Wherever you will go

di Evatica_lovegood
(/viewuser.php?uid=641442)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei era così ***
Capitolo 2: *** 2. Buongiorno ***
Capitolo 3: *** Wind in my hair ***
Capitolo 4: *** Occasioni ***



Capitolo 1
*** Lei era così ***


Capitolo 1 :   “Non giudicarmi”
Nell’ordine delle cose, lei era un punto interrogativo.
Una figura passiva, all’apparenza, un libro nascosto nel sottofondo di una scatola. Non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, per quanto questa sia diversa. Prendete una comune ragazza. Spaventatela, parlatele alle spalle, isolatela e vedete cosa ne viene fuori.
Lei però è sopravvissuta alla vita, si è rialzata e a cominciato la sua seconda vita.
Passo dopo passo, ha guardato il mondo con occhi nuovi. Apprezzando ogni sfumatura e trasformandosi in qualcuno che cercava di andare avanti.
Pian piano l’amore può piantare radici, lei lo aspettava inconsapevolmente.
Era solo lei, difetti e pregi che suscitavano uno sguardo curioso.
                                                                  ****
Nascose la fronte dietro al cappuccio della felpa e avanzò nella quiete pomeridiana che popolava quei quartieri. Annusò la scia delle nuvole e con lo sguardo rivolto in su, per poco non si rompeva una gamba mentre inciampava nei suoi piedi
Per fortuna non c’era nessuno in giro.
Allora con la testa china affrettò il passo per evitare altri incidenti. Era una causa persa : più ci provava ad essere agile e meno ci riusciva.
Incurvò le spalle, cercando di farsi piccola piccola. Invisibile.
Anche se non se ne rendeva conto, gli altri avevano cominciato a guardarla perché anche da lontano si distingueva, essendo solo se stessa. Pura e pallida.
Niente roba da fantascienza…
Imboccò la strada che la conduceva a casa.
Appena di fronte alla porta d’ingresso, si appoggiava abitualmente alla maniglia di ferro ed entrava, portando con sé il  turbinio dei colori autunnali. Arrivata in salotto si lasciò cadere di peso su un invitante divano arancione cosparso di cuscini, in cui lei tuffava il viso.
<< perché non potete seppellirmi qui? Me ne sto tranquilla e… e non inciampo da nessuna parte!>>
Ne afferrò uno a fiori blu e con una coperta a nasconderla, si chinò in avanti per prendere il telecomando. Accidentalmente urtò la cornice di legno che ritraeva la mamma nel suo più caloroso sorriso. Allungò un braccio, ma una mano familiare era già lì, pronta ad aiutarla. Alzò lo sguardo e sorrise colpevole a suo fratello, frequente spettatore della sua goffaggine. James la abbracciò ridacchiando e le diede un bacio sulla fronte pallida.
-Sai, dovresti cercare di rompere meno cose possibili mentre sono via..- la prese in giro giocosamente.
-Sai, potresti essere più simpatico di così. Ma non è da tutti raggiungere le mie capacità! –ribatté lei.
Battutine giornaliere.
Come In un attimo tornò sotto le coperte, pronta a “guardare” il telefilm appena cominciato. Con un sospiro, James si diresse a passo felpato verso le scale del piano superiore, sbirciando scorci di tv.
-Ma sentitela, la signorina si crede in vena di scherzare!- la becchetta lui.
-Ah ah ah, non sto scherzando. Fai pena in quanto a battute.- risponde con una linguaccia.
-Parli così solo perché sei invidiosa-
-Mai sentito parlare del circo? Ti vedrei bene come clown.-
-quando ammetterai di avere torto chiamami- disse lui col finto broncio – e non finire le caramelle; tocca a te pensare alla cena stasera! – e scomparve al piano superiore mentre il suo tono da fratello maggiore si faceva sentire. Ancora.
-Mphff…- mugugna lei in risposta, con la bocca piena di zucchero.
Tornò a “prestare attenzione” alla tv che nel frattempo mostrava le immagini di una festa spettacolare all’insegna dello sfarzo. Feste che una ragazza con così pochi amici su facebook da contarli sulle dita, sognava da tutta la vita. Non che non avesse compagnia, ma era più per la qualità che per la quantità.
Certo che poi chiunque si sarebbe scordato di una qualunque che passeggiava solitaria in giro per la città.
Se non fosse stato per i capelli…Certo, in qualche modo avrebbe dovuto esprimersi. E quale sistema  migliore se non tingerli senza pensare alle conseguenze (sguardi, sguardi, sguardi.)!
Si, perché lei era un’ artista fatta e finita. Ormai abituata, durante uno dei suoi momenti NO, a svoltare verso il negozio su cui regnava l’insegna porpora “Edward Mani Di Forbice”, aperto un paio di anni fa dal suo affettuoso amico Henry.
Almeno una volta al mese, amava stupirsi e ritrovare la sua immagine allo specchio diversa grazie a colori vivaci che la facevano sorridere. Era uno dei pochi aspetti che non si faceva problemi a mostrare agli altri, anche se andarsene in giro con i capelli una volta blu e l’altra biondi, non era esattamente discrezione.
Però era felice, quando poteva ammirare lo sguardo compiaciuto e insieme rassegnato di James. Ogni volta era un colore per ciò che sentiva dentro. In quei giorni erano un naturale arancio ramato che le illuminava l’incarnato pallido. Diceva che voleva sentirsi parte dell’ autunno.
Anche se avrebbe ancora potuto volare via come le altre foglie fragili . Ma lì in quel bizzarro susseguirsi di tinte, spazzole e phon quale era quel negozio, si sentiva bene.
Adorava spettegolare con il suo migliore amico della vita di ogni cliente : sembravano due vecchie comari, di quelle che ridacchiano su quanto potesse essere mostruoso il nuovo rossetto della signora tozza e tarchiata del mercoledì, o quanto potesse esserlo la sua faccia. lei e Henry-miglioreamicochepossaesistere erano amici dal primo giorno del primo anno di liceo. Da quando, lei era inciampata nei suoi stessi piedi (nulla di nuovo) e una bottiglia di succo era passato dal suo vassoio alla camicia di H. Lui ,poi, le aveva chiesto sorridente se ne avesse un’altra delle sue camicie rosa da prestargli. Tipico discorso attacca-bottone da ragazzo dell’altra sponda.
Ma avevano imparato i segreti dell’altro in un battito di ciglia e da allora erano inseparabili.
Poi era arrivata Angie, una ragazza bionda mozzafiato che era capace di rifilare un pugno a chiunque la considerasse una facile. Un bel tipetto tutto pepe, insomma.
Si è dimostrata da subito un’amica preziosissima e ricca di risorse, come quando era riuscita a far parlare la prof di argomenti inutili per un ora, evitando un interrogazione da paura.
Così il loro duo è diventato un trio. Erano fatti per stare insieme : come quella volta in cui erano andati in gita a Berlino e nel loro ultimo pomeriggio di svago, avevano deciso di commemorare quei momenti unici in un tatuaggio per uno.
Henry portava lungo l’avambraccio la scritta “ Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” ; Angie “Io so vivere solo di emozioni”…e lei aveva deciso per un chiaro “ Art is the answer” sul dorso della mano.
Perché per lei l’arte era davvero la risposta più semplice e complessa di cui potesse usufruire.
E così, con la mano leggera e tatuata di fronte a se, gli occhi serrati gentilmente e ciuffi ramati a schermare i raggi tiepidi dal viso, si addormentò.
Al piano superiore James era occupato a risolvere alcuni problemi che aveva comportato l’apertura della disco-libreria dei suoi sogni. Suoi e della sorellina addormentata in salotto. L’avevano sognata insieme da sempre e dopo sere in cui avevano fantasticato con gli occhi brillanti di speranze, stava per diventare tutto realtà.
 In mezzo a decine di carte firmate, si fermò a ripensare a quei momenti, tornando con i piedi per terra solo per il trillo del suo cellulare.
“Fra mezz’ora tutti alla pizzeria dell’ultima volta! Chi si era sbronzato e non ricorda nulla si faccia accompagnare ;)” diceva il messaggio che aveva inviato Alec, uno dei suoi più cari amici.
Erano le sei e mezza; avrebbe fatto in tempo e tornare per cena a casa. E poi chissà cosa si sarebbero raccontati..
Prese uno zaino grigio a caso ai piedi del letto e scese le scale. Come previsto la ciotola di dolci non era vuota. MA QUASI. Forse lei non aveva fatto in tempo  e l’insonnia notturna era prevalsa e si era fatta sentire. Le riempì un bicchiere d’ acqua e dopo averglielo appoggiato accanto, prese le chiavi (per ogni evenienza) e uscì. Trentaquattro minuti dopo, lei lottò contro quella nebbia fitta che è la pigrizia e aprì un po’ le palpebre per sbirciare l’orario. Una bellissima dormita di un’ora e il suo stomaco stava già borbottando un lamento per la mancanza di materia prima.
Incapace com’era ai fornelli, afferrò il primo volantinò che capitò a portata di mano : una pizza era l’unica cena che non avrebbe prodotto lamentele dalla bocca di qualcuno come James. E poi era sempre meglio di altri zuccheri. Tutta salute, insomma.
Alzò la cornetta, compose il numero e aspettò che si liberasse la linea…

