accanto a me. Inspiegabilmente mi sentivo attratta da lei, avevo voglia di scoprire chi fosse e da dove venisse.. Ma soprattutto perché diavolo era vestita in quel modo! Non che io giudichi le persone dalle apparenze, però era davvero ridicola, mi dispiaceva per lei per le prese in giro che avrebbe ricevuto se avesse continuato a vestirsi così. “Ma sei uscita dal Rinascimento? Perché diamine sei vestita in quel modo?” dissi ironica “Io vesto come mi pare e piace e di certo non mi faccio giudicare da una che è vestita come una pusher!” disse lei arrabbiandosi “You’re just a bitch!” disse infine sottovoce mentre io me la ridevo per il suo accento e per la sua faccia tosta di rispondermi. In effetti ora che ci penso nessuno aveva mai avuto il coraggio di rispondermi a modo, avevano tutti paura di me e allo stesso tempo mi ammiravano per la mia particolare bellezza a cui però non davo minimamente peso. Passammo in silenzio tutta la giornata, lei attenta a prendere appunti, io a disegnare come facevo spesso. Uscii da scuola e presi l’autobus per tornare a casa, solo dopo notai che anche lei era lì. “Cos’è, mi stai seguendo?” le chiesi scherzosa, ma lei rispose fredda ancora arrabbiata per la mia battuta di inizio giornata “No, non sono affari tuoi dove sto andando!” “Ok calmati londinese, era solo una battuta!” “Non mi piacciono le tue battute, there are offensive and discriminatory!” “Eh va bene, vorrà dire che mi farò perdonare” conclusi facendole l’occhiolino e scendendo alla mia fermata e prima che il bus ripartisse la vidi che rimase sconvolta e terribilmente imbarazzata da quella frase. Salii le scale ed entrai in casa. Ad aspettarmi c’era mio fratello, ancora non ci avevo fatto l’abitudine di averlo lì. Non andavo molto d’accordo con lui in quanto 3 anni fa mi abbandonò e andò a vivere a Roma e non si fece mai più risentire lasciandomi così nelle mani di una madre succube di un padre drogato, violento ed alcolizzato. Non l’ho mai perdonato per questo. Mi gettai sul letto, mi misi le cuffiette per ascoltare la musica, aprii “Ragazzi da parete” (il libro da cui ha preso ispirazione il film “Noi siamo infinito”) e mi immersi nel mio mondo ricordandomi però di puntare la sveglia alle 19.00.
Suonò la sveglia, riemersi dal libro e dalla musica, mi alzai e andai a farmi una doccia. Dopo di che mi vestii, presi lo zaino che utilizzavo al posto delle borse in quanto le ho sempre odiate, ed uscii di casa lasciando mio fratello a guardare la televisione e non badai minimamente ad avvertirlo che uscivo. Presi l’autobus e scesi al capolinea. Mi guardai intorno, ero circondata da immensi prati e da estesi boschi.. Mi girai e c’era un edificio.. l’unico edificio in zona.. Era molto malconcio, o come dicevano in molti, che ‘stava per cadere a pezzi’. Entrai dal cancelletto arrugginito, che una volta era azzurrino ma ormai la vernice era tutta scrostata e di azzurro era rimasto solo qualche minuscolo pezzettino. Eppure nonostante la poca manutenzione io lo consideravo uno tra gli edifici più belli della città. Non per l’aspetto, ma per il contenuto. Quell’edificio era un canile.. Anzi, era IL canile! Era il canile dove venivo a fare volontariato tutti i giorni, era il canile che nessuno mai considerava e che raccoglieva dalla strada i cani più vecchi e più malati che nessuno voleva. Lo frequento da 3 anni, esattamente da quando mio fratello se ne andò. Era il mio posto preferito, era il posto in cui io mi rifugiavo ogni volta che non volevo pensare, era il posto in cui ho passato i momenti più divertenti della mia vita, con gli amori della mia vita: Pepe, Poldo e Byron. Il primo era un Labrador nero, 12 anni, bellissimo e molto giocherellone nonostante la sua età ma nonostante ciò la maggior parte delle persone non lo volevano perché ‘nano’. In effetti era molto più basso dei normali Labrador, nonostante la sua razza sia pura, però non ho mai capito questi stereotipi delle persone. Poi c’era Poldo, un bastardino nero, con una chiazza bianca sotto il collo e le zampe marroni. Aveva 8 anni ma purtroppo era molto malato, perciò spesso la gente gli stava lontana non capendo quanto fosse solo e quanto fosse stato maltrattato in passato. L’ultimo, Byron, era un Husky, un vero e proprio Husky! Era favoloso, un occhio color ghiaccio e l’altro color nero profondo, proprio come il mio.. In passato però, quando stava ancora col suo ex padrone, per salvargli la vita finì sotto un tram così che perse una zampa. Ed ovviamente, il padrone gli era stato talmente tanto riconoscente da buttarlo in mezzo alla strada perché ai suoi amici non piaceva più. Eppure quel posto mi ricordava anche un altro amore.. Lei.