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Buongiorno ***


Ehi everyone !! I'm here !!
bene, ora che mi avete notato...
Allora, punto primo : questa è la prima storia che pubblico e sono PARECCHIO agitata...ma no problem! cercerò di non farmi prendere dal panico.
Punto secondo: mi sto divertendo da matti, scrivendo questa storia che altro non è se non il frutto della mia immaginazione e della revisione di due mie care amiche.(grazie per preservare la mia salute mentale ogni giorno che passo con voi!) Dopo un mese trascorso su EFP-trascurando la scuola- ho preso un bel respiro e ho cliccato quel bellissimo tasto 'pubblica' che ho trovato in fondo alla pagina. Spero solo di riuscire a intrattenervi e non essermi infilata in qualcosa più grande di me...detto ciò, volevo avvisarvi che non so con che regolarità posterò capitoli,per via della scuola. E che anche se il primo capitolo fa schifo e non si possa intuire nulla del destino di questi personaggi ( compreso il nome di LEI che devo ancora decidere ahahah), più avanti si chiariranno i vostri dubbi! Buona lettura e grazie per il tempo che dedicherete- spero- a questa storia.







Capitolo 2 : Buongiorno
-Will! WILLIAM JAMES  BLACKWOOD! DOVE DIAMINE SONO I BISCOTTI?!!
-Mphff…ma cosa…mmff…NON ROMPERE LE SCATOLE DI PRIMA MATTINA!!!
Brutta cornacchia. Ecco come iniziare una giornata nel migliore dei modi, con gli acuti di mia sorella che neanche si prende il disturbo di bussare alla porta e comportarsi in modo civile. Quasi quasi la iscrivo ad un corso di buone maniere…a cui poi mi trascinerebbe.
Non ho davvero la testa per pensare a come vendicarmi, dai, sono solo le…cosa c’è scritto su telefono? Oh, dov’è a proposito? Al diavolo! Non è possibile che tutti siano contro di me. Oh eccolo…sotto il mio braccio. Decisamente troppi problemi di prima mattina; che per me equivale all’ una di pomeriggio.
Non ci do mai troppo peso, in fin dei conti riesco a recuperare tutte le ore che la notte “prende in prestito”. Nessuno mi rimprovererà mai abbastanza da farmi pensare che in fondo non c’è nulla di male nel trovarsi nel proprio letto prima delle due…o almeno di trovarsi nel proprio.
Sono abbastanza menefreghista da non riflettere su quanto ciò sia lontano dallo stile di vita di un normale adolescente. Anche se non ho la più pallida idea di come si comportino gli altri. E non me ne è mai importato. Sinceramente, sono poche, pochissime le persone di cui ho premura: mia sorella (che sembra essere al mondo per tormentarmi, nonostante ci adoriamo...in fondo), nostra madre e il mio cane.
Già. Un fedele compagno di avventure e passeggiatine notturne dal manto grigio e bianco neve come tipico degli husky. Era uno dei regali più belli che la mia famiglia abbia potuto farmi. Dopo essere sopravvissuto ad un mese di corse in slitta con cani e cioccolata calda a go-gò in Groenlandia, non avrei potuto fare a meno di innamorarmi di Lloyd-e gli altri se ne erano accorti-.
Quei due occhi taglienti ma calorosi del colore del cielo d’inverno…La sua seconda casa. Era stata una tortura lasciarlo a quelle lande ghiacciate e tornare alla sua vera casa.

-Non ti dimenticherò, lo sai bello? Tornerò a trovarti presto e allora sì che faremo festa…Non mi guardare così! No! Non ti azzardare a fare la faccia da cucciolo…- lo guardavo e ogni secondo che passava il mio cuore cercava di ancorarsi al terreno. Non ce l’avrei fatta a convincere i miei piedi a spostarsi senza l’aiuto di mia sorella Florence.
-Willy, lo so che è difficile, ma il volo è fra un paio d’ore e non faremo in tempo se non andiamo subito.-
No. Non capiva che quel cucciolo mi aveva stregato e con sé aveva racchiuso anche il ricordo di una bellissima e indimenticabile vacanza. In fondo avevo solo trovato qualcuno che fosse riuscito ad a capirmi e sopportarmi più di quanto avessero mai fatto i miei amici. I miei piedi e la mia mente sembravano essere completamente scollegati l’uno dagli altri. Per non parlare delle mie mani che continuavano ad accarezzare convulsamente Lloyd, il nome con cui l’avevo ribattezzato fin da subito.”

Neanche un mese dopo arrivò trafelato il mio compleanno e con lui il mio adorato amico. Inutile cercare parole per descrivere la mia gioia e la rovinosa caduta della mia mascella quando lo vidi arrivare con Florence al guinzaglio, lo stesso che conservo da due anni.
Da allora è rimasto il mio migliore amico e il miglior mangiatore di avanzi che io abbia mai conosciuto.
Lui era fra i pochi che fossero a conoscenza della mia passione per la lettura. Il secondo motivo –dopo quello più ovvio- per cui dopo le nove di sera, spariva la voglia di dormire e sognare qualcosa, sempre se ci fossi riuscito. Come altri nella mia famiglia, ero incapace di sognare-o più correttamente, di ricordane-.
Nessuno capiva quanto fosse liberatorio estraniarsi dal mondo e immaginare una vita che non era la tua. Dimenticare chi sei e guardare tutto da un’ altra prospettiva; staccare la spina.
Era cominciato tutto con i fumetti di Topolino, abilmente nascosti dietro i libri di scuola mentre ero in classe. Che soddisfazione nel sgarrare alle spalle dei maestri. Con la corsa degli anni verso il traguardo dell’adolescenza, le mie scelte e i miei gusti letterari si erano fatti più acuti.
Si, mi definivo una persona acuta e capace di ragionare con la propria testa. Se lo fossi stato anche a scuola, impegnandomi con la maggior parte delle materie, mamma sarebbe stata più contenta, anche se non si è mai lamentata troppo di avere un figlio intelligente se pur irresponsabile. Non tanto il tipo che lascia il gas libero dai fornelli e rischia di incendiare casa. Più quello che ama prendersi i suoi tempi e i suoi orari, con la scuola, a casa, con le ragazze –anche se sono un tipo abbastanza rispettoso- e non si lascia mettere i piedi in testa- anche se Florence sapeva come prenderlo in contropiede.
Quella piccola manipolatrice...-.
Sono una contraddizione di me stesso : sono un tranquillo ribelle delle strade abbandonate e delle scie del vento impetuoso nelle giornate più fredde. Ci siamo io, il mio zaino nero, Lloyd e il mio Ipod. Occasionalmente anche un paio di sigarette, giusto se è una giornata no.
Ma non deve mai mancare un sottofondo che accompagni i miei passi e le mie corse sotto la pioggia. Sono un drogato di musica. Non vedo un futuro in cui io sia senza le mie cuffiette fedelmente ancorate.
Rimpiango solo di non aver usufruito di questa parte di gioia quotidiana, prima di quanto l’abbia scoperta. Anche se ha sempre fatto parte di me, solo quando Papà ha cominciato a uscire sempre di più e prosciugare i nostri fondi in Tequila e sbronze da quattro soldi, ho sentito realmente il bisogno di coprire quelle urla con qualcosa che mi salvasse. E quando non urlava a mamma da grande stronzo qual era, regnava il silenzio a casa. Il silenzio è non sapere, un’ assordante e opprimente spazio vuoto dove non dovrebbe stare. Col silenzio non sai cosa succede, non leggi i pensieri malati degli altri. Col silenzio puoi solo farti aspettative che non reggeranno. Così, quando con l’aiuto di uno zio avvocato  e dopo averci rimesso una cicatrice sulla spalla, siamo riusciti a cacciare quello di casa.
Un peso tolto dal cuore. Da allora, la musica aveva affondato le sue radici in me e non se ne era più andata.
La musica mi aveva salvato dal cadere e non sapermi più rialzare.
 
Prendono parte -ai miei pensieri sul fanculizzare Flo- le note di Adrienne dei The Calling .
Sospiro di sollievo e lascio che la mia sveglia riempia la mia stanza e accenda la mia voglia di urlare che sono vivo. Lloyd alza piano il muso dalle zampe e mi rivolge uno sguardo felice ma stanco. Tale padrone tale cane. Mi guarda fin troppo comprensivo e appena mi rimetto in piedi, lui si riaccoccola nella sua morbida cuccia accanto alla scrivania. Afferro un paio di boxer puliti da un cassetto, inciampo nei miei anfibi e mi dirigo verso il bagno come ogni mattina.
Mi sfugge un’ occhiata allo specchio e non mi spavento neanche più faccia a faccia con le mie occhiaie scure e accusatorie che sottolineavano le mie iridi scure come i miei capelli. Neanche l’acqua riesce a cancellarle- si…ci ho provato-, perciò dopo una doccia veloce e al sapore di bolle di sapone, mi godo la vista fuori dal balcone della mia stanza.
Appoggio una mano sulla cornice di legno e sobbalzo quando il mio piede assaggia il gelo delle mattonelle  sotto di me. Accidenti. Dimentico che siamo in autunno ma non ci posso fare niente se il mio corpo emana più calore di un termosifone. E’ per questo che d’inverno Flo se ne approfitta e si accoccola – come fa Lloyd- su di me con il pretesto del freddo,  mentre guardiamo un film sul divano. Già, bei vantaggi se poi devono approfittarne gli altri .Sono da tempo la sua coperta preferita e credo di averci fatto l’abitudine anche io.
Sospiro ancora e non mi sorprendo quando lei fa irruzione in camera mia e mi allunga una tazza di caffélatte. La mia sorellina preferita!
-Hai intenzione di prendere la febbre per saltare il lavoro oggi ?- domanda furba.
- Se continui giuro che ti ci butto di sotto da questo balcone fottutamente gelato.
-E daaai…lo sai che lo faccio per farti sorridere- e sorride per davvero la piccoletta. Ma la sua espressione non mi convince per niente e prima che io possa formulare un qualsiasi tipo di pensiero…lei mi salta in braccio.
-SOLLETICO!! AHAHAHAH SEI COSI’ BUFFO!!-
E buffo lo sono davvero dal momento che è riuscita a spingermi sul letto e sedersi a cavalcioni su di me, mentre io avevo la faccia contorta in una sequenza fra risate, smorfie e sbuffi. Il tutto senza smettere di tormentare la mia pancia, ragion per cui non riesco a sollevare un dito senza ridere a crepapelle supplicarla di smettere.
-AHAHAHAH piantala AHAHAH brutta AHAH cretina che AHAHAH che…AHAH…- non riuscivo neanche a completare una frase.
-EH NO. A meno che tu non sia disposto ad accettare le mie condizioni- fece saccente lei.
Non avevo scelta.
-MMhffAHAHmmpAHAHAH …Okay..AHAHAH- cercai di recuperare un respiro per rispondere. TI prego fa che non sia troppo esigente con le sue richieste…
Smise –finalmente- di farmi il solletico e prendendomi la faccia con le mani, mi strinse le guance.
-Devi solo accompagnarmi da una mia amica e venirci a prendere. Ti dirò a che ora …e se vuoi puoi venire con noi a prendere una cioccolata calda!- , sembrò pensarci su e poi aggiunse- solo per questa volta. Sia chiaro !-
Mi rivolse uno dei suoi sorrisi dolci e mi mollò di colpo- AHIA che dolore!- come se niente fosse, raccolse i capelli ricci e folti in una coda e scomparve dalla mia visuale. Subito dopo comparve in cima alle scale con una borsetta a tracolla, era già vestita, segno che era sicura di convincermi, per cui si era preparata prima.
Sbirciò verso di me –Che ci fai ancora in biancheria? Su, muoviti o niente cioccolata!, aggiunse dopo essere scesa.
-Ma vedi tu se non era manipolatrice come al solito…
Mi vestii in fretta e solo una volta seduto al volante della mia macchina, mi porse un biscotto – alla fine ho trovato i biscotti e te ne ho lasciati un paio da parte. Contento ?-
Ero contento? dovevo accontentarmi; quella mattina mi era andata più che bene. Due biscotti per colazione…Wow. Corsi dentro e presi un paio di spiccioli : avrei mangiato qualcos’altro ad un bar.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Wind in my hair ***