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Ero rimasta allibita da quella ragazza. Era una presuntuosa insopportabile e di certo non avrei mai voluto farmela amica. Speravo solo che il giorno dopo mi cambiassero di posto o addirittura di classe. Eppure allo stesso tempo mi incuriosiva, volevo sapere chi era, perché si comportasse in quel modo così sgarbato e perché era così arrogante con una persona che non aveva mai visto in vita sua! Non sapeva nemmeno chi ero eppure mi aveva già squadrata e presa di mira solo per un paio di vestiti che avevo addosso! “Approposito di vestiti!” esclamai, “Mamma dobbiamo andare a fare shopping! Ora!” così mia madre prese la macchina e andammo al centro commerciale insieme dove mi comprai un sacco di vestiti nuovi, sulla base di ciò che avevo visto quel giorno a scuola. Così decisi di comprarmi tre paia di jeans, due neri ed uno grigio, un bel po’ di magliette non troppo attillate, anzi, a dir la verità proprio per niente, erano tutte il triplo di me perchè nonostante il mio ‘adattarsi’ a questa moda non volevo comunque essere una di quelle ‘fotocopie’ che giravano per la scuola. Volevo essere alla moda ma.. Differente. Comprai anche una collana col plettro dei Pink Floyd, era il mio gruppo preferito e nessuno potrà mai batterli, infatti la mia camera era tutta tappezzata di loro poster, anche qualcuno di altri gruppi tipo Queen o Beatles o Genesis.. Però la maggior parte erano loro. Tornammo a casa e mia madre cucinò il mio piatto preferito per festeggiare il primo giorno di scuola.. Lasagne e melanzane alla parmigiana! Finito di mangiare me ne andai di sopra in camera mia per guardare Buffy l’ammazzavampiri. Tra una puntata e l’altra si era già fatta mezzanotte così dopo aver aggiunto su Facebook qualche compagno di classe di cui mi ricordavo nome e cognome (erano veramente pochi), cercai quella ragazza. Rimasi qualche minuto a guardare la sua foto del profilo.. Era così.. Affascinante.. Quando mi resi conto delle cavolate a cui stavo pensando decisi di non aggiungerla, ancora con quella minima speranza di non doverci più parlare, così spensi il computer e me ne andai a letto, ma poco prima di addormentarmi pensai involontariamente a quella foto, per poi cadere nel sonno più profondo.

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Capitolo 3
*** Passato ***


Capitolo 3: Passato

Mi svegliai la mattina dopo e decisi di non andare a scuola.. Non mi andava per niente.. Così presi l’autobus ed andai al canile, dove per la cronaca passavo la maggior parte del mio tempo. Non mi accorsi però che mio fratello mi vide prendere un pullman diverso da quello che mi porta a scuola così me lo ritrovai davanti al cancello del canile col suo motorino che mi stava aspettando.
-“Cosa ci fai tu qui?” gli dissi con abbastanza indifferenza.
-“Sono venuto a prenderti, ti porto a scuola”
mi rispose con un tono molto freddo e distaccato. Dopo tutti quegli anni si ricordava dove si trovava il canile, con quale autobus ci arrivavo e con quale andavo a scuola, ero abbastanza stupita. Nonostante ciò però, continuai a fare l’indifferente e la menefreghista e lo sorpassai andando verso Pepe, Poldo e Byron. Lui però mi prese per un braccio stringendolo forte.
-“Tu adesso sali con me in moto e vai a scuola, non si discute”
-“Cos’è, dopo 3 anni ti presenti qui nel MIO posto e ti permetti pure di darmi degli ordini?”
in effetti non avevamo ancora parlato di questo. Del perché se ne andò e del perché ora fosse ritornato.
-“Non parlarmi così ragazzina, tu non sai niente di me, NIENTE!”
 mi sollevò di peso e mi mise sulla moto, dopo quella frase io ero rimasta di stucco, non sapevo più che dire, come avevamo fatto a ridurci così? L’ultima volta che ci eravamo visti eravamo inseparabili.. Ed ora non riuscivamo più nemmeno a rivolgerci la parola.
Dopo avermi accompagnata a scuola lui se ne andò senza nemmeno rivolgermi un saluto. Suonò la campanella delle 9, così riuscì ad entrare in seconda ora, mi stupii del fatto che la ragazzina di ieri non ci fosse.. Ma poi la vidi.. La vidi entrare subito dopo di me.. Aveva fatto una corsa per riuscire ad entrare, era tutta sudata ed aveva il fiatone.. Era bellissima! Ma cosa andavo a pensare?? Sono scema forse? Dai, solo perché aveva un paio di jeans neri attillati che le mettevano in risalto il fondoschiena ed una maglia nera dei Nightwish che le arrivava fino all’ombelico con quel fisico perfetto e senza nemmeno un velo di ciccia.. La vidi avvicinarsi a me.. Ero rimasta senza parole.. Non riuscivo nemmeno a dirle ‘Ciao’.. E mentre ero immersa in quella bellezza sconvolgente lei mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò
-“Attenta, stai sbavando!”
così mi ripresi immediatamente e mi passai la manica della mia felpa sulla bocca come per pulirmi e solo quando la vidi ridere mi resi conto che mi stava prendendo in giro. Era così diversa da ieri.. Fino a nemmeno 24 ore fa era la tipica ragazza perfettina con dei genitori ricchi e con un gusto nel vestire a dir poco pessimo.. E invece ora.. Era li.. Accanto a me.. Con i capelli che gli cadevano sulle spalle, con le labbra sottili e con uno sguardo malizioso che cambiò radicalmente il pensiero di ‘ragazza innocente’ che mi ero fatta su di lei.. In quel momento mi sembrava una di quelle ragazze che ‘la faceva annusare a tutti ma non la dava a nessuno’!
Risvegliatami da quei pensieri, mi accorsi di una cicatrice che portava sullo stomaco.. Era coperta dalla maglietta ma, arrivando fino all’ombelico se ne vedeva un pezzettino. Stavo per chiederle il perché della cicatrice ma appena vide che l’avevo notata si abbassò la maglietta in fretta e furia, alzò la mano e chiese al professore se potesse cambiare posto e si spostò in prima fila, facendo sedere vicino a me uno di quei ragazzi con solo il calcio ed il sesso in testa, infatti appena si sedette al posto della ragazzina mi iniziò a guardare e mi mise la sua mano sulla mia gamba così gli tirai uno schiaffo e uscii dalla classe ancora prima che il professore mi sbattesse fuori. Ma che diavolo era successo con quella ragazzina? Perché se n’è andata così? Che le ho fatto?!