Capitolo 3 : “Wind in my hair”
Flo’s Pov
I miei capelli sferzano l’aria indomiti dopo che non ho resistito a slegarli. Ecco il vero senso di “sentire l’aria fra i capelli”; un groviglio all’altezza dei pensieri che si sbroglia in un attimo.
-YUHUUuuuuu- la mia voce viaggia alla velocità della luce e si perde nella campagna che stiamo attraversando. Ovunque, i campi si allungano oltre la mia visuale e spruzzate di fiori lilla costeggiano la strada. Finalmente un po’ di aria fresca.
-YUHUuu EVVAI !!- si alternano le voci mie e di Will mentre all’interno dell’abitacolo della macchina, esplode dalle casse Six feet under the stars degli All Time Low.
Il giusto mix fra spensieratezza e buona musica ci mescola il sangue stantio di città. Ci stavamo abituando a le solite, classiche e noiooose giornate da adolescenti. Forse ne sentivo più io la pesantezza, visto che Will aveva superato i venti da qualche mese. 
Se non fossi più piccola, lui avrebbe sicuramente intrapreso un viaggio on the road, guidato solo dal sole che sorgeva e tramontava per fermarlo dove. Con in spalla uno zaino. Al massimo due paia di jeans, qualche camicia e il suo inseparabile Ipod. Qualche anno fa ho scoperto –per puro caso- il quaderno in cui sono racchiuse le canzoni che ha scritto, improvvisato e cantato quando proprio non trovava le parole per esprimere ciò che lo annientava dentro. Ciò che non sentiva. O sentiva troppo.
Testi che solo lui avrebbe capito.
Sarebbe stato uno di quei ragazzi grunge, misteriosi, uno di quelli che vedi camminare per strada con un paio di stivali logori e provi a immaginarti la loro storia. Uno di quei ragazzi strani ma affascinanti che speri di incontrare per strada e…non finisco di fantasticare perché improvvisamente qualcosa nella tasca posteriore dei miei jeans si muove.
E’ il mio telefono che vibra e passando un dito sullo schermo, lascio l’impronta del mio polpastrello e accedo ai registri. Un nuovo messaggio. Vrrrr. Anzi due.
Il primo è di Lilian, o meglio Lila : la mia migliore amica con cui ho condiviso la maggior parte della mia vita. E a differenza di molte persone, lei è rimasta anche durante le intemperie che caratterizzano la nostra vita. Tornando a lei; E’ davvero una bella persona!
Mi ha appena avvisato che a casa sua , quella verso il quale siamo diretti, saremo sole e potremmo fare un po’ come ci pare. Spesso ci scateniamo come rockstar in giro per la casa con la musica a palla. Beh, magari solo quando i suoi genitori sono altrove. Infatti la madre di Lila soffre di terribili emicranie da metà della sua vita. Sono uno dei sintomi che si sono manifestati a causa dello stress accumulato negli anni. Per questo, quando io e sua figlia avevamo dieci anni, hanno deciso di cambiare drasticamente stile di vita.
La soluzione? Si sono trasferiti in una villetta ai margini della campagna che sembrò davvero un sogno divenuto realtà.
Da allora, almeno una volta al mese, ci organizziamo per un fine settimana che permetta di prendere una pausa dalla vita di tutti i giorni. E se c’è un  cosa che sanno fare alla grande…quella è fare baldoria!
Il secondo messaggio è stato inviato da un numero sconosciuto, probabilmente la solita promozione di un prodotto del quale si può benissimo fare a meno.
‘Da oggi è possibile per chiunque partecipare a questo fantastico concorso! I Muse hanno aggiunto una tappa al loro Tour e seguendo le istruzioni, potresti essere tu il fortunato estratto che assisterà al loro concerto.’ Eccetera eccetera…
-Santo cielo Will !! Hai letto cosa c’è scritto qui?!- e gli sventolai il telefono sotto al naso mentre i miei occhi si allargavano inconsciamente per la gioia. La pupilla perfettamente nascosta dietro le mie iridi scurissime che brillavano nello specchietto sopra la mia testa.
-Lo farei volentieri se me lo permettessi e non avessi già le mani occupate. Che ne dici di calmarti un attimo?!- mi risponde scuotendo le spalle che devono essersi irrigidite a furia di stare fermo per troppo tempo. Voglio fargli una domanda che lo farà incazzare un po’…
-Wiiiill-
-Ah ah.
-Non è che potrei..- parlo con voce cantilenante e un pochino infantile, giusto per rendere il tutto più divertente.
-…parla ora o mai più.-
-…guidare la macchina per qualche kilometro o giù di lì e- mi interrompe subito –prevedibile-.
Passa le mani su e giù lungo il volante e inspira pesantemente per poi rilasciare il fiato con un sospiro. Per un attimo volta la testa verso di me.
–Quanti anni passeranno prima che tu lo capisca? NON guiderai la MIA macchina. Ne ora, ne in futuro.
Sbatte le ciglia, a causa della stanchezza. Ormai mi accorgo del sommarsi delle sere in cui non ha alcuna voglia di chiudere gli occhi. Anche se non accende la luce principale, ogni tanto si intravede una  pallidissima striscia di luce da sotto la porta. In questi casi utilizza una lampadina flessibile da scrivania che gli ho regalato appositamente. Cerco di assecondarlo il più possibile per permettergli di trascinarsi nel tempo, leggendo ad esempio.
Altrimenti andrebbe a sbronzarsi nel bar più vicino a sbronzarsi e assorbire alcool come una spugna di seconda mano. L’ altra possibilità è che chiami un ‘amico’ a caso e consumi cartine fino al sorgere dell’alba.
Che vita assurda, assurdamente triste. E lui è fin troppo capace di passare la soglia del fatto.
E cavolo! Se poi è a pezzi. Lui dice che al giorno d’oggi non ha molto da fare e sballarsi ogni tanto non gli cambia nulla. Ma io lo vedo che lui quando esagera, sta male una volta si e l’altra pure.
Sbadiglia e socchiude gli occhi.
Io guardo fuori dal finestrino e una figura in lontananza attira la mia attenzione. Un cartello indica una postazione di sosta e un autogrill.
-Will svolta a destra fra poco, così ci sgranchiamo un po’ le gambe e io faccio un salto al reparto snack.
-Agli ordini capo! Tanto non mi lasceresti scelta.
Faccio un risolino- Vedo che mi conosci proprio bene-
-Oh beh, sai com’è, abitiamo sotto lo stesso tetto-
-Che osservatore attento che sei…Mi slaccio la cintura nel frattempo, ho proprio i piedi intorpiditi.
Tempo di un secondo e avverto il ruggito di un motore avvicinarsi mentre il vento mi fischia nelle orecchie.
Un altro secondo e la musica viene soffocata.
Un altro secondo e il mio corpo è pressato violentemente contro lo sportello. Un dolore acuto mi risale dalla spalla e dalla tempia. Premo le mani sul vetro per attutire la botta ma in un attimo mi ristabilisco sul sedile.
-Flo? Flo! Tutto a posto?- mi domanda preoccupato Will che come me è ancora spiazzato-Cazzo! Un cretino si è avvicinato a centoquaranta e ho dovuto girare a destra. Flo mi dispiace…Quel figlio di…
-Will! I-io credo di stare b-bene. Mi fa solo un male cane il braccio. Più che altro –Ahi- è stato l’effetto sorpresa : non me l’aspettavo…- Ammetto ancora un pochino scombussolata -Possiamo fermarci un attimo? Ho bisogno di respirare e-e di un goccio d’acqua.
Accostiamo in un posto libero e appena apro lo sportello e metto un piede fuori, il mio stomaco fa una capriola.
Devo fare parecchi respiri prima che i biscotti di qualche ora fa non facciano ritorno.
Solitamente c’è un sacco di fila alla cassa, ma non è esattamente stagione di viaggi e a parte qualche camionista con l’abbronzatura che si ferma ai bicipiti, ci siamo solo noi. Oh. E un’ anziana e arzilla nonnetta che potrebbe essere imparentata con me data la quantità di biscotti che sta comprando.
Però! Ha ottimi gusti!
Mi avvicino e afferro dei muffin multigusto da uno scaffale –Le consiglio questi. Sono DAVVERO ottimi per fare colazione- e le sorrido affabile come farebbe una girl-scout preparata alla vendita di dolcetti.
-Oh, grazie mille cara! Sai, mi mancavano giusto questi qui…oltre a una bibita energetica. Alla mia età devo tenermi attiva…- e da qui comincia a snocciolare un paio di racconti di quanto fosse pimpante cinquant’anni fa.
E devo ammettere che mi avrebbe fatto piacere ascoltarli ma dopo che la commessa ci lancia un’ occhiata evidentemente seccata, svio verso il reparto delle bevande. Con la coda dell’occhio noto Will intento a cercare un CD negli appositi espositori.
Alzo gli occhi al cielo e torno dalla mia nuova “amica” con la sua ambita Powerade al gusto arancia da aggiungere agli acquisti.
Gnam, buon appetito!
-Ecco a lei. Buono spuntino!- le auguro appena varca la porta d’uscita.
Finalmente cerco e trovo il bagno. Allo specchio, la mia immagine mi appare ancora un po’ pallida e in effetti un leggero mal di testa c’è. Mi sciacquo le mani e inizio una lotta agguerrita con il distributore di sapone che sembra stia complottando contro di me. Poi ci si mette anche l’aggeggio che in teoria dovrebbe asciugarmi le mani…in pratica non lo fa. Mi strofino scocciata le mani sulla maglietta e torno alla cassa.
Masticando insistentemente una gomma rosa, la cassiera nota mia fratello. Snobbandomi completamente, sbatte le sue ciglia finte con nonchalance –si certo- e increspa le labbra lucide di gloss.
Ma possibile che gli individui di razza femminile con un cervello si stessero estinguendo? Vorrei tanto agitare le mani e avvisarla che esisto. Ma quella sembra incurante di tutto.
-Ehi tesoro ti posso aiutare in qualcosa?- naturalmente rivolta Will.
Lui in risposta appoggia un CD e due lattine di coca-cola sul bancone. Io sogghigno perché so che attaccare bottone con questa Ashley, a quanto leggo dal cartellino, è l’ultima delle sue idee.
-E io prendo queste.- Aggiungo un pacchetto di Morositas mentre Ashley mi fulmina con lo sguardo. Ah, giusto: crede che io sia la sua ragazza. Gli passa lo scontrino e quando gli fa un occhiolino io rabbrividisco. Davvero pensa di essere così geniale?
Mentre torniamo all’auto, faccio in tempo a notare un numero di telefono sullo scontrino, prima che venga appallottolato e lasciato per strada. Previsione azzeccata.
Ripartiamo e dopo aver inserito il nuovo acquisto nella console, gli lancio una caramella che lui afferra. -Felici Hunger Games.- Ridacchio per la battuta. –E possa la fortuna essere sempre a vostro favore.- concludo io mentre gli lancio un’altra Morositas.
Lui armeggia un po’ con i pulsanti per far cominciare Wind of changes degli Scorpions con il consueto fischiettare. –Ottima scelta! Annuisco mentre parlo, per confermare le mie parole.
-Certo che quella ragazza dentro il negozio, era parecchio determinata.- aggiungo mentre mi riallaccio la cintura di sicurezza.
Cavoli, se si chiama di sicurezza ci sarà un motivo.
-Come altre venti prima di lei.- risponde con una scrollata di spalle.
Lo sa che è bello e a volte ne approfitta pure, anche se poi se ne vanta. Ma quasi sempre ignora questo particolare. Così come fa con le classiche oche che lo accerchiano ovunque. Vorrei tanto che si trovasse una ragazza con un cervello funzionante e un cuore. Anche se neanche questo pensiero intacca il suo, di cervello.
Ora che ci penso, anche io non starei male con qualcuno al mio fianco.
Peccato che la percentuale di cretini pervertiti faccia concorrenza a quello delle cretine pervertite.
Altri venti minuti e sono arrivata a destinazione.
Schizzo fuori dall’auto e corro incontro a Lila. Gli salto addosso come un koala e ci stritoliamo a vicenda in un abbraccio che dice da solo quanto ci vogliamo bene.
Allora da qui comincia il nostro saluto speciale che termina con un colpo di fianco che ci fa scoppiare a ridere perché per poco non finiamo a terra.
-Lilla!-
-Floppy!- Ok lo ammetto, ci siamo affibbiate nomi stupidi per dimostrare la nostra intelligenza. Siamo due pazze croniche e mentre ci dirigiamo verso casa, saluto Will con la mano, così come fa Lila.
-Ciao Willy! Ci sentiamo più tardi ok? Ok!- In un secondo siamo dentro casa, pronte a chiacchierare come sanno fare solo due migliori amiche. E anche se stiamo saltando sul divano, facendo a cuscinate e spaventando i suoi gatti, posso immaginare i sospiri di mio fratello che starà già ripartendo verso l’ignoto. O meglio casa.