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L’aveva vista.. Aveva visto la cicatrice.. Non ci potevo credere.. Nessuno l’aveva mai vista.. E nessuno doveva mai vederla!! Ho cambiato posto, lei è uscita dalla classe, ma non mi basta, me ne devo andare. Voglio scappare. Devo isolarmi, devo calmarmi, non deve riaprirsi quella cicatrice, non può! Presi le mie cose e me ne andai, il professore a urlarmi di tornare ma non ce la facevo, le sono passata davanti con gli occhi pieni di lacrime, stavo per scoppiare, lei mi guardò stranita e incapace di capire cosa fosse successo, ma non potevo restare, non aspettai nemmeno l’autobus, iniziai a correre verso strade che non conoscevo, non sapevo ancora girare per quella città eppure ho preferito perdermi nella speranza di trovare un posto isolato in cui potevo sfogarmi e tentare di ricucire quella ferita.
Correvo, le lacrime ormai mi erano già uscite fuori, non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare, sapevo solo che dovevo continuare a correre perché se mi fossi fermata avrei rischiato che qualcuno mi vedesse, ma ormai avevo gli occhi talmente appannati dalle lacrime che non vedevo più dove stavo andando e non mi accorsi che stavo attraversando una strada finchè non sentì qualcosa di molto grosso e molto duro colpirmi di lato e caddi a terra.
Aprii gli occhi, ero circondata da dottori, non mi sentivo più nessuna parte del corpo, non riuscivo più a muovermi, non ricordavo cosa mi avesse colpita, un camion forse, sta di fatto che da quello che ho sentito farfugliare dai dottori avrei dovuto restare in ospedale per qualche giorno per accertarsi che non ci fosse nulla di grave, apparentemente infatti vi erano solo profonde ferite e dolori ovunque anche se mi avevano dato degli antidolorifici.
Quella notte non riuscii a dormire così mi alzai, decisi di andare a fare un giro, infatti da quel pomeriggio ero migliorata, evidentemente era solo la botta che mi aveva momentaneamente paralizzata. Uscii dalla stanza, decisi di esplorare un po’ l’ospedale così mi girai due o tre corridoi fino a quando rimasi paralizzata davanti ad una camera. Era lì. Stava dormendo. Cosa cavolo ci faceva lì? Cosa era successo? Si sarà fatta tanto male? Cavolo! Si sta girando! Non sta dormendo! Il battito del cuore mi stava accelerando in una maniera assurda, non volevo che mi vedesse li, non volevo proprio che mi vedesse! Entrai in panico e mi iniziò a salire l’ansia, cosa avrei dovuto fare? Per qualche strana ragione non riuscivo a muovermi! Feci appena in tempo a notare che mi aveva vista quando caddi a terra e svenni.

ANGOLO DELL’AUTRICE
Scusate questo capitolo l’ho scritto un po’ di fretta e mi sa che anche il prossimo probabilmente lo pubblicherò con un po’ di ritardo, sapete com’è, la fine della scuola si avvicina e devo recuperare un po’ di materie, spero mi perdoniate! Comunque ringrazio molto mersia e _Acqua per le loro recensioni, spero di migliorare col tempo, e ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia fra le preferite o le seguite =)

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