HEY Everyone!
Mi dispiace tantissimo per il ritardo ma ad un certo punto mi ero anche dimenticata di aver cominciato la storia e stavo impazzendo dalla confusione. Se può farvi piacere, io mi sto nascondendo dallla vergogna e siete autorizzati a lanciarmi i pomodori.
No, seriamente. Mi farebbe tantissimo piacere ricevere dei commenti. Così saprei come migliorare. Sarebbe fantastico anche solo sentire le vostre opinioni e parlare con voi che avete dato una sbirciata.
Ah, grazie a Giuly wensley che ha commentato per prima (ma me lo aspettavo) e che mi sta aiutando a revisionare. Ti così bene che aspettati altri biscotti da parte mia! Ci tengo tanto alla storia e ho già molti capitoli in mente. Manca solo il tempo e l'ispirazione giusta...
Vi prometto che aggiornerò entro le due settimane e vi abbraccio fortissimo.
Tornando alla storia:
Questo capitolo è visto dal punto di vista di Florence (Io la adoro perchè è dolcissima e pazza al punto giusto) e credo di avervi fatto capire che lei e Will (mio grande amore) siano molto legati. Si proteggono e si, litigano come qualsiasi coppia di fratelli. <3
Lei è un tipo un pò peperino, sa come non farsi mettere i piedi in testa.
Will è il prototipo del ragazzo libero, e per quanto gli voglia bene, anche lui ha i suoi fantasmi del passato. E' un pò il mio 'io' al maschile...
Andando avanti, si capirà il filo della trama che si basa principalmente su Will e sulla protagonista senza nome Lol. Presto lo scoprirete!
Anche se vedrete anche la vita di Flo e James.
Spero che continuerete a seguirmi...A presto !

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Occasioni ***


Capitolo 4 : “occasioni”
Pov di Aibileen
Mentre aspetto di sentire il tanto amato scampanellio del citofono, cerco di intrattenermi come posso. Santo cielo, se mi concentro, riesco a sentire il ticchettio esasperatamente lento del mio orologio da polso.
Mi guardo intorno, in piedi nel mio appartamento –mio e di mio fratello- che prima di noi, era grigio e smorto. A livello terreno, non ci sono muri che separano il salotto dalla zona cottura. Solo un corridoio che conduce alle scale del piano superiore. Lì tre camere da letto provviste di balcone e un terrazzo in cui traboccano vasi iris -il mio fiore preferito- dai vasi e cespuglietti. Abbiamo anche un albero di arance. L’atmosfera romantica, luci soffuse e mattonelle scottate dal sole riempiono lo spazio. E’ piacevole trascorrere il tempo libero in salotto, per cui abbiamo speso ore e ore di arredamento. Molti oggetti di decoro e souvenir, raccontano storie e incartano favole. Accanto alla finestra  sono raccolte file di libri che amo e non trovano posto nella mia già straripante libreria. Dalla parte opposta, pile di cd, reclamano i titoli più svariati.
Vedo i granelli di polvere viaggiare negli ultimi raggi di luce. Il sole sta già accorciando il suo percorso, in vista dell’ inverno. Adesso la stanza sembra spolverata di arancione.
Fisso la scacchiera di legno poggiata sul tavolino. Ho quasi l’intenzione di fare un a partita contro me stessa. Ma ho detto quasi. E considerando che non ne sono capace…
Ormai comincio a girarmi i pollici, letteralmente parlando. Ma un attimo…non sono forse un essere dotato di un cervello?
Ah già. Spremo le meningi setacciando le varie opzioni. Quasi vedo la lampadina accesa sopra di me, quando mi ricordo della nuova scatola di colori ad olio. E da esperta artista quale sono, salgo in camera mia per poi riscendere con le braccia cariche di pennelli e pittura. Con un altro Sali-scendi, ho portato tutto l’occorrente per dipingere in salotto, compresi recipienti per l’acqua, tavolozza e il cavalletto su cui monto una tela bianca.
Ho bisogno di concentrazione e di radunare le idee. Quindi di partire dal principio, e da una superficie intatta.
Raccolgo i capelli in uno ‘chignon’ scompigliato per evitare ulteriori impicci.
Inconsciamente comincio a mordicchiare l’estremità del mio pennello. Devo ammettere che è un valido antistress, anche se ormai dovrei comprarne altri. Pazienza . Mi mancano anche cd vuoti che adoro  masterizzare   e lasciare in ogni stanza per averne sempre a portata di mano.
A proposito, in pochi secondi ne ho inserito uno a caso all’interno della radio in cucina. Non ho la più pallida idea di quale sia, ma tanto sono tutte canzoni che adoro. Altrimenti perché le ascolterei?
Adesso riconosco i Pacific Air, anche se non la canzone. Forse Bear? Bho.
Con il giusto spirito, finalmente intingo la punta setolosa del pennello a punta larga.
Presto in mezzo a tutto quel candore, dominano delle scie rosse che si inseguono. Si intersecano e si intrecciano. Dal nulla sbocciano boccoli rossi che faranno da sipario ad un viso delicato. Due scintille nere e profonde per gli occhi. Ciglia lunghe e labbra delicate.
Ecco il viso della mamma. Un nuovo ricordo di lei.
 
Will’s Pov
Il cd è quasi giunto alla fine delle tracce.
Mi godo le ultime due canzoni mentre faccio ritorno a casa. Non ho voglia di , ma devo comunque andare al lavoro entro poco.
Se voglio ricevere il mio stipendio, mi tocca proprio presentarmi.
Al momento lavoro presso un locale abbastanza conosciuto, il ‘Selas Bar’ che si occupa di gastronomia come anche pizzeria.
 Devo ammettere che è un posto piacevole e anche la compagnia non è male. Ultimamente il proprietario , un piccoletto dalla faccia perennemente indignata dal nome di Johnny Selas (un ridicolo pallone gonfiato) ha accettato di collaborare con un socio.
E per fortuna! Senza la clemenza di questo nuovo capo non avrei avuto possibilità di assunzione. Ora, la situazione è senz’altro migliorata : turni decenti e paga decente.
Non c’è male, davvero, se non fosse per le continue sfuriate di Selas. E  per le presenze femminili abituali che cincischiano qui da noi.  Si affollano, esposte e disinibite sui loro tacchi traballanti. Smaniose di accaparrarsi una posizione accanto a me. O sotto di me.
Troppe volte si avvicinano con la scusa di un cocktail; le intenzioni sono chiare a chiunque.
Una volta ogni tanto, ne accontento una e le faccio passare le due ore di gloria che si aspettano. Nulla di più ne di meno.
Sono un ragazzo in fondo e non mi interessa una relazione seria al momento.
 
Sono quasi arrivato a casa ma il mio stomaco emette versi sospetti e imbarazzanti, che mi ricordano quanto poco sostanziosa sia stata  la mia colazione. Per non dire inesistente…
Se non ricordo male, in frigo dovrebbero esserci avanzi inconsistenti e insapori di qualcosa che ormai si sarà fatto una vita propria all’interno del congelatore.
 Decido di svoltare verso il locale e pranzare lì. Se non altro, almeno il cibo è commestibile. Voglio anche chiedere di iniziare prima il mio turno, in questo modo riuscirò a riprendere Flo che mi ha chiesto di passare dopo le otto. In realtà me lo ha ordinato ma spero di fare in tempo. Spero.
Ancora pochi minuti e tanti pensieri che si affollano e confondono.
Devo girare intorno ai palazzi un paio di volte prima di trovare un fottuto posto libero dove parcheggiare. Non è molto vicino, quindi passeggerò un po’ e mi godrò l’odore terroso e particolare di foglie cadute e di erba secca che aleggia nei giardini più vicini. Il tempo è abbastanza tranquillo oggi; giusto un po’ di brezza che mi scombina i capelli come fa la mia sorellina molte volte. Con la mano tiro indietro un ciuffo dalla fronte e con l’altra che prima era in tasca, apro la porta del bar.
All’interno c’è un bel tepore e i posti a sedere sono ancora in parte disponibili. Ne occupo uno al bancone e con un cenno del capo, saluto Martha, la cassiera assunta dal giorno in cui hanno aperto. Molto tempo fa. E’ un tipetto gentile sui settant’anni, suppongo.
Mi guardo intorno e aspetto che Luke, un collega che si occupa della zona bar, mi veda. Quando lo fa, comincia a riempire di birra un bicchiere, il solito. Si avvicina e me lo poggia davanti.
-Ehi Will. Come te la passi ? -Domanda mentre facciamo il classico saluto con battuta e pugno. Lo rispetto perché non mi fa il terzo grado ogni volta che ci incontriamo. Solo ogni tanto.
-Al solito, una giornata uguale all’altra…Ehi non è che posso cominciare prima oggi? Sai, non voglio far aspettare troppo Flo.-  Lui la conosce bene, perché quando ho il turno del mattino, viene a pranzare qui e poi facciamo la strada del ritorno insieme. Io e lui, però, ci conosciamo da più tempo: andavamo a scuola insieme.
-Mai far aspettare quella piccoletta.Ma si, non ci sono problemi.- sembra riflettere su qualcosa per un attimo e poi aggiunge sogghignando –occupati piuttosto di non attirare troppe attenzioni dalle solite. Anche se ti serve una mano a scrollartele di torno, io sono qui-  conclude con un’ occhiata che fa intendere molte cose.
Le ‘solite’ sono un gruppetto di ragazze che sospetto abbiano imparato a memoria i miei turni, dato che me le ritrovo quasi sempre qui. Spero ,che avendo cambiato turno, possa lasciarle un attimo nel dimenticatoio.
-Meglio così, un grattacapo in meno. Grazie amico.- meno male che posso contare su di lui.
- A proposito, non hai sentito se Pat sta meglio?   Pat, o PJ, o meglio Patrick Johnson, è l’altro ragazzo che come me si occupa principalmente delle consegne a domicilio. Si è beccato un virus intestinale una settimana fa e io ho dovuto sfacchinare il doppio. Un’altra botta di sfiga.
Indica con la mano verso le cucine –Sta recuperando il tempo perso- si gira a sciacquare un bicchiere –e sta organizzando le consegne.
Annuisco e nel frattempo ordino un panino con pancetta e formaggio alla griglia, il mio preferito.
Mi gusto il pranzo mentre Luke si sposta veloce a destra e sinistra per servire ogni cliente. E’ da poco che è scoccata l’ora di punta e giustamente sono tutti affamati. Lui, fino a prova contraria è in un bagno di sudore.
Sarebbe tutto molto diverso se qualcuno, ogni tanto, fosse cordiale e ci lasciasse più mance. Anche noi saremmo più vogliosi di tornare al lavoro, cavolo!
Addento l’ultimo morso che mando giù con un sorso di birra. Spazzolo via le briciole e sono pronto a lavorare. Per ora, preferisco di gran lunga aiutare al bancone o come cameriere. Quindi, con olio di gomito e forza di volontà, afferro il primo di una lunga fila di bicchieri e posate da pulire.
Alterno vari compiti fra cui anche ripulire i tavoli. Quando ne ho abbastanza, mi vesto dell’incarico di ragazzo delle consegne. Che abbiano inizio le corse.
Mi dirigo verso lo stanzino in cui il personale può cambiarsi e posare gli effetti personali. Io devo solo infilare la felpa rossa con il logo del locale stampato sulla schiena: un cane in stile cartone sorridente con una borsa per la pizza al collo. Un capello in testa, borsa in spalla e sono ufficialmente vestito come si deve. Evviva…
Apro le porte della cucina con una spalla e afferro le ordinazioni con allegati i vari indirizzi.
Le cuoche mi salutano affettuose e io ricambio senza problemi. Insieme ai camerieri, potremmo tutti far parte di una famiglia allargata.
-A dopo Luke. Non scambiare le ordinazioni; non sia mai che il caffè sappia di ciliegia!- ed accenno un risolino per la battuta. Ricordiamo benissimo di quella volta in cui sbagliò clamorosamente e servì una pseudo bevanda.
-Ah ah ah, davvero simpatico! Complimenti.- scuote la testa e torna a girare come una trottola fra bancone e tavoli.
Non vedo PJ da nessuna parte, quindi dev’essere senz’altro uscito prima di me.
Esco all’aperto e salgo sulla moto di cui possono usufruire i fattorini come me. La preferisco alla macchina per le consegne, sono comunque più rapido in mezzo al traffico che puntualmente ingorga le strade. Con un rombo che mi ricorda il mezzo incidente di stamattina, parto e mi godo il vento che promette una serata gelida.
Aibileen’s Pov
Sono talmente concentrata che per un attimo, mi sembra di averlo immaginato il campanello che suonava. Quando il suono si ripete, faccio una corsetta e abbasso il volume della radio. Con un altro scatto degno di un atleta, arrivo alla porta d’ingresso slittando con i calzini. “Manca solo qualcuno che mi riprenda”, penso inconsciamente.
Me ne sto lì ,appoggiata alla maniglia e  attonita di fronte a un ragazzo che non ho memoria d’aver incontrato prima. Evidentemente un poco più grande : i tratti del viso ben definiti. E che tratti! Mi aspettavo il solito tipo dalla faccia butterata e uno sguardo pervertito. Ma ammetto di essermi fortemente sbagliata.
I capelli sono tenuti indietro da un cappello rosso, come la felpa che indossa. Deve essere la classica divisa. Mi sorride sincero e io spero che di non essere più rossa in viso del mio ultimo colore di capelli. Rimango un attimo a fissarlo e sembro una vera scema , lo so, e me ne rendo conto dopo un bel po’ di secondi. –Forse è il caso che ti consegni le pizze, a meno che non ti piacciano fredde.- dice con l’intento di scaldare l’atmosfera.
-Oh…em..ehm…uhmmm….- cerco disperatamente una parola che abbia un senso ma la mia mente ricorda tanto il deserto del Sahara in questo momento. Cominciano a sudarmi le mani e io mi maledico mentalmente per aver scelto sicuramente l’unica pizzeria che offre il servizio di ragazzi bellissimi. Accidenti!
-Aspetta. Porto tutto dentro, intanto ti consiglio di chiudere un secondo la porta. Si gela là fuori.- Mi dice lui.
Io annuisco perché non so davvero cos’altro fare. E poi che freddo!
All’aperto è impossibile restare e lui ha assolutamente ragione : confermo con due starnuti che posso solo definire imbarazzanti. Cos’altro manca per completare il tutto ?
Oh, si…La mia faccia sporca di pittura. Già.
-Ehm…- mi schiarisco la gola- puoi poggiare tutto in cucina…grazie mille!- mi affretto ad aggiungere. Un ghiacciolo sarebbe più disinvolto di me.
-Nessun problema.- Risponde, facendo mostra delle sue fossette.
Oh, ma dai…
Mi tiro una ciocca di capelli dietro  l’orecchio e raggiungo il mio zaino, per prendere le banconote necessarie. Ti prego, ti prego, ti prego Abbie datti un contegno e non fissarlo per quanto possa essere bellissimo. Continuo a ripetermi queste parole che sembrano servire al mio subconscio per continuare a respirare.
-A proposito, io sono PJ e mi congratulo per aver scelto la nostra pizza che come puoi vedere è più alta di me…se non ricordo male, a me è piaciuta da impazzire. Ottima scelta!- ma come fa a scherzare così con me? Avrebbe già dovuto ridermi in faccia per l’ aspetto e il mio ‘makeup’ originale.
-mmmh, già, sembrava spaventosamente invitante… così come puoi vedere, sto morendo di fame…- le mie guance sono rossissime, scommetto. E io mi sto aggrappando alla speranza di non dire cavolate- …Io sono Aibileen…Abbie, piacere.- Mi correggo perché il mio è un nome alquanto strano.
Fa un cenno d’apprezzamento-  E’ interessante come nome. Di conseguenza dovresti esserlo anche tu.
Interessante? Ma sta parlando di me?
Sono indecisa fra il ridere nervosamente o ricambiare questa interessante  osservazione.
Mi mordicchio l’interno della guancia- Oh…non sai quanto.- parlo con il tono che lascia intendere quanto la mia sia la pallida imitazione di una battuta.
-Ahahah  vedo che non ti manca la risposta.-
Quello che mi manca è la saliva con cui vorrei mandare giù un groppo di tensione in gola.
-oh, fidati, è solo un caso- ammetto .
-Sento che posso fidarmi…- sembra pensare a qualcosa.-Allora spero di rivederti….il che non è improbabile se richiamerai- ammicca con un occhiolino.
 Se richiamerò ? Aspetta che ci penso.
-sarebbero sette e cinquanta. Più questa bottiglietta di coca-cola offerta dalla casa.- Aww che gentile! Gli porgo dieci euro –Puoi tenere il resto- gli parlo accennando un sorriso. Sto facendo dei passi avanti. Vai così Abbie!
-Grazie Abbie- Forse è solo una mia impressione, ma il mio nome pronunciato da quelle labbra morbide ha assunto un tono caldo che mi provoca un brivido involontario e un altro sorriso.- e se la pizza non ha ottenuto tutta l’attenzione, la casa offre anche questo numero di telefono.- Scrive un numero  su un tovagliolo e io sento solo il mio cuore che batte come un tamburo e sembra voler saltargli addosso al posto mio.
Me lo porge –è stato un piacere incontrarti, ma ora devo proprio correre per altre ordinazioni. A quanto pare stasera, la pizza che hai scelta ha riscosso molto successo. -si dirige verso la porta e io neanche mi rendo conto di star stringendo convulsamente il tovagliolo.
 Lo raggiungo e come un soffio di vento è già ripartito. Il mio appetito si è stranamente ritirato e al mio cervello sta tornando un po’ di ossigeno. Mi viene istintivamente da strofinarmi le mani sulle guance per controllare che non siano andate a fuoco. Già è bastato quello che mi ha attanagliato lo stomaco poco fa.
 Mi scappa un sospiro bello profondo mentre richiudo la porta dietro di me. Tempo due secondi, che si riapre. Entra James insieme ad alcune foglie –JAMES!- corro verso di lui che ricambia subito il mio abbraccio.
-Hei piccoletta!- Mi stringe le braccia attorno alle spalle e io appoggio la guancia sulla sua spalla. Mentre inspiro, annuso anche un odorino familiare…Lo annuso di nuovo. Ma certo! Pizza!
-Aspetta un attimo…ma è una persecuzione!- mi allontano un po’ e gli lancio un occhiata accusatoria. –ma di che diamine stai  parlando?- ribatte confuso.
Scuoto la testa – Nulla nulla. Non capiresti!.- e non mi faccio domande sul perché del suo nuovo ‘profumo’.
-Io non ti capisco mai, è diverso. E penso che nemmeno Angie ce la faccia a volte.- risponde lui con la battuta pronta.
Sgrano gli occhi quando mi viene in mente un particolare. Salgo le scale due gradini alla volta. Scommetto che lui è ancora dove l’ho lasciato. A chiedersi se il mio non sia un caso perso.
Appena entro in camera mia, adocchio il computer che fa capolino dalla scrivania. Lo accendo e digito la password che ho ideato per privacy da James. –M A R S H M A L L O W.- sillabo la mia geniale password e nel frattempo tiro fuori una salvietta dall’apposito contenitore e la uso per eliminare le tracce di pittura che, suppongo non mi rendano molto seria…
Entro subito in videochiamata con i miei due migliori amici.
Da anni io, lei e Henry abbiamo un patto : ogni volta che avessimo avuto –la fortuna di- un incontro con un ragazzo effettivamente attraente, avremmo subito dovuto riferirlo e raccontarlo per filo e per segno.
 Cosa che feci appena vidi comparire le loro facce ravvicinate sullo schermo. Erano davvero buffi e le loro espressioni erano assolutamente esilaranti mentre ascoltavano le mie parole. A fine racconto sono scoppiata a ridere.
-Ma che ti ridi? Tu hai appena incontrato un edizione limitato di stra-figo e non lo hai ancora chiamato ?- era logico aspettarsi questi commenti. Alzai gli occhi al cielo.
-Bhè tesoro, non ha tutti i torti!- interviene Henry che da come posso vedere, ha appoggiato la faccia sui palmi delle mani, in stato di ascolto.
Sono incredibili! –Ti faccio notare che anche tu stai ridendo. O mi sbaglio? Mh?- si, quello sulla sua faccia è assolutamente un sogghigno.
Si aggiunge anche Angie al club delle risate e temo che James possa entrare da un momento all’altro e domandarsi cosa stiamo combinando. Non sono troppo brava a mentire e finirei per dirgli tutto. Lui da bravo fratellone qual è, mi vieterebbe categoricamente di uscire con il mio incontro fortunato. Uff!
Non potrebbe mancare il commento di Henry per concludere il tutto –Beh , se proprio non ti deciderai a richiamarlo, puoi tranquillamente passarmi il numero…lo sai che ne farei un uso migliore del tuo!- il sorrisino sul suo viso dice tutto.
-Henry! Dovrei cominciare a iscriverti ad un sito di incontri se non la pianti di fare il guastafeste!- sono falsamente indignata.
-Bang! Abbie 1- Henry 0! Ahahahah vi adoro ragazzi ma voglio più bene alla nuova puntata di Gossip Girl…quindi buonanotte cuccioli!- e Angie sparisce dallo schermo.
Lui sporge il labbro e assume la faccia di un cucciolo, per davvero. –Non puoi essere così crudele! Lo sai che sono a secco di coccole da un bel po’…uff.- mi accusano lui e il suo faccino.
Sbuffo e gliela do vinta –Si si, hai ragione tu! Dovrei essere più buona…vuol dire che appena ci incontriamo, ti offrirò un gelato al doppio cioccolato con tanta, tanta panna!- lo guardo apprensiva e gli soffio un bacio con la mano- Ora vado anche io. Non sia mai che mi venga voglia di chiamare qualcuno… Ciao Cucciolo!-
Mima il gesto di afferrare il mio bacio volante e infilarselo in tasca -Ciao piccola mia!- e lo schermo si annerisce del tutto. Meno male che ci sono loro! Non so come farei altrimenti…
Spengo il computer e mi affaccio al piano di sotto. Mio fratello è di nuovo sommerso dalle carte che deve firmare, leggere e compilare per l’apertura della nostra disco-libreria. Ogni volta che ci penso, sorrido automaticamente e mi viene voglia di improvvisare un balletto di felicità. Per fortuna mi trattengo prima che possa scandalizzare qualcuno.
Arrivo vicino a lui e lo abbraccio da dietro. Mi stacco un attimo e afferro uno spicchio enorme di quella famosa pizza.
Gnomm gnomm. Mmmh, niente male!
 
 
WILL: https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1.0-9/1044515_726096214089442_859219954_n.jpg
 
AIBILEEN :
https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1.0-9/1150398_787931604572569_5164954965487422171_n.jpg
 
 
 
HEY EVERYONE !!
Sono fiera di aver scritto questo capitolo in tre giorni…un miracolo!
Ormai devo tenere occupate le mani perché altrimenti sarei ancora a cambiarlo. Sono un caso perso, lo so.
Se siete arrivate fin qui, vi dico un milione di GRAZIE. E forse neanche basterebbero.
Sono consapevole di essere una scrittrice in erba e di errori ne ho fatti parecchi. Ho cominciato a scrivere solo perché ero disperata e non riuscivo più a tenermi dentro questa storia. Ci tengo tanto,tanto da passare la notte a scrivere e correggere. Non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni e critiche costruttive da cui potrei imparare molto. E poi…cavolisonoarrivataalquartocapitolo!!
Passando alla storia :
Ehilà PJ, come va?
Ho inserito questo personaggio perché con lui la storia si farà più interessante.
Non vi dico cosa succederà perché…devo ancora saperlo io.
Parlando di Abbie: Finalmente ho trovato un nome. YEEEE! Mi sono scervellata e spero di non pentirmene. Pian piano vedremo sempre più aspetti del suo carattere e del suo passato (quello lo so!). Saranno ricordi malinconici e grigi, anche per i nostri Will e Flo. Carini vero ?
Continuerò a scrivere per voi, se troverete il tempo per lasciarmi un messaggio. Ci vediamo alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2542